Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Moiso: la
ragione conversazionale e ROMOLO, o dell’implicatura conversazionale della
filosofia della mitologia – la scuola di Torino -- filosofia piemontese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Torino).
Abstract. Grice: “Quine,
sometime Eastman professor at Oxford, said that Pegasus did not exist!” Filosofo
italiano. Torino, Piemonte. Grice: “I like Moiso; I would think my two
favourite of his treatises is one on the ‘filosofia della mitologia’ (think
Beowulf!) --; the other is a consideration on Goethe on ‘nature and her forms’
– having built my career on the natural/non-natural distinction, it cannot but
fascinate me!” Esperto di storia della filosofia e della scienza di
fama internazionale, ha insegnato nelle Torino, Macerata e Milano. Le sue
ricerche hanno riguardato la filosofia post-kantiana, con particolare
attenzione al pensiero di Salomon Maimon, l'idealismo tedesco, con ricerche su
Kant, Fichte, Schelling e Hegel, Goethe e l'età goethiana, Achim von Arnim, il
concetto di esperienza ed esperimento nel Romanticismo, la filosofia di
Nietzsche nel suo rapporto con le scienze, il pensiero di Mach. È stato membro
della Schelling Kommission per l'edizione critica di Schelling. Ha partecipato
alla Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche di Rai Educational con
due interventi sulla La filosofia della natura tedesca e sulla "Scienza
specialistica e visione della natura nell’età goethiana". Presso l'Udine è
stato istituito il Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Morfologia. Fondamentali
per la ricerca filosofica e le oltre 100 pagine dedicate a “Pre-formazione ed
epigenesis”, in “Il vivente -- aspetti filosofici, biologici e medici,” –
Grice: “Interesting idea, ‘il vivente’ – we don’t have that thing in English,
‘a loose liver’ --. Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana.
Caratteristica degli suoi studi è la connessione tra ricerca storico-filosofica
e impianto teoretico, fatto particolarmente evidente in suo saggio su
Schelling. “La filosofia di Maimon” (Milano, Mursia); “Natura e cultura”
(Milano, Mursia); “Vita, natura libertà” (Milano, Mursia); “Pre-formazione ed
epigenesi nell'età goethiana, in “II problema del vivente” Aspetti filosofici,
biologici e medici, Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana); Nietzsche e le scienze” (Milano, Martino)--
Grice: cf. ‘gaia scienza’ – “Tra arte e scienza” (Milano, Marino);“La natura e
le sue forme,” C. Diekamp (Milano, Mimesis);
“La filosofia della mitologia,” M. Alfonso (Milano, Mimesis); “Il nulla e
l'assoluto” "Annuario Filosofico", “Teleo-logia dopo Kant” in:
Giudizio e interpretazione in Kant. Convegno sulla Critica del Giudizio
(Macerata, Genova, Idee in Schelling, in IDEA
Colloquio, Roma, Fattori e Bianchi (Olschki, Firenze); Schelling,
"Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che
vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe (Milano, Guerini); Le Ricerche: una svolta in
Schelling?, in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà
umana: e gli oggetti che vi sono connessi (Milano, Guerini); “Dio come
persona,” in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà
umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario Pieper e Höffe
(Milano, Guerini); “I paradossi dell'infinito, in: "Romanticismo e
modernità", Torino, La scoperta dell’osso inter-mascellare e la questione
del tipo osteologico, in Giorello, Grieco, Goethe scienziato” (Torino,
Einaudi); “Schelling: il romano antico nella filosofia dell'arte, in
"Rivista di estetica", Torino, pensatore e narratore dell'Europa,
Milano, Gargnano del Garda, Milano: Cisalpino (Acme/Quaderni); E ho visto le
idee addirittura con gl’occhi, in: Goethe: la natura e le sue forme, atti del
Convegno Arte, scienza e natura in Goethe; Torino (Milano, Mimesis); C. Diekamp,
Experientia/experimentum nel Romanticismo, in Veneziani, Experientia”
(Firenze: Olschki); “L'albero della malattia -- motivi della medicina in età
romantica, in Atti della sofferenza. Atti del seminario di studi. Udine,.
Casale e Garelli, Itinerari, La
percezione del fenomeno originario e la sua descrizione, in: Arte, scienza e
natura in Goethe. Torino, R. Pettoello, In memoriam, "Acme", Alfonso,
Matteo, In guisa di introduzione. La filosofia della luce di Fichte, in
"Rivista di storia della filosofia,” Ivaldo, La fichtiana dottrina della
scienza, In memoria di M.. La filosofia
della natura, in "Annuario Filosofico", Ziche, "Un terzo più
alto, la loro sintesi comune". Teorie della mediazione, In memoria di Moiso. La filosofia della natura, in
"Annuario Filosofico", S.
Poggi, Dopo Schelling, dopo Goethe. lettore di Mach, La filosofia della natura,
in "Annuario Filosofico", F. Vercellone, Da Goethe a Nietzsche. Tra
morfologia ed ermeneutica, in In memoria di M.. La filosofia della natura, in
"Annuario Filosofico", Giordanetti, Interprete di Kant", in
Rivista di storia della filosofia, Frigo, Natura della forma e storicità della
sua comprensione, testimonianze di colleghi e allievi, Torino, La responsabilità dell'uomo per la natura nel
pensiero degli scienziati romantici in Testimonianze (Torino, Trauben); F.
Cuniberto, Corpo e mistero, in Testimonianze (Torino, Trauben, M. Alfonso, I
corsi: una lezione di ricerca, in Testimonianze (Torino, Trauben); Giordanetti,
Il kantismo di Nietzsche, Testimonianze” (Torino, Trauben); L. Guzzardi, Tra
filosofia della natura e morfologia dei saperi: un ruolo per l'enciclopedismo,
in Testimonianze” (Torino, Trauben);
Viganò, Morfologia e filosofia: la filosofia della natura come
"tropica" del reale, in Testimonianze (Torino, Trauben); Potestio, Lo
Schelling di Heidegger (Torino, Trauben); Mainardi, L'estetica pittorica di Friedrich,
Testimonianze, Torino, Trauben,
Cazzaniga, La filosofia dell'evoluzione, testimonianze Torino, Trauben,
La natura osservata e compresa: saggi in memoria, Viganò, Milano, Guerini, Moro, In ricordo, in "Rivista di Storia
della Filosofia", antzen, In
memoriam: In ricordo, Università degli Studi di Milano, Sala Crociera
Alta, La rivoluzione di Lavoisier, in
Enciclopedia delle Scienze, Goethe e la natura, in Enciclopedia delle Scienze
Filosofiche, Goethe poeta e scienziato, in Enciclopedia delle Scienze La
ri-culturalizzazione della scienza, in Enciclopedia delle Scienze Filosofiche,
Scheda biografica su Mimesis. Grice: “Plato is clear about this: other than predicated of ‘shape’
(forma), ‘beautiful’ has no SENSE! Moiso learned that from Gothe –problem with
Goethe is that he was interested in the German mandibule!” Grice: “Pliny
understood this best: it’s one boring thing to see Apollo Belvedere, larger
than life. The good thing is to see or experience a ‘symtagm’, such as ‘I
lottatori’ della Tribuna – a statuary group of two males – one may say there is
ONE form in the Lottatori – Goethe would say that each body is a form – and so
there are two forms. -- Francesco Moiso. Moiso. Keywords: la morfologia e
la fisiologia del vivente --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moiso” – The
Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice e Mondin: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale dell ritorno dell’angelo – la semantica filosofica – semantica
pel sistema G – interpretazione e validità – la scuola di Monte di Malo -- filosofia
veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Monte di Malo). Abstract. Grice: “I thank God that we at Oxford don’t systematise
philosophy as they do in Bologna, with things such as the chair in ‘Filosofia
della lingua.’ It is true that some Oxonian philosophers HAVE written tracts on
‘the philosophy of language’ – such as Blackburn – but they were NEVER taken
seriously. Myself, I did my part in my seminars, which myself being a
university lecturer, were in theory ‘open to any member of the university’ –
including most of my enemies!” -- Filosofo italiano. Monte di Malo, Vicenza,
Veneto. Grice:“Trust an Aquino to provide a systematic philosophy! Mind, I’ve
been called a systematic philosopher, too!” Grice: “At Oxford, we are very
familiar with angels – but only Mondin takes angeologia seriously! Trust an Italian! Ponte Sant’Angelo comes to mind!”
Dottore di Filosofia e Religione a Harvard. È stato decano della Facoltà di
Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. Mondin membro
della Congregazione dei Missionari Saveriani. Nei suoi studi, le principali
figure di riferimento sono state AQUINO e Tillich, da cui ha tratto l'ideale di
un accordo e di un mutuo sostegno tra filosofia e teologia. “Etica, Etica e politica, Filosofia, Antropologia
filosofica, Manuale di filosofia sistematica, La Metafisica di Aquino e i suoi
interpreti,” “Storia dell'antropologia filosofica” Antropologia filosofica e
filosofia della cultura e dell'educazione; “Epistemologia e cosmologia;
“Logica, semantica e gnoseologia; Ontologia e metafisica Storia della
metafisica, Storia della metafisica, Storia della metafisica, “Ermeneutica,
metafisica, analogia in Aquino; Storia della filosofia medievale Dizionario
enciclopedico di filosofia, teologia e morale Il sistema filosofico di Aquino
Corso Introduzione alla teologia Dio: chi è? Elementi di teologia filosofica
Scienze umane e teologia Cultura, marxismo e cristianesimo I teologi della
liberazione, “Il problema del linguaggio teologico dalle origini ad oggi”
Filosofia e cristianesimo I teologi della speranza I grandi teologi
Professore I grandi teologi
Professore I teologi della morte di Dio
Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale. Software Filosofia
della cultura e dei valori Le realtà ultime e la speranza cristiana Religione
Nuovo dizionario enciclopedico dei papi. Storia e insegnamenti Commento al
Corpus Paulinum (expositio et lectura super epistolas Pauli apostoli) La chiesa
primizia del regno. Trattato di ecclesiologia Mito e religioni. Introduzione
alla mitologia religiosa e alle nuove religioni L'uomo secondo il disegno di
Dio. Trattato di antropologia teologica Preesistenza, sopravvivenza,
reincarnazione Teologie della prassi L'eresia del nostro secolo Società Storia
dell'antropologia filosofica Antropologia filosofica. L'uomo: un progetto
impossibile? Philosophical anthropology Una nuova cultura per una nuova
società. In ricordo di M.. Un tomista ed
"oltre" del XX secolo: M. di PMontini, Congresso tomista
internazionale, Roma, nel sito "E-
Aquinas" Studium thomisticum. Grice: “M. attempts a systematic semantics. Rather he
has a section on ‘semantics’ --. The expressions have to be used carefully.
System itself, should be used alla Gentzen, or as Myro does with System G in my
gratitude. A semantics for System BATTISTA M. introduzione
alla filosofia Problemi, Sistemi, Filosofi) M. INTRODUZIONE ALLA
FILOSOFIA PROBLEMI - SISTEMI - FILOSOFI Con guida alla lettura
di alcune opere fondamentali e glossario dei principali termini
filosofici MASSIMO - MILANO Carmagnani collabora alla revisione del
pre- sente volume ed ha curato i « questionari », le « sintesi
contenutistiche » e le « chiose a margine ». Massimo Corso di
Porta Romana, Milano. Altre opere filosofiche dello stesso Autore: Corso
di storia della filosofia, Massimo, Milano. L'uomo: chi è? (Elementi di
antropologia filosofica), Massimo, Milano. Introduzione alla
teologia, Massimo, Milano. Cultura, marxismo e cristianesimo, Massimo,
Milano. Storia della filosofia medievale, Pontificia Università
'Urbaniana, Roma. Una nuova cultura per una nuova società (Analisi della
crisi epocale della cul- tura moderna e dei progetti per superarla),
Massimo, Milano. Il sistema filosofico di Tommaso d'Aquino (Per una
lettura attuale della filo- sofia tomista), Massimo, Milano. Il
valore uomo, Dino Editore, Roma. I Verori fondamentali (Definizione
e classificazione dei valori), Dino Editore, oma. In quale
modo contribuire alla trasformazione dell'uso di un testo per lo studio
della filosofia, affinché esso divenga lo strumento vivo di ricerca e di
riflessione? Questa quarta edizione di Introduzione alla filosofia,
completa- mente rinnovata rispetto alla precedente, risponde a questo
obiettivo, offrendo non solo una presentazione sistematica di contenuti,
ma anche indicazioni metodologiche atte a sviluppare un processo di
ri- cerca attivo e dialogico, alla luce della propria tradizione
culturale, attraverso l'esercizio della riflessione, per arrivare a
soluzioni con- formi alla ragione e alla natura dell'uomo.
L'Autore ha introdotto, nella prima parte dedicata ai problemi
filosofici, tre nuovi problemi, che durante l'ultimo decennio si sono imposti
all'attenzione di tutti, quello culturale, quello epistemologico e quello
assiologico. Questi tre problemi suscitano oggi particolare in- teresse
perché ci si è resi conto che la grave crisi spirituale, che ha colpito
l'umanità intera, trova la sua ragione più profonda nella disgregazione
della cultura e dei valori e nella confusione che si fa tra scienza e
tecnica. E questo vale per chi vuole fare dello studio della filosofia
non un semplice esercizio accademico, ma, come già pensavano i greci, uno
strumento fondamentale e l’unico razional- mente possibile, per la
soluzione dei problemi della vita e della no- stra società.
Le parti seconda (dedicata ai sistemi filosofici) e terza (dedicata
alla presentazione dei principali filosofi) sono state ampliate con
l'aggiunta di altre « scuole filosofiche », specie quelle sorte negli
ulti- mi decenni e di numerose altre « schede » sui maggiori filosofi.
Nella quarta parte, dedicata alla presentazione di alcuni grandi testi
filo- sofici, è stata inserita l'opera: Introduzione alla metafisica, che
è tra le più significative e rappresentative di Heidegger, uno dei
maggiori filosofi. Infine, il volume è completato da una quinta
(nuova) parte che contiene un « glossario » dei principali termini
filosofici, che sarà di aiuto a chi si accosta per la prima volta alla
filosofia. Questa edizione dell'opera è stata rielaborata seguendo an-
che le indicazioni di molti insegnanti che hanno usato il testo nel
passato e che sono stati da noi interpellati con « schede-inchiesta ».
Ogni capitolo del testo è corredato di questionari, di concetti da
ritenere, di sintesi contenutistiche e di chiose a margine, che, opportunamente
utilizzati, costituiscono un adeguato sussidio per un mi- gliore
approfondimento e una rapida consultazione. I questionari assolvono la
duplice funzione propedeutica e di verifica: a) i questionari
propedeutici sono finalizzati a suscitare il problema nei suoi aspetti
fondamentali; b) i questionari di verifica e discussione consentono il
controllo del processo di apprendimento in ordine ai contenuti, il
raccordo tra le successive fasi di lavoro e la discussione sui temi di
maggior rilievo. I concetti da ritenere sono finalizzati alla corretta
acquisizione del linguaggio tecnico e alla capacità di gestire con
maggiore facilità qualsiasi testo filosofico. Le sintesi
contenutistiche, elaborate alla fine di ogni capitolo, hanno lo scopo di
favorire la padronanza costante dei contenuti acquisiti. Le chiose, ai
margini del testo permettono di individuare su- bito i temi centrali
presentati. Alla fine di ogni capitolo una breve ed aggiornata
bibliografia segnala, secondo le necessità, opere per approfondire temi
parti- colari. Questa opera, oltre che per uso scolastico,
date le sue caratteri- stiche che ne fanno una piccola enciclopedia
filosofica (da consul- tare nelle più svariate occasioni), la riteniamo
molto utile anche per tutti coloro che vogliono conoscere gli elementi
fondamentali della filosofia come studio dei grandi problemi dell'umanità
e vogliono aggiornarsi su di essi. Ricordiamo, infine, che
l'Autore ha curato presso la nostra edi- trice un Corso di storia della filosofia,
in tre volumi, con le stesse caratteristiche metodologiche della presente
opera e con un'ampia antologia di testi dei maggiori filosofi di ogni
epoca. Il terzo volume del Corso suddetto, di pp. 616, presenta in modo
esauriente la filo- sofia degli ultimi due secoli e può diventare un
o ttimo strumento per far conoscere le maggiori correnti filosofiche
contemporanee ad ogni persona di cultura media superiore. QUESTIONARIO
PROPEDEUTICO Chi sono? Da dove vengo e dove vado? Che cosa è la vita? Sono
questi i « perché » fondamentali che l’uomo si pone. Quali risposte
dare a questi perché? Rispetto agli altri esseri viventi, che cosa
significa essere uomo? 4. Che cosa significa essere dotato di
intelligenza, di volontà, di capacità di amare? Che cos'è il pensiero?
Che cos'è la realtà? Che rapporto c'è tra la capa- cità di pensaree la
realtà? Che cos'è la verità? 6. Che cosa significa essere libero? Che cosa
significa essere condizionato? Qual è il criterio che deve regolare il rapporto
con i propri simili e con l’uso delle cose? Che cos'è il bene? Che cos'è
l'utile? Che rapporto c’è tra bene e utile? . 7. Ciascuno di noi ha bisogno
degli altri. Come e perché? L'uomo, si dice, è naturalmente filosofo, cioè «
amico della sa- pienza »; bramoso di sapere, egli non si accontenta di vivere alla
giornata e di accettare passivamente le informazioni che l’esperien- za
immediata gli offre, come fanno gli animali. Il suo sguardo inquisitivo vuole
conoscere il perché delle cose, soprattutto il perché della propria vita. Che
cos'è la filosofia 1.1 La conoscenza intellettuale L'uomo è un essere che
pensa: egli è dotato di una capacità cono- scitiva superiore a quella degli
altri esseri viventi appartenenti sia al regno vegetale che a quello animale.
Gli animali, ad esempio, pos- sono avere coscienza ma non autocoscienza; essi
sanno, ma non sanno di sapere; desiderano, ma non sanno di desiderare; amano,
ma non sanno di amare; crescono, diventano adulti e muoiono, ma non sono
consapevoli di queste trasformazioni del loro essere. L'uomo non solo percepisce
con i sensi gli eventi particolari, come Come è accennato nella presentazione
dell'Editore, i questionari pro- pedeutici hanno lo scopo, attraverso
l'esercizio della riflessione e dell’autorifles- sione, di suscitare la
partecipazione attiva degli allievi alla costruzione previa della lezione,
Superiorità della conoscenza umana Conoscenza razionale e conoscenza simbolica
Varie definizioni del termine ‘‘filosofia’’ gli altri esseri viventi, ma con la
sua ragione è in grado di acquisire idee generali o di formulare giudizi
universali. Egli non conosce solo i fatti ma anche i « perché ». La conoscenza
intellettuale, di cui l'uomo è dotato, assume due forme principali: quella
razionale o logica (che opera con i concetti) e quella simbolica o analogica
(che opera con le immagini, i simboli, i miti, le parabole, ecc.). La prima è
di tipo speculativo e astratto, mentre la seconda è di tipo figurativo,
concreto. La conoscenza simbolica non è necessariamente inferiore a quella
razionale, anzi per alcune sfere della realtà (per esempio: arte e re- ligione)
essa è più congeniale della seconda. me il valore della vita e della conoscenza
umana, la libertà, la natura del male, l'origine e il valore della legge
morale. Di questi problemi si occupa soltanto la filosofia. In secondo luogo,
perché, mentre le scienze studiano questa o quella dimensione della realtà, la
filosofia ha per oggetto l’intero, la totalità, l'universo preso globalmente.
Ecco, pertanto, la prima caratteristica che distingue la filosofia da qualsiasi
altra forma di sapere: essa studia tutta la realtà ò, co- munque, cerca di
ottenere una comprensione completa ed esauriente di ogni settore della realtà.
Essa si preoccupa soprattutto, di sapere, di comprendere; mentre la scienza si
accontenta di analizzare e di calcolare. 1.3 Natura della filosofia Ma ci sono
anche altre tre qualità che contribuiscono a dare al sapere filosofico un
carattere proprio e specifico: a) lo strumento di ricerca; b) il metodo; c) il
fine o scopo. a) Lo strumento di ricerca, di analisi di cui si serve la
filosofia è la ragione, la pura ragione, il « puro ragionamento », come dice
Platone. Essa non dispone di microscopi, telescopi, macchine foto- grafiche,
ecc. Non può effettuare controlli con strumenti materiali né affrettare le sue
operazioni ricorrendo agli elaboratori. Anche gli strumenti conoscitivi, di cui
si serve ogni uomo e ogni scienziato, i sensi e la fantasia, al filosofo
servono solo nella fase iniziale, per ottenere quelle cognizioni del reale, su
cui poi indirizza lo sguardo penetrante della ragione. Il lavoro vero e proprio
dell'indagine filo- sofica è compiuto dalla sola ragione, Ia quale per
sottrarsi a qualsiasi distrazione si chiude dentro il suo sacro recinto,
lontana dal frastuo- no delle macchine, dalla seduzione dei piaceri e dalla
prassi, dalia confusione dei sensi, in solitaria compagnia col proprio oggetto.
b) Il metodo della filosofia è essenzialmente raziocinativo, anche se non
esclude qualche momento intuitivo (sia nella fase iniziale sia in quella
terminale). I procedimenti raziocinativi sono però mol- 9 La filosofia può
esaminare ogni cosa La filosofia, a differenza delle singole scienze, studia
ogni settore della realtà Lo strumento di ricerca della filosofia è la ragione
La fiiosotia nella su ricerca ha un metodo e un fine La filosofia elementare è
soprattutto narrativa: si esprime attraverso i miti Con l’indagine razionale è
sorta la filosofia scientifica teplici, di cui i più importanti sono
l’induzione e la deduzione. La filosofia li adopera entrambi: il primo per
risalire dai fatti ai prin- cipi « primi », il secondo per ridiscendere dai
principi primi ed illu- minare ulteriormente i fatti, per comprenderli meglio.
c) La filosofia si distingue dalle scienze anche nel fine. La filo- sofia non è
volta a fini pratici e interessati, come la scienza, l’arte, la religione e la
tecnica, le quali, in un modo o nell'altro, hanno sempre di mira qualche
soddisfazione oppure qualche vantaggio. La filosofia ha per unico obiettivo la
conoscenza; essa mira semplicemente a ricercare la verità per se stessa, a
prescindere da eventuali utiliz- zazioni pratiche. La filosofia ha uno scopo
puramente teoretico, ossia contemplativo; non ricerca per nessun vantaggio che
sia ad essa estraneo, ma per se stessa; essa è quindi come ha detto egregia-
mente Aristotele nella Metafisica — « libera », in quanto non è asservita ad
alcuna utilizzazione di ordine pratico, e quindi si realizza e si risolve nella
pura contemplazione del vero. 2. Le origini della filosofia 2.1 Filosofia
elementare e scientifica L'uomo
l'abbiamo già visto è per natura filosofo: in quan- to essere
ragionevole egli è portato ad interrogarsi su tutto ciò che c'è, tutto ciò che
accade, tutto ciò che compie e tutto ciò che vale. Le questioni ultime non sono
una riserva di caccia aperta soltanto ai dotti e ai letterati, ma è aperta
anche all'uomo della strada, an- che all'analfabeta. Esiste pertanto una
filosofia elementare che è comune a tutti gli uomini. a La forma letteraria della
filosofia elementare è quella del rac- conto: è essenzialmente filosofia
narrativa (non è filosofia argomen- tativa, raziocinativa, sistematica); la
filosofia elementare si esprime attraverso miti, presentati in racconti, poemi,
diari. Sotto queste forme essa è presente in tutte le civiltà, in particolare
nelle grandi civiltà orientali (cinese e indiana) e nelle antiche civiltà del
vicino Oriente (egiziana, assiro-babilonese, ittita ed ebraica. Ma, come
abbiamo già spiegato in precedenza, oltre alla filosofia elementare esiste
anche una filosofia scientifica, sistematica, spe- cializzata. Questa forma di
filosofia, storicamente, si è sviluppata soltanto in Occidente (al pari della
scienza e della tecnologia). Per quale motivo? Perché soltanto gli occidentali,
a partire dal popolo greco, sono riusciti a mettere a punto gli strumenti
concettuali (la logica, la dialettica, il puro ragionamento) che sono necessari
per elevare la filosofia dal livello elementare a quello scientifico. Infatti
anche nelle altre culture, specialmente in quelle derivanti dalle grandi
civiltà mediorientali ed orientali, elementi filosofici appaiono in contesti di
carattere prevalentemente religioso e pertanto non 10 possono essere definiti «
filosofia » in senso scientifico vero e pro- prio. Che i problemi ultimi si
possono affrontare e risolvere col puro ragionamento (controllato dalle regole
della logica) fu scoper- to da Parmenide, Eraclito, Platone e, soprattutto, da
Aristotele. Que- ste grandi intelligenze dell’Ellade cercarono la filosofia
come scien- za. La filosofia è quindi una conquista degli occidentali e, fino
ai giorni nostri, è rimasta una prerogativa del pensiero occidentale. È per
questo motivo che ogni storia della filosofia coincide pratica- mente con
l'esposizione delle teorie dei filosofi dell'Occidente. 2.2 Mito e filosofia
L'umanità primitiva (lo si può constatare presso tutti i popoli) per qualsiasi
problema si è accontentata di dare delle spiegazioni mitiche. Così alla
domanda: « Perché tuona? » ha risposto: « Per- ché Giove è adirato »; alla
domanda: « Perché tira vento? » ha ri- sposto: « Perché Eolo si è infuriato ».
A noi moderni queste soluzioni paiono semplicistiche e sbaglia- te. Tuttavia,
storicamente, esse hanno grandissima importanza, in quanto rappresentano il
primo sforzo fatto dall'umanità per render- si conto della natura delle cose e
delle loro cause. Sotto il velo fan- tastico c'è in esse un'autentica ricèrca
delle « cause prime » del mondo. Per questo motivo, riteniamo opportuno
spendere qui qualche parola sul mito, sulla sua definizione, sulle sue
interpretazioni prin- cipali e sul passaggio dalla mitologia greca alla
filosofia. Il Turchi, noto studioso della storia delle religioni, definisce
così il mito: « Il mito, nella sua accezione generale e nelia sua scaturigi- ne
psicologica, è l'animazione dei fenomeni delia natura e della vità, dovuta a
qualche forma primordiale ed intuitiva della conoscenza umana, in virtù della
quale l'uomo proietta se siesso nelle cose, cioè le anima e personifica dando
loro figura e atteggiamenti sugge- riti dalla sua immaginazione; esso è,
insomma, una rappresentazio- ne fantastica della realtà spontaneamente
delineata dal meccani- smo mentale ».! Di questa lunga definizione possiamo
ritenere l’ulti- ma parte: il mito è una rappresentazione fantastica, intuitivamen-
te delineata dal processo mentale dell'uomo, al fine di dare un'’in-
terpretazione e una spiegazione ai fenomeni delia natura e della vita. Come s'è
detto, sin dall'inizio l'uomo ha cercato di indagare l'origine dell'universo,
la natura delle cose e delle forze cui egli si sentiva soggetto. A questa
indagine, sotto la spinta cella fanta- sia creatrice e dell’intuizione, doti
così vive ancor oggi presso i po- poli primitivi, egli ha dato colore e forma,
costruendosi un mondo di esseri viventi (con sembianza umana oppure ferina),
dotati di storia. La loro funzione è di fornire una spiegazione per qualsiasi !
TURCHI, Le religioni dell'umanità, Assisi. 11 Ii mito è ia prima riscosta
dell’umanità ai fenomeni delia naiura e delia vita Rivaiutazione del mito quale
risposta “‘prelogica’’ ai problemi dell’esistenza umana evenio della natura e
dell’esistenza umana: per la guerra come per la pace, per la quiete come per la
tempesta, per l'abbondanza come per la carestia, per la buona salute come per
la malattia, per la na- scita come per la morte. Tutti i popoli antichi, gli
assiri, i babilonesi, i persiani, gli egiziani, gli indiani, i cinesi, i
romani, i galli, i greci, hanno i loro miti. Però, fra tutte le mitologie, la
greca è quella che spicca maggiormente per ricchezza, ordine e umanità. Non c'è
quindi da essere sorpresi se fu proprio dalla mitologia greca che prese svi-
luppo la filosofia. Del mito sono state fornite le più svariate
interpretazioni, di cui le principali sono due: mito = verità, mito = favola.
Secondo l’interpretazione « mito = verità », il mito è una rappre- sentazione
fantastica che intende esprimere una verità. Secondo l'interpretazione « mito =
favola », il mito è un racconto immagi- noso senza nessun intento teoretico. I
miti, secondo la prima inter- pretazione, sono le uniche spiegazioni che
l'umanità, ai suoi primor- di, era in grado di fornire delle cose, ma sono
spiegazioni in cui credeva fermamente. I miti, nella seconda interpretazione,
sono raffigurazioni fantastiche in cui nessuno ha mai creduto, e meno degli
altri i loro creatori. I primi a considerare i miti delle pure favole furono i
filosofi greci. A loro più tardi si sono associati volentieri i Padri della
Chiesa, gli scolastici e la maggior parte dei filosofi moderni. Ma, a partire
dall'inizio del nostro secolo, vari studiosi di storia delle religioni
(Eliade}, di psicologia (Freud), di filosofia (Heidegger), di antropologia
(Lévi-Strauss), di teologia (Bultmann) hanno inco- minciato ad appoggiare
l'interpretazione mito = verità, indotti a ciò dall’argomento che l'umanità
primitiva, pur non potendo darsi del- l'universo una spiegazione « logica »,
cioè concettuale, ragionata e metodica, tuttavia deve aver cercato di darsi una
spiegazione più o meno intuitiva di fenomeni come la vita, la morte, il bene,
il male, ecc., fenomeni che colpiscono la mente di qualsiasi osservato- re, per
quanto poco istruito. Secondo molti studiosi contemporanei, i miti nascondono,
pertanto, sotto la maschera di immagini più o meno eloquenti, la risposta «
prelogica » fornita dall'umanità pri- mitiva a questi grossi problemi. Tale
risposta, a loro giudizio, me- rita d'essere presa in considerazione anche
oggi, perché l’umanità primitiva, semplice e attenta, in alcuni casi può aver
colto intuitiva- mente nel segno più dell'umanità progredita, troppo smaliziata
e distratta che si vale dei metodi raffinati della logica, della dialettica e
della scienza. Dall'analisi degli studiosi del nostro tempo risulta che presso
i popoli antichi il mito ha svolto tre funzioni principali: religiosa, sociale
e filosofica. Anzitutto « il mito è il primo gradino nel processo di compren-
sione dei sentimenti religiosi più profondi dell’uomo; è il prototipo 12 della
teologia »? Però, allo stesso tempo, esso è anche ciò che se- gnala e
garantisce l'appartenenza ad un gruppo sociale piuttosto che ad un altro;
infatti la diversa appartenenza dipende dai miti particolari che uno sposa e
coltiva. Infine il mito svolge anche una funzione affine a quella della
filosofia in quanto esso rappresenta il modo di autocomprendersi dei popoli
primitivi. Anche l’uomo del- le civiltà antiche è consapevole di certi fatti e
valori, e cristallizza la causa dei primi e la realtà dei secondi in quelle
rappresentazioni fantastiche che sono appunto i miti. Noi siamo del parere che
il mito sia denso di significato sia religioso che filosofico, sia sociale che
personale. Però non siamo disposti a rivalutarlo fino al punto. di stabilire
una equiparazione diretta tra mito e filosofia. Questa, pur proponendosi
essenzialmen- te lo stesso obiettivo del mito, ossia quello di fornire una
compren- sione esaustiva delle cose, cerca di conseguirlo in un modo comple-
tamente diverso. Infatti il mito procede con la rappresentazione fan- tastica,
con l'immaginazione poetica, con intuitive analogie suggeri- te dall'esperienza
sensibile; pertanto resta al di qua del /ogos, ossia al di qua della
spiegazione razionale. Invece la filosofia opera con la sola ragione, con
rigore logico, con spirito critico, con motiva- zioni razionali, con
argomentazioni stringenti’ basate su principi il cui valore è stato previamente
assodato in forma esplicita? 3. | problemi filosofici fondamentali Abbiamo già
detto che ogni cosa è suscettibile di indagine filo- sofica; si può, quindi, dare
una filosofia dell'uomo, degli animali, del mondo, della vita, della materia,
degli dèi, della società, della politica, della religione, dell’arte, della
scienza, del linguaggio, dello sport, del riso, del gioco, ecc. Di fatto, però,
coloro che si chiama- no filosofi hanno studiato di preferenza soltanto alcuni
problemi, quelli che vanno sotto il nome di logica, gnoseologia (o problema
del- la conoscenza), epistemologia, metafisica, cosmologia, antropologia,
etica, teodicea {o religione), politica, estetica, pedagogia, cultura,
linguaggio e assiologia, le quali costituiscono pertanto anche le parti
principali della filosofia. La logica si occupa del problema del- l'esattezza
del ragionamento; la gnoseologia della conoscenza; l'e pi- stemologia,
nell'accezione attuale del termine, della scienza, del suo fondamento e del suo
valore; la metafisica, del fondamento ultimo ? GILKEY, I! destino della
religione nell'èra tecnologica, Roma. ? Aristotele dice che la differenza
specifica tra scienza ed esperienza sta nel fatto che la seconda testimonia che
qualcosa è accaduto e ne rappresenta il come, mentre la prima cerca di
chiarirne il perché. A nostro avviso, anche la differenza tra mito e filosofia
sta proprio qui. Il mito ci dice come si struttura l'universo, ossia il mondo
degli dèi, degli uomini e delle cose. La filosofia invece vuole spiegare il
perché del mondo, dell'uomo e di Dio. 13 | fondamenti filosofici sono le
costanti della riflessione umana delle cose in generale; la cosmologia, della
costituzione essenziale delle cose materiali, della loro origine e del loro
divenire; l'antro po- logia, dell'uomo, della sua natura e del valore della sua
persona; la teodicea, del problema religioso ossia dell'esistenza e della
natura di Dio e dei rapporti che gli uomini hanno con lui; l’etica,
dell'origine e della natura della legge morale, della virtù e della felicità;
la politica, dell'origine e della struttura dello Stato; l’estetica, del
problema del bello e della natura e funzione dell’arte; la pedagogia,
dell’educazio- ne; la cultura del complesso delle conoscenze e dei
comportamenti dell'uomo; l'assiologia, dei valori. Essendo queste le costanti
del filosofare, che in forma più o meno accentuata sono presenti in tutte le
epoche della storia, prima di iniziarne lo studio sistematico è opportuno
acquisire un'idea abba- stanza precisa dei problemi che esse abbracciano e
intendono risol- vere. A tale esigenza si propone di rispondere il presente
volume. Esso non è diretto agli specialisti ma a chi inizia a studiare la filosofia.
Per questo motivo, i singoli problemi sono esposti e di- scussi in forma
semplice, precisa, essenziale. Di ogni problema si illustrano le origini e gli
sviluppi storici, le soluzioni prospettate dai vari filosofi attraverso i
secoli e le questioni tuttora aperte e pendenti. CONCETTI DA RITENERE
Conoscere; filosofia; filosofo Intelletto; razionalità; logicità — Ricerca;
metodo; finalità — Scienza; tecnologia; scientificità — Induzione; deduzione —
Mito; favola; risposta « pre-logica » o intuitiva. SINTESI CONTENUTISTICA Che
cos'è la filosofia La conoscenza umana è
superiore a quella degli altri esseri viventi. A livello intellettuale essa
assume due forme: razionale o logica e simbolica o analogica. L'uomo è
naturalmente « filosofo », egli cerca sempre il perché delle cose. Vengono chiamati
« filosofi » coloro che hanno come primo scopo queste ricerche condotte in modo
sistematico, per arrivare ad avere delle risposte ai grandi interrogativi che
da sempre si è posta l’uma- nità. La filosofia ha una sfera particolare di
competenza. Non è facile però stabilire in modo specifico il campo di ricerca
proprio della filosofia. In realtà i filosofi si sono occupati non solo dello
studio dell'uomo, ma anche del lin- guaggio, dell'essere, della storia,
dell’arte, della cultura, della politica, ecc. Si può dire pertanto che la
filosofia si occupa di ogni cosa, ricercandone le cause e le ragioni
fondamentali. Inoltre, mentre le singole scienze studiano una par- ticolare
dimensione della realtà, la filosofia ha per oggetto l'universo preso nella sua
totalità. . 2) La specificità della filosofia è data dal fatto che essa si
vale: a) di uno strumento di ricerca, che è dato dalla ragione; b) di un metodo
raziocinativo, valendosi dell’induzione e della deduzione; c) dell'obiettivo
specifico della co- noscenza. 14 3) Le origini della filosofia — Filosofia
elementare (comune a tutti gli uomini) e scientifica (sistematica,
specializzata). Rapporto tra mito e filosofia. Due principali interpretazioni
del mito: mito = verità, mito = favola. Mentre sino al secolo scorso ha
dominato il concetto del mito = favola, dall’inizio del secolo XX molti
studiosi hanno ripreso il concetto di « mito = verità » in quanto l'umanità
primitiva, non potendo dare una spiegazione « logica » del- l'universo, ha
cercato una spiegazione intuitiva ai grandi fenomeni come la vita, la morte, il
bene, il male, ecc. I miti, sotto la maschera di immagini varie, danno una
risposta « prelogica » a questi fenomeni. Dalla mitologia greca prese sviluppo
la filosofia. Funzione religiosa, sociale e filosofica del mito. 4) I problemi
filosofici fondamentali — La logica (studio dell'oggetto del pensiero in quanto
tale) si divide in formale, trascendentale e matematica. Il « sillogismo »
aristotelico; l'epistemologia (teoria generale del sapere scienti- fico) e la
gnoseologia (teoria filosofica della conoscenza); la cosmologia (studio della
forma e delle leggi dell'universo); l'antropologia {studio dell’uomo); la
metafisica (studio dell'essere in quanto tale); l'etica o morale (studio
dell'agire umano con riferimento all'ultimo fine); l’estetica (studio
dell'attività e della produzione artistica); la politica (studio dell'origine e
del fondamento dello stato); la teodicea {studio di Dio); la storia (lo studio
del senso della storia); la pedagogia (scienza dell'educazione); la cultura
(l'insieme di costumi, valori, ecc., propri di un popolo); l’assiologia (studio
dei valori). QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Animali e uomo: in che
cosa consiste la differenza? 2. Quali forme assume, nell'uomo, la conoscenza
intellettuale? 3. Perché l’uomo è stato sempre naturalmente filosofo? L'uomo
come si differenzia dagli altri esseri viventi? 4. Che cosa sono la filosofia e
il filosofo? 5. La differenza tra filosofia e scienze consiste nell'oggetto o
nel metodo? 6. Quali sono le principali concezioni cosmologiche della scienza
contem- poranea? 7. Che cosa è il mito? Come è sorto? 8. Perché si dice oggi
che il mito è una risposta « prelogica » dell'umanità? SUGGERIMENTI
BIBLIOGRAFICI 1. Sul concetto di filosofia: AA.Vv., Enciclopedia Garzanti di
filosofia, Garzanti, Milano 1986°. AA.Vv., Scienza e filosofia oggi, Massimo,
Milano 1980. GENTILE M., Che cosa è il sapere, La Scuola, Brescia. MARITAIN J.,
Introduzione alla filosofia, Massimo, Milano 1986. Morra G.F., Filosofia per
tutti, La Scuola, Brescia 1974. PIEPER J., Per la filosofia, Ares, Milano 1966.
RicoBELLO A., Perché la filosofia, La Scuola, Brescia 1979. VERNEAUX R.,
Introduzione e logica, Paideia, Brescia 1956. 2. Sui rapporti tra mito,
religione e filosofia: ABBAGNANO N., Filosofia, religione, scienza, Taylor,
Torino 1960. CopLESTON F.C., Religione e filosofia, La Scuola, Brescia 1977.
MonpoLro R., Alle origini della filosofia della cultura, Il Mulino, Bologna
1956. SERVIER J., L'uomo e l'invisibile, Borla, Torino 1967. 15 SNELL B., La
cultura greca e le origini del pensiero europeo, Einaudi, Torino 1963. VERNANT
J., Mito e pensiero presso i greci, Einaudi, Torino 1970. 3. Sui problemi
fondamentali della filosofia: AA.Vv., Studio ed insegnamento della filosofia,
A.V.E., Roma 1966, 2 voll. AA.Vv., Concetti fondamentali di filosofia,
Queriniana, Brescia 1982, 3 voll. AA.Vv., Storia antologica dei problemi
filosofici, collana diretta da Ugo Spirito, Sansoni, Firenze 1965 ss.
VOLKMANN-SCHLUCK, Introduzione al pensiero filosofico, Città Nuova, Ro- ma
1986. Per un aggiornamento generale segnaliamo la rivista quadrimestrale Per la
filosofia (Filosofia e insegnamento), dell'Ed. Massimo di Milano, con temi
monografici e una seconda parte di aggiornamento didattico per gli insegnanti.
(Si può chiedere lo « specimen » della rivista con i sommari dei vari numeri
usciti). 16 Parte prima: I PROBLEMI FILOSOFICI IL PROBLEMA LOGICO QUESTIONARIO
PROPEDEUTICO 1. Esiste una relazione del pensiero con se stesso? 2.
Eventualmente, esso come si esprime e quale valore ha? 3. Quale rapporto è
possibile stabilire tra pensiero e, discorso? 1. Natura del problema La
conoscenza umana è un fenomeno complesso e misterioso. Al suo studio si
interessano particolarmente tre discipline filoso- fiche, la psicologia, la
gnoseologia e la logica: la prima ne esa- mina l'origine e i tipi principali;
la seconda ne accerta il valore, studiando il rapporto che intercorre tra la
conoscenza e gli oggetti conosciuti; la terza, infine, studia le condizioni
essenziali al co- stituirsi della conoscenza e fissa le regole per il suo retto
funziona- mento. La logica non presuppone la gnoseologia, di cui è piuttosto uno
strumento indispensabile per il raggiungimento della verità. ‘Pre- suppone
invece la psicologia, perché è da quest’ultima che essa viene a sapere quali
sono i tipi di conoscenza di cui è dotata la mente umana. Ottenute queste
informazioni (per l'appunto dalla psicologia), la logica procede allo studio
delle condizioni fondamen- tali che rendono possibili tali tipi di conoscenza
ed a stabilire le norme per il loro retto funzionamento. (*) Il termine greco
/ogos (dal verbo /égein = dire) presenta nella lingua originaria una pluralità
di significati, che esprimono però tutti una stretta con- nessione reciproca;
dal più semplice al più complesso sono i seguenti: parola, discorso,
ragionamento, mente, intelletto. Il termine indica quindi sia il sog. getto pensante,
sia il procedimento proprio del pensiero, sia il linguaggio nel suo irisieme
che la parola nel suo valore di comunicazione e di specchio astrat- to delia
realtà. La logica, di fatto, finisce per essere lo studio della retta corre-
lazione di tutti quesii elementi. 17 La logica ricerca le condizioni ed il loro
retto funzionamento per giungere alla gonoscenza La storia della filosofia
conferma la dipendenza della logica dalla psicologia Il problema della logica
si impone da sé. La logica: l’oggetto del pensiero in quanto tale La logica è
lo studio degli enti di ragione Tale dipendenza della logica dalla psicologia è
chiaramente con- fermata dalla storia della filosofia. Aristotele, per esempio,
distin- gue tre tipi di conoscenza intellettiva (apprensione, giudizio e ra-
gionamento) e così nella sua logica fissa le regole per il retto fun-
zionamento dell’apprensione, del giudizio e del ragionamento. Hu- me e Stuart
Mill pensano che tutta la conoscenza umana faccia capo alla fantasia e pertanto
nella loro logica stabiliscono delle re- gole per il retto funzionamento della
fantasia. Kant, da parte sua, distingue tre operazioni conoscitive: sensazione,
giudizio e ragiona- mento, e pertanto esplora le condizioni trascendentali che
rendono possibile il loro funzionamento. Il problema logico, anche se a
qualcuno può sembrare artificio- so, si impone da sé. Esso prende forma non
appena ci si accorge che alcune conoscenze possono essere interpretate in
maniera diver- sa, oppure che la conclusione di un certo ragionamento non può
essere valida. Ecco due esempi. Primo: di notte ho la sensazione d'essere
colpito mortalmente da una fucilata e mi sveglio di so- prassalto; in un primo
momento non so se si tratta di una per- cezione oggettiva oppure semplicemente
d'un sogno. Cosa è che distingue queste due forme di conoscenza? Secondo: dalle
proposi- zioni: « tutte le oche sono bipedi » e « tutti i galli sono bipedi »,
qualcuno potrebbe trarre la conclusione: « tutti i galli sono oche ». Per quale
motivo una simile argomentazione è errata? La logica si propone, quindi, di
fornire una risposta ai seguen- ti interrogativi: Ciò che esprimo quando parlo,
che cos'è? E quali sono le sue strutture? Quale la sua organizzazione interna?
Della logica sono state date molte definizioni. Una di quelle su cui quasi
tutti gli autori si trovano d'accordo è la seguente: « è la scienza che studia
il pensato in quanto pensato ». Che significa « il pensato in quanto pensato »?
Vuol dire che la logica studia un oggetto di pensiero {il pensato) in quanto
oggetto di pensiero (in quanto pensato) e non in quanto rappresentazione di
questa o di quella cosa. Per esempio, la logica prende in esame l'idea di
tavolo non in quanto è la rappresentazione più o meno fedele di questo o di
quel tavolo, oppure per spiegare in che modo tale idea è entrata nella nostra
men- te, ma considera il tavolo in quanto, diventato pensiero, esso assume
certe particolari caratteristiche (che come oggetto fisico non ha), come
l'universalità, la predicabilità, la definibilità, ecc. Così, quando spiego che
nella proposizione « il tavolo è quadrato » tavolo è sogget- to e quadrato è
predicato faccio un discorso che appartiene alla lo- gica e non alla fisica.
Spesso si dice che la logica non studia enti reali ma enti di ragione. E questo
è vero. Infatti le caratteristiche del pensato, delle idee, come
l'universalità, la predicabilità, ecc. sono entità che non esistono nella
natura delle cose (non sono entità fisiche), ma esistono solo nella mente. La
logica si divide in tre grandi branchie: logica formale, logica trascendentale
e logica matematica. 18 La logica formale esamina le caratteristiche delle idee
al fine di stabilire le norme del retto argomentare. Si dice « formale », ap-
punto perché ciò che l’interessa sono le caratteristiche delle idee e non i
loro contenuti. Ne consegue che le norme che essa stabilisce garantiscono la
correttezza del discorso ma non la sua verità. La logica trascendentale tratta
della validità delle nostre cono- scenze, ossia delle condizioni alle quali esse
devono la loro possi- bilità e verità, e perciò del peculiare modo di essere
del pensato in quanto pensato. La logica matematica non parte da un determinato
discorso al fine di determinare le regole che ne garantiscono la verità, ma
procede nel senso inverso: stabilisce anzitutto un gruppo di regole sulle
relazioni di certi termini tra di loro e poi procede a determi- nare quale
discorso sia possibile una volta accettato tale gruppo di regole. La logica
matematica viene pertanto costruita come un puro calcolo. 2. Panorama storico
Aristotele ci ha dato le prime norme della logica formale: « La scienza della
logica è stata scoperta dai Greci. Ciò non significa che prima di essi non vi
sia stato pensiero logico: questo infatti è antico quanto il pensiero, poiché
ogni ideazione fertile è con- trollata dalle regole della logica. Ma una cosa è
applicare tali regole inconsciamente nelle operazioni del pensiero pratico, e
un’altra for- mularle esplicitamente, in maniera da sistematizzarle sotto forma
di una teoria. Spetta ad Aristotele il merito d'aver iniziato lo studio
organico delle regole logiche ». Il merito principale d’Aristotele è avere
fissato con grande pre- cisione le regole dell'argomentazione deduttiva, nella
forma del sillogismo. Il sillogismo consta di tre proposizioni di cui le prime
due sono chiamate « premesse » e la terza « conclusione ». Le tre propo-
sizioni sono costruite soltanto con tre termini, denominati « me- dio », «
maggiore » e « minore ». Il medio è quello che compare due volte nelle premesse
ma non figura nella conclusione. Il mag- giore e il minore figurano sia nelle
premesse sia nella conclusione. Il maggiore è quello che ricorre nella premessa
maggiore e il mi- nore quello che ricorre nella premessa minore. Per esempio,
nel sillogismo: « Tutti gli uomini sono ragionevoli; Socrate è un uo- mo;
quindi Socrate è ragionevole », « uomo » è il termine medio; « ragionevole » è
il termine maggiore; « Socrate » è il termine minore. ! H. REICHENBACH, La
nascita della filosofia scientifica, Il Mulino, Bolo- gna 1961, p. 208, 19 La
logica si divide in: — formale — trascendentale — matematica Aristotele fissa
ie regole dell’argomentazione deduttiva (il sillogismo): si ha la logica
‘‘formale’’ Le quattro figure del sillogismo L’induzione: dal particolare
all’universale Critica al sillogismo: da Sesto Empirico, Cartesio, Stuart Mill
Del sillogismo si danno quattro figure principali, le quali si ca- ratterizzano
per la diversa posizione assunta dal termine medio nel- le premesse. La prima
figura si ha quando il termine medio è sog- getto della maggiore e predicato
della minore; la seconda figura, quando è predicato in tutt'e due le premesse;
la terza, quando è soggetto in entrambe le premesse; la quarta quando è
predicato nella maggiore e soggetto nella minore. Perché il procedimento
sillogistico sia retto Aristotele ha fissato otto regole fondamentali Oltre che
dell’argomentazione deduttiva Aristotele s'è occupato anche di quella
induttiva. Il procedimento induttivo, o induzione, si ha quando una proposizione
universale viene inferita da due gruppi di proposizioni particolari. Per
esempio: a) il ferro è un me- tallo, il bronzo è un metallo, l'oro è un
metallo, il rame è un me- tallo, ecc.; b) il ferro è un buon conduttore di
elettricità, l'oro è un buon conduttore di elettricità, il rame è un buon
conduttore di elettricità, ecc.; c) dunque i metalli sono buoni conduttori di
elet- tricità. L'enumerazione dei casi non può essere completa, perché i casi
sono potenzialmente infiniti, ma dev'essere sufficiente a far co- gliere la
ragione del fenomeno (per esempio, che l’esser metallo è la ragione della buona
conducibilità). Lo studio della deduzione e soprattutto quello dell'induzione
fu ulteriormente approfondito da altri filosofi dopo Aristotele. Gli Stoici e
alcuni filosofi medioevali hanno sviluppato lo studio delle deduzioni
imperfette, vale a dire delle argomentazioni ipotetiche e disgiuntive. Invece
Bacone * e Stuart Mill5 hanno fissato alcune re- gole per rendere l’induzione
più feconda e sicura. Le tabulae di Bacone offrono metodi di enumerazione dei
casi; le regole di Stuart Mill precisano vari metodi di ricerca della ragione
di fatti sperimentali. L'utilità del procedimento sillogistico è stata
contestata da vari autori lungo il corso dei secoli, per esempio, da Sesto
Empirico, Cartesio, Stuart Mill. C'è però da osservare che le loro difficoltà
non muovono tanto dalla logica quanto dalla teoria della conoscenza, la quale
.viene concepita in modo diverso da quello di Aristotele. ? Le otto regole del sillogismo
sono: 1. I termini debbono essere soltanto tre; 2. I termini debbono avere la
medesima estensione nelle premesse e nella conclusione; 3. Il medio non deve
mai entrare nella conclusione; 4. Il medio deve essere preso almeno una volta
in tutta la sua estensione; 5. Due premesse negative non danno nessuna
conclusione; 6. Due premesse afferma- tive risultano necessariamente in una
conclusione affermativa; 7. Due premesse particolari non danno nessuna
conclusione; 8. La conclusione segue sempre la parte più debole, ossia se una
premessa è negativa la conclusione dev'essere negativa; se una premessa è
particolare, la conclusione dev'essere particolare. ? Sulla logica aristotelica
cfr. B. MONDIN, Corso di storia della filosofia, vol. I, pp. 122-123, Massimo;
Milano 1983. MONDIN, Corso di storia della filosofia, vol. II, pp. 103-107,
Massi- mo, Milano 1984. 5 Cfr. B. MONDIN, Corso di storia della filosofia, vol.
III, pp. 184-186, Massi- mo, Milano 1985, 20 Sesto Empirico e Stuart Mill
negano i concetti universali, e quindi per loro è assurdo pretendere di passare
dall'universale al singo- lare come si fa nel sillogismo. Invece Cartesio
afferma la corioscenza intuitiva sia degli universali che dei particolari, e
pertanto per lui diviene superflua qualsiasi argomentazione tesa a passare da
un ordine all’altro. Invece secondo Aristotele noi abbiamo la capacità di
acquistare concetti universali, ma non per intuizione, bensì me- diante
l’astrazione dai particolari. L’astrazione però non comporta la conoscenza di
tuiti i particolari. Così nella deduzione si vengono a conoscere nuovi casi
singoli che nell'universale erano presenti sol- tanto potenzialmente. Un altro
tipo di logica, detta logica trascendentale, volta a stabi lire le condizioni
essenziali che rendono possibili i vari tipi di cono- scenza, fu elaborata da
Kant. Questi, convinto della validità della scienza, ha esaminato quali siano
gli elementi che fondano tale validità. A suo giudizio, essi non possono
procedere dall’espe- rienza che non è mai dotata di necessità e universalità,
ma dal sog- getto stesso: sono forme o categorie con le quali il soggetto
accoglie, interpreta e classifica l’esperienza. Nella sua logica trascendentale
Kant determina appunto le forme (di spazio e tempo) e le categorie (dodici) che
danno ordine all'esperienza. Secondo Kant l'intelletto spontaneamente foggia
gli oggetti dell'esperienza (per esempio, fa sì che essi siano regolati dai
principi di causalità, di ordine, ecc.), ma non li crea; esso fornisce le
condizioni a priori mediante le quali, sol- tanto, qualcosa può essere pensato
come oggetto. Queste condizioni sono l'oggetto della logica trascendentale
kantiana, la quale studia pertanto l'origine, la validità oggettiva e
l'estensione (sempre limitata all'ordine fenomenico) delle nostre conoscenze a
priori. La logica trascendentale non prescinde da ogni contenuto come la logica
formale, ma solo dal contenuto empirico (sensibile) delle conoscenze. La teoria
kantiana della logica trascendentale ha dato luogo ad innumerevoli dispute. C'è
chi l’ha salutata come la soluzione più adeguata al problema della conoscenza
scientifica; invece altri l'ha respintaoperchéprivadi fondamento oppure perché
non neces- saria. Alcuni ne hanno contestata la validità, negando alla
matemati- ca, alla geometria e alla fisica quelle caratteristiche di certezza
asso- luta che Kant ascriveva loro. Ora, se questa obiezione è fondata, come i
più recenti sviluppi della matematica e delle scienze speri- mentali sembrano
attestare, è evidente che crolla il terreno su cui Kant ha costruito il suo
edificio. Altri non mettono in questione la validità della scienza, ma per
spiegarla non ritengono necessario po- stulare elementi conoscitivi a priori
(forme e categorie). Seguendo Aristotele affermano che l’universalità e la
necessità delle idee e dei giudizi non è il risultato di una sovrapposizione di
queste caratteri- stiche sui dati dell'esperienza, bensì di una lettura
approfondita di tali dati: non sono frutto di una sintesi dell'elemento a
posteriori con 21 Kant elabora le condizioni essenziali della conoscenza: si ha
la logica ‘‘trascendentale”’ Dalla critica a Kant deriva il recupero della
logica aristotelica Nell'ultimo secolo si è sviluppata la logica ‘‘matematica’’
costruita come un calcolo di simboli La sintassi del linguaggio comprende: —
regole di formazione — regole di deduzione Il sistema assiomatico deriva dai
due tipi di regole quello a priori, bensì di un'astrazione effettuata
dall’intelletto sugli oggetti dell'esperienza. L'ipotesi aristotelica rispetto
a quella di Kant ha il vantaggio di salvaguardare meglio l'obiettività del
conoscere e, allo stesso tem- po, è in condizione di render conto della
mobilità delle scienze (fi- siche e matematiche).£ In Hegel la logica formale
di Aristotele e quella trascendentale di Kant non sono abbandonate ma
acquistano un senso nuovo: esse non si riferiscono più semplicemente alla sfera
del pensiero, ma an- che a quella della realtà, perché, secondo Hegel, tra le
due sfere c'è perfetta coincidenza: « tutto ciò che è razionale è reale e tutto
ciò che è reale è razionale ». Durante l’ultimo secolo, per merito di Frege,
Peano, Whitehead, Russell e altri, ha ottenuto considerevole sviluppo un terzo
tipo di logica, la logica matematica {detta anche logica simbolica oppure
logistica). Questa, come s'è detto, viene costruita come un calcolo di simboli,
i quali non hanno nessun altro senso che quello assegna- to loro dalle
rispettive regole. Il primo passo della logica matematica è stabilire la
sintassi del linguaggio: ossia fissare le relazioni dei segni tra di loro,
mediante alcune regole generali. Tale sintassi viene costruita indipendente-
mente dalla semantica del linguaggio, la quale si occupa del rapporto dei segni
con ciò di cui si parla. La sintassi comprende due gruppi di regole: di formazione
e di deduzione. Le regole di formazione stabiliscono prima quali se- gni
scritti (per esempio, q, p, v, -) sono espressioni del linguaggio, e poi quali
combinazioni di tali espressioni sono formule ben for- mate ossia espressioni
sensate, distinte dalle altre (non sensate). Alcune di queste formule ben
formate vengono assunte quali as- siomi, ossia quali primi enunciati validi. Le
regole di deduzione poi determinano mediante quali procedimenti (per esempio,
sostituzione di una espressione ad un’altra) altri enunciati validi possono
essere derivati, ossia dedotti, dagli assiomi iniziali. Sia gli assiomi sia gli
enunciati dedotti sono chiamati teoremi del sistema. Il sistema che ne risulta
è detto sistema assiomatico, in quanto tutti i teoremi vi sono dedotti da pochi
assiomi. Come s'è detto, i sistemi assiomatici sono costruiti in modo del tutto
indipendente dal significato che potrà poi essere attri- buito ai loro teoremi,
quando siano applicati ad una scienza; ed i loro assiomi non hanno affatto la
pretesa di essere evidenti. Per- ciò «la deduzione non consiste nell’inferire
da verità evidenti altre verità, mediatamente evidenti (come nel sillogismo);
ma consiste solo nel trasformare date formule assunte come primitive (ossia gli
assiomi), in modo da ottenerne altre (le formule derivate): tutte ‘ Cfr. B.
MONDIN, vol. II, pp. 338-347. * Cfr. B. MoNDIN, vol. III, pp. 74-80. 22 queste
formule — ossia tutti i teoremi — risultano così tra di loro concatenati in un
unico sistema. I sistemi sono però usualmente costruiti in vista della loro
interpretazione, ossia applicazione ad una data scienza; sicché l'utilità di un
sistema sta tutta nella sua ca- pacità di fornire un criterio rigoroso di
distinzione di date formule — i teoremi, eventualmente interpretabili come
enunciati veri di una data scienza — dalle altre formule. L'interpretazione di
un sistema è data dalle regole semantiche che mettono ogni sua espressione in
rapporto o con un nesso logico (disgiunzione, implicazione, ecc.) o con una
delle entità (oggetto, proprietà, relazione, proposizione, ecc.) studiate in
una data scienza. Il sistema e la sua interpretazione sono costruiti in modo
tale che ad ogni teorema del sistema corri- sponda una proposizione vera di
quella scienza in cui esso viene inter- pretato »} Perché un sistema
assiomatico sia corretto e logicamente inter- pretabile si esige che sia
non-contraddittorio, tale cioè che due for- mule di cui una nega quello che
l’altra afferma, per esempio, « A » e « non A », non siano ambedue in esso deducibili.
Senonché nel 1931 Gidel fece una scoperta che ebbe del sensa- zionale: dimostrò
che la non-contraddittorietà del sistema non può essere dimostrata nel sistema
stesso: ossia espréssa in un enunciato che sia teorema o assioma del sistema.
Sicché per affermare valida- mente la non-contraddittorietà d'un sistema
occorre usare espressio- ni estranee al sistema stesso. Si prese così coscienza
dei limiti interni della logica matematica. Più tardi ci si accorse che
difficoltà ancora maggiori provenivano dall'esterno, nel momento in cui si
passava dal calcolo simbolico alla traduzione semantica dei sistemi assioma-
tici. E in effetti le difficoltà apparvero insormontabili allorché nella
traduzione dei sistemi assiomatici, in un primo tempo, si adot- tarono regole
semantiche come quelle del neopositivismo, regole troppo rigide e del tutto
inadeguate ad esprimere la ricchezza e varietà dell'esperienza umana. Si cercò
di superare tale difficoltà abbandonando il neopositivi- smo e sviluppando una
nuova filosofia del linguaggio, la filosofia analitica. Questa insegna che ogni
tipo di discorso deve avere una logica sua propria e che la logica matematica
si addice soltanto al discorso scientifico. Dalla filosofia analitica i logici
matematici hanno appreso l’impor- tante lezione di mantenere una rigorosa
distinzione tra la loro opera e quella dei semantici. In effetti i logici
matematici contempo- ranei (Carnap, Quine, Church) costruiscono dei calcoli
puramente formali, intesi cioè come sistemi di segni privi di significato. Solo
in un secondo tempo si chiedono se vi siano delle verità significate da RIVETTI
BARBO', « Il problema logico », in Studio e insegnamento della posse, Ave, Roma
1966, pp. 159-160. MONDIN, vol. III, pp. 450-456. » Cfr. Ivi, pp. 456-460. 23
L’interpretazione di un sistema: — nesso logico (disgiunzione, implicazione,
ecc.) — entità (oggetto, proprietà, relazione, proposizione, ecc.) Il problema
della non contradditorietà e i limiti della logica matematica La filosofia
‘‘analitica’’ insegna che la logica matematica è solo del discorso scientifico
Logica ‘‘formale’’ e logica ‘’simbolica”’: affinità e differenze Oggi risulta
chiaro che la logica è una tecnica ordinatrice del pensiero quei segni, e quali
esse siano. Le risposte variano dal nominalismo (Quine) al platonismo (Church).
Al suo primo apparire, la logica matematica parve a molti incom- patibile con
la logica formale tradizionale. Questo giudizio oggi non è più condiviso da
nessuno. In effetti tra le due discipline non esiste nessuna incompatibilità.
Tant'è vero che in uno dei testi più classici di logica matematica (quello del
Quine), tutta la prima parte non fa altro che riproporre, in forma simbolica,
la logica formale di Ari- stotele. Esistono tuttavia sicuramente alcune
importanti differenze tra logica formale e logica simbolica. In quest'ultima è
più netta la se- parazione tra il calcolo logico e l’interpretazione semantica;
mentre in Aristotele regole logiche e principi semantici sono spesso mesco-
lati insieme. In secondo luogo, l'apparato della logica matematica è assai più
vasto e complesso di quello della logica formale. Infine, mentre la logica
tradizionale partiva dalla definizione degli enti lo- gici (concetto, giudizio,
ragionamento) e poi ne ricercava le strut- ture, la logica matematica si limita
a costruire i sistemi formali la- sciando alla semantica di determinare, in un
secondo tempo, di quali enti si tratti. Grazie alla netta separazione tra
logica e semantica oggi risulta più evidente una verità che i filosofi del
passato non hanno sempre visto chiaramente: che, cioè, la logica, propriamente
parlando, non è una parte della filosofia (e tanto meno tutta la filosofia come
pre- tendeva Hegel) bensì una tecnica generale per ordinare rettamente il
pensiero, qualsiasi pensiero. Essa è pertanto un presupposto fon- damentale di
tutte le scienze, inclusa ovviamente anche la filosofia. CONCETTI DA RITENERE Psicologia;
gnoseologia; logica — Logica formale, trascendentale, matematica — Sillogismo;
deduzione, induzione — Sintassi del linguaggio; regole di formazione; regole di
deduzione — Sistema assiomatico — Filosofia analitica SINTESI CONTENUTISTICA I.
IL PROBLEMA 1. La conoscenza umana è un fenomeno complesso e misterioso. Tre
disci- pline filosofiche si interessano ad esso: la psicologia {ne esamina
l'origine e i tipi); la gnoseologia (ne accerta il valore); la logica (ne
studia le condizioni essenziali e le regole del retto funzionamento). x 2. La
logica non presuppone la gnoseologia, di cui è strumento, ma presup- pone la
psicologia che le indica i diversi tipi di conoscenza. 3. Il problema logico si
pone da sé quando ci si rende conto che alcune conoscenze e alcuni ragionamenti
possono condurre a conclusioni diverse. Na- 24 scono allora questi
interrogativi: Ciò che esprimo quando parlo che cos'è? Quali sono le sue
strutture? Quale la sua organizzazione interna? 4. La logica studia un oggetto
di pensiero (il pensato) in quanto oggetto di pensiero (in quanto pensato) e
non in quanto rappresentazione della realtà. 5. La logica è così distinguibile:
a) logica « formale »: suo oggetto sono le idee e i loro contenuti; stabilisce
le regole del retto argomentare; b) logica « trascendentale »: tratta della
validità delle nostre conoscenze e della loro possibilità e verità; c) logica «
matematica »: è un puro calcolo che stabilisce un gruppo di regole sulla
relazione tra certi termini e determina quale discorso sia possibile. PANORAMA
STORICO Aristotele ha fissato nel sillogismo le regole dell’argomentazione
dedut- tiva. Egli si è occupato anche dell’argomentazione induttiva, che
inferisce una proposizione universale da una particolare. 2. Lo studio della
deduzione e dell’induzione si è protratto nei secoli attra- verso gli stoici,
Bacone, Cartesio e Stuart-Mill. 3. La logica trascendentale deve la sua
paternità a Kant che attribuisce alle forme pure dello spazio e del tempo e
alle categorie il compito di organiz- zare l’esperienza. 4. In Hegel la
prospettiva aristotelica e quella kantiana assumono carat- tere metafisico: la
realtà è il pensato del pensiero. 5. Nel sec. XX Frege, Peano, Whitehead,
Russell, ecc. hanno elaborato la logica matematica o simbolica orientata a
stabilire la sintassi del linguaggio incentrata sulle regole di formazione e di
deduzione. Queste ultime portano alla individuazione dei sistemi assiomatici.
La correttezza del sistema assioma- tico sta nella sua non contraddittorietà.
Gòdel nel 1931 ha scoperto che il cri- terio di non contraddittorietà del
sistema è posto fuori dal sistema stesso. 6. Una nuova filosofia del
linguaggio, la filosofia analitica, insegna che ogni tipo di discorso deve
avere una sua logica e che la logica matematica si addice solo al discorso
scientifico. 7. Tra logica formale e logica simbolica vi sono importanti
differenze: nella prima sono spesso mescolate regole logiche e princìpi
semantici; nella seconda il calcolo logico e l’interpretazione semantica sono
più nettamente separati. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Quale
relazione intercorre tra psicologia, gnoseologia e logica? 2. Che cosa
contraddistingue la logica e qual è l'oggetto del suo studio? 3. La logica in
quante branchie si divide e quale significato ha ciascuna di esse? 4. Che cosa
sono il sillogismo e l’induzione? 5. Quale rapporto intercorre tra la logica
formale e lo studio dell'analisi logica di una lingua? 6. C'è un campo di
applicazione specifica della logica matematica o simbo- lica nella nostra
cultura a tecnologia avanzata? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI BocHENSKI J., La
logica formale, 2 voll., Einaudi, Torino 1972. CAsARI E., La logica del
Novecento, Loescher, Torino 1981. Corpi I., Introduzione alla logica, Il
Mulino, Bologna 1982. 25 FucHs W.R., La nuova logica, Rizzoli, Milano 1982.
GRANA N,, Filosofia della logica, Loffredo, Napoli 1982. MORANDINI F., Corso di
logica, P.U.G., Roma 1971. PASQUINELLI A., Introduzione alla logica simbolica,
Einaudi, Torino 1953. PIageET J., Logica e psicologia, La Nuova Italia, Firenze
1971. ‘PropI G., Storia naturale della logica, Bompiani, Milano. QuINE W.V.0.,
Manuale di logica, Milano 1960. REICHENBACH H., La nascita della filosofia
scientifica, Il Mulino, Bologna 1961. SANGUINETI J.J., Logica e gnoseologia,
Urbaniana Univ. Press, Roma 1983. SELVAGGI F., Elementi di logica, P.U.G., Roma
1979. VANNI RovIGHI S., Elementi di filosofia, I, La Scuola, Brescia 1963.
VERNEAUX R., Introduzione e logica (Corso di filosofia tomista), Paideia,
Brescia 1966. 26 Capitolo secondo IL PROBLEMA GNOSEOLOGICO (o problema della
conoscenza) QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Che cosa si può ritenere necessario
per la conoscenza? 2. È possibile analizzare i caratteri del proprio modo di
conoscere? 3. Quale rapporto intercorre tra verità, errore e conoscenza? Il problema
della conoscenza, s'è osservato nel capitolo preceden- te, è un problema
complesso, i cui aspetti principali sono tre: primo, origine e strutturazione;
secondo, valore; terzo, retto funziona- mento. Il primo aspetto è trattato
dalla psicologia, il secondo dalla critica e il terzo dalla logica. Nel
capitolo precedente abbiamo esa- minato l'aspetto logico; ora, nel presente
capitolo, ci occuperemo sia di quello critico che di quello psicologico. I
principali problemi di ordine psicologico sono due, uno riguar- da le forme
della conoscenza umana e l’altro la loro origine. 1. Le forme della conoscenza
umana Per quanto concerne la conoscenza umana, è evidente che anche noi come
gli animali siamo dotati di alcune forme di conoscenza sensitiva: vista, udito,
gusto, odorato, tatto. 'Possediamo inoltre, anche un'altra capacità, la
memoria, la quale ci consente di richia- mare alla mente notizie che
appartengono al passato. Vi è infine la fantasia, che ci permette di
rappresentare le cose in modo originale, diversamente da come le abbiamo
ricevute dall'esperienza. Così, per esempio, possiamo immaginare un bue con la
testa di leone e la coda di coccodrillo, anche se di fatto un simile animale
non esiste nella realtà. Sul possesso di queste facoltà non esiste nessun dubbio;
perciò la filosofia non ha nulla da disputare al riguardo. Senonché la
conoscenza umana fornisce anche altri dati singo- lari, appartenenti all'ordine
scientifico, religioso, morale, estetico, ecc., che includono idee universali e
astratte, principi generali e asso- luti, leggi necessarie, e che presentano
quindi caratteristiche del tutto dissimili dalle conoscenze ottenute mediante i
sensi e la fanta- sia. Di fronte a tali dati sorge inevitabilmente
l’interrogativo: di che 27 Aspetti del problema della conoscenza: — orlginl e
strutturazione — valore — retto funzionamento Alcune forme della conoscenza: —
conoscenza sensitiva — memoria — fantasia Parmenide e i Pitagorici danno valore
assoluto alla conoscenza razionale Conoscenza sensitiva e conoscenza
intellettiva: orientamento platonico e orientamento aristotelico genere di
conoscenze si tratta? A quale sfera appartengono? Questo è un problema
impegnativo e spetta al filosofo risolverlo. Le soluzioni possibili, come ci
insegna la storia della fiiosofia, sono molte. Il problema fu già dibattuto dai
presocratici, i quali presentano subito una soluzione contrastata: Parmenide e
i Pitagorici ricono- scono apertamente oltre alla conoscenza sensitiva anche
quella ra- zionale, ma soltanto a quest’ultima ascrivono valore assoluto. In-
vece Protagora, Gorgia e gli altri Sofisti ammettono solo l’esistenza della
conoscenza sensitiva e in tal modo ritengono di riuscire a spiegare le profonde
divergenze che si incontrano tra gli orizzonti conoscitivi di membri appartenenti
a diverse società o anche allo stesso gruppo sociale. In generale, però,
durante il periodo classico, quasi tutti i filosofi riconoscono l’esistenza di
almeno due ordini conoscitivi: quello dei sensi e quello dell'intelletto. Ma
all’interno di questo ampio accordo di fondo, si danno alcune divergenze
significative tra i pensatori di orientamento platonico (Platone, Plotino,
Agostino, san Bonaven- tura) e quelli di orientamento aristotelico (Aristotele,
Averroè, Al- berto Magno, Tommaso d'Aquino). I platonici suddividono sia la
conoscenza sensitiva che quella intellettiva in due tipi: — conoscenza
sensitiva per immagine diretta, — conoscenza sensitiva per immagine indiretta,
ossia mediante una copia, — conoscenza intellettiva per ragionamento (che Platone
chiama dianoia e Agostino ratio inferior), — conoscenza intellettiva mediante
visione (che Platone chiama noesis e Agostino illuminatio)? Gli aristotelici
mantengono la prima distinzione, ma le assegna- no scarsa importanza;
respingono invece la seconda in quanto a lo- ro avviso la nostra mente non è
dotata di conoscenza intuitiva, ma solo astrattiva e raziocinativa.* Il
problema gnoseologico assume un'importanza singolare nel- l'epoca moderna a
partire da Cartesio. Questi comprende che dalla soluzione del suddetto problema
dipende la soluzione di tutti gli altri. Anche nel periodo moderno come in
quello classico, di fronte al problema dei tipi di conoscenza i filosofi si
dividono in due grandi schieramenti: alcuni ammettono sia la conoscenza sensitiva
che quella intellettiva; sono i razionalisti (Cartesio, Spinoza, Malebran- che,
Leibniz) e gli idealisti (Kant, Fichte, Hegel, Croce). Altri ammet- tono
soltanto la conoscenza sensitiva: sono gli empiristi (Berkeley, ! Cfr. B.
MONDIN, vol. I, pp. 60-61. ? Cfr. Ivi, pp. 62-64. ? Cfr. Ivi, pp. 85-87;
217-219. ‘ Cfr. Ivi, pp. 137-139. 28 Hume), i positivisti (Comte, Spencer,
Mill) e i neopositivisti (Russell, Ayer). Oggi, il problema delle forme della
conoscenza rimane ancora aperto e tutto lascia prevedere che neppure nel futuro
si arriverà ad una soluzione conclusiva. Ci sarà sempre anche in seguito, come
nel passato, chi basandosi su ciò che è immediatamente sperimentabile affermerà
che l’unica conoscenza di cui siamo dotati è quella di or- dine sensitivo. Altri
invece, prendendo seriamente in esame alcune espressioni della nostra
conoscenza che non sono riconducibili al- l'ordine sensitivo (come le
conoscenze scientifiche, religiose, etiche, estetiche, ecc.) riterrà necessario
ammettere che siamo dotati anche di una forma di conoscenza trans-sensitiva,
ossia intellettiva. 2. Origine della conoscenza Le idee di cui noi siamo in
possesso da dove provengono? Sono riproduzioni di oggetti esterni a noi o sono
invece creazioni della nostra mente? Anche per questo problema, come per quello
pre- cedente si possono dare varie soluzioni. Si può pensare che le idee siano
esclusivamente frutto dell’azione dell'oggetto su di noi, oppure che siano,
viceversa, il risultato dell’opera del soggetto solamente, oppure, infine, che
siano dovute all'azione combinata del soggetto e dell'oggetto. (Le divergenze,
però, non finiscono qui. Abbiamo visto che quasi tutti i filosofi riconoscono
almeno due forme di conoscenza: quella sensitiva e quella intellettiva. Ne
consegue che le tre ipotesi prece- denti vanno moltiplicate per due. E in
effetti si può pensare: 1. tutta la conoscenza (sia sensitiva che intellettiva)
viene pro- dotta dall'oggetto (Platone); 2. tutta la conoscenza (sia sensitiva
che intellettiva) è prodotta dal soggetto (Hegel); 3. la conoscenza
intellettiva è prodotta dal soggetto e quella sensitiva dall'oggetto (Occam);
4. la conoscenza intellettiva è prodotta dall'oggetto e quella sen- sitiva dal
soggetto (Berkeley); 5. la conoscenza intellettiva è il risultato dell'azione
combinata del soggetto e dell'oggetto, mentre invece la conoscenza sensitiva è
dovuta esclusivamente all’azione dell'oggetto {Aristotele); 6. la conoscenza
sensitiva e quella intellettiva sono entrambe il risultato dell'azione
combinata del soggetto e dell'oggetto (Kant). Storicamente le grandi linee di
sviluppo del problema dell'origine della conoscenza sono le seguenti. ‘Platone,
il quale è il primo filosofo ad affrontare questa questione in maniera
esplicita e sistematica, ritiene che tutta la conoscenza umana sia sensitiva
che intellettiva abbia la sua origine dall'oggetto. Dato però che nel mondo
fisico che esperimentiamo non esistono 29 Forme della conoscenza: è un problema
aperto Le idee: — riproduzione di oggetti esterni — creazione della mente — relazione
soggetto “oggetto Sei soluzioni al problema delle forme e delle origini
Sviluppo storico: — Platone: l’origine è nell’oggetto (reminiscenza e anamnesi)
— Aristotele: azione del soggetto In virtù dell’intelletto — Sant'Agostino: le
verità eterne e l'illuminazione — San Tommaso: l’azione astrattiva
dell’intelletto — Berkeley: Dio causa delle idee — Hume: il primato della
sensazione oggetti universali e necessari, Platone, per spiegare l'origine
della conoscenza intellettiva, ritiene necessario postulare l’esistenza di un
mondo ideale costituito appunto di oggetti universali, necessari e pertanto
immateriali. L'anima è stata a contatto con questo mondo delle Idee prima di
entrare nel corpo: è quindi preesistita al corpo. Attualmente, quando conosciamo
verità assolute noi non facciamo altro che prendere coscienza (reminiscenza,
anamnesi) di quanto ab- biamo già esperito precedentemente, nell'Iperuranio.5
Aristotele considera la teoria platonica dell'origine della cono- scenza
intellettiva artificiosa, arbitraria e non corroborata in alcun modo
dall'esperienza. La conoscenza intellettiva a suo parere, è do- vuta in larga
misura all’azione del soggetto, il quale è dotato di una potenza particolare
(l'intelletto) mediante la quale elabora i dati offertigli dall'esperienza così
da cogliere in essi l'elemento universale e necessario e pertanto essenziale.
Sant'Agostino condivide la tesi platonica che le idee universali (le verità
eterne) sono prodotte in noi dall'esterno, perché a suo giudi- zio se esse fossero
causate da noi stessi non potrebbero avere quei caratteri di assolutezza,
certezza, universalità, immutabilità di cui sono dotate, essendo noi esseri
contingenti e fallibili; ma la modifica in un aspetto importante: la causa
della loro origine non sono le Idee ma Dio. Questi le infonde nella nostra
mente con la sua azione il- luminatrice (illuminatio). San Tommaso ritiene che
la teoria agostiniana misconosca l’auto- nomia dell'uomo proprio in quella che
è la sua facoltà più propria e specifica e che lo innalza al di sopra del regno
degli animali. Ripro- pone quindi la teoria aristotelica: la conoscenza delle
idee universali è dovuta all’azione dell'intelletto umano, il quale le astrae
dalle cose.! Sulla linea di Platone continuano a muoversi alcuni eminenti
filosofi moderni (Cartesio, Malebranche, Rosmini, Gioberti); invece altri si
muovono sulla linea di Aristotele (Locke, i Neotomisti). Ma durante l'epoca
moderna si affacciano soluzioni diverse da quelle tradizionali. Così, per
esempio, Berkeley afferma che le idee sono tutte particolari, ma non hanno come
causa della loro origine gli og- getti materiali, bensì Dio stesso.’ Hume fonda
tutta la nostra cono- scenza sulla sensazione; ma non sa spiegare in che modo
si formano in essa i dati iniziali Ad ogni modo, presupposti tali dati, tutte
le nostre conoscenze fattuali, a suo avviso, sono frutto dell’azione della
fantasia la quale le ottiene associando oppure dissociando i dati pri- mari in
base alla loro contiguità nello spazio e nel tempo, alla loro 5 Cfr. Ivi, pp.
85-87. 6 Cfr. Ivi, pp. 137-139. ? Cfr. Ivi, pp. 217-219. * Cfr. Ivi, pp.
286-290. * Cfr. B. MoNnDIN, vol. II, pp. 229-230. somiglianza e dissomiglianza, e alla loro
successione causale.! Kant spiega sia la conoscenza sensitiva che quella
intellettiva come il risul- tato di una sintesi di elementi forniti in parte
dal soggetto e in parte dall'oggetto. L'oggetto fornisce la materia, il
soggetto la forma. C'è pertanto un elemento a posteriori (la materia) ed uno a
priori (la forma). Kant distingue pertanto vari elementi formali: nella cono-
scenza sentitiva sono lo spazio e il tempo; nella conoscenza intellet- tiva, le
dodici categorie. In tal modo Kant ritiene di aver superato l'impasse tra
razionalisti ed empiristi e di avere fornito una valida spiegazione
dell'origine della conoscenza scientifica." Ma la sua spie- gazione viene
ben presto contestata dagli idealisti; essi escludono qualsiasi apporto
dell'oggetto nella formazione della conoscenza, ritenendo che soltanto così si
può salvare l'autonomia del soggetto; e affermano che la conoscenza è creazione
spontanea del soggetto." Oggi si cerca di sbloccare il problema
dell'origine della conoscen- za facendo intervenire nella sua formazione molti
altri fattori oltre a quelli tradizionali (soggetto, oggetto, Dio). Gli
psicanalisti danno rilievo al fattore subcoscienziale ed istintivo; gli
strutturalisti a quello sociale; gli esistenzialisti, in particolare Heidegger,
e i teorici della nuova ermeneutica (Gadamer) al fattore storico; gli analisti
a quello linguistico. A nostro avviso, però, la soluzione conclusiva del
problema della conoscenza non va ricercata nell’affermazione di una sola di
queste componenti ad esclusione delle altre, bensì nella giusta armonizza-
zione di tutti questi coefficienti tra di loro e con quei due coefficienti
indispensabili che sono il soggetto e l'oggetto. 3. Valore della conoscenza
Anche per quanto concerne l'aspetto critico i problemi fonda- mentali sono due:
a) che valore ha la conoscenza umana? b) qual è il metodo più efficace per
garantire alla nostra conoscenza il raggiun- gimento della verità? Esaminiamo
anzitutto il primo problema. Il valore della nostra conoscenza diventa un
problema nel mo- mento in cui facciamo esperienza dell'errore. Allora ci
domandiamo: possiamo fidarci delle nostre facoltà conoscitive? Le conoscenze
che esse ci procurano sono valide? Quando e in che misura? Storicamente il problema
del valore della conoscenza è uno dei primi affrontati dai filosofi, i quali,
poi, non hanno più cessato di dibatterlo, fino ai nostri giorni. Per
risolverlo, Parmenide traccia una netta distinzione tra cono- ‘ Cfr. Ivi, pp.
234-236. " Cfr. Ivi, pp. 337-345. !? Cfr. B. MonDIN, vol. III, pp. 31-32;
67-77. 4 Cfr. Ivi, pp. 222-227; 406-414; 456-460; 468472. 31 — Kant: la
conoscenza come sintesi soggetto- oggetto Valore della conoscenza: — i Sofisti:
relativismo gnoseologico — Socrate: valore assoluto della conoscenza
intellettiva — Platone: immortalità, assolutezza e necessità della conoscenza
intellettiva — Aristotele: intelletto, essenza e verità — Agostino: evidenza
dell’esistenza scenza sensitiva ed intellettiva: solo la seconda può attingere
la verità; la prima al massimo può generare opinioni. I Sofisti, i quali come
s'è visto hanno una concezione sensistica della conoscenza non le riconoscono
in nessun caso valore assoluto: né nel campo speri- mentale né in quello
filosofico né in quello religioso né in quello giuridico. Contro il relativismo
e lo scetticismo dei Sofisti, Socrate fa vedere che oltre alle conoscenze dei
sensi l'uomo possiede anche altre conoscenze che travalicano la sfera sensitiva
come le idee di bontà, giustizia, felicità, bellezza, verità; le quali hanno
valore as- soluto." Platone cerca di considerare la posizione di Socrate
distinguendo due piani di realtà, quello fisico e quello ideale ed assegnando
all’in- telletto la conoscenza del secondo mentre ai sensi appartiene la cono-
scenza del primo. Ora, come il piano ideale è immutabile, eterno, in-
corruttibile, così anche la conoscenza intellettiva è necessaria, im- mutabile
e assoluta. Per contro, essendo il piano materiale mutevole e corruttibile,
anche la conoscenza sensitiva è mutevole e soggetta ad errore." Aristotele
condivide il pensiero di Socrate e Platone circa l’essen- ziale validità della
conoscenza intellettiva, ma non la spiegazione fornita da Platone. Sono le cose
stesse a suo giudizio a contenere un nucleo fondamentale sempre identico a se
stesso, l'essenza. Questa non si trova al di fuori delle cose, separata, ma
nelle cose. E l’intel- letto umano attinge la verità afferrando per astrazione
tale essenza. Dopo Platone e Aristotele la filosofia greca attraversa un profondo
travaglio, che sfocia nell’abbandono dei loro poderosi sistemi meta- fisici e
nel ripiegamento, con gli Stoici e gli Epicurei, su specula- zioni di carattere
etico e politico. Ma la crisi della metafisica fornisce un ulteriore motivo per
mettere in dubbio il valore della ragione umana: così sorge lo “scetticismo”.
Secondo questa filosofia l’uomo non può mai raggiungere con certezza la
verità." Durante l’ultimo secolo avanti Cristo e nei primi secoli dell'era
cristiana lo scetticismo diviene la teoria di moda oltre che in Grecia anche a
Roma. Persino Agostino la condivide durante una fase della sua vita; ma poi,
convertito al cristianesimo, la respinge ferma- mente, mostrando che anche
ammettendo di cadere continuamente nell'errore, uno ha ciononostante e proprio
per questo motivo il possesso di almeno una verità: che esiste. Si fallor, sum.
« Chi può dubitare d'essere vivo, se ricorda, capisce, desidera, pensa, conosce
e giudica? Dal momento che egli ha questo dubbio, egli vive; se egli dubita,
pensa. Per quanti dubbi egli abbia, quindi riguardo ad altre cose, egli non
deve aver dubbi riguardo a questa; poiché se egli non * Cfr. B. MONDIN, vol. I,
pp. 49-51; 61-65; 70-74. * Cfr. Ivi, pp. 81-87. “ Cfr. Ivi, pp. 137-139. ” Cfr.
Ivi, pp. 177-179. 32 esistesse, non potrebbe aver dubbi riguardo ad alcuna cosa
»." Il valore della conoscenza umana, almeno di quella intellettiva, è
apertamente affermato e difeso da san Tommaso e dagli altri Scola- stici. Ma
col tramonto della Scolastica spunta nuovamente lo scetti- cismo. Alla fine del
Cinquecento esso fa presa su molti spiriti tanto che non è esagerato dire che
il « Que sais-je? » non è solo il motto di Montaigne ma di tutta la sua epoca.
Quando Cartesio decide di rin- novare l’edificio filosofico, la visione imperante
nel mondo dei dotti è ancora quella scettica. E così si comprende perché il
padre della filosofia moderna inizi la sua costruzione filosofica, sottoponendo
al vaglio della critica l’ordine della conoscenza, onde verificarne il valore e
la portata. Egli inizia, com'è noto, facendo le massime con- cessioni allo
scetticismo; ma questo non gli impedisce di cogliere una prima fondamentale
verità: dubito, quindi penso; penso, quindi sono: Cogito, ergo sum. Da questa
verità Cartesio deduce poi tutta una vasta serie di proposizioni di ordine
metafisico, religioso e anche fisico. Alla fine egli ritiene di potere
riscattare dal dubbio non sol- tanto le conoscenze di ordine intellettivo ma
anche quelle di ordine sensitivo, in quanto neppure queste ultime sarebbero
frutto del- l’esperienza bensì il risultato di un'attività « innata ».!° A
fianco di Cartesio e a difesa del valore della conoscenza intel- lettiva si
schierano alcuni grossi nomi della filosofia moderna, come Spinoza,
Malebranche, Leibniz, Wolff: è il gruppo dei filosofi razio- nalisti. Ma allo
stesso tempo si sviluppa anche una forte corrente contraria a Cartesio e alla
sua interpretazione ottimistica del feno- meno conoscitivo: è la corrente degli
empiristi (Locke, Berkeley, Hume) i quali o negano qualsiasi forma di
conoscenza intellettiva oppure ne contestano l'utilità. Secondo gli empiristi
l’unica cono- scenza che consente all'uomo di ottenere informazioni fattuali è
quella dei sensi, la quale tuttavia non può mai rivendicare per sé i caratteri
dell’universalità e della necessità. Pertanto la verità come sicura
corrispondenza tra le nostre idee e le cose non esiste. Come si vede, siamo di
nuovo ripiombati dentro lo scetticismo, anzi nello scetticismo più radicale.
Tale è in effetti la conclusione cui giunge la ricerca filosofica di Hume.®
Dalle posizioni assunte dagli empiristi e dai razionalisti, ma te- nendo allo
stesso tempo anche conto delle posizioni di prestigio ac- quisite dalla scienza
moderna, muove Kant quando affronta e pren- de nuovamente in esame il problema
critico. Questo a suo giudizio non può essere risolto che in modo positivo dati
i successi ottenuti dalle scienze sperimentali. Ossia si deve riconoscere la
validità della conoscenza intellettiva. Ma secondo Kant si deve circoscrivere il
suo ambito ad oggetti diversi da quelli che volevano assegnarle i ra-
zionalisti e gli empiristi. La conoscenza intellettiva non ha di mira #
AGOSTINO, De Trinitate, X, 10, 14. ' Cfr. B. MONDIN, vol. II, pp. 137-139. ®
Cfr. Ivi, pp. 224-243. 33 — Cartesio: dall’'evidenza del pensare all’evidenza
dell’esistere — Kant: la soluzione critica Tendenze attuali circa il valore
della conoscenza: scetticismo che si basa sulla scienza e sulla prassi la cosa
in sé (ossia la realtà oggettiva), ma i fenomeni. Soltanto come conoscenza dei
fenomeni essa attinge la verità, cioè la necessità e l'universalità. Quando
mediante la ragione l’uomo vuole oltrepas- sare la sfera dei fenomeni per
raggiungere quella del noumeno, egli si perde necessariamente in una selva di
antinomie.* La soluzione indubbiamente geniale ma discutibile di Kant, la quale
se per un verso aveva il merito di chiarire la struttura della conoscenza
scientifica, per un altro verso aveva anche il demerito di precludere ogni
soluzione teoretica proprio per quei problemi che maggiormente interessano e
tormentano l’uomo (come la pro- pria origine, la natura del proprio essere, la
sopravvivenza dopo la morte, l’esistenza di Dio, la libertà, ecc.): tale
soluzione non viene ac- colta per molto tempo. Dopo qualche decennio i filosofi
ricadono nuo- vamente nelle due classiche alternative: quella
intellettualistica (spo- sata dagli idealisti, gli intuizionisti, i neotomisti)
e quella sensistica (accolta dai positivisti, gli empiriocriticisti, i
materialisti, i neopo- sitivisti). î Oggi, la tendenza generale per quanto
concerne il valore della conoscenza è contraria al razionalismo ed è favorevole
ad uno scetti- cismo più o meno oltranzistico. È, però, una tendenza che assume
toni e sfumature diverse, di cui le espressioni più significative sono due. Una
è rappresentata da coloro che ritengono che la verità si debba sempre ricercare
per via conoscitiva, ma sono convinti che è necessario escludere qualsiasi
forma di metafisica: per scoprire la verità bisogna affidarsi soprattutto alle
tecniche delle scienze umane, la psicanalisi, la nuova ermeneutica, lo
strutturalismo oppure alle scienze sperimentali. L'altra è rappresentata da
coloro che cercano la verità non attraverso la speculazione bensì attraverso la
prassi. Secondo un gruppo di pensatori del XIX secolo, che fanno capo a Marx e
a Engels, la validità di una concezione, d'una teoria, d'un sistema non si può
provare con argomenti aprioristici, ma emerge nella prassi, nell'azione. Ma a
questo punto il nostro discorso è scivolato fuori da quello che era l'argomento
specifico di questa sezione, il problema critico, ed è entrato in un altro
argomento, quello del metodo. Eccoci quin- di, ora, a trattare la questione del
metodo nei suoi sviluppi storici. 4. Il metodo Il problema del metodo, in
quanto si propone di trovare una via che dia sicure garanzie di attingere la
verità, coincide in larga misura col problema logico, ma non interamente,
perché il problema logico prescinde dai contenuti, mentre invece il problema
critico si rivolge soprattutto ai contenuti. 2 Cfr. Ivi, pp. 336-346. 34 Il
problema del metodo è già avvertito dalla filosofia greca (c’è il metodo
maieutico di Socrate, il metodo dell’ascensus e del descen- sus di Plotino, il
metodo dialettico di Platone, il metodo induttivo e deduttivo di Aristotele) e
dalla filosofia cristiana (c'è il metodo alle- gorico di Origene, quello
introspettivo di Agostino, quello analogico di Tommaso d'Aquino), ma acquista
importanza capitale soprattutto nella filosofia moderna. Sorpresi e abbagliati
dal successo delle scienze sperimentali i filosofi si persuadono che anche la
filosofia potrebbe aspirare ad analoghi risultati, qualora disponesse di un
buon metodo. E perciò si preoccupano o di trasferire direttamente alla ricerca
filosofica gli stessi metodi della scienza (Bacone, Galilei)? e della
matematica (Cartesio, Spinoza, Leibniz) oppure cercano di escogitare nuovi
metodi. I più noti sono: — il metodo del « cuore » di Pasca — il metodo della
verifica « storica » (verum est factum) di Vico ® — il metodo associativo di
Hume * — il metodo « trascendentale » di Kant 7 — il metodo dialettico di Hegel
* — il metodo positivo di Comte ” — il metodo pragmatico di James ” — il metodo
intuitivo di Bergson *! — il metodo fenomenologico di Husserl” — il metodo
della verifica sperimentale dei neopositivisti * — il metodo della
falsificabilità di Popper.* Oggi molti autori sono propensi ad abbandonare
tutti questi me- todi di tipo teoretico e ritengono che l'unico metodo valido
sia co- stituito dalla prassi. È la prassi, l’azione, la vita che rivela se una
teoria, un sistema sono validi. È nell'impatto con la storia, con la realtà
vissuta che emerge il valore di un'idea. A nostro avviso questo metodo della
prassi ha certamente dei pregi, perché la testimonianza dei fatti contribuisce
senza dubbio a decidere della bontà o meno di un'idea, una teoria, un sistema.
Ex fructibus eorum conoscetis eos, diceva Gesù. Ma non pensiamo che esso possa
essere assunto come criterio supremo di verità, come 1% ? Cfr. Ivi, pp.
103-110. ® Cfr. Ivi, pp. 134-137; 163-164. 2 Cfr. Ivi, pp. 203-204. * Cfr. Ivi,
pp. 273-275. * Cfr. Ivi, pp. 234-236. 2" Cfr. Ivi, pp. 336-344. * Cfr. B.
MonpIN, vol. III, pp. 77-78. 2 Cfr. Ivi, pp. 178-181. * Cfr. Ivi, pp. 346-348.
# Cfr. Ivi, pp. 253-254. ® Cfr. Ivi, pp. 389-392. ® Cfr. Ivi, pp. 450-453. *
Cfr. K.R. PoPPER, Logica della scoperta scientifica, Torino 1970. 35 Metodo
maieutico e metodo dialettico: Socrate e Platone Nuovi metodi di ricerca sotto
l'influsso dello sviluppo della scienza Il metodo della prassi La valutazione
critica di G. Reale guida infallibile delle nostre azioni. Qualsiasi azione,
per non essere cieca e stolta, ha bisogno di venire guidata, illuminata, e la
sua guida, ovviamente, non può essere l’azione. Su questo punto a noi pare che
abbia perfettamente ragione Giovanni Reale quando scrive: « Quando sulla scia
del pensiero marxistico o di estrazione marxi- stica si asserisce che la
filosofia non ha da contemplare ma da can- giare la realtà [...] non si
sostituisce semplicemente una visione filosofica ad un'altra, ma si uccide la
filosofia: il cangiare la realtà può infatti essere solo un momento conseguente
al vero ricercato e trovato, e più che filosofare è, al massimo, corollario del
filosofare. Il cangiare può essere solo impegno etico, politico, educativo e
non può mai essere, dal punto di vista filosofico, momento primario, per- ché
presuppone strutturalmente che si sappia e si accerti preliminar- mente perché,
come e in che senso e misura cangiare; dunque sup- pone sempre a monte il
momento teoretico (cioè propriamente filo- sofico) come condizionante. Né vale
obiettare, come coloro che, quasi sentendosi in colpa di fronte all’obiezione
prassistica, asseriscono che, sì, cangiare la realtà non è filosofare, ma che,
tuttavia, l'uomo di oggi deve filosofare per cangiare qualcosa. Anche questa
posizione è decettiva: infatti, chi filosofa con questo spirito perde la
libertà, e l'ansia del cangiare fatalmente condiziona e turba il momento del
contemplare; lo turba al punto che, rovesciati i termini, e aggiogatisi al
carro della prassi, la speculazione pura diventa ideologia e quindi cessa di
essere filosofia »,5 CONCETTI DA RITENERE — Conoscenza sensitiva; conoscenza
intellettuale — Relazione soggetto-oggetto — Scetticismo; metodo SINTESI
CONTENUTISTICA I. LE FORME DELLA CONOSCENZA UMANA 1. La conoscenza umana,
complessamente articolata, consta di una forma sensitiva (vista, udito, gusto,
odorato, tatto); della memoria che custodisce il passato; della fantasia che
rappresenta le cose in modo originale rispetto al- l'esperienza. Sull’evidenza
di questa conoscenza la filosofia non ha nulla da discutere. Problematiche sono
invece le conoscenze astratte che suscitano in- terrogativi circa il loro
genere e la sfera di appartenenza. 2. Il problema gnoseologico è stato
dibattuto in modo contrastante. Dalle origini del pensiero occidentale ad oggi
si è verificata la seguente alternanza di orientamenti: a) compresenza della
conoscenza sensitiva e di quella razionale (Parme- nide, pitagorici, platonici,
aristotelici); * REALE, I problemi del pensiero antico dalle origini a Platone,
Celuc, Milano 1972, pp. 52-53. 36 b) primato della conoscenza sensitiva su
quella razionale (i sofisti, gli em- piristi, i positivisti, i neopositivisti);
c) primato della conoscenza razionale su quella sensitiva (i razionalisti e gli
idealisti). 3. Nell’età moderna il problema gnoseologico va acquisendo un
graduale primato, decisamente affermato soprattutto da Cartesio; nel nostro
tempo re- sta un problema aperto. II. ORIGINE DELLA CONOSCENZA 1. Le idee sono
riproduzioni di oggetti esterni a noi o sono creazioni della nostra mente,
oppure esse sono il risultato dell’azione combinata del soggetto e
dell’oggetto? 2. Si sono delineate per i tre interrogativi sei piste di
soluzione: a) tutta la conoscenza è prodotta dall'oggetto (Platone); b) tutta
la conoscenza è pro- dotta dal soggetto (Hegel); c) la conoscenza intellettiva
è prodotta dal soggetto e quella sensitiva dall'oggetto {(Occam); d) la
conoscenza intellettiva è prodotta dall'oggetto e quella sensitiva dal soggetto
(Berkeley); e) la conoscenza intel- lettiva è risultato dell'azione combinata
del soggetto e dell'oggetto; f) la cono- scenza sensitiva è dovuta all’azione
dell'oggetto {Aristotele). III. VALORE DELLA CONOSCENZA 1. Il valore della
conoscenza diventa un problema DS momento in cui fac- ciamo esperienza
dell’errore. 2. Storicamente il problema del valore è stato tra i primi ad
essere affron- tato: Parmenide: la conoscenza intellettiva attinge alla verità,
la conoscenza sensitiva genera opinioni; Sofisti: la conoscenza non ha mai
valore assoluto; Socrate e Platone: le conoscenze intellettuali hanno valore
assoluto, le cono- scenze sensitive sono soggette ad errore; Aristotele:
l'intelletto umano attinge la verità afferrando per astrazione l'essenza delle
cose; Agostino: inoppugna- bile verità dell’esistenza; San Tommaso: afferma il
valore della conoscenza intellettiva; Prospettiva scettica della filosofia del
’500; Cartesio: dal dubbio metodico al valore assoluto della conoscenza intellettiva;
Empiristi: primato della conoscenza sensibile e negazione della verità; Kant:
mediazione tra cono- scenza sensibile e conoscenza intellettiva; Tendenza
scettica della cultura con- temporanea. IV. IL METODO 1. Già avvertito nel
pensiero classico (Socrate, Platone e Aristotele), il pro- blema emerge
nell'età moderna con particolare riferimento al sapere scientifico (Bacone e
Galilei) e al sapere matematico (Cartesio, Spinoza e Leibniz). 2. Dal metodo
del « cuore » di Pascal al metodo della falsificabilità di Pop- per il pensiero
moderno e contemporaneo si è impegnato in una costante ri- cerca. Oggi,
abbandonata la strada teorica, si attribuisce validità di metodo alla prassi
(la storia e la realtà vissuta convalidano un'idea). QUESTIONARIO DI VERIFICA E
DISCUSSIONE 1. Qual è l'origine della conoscenza umana e quali le sue forme
fonda- mentali? 2. Quale valore ha la conoscenza umana? 3. Come si arriva al
raggiungimento della verità per la nostra conoscenza? 4. In che cosa consiste
il problema gnoseologico? Quali sono i suoi aspetti princi pali? 5. Qual è il
pensiero dei platonici, degli aristotelici, dei razionalisti, degli empiristi,
degli idealisti sulla divisione, l'origine e il valore della conoscenza? 37 6.
Come sorge il problema critico? Quale impostazione assume in Socrate, Agostino,
Cartesio, Kant e Husserl? 7. Che cos'è il metodo? Quali sono i metodi proposti
da Platone, Aristotele, Cartesio, Spinoza, Vico, Leibniz, Hume, Kant, Hegel,
Husserl, Wittgenstein, Mara? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI BLANDINO G., I!
problema della conoscenza, Abete, Roma 1972. FagRO C., Percezione e pensiero,
Morcelliana, Brescia 1961. HEEGGER M., Sull’essenza della verità, La Scuola,
Brescia 1977, MARCUSE H., L'uomo a una dimensione, Einaudi, Torino . MARITAIN
J., / gradi del sapere, Morcelliana, Brescia 1981. Miano V., Problemi di
gnoseologia e metafisica, L.A.S., Roma 1966. PENATI G.C., Problemi di
gnoseologia e metafisica, Vita e Pensiero, Milano 1979. Poppi A., La verità, La
Scuola, Brescia . RINALDI G., Critica della gnoseologia fenomenologica,
Giannini, Napoli 1979. RIVETTI BarBò F., Dubbi, discorsi, verità. Lineamenti di
filosofia della cono- scenza, Jaca Book, Milano 1985. SAMEK Lopovici E.,
Metamorfosi della gnosi, Ares, Milano . SANGUINETI J.J., Logica e gnoseologia,
Ed. Urbaniana, Roma 1984. VANNI RovIGHI S., Gnoseologia, Morcelliana, Brescia
1979. 38 Capitolo terzo li PROBLEMA EPISTEMOLOGICO {o problema della scienza)
QUESTIONARIO PROPEDEUTICO I. Che cosa si intende per scienza oggi? E che cosa
si intendeva nel passato? 2. Quale valore è da attribuire al sapere
scientifico? $. Evoluzione del concetto di scienza nei corso dei seceli Da
quando Comte negò alia filosofia una propria sfera di oggetti e le affidò come
compito specifico lo studio delle scienze, ia determi- nazione dei loro oggetti
e dei loro compiti, la loro divisione e coor- dinazione, l’attenzione dei
filosofi si è rivolta sempre più insistente- mente in direzione della scienza,
la quale è divenuta per molti l’ar- gomenta principale e centrale della loro
analisi. Del resto, un'inda- gine più attenia e approfondita delle
caratteristiche e delle funzioni del sapere scientifico era richiesta, oltre
che dall’orientamento posi- tivistico delia filosofia, anche dagli enormi
sviluppi e dall'importanza straordinaria che la scienza aveva acquisito durante
gli ultimi due secoli, un periodo in cui essa ha mostrato di essere un sapere
estre- mamente fecondo e pratico. Da tali istanze ha preso il via quelia
speciale disciplina che si chiama filosofia della scienza o episiemologia.
Questa si identifica « con la critica metodologica della scienza, nelia misura
in cui tale critica tende all’'esplicitazione consapevole e sistematica del
metodo e delle condizioni di validità dei giudizi — particolari, o singolari, e
universali — fatti propri dagli scienziati e persegue così una “rico- struzione
razionale”, convenzionalmente qualificata in senso empiri- co-pragmatico, del
concetto di conoscenza scientifica ». Gli interrogativi a cui l'epistemologia
si propone di rispondere sono i seguenti: « Cos'è la conoscenza scientifica? In
altre parole, in che cosa cohsiste propriamente il lavoro dello scienziato?
Cosa fa egli quando fa scienza? Interpreta, descrive, spiega, prevede? Le sue
sono soltanto congetture oppure asserzioni (generali e singolari) rispecchianti
fedelmente tratti (generali e singolari) dei fatti? E quan- do lo scienziato
spiega, cos'è che egli spiega dei “fatti”? La fun- FO A. PASQUINELLI, Nuovi
principi di epistemologia, Feltrinelli, Milano 946, p. 56. 39 La riflessione
sulla scienza: caratieristiche s funzioni L'epistemotpgia: critica metodologica
della scienza Gli interrogativi fondamentali — induzione — causalità —
oggettività Presa di coscienza della problematicità del sapere scientifico
Trasformazioni nel tempo del concetto di scienza: — divisione aristotelica:
matematica, fisica, metafisica — età moderna: l’aspetto denotativo ristretto ai
fenomeni sperimentabili e calcolabili zione, l'origine, la genesi, l'essenza,
il fine? Qual è lo status logico delle leggi nella scienza? Sono essi l'esito
di procedimenti induttivi (e poi che cosa vuol dire induzione nella scienza?),
ovvero congetture della fantasia scientifica che dovranno venir sottoposte ad
una terribi- le lotta (prove empiriche) per l’esistenza? Inoltre, in che senso
si par- la di causalità (e di cause) nelle scienze empiriche? Quand'è, poi, che
possiamo dire che una teoria è “migliore” di un’altra? E che cos'è che
intendiamo allorché diciamo che le scienze empiriche sono og- gettive? Qual è
il ruolo dell'esperienza nella ricerca scientifica? Sono questi tutti
interrogativi che sgorgano dalla domanda iniziale su che cosa sia la conoscenza
scientifica »? Questi interrogativi hanno cominciato ad imporsi all'attenzione
dei filosofi verso la fine dell'Ottocento con Boutroux, Poincaré, Duhem, Mach,
ecc., allorché all’atteggiamento di ottimistica fiducia e cieca esaltazione
della scienza, è subentrato un atteggiamento di pacato scetticismo e di critica
penetrante nei confronti della cono- scenza scientifica. Si deve appunto alla
presa di coscienza della pro- blematicità di tale conoscenza (coscienza che era
ancora assente in Cartesio, Newton, Kant, Comte, Spencer, ecc.) la nascita e lo
sviluppo della filosofia della scienza o epistemologia. Il concetto di scienza
ha subìto profonde trasformazioni lungo il corso dei secoli sia per quanto
attiene all'aspetto connotativo (il significato del termine) sia a quello
denotativo (il campo di applica- bilità). Aristotele, per primo, definì la
scienza come cognitio rei per causas: conoscenza di una cosa attraverso i suoi
principi (cause) costitutivi, o, più brevemente, « conoscenza ragionata,
argomentata, delle cose ». Aristotele divideva le scienze in tre grandi rami:
mate- matiche (scienze dei numeri), fisiche (scienze delle cose materiali) e
metafisiche (scienze delle realtà indipendenti dallo spazio e dal tempo).
Durante l'epoca moderna, a partire da Bacone, c'è stato un cam- biamento per
quanto concerne l'aspetto denotativo: perché l'ambito di applicazione del
termine « scienza » un po’ alla volta è stato ri- stretto allo studio di
fenomeni sperimentabili fisicamente e calcola- bili matematicamente; ma allo
stesso tempo interveniva anche un cambiamento concernente l'aspetto
connotativo, dato il nuovo si- gnificato che andava assumendo nel pensiero
moderno il concetto di causa. Per « causa » Aristotele ed in generale tutti i
pensatori dell'an- tichità e del Medioevo intendevano l'essenza, la natura
delle realtà (sia materiali che spirituali) e credevano che per spiegare ‘un
fatto, un fenomeno, bastasse conoscere l'essenza della cosa che lo pro- duce.
Così, per es., per spiegare il fenomeno dell'ebollizione del- l'acqua quando
viene messa sul fuoco, pensavano che fosse necessario ? D. ANTISERI, La
filosofia del linguaggio, Morcelliana, Brescia 1973, p. 95. 40 e sufficiente
conoscere la natura dell’acqua e del fuoco. Da tale con- cetto di scienza e di
causa derivava quell'interessamento per le es- senze delle cose tanto
caratteristico del pensiero antico. Nel pensiero moderno si registra un
cambiamento radicale. Da Bacone (1561-1626) in poi l'oggetto della scienza non
è più l'essenza delle cose che si nasconde dietro i fenomeni, bensì i rapporti
co- stanti, le leggi che legano i fenomeni fra di loro. Anche secondo la
concezione moderna la scienza studia la causa dei fenomeni ma, per causa, non
si intende più l’essenza e l'elemento qualitativo delle cose, ma solo gli
aspetti quantitativi e la relazione costante che lega i feno- meni fra di loro,
cioè la legge. La legge indica puramente una relazio- ne di fatto fra due
termini. Anziché un rapporto causale propriamente detto la legge esprime una
certa regolarità fenomenica. Per esempio, che ad una certa variazione di
temperatura coincide nel metallo una certa variazione di dilatazione. Questo
però non dice nulla riguardo alla natura ontologica del calore e del metallo o
della causalità del mondo materiale. Il problema che si pone lo scienziato non
è più quello del perché e dell'essenza delle cose, ma quello del come e del
comportamento delle medesime. Nasce così il concetto moderno di legge naturale
che viene a prendere il posto della natura, essenza, o forma aristotelica. La
legge non è la definizione dell'essenza della co- sa, bensì la formulazione del
rapporto costante tra due grandezze va- riabili, non è dunque che la
descrizione del comportamento di un fe- nomeno, espressa in forma matematica.
Questo cambiamento nella concezione dell'oggetto della scienza è avvenuto, come
già detto, nel sedicesimo e diciassettesimo secolo. In tempi assai più recenti
si è effettuato un cambiamento non meno sensazionale riguardo alla concezione
dei rapporti tra scienza e realtà. Fino alla fine del secolo scorso si è sempre
concepita la scienza come una fedele riproduzione della realtà. Scienziati e
filo- sofi hanno universalmente ritenuto che la scienza riveli all'uomo la
struttura effettiva delle cose e gli manifesti esattamente la realtà. Secondo
tale concezione dei rapporti tra scienza e realtà, per esem- pio, le « definizioni
» di Euclide non indicano semplici costruzioni mentali nostre, in certo modo
convenzionali e che potrebbero perciò essere diversamente formulate, ma
designano essenze reali concepite di per sé esistenti. Allo stesso modo è
concepita la sostanza e lo spazio. Molti antichi credono non solamente in
questa fedele corri- spondenza tra scienza e realtà ma arrivano persino ad
identificare il razionale con il reale. Così, per esempio, poiché cerchio e
sfera, per l'equidistanza di tutti i punti dal centro e quindi la simmetria ed
ar- monia che presentano, sono figure « perfette », Aristotele e gli astro-
nomi antichi deducono che gli astri, che sono gli esseri materiali più «
perfetti », devono avere forma sferica e muoversi secondo orbite circolari. La
scienza moderna invece, fondandosi sull’osservazione di fatto, ha dimostrato
che la terra è schiacciata ai poli e che le orbite dei pianeti sono ellittiche.
La concezione classica di esatta Oggi si studia Il comportamento delle cose
Daila scienza come riproduzione della realtà si passa alla scienza come
sistemazione dei dati dell'esperienza Dogi si ritiene che i cencetti filosofici
fon corrispondono esattamente alla realtà corrispondenza tra scienza e realtà è
durata per molto tempo anche nell'età moderna e non raramente si è spinta la
corrispondenza tra lo scientifico e il reale fino a tal punto da identificare
lo scientifico col reale, sicché è reale solo quello che è scientifico. È famoso
il caso delle proprietà primarie (figura, estensione e numero) e secon- darie
(colore, odore, sapore, ecc.). Secondo Galilei, Cartesio e mol- tissimi altri
scienziati e filosofi moderni, poiché la considerazione scientifica si limita
alle qualità primarie, queste sono ritenute ogget- tive e perciò reali, mentre
le qualità secondarie sono considerate sog- gettive e quindi irreali.
Estensione, moto e numeri, cioè i concetti che hanno preso il luogo prima
occupato dalle forme e essenze arista- teliche non sono concepiti da Galilei e
Newton meno realisticamen- te di quanto non lo siano state ie forme e sono
considerati l'essenza costitutiva della realtà naturale. Col crollo di molti
punti cardinali della scienza moderna, co- struita da Newton e ritenuta per un paio
di secoli infallibile come i dogmi rivelati, la concezione classica di esatta
corrispondenza tra scienza e realtà cominciò a vacillare. Oggi la maggioranza
degli scienziati ritiene che i concetti scientifici non corrispondano esatta-
mente alla realtà. Essi non concepiscono la scienza come una ripro- duzione
fedele della realtà ma come una semplice sistemazione dei dati dell'esperienza.
La scienza, quindi, non è valida in quanto rivela all'uomo la struttura
effettiva dei fenomeni ma in quanto permette all'eomo di orientarsi nella
congerie dei fatti che gli presenta l’espe- rienza, di prevederne la
successione futura e di poter quindi meglio attendere all'organizzazione della
propria vita. Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), paleontologo e teologo,
ha scritto a questo proposito: « Se prendiamo nel suo insieme l’edificio di
onde e di particelle costruito dalla nostra scienza, risulta chiaro che questa
bella architettura contiene di “noi-stessi” almeno quanto contiene delle
“cose”. Giunte ad un certo grado di ampiezza e di sottigliezza, le costruzioni
della fisica moderna lasciano intravedere distintamente la trama intellettuale
dello spirito del ricercatore sotto la marea dei fenomeni. Di qui il dubbio che
fotoni, protoni, elettroni e altri elementi della materia non abbiano né
maggiore (né minore) realtà fuori della nostra mente di quanto ne abbiano i
colori fuori dei nostri occhi. Di conseguenza il vecchio realismo dei
laboratori si incammina verso una specie di idealismo scien- tifico ».3 Sullo
stesso argomento il matematico Jules-Henri Poincaré (1854- 1912) si è espresso
nel modo seguente: « Le teorie matematiche (dei fenomeni fisici) non hanno lo
scopo di rivelarci la vera natura delle cose; questa sarebbe una pretesa
irragionevole. Il loro unico scopo è di coordinare le leggi fisiche che
l'esperienza ci fa conoscere, ma che senza il concorso delle matematiche non
potremmo neppure e- ? P. TEILHARD DE CHARDIN, L'énergie humaine, Parigi 1962,
p. 144. 42 nunciare. Interessa poco che l'etere esista effettivamente, questo è
un problema che interessa i metafisici: l'essenziale per noi è che tutto si
svolga come se di fatto esistesse ».* Le parole di Poincaré sono assai
autorevoli, perché è stato lui a provare che lo spazio di cui tratta la
geometria euclidea non è né la riproduzione esatta della realtà, come aveva
creduto la scienza classica, né una forma a priori come aveva sostenuto Kant,
ma è una costruzione mentale escogitata dall'uomo per riordinare i dati
dell'esperienza ed eliminare da essi il carattere complesso e contrad- dittorio
con cui si presentano. Anche il concetto di numero ha mutato significato per lo
scienziato moderno. Mentre per gli antichi il nu- mero era un elemento
essenziale della realtà materiale e per alcuni l'essenza stessa delle cose, per
gli scienziati del nostro tempo i nu- meri sono un simbolismo, come le parole,
introdotto dall'uomo per esprimere e riassumere certi caratteri dei fenomeni,
come la esten- sione, la molteplicità, la direzione, ecc. I principali
argomenti che si adducono a favore della nuova con- cezione della scienza e del
significato delle teorie scientifiche sono tre. Il primo e più importante è
quello che si fonda sulla verità che tutte le nostre idee hanno solo una
corrispondenza parziale con le cose. La realtà individuale è troppo complessa e
la mente umana per comprenderla deve sempre sottoporla a riduzioni,
semplificazioni, schematizzazioni che rappresentano le cose solo in modo
imperfetto e inadeguato. Per questo motivo gli scolastici affermavano che tra
conoscenze umane e cose non vi è relazione di univocità ma di ana- logia. E
tutti sanno che l'analogia comporta una piccola somiglianza là dove c'è grande
differenza. Un altro importante argomento 2 fa- vore della nuova
interpretazione è il fatto che il soggetto conoscerite è sempre coinvolto
nell'evento che sta osservando, e, per certi espe- rimenti, l'osservazione si
risolve sempre in una modificazione de! fe- nomeno. È questo il significato dei
famoso principio di indetermina- zione formulato dal fisico Werner Heisenberg,
che afferma l’impos- sibilità di determinare assieme la posizione e la velocità
di un elet- trone, perché la determinazione delia posizione richiede che
l’eiet- trons sia illuminato, il che ne altera inevitabilmente la velocità.
Analoga conclusione si ricava dal famoso teorema di Gòdel,' il quale dice che «
di qualsiasi sistema logico è indimostrabile la non-con- traddittorietà con i
mezzi offerti dal sistema stesso ». Il terzo arga- mento è la constatazione che
tante teorie scientifiche ritenute incroi. labili in un non lontano passato,
recentemente sono risuitate se non proprio errate quanto meno insufficienti:
inapplicabili ai nuovi fe- nomeni che sono venuti alla luce con l'ampliarsi
dell'orizzonte delia scienza. ‘ H. PoINCARÉ, La science et l'hypothèse, Parigi
1902, p. 245. 5 Kurt Géodel (1906-1978) matematico statunitense di origine
morava, che, doro l'avvento del nazismo, andò negli USA ad insegnare
nell'università di rinceton. 43 Dal carattere essenziale 21 carattere simbolico
del numero Tre argomenti a favore delia concezione moderna della scienza: — if
concetto di analogia — ii principio di indeterminazione —- il priterie d!
falsificeditità Nozione non univoca di scienza La matematica e la geometria
come rappresentazioni formali Probabilismo e relativismo del sapere scientifico
Stando così le cose, si può ritenere filosoficamente valida la con- cezione
moderna della scienza e la nuova interpretazione della rela- zione tra scienza
e realtà, in termini di analogia (cioè di parziale cor- rispondenza tra teorie
scientifiche e mondo reale), perché si tratta semplicemente di un'applicazione
in un campo particolare (quello scientifico) dell'unica interpretazione
corretta del rapporto tra cono- scenza umana in generale e le cose materiali.
La nuova interpreta- zione sottrae definitivamente le scienze sperimentali al
pericolo al quale si sono trovate sistematicamente esposte in passato: il
pericolo di identificare il razionale col reale, lo scientifico col fisico, il
quan- titativo col qualitativo. Oltre che alla interpretazione dei rapporti tra
scienza e realtà, se- condo alcuni epistemologi (Maritain, Agazzi, Tonini,
ecc.) il concetto di analogia si addice perfettamente anche alla definizione
della no- zione di scienza. Questa non è una nozione univoca (che si applica
cioè esattamente allo stesso modo a tutte le scienze), bensì analoga. In
effetti il rigore e l'oggettività, che sono gli elementi specifici del sapere
scientifico, non si applicano allo stesso modo alle varie scienze, ma variano
da scienza a scienza: altro è il rigore e l’oggettività che si richiede nella
fisica, nella chimica, nell’anatomia, ecc. e altro il ri- gore e l’oggettività
che si esige in psicologia, sociologia, antropologia culturale, ecc.9 2.
Classificazione delle scienze e natura del sapere scien- tifico secondo gli
epistemologi contemporanei I primi risultati significativi di questa nuova
disciplina riguar- dano la matematica e la geometria, le quali non sono più
concepite come scienze reali, come rappresentazioni di situazioni obiettive,
bensì come costruzioni formali: come sistemi fondati su postulati scelti
arbitrariamente e costruiti con la tecnica della deduzione lo- gica delle
conseguenze che tali postulati comportano. Così, per opera di Hilbert,
Poincaré, Peano, Riemann, Frege, Russell e di altri stu- diosi, la matematica e
la geometria prendono coscienza della loro specificità come scienze del
possibile, distinte dalla fisica che è invece scienza del reale. Per quanto
concerne la fisica e le scienze sperimentali in ge- nerale si passa dalla
visione statica e meccanicistica ad una visione dinamica, probabilistica e
relativistica delle leggi della natura. Que- sto cambiamento fu motivato dalle
scoperte della entropia, della radioattività, della relatività, dei quanta, ecc...
In conseguenza di tali scoperte i concetti di uno spazio e di un tempo assoluti
come pure quelli di simultaneità persero ogni valore. L'idea dello spazio curvo
‘ Cfr. E. AGAZZI, « Analogicità del concetto di scienza », in Epistemologia e
scienze umane, Massimo, Milano 1979, pp. 57-76. 44 prende il posto dell'idea
euclidiana dello spazio rettilineo; l’idea di rapporti necessari di causalità è
sostituita dall'idea di indetermi- nazione. Nelle scienze della natura,
all'inizio del Novecento, acquista ri- lievo una serie di questioni filosofiche
relative al carattere e alla fun- zione della conoscenza sperimentale. Le
scienze naturali non figu- rano più nel campo del sapere come conoscenza
assoluta e onnipo- tente, ma come una forma singolare di conoscenza, con
caratteri- stiche e limiti propri. Il suo campo è la quantità. In tal modo la
fisica guadagna un profilo matematico, relegando in secondo piano le intenzioni
ontologiche e gli elementi sensibili. Di qui la tendenza di ridurre la
conoscenza sperimentale a puri dati metrici e allo sche- ma relazionale di tali
dati. Questo sforzo di quantificazione e mate- maticizzazione della fisica
accentua i tratti che la distinguono sia dalla conoscenza ordinaria che da
quella filosofica. ‘Per quanto concerne la filosofia della scienza propriamente
detta, essa ha avuto uno sviluppo considerevole nel nostro secolo, dando
origine a tre movimenti principali: il neo-positivismo, l’interpreta- zione
metafisica e il razionalismo scientifico. I sostenitori più qualificati del neopositivisnio
sono Schlick, Wittgenstein, Carnap, Ayer e Russell. I neopositivisti dividono
le scienze in due grandi gruppi: a) quelle logico-matematiche e b) quelle
sperimentali. Le prime sono costituite da proposizioni analitiche ossia
tautologiche, mentre le seconde sono composte di proposizioni fattuali. Le
proposizioni lo- giche e matematiche, prive di contenuto, non sono altro che
regole per l'utilizzazione dei simboli e per l'ordinazione delle proposi-
zioni. 'Le proposizioni sperimentali o fattuali sono quelle il cui conterfuto è
verificabile empiricamente. In contrasto radicale col neopositivismo si colloca
la concezione metafisica della scienza. Questa afferma che la scienza implica
una metafisica e soltanto in questa trova il suo ultimo fondamento. Se- condo
tale concezione l’opera della scienza si presenta o come la scoperta
progressiva della realtà oppure come l’automanifestazione dello spirito umano
attraverso la ricerca scientifica. Nel primo caso si tratta di una concezione
metafisica realistica; nel secondo caso di una concezione metafisica
idealistica. Uno dei più autorevoli esponenti del realismo metafisico è il
francese Meyerson. Questi afferma che la scienza « non è positiva e non
contiene neppure dati positivi, nel senso pre- ciso che è stato dato a questo
termine da A. Comte e dai suoi se- guaci, ossia di dati sprovvisti di qualsiasi
ontologia. L'ontologia fa corpo con la scienza stessa e non può esserne
separata ».” È il reali- smo del senso comune, secondo Meyerson, che si
prolunga nella scienza senza soluzione di continuità. La scienza, avanzando
nella ? E. MEyERson, /dentité et réalité, Parigi 1926, pp. 438-439. 45 La filosofia
della scienza oggi: — il neopositivismo: scienze logico- matematiche e scienze
sperimentali la concezione metafisica:
la scienza come automanifestazione dello spirito il ‘“selettivismo soggettivo”’ di Eddington:
attività spontanea dell'intelletto — il razionalismo scientifico: la scienza
come opera della ragione Esperienza e ragione: il ruolo direttivo
dell’eilemenio teorics direzione del senso comune, crea delle essenze il cui
carattere reale non solamente non viene eliminato ma si intensifica.
L'interpretazione metafisica idealistica della scienza ha avuto invece un
valido sostenitore nell’inglese Eddington. L'idea centrale di questo pensatore
è la « selezione », che egli stesso designa come « selettivismo soggettivo ».
Nella sua epi- stemologia l'idea di selezione occupa il posto che
nell’epistemologia realista detiene l’idea di astrazione. La selezione corrisponde
ad una attività del nostro intelletto, sorta spontaneamente e di cui lo scien-
ziato inglese si compiace di accentuare la soggettività. In tal modo, al
concetto di scoperta egli contrappone quello di creazione, intesa in senso
idealistico, come apprensione del proprio lavoro intellettivo nell'universo.
Fra le leggi fisiche, Eddington distingue quelle che egli chiama « leggi
epistemologiche ». La loro caratteristica peculiare è di essere deducibili
mediante il solo studio dei nostri metodi di osservazione. Queste leggi
necessarie, universali ed esatte costituiscono l'elemento a priori della fisica
e delle altre scienze sperimentali. Secondo un altro gruppo abbastanza nutrito
di autori la scienza è opera della ragione umana, una specie di macchina creata
da essa, di cui si tratta di riscoprire le strutture e le leggi interne. Mentre
l'interesse dell’interpretazione metafisica si rivolgeva alla infrastrut- tura
ontologica della scienza e quello del neo-positivismo ai suoi contenuti in
quanto tali, appresi nel loro grado massimo di cristalliz- zazione oggettiva,
lo sforzo del razionalismo scientifico, per contro, è teso a chiarire il senso
dell'opus rationale che costituisce la scienza. Principale esponente di questa
interpretazione è il francese Gaston Bachelard (1884-1962). Secondo questo
studioso la filosofia della scienza dei nostri giorni non può accogliere né la
soluzione rea- listica né quella idealistica, ma deve collocarsi in una via di
mezzo ira realismo e idealismo, in cui vengono entrambi ripresi e superati: «
un realismo che si è incontrato col dubbio scientifico non può più essere della
stessa specie del realismo immediato [...] un razionali- smo che ha corretto i
giudizi a priori, come è avvenuto nelle nuove ramificazioni della geometria,
non può più essere un razionalismo chiuso ».3 Nella sua gnoseologia, Bachelard
pone la coppia esperienza- ragione alla base di tutta la conoscenza umana. Non
si tratta tuttavia di un condominio di potenze eguali, perché l'elemento
teorico si ma- nifesta con maggior forza. In effetti è l'elemento teorico che
svolge il ruolo direttivo: « Il senso del settore epistemologico ci appare
assai netto. Esso va certamente dal razionale al reale e non, nell’or- dine
inverso, dalla realtà al generale come professarono tutti i filo- sofi da
Aristotele a Bacone »/ ; Sd RSCHELARD, Le nouvel esprit scientifique, 5° ed.,
Parigi 1949, pp. 2-3. Vi, p. 9. 46 Il procedimento scientifico si configura,
pertanto, come « rea- lizzante », in quanto realizzazione del razionale e del
matematico. È così che un certo matematicismo si impadronisce del pensiero di
Bachelard, fino alla dissoluzione della realtà nella matematica, e il reale non
si presenta più al limite che come un caso particolare del possibile. In questo
senso la posizione filosofica di Bachelard si po- trebbe definire come un «
razionalismo applicato », in cui primeggia la direttrice che va dalla ragione
all'esperienza e che corrisponde alla supremazia della fisica- matematica.
Mentre l’empirismo, secondo Bachelard, è la filosofia della conoscenza volgare,
il razionalismo ri- sponde alle istanze della conoscenza scientifica. Anche
Bachelard, come Gadamer e l'ultimo Popper, ritiene che l'osservazione scien-
tifica si realizza sempre movendo da una teoria precedente e prepara- trice e
non viceversa. Una posizione analoga a quella del Bachelard è quella difesa da
Karl Popper. Anch'egli respinge decisamente l'empirismo in nome di una certa
forma di razionalismo. « L'epistemologia empiri- stica tradizionale e la
storiografia tradizionale della scienza — scrive K. Popper — sono ambedue
profondamente influenzate dal mito baconiano secondo cui l’intera scienza parte
dall'osservazione per poi lentamente e con cautela procedere verso le teorie
».!° Ma le cose non stanno così. Il primum {logico e genetico) nella costru-
zione della scienza sono i problemi e con essi le ipotesi, le conget- ture e
non le osservazioni. Noi osserviamo sempre da un punto di vista, sempre sotto
lo stimolo di un problema. Tutte le nostre cono- scenze sono risposte a
precedenti problemi. Noi acquistiamo le co- noscenze che si prestano a
risolvere i nostri interrogativi, i nostri problemi. Pertanto le teorie
scientifiche non sono cumuli di osser- vazioni, ma sistemi di azzardate e
temerarie congetture. La scienza è anzitutto invenzione di ipotesi;
l’esperienza svolge il ruolo di con- trollo delle teorie. Il controllo delle
teorie, la convalida delle proposizioni scienti- fiche, secondo Popper, non si
ottiene come vogliono i neopositivisti, direttamente, facendo ricorso alla
verifica sperimentale, bensì indi- rettamente mediante il processo della
fa/sificabilità. Questo criterio stabilisce che una teoria può considerarsi
scientifica soltanto se sod- disfa a due condizioni: a) essere falsificabile,
ossia poter venir smen- tita e contraddetta in linea di principio; b) non
essere ancora stata trovata falsa di fatto. Secondo Popper « una teoria che non
può venir confutata da nessun evento concepibile non è scientifica. L'in-
confutabilità di una teoria non è (come spesso si ritiene) una virtù, bensì un
vizio... Il criterio dello stato scientifico di una teoria è la sua
falsificabilità o confutabilità o controllabilità ».! Non la verifi- cabilità è
il criterio di demarcazione tra teorie empiriche e teorie non !° K. PopPER, Conjectures
and Refusations, 2* ed., Londra 1965, p. 137 {ora tradotta in Italia dall”Ed.
Il Mulino, Bologna). # K, PopPPER, Scienza e filosofia, Einaudi, Torino, p. 130
s. 47 Il ‘‘razionalismo applicato”: — dalla ragione all'esperienza — primato
della fisica-matematica Popper: problemi- ipotesi e congetture sono il “primum”
logico e genetico Dal criterio di verificabilità al processo di falsificabilità
empiriche (per es., le metafisiche, le teologie della storia, le utopie, ecc.),
ma la loro falsificabilità. In effetti, una legge scientifica non potrà mai
essere completamente verificata, mentre invece può essere totalmente
falsificata. 3. Conclusione La nostra breve rassegna delle posizioni degli
epistemologi con- temporanei ha messo in luce come, anche in questo nuovo
settore della filosofia, la ragione umana non sia riuscita a raggiungere una
soluzione soddisfacente, su cui ci si possa trovare tutti d'accordo. Anche
nella filosofia della scienza si sono rinnovate le classiche al- ternative:
idealismo o realismo? razionalismo o positivismo? Nonostante la persistente
problematicità, il compito della filosofia è quello di non arrestare mai il suo
cammino di ricerca, ma di conti- nuare ad esprimere la profonda esigenza
dell'uomo di trovare una spiegazione radicale ed esauriente ai suoi
interrogativi. CONCETTI DA RITENERE — Epistemologia — Aspetto connotativo;
aspetto denotativo — Nozione di analogia; principio di indeterminazione;
criterio di falsifi- cabilità — Neopositivismo; interpretazione metafisica;
razionalismo scientifico SINTESI CONTENUTISTICA I. IL PROBLEMA DELLA FILOSOFIA
DELLA SCIENZA 1. Nel pensiero contemporaneo, sulla scorta del positivismo di
Comte, na- sce la filosofia della scienza, che si interroga su: che cos'è la
conoscenza scien- tifica? Qual è l’attività propria dello scienziato? Di che
natura sono le sue affer- mazioni? Che cosa egli spiega? Qual è lo status
logico delle leggi della scienza? 2. Nel tempo il problema della scienza si è
trasformato sia nell'aspetto connotativo (significato del termine) sia nel
campo denotativo (campo di ap- plicabilità). 3. Nel pensiero classico la
scienza aveva per oggetto l'essenza delle cose (Aristotele). Nel pensiero
moderno l’oggetto divengono i rapporti costanti, le leggi che legano i fenomeni
tra loro (da Bacone a Newton). Nel pensiero con- temporaneo si è ormai
pervenuti alla convinzione che la scienza è una costru- zione mentale dell'uomo
per ordinare e semplificare i dati dell'esperienza (Teil. hard de Chardin,
Poincaré, ecc.). 4. Ne consegue un ridimensionamento del valore del sapere
scientifico a cui si attribuisce la nozione scolastica di analogia, il
principio di indetermina- zione di Heisenberg e il criterio di falsicabilità.
II. CLASSIFICAZIONE DELLE SCIENZE E NATURA DEL SAPERE SCIENTIFICO SECONDO GLI
EPISTEMOLOGI CONTEMPORANEI 1. Nel pensiero contemporaneo si passa dalla visione
statica della scienza alla visione dinamica, probabilistica e relativistica. 48
2. All’inizio del ’900 le scienze naturali si pongono come una forma singo-
lare di conoscenza con caratteristiche e limiti propri. 3. La filosofia della
scienza nel nostro tempo si orienta in tre direzioni: neopositivismo,
interpretazione metafisica, razionalismo scientifico: a) neopositivismo —
distingue le scienze in logico-matematiche (costituite da proposizioni
analitiche o tautologiche) e in sperimentali (il cui contenuto è verificabile
empiricamente); b) interpretazione metafisica — si configura in due
orientamenti: 1) meta- fisica realistica: la scienza, che ha il suo fondamento
nella metafisica, è consi- derata come scoperta progressiva della realtà (E.
Meyerson); 2) metafisica idealistica: la ricerca scientifica è
automanifestazione dello spirito {A.S. Ed- dington); c) razionalismo
scientifico — preoccupato di chiarire il senso dell’« opus rationale » che
costituisce la scienza {G. Bachelard e Popper). QUESTIONARIO DI VERIFICA E
DISCUSSIONE 1. Che cosa è l’epistenwologia e a quali interrogativi risponde? 2.
Oggi in che cosa si differenzia l'epistemologia dalla gnoseologia? 3.
L’epistemologia a quali movimenti ha dato origine? . 4. Nella cultura del
nostro tempo quale rapporto intercorre tra scienza e religione? 5. In che
misura il secolo XX ha promosso un progetto uomo finalizzato alla scienza? 6.
Quale rapporto intercorre oggi tra scienza e potere politico? SUGGERIMENTI
BIBLIOGRAFICI AA.Vv., Epistemologia e scienze umane, Massimo, Milano . AA.Vv.,
Scienza e filosofia, Massimo, Milano 1980. AcassI J., Epistemologia, metafisica
e storia della scienza, Armando, Ro- ma 1978. 'ANTISERI D., Epistemologia e
didattica, L.A.S., Roma 1976. BALDINI M., Epistemologia e storia della scienza,
Città di Vita, Firenze 1974. BRAITHWAITE R.B., La spiegazione scientifica,
Feltrinelli, Milano 1966. FILIASI CARCANO P., Epistemologia delle scienze umane
e rinnovamento filo- sofico, Bulzoni, Roma . GEIMONAT L., /l pensiero
scientifico, Garzanti, Milano 1954. HEMPEL C.G., Filosofia delle scienze
naturali, Il Mulino, Bologna 1968. LecourT D., Per una critica
dell’epistemologia, De Donato, Bari 1973. NAGEL E., La struttura della scienza,
Feltrinelli, Milano 1968. PANNEMBERG W., Epistemologia e teologia, Queriniana,
Brescia 1975. PASQUINELLI A., Nuovi principi di epistemologia, Feltrinelli,
Milano 1974. Popper K.R., Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino
1970. VAN STEENBERGHEN F., Epistemologia generale, SEI, Torino, 1966. VERNEAUX
R., E pistemologia generale, Paideia, Brescia 1967. 49 La lingua umana
espressione della totalità della persona L’uomo-essere parlante IL PROBLEMA
LINGUISTICO (o filosofia della lingua) QUESTIONARIO PROPEDEUTICO Quale valore
ha la comunicazione nella vita della persona? Possiamo vivere senza comunicare?
Nella comunicazione quale posto occupano la conoscenza e l’amore? Esiste un
rapporto tra parola, persona e libertà? Caratteri della lingua La lingua è una
proprietà primaria, fondamentale dell’uomo, ed è inoltre una proprietà che lo
caratterizza nettamente nei con- fronti degli altri esseri di questo mondo,
viventi e non viventi. Anche gl’animali sono dotati di una forma elementare di
lingua, ma possono servirsene solo come strumento di sopravvivenza, per
segnalare agl’animali della stessa specie situazioni di vitale importanza, come
presenza di cibo, di pericolo, ecc. L'uomo, invece, adopera la lingua per scopi
e nei modi più svariati: come strumento di espressione di se stesso, dei propri
sentimenti, desideri, idee, per comunicare con gli altri, per descrivere le
cose, per domandare, per educare, per pregare, per cantare, come strumento di
lotta, di propaganda, di divertimento, ecc. L'uomo — scrive Heidegger — parla
sempre. Noi parliamo nella veglia e nel sonno. Parliamo sempre, anche quando
non proferiamo parola, ma ascoltiamo o leggiamo, ci dedichiamo ad un iavoro o
ci perdiamo nell’ozio. In un modo o nell'altro parliamo ininterrottamente.
Parliamo perché il parlare ci è connaturato. Il parlare non nasce da un
particolare atto di volontà. Si dice che l’uomo è per natura parlante, e vale
per acquisito che l’uomo, a differenza della pianta e dell'animale, è l'essere
vivente capace di parole. Dicendo questo non si intende affermare soltanto che
l’uomo possiede, accanto ad altre capacità, anche quella del parlare. Si
intende dire che proprio la lingua fa dell’uomo quell’essere vivente che egli è
in quanto uomo. La lingua costituisce un problema per i cultori di molte discipline:
per lo storico che cerca di conoscerne l'origine e lo sviluppo, per il
fisiologo che studia gli organismi interessati alla emissione dei suoni, per lo
psicologo che esamina l'incidenza del lin- ! M. HEIDEGGER, In cammino verso il
linguaggio, Mursia, Milano. guaggio sulla sfera del conscio e dell'inconscio,
per il logico che studia la lingua in vista di rimuovere da esso oscurità e
ambiguità e promuovere una sua intrinseca chiarificazione, per il critico letterario
che esamina lo stile che gli scrittori imprimono alla lingua, per il sociologo
che si interessa all’influsso della lingua sui movimenti sociali, sulle
dottrine, gli ideali, gli usi, i costumi di una società, ecc. Per il filosofo la
lingua fa problema quanto all'origine, alla natura, alla funzione e al valore.
Sono questi i punti della problematica linguistica che prenderemo in esame nel
presente capitolo e a questo scopo sarà opportuno chiarire il significato di
alcuni termini e di alcune distinzioni. Anzitutto lo stesso termine lingua.
Secondo una definizione molto comune per lingua si intende ogni SISTEMA di SEGNI
che può servire come mezzo di COMUNICAZIONE Esso comporta, quindi, una
struttura essenzialmente INTENZIONALE. In effetti la lingua vuole SEGNALARE
INTENZIONI, idee, sentimenti, cose, ecc. Si può dire a buon diritto che la lingua
è lo strumento ideale della intenzionalità essenziale dell'uomo, che è un
essere aperto e in continuo movimento, orientato verso tutta la realtà che lo
circonda e sovrasta. Tale apertura dispone alla comunicazione, e la
comunicazione si effettua principalmente mediante la lingua. Altri termini che
ricorrono spesso nel discorso linguistico sono lingua, parola, significante,
significato. Diversamente dalla lingua, la quale indica la funzione generale
della comunicazione, la lingua significa il sistema linguistico usato d’una
determinata società (lingua latina, italiana, greca, russa, danese, inglese,
ecc.). La lingua, pci, viene distinta a sua volta dalla parola. La lingua è il
sistema sovra-individuale di segni grazie ai quali gli uomini possono
comunicare tra di loro: il sistema secondo le regole stabilite dalla grammatica
e dalla sintassi e secondo i significati generali registrati nel dizionario. La
parola, invece, è la forina concreta ed individuale assunta dal sistema,
secondo i’uso di una determinata persona, secondo i significati personali,
soggettivi, emotivi da essa voluti. Abbiamo infine i termini significante e
significato. Il significante indica una realtà come essa è denotata e
strutturata dalla lingua, mentre il significato indica il modo sempre parziale
e storico in cui la lingua parlata attualizza il significante. Per esempio “padre”
è un significante che ha il proprio senso grazie alle relazioni all’interno
della costellazione familiare. Il significato rappresenta l'attuazione di
questo significante in un determinato discorso e in una cultura determinata. LALANDE,
Dizionario critico di filosofia, ISEDI, Milano. 51 Origine, natura, funzione e
valore della lingua La lingua come sistema linguistico di una società
Significante e significato: denotazione di una realtà e sua attualizzazione
storica Lingua: origine naturale o origine convenzionale? La teoria evolutiva è
la tesi odierna: onomatopea caso convenzione Preminenza di parole onomatopeiche
nelle lingue europee. Origine della lingua Sulla questione dell'origine della lingua
le soluzioni possibili, in definitiva, sono due: o la lingua è stato ricevuto
(dalla NATURA oppure da Dio – Grice: “Use ‘God’ as exegetical device’), o è
stato inventato dall'uomo (imitando la natura oppure in un modo affatto
convenzionale). Entrambe le soluzioni hanno incontrato il favore di numerosi
sostenitori sia nell'antichità sia ai nostri giorni. Mentre però la prima
soluzione è largamente seguita nel passato, oggi trova pochi sostenitori.
Secondo Humboldt, la lingua non può essere stato inventato dall'uomo stesso,
perché l’uomo è uomo soltanto mediante la lingua, ora, per inventare la lingua,
egli dovrebbe essere già uomo. Oggi, però, la tesi più comune è che la lingua
abbia avuto origine per evoluzione. Ma ci sono modi diversi di interpretare questo
evento. Alcuni ritengono che l'evoluzione è stata determinata dall'’onomatopea.
Altri invece assegnano la parte principale al caso e alla convenzione. La
teoria che la lingua nasce formando suoni onomatopeici (ossia imitando suoni
già esistenti in natura, per esempio, il sibilo del vento, il mormorio
dell’acqua, il canto degli uccelli, ecc.) è già stata ventilata dal PORTICO e
più tardi da Leibniz, ma fu proposta per la prima volta in modo scientifico
solo da Herder, il quale già nella sua tesi di laurea afferma: Il primo
vocabolario è costituito da suoni raccolti da ogni parte del mondo. Da ogni
natura emettente un suono si ricava il suo nome: l’anima umana si vale di tali
suoni quali segni per indicare le cose. Recentemente la tesi dello Herder è
stata ribadita con dovizia di argomenti da BRUNI (vedasi). Secondo questo
studioso, la tesi dell'origine naturale della lingua, mediante l’onomatopea, è
l’unica scientificamente sostenibile. I glottologi e gli psicologi, che
ritengono la lingua di origine naturale, hanno sempre pensato che l’onomatopea
sia stata la madre più feconda delle parole. Renan afferma che nelle lingue
semitiche, e specialmente nell'ebraico, la formazione della onomatopea è
sensibilissima per un grande numero di radici, e soprattutto per quelle che
hanno un carattere spiccato di antichità e di monosillabismo Del parere di
BRUNI (vedasi) è anche MERLO (vedasi). Questi afferma che le prime parole
create dall'uomo sono certo onomatopeiche, imitative dei suoni risonanti al
nostro orecchio; onomatopeiche sono le prime parole che il bambino crea e che
poi presto dimentica per le ereditarie. Il lessico delle lingue europee è pieno
di parole onomatopei- HuMmBOLDT, Ueber das vergleichende Sprachstudium, ER CIUO
H. ARENS, Sprachwissenschaft, K. Alber Verlag, Friburgo-Monaco » P. IUS. 5 BRUNI
(vedasi), L'origine della lingua, Studium, Roma. che; molte ne conosce di sue
proprie il lessico della lingua latina; e perché alle ereditarie non sarebbero
venute ad aggiungersene altre, e molte altre, in età latina tarda, e nelle
singole lingue romanze? Secondo moltissimi studiosi la lingua ha origine
convenzionale. È l’homo sapiens che escogita certi suoni per espletare determinate
operazioni. A questa teoria ha dato espressione autorevole il Wittgenstein
nelle sue Philosophical Investigatiovs. In quest'opera egli sostiene che
l'assegnazione di nomi alle cose è arbitraria così come è arbitrario l'accordo
sulle regole per fare un determinato gioco. La lingua stessa è concepita da
Wittgenstein come un gioco (Sprachspiel). Come esempio del formarsi del gioco
linguistico Wittgenstein cita il caso dell'accordo che si stabilisce tra un
muratore e un manovale a riguardo di un certo arnese. Supponi che un arnese
adoperato da un muratore per costruire porti un certo segno, un'etichetta.
Quando il muratore mostra al ma- novale il segno (l'etichetta), il manovale gli
porta l’arnese che porta quel segno. È press'a poco in questo modo che un nome
significa e viene assegnato ad una cosa. Si rivelerà assai utile in filosofia
ripetersi di tanto in tanto che denominare è una operazione simile all’affibbiare
un'etichetta ad una cosa ».? A nostro giudizio queste due tesi sull'origine della
lingua non sono necessariamente contraddittorie, ma si possono integrare vicendevolmente.
Dando per certo che la lingua è un'invenzione dell’uomo e non un dono della
natura o di un essere superiore, ci pare che questa invenzione abbia avuto
luogo inizialmente mediante l'imitazione dei suoni emessi dagli animali e dalle
cose. Così, per designare il cane, si ripete il verso del cane; per designare
il lupo, si ripete il verso del lupo; per designare il vento, si ripete il
rumore del vento, e così per tante altre cose. Questa origine prima della lingua
è confermata dalla larga quantità di suoni onomatopeici presenti in tutte le
lingue. Ed è pure confermata dal modo con cui il bambino apprende a parlare,
imitando i suoni che sente dalla mamma. Su questa base onomatopeica l’uomo ha
in seguito manovrato con libertà e genialità, escogitando suoni nuovi, oppure
combinando in maniera diversa suoni vecchi (per es., automobile, televisione,
aeroplano, ecc.). Per questo motivo gran parte della lingua attualmente in uso
ha origine convenzionale. Condizioni essenziali della lingua La lingua
presuppone tre condizioni essenziali, tre costanti o componenti assolute: ?
Citato in ivi, p. 8. WITTGENSTEIN, Philosophical Investigations, n. 15. 53
L’“homo sapiens” e l'origine convenzionale: la teoria di Wittgenstein
Integrazione tra naturalismo e convenzionalismo Tre condizioni essenziali del
linguaggio: soggetto, oggetto, interlocutore Divisione dicotomica: conoscenza
et esistenza — soggetto che parla (e si esprime parlando); ; — oggetto di cui
si parla (e si rappresenta mediante la parola); — interlocutore a cui si parla
e al quale si vuole dare una comu- nicazione parlando. « È chiaro che ci sono
tre elementi in gioco: il parlante, l’ascol- tante o gli ascoltatori, e la
comunicazione che si stabilisce tra loro. Un noto psicologo ha riassunto questo
triplice aspetto del linguaggio in una chiara formula: dal punto di vista del
parlante, l'atto lingui- stico è un sintomo, un'indicazione di ciò ch'egli ha
in mente; dal punto di vista dell’ascoltatore è un segnale, che lo stimola ad
una de- terminata azione; dal punto di vista della comunicazione è un sim-
bolo, un segno cioè che sta per qualsiasi cosa il parlante intenda trasmettere
».° A ragione, quindi, Macquarrie afferma che la lingua è un complesso di
relazioni fondate su tre termini: i tre termini sono ovviamente la persona che
dice qualcosa, la materia di cui si parla e la persona o le persone alle quali
si parla. È la lingua che fa da intermediario per la relazione triadica, anzi è
esso che la costituisce. Funzioni e valore della lingua iFino a qualche anno fa
si soleva presentare una divisione dico- tomica delie funzioni del linguaggio.
Vi si distinguevano, da una parte, una funzione descrittiva o conoscitiva o
denotativa o rappre- sentativa o simbolica, e, dall'altra, una funzione emotiva,
esisten- ziale o personale. Così Ogden-Richards, Carnap, Ayer, Stevenson, e
altri. Ultimamente però sono diventati sempre più numerosi gli autori che
propongono una divisione tricotomica, aggiungendo alie due funzioni precederti
quella comunicativa o intersoggettiva. Sono di questo parere Schbkel, Polanyi,
Barbotin, Ullmann e vari altri stu- diosi. Noi troviamo quest'ultima divisione
più giustificata della prima, in quanto essa risulta dalle ire componenti
essenziali costitutive del linguaggio, che abbiamo visto essere ii soggetto che
parla, ciò di cui si parla e ia persona alla quale si parla. Iì linguaggio
esercita una funzione diversa rispetto alle sue tre componenti: — ha una
funzione rappresentativa o descrittiva o denotativa ‘nei confronti dell'oggetto;
— ha una funzione espressiva o esistenziale o emotiva nei con- fronti del
soggétto; ? S. ULLMANN, La semantica, Il Mulino, Bologna 1966, p. 27. MACQUARRIE,
Ha senso parlare di Dio?, Borla, Torino. — ha una funzione comunicativa o
intersoggettiva nei confronti della persona cui si dirige il discorso. In
connessione con la questione delle funzioni dei linguaggio si affaccia anche la
questione del suo valore, la quale, fra tutte le que- stioni concernenti il
linguaggio è quella oggi più assiduamente e vi- vacemente dibattuta. Se ne
occupano tutti i filosofi (sia gli esistenzia- listi che gli strutturalisti,
sia i neopositivisti che gli ermeneuti, sia i tomisti che i marxisti) e anche i
teologi e gli scienziati. ‘Le soluzioni di questa questione sono molte e assai
disparate. C'è chi assegna al linguaggio un valore puramente strumentale.
Questa è la soluzione tradizionale, tuttora largamente condivisa dai
neopositivisti, dagli analisti, dai tomisti, dai marxisti, e da tanti altri.
C'è invece chi gli assegna un valore fondamentale, di ordine esistenziale. 4.
Funzione descrittiva Una folta corrente filosofica del nostro tempo, la
corrente neo- positivistica e analitica ha riconosciuto valore conoscitivo alla
fun- zione denotativa (descrittiva, conoscitiva, oggettiva) e ha proscritto
come insignificanti e prive di senso le altre funzioni. Secondo tale corrente,
solo la funzione denotativa abilita l'uomo a raggiungere e a trasmettere la
verità. Questa funzione è svolta in modo eccellente dal linguaggio scientifico,
il quale è dotato della massima chiarezza, precisione e oggettività. Qualsiasi
altro linguaggio acquista più o me- no valore nella misura in cui si conforma
al linguaggio scientifico. La ragione dell'eccellenza di quest'ultimo sta nella
semplicità del suo criterio di significazione, che è la verifica sperimentale,
il quale prescrive di riconoscere significato descrittivo soltanto a quelle
pro- posizioni che sono traducibili in una catena di dati sensitivi. La teoria
dei neopositivisti e degli analisti inglesi ha suscitato fortissime reazioni da
parte di filosofi di tutte le scuole, i quali han- no potuto provarne
l'infondatezza appellandosi a vari argomenti, di cui i principali sono i
seguenti: a) ilcriterio della verifica sperimentale è un postulato metafisico
privo di qualsiasi fondamento, è una proposizione metafisica sensa- zionale che
si squalifica da sola perché è inverificabile." " Ecco alcune
critiche radicali al principio della verifica sperimentale. «Il principio di
verifica sperimentale significa ridurre all’assurdità sia la conoscenza che il
significato... Perché l'intenzione di riferire al trascendente l'esperienza
immediata è l'essenza della conoscenza e del significato ». (LEVIS Experience and Meaning,
in Readings in Philosophical Analysis, P. . «Il principio della verifica è una dichiarazione
metafisica e, perciò, il positivismo logico deve essere considerato senza
significato ». (JoAD, A critique of Logical Positivism). Il principio di
verificabilità è una dichiarazione metafisica ‘sensazio- nale’ ». (WIspom,
Philosophy and psychoanalysis, Oxford). Cfr. anche: A.C. EwING, Meaninglessness
[CITATO DA H. P. GRICE, “MEANING” OXFORD SEMINAR], in Mind; MACQUERRIE, Ha
senso parlare di Di0?, cit. 55 Il vaiore del linguaggio: strumentale,
esistenziale Neopositivismo: valore conoscitivo e funzione denotativa Posizioni
critiche al neopositivismo Funzione espressiva e funzione comunicativa b) la
preferenza per il linguaggio scientifico è del tutto ingiusti- ficata, perché
ci sono molti altri linguaggi che per la esistenza uma- na sono altrettanto
importanti quanto quello scientifico, per es., il linguaggio ordinario, il
linguaggio etico, il linguaggio artistico, il linguaggio poetico, il linguaggio
mistico." c) la preferenza per la funzione descrittiva o conoscitiva del
lin- guaggio è la conseguenza di una tradizione intellettualistica e razionalistica
che è stata estremamente dannosa perché ha creato un'im- magine distorta e
depauperata dell'uomo.”* 4.2 Funzione comunicativa Da questi argomenti risulta
che non si può ascrivere valore sol- tanto alla funzione conoscitiva ma si deve
riconoscere anche l’im- portanza fondamentale che hanno le altre funzioni, sia
quella espres- siva, che quella comunicativa. Del resto è abbastanza facile
rilevare che il linguaggio umano non ha soltanto e neppure principalmente
valore a causa della sua fun- zione conoscitiva (descrittiva o denotativa). La
sua funzione princi- pale è infatti comunicativa e la comunicazione, in
moltissimi casi, non intende affatto offrire descrizione di oggetti, cose,
fenomeni, leggi della natura, ma affetti, sentimenti, desideri, comandi. È
soprattutto su questo punto che gli studi più recenti hanno gettato nuova luce.
Qui ci limiteremo a riferire alcuni risultati ac- quisiti dal Barbotin nel suo
saggio, profondo, ricco e illuminante, Humanité de l'homme. In quest'opera egli
mette in evidenza il valore comunicativo esistenziale e prassistico del
linguaggio. Il linguaggio è lo strumento privilegiato della‘comunicazione,
nonché della pre- senza e della socialità. L'uomo, diversamente dalle cose che
sono chiuse in e su se stesse, è aperto, si vuole dare agli altri e dagli altri
vuole ricevere; si vuole rendere presente... La parola trasforma la nostra
presenza puramente fisica e passiva — semplice giustapposizione nello spazio —
in presenza attiva che ci impegna reciprocamente. «Io sono presente a me stesso
nella misura in cui sono fuori di me, in un movimento di donazione che mi rende
libero. La parola, per la precisione, è donatrice; al di là dei propositi, essa
mira allo scambio dei due « Io »; nella preghiera mi dono, mi consegno a Dio,
mi getto nelle sue mani »." Questo potere esistenziale della parola,
questo potere di renderci presenti agli altri, e gli altri a noi stessi è stato
meravigliosamente rafforzato dalle moderne scoperte della radio, del telefono,
dei re- !? GADAMER, « Che cos'è la verità », Rivista di filosofia. ) ! Cfr.
ivi, pp. 253 ss.; RICOEUR, Finitudine e colpa, Il Mulino, Bologna 4 E, BARBOTIN, Humanité de l'homme. 56
gistratori, ecc. Riuscire, oggi, a registrare le voci di persone che ci sono
care, oppure di personaggi importanti modifica sensibilmente il salto, l'abisso
della morte e i nostri rapporti con i defunti: poter risentire la loro voce ci
dà la sensazione che la morte non abbia operato una separazione completa tra
noi e loro. La funzione fondamentale del linguaggio è quindi quella della
comunicazione. Tuttavia dobbiamo dolorosamente constatare che è una
comunicazione che il linguaggio non ci consente mai di realiz- zare pienamente.
« La parola scambiata, dice bene Barbotin, mette in comunicazione due persone
tra di loro, essa risveglia, mantiene e consacra l'apertura reciproca; ma allo
stesso tempo conserva qual- cosa di inesprimibile. E questo non è dovuto alla
doppiezza, bensì alla ineffabilità della persona, delle sue intenzioni, della
sua libertà: la parola lascia filtrare qualche raggio, ma ne conserva, per
forza, se- greto il focolare. Sempre ineguale rispetto a ciò che manifesta, la
parola è di conseguenza necessariamente molteplice — se fosse perfetta sarebbe
invece unica — e provoca nell'interlocutore interro- gativi a non finire; essa
esaudisce lo spirito, ma non lo sazia mai ».! Che il linguaggio abbia aspetti
ambigui è cosa evidente ed è stata ripetutamente rimarcata già dai filosofi
dell'antichità, in par- ticolare da Platone, Aristotele e Agostino. Esso è
strumento di for- mazione (educazione), ma si presta anche molto facilmente
alla de- formazione e alla corruzione, come rileva Socrate contro i Sofisti. In
un capitolo celebre di Sein und Zeit Heidegger ha mostrato come l’inautenticità
degli individui è dovuta soprattutto al linguaggio: la maggior parte degli
uomini non pensa da sé, non giudica con la pro- pria testa, non decide per
proprio conto: ma pensa giudica decide, ecc. secondo quanto sente dire dagli
altri. 4.3 Funzione e valore esistenziale Il linguaggio è importante non
soltanto per la funzione descrittiva e comunicativa, ma anche per la funzione
esistenziale. Esso infatti oltre che a descrivere oggetti e a comunicare
sentimenti serve anche a testimoniare agli altri e a noi stessi la nostra
esistenza. Suppo- niamo, per es., che uno si sia smarrito in una foresta oppure
su una montagna. A chi scrive capitò una volta scalando il Monte Rosa. Eravamo
a quota 3.000 e, alle dieci di sera, non eravamo ancora giunti al rifugio
Quintino Sella. Era buio fitto e ad un certo punto avevamo completamente
smarrito la pista. Allora abbiamo comin- ciato a gridare con la speranza che
qualcuno dal rifugio ci sentisse e ci fornisse qualche elemento per orientarci.
In effetti fu così. Da sopra ci risposero alcune voci d'uomo. Esse bastarono da
sole a li- berarci dall'angoscia e a restituirci fiducia in noi stessi e padro-
4 BARBOTIN, op. cit., p. 141. Sui limiti del linguaggio vedi anche G. GuSsDORF,
Filosofia del linguaggio, Città Nuova, Roma, pp. 78-92. HEIDEGGER, Essere e
tempo, Longanesi, Milano, pp. 140 ss. 57 La funzione fondamentale della
comunicazione Parola e determinazione dell’esistenza La densità esistenziale
del nome Funzione del nome nanza della montagna. Quelle voci improvvise
invasero tutto lo ssa- zio che stava intorno, conquistarone il mondo silenzioso
delie cose e lo trasformarono conferendogli un nuovo significato. Così avvenne
che un universo senza voci in cui ci trovavamo smarriti, divenne un universo in
cui l'uomo parla. Certo lo smarrimento non avviene soltanto là dove l'uomo non
parla; in certi casi ciò accade anche in luoghi dove sono troppi co- loro che
parlano, facendo fracasso e confusione. Eppure anche in questi casi, è di nuovo
una voce, una voce familiare che ci rassicura della nostra esistenza. Si pensi
al caso di un bambino che si smar- risce in mezzo alla folla... Basta che ad un
certo punto senta la voce del babbo o della mamma che lo chiama da lontano
perché riacquisti la serenità e la pace. Dunque la parola testimonia la mia
esistenza a me stesso e agli altri. E non si tratia di una testimonianza vaga,
indeterminata, gene- rica, ma determinata, precisa e qualificata. Infatti
quando sono adi- rato adopero un particolare tono di voce ed un certo tipo di
lin- guaggio, che sono del tutto diversi da quelli che uso quando insegno
oppure quando prego. Fare corrispondere perfettamente un certo linguaggio con i
vari modi di essere dei loro personaggi è una spe- cialità degli attori. Ma ciò
che questi ultimi sono in grado di fare per molti personaggi, noi lo facciamo
tutti i giorni per quel perso- naggio singolare che ciascuno di noi è
naturalmente. La parola acquista densità esistenziale soprattutto attraverso il
nome. Avere un nome significa possedere un'esistenza. Ma a causa della
pubblicità del nome, per mezzo di esso anche ia mia esistenza acquista una
certa pubblicità. Lo nota bene il Barbotin guando scri- ve: « Il nome è la
parola che mi rivela, mi esprime agli altri, aprendo loro l’accesso al mio
essere. Io non esisto veramente che per coloro che conoscono il mio nome;
l'anonimato, l’incognito sono alibi che aggiungono ai vantaggi della presenza
fisica in un determinato luogo il beneficio di una certa “assenza sociale”.
[...] Però, se il mio nome mi esprime agli altri, allo stesso tempo esso mi
consegna a loro, mi mette in loro potere. Dichiarando il mio nome, io rinuncio
a parte della mia autonomia; ormai gli altri mi dominano e mi posseg- gono. La
prima preoccupazione del direttore di un internato non è forse quella di imparare
il nome dei suoi ragazzi per controllare le iniziative e mantenere la
disciplina? I servizi di polizia non svolgono un'attività vigile per conoscere
i nomi e i molteplici soprannomi delle persone sospette e, in tal modo, poter
controllare i loro movi- menti? ».!” . Sta di fatto che il nome fa sempre da
sostegno alla propria pre- senza. Ovunque il nome di una persona è conosciuto,
pronunciato, ricordato, ha luogo la sua presenza intenzionale presso gli altri,
e soddisfa in qualche modo quel desiderio di ubiquità che è insito " E.
BARBOTIN, Op. cit., p. 155. 58 in ogni uomo. Ma oltre che a superare i limiti
dello spazio, il nome ci consente anche di scavalcare i confini del tempo: la
nostra presenza continua a perdurare anche dopo la morte, fintanto che il
ricordo del nostro nome permane vivo. Questo spiega il desiderio che noi tutti
abbiamo perché il nostro nome sia famoso, acquisti notorietà: è il nostro modo
di conquistare un'illusione di eternità. 5. Rapporto del linguaggio con. il
pensiero, con le cose e con gli interlocutori Passiamo ora a considerare la
questione del valore del linguag- gio dall'altro punto di vista: quello dei
suoi rapporti col pensiero, con le cose e con i due interlocutori. Al
linguaggio si assegna valore diverso a seconda del modo di- verso di come viene
concepito questo rapporto. C'è chi si preoccupa esclusivamente del pensiero;
altri invece si preoccupa soltanto degli interlocutori. Nell’analisi
linguistica la preoccupazione è centrata sulle cose; nell’esistenzialismo è
centrata sul soggetto pensante; nell'ermeneutica, nel personalismo e nello
strutturalismo è centrata sugli interlocutori. In tutti i tre casi si danno
però due alternative (e qualche volta anche tre). Per il rapporto
pensiero-linguaggio, la soluzione comune è di vedere nel linguaggio uno
strumento subordinato e secondario del pensiero. Oggi gli strutturalisti e gli
ermeneuti tendono a sovvertire questo rapporto e a mettere il pensiero al
servizio e alle dipendenze del linguaggio. La tesi di questi ultimi non può essere
pienamente accolta, perché tutti abbiamo esperienza di pensieri per i quali non
riusciamo a trovare le parole adatte per esprimerci. Tuttavia è una tesi che
contiene della verità, in quanto tra pensiero e linguaggio intercorre un
rapporto assai profondo. Con un linguaggio nitido an- che il pensiero guadagna
in chiarezza e precisione.! Anche per quanto concerne i rapporti tra linguaggio
ed essere ci sono due opposte tendenze. Generalmente al linguaggio si rico-
nosce valore semantico, indicativo, segnalatore dell'essere. Oggi
strutturalisti ed ermeneuti vogliono ascrivere al linguaggio una den- sità
ontologica molto più profonda: l’essere trova la sua manifesta- zione nel
linguaggio; soprattutto l'essere dell’uomo ha il suo soste- gno, il suo modello
nel linguaggio. Anche a questo proposito ci pare di non poter accogliere la
secon- da tesi integralmente perché, se seguita fino in fondo, essa sfocia
inevitabilmente in una nuova forma di idealismo; tuttavia è una tesi ! Ivi, pp.
133-144, 59 Il rapporto linguaggio-pensiero La subordinazione del linguaggio al
pensiero Linguaggio e intersoggettività: due tesi opposte che contiene anche un
importante nucleo di verità: essa esprime il carattere storice e creativo
dell’uomo.! Quanto al terzo tipo di rapporti, quelli fra linguaggio ed interlo-
cutori, si danno anche qui due tesi opposte: una che afferma il valore capitale
del linguaggio per l’intersoggettività, valore tanto più grande in quanto oggi
si vede nell'uomo un essere essenzial- mente intersoggettivo; oggi la persona
umana non è intesa in chiave egocentrica, cartesiana, ma in chiave sociale.
L'altra tesi assegna uno scarso valore intersoggettivo al linguaggio, in quanto
muove da una concezione egocentrica, angelicata dell’uomo. Noi riteniamo che il
linguaggio abbia effettivamente importanza capitale per la funzione
intersoggettiva. Tale importanza risulta da quanto è stato detto in precedenza
sulla funzione comunicativa del linguaggio. Ma essa risulterà ancor più
evidente in seguito, quando ci occuperemo del problema politico e sociale e
vedremo che il lin- guaggio costituisce il mezzo necessario, principale ed
ideale per rea- lizzare la socievolezza umana. CONCETTI DA RITENERE Linguaggio;
lingua; parola Significato; significante Origine naturale, convenzionale,
evolutiva; onomatopea Soggetto; oggetto; interlocutore Sintomo; segnale;
simbolo Funzione descrittiva, emotiva, comunicativa SINTESI CONTENUTISTICA CARATTERI
DELLA LINGUA Proprietà primaria e fondamentale dell'uomo che lo distingue dagli
altri esseri viventi per l’uso che ne fa, in ordine a scopi e modi diversi. La
lingua è uno degl’elementi che costituisce l'uomo in quanto uomo. Esso ha una
struttura intenzionale che lo fa mezzo della comunicazione degli uomini tra
loro. Esiste una distinzione tra lingua (funzione generale della comunicazione),
lingua (sistema linguistico usato da una determinata società) e parola (forma
concreta e individuale assunta dal sistema linguistico). Differenza tra i
termini significante e significato. Il significante indica una realtà come è
denotata dalla lingua; il significato indica il modo parziale e storico in cui
la lingua parlata attualizza il significante. ORIGINE DELLA LINGUA. Tre
ipotesi: origine naturale (tesi ormai abbandonata); origine convenzionale;
origine evolutiva (tesi più comune oggi). La prima ipotesi annovera tra i suoi
sostenitori Humboldt, Herder, BRUNI (vedasi) e MERLO (vedasi) che attribuiscono
al- MANCINI, Lingua e salvezza, Vita e Pensiero, Milano. l'onomatopea la
maternità delle parole. La seconda è autorevolmente espressa da Wittgenstein: la
lingua è un gioco di cui l’uomo ha stabilito le regole. Come terza ipotesi si
può dire che oggi l’azione creativa e libera dell’uomo sull'onomatopea ha
prodotto una lingua convenzionale che può essere chiamato evolutivo. CONDIZIONI
TRASCENDENTALI DELLA LINGUA I trascendentali o costanti della lingua sono: il
soggetto che parla l'oggetto di cui si parla l'interlocutore a cui si parla L'atto
linguistico dal punto di vista: del soggetto è un sintomo, dell'oggetto è un
segnale, dell'interlocutore è un simbolo. La lingua è l'intermediario di una
relazione triadica. FUNZIONE E VALORE DELLA LINGUA Si sono delineate tre
connotazioni delle funzioni del linguaggio: la funzione descrittiva (o
conoscitiva, denotativa, rappresentativa, simbolica); la funzione emotiva (o
esistenziale, personale); la funzione comunicativa o inter-soggettiva. RAPPORTI
DELLA LINGUA COL PENSIERO, COLLE COSE E COGLI ‘INTERLOCUTORI (Alla lingua s’assegna
valore diverso in relazione al rapporto nel quale viene colto: rapporto
pensiero-lingua: la lingua è uno strumento subordinato e secondario del
pensiero; rapporto pensiero-cosa: in genere s’attribuisce alla lingua un valore
semantico; oggi strutturalisti e ermeneuti considerano la lingua una
manifestazione dell'essere; rapporto lingua-interlocutore: importanza
fondamentale della lingua per l'essere umano inteso come essere inter-soggettivo;
scarsa importanza della lingua per l'essere umano inteso in senso egocentrico.
QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE Quali delle diverse forme della lingua
umana sembrano predominare nella nostra cultura? In quale misura la lingua
identifica l’uomo come essere di relazione? Che cosa si intende per lingua, parola,
significante, significato? Quali sono le principali teorie sull'origine del
linguaggio? Quali sono gl’elementi costitutivi, essenziali, trascendentali della
lingua? Quali sono le principali funzioni della lingua? Quale rapporto è
possibile stabilire tra lingua e concezione dell'uomo? Che rapporto intercorre
tra pensiero, lingua e cose? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI ANTISERI (vedasi)., La
filosofia del iinguaggio, Morcelliana, Brescia. BENVENISTE, Problemi di
linguistica generale, Il Saggiatore, Milano. BERRUTO (vedasi), Nozioni di
linguistica generale, Liguori, Napoli. BRUNI (vedasi), L'origine della lingua,
Studium, Roma. CASTELFRANCHI -PARISI, Lingua, conoscenza e scopi, Il Mulino, Bologna.
CoRrRapI-FIUMARA-GEMMA, Funzione simbolica e filosofia della lingua, Boringhieri,
Torino. Guspore (vedasi), La filosofia della lingua, Città Nuova, Roma.
GALIMBERTI, Lingua e civiltà, Mursia, Milano. HEIDEGGER, In cammino verso la
lingua, Mursia, Milano. HEILMANN Corso di linguistica teorica, Celuc Libri,
Milano. Linsky L., Semantica e filosofia della lingua, Mondadori, Milano. Lyons,
Introduzione alla linguistica teorica, Laterza, Bari. M., La lingua teologica,
Paoline, Roma. PracET J., Lo strutturalismo, Il Saggiatore, Milano. RoBINS,
Storia della linguistica, Il Mulino, Bologna. ULLMANN, La semantica, Il Mulino,
Bologna. WARTBURG WALTER VON-ULMANN, Problemi e metodi della linguistica, Il
Mulino, Bologna. IL PROBLEMA COSMOLOGICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Il mondo
ha un'origine e uno scopo? Quali? 2. È possibile individuare la struttura
dell'universo? In quale imaniera? ‘i. Problematicità dell’universo L'universo è
una realtà problematica sotto molteplici aspetti: la sua origine, i suoi
elementi costitutivi fondamentali, la sua durata, il suo fine ultimo. La branca
del sapere che si occupa della costitu- zione dell'universo per definirne la
forma e le leggi che lo gover- mano, viene denominata cosmologia {dal greco
kosmos,! che significa ordine, mondo e logos = discorso); quanto riguarda la
sua origine e il suo fine ultimo viene invece studiato dall'ontologia e dalla
tsleologia. i Intorno all'universo e in ordine alla soluzione dei suddetti pro-
blemi si può fare un duplice discorso, scientifico e filosofico. Nel primo caso
si propone una descrizione dei fenomeni, specialmente nelle loro relazioni
d'insieme e nel loro divenire, interpretandoli se- condo criteri logici,
tendenti a stabilire tra loro un ordine, una struttura, una legge di
conservazione e di evoluzione. Nel secondo si presenta un’interpretazione
generale dei fenomeni dell'universo, nella loro natura essenziale, nelle loro
proprietà, nel loro ultimo fondamento. Questa distinzione tra discorso scientifico
e filosofico è una con- quista piuttosto recente del pensiero umano. Essa è
divenuta possi- bile soltanto col sorgere delle scienze sperimentali, vale a
dire du- rante il secolo XVII. Prima si consideravano le ricerche dei
metafisici e gli studi degli astronomi e dei fisici come facenti parte d'una
unica grande disciplina, la filosofia. ‘ Il termine kosmos ìn greco indica ìn
senso proprio l'armonia universale regolata da leggi precise e inviolabili.
Contrapposto al termine kaos, che nella mentalità dei Greci era espressione non
solo di disordine indifferenziato, ma anche di tutto ciò che contiene in sé la
forza del negativo, il kosmos rap- presentava per gli antichi tutto ciò che è
positivamente conforme alla volontà degli dèi e che è pertanto vita e bene. 63
La cosmologia studia la costituzione dell’universo {forma e leggi) Discorso
scientifico e discorso filosofico Una soluzione mitica ai primi interrogativi
sul cosmo Il problema dell’uno e del molteplice in Talete 2. La cosmologia nel
pensiero occidentale Il problema cosmologico è uno dei primi che la mente umana
si sia posto. Appena ha acquisito il potere di riflettere, l'uomo ha cominciato
ad interrogarsi sull'origine delle cose: qual è la loro causa ultima? e in che
modo tale causa ha prodotto tutto il comples- so sistema dell'universo? Qual è
il costitutivo fondamentale del mondo? A questi interrogativi gli uomini hanno
cercato di dare una ri- sposta molto tempo prima di scoprire gli strumenti
logici di ricer- ca propri della filosofia, servendosi degli strumenti
espressivi del mito. Documenti preziosi di alcune spiegazioni cosmologiche di
caratte- re mitico sono i poemi di Omero e Esiodo. Nelle loro opere l’uni-
verso è considerato come una grande città, di cui fanno parte oltre gli uomini
anche gli dei. Come la città così l'universo sta sotto il governo di un grande
monarca. Tutto ciò che accade nel mondo è opera sua e degli altri dei; tutti i
fenomeni naturali sono promossi dai numi: i tuoni e i fulmini sono scagliati
dall'alto da Zeus, i flutti del mare sono sollevati dal tridente di Poseidone,
i venti sono so- spinti da Eolo, e così di seguito. Nella sua Teogonia Esiodo
ha fissato con precisione il quadro cosmico, entro cui in seguito si muo- verà
la spiegazione cosmologica dei filosofi. Secondo la spiegazione esiodea della
genesi dell'universo, dapprima si generò il Caos, poi si generò Gea (ossia la
Terra), nel cui ampio seno sono tutte le cose. Nella profondità della Terra si
generò il Tartaro buio, e, da ultimo, Eros (l’amore) che, poi, fece generare
tutte le altre cose. Talete, vissuto a cavallo tra il VII e VI secolo avanti
Cristo, è il primo pensatore che si domanda espressamente e sistematica- mente:
« Qual è la causa ultima, il principio supremo di tutte le cose? », e che per
rispondere a tale interrogativo non fa ricorso a raffigurazioni mitiche ma si
vale di concetti filosofici. Talete si domanda se, nonostante l’esperienza, la
quale ci pre- senta il quadro impressionante di una molteplicità infinita di
fe- nomeni apparentemente irriducibili, sia possibile derivare la realtà da un
unico principio supremo. È un problema colossale che oltre- passa i confini
della cosmologia ed invade il terreno della stessa metafisica: il problema
dell'uno e del molteplice, problema che tormenterà i filosofi d'ogni tempo. A
questa domanda ardita ed im- pegnativa, Talete offre una risposta ingenua e
rudimentale. Gli sembra che tra i quattro elementi che il buon senso considera
pri- mordiali e costitutivi d'ogni cosa, l’acqua abbia una priorità sugli
altri. E conclude che l'acqua è il principio da cui traggono origine tutte le
cose. Dall'acqua per condensazione deriva la terra, per rare- fazione derivano
l'aria e il fuoco. ? Cfr. B., MONDIN,, vol. I, pp. 39-40. 64 Più che come una
città, alla stregua di Omero e Esiodo, Talete concepisce il mondo come una
casa. In questa casa c'è movimento, c'è mutamento, c'è caldo e freddo, fuoco e
umidità, c'è fuoco al centro, e su di esso una marmitta con acqua. La casa è
esposta ai venti e alle correnti; ma è una casa e questo significa sicurezza e
stabilità. Per tre secoli il problema cosmologico conserva l'impostazione che
gli aveva data Talete, un'impostazione ambigua, in cui il pro- blema metafisico
del principio supremo d’ogni cosa si confonde col problema cosmologico dell'origine
e della strutturazione di questo mondo. La distinzione tra problema metafisico
e problema cosmologico viene finalmente percepita e lucidamente formulata da
Platone. Questi distingue due piani di realtà, uno di ordine fisico (che è
quello di questo mondo materiale) e l’altro di ordine metafisico: è il piano
delle idee. Della origine e strutturazione del mondo mate- riale egli presenta
una famosa spiegazione nel Timeo. Il mondo è stato prodotto dal Demiurgo.
Questi contemplando le Idee (ossia prendendo le Idee come modelli), assistito e
coadiuvato da altre Potenze, plasma la materia informe, facendole assumere
quelle qua- lità e caratteristiche che sono proprie degli esseri che popolano
questo mondo. Portata a compimento la formazione del mondo, il Demiurgo vi
infonde un'anima universale, la quale ha la funzione di conservare in vita il
mondo, senza bisogno di un continuo inter- vento da parte del Demiurgo?
Aristotele, in Metafisica, compie un esame ancora più approfon- dito del
problema cosmologico, almeno per quanto concerne l’aspet- to della natura
essenziale delle cose materiali e del loro divenire. Secondo Aristotele il
mondo non ha né origine né fine: è eterno. Ma non è affatto immobile, statico,
perché il divenire è uno dei suoi tratti più caratteristici. Ma a che cosa è
dovuto questo perenne divenire? C'è anzitutto una causa estrinseca: la tensione
delle cose verso il loro ultimo traguardo, Dio. Ma c'è anche una causa
intrinseca: la costituzione stessa delle cose materiali, le quali sono composte
di materia e forma. La materia è di natura corruttibile ed è quindi la ragione
intrinseca del continuo succedersi di nuove forme sulla sce- na di questo
mondo. La materia è inoltre il fondamento ultimo del- l'estensione e quindi
dello spazio. Invece il divenire è la ragione pro- fonda del tempo. Da parte
sua la forma è la ragione della distinzione delle cose in molte specie diverse.
Le specie fondamentali secondo Aristotele sono quattro, e, di conseguenza,
quattro sono anche i grandi regni degli esseri terrestri: minerale, vegetale,
animale e uma- no. Particolarmente interessante ed acuta è l’analisi condotta
da Aristotele intorno al divenire, di cui distingue e definisce quattro tipi
principali: quantitativo (crescita e diminuzione), qualitativo * PLATONE,
Timeo, 5 ss. 65 Platone e le due realtà: fisica e metafisica Aristotele e la
sua concezione sulla costituzione del cosmo: materia, divenire, forma
L'esistenza e la perfezione del Movente immobile La concezione atomista di
Democrito ed Epicuro Agostino e Tommaso: la temporalità del mondo e la sua
eternità (alterazione di qualità), sostanziale (generazione e corruzione) e lo-
cale (spostamento da un luogo ad un altro).* Ma come s'è detto, secondo
Aristotele, il divenire delle cose non ha soltanto una causa intrinseca ma
anche una estrinseca: le cose divengono per un fine ed è appunto il fine che le
induce a trasfor- marsi, ad acquisire ulteriori gradi di realizzazione. Ciò
porta Ari- stotele a riconoscere l'esistenza di un Movente immobile, che pro-
voca tutti i fenomeni, tutte le generazioni, tutti i movimenti di questo mondo.
Aristotele deduce la necessità del Movente immobile continuando la sua analisi
del divenire. Si deve dare un movente in ogni forma di divenire perché il
soggetto del divenire, non può darsi da sé ciò che non ha: « Tutto ciò che è
mosso, è mosso da un altro ». Dalla esistenza delle varie forme di divenire e
di movimento esistenti nel mondo Aristotele deduce l'esistenza di un Movente
immobile, non subordinato a nessun genere di movimenti, causa im- mediata del
movimento totale dell'universo, e causa mediata di tutti i movimenti
particolari. Il Movente immobile è, secondo Aristotele, eterno, unico, del
tutto immobile cioè talmente perfetto da non essere suscettibile di qualsiasi
perfezionamento; inesteso non però come sono inestesi di natura loro la materia
o i punti, ma perché superiore a tutto il mondo della materia e
dell'estensione. Una concezione profondamente diversa e sotto molti aspetti
con- traria a quella di ‘Platone e di Aristotele hanno sviluppato alcuni loro
contemporanei, detti atomisti, i cui massimi esponenti sono Democrito ed
Epicuro. Secondo questi filosofi il mondo è composto di una moltitudine
infinita di atomi o elementi fisicamente invisibili, a causa della piccolezza
delle loro dimensioni. Queste particelle si muovono nel vuoto e unendosi
producono la nascita dei corpi e se- parandosi la distruzione. Fino a questo
punto Democrito ed Epicuro sono perfettamente d'accordo. Divergono invece nella
maniera di concepire il moto degli atomi. Mentre secondo Democrito tale moto
assume una direzione rettilinea, Epicuro ritiene che per spiegare il mutamento
e la combinazione degli elementi tra di loro occorre concepire il moto come
passibile di deviazioni spontanee (clinamen): è proprio grazie a tali
deviazioni che gli atomi danno origine a com- binazioni così molteplici e
diverse, quali noi osserviamo in questo mondo I pensatori cristiani per
spiegare la struttura intrinseca delle co- se materiali di solito si rifanno
alla dottrina aristotelica; mentre in- vece per spiegare l'origine del mondo
ricorrono alla nozione biblica di creazione: il mondo è scaturito dal nulla per
volontà di Dio. Ma quando è stato creato questo mondo? Per rispondere a questo
in- terrogativo gli autori cristiani hanno avanzato due soluzioni: una fa capo
ad Agostino ed è quella più comune; l'altra è quella di Tom- 4 Cfr. B. MONDIN,
vol. I, pp. 129-133. 5 Ivi, pp. 134-136. 6 Ivi, pp. 52-54; 174-177. 66 maso
d'Aquino. Secondo il Vescovo di Ippona il mondo è stato creato nel tempo, così
vuole la Scrittura e così esige anche la natura contingente e mutevole delle
cose materiali. Invece secondo l’Aqui- nate, in linea di principio (vale a dire
assolutamente parlando senza tener conto di quanto la ragione umana ha acquisito
dalla Rivelazione) non si può escludere l’esistenza eterna del mondo, in quanto
Dio ha potuto crearlo da sempre.” L'epoca moderna si apre con uno spiccato
interessamento per il problema cosmologico. L'’Umanesimo e il Rinascimento sono
carat- terizzati appunto da un interesse straordinario per il mondo, per la
natura. Gli uomini del Quattro e Cinquecento (Cusano, Telesio, Pico della
Mirandola, Ficino, Bruno, ecc.) sono incantati, abbagliati dalla bellezza,
grandezza, fecondità, potenza della natura e su di essa ap- puntano il loro
sguardo indagatore. Ma le loro spiegazioni di so- lito, sono pure
fantasticherie, che non possono vantare maggiore solidità di quelle di alcuni
pensatori greci, dai quali traggono ispi- razione. Eppure, ciononostante, le loro
ipotesi costituiscono il pro- logo essenziale allo sviluppo di una nuova
cosmologia, la quale assu- me la veste di ricerca scientifica anziché quella di
indagine filo- sofica.? Già con Galilei non ci si interessa più delle essenze
delle cose materiali e delle loro cause ultime, ma si concentra tutta
l’attenzio- ne sui fenomeni e sulle leggi che li regolano. Sono soprattutto le
leggi che contano. Si tratta di una rivoluzione che ha prodotto copiosi frutti.
Un po’ alla volta, per merito di Galilei, Keplero, Newton, Lavoisier, Einstein
e tanti altri, l'indagine scientifica è riuscita, almeno in parte a dipanare la
complessa voluminosa ed intricata matassa delle leggi che regolano i fenomeni
dell’universo. Tutte le cosmologie antiche, quella egiziana, babilonese e gre-
ca, mettevano sempre al centro dell'universo la Terra, circondata e sostenuta
da un oceano e sopra la volta del cielo. Nel secondo secolo dopo Cristo, il
matematico ed astronomo alessandrino Tolo- meo Claudio rielaborò tutti i
risultati delle ricerche precedenti e sviluppò un complesso sistema
geocentrico, basato su una serie di circonferenze, in cui la Terra era al
centro ed il sole e la luna le giravano intorno, mentre gli altri corpi celesti
avevano dei percorsi eccentrici. Questo sistema fu accettato per oltre un
millennio, sino a che Niccolò Copernico non elaborò il suo sistema
eliocentrico, nel 1507, secondo cui i pianeti si muovono intorno al sole su
orbite com- plementari. Si deve soprattutto agli studi di Galilei la diffusione
del sistema copernicano. Un altro elemento caratteristico della cosmologia
moderna trae origine da Galilei: il meccanicismo. Applicando allo studio
dell’uni- ? Ivi, pp. 221-223; 285. * B. MONDIN, vol. II, pp. 48-50. 67 Il
naturalismo della cultura rinascimentale Il cammino verso la scienza: da
Galilei ad Einstein Il ‘‘meccanicismo’’ di Galilei Teoria cinetica e teoria
molecolare: movimento perpetuo e struttura atomica I corpi celesti e la
distanza infinita Teoria stazionaria e teoria evolutiva: creazione continua ed
esplosione originaria verso il metodo matematico, come aveva insegnato Galilei,
i filosofi e gli scienziati moderni non si interessano più delle qualità e
delle forme, ma guardano esclusivamente alla quantità e ai numeri. Viene in tal
modo a cadere la spiegazione vitalistica delle cose di questo mondo: le piante
e gli animali non svolgono determinate attività perché sarebbero dotati di
un'anima ma semplicemente perché sono forniti di elementi fisici capaci di
svolgere movimenti più o meno complicati Il meccanicismo peraltro non è mai
riuscito a sradicare il vitali- smo, il quale conta anche oggi molti validi
sostenitori. È comunque al meccanicismo che si ispirano alcune importanti
ipotesi scientifiche dell'ultimo secolo, come la teoria cinetica e quel- la
molecolare. La teoria cinetica constata un perpetuo movimento disordinato delle
particelle dei gas, tanto più rapido quanto maggio- re è la temperatura. In
quésto disordine si possono tuttavia applicare le leggi del calcolo delle
probabilità, e trovare delle relazioni tra grandezze macroscopiche direttamente
misurabili. Secondo la teoria molecolare la struttura della materia risulta da
un'aggregazione di atomi, tutti di una specie se si tratta di un corpo
semplice, di tante specie diverse quanti sono i componenti semplici, se si
tratta di un composto o di un miscuglio. Di ciascuna specie di atomi si conosce
esattamente il peso, indicabile con H per l'idrogeno, 238 H per l’ura- nio,
ecc. 3. La cosmologia nel secolo XX In questo secolo, grazie allo sviluppo di
nuovi strumenti di ri- cerca, è stato possibile penetrare sempre più a fondo
nel cuore della materia e individuarne gli elementi costitutivi più minuscoli,
come le molecole, gli atomi, gli elettroni, ecc. Anche del più piccolo
organismo vivente, la cellula, si è riusciti a decifrare in larga misura la
complessa e meravigliosa struttura. Dal lato opposto lo sguardo umano,
sospingendosi sempre più lontano, è riuscito a raggiungere corpi celesti che si
trovano ad una distanza pressoché infinita dalla terra. In tal modo l’uomo ha
acquistato una coscienza più acuta della vastità e della complessità
dell'universo che lo circonda, un universo di cui gli riesce sempre più
difficile cogliere le ragioni del suo inizio, il tempo della sua durata e il
momento della sua fine. Per risolvere questi problemi enormi oggi si avanzano
varie ipotesi: le più note sono quella stazionaria e quella evolutiva. Secondo
la teoria stazio- naria, oggi meno accettata, vi è una creazione continua di
materia, che mantiene l'universo ad una densità costante, nonostante la sua
espansione, che si desume dall'ipotesi del moto di allontanamento * Ivi, pp.
107-110; 143. 68 delle galassie. Secondo la teoria evolutiva, vi fu
un’esplosione origi- naria in un universo superdenso, il cosiddetto « big bang »,
circa 10 o 12 miliardi di anni or sono. Oggi comunque la parola definitiva è
affidata alla ricerca che si vale di strumenti sempre più perfezionati. Ma a
parere di molti filosofi e scienziati moderni, i quali riten- gono valida la
distinzione kantiana tra realtà fenomenica e realtà noumenica, cioè pensata,
non è possibile trovare una risposta con- clusiva agli interrogativi ultimi
della cosmologia (origine del mondo per creazione o per caso, durata finita
oppure infinita, estensione li- mitata oppure senza limiti, movimento
teleologico oppure necessario, ecc.), in quanto ad ogni tesi è possibile
contrapporne un'altra di segno contrario. Ma qui sono la natura e il valore
della ragione umana e più spe- cificamente della speculazione filosofica che
sono chiamati in causa. E qualora si rifiuti di accogliere la prospettiva
kantiana, e si ascriva alla ragione il potere non solo di cogliere i nessi tra
i fenomeni ma la verità stessa delle cose, allora si può anche ritenere che il
pre: blema cosmologico non sia un problema insolubile. A nostro avviso esiste
una filosofia in grado di fornire una risposta valida anche a questo difficile
problema: è la filosofia dell'essere. Questa filosofia (lo vedremo meglio nel
capitolo dedicato al problema ontologico) muove dalla « intuizione » del valore
infinito della per- fezione dell'essere e dalla constatazione che nel mondo
tale perfezio- ne si realizza sempre e soltanto in modi limitati. Ora, la
finitudine e contingenza dell'essere di tali modi, ossia delle cose
dell'universo, fanno comprendere l'esigenza della realtà di un Essere infinito,
che ne segni l'origine e lo mantenga in vita, la necessità d'un Incondizio-
nato che regga tutta la serie delle condizioni. Pertanto l'universo trae
origine da Dio. Questi lo genera compiendo un atto singolare, che nessuna
creatura può compiere, l'atto della creazione. Crea- zione significa la
produzione di una cosa che prima non era in nessun modo, né in se stessa né
nella potenza d'un soggetto (o ma- teria). Il termine « creazione » quindi
evidenzia la totale inesisten- za dell'universo prima della sua produzione da
parte dell'Essere sussistente; esso pone l'accento sul nulla del punto di
partenza rispetto all'oggetto, l'universo. Con l’atto creatore l'Essere sussi-
stente comunica il suo essere all'universo. Il suo è un dono del tutto
straordinario, perché dal suo darsi nasce la realtà dell'universo là dove prima
c'era soltanto il puro nulla. Il termine « creazione » pone quindi l'accento
sull'inizio dell'universo, punto di partenza che è tutto nell'Essere
sussistente, nella sua generosa dedizione, una dedizione che non ha nulla a che
vedere né con l’emanazio- ne necessaria dei neoplatonici, né con l'alienazione
dell'Assoluto degli idealisti. Si tratta però, ovviamente, di una comunicazione
limitata. L'Essere sussistente non crea un altro essere sussistente, !° J. DE
FINANCE, Existence et liberté, Vitte, Paris 1955, pp. 152-207. 69 La risposta
della filosofia dell'essere L’atto creativo dell’Essere sussistente (Dio)
Insoluto il problema cosmologico della durata ma un ente contingente. Per
questo motivo l'universo non eguaglia la perfezione di Dio e tanto meno si
identifica con la sua realtà. Esso semplicemente partecipa alla perfezione
dell'Essere sussistente, os- sia possiede in modo particolare, limitato,
imperfetto, quella perfe- zione che nell’Essere sussistente si attua in modo
totale, illimitato e perfetto. C'è tuttavia una tensione permanente nel modo di
fare ritorno alla sua prima sorgente, all'Essere sussistente; e questo spiega
il profondo dinamismo che lo pervade, la costante trasformazione e la
meravigliosa evoluzione che lo animano: l’universo è in cammino verso Dio.
Questi è pertanto allo stesso tempo sia il punto Alfa che il punto Omega
dell’universo."! Abbiamo così chiarito, facendo appello ai principi della
filosofia dell'essere, i due principali problemi della cosmologia: origine e
fine dell'universo. Resta ancora insoluto il problema della durata. Qual è la
distanza temporale che deve percorrere l'universo prima di raggiungere il punto
Omega? ‘Per trovare una risposta a questo interrogativo non possiamo fa- re
appello a nessuna filosofia, neppure alla filosofia dell'essere. Si tratta
certamente di una distanza finita, come affermano oggi una- nimemente gli
scienziati; ma è una distanza che la ragione non riuscirà mai a misurare.
CONCETTI DA RITENERE Teogonia Condensazione-rarefazione Materia; forma;
divenire Motore immobile — Geocentrismo; eliocentrismo; meccanicismo — Teoria
cinetica, molecolare, stazionaria, evolutiva; creazione SINTESI CONTENUTISTICA
I. ‘PROBLEMATICITÀ DELL'UNIVERSO 1. ‘L'universo è una realtà problematica in
ordine alla sua origine, ai suoi elementi costitutivi, alla sua durata, al suo
fine ultimo. 2. La risposta al problema può essere scientifica o filosofica.
Nel primo caso si propone una descrizione dei fenomeni. Nel secondo una
interpretazione generale dei fenomeni dell’universo. 3. La distinzione tra i
due ordini di soluzione risale al sec. XVII. Il problema cosmologico è uno dei
primi che la mente umana si è posto: "! B. MONDIN, Il sistema filosofico
di Tommaso d'Aquino {Per una lettura at- tuale della filosofia tomista), Massimo,
Milano 1985. 70 qual è la causa ultima delle cose? in che modo ha prodotto il
sistema dell'uni- verso? qual è il costitutivo fondamentale del mondo? 2. Le
cosmogonie e le teogonie del mondo antico (da Esiodo ad Omero) sono state i
primi tentativi di soluzione. 3. Il problema sta alla base della filosofia
ionica {Talete, Anassimene, Anassimandro) che prospetta ambiguamente il
problema cosmologico con il problema metafisico. 4. La distinzione tra i due
problemi viene posta da Platone con la sua di- stinzione tra il mondo fisico e
il mondo metafisico (natura e mondo delle Idee). 5. Aristotele approfondisce il
problema cosmologico: it mondo è eterno e il divenire è uno dei suoi caratteri,
poiché le cose tendono verso il proprio perfezionamento. Un Motore immobile provoca
tutti i fenomeni, tutte ie gene- razioni, tutti i movimenti del mondo. 6. Gli
atomisti (Democrito e Epicuro) pongono all'origine del mondo atomi invisibili
per le loro dimensioni che unendosi e separandosi provocano la na- scita o la
distruzione. Democrito afferma che il movimento degli atomi è retti- lineo;
Epicuro afferma che avviene per deviazione spontanea. 7. I pensatori cristiani
per spiegare la struttura intrinseca delle cose si rifanno ad Aristotele,
mentre spiegano l'origine del mondo come atto creativo deila volontà di Dio. 8.
L'Umanesimo e il Rinascimento privilegiano il problema cesmologico (Cusano,
Telesio, Pico della Mirandola, Ficino, Bruno). Le visioni sono spesso
fantasiose e animistiche. 9. Progressivamente, nel corso dell'età moderna e
contemporanea, la co- smologia passa dalla dimensione metafisica a quella
scientifica attraverso i traguardi segnati da Galilei, Newton, Lavoisier e
Einstein. Il meccanicismo so- stituisce il vitalismo rinascimentale, lasciando
successivamente il posto alla teoria cinetica e alla teoria molecolare. III. LA
COSMOLOGIA NEL SECOLO XX 1. I nuovi strumenti di ricerca hanno consentito di
penetrare i segreti del- la materia e di individuarne gli elementi costitutivi
fondamentali: molecole, atomi, elettroni. 2. La teoria stazionaria afferma la
creazione continua di materia; la teoria evolutiva afferma l'origine di un
universo superdenso da un'esplosione ori- ginaria. 3. La filosofia dell'essere
offre una valida soluzione al problema dell'origine dell'universo stabilendo
una relazione tra gli esseri finiti e contingenti e l’Es- sere infinito e
incondizionato. L'universo trae, pertanto, origine da Dio per atto creativo, in
virtù del quale l'Essere sussistente comunica il suo essere al- l'universo con
un atto di generosa dedizione. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Quali
rapporti intercorrono tra metafisica e cosmologia? 2. Che cosa caratterizza la
distinzione tra discorso mitico, scientifico e filo- sofico circa il mondo? 3.
Quali correlazioni è possibile stabilire tra scienza e cosmologia? 4. In che
misura il problema cosmologico si incontra con il problema religioso? 5. Quali
sono i principali aspetti del problema cosmologico? 6. Quali sono le
interpretazioni cosmologiche più significative del pensiero occidentale? Quali
interpretazioni sono state date al problema dello spazio e del tempo? 8. Che
cosa sono il meccanicismo e il vitalismo? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI
ARCIDIACONO G., Relatività e cosmologia, Veschi, Roma. AuBERT J.M., Cosmologia,
Paideia, Brescia 1968. BERTOTTI B., Lo cosmologia, Le Monnier, Firenze 1980.
CRICK F., Uomini e molecole, Zanichelli, Bologna 1970. HOENEN P., Cosmologia,
Università Gregoriana, Roma 1956. JoLIVET R., Trattato di filosofia, vol. II:
Cosmologia, Paideia, Brescia 1957. MARCOZZI V., Caso e finalità, Massimo,
Milano 1978. MERLEAU PonTY J., Cosmologia del secolo XX, Il Saggiatore, Milano
1974. Monop J., I! caso e la necessità, Mondadori, Milano 1970. OraISsoN M., I!
caso e la vita, SEI, Torino 1971. SELVvaGGI F., Filosofia del mondo fisico,
PUG, Roma 1977. TEILARD DE CHARDIN P., Il fenomeno umano, Il Saggiatore, Milano
1968. TONINI V., La scienza della vita, Jouvence, Roma 1983. TORALDO DI FRANCIA
G., L'indagine del mondo fisico, Torino 1976. VAN Hacens B., Filosofia della
natura, Urbaniana ‘University Press, Roma 1983. 72 Capitolo sesto IL PROBLEMA
ANTROPOLOGICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Quali interrogativi l’uomo si pone
in relazione a se stesso? 2. Perché l'uomo ha bisogno di capirsi? 3. Di che
cosa si ha più bisogno per stare bene con se stessi? 1. Natura del problema La
filosofia ha sempre fatto dell'uomo argomento del suo studio e delle sue
ricerche. Però, lungo l'arco della sua storia plurimille- naria, ci sono
momenti in cui l’attenzione del filosofo s'è rivolta all'uomo in maniera
distinta e privilegiata. Così, nell'antichità, dopo che lo sforzo dei primi
filosofi greci, teso a scoprire la causa ultima delle cose era riuscito vano,
con Socrate e i Sofisti la ricerca filo- sofica si concentra tutta sull'uomo,
al fine di comprenderne la vera natura, determinarne le capacità e intenderne i
doveri e la missione. « Conosci te stesso »: ecco l'obiettivo preciso della
filosofia di Socrate e dei suoi contemporanei. Altrettanto è accaduto molti
secoli più tardi, alla fine del Medio- evo, dopo i vani tentativi degli
Scolastici di fissare in bell’ordine gli elementi molteplici che compongono
l'universo. Ancora una volta l'indagine filosofica torna a riflettere anzitutto
e soprattutto sul- l'uomo, per conoscerlo più profondamente. In seguito, tutta
la filosofia moderna ha assunto un indirizzo spiccatamente antropocentrico.
Oggi, anche chi crede nella possibi- lità della metafisica ossia nella
possibilità di un sapere filosofico in- torno all'essere assoluto, ritiene di
doverla sviluppare partendo dal- l'uomo. Attualmente persino i teologi
ritengono opportuno se non proprio necessario dare alla loro disciplina
un'impostazione antro- pocentrica. Ma questa tendenza dei metafisici e dei
teologi di portare l'uomo al centro delle loro considerazioni rende più acuto
che mai il pro- blema di sapere chi sia l'uomo. Infatti senza una soluzione
adegua- ta di questo problema ogni tentativo di elaborare dottrine metafi-
siche, etiche, politiche, religiose, sociali è inevitabilmente destinato al
fallimento. Chi è, dunque, l'uomo? 73 Nel secoli la filosofia ha sempre
studiato l’uomo L’interrogativo fondamentale: l’uomo chi è? La complessità
della realtà ““uomo”' definito ‘‘mistero’’ da sant'Agostino Il problema
antropologico si riferisce all'essenza propria dell’uomo Tre prospettive di
ricerca sull'uomo: Sant'Agostino, che è uno degli autori che hanno studiato più
at- tentamente la realtà umana, a questo interrogativo risponde di- cendo: «
Grande mistero è l'uomo ».! L'uomo, infatti, a causa della complessità del suo
essere, fisico e psichico ad un tempo, confinato in una piccola zona dello
spazio col suo corpo, ma in grado di scaval- care tutti i confini dell'universo
con la sua mente, è effettivamente una realtà di cui è impossibile ottenere una
comprensione e fornire una spiegazione sicura ed esaustiva. L'uomo è una realtà
estremamente complessa. Ciò è vero anzitut- to nell'ordine dell'azione. Egli
esplica attività d'ogni genere: cono- sce, studia, scrive, parla, lavora,
gioca, prega, canta, ama, soffre, gode, mangia, ecc. Ed ognuna di queste
attività solleva interrogativi e problemi di non facile soluzione. Ma la
complessità diventa ancora più accentuata quando si passa dal piano dell'azione
a quello dell’es- sere. Allora ci si domanda: chi è questo individuo singolare
che chiamiamo Io e che qualifichiamo come persona? Che cos'è che con- sente al
suo corpo di esplicare le suddette attività molte delle quali trascendono così
palesemente i confini della materialità? È mai pos- sibile decifrare l'essere
profondo dell’uomo? Il problema-uomo investe pertanto tutti i campi della
filosofia, dalla logica alla gnoseologia, alla cosmologia, alla metafisica,
all’eti- ca, alla politica, alla cultura, all'arte, alla psicologia, alla
religione. Una antropologia generale dovrebbe affrontarlo nella sua tota- lità
e trovare una risposta per ogni specifico interrogativo. Ma, di solito, quando
si parla di problema antropologico non si intende riferirsi al problema di
questa o di quella attività umana (per esem- pio al problema della conoscenza
oppure della libertà, del lavoro, ecc.) ma al problema della natura umana in
quanto tale: qual è l'essenza propria dell'uomo? quali sono i suoi elementi
costitutivi fondamentali? in che rapporto si trovano tra di loro? quale l’ori-
gine prima e il fine ultimo dell’uomo? È appunto di questa serie di
interrogativi che noi terremo conto tracciando il quadro storico del problema
antropologico. 2. Panorama storico Agli interrogativi: chi è quell’essere
vivente che chiamiamo uomo? quali sono gli elementi costitutivi della sua
natura? in che rapporto si trovano tra di loro? sono state date le risposte più
disparate, le quali tuttavia sono riducibili ad alcuni tipi fondamentali,
qualora si tenga conto della prospettiva in cui si sono collocati i filosofi
op- pure del metodo che hanno impiegato nell’elaborarle. Le prospettive
principali sono tre, cosmocentrica, teocentrica e antropocentrica. ! S.
AcostINO, Confessioni, IV, 14. 74 La prospettiva cosmocentrica assume come
punto d'osservazione il mondo. È la prospettiva della filosofia greca. Platone,
Aristotele, gli Epicurei, gli Stoici, i Neoplatonici quando studiano l'uomo lo
situa- no all’interno del mondo e lo considerano alla luce della visione che
hanno di quest’ultimo. La prospettiva teocentrica assume come punto
d'osservazione Dio. È la prospettiva della filosofia cristiana dei Padri e
degli Sco- lastici. Questi si accostano all'uomo in un contesto teologico ossia
tenendo conto di quanto Dio stesso ha fatto conoscere all'umanità riguardo alla
realtà divina, umana e cosmica. La prospettiva antropocentrica prende come
punto di riferimento l'uomo stesso, focalizzando questo o quell'altro suo
aspetto caratte- ristico. È la prospettiva propria della filosofia moderna. A
partire dall’Umanesimo tutte le antropologie, quella di Cartesio come quella di
Hume, quella di Kant come quella di Hegel, quella di Comte come quella di
Freud, quella di Nietzsche come quella di Heidegger, ecc., pur tra grandi e
profonde divergenze, concordano nell’assumere la stessa prospettiva
antropocentrica. Se, però, per classificare le antropologie, anziché la
prospettiva si prende come fondamento il metodo, allora si ottengono quattro
ti- pi principali: — antropologie metafisiche, le quali si valgono del metodo
me- tafisico. Sono quelle di Platone, Aristotele, Plotino, Agostino, Tom- maso,
Cartesio, Spinoza, Leibniz, ecc. — antropologie naturalistiche, le quali
applicano anche allo studio dell’uomo il metodo positivo-scientifico. Sono le
antropologie di Darwin, Comte, Spencer, Freud, ecc. — antropologie
storicistiche, le quali adoperano il metodo sto- rico. Di queste le più
rappresentative sono quelle elaborate da Vico, Marx, Croce, Gadamer, ecc. —
antropologie esistenziali, le quali si servono del metodo fe- nomenologico. A
questo gruppo appartiene la maggior parte delle antropologie più recenti. Tra
queste ricordiamo le analisi di Scheler, Heidegger, Sartre, Ricoeur,
Merleau-Ponty, Marcel, Gehlen, ecc. Qui, a motivo dei limiti che ci siamo
imposti nel presente scritto, non ci è consentito di tracciare un panorama
completo delle antro- pologie che abbiamo ricordato. Illustreremo soltanto
alcune posi- zioni più rappresentative e storicamente più influenti. Sono posi-
zioni che si trovano già delineate nella filosofia greca. Nella cultura greca
la posizione dell'essere umano nell'universo assume indubbiamente maggior
rilievo che nelle altre culture ad es- sa contemporanee sia del Medio che
dell'Estremo Oriente (cultura babilonese, egiziana, ebraica, indiana, ecc.). E
tuttavia anche nella cultura greca la posizione dell'uomo rimane sempre una
posizione in- certa, contrastata, subordinata: egli non è padrone dell'universo
e neppure della sua storia. Tutti gli sforzi ch'egli compie per affermare se
stesso, la propria autonomia, la propria libertà, e per far valere i 75 —
cosmocentrica: l’uomo e la visione del mondo — teocentrica: l’uomo e la
rivelazione di Dio — antropocentrica: l’uomo a partire da se stesso Quattro
metodi di ricerca antropologica: metafisico, naturalistico, storicistico, esistenzialista
Soprattutto nella cultura greca emerge lo studio dell’uomo Visione
predominante: il fato incombe sull'uomo Altre visioni: — Platone: natura
spirituale con libertà assoluta — Aristotele: il limite della corporeità —
Plotino: il ritorno dell’anima all’Uno I quattro problemi fondamentali diritti
della propria intelligenza sono destinati al fallimento, perché egli rimane
inesorabilmente incatenato alle forze del Fato, della Natura e della Storia. La
libertà è una vana aspirazione, come pure vana aspirazione è quella di sfuggire
alla morsa della morte per rag- giungere l'eternità. Intelligente, coraggioso,
forte e astuto l’uomo greco si sente circondato da potenze soprannaturali che
sono più forti, intelligenti ed astute di lui. Prometeo incatenato è la figura
più emblematica della visione antropologica ellenica. Da tale visione si
staccano peraltro le concezioni dell’uomo ela- borate dai filosofi Platone,
Aristotele e Plotino. Platone afferma la libertà assoluta dell’uomo,
riconoscendogli una natura spirituale che non può in nessun modo essere incate-
nata dalle forze del mondo, del tempo e del fato. L'uomo per Platone è
essenzialmente anima, spirito. Perciò la sua sopravvivenza, la sua immortalità
è fuori questione e non presenta nessun problema. L'u- nico problema per l’uomo
è quello di riscattare la sua anima dalla prigione del corpo.’ Aristotele è
meno ottimista di Platone riguardo al carattere tra- scendente dell'uomo e
all’eternità del suo destino. A suo giudizio l'uomo non è puro spirito, non è essenzialmente
ed esclusivamente anima. Come tutti gli altri esseri di questo mondo anche
l’uomo è composto di materia (il corpo) e forma (l’anima). Ora, dato che
l'anima svolge il ruolo di forma, proprio per questo motivo, nono- stante la
sua evidente superiorità rispetto al corpo e alla sua capa- : cità di dedicarsi
ad attività sublimi come quella della contempla- zione, non pare tuttavia in
grado di sfuggire alla corruzione e di sot- trarsi al flagello della morte.
Plotino riprende e sviluppa ulteriormente la concezione plato- nica. Afferma
anch'egli la dicotomia tra anima e corpo ed assegna all'anima un'attività che
appartiene soltanto ad essa, la contempla- zione. L'anima che conosce la verità
può sottrarsi alla prigione del corpo e del mondo, può ritrovare se stessa e
ricongiungersi con l'Assoluto, l’Uno. Il ritorno dell'anima alla sua fonte
originaria è reso possibile da una tensione che le è connaturale. È una
tensione che all’inizio si afferma come impulso oscuro e pressoché inconsa-
pevole, ma è già sufficiente a determinare un senso di disgusto per tutto ciò
che è molteplice e diveniente. Le tappe del ritorno del- l'anima all’Uno sono
tre: ascesi, contemplazione, estasi. Oggi, queste tre visioni antropologiche
elaborate da ‘Platone, Ari- stotele, Plotino potranno sembrare inadeguate. Esse
hanno comun- que il merito singolare d'avere quanto meno individuato i problemi
fondamentali di qualsiasi indagine antropologica: — determinazione di ciò che
caratterizza essenzialmente l’uomo, ossia il problema della natura umana; ? MONDIN,
vol. I, pp. 88-91. ? Ivi, pp. 137-139. * Ivi, pp. 185-186. 76 — funzione e
consistenza dell'elemento psichico, ossia proble- ma della sostanzialità
dell'anima; — rapporti tra elemento psichico ed elemento somatico, ossia
problema dei rapporti tra anima e corpo; — destino ultimo dell'essere umano:
ossia problema dell’immor- talità dell'anima. Su questi quattro problemi
fondamentali si è incentrata l'atten- zione di tutti i filosofi posteriori, del
Medioevo e dell’epoca moderna, allorché hanno affrontato il problema
antropologico. Sul problema della natura umana, fino al secolo scorso c'è stato
un accordo costante tra i filosofi nel situarla nell'elemento razionale, come
avevano già indicato Platone, Aristotele e Plotino: l’uomo è essenzialmente
animale ragionevole (anima! rationale). Agostino, Tommaso, Scoto, Occam,
Cartesio, Spinoza, Locke, Leibniz, Kant, Hegel, convengono tutti su questo
punto. Ma da un secolo a questa parte si è cominciato a rilevare che nell'uomo
esistono altre dimensioni e manifestazioni altrettanto ti- piche e fondamentali
quanto quella del conoscere, come il parlare, il lavorare, il giocare, l’amare,
il pregare, ecc. Sono così sorte nuove antropologie che definiscono l'uomo in
base a queste altre sue at- tività. Tra le definizioni che hanno suscitato
maggior interesse ricor- diamo quelle di Marx (essere economico), Freud (essere
sessuale), Heidegger (essere ex-sistente), Marcel (essere problematico), Fink
(essere ludico), Gadamer (essere storico), Ricoeur (essere fallibile), Buber
(essere dialogante), Bloch (essere utopistico), Luckmann (essere religioso),
Eliade (essere mitologizzante), Tillich (essere a- lienato), Sartre (essere
libero). Per ultima riportiamo quella di Scheler che definisce l'uomo «
l'essere capace di dire di no all’im- pulso istintivo ». Anche altri filosofi,
come Plessner, Gehlen, Litt han- no confermato il concetto che il tratto
essenziale dell'uomo sia la rottura con l’istinto, valendosi dei risultati
delle ricerche biologiche. Naturalmente in questa sede non possiamo esporre le
ragioni con cui i vari autori giustificano le loro definizioni della realtà
umana. Possiamo tuttavia affermare che in generale si tratta di ragioni valide.
Essi fanno vedere che sotto l’aspetto della tecnica, del linguaggio, del gioco,
della cultura, della religione, dell'amore, ecc., l'uomo sovrasta infinitamente
tutti gli esseri che lo circondano e che, pertanto, ci si può servire di
ciascuno di tali aspetti a modo di principio erme- neutico della natura umana.
Occorre tuttavia riconoscere che la com- prensione di tale natura riesce più
chiara e profonda se non la si ac- costa alla prospettiva di una sola attività,
ma di molte. Le antropo- logie pluriprospettiche sono quindi preferibili alle
antropologie che esplorano l'uomo da un solo punto di vista. Queste ultime
riescono difficilmente ad aggirare lo scoglio del riduttivismo. Il problema
dell’esistenza dell'anima e del suo carattere sostan- ziale è indubbiamente il
più difficile dei problemi antropologici. Pla- tone fu il primo ad affrontarlo
in modo esplicito e rigoroso. Nel 77 L’essenza razionale della natura umana La
pluralità delle dimensioni Validità delle antropologie pluriprospettiche
Platone: spiritualità e immortalità dell'anima Agostino, Cartesio, Leibniz: la
sostanzlalità dell’anima Lucrezio, Hobbes, Marx, Comte e altri: l’anima
epifenomeno della corporeità Fedone egli prende in esame l'obiezione di coloro
che negano al- l'anima il carattere sostanziale, dicendo che essa non è altro
che un epifenomeno del corpo: l’anima non sarebbe altro che uno splen- dido
accordo degli elementi che costituiscono il corpo. Platone re- spinge
l’obiezione rilevando che l’anima, lungi dall'essere in accordo col corpo, si
trova praticamente in costante dissidio con esso; infatti le esigenze dell'anima
sono in perenne contrasto con quelle del corpo. Per esempio « nel corpo c’è
arsura e sete, e l’anima lo tira al contrario a non bere; c'è fame, e l’anima
lo tira a non mangiare, e così in mille altri casi in cui vediamo che l’anima
si oppone alle passioni del corpo ».î Quindi per Platone non c'è nessun dubbio
che l'anima è una sostanza, una sostanza di natura spirituale, incorrutti- bile
e immortale. Essa stessa costituisce la vera autentica essenziale natura
dell'uomo. L'uomo è l’anima. Il corpo è la prigione in cui l'anima espia le sue
colpe. Dopo Platone il problema della sostanzialità dell'anima continua a
suscitare dispute assai vivaci, ricevendo soluzioni molto diverse e
contrastanti. Alcuni autori (Agostino, Cartesio, Leibniz) seguendo l'esempio di
‘Platone affermano che l’anima è una vera sostanza e che la sua sostanzialità
si identifica con quella dell’uomo. Le ragioni che adducono a sostegno di
questa tesi sono in parte di ordine mo- rale (come l'aspirazione dell'uomo ad
una vita di perfetta felicità, che non può trovare attuazione in questo mondo)
e in parte d'ordine gnoseologico (per esempio, il possesso di verità assolute
che non sembrano tratte dall’esperienza)£ Secondo un altro gruppo di filosofi
(Lucrezio, Pomponazzi, Hob- bes, Marx, Comte, i neopositivisti, gli
strutturalisti e molti altri pensatori contemporanei) l’anima non è affatto una
sostanza ma semplicemente una trasformazione inconscia ed immaginaria (un
epifenomeno) della corporeità. Le ragioni che adducono a sostegno della loro
posizione sono note. A loro giudizio la fonte unica d'ogni cosa è la materia.
Da essa si sviluppa tutto quello che noi osserviamo nell'universo, compreso
l’uomo. Anche ciò che c'è di più alto e di più sublime in lui, come la scienza,
l’arte e la morale, è tutto frutto della potenza inesauribile della materia.
Quindi anche l'insieme di quegli aspetti superiori dell'uomo per spiegare i
quali di solito si postula l’esistenza dell'anima non sono il frutto di « uno
spirito che abita nella macchina », ma il risultato più o meno casuale di un
alto grado di evoluzione della materia.” Secondo san Tommaso, il quale su
questo punto ritiene di inter- pretare il pensiero autentico di Aristotele, e
secondo la nutrita schie- ra di discepoli che l’Aquinate ha avuto durante la
Seconda Scolastica (Silvestri, Caietano, Suarez) e durante la rinascita
neotomistica (Mer- 5 PLATONE, Fedone, c. 43. * Cfr. B. MonpIN, ‘vol. I, pp.
226-227; vol. II, pp. 189-191. ? Cfr. J. Monop, Il caso e la necessità: saggio
di filosofia naturale e della biologia contemporanea, Mondadori, Milano 197 78
cier, Gilson, Maritain, Masnovo, De Finance, ecc.) il possesso da parte
dell’uomo di un'anima spirituale è una verità indiscutibile, ma essi non
condividono la tesi di Platone secondo cui l’anima si identifica con l'uomo,
perché l'anima da sola non è in grado di svol- gere tutte le attività che sono
tipiche dell'uomo, come sentire, par- lare, lavorare, giocare, ecc. E tuttavia
essendo l’anima dotata di al- cune attività proprie come il riflettere, il ragionare,
il giudicare, il volere liberamente, anch'essi affermano che l'anima è dotata
di un suo proprio atto di essere e che pertanto è una sostanza completa: è una
sostanza completa in ordine all'esistenza ma non in ordine alla specificazione.
Essa ottiene la propria specificazione nella scala de- gli esseri soltanto
unendosi al corpo. C'è infine un altro gruppo di filosofi che ha per
capostipiti Hume e Kant, il quale, per ragioni d'ordine gnoseologico, nega che
si possa risolvere il problema della sostanzialità dell'anima. Questo è un pro-
blema che riguarda « la cosa in sé », mentre la nostra mente è com- petente
soltanto su quanto concerne la sfera dei fenomeni? Oggi, con la crisi profonda
che sta attraversando la metafisica e con quello scetticismo che sta aggredendo
anche la scienza, la posizione, agno- stica di Kant e di Hume incontra un
numero sempre più grande di sostenitori. Strettamente connessi col problema
della sostanzialità dell'anima sono gli altri tre problemi principali
dell'’antropologia: origine del- l'anima, rapporti dell'anima col corpo, e
destino ultimo dell'essere umano. Per il problema dell'origine dell'anima i
filosofi hanno proposto le seguenti soluzioni: — traducianesimo, ossia
derivazione dell'anima dei figli da quella dei genitori (analogamente a quanto
succede per il corpo). Questa posizione è stata assunta da Tertulliano e
Agostino per rendere in- telligibile la trasmissione del peccato originale; —
emanazione dall'essere supremo: dal Logos secondo gli Stoi- ci, dall'Uno
secondo i Neoplatonici, dalla Sostanza secondo Spi- noza, dallo Spirito
assoluto secondo gli Idealisti; — creazione simultanea di tutte le anime prima
oppure nel mo- mento stesso dell'origine del mondo. Questa tesi è stata
proposta da Platone, Filone Alessandrino e Origene; — creazione individuale e
diretta di ogni singola anima da parte di Dio nel momento stesso della
formazione del corpo. È la tesi più diffusa tra i pensatori cristiani d'ogni
tempo, condivisa anche da quasi tutti i massimi esponenti della filosofia
moderna (Cartesio, Vico, Campanella, Locke, Berkeley, Leibniz, ecc.); * Cfr. B.
MONDIN, vol. I, pp. 289-290. MONDIN, vol. II, pp. 345-347. 79 Da Aristotele e
Tommaso al neotomismo: sostanzialità dell'anima e specificazione in unione al
corpo L’agnosticismo di Hume e Kant. La crisi scettica attuale Il problema
dell’origine: traducianesimo, emanazione, creazione, evoluzione Creazione ed
evoluzione Origine spirituale dell'anima: è creata da Dio Il rapporto anima-
corpo: a) unione accidentale — evoluzione dalla materia: è la tesi patrocinata
da tutte le cor- renti moderne di ispirazione materialistica. Di queste soluzioni
le prime tre oggi non trovano più sostenitori e il campo delle scelte è
pertanto ridotto a due: creazione individuale da parte di Dio e evoluzione
dalla materia. Qual è quella giusta? Le anime discendono direttamente da Dio o
sono invece derivate dal- la materia? A nostro avviso la seconda soluzione ha
un solo argomento dalla sua parte: la promozione della conoscenza scientifica a
metro esclu- sivo di qualsiasi verità e, conseguentemente, il rifiuto di
prendere in considerazione fenomeni che non sono suscettibili di verifiche
sperimentali, come il fenomeno della riflessione, della libera scelta,
dell'autotrascendenza, ecc. Ma per chi non vuole prestar fede al dog- ma dello
scientismo, la derivazione dell'anima dalla materia non trova nessuna giustificazione
e diviene, per contro, plausibile la tesi della sua origine per creazione.
Anzi, una volta che per spiegare fenomeni come la riflessione, il giudizio, il
ragionamento, l’auto- trascendenza, la libera scelta, ecc., si ammetta
nell'uomo l’esistenza di un elemento spirituale, l’anima, non è più possibile
derivare il suo essere dal basso, dal mondo fisico, dalla materia, perché tra
l’a- nima quale si rivela nella sua essenza e nelle sue proprietà e il mondo
fisico si spalanca un abisso che nessun processo evolutivo di ordine materiale
ha la possibilità di colmare. ‘Pertanto su questa questione ci pare che abbiano
perfettamente ragione quei filosofi i quali riten- gono che l’anima abbia
origine dall'alto, abbia cioè un'origine spi- rituale e non materiale. Il loro
argomento, ridotto all'osso, è il se- guente: l’origine dell'anima dev'essere
conforme al suo essere. Ora, essendo il suo essere di natura spirituale, è
necessario concludere che anche la sua origine abbia carattere spirituale, vale
a dire essa non può essere causata che da Dio; si deve pertanto trattare di
crea- zione, perché così si chiama l’azione con cui Dio causa l'esistenza del-
le creature. Quanto al problema dei rapporti tra anima e corpo, anch'esso ha
ricevuto soluzioni molto disparate, che tuttavia in generale sono perfettamente
coerenti con le posizioni che gli autori hanno assunto sul problema della
natura dell'anima e della sua sostanzialità. Le più significative sono le
seguenti: — unione accidentale. È una delle tesi che ha trovato il più ampio
coro di consensi; patrocinata anzitutto da Pitagora e Platone è stata in
seguito ripresa e sviluppata dai loro innumerevoli disce- poli di cui i più
illustri sono Agostino, Bonaventura, Cartesio, Mà- lebranche e Leibniz. Tutti
questi autori considerano l'unione tra anima e corpo un'unione accidentale,
ossia un'unione tra due so- stanze già completamente strutturate, ciascuna
dotata d'un proprio atto di essere, due sostanze assolutamente eterogenee e
pertanto aliene da qualsiasi saldatura profonda e duratura. Com'è noto, Pla-
tone paragona l'unione dell'anima col corpo a quella del nocchiere 80 alla nave
o del cavaliere al cavallo. Malebranche parla di una unione puramente
occasionale; Leibniz di un'armonia prestabilita. Cartesio, infine, fissa una localizzazione
ben precisa alla saldatura tra l'anima e il corpo: essa avviene nella ghiandola
pineale;! — unione sostanziale. È la tesi che Aristotele ha contrapposto a
Platone e Tommaso ad Agostino. Secondo lo Stagirita e l’Aquinate l'unione tra
l’anima e il corpo è una unione profonda, sostanziale, duratura, perché non è
l'incontro fra due sostanze già dotate di un loro essere autonomo prima di
incontrarsi, bensì di due elementi sostanziali di cui almeno uno, il corpo, non
dispone di un suo proprio atto di essere. La loro unione è simile a quella
della materia con la forma sostanziale: due elementi che si compenetrano da
capo a fondo, così da formare una sola, unica sostanza;! — identificazione
dell'anima col corpo. È la tesi dei materialisti, positivisti, neopositivisti,
strutturalisti e di altri autori i quali negando all'anima qualsiasi carattere
sostanziale, risolvono il suo es- sere in quello della corporeità; . —
posizione agnostica. È la posizione di Hume, Kant e dei loro rispettivi
discepoli, i quali, ritenendo che nulla si possa dire del- l'anima come « cosa
in sé », concludono logicamente che non è neppure possibile pronunciarsi sulla
natura dei suoi rapporti col corpo.!? Anche il problema del destino ultimo
dell'essere umano segue la strada già segnata precedentemente dalle soluzioni
che i vari autori elaborano per il problema della natura dell'anima e della sua
sostan- zialità. Le soluzioni basilari sono tre: — estinzione dell'essere
dell'uomo con la morte: la morte non segna soltanto la fine del corpo ma di
tutto l'essere dell'uomo, anima compresa. Questa tesi che fino agli inizi del
secolo scorso aveva in- contrato il favore di pochissimi pensatori, a partire
da Feuerbach, Marx, Comte, Nietzsche, diviene la tesi maggiormente seguita. Og-
gi è sostenuta dalla maggior parte degli esistenzialisti, dai neo- positivisti,
dai materialisti, dai marxisti, dagli strutturalisti e da molti altri ancora; —
sopravvivenza dell'anima dopo la morte del corpo. Questa te- si avanzata in
sede filosofica per la prima volta da Pitagora, Socrate e Platone è stata in
seguito ripresa e sviluppata con ogni sorta di argomentazioni da quasi tutti i
filosofi del Medioevo e dell’epoca moderna. Tra gli argomenti più suggestivi a
favore dell'immortalità dell'anima ricordiamo i seguenti: a) argomento di
Platone. È basato sulla conoscenza che l'anima ha delle idee del Bello, del
Bene, del Vero, del Giusto, del Santo, ecc. Ora, questa conoscenza si raggiunge
non mediante i sensi, ma pi$t- tosto con l’allontanamento da essi. Vi è quindi
una vita propria dello !° MONDIN, vol. I, ‘pp. 88 ss.; vol. II, pp. 1402142;
189-191. 1! Ivi, pp. 137-139; 286-290. !? B. MONDIN, vol. II, pp. 238-239;
345-347. B1 b) unione sostanziale c) identificazione d) agnosticismo Il destino
ultimo: estinzione o sopravvivenza? Immortalità dell'anima secondo: — Platone:
l’affinità dell'anima con il mondo delle idee — Agostino: la conoscenza delle
verità eterne — Tommaso: il desiderio naturale della sopravvivenza — Cartesio:
non si può provare la corruttibilità dell'anima spirito, che si svolge tutta
sola, indipendentemente dal corpo. « Quan- do compie da sola la ricerca,
l’anima si slancia verso ciò che è puro, eterno, immortale e sempre uguale a se
stesso; e, sentendo la pro- pria affinità con esso, vi dimora per tutto il
tempo che le è con- cesso, e trova pace nel suo errare, e posta in contatto con
tali realtà, permane essa stessa costante e immutabile ».* L'affinità, la
parentela con l'Idea, che è eterna, è il perno dell'argomento platonico. In
quanto spirito la nostra anima è fatta per l’Idea e di essa si nutre e per essa
vive della vita dello spirito. Ora l’Idea è eterna, immuta- bile. Di
conseguenza anche la nostra anima, che è affine ad essa e vive di essa, è
eterna ed immutabile; b} argomento di sant'Agostino. È basato anch'esso sulla cono-
scenza delle verità eterne. « L'anima, dice Agostino, nella conoscen- za
intellettiva attinge la verità. Ora, in quanto sede della verità, l’a- nima è
immortale allo stesso modo della verità. Infatti se ciò che si trova in un
soggetto è eternamente duraturo, è necessario che lo stesso soggetto sia
eternamente duraturo. Ma poiché ogni scienza risiede sempre in un soggetto, è
necessario che l’anima duri per sem- pre. Ma dato che la scienza è verità e la
verità dura per sempre, anche l’anima dura per sempre, né si potrà mai dire che
essa muore »;! c) argomento di san Tommaso. È basato sul desiderio naturale che
l'uomo ha di sopravvivere alla morte e di non morire mai. Ecco come ragiona san
Tommaso: « È impossibile che una tendenza na- turale sia vana. Ora l'uomo brama
per natura di durare in perpetuo. E questo appare chiaro dal fatto che l'essere
è ciò che da tutti è desiderato; l’uomo poi mediante l'intelletto percepisce
l'essere non soltanto in un dato momento (come si trova realizzato hic et
nunc), a modo degli animali bruti, ma assolutamente. Dunque l’uomo con- segue
la perpetuità nella sua parte spirituale, vale a dire l’anima, per la quale
percepisce l'essere assolutamente e secondo ogni tempo »;! d) argomento di
Cartesio. È basato sull'impossibilità di provare che l’anima umana sia logorata
dal tempo e destinata a perire: « Non abbiamo nessun argomento e nessun esempio
che ci persuada che la morte, o l'annientamento di una sostanza quale lo
spirito, debba seguire da una causa così leggera come un cambiamento di figura,
il quale non è altro che un modo, e di più un modo del corpo e non dello
spirito... Non abbiamo nessun argomento né esempio che ci possa convincere che
vi sono delle sostanze spirituali soggette ad essere annientate »; — posizione
agnostica. È la posizione di coloro che ritengono che il problema della
sopravvivenza dell’uomo dopo la morte del corpo sia insolubile. Tracce di
questa posizione si incontrano già 4 :PLATONE, Fedone, c. 27. 4 S. AcosTINO,
Soliloquia, II, c. 13. 4 S. TomMaso, Summa contra gentiles, II, c. 79. *
CARTESIO, Meditazioni, Laterza, Bari 1954, p. 156. 82 in alcuni filosofi del
Medioevo (Abelardo, Scoto, Occam) e del Rinascimento (Valla, Zabarella,
Caietano); ma diviene una posizione molto seguita dal momento in cui essa ottiene
il suffragio di due dei massimi esponenti della filosofia moderna: Hume e Kant,
i quali come sappiamo, in conseguenza dei loro postulati epistemologici,
ritengono che la sfera della realtà oggettiva (sia essa materiale oppu- re
spirituale) sia inaccessibile alla nostra mente. La posizione agno- stica è
molto diffusa anche ai nostri giorni. Ci sono, oggi, tanti stu- diosi i quali
non negano l'immortalità dell'anima ma ritengono che non sia possibile
risolvere questo problema mediante prove attinte dalla metafisica. C'è poi un
gruppo di teologi capeggiato da Barth e Cullmann, il quale considera la teoria
dell'immortalità dell'anima incompatibile con la Rivelazione biblica e,
pertanto, ritiene che il cristianesimo primitivo si sia reso colpevole di un errore
imperdo- nabile allorché ha tradotto la dottrina biblica della risurrezione dei
morti nella teoria greca dell'immortalità dell'anima.” Tale è, a grandi linee,
il quadro del problema antropologico così come si è venuto delineando
attraverso i secoli. Con la sua lunga serie di tentativi di soluzione,
tentativi quasi sempre insoddisfacen- ti, esso comprova l'esattezza della
affermazione di Agostino: « Gran- de mistero è l'uomo ». In effetti, messi di
fronte a noi stessi, per cercare di cogliere la vera natura del nostro essere
ed il nostro ultimo destino, dobbiamo riconoscere che non riusciamo a
realizzare que- sta impresa: capaci di risolvere complicati problemi relativi
alla fisica, alla matematica, all'astronomia, all'economia, alla politica,
ecc., non siamo però in grado di spiegare con sufficiente chiarezza la
problematicità del nostro essere, della nostra vita e del nostro de- stino. 3.
Il significato dell’autotrascendenza Una delle costanti del comportamento umano
è di superare, tra- scendere sistematicamente quello degli animali: l'uomo
sorpassa gli animali nel pensiero, nella libertà, nel lavoro, nella parola, nel
di- vertimento, nella tecnica ed in tante altre cose. ° Ma ciò che è ancor più
singolare è la presenza in tutte le espres- sioni dell'agire umano di un altro
tipo di superamento, di trascen- denza, la quale non è più volta verso
l'esterno, verso gli altri esseri viventi, bensì verso l'interno, verso l’uomo
stesso: questi in tutto ciò che fa, dice, pensa, vuole, desidera, mostra di
tentare costante- mente di superare se stesso. L'uomo è essenzialmente segnato
dal- l’autotrascendenza. .I filosofi del nostro tempo ancor più che i filosofi
dei secoli pre- ” O. CULLMANN, « Immortalità dell'anima o risurrezione dei
morti», in Protestantesimo, 1956, pp. 48-74. 83 Insolubilità del problema:
l’agnosticismo da Abelardo a Kant Barth e Culmann: incompatibilità tra
immortalità e risurrezione Trascendenza e autotrascendenza: la tensione oltre
il limite Soluzione egocentrica: il perseguimento della propria perfezione
Ritrovare se stessi in pienezza cedenti vedono nell’autotrascendenza il tratto
più caratteristico del- l'essere umano e ritengono quindi che si possa giungere
alla com- prensione di quest'ultimo soltanto chiarendo il senso dell'auto-
trascendenza. Ma su questo punto le loro opinioni sono discordi. Vo- lendo
schematizzare si possono ridurre a tre. Secondo alcuni l’auto- trascendenza ha
come obiettivo il perfezionamento del soggetto che si autotrascende (soluzione
egocentrica). Secondo altri il suo obiet- tivo è il perfezionamento della
comunità, dell'umanità (soluzione filantropica). Secondo altri ancora il suo
obiettivo primario è Dio: chi si autotrascende si distacca da se stesso per
raggiungere Dio (soluzione teocentrica). a) Soluzione egocentrica - In tutte le
epoche della storia troviamo filosofi insigni che interpretano
l'autotrascendenza come supera- mento di ciò che l'uomo è attualmente al fine
di raggiungere uno stato superiore di esistenza, di perfezione, di felicità.
Tra i sosteni- tori più rappresentativi di questa soluzione figurano Platone,
Aristo- tele, gli Stoici, Cartesio, Hegel, Nietzsche, Sartre. ‘Sul senso ultimo
dell'esistenza umana tutti gli autori citati ma- nifestano un sostanziale
accordo. Secondo il loro modo di vedere, l'uomo nella vita presente si trova in
una situazione precaria, piena di deficienze e di miserie. C'è però nell'uomo
una tensione (più o meno forte a seconda dei casi) di superare tale situazione
e di libe- rarsi-dalla schiavitù dell'ignoranza, dell'errore, della paura,
delle passioni. Ma questo sforzo di autotrascendenza non vuole essere
un’alienazione da se stessi e un'immersione in qualche altro essere diverso da
sé. L'intento dell’autotrascendenza è di ritrovare se stessi mediante
l'acquisto di un essere più vero, più proprio e più autentico, effettuando una
attuazione più piena e più completa delle proprie possibilità. A nostro parere
questa interpretazione dell’autotrascendenza è valida nei limiti di ciò che
afferma. Essa riconosce giustamente che l'uomo supera costantemente se stesso
non per disfarsi della propria realtà ma per realizzarla più pienamente. L'uomo
vuole acquisire nuovi livelli di conoscenza, nuovi gradi di cultura e di
benessere, ma senza buttare a mare quanto già conosce, può e possiede. L'auto-
trascendenza non è una restituzione della macchina vecchia per l’ac- quisto di
quella nuova, ma è piuttosto una revisione e un nuovo col- laudo della macchina
vecchia. L'autotrascendenza non è un'immola- zione di se stessi a vantaggio di
qualche altro. Ma essa è anzitutto e soprattutto ricerca d'un essere personale
più perfetto. Però in questa interpretazione dell’autotrascendenza rimane
insoluto il problema di come si possa portare a compimento questo processo di
più completa autorealizzazione, in quanto da tutti gli autori sopracitati
questa impresa è affidata alla iniziativa e alle forze dell'uomo. Ora,
l’esperienza insegna che nella maggior parte dei casi i nostri sforzi vengono
sistematicamente frustrati: non acqui- siamo mai né il sapere, né l'avere, né
il potere, né l'essere che vor- 84 remmo. Ma allora l’autotrascendenza non
diviene uno sforzo insen- sato e vano? A questo interrogativò cruciale
l’interpretazione ego- centrica non offre nessuna risposta. Per avere una
risposta dobbia- mo rivolgerci alle altre due interpretazioni. b) Soluzione
sociocentrica - A partire da Marx e Comte numerosi autori hanno visto
nell’autotrascendenza un movimento di supera- mento dei confini
dell’individualismo e dell'egoismo e un tentativo di dare origine ad una nuova
umanità affrancata dalle miserie indi- viduali e dalle diseguaglianze sociali e
quindi in grado di conseguire la perfetta felicità. Recentemente questa
concezione dell'autotrascen- denza ha trovato dei validi interpreti soprattutto
nei marxisti revisio- nisti, Bloch, Marcuse e Garaudy. A nostro avviso questa
interpretazione contiene un punto assai positivo: il riconoscimento che il
movimento di autotrascendimento ha anche una dimensione sociale: è l'uomo come
essere socievole che si autotrascende e non come una monade senza porte e senza
finestre. Del resto questo trascendimento a livello sociale oggi è am- piamente
testimoniato dalle contestazioni che le giovani generazioni (ma non soltanto
loro) sollevano contro le strutture attuali della so- cietà (di qualsiasi
società sia capitalista che socialista). Ma il riconoscimento che
l’autotrascendenza abbia una compo- nente sociale non significa affatto che
essa non comporti anche un elemento personale. Quanto è stato affermato dalla
concezione ego- centrica non può essere ignorato completamente come fanno tutti
i marxisti, sia quelli ortodossi che i revisionisti. E pertanto la soluzione
che Marx e discepoli offrono al problema dell'autotrascendenza non può essere
accolta. Pure ammesso (anche se ciò è decisamente assai improbabile) che nel
suo progressivo auto- trascendersi l'umanità raggiunga uno stadio finale di
perfetta rea- lizzazione di se stessa e delle proprie esigenze, questo non
offre nes- suna risposta al problema della propria, personale autotrascendenza.
In effetti nessuna comunità storica organizzata, nessuna economia, nessuna
politica, nessuna cultura umana riescono ad esaurire l’esi- genza di
totalizzazione delle persone che trova espressione nell’auto- trascendenza. Per
questo motivo assegnare al movimento di autotra- scendenza traguardi
affascinanti e spettacolari che potranno essere raggiunti dall’umanità soltanto
in un lontano futuro, come fanno Marx, Comte, Bloch, Garaudy e altri, significa
lasciare completa- mente disattese e deluse speranze reali degli uomini d'oggi,
che oltre che collettivamente e socialmente sperano anche e soprattutto
individualmente e personalmente, ciascuno per il proprio essere, e non tanto
per la realizzazione di una nebulosa « società senza clas- si », di cui siamo ben
poco sicuri di poter mai far parte.!? Ha ragione quindi Helmut Gollwitzer
quando scrive: « Tutti i o Cfr. J. DE FINANCE, Essai sur l'agir humain,
Gregoriana, Roma 1962, P. S. Ivi, pp. 185 ss. 85 Soluzione sociocentrica: la
realizzazione di una nuova umanità Componente sociale ed elemento personale
Contingenza dei fenomeni ed esigenza del significato dell’uomo Soluzione
teocentrica: Dio è l'Alfa e l’Omega dell’autotrascenden- za L’autotrascendenza
come prova dell’esistenza di Dio fenomeni di questo mondo sono destinati a
decadere col tempo; non possono quindi conferire un senso permanente alle cose.
Non rimane allora che l’uomo a dare un significato all'uomo. Ma il prossimo che
è altrettanto transitorio e imperfetto, non è capace di fornire questa spiegazione
— per quanto ci si possa, nel caso pratico individuale, attaccare al prossimo
nella speranza di trovare in lui il significato dell’esistenza —. Sembra allora
più qualificata a far ciò l'umanità nel suo complesso, la cui durata supera di
gran lunga quella dell’indi- viduo. Essa però è un'astrazione di grado elevato
e bisognerebbe chiudere gli occhi per ignorare il fatto che anch'essa è un
fenomeno passeggero nel cosmo. Per trovare un significato, si deve presuppor-
re un'istanza permanente. Mancando questa, s'impone all'uomo e al- l'umanità un
peso che non possono portare, un compito che non possono svolgere ».® c)
Soluzione teocentrica - Molti studiosi all'autotrascendenza danno un senso
teocentrico: l’uomo esce incessantemente da se stesso e oltrepassa i confini
della propria realtà, perché vi è sospinto da una forza superiore, Dio. Questi
grazie alla sua grandezza, bontà, perfezione e onnipresenza polarizza su di sé
tutte le creature, in particolare l'uomo. Dio è il punto A/fa e Omega
dell'autotrascen- denza. I più validi esponenti di questa interpretazione
dell'autotrascen- denza sono Blondel, Rahner, Marcel, Metz, Boros e De Finance.
Ma contro questo modo d'intendere l’autotrascendenza si solleva una grossa
difficoltà, che è la seguente: l’autotrascendenza teocen- trica dà per scontata
la realtà di Dio. Ora questa è una concessione che la filosofia moderna non è
affatto disposta a fare. Oggi c'è tutta una schiera di filosofi i quali
affermano che Dio è assolutamente in- conoscibile e indimostrabile, oppure
dicono che l’idea di Dio è sol- tanto una ipostatizzazione dei bisogni e degli
ideali dell'uomo, cioè Dio è una creatura della mente umana. A questa grave
difficoltà Blondel, Rahner, De Finance e gli altri sostenitori del senso
teocentrico dell’autotrascendenza replicano che la loro interpretazione del
movimento di autotrascendimento non presuppone nessuna dimostrazione
dell’esistenza di Dio, ma al con- trario essa fa vedere che è questo stesso
movimento a fornire un chiaro documento a favore della realtà divina. Infatti
l'autotrascen- denza, essendo un movimento, esige un senso, un traguardo, una
meta. Ma s'è già visto in precedenza che né l’io né l'umanità possono fornire
il senso richiesto. Perciò non resta altra possibilità che rico- noscere che il
senso ultimo dell'autotrascendenza è Dio. Perciò a nostro avviso commettono
grave errore quei filosofi (e sono molti) che contrappongono la trascendenza
orizzontale a quella verticale, come se si trattasse di due tensioni
antitetiche, quando ®* H. GOLLWITZER, La critica marxista della religione e la
fede cristiana, Morcelliana, Brescia. 86 invece ci sono fondati motivi per
credere che la trascendenza oriz- zontale acquista senso e realtà soltanto
mediante la irascendenza verticale. Lo stesso Merleau-Ponty ha giudicato stolto
il tentativo di opporre trascendenza orizzontale e trascendenza verticale,
attri- buendo alla prima quello che si toglie alla seconda e concependo la
Storia infinita e progressiva come « una Potenza esteriore », di cui l'uomo non
sarebbe che strumento senza sostanza interna. « Non è mai stata tipica di
nessuna filosofia, — assicura Merleau-Ponty, — la scelta tra le trascendenze,
per esempio quella di Dio e quella del- l'avvenire umano; che anzi è sforzo
costante di ogni filosofia me- diare tali trascendenze ».? Questo incontro tra
le due trascendenze è stato ultimamente lu- cidamente esplorato da Antoine
Vergote. Egli descrive in modo e- gregio la trascendenza orizzontale
(egocentrica) nei termini seguen- ti: « L'uomo è corporalmente legato al mondo
che lo porta. Ma ne è il centro movente. Tutte le direzioni di senso, in avanti
e all’in- dietro, in lontananza e in vicinanza, a destra e a sinistra sono
relative alla totalità del suo io corporeo. Centro contingente e asso- luto,
riferisce tutto a sé e, nel guardare, toccare o semplicemente nel camminare, si
muove nello spazio ambiente. La dimensione oriz- zontale gli offre il campo che
si estende davanti a lui. Egli vi sfoggia la sua potenza, lo ordina e gli dà
senso. L'orizzontalità è il terreno delle sue possibilità e delle sue
realizzazioni. Egli vi mostra la propria vita nell'immediato. Vi si muove
instancabile, padrone di quanto lo circonda, dando forma ai suoi desideri e
alle sue idee ». Ma nell’uo- mo la trascendenza orizzontale si apre
spontaneamente e chiaramen- te verso la trascendenza verticale. Questa è felicemente
illustrata dal Vergote nel brano seguente: « Il desiderio dell’uomo, il suo
pensiero e il suo linguaggio si slanciano senza tregua al di là del mondo de-
gli oggetti o si volgono verso la loro origine, verso la sorgente ori- ginaria
da cui scaturiscono. La scissura verticale scava la sua pre- senza negli uomini
e nelle cose, perfino quando vuole recuperarsi tra- mite un ritorno
orizzontale. Ed è precisamente la presenza interiore di una liberatrice
deiscenza verticale che crea nelle cose un'apertura, salvaguardandole da ogni
reificazione. È essa che garantisce così al mondo ambiente la sua separazione e
la sua autonomia, nei limiti definitivi di un orizzonte del mondo in perpetua
estensione ».? A conclusione della sua penetrante analisi del senso della trascen-
denza verticale il Vergote scrive: « Il cielo non sovrasta l'uomo come
un'oscura trascendenza minacciosa. E non è neppure il miraggio di un paradiso
che aliena dai problemi della terra. Delimita invece la terra come dimora e
regno dell'umano. Esso è anche l’indizio di un ? M. MERLEAU-PonTY, Signes,
1960, pp. 88-89. Ro La teologia e la sua archeologia, Esperienze, Fossano 1974,
pp. 79-80. 87 integrazione della trascendenza orizzontale e verticale Il cielo
delimita la terra ma non la nega L’Altro assoluto sorgente dell’ipseità e
superamento del limite superamento che non spezza mai il legame terrestre della
condizione umana ».# L'uomo non esce dai confini del proprio essere per
sprofondare nel nulla, ma esce da se stesso per buttarsi in Dio, il quale è
l'unico essere capace di portare l’uomo alla perfetta e perenne realizzazione
di se stesso, « Ciò che è necessario riconoscere, è che lo slancio verso
l'Ideale non è possibile e non ha significato che a causa della presen- za
affascinante e in certo qual modo aspirante dell’Ideale sussi- stente o, per
dargli il nome sotto il quale l’invoca la coscienza reli- giosa, di Dio. È lui
e lui solo — l'Altro assoluto e cionondimeno la sorgente della mia ipseità —
che pur consegnandomi a me stesso mi strappa al mio io; è la sua presenza che
introduce in me un principio di tensione interiore e di oltrepassamento ».*
Così, lungi dal fondare l’'Ideale, l'autotrascendenza dell’uomo tro- va il suo
ultimo fondamento. CONCETTI DA RITENERE — Cosmocentrismo; teocentrismo; antropocentrismo
— Antropologia metafisica, naturalistica, storicistica, esistenziale —
Traducianesimo; emanazione; creazione simultanea; creazione indivi- duale e
diretta; evoluzione; unione accidentale; unione sostanziale; identifica- zione
anima/corpo — Posizione agnostica — Estinzione, sopravvivenza —
Autotrascendenza; soluzione egocentrica, filantropica, teocentrica SINTESI
CONTENUTISTICA I. NATURA DEL PROBLEMA 1. Interesse costante della filosofia per
l’uomo fino a farne l’obiettivo pri- vilegiato con i Sofisti e Socrate. 2. La
filosofia moderna assume un indirizzo spiccatamente antropocentrico, Oggi
persino i teologi ritengono opportuno dare alla loro disciplina una impo-
stazione antropocentrica. 3. Diviene pertanto sempre più urgente rispondere
all'interrogativo chi sia l'uomo e confrontarsi con la complessità della sua
natwira e del suo mistero. Il problema antropologico investe il problema della
natura umana in quanto tale: qual è l'essenza propria dell'uomo? quali i suoi
elementi costitutivi? quale la sua origine e il suo fine? PANORAMA STORICO
DELLO STUDIO DELL'UOMO 1. Storicamente si sono delineate tre prospettive di
studio: cosmocentrica, teocentrica, antropocentrita: i A a) la prospettiva
coòmocentrica (Platone, Aristotele, Epicurei, Stoici, Neo- platonici) situa
l'uomo nell'ordine dela natura e lo studiano in relazione ad esso; ® Ivi, p.
107. J. DE FINANCE, Op. cit., p. 191. 88
b) la prospettiva teocentrica (filosofia cristiana dei Padri della Chiesa e
degli Scolastici) considera l’uomo come « immagine di Dio» e lo studia in
prospettiva teologica; c) la prospettiva antropocentrica è propria della
filosofia moderna e con- temporanea (Umanesimo, Cartesio, Hume, Kant, Hegel,
Comte, Freud, Nietz- sche, Heidegger, ecc.) e assume come punto di riferimento
l’uomo stesso accen- trandone questo o quell’aspetto. 2. Le antropologie
possono distinguersi anche in ordine al metodo: 1) an- tropologie metafisiche
(Platone, Aristotele, Plotino, Agostino, Tommaso, Carte- sio, Spinoza, Leibniz,
ecc.); 2) le antropologie naturalistiche (Darwin, Comte, Spencer, Freud, ecc.);
3) le antropologie storicistiche (Vico, Marx, Croce, Ga- damer, ecc.); 4) le
antropologie esistenziali (Scheler, Heidegger, Sartre, Ricoeur, Merleau-Ponty,
Marcel, Gehlen, ecc.). 3. Nel panorama antropologico domina il problema della
libertà: a) nel mondo classico essa è una vana aspirazione vinta dalle forze
del Fato; b) nel mondo post-cristiano emerge come il dono di Dio all'uomo
responsabile così della sua storia e del suo destino; c) nell'epoca moderna la
libertà legittima il graduale distacco dell'uomo da Dio; d) nell'epoca
contemporanea l’antropolo- gia oscilla tra arbitrarietà e condizionamento. 4.
Il problema della natura umana è così determinabile: — problema della
sostanzialità dell'anima — problema dei rapporti tra anima e corpo . — problema
dell'immortalità dell'anima. Il pensiero contemporaneo ha progressivamente
accentuato altri aspetti da cui derivano definizioni dell'uomo in base alla sua
attività fondamentale: eco- nomico (Marx); sessuale (Freud); esistenziale (Heidegger);
storico (Gadamer); fallibile (Ricoeur); dialogico (Buber); utopico (Bloch);
religioso (Luckmann); mitologizzante (Eliade); alienato (Tillich); libero
:(Sartre); problematico {Mar- cel); ludico (Fink). III. IL SIGNIFICATO
DELL'AUTOTRASCENDENZA 1. Il comportamento umano supera quello degli animali.
L’agire umano, inoltre, non esprime solo una trascendenza rivolta all’esterno,
ma anche ri- volta verso l’uomo stesso. L'uomo è autotrascendente. 2.
L'autotrascendenza dell’uomo è interpretata in tre direzioni: a) egocentrica
(Platone, Aristotele, Stoici, Cartesio, Hegel, Nietzsche, Sar- tre): l'uomo
tende a ritrovare se stesso mediante l'acquisto di un essere più vero, più
autentico, attuando pienamente le proprie possibilità; b) sociocentrica (Marx,
Comte, Bloch, Marcuse, Garaudy): l’autotrascendi- mento è uscita dall’egoismo e
ha una dimensione sociale; c) ieocentrica (Blondel, Rahner, Marcel, Metz,
Boros, De Finance): l’uomo esce incessantemente da se stesso e oltrepassa i
confini della propria realtà sospinto da una forza superiore, Dio. QUESTIONARIO
DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Perché l'uomo è un problema a se stesso? Sotto
quali aspetti si presenta come un problema filosofico? 2. Quali sono le
principali prospettive in cui si sono collocati i filosofi per risolvere il
problema antropologico? 3. Quali sono i metodi usati dai filosofi nello studio
dell'uomo? 4. Come interpretano i rapporti tra anima e corpo Platone,
Aristotele, Agostino, Tommaso, Cartesio, Spinoza, Malebranche, Leibniz? 5.
Perché secondo Kant il problema antropologico è insolubile? 6. Perché la morte
del corpo non implica necessariamente la fine di tutto l’uomo? 89 7. A che cosa
è riconducibile il problema metafisico e religioso come esi- genza peculiare
della natura umana? 8. In che rapporto si trova il singolo con le strutture
sociali, economiche, politiche? 9. Quali sono le principali opinioni sul
significato di autotrascendenza del- l'essere umano? 10. Quale rapporto è
possibile stabilire tra l’autotrascendenza e la dimen- sione etica e politica
dell'uomo? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI AA.Vv., Il problema filosofico
dell'antropologia, Morcelliana, Brescia 1977. AA.Vv., Umanesimo cristiano e
umanesimi contemporanei, Massimo, Mila- no 1982. AA.Vv., Antropologia e
filosofia della religione, Benucci, Perugia 1982. BALESTRO P., Introduzione
all’antropoanalisi, Bompiani, Milano. ‘BeAaLs R.-Howyer H., Introduzione
all'antropologia, 2 voll, Il Mulino, Bologna. BocLIoLo L., Antropologia
filosofica, Città Nuova, Roma 1977. BoTTURI F., Desiderio e verità. Per una
antropologia cristiana nell'età seco- larizzata, Massimo, Milano 1985. CoreTH
E., Antropologia filosofica, Morcelliana, Brescia 1978. GEVAERT J., Il problema
dell'uomo. Introduzione all’antropologia filosofica, Elle Di Ci, Torino 1973.
DI NOLA A., Antropologia religiosa, Vallecchi, Firenze 1975. DurkHEIM E.-Mauss
M., Sociologia e antropologia, Newton Compton, Milano. GaraUDY R., Prospettive
dell'uomo, Borla, Torino Î973. GROETHUYSEN B., L'’antropologia filosofica,
Guida, Napoli 1969. Harris M., L'evoluzione del pensiero antropologico, Il
Mulino, Bologna. HeipEGcER M., Essere e tempo, Longanesi, Milano 1970. Lévi
STRAUSS C., Antropologia strutturale, li Saggiatore, Milano 1966. KANT I.,
Antropologia dal punto di vista prammatico, Laterza, Bari 1971. MARCEL G.,
L'uomo problematico, Borla, Torino 1964. MARCOZZI V., L'uomo nello spazio e nel
tempo, C.E.A., Milano 1969, Monpin B., L'uomo, chi è?2, Massimo, Milano 1983.
Morra G.F., Sociologia e antropologia, Esperienze, Fossano s.d. RICOEUR P., Finitudine
e colpa, Il Mulino, Bologna 1970. ScHELER M., La posizione dell'uomo nel cosmo,
Fabbri, Milano 1970. SERVIER J., L'uomo e l’invisibile, Borla, Torino 1967.
TENTORI T.-CATEMARtO A.-DI CRISTOFARO G., L'antropologia oggi, Newton Compton,
Milano 1982. VANNI RovIGHI S., L’antropologia filosofica di san Tommaso
d'Aquino, Vita e Pensiero, Milano 1965. Ip., Uomo e natura. Appunti per una
antropologia filosofica, Vita e Pensiero, Milano 1980. 90 Capitolo settimo IL
PROBLEMA METAFISICO ‘QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Che cosa c’è a fondamento e a
garanzia dell’esistenza? 2. Che cosa esprimono le parole « esistere », « essere
»? 3. Che cosa accadrebbe se esse scomparissero dal linguaggio umano? 1.
L'origine del termine L'origine del termine metafisica è legata all'opera di‘
Aristotele e al destino dei suoi scritti dopo la sua morte. Aristotele morendo
lasciò la propria biblioteca al discepolo Teo- frasto. Essa conteneva, oltre le
opere pubbliche degli altri filosofi e di Aristotele, anche gli scritti privati
del maestro, riservati alla stretta cerchia dei discepoli, tra i quali la
Metafisica. A sua volta, morendo, Teofrasto lasciò con la propria biblioteca
anche quella di Aristotele a Neleo, discepolo di ambedue. Questi la trasportò a
Scepsi, nella Troade, sua patria. Qui i suoi eredi, per sottrarla alle ricerche
dei sovrani di Pergamo e di Alessandria, che intendevano ar- ricchire le
proprie raccolte acquistando tutte le opere importanti su cui riuscivano a
metter mano, la nascosero in un sotterraneo, dove ri- mase poi abbandonata e
quasi ignorata fino verso il 100 a.C., anno in cui il bibliofilo Apellicone la
scoprì, l’acquistò e la portò ad Atene. Quando nell'86 a.C. Silla conquistò la
città, fece portare i preziosi manoscritti a Roma, dove furono affidati ad
Andronico di Rodi, affin- ché ne curasse l'edizione completa. Egli li suddivise
e, poiché dopo avere ordinato le opere di fisica si era trovato davanti ad un
gruppo di 14 libri senza nome, allora aveva deciso di chiamarli «i libri che
vengono dopo la fisica » (tà metà tà physicà). Il nome, originato in modo così
casuale, corrispondeva effettivamente al contenuto dei volumi: essi infatti
trattavano di realtà, qualità, perfezioni, es- seri, che non si trovano oppure
non si restringono al mondo fisico, ma vanno oltre, sono cioè « metafisiche »;
tutto ciò costituiva per Aristotele la « filosofia prima ». Quindi il nome dato
ad un gruppo delle sue opere è passato giustamente a designare quella parte
della filosofia che si occupa delle cause ultime, dei principi costitutivi su-
premi delle cose. 91 II problema delle cause ultime e dei principi supremi La
scienza dell'essere in quanto tale Scetticisti, empiristi e materialisti:
negazione della metafisica Il dibattito metafisico non è più controverso di
quello scientifico La validità della definizione aristotelica 2. Oggetto della
metafisica La metafisica è stata variamente definita: come « scienza suprema in
assoluto, che studia l'essere in quanto tale e le proprietà che lo accompagnano
necessariamente » ed è « la scienza che esplora le cause prime e i primi
principi » (Aristotele); come « scienza dei principi primi della natura e della
morale » (Kant); come « immer- sione della propria esistenza nelle possibilità
fondamentali dell’esse- re considerato nella sua totalità » (Heidegger); come «
riflessione sui principi primi » (Gilson). L'elenco delle definizioni potrebbe
con- tinuare ancora, ma quelle riportate bastano ad indicare qual è la
preoccupazione che dà vita all'indagine metafisica: è la preoccu- pazione di
scoprire le ragioni supreme della realtà. La possibilità della metafisica è
stata messa in questione ripetuta- mente per ragioni diverse. Prima dagli
scettici a causa della loro sfi- ducia nelle capacità conoscitive dell'uomo,
poi dagli empiristi a causa della loro riduzione della conoscenza umana
all'esperienza sensitiva, più tardi dai positivisti, dai materialisti, dai
marxisti a motivo della loro riduzione di tutta la realtà all'ordine materiale,
e, infine, dagli analisti del linguaggio a causa della loro riduzione di tutti
i pro- blemi, compresi quelli filosofici, a puri problemi linguistici. Però
pare che nessuna delle suddette ragioni abbia valore pro- bativo. Anzitutto non
è affatto vero che quando i filosofi discutono della realtà delle cose, della
loro origine, del loro essere, della loro natura, del loro divenire, ecc.,
discutano soltanto sul significato dei termini « realtà », « origine », «
natura », « essere », « divenire », per il semplice motivo che i dispareri tra
i filosofi non sono di natura diversa da quelli che si incontrano tra gli
scienziati. Ora nessuno vorrà affermare che quando i dotti della Sorbona non
condividevano la teoria dei coniugi Curie a proposito del radium, il loro
disaccordo riguardasse solamente la parola « radium ». Altrettanto si deve dire
del disaccordo dei filosofi a proposito dei principi primi della realtà, della
natura, dell'essere delle cose. Non sono semplicemente disac- cordi verbali; il
disaccordo non verte sul significato delle parole ma sulle cose stesse. Neppure
è vero (e la prova è stata fornita nel capi- tolo dedicato al problema
epistemologico), che l'uomo è dotato sol- tanto di conoscenze sensitive. Noi
possediamo anche una conoscenza superiore a quella sensitiva, di ordine
intellettivo, capace di raggiun- gere la verità entro certi limiti. Vengono
così a crollare le obiezioni mosse dagli scettici e dagli empiristi alla
possibilità della metafisica. Ma, ammessa la legittimità dell'indagine
metafisica, qual è l’og- getto al quale essa è diretta? Aristotele, come abbiamo
ricordato, determina l’oggetto della metafisica con la celebre espressione:
l'essere in quanto tale e le proprietà che l'accompagnano necessariamente.
Quasi tutti i filosofi sono d'accordo sulla bontà di questa definizione: chi fa
metafisica 92 scruta il mistero dell'essere degli enti al fine di scoprire che
cosa sia che dà loro consistenza, che li riempie di realtà. Alla domanda « che
cos'è l'essere dell'ente » si arriva così: si osserva anzitutto nelle cose una
molteplicità di aspetti, che le ren- dono interessanti, meravigliose,
spaventose, problematiche, ecc. A poco a poco, però, un aspetto attira con
maggior forza la nostra attenzione, l'aspetto della loro esistenza, il loro
essere: anziché non essere, le cose sono! Improvvisamente la mente avverte la
fondamen- talità di tale aspetto a paragone di tutti gli altri e comincia ad
in- terrogarsi sull'essere delle cose, sull'essere dell'ente e nell’ente. È a
questo punto che l'indagine metafisica spicca il suo volo. Quindi l'indagine
metafisica è indagine intorno all'essere del- l'ente 0, che è poi lo stesso,
indagine intorno all'ente in quanto es- sere. La metafisica è essenzialmente
ricerca intorno all'essere. Quan- do invece il filosofo abbandona la questione
dell'essere, egli si al- lontana automaticamente dal terreno della metafisica.
Da ciò che siamo venuti dicendo risulta che l'oggetto formale della metafisica
non è questa o quella cosa, questa o quella qualità, questo o quel principio;
oggetto formale della metafisica non è nep- pure l'ente, nessun ente: né l'ente
materiale né quello spirituale, né l'ente necessario né quello contingente. Lo
studio di questo o quel- l'ente particolare, di questa o di quella specie di
ente non spetta alla metafisica ma ad un altro ramo della filosofia oppure ad
una delle scienze sperimentali. L'oggetto formale della metafisica è l'essere
in quanto tale. L'ente materiale non è il suo oggetto formale ma solo il suo
punto di partenza. Solamente l'essere dell'ente (l’ente consi- derato nella sua
qualità di essere, l'ente in quanto è, l'ente conside- rato dal punto di vista
dell'essere) costituisce l'oggetto formale del- la metafisica. Naturalmente la
metafisica non si accontenta di parlare dell'ente in quanto essere, perché il
suo resterebbe un discorso puramente a- stratto. Essa deve parlare anche di
tutto ciò che è implicato in una risposta esauriente all'interrogativo: « Che
cos'è l'essere dell'ente? ». Però è bene precisare che non tutto appartiene al
discorso metafisico allo stesso modo. L'essere dell'ente costituisce l'oggetto
formale; il resto rientra nel discorso metafisico come risultato dell'indagine.
Quindi se per spiegare l'essere dell'ente occorrerà parlare di Dio, questi non
entrerà a far parte dell'oggetto formale della metafisica, ma dei suoi
risultati. 3. Metodo della metafisica Dunque l'oggetto della metafisica è
l'essere in quanto tale. Se- nonché dobbiamo constatare, come osserva
giustamente Heidegger, che l'essere non è mai accessibile direttamente e
immediatamente: l'essere non si manifesta mai da solo; non ci parla mai a tu
per 93 L’essere oggetto della metafisica L’uomo: l’ente che si interroga
sull’essere Metodo deduttivo e metodo induttivo Esigenza di tre metodi:
fenomenologico, induttivo e deduttivo tu; ma è sempre velato, nascosto sotto la
maschera di un ente par- ticolare. Perciò, si può arrivare all'essere soltanto
passando attra- verso gli enti. Ma, attraverso quale ente? A quale dei
moltissimi en- ti che affollano la grande scena dell'universo è più opportuno
rivol- gersi per spiare la natura dell'essere? C'è qualche ente privilegiato
che meglio di ogni altro possa svelarci i segreti dell'essere? Gli esi-
stenzialisti hanno sottolineato il fatto che il nostro ente (quell’ente che noi
chiamiamo « uomo ») ha per l’essere un interessamento del tutto particolare: è
l’unico ente che si interroga sull'essere; gli importa molto di scoprire che
cosa sia l'essere in quanto tale, e so- prattutto che cosa sia l’essere del
nostro ente. Gli esistenzialisti tro- vano in questa singolare vicinanza del
nostro ente all'essere un mo- tivo sufficiente per iniziare la metafisica con
lo studio dell'essere dell'uomo, uno studio che essi conducono secondo il
metodo fenome- nologico. Invece nel passato per risolvere il problema
metafisico i filosofi ricorrevano generalmente o al metodo deduttivo oppure a
quello in- duttivo. Platone, Plotino, Agostino, Avicenna, Bonaventura,
Cartesio, Leib- niz e molti altri, movendo dal presupposto che la mente umana
co- nosce a priori o per illuminazione divina i principi primi e le idee universali
oppure considerando il conoscere non come un apprendere ma come un creare,
hanno potuto procedere nell'indagine metafisica servendosi esclusivamente del
metodo deduttivo. Altri filosofi, tra cui Aristotele, Tommaso d'Aquino e molti
mo- derni, non ammettendo le idee a priori e neppure una illuminazione speciale
da parte di un essere metaempirico e neanche concependo il conoscere come un
creare bensì come un rappresentare, hanno im- piegato il metodo induttivo. A
nostro avviso, l'indagine metafisica per essere seria, feconda e concreta,
esige l’uso di tre metodi: quello fenomenologico, quello induttivo e quello
deduttivo. I primi due servono ad assicurarle una solida base nel concreto,
mentre il terzo va incontro all’esigenza del- la metafisica di offrire una
visione sistematica del reale. 4. Sguardo storico Tracciare la storia del
problema metafisico equivale sostanzial- mente a tracciare la storia della
filosofia occidentale, ché la primà e massima preoccupazione di tutti i
filosofi dei periodi antico, me- dioevale e moderno è sempre stata quella di
fornire una spiegazione conclusiva dei fenomeni che noi esperimentiamo,
scoprendo la cau- sa suprema, la ragione ultima del loro essere. L'intento
metafisico è già chiaramente presente nei filosofi io- nici: è la causa ultima
che essi ricercano, anche se poi in effetti 94 la situano in uno dei quattro
elementi costitutivi della materia, l’acqua, l'aria, la terra, il fuoco. Con
Parmenide la metafisica non è più una semplice aspirazione ma diviene
un'autentica realtà. Infatti, additando l'essere quale prin- cipio unico e
supremo d'ogni cosa, egli introduce la metafisica nel- l'ambito che le è
proprio e che resterà tale per sempre. Platone approfondisce la ricerca
dell'essere, distinguendo tra ciò che veramente è e ciò che invece è solo in
modo apparente, finito, contingente. Ciò che veramente è egli io identifica col
mondo delle Idee: esso è ingenerato, eterno, incorruttibile; mentre ciò che
sem- plicemente appare lo identifica col mondo materiale: esso è finito, mutevole,
contingente, corruttibile. Ovviamente, per Platone, il mon- do ideale è il
fondamento, la causa di quello materiale. In che mo- do? È noto che su questo
punto Platone non ha mai raggiunto una posizione definitiva. Egli ha formulato
due ipotesi: quella della par- tecipazione delle cose nelle Idee, e quella
della imitazione delle Idee da parte delle cose. Ma entrambe presentavano
alcune grbsse diffi- coltà e questo gli impedì di ascrivere certezza assoluta
alle sue ipo- tesi metafisiche.’ - Aristotele, l'abbiamo già detto e ripetuto,
definisce il problema metafisico come « studio dell'essere in quanto tale e
delle proprietà che l'accompagnano necessariamente ». Egli identifica tale
studio con quello delle quattro cause: materiale, formale, efficiente, finale.
Ma le quattro cause di che cosa? Ovviamente, del mondo materiale che ci
circonda. È scoprendo i principi fondamentali che sorreggono questo mondo che
si dischiude il mistero dell'essere. Peraltro, quan- do si tratta di
determinare la natura specifica delle cose materiali egli rifiuta la teoria
platonica delle Idee ritenendola come puramen- te fantastica e del tutto
superflua. L'essenza delle cose, a suo giu- dizio, non sta fuori delle cose ma
nelle cose stesse. E tuttavia, quan- do vuole rendere ragione del fondamento
ultimo delle cose, anche Aristotele ritiene necessario postulare, come aveva
fatto Platone, l’esistenza di una realtà spirituale, Dio. Questi però non lo
conce- pisce come causa efficiente del mondo, ma come suo ‘fine ultimo: Dio è
il movente supremo, che col suo fascino determina l’evolu- zione del mondo.
L'impostazione e la soluzione data al problema metafisico da Pla- tone e da
Aristotele esercitarono un influsso decisivo su tutta la speculazione
posteriore. Le si ritrova sostanzialmente inalterate presso gli Stoici, i
Neopiatonici, i Padri della Chiesa, gli Scolastici e anche presso la maggior
parte dei filosofi moderni. Lo studio del- l'essere degli enti finiti e
contingenti li porta tutti a postulare l'’esi- stenza di un Essere infinito,
assoluto, necessario. Questi per gli Stoici, ! B. MONDIN, vol. I, pp. 82-85. 2
Ivi, pp. 124-136. 95 L'emergenza metafisica in Parmenide Platone: l'essere è il
mondo delle idee Aristotele: l'essere e le sue proprietà Influenza di Platone e
Aristotele sulla speculazione posteriore L’Essere sussistente nella filosofia
cristiana Il graduale primato della gnoseologia sulla metafisica da Cartesio a
oggi L’impossibilità della metafisica per Hume e Kant è il Logos, per i
Neoplatonici l’Uno, per i Padri e gli Scolastici Dio, per Spinoza la Sostanza,
per Leibniz la Monade suprema. Ma, nella filosofia cristiana, pur conservando
essenzialmente l’im- postazione che gli avevano dato i due massimi esponenti
della filo- sofia greca, il problema metafisico fa un notevole passo avanti e
raggiunge un definitivo chiarimento su uno dei punti più difficili ed oscuri,
quello concernente i rapporti che intercorrono tra gli enti finiti e l’Essere
sussistente. Questo punto viene chiarito mediante l'introduzione della dottrina
della creazione, la quale insegna che gli enti finiti (il mondo) devono tutta
la loro realtà all'Essere sussi- stente, a Dio. Senza Dio il mondo è
assolutamente nulla, e prima d’es- sere stato prodotto da Lui non aveva alcuna
realtà. Ma anche do- po che è stato posto in essere, esso deve la sua
consistenza alla presenza attiva di Dio. Tratto dal nulla, il mondo si muove
continua- mente sull'orlo del nulla. E tuttavia proprio perché ha Dio per pa-
dre e creatore, il mondo non sarà mai sopraffatto dalle insidie del nulla. Al
contrario, sviluppando le possibilità che Dio gli ha con- ferito esso si
allontana gradualmente dall’abisso del nulla e si avvi- cina al regno
inespugnabile e indistruttibile dell'Essere sussistente.’ Il problema
metafisico, s'è detto, abbraccia gran parte della spe- culazione filosofica
fino agli inizi del secolo XIX. Occorre però preci- sare che già a partire da
Cartesio esso cede il primato, che prima era sempre stato suo, al problema
gnoseologico. Ciò che occorre affron- tare per primo è il problema del valore e
della portata della nostra conoscenza. Solo se si risolve positivamente questo
problema, è le- cito passare all'indagine metafisica. Diversamente si rischia
di co- struire dei castelli in aria. Sappiamo che Cartesio, Spinoza, Pascal,
Malebranche, Leibniz, Vico e, parzialmente, anche Locke, considerano
obiettivamente valida la conoscenza della ragione umana e, conseguentemente, se
ne val- gono per risolvere il problema del fondamento ultimo della realtà. Di
esso Cartesio, Malebranche, Pascal, Vico, Leibniz offrono una soluzione che non
si discosta gran che da quella degli autori cristia- ni che li avevano
preceduti; mentre invece profondamente ‘innova- trice è la soluzione di
Spinoza. Secondo questo autore la realtà ma- teriale non rimanda ad un piano
superiore di ordine spirituale: i due piani, materiale e spirituale, a suo
avviso, sono strettamente con- giunti tra di loro, e rappresentano le facce
d'una unica Sostanza.* Ma, dopo che il problema metafisico ha ceduto il primo
posto a quello gnoseologico, si intuisce facilmente come esso possa venire
soppiantato del tutto da quest'ultimo e definitivamente soppresso: basta
soltanto contestare il valore obiettivo e trascendente della ra- gione umana. È
la posizione che adottano prima gli empiristi inglesi e poi Kant. Per i primi
non si dà altra conoscenza fattuale al di ? Ivi, pp. 221-223; 283-286. ‘ B.
MONDIN, vol. II, pp. 164-168. 96 fuori di quella dei sensi, i quali, ovviamente
possono ben fornire catene di dati ma non garantirne l’obiettività e tanto meno
proporre una spiegazione profonda ed esaustiva della loro esistenza. Per Kant
la mente umana è sì in grado di fornire un'interpretazione ge- nerale,
scientifica della realtà fenomenica, ma soltanto di questa, non della realtà in
sé (la realtà noumenica). A proposito di quest’ul- tima è lecito sollevare
degli interrogativi, ma non fornire delle ri- sposte valide e sicure. Il
fondamento della realtà è irraggiungibile ed incomprensibile.’ Così con Hume e
Kant la sorte della metafisica è definitivamente segnata. La situazione per la
metafisica non migliora nel nostro secolo, quando, dopo aver esperimentato la
sterilità dell’'impostazione cri- tica della ricerca filosofica, alcuni autori
{ci riferiamo ai neo- positivisti e agli analisti) operano una seconda
rivoluzione coperni- cana, affermando che l’unica via per risolvere i problemi
metafisici non è quella che parte dall'essere e neppure quella che parte dal
co- noscere, ma quella che muove dal linguaggio. La questione fondamen- tale, che
dev'essere affrontata prima di ogni altra, è la questione del senso delle
nostre parole. Risolta questa questione anche le più astruse questioni
metafisiche non presentano più nessuna difficoltà. Questa impostazione
linguistica dell'indagine filosofica di per sé non è ostile alla metafisica; di
fatto però ha condotto alla sua negazione radicale, perché i filosofi del
linguaggio per determinare quali parole siano sensate e quali prive di senso
hanno assunto un criterio non meno rigorosamente empiristico di quello che i
filosofi inglesi del secolo XVIII avevano usato per risolvere il problema del
valore della conoscenza. Secondo tale criterio, detto della verifica
sperimentale, una proposizione ha significato soltanto se è tradu- cibile in
una serie di proposizioni sperimentali. Quando « una pro- posizione non è
traducibile in proposizioni di carattere empirico [...] non è affatto
un’asserzione; non dice nulla; non è altro che una se- rie di parole vuote; è
semplicemente senza senso »$ Con questo criterio di significanza crolla
ovviamente e voluta- mente qualsiasi metafisica. « È impossibile » dichiara
Carnap « ogni metafisica che voglia inferire il trascendente, cioè ciò che
giace al di là dell'esperienza, dall'esperienza stessa. [...] Non c'è affatto
una filosofia come teoria, come sistema di proposizioni con caratteristiche
proprie, che possano stare accanto a quelle della scienza ».” È per- tanto
impossibile qualsiasi visione del mondo che abbia la pretesa di essere l’ultima
risposta all'ultima domanda, che voglia fornire la 3 Ivi, pp. 345-347. $ R.
CARNAP, Philosophy and Logica! Syntax, Londra 1935, pp. 13-14; trad. it.,
Sintassi e logica del linguaggio, Silva, Milano 1961. ? R. CARNAP, «
Ueberwindung der Metaphysik durch logische Analyse der Sprache » (JI superamento
della metafisica mediante l'analisi logica del lin- guaggio, pubblicato nel
1932 a Vienna), in Erkenntnis II (1931-1932), p. 240. 97 Linguistica e
metafisica: il problema del senso delle parole Il crollo della metafisica per
il criterio della significanza Oggi la metafisica riemerge costantemente chiave
risolutiva del problema del fondamento dell'essere degli enti. Abbandonata la
metafisica, ai giorni nostri si cerca di trovare una risposta agli
interrogativi ultimi rivolgendosi o alle scienze positive o alla storia oppure,
più recentemente, alle scienze umane (psico- logia, psicanalisi, etnologia,
sociologia, ecc.). Ed oggi il dibattito sul rapporto metafisica-scienza
nell’ambito della storia della scienza è tornato a svilupparsi in modo intenso
(v. Kuhn, Lakatos, Feyera- bend, Strawson, ecc.). Ma le risposte che si
ottengono da queste discipline, anche se di notevole interesse, non riescono
neppure a scalfire il problema del fondamento ultimo della realtà. E allora la
metafisica fa di nuovo capolino in uno dei due modi seguen- ti: o come esigenza
di superare i confini angusti della storia, delle scienze positive, delle
scienze umane; oppure, e questo è il modo più comune, mascherandosi dietro il
paravento della visione gene- rale delle cose che ognuno porta necessariamente
in se stesso e che, però, quasi mai si è disposti a riconoscere e tanto meno a
concet- tualizzare rigorosamente. Così attualmente, nonostante la generale
ostilità per la metafisica teoretica, c'è una metafisica esigenziale ed esistenziale
che è più viva che mai. E questo conferma quanto avesse ragione Kant quando di-
ceva che l'uomo è un animale essenzialmente metafisico. CONCETTI DA RITENERE —
Essere; ente — Oggetto formale; metodo induttivo, deduttivo; fenomeno logico —
Mondo delle Idee; Essere sussistente; enti finiti; creazione — Metafisica
esigenziale, esistenziale SINTESI CONTENUTISTICA I. L'ORIGINE DEL TERMINE L'origine
del termine « metafisica » è legata all'opera di Aristotele e al destino dei
suoi scritti dopo la sua morte. Essi, dopo alterne vicende, furono af- fidati
ad Andronico di Rodi, il quale, ordinate le opere di fisica, si trovò davanti a
un gruppo di libri senza nome che chiamò « i libri che vengono dopo la fisi- ca
» (tà metà tà physicà). Il nome dato in modo casuale corrispondeva al con-
tenuto relativo alle realtà che vanno oltre il mondo fisico. II. OGGETTO DELLA
METAFISICA 1. Variamente definita, la metafisica esprime l'esigenza dell'uomo
di sco- prire le ragioni supreme della realtà. Nel corso dei secoli la sua
possibilità è stata messa ripetutamente in discussione da quegli orientamenti
filosofici che tendevano a ridurre l'ambito conoscitivo dell’uomo (scettici,
empiristi, positi- visti, marxisti, materialisti in genere, strutturalisti,
ecc.). 2. La capacità propria della natura umana di esercitare, oltrela
conoscenza sensitiva, quella intellettiva legittima tuttavia l'indagine
metafisica. 3. L'indagine metafisica verte sull'essere dell'ente, è
essenzialmente ricerca 98 intorno all'essere. Oggetto formale della metafisica
è l’essere in quanto tale. L'ente materiale è solo il suo punto di partenza. METODO
DELLA METAFISICA 1. L'essere non è mai accessibile immediatamente e
direttamente, è sem- pre velato dall'ente. C'è allora qualche ente privilegiato
che ne favorisca la rivelazione? 2. Nel nostro tempo gli esistenzialisti hanno
colto nell'uomo, l’unico ente che si interroga sull’ente, il punto di partenza
per l'indagine metafisica. 3. Nel pensiero classico la ricerca metafisica ha
assunto ora il metodo de- duttivo ora quello induttivo. I filosofi di
orientamento platonico e razionalistico sulla base dell'innatismo delle idee
hanno accentuato la deduzione. I filosofi aristotelico-tomisti hanno usato
invece il metodo induttivo. 4. Una completezza di indagine richiede tre metodi:
il fenomenologico, l’'induttivo e il deduttivo. I primi due le danno una base
nel concreto, il terzo offre la visione sistematica della realtà. IV. SGUARDO
STORICO 1. Il problema metafisico nel mondo classico è caratterizzato
dall’intreccio con la cosmologia nella filosofia ionica; dalla centralizzazione
del problema dell'essere con Parmenide; dall’approfondimento di Platone che lo
riconduce al mondo delle Idee; dalla definizione del problema in Aristotele: «
studio del- l'essere in quanto tale e delle proprietà che lo accompagnano
necessariamente ». 2. Platone e Aristotele influenzano la filosofia medioevale.
Con san Tom- maso il problema metafisico risolve il problema del rapporto tra
gli enti finiti e l’Essere sussistente in virtù dell’atto creativo. 3. Nell’età
moderna con Cartesio questo problema cede il posto a quello gnoseologico ed
entra in una grave crisi con il criticismo kantiano, che chiu- dendo la
conoscenza nell’ambito dell’esperienza, nega la possibilità della meta- fisica
come scienza. 4. Nel pensiero contemporaneo, dopo il passaggio dalla metafisica
dell’es- sere a quella della soggettività, segnata dall'idealismo, con il
positivismo la metafisica entra in una crisi ulteriore. I filosofi del
linguaggio, in particolare, ne decretano la fine affermando la validità solo di
quelle proposizioni che sono traducibili in proposizioni di carattere empirico.
Nel nostro tempo la metafisica tende tuttavia a riemergere come metafisica
esigenziale ed esistenziale. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Qual è
il significato etimologico del termine « metafisica »? Da chi è stato
introdotto? 2. Come viene definita la metafisica da Aristotele, Kant,
Heidegger? 3. Qual è l'oggetto, il fine, il metodo della metafisica? 4. Perché
molti filosofi hanno messo e mettono tuttora in dubbio la possi- bilità della
metafisica? 5. Perché si dice che Parmenide è il « padre della metafisica »? 6.
Che cosa si intende per creazione, emanazione, evoluzione, partecipa- zione? 7.
Che cosa si intende per sostanza e accidente, materia e forma, atto e Potenza,
essenza ed esistenza? 8. In che misura il problema metafisico coinvolge il
problema gnoseo- logico? 9. Quali sono i punti di interazione e di contrasto
tra metafisica ed epi- stemologia? 99 10. Quali rapporti si possono stabilire
tra il problema metafisico e il pro- blema religioso? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Metafisica e ontologia, Gregoriana, Padova, Metafisica e scienze dell'uomo, a
cura di B. D'Amore e A. Ales Bello, Borla, Roma 1982. ARATA C., L'’aporetica
dell'intero e il problema della metafisica, Marzorati, Milano 1971. BogLIoLo
L., Metafisica e teologia razionale, Urbaniana University Press, Roma 1983.
BONTADINI G., Saggio di una metafisica dell'esperienza, Vita e Pensiero, Milano
1979. EIMSOCETH H., Grandi temi della metafisica occidentale, Mursia, Milano
1978. FaBro C., Dall’essere all’esistente, Morcelliana, Brescia 1975. FaccIoTTO
P., Saggio sulla struttura della metafisica, CEDAM, Padova 1969. Ip., Problemi
della metafisica nel pensiero moderno, 2 voll., CEDAM, Pa- dova 1975. GILSON
E., Elementi di filosofia cristiana, Morcelliana, Brescia 1964. Ip., Dio e la
filosofia, Massimo, Milano 1983. Ip., Introduzione alla filosofia cristiana,
Massimo. HeIpeccER M., Introduzione alla metafisica, Mursia, Milano 1968.
MARCEL G., Il mistero dell'essere, Borla, Torino 1971. MARITAIN J., Sette
lezioni sull'essere, Massimo, Milano 1981. MonpIn B., I! sistema filosofico di
Tommaso d'Aquino, Massimo, Milano. PENATI G., Problemi di gnoseologia e
metafisica, Vita e Pensiero, Milano. PIERETTI, Analisi di linguistica e
metafisica, Marzorati, Milano. RicoBELLO A., L'impegno ontologico, Armando,
Roma 1977. TRESMONTANT C., Idee fondamentali della metafisica cristiana,
Morcelliana, Brescia 1963. VANNI ROVIGHI S., Elementi di filosofia. II, Metafisica,
La Scuola, Brescia. Copiolo0Hovo riu IL PROBLEMA RELIGIOSO QUESTIONARIO
PROPEDEUTICO 1. Come si spiega la presenza del fenomeno religioso in tutti i
tempi e in tutte le culture? 2. In che misura la dimensione religiosa fa parte
della natura umana e perché? 3. C'è differenza tra bisogno naturale di Dio e
scelta religiosa? < 1. | termini del problema La dimensione religiosa è
propria ed esclusiva dell’essere uma- no, e non esiste presso gli altri esseri
viventi. Si tratta peraltro di una manifestazione che, abbracciando l’intera
umanità sia in ordine allo spazio che al tempo (e non soltanto quesito o
quell'altro gruppo di un'epoca storica particolare), assume proporzioni
notevolissime. Gli antropologi ci informano che l’uomo ha sviluppato una
attività religiosa sin dalla sua prima comparsa sulla scena della storia e che
tutte le tribù e tutte le popolazioni di qualsivoglia livello culturale hanno
coltivato qualche forma di religione. D'alironde è cosa risapu- ta che tutte le
culture sono profondamente segnate dalla religione e che le migliori produzioni
artistiche e letterarie non solo delle civiltà antiche ma anche moderne si
ispirano a motivi religiosi. È pertanto ragionevole affermare che l'uomo oltre
che sapiens, volens, faber, loquens, ludens, ecc., è anche religiosus. Né il
fatto che oggi la religione stia attraversando una crisi profonda e si in-
contrino molti individui che si professano areligiosi, costituisce un argomento
plausibile contro la rilevanza del fenomeno religioso. In effetti, noi
consideriamo l’uomo ludens, loquens, faber, sapiens, ecc., anche se non tutti
gli uomini giocano, lavorano, parlano, pensa- no. Altrettanto vale per la
dimensione religiosa: essa si impone come una costante dell'essere umano, anche
se non è coltivata da tutti gli individui della specie. La religione è quindi
un fenomeno reale, tipico dell’uomo, ma è anche un fenomeno molto problematico,
forse il più problematico di tutti. Infatti mentre le altre attività umane si
rivolgono ad oggetti la cui esistenza è fuori di discussione, l’attività religiosa,
per contro, si dirige verso un oggetto, di cui si vede messa in questione
persino l'esistenza. — Iti queste poche pagine noi cercheremo di dare un'idea
della na- 101 La religione dimensione universale ed esclusiva dell’uomo
Problematicità del fenomeno religioso Nella storia la questione religiosa è
sempre esistita Controversie interpretative dei filosofi degli ultimi secoli
Riconoscimento del valore oggettivo della religione in Hume e in Kant tura e
della complessità del problema religioso. A tal fine procede- remo secondo
l’ordine seguente: anzitutto tracceremo una breve storia delle interpretazioni
del fenomeno religioso così com'è stato visto dai filosofi; poi faremo un
approfondimento teoretico del pro- blema, elaborando una definizione della religione
ed esaminando i rapporti che essa mantiene con le altre attività umane. 2. Le
principali interpretazioni filosofiche della religione La questione religiosa è
stata sempre presente nella storia della filosofia. Nel periodo antico se ne
interessarono Senofonte, Prota- gora, Platone, Aristotele, Lucrezio, Plotino;
in quello medioevale Avicenna, Averroè, Maimonide, Tommaso d'Aquino, Scoto,
Occam; agli inizi dell'epoca moderna, Giordano Bruno, Campanella, Spi- noza,
Hobbes, Locke. Ma è stato soprattutto a partire da Hume e da Kant che la
questione religiosa è divenuta uno dei punti cen- trali della riflessione
filosofica, e possiamo dire che, a partire da questi, ha inizio una vera e
propria « scienza delle religioni » che è andata sempre più sviluppandosi sino
ad oggi. Fu Muller che usò per la prima volta nel 1877 il termine
religionswissenschaft, cioè « scienza delle religioni », che ebbe uno sviluppo
notevole, va- lendosi molto dell’antropologia culturale. Più tardi, alla «
scienza delle religioni » fu dato l'apporto dei sociologi, soprattutto di Durk-
heim che elaborò, nel 1912, una teoria generale della religione. “Sulla
questione religiosa i filosofi moderni si sono schierati su due fronti opposti.
Da una parte alcuni hanno cercato di mostrare che la religione è priva di
qualsiasi fondamento oggettivo: essa sarebbe una più o meno astuta invenzione
dell'uomo, dovuta alla paura (Feuerbach), alla prepotenza (Marx), all'ignoranza
(Comte), al ri- sentimento (Nietzsche), alla sublimazione degli istinti (Freud),
ad abusi linguistici (Carnap), ecc. Dalla parte opposta altri autori difendono
il valore oggettivo della religione, in quanto essa si fon- derebbe su un
rapporto dell'uomo con la realtà assoluta (Hegel, Croce, James, Bergson,
Scheler, Otto, Jaspers, ecc.). I primi svilup- pano una critica negativa e
demistificante; invece i secondi elaborano una critica positiva e costruttiva
del fenomeno religioso. 2.1 Demistificazione della religione Hume e Kant, pur
assegnando basi diverse al fenomeno religioso (Hume l'aveva fondato
sull’istinto e Kant sulla ragione pratica), non ne avevano messo minimamente in
dubbio il valore essenzialmente oggettivo. Tale valore, più tardi, venne
nuovamente ribadito dagli idealisti, in particolare da Hegel. L'orizzonte
culturale entro il quale Hegel interpreta la religione è quello della «
religione nei limiti della pura ragione » di Kant. 102 Essa costituisce il
secondo momento del sapere assoluto, quando lo spirito prende piena coscienza
di se stesso e diventa « autoco- scienza ».! Feuerbach, discepolo di Hegel,
partendo dal pensiero di questi, arrivò a negare il valore oggettivo della
religione. Contro il postulato hegeliano il quale afferma che tutto procede
dall’Assoluto e ogni cosa, l’uomo compreso, non è altro che un mo- mento del
suo automanifestarsi, Feuerbach sostiene che le cose stan- no esattamente
all'opposto: Dio è solo un'idea escogitata dall'uomo allo scopo di conseguire
la piena realizzazione di se stesso; pertanto la realtà suprema non è Dio ma
l'uomo. Nel famoso saggio L'essenza del cristianesimo Feuerbach argomenta che
la religione trae origine da un processo di ipostatizzazione dei bisogni e
degli ideali dell’uo- mo: l'uomo proietta tutte le qualità positive che ha in
sé in una persona (ipostasi) divina e fa di essa una realtà sussistente, capace
di sopperire ai suoi bisogni e alle proprie lacune? In Karl Marx, anche egli
discepolo di Hegel, le critiche avanzate da Feuerbach al pensiero del maestro
hanno certamente contribuito ad avviare anche lui alla contestazione del
fenomeno religioso, alla negazione di Dio e alla condanna di ogni chiesa. Ma a
fargli sposare la causa dell’ateismo, più che argomenti di natura filosofica e
meta- fisica sono stati motivi di ordine storico e sociale? La sua identifica-
zione della società ideale con la società senza classi e la ricerca della
instaurazione di tale società mediante la demolizione delle strutture sociali
vigenti ai suoi tempi, l'hanno portato necessaria- mente a confrontarsi con la
religione. Ora, tutta una serie di circo- stanze storiche gli hanno fatto
credere che la religione fosse uno dei maggiori ostacoli alla realizzazione
della nuova società e, per- tanto, concludere che la religione non può essere
che un'invenzione delle classi privilegiate per meglio sfruttare le classi
subalterne: essa è strumento di evasione per gli sfruttati e di giustificazione
per gli sfruttatori. La religione è l'oppio del popolo. « La religione è il
sospiro della creatura oppressa dalla sventura, l'anima di un'epoca senza
spirito. È oppio per il popolo. [...] Il fondamento della critica religiosa è
questo: l'uomo crea la religione, non è la religione che crea l’uomo ».* Nel
XIX secolo la critica della religione di maggior riscontro non fu quella di
Marx e Feuerbach, ma quella di Comte, il padre del positivismo. Secondo Comte
tutto l'universo procede dalla materia per via di evoluzione. Anche l’uomo è un
portato dell'evoluzione. Con la sua comparsa sulla scena del mondo ha inizio la
storia, le cui fasi principali, secondo la celebre classificazione del padre
del po- ! B. MONDIN, vol. III, pp. 67, 79-80. 2 Ivi, pp. 142-144. » Cfr. W
GOLLWITZER, La critica marxista della religione e la fede cristiana,
Morcelliana, Brescia 1970. ‘+ B. MONDIN, vol. III, pp. 153-156. 103 La crisi
post- hegeliana: Dio autoproiezione dell'uomo Negazione di Dio e condanna della
Chiesa in Marx La critica di Comte alla religione L'esperienza religiosa come
stadio primitivo dell’umanità Nietzsche: la ‘morte di Dio” e l'autonomia del
Super-uomo Il cristianesimo messaggio di debolezze e di mediocrità sitivismo,
sono tre: religiosa, metafisica, scientifica. Le tre diverse fasi corrispondono
a tre diversi modi di concepire e di spiegare le cose. Nell’epoca religiosa
l’uomo si dà una spiegazione mitica defenomeni naturali escogitando cause
soprannaturali; nell'epoca me- tafisica egli ottiene una spiegazione dei
fenomeni ricorrendo a prin- cipi reconditi, quali sostanza, accidenti, essere,
ecc.; nell'epoca po- sitiva infine egli elabora una spiegazione ragionata,
scientifica delle cose per mezzo delle leggi naturali, le quali bastano da sole
(senza che ci sia bisogno di ricorrere a Dio oppure a principi metafisici) a
spiegare tutti i fenomeni che noi constatiamo. Tutte le attività e tutte le
branchie del conoscere passano per questi tre stadi: la politica come il
diritto, l'economia come la morale, la fisica come l’astrono- mia, ecc.
All’inizio dell'epoca moderna, con lo sviluppo del metodo scientifico,
l'umanità ha raggiunto finalmente l'età adulta e può, quindi, lasciarsi alle spalle
sia la religione, sia la metafisica. An- ziché rivolgere la sua attenzione ad
esseri soprannaturali o recon- diti essa può ora prendere cura di se stessa.
Questo è l’unico culto (cioè il culto dell'Umanità) che essa deve promuovere.
Un altro autorevole esponente della critica negativa del fenomeno religioso,
nel secolo scorso, è Nietzsche. Di lui tutti conosciamo il famoso proclama: «
Dio è morto ». Questa sentenza, che rappresenta il leit-motiv della
predicazione di Zaratustra è anche il motivo do- minante della riflessione
filosofica di Nietzsche. Questi vuole svi- luppare l’idea di un uomo (il
Super-uomo) assolutamente autonomo, padrone di se stesso, sovrano della natura
e della storia, affrancato dai vincoli e dalle costrizioni imposte dalla morale,
dal diritto, dalla religione. Studiata alla luce dell'idea del Super-uomo a
Nietzsche la religione appare una ingegnosa invenzione degli uomini, però non
dei forti per tenere sotto il loro giogo i deboli, bensì dei deboli per di-
fendersi dalla prepotenza dei forti, dei super-uomini. Di tale origine della
religione il Nietzsche ritiene di trovare conferma nel cristia- nesimo. Qui i
deboli, gli umiliati, gli oppressi elevano il loro ideale di debolezza, di
vigliaccheria, di rassegnazione ad ideali universali e fanno di tutto per
costringere anche gli uomini forti, i potenti, i su- per-uomini, ad accettarlo.
« Solo il misero è buono, proclama il cri- stianesimo, il povero, il debole,
l'umile solamente sono buoni; l’am- malato, il bisognoso, colui che fa ribrezzo
soltanto è pio. Solo a co- storo viene promessa la felicità e la salvezza
eterna. Mentre a voi potenti, aristocratici, a voi viene detto che siete per
tutta l'eternità cattivi, perversi, ingordi, insaziabili nemici di Dio e che
perciò siete eternamente infelici, condannati, maledetti »f Un'altra importante
forma di critica della religione è stata intro- dotta all'inizio del nostro
secolo da Freud mediante la psicanalisi. Da Freud l'infondatezza della
religione è data per scontata in quanto 5 Ivi, pp. 178-181. $ Ivi, pp. 217-222.
104 a suo giudizio è cosa ovvia che fuori del mondo dell’uomo non esiste alcun
altro essere. Allo studioso rimane perciò solo il problema di spiegare come sia
sorta la « illusione religiosa ». A pa- rere del fondatore della psicanalisi
essa non è sorta in conseguenza di una lotta di classe tra classi dominanti e
classi dominate, come voleva Marx, e neppure in conseguenza di una lotta tra
deboli e potenti come sosteneva Nietzsche, bensì attraverso un processo di
sublimazione di una lotta primordiale tra i membri del focolare do- mestico,
con la conseguente proiezione, fuori della psiche sul piano cosmico, dell'idea
di padre. L'oggetto della religione — Dio — è appunto il risultato di tale
proiezione. L'idea di questo Essere su- premo riflette, sul piano cosmico, la
polarità affettiva amore-adio, che i figli sentono nei confronti del padre.”
Altre forme di demistificazione del fenomeno religioso sono state sviluppate
nel nostro secolo dagli esistenzialisti (in particolare da Sartre e da
Heidegger) e dai neopositivisti. Mentre però il pensiero di Sartre è chiaro ed
inequivocabile, non si può invece*stabilire con sicurezza quali siano le vedute
di Heidegger riguardo alla religione. In effetti le sue opere più recenti
contengono tracce inconfondibili di misticismo. Una cosa, peraltro, è fuori
discussione: secondo l’autore di Sein und Zeit la filosofia non può dare che un
giudizio negativo per quanto concerne l’idea di Dio. Infatti, a suo parere,
tale idea è aberrante sia nei confronti della metafisica, in quanto fa decadere
il problema dell'Essere nel problema di un ente; come pure nei confronti del
problema della esistenza umana, perché la distoglie dal- le sue vere,
autentiche possibilità.* L'ultimo importante tentativo di demistificare il
fenomeno reli- gioso è stato compiuto dal neopositivismo. Per questo movimento,
com'è noto, la filosofia consiste essenzialmente nell'analisi del lin- guaggio:
solo in questo modo essa può determinare la verità o la falsità di una
dottrina. Ma, per effettuare l’analisi del linguaggio occorre anzitutto un
criterio per distinguere le proposizioni che hanno significato da quelle che ne
sono prive. Ora, secondo i neo- positivisti per le proposizioni fattuali (non
per quelle logiche) l’'u- nico criterio possibile è quello della verifica
sperimentale. Vale, per- tanto, anche per la religione quanto abbiamo citato
precedentemente da Carnap circa la metafisica” Da queste premesse i
neopositivisti traggono la conclusione, logica e necessaria, che il linguaggio
etico, estetico e religioso è privo di senso, non dice nulla: è privo di qual-
siasi valore oggettivo. Pertanto « dire che Dio esiste è un'espressione
metafisica che non può essere né vera né falsa. E, per lo stesso mo- tivo,
nessuna proposizione che miri a descrivere la natura di un ? Ivi, pp. 224-221.
® Ivi, pp. 410-413. ° Vedi cap. VII, nota 7. 105 Freud: Dio proiezione
dell'immagine paterna Ateismo e misticismo nelle filosofie esistenzialiste La
negazione della reiigione nel neopasitivismo fl valore positivo della religione
Kierkegaard: il primato della fede per giungere allo stadio religioso Bergson e
il valore dell’esperienza mistica Dio trascendente può avere significato
letterale... Tutte le espressioni riguardanti la natura di Dio sono prive di
senso ».! 2.2 Difesa della religione Contro le opinioni espresse dai
demistificatori del fenomeno re- ligioso hanno preso posizione molti ‘filosofi
del secolo scorso e del nostro, affermandone il valore positivo e
considerandolo anzi una delle manifestazioni più proprie, autentiche e genuine
dello spirito umano. Qui non possiamo riferire le vedute di tutti coloro che si
sono espressi in questo senso. Ci limiteremo a riferire il pensiero di alcuni
autori più rappresentativi, cominciando da Kierkegaard. Contro la concezione
hegeliana della religione, la quale vede in essa puramente un momento logico,
naturale dell'evoluzione dello Spirito Assoluto e contro qualsiasi
subordinazione della religione al- la filosofia, Kierkegaard proclama che la
religione non può essere ridotta ad un momento logico d'un sistema generale di
pensiero, perché essa appartiene alla sfera dell’esistenza, della vita. Allo
stadio religioso non si giunge attraverso l'intuizione come sosteneva Hegel, ma
mediante la fede. L'incontro con Dio non si dà nell’immediatezza della visione,
ma nelle tenebre della fede. E questa non è la con- seguenza d'un ragionamento
bensì un atto di decisione che com- porta un salto al di là di tutto ciò che
poggia sulla sicurezza delle leggi scientifiche e dei codici morali. Quando
l’uomo crede in Dio e avverte l’infinita differenza che separa la natura divina
dalla pro- pria, allora si prostra davanti a Lui e Lo adora." Lo sforzo di
Kierkegaard di riabilitare la religione nel suo signi- ficato autentico non
ebbe successo. Durante la seconda metà del- l’Ottocento, come s'è visto, per
opera di Marx, Engels, Comte, Niet- zsche, Freud, esplode la demistificazione
della religione la quale incontra vasti consensi e moltissimi sostenitori nel
momento in cui impera il positivismo e il materialismo. Ma quando questi
sistemi cominciano a vacillare, anche la demistificazione della religione per-
de terreno. Anzi è proprio l'impossibilità dell’accettazione di una simile
interpretazione del fenomeno religioso che induce autori co- me Bergson, James,
Scheler, Otto, Blondel a prendere posizione contro il positivismo e il
materialismo. Bergson, nel celebre saggio Le due sorgenti della morale e della
religione, prende in esame il fenomeno religioso in alcune delle sue
manifestazioni più elevate, quali il misticismo greco ed orientale, il
profetismo ebraico e il misticismo cristiano. Attraverso l’esperienza dei
mistici egli arriva all'esistenza di Dio. Questa, già presentita nella
speculazione filosofica dello slancio vitale (é/an vital), si impone ora in
maniera incondizionata. In che modo? In base alla testimonianza 0 A.J. AYER,
Language, Truth and Logic, New York (senza data), p. 115; trad. it.,
Linguaggio, verità e logica, Feltrinelli, Milano 1961. ! B. MONDIN, vol. III,
pp. 212-216. 106 di coloro che hanno l'esperienza delle cose divine. Bisogna
credere ai mistici in queste cose così come si crede ai medici e agli ingegneri
quando si tratta di problemi attinenti alle loro specializzazioni: gli uni e
gli altri sono degli esperti; sanno quello che dicono." L'esempio di
Bergson esercitò un grande influsso anzitutto in Francia e poi anche altrove.
Tra i suoi seguaci si distinse in par- ticolare Maurice Blondel. Questi,
tuttavia, nel difendere il valore oggettivo della religione, si colloca in una
prospettiva diversa da quella del suo maestro. Mentre Bergson giustifica il
fenomeno reli- gioso partendo dalle sue espressioni più autentiche, Blondel
cerca di fondarlo sull'analisi del dinamismo umano considerato nella sua
struttura essenziale. Secondo Blondel un esame attento e appro- fondito
dell’azione conduce logicamente al riconoscimento dell’esi- stenza di Dio.
Infatti « L'azione è in perpetuo divenire come trava- gliata dall’aspirazione
di una crescita infinita. [...] Noi siamo costretti a voler divenire ciò che da
noi stessi non possiamo né raggiungere né possedere. [...] È perché ho
l'ambizione d'essere infinitamente che sento la mia impotenza: io non mi sono
fatto, non posso ciò che voglio, sono costretto a superarmi. [...] Ora, questa
spinta verso l'infinito, che dilata continuamente la mia azione, è Dio. Egli
non. ha altra ragion d'essere per noi perché è ciò che noi non possiamo essere
né fare con le nostre sole forze ».! Noi siamo la sproporzione tra l'ideale e
il reale, ma tendiamo verso la loro identità: tale iden- tità è Dio stesso.
Un'abile difesa del valore e del significato dell'esperienza reli- giosa è
stata condotta anche dal filosofo americano William James, in particolare
nell'opera Le varie forme dell'esperienza religiosa. La sua difesa è basata su
motivazioni d'ordine mistico come in Bergson, piuttosto che su speculazioni
d'ordine teoretico come in Blondel, James non crede che sia possibile
trasformare la religione in un siste- ma di proposizioni scientifiche
dimostrabili apoditticamente. A suo giudizio il fondamento della religione non
è la ragione, ma la fede, il sentimento ed altre esperienze particolari come la
preghiera, conver- sazioni con l'invisibile, visioni, ecc. Tutto questo però
non significa che la religione sia priva di concetti e di dottrine. Anzi James
rico- nosce che una religione che sia veramente autentica deve logicamen- te
guardare ad un certo tipo di metafisica o di cosmologia teistica, e che perciò
la fede in Dio, i cui attributi sono essenzialmente « mo- rali » o connessi con
l’esperienza umana, può essere difesa come un elemento necessario
dell'esperienza religiosa, sebbene non possa ser- vire come base di una
teologia razionale." Ma i più autorevoli assertori del valore oggettivo
dell'esperienza religiosa non sono venuti dalla Francia o dall'America, bensì
dalla 12 Ivi, pp. 257-258. 4 M. BLONDEL, L'action, Parigi 1893, pp. 352-354;
trad. it., L'azione, La Scuola, Brescia. “4 B. MONDIN, vol. III, pp. 348-349.
107 Blondel: esperienza religiosa e dinamismo umano James: la dimensione
interiore della religione e l’esiysnza delle dotirine Il valore oggettivo
dell’esperienza religiosa Scheler: la critica all’interpretazione
evoluzionistica L'automanifestazione di Dio Otto: le differenti modalità
dell'esperienza religiosa (il sentimento del numinoso) Germania. Si tratta di
una vasta schiera di profondi pensatori di cui i più noti sono: Scheler, Otto,
Schmidt, Guardini, Adam, Tillich, Dessauer, Lang. Per esigenze di spazio noi
qui ci limiteremo a rias- sumere brevemente il pensiero dei primi due. Max
Scheler pone il fenomeno religioso al centro della sua ricerca filosofica. In
polemica coì positivismo, che come abbiamo visto riduce la religione ad un
momento transitorio dello sviluppo pro- gressivo della storia dell'umanità,
Scheler afferma il carattere asso- luto e perenne dell'esperienza religiosa.
Egli respinge categoricamen- te la teoria positivistica della nascita della
religione per un processo evolutivo che va dal feticismo, all'animismo, alla
magia, ecc., al po- liteismo e finalmente al monoteismo. Rifacendosi per la
parte storico- positiva agli studi di W. Schmidt, in particolare alla sua tesi
del monoteismo primitivo, Scheler rileva come fenomenologicamente « anche il
feticcio più primitivo presenta, per quanto rozzamente, l'essenza indeducibile
del divino, quale sfera globale dell’essere as- soluto corredato con tutte le
caratteristiche del santo ».5 In esso, e tramite esso, l'intenzione religiosa
intende, sente, vede la totalità dell'essere assoluto e santo e non un semplice
oggetto naturale in cui per entropia introduce una vita psichica. Per quanto
concerne la sfera religiosa Scheler ritiene che il motivo ultimo della sua
accet- tazione sia l'evidenza immediata dell'oggetto che si dà come tale in
atti di conoscenza specifica, nel caso, negli atti religiosi. Pertanto il
fondamento ultimo della religione non può essere che l’automani- festazione di
Dio. Tale automanifestazione della realtà personale di Dio, secondo Scheler,
può avvenire solo tramite gli uomini religiosi, culminanti nel « santo
originario », che egli individua nella figura di Cristo.! Rudolf Otto, nel suo
famoso saggio Das Heilige (Il sacro), de- scrive con acutezza straordinaria le
differenti modalità dell’espe- rienza religiosa. Questa si configura anzitutto
come sentimento del numinoso. Il numinoso è una categoria che fa parte della
categoria più complessa del « sacro ». È una categoria del tutto sui generis,
che è completamente inaccessibile alla comprensione concettuale e, in quanto
tale, costituisce un arreton, qualcosa di indefinibile, ineffa- bile, proprio
come il « bello » sul piano estetico. In questo senso appartiene al dominio
dell’« irrazionale », e rappresenta l'elemento più intimo che è comune a tutte
le religioni. Il numinoso a sua volta assume due aspetti che lo caratterizzano
in modo inequivocabile: a} l'aspetto di mysterium tremendum e b) l'aspetto di
miysterium fascinans. Il primo costituisce l'aspetto ripulsivo del numinoso, il
se- condo ne rappresenta invece l'aspetto attrattivo e « affascinante ». Però
il sacro oltre che un aspetto « irrazionale », rappresentato dalla categoria
del numinoso, riveste anche un aspetto « razionale »; que- 5 M. SCHELER,
L’eterno nell'uomo, Fabbri, Milano. i 4 Cfr. G. FERRETTI, Max Scheler.
Filosofia della religione, Vita e Pensiero, Milano 1972. 108 sto trova
espressione soprattutto nei « simboli » e nei « dogmi ». Grazie a queste
categorie, attraverso « segni » stabili e universal- mente validi, il sacro
acquista una struttura solida, che gli conferisce il carattere di « dottrina »
rigorosa, oggettivamente valida, e l’op- pone per ciò stesso alle stravaganze
dell’« irrazionalismo » fanta- stico e sognatore. 3. Definizione della
religione e sua distinzione dall’arte, dalla filosofia e dalla morale « Tutti quelli
che si occupano di scienza della religione — nota A. Lang — tutti quelli che
della religione intendono favorire lo svi- luppo, tutti quelli che la
vorrebbero estirpare, offrono una defini- zione della sua essenza »."” Noi
proponiamo come definizione sufficientemente descrittiva la seguente: « La
religione è l'insieme di conoscenze, di azioni e di strutture con cui l’uomo
esprime riconoscimento; dipendenza, ve- nerazione nei confronti del ‘sacrò ».'
Questa definizione, come si vede, comprende due elementi, uno riguardante il
soggetto e l’altra l'oggetto. Quanto al soggetto essa indica l'atteggiamento
che l’uomo assume quando si esprime religio- samente. In effetti non
ogni‘rapporto col Sacro è attività « religiosa ». Se per esempio si studia il
processo di trasformazione e di sviluppo delle religioni, i loro influssi e
Manifestazioni, non si può fare a meno di occuparsi anche dell'oggetto
dell'esperienza religiosa, tuttavia ci si muove sul piano della storia, non
della religione. « Si può par- lare di un atto religioso, soprattutto d'un atto
religioso fondamentale, solo quando l'uomo assume di fronte al Sacro e al
Divino un atteg- giamento soggettivo del tutto particolare, cioè quando viene
emoti- vamente colpito e attratto dall'oggetto ed entra in contatto DErR0: nale
con esso. Questo è il lato psichico o interiore della religione ». Come s'è
detto, l'aspetto soggettivo del fenomeno religioso è costi- tuito dal
riconoscimento della realtà del Sacro, dal sentimento di to- tale dipendenza
nei suoi confronti e dall’atteggiamento di venera- zione verso di esso.
Dell’oggetto della religione la nostra definizione indica ciò che lo
caratterizza in modo esclusivo, vale a dire di essere-sacro. Sacro è un
concetto primario, fondamentale, come i concetti di essere, di vero, di bene,
di bello, e pertanto non lo si può spiegare ulteriormen- te rifacendosi a
categorie estranee alla sfera religiosa. Su questo punto mi pare che Scheler e
Otto abbiano perfettamente ragione. Ma non per questo lo si deve considerare un
concetto non suscetti- " A. LANG, Introduzione alla filosofia della
religione, 2° ed., Morcelliana, Brescia 1969, p. 25. 4 Ivi, p. 48. 109
L'aspetto razionale del sacro: simboli e dogmi Una definizione della religione
L’atto religioso fondamentale come atteggiamento soggettivo di fronte al Divino
Il ‘Sacro’ è un concetto primario e fondamentale Le caratteristiche del Sacro:
oggettività, assiologia, trascendenza, personalisticità L'elemento oggettivo
distingue la religione dalla filosofia bile di qualche delucidazione. Infatti,
all'interno della sfera reli- giosa il Sacro assume caratteristiche sue
proprie, inconfondibili, che consentono di descriverlo in modo inequivocabile.
Tra le carat- teristiche più perspicue ricordiamo quelle così bene evidenziate
da Rudolf Otto: la numinosità (o sacralità), la misteriosità, la maestà, il
fascino. Ma sue caratteristiche importanti sono anche queste al- tre:
l'oggettività, l’assiologia, la trascendenza e la personalisticità. Anzitutto
l’oggettività: il Sacro finché permane sacro e quindi og- getto della religione
non può essere considerato una trovata della fantasia umana, una proiezione e
ipostatizzazione dei bisogni, de- sideri, ideali dell'uomo. L'atto religioso è
rivolto ad una realtà effettivamente esistente: « sempre i contenuti religiosi
si presentano con la pretesa d'avere consistenza e validità anche al di fuori
della coscienza e dell'esperienza religiosa ».” La trascendenza: anche se non è
collocato fuori del mondo, il Sacro viene sempre conside- rato come qualcosa
che supera infinitamente il mondo stesso e tut- to ciò che nel mondo è
compreso, in particolare l’uomo. L'assio- logia: il Sacro rappresenta il valore
supremo, cui fanno capo tutti gli altri valori. La personalisticità: l'uomo
religioso non si colloca in rapporto con un oggetto, ma con un Tu, con una
persona. « C'è qualcuno di fronte a lui. Io esperimento un Tu. E io me lo
immagino sotto la forma di un dèmone o di un dio ».® Determinata in questo modo
l'essenza della religione, risulta evi- dente in che cosa essa si distingua
dalla filosofia, dall'arte e dalla morale. Ciò che la distingue dalla filosofia
è soprattutto l'elemento soggettivo; infatti sia la religione che la filosofia
si occupano del Sacro, del Divino, della « realtà ultima », ma fanno ciò in un
modo totalmente diverso. La filosofia procede astrattamente e con fina- lità
puramente speculative; invece la religione « è una presa di po- sizione
personale che va oltre la semplice conoscenza della verità, è l'atteggiamento
in cui tutto l’io si raccoglie nella sua singolarità »,% con un impegno supremo
(ultimate concern)? Ciò che distingue la religione dall'arte è invece
soprattutto l'elemento oggettivo: la re- ligione ha per oggetto il reale,
l’arte l'ideale. Infine, anche religione e morale, nonostante siano legate
l'una all'altra nel modo più stret- to, sono essenzialmente distinte. « La
prima è incontro con Dio: contatto personale con Lui, riconoscimento umile e
devoto del suo valore assoluto e della sua santità. Alla seconda spetta la cura
e la realizzazione dei valori che corrispondono all'essenza dell’uomo ».# »
Ivi, p. 79. i i 2° G. VAN DER LEEUW, L'uomo primitivo e la religione, Einaudi,
Torino 1961, p. 144. 2 A. LANG, Op.
cit., p. 110. ® P. TiLIcH, Systematic Theology, Chicago 1951, vol. I, pp. 22 ss. 3 A. Lanc, Op. cit., p. 118. 110 4.
Fondazione teoretica della religione A questo punto, se si vuole passare dal
piano formale della de- finizione della religione a quello della sua verità
obiettiva, occorre affrontare il problema della verità dell’ oggetto della
religione, un problema di capitale importanza ma anche estremamente arduo
qualora ci si voglia affidare esclusivamente alle forze della ragione. Per
risolverlo si possono battere due vie: la metafisica e l’erme- neutica storica;
però né l'una né l'altra sono in grado di garantire il sicuro raggiungimento
del traguardo e sono tutte due SOSpAFE di grosse difficoltà. La metafisica ha
il pregio di far leva esclusivamente sulle forze della pura ragione; ma proprio
per questo ha ben poche probabilità di risolvere un problema così difficile
come questo. Anche nell’even- tualità che riesca ad elevarsi fino al piano
religioso, la ragione spe- culativa non potrà mai fornire un quadro
sufficientemente preciso, dettagliato, concreto ed esistenziale. La sua massima
aspirazione è provare l’esistenza di Dio, la creazione del mondo e la
possibilità della rivelazione. Ma queste verità non sono sufficienti ad
alimentare la vita religiosa, una vita fatta di intimità, amore, devozione,
ado- razione, preghiera. Da Leibniz in poi a quella parte della metafisica che
si occupa del problema di Dio si è dato il nome di teodicea (difesa di Dio; dal
greco theos = Dio; dikein = difendere). I limiti inevitabili che accompagnano
questa disciplina sono ovvi per la natura sovrannaturale del suo oggetto: Dio,
che rimane anche per il filosofo un mistero tremendo e fascinoso, il quale
acceca qualsiasi intelligenza che pretende di catturarlo. Lo stesso san Tom-
maso confessava che il modo migliore di parlare di Dio è quello x« per negazioni
», perché « Dio rimane avvolto nella notte oscura del- l'ignoranza, ed è in
questa ignoranza che noi ci avviciniamo a Dio durante la nostra vita. Infatti
in questa fitta nebbia abita Dio ». Ma altra cosa è riconoscere i limiti di una
disciplina, altra cosa conte- starne la legittimità e la possibilità. A partire
da Kant sono state sollevate contro la teodicea tali dif- ficoltà da mettere in
dubbio la sua stessa legittimità e possibilità. Kant ha sollevato obiezioni di
ordine gnoseologico; Wittgenstein di ordine semantico; Heidegger di ordine
metodologico. In breve, Kant confinando la conoscenza umana all'ordine dei fe-
nomeni, concede alla ragione il potere di sollevare la questione di Dio ma le
nega la possibilità di risolverla positivamente. Wittgen- stein, ritenendo che
si possa parlare sensatamente soltanto di oggetti verificabili empiricamente,
poiché Dio non appartiene a questo or- dine di oggetti, dichiara che di Lui non
si può parlare: né sollevare questioni, né dare risposte. Infine, Heidegger
ritiene che la meta- fisica abbia come oggetto proprio lo studio dell'essere
degli essenti (« Perché vi è, in generale, l’essente e non il nulla? ») e come
metodo 111 II problema della verità dell'oggetto ‘religioso Il compito della
“‘teodicea’’ Obiezioni contro la teodicea I limiti dell’ermeneutica e della
ragione storica proprio la fenomenologia e di conseguenza sostiene che non c'è
spazio per una riflessione autenticamente metafisica su Dio: la teo- dicea non
può essere altro che una onto-teo-logia. Alle obiezioni di Kant, Wittgenstein e
Heidegger non è difficile replicare: basta denunciare la loro pretesa di
bloccare la conoscen- za umana dentro il mondo dei fenomeni, il linguaggio
sensato den- tro la sfera delle cose verificabili, la metodologia appropriata
per accostarsi alla realtà al solo metodo fenomenologico. Se tali pre- clusioni
non vengono ritenute legittime, allora lo studio di Dio divie- ne per il
filosofo non solo una possibilità ma anche un dovere, poiché esprime l’esigenza
insopprimibile della natura umana di afferrare il senso della sua origine e del
suo fine ultimo. L'ermeneutica, cioè l’arte della interpretazione, da parte
sua, assumendo come punto di partenza un evento storico particolare (la
rivelazione biblica, oppure quella cristiana, quella islamica, ecc.) si trova
nella difficoltà di provare come un evento storico di carattere particolare
(situato in un dato momento spazio-temporale) possa assurgere a valore
universale, assoluto. Essa dovrebbe mostrare che è l'unico evento capace di rispondere
alle istanze fondamentali della natura umana e di appagarle pienamente. Ma dove
trovare argo- menti decisivi a sostegno di questa pretesa? La ragione storica
non sembra in grado di scoprirli. Qualcuno potrebbe pensare di risolvere il
problema unendo in- sieme le due vie. Ma questa è un'impresa irrealizzabile,
perché la metafisica e l’ermeneutica storica si dirigono verso oggetti che non
hanno nulla di comune tra di loro. Tutto ciò lascia intendere che la soluzione
adeguata del problema religioso non si può ottenerla con la pura ragione, ma
soltanto me- ‘ diante la fede, cioè mediante un'umile e completa sottomissione
di tutto l'essere dell'uomo a colui che costituisce il centro, il cuore,
l'anima della sfera religiosa, Dio. CONCETTI DA RITENERE — Stadio religioso —
Numinoso; arreton; mysterium tremendum — Soggetto e oggetto della religione —
Numinosità; misteriosità; maestà; fascino; oggettività; assiologia; tra-
scendenza; personalisticità SINTESI CONTENUTISTICA I. I TERMINI DEL PROBLEMA a)
La religione è una manifestazione tipicamente umana che ha caratteriz- zato
tutti i tempi e tutte le culture. Essa si impone come una costante dell'es-
sere umano, anche se non è coltivata da tutti gli uomini. b) :La problematicità
della religione risiede nel fatto che l’attività religiosa è rivolta verso un
oggetto di cui si vede messa in questione persino l'esistenza. ‘112 II. LE
PRINCIPALI INTERPRETAZIONI FILOSOFICHE DELLA RELIGIONE 1) La questione
religiosa ha interessato sia il pensiero classico che quello medioevale e
moderno. Ma è a partire da Hume e da Kant che essa assume una connotazione
centrale. Nella cultura contemporanea si delineano due orien- tamenti: uno
tendente a demistificare la religione, l’altro a difenderla. III.
DEMISTIFICAZIONE DELLA RELIGIONE Iniziatore di tale orientamento è Feuerbach
che sottraendo alla religione ogni valore oggettivo la riduce a fenomeno in
proiezione di alcuni bisogni fon- damentali dell’uomo: Dio èsolo l’idea che
esprime ciò che l’uomo aspira ad essere. — Sulla scorta di Feuerbach, Marx
radicalizza l’interpretazione affermando che la religione è una delle
sovrastrutture prodotte da una determinata strut- tura economica e che di essa
la classe egemone si è sempre servita per man- tenere lo stato di sottomissione
della classe subalterna. — La soluzione della questione economico-sociale
prospettata dal comuni- smo decreta la scomparsa della religione. — Comte,
padre del positivismo, colloca l’esperienza religiosa nella fase primitiva
della storia dell'umanità, che nella sua fase matura {quella del pro- gresso
industriale e scientifico) è chiamata ad esprimere un unico culto, quello di se
stesso: il culto dell'Umanità. — La religione viene considerata un fenomeno
proiettivo e illusorio anche da Freud, che considera il fatto religioso come
espressione dell'idea del padre che l'inconscio umano porta dentro di sé. —
Nietzsche giunge perfino a decretare la « morte di Dio », con particolare
riferimento al Dio cristiano, in un mondo in cui il Super-Uomo non lascia più
spazio alla realtà dei miseri, dei deboli, degli umili, dei poveri. —
Esistenzialisti (per esempio Sartre ed Heidegger) e neopositivisti (Car- nap,
Ayer) negano alcun valore alla dimensione religiosa, i primi impegnati
totalmente sulla dimensione dell’immanenza e dell’esistenzialità dell'uomo, i
secondi perché ritengono valide solo le proposizioni il cui contenuto è speri-
mentalmente verificabile. IV. DIFESA DELLA RELIGIONE — Kierkegaard attribuisce
allo stadio religioso il grado più elevato del- l’esistenza umana che affida il
proprio senso alla fede e all'adorazione di Dio. — Bergson arriva all'esistenza
di Dio attraverso l’esperienza dei mistici, che egli considera gli esperti
delle cose divine. — Blondel cerca di fondare il fenomeno religioso
sull'analisi del dinami- smo umano considerato nella sua struttura essenziale;
l’azione, che trova solo in Dio la giustificazione della sua spinta
all'infinito. — James afferma che fondamento della religione sono la fede, il
sentimen- to e la preghiera. Una religione autentica deve guardare a una certa
metafisica o a una certa cosmologia razionale e la fede in Dio, i cui attributi
sono « mo- rali », può servire da base ad una teologia razionale. Il valore
oggettivo della religione è stato ribadito soprattutto da pensatori tedeschi: —
Scheler afferma il carattere assoluto e perenne dell'esperienza religiosa. Il
fondamento ultimo della religione è l’automanifestazione personale di Dio, che
avviene attraverso gli uomini religiosi, culminanti nel Cristo, il « Santo
originario ». — Otto configura il fenomeno religioso come sentimento del
numinoso che assume due aspetti: il mysterium tremendum (aspetto repulsivo) e
il myste- rium fascinans (aspetto attrattivo e affascinante). L'aspetto
irrazionale si ac- compagna a quello razionale dei simboli e dei dogmi, che
conferiscono al sacro il carattere di dottrina rigorosa, oggettivamente valida.
113 — Ricordiamo tra gli assertori del valore oggettivo dell'esperienza reli-
giosa anche Schmidt, Guardini, Adam, Tillich, Dessauer, Lang. V. DEFINIZIONE
DELLA RELIGIONE E SUA DISTINZIONE DALL'ARTE, DALLA FILOSOFIA E DALLA MORALE 1.
La religione è stata definita da Lang come l'insieme di conoscenze, azioni,
strutture con cui l’uomo esprime riconoscimento, dipendenza, venerazione nei
confronti del sacro. 2. Soggetto della definizione è l'atteggiamento assunto
dall'uomo nell’espri- mere la sua religiosità; oggetto è l'essere Sacro. Sacro
è un concetto primario, fondamentale, come l'essere, il bene, il vero, ecc.
Pertanto può essere spiegato solo attraverso le categorie dell'esperienza
religiosa. 3. Le categorie del sacro sono state ben evidenziate da R. Otto:
numinosità, misteriosità, maestà, fascino, oggettività, assiologia,
trascendenza, personali- sticità. 4. a) La religione si distingue dalla
filosofia in ordine all'elemento sogget- tivo: quest’ultima procede
astrattamente e speculativamente, mentre la prima è un atteggiamento totale,
personale .e singolare dell'io; b) la religione si di- stingue dall'arte in
ordine all'elemento oggettivo: per la prima esso è il reale, per la seconda è
l'ideale; c) religione e morale pur strettamente legate sono distinte: la prima
è incontro personale e contatto con Dio, la seconda è realiz- zazione dei
valori che rispettano l’uomo. VI. FONDAZIONE TEORETICA DELLA RELIGIONE 1 La
fondazione è possibile attraverso due strade: a) la metafisica fa leva sulla
forza della ragione. La sua aspirazione è di provare l’esistenza di Dio, la
creazione del mondo, la possibilità della rivelazione; b) l’ermeneutica assume
come punto di partenza un evento storico particolare (ad esempio la rivela-
zione biblica). 2. Limite della metafisica è quello di non poter alimentare la
vita religiosa (intimità con Dio, amore, adorazione, preghiera). Limite
dell'ermeneutica è quello di poter provare come un evento storico particolare
può assurgere a valore universale assoluto. QUESTIONARIO DI VERIFICA E
DISCUSSIONE 1. In quale misura la dimensione del mistero circonda la vita umana
e si sottrae al possesso della conoscenza e dell'indagine scientifica? L'uomo
può veramente ignorare questa dimensione? 2. Perché la religione è un fenomeno
problematico? 3. Come provano l’esistenza di Dio Aristotele, Agostino, Tommaso,
Ansel. mo, Cartesio, Leibniz? 4. Che cosa si intende per prova ontologica? 5.
Kant quale classificazione presenta delle prove dell’esistenza di Dio? Che
valore assegna alle prove tradizionali? 6. Su quali ragioni basano la
demistificazione della religione Feuerbach, Marx, Comte, Freud, Nietzsche,
Sartre, Carnap? p 7. Che funzione assegnano alla religione Spinoza, Hegel,
Croce? 8. Su che cosa fondano la religione Schleiermacher, James, Bergson,
Otto, Scheler? © 9. Come ha avuto origine la religione? Che cos'è il sacro?
Qual è la sua relazione col profano? | 10. In che rapporto si trovano religione
e cultura, religione e cristianesimo, ‘religione e filosofia, religione e
scienza, religione e mito, religione e morale, ‘religione e arte? 114 11. Fino
a che punto il nostro tempo ha perso il senso del mistero e di Dio? Quati le
conseguenze storico-culturali ed etiche più evidenti? SUGGERIMENTI
BIBLIOGRAFICI AA.Vv., L'ateismo: natura e cause, Massimo, Milano 1983. AA.Vv.,
Il problema di Dio in filosofia e teologia oggi, Massimo, Milano 1983, AA.Vv.,
Etica e filosofia della religione, Benucci, Perugia 1980. AA.Vv., Con Dio e
contro Dio, a cura di M.F. Sciacca, 2 voll., Marzorati, Milano 1973. ARTINI S.,
Cristianesimo religione possibile?, Massimo, Milano 1975. - BERGSON H., Le due
fonti della morale e della religione, Morcelliana, Bre- scia 1949, BIASUTTI F.,
Problemi di metodo: filosofia e religione, Liviana, Padova. BOCcHENSKI J.M., La
logica della religione, Ubaldini, Roma 1967. CANTONE C., Introduzione al
problema di Dio, La Scuola, Brescia 1973. COPLESTON F., Religione e filosofia,
La Scuola, Brescia 1977. CRISTALDI G., Prospettive di filosofia della
religione, Vita e Pensiero, Mila- no 1980. DEL Noce A., I! problema
dell’ateismo, Il Mulino, Bologna 1970*. Fagro C., Introduzione all'ateismo
moderno, Studium, Roma 1969?. GILKEy L., Il destino della religione nell'era
tecnologica, Abete, Roma 1972. GILSON E., Dio e la filosofia, Massimo, Milano
1984. GRISON M., Teodicea, Paideia, Brescia 1978. JAMES W., Le varie forme
della coscienza religiosa, Principato, Milano. KANT I, La religione entro i
limiti della sola ragione, Guanda, Parma 1967. LUCKMANN T., La religione
invisibile, Il Mulino, Bologna 1976. MANCINI I., Filosofia della religione,
Abete, Roma 1968. MARITAIN J., Ateismo e ricerca di Dio, Massimo, Milano 1983.
MONDIN G.B., Introduzione alla teologia, Massimo, Milano 1984. PELLEGRINO U.,
Rivelazione di Dio e umanesimo cristiano, Ancora, Milano 1967. THIELICKE H., E
se Dio esistesse..., Morcelliana, Brescia 1975. TURNER V., La foresta dei
simboli, Morcelliana, Brescia 1976. WEIL S., Attesa di Dio, Rusconi, Milano
1972. WINDELBAND W., Filosofia e filosofia della religione, Benucci, Perugia
1982. 115 Etica: studio dell’attività umana riferita al suo fine ultimo
Prospettiva critica: indagine sui codici morali e le prescrizioni Capitolo nono
| IL PROBLEMA ETICO O MORALE QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Che cosa caratterizza
il comportamento umano? In che misura libertà e capacità di scelta orientano
l’azione? 2. Come si può definire il valore morale? L'etica o morale, secondo
una delle definizioni più comuni, è lo studio dell'attività umana con
riferimento al suo ultimo fine, che è la piena realizzazione dell'umanità. Il
problema etico assume due aspetti principali: uno riguarda il fondamento e il
valore dei codici, dei principi, delle norme, delle persuasioni morali già
esistenti; è la prospettiva critica. L'altro ri- guarda le condizioni che
rendono possibile l’azione morale in asso- luto; il criterio di ciò che è
morale e immorale per l’uomo; il fine ultimo della vita umana e i mezzi più
adatti per raggiungerlo. Que- sta è la prospettiva teoretica. Le due
prospettive non sono disgiunte l'una dall'altra, ma intimamente connesse, in
quanto la prima fa da preambolo alla seconda: infatti la teorizzazione
sistematica della morale richiede la valutazione critica dei comportamenti
comuni. 1. La prospettiva critica La prospettiva critica riguarda gli
interrogativi suscitati dalle prescrizioni e dalle norme dei codici morali.
Infatti, se tali codici non sono suffragati dall'autorità divina, è naturale
che ci si domandi: Chi li ha stabiliti? Che valore hanno? Si possono cambiare?
A chi spetta il diritto di sostituirli con altri? Tocca alla collettività,
oppure ai singoli, o ai governanti? Nella storia della filosofia questi sono
gli interrogativi che han- no dato il via alla riflessione morale. Essi sono
già dibattuti vivace- mente dai Sofisti, ma poi sono ripresi anche dalla
filosofia morale di Socrate, Platone, Aristotele e dagli Stoici. Il contesto
politico e culturale dell'età di Pericle era particolar- mente propizio allo sviluppo
della critica della morale tradizionale. Le guerre con i Persiani e il
commercio con gli altri popoli avevano rivelato ai greci nuovi stili di vita, e
di pensiero, costituzioni civili e consuetudini morali diverse dalle proprie.
Questo induce i Sofisti, 116 che già avevano rinunciato alla riflessione sul
mondo per concentrare la propria attenzione sull'uomo, ad interrogarsi sul
fondamento del- le norme che regolano la condotta umana. La constatazione che
tali norme presentano notevoli divergenze presso i vari popoli li induce a
concludere che esse non si fondano sulla natura umana bensì su determinate
convenzioni sociali. Gli stati fissano per i propri citta- dini le convenzioni
che giudicano più opportune per il loro benessere individuale e sociale. Ovviamente
i Sofisti ritengono che il popolo greco possegga le convenzioni morali più
elevate di qualsiasi altro popolo barbaro. Ma poiché non si tratta di principi
morali innati bensì acquisiti, occorre farli apprendere alla gioventù mediante
una apposita istruzione ed educazione. Di qui l’importanza che assume
l'insegnamento morale nella polis greca. I Sofisti dicono di assumersi la
responsabilità di tale insegnamento e si presentano perciò come « maestri di
virtù ». Il problema del fondamento dei codici e delle consuetudini mo- rali
viene ripreso ed approfondito da Socrate il quale lo fa con tale originalità di
vedute da meritare di essere considerato*il creatore della filosofia morale: «
Socrate è il principale punto di partenza da cui si distaccano tutte le
successive linee di sviluppo del pensiero etico greco; le speculazioni sulla
condotta umana prima di Socrate, a nostro avviso, sono semplicemente un
preludio alla effettiva rap- presentazione ».! Socrate prende nettamente
posizione contro le due tesi basilari dei Sofisti. Contro la prima la quale
dice che i codici morali, le per- suasioni etiche, i concetti fondamentali
dell'etica (come buono, giu- sto, onesto, ecc.) sono frutto di convenzioni
sociali, Socrate sostiene che essi trovano invece il loro fondamento nella
natura stessa delle cose e dell’uomo. Parimenti contro la seconda tesi la quale
afferma che le idee e i principi morali si apprendono mediante l’insegnamen-
to, Socrate mostra che l'insegnamento presuppone il possesso di tali principi ed
idee, e contribuisce tutt'al più alla presa di coscienza ri- guardo ai
medesimi. Ma Socrate non si accontenta di respingere le tesi dei Sofisti
contrapponendo ad esse altre tesi che si ispirano alla visuale filosofica
opposta; egli sposta l'indagine morale ad un livello più profondo domandandosi
come si possano giustificare le valuta- zioni morali. Certo, valutazioni morali
se ne davano anche prima di Socrate. Per esempio Eutifrone (il personaggio
dell'omonimo dia- logo di Platone) riteneva « empia » la condotta di suo padre
e per questo aveva deciso di denunciarlo; ma l’incontro con Socrate gli impone
in sostanza questo problema: « Perché giudico empia la con- dotta di mio padre?
Che cos'è l’empio e che cosa invece il suo op- posto, il santo? ». Si badi bene,
la domanda non è « che cosa è empio e che cosa è santo » — questo può indicarlo
anche l'ordine E Outlines of the History of Ethics, Macmillan, London 1949, Pp.
. 117 L'’interrogativo dei Sofisti sul fondamento della norma morale Socrate:
critica al convenzionalismo e fondamento naturale della morale Il fondamento
ultimo della moralità La nozione di bene e di male Prospettiva teoretica: le
condizioni trascendentali dell’agire morale costituito (quell’ordine in base al
quale Eutifrone aveva deciso di procedere contro suo padre) — bensì « che cos'è
l’empio e i/ santo », ossia che cosa sono l’empietà e la santità, che cosa sono
cioè quei valori in base ai quali si può dichiarare empia o santa una deter-
minata azione, e giustificare questa valutazione. Come si vede, Socrate non si
accontenta di prendere in esame i codici morali correnti e di verificarne la
legittimità. Egli si spinge più avanti e si interroga sul fondamento ultimo
della moralità in quanto tale. In tal modo egli oltrepassa il problema critico
e si cimenta con quello teoretico. La sua soluzione di questo pro- blema è
nota. Scavando sotto le apparenze le quali danno l’im- pressione che non esista
nessun principio morale assoluto, univer- sale, Socrate mostra che l’uomo è in
possesso di un criterio su- premo di moralità che lo aiuta a distinguere il
bene dal male. È vero che gli uomini considerano buone cose diverse: uno pone
il suo bene nella ricchezza, un altro negli onori, un altro ancora nella virtù;
ma è anche vero che ogni uomo possiede la stessa nozione di bene e di male. Un
uomo può amare le ricchezze e considerarle buone, un altro può considerare
buoni gli onori, un altro i piaceri. Ma, osserva Socrate, nessuno dirà che il
bene è male e che il male è bene; ognuno cercherà quello che egli considera
bene e fuggirà quello che considera male. È evidente, dunque, che in ciascun
uomo c'è la nozione o concetto di bene e di male, in se stessa sempre ugua- le,
anche se la sua applicazione è diversa. Il problema critico del fondamento e
del valore dei codici e delle consuetudini morali dopo Socrate viene ripreso
spesse volte da molti altri filosofi, ma senza più uscire dall’alternativa già
emer- sa nel dibattito tra Socrate e i Sofisti, l'alternativa tra convenzio-
nalismo (la soluzione dei Sofisti) e naturalismo (la soluzione di So- crate). A
favore del convenzionalismo si schierano gli epicurei, gli scettici, i nominalisti,
Cartesio, gli empiristi, i positivisti, gli esi- stenzialisti, i marxisti e
altri ancora. Si mettono invece dalla parte del naturalismo Platone,
Aristotele, Plotino, i neoplatonici, la mag- gior parte degli scolastici, gli
idealisti, i neorealisti e i neotomisti. 2. La prospettiva teoretica La
prospettiva teoretica verte sulle condizioni trascendentali del- l'agire morale
e sul criterio supremo per distinguere il bene dal male. Quanto alle condizioni
trascendentali tutti i filosofi sono d’ac- cordo nel riconoscere che la prima
di tutte le condizioni è la libertà. Essi potranno discutere sulla possibilità
o meno di provare teoretica- mente che l'uomo possiede questa qualità, ma non
sul principio che se l'uomo non è libero non si può assolutamente parlare di
mora- lità. Questa verità già lucidamente illustrata da Aristotele nell’Etica
nicomachea fu ulteriormente approfondita dagli Scolastici, in parti- 118 colare
da san Tommaso, da Cartesio e da Kant. Questi considera la libertà la conditio
essendi della morale e fa di essa il primo postu- lato della ragion pratica
ossia della filosofia morale. A proposito della libertà Vanni Rovighi osserva
giustamente che essa è non soltanto una condizione ma anche una componente co-
stante dell'atto morale. Essa non precede la scelta e poi viene meno, ma
accompagna la scelta dall'inizio alla fine. « La scelta è sempre libera, perché
sempre il tradurre in azione un giudizio valutativo esige impegno. Il valore da
attuare in concreto non ci determina mai necessariamente perché non incarna mai
totalmente il valore, per- ché non è mai la pienezza del valore. Un’azione
giusta e generosa è sempre abbastanza scomoda e faticosa per poter essere
guardata sotto questi aspetti negativi, e quindi scartata, e il giudicare che
hic et nunc è il mio vero bene, che l’autentica attuazione di me stesso è
questa, anche se impone un sacrificio, esige sempre, come si diceva, un
impegno, un atto di volontà »- Un'altra condizione trascendentale della morale
è là consapevo- lezza o coscienza. Di per sé questa è già implicita nella
condizione precedente:peressere veramente libera un'azione implica che si
conosca ciò che si fa. Uno dei principi più elementari della morale cristiana
dice giustamente che, per essere grave, un'azione cattiva dev'essere compiuta
con piena avvertenza, ossia con consapevolezza. L'assenza di questa condizione
può essere determinata da due motivi: a) errore riguardo a ciò che si fa (si
sceglie una cosa per un'altra); b) mancanza della facoltà raziocinativa o
impedimento del suo uso in chi agisce (per esempio, il bambino che non ha
ancora l’uso di ragione, il pazzo, l'ubriaco, ecc.). La terza condizione
trascendentale della morale è che la libertà sia guidata da qualche norma, da
qualche principio direttivo. Una libertà assoluta che rifiuti di sottostare a
qualsiasi legge, come quella affermata da Nietzsche e Sartre, diventa
necessariamente una libertà amorale. Ma a quali norme deve sottostare la
libertà? Qui tocchiamo già la questione del criterio supremo della moralità,
una questione che vede i filosofi profondamente divisi. Da una parte si trova
una va- stissima schiera d’autori che assegnano la funzione di criterio su-
premo al fine ultimo verso cui si dirige l'uomo nelle sue azioni. Dall'altra si
trova un gruppo abbastanza nutrito di filosofi che asse- gnano il ruolo di
criterio supremo alla legge, al dovere. Le morali costruite sul principio del
fine si chiamano teleologiche; invece quelle costruite sul principio del dovere
si chiamano deontologiche, Dato, però, che tutt'e due i principi, fine ultimo e
dovere, sono suscettibili di diverse interpretazioni (così, per esempio, il
fine ultimo può essere identificato col piacere, oppure con l'interesse, 2 S.
VANNI RovIGHI, « Il problema morale », in Studio ed insegnamento della filosofia,
Ave, Roma 1969, vol. I, pp. 294-295. 119 Costante interazione tra libertà e
scelta La consapevolezza 0 coscienza Morali teleologiche e morali deontologiche
Le concezioni relativistiche o situazionali Edonismo: il bene morale è il
piacere sensibile Epicuro: il piacere come assenza di dolore La virtù mezzo per
conseguire il vero piacere l'utile o privato oppure della società, con la
felicità, con i valori, ecc., e il dovere può essere fondato su leggi divine
oppure naturali oppure civili, ecc.) ne consegue che si possono sviluppare vari
tipi sia di morali teleologiche sia di morali deontologiche. Nel gruppo delle
morali teleologiche i'tipi principali sono: edo- nismo, utilitarismo,
eudemonismo e l'etica dei valori. Mentre nel gruppo delle morali deontologiche
i tipi principali sono due: stoici- smo e formalismo kantiano. Ci sono però
alcuni filosofi che rifiutano di costruire la morale su di un principio
assoluto, sia esso il fine ultimo oppure il dovere. Ammettono senz'altro che
l’uomo ha doveri da compiere, leggi da osservare, fini da realizzare, ma questi
mutano da un'epoca all'altra, da un luogo all’altro, da una circostanza
all'altra. Pertanto ritengono che si possano elaborare soltanto etiche
relativistiche o situazionali. Nelle pagine che seguono esporremo brevemente
questi tipi fon- damentali di morale teleologica, deontologica e situazionale,
riferen- doci a qualcuno degli autori più rappresentativi. a) Edonismo -
L'edonismo assume quale criterio supremo della moralità il piacere sensibile e,
pertanto, identifica il bene morale con quest'ultimo. Esso è stato professato
anzitutto da alcune cor- renti della filosofia greca: i Sofisti, i Cirenaici e
gli Epicurei, e poi da vari autori dell'epoca moderna: Montaigne, Hobbes,
Helvetius, Bentham, Stuart Mill, Freud. I più noti assertori dell'etica
edonistica sono gli Epicurei, ai quali si deve senz'altro l'elaborazione più
rigorosa di questo tipo di morale. Epicuro giustifica la scelta del piacere
quale criterio supremo della morale nel modo seguente: « Noi diciamo che il
pia- cere è principio e fine della vita felice, perché abbiamo riconosciuto che
tra i beni il piacere è il primo e quello più connaturale a noi ». In effetti è
sempre per il piacere che noi scegliamo di fare o di fuggire qualche cosa. a Il
piacere in cui Epicuro fa consistere la felicità è la vita pacifica, l'assenza
di qualsiasi preoccupazione (atarassia). Il piacere è quindi concepito come
assenza di dolore piuttosto che come soddisfaci- mento di qualsiasi passione: «
Quando diciamo che il piacere è il bene supremo non intendiamo riferirci ai
piaceri dell'uomo corrot- to, che pensa solo a mangiare, bere e alle donne ».
La virtù è il mezzo per conseguire il vero piacere. Virtuoso è colui che coglie
il vero diletto secondo moderazione e misura, e limita il suo desiderio a quei
piaceri che non turbano l’anima. Per il pieno raggiungimento dell’atarassia,
della felicità, Epicuro raccomanda di liberarsi dalle tre preoccupazioni che
maggiormente assillano l'uomo: gli dèi, la morte e la politica? L'etica
edonistica teorizzata da Epicuro e propagandata dai suoi ' Cfr. B. MONDIN, vol.
I, pp. 176-177. 120 discepoli in tutte le regioni dell'impero ellenistico,
aveva già trovato dei convinti assertori in alcuni filosofi del secolo V a. C.,
soprattutto tra i Sofisti e i Cirenaici (questi ultimi capeggiati da
Aristippo). Le loro teorie avevano richiamato l’attenzione di Platone e di
Aristotele, i quali elaborano le loro dottrine morali in costante polemica con
le posizioni degli edonisti, mettendone in luce i gravissimi limiti. In- fatti
la natura umana si caratterizza per la sua componente spiri- tuale, l'anima, e,
quindi, non può avere per fine il piacere, bensì la virtù, in particolare la
virtù della sapienza. Questa e non il pia- cere costituisce il criterio supremo
della moralità, e per conseguire la sapienza l'uomo dev'essere disposto a
compiere qualsiasi sacrificio. Una critica altrettanto perentoria dell’edonismo
si ha col cristia- nesimo che esalta l’amore come superamento dell’egoismo e
del- l’edonismo, e rivela i lati positivi del dolore, i quali lo rendono per-
fino amabile, non in sé, ma come mezzo insostituibile di purifica- zione e di
perfezione individuale, e di redenzione per gli altri. b) Utilitarismo -
L’utilitarismo assume come criterio supremo della morale l’utile, l'interesse,
il vantaggio. Di esso si danno due ver- sioni principali, dette utilitarismo
egoistico e utilitarismo altruisti- co o sociale. Il primo fa valere come
criterio l'utilità, l'interesse del singolo; invece il secondo fa valere
l'interesse, il vantaggio della collettività. Il sostenitore più convinto
dell’utilitarismo egoistico è Hobbes; mentre quasi tutti gli altri massimi
esponenti della filosofia inglese (Bacone, Locke, Hume, Stuart Mill, Russell)
sostengono l’u- tilitarismo altruistico e criticano severamente la posizione di
Hob- bes. Così, per esempio, Hume osserva, contro Hobbes, che la lode e il
biasimo che noi accordiamo ad azioni virtuose compiute lontano da noi
(lontananza di tempo e di spazio) oppure da un nostro avversario e che possono
anche nuocerci, provano l’esistenza, all’ori- gine dei nostri sentimenti, di
qualcosa che sfugge all’istinto egoista e che non pretende di far appello
nemmeno ad un interesse privato immaginario. Vi sono inoltre inclinazioni in noi,
come la generosità, l’amore, l'amicizia, la compassione, la rettitudine, che
hanno « cause, effetti, oggetti, operazioni » totalmente diverse da quelle
delle pas- sioni egoistiche. L'ipotesi di una benevolenza disinteressata,
distinta dall'amore proprio, è realmente più semplice e più conforme all'e-
sperienza dell'ipotesi che pretende di risolvere ogni sentimento u- manitario
attraverso l'egoismo. Vi sono esigenze naturali e passioni mentali che ci
spingono verso l'oggetto senza alcuna considerazione di puo interesse. A Stuart
Mill spetta il merito d'avere elaborato una forma sofi- sticata di utilitarismo
in cui cerca di far coincidere il piacere indi- viduale (fissando una ingegnosa
« scala dei piaceri ») con l'utilità della collettività. La coincidenza si
realizza allorché si dà la prefe- renza ai piaceri del « cuore » (devozione e
altruismo), inesauribili produttori di gioie incessantemente rinnovate per
colui che dà come 121 L'utilitarismo egoistico di Hobbes Stuart Mill: piacere
individuale e interesse collettivo Eudemonismo in Aristotele e Tommaso: la
felicità come piena realizzazione dell’essere Contemplazione filosofica e
contemplazione teologica per colui che riceve. Il traguardo di questa mirabile
fusione non è frutto di calcoli egoisticamente sottili, ma piuttosto di un pro-
cesso psicologico di associazione delle idee. Secondo Mill, grazie a tale
processo, la nozione di interesse proprio e ia nozione di interesse altrui
diventano così strettamente fuse che l'individuo non può più pensare alla propria
felicità senza, automaticamente, pensare a quella degli altri: donde l’aspetto
d'obbligazione e di spontaneità, allo stesso tempo, che assume la vita morale
presso l’in- dividuo realmente virtuoso. c) Eudemonismo - Per l’eudemonismo
(dal greco eudaimonia), il criterio supremo della morale è la felicità,
cosicché un'azione è giudicata moralmente elogiabile oppure riprovevole a
seconda che sia o no compiuta in vista della felicità, I massimi esponenti di
questo tipo di morale sono Aristotele e Tommaso d'Aquino. Secon- do entrambi
questi autori ogni azione è diretta ad un fine, ma que- sto non basta a
renderla eticamente valida; ciò avviene soltanto nel caso che il fine
particolare in vista del quale è compiuta sia in ar- monia col fine ultimo
verso cui è orientato colui che la compie. Il fine ultimo d'ogni ente è la sua
piena realizzazione, e questa si ottiene con lo svolgimento a pieno ritmo di
quell’attività che gli è propria, ossia di quell'attività che attua la sua
natura specifica. Dal raggiun- gimento dell'ultimo fine dipende la sua
felicità. Quanto all'uomo, l’attività che lo distingue dagli animali è il
pensiero, la cui espres- sione massima è la contemplazione. Perciò la felicità
dell'uomo non consiste né nelle ricchezze né negli onori e tanto meno nel
piacere (tutte cose che anziché contribuire alla piena realizzazione della men-
te umana, la disturbano e persino l’offuscano interamente), bensì nella
contemplazione. Ma contemplazione di che cosa? Su questo punto c'è una parziale
divergenza tra Aristotele e Tommaso. Secondo Aristotele la contemplazione che
assicura all'uomo la piena felicità è quella della verità assoluta nei tre
campi della fisica, della mate- matica e della metafisica. Invece per san
Tommaso la contempla- zione ha un senso eminentemente teologico: secondo il
pensatore di Aquino l’unica contemplazione che può esaurire tutte le esigenze
del pensiero e che perciò può ricolmare l’anima di felicità è la con-
templazione di Dio. Per comprendere bene il pensiero di san Tom- maso su questo
punto occorre però fare una precisazione: la cono- scenza di Dio in cui egli
ripone la piena felicità dell'uomo non è certamente quella conoscenza analogica
di Dio che la nostra mente può raggiungere durante la vita presente. Neppure la
conoscenza metafisica più eccelsa può bastare a farci felici, dato che la
rîfles- sione filosofica ci fa vedere più quello che Dio non è, che quello che
egli è. Persino la conoscenza che otteniamo mediante la fede è insufficiente a
farci felici: essa mette a disagio la nostra mente piuttosto che appagarla. La
sola conoscenza in cui san Tommaso ri- pone la nostra felicità è la visione
beatifica di Dio, una conoscenza 122 soprannaturale che possiamo ottenere
solamente nella vita futura. S'è detto che la moralità d'una azione secondo
Aristotele e Tom- maso dipende dal rapporto che intercorre tra il fine al quale
essa è di fatto diretta e il fine ultimo. Ora, a questo proposito sorge spon-
taneamente la domanda: come fa l’uomo a determinare la moralità delle proprie
azioni? Chi lo istruisce sui rapporti esistenti tra le azio- ni che vuole
compiere e il suo fine ultimo? Sia secondo Aristotele che Tommaso, questa è la
funzione propria della legge, la quale è essenzialmente l’espressione della
moralità d'una azione. Si danno però due tipi principali di legge. C'è
anzitutto una legge naturale, la quale è conosciuta infallibilmente solo nei
suoi principi più univer- sali, come, per esempio, « fa' il bene e evita il
male ». Da questi principi generali della legge naturale l’uomo può procedere a
deter- minare la moralità delle singole azioni mediante il ragionamento. E
questo è il compito principale dell’etica e di chi fa filosofia morale cioè del
saggio. Senonché questo è un lavoro che ben pochi hanno la possibilità e
capacità di svolgere. Ecco allora che subentra la legge positiva (umana per
Aristotele, anche divina per Tommaso), la quale ha la funzione di determinare
la legge naturale e di applicarla ai casi concreti.‘ d) Stoicismo - Lo
stoicismo assume come criterio supremo della morale la pratica della virtù. I
tratti essenziali dello stoicismo etico sono già presenti in Platone. Questi
nel Gorgia dimostra che merita più compassione chi commette ingiustizia che
colui che la soffre; con lo stesso ragionamento nella Repubblica dimostra che è
più fe- lice il giusto in croce che l'ingiusto che nuota in un mare di piaceri.
Infine, nel Fedone insegna che per raggiungere la felicità è necessario
rinunciare ai piaceri e alle ricchezze e dedicarsi alla pra- tica della virtù.
Gli insegnamenti etici di Platone sono stati ripresi e sviluppati con maggiore
organicità da Zenone e dai suoi discepoli (ossia dagli Stoici). Il loro
principio fondamentale è che condotta morale significa condotta secondo ragione
(vale a dire secondo il Logos). Condotta secondo ragione vuole dire pratica
della virtù. Pertanto la virtù costituisce il criterio supremo della moralità.
Ma che cosa intendono gli Stoici per virtù? La virtù è una dispo- sizione
interna dell'anima per la quale essa si trova in armonia con se stessa, ossia
col proprio Logos. La virtù non consiste come aveva creduto Aristotele nel
giusto mezzo tra due difetti opposti, bensì in uno dei due estremi: e
precisamente nell'estremo conforme alla ragione (mentre l’altro estremo è
conforme alle passioni). Tra virtù e vizio non si dà via di mezzo; uno non è
più o meno vizioso o più o meno virtuoso: o è virtuoso o è vizioso. E di fatto,
chi vive secondo ra- 4 Ivi, pp. 139-141. 5 Ivi, pp. 92-93. 123 La funzione
regolatrice della legge morale Il criterio morale supremo dello stoicismo è
l'esercizio delle virtù La virtù: condotta secondo ragione La virtù è
l'assoluto dominio della ragione La ‘‘apatia’’ degli Stoici: superamento
dell’egoismo e immedesimazione nel Logos Il formalismo etico: l'esecuzione del
dovere L’“‘imperativo categorico’’ di Kant come norma suprema della moralità
gione, cioè il saggio, fa tutto bene e virtuosamente; invece chi è privo della
retta ragione, lo stolto, fa tutto male e in modo vizioso. La pratica della
virtù secondo gli Stoici consiste nell’apatia (a- patheia), cioè
nell'annullamento delle passioni e nel superamento della propria personalità.
Solo superando la propria personalità, che è l'indice estremo dell’egoismo,
perdendo la propria individua- lità, è possibile congiungersi col Logos. Per questo
è necessario liberarsi dalle passioni che sono le catene che legano l’anima al
cor- po e le impediscono di unirsi al Logos. Per raggiungere questa libertà di
spirito bisogna essere indifferenti alle contingenze della vita quotidiana, e a
tutto ciò che non è in nostro potere. La morale stoica con i suoi spunti
fortemente ascetici e con il suo impegno squisitamente interioristico e
spirituale presenta una considerevole affinità con la morale cristiana. Questo
spiega perché essa abbia incontrato il favore della chiesa primitiva e abbia
indotto i padri della chiesa e molti scolastici ad incorporarla nella loro
dottrina morale. Ciò è durato fino a quando san Tommaso, riabili- tando
Aristotele, introdusse una nuova visione dell'uomo e delle cose in cui si esaltano
non soltanto i valori dell'anima e del cielo ma anche quelli del corpo e di
questo mondo. Il felice connubio du- rato tanti secoli tra stoicismo e
cristianesimo fu allora interrotto. e) Formalismo etico - Il formalismo etico
pone il criterio supre- mo della morale nella pratica della virtù,
nell'esecuzione del dovere, nell’obbedienza alla legge, come lo stoicismo. Ma
esso insiste ancor di più di quest’ultimo sulla non pertinenza dei contenuti al
fine di determinare il valore morale di una azione: ciò che conta è esclusiva-
mente la forma e questa è data dall’obbedienza alla legge per la legge,
dall'esecuzione di un'azione solo per puro amore del dovere. Questa è la nota
concezione della morale che Kant sviluppa nella Critica della ragion pratica.
In quest'opera Kant sostiene che il cri- terio supremo della morale non può
essere derivato dall’esperienza, perché in tal caso si avrebbe un criterio
soggettivo e particolare, per- ciò variabile e contingente, che determinerebbe
la volontà ad agire per un fine esterno ad essa e non per la legge morale che
la volontà dà a se stessa: la volontà sarebbe eteronoma e non autonoma, come
invece esige la moralità dell’azione. Perché il criterio supremo della moralità
abbia validità assoluta e universale, è necessario che sia indipendente da ogni
possibile oggetto particolare e si riferisca ad una forma a priori
incondizionata. Come la conoscenza è universale e necessaria non per il
contenuto fornito dall'esperienza, ma per la forma a priori che la riveste;
così un'azione assume valore morale non in forza dell'oggetto a cui è rivolta
bensì per una forma a priori, una legge pura. Tale forma a priori, tale legge
pura, per Kant è l'im- perativo categorico: « obbedisci alla legge per la legge
stessa e per ‘ Ivi, pp. 171-174. 124 nessun altro motivo ». L'obbedienza a
questo imperativo costituisce l'essenza della morale. « L'essenziale d'ogni
determinazione della vo- lontà mediante la legge è: che essa come volontà
libera, quindi non solo senza il concorso degli impulsi sensibili, ma anche con
l’esclu- sione di tutti quegli impulsi, e con danno di tutte le inclinazioni,
in quanto possono essere contrarie a quella legge, venga determinata solo
mediante la legge ». Kant, però, è consapevole che la norma dell'imperativo
categorico è troppo astratta e indeterminata per costituire una guida valida ed
efficace della vita morale, e pertanto suggerisce alcune formule che consentono
a chi agisce di verificare se la propria azione sia con- forme all'imperativo
categorico o no. Le formule sono le seguenti: Prima: « Agisci in modo che la
massima della tua azione possa sempre valere al tempo stesso come principio
universale di con- dotta ». Seconda: « Agisci in modo da trattare l'umanità sia
nella tua persona che negli altri come fine e mai come mezzo ». Terza: « A-
gisci in modo che la tua volontà possa considerare se stessa come istituente
una legislazione universale », ossia agisci secondo mas- sime tali che la
volontà d'ogni uomo, in quanto volontà legislatrice universale le possa approvare.
f) Etica dei valori o assiologia? - Da alcuni autori (Meinong, Hart- mann,
Scheler, ecc.) il tentativo di Kant di uscire dal soggettivismo facendo appello
ad un principio a priori non è ritenuto valido, e que- sto per due ragioni.
Prima, perché deriva il criterio dell’imperativo categorico esclusivamente da
un dettame della coscienza indivi- duale. Seconda, perché prescinde
completamente dal contenuto delle azioni. Al fine di restituire obiettività al
criterio supremo della mo- rale essi si richiamano alla tradizione classica, la
quale come s'è visto, assegna la funzione di norma suprema della morale al
bene. Questo però viene da loro concepito non tanto come fine ultimo quanto
come valore. Di qui il nome della loro etica. Il massimo esponente di questa concezione
del fondamento della morale è Max Scheler. Nell'opera Formalismo nell'etica e
l'etica ma- teriale dei valori egli fa vedere che la critica kantiana all'etica
ma- teriale può valere soltanto se riferita a dei beni particolari, ma non vale
se riferita al bene inteso come valore. Questo infatti non è per nulla un dato
empirico come pretende Kant, ma qualcosa di as- soluto. Il valore, precisa
Scheler, è l'oggetto proprio dell'etica così come l’essere è l'oggetto della
metafisica, il bello dell'estetica, il sacro della religione, il fatto della
storia. E pertanto come per la percezione del bello, del sacro, dell'essere,
ecc., si danno organi specifici, simil- mente l’anima possiede un organo
particolare per la percezione del valore. Quest'organo non è né la fantasia, né
il senso, né la ragione, ® I KANT, Critica deîla ragion pratica, Laterza, Bari
1924, p. 87. $ B. MONDIN, vol. 1I, pp. 320-326. ? L'etica dei valori (o
assiologia) è trattata più ampiamente nel cap. XIV. 125 Le tre massime
universali di Kant L’etica dei valori: recupero del contenuto delle azioni
Scheler: il valore - oggetto della morale L’apprensione emozionale come
sentimento intenzionale I valori della persona e i valori delle cose
Relativismo morale e gnoseologia scettica ma qualcosa di diverso, che Scheler
chiama « organo emozionale ». L'organo emozionale che ci pone a contatto col
valore si articola in un « sentire » che coglie i singoli valori, in un «
preferire » che ne stabilisce la gerarchia, e in un « amare » che precede il
sentire e il preferire nella ricerca di nuovi valori, « come un pioniere e una
guida ». Siffatta apprensione emozionale non ha nulla a che vedere con la
sensibilità empirica, perché il valore è una qualità che sussi- ste del tutto
indipendentemente, non una proprietà connessa sostan- zialmente con l'oggetto
che ne è il portatore; tanto è vero, osserva Scheler, che la « sfumatura di
valore » di un oggetto, ad esempio il carattere simpatico o antipatico di una
persona, è colto prima an- cora che si colga distintamente l'oggetto stesso. E
neppure si tratta di un sentimento psicologico, bensì di un sentimento
intenzionale, che è « un originario riferirsi o indirizzarsi a qualcosa di
oggettivo », qual è appunto il valore. Determinato il criterio fondamentale
dell’etica e la facoltà co- noscitiva atta a riconoscerlo, Scheler passa a
considerare quali sono di fatto i valori che l’uomo conosce e con quale ordine
gerar- chico si presentano. Scheler distingue due classi di valori: valori di
persona {Personwerte) e valori di cosa (Sachwerte). Ovviamente i valori di
persona sono quelli che si riferiscono alla persona, e cioè anzitutto il valore
dell'essere stesso della persona e poi i valori delle virtù. Invece valori di
cosa sono quelli che contribuiscono a formare quelle unità axiologiche cosali
costituenti i « beni », siano essi beni materiali (utili o piacevoli), beni
vitali (come quelli economici), beni spirituali (come la scienza e l’arte), o
siano in genere i beni culturali. Di queste due classi solo la prima abbraccia
i valori propriamente etici, perché questi, come già osservava Kant, hanno per
portatore essenzialmente la persona. Ciò significa che un'azione, che contri-
buisce alla formazione e allo sviluppo della persona, in sede etica, merita
d'essere giudicata positivamente; mentre invece un'azione che danneggia la
persona va giudicata negativamente. g) Relativismo e situazionismo - Con questi
due termini si designa una teoria etica, la quale si sforza di dimostrare che
le esigenze morali sono determinate da condizioni mutevoli dalle quali
derivano, per tali esigenze, contenuti non solo diversi ma anche in parte con-
traddittori, cosicché è logico pensare che nessuna istanza morale può essere
veramente vincolante. Il relativismo morale come pure il situazionismo si presentano
in due forme principali. La prima forma è a base gnoseologica e ha avuto
diffusione anche di là dal campo dell'etica filosofica e délla stessa scienza.
I suoi principali sostenitori si trovano tra i sofisti, gli scettici, i
nominalisti. La seconda forma è a base ontologica: è il relativismo proprio del
materialismo storico elaborato da Marx e da Engels. In entrambe queste forme di
relativismo, proprio perché si nega 126 l'esistenza di un criterio supremo
della moralità, qualsiasi discorso etico diviene arbitrario e, in ultima
analisi, privo di senso. A questa conclusione è giunta ultimamente anche la
corrente filo- sofica del neopositivismo, in base a considerazioni che a prima
vista sono di ordine linguistico, ma guardando a fondo, sono di ordine gno-
seologico: si tratta sempre di una concezione empiristica e quindi
relativistica della conoscenza umana. I neopositivisti e i loro discendenti,
gli analisti del linguaggio, ritengono errata l'impostazione tradizionale della
filosofia morale come del resto anche di tutte le altre parti della filosofia.
La que- stione primaria e specifica della filosofia in ogni suo settore non è
esaminare contenuti e tanto meno stabilirli, bensì studiare il lin- guaggio con
cui vengono espressi. Pertanto, per quanto concerne l’e- tica, il compito del
filosofo non è di ricercare il criterio supremo della moralità, ma di esaminare
il linguaggio proprio della morale al fine di determinarne il vero significato.
Secondo i neopositivisti il linguaggio della morale non può avere significato
oggettivo, perché non si può controllarlo mediante la « verifica sperimentale
»: esso esprime disposizioni soggettive di chi parla oppure è teso a suscitare
determinate disposizioni sogget- tive di chi ascolta. È pertanto un linguaggio
che ha un valore essen- zialmente emotivo. I filosofi della corrente analitica
ritengono arbitraria e falsa la teoria neopositivista del linguaggio, in quanto
privilegia indebita- mente un tipo di linguaggio, quello delle scienze
sperimentali, ad e- sclusione di tutti gli altri. Il linguaggio modello a loro
avviso non è quello scientifico bensì quello ordinario. Il significato e il
valore degli altri linguaggi va determinato mettendoli a confronto col lin-
guaggio ordinario. L'esito di questo confronto per quanto concerne il
linguaggio morale varia da autore ad autore. C'è peraltro una tendenza a
riconoscerne il valore oggettivo ed universale.! 3. Il problema etico ha delle
soluzioni? Il quadro che ci presenta la storia della filosofia morale è indub-
biamente uno dei più sconcertanti: all'uomo che ha bisogno di di- rettive
sicure per le sue azioni e di un'indicazione precisa sul senso e il significato
ultimo della sua esistenza esso offre i suggerimenti più diversi e
contraddittori. Che significa tutto questo? Forse, che ci tro- viamo davanti a
problemi insolubili? Molti filosofi, tra cui alcuni anche di ispirazione
cristiana, pensano di sì. Noi non siamo di questo parere. Ammettiamo senz'altro
che an- che per la morale come per je aitre parti della filosofia sia impossibile
ottenere soluzioni dogmatiche, si tratta in effetti di problemi estre- 1° Per
il problema del linguaggio vedi cap, III 127 Neopositivismo: determinazione del
senso del linguaggio morale Analisi del linguaggio: l'assunzione del linguaggio
ordinario come modello Impossibilità di una soluzione dogmatica Esigenza della
correlazione antropologica, metafisica e teologica naturale Rapporto tra valore
e volontà mamente difficili, la cui soluzione si raggiunge soltanto per la tor-
tuosa via della speculazione. Ma ciò non toglie che tale speculazione possa
avere esiti positivi e conseguire soluzioni valide. Per raggiungere questo
traguardo però occorre sviluppare l'etica su basi teoretiche sufficientemente
sicure, derivandole dall’antropo- logia, dalla metafisica e dalla teologia
naturale. Una morale autono- ma, totalmente disgiunta dalla metafisica e dalla
teologia naturale e indipendente dalla filosofia dell'uomo, così come la
concepisce Kant, sfocia necessariamente nel soggettivismo e nel relativismo.
D'altronde è inammissibile che si possa dare autonomia etica per un essere come
l'uomo, un essere finito, creato da Dio, dal quale riceve oltre all'esistenza,
anche lo scopo della sua vita e le regole e i mezzi per conseguirlo. Pertanto
la morale è essenzialmente legata alla metafisica e tale nesso si coglie bene
nel concetto di valore. La morale, come dicono molti autori, è la scienza dei
valori e il suo obiettivo è di promuovere valori come la giustizia, la carità,
la pace, la speranza, la sapienza, la modestia, ecc. Ma che cosa sono
essenzialmente questi valori? Qual è il loro fondamento? Forse il capriccio
individuale? È la volontà umana che stabilisce che cosa è bene, cosa è giusto,
cosa è vero, cosa è puro, o è la realtà stessa che porta con sé questi caratteri?
La riflessione metafisica può mostrare che è la realtà stessa che pos- siede
questi valori. D'altra parte il concetto di valore dice rapporto ad una volontà
(valore è la caratteristica per cui una cosa è degna d'essere voluta). Ciò
significa che la realtà è in quanto tale voluta; « vuol dire che all'origine
delle cose c'è una Volontà intelligente, vuol dire che il supremo Essere,
quello da cui procede ogni realtà, è volontà intelligente ».!! Su queste basi
metafisiche si può innalzare un edificio morale sufficientemente robusto,
universalmente valido e, allo stesso tem- po, solidamente ancorato alla realtà
concreta e alla storia. CONCETTI DA RITENERE — Problema critico; problema
teoretico — Edonismo; utilitarismo; stoicismo; formalismo etico; etica dei valori
o assiologia; relativismo o situazionismo — Apatia; imperativo categorico
SINTESI CONTENUTISTICA . I. CARATTERI DEL PROBLEMA 1. L'etica o morale è lo
studio dell’attività umana con riferimento al suo fine ultimo, ovvero la sua
piena realizzazione. 2. Il problema riveste due aspetti o prospettive: a)
critico (fondamento e 4! S. VANNI ROVIGHI, Articolo citato, p. 292. 128 valore
dei codici, dei principi, delle norme); b) teoretico {condizioni che ren- dono
possibile l'azione morale in assoluto). II. LA PROSPETTIVA CRITICA 1. Si impone
da sé a partire dalle norme e dalle leggi che i membri di una società devono
osservare. Si pongono i seguenti interrogativi: Chi le ha stabi- lite? Che
valore hanno? Si possono cambiare? Chi ha diritto di farlo? ecc. 2. I Sofisti,
a motivo delle diversità presenti nei vari popoli, ritengono che le norme
etiche siano determinate dalle convenzioni sociali e che i giovani deb- bano
essere educati ad esse. 3. Socrate, al contrario, afferma che le norme e i
principi etici hanno il loro fondamento nella natura umana e l'educazione
pertanto non è finalizzata all’ap- prendimento, bensì alla presa di coscienza
di ciò che è innato. 4. Nel corso dei secoli il convenzionalismo avrà i suoi
sostenitori negli epicurei, scettici, nominalisti, in Cartesio, negli
empiristi, neopositivisti, esisten- zialisti e marxisti. Il naturalismo sarà
invece condiviso da Platone, Aristotele, Plotino, dai neoplatonici, dagli
scolastici, dagli idealisti, dai neorealisti e dai neotomisti, III. LA
PROSPETTIVA TEORETICA 1. Prima condizione trascendentale dell'azione morale è
concordemente ritenuta dai filosofi la libertà. La questione aperta da
Aristotele «(Etica nico- machea), è stata approfondita da s. Tommaso, da
Cartesio e da Kant. 2. Seconda condizione trascendentale è la consapevolezza o
coscienza. L'assenza di essa può essere determinata da: a) errore circa ciò che
si fa; b) mancanza di facoltà raziocinativa o impedimento momentaneo del suo
uso. 3. Terza condizione trascendentale è che la libertà sia guidata da un
princi- pio direttivo. Una libertà assoluta (Nietzsche e Sartre) diviene
libertà amorale. 4. Circa il criterio supremo della moralità si prospettano due
concezioni: la teleologica (basata sul principio del fine); la deontologica
(basata sul prin- cipio del dovere) con delle diversificazioni al proprio
interno; una terza posi- zione, dettata da orientamenti relativistici, è quella
situazionale (leggi e fini mutano attraverso i tempi, i luoghi, le
circostanze). Le specificazioni interne ai due criteri sono: — edonismo
(Sofisti, Cirenaici, Epicurei, Montaigne, Hobbes, Helvetius, Bentham, Stuart
Mill, Freud): criterio supremo è il piacere sensibile, con il quale si
identifica il bene morale; — utilitarismo: criterio supremo è l’utile,
l'interesse, il vantaggio. Esso si distingue in: a) utilitarismo egoistico
(Hobbes) che fa valere come criterio l'utilità e l'interesse del singolo; b)
utilitarismo altruistico (Bacone, Locke, Hume, Stuart Mill, Russell) il quale
tende a far coincidere la realizzazione del- l'utile individuale con quello
della collettività; — eudemonismo (Aristotele, S. Tommaso): criterio supremo è
la Felicità: un'azione è morale nella misura in cui fa conseguire la felicità,
che esprime la piena realizzazione della persona; — stoicismo: criterio supremo
è la pratica della virtù. La prospettiva, già presente in Platone (Gorgia,
Repubblica, Fedone) è maggiormente sviluppata dagli Stoici, secondo i quali la
pratica della virtù consiste nell’apatia (annulla- mento delle passioni e
superamento della propria personalità). L'ascetismo, che caratterizza la morale
stoica, ha fatto sì che essa fosse ben accetta dalla Chiesa primitiva; —
formalismo etico: il criterio supremo sta nell'esecuzione del dovere e
nell'’obbedienza alla legge. Ciò che conta è soprattutto la forma, cioè l’obbe-
dienza alla legge (cfr. Kant, Critica della Ragion pratica). — etica dei valori
o assiologia {Meinong, Hartmann, Scheler): esprime anzitutto una critica nei
confronti del formalismo etico kantiano e si richiama 129 alla tradizione
classica, assegnando al bene Ja funzione di norma suprema. Il bene è concepito
però come valore più che fine ultimo. Scheler in Formalismo nell’etica e
l'etica materiale dei valori afferma che il valore è l'oggetto dell'etica così
come l'essere lo è della metafisica, il bello dell’arte, il sacro della
religione. L'anima possiede pertanto un organo specifico per percepirlo, che
Scheler chiama « organo emozionale » che « sente » i singoli valori, li «
preferisce » gerarchicamente e « ama », ovvero ricerca valori nuovi, come « un
pioniere e una guida ». Scheler distingue inoltre i valori di persona e i
valori di cosa. — relativismo e situazionismo: secondo tali concezioni le
esigenze morali sono determinate da condizioni mutevoli dalle quali derivano contenuti
non solo diversi ma anche in parte contraddittori: a) la forma a base
gnoseologica (sofisti, scettici, nominalisti) ha avuto dif- fusione anche al di
là del campo dell'etica e della scienza. b) la forma a base ontologica è quella
propria del materialismo storico elaborato da Marx ed Engels. Il relativismo è
oggi condiviso dai neopositivisti e dagli analisti del linguaggio. IV. ETICA E
METAFISICA 1. È impossibile per il problema etico trovare soluzioni dogmatiche,
ma è possibile avere esiti positivi e conseguire soluzioni valide. 2. È
necessario pertanto reperire basi teoretiche sufficientemente sicure
nell'antropologia, nella metafisica, nella teologia naturale. 3. Il nesso tra
etica e metafisica si coglie nel concetto di valore. La rifles- sione metafisica,
infatti, può mostrare che è la realtà stessa che possiede i va- lori, mentre il
concetto di valore rivela che c'è un rapporto tra realtà e volontà (cioè che
una cosa è degna di essere voluta: quindi la realtà in quanto tale è degna di
essere voluta). QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE Come si configura il
nostro orizzonte culturale in ordine all’antropolo- gia, alla metafisica, alla
teologia e conseguentemente all'etica? 2. Che cosa studia la morale? 3. Che
cosa si intende per prospettiva critica e teoretica della morale? 4. Qual è il
compito del filosofo riguardo alla morale? 5. Su che cosa si fondano i codici
morali? Qual è l'opinione dei massimi filosofi al riguardo? 6. Quali sono i
principali tipi della morale filosofica? Che cosa si intende per edonismo,
utilitarismo, eudemonismo, formalismo etico? 7. Che cosa rappresenta la libertà
per la morale? 8. Quali sono le condizioni essenziali dell'atto morale? 9. Che
cos'è l’etica dei valori? 10. Qual è il fine ultimo della vita umana secondo i
massimi filosofi? 11. Quali dovrebbero essere i termini di una correlazione tra
scienza ed etica? . 12. In che relazioni si trovano morale e religione, morale
e metafisica, mo- rale e arte, morale e politica? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI
AA.Vv., Valori morali e democrazia, Massimo, Milano 1986. ARISTOTELE, Etica
nicomachea, Laterza, Bari 1973. 130 BAUSOLA A., Filosofia morale: lineamenti,
Celuc Libri, Milano. BourKkE V.J., Storia dell’etica, Armando, Roma 1972.
CaLoceRo G., Etica giuridica, politica, Einaudi, Torino 1946. CAPOGRASSI G.,
Introduzione alla vita etica, Studium, Roma 1977. CHIaVvACCI E., Introduzione
all'etica sociale, Studium, Roma 1966. CoMPostTA D., Morale fondamentale ed
etica sociale, Urbaniana University Press, Roma 1983. CROCE B., Etica e
politica, Laterza, Bari 1981. DE FINANCE J., Etica generale, Del Circito, Bari
1975. GREGOIRE F., Le grandi dottrine morali, Guida, Napoli 1969. HARE R.H., Il
linguaggio della morale, Ubaldini, Roma 1971. HARTMANN N., Etica, 3 voll.,
Guida, Napoli 1972. JoLIvET R., Trattato di filosofia: Morale, Morcelliana,
Brescia 1956. MARITAIN J., La filosofia morale, Morcelliana, Brescia 1971. Ip.,
Nove lezioni sulle prime nozioni della filosofia morale, Vita e Pensiero,
Milano. MELCHIORRE U., Corso di filosofia morale, C.U.S.L., Milano. MoorE G.E.,
Principia ethica, Bompiani, Milano 1964. PIZZORNI R., Giustizia e carità, Città
Nuova, Roma 1980. RIONDATO E., Ricerche di filosofia morale, Liviana, Padova.
ROSMINI A., Compendio di etica, Sodalitas, Stresa. SAVATER F., Invito
all'etica, Sellerio, Palermo 1984. SIMON R., Morale, Paideia, Brescia 1970.
SPIAZZI R., Etica sociale, La Guglia, Roma 1978. WARNOCK G., Filosofia morale
contemporanea, Armando, Roma 1974. 131 Educazione: esigenza dell’uomo di
realizzare le sue infinite capacità Solo gli esseri umani possono acquisire
mediante insegnamento e apprendimento: ciò è l'educazione Interazione tra
discorso filosofico e quello sull'educazione Capitolo decimo a ee IL PROBLEMA
PEDAGOGICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Qual è il significato etimologico dei
termini « pedagogia » ed « educa- zione »? 2. Che cosa dovrebbe caratterizzare
in modo particolare l'educazione? 3. L'educazione è un'azione o una relazione?
1. La pedagogia come teoria pratica Pedagogia è una parola di derivazione
greca, che significa « arte di guidare il fanciullo » ed è generalmente usata
come sinonimo di « scienza dell'educazione ». L'educazione è un dato di fatto
che non ha mai cessato di esistere. Si tratta, in effetti, di un'esigenza
fondamentale dell’uomo il quale nasce con sconfinate capacità di agire ma senza
l'abilità di realiz- zarle. Egli deve apprendere dagli altri come esplicare le
sue capa- cità: come nutrirsi, camminare, parlare, leggere, scrivere, lavorare,
ecc. Il fenomeno dell'educazione è tipicamente umano. Solo l'uomo può e deve
educarsi; nel mondo animale è possibile tutt'al più un addestramento. Questo
perché, mentre l’animale è un essere già « specializzato » sin dalla nascita,
dotato istintivamente di determi- nate abilità e soltanto di quelle, l'essere
umano è, invece, inizialmen- te privo di qualsiasi specializzazione, ma con la
capacità di acquisire, mediante l'insegnamento e l'apprendimento (vale a dire
tramite l’e- ducazione) le specializzazioni più disparate: nel cibo, nel
vestito, nel lavoro, nello studio, nello sport, nella religione, nell'arte,
ecc. Mediante l’opera educativa esso si specializza e, conseguentemente, si
individualizza, diventa un « io ». In tal modo acquista una per- sonalità che,
tra l’altro, è in continua evoluzione e maturazione. Naturalmente la concezione
che si ha dell'educazione dipende dal- la concezione che si ha dell’uomo e del
suo destino, cioè, come af- ferma il Laberthonnière « esiste tra l'educazione e
la concezione che si ha della vita un rapporto che dovrebbe essere impossibile
contestare ».! È quindi evidente il necessario rapporto che esiste tra il
discorso filosofico ed il discorso sull'educazione. Quest'ultimo è ! L.
LABERTHONNIÈRE, Teoria dell'educazione, La Scuola, Brescia 1965, p. 3. 132 il
logico coronamento dei discorso antropologico ed etico: dopo che sì è compreso
chi è l'uomo e quai è il traguardo ultimo della vita umana, si pone
necessariamente il problema di come guidarlo alla conquista di tale traguardo.
La pedagogia è, dunque, una teoria pratica, € cioè « una teoria che ha per
oggetto di riflettere sui sistemi e sui procedimenti di edu- cazione al fine di
valutarne il valore, con ciò illuminando e dirigendo l’azione degli educatori
». La pedagogia è nata come esigenza delle persone e dei pcpoli per due motivi.
In primo luogo, perché sarebbe rischioso lasciare l’edu- cazione esclusivamente
all'istinto e alla tradizione. in secondo luogo, perché lo stesso pensiero,
cercando di spiegare l’esistenza del- l'uomo ed il suo impegno etico, ha dovuto
necessariamente incon- trarsi con la realtà educativa. 2. Autcnomia della
scienza pedagogica e interdisciplina- rietà L'evoluzione della cultura ha
contribuito alla configurazione an- che della pedagogia come scienza autonoma.
Nelle civiltà antiche le varie cognizioni sulla realtà costituivano un sapere
indifferenziato, identificato generalmente con la filosofia, di cui faceva
parte anche la pedagogia. Nel Medioevo questa venne assorbita dalla teologia.
Solo dopo la fine del Medioevo, con l’ap- profondirsi delie diverse conoscenze,
le scienze acquistarono pro- gressivamente la loro autonomia rispetto sia alla
filosofia che alla teologia. Nell'antichità vediamo pertanto che la pedagogia è
considerata come parte della politica, la quale a sua volta è vista come ramo
della filosofia morale. Infatti, l'ideale educativo dei greci e dei ro- mani
era la formazione dell'uomo in quanto cittadino. Aristotele afferma che,
essendo uno solo il fine della comunità politica, « è ma- nifesta la necessità
che l'educazione sia una sola e identica per tutti, e che la cura di essa sia
affidata allo Stato e non ai privati »? La rivoluzione intellettuale, morale e
sociale operata dal cristia- nesimo portò in primo piano il problema etico-religioso.
Per questo motivo, anche la pedagogia non fa più parte della politica, ma di-
venta un capitolo della morale teologica durante tutto il Medioevo. Con
l’umanesimo e il Rinascimento l'ideale educativo non è più il perfetto
cittadino o il santo, ma l'uomo colto. Gli studi filosofici si approfondiscono
e influenzano anche la pedagogia, che sente sempre più l'esigenza di
un'impostazione di carattere filosofico evi- ? A. LALANDE, Dizionario critico
di filosofia, ISEDI, Milano 1971, p. 620, 3 ARISTOTELE, Politica VII, c. 1. 133
La pedagogia come taoria pratica Con l'evaluzione della cultura la pedagogia è
divenuta scienza autonoma Oggi la pedagogia, che rappresenta l'educazione
dell’uomo, si vale di scienze ausiliarie (psicologia, etica, biologia, sociologia)
Prospettiva integrale e autonomia della pedagogia Pedagogia e destino dell'uomo
tando peraltro qualsiasi subordinazione ad altre discipline filo- sofiche.
Oggi, l'affermarsi delle scienze positive sta influenzando anche il campo
pedagogico. Si riconosce che se la pedagogia riguarda es- senzialmente l’uomo,
è necessario un contributo di tutte le scienze; ma non per questo essa deve
essere considerata una sintesi oppure un aggregato di varie scienze, « un
ammasso più o meno incoerente di ricette », come afferma il Mialaret.* Senza
dubbio, la pedagogia è una scienza dell'uomo, ma ha vn ambito -specifico
diverso da quello delle altre scienze: l'educazione dell'uomo. Le scienze che
maggiormente concorrono alla conoscenza dell'uomo e costituiscono pertanto il necessario
presupposto della pedagogia sono la psicologia, l'antropologia, l'etica, la
biologia e la sociologia. Queste, che sono chiamate « scienze ausiliarie »
della pedagogia, sono importanti nella scienza della educazione perché,
considerando l'uomo nella sua evoluzione verso una maturazione
fisico-biologica, psicologica e sociale, affrontano problemi e acqui- siscono
cognizioni che sono di importanza capitale per l’impostazio- ne dell’opera
educativa. In effetti, se lo scopo dell'educazione è la liberazione totale
dell'educando, il raggiungimento di tale fine si verifica tenendo conto delle
situazioni biologiche, psicologiche, an- tropologiche, sociologiche e storiche
vissute concretamente dal sog- getto. Inoltre, se l'educazione dev'essere
integrale, cioè riguardante sia l'aspetto materiale che spirituale dell'uomo,
deve mutuare prin- cipi, criteri, metodi dalla filosofia, dall’etica,
dall’estetica, ecc., a se- conda dei problemi specifici che deve affrontare nel
suo ambito. La pedagogia è quindi una scienza autonoma, pur esigendo un ap-
prodo interdisciplinare. Di tutte le discipline, la filosofia è quella che dà
il massimo con- tributo al costituirsi della scienza pedagogica. Perché?
Abbiamo affermato precedentemente che la pedagogia è il logico coronamento
dell'antropologia (la quale spiega chi è l'essere u- mano) e della morale (la
quale stabilisce il fine ultimo della vita umana); conseguentemente
l'educazione è sempre, necessariamente condizionata da una visione dell'uomo e
del destino umano. Infatti, come già s'è detto, « specialmente riguardo
all'uomo, di cui le scienze studiano molteplici aspetti, sono molti i problemi
che nes- suna di esse affronta (mentre li suppone già risolti), come il valore
della vita e della conoscenza umana, la natura del male, l'origine e il valore
della legge morale. Di questi problemi si occupa soltanto la filosofia ».
Esistono tuttora due posizioni opposte per ciò che riguarda il rapporto tra
pedagogia e filosofia: coloro che identificano le due * G. MIALARET, Introduzione
alla pedagogia, Armando, Roma 1970, p. 9. 5 B. MONDIN, vol. I, p. 8. 134
scienze, considerando la pedagogia una semplice appendice della filosofia e
coloro che, al contrario, negano qualsiasi discorso filo- nell’ambito della
pedagogia. Riteniamo queste posizioni er- rate, perché ogni corrente filosofica
trae dai suoi principi una propria pedagogia ed ogni pedagogia ha come
fondamento una data imposta- zione filosofica. Ma la pedagogia ha un campo di
ricerca suo proprio, e dispone di metodi e criteri specifici che non sono
quelli più gene- rali della filosofia. Ed è pertanto da considerarsi come
ambito spe- cifico della ricerca filosofica, alla pari dell'etica e della
politica. 3. Soggetto e finalità delia pedagogia La pedagogia moderna,
capovolgendo il rapporto tradizionale tra maestro e discepolo, ha affermato il
ruolo primario di quest'ultimo nel processo della sua educazione e di fronte al
maestro stesso. Il moderno pensiero pedagogico ha coniato la espressione
rivoluzione copernicana dell'educazione per indicare il sostanziale mutamento
avvenuto nel rapporto tra educatore ed educando, derivando tale lo- cuzione dal
capovolgimento della relazione Terra-Sole operata da Copernico. Che cosa
significa « rivoluzione copernicana dell'educazione »? Come Copernico in campo
astronomico aveva rivoluzionato la concezione tolemaica della centralità della
terra nel sistema solare, affermando la centralità del sole rispetto a tutti i
pianeti del sistema solare, così, in campo pedagogico, non è più il maestro il
perno del- l'azione educativa, ma il discepolo, alle cui esigenze il maestro
deve adeguarsi, cercando di scoprirle e facendo in modo che egli si auto-
promuova. In questa prospettiva, l’attore e l'autore primario nel processo
educativo è il fanciullo stesso (puerocentrismo). Il sogget- to quindi
dell'educazione è certamente l'educando, come essere at- tivo, personale ed
originale; ma è bene precisare che per « educando » non si deve intendere
esclusivamente il bambino, il ragazzo, il gio- vane, ma l'uomo, perché l'educazione
non ha mai termine, né limiti di età, ma continua per tutta la vita (da questo
è derivato il con- cetto di educazione permanente). Soggetto allora
dell'educazione è l’uomo, ma egli è persona ed è tale nella misura in cui
realizza la propria personalità. Attingendo dalle affermazioni della scienza
psicologica, soffermiamoci un mo- mento su quest'ultimo concetto. La
personalità dell’uomo è la risultanza di elementi nativi, ere- ditari e di
elementi acquisiti mediante la propria esperienza. Co- munque, tali strutture
sono dinamiche e non rigidamente definibili e quindi la personalità è una
realtà « plastica », dinamica, determi- nantesi con atteggiamenti differenziati
a seconda delle situazioni che l'individuo incontra e vive concretamente. L'uomo
non è determi- nato (almeno non lo è totalmente) dalla sua struttura
originaria, 135 Nel rapporto ira filosofia e pedagogia questa ha un ambito
specifico di ricerca La ‘‘rivoluzione copernicana” in pedagogia: l’educando
come protagonista (puerocentrismo) Educazione permanente per la continua
realizzazione della personalità umana L’educazione dura tutta la vita
Promozione a autopromozione dell’individuo: aspetto personale Aspetto sociale:
relazione interpersonale e convivenza con gli altri Aspetto culturale: trasmissione
dei valori e custodia della civiltà dalla sua essenza, ma può anche migliorare,
peggiorare o, comunque, cambiare. E se c'è sempre una possibilità di mutamento,
allora è valido quanto già detto: l'educazione dura per tutta la vita. Ciò che
si è detto a proposito del soggetto dell'educazione con- sente di esaminare le
finalità di un certo tipo di processo educativo che permette ad ogni individuo
di giungere allo sviluppo della pro- pria personalità. ‘4. I tre aspetti
fondamentali dell'educazione L'educazione, dal punto di vista teoretico e
scientifico, presenta tre aspetti fondamentali: personale, sociale e culturale.
a) Personale: perché l’educando è una persona e non una cosa od un oggetto; è
soggetto dotato di attività, di personalità e di creati- vità. Egli pensa ed
agisce seguendo energie interiori. L'educazione dunque deve promuovere o meglio
fare in modo che l'individuo si autopromuova. Rimandiamo qui al concetto di
maieutica socratica già espresso nel Corso di storia della filosofia Come è la
madre che genera il bambino e l’ostetrica l’aiuta soltanto a darlo alla luce,
così il vero educatore non comunica la « verità », ma mette l’educando nelle
condizioni di trovare la risposta da sé. Innanzitutto, quindi, l'educazione è
autopromozione della personalità del soggetto che si educa... b) Sociale: e
questo sia come fatto che come obiettivo. Anzitutto come fatto perché
l'educazione è un evento eminentemente inter- personale e sociale, perché
coinvolge quanto meno due persone, l’e- ducando e l'educatore. In secondo
luogo, come obiettivo perché tra le finalità primarie che l’opera educativa si
propone è inclusa quella di far conoscere gli altri e di abituare a vivere
insieme con essi, in loro armonia, per la realizzazione di un bene superiore
comune a tutti. L'educazione pertanto « socializza » il singolo, perché « la
no- stra vita personale si esplica in una vita sociale. Certo ci può essere una
vita sociale che al limite ignora o soffoca la vita personale ed è questo che
va evitato ».’ Il fine primario dell'educazione lo si ottiene operando sui
singoli soggetti e non sul gruppo. Però è necessario an- che l'apporto del
gruppo, che spesso opera inconsciamente, per me- glio sviluppare l'educazione
del singolo. Anzi in molti stati, oggi l'e- ducazione è attuata operando sul
gruppo, e in tal modo si raggiun- gono anche i singoli. c) Culturale: perché
l'educazione trasmette alla persona i valori culturali elaborati dall'umanità
nel corso delle generazioni, tra- 6 Ivi, p. 70. ? C. PERUCCI, in Educare, U.C.L.I.M.,
Varese 1572, p. 67. 136 sformando un essere incolto in un essere che può
contribuire al progresso della civiltà in cui è nato. È evidente che questi tre
aspetti della educazione sono interagenti poiché formare la personalità del
soggetto significa promuovere la socialità e, trasmettendo la cultura e la
civiltà, l'educazione fa parte- cipe il soggetto dei progressi dell'umanità
stessa. In conclusione, la finalità educativa consiste: in primo luogo nella
realizzazione della personalità intesa come affermazione della individualità e
originalità di ognuno; in secondo luogo nella capa- cità di partecipazione alla
vita sociale. Tale centralità della persona e dell'individuo non ha sempre
costituito l'ideale educativo in’ seno alle varie civiltà: Infatti, ciò che
attualmente secondo un certo si- stema politico e filosofico si apprezza ed
esalta come individuale, era per i greci un aspetto negativo. 5. Autoeducazione
ed eteroeducazione Tenendo presente il fine da realizzare si possono
distinguere due concezioni radicalmente opposte dell'educazione. Da una parte
si afferma che educare un fanciullo vuol dire ren- derlo conforme ad un modello
prestabilito, per cui il fine dell'educa- zione è posto fuori dal fanciullo (=
eteroeducazione) e l'educazione si risolve in un adattamento delle disposizioni
del fanciullo ad un ordine preesistente, di fatto o di diritto. Dall'altra
parte si dice che educare significa permettere al fan- ciullo di sviluppare
tutto ciò ch'egli ha in se stesso (autoeducazione), per cui il fine è il
fanciullo stesso e l'educazione mira a favorire la realizzazione della sua
personalità ed il suo armonico sviluppo. L'eteroeducazione si fonda sul
presupposto che le strutture con- crete della civiltà attuale (sociali,
economiche, morali, religiose, ecc.) impongano di adattare il fanciullo in modo
che da adulto possa age- volmente integrarsi in esse, per cui un'educazione
sarà ritenuta va- lida se riuscirà ad adattare l’uomo all'ordine stabilito,
considerato come assoluto, sia esso la classe sociale, la chiesa, lo stato. In
questo caso l’educatore rivelerà le sue doti nella misura in cui la sua abilità
tecnica sarà capace di realizzare tale scopo, senza troppe preoccupa- zioni
delle esigenze soggettive dei singoli educandi. Per contro, l’autoeducazione mira
ad assicurare, per quanto è possibile, l’armonico sviluppo delle varie tendenze
e capacità pre- senti nel fanciullo, senza fare appello ad ideali preesisienti.
Educa- zione quindi che rifiuta ogni intervento autoritario esterno e lascia
alla spontaneità naturale del fanciullo di sviluppare le naturali forze
bio-psichiche che operano in lui; all'educazione inoltre è dato il ° A. AGAZZI,
Problemi attuali della pedagogia e lineamenti di pedagogia sociale, La Scuola,
Brescia, 1968, pp. 9-10. 137 Eterceducazione: confermità a un modello
Autoeducazione: armonice sviluppo di tendenze e capacità Interazione di
eteroeducazione e autoeducazione compito di preservare il fanciullo stesso
dalle influenze che dall’ester- no potrebbero turbare l’armonico sviluppo della
personalità. Che dire di queste due opposte concezioni dell'educazione? A
nostro avviso un'educazione integrale non può essere né pura- mente
estrinsecistica come ritengono i fautori della eteroeducazione, ma neppure
semplicemente innatistica come affermano gli assertori dell’autoeducazione. Ma
dev'essere l'una e l’altra insieme. Se è vero infatti che una valida educazione
non può trascurare i condizionamenti dell'ambiente familiare, sociale,
politico, religioso, ecc., è anche vero che il voler considerare tali fattori
come assoluti, e riconoscerli come norme intangibili cui sottomettere gli
elementi personali dell’educando, è un palese controsenso, date le variabilità
e precarietà del cosiddetto « ordine stabilito ». D'altra parte, « che il
fanciullo possa spontaneamente e con le sole sue forze, senza l'intervento di
un'autorità esterna, disciplinare se stesso e diventare capace di libere
scelte, è stato il paradosso di Rousseau, fondato sulla bontà naturale
dell'uomo, al quale però lo stesso Rousseau sembrò non concedere molta fiducia
quando con- sigliava agli educatori di lasciar credere all'educando di essere
lui il padrone, ma di non permettergli di esserlo, di fatto. In definitiva, un
sistema educativo che si limiti a rispettare nel fanciullo ciò che l'osservazione
psicologica, scientificamente anche la più perfetta e accurata, permette di
osservare in lui, non è sufficiente ad edu- carlo veramente »? Autentica
educazione dev'essere quindi autoeducazione, perché non è concepibile una
maturazione integrale inconsapevole e priva di impegno personale; e dev'essere
inoltre eteroeducazione perché la presenza del docente non è solo auspicabile,
ma necessaria. Oc- corre, peraltro, tener ben presente che nell'opera di
educazione il do- cente non può né deve sostituirsi all’educando; egli è solo
la guida e la forza stimolatrice delle energie che devono svilupparsi
spontanea- mente dall’interiorità del soggetto (secondo i canoni della
maieutica socratica). Nel rapporto educatore-allievo esiste, senza dubbio, un
pericolo che occorre assolutamente evitare: quello di « manipo- lare », «
foggiare » ed inoltre di distruggere la personalità dell’edu- cando per far
emergere quella dell’educatore. Educare significa, in- vece, aiutare ad
autodeterminarsi come essere libero, e ciò è possi- bile soltanto attraverso il
libero esercizio delle proprie attitudini. 6. L’attivismo pedagogico Tra le
tante teorie dell'educazione, l'attivismo è senza dubbio quella che ha
suscitato maggior interesse durante il nostro tempo. * A. VALERIANI, « Il
problema dell'educazione », in Studio ed insegnamento della filosofia, I,
AVE-UCIIM, Roma 1966, pp. 315-316. 138 Essa però ha qualche riferimento nel
passato. I Sofisti ritenevano che l'educazione deve essere sottratta ad ogni
autoritarismo e dog- matismo. Nel Medioevo viene ripreso talvolta il concetto
di sant'Ago- stino, il quale riteneva che l'educazione deve essere un processo
au- tonomo di autoeducazione: il maestro comunica solo le parole, ma la vera
educazione è « autoeducazione », data da Dio per illumina- zione. Con l’inizio
del Rinascimento inizia il superamento delle vecchie tradizioni e con Bacone si
ha la prima grande affermazione del carat- tere attivistico del sapere.
Comenio, poi, con il suo « naturalismo » e la sua « pansofia » intende dare a
tutto il sapere una connessione si- stematica, seguendo gli indirizzi della
nuova scienza sperimentale. In Rousseau, infine, sono già presenti le varie
motivazioni con cui l'attivismo di oggi giustifica l'introduzione del lavoro
nella scuola. L'attivismo pedagogico si presenta come reazione alla pedagogia
tradizionale, la quale era di tipo estrinsecistico e teoretico. L'ideale del
mondo classico e, generalmente, anche del mondo cristiano, era la vita come
attività teoretica, come conoscenza e come contempla- zione. L'educazione
consisteva nell’insegnamento di principi, dottri- ne, ideali trascendenti e
assoluti. La pedagogia contemporanea ha compiuto un rovesciamento radicale,
risolvendo il conoscere nel- l'agire, la verità nel fatto. Ma è necessario subito
riconoscere che in quel rovesciamento si ritrovano il valore ed, insieme, i
limiti dell'at- tivismo pedagogico contemporaneo: il valore, perché l'ideale
del mondo classico non poteva soddisfare la mobilità sociale e l'ansia di
attività dell'umanità moderna; i limiti perché molto spesso l'agire viene
ridotto ad un semplice fare meccanico, ad un fare per il fare, anche contro le
attese degli stessi fautori dell’attivismo. :iA fondamento dell'attivismo sta,
come s'è detto, un atteggia- mento di rifiuto del metodo tradizionale. Ma
l’attivismo non è sol- tanto protesta: esso è anche proposta, e propone una
educazione proiettata verso l'avvenire, quindi dinamica, centrata sul soggetto,
quindi aperta ed esistenziale: una scuola attiva sostitutiva di quella
passiva.! ‘Applicando i criteri dell'autoeducazione, l’attivismo si pone al
servizio delle attitudini, dei bisogni, dei modi di sentire e di agire pro- pri
del fanciullo che deve poter liberamente esprimere tutto se stesso ed
apprendere quanto sarà utile per sé e per la società nella quale si troverà a
vivere da adulto. Da parte sua, l’educatore, anziché in- tervenire per
trasmettere un sapere dall'esterno o inculcare principi morali assoluti, è
chiamato a fornire all’educando occasioni ed ali- menti al suo appetito di
conoscere e di agire, ponendolo a contatto con l’esperienza che è la vera
maestra della vita, ad aiutare lo svi- luppo spontaneo della intelligenza e
della volontà dell'allievo, se- !° AGAZZI, « Scuole nuove e attivismo », in
Questioni di storia della pedagogia, La Scuola, Brescia 1963, p. 972. 139
L’attivismo pedagogico: reazione alla pedagogia tradizionale L’attivismo come
educazione proiettata verso l’avvenire Attivismo e autoeducazione Psicologia,
attivisma e scuola nuova Concezione ateo- materialista dell’attivismo guendo le
linee dei suoi interessi scientificamente determinati. Ne- cessità, quindi, di
muovere dal fanciullo, « ma non dal fanciullo in sé, considerato in astratto, ma
dal fanciullo come individuo origi- nale ed unico, dalla ricchezza della sua
spontaneità naturale da co- noscere e da dirigere. Lo studio della psicologia
sarà pertanto a fon- damento della preparazione e dell’azione dell'educatore e
la scuola su misura sarà il nuovo credo didattico del puerocentrismo ».! Le
idee dominanti dell’attivismo sono, pertanto, le seguenti: azio- ne,
spontaneità, vita. Delle prime due s'è già parlato. Quanto alla terza essa fa
parte di un'espressione cara all’attivismo, l’espressione scuola-vita. Secondo
l’attivismo la scuola deve preparare alla vita, deve essere essa stessa vita,
adeguarvisi e strutturarsi secondo le forme reali della vita. Sulla legittimità
dell’attivismo pedagogico ci siamo già implicita- mente pronunciati parlando
dell’autoeducazione. Abbiamo escluso che si possa realizzare pienamente il
processo educativo col solo me- todo dell'autoeducazione. È un metodo che si
fonda su una visione troppo ottimistica dell’uomo, considerato esente da ogni
debolezza e da ogni cattiva inclinazione e già intimamente incamminato verso il
bene e la virtù. Ma troppo spesso l’attivismo è anche basato su una concezione
materialistica ed atea dell’uomo. Questi è visto come creatore d’ogni valore e,
allo stesso tempo come il prodotto ultimo dell'evoluzione della materia.
Fondate su tali premesse, anche le tesi più interessanti e, in se stesse,
legittime, dell’attivismo pedagogico diventano discutibili e sospette. Per
acquistare piena legittimità occorre che siano fondate sul riconoscimento dei
valori più auten- tici della persona (libertà, spiritualità, immortalità) e
sulla realtà di Dio, creatore del mondo, padre di tutti gli uomini, termine
ultimo delle nostre più profonde aspirazioni. CONCETTI DA RITENERE — Pedagogia
come teoria pratica — Liberazione totale; educazione integrale — Rivoluzione
copernicana dell'educazione — Aspetto personale, sociale, culturale —
Autoeducazione (modo innatistico), eteroeducazione (modo estrinse- cistico) —
Attivismo pedagogico SINTESI CONTENUTISTICA I. LA PEDAGOGIA COME TEORIA PRATICA
1. Il termine pedagogia (« condurre il fanciullo ») indica l’« arte» o la «
scienza dell'educazione ». L'educazione esprime l'esigenza dell'uomo che na- !
A. VALERIANI, Op. cit., p. 324. 140 sce con molteplici capacità, ma ha bisogno
di essere aiutato a realizzarle nel corso della sua crescita. 2. L'educazione è
quindi un fatto propriamente umano. L'uomo si educa, l’animale si addestra. La
concezione dell'educazione si ricollega alla concezione che si ha del- l'uomo:
il discorso pedagogico è collegato al discorso antropologico e al di- scorso
etico. La pedagogia è una teoria pratica, cioè ha per oggetto di riflettere sui
si- stemi di educazione per aiutare l’azione degli educatori. II. ‘AUTONOMIA E
INTERDISCIPLINARIETÀ DELLA PEDAGOGIA 1. Nelle civiltà antiche la pedagogia
faceva parte dei diversi sistemi filo- sofici. Spesso essa è riferita alla
politica, che a sua volta dipende dall’etica. L'ideale greco-romano è la
formazione dell’uomo in quanto cittadino. 2. Nel Medioevo la pedagogia diventa
un capitolo della teologia a motivo del primato assunto dal problema
etico-religioso: dal cittadino al santo. 3. Nell'epoca dell'Umanesimo e del
Rinascimento l’ideale diviene quello dell'uomo colto. La pedagogia avverte,
pertanto, l'esigenza di una imposta- zione di carattere filosofico. ; 4. Nella
cultura contemporanea l'affermazione delle scienze positive, ha collocato la
pedagogia in una posizione interdisciplinare. La psicologia, l’an- tropologia,
l'etica, la biologia e la sociologia si configurano come scienze ausi- liarie
della pedagogia, offrendole elementi di integrazione e di approfondi- mento
circa gli scopi che le sono propri. 5. L'educazione può avere come scopo: a) la
liberazione totale dell’educan- do e necessita del contributo della biologia,
della psicologia, dell’antropologia, della sociologia e della storia; b)
l'educazione integrale e si dovrà rivolgere alla filosofia, all’etica,
all'estetica, ecc. al fine di promuovere sia la dimensione spi- rituale che
quella materiale dell’uomo. 6. Il rapporto tra pedagogia e filosofia è visto
attraverso due posizioni: a) l’identificazione tra le due scienze; b) la
dipendenza della pedagogia dalla filosofia. Una conclusione opportuna appare la
seguente: la pedagogia gode di una autonomia nel campo di ricerca, dei metodi e
dei criteri. Afonda comunque le sue radici in una determinata visione
filosofica, di cui è una ramificazione al pari dell'etica e della politica. SOGGETTO
E FINALITÀ DELLA PEDAGOGIA 1. La pedagogia moderna è orientata dalla cosiddetta
rivoluzione coperni- cana dell’educazione: il perno dell'azione educativa non è
più, come nel mondo classico-medioevale, il maestro, bensì il discepolo. 2. La
prospettiva puerocentrica guarda all’educando come ad un soggetto attivo,
personale e originale. Occorre però ricordare che in senso proprio l’edu- cando
è l’uomo nelle diverse tappe della sua vita e che pertanto l'educazione è un
fatto permanente, un cammino continuo senza meta terminale. 3. Poiché la
persona è la protagonista dell’azione educativa, l'educazione avrà come scopo
la formazione della personalità. La personalità è la risultanza di elementi
originari, ereditari e acquisiti. Essa è quindi una struttura dinamica e in
perenne trasformazione. Compito dell'educazione è di orientare la
trasformazione sempre verso la positività. IV. I TRE ASPETTI FONDAMENTALI
DELL'EDUCAZIONE1. Aspetto personale dell'educazione: l’educando è una persona,
soggetto dotato di attività, personalità e creatività. L'educazione deve
promuovere la persona e renderla capace di autopromozione. 2. Aspetto sociale
dell'educazione: a) è un fatto perché l'educazione è un 141 evento
interpersonale e sociale {rapporto educatore-educando); b) è un obiet- tivo
perché l'educazione si propone di formare gli individui alla conoscenza
reciproca, alla vita in comune, all'armonia sociale, al bene comune. 3. Aspetto
culturale dell'educazione: l'educazione trasmette di generazione in generazione
i valori elaborati dall’umanità, facendo di ogni individuo un essere capace di
dare il proprio contributo alla civiltà. I tre aspetti sono interagenti;
infatti sono propri della finalità educativa sia la realizzazione della
personalità e dell’originalità dell'uomo, sia la forma- zione della sua
capacità di partecipazione alla vita sociale. AUTOEDUCAZIONE E ETEROEDUCAZIONE
1. L'autoeducazione mira ad assicurare l’armonico sviluppo delle varie ten-
denze e capacità presenti nel fanciullo senza riferimento ad ideali
preesistenti. Rifiuta l'intervento autoritario, promuove la spontaneità e preserva
dalle in- fluenze esterne. Tale concezione può anche essere definita
innatistica. 2. L'eteroeducazione vuole adattare il soggetto umano alle
strutture con- crete sociali, economiche, morali, religiose, ecc. Il processo
educativo raggiunge il suo scopo se l'educando saprà adattarsi all'ordine
stabilito, considerato come un assoluto {concezione estrinsecistica). 3. Alla
concezione innatistica e a quella estrinsecistica si può opportuna- mente
opporre quella integrale, per cui il processo educativo fonde le esigenze della
libertà e dell'originalità della persona con l’ineliminabile presenza del
condizionamento ambientale. L'autoeducazione, pertanto, favorisce una matu-
razione integrale e consapevole attraverso l'impegno personale, mentre l’etero-
educazione forma nell’educando il senso del limite e gli dà la misura di ciò
che significa vivere con gli altri. L'ATTIVISMO PEDAGOGICO 1. La pedagogia
contemporanea ha compiuto un rovesciamento radicale, risolvendo il conoscere
nell’agire, la verità nel fatto. 2. Il valore dell’attivismo pedagogico, la
teoria dell'educazione che ha tro- vato maggiore risonanza nel nostro secolo,
sta nel fatto che, puntando sul. l'autoeducazione, stimola la partecipazione
attiva dell'educando nell'esperienza scolastica. L'educatore fornisce
all'’educando occasioni di esperienza al suo de- siderio di conoscenza e
orienta le sue attitudini ed i suoi interessi, individuati scientificamente. 3.
Azione, spontaneità e vita sono le idee dominanti dell’attivismo pedago- gico.
L'espressione scuola-vita indica, inoltre, la convinzione che la scuola deve
adeguarsi e strutturarsi secondo le forme reali della vita. 4. L’attivismo
pedagogico si fonda: a) su una antropologia ottimistica che ignora in realtà la
debolezza della natura umana; b) su una visione essenzial- ‘mente
materialistica ed atea, QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Che cosa si
intende per pedagogia? Qual è il significato etimologico di questo termine? 2.
Perché l'educazione è un fenomeno tipicamente umano? 3. Quando la pedagogia si
è costituita come scienza autonoma? Prima, în quale disciplina era incorporata?
4. Che rapporti intercorrono tra pedagogia e filosofia? 5. Quali sono gli
aspetti fondamentali dell'educazione? 6. Che cosa si intende per autoeducazione
e per eteroeducazione? 7. Che cosa si esige per una educazione integrale? 142
8. Che cos'è l’attivismo pedagogico? Quali sono i pregi e i limiti di questo
metodo educativo? 9. Quali contraddizioni pedagogiche e strutturali ostacolano
nell’ordina- mento scolastico attuale una educazione integrale della persona?
10. Quali implicazioni si possono individuare tra pedagogia e formazione della
coscienza democratica? 11. Nel nostro tempo quali sono le esigenze emergenti
per una individua- zione di opportuni obiettivi educativi in vista di un
progetto-uomo aperto al secondo millennio? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI Questioni
di storia della pedagogia, La Scuola, Brescia 1963. ABBAGNANO N.-VISALBERGHI
A., Linee di storia della pedagogia, Paravia, To- rino 1959, 3 voll. AGAZZI A.,
Problemi dell'educazione e della pedagogia, Vita e Pensiero, Mi- lano. BARONI
A., Pedagogia moderna, Studium, Roma 1960. BERTOLINI P., Pedagogia e scienze
umane, C.L.U.E.B., Bologna 1983. Boy W., Storia dell'educazione occidentale,
Armando, Roma 1960. CaRBONI-ZEPPA-MONDIN, Pedagogia, storia e problemi, 3
voll., Massimo, Mi- lano 1975. CasoTTI M., Scuola attiva, La Scuola, Brescia
1962. DE BARTOLOMEIS F., Pedagogia come scienza, La Nuova Italia, Firenze 1976.
DEWEy J., Il mio credo pedagogico, La Nuova Italia, Firenze 1950. FLorES
D'ARCAIS G., Discorso educativo e discorso pedagogico, 2 voll., Li- viana,
Padova. FoERSTER F.W., I compiti essenziali dell'educazione, Herder, Roma 1961.
GIUGNI G., Significato e dimensione dell'educazione nella società contem-
poranea, SEI, Torino. MARITAIN J., Educazione al bivio, La Scuola, Brescia
1966. MIALARET G., Introduzione alla pedagogia, Armando, Roma 1970. PERETTI M.,
Cultura, pedagogia, educazione cristiana, La Scuola, Brescia. SCURATI C., La
pedagogia oggi e le principali correnti, Esperienze, Fossano 1971. STEFANINI
L., Personalismo educativo, Bocca, Roma 1955. Viotto P., Per una filosofia
dell'educazione secondo J. Maritain, Vita e Pensiero, Milano 1985. VoLPICELLI
L., L'educazione contemporanea, 2 voll, Armando, Roma 1964. 143 Socialità e
politicità dell’uomo Preminenza del problema politico e sociale nel nostro
tempo Origine, fondamento e fine dello Stato Capitolo undicesimo IL PROBLEMA
POLITICO E SOCIALE QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. L'uomo ha bisogno degli altri
per vivere o è autosufficiente? 2. Qual è lo scopo del vivere associato? 3. Da
che cosa nasce la realtà sociale e politica dell'uomo? Come deve es- sere
regolato il rapporto uomo-libertà-bene-utile-società-Stato? 4. Che rapporto c'è
tra politica e morale. È possibile considerarle separate? 1. I termini del
problema L'uomo è un essere vivente atto a una vita sociale e politica, come
aveva già osservato Aristotele nella sua Politica. Nelle condi- zioni delle età
precedenti, queste caratteristiche hanno trovato un'’at- tuazione ristretta;
allora era perfino possibile condurre una vita ri- tirata, eremitica, lontano
dalle vicende del mondo e considerarsi una monade « senza porte e senza
finestre », secondo la nota espressione di Leibniz. Oggi tutto questo è
impensabile, oltreché impossibile. Il più piccolo atto umano e qualsiasi realtà
per quanto minuscola sono coinvolti in un regime sociale e politico che li
dirige e li compenetra da ogni parte. Così, nel nostro tempo i problemi
politici e sociali hanno acqui- stato importanza capitale. 'Nel presente
capitolo tratteremo anzitutto del « problema po- litico », che è quello di cui
i filosofi si sono occupati da sempre. Poi nella seconda parte studieremo
quello che è stato chiamato « pro- blema sociale », un problema che i filosofi hanno
cominciato ad af- frontare sistematicamente soltanto nel secolo XVIII al
sorgere del- la questione sociale derivante dalla rivoluzione industriale
determi- nata dall'introduzione della macchina nell’attività produttiva. Il
problema politico è il problema relativo all'origine e al fon- damento dello
Stato (polis), alla sua organizzazione, la sua forma migliore, la sua funzione
e il suo fine specifico, alla natura della azio- ne politica e ai suoi rapporti
con l'azione morale, ai rapporti tra Stato e individui, tra Stato e Chiesa, tra
Stato e partiti. Questo problema così vasto e complesso, è stato studiato nei
suoi aspetti diversi quando le istanze storiche l'hanno richiesto. Così per
esempio la questione dell'origine dello Stato, della sua struttu- razione e
della sua forma migliore è stato dibattuto quando guerre 144 o rivoluzioni
hanno messo in questione o posto termine ad uno Stato oppure ad una forma di
governo per sostituirli con altri. Ciò è avve- nuto, in Grecia, nel secolo V in
conseguenza delle guerre con i Per- siani, delle guerre tra Atene, Sparta e
Tebe e delle guerre civili all’interno di queste tre città-stato. Furono tali
congiunture storiche ad indurre i Sofisti, Platone e Aristotele ad esaminare il
problema del- l'origine dello Stato, della sua funzione e della sua forma
ideale. Al- trettanto accadde nel secolo XVII, al tempo delle guerre religiose,
della guerra dei Trent'anni, delle rivoluzioni e delle guerre civili del-
l'Inghilterra e della Francia. Questi eventi determinarono le spe- culazioni
politiche di Hobbes, Bacone, Locke, Campanella, Hume, Rousseau. In tempi
recenti hanno trattato del problema dello Stato Hegel, Marx, Engels, Lenin,
Gramsci e la Scuola di Francoforte, determinando larghe correnti di pensiero e
attuazioni ispirate alle loro ideologie; va inoltre ricordato il contributo
particolare ad una soluzione cristiana di tali problematiche dato da Jacques
Maritain e da Luigi Sturzo. î Trattando il problema politico nei suoi vari
aspetti non si può dimenticare quello dei rapporti tra Stato e Chiesa che ha
acquistato rilevanza soprattutto nel Medioevo, allorché la Chiesa assunse una
strutturazione sociale da far concorrenza a quella dello Stato. Di qui le
teorie politiche di Innocenzo III, san Tommaso, Bonifacio VIII, Occam, ecc. Il
problema dei rapporti tra politica e morale ha potuto svilup- parsi soltanto
nell'epoca moderna, nel momento in cui le varie forme di sapere e di operare si
sono affermate nella loro autonomia rispetto alla teologia e alla filosofia.
Questo ha consentito prima a Machiavel- li e poi a Hobbes e a tanti altri di
proporre una concezione dell’a- zione politica come qualcosa di assolutamente
distinto da qualsiasi altro tipo di attività. Il problema dei rapporti tra lo
Stato e i partiti, tra lo Stato e i suoi membri è diventato d'attualità
nell'epoca contemporanea, quan- do alle forme monarchiche e assolutistiche di
governo sono suben- trate quelle parlamentari e democratiche, e ai sistemi
capitalisti si sono opposti quelli socialisti e comunisti. 2. Natura sociale
dell’uomo L'uomo — come è stato già detto — è essenzialmente socievole: da solo
non può venire al mondo, non può crescere, non può edu- carsi; da solo non può
neppure soddisfare i suoi bisogni più ele- mentari; né realizzare le sue
aspirazioni più elevate; egli può otte- nere questo solo in compagnia con
altri. Perciò sin dalla sua prima comparsa sulla terra troviamo sempre l'uomo
collocato in gruppi so- ciali, inizialmente assai piccoli (la famiglia, il
clan, la tribù) e poi sempre più vasti (il villaggio, la città, lo stato). Man
mano che il 145 Dagli eventi storici ha origine lo studio del ‘‘problema Stato”
Rapporti tra: — Stato e Chiesa — Politica e morale — Stato e partiti La
socialità come condizione originaria Riflesso sociale delle azioni umane Oggi
c’è il primato della dimensione sociale livello culturale dell'umanità si
innalza, anche la dimensione della socievolezza si espande e si arricchisce.
Oggi essa ha raggiunto un orizzonte sconfinato: da nazionale è diventata,
prima, internazionale, poi, intercontinentale e ormai sta assumendo proporzioni
planetarie. I moderni mezzi di comunicazione hanno messo ciascuno di noi in
contatto con ogni vicenda (importante o insignificante) che ac- cade in
qualsiasi parte del mondo. La vita di ciascuno di noi, ora, « può essere
sconvolta da cima a fondo a causa di un avvenimento che capita in una parte del
mondo ove egli non ha mai messo piede e di cui forse si fa un'immagine alquanto
vaga ».' « Il più piccolo atto umano e qualsiasi realtà per quanto minuscola sono
coinvolte in un regime sociale che le dirige e compenetra da ogni parte. Non
posso compiere il più piccolo atto commerciale, pretendere il più modesto
salario, regolare il contratto più elementare senza sentirmi immediatamente
accerchiato da ogni parte — anche sostenuto — dalla solidarietà economica,
sociale, giuridica, che costituisce la base stessa del mio contratto, del mio
lavoro, del mio commercio, indipen- dentemente e al di fuori delle mie
intenzioni. E questo in un interse- carsi che, da un capo all'altro del mondo,
moltiplica senza fine una rete inestricabile ed invincibile: un colpo della
borsa di New York accresce, oggi, senza che io me ne interessi, il mio
capitale, e domani la mia piccola impresa potrebbe crollare sotto la
concorrenza tra- volgente dell'industria giapponese. Lo stesso si deve dire per
qual- siasi altro settore ». Quanto l'intreccio sociale oggi sia vasto e pro-
fondo l’ha mostrato negli anni ‘70 e '80 l'embargo del petrolio nei confronti
dell'occidente attuato dagli Stati arabi nel conflitto arabo- israeliano.
Questo espediente degli arabi è bastato a mettere in crisi l'immenso castello
della civiltà dei consumi, il concetto stesso di progresso e il modello di
sviluppo del mondo occidentale. 'La dimensione sociale durante il nostro secolo
ha assunto tali proporzioni che può venire legittimamente considerata un
fenomeno tipico del nostro tempo. La dimensione privata è praticamente scom-
parsa. A stento possiamo occultare i nostri pensieri e i nostri desi- deri; ma
appena questi si traducono in azione, essi diventano appan- naggio anche degli
altri e grazie alla televisione e alla radio e alla stampa in un batter
d'occhio vengono divulgati nei quattro angoli della terra. L'isolazionismo,
oggi, non è più possibile. « Se dobbiamo in qualche modo sopravvivere, è chiaro
che sopravviveremo solo come membri gli uni degli altri. La linea tra il
privato e il pubblico diventa sempre più confusa. Bene o male, questa in cui
viviamo è l'epoca della pianificazione: dell'assistenza sociale, della compro-
prietà e, sul piano internazionale, delle organizzazioni soprannazio- nali. La
capacità dell'individuo di agire, e persino di pensare, con una certa
indipendenza dal suo ambiente sociale o in contrasto con ! MARCEL, L'uomo
problematico, Borla, Torino. a MD. CHENU, L’évangile dans le temps, Du Cerf,
Parigi 1964, pp. 89-90; trad. it., Il Vangelo nel tempo, A.V.E., Roma 1968. 146
esso si va costantemente riducendo [...] Ciò significa, tra l’altro, che il
nostro ideale di libertà e di società libera non può essere semplice- mente
definito in termini di in-dipendenza. Per l’uomo contempora- neo la redenzione
coincide con la sua capacità di diventare non già un individuo — la cui
indipendenza sarebbe, in realtà, impotenza di fronte alla gigantesca macchina dello
Stato — bensì una persona che possa trovare (e non perdere) se stessa
nell’interdipendenza del- la comunità. Il contenuto della sua salvezza in seno
alla società consiste, per l’uomo moderno, nello scoprire se stesso come
persona che deliberatamente decide a favore d'un rapporto d'interdipen- denza
con gli altri; consapevole che la sua natura è fatta per mettersi in relazione
con i simili, egli vuole positivamente questa interdipen- denza, anziché
subirla per effetto delle pressioni della sua epoca. . L'alternativa al “loro”
non è l’“io”, ma il “noi” ».? Nel momento attuale, mentre da una parte i
diritti della persona umana e la sua esigenza di libertà ottengono
riconoscimento uni- versale, dall'altra i sistemi politici, le strutture
economiche e so- ciali, le scoperte della scienza e della tecnica, e l'apparato
statale minacciano di soffocarli inesorabilmente. Questa situazione ripropone
con particolare urgenza il problema tante volte dibattuto anche nelle epoche
precedenti, circa l'origine, la natura e le funzioni dello Stato, e dei
rapporti tra gli individui e la società. 3. L'origine dello Stato Lo Stato è
una realtà empirica la cui esistenza è incontrovertibile, ma è anche una realtà
estremamente mutevole: nasce, si sviluppa, sviluppandosi assume molte forme, e
spesse volte e per ragioni varie si indebolisce e dissolve. Tutto questo fa
dello Stato una realtà problematica. Anzitutto problematica per quanto concerne
la sua origine. Da che cosa nasce lo Stato? Chi ne è l’autore, la causa, il
fondamento? A questo interrogativo sono state date molte risposte, di cui le
principali ci sembrano le seguenti: a) origine naturale dello Stato: sappiamo
che l'uomo è socie- vole e da solo non può soddisfare i suoi bisogni né
realizzare le pro- prie aspirazioni; può ottenere questo soltanto in compagnia
con gli altri. Quindi è la natura stessa che induce l’individuo ad associarsi
con altri individui e ad organizzarsi in comunità, in Stato. I princi- pali
teorici dell'origine naturale dello Stato sono Aristotele, Hegel e Marx.
Secondo Aristotele « è evidente che lo Stato è una creatura della natura e che
l'uomo è per natura un animale politico. Colui che per natura è senza Stato è
superiore oppure inferiore all'uomo, vale a dire o un dio oppure una bestia. Il
motivo per cui nasce lo Stato RoBINSON, /! corpo, Gribaudi, Torino 1967, pp.
20-21. 147 L'esigenza di riscoprire la propria persona: salvezza dell’uomo
contemporaneo Le attuali strutture economico-politiche minacciano i diritti
della persona Stato: realtà empirica e mutevole Origine naturale: l’uomo è
essenzialmente politico Hegel: lo Stato come volontà dello Spirito assoluto
Marx: lo Stato deriva dalla necessità di unirsi per soddisfare i bisogni dei
singoli Origine convenzionale: autonomia originaria e logica della
sopraffazione è quello di rendere possibile la vita e anche una vita felice. E
poiché il traguardo della vita umana è la felicità, la ragion d'essere dello
Sta- to è di facilitare il raggiungimento della felicità ». In Hegel la natura
di Aristotele diviene lo Spirito Assoluto, per- ciò lo Stato ha origine per
volontà dello Spirito Assoluto, di cui è anzi l'attuazione conclusiva. Infatti,
secondo Hegel, lo Spirito Assoluto si esprime e si sviluppa nella storia, la
quale è essenzial- mente storia dell'uomo. Questi come essere socievole si
unisce spon- taneamente con gli altri. In tal modo sorgono le varie
organizzazioni: anzitutto la famiglia poi la società civile ed infine lo Stato.
La fami- glia è l'unione amorosa di almeno due persone. La società civile è una
condizione in cui c'è una mutua dipendenza di tutte le persone da tutte le
altre, essendo esse già una collezione di individui indi- pendenti. Essa poggia
su di un sistema di bisogni. Lo Stato è una isti- tuzione concreta, che unifica
e dà una realtà più alta alla vita etica dei suoi membri individuali. Pertanto
lo Stato è « l’Idea dello Spirito Assoluto nella manifestazione esterna della
volontà umana e della sua libertà ». Anche per Marx come per Aristotele (e
linguaggio idealistico a parte come per Hegel), lo Stato deve la sua origine
alla natura stes- sa delle cose (non a patteggiamenti convenzionali o a
prevaricazioni contro qualche ordine soprannaturale): deve la sua origine alla
na- tura stessa dell’uomo la quale è fatta in modo tale che le è consen- tito
di soddisfare i suoi bisogni più elementari di sopravvivenza soltanto con
l’aiuto, il concorso, l'assistenza di altri uomini. Non si può dire invece
altrettanto delle varie forme concrete che lo Stato assume nella storia. Esse
non sono dovute alla natura ma all’arbitrio umano: alla sua decisione di
distribuire in un modo o in un altro i tre elementi costitutivi fondamentali
della struttura fondamentale dello Stato che è quella economica: il lavoro, il
capitale e gli stru- menti di produzione.‘ b) Origine convenzionale. Questa
teoria dice che all'inizio, al suo primo apparire sulla faccia della terra,
l’uomo, il singolo indi- viduo era pienamente autosufficiente e perciò per
vivere e svilupparsi non aveva bisogno di unirsi agli altri. Senonché la
presenza di tanti altri piccoli centri di potere (quali erano gli altri uomini)
ha inevita- bilmente dato luogo a conflitti, per evitare i quali è stato
necessario trattare con gli altri, mettersi d'accordo con loro, rinunciando a
qualche diritto e assoggettandosi a qualche dovere. Così, sulla base di tale
accordo, è sorto lo Stato. Questa teoria che era già stata avanzata dai Sofisti
fu ripresa e sviluppata da molti filosofi moderni, in particolare da Spinoza,
Hobbes, Locke e Rousseau. Ciascuno di questi autori ha presentato una versione
personale della teoria convenzionalistica o contrattuale; per Spinoza e Hobbes
il contratto sociale ha carattere irreversibile: MoNnDIN, vol. III, pp.
548-550. 148 una volta rinunciato ai propri diritti per costituire lo Stato non
si può più ritirarli e tornare indietro. Invece per Locke e Rousseau il
contratto sociale ha carattere reversibile. c) Origine preternaturale. Questa teoria
considera lo Stato come conseguenza di una caduta dell'uomo da una condizione
originaria di perfezione e di felicità dove non abbisognava di sostegno e di
aiuto da parte degli altri. Già annunciata da Platone, la teoria del- l'origine
preternaturale dello Stato è stata sviluppata in forma orga- nica da due grandi
pensatori cristiani, Agostino e Vico. Agostino afferma l’esistenza di due
grandi associazioni di spiriti: la civitas Dei (città di Dio) e la civitas
terrena (città terrena o Stato). Tutt'e due sono fondate sull'amore. Ma mentre
la città di Dio è fon- data sull'amore di Dio, un amore così altruistico che
non teme d'ar- rivare fino al sacrificio totale di se stesso, della propria
vita, la città terrena è fondata sull'amore di se stessi, un amore talmente
cieco ed egoistico che arriva fino al disprezzo e al rinnegamento di Dio. « Ciò
che anima la società terrena (civitas terrena) è l'amore di se stessi al punto
di disprezzare Dio; ciò che anima la società divina (civitas coelestis) è
l'amore di Dio al punto di disprezzare se stessi. L'una basa il suo orgoglio in
se stessa, l'orgoglio dell'altra è in Dio; una cerca la gloria fra gli uomini,
l’altra ritiene che la conoscenza di Dio sia la gloria più grande »%
L'essenziale nel regno terreno così come in quello spirituale è il debitus
finis, vale a dire lo scopo che deriva dall'intrinseca natura della cosa:
dunque in questo caso la realizzazione di valori puramen- te terreni. Questi
includono, per cominciare, « il corpo e i suoi beni, cioè una buona salute,
sensi acuti, forza fisica e bellezza, parte di essi essenziali per una vita
migliore, e quindi più desiderabili, parte di minor pregio. Poi, la libertà,
nel senso che uno crede di essere libero quando è padrone di se stesso, cioè
nel senso desiderato dagli schiavi. In terzo luogo i genitori, le madri, una
moglie e dei bambini, i vicini, i parenti, gli amici, e, per coloro che
condividono il nostro modo di vedere (quello greco-romano) l'appartenenza ad
uno Stato, nonché gli onori, le ricompense e ciò che è chiamato favore
popolare. Infine il denaro, intendendo con questo termine tutto ciò che posse-
diamo legalmente, o che abbiamo il potere di vendere o di cui possiamo
altrimenti disporre ».” Storicamente l'origine della civitas terrena risale
alla caduta dei primogenitori; ma essa trova la prima espressione emblematica
nel- la Torre di Babele. Come nella Torre di Babele, così nella civitas ter-
rena regna costantemente la confusione, la violenza, la malvagità, la miseria.
Ma, a parere di Agostino, l’espressione più mostruosa la civitas terrena l'ha
raggiunta nell'Impero Romano, esempio supremo 5 MONDIN, vol. II, pp. 162-173
(Spinoza); (Hobbes); (Locke); (Rousseau). € S. AcosTINO, De civitate Dei
XIV, c. 28. ? S. AcostINO, De libero arbitrio, I, 15, 32, 149 Origine
preternaturale: Agostino e Vico Agostino: regno terreno (‘civitas terrena’) e
regno spirituale (‘‘civitas Dei””) Dal peccato originale ha origine la
'‘civitas terrena” Vico: lo Stato come creazione provvidenziale di Dio Per
Platone e Aristotele: — costituzioni giuste (monarchia, aristocrazia,
repubblica) di brutale conquista e sfruttamento, che si può definire come «
brigantaggio su vasta scala ». Anche per il Vico lo Stato deve la sua origine
al peccato, ossia ad un atto di ribellione dell'uomo nei confronti dei disegni
di Dio. Tuttavia Vico non ha affatto dello Stato quell’opinione così negativa e
pessimistica dataci da Agostino; in effetti l’autore della Scienza nuova,
anziché un'invenzione degli uomini per meglio soddisfare le loro brame
egoistiche, vede nello Stato una creazione provviden- ziale con cui Dio cerca
di trar fuori gli uomini dalle loro miserie. « E sommamente da ammirare la provvidenza
divina la quale, in- tendendo gli uomini tutt'altro fare, ella portògli in
prima a temere la divinità (con il primo fulmine)... Appresso, con la religione
me- desima, li dispose ad unirsi con certe donne in perpetua compagnia di lor
vita: che sono i matrimoni, riconosciuti fonte di tutte le po- testà; di poi
con queste donne si ritrovavano aver fondato le fa- miglie, che sono il
seminario delle repubbliche. Finalmente, con l'aprirsi degli asili (per dare
rifugio a quei giganti che non si erano piegati alla religione), si truorono
aver fondato le clientele onde fussero apparecchiate le materie tali che poi,
per la prima legge a- graria, nascessero le città sopra due comuni di uomini
che le com- ponessero: una di nobili che vi comandassero; l’altra di plebei che
ubbidissero ».* 4. Le forme di governo Lo Stato può assolvere la sua funzione
essenziale di garantire pace, giustizia e benessere per tutti soltanto se
dispone di un governo, e di un governo autorevole e giusto, il quale sappia far
rispettare i diritti e far osservare i doveri da parte di tutti i cittadini. Di
go- verni capaci di realizzare queste funzioni se ne possono ipotizzare molti.
Però tutte le ipotesi possibili si trovano già chiaramente for- mulate in
Platone ed Aristotele, i primi due grandi maestri del pen- siero politico.
Movendo dal principio che scopo dello Stato è facilitare il rag- giungimento
del bene comune, sia Platone che Aristotele dividono le costituzioni possibili
(ossia le forme di governo ipotizzabili) in due categorie: giuste ed ingiuste,
e affermano che si danno tre forme di costituzioni giuste e altrettanto di
ingiuste. Sono costituzioni giu- ste quelle che servono il bene comune e non
solo quello dei gover- nanti. Tali sono: la monarchia, ossia il comando di uno
solo che cura il bene di tutti; l'aristocrazia, ossia il comando dei virtuosi,
dei mi- gliori, che curano il bene di tutti senza attribuirsi alcun privilegio;
la repubblica o politia, ossia il governo popolare che cura il bene di tutta la
città. Sono invece costituzioni ingiuste quelle che servono * G. Vico, Scienza
nuova, ed. Nicolini, p. 629. 150 il bene dei governanti e non il bene comune.
Tali sono: la tirannia ossia il comando di un solo capo che persegue il proprio
interesse; l'oligarchia, ossia il comando dei ricchi che cercano il bene econo-
mico personale; la democrazia, ossia il comando della massa popo- lare che
vuole sopprimere ogni differenza sociale in nome dell’egua- glianza. Queste
sono sostanzialmente anche le ipotesi che hanno avanzato nel Medioevo san
Tommaso, Dante, Marsilio Ficino, Occam, e du- rante l'epoca moderna Spinoza,
Hobbes, Locke, Montesquieu, Rous- seau, Fichte, Marx e molti altri ancora. Si
nota però una diversità di opinione, anzi una vera e propria inversione di
pareri tra i filo- sofi dell'antichità e del Medioevo da una parte, e i
filosofi moderni dall'altra. Mentre i primi ritenevano, normalmente, che la
forma ideale di governo fosse la monarchia assoluta e la forma più imper- fetta
quella democratica, i secondi, in generale, giudicano l’'asso- lutismo
monarchico la forma peggiore e invece ritengono che la for- ma ideale sia o
quella della monarchia parlamentare oppure*quella della repubblica. La
complessità delle strutture attuali della società, la diffusione della cultura
in tutti gli strati sociali, l'esigenza di rendere tutti i membri della società
direttamente partecipi dei benefici del potere, la consapevolezza dei rischi
che corre la libertà individuale allorché il governo viene affidato ad uno
solo, tutti questi motivi ci sembrano dar ragione ai filosofi moderni: essere
cioè la forma repubblicana quella più adatta a tutelare i diritti di tutti e a
procurare il bene comune. 5. Rapporti tra politica e morale a partire
dall'epoca mo- derna Fino agli inizi dell'epoca moderna si pensava che la
politica non disponesse di criteri di giudizio suoi propri e che dovesse
mutuarli dalla morale e dalla religione. Perciò, quando un sovrano doveva pren-
dere una decisione, suo primo compito era consultare la Bibbia e la propria
coscienza. Se queste gli dicevano che una certa azione era moralmente illecita
oppure contraria agli interessi della religione, egli doveva considerarla anche
politicamente riprovevole. Il primo assertore dell'autonomia della sfera
politica rispetto a tutte le altre, in particolare rispetto alle sfere della
morale e della religione, in quanto disporrebbe di principi normativi suoi
propri, è Niccolò Machiavelli. Per la prima volta, la politica viene indaga- ta
dal Machiavelli nella sua cruda realtà, nella sua nudità; per la prima volta
essa viene fissata nella sua logica interna spregiudicata- mente, fuori cioè da
ogni preoccupazione d'ordine morale e teolo- MonDIN, vol. I, pp. 78-97
(Platone); 120-143 (Aristotele). 151 — costituzioni ingiuste (tirannide,
oligarchia, democrazia) Dall’epoca moderna si capovolge il concetto di governo
ideale Garanzie della forma repubblicana Machiavelli: — l'autonomia della politica
dalla morale — la politica come forza positiva e autonoma Kant: distinzione e
interazione tra etica e politica gico; e, come risultato di questo metodo, per
la prima volta essa viene affermata nella sua peculiarità. Il Machiavelli,
attingendo es- senzialmente dalla lezione delle cose, « proclama che la
politica non è né la morale, né la negazione della morale, ma una forza
positiva, impossibile ad eliminare dal mondo, come ogni altra forza della na-
tura, che contribuisce a tener su e far camminare il mondo. In quanto forza
positiva, non riducibile quindi alla negatività del male ma insieme non
identificabile, per l’invincibile resistenza delle cose a tale identificazione,
con la moralità, essa sta per sé, è cioè una forma particolare dell'attività spirituale.
La politica è la forza del mondo dello spirito, della forza “cruda e verde”,
come si dirà più tardi, che, in quanto forza spirituale, non può essere che
forza co- sciente, cioè volontà forte, solida, coerente, indirizzata
risolutamente al fine. L'uomo politico, degno di questo nome, è dotato di
questa forza, di questa volontà, senza la quale non sarà in grado né di fondare
né di mantenere lo Stato: che è lo scopo della sua azione, a conseguire il
quale egli calcola l'utilità di tutti i mezzi nella situazio- ne disponibili,
tenendo fisso lo sguardo alla realtà effettuale, libero da pregiudizi e
scrupoli, persino morali, e invece pronto a sfruttare, ove sia il caso, ossia
ove ciò sia utile e necessario, le altrui preoc- cupazioni, credenze e scrupoli
».! Dopo Machiavelli, i filosofi della politica si dividono in due cor- renti,
una favorevole a Machiavelli e l’altra contraria. Gli antima- chiavellici
(Campanella, Vico) tentano di ricondurre la politica alla dipendenza dalla
morale. Per contro, i machiavellici (Spinoza, Hob- bes e poi Marx e Lenin)
ribadiscono la totale autonomia della politica dalla morale e dalla religione.
La questione dei rapporti tra morale e politica viene per qualche tempo
accantonata dagli illuministi (Rousseau, Montesquieu), i quali preferiscono
concentrare la loro attenzione nella ricerca del governo più conforme ai lumi
della ragione. Ma il problema del rap- porto morale-politica si ripresenta con
forza in Kant. Questi, pur mantenendo una rigorosa distinzione tra le due sfere,
afferma che né la politica può sottrarsi alla giurisdizione universale
dell'etica, né l'etica può prescindere dalla politica, ossia dalla società
civile, che è il mezzo e quasi il luogo ideale della sua espiicazione mondana:
«La condizione formale sotto cui soitanto ia natura può raggiun- gere questo
suo scopo finale (la moralità) è quella costituzione nei rapporti degli uomini
tra loro, che in un tutto che si dichiara società civile, oppone una resistenza
legale alle infrazioni reciproche della libertà, perché solo in tale
costituzione si può effettuare il massimo sviluppo delle disposizioni naturali
» (Kant). Qualsiasi distinzione tra etica e politica viene invece respinta !°
A. ATTIANI, « Politica », in Enciclopedia filosofica, Sansoni, Firenze 1957,
vol. III, col. 1497. 152 da Hegel, perché secondo questo filosofo la fonte
suprema d'ogni moralità è lo Stato. Il pensiero di Marx sui rapporti tra etica
e politica è ambivalen- te. Nella polemica contro l’idealismo e contro il
capitalismo egli riduce l'etica e la politica a semplici sovrastrutture dei
fatti econo- mici, i quali si svolgono e trasformano in diretta dipendenza
rispetto a questi ultimi. Invece nella progettazione della società ideale in
cui tutte le discriminazioni e le differenze di classe saranno tolte, Marx vede
nell’etica uno dei valori fondamentali e nella politica uno strumento
necessario per la sua realizzazione. « Marx crede nella so- vranità della
coscienza morale, che condanna l'ingiustizia nel mondo e anela alla
instaurazione della giustizia e della libertà spingendo a maturazione le
condizioni che ne rendano possibile l'avvento. La po- litica, allora, sotto
questo aspetto ha da servire alla instaurazione dell'ordine morale nel mondo e,
questo instaurato, a mantenerlo, di- fenderlo e potenziarlo ».! Ma che cosa è
questo « ordine morale » vagheggiato da Marx? In forza del principio che le
trasformazioni economiche determi- in molte parti del mondo e che ha assunto
una dimen- sione planetaria in base allo sfruttamento dei pochi paesi ricchi sul
resto dell'umanità. Il motivo fondamentale della difficile situazione politica
e so- ! A. ATTIANI, Art. cit., col. 1501. 153 Hegel: lo Stato fonte suprema
della morale Giudizio ambivalente di Marx: lo Stato è regolatore delle
condizioni morali per edificare la dittatura del proletariato L’ordine morale
costringe l’individuo ad una unica volontà sociale Per Maritain la realtà
morale deve ispirarsi ai principi morali evangelici Esigenza del recupero della
morale cristiana che ha l’amore al centro della vita talmente assorbito nella
dimensione religiosa ed ha cercato questa riabilitazione nel se- parare l'uomo
da Dio. L'umanesimo che ne è nato e che si è svilup- pato nelle varie formule —
capitalistiche, marxistiche, idealistiche — è un umanesimo antropologico,
finalizzato all'uomo e realizzato dall'uomo attraverso la sua ragione, la sua
coscienza, la sua tecnica, le sue violente reazioni contro le alienazioni
emergenti dalla storia del suo tempo. Si tratta di un umanesimo naturalistico,
che si chiude in un materialismo senza sbocchi. Volendo dimenticare che
nell’uo- mo vi è una componente negativa, l’antropocentrismo naturalistico ha
dovuto subire tutto il male che è nell'uomo senza poterlo spie- gare o
spiegandolo erroneamente come imputabile a un « sistema » storicamente
dominante, o all'’imperfezione del grado di progresso conseguito, o a oscure
ragioni psicologiche del profondo. In particolar modo, sotto la spinta
dell’interpretazione marxi- stica della storia, lo sforzo di liberazione
dell'uomo si è incentrato nella lotta contro un sistema economico fondato sulla
fecondità del denaro. Ma in questa azione di liberazione della classe operaia
si è assunto come valore la forza dell'odio e la violenza, mentre la
prospettiva da realizzare è posta in un materialismo che vuole solo procurare
le maggiori quantità di beni materiali, ricopiando in tal modo lo schema della
società neocapitalistica, che operando sui fat- tori tecnica, produzione e
pubblicità ha prodotto la società consumi- stica. « Le realtà della vita
sociale, economica e politica sono state ab- bandonate alla legge della carne,
sono state sottratte alle esigenze del Vangelo. Ne è risultato che è sempre più
difficile viverle. Contem- poraneamente, la morale cristiana, non essendo più
praticata nella vita sociale dei popoli, s'è isterilita — non già in se stessa
o nella Chiesa — ma nel mondo, nel comportamento pratico della civiltà, in un
universo di formule e di parole ».! « Per vincere questa fatalità occorre il
risveglio della libertà e del- le forze creatrici. E l'uomo ne diviene capace
non in virtù dello 1 J. MARITAIN, Che cosa è l'uomo: discorso per la città
fraterna, in « Vita e Pensiero », 1973 (LV), n. 1, p. XXV. 154 Stato o di una
pedagogia di partito, ma nell'amore che pone il centro della vita infinitamente
al di sopra del mondo e della storia tem- porale ».! 6. Rapporti tra Stato e
Chiesa Lo « Stato » è per definizione una società perfetta con un fine ul- timo
suo proprio (il bene comune degli uomini in questo mondo) e con mezzi adeguati
per raggiungerlo. Ma anche la « Chiesa » si con- sidera una società perfetta,
avente un suo fine ultimo da raggiungere (la salvezza eterna dell'uomo) e mezzi
appropriati da utilizzare per conseguirlo. a dei due poteri: quello dello Stato
e dei regni terreni e quello di Dio e della Chiesa, corpo mistico di Cristo:
questi due poteri sono essenzialmente di natura diversa come diversi sono i
loro fini: il primo si occupa della felicità terrena dell’uomo, il se- condo ha
per fine la sua felicità eterna; secondo, anche il potere della società
politica viene dall'alto: Omnis auctoritas a Deo. Con questa affermazione si
vuol intendere che il potere terreno trova la sua giu- ” Ibidem. 155 Stato e
Chiesa: due società perfette in teoria completamente separate Conflitto e interazione
dal Medioevo ai giorni nostri tra Stato e Chiesa Le diverse soluzioni: —
subordinazione indiretta delio Stato alla Chiesa (san Tommaso) — subordinazione
diretta dello Stato alla Chiesa (Bonifacio VIII) — subordinazione diretta della
Chiesa allo Stato (Marsilio da Padova) Età moderna: tendenza alla separazione
Maritain: uomini liberi sotto la provvidenza di Dio stificazione non in sé ma
in Dio, e quindi si afferma un nesso con il potere dato alla Chiesa. Ma Gesù
non volle determinare le applicazioni concrete di questi principi universali.
Questo deve essere il compito di tutti i cristiani inseriti nella propria epoca
storica. olitica dalla morale e dalla religione le teorie di Bo- nifacio VIII,
Marsilio e Tommaso cadono in disuso e si dà sempre maggior credito alla teoria
della netta separazione tra Stato e Chiesa. Ma anche questa ipotesi, in pratica
non è scevra di difficoltà, per la ragione che abbiamo ricordato più sopra:
cioè che gli stessi indi- vidui fanno parte sia dello Stato che della Chiesa.
Ora può accadere (e in effetti accade di sovente) che le decisioni dello Stato
siano in contrasto con quelle delle varie Chiese. Così quella separazione che
si era ipotizzata teoricamente, nella realtà quotidiana non è ‘facil- mente
realizzabile. Su questo contrastato problema ha fatto delle acute considera-
zioni Maritain, il quale analizzando la costituzione americana, os- serva che
il suo spirito si oppone all'idea di una società umana che si tenga lontana da
Dio e da ogni fede religiosa. In realtà la distin- zione tra Stato e Chiesa che
la costituzione americana afferma è in funzione di una reale cooperazione,
escludendo ogni privilegio nel- l'una e nell’altra parte. Si tratta di far
vivere uomini liberi sotto la 156 provvidenza di Dio (under God). In questa
linea lo Stato ha tutto da guadagnare riconoscendo alla Chiesa una influenza
immateriale sulle anime attraverso l'insegnamento del Vangelo. Ma alla base del
contrasto moderno che vuole l'opposizione to- tale tra Chiesa e Stato, sta il
malinteso di chi non intende considerare la Chiesa se non in termini umani, non
riconoscendole altro valore che di istituzione umana, nata nella storia, come
fatto umano che può come tutti i fatti umani esser modificata o distrutta. Chi
consi- dera la Chiesa come fatto umano — prosegue Maritain — tende a riversare
tutte le colpe, che gli uomini in essa viventi manifestano, alla Chiesa stessa.
Bisognerebbe riconoscere che anche se il cristia- nesimo fosse tradito dai
cristiani (ma in realtà vi sono sempre uo- mini che realizzano pienamente il
cristianesimo in ogni epoca) ciò non infirmerebbe gli ideali e la realtà che la
Chiesa porta nel mondo. Allo stesso modo che sul piano delle civiltà umane,
queste non si giu- dicano dal comportamento dissennato di parte dei membri di esse.
Rapporti tra fede e politica Il problema del rapporto politica-religione oggi
non si configura più solo come studio dei rapporti tra Stato e Chiesa, intesi
come due associazioni autonome e complete in se stesse. Ogni Chiesa oggi è
vista come una comunità spirituale che tiene uniti i suoi membri con il solo
vincolo dell'amore, senza strutture temporali che possono farla apparire come
uno !Stato in concorrenza con gli altri Stati. Ma non per questo si può
estromettere la Chiesa o le Chiese dalle vicende di questo mondo e confinarle
in un mondo impalpabile delle anime. Molti teologi in questi ultimi anni hanno
sottolineato l’impor- tanza della dimensione politica del messaggio cristiano
e, di conse- guenza, dell'impegno politico di ogni cristiano sia singolarmente
che collettivamente. Si rileva, anzitutto, che destinatario della Pa- rola di
Dio e della sua opera di salvezza è l'uomo. Ora, questi non è una monade, un
angelo, un monaco, ma un essere essenzialmente socievole. Egli non si realizza
nella clausura della sua anima, con- templando la verità, ma nella apertura
intersoggettiva, nel rapporto recettivo e comunicativo con gli altri,
inserendosi in una società e avvalendosi delle sue molteplici strutture. Questo
aspetto politico dell'essere umano è al centro della rivelazione nella Bibbia
(Antico Testamento), la quale sì occupa costantemente delle strutture so- ciali
e politiche del ponolo ebraico, l’eletto dal Signore, sottraendolo MARITAIX,
L'uomo e io Stato, Vita e Pensiero, Milano 1971, pp. 224- 227, passim. 157 Il
contrasto moderno Il rapporto fede- politica oggi La dimensione politica del
messaggio cristiano al dominio dei suoi nemici (v. Esodo), determinando la sua
organizza- zione in tribù, assegnandogli determinate forme di governo, ecc.
Reazione del potere Nel Nuovo Testamento l'attenzione alla dimensione politica
è politico meno esplicita, ma si trova sempre presente. Pur non intraprendendo
all'insegnamento di iniziative politiche, Gesù è coinvolto nella politica. La
sua condotta Gesù e il suo insegnamento provocano la violenta reazione dei
poteri po- litici costituiti. Egli diviene la loro vittima. Ma il « potenziale
sov- versivo » della sua dottrina e della sua grazia non sarà soffocato. Esso
opererà profondamente sui rapporti umani, sulle strutture sociali e a poco a
poco li trasformerà radicalmente. Esiste quindi un impatto inevitabile della
fede sulla politica. E Fede e liberazione —se questo può essere vero di qualsiasi
fede, lo è in modo singolare totale della fede cristiana, che è fede nella
liberazione dell'uomo: a ciò contribuisce il cristiano con la testimonianza
della sua fede, la quale, di conseguenza, non è passiva accettazione né
estatica contempla- zione della parola di Dio, ma è fattiva attuazione delle
promesse divine in ordine alla piena realizzazione del regno di Dio che Gesù ha
annunziato. 8. Lettura politica del messaggio evangelico Queste importanti
ragioni (la natura dell'uomo e il processo sto- rico della rivelazione di Dio)
autorizzano una lettura « politica » del messaggio evangelico. Questo,
tuttavia, non può essere letto esclu- sivamente in chiave politica, come
pretendono alcuni oggi. Quello politico, infatti, è soltanto un aspetto del
messaggio cri- Una lettura politica —stiano. Questo ha di mira anzitutto la
singola persona (e poi la so- del messaggio cietà) e in ogni persona considera
in primo luogo la dimensione evangelico interiore: la conversione dello
spirito, la trasformazione del cuore. I profeti dell'Antico Testamento e Gesù
Cristo vogliono instaurare un nuovo tipo di rapporti, basato essenzialmente
sull'amore, tra l'uomo e Dio e tra i singoli uomini. Ma non intendono
realizzare tale obiettivo con la forza, con la violenza, con le armi, bensì con
la tra- sformazione interiore delle anime, sollecitandole alla conversione con
la testimonianza delle opere, con l'insegnamento della verità, con la pazienza,
la carità e il sacrificio di se stessi. Il comandamento [L'amore per Dio e per
il prossimo è il vero comandamento « po- dell'amore è il litico » di Gesù. Però
non un amore romantico ma un amore critico, comandamento non inteso solo come
aiuto caritativo al prossimo, ma come dedizione politico di Gesù. piena alla
giustizia, alla libertà e alla pace. Questo comporta una cri- tica decisa
contro ogni forma di potere puro e un impegno concreto: per trasformare ogni
situazione politica oppressiva degli uomini. Impegno del Di fronte ai grandi
temi politici, concretamente, il cristiano sa che cristiano per il bene la vita
politica tende ad un bene comune che è superiore alla sem- comune e la plice
somma dei beni individuali, un bene che deve riversarsi sulle promozione Umana
—rersone umane cioè un bene che riguardi innanzi tutto il miglioramento della
vita umana, non già sul solo piano degli squilibri eco- nomici, ma anche su
quello dei valori spirituali, permettendo a cia- scuno di vivere sulla terra
come uomo libero e di godere i frutti della intelligenza umana. Per il
cristiano la libertà è una realtà di cui deve rendersi degno; l'uguaglianza con
gli altri uomini si instaura soltanto in un clima di rispetto reciproco e di
fraternità, e non già in una lotta per l’afferma- zione di una sola classe
sulle altre; la giustizia è la forza di conserva- zione della comunità politica
e la condizione indispensabile per per- mettere all’« amicizia civica » di
prendere forma « conducendo gli ineguali all'uguaglianza ». Si potrebbe
obiettare che il cristiano, secondo questa visione ideale, appare tutto proteso
in una visione verticale, tutto rivolto all’affermazione di principi spirituali
e morali, che lo disincarnano dal mondo attuale. È la nota accusa
dell’alienazione del cristiano dalle responsabilità del mondo presente. In
realtà nella natura uma- na è presente anche un movimento orizzontale,
anch'esso determi- nante per la piena e totale realizzazione dell’uomo in se
stesso. Tale movimento orizzontale riguarda l'evoluzione dell'umanità e rivela
progressivamente la sostanza delle forze creatrici dell'uomo nella storia. È il
movimento orizzontale della civiltà, che se è orientato ver- so fini temporali
autentici, aiuta la tensione verticale dell'umanità. L'ideale supremo cui deve
tendere l’opera politica e sociale del- l'umanità è l'inaugurazione di una
città fraterna, la quale non com- porta che tutti gli uomini saranno un giorno
perfetti sulla terra e si ameranno fraternamente, bensì la speranza che lo
stato esistenziale della vita umana e le strutture della civiltà si
avvicineranno sempre più alla perfezione, la cui misura è la giustizia e la
fraternità. « Questo ideale supremo è anche quello della democrazia au-
tentica, l'ideale di una nuova democrazia che tutti attendiamo. Essa esige non
solo il potenziamento di tutte le strutture tecniche e una organizzazione socio-politica
salda’ e razionale nelle società degli uomini, ma soprattutto una filosofia
eroica della vita e il fermento interiore vivificante dell’ispirazione
evangelica ».” 9. Capitalismo o socialismo? Il mondo attuale si presenta diviso
in due blocchi contrapposti: da un lato i paesi che gravitano nell'orbita della
Russia governati da un regime politico-economico di tipo socialista; dall'altro
i paesi detti « dell'Occidente », che comprendono l'America del Nord, l’Eu-
ropa occidentale, il Giappone e l'Australia, a regime capitalista sotto la
guida reale dell'altra superpotenza mondiale (gli Stati Uniti d’Ame- rica). Vi
sono poi i cosiddetti « paesi non allineati » (o. del Terzo 4 Ivi, p. XXIX. 159
Libertà, uguaglianza e giustizia cristiana Visione verticale ed orizzontale del
cristiano L'ideale di una città fraterna I due blocchi politici contrapposti
Due sistemi economici, due scelte di civiltà Horkheimer: la società capitalista
è una diretta conseguenza dell’Illuminismo Individualismo, liberalismo e Stato
di diritto “Mondo) rappresentati dalla maggioranza dei paesi « poveri ». Ma
anche questa distinzione non fa che ribadire la contrapposizione mon- diale dei
« due blocchi ». Si tratta di una contrapposizione non soltanto di due sistemi
economico-politici, ma di due concezioni di vita da cui derivano ri-
percussioni profonde umane e sociali. Entrambi si pongono come « scelte di
civiltà » affermando di possedere la garanzia del futuro individuale e sociale
del mondo. Di fronte all’alternativa per quale dei due sistemi optare, è
difficile pronunciare un giudizio sereno e spassionato. La propagan- da e la
lotta politica hanno confuso e oscurato fatti e dottrine, fino al punto di
radicalizzare la convinzione ideologica degli individui e delle masse che
vivono nei due schieramenti contrapposti. Tutta- via per molti uomini d'oggi,
all'interno dell'uno e dell'altro schiera- mento, si pone un urgente problema
di coscienza: per quale dei due sistemi è giusto schierarsi? Prima di tentare
di avanzare una risposta, è necessario richiama- re i punti essenziali su cui
si fondano i due sistemi e le differenzia- zioni che si sono sviluppate nel
loro seno. 9.4 Il capitalismo classico Giova innanzitutto avere delle idee
chiare sulla ‘situazione sto- rica degli ultimi secoli, in cui si è sviluppata
la società attuale. La società, infatti, non è un prodotto naturale, ma il
risultato di un lungo processo storico. Ci sembra utile a questo proposito
ricordare che, muovendo dai suddetti presupposti, Horkheimer e i suoi col-
leghi della Scuola di Francoforte hanno condotto uno studio accu- rato sulle
origini della società capitalista contemporanea, stabilen- do che essa affonda
le sue origini nell’illuminismo e nelle sue distor- sioni. Con questi studi
Horkheimer arriva a concludere che «la manipolazione, lo sfruttamento e
l'oppressione che si registrano nella nostra società sono la diretta
conseguenza della concezione illuministica del sapere e del ruolo che
l’illuminismo ha preteso di assegnare al sapere ».” Il sistema economico
chiamato capitalismo non può essere effet- tivamente compreso nella sua essenza
se non come conseguenza di una concezione dell’uomo detta « antropocentrica »:
l’uomo non ha altro fine all'infuori di se stesso. Egli è destinato a
promuovere il proprio sviluppo nella storia, sotto la guida della ragione,
nella to- tale espansione della propria libertà. In questa concezione dell’uomo
si esalta l'individuo nei confronti della società (individualismo) e si
proclama la sua libertà incondizionata (liberalismo). Lo Stato, e- spressione
delle libertà individuali, si regge sulla democrazia rap- MONDIN, vol. III, pp.
540-541. " Ivi, p. 541. 160 presentativa e sulle garanzie della Legge
(stato di diritto). Sul piano economico la libertà dell'individuo (o dei
gruppi) si estende quanto si estendono le sue possibilità economiche.
All'iniziativa privata del capitale non vengono posti limiti né di natura
legale né di ordine sociale. L'uomo, spinto dal suo esclusivo egoismo, mette in
atto una sfrenata « lotta per il successo », e basandosi esclusivamente sulle
leggi inevitabili della economia-libera concorrenza, concentrazione dei mezzi
di produzione e dei capitali nelle mani di uno o di pochi (trusts, oligopòli,
multinazionali, ecc.) esercita una forza di pressione su governi, partiti
politici, opinione pubblica, allo scopo di assicu- rarsi copertura ideologica
sugli intrighi utilitaristici. È questo il capitalismo classico !# che ha avuto
il suo massimo svi- luppo nel secolo scorso e nei primi anni del nostro secolo;
esso si fonda sul principio secondo il quale l’attività economica nasce nel li-
bero gioco tra capitale e lavoro; due forze nel cui equilibrio non devono
interferire né lo Stato né la morale, perché il solo rapporto economico è
sufliciente a bilanciarne gli eccessi. In realtà il capitale, con l'enorme
concentrazione di potere in suo dominio, riusciva ad arrogarsi ogni vantaggio,
lasciando alle forze del lavoro (proletariato) appena di che mantenersi e
ripro- dursi. La legge ineluttabile che si diceva essenziale all'ordine eco-
nomico, continuava a mantenere ed accrescere la ricchezza in mano di pochi,
mentre il lavoro, pur derivante dalla produzione di molti, li condanna allo
sfruttamento e a una disumana condizione di vita. La critica a questo sistema
scaturisce dalla sua insanabile ingiu- stizia e dalla inammissibilità di un
sistema che mette le persone umane (i lavoratori) in balia di una cosa (il
capitale). Ma anche sul piano strettamente economico l'errore su cui si fondava
il capitali- smo non tardò a rendersi evidente: l’uomo non è sensibile
esclusiva- mente a stimoli di ordine economico. Le tensioni sociali che si
mani- festarono a partire dalla metà del secolo XIX nascono dalla presa di
coscienza che l'uomo non può essere schiavo delle leggi econo- miche, ma queste
devono servire al suo sviluppo sociale e morale. Questa presa di coscienza
deriva soprattutto dalla nascita di asso- ciazioni di lavoratori sorte verso la
metà del secolo scorso in Inghil- terra per la difesa dei propri diritti,
inizialmente soprattutto di ca- rattere economico, soprattutto dei cosiddetti
sindacati. 9.2 Il neocapitalismo Il crollo del rendimento produttivo dei
lavoratori e la loro cre- scente avversione ai datori di lavoro condussero il
capitalismo a profonde modificazioni. Con Taylor X Il capitalismo nasce dalla
rivoluzione industriale, in forza della quale la macchina, applicata alla
produzione, assorbì gran parte della mano d'opera nelie fabbriche. Secondo Marx
ciò ebbe inizio nel 1735 con l'introduzione del- la macchina per filare di
Wyatt. 161 Capitalismo classico e sfruttamento del proletariato L’uomo non è
schiavo delle leggi economiche Nel neocapitalismo c’è l'intervento
condizionatore dei sindacati dei lavoratori e dello Stato La crisi del ’29 e il
“Nuovo corso” Effetti sociali della tecnostrutiura che modifica i processi
produttivi La ‘‘società dei consumi” e la manipolazione dei ‘mass-media’ nasce
negli Stati Uniti il neocapitalismo che riconosce al lavoratore «dipendente,
sia pure dopo dure e lunghe lotte dei sindacati operai, e allo Stato un
intervento condizionatore dell'attività economica, non più lasciata ai soli
automatismi di mercato. Riconoscendo al lavoratore il diritto a migliorare le
condizioni di lavoro, il neocapita- lismo supera il gretto concetto di
sfruttamento della mano d'opera. Si elabora una organizzazione scientifica di
pianificazione del lavoro (scientific management) e al lavoratore vengono
riconosciuti il di- ritto a tempi ragionevoli di lavoro, il diritto a
un'istruzione specifica, il diritto alla cooperazione tra direzione manageriale
e lavoratori. Dopo la grande crisi economica, con il New Deal di Roosevelt, il
potere politico viene coinvolto sempre più decisamente nel processo economico e
la nuova politica economico-sociale dello Stato rappresenta uno strumento di
redistribuzione dei redditi della produzione economica a più larghi strati
della popolazione, e- sercitando una forte pressione sugli automatismi
economici. Soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, con l'avvento della
tecnostruttura, l'automazione introdotta nei processi produttivi in- serisce
nel processo economico gli scienziati e i tecnici, condizionan- do una volta di
più la potenza del capitale e riducendo il proletariato tradizionale a sempre
più esigue minoranze. Ma il neocapitalismo sa approfittare ancora una volta
delle mu- tate condizioni di produzione con l’estendere su larga scala la pro-
duttività di beni di consumo e favorire in tal modo i consumi di massa. Nasce
la « società dei consumi » (affluent society) il cui ideale è di produrre
sempre di più per rendere più umana la vita dell’indi- viduo, fornendogli un
numero sempre crescente di beni di consumo. La critica a questo sistema emerge
dal fatto che l'uomo viene stritolato nel rapporto produttività-consumi,
rapporto che si confi- gura come una nuova e più sofisticata forma di
sfruttamento di massa:. l’uomo della civiltà dei consumi vive costretto a
produrre ciò che dovrà consumare. Di qui uno stato di insoddisfazione sempre
crescente, cui s'aggiunge l'alienazione derivante dalla mercificazione della
cultura e dallo svuotamento delle menti prodotto dai mass media. H. Marcuse ha
tratteggiato amaramente l’uomo « unidimen- sionale » emergente dalla nuova
società creata tanto dal consumismo dell'Occidente, quanto dall'industrialismo
sovietico: « Una confor- tevole, democratica non-libertà prevale nella società
industriale a- vanzata ».!? 9.3 Il labourismo e la socialdemocrazia Nel 1883
sorge a Londra la « Società Fabiana » (Fabian Society) che si pone come fine la
elevazione della classe lavoratrice, in modo che essa possa arrivare ad
assumere il controllo dei mezzi di produ- # H. MARCUSE, L'uomo a una
dimensione, Einaudi, Torino 1967, p. 21. 162 zione. Questo fine doveva essere
raggiunto in modo graduale, « tem- poreggiando ». Da qui il nome di questa
società, derivante dal con- sole romano Fabio Massimo, detto il « temporeggiatore
». Dopo qual- che anno (nel 1900) dalla Società Fabiana e dalle Trade Unions (i
sindacati operai, sorti agli inizi del secolo XIX come associazione di mutuo
soccorso tra gli operai dell'industria metallurgica inglese) fu fondato il
partito labourista inglese (Labour Party = partito del la- voro) che assume il
programma del socialismo (per cui il controllo dei mezzi di produzione deve
passare ai lavoratori) senza fare però un dogma dei suoi principi filosofici
tratti dal marxismo. Esso diven- ne nel giro di alcuni decenni uno dei due
partiti fondamentali della Gran Bretagna, andando al potere diverse volte a
partire dal 1924. I mezzi di lotta adottati per raggiungere le mete prefissate
sono stati: una imponente azione di propaganda tra le masse popolari per farle
crescere culturalmente e renderle coscienti dei propri diritti di esseri umani
sullo stesso piano di tutte le altre classi sociali; gli scioperi, attraverso
il sindacato, anche a livello nazionale e di sostegno tra le varie categorie di
lavoratori, per ottenere dallo Stato una legislazione sia di assistenza sociale
(dalla culla alla tomba) onde migliorare le condizioni di vita, sia per sancire
il passaggio allo stato o un suo di- ritto di controllo delle aziende di
interesse nazionale (comunicazioni, miniere, energia, banche, ecc.), e per
ottenere dal padronato adeguati miglioramenti salariali ed una partecipazione,
sia pure indiretta, alla gestione dell'azienda. Come in Inghilterra, così anche
in altri paesi dell'Europa occiden- tale come Germania, Olanda, Danimarca e in
Scandinavia i partiti socialisti, sorti nei primi decenni del XX secolo, non
fecero la scelta rivoluzionaria, ma presero la strada del riformismo e della
gradualità per la trasformazione della società capitalista. :IIl nome di partiti
« socialdemocratici », che essi assunsero, era una indicazione della loro
scelta democratica, cioè del pieno rispetto della volontà dei cittadini. Alcuni
di essi, che erano sorti basandosi sul marxismo, specie dopo il secondo
dopoguerra, fecero una esplicita rinuncia al materialismo storico e dialettico
di Marx, accettando nella pratica il sistema neocapitalista con cui convivere
tranquillamente. Il partito socialdemocratico della Germania occidentale e
quelli scandinavi sono gli esempi più significativi di questo socialismo in
perfetta simbiosi con il capitalismo; anche i partiti socialisti france- se,
italiano e spagnolo, pur restando in teoria marxisti, nella pratica sono da
tempo dei partiti socialdemocratici che hanno accettato le tesi del neocapitalismo
per il quale lo sviluppo massimo della pro- duzione con l'utilizzazione della
tecnica moderna, permette la cre- scita di tutta la società e l'aumento dei
consumi per ogni categoria sociale (v. il paragrafo sul neocapitalismo). Dal
fabianesimo alle ‘Trade Unions”’ inglesi e al labourismo Il socialismo
riformista dell'Europa occidentale: la socialdemocrazia Marx: abolizione dello
sfruttamento e comunismo Lotta di classe e collettivizzazione dei mezzi di
produzione Il ‘Manifesto del partito comunista’’ e la coscienza di classe
L'Internazionalismo socialista I partiti dei lavoratori italiani 9.4 Il
socialismo marxista Karl Marx (1818-1883), fondatore del socialismo
scientifico, si propone di fondare una società in cui sia abolito lo sfruttamento
dell'uomo e a tutti venga assicurato il soddisfacimento dei loro bisogni
materiali e spirituali (comunismo). Marx vede nel possesso privato dei mezzi di
produzione il prin- cipio di ogni male, non solo economico, ma anche
individuale e sociale. Da questa privatizzazione nasce il rapporto salariale
per cui l'operaio vende il proprio lavoro per un salario sul quale l’im-
prenditore lucra ingiustamente il « plusvalore », cioè il profitto. La lotta di
classe, cioè la lotta per la conquista della proprietà collettiva dei mezzi di
produzione da parte del proletariato sfruttato dai ca- pitalisti, è, secondo
Marx, un fatto ineluttabile della storia che deve condurre all'eliminazione
della classe padronale. Tolta di mezzo quest'ultima, nascerà un nuovo tipo di
umanità, senza più classi né egoismi: uomini che vivranno in una società di
uomini « comuni », solleciti al bene degli altri quanto e forse più che non al
bene proprio. Nel 1848 Marx lanciò un appello a tutti gli operai, con il «
mani- festo del partito comunista » firmato anche da Engels, in cui il pro-
letariato veniva sollecitato a prender coscienza della propria con- dizione e
della propria individualità, per diventare una forza sociale contro lo
sfruttamento. Con la fondazione della I* Internazionale dei Lavoratori (Londra)
le varie correnti socialiste sviluppatesi prima e durante la diffusione del
marxismo si associarono, non senza contrasti pro- fondi. In Inghilterra
prevalse il sindacalismo delle « trade unions » riformista e
antirivoluzionario; in Germania il socialismo democra- tico mirava alla
trasformazione dello Stato, mentre in Francia an- ziché alla conquista del
potere il movimento operaio tendeva a or- ganizzarsi e a liberarsi dallo
sfruttamento senza ricorrere alla rivo- luzione. Ma vi furono anche movimenti
dichiaratamente anarchici, terroristici e rivoluzionari ispirati da Bakunin,
fiero oppositore di Marx. In Italia, con la fusione dei movimenti operai
preesistenti, nacque a Genova il Partito dei Lavoratori Italiani (l'anno
seguente prese il nome di Partito Socialista Italiano), in cui ben presto si
ma- nifestò la divisione tra socialisti riformisti e socialisti radicali, rivo-
luzionari, i quali sotto la spinta della rivoluzione bolscevica del 1917 in
Russia finirono per separarsi e fondare a Livorno nel 1921 un nuovo partito
denominato « Partito Comunista d’Italia », cam-° biando poi il nome
nell'attuale Partito Comunista Italiano. 9.5 Il marxismo-leninismo-stalinismo
Con la rivoluzione d'ottobre 1917, in Russia, ad opera di Lenin si ebbe la
creazione di uno Stato collettivista, senza distinzioni di 164 classe. Lenin
stabilì tutto il potere al vertice, non già nella classe — come avrebbe voluto
Marx — ma nel partito. Stalin giungerà ancor più avanti: alla dittatura
personale del capo unico. Il paese fu spinto con la forza alla
collettivizzazione della terra, all'industrializzazione a tappe forzate, alla
compressione continua e spietata dei consumi. Le libertà individuali o di gruppo
furono abolite e con Stalin venne accentuato il regime poliziesco repressivo
con continue « purghe » e con l'invio di milioni di persone nei famigerati
campi di lavoro in Siberia. Questo terrorismo dispotico venne poi denunziato al
XX Congresso del Partito Comunista da Kruscev nel 1956, dopo la morte del
dittatore. Anzi, dopo questa denunzia, venne iniziata la cosid- detta fase di «
destalinizzazione », in cui tutti gli errori e le deficienze del sistema
vennero addebitate al dittatore scomparso. Sul piano dell'economia e dei
diritti umani non cambiò pratica- mente nulla, pur con qualche accenno di
liberalizzazione attuata in qualche settore e solo per brevi momenti. La rigida
organizzazione centralizzata avente come perno il Partito Comunista, fonte di
ogni potere e costituito da un gigantesco apparato burocratico, è rimasta
invariata in questi ultimi 30 anni, in quanto il marxismo-leninismo è rimasto
la filosofia ufficiale dell'Unione Sovietica. Questo sistema in cui
praticamente domina lo sfruttamento delle masse da parte di una oligarchia
costituita dall’apparato del partito e dalla macchina statale, è stato imposto
a tutti i paesi del blocco dell'Europa orientale, caduto sotto il dominio
comunista alla fine della seconda guerra mondiale. 9.6 L'esperienza del maoismo
in Cina Una esperienza diversa si è attuata in Cina da Mao-Tse-tung, quando,
dopo una lunga lotta rivoluzionaria contro il regime di Chiang-Kai-sheck,
riuscì a conquistare il potere nel 1949, costituen- do la Repubblica Popolare
Cinese su basi marxiste. Mao-Tse-tung — che era stato uno dei fondatori del
Partito Comunista Cinese, sorto nel 1921 a Shangai — divenne il capo cari-
smatico del comunismo cinese e dell'immenso paese asiatico, che ha ora 900
milioni di abitanti. Egli, dopo la morte di Stalin nel 1953, si proclamò unico
difensore e interprete del marxismo-leninismo, accusando di revisionismo i
paesi del blocco sovietico. In realtà il suo socialcomunismo si è differenziato
da quello proclamato da Marx e Lenin, soprattutto per alcuni punti qualificanti:
a) stretta unione tra teoria e prassi; b) legame completo e continuo con le
masse; c) sviluppo dell’autocritica. In realtà, Mao ha creato un nuovo tipo di
comunismo, in cui le verità universali del marxismo vengono ri- pensate per un
popolo contadino, povero, fortemente socializzato attraverso un incessante
indottrinamento — i « pensieri di Mao » — » M., vol. III, pp. 514-515. 165 La
rivoluzione del ’17: dai marxismo- leninismo alla dittatura di Stalin Mao e ii
ripensamento del marxismo per un popolo contadino Caratteri militari e monacali
del maoismo: la rivoluzione culturale Il processo di revisione del maoismo a
partire dal 1976 ‘‘Marxismi’’ e ‘‘postmarxismo”’: la devianza eterodossa in
forza del quale si tenta di cambiare la natura degli uomini, il loro modo di
pensare e di comportarsi, accentuando una forte tendenza nazionalistica e
volontaristica. Accentuando il valore «teoretico » della prassi, più che Marx
ed Engels, Mao è stato soprattutto un utopista pragmatico e per questo, vedendo
diminuire nel quadro del partito la spinta ideale iniziale, si fece promotore
nel 1966 della cosiddetta « rivoluzione cul- turale » con un appello diretto
alle masse, specialmente ai giovani, per controllare l’attività dei dirigenti
di partito che si erano im- borghesiti e burocratizzati e combattere chi non
condivideva le sue tesi politiche riunite nel « libretto rosso ». Come
risultato si ebbe una ventata di violenze con processi sommari e centinaia di
mi- gliaia di vittime innocenti e l'anarchia in tutto il paese, con lo scardi-
namento di tutto l'apparato produttivo. Solo dopo la morte del dittatore, nel
1976, i nuovi dirigenti, sotto la guida attenta di Deng Hsiao-ping, eminenza
grigia del regime, hanno iniziato un graduale processo di revisione delle
direttive maoi- ste, rivalutando i dirigenti vittime della « rivoluzione
culturale » ed avviando una politica economica più duttile, aperta alle
esperienze dei paesi capitalisti. Facendo un primo bilancio del maoismo, si può
dire che esso, co- me il bolscevismo russo dei primi decenni, era incentrato
sul partito come motore di tutta l’attività del paese, fondata sulla cieca
ubbi- dienza di tutti i sudditi, trattati solo come strumenti di produzione.
Una delle sue debolezze fondamentali, ereditate dal marxismo, è stata la sua
incapacità di affrontare le realtà insopprimibili della vita e della morte. E
questo perché ignorava le preoccupazioni fondamen- tali di ogni essere umano.
9.7 Crisi del marxismo ortodosso: i nuovi marxismi Dopo un settantennio di
esperienza di comunismo sovietico e circa quarant'anni di quella, simile nei
principi, della Repubblica Popolare Cinese e delle altre costituzioni «
socialiste », si può tentare di formulare un giudizio di validità e di merito.
Il pensiero di Marx che in questo secolo ottenne una grande diffusione e fu
assunto come dottrina di Stato, indiscutibile come un dogma, sia in Russia che
in Cina e nelle altre « democrazie popo- lari », ebbe da parte di qualche
eminente studioso marxista, spe- cialmente dell'Europa occidentale, delle nuove
interpretazioni che . modificarono alcune delle sue tesi classiche. Tanto che
da alcuni decenni non si parla più di marxismo ma di « marxismi » e di « post-
marxismo ». Naturalmente queste nuove interpretazioni furono su- bito
condannate come eterodosse dagli organismi culturali ufficiali dei governi
comunisti. L'elemento che distingue maggiormente il marxismo non orto- dosso o
revisionistico da quello ortodosso è che per quest’ultimo la 166 dialettica
regola con leggi inderogabili tutti gli eventi della natura e della storia,
mentre per i nuovi marxismi la dialettica non ha leggi e non riguarda affatto
la natura bensì il soggetto singolo nei suoi rapporti con la storia. Anche
nelle società a regime comunista occor- re lottare contro la disumanizzazione e
l'alienazione delle singole personalità. Inoltre mentre per i marxismi
ortodossi la religione è soltanto « oppio del popolo » e perciò da distruggere,
per i nuovi marxismi la religione è considerata come un importante fattore di
superamento e di liberazione dalle presenti situazioni di oppres- sione e di
sofferenza in cui si dibatte l'umanità ed anche di sostegno delle aspirazioni
per un mondo migliore. (I più qualificati rappresen- tanti di queste nuove
correnti di pensiero marxista sono stati An- tonio Gramsci, Max Horkheimer,
Herbert Marcuse ed Ernst Bloch, i quali hanno esercitato un notevole influsso
nei movimenti culturali del nostro tempo). ‘Assolutizzando l'influsso che le
strutture esercitano sull'uomo e sulla società Marx scorge nella base economica
il peccato d’origine che determina l’uomo, la sua coscienza, le sue
alienazioni. Ciò com- porta una visione materialistica dell'uomo, la quale ne
autorizza la strumentalizzazione e la manipolazione, subordinandolo alla
ideolo- gia, né più né meno di quanto avviene ad opera del capitalismo. Anche
per il capitalismo l’uomo conta soltanto in quanto è iavoro, senza alcun
riferimento superiore o trascendente. Non si può quindi credere ingenuamente e
acriticamente che una semplice scelta capitalista o socialista sia in grado di
eliminare, automaticamente, i molteplici mali, ingiustizie, discriminazioni, op-
pressioni che affliggono la società attuale. I mali della società non derivano
tanto dai sistemi, quanto dagli uomini. L'origine dello sfrut- tamento sociale
e dell’oppressione risale alla volontà dell'uomo di ser- virsi egoisticamente e
brutalmente di un altro uomo. Occorre dire poi che queste critiche di ordine
teoretico (filoso- fico o scientifico) non avevano mai fatto grande impressione
a molti altri studiosi, ammiratori di Marx e non avevano scalfito minima- mente
la fede di milioni di comunisti militanti dei vari partiti comu- nisti
dell'Europa occidentale. Per tanti anni, neppure le pesanti conseguenze di
ordine pratico (sociale, economico, politico) che accompagnarono il marxismo,
specie in Russia, erano bastate ad intaccare la convinzione delia intrinseca
bontà di tale sistema. Anche quando gli innumerevoli cri- mini di Stalin
divennero di dominio pubblico, la grande intelligentsia dei paesi occidentali
continuò ad aderire al marxismo, sottovalutan- do o facendo finta di non vedere
gli stermini, le oppressioni, le pur- ghe, i campi di concentramento che
avevano flagellato il popolo rus- so da quando i comunisti conquistarono il
potere. Senonché, a partire dagli anni ’60, sia in Russia che nei paesi
occidentali, cominciò a serpeggiare un senso di sfiducia nella capa- 167 de
Marxisma revisionistico: la dialettica e ii soggetto singoio nella storia; îa
religione come fattore di liberazione La subordinazione dell’uom&
all’ideologia Le colpe dell’ ‘‘intelligentsia’’ occidentale filomarxista Le
crisi di fede nel marxismo e l'““arcipelago Gulag” L’interesse del
cristianesimo per il problema economico-sociale cità del marxismo di creare
quella nuova società perfetta, senza di- seguaglianza, senza ingiustizie, senza
divisioni di classe, promessa da Marx. Le ragioni di questa crisi di fede nel
marxismo sono molteplici. Ma quella fondamentale, a mio avviso, è il vuoto
culturale del marxi- smo stesso. Questo sistema, come ha mostrato Karl Popper,
dove ha la pretesa di parlare « scientificamente » non può produrre che ipotesi
falsificabili. Mentre per quelle dure realtà quali il male, il dolore, la
morte, il senso della storia, non ha nessuna parola da dire. Un'altra ragione
che ha messo in crisi la fiducia nel marxismo è stata la pubblicazione di
Arcipelago Gulag di A. Solzenicyn. Per molti lettori di fede marxista questo
libro è stato una rivelazione sensazionale, «decisiva, che li ha scossi
profondamente e da fedeli e zelanti seguaci di Marx li ha trasformati, tutto
d'un tratto, nei suoi critici più severi e nei suoi più violenti avversari. 10.
Le dottrine sociali di ispirazione cristiana Sarebbe oltreché ingiusto,
acritico, pensare che la soluzione alla questione sociale sia venuta soltanto
dai movimenti socialistici del- l'Ottocento e, in modo particolare, dalla dottrina
di Karl Marx. Il cri- stianesimo non si disinteressò mai, nel corso della sua
millenaria storia religiosa e sociale, dell'uomo nei confronti del problema
eco- nomico-sociale e delle ingiustizie conseguenti alle soluzioni impo- ste
dall'egoismo umano. Le soluzioni cristiane possono ridursi a due tipi, spesso
integran- tisi: da un lato una forma prevalentemente (anche se non esclusiva-
mente) assistenziale-caritativa (cristianesimo caritativo) e dall'altro, una
forma che proponeva la revisione delle stesse strutture econo- mico-sociali
(cristianesimo sociale). La prima forma, che è essen- ziale al cristianesimo
stesso, è presente in tutti i secoli dell’era cri- stiana e cerca di lenire con
la fattiva carità le esasperate conseguen- ze della violenza, di qualsiasi
tipo, che l'uomo e la società fa sul- l'uomo..È questo uno dei frutti più
originali del Vangelo che ha a cuore i poveri, gli umili, gli oppressi, i
diseredati. Sono innumerevoli le opere di efficace aiuto realizzate, nei
secoli, dalla Chiesa in questo campo. Né si può dimenticare la precisa condanna
nei confronti del- l'usura, del profitto ingiusto e speculativo,
dell’ingiustizia economica derivata dallo strapotere della ricchezza. Il
cristianesimo sociale si è preoccupato invece di individuare, accanto
all'azione caritativa, anche il problema della giustizia. Di qui le
sollecitazioni, specialmente da parte del magistero della Chiesa cat-, tolica,
a interventi individuali, di categoria, statali per rimuovere le cause
dell’ingiustizia sociale, derivante dalla concentrazione della ricchezza nelle
mani di pochi. Il magistero della Chiesa cattolica ha elaborato, a partire
dalla 168 seconda metà del secolo XIX," una sempre più precisa critica al
prin- cipio di libertà — uno dei miti della società nata dall'Illuminismo —
applicato sul piano della realtà sociale ed economica. Inoltre non si è
abbandonata la tesi della legittimità del principio di proprietà pri- vata, «
la quale è conforme alla natura umana e vantaggiosa per l’or- dine sociale »? ma
ci si è sforzato di condizionarlo con le esigenze sociali, attribuendo allo
Stato il diritto di determinare i limiti nel- l'uso del bene privato in vista
del bene comune. Nella discussione tra legittimità delia proprietà privata e
bene comune, spesso non si di- stingue tra proprietà e uso che se ne fa: nella
mancata distinzio- ne tra proprietà e uso — e quindi, in certo senso, tra
proprietà privata e destinazione universale dei beni — sta la radice sia
dell'in- dividualismo capitalistico che del comunismo. Dal fatto che i beni
sono fatti per tutti, il comunismo deduce la dottrina e la prassi che i beni
devono essere di tutti; dal fatto che i beni devono essere ap- propriati e sono
di fatto appropriati, l’individualismo capitalistico ricava che essi sono fatti
solo per i singoli, i quali, quindi, possono disporne senza curarsi per nulla
degli altri. Entrambe queste solu- zioni commettono lo stesso errore. . In
questa linea di principio, le soluzioni proposte negli ultimi cento anni alla
questione sociale riguardano soprattutto lo Stato, che deve promuovere l’uso
dei beni, pur posseduti in privato, a effet- tivo vantaggio sociale, a
promozione del bene comune. I sindacati dei lavoratori, per la rivendicazione
dei loro diritti individuali, fami- liari e di categoria, nonché la loro
partecipazione alla ripartizione delle ricchezze prodotte con il proprio lavoro
a vantaggio non di alcuni, ma di tutti, devono egualmente svilupparsi e
potenziarsi. 11. Îl cristiano e la promozione delia coscienza sociale e
politica: la mediazione culturale e l'impegno politico Soprattutto nei tempi
più recenti, si è sviluppata nella coscienza individuale del cristianesimo la
consapevolezza che non si tratta più di vivere interiormente la propria fede,
ma di esprimerla come “ I documenti principali sono: l’enciclica Rerum novarum
del pontefice Leone XIII (1891); l'’enciclica Quadragesimo anno di Pio XI
(1931); Radiomes- saggio per il 50° della Rerum novarum di Pio XII (1941);
l’enciclica Mater et magistra di Giovanni XXIII (1961); l’enciclica Pacem in
terris di Giovanni XAIII (1963); la costituzione Gaudium et spes del Conc.
Vaticano II (1965); l'enciclica Popolorum progressio di Paolo VI (1967); la
lettera apostolica Octogesima adveniens di Paolo VI; il documento su « La
giustizia nel mondo » del III Sinodo dei Vescovi (1971); l’enciclica Laborem
exercens di Giovanni Paolo II (1981) e l’istruzione della Congregazione per la
dottrina della fede Libertà cristiana’ e liberazione (1986). Si suggerisce come
testo di consul- tazione il volume / documenti sociali della Chiesa (da Pio IX
a Giovanni Paolo II, 1864-1982), Massimo, Milano 1983. © PIo XI, Quadragesimo
anno, n. 73. ® GUZZETTI, L'uomo e i beni, Marietti, Torino 1956, p. 215. 169 La
dottrina sociale della Chiesa dal sec. XIX a oggi H problema della proprietà
privata in rapporto al bene comune Responsabilità dello Stato e promozione del
bene comune Esperienza di fede e testimonianze di impegno di azione sociale Un
nuovo modello di civiltà e l'appello all’immaginazione sociale Gli insegnamenti
del Concilio Vaticano li La ‘‘mediazione culturale”: congiunzione e sintonia
tra fede e coerenza politica impegno di azione sociale, testimonianza di una
autentica volontà di rinnovare il mondo secondo l'ideale cristiano. Ma accanto
a questa preliminare posizione del cristianesimo, anzi come conseguenza della
conversione personale, nasce l'impegno di chi vuol vivere la sua fede cristiana
in una azione politica. Verso questa testimonianza cristiana nel mondo
politico-sociale contemporaneo sono orientati oggi i cristiani più sensibili e
consa- pevoli dell'urgenza dei problemi che il mondo è chiamato a risol- vere.
Il cristiano sa che non si tratta più di affrontare i problemi sociali
emergenti dal conflitto capitale-lavoro, bensì di affrontare l’urgente problema
di un nuovo modello di civiltà. In nessun'altra epoca come nella nostra
l'appello all'immaginazione sociale è stato così esplicito. Occorre dedicarvi
sforzi di inven- tiva e capitali altrettanto ingenti come quelli impiegati
negli arma- menti e nelle imprese tecnologiche ».* Oggi si incomincia a vedere
con chiarezza che nessuna delle ideo- logie dominanti porta con sé la proposta
di un mondo veramente instaurato sulla democrazia, sulla giustizia e sulla non
violenza. Le ingiustizie del capitalismo sono note ed evidenti. Ma anche là
dove esso è stato debellato secondo la soluzione socialista-marxi- sta non
mancano gravi problemi che si impongono a una coscienza umana sincera e non
prevenuta. Una perenne tensione divide il mondo e pone « due continenti
ideologici » in uno stato di guerra e di inconciliabile opposizione. L'urgenza
e la consapevolezza di questi problemi impegnano de- cisamente i cristiani che
nel corso dell'ultimo ventennio, soprattutto sulla scorta degli insegnamenti
del Concilio Vaticano II, si sono tro- vati a compiere lo sforzo di attuare una
corretta modalità di pre- senza. Il cristiano, infatti, nell'impegno politico
ha dovuto confron- tarsi e guardarsi sia dal rischio di attuare una presenza
politica, in cui la scelta di fede e l'azione politica non siano sintonizzate
da alcun legame di coerenza, arrivando a compiere scelte ideologiche di
formulazione anticristiana, come dall'altro rischio che deriva dalla pretesa di
attingere l'indicazione della teoria e della prassi politica direttamente dalla
dimensione di fede e dal contenuto delle verità ultime. Possiamo dire pertanto
che il cristiano deve operare per « co- struire la città dell'uomo a misura
d'uomo; e questo lo impegna a superare stati d'animo di disinteresse, di
diffidenza, talora di rifiuto della politica fino a forme di gretto
qualunquismo ».® . Sorge così l'esigenza di pervenire all'elaborazione di una «
me- diazione culturale » per operare in sintonia tra scelta di fede e * :PaoLO
VI, Lettera apostolica Octogesima adveniens del 14-5-1971, n. 19. * Questo
concetto è preso dal volume La città dell'uomo di Giuseppe Laz- zati, scomparso
recentemente, splendida figura di uomo politico cristiano, di studioso, che fu
rettore dell’Università Cattolica di Milano. 170 coerenza politica. Le
mediazione culturale si pone, inoltre, come la linea di confine lungo la quale
realizzare il confronto ideologico e stabilire i termini di possibilità del
dialogo nel pluralismo delle culture e degli orientamenti politici. 12. | nuovi
problemi impongono una nuova concezione di società 12.1 La nuova società «
post-industriale » o della comunicazione Come è stato detto nei paragrafi
precedenti, l'immenso progresso negli ultimi decenni della scienza ha permesso
l'applicazione delle tecnologie più avanzate, soprattutto la robotica e
l'informatica, in ogni settore dell'attività produttiva. Per distinguere questa
nuova fase della società industriale si è creato il termine di « società
post-industriale » la quale pur avendo risolto molti problemi che a- vevano
pesato sull’umanità nei secoli scorsi, si è trovata ‘a fronteg- giare altri
nuovi gravi problemi, sorti soprattutto per effetto della nuova civiltà della
comunicazione e dell'immagine che ha svilup- pato una serie di nuovi bisogni,
dando origine alla « società dei con- sumi » e a nuove forme di potere
disumanizzanti della vita indivi- duale, familiare e comunitaria. Nella società
comunista come in quella capitalista sono nati i «nuovi poveri » che si
sostituiscono a quelli creati nel secolo scor- so dalla rivoluzione
industriale: i drogati, i disadattati, i deviati, gli emarginati d'ogni tipo;
cresce la difficoltà del dialogo tra generazio- ni; si moltiplicano le forme di
discriminazione razziale, culturale, religiosa, nonché quella meno apparente ma
altrettanto grave del- l'emarginazione di coloro che sono improduttivi come i
vecchi, i ciechi, gli handicappati. La civiltà dell'immagine, sorta soprattutto
con la televisione, ha sviluppato la violenza ed ha contribuito anche ad una
eccezionale crescita della criminalità organizzata che ha reso insicura la vita
di tutti. Infine, lo sfruttamento irrazionale per i propri fini egoistici delle
risorse terrestri minaccia l’ambiente na- turale e di conseguenza il contesto
umano stesso. Sarebbe semplicistico ridurre tutti questi problemi — ed altri
an- cora dello stesso genere — al semplice conflitto tra capitale e lavoro. È
una società intera che, nonostante abbia iniziato da qualche ge- nerazione la
soluzione dei suoi problemi in termini di « capitale- lavoro », oggi riconosce
amaramente che la società tecnologica, sia essa a servizio del capitalismo o
sia a servizio del proletariato, ha aperto il passo a conflitti umani che
richiedono un superamento ra- dicale della concezione della società e
dell'uomo. L'invocazione che emerge da questi gravissimi conflitti è che si
debba al più presto sorpassare ogni sistema e ideologia attualmente vigenti,
per trovare 171 Nella società post- industriale sorgono nuovi problemi sociali
I nuovi poveri: gli emarginati, i devianti, i disadattati Occorre giungere ad
una nuova concezione della società e dell’uomo Pesante costo sociale delia
odierna societa tecnologica Gsisi dell’era tecnologica perché essa appare
troppo pericolosa Il giudizio di Abbagnano {sa scensiderato delia tecnologia
nuove forme di democrazia, libera e sociale, che sia un autentico con- trappeso
alla invadenza della tecnocrazia.® 12.2 La « crisi epocale » della società
nell'era tecnologica L'era tecnologica e dell'informatica ha determinato, come
è stato detto, nella società trasformazioni di dimensioni tali da creare una «
crisi epocale » della nostra società. Questo progresso, infatti, se da un lato
ha portato immensi van- taggi all'umanità, dall'altro lato ha avuto un pesante
costo, non solo in termini economici, ma soprattutto per quanto riguarda la
difesa della natura, la salute e l'integrità della persona. Di questa « crisi
epocale » segnaliamo qui appresso gli aspetti più rilevanti: a) Crisi
tecnologica - « La crisi della tecnica è esplosa dopo anni di infatuazione per
i risultati spettacolari che la tecnologia moderna è riuscita a conseguire:
treno, auto, aereo, radio, televisione, trat- tore, carro armato, veicoli
spaziali, missili, grattacieli, metropolitane, calcolatori elettronici, polmoni
e reni artificiali. La crisi è scoppiata quando la gente ha cominciato ad
accorgersi che il gioco tecnologico è troppo costoso e troppo pericoloso.
«Davanti al costo enorme di certe armi (missili, bombardieri, sottomarini
atomici, bombe atomiche, ecc.) e soprattutto dei viag- gi spaziali, molta gente
ha cominciato a chiedersi se questo impiego della tecnologia sia lecito, morale,
o se non sia invece più giusto indirizzare la tecnologia ad obiettivi ben più
urgenti come il pro- blema della fame, la cura dei tumori, ecc. ».” « Oggi come
oggi — nota Nicola Abbagnano — il senso di una insicurezza radicale che investe
tutti gli aspetti della vita è assai diffuso e costituisce il carattere
dominante del tempo. I capisaldi sui quali, da qualche secolo in qua, si
fondava la certezza dell'uomo riguardo al suo destino non stanno più in piedi.
Non si crede più al progresso ineluttabile della storia. La scienza e la
tecnica hanno realizzato conquiste enormi e insperate, ma i contraccolpi
negativi di esse, i costi enormi naturali ed umani, sono diventati evidenti ed
appaiono sempre più pesanti ed insostenibili ».* « Oltre che per i suoi costi
altissimi la tecnologia viene messa in crisi dai pericoli e dai danni assai
gravi che essa procura sia alla natura sia all'uomo. « Nel mondo della natura
l'uso sconsiderato della tecnologia ha provocato danni gravissimi forse
irreparabili. [....] ì « Oltre che per i danni che sta provocando nella natura,
la tecno- logia viene messa in crisi per gli effetti perniciosi che ha
sull'uomo. * PaoLo VI, Ivi, par. n. 47. . Î ? M., Una nuova cultura per una
nuova società, Massimo, Milano. ABBAGNANO, L'uomo progetto 2000, Dino, Roma
1980, pp. 231-232. 172 Essi riguardano anzitutto l'ordine fisico, materiale,
economico. [....] « Un altro effetto negativo della tecnologia è di produrre
disoc- cupazione: essa, appena può, sostituisce l'uomo con la macchina e
annulla moltissimi posti di lavoro. Ancor più grave è l’avvertimento che ci
viene dalla tecnologia allorché essa viene impiegata per fare esperimenti sulla
struttura genetica dell'uomo. È un'aberrazione gravissima, mostruosa. [...]
Infatti intervenire sulla struttura genetica è far violenza all'uomo, alla sua
libertà, la quale non è solamente quella qualità e quel diritto a cui noi
moderni teniamo maggiormente, ma quella capacità che insieme all'intelligenza
costituisce il vero nucleo essenziale del no- stro essere ».? b) Crisi morale -
Anche sull'ordine morale le ripercussioni nega- tive della tecnologia sono
allarmanti. « Una delle ragioni dello sfacelo morale del nostro tempo è stato
il dimenticare che l'uomo diviene autenticamente uomo soltanto col- tivando se
stesso, plasmando il proprio essere, disciplinando i propri istinti, tenendo lo
sguardo fisso su certi valori fondamentali che for- mano la morale naturale:
quelli già scoperti dal pensiero greco (bel- lezza, bontà, giustizia, prudenza,
temperanza, amicizia, ecc.) e quelli aggiunti più tardi dal cristianesimo
(amore, sacrificio, umiltà, pu- rezza, eguaglianza, solidarietà, ecc.). [...] «
Con questo è chiaro che ultimo responsabile degli effetti per- versi della
tecnologia e del suo cattivo uso è l'uomo. La responsabi- lità della “crisi
epocale” ricade sulla società che ha introdotto la tecnologia e sugli uomini
che l'adoperano. Essi hanno smarrito il cor- retto impiego della tecnologia dal
momento in cui hanno smarrito la verità dell'uomo e della società ».® c) Crisi
dei valori - « Storici e letterati, scrittori e giornalisti, filosofi e
teologi, sociologi e psicologi, uomini politici ed ecclesia- stici, tutti
riconoscono che la ragione fondamentale per cui la nostra società sta
precipitando nel caos è il suo abbandono dei valori fonda- mentali che
l'avevano informata e ispirata per secoli, cioè Dio, la Pa- tria, la Famiglia,
lo Stato, la Chiesa, la Scuola, il Diritto, la Persona, la Solidarietà, la
Filantropia, la Giustizia, ecc. ».* « Tutta la società è rimasta sconvolta
dalla crisi dei valori tradi- zionali e dal loro capovolgimento. Ma la vittima
principale, che pa- ga il prezzo più alto, è la gioventù, la quale spesso
soffre di un vuoto interiore spaventoso che cerca di colmare rifugiandosi nei
paradisi artificiali della droga oppure nell’inferno della criminalità e della
violenza. Sono, però, soprattutto gli stessi giovani a restare delusi dalla
cultura di oggi e a contestarne i risultati morali. Essi respin- gono
assolutamente il principio base del consumismo, secondo cui * B. MONDIN, Una
nuova cultura..., cit., pp. 169-172. ® Ivi, pp. 172-175. # Sul problema dei
valori vedere il cap. XV. 173 Grave crisi morale della società attuale Grave
crisi dei valori Una dura verità che deve essere annunciata Giovanni Paolo Il:
occorre pensare non all'uomo astratto ma a quello reale, concreto Mediazione
tra fede e cultura l'uomo tanto vale in quanto è un principio di produzione e
di con- sumo ».® 12.3 È necessario un nuovo progetto culturale « Ciò che è
urgente e inderogabile per trarre l'umanità fuori dalla barbarie è darle una
nuova forma spirituale, ossia una nuova cul- tura, la quale, dopo Cristo, non
può più essere una forma semplice- mente umana ma dev'essere una forma
cristiana. Per i laicisti questa è una dura verità ma è la verità, e il cre-
dente non può nasconderla sotto il moggio, per non offendere la loro miopia. La
verità va annunciata, proclamata con coraggio, con chiarezza, non a mezzi
termini, con circonlocuzioni più o meno oscu- re. E questo vale anche per la
cultura. Il credente sa che solo Cristo (il quale fa parte della storia e l'ha
anche profondamente trasformata) possiede la verità sull'uomo e sulla società e
ce ne ha resi partecipi. [....] « Perciò per chi rifiuta il messaggio
evangelico ed il suo insegna- mento equivale ad escludersi automaticamente
dalle condizioni per rielaborare un progetto culturale adatto alla nostra
società ».* L'ha proclamato in un modo estremamente chiaro il papa Gio- vanni
Paolo II nella enciclica Redemptor hominis indirizzata alla u- manità intera: «
Non si tratta dell'uomo astratto, ma reale, dell'uomo concreto, storico. Si
tratta di ciascun uomo, perché ognuno è stato compreso nel mistero della
redenzione, e con ognuno Cristo si è unito, per sempre, attraverso questo
mistero. L'uomo così com'è voluto da Dio, così come è stato da lui eternamente
scelto, chiamato, destinato alla grazia e alla gloria: questo è proprio ogni
uomo, l'uo- mo il più concreto, il più reale; questo è l’uomo in tutta la
pienezza del mistero di cui è divenuto partecipe in Gesù Cristo, mistero del
quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini vi- venti sul
nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito » (Enc. Redemptor hominis,
n. 13). « Con ciò non si intende identificare fede e cultura, perché la cultura
non si deduce immediatamente, direttamente dalla fede, ma deve avvalersi delle
varie mediazioni fornite dalla scienza, dalla filosofia, dalla sociologia,
dalla politica, ecc. Ma il pilastro portante, a pietra angolare, storica,
reale, è Cristo. Chi lo rifiuta non potrà mai produrre un progetto culturale
atto a promuovere il bene reale della persona umana e della società ». M., Una
nuova cultura..., cit., pp. 176-179. ® Ivi, pp. 188-189. CONCETTI DA RITENERE —
Origine dello stato naturale, convenzionale, preternaturale — Civitas terrena;
civitas Dei; debitus finis — Costituzioni giuste e ingiuste: monarchia;
aristocrazia; repubblica o politfa; tirannia; oligarchia; democrazia —
Autonomia della sfera politica — Ordine morale; volontà sociale — Stato;
Chiesa; società perfetta; subordinazione diretta; subordinazione indiretta —
Mediazione culturale — Città fraterna — Capitalismo; individualismo;
liberalismo; stato di diritto; trust; oligo- poli; multinazionali; capitalismo
classico; capitale; proletariato; sfruttamento — Neocapitalismo scientifico;
management; New Deal; tecnostruttura; af- fluent society — Socialismo marxista;
comunismo; salario; plus-valore; profitto; lotta di classe — Marxismo;
leninismo; stalinismo; maoismo; labourismo — Marxismo revisionista;
postmarxismo; neomarxismo — Cristianesimo caritativo; cristianesimo sociale;
testimonianza; impe- gno; nuovo modello di civiltà; immaginazione sociale;
continenti ideologici SINTESI CONTENUTISTICA I. I TERMINI DEL PROBLEMA 1. Il
carattere essenzialmente politico e socievole della natura umana, già
evidenziato da Aristotele nella sua Politica, ha assunto oggi una rilevanza
quasi predominante. 2. Il problema politico investe l'origine e il fondamento
dello Stato, la sua organizzazione, la sua forma migliore, la sua funzione, il
suo fine specifico, la natura dell'azione politica e i suoi rapporti con
l’azione morale, i rapporti tra Stato e Chiesa, tra Stato e partiti. 3. Le
diverse istanze storiche hanno accentuato di volta in volta uno dei diversi
aspetti: a) durante la crisi della polis (Sofisti, Platone, Aristotele) e
durante le vi- cissitudini dell'età moderna e contemporanea (Hobbes, Bacone,
Locke, Cam- panella, Hume, Rousseau, Hegel, Marx, Engels, Lenin, Maritain,
ecc.) è emersa la questione dell'origine dello Stato; b) nel Medioevo e per
taluni aspetti nell'età contemporanea (ad esempio, nel contesto
dell’unificazione nazionale) si è affrontato il problema dei rapporti
Stato-Chiesa; c) la relazione « politica-morale » ha trovato soprattutto
riscontro nell'età moderna (Machiavelli e Hobbes); d) i rapporti Stato-partito
sono oggetto soprattutto della riflessione con- temporanea. II. NATURA SOCIALE
DELL'UOMO 1. Sin dall'origine della sua storia l'uomo è vissuto in relazione a
un grup- po sociale (inizialmente la famiglia, il clan, la tribù,
successivamente il villag- gio, la città, lo Stato). La dimensione sociale
dell'uomo si perfeziona in rela- zione alla sua crescita culturale. 2. Oggi la
socialità ha assunto una fisionomia planetaria favorita anche dai 175 mezzi di
comunicazione di massa. A motivo di ciò la socievolezza ha assunto dimensioni
tali da poter essere considerata un fenomeno tipico del nostro tempo. 3. ‘Per
l'uomo contemporaneo la redenzione coincide con il diventare una persona capace
di trovare se stessa in interazione con la comunità. 4. Caratteristica del
momento attuale è il fatto che da un lato vengono affermati i diritti
inviolabili della persona e la sua libertà e dall'altro alcuni sistemi
politici, strutture economiche e sociali e il primato tecnologico-scien- tifico
tendono a soffocarli. Lo Stato è una realtà empirica di natura
incontrovertibile. Tre sono le interpretazioni che ne spiegano l’origine: a)
Origine naturale: l’uomo, essenzialmente socievole, può soddisfare i suoi
bisogni e realizzare le sue aspirazioni solo in relazione ai suoi simili. —
Secondo Aristotele il traguardo della vita umana è la felicità e lo Stato ne
facilita il conseguimento. — Secondo Hegel, lo Stato è originato dalla volontà
dello Spirito Assoluto, principio metafisico della realtà, che nello Stato si
attua compiutamente. Fami- glia, società civile e Stato sono le diverse tappe
di questa attuazione che, par- tendo dall'unione d'amore di due persone, arriva
alla realizzazione di una isti- tuzione concreta che organizza la vita etica
dei suoi membri. — Secondo Marx, lo Stato nasce dal bisogno degli uomini di
soddisfare i loro bisogni elementari attraverso l’aiuto reciproco. Le forme che
successiva- mente lo Stato assume nella storia sono invece dovute all'arbitrio
umano circa la distribuzione dei tre elementi costitutivi della struttura
fondamentale dello Stato che è la struttura economica: lavoro, capitale, mezzi
di produzione. b) Origine convenzionale: l'originaria autosufficienza degli
individui sa- rebbe stata inficiata dal progressivo costituirsi di piccoli
centri di potere. I con- seguenti conflitti hanno dato origine allo Stato come
garanzia di stabilità e di accordo sulla base della rinunzia a qualche diritto
e con l’assoggettazione a qualche dovere. I Sofisti avanzarono per primi questa
ipotesi, sviluppatasi suc- cessivamente attraverso altri filosofi. — Secondo
Hobbes e Spinoza il contratto sociale ha carattere irreversi- bile: la delega
allo Stato dei propri diritti non può essere revocata. Per Locke e Rousseau,
invece, il contratto è reversibile. c) Origine preternaturale: lo Stato è
conseguenza di una caduta dell'uomo da una condizione di perfezione originaria,
Avviata da Platone, tale concezione è sviluppata da Agostino e da Vico.
Agostino distingue la civitas Dei, fondata sull'amore di Dio e sulla ca- rità,
dalla civitas terrena fondata sull'amore di se stessi fino all'egoismo e al
rifiuto di Dio. L'essenziale di entrambi i regni è il debitus finis, l'uno
ricerca la gloria di Dio, l’altro la gloria degli uomini. Secondo Agostino
l’espressione più mostruosa della civitas terrena è stato l'Impero Romano. —
Vico, pur attribuendo l'origine dello Stato al peccato, non ha la conce- zione
pessimistica di Agostino. Egli vede però nello Stato un intervento prov-
videnziale di Dio per trarre gli uomini dalle loro miserie. IV. LE FORME DI
GOVERNO 1. Platone e Aristotele, considerando lo Stato in relazione al
consegui- mento del bene comune, distinguono le costituzioni possibili in
giuste ed in- giuste: GIUSTE INGIUSTE —
la monarchia: governo di uno so- — la tirannia: governo di uno solo lo che cura
il bene di tutti che persegue il proprio interesse — l'aristocrazia: governo
dei virtuo- — l'oligarchia: governo dei ricchi si che curano il bene di tutti
sen- che cercano il bene economico za attribuirsi privilegio personale — la
repubblica: governo popolare — la democrazia: governo della che cura il bene di
tutta la città massa popolare che vuole sop- primere ogni differenza sociale
Nei filosofi dell'età moderna le ipotesi hanno avuto una inversione di ten-
denza rispetto a quelli dell'antichità e del Medioevo: mentre questi ultimi
rite- nevano la monarchia assoluta la forma ideale di governo, i primi si sono
fatti assertori della monarchia parlamentare e della repubblica. Oggi la forma
repubblicana è considerata la più adatta alla tutela dei di- ritti e al
perseguimento del bene comune. POLITICA E MORALE 1. Machiavelli fu il primo
assertore dell'autonomia della politica sia ri- spetto alla morale che rispetto
alla religione. Egli riteneva infatti che la poli- tica disponesse di principi
normativi suoi propri. Essa è posta come una for- ma particolare dell'attività
spirituale, non riducibile in quanto forza eminen- temente positiva rispetto
alla negatività del male. 2. Dopo Machiavelli i teorici della politica si
dividono tra coloro che sono favorevoli alla sua teoria e coloro che sono contrari:
a) Vico e Campanella tendono a ricondurre la politica alla morale; b) Hobbes e
Spinoza rivendicano la totale autonomia della politica. 3. Dopo una pausa
segnata dall’interesse degli Illuministi solo sulla ricerca delle forme ideali
di governo, il problema viene nuovamente approfondito: — Kant, pur distinguendo
le due sfere, afferma che né la politica può sot- trarsi agli obblighi morali,
né la morale può sottrarsi all'impegno nella vita civile. — Per Hegel la
distinzione è inammissibile, poiché lo Stato è la fonte su- prema di ogni
moralità. — Marx presenta una prospettiva ambivalente: a) polemica contro
l'idea- lismo e il capitalismo: l’etica e la politica sono sovrastrutture dei
fatti econo- mici; b) progettazione della società ideale: l'etica è uno dei
valori fondamentali e la politica è uno strumento necessario per la sua
realizzazione. Non diversamente da Hegel, nella seconda prospettiva, Marx
attribuisce allo Stato il com- pito regolatore della volontà collettiva. Nella
prospettiva cristiana, Maritain riafferma non solo la stretta cor- relazione
tra morale e politica (la morale orienta i fini della politica e ne giu- dica i
mezzi di realizzazione), ma ribadisce inoltre l'ispirazione lievitante e
liberante del Vangelo, capace di dirigere l’azione dell’uomo e il suo
significato oltre i limiti della natura e della storia. STATO E CHIESA 1. Stato
e Chiesa sono entrambi caratterizzati dalla definizione di società perfetta, il
primo finalizzato al bene comune terreno, la seconda finalizzata alla salvezza
eterna e ai mezzi per conseguirla. 2. La legittima distinzione tra i due ordini
non può comunque intendersi come una separazione poiché i soggetti delle due
società sono gli stessi: i cit- tadini di uno Stato sono per lo più anche i
membri di una Chiesa. Inoltre gli obiettivi si integrano: né il vero benessere
della persona può disgiungersi dalla sua salvezza; né la salvezza è disgiunta
dal benessere materiale. 177 3. La questione « Stato-Chiesa », acuta nel
Medioevo a motivo dell’univer- salismo dell'Impero e della Chiesa di Roma, si
ridimensiona nell'età moderna con gli stati unitari e le pluralità
confessionali dopo la Riforma. Le linee risolutive principali restano comunque
le seguenti: a) S. Tommaso: subordinazione indiretta dello Stato alla Chiesa
(il fine della seconda è superiore a quello del primo); b) Bonifacio VIII: subordinazione
diretta dello Stato alla Chiesa: 1) Lo Stato è al servizio della Chiesa. 2) Il
Papa riceve di- rettamente l’autorità da Dio; l'Imperatore la riceve dal Papa;
c) Marsilio da Padova: subordinazione diretta della Chiesa allo Stato, che
provvede al benes- sere totale dei cittadini; il Papa e la gerarchia
ecclesiastica sono funzionari incaricati del benessere spirituale dei
cittadini; d) Età moderna-contempora- nea: progressiva netta separazione tra le
due società. RAPPORTO FEDE-POLITICA 1. È maturata oggi la consapevolezza che la
Chiesa è essenzialmente una comunità spirituale vincolata dall'amore, senza
strutture temporali che la fac- ciano apparire uno Stato in concorrenza con gli
altri stati. 2. La concezione integrale dell'uomo e la fede in un Dio che si è
incarnato ha fatto sì che la teologia contemporanea abbia sottolineato
l’importanza della dimensione politica del messaggio cristiano, esplicitamente
al centro dell’An- tico Testamento (in particolare nel libro dell'Esodo), ma
presente anche nel Nuovo {la condotta e l'insegnamento di Gesù provocano la
violenta reazione dei poteri politici costituiti). 3. La testimonianza del
cristiano non è accettazione passiva né estatica contemplazione della parola di
Dio, ma fattiva attuazione delle promesse divine per la piena realizzazione del
Regno. VIII. LETTURA POLITICA DEL MESSAGGIO EVANGELICO 1. La legittimità di una
lettura politica del messaggio evangelico non la giustificano come lettura
esclusiva. Scopo fondamentale del messaggio cristia- no è anzitutto la
conversione del cuore. 2. Il cristiano sa che la vita politica deve tendere al
bene comune, che la libertà e l'uguaglianza sono diritti inalienabili della
persona. 3. Il cristiano è consapevole del fatto che nella natura umana è
presente un movimento orizzontale anch'esso determinante per la totale
realizzazione dell’uomo in se stesso. In questa direzione l’ideale verso cui
deve tendere l'opera politica è l'inaugurazione di una città fraterna
(Maritain). CAPITALISMO O SOCIALISMO? 1. Capitalismo e socialismo sono i due
sistemi economici contrapposti che oggi si spartiscono le sorti del mondo.
Entrambi sono caratterizzati al loro interno da alcuni punti essenziali e da
alcune differenziazioni. CAPITALISMO Capitalismo classico: sistema economico
conseguente ad una concezione antropocentrica dell’uomo: l’uomo non ha altro
fine all'infuori di se stesso. e Affermazione prioritaria dell'individuo
rispetto alla società (individua- lismo) e sua libertà incondizionata
(liberismo). e Lo Stato (espressione delle libertà individuali) si regge sulla
democrazia rappresentativa e sulla Legge (stato di diritto). e Economicamente
la libertà dell'individuo si estende sulla base delle sue possibilità
economiche. È e La lotta per il successo porta all'organizzazione di trust
(oligopoli, mul- tinazionali, ecc.) che esercitano pressione sui governi e
sull’opinione pubblica. e Accresce se stesso sulla base dello sfruttamento del
proletariato. B) Neocapitalismo: nasce negli Stati Uniti con Taylor a 178
motivo del crollo del rendimento produttivo dei lavoratori e del loro conflitto
con i datori di lavoro. e Si riconosce allo Stato capacità di intervento
condizionatore nell’attività economica e ai lavoratori di associarsi
liberamente per difendere i propri diritti. e Lo scientific management regola i
tempi di lavoro, di istruzione specifica e di cooperazione tra direzione
manageriale e lavoratori. e Dopo la crisi del 1929, il « New Deal » di Roosevelt,
lo Stato viene maggiormente coinvolto nel processo economico con un intervento
di ridistri- buzione dei redditi attraverso una forte pressione sugli
automatismi economici. e La tecnostruttura degli anni ’30 inserisce scienziati
e tecnici nel processo economico per un'ulteriore riduzione dell’area
proletaria. e Nel secondo dopo-guerra nasce la « società dei consumi », il cui
scopo è il miglioramento delle condizioni di vita in base alla disponibilità
sempre mag- giore dei beni di consumo. Ma l’uomo di questa società
iperproduttiva finisce per vivere costretto a consumare sempre di più ciò che
produce. SOCIALISMO Socialismo marxista: Marx si propone di fondare una so-
cietà in cui sia abolito lo sfruttamento e garantito a tutti il soddisfacimento
dei bisogni fondamentali (comunismo). e La proprietà privata è considerata
l'origine di ogni male individuale e sociale. x e La privatizzazione fa
generare il rapporto salariale sul quale l’impren- ditore lucra il « plus
valore » o profitto. e iLa lotta di classe è il mezzo per risolvere lo stato di
sfruttamento e av- viare la società verso il comunismo. e Con la I°
Internazionale dei Lavoratori (Londra 28-9-1864) le varie cor- renti socialiste
si associano seppure con profondi contrasti. e Dalle posizioni di Bakunin nasce
l'orientamento anarchico. e In Italia, a Genova, nasce il partito dei
lavoratori italiani (poi P.S.I.). Labourismo e socialdemocrazia: il primo
(Labour Party) sorge in In- ghilterra all’inizio di questo secolo come naturale
frutto politico della Fabian Society, fondata nel 1883 a Londra con lo scopo
della elevazione della classe lavoratrice e delle Trade Unions, i sindacati
operai che avevano iniziato la loro attività nei primi decenni del 1800 come
società di mutuo soccorso tra gli operai metallurgici. Come it socialismo, il
labourismo si è data la meta di arrivare a dare alla classe lavoratrice la
proprietà dei mezzi di produzione, senza accogliere però i principi filosofici
di quello. I mezzi di lotta per raggiungere le mete stabilite è l'educazione
delle masse e lo sciopero attraverso il sindacato per ottenere dallo Stato e
dal padronato migliori condizioni di vita, salariali ed una legislazione
sociale a difesa del lavoratore. Sulla linea del labourismo sorgono in altri
paesi dell'Europa occidentale (come Germania, Olanda, Danimarca, Scandinavia)
partiti socialdemocratici i quali ripudiano la via rivoluzionaria per il
riformismo, per attuare nel tempo le proprie mete. Entrambi questi due
socialismi riformisti e democratici non combattono il capitalismo,
trasformatosi nel contempo in neocapitalismo, ma convivono con esso, accettando
la tesi dello sviluppo massimo della produzione come strumento per migliorare
le condizioni dei lavoratori e rendendoli partecipi della vita sociale e
politica del proprio paese. C) Marxismo-leninismo e maoismo: nel 1917 con la
Rivoluzione d'ottobre 179 Lenin crea in Russia uno Stato collettivista, con un
potere di vertice esercitato dal partito in modo assoluto. e :La terra fu
collettivizzata; furono negate le libertà individuali e di grup- po. Con Stalin
il regime assume un carattere dittatoriale estremo. e Nel 1956 al XX Congresso
del Partito Comunista il dispotismo staliniano viene denunziato. e Nel 1949 in
Cina Mao-Tze-Tung costituisce la Repubblica Popolare Cinese. Furono
collettivizzate l'agricoltura, l'industria e i commerci. e I capisaldi del
marxismo vengono ripensati per un popolo povero e con- tadino che viene
indottrinato secondo una metodologia nazionalistica e volon- taristica. Il
socialismo maoista ha caratteri militaristi. Dopo la morte di Mao- Tze-Tung il
regime comunista cinese diviene meno rigido. D) Marxismo revisionista o
neo-marxismo: dopo sessant'anni di marxismo sovietico e nonostante la notevole
diffusione del marxismo in Occidente, vi è stato un evidente allontanamento
nell’area degli intellettuali dalle tesi classiche. e Peri nuovi marxismi, ad
esempio, la dialettica non ha leggi, non riguarda la natura, ma il soggetto
singolo in rapporto con la storia. e La religione è considerata un fattore di
liberazione e apertura alla speranza. e Tra i rappresentati del nuovo marxismo:
Gramsci, Horkheimer, Mar- cuse, Bloch. X. LE DOTTRINE SOCIALI DI ISPIRAZIONE
CRISTIANA 1. Le soluzioni cristiane alla questione sociale si distinguono in
due tipi: — forma assistenziale caritativa {cristianesimo caritativo): la prima
forma essenziale al cristianesimo è presente in tutti i secoli cristiani, come
frutto dell'attenzione evangelica agli umili, agli oppressi, ai diseredati; —
forma propositiva di revisione delle strutture economico-sociali (cristia-
nesimo sociale): si è preoccupata di individuare accanto all'azione caritativa,
il problema della giustizia a partire dalla seconda metà dell’800. e Il
magistero della Chiesa ha elaborato a partire dalla fine del XIX se- colo una
coraggiosa dottrina sociale che legittima la proprietà privata nel ri- spetto
del bene comune, rivendica i pieni diritti del lavoratore e indica i com- piti
dello Stato per un giusto equilibrio sociale ed economico. La testimonianza
cristiana nel mondo socio-politico si traduce in un im- pegno capace di
promuovere un nuovo modello di civiltà e di favorirne la realizzazione. 2. Il
cristiano sente tutta la responsabilità di essere la coscienza critica dei «
due continenti ideologici » del capitalismo e del socialismo e di dover offrire
all'uomo del nostro tempo il terreno di una mediazione culturale sul quale egli
possa recuperare la propria integrazione personale e sociale. XII. I PROBLEMI
DI UNA NUOVA CONCEZIONE DELLA SOCIETÀ 1. Tra i fenomeni emergenti del nostro
tempo appaiono l’'urbanesimo e la civiltà dell'immagine e della comunicazione
presenti sia nell’area comunista che nell’area capitalista. 2. Questi fenomeni
hanno generato la realtà dei « nuovi poveri »: delin- quenti, drogati,
disadattati, devianti, emarginati in genere. 3. Si sono acutizzate le
discriminazioni razziali, culturali e religiose. Si ri- fiutano i deboli, i
vecchi, gli handicappati perché improduttivi, 4. Il nostro tempo mostra
l'urgenza del recupero di una mentalità che ri- trovi l'amore per l’uomo
inventando nuove forme di democrazia libera e sociale. 180 5. « La « crisi
epocale » della società attuale è soprattutto crisi tecnologica, morale e dei
valori, 6. In questa situazione di « crisi epocale » emerge la necessità di un
nuovo progetto culturale, ispirato dal Vangelo, che abbia come centro del suo
inte- resse l’uomo concreto, storico. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE i.
Che cosa si intende per politica? 2. A che cosa deve la sua origine lo Stato?
3. Quali sono le opinioni dei filosofi antichi e moderni riguardo allo Stato?
4. Qual è la costituzione politica ideale secondo Platone, Aristotele, Tom-
maso, Hobbes, Campanella, Locke, Hegel, Marx? 5. Che rapporto c'è tra politica
e morale? Qual è lo scopo dello Stato? 6. Come sono stati intesi i rapporti tra
Stato e Chiesa da Agostino, Tom- maso, Bonifacio VIII, Marsilio da Padova, Machiavelli,
Mazzini, Croce? 7. Politica e morale si distinguono tra di loro? Come? 8. Che
rapporto intercorre tra fede e politica? C'è una funzione politica nel
messaggio evangelico? 9. Cosa si intende per stato democratico, liberale e
totalitario? 10. Quali sono le caratteristiche del capitalismo e del
socialismo? Che cosa è il neocapitalismo? E il labourismo e la
socialdemocrazia?* 11. Quali sono le caratteristiche del
marxismo-leninismo-stalinismo rispetto al maoismo? Che significano i termini «
nuovi marxismi » e « postmarxismo »? 12. Il neocapitalismo e il marxismo
riescono a superare i mali della so- cietà odierna? Perché si dice società dei
consumi? 13. Che cos'è il cristianesimo sociale? Il cristiano come deve operare
in campo sociale e politico? 14. Quali possono essere considerate le cause
determinanti che hanno pro- gressivamente subordinato il potere politico al
potere economico? 15. È legittimo oggi parlare non solo di continenti
ideologici ma addirit- tura di dittature planetarie? 16. In quale misura è
possibile stabilire un rapporto tra il deterioramento attuale dell'orizzonte
metafisico, antropoiogico ed etico e il disorientamento politico contemporaneo?
47. In quale prospettiva e perché una sana mediazione culturale può fare
dell'esperienza religiosa la coscienza critica dei sistemi politici ed
economici degenerati? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI AA.Vv., Fede e politica oggi,
Massimo, Milano 1982. AA.Vv., Economia, politica e morale, Morcelliana, Brescia
1958. AA.Vv., Filosofia e impegno politico, Massimo, Milano 1982. AA.Vv,.,
Politica e filosofia, F. Angeli, Milano. ARANGUREN J., Etica e politica,
Morcelliana, Brescia 1966. Biscione M., La filosofia politica del Novecento in
Italia, Bonacci, Roma 1981. BruNELLO B., Dottrine politiche, La Scuola, Brescia
1955. CARMAGNANI R.-PALAZZO A., Mediazione culturale e impegno politico in
Stur- zo e Maritain, Massimo, Milano 1985. CipoLLA C., La partecipazione
politica, Città Nuova, Roma. Croce B., Etica e politica, Laterza, Bari 1981.
EISERMAN G., Trattato di sociologia, Marsilio, Padova 1965. 181 FAGONE V., Il
marxismo tra democrazia e totalitarismo, La Civiltà Cattolica, Roma 1983.
FaRIAs D., Saggi di filosofia politica, Giuffrè, Milano 1977. FICHTER J.,
Sociologia fondamentale, ONARMO, Roma 1967. LA Pira G., Premesse della
politica, L.E.F., Firenze 1979. LAZZATI G., La città dell’uomo (Costruire, da
cristiani, la città dell'uomo a misura d'uomo), A.V.E., Roma 1986. MARITAIN J.,
L'uomo e lo stato, Vita e Pensiero, Milano 1975. Ip., Strutture politiche e
libertà, Morcelliana, Brescia 1972. Ip., Umanesimo integrale, Borla, Torino
1976. Ip., Cristianesimo e democrazia, Vita e Pensiero, Milano 1977. Ip., La
persona umana e il bene comune, Morcelliana, Brescia 1973. Ip., Per una
politica più umana, Morcelliana, Brescia 1972. MERTON, Teoria e struttura
sociale, Il Mulino, Bologna 1971. MONDIN G.B., Una nuova cultura per una nuova
società, Massimo, Milano 1984, MONGARDINI C., Lezioni di scienza della
politica, Bulzoni, Roma 1978. ‘PASINI D., Problemi di filosofia della politica,
Jovene, Napoli 1977. PASSERIN D’ENTRÈVES A., Letture di filosofia politica,
C.L.U.T., Torino. SABINE G.H., Storia delle dottrine politiche, Etas Kompass,
Milano 1953. SMELSEN N.J., Manuale di sociologia, Il Mulino, Bologna 1984.
SPIAZZI R., Etica sociale, La Guglia, Roma 1979. Strauss L., Che cos'è la
filosofia politica, Argalia, Urbino 1977. Tommaso D'Aquino, Scritti politici,
Massimo, Milano 1985. VioLa F., Introduzione alla filosofia politica, L.A.S.,
Roma 1980. WEIL E., Filosofia politica, Guida Napoli 1977. 182 Capitolo
dodicesimo iL PROBLEMA ESTETICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. L'uomo avverte
l'esigenza della bellezza? Che cosa è la bellezza? 2. Che cosa caratterizza
l’opera d'arte? 3. Che rapporto intercorre tra soggetto, natura e opera d'arte?
4. Qual è lo scopo dell'opera d’arte? Il problema estetico riguarda la natura
dell'opera d'arte, il suo fine e i rapporti che intercorrono tra l’attività
estetica e le altre attività umane. Questi tre aspetti capitali del problema
estetico, già esplorati tante volte nel passato, continuano ad essere oggetto
di discussione anche ai nostri giorni. Nel presente capitolo noi cerche- remo
di determinare il senso di questi aspetti del problema estetico e presenteremo
inoltre un quadro sintetico delle soluzioni più si- gnificative elaborate dai
filosofi antichi e moderni. 1. Natura dell’opera d’arte Che cos'è l'opera
d'arte in se stessa? Quali sono le ragioni per cui qualche cosa viene
considerata artistica mentre altre cose no? Per esempio, perché lo scarabocchio
d'un bambino non viene rite- nuto artistico, e invece se porta la firma di
Picasso sì? Oppure, per- ché si giudica artistica una cattedrale gotica, ma non
un palazzo in cemento armato? Ancora, quando un artista produce un'opera
d’arte, che cosa fa di preciso: crea oppure imita, inventa oppure copia, e-
sprime se stesso, i propri sentimenti, le proprie passioni, oppure dà corpo a
valori universali intuitivamente percepibili da ogni uomo? Questi sono appena
alcuni degli interrogativi che si affacciano alla mente quando ci si trova di
fronte ad un'opera d'arte. Per prenderne coscienza non occorre nessuna
preparazione speciale e nessun grado elevato di cultura. Ma la risposta non è
affatto ovvia e molto spesso neppure le menti più acute e preparate sono
riuscite a trovarne una soddisfacente. Il problema estetico è tra i primi che
si presentano alla riflessione dei greci, per la necessità di intendere
anzitutto come ad un mondo di poesia possa affiancarsi o anteporsi un mondo di
idee, e come l'essere possa persistere nella sua assorbente sovranità, pur
lascian- 183 La natura dell’opera d’arte, il suo fine, il suo rapporto con le
altre attività umane I caratteri essenziali dell’opera d’arte Platone: l’arte
imitazione della Bellezza La poesia come procreazione spirituale Aristotele: la
bellezza è ‘‘un bene che piace” Filosofia cristiana e concezione mimetica: Dio,
che è bellezza, è oggetto di imitazione do sussistere accanto e di fronte a sé
la scialba e inconsistente realtà del mito e della poesia. Questo problema ha
appassionato soprattutto Platone, il quale ha cercato di risolverlo nel
contesto della sua teoria delle Idee, fa- cendo dell'estetica una specie di
controprova di tale teoria. L'arte viene intesa da Platone come imitazione
-della natura e questa, a sua volta, è concepita come imitazione delle Idee.
L'oggetto della imi- tazione è la Bellezza. Nel Filebo Platone descrive la
Bellezza come un preludio sensibile del Bene inaccessibile, quasi si trattasse
del « portico » della casa del Bene. Nel Fedro egli parla del Bello come di
un'idea corporea, l’unica tra le idee che ebbe in sorte il privilegio di
rendersi visibile ai mortali, per poter essere da loro ardentemente amata. Nel
Convito Platone oltrepassa la concezione mimetica del- l'arte e formula una
teoria dell’arte intesa come creazione, una pro- duzione dall'interno, un «
parto » (tokos). Eros, il simbolo divino del Convito, è fecondato dall’anelito
verso la Bellezza oggettiva e asso- luta, quando si rende capace di generare e
procreare nel Bello. Quand'uno già brama di generare e procreare, allora
soltanto si lan- cia alla ricerca del Bello e, trovatolo, genera e procrea ciò
di cui da lungo tempo era pregno. Poesia è questa procreazione spirituale, per
cui nessun particolare requisito si chiede ai « buoni poeti », eccetto che
siano generatori e inventori. Alla concezione mimetica dell’arte si attiene
anche Aristotele, no- nostante il suo rifiuto della teoria platonica delle
Idee: per lui l’arte è essenzialmente imitazione della natura. L'imitazione,
però non è in- tesa come semplice riproduzione, ma piuttosto come emulazione
della natura, considerata maestra. Dal punto di vista soggettivo, Ari- stotele
definisce la bellezza come « un bene che piace » e la distin- gue, pertanto,
sia dal bene che dal piacere. Infatti, mentre il bene è oggetto della volontà e
il piacere delle passioni, il bello interessa le facoltà conoscitive: è un
piacere suscitato nelle facoltà conoscitive. Gli elementi fondamentali che
contribuiscono a rendere bella ossia artistica una cosa sono tre: l'ordine, la
simmetria e la determina- tezza. La concezione mimetica dell’arte viene ripresa
anche dai filosofi cristiani i quali peraltro la modificano su di un punto
fondamen- tale: oggetto dell'imitazione non è più la natura oppure le Idee, ma
Dio stesso. L'arte umana dovrà risultare imitazione dell'atto con cui Dio crea
la natura. Si tratta di una modificazione profonda che non riguarda soltanto la
maggior eievatezza della realtà imitata, ma anche la natura stessa
dell'imitazione, perché questa diviene imi- tazione dell'attività creatrice di
Dio, un'attività che i greci non ave- vano mai conosciuto. Ne consegue che «
unità, armonia, proporzione, integrità, congruenza, convenienza della forma
bella, tutti i concetti estetici insomma, che i cristiani avevano ereditato
dalla classicità, acquistano un nuovo timbro nella loro riesecuzione: tutte
queste sono note della bellezza, per loro in quanto appartengono all'atto -184
espressivo e manifestativo dello Spirito Assoluto che contiene il mon- do nella
sua potenza creatrice e perciò lo rende bello. Nessuna cosa sarebbe bella, se
non venisse da Dio: è il motivo che ricorre dalle Confessioni di S. Agostino
all'Itinerarium di FIDANZA (vedasi). Il Dio cristiano è il « genio della nuova
estetica ».! Dal punto di vista soggettivo, i pensatori cristiani, seguendo
Aristotele definiscono la bellezza come una relazione: « pulchrum est quod
visum placet » (bello è ciò che piace alla vista). Come la bontà così pure la
bellezza è una relazione di convenienza, di ar- monia, ma non più tra le cose e
la facoltà appetitiva (come nella bontà), bensì tra cose e facoltà conoscitive.
Tuttavia la bellezza si distingue anche dalla verità, in quanto pur essendo come
quest’ulti- ma una relazione tra cose e facoltà conoscitive, diversamente da
essa non è una relazione di corrispondenza, ma di eccitazione e di sod-
disfazione. Dal punto di vista oggettivo anche gli autori cristiani, come
Aristotele, fondano la bellezza sull’integrità, l'ordine e lo splendore
(integritas, proportio, claritas). % Durante il Rinascimento, che è anche
l’epoca d'oro delle arti figurative, non potevano mancare indagini intorno alla
natura del- l'opera d’arte. Tali indagini in alcuni casi sono svolte dagli
autori stessi di alcuni dei più celebri capolavori di pittura, scultura, archi-
tettura di tutti i tempi; Leon Battista Alberti, Leonardo da Vinci, Giorgio
Vasari, ecc. Le loro considerazioni si rifanno oltre che ad Aristotele anche,
anzi soprattutto, a Platone. Di lui si apprezzano in particolare ie dottrine
sull'amore (eros), sulla generazione creativa (tokos) e sull’entusiasmo lirico
(mania). Una svolta decisiva alla storia dell'estetica fa registrare Giam-
battista Vico. Da lui l'arte non viene più concepita secondo la ma- niera
mimetica, ma come un modo fondamentale ed originario di e- sprimersi da parte
dell'uomo in una determinata fase del suo svilup- po. Secondo il Vico, com'è
noto, tale sviluppo comporta tre fasi o età: del senso, della fantasia e della
ragione. L'arte è il modo carat- teristico di esprimersi dell'età della
fantasia: in quell'età l’uomo diede espressione al suo modo di intendere la
realtà nelle creazioni della fantasia, nei poemi, nei miti, ecc. « La sapienza
della gen- tilità dovette cominciare da una metafisica non ragionata e astratta
qual è questa degli addottrinati, ma sentita ed immaginata quale dovette essere
da tali primi uomini ». La mente degli uomini antichi, incapace di usare la
ragione logica e ribelle alla fatica dell’astrazio- ne e del ragionamento, è
naturalmente portata a sostituire o antici- pare il processo astrattivo
mediante la fantasia. E in tal modo an- ziché universali logici si foggia
universali fantastici, fantasmi o im- ! STEFANINI, Estetica, Studium, Roma
1953, p. 19. 185 La bellezza: relazione di convenienza e di armonia tra cose e
facoltà conoscitive Umanesimo- Rinascimento: amore, generazione creativa e
entusiamo lirico Vico: l’arte come una delle espressioni fondamentali della
natura umana L'accoglienza di Vico da parte dei filosofi idealisti Kant:
l’opera d’arte nasce dai sentimento che esprime l’universale nel particolare
Idealisti e neohegeliani: l’arte rappresentazione sensibile deli’Assoluto
L'arte come meccanica psicologica e come sovrastruttura magini che tengono il
posto di veri universali, ossia delle idee o con- cetti elaborati dalla
ragione.” La concezione vichiana dell'estetica, corabattuta aspramente ai suo
primo apparire, in quanto urtava contro il pregiudizio cartesiano allora
imperante, secondo cui soltanto la ragione può attingere la verità delle cose,
fu più tardi calorosamente accolta e ampiamen- te seguita dai romantici e dagli
idealisti (Schelling e Hegel) i quali reagendo contro gli eccessi del razionalismo
e dell'illuminismo, a- scrivevano grande importanza alle facoltà della fantasia
e del sen- timento in ordine alla conoscenza della verità. Una singolare teoria
della natura dell'opera d’arte, teoria in parte dettata da esigenze di sistema,
viene elaborata da Kant nel- l'opera Critica del giudizio. In essa l'autore
cerca di mostrare che l’opera d’arte non è né un'imitazione della natura e
neppure un'inter- pretazione metafisica della realtà e che pertanto non è
prodotta né dalla fantasia né dall’intelletto. Essa è invece essenzialmente
frutto deì sentimento il quale nell'opera d’arte percepisce ed esprime l'’uni-
versale nel particolare, l'intelligibile nel sensibile, ii noumeno nel
fenomeno. E così fa sorgere il piacere estetico che appaga tutto l’uo- mo in
quanto produce una profonda armonia tra le opposte facoltà dei sensi e
dell'intelletto. Il problema estetico occupa un posto di singolare rilievo
nelle speculazioni degli idealisti e dei neohegeliani (Croce, Gentile). Ii lorc
obiettivo è fondere ì motivi più originali delle teorie di Vico e Kant. Dal
primo riprendono la tesi secondo cui l’arte rappresenta un momento preciso e di
capitale importanza nella storia dell'uma- nità; dal secondo mutuano la tesi
secondo cui l’arte è una rappre- sentazione dell’Assoluto in forma sensibile.
Il significato spirituale dell'opera d'arte è stato però ripetuta- mente messo
in questione durante l’ultimo secolo da autori che si ispirano più o meno
direttamente al positivismo. Alcuni come il Taine riconducono l’arte ad un
teorema di meccanica psicologica, legata ai tre fattori concorrenti della
razza, dell'ambiente e del mo- mento; altri, come Marx, vedono nell'arte una
sovrastruttura de- terminata dai rapporti tra i mezzi di produzione all'interno
di una particolare società; altri, come Freud, considerano l’arte una su-
blimazione dell'istinto sessuale; altri infine, come Dvorak, conside- rano
l’arte come criterio ermeneutico della storia della culiura e così identificano
la storia dell’arte con la storia della cultura. Contro queste interpretazioni
positivistiche dell’opera d’arte han- no preso posizione i filosofi della
Gestaltschule (scuola della figura). Secondo questi autori la conoscenza delle
condizioni storico-psico- logiche non giova affatto alla comprensione di una
opera d’arte. La sola cosa che importa è la figura sensibile, cioè importano i
valori ? MONDIN', vol. II, pp. 238-240. 3 Ivi, pp. 321-322. 186 tattili o
quelli della pura visibilità oppure gli elementi contrappun- tistici e tonali
dell'esecuzione musicale, presi globalmente, come un tutto, e non
frammentariamente. Attualmente molti filosofi che si ispirano al neopositivismo
e agli analisti del linguaggio, non affrontano più il problema della natura
dell'opera d'arte in se stessa, ma in modo assai indiretto, cercando di
stabilire quale sia il senso del linguaggio estetico e se esistano dei criteri
validi per accertarne la presenza (come per determinare il significato
oggettivo delle proposizioni scientifiche esistono i criteri della verifica
sperimentale oppure della falsificabilità). La lezione che possiamo raccogliere
alla fine di queste brevi note intorno alla storia del problema della natura
dell'opera d’arte mi pare che possa essere la seguente. L'opera d'arte non è
una semplice imitazione di idee archetipe o di fatti naturali. Per
caratterizzarsi come esteticamente bella un'opera dev'essere qualcosa di più e
di diverso da ciò che esiste già nel mondo della natura oppure della cultura.
Per avere opera d'arte ci vuole originalità, creatività. L'ope- ra d'arte è in
un certo senso (certo non proprio in senso letterale) una creazione, più esattamente
una trasformazione radicale degli ele- menti che l’artista ha a sua
disposizione: gli elementi fornitigli dalla. tecnica, dalla osservazione, dalla
ispirazione. Ciò che ne risulta si qualifica come bello se presenta tratti
d'assoluta novità. Il lavoro dell'artista può essere paragonato a quello
dell’ape: egli non crea ma, assimilando elementi già preesistenti, produce una
realtà asso- lutamente nuova.‘ 2. Il fine dell’opera d’arte Oggetto
dell'attività estetica è il bello (così come oggetto di quella scientifica è la
verità, di quella etica il buono, di quella reli- giosa il sacro). L'artista
facendo un’opera d’arte si propone anzitutto di dare espressione sensibile alla
bellezza. Ma oltre a questo fine specifico i filosofi generalmente assegnano all'opera
d’arte anche altre finalità più o meno importanti. Così, per Platone, Agostino
e Tommaso essa ha una finalità eminentemente pedagogica; perciò raccomandano
solo le opere d'arte che giovano all'educazione e condannano quelle che
favoriscono la corruzione. Platone nella Repubblica condanna la commedia e la
tragedia so- prattutto per due motivi. Primo, perché i comici e i tragici
rappre- sentano gli dèi e gli eroi attribuendo loro bassezze e passioni pro-
prie della natura umana e in questo modo snaturano il senso reli- gioso.
Secondo, perché, componendo le loro opere, non si fondano sulla ragione ma sul
sentimento e sulla fantasia; e invece d'essere d'aiuto alla ragione agitano le
passioni, provocando il piacere e il * Cfr. F. MEI, La filosofia del concreto,
Marzorati, Milano 1961, pp. 101-104. 187 L'opera d’arte è creazione Il fine:
esprimere sensibilmente la bellezza Da Platone a Tommaso: scopo pedagogico
dell’opera d’arte Platone: la musica come educazione all’armonia interiore
Scopo teoretico dell’opera d’arte: conoscenza delle verità ultime Idealisti
tedeschi e neohegeliani: scopo metafisico dell’arte Pedagogico, catartico e
metafisico: scopi secondari dolore. Secondo Platone, una sola arte merita
d'essere coltivata as- siduamente: la musica. Essa educa al bello e forma
l'anima all’ar- monia interiore. Per Aristotele, Plotino e Schopenhauer l’arte
ha uno scopo es- senzialmente catartico: va coltivata in quanto aiuta l’anima a
libe- rarsi dalle passioni, a purificarsi, a elevarsi verso la contemplazione.‘
Per Vico, Schelling, Hegel, Croce, Gentile l’arte ha una finalità eminentemente
teoretica: ha di mira la conoscenza delle verità ul- time, della natura
profonda delle cose, del mondo intelligibile, del- l'Assoluto. Vico respinge
espressamente le opinioni di Platone e di Aristotele. A suo parere, l’arte non
ha primariamente né funzione pedagogica né catartica: essa non è al servizio né
dell'estetica né della pedagogia. L'opera d'arte ha anzitutto e soprattutto una
fun- zione teoretica e metafisica in quanto costituisce una comprensione ed
espressione profonda delle cose da parte di un essere intelligen- te, nel quale
la ragione non ha ancora raggiunto la piena matura- zione e che, quindi, riesce
ad esprimersi meglio per mezzo della fan- tasia e del sentimento. Questo
intento metafisico dell’arte, com'è noto, è stato ribadito dagli idealisti
tedeschi del secolo scorso e dai neohegeliani italiani (Croce e Gentile) del
nostro secolo. Per tutti questi autori l’arte è una delle attività supreme
dello Spirito Asso- luto. Il suo scopo specifico è esprimere l'Assoluto in
forma sensi- bile. Pertanto un’opera è artistica soltanto e nella misura in cui
è una manifestazione concreta dell’Assoluto. Oggi queste finalità secondarie
dell’opera d'arte (pedagogica, catartica e metafisica) non riscuotono troppi
consensi tra i filosofi. Generalmente si afferma, e a nostro parere
giustamente, che l'arte ha una sua funzione autonoma, che è fine a se stessa,
come la scienza, la religione, la morale, la politica, l'economia. Per quanto
concerne l'autonomia si paragonano le opere d'arte alle opere della natura.
Allo stesso modo come quest'ultime hanno una consistenza propria e una propria
autonomia, altrettanto si deve pensare delle prime: an- che le opere d’arte
devono essere considerate come aventi una fina- lità loro propria. La natura
produce delle realtà (animali, laghi, fo- reste) che non vanno riferite a
qualche cosa d'altro per essere com- prese, ma sono studiate direttamente in se
stesse. Altrettanto si deve far anche per le opere d’arte. Producendo l’opera
d'arte, l'artista in- tende creare qualcosa: vuole metterci davanti ad una
realtà nuova, La sua creazione, questa nuova realtà, va guardata in faccia
diret- tamente, per conto proprio, senza la pretesa o la preoccupazione di
trovarvi dei significati reconditi, delle seconde intenzioni. Tutto quello che
l'artista ha voluto dire è quanto egli è riuscito di fatto : Cfr. B. MONDIN,
vol. I, pp. 96-97. > Ivi, p. 142 (Aristotele); pp. 185-186 (Plotino); vol.
III, pp. 208-209 (Schopen- hauer). * B. MONDIN, vol. III, pp. 79-80. 188 a
manifestare. E quello ch'egli è riuscito a manifestare sta lì davanti a noi.
C'è però una precisazione da fare riguardo all'autonomia del- l'arte. Quando si
dice che l’arte è essenzialmente autonoma non si vuole escludere che essa venga
adoperata anche per altri scopi, teo- retici o pratici. Si vuole solo affermare
che se lo scopo teoretico e pratico per cui l’opera d'arte viene compiuta è
innalzato a fine pri- mario, in tal caso si priva l'opera d'arte della sua
autonomia e quindi della sua vita. Quindi se un’opera d'arte ha intenti
pedagogi- ci, religiosi, politici, ecc. essa può ancora riuscire come opera
d'arte alla sola condizione che tali intenti non siano quelli primari ma se-
condari. In conclusione, il principio dell'autonomia delle singole attività e
discipline, che è stata la grande conquista dell’epoca moderna, vale certamente
anche per l’attività estetica. Quindi nell'esplicarla e nel valutarla non si
deve tener conto d'altri criteri al di fuori di quelli che sono intrinseci alla
natura stessa dell’opera d'arte. . 3. Arte e morale Alla questione dei rapporti
tra arte e morale s'è già fatto cenno alla fine del precedente paragrafo.
Questo problema è stato diversa- mente risolto dai filosofi a seconda della
finalità ch’essi hanno rite- nuto giusto assegnare all'attività estetica. Sia
gli autori che come Platone e Aristotele attribuiscono all'arte una finalità
essenzialmen- te pedagogica e catartica, come pure gli autori che col Vico le
ascri- vono una finalità metafisica sottomettono in modo più o meno di- retto,
più o meno esplicito, l’arte alla morale, e, di conseguenza, condannano dal
punto di vista estetico quelle opere che giudicano moralmente riprovevoli. Il
riconoscimento dell'autonomia dell’arte dalla morale è una conquista piuttosto
recente e va ascritta a merito degli idealisti, in particolare di Benedetto
Croce. ‘Secondo Croce l’arte è assolutamente autonoma: non è soggetta né alla
filosofia, né alla morale, né alla pratica. L'arte come arte è amorale, cioè al
di qua del bene e del male. « L'arte per avere carattere d'arte, per essere
vera arte, deve essere vera espressione. Espressione di che? Che volete che
esprima l'artista se non le sue im- pressioni? i sentimenti che prova? ».* Per
fare vera arte bisogna espri- mere ciò che si ha in sé: chi lo esprime bene, è
artista. Ma l’uomo e l'artista sono due realtà distinte. Per essere artista
basta esprimere bene i propri sentimenti mentre l’uomo deve essere anche
morale, saggio, pratico. Quindi, pur non essendo soggetto alla morale come
artista, l'artista è soggetto alla morale come uomo: « Se l'arte è al © B.
CROCE, Breviario di estetica, Laterza, Bari 1933, p. 49. 189 Non è il fine
secondario a determinare il valore dell’opera d’arte Autonomia dell’arte dalla
morale: conquista recente Croce: amoralità dell’arte Arte e morale:
subordinazione indiretta di là della morale, non è di qua né di là, ma sotto
l'impero di lei è l'artista in quanto uomo, che ai doveri dell’uomo non può
sottrarsi, e l'arte stessa — l’arte che non è e non sarà mai la morale — deve
considerare come una missione, esercitare come un sacerdozio ».? Di capitale
importanza è la precisazione contenuta nell'ultima citazione: « L'arte è al di
là della morale... ma sotto l'impero di lei è l'artista in quanto uomo ».
L'uomo infatti, nonostante la molte- plicità delle sue attività e delle sue
facoltà, costituisce un'essenziale unità. Ora l’unità è possibile soltanto se
le varie attività sono ordi- nate ad un unico fine ultimo. Ma, dato che il fine
ultimo dell'uomo è la piena realizzazione di se stesso, qui sta il suo bene
supremo, la sua felicità, e poiché spetta alla morale riconoscere tale fine e
stu- diare i mezzi per conseguirlo, ne deriva una certa subordinazione
dell'arte alla morale. Quindi tra arte e morale c'è un rapporto simile a quello
che abbiamo registrato tra morale e politica: è un rapporto di subordinazione
indiretta. Anche l'arte come la politica deve con- tribuire al raggiungimento
del fine ultimo dell'uomo. Questo però è l'obiettivo primario e principale
della morale. CONCETTI DA RITENERE — Unità; armonia; proporzione; integrità;
congruenza; convenienza — Ordine; splendore — Eros, tokos; manìa —
Rappresentazione dell’Assoluto; meccanica psicologica; sublimazione della pulsione
istintuale; sovrastrutture — Figura sensibile; valori tattili; visibilità;
elementi contrappuntistici e tonali SINTESI CONTENUTISTICA I. LA NATURA
DELL'OPERA D'ARTE 1. Il problema estetico riguarda la natura dell’opera d’arte,
il suo fine, i rapporti intercorrenti tra l’attività estetica e le altre
attività umane. 2. Il problema estetico è tra i primi a presentarsi alla
riflessione dei Greci: rapporto tra il mondo della poesia e il mondo delle idee
(complementarietà o opposizione); rapporto tra la sovranità dell'essere, il
mito e la poesia. 3. Platone (Filebo, Fedro, Convito) intende l’arte come
imitazione della natura, che a sua volta è imitazione del mondo delle Idee. La
Bellezza è il pre- ludio sensibile al Bene inaccessibile. In una fase ulteriore
egli intende l’arte come creazione, « parto » (tokos): Eros, il simbolo divino
del Convito, è fecon- dato dall’anelito verso la Bellezza oggettiva e assoluta,
quando diviene capace di generare il Bello. La poesia è questa procreazione
spirituale; ai poeti non si chiede altro che siano procreatori e inventori. 4.
Aristotele ritiene che l'arte, imitazione della natura, sia emulazione. La
bellezza è un « bene che piace », distinto sia dal bene morale che dal piacere.
Tre elementi caratterizzano il bello artistico: l'ordine, la simmetria, la
determinatezza. 9 Ivi, p. 33. 190 5. Per i filosofi cristiani l’arte è
imitazione dell'atto con cui Dio crea la natura. Unità, armonia, proporzione,
integrità, congruenza, convenienza della forma belia sono concetti ereditati
dalla concezione classica che i cristiani ri- conducono all'atto di Dio che
rende bello ciò che crea {S. Agostino, S. Bona- ventura). 6. Nel Rinascimento
predomina la concezione platonica sull'amore {eros), sulla generazione (tokos)
e sull’entusiasmo lirico. 7. Nell’età moderna fondamentale è l’estetica di G.B.
Vico, secondo il quale l'arte è un mondo primario ed originario
dell’espressività dell'uomo in quella fase del suo sviluppo che è dominata
dalla fantasia. 8. Kant nell'opera Critica del giudizio afferma che l’opera
d'arte è essen- zialmente frutto del sentimento, il quale in essa percepisce ed
esprime l’uni- versale nel particolare, il noumeno nel fenomeno. Il piacere
estetico è, per- tanto, l’appagamento che l’uomo riceve dall’armonia tra le
opposte facoltà dei sensi e dell'intelletto. 9. L'idealismo e il neoidealismo,
riecheggiando sia Vico che Kant, danno grande importanza al ruolo dell’arte
nella storia dell'umanità e la considerano la rappresentazione sensibile
dell’Assoluto. 10. Nella seconda metà del secolo XIX si sono succedute le
seguenti inter- pretazioni dell’arte: a) Taine riconduce l’arte ad una
meccanica psicologica regolata dai tre fattori della razza, dell'ambiente e del
momento; b) Marx considera l’arte come una delie sovrastrutture dei meccanismi
di produzione; c) Freud la considera prodotto del meccanismo di sublimazione
della pul- sione sessuale; d) Dvorak afferma che l’arte è un criterio
ermeneutico della storia della cultura e identifica la storia dell’arte con la
storia della cultura; e) i filosofi della Gestalischule (scuola della forma)
ritengono che a deter- mirare l’opera d'arte è la figura sensibile, i valori
tattili, quelli visibili, gli elementi contrappuntistici e tonali, assunti
nella loro globalità; f) oggi l'interesse è soprattutto rivolto alla ricerca
del senso del linguaggio estetico e alla ricerca dei criteri validi per
accertarne la presenza. II. IL FINE DELL'OPERA D'ARTE Oggetto dell'attività
artistica è il bello e fine dell'arte è quello di dare espressione sensibile
alla bellezza. 2. Oltre al fine specifico, i filosofi hanno assegnato all’arte
altre finalità: — Platone, Agostino e Tommaso le hanno attribuito scopi pedagogici;
— Aristotele, Plotino, Schopenhauer le hanno assegnato uno scopo ca- tartico; —
Vico, Schelling, Hegel, Croce, Gentile hanno attribuito all'arte una fina- lità
teoretica e metafisica. Un'opera è artistica solo e nella misura in cui è
manifestazione concreta dell’Assoluto. 3. L'estetica contemporanea tende ad
affermare che l’arte ha una sua fun- zione autonoma, che essa è fine a se
stessa. In tal senso l’opera d’arte è parago- nabile all'opera della natura. ARTE
E MORALE 1. I filosofi che attribuiscono all'arte fine pedagogico o catartico o
metafi- sico in modo più o meno diretto sottomettono l’arte anche alla morale.
2. Croce, invece, ha decisamente affermato l'autonomia dell’arte dalla mo-
rale. L'arte in quanto tale è amorale, al di là del bene e del male. Ma anche
se l'artista non è soggetto alla morale in quanto tale, lo è in quanto uomo. A
motivo, quindi, della unità essenziale dell'uomo, anche per il rapporto tra
arte e morale si può parlare di subordinazione indiretta della prima alla
seconda. 191 QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Quali sono i principali
aspetti del problema estetico? 2. Quali sono gli elementi costitutivi
dell’opera d’arte? In che cosa consiste l’opera d’arte? 3. Qual è l'organo
specifico che coglie la bellezza delle cose oppure di un’opera d'arte? 4. Come
definiscono l’arte Platone, Aristotele, Kant, Vico, Schelling, Hegel, Croce,
Freud, Marx? 5. In che cosa consiste il piacere estetico? 6. Qual è il fine
dell’opera d’arte secondo Platone, Aristotele, Plotino, Vico, Kant, Hegel? 7.
Quale ruolo ricopre l’arte nella cultura contemporanea? 8. La società a
tecnologia avanzata conserva il senso della bellezza? 9. In quale misura e in
quali contesti specifici della storia dell'umanità l’arte è stata asservita
all'ideologia? 10. In che rapporti si trovano arte e morale? 11. È legittima la
possibilità di rapporto tra messaggio artistico e messag- gio politico?
SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI Aporno TH.W., Teoria estetica, a cura di E. De Angelis,
Einaudi, Torino 1975; ANCESCHI L., Autonomia ed eteronomia dell’arte (1936),
Garzanti, Milano 1976. AssuNTO R., Teoremi e problemi di estetica
contemporanea, Milano 1960. BANFI A., I problemi di una estetica filosofica,
Milano-Firenze 1961. Ip., Filosofia dell’arte, Editori Riuniti, Roma 1962.
BaARATONO A., Arte e poesia, Bompiani, Milano 1966? BIGNAMI E., La poetica di
Aristotele e il concetto dell’arte presso gli antichi, Sansoni, Firenze 1932.
CaLogeERO G., Estetica, semantica, istorica, Einaudi, Torino 1947. CaraccioLO
A., L'estetica e la religione, Urbaniana, Roma 1972. CRocE B., Estetica come
scienza dell'espressione e linguistica generale, La- terza, Bari 1902. DELLA
VoLPE G., Critica del gusto, Feltrinelli, Milano 1960. DorrLEs G., Il divenire
delle arti, Einaudi, Torino 1959. Eco U., La struttura assente, Bompiani,
Milano, 1968. FANIZZA F., Libertà e servitù dell'arte, Dedalo, Bari 1972.
GARRONI E., Ricognizione delle semiotiche, Officina, Roma 1978. GENTILE G., La
filosofia dell’arte, Sansoni, Firenze. MARTINI M., La deformazione estetica,
Milano. PAREyson, Estetica. Teoria della formatività, Sansoni, Firenze.
PERNIOLA M., L’alienazione artistica, Mursia, Milano. RAFFA, Semiologia delle
arti visive, Patron, Bologna 1976. Rossi L., Situazione dell'estetica in
Italia, Paravia, Torino 1976. SIMONINI A., Storia dei movimenti estetici nella
cultura italiana, Sansoni, Firenze. STEFANINI L., Trattato di estetica,
Morcelliana, Brescia. IL PROBLEMA STORICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO Che
rapporto intercorre tra la propria realizzazione e il trascorrere del tempo? 2.
Che definizione si può dare del tempo? 3. Consapevolezza, ricordo e attesa: che
rapporto c'è tra queste parole e il tempo? Il problema storico riguarda il
senso della storia: la storia, nella sua movimentata sequenza di avvenimenti,
ha un senso? Quale? Dove si situa il fulcro della storia: nel passato, nel
presente oppure nel futuro? E se la storia ha un senso ed un punto di
riferimento decisivo, è possibile effettuare una ricostruzione scientifica
delle vicende umane? Il carattere problematico della storia è stato
riconosciuto dai filosofi di tutti i tempi. Ma mai come nel nostro secolo,
durante il quale il succedersi degli eventi ha assunto un ritmo incredibile
sco» nosciuto alle epoche precedenti, la problematicità della storia si è
imposta all'attenzione degli studiosi. 1. Il concetto di storia 'La storia si
definisce diversamente a seconda che per essa si intendano gli avvenimenti in
se stessi (senso oggettivo) oppure la nostra conoscenza dei medesimi (senso
soggettivo). La storia in senso oggettivo è la marcia dell’uomo attraverso il
tempo. Invece la storia in senso soggettivo ‘è lo studio degli avveni- menti
umani che accadono nel tempo, nelle loro cause e nei loro ef- fetti, ed inoltre
nel loro significato ultimo.! La storia di cui ci occu- piamo in queste pagine
direttamente è la storia come scienza (sen- so soggettivo) ed indirettamente
anche la storia come vicenda (senso oggettivo). ! Si suole distinguere tra storia
empirica e storia filosofica. La prima si occupa solamente delle vicende umane
nelle loro cause e nei loro effetti. Invece la seconda si propone di scoprire
il loro significato ultimo. 193 La storia ha un senso? Senso oggettivo e senso
soggettivo della storia Scetticismo storico: — apparenza degli avvenimenti —
casualità degli eventi — discordanza degli avvenimenti Realismo storico: è
possibile una scienza degli eventi storici 2. Possibilità della scienza storica
Una scienza storica è possibile? A questo interrogativo si posso- no dare e di
fatto sono state date due risposte antitetiche. Si può rispondere negativamente
e allora si ha lo scetticismo storico. Op- pure si può rispondere
affermativamente e allora si professa il rea- lismo storico. 2.1 Scetticismo
storico La negazione della scientificità della storia poggia sui seguenti
argomenti: a) Gli avvenimenti sono solo apparenti. Il mondo della esperien- za
quotidiana è un mondo illusorio, apparente, senza alcuna consi- stenza e perciò
senza senso. La filosofia indiana, Eraclito, Schopenhauer e altri filosofi si
sono appellati a questo argomento per negare la possibilità della scienza
storica. b) Gli eventi non accadono secondo un piano ordinato. Gli eventi sono
reali e non illusori. (Anzi per molti pensatori che si appellano a questo
argomento i fatti sono l’unica realtà). Però essi non hanno un significato,
perché non hanno una direzione. Un evento suc- cede all’altro senza che nulla
vada mai avanti. La storia è un ca- vallo che mentre va per la strada improvvisamente
si imbizzarrisce e allora si lancia per i campi o ritorna indietro o si butta
nel pre- cipizio. c) Discordanza nella interpretazione dei fatti storici.
L'interpre- tazione dei fatti è molto diversa secondo che la storia sia scritta
da un positivista, da un laicista, da un marxista o da un cristiano, anche
escludendo che si tratti di falsificazioni volute a scopo di propa- ganda o di
errori dovuti a documentazioni o indagini insufficienti. Basti pensare alle
interpretazioni tanto discordanti del Medioevo, della Controriforma e del
Risorgimento. 2.2 Realismo storico ‘Per realismo storico s'intende
quell’indirizzo filosofico che am- mette la possibilità di una scienza degli
eventi storici. Questo può avvenire in due modi, a seconda che la possibilità
della scienza degli eventi storici si fondi su una visione deterministica o non
determini- stica della storia. Si dà quindi un realismo storico deterministico
o un realismo storico non deterministico. Nel primo i fatti accadono
necessariamente, nel secondo liberamente. Tanto nel realismo storico
deterministico quanto nel realismo storico non deterministico si danno due
interpretazioni principali. In quello deterministico c’è chi ritiene che nella
successione dei fatti non ci sia nessun progresso, mentre altri ci vede un
divenire, una 194 evoluzione verso mete sempre più alte. Il primo è il realismo
storico deterministico statico; il secondo, il realismo storico deterministico
dinamico. Tra i fautori del primo tipo vanno annoverati tutti i pen- satori greci;
tra quelli del secondo molti filosofi moderni, soprattutto gli idealisti e i
materialisti. Ciò che distingue i materialisti dagli idealisti è il punto di
partenza del divenire storico: per i primi è la materia, per i secondi è lo
spirito. Nel realismo storico non-deterministico c'è chi sostiene che gli
eventi storici si svolgono secondo un piano esclusivamente naturale, mentre
altri sostengono che essi accadono secondo un piano sopran- naturale.
Sostenitori della prima teoria (che chiamiamo realismo sto- rico
non-deterministico naturalistico) sono gli illuministi e soprat- tutto Kant.
Sostenitori della seconda teoria (che chiamiamo reali- smo storico
non-deterministico cristiano o semplicemente realismo storico cristiano) sono
tutti gli storici cristiani e i filosofi cristiani della storia. Riducendo
questa divisione a schema, essa si presenta così: statico (pensatori greci)
materialistico (Marx) deterministico | idealistico (Hegel) È dinamico REALISMO
STORICO naturalistico (Kant) non deterministico cristiano : (Agostino, Bossuet,
Vico) a) Realismo storico deterministico statico - Secondo il pensiero
filosofico greco la storia si svolge su un piano circolare, in cui l’in-
dividuo ha una certa libertà (una libertà relativa) mentre l’universo è
soggetto alle leggi matematiche di una eterna palingenesi. La stra- da del
tempo è una pista rotonda su cui tutte le società, tutte le civiltà, tutte le
istituzioni si succedono con un ritmo inesorabile e dopo un breve periodo di
gloria scompaiono. Il tempo, e quindi la storia, « è l'immagine mobile
dell’immobilità eterna », esso è « quel- l'immagine senza fine che si svolge
secondo le leggi dei numeri » (Pla- tone, Timeo). « Dio guida l'universo nel
suo percorso circolare, ma una volta compiuti i periodi del tempo che gli sono
fissati, esso riprende il suo movimento in senso inverso » (Platone, Politica).
Questa concezione circolare della storia è condivisa da quasi tut- ti i
pensatori greci (cfr. Empedocle, Platone, Stoici, ecc.). b) Realismo storico
deterministico dinamico - Non è possibile qui effettuare una esposizione
soddisfacente delle complesse dottrine della filosofia della storia insegnate
in questo ultimo secolo dai ma- terialisti e dagli idealisti. Del resto ne
abbiamo già trattato distesa- mente nel terzo volume della nostra storia della
filosofia, ora ci pre- me solamente indicare una caratteristica fondamentale
comune tan- to al realismo storico degli idealisti quanto a quello dei materia-
195 Piano naturale della storia: Kant Piano soprannaturale: storici e filosofi
cristiani — Realismo storico deterministico statico: assenza di progresso
(pensatori greci) — Realismo storico deterministico dinamico: cammino evolutivo
(materialisti, idealisti) Identificazione tra storia e realtà Il teleologismo
storico di Kant e degli illuministi: ottimismo e progresso Rivelazione, ordine
soprannaturale e libertà dell’uomo listi. In tutti e due la storia viene
identificata con la realtà: tutta la realtà si esaurisce negli eventi storici:
al di fuori della storia non c'è più nulla. Questa identificazione della storia
con la realtà si chia- ma storicismo. A nostro avviso questa interpretazione
della storia è insosteni- bile, per almeno tre ragioni. Anzitutto perché essa
implica la nega- zione del trascendente, di Dio. La seconda ragione è la
negazione della libertà umana. Negando all'uomo la libertà lo storicismo
idealistico e materialistico condan- na alla disperazione l’uomo come persona
singola, che invano cerca la salvezza dal male e dalla morte che lo stringono
nel tempo. Que- sta filosofia della storia rappresenta la forma estrema della
disper- sione dell'essere dell'uomo. Infine lo storicismo, nonostante le
apparenze, svaluta la storia perché la considera uno sviluppo incessante nel
quale tutto viene superato e mutato. I valori di ieri non sono quelli di oggi.
I prota- gonisti della storia, gli uomini, sono prigionieri del presente,
poiché negano il passato e negheranno a loro volta l'avvenire. Rimane una sola
realtà: l'eterna legge della mutazione. c) Realismo storico non-deterministico
naturalistico: Kant - Se- condo Kant e molti illuministi la storia si svolge su
un piano ordi- nato ‘(teleologico) voluto dalla natura. « La storia è
l'attuazione di un nascosto piano della natura ». « Il fine della storia è la
realizza- zione di una società che universalmente viva secondo il diritto »
(Kant, Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopo- litico, pr. 5
e 8). Altrettanto si legge nel saggio Se il genere umano sia in continuo
progresso verso il meglio: « Ora io affermo di poter predire alla stirpe umana,
anche senza avere spirito profetico, il suo progresso verso il meglio,
escludendo che questo progresso possa conoscere sostanziali pericoli di
involuzione ». Questa visione ottimistica della storia, nata dal successo bor-
ghese della seconda rivoluzione industriale e dall'entusiasmo per il progresso
scientifico, ha verificato i suoi limiti davanti ad una umanità provata
dall’orrore di due guerre mondiali, artefice del peri- colo
dell’autodistruzione atomica, del disastro ecologico e vittima di un consumismo
che antepone il valore delle cose a quello delle persone. d) Realismo storico
cristiano - Secondo il pensiero filosofico cristiano la storia si svolge
secondo un piano determinato dall’incon- tro di due volontà libere: quella di
Dio e quella dell'uomo. Di qui l'estrema difficoltà ad interpretare un così
complesso disegno che è possibile comprendere solo in virtù dell'intervento di
Dio e della ri- velazione da parte sua del senso fondamentale della storia.
Dalla Rivelazione sappiamo che la storia non si svolge secondo un piano
circolare ciclico e tanto meno secondo leggi fatalistiche e 196 meccaniche, e
nemmeno secondo un ordine puramente naturale. Dio ha voluto liberamente
inserire l'uomo in un ordine soprannaturale; in tale ordine, cui l’uomo
corrisponde liberamente, Dio continua ad intervenire per adattare il suo piano
di grazia alla corrispondenza dell'uomo di modo che nonostante le deviazioni
umane, la storia pro- cede verso destini sempre più alti. Il piano cristiano della
storia si può raffigurare diagrammatica- mente con una linea ascensionale in
cui ci sono varie deviazioni verso il basso, ma tutto sommato la parte
terminale è più alta di quella iniziale. Dalla Rivelazione si viene a
conoscere: a) il significato di tutta la storia che ci precede {attraverso i
dogmi della creazione, del pec- cato e della redenzione); b) il punto della
storia in cui ci troviamo at- tualmente (cioè tra la prima e l'ultima venuta di
Cristo); c) che cosa ci riserva l'avvenire (cioè la fine del mondo e il ritorno
trionfale del Messia dopo che il suo messaggio sarà stato annunziate a, tutti
gli uomini). ‘Attraverso la Rivelazione conosciamo quindi il grandioso piano
divino della storia: il piano generale, non i singoli momenti e i parti- colari
di esso, sempre avvolti nel mistero. Sappiamo che la storia non è in regresso,
non è un circolo su cui si ripetono eterni ritorni, ma è progresso verso la
salvezza. Ampliiando le conoscenze dateci dalla fede mediante quelle che ci
sono fornite dalia scienza sappiamo che l'umanità esiste sul pianeta da circa
mezzo milione di anni. Però la serie delle civiltà è cominciata appena da
10.000 anni, mentre le generazioni future possono percorrere un altro mezzo
miliardo di anni. Il Cristianesimo appartiene quindi all'infanzia della storia
dell'umanità. La Chiesa non è che ai primi passi del processo che tende a fare
di lei la provincia terrena del Regno dei cieli, motore e scopo della storia
della umanità. Su questa concezione cristiana della storia sono state scritte
pagine interessanti in tutti i tempi, in particolare da S. Agostino (De
civitate Dei), Bossuet (Discorso sulla storia universale), Vico (La scienza
nuova), Maritain (Sulla flosofia della storia), De Lubac (Cattolicesimo), von
Balthasar (Teologia della storia), Toynbee (A study of history), Mouroux {I!
mistero del tem po), Cullmann (Cristo e il tempo). 3. La storia è veramente una
scienza? Molti filosofi pensano di poter accordare alla storia il titolo di
scienza, definendo la conoscenza storica come sintesi di fatti e di idee, di
particolare e di universale. Anche a noi pare che la storia sia una scienza, ma
non secondo il concetto ciassico di scienza, bensì secondo il concetto moderno,
secondo il quale la scienza non è una riproduzione precisa, ma solo una
sistemazione approssimativa 197 il diagramma ascensionale del piano cristiano
della storia La scienza storica come sistema approssimativo ‘‘Cognitio certa
per causas”’: — “per causas’’ (il nesso che unisce due eventi) — “‘certa’’
(futuro: necessario e universale; passato: anche particolare e contingente) La
ricerca dell’unità storica: l’universale che si realizza ripetutamente
Carattere ipotetico dell’universale storico La Rivelazione come garanzia del
senso della storia della realtà che è troppo complessa per essere pienamente
intelligi- bile. Come la scienza sperimentale si chiama scienza sebbene sia
soltanto una schematizzazione conveniente, perché permette all’uo- mo di
intendere il mondo complicato della natura fisica, così la sto- ria si può chiamare
scienza anche se non può vantarsi di riprodurre con fedeltà la connessione
causale che lega le vicende umane tra di loro, perché permette all'uomo di
avere una certa comprensione della successione di tali vicende. La storia, come
la scienza sperimentale, può chiamarsi cognitio certa per causas. Il per causas
va inteso in storia come nelle scienze sperimentali, non come il mezzo per
conoscere un evento, ma come il nesso, la legge che unisce due eventi. Quanto
al certa non v'è dubbio che anche in storia si può rag- giungere certezza.
Nella visione cristiana della storia ci sono dei pi- lastri assolutamente
certi, posti dalla Rivelazione, che permettono di costruire una storia
universale di valore categorico almeno nel- le linee generali. In più si può
dare certezza per molti fatti singoli non conosciuti per fede. Circa tali fatti
si può dare certezza anche se non sono universali e necessari. Infatti, pur
essendo vero che quando si tratta del futuro abbiamo la conoscenza « certa »
solo del- l’universale e necessario, quando si tratta invece del passato ab-
biamo certezza anche del particolare e del contingente, perché quan- to è
accaduto nel passato ha per noi posteri la stessa necessità e immutabilità
dell'universale e necessario che accadrà nel futuro. Qualche storico ha creduto
che l'oggetto della storia non sia sol- tanto certo, perché necessario e
immutabile, ma anche universale. Basandosi su questa convinzione, storici come
Vico, Toynbee, Spengier sono andati alla ricerca dell'unità storica, dell'universale
storico (la nazione, la civiltà, ecc.) che torna a realizzarsi ripetuta- mente,
come l’idea universale di uomo continua ad avere ripetute realizzazioni, (con
la sola differenza che mentre l'individuo umano ha una breve durata di 50, 100
anni, l’unità storica ha una durata di migliaia di anni). Che dire di questo
universale storico? A noi pare che non sia una cosa impossibile, tuttavia
rimane qualcosa di estremamente ipotetico, non esistendo nessun criterio certo
per determinare quale raggruppamento di eventi abbia i ca- ratteri di
universalità e ripetibilità. Possiamo infine domandarci se una storia
universale vera sia raggiungibile. Come abbiamo precedentemente sottolineato,
sono l’esistenza di Dio e il mistero della sua incarnazione a consentirci una
autentica visione dei fatti, poiché la storia è comprensibile soio nella sua
du- plice dimensione naturale e soprannaturale. 198 4. L’interpretazione della
storia Nel nostro secolo la problematica della storia ha acquisito uno spessore
del tutto sconosciuto ai nostri antenati. Nel passato l'uomo era abituato a
guardare la storia dall'alto come uno spettatore. Certo lo spettacolo non era
di facile comprensione, ma almeno si pensava di poterlo osservare pacificamente
dal di fuori. Invece in seguito al cumulo di eventi che ci sono piombati
addosso durante gli ultimi decenni e in conseguenza degli scossoni che hanno
subito tutte le nostre cognizioni della realtà e tutte le nostre convinzioni
morali e religiose, nonché i nostri rapporti con gli altri e con il mondo, ci
siamo accorti che noi stessi siamo immersi nella storia, che faccia- mo parte
dello spettacolo; in altre parole che il divenire storico non riguarda soltanto
il mondo, ma il nostro stesso essere. Perciò anche l’uomo è un essere storico.
La presa di coscienza della nostra storicità, dice giustamente Gadamer, è
«-verosimilmente la più importante tra le rivoluzioni da noi subite dopo
l'avvento dell’epoca moderna. La sua portata spiri- tuale sorpassa
probabilmente quella che noi riconosciamo alle rea- lizzazioni delle scienze
naturali, realizzazioni che hanno visibilmente trasformato la superficie del
nostro pianeta. La coscienza storica, che caratterizza l’uomo contemporaneo, è
un privilegio (forse perfino un fardello) quale non è stato imposto a nessuna
delle generazioni pre- cedenti ».? Ora, la presa di coscienza della storicità
del nostro essere implica una revisione profonda non solo della scienza storica
ma anche della teoria generale della conoscenza umana. Questa non può più
essere concepita né come diretto riflesso della realtà, come volevano i
realisti antichi e moderni (compresi i positivisti) e neppure come creazione
originaria dell'Io (come affermavano gli idealisti); ma va intesa come
interpretazione (ermeneutica) di situazioni: un essere storico comprende se
stesso, gli altri, la cultura e le vicende del passato soltanto interpretando.
Egli fa necessariamente parte di un circolo ermeneutico: gli vengono offerte
dal passato delle tradi- zioni che egli riceve interpretandole, e di nuovo le
comunica agli al- tri, i quali a loro volta le fanno proprie interpretandole.
L'uomo coglie la realtà storica soltanto interpretandola per due ragioni.
Primo, perché la storia è essenzialmente movimento e nel movimento c'è sempre
qualcosa che rimane e qualcosa che muta; perciò per risalire al senso originale
delle tradizioni occorre passare attraverso i vari sviluppi. Secondo, perché il
passato non ci è estra- neo ma entra a far parte del nostro essere, della
nostra vita; però en- tra a far parte del nostro spessore soggettivo solo
mediante l'inter- pretazione. Noi siamo eredi di tradizioni che non sono
semplici ? H. GADAMER, Il problema della coscienza storica, Guida, Napoli 1969,
p. 27. 199 Gadamer: una rivoluzione fondamentale del nostro tempo è la presa di
coscienza deila nostra storicità Gadamer: la storia come ermeneutica delle
situazioni Due ragioni dell’esigenza interpretativa: — mutamento e permanenza
nel movimento storico — appartenenza del passato al nostro essere I tre
principi ermeneutici: — il conoscere è un interrogare — i documenti storici
come risposta alle domande informazioni da registrare, ma fanno parte della
nostra realtà, de- terminano le nostre prospettive e le nostre progettazioni,
il riostro modo di vedere e di agire. « Comprendere è operare una mediazione
tra il presente e il passato, è sviluppare in se stessi tutta la serie con-
tinua delle prospettive attraverso cui il passato si presenta e si ri- volge a
noi ».? Ma, accertata la verità del carattere storico del nostro essere e del
nostro conoscere, come si sviluppa la nostra conoscenza intesa come
interpretazione, ossia il pensare ermeneutico? Secondo Gadamer, che è il
principale teorico della teoria della interpretazione (ermeneutica) storica, il
pensare ermeneutico si sviluppa sulla base di tre principi. Il primo dice che
ogni conoscenza è la risposta ad una domanda. Il che significa che il conoscere
è anzitutto un interrogare, e que- st'ultimo, secondo Gadamer, è sempre
determinato da una situa- zione particolare: « Non al giudizio, ma alla domanda
spetta il pri- mato nella logica, come dimostrano storicamente il dialogo
plato- nico e l'origine dialettica della logica greca. Ma il primato della
domanda rispetto alla proposizione significa che la proposizione è, per sua
natura, risposta. Non c’è proposizione che non sia una spe- cie di risposta e
perciò non si può intendere una proposizione se non rifacendosi ai criteri
intrinseci alla domanda di cui è una risposta... Certo non è facile trovare fa
domanda, di cui una data proposizione è effettivamente la risposta, soprattutto
perché una domanda non è mai qualcosa di semplice e primo, a cui si possa ar-
rivare solo che lo si voglia: ogni domanda è ancora una risposta e questa è la
dialettica in cui siamo impigliati. Ogni domanda è mo- tivata e anche il suo
significato non è mai dato interamente in es- sa ». In conclusione, «
l'orizzonte di ogni proposizione è il sorgere da una situazione problematica »,
e « una conoscenza si mostra fe- conda in quanto appiana una situazione
problematica ».* Il secondo principio dice che qualsiasi documento storico,
qual- siasi testo letterario e anche tutti i monumenti artistici, le
istituzioni sociali, politiche e religiose sono la registrazione di certe
conoscenze, le quali, come vuole la dialettica del conoscere, rappresentano le
ri sposte alle domande che i loro autori si sono fatte in certe situa- zioni.
Pertanto, per comprendere tali documenti occorre riportare le risposte che essi
contengono nel coniesto, nell'orizzonte degli in- terrogativi da cui sono
sorte, un orizzonte che conteneva la possi- bilità di molte altre risposte. In
certo qual modo la formulazione conclusiva che esse hanno assunto deve essere
ricondotta al movi- mento della conversazione. Questo è il compito
dell'ermeneutica: « trarre il testo fuori dallo stato di alienazione in cui
gtace (a causa della forma immobile che esso ha assunto nella composizione
scrit- 3 Ivi, p. 93. * H. GADAMER, « Che cos'è la verità », in Rivista di
filosofia 1956, pp. 261-262. 200 ta) e riportarlo al presente vivo del dialogo,
Ia cui forma originaria è sempre quella della domanda e della risposta ».ò Il
terzo principio afferma che nessuna conoscenza è « pura », « impregiudicata »,
ma è sempre « mista », accompagnata e condi- zionata da « pregiudizi ». Questo
terzo postulato, nel pensiero del Gadamer, è la logica conseguenza della sua
concezione dell'uomo come essere storico e, perciò, legato a certe tradizioni,
prospettive, situazioni. Sono queste tradizioni, prospettive, situazioni a
formare i pregiudizi. Come si vede, Gadamer dà al termine « pregiudizio » un
signi- ficato che si discosta sostanzialmente da quello usuale per due ra-
gioni. Anzitutto nel significato usuale il pregiudizio è una « cono- scenza
errata » che impedisce di vedere e giudicare rettamente in certe situazioni.
Ora, per Gadamer il pregiudizio non ha questa con- notazione negativa di
falsità e falsificazione. ‘Per lui il pregiudizio è soltanto una « conoscenza
previa », la quale può essere sia vera che falsa. La seconda ragione è che nella
accezione comune il pregiudizio è qualcosa di contingente, qualcosa quindi che
si può superare, neu- tralizzare. Invece per il Gadamer questo è impossibile,
in quanto, come si è detto, i pregiudizi fanno parte della storicità dell'uomo
e perciò accompagnano necessariamente la sua esistenza. Il che tut- tavia non
significa che la conoscenza umana debba essere schiava dei pregiudizi. Questo
no, anzitutto perché essa può prenderne coscien- za e, così, in certo qual modo
li può dominare, e in secondo luogo erché di certi pregiudizi si può anche
disfare. Ma come è possibile per l'interprete uscire dall’orizzonte dei suoi «
pregiudizi » e mettersi in cumunicazione con l'orizzonte altrui, in particolare
con quello di un testo che appartiene ad altri tempi lon- tani da lui? Non
esiste forse tra passato e presente un abisso insor- montabile? Del resto, la
storicità non richiude necessariamente l'in. terprete dentro il vicolo cieco
del suo soggettivismo? Gadamer, pur riconoscendo e affermando l’alterità tra
passato e presente, esclude che fra loro esista una scissura completa. La sto-
ricità esige piuttosto il contrario: essa fa sì che la distanza tempo- rale sia
« colmata dalla continuità delia tradizione e della trasmissione, grazie alle
quali tutto ciò che ci viene trasmesso si rivela a noi ».$ Ma neppure il fatto
che l'orizzonte conoscitivo dell’interprete sia circoscritto da « pregiudizi »
è tale da rinchiuderle nel soggetti- vismo e «a impedirgli l’incontre con altri
orizzonti. Infatti i « pre- giudizi » non sono tutti « egocentrici » e,
soprattutto, i « pregiudizi » non sono la prima cosa: al di là e al di sotto
dei « pregiudizi » esiste un accordo fondamentale, che Gadamer chiama « accordo
portante ». Questo « punto di stabilità », questa solida piattaforma che rende
5 H. GADAMER, Wahrheit und methode, Mohr, Tiibingen — ogni conoscenza è mista
al pregiudizio il pregiudizio come conoscenza previa e come contingente
superabile La tradizione colma la separazione tra passato e presente L’‘accordo
portante’ rompe il rischio del soggettivismo il linguaggio punto di stabilità e
dì fusione La storia come tradizione: permanenza della forma e identità delia
struttura La conoscenza del passato, del presente e del futuro come proiezione
verso l'eternità possibile l’incontro e la fusione tra i vari orizzonti è
fornita dal linguaggio. « Io credo che il linguaggio operi la sintesi perenne
tra l'orizzonte del passato e quello del presente. Nci ci intendiamo reci-
procamente, perché ci parliamo, perché, pur svolgendosi sempre il nostro
discorso su piani diversi e non convergenti, alla fine, per mez- zo delle
parole, riusciamo a metterci reciprocamente di fronte le cose dette con le
parole ».' Come si vede, nella interpretazione gadameriana della storicità
della conoscenza umana, si riscontra uno sforzo notevole di superare lo scoglio
delio storicismo, del relativismo e del soggeitivismo in cui erano generalmente
incappate le precedenti interpretazioni del- lo stesso fenomeno. In effetti, la
proprietà della storicità non significa necessaria- mente queste
interpretazioni scettiche del conoscere. Infatti, che cos'è la storia? È solo
divenire senza permanere; sequenza di muta- menti senza alcuna costante? La
natura della storia e conseguentemente della storicità non può essere diversa
da quella del tempo. Ora, il tempo, ci dice Bergson, è essenzialmente durata.
Perciò la storia più che successione di av- venimenti di natura diversa è
tradizione di fatti, di azioni e, quindi, essa ha come suo connotato essenziale
la permanenza della forma e l'identità di struttura, nonostante tutti i
possibili mutamenti. La storia non è pura successione casuale di avvenimenti
sconnessi e discontinui, ma un flusso, un trascorrere di una medesima sostan-
za fondamentale; non è un divenire occasionalistico e frammentario, ma uno
sviluppo organico e continuo. In conclusione, riconosciamo senz'altro che il
nostro conoscere è segnato dal sigillo del tempo. Ma affermiamo che, come il
tempo ha tre « estasi » (passato, presente e futuro), così il nostro conoscere
ha una triplice estensione: quella in direzione del passato, quella in
direzione del futuro e quella rivolta verso il presente. Inoltre il nostro
conoscere gode di una considerevole padronanza rispetto a queste estasi, in
quanto può protendere il suo sguardo oltre ogni orizzonte segnato dal passato e
dal futuro e proiettarsi verso l’eter- nità. CONCETTI DA RITENERE — Senso
oggettivo; senso soggettivo — Scetticismo storico — Realismo storico,
deterministico, statico e dinamico — Realismo storico non deterministico
naturalistico; realismo storico cristiano — Ermeneutica storica; pregiudizio;
accordo portante; punto di stabilità GADAMER, « Che cos'è la verità, SINTESI
CONTENUTISTICA I. IL CONCETTO DI STORIA La storia si definisce a seconda che
per essa si intendano gli avvenimenti in se stessi (senso oggettivo) oppure la
conoscenza dei medesimi (senso sog- gettivo): a) il senso oggettivo indica il
cammino dell’uomo attraverso il tempo; b) il senso soggettivo è lo studio degli
avvenimenti umani che accadono nel tempo, nelle loro cause, nei loro effetti,
nel loro significato ultimo. II. POSSIBILITÀ DELLA SCIENZA STORICA Gli
orientamenti nei confronti della scienza storica si distinguono in scet-
ticismo storico e in realismo storico. A. Lo scetticismo storico posa sui
seguenti argomenti: 1. Gli avvenimenti sono solo apparenti: a) Il mondo
dell'esperienza è un mondo illusorio e perciò senza senso; b) Assertori dell'argomento
sono, ad esempio, la filosofia indiana, Eraclito e Schopenhauer. 2. Gli
avvenimenti non accadono secondo un piano ordinato: a) Gli eventi sono reali ma
non hanno significato poiché sono privi di direzione. b) Il loro susseguirsi
non determina un progresso. 3. Discordanza nella interpretazione dei fatti
storici: a) L’interpretazione dei fatti storici è soggetta. al filtro
ideologico dello storiografo. B. Il realismo storico ammette la possibilità di
una scienza degli eventi storici. Il realismo presenta due orientamenti: il
deterministico e il non-determi- nistico. 1. Realismo storico deterministico
afferma l'accadimento necessario dei fatti e si distingue in: a) Realismo
storico deterministico | nella successione degli avvenimenti statico | non vi è
progresso — Secondo il pensiero greco la storia si svolge su un piano
circolare, in cui l'individuo gode di una libertà relativa e l’universo è
soggetto alle leggi ma- tematiche dell'eterna palingenesi. Il tempo è
l’immagine mobile dell'eternità immobile (Platone, Timeo e Politica). b)
Realismo storico deterministico | il divenire storico procede verso me-
dinamico te sempre più elevate — Tale concezione tipica della filosofia
contemporanea accomuna materia- listi e idealisti. Viene affermata una sostanziale
identità tra realtà e storia ‘(sto- ricismo). — Lo storicismo implica la
negazione della trascendenza di Dio, nega la libertà della persona e sostiene
la continua transitorietà dei valori. 2. Realismo storico non-deterministico
afferma che i fatti accadono secon- do libertà e si distingue in: a) Realismo
storico non-determini- }la storia si svolge su un piano ordi- stico
naturalistico | nato voluto dalla natura — È la concezione kantiana secondo la
quale fine della storia è una so- cietà che vive secondo il diritto e che il
genere umano progredisca sempre verso il meglio. . | la storia si svolge
secondo un piano deter- b) Realismo storico cristiano } minato dall'incontro di
due libertà: quella ( di Dio e quella dell’uomo . — Il piano della storia può
essere raffigurato come una linea ascensionale con deviazioni verso il basso,
ma il cui punto terminale è più elevato di quello iniziale. 203 — La
Rivelazione ci svela: a) il significato della storia che ci precede; b) il
punto della storia in cui ci troviamo; c) che cosa ci riserva l'avvenire. —
Appartengono a tale concezione: S. Agostino, Bossuet, Vico, Maritain, De Lubac,
von Balthasar, Toynbee, Mouroux, Cullmann.III. LA STORIA È UNA SCIENZA? 1. La
storia, come la scienza sperimentale, può chiamarsi cognitio certa per causas.
Il per causas è il nesso, la legge che unisce due eventi. 2. Anche nella storia
si può raggiungere certezza. Nella visione cristiana la Rivelazione pone dei
pilastri assoiutamente certi, che permettono di costruire una storia universale
di valore categorico almeno nelle linee generali. 3. Vico, Toynbee, Spengler,
in base alla convinzione che l'oggetto della storia non sia soltanto certo ma
anche universale, hanno ricercato l’unità sto- rica, l’universale storica che
torna ripetutamente a realizzarsi (nazione, civiltà, ecc.). IV. L'ERMENEUTICA
STORICA 1. La consapevolezza della storicità dell'uomo, come afferma Gadamer, è
una delle più importanti rivoluzioni del nostro tempo. 2. La scienza storica
subisce una profonda trasformazione, poiché diviene interpretazione
(ermeneutica) di situazioni: un essere storico comprende se stesso. 3. L'uomo
coglie la realtà storica interpretandola per due ragioni: a) la storia è
movimento, perciò per risalire al senso originale delle tradi zioni occorre passare
attraverso vari sviluppi; b) il passato non è estraneo all'uomo, ma fa parte
del suo essere, entra quindi a fare parte della soggettività mediante
l’interpretazione. 4. Secondo Gadamer il pensare ermeneutico si sviluppa sulla
base di tre principi: a) Ogni conoscenza è la risposta ad una domanda. Il
conoscere è anzitutto un interrogare e l'interrogativo è sempre determinato da
una situazione par- ticolare. b) Qualsiasi documento storico è la registrazione
di certe conoscenze. I documenti per essere compresi richiedono che le
risposte, che contengono, siano riportate nell'orizzonte da cui sono sorte. c)
Nessuna conoscenza è « pura », ma è sempre condizionata da pregiudizi. In
Gadamer il termine pregiudizio significa « conoscenza previa », che in quanto
tale può essere sia vera che falsa. I pregiudizi fanno parte della storia
dell'uomo, vanno in ogni caso dominati e se necessario eliminati. Al di là dei
pregiudizi esiste tra i diversi orizzonti interpretati la possibilità di un
accordo fondamentale, che Gadamer chiama « accordo portante ». Questo punto di
sta- bilità è fornito dal linguaggio che opera la sintesi tra l'orizzonte del
passato e quello del. presente. 5. Caratteristica dell’ermeneutica storica è il
tentativo di essere il supera- mento dello storicismo, del relativismo e del
soggettivismo. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Che cosa è la storia?
Come si definisce in senso soggettivo e in senso oggettivo? 2. È possibile una
conoscenza scientifica della storia? Quali sono gli argo- menti pro e contro?
3. Quali sono le principali interpretazioni del senso della storia? 4. Che cosa
si intende per storicismo? 5. Che significa materialismo storico? 204 6. Qual è
la concezione vichiana della storia? 7. È possibile una « filosofia » cristiana
della storia? 8. Che cosa è l'universale storico È possibile identificarlo con
sicurezza? 9. Quale rapporto è opportuno stabilire tra antropologia e
concezione della storia? 10. In quale misura la concezione della storia
contribuisce all'elaborazione di un progetto-uomo? 11. Che cosa si intende per
ermeneutica storica? Quali sono i principi fon- damentali su cui essa si regge?
12. È legittimo ritenere che l’ermeneutica storica possa contribuire a un
recupero dei valori morali da parte della coscienza personale e collettiva del
nostro tempo? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI AcosTINO, La città di Dio, Città
Nuova, Roma 1978. BERDJAEV N., Il senso della storia, Jaca Book, Milano 1977.
CAPPELLO C., La visione storica in VICO (vedasi), Einaudi, Torino . CASTELLI
E., I presupposti di una teologia della storia, Cedam, Padova. Croce, Filosofia
e storiografia, Laterza, Bari 1949. Ip., La storia come pensiero e azione,
Laterza, Bari 1954. DANIELOU J., Saggio sul mistero della storia, Morcelliana,
Brescia 1963. DAWSON CH., Il giudizio delle nazioni, Bompiani, Milano 1946.
FLEISCHER H., Marxismo e storia, Il Mulino, Bologna . HecEL G.W.F., Lezioni
sulla filosofia della storia, Nuova Italia, Firenze 1963. HuBER G., Dio è il
Signore della storia, Massimo, Milano 1982. JaspPERs K., Origine e senso della
storia, Ed. di Comunità, Milano 1982.MARITAIN J., Per una filosofia della storia,
Morcelliana, Brescia . MELCHIORRE V., Il sapere storico, La Scuola, Brescia
1963. MriccoLI P., Introduzione alla filosofia della storia (con ampia
bibliografia), Paideia, Brescia . MORETTI-COSTANZI T., Il senso della storia,
Alfa, Bologna 1963. MOUNIER E., Cristianità nella storia, Ecumenica, Bari .
‘PADOVANI U.A., Filosofia e teologia della storia, Morcelliana, Brescia .
PETRUZZELLIS N.-STEFANINI L., JÎ problema della storia, U.C.I.I.M., Roma.
PIEPER J., Sulla fine del tempo, Mortelliana, Brescia 1954. Pozzo G.,
Introduzione alla filosofia della storia, C.E.D.A.M., Padova 1973. RIGOBELLO
A., Il futuro della libertà, Studium, Roma. VICO (vedasi), La scienza nuova,
Nicolini, Bari 1934. 205 Valore e funzione della cultura nello sviluppo della
civiltà Cultura, termine plurisemantico: senso elitario, pedagogico,
antropologico la Capitolo quattordicesimo IL PROBLEMA CULTURALE QUESTIONARIO
PROPEDEUTICO Quale etimologia attribuire alla parola cultura? 2. In quale
misura e perché caratterizza la realtà dell’uomo? 3. Si può stabilire un
rapporto tra cultura e civiltà? La cultura « è l'ultimo e più alto mezzo per il
fine ultimo del- l'uomo, ossia la sua più perfetta coerenza con sé medesimo »}
ha affermato Fichte in La missione del dotto, facendosi porta- voce, già sul
finire del XVIII secolo, di una consapevolezza nuova che l'uomo aveva ormai
raggiunto di questa sua radicale dimensione. L'uomo, nella sua storia, ha
sempre fatto cultura poiché egli è un essere essenzialmente culturale oltre che
naturale, ma questa verità è diventata oggetto della riflessione filosofica
soltanto durante gli ultimi decenni. Ciò è accaduto per due ragioni principali:
a) lo sviluppo dell'antropologia culturale come scienza, la quale ha messo in
luce il valore e la funzione che ha la cultura nello sviluppo della civiltà e
nella caratterizzazione dei popoli; b) la crisi epocale che sta attraversando
da qualche tempo la cultura occidentale. È stata so- prattutto questa crisi
radicale a sollecitare uno studio più attento e più approfondito di ciò che è
la cultura in se stessa, per l'individuo e per la società. 1. Definizione «
Cultura » è un termine plurisemantico che storicamente e attual- mente ha tre
significati e tre usi principali che possiamo chiamare elitario, pedagogico e
antropologico. Nel senso elitario cultura si- gnifica una gran quantità di
sapere, sia in generale che in qualche settore particolare. Così, per esempio,
quando si dice che una certa persona possiede una vasta cultura scientifica,
filosofica, artistica, letteraria, ecc. o quando si dice semplicemente che è «
molto colta ». Nel senso pedagogico cultura sta ad indicare l'educazione, la
forma- zione, la coltivazione dell'uomo: è la paideia dei greci, ossia il pro-
cesso attraverso il quale l’uomo (il bambino, il ragazzo, l'adulto) FICHTE, La
missione del dotto, La Nuova Italia, Firenze 1973, p. 86. 206 perviene alla
piena maturazione e realizzazione della propria per- sonalità. Infine, nel
senso antropologico, che è quello che si è andato consolidando nel nostro
secolo, cultura significa quell'insieme di co- stumi, di tecniche e di valori
che contraddistinguono un gruppo so- ciale, una tribù, un popolo, una nazione:
« è il modo di vivere pro- prio di una società » (Taylor). i A noi, nel
presente capitolo, interessano soltanto gli ultimi due significati di cultura,
in particolare il terzo. Ma il secondo e il terzo sono strettamente legati tra
loro: in effetti la cultura è dimensione di un gruppo sociale, di una società,
perché è anzitutto dimensione, proprietà dell'uomo in quanto uomo. Premesse
alcune informazioni sulla storia del problema culturale, gli argomenti di cui
ci occuperemo sono i seguenti: l'uomo come essere culturale, la cultura come
forma spirituale della società, i fondamenti della cultura, classificazione
delle culture, rapporti tra cultura e religione, urgenza del rinnovamento della
cultura. 2. Il problema della cultura nella storia della filosofia Fino ad un
paio di secoli fa il problema culturale coincise sostan- zialmente con quello
pedagogico. Fino all'Illuminismo si concepiva la cultura essenzialmente come
paideia, come formazione della persona e non come struttura fondamentale della
società. Di con- seguenza, il problema culturale veniva affrontato dalla
prospettiva antropologica, ignorando totalmente quella etnologica. Quanto la
filosofia è riuscita a dire della cultura come paideia l'abbiamo visto nel
capitolo riguardante la pedagogia, e qui lo diamo per acqui- sito. Ora ci
interesseremo degli ulteriori sviluppi che ebbe il pro- blema culturale
allorché, a partire dal secolo XVIII, fu affrontato oltre che dalla prospettiva
antropologica, anche da quella etnologica. A prendere coscienza della verità
che la cultura è un feno- meno che interessa oltre che la singola persona anche
il gruppo so- ciale in quanto tale, in quanto essa rappresenta il suo sistema
di vita e costituisce il vincolo che unisce tra loro i membri di un determi-
nato gruppo e li distingue dai membri degli altri gruppi, furono gli
illuministi tedeschi Herder e Humboldt. Questi due filosofi con- cepiscono
entrambi la cultura sia come vincolo spirituale che tiene strettamente uniti
tra loro i membri di una nazione sia come realiz- zazione di un particolare
progetto di humanitas. Secondo Herder l’obiettivo primario della cultura è
l’uomo stesso, la coltivazione dell'uomo per renderlo sempre più uomo e avvici-
narlo all'ideale della umanità, la humanitas. « A questo scopo evi- dente è
organizzata la nostra natura; per esso ci sono dati sensi ed impulsi più
raffinati, per esso ci è data la ragione e la libertà, una salute delicata e
durevole, il linguaggio, l'arte e la religione. In ogni condizione e in ogni
società, l'uomo non può avere altro in vista 207 Cultura: dimensione dell’uomo
in quanto uomo Fino al secolo XVIII coincidenza di cultura e pedagogia Herder e
Humboldt: cultura, vincolo spirituale di un popolo Humboldt: funzione principe
del linguaggio nella cultura Dal XIX secolo si sviluppano l’etnologia e
l’antropologia culturale né può costruire altro che l'umanità, così come la
pensa in se stes- so »? La realizzazione dell'ideale dell'umanità varia da popo
a po- polo, da individuo a individuo, ma progredisce incessantemente stro alla
fine dei tempi. Anche per Humboldt, come per :Herder, la cultura è la forma
spi- rituale di un popolo, di una nazione. Egli insiste soprattutto sulla
funzione che compete alla lingua quale fattore principale della cul- tura. A
suo parere la cultura è una forma spirituale dell'umanità caratterizzata da una
determinata lingua, individualizzata rispetto alla totalità ideale. «
L'individualità divide, ma in una maniera così meravigliosa che proprio
mediante la divisione risveglia il senti- mento dell'unità, anzi appare un
mezzo per costituire questa unità almeno nell’idea [...1. Qui, in modo davvero
meraviglioso, gli viene in aiuto il linguaggio, che unisce anche quando isola e
che, nella veste della più individuale espressione, racchiude la possibilità di
universale intelligenza. Il singolo, dove, quando e come vive, è un frammento
staccato di tutta la sua stirpe, e il linguaggio dimostra e mantiene questo
eterno nesso che guida il destino del singolo e la storia del mondo »} Dopo
Herder e Humboldt e per merito loro, la cultura come forma spirituale della
società diviene un tema importante sia per l'indagine scientifica sia per la
riflessione filosofica. Dalla seconda metà dell'Ottocento in poi gli etnologi e
antropo- logi francesi, tedeschi, inglesi, italiani, americani che si dedicano
allo studio delle civiltà antiche o dei popoli primitivi elaborano teo- rie
generali intorno ai fenomeni della cultura e formulano ipotesi varie circa la
sua origine, il suo sviluppo, i traiti universali, la classificazione,
l'assimilazione, il collegamento fra le parti di una cultura, ecc. Altrettanto
fanno i filosofi. Questi, normalmente {e logi- camente) affrontano e risolvono
i problemi della cultura alia luce dei postulati generali della loro
cosmovisione. Così gli idealisti (Cas- sirer, Croce, Gentile, Husserl) vedono
nella cultura di un popolo le varie tappe della presa di coscienza dell’Assoluto;
i vitalisti (Dilthey e Spengler) considerano la cultura come massima
espressione della vita; i marxisti (Marx e iLenin e i loro seguaci)
interpretano la cultura come rispecchiamento delle condizioni economiche di una
società; gli strutturalisti fanno della cultura un prodotto del Pensiero
inconscio (così Lévi-Strauss e Foucault). I filosofi hanno dibattuto con
vivacità i rapporti della cultura con la politica, la religione e la
tecnologia, giungendo alle soluzioni più disparate: di conflitto, di armonia,
di inclusione, di esclusione, di correlazione, ecc. Ad analoghi risultati è
approdato il dibattito in- torno alla priorità tra cultura scientifica e
cultura umanistica (ma 2 JG. HERDER, /dee per la filosofia della storia
dell'umanità, Il Mulino, Bologna 1971, p. 137 # W. v. HUMBOLDT, « Ueber die
Verschiedenheiten des menschlichen Sprach- baues », in Gesammielte Schriften,
Berlino 1904, vol. VI/1, p. 125 ss. 208 questo è un dibattito che toesa
maggiormente il problema pedago- gico che quello etnologico). In questi ultimi anni
— dopo che la cultura moderna o occi- dentale ha dato segni evidenti di una
crisi profonda, forse irrever- sibile — l’attenzione dei filosofi si è
concentrata maggiormente sui fondamenti della cultura, sui suoi elementi
costitutivi, sulle sue funzioni, sui valori che animano una cultura, sulla
progettazione di una nuova cultura. E se è vero, come perisano molti, che la
cultura moderna ha ormai esaurito le sue risorse e va verso una completa
dissoluzione, allora si deve ammettere che il compito più urgente a cui sono
chiamati attualmente i filosofi è quello di elaborare un nuovo progetto
culturale che risponda alle esigenze della nascente società che dovrà
affrontare e risolvere non più problemi di interesse particolare e locale, ma
problemi di interesse planetario e universale. Per una società planetaria
occorre studiare un progetto di cultura planetaria.‘ 3. L'uomo come essere
culturale Abbiamo già osservato più volte nei capitoli precedenti che l’uo- mo
non è solo un essere naturale ma anche culturale: ciò significa che al momento
della nascita la natura gli dà appena il mirimo ne- cessario, l'essenziale, per
essere uomo e affida a lui stesso il compito di farsi, di formarsi, di
realizzare pienamente il proprio essere me- diante la cultura. L'integrazione
della dimensione naturaie dell'uomo nella dimen- sione culturale viene così
teorizzata da J. Maritain: « Essendo l'uomo uno spirito animatore di una carne,
ia sua natura è di per sé una natura progressiva. Il lavoro della ragione e
della virtù è naturale nel senso che è conforme alle inclinazioni essenziali
della natura umana, di cui mette in moto le energie essenziali. Non è naturale
nel senso che sia dato bell'e fatto dalla natura. [...] La cultura è naturale
per l'uomo nello stesso senso del lavoro, della ragione e della virtù, di cui è
il frutto e il compimento terreno ». Mentre l’animale acquisisce tutto dalla
natura e lungo l'arco della sua esistenza non fa altro che eseguire
puntualmente, istiniiva- mente, meccanicamente, quanto sta iscritto nel suo DNA,
l’uomo riceve dalla natura un DNA che gli spalanca immense possibilità: col DNA
la natura consegna all'uomo un progetto, ed è compito di tutta la sua vita
quello di tradurlo in realtà e di portarlo a compimento. La filosofia classica
(Platone, Aristotele, Zenone, Plotino, ecc.) ‘ ‘Per un'analisi critica di vari
progetti culturali laici e cristiani di rinnova- mento della cultura si veda B.
Mondin, Una nuova cultura per una nuova società, (Analisi della crisi epocale
della cultura moderna e dei progetti per superarla), 2° ed., Massimo, Milano .
5 J. MARITAIN, Religione e cultura, Morcelliana, Brescia 1973, p. 15. 209 Crisi
detta cultura e indagine sui suoi fondamenti per un nuovo progetto culturale
Maritain: la cultura è naturale per l’uomo La concezione naturalistica
dell’uomo nel mondo classico La concezione storicistica dell’età moderna Non
tutto l’uomo è opera della cultura La cultura dimensione delia natura umana
considerava l’uomo come essere naturale: costituito di un'essenza immutabile
che gli viene data dalla natura, dalla quale egli deriva non soltanto le leggi
biologiche ma anche i dettami morali: « Agisci secondo natura » era
l'imperativo categorico della filosofia greca. Era chiaramente una concezione
statica dell'uomo, fondata sul pri- mato dell'intelletto sulla volontà, della
contemplazione sull'azione, della natura sulla storia. La filosofia moderna ha
operato una svolta radicale. Essa non vede più nell'uomo un parto della natura,
ma piuttosto un prodotto di se stesso. È la tesi di Nietzsche, Hegel, Sartre,
Heidegger e della maggior parte dei moderni. È una concezione « storicistica »
del- l'uomo, basata sul primato della volontà e della libertà sulla cono-
scenza, della prassi sulla teoria, dell'esistenza sull'essenza, della storia
sulla natura. Sul piano morale non esiste nessun altro impe- rativo al di fuori
di quello di tradurre in atto le proprie possibilità (la propria potenza!). Tra
queste due vie antitetiche c'è però una terza via: che è quella che considera
l'uomo né come essere naturale né come essere sem- plicemente storico, bensì
come essere culturale. Ciò significa che non tutto l’uomo è prodotto della
natura e neppure della storia, ma in parte della natura e in parte della
storia, e questo amalgama tra natura e storia si chiama cultura. Non tutto
l’uomo, però, è opera della cultura. Molto di quanto c'è in lui proviene dalla
natura. Tutta la sua dimensione somatica e bio- logica è prodotta direttamente
dalle forze naturali. Quel piccolo esse- re umano che viene alla luce dopo nove
mesi di gestazione nel grembo della madre è frutto delle leggi genetiche che la
natura ha iscritto nei corpi dei genitori. Gli organismi e le facoltà di cui
sono muniti il bambino e l'adulto provengono dalla natura. Anche gran numero
delle attività somatiche e psichiche che noi svolgiamo dipendono dal- le leggi
della natura. ‘Però gran parte di ciò che noi possediamo e che facciamo già da
bambini di un anno non è frutto della natura bénsì della cultura. Questa è la
caratteristica più rimarchevole, che distingue immedia- tamente l’uomo dagli
animali e dalle piante. Diversamente dagli altri viventi il cui essere è
interamente prodotto dalla natura, l’uomo è in larga misura l'artefice di se
stesso. Mentre le piante e gli ani- mali subiscono l’ambiente naturale che li
circonda, l'uomo è capace di coltivarlo e di trasformarlo profondamente,
adeguandolo ai pro- pri bisogni. La cultura non è qualche cosa di accidentale
per l’uomo, un passatempo, ma fa parte della sua stessa natura, è un elemento
costitutivo della sua essenza. In passato per distinguere l’uomo dagli altri
esseri ci si basava sulla ragione, sulla volontà, sulla li- bertà, sul
linguaggio, ecc. Oggi si è compreso che un aspetto, una dimensione non meno
specifica dell'uomo è la cultura. Questa carat- terizza l'uomo e lo distingue
dagli animali non meno chiaramente della ragione, della libertà, del
linguaggio. In effetti gli animali non 210 hanno culiura, non sono artefici di
cultura: tutt'al più sono passivi ricettori di iniziative culturali compiute
dall'uomo. Per crescere e sopravvivere gli animali sono muniti dalla natura di
certi istinti e di determinati sussidi, sia a scopo di difesa sia a scopo di
prote- zione; invece « l'uomo al posto di tutte queste cose possiede la ra-
gione e le mani, che sono gli organi degli organi, in quanto col loro aiuto
l'uomo può procurarsi strumenti di infinite fogge per infiniti scopi ».î L'uomo
è un essere culturale in due sensi, anzitutto in quanto è artefice della
cultura, ma anche, come s'è visto, in quanto è lui stesso il primo destinatario
e il massimo effetto della cultura. La cultura, nelle sue due principali
accezioni di formazione del singolo (acce- zione soggettiva) e di forma
spirituale della società (accezione ogget- tiva), ha di mira la realizzazione
della persona in tutte le dimensioni, in tutte le sue capacità. Scopo primario
della cultura è coltivare l’uo- mo in quanto uomo, l’uomo in quanto persona,
cioè il singolo uomo, in quanto esemplare unico ed irripetibile della specie
umana. Obiettivo della cultura — in senso antropologico — è sempre stato quello
di fare dell’uomo una persona, uno spirito pienamente svilup- pato, in grado di
portare alla completa e perfetta realizzazione quel progetto-uomo che la
Provvidenza gli ha consegnato. « Fare di se stessi, dal fanciullo che si è
stati da principio, dall'essere mal diroz- zato che si rischia di rimanere, far
nascere l’uomo pienamente uomo, di cui si intravede l'ideale figura: tale è
l'opera di tutta la vita, l’uni- ca opera a cui questa vita possa essere
nobiimente consacrata ».” L'uomo, in quanto essere culturale, non è
prefabbricato: egli deve costruirsi con le proprie mani. Ma secondo quale
progetto? Quale modello, se ce n'è uno, deve tenere davanti agli occhi? Pla-
tone, gli stoici, i neopiatonici dicevano che il suo modello è l'uomo ideale. I
Padri della Chiesa, richiamandosi al Vangelo, hanno pro- posto come modello
l’imago Dei, cioè Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, il grande Pedagogo.
Qui emerge l'importanza capitale dell'antropologia filosofica che è l'unica
disciplina razionale in grado di determinare chi è l’uomo e di conseguenza di
elaborare quel progetto su cui impostare la col- tivazione dell'uomo. Spetta
infatti all’antropologia filosofica e non alle scienze particolari rispondere
ai grandi quesiti relativi alla na- tura dell'essere dell'uomo, alla sua
origine prima e al suo ultimo destino. L'antropologia filosofica ha la
possibilità di evidenziare la dimensione spirituale dell'uomo e il suo destino
eterno. Essa mette in luce il primato dello spirito sulla materia, dell'anima
sul corpo: verità capitale questa per stabilire con esattezza le linee di un
pro- getto culturale teso alla piena realizzazione dell'essere dell'uomo.
Affinché sia valido, un progetto-uomo deve assegnare il primato alla $ TomMaso
D'AQUINO, S. Theol., I, 76, 5 ad 4 m. MARROU, Storia dell'educazione
nell'antichità, Studium, Roma L’uomo artefice destinatario ed effetto della
cultura L'importanza dell’antropologia filosofica: delinea il primato della
dimensione spirituale La cultura ‘forma spirituale della società” Elementi
costitutivi della cultura: lingua, costumi, tecniche, valori dimensione
spirituale, la dimensione interiore, la dimensione che riguarda la crescita
nell'essere anziché nell'avere. 4. La cultura come forma spirituale della
società L'accezione oggettiva del termine « cultura » esprime soprattutto la
crescita e la creatività del gruppo umano e l'incidenza che esse assumono nel
cammino della storia. « Invece del termine cultura, che si riferisce allo
sviluppo razionale dell'essere umano considerato in generale, si può ugualmente
usare quello di civiltà, che si riferisce a questo stesso sviluppo, considerato
però in un caso eminente, cioè nella produzione della città e della vita
civile, di cui la civiltà è come il prolungamento e lo sviluppo ».* J. Maritain
ci offre con questa riflessione una intelligenza ade- guata della cultura come
caratteristica che specifica, unificandoli e distinguendoli, i vari gruppi
sociali. Così la cultura è ciò che di- stingue un popolo dagli altri popoli.
‘Intesa come proprietà della società, la cultura viene definita essenzialmente
come « forma spirituale della società » e descrittiva- mente come quell'insieme
« di oggetti materiali, di istituzioni, di mo- duli di vita e di pensiero che
non sono peculiari dell'individuo ma che caratterizzano un gruppo sociale.
[...] La cultura è la vita di un popolo, così come si formalizza in contatti,
in istituzioni, in apparati tecnologici che sono tipici; essa comprende inoltre
concetti, com- portamenti, costumi e tradizioni caratteristici. [...] La
cultura quindi significa tutte quelle cose, istituzioni, oggetti materiali,
reazioni ti- piche alle situazioni, che caratterizzano un popolo e lo
distinguono da altri ».° Da un'accurata analisi della cultura come forma
spirituale di una società risulta che dei molteplici elementi che la
costituiscono (lingua, letteratura, arte, poesia, religione, istituzioni
politiche, giu- ridiche, pedagogiche, sport, macchine, strumenti di lavoro,
costumi, leggi, religioni, riti, miti, valori, ecc.) alcuni sono più
essenziali, altri meno (per esempio la lingua è più essenziale della scrittura,
della matematica; la religione dei riti; i valori morali delle leggi, ecc.) e
così si può giungere alla conclusione che gli elementi costitutivi fondamentali
essenziali per avere una cultura sono quattro: la lin- gua (che sorregge il pilastro
simbolico), le abitudini o i costumi (che sorreggono il pilastro etico), le
tecniche (che formano il pilastro tecnologico) e i valori (che rappresentano il
pilastro assiologico). MARITAIN, WALLIS,
Culture and Progress, McGraw-Hill, New York 1930, p. 32. * Secondo Malinowski e molti altri antropologi le
componenti fondamen- tali della cultura sono tre: l'economia, la politica e
l'educazione. Con queste attività ogni società riesce a far fronte ai propri
bisogni: con l'economia pro- duce, conserva e usa i beni necessari per il
proprio sostentamento; con la po- 212 Per acquisire un'idea più adeguata della
cultura è necessario analizzare l'apporto dato da ciascuno di questi quattro
elementi alla formazione della realtà culturale. 5. Gli elementi fondamentali della
cultura Come s'è detto, gli elementi fondamentali della cultura sono quattro:
la lingua, le abitudini, le tecniche e i valori. Il primo elemento fondamentale
è la lingua. Dove non c'è una lingua non ci può essere una società, non ci può
essere una nazione, e pertanto non si può sviluppare nessuna cultura. La lingua
è il pri- mo elemento che fa uscire il singolo da se stesso e lo mette in comu-
nicazione con gli altri. E il raggruppamento sociale avviene anzi- tutto e
soprattutto sulla base di una lingua. Anche i blocchi etnici che si formano
all’interno delle nazioni, per esempio, degli operai italiani in ‘Germania, dei
portoricani negli Stati Uniti, ecc., hanno per prima causa la lingua. Gli
italiani che vanno in Germania non sanno il tedesco e pertanto continuano ad
associarsi con i conna- zionali che parlano italiano. In tal modo formano dei
blocchi in cui si conserva la cultura e non soltanto la lingua italiana. Ma la
lingua da sola non basta per dare origine ad una determi- nata cultura. Ci sono
tanti popoli e nazioni che parlano la stessa lingua (per esempio, l'inglese è
parlato dagli inglesi, dagli irlandesi, dai canadesi, dagli australiani, dagli
americani, ecc.) ma posseggono una cultura diversa. Occorrono altri elementi.
Uno assai importante oltre la lingua sono le abitudini. Queste possono
riguardare tutto: il cibo, il vestito, il camminare, il gesticolare,
l'educazione dei bam- bini, l'attenzione per gli anziani, le credenze
religiose, ecc. Nelle abi- tudini si incarna e si esprime lo stile di vita di
un popolo, il suo modo di concepire e di affrontare l’esistenza, la visione e
l’atteggia- mento peculiare che assume di fronte alla realtà totale: la natura,
la società, la sfera del sacro. Le abitudini riguardano il comporta- mento in
generale e quindi solo in minima parte cadono sotto l’or- dine morale. Oltre
che abitudini comportamentali ogni gruppo umano svi- luppa delle tecniche di
lavoro sue proprie. Queste corrispondono alle esigenze dell'ambiente, alla
capacità, alla creatività e al livello di civiltà di un popolo. Così gli stessi
popoli cacciatori, pescatori, agricoltori, industriali inventano tecniche
differenti per pescare, per litica regola i rapporti tra i membri del gruppo
sociale; con l'educazione adde- stra e forma i suoi membri secondo gli ideali
che sono stati consacrati dalla tradizione del gruppo. La classificazione del
Malinowski è corretta se si con- sidera la cultura dal punto di vista
funzionale (come insieme di attività volte a provvedere ai bisogni di un gruppo
sociale). Se invece si assume il punto di vista ontologico, che intende
cogliere ciò che la cultura come forma specifica di una società è in se stessa,
allora risulta che i suoi elementi costitutivi es- senziali sono quanto meno
quattro: lingua, tecniche, costumi e valori. 213 La lingua mezzo di
comunicazione con l’altro Le abitudini: incarnazione della vita di un popolo Le
tecniche: espressione delle esigenze dell'ambiente La sfera dei valori:
“sapienza di un popolo’ La vita: valore primario di ogni popolo Dibattito sul
rapporto tra cultura e altre espressioni simboliche cacciare, per arare i
campi, per lavorare i metalli, ecc. Altrettanto fanno i sarti, i cuochi, i
falegnami, i giocatori, i maestri, ecc. Ogni cultura porta con sé tutta una
serie di stili di ordine tecnico e gli individui che né sono in possesso
mostrano chiaramente di fare par- te del gruppo sociale che possiede tale
cultura. Così dal modo di giocare, di cantare, di dipingere, di cucinare, ecc.,
si può facilmente arguire se uno è italiano, francese, russo, cinese, indiano,
ecc. Un altro elemento costitutivo fondamentale di ogni cultura sono i valori.
Ogni cultura si caratterizza per apprezzamenti speciali in ordine a determinate
azioni, abitudini, tecniche, cose. Si tratta di a- zioni, abitudini, tecniche o
cose che rivestono straordinaria im- portanza per il gruppo sociale, il quale
le assume come criteri, come norme, come ideali. Tutti insieme essi
costituiscono la serie dei va- lori. Ogni popolo possiede una coscienza dei
valori, che forma anche ciò che si chiama « sapienza di un popolo ». Mediante
tale « sapien- za » il popolo riconosce, più o meno intuitivamente, il valore
posi- tivo o negativo della realtà, e sa quale deve essere il suo comporta-
mento davanti ad essa. In tutte le culture il primo posto nella sfera dei
valori è occupato dalla vita. La vita è ciò che conta maggior- mente: è il
valore supremo. Gli altri valori come la pace, la giu- stizia, l'onestà, la
bellezza, ecc., sono subordinati ad essa. Le abi- tudini, le tecniche e il
linguaggio circondano la vita come sostegno, come difesa, come promozione, ecc.
Lingua, abitudini, tecniche e valori sono pertanto gli elementi costitutivi
fondamentali di ogni cultura. Sulla base di tali elementi ogni popolo sviluppa
tutti gli altri aspetti che contribuiscono a conferirgli una sua forma
specifica: l’arte, la filosofia, la religione, la scienza, la letteratura, la
politica, ecc. 6. Rapporti tra cultura e religione Nel breve excursus
attraverso la storia del problema culturale abbiamo visto che nell'ultimo
secolo ci sono state vivaci dispute intorno ai rapporti tra la cultura e le
altre espressioni simboliche {scienza e religione in particolare), economiche e
politiche della società. In realtà molti di questi problemi sono stati mal
posti e il loro conflitto è stato determinato dal fatto che essi erano
espressioni di presupposti teorici e ideologici molto diversi, determinati
proprio dall'ambiguità del termine cultura, ai quali abbiamo già fatto rife-
rimento: cultura come erudizione, come formazione (educazione), come struttura
(forma spirituale della società). ° Chi tiene conto della condizione
piurisemantica del termine cul. tura si avvede immediatamente che mettere a
confronto la scienza (oppure la politica) con la cultura è una cosa possibile e
legittima se il termine cultura viene inteso nel primo oppure nel secondo sen-
214 so, perché si tratta di dimensioni o complessi totalmente distinti; mentre
la cosa diviene impossibile e assurda se la cultura viene presa nel terzo
senso; perché secondo questo senso essa ha un valore on- ninclusivo: abbraccia
tutte le espressioni tipiche di un gruppo socia- le, tutti i suoi prodotti e
quindi anche la scienza e la politica. In tal caso domandare che rapporti
intercorrono tra scienza e cultura oppure tra cultura e politica come se si
trattasse di due regni di- stinti o di due edifici separati è incorrere in un
inutile sofisma. Con questo non intendo sostenere che quando il termine cultura
viene usato in senso etnologico la questione risulti del tutto impro- ponibile.
La questione è proponibile purché si tenga presente che essa riguarda i
rapporti di una parte col tutto; in questo caso i rap- porti della politica
oppure della scienza come parti della cultura. Posta in questi termini la
questione ha senso e ha anche un peso non indifferente, perché tocca un
problema assai importante, e cioè: quale ruolo compete alla scienza oppure alla
politica o alla tecnologia in seno al vasto regno della cultura, È in questi
termini che intendiamo sollevare qui una questione che ha diviso profondamente
gli spiriti in Italia e altrove da oltre un secolo: la questione dei rapporti
tra cultura'‘e religione. Nel capitolo dedicato al problema religioso abbiamo
visto come dopo Kant la religione sia stata sottoposta a tutta una critica serrata:
partendo da posizioni differenti, i materialisti, i vitalisti, gli psica-
nalisti, gli esistenzialisti, i neopositivisti, gli strutturalisti hanno
cercato di demolire tutte le basi razionali della religione, conside- randola
un'interpretazione del mondo infantile, non scientifica, alie- nante e
degradante. Queste interpretazioni marcatamente illuministe e razionaliste del
fenomeno religioso non potevano non pregiudicare seriamente la questione dei
rapporti tra cultura e religione. Così i pensato- ri che si occuparono di
questo problema da Nietzsche in poi, men- tre non potevano negare che nelle
culture tradizionali la religione aveva sempre occupato un posto importante e
aveva svolto un ruolo fondamentale, sostenevano quasi tutti che essa aveva ormai
esau- rito la sua funzione storica ed era giunto il momento di dare alla
società una cultura senza religione. Questa tesi dei filosofi — favo- rita
indirettamente dalle scoperte della scienza e dalle conquiste della tecnologia
— fece presa su molti spiriti, che l'accolsero come il nuovo vangelo (il
vangelo dell’ateismo). In breve tempo, la reli- gione, ignorata dalle
manifestazioni pubbliche e sociali della vita, fu ridotta ad una questione
personale, ad un affare privato. Così la religione è scomparsa dalla cultura
come forma spirituale della so- cietà. Ma è proprio vero che il sodalizio tra
cultura e religione si è di- sciolto per sempre e che, in futuro, la religione
non troverà più posto nella cultura come sua componente fondamentale? Molti an-
tropologi culturali e molti filosofi lo negano. Per citare soltanto 215 La
cultura come valore onninclusivo La cultura e il ruolo delle diverse scienze
Rapporto tra cultura e religione Cultura moderna e contemporanea: esaurimento
della funzione storica della religione La religione: esigenza della cultura La
religione come garante dei valori assoluti e fondamento della cultura la
dignità che loro com- pete. Da ciò risulta che tra cultura e religione non si
dà nessuna incom- patibilità e si comprende per quale motivo in tutte le
culture tradi- zionali la religione rappresenta la dimensione primaria,
dominante. È in effetti la religione che facendo da sostegno ai valori
assoluti‘ garantisce un sicuro fondamento anche a tutti gli altri elementi del
vasto edificio della cultura. Pertanto, per passare dalla filosofia alla storia
dei giorni nostri, si può dire che la nostra società secolarizzata ed atea, se
vuole uscire dalla crisi epocale che la divora, deve restituire alla religione
quel la nuova cultura non vuole ricadere
nell'errore gravis- simo della modernità che ha coltivato l’immanenza con
l'esclusione della trascendenza, allo stesso tempo non vuole neppure ricadere
nell'errore della cultura cristiana medioevale e delle culture orientali che
hanno coltivato la trascendenza a spese dell’immanenza. CONCETTI DA RITENERE —
Significato elitario, antropologico, pedagogico di cultura — Accezione
soggettiva e accezione oggettiva di cultura SINTESI CONTENUTISTICA I.
DEFINIZIONE 1. Ii problema culturale si è affermato negli ultimi decenni per lo
sviluppo dell'antropologia culturale e per !a crisi epocale che attualmente la
nostra civiltà sta vivendo. 2. Cultura è un termine plurisemantico con tre
significati e tre usi prin- ‘cipali: — elitario: la cultura come quantità di
sapere generale o specifico. — pedagogico: la cultura indica l'educazione
globale e progressiva del- Yuomo. — antropologico: ba cultura è l'insieme dei
costumi, tecniche e valori che contraddistiaguono un gnippo sociale, una tribù,
un popolo, una nazione. lL PROBLEMA
DELLA CULTURA NELLA STORIA DELLA FILOSOFIA 1. Fino all’illuminismo si concepiva
la cultura essenzialmente come paideia, formazione della persona. Il problema
veniva quindi affrontato solo in pro- spettiva antropologica ignorando auella
etnologica. 2. Herder e Humboldt, illuministi tedeschi, presero coscienza che
la cul- tura è un fenomeno che riguarda anche il gruppo sociale: la cultura è
sia il vincolo spirituale che tiene uniti i membri di una nazione sia la
realizzazione di un particolare progetto di humanitas. Dalla seconda metà
dell’’800 in poi gli etnologi e antropologi, sia europei che americani,
elaborano teorie generali sui fenomeni culturali e formulano ipotesi
sull'origine, lo sviluppo, i tratti universali, la classificazione, l'assimila-
zione, il collegamento tra le parti di una cultura. 217 Una nuova cultura della
trascendenza 4. I filosofi affrontano e risolvono i problemi della cultura a
partire dalla loro visione della realtà: — Idealisti (Cassirer, Croce, Gentile,
Husserl): Ja cultura di un popolo è segnata dalle varie tappe del processo di
autocoscienza dell'Assoluto. — Vitalisti (Dilthey, Spengler): la cultura è la
massima espressione della vita. — Marxisti (Marx, Lenin, ecc.): la cultura è
rispecchiamento delle condi- zioni economiche di una società. — Strutturalisti
(Levi-Strauss e Foucault): la cultura è prodotto del Pen- siero inconscio. 5.
Negli ultimi anni l’attenzione dei filosofi si è concentrata maggiormente sui
fondamenti della cultura, sui suoi elementi costitutivi, sulle sue funzioni, sui
valori che la animano, sulla progettazione di una nuova cultura. I caratteri
planetari del nostro tempo prospettano l'esigenza di una cultura planetaria,
III. L'UOMO COME ESSERE CULTURALE 1. La filosofia moderna ha integrato la
concezione classica dell'uomo come essere naturale con l'affermazione che egli
è anche essere culturale: diversa- mente dagli altri viventi, il cui essere è
interamente prodotto dalla natura, l'uomo è in larga misura l'artefice di se
stesso. La cultura è elemento costitu- tivo della natura umana. La cultura
nelle sue due principali accezioni di formazione del singolo (accezione
soggettiva) e di forma spirituale della società (accezione oggettiva) ha lo
scopo di realizzare l’uomo in tutte le sue dimensioni e capacità. 3. Esiste
pertanto una profonda interazione tra cultura e antropologia filo- sofica,
poiché è quest'ultima che fornisce alla prima le linee secondo le quali
tracciare il suo progetto-uomo. LA CULTURA COME FURMA SPIRITUALE DELLA SOCIETÀ
E I SUOI ELEMENTI FONDA- MENTALI 1 La cultura è anche l'insieme di quei
caratteri che specificano, unifican- doli e distinguendoli, i vari gruppi
sociali. In questa prospettiva la cultura rap- presenta la vita di un popolo
nella sua peculiare identità. 2. L'analisi degli elementi, che costituiscono la
cultura come forma spiri- tuale, ha fatto giungere alla conclusione che gli
elementi costitutivi fondamen- tali di una cultura sono quattro: la lingua {che
sorregge il pilastro simbolico), i costumi (che sorreggono il pilastro etico),
le tecniche (che formano il pilastro tecnologico), i valori (che rappresentano
il pilastro assiologico). 3. La lingua è il primo elemento che fa uscire il
singolo da se stesso e lo mette in comunicazione con gli altri. Il
raggruppamento sociale avviene anzi- tutto e soprattutto in base alla lingua.
4. Le abitudini o costumi incarnano ed esprimono lo stile di vita di un popolo,
il suo modo di concepire la vita, la sua visione della natura, della so- cietà,
del sacro. 5. Le tecniche corrispondono alle esigenze dell'ambiente, alla
capacità, alla creatività, al livello di civiltà di un popolo. Ogni cultura
porta in sé una serie di stili di ordine tecnico e gli individui che ne sono in
possesso mostrano chia- ramente di fare parte del gruppo sociale che possiede
tale cultura. . 6. I valori sono caratterizzati da azioni, abitudini, tecniche
e cose che rive- stono straordinaria importanza per il gruppo sociale, che li
assume come cri- teri, norme, ideali. In tutte le culture il primo posto nella
sfera dei valori è occupato dalla vita. Sulla base degli elementi fondamentali
ogni popolo sviluppa tutti gli altri aspetti che generano la sua identità:
arte, filosofia, religione, scienza, let- teratura, politica, ecc. RAPPORTI TRA
CULTURA E RELIGIONE 1. Nel passaggio dalla cultura moderna alla cultura
contemporanea la reli- gione, progressivamente soppressa dalle manifestazioni
pubbliche e sociali della vita e relegata alla sfera della dimensione privata,
è scomparsa dalla cul. tura come forma spirituale della società. 2. Tillich,
Maritain, Dawson, Niebuhr, Croce, Berger, Luckmann, Guardini, Toynbee
sostengono che la religione ricomparirà nell'orizzonte culturale del- l'uomo:
infatti la scomparsa della prima determina la disgregazione del secondo. 3. La
stessa essenzialità dei valori nella struttura costitutiva della cultura
richiede uno stretto rapporto tra cultura e religione, poiché solo quest’uitima
è in grado di garantire ai valori quella assolutezza e quella dignità che
compete loro. La religione sostenendo i valori assoluti garantisce inoltre
anche tutti gli altri elementi del vasto edificio della cultura. QUESTIONARIO
DI VERIFICA E DISCUSSIONE Che cosa è la
cultura e quali significati gli si può dare? Perché l'uomo è chiamato essere
culturale? ù 3. Quali sono gli elementi fondamentali della cultura? 4. Quali
possono essere considerati i caratteri più propri della cultura contemporanea?
5. Quale rapporto ci può essere ira cultura e storia e tra cultura e re-
ligione? 6. Una cultura planetaria a quale progetto-uomo dovrebbe guardare? 7.
Quali valori, che possono dirsi smarriti, l'uomo del terzo millennio do- vrebbe
impegnarsi a riconquistare? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI ABBAGNANO, L’uome
progetto 2000, Dino Editore, Roma 1980. BARONE F. - Ricossa S., L'età
tecnologica, Rizzoli, Milano . BAUSOLA A., Natura e progetto uomo, Vita e
Pensiero, Milano . BoBBIo N., Politica e cultura, Einaudi, Torino . CassIRER
E., Saggio sull'uomo. Introduzione ad una filosofia della cultura, Armando,
Roma 1968. CoMmEs S., Responsabilità della cultura, Vallecchi, Firenze 1961.
FRoMM E., Avere o essere?, Mondadori, Milano . GILSON E., La società di massa e
la sua cultura, Vita e Pensiero, Milano . GRABMANN M,, La filosofia della
cultura secondo Tommase d'Aquino, Studio Domenicano, Bologna. GUARDINI R., La
fine dell’epoca moderna, Morcelliana, Brescia 1954. HEILBRONER R., La
prospettiva uomo, Etas Libri, Milano 1975. Huizinca J., La crisi della civiltà,
Einaudi, Torino . HussERL E., La crisi delle scienze europee e la fenomenologia
trascenden- tale, a cura di Filippini, Milano . KLUCKKHOHN C., KRoEBER A.L., Il
concetto di cultura, 1l Mulino, Bologna 1972. Lévi-StRAUSS C., Antropologia
strutturale, Il Saggiatore, Milano 1966. LINTON R., Lo studio dell'uomo, Il
Mulino, Bologna 1973, Litt T., Le scienze e l'uomo, Armando, Roma . LoRENZ K.,
Gli otto peccati capitali della nostra civiltà, Adelphi, Milano . LUCKMANN T.,
La religione invisibile, Il Mulino, Bologna . MANCINI I. - RucGERI G., Fede e
cultura, Marietti, Torino 1979. 219 MARITAIN J., Umanesimo integrale, Borla,
Torino 1969. Ip., Religione e cultura, Morcelliana, Brescia . M.., Cultura,
marxismo e cristianesimo, Massimo, Milano , Ip., Una nuova cultura per una
nuova società, Massimo, Milano 1981. Morra G.F., La cultura cattolica e il
nichilismo contemporaneo, Rusconi Milano . MOUNIER E.,, Cristianità nella
storia, Ecumenica Editrice, Bari. RASCHINI A.M., Riflessioni su filosofia e
cultura (Kant, Hegel, Rosmini, Gen tile), Marzorati, Milano 1968. Sciacca M.F.,
Cultura e anticultura, Borla, Torino . SPENGLER O., Il tranionto
dell'Occidente, Longanesi, Milano 1978. SZASZKIEWICZ J., Filosofia della
cultura, Gregoriana, Roma . TENTORI T., Antropologia culturale, Studium, Roma.
TAYLOR R., Elementi di antropologia culturale, Il Mulino, Bologna 1972.
VAHANIAN M., La morte di Dio, Ubaldini, Roma 1966. WHITE L.A., La scienza della
cultura. Studio sull'uomo e la civiltà, Sansoni Firenze . Capitolo quindicesimo
IL PROBLEMA DEI VALORI. O ASSIOLOGICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Quale
significato dare alla parola « valore » e che cosa possono rappre- sentare i
valori nelia vita dell’uomo? 2. In che rapporto stanno essi con la realtà?
Perché oggi si parla di « crisi di valori »? Il problema dei valori ha assunto
nel nostro tempo particolare rilievo. La coscienza dei valori assoluti e
perenni quali la verità, la bontà, l'essere, l'amore, la vita, la giustizia,
l'onestà sembra essersi offuscata. ‘La nostra cultura appare caratterizzata da
un diffuso rela- tivismo etico, in nome del quale la condotta è regolata dal
cri- terio dell'utile e del piacere individuale, piuttosto che dal riferi-
mento ai valori oggettivi e universali. Tuttavia la strada di ritorno verso i
valori sembra essere ria- perta proprio dal malessere esistenziale provocato
dalla loro per- dita, cosicché oggi l'assiologia,) ovvero la scienza dei
valori, è colti- vata più che nel passato. Un tempo, infatti, il compito
proprio dell'assiologia era svolto dalla metafisica, scienza delle « cause
ultime », dell’« assoluto », dei « principi supremi », delle « questioni
fondamentali ». Il tramonto della metafisica nell'orizzonte speculativo
dell'età moderna e con- temporanea ha provocato il progressivo emergere
dell’assiologia che, cercando di comprendere la natura dei valori assoluti e di
verificarne la consistenza ontologica, realizza di fatto le stesse funzioni
della metafisica. Essa si colloca pertanto tra le forme più elevate del sapere
umano. In questo capitolo, dopo un breve excursus attraverso la storia
dell’assiologia, ci occuperemo delle seguenti questioni: che cosa sono i valori
in se stessi? Nell’universo che ci circonda che posto occupano? Quali sono le
loro proprietà e le loro funzioni? Qual è la facoltà con cui percepiamo i
valori? C'è una gerarchia nel mondo dei valori? Si può operare rina
classificazione dei valori? Quali sono i valori che contano di più? Esistono
anche valori assoluti? Quali sono? ' Il termine assiolcgia ritrova la sua
etimologia nell’aggettivo greco acsios, che significa « valido », « degno ».
Indica quindi in senso proprio la riflessione su ciò che è degno di pieno
riconoscimento da parte della coscienza umana. 221 Importanza attuale de!lo
studio dei valori L’assiologia al posto della metafisica Recente fondazione del
problema: la transvalutazione di Nietzsche Lotze: regno dei fatti; regno delle
leggi universali; regno dei valori Hartmann e l’ultrarealismo: sussistenza dei
valori 1. Informazioni storiche sull’assiologia Dei grandi problemi filosofici
quello dei valori è stato messo a tema per ultimo. ‘Esso è diventato oggetto di
analisi sistematica ed approfondita — dando origine a quella nuova disciplina
che porta il nome di assiologia — soltanto dopo che Nietzsche tentò la famosa
operazione della trasvalutazione dei valori con la quale cercava di trasformare
la gerarchia dei valori tramandata dalla cultura greca e dal cristianesimo.
Nietzsche, infatti, cercò di demolire tutti i valori assoluti della logica (verità),
della morale (virtù), della metafisica (essere) e della religione (Dio) facendo
vedere che essi erano valori decadenti e alienanti: un vero blocco sulla strada
che conduce l’uo- mo verso il traguardo del super-uomo. Al posto dei valori
assoluti della logica, della morale, della religione e della metafisica collocò
i valori dinamici e mutevoli della vita, una vita che accetta fatalistica-
mente e innocentemente se stessa in tutte le sue espressioni. Si può quindi
affermare che l’assiologia è nata con Nietzsche anche se il suo padre effettivo
è un suo contemporaneo: Lotze. Questi nel suo capolavoro, Microcosmo, distin-
gue tre regni di ricerca: regno dei fatti, regno delle leggi universali, regno
dei valori. I primi due riguardano soltanto i mezzi, il terzo i fini. I primi
due sono studiati dalla ragione col metodo analitico e possono essere
considerati in prospettiva meccanicista. Il terzo è appreso dal sentimento e
implica necessariamente una prospettiva spiritualista. Infatti, fondamento
ultimo di tutti i valori e valore assoluto esso stesso è Dio: « La realtà vera
che è e dev'essere non è la materia e neppure l'Idea hegeliana, ma lo spirito
vivente e per- sonale di Dio ». Sulla linea realista tracciata da Lotze si
mossero Rickert, Eucken e Hartmann. Nicolaj Hartmann (1882-1950) per quanto
concerne lo statuto ontologico dei valori professa una specie di ultrarealismo.
I valori, a suo giudizio, non hanno fondamento né nell'uomo né in Dio, bensì in
se stessi: sono sussistenti alla pari delle Idee di Platone; essi sono dotati
di aseità (Ansichsein). Il valore sussiste indipendentemente ? La filosofia dei
valori (l'assiologia) si costituì come disciplina autonoma solo dopo Nietzsche,
ma spunti di filosofia dei valori si possono rinvenire lungo tutto il corso
della storia della filosofia: in quella greca (Platone e Plotino in particolare),
in quella medioevale (Tommaso e Bonaventura) e in quella moderna (Pascal e
Kant). Quanto a Nietzsche, a giudizio di Heidegger, il suo pensiero è
essenzialmente « una metafisica dei valori ». La metafisica nietzschiana
comprende due momenti, negativo e positivo. Nel primo «i valori supremi vengono
svalutati ». Quei valori che sono stati ritenuti dalla tradizione del pensiero
occidentale come i più alti (l'essere, il vero, il buono, il bello, ecc.)
vengono svuotati del significato fondamentale che avevano man- tenuto nel corso
dei secoli. Il momento positivo è quello in cui Nietzsche opera il «
capovolgimento ». Valore è per Nietzsche tutto ciò che contribuisce al
mantenimento e all'aumento della durata della vita, la quale per svolgersi
dispone di un solo mondo: il mondo materiale e storico. 222 dall'essere
riconosciuto, così come due più due continua a fare quat- tro anche se nessun
uomo ne avesse coscienza. Un altro argomento a favore della autonomia dei
valori risulta dal fatto che ci si può sbagliare e anche riconoscere d'aver
sbagliato nella valutazione dei valori: « Non il valore bensì la percezione del
valore è variabile ». Hartmann però rifiuta di dar consistenza ontologica ai
valori fon- dandoli in Dio, perché Dio non esiste né può esistere se l’uomo è
li- bero. Secondo Hartmann l’esistenza di Dio renderebbe impossibile la libertà
e la responsabilità dell’uomo, quindi il valore morale. Alla interpretazione «
realista » dei valori si opposero Ehrenfels e altri filosofi tedeschi che
sostennero la tesi contraria. Secondo Christian von Ehrenfels (1859-1932) i
valori sono semplici stati soggettivi. In un primo tempo li identificò con il
desiderio; succes- sivamente incluse come componente essenziale anche la «
deside- rabilità »; cosicché il valore comprende sia il desiderio in atto di
ciò che non si possiede sia la desiderabilità, cioè il desiderio poten- ziale
che sorgerebbe se si venisse a conoscere un determinato oggetto o se se ne
fosse privi. Pertanto « il valore — afferma Ehrenfels — è una relazione tra un
oggetto e un soggetto, per cui il soggetto o desi- dera effettivamente
l'oggetto, o lo desidererebbe nel caso che fosse informato della sua esistenza
». La tesi secondo cui i valori sono semplicemente degli stati soggettivi
(gusti personali) — tesi soggettivista — fu categoricamente respinta e
vigorosamente criticata da Max Scheler (1874-1928), mas-' simo assiologo del
secolo XX. Discepolo di Eucken, Scheler subì so- prattutto l'influsso di
Husserl, dal quale apprese il metodo fenome- nologico, di cui fece largo
impiego nella elaborazione della sua filo- sofia dei valori. La sua opera
principale si intitola Der Formalismus in der Ethik und die materiale Wertethik
(Il formalismo in etica e l'etica materiale dei valori), « l'opera di gran lunga
più significativa apparsa da molto tempo » {Hildebrand). In effetti, l’analisi
fenome- nologica della esperienza morale effettuata da Scheler assumendo la
prospettiva assiologica è stata tra le più fertili del pensiero con-
temporaneo. Mediante i’elaborazione di un'etica dei valori, in cui si rivendica
a questa entità una dimensione ontologica che sfugge a tutte le minacce dello
psicologismo, Scheler sottrae la morale a quelle visioni soggettiviste o
positiviste che erano diventate di moda alla fine dell'Ottocento: nominalismo,
psicologismo, pragma- tismo, formalismo kantiano, idealismo neokantiano,
positivismo, ecc. Scheler definisce i valori come « oggetti autenticamente
oggettivi, disposti in ordine eterno e gerarchico ». La sua assiologia si
carat- terizza pertanto come realista è come gerarchica (in forza della stes-
sa definizione che egli offre dei valori) ed inoltre come personalista e
teocentrica. ‘Per fissare la gerarchia dei valori Scheler suggerisce i criteri
se- guenti: durata, indivisibilità, fondamentalità, soddisfazione e grado di
relatività. I valori sono tanto più alti quanto più durano e quanto 223 — Dio
rende impossibile il valore morale Von Eherenfelds: soggettività dei valori e
desiderabilità Scheler: — etica dei valori e fondazione ontologica — assiologia
realistica, gerarchica, teocentrica — valori sensibili, vitali, spirituali,
religiosi — modello personale — concretezza del valore — fondamento e garante
dell’oggettività dei valori è Dio (teocentrismo) La diffusione dell’assiologia
dalla Germania all’Europa sono indivisibili, cioè mentre la partecipazione di
più individui a beni di carattere materiale (per esempio, una torta) è
possibile sol tanto mediante la suddivisione di tali beni, vi sono opere di
eultura e di arte per le quali la fruizione di più individui non richiede tale
divisione. Ancora, i valori sono tanto più alti quanto è più profonda la
soddisfazione da essi prodotta. Inoltre, il valore che fonda è ovviamente più
alto rispetto al valore fondato. Infine, ci sono valori relativi a determinate
sfere, come per esempio i valori vitali, e va- lori assoluti, cioè indipendenti
da una determinata sfera, come per esempio i valori morali. Grazie a questi
criteri Scheler fissa una gerarchia dei valori che comprende quattro livelli: valori
sensibili (gradevole-sgradevole), valori vitali (salute-malattia), valori
spiri- tuali (vero-falso, buono-cattivo, ecc.), valori religiosi
(saero-profano, beatitudine-infelicità, ecc.). La terza caratteristica
dell’assiologia scheleriana è di essere per- sonalista. Nella prefazione alla
seconda edizione di Der Formali- smus ha scritto: « Il principio fondamentale
secondo cui tutti i va- lori debbono essere subordinati al valore di persona
[...] è così im- portante per l’autore che egli, nel titolo del libro, ha anche
qualif- cato il suo saggio come un “nuovo tentativo di personalismo” ». Il
carattere personalista della assiologia scheleriana emerge anche dalla teoria
dei modelli personali. Secondo Scheler ai valori danno sostanza, concretezza,
si potrebbe dire corporeità, i modelli perso- nali. Così, per apprezzare e
seguire il valore-giustizia, occorre guar- dare al Giusto, per il
valore-fortezza all'Eroe, per il valore-santità al Santo, ecc. La quarta
caratteristica dell’assiologia scheleriana è di essere feocentrica. Per Scheler
Dio occupa il primo posto sia come persona sia come valore e fa da fondamento e
da sostegno di ogni altra per- sona come pure d'ogni altro valore. « Tutti i
valori possibili — scrive Scheler — sono fondati sul valore di uno Spirito
infinito e sul “mon- do dei valori” che gli sta di fronte. Gli atti, che
comprendono i valori, in tanto comprendono valori assolutamente oggettivi in
quanto ven- gono compiuti “in” Lui, e i valori sono valori assoluti soltanto in
quanto compaiono in questo regno ». Dal purito di vista fenomeno- logico Dio
fonda tutti i valori in quanto lui solo può assicurare loro quell’assoluta
oggettività che non può essere garantita mediante una misura valutativa
semplicemente umana: soltanto il valore del sa- cro fa sì che l’assiologia
trascenda la sfera antropomorfica e a for- tiori quella vitalista. Gli sviluppi
più importanti e più originali dell’assiologia ebbero dunque luogo in Germania
per merito dei filosofi che abbiamo ricor- dato. Successivamente il problema
assiologico destò l'interesse an- che di filosofi italiani (Stefanini e Prini),
francesi (Lavelle e Le Senne), spagnoli (Ortega y Gasset), argentini (Derisi),
inglesi (Moore), americani (Dewey), ecc. Qui noi riferiremo ancora brevemente
sul 224 pensiero di Lavelle e Le Senne in quanto, a nostro avviso, offrond
spunti interessanti per la soluzione del problema assiologico. Per Louis
Lavelle il problema assiologico ha un carattere essenzialmente metafisico. Il
fatto contingente che talune filosofie dei valori abbiano assunto un carattere
antintellettualistico, sentimentalistico e irrazionale, non deve interferire
col genuino pro- blema del valore, il quale, al di fuori di ogni moda di tempi
e di luoghi, è di competenza della metafisica. Il principio supremo della
metafisica teorizzata da Lavelle è l’es- sere, la cui essenza è atto, inteso
come perfezione assoluta, efficacia pura, sorgente di ogni determinazione e di
ogni valore. Da questo principio si snoda la teoria assiologica del Lavelle. Se
« l'essere alla sua radice è atto, cioè interno a se medesimo; se è un sé che è
anche un per sé, è evidente che c’è identità fra l'essere e la sua giustifi-
cazione. Di qui l'impossibilità di staccare l’ontologia ‘dall’assiolo- gia ».
Non a caso la filosofia classica aveva accostato, fino a confon- derle, le due
nozioni dell'essere e del bene. Approfondendo il concetto di valore, Lavelle
osserva che il va- lore non si identifica col bene, tuttavia esso ha col bene
un rapporto analogo a quello che ha l’esistenza con l'essere. Come l'esistenza
è l'essere in quanto si incarna e diventa concreto, così îl valore è il bene in
quanto riferito a un oggetto di cui facciamo uso, a una vo- lontà che si sforza
di coglierlo; e come l’esistenza è l'essere in quanto riceve una forma
interiore e individuale, così il valore è il bene, in quanto implica
un'attività che tende a realizzarlo. Perciò, mentre il bene ha sempre un
carattere assoluto, il valore ha un carattere re- lativo. Ma — avverte Lavelle
— su questa relatività del valore oc- corre essere cauti: infatti il valore è
nelle cose ciò che esprime la loro relazione all'assoluto; è ciò che permette
di elevare all’asso- luto ogni cosa relativa. Pertanto il valore non è una
proprietà statica ma fortemente dinamica: esso provoca il soggetto e lo tra-
scina all’azione. « L'errore più grave — dichiara Lavelle — è pen- sare che il
valore sia un oggetto che si contempla, mentre al contrario è sempre un'azione
da farsi e una pratica da seguire ». Nel suo Breviario di metafisica
assiologica René Le Senne respinge sia il naturalismo sia il nichilismo, e si
oppone sia al sociologismo sia allo psicologismo per affermare ad un tempo tan-
to la trascendenza quanto l'immanenza, sia il carattere oggettivo che
soggettivo dei valori: « Il valore deve, per la sua origine, esserci tra-
scendente », ma « tale estrinsecità resterebbe sterile se il valore non fosse
fatto per discendere nella nostra esperienza: tale discesa può essere
spirituale solo grazie al concorso degli spiriti umani per i quali il valore
deve rendersi attuale. [...] Il valore universale deve rinfrangersi e persino
frazionarsi secondo la diversità di sfu- mature e la profondità dei tagli
consentiti dall'unità e dalla moltepli- cità relativa degli spiriti ». Della
filosofia dei valori si sono occupati anche vari neotomisti: Lavelle: —
assiologia e ontologia: identità tra l'essere e la sua giustificazione
(carattere metafisico) — rapporto analogico tra essere e bene Le Senne:
trascendenza del valore I neotomisti: oggettività e fondazione ontologica del
valore Difficoltà di definire il valore Il valore in economia, in etica, in
ontologia Wittmann, Rintelen, De Finance, Derisi, ecc. Questi filosofi
difendono l'oggettività dei valori e escludono sia l’interpretazione
psicologistica che riduce i valori a meri sentimenti personali sia
l’interpretazione ultrarealistica che fa dei valori realtà sussistenti analoghe
alle Idee platoniche. Il valore ha carattere oggettivo in quanto si fonda sul-
l'essere. Però, a giudizio di questi filosofi, il valore non costituisce una
proprietà trascendentale dell'essere distinta dal bene: sostan- zialmente il
valore si identifica col bene, anche se connota più del bene una relazione al
soggetto, all'uomo. In effetti, « il valore, qua- lunque esso sia, non ci si
rivela pienamente che nell'atto in cui è effettivamente amato, stimolato,
desiderato, ecc. [...] Nel desiderio e nell'amore in atto, e lì soltanto, il
bene — esercitando la sua causalità propria — si manifesta e diviene, per il
soggetto, in “atto ultimo” un valore » (De Finance). 2. Definizione del valore
Come tante altre parole dense di significato (ente, realtà, verità, tempo,
onore, ecc.) anche la parola « valore » a prima vista sembra chiara, quasi
ovvia; ma poi, ad una considerazione più attenta ed approfondita, essa risulta
nebulosa, oscura, difficile a definirsi. « Il senso esatto di valore — osserva
André Lalande — è difficile da de- finire rigorosamente perché il più delle
volte questa parola esprime un concetto instabile, un passaggio dal fatto al
diritto, dal desiderato al desiderabile » Nella lingua italiana essa possiede
tre significati principali: eco- nomico, etico, ontologico. In economia
significa « danaro »; in etica indica la virtù con cui si affrontano gravi
pericoli e si compiono grandi imprese; in ontologia dice la qualità per cui una
cosa possie- de dignità ed è, quindi, degna di stima e di rispetto: « valore —
in questo senso — è ciò per cui un essere è degno di essere, un'azione è degna
di essere compiuta ».* Di questi tre significati quello che interessa quando si
affronta il problema assiologico è soprattutto l'ultimo, che è senza dubbio il
più importante, ma anche il più oscu- ro, il più problematico, il più
disputato. Il suo regno è vastissimo: infatti, tutto ciò che è ritenuto
prezioso, e che in qualche modo può contribuire al perfezionamento dell'uomo o
come singolo o come es- sere sociale, merita stima ed è perciò un valore. Dalla
complessità delle questioni relative alla categoria del valore, come risulta
anche dall’excursus storico precedente,.quello che ha dato luogo alle dispute
più accese e alle soluzioni più di- sparate è il problema dello statuto
ontologico dei valori. Per questo »? LALANDE, Dizionario critico della
filosofia, ISEDI, Milano 1971, p. 977. GUARDINI, Libertà, grazia, destino,
Morcelliana, Brescia e anche perché la sua soluzione condiziona praticamente la
soluzione di tutti gli altri problemi, lo affrontiamo per primo. 3. Lo statuto
ontologico dei valori La questione dello statuto ontologico dei valori si
domanda che cosa sono i valori in se stessi: sono entità reali, oggettive come
una casa, un tavolo, il Monte Bianco, la luna; oppure sono realtà fittizie,
semplici aspirazioni soggettive o ideali astraiti, come una montagna d'oro
oppure una società seriza classi? Qui vale la pena precisare che la questione
riguarda la categoria del valore in generale e non valori singoli (come la
bontà, la verità, la persona, ecc.). Ed è chiaro che si tratta di due problemi
distinti come chiedere chi è l’uomo è certamente altra cosa dal domandarsi chi
è ‘Pietro, Paolo o Giovanni. D'altronde la questione dello statuto ontologico
espressa in forma generale ha senso solo con riferimento al valore in generale,
perché solo ad essa si può dare una risposta univoca. Se si solleva con
riferimento alle singole cose che sono dotate di dignità assiologica, si
possono ottenere un'infinità di ri- sposte, perché ci sono valori reali e
valori possibili, valori concreti e valori astratti, valori spirituali e valori
materiali, ecc. Dall’excursus storico risulta che tre sono le principali
soluzioni che sono state daie alla questione dello statuto ontologico dei
valori. La prima afferma che sono entità oggettive, sussistenti in se stesse
(Lotze, Windelband, Scheler, Hartmann). La seconda sostiene che i valori sono
semplicemente dei sentimenti e perciò non hanno nes- suna realtà propria, ma
esistono esclusivamente come fenomeni sog- gettivi, come disposizioni o
aspirazioni della psiche (Meinong, Ehren- fels, Freud). La terza considera il
valore né come una entità a sé stante né come un fenomeno soggettivo, bensì
come una proprietà trascendentale dell'essere e lo identifica generalmente con
il classico trascendentale del bene (De Finance, Lavelle, Hammer). A mio avviso
nessuna di queste tre soluzioni è adeguata, anche se ciascuna esprime una parte
di verità. La verità parziale sottolineata dalla prima è l’obiettività del
valore; quella messa in luce dalla seconda è il suo rapporto col soggetto,
l'uomo; quella indicata dalla ierza è il suo rapporto col bene. Si tratta
effettivamente di tre pro- prietà dei valore, ma nessuna di esse esaurisce
tutta la sua realtà. Ma, allora che cosa è il valore in se stesso? Il valore è
un trascen- dentale, come afferma la terza teoria, cioè è una qualità che
appar- tiene all'essere in quanto tale, e perciò è presente in ogni cosa come
gli altri trascendentali (unità, bontà, verità, bellezza). È una pro- S Per le
posizioni personali della maggior parte degli autori ricordati in questo
capoverso si veda: C. Rosso, Figure e dottrine della filosofia dei valori, Guida,
Napoli 1973. I valori: entità reali o
fittizie? Il problema vale per il valore in generale Tre soluzioni: entità
oggettive- sussistenti sentimenti proprietà trascendentale dell'essere Il
valore: proprietà dell’essere Il valore è un trascendentale a sé Proprietà
comuni agli altri trascendentali: — coestensività — convertibilità prietà
trascendentale e non predicamentale: è cioè una proprietà universale che
accompagna tutte le cose e non è ristretta ad una sola classe di esseri, ad una
sola categoria. Il valore è un trascendentale perché di tutte le cose si può
chiedere sensatamente se è un valore: dell’aria come dell’acqua, del sole come
delle stelle, di una bambola come di un pallone, di un libro come di un quadro,
di una capra come di un elefante, di un fiume come di una montagna, ecc. Mentre
non si può sensatamente chiedere se il fiume è una montagna, se la capra è un
elefante, ecc. Nel regno dei trascendentali il valore occupa un posto a sé,
distinto da quello occupato dal bene, dal vero, dal bello. Infatti il valore è
la dignità di una cosa, non la verità, non la bontà e neppure la bellezza. Il
valore è una facciata dell'essere distinta dalle altre tre grandi facciate;
tant'è vero che in noi mette in moto una facoltà di- versa da quelle che sono
interessate alle altre tre facciate: la verità mette in moto la conoscenza, la
bellezza, l'ammirazione e il piacere; la bontà il desiderio e la volontà; mentre
il valore, la dignità di una cosa ci provoca alla estimazione, alla
valutazione. Come trascendentale il valore ha in comune con gli altri trascen-
dentali alcune proprietà importanti. Anzitutto la coestensività con l'essere:
là dove c'è essere c'è valore e dove c'è valore c'è essere. Il valore non si
distingue dall'essere e dagli enti (cioè dalle incarna- zioni dell'essere)
fisicamente, materialmente e neppure realmente; perché separare il valore
dall'essere significa distruggerio, sprofon- dandolo nell'abisso del nulla. Il
valore si distingue dall'essere concet- tualmente, logicamente, il che non vuol
dire arbitrariamente, perché si tratta di una distinzione concettuale fondata
nell'essere stesso, nel- la sua pluriprospetticità rispetto alle nostre facoltà
e alle nostre possibilità. Il valore esprime una modalità dell'essere che
l’accom- pagna necessariamente e non accidentalmente; la sua dignità, una
modalità che nel nome puro e semplice dell'essere o degli altri tra-
scendentali rimane inespressa” Una seconda proprietà del valore, in quanto
trascendentale, è di essere convertibile con l'essere e con gli altri
trascendentali: verità, bontà, bellezza. Coestensivo con l'essere è
necessariamente coesten- sivo con gli altri trascendentali che sono a loro volta
coestensivi con l'essere. E, dato che anche tra gli altri trascendentali e
l'essere si dà soltanto una distinzione logica e non una distinzione reale, ne
segue che, per quanto concerne la realtà, tutti i trascendentali coincidono,
pur restando logicamente e necessariamente distinti tra di loro. Per questo
motivo, grazie alla convertibilità, nell'essere e negli enti tanto c'è di vero
altrettanto c'è di buono, tanto c’è di buono altrettanto c'è di bello, e tanto
c'è di buono, di vero e di bello e altrettanto c'è di valore. £ Su questa
proprietà dei trascendentali vedi AQUINO (vedasi), De veritate, q. I, a. l. 228
Una terza proprietà che il valore ha in comune con gli altri tra- scendentali è
la relazione bipolare: il valore ha due poli, un polo soggettivo e un polo
oggettivo. Per quanto si dice che il valore è una correlazione: correlazione
tra dignità ed estimazione, analoga alla correlazione tra verità e conoscenza,
tra bontà e desiderio, tra bel- lezza ed ammirazione. Che il valore abbia
bisogno di due poli e che si tratti effettivamente di una correlazione tra due
poli, risulta dal fatto che è un trascendentale, cioè una modalità dell'essere
(e non una fetta di essere), che non spunta dall'essere da sola come un ramo
dal tronco di un albero, ma solo in rapporto ad una facoltà di un es- sere
intelligente e grazie alla sua azione. E come il vero nasce dal rapporto
dell'essere con la conoscenza, il buono dal svo rapporto con il desiderio o la
volontà, il bello dal suo rapporto cor l'ammira- zione, così il valore nasce
dal suo rapporto con la estimazione. Come tutti gli altri trascendentali, anche
il valore possiede due dimensioni, una soggettiva ed una oggettiva. Tali
dimensioni deri- vano immediatamente e direttamente dalla sua proprietà di
essere una correlazione. Con questo si vede quanto siano infondate ed errate
sia la teoria degli psicologisti, che riducono il valore al sen- timento, sia
quella dei platonici che fanno dei vaiori delle realtà sussistenti. Anzitutto
il valore gode della prerogativa dell’oggettività, e a provario ci vuol poco.
Basta tener presente la verità che il valore è una proprietà trascendentale
dell'essere (che è l’oggettività per essenza). il valore è radicato
nell'essere; è una facciata dell'essere, è uno dei suoi aspetti fondamentali e
più interessanti. Ti valore è og- gettivo come è oggettiva la verità, come è
oggettiva la bellezza, come è oggettiva la bontà. Ma c'è anche un secondo
argomento che con- ferma l'esattezza di questa assegnazione: dell’oggettività
ai valore. In quanto trascendentale il valore è oggettivo perché non è una
creazione e neppure un'arbitraria invenzione della psiche umana. Ci sono valori
creati dall'uomo, ma non il valore come proprietà fon- damentale dell'essere.
Non si può parlare seriamenie di creazione del valore da parte dell'uomo.
L'uomo può produrre oggetti, cose, ma non il loro valore. L'attività creatrice
dell'uomo è volta agli og- getti non ai valori; può produrre una bella statua,
ma non il valore artistico; può compiere una buona azione, ma non generare il
valore della bontà; può inventare la radio, ma non il valore delle comu-
nicazioni. L'uomo può solo produrre oggetti di valore non il valore. Cosicché
gli oggetti e le azioni di valore, per quanto concerne la di- mensione del
valore, rinviano ad un fondamento diverso dall'uomo e a lui superiore. Del
resto, quanto meno in rapporto a determinati valori, l’uomo ha la sensazione
netta di non esserne l’inventore e il padrone, bensì il servo e il discepolo.
Di fronte a valori quali la giustizia, la verità, la saggezza, la prudenza,
l’amore, la bontà, ecc., l’uomo si sente più passivo che attivo: sono valori
che agiscono su di lui; lo guidano, lo provocano, lo stimolano, lo attraggono,
lo 229 — relazione sipolare Ls due gdimensioni diei valori: oggettiva e
soggettiva Valore come proprietà trascendentale dell'essere I valori fanno crescere
l’essere dell’uomo Il polo soggettivo: ia stima è valore senza l’uomo resta
inespresso Necessità di un’educazione della facoltà dei valori elevano e lo
arricchiscono. Non è l'uomo che comunica l'essere ai valori, ma viceversa sono
i valori che contribuiscono a far crescere l'essere dell'uomo. L'uomo ha
indubbiamente il potere di scoprire i valori ma non il potere di crearli. «
Ogni vero valore porta in se stesso il suo significato. La “fortezza” è appunto
fortezza e, in quanto fenomeno originario, non può essere derivato da nessun
altro. Perciò l'uomo la può realizzare solo muovendo da essa, in quanto agisce
“fortemente” e diviene “forte” ». Ma per avere il valore non basta il polo
oggettivo: la dignità dell'essere; occorre anche quello soggettivo: la stima da
parte del- l’uomo. Come non c'è bellezza senza ammirazione, né verità senza
conoscenza, né bontà senza volontà, così non fiorisce la dignità dell'essere o
di un ente senza l’estimazione. In effetti, il valore emerge nel momento in cui
c'è un soggetto, l’uomo, che compie un atto positivo di valutazione, di
estimazione e che, così, riconosce la dignità di una cosa, di una persona o di
un'azione (analogamente alla verità: questa emerge nel momento in cui una
intelligenza cono- sce una cosa). Il valore, senza l’uomo, rimane inespresso,
occulto, celato: non risplende; è come un sovrano senza sudditi, vale a dire
non esiste più come sovrano. Può rimanere il regno dell'essere, ma scompare il
regno dei valori. Si può dire che il valore, in quanto trascendentale, è
essenzial- mente dotato sia di oggettività sia di soggettività. Possiede
oggetti- vità perché è fondato sull'essere. Il valore non è una chimera ma un
aspetto primario, fondamentale, costante, perenne dell’essere e degli enti.
Però il valore è oggettivo non alla maniera di una cosa, diuna sostanza e tanto
meno alla maniera di un'idea sussistente, ma alla maniera di una relazione. Ed
è oggettivo perché il primo termine della relazione assiologica è appunto
l’essere. Ma il valore è anche dotato di soggettività, perché il secondo ter-
mine della relazione assiologica è il soggttto: l'uomo o un altro es- sere
intelligente. In forza del polo soggettivo il valore può sbocciare soltanto
dove c'è predisposizione e preparazione per accoglierlo, per riconoscerlo. I
colori sono oggettivi ma i sassi non li vedono. Ci vuole la vista per
percepirli. Certi odori o profumi sono oggettivi ma ci vuole un particolare
addestramento per avvertirli (cani da caccia, cani poliziotto, ecc.).
Altrettanto accade per i valori. La dignità del- l'essere e degli enti, ia
dignità della natura e degli animali, la dignità della famiglia e della patria,
la dignità dell'uomo e la dignità di Dio è indubbiamente oggettiva ma per
coglierla occorre un'adeguata educazione della facoltà dell’estimazione da
parte del soggetto, da parte dell'uomo. Senza un'appropriata educazione della
facoltà dei valori, in particolare quando si tratta di valori assoluti,
trascendenti, pe- renni, si perde la capacità di percepirli. Allora i valori si
offu- ? R. GUARDINI, Libertà, grazia, destino, Morcelliana, Brescia scano, si
eclissano, scompaiono. È, purtroppo, quanto sta suc- cedendo nella nostra
cultura e nella nostra società. Gerarchia e classificazione dei valori Dopo
avere chiarito che il valore è una relazione trascendentale dotata di un polo
soggettivo e di un polo oggettivo e che il primo affonda le radici nell'uomo e
il secondo nell'essere, possiamo risolvere due complesse questioni
assiologiche, che hanno visto i filosofi diversamente schierati circa le
questioni delia gerarchia e delia classificazione dei valori. a) La gerarchia
dei valori - Nel campo del valore, come nei campi della bontà, della bellezza e
della verità vi è una varietà di gradi (rispetto al valore non tutte le cose e
ie azioni stanno alla pari, ma ci sono quelle che hanno maggior valore e quelle
che hanno minor valore) e c'è pertanto una gerarchia, ia quale presenta al ver-
tice un valore massimo, con dignità piena, assoluta, totale, incon- dizionata,
perenne, mentre alla base, cioè sui gradini più bassi, pre- senta valori con
poca dignità: una dignità caduca, relativa, condizio- nata, parziale,
provvisoria, evanescente. Che rispetto al valore, come rispetto al bene, alla
verità e alla bellezza esistano dei gradi pare cosa abbastanza ovvia; perché se
il valore è una proprietà trascendentale dell'essere, essendoci grada- zioni
nell'ordine dell'essere, ci sono gradazioni anche in quello del valore, e certo
nell'ordine dell'essere ci sone gradazioni: non c'è pa- rità di essere tra un
lombrico e un cane, e ira un cane ed una donna! Il grado del valore corrisponde
a quello dell'essere. Quanto più ele- vato è il grado di essere che una cosa
possiede, tanto più grande è il suo valore. E che questo sia vero lo conferma
anche il fatto che, obiettivamente parlando, noi riconosciamo maggior valore ad
un animale che ad un pezzo di legno, ad un bambino che ad un cane, ad una
persona che ad una cosa. Ma se il principio della gradazione dei valori risulta
abbastanza ovvio, non si può dire altrettanto della ijoro gerarchia. In
effetti, su questo punto, ancor più che altrove, non solo non si registra
nessun accordo nella prassi quotidiana, ma neppure nelia speculazione degli
studiosi. I filosofi dei valori hanno proposto scale gerarchiche molto
disparate (basta confrontare la scala di Nietzsche cor quella di Scheler, o la
scala di Marx con queila di Lavelie!}. Questo perché nel fissare le loro
gerarchie hanno assunto prospettive spesso diametral- mente opposte. A mio
avviso c'è un criterio valido per stabilire una gerarchia og- gettiva e
completa dei valori. S'è visto che i valori non sono entità astratte, cose in
sé, ma dimensioni della realtà, più esattamente re- lazioni, che hanno vitale,
capitale importanza per l'uomo. I vaiori 231 Varietà di gradi 6 gerarchia i
Corrispondenza ira grato cCell’essere e grad dei valore Disaccordo sulla
Gerarchie dei valori Criterio di riferimento: il valore e la realizzazione del
progetto-uomo Progetto-uomo e dimensione religiosa: Dio al vertice Valori
economici, culturali, spirituali sono le guide, i mezzi che lo aiutano a
realizzare il proprio progetto di umanità. Ecco, quindi il criterio per
stabilire la gerarchia dei valori: il criterio è fornito dall’apporto che una
cosa, una persona, un'azione può dare alla realizzazione del progetto-uomo e
del valore- uomo. Una realtà occupa uno scalino tanto più elevato nella
gerarchia dei valori, quanto maggiore è il suo apporto in tal senso, e tanto
più basso quanto minore è il suo contributo. In effetti, le gerarchie dei
valori sono state stabilite da quasi tutti gli studiosi con questo criterio. E
se le gerarchie risultano disparate e contrastanti, lo si deve semplicemente al
disaccordo che regna tra i filosofi intorno al progetto-uomo. Se si accetta il
progetto nietzschiano si ottiene una gerarchia che ha al vertice la volontà di
potenza; se si accoglie il progetto marxista il primo posto nella gerarchia dei
valori tocca al lavoro; se si assume il progetto freudiano si elabora una
gerarchia fondata sul primato del piacere. Invece, un progetto-uomo che — per
essere fedele a tutti i dati della nostra esperienza — tiene conto anche della
esperienza della trascendenza e perciò non trascura né soffoca la dimensione
religiosa, non può non collocare al vertice della scala dei valori che Dio
stesso. Lui — già degno della massima stima, rispetto e lode in se stesso — è
anche degno della massima considerazione in rapporto al pro- getto-uomo, perché
Egli solo è in grado di assicurare all'uomo l’at- tuazione piena del proprio
progetto di umanità. Un progetto-uomo studiato sulla base di una visione
globale di ciò che l'uomo è e di ciò che nel piano di Dio è chiamato a
diventare, riesce non solo ad accertare che Dio è il valore sommo e che sta
quin- di in cima alla scala gerarchica dei valori, ma è anche in grado di
individuare, sempre in base al progetto-uomo, gli altri gradini più importanti,
perché sa che l'uomo è costituito essenzialmente di tre dimensioni: corpo,
anima e spirito. Dopo Dio, vengono pertanto altri tre ordini di valori, che
sono quelli che contribuiscono alla realizzazione del progetto-uomo a livello
somatico, a livello psichico e a livello spirituale: si tratta dei valori
economici, dei valori cultu rali e dei valori spirituali. I valori economici o
vitali sono quelli che contribuiscono alla pre- servazione della vita e alla
conservazione, sviluppo, salute e piacere del corpo. I valori culturali, in
senso stretto, sono quelli che con- tribuiscono immediatamente alla
coltivazione, crescita, elevazione dell'anima o più esattamente della mente. I
valori spirituali sono quelli che giovano alla cresciia, allo sviluppo e al
perfezionamento dello spirito. Qui è opportuno notare — per non incorrere
nell’accusa di' sog- gettivismo — che scegliere l'uomo come punto di
riferimento nella determinazione della gerarchia dei valori è altra cosa dal
fare del- l'uomo la misura, il metro dei valori o il loro creatore. I valori
han- no la loro consistenza ed autonomia e si trovano ad un livello più o meno
elevato rispetto all'uomo secondo la loro dignità intrinseca 232 e secondo il
contributo che danno alla realizzazione del progetto- uomo. Certo, il
riferimento al progetto-uomo spiega ancor meglio quella dimensione soggettiva
che è propria del valore, di cui si è detto in precedenza: perché colui che
coltiva e incarna i valori non è la natura in astratto, ma l'individuo concreto
(Pietro, Paolo, Luca, Carlo, ecc.), la persona storica, la quale per la realizzazione
del pro- prio progetto di umanità può essere maggiormente interessata ad alcuni
valori (economici, spirituali, culturali) che ad altri. Né l'assunzione del
progetto-uomo come criterio per stabilire la scala dei valori fa scomparire la
distinzione fondamentale tra valori assoluti (che sono quelli che hanno dignità
e sono meritevoli di stima e di rispetto in se stessi e non in ordine ad altri
valori) e valori strumentali (che hanno dignità e sono meritevoli di stima solo
in quanto giovano alla realizzazione dei valori assoluti). La distinzione
rimane salva (anzi, più salva che mai), perché la realizzazione di un valore
assoluto partecipato, qual è l'uomo, reclama l’esistenza di valori assoluti
sussistenti, in particolare di quel valore assoluto sussistente, fondamento
ultimo di ogni altro valore, che è Dio. b) Classificazione dei valori - Il
regno dei valori è immenso: pra- ticamente abbraccia ogni pensiero, ogni
azione, ogni cosa e ogni per- sona. È possibile allora effettuare una
classificazione dei valori? Pare di sì e molti autori ci hanno provato. Una
delle classificazioni più note è quella di Scheler, la quale riduce tutti i
valori a quattro gruppi principali: valori edonistici, vitali, spirituali e
religiosi. Questa classificazione è buona per distinguere, come in effetti
voleva Scheler, i vari gradi dei valori, ma non serve per determinare le gran-
di aree assiologiche. A tal fine credo che si riesca ad ottenere una
classificazione più adeguata distribuendo i valori in dieci grandi gruppi. Si tratta
di una classificazione empirica, ma abbastanza sod- disfacente in quanto riesce
a trovare una sistemazione a tutto ciò che possiede una dimensione assiologica.
I dieci gruppi sono: 1. valori ontici (il primo valore è l'essere); 2. valori
personali (il primo è la persona); 3. valori sociali (il primo è la famiglia);
4. valori economici (il primo è il lavoro); 5. valori culturali (il primo è la
cultura); 6. valori somatici (il primo è il corpo); 7. valori noetici {il primo
è la verità); 8. valori estetici (il pri- mo è la bellezza); 9. valori morali
(il primo è la bontà); 10. valori re- ligiosi (il primo è il sacro). Come si
vede in ogni gruppo c’è un valore primario, un valore principe, un capofila.
Intorno ad ogni valore primario si dispone una costellazione più o meno grande
di altri valori che appartengono allo stesso ordine e partecipano alle qualità
del valore primario. Così, tutto ciò che gode della perfezione dell'essere
partecipa anche al suo valore e diviene pertanto un valore ontico. E quanto più
grande è la perfezione di una cosa in rapporto all'essere tanto più elevato è
il suo valore ontico. Sono dotate di valore ontico le piante, le 233
Progetto-uomo e dimensioni soggettive La classificazione dei valori secondo
Scheler Valore primario e costellazione di valori Gruppo di valori e scienza
principale Percezione dei valori: col sentimento o con i‘ intuizione? Percepire
i valori con la facoltà estimativa case, i fiumi, i laghi, ie persone, la
terra, il cielo, la natura..., Dio, Valore assoluto in tutti gli ordini e
fondamento di ogni altro valore, Dio è il primo (non in quanto prototipo ma in
quanto fuori serie) anche nell'ordine ontico. Per lo studio di ogni singolo
gruppo di valori esiste una scienza principale, che è quella che si occupa
direttamente del valore pri- mario, e tutta una serie di altre scienze, che
sono quelle che studiano gli altri valori della stessa costeliazione. Così per
esempio, per il primo gruppo c’è la metafisica, che si occupa direttamente e
prima- riamente dell'essere. A fianco della metafisica per lo studio dei vari
gradi dell'essere siedono la teologia (che studia Dic), l'astronomia {che
studia i corpi celesti), la fisica (che studia la natura), la ma- tematica (che
studia i numeri), l'antropologia (che studia l’uomo). 5. La facoltà dei valori
Qual è la facoltà con cui percepiamo i valori? Anche questo è un problema che è
stato molto dibattuto dai filosofi dei valori e le soluzioni che sono state
proposte sono varie. Secondo aicuni la facoltà dei valori è il sentimento. Questo
però viene inteso da alcuni come una disposizione totalmente soggettiva (come
quella che percepisce il piacere, il dolore, la gioia, ecc.), men- tre da altri
viene considerato come un sentimento del tutto speciale, che ha una
intenzionalità squisitamente oggettiva. Secondo altri fi- losofi la facoltà dei
valori è l'intuizione: una specie di visione in- tellettiva, che coglie
immediatamente i valori, così come la visione sensitiva coglie immediatamente i
colori. Noi siamo del parere che il valore sia, come gli altri trascenden-
tali, oggetto di una facoltà particolare. Come la verità è oggetto della
conoscenza, il bene della volontà e del desiderio, la bellezza dell’am-
mirazione, così dev'essere anche del valore. Ma qual è la sua facoltà? Forse il
sentimento, oppure l'intuizione? Non v'è dubbio che l’in- tuizione interviene
in alcuni casi e un sentimento del tutto parti- colare (l’empatia) in altri. Ma
in generale non direi che la facoltà che percepisce il trascendentale del
valore o la dimensione assiolo- gica di una determinata cosa o di una certa
azione sia il sentimento oppure l'intuizione, bensì la facoltà valorativa e
cioè l’estimativa, che è altra cosa sia dal sentimento sia dall’intuizione, pur
non esclu- dendoli. L'estimazione, cioè la percezione dell'essere o di un ente
come va- lore, non è né una semplice intuizione (nuda riproduzione dell’og-
getto come nella percezione della verità) né puro sentimento {cioè un rapporto
affettivo ed emozionale come nella tendenza appetitiva verso un bene). L'estimazione,
come s'è detto, li può comprendere en- trambi, senza tuttavia risolversi né
nella prima né nel secondo e neppure nella simbiosi di tutt'e due. 234 Il
valore è l'oggetto proprio dell’estimativa, così come il colore Io è della
vista, il sapore del gusto, la verità della conoscenza, il bene della volontà,
la bellezza dell’ammirazione. L’estimativa co- glie l'oggetto come più o meno
degno, più o meno valido, così come il gusto lo coglie come più o meno
gradevole, l'udito come più o meno rumoroso, l'intelligenza come più o meno
evidente, la volontà come più o meno buono o utile, l'ammirazione come più o
meno bello. E non può essere che così perché, come abbiamo mostrato in pre-
cedenza, la dimensione dell'essere che viene alla luce attraverso il valore è
una dimensione diversa da quelle che emergono attraverso la verità, la bellezza
e la bontà, ed è logico che come queste tre ci inter- pellano ciascuna mediante
una distinta facoltà, altrettanto accada per il valore: la sua facoltà è
l'estimativa. ‘Per il costituirsi della categoria del valore l’estimativa è
indi- spensabile. Dove non c'è apprezzamento, estimazione, si danno bruta
facta, oggetti, cose; non affiorano ancora i valori. Alla pari della facoltà
gnoseologica (che coglie la verità), etica (che coglie la bontà) ed estetica
(che coglie la bellezza), anche la facoltà assiologica opera in diversi modi a
seconda del livello (grado) dei valori che è in gioco. Ai diversi gradi di
valore corrispondono dif- ferenti operazioni assiologiche. Nel caso dei valori
materiali si può realizzare un’estimazione in base ad una semplice intuizione
della cosa oppure di un'analisi ed un processo raziocinativo più o meno
prolungato. Nel caso dei valori assoluti sussistenti (Dio, la Trinità, ecc.),
l'estimazione è sostenuta dal ragionamento oppure dalla fede. Nel caso dei
valori morali (prudenza, castità, coraggio, fedeltà, ecc. spesso interviene
l’empatia, una specie di giudizio per connaturalità. Ciò succede quando tali
valori sono avvertiti come rispondenti alle nostre più intime aspirazioni — in
questo sta la loro connaturalità. Sono valori per i quali sentiamo una profonda
sintonia, un’intima corrispondenza col nostro progetto di umanità e sono perciò
in grado di condurlo verso una sua realizzazione più piena. La facoltà
dell’estimazione che ci mette a contatto con i valori comprende tre funzioni:
quella del capitare velorativamente che co- glie i singoli valori; quella del
preferire che ne stabilisce la gerarchia e quella dell'aspirare che porta alla
scoperta di nuovi valori e precede il captare e il preferire come una specie di
pioniere o di esplo- ratore. L'uomo è naturalmente dotato della facoltà
valorativa, così come è naturalmente doiato della facoltà conoscitiva,
appetitiva ed este- tica. Ma alla pari di queste facoltà anche quella
valorativa va col- tivata. Come l'intelligenza perché possa conoscere la verità
dev’esse- re istruita e come la volontà, perché possa scegliere il bene
autentico, va educata, altrettanto l'estimativa, perché si apra
all’apprezzamen- to e all'assimilazione dei valori dev'essere guidata ed
ammaestrata. In tutte le sue facoltà l’uomo è essenzialmente educabile e col-
235 La facoltà estimativa coglie l’oggetto nel suo valore Valori materiali:
estimazione per intuizione o per analisi Valeri assoluti sussistenti:
estimazione e fede Valori moraii: estimazione ad La funzione deil’estimazione: Captare
valorativamente preferire aspirare Necessità di coltivare la facoltà valorativa
Il ricorso all'esperto Necessità di una nuova assiologia tivabile. Ciò è dovuto
al fatto che nasce più come un progetto aperto che come un’opera finita. E,
dato che abbiamo visto che la realiz- zazione del progetto-uomo dipende
soprattutto dalia scelta dei va- lori, l'educazione dell'estimativa, cioè della
facoltà dei valori, as- sume capitale importanza. L'educazione non occorre per
tutti i gradi di valore. Così, per esempio, per certi valori vitali (come
l’aria, l’acqua, il pane) la valutazione è istintiva e non c'è bisogno di edu-
cazione. Non così per la maggior parte dei valori appartenenti al li- vello
culturale e al livello spirituale. Anche per essi ci può essere un impulso
istintivo o empatico. Così l'uomo nasce con una specie di apprezzamento
istintivo delia verità, della bontà, della giustizia, delia solidarietà, della
castità, ecc. Ma senza un'adeguata coltiva- zione tale impulso facilmente si
indebolisce e si perde. C'è di più. Nel campo degli apprezzamenti e delle
valutazioni è molto facile errare e, così, molto spesso si trovano in
circolazione pseudo-valori. Per questo motivo, per stabilire quali sono i
valori autentici e quali quelli inautentici, è necessario ricorrere agli e-
sperti, agli specialisti. Quando si tratta di perle preziose, di monete
antiche, di francobolli rari non ci fidiamo di noi stessi e ricorriamo al
giudizio di un perito. Perché non si deve fare altrettanto per quei valori che
contano di più per la realizzazione del progetto-uomo, i valori spirituali,
trascendenti, perenni? Già Aristotele diceva che, nel caso dei valori etici, è
bene ricorrere al giudizio dell'uomo sa- piente. Ciò che urge maggiormente
nella nostra società culturalmente di- sorientata è una nuova assiologia che
sappia restituire il primato che loro compete ai valori assoluti, trascendenti,
perenni e, conse- guentemente, una nuova pedagogia altamente umanistica che
faccia risplendere la luce di tali valori alle menti dei giovani, menti che
avvertono istintivamente la dignità dei valori perenni e sentono fortemente il
loro fascino e sono pertanto naturalmente inclinati ad assumerli come guida
della propria esistenza, come componenti essenziali del proprio progetto di
umanità. CONCETTI DA RITENERE Assiologia; trasvalutazione; sentimento;
aseità — Statuto ontologico; ultrarealismo; tesi soggettivistica Assiologia
realistica, gerarchia, personalistica, teocentrica Valori sensibili, vitali,
spirituali, religiosi Assiologia metafisica Trascendentale; estensività;
convertibilità; relazione bipolare Sentimento; intuizione; empatia; estimativa
Captare valorativamente; preferire; aspirare SINTESI CONTENUTISTICA I. IL
PROBLEMA E LE SUE CARATTERIZZAZIONI STORICHE 1. Il problema ha assunto
particolare rilievo nel nostro tempo. La scienza dei valori ha sostituito la
metafisica e i suoi interrogativi sulle ragioni ultime della realtà, ponendo
l’accento sulla natura dei valori assoluti e sulla loro con- sistenza
ontologica. 2. L'assiologia ha assunto dignità speculativa in tempi
relativamente re- centi, dopo che Nietzsche ha teorizzato la sua trasvalutazione,
demolendo i valori assoluti della logica (verità), della morale (virtù), della
metafisica (esse- re), della religione (Dio). Padre dell’assiologia è Lotze.
Nel suo capolavoro, Microcosmo, egli distingue il regno dei fatti, il regno
delle leggi universali, il regno dei valori. I primi due riguardano i mezzi, il
terzo i FINI – GRICE: ENDS. I primi due sono suscettibili di interpretazione
meccanicistica, il terzo è appreso dal sentimento. Fondamento ultimo dei valori
e valore assoluto per eccellenza è Dio. Hartmann è assertore di un
ultrarealismo assiologico: i valori hanno il proprio fondamento in se stessi.
Essi sono sussistenti, sono dotati di aseità. Hartmann, peraltro, nega
l’esistenza di Dio, poiché secondo lui l’esistenza di Dio vanificherebbe la
libertà e la responsabilità dell'uomo e quindi il valore morale. i 5. C. von
Ehrenfels {1859-1932) è assertore al contrario del soggettivismo assiologico:
il valore comprende sia il desiderio in atto di ciò che non si pos- siede sia
la desiderabilità, desiderio potenziale di un determinato oggetto. 6. Max
Scheler (1874-1928), massimo teorico dell’assiologia, influenzato dal- la
fenomenologia di Husserl, elabora un'etica dei valori (I! formalismo in etica e
l'etica materiale dei valori) a fondamento ontologico. L’assiologia di Scheler
è realista, gerarchica, personalista e teocentrica: Realista: i valori sono
oggetti autenticamente oggettivi, secondo un ordine eterno e gerarchico. —
Gerarchica: a) i criteri sono la durata, l’indivisibilità, la fondamentalità,
la soddisfazione, il grado di relatività. b) i quattro livelli della gerarchia
sono: valori sensibili, vitali, spirituali, religiosi. — Personalista: a) la
persona è il valore ai quale debbono essere subor- dinati tutti i valori. b) i
modelli personali danno concretezza ai valori: ad esempio il Giusto, l’Eroe, il
Santo, ecc. — Teocentrica: tutti i valori sono fondati sul valore di uno
Spirito infinito e sul « mondo dei valori » che gli sta di fronte. L'interesse
per l'assiologia si è diffuso successivamente in Italia (STEFANINI (vedasi) e PRINI
(vdasi)); in Francia {(Lavelle e Le Senne); in Spagna (Ortega y Gasset), in
Argentina (Derisi), in Inghilterra (Moore), negli Stati Uniti (Dewey). 8. L.
Lavelle (1883-1951) elabora una assiologia di carattere metafisico: l'essere —
la cui essenza è atto, perfezione assoluta, efficacia pura — è sorgente e
determinazione di ogni valore. Ne consegue un legame inscindibile tra assio-
logia e ontologia. Il valore ha, pertanto, con il bene un rapporto analogo a
quello che intercorre tra l'essere e l’esistenza: così come l'esistenza è
l’essere che si concretizza, il valore è il bene in quanto riferito a un
oggetto di cui fac- ciamo uso, il valore è il bene in quanto implica
un'attività che tende a realiz- zarlo. Il valore è una proprietà dinamica che
trascina il soggetto all'azione. 9. R. Le Senne (1882-1954) afferma sia
l'immanenza che la trascendenza del valore, sia il suo carattere oggettivo che
quello soggettivo. 10. I neotomisti Wittmann, Rintelen, De «Finance, Derisi ed
altri difendono l’oggettività dei
valori, che essi considerano fondati sull'essere. Il valore non costituisce
però una proprietà trascendentale dell'essere distinta dal bene, ma si
identifica con esso. II. DEFINIZIONE DEL VALORE Nella lingua italiana la parola
“valore” possiede tre significati principali: economico, etico, ontologico. In
economia significa denaro, in etica virtù, in ontologia indica le qualità che
danno dignità a una cosa. 2. Il terzo significato è quello che interessa
l’assiologia che riconduce im- mediatamente alla complessa questione dello
statuto ontologico dei valori. LO STATUTO ONTOLOGICO DEI VALORI 1. I valori
sono entità reali, oggettive; oppure sono realtà fittizie, aspira- zioni
soggettive o ideali astratti? La storia dell'assiologia indica tre piste
interpretative: a) oggettività e sussistenza dei valori (Lotze, Windelband,
Scheler, Hart- mann); b) soggettività e fondazione sentimentale o psicologica
dei valori (Meinong, Ehrenfels, Freud); c) il valore come proprietà
trascendentale dell'essere, identificato con il bene (De Finance, Lavelle,
Hammer); d) un'ultima interpretazione può essere elaborata a partire da
elementi delle prime tre: il valore è un trascendentale, che nel regno dei
trascendentali occupa un posto a sé: esso è la dignità di una cosa. In quanto
trascendentale ha in comune con gli altri trascendentali alcune proprietà: —
Coestensività con l'essere: dove c'è essere c'è valore e dove c’è valore c'è
essere. Il valore esprime una modalità dell'essere che lo accompagna ne-
cessariamente. — Convertibilità: poiché la distinzione tra l'essere e i suoi
trascendentali è solo logica e non ontologica, tutti i trascendentali
coincidono: tanto c'è di vero, altrettanto c'è di buono, di bello, di valore. —
Relazione bipolare: il valore ha un polo soggettivo e uno oggettivo: a) oggettività:
1) il valore è radicato nell'essere; '2) il valore è scoperto dall'uomo, ma non
è creato dall'uomo; b) soggettività: il valore emerge nel momento in cui l'uomo
lo scopre. GERARCHIA E CLASSIFICAZIONE DEI VALORI 1. Il grado del valore
corrisponde a quello dell'essere: quanto più elevato è il grado «li essere che
una cosa possiede, tanto più grande è il suo valore. Il criterio per stabilire
la gerarchia dei valori è fornito dall’apporto che una cosa, una persona,
un'azione può dare alla realizzazione del progetto uomo e del valore uomo. Un
progetto-uomo globale che tenga conto di tutte le dimensioni dell’uomo e del
suo bisogno di Dio apre alla seguente gerarchia di valori: — valori economici o
vitali: contribuiscono alla preservazione della vita e alla conservazione del
corpo. — valori culturali. contrilsuiscono alla coltivazione, all’elevazione
della mente. — valori spirituali. giovano alla crescita, al perfezionamento
dello spirito. 3. La classificazione dei valori più nota è quella formulata da
Max Scheler: valori edonistici, vitali, spirituali, religiosi. Questa
classificazione distingue i vari gradi dei valori, ma non determina le aree
assiologiche, in relazione alle quali è possibile produrre la seguente
classificazione: Valori;- Primo valore ontici > essere personali persona
sociali famiglia economici + lavoro culturali -+» cultura somatici «corpo
noetici verità estetici bellezza morali
bontà religiosi sacro LA FACOLTÀ
DEI VALORI 1. Secondo alcuni filosofi la facoltà che percepisce il valore è il
sentimento, inteso secondo alcuni come una disposizione totalmente soggettiva,
secondo altri come una intenzionalità oggettiva. Per altri ancora la facoltà
dei valori è l'intuizione. 2. Il valore sembra comunque essere più propriamente
oggetto dell’esti- mativa: infatti, dove non c'è apprezzamento, estimazione i
valori non emergono. L'estimativa comprende tre funzioni: a) captare
valorativamente: cogliere i singoli valori; b) preferire: stabilire la
gerarchia; c) aspirare: scoperta di nuovi valori. 3. L'uomo è naturalmente
dotato della facoltà valorativa, che al pari delle altre facoltà va coltivata.
Se per i valori vitali la valutazione è istintiva, per i valori culturali e
spirituali è necessario l'intervento dell'educazione. “ QUESTIONARIO DI
VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Che cosa sono i valori? Quando è sorta l'assiologia?
2. Chi è stato il massimo teorico dell’assiologia? 3. Perché l’assiologia viene
chiamata realistica, gerarchica, personalistica e teocertrica? 4. Chi sono
stati altri grandi studiosi dei valori? 5. La parola « valore » quali
significati ha nella lingua italiana? 6. Qual è lo statuto ontologico dei
valori? 7. Quali sono le gerarchie e la classificazione dei valori? 8. In che
modo, con quali facoltà percepiamo i valori? 9. È legittimo stabilire delle
correlazioni tra l’assiologia, il problema sto- rico, quello politico e la
riflessione sulla scienza? 10. È possibile ritenere che l'assiologia possa
restituire alla cultura tecno- logico-scientifica il senso del sacro e del
mistero? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI Il problema del valore, Atti del XII
Convegno del Centro di Studi filosofici di Gallarate, Morcelliana, Brescia . Il
valore - La filosofia pratica fra metafisica, scienza e politica, Li- breria
Gregoriana Editrice, Padova. BATTAGLIA, I valori tra la metafisica e la storia,
Zanichelli, Bologna . CAMPANALE, Scienza, ontologia e valore, Bari 1963.
FERRAROTTI F. {a cura di), Forme evolutive dei valori nel quadro della mo-
bilità odierna di grandi gruppi umani, Angeli, Milano. HARTMANN [discusso da
Barnes e Duncan Jones a Corpus], Introduzione all'ontologia critica, Guida,
Napoli 1972. ILAMBERTINO A., Max Scheler: fondazione fenomenologica dell'etica
dei va- lori, Firenze . MAGNANI G., Itinerario al valore in R. Le Senne,
Gregoriana, Padova 1971. MARCHELLO G., Valori e tecniche di avvaloramento -
Studi sull'etica dei valori, Giappichelli, Torino. MonpIN' B., Il valore uomo,
Dino, Roma 1983. Paci Pensiero, esistenza e valore [GRICE CONCEZIONE DEL
VALORE], Principato, Milano. Rizzo A,, Infinito e persona - Ermeneutiche
cristiane di fronte alla crisi di senso, Iarma, Roma. Romano P., Ontologia del
valore, studio storico critico sulla filosofia dei valori, CEDAM, Padova 1949.
Rosso C., Figure e dottrine della filosofia dei valori, Guida, Napoli . ScHELER
M., L’eterno nell'uomo, Fabbri, Milano. StoETZEL J., I valori del tempo
presente. Un'inchiesta europea, SEI, Torino: I SISTEMI FILOSOFICI PRINCIPALI *
Come si vede qui di seguito i primi sistemi filosofici presentati sono quelli
della Grecia antica. Ci si è posti il problema del perché la filosofia, come
forma di sapere organizzata spesso in modo che possiamo chiamare scientifico e
come ricerca di una spiegazione or- ganica ai problemi dell'universo, si sia
sviluppata inizialmente pres- so i greci, e precisamente nei territori fuori
della Grecia in cui si era trapiantata la civiltà greca. Perché non ci furono
scuole filosofiche nelle altre più antiche ci- viltà medio-orientali, quali
quella egiziana, assiro-babilonese, persia- na, o in quella ebraica? Esaminando
queste civiltà si possono riscon- trare in ciascuna di esse elementi
filosofici, inseriti specialmente in insiemi dottrinari di carattere religioso
e che pertanto non possono essere definiti filosofici nel senso stretto della
parola. Inoltre, per il mancato sviluppo di una vera mentalità filosofica, sono
da sottolinea- re le differenti situazioni politiche in cui si sono sviluppate
le varie civiltà, che normalmente avevano regimi autocratici o teocratici, con
il dominio assoluto dei monarchi o dei loro rappresentanti sul resto della
popolazione; e questo aveva impedito un libero sviluppo del pensiero
individuale. Nel secolo VIII e VII la Grecia aveva sviluppato, a contatto con
altri popoli del Medio Oriente, le sue particolari doti di intrapren- denza in
attività commerciali ed industriali, creando un vero impero commerciale, con
numerose colonie, specie nell'Italia meridionale (la Magna Grecia).
L'aristocrazia terriera che aveva nella madre patria dominato sino ad allora,
aveva perso pian piano potere a vantaggio degli artigiani e dei commercianti e
tutto ciò aveva sviluppato una nuova forma di governo, quella repubblicana
delle città-stato, in cui tutti i cittadini partecipano alla cosa pubblica. È
l’inizio della democrazia. * Per notizie sulla vita e le opere dei filosofi,
vedere la Parte terza. Per quanto riguarda le date di nascita e morte di gran
parte dei filosofi dell'anti- chità, per mancanza di dati precisi, esse si
devono ritenere approssimative. 241 Nelle colonie insediate e diffusesi fuori
della Grecia, il sorgere della democrazia fu facilitato dalla mancanza di una
aristocrazia terriera, padrona del potere politico; al suo posto dominavano in-
vece coloro che si erano dati al commercio, traendone ricchezze e benessere.
Questa fiorente attività commerciale li aveva messi in contatto con le grandi
civiltà orientali, da cui avevano saputo attin- gere con intelligenza il meglio
delle conoscenze scientifiche ed aveva permesso la fioritura delle arti e delle
scienze. Si era perciò sviluppato in tutto il mondo greco il senso
dell’osservazione, dello studio e della ricerca ed aveva portato ad un libero
dibattito, nei vari campi. Pertanto le prime scuole filosofiche si erano
sviluppate, prima che nella madrepatria, nelle città dell'Asia minore e della
Magna Grecia. I filosofi che facevano capo a queste scuole in generale erano
scienziati (matematici, astronomi, medici, ecc.) che però allo stesso tempo
indagavano intorno a sé per cercare di trovare un principio unitario di tutte
le cose, e per conseguire questo obiettivo ricorre- vano sia alla mitologia che
alla speculazione razionale. 1. Scuola ionica o di Mileto Fondatore: TALETE Dottrine
principali: La ricerca di questa scuola, che è stata la più antica scuola greca
di filosofia, sorta a Mileto, sulla costa dell'Asia minore, verso il VII e VI
secolo a.C., è volta a dare espressione filosofica al problema del- l'esistenza
di una causa suprema di tutto. Il principio viene quindi individuato di volta
in volta in un elemento naturale o materiale: acqua, aria, fuoco... Maggiori
esponenti: TALETE, il quale pone l'acqua come principio da cui traggono origine
tutte le cose per condensazione o rarefazione. :ANASSIMANDRO, matematico e
astronomo di Mileto, il quale va oltre Talete e pone come principio primo
qualcosa di indeterminato (apeiron). Il suo eterno movimento determina nella
materia, per separazione, i contrari. ANASSIMENE, discepolo di Anassimandro, il
quale ripone il principio primo nell'aria, eterna e in continuo movimento. Scuola
pitagorica Fondatore: PITAGORA Dottrine
principali: La scuola pitagorica sviluppatasi a Crotone, nella Lucania, 242 era
composta da discepoli di Pitagora (nato a Samo da cui do- vette fuggire per
motivi politici) uniti insieme con uno scopo di vita comune. La ricerca
scientifica era considerata come mezzo a servizio di questa comunità. Della
prima scuola pitagorica si conosce solo il nome del fondatore Pitagora, e
questo per la segretezza che circondava la vita di quella comunità che viveva
con un codice mo- rale impegnativo. Anche i pitagorici, come gli ionici, sono
impegnati alla ricerca del principio unitario, ma superano il primitivo prin-
cipio unitario di natura. Per essi, il principio delle cose e la sostanza
dell'universo è il numero. La monade (dal greco monàs = unità) è il termine
usato dai pitagorici per indicare l'unità originaria dalla quale deriva la
serie dei numeri. Dai numeri, con una serie di pas- saggi, si arriva alle
figure solide; da queste derivano i singoli corpi i cui elementi costitutivi
sono il fuoco, l'acqua, la terra e l'aria. Per Pitagora l'anima è immortale
perché trae origine dall’etere che è incorruttibile; essa è composta
dall’intelligenza, dalla ragione e dal- l'impulso passionale. 3. Scuola
eleatica Fondatore: PARMENIDE (520-440 a.C.) Dottrine principali: Secondo
Parmenide, l’unica realtà è l'essere; nessuna altra realtà è possibile, neppure
il divenire come diceva invece Eraclito di Efeso, in Asia minore, vissuto nella
stessa epoca. Infatti, o una cosa è o non è. Se è, non può divenire perché è
già. Se non è, non può divenire perché dal nulla non si può ricavare che il
nulla. In tal modo veniva rilevaia la correlazione tra l'essere e il pensiero.
Maggiori esponenti: ‘PARMENIDE, di Elea, colonia greca in Lucania, scrisse il
poema Della Natura. Egli è considerato il primo grande metafisico. ZENONE, di
Elea (vissuto nel V sec. a.C.), scrisse il poema Sulla Natura. La dottrina
dell’« è » parmenideo si trasforma in quella di una realtà, che non può essere
molteplice e si presenta come l'« uno » assoluto. È stato un formidabile
dialettico, noto per i suoi paradossi. 4. Scuola atomista Fondatore: DemocRITO
(460-370 a.C.) Dottrine princi pali: Democrito di Abdera, in Tracia, sostiene
sia l'immutabilità del- l'essere, sia la realtà del divenire. L'essere è
costituito da atomi, 243 che sono particelle invisibili e immutabili, immerse
nel vuoto. Dal movimento degli atomi derivano tutte le cose, secondo un
meccanico determinismo. Queste particelle non hanno nessuna qualità eccetto
l’impenetrabilità; differiscono fra loro solo per fi- gura e dimensioni.
L'anima umana è costituita da atomi leggeri e sottili, di carattere igneo. Il
fondatore della « scuola atomistica » di tipo fisico scrisse molte opere,
andate tutte perdute. Per lui la felicità non consiste nel piacere dei sensi ma
nell'armonia della ragione e nella pace dell'anima, la tranquillitas animi che
deriva soprattutto dal non darsi troppo da fare, né per faccende private né per
quelle pubbliche, dal sapersi accontentare di una condizione moderata. 5.
Scuola sofista Fondatore: PROTAGORA (480-410 a.C.) Dottrine principali: I
sofisti si caratterizzano come una corrente filosofica alla ri- cerca dell’arte
del persuadere invece che della ricerca della ve- rità. Essi sollevarono per
primi la questione se l’uomo avesse o no la capacità di conoscere l’intima
natura delle cose e la legge morale assoluta. La loro risposta fu che l'uomo
non le può conoscere, perché la realtà e la legge naturale stanno al di sopra
delle capacità conoscitive dell'uomo. Quindi tutto quello che l’uomo conosce in
filosofia e in etica è prodotto della sua coscienza. Da qui il famoso detto dei
sofisti: « L'uomo è misura di tutte le cose ». Quindi: non è possibile una
conoscenza vera, ma solo probabile; non c'è una legge morale assoluta, ma solo
leggi convenzionali, In questa dimensione empirica della conoscenza umana il
piacere si pone come unico traguardo per l’uomo. Maggiori esponenti: PRroTAGoRA
di Abdera, in Tracia: sostiene che non c’è nessuna verità assoluta. L'uomo
interpreta a suo modo e a suo vantaggio i dati della sensazione. Il sapiente,
ossia il sofista, con l’arte della per- suasione, fa sì che appaiano migliori
non le opinioni più vere, ma le più vantaggiose. Protagora insegna una morale
convenzionale, ma non arbitraria, basata sui princìpi divini del rispetto e
della giu- stizia che Giove ha comunicato a tutti gli uomini. Gorgia (484-375
a.C.) di Lentini, in Sicilia, spinge il relativismo di. Protagora verso il più
radicale scetticismo. La sua filosofia so- stiene che: l'essere non esiste; una
cosa è il pensare, altra cosa è l'essere; la parola detta è altro dalla cosa
significata. Conclusione: bisogna rendersi conto che ciò che appare è solo
probabile. Altri esponenti della scuola sofista sono: ProDpIco di Ceo ed IPPIA
di Elide. 244 6. Scuola eclettica o fisico-pluralista Fondatore: GIRGENTI
(vedasi) Dottrine princi pali: Questa scuola viene chiamata pluralistica o «
eclettica » per- ché si propone di selezionare e raccogliere il meglio delle
teorie sino ad allora conosciute. Empedocle, di Agrigento, sostiene che la
causa ultima delle cose risiede in 4 elementi (terra, fuoco, aria e acqua), che
sono originari e immutabili e che il divenire è causato dalla lotta tra due
forze primordiali: Amore e Odio. L'altro grande rappresentante di questa scuola
è Anassagora il quale sostiene che l'essere è costituito da corpuscoli qua-
litativamente diversi. Il divenire è causato dal moto rotatorio e dalla Mente
Suprema che è costituita anch'essa di materia. 7. Scuola socratica Fondatore:
SOCRATE (469-399 a.C.) Dottrine principali: Il convincimento fondamentale di
Socrate è che si danno va- lori assoluti sia nell'ordine gnoseologico che in
quelli metafi- sico ed etico. In questo egli si oppone ai sofisti, i quali
sosteneva- no che tutto è relativo: le opinioni cambiano da individuo ad
individuo, i costumi da città a città, da popolo a popolo. Invece, se- condo
Socrate, esistono principi assoluti, verità eterne, leggi morali immutabili ed
eguali per tutti. A suo giudizio la vita umana merita e dev'essere vissuta in
obbedienza a tali valori etici e metafisici, an- che se questo può esigere
enormi sacrifici, perché l'uomo è destinato a raggiungere la sua piena
realizzazione soltanto dopo la morte, al- lorché l’anima si libera dal peso del
corpo. Fermo oppositore dei sofisti, si occupa essenzialmente delle cose umane,
ma raggiunge risultati ben diversi: l'immortalità dell'anima, la possibilità di
giun- gere al concetto universale, l’uso efficace del metodo induttivo. Per
Socrate è essenziale la distinzione di male e bene; la felicità consiste nella
pratica della virtù. Maggiori esponenti: ‘SOCRATE nacque e visse ad Atene; si
dedicò alla ricerca, volendo insegnare agli uomini la verità. Non ha lasciato
alcuno scritto. ANTISTENE ( V-IV sec. a.C.), il quale esaspera l'ascetismo di Socrate
esigendo un totale distacco dai beni materiali e l'assoluta indipen- denza
dalle vicende di questo mondo. Da lui prese il via la scuola cinica. ArISTIPPO
di Cirene (V-IV sec. a.C.), il quale accentua talmente l'assenza di valore per
quanto concerne il mondo materiale, il corpo, 245 le passioni, i piaceri
sensibili, da ritenere che sia perfettamente in- differente occuparsi di loro
ed assecondarli. A lui fa capo la scuola cirenaica. EucLIDE di Megara (450-380
a.C.), il più fedele discepolo di So- crate: egli, che fu influenzato anche da
Parmenide, considera il bene come l'unica realtà e fa consistere la felicità
nella pratica della vir- tù. È il fondatore della scuola megarica. PLATONE, il
quale è certamente il massimo esponente del socra- tismo, ma col suo possente
ingegno gli conferisce una struttura fi- losofica più solida e soprattutto
originale, dando origine ad uno degli indirizzi più significativi della storia
della filosofia. 8. Scuola platonica Fondatore: PLATONE di Atene (427-347 a.C.)
Dottrine principali: L’intuizione fondamentale del filosofo ateniese è la
dottrina delle Idee, cioè la convinzione che, esistendo il mondo sensibile,
deve esistere anche il mondo intelligibile, che di quello è la causa e il
modello. A dimostrazione dell’esistenza del mondo intel- ligibile egli adduce
tre argomenti: della reminiscenza, della vera conoscenza, della contingenza. Le
principali proprietà delle Idee sono: semplicità, incorporeità, immutabilità,
eternità. Non tutte le Idee hanno lo stesso valore ontologico. Circa la
concezione di Dio Platone è convinto che Dio costituisce un grande mistero.
L'origi- ne del mondo sensibile è attribuita al demiurgo (Artefice sovrano). La
caratteristica dominante del pensiero platonico è il dualismo. Platone
considera il mondo materiale come un mondo decaduto ed alienato, una
riproduzione imperfetta, una imitazione malfatta, una partecipazione limitata
di un mondo ideale, perfetto, eterno, incor- ruttibile, divino, il mondo delle
Idee. Questo dualismo si riflette in tutti i settori della filosofia: in
logica, dove si segue il procedimento dialettico; in gnoseologia, in cui si
svaluta la conoscenza sensitiva riducendola alla funzione di ravvivare il
ricordo delle Idee (teoria della reminiscenza); in psicologia, con la
identificazione dell'uomo con la sola anima, spirituale ed immortale,
considerando il corpo una prigione ed un ostacolo alle attività dell'anima; in
etica, dove si or- dina un rigido controllo, anzi la completa soppressione
degli istinti, delle passioni, onde rendere possibile il distacco dell'anima
dalla prigione del corpo e la contemplazione delle Idee; in estetica, con la
svalutazione della commedia, della tragedia e delle arti figurative, perché non
giovano alla elevazione dello spirito; in politica, con la divisione della
società in classi e l'assegnazione del governo al filosofo-re. 246 Maggiori
esponenti: Il platonismo costituisce il massimo filone della storia della filo-
sofia; esso ha avuto validi rappresentanti in tutte le epoche: in quelia
ellenistica con la Vecchia e la Nuova Accademia e con il Neo- platonismo
(PLoTINO; in quella patristica (con CLEMENTE ALESSANDRINO, OriceNE [185-254],
BasiLIo [330- 379], S. AgcostINno [354-430], Pseupo-DioNIGI i[V sec.], Boezio
[480- 524]; in quella scolastica (con AOSTA (vedasi), FIDANZA (vedasi), Cusano;
in quella moderna (con CARTESIO [1596-1650], MALEBRANCHE [1638-1715], Vico
[1668-1744], LEIBNIZ, SCHELLING e HegeL). 9. Scuola aristotelica Fondatore:
ARISTOTELE di Stagira, in Tracia (384-322 a.C.) Dottrine princi pali: La
visione filosofica di Aristotele si caratterizza per lo sforzo di cogliere la
realtà in modo unitario (contro il dualismo di Platone) e, allo stesso tempo,
per il tentativo di ricondurre le cause ultime di tutto ciò che è mutevole e
contingente ad un principio unico tra- scendente. A tal fine Aristotele postula
quattro cause fondamentali: la materia e la forma (per spiegare la struttura
intrinseca delle realtà corporee), l'agente e il fine (per spiegare l'origine
delle co- se e il loro dinamismo). Egli si vale di questi principi per risol-
vere tutti i massimi problemi: problema cosmologico (composizione ilemorfica
delle cose, ossia esse sono costituite di materia e forma, le quali si trovano
in rapporto di potenza e atto); problema teleologico (il dinamismo delle cose e
il loro divenire sono causati dal Primo Motore Immobile, che è il loro fine
ultimo); problema antropologico (l'uomo non è solo anima, come affermava
Platone, ma è il risultato dell'unione sostanziale di anima e corpo, la prima
concepita come forma e il secondo come materia; l’anima, tuttavia comprende un
elemento spirituale, divino, immortale); problema gnoseologico (la conoscenza
intellettiva si fonda su quella sensitiva, in quanto le idee si ricavano dalle
sensazioni mediante il procedimento astrat- tivo); problema metafisico (la
metafisica è il sapere più importante ed elevato, perché studia l'essere in se
stesso e ha di mira la scoperta delle cause ultime delle cose); problema etico
(la perfetta felicità e la piena realizzazione del proprio essere, per l'uomo,
non può con- sistere solo nella contemplazione delle Idee, ma esige anche un
adeguato soddisfacimento dei sensi, perché l'uomo è essenzialmente costituito
di corpo oltre che di spirito); problema teologico (esiste un Essere supremo,
che è la causa ultima d'ogni divenire in qua- lità di Motore Immobile).
Aristotele ha realizzato una grandiosa costruzione filosofica. Ele- 247 menti
validi di questa sono soprattutto un efficace metodo di ricerca (logica) e la
forma espositiva, un'analisi acuta degli elementi costi- tutivi del mondo
fisico, una visione realistica del mondo e dell’uomo, ed infine un'acuta
concezione per il suo tempo della trascendenza di Dio. Maggiori esponenti: La
scuola fondata ad Atene da Aristotele (e chiamata anche peri- patetica, perché
Aristotele insegnava nel corridoio [peripatos] del lyceum, sacro ad Apollo
Licio) in un primo tempo non ebbe nessun esponente di rilievo e così il
pensiero del maestro cadde ben presto in oblio. Riemerse tuttavia
prepotentemente durante il Medioevo, prima nel mondo arabo e poi in quello
cristiano. Dall'incontro del pensiero aristotelico con l’islamico uscì la
Scolastica araba (AVICENNA [980-1037] e AverRoÈ [1126-1198]); mentre
dall'incontro col cristiane- simo sorse la grande Scolastica cristiana (ALBERTO
Magno [1205- 1280], S. Tommaso [1225-1274], Ruscero BACONE [1214-1293], DUNS
Scoro [1265-1308], OccaM [1290-1349]). Anche nel Rinascimento (con POMPONAZZI
(vedasi) e TELESIO (vedasi)) e agli inizi del- l'epoca moderna (con Locke
[1632-1704]) questa scuola continuò ad avere validi rappresentanti. 10. Scuola
stoica Fondatore: ZENONE di Cizio (336-274 a.C.) Dottrine principali: Lo
stoicismo è il movimento filosofico più originale dell'epoca ellenistica, sorto
dopo la nascita dell'impero di Alessandro Magno, e che ha avuto la:maggiore
durata di tempo rispetto alle altre scuole filosofiche dell'antichità; è
essenzialmente una dottrina morale, la quale fa consistere la felicità e quindi
il fine ultimo dell’uomo nella pratica della virtù e nel rifiuto di qualsiasi
concessione ai sensi e alle passioni. Però esso comprende anche alcune
importanti dottrine sul- la conoscenza e sulla struttura del cosmo. Per quanto
concerne il problema gnoseologico, gli sioici si allontanano sia da Platone che
da Aristotele per il modo di concepire la verità. Mentre per Platone e
Aristotele essa consiste essenzialmente nella perfetta corrispon- denza tra la
rappresentazione mentale e la situazione reale delle cose, per Zenone e i suoi
discepoli sta nella totale comprensione o catalessi dell'oggetto, per cui la
mente è costretta all’assenso. Per quanto concerne il problema cosmologico, il
mondo, secondo gli stoici ri- sulta costituito di due elementi primordiali, la
materia ed il Logos. La prima, essendo indefinita ed inerte, rappresenta il
principio pas- sivo; il secondo, essendo animato e pieno di energia,
rappresenta il principio attivo. 248 Maggiori esponenti: Lo stoicismo, fondato
alla fine del IV secolo a.C., continua a fiorire fino ad oltre il III secolo
dopo Cristo. Altri esponenti di questa scuola, che si chiama stoica perché
l'insegnamento era tenuto da Zenone sotto i portici (stoà) di Atene, sono:
CRISPINO (281-208 a.C.), SENECA (4 a.C.-65 d.C.), EPITTETO e ANTONINO (vedasi).
1i. Scuola epicurea Fondatore: EpPicuRo di Samo Dottrine principali: Davanti ai
grandi problemi filosofici l’epicureismo assume una posizione di netto
contrasto con lo stoicismo, rifiutandone il rigo- rismo etico e lo
spiritualismo antropologico e metafisico. L'epicurei- smo sviluppa, pertanto,
una concezione materialistica per quanto concerne i principi primi delle cose
(tutte le cose, compresi gli dei e le anime, sono costituiti di atomi e vuoto);
meccanicistica riguardo ai fenomeni della natura i quali sono ascritti
esciusivamente al moto e alla sua legge; sensistica per il problema della
conoscenza, che è tutta ricondotta alle facoltà sensitive, mentre il concetto
viene con- siderato come semplice anticipazione (prolessi) del futuro; edoni-
stica per quanto riguarda il problema morale: la felicità, il bene supremo
dell'uomo consiste nel piacere (edoné). Maggiori esponenti: L'epicureismo ha
avuto sempre dei seguaci, ma soprattutto nel mondo romane con Lucrezio (98-54
a.C.) e Orazio (65-8 a.C.) e nel mondo rinascimentale con VALLA (vedasi) e MONTAIGNE. 12. Scuola neoplatonica
Fondatore: PLOTINO di Licopoli, in Egitto Dottrine princi pali: Viene chiamato «
neoplatonismo » il movimento filosofico che riprende e sviluppa, dal III al VI
secolo dopo Cristo, le dottrine platoniche. Questa scuola, fondata ad
Alessandria d'Egitto da Am- monio Sacca, fu sviluppata dal suo discepolo
Plotino che poi si trasferì a Roma, dove aprì una scuola che ebbe grande
successo. L'impegno maggiore della riflessione filosofico-religiosa di Plotino
riguarda l'Assoluto e i nostri rapporti con Lui. Valendosi di sugge- stioni che
gli venivano dall’ebraismo e dal cristianesimo, ch'egli bene conosceva, il
pagano Plotino è in grado di superare i limiti 249 materia, che in tal modo si
trova all'estremo opposto dell’Uno e del Bene e per questo si identifica col
male. Al processo di emanazione fa riscontro un processo di ritorno e di
riassorbimento delle cose nell’Uno. L'attuazione dell’epistrofé (ri- torno)
spetta all'uomo, il quale la realizza percorrendo tre tappe: ascetica o catarsi
(mediante l'esercizio delle quattro virtù cardinali), contemplazione (conoscenza
dell’Uno mediante la filosofia) ed estasi (unione mistica, immediata, con
l'Uno). Maggiori esponenti: ‘Profondo è stato l'influsso dei pensiero di
Plotino su tutta la filo- sofia medioevale e moderna. Tra i maggiori esponenti
ricordiamo i discepoli PoRFIRIO (232-303) e ProcLOo (410-485) (due filosofi
pagani), PsEupo-DroNIGI (V sec.) e Boezio (480-524), l'arabo AvICENNA (980-
1037), NiccoLò Cusano (1401-1464) e MarsiLio FIcINO (1433-1499), e i moderni
LEIBNIZ (1646-1716), ScuELLING (1775-1854) e HEGEL. Scuola agostiniana
Fondatore: AgostINo d'Ippona Dottrine principali: La visione filosofica
agostiniana è frutto della esigenza di trovare una base razionale per la fede
cristiana. Per conseguire questo obiet- tivo Agostino fa ricorso alla filosofia
di Platone e, in tal modo, ottiene una visione che viene giustamente
qualificata come platonismo cri- stiano. In effetti in tutti i problemi
fondamentali la matrice platonica è chiaramente riconoscibile: nel problema
della conoscenza con la dottrina della illuminazione; nei problema
antropologico con la so- stanziale identificazione dell'essere dell’uomo con
l’anima; nel pro- blema metafisico con la teoria delle verità eterne (idee) e
delle ragioni seminali cioè queile impresse sino dalla creazione; nel problema
etico con la dura condanria di ogni piacere sensibile e delle passioni e di
tutto ciò che appartiene al mondo naturale. Però, nella visione ago- stiniana,
gli elementi platonici non costituiscono dei blocchi isolati, 250 ante e con-
clusivo. Alla visione agostiniana resteranno fedeli tutti i medioevali sino a
San Tommaso, e molti altri dopo di lui: basti ricordare i nomi di ANSELMO, Uco
(1096-1141) e RICCARDO DI S. VITTORE (1123-1173), BERNARDO (1090-1153).
Dominante è l’elemento agostinia- no nei pensatori francescani: BONAVENTURA
(1221-1274), ALESSANDRO DI HALES (1180-1245), DuNnS ScoTo (1265-1308). Sulla
scia di Agostino si muovono anche alcuni grandi filosofi moderni, in
particolare CARTESIO (1596-1650) e Vico (1668-1744). Al vescovo di Ippona si
ri- fanno infine LuTERO (1483-1546) e CaLvino (1509-1564). 14. Scuola tomista
Fondatore: ToMMaso d'Aquino (1225-1274) Dottrine principali: ione dell'essere
negli enti è dovuta ad una potenza, ossia all'essenza. Quindi negli enti si dà
una distin- zione reale tra essere ed essenza; tra i singoli enti, come pure
tra gli enti e l’Essere supremo, c'è analogia ossia semiglianza, perché sono tutti
imparentati con la stessa perfezione. Alla luce della sua con- cezione
dell'essere Tommaso risolve tutti i principali problemi filo- sofici: il
problema epistemologico (la verità consiste nella corrispon- 251 denza tra il
pensiero e l'essere); il problema teologico (Dio è l’ipsum esse subsistens); il
problema cosmologico (il mondo trae origine per creazione mediante una
comunicazione dell’essere da parte di Dio); il problema antropologico (l'anima
umana è naturalmente immor- tale in quanto possiede un atto di essere suo
proprio indipendente- mente dal corpo); il problema politico (come in
Aristotele, viene affermata l'origine naturale dello Stato che è una società
perfetta; però l'altra società perfetta, cioè la Chiesa, ha la preminenza, in
quanto il fine di questa è il « bene soprannaturale » dell’uomo). Maggiori
esponenti: Il pensiero tomista ha avuto poi rappresentanti di grande va- lore
del secolo XVI (il Caretano [1468-1533], SUAREZ [1548-1617], DE VITORIA
[1483-1546]) e nel secolo XX (card. MERcIER [1851-1926], GiLson [1884-1978],
MARITAIN [1882-1973], RAHNER [1904]). 15. Scuola francescana Fondatore:
BoNAVENTURA da Bagnoregio (1221-1274) Dottrine principali: Il pensiero dei
maestri francescani, in particolare di S. Bona- ventura, che è il loro caposcuola,
si caratterizza per una sintesi non sempre organica ma di grande respiro, di
elementi desunti da varie fonti, soprattutto da Platone e Agostino, ma anche da
Aristotele e da Avicenna, e ovviamente dalla rivelazione biblica. Le dottrine
spe- cifiche della scuola francescana sono le seguenti: in epistemologia, la
teoria della illuminazione e la conoscenza diretta e immediata sia di se stessi
che delle singole cose (senza far ricorso al processo astrat- tivo); in
ontologia, la concezione univoca dell'essere e ia negazione della distinzione
reale tra essenza ed esistenza; in cosmologia, la dottrina dell’ilemorfismo
universale (cioè tutte le cose, compresi gli angeli, sono costituiti di materia
e forma) e la negazione dell’eter- nità del mondo; in antropologia, la teoria
della pluralità delle forme (una per il corpo, un'altra per l’anima vegetativa
e sensitiva ed un'al- tra ancora per l’anima razionale); in teologia naturale,
la dottrina dell’evidenza immediata dell’esistenza di Dio, secondo alcuni autori
(Alessandro di Hales e Bonaventura), oppure della sua indimostra- bilità,
secondo altri autori (Duns Scoto e Occam). Maggiori esponenti: La scuola
francescana ha avuto validissimi esponenti soprattutto nei secoli XIII e XIV
{(BonavENTURA [1221-1274], ALESSANDRO di HaLEs [1180-1245], Duns Scoro
[1265-1308], Occam [1290-1349], RucceRo BaconE [1214-1293] e OLIVI
[1248-1298]). 252 - 16. Scuola razionalista Fondatore: CARTESIO (1596-1650)
Dottrine principali: Per svariate ragioni, a partire da Cartesio, la
preoccupazione dominante del filosofo non riguarda più l'essere, la realtà in
sé, le cause ultime delle cose, Dio, ma riguarda l'uomo, ia sua capacità di
conoscere il mondo e di trasformarlo. Ciò che conta maggiormente è stabilire il
valore della conoscenza umana e scoprire una metodo- logia appropriata per la
ricerca filosofica. Cartesio, padre del razio- nalismo, affascinato dalla
matematica e dalla geometria, ritiene che l'unica conoscenza valida sia la
conoscenza che non proviene dai sensi ma si trova innata nell'anima. Quanto al
metodo, Cartesio propone quello della messa in dubbio di qualsiasi conoscenza
che non risulti immediatamente chiara e distinta. Chiarezza e distinzione
infatti co- stituiscono per lui le proprietà essenziali d'ogni vera conoscenza.
La conoscenza razionale ha per oggetto l’universale e il necessario, ed è,
quindi, capace di afferrare la natura vera, immutabile delle cose. Così la
metafisica diviene possibile: si può conoscere Dio (anzi la sua esistenza è
praticamente evidente: per riconoscerla basta l'argomento ontologico) e si può
provare l'immortalità dell'anima. L'uomo raggiunge la perfetta felicità facendo
trionfare la potenza della ragione sugli istinti e le passioni e dedicandosi
alla contempla- zione amorosa di Dio (amor intellectualis Dei, secondo la bella
e- spressione di Spinoza). Maggiori esponenti: Le tesi razionaliste di Cartesio
sono state riprese e sviluppate da MALEBRANCHE, SPINOZA (1632-1677), LEIBNIZ
(1646-1716) e in parte anche dagli illuministi e dagli idealisti. 17. Scuola
empirista Fondatore: FRANCESCO BACONE (1561-1626) Dottrine principali: Nel
secolo XVII il punto di partenza della riflessione filosofica non è più il
problema dell’essere, bensì quello del conoscere. Mentre, però, i filosofi
continentali (Cartesio, Spinoza e Leibniz) lo affron- tano a partire dal
modello delle scienze esatte (matematica e geome- tria) e questo li conduce ad
evolvere una concezione razionalistica della conoscenza e delia realtà, i
filosofi inglesi si trovano in una temperie culturale profondamente diversa:
nel loro paese fioriscono non tanto le scienze matematiche guanto quelle
sperimentali: la bo- tanica, la chimica, l'astronomia, la meccanica, ecc. ed è
perciò logico che la loro preoccupazione sia volta alla ricerca d'una teoria
della 253 conoscenza e di un metodo di ricerca che corrispondano alle esigenze
di tali scienze. Ora, le scienze sperimentali muovono dalla costata- zione di
eventi particolari, dall'esperienza di certi fatti concreti (non da idee
astratte, da principi universali); loro obiettivo è il supera- mento dei fatti,
con la scoperta di rapporti costanti, leggi stabili, così da rendere possibile
l’anticipazione di ulteriori esperienze. La problematica epistemologica della
filosofia inglese consiste essenzialmente in questo: com'è possibile, partendo
dall'esperienza sen- sitiva risalire a leggi universali? Senonché proprio la
tesi che tutta la conoscenza procede dall'esperienza (= empirismo) li induce a
con- cludere che anche le idee astratte e le leggi scientifiche conservano la
stessa incertezza, instabilità e particolarità della conoscenza sen- sitiva. La
mente umana non afferra niente di universale e necessario. In tal modo la
metafisica diviene impossibile: nulla si può sapere intorno alla esistenza e
natura di Dio, sulla origine prima e sull'ulti- mo fine della vita umana, sulla
essenza delle cose materiali. Nep- pure in campo morale si danno norme
assolute: buono o cattivo è ciò che viene approvato o disapprovato dalla
società. Maggiori esponenti: L'empirismo è la filosofia congeniale al popolo
inglese. Nel se- colo XVII l'hanno professato FRANCESCO Bacone {1561-1626),
HoBBES (1588-1679) e Locke (1632-1704); BERKELEY (1685- 1753) e HUME
(1711-1776); nel secolo XIX SPENCER (1820-1903) e MILL (1806-1873); nel secolo
XX RussELL (1872-1970), AYER (1910), RYLE (1900-1976) e molti altri. 18. Scuola
illuminista Fondatore: VOLTAIRE (1694-1778) Dottrine principali: L'illuminismo
più che una scuola o un sistema filosofico è un complesso movimento culturale,
tipico del secolo XVIII e caratterizzato da una sconfinata fiducia nella
ragione umana, ritenuta capa- ce di diradare le nebbie dell'ignoto e del
mistero, che limitano e oscurano lo spirito umano, e di rendere migliori e
felici gli uomini illuminandoli ed istruendoli. L’illuminismo è essenzialmente
un an- tropocentrismo, un atto di fede appassionato nella natura umana. È un
nuovo vangelo di progresso e di felicità. L'illuminismo predica un messianismo
nuovo, un'era nuova, in cui l’uomo vivendo in con- formità con la sua natura,
sarà perfettamente felice. I caratteri fon- damentali dell'illuminismo sono:
venerazione della scieriza, con la quale si spera di risolvere tutti i problemi
che affliggono l'umanità; empirismo: tutto ciò che sta al di là dell'esperienza
non mantiene alcun interesse e cessa di valere come problema; razionalismo:
scon- finata fiducia nella ragione, il cui potere è ritenuto illimitato; anti
254 con BECCARIA (1738-1794) e GIANNONE (1676-1748). 19. Scuola idealista
Fondatore: IMMANUEL KANT (1724-1804) Dottrine principali: Ii credo fondamentale
degli idealisti è l'affermazione del pri- mato assoluto delia funzione
conoscitiva rispetto a qualsiasi altra at- tività (estetica, economica,
tecnica, politica, religiosa, ecc.). Secondo ii loro punto di vista il
conoscere diviene un principio sussistente: la Coscienza, il Sapere, la
Ragione, lo Spirito Assoluto, l'Io puro. E, logicamente, il principio conoscitivo
non si attua come rappresen- tazione, bensì come creazione di oggetti.
Dall'attività dello Spirito traggono origine la natura, la storia e l'umanità.
Nel suo agire, lo Spirito non si propone altro fine al di fuori di quello di
realizzare pienamente se stesso acquistando una perfetta autocoscienza. L'i-
stanza dell’idealismo è già presente nel sistema kantiano, ma Kant la sviluppò
soltanto parzialmente, affermando gratuitamente l'’esi- stenza di un mondo
oggettivo, della cosa in sé, che esiste fuori di ogni esperienza {il noumer0).
Ma tale postulato era possibile a prezzo d'una grave contraddizione:
l'attribuzione del concetto di causa, il quale secondo i princisi kantiani di
per sé è applicabile solamente ai fenomeni, anche alla cosa in sé. Ai discepoli
di Kant (Fichte, Schel- ling e Hegel) riuscì facilmente il tentativo di
raggiungere l’idealismo assoluto: fu sufficiente liberare il criticismo
dall’applicazione inde- bita del principio di causalità, trascurare la cosa in
sé, e condurre alle ultime conseguenze il cuncetto kantiano dell'Io come
attività ordinatrice e unificatrice dell'esperienza esterna ed interna. Con
que- sta ultima operazione l'io da unificatore diviene creatore di tutta la
realtà; l’'autocoscienza diviene il principio assoluto di tutto il reale e di
tutto ciò che è; ogni limite al pensiero non può essere posto che dal pensiero,
e dal pensiero anche superato. In breve, l'io penso è 255 insieme il mondo e
Dio, il fenomeno e il nowmeno, il soggetto e l’og- getto. In tal modo ogni
differenza qualitativa tra Dio e la natura, tra l'Assoluto e la storia viene
cancellata. La natura, la storia, l'umanità non sono altro che i momenti
decisivi della manifestazione dell'As- soluto. Maggiori esponenti: L'idealismo
è stato professato, anzitutto, dai tre grandi discepoli di Kant: FIicHTE
(1762-1846), SCHELLING (1775-1854) e HEGEL (1770- 1831), i quali però lo
svilupparono in modo diverso, in forma etica il primo, estetica il secondo,
logico-storica il terzo. Alla fine del se- colo XIX e all'inizio del XX l’idealismo
ebbe validi esponenti in Fran- cia (con RavaIsson [1813-1900], BrunscHvICG
[1869-1944], HAMELIN [1856-1907]), in Inghilterra (con BrapLEY [1846-1924] e Mc
TAGGART [1866-1925]), in America (con Royce [1855-1916]) e in Italia (con Croce
[1866-1952] e GENTILE [1875-1944]). 20. Scuola volontarista Fondatore: ARTHUR
SCHOPENHAUER (1788-1860) Dottrine principali: L'esaltazione del potere della
ragione che con l'Illuminismo e l'Idealismo aveva toccato momenti di autentica
follia, dopo la morte di Hegel (1831) scatenò tutta una serie di vivaci
reazioni a favore della dimensione opposta dello spirito umano, la dimensione
affettiva della volontà, delle passioni, degli istinti. Un gruppo di filo-
sofi. di grande levatura contestò l’importanza che si ascriveva alla ragione e
la sua abilità a condurre l’uomo verso la completa realiz- zazione di se
stesso, ne evidenziò i limiti di fronte ai problemi più gravi e più profondi e
l'incapacità di fornire un orientamento sicuro per l'avvenire. Secondo il loro
punto di vista ciò che conta maggior- mente nell'uomo non è la ragione, la
speculazione, la logica, la me- tafisica, bensì la volontà, l'istinto, la fede.
C'è però chi (p. es.: Nietzsche) guarda alla dimensione volitiva dell'uomo con
eniusiasmo, fiducia, ottimismo e, quindi, professa un velontarismo fatto di
coraggio, potenza, azione, un volontarismo volto al superamento del- la
condizione attuale dell'umanità e allo sviluppo di un uomo supe- riore
(super-uomo). C'è invece chi (come Schopenhauer, Kierke- gaard) considera la
situazione dell'uomo in modo pessimistico: l’uo- mo è alienato e oppresso da un
male insanabile, governato da una volontà perversa, a cui con le sue forze non
riuscirà mai a sottrarsi né potrà mai guarire. Egli potrà uscire da questa
situazione in due modi: o sopprimendo la propria individualità (Schopenhauer)
op- pure affidandosi alla grazia di Dio (Kierkegaard). 256 Maggiori esponenti:
Oltre a Schopenhauer, KIERKEGAARD (1813-1855) e NIETZSCHE (1844 1900) che
abbiamo già ricordato e che sono i massimi esponenti del volontarismo; da
ricordare anche HERBART (1776-1841) e FREUD (1856-1939). 21. Scuola positivista
Fondatore: AUGUSTE COMTE (1798-1857) Dottrine principali: Nel secolo XIX gli
scienziati moltiplicavano le loro scoperte su aspetti della natura e dell'uomo
per i quali nei secoli precedenti la filosofia aveva cercato invano di fornire
spiegazioni valide. Tutto questo parve giustificare l’illazione che l'unica
vera filosofia fosse la scienza stessa. E questa è precisamente la tesi
centrale del positi- vismo, il quale è, pertanto, la logica conseguenza degli
insuccessi della metafisica da una parte e dei trionfi della scienza
dall'altra. Il positivismo si propone di rispondere alla istanza di estendere
il dominio dell’uomo sulla natura per mezzo della scienza, e, insieme,
all'esigenza di organizzare per mezzo della scienza lo stesso mondo umano; onde
può, sotto tale aspetto, considerarsi una prosecuzione o una riaffermazione dei
motivi illuministici contro le arbitrarie co- struzioni metafisiche e le
aprioristiche filosofie della natura fiorite nell'età romantica. Oltre che con
l'illuminismo, il positivismo è im- parentato anche con il materialismo:
entrambi vedono nella materia il principio supremo, la causa ultima di tutta la
realtà. Uno degli aspetti più originali ed interessanti del positivismo è la
preoccupa- zione umanistica. Da una parte esso si propone di liberare l’uomo da
tutte le alienazioni ideologiche a cui l'avevano precedentemente incatenato la
religione e la metafisica. Dall'altra vuole acquisire una cognizione esatta
dell’uomo come essere sociale, valendosi del metodo delle scienze sperimentali:
come le scienze sono idonee a for- mulare le leggi relative al dispiegarsi
della realtà naturale, così deb- bono essere idonee a formulare le leggi
relative al dispiegarsi del mondo sociale umano. Maggiori esponenti: Come
l’illuminismo anche il positivismo, il cui termine fu coniato da Saint-Simon e
poi adottato da Comte, è un movimento filoso- fico di portata europea, anzi, si
può dire, mondiale, avendo avuto sostenitori e seguaci in tutte le parti del
mondo. Però i suoi espo- nenti più illustri appartengono alla Francia
(SAINT-SIMmon [1760- 1825) e Comte [1798-1857], all'Inghilterra (DARWIN
[1809-1882], SPENCER [1820-1903], STuART MiLL [1806-1873]), alla Germania HaEc-
KEL [1834-1919]) e all'Italia (ArpIGÒ. Scuola materialista-marxista Fondatore:
KarL Marx (1818-1883) Dottrine principali: I fattori che maggiormente
concorsero alla formazione di una interpretazione materialistica della realtà
in Karl Marx furono tre: lo sviluppo della scienza, la dialettica hegeliana e
l’acuirsi dei pro- blemi economico-sociali. I trionfi riportati dalla scienza
durante il secolo XIX favorirono l'affermarsi del materialismo perché fecero
credere che l’unica spiegazione vera delle cose sia quella scientifica, non
quella religiosa o quella metafisica. Anche l’acuirsi dei problemi
economico-sociali con il progredire della civiltà industriale operò a favore
del materialismo, in quanto ben presto uomini politici, so- ciologi e filosofi
cominciarono a considerarli fondamentali, condizio- nanti rispetto a tutti gli
altri. Ma la spinta decisiva per il trionfo del materialismo la fornì Hegel
stesso con l'eliminazione della dico- tomia tra reale ed ideale, tra realtà
pensante e realtà estesa, tra spirito e materia, e con la risoluzione di tutta
la realtà nella storia. Facendo assurgere la storia a realtà assoluta, Hegel
spalancò la porta al materialismo perché, partendo da queste premesse, era fa-
cile trarre la conclusione che nello sviluppo storico pesano assai più i
fattori economici che le teorie filosofiche e religiose: i primi costituiscono
la struttura fondamentale, le seconde sono semplice- mente sovrastrutture. Il
principale artefice della « conversione » del- l'idealismo nel materialismo fu
Marx. Questi ha voluto dimostrare scientificamente che l’esistenza or-
ganizzata degli individui, ossia la società, è il risultato della organiz-
zazione dei mezzi di produzione e della loro distribuzione tra gli uomini; ha
fornito una acuta e chiara diagnosi della società mo- derna come società basata
sulla produzione e appropriazione pri- vata della ricchezza socialmente
prodotta, come società che spacca la comunità dei soggetti in classi
contrapposte, capitalisti e lavora- tori; da questa iniqua distribuzione della
ricchezza prodotta ne de- riva inevitabilmente la lotta di classe e che questa
a sua volta sfocerà nella rivoluzione dei proletari di tutto il mondo che
porterà alla fine del capitalismo e al trionfo del comunismo. Maggiori
esponenti: Il materialismo dialettico elaborato da Marx con la collaborazio- ne
di EncELS (1820-1895) fu ripreso e sviluppato « secondo la lettera » da LENIN
(1870-1924), STALIN (1879-1953) e Mao (1893-1976); secondo tendenze
revisionistiche da GRAMSCI, MARcUSE (1898- 1979), BLocH (1885-1977) e GARAUDY
(1913). 258 23. Scuola pragmatista Fondatori: JAMES (1842-1910) e PEIRCE
(1839-1914) Dottrine principali: Il pragmatismo è un indirizzo filosofico
tipicamente americano, sorto negli Stati Uniti alla fine del secolo scorso, ma
si inquadra in quella temperie culturale che, a cavallo del secolo, domina
l’Euro- pa: la reazione al positivismo e al materialismo positivista. Mentre in
Europa la reazione viene condotta sotto l’insegna dello spiri- tualismo, in
America percorre una via nuova ed originale, la via del successo pratico:
questo viene assunto come criterio generale nel determinare la bontà di una
conoscenza, di un sistema, di una norma di condotta. Il termine pragmatism fu
coniato da Ch. S. PEIRCE (intorno al 1872) per indicare che la funzione del
pensiero consiste precisamente nell’imporre una regola d'azione, un comportamento,
una « credenza » (belief); ne deriva che il concetto di un oggetto si
identifica con gli effetti pratici che se ne possono trarre. Le tesi del Peirce
sono state riprese ed efficacemente propagandate da W. James nel celebre saggio
Pragmatism (1907), dove il succo del nuovo indirizzo filosofico viene così
espresso: « Il metodo pragmatico con- siste nello studio delle varie dottrine
dal punto di vista delle con- seguenze pratiche. Quale differenza ci sarebbe,
in pratica, se fosse vera questa dottrina anziché quella? Se non si può
riscontrare nes- suna differenza pratica, allora le dottrine hanno in realtà la
stessa importanza e qualsiasi discussione è superflua. Quando una discus- sione
è seria, dovremmo essere capaci di mostrare le differenze pra- tiche che devono
derivare dal fatto che una alternativa è vera e l’altra no. Tutta la funzione
della filosofia è di accertare se l'accettazione di questo o quel sistema come
vero implica una differenza nei miei o nei tuoi riguardi in un momento
particolare della nostra vita ». Maggiori esponenti: Oltre a CH. S. PEIRCE e W.
JAMES, che ne sono i fondatori, il prag- matismo è stato professato con qualche
variazione da J. DEWEY(1859- 1952) e G.H. MEAD (1863-1931). Alle tesi del
pragmatismo hanno par- zialmente aderito anche pensatori europei, in
particolare J. ORTEGA Y GassET (1883-1955) e E. LE Roy (1870-1954). 24. Scuola
neopositivista Fondatore: WITTGENSTEIN (1889-1951) Dottrine principali: Il
neopositivismo è, essenzialmente, l'applicazione delle teorie classiche
dell’empirismo inglese all'analisi del linguaggio. Non a caso esso si è
sviluppato soprattutto nel mondo anglosassone (Inghil- 259 terra e Stati
Uniti), anche se i suoi inizi ebbero luogo a Vienna, dove un gruppo di
scienziati ebrei capeggiato da Wittgenstein e Schlick si propose di elaborare
un linguaggio scientifico rigoroso sottoposto a criteri infallibili di verità.
I motivi che hanno determinato la tra- sformazione dell’empirismo da teoria
della conoscenza in teoria del linguaggio sono due. Primo, il convincimento che
molte discussioni filosofiche siano dovute ad una insufficiente chiarezza e
precisione di linguaggio. Secondo, il desiderio di scoprire un linguaggio
univer- sale ed un criterio di significazione assoluto, validi per tutte le
disci- pline scientifiche e filosofiche. I canoni fondamentali del neopositi-
vismo, detto anche positivismo logico, sono i seguenti: a) i problemi filosofici
possono essere risolti solo con l’analisi del linguaggio; b) so- lo le
proposizioni sperimentali o fattuali, ossia le proposizioni che sono passibili
della verifica sperimentale, hanno senso; c) le proposi- zioni della metafisica
come pure quelle dell'estetica, della religione, della morale, ecc. non hanno
un contenuto, in quanto ogni contenuto proviene dali’esperienza e, perciò, sono
prive di senso. Su questi po- stulati si fonda la tesi centrale del
neopositivismo: quella della as- surdità (più esattamente, della
non-sensatezza) della metafisica, del- l'etica, dell'estetica e della
religione. Maggiori esponenti: Nella forma rigida che abbiamo esposto il
neopositivismo è stato sostenuto oltre che da Wittgenstein (il primo
Wittgenstein) e SCHLICK (1882-1936), anche da NEURATH (1882-1945), REICHENBACH
(1891-1953), CARNAP, RussELL (1872-1970) e Ayer (1910). Ma, allorché si
riconobbe l'insostenibilità del principio della verifica sperimen- tale come
criterio assoluto di significanza, la corrente neopositivista si trasformò in
corrente dell'analisi del linguaggio. Questa cessa di privilegiare il
linguaggio scientifico sopra tutti gli altri e adotta come linguaggio base il
linguaggio ordinario. Quanto al criterio di significanza molti sono disposti ad
accogliere quello proposto da K. PoPPER (1902), detto criterio di falsificabilità.
25. Scuola esistenzialista Fondatori: HEIDEGGER (1889-1976) e KIERKEGAARD
(1813-1855) Dottrine principali: La prima guerra mondiale mostrò la vacuità di
tutti i sistemi filosofici, dall'idealismo al volontarismo, dal positivismo al
materia- lismo, mettendo in scacco i valori da essi esaltati, e fece sentire
l’ur- genza d'un rinnovamento sostanziale della filosofia. Interprete di tale
istanza di rinnovamento e, allo stesso tempo, testimone della situazione di
angoscia in cui il flagello orrendo della guerra aveva sprofondato l'umanità è
l’esistenzialismo, un movimento di pensiero che — rifacendosi anche al pensiero
di Kierkegaard — concepisce 260 la speculazione filosofica come una minuta
analisi dell'esperienza umana quotidiana, in tutti i suoi aspeiti, teorici e
pratici, indivi- duali e sociali, istintivi ed intenzionali, ma soprattutto
degli aspetti ‘irrazionali della vita umana. I caratteri fondameniali
deil’esistenzia- lismo sono i seguenti: a) il metodo fenomenologico: questo
consiste essenzialmente in uno sforzo di chiarificagione della esperienza con-
dotto non alla luce di principi metafisici ma nell’ambito dell’espe- rienza
stessa mediante l'osservazione obiettivadella realtà così come essa si
manifesta;! b) il punto di parienza antropologico: la ri- flessione filosofica
comincia dall'uomo e si incentra sempre su di lui; c) il tentativo di integrare
le dimensioni dell'uomo comunemen- te considerate irrazionali, come gli
istinti, i sentimenti e ie passioni, in una visuale più comprensiva; d) la
subordinazione dell'essenza al- l'esistenza: l'uomo non è concepito come un
essere naturale com- pletamente configurato nella sua essenza sin dalla
nascita, ma come un individuo che, esistendo, crea la propria essenza mediante
l’uso della libertà; e) i criteri della condotta morale ron sono ricavati dal-
la natura e neppure da Dio bensì dalla storia e precisamente dalle possibilità
concrete che si presentano quotidianamente ad ognuno di noi. È autentica ossia
morale la vita di coiui che sa tradurre in atto le proprie possibilità, mentre
invece è inautentica la vita di chi le trascura. Maggiori esponenti:
L'esistenzialismo attuale ha avuto i suoi rappresentanti più iliu- stri in
Germania (con HFipEGcER e Jaspers [1883-1969]), dove tra l'ai- tro esercitò un
influsso decisivo sulla teologia, dando origine al mo- vimento denominato
teologia della crisi (BARTH [1886-1968], ILLICH [1886-1965], GocarTEN
[1887-1967], BuLTtMANnN [i884-1976]), e in Francia (con SARTRE [1905-1980],
CAMus [1913-1960], MarczL [1889- 1973], MERLEAU-PONTY [1908-1961] e LaveLLE
[1883-1951]); in Italia con ABBAGNANO. 26. Scuola personalista Fondatore: RENOUVIER
(1815-1903) Dottrine principali: Il personalismo è un importante movimento
filosofico contem- poraneo che ha avuto per culla la Francia (già alla fine del
secolo scorso), ma poi ha trovato molti seguaci sia negli altri paesi eu- ropei
come in alcuni paesi dell'America sia del Nord sia del Sud. Si caratterizza per
l’attenzione che rivolge alla persona. Contro tutti quei sistemi filosofici che
trascurano la persona o facendone un mo- mento dell’Assoluto (idealismo) o
della Storia (storicismo) o della Vita (vitalismo) o della Natura
(materialismo) o subordinandola alla 1 Vedere più avanti la Scuola
fenomenologica. 261 ori religiosi (cattolici, protestanti, ebrei). Ciò spiega
come il loro discorso sulla persona si apra necessariamente verso la Trascendenza:
Dio è il Tu supremo che chiama, interpella e porta a compimento la
progettualità umana tesa all'infinito. Maggiori esponenti: Tra i cattolici: RENOUVIER
(1815-1903), E. MOUNIER (1905- 1950), J. QuiLEes, R. GUARDINI (1885-1968); tra
i protestanti: P. Ri- COEUR (1913), E.S. BRIGHTMAN; tra gli ebrei M. BuUBER e
E. LÉvInAs (1906). 27. Scuola spiritualista Origine: È un vasto movimento di
pensiero che si sviluppa in Europa (in particolare in Francia, Italia e
Germania) negli ultimi decenni del- l'’Ottocento e nei primi del Novecento in
contrapposizione al positi- vismo, allo scientismo e al materialismo. 4
Dottrine principali: Lo spiritualismo accoglie nelle sue file pensatori di
svariate ten- denze che hanno in comune tra di loro tre cose: a) il rifiuto del
ma- terialismo positivista e scientista che aveva dominato la scena cul- turale
europea durante la seconda metà del secolo XIX; b) la riaf- 262 fermazione del
primato della dimensione spirituale su quella ma- teriale della realtà; c) la
critica della concezione positivista delle conoscenze che aveva identificato
scienza e ragione e, allo stesso tempo, assolutizzato i poteri della scienza.
Denunciando le assurde pretese scientiste del positivismo, gli spiritualisti
riaprono la porta alla riflessione metafisica. Questa però viene realizzata in
svariati modi: secondo il modo più interioristico ed antropologico di Agosti-
no, oppure secondo il modo più oggettivo ed ontologico di san Tom- maso, oppure
secondo il modo trascendentale di matrice kantiana, oppure secondo il modo
dialettico di ispirazione pascaliana, ecc. Così si è avuto lo sviluppo di uno
spiritualismo agostiniano (con Blondel, Lavelle, Sciacca, Lazzarini, Guzzo); di
uno spiritualismo neoscolastico o neotomistico (Gilson, Maritain, Masnovo,
Fabro, Bontadini); di uno spiritualismo neokantiano (Lotze, Rickert, Ca-
rabellese, Martinetti). Divisi nelle vie da percorrere gli spiritualisti si
trovano però uniti nel traguardo finale: la riaffermazione di Dio quale centro
spirituale dell'universo, principio primo del possente dinamismo insito
nell'uomo e nelle cose, valore supremo che assi- cura un solido fondamento a
tutti gli altri valori (morali, religiosi, sociali, personali) in particolare
al valore assoluto della persona. Maggiori esponenti: Tra i primi e principali
esponenti dello spiritualismo, oltre i nomi di cui abbiamo riferito sopra,
occorre ricordare F. RAVAISSON (1813-1900), CH. RENOUVIER (1815-1903), J.
LACHELIER (1832-1918), E. BouTRoux (1845-1921), che, in certo modo, possono
anche dirsi fon- datori di questo movimento. 28. Scuola di Francoforte Fondatore:
M. HoRKHEIMER (1895-1973), che è stato il principale ani- matore dell'indirizzo
di pensiero che ebbe nell'Institut fiir Sozial- forschung (Istituto per la
ricerca sociale) di Francoforte il suo cen- tro di irradiazione. Storia e
dottrine princi pali: L'Istituto, fondato nel 1924 e diretto da Karl Griinberg,
fu do- minato poi dalla personalità di Horkheimer, che fu chiamato a di-
rigerlo nel 1931. Horkheimer diede notevole impulso agli studi del- l’Istituto,
proponendosi di promuovere la elaborazione di una « teo- ria della società
esistente considerata come un tutto », avvalendosi di una ricerca
interdisciplinare che contava soprattutto sull’apporto oltre che della
filosofia, della psicanalisi, della antropologia, della sociologia. Nel 1932
nacque la rivista Zeitschrift fiir Sozialforschung (Rivista per la ricerca
sociale), come organo ufficiale dell'Istituto. Questo, nel 1933, a causa
dell'avvento del nazismo che ne aveva de- cretato la soppressione, fu
trasferito prima a Parigi e successiva- 263 movimento di pensiero che, nello
studio della realtà, assegna il primato alle strutture anziché ai contenuti.
Dello strutturalismo si danno due versioni principali, guella lingui- stica e
quella filosofica. Fondatore delia prima è F. De Saussure, della seconda C.
Lévi-Sirauss. Poiché la versione filosofica dipende stret- tamente da quella
linguistica, si può coglierne il significato soltanto tenendo presenti le tesi
basilari di quest'ultima, che sono le se- guenti: nello studio strutturalistico
di una lingua i isrmini non vanno trattati come entità indipendenti ma vanno
considerati nelle loro reciproche relazioni, cioè l’analisi deve basarsi sulle
relazioni fra i termini; la lingua va vista come un sistema, mostrande che ci
sono sistemi fonologici concreti e scoprendo le loro strutture; in- fine si
cerca di arrivare, sia con l’induzione sia con la deduzione, alla conoscenza di
leggi generali e a formulare relazioni necessarie. Dal campo della linguistica
Lévi-Strauss ha trasferito lo strutturalismo allo studio generalizzato
dell’uomo e della società, ritenendo di poter trattare i membri della società
alla stregua dei singoli termini di 264 logia, dalla macchina, e si vede sempre
più gravemente lesa nella sua libertà e nella sua autonomia. Ciò che è
accaduto, secondo ‘Foucauli, è la morte dell’uomo; e, in effetti, più che la «
morte di Dio », lo strutturalismo « annuncia la fine del suo uccisore [...]
l'assoluta dispersione dell’uomo ». Maggiori esponenti: I maggiori
rappresentanti dello strutturalismo sono: C. LÉvI- STRAUSS (1908) che
concepisce l'antropologia strutturale come inven- tario delle possibilità
inconsce da cui emergono le strutture proprie di una società; M. FoucauLT
(1926), studioso dell’epistema, ossia del- l’a priori storico di alcuni periodi
della civiltà occidentale. 30. Scuola fenomenologica Fondatore: EDMUND HussERL
(1859-1938) Dottrine principali: Come suggerisce il termine « fenomenologia » —
che è quello che dà il nome a questa scuola — lo studio dei fenomeni
costituisce l’obiettivo primo e principale della filosofia secondo Husserl e i
suoi seguaci. Senonché il loro concetto di fenomeno ha ben poco in co- mune con
il classico concetto kantiano, il quale rimanda necessaria- mente alla « cosa
in sé », il noumeno. Secondo Husser! il fenomeno è il dato immediato ed ultimo,
e la questione della cosa in sé non si pone neppure. Il fenomeno, si potrebbe
dire, è la cosa in sé, e in effetti per Husserl e per i suoi seguaci studiare i
fenomeni significa studiare la realtà quale essa si offre alla intelligenza al
fine di evi- denziarne i contenuti essenziali. Per quesio è essenziale l’epoché
(termine greco che significa « sospensione », « messa in parentesi »): vale a
dire la sospensione di qualsiasi conoscenza previa intorno ai fenomeno preso in
esame, compreso il presupposto deila coscienza naturale che al di là del mondo
conosciuto (mondo eidetico, dei significati) esista anche un mondo esterno. Il
metodo fenomenologico — di cui Husserl fu il geniale inven- tore — fu accolto
con entusiasmo e fu ampiamente utilizzato da 265 molti filosofi del sec. XX,
soprattutto dagli esistenzialisti, ma anche dai personalisti, dagli
psicanalisti, dagli analisti del linguaggio, da- gli antropologi, dai
sociologi, dai filosofi della religione, ecc., i quali, però si appropriarono
della teoria husserliana con una buona dose di libertà, depurandola quasi
sempre da quella venatura idea- listica che c'era in Husserl. Della
fenomenologia salvaguardarono i due canoni fondamentali: l'epoché (cioè
sospensione di ogni cono- scenza o precomprensione di ciò che costituisce
oggetto di studio) e intenzionalità (che è il riconoscimento del carattere
essenzialmente referenziale della coscienza e dei suoi contenuti), mentre
lasciarono cadere gli altri elementi che avevano condotto Husserl sui sentieri
dell'idealismo e del solipsismo. ; Maggiori esponenti: L'indirizzo
fenomenologico ha avuto un largo seguito, e l’uso del metodo fenomenologico ha
consentito a numerosi pensatori di conseguire importanti risultati: a SCHELER
(1874-1928) di esplorare il mondo dei valori; a HEIDEGGER (1889-1976) il mondo
dell’esistenza; a MERLEAU-PONTY (1908-1961) il mondo del corpo; a WITTGENSTEIN
(1889-1951) il mondo del linguaggio; a RICoEUR (1913) il mondo del simbolismo
religioso; a LÉvINAS (1906) il mondo dell'altro; a MARCEL (1889-1973) il mondo
della fede, della speranza e della carità; a SARTRE (1905-1980) il mondo della
libertà; a GADAMER (1900) il mon- do della storia. 31. Scuola epistemologica
Una vera e propria scuola! che porti questo nome non è mai esi- stita e non
esiste. Nella storia della filosofia invece si registra forte attenzione a
numerosi problemi della conoscenza come la natura, i fondamenti, i limiti e le
condizioni di validità del sapere scientifico nei vari campi delle scienze; ciò
è avvenuto soprattutto a partire da Cartesio e con maggior impegno nell'ultimo
secolo. Tale attenzione è il tratto comune di tutto il pensiero moderno ed è
ciò che lo di- stingue dal pensiero antico e medioevale. Mentre questo aveva un
orientamento marcatamente metafisico, il pensiero moderno ha pre- so un
orientamento marcatamente gnoseologico o epistemologico: la discussione
fondamentale e principale riguarda il conoscere e non più l'essere. Da questo
indirizzo generale e comune si distaccano sva- P ! Per avere una scuola non
basta un bel tema. La metafisica e l'etica, per esempio, sono temi bellissimi
eppure non esistono né una scuola metafisica né una scuola etica. Perché si dia
una scuola occorre anzitutto un maestro e poi un discreto numero di discepoli
che per qualche tempo ne abbiano ripreso il pensiero. Sui grandi temi (e questo
è anche il caso dell’epistemologia) sono state proposte, come è detto sopra,
svariate interpretazioni ed elaborazioni da parte di numerosi maestri insigni
che pertanto hanno dato luogo a molte scuole, non ad un'unica scuola. 266 riate
ramificazioni: la scuola razionalista (con Cartesio, Spinoza e Malebranche) nel
secolo XVII; la scuola empirista (con Locke, Berkeley e Hume); la scuola
illuminista (con Voltaire, Rousseau, Lessing) e la scuola criticista (con Kant)
nel secolo XVII; la scuola positivista (con Comte e Spencer) nel secolo XIX; la
scuola neopo- sitivista o neoempirista (con Carnap, Popper, Wittgenstein,
Russell, Ayer) nel secolo XX. I recenti sviluppi della riflessione epistemo-
logica (di Bachelard, Popper, Kuhn, Agazzi) ha fruttato un ridimen- sionamento
delle pretese della scienza e ha rimesso in luce questio- ni preliminari sulla
natura stessa del conoscere e del soggetto che svolge l’attività scientifica
che debordano i confini dell’epistemolo- gia e invadono il terreno della
metafisica. 32. | « Nuovi Filosofi » Non rappresentano una scuola nel senso
proprio del termine, ma rappresentano sicuramente una delle correnti‘ di
pensiero più indicative della crisi. della coscienza contemporanea. Giovani
intel- lettuali marxisti, ‘protagonisti del maggio 1968 in Francia, sono
diventati progressivamente assertori di una critica radicale alla complessità
teorica e pratica del marxismo nelle .sue formulazioni di principio e nelle sue
attuazioni storiche. Le ragioni di questa crisi profonda nei confronti del
marxismo sono state provocate soprattutto dalle tragiche vicende degli
intellet- tuali sovietici del dissenso e dalla pubblicazione di Arcipelago
Gulag (1978) di A. Solzenicyn. Maggiori esponenti: JAMBET (1949), Guy LARDREAU
(1947), JEAN-MARIE BENOIST (1942), JEAN PAUL Dottè (1939), MicHEL GUERIN
(1946), BERNARD- Henry LEvy (1949), ANDRÈ GLUCKSMANN (1937). Kk xk Abbiamo
presentato i sistemi principali delle filosofie occiden- tali. Il motivo di questo
è dato dal fatto che « soltanto gli occidentali, a partire dal popolo greco,
sono riusciti a mettere a punto gli stru- menti concettuali (la logica, la
dialettica, il puro ragionamento) che sono necessari per elevare la filosofia
dal livello elementare a quello scientifico. Infatti, anche nelle altre
culture, specialmente in quelle derivanti dalle grandi civiltà mediorientali ed
orientali, elementi fi- losofici appaiono in contesti di carattere
prevalentemente religioso e pertanto non possono essere definiti “filosofia” in
senso scientifico 267 vero e proprio ».! Altrettando non si puè dire delia
filosofia islamica, la quale approfondì e Sviluppo la filosofia scolastica
prima ancora che essa si sviluppasse in Europa. I massimi rappresentanti della
filo- sofia islamica sono AVICENNA, nato nell'Asia centrale nel 980 e morto nel
1037 duranie una campagna militare; AVERROÈ, nato a Cordova, in Spagna, nel
1126 e morto nel 1198. Anche nel mondo ebraico si di- stinsero, rel Medioevo,
due filosofi che hanno tentato di approfon- dire le più importanti verità della
fede, servendosi anche delia spe- culazione aristotelica e neoplatonica:
AVICEBRON, nato a Malaga, in Spagna, verso il 1820 e morto a Valencia fra il
1058 e il 1069; MAIMONIDE, nato a Cordova nel 1135 e morto a Il Cairo nel 1204.
Naturalmente, alla suddivisione delle Scuole illustrate nel pre- sente volume,
specie per quanto riguarda quelle degli ultirni se- coli, si possono fare delle
obiezioni. Non è possibile seguire un cri- terio rigido e uniforme. Molti
filosofi appaiono in più di una Scuola, sia per l'evoluzione del loro pensiero
che per i, multiformi contributi dati da numerosi filosofi a più di un
indirizzo filosofico. Per questo, è utile consultare la ZII Parte, che presenta
le schede dei maggiori filosofi, dall'antichità ad oggi. ! B. MONDIN, vol. I,
p. 9. 268 Parte terza: I PRINCIPALI FILOSOFI" Abbagnano Filosofo italiano,
nato a Salerno, fu allievo di Aliotta e docente in varie università.
Distaccatosi dall’idealismo, in Italia fu tra i pri- mi a cogliere e segnalare
l’importanza della nuova prospettiva esi- stenziale nello studio della realtà,
che proveniva dalla Germania e dalla Francia, propugnando, peraltro, una sorta
di esistenzialismo positivo, in contrapposizione a quello essenzialmente
negativo di Heidegger, Jaspers, Sartre. Successivamente, dopo il 1945,
approfon- dendo il pragmatismo e lo strumentalismo anglo-americano, divenne
assertore convinto di una concezione del mondo che, pur afferman- do la dignità
assoluta della persona e dei suoi diritti, allo stesso tempo riconosce
apertamente i limiti della ragione umana, la quale deve rifuggire ogni
tentazione di onniscienza ed onnipotenza e col- tivare la via del « limite ».
Opere principali: La struttura dell’esistenza; Introduzione all'esistenzialismo
(1942); Esistenzialismo positivo (1948); Storia della filosofia, in 3 voll.
(1946-1950); Possibilità e libertà (1956); Di- zionario di filosofia (1960).
Abelardo Pietro (1079-1142) Filosofo e teologo francese nato a Nantes, fu una
mente enciclo- pedica e un dialettico formidabile. Discepolo a ‘Parigi di
Roscellino (nominalista) e di Guglielmo di Champeaux (ultrarealista), ben pre-
sto prese posizione contro i suoi maestri, aprendo nuove strade sia in
filosofia (con la teoria del realismo moderato), sia in teologia (col metodo
dialettico del sic et non). Fu maestro prima di dialettica e successivamente di
teologia a Parigi (nella scuola di Notre Dame * In questa Parte terza vengono
presentate le schede dei filosofi delle grandi Scuole del periodo antico,
medioevale e moderno; un maggior sviluppo è riservato ai filosofi dell’epoca
contemporanea. Le date di nascita e morte di gran parte dei filosofi
dell'antichità, per mancanza di dati precisi, si devono ritenere approssimative.
269 e nel monastero di san Vittore) ottenendo grande successo tra la folla dei
suoi auditori. Ma incappò in due grossi infortuni: quello sentimentale a causa
del suo sventurato amore per la sua giovane allieva Eloisa che aveva sposato in
segreto e che gli costò l’evira- zione e la chiusura in convento a Chalons sur
Saòne fino alla morte; quello dottrinale che gli attirò la condanna dei concili
di Soissons (1121) e di Sens (1141). In teologia la tendenza di Abelardo è
razio- nalistica: mira a sottoporre all'analisi critica della ragione anche le
verità di fede. In filosofia hanno avuto vasta risonanza la sua so- luzione del
problema degli universali secondo la linea del realismo moderato, e la dottrina
della buona intenzione quale criterio unico della bontà di un'azione. Opere
principali: Dialectica; De unitate et trinitate divina (in cui tenta di
accostare le tre persone della Trinità alla triade neoplatonica Uno, Mente,
Anima); Nostrorum petitioni sociorum; Ethica seu liber scito teipsum;
Ingredientibus. A carattere teologico scrisse, tra l’al- tro: Introductio ad
theologiam, Theologia christiana. Adler Max (187 1937). . È annoverato” tra È
‘tapiscuola dell’è ‘austromarxismo », la nuova scuola nata ‘da’ una « Comunità
spirituale », frantumatasi, nel 1914, per le divergenze sorte in merito alla
valutazione del problema della partecipazione alla guerra, dei nazionalismi e
dei caratteri della rivo- luzione bolscevica. i Questione primaria
dell’austromarxismo è la fondazione dei va- lori del socialismo e la verifica
di quanta scienza sia presente nel marxismo o quanto meno derivabile da esso.
La sua riflessione è polarizzata su tre questioni fondamentali: a) il concetto
di pro- gresso; b) l'interrogativo circa l’interpretazione del materialismo; c)
il carattere metafisico e metodologico della dialettica. Opere principali:
l'opera nella quale Adler elabora le linee fonda- mentali della sua riflessione
è Problemi marxisti (1920); altre sue opere sono: La condizione dello Stato nel
marxismo; Democrazia e consigli operai; Socialismo e intellettuali. Adorno
Theodor Wiesegrund (1903-1969) Filosofo, sociologo e musicologo, nacque a
Francoforte, dove visse e lavorò sino all'avvento del nazismo, quando si
trasferì negli U.S.A. insieme ad Horkheimer, dal ’34 al '50. Tornato in
Germania, divenne condirettore dell'Istituto per le Ricerche Sociali, la famosa
Scuola di Francoforte, che era stata fondata nel 1924, e dal 1931 al 1933 venne
diretta da Horkheimer, di cui Adorno fu sempre il più sti‘etto collaboratore.
Insieme a questi curò la stesura delle due opere fondamentali: Dialettica
dell'Illuminismo e Lezioni di sociologia. Da marxista pienamente convinto,
quale fu sino agli anni ‘’40, divenne un critico preciso del pensiero di Marx,
sia come ideologia che come filosofia, impegnandosi, soprattutto negli ultimi
anni, ad 270 analizzare criticamente i miti del progresso ed il loro sviluppo
nelle società capitaliste avanzate. Nel contempo, come studioso della filosofia
della musica, di cui può dirsi fondatore, indicò nell'arte il mezzo per
riproporre in modo continuo la dimensione utopica per la risoluzione della
crisi culturale moderna. Opere principali: Dialettica dell'illuminismo (1944);
Lezioni di sociologia (1947); Personalità autoritaria; Minima moralia (1951);
Tre studi su Hegel (1963); Dialettica negativa (1966). Come musicologo è
notevole La filosofia della musica moderna (1949); In- troduzione alla
sociologia della musica (1962). Nel 1974 è uscita po- stuma ed incompleta la
sua Teoria estetica. Agostino di Ippona (354-430) Nato a Tagaste (nell'attuale
Algeria) da madre cristiana (la futura santa Monica), si dedicò a studi
letterari e filosofici e poi all’insegna- mento. Aderì in epoche diverse a
filosofie diverse. Passò a Roma e poi a Milano: qui, anche per l’incontro con
sant'Ambrogio, si con- vertì al cristianesimo e ricevette il battesimo. Tornato
in Africa, di- venne prete e poi vescovo di Ippona. Morì nel 430. Scrisse molte
opere su svariati argomenti di interesse filosofico e teologico. Sant'Agostino
è il massimo esponente della filosofia cristiana du- rante il periodo
patristico. Egli ha operato una sintesi armoniosa di cristianesimo e di
neoplatonismo. Egli dà alla sua filosofia una netta impostazione interioristica
(« la verità abita nell'uomo interiore ») ed è essenzialmente attraverso
l’interiorità umana che egli ascende a Dio. Nell'uomo, che è mutevole — osserva
Agostino —, vi è la verità, che è immutabile: in ultima analisi, Dio è la
Verità che si fa riconoscere nel cuore dell'uomo. Al problema se l'uomo possa
conoscere la verità Agostino rispon- de con una serrata critica dello
scetticismo, dimostrando che l'uomo conosce con certezza alcune verità. La
conoscenza delle verità eterne, che è il vertice della conoscenza intellettiva,
ha luogo attraverso la illuminazione divina. Il linguaggio ha funzione
strumentale: la pa- rola serve per comunicare le idee. Momento centrale della
sua riflessione è il tema della creazione del mondo messo in rapporto al
problema dell'eternità e del tempo. Il tempo per Agostino è una dimensione
propria dell'animo umano, è la durata di una natura finita che ha bisogno di
tappe successive e continue per realizzarsi. Il tempo è un presente che passa,
l'eternità, invece, è un presente che non passa. La mente è la misura del
tempo: 1) la memoria è il presente del passato; 2) l'intuizione è il presente
del presente; 3) l'attesa è il presente del futuro. Il mondo è stato creato da
Dio nella sua intierezza, sin dall'inizio, con tutte quelle virtualità, che si
sarebbero venute sviluppando nel- la storia (ragioni seminali). Inoltre,
nell'affrontare il problema del male, comune alla tradizio- 271 ne del
neoplatonismo, afferma che il male non deriva da Dio, ma dalle creature, in
quanto non è una realtà positiva, ma una privazio- ne della realtà. Contro il
manicheismo sostiene la libertà dell'uomo, contro il pelagianesimo il valore
della grazia. La centralità riservata da Agostino all'interiorità dell'uomo fa
sì che nel suo pensiero il problema dell'anima acquisti una particolare
incidenza. Per Agostino l’uomo è « un'anima ragionevole che si serve di un
corpo mortale terrestre ». Gli argomenti per dimostrare la spi- ritualità e
l'immortalità dell'anima sono: 1) o l’anima esplica la sua attività (volere,
pensare, dubitare, ecc.) senza il corpo e allora è spi- rituale, o ha sempre
bisogno «del corpo e allora è materiale. (C'è un caso in cui l'anima non ha
bisogno del corpo ed è quando conosce se stessa come sostanza che vive, ricorda
e vuole, ecc.; 2) la prova del- l'immortalità è di ispirazione platonica:
l’anima si trova in continua relazione con la verità; vi è pertanto un'intima
unione tra la mente che contempla la verità e la verità che è contemplata. Con
Agostino ha inoltre origine nel pensiero occidentale una vera e propria
teologia della storia, innestata su una nuova filosofia della storia, ben
diversa da quella del mondo classico. La storia non è più concepita come un
susseguirsi di cicli che si ripetono periodicamen- te, ma un cammino in linea
retta che sale dalla terra al cielo. Lo svolgersi della storia è la lotta tra
la città terrena e quella celeste. La storia è divisa in tre grandi periodi
(l'origine, il passato, il fu- ‘turo) rischiarati dalla luce della Rivelazione
cristiana. Infine, per Agostino, i rapporti fra la « città celeste » (o Chiesa)
e la « città terreno » (o mondo) sono chiariti ricorrendo alla dialettica dei
due amori: l’amore di Dio; l’amore di sé. Opere principali: Contra academicos;
De beata vita; De ordine; Soliloquia (quattro opere scritte tra il 386 e il
387); De immortalitate animae (387); De libero arbitrio (388); De vera
religione (390); Con- fessiones (13 libri scritti tra il 397 e il 401); De
Trinitate (15 libri scritti tra il 399 e il 419); De civitate Dei (22 libri
scritti tra il 413 e il 426). Alberto Magno (1205-1280) Filosofo e teologo
tedesco. Fece i suoi studi a Bologna e a Padova e nel 1223 entrò nell'ordine
domenicano. Insegnò teologia a Parigi e poi a Colonia, dove morì. A Parigi ebbe
come allievo Tommaso d'Aquino. Fu uno dei primi pensatori medievali a
valorizzare la filo- sofia e la scienza aristotelica, dichiarandola compatibile
con la fede cristiana; ne raccomandò l'assunzione da parte della Chiesa e diede
egli stesso l'esempio di ome si poteva utilizzare le dottrine scientifi- che e
metafisiche di Aristotele a vantaggio del cristianesimo. A tal fine cercò di
liberare il pensiero del filosofo greco dalle distorsioni che gli aveva
procurato l’interpretazione di Averroè. In tal modo egli spianò la strada al
discepolo Tommaso d'Aquino, che riuscì ad operare 272 quella grande sintesi del
pensiero aristotelico con la rivelazione cri- stiana, che costituisce una delle
massime conquiste del Medioevo. Opere principali: Commentari alle opere di
Aristotele; Tractatus de natura boni; Summa de creaturis; commento alle
Sentenze di Pietro Lombardo; Summa theologiae. Althusser Louis (1918) Filosofo
francese, nato ad Algeri e discepolo di Bachelard, ha insegnato a lungo all’«
École Normale Superieure » di Parigi sino a quando fu colpito da una malattia
mentale. Appartiene con Bloch e Garaudy al neomarxismo francese. Egli ritiene
che la dialettica hegeliana sia funzionale in ordine alla prassi marxiana,
leninista e maoista e pertanto vada o abbando- nata o ridefinita; asserisce,
inoltre, che in Marx è presente una « rottura epistemologica » tra la nozione
fondamentale di « modo di produzione » e l'umanesimo degli scritti giovanili.
Assume, pertanto, il metodo strutturale come chiave di lettura dei testi
marxiani con soluzioni opposte a Bloch e a Garaudy. Egli nega infatti che nelle
opere giovanili di Marx esista la prospettiva di un « umanesimo socialista »,
attribuendo al concetto di umanesimo una valenza ideologica e al concetto di
socialismo una valenza scien- tifica. Marx, secondo Althusser, si è impegnato
in un affrancamento dai pregiudizi filosofici e, anche se non ha eliminato
l'ideologia, ha creato le condizioni storiche per conoscerla, ponendosi così da
un punto di vista scientifico. L'approccio scientifico all'ideologia avreb- be
pertanto costituito il vero merito di Marx e del marxismo. Opere principali:
Per Marx (1965) e Leggere il « Capitale » (scritto con i suoi allievi nel
1965); Lenin e la filosofia (1969), Umanesimo e stalinismo (1973), Elementi di
autocritica (1974). Anassagora (500-428 a.C.) Originario di Clazomene, in Asia
Minore, introdusse la filosofia ad Atene. Fu filosofo e scienziato. Ad Atene
divenne maestro di Pe- ricle. Imprigionato a causa delle sue teorie
astronomiche, fu liberato per intercessione di Pericle e morì in esilio. Anche
per Anassagora, come per Democrito, l'essere è costituito da atomi
qualitativamente diversi, le « omeomerie ». La diversità dei corpi è data dal
prevalere di determinate omeomerie. Per primo Anassagora pone come causa del
divenire una Mente Suprema (Nous), principio ordinatore delle cose. Così egli
supera la spiega- zione naturalistica dell'universo ed apre orizzonti nuovi al
pensiero greco. Della sua opera Sulla natura rimangono 12 frammenti.
Anassimandro (610-546 a.C.) Matematico e astronomo di Mileto, oltre che
filosofo. Successe a Talete nella guida della Scuola ionica. Pone come
principio primo di tutte le cose qualcosa di indeterminato (àpeiron). Il suo
eterno 273 movimento determina nella materia, per separazione, i contrari.
L'àpeiron (infinito) di Anassimandro è un concetto nuovo e importan- tante
perché introduce elementi metafisici, che trascendono cioè le co- se « finite
». Della sua opera Della natura rimane un solo frammento. Anassimene (585-528
a.C.) Nacque a Mileto, come Talete e Anassimandro, di cui fu disce- polo.
Ripone il principio primo nell'aria, che è eterna e in continuo movimento,
rifiutando così il concetto dell’àpeiron del suo maestro Anassimandro. È
l’espressione più compiuta della filosofia ionica. Della sua opera Sulla natura
rimane un solo frammento. Anselmo d'Aosta (1033-1109) Nato ad Aosta entrò,
adolescente, nell'abbazia benedettina di Bec, in Normandia, nel 1086 ne divenne
abate. Una decina d'anni più tardi fu nominato vescovo di Canterbury in
Inghilterra. Anselmo è il massimo pensatore cristiano del secolo XI e dà
l’avvio alla rinascita del pensiero filosofico e teologico medioevale. Egli
studia, tra l'altro, due problemi di fondamentale importanza per la filosofia
cristiana: il problema dei rapporti tra fede e ragione che risolve secondo la
linea dell'armonia nella sottomissione della ragio- ne alla fede e il problema
della esistenza di Dio, che risolve con la celebre prova ontologica (movendo
cioè dal concetto che Dio è l’esse- re massimo che si possa concepire: id cuius
maius cogitari nequit). Opere principali: Monologion; Proslogion; Cur Deus
homo; De veritate; De grammatico. Ardigò Roberto (1828-1920) . Nato a
Casteldidone (Cremona), mentre compiva gli studi classici a Mantova si sentì
chiamato alla vocazione sacerdotale. Venne ordi- nato prete nel 1851 a Mantova,
dove fu nominato canonico della cattedrale nel 1863. Dopo un lungo periodo di
crisi, abbandonò il sacerdozio nel 1871. Nel 1881 fu chiamato alla cattedra di
storia del- la filosofia nella università di Padova. Ricoprì tale incarico per
quasi 30 anni. Morì suicida a Mantova dove si era ritirato. Ardigò fu il più
illustre rappresentante del positivismo in Italia. Rifacendosi a Spencer,
Ardigò insegna che tutta la realtà è una « for- mazione naturale » che va dal
sistema solare alle più elevate espres- sioni del pensiero umano; pertanto egli
considera la vita psichica quella che rivela nel modo più singolare la vita
stessa dell'universo. Secondo Ardigò la differenza tra l’uomo e l'animale è
soprattutto organica. Nell'uomo la più perfetta organizzazione del sistema rer-
voso e specialmente del cervello, consente uno sviluppo psichico più perfetto.
Tutta la realtà è omogenea; perciò non esiste l’inconosci- bile (Dio) ma
soltanto l'ignoto. Quindi non esiste trascendenza ma pura e assoluta immanenza,
per cui non si possono superare i confini della coscienza o del mondo umano.
274 Opere principali: La psicologia come scienza positiva {1870); La motale dei
positivisti (1879); Relatività della logica umana (1881); Il fatto psicologico
della percezione (1882); Sociologia (1886); La scienza dell'educazione (1893);
L'unità della coscienza (1898). Aristotele (384-322 a.C.) Nato a Stagira
(Tracia), visse ‘soprattutto ad Atene; fu discepolo di Platone e precettore di Alessandro
Magno; fondò ad Atene il « Li- ceo » o Scuola peripatetica (335). Insieme a
Platone, Aristotele è la figura dominante della storia della filosofia,
dall'antichità sino al- l'epoca moderna. Ha scritto su moltissimi argomenti:
sulle scienze, sulla logica, sulla filosofia. Mentre Platone preferisce il
dialogo, Aristotele usa il trattato filosofico come espressione del suo
pensiero. È il creatore della logica, cioè dello studio sistematico dei
concetti e dei loro rapporti. Nel campo del ragionamento propone due metodi: la
deduzione e.l’induzione. | ‘« Afistotele sostiene che la'scienza:è superiore
all'esperienza, per- tte la*scienza è conoscenza medi nte lepanse. Là
Metafisica è l’opera if cui i Aristotele : si occupa dei ‘principi. ‘primi
delle cose. La verità prima e fondamentale è il principio. di
non-contraddizione, principio noto, assoluto, indimostrabile. Quanto al
costitutivo essenziale delle cose, Aristotele rifiuta la teoria platonica delle
Idee perché essa, a suo avviso, non spiega né l'essenza delle cose, né il loro
divenire, né il loro rapporto con le Idee, né in che modo l’uomo le possa
conoscere. La spiegazione della realtà va ricercata nella realtà stessa,
costituita di sostanze e di ac- cidenti ed i cui elementi costitutivi sono la
materia e la forma. Materia e forma esistono soltanto insieme (« sinolo »):
alla sostanza la forma conferisce i caratteri specifici; la materia conferisce
le ca- ratteristiche individuali. Attraverso un'approfondita analisi del
divenire, Aristotele giunge alla scoperta delle nozioni di potenza e di atto. È
la « potenza » che rende possibile il divenire. Il divenire delle cose deriva
dal passaggio della potenza all'atto. Solo Dio è Atto puro, unico, eterno.
L'uomo, come tutti gli esseri, è costituito di materia e forma: la materia è il
corpo, la forma l’anima che ha tre funzioni: vegetativa, sensitiva e
intellettiva. La conoscenza umana ha come sua prima sorgente l’espe- rienza
sensitiva. Secondo Aristotele la felicità dell’uomo consiste nel- l'attività
della ragione mediante l'esercizio delle virtù dianoetiche o dell'intelletto e
le virtù morali. Per lui lo Stato ha origine naturale e non convenzionale; esso
deve facilitare la completa realizzazione delle capacità umane. Esistono tre
forme di costituzioni giuste (monarchia, aristocrazia, repubblica) e tre forme
ingiuste (tirannia, oligarchia, « democrazia ». L'estetica di Aristotele è una
filosofia dell’arte, cioè un'attività che mira a pro- 275 durre una cosa bella.
La funzione dell’arte è duplice: pedagogica e catartica (cioè di purificazione
teoretica delle passioni). Aristotele ha realizzato una grandiosa costruzione
filosofica i cui elementi fondamentali sono: efficace metodo di ricerca
(logica) e forma espositiva; analisi acuta degli elementi costitutivi del mondo
fisico; visione realistica del mondo e dell’uomo; concezione alta (per i tempi)
della trascendenza di Dio. Elementi caduchi sono invece: inadeguata analisi
della natura; mancato riconoscimento della causa efficiente del mondo; eternità
della materia; concezione di Dio come motore immobile; dualismo di fondo del
sistema. Opere principali: Metafisica (14 libri); Fisica (8 libri); Etica nico-
machea {10 libri); Politica (8 libri); De anima (3 libri); Poetica. (1 libro).
i Averroè (il suo nome arabo è Ibn Rushd) (1126-1198) Filosofo e scienziato
arabo spagnolo, nacque a Cordoba, e di quella città fu anche per vari anni gadì
(giudice). Genio polivalente operò in molti campi: teologia, diritto, medi-
cina, matematica, astronomia e filosofia. Ma egli è ricordato soprat- tutto
come commentatore di Aristotele, tanto che è chiamato « il commentatore » per
antonomasia: « Averrois che '1 gran commento feo », dice Dante nella Divina
Commedia. Averroè contribuì in modo determinante alla diffusione del pensiero
di Aristotele tra gli scola- stici cristiani. L'interpretazione letterale delle
opere di Aristotele operata da Averroè lo poneva spesso in contrasto con alcune
dottrine fondamentali del cristianesimo. Per questo fu criticata da Alberto
Magno e san Tommaso, i quali promossero una nuova interpreta- zione che si
armonizzava più facilmente con la loro fede. Di religione musulmana, Averroè
pone invece una netta separazione tra fede re- ligiosa e pensiero filosofico.
Opere principali: Commentari (grande, medio, piccolo) alle opere di Aristotele
(1169-1180); La distruzione della distruzione; Esposi- zione dei metodi di
dimostrazione relativi ai dogmi della religione. Avicenna (il suo nome arabo è
Ibn Sina) (980-1037) Filosofo e scienziato persiano, nacque a Bukara nell'Asia
centrale (Uzbekistan). Ragazzo prodigio acquistò una cultura enciclopedica. Si
affermò soprattutto come medico e come filosofo. A 17 anni era già un medico
famoso e durante il Medioevo, in Europa, egli godeva più fama come medico che
come filosofo. Per quanto concerne la filosofia, Avicenna è il massimo
rappresen- tante della filosofia araba. Su una base sostanzialmente
neoplatonica e utilizzando ampiamente le categorie metafisiche di Aristotele
(ma- teria-forma, atto-potenza, sostanza-accidenti, ecc.) egli creò una im- 276
ponente sintesi tra il pensiero religioso musulmano e il pensiero filo- sofico
greco. Opere principali: della sua prodigiosa produzione letteraria che venne
molto diffusa nell'Occidente cristiano, sono noti soprattutto: il breve Najat
(un compendio di metafisica); il voluminoso Chifa (conosciuto dai medioevali
sotto il titolo di Liber sufficientiae: un'o- pera che comprende trattati sulla
logica, la fisica, la matematica, la psicologia e la metafisica); il Canone
(una grande enciclopedia me- dica in cinque libri); Direttive e rilievi; Libro
di scienza. Bachelard Gaston (1884-1962) Epistemologo francese, nato a Bar sur
Aube, insegnante per molti anni alla Sorbona di Parigi; come rappresentante del
raziona- lismo scientifico è impegnato a chiarire il senso dell’opus rationale
che costituisce la scienza. Egli si oppone sia al positivismo che allo
spiritualismo. Nella sua gnoseologia Bachelard pone la coppia
esperienza-ragione alla base di tutta la conoscenza umana. L’elemen- to teorico
però svolge il ruolo direttivo. Il procedimento scientifico si configura come «
realizzante », cioè come realizzazione del razionale e del matematico. La
posizione filosofica di Bachelard potrebbe essere definita co- me un «
razionalismo applicato », in cui primeggia la direttrice che va dalla ragione
all'esperienza e che corrisponde alla supremazia della fisica-matematica. Come
Gadamer e Popper, anche Bachelard ritiene che l'osservazione scientifica si
realizza sempre muovendo da una teoria precedente e preparatrice e non
viceversa. Opere principali: I! valore intuitivo della relatività (1929); Il
nuo- vo spirito scientifico (1934); La formazione dello spirito scientifico
(1938); Il razionalismo applicato (1949); Il materialismo razionale (1953).
Bacone Francesco (Francis Bacon) (1561-1626) Nato a Londra da una famiglia
dell'alta borghesia, si diede alla carriera politica ottenendo onorificenze e
cariche importanti. Nel 1621 fu accusato e condannato per corruzione
nell'esercizio delle sue funzioni di lord cancelliere. La pena inflittagli gli
fu risparmiata per la protezione di cui godeva presso il re. Bacone elabora il
nuovo metodo induttivo: con gli esperimenti si deve raccogliere una sufficiente
informazione e poi, per mezzo della ragione, si devono elaborare ipotesi
generali che consentano di arri- vare a riconoscere la causa del fenomeno
studiato. Il fine della scienza è pratico, l'oggetto è la causa delle cose
naturali. Nella sua opera Novum Organon contrappone una nuova logica induttiva
a quella aristotelica, essenzialmente deduttiva. Nella 1? parte, pars
destruens, demolisce quegli ostacoli (idola tribus, specus, fori, theatri) che
possono impedire la ricerca scientifica; nella 2°, pars costruens, indica il
procedimento per arrivare ai risultati. 277 Bacone ha il grande merito di
essere stato il primo a porsi in maniera sistematica il problema del metodo
proprio delle scienze sperimentali, del loro oggetto e del loro fine. Pur non
avendo dato nessun contributo concreto al progresso di qualche scienza, il suo
apporto è fondamentale perché ha fatto progredire la scienza in quanto tale.
Opere principali: Discorso in elogio della conoscenza (1592); De sapientia
veterum (1609); Instauratio magna scientiarum (1609) (in sei parti, ma ne portò
a termine solo due: De dignitate et augmen- tis scientiarum e Novum Organon);
Saggi. Bergson Filosofo francese, nato a Parigi. Nel 1900 ottenne la cattedra
di filosofia al Collegio di Francia, dove le sue lezioni ebbero un gran-
dissimo successo. Nel 1927 ricevette il premio Nobel per la lettera- tura. La
sua influenza sui suoi contemporanei e sulle generazioni successive (tra cui è
da ricordare Maritain) fu notevole. È stato uno . dei niaggiori rappresentanti dello spiritualismo-
francese, in forte polemica ‘cori. il positivismo. e-lo scieritismo della fine
.del secolo XIX e gli inizi del XX: è stato la loro coscienza critica. Esercitò
una grande influenza anche sull'esistenzialismo francese, sul pragma- tismo e
sulla fenomenologia. Bergson ha elaborato una filosofia antimeccanicistica e
anti- materialistica imperniata su due tesi fondamentali: 1) la realtà è
durata; 2) la realtà è colta mediante l'intuizione. La realtà scaturisce da una
evoluzione creatrice colma di possenti energie, differente- mente impegnate
(torpore vegetativo, istinto, intelligenza) e orientate in due direzioni:
ascensionale {verso la vita), discendente (verso la materia). Oggetto della
filosofia è lo slancio vitale, che si manifesta nel continuo divenire degli
esseri: dalla materia allo spirito e dallo spi- rito alla materia.
L'applicazione alla morale della distinzione fra ragione e intuizione dà
origine rispettivamente alla morale « chiusa » e a quella « aperta ». La
medesima distinzione vale per la religione « statica » e la religione «
dinamica ». La pratica della religione di- namica è la vita mistica (il cui
vertice è il misticismo cristiano). At- traverso l’esperienza dei mistici,
Bergson arriva all'esistenza di Dio. La mistica, però, esige la « meccanica »;
come la meccanica esige la mistica. Opere principali: Materia e memoria (1896);
Il riso (1901); Intro- duzione alla metafisica (1903); L'evoluzione creatrice
(1907); L'intui- zione filosofica (1911); L'energia spirituale (1919); Le due
fonti della morale e della religione (1932); Il pensiero e il movimento (1934).
Berkeley Irlandese, fu professore al « Trinity College » di Dublino. Nel 1709
prese gli ordini sacri nella Chiesa anglicana. Viaggiò in Inghil- 278 terra,
Francia e Italia. Nel 1721 si recò in America per erigervi un seminario, ma
dovette rinunciare. Nel 1723 fu nominato vescovo. Berkeley, che era un'anima
profondamente religiosa, fu molto sensibile agli argomenti che i materialisti
portavano contro la re- ligione, per cui tutta la sua attività filosofica fu
rivolta alla difesa del teismo e all'affermazione del primato dello spirito
sulla materia. Sua tesi fondamentale è quella secondo cui l'essere delle cose
si risolve nell'essere pensato (tutte le qualità sono secondarie). La materia è
passività, lo spirito è attivo; ed è nella mente (umana o divina) che le idee esistono.
La propria esistenza è conosciuta im- mediatamente; la conoscenza degli altri
spiriti è mediata e indiretta; la conoscenza di Dio è mediata ed evidente.
Contro Locke sostiene che non esistono idee astratte e generali. La filosofia
studia le idee ed il linguaggio attraverso il quale Dio si manifesta (la
filosofia reli- giosa berkeleiana si ispira al neoplatonismo). ‘Solo la fede
rivelata, infine, è in grado di illuminare la vita e di avere effetti benefici
su- gli uomini. ù Opere principali: Commentari filosofici (1707-1708); Teoria
della visione (1709); Trattato sui principi della conoscenza umana (1710); tre
Dialoghi tra Hylas e Philonus (1713); De motu (1721). Bernstein Eduard
(1850-1932) Nato a Berlino e passato attraverso l’esperienza dell'esilio sviz-
zero, fu il massimo teorico del revisionismo socialdemocratico. Col- laboratore
di Marx ed Engels, fu particolarmente amico di quest'ul- timo e ne ottenne
l'affidamento delle opere postume. Nel 1919 iniziò una dura polemica contro il
leninismo e il sistema rivoluzionario russo. Bernstein, che rifiuta la
dittatura del proletariato sulle altre classi, affida al socialismo il compito
etico di favorire la collaborazione tra le classi, realizzando delle riforme in
seno alle stesse istituzioni borghesi al fine di realizzare l'integrazione dei
lavoratori nella strut- tura produttiva. Egli ritiene fallite le previsioni
fondamentali di Marx e vede come limite del marxismo il dualismo tra economia e
politica. Il revisionismo-riformista di Bernstein deriva dalla sua convinzio-
ne che la democrazia è un inizio e un fine al tempo stesso: soppres- sione del
dominio di classe e perseguimento di una società migliore, quale impegno
costante, senza fine, attraverso passaggi graduali e progressivi. Opere
principali: Per la storia e la teoria del socialismo (1901); Ferdinand Lassalle
(1914); I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia (1919).
Bloch Filosofo tedesco, tra i massimi esponenti del marxismo revisio- nista.
Nacque a Ludwigshafen. Durante la prima guerra mondiale si 279 ritirò in
Svizzera, mentre durante il dominio nazista si rifugiò negli Stati Uniti.
Terminata la seconda guerra mondiale si trasferì nel 1949 nella Germania
orientale, a Lipsia, occupando la cattedra di filosofia. Ma nel 1961, accusato
di revisionismo, abbandonò la Ger- mania orientale e si trasferì a.Tubinga per
ricoprirvi una cattedra di filosofia. Bloch ha operato una revisione profonda
del marxismo soprattutto in due punti: a) nell'abbandono del principio della
dia- lettica, ch'egli sostituisce con quello della ‘possibilità (del « non-
ancora »); b) nell’incentrare l’interpretazione della storia in una nuova
concezione dell'uomo, invece che nello studio dei fenomeni economici, come
aveva fatto Marx. Anima dell’antropologia blochia- na è la speranza e l'utopia;
a questa dimensione Bloch assegna un primato assoluto nei confronti di tutte le
altre: vita, volontà, amore, pensiero ecc. La religione è la sfera in cui
l’uomo proietta la sua brama di una esistenza riconciliata. Dio non è altro che
un tenta- tivo di dare un volto allo « spazio utopico ». La costruzione della
sua filosofia della speranza però è fragile e insostenibile. Opere principali:
Spirito dell'utopia (1918); Soggetto-oggetto. Commento a Hegel (1949); Il
principio speranza (1954-1959); Diritto naturale e dignità umana (1961);
Ateismo nel cristianesimo (1968); Il problema del materialismo: storia e
sostanza (1972). Blondel Maurice (1861-1949) Nato a Digione, collaborò con
l'organo del movimento moder- nista Annali di filosofia cristiana, fondato da
Laberthonnière. Quan- do, nel 1907, Ia Chiesa condannò il movimento modernista,
Blondel cessò la sua collaborazione alla rivista. Ispirandosi al metodo
volontaristito di Agostino e Pascal, cerca di dare un fondamento sicuro al
riconoscimento dell’esistenza di Dio, mediante la dialettica dell'azione.
Infatti agire è volere e volere è volere qualcosa: ciò che è proprio dell’agire
è il continuo risorgere in esso di uno squilibrio tra il potere e il volere,
tra la volontà voluta e la volontà volente. Ne deriva una insoddisfazione che
non si appaga fino a che la volontà voluta non abbia soddisfatto pienamente al
de- siderio infinito della volontà volente raggiungendo un oggetto ade- guato
al suo desiderio infinito, cioè Dio. Blondel vuole dimostrare che la natura
umana è aperta verso l'alto ed è predisposta, sia pure in modo passivo, ad
essere inserita in un ordine di realtà superiore alla sua natura, che è il solo
che possa realizzare completamente le tendenze dell'uomo. Opere principali:
L'azione. Saggio d'una critica della vita e d'una scienza della pratica (1893);
Storia e dogma{(1904); Il pensiero (1934); L'essere e gli esseri (1935); La
filosofia e lo spirito cristiano (1944- 1946). Boezio Severino (480-524)
Filosofo ed uomo politico, nacque a Roma dalla nobile famiglia 280 degli Anici.
Fu console e primo ministro del re ostrogoto Teodorico. Accusato di tradimento,
fu imprigionato, processato e giustiziato a Pavia. Nella sua opera più celebre,
De consolatione philosophiae, scritta in prigione mentre attendeva l'esecuzione
capitale, egli cerca di risolvere il problema eternamente dibattuto della
sofferenza degli innocenti, e dei problemi con esso connessi, quali la
provvidenza di Dio e la libertà umana, il tempo e l’eternità. Boezio è
considerato uno dei padri della Scolastica e questo per due motivi: per la
tradu- zione in lingua latina degli autori (Platone, Aristotele, Porfirio ecc.)
ai quali gli scolastici attingeranno molte loro dottrine; e per la de-
finizione di alcuni concetti fondamentali quali quello di persona, eternità,
felicità ecc. che saranno ripresi e costantemente adoperati dai filosofi
medioevali. Opere principali: l’attività letteraria di Boezio fu eccezionale.
Tradusse in latino e commentò molte opere di -Platone, Aristotele, dei
neoplatonici, degli scrittori di matematica, geometria, astronomia, musica del
periodo ellenistico. Scrisse inoltre piccoli trattati di filosofia (De
Trinitate; De hebdomadibus), di teologia (De fide catho- lica; Contra Eutichen
et Nestorium), di musica (De institutione musicae). Ma la sua opera più celebre
è il De consolatione philo- sophiae. Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274) Nato
a Bagnoregio (Viterbo), entrò nell'ordine francescano an- cora molto giovane.
Studiò teologia a Parigi e fu nominato maestro di teologia. Nel 1255, fu
esonerato dall'insegnamento, assieme a san Tommaso d'Aquino, per opera dei
maestri secolari dell'università di Parigi. Nel 1257 fu reintegrato
nell'insegnamento e poco dopo fu nominato ministro generale dell'ordine
francescano. Teologo, !filosofo e santo. È ricordato col titolo di doctor sera-
phicus. S. Bonaventura sottolinea con vigore la coesistenza di ragione e fede e
la subordinazione della prima alla seconda. L'oggetto della filosofia è
l’esemplarismo, cioè la proprietà che le cose hanno di essere immagine di Dio.
Egli considera assurda la dottrina di una creazione nel tempo; ritiene che la «
materia » (che non è concepita come qualcosa di corporeo) eniri nella
costituzione di tutti gli es- seri finiti. L'uomo, pur essendo una sola natura,
è costituito di corpo e di anima. La conoscenza umana si vale sia
dell’astrazione sia della il- luminazione. La volontà, nell'uomo, è più
importante dell’intelletto. L'esistenza di Dio è evidente. In ‘Lui ci sono tre
tipi di conoscenza: approvazione, visione, intelligenza. L'essenza divina è il
modello di tutte le cose. ‘In una delle sue opere più importanti, il trattato
mistico Itinera- rium mentis in Deum, afferma che il nostro processo di
ascensione 281 dalle cose sensibili verso Dio avviene per gradi: per conoscenza
dei vestigi della Trinità nel mondo sensibile, per conoscenza dell’im- magine
che abbiamo della Trinità nella nostra anima; per conoscenza diretta di Dio.
Opere principali: Commentario alle Sentenze (quattro volumi scritti fra il 1250
e il 1254); Quaestiones disputatae: De scientia Christi (1254), De mysterio
Trinitatis (1254), De perfectione evange- lica (1255); Breviloquium
(1254-1257); Reductio artium ad theolo- giam (1254-1255); Itinerarium mentis in
Deum (1259). Bontadini Gustavo (1903) ‘.. Filosofo italiano, nato a Milano,
professore di filosofia teoretica nelle università di Urbino e Pavia e poi all'Università
Cattolica di Milano. È da annoverarsi tra i rappresentanti più significativi ed
au- torevoli della neoscolastica italiana. Inizialmente seguace dell'ideali-
smo gentiliano, ben presto l’abbandonò per orientarsi decisamente verso una
visuale metafisica cristiana che assume come principio fondamentale la
creazione del divenire o « teorema della creazione ». Secondo Bontadini la
mediazione metafisica dell'esperienza è neces- saria per rimuovere quella
contraddizione che si presenta sul piano fenomenologico: la contraddizione
costituita dall’identità del posi- tivo e del negativo nel divenire. Opere
principali: Saggio di una metafisica dell'esperienza (1938); Studi di filosofia
moderna (1966); Metafisica e deellenizzazione; Conversazioni di metafisica
(1971). Boutroux Emile (1845-1921) Nato a Montrouge, studiò filosofia,
matematica e fisica. Si laureò alla Sorbona. Insegnò all'università di Nancy e
poi alla Sorbona. Boutroux fa una critica radicale al positivismo meccanicistico,
in nome della libertà della natura e dello spirito, e di una nuova concezione
della scienza. L'unica vera legge necessaria è quella del principio di identità
che è una legge del pensiero e non delle cose. La scienza della natura deve
accontentarsi di leggi contingenti. Le leggi del I gruppo (logiche,
matematiche, meccaniche, fisiche) si prestano meglio al calcolo matematico,
quelle del II gruppo ({biolo- giche, psicologiche, sociali) sono più vicine
alla realtà. Oltre lo spi- rito scientifico, vi è la « ragione » che si occupa
delle ragioni umane e divine. Opere principali: Sulla contingenza delle leggi
della natura (1874), L'idea della legge naturale nella scienza e filosofia
contemporanea (1895); La natura e lo spirito (1904-1905); Scienza e religione
nella filosofia contemporanea (1908). Bruno Giordano (1548-1600) Nato a Nola,
entrò nell'ordine domenicano e dopo essere stato accusato di eresia, lasciò
l'abito talare. Dopo aver peregrinato in 282 Svizzera, Francia, Inghilterra e
Germania, fu denunziato al tribunale dell’Inquisizione e, non volendo
ritrattare, fu arso sul rogo a Roma. Per Bruno la realtà è costituita da due
principi fondamentali: il principio attivo o anima del mondo, e quello passivo
o materia. Dio si identifica con l’anima del mondo che genera eternamente un
mondo infinito (panteismo). Dio non è conoscibile; lo spirito uma- no è spinto
dall’'eroico furore a tendere sempre più in alto e ad avvi- cinarsi a Dio,
disinteressandosi di ciò che prima lo teneva avvinto. Opere principali: De la
causa principio et uno (1584); De l’infi- nito universo et mondi (1584); La
cena delle ceneri (1584); Spaccio della bestia trionfante (1584); Eroici furori
(1585); De monade (1590). Buber Martin (1878-1965) Filosofo tedesco nato a
Vienna da famiglia israelita, ha insegnato etica ebraica a Francoforte e dal
1938 si è trasferito in Palestina; è il più importante rappresentante del
personalismo religioso ispi- rato dalla tradizione ebraico-hassidica. È morto a
Gerusalemme. Secondo Buber la persona è un essere in relazione, caratterizzato
dall'esperienza dialogica /o-Tu. Il dialogo con Dio è la garanzia della
comunione tra gli uomini. Buber contrappone il rapporto « Io-Tu » che è proprio
della relazione dialogica al rapporto « Io-Esso » che è quello dell’affermazione
individuale. L'individualità appare in quanto si distingue da altre
individualità. La persona appare in quanto entra in relazione con le altre
persone. La prima è il legame naturalizzato, la seconda è la forma spirituale
della indipendenza na- turale. Il rapporto « Io-Esso » è caratterizzato
dall'uso, dal possesso, dal dominio, dalla fatalità. Il rapporto « Io-Tu » è
caratterizzato dal dia- logo, dall'incontro, dalla dedizione, dall'amore, dalla
libertà, dal destino. Opere principali: La leggenda di Baal Shem {1908); la sua
opera fondamentale Jo e Tu; Gog e Magog (1941); I racconti dei chassidim
(1949); Sentieri in Utopia (1950); Immagini del bene e del male (1952). Butler
Joseph (1692-1752) Filosofo inglese, fu vescovo di Durham e cappellano della
casa reale. Aperto avversario e critico intelligente del deismò radicale e
dell'illuminismo antireligioso, Butler sostenne la complementa- rietà e
convergenza tra natura e rivelazione, evidenziando tutta una serie di analogie
che intercorre tra i due ordini. Ciò vale anche per l'ordine etico: in effetti la
coscienza, voce naturale di Dio nell'uomo, mentre gli rivela la sua miseria e i
suoi limiti, allo stesso tempo gli testimonia la sua vocazione soprannaturale.
Opere principali: Quindici sermoni sulla natura umana (1720); Analogia della
religione naturale e rivelata con la costituzione e il corso della natura
(1736). 283 Calvino, nome italianizzato di Jean Cauvin (1509-1564) Nato a
Noyon, in Francia, fu contemporaneo di Lutero e fu con lui il padre deila
Riforma protestante. Di famigiia borghese, rice- vette dapprima una formazione
umanistica a Parigi; poi per volontà del padre si dedicò agli studi giuridici
nelle università di Orleans e Bourges, conseguendo il dottorato in
giurisprudenza. Quando co- minciò a interessarsi della Riforma luterana si
rifugiò nel 1534 in Svizzera, prima a Basilea e poi a Ginevra, dove fomentò e
capeggiò la rivolta contro la Chiesa di Roma; fondò una nuova chiesa di cui
divenne il leader indiscusso, onnipotente e intollerante. La sua opera
principale è intitolata Institutiones religionis christianae. I punti chiave
del suo sistema sono i seguenti: sovranità assoluta ed esclusiva della Parola
di Dio, cioè della Scrittura; predestinazione di alcuni uomini alla salvezza e
di altri alla dannazione eterna. La vera Chiesa è quella dei predestinati alla
vita eterna e, in concreto, di coloro che aderiscono a Cristo con fede sincera;
tale adesione si manifesta esteriormente con i sacramenti del Battesimo e della
Cena e con le opere buone. Campanella Tommaso (1568-1639) Nacque a Stilo, in
Calabria. Domenicano, nel 1599 preparò una insurrezione della Calabria contro
la Spagna. Imprigionato, rimase in carcere per 27 anni. Liberato nel 1633, si
rifugiò poi a Parigi, dove morì, sotto la protezione del re Luigi XIII.
Campanella segue in parte la teoria di Telesio del sensismo e del naturalismo,
ma lo supera per la sua teoria della conoscenza innata di sé (sensus inditus)
che precede e condiziona ogni altra conoscenza. Nelle cose l’autocoscienza
diventa sensus abditus cioè nascosto per- ché le cose subiscono un forte influsso
dall'esterno. Nella Città del Sole Campanella formula il suo stato ideale, il
cui governo è teo- cratico, con perfetta fusione del potere politico e
religioso. Tenta di fondere il cristianesimo (religio addita) con la religione
naturale (religio indita) dettata dalla ragione. Opere principali: Philosophia
sensibus demonstrata (1591); La città del sole (1602); Philosophia rationalis
(1606-1614); Theologia (1613-1624); Philosophia realis (1619); Metaphisica
(1623). Carnap Rudolf (1891-1970) Filosofo tedesco, nato a Ronsdorf, tra i
massimi esponenti del positivismo logico. Dopo gli studi a Jena, si trasferì a
Vienna dove entrò a far parte del Wiener Kreis, ai cui lavori partecipò attiva-
mente fino al 1935 quando, con l’avvento del nazismo, fu costretto a
trasferirsi negli Stati Uniti, prima a ‘Chicago e poi a Los Angeles, sino alla
morte. Lucido e convinto asseriore delle tesi de] positivismo logico o
neopositivismo, Carnap afferma recisamente che compito della filosofia non è
quello di elaborare teorie e costruire sistemi, ben- sì quello di sviluppare un
metodo: il metodo dell'analisi logica o lin- 284 guistica e, con esso, vagliare
tutto quanto viene affermato nei vari campi del sapere. Tale metodo ha una
duplice funzione: togliere di mezzo le parole prive di significato e così pure
le pseudo-proposi- zioni; chiarire i concetti e le proposizioni aventi
significato, per dare in tal modo una fondazione logica alla scienza
sperimentale, e alla fisica in particolare. Per decidere del significato delle
propo- sizioni Carnap opta per il criterio della verifica sperimentale, per cui
« se una proposizione significa qualcosa, può significare soltanto un dato
empirico ». Con questo criterio di significazione ultraradi- cale egli elimina
tutti gli enunciati metafisici, etici, religiosi, estetici. Questi non possono
avere significato teoretico o conoscitivo, ma semplicemente emotivo,
soggettivo. Opere principali: La costruzione logica del mondo (1928); La sin-
tassi logica dei linguaggio (1934); Introduzione alla semantica (1942);
Formalizzazione della logica (1943); Fondamenti logici della proba- bilità
(1950). Carneade (219-129 a.C.) Filosofo greco nato a Cirene, è tra i maggiori
esponenti della Se- conda Nuova Accademia, di cui ebbe anche per qualche tempo
la direzione. Assertore di uno scetticismo moderato, ammette per l’uo- mo la
possibilità di conoscere ciò che è probabile, anche se non gli riconosce il
potere di raggiungere con certezza la verità. Per Car- neade il sapiente è
colui che, pur sapendo che la verità è irraggiun- gibile, non desiste dal
cercarla assiduamente. Nella vita pratica, sa- piente è colui che segue ciò che
gli sembra più vicino alla verità e al bene. Non ha lasciato nessuno scritto;
il suo pensiero ci è pervenuto attraverso le testimonianze trasmesse da
Cicerone e Sesto Empirico. Cartesio (René Descartes) (1596-1650) Nacque a La
Haye in Touraine. 'Studiò nel collegio dei gesuiti di La Flèche. Viaggiò in
Germania, Olanda, Italia, Francia. Cartesio, che fa assumere alla filosofia una
impostazione pretta- mente critica e gnoseologica, può essere considerato
l’iniziatore della filosofia moderna, sia per l'orientamento epistemologico
della sua filosofia, sia per il soggettivismo ed il razionalismo che sono
impli- citi nel suo filosofare. Ritiene che l'indagine ‘filosofica debba comin-
ciare con lo studio della mente umana per accertare la natura e la possibilità
della conoscenza. Primo scopo che si propone Cartesio è quello della ricerca di
un metodo adatto per la conquista del sapere. Scopre questo metodo prendendo in
considerazione quello matema- tico, secondo il criterio di chiarezza e
distinzione. Pone come prin- cipio fondamentale di tutta la conoscenza il «
cogito ergo sum », cioè la certezza del proprio pensiero e della propria
esistenza. In base ad esso ricostruisce tutto l'universo della metafisica clas-
sica: prova che l'essenza dell'uomo (composto di materia e spirito) consiste
nel pensiero (r2s cogitans); dimostra l'esistenza di Dio con la 285 prova
ontologica; afferma che il mondo è essenzialmente estensione (res extensa).
Opere principali: Discorso sul metodo (1637); Meditationes de pri- ma
philosophia (1641); Principia philosophiae (1644); Trattato sulle passioni
dell'anima (1649). Comte Auguste (1798-1857) Filosofo e sociologo francese,
nacque a Montpellier da genitori cattolici, ma perdette la fede quand'era
ancora molto giovane. Stu- diò all'École Polytecnique di Parigi. Per qualche
tempo fu discepolo e collaboratore di Saint-Simon, dal quale apprese
l'interesse per la sociologia e per la storia. Nel 1826 dette inizio a Parigi
ad un corso di lezioni di filosofia positiva; ma le precarie condizioni di
salute e le opposizioni ai suoi insegnamenti lo costrinsero prima a sospen-
derlo e poi ad interromperlo definitivamente. Nel 1845 ebbe un'altra grave
crisi nervosa e si unì a Clotilde de Vaux la quale morì nel 1846. Da questo
legame ricavò l'ispirazione per una religione mi- stica umanitaria. L'intento
primario della riflessione filosofica di Comte, che è con- siderato il
fondatore del positivismo, è duplice: a) elaborare una filosofia della storia
fondata non sul principio del divenire dialettico (come aveva fatto Hegel) ma
sul principio della evoluzione progres- siva dell'umanità; b) costruire una
teoria scientifica della società. Secondo Comte tutto l'universo procede dalla
materia per via di evoluzione. Anche l'uomo è un prodotto dell'evoluzione della
mate- ria. Quando l'evoluzione raggiunse lo stadio umano ebbe inizio la storia,
le cui fasi principali sono tre: religiosa, filosofica e scientifi- ca.
Attualmente l'umanità ha raggiunto la fase scientifica e si è quin- di lasciata
alle spalle la interpretazione religiosa e filosofica della realtà. Il
traguardo ultimo della ricerca scientifica è « giungere allo studio sistematico
della umanità, sola sua stazione finale ». Opere principali: Piano di lavori
scientifici necessari per riorga- nizzare la società; Sistema di politica
positiva (1824); Corso di filosofia positiva (opera in sei volumi scritta fra
il 1830 e il 1842); Calendario positivista (1849); Sistema di politica positiva
o trattato di sociologia che istituisce la religione dell'umanità (opera in
quattro volumi scritta fra il 1851 e il 1854); Catechismo positivista (1852).
Croce Benedetto (1866-1952) Filosofo e uomo politico, nacque a Pescasseroli
(L'Aquila). Nel 1903 iniziò la pubblicazione de La Critica. Nel 1920, durante
l’ultimo governo Giolitti, fu ministro dell'educazione. Quando Mussolini salì
al potere, si ritirò dalla politica. . Croce identifica la filosofia con la
storia (storicismo) per cui concepisce tutta la realtà come storia, cioè come
opera dello spirito. Il compito dello storico è quello di capire i fatti
storici; in senso as- soluto nella storia non c'è mai decadenza (storicismo
assoluto). Lo 286 spirito nella ricerca della sua piena autocoscienza, esercita
quattro attività: estetica, logica, economica ed etica. Le prime due sono attività
teoretiche, le ultime due pratiche. Le attività estetica ed eco- nomica hanno
per oggetto l’'individuale; le attività logica ed etica hanno per oggetto
l’universale. Il rapporto fra le varie attività è regolato dal principio del
nesso dei distinti che integra la dialettica hegeliana degli opposti, in quanto
i termini non si annullano come gli opposti ma armonizzano fra loro come
momenti dello spirito. Il rapporto fra i diversi gradi è chiamato « circolarità
dello spirito ». Delle quattro attività dello spirito quella che Croce ha
analizzato più acutamente è quella estetica. Definisce l’arte « intuizione
lirica del particolare », cioè l'immagine estetica è una sintesi di intuizione
e sentimento: il sentimento è l'elemento materiale, l'immagine è quello
formale. Il valore dell'arte, che è autonoma, non può essere né pratico, né
intellettualistico ma solo teoretico e conoscitivo. Opere principali: di
carattere filosofico: La storia ridotta sotto il concetto generale dell'arte
(1893); Materialismo storico ed economia marxista (1900); Estetica come scienza
dell'espressione e linguistica generale (1902); Logica come scienza del
concetto puro (1905); Filo- sofia della pratica (1909); La filosofia di Vico
(1911); Saggio sullo Hegel (1913); Etica e politica (1931); Il carattere della
filosofia mo- derna (1940); Filosofia e storiografia (1949); Indagini su Hegel
e schiarimenti filosofici (1952). Di carattere letterario: Ariosto, Sha-
kespeare e Corneille (1920); La poesia di Dante (1921); Poesia popo- lare e poesia
d'arte (1933); Poesia antica e moderna (1941). Cusano Nicolò (Nicola
Crypffs) Nacque a Cues (Germania), e fu
matematico e astronomo. Fu nominato cardinale e vescovo di Bressanone. Sî
propone la rinascita religiosa e concepisce il ritorno al platoni- smo (inteso
come sintesi del pensiero religioso dell'antichità) come condizione di tale
rinascita. Dalle teorie di Occam desume l’impossi- bilità di conoscere Dio per
via raziocinativa. Tuttavia afferma che possiamo avere l’intuizione di Dio;
quanto alla natura divina sostiene che è assolutamente inconoscibile (docta
ignorantia). Opere principali: De concordantia catholica (1433); De docta
ignorantia; De coniecturis (1441); Apologia doctae ignorantiae (1449); Idiota
(1450); De visione Dei (1453); De venatione sapientiae (1463); De apice
theoriae (1464). Darwin Charles Robert (1809-1882) Biologo e naturalista
inglese, nato a Shrewsbury e morto a Down. Dopo alcuni anni di studi di
medicina che aveva iniziato a Edim- burgo e di teologia a Cambridge, si dedicò
a quelli delle scienze naturali a Cambridge. Nel 1831 ebbe la possibilità di
imbarcarsi in qualità di naturalista sul brigantino Beagle al seguito di una
spedi- zione scientifica intorno al mondo. Il viaggio durò cinque anni e gli
287 consentì di raccogliere moltissimo materiale intorno alla flora e alla
fauna di vari continenti e sulle formazioni geologiche della terra. Dallo
studio di tale materiale, al suo rientro in patria, poté pubbli- care nel 1839
un diario col titolo Viaggio di un naturalista intorno al mondo e nel 1859 il
famosissimo Sull’origine della specie per selezione naturale. In questo scritto
Darwin getta le basi dell’evolu- zionismo scientifico. Secondo Darwin tutti gli
esseri viventi traggono origine da pochi esemplari per evoluzione, secondo
leggi ben precise, di cui le principali sono le seguenti: « Crescita (cioè
moltiplicazione degli esseri) con la riproduzione; ereditarietà, che è quasi
implicita nella riproduzione; variabilità in conseguenza dell’azione diretta e
indiretta delle condizioni di vita e dell'uso o disuso degli organi; un aumento
così grande da portare alla lotta per la vita e conseguen- temente alla
selezione naturale implicante la diversificazione di tipi e l'estinzione delle
forme meno sviluppate » (Origine della specie). La teoria darwiniana
dell'evoluzione ha esercitato un'influenza im- mensa in tutti i campi, ed anche
in quello filosofico, ed è diventata assieme alla psicanalisi di Freud e
all'analisi socio-politica di Marx uno dei tre pilastri portanti della cultura
occidentale dell'ultimo secolo. Da tempo, però, quello dell’evoluzione, alla
pari degli altri due pilastri, mostra crepe allarmanti. Democrito (460-360
a.C.) Nacque ad Abdera, in Tracia. È il vero fondatore della Scuola atomistica,
secondo cui l'essere è costituito da atomi, particelle indivisibili e
immutabili, immerse nel vuoto. Dal movimento degli atomi derivano tutte le
cose, secon- do un meccanico determinismo. È il primo filosofo che si occupa
dell'origine del linguaggio. Opere principali: Mikròs diàkosmos (Piccolo
ordinamento del mondo); Logikà (Canoni); Hypothékai (Consigli); Perì Ideon.
Dewey John (1859-1952) Filosofo e pedagogista americano, nato nel Vermont
(Stati Uniti), insegnò all’università di Chicago e poi alla « Columbia
University » di New York. Passò dall’idealismo ad un evoluzionismo
naturalistico influenzato dal pragmatismo e, nel 1896, diede vita alla «
scuola- laboratorio », fondata sull'attivismo pedagogico. Fondò un partito di
tendenza riformista e, nel 1937, denunciò i crimini dei processi staliniani. La
funzione della mente umana e quindi della conoscenza è di ricercare le vie più
sicure del progresso. Ne deriva che il pensiero ha per Dewey un carattere
essenzialmente strumentale. L'uomo è inteso non come parte del meccanismo
naturale, bensì come forza il cui agire possa modificare in meglio le
condizioni del mondo. L'agire dell'uomo deve tendere dunque alla
socializzazione, alla so- lidarietà, affinché si costituisca una società
veramente democratica, 288 capace di realizzare il dominio completo della
natura, sottometten- dola ai nostri fini. In campo pedagogico insiste
sull’attivismo nell’apprendimento e sul fine sociale dell'educazione che può
risolvere tutti i problemi sociali e realizzare la vera democrazia. ‘Opere
principali: Il mio credo pedagogico (1897); Scuola e società (1900); Studi
sulla teoria logica (1903); Etica (1908); Democrazia ed educazione (1916);
Ricostruzione filosofica (1920); Esperienza e na- tura (1925); Filosofia e
civiltà (1931); Logica, teoria dell'indagine (1938); Libertà e cultura (1939);
Il conoscente e il conosciuto (1949). Dilthey Filosofo e storico tedesco, nato
a Biebrich, in Renania, è stato un oppositore del positivismo ed il massimo
rappresentante dello sto- ricismo tedesco contemporaneo; studiò a Berlino e
insegnò a Ba- silea, Kiel, Breslavia e Berlino. Morì a Siusi, in Alto Adige.
Sulla scorta di Rickert, Dilthey sostiene che i fenomeni culturali o spirituali
possono essere colti solamente attraverso l’Erlebnis, cioè l'esperienza
vissuta. Dell'Erlebnis, Dilthey distingue tre aspetti inseparabili: 1) la vita
(momento della soggettività, dell'immediatezza, della singolarità); 2)
l’espressione e 3) l’intendimento (momento dell’universale e del-
l'oggettività). Le scienze dello spirito si «distinguono pertanto dalle scienze
«della natura sia per l'oggetto che per il metodo. Dilthey è inoltre
preoccupato di determinare i rapporti tra storia e (filosofia, che finisce per
identificare, poiché la vita è la realtà suprema e la storia (unica vera
filosofia) è l’espressione unica e ge- nuina della vita. I principi che
giustificano tale identificazione sono i seguenti: 1) l'uomo si conosce solo
attraverso la storia; 2) un'epoca è compren- sibile solo se se ne conoscono i
precedenti storici; 3) i sistemi filosofici riflettono la mentalità di un dato
popolo e di un dato periodo, perciò sono comprensibili solo se studiati
storicamente. Dilthéy distirigue tre sistemi filosofici fondamentali: a) il
mate- rialismo {primato della categoria di causa); b) l'idealismo oggettivo
(primato dell'idea di valore); c) l'idealismo soggettivo (primato dell'idea di
fine). Causa, valore e fine rappresentano diverse relazio- ni dell'uomo con il
mondo. Opere principali: Introduzione alle scienze dello spirito (1883); Idee
per una psicologia descrittiva e analitica (1894); La nascita del-
l'ermeneutica (1900); L'essenza della filosofia (1907); La costruzione del
mondo storico nelle scienze dello spirito (1910). Eckhart Johannes (1266-1327)
Domenicano della provincia tedesca, discepolo di Alberto Magno e contemporaneo
di Occam, Meister Eckhart fu per oltre un decen- nio provinciale dei domenicani
tedeschi. Accusato di eresia nel 1326 289 fu sottoposto a processo. Questo si
concluse due anni dopo la sua morte con la condanna di 26 proposizioni tratte
dalle sue opere. La visione filosofico-religiosa di Eckhart si caratterizza
come un misticismo di tipo idealistico. Fine ultimo dell'uomo è l'unione con
Dio. Questi è concepito come identità di pensiero ed essere, ma con la priorità
del pensiero sull'essere, anziché dell'essere sul pensiero come aveva insegnato
san Tommaso. Poiché l'essere di Dio si identifi- ca col conoscere, l'uomo
ascende a Lui man mano che si avvicina al- l'intellettualità. Nell'intelletto e
più precisamente nella contempla- zione si realizza l'unione e l'immersione
dell'anima in Dio. Opere principali: gli scritti di Eckhart comprendono oltre
ad un'opera sistematica di vaste proporzioni in lingua latina, intito- lata
Opus tripartitum, alcuni saggi in lingua tedesca, che gli hanno meritato il
titolo di « creatore della prosa tedesca »; Quaestiones de esse; Commento al
Parmenide di Platone. Empedocle (fine V sec. a.C.) Nato ad Agrigento, fu medico
ed ebbe la fama di mago. iLe dottrine principali della sua filosofia riguardano
la causa prima di tutte le cose che è riposta nei quattro elementi (terra, ac-
qua, fuoco e aria) assolutamente originali e immutabili e il mecca- nismo della
conoscenza che è spiegato mediante la teoria dell'ana- logia. Il divenire
consiste nell'unirsi e disunirsi dei 4 elementi ed è causato dalla lotta di due
forze primordiali: Amore e Odio. Opere principali: Sulla natura; Carmen
lustrale. Engels Friedrich (1820-1895) Filosofo tedesco nato a Barmen da una
famiglia facoltosa che aveva interessi nell'industria tessile inglese, conobbe
Marx a Parigi, in un viaggio nel 1844 e ne divenne intimo amico. Dopo i moti in
Germania del 1848 a cui partecipò, si trasferì in Inghilterra e nel 1869 si
stabili a Londra lavorando intensamente insieme a Karl Marx sul piano politico
e intellettuale. Dalla visione idealistica passò a quella materialistica, dopo
la lettura dell'opera L'essenza del cristianesimo di Feuerbach. In col-
laborazione con Marx scrisse il famoso Manifesto del partito comu- nista e La
sacra famiglia in cui si criticano le dottrine di Bauer e degli altri hegeliani
di sinistra. Operando in stretta collaborazione con Marx, dopo il 1844 non è
facile distinguere i tratti originali del suo pensiero. Comunque, si può
stabilire con sicurezza che per la sua competenza in campo
economico-commerciale e la conoscenza della situazione sociale inglese fu
Engels a fornire a Marx il taglio economico e sociale del suo materialismo. In
alcuni saggi Engels ha cercato di illustrare la diversità tra i materialismi
precedenti e quello professato da lui e da Marx. La differenza fondamentale sta
nel fatto ‘che, mentre i materialismi precedenti guardavano alla natura come un
insieme di realtà sta- 290 tiche, « il materialismo moderno vede nella storia
l'evoluzione stessa dell'umanità secondo un movimento, e il suo scopo è di
riconoscerne le leggi ». In altre parole, il nuovo materialismo di Engels e di
Marx non è più naturalistico ma storico e inoltre non è più statico ed im-
mobilistico, bensì evolutivo e dinamico. Opere principali: La situazione della
classe operaia inglese (1845); Origine della famiglia, della proprietà privata
e dello stato (1884); Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica
tedesca (1888). Dopo la morte dell'amico condusse a termine il secondo e terzo
vo- lume de // Capitale. Epicuro Filosofo greco, fondatore della scuola filosofica
che da lui prende il nome e che ebbe largo seguito durante il periodo
ellenistico. Nato a Samo da genitori ateniesi, Epicuro fu praticamente un
autodidatta. Nel 310 fondò una scuola a Mitilene; nel 306 si trasferì ad Atene
dove comprò una casa con un giardino (il famoso « giardino di Epicuro »), dove
fissò stabilmente la sua scuola e che lasciò in eredità ai suoi discepoli.
Intollerante e polemico verso gli altri filosofi, Epicuro fu verso i suoi
discepoli di somma affabilità e generosità, guadagnan- dosi una venerazione che
col tempo divenne vero e proprio culto. Scrisse molto, ma tutte le sue opere
andarono perdute tranne al- cune massime, tre lettere e il Testamento che sono
stati conservati da Diogene Laerzio nel libro X delle sue Vite. Alla conservazione,
alla diffusione e quindi alla fortuna dell’epicureismo contribuì mol- tissimo
Lucrezio col suo poema, De rerum natura, nel quale il poeta latino addita la
dottrina di Epicuro come farmaco supremo ai mali umani, dovuti a superstizioni
e a falsi timori. Davanti ai grandi problemi filosofici che angustiano la mente
umana, Epicuro assume una posizione di netto contrasto con lo stoicismo.
Epitteto (50-138) Era un liberto di Nerone, il quale lo emancipò. Andò alla
scuola del filosofo Musonio Rufo. Quando Domiziano, nel 92, cacciò dal-
l’Italia tutti i filosofi, si rifugiò nell'Epiro e lì fondò una sua scuola. È
il più celebre rappresentante dello stoicismo. Il suo pensiero filosofico è
contenuto nel Manuale e nei Discorsi. Più ancora che in Zenone e Crisippo (i
fondatori della scuola stoica) in Epitteto lo stoicismo diviene un sistema di
vita, una dottrina morale. Si tratta d'una morale molto rigida, che nulla
concede agli istinti e alle passioni, nulla agli onori, alla ricchezze e ai
piaceri, e punta tutto sulla interiorità, sull'amore per il prossimo e l'unione
col Logos. Questi, sotto l'influsso del cristianesimo, in Epitteto acquista le
caratteristiche del Dio persona, provvidente e paterna, dei cristiani. Secondo
Epitteto tutto quello che accade all'uomo, accade per volere del Logos, il
quale agisce sempre secondo ragione e mai arbitraria- 291 mente. Il Logos
esercita sull'uomo e su tutte le creature una perfetta provvidenza, senza
lasciare nulla all'arbitrio umano. L'uomo è libero in quanto si uniforma alle
leggi del Logos. Opere principali: Manuale; Discorsi. Eraclito (550-480 a.C.)
Nato ad Efeso, secondo la leggenda, fu uomo aristocratico ed eccentrico.
Avversò la democrazia nella sua città e si rifiutò di colla- borare alla
stesura della nuova costituzione. Sostiene che la realtà è in continuo divenire
(pànta rèi) e pone come principio di questo divenire il fuoco, ricollegandosi
agli Ionici. La forza che opera l'unificazione del molteplice è il Lògos. Opere
principali: unica opera di cui si abbia notizia è Perì phy- seos (Sulla natura
delle cose), che gli procurò la fama di pensatore enigmatico e oscuro.
Feuerbach Ludwig (1804-1872) Nacque a Landshut (Baviera). Studiò prima teologia
e poi filo- sofia. Frequentò, a Berlino, le lezioni di Hegel. Nel 1828 ottenne
la libera docenza all'università di Erlangen. Riprende le critiche a Hegel
sulla religione, proprie di Sturm e Bauer. Nega ogni valore al cristianesimo.
La filosofia religiosa di Feuerbach è pertanto uno studio dell'origine
dell'idea di Dio e dei suoi attributi. L'origine dell'idea di Dio ha il
carattere di ipostatiz- zazione: l'uomo proietta le qualità positive che ha in
sé in una per- sona divina e ne fa una realtà sussistente di fronte alla quale
si sente schiacciato come un nulla. All'adorazione degli enti divini bisogna
sostituire il culto dell'umanità. Per Feuerbach non è il pensiero che causa la
materia, ma la materia a svilupparsi in pensiero, quando tocca i vertici della
sua evoluzione. Opere principali: Pensieri sulla morte e l'immortalità (1830);
Per la critica della filosofia hegeliana (1839); Essenza del cristianesimo
(1841); Principi della filosofia dell'avvenire (1843); L'essenza della fede
secondo Lutero (1844); L'essenza della religione (1846); Lezioni sull'essenza
della religione (1851); Teogonia (1857). Fichte Johann Gottlieb (1762-1814)
Nacque a Ramenau in Sassonia, studiò all'università di Jena. Fu discepolo di
Kant. Nel 1807, durante l'invasione napoleonica della Prussia tenne presso
l'università di Berlino i famosi Discorsi alla nazione tedesca. Fichte fu il
primo ad avvertire le contraddizioni che minacciavano il criticismo di Kant e a
risolverle in direzione dell'idealismo. Ne- gando l’esistenza della cosa in sé
(noumeno), la realtà ha un unico fondamento che può essere solo di natura
spirituale, ossia il pen- siero. Il pensiero è l'Io puro. Ma alla funzione del
pensare non è292 sufhciente l'identità del pensiero con sé stesso: occorre un
soggetto pensante e un oggetio pensato. L'io puro origina quindi il soggetto
pensante o « io empirico » e l'oggetto pensato o « non io». Fra io puro, io
empirico e non-io esiste una netta distinzione. L'io puro ha una priorità
assoluta sull'io empirico e sul non io. Il fine ultimo del- l'io empirico sta
nel raggiungimento dell'io puro; per raggiungere tale traguardo deve rimuovere
tutti gli ostacoli frapposti dal non-io. L'uomo è in continuo progresso verso
il traguardo della perfetta coerenza con sé stesso. Nell'ultima fase del suo
filosofare Fichte offre una nuova consi- derazione dell’assoluto, che viene
concepito come un Dio sussistente e, a suo modo, trascendente. Opere
principali: Rivendicazione della libertà di pensiero; Contributi per
rettificare i giudizi del pubblico sulla rivoluzione fran- cese (1793-1794);
Fondamenti dell'intera dottrina della scienza (1794); Alcune lezioni sulla
missione del dotto (1794); Fondamenti del diritto naturale (1796-1797); Il
sistema della dottrina morale {1798); La mis- sione dell'uomo (1799);
Introduzione alla vita beata (1806); Discorsi alla nazione tedesca. Filone
Alessandrino Nato ad Alessandria d'Egitto da una nobile famiglia ebraica della
diaspora, fu rabbino di quella città, contemporaneo di Cristo e autore di
numerosi commenti alla Sacra Scrittura. Filone è considerato da tutti come
l’iniziatore di un nuovo modo di interpretare la Sacra Scrittura, il modo
allegorico (0 metodo alle- gorico). Ma da molti oggi è ritenuto anche fondatore
di un nuovo tipo di speculazione, chiamata filosofia religiosa. In effetti
Filone ha ela- borato un sistema in cui si saldano armonicamente le dottrine
fonda- mentali della fede biblica con le principali dottrine di Platone e degli
Stoici: dottrina delle Idee, del Logos, dell'immortalità dell'anima, della
contemplazione ecc. La filosofia religiosa iniziata da Filone esercitò grande
influsso sui padri della chiesa e anche sugli scola- stici che la continuarono
e perfezionarono. Opere principali: Commento allegorico sulle sante Leggi; Sul
de- calogo; Sulle leggi particolari; Sulia migrazione di Abramo; Sulla
provvidenza; Sull’eternità del mondo, Foucauli Michel (1926-1984) Filosofo e
saggista francese, nato a Poitiers, ha studiato al- l’« École Normale
Supérieure » di Parigi e poi in Germania, Polo- nia e Svezia. Di vasta
esperienza culturale (medicina, filosofia, psico- logia, storia), si è ben presto
affermato tra i massimi esponenti della rivoluzione culturale dell'ultimo
ventennio. È stato professore al « Centro Universitario Sperimentale » di
Vincennes e ha insegnato dal 1970 storia dei sistemi di pensiero al « Collège
de France ». Dallo studio della storia della medicina, Foucault è passato, par-
293 tendo da Heidegger, ad una indagine epistemologica delle strutture
fondamentali del conoscere che sono alla base dei vari momenti della storia
della moderna civiltà occidentale. Foucault svilupperà l'analisi
strutturalistica del linguaggio di de Saussure spostandola dal livello dei
fonemi a quello degli enunciati e concentrerà la sua attenzione sulle società
evolute moderne piut- tosto che su quelle primitive. Secondo Foucault ogni
cultura ha il suo « a priori storico », sot- tofondo comune a tutte le arti,
scienze e ideologie di un determinato periodo. In ordine al problema del
linguaggio Foucault distingue l’analisi della lingua dall'analisi degli
enunciati, così come distingue la storia del discorso dall'analisi del campo
discorsivo. Infine, sotto- linea come l’analisi enunciativa sia soprattutto
un'analisi storica, che si tiene fuori da ogni interpretazione. Opere
principali: Malattia mentale e psicologia (1954); Storia della follia (1961);
Nascita della clinica (1963); Parole e cose (1967); Archeologia del sapere
(1969); Sorvegliare e punire (1975); La vo- lontà di sapere (1976). Freud
Sigmund (1856-1939) Nato a Freiberg, in Moravia, da famiglia israelita, si
laureò in medicina all'università di Vienna nel 1881; nel 1885 conseguì la li-
bera docenza specializzandosi in neuropatologia e nel 1886 aprì un gabinetto
privato per lo studio delle malattie nervose. Nel 1938, con l'annessione
dell'Austria alla Germania di Hitler, fu costretto a emi- grare a Londra, dove
morì, l’anno dopo, all'età di 83 anni. Secondo Freud, che fu il fondatore della
psicanalisi, la nostra psiche è costituita da tre livelli (o topiche): un
livello profondo o inconscio che si chiama Es (0 Id), sede della pulsione
libidica e orien- tato alla soddisfazione del bisogno sessuale; il livello
dell'/o o della coscienza razionale; ed infine, il livello del Super-Io,
risultato dell’introiezione delle figure parentali e sede della legge morale.
Il costante conflitto tra Es e Super-Io spesso provoca uno stato patologico,
proprio delle diverse forme di nevrosi. La pulsione libidi- ca, che muove
l’attività sessuale dell'individuo, trova pertanto una possibilità di sfogo
nell'attività onirica, quando l'abbassamento tem- poraneo della soglia cosciente
lascia libero spazio all'Es, ai suoi de- sideri, alla sua conflittualità
repressa. Fondamentale per la cultura contemporanea come scoperta del dinamismo
psichico e come terapia, la psicanalisi che negli scritti freudiani dell'ultimo
periodo viene teorizzata come una weltan- schauung, ha finito per presentare i
suoi limiti, che sono stati evi- denziati in questi ultimi decenni da molti
studiosi. Opere principali: Le origini della psicanalisi (1887-1902); Studi
sull'isteria (1895); Psicopatologia della vita quotidiana (1901); Tre saggi
sulla teoria sessuale (1905); Totem e tabù; Introdu- 294 zione alla
psicoanalisi (1915-1917); Al di là del principio di piacere (1920); L'avvenire
di un'illusione (1927); Il disagio della civiltà(1929); L'uomo Mosé e la
religione monoteista (1934-1938). Galilei Galileo (1564-1642) Nato a Pisa, fu
matematico, fisico, astronomo. Nel 1589 ebbe l'insegnamento di matematica
all'università di Pisa e nel 1592 passò all'università di Padova. Nel 1609
inventò il cannocchiale. Nel 1616 la sua teoria eliocentrica venne condannata
dalla Chiesa. Processato una seconda volta, fu costretto, nel 1633, a rinnegare
le sue teorie scientifiche. Morì ad Arcetri, nell'isolamento obbligato e
colpito da cecità. È considerato il creatore della fisica moderna e il decisivo
promotore del metodo sperimentale, avviato da Bacone, nelle sue applicazioni
pratiche. Merito di Galileo è di aver provato la netta distinzione tra filo-
sofia, scienza e religione, mostrando che il loro oggetto specifico è di-
verso. Perciò lo studio scientifico dei fenomeni umani è libero. Per la scienza
diverso è anche il metodo, « induttivo-deduttivo ». Tipico di questo metodo è
l’uso della matematica. In sintonia con tale im- postazione vi è la riduzione
della realtà materiale ai soli aspetti quantitativi (ma in Galilei più che di
un meccanicismo filosofico si tratta di un meccanicismo metodologico e
scientifico). Opere principali: De motu (1589); Sidereus Nuncius (1610); Di-
scorso intorno alle cose che stanno în su l'acqua (1612); Il saggiatore (1623);
Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano (1632);
Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, attinenti
alla meccanica e i movimenti locali (1638). Galluppi Pasquale (1770-1846)
Filosofo italiano, nato a Tropea, studiò all'università di Napoli, dove insegnò
filosofia teoretica dal 1831 sino alla morte. La filosofia di Galluppi, che è
uno degli esponenti maggiori del realismo critico italiano, vuole essere
essenzialmente una risposta al kantismo che egli critica soprattutto per quanto
concerne la inconoscibilità del- l'io e della cosa in sé, e la apriorità delle
categorie. A proposito della inconoscibilità dell'io e della cosa in sé, egli
afferma che la coscienza testimonia immediatamente la conoscenza sia del primo
sia della seconda (il mondo) e che pertanto occorre ammetterli tutt'e due co-
me assolutamente certi. Assodato il carattere obiettivo del cono- scere,
Galluppi, contro Kant, mostra che anche l’esistenza di Dio risulta
dimostrabile. Opere principali: Saggio filosofico sulla critica della conoscenza
(6 voll. 1819-32); Elementi di filosofia (6 voll. 1820-27); Lettere filo-
sofiche (1827); Lezioni di logica e metafisica; Filo- sofia della volontà (4
voll. 1832-40); Considerazioni filosofiche sul- l'idealismo trascendentale e
sul razionalismo assoluto (1841). 295 Garaudy Roger (1913) Filosofo francese,
nato a Marsiglia, è un esponente prestigioso e originale del revisionismo
marxista; si iscrisse giovanissimo al Partito Comunista francese e alternò
l’attività sindacale all’insegna- mento della filosofia. Nel 1970 fu radiato
dal partito per il duro atteggiamento polemico assunto nei confronti
dell'U.R.S.S. per l'in- vasione della Cecoslovacchia. Caratteristica del
pensiero revisionista di Garaudy è il ripen- samento del problema del
socialismo nella società contemporanea e l'apertura al cristianesimo, presente
però anche nei suoi primi scritti, quando egli attribuiva alla chiesa cattolica
il merito di avere realiz- zato alcune fondamentali trasformazioni della
società, come l’aboli- zione della schiavitù e l'uguaglianza della donna e di
avere affermato il valere della persona, dell'amore, della libertà e della
trascendenza. Per Garaudy la « trascendenza » è un umanesimo prometeico e
faustiano che porta al superamento del limite; ed è convinto che solo
nell’organizzazione politico-sociale del comunismo esso possa trovare la sua
piena realizzazione. A seguito del rifiuto del modello sovietico, Garaudy
approda alla convinzione che il socialismo possa trovare la sua pienezza
aprendo un dialogo con il cristianesimo, al quale è accomunato dalla passione
per l'uomo, dall'impegno di trasformazione del mondo, dalla dimen- sione profetica.
Opere principali: La teoria materialista della conoscenza (1953); Karl Marx
(1965); Marxismo del XX secolo (1966); Lenin (1968); Tutta la verità (1970);
Riconquista della speranza (1971); L’alterna- tiva (1973); Parola di uomo
(1974). Gentile Giovanni (1875-1944) Nacque a Castelvetrano (Trapani) nel 1875.
Insegnò nelle uni- versità di Palermo, Pisa e Roma. Aderì al regime fascista e
nel 1922 fu nominato ministro della Pubblica Istruzione. Nel 1943 aderì alla
Repubblica Sociale e fu trucidato dai partigiani nel 1944 a Firenze. La
‘filosofia idealista di Gentile si chiama attualismo, in quanto l'assoluto è
concepito come atto puro. Le cose non sono altro che momenti di tale atto, sono
l'atto puro stesso in un momento del suo generarsi. Realmente c'è solo il
pensiero attuale che pone sé stesso (autoctisi). L'atto puro di Gentile, come
l'idea di Hegel, svolge la sua attività secondo un processo triadico, che ha
per momenti princi- pali l’arte, Ja religione e la filosofia. L'arte è il
momento soggettivo; la forma immediata dello spirito assoluto. La religione è
l'antitesi dell'arte, il momento oggettivo. La filosofia costituisce la sintesi
del momento soggettivo con l'oggettivo, riconoscendo l'assoluto nell'atto che
pone se stesso attraverso una dialettica eterna. Lo Stato è consi- derato
l'incarnazione suprema dello Spirito, volontà sovrana e as- soluta da cui
discende sia la morale che il diritto. La filosofia di Gen- 296 tile ha
occupato un posto centrale nello sviluppo del pensiero specu- lativo italiano nei
primi decenni del nostro secolo. Opere principali: Rosmini e Gioberti (1898);
Sommario di peda- gogia come scienza filosofica (1912); I problemi della
scolastica e il pensiero italiano (1913); Studi vichiani; Fondamenti della fi-
losofia del diritto (1916); Teoria generale dello spirito come atto puro
(1916); Sistema di logica come teoria del conoscere (1917-1922); Le origini
della filosofia contemporanea in Italia (quattro volumi, scritti fra il 1917 e
il 1923); I/ pensiero italiano nel Rinascimento (1920); Studi sul Rinascimento
(1923); Filosofia dell’arte (1931). Gilson Etienne (1884-1978) Filosofo e
storico francese, nato a Parigi, si è addottorato in lettere e filosofia alla
Sorbona; ha insegnato a Lilla, Strasburgo, Parigi. Trasferitosi in Canada, nel
1929 vi ha fondato l’« Institute of Medieval Studies » di Toronto che diresse
sino alla morte avvenuta nel 1978 a Cravant. Con Jacques Maritain, Gilson è
colui che ha maggiormente contribuito alla rinascita del tomismo nella prima
metà del sec. XX e della sua diffusione nel mondo nord-americano. AI] centro
della sua riflessione è il concetto di « filosofia cristiana » di cui Gilson
sostiene la legittimità, affermando che la filosofia cri- stiana non comprende
verità che appartengono essenzialmente al- l'ambito della fede e della
rivelazione, ma solo di fatto, storicamente. Oggetto specifico della filosofia
cristiana non è il « rivelato », ma il « rivelabile », cioè verità di per sé
accessibili alla ragione come l’unità di Dio, l'immortalità dell'anima, il senso
della storia, la per- sona, la libertà ecc. La filosofia cristiana è stata
elaborata dai Padri della Chiesa e dagli Scolastici, che hanno conferito
evidenza a verità attinte dalla Bibbia e alle quali i Greci non erano pervenuti
quali l'unicità di Dio, la creazione, la libertà, la persona, la storia, la
contingenza, la causalità delle creature e dell'uomo, la bontà della materia e
del corpo umano, la provvidenza, ecc. I filosofi cristiani hanno conferito a
queste verità una espressione razionale, filosofica, che gli storici non
cristiani hanno attribuito alla filosofia moderna. Per Gilson questa è una
falsificazione della storia, che ha dimostrato in modo preciso ne Lo spirito
della filosofia medioevale e in altre opere. Sul problema della conoscenza dell'essere,
Gilson dimostra che essa non si realizza mediante un’astrazione, ma mediante il
giudizio di esistenza, che è un atto di composizione che la mente compie tra un
soggetto e l’atto di esistere, attribuendoglielo. Opere principali: I/ tomismo
(1919); La filosofia nel Medioevo (1922); San Bonaventura; Sant'Agostino
(1929); Lo spirito del- la filosofia medioevale (1932); Duns Scoto (1952).
Delle sue opere a ca- rattere teoretico citiamo: Il realismo metodico (1934);
Dio e la filo- sofia (1941); Realismo tomista e critica della conoscenza
(1945); 297 L'essere e l'essenza (1948); L'essere e alcuni filosofi;
Introduzione alla filosofia cristiana (1960); Il filosofo e la teologia (1960).
Gioberti Nato a Torino, fu ordinato
prete nel 1825. Laureatosi in teologia, fu preso da una crisi di fede e si
orientò verso il panteismo. Par- tecipò a circoli rivoluzionari per cui fu
arrestato ed esiliato nel 1833. Si rifugiò in Belgio e in quel periodo si
riconciliò con la Chiesa. Passò gli ultimi anni della sua vita a Parigi, dedito
allo studio della filosofia, nella povertà e nella solitudine. Gioberti ha gli
stessi motivi ispiratori di Rosmini: si vale del- l’idea dell'essere ma
sostiene che per salvare l'oggettività dell'idea dell'essere bisogna darle
materialità, realtà. Cioè bisogna porre l'a priori non nell’idea dell'essere
ideale, ma in quella dell'essere reale, Dio (ontologismo). Dio crea il mondo e
opera intrinsecamente allo spirito umano, mentre a Dio il mondo ritorna grazie
al progresso umano (l'ente crea l'esistente, l'esistente ritorna all'ente).
Gioberti ha anche studiato la realizzazione di un piano per l’unità e
l’indipenden- za d'Italia. Opere principali: Teoria del sovrannaturale (1838);
Introduzione allo studio della filosofia (1840); Del bello (1841); Del primato
morale e civile degli italiani (1843); Del buono (1843); Del rinnovamento
civile d'Italia (1851). Giovanni Damasceno (675-750) ‘Dottore della Chiesa (di
lingua greca), santo. Nacque a Damasco e morì probabilmente a Gerusalemme.
Discendente da una nobile e ricca famiglia arabo-cristiana (suo padre era
ministro del tesoro presso la corte del Califfo) ebbe un'eccellente educazione
letteraria e filosofica. Consacrato prete da Giovanni V patriarca di
Gerusalemme si ritirò nel monastero di San Saba in Palestina e si dedicò
soprat- tutto all'insegnamento della sacra Scrittura e della teologia e si
adoperò sia con la parola sia con gli scritti per la difesa del culto delle
immagini sacre (opponendosi coraggiosamente all’iconoclastia). È stato per
lungo tempo uno dei pilastri della teologia della Chiesa cattolica orientale ed
anche oggi è un riferimento nel dialogo ecu- menico fra le varie confessioni
cristiane. Nella sua sintesi teologica vengono adoperati non pochi elementi
filosofici da lui appresi in parte dagli arabi e in parte dai Padri greci. C'è
in lui un influsso ari- stotelico nella concezione della logica e della
metafisica, e c'è anche un influsso platonico e neoplatonico derivato dallo
Pseudo-Dionigi. iLa sua opera maggiore è la Fonte della conoscenza che si
suddi- vide in tre parti riguardanti la filosofia (Capitoli filosofici), le
eresie (Libro delle eresie) e la fede (Sulla fede ortodossa). Glucksmann André
(1937) Laureato in filosofia, fu maoista e partecipò ai movimenti rivolu- 298
zionari del '68. Attualmente lavora al « Centro nazionale per la ri- cerca
scientifica ». Critico implacabile del sistema marxista, è im- pegnato in una
denuncia sistematica dei crimini sovietici. Nelle sue ultime opere denuncia il
carattere disumano del sistema marxista e accusa l’U.R.S.S. di essere una
potenza capitalistica, violenta e ter- roristica, di cui il Gulag è
l'espressione più terrificante. Tra le molte critiche che Glucksmann muove al
marxismo la più radicale è quella con cui gli contesta di essere un sistema
socialista. Opere principali: Il discorso della guerra (1967); La cuoca e il
mangiauomini (1977); I padroni del pensiero (1978); L'atto antitota- litario
(1983). Gramsci Uomo politico e pensatore italiano; nato ad Ales (Cagliari) si
tra- sferì successivamente a Torino, dove interruppe gli studi letterari per
dedicarsi alla vita politica. Nel 1921 con Bordiga e Tasca fondò a Livorno il
Partito Comunista Italiano, di cui divenne segretario nel 1924. Arrestato dai
fascisti e condannato a 20 anni di carcere, morì nel 1937 in una clinica, dopo
undici tormentati e dolorosi anni di prigionia. Il pensiero filosofico di
Gramsci si articola intorno al superamen- to del dilemma idealismo o marxismo;
alla fondazione della filosofia della prassi, in cui risalta il carattere
storicistico del conoscere e il suo carattere pratico; e infine alla dimensione
storica quale tratto qualificante della filosofia della prassi. Gramsci
recupera inoltre la conoscenza come creatività e non solo come rispecchiamento
della realtà. Riguardo al problema politico l'ideologia gramsciana si snoda
lungo le seguenti direttrici: 1) il potere va conquistato attraverso una guerra
di posizione che sottragga alla classe dirigente prima il consenso e poi il
dominio; 2) la rivoluzione non è violenta ma cultu- rale; nel progetto
rivoluzionario gramsciano il cristiano deve giun- gere ad abbandonare la sua
religione per accedere a forme più ri- spondenti al divenire storico; 3) ogni
nazione ha diritto di realizzare il proprio stato socialista conforme alla
propria storia, cultura e tradizioni; 4) il Partito comunista è il Nuovo
Principe: esso è la fonte di ogni potere, di ogni diritto, di ogni legge; la
sua attività è essenzialmente morale. Realizzatori della guerra di posizione e
successivamente del rap- porto tra il Nuovo :Principe e la base proletaria sono
« gli intellet- tuali organici », prima interpreti della rivoluzione culturale
e suc- cessivamente garanti del consenso ideologico. Gramsci appare sensibile
al problema religioso che considera la grande utopia delle classi subalterne.
Come la metafisica, essa è or- mai superata dal comunismo che ha pienamente
compiuto il processo di secolarizzazione del mondo moderno. Opere principali:
gli scritti di Gramsci sono distinti in due 299 periodi: a) Scritti giovanili
(1914-1918); L'Ordine Nuovo (1912-1920); Socialismo e fascismo (1921-1922); La
costruzione del Partito Comunista; b) Quaderni del carcere, scritti durante la
pri- gionia. Guardini Romano (1885-1968) Filosofo e teologo tedesco, di origine
italiana (nacque a Verona), conoscitore profondo della storia moderna, fu il
primo a coprire la cattedra di Weltanschauung cattolica all'università di
Berlino. Allon- tanato -dall'insegnamento dal nazismo, lo riprese dopo la
seconda guerra mondiale prima a Tubinga e poi a Monaco sino alla morte. In base
al concetto di opposizione polare Guardini afferma che ogni concetto
fondamentale è distinto da un aliro, ma al tempo stes- so lo presuppone e lo
implica, poiché nessun elemento pilò essere pensato senza il suo opposto. Il
mondo storico è concepito da Guardini come il concreto viven- te, ed è
essenzialmente mondo della cultura, mondo dell’uomo. Convinto della crisi
dell'età moderna, si impegna a riaffermare il principio cattolico della unità e
collaborazione tra fede e ragione, convalidata dalla tesi della polarità. In
base a tale tesi, Guardini ela- bora una serie di binomi capaci di descrivere
la struttura della real- tà: atto-struttura, immanenza-trascendenza,
unità-pluralità, affinità- distinzione, originalità-regola. Egli riscontra
inoltre la crisi del mondo moderno in tre settori principali: quello della
natura, quello del soggetto, quello della cul- tura. La natura viene percepita
come estraneità, il soggetto è pri- gioniero della massa e delle macchine, la
cultura ha perduto la sua credibilità per lo scacco storico delle sue
convinzioni. Guardini abbozza, pertanto, il progetto di una « nuova società » e
di una nuova cultura sulla base della riaffermazione del valore assoluto della
persona; del controllo della potenza; del coraggio del- la verità; della
libertà dello spirito. Opere principali di carattere filosofico: L'opposizione
polare (Sag- gio per una filosofia del concreto vivente) (1925); La fede nella
ri- flessione (1928); La morte di Socrate. Una interpretazione degli scrit- ti
di Platone: Eutifrone, Apologia, Critone, Fedone (1943); La fine del- l'epoca
moderna (1951); Religione e soprannatura. Habermas Filosofo e sociologo
tedesco, nato a Gummersbach; dopo essersi laureato a Francoforte, si è dedicato
a studi e ricerche nell’ambito dell'Istituto per le ricerche sociali di
Francoforte fondato da Horkheimer e di cui egli è il continuatore. Per
Habermas, compito di una scienza sociale filosoficamente fondata, è
l'elaborazione del nesso tra teoria e prassi che penetri i meccanismi della
comunicazione intersoggettiva, la sua struttura lin- guistica, i processi di
creazione del consenso e della legittimazione 300 per raggiungere una Verità
che è nel contempo illuminazione pra- tica e formazione di una volontà
collettiva. Opere principali: Storia e critica dell'opinione pubblica (1962);
Teoria e prassi (1963); Logica delle scienze sociali (1967); Conoscenza e
interesse (1968); Tecnica e scienza come ideologia (1968); La crisi della
razionalità nel capitalismo maturo (1973); Per la ricostruzione del
materialismo storico (1976). Hartmann Nicolai Filosofo tedesco, nato a Riga e
morto a Gottinga. Assertore della filosofia dei valori e vigoroso critico del
positivismo, aderì all'inizio della sua formazione culturale al criticismo e in
seguito alla feno- menologia di Husserl. La sua concezione ontologica dei
valori è caratterizzata da una sorta di ultrarealismo platonico: i valori non
hanno fondamento né nell'uomo né in Dio, ma in se stessi, sono sussisienti al
pari delle Idee di Platone e sono dotati di aseità. In nome dell'autonomia dei
valori Hartmann giunge perfino a negare l’esistenza di Dio, poiché la sua
esistenza sàrebbe incompa- tibile con la libertà dell'uomo. Opere principali:
Principi di una metafisica della conoscenza (1921); La filosofia dell'idealismo
tedesco (1923-1929); La costru- zione del mondo reale (1940); Filosofia della
natura (1950); Estetica (1953, postuma). Hegel Georg Wilhelm (1770-1831) Nacque
a Stoccarda e fece gli studi teologici nel seminario di Tubinga. Nel 1801 fu
nominato professore presso l'università di Jena, poi insegnò ad Heidelberg e
infine a Berlino dove ottenne gran- de successo. Morì di colera a 61 anni.
Hegel è uno dei protagonisti della filosofia contemporanea ed elaborò l’idealismo
logico e storico. Egli si inserisce nel recupero romantico del concreto e del
reale, ma per attuarlo radicalmente. Si impegna a coniugare la valorizzazione
della creatività del pensiero e della libertà con l'esigenza di fondare
razionalmente la realtà, in- tesa come costruzione logica del mondo; perviene
così all'esito fi- nale del processo storico culturale moderno: un umanesimo
asso- luto che sfocerà, dopo Hegel, in un ateismo assoluto (l’uomo è il fon-
damento immanente delle realtà). Scopo della filosofia hegeliana è, quindi, la
comprensione razio- nale del mondo e della storia, caratterizzati dalla
presenza del ne- gativo e dalla nostalgia dell'armonia perduta. La storia è
caratteriz- zata dalla scissione: essere-non essere; bene-male; infinito-finito;
Dio-mondo. La consapevolezza di queste realtà fa dell'uomo una « co- scienza
infelice », che tende a liberarsi della contraddizione. Per Hegel la realtà è
Idea (tutto ciò che è razionale è reale e tutto ciò che è reale è razionale).
Da questa affermazione deriva il nome 301 dato alla filosofia di Hegel di
idealismo logico. L'unico metodo ade- guato per lo studio di una realtà in
perpetuo divenire è quello della logica speculativa o dialettica. Esso è
costituito di tre momenti: tesi, antitesi e sintesi. La tesi è il momento
dell'essere in sé, l’antitesi è il momento dell'essere extra sé, la sintesi è
il momento del ricongiungimento delle due parti poste dalla tesi e dell'anti-
tesi in un unico tutto che annulla le imperfezioni dei momenti pre- cedenti mentre
ne conserva la positività. Lo studio della triade fondamentale riconduce alle
tre parti principali del sistema hege- liano: logica o studio dell'idea in sé,
filosofia della natura, filosofia dello spirito, forma in cui l'idea si attua
pienamente, ritornando in sé dall’alienazione della natura. Anche la vita dello
spirito si svolge dialetticamente in tre momenti: spirito soggettivo (o indi-
viduale), oggettivo (o sociale) e assoluto (che si attua nelle opere
artistiche, religiose, filosofiche). Per Hegel la religione è mito e la
teologia è mitologia. Egli sva- luta la Rivelazione e afferma l’esigenza di una
religione nazionale sul modello di quella della polis greca. In una fase
successiva Hegel com- pie un'autocorrezione, rivalutando la prospettiva storico-filosofica
del cristianesimo come espressione del «rapporto dialettico » tra
universale-particolare, pensiero-vita, infinito-finito. L'amore cristia- no si
presenta come il superamento di ogni dualismo. Supera in tal modo la «
dialettica servo-signore » del giudaismo e si presenta come sintesi Dio-mondo.
Hegel considera il suo pensiero come sintesi del pensiero occiden- tale da
Talete a Schelling. La sua critica si rivolge in particolare al- l'impostazione
kantiana della cosa in sé e alla scissione tra sfera teoretica e sfera pratica.
Per Hegel la storia è lo studio delle manifestazioni dello spirito oggettivo.
Essa è la manifestazione progressiva dell’assoluto; in es- sa tutto quanto
avviene ha un carattere razionale. Il male è solo un momento della dialettica
della ragione. Per manifestare se stesso nella storia, lo spirito si vale dello
Stato e della nazione: la storia si esprime nelle successive egemonie dei
popoli. Opere principali: Scritti teologici giovanili (Religione popolare e
cristianesimo; La vita di Gesù; La positività della religione cri- stiana; Lo
spirito del cristianesimo e il suo destino); Fenomenologia dello spirito
(1807); Scienza della logica; Enciclopedia delle scienze filosofiche in
compendio; Lineamenti di filosofia del diritto (1821). Infine quattro opere
postume: Filosofia della storia; Estetica; Filosofia della religione; Storia
della filosofia. Heidegger Martin (1889-1976) Nacque a Messkirch, in Germania.
Si avviò verso la carriera sa- cerdotale che poi interruppe. Fu discepolo di
Husserl. Nel 1928 ebbe la cattedra di filosofia all'università di Friburgo,
come successore del suo maestro Husserl. Durante il periodo nazista si ritirò
dall'insegnamento e lo riprese dopo la guerra. La prima speculazione di
Heidegger, che è il massimo esponente del movimento esistenzialista, ed uno dei
maggiori filosofi del nostro secolo, è diretta alla soluzione del problema
dell'essere. Porta di accesso all'essere è l’uomo. Nell'uomo vi sono alcuni
tratti fondamentali caratteristici del suo essere, o esistenzia- li:
essere-nel-mondo, esistenza (essere fuori di sé), temporalità. Tra i primi due
esistenziali, essere-nel-mondo e esistenza c'è aperto contrasto: l’uno incatena
l’uomo al passato, l’altro lo proietta verso il futuro. A seconda che l'uomo si
lasci guidare dal primo o dal secondo la sua vita sarà inautentica o autentica.
La prima è quella di assuefazione al mondo, la seconda è quella interiore che
conduce colui che vive in vista della morte. Secondo Heidegger la morte ap-
partiene alla struttura fondamentale dell'uomo, perché è solo nella morte che
l’uomo conquista la totalità della sua vita. L'uomo diventa consapevole della
sua soggezione alla morte nell’angoscia che è un'al- tra disposizione
fondamentale del suo essere. L'essere è ciò che fa presente l’ente e ciò che in
esso si manifesta: ma l'essere è indicibile. L'uomo è « il custode dell'essere
», ma non gli è dato sapere come avvenga il costituirsi dell'ente per mezzo
dell'essere. La manifesta- zione dell'essere si realizza attraverso il
linguaggio. Opere principali: Essere e tempo (1927); Kant e il problema della
metafisica (1929); Dell'essenza del fondamento (1929); La dot- trina platonica
della verità (1947); Introduzione alla metafisica (1953); Il principio di
ragion sufficiente; Nietzsche (1961); La tesi di Kant sull'essere (1963); Tempo
ed essere (1968); Il trattato di Schelling sull'essenza della libertà umana.
Herbart Johann Friedrich (1776-1841) Filosofo e pedagogista tedesco. Discepolo
di Fichte e Schiller si orientò nella linea di pensiero idealistica, che ben
presto criticò e superò elaborando la sua concezione filosofica di un
pluralismo rea- listico immobilistico, in cui riserva particolare attenzione ai
pro- blemi pedagogici. Esercitò l'insegnamento universitario a Gottinga e poi a
Kénigsberg, dove fondò un seminario di pedagogia e una scuola sperimentale.
Herbart sostiene che la filosofia è analisi critica dell'esperienza e
superamento delle sue coniraddizioni. L'esperienza ci dà una pluralità di
esseri mutevoli, mentre l'essere è sempre se stes- so, unico e immobile. Alla
base della sua concezione pedagogica vi è l’idea di istruzione educativa, tesa
a promuovere la plurilateralità, il complesso delle tendenze e delle attitudini
dell'’educando, senza al- terare le proporzioni e la forma dell’individualità,
senza indebolire la forza del carattere. Opere principali: Manuale di
psicologia; Pedagogia dedotta dal fine dell'educazione; Disegno di lezioni di
pedagogia; Metafisica ge- nerale secondo i principi della filosofia della
natura. 303 Herder Filosofo, teologo e letterato tedesco, nato a Mohrungen e
morto a Weimar. Studiò teologia a Kénigsberg, avendo come maestro Kant. Dopo
essere stato alcuni anni a Riga, in Lettonia, come predi- catore, andò in
Francia e di lì, per interessamento di Goethe, si tra- sferì come pastore di
corte a Weimar, dove rimase sino alla morte, salvo il periodo di viaggio in
Italia nel 1788-1789. Scrisse moltis- simo in vari campi e può essere ricordato
come uno dei testimoni maggiori di quella stagione della cultura tedesca che
costituisce il suo periodo aureo. In filosofia i campi che coltivò con maggiore
successo furono l'estetica, la storia, la linguistica. Nell’estetica af- ferma
la relatività della nozione di bellezza. Nella storia egli vede una rivelazione
divina: natura e storia, a suo parere lavorano secondo il disegno di Dio per
l'educazione dell'umanità. Infine, per quanto concerne la linguistica, Herder
considera il linguaggio come espres- sione spontanea della soggettività: essa
può essere intesa sia come prodotto della sensazione immediata, sia come opera
della « rifles- sione ». Il linguaggio è quindi un fattore nella costruzione
sintetica della coscienza, ed occupa un posto fondamentale sia nella costru-
zione sia nella espressione della cultura di un popolo. Opere principali:
Saggio sull'origine del linguaggio; Il conoscere e il sentire dell'anima umana;
Idee per la filosofia della storia del- l'umanità. Hobbes Thomas (1588-1679)
Nato in Inghilterra, conobbe Galilei e (Cartesio e ne subì gli influssi culturali.
Fece lunghi viaggi in Francia e in Italia. Hobbes apre la serie dei grandi
filosofi inglesi del XVII secolo, le cui principali caratteristiche sono
empirismo e politicità. Per Hobbes l’unica sostanza è la materia: ad essa si
riporta ogni essere come al puro e trascendentale principio del suo esistere.
La cono- scenza si basa esclusivamente sull'esperienza. È bene ciò che causa
piacere, male ciò che procura dolore. Nel Leviathan, apologia del-
l'assolutismo, sostiene che lo Stato nasce da un volontario assogget- tamento
degli uomini a un sovrano, in cui si accentrano tutti i di- ritti, per uscire
dallo stato di natura, in cui regna una lotta sel- vaggia tra gli altri uomini
(homo homini lupus). Opere principali: Elementi di legge naturale e politica
(1640); Obiezioni alle « Meditazioni » di Cartesio (1641); De cive (1642); Leviatano;
De corpore (1655); De homine (1658); Behemoth. Horkheimer Fondatore e animatore della « Scuola di
Francoforte », il cui cen- tro principale è l'« Istituto per le Ricerche
Sociali ». L'Istituto seguì Horkheimer quando questi emigrò a Parigi e, durante
la seconda guerra mondiale, a New York. Fece ritorno a Francoforte insieme 304
col suo fondatore nel 1950. Il nucleo della Scuola di Francoforte era
costituito oltre che da Horkheimer, da Adorno, Fromm e Marcuse. Per la sua
formazione filosofica Horkheimer si colloca lungo l'e- redità del marxismo
occidentale. Ma dal punto di vista politico la sua posizione era totalmente
eccentrica, in quanto non intendeva avere rapporto alcuno con le organizzazioni
di partito. Horkheimer e la sua scuola concentrarono le ricerche sulla società
e sulle sue istituzioni, sviluppando una teoria critica anziché un progetto
utopistico come avevano fatto Marx e Engels. La teoria critica si propone di
smascherare le ingiustizie, i mali, le deviazioni, le lacune che affliggono la società
in un determinato momento storico. Da Marx accetta le seguenti tesi: priorità
della prassi; priorità della società sull’individuo; negazione della
metafisica. In altri punti si discosta dal marxismo: socialismo e politica del
partito comunista non coincidono; la dialettica ha un dominio più vasto; la
religione merita un giudizio più favorevole. La società è un fenomeno storico e
dinamico. La società contem- poranea affonda le sue radici nell’illuminismo; ma
questo, nel com- battere il mito, prende esso stesso la forma di mito. La
ragione è arte- fice e vittima dei mali provocati dall’illuminismo
(manipolazione e dominio dell’uomo sull'uomo). L'ideale che Horkheimer assegna
alla società è la felicità di tutti gli individui in questo mondo, in una
concezione rigorosamente storicistica e immanentistica. Più tardi il filosofo
accoglierà un'apertura teologica, verso la nostalgia di una perfetta e
consumata giustizia. Opere principali: Autorità e famiglia (1936); Dialettica
dell'illu- minismo (1944); Eclisse della ragione (1947); Studi sul pregiudizio
(1950); Teoria critica (1968); La società di transizione (1972). Humboldt Karl
Wilhelm von (1767-1835) Filosofo, linguista, letterato tedesco, nato a Postdam
e morto a Tegel. Ebbe una educazione illuminista; si specializzò in giurispru-
denza a Francoforte e a Gottinga. Dopo una breve permanenza a Parigi nel
periodo della rivoluzione, si trasferì a Jena, dove divenne amico di Schiller e
Goethe. Dal 1802 al 1809 fu a Roma come rap- presentante del re di Frussia presso
il Papa. Rientrato a Berlino si occupò della strutturazione della nuova
università. ‘Il nome di Humboldt è legato soprattutto alle sue profonde ricer-
che nel campo della linguistica. Egli ha portato avanti le ricerche iniziate da
Herder e con lui è il maggior rappresentante della filo- sofia romantica
tedesca. Per lui il linguaggio è sintesi di dati ogget- tivi e di elementi
soggettivi (tesi ripresa da Kant, che però l'aveva applicata al fenomeno della
conoscenza); esso è, poi, parziale ri- flesso della totalità oggettiva nelle
lingue particolari. La lingua, per Humboldt, non è opera compiuta, bensì
attività: la sua definizione non può essere altro che genetica. Essa
costituisce un importante 305 documento di identificazione per quelli che sono
i tratti caratteri- stici di un popolo. Opere principali: Sull'origine delle
forme grammaticali e il loro influsso sulle idee; Sulla differenza della
struttura linguistica del- l'uomo e sulla sua influenza sullo sviluppo
spirituale del genere umano. Hume Nacque ad Edimburgo, in Scozia. Nel 1735, si
recò in Francia per continuare gli studi. Partecipò all'attività politica e fu
segre- tario dell'ambasciata in Olanda, Italia, Austria. Nel 1756 tornò in
Francia. Fu amico di Rousseau, con cui poi venne a rottura. Fu an- che
sottosegretario di stato. Hume è sostenitore di un empirismo radicale.
Principio fonda- mentale della sua filosofia è il principio di immanenza,
interpretato empiristicamente: l’unica fonte di conoscenza è l’esperienza e
l’og- getto dell'esperienza non è la cosa esterna ma la sua rappresenta- zione.
In base a questo principio le rappresentazioni o impressioni costituiscono il
dato ultimo della conoscenza umana. Hume trasfor- ma quindi l’empirismo in
fenomenismo. Critica il rapporto di cau- salità in quanto la relazione tra
causa ed effetto non è necessaria, ma nasce dall'esperienza. L'esistenza di Dio
non è dimostrabile. Dio rimane un'ipotesi e un atto di fede. La morale è
improntata a un utilitarismo altruista: è buono ciò che è utile e perciò approvato
dalla società; è cattivo ciò che è dannoso e perciò condannato dalla società.
Le passioni sono impressioni riflesse, connesse alle idee di sensazione. Le
principali sono: orgoglio-umiltà, amore-odio. La virtù è un'attività conforme a
quella particolare specie di passioni che causano piacere. Opere principali:
Trattato sulla natura umana (1739-1740); Saggi morali e politici (1741);
Ricerca sull’intelletto umano (1748); Ricer- ca sui principi della morale
(1751); Discorsi politici (1752); Quattro dissertazioni (1757); Dialoghi sulla
religione naturale (1779). Husserl Edmund (1859-1938) Nacque a Prossnitz, in
Germania. Laureatosi in scienze matema- tiche a Berlino, si trasferì per alcuni
anni a Vienna. Rientrato in Germania, insegnò filosofia all'università di
Gottinga e di Friburgo fino all'avvento del nazismo. È il fondatore della
Scuola fenomenologica. La fenomenologia studia l'oggetto quale si manifesta
nella sua effettiva realtà, assoluta- mente puro. Il metodo fenomenologico
consta di due momenti prin- cipali, negativo e positivo. Quello negativo,
chiamato da Husserl epoché o riduzione fenomenologica è quello in cui si isola
l’oggetto (fenomeno) da tutto ciò che non gli è proprio perché possa svelarsi
nella sua purezza. Il momento positivo è quello in cui lo sguardo del- 306
l'intelligenza si dirige verso la cosa stessa e si immerge in essa e lascia che
si manifesti. Mediante l'elaborazione del metodo fenomenologico, Husserl ha
offerto un apporto decisivo allo sviluppo dell’esistenzialismo, for- nendogli
un metodo di indagine che rispondeva perfettamente alla sua esigenza, quella di
effettuare un'analisi minuziosa dell’esperienza umana. Opere principali:
Filosofia dell’aritmetica (1891); Idee per una fenomenologia pura e una
filosofia fenomenologica (in tre volumi, di cui il primo nel 1913 e gli altri
due posiumi nel 1952); Logica for- male e trascendentale (1929). Molte opere
postume: Meditazioni car- tesiane (1950); La crisi delle scienze europee e la
fenomenologia tra- scendentale (1954); Mondo, io e tempo (1955); Filosofia
prima (1956); Psicologia fenomenologica (1962); Analisi delle sintesi passive.
James Nato a New York, fu per molti anni titolare delle cattedre di filosofia e
psicologia all'università di Harvard, dove fondò uno dei primi laboratori di
psicologia sperimentale. Rappresentante del pragma- tismo, James dette a questa
corrente di pensiero un carattere marca- tamente volontaristico. Nell'uomo la
facoltà principale non è la ragione ma la volontà; perciò una dottrina viene
accolta non perché la ragione la riconosce come vera, ma perché la volontà la
trova utile al conseguimento di un determinato obiettivo (pragmatismo). Il
mondo è costituito da un insieme di parti che non armonizzano perfettamente tra
loro. In questa concezione è evidente il pluralismo di James il quale difende
anche l’individualismo. Opere principali: Principi di psicologia (1890); La
volontà di cre- dere e altri saggi di filosofia popolare (1897); Le varietà
dell'esperien- za religiosa (1902); Pragmatismo (1907); Il significato della
verità (1909); Un universo pluralistico (1909); Alcuni problemi di filosofia
(1911, postumi); Saggi sull’empirismo radicale (1912, postumi). Jaspers
Scienziato, psicologo e filosofo tedesco, Jaspers fu uno dei massi- mi
esponenti dell’esistenzialismo. Nacque a Oldemburg in Germania. Insegnò per
molti anni filosofia nell'università di Heidelberg. Costret- to dal regime
nazionalsocialista ad abbandonare la cattedra, riprese l'insegnamento
universitario nel 1945. Nel 1947 si trasferì a Basi- lea dove insegnò e
risiedette sino alla morte. La sua filosofia ha come punto di partenza la
distinzione tra esserci (Dasein) ed esistenza (Existenz). L'esserci è la realtà
empi- rica, la vita naturale dell'uomo soggetia alle leggi del tempo e dello
spazio e esposta allo studio preciso delle scienze sperimentali. L'esi- stenza
è la capacità dell'uomo di superare costantemente la situa- zione, il suo
trovarsi sempre sistematicamente fuori di sé, oltre se 307 stesso. L'esistenza
autotrascendendosi non si dissolve nel nulla, ma si muove verso l'orizzonte
dell'essere, il quale mi circonda da tutte le parti: è l'’onnicomprensivo (das
Umgreifende). Senonché alla ra- gione umana resta impossibile determinare il
senso di tale orienta- mento. Questo può esser svelato soltanto dalla fede.
Opere principali: Psicopatologia generale; Psicologia delle visioni del mondo
(1919); Filosofia (1932); Ragione ed esistenza (1935); Nietzsche (1936);
Descartes e la filosofia (1937); Filosofia del- l'esistenza (1938); Il problema
della colpa (1946); Sulla verità (1948); La fede filosofica (1948);
Introduzione alla filosofia (1950); I grandi fi losofi (1957); Ragione e
libertà (1959); La fede filosofica di fronte alla rivelazione (1962). Jung Carl
Gustav (1875-1961) ‘Psichiatra svizzero, fondatore della psicologia analitica,
nato a Kesswil e morto a Kiisnacht. Conseguita la laurea in medicina, en- tra
nel 1900 in qualità di assistente nell'ospedale psichiatrico di Zurigo. Dopo
vari anni di ricerche giunge alla conclusione che per comprendere le
manifestazioni psicotiche occorre soprattutto tener conto della storia
individuale del malato. Nel 1907 pubblica la Psico- logia della demenza precoce
nella quale formula l'ipotesi dell'origine psichica della schizofrenia,
interpretando il comportamento e il linguaggio del malato come espressione di
fantasie inconsce che hanno sostituito completamente l’attività della
coscienza. Nel 1912 pubblica la Trasformazione e simboli della libido che segna
la defi- nitiva differenziazione del pensiero di Jung da quello di Freud, dif-
ferenziazione che riguarda tutti i punti fondamentali della psicana- lisi: il
concetto di inconscio, la libido, la funzione dei simboli, il metodo
terapeutico. Queste tesi, Jung le riprende e sviluppa ulterior- mente nelle
opere successive: Tipi psicologici; Energetica dell'anima; L'io e l'inconscio;
Psicologia e religione. In quest'ultima opera Jung, diversamente da Freud,
riconosce l'importanza della religione nella vita dell'individuo e della
società e vede in essa una profonda esi- genza della natura umana stessa:
questa ha bisogno e si serve della religione per dare espressione simbolica
alle sue ricchezze interiori. Ma a parere di Jung, « una dottrina intorno a Dio
nel senso di un'esistenza non psicologica non può essere sostenuta ». Kant
Immanuel (1724-1804) Nacque a Kénigsberg (Prussia). Studiò filosofia,
matematica e teologia all'università della sua città natale. Fu precettore
presso alcune famiglie patrizie. Nel 1755 ebbe la libera docenza e nel 1770
ottenne la nomina a professore ordinario di logica e metafisica all’uni-
versità di Kònigsberg. Nel 1794 il re di Prussia gli proibiva, con una lettera,
di insegnare le idee critiche nei confronti della religione. Kant si adeguò e
non tenne più corsi sulla filosofia della religione. Morì nella sua città
natale che non aveva mai abbandonato. 308 La filosofia di Kant non parte dal
presupposto che ci sia una realtà esteriore preordinata, ma che la realtà è
costruzione nostra, in quan- to soggetti intelligenti. L’atto conoscitivo è
sintesi a priori di due elementi: contenuto e forma; la forma è fornita dal
soggetto, il contenuto dalle cose. Vi sono tre gradi nel processo del pensiero:
ap- prensione, giudizio e raziocinio. Il contenuto del I grado è il com- plesso
dei dati sensoriali, la forma è l'ordinamento che ne facciamo nello spazio e nel
tempo. Il risultato che è una sintesi di carattere sensibile, o apprensione,
serve di contenuto del secondo grado di conoscenza, di cui la forma è
l'elaborazione secondo alcuni criteri intellettivi che Kant chiama categorie.
Ne derivano i giudizi o sintesi concettuali. Questi primi due gradi
dell'attività conoscitiva si inte- grano a vicenda. Nel raziocinio si hanno tre
idee regolatrici dell’atti- vità stessa: anima, mondo e Dio. Anche questa
attività è unificatrice, anzi è quella che tende alla sintesi suprema: ma
questa non è mai realizzabile obiettivamente. Pertanto la metafisica,
tradizionalmente intesa, non è possibile come scienza positiva. La reale
conoscenza u- mana è limitata all'esperienza sensibile. Per Kant i postulati
della vita morale sono tre: l’esistenza-di Dio, l'immortalità dell'anima, la
libertà. La prima formula del dovere morale o imperativo categorico è: Agisci
sempre ed esclusivamente per amore della legge, prescindendo da qualsiasi
risultato utile o dannoso. Nella terza opera fondamentale (Critica del
giudizio) Kant tratta dei giudizi fondati sul finalismo, che riconosciamo nella
nostra vita e nella natura e dei giudizi estetici, che sorgono spontanei dalla
ripercussione nel nostro spirito di tale riconoscimento. I meriti maggiori della
filosofia kantiana sono il tentativo di uscire dal ristagno del razionalismo e
dell'empirismo, il riconosci- mento della ragione pratica e del « sentimento ».
Inoltre è riuscito a dare espressione filosofica alla Weltanschauung del popolo
germanico, che è caratterizzata da una profonda coscienza del dovere e dal
culto per la legge e per la disciplina, dall'amore per la natura. Opere
principali: Storia universale della natura e teoria del cielo (1755);
Monadologia physica (1756); Studio sull'evidenza dei prin- cipi della teologia
naturale e della morale (1764); Osservazioni sul sentimento del bello e del
sublime (1764); Critica della ragion pura (1781); Prolegomeni ad ogni futura
metafisica che voglia presentarsi come scienza (1783); Primi principi metafisici
della scienza del- la natura; Critica della ragion pratica; Critica del giu-
dizio (1790); La religione nei limiti della semplice ragione (1793); La fine di
tutte le cose (1794); Metafisica dei costumi (1797). Kautsky Karl (1854-1939)
Filosofo e uomo politico tedesco, nato a Praga e morto ad Amsterdam, compì i
suoi studi a Vienna. Conobbe personalmente Marx e dopo avere diretto nel 1883
Neue Zeit (Tempo Nuovo), la ri- vista teorica della socialdemocrazia tedesca,
redasse il Programma 309 di Erfurt (1891) e il suo commento al Programma del
Partito social. democratico costituì la formulazione di piena ortodossia per
gli aderenti alla Seconda Internazionale in contrasto con l’ala revisio- nista
di Bernstein. Kautsky opera una sintesi tra l'evoluzionismo darwiniano e l’or-
todossia marxista. Il suo socialdarwinismo è elaborato a partire dalla sua
concezione di dialettica intesa naturalisticamente come intera- zione
organismo-ambiente. Egli si interroga se la storia dell'umanità non sia in
fondo un caso particolare della storia degli esseri viventi. Nonostante la sua
pretesa ortodossia fu spietato critico del bolsce- vismo che accusò di
dittatura personale. ” Opere principali: Le dottrine economiche di Karl Marx
(1887); Etica e concezione materialistica della storia (1906); La rivoluzione
sociale (1909); La concezione materialistica della storia (1927). Kierkegaard
Sòren (1813-1855) Nacque a Copenaghen, nel 1840 si laureò in teologia a
Berlino. Visse sempre a Copenaghen. Fu un filosofo ripiegato totalmente su se
stesso, sulle riflessioni del suo intimo, incentrate soprattutto su tre grandi
fatti: il suo rapporto con il padre; il tormento da lui chia- mato « pungolo
della carne » e la sua breve relazione sentimentale con Regina Olsen. Fu
critico efficace del sistema hegeliano e del cristianesimo uffi- ciale, da lui
accusato di formalismo. Obiettivo della sua filosofia è quello di riabilitare i
concetti di « esistere » e di « interiorità » facen- doli gravitare intorno
alla categoria fondamentale di singolo, ovvero l'uomo nel concreto della sua
specificità. Secondo Kierkegaard la drammatica complessità dell'esistenza non
può essere giustificata al- l'interno di un sistema logico totalizzante, cui si
sottraggono la pre- carietà e la sofferenza della persona, ma può trovare il
proprio senso solo nella realtà di ogni singolo e nella dialettica delle sue
scelte di vita, in una continua alternanza di scelte, dominate dall'angoscia, e
regolate o dalla decisione per il piacere traseunte ed egoistico (stadio
esistenziale estetico o del Don Giovanni); o dal senso del dovere e
dell'impegno personale (stadio etico o del padre di famiglia) o dall'ab-
bandono incondizionato all'imperscrutabile volontà di Dio con un atto di fede
senza ritorno (stadio religioso o di Abramo). Dio è l’Es- sere ed ha due modi
di manifestarsi: naturale e soprannaturale. Sulla scia di una radicale
prospettiva luterana, Kierkegaard espri- me la consapevolezza che tra Dio e
uomo, tra natura divina e natura umana vi è una infinita differenza
qualitativa, cosicché la conoscenza religiosa finisce per manifestarsi come
passione per l'infinito. La mancanza di garanzia oggettiva fa sì che la fede
sia vissuta come un rischio, ma la sua accettazione non è irrazionale. Il salto
dalla inno- cenza al peccato non è spiegabile con la dialettica « quantitativa
» di Hegel; esso si spiega con la dialettica « qualitativa ». Nella storia di
Adamo è delineata la sequenza dall’innocenza alla colpa. La coscienza 310 del
peccato costituisce il singolo; ma Cristo ha liberato l’uomo dal peccato senza
privarlo della individualità. Opere principali: Sul concetto dell’ironia con
particolare riguardo a Socrate (1841); Aut-aut (1843); Timore e tremore (1843);
La ripresa (1843); Briciole di filosofia (1844); Il concetto dell'angoscia
(1844); Stadi del cammino della vita (1845); La malattia mortale (1849);
Esercizio del cristianesimo (1850); Discorsi edificanti. Opere po- stume:
Diari; Libro su Adler; La dialettica della comunicazione etica ed
etico-religiosa. Korsch Karl (1886-1961) Filosofo tedesco nato a Tostedt, si
laureò in giurisprudenza nel 1912. Si iscrisse al Partito Socialdemocratico
tedesco indipendente di Kautsky. Nel 1920, alla scissione di questo, entrò nel
Partito Comunista filosovietico. A causa del nazismo abbandonò la Germa- nia e
più tardi si trasferì negli Stati Uniti dove morì a Cambridge, nel
Massachussets. Le sue critiche colpirono soprattutto la teoria gnoseologica del
rispecchiamento di Lenin, secondo la quale la coscienza di classe sa- rebbe
estrinseca alla prassi proletaria. Ciò farebbe della dittatura di Lenin una
dittatura sul proletariato e non una dittatura del pro- letariato. Korsch tende
inoltre a recuperare la dimensione hegeliana della totalità, valutando
criticamente la « scientificità » del Capitale, che tende a separare economia,
politica è cultura. Opere principali: Marxismo e filosofia (1923; l’opera che
ne decre- tò l'espulsione dal Partito); Il materialismo storico (1929); Karl
Marx. Labriola Filosofo italiano, nato a Cassino, docente successivamente di filosofia
morale e pedagogia e quindi di filosofia della storia a Roma, dove morì;
introdusse lo studio del marxismo in Italia. Ebbe rap- porti diretti con Engels
e fu critico di Bernstein e Sorel. In base al metodo genetico egli guarda alle
cose non più come entità fisse, ma come funzioni. Inoltre, con un deciso
atteggiamento di distinzione tra marxismo e naturalismo positivista, egli
differenzia un « terreno naturale » da un « terreno artificiale »: gli uomini
sono originariamente dipendenti dalla natura, ma la storia dell'umanità è la
storia della società che varia ad opera del comune impegno del lavoro umano.
Opere principali: il suo pensiero è elaborato in tre saggi fonda-' mentali: In
memoria del manifesto dei comunisti (1895); Del mate- rialismo storico.
Delucidazione preliminare (1896); Discorrendo di socialismo e di filosofia
(1898). Leibniz Gottfried Wilhelm (1646-1716) Nato a Lipsia, partecipò alla
vita politica, ottenendo incarichi di- 311 plomatici. Studiò filosofia
all'università di Lipsia e matematica a Jena. Scoprì ii calcolo infinitesimale
contemporaneamente a Newton e inventò il regolo calcolatore. Dietro suo
consiglio fu fondata a Berlino l’« Accademia della Scienza », di cui fu il
primo presidente. Fu a Parigi, dove propugnò la riunificazione della Chiesa
cattolica con quelle protestanti. Questa missione lo impegnò per tutta la vita.
La sua fine fu solitaria e triste. La filosofia di Leibniz si presenta come
reazione al dualismo car- tesiano e all'empirismo inglese. È reazione al
dualismo cartesiano in nome dell'unità degli esseri (ogni essere è
essenzialmente uno: una monade, centro di attività e di energia, che riproduce
in se stessa la struttura di tutta la realtà); non esistono due sostanze,
quella spirituale e quella materiale; ma una sola: quella spirituale. È inol-
tre reazione all’empirismo inglese in nome dell'originalità della cono- scenza
intellettiva che non è una semplice reazione passiva alle idee dei sensi, ma lo
sviluppo di idee che l'intelletto ha già germinalmente presenti sin dalla
nascita (idee innate). Le facoltà conoscitive del- l'uomo sono: senso, memoria,
ragione. Le conoscenze della ragione si dividono in verità di ragione
(principio di non contraddizione) e verità di fatto (principio di ragione
sufficiente). L'esistenza di Dio è provata con il procedimento ontologico, par-
tendo dal concetto di possibilità; da ‘Dio trae origine il mondo per
folgorazione. La perfezione delle creature viene da Dio, l’imper- fezione dalla
loro limitazione, in cui sta anche la causa del male. Opere principali: De arte
combinatoria (1666); Discorso di meta- fisica (1686); Nuovo sistema della
natura, della comunicazione tra le sostanze e dell'unione tra l'anima e il
corpo (1695); Nuovi saggi sul- l'intelletto umano (1703); Saggi di teodicea
(1710); Principi della na- tura e della grazia fondati sulla ragione (1714);
Monadologia (1714). Lenin Nikolay (1870-1924) Pseudonimo di Vladimir Ilijc
Uljanov, laureatosi in legge a Pietro- burgo, iniziò la professione legale,
svolgendo nel contempo attività politica sulla scorta del pensiero di Marx.
Passato attraverso l’espe- rienza dell'esilio, diresse l’ala avanzata del
partito socialdemocratico russo chiamato bolscevico. Rientrato in patria allo
scoppio della Rivoluzione del '17, dopo l’esperienza parziale della Rivoluzione
del 1905, portò al potere il suo partito, le cui linee programmatiche sono
contenute nelle cosiddette « tesi di aprile » del 1917: rivendica- zione della
rivoluzione socialista (potere ai Soviet), costituzione di una repubblica dei
Soviet, nazionalizzazione delle banche e della terra. Capisaldi del pensiero di
Lenin sono: 1) il divenire dialettico della materia con la distinzione tra
concetto filosofico e concetto scientifico di materia; 2) la partiticità della
filosofia in base alla quale sono vere quelle dottrine che sono utili al
partito; 3) la ditta- 312 tura del proletariato come forma necessaria per il
passaggio dallo stadio del capitalismo a quello del comunismo. Opere
principali: L'imperialismo fase estrema del capitalismo (1899); Stato e
rivoluzione (1917); L’estremismo, malattia infan- tile del comunismo (1920). La
sua opera filosofica più importante è Materialismo ed empirio-criticismo
(1909). Lessing Gotthold (1729-1781) Critico drammaturgo e filosofo. Nato a
Kamenz, in Sassonia, stu- diò a Lipsia e passò la sua vita fra le città di
Breslavia, Berlino e Amburgo. Morì a Brunswick. È la figura più rappresentativa
dell'illuminismo tedesco ed è il sostenitore di un radicale razionalismo
religioso. Nei suoi scritti fi- losofici, in cui si uniscono motivi
illuministici e senso storico, egli ri- prende i motivi comuni
dell'illuminismo: critica di tutte le manife- stazioni della cultura, tendenza
a « rischiarare le menti » ed a rea- lizzare la felicità dell'umanità;
ottimismo, ossia fiducia nella con- tinuità del progresso umano sulla via del
suo perfezionamento spi- rituale. Molto influsso ha esercitato la sua
svalutazione dell'elemento storico della figura di Cristo e dei Vangeli. A suo
parere una decisione di fede e la salvezza eterna non possono dipendere da
eventi storici che sono necessariamente contingenti e difficilmente
accertabili. Lessing ritiene che l'elemento storico non possa avere
l'importanza che le chiese cristiane gli ascrivono e che la fede, considerata
come inserimento dell'uomo in una determinata tradizione storica sia qual- cosa
di accessorio. L'essenza della religione è comune a tutte le re- ligioni e
prescinde dai dogmi delle varie tradizioni cristiane e non cristiane. Opere
principali: Sulla genesi della religione rivelata (1735-1755); Il cristianesimo
della ragione (1753); Laocoonte (1766); Sulla prova dello spirito e della forza
(1777); L'educazione del genere umano (1780); Dialoghi per massoni (1780).
Lévinas Emmanuel (1906) Nato in ‘Lituania, ha svolto parte dei suoi studi in
Russia e suc- cessivamente a Strasburgo. A Friburgo entrò in contatto con Hus-
serl e Heidegger. Naturalizzato francese, insegnò prima a Poitiers e poi alla
Sorbona. Da Husserl Lévinas riprende il metodo fenomenologico come ri- chiamo a
pensare ciò che è implicito e sottinteso. L’epoché viene utilizzata come
superamento dell’ovvietà e ritorno all’originario « prima » del pensiero.
L'intenzionalità viene vista da Lévinas nel suo aspetto assiologico, come
intenzionalità dei valori morali e fondamento dell'etica. La fenomenologia
trascendentale diviene, in- fine, lo strumento principe per l'elaborazione del
personalismo etico proprio del filosofo lituano. 313 Tale personalismo è detto
propriamente etico-metafisico, poiché l'etica non è, secondo Lévinas, fondata
dalla metafisica ma è essa stessa metafisica, capace di fornire una spiegazione
esaustiva della realtà umana. Per accedere all’Assoluto, Lévinas parte dalla
contingenza della responsabilità, pilastro dell'etica. La via etica è
eminentemente auscultazione dell’Assoluto, dell’Infinito, dell'Altro, di Dio, a
cui si accede seguendo la traccia del volto dell'altro, il prossimo; quindi
dall'altro (il prossimo) si accede al Totalmente-Altro (Dio). Nella nudità e
povertà inerme dell'uomo risplende, infatti, la traccia di Dio, fondamento di
ogni rapporto etico e di giustizia. L'etica è essenzialmente rapporto con
l'altro, esercizio della propria libertà come assunzione della responsabilità
dell'altro. La « responsabilità per gli altri » è il principio di
individuazione della persona, Nella prospettiva della responsabilità Lévinas
conferisce una so- vradeterminazione etica alle categorie ontologiche: essere,
ente, to- talità, infinito, differenza divengono elezione, convocazione,
sostitu- zione, espiazione, ostaggio, volto. Opere principali: Totalità e
infinito (1979); Quattro lettere talmu- diche (1981); Altrimenti che essere o
al di là dell'essenza (1982); Etica e infinito (1983); Dal sacro al santo
(1984). Lévi-Strauss Claude (1908) Nato a Bruxelles da genitori francesi, dopo
gli studi filosofici, a seguito dell'insegnamento presso la cattedra di
sociologia di San Paolo, dopo l’esperienza di spedizioni scientifiche in
Brasile, ap- prodò allo studio dell'antropologia di cui è uno dei maggiori
studiosi. Lo strutturalismo di Lévi-Strauss si fonda sulle premesse lingui-
stiche di De Saussure ed egli ritiene che la priorità dello strutturale sul
contenuto significativo non sia proprietà esclusiva della lingua, ma è comune a
tutte le manifestazioni culturali. Il linguaggio si ri- vela pertanto come il
principale elemento della vita culturale. Il metodo strutturale conferisce così
all’antropologia culturale un carattere rigorosamente scientifico consentendole
di separare certe proprietà in una data serie di fenomeni e nel tentare di sta-
bilire definite relazioni fra di loro. Attraverso lo studio dei « sistemi di
parentela », Lévi-Strauss ne scoprì l'analogia con i sistemi fonologici. I
felici risultati di questi studi indussero lo studioso ad elaborare una antropologia
strut- turale completa capace di cogliere al di là della immagine cosciente le
infinite possibilità inconscie. L'umanità è un continuo divenire, fondato su un
sostrato inalte- rabile: compito dell'antropologia è far emergere questa
struttura soggiacente inconscia, che determina anche il formarsi di tutte le
diverse forme di società. L'inconscio non ha però una valenza metafisica, è
piuttosto la 314 mente collettiva della società che si evolve e si trasforma
con la società stessa. Opere principali: Tristi tropici (1955); Antropologia
strutturale (1958); Il pensiero selvaggio (1962); Il crudo e il cotto (1964);
L'ori- gine delle buone maniere a tavola (1968); Antropologia strutturale due
(1973); La via delle maschere (1975). Lévy Bernard-Henry (1949) ‘Autore del
libro La barbarie dal volto umano che ebbe grande fortuna e prestigioso
rappresentante dei « nuovi filosofi », attacca con grande virulenza il
marxismo, giungendo ad identificare lo sta- linismo con il socialismo in senso
proprio. Ciò che lo ha indotto a lasciare il marxismo è stata la lettura
dell’Arcipelago Gulag di Solzenicyn. A suo modo di vedere la radice delle
aberrazioni del socialismo è l'utopia illuministica del progresso, fatta
propria da Marx e dai suoi discepoli, eredi e continuatori dell'illuminismo.
Lévy sostiene inoltre che il marxismo non è altro che una eari- catura del
cristianesimo del quale « va assumendo nel meglio e nel peggio l’integralità
della [...] vocazione ». Non diversamente da ciò che avviene nella Chiesa,
anche il marxismo si distinguerebbe in un marxismo d'élite e in un marxismo di
massa, non meno alienante del cristianesimo. Opere principali: Barbarie dal
volto umano (1975); Il testamento di Dio; L'ideologia francese. Locke John
(1632-1704) Nato a Wrington in Inghilterra, studiò a Oxford. Da concezioni
politiche assolutistiche passò più tardi a posizioni opposte. Accusato di
complicità in moti politici fu costretto a esiliare e si rifugiò in Olanda. Il
suo pensiero è soprattutto riunito nell'opera « Saggio dell’in- telletto umano
» in quattro libri che trattano rispettivamente delle idee innate, del processo
della conoscenza, del linguaggio e del valore della conoscenza. Locke critica
la dottrina cartesiana delle idee innate. L'anima umana al momento della
nascita è una tabula rasa: la conoscenza umana incomincia con l’esperienza
sensibile. Vi sono due tipi di idee: idee semplici e idee complesse. L’idea di
sostanza è inconoscibile, in quanto supera i limiti della conoscenza sensibile.
Quindi l'uomo può conoscere solo l’esistenza delle cose e non la loro essenza.
In politica Locke nega lo stato di natura affermato da Hobbes, so- stenendo che
gli uomini possono vivere in perfetto accordo. Ammette il contratto sociale da
cui nasce lo stato, ma non è una abdicazione ai propri diritti, bensì una
delega della loro difesa all'autorità. È an- che assertore della tolleranza e
della libertà religiosa. 315 Opere principali: Saggio sulla tolleranza (1667);
Epistula de tolerantia (1688); Trattati sul governo civile (1690); Saggio sull’in-
telletto umano (1688); Pensieri sull'educazione (1693); Ragionevo- lezza del
cristianesimo (1695). Lotze Hermann (1817-1881) Medico e filosofo geniale, nato
a Bautze, professore di filosofia a Gottinga e a Berlino, è uno dei
rappresentanti della filosofia dei valori sorta in Germania come reazione al
positivismo che era sfo- ciato nella distruzione di tutti i valori
(nichilismo). Sostiene che fra le leggi meccaniche e la natura dell'uomo non vi
è alcun contrasto. Rappresentante del pensiero assiologico Lotze afferma che i
valori assoluti hanno carattere trascendente e hanno come ultimo fonda- mento
Dio stesso. Per Lotze, inoltre, la realtà di Dio risulta irrefu- tabile se solo
si ammette che Dio è, per definizione, essere perfet- tissimo. Opere principali:
Microcosmo. Idee sulla storia naturale e sulla storia dell'umanità (tre volumi
scritti fra il 1856 e il 1864); Metafisica (1841); Logica (1843); Sistema di
filosofia (due volumi scritti nel 1874 e 1879); Scritti minori (1885-1891,
postumi). Lukéacs Gyérgy (1885-1971) Nato a Budapest, si presenta come il
teorico più complesso e interessante del marxismo occidentale. L’Italia,
Heidelberg e Vienna sono le tappe in successione del suo prestigioso itinerario
culturale che si è svolto in un ambito etico-estetico. Il suo pensiero si
articola su tre poli di interesse: l'etica, l’este- tica e l'adesione al
comunismo. L'ortodossia marxista è per Lukécs una metodologia volta
all'interpretazione della società e della classe operaia intese come totalità,
i cui eventi vanno colti dialetticamente nelle loro connessioni più profonde.
Circa l’arte, essa non può essere considerata come rispecchia- mento della
realtà, ma a partire dal « tipo », lo strumento che con- sente la riflessione
estetica. Il tipo è il risultato della convergenza dialettica delle
contraddizioni sociali, morali e psicologiche più significative di un'epoca. La
fantasia è la generatrice del tipo. Opere principali: Il dramma moderno (1908);
L'anima e le forme (1911); Teoria del romanzo; Goéthe e il suo tempo (1948); Il
giovane Hegel (1948); Thomas Mann e la tragedia dell'arte moderna (1953); La
distruzione della ragione (1954). Il suo capolavoro poli- tico è Storia e
coscienza di classe (1923). Lutero Martin (1483-1546) Padre della Riforma
protestante, teologo insigne, polemista, esege- ta della sacra Scrittura e
possente oratore. Nacque ad Eisleben in Sassonia. Nei 1505 entrò nell'ordine
degli agostiniani, dove compiuti celermente gli studi teologici fu ordinato
sacerdote. Nel 1517 con la 316 pubblicazione delle famose Novantacinque Tesi,
prese energica posi- zione contro l'abuso della predicazione delle indulgenze
indetta dal pontefice Leone X, un male diffuso ovunque ma soprattutto in Ger-
mania. Fu scomunicato. Alla Dieta di Worms (1521) ruppe definitiva- mente con
la Chiesa di Roma, seguito da molti principi, vescovi, preti e laici tedeschi,
essendo considerato come difensore del popolo tedesco. L'essenza del pensiero
di Lutero sta in una nuova concezione della salvezza: questa non dipende
dall'uomo, dalle sue opere buone, ma esclusivamente dalla misericordia di Dio.
Per salvarsi occorre quindi un totale fiducioso abbandono in Dio. In tale
prospettiva non occorrono più intermediari: papa, vescovi, preti, santi, sacra-
menti, reliquie. E anche se si vogliono ammettere mutano completa- mente di
importanza e significato. Opere principali: 95 tesi sulle indulgenze (1517);
Alla nobiltà cri- stiana di nazione tedesca per la riforma del ceto cristiano
(1520); De captivitate babylonica ecclesiae praeludium; De libertate christiana
(1520); De votis monasticis (1521); De abroganda missa privata (1521);
Esortazione alla pace; Piccolo catechismo (1529); Grande catechismo (1529).
Luxemburg Rosa (1870-1919) Nata a Zamo$é, in Polonia, da famiglia ebrea, militò
sin da gio- vane nel movimento socialista polacco, di cui divenne ben presto
una dirigente. Nel 1897 si trasferì in Germania, di cui prese la cittadi- nanza
e divenne collaboratrice di Karl Liebknecht nel 1914 alla fondazione della
Spartakus-Bund (Lega di Spartaco) caratterizzata da acceso spirito
internazionalista e rivoluzionario. Due capisaldi della sua teorizzazione sono
il diritto di sciopero generale e la teoria della catastrofe, quale
autodistruzione del ca- pitalismo in base allo sfruttamento e alla conquista
indiscriminata di nuovi mercati. Rosa Luxemburg condusse inoltre una spietata
accusa contro il bolscevismo di Lenin. Morirà a Berlino, uccisa dai soldati del
go- verno socialdemocratico, durante uno scontro con gli spartakisti. Opere
principali: Riforma sociale o rivoluzione? (1899); L'accu- mulazione del
capitale (1913); Questione nazionale e sviluppo capi- talista; Tra guerra e
rivoluzione (1921 postumo). Malebranche Nicolas (1638-1715) Filosofo francese
nato a Parigi. Sacerdote della Congregazione del- l'Oratorio, si distaccò
apertamente dalle posizioni della filosofia aristotelico-tomistica. Amico e
discepolo di Cartesio accoglie le tesi fondamentali di questi in metafisica
(anche per lui la realtà si divide in pensiero ed estensione) ed in
epistemologia (il criterio supremo di verità è l'idea chiara e distinta). In
due punti però oltrepassa il 317 pensiero di Cartesio: nel problema della
conoscenza ed in quello della causalità. Per Malebranche in ‘Dio è fondato sia
l'essere che l'agire, includendo nell'ordine dell'agire prodotto da Dio la
stessa attività intellettiva della mente umana: le nostre idee sono le perfezioni
di Dio che egli ci fa vedere nella sua infinita essenza. La visione delle idee
in Dio è possibile perché Egli è immediatamen- te presente nel nostro spirito.
Si avvale del principio dell’occasionalismo inoltre per risolvere il problema
dei rapporti tra anima e corpo: essendo queste due realtà di genere diverso,
non possono entrare in comunicazione di- retta né esercitare un influsso
reciproco. Le disposizioni dell'anima e del corpo servono soltanto da occasione
per l'intervento di Dio, il quale svolge direttamente ed esclusivamente tutte
le azioni sia del corpo sia dell'anima. Opere principali: La ricerca della
verità (1675); Trattato della na- tura e della grazia (1680); Colloqui sulla
metafisica e la religione (1688); Trattato dell'amore di Dio (1698). Mao
Tse-tung (1893-1976) Nato da famiglia contadina, fu tra i fondatori del partito
comu- nista cinese sorto nel 1921 a Shangai. Sconfitta la Cina nazionalista di
Chang Kai-shek (1949) dopo la « lunga marcia », da lui guidata attra- verso
migliaia di chilometri, divenne il capo carismatico della Cina Popolare e
antagonista della Russia sovietica. I punti qualificanti del pensiero di Mao
sono: a) unione tra teoria e prassi; b) stretto legame con le masse; c)
sviluppo dell’autocritica. Nel 1966 si fece promotore della « rivoluzione
culturale » che appellandosi alle masse e ai giovani intendeva esercitare un
controllo sui quadri del partito e stimolarli a mantenere intatta la carica ri-
voluzionaria. Purtroppo questa operazione politica degenerò rapida- mente e ne
derivarono delle stragi di centinaia di migliaia di persone, coinvolte senza
alcun motivo. Obbligò gli intellettuali a impegnarsi periodicamente nel lavoro
dei campi e in fabbrica per evitare il ri- schio di discriminazioni con le
masse. Si oppose inoltre rigidamente alla cultura tradizionale, considerando
incompatibili Marx, Lenin, se stesso con Confucio, di cui era impregnata da
secoli la cultura e la tradizione del popolo cinese. Opere principali: Mao
scrisse solo due opere a carattere filosofico: Sulla contraddizione (1937);
Sulla prassi (1937). Da questi volumi furono tratti dei brani che formarono il
famoso « libretto rosso », punto di riferimento dei giovani durante la
rivoluzione culturale e che divenne di moda presso i giovani dell'Occidente
durante la contesta- zione sorta nel 1968. Marcel Gabriel (1889-1975) Filosofo
e scrittore francese, uno dei maggiori esponenti del- l'esistenzialismo
cattolico. Fu professore nei licei, si occupò di gior- 318 nalismo e di critica
letteraria. Compose numerosi drammi teatrali. Nel 1929 passò dall’ebraismo al
cattolicesimo. La metafisica è « ricerca di ciò che è », dell'essere, compiuta
da ciascuno per proprio conto alla ricerca della verità, assurta a valore
vitale, qualcosa cioè di vissuto, frutto di una esperienza personale. Egli
rifiuta di definire esistenzialista il proprio pensiero e lo qua- lifica come «
socratismo cristiano ». Per Marcel, mentre la scienza può parlare del reale in
terza persona, la riflessione filosofica è il regno della domanda e della
risposta, dell'io e del tu, in cui domina la seconda persona. Fra tutte le
realtà suscettibili di ricerca meta- fisica il primato spetta all'essere perché
gode di una duplice prio- rità: nei confronti del pensiero e nei confronti
dell’avere. L'uomo è un essere incarnato, itinerante (homo viator), animato
dalla speran- za, in atteggiamento di adorazione davanti a Dio. Alla
trascendenza si arriva per intuizione: l'uomo è fatto per Dio. Opere
principali: Giornale metafisico (1927); Essere e avere (1935); Dal rifiuto
all’invocazione (1940); Homo viator (1945); Il mi- stero dell’essere (1951); In
cammino, verso quale risveglio? (1971). Marcuse Herbert (1898-1979) Nato a
Berlino, frequentò l'università di Friburgo. Fece parte del- l'’« Istituto per
la ricerca sociale » di Francoforte. Nel 1933 lasciò la Germania e si rifugiò
negli Stati Uniti, insegnando in diverse uni- versità americane. ‘Per lo
sviluppo del suo pensiero utilizza tre fonti principali: da Freud deriva la
tesi che l'essere profondo dell'uomo consiste nel- l'istinto del piacere; da
Hobbes proviene la distinzione di due stati nella vita umana: quello di natura
e quello sociale. La terza compo- nente fondamentale della visuale filosofica
marcusiana trae origine da Marx, da cui Marcuse deriva la prospettiva del
materialismo sto- rico e dialettico e la tesi che tutte le lotte sociali sono
dovute a ra- gioni economiche. Anche nella società contemporanea esiste una
ten- sione tra stato, natura e società e tutto si risolve a favore della so-
cietà, che si è trasformata in realtà autonoma, assoluta, onnipotente, fine a
se stessa. L'uomo, schiavo della società industriale, non può liberarsi dallo
stato repressivo in cui si trova. Solo gli inetti, gli emarginati, gli
sfruttati, cioè coloro che restano fuori dal pro- cesso democratico, che si
oppongono al sistema, sono una speranza di liberazione. Opere principali:
L'ontologia di Hegel e la fondazione di una teoria della storicità (1932);
Ragione e rivoluzione (1941); Eros e ci- viltà (1955); Marxismo sovietico
(1958); L'uomo a una dimensione. L’ideologia della società industriale avanzata
(1964); Critica della tolleranza (1965); La fine dell'utopia (1967). 319
Maritain Jacques (1882-1973) Filosofo e diplomatico francese, discepolo di
Bergson. Nato a Parigi da agiata famiglia protestante, dopo aver aderito per un
po’ di tempo al socialismo rivoluzionario, nel 1906, con l’aiuto di Léon Bloy,
si convertì con la moglie al cattolicesimo. ‘Insegnò all'« Istituto cattolico »
di Parigi e, in seguito, in alcune università degli Stati Uniti. Fu
ambasciatore di Francia presso il Vaticano dal 1945 al 1948. Dal 1961 sino alla
sua morte si ritirò presso la comunità dei « Piccoli fratelli di Gesù » di
Tolosa. Ardente sostenitore della filosofia tomista, di cui è stato il più autorevole
rappresentante nel nostro secolo, ne mise in rilievo l’ap- plicabilità ai
problemi moderni: politica, arte, pedagogia, scienza. Particolarmente
importante il suo contributo al pensiero politico. Maritain è il teorico di un
tipo di democrazia di ispirazione cristiana, ch'egli chiama nuova cristianità,
per distinguerla dalla cristianità medioevale. Mentre la cristianità medioevale
non riusciva a mante- nere sufficientemente distinti ordine sacro e ordine
profano, la nuova cristianità, pur facendo del sacro una categoria che ordina a
sé la creatura per quanto concerne il fine ultimo, riserva allo spazio strut-
turale del mondo una configurazione categoriale profana, ovvero di- stinta dal
sacro. Maritain propone l'umanesimo integrale, assegnando alla de- mocrazia,
ispirata in modo cristiano, cinque caratteristiche: plura- lismo, infravalenza
del temporale, libertà della persona, autorità de- legata e collaborazione.
Egli ha avvertito profondamente la decaden- za e la « miseria » della nostra
civiltà ed era sicuro di una sua immi- nente fine apocalittica. Queste sue
previsioni ed illuminazioni spie- gano il fiorire dopo la sua morte in varie
parti del mondo di centri di studio del suo pensiero. Opere principali: La
filosofia bergsoniana (1914); Arte e scola- stica (1920); Distinguere per unire
o i gradi del sapere (1932); Sul re- gime temporale e sulla libertà (1933);
Sette lezioni sull'essere e sui primi principi della ragione speculativa
(1934); Scienza e saggezzà (1935); Umanesimo integrale (1936); Da Bergson a
Tommaso d'£ quino (1944); Cristianesimo e democrazia (1948); L'uomo e lo Stato
(1951); Ateismo e ricerca di Dio (1953); L’intuizione creativa nell'arte e
nella poesia (1953); Il contadino della Garonna (1966); La Chiesa del Cristo
(1973). Marx Karl Nacque a Treviri, in Germania, studiò presso l'università di
Ber- lino. Dopo la laurea si dedicò al giornalismo, rivolgendo aspre cri- tiche
ai governi assolutisti del tempo. Nel 1843 e 1844 si rifugiò due volte a Parigi
per sfuggire alla caccia della polizia tedesca. Nel 1848 pubblicò il Manifesto
del partito comunista insieme a Engels, con cui ebbe una grande amicizia e
dimestichezza di lavoro comune (an- che Il Capitale fu preparato valendosi
dell'apporto dell'amico) e nel 320 1849 dovette riparare in Inghilterra. Nel
1864 convocò a Londra la Prima Internazionale per coordinare l’attività
rivoluzionaria del proletariato di tutto il mondo. L'intuizione geniale di Marx
consiste nell'aver scoperto nella natura e nella storia dei rapporti economici
quella logica immanente, quella dialettica progressiva che regola la storia
della coscienza in Hegel. L’unica realtà è quella della storia, la quale a sua
volta non è altro che l'evoluzione della materia in tutte le sue fasi, compresa
quella umana. Il materialismo storico è quindi quella concezione della storia
la quale afferma che nelle vicende umane il fattore fon- damentale è quello
economico. Un altro punto fondamentale della teoria marxista è quello che
riguarda il plus valore, cioè il guadagno superiore all'investimento che il
capitalista ricava dal prodotto. Per Marx la religione è una sovrastruttura
contingente e fonda il suo ateismo su tre postulati: 1) il materialismo
metafisico e dialet- tico; 2) il materialismo storico; 3) l'umanesimo assoluto
che situa l’uomo al vertice del cosmo. Opere principali: Manoscritti
economico-filosofici del 1844; Ideo- logia tedesca (1845-1846); Miseria della
filosofia (1847); Manifesto del partito comunista (1848); Il Capitale (1867,
insieme a Engels). Merleau-PontyÈ nato a Rochefort-sur-Mer, in Francia. Fu
professore all'università di Lione, poi ordinario di psicologia pedagogica alla
Sorbona. Prese il posto di Lavelle nell'insegnamento al College de France.
Fondò, insieme a Sartre, il mensile Les temps modernes e lo diresse dal 1945 al
1953. La sua filosofia è di indirizzo fenomenologico. Essa si sviluppa su due
linee: 1) come critica interna della psicologia sperimentale e convinzione che
la riduzione fenomenologica ci riconduce ad una coscienza sempre più definita
dal corpo, rapporto originario con il mond, e dalla situazione storica,
rapporto originario tra soggetto e soggetto; 2) come riflessione sul marxismo:
da una proposta di let- tura esistenzialistica degli scritti del giovane-Marx,
ad una successiva interpretazione dello stalinismo come tragedia giustificata
da una storia rivoluzionaria, il cui fine fondamentale è tuttavia il consegui-
mento di rapporti comunitari, per giungere infine ad una concezione del
marxismo come componente indispensabile, accanto ad altre, della cultura
contemporanea e di Marx come di un punto di riferi- mento ormai classico ma
inattuale. Opere principali: La struttura del comportamento (1942); Feno-
menologia della percezione (1945); Umanismo e terrore (1947); Senso e non senso
(1948); Le avventure della dialeitica (1955); Segni (1960); Il visibile e
l'invisibile (1964, postumo). 321 Mill John Stuart (1806-1873) Nacque a Londra.
Filosofo ed economista. Fu in Francia e in Inghilterra dove si dedicò alle
scienze e alla giurisprudenza. Genio precocissimo, fu scrittore molto fecondo e
per alcuni anni membro della Camera dei Comuni. Il problema speculativo che lo
preoccupò maggiormente fu l'ela- borazione di una logica induttiva valida e
completa, basata sulla gnoseologia dell'empirismo inglese, la quale non ammette
concetti, idee universali. A tal fine egli escogitò vari metodi di cui i
principali sono: metodo dell'accordo, metodo della differenza, metodo dell'ac-
cordo e della differenza. Opere principali: Sistema di logica deduttiva e
induttiva (1843); Principi di economia politica (1848); Sulla libertà (1859);
Conside- razioni sul governo rappresentativo (1861); Utilitarismo (1863); Comte
e il positivismo (1865); Tre saggi sulla religione (1874, po- stumi). Mounier
Emmanuel (1905-1950) Ritenuto da molti il vero fondatore del personalismo, fu
per un ventennio (1930-1950) una delle voci più autorevoli e più ascoltate del
mondo cattolico europeo. Dopo aver iniziato gli studi alla facoltà di scienze
di Grenoble dove era nato, passò a quella di filosofia della Sorbona, superando
il disagio, provocatogli dalla filosofia ideali- sta, attraverso il rapporto
con Maritain, Guitton e il teologo P. Payet. L'incontro fondamentale resta però
quello con il pensiero di C. Péguy. Fondò la prestigiosa rivista Esprit (1932).
Mounier colpisce con la sua critica sia il carattere oppressivo dell'economia
capitalista sia il carattere generico, utopistico, ateo e collettivista del
marxismo. Al capitalismo e al marxismo contrappone il personalismo (I/
Personalismo, 1949) le cui linee fondamentali sono: 1) la struttura psicofisica
della persona umana; 2) la trascendenza della persona ri- spetto alla natura;
3) l'apertura verso gli altri e verso il mondo me- diante la comunicazione; 4)
la dinamicità; 5) la vocazione; 6) la libertà. Secondo Mounier le difficoltà di
carattere materiale e sociale che ostacolano la realizzazione della vocazione
della persona possono essere ridimensionate da una democrazia che sia politica
e socio- economica al tempo stesso. Opere principali: Rivoluzione personalista
e comunitaria (1935); Dalla proprietà capitalista alla proprietà umana (1936);
Personalismo e cristianesimo; Manifesto al servizio del personalismo (1936); I
cri- stiani e la pace (1939); Trattato del carattere (1946); Che cos'è il per-
sonalismo (1947); Rottura fra l'ordine cristiano e il disordine stabili- to; Il
lavoro; Il denaro; Tentazioni del comunismo; Aspetti del cor- porativismo. 322
Nietzsche Friedrich (1844-1900) Figlio di un pastore protestante, nacque a
Rochen, in Germania. Studiò filosofia classica nelle università di Bonn e di
Lipsia. Nel 1869 fu chiamato ad insegnare all'università di Basilea lingua e
let- teratura greca. Nel 1879, per il suo precario stato di salute, lasciò
definitivamente l'insegnamento e iniziò a soggiornare senza fissa di- mora in
Svizzera, Italia e Francia, specie in riviera. Nel 1889 fu colto, a Torino, da
un nuovo e più grave attacco di pazzia che, sia pure con brevi periodi di sosta,
non lo lasciò più e lo portò alla morte, che avvenne a Berlino. Nietzsche si
oppone criticamente all'idealismo di Hegel e al pessimismo di Schopenhauer e
contesta aspramente ogni religione. La base del suo pensiero è il concetto che
la realtà sia una esplo- sione di forze disordinate. Davanti a questa
strepitosa esplosio- ne di potenza, che non può essere imbrigliata da nessuna
legge della ragione, si può assumere un duplice atteggiamento: di debo- lezza
(quello del gregge), di forza e potenza (del superuomo). Il gregge, di fronte
alla potenza sregolata della natura, invènta la re- ligione. Contro la massa
dei mediocri (il gregge) Nietzsche, per bocca di Zarathustra, il protagonista
del suo famoso libro Così parlò Zarathustra, proclama che l’esistenza dell'uomo
è completamente ter- rena e che Dio non esiste: « Dio è morto », L'etica del
superuomo, l'uomo forte, « il leone », come egli lo chiama, è il trionfo della
propria personalità, al di là del bene e del male, purché si affermi sugli
altri; come è per il bambino, deve saper « dire di sì alla vita » in tutte le
sue forme e deve creare nuovi ideali di esistenza, nuovi simboli sacri (Dioniso
al posto di Dio). Nietzsche recupera la dottrina dell'eterno ritorno, che ha
come proprio centro la volontà creatrice dell'uomo. Opere principali: La
nascita della tragedia dallo spirito della mu- sica (1872); Considerazioni
inattuali (1873-1876); Umano troppo uma- no (1878); Il viandante e la sua ombra
(1880); La gaia scienza (1882); Così parlo Zarathustra (1883-1885); Al di là
del bene e del male (1886); Genealogia della morale (1887); Il caso Wagner
(1888); Cre- puscolo degli idoli (1888). Opere postume: L'Anticristo; Ecce
homo; Nietzsche contro Wagner. Occam (di) Guglielmo (1290-1349) Francescano,
studiò e insegnò ad Oxford. Per le sue dottrine so- spette nel 1314 fu invitato
a presentarsi alla corte papale ad Avi- gnone per rispondere delle idee
eretiche di cui era accusato. Fuggì da Avignone con un gruppo di francescani
dissidenti e in seguito si rifugiò a Monaco di Baviera, presso l'imperatore
Ludovico il Ba- varo, venendo così scomunicato. Egli afferma che gli universali
esistono solo nella mente e non hanno nessun rapporto con le cose; sono solo
puri concetti. Quindi bisogna eliminare le entità astratte {rasoio d’'Occam).
323 Tra fede e ragione non esiste armonia: non si possono conoscere le verità
soprannaturali; sono solo oggetto di una fede cieca. Opere principali: Commento
alle Sentenze; Summa logicae; Opus nonaginta dierum; De dogmatibus papae
Johannis XXII (1334); Dialogus; Octo quaestiones; Breviloquium de potestate
papae; De imperatorum et pontificum potestate. Parmenide (I metà del V sec.
a.C.) Nacque a Elea (colonia greca in Lucania). Fondatore della Scuola
eleatica, pone come unica realtà l’essere, negando il divenire considerato come
illusione dei sensi. Secondo Parmenide l’unica realtà ‘è l'essere; nessun'altra
realtà è possibile in quanto senza l'essere nulla è pensabile: « la stessa cosa
è pensare e il pensiero che è ». Con questo Parmenide intende dire che
l'oggetto del nostro pensiero è l'essere, e che il non essere non è pensabile.
Coerente con questo postulato, passando dalle esigenze del pensiero a quelle
dell'esperienza, conclude iogicamente che il nasce- re e il perire delle cose,
ossia ogni forma di divenire, sono solo nomi, esprimenti le fallaci opinioni
degli uomini. Parmenide è considerato il primo grande metafisico della storia
perché è il primo filosofo che si preoccupa di chiarire la nozione fondamentale
dell'essere. Opere principali: scrisse il poema Della natura. Pascal Blaise
(1623-1662) Nacque a Clermont Ferrand. Di grande ingegno fin da ragazzo, studiò
matematica e fisica. A 18 anni si trasferì con il padre, alto magistrato da cui
aveva avuto la prima educazione, a Parigi e qui frequentò il circolo culturale
guidato da Mersenne. Si distinse per le sue ricerche e scoperte di geometria e
di ‘fisica. Questa sua vita completamente indirizzata agli studi rese la sua
salute fragile e gli abbreviò l'esistenza, morendo a Parigi non ancora quarantenne.
Nel 1646 aderisce al giansenismo, per cui attacca violentemente sia i gesuiti
francesi, che accusa di predicare una morale lassista, sia i cosiddetti «
libertini », ai quali rimprovera il mancato impegno per la salvezza finale.
Abbracciò il misticismo del monastero di Port-Royal e nel 1654, dopo una breve
crisi mondana, ebbe una specie di visione mistica (la famosa notte del 23
novembre) e si convertì definitiva- mente. Pascal critica il metodo geometrico
di Cartesio che pretende di ridurre tutto ad idee chiare e distinte. Ad esso
contrappone il metodo affettivo (esprit de finesse); alle idee chiare e
distinte le idee emozio- nanti. Più che opporre la ragione al cuore, intende
integrare la ra: gione col cuore: e valersi di entrambi nella difesa del cristianesimo
di cui fu ardente seguace e abile apologista. Oltre che scienziato di
grandissimo valore e forte polemista, fu dotato di uno spirito finissimo,
l'esprit de finesse, di cui fu pieno il suo pensiero filosofico che partiva da
una conoscenza penetrante, 324 quasi intuitiva, delia realtà umana nella sua
condizione storica con- creta. Opere principali: Trattato sulle sezioni coniche
(1639); Lettere provinciali (1656); Apologia della religione cristiana (del
progetto rimasero solo alcuni frammenti raccolti poi nei famosi Pensieri).
Peirce Charles Sanders (1839-1914) Filosofo e matematico statunitense, studiò
alla « Harvard Uni- versity » e dal 1859 al 1891 lavorò presso il servizio
geodesiaco e costiero degli Stati Uniti. Visse gli ultimi anni nella solitudine
e nella povertà. Può essere considerato il fondatore del pragmatismo, corrente
nata in America come reazione al positivismo e al materiali- smo positivistico
e che risolve il criterio di verità delle diverse teorie nel loro successo
pratico, operando induttivamente e poi veri- ficando. L'impostazione di Peirce
è infatti empiristica e sperimenta- lista; egli però nega che la sua tesi abbia
esiti soggeîtivistici e uti- litaristici. Opere principali: La grande logica;
Raccolta di scritti di Ch. S. Peirce (in 8 volumi fra il 1931 e il 1958,
postumi); Corne rendere chia- re le nostre idee (1878). Piaget Jean (1896-1980)
Nato e vissuto in Svizzera è annoverato tra gli studiosi più ge- niali della
psicologia contemporanea. Notevole il suo contributo an- che di carattere
epistemologico. Nel 1954 foridò a Ginevra il notis- simo « Centro
internazionale di epistemologia genetica ». A partire dall’osservazione del
comportamento Piaget sottolinea che il pensiero del fanciullo differisce da
quello dell'adulto non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente e ciò
perché il pen- siero umano è evolutivo. Tappe dell'evoluzione del pensiero
infantile sono: 1) l'intelligenza serisomotoria; 2) l’attività rappresentativa;
3) l’attività imitativa differita e il linguaggio verbale. Piaget ritiene,
inoltre, di poter cogliere una stretta correlazione tra linguaggio e pensiero
attraverso tre fasi fondamentali di svilup- po: 1) il pensiero egocentrico (il
fanciullo attribuisce valore assoluto alla propria esperienza); 2) il pensiero
realista (primato dei dati per- cettivi su quelli rappresentativi); 3) lo
sviluppo intellettuale vero e proprio nelle due evoluzioni successive che vanno
dai nove ai dieci anni e dai quindici ai sedici anni. Partendo dall'evoluzione
del pen- siero umano, Piaget affronta due questioni fondarnentali di episte-
mologia genetica: quelia relativa allo sviluppo della nozione e quella relativa
alla cognizione della nozione. Opere principali: Il linguaggio e il pensiero
del fanciullo (1923); Il giudizio e il ragionamento nel fanciullo (1925); La
rappresentazio- ne del mondo nel fanciullo (1926); Il giudizio morale nel
fanciullo (1932); La nascita dell’intelligenza (1936); La formazione del sim-
bolo (1947); Introduzione all’epistemologia genetica (1950); Le trasformazioni
delle operazioni logiche (1952). 325 Pitagora Nacque a Samo, isola greca del
Mar Egeo. Fu un genio multi- forme che coltivò ad un tempo la matematica,
l'astronomia, l’asce- tica e la mistica. Fondò a Crotone la scuola pitagorica,
la cui dot- trina fondamentale è che il numero è l'essenza di ogni cosa. Da cui
la derivazione della molteplicità dell'unità. Il concetto matematico con cui
Pitagora spiega i fenomeni è superiore a quello degli Ionici, perché è astratto
e più razionale. Per Pitagora l’anima è eterna e rinasce in altri corpi di
uomini o animali (metempsicosi). Alla sua scuola diede un indirizzo
spiccatamente religioso. I suoi membri vi- vevano in comunità, compiendo
pratiche ascetiche molto elevate. Platone (427-347 a.C.) | Nacque ad Atene da
una famiglia fra le più nobili della Grecia. È uno dei più grandi filosofi
della storia. Fu discepolo di Cratilo e poi di Socrate. Dopo la tragica fine di
questi, per evitare delle rappre- saglie, si allontanò da Atene e si rifugiò a
Megara e più tardi iniziò a viaggiare, visitando varie città della Grecia e
dell’Italia, sofferman- dosi a Siracusa, dove ritornò alcuni anni dopo. Tornato
ad Atene, vi fondò nel 387 a.C. l'Accademia che può essere considerata la prima
università a carattere scientifico. Per secoli questo prestigioso centro di
studi attrasse le migliori intelligenze della Grecia. Scrisse moltis- sime
opere, in parte andate perdute. Platone fu il primo filosofo meta- fisico: per
spiegare il mondo sensibile sentì il bisogno di ipotizzare un altro mondo
ideale, immateriale. Infatti, caratteristica dominante del pensiero platonico è
il dualismo: esistono due mondi: uno intelligibile o mondo delle Idee, che sono
le essenze eterne, divine e immutabili delle cose e il mondo sensibile, che è
prodotto dal De- miurgo, l'artefice sovrano, plasmando la materia informe a
immagi- ne delle Idee. Caratteristica della filosofia platonica è la tesi
secondo cui il conoscere umano non è altro che un ricordare. Per Platone l'uomo
è un'unità accidentale di anima e di corpo: essenzialmente l’uomo è soltanto
anima. Tutta la sua filosofia ha un orientamento etico: l'uomo è sulla terra di
passaggio, nel desi- derio dell'eternità. iPer raggiungere la felicità occorre
rinunciare ai piaceri e alle ricchezze e dedicarsi alla pratica della virtù,
per cui è meglio subire l'ingiustizia che commetterla. La filosofia è l’unica
via sicura per giungere alla giustizia e al bene. All'incontro con le cose di
questo mondo, copie delle Idee, nell'anima umana si risve- glia il ricordo
delle ‘Idee che aveva contemplato in una vita prece- dente (mito della
caverna). Anche la concezione politica di Platone è ideale e si fonda sulla
divisione dei compiti e del lavoro tra le classi dei lavoratori, guerrieri e
magistrati che corrispondono alle anime concupiscibile, irascibile e razionale
dell'individuo. Dall'’armonia di queste tre classi nasce il raggiungimento del
Bene, del Giusto, del Vero. Per lui lo Stato ha origine dal fatto che
l'individuo non può bastare a se stesso. 326 Opere principali: a) Dialoghi
giovanili (Apologia di Socrate; Critone; Ipparco; Protagora; Menesseno); b)
Dialoghi della matu- rità (Gorgia; Menone; Cratilo; Repubblica; Fedone; Fedro);
c) Dia- loghi della vecchiaia (Teeteto; Parmenide; Sofista; Timeo; Crizia);
Lettere. Plotino (205-270) Nato a Licopoli (Egitto), entrò nella scuola di
Alessandria diretta da Ammonio Sacca e partecipò a una spedizione bellica
contro i per- siani. Poi si trasferì ad Antiochia e infine a Roma, dove fondò
una scuola. Morì in Campania, nella sua villa. Fu l'ultimo grande espo- nente
del pensiero classico e il principale esponente del neoplato- nismo, movimento
che opera una sintesi tra la filosofia di Platone e le religioni pagane
orientali. Per inclinazione naturale e dato una certa conoscenza dell'ebraismo
e del cristianesimo in Roma, ha con- centrato la sua speculazione sul problema
religioso, in particolare sul rapporto dell'anima con Dio. Plotino accentua i
concetti di semplicità e di trascendenza ri- guardante l'Assoluto che chiama
Uno. All’Uno quindi: non si può attribuire nessuna qualità positiva (teologia
negativa). Dall'Uno trag- gono origine tutte le altre realtà mediante
emanazione, secondo un ordine: il Nous o intelligenza, la vita, l’anima
universale, le anime, la materia. La missione dell'anima umana è di ristabilire
l'unità originaria delle cose, riconducendole all’Uno, attraverso tre tappe:
ascetica e catarsi, contemplazione, estasi. Opere principali: i suoi scritti
furono ordinati dal discepolo Porfirio e sono noti sotto il nome di Enneadi.
Popper Karl Raimund (1902) Nacque a Vienna, dove studiò fisica, matematica e
poi filosofia. Data la sua origine ebraica nel 1937 emigrò in Nuova Zelanda
dove insegnò a Christchurch. Nel 1945 si trasferì a Londra, iniziando ad
insegnare alla London School of Economy. Popper fu, in un primo tempo, uno degli
esponenti più qualificati del Circolo di Vienna e del neopositivismo, ma poi
abbandonò questo sistema e sviluppò una concezione originale dei fondamenti
della scienza e del metodo scientifico, che può essere definita come
razionalismo critico, in forte contrasto con la Scuola di Francoforte a cui
rimprovera, oltre la dialettica, lo « storicismo », per cui si fan- no
previsioni della storia nella totalità del suo corso che viene con- siderato
essere diretto in modo ineluttabile verso una meta prefis- sata, come la
società senza classi prevista da Marx. I punti qualificanti della sua
concezione in campo epistemologico sono due: il carattere sostanzialmente
deduttivo (anziché induttivo) della scienza; e il criterio di demarcazione tra
teorie scientifiche e non scientifiche, che viene chiamato criterio di
falsificabilità. Que- sto stabilisce che una teoria può considerarsi
scientifica soltanto se è falsificabile, ossia se si può indicare dei casi in
cui risulterebbe 327 falsa, cioè smentita in linea di principio e non per
essere stata consta- tata falsa di fatto. Notevole anche l'apporto di Popper
alla filosofia politica con la sua appassionata difesa della « società aperta
», vale a dire la difesa di una società che non solo tolleri, ma stimoli la
cri- tica dei singoli e dei gruppi in vista della soluzione razionale dei
problemi più gravi come quello delia fame e dell'ignoranza. Opere principali:
La logica della scoperta scientifica; Che cos'è la dialettica; La ‘società
aperta e i suoi nemici; Miseria dello storicismo; Congetture e confutazioni;
Conoscenza oggettiva. Frotagora Filosofo greco, massimo esponente della
sofistica. Dalla sua natia Abdera (in Tracia), si trasferì ancora in giovane
età ad Atene, dove insegnò ad una folta schiera di studenti entusiasti. Si
guadagnò la stima e il favore di Pericle, il quale lo incaricò di stendere la
costituzione della colonia di Thurii. Data e luogo della sua morte sono
incerti, e ja causa sembra sia stata un naufragio. L'attenzione precipua della
riflessione filosofica di Protagora non è più voita come nella maggior parte
dei presocratici allo studio della natura e della causa o principio primo,
bensì verso l’uomo ed è tesa, soprattutto, a scoprire quali sono le possibilità
umane in or- dine alia conoscenza e alla morale. In entrambi i casi Protagora
sposa una tesi sostanzialmente relativistica: non esistono verità asso- lute
nell'ordine gnoseologico né leggi universali nell'ordine etico; sia le verità
sia le leggi sono relative. Questa tesi è espressa nel ce- lebre detto di
Protagora: « L'uomo è misura di tutte le cose; di quelle che sono perché sono e
di quelle che non sono perché non sono ». È la stessa condizione naturale
dell’uomo, la sua struttura corporea a non consentirgli di raggiungere né il
vero né il bene in maniera assoluta e definitiva: «La materia — afferma
Protagora — è flut- tuante, e fluendo essa ininterrottamente, si verificano
aggiunte al posto delle perdite, e le sensazioni mutano e variano secondo l'età
e secondo le altre costituzioni dei corpi ». Opera principale: La verità o
Discorsi sovvertitori. Renouvier Charles (1815-1903) Filosofo francese, nato a
Montpellier e morto a Prades, nei Pirenei Orientali. Nella sua opera del 1903,
I/ personalismo, ha fornito spunti fondamentali al personalismo contemporaneo
offrendo addirittura la denominazione che lo caratterizza e che è desunta da
una indagine filosofica centrata sull'uomo concreto e sulla sua dimensione dia-
logica. ‘ Per Renouvier il carattere specifico della persona umana è Îa
conoscenza da intendersi come apertura verso il mondo e verso l'as- soluto e
capace di portare l’uomo a riconoscere l’esistenza di una Persona prima e
creatrice. Il riconoscimento della sua esistenza è imposto al nostro assenso
dal carattere di unità armonica delle leggi 328 che regolano l’intendimento
degli esseri intelligenti e reggono il mondo. È favorevole ad una specie di
religione filosofica. Opere principali: Saggi di critica generale (1854-1864);
La nuova monadologia (con L. Prat, 1899); Il dilemma della metafisica pura
(1901); Il personalismo (1903). Rickert Filosofo tedesco, nato a Danzica, fu
docente di filosofia ad Heidel- berg dove morì e direttore delia scuola di
Baden; sviluppò la « fiia- sofia dei valori », distinguendo la scienza delio
spirito dalle scienze della natura. Critico del positivismo, distingue due
forme di conoscenza e due logiche ad esse correlate: 1) la logica delle scienze
spirituali o sto- riche da un lato; 2) la logica delle scienze naturali
dall'altro. 'La realtà per Rickert è quella che ci rivelano le scienze
spirituali o che i loro giudizi valutativi determinano. La natura, invece, è
solo un'immagine astratta e abbreviata della realtà, creata per il bisogno che
l'uomo ha di dominare, classificandola e uniformandola, l'infi- nita varietà
degli individui, di cui consta l’esperienza., Le scienze naturali, pertanto,
tendono all'astrazione; mentre le scienze spirituali o storiche tendono a
determinare il valore dei fatti, che sono il presupposto stesso della storia.
Opere principali: L'oggetto della conoscenza (1892); Scienze della cultura e
scienze della natura (1899); La filosofia della vita (1920); Sistemi di
filosofia (1921); La logica del predicato e il problema dei- l’ontologia
(1930); Problemi fondamentali della filosofia (1934). Ricoeur Paul (1913)
Filosofo francese, nato a Valence, docenie di filosofia ciella storia prima
alla Sorbona e poi all'università di Parigi-Nanterre, può essere annoverato sia
tra i fenomenologi che tra gli esistenzialisti e i personalisti. Assertore di
una interessante visione antropologica, Ricoeur la fonda sul concetto di
fallibilità, che la storia delle religioni docu- menta aîtraverso i simboli del
male e dei peccato. La fallibilità è una prerogativa dell’uomo, realtà
essenzialmente progettuale, che può fallire nella realizzazione dei proprio
progetto. La persona per Ricoeur è un progetto di umanità. Attività fonda-
mentali della persona sono il conoscere, il cui oggetto è il vero; il volere,
il cui oggetto è il bene; il sentire, il cui oggetto è l’affettività. Alla
sfera del sentimento appartengono l'amicizia (apertura verso i propri simili) e
la deiezione (apertura verso il mondo delle Idee, la Trascendenza, Dio). Opere
principali: G. Marcel e K. Jaspers (1947); K. Jaspers e la filosofia
dell'essere (1947); Filosofia della volontà; Finitu- dine e colpa (1960); Il
conflitto delle interpretazioni; La sfida semiologica (1974); Metafora viva
(1975). 329 Rosmini Antenio (1797-1855) Nacque a Rovereto e fu ordinato
sacerdote nel 1821. Nel 1828 fondò la congregazione religiosa dei « rosminiani
»; morì a Stresa sul Lago Maggiore; Nel 1848 fu ambasciatore a Roma di Carlo
Al- berto presso Pio IX; suo compito era quello di cercare un accordo col
Pontefice per una confederazione di stati italiani, ma la missione fallì. In
quella stessa occasione, furono messe all'indice due opere in cui egli
propugnava il rinnovamento della Chiesa. Amareggiato, si ritirò a Stresa,
dedicandosi esclusivamente alla filosofia. Rosmini tentando di porre un freno
all'estensione del sensismo e dell’empirismo, riconosce come elemento a priori
oggettivo della co- noscenza l'idea dell'essere, che non è l’idea dell'Essere
reale (Dio) ma dell'essere ideale, astratto, indeterminato che deriva
dall’Essere reale. L'essere ideale è forma di ogni conoscenza, ma in se stesso
non rappresenta nessun oggetto determinato. Deve incontrare e unire qualche
dato della sensibilità. La conoscenza si sviluppa in diversi gradi: intuizione,
affermazione, astrazione. Opere principali: Nuovo saggio sull'origine delle
idee (1830); Principii della scienza morale (1831); Antropologia in servigio
della scienza morale (1838); Trattato della coscienza morale (1839); Filo-
sofia della politica (1839); Filosofia del diritto (1845); Teodicea (1845).
Opere postume: Saggio storico-critico sulle categorie e la dialettica;
Antropologia soprannaturale; Teosofia. Rousseau Filosofo svizzero di lingua
francese, nacque a Ginevra. Orfano di madre, a soli sedici anni iniziò una vita
di vagabondaggi. A Parigi frequentò gli ambienti dell'Enciclopedia. Si attirò
molti nemici. Fuggì in Svizzera e in Inghilterra. Rientrato in Francia, passò
gli ultimi anni nella solitudine e nella povertà, continuando a scrivere fino
alla morte. Massimo esponente dell'illuminismo francese, Rous- seau scrisse
moltissimo occupandosi degli argomenti più disparati: dalla storia alla musica,
dalla pedagogia alla politica, dalla metafisica alla religione. Nel Contratto
sociale espone la sua concezione politica in cui, pur assegnando allo Stato
un'origine convenzionale, non gli si ascri- ve mai poteri assoluti e
definitivi, ma ogni decisione dello Stato sotto- stà all'approvazione dei
cittadini. Altre due sue opere espongono la dottrina pedagogica. Questa si
caratterizza per una completa fiducia nelle capacità autoeducative del
fanciullo: alla scuola della natura egli ritiene di ottenere un'educazione
assai migliore di quella che somministra normalmente la società ai suoi membri.
Opere principali: Discorso sulle scienze e le arti (1750); Discorso
sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini (1755); Lettera
sulla provvidenza (1756); Lettera sugli spettacoli (1758); Emilio o
dell'educazione (1762); Contratto sociale (1762); Lettera a 330 Christophe de
Beaumont (1763). Opere postume: Dialoghi: Rousseau giudice di Jean-Jacques;
Meditazioni di un viandante solitario. Russell Nacque (e vi morì anche) nel
Galles da famiglia nobile. A 23 anni entrò nel « Trinity College » di
Cambridge, dove fece gli studi di ma- tematica e filosofia. Scienziato e
filosofo tra i più celebri del no- stro secolo. Scrisse moltissimo. Russell fu
uno spirito profondamente inquieto, mai soddisfatto delle soluzioni acquisite,
in continua evoluzione di pensiero. Egli aderì successivamente all’idealismo,
al realismo, al neopositivismo, alla analisi linguistica, al fenomenismo.
Tuttavia, nonostante la perenne instabilità e icambiamenti, talora radicali, di
vedute, di teo- rie, di sistemi, c'è una prospettiva di fondo cui egli ha
mantenuto sempre fede durante la sua quasi centenaria esistenza: è la prospet-
tiva empirista propria della filosofia inglese, la quale è caratterizzata da un
forte attaccamento alla esperienza ed uno spiccato interesse per le questioni
di ordine epistemologico e morale, anziché metafisico e teologico. In logica
sono importanti le considerazioni svolte da Russell intorno alla definizione
degli individui, delle classi, dei tipi e delle « descrizioni ». In gnoseologia
finì per professare un empiri- smo radicale, riducendo la conoscenza ad un
fascio di sensazioni, ch'egli preferisce chiamare « una classe di particolari
»; il filosofo ha proposto sia una concezione « dualistica » della verità
(corrisponden- za tra fatti e proposizioni) sia una concezione « umanistica ».
Nella filosofia del linguaggio ci sono vari punti in comune con i neopositi-
visti, dai quali si allontana circa il criterio di significazione, distin-
guendo il senso dal significato. Russell nega alla morale la carat- teristica
di vera scienza e circa la religione la sua posizione è agno- stica. Opere
principali: Saggio sui fondamenti della geometria (1897); Principi della
matematica (1903); Principia Mathematica (1910- 1913); Sulla conoscenza del
mondo esterno (1914); Elementi di etica (1910); Analisi della mente (1921);
Atomismo logico {1924); Perché non sono cristiano (1927); Libertà e
organizzazione (1932); Educa- zione e ordine sociale (1932); Storia della
filosofia occidentale (1945); Il mio sviluppo filosofico; Autobiografia
(1967-1969). Saint-Simon Claude-Henry de Di famiglia nobile nato a Parigi, dove
morì, è un filosofo e stori- co francese. Allievo del d’Alembert, seguì
dapprima la carriera mi- litare. Poi, dopo essersi proficuamente occupato di
affari, nel 1798 si dedicò totalmente alla filosofia, rovinandosi ben presto
finanzia- riamente fino a cadere nella più squallida miseria, pur non cessando
per questo gli studi. Rappresentante del positivismo, Saint-Simon fu tra i
primi a sottolineare l’importanza del fattore economico nella costituzione e
331 nella trasformazione delia società. A suo parere il problema eco- nomico
soverchia, per imporianza, tutti quanti gli altri, compresi quello palitico e
quello religioso. La crisi profonda che sta attraver- sando ia società moderna
è dovuta soprattutto a ragioni economiche, e non poeîirà essere superata se non
ponendo a capo della società i grandi industriali e gli womini di scienza. Nei
nuovo sistema d'orga- nizzazione della società ia direzione spirituale deve
passare dal clero agli scienziati, Ia cura degli interessi materiali dalla
nobiltà alla bor- ghesia, dalla corona alie banche. Queste teorie del
Saint-Simor: eser- sitarono un profondo influsso su alcuni grossi nomi della
filosofia dell'Ottocento, in particolare su Comte e su Marx. Opere principali:
/miroduzione «i lavori scientifici del XIX se- celo (1808); Ricrganizzazione
della società europea (1814); Nuovo cristianesimo (1825), che però fu
incompiuto. Santeyana George {1863-1952} Filosofo e scrittore statunitense
d'origine spagnola, nacque a Madrid. Fu professore alla università di Harvard
dove aveva fatto gli studi di filosofia, fino al 1912. Cessato l'insegnamento
si trasferì in inghilterra, quindi in Francia e infine in Italia dove morì a
Roma. Santayana professa un realismo di ispirazione platonica, basato su un
dualismo esasperato tra « essenze » ed « esistenze ». L'esistenza è la materia,
i'essenza è lo spirito. L'anima è la vita di un organismo in cui è incarnato lo
spirito e funge pertanto da mediatore tra la materia e le essenze. I due mondi
delle essenze e delie esistenze co- stituiscono un dualismo irriducibile; ia
vita è divisa, scissa tra questi due regni; e l’aitività umana non è che lo
sforzo assurdo, grottesco e tragico di conciliare l'essenza (l’idea) con
l’esistenza e l'esistenza con l'essenza (l’idea). Tutto quanto gli uomini fanno
e pensano (istituzioni sociali, riti religiosi, sistemi filosofici ecc.) nen è
che un immenso, vano tentativo di accordare la vita animale e la contemplazione
spirituale, quasi una condanna imposta all'uma- nità. Opere principali: La vita
della ragione (5 voll., 1905-1906); Soli- loqui in Inghilterra (1922);
Scetticismo e fede animale (1923); Dia- loghi nel Limbo (1925-26); I regni
dell'essere (4 voll., 1927-1940); Dominazioni e poteri (1951). Sartre Jean-Paul
(1905-1980) Nacque e morì a Parigi, dove, all’« École Normale Supérieure »,
studiò filosofia che insegnò poi per diversi anni nei licei di Le Havre e
Parigi. Iniziò la carriera letteraria come giornalista, romanziere, saggista,
drammaturgo e sceneggiatore cinematografico. Dopo il 1945 viaggiò moltissimo,
anche per motivi politici, data la sua mili- tanza nel Partito Comunista
francese, di cui poi assunse dall'esterno il ruolo di critico. Negli anni del
dopoguerra fu la personalità più popolare in Francia e più discussa in Europa.
332 Sartre, come Heidegger, concentra la sua analisi filosofica sul- l'essere
ai fine di coglierne il significato profondo e di svelarne la natura. Però per
Sartre l'essere, che egli chiama essere-in-sé per distinguerlo dalla coscienza (essere-per-sé)
è una massa inerte, gon- fia, qualcosa di ripugnante. Ma la caratteristica sua
particolare è l'assurdità: nell’assurdità sta la chiave della esistenza di ogni
cosa. L'uomo si distingue dagli altri esseri perché ha la coscienza che è
l'opposto dell'essere. Per vivere, la coscienza ha bisogno di nulli- ficare
l'essere, in quanto è per sua natura il non-essere, il vuoto, il nulla.
L'attività nullificatrice della coscienza ha come sbocco neces- sario la «
nausea ». Questa nasce dal fatto che la coscienza trova sempre davanti a sé
qualche cosa di troppo. Ma ciò che è il dato costitutivo essenziale dell'uomo
non è la coscienza ma la libertà, senza limiti e non vincolata da nessuna legge
morale. L'uomo desi- dera fondamentalmente di essere in sé, poiché il per sé (o
essere della coscienza) è un puro nulla. Questo ideale è ciò che può essere
chia- mato Dio, il quale perciò è una semplice ipostatizzazione di questo
ideale. Opere principali: La trascendenza dell’Ego (1936-1937); L'imma-
ginazione (1936); La nausea (1938); Abbozzo di una teoria delle emo- zioni
(1939); L'immaginario (1940); L'essere e il nulla (1943); Il muro (1943); Le
mosche (1943); A porte chiuse (1945); Materialismo e rivo- luzione (1946);
Questioni di metodo (1957); Critica della ragione dia- lettica (1960); Le
parole (1964); Kierkegaard vivo (1966); Conversa- zione sull'antropologia
(1966); L'idiota di famiglia (1971-1972); Ri- bellarsi è giusto (1974). Scheler
Max (1874-1928) Filosofo tedesco, nato a Monaco e morto a Francoforte. Già di-
scepolo di Dilthey, Eucken e Simmel ed influenzato da Nietzsche, subì in
seguito fortemente l’influsso di Husserl, dal quale apprese il metodo
fenomenologico, di cui fece ampio uso nel suo studio del- l'uomo, della
persona, dei suoi atti, della conoscenza (intenzionalità ed oggettività) ed in
particolare della esperienza morale. Importante il suo tentativo di uscire
dall’'etica formalistica di ispirazione kan- tiana, conferendole un contenuto
materiale desunto dai valori. La sua opera principale porta per titolo //
formalismo in etica e l'etica materiale dei valori (1916), « l'opera di gran
lunga più signifi- cativa apparsa da molto tempo » (Hildebrand). Mediante
l’elabora- zione di un'etica dei valori, in cui si rivendica a queste entità
una dimensione ontologica propria che sfugge a tutte le minacce dello
psicologismo, Scheler sottrae la morale oltre che al formalismo kantiano anche
a tutte quelle visioni soggettivistiche e positivistiche che erano diventate di
moda alla fine dell'Ottocento (nominalismo, psicologismo, positivismo,
pragmatismo ecc.). Scheler definisce i valori come « oggetti autenticamente
ogget- tivi, disposti in ordine eterno e gerarchico ». La sua assiologia si ca-
333 ratterizza pertanto come realistica, come gerarchica ed inoltre come
personalistica (in quanto tutti i valori dei gradi inferiori sono subor- dinati
alla persona) e teocentrica (in quanto al vertice di tutti i va- lori, come
valore supremo, viene posto Dio). Scheler si sottrae al rischio immanentistico
presente nel metodo fenomenologico distin- guendo la fenomenologia dei valori
dalla filosofia della religione. Senonché questa distinzione viene abbandonata
negli ultimi scritti, dove Scheler assume una visione immanentistica e pertanto
pan- teistica della realtà. Opere principali: Il formalismo in etica e l'etica
materiale dei valorî {1916); Essenza e forme della simpatia (1923); Le forme
del sapere nella società (1926); La posizione dell'uomo nel cosmo (1927); La
visione filosofica nel cosmo (postuma). Schelling Nacque a Leonberg, nel
Wiirttemberg, studiò a Tubinga dove ha come condiscepolo Hegel. È chiamato a
sostituire Fichte a Jena, poi passa ad insegnare a Wiirzburg, a Monaco e a
Berlino. Schelling ha una concezione dell’assoluto come sintesi degli opposti:
dell'io e della natura, del soggetto e dell'oggetto, dello spi- rito e del
mondo. L'assoluto origina la natura, forma oggettiva, per acquistare per mezzo
di essa maggiore coscienza della propria sog- gettività. Quindi la natura è
preistoria della coscienza, pensiero pie- trificato. L'uomo è l'essere in cui
l'assoluto acquista coscienza di sé diventando spirito. La comprensione
dell'universo in cui natura e spirito non sono più contrapposti ma armonizzati
si attua nell'attività estetica. L'opera d’arte è manifestazione dell'infinito
sotto forma finita. Opere principali: Sui miti, le leggende storiche e i
filosofemi del mondo antico; Lettere filosofiche sul dogmatismo e sul cri-
ticismo (1795-1796); Nuova deduzione del diritto naturale (1796- 1797); Sistema
dell'idealismo trascendentale; Esposizione del mio sistema di filosofia;
Filosofia e ragione (1804); Ricerche’ filosofiche sull'essenza della libertà
umana. Opere postume: Filosofia dell'arte; Le età del mondo. Schlegel Critico e
filosofo tedesco, nacque ad Hannover e studiò giurispru- denza dedicandosi allo
studio «della letteratura greca. Insegnò priva- tamente a Parigi e poi a
Colonia. Fu a Vienna, dove si impegnò in un movimento tardo romantico
fiancheggiato dalla rivista Concordia. Morì a Dresda. Dopo una fase in cui
Schlegel si distinse per i suoi contributi di natura storico-filologica, egli
cominciò a orientarsi verso gli studi filosofico-estetici. I suoi primi
contributi in questo senso, appaiono, a partire dal 1797, nella rivista
Atheneum, organo del Circolo di Jena, 334 raccolti più tardi col titolo Lezioni
filosofiche del 1804-06. Dopo la conversione al cattolicesimo, avvenuta nel
1808, Schlegel orientò il suo pensiero verso un nuovo spiritualismo fondato
sull'esperienza cristiana. Opere principali: Sul valore dello studio dei greci
e dei romani (1797). Schleiermacher Friedrich Daniel Ernst (1768-1834) Filosofo
e teologo tedesco. Nacque a Breslavia e morì a Berlino. Studiò teologia
all'università di Halle, che era il centro dell’illumi- nismo tedesco. Come
Kant, ricevette una formazione religiosa di stampo pietistico. Amico di
Schlegel, si aprì per il suo tramite al romanticismo. Durante l'occupazione
napoleonica con Fichte fu uno dei più ardenti difensori del nazionalismo
tedesco. Dopo la ca- duta di Napoleone riprese l'insegnamento alla università
di Berlino dove fu anche preside della facoltà di teologia per oltre un
ventennio. Schleiermacher è più teologo che filosofo; i suoi argomenti pre-
feriti sono la ‘Scrittura, la fede, il cristianesimo, la religione, ai quali si
accosta da una prospettiva che fonde insieme istanze ra- zionalistiche,
romantiche e idealistiche. Il suo apporto maggiore riguarda la natura della
teologia e il metodo teologico e il suo inse- gnamento in questo campo avrà un
influsso rimarchevole dando origine a quel movimento che porta il nome di
protestantesimo li- berale. Notevole anche il suo insegnamento relativo
all'essenza della religione. Due sono i principi su cui egli fonda il suo concetto
della religione: 1) la religione è una determinazione del sentimento; 2)
l'essenza della religiosità sta nel fatto di essere coscienti della propria
dipendenza da Dio. Il sentimento, come lo concepisce Schle- iermacher è
qualcosa di più della comune accezione dello stesso. È una facoltà che si
colloca tra la ragione e la volontà. Per lui il cristianesimo è superiore alle
altre religioni « non per il valore ra- zionale dei suoi contenuti dottrinali,
ma per il maggiore grado di ade- guatezza con cui questi contenuti attestano e
suggeriscono il senti- mento fondamentale della nostra dipendenza da Dio ».
Opere principali:. Discorsi sulla religione (1798); Monologhi; La fede
cristiana. La maggior parte dei suoi corsi accademici vennero pubblicati
postumi nell'edizione delle Opere complete (1834-1864). Schopenhauer Arthur
(1788-1860) Nacque a Danzica da famiglia agiata. Costretto dal padre a se-
guire la carriera commerciale, l’abbandonò nel 1805 alla morte del padre e
studiò a Gottinga e poi a Jena, dove, nel 1813, si laureò in filosofia. Ottenne
la libera docenza all'università di Berlino, ma le sue dottrine pessimistiche
come risultavano nella sua opera Il mondo come volontà e rappresentazione,
pubblicata nel 1819, non trova- 335 rono molta fortuna. Nel 1833 si stabilì a
Francoforte ove risied&tte fino alla morte. Schopenhauer, opponendosi alla
tesi idealistica della razionalità della storia, evidenzia gli elementi
negativi della natura e della storia. Movendo dalla distinzione kantiana fra
fenomeno e noumeno, ma rovesciandone i significati, identifica il mondo dei
fenomeni (della rappresentazione) col mondo della ragione e il mondo noumenico
(reale, vero) con quello della volontà, una volontà cieca e irrazio- nale, da
cui traggono origine tutte le cose e tutti gli avvenimenti. Gli individui non
sono altro che l’oggettivazione della volontà. Tutto nel mondo è volontà,
desiderio di ciò che non si possiede, perciò l’u- manità è in preda a un
continuo dolore nato dall’insoddisfazione dei suoi desideri. L'unico modo per
liberarci da queste dolorose volontà di vivere è quello consistente nella
noluntas, nella rinuncia alla pro- pria individualità. Essa avviene in tre
momenti: arte, simpatia, a- scesi. Opere principali: Sulla vista e i colori
(1816); Il mondo come vo- lontà e rappresentazione (1814-1818); Sulla volontà
della natura (1836); Sulla libertà del volere (1839); Sul fondamento della
morale (1840); I due problemi fondamentali dell'etica (1841); Quadruplice
radice (1847); Parerga e paralipomena (1851). Scoto Duns (1265-1308) Nacque a
Maxton in Scozia. Entrò giovanissimo nell'ordine fran- cescano. Fece gli studi
ad Oxford e a Parigi. A Parigi ottenne il ti- tolo di magister theologiae. Nel
1298 tornò in Inghilterra dove com- mentò le Sentenze di Pietro Lombardo. Poi
ancora a Parigi. Finì la sua vita nello studentato francescano di Colonia.
Scoto si sforzò di operare una sintesi fra la corrente francescana e quella
aristotelica. Le dottrine più originali della sua metafisica so- no l'univocità
dell'essere, l’ecceità e la distinzione formale tra essenza ed esistenza.
L'oggetto della metafisica è l'essere in quanto perfe- zione massimamente
indeterminata. L'« ecceità » (0 « questità ») è una forma particolare che
conferisce l’individuazione. Tra essenza ed e- sistenza non vi è distinzione
reale, ma « formale ». L'esistenza di Dio deve essere dimostrata: la prova più
convincente è quella della causalità. Sia in Dio sia nell'uomo la volontà ha priorità
rispetto al- l'intelletto. L'uomo è essenzialmente composto di anima e di
corpo. Intelletto e volontà sono formalmente distinte dall'anima, pur costi-
tuendo con essa una sola realtà. Distanziandosi da s. Tommaso, Scoto afferma la
priorità della volontà sull’intelletto. Opere principali: Commentari ad
Aristotele; Opus oxoniense; Re- portata parisiensia; De primo rerum principio.
Seneca Lucio Anneo (4 a.C.-65) Nacque a Cordova, ma si trasferì a Roma sin da
fanciullo. Qui ebbe come maestri di filosofia gli stoici Attalo e Sozione.
Assimilò 336 in modo personale le loro dottrine e divenne il massimo rappresen-
tante dello stoicismo nel mondo latino. Diventò massimo consigliere di Nerone.
Ma, caduto in disgrazia di questi, si ritirò dalla vita pub- blica. Accusato di
aver partecipato ad una congiura contro Nerone, fu da questi indotto al
suicidio. Secondo Seneca l'universo è composto di due principi: uno passi- vo,
la materia, e uno attivo, Dio. Questi è l’anima dell'universo, ra- gione
(logos) diffusa in tutte le cose, fonte immanente di vita, legge suprema che
connette in un'unica catena di cause tutti gli eventi e condiziona l'unità
organica del cosmo. Seneca è il filosofo pagano che maggiormente ha compreso il
valore della libertà come diritto costitutivo fondamentale di ogni uomo. La
lotta di Seneea eontro la schiavitù è incondizionata. L'uguaglianza è un
diritto naturale. Fine ultimo della vita umana è l'autonomia della persona di
fronte ad uo- mini ed eventi: è la libertà dello spirito da tutto ciò che può
pro- fanare la divina serenità dell'animo. Opere principali: 9 Tragedie; De
clementia; De beneficiis; Dia- logorum libri; 124 Lettere a Lucilio; Naturalium
quaestionum libri VII. Socrate (469-399 a.C.Nacque e visse ad Atene nell'epoca
del suo maggior splendore arti- stico e della maggiore potenza militare ed
economica. Condusse una vita molto semplice e frugale. Nel 400 a.C. venne
accusato di empietà e corruzione della gioventù. Non volle salvarsi andando in
esilio pri- ma del processo. Condannato a morte, morì bevendo la cicuta. Eser-
citò una grande influenza sulla filosofia greca. La missione a cui si sentì
chiamato dall’oracolo di Delfi fu di in- citare gli uomini a preoccuparsi degli
interessi della loro anima con l'acquisto della saggezza e della virtù. Contro
i Sofisti si preoccupò di definire i concetti universali di bene, giustizia,
felicità e virtù, iden- tificando la conoscenza con la moralità e la felicità
con la pratica del- la virtù. Infatti per lui è essenziale la distinzione di
male e di bene. Il metodo ‘da lui usato nelle conversazioni con i discepoli fu
quel- lo dell'ironia che spinge l'interlocutore a porsi nuovi problemi
(maieutica). Non ha lasciato alcuno scritto. Spencer Herbert (1820-1903) Nato a
Derby, Inghilterra, compì studi scientifici e avanzò la tesi dell’evoluzionismo
scientifico dalla iettura delle opere di Lyell. Successivamente, trasferendo
l'evoluzione dal campo scientifico a quello filosofico, ne ha fatto una vera e
propria visione del mondo sia cosmico che biologico, sia umano che sociale.
Valendosi dell’evo- luzione anche per spiegare l'ordine dell'universo, Spencer
ascrive a tale ordine un'origine meccanica e non intenzionale {o finalistica).
Non per questo egli ritiene di dover negare l’esistenza di Dio, che 337 anzi egli
ammette, perché sfugge alla ragione. Questa realtà assoluta è l’Inconoscibile,
l'essere assoluto che l'uomo chiama Dio. Opere principali: Statica sociale
(1850); Principi di psicologia (1855); Primi principi (1862); Principi di
psicologia (1870-1872); Principi di etica (1879-1892); Individuo e Stato
(1884); Autobiografia (1904, postuma). Spinoza Baruc (1632-1677) Nacque ad
Amsterdam da una famiglia di ebrei profughi dal Por- togallo. Il padre lo avviò
allo studio delle sacre Scritture e delle dottrine rabbiniche, ma Spinoza
coltivò anche lo studio della filo- sofia e della teologia protestante.
Asserendo che l’interpretazione tradizionale della sacra ‘Scrittura era errata,
nel 1656 fu scomuni- cato dalla comunità israelita ed espulso per eresia.
Abbandonò Am- sterdam e si trasferì a Leida dove visse nella riservatezza e
nella povertà. Spinoza, quasi ignorato per oltre un secolo dopo la sua morte,
avvenuta a l’Aia, fu messo poi in luce dai filosofi tedeschi come Lessing,
Herder e gli idealisti che divennero suoi ferventi ammira- tori e gli
assicurarono un posto tra i più grandi pensatori dell'uma- nità. Come Cartesio
egli incentra tutta la sua riflessione filosofica su due realtà: Dio e l’uomo.
Il suo obiettivo non è la conquista della verità ma il raggiungimento della
felicità. Spinoza risolve il dualismo cartesiano di res cogitans e res extensa
considerandole come i due attributi conoscibili dell'unica so- stanza
esistente, Dio, costituita da infiniti attributi. Il mondo è iden- tico a Dio
(Natura sive Deus): Dio è natura naturans, cioè infinita attività produttrice e
il mondo è natura naturata, infinito prodotto. L'etica di Spinoza si risolve
nell’amor intellectualis Dei, cioè nella conoscenza della sostanza divina che
si ha quando è raggiunto il trionfo della ragione e il dominio delle passioni.
In politica Spinoza è uno dei primi assertori della teoria dell’origine
contrattuale dello Stato. Opere principali: Breve trattato su Dio, l'uomo e la
sua feli- cità; Ethica more geometrico demonstrata; Tractatus de intel- lectus
emendatione; Principia philosophiae cartesianae; Trac- tatus
theologico-politicus (1670). Spirito Ugo (1896-1979) L'itinerario filosofico di
U. Spirito, filosofo italiano nato ad Arez- zo e morto a Roma, iniziò con
un'adesione piena ed entusiastica al- l’attualismo di Gentile, che lo Spirito
difese contro le obiezioni che da varie parti sorgevano contro di esso. Ma poi
proseguì su una linea autonoma, dando all’attualismo una piega marcatamente
anti- intellettualistica oltre che fortemente immanentistica ed atea, cui viene
dato il nome di problematicismo. Come spiega lo stesso Spi- rito, il
problematicismo è « una concezione della vita come ricerca, 338 che non ha
scetticamente rinunciato alla verità e che anzi sa bene quanto dogmatica e contraddittoria
sia tale rinuncia, ma che non si illude d'averla già in suo possesso ». « Esso
non si presenta come una filosofia bensì soltanto come un'aspirazione alla
filosofia: non pretende di avere valore assoluto [...] ma non si definisce nep-
pure come relativismo, perché non comprende come si possa rinun- ciare alla
speranza dell’assoluto ». Al termine del suo movimentato itinerario filosofico
Spirito si attestò su una posizione sostanzialmente neo-positivistica, assumen-
do la scienza come principio chiave per la comprensione del mondo e come
criterio supremo per decidere di qualsiasi problema, inclusi i problemi di
ordine etico ed assiologico. In tale prospettiva marcata- mente scientista,
Spirito affida alla scienza — e non più alla meta- fisica e alla religione — il
compito di fungere da strumento connet- tivo della società e di fissare una
nuova tavola di valori. Opere principali: Il pragmatismo nella filosofia
contemporanea (1921); Scienza e filosofia (1933); La vita come ricerca (1937);
Il pro- blematicismo (1948); Dall’attualismo al problematicismo (1976). Stalin
(1879-1953) Pseudonimo di Josif Visarionovic Dzugasvili, nato in Georgia, uomo
politico russo, fondatore, con Lenin e Trotzsky, del Politburo del Partito
Bolscevico russo e collaboratore di Lenin nella fase di ricostruzione della
Russia; stroncò le opposizioni interne con dure repressioni, facendo
assassinare persino Trotzsky quando già si tro- vava in esilio in Messico
(1940). Lo stalinismo è il frutto più specifico del dogmatismo ideologico di
Lenin. Nei suoi brevi scritti, Stalin segue la linea del suo maestro Lenin,
sforzandosi di dimostrare che questi era il più diretto e orto- dosso seguace
di Marx e che la dottrina derivante messa a punto da Lenin, il
marxismo-leninismo, era la più completa teorizzazione fi- losofica per lo
sviluppo dell'umanità. Il XX Congresso del Partito comunista russo del 1956,
quando era salito al potere Kruscev, rinnegò e condannò l’opera di Stalin,
avviando il cosiddetto processo di « destalinizzazione ». Opere principali:
Sul! materialismo dialettico e sul materialismo storico, Principi del leninismo
{1924); Questioni del leninismo (1926). Stein Edith (1891-1942) Ebrea di razza
e di fede, nata a Breslavia in Germania, fu disce- pola e assistente di
Husserl. Convertitasi al cattolicesimo nel 1922, nel '32 entrò nel Carmelo di
Colonia, dove fu arrestata dai nazisti nel 1942. Morì nel lager di Auschwitz il
9 agosto dello stesso anno. Carattere centrale del suo pensiero è l'impegno di
rivedere tutto l'impianto della metafisica aristotelico-tomista in chiave
fenomeno- logica. Nella sua tesi di laurea Sul! problema dell'empatia sviluppa
uno studio pregevole e originale sul sentimento dell’empatia, con cui l'io «
percepisce condividendola » la realtà dell'altro. 339 ILa Stein intende
approfondire la riflessione avviata da Lipps e Husserl: pur avendo quaicosa in
comune sia con la percezione ester- na, sia con la memoria, sia con
l'immaginazione, l’empatia è un'espe- rienza sui generis: è l’esperienza che un
Io in generale ha di un altro Io. Con l’empatia, considerata come atto di
compartecipazione, si entra nel « regno dello spirito », che è il regno dei
valori. Opere principali: Su! problema dell'empatia (1917); La fenome- nologia
di Husserl e la filosofia di san Tommaso d'Aquino (1929); Essere finito ed
eterno (1950, postuma); La scienza della croce (1950, postuma). Suarez
Francisco (1548-1617) Nacque a Granada. Fu filosofo e teologo. Mentre studiava
nel- l'università di ‘Salamanca entrò nell'ordine dei gesuiti. Insegnò filosofia
a Segovia e teologia a Valladolid. Tra il 1580 e il 1585 insegnò a Roma al «
Collegio Romano ». Poi rientrò in Spagna e continuò a insegnare. Suarez è il
pensatore più profondo e originale della Controri- forma. Col suo tentativo di
conciliare il tomismo con le dottrine do- minanti dopo Occam e con le nuove
teorie che lo sviluppo della scienza moderna andava evolvendo, egli inaugura un
nuovo tipo di filosofia scolastica, il cui obiettivo principale è di operare
una sin- tesi tra le posizioni di san Tommaso e il pensiero moderno. La sua
opera principale, Disputationes metaphysicae, è la prima trattazione
sistematica completa delle questioni discusse dalla filosofia scola- stica, in
forma indipendente sia dalla teologia che dalle opere di Aristotele. In tal
modo Suarez costituì la metafisica nella sua spe- cificità e totalità. In una
prima parte tratta dell'essere in generale e delle sue cause, nella seconda dei
vari enti esistenti: Dio, l’uomo e il mondo. Opere principali: De Verbo
incarnato (1590); Disputationes me- taphysicae (1597); Varia opuscola
theologica; De vera intel- ligentia (1605); De legibus ac Deo legislatore.
Talete Matematico, astronomo e filosofo di Mileto. Fondatore della Scuo- la
ionica. Descritto nell'antichità come una personalità poliedrica. A lui sono
attribuiti numerosi teoremi di geometria e la scoperta del- la formula per
misurare l'altezza delle piramidi attraverso la misu- razione dell’ombra da
queste proiettata. Pone l’acqua come prin- cipio da cui traggono origine tutte
le cose, per condensazione o ra- refazione. Telesio Bernardino (1509-1588)
Originario di Cosenza, studiò fisica, medicina e filosofia a Padova dal 1527 al
1535. Si ritirò poi, per circa dieci anni, in un convento benedettino. 340 È il
primo importante esponente di una nuova filosofia della na- tura che scorge in
essa solo forze naturali che si devono spiegare con i suoi principi. L'indagine
sulla natura deve procedere non dalla ragione ma dal senso. Ed è quest’ultimo a
rivelare che nella natura non agiscono principi astratti come le forme o le
cause finali, ma le forze, che sono cause meccaniche, principi agenti. I due
principi agenti sono il caldo e il freddo. Dal loro contrasto deriva la realtà
dei fenomeni fisici. Con questi due principi Telesio spiega anche la conoscenza
umana, ridotta a sensazione. Telesio riconosce, comunque, la presenza nell'uomo
anche di un'anima soprannaturale, divina e infusa da !Dio, la cui presenza non
è testimoniata solo dalla rivelazione, ma anche dal bisogno innato che l’uomo
ha di iDio e di una giustizia, ultraterrena. Conse- guentemente quest'anima è
immortale. Opere principali: De rerum natura juxta propria principia (1586);
Varii de rebus naturalibus libelli (1590, postumi). Tommaso d'Aquino
(1225-1274) Nato a Roccasecca, presso Aquino (Frosinone), ricevette la pri- ma
educazione dai benedettini di Montecassino. Studiò a Napoli ed entrò
nell'ordine dei domenicani. Imprigionato dai fratelli perché contrari alla sua
scelta religiosa, quando uscì di prigione lasciò l’Ita- lia e andò in un
convento domenicano di Parigi, sotto la guida di Alberto Magno. Insegnò
teologia alla Sorbona e fu teologo papale presso la corte pontificia. Passò gli
ultimi anni nel convento di Na- poli componendo la Summa theologiae e
predicando al popolo. Papa Gregorio X lo invitò al Concilio di Lione. Durante
il viaggio si ammalò e fu trasportato nell'abbazia cistercense di Fossanova (in
provincia di Latina) e qui morì il 7 marzo dello stesso anno. Tommaso d'Aquino,
una delle maggiori figure della filosofia occi- dentale, portò a compimento
quella straordinaria sintesi tra la gran- de eredità classica e la metanoia
cristiana, che pone l’uomo al centro della creazione. Nella sua filosofia la
conciliazione tra cristianesimo e aristo- telismo avviene in seno ad una
altissima concezione dell'Essere se- condo cui l’Essere è la perfezione
assoluta; l'origine degli enti è dovuta alla creazione; la creazione è una
partecipazione per somi- glianza della perfezione dell'essere da parte degli
enti; tra i singoli enti e l’Essere c'è solo analogia. In tale prospettiva,
fede e ragione sono modi di conoscere diver- si, che non si contraddicono ma si
completano reciprocamente: 1) la ragione accetta una verità nell'ordine delle
cose naturali in base alla loro evidenza; 2) la fede accetta una verità
nell'ordine del sopranna- turale sulla base dell'autorità di Dio rivelante. 341
Filosofia e teologia sono di conseguenza due scienze diverse, che non si
contraddicono poiché Dio è il loro autore comune. (Circa la concezione antropologica,
Tommaso considera l’uomo come un composto {sinolo) di anima e corpo, in cui
l’anima è l'unica forma del corpo. La conoscenza umana è autosufficiente per
cui non abbisogna di interventi straordinari per avere luogo. L'anima è im-
mortale, di immortalità personale perché essa è « forma assoluta, che non
dipende dalla materia ». Pur riconoscendo all'anima un più elevato grado di
perfezione ri- spetto al corpo nella gerarchia degli esseri, egli crea una
antropologia integrale, nella quale al corpo viene restituita tutta la sua
dignità nell'ordine della creazione. Tommaso considera la conoscenza dell'uomo
autonoma da un intervento diretto di Dio e risultato di un processo che
l'intelletto compie a partire dall'esperienza. Definisce inoltre la coscienza quale
« ritorno completo del soggetto in se medesimo »: la coscienza, in virtù
dell'intenzionalità, pone se stessa in relazione con le cose e, confrontandosi
con esse, conquista la propria identità. iLa consapevolezza di Tommaso della
dignità dell’uomo è tale che sia l’esistenza di Dio (cinque prove) che
l'immortalità dell'anima ven- gano dimostrate dalla ragione. In Tommaso trova
spazio anche il problema politico, in relazione al quale egli asserisce
l'origine naturale dello Stato, che considera una società perfetta poiché ha un
fine proprio, il bene comune, e mez- zi sufficienti per realizzarlo. Nel
conflitto tra i due poteri, tipico del suo contesto storico, egli fu assertore
della dipendenza indiretta dello Stato dalla Chiesa, che è una società più
perfetta in ordine ai fini e ai mezzi che le sono propri: lo Stato dipendente
indirettamente dalla Chiesa nell'ordine dei fini soprannaturali dell’uomo. È
opportuno sottolineare come oggi molti noti studiosi, ca- me ad esempio
Jaspers, hanno riconosciuto che le analisi sulla volontà, la libertà e le
passioni umane fatte da Tommaso sono pro- fonde e precise, valide anche per la
filosofia contemporanea. Opere principali: De ente et essentia; Commentari alle
principali opere di Aristotele; Summa contra gentiles; Summa theo- logiae
(iniziata nel 1269 e rimasta incompiuta); De unitate intellectus contra
averroistas (1270); De veritate; De potentia; De malo; De spiritualibus
creaturis; Expositio super Job; De regimine princi pum; Compendium theologiae;
De substantiis separatis. Vico Gianbattista (1668-1744) Nato a Napoli, studiò
filosofia presso i gesuiti, sotto la guida di padre Rissi. Dal 1699 fu
professore di retorica all'università della stessa città. Visse poveramente fra
incomprensioni e ostilità. Nel 1732 gli fu conferito l’incarico di storiografo
regio. L’intuizione fondamentale di Vico dal punto di vista filosofico è 342
espressa nella formula « verum est factum », cioè per conoscere ve- ramente una
cosa è necessario essere in grado di farla. In base a questo criterio l’uomo
non può conoscere la natura perché creata da Dio, non può conoscere il proprio
essere in quanto non si è auto- creato. Oggetto della conoscenza umana è la
storia in quanto opera dell’uomo. La legge universale che regola la storia è una
legge di sviluppo attraverso la ritmica ripetizione delle tre epoche del corso
storico (età degli dei, degli eroi, degli uomini). Questa legge della
ripetizione dei corsi non sopprime la libertà umana, non è un ostacolo al
proces- so della civiltà, è necessaria e voluta da Dio per riportare l’uomo
cor- rotto dalla ragione alla religione. Oltre alla dimensione storica, Vico
riabilita, in sede filosofica, quella estetica. Per lui l’arte ha una funzione
metafisica, in quanto è l'espressione profonda delle cose da parte di un essere
intelligente, in cui la ragione non ha ancora raggiunto la piena maturazione e
che perciò riesce a esprimersi per mezzo del sentimento e della fantasia. .
Opere principali: De nostri temporis studiorum ratione (1708); De antiquissima
Italorum sapientia; Liber physicus; Liber moralis; Il diritto universale; De
universi iuris uno principio et fine uno; De constantia iurisprudentis;
Principi d'una scienza nuova dintorno alla natura delle nazioni (Scienza nuova
prima, 1725; Scienza nuova seconda, 1730; Scienza nuova terza, 1744). Voltaire
(soprannome di Frangois Marie Arouet) (1694-1778) Nato a Parigi, studiò presso
i gesuiti della stessa città. Fre- quentò l’ambiente libertino di Parigi e si
prese un anno di prigione per il suo spirito dissacratorio e anticonformista. Tra
il 1726 e il 1729 fu in Inghilterra. Tornò in Francia per un decennio circa,
riti- rato in un castello della Lorena, poi andò a Berlino alla corte di Fe-
derico II. Trascorse gli ultimi venti anni a Ferney, in Francia, impe- gnato a
far conoscere le sue idee sulla tolleranza religiosa e sulla libertà. Massimo
esponente dell'illuminismo francese, tentò di operare una sintesi tra il
razionalismo di Cartesio e l'’empirismo di Newton. Dalla contingenza del mondo
egli argomenta a favore dell’esistenza di Dio, ma resta profondamente agnostico
per quanto concerne la sua natura e i suoi attributi. Anche riguardo
all’immortalità dell'ani- ma sostiene che bisogna credervi anche se non
esistono argomenti probativi per dimostrarla. In conformità con le esigenze dell’illuminismo
Voltaire è massimamente critico di ogni religione istituziona- lizzata, in
particolare del cristianesimo. Egli attacca con critica spietata, ingiusta e
beffarda tutte le dottrine e le strutture della Chiesa cattolica. Opere
principali: Edipo (1718); Lettere filosofiche, Trattato di metafisica (1734);
Elementi della filosofia di Newton 343 (1737); Il secolo di Luigi XIV;
Dizionario filosofico; Candido; Trattato sulla tolleranza (1763); Questioni sui
miracoli; Filosofia della storia (1765); Filosofo ignorante (1766); Bisogna
prendere partito (1772); Questioni sull’Enciclopedia (1776). Whitehead Alfred
North (1861-1947) Matematico e filosofo inglese, nato nel Kent, a Ramsgate e
mor- to negli U.S.A. a Cambridge, nel Massachusetts. Giunse tardi alla
filosofia, dopo avere insegnato per molti anni geometria e mate- matica
all'università di Londra. Dal 1924 al 1937 occupò la cattedra di teoretica
all'università di Harvard. In collaborazione con Russell scrisse i famosi
Principia mathematica, opera volta a dimostrare che le matematiche pure
(compresa la geometria pura) sono un ramo del- la logica e le loro proposizioni
sono analitiche e non sintetiche a prio- ri come aveva sostenuto Kant. Sulie
orme di Peano e Frege, White- head pone come proposizioni iniziali pochi
principi logici, rappresen- tati da simboli formali, da cui, con un calcolo
logico, si deducono al- tre proposizioni. Con questo metodo vengono man mano
introdotti e dimostrati principi e teoremi. Il processo è puramente analitico e
a priori, indipendentemente dalle cose e dallo spirito. Non per questo
Whitehead sposa una visione idealistica della realtà: il mondo non emerge dal
soggetto come per gli idealisti, ma piuttosto il soggetto dal mondo. Ma questo non
significa che il soggetto procede dalla ma- teria come insegnano i
materialisti. La realtà è concepita come un processo, costituito da eventi in
connessione reciproca. Oltre che dagli eventi il processo è costituito da forme
e struiture ricorrenti che Whitehead chiama « oggetti eterni ». Al più alto
grado gli og- getti eterni costituiscono i valori {il bene, il bello, il vero)
che si rea- lizzano occasionalmente nel processo. Di qui la singolare
concezione del divino proposta da Whitehead: Dio è insieme ia « natura origi-
naria », in quanto contiene in sé la totalità degli oggetti eterni, e la «
natura conseguente », come realizzazione progressiva, interna al processo, di
tutti i possibili valori dell’esistenza. Dio, principio del bere e degli altri
valori supremi, è in lotta con ii male. Egli soffre per iiberarsene insieme a
quanti vivono e soffrono ia vicenda della vita. Alia filosofia del processo di
Whitehead si è ispirato un impor- tante movimenio teologico statunitense,
chiamato « teologia del processo » {Process theology). Opere principali:
L'organizzazione del pensiero (1917); Ricerca sui principi della conoscenza
naturale (1919); ii concetto di natura (1920); La scienza e ii mondo moderno
(1525); Processo e realtà (1929); Avventure delle idee; Modi di pensiero
(1938); Scienza. e filosofia (1947). Wittgenstein Ludwig (1889-1952) Logico e
filosofo del linguaggio, massimo esponente prima del neopositivismo e poi
dell'analisi linguistica. Nato a Vienna, compì gli 344 studi in Germania e in
Inghilterra. Qui svolse anche la sua attività accademica a partire dal 1939
operando con B. Russell, a Cambridge, dove morì. Le due opere Tractatus
logico-philosophicus e Osserva- zioni filosofiche rappresentano due diverse
concezioni della filosofia del linguaggio, per cui si è soliti parlare di un
Wittgenstein I e di un Wittgenstein II. il primo (che è quello del Tractatus)
concepisce il linguaggio come rappresentazione delle cose, privilegia il
linguaggio scientifico su tutti gli altri e assume come criterio di
significazione la verifica sperimentale. Il secondo (che è quello delle
Philosophical Investigations) considera il linguaggio come un gioco le cui
regole so- no fissate arbitrariamente. Riconosce molti giochi linguistici
validi, purché siano regolati da un preciso e stabile gruppo di norme. Ri-
tiene che la funzione di linguaggio-guida, criterio di verifica per ogni altro
linguaggio, non spetti al linguaggio scientifico bensi al linguag- gio
ordinario. Opere principali: Tractatus logico-philosophicus (1918); Osser-
vazioni filosofiche (1964); Quaderno blu (appunti del 1933-34); Qua- derno
marrone (1934-1935); Osservazioni sui fondamenti della mate- matica (1956);
Grammatica filosofica (1969); Della certezza‘(1969). Wolff Christian
(1679-1754) Nacque a Breslavia e nel 1706 fu nominato professore nell'uni-
versità della stessa città. Il re Federico, convinto dai suoi avversari, gli
tolse l'insegnamento per il suo razionalismo religioso. Il succes- sore
Federico II, però, lo riconiermò nell'insegnamento. Discepolo di Leibniz, è
l'autore di una sintesi poderosa tra il pensiero filosofico tradizionale di
stampo razionalistico e le scoperte scientifiche del suo tempo. Egli divide
tutta la filosofia in sette parti principali: /ogica, antologia, cosmologia,
psicologia empirica, psicologia razionale, teo- fogia naturale, filosofia
moraîe. Questa divisione verrà regolarmente seguita dalla maggior parte dei
filosofi dei secoli successivi. Riguardo aì contenuto la filosofia di Wolff è
sostanzialmente leibniziana. Come Leibniz, Wolff elabora una spiegazione della
realtà partendo da tre principi: ragion sufficiente, armonia prestabilita,
ottimismo. Offre, però, due importanti novità: abbandono del concetto della
monade, come sostanza semplice costituente lo spirito e la materia; riduzione
del principio di ragion sufficiente al principio di non contraddizione. Opere
principali: Philosophia rationalis sive Logica (1728); Philo- sophia prima sive
Ontologia (1729); Philosophia moralis sive Ethica {1750-1753); Oeconomica
(1750). Zenone (336-274 a.C.) Nato a Cizio, nell'isola di Cipro, si trasferì ad
Atene dove fre- quentò le scuole di diversi filosofi. Tenne ie sue lezioni
sotto il Portico Dipinto (Stoà Poikilé) di Atene. Da qui prese il nome ia sua
dottrina filosofica: lo « stoicismo ». La sua dottrina è essenzialmente di
ordine morale, ma comprende 345 anche importanti elementi di metafisica e
cosmologia. E i suoi inse- gnamenti morali, estremamente rigorosi (soppressione
delle passioni e degli istinti, eliminazione del piacere, pratica della virtù)
sono in perfetta armonia con la sua visione metafisica. Questa pone al vertice
di tutte le cose il Logos (la ragione), il quale irradia la sua forza sulla
materia a modo di semi (/ogoi spermatikoi); questi germi svi- luppandosi danno
origine agli individui. I semi irradiati dal Logos non sono altro che frammenti
del Logos stesso. Anche l'uomo, come tutti gli altri esseri, è costituito da un
frammento del Logos (l’anima) e da una parte di materia (il corpo). L'uomo può
essere immortale solo in quanto cerca di identificarsi col Logos, cioè in
quanto cerca di superare la sua individualità, distaccandosi dalla materia.
Opere principali: La repubblica; I segni; Il discorso; La natura; La vita
secondo natura; Le passioni, 346 Parte quarta: GUIDA ALLA LETTURA DI ALCUNE
OPERE DI FILOSOFIA" « Il Fedone », di Platone « Il discorso sul metodo »,
di Cartesio « La missione del dotto », di Fichte « Manifesto del partito
comunista », di Marx- Engels « Introduzione alla metafisica », di Heidegger Non
c'è via migliore alla conoscenza del pensiero dei filosofi della let- tura
diretta delle loro opere. Ma è evidente che per uno studente di liceo (e non
soltanto per lui) questa è un'impresa impossibile, dovendo egli, nel breve giro
di tre anni, prendere contatto con tutta la folta schiera di pen- satori che va
dal primo sorgere della filosofia fino ai giorni nostri. Cio- nondimeno, per
ogni epoca della storia della filosofia, i programmi gover- nativi prevedono
che lo studente effettui una lettura accurata e critica di almeno un'opera di
un grande autore. La scelta dell'opera è general- mente affidata al professore.
Quando insegnavo storia della filosofia in liceo ai miei studenti facevo
leggere tre opere, le quali oltre che importanti e significative in se stesse,
e per il nome dei loro autori, sono anche singolarmente adatte ad intro- durre
lo studente alle tre grandi epoche della storia della filosofia: an- tica,
moderna e contemporanea. Tali opere sono: — Il Fedone, di Platone — Il discorso
sul metodo, di Cartesio — La missione del dotto, di Fichte Per venire incontro
alle richieste di diversi insegnanti e per una mi- gliore completezza storica
del pensiero filosofico contemporaneo, abbia- mo aggiunto poi due opere, che
riteniamo significative, dei secoli XIX e XX: — Manifesto del partito
comunista, di Marx-Engels — Introduzione alla metafisica, di M. Heidegger. * Le
traduzioni di cui si siamo serviti sono le seguenti: PLATONE, Fedone, tr. di M.
VALGIMIGLI, Laterza, Bari 1946. CARTESIO, Il discorso sul metodo, tr. di G.
BONTADINI, La Scuola, Brescia 1957. FICHTE, La missione del dotto, tr. di C.
MAZZANTINI, Società ‘Editrice Interna- zionale, Torino. MARx-ENGELS, Il
manifesto del partito comunista, tr. di E. CANTIMORI MEZZA- MONTI, Laterza,
Bari 1974. HEIDEGGER, Introduzione alla metafisica, tr. di G. Masi, Mursia,
Milano 1979. 347 Le accuse a Socrate Difesa di Socrate: educazione del giovani
all'esercizio della virtù I. «IL FEDONE » Platone (427-347 a.C.) 1.
Ambientazione storica dell’opera Nel 399 a.C. Socrate viene condannato a morte
dai governanti di Atene sotto l'imputazione di empietà e corruzione delia
gioventù, due accuse che gli erano state mosse da varie parti già da molto
tempo. Ancora nel 423, nella commedia Le Nubi, Aristofane aveva attaccato
Socrate proprio in quanto, col suo spirito critico, incitava i giovani a
considerare con di- sprezzo la tradizione etico-politica della città, e in
quanto con i suoi inse- gnamenti si metteva fuori della stessa tradizione
religiosa seguita da tutti i cittadini. Alcuni anni più tardi ii poeta tragico
Meleto aveva dichiarato: «Commette reato Socrate, non ritenendo dèi quelli che
considera tali lo Stato e tentando inoltre di introdurre altri enti demoriaci
nuovi; com- mette ancora reato corrompendo i giovani ». In questo clima si
spiega la denuncia contro Socrate, che appariva a molti non soltanto
l'avversario più accanito della cultura allora impe- rante (quella sofista) ma
anche come l'esponente intellettuale più te- mibile per gli aristocratici che
governavano la città. Probabilmente l'o-biettivo dei suoi avversari era che
egli se ne andasse in esilio e in effetti gli proposero questa soluzione; ma Socrate
volle affrontare il pro- cesso, in cui respinse entrambe ie accuse: il suo
obiettivo non era quello di corrompere la gioventù, ma di sollecitarla alla
pratica della virtù e al ‘perseguimento dei più elevati valori morali; quanto
alla religione, egli non avversava affatto la tradizione, ma cercava di
‘adeguarla alle esi- genze di una maggiore razionalità. In tribunale, i più
dovettero avere ia chiara impressione che Socrate non intendeva affatto
modificare ii suo atteggiamento; ed i voti di coloro che si pronunciarono per
la sua asso- luzione furono inferiori a quelli necessari. Quando si trattò di
definire il tipo di pena che gli sarebbe stata inflitta, Socrate chiese
ironicamente che gli venisse decretata una pensione a vita, come benemerito
dello Stato. La cosa suonò come una provocazione e come un insulto alle isti-
tuzioni cittadine; anche parecchi di quelli che avevano votato a favore della
sua assoluzione gli furono infine contrari; ed egli fu condannato a bere la
cicuta. L'esecuzione della pena capitale, che di per sé doveva aver luogo im-
mediatamente, fu rimandata d'un paio di settimane, perché in quei giorni sì
stavano celebrando le Delie (le feste in commemorazione della impresa di Teseo)
e pertanto non si potevano eseguire pene capitali. In attesa dell'esecuzione
della sentenza Socrate fu rinchiuso in prigione. È ap- punto questo il luogo e
il momento in cui si svolge il dialogo tra Socrate e i suoi discepoli circa il
destino ultimo dell'uomo, 348 2. Ii dialogo, metodo dell’opera La metodologia filosofica
ai tempi di Platone è ancora in fase di gesta- zione e assestamento. Î primi
pensatori greci avevano dato espressione poetica alle loro meditazioni
filosofiche. Più tardi Aristotele introdurrà quelia che diventerà la forma
definitiva: quella sobria e rigorosa del trattato. Per esporre il suo pensiero
Platone si vale di una via di mezzo: meno libera ed alata di quelia poetica, ma
anche meno arida e sistema- tica di quella del trattato, ia via del diaiogo. Il
dialogo e il trattato perseguono lo stesso obiettivo ma cercano di raggiungerlo
in maniera diversa. Tutt'e due svolgono una tesi; ma mentre nel trattato il
discorso è sviluppato da una sola mente, la quale prima di accoglieria con
certezza definitiva, vaglia tutti i pro e contro della tesi, i! cialogo è tun
discorso tra due o più persone, le quali di fronte ad una tesi particolare,
assumono ciascuna una posizione perso- nale, Diversamente che nel trattato,
dove le obiezioni rimangono pure difficolrè. astratte da superare, nel dialogo
le tesi contrastanti si inca: nano in personaggi vivi: esse rappresentano il
loro modo di intendere le cose e di vivere ia vita. uesto è vero in rarticolare
del Fedone, del quale il Valgimigli scrive a ragion veduia che « quì non
abbiamo a che fare con un’opera filosofica pura e semplice, la quale possa
essere considerata esclusivamente nella sua astrattezza razionale, sia pure nel
vivo diaiettizzarsi del pensiero; qui abbiamo a che fare con un'opera ci
filosofia che si concreta s si avvia in una vera azione, che anche dai punto di
vista formale esterno si sviluppa in un vero dialogo, cioè in una scena che si
muove tra persone vere, non tra simboli, tra persone le quali, sì, ragionano,
ma anche sono agitaie e travagliate e conimosse e hanno un’ansia di ricerca che
non ie interessa solc intellettualmente, ma ie prende e conquide nella loro più
profonda umanità. Lo stesso Socrate avverte più volte, e scherzando se ne
giustifica, che questo ragionare lo tocca assai da vicino; e ci sono intorno a
lui il giovanetto Fedone e il vecchio Critone, e i due ospiti te- bani, e
Apollodoro che meno degli altri, guando Socrate beve il far- maco, riesce a
frenare il pianto; e tutti infine si velanc il capo e si traggo- no da parte, e
nella stanza ormai fatta oscura e silenziosa biancheggia ii iettuccio dov'è
disteso il maestro, il compagno e l’amico, con gli occhi e le labbra appena
chiusi per sempre dal pio atto di Critone ».i 3. Divisione e sintesi dell’opera
Ii dialogo si divide in due grandi parti (separate da un breve ma splendido intermezzo),
costruite in perfetta simmetria tra di loro. La prima comprende i capiîci!
1-34; la seconda i capitoli 36-66. Entrambe le parti si articolano in tre
tempi: primo, annotazioni biografiche (nella prima parte Socrate è seduto sui
suo lettuccio, accanto a iui è Santippe, intorno gli amici, e Critone com ia
sua premura affettuosa e le sue rac- comandazioni un poco inopporiune; nella
seconda parte Socrate si trova nuovamente sul suo Jettuccio con intorno gli
amici piangenti); secondo, ! M, VALGIMIGLI, intrcduzione a PLATONE, Fedone,
Laterza, Bari 1946, pp. 1-2. 349 La metodologia platonica dei dialogo
Distinzione tra dialoge e trattato Il ‘“Fedone’”: un’opera di pensiero e
concretezza Struttura simmetrica del dialogo Un dialogo tra amici su Socrate Gli
ultimi istanti della vita di Socrate La sopravvivenza dell'anima dopo la morte
Filosofia e musica: aftinità tra mitologia e filosofia dimostrazione
dell'immortalità dell'anima (nella prima parte con le pro- ve della
reminiscenza e della affinità dell'anima con la sfera delle Idee: nella seconda
parte con la prova dei contrari e della partecipazione del- l'anima al mondo
delle Idee); terzo, miti (nella prima parte, il mito della metempsicosi; nella
seconda parte, il mito della condizione delle ani- me dopo la morte). Il
dialogo .tra Socrate e i suoi amici, in :particolare con Simmia e Cebete, due
pitagorici, è collocato in un contesto più vasto, che ha come interlocutori
Echecrate e Fedone. Questi, ritornando ad Atene dopo il volontario esilio che
si era imposto dopo la morte del maestro, passa da Fliunte patria di Echerate,
il quale coglie l'occasione per chiedere all'amico come Socrate avesse
trascorso i giorni del carcere. Echecrate domanda informazioni a Fedone
riguardo agli ultimi mo- menti della vita di Socrate; più esattamente gli
chiede due notizie: — Come mai passò tanto tempo tra ‘la condanna e
l'esecuzione della pena? — Chi era presente alla morte di Socrate? ‘Alla prima
domanda Fedone risponde che la ragione del lungo inter- vallo fu la coincidenza
della condanna a morte di Socrate con la celebra- zione delle Delie, durante le
quali non si poteva dare esecuzione a nes- suna pena capitale. Alla seconda
domanda risponde che erano presenti alcuni ateniesi, tra cui Critone, due
forestieri, Simmia e Cebete, che pro- venivano da Tebe {cc. 1-2), e la moglie
di Socrate, Santippe. Poi Fedone passa a descrivere le prime vicende
dell'ultimo giorno: l'allontanamento sofferto ma deciso di Santippe da parte di
Socrate dalla prigione, e lo scioglimento di Socrate dalle catene. Quest'ultimo
fatto offre a Socrate lo spunto per introdurre il tema che gli sta a cuore, la
sopravvivenza dell'anima dopo la morte. Stropicciandosi la gamba indo- lenzita,
Socrate pensa al singolare caso di due esseri i quali, pur essendo tra loro
contrari, piacere e dolore, non possono stare separati; e chi fa per inseguire
l'uno e lo prende, ecco che gli viene subito dietro anche l’altro, quasi ‘che
fossero legati insieme a un unico capo: cosicché, dice, se Fisopo ci avesse
posto mente, certo ne avrebbe composta una del. le sue favole. Allora si
introduce Cebete il quale chiede a Socrate: a proposito, com'è che da quando
sei qui, ti sei messo a musicare favole di Esopo e un poema ad Apollo? Me l’ha
domandato più volte anche l’amico Eveno. E tu digli la verità, gli risponde
Socrate: più volte nella vita passata mi apparve un sogno, ora in questo, ora
in quell’aspetto, e sempre mi di- ceva la stessa cosa: — O Socrate, componi ed
esercitati nella musica. — Ed io credevo in verità che il sogno mi incitasse a
quello che già facevo, ossia a filosofare, ritenendo appunto che la filosofia
fosse la più alta350 musica. Ma venuto qui sono stato assalito dal dubbio che
il sogno volesse intendere musica proprio nel significato usuale e comune del
termine; e allora mi parve bene obbedire comunque al sogno; e così composi un
inno ad Apollo e ho messo in musica alcune favole di Esopo? Dì, dunque,
all'amico Eveno, conclude Socrate, che questa è la ragione della mia
applicazione alla musica e alla poesia; e digli inoltre che « se è savio, mi
venga dietro al più presto ». Queste mie parole, insiste Socrate, non devono
sorprendere nessuno, perché tutti i veri filosofi desiderano di morire, anche
se non è loro consentito procurarsi la morte con ila propria mano. A questo
punto Cebete obietta: « Come dici, o Socrate, che far vio- lenza a se stessi
non è lecito, e d'altra parte che chi è filosofo possa avere desiderio di
andare dietro a chi muore? » L'obiezione interessa molto Socrate, anche perché,
a chi è sul punto di intraprendere il viaggio per il mondo di là, niente si
addiceè meglio che meditare intorno a questo viaggio. SEZIONE SECONDA (cc.
6-13) 2. Immortalità dell'anima è Tesi di Socrate: Al filosofo è lecito
desiderare la morte Prima formulazione della tesi — Socrate risponde
all’obiezione di Cebete che per certi uomini e in certe circostanze è meglio
morire che vivere, però è loro vietato procurarsi la morte da se stessi perché
« noi uomini siamo come in una specie di carcere, e quindi non possiamo libe-
rarci da noi medesimi e tanto meno svignarcela », infatti: « Dei sono coloro
che hanno cura di noi uomini e noi siamo una delle cose in pos- sesso degli Dei
» (c. 6). Obiezione di Cebete — Appunto perché siamo nelle mani degli Dei non è
lecito al filosofo desiderare di morire. Si tratta infatti di una cosa assurda
che una persona saggia come il filosofo desideri sottrarsi al ser- vizio di
coloro che sono i migliori dominatori, dato che gli è impossi- bile provvedere
meglio a se stesso divenendo libero (c. 7). Seconda formulazione della tesi —
Socrate risponde a Cebete dando una formulazione più completa della sua tesi.
Afferma che è lecito desi- derare di morire perché egli crede che dopo la morte
si va presso altre divinità savie e buone, insieme a uomini morti migliori dei
vivi. « Data questa speranza, io non ho ragione di rammaricarmi alla pari di
chi eguale speranza non abbia; e anzi io sono pieno di fede che per i morti ?
Platone accenna ad una teoria che gli è molto cara: quella delle affinità tra
mitologia e filosofia: « C'è un “fare miti” o poetare che non contraddice
propriamente al “fare logoi” 0 filosofare, e anzi sono ambedue, in vario senso,
più compiuto o più limitato, un “fare musica”; e codesto far miti o poetare può
dar luogo esso al filosofare, e anche concludere il filosofare, quando in
questo far logoi il logos sia giunto a un punto estremo oltre il quale non può
più avere svolgimento senza mutarsi in mito » (Ibidem, pp. 4-5). Questo spiega
perché Platone accompagri sistematicamente le sue argomentazioni filosofiche
con immagini mitiche. Nel Fedone alle dimostrazioni dell'immor- talità
dell'anima, fa seguire il mito della metempsicosi e il mito della con- dizione
delle anime dopo la inorte. 351 I veri filosofi desiderano la morte Non è
lecito ad alcuno procurarsi la morte La vita Immortale in La vita ascetica del
filosofo puro ragionamento si rivela la verità Astrazione e contemplazione La
morte è indispensabile al raggiungimento della sapienza, verità e virtù qualche
cosa ci sia, e come anche si dice da tempo, assai migliore per i b i che per i
cattivi» (c. 8). Dimostrazione della tesi (cc. 9-13) — Al filosofo è lecito
deside- rare la morte, anzi, durante tutta la vita non si cura di nient'altro
se mon di morire ed essere morto, perché la morte è la separazione dell'anima
dal corpo, e questa separazione è desiderabile per tanti motivi: Primo motivo.
Durante la vita non vale la pena interessarsi del corpo, e questo per quattro
ragioni: 1) I piaceri del corpo sono troppo caduchi. Perciò « il filosofo in tutte
le cose sopra dette (mangiare, bere, vestire...) cerca di liberare quanto più
può l’anima da ogni comunanza col corpo, a differenza degli altri uomini » {c.
9). 2) Il corpo impedisce l’acquisto della sapienza. Vista e udito, che sono i
sensi più perfetti, non ci fanno conoscere niente di preciso e di sicuro, e
invece di farci conoscere la verità ci tirano in inganno. È solo nel puro
ragionamento che si rivela all'anima la verità. « L'anima ragiona con la sua
migliore purezza quando non la conturba nessuna di cotali sensa- zioni. Né
vista, né udito, né dolore e nemmeno piacere; ma tutta sola si raccoglie in se
stessa, dicendo addio al corpo; e, nulia più partecipando del corpo, né avendo
contatto con esso intende con ogni suo sforzo la verità » (c. 10). 3) Le idee
di giustizia, bontà, ecc. non possono essere percepite dal corpo; esse possono
essere percepite solo da chi « con purità perfetta massimamente si adoperi di
avvicinarsi a ciascun oggetto col solo pensie- ro, senza né aiutarsi, nel suo
meditare, con la vista o con altro senso [...] anzi astraendo, per quanto può,
da occhi e da orecchi e insomma da tutto il corpo, come quello che perturba
l'anima e non le permette di acqui. stare verità e intelligenza, quando abbia
comunanza con esso » (c. 10). « Fino a quando abbiamo il corpo e la nostra
anima è mescolata e con- fusa con un male di tal natura, noi non saremo mai
capaci di conqui- stare compiutamente quello che desideriamo e che diciamo
essere la verità » (c. 11) o « sapienza » (cfr. c. 11 più avanti). 4) I) corpo
stesso è causa delle inquietudini che lo tormentano: « Infinite sono le
inquietudini che il corpo sì procura per le necessità del nutrimento [...]
Guerre, rivoluzioni, battaglie, chi altri ne è cagione se non il corpo e le
passioni del corpo? » (c. 11). Secondo motivo. La morte è desiderabile perché
completa quella separazione tra anima e corpo che è indispensabile per il
raggiungimen- to della sapienza; separazione che il filosofo ha cercato di
attuare du- rante tutta la sua vita con l’ascesi di purificazione. La
purificazione con- siste nell'adoperarsi « in ogni modo a tener separata
l’anima dal corpo e abituarla a raccogliersi e a racchiudersi in se medesima
fuori da ogni elemento corporeo. Se il filosofo non desiderasse la morte com-
metterebbe una grande contraddizione, perché il filosofo è per ogni ri- spetto
in discordia con il corpoe ha desiderio di essere solo con la propria anima e
solo con la morte questo diviene possibile (c. 11; cfr. la bellis- sima
finale). Terzo motivo. La morte è necessaria non solo per raggiungere la verità
(o sapienza), ma anche per raggiungere le altre virtù: giustizia, fortezza e
temperanza. Solo i filosofi considerano la morte un bene; tutti gli altri la mettono
nel numero dei grandi mali. Per cui, fatta eccezione per 352 il filosofo, tutti
gli altri sono coraggiosi perché sono vili e hanno paura, sono temperanti per
la loro intemperanza, per paura di restar privi di certi piaceri. Tutto quello
che Socrate ha detto sulla desi- derabilità della morte è vero solo a patto che
l’anima sia immortale, ma molti uomini temono che, « quand’ella sia distaccata
dal corpo, non esista più in alcun luogo, e si guasti e perisca il giorno
stesso in cui l’uomo muore » (c. 14). :Perciò affinché sia possibile accettare
quello che Socrate ha detto sulla desiderabilità della morte e sulla vita
futura è necessario che Socrate provi prima che l’anima seguita ad esistere
quando l’uomo è morto, e poi che ella conserva potere e intelligenza (c. 14).
Socrate accetta la richiesta e adduce vari argomenti a favore dell'immortalità
dell'anima. 1) Il primo argomento è basato sulla dottrina dei contrari — I con-
trari (piacere-dolore, buono-cattivo, vita-morte, caldo-freddo, etc...) si avvicendano
in modo ciclico. Perciò i vivi si generano dai morti e i morti dai vivi.
Aspetto religioso dell'argomento. Dottrina della metempsicosi: « C'è una antica
dottrina che esistono colà anime giuntevi di qui e che di là nuovamente tornano
qui e che si rigenerano dai morti nuovi esseri » {c. 15). Aspetto filosofico
dell'argomento. Ogni essere che ha il suo contrario, non da altro si genera se
non da quello appunto che è il suo contrario. « Ebbene, disse, al vivere c'è
qualcosa di contrario, come all'essere sveglio è contrario il dormire?
Certamente, disse. E che cosa è? L'essere morto, disse. E, dunque, questi due
stati, se è vero che sono contrari fra loro, non si generano così l’un
dall'altro? [...] Senza dubbio » (c. 16). « Dunque da ciò che è morto, o Cebete,
si genera ciò che è vivo, e insomma dai morti si generano i vivi? » — È chiaro,
disse. — Dunque le nostre anime sono nell’Ade. — Così pare (c. 16). Necessità
di un perpetuarsi ciclico nel passaggio da un contrario al- l'altro. « Perché
non ci fosse tra gli esseri, nel loro generarsi, una corri- spondenza perpetua
degli uni con gli altri, come se ruotassero in cerchio; e invece il processo
generativo si svolgesse esclusivamente da un essere al suo opposto, come in
linea retta, e non girasse più all'indietro verso il primo punto e non compisse
il suo giro, tu capisci bene che tutti gli esseri finirebbero con l'assumere la
stessa forma e si troverebbero nelle stesse condizioni e insomma cesserebbero
di generarsi » (c. 17). « Se tut- te le cose che muoiono rimanessero in tale
forma e non più riprendessero il corso verso la vita, sarebbe necessario che
alla fine tutto fosse morto e più niente vivesse » (ib.). 2) Il secondo
argomento è tratto dalla dottrina della reminiscenza — Senza la preesistenza
dell'anima la reminiscenza è impossibile. La remi- 353 Argomenti a favore
dell’immortalità dell’anima I contrari si generano l’uno dall'altro Ciclicità
della generazione dei contrari Resistenza e reminiscenza: prove di immortalità
fl ricordo delle idee come criterio di giudizio Reminiscenza e perdita delle
conoscenze alla nascita Tutto ciò che è vivo si genera da ciò che è morto x
niscenza non « è possibile se l'anima nostra non esistesse già in qual. che
luogo prima di generarsi in questa nostra forma umana. Cosicché anche per
questa via appare che l’anima è qualcosa di immortale » (c. 18). Socrate
distingue due modi di reminiscenza: a) reminiscenza per contiguità; per
esempio, vedendo la lira dell’innamorato ci si ricorda del- la sua figura; b)
reminiscenza per somiglianza; per esempio, vedendo i’im. magine di Simmia, ci
si ricorda della sua persona. Poi, esaminando il se- condo tipo di reminiscenza
{quello fondato sulla somiglianza) trova che non è possibile giudicare della
somiglianza tra varie cose senza avere una idea universale di eguaglianza,
dell’eguale in sé. Ma questa idea dell’egua- le in sé non può essere ricavata
dall'esperienza. Infatti, nell'esperienza, le cose che giudichiamo eguali sono
sempre difettose, non sono perfette come l’eguale in sé. Ora per giudicare di
questa discrepanza tra l’eguale in sé e le cose eguali, colui che giudica « ha
da essersi pur fatta dapprima in qualche modo un'idea di quel tale essere a cui
dice che la cosa veduta s'assomiglia, ma rispetto alla quale è difettosa » (c.
19). « Dunque prima che noi cominciassimo a vedere e a udire, insomma a far uso
degli altri sensi (cioè prima di nascere) bisognava pure che già ci trovassimo
in possesso della conoscenza dell’eguale in sé, che cosa realmente esso è, se
poi dovevamo, gli eguali che ci risultavano dalle sensazioni, ripor- tarli a
quello, e pensare che tutti quanti hanno una loro ansia di essere come quello,
mentre poi gli rimangono al di sotto » (c. 19). Questo si- gnifica che « prima
di nascere e subito dopo nati conoscevamo già non so- lo l’eguale e quindi il
maggiore e il minore, ma anche tutte insieme le al- tre idee; perché non tanto
dell’eguale stiamo ragionando ora, quanto anche del bello in sé e del buono in
sé e del giusto e del santo [...] » (c. 20). Il meccanismo della reminiscenza
viene spiegato nel modo seguente: « Acquistate delle conoscenze prima di
nascere noi le perdiamo nascendo; e poi, valendoci dei sensi relativi a certi
dati oggetti, veniamo recupe- rando di ciascuno di essi quelle conoscenze che
avevamo già anche pri- ma » (c. 20). Poi Socrate mostra che la reminiscenza è
l’unico modo di spiegare il fatto che noi non conosciamo immediatamente le idee
appena nati (cfr. c. 21). In conclusione: la reminiscenza delle idee postula la
preesistenza dell'anima. « Se veramente esistono questi esseri di cui an- diamo
ragionando continuamente e il buono, e il bello e ogni altro si- mile e a
ciascuno di questi riportiamo e compariamo tutte le impressioni che ci vengono
dai sensi riconoscendo che essi sono gli esemplari prima già posseduti dal
nostro spirito, non è necessario, per la stessa ragione onde questi esistono,
che anche esista la nostra anima prima ancora che noi siamo nati? » (c. 22).
Dimostrazione che l'anima continua ad esistere anche dopo la morte del cor po. All’argomentazione
di Socrate Simmia obietta: « Che cosa vieta che ella si generi e si formi da
qualche altra parte ed esista anche prima di giungere nel corpo umano; ma che
poi, quando vi sia giunta e se ne distacchi, allora finisca anch'ella di
esistere e si perda compiutamente? » (c. 23). Risposta di Socrate. « Ebbene, o
Simmia e Cebete, disse Sacrate, è dimostrato fin d'ora anche questo: purché
vogliate congiungere insieme il nostro presente argomento con l’altro sul quale
già ci mettemmo d'ac- cordo prima, e cioè che tutto ciò che è vivo si genera da
ciò che è morto. Infatti, se l’anima esiste anche prima, ed è necessario che,
entrando 354 essa per la sua generazione nella vita, non da altro si generi se
non dalla morte e dall'essere morti; come non è parimenti necessario che ella
seguiti ad esistere anche dopo la morte, se è vero che deve poi nuova- mente
rinnovarsi? Ed ecco dunque che anche questo secondo punto ri- mane dimostrato
senz'altro » (c. 23). (Digressione sul fanciullo dentro di noi [la parte irrazionale
dell'anima che non vede il bene e tende solo al piacevole], che si spaventa
davanti alla morte) (c. 24). 3) Il terzo argomento a favore dell'immortalità
dell'anima è basato sulla semplicità del suo essere — L'anima non è soggetta a
decompo- sizione perché il suo essere non è composto, ma semplice. Ora solo gli
esseri composti sono soggetti a corruzione. L'anima è semplice perché è
costante, invariabile e invisibile. L'anima ha queste doti perché è « congenere
alle idee che sono costanti, invariabili e invisibili ». Le idee sono
invariabili. « L'eguale in sé, il bello in sé e insomma ogni data cosa che è in
sé, l'ente, c'è mai caso che patisca mutazione veruna? — No » (c. 25). Le idee
sono invisibili. « Quelle che rimangono costanti non c’è altro mezzo col quale
le possa apprendere se non col pensiero e con la medita- zione: perché quelle
di questa specie sono invisibili e non si possono per- cepire con la vista »
(c. 26). Il corpo invece è mutevole e visibile perché è simile alle cose
sensibili. Per cui l’anima soggeita al cotpo « va errando qua e là e si
conturba e barcolla come ebbra » mentre l'anima indipen- dente dal corpo « se
ne va colà dov'è il puro, dov'è l’eterno e l’immuta- bile e l’invariabile... e
cessa dal suo errare, e rimane sempre invariabil- mente costante. fondato sulla
fun- 4) Il quarto argomento a favore dell'immortalità è è padrona del corpo.
zione dell'anima nei riguardi del corpo — L'anima Ora questa è una funzione
divina {(c. 28). 5) Il quinto argomento si basa sul fatto che neppure il corpo,
pure appartenendo alla sfera del corruttibile, si corrompe immediatamente,
perciò tanto meno potrà essere distrutta l'anima dalla morte, che appar- tiene
alla sfera dell'incorruttibile. « Ebbene dunque, se tale è l'anima, non se
n’andrà ella a ciò che le è simile, cioè, dico, all’invisibile, al divino, al-
l'immortale, all’intelligente, dove giunta potrà essere in realtà felice
[....]? » (c. 29)? 4. Metempsicosi Dopo aver provato l'immortalità dell'anima
del filosofo, Socrate espone la sorte che tocca ai filosofi e agli altri uomini
dopo la morte. ? Gli studiosi sono in disaccordo circa il numero delle prove
che Platone elabora nel Fedone: chi ne conta tre, chi cinque, chi otto. Però se
si tiene conto della struttura dialettica dell’opera, la quale esige che si considerino
le singole argomentazioni non come qualcosa di autonomo, completo e defi-
nitivo, ma come elemento di un unico tutto, allora si può ‘dar ragione a chi
ritiene che Platone, alla fin fine, sviluppi un'unica grande prova. Non figura
peraltro nel Fedone la prova della semovenza (cioè la prova fondata sulla
proprietà che ha l’anima di muovere se stessa e d’essere causa del proprio
agire), a cui Platone dà ampio risalto nel Fedro (cfr. B. Monpin, Corso di
storia della filosofia, cit., pp. 90-91). 355 Semplicità e immortalità
dell'anima L’anima Incontaminata ritorna agli dei L'arnlma contaminata è
nuovamente “incaîenata al corpo” La filesofia conduce agli dei La morte non è
per Socrate una sventura L'anima che durante la vita non è stata contaminata
dal corpo, cioè l'anima del filosofo, ritorna fra gli Dei. Quest'anima « si
diparte pura dal corpo; nulla del proprio conpo traendo seco, come quella che
nulla in vita, per quanto poté, volle avere in comune con esso e anzi fece di
tutto per fuggirlo e starsene tutta raccolta in sé medesima. L'anima che in
questa vita è stata contaminata dal corpo, alla morte « si parte dal corpo
contaminata e impura, come quella che fu sempre assieme col corpo e lo servì e
Io amò e si lasciò affascinare da esso, e cioè dalle sue passioni e dai suoi
piaceri » (c. 30). Quest'anima non può ritornare tra gli Dei, ma, vinta dalla
sollecitudine del corpo, « sarà tratta di nuovo in giù verso la ragione
visibile, per paura dell’invi- sibile, o, come dicono, dell’Ade; e se ne andrà
girando intorno alle tombe e ai sepolcri [...] fino a che, per l’insaziabilità
di quel corporeo che sempre l’accompagna, non è di nuovo incatenata in un
corpo» (c. 30). « Queste anime che durante la vita furono contaminate dal
corpo, si reincarneranno e assumeranno forme corporee diverse secondo le con-
suetudini diverse che ebbero in vita: così per esempio, quelli che furono
dediti a gozzoviglie o a violenze carnali, ecc. diventeranno asini e simili
bestie; altri che furono ingiusti o rapaci, diventeranno lupi e sparvieri e
così via » (c. 31). Conclusione. Per raggiungere gli Dei occorre mettersi sotto
la guida della filosofia. « La filosofia, prendendo ad educare la loro anima in
tali condizioni (la condizione di essere «incollata al corpo e costretta ad
indagare la verità attraverso questo, come attraverso un carcere »), cerca a
poco a poco di guidarla e addirittura si adopera di liberarla dal corpo » (c.
33). Sotto la guida della filosofia «l'anima cerca di conquistare la propria
serenità da codeste passioni, seguendo il razio- cinio e in esso persistendo
ininterrottamente, attendendo alla contem- piazione del vero, del divino e di
ciò che non è soggetto all'illusione dei sensi. Quando Socrate ebbe finito di
parlare domandò se ci fosse qualche manchevolezza nei suoi ragionamenti. Simmia
risponde che ha dei dubbi, ma non osa manifestarli « per la preoccupazione che
potesse riuscirgli fastidioso questo domandare in un momento così malaugurato
». Socrate protesta che se è così, cioè se è vero che hanno paura di fargli
delle do- mande, vuol dire che non è ancora riuscito a convincere i suoi amici
che egli non reputa sventura la sua condanna a morte, e che essi lo riten- gono
da meno dei cigni, i quali, con un canto più lungo e più bello, sanno predire,
quando si avvicina la morte, che andranno al Dio, di cui sono devoti. Ma «
anch'io credo di essere compagno di servizio coi cigni e sacro al medesimo
Iddio (Apollo) e di avere avuto dal Dio Signore non meno di loro l'arte della
divinazione; e perciò anche credo di potermi allontanare dalla vita con non
minore letizia » (c. 35). 356 (cc. 36-66) (cc. 36-40) 1. Le obiezioni di Simmia e Cebete
Obiezione di Simmia — Simmia osserva che tutto quello che Socrate ha detto
riguardo all'anima e al corpo si può ugualmente dire dell’ac- cordo e della
lira; anche l'accordo, come l’anima, è invisibile, incorporeo, bello, divino;
anche la lira come il conpo è visibile, corporea, terrena, e insomma congenere
del mortale. Possiamo noi ammettere, secondo il tuo ragionamento, che, rotta la
lira, possa seguitare ad esserci l'accordo? Ora, l’anima è una specie di accordo
degli elementi che costituiscono il corpo; e dunque se il corpo, che è
condizione indispensabile per l’esistere dell'anima, verrà meno, anche l’anima
necessariamente, per quanto di- vinissima, dovrà venir meno; e anzi verrà meno
prima del corpo, che durerà ancora per qualche tempo, fino a che non sia arso
dal fuoco o consumato dalla putredine. Obiezione di Cebete — Cebete dice che
Socrate, con l'argomento della reminiscenza non ha fatto un passo avanti nella
dimostrazione dell'immortalità. Ha dimostrato che l’anima esiste già prima del
nostro nascere; ma che ella seguiti a vivere eternamente, questo non pare an-
cora dimostrato. Non già che egli sia d'accordo con Simmia, perché crede che
l'anima è più resistente del corpo: ma questo non basta a dimostrarne
l'immortalità. Facciamo un esempio: chi dura più a lungo, il tessitore o il suo
mantello? Chiaro, il tessitore. Infatti egli consuma diversi mantelli e
rispetto a questi mantelli si può dire che egli è morto dopo. Però se il
tessitore è morto non si può provare che egli è ancora vivo portando come prova
che l’ultimo mantello che si era tessuto e portava non è ancora consumato.
Applichiamo questo esempio alle relazioni tra l'anima e il corpo. L'anima può
via via consumare e ritessere sopra di sé più corpi, come il tessitore più
mantelli; e un giorno che ella venga a morire avrà sopra di sé l’ultima sua
tessitura e morirà prima di questa. Si può quindi concedere che sopravviva a
più corpi, ma chi potrà mai avere coscienza che il proprio corpo non sia precisamente
l’ultima tessi- tura della propria anima, e con codesto, anzi prima, muoia
anche la sua anima? Ecco perché io dico che sulla soglia della morte ognuno ha
ragione di temere che in quel momento avvenga anche per la sua anima l'estrema
dispersione e distruzione (c. 37). Gli argomenti di Simmia e di Cebete fanno
molta impressione sugli astanti che sono presi da un certo senso di
scoraggiamento e temono che la immortalità dell'anima non sia dimostrabile (c.
38). Allora Socrate li ammonisce contro la malattia della misologia (cioè
dell’avversione al ragionamento) e raccomanda Îoro di « non diventare misologi
come si diventa misantropi. Perché non può capitare a uno peggior guaio di
questo, che gli vengano in odio i ragionamenti » {c. 39. Vedi la bellissima
spiegazione dell’origine della misantropia). Se un argomento appare una volta
vero e un'altra falso non è colpa sua: il ragionamento rimane sempre lo stesso,
o vero o falso. La colpa è solo di chi ragiona o meglio della sua imperizia
nell'arte del ragionare. E sarebbe molto pietoso se « per piacere di liberarsi
dal tormento di si- 357 Argomento di Simmia: l’accordo e la lira come l’anima e
il corpo Argomento di Cebete: l’anima è più resistente del Corpo, ma non
necessariamente eterna; il tessitore e il suo mantello Sopravvivenza, ma non
eternità Socrate contro la misologia che distrugge il sano ragionamento
L’imperizia nell’arte di ragionare La tesi di Simmia non spiega il vizio e la
virtù C'è contrasto tra anima e corpo Socrate e i naturalisti; come spiegare
l’eguale esito dei processi contrari? mile alternativa, egli finisse col
respingere da sé quella che è unicamente sua colpa e la gettasse addosso ai
ragionamenti stessi, e così ormai seguitasse tutto il resto della sua vita,
odiando e maledicendo ogni ra- gionamento, e si privasse della conoscenza e
della verità di ciò che real- mente esiste » (c. 39). Quindi, conclude Socrate,
le obiezioni di Simmia e Cebete « non devono scoraggiare più voi di quello che
turbino me, e io non ne sono certamente turbato perché non mi preoccupo tanto
di fare apparire vero a voi quel che dico, quanto che apparisca vero a me prima
che ad ogni altro, diversamente dai sofisti che non si curano già dove sia la
verità in ciò di cui stanno ragionando bensì di fare apparire vere a chi
discute con loro le questioni che essi stessi pongono » Secondo Socrate l’obie-
zione di Simmia, basata sulla concezione dell'anima come epifenomeno del corpo,
non regge per tre motivi: a) Essa mette Simmia in contraddizione con se stesso,
perché egli accetta l'argomento della reminiscenza e sostiene allo stesso tempo
che l’anima non è altro che l'accordo degli elementi del corpo. Ora chi accetta
l'argomento della reminiscenza deve ammettere che l’anima esi- ste prima del
corpo mentre chi concepisce l'anima come accordo deve negare che l’anima esista
prima del corpo (come l’accordo non può esi- stere prima delle corde della
lira) (c. 41). b) L'anima non può essere concepita come accordo, perché in tal
caso non si potrebbe spiegare cos'è il vizio e la virtù; perché, in tal caso si
dovrebbe dire che la virtù è un accordo di un accordo ed il vizio un di-
saccordo di un accordo. Se l’anima è per definizione un accordo, « nessu- na
anima pcetrà avere più di un'altra né disaccordo né accordo e ancora se questa
è la sua condizione, nessun'anima potrà avere più di un’altra né vizio né
virtù, ammesso che vizio è il disaccordo e virtù è accordo. L'anima non può
essere concepita come accordo, perché tra anima e corpo non c'è accordo, ma
disaccordo, contrasto, lotta, guerra. « Per esempio, nel corpo c’è arsura e
sete, e l’anima lo tira, ai contrario, a non bere; c'è fame, e l’anima lo tira
a non mangiare, e così in mille aitri casi in cui vediamo che l’anima si oppone
alle passioni del corpo » (c. 43). Risposta all'’obiezione di Cebete — Passando
alla obiezione di Cebete, Socrate dice che in sostanza Cebete domanda che sia
dimostrato che l'anima nostra è indistruttibile ed immortale {c. 44). « Non è
cosa da poco, o Cebete, quello che cerchi; bisognerà rifarsi a ricercare in
genere la causa della generazione e della corruzione delle cose. Ora io ti dirò
a questo proposito, se vuoi, quello che è capitato a me e se qualche cosa di
quello che sono per dirti ti sembrerà utile potrai usarne. All’inizio Socrate
seguì i naturalisti. « Quand’erc giovane fui preso da una vera passione per
quella scienza che chiamano indagine della na- tura ». Ma poi « finii col
persuadermi che a questa specie di indagini io 358 ero nato assai meno di ogni
altro. E a persuadertene basterà questo. Che quelio che già prima sapevo con
chiarezza [...] ecco che allora, per effetto di queste ricerche mi si abbuiò
totalmente cosicché disimparai anche quello che prima credevo di sapere [...] »
{c. 45). Il problema che tormen- tava Socrate e a cui i naturalisti erano
incapaci di dare una risposta era come sia possibile con due processi contrari
(per es., sottrazione e addi- zione) ottenere lo stesso risultato (per esempio
si può ottenere con l'addizione di due unità e con la divisione di 4 in due
parti eguali) e come una stessa cosa possa essere chiamata a volte grande e a
volte piccola. Poi si entusiasmò per Anassagora. « Ma udito una volta un tale
leggere da un libro, come egli diceva, di Anassagora, e dire che dunque c'è una
Mente ordinatrice e causa di tutte le cose, io mi rallegrai di questa causa, e
mi parve, secondo un mio modo, che questo porre Ja Mente come causa di tutto,
convenisse sommamente. Presi con grande sollecitudine quei suoi libri, mi misi
a leggerli con la maggior rapidità, perché volevo, con la maggior rapidità,
conoscere il meglio e il peggio » {c. 46). Ma Socrate restò deluso da
Anassagora, quando si accorse che anziché attribuire alla causalità della Mente
l'origine delle cose, la attribuiva alle cose mate- riali. « Ed ecco, invece, o
amico, che da così alta speranza io mi sentivo cadere giù e portar via man mano
che, procedendo nella lettura, vedevo quest'uomo non valersi affatto della
Mente, non assegnarle alcun prin- cipio di causalità nell'ordine dell'universo,
bensì presentare come cause e l’aria e l'etere e l’acqua e altre cose, e tutte
quante fuori di luogo; e mi parve fosse proprio lo stesso che se uno, pur
dicendo che Socrate tutto quello che fa lo fa con la mente, quando poi si
provasse a determi- nare.le cause delle cose che io faccio, incominciasse col
dire che ora, per esempio, io sono qui seduto per il fatto che il mio corpo è
composto di ossa e nervi [...] senza curarsi affatto di dire quelle che sono le
cause vere e proprie: e cioè che, siccome agli Ateniesi parve bene votarmi
contro, per questo anche a me è parso bene restarmene a sedere qui, e ho
ritenuto mio dovere non andarmene via [ ...]}. Ma chiamar cause ragioni di
questo genere non ha a che fare assolutamente. Ché se uno dice che io, senza
avere di codeste cose e ossa e nervi e tutto quello che ho non sarei capace di
fare quello che mi sembra di dover fare, sta bene, costui dirà il vero. Ma dire
che queste sono la causa per cui io faccio quelio che faccio, e dire ai tempo
stesso che io opero con la mente, ma senza che ci sia per mia .parte la scelta
dei meglio, questo in verità è il più grossolano e insensato modo di parlare.
Questo significa essere incapaci di discernere «che altro è la causa (aition)
vera e propria, altro quella cosa senza cui la causa non potrà mai essere causa
» (c. 47), ossia altro è la causa e altro è la condizione necessaria. Ora
questa è precisamente una distinzione che Anassagora non era riuscito a vedere.
La ricerca della vera causa condusse Socrate alla scoperta della dot- trina
{ipotesî) delle « idee » Disgustato di
Anassagora, Socrate abban- donò la filosofia dei naturalisti e si mise alla
ricerca della vera causa, e disse che per trovarla dovette rifugiarsi nei concetti
(logoi) e « consi- derare in essi la realtà delle cose esistenti » {c. 48). «Io
mi misi dunque per questa via; e assumendo caso per caso come vero quel
concetto che io giudicassi più sicuro e più saldo, ie cose che a questo
concetto mi par- vero accordarsi, queste ritenevo come vere, sia rispetto alla
causa, sia rispetto a tutte ie altre questioni; quelle che no, io ritenevo come
non 359 Socrate come Anassagora: le cose sono originate dalle cose materiali e
non dalla mente Distinziene tra causa e origine delta causa in quanto fale La
ricerca della vera causa nei concetti La presenza 0 comunanza delle cose al suo
concetto La dottrina delle Idee spiega l’essere e il divenire Apparente
contraddizione della tesi sulla teoria delle idee con l'argomento contro Cetete
Occorre distinguere i contrari nelle cose dai contrari in sé Le cose
nartecipano dei contrari, ma non sono necessariamente contrarie in sè vere. Ma
voglio chiarirti meglio ciò che intendo dire, perché penso che tu ora non
capisca » (c. 48). Socrate passa quindi a dimostrare apertamente qual è la
specie di causa che si è costruita. « Poniamo dunque che esista, (si tratta
quindi di un'ipotesi) un bello in sé, un buono in sé, un grande in sé, e così
via: le quali cose se tu mi concedi e ammetti che esistano realmente io ho
speranza, movendo da queste di scoprire la vera causa e di dimostrarti che
l’anima è immortale ». Infatti, ammesse le Idee, Socrate trova che esse sono la
vera causa. « A me pare infatti che, se c'è cosa bella all'infuori del bello in
sé per nessuna altra ragione sia bella se non perché partecipa di codesto bello
in sé. E così dico naturalmente di tutte le altre cose [....]. Niente altro fa
sì che quella tale cosa sia bella se non la presenza o comu- nanza di questo
bello in sé (e ekeinu tu kalù eite parusia eite koinonia) o altro modo
qualunque onde codesto bello le aderisce. Perché io non insisto affatto su
questo modo, e dico soltanto che tutte le cose belle sono belle per il bello »
(c. 49). La dottrina delle Idee spiega non solo l'essere delle cose finite, ma
anche il loro divenire. Infatti, dice Socrate, una data cosa si genera in
quanto viene a partecipare di quella essenziale realtà che è propria di quella
data idea onde essa partecipa; e così nei casi sopraddetti, tu non hai altra
causa da addurre di codesto diventar due, se non la parteci- pazione alla
dualità, e che di questa dualità bisogna che partecipino tutte ie cose che sono
per diventare due e dell'unità le cose che sono per diventare uno » {c. 49).
C'è però una difficoltà: come si spiega con la teoria delle Idee che la stessa
cosa è chiamata grande e piccola (ad esempio, Socrate è chia- mato grande
rispetto a Cebete e piccolo rispetto a Simmia)? Socrate ri- sponde che ia
difficoltà è puramente verbale. In realtà « non solo la grandezza non vuole mai
essere grande e piccola al medesimo tempo, ma altresì la grandezza che è in noi
non vuole mai accogliere la picco- lezza e tanto meno esserne superata: e
allora delle due l'una o fugge o cede il posto, quando il suo contrario, la
piccolezza, le si avvicina, o addirittura quella sopravvenendole perisce; ma di
restar ferma aì suo posto e ricevere in sé la piccolezza, e essere diversa da
ciò che era prima, questo non vuole assolutamente » {c. 50). Qui pare però che
Socrate si contraddica con quello che aveva affer- mato prima riguardo ai
contrari, cioè che un contrario genera l’altro e Cebete fa presente a Socrate
la difficoltà. Socrate chiarisce la difficoltà facendo vedere che essa deriva
da un semplice malinteso: « Prima non si ragionava dei contrari, ma delle cose
che hanno in sé i contrari (alle quali per questo si dà pure il nome di
contrari). Ora parliamo dei con- trari in sé che noi riteniamo non vorranno mai
accettare di generarsi gli uni dagli altri » (c. 50). Ultima dimostrazione
dell'immortalità dell'anima (cc. 52-56) — Ora Socrate applica la dottrina che
due contrari non possono partecipare l’uno dell'altro, (perché si oppongono e
si escludono; e nel caso che so- pravvenga l’altro contrario il primo deve
allontanarsi o perire) a quelle cose che non sono contrarie (solo le Idee si
possono chiamare propria- mente contrarie) ma partecipano essenzialmente dei
contrari {per esem- pio la neve e il fuoco non sono contrari, ma partecipano
essenzialmente del freddo e del caldo che sono contrari). Tali cose quando sopravviene
l’altro contrario non possono riceverlo, 360 ma'devono 0 allontanarsi o perire.
Così, per esempio, la neve partecipa essenzialmente del freddo. Se sopravviene
il caldo essa deve o allontanarsi o perire. Infatti, poiché partecipa
essenzialmente del freddo, essa non può più essere neve se perde il freddo. Ciò
che è essenziale non può essere ab- bandonato senza perire. Questo è
precisamente il caso dell'anima. L'anima non è un contrario (perché non è
un'Idea) ma partecipa essenzialmente ad uno dei contrari (la vita). Per cui
l’anima, quando sopravviene l’altro contrario (la morte), deve o allontanarsi o
perire. Secondo Socrate l’anima non può perire perché incorruttibile. Cebete
concede che bisogna am- mettere non solo che l’anima è immortale (cioè non soggetta
al contrario della vita, la morte) ma anche che è imperitura, perché se si
ammette che « l'immortale che è eterno si corrompa » sarebbe impossibile poter
cre- dere che nel mondo esista alcunché di incorruttibile (cc. 52-55 a). 3.
Conclusione Non solo Dio e l’Idea della vita sono incorruttibili e imperituri,
ma anche l’anima. « E quindi se la morte si abbatte sull'uomo, la parte di lui
che, come sembra, è mortale, muore: la parte che è immortale, se ne va via
salva e incorrotta sfuggendo la morte » (c. 56). ; Simmia però non è
completamente pago della dimostrazione di So- crate. Questi gli dà ragione
perché « quelle nostre prime ipotesi (le Idee), se anche non sono a te e agli
altri cagione di dubbio, gioverà in ogni modo, per ragione di sicurezza, riesaminarle
da capo » (c. 56). Però Socrate ritiene che se anche le prove non sono del
tutto convincenti, l’a- nima è senza dubbio immortale. Dopo l'esposizione del
mito meraviglio- so del giudizio delle anime dei morti e la descrizione della
terra ideale, Socrate conclude: « Certo, ostinarsi a sostenere che le cose
siano proprio così come io le ho descritte non si addice a uomo che abbia
senno; ma che sia così o poce diverso da così delle anime nostre e delie loro
abitazioni dopo che s'è dimostrato che l’anima è immortale, sostenere questo mi
pare che si addica e anche si possa avventurarsi a crederia » (c. 63). Quanto a
sé. conclude Socrate serenamente e solennemente, egli non ha nulla da temere
perché « timori per la propria anima non deve avere chi nella vita disse addio
ai piaceri del corpo e ai suoi ornamenti, sa- pendo che gli sono estranei, e
persuaso che più gli possono far male che bene; e si curò invece dei piaceri
deli'apprendere, e l'anima adornando non di ornamenti a lei alieni, ma di
quelli suoi propri, temperanza, giu- stizia, fortezza, libertà, verità, attende
così preparato l'ora del suo viaggio all’Ade, pronto a pigliare la sua strada
appena il! destino lo chiami » {c. 63). SEZIONE TERZA (cc. 57-66) 4. Il mito
delle anirne dopo la morte « Ebbene, o amici, questo se non altro, sarà bene
sia chiaro nella mente: che se l’anima è immortale essa ha il diritto che se ne
abbia cura; né solo per questo spazio di tempo che chiamiamo vita, ma per
sempre e che ormai, dopo quel che s'è detto, anche il pericolo, a chi non ne
abbia 361 L’anima partecipa a uno dei contrari: la vita Incorruttibilità e
immortalità Non teme ia moris chi ha vissuto bene la vita Avere cura per
l’anima che è immortale Sosmogratia pitagorica, dicotomia plaionica e mito
della caverna Ultime parole dii Socrate cura, dovrà apparire assai grave.
Infatti, se la morte fosse una libera- zione da ogni cosa, gran fortuna sarebbe
per i trisii, morendo, sentirsi liberi non solo dai corpo, ma, nello stesso
tempo, insieme con l'anima anche delia loro tristezza. Ma ora che l’anima ci si
è rivelata immor- tale, nessuno scampo essa potrà avere dai mali, né alcuna
salvezza, se non in quanto diventa il più possibile virtuosa ed intelligente.
Perché nient'altro l'anima ha seco, andando all’Ade, all'infuori della sua cul-
tura e dei suo costume, che è ciò appunto come dicono che grande- mente giova o
nuoce a chi muore, subito al principio del suo viaggio all’al di là » (c. 57).
5. Figura e dimensione delia terra (cc. 58-61) Questi capitoli sono importanti
per tre motivi: a) sono un docu- mento molto interessante per la conoscenza
cella cosmografia pitagorica: ia terra non è piatta (come dicevano gli Ionici),
ma sferica; è molio gran- de ed è collocata nel mezzo dell'universo; b) Platone
vi espone la distin- zione fondamentale tra mondo sensibile ed intelligibile,
tra la nostra terra e la terra ideale; c) c'è infine una chiara allusione al
mito della caverna (cfr. c. 58, 109c - ii0 Db). 8. La morte di Socrate (cc.
64-66) Ultime parole di Socrate: « O Critone, disse, noi siamo debitori di un
gallo ad Asclepio: dateglielo e non ve ne dimenticate. Il significato di questa
ingiunzione è il seguente: chi guariva da una malattia, in segno di gratitudine
usava offrire un gallo ad Asclepio (detto anche Esculapio), il dio della
medicina. Ora, essendo per Socrate l’esistenza corporale una malattia e la
morte una guarigione ed una liberazione, è quindi giusto che morendo si mostri
grato ad Esculapio. Intanto la cicuta che Socrate aveva bevuto da poco,
comincia a produrre il suo effetto letale. Tutti intorno scoppiano in lacrime.
Socrate si corica sul suo lettuccio e poco dopo muore. Critone gli chiude le
labbra e gli occhi. « Questa, o Eche- crate — soggiunse Fedone — fu la fine
dell'amico nostro: un uomo, noi possiamo dirlo, di quelli che allora conoscemmo
il migliore; e senza paragone il più savio e il più giusto ». QUESTIONARIO DI
VERIFICA E DISCUSSIONE + Che senso ha la vita per Socrate? . Che valore assegna
Platone alla conoscenza intellettiva? . Come giustifica il valore assoluto
della conoscenza intellettiva? . Quali sono le principali prove dell'immortalità
dell'anima? . Come formula la prova basata sulla reminiscenza? . Come formula
la prova basata sulla « parentela » o affinità dell'anima con il mondo delle
Idee? 7. Come formula la prova basata sulla partecipazione dell'anima all’Idea
della Vita, ossia al contrario dell’Idea della Morte? 8. Quali sono le
obiezioni di Simmia e Cebete alla tesi di Socrate? 9. Che valore annette
Socrate alle sue argomentazioni? 10. Confrontare le prove del Fedone con quella
del Fedro. SAAWwWNA 362 11. Che rapporto pone Platone tra immortalità
dell'anima e la teoria delle Idee? 12. In che cosa consiste il mito della
metempsicosi? Sviluppare la conce- zione platonica dei rapporti tra mito e
filosofia. 13. Su quali ragioni fonda Platone la dottrina delle Idee nel
Fedone? 14. Quali sono le implicazioni etiche della dottrina della immortalità
del- l'anima? — Illustrare l'ascesi platonica: rapporti tra teoria e prassi.363
A Cartesio si deve l'impostazione della filosofia moderna Le quattro
caratteristiche presentate nell’opera sono: autonomia, gnoseologia, metodo e
antropocentrismo Obiettivo di realizzare una scienza universale e rigorosa li.
IL « DISCORSO SUL METODO » Cartesio (René Descartes, 1596-1650) 1. Origine
dell’opera Cartesio è universalmente riconosciuto come il padre della filosofia
moderna. A lui in effetti spetta il merito d'aver dato a quest'ultima i li-
neamenti che la caratterizzano: autonomia della filosofia rispetto alla
teologia; orientamento spiccatamente gnoseologico anziché metafisico: il primo
e massimo problema da risolvere è quello della conoscenza, del suo valore e
della sua portata; preoccupazione per il metodo: per dare solidità e organicità
alla ricerca filosofica occorre valersi di un metodo sicuro e rigoroso;
attenzione per l’uomo, che ora viene posto al centro di tutte le ricerche e di
tutte le cose: dal teocentrismo si passa all’antro- pocentrismo. Il « manifesto
» della nuova filosofia è la prima importante opera filo- sofica di Cartesio,
Discorso sul metodo. In questo breve e tuttavia ri- voluzionario saggio, si
annunciano chiaramente i quattro lineamenti ca- ratteristici della filosofia
moderna: autonomia della filosofia, orientamento gnoseologico, interessamento
per il metodo, antropocentrismo. Cartesio aveva avvertito la necessità di
rinnovare lo studio e l'insegna- mento della filosofia ancora quando
frequentava la scuola dei gesuiti a Parigi. Ma un piano preciso di revisione
gli si presentò alla mente per la prima volta nel 1619 durante una visione.
Allora Cartesio, che si era arruolato con le schiere degli imperiali (era
scoppiata da poco la Guerra dei Trent'anni), si trovava in Germania. All’inizio
dell'inverno, dove si erano fermati a svernare, « non trovando alcuna
conversazione che lo svagasse, e non avendo d'altronde né preoccupazioni né
passioni che lo turbassero, restava tutto il giorno solo accanto ad una stufa,
dove aveva tutto l’agio di intrattenersi con i suoi pensieri ». Ed ecco,
appunto, a risultato della assidua e profonda meditazione, la visione. Gli
comparve l'Angelo della Luce e gli fece comprendere che il metodo matematico
che aveva adoperato con tanto profitto nelle studio dell'algebra e della
geometria era un metodo valido per tutte le scierize, compresa la filo- sofia.
Di qui la risoluzione di Cartesio di tradurre in realtà la « scoperta mirabile
»: si propose di elaborare una scienza universale dotata di quella rigorosità,
certezza e precisione tipiche della matematica. Per alcuni anni lavorò
all'applicazione della matematica alla fisica, facendo vedere che « la fisica, la
quale fino al suo tempo era ancora unita alla medicina e alla filosofia si
poteva tradurre in numeri ». Più tardi cercò di compiere la stessa impresa
anche per la filosofia: Dio e gli angeli, i misteri del tempo e dello spazio,
delle piante e degli animali, le complicate relazioni sociali, anche quella
creatura complessa e sfuggente che è l’uomo, dove- vano essere tradotte in idee
chiare e distinte come se si trattasse di quan- 364 tità matematiche. « Tutte
le scienze », scrive Cartesio, « sono legate tra loro da una catena; non è
possibile afferrare alcuna di loro senza aver compreso le altre e pertanto
senza abbracciare contemporaneamente tutta l'enciclopedia del sapere ». E
ancora: « Tale scienza dovrebbe in- cludere tutti i primi rudimenti della
ragione umana, e il suo dominio dovrebbe estendersi fino a comprendere la
conoscenza di tutte le cose ». Pertanto, il mondo e qualsiasi conoscenza sono
raggiungibili col nuovo metodo. Per quanto Cartesio ascriva la sua « mirabile
scoperta » ad una visione (a qualcosa di imprevisto, subitaneo e in certa
misura soprannaturale), in effetti non si trattava di un'idea priva di
precedenti. Uno dei suoi pro- fessori al collegio dei gesuiti, padre Clavius,
ch'egli stimava e apprezzava moltissimo se n'era fatto già da tempo convinto
assertore. Nelle sue Opere matematiche; stampate nel 1611, aveva scritto: « Le
discipline matematiche dimostrano e giustificano con le più solide ragioni
tutto ciò che è oggetto di discussione, cosicché esse producono effettivamente
la scienza e scacciano dalla mente dello studente qualsiasi dubbio. La stessa
cosa non si può assolutamente affermare delle altre scienze, nelle quali molto
spesso la mente resta incerta e dubbiosa circa il valore delle con- clusioni,
talmente numerose sono le opinioni e contrastanti i giudizi. I teoremi di
Euclide come pure quelli degli altri matematici, oggi sono ancora così veri,
sicuri nei loro risultati, solidi nelle loro dimostrazioni, come erano molti
secoli orsono [...] Ora, siccome le discipline matema- tiche sono così
completamente assorbite dall'amore e dal culto della verità, che nel loro
ambito nulla di falso viene recepito e neppure ciò che è meramente probabile non
si dà alcun dubbio che tra le varie scienze il primo posto spetta alla
matematica ». Queste teorie del padre Clavius erano certamente note a Cartesio,
il quaie le fece sue. Un po’ alla volta esse fermentarono nella sua mente fino
ad esplodere nella celebre visione del 1619. Come s'è detto, Cartesio in un
primo tempo effettuò l’applicazione del metodo matematico alle scienze
sperimentali e poi, in un secondo tempo, alla filosofia. Dopo una decina d'anni
di ricerche ininterrotte un nuovo sistema cominciò a delinearsi con chiarezza
nella sua mente, un sistema che si distingueva nettamente sia da quello di
Platone come da quello di Aristotele e degli Scolastici. Nel 1628 Cartesio si
sentiva ormai così sicuro di sé che non esitò a prendere parte ad una discussione
pub- blica, tenuta a Parigi alla presenza del nunzio pontificio, il cardinale
Berulle, e di padre Mersenne, con alcuni dei massimi filosofi e scienziati del
tempo. Con le sue istanze di chiarezza, rigorosità e precisione in materia di
metodo, Cartesio impressionò profondamente il Berulle, il quale lo invitò a
mettere per iscritto le sue teorie per controbattere gli argomenti degli
scettici e degli atei. Cartesio aveva portato a compimento una vasta opera di
fisica e di filosofia, intitolata /l Mondo, ma la notizia della condanna di
Galileo lo indusse a non procedere alla sua pubblicazione. Da essa stralciò tre
trattati (Diottrica, Meteore e Geo- metria), ai quali appose come introduzione
il Discorso sul metodo, e li consegnò alle stampe nel 1637. Il piano di
quest’ultima opera era già stato definito l’anno precedente. Nel marzo del 1636
Cartesio ne aveva dato l'annuncio all'amico Mer- senne con queste parole: «
L’opera comprenderà quattro trattati, tutti in francese, e il titolo generale
sarà: Progetto di una scienza universale che 365 La connessione tra le scienze
Primato epistemologico delle discipline matematiche Metodo matematico dalle
scienze sperimentali applicato alla filosofia La chiarezza cartesiana a
servizio del dibattito teologico Il ‘‘Discorso’’ come proposta e come pratica
Divisione dell’opera in sei parti possa elevare la nostra natura al più alto
grado di perfezione. Più la Diot- trica, le Meteore e la Geometria: in cui le
più curiose materie, scelte per prova della Scienza universale proposta
dall’Autore, sono spiegate in modo che possano essere intese anche da coloro
che non le hanno mai studiate ». Seguiva un sommario delle materie studiate nei
tre saggi. Quando Cartesio così scriveva a Mersenne, non aveva ancora steso
tale parte preliminare. La compose invece alcuni mesi dopo, nello stesso anno,
in autunno, secondo l'attestazione ch'egli ci fornisce alla fine della III
Parte del Discorso. 'In una sua lettera al padre Vatier confessa ch'egli finì
di scrivere il Discorso mentre, essendo già composto tutto il resto, il libraio
pressava perché gli mandasse quella parte. La quale, è da sup- porre, soltanto
allora venne fuori col titolo, che poi mantenne, di Discorso sul metodo.
Intanto, quando nel marzo del 1637 Mersenne ricevette il pacchetto delle bozze
del volume completo, dovette meravigliarsi di non trovare il preannunciato «
quarto trattato », ma semplicemente un « discorso » e ne scrisse a Cartesio, il
quale così gli rispose: « Non capisco bene ciò che voi obiettate riguardo al
titolo: io non ho messo Trattato, ma Discorso, ch'è come dire Prefazione o
Avvertenza, e ciò perché fosse chiaro ch'io del metodo non pretendo di offrire
una trattazione da insegnare agli altri ma soltanto di parlarne (come di
esperienza personale): perché, come si vede anche da ciò che vi ho detto, esso
consiste più nella pratica che nella teoria, e vi ho inserito qualcosa di
metafisica, di fisica e di medicina per mostrare che tal metodo si estende a
ogni sorta di materie ». Ottenuta l'autorizzazione del re per il libraio, il
volume poté finalmente uscire recando nel frontespizio la dicitura stabilita: «
Discours de la Méthode pour bien conduire la raison, et chercher la vérité dans
les sciences ». 2. Divisione e sintesi dell’opera In apertura del Discorso Cartesio
stesso fornisce al lettore una lucida divisione dell'opera. Essa consta di sei
parti le quali trattano nell'ordine: I. L'esperienza scolastica di Cartesio e
il suo giudizio sulle varie di- scipline studiate al collegio dei gesuiti. II.
Le principali regole del metodo. III. I principi fondamentali della morale. IV.
II dubbio metodico e i fondamenti della metafisica, Dio e l’anima umana. V. Il
corpo umano, spiegazione del movimento del cuore, la differenza che passa fra
l’anima umana e quella delle bestie. VI. Considerazioni sul progresso delle
scienze e motivazioni per la pubblicazione dell’opera in lingua francese
anziché in latino. Gli uomini, che pure sono tutti eguali in fatto di
intelligenza (che Car- tesio chiama « buon senso » o « ragione »), ottengono
tuttavia risultati diversi a seconda del metodo adoperato. Di qui l’importanza
capitale del metodo. Ma i metodi finora usati non sono affatto buoni; per
questo i ri- sultati conseguiti sono stati quasi sempre meschini. Cartesio
informa il lettore di avere scoperto un metodo particolarmente efficace e
perciò ha deciso di renderlo pubblico, non con lo scopo di insegnare a tutti
come devono condurre la propria ragione ma soltanto per mostrare agli altri
come egli abbia condotta la sua (pp. 7-10). 2. La storia della propria
educazione e l'utilità dello studio delle materie sco- lastiche (pp. 10-20)
Cartesio racconta che aveva iniziato gli studi dai gesuiti con la per- suasione
che per mezzo delle varie discipline scolastiche avrebbe potuto acquistare una
cognizione chiara e sicura di tutto ciò che è utile alla vita. Ma dopo alcuni
anni di studio si accorse che sebbene l'istruzione scola- stica gli avesse
insegnato molte cose utili ed interessanti, perché tutte le discipline (storia,
poesia, retorica, filosofia, teologia, ecc.) gli avevano fatto apprendere
qualche cosa, non aveva tratto altro profitto... se non quello di aver scoperto
sempre più la sua ignoranza (p. 10). Infatti nessuna disciplina è capace di
insegnare tutto quello che è utile alla vita. Non la storia che ci dà del
passato notizie sempre impre- cise e talora false e ci lascia completamente
ignoranti della situazione presente e futura. Non la retorica e l’arte poetica,
che sono del tutto su- perflue dato che la stessa cosa si può benissimo dire senza
retorica e senza arte poetica. Non le matematiche, perché « non vedevo ancora
il loro vero uso » (p. 16) sebbene lo dilettassero per la certezza ed evidenza
delle loro ragioni. Non l'etica naturale degli antichi, perché « fabbricata
sulla sabbia e sul fango » (p. 17). Non la teologia, perché non è necessaria
per andare in cielo: « la via di esso non è meno aperta ai più ignoranti che ai
più dotti» (p. 18) e non riesce a dissipare il velo del mistero. Non la
filosofia, perché fino ad oggi non è riuscita a dirci niente di indiscu-
tibilmente vero. Non le altre discipline, perché « siccome esse prendono i loro
principi dalla filosofia, giudicavo che non si poteva aver fabbricato nulla di
solido su basi così poco ferme. Lo studio del mondo attraverso i viaggi (pp.
20-22) Per queste ragioni non appena l’età gli permise di uscire dalla sog-
gezione dei suoi genitori, Cartesio abbandonò interamente lo studio delle
lettere e si mise a viaggiare con lo scopo di imparare dal libro della na- tura
quello che non aveva imparato sui libri di carta. Però, viaggiando trasse
l'impressione che, per quanto riguarda la morale, le cose stessero come in
filosofia: considerando «i costumi degli altri uomini vi notavo quasi tanta
diversità quanta ne avevo rilevata prima tra le opi- 367 . Esigenza del metodo
per il conseguimento del fine Studio e consapevolezza della propria ignoranza
Nessuna disciplina insegna tutto ciò che è utile alla vita Lo studio di se stesso
riesce meglio che non attraverso viaggi e libri Un solo autore costruisce
meglio Necessità della revisione della propria mente e della propria cultura
nioni dei filosofi. Così « imparavo a non credere troppo ferny mente a ciò di
cui non ero persuaso che a cagione dell'esempio e del. l'usanza; e così mi
liberavo a poco a poco da molti errori che possono offuscare la nostra luce
naturale e renderci incapaci di intendere la ragione. 4. Lo studio di se
stesso « Dopo che ebbi impiegato alcuni
anni a studiare così nel libro del mondo e a procurare d’acquistare un po’ di
esperienza io presi un giorno la risoluzione di studiare anche me stesso, e di
impiegare tutte le forze della mia mente a scegliere le vie che dovevo seguire.
Il che mi riuscì assai meglio, mi sembra, che se non mi fossi mai allontanato
né dal mio paese né dai miei libri » . Terminati gli studi al « La Flèche » (il
collegio dei gesuiti), Cartesio si era arruolato nell’esercito degli Imperiali.
Questo tuttavia non gli impediva di continuare ad occuparsi di filosofia. In
particolare, durante la sosta forzata che l'inverno imponeva alle azioni
militari in quei tempi, aveva tutto l’agio di dedicarsi alla riflessione filosofica,
trascorrendo il tempo accanto ad una stufa, immerso nei suoi pensieri. 2. Prima
considerazione Le opere composte di molti pezzi e fatte da molti maestri sono
spesso più imperfette di quelle cui ha lavorato uno solo. Così si vede che gli
edifici che un architetto ha iniziato e compiuto da solo sogliono essere più
belli di quelli che molti hanno cercato di riadattare, servendosi di vecchie
muraglie, che erano state costruite per altri fini. Altrettanto si può dire
delle scienze e della politica. La ragione per cui c'è tanta im- perfezione
nelle scienze e nelle costituzioni è che esse :sono il prodotto di molte mani
diverse (pp. 25-27). 3. Seconda considerazione È vero che non si buttano giù
tutte le case di una città, allo scopo di rifarle in un altro modo e di rendere
le vie più belle; ma si vede che molti demoliscono le proprie case per
ricostruirle, e che anzi talvolta vi sono costretti, quando esse sono in
pericolo di cadere da sé, e le loro fonda- menta non sono ben ferme. Da questo
esempio Cartesio trae la conclusione che sarebbe stato completamente
inverosimile proporsi di riformare tutto il corpo delle scienze e l'ordine
stabilito nelle scuole per inse- gnarle; tuttavia avrebbe potuto riformare la
sua mente e la sua culturà, togliendo via tutte le opinioni raccolte nel
passato, per rimetterne in seguito delle altre migliori o anche le medesime,
quando le avesse ag- giustate al livello della ragione {pp. 27-29). 368 4.
Ammonimento Cartesio avverte il lettore che non intende consigliare a nessuno
il suo esempio. Infatti ci sono due specie di ingegni ai quali non conviene
affatto seguirlo: quelli che quando si sono presi una volta la libertà di
dubitare dei principi che hanno ricevuto e di allontanarsi dal cammino comune
non potrebbero mai tenere il sentiero che bisogna prendere per andare più
diritti e resterebbero sviati per tutta la loro vita; e quelli che, essendo
meno capaci di altri di distinguere il vero dal falso, hanno sufficiente
modestia per mettersi alla scuola di altri. 5. Decisione di procedere alla
ricerca di un nuovo metodo, essendo la logica e la matematica metodi
insufficienti — Lalogica serve solo a spiegare ad altri quello che già sanno. —
La matematica è troppo complicata. In entrambi i casi si tratta di discipline
che si riferiscono a materie astrattissime appesantite da una montagna di
regole che ne hanno fatta « un'arte confusa e oscura che imbarazza la mente,
invece, che una scien- za che la coltivi ». 6. Le regole del nuovo metodo (pp.
35-36) Così finalmente Cartesio si decide a cercare un nuovo metodo, sem-
plice, facile, basato su pochissime regole. E trova finalmente un metodo che
consta solo di quattro regole. Ecco le quattro famose regole: a) Non accogliere
mai nulla di vero, che non si conosca evidentemen- te come tale: « Non comprendere
nei miei giudizi niente di più di quello che si presentasse così chiaramente e
distintamente alla mia mente che io non avessi alcuna possibilità di metterlo
in dubbio ». In questa regola Cartesio indica il criterio di verità che egli
intende adottare: è il famoso criterio della chiarezza e distinzione. Nei
Principia philosophiae esso viene così precisato: chiamo chiara un'idea che è
presente e manifesta a uno spirito attento: come quando diciamo di vedere
chiaramente gli oggetti, allorché essendo presenti agiscono assai fortemente
sui nostri occhi disposti a guardarli. E distinta, quella che è talmente
precisa e diffe- rente da tutte le altre, che non comprende in sé che ciò che
sembra ma- nifestamente a chi la considera come conviene (Princ. phil. 1, n.
45). b) Dividere ciascuna difficoltà che si incontra in tante parti quante è
possibile... per meglio risolvere le difficoltà stesse. c) Condurre con ordine
i propri pensieri, cominciando dagli oggetti più semplici per salire a poco a
poco, come per gradi, sino alla cono- scenza dei più composti. d) Far
dappertutto delle enumerazioni così complete e delle rassegne così generali, da
non omettere nulla. 7. Fecondità del nuovo metodo (pp. 37-38) Col nuovo metodo
si possono conoscere tutte le cose, purché soltanto ci si astenga
dall'accoglierne alcuna per vera che non lo sia e si serbi sempre l'ordine che
occorre per dedurre le une dalle altre. 369 Cartesio denunzia i rischi della
sua scelta critica Le regole del nuovo metodo: — chiarezza e distinzione — divisione
delle difficoltà — ordine nel pensieri — completezza delle enumerazioni 8.
Applicazione del nuovo metodo alla matematica Cartesio fa la prima applicazione
del nuovo metodo alla matematica per due ragioni. Anzitutto perché era
necessario partire dalle verità più semplici e più facili. E poi perché tra
tutti gli scienziati solo i matematici erano riusciti fino ad allora a trovare
delle dimostrazioni convincenti, « cioè delle ragioni certe ed evidenti ». 9.
‘Primi risultati Esiti positivi del ‘L'esatta osservanza di questi pochi
precetti che Cartesio aveva scelto, nuovo metodo gli procurò tale facilità di
risolvere tutti i problemi a cui si estendono quelle due scienze (algebra e
geometria), che nei due o tre mesi che impiegò ad esaminarli, non soltanto
venne a capo di molti di essi, che altra volta aveva giudicato difficilissimi,
ma gli parve anche, verso la fine, che poteva determinare in quelli stessi che
ignorava, con quali mezzi e fin dove fosse possibile risolverli (p. 39). 10.
Applicazione del nuovo metodo alla filosofia Cartesio allora si propone di
applicare lo stesso metodo anche alle altre scienze. «Ma avendo notato che i
loro principi dovevano essere at- tinti dalla filosofia, nella quale non ne
trovavo ancora di certi, pensai che bisognava prima di tutto che io cercassi di
stabilirvene LE MASSIME DELLA MORALE PROVVISORIA E L'ESERCIZIO DEL METODO 1.
Necessità di una morale provvisoria Necessita una Come uno che, dovendo
ricostruire in modo diverso la casa dove abi- morale provvisoria: ta, si provvede
di un'altra casa dove abiterà mentre si lavora alla nuova, — diversità di così
occorre al filosofo trovarsi una morale provvisoria con cui regolarsi
comportamento circa fino alla scoperta della vera. Infatti non è possibile
comportarsi verso le È opimiani porca azioni allo stesso modo come ci si
comporta verso le opinioni. Si possono REAZIONE sospendere le opinioni, ma non
si può essere irresoluti nelle azioni. « E così, giacché spesso le azioni della
vita non tollerano nessuna dilazione, è x una verità certissima che, quando non
è in nostro potere discernere le opinioni più vere, dobbiamo seguire le più
probabili » (p. 49). ! Delle quattro regole: la prima fissa il criterio di
verità. Le altre si riferi- scono al metodo, i cui momenti principali sono due:
l’analisi {seconda regola); la sintesi (quarta regola). i L'originalità di
Cartesio sta nella sua preoccupazione di dare ampio svi- luppo al primo
momento, quello dell'analisi, in modo da preparare alla sin- tesi un terreno
solido. Al momento dell’analisi appartiene la critica laboriosa di tutte le
opinioni incerte, accettate dalla tradizione e dall'ambiente e la di-
mostrazione di come si arriva ai primi principi e alle definizioni (Cartesio
rimanda questa dimostrazione alle Meditazioni). Per Cartesio l'unica intuizione
che ha valore è quella intellettuale; l’in- tuizione sensitiva è fonte di
innumerevoli errori e perciò va scartata. 370 2. | principi della morale
provvisoria Primo. Obbedire alle leggi e ai costumi del proprio paese,
praticando la religione nella quale si è stati istruiti sin dall'infanzia, e
regolarsi in ogni cosa secondo le opinioni più moderate. A giustificazione di
questo principio Cartesio adduce la seguente ragione: « cominciando da allora a
non contare per nulla le mie proprie perché volevo sottoporle tutte all'esame,
ero sicuro di non poter far meglio che seguire quelle dei più assennati ». Egli
sottolinea peraltro il carattere provvisorio di tale accet- tazione: « Fra
parecchie opinioni ugualmente ammesse, io non sceglievo che le più moderate, e
anche queste solo in modo provvisorio, e avrei pensato di commettere un grande
delitto contro il buon senso, se, per il fatto che approvavo allora qualche
cosa, mi fossi obbligato di prenderla per buona, anche dopo che avesse forse cessato
di esserlo o che io avessi cercato di stimarla come tale » (p. 48). Secondo.
Essere fermo e risoluto nelle azioni e opinioni a cui si fosse determinato. «
Imitando in ciò il viaggiatore che trovandosi smarrito in qualche foresta non
deve errare girando da una parte e dall'altra e ancora meno fermarsi in qualche
posto, ma camminare sempre quanto più diritto è possibile in una sola direzione
[...] almeno si arriverà così in qualche parte » (p. 49). : Terzo. Sforzarsi
sempre di vincere se stesso piuttosto che la fortuna, e di cambiare i propri
desideri piuttosto che l'ordine del mondo; e gene- ralmente di abituarsi a
:credere che non c'è nulla che sia interamente nostro tranne i nostri pensieri
e perciò non bisogna affannarsi troppo per le cose esterne. Né questo riesce
difficile se noi « consideriamo tutti i beni che sono fuori di noi come
ugualmente lontani dal nostro potere ». Allora « non avremmo maggior rammarico
di mancare di quelli che sembrano esser dovuti alla nostra nascita, allorché ne
saremo privati senza colpa, di quel che ne abbiamo per non possedere i regni
della Cina e del Messico ». « Ma confesso che c’è bisogno di un lungo esercizio
e d'una meditazione spesso reiterata per abituarsi a guardare da questo punto
di vista tutte le cose » (pp. 49-50). 3. Rassegna delle varie azioni per
scegliere la migliore Cartesio trova che la cosa migliore è « impiegare tutta
la vita a coltivare la ragione e progredire quanto più è possibile nella
conoscenza della verità ». Questa è la migliore occupazione per due ragioni: a)
Perché la vita intellettuale è piena di soddisfazioni. « Avevo provato così
elevate soddi- sfazioni da quando avevo cominciato a servirmi di questo metodo
che non credevo se ne potesse ricevere delle più dolci e delle più innocenti in
questa vita » (p. 51). 9) Perché progredendo nella conoscenza si progre- disce
nelle virtù, « infatti, siccome la nostra volontà non si determina a seguire né
a fuggire alcuna cosa se non secondo il nostro intelletto gliela rappresenta
buona o cattiva, basta ben giudicare per ben fare e giudicare meglio perché si
possa fare anche tutto il proprio meglio. Esercizio del metodo viaggiando e
studiando Dopo essersi così rassicurato di queste massime e di averle messe da
parte insieme alle verità della fede, Cartesio giudica che, per tutto il 371 —
obbedienza alle leggi e ai costumi del proprio paese — scelta delle opinioni
moderate — risolutezza nelle azioni e nelle opinioni determinate — vincere se
stessi piuttosto che l’ordine del mondo — valore della vita intellettuale
Distruggere per arrivare alla verità; conservare ciò che può dare cognizioni
certe Il dubbio metodico come sospensione della conoscenza umana in generale
resto delle sue opinioni, poteva liberamente cominciare a disfarsene. E poiché
sperava di poter venire meglio a capo conversando con gli uo- mini... si rimise
a viaggiare. Intanto, mette in pratica il nuovo metodo, guidato da due norme:
a) non distruggere per distruggere (come gli scet- tici), ma per arrivare alla
verità; b) non distruggere tutto, ma conservare quello che può servire per
arrivare a cognizioni certe. Dopo nove anni di viaggi, per applicare il nuovo
metodo alla filosofia si ritira nella solitudine in Olanda.? Il dubbio metodico
Per uscire dall’incertezza in cui era stato gettato dalla diversità delle
opinioni e costumi, Cartesio decide di rigettare come assolutamente falso tutto
quello in cui potesse immaginare il minimo dubbio, allo scopo di vedere se gli
restasse dopo ciò qualche cosa che fosse interamente indubitabile. Così decide
di scartare: tutta la conoscenza sensitiva, « siccome i no- stri sensi qualche
volta ci ingannano »; tutta la conoscenza razionale, « poi- ché ci sono uomini
che si ingannano ragionando »; tutta la conoscenza umana in generale: «
considerando che tutti i medesimi pensieri che ab- biamo da svegli ci possono
venire anche quando dormiamo, senza che ve ne sia allora alcuno che sia vero,
risolvetti di fingere che tutte le cose che mi erano mai entrate nella mente
non fossero più vere delle illusioni dei miei sogni.3 ? a) Morale provvisoria e
morale definitiva - La morale definitiva, che Cartesio esporrà più tardi nel
libro Les passions de l’àme è in sostanza iden- tica alla morale provvisoria.
L'una e l'altra sono di marca stoica. Unica diffe- renza: la prima legge della
morale definitiva non è di obbedire alle leggi e costumi del proprio paese, ma
di obbedire alla ragione e adoperarla costan- temente per scoprire quel che è
doveroso fare. Inoltre nella morale defini- tiva è aggiunta qualche
precisazione alla terza legge con l'intento di indi- care quello che è
necessario fare per vincere se stessi (e le proprie passioni) e rendersi
completamente indipendenti dal mondo. Per raggiungere un com- pleto dominio
sulle cose e su se stessi (cioè sulle passioni) serve molto medi- tare su due
verità fondamentali: presenza e provvidenza di Dio e immortalità dell'anima.
Facendo questo si può raggiungere il fine ultimo, la contempla- zione di Dio.
b) Errore e male - Cartesio riduce la questione del male a quella dell'er- rore.
Il male consiste nell'errore. Egli però risolve il problema dell'errore.
adoperando i principi tomistici per la risoluzione del problema del male. Così
l'errore come il male è una « carentia perfectionis debitae » (responsa- bile
di tale carenza non è Dio, ma l'uomo). L'errore però non è causato dal-
l'intelletto, ma dalla volontà. Infatti per Cartesio affermare, dubitare,
negare non sono atti della ragione, ma della volontà. In definitiva l'errore è
dovuto a un cattivo uso del libero arbitrio... :(cfr. E. GIiLson, La doctrine
cartésienne de la liberté et la théologie, pp. 211-235). ? Il dubbio metodico -
Il dubbio metodico di Cartesio non è un dubbio universale, ma è un dubbio
parziale. Non è un dubbio universale anzitutto perché un dubbio universale non
è possibile; di fatto poi risulta chiaro che 2. La prima verità indubitabile: il « cogito
ergo sum » Ma, mentre cercava di dubitare di tutto, Cartesio s'accorge di una
verità: « mentre in tal modo volevo pensare che fosse tuito falso, biso- gnava
necessariamente che io che lo pensavo fossi qualche cosa. E no- tando che
questa verità: IO PENSO DUNQUE SONO era così ferma e così sicura che tutte le
più stravaganti supposizioni degli scettici non erano capaci di scuoterla,
giudicai che potevo riceverla senza scrupolo come il principio della filosofia
che io cercavo.* Cartesio non intende adottare il dubbio universale. Nella
parte terza ha detto che applicando il metodo del dubbio non bisogna scartare
tutto e che esa- minando criticamente le proposizioni che costituivano il
sapere del suo tempo, « non ne incontrava alcuna sì dubbia che non ne traesse
sempre qualche con- clusione abbastanza certa, non fosse altro che questa: che
non conteneva nulla di certo » (p. 54). Cartesio quindi non intendeva dubitare
di tutto, ma solo tentare di dubitare quanto più fosse possibile per potere con
più sicurezza raggiungere la verità. Così inteso il dubbio è legittimo. Si
tratta infatti solo di una sospensione prov- visoria della nostra conoscenza
ordinaria per arrivare ad una giustificazione critica della medesima; non è
perciò negazione, svuotamento, annullamento del pensiero, ma solo sospensione
dell’assenso. « Ciò che Cartesio già sa, ciò che forma il suo patrimonio
mentale, ricco o povero che sia, è l'immediato, dal quale egli parte, come ogni
uomo, ogni filosofo, parte dal suo. Egli è filosofo precisamente in quanto si
propone di rivederlo criticamente, di discuterlo, di fondarlo, di meditarlo.
L'atteggiamento implicito nel dubbio cartesiano, visto nelle sue giuste
dimensioni, non esagerato, non fatto slittare sul viscido di qualche
espressione del testo, è l'atteggiamento filosofico come tale: non SA cata del
pensatore 'di La Haye » (G. BoNTADINI, Discorso sul me- todo, p V Nelle
Meditazioni la fondazione del dubbio metodico prenderà molto più rilievo: essa
occupa tutta la prima Meditazione. Anche la formulazione verrà radicalizzata
per mezzo del genio maligno. Nelle Meditazioni il dubbio meto- dico rischia di
diventare dubbio scettico. Sulla validità di un dubbio metodico spinto fino a
questi punti l'ermeneutica cartesiana è discorde, Comunque se si può riportarla
alla interpretazione che abbiamo data alla formulazione del Discorso sul metodo
noi riteniamo che sia un procedimento valido. Se, invece, il dubbio diventa un
autentico dubbio positivo (e non sem- plice negativo) universale, esso porta
necessariamente allo scetticismo, e costituisce quindi un procedimento
invalido. ‘ Significato del cocito — A proposito del Cogito è necessario notare
che non si tratta di una dimostrazione ma di una intuizione. Il dunque (ergo)
non ha valore di conseguenza, ma è semplicemente pleonastico. Se il Cogito
fosse la conclusione di una dimostrazione, ossia un entinema, allora sarebbe
neces- sario sottintendere una premessa universale (per esempio: dovunque c'è
co- noscenza c’è esistenza) e non sarebbe quindi più possibile considerare il
Cogito come la prima verità metafisica. Quanto all'esistenza provata dal Cogito
non si può trattare che del. l'esistenza del pensiero, della realtà pensante
(res cogitans) non già della realtà distinta dal pensiero. Così per la sostanza
intuita nel Cogito, si deve dire che essa non è altro che il pensiero stesso e
non già qualche cosa di di- stinto dal pensiero e soggiacente ad esso. Dicendo
del pensiero che esso è una sostanza Cartesio viene ad affermare che il pensiero
è qualche cosa che sta da sé, indipendentemente dalla realtà corporea. Infatti
questo « star da sé » è la sostanzialità. Ecco il motivo della sostituzione
alle espressioni « cogito » e « cogitatio » di queste altre: « Sub- stantia
cogitans» o «res cogitans» («res cogitans» che è contrapposta alla « res
extensa » 0 sostanza corporea). Non solo l'esistenza provata dal Cogito
riguarda soltanto il pensiero ma ha anche carattere momentaneo, contingente,
riguarda l’hic et nunc. Nulla è provato della sua esistenza nel passato e nel
futuro. ‘Perciò il Cogito è un cri- terio universale di verità solo in un senso
molto ristretto. Anzi più che criterio Prima verità indubitabile: dal dubbio
all'evidenza del pensare e dell’esistere Esame della natura del ‘‘sum’’
(l’esistenza) Chiarezza e distinzione come criterio di verità 3. L'essenza
dell'uomo consiste nel pensiero Dal Cogito Cartesio passa a considerare la
natura del « sum » (= l'esi- stenza) che vi aveva intuito e osserva che poteva
fingere di non aver alcun corpo..., ma che non per questo poteva fingere di non
esistere e che, al contrario, dal fatto stesso che pensava a dubitare della
verità delle al- tre cose, seguiva evidentissimamente e certissimamente che
egli era: laddove se appena avesse cessato di pensare, ancorché tutto il resto
di ciò che aveva immaginato fosse stato vero, non avrebbe mai avuto nes- suna
ragione di credere che esisteva; conobbe da ciò che era una sostanza della
quale tutta la essenza o la natura non è che di pensare e che, per, non ha
bisogno di alcun luogo e non dipende da alcuna cosa materiale. « Di modo che
questo io, vale a dire l’anima, per la quale io sono ciò che sono, è interamente
distinta dal corpo ed anzi è più facile a conoscere di questo e dato pure che
questo non fosse non cesserebbe di essere tutto quello che è. Il criterio di
verità: chiarezza e distinzione Conseguiti questi risultati sensazionali,
Cartesio passa a considerare che cosa è necessario ad una proposizione per
essere vera e certa; perché dal momento che ne aveva trovata una che sapeva
essere tale, pensava che doveva altresì sapere in che cosa consisteva questa
chiarezza. Edavendo notato che non vi è niente in questo « 10 PENSO DUNQUE SONO
» che ci assicuri di dire la verità se non il fatto di vedere chiarissimamente
che per pensare bisogna essere, ritenne di poter prendere per regola generale
che le cose che noi concepiamo ben chiaramente e ben distin- di verità esso è
una illustrazione del criterio di verità. Infatti per Cartesio il criterio di
verità è la chiarezza e distinzione. Come esemplificazione, il Cogito ha
valore, ma non un valore così esclusivo come credeva Cartesio. Ci sono molti
altri principi (per esempio, il principio di non-contraddizione) in cui la
verità risplende immediatamente e possono essere presi come illustrazione del
criterio di verità. Spesso si paragona il Cogito di Cartesio al si fallor di S.
Agostino. Tanto Cartesio come S. Agostino hanno fatto uso del dubbio metodico,
ma in modo diverso e per questo il Cogito ha una portata diversa del si fallor.
Il si fallor mira soprattutto al superamento dello scetticismo e per S.
Agostino, esso non costituisce la prima e unica certezza. Il Cogito non mira
tanto al supera- mento dello scetticismo quanto al fondamento della verità e
costituisce la pri- ma certezza metafisica. 5 Dualismo di spirito e materia,
anima e corpo - Questa distinzione è il ri- sultato di un paralogismo. Cartesio
commette un passaggio illecito quando dal fatto che l'anima può essere
conosciuta senza che sia richiesta la conoscen- za del corpo conclude che essa
esiste senza che sia richiesta l’esistenza del corpo. Dalla constatazione che
l’anima è distinta dal corpo è illecito concludere che essa è un ente diverso
dal corpo e capace di esistere senza di esso. Cartesio « ha fuso e confuso il
fatto gnoseologico col fatto ontologico, ha modificato il cogito nella res
cogitans, ha sostituito alla proposizione vera « io sono nell'atto della mia
coscienza » la proposizione non vera « io sono l’atto della mia co- scienza »
(F. MEI, La filosofia del concreto, Marzorati, Milano, p. 48). Cartesio eviterà
di ripetere questo paralogismo nelle Meditazioni, dove svolge una trat- tazione
a parte per provare la teoria del dualismo tra spirito e materia. Ad ogni modo,
il dualismo tra spirito e materia, anima e corpo è insostenibile non solo dal
punto di vista ontologico (anima e corpo formano una unità sostanziale), ma
anche dal punto Si vista’ psicologico, perché l'anima non conosce direttamente
se stessa senza l'uso del corpo. 374 tamente sono vere, ma che vi è soltanto
qualche difficoltà nel ben discer- nere quali siano quelle che concepiamo
distintamente (pp. 65-68)$ 5. Dimostrazione dell’esistenza di Dio Trovato il
principio fondamentale della metafisica e il supremo criterio di verità,
Cartesio passa a dimostrare l’esistenza di Dio, e la prova in quattro modi: a)
Dal fatto che abbiamo l'idea di perfetto e non possiamo essere noi la causa di
tale idea — « Riflettendo sul fatto che io dubitavo e che per conseguenza il
mio essere non era tutto perfetto, perché vedevo chiara- mente che era una più
gran perfezione conoscere che dubitare, mi proposi di cercare donde avessi
imparato a pensare qualche cosa di più perfetto che io non fossi, e conobbi con
evidenza che doveva essere da qualche natura che fosse in realtà più perfetta
[...j poiché non vi è meno ripu- gnanza che il più perfetto sia una conseguenza
e una dipendenza del meno perfetto di quel che dal nulla proceda qualche cosa
[...] di ma- niera che restava che essa fosse stata messa in me da una natura
che fosse veramente più perfetta di quel che io non fossi e che anzi avesse in
sé tutte le perfezioni delle quali potevo avere qualche idea, vale a dire per
spiegarmi in una parola che fosse Dio » (pp. 68-69). b) Dal fatto che non mi
sono dato io stesso la mia esistenza — Se è vero che io, pur avendo l'idea di
perfetto, non sono perfetto, vuol dire che non mi sono dato l'esistenza da me,
perché altrimenti mi sarei data un'esistenza perfetta; cioè conforme all'idea
che posseggo; solo Dio dun- que, cioè l'essere perfettissimo, può aver creato
me avente l'idea di per- fetto (p. 70). A questo punto Cartesio fa una breve
digressione sulla natura divina: « Di tutte le cose di cui trovavo in me
qualche idea (consi- deravo) se fosse perfezione o no il possederle, e ero
sicuro che nessuna di quelle che denotavano imperfezione era in Lui, ma che
tutte le altre vi erano » (p. 71). c) Dall'idea di perfetto — « Tornando ad
esaminare l’idea che avevo di un essere perfetto, trovavo che l’esistenza vi
era compresa allo stesso modo che è compreso nell’idea di triangolo che i suoi
tre angoli sono uguali a due retti, o in quella di una sfera che tutte le sue
parti sono equidistanti dal centro, ed anche più evidentemente; e che per
conse- guenza è altrettanto certo che Dio, che è questo Essere perfetto, è o esiste,
quanto potrebbe esserlo qualunque dimostrazione di geometria » (p. 72). d)
Dalle conseguenze disastrose che la negazione dell'esistenza di Dio implica,
cioè dal fatto che in tal caso qualsiasi certezza diviene impos- sibile. «
Infatti donde si sa che i pensieri che vengono in sogno sono più falsi degli
altri, visto che spesso non sono meno vivi e precisi? E anche se i migliori
ingegni vi studino quanto più loro piacerà non credo che pos- sano dare alcuna
ragione che sia sufficiente a togliere questo dubbio, se non presuppongono
l’esistenza di Dio. Giacché [...] anche quella che io testé ho presa come
regola, cioè che le cose che noi concepiamo in modo $ Il criterio di verità
proposto da Cartesio suscitò aspre critiche da parte di molti autori, in particolare
da parte di Pascal (che lo tacciò di raziona- lismo: «ci sono verità che
soltanto il cuore può capire ») e del Vico (che lo accusò di soggettivismo e di
superficialità. Al criterio cartesiano del verum est certum il Vico contrappose
il suo verum est factum). 375 Dio causa dell’idea di perfezione Prova
ontologica dell’esistenza di Dio Dio garante della conoscenza Dio garante della
verità Dalla metafisica alla cosmologia chiarissimo e distintissimo sono tutte
certe, non è accettata che dal fatio che Dio è o esiste, che Egli è un Essere
perfetto e che tutto ciò che è in noi viene da lui » {p. 76) . Funzione
psicologica dell’esistenza di Dio Dopo che la conoscenza di Dio e dell'anima
l’ha reso certo di questa regola (chiarezza e distinzione), Cartesio dice di
poter accettare con indu- bitabilè certezza tutte le altre idee che si
presentano col carattere della chiarezza e distinzione, « perché non è
possibile che Dio, che è somma- mente perfetto e verace » ce le abbia messe in
mente per ingannarci.VERITÀ DI ORDINE FISICO - NATURA DELL'ANIMA UMANA 1. Il
corpo degli animali e dell’uomo Cartesio ora deduce dalle verità metafisiche
dimostrate nella quarta parte (Cogito ergo sum, ed esistenza di Dio) alcune
verità circa il mondo, adoperando sempre il criterio di verità della chiarezza
e distinzione ed ? a) Dimostrazione dell’esistenza di Dio — La più conosciuta
delle prove di Cartesio è la terza, che è spesso chiamata argomento ontologico.
Si chiama argomento ontologico perché parte dal concetto di Dio per provarne
l’esi- stenza. L'argomento ontologico di Cartesio come quello di S. Anselmo
(Deus est esse cuius maius concipi nequit) è ritenuto invalido dalla maggior
parte dei filosofi, perché l'uomo non ha un'idea adeguata del perfetto, ma solo
un concetto negativo, ricavato dalle cose per viam mnegationis et eminentiae.
Cartesio però sosteneva che l’idea di perfetto non è ricavata dalle cose, ma è
un’idea innata, prodotta da Dio nella nostra mente, perciò capace di rappre-
sentare Dio adeguatamente. Le prime due prove sono cogimolo siche, partono cioè
da fatti che noi espe- rimentiamo. La prima è un’esemplificazione della prova
agostiniana delle verità eterne. b) La natura di Dio — Una delle dottrine più
caratteristiche di Cartesio circa la natura divina è quella che riguarda la
volontà di Dio. Secondo Car- tesio in Dio non v'è alcuna distinzione tra
intelletto e volontà, altrimenti la volontà dovrebbe dipendere dall’intelletto
e non sarebbe più libera. La vo- lontà divina invece è assolutamente libera e tutto
quello che essa fa è un pro- dotto della sua libertà. La conseguenza più grave
di questa dottrina è che anche le verità eterne, per esempio, le verità
matematiche, sono creazione della libera volontà di Dio. Esse tuttavia sono
eterne e immutabili perché la volontà di Dio è eterna e immutabile. * Il
circolo vizioso — Cartesio prima dimostra l’esistenza di Dio valendosi della
regola della chiarezza e distinzione; poi dice che il valore di tale regola
dipende da Dio. Chi garantisce la chiarezza e distinzione, cioè la verità del
mio pensiero? L’esistenza di Dio. Ma chi garantisce l’esistenza di Dio? La
chiarezza e distinzione. Si tratta chiaramente di un circolo vizioso. Cartesio
ha certato di difendersi da questa accusa sostenendo che la veracità di Dio è invocata
solo per dare valore alla memoria. Ma non pare che sia una risposta soddi-
sfacente, perché, nella dimostrazione dell’esistenza di Dio, Cartesio deve ap-
poggiarsi su vari principi che sono accettati adoperando il criterio della
chia- rezza e distinzione (cfr. F. CopLESTONn, History of Philosophy, IV, pp.
105 e ss.; tr. it., Storia della filosofia, 5 voll, Paideia, Brescia). 376 il
metodo geometrico. Si tratta però solamente di un riassunto del libro Il mondo
o Trattato sulla luce. Le due dottrine più importanti esposte in quel libro
sono quella della duce e quella della circolazione del sangue. Esse vengono
riportate per esteso nella quinta parte del Discorso sul metodo. Dal punto di
vista filo- sofico la cosa più interessante di questa parte è la dottrina della
na- tura del corpo animale ed umano. Rispetto al corpo Cartesio afferma che non
c'è alcuna differenza tra uomini ed animali: essi sono tutti degli automi o
macchine semoventi. Il movimento è causato dagli spiriti ani- mali, « che sono
come' un vento sottilissimo o piuttosto come una fiamma purissima e vivissima
che, salendo continuamente in grande abbondan- za dal cuore nel cervello, si
reca di lì attraverso i nervi nei muscoli e dà il movimento a tutte le membra
». Ciò che distingue l’uomo dagli altri animali è l'anima. Gli animali non
hanno l’anima, nessun’anima; l’uomo invece ha un'anima creata da Dio. In
pratica, dato che l’anima è invisibile, l'uomo si distingue dagli animali per
due caratteristiche: il linguaggio e la libertà. 1) Gli animali mai potrebbero
usare parole né altri segni compo- nendoli come facciamo noi per comunicare
agli altri i nostri pensieri (p. 98). 2) Anche se essi facessero parecchie cose
bene o forse anche meglio di alcuni di noi, essi « sbaglierebbero infallibilmente
in certe altre, me- diante le quali si scoprirebbe che non agiscono iper
coscienza, ma solo per disposizione degli organi » (p. 99). 2. Natura
dell'anima Al termine della quinta parte Cartesio indica brevemente qual è la
natura dell'anima. Essa in nessun modo può essere tratta dalla potenza della
materia, così come le altre cose delle quali aveva parlato, ma essa deve
espressamente essere creata; e non basta che sia posta nel corpo umano come un
pilota nella sua nave, se non forse per muovere le sue membra, ma bisogna che
essa sia congiunta ed unita più strettamente con esso per avere, oltre a ciò,
sentimenti ed appetiti simili ai nostri e così comporre un vero uomo (pp.
101-102)? ? a) L'universo cartesiano — L'universo cartesiano è costituito da
due tipi di realtà profondamente diverse: realtà pensante (res cogitans), e
realtà estesa (res extensa). La realtà pensante costituisce il mondo
spirituale; quella estesa costituisce il mondo fisico. I due mondi si
incontrano nell'uomo, ma senza compenetrarsi: essi si toccano appena nella
glandola pineale. b) La definizione di sostanza — Tanto il mondo fisico come
quello spi- rituale contengono molte sostanze, ma sono tutte imperfette, perché
per esistere dipendono da Dio. L'unica sostanza perfetta è Dio e solo a Lui si
può applicare in modo proprio la definizione che Cartesio dà di sostanza: Res
quae ita existit ut nulla re alia indigeat ad existendum. c) Il mondo fisico —
L'essenza del mondo materiale è l'estensione. Il mo- to dà all’estensione
diverse forme. Così dall’estensione, per mezzo del moto, si ottiene l'origine
di tutte le cose. Delle varie proprietà che noi attribuiamo alle cose solo
quelle primarie (spazio, figura e numero) appartengono effettiva- mente ad
esse; quelle secondarie sono dovute ai sensi. (Esempio di un pezzo di cera
odorosa colorata messa sul fuoco: l'odore se ne va, il colore cambia... Resta
solo qualche cosa che occupa spazio, ha qualche figura ed è capace di essere
divisa) (cfr. /I° Meditazione, in Meditazioni filosofiche, Pa- ravia, Milano,
p. 30). Nel Metodo questa dottrina è appena accennata (vedi Parte V, p. 83).
377 Meccanicismo e animismo | caratteri peculiari dell’uomo: linguaggio e
libertà L’anima espressamente creata e strettamente congiunta al corpo cempone
un vero uomo SESTA PARTE RAGIONI DELLA MANCATA PUBBLICAZIONE DE « J{ Mondo » In
questa parte Cartesio dà le ragioni che lo hanno portato a differire la
pubblicazione de Il Mondo già terminato prima del Discorso. Le ra- gioni
principali sono due: timore che il libro potesse essere condannato dalla
Chiesa; il fatto che l'opera non era molto progredita e poteva dare origine a
molte controversie tra gli scienziati. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE
I. Di quante parti si compone il Discorso sul metodo? 2. Cosa intende Cartesio
per « buon senso »? 3. Che giudizio dà Cartesio della storia e della teologia?
4. Quali sono le quattro regole del metodo cartesiano? 5. Confronta il metodo
di Cartesio con quelli di Aristotele, Galilei, Bacone e Hegel. Quali sono le
somiglianze e le differenze? 6. Cosa intende Cartesio per « chiarezza e
distinzione »? 7. Il criterio delle idee chiare e distinte che valore ha? 8.
Cosa si intende per dubbio metodico? 9. Che differenza passa tra il dubbio
metodico e il dubbio scettico? 10. Che cosa sono le idee innate? Quali sono le
idee innate secondo Carte- sio? Che differenza c’è tra l'innatismo cartesiano e
quello leibniziano? 11. Che funzione svolge il Cogito nel sistema di Cartesio?
12. Qual è la concezione cartesiana dell'uomo? Che rapporti pone Cartesio tra
anima e corpo? Paragona la dottrina di Cartesio cor quelle di Platone, Ari-
stotele, San Tommaso d'Aquino e Spinoza. 13. Quali sono i quattro argomenti con
cui Cartesio prova l'esistenza di Dio? 14. Metti a confronto l'argomento
vniologico di Cartesio con quelli di Sant'Anselmo e Leibniz e con la quarta via
(quella dei gradi di perfezione) di san Tommaso d'Aquino. 15. Quale
considerazione ha Cartesio per îa religione? Pone sullo stesso piano la
religione « filosofica » e le varie religioni positive? Quali sono i fondamenti
della morale cartesiana? Quale è l'essenza del mondo materiale secondo
Cartesio? 18. Tra qualità primarie e secondarie che distinzione pone Cartesio?
19. Quali sono, a parere di Cartesio, gli elementi che distinguono il corpo
dell'anima da quelio degli animali? 20. Perché si dice che Cartesio è un
razionalista e quali sono i limiti di tale posizione? d) Relazione tra anima e
corpo — L'anima muove il corpo mediante la volontà. Il corpo eccita le
sensazioni dell'anima mediante gli stimoli mec- canici che arrivano al cervello
(glandola pineale). Tuttavia le sensazioni sono atti della sola anima; esse
sono innate, sono prodotte dall'anima stessa in cor- rispondenza a quanto
avviene nel corpo. e) Facoltà dell'anima — Nelle Meditazioni Cartesio ascrive
all'anima tre facoltà: sensazione, immaginazione (fantasia) e ragione. Inoltre
divide le idee in tre classi: avventizie (quelle che dipendono dai sensi};
fattizie (quelle che dipendono dalla fantasia); innate (quelle che dipendono
esclusivamente dalla ragione). Nei Principi Cartesio ritiene ancora verbalmente
le tre facoltà del. l'anima, ma elimina la classificazione delle idee innate,
fattizie e avventizie, a favore delle sole idee innate. Così però rende inutili
anche due facoltà: la sensazione e l'immaginazione. « LA MISSIONE DEL DOTTO »
Fichte. Origine e importanza dell’opera La missione del dotto (Einige
Vorlesungen iiber die Bestimmung des Gelehrten), composto nel 1794, allorché
Fichte contava appena 32 anni, è uno dei suoi primi scritti. Fu preceduto
soltanto da Kritik aller Offenbarung, un saggio che, pubblicato anonimo, in un
primo momento era stato attribuito erroneamente a Kant, ma poi, dopo la
smentita e la rettifica di quest’ultimo, aveva fatto segnalare il nome di
Fichte all’at- tenzione del mondo filosofico. La missione del dotto occupa un
posto di capitale importanza non solo nello sviluppo del pensiero del suo
giovane autore, ma.anche nello sviluppo della stessa storia della filosofia, in
quanto segna il distacco di Fichte da Kant, e il superamento del criticismo in
direzione dell’idealismo. A grandi pennellate Fichte vi traccia tutto il quadro
della sua visione idealistica della realtà e vi enuncia chiaramente tutte le
tesi fondamentali del suo idealismo: la negazione della cosa in sé,
l'affermazione del pri- mato assoluto dell’autocoscienza, la derivazione della
realtà materiale dall’Io assoluto come momento dialettico di quest'ultimo, il
ruolo essen- ziale della scienza e della filosofia nello sviluppo della storia
dell'uma- nità, l'impegno etico, politico e sociale del filosofo. La missione
del dotto appartiene ad un gruppo di scritti abbastanza consistente, in cui
Fichte si rivolge ad una vasta cerchia di lettori, con intento divulgativo. Di
qui il suo stile semplice, chiaro, immediato, fa- cilmente comprensibile anche
a studenti di liceo. L'opera comprende cinque lezioni (Voriesungen) che Fichte
tenne agli studenti dell’Università di Jena, durante l'estate del 1794, ogni
domenica mattina dopo il rito religioso. Gli argomenti trattati nelle cinque
lezioni sono i seguenti: 1) la mis- sione dell'uomo in sé; 2) la missione
dell'uomo in società; 3) la distin- zione fra gli stati sociali in società; 4)
la missione del dotto; 5) critica della tesi di Rousseau circa i rapporti tra
cultura e moralità. 379 Questa opera segna il distacco di Fichte da Kant
Intento divulgativo dell’opera Senso della struttura dell’opera e il rapporto
dotto- società Ciò che è e non è l’uomo Confutazione dei materialismo
trascendentale L’uomo come fine a se stesso 2. Divisione e sintesi dell’opera
PRIMA LEZIONE LA MISSIONE DELL'UOMO IN SÉ 1. Introduzione Fichte esordisce
enunciando il programma delle sue lezioni. Esso comprende quattro argomenti
principali: a) la missione dell'uomo consi- derato in se stesso; b) la missione
dell'uomo in società; c) la missione del. l'uomo nelle singole classi sociali;
d) la missione del dotto. Alla tratta- zione di questi quattro argomenti sono
destinate le prime quattro lezioni. :In una quinta lezione esaminerà la teoria
del Rousseau circa i rapporti tra cultura e moralità. A giustificazione
dell'ordine indicato, che a prima vista potrebbe sem- brare poco opportuno,
dato che l'obiettivo primario del breve corso di lezioni è illustrare la
vocazione e la missione del dotto (ossia del filosofo), Fichte dice che siccome
il dotto è pensabile soltanto in una società, oc- corre anzitutto chiedersi
quale sia la missione dell'uomo nella società. E poiché a quest'ultima domanda
non si può rispondere, se non si cono- sce qual è la missione dell'uomo in se
stesso, è necessario premettere una lezione sullo studio della missione
dell’uomo considerato in se stesso, come singolo individuo. Nella parte
conclusiva dell’introduzione (pp. 76-77), Fichte mette in risalto l'importanza
del suo argomento. Egli afferma che la missione del- l'uomo in generale è il
primo problema della filosofia, e la missione del dotto « è l’ultimo problema
d'ogni ricerca filosofica ». 2. Natura e missione dell’uomo in se stesso Prima
Fichte spiega quello che l’uomo non è, poi quello che è. L'uomo, il suo
principio spirituale, non è causato dal Non-io. Il materialismo tra-
scendentale, che sostiene il contrario, è falso. Il principio spirituale del-
l'uomo è invece causa del Non-io. Però il principio spirituale dell'uomo (l'Io
puro) non può esistere senza essere qualche cosa (un Io empirico) e l'Io
empirico non può essere qualche cosa senza essere determinato dal Non-io.
Conclusione: « Dicendo perciò che si vuol considerare l’uomo in se stesso e
isolato, non si vuol intendere di considerarlo [...] semplicemente come Io puro,
senza rapporto alcuno con nessuna cosa che sia estranea a questo suo Io puro.
S'intenderà soltanto pensarlo fuori di ogni rapporto con esseri ragionevoli
simili a lui » (p. 79). Tuttavia la natura dell'uomo appare ben diversa a
seconda che si consideri come ragione o come qualche cosa. L'uomo in quanto
ragione è fine a se stesso, è indipendente e attivo: è assolutamente, è perché
è. L'uomo in quanto è qualche cosa è passivo (senziente) e dipendente, non è
fine a se stesso ma ha per fine l’Io puro. Rapporti fra ragione e sensi-
bilità: ambedue devono sussistere l'una accanto all'altra. La ragione non
dev'essere annullata dalla sensibilità. Ma a sua volta non deve sopprimere
quest'ultima. 380 Conclusione: « L'uomo deve essere ciò che è soltanto per
questa ra- gione, che egli è. In altri termini tutto ciò che egli è, deve
essere riferito al suo Io puro, al suo semplice essere come Io, o Iità. Tutto
ciò che egli è, dev'esserlo esclusivamente per questo, che egli è un Io; e ciò
che egli non può essere per questa sola ragione, egli non deve assolutamente
essere » (pp. 81-82). 3. La legge morale dell’uomo considerato in se stesso
Dato che il fine dell'Io empirico è l'Io puro, da questo Fichte deriva le
regole della condotta dell'Io empirico. Dalla natura dell'Io puro egli ri- cava
la condotta dell'uomo considerato in se stesso e le seguenti leggi: a) L'uomo
deve essere sempre uno (coerente) con se stesso, perché l'Io puro è perfetta e
assoluta unità. Ossia, l’uomo non deve contraddirsi, non si deve mai lasciar
determinare da qualcosa di estraneo, cioè dalle cose esterne, perché nell’Io
puro non c'è diversità e perciò non può es- sere determinato da alcuna cosa
estranea, ma è sempre uno ed identico con se stesso. In altre parole, che
Fichte riprende da ‘Kant, l’uomo deve essere determinato in quel. modo, nel
quale avrebbe potuto eternamente essere determinato, cioè senza nessun riguardo
per le cose che lo circon- dano nel tempo, perché l'Io puro agisce come se non
ci fosse il Non-io. Quindi, « agisci in modo che tu possa pensare la massima
della tua volontà come legge eterna per te » (p. 83). b) L'uomo deve cercare di
modificare le cose (che nella loro molte- plicità sembrano irriducibili
all'unità e all'identità), e portarle ad accor- aarsi con la forma pura dei suo
Io. Per questo non basta la sua volontà. Ci vuole anche una certa abilità, e
questa si acquista solo con l'esercizio e la cultura. c) L'uomo deve estirpare
le cattive inclinazioni, dovute all’influsso delia natura quando la ragione non
si era ancora destata. Anche per questo non basta la sola volontà e occorre
abilità, e, perciò esercizio e cultura. La cultura « è l’ultimo e più alto
mezzo per il fine ultimo del- l'uomo, ossia, la sua perfetta coerenza con se
medesimo » (p. 86). 4. Il fine ultimo, il sommo bene, ia perfezione Il fine
ultimo dell'uomo, che Kant chiama Sommo Bene, e Fichte preferisce chiamare
perfezione, è « la perfetta coerenza dell’uomo con se stesso, e, appunto perché
egli possa raggiungere questa coerenza, anche la perfetta coerenza di tutte le
cose esterne a lui (con la sua volontà) » (p. 86). Il fine ultimo, considerato
come coerenza dell'uomo con se stesso {della sua volontà con la volontà dell'Io
puro, cioè del suo vero essere), costituisce il bene morale. Il fine ultimo,
considerato come accor- do delle cose fuori di noi con la nostra volontà,
costituisce /a felicità. Però, osserva Fichte, l’ultimo fine è qualcosa di
assolutamente irraggiun- gibile per l'uomo: è un Sommo Bene, una perfezione che
rimarrà eter- namente irraggiungibile. La missione dell'uomo consiste in
questo: avvi- cinarsi all'infinito, al suo uliimo fine, perfezionarsi
all'infinito. « Egli esi- ste per divenire egli stesso sempre moralmente
migliore, e per rendere tutto ciò che trova intorno a. sé riigliore
sensibilmente e anche [...] moral. mente; e in questo modo fare se stesso
sempre più felice. Questa è la missione dell'uomo in quanto lo si consideri
isolato, e cioè senza relazione con nessun essere ragionevole simile a lui »
(p. 88). 381 L’io come dover essere dell’uomo L’uomo non deve contraddire la
sua identità La cultura come mezzo alla perfetta coerenza dell’uomo a se stesso
ll bene morale come perfetta coerenza dell’uomo a se stesso Ls felicità:
accordo delle cose fuori di noi con la volontà La missione dell’uomo: perfezionarsi
sempre più La società: rapporto reciproco tra gli esseri ragionevoli | due
presupposti della società: la presenza di esseri ragionevoli fuori di noi — la
possibilità di distinguerli dagli esseri irragionevoli tra coscienza interiore
e coscienza esteriore Finalità e libertà: criterio di distinzione degli esseri
ragionevoli LEZIONE MISSIONE DELL'UOMO IN SOCIETÀ 1. Introduzione — La
soluzione dei problemi filosofici non può essere basata sul buon senso come
pretendono i filosofi popolari (Nicolai, Mendelsohn, ecc.), ma su ragionamenti
rigorosi. — Scopo della seconda lettura: « stabilire quale sia la missione del-
l'uomo nella società » (p. 95). — Definizione di società: « Col termine società
intendo designare il rapporto reciproco di esseri ragionevoli tra loro » (p.
96). 2. Esistenza della società Fichte enumera anzitutto le cose che la società
presuppone per poter esistere e poi formula i problemi riguardo all'esistenza
della società, I presupposti della società sono due: 1) « Che vi siano esseri
ragione- voli fuori di noi »; 2) Che « noi li possiamo distinguere da tutti
quegli altri esseri che sono invece irragionevoli » (p. 96). Perciò due sono i
pro- blemi che riguardano la società: 1) Problema del fondamento razio- nale
della credenza nell'esistenza di altri uomini; 2) Problema del criterio per
distinguere gli esseri ragionevoli dagli esseri privi di ragione. Quindi Fichte
passa a risolvere il problema del fondamento razio- nale della credenza nella
esistenza di altri uomini. Scarta anzitutto una soluzione ch'egli giudica
errata, quella fondata sulla esperienza. Secondo Fichte tale soluzione è errata
per due ragioni: 1) anche i solipsisti (gli egoisti) hanno l’esperienza di
altri esseri ragionevoli, ma non credono alla loro esistenza; 2) l'oggetto
dell'esperienza è la rappresentazione, non la cosa in sé (vedi pp. 96, 97,
pagine chiarissime!). Al posto della soluzione fondata sull'esperienza, Fichte
propone una soluzione basata sulla esigenza della esistenza di altri esseri
ragio- nevoli perché l'uomo possa raggiungere il suo ideale di perfetta coe-
renza con se stesso. L'uomo, argomenta Fichte, non può raggiungere l'ideale
della coerenza interiore senza mantenere la coerenza esteriore. Ma, affinché ci
sia perfetta coerenza esteriore, per « ciascun concetto che si trova nell’fo,
deve trovarsi nel Non-io l'oggetto corrispondente ». Ora « nell'uomo si trova
anche il concetto di ragione, e di un agire, e di un pensare alla ragione
conforme ». Perciò per tale concetto è necessario che nel Non-io si trovi
l'oggetto corrispondente, cioè è necessario che si trovino degli esseri
ragionevoli. « Tra le sue esigenze (dell'Io) va anno- verata anche questa: che
si trovino, nella realtà a lui esterna, esseri ra- gionevoli simili a lui » (p.
100). 3. Il criterio per distinguere gli esseri ragionevoli dagli esseri privi
di ragione. Il criterio è duplice: finalità e libertà. Quello della finalità,
da solo, è insufficiente e va integrato con quello della libertà. Primo
criterio: finalità — « Il primo carattere che subito ci si presenta per
riconoscere la ragionevolezza è quello della finalità ». Infatti, « tutto ciò
che porta impresso il carattere della finalità può avere un autore ra-
gionevole » (ib.). Però la finalità è un criterio insufficiente perché è equi-
382 voco. « L’unificazione del molteplice in un tutto coerente è certo
carattere della finalità ma vi sono parecchie specie di unificazioni consimili
che si lasciano spiegare con semplici leggi naturali (non certo meccaniche, ma
organiche) (pp. 101-102) ». Dove c’è ordine, c'è finalità. Ma l'ordine può
avere cause naturali. Secondo criterio: libertà — Questo è un criterio sicuro:
« qualsiasi unificazione di un molteplice in un tutto coerente, la quale fosse
operata mediante la libertà sarebbe una caratteristica sicura e non equivoca,
che il fenomeno stesso ci offrirebbe della ragionevolezza » in quanto « la na-
tura anche là dove opera secondo fini, opera però secondo leggi neces- sarie;
la ragione invece opera sempre con libertà » (p. 102). Ma, in pratica, è possibile
distinguere se un effetto si produce per mezzo della necessità o per mezzo
della libertà? A questa difficoltà Fichte risponde che non è possibile avere
esperienza della libertà perché la libertà è presupposta a qualsiasi
esperienza. Si può avere esperienza del- l'assenza di costrizione e « questa
non consapevolezza di una cosa esterna si potrebbe anche chiamare
consapevolezza della libertà » (p. 103). Per- tanto, ogni volta che per una
azione io non conosca altra causa, non riesca anzi a supporne nessuna
ali'infuori di una volontà libera, che si decida per motivi ragionevoli
corrispondenti a quelli che hanno guidato la mia volontà libera, allora :potrò
concludere con certezza che si tratta di un'azione prodotta da un essere
ragionevole come me, 4. Società e Stato Secondo Fichte, tra società e Stato vi
è differenza profonda. Lo Stato è qualcosa di contingente e transitorio mentre
la società è qualcosa di necessario e permanente. Quindi «la vita nello
Stato... non può dirsi uno dei fini dell'uomo. Essa è piuttosto un mezzo... per
la fonda- zione di una perfetta società » (pp. 105-106). Quando si arriverà
alla costituzione di una società perfetta allora «saranno divenuti superflui
tutti quei vincoli i quali costituiscono lo Stato » (p. 106). 5. Fine e missione
della società La società è fine a se stessa (p. 107). Però più avanti (cfr. p.
113), riprendendo lo stesso tema, Fichte dirà che « l’ultimo e più alto fine
della società è la totale unificazione e concordia di tutti i possibili suci
membri ». La missione della società è il perfezionamento della specie umana per
rendere sempre più vicino l'ideale della unificazione. Questo progressivo
perfezionamento è inevitabile. Infatti, « ciascun individuo ha il suo proprio
ideale dell’uomo in genere; tutti questi ideali sono di- versi non per materia,
ma per grado. E ciascun individuo valuta ogni altro, che egli riconosca conìe
uomo, secondo il proprio ideale dell'uomo. Ciascuno desidera in virtù di quella
aspirazione fondamentale di trovare ogni individuo simile al proprio ideale
dell'uomo; lo mette alla prova perciò e lo esperimenta in tutti i modi. Nel
caso poi che lo irovi inferiore a quell’ideale cerca di sollevarlo alla
medesima altezza. in questa iotta tra spirito e spirito vince sempre colui che
è uomo in senso migliore e più elevato » {p-p. 107-108). Conclusione: « L'uomo ha
la missione di vivere per la società. Questa missione per la società in
generale è [...], tuttavia, in quanto mero im- 383 La ragione opera secondo
libertà Volontà libera: causa dell’azione dell’essere ragionevole Stato, mezzo
per giungere ad una società perfetta Missione della società: perfezionamento
della specie umana Rapporto tra morale sociale e morale individuale
Coordinazione delle volontà Unità perfetta degli uomini come dell’uomo pulso,
subordinata a quella legge più alta della stabile coerenza con noi stessi » (p.
109). 6. La morale sociale fondamentale è la coerenza dell’uomo con se stesso.
Da questa legge su- prema della morale individuale Fichte deduce le seguenti
leggi della morale sociale: a) L'impulso alla socievolezza non deve entrare in
contraddizione con se stesso. Questo accadrebbe se l'uomo trattasse gli esseri
ragione- voli da schiavi. Infatti la ragionevolezza consiste nella relazione
reciproca, e quindi l'impulso alla socievolezza è rivolto alla relazione
reciproca. Ma se ci comportiamo verso gli altri uomini da padroni « mettiamo il
nostro impulso alla socievolezza in contraddizione con se medesimo. Quindi la
nostra condotta non deve mirare alla subordinazione degli altri, ma alla
coordinazione della nostra volontà con quella dei no- stri simili. « Chiunque
si ritiene padrone degli altri uomini è egli stesso uno schiavo » (p. III). b)
Non adoperare mai gli altri esseri ragionevoli come mezzi per i propri fini. «
È lecito all'uomo usare le cose irragionevoli come mezzi per i suoi fini; ma
non gli è lecito agire nello stesso modo con gli esseri ragionevoli. Adoperarsi
perché tutti gli altri uomini raggiungano l’ideale della perfezione. 7. Il fine
ultimo e la missione dell'uomo nella società Il fine ultimo dell’uomo in quanto
essere socievole è l’unità perfetta’ con gli altri individui. Però anche questo
fine, come anche quello della perfetta coerenza con se stesso, è
irraggiungibile. « Se tutti gli uomini potessero diventare perfetti e
raggiungere così il loro più alto e supremo fine, essi sarebbero allora
totalmente simili l'uno all’altro; formerebbero anzi un solo essere, un solo
soggetto », cesserebbero di essere uomini per essere Dio (p. 113). La missione
dell'uomo in società è il progressivo avvicinamento al- l'ideale dell'unità.
Fichte chiama questo indefinitivo avvicinamento uni. ficazione. 8. L'educazione
alla socievolezza Per realizzare la missione dell’unificazione occorre una
duplice abi- lità: abilità nel dare ossia nell’agire sugli altri in quanto
esseri liberi; abilità nel ricevere. LA DISTINZIONE TRA GLI STATI SOCIALI 1.
Introduzione Dopo aver studiato la missione dell’uomo in se stesso e nella
società, Fichte dovrebbe ora passare allo studio della missione del dotto.
Però, 384 poiché il dotto non è solo uno dei membri della società, ma è altresì
un membro di un determinato stato sociale, Fichte deve premettere allo. studio
della missione del dotto, lo studio dell'origine della diseguaglianza tra gli
uomini, che è il presupposto della distinzione tra gli stati sociali. 2. La
diseguaglianza tra gli uomini Nella lezione precedente Fichte ha mostrato l’esistenza
di fatto della molteplicità degli esseri ragionevoli, ma non la possibilità di
tale fatto. Ora, nella terza lezione, egli mostra che la molteplicità e la
diversità degli Io empirici si fonda, in ultima analisi, sull'influsso che il
Non-Io finito esercita sopra gli esseri ragionevoli finiti: « Il Non-Io, come
quel fonda- mento dell'esperienza che è indipendente da noi, e che può anche
chia- marsi natura, è molteplice; nessuna sua parte è perfettamente simile a
nessun'altra [...]. Quelle parti diverse agiranno perciò sullo spirito umano in
modo diversissimo e non potranno mai sviluppare in egual modo le capacità e le
disposizioni. Da questi diversi modi di agire della natura nascono gli
individui, e vien formata quel che in ciascuno di essi so- gliamo chiamare la
loro semplice natura empirica individuale. Si tratta perciò di una
diseguaglianza inevitabile: 1) perché non dipende dalla nostra volontà essendo
causata dal Non-Io; 2) perché l'ideale della coerenza, il quale, come s'è
visto, riporterebbè gli esseri ragionevoli all'unità, è irraggiungibile. Tuttavia
mediante la socievolezza si deve fare tutto il possibile per ridurre le
diseguaglianze ed eliminare le differenze. « E qui si presenta l'efficacia
dell'impulso alla socievolezza, il quale è diretto al medesimo fine e diventa
mezzo per quell’avvicinamento all'infinito che la legge da noi pretende ».
L'impulso alla socievolezza comprende sia l'impulso alla partecipazione, cioè
l'impulso a dare, sia l'impulso a ricevere (pp. 128-129). Conclusione: « Così,
per opera della ragione e della libertà viene corretto l'errore che la natura
ha commesso. « La ragione si tro- va impegnata in una lotta senza tregua con la
natura; né questa guerra potrà mai avere termine, se pure non dovremo diventare
iddii. Tuttavia potrà e dovrà diventare sempre più debole l'influsso della
natura e sem- pre più forte invece quello della ragione » (pp. 130-131). Questa
lotta con- tro la natura fa nascere una nuova solidarietà tra gli uomini e li
stringe assieme come a formare un nuovo corpo (p. 131). 3. La scelta dello
stato [La natura fornisce ogni uomo di particolari impulsi, o attitudini. Si
sceglie uno stato quando si sceglie di sviluppare una certa attitudine. Facendo
questa scelta « io stabilisco una volta per tutte di non tener più conto da
allora in poi di certe opportunità che la natura forse potrebbe fornirmi, e di
applicare invece esclusivamente tutte le forze e le qualità naturali allo
sviluppo di una sola, o magari di parecchie, ma sempre ben determinate attività
» (p. 133). 4. La scelta dello stato non è obbligatoria, ma jibera La scelta
dello stato non è obbligatoria, ma libera perché se fosse ob- bligatoria,
allora dovrebbe essere possibile « dedurre dalla suprema 385 Molteplicità e
diversità degli ‘‘lo’’ fondate sul “non-lo”’ Gli individui originati dai
diversi modi di agire della natura La socievolezza come riduzione Libertà e
ragione in lotta contro l’errore della natura Scelta di uno stato di vivere e
sviluppo di determinate attitudini Scelta nella libertà Scelta di uno stato:
atto di libertà e restituzione alla società di quanto Partecipazione al perfezionamento
dell'umanità e immortalità legge razionale l'impulso il quale spinga alla
scelta di uno stato allo stes- so modo con cui abbiamo dedotto riguardo alla
società un impulso ana- logo ». Ma la legge suprema dice soltanto: « Educa
tutte le tue attitudini completamente ed uniformemente per quanto ti è
possibile. Essa non arriva a determinare se io debba esercitare quelle mie
attitudini imme- diatamente sulla natura o solo attraverso la mediazione degli
altri uo- mini: la scelta perciò si trova, a questo riguardo, interamente
lasciata alla mia prudenza » (pp. 134-135). « La legge non vieta di scegliere
uno stato; neanche però comanda [...]. Mi trovo sul terreno del libero
arbitrio: mi è semplicemente lecito di scegliere uno stato » (p. 135). Tuttavia
la scelta dello stato è consigliabile perché ogni uomo ha il dovere di
restituire alla società quanto ha da essa ricevuto. Questo è facile se si
sceglie uno stato. Nessuno ha diritto di lavorare per la propria soddisfazione
soltanto. « Questo non è lecito. Egli deve almeno sforzarsi di pagare alla
società il suo debito; deve occupare il proprio posto; deve fare almeno ogni
tentativo per elevare in qualche modo il grado di perfezione della specie che
tanto ha lavorato per lui » (p. 136). Per raggiungere questo fine, due vie gli
si aprono davanti: o cercherà di elaborare la natura in ogni sua parte, ma
questa è un'impresa impos- sibile. Oppure affronterà solo una porzione
determinata della natura: quella della quale gli sia forse più accessibile
tutta la elaborazione prece- dentemente compiuta, quella per la elaborazione
della quale egli forse dalla natura e dalla società fu già nel tempo anteriore
specialmente for- mato. Questa seconda via è senz'altro la migliore. Quando uno
si dedica a questa speciale porzione, egli ha scelto il proprio stato.
Conclusione: « La scelta di uno stato è una scelta per mezzo della libertà;
perciò nessuno deve essere costretto ad abbracciare uno stato, come nessuno
deve essere escluso da uno stato. È però una scelta consi- gliabile perché la
particolare abilità che uno ha è in un certo senso un prodotto, un legittimo
possesso della società, e ognuno ha il dovere di restituire alla società quello
che da essa ha ricevuto secondo le proprie possibilità ». 5. La partecipazione
al perfezionamento dell'umanità assicura come premio l'immortalità Qualcuno si
chiederà: che vantaggio ha l'individuo a lavorare per il perfezionamento
dell'umanità? Secondo Fichte ha due vantaggi: è di utilità agli altri: «il
felice pro- gresso di un membro è infatti non meno felice progresso degli altri
» (p. 140); è di utilità a se stesso: si assicura infatti l'immortalità. Ogni
uomo è « un anello necessario della catena, la quale dalla generazione del
primo uomo, avanza verso la piena consapevolezza della sua propria esi- stenza
nell’eternità. Ogni uomo può avvicinare di più alla sua perfezione quel tempio
di- vino che i suoi predecessori furono costretti a lasciare interrotto. È vero
che ogni individuo morirà. Ma se egli partecipa a questa sublime im- presa non
si estinguerà completamente, perché la morte non può inter- rompere la sua
opera, giacché la sua opera, mentre deve essere terminata, non può essere
terminata nel tempo. Egli è eterno. LA MISSIONE DEL DOTTO 1. Introduzione È ora
necessario passare a parlare della missione del dotto, « una missione molto
onorevole, molto elevata, nettamente superiore a quella degli altri stati » (p.
148). Forse, il fatto che sia un dotto innanzi a dotti in via di formazione, a
parlare della missione del dotto, potrebbe causare imbarazzo (timore di offendere
gli altri stati, di apparire superbo ecc.). Ma se questo ci trattenesse dal
nostro compito, peccheremmo di falsa modestia. Non c'è infatti nessun pericolo
di insuperbirsi, né di offendere gli altri se l'esposizione della missione del
dotto viene fatta in modo oggettivo e si tiene presente che « non lo stato, ma
la degna afferma- zione di esso, nobilita l’individuo ». Non lo stato, ma il
perfetto compimento del proprio dovere è quello che importa. Dopo questo
preambolo Fichte mostra la necessità di uno stato speciale, d'una professione
particolare, quella del dotto, muovendo dalla definizione di società perfetta.
A suo giudizio è perfetta quella so- cietà in cui si è provveduto « allo
sviluppo e alla soddisfazione di tutti i bisogni, e anzi al loro uguale sviluppo
e alla loro uguale soddisfazione. Questo non è possibile senza la professione
del dotto. 2. La società perfetta richiede lo stato (la professione) del dotto
La società perfetta ha bisogno di tre cose cui può provvedere una sola
professione, quella del dotto: 1) Perfetta conoscenza dell'uomo nella sua
interezza, delle sue atti- tudini, di tutti i suoi impulsi e bisogni (perché
senza tale conoscenza è im- possibile provvedere allo sviluppo uguale di tutte
le attitudini). Questo è l'oggetto della filosofia. 2) Conoscenza dei mezzi per
sviluppare Ie attitudini e soddisfare i bisogni (perché la semplice conoscenza
delle attitudini e dei bisogni, senza la conoscenza dei mezzi sarebbe vuota e
inutilissima). « Con quella conoscenza dei bisogni deve dunque andare unita la
conoscenza dei mezzi per soddisfarli; e questa conoscenza dovrà legittimamente
essere posse- duta dal medesimo stato sociale, dato che una conoscenza senza
l’altra non può mai arrivare ad essere perfetta, né tanto meno viva ed efficace
» (p. 153). La conoscenza dei mezzi è l'oggetto della scienza filosofico-
storica. 3) Conoscenza del grado di cultura in cui si trova in un determinato
momento storico una società e quale grado essa dovrà raggiungere per primo
partendo da quello che ora occupa; e infine di quali mezzi essa possa disporre
per questo fine. Questo è l'oggetto della scienza storica. Conclusione: «La
sintesi di queste tre forme di conoscenza costi- tuisce quella che si chiama, o
almeno ciò che esclusivamente dovrebbe chiamarsi dottrina » (pp. 154-155), e lo
stato di coloro che si dedicano allo studio della dottrina, si dovrebbe
chiamare stato (o professione) dei dotti. 3. Definizione del dotto « Dotto si
chiama colui che all'acquisto di tali conoscenze (filosofica,
filosofico-storica e storica) dedica la sua vita» (p. 155). 387 Lo stato del
dotto e la società perfetta La missione del dotto e la dottrina: — filosofia —
scienza filosotico- storica - — scienza storica Il dotto e le sue regole di
vita: elevare il grado delle scienze; agire con piena moralità; sviluppo della
socialità; essere maestro dell'umanità; essere guida nelle circostanze
particolari; essere modello eccellente II dotto sacerdote della verità 4. La
missione del dotto « Così ci si rivela finalmente la vera missione dello stato
dei dotti; tale missione consiste nella suprema vigilanza sopra il progresso
reale della stirpe umana in genere e nell'attività continuamente diretta a
promuovere questo progresso » (p. 155), specialmente il progresso delle
scienze: infatti « dal progresso delle scienze dipende in modo immediato il
progresso del genere umano. Chi ferma quello, ferma questo » (p. 156). 5. La
morale del dotto (La morale professionale) Le principali leggi che regolano la
vita del dotto sono le seguenti: — « Sforzarsi per portare a un grado più
elevato le scienze, e in parti- colare quel ramo della scienza che egli ha
prescelto », altrimenti il dotto si mette in contraddizione con la sua missione
che consiste appunto nel promuovere il progresso delle scienze. Questa legge è
dedotta dalla suprema legge della morale individuale (non-contraddizione,
unità- coerenza). — Nella propria attività non deve adoperare mai mezzi che non
siano perfettamente morali; il dotto non cadrà mai nella tentazione di far ac-
cettare agli uomini le convinzioni proprie con mezzi coercitivi, con l'uso
della violenza fisica. Questa legge è dedotta dalla suprema legge della morale
sociale (coordinazione e non-subordinazione). — « Sviluppare in se stesso
quanto più gli è possibile le disposizioni socievoli, la capacità di ricevere e
quella di comunicare » (p. 160), perché il dotto è destinato alla società, «
esiste in virtù della società e per il vantaggio della società » (ib.). Questa
legge è dedotta dalla missione del- l'uomo nella società (che consiste nel
perfezionamento della società attra- verso la politica del dare e del
ricevere). — « Deve portare gli uomini alla consapevolezza dei loro bisogni,
alla conoscenza dei mezzi atti a soddisfarli » (p. 161). È possibile attuare
que- sta legge? Sì, perché gli uomini hanno fiducia nella dottrina e abilità
degli altri; inoltre tutti gli uomini hanno un certo senso di verità. Da questa
legge il dotto è costituito maestro dell'umanità. Si può dunque affermare che
il dotto, secondo quel concetto di lui che finora è stato sviluppato, è per la
sua missione stessa maestro dell'umanità. — « Il dotto non deve soltanto
istruire gli uomini sopra i loro bisogni e sopra i mezzi necessari per
soddisfarli in generale. Deve anche guidarli, in particolare, in un determinato
tempo e in un determinato luogo, a prendere coscienza dei bisogni che si
presentano in quelle particolari circostanze e a scoprire quei mezzi
particolari che servono per raggiun- gere i fini in certo modo imposti dalla
situazione presente » (p. 163). Da questa legge il dotto è costituito educatore
(guida) dell'umanità. — Il dotto infine deve dare buon esempio, deve essere un
modello perché il dotto « deve essere l'uomo moralmente migliore della sua età
» {p. 167). Da questa legge il dotto è costituito modello dell'umanità.
Conclusione: Fichte conclude la quarta lezione col seguente pane- girico sulla
missione del dotto: « Questo è l'ufficio a cui sono chiamato, a rendere
testimonianza della verità. Nulla importano [...] la mia vita e la mia sorte,
ma l'ufficio che io compio ha un'importanza infinita. Io sono un Sacerdote
della verità. Appartengo alla sua milizia; ad essa ho prestato giuramento di
fare, di osare, di soffrire tutto fedelmente per lei! » (p. 168). CRITICA DELLE
AFFERMAZIONI DI ROUSSEAU ÌNTORNO ALL'INFLUSSO DELLE ARTI E DELLE SCIENZE SOPRA
LA FELICITÀ DELL'UOMO 1. ìntroduzione ‘Per la scoperta della verità, dice
Fichte, la confutazione degli errori opposti non è di considerevole importanza.
La critica degli errori, però, è sempre di grande utilità per mettere meglio a
fuoco la verità già sco- perta: « Il confronto della verità con gli errori
costringe ciascuno di noi ad osservare i caratteri distintivi dell'una rispetto
agli aitri; e ci conduce a formare un concetto più perspicuo e meglio definito
della verità stessa » (p. 136). 2. L'errore di Rousseau Secondo Rousseau il
fine dell'uomo è raggiungibile solo nello stato di natura. La civiltà, la
cultura (lo stato dei dotti) « costituiscono se- condo lui la sorgente e nello
stesso tempo la espressione più completa della corruzione umana » (p. 177).
Questo è in diretta e completa con- traddizione con tutto l'insegnamento di
Fichte, che « ha riposto la mis- sione della umanità nel progresso continuo della
cultura e nello sviluppo parallelo e continuo di tutte le sue attitudini e dì
tutti i suoi bisogni » (p. 177). 3. Critica dell'errore di Rousseau Fichte fa
dell'errore di Rousseau una duplice critica. Anzitutto egli rileva che,
nonostante la sua dottrina secondo cui la felicità è raggiungibile solo nello
stato di natura, Rousseau ha educato le proprie attitudini in un grado molto
raffinato; e coll'educazione che ha ricevuto da questo alto grado di cultura
egli si adopera quanto può a convincere l'umanità della giustezza delle sue
affermazioni. Quindi, « le sue azioni contraddicono in modo flagrante i suoi
principi ». Poi, fichte svolge una critica molto dettagliata della dottrina di
Rousseau. Gli argomenti principali sono i seguenti: — La dottrina di Rousseau
non è dedotta « per via meramente razio- cinativa, da un principio più
fondamentale ». Infatti « su nessuna que- stione il Rousseau ha approfondito la
sua ricerca fino a raggiungere gli ultimi fondamenti di tutto il sapere umano »
(pp. 178-180). — Tutto quello che dice Rousseau si fonda sul sentimento e non
sulla ragione e quella del sentimento è una conoscenza malsicura, in cui il
vero si trova commisto al falso, « perché ogni giudizio fondato sul sen-
timento greggio e immediato presenta come equivalenti cose che non sono punto
tali » (p. 180). — Tuttavia la deduzione delle conseguenze non viene fatto da
Rous- seau secondo le leggi del sentimento, ma secondo quelle della ragione: «
Se egli avesse lasciato al sentimento un influsso anche sulla deduzione delle
conseguenze, il sentimento l'avrebbe poi riportato sulla strada giu- sta, dalla
quale prima l’aveva sviato » (p. 181). — La dottrina di Rousseau anziché avere
una base razionale ha una motivazione psicologica: la constatazione che il suo
alto ideale del dotto 389 Confutazione degli errori e focalizzazione delle
verità scoperte Critica a Rousseau: — non raggiunge i fondamenti primi del
sapere — deduce secondo le leggi della ragione e nor del sentimento La dottrina
dello stato di natura ha conseguenze disastrose Due incompatibilità:stato di
natura e indipendenza dai Bisogni Con il ‘’non-lo’’ si ha l’ideale di perfetta
coerenza Rousseau: energia gel sopportare, fiuttosto che energia dell’agire non
trovava alcuna attuazione nella realtà tra i suoi contemporanei; an- zi, i
dotti del suo tempo mettevano il loro ingegno a servizio dei soldi, degli
onori, e delle ricchezze, e cercavano di far passare come virtù la corruzione
degli uomini. Questa dolorosa constatazione spiega la sua avversione per la
cultura e il suo odio per l'umanità (pp. 180-185). « Ecco donde sorge nel
Rousseau l'aspirazione allo stato di natura. Nello stato di natura, così come
egli lo intendeva, le attitudini proprie della umanità non dovrebbero ancora
essersi sviluppate; non dovrebbero anzi nep- pure essersi manifestate. L'uomo
non dovrebbe avere nessun bisogno oltre a quello della sua natura animale;
dovrebbe vivere come le bestie vivono nei campi sotto i suoi occhi. E
certamente in uno stato simile non troverebbe posto nessuno di quei vizi che
avevano acceso l'ira del Rousseau. L'uomo, in quello stato, mangerà quando avrà
fame e berrà quando avrà sete. Una volta saziato non avrà nessun interesse a
pri- vare gli altri di quel nutrimento che egli non può in quel momento utiliz-
zare » (p. 186). — La dottrina dello stato di natura come stato ideale è
inaccettabile per le sue disastrose conseguenze. « Certo il vizio viene in
questo staio di- strutto totalmente, ma col vizio viene distrutta la virtù e
senz'altro la ragione. L'uomo diventa allora un animale » (p. 187). — Lo stato
di natura rende impossibile il conseguimento del fine che Rousseau si propone,
quello di « riflettere sopra la sua missione e sopra i suoi doveri per poter
così nobilitare se stesso e i suoi fratelli in uma- nità » (p. 189). — Rousseau
vuole due cose incompatibili: a) il ritorno allo stato di natura; b)
l'indipendenza dell'uomo dai bisogni della sensibilità. Queste due cose sono
incompatibili perché si trovano in proporzione inversa. Infatti, «quanto più la
ragione estenderà il suo dominio, tanto meno l'uomo avrà di bisogno » (p. 190).
— ‘Rousseau si raffigura come qualche cosa che noi siamo già stati quello che
invece dobbiamo diventare; si rappresenta il fine che noi dob- biamo
raggiungere corne qualche cosa che noi abbiamo perduto (p. 191). — Rousseau
dimentica che l'umanità si può, anzi si deve avvicinare a questo stato soltanto
attraverso la sollecitudine, la fatica, il lavoro. È attraverso la progressiva,
laboriosa conquista del Non-io (natura) che l’uomo realizza il suo ideale di
perfetta coerenza, «l'aspirazione di essere simile a Dio » (p. 192). Ma l'uomo
è, quanto alla sua natura, pigro e inerte. Ecco come nasce la dura battaglia
tra il bisogno e la pigrizia naturale; il primo vince, ma la seconda si lagna
amaramente, non il biso- gno è l'origine del vizio; il bisogno è invece lo
stimolo che spinge alla attivita e alla virtù. L'origine del vizio è
nell'inerzia naturale. « Non v'è per l'uomo nessuna salvezza, finché questa sua
inerzia naturale non sia stata combattuta e sconfitta; finché l'uomo non
riponga nell'attività, e soltanto nell'attività, tutte le sue gioie e tutto il
suo piacere » (pp. 192-193). — «In definitiva lo sbaglio di Rousseau è il
seguente: aveva anche lui urna certa energia, ma era piuttosto l'energia del
sopportare che non l'energia dell'agire (l'energia di piangere invece di
operare). Egli è l'uomo della sensibilità sempre sofferente, ma non è nello
stesso tempo l’uomo dell’attività in lotta. « La lotta della ragione contro le
passioni, la vittoria strappata a poco a poco [...] tutto questo egli lo
nasconde ai nostri oc- chi » (p. 195). 390 Conclusione: Fichte conclude la
quinta lezione con una infuocata esortazione a fuggire l'esempio di Rousseau: «
Agire! agire ancora. Questa è Ja ragione per la quale noi esistiamo » {D. 196).
QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Per chi fu scritto La missione del
dotto? 2. Quante e quali sono le parti di La missione del dotto? 3. Con quali
argomenti Fichte respinge il materialismo e fonda l'idealismo? . Tra Io-puro e
Io-empirico che rapporti pone Fichte? Confronta la dot- trina fichtiana con
quelle di Schelling e Hegel. 5. Che cos'è il non-Io? Che atteggiamento assume
Fichte nei confronti del non-Io? Metti a confronto il pensiero di Fichte su
questo punto cor quello di Spinoza. 6. Quali sono secondo Fichte gli elementi
caratteristici, essenziali del. l’uomo? 7. A parere di Fichte, è possibile
esperire la libertà degli aitri? 8. Da che cosa deduce la necessità degli stati
sociali, ossia delle vatie pro- fessioni? Confronta la dottrina fichtiana
sull'origine della società con guelie di Aristotele, Hobbes, Spinoza,
Rot:sseau. 9. Su che cosa fonda Fichte il progresso deila società? 40. Cosa
intende Fichte per scienza filosofica, filoscfico-storica e storica? Cosa insegna
sullo stesso argomento nelle altre opere? 11. Chi è il dotto e quali sono i
suoi compiti? 12. Quali sono le principali leggi dell'etica individuale,
sociale e professio» nale? Confronta i principi etici di Fichte con: quelli di
Kant. 13. Secondo Fichte a quale immortalità può aspirare l'individuo? Può spe-
rare nell'immortalità individuale? Paragona la dottrina jichtiana sull’immor-
talità con quelle di Platone, Spinoza e Kant. 14. Quali sono le critiche più
acute che Fichte muove a Rottsseati? LS 391 Rivoluzioni e trasformazioni socio-
politiche agli inizi del XIX secolo L’opera nasce in occasione del primo
Congresso internazionale della ‘Lega dei Giusti” Engels invita Marx a formulare
l’opera come un catechismo IV. il MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA » K. Marx e
F. Engels. Quando nel 1848, Marx e Engels scrissero il Manifesto tutta l'Europa
sì trovava in stato di agitazione: una nuova ondata rivoluzionaria la scuoteva
da capo a piedi dopo quelle del 1789, del 1821 e del 1830. In conseguenza delle
precedeni rivoluzioni le strutture politiche della società avevano già subito
profonde trasformazioni: in varie nazioni l'assolutismo aveva dovuto cedere il
posto al parlamentarismo e alla de- mocrazia e quasi ovunque l'aristocrazia era
stata soppiantata dalla bor- ghesia. Solo il proletariato continuava ad essere
oppresso e sfruttato come per il passato, anzi più ancora che nel passato. In
effetti verso la metà dell'Ottocento !e sue condizioni di sfruttamento e
asservimento avevano toccato il punto estremo. Ma l'atmosfera rivoluzionaria
che stava attraversando l'Europa fece credere a Marx e a Engels che l'ora fosse
propizia anche per la libera- zione del proletariato, mediante la soppressione
del capitalismo e l’avven- to del comunismo. Essi erano del parere che « la
rivoluzione borghese in Germania, compiendosi in condizioni di grande progresso
della civiltà europea e con un proletariato più progredito che non ci fosse
stato nella rivoluzione inglese e francese, avrebbe rapidamente preparato la
rivo- luzione proletaria » (E. Cantimori Mazzomonti), la quale si sarebbe
conclusa con la conquista del potere da parte della classe operaia. La
circostanza storica immediata che indusse Marx e Engels a com- porre il
Manifesto fu il primo congresso internazionale della Lega dei giusti (un movimento
operaio d'origine inglese, ma che contava seguaci in tutta l'Europa) ai primi
di giugno del 1847. In quella occasione, Engels aveva proposto di cambiare la
denominazione della Lega in « Lega dei comunisti ». Il suo suggerimento venrie
accolto. Presidente della nuova comunità di Bruxelles fu eletto Karl Marx.
Nella seconda metà di ottobre Marx fu invitato a partecipare personalmente al
secondo congresso, nel quale sarebbe stata discussa anche la professione di
fede politica della Lega. Di questa professione di fede, nei mesi che
intercorsero ira i due ‘congressi si occupò soprattutto Engels, ma senza
poriare a compimento la stesura del saggio. Poco prima della partenza per il
congresso egli scriveva a Marx: « Pensaci un po’ tu alla professione di fede. Credo
sia la miglior cosa abbandonare la forma di catechismo e intitolare la cosa:
Manifesto comunista ». Verso la fine di novembre Marx raggiunse Engels a Londra
per partecipare al secondo congresso della Lega. { principi pro- grammatici e
tattici suoi e di Engels furono accettati, e il congresso in- caricò entrambi
di stendere il Manifesto. Appena tornato a Bruxelles e cioè a metà dicembre del
1847, Marx si mise al lavoro. Verso la fine di gennaio il manoscritto era
pronto e fu spedito a Londra. La stampa del 392 Manifesto si protrasse per
quasi tutto il mese di febbraio. Pochi giorni prima dello scoppio della
rivoluzione, il Manifesto del partito comunista uscì dalla stamperia di J.E.
Burghard, in Londra, in 30 pagine di formato 8°. Sul frontespizio non figura
nessuna indicazione dei nomi degli au- tori: solo il titolo, l’indicazione «
febbraio 1848 » e il motto: « Proletari di tutto il mondo unitevi ». Il
Manifesto, come del resto tutti gli altri scritti di Marx e Engels, ebbe poca
diffusione e poca influenza in questi anni; cominciò a esser largamente letto,
diffuso e tradotto solo dal 1870 in poi. 2. Divisione e sintesi dell’opera Il
Manifesto si articola in quattro parti, precedute da una breve in- troduzione.
Le quattro parti portano i titoli seguenti: 1) Borghesi e pro- letari; 2)
Proletari e comunisti; 3) Letteratura socialista e comunista; 4) Posizione dei
comunisti di fronte ai diversi partiti di opposizione. Nell’Introduzione Marx e
Engels tratteggiano con brevi ma vigorose pennellate la situazione di guerra
ingaggiata dalla « vecchia Europa » contro il comunismo. Contro questo sono
scesi in campo « papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti
tedeschi » (p. 51). Ma la lotta, argomentano gli autori, è anche un indizio
positivo: si- gnifica che « il comunismo è di già riconosciuto come potenza da
tutte Je potenze europee » (p. 52). Perciò, concludono Marx e Engels, « è ormai
tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro
modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola
dello spettro del comunismo un manifesto del partito sîesso » (p. 52). PRIMA
PARTE BORGHESI E PROLETARI In questa parte Marx e Engels enunciano i principi
fondamentali della loro concezione della storia, una concezione in cui si
assegna il primato assoluto alle strutture economiche; espongono la storia
della borghesia e del proletariato; e, infine, mostrano che i tempi sono ormai
maturi per l'abbattimento della borghesia e ia conquista del potere da parte
del proletariato. JI punti più salienti della loro trattazione sono i seguenti:
1) La storia dell'umanità concepita come storia di lotte di classe. Muovendo
dal postulato secondo cui « la storia di ogni società esistita fino a questo
momento, è storia di lotte di classi » (p. 54), e valendosi di tale postulato
quale principio ermeneutico per ia comprensione delle vicende storiche, Marx e
Engels ricostruiscono schematicamente la storia dell'umanità come una sequenza
ininterrotta di antagonismi tra le classi 393 Prima edizione a Londra Nella
‘‘vecchia Europa’’ i nemici del comunismo Storia della borghesia e del
proletariato La storia dell'umanità come di lotta tra le classi sociali
politico e potere economico La concezione Qorghese dell’uomo la dignità deila
persona Trasformazione sociale e irasformazione economica La sovrapproduzione
la causa delîa crisi della borghesia il proletariato è una creazione del di
classe e prospettiva : in Grecia tra liberi e schiavi, a Roma tra patrizi e
plebei, nel Medioevo tra feudatari e servi della gleba, nell'epoca moderna tra
borghesia e proletariato {pp. 54-55). 2) Storia della formazione della
borghesia: i suoi inizi sono fatti risa- lire aila fine del Medioevo.
Coincidenza dell’accrescimento del potere politico cella borghesia con
l'aumento del suo potere econo- mico. Così alla fine dello sviluppo della
classe borghese « dopo la crea- delle grandi industrie e del mercato mondiale,
la borghesia si è con- quistata il dominio politico esclusivo nello Stato
rappresentativo mo- derno. TI potere stataie moderno non è che un comitato che
amministra gli affari comuni di tutta ia classe borghese » (p. 57). Anche la
borghesia come qualsiasi altra classe sociale è salita al potere con la lotta,
la rivoluzione (pp. 57-58). 3) Le aberrazioni della concezione borghese
dell’uomo e della società: nella concezione borghese sono stravolti ia dignità
personale, la libertà de} singolo (p. 58), il significato delle professioni, i
rapporti familiari so- ciali e nazionali (pp. 59-62). 4) Il dinamismo di
trasformazicne della società: un tipo di società si qualifica in forza dei
rapporti economici esistenti tra i suoi membri, ossia secondo la distribuzione
dei inezzi di produzione. Una società si trasforma allorché i rapporti
economici subiscono un cambiamento so- stanziale. Così, alla società feudale è
subentrata la società borghese allorché, «a un certo grado di sviluppo dei
mezzi di produzione e di scambic, le condizioni nelle quali la società feudale
produceva e scam- biava, l'organizzazione feudale dell’agricoltura e della
manifattura, in una parola i rapporti feudali della proprietà, non corrisposero
più alle forze produttive ormai sviluppate. Essi inceppavano la produzione
invece di promuoverla. Si trasformarono in aitrettante ‘catene. Dovevano essere
spezzate e furono spezzate. Ad esse subentrò la libera concorrenza con la
confacente costituzione sociale e politica, con il dominio economico e
‘politico della classe borghese » (pp. 62-63). 5) Crisi della società borghese:
« La società borghese moderna che ha creato per incanto mezzi di produzione e
di scambio così potenti, ras- somiglia al mago che non riesce più a dominare le
potenze degli inferi da lui evocate. Sono decenni ormai che la storia
dell'industria e del commercio è soltanto storia della rivolta delle forze
produttive moderne contro i rapporti moderni della produzione, cioè contro i
rapporti di proprietà che costituiscono le condizioni di esistenza della
borghesia e del suo dominio » (pp. 63-64). La causa principale della crisi
della società borghese è « l'epidemia della sovraproduzione » (pp. 64-65). 6)
La svolta verso il comunismo: essa è preparata dallo stesso capita- lismo
mediante la creazione di una nuova classe sociale, la classe del pro- letariato
(p. 65). Questa classe sta ingrossando vieppiù mediante l'assor- bimento di
tutte le classi intermedie (pp. 67 e 72). 7) Le cause della ribellione del
proletariato: la disumanizzazione del lavoro, l'ingiusta retribuzione, lo
sfruttamento, l’asservimento (pp. 66-67). 8) La dialettica della lotta di
classe: da lotta di piccoli gruppi un po' alla volta essa si sta trasformando
in lotta massiccia dell'intera classe operaia contro la classe dei padroni (p.
68); da lotta nazionale in lotta internazionale (p. 74). 9) Definizione del
proletariato: « Il proletario è senza proprietà; il suo rapporto con moglie e
figli non ha più nulla di comune con il rapporto 394 familiare borghese; il
lavoro industriale moderno, il soggiogamento mo- derno al capitale, identico in
Inghilterra e in Francia, in America e in Germania, lo ha spogliato di ogni
carattere nazionale. Leggi, morale, religione sono per lui altrettanti
pregiudizi borghesi, dietro i quali si nascondono altrettanti interessi borghesi
» (p. 73). 10) La via al comunismo: consiste nella eliminazione dell’attuale
si- stema di appropriazione e nella conquista delle forze produttive della
società « attraverso il violento abbattimento della borghesia » e la sop-
pressione della proprietà privata: «I proletari non hanno da salvaguar- dare
nulla di proprio, hanno da distruggere tutta la sicurezza privata e tutte le
assicurazioni private che ci sono state fin qui » (p. 74). 11) Certezza della
vittoria del proletariato sulla borghesia: perché quest’ultima contiene in se
stessa i germi della sua dissoluzione. Essa e- sige infatti la moltiplicazione
incessante del capitale, ma ciò non si può ottenere che con uno sfruttamento
sempre più iniquo della classe operaia. E questo conduce inevitabilmente alla
reazione violenta da parte del proletariato e alla rivoluzione PROLETARI E
COMUNISTI In questa parte Marx e Engels, dopo una breve dilucidazione dei
rapporti tra proletariato e comunismo, prendono in esame e respingono con
fermezza, ad una ad una, tutte le critiche più gravi che vengono sollevate
contro la visione comunista della società. 1) Distinzione tra proletari e
comunisti: anche i comunisti sono dei proletari, ma non si identificano con
essi; se ne distinguono come ii partito di punta del proletariato nella lotta
contro i! capitalismo (p. 78). 2) Obiettivo immediato ‘del comunismo: «
Abbattimento delia bor ghesia e conquista del potere da parte de! proletariato
» {p. 78). 3) Obiettivo ultimo del comunismo: abolizione della proprietà privata.
4) Legittimazione della soppressione della proprietà privata: questa è
un'istituzione che è essenzialmente incompatibile con la giustizia so- ciale.
Infatti, nel sistema borghese, «il lavoro dei proletario crea il capitale,
ossia quella proprietà che sfrutta il lavoro salariato, che può moltiplicarsi
solo a condizione di generare nuovo lavoro salariato, per sfruttarlo di nuovo »
(p. 80; ofr. anche p. 83). 5) Ingiustizia del lavoro salariato: nella società
borghese esso è ap- pena sufficiente a garantire all’operaio « la sua nuda
esistenza » (p. 81). 6) Funzione del lavoro nella società borghese e nella
società comu- nista: « Nella società borghese il lavoro vivo è soltanto ur:
mezzo per mol. tiplicare il lavoro accumulato. Nella società comunista il lavoro
accu- mulato è soltanto un mezzo per ampliare, per arricchire, per far pro-
gredire il ritmo d'esistenza degli operai » (p. 81). 7) Diversità tra
concezione borghese e concezione comunista della libertà e della persona umana
(pp. 82-84). 8) Diversa funzione della cultura, del diritto, della religione,
della morale nella società comunista e nella società borghese {p. 85). Subordi-
395 Legge, morale e religione: pregiudizi borghesi La via al comunismo:
sconfitta della borghesia, fine della proprietà Lo sfruttamento conduce alla
rivoluzione del proletariato Alsune importanti affermazioni di principio
risultano dall'esame delia situazione La tradizione del socialismo in Europa
Adesione dei comunisti ad ogni forma di rivoluzione contro il sistema in atto.
nazione della cultura, del diritto, della religione e della morale alla strut-
tura economica (p. 85). 9) Storicità delle espressioni culturali (p. 85). 10)
Subordinazione dell'educazione al sistema economico vigente in una determinata
società. Superiorità dell'educazione comunista nei con- fronti di quella
borghese (p. 86). 11) Le diverse concezioni della famiglia e della nazione (p.
86). 12) Approfondimento del tema dei rapporti tra struttura economica e
sovrastrutture culturali (pp. 88-90). 13) Dieci provvedimenti riguardanti
l’abolizione della proprietà pri- vata (pp. 91-92). 14) Abolizione della
divisione della società in classi: «Il proleta- riato [...] facendosi classe
dominante attraverso una rivoluzione, ed abo- lendo con forza, come classe
dominante, gli antichi rapporti di produ- zione, abolisce insieme a quei
rapporti di produzione le condizioni di esi- stenza dell'antagonismo di classe,
cioè abolisce le condizioni di esistenza delle classi in genere, e così anche
il suo proprio dominio in quanto clas- se. LETTERATURA SOCIALISTA E COMUNISTA
In questa parte Marx e Engels presentano una rassegna critica della letteratura
socialista e comunista del loro tempo, soffermandosi in par- ticolare sul «
socialismo cristiano » dei romantici cattolici francesi (Lam- menais e
Montalembert) (pp. 97-98), sul « socialismo piccolo borghese » di Sismondi {pp.
99-102), sul « socialismo tedesco » di Bauer e Hess (pp. 103-109), sul «
socialismo borghese » di Proudhon (pp. 109-113), e sul «‘comunismo
critico-utopistico » di Saint-Simon e iFourier (pp. 113-120). QUARTA PARTE
POSIZIONE DEI COMUNISTI DI FRONTE AI DIVERSI PARTITI DÌ OPPOSIZIONE In questa
parte conclusiva gli autori delineano brevemente la posi- zione dei comunisti
di fronte ai diversi partiti operai già costituiti e ai movimenti rivoluzionari
già operanti in Francia, Svizzera, Polonia e Ger- mania. Particolare attenzione
riservano a quest'ultima nazione perché, a loro giudizio, la Germania offre le
condizioni socio-politiche più pro- pizie per la lotta e per la vittoria del
proletariato contro il sistema bor- ghese. Le linee direttrici indicate da Marx
e Engels sono le seguenti: «I comunisti appoggiano dappertutto ogni movimento
rivoluzionario diretto contro le situazioni sociali e politiche attuali. Entro
tutti questi movimenti essi mettono in rilievo, come problema fondamentale del
movimento, il problema della proprietà, qualsiasi forma, più o meno svi-
luppata, esso possa avere assunto. Infine, i comunisti lavorano dappertut- to
al collegamento e all’intesa dei partiti democratici di tutti i paesi. I 396
comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni.
Dichiarano apertamente che i loro fini possono esser raggiunti soltanto col
rovesciamento violento di tutto l'ordinamento sociale finora esistente.
Rovesciamento Le classi dominanti tremino al pensiero d'una rivoluzione
comunista, Violento del sistema I proletari non hanno da perdervi che le loro
catene. Hanno un mondo anto: da guadagnare. PROLETARI DI TUTTI Ì PAESI, UNITEVI.
QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Che cosa è la « Lega dei giusti » e
dove sorse? 2. Quando e dove sorse la « Lega dei comunisti »? 3. Chi ne fu il
primo presidente? 4. Il libretto « Manifesto del partito comunista» quando e
dove venne pubblicato? 5. Marx come concepisce la storia dell'umanità? 6. Dalla
concezione borghese della società che cosa deriva? 7. Quale era la crisi della
borghesia che Marx intravvedeva? 8. Questa crisi, a distanza di un secolo, era
reale? 9. Come vengono considerate da Marx le leggi, la morale e la religione?
10. Che distinzione c'è tra proletari e comunisti? . 11. Per quali motivi Marx
giustifica la soppressione della proprietà privata? 12. Quale funzione ha il
lavoro nella società comunista? 13. Quale è la posizione dei comunisti rispetto
agli altri partiti operai sorti in Europa? 397 Obiettivo della metafisica:
risposte esaustive agli interrogativi ultimi Nei secoli XVIII e XIX la scienza
come sapere assoluto Attualità della metafisica, ‘‘inattualità’’ dei suoi risultati
Denunciati gli errori del passato e nuove soluzioni per il futuro Organicità e
maturità delia trattazione V. « INTRODUZIONE ALLA METAFISICA » Martin Heidegger
(1889-1976) 1. Premessa I limiti della scienza, i pericoli della tecnologia, la
caducità delle cose, la finitudine del mondo, il non-senso della storia, il
nichilismo che ci circonda e assedia da ogni parte, hanno conferito nuova
attualità (tanto da farne secondo alcune previsioni il sapere del futuro) a
quella che già fu per molti secoli regina di ogni sapere, la metafisica.
Definita già da Aristotele come studio delle cause ultime oppure come studio «
dell’ente in quanto ente », l’obiettivo della metafisica è stato sempre quello
di esibire una risposta esaustiva agli interrogativi ultimi, gli interrogativi
che riguardano il senso della vita, l'origine del mondo, il valore della
conoscenza, il problema del male e della libertà, la verità, la morte, ecc. Con
l'avvento della scienza e con l'illusione che questa potesse affer- marsi come
un sapere assoluto, si è creduto di poter dichiarare il tra- monto della
metafisica. Il XVIII e il XIX secolo hanno espresso una cul- tura
essenzialmente antimetafisica; ma la scienza, che si è sempre più perfezionata
nel calcolare i fenomeni per poterli controllare e dominare, si è invece
arrestata davanti alla porta dei problemi ultimi. Così il loro esame e
possibilmente la loro soluzione sono oggi nuovamente demandati alla metafisica.
L'uomo, diceva Schopenhauer, è essenzialmente un essere metafisico: lo è in
forza della sua natura spirituale, lo è grazie al suo conoscere intel-
lettuale. Come essere metafisico egli è da sempre chiamato ad interro- garsi su
se stesso, sul proprio essere e sugli enti che lo circondano con l'obiettivo e
la speranza di pervenire ad una risposta soddisfacente e conclusiva. Il suo
oggetto e il suo compito rendono, pertanto, la meta- fisica sempre attuale,
anche se i suoi risultati sono costantemente messi in crisi dall'inarrestabile
tensione di ricerca della mente umana. 2. Origine e obiettivi dell’opera Dei
filosofi del nostro secolo nessuno come M. Heidegger — che molti studiosi
considerano il più grande di tutti — si è occiipato con altrettanto impegno e
costanza della metafisica, denunciando, da una parte, gli er- rori in cui sono
incorsi i filosofi del passato e proponendo, dall'altra, nuo- ve impostazioni e
soluzioni per il futuro. Dei molti scritti in cui Heidegger affronta il
problema della metafisica la Einfiihrung in die Metaphysik (Introduzione alla
metafisica) si racco- manda in modo particolare per la organicità, completezza
e maturità della trattazione. Questo saggio occupa « una posizione centrale e
peculiare nel- lo svolgimento del pensiero di Heidegger [...] tanto che esso si
può col. 398 locare accanto a Seiti und Zeit (Essere e tempo) come seconda
cpera chia- ve per la comprensione dell’intero suo pensiero » {Vattimo).
Concepita e scritta nel 1935 — a quasi dieci anni di distanza da Essere e tempo
— nello sviluppo del pensiero heideggeriano Introduzione alla metafisica è il
documento principale della grande svolta (Kehre) in dire- zione dell'essere. In
Essere e tempo, per risolvere la questione ontolo- gica (quella dell'essere),
Heidegger aveva seguito il cammino ascendente (dagli enti all'essere),
assumendo come punto di partenza quell’ente pri- vilegiato che è l’uomo, che è
colui in cui l'essere si interroga e si mette in questione. Ma questa strada Jo
aveva condotto in un vicolo cieco: anziché alla sponda dell'essere approdava a
quella del nulla. Così, in Introduzione aila metafisica, Heidegger segue il
cammino inverso: dal- l'essere agli enti. L'essere è il punto di partenza, è il
fondamento, la sor- gente da cui tutto discende. Gli enti o essenti sono le
parole, il raccogli- mento, la non-latenza, la verità, l’epifania, il disvelamento
dell'essere. In taì modo Heidegger ritiene di sfuggire alla trappola in cui — a
suo avviso — è caduta tutta la metafisica tradizionale {greca, medioevale,
moderna), che assumendo come punto di partenza questo o quell’ente o questa o
quella modalità dell'essere non era mai riuscita ad oltrepas- sare l'orizzonte
degli essenti ossia l'orizzonte della fisica e finiva rego- larmente nella
identificazione dell'essere con l'Ente supremo. (Kehre), oltre che un nuovo
cominciamento della comprensione dell'essere, comporta anche la ricerca di un
nuovo lin- guaggio, « adatto », cioè adeguato al contenuto di un pensiero che
non in- tende più avvalersi delle categorie metafisiche tradizionali e vuol
met- terle in discussione nelia loro stessa radice. Anche di questo sforzo
arduo e grandioso la Introduzione costituisce il primo importante documento e,
fino a Cammino verso il linguaggio, resterà l'unico saggio di una certa
ampiezza ed organicità. Introduzione alla metafisica consta di quattro capitoli
che trattano 399 in ‘‘Essere e îempo’’ cammino ascendente: dail’ente al nulla
in questa opera cammino discendente: dall'essere agli enti La storia dischiude
l'essenza dell’essere Le quattro delimitazioni dell’essere: divenire, apparire,
pensare, dovere La grande svolta: nuovo sominiciamento e nuovo linguaggio Le
tre priorità della domanda metafisica fondamentale: ampiezza, profondità,
origine La domanda fondamentale: evento, salto, non suscettibilità di verifica
La filosofia come sapere: inattuale inutile ambiguo fecondo difficile
rispettivamente di: 1) La domanda metafisica fondamentale; 2) Gram-. matica ed
etimologia della parola « essere »; 3) La domanda sulla es- senza dell’essere;
4) La limitazione dell'essere. 3. Divisione e sintesi dell’opera LA DOMANDA
METAFISICA FONDAMENTALE 1. La domanda metafisica fondamentale È la seguente: «
Perché vi è, in generale, l’essente e non il nulla? ». Questa è la domanda
metafisica per eccellenza e gode su qualsiasi altra domanda di una triplice
priorità: in ordine all'ampiezza « è la più vasta »; in ordine alla profondità:
« è la più profonda »; in ordine all'origine: « è la più originaria ».
L'interrogativo riguarda tutti gli enti senza nessuna distinzione: « In ragione
della sua portata illimitata tutti gli enti per essa si equivalgono ». Perciò «
bisogna evitare di porre in primo piano un ente particolare, anche l’uomo
[...]. Non sussiste nessun motivo perché, per entro l’essente nella sua
totalità, si debba porre in primo piano quel- l'essente chiamato uomo, alla cui
specie noi stessi per caso appartenia- mo » (pp. 15-16). Ta domanda metafisica
fondamentale, già singolare in se stessa, as- sume capitale e vitale importanza
per colui che la solleva: è un evento nella sua esistenza. L'evento consiste in
un salto, che comporta l’abban- dono di tutte le precedenti certezze; ma si
tratta di un salto singolaris- simo, che si esplica più in maniera passiva che
attiva, è un salto origi- nario (Ur-sprung). La domanda metafisica non è
suscettibile di verifica; perciò non si può stabilire con certezza se essa è
autentica oppure inautentica. Tuttavia, almeno una cosa è certa: non è
autentica quando si presta a ricevere una risposta sicura, precisa, definitiva;
per esempio, la risposta biblica: c’è l'essente perché Dio l’ha creato. D'altronde
questa è una di quelle do- mande che si colloca fuori dall’orizzonte della
fede: l’interrogarsi sul- l'essente in rapporto al suo fondamento per il
credente è « una follia » (p. 19). 2. Caratteristiche della filosofia i- sica.
Ma se si risale al significato originale del termine physis, il quale voleva
dire « ciò che si dischiude da se stesso (come, ad esempio, lo sbocciare di una
rosa), l’aprentesi dispiegantesi e in tale dispiegamento l’entrare
nell’apparire e il mantenersi in esso, in breve: lo schiudentesi- permanente
imporsi », allora si può ben dire che oggetto della filosofia è nient'altro che
la physis, in quanto «la physis è lo stesso essere, in forza del quale soltanto
l'essente diventa osservabile e tale rimane; « l'essente come tale nella sua
totalità è physis, cioè ha come essenza caratteristica lo
schiudentesi-permanente imporsi » (p. 28). Per- tanto studiare la physis e
studiare l'essere è la stessa cosa. Senonché non è a questo studio dell'essere
come tale che ha atteso la metafisica tradizionale: volendo scavalcare la
physis essa ha fallito il suo obiettivo, l'essere, sin dall'inizio. « Per
chiunque si ponga dal nostro punto di vista, diviene chiaro che l'essere come
tale risulta in realtà na- scosto alla metafisica, resta obliato, e ciò in
maniera così radicale che la dimenticanza dell’essere, col cadere essa stessa
in oblio, viene a costi- tuire l'impulso, ignoto ma costante, che sollecita il
domandare metafi- sico » {p. 30). 4. Il ricominciamento deila filosofia Per
fare autentica filosofia occorre ricominciare da capo, sollevando di nuovo la
domanda fondamentale: « Perché vi è, in generale, l'essente e non il nulla? ».
Questa domanda ha ‘carattere fortemente personale. Per affrontarla non ci sono
né maestri, né guide, né compagni, né sostituti: « è un andare avanti
domandando [...] che non comporta nessuna com- pagnia » (p. 31). Essa ha,
inoltre, carattere di ri-soluzione, di impegno: « interrogare significa
voler-sapere. Chi vuole, chi pone tutto il suo es- sere in un volere, è
risoluto » (p. 32). Infine, ha anche carattere di eser- cizio: l'atteggiamento
interrogativo dev'essere sviluppato, fortificato con l'esercizio (p. 33). 5.
Svolgimento della domanda fondamentale AI fine di chiarirne meglio il senso,
Heidegger vi distingue tra l'inter- rogato {l'essente) e ciò su cui verte
l'interrogazione: il fondamento (Grund) dell'essente. A prima vista, si ha
l'impressione che la domanda sia tutta rinchiusa in « perché l’essente?» e che
l'aggiunta « e non il nulla » abbia una funzione meramente pleonastica.
Tuttavia, se si fa mag- 401 straordinario La ‘‘physis’’ oggetto della
filosofia: è studiare l’essere Carattere personale e carattere di risoluzione
della dumanda fondamentale sull’essente Il nulla è legato alla logica del
pensare Priorità del sapere filosofico e dei psetare sui sapere scientifico
Distinzione dell’essere dall’essente La crisi dell'Occidente: oblio dell’essere
e frenesia dell’essente Ripetizione del cominciamento e ricollocazione
dell’esistenza storica dell’uomo gior attenzione si vede che c'è almeno urna
ragione storica per integrare la dorranda cor l'espressione « e non il nulia »:
il fatto che la filosofia si è posta sin dall'inizio insieme alla domanda
sull’essente anche la doman- da sul non-essente, sul nulla. Ma c'è di più: il
divieto di interpellare il nulla, perché il nulla è nulla, è sì legato alla
logica del pensare, ma si tratta di una logica che opera all’interno di una
determinata precom- prensione dell'essente, e potrebbe essere che « ogni
pensiero che obbe- disce solamente alle regole della logica tradizionaie si
trovi fin da prin- cipio neli'impossibilità anche solo di comprendere, in
generale, la do- imanda circa l’essente, e tanto più nella impossibilità di
svilupparla real- mente e di pervenire ad una risposta. Solo la logica del
pensiero scientifico vieta il discorso sul nulla. Ma (e questa è tesì assai
cara a Heidegger) il sapere filosofico e il poetare godono di un'assoluta
priorità sul sapere scientifico (pp. 36-37). Ci sono pertanto delle buone
ragioni (storiche e teoretiche) per includere nella domanda fondamentale la
frase «e non il nulla ». Questa aggiunta conferisce alla domanda un più ampio
respiro e le apre un orizzonte diverso. Nella forma abbre- viata l'orizzonte e
il respiro restano sempre quello dell’essente; così, si è tentati di rinvenire
il fondamento nello stesso ordine {un essente su- periore}. Invece, includendo
il riferimento al nulla, ciò che si vuol scoprire è la ragione deila ‘vittoria
dell’essente sui nulla (pp. 38-39). 6. La differenza ontologica tra essente ed
essere Di che natura è questa differenza basilare, primaria? Non è soltanto una
differenza logica, concettuale, bensì una differenza reale. Anche se
inafferrabile, l'essere rimane sempre distinto dall’essente, è altra cosa rispetto
all’'essente. E ciò implica una qualche comprensione dell’es- sere: solo grazie
a tale comprensione noi possiamo interrogare l’essente a proposito del suo
essere. L’essere non è incluso nella definizione dell’essente (del cavallo,
del- l’uomo, del gesso, ecc.) eppure senza l'essere nessun essente è. E, tut-
tavia, l’essente non è percepibile immediatamente, non è qualcosa che si vede
(pp. 44-46). Ma tutto questo non giustifica la tesi nietzschiana secondo cui
l'essere è « fumo, esalazione, errore ». Quella sull'essere è domanda
estremamente seria, che tocca direttamente il destino del. l'Occidente. Dal
rapporto che l'umanità assume nei confronti dell’es- sere ne va del suo
destino, della sua storia. in effetti, l'oblio dell'essere e la frenesia per
l’'essente sono la causa vera e profonda della crisi e della rovina
dell'Occidente e del mondo intero {pp. 48 ss.). Del tutto singolare è la
responsabilità del popolo tedesco che « è il popolo metafi- sico per eccellenza
» (p. 49), nei confronti dell'essere. 7. La ripetizione del cominciamento,
superando gli errori della ontologia Dopo la « morte dell'essere » sentenziata
da Nietzsche, solo un co- minciamento nuovo, originario, può restituire
all'interrogativo « che cosa è dell'essere », quella forza, quella rilevanza,
quel peso che gli è proprio come interrogativo fondamentale. La ripetizione del
fondamento riguarda anzitutto e soprattutto il concetto di « essere », sottraendolo
a quell’appiattimento che l’ha ridotto a « concetto più generale di tutti »,
come è stato normalmente inteso dalla ontologia (pp. 49-51). Per realiz- 402
zare la ripetizione del cominciamento occorre « ricollocare l'esistenza storica
dell'uomo [...] nella potenza dell'essere da rivelarsi in modo ori- ginario:
tutto ciò, beninteso, solo nei limiti del potere concesso alla filosofia. Porre
questo nuovo cominciamento è una « decisione storica » per l'Europa e per tutto
il globo terrestre (p. 53). 8. Urgenza del ricominciamento Esso è
indispensabile per vincere quel depotenziamento dello spirito che si registra
ovunque oggi nel mondo (pp. 56 ss.). Definizione dello spiri- to come «
dischiudimento (ent-schlossenheit) originario verso l'essere ». Ed è per questo
che l'interrogarsi sull’essente come tale nella sua totalità, «il proporre la
domanda sull’essere, costituisce una delle condizioni fondamentali, essenziali,
per un risveglio dello spirito, per il porsi di un mondo originario
dell'esserci storico, per arrestare il pericolo di un oscuramento del mondo e
per una assunzione della missione storica del nostro popolo considerato come centro
dell'Occidente. Il ricominciamento — che ha luogo quando si instaura un
autentico rapporto con l'essere — è anche condizione essenziale per restituire
al linguaggio la sua funzione e il suo significato SULLA GRAMMATICA E SULLA
ETIMOLOGIA DELLA PAROLA « ESSERE » 1. Condizioni preliminari all'esame
grammaticale ed etimologico :Si impone anzitutto un'autentica rivoluzione del
nostro rapporto con la lingua; anche se è vero che la determinazione
dell'essenza del lin- guaggio e il nostro stesso modo di interrogarci si
conformano alla nostra concezione dell'essenza dell’essente e dell'essere,
tuttavia è pur vero che « l'essenza e l'essere parlano nelia lingua ». Di qui
la necessità « di chia- rire l'essenza stessa dell'essere, per quanto riguarda
la sua essenziale implicazione con la natura del linguaggio » (pp. 64-65). 2.
La grammatica della parola « essere » « Come sostantivo “l'essere” deriva dal
verbo. Per questo si dice che la parola “l'essere” è un sostantivo verbale. Con
questa forma gram- maticale si può considerare esaurito quanto c'è da dire, sul
piano lin- guistico, delia parola “essere” » (p. 66). E tuttavia rimane aperto
e sco- perto un problema: «il problema di sapere se la forma originaria della
parola come sostantivo e come verbo rappresenti effettivamente il ca- rattere originario
del dire e del parlare. Tale questione include in sé, in pari tempo, quella
dell’origine del linguaggio » {p. 66). Ma non ci si può accontentare di questa
indicazione assai generica. Per verificare quale sia stato in origine il
rapporto linguaggio-essere occorre esplorare come siano andate le cose nella
lingua greca, la quale «è accanto alla tedesca la più potente ed insieme la più
spirituale » (p. 67). Heidegger si sofferma anzitutto sulla distinzione tra
onoma e rema: onoma è manifestazione ed espressione della cosa, rema dell’azio-
ne; il primo corrisponde al sostantivo, il secondo al verbo. Ma questa 403 Lo
spirito: dischiudimento verso l’essere Necessaria una autentica rivoluzione de
rapporto con la lingua La parola ‘‘essere’' e l’origine del linguaggio Analisi
dei termini greci: ‘“onoma”’ (manifestazione della cosa), ‘‘rema”’
(dell’azione) L’‘‘emergenza dell’essente come lotta: ‘“polemos”’ Essere come
vivere: dischiudersi, permanere L’inafferrabilità dell’essere analisi dice
ancora poco. Perché la ricerca approdi a qualche risultato apprezzabile occorre
spingersi più avanti, e cercare di comprendere come i greci concepivano il
linguaggio (pp. 68-69). Heidegger fa vedere che nella lingua greca l’essente è
concepito come qualche cosa che si rende presente assumendo un limite (telos),
una forma (morfé), un aspetto (idea), una natura (physis), una verità
{a-letheia), cioè come « un fuoruscire dalla latenza » (pp. 70-72). L'emergenza
dell’essente come qualcosa di distinto e determinato è concepita come polemos
(lotta). Quando la lotta cessa l’essente perde la sua identità, e viene ridotto
a mero oggetto di considerazione teorica, di calcolo, di produzione: « resta
pur sempre l’essente [...] ma l'essere si è ritratto da lui » (p. 73). In
conclusione, « per i greci “essere” significa stabilità (Stàndigkeit), e ciò in
duplice senso: 1) Lo stare in sé nel senso del prodursi, del pro-cedere
(Ent-stehen): physis. 2) Lo stare in sé come tale, come qual. cosa di
“stabile”, che rimane, di permanente (Verweilen): ousia. Non-es- sere, per
conseguenza, significa l’uscire da tale stabilità proceduta da se stessa:
existasthai. “Esistenza” ed “esistere”, significano quindi per i Greci
precisamente: non-essere » (p. 74). A questo punto Heidegger fa seguire una
sottile disquisizione sulla forma infinitiva delle parole (pp. 77 ss.). 3.
Etimologia della parola « essere » Le tre radici del verbo « essere » (che si
possono cogliere nelle pa- role indogermaniche, greche e latine), determinano i
tre significati prin- cipali che questa parola ha avuto sin dalle origini nella
lingua greca: vivere, dischiudersi, permanere. « Ma a questo punto ci si
presenta una domanda decisiva: come si accordano e in che cosa convergono le
tre radici citate? Cosa è che regge e dirige il dire dell'essere? Su che cosa
si fonda il nostro dire dell'essere secondo le varie flessioni della lingua?
Questo dire e la comprensione dell'essere sono o no la stessa cosa? Come è
presente (west), nel dire dell'essere, la differenza fra l'essere e l’essente?
» (p. 82). 4. Questioni pendenti ‘A questo punto Heidegger segnala una serie di
importanti questioni ancora aperte ed irrisolte, in particolare: 1) Quale tipo
di « astrazione » era in gioco nella formazione della parola « essere »? 2)
Qual è il signifi- cato fondamentale predominante (dei tre significati
iniziali) che può avere presieduto alla fusione verificatasi? 3) Il senso
dell'essere che, stando alle interpretazioni puramente logiche e grammaticali,
ci si pre- senta come « astratto » e come qualcosa, per conseguenza, di
puramente derivato, può essere in se stesso pieno e originario? (pp. 82-83).
Conclusione: Quando si tenta di spiegare il significato della parola «essere »
ci si trova subito in imbarazzo, perché è un voler cogliere l'inafferrabile. «
Con tutto ciò, noi siamo continuamente attratti dall’es- sente, inseriti in
esso, portati a considerare noi stessi come degli “es- senti”. “L'essere”, per
ora, non è per noi che un semplice vocabolo, un termine frusto. Se non altro,
bisogna che cerchiamo almeno di impadro- nirci di quest'ultimo resto rimasto in
nostro possesso » (p. 83). È quanto 404 si è tentato di fare nel secondo
capitolo mediante la ricerca grammati- cale e filologica intorno alla parola «
essere ». CAPITOLO III :LA DOMANDA SULL’'ESSENZA DELL'ESSERE 1. La strategia da
seguire per determinare l'essenza dell’essere Chi vuole realizzare un effettivo
« cominciamento » ed ha constatato che l’essere è diventata la parola più
generica e più vuota di tutte, può essere tentato a Jasciare in disparte questa
parola e rivolgersi ai vari ambiti dell’essente. Senonché a questo punto sorge
un grosso problema: come stabilire che qualche cosa è davvero un essente? « E
come stabilire, d’altra parte, che in un certo tempo, in un certo luogo, un
supposto es-. sente non è, se non siamo già in grado di distinguere con
chiarezza fra essere e non essere? E come compiere questa decisiva distinzione,
se non sappiamo, in modo altrettanto decisivo e determinato, che cosa signi-
fichino l'essere e il non essere che vengono qui appunto distinti? Come può,
nel caso specifico e in generale, un essente essere per noi un essente, se
prima non comprendiamo che cosa significhino “essere” e “non esse- re”? » {p.
87). 2. Il significato della parola « essere » « Essere », questa parola
apparentemente tanto vaga ed indeterminata, tuttavia è così densa di
significato da fornire una sicura e decisiva linea di demarcazione sia
nell'ordine del pensiero sia in quello del linguaggio. « Riflettendo più
attentamente su questa parola risulta alla fine questo: malgrado ogni
obliterazione, mescolanza, genericità del suo significato, noi pensiamo in essa
qualcosa di determinato. Questo qualcosa di deter- minato è così determinato ed
unico nel suo genere che occorre fare la seguente aggiunta: quell’essere che
tocca a qualsiasi ente e che si sperde in ciò che vi è di più comune, è, per
eccellenza, quanto vi è di più unico » (p. 88). Pertanto « proporsi di
abbandonare l’“essere”, come parola vuota di senso, per rivolgersi all’essente
in particolare, è cosa non solo avventata ma oltretutto eminentemente incerta »
(p. 89). ‘Heidegger illustra questa tesi ricorrendo all'applicazione di un con.
cetto generale (per esempio, albero) ai casi singoli e mostrando che questi
sono identificabili (come alberi) solo grazie al concetto generale. Ma, si
potrebbe obiettare che il caso dell'essere è molto diverso da quello del-
l'albero, perché l’essere non è un genere. Tuttavia, risponde Heidegger, « la
necessità di comprendere già in anticipo la parola “essere” è la più alta ed
ineguagliabile » (p. 91). Ciò che ‘va approfondito (« erigere in sa- pere ») è
la particolarità, unica nel suo genere, di questo nome. 3. Accertamento della
conoscenza dell'essere Che si dia una certa cognizione dell'essere lo si può
provare quanto meno indirettamente. ‘Infatti, senza una cognizione dell'essere
risulte- rebbe impossibile qualsiasi dischiudersi dell’essente in quanto tale,
e ri- sulterebbe impossibile anche il linguaggio, perché parlare è sempre dire
405 Capire ‘‘essere’’ e “‘non-essere'’ per giungere all’essente L’unicità
dell’essere Parlare è sempre dire l’essere L'uomo è l’essere capace di ‘‘dire’’
La necessità di interrogare l'essere Il linguaggio luogo del dischiudimento
dell'essere Determinazione del senso dell’essere: presenza presenzialità
consistenza sussistenza permanenza avvenire e Il fatto che noi comprendiamo
l'essere, anche se in modo indetermi- nato ed opaco, « ha per il nostro esserci
il più alto valore, in quanto vi si manifesta una forza nella quale si fonda
tutta la possibilità essen- ziale del nostro esserci. Non si tratta di un fatto
qualunque, ma di qual- cosa che per il suo peso esige la più alta valutazione,
a patto che il no- stro esserci, che è sempre qualcosa di storico, non rimanga
per noi qual- cosa di indifferente. D'altronde anche perché il nostro esserci
possa ri- manere per noi un'entità indifferente, occorre comprendere l'essere.
Sen- za questa comprensione non saremmo neanche in grado di dire di no al
nostro esserci » (p. 92). Interrogare l’essere (non il rispecchiarlo o rap-
presentarlo c l'apprenderlo) è l'unica via da seguire per sottrarlo al suo
nascondimento. E « il nostro interrogare risulta tanto più autentico quan- to
più ci atteniamo con aderenza e costanza a ciò che più merita di essere investigato,
e precisamente al fatto che l'essere è ciò che per noi risulta compreso in modo
completamente indeterminato e tuttavia eminente- mente determinato » {(p. 93).
L’interrogare verte sul senso dell'essere cioè sulla sua « apertura ». 5. La
filosofia come accesso all'essere Il dischiudersi dell'essere è un evento ed un
evento è anche la filosofia in quante cerca di ri-effettuare taje
dischiudimento. La via però che la filosofia ha da percorrere nen è quella
ascendente della metafisica tradi- zionale {dall'essente verso l'essere), bensì
quella discendente: « dall’es- sere a ciò che si deve problematizzare della sua
apertura. La « di- scesa » da seguire è quella tracciata dalia lingua, perché
il dischiudersi dell'essere ha luogo nel linguaggio: « l'essere stesso è legato
alla parola in un senso del tutto diverso e più essenziale di qualunque altro
ente. 6. L'orizzonte del senso deli’essere . Mediante una vasta
esemplificazione ed esplorazione dei vari sensi dell'essere, Heidegger perviene
alla conclusione che essi si inscrivono tutti dentro un certo orizzonte, che
corrisponde a quello del pensiero greco: « C'è una certa linea unitaria che li
percorre tuiti. Essa orienta la com- prensione dell'essere verso un determinato
orizzonte dal quale trae il suo significato. La determinazione dei senso
dell’essere si circoscrive nell'am- bito della presenza (Gegenwartigkeit) e
della presenzialità {(Anwesenheit), della consistenza {(Bestehen) e deila
sussistenza (Bestand), della perma- nenza (Aufenthait) e dell'avvenire
(Vor-kommen) LA LIMITAZIONE DELL'ESSERE In questo capitolo Heidegger tenta
un’altra via per raggiungere il di-schiudersi dell’essere (oltre a quella ciel
linguaggio: grammatica ed eti- mologia), quelia di mettere a confronto e di
contrapporre l'essere con slcune sue modalità fondamentali: l'apparire, il
divenire, il pensare e il dever-essere, modalità queste che hanno trovato
espressione nelia sto- ria della filosofia {per cui il dischiudersi dell'essere
coincide, come vuole iIeidegger, con la storia della filosofia), le prime due
modalità nella filosofia greca, le ultime due nella filosofia moderna. 1,
Fsssre e divenire Storicamente questa è la prima distinzione e contrapposizione
presa in considerazioni dai filosofi (Parmenide, Eraclito, ecc.). Contropposto
al divenire « l'essere si mostra come la solidità propria dello “stabile in sé
raccolto”. Qui Heidegger introduce una importante osservazio- ne concernente la
storia della filosofia: che non è semplice altalena di affermazioni e
negazioni, di tesi e antitesi, come si suol credere, bensì un discorso unitario
intorno alla stessa cosa la quale « possiede in realtà come sua interna verità
l’inesauribile ricchezza di essere ogni giorno come al suo primo giorno. 2.
Essere e apparenza ro Le modalità
fondamentali deli’essere: apparire, divenire, pensare, dover essere La
filosofia: discorso unitario intorno alia stessa cosa L’unità recondita di
essere e apparenza L’apparenza come possibilità intrinseca dell’essere La lotta
dei greci per la conquista dell’essere Tre vie per un giusto rapporto
dell'essere con l’'essente: la via dell'essere, del nulla, dell'apparenza Il
pensare: modalità dell'essere Carattere prospettico del pensare e valore
prospettico del conoscere sembrare è conseguenza dell'essere stesso come sua
possibilità intrin- seca in quanto — come physis — consiste nell'apparire,
nell'emergere per prospettive (p. 114). a sperimentato, sulla via del-
l'essere, la tempesta capace di trascinarlo via, a colui cui lo spavento della
seconda via, quella che conduce all’abisso del nulla, non è rimasto estraneo, e
che pure ha saputo accettare il rischio sempre incombente della terza via,
quella della apparenza. vo del Dasein, è anzitutte modalità dell'essere. ia
distinzione esse- re-pensiero va studiata con la massima attenzione, in quanto
precede tutte ie altre distinzioni e, per intenderla rettamente occorre
ricondurla alle origini: anche per essa è necessario il « ri-cominciamento »,
di modo che la verità primigenia venga restituita nei suoi propri limiti e con
ciò nuovamente fondata. Occorre anzitutto prender nota del ca- rattere
prospettico del pensare: esso accade sempre dentro un determina- to orizzonte,
un determinato campo di osservazione. Non tenendo conto del valore prospettico
del conoscere — assolutizzandolo — la gente in- 408 corre spesso in gravi
errori e deviazioni, talché « non riconosciamo più guono tre tipi principali di
a. predicativa: di attribuzione, di proporzionalità propria e di proporzio-
nalità metaforica. L'a. è una categoria fondamentale per la verifica del linguaggio
metafisico e religioso. Anima - Deriva secondo i filologi o dal greco anaigma
(senza sangue) o dal greco dnemos (soffio, vento). Il termine viene
universalmente ado- perato per significare il principio primo della vita. I
pensatori antichi e medioevali solevano distinguere tre a. vegetativa,
sensitiva e razio- nale. Secondo molti scolastici nell'uomo le tre a. sono
formalmente di- stinte; invece secondo san Tommaso si dà nell'uomo soltanto
l’a. razio- nale la quale svolge anche le attività delle a. inferiori. A. si
distingue dalla parola spirito, sia in quanto contiene l'idea di una sostanza’
spiri- tuale, sia in quanto è più comprensiva, dal momento che la parola
spirito si applica soprattutto alle operazioni intellettuali. Antropologia - È
lo studio dell'uomo {dal greco anthropos = uomo, logos = studio). Si danno tre
tipi principali di a.: culturale (o scienti- fica), filosofica e teologica. La
prima studia l'uomo con criteri scienti- 416 fici e si propone di ricostruire
gli elementi costitutivi delle culture pri- mitive o tradizionali. L'a.
filosofica cerca di risolvere col puro ragiona- mento l'enigma umano in tutti i
suoi molteplici aspetti: ontologico, etico, politico, religioso, storico, ecc.
Infine l'a. teologica procura di ottenere un'intelligenza approfondita e
sistematica del mistero dell'uomo alla luce della «Parola di Dio. Arte - L’a. è
ogni produzione di bellezza da parte di un essere co- sciente. L'oggetto
dell’attività artistica (o estetica) è la bellezza, come oggetto di quella scientifica
è la verità, di quella etica la bontà, di quella religiosa il sacro, di quella
tecnologica l'utile. Perciò l'a. si distin- gue dalla tecnica. L'artista
facendo un'opera d'a. si propone anzitutto di dare espressione sensibile alla
bellezza (in un disegno, un edificio, un quadro, ecc.). L'opera d'a. non è mai
una semplice riproduzione di fatti naturali. Perché si dia opera d'a. occorre
originalità, genialità, creatività. Aseità - Indica la condizione dell'essere
che esiste di per sé. Il con- cetto di a. è presente nella patristica in
relazione alla natura di Dio. In Cartesio e Spinoza riguarda la sostanza.
Nell’assiologia di Nicolai Hart- mann l'a. è riferita alla sussistenza dei
valori. Assiologia - È lo studio filosofico dei valori (dal greco arxios =
degno, valido; e logos = studio). È una disciplina che deve le sue origini, al-
meno indirettamente, a Nietzsche con la sua aspra critica dei valori
tradizionali e il tentativo di capovolgerli in valori « mondani », terrestri.
Ma il suo vero fondatore fu Lotze, un contempo- raneo di Nietzsche. Egli
distingueva tre regni di ricerca: regno dei fatti, regno delle leggi universali
e regno dei valori. I primi due sono studiati dalla ragione con il metodo
analitico e possono essere considerati in prospettiva meccanicistica, il terzo
è appreso dal sentimento e implica necessariamente una prospettiva
spiritualistica. Infatti, secondo Lotze, fondamento ultimo di tutti i valori e
valore assoluto esso stesso è Dio. Astrazione - Denota l’attività con cui
l'intelletto (agente) ottiene la conoscenza delle idee universali. La loro
conoscenza, secondo la teoria dell’a. (che fu elaborata per primo da Aristotele
e fu ripresa nel Medio- evo da san Tommaso), non avviene né per anamnesi, cioè
il ricordo di quanto l'anima ha contemplato nell'Iperuranio prima di entrare
nella prigione del corpo (Platone), né per illuminazione divina (Agostino),
ben- sì mediante l’azione dell'intelletto, che ricava dai dati della fantasia
ciò che è fondamentale, essenziale, trascurando ciò che è accidentale, pe-
culiare di un fenomeno particolare. Così, per esempio, dal fantasma (immagine)
di questo colore (bianco, verde, ecc.) l'intelletto ricava l’idea di verde.
Ateismo - È la negazione di Dio (dal greco a-theòs = senza Dio). Fe- nomeno già
noto nell’antichità, ha acquistato vasta diffusione soltanto dopo la
rivoluzione francese. Si distinguono due forme principali di a.: teorico e
pratico. Il primo è il risultato di una speculazione più o meno sistematica e
rigorosa (e viene anche chiamato a. scientifico), il secondo corrisponde
all’indifferenza religiosa, ed è la negligenza di ciò che riguarda Dio nella
vita quotidiana. Atto - Categoria fondamentale della metafisica aristotelica
insieme al 417 suo correlativo, la potenza. A. designa tutto ciò che è perfezione,
com- pletezza, realizzazione, definizione, mentre la potenza indica ciò che è
imperfetto, incompleto, indefinito. Nelle cose materiali l’a. non si iden-
trascendentale dell'essere. Bene - Secondo la classica definizione di
Aristotele, il b. è tutto ciò che è oggetto di appetizione, di desiderio. Il b.
interessa sia la metafisica sia l’etica. Dalla prima è visto come una delle
qualità trascenden- tali dell'essere (insieme all'uno, al vero e al bello).
Dalla seconda è considerato come il fine a cui l'uomo indirizza costantemente
le proprie azioni. Categoria - Significa classe di predicati (o predicamenti).
Aristote- le, che fu il primo a fissarne la classificazione, definisce le c.
come idee generali che non sono riconducibili a nessun'altra. Sono dieci:
sostanza, «qualità, quantità, azione, passione, relazione, tempo, luogo,
posizione e rivestimento (abito). Per Kant e la scuola kantiana, le c. sono i
concetti fondamentali dell'intelletto puro, forme a priori della nostra
conoscenza, che rendono possibili tutte le funzioni del pensiero discor- sivo.
Causa - È tutto ciò che in qualche modo contribuisce alla produ- zione di
qualche cosa. È di Aristotele la classica divisione delle c. in quattro specie:
materiale, formale, efficiente e finale. Le prime due de- signano la materia e
la forma, e per questo sono dette c. intrinseche, mentre la c. efficiente
indica l'agente e la c. finale lo scopo per cui una cosa viene prodotta o
un'azione compiuta. Non rientrando tra gli ele- menti costitutivi di ciò che
viene prodotto, le c. agente e finale sono dette c. estrinseche. Molto si è
disputato nella filosofia moderna sia intorno alla c. agente come a quella
finale, 418 Concetto - Denota una conoscenza universale, astratta ed è pratica-
mente sinonimo di idea universale. Le diverse scuole filosofiche differi- scono
profondamente sia nella spiegazione dell'origine dei c. sia nell’as- segnazione
del loro valore. Quanto all'origine, Platone propone la teoria dell’anamnesi,
cioè del ricordo; Aristotele la teoria dell'astrazione; Ago- stino la teoria
dell’illuminazione e Kant quella della struttura a priori dell'intelletto.
Quanto al valore, si sono proposte tre soluzioni: i c. non hanno nessun valore,
essendo dei puri nomi (flatus vocis); hanno valore totalmente oggettivo e
rispecchiano realtà sussistenti in rerum natura: le Idee dell’Iperuranio; hanno
un valore parzialmente oggettivo e par- zialmente soggettivo: oggettivo quanto
al contenuto, soggettivo quanto alla forma (l'universalità esiste solo nella
mente). La prima è la soluzio- ne dei nominalisti e degli empiristi; la seconda
è la soluzione di Platone e dei suoi discepoli; la terza è la soluzione di
Aristotele, di san Tom- maso e dei loro rispettivi seguaci. Conoscenza - Il
termine è usato sia per designare l'attività con cui si diviene consapevoli di
qualche cosa, di qualche oggetto, sia l’infor- è usato per quella parte che
stu- dia la realtà materiale (dal greco cosmos = mondo e logos = studio).
Aristotele questa parte l'ha chiamata Fisica. Il suo obiettivo non è sem-
plicemente quello di spiegare la costituzione fondamentale dei corpi (ma- teria
e forma), la ragione della loro individuazione, le condizioni del loro esistere
(spazio e tempo), ma anche l'origine prima e il fine ultimo del mondo
materiale. Creazione - In senso lato indica ogni genere di produzione; in senso
stretto designa l'azione con cui Dio trae dal nulla tutte le cose. Secondo la
definizione latina la c. è productio rei ex nihilo sui et subiecti: è pro-
durre una cosa dal nulla rispetto sia alla forma, sia alla materia (su-
biecti). Mentre gli uomini nelle loro « creazioni » traggono le cose dal nulla
rispetto alla forma (in effetti l’uomo può soltanto trasformare ma- teriali già
esistenti) e non rispetto alla materia; è privilegio di Dio trarre le cose
dalla condizione di totale inesistenza. Insegnata dalla Bibbia (Gn. 1,1 ss.)
questa verità è stata ripresa sul piano razionale dalla filosofia cristiana,
della quale è divenuta una delle dottrine emblema- tiche. Cultura - Della c. si
danno tre accezioni principali: elitaria, pedago- gica e etnologica. Secondo la
prima accezione, c. significa erudizione (ha c. chi possiede molte cognizioni,
o in generale o in un campo ristretto, come l’arte, la musica, la filosofia,
ecc.). Secondo la seconda accezione, c. significa educazione: è la c. del corpo
{c. fisica) o dell'anima (c. morale e spirituale), c. degli istinti o degli
affetti, ecc. Di questa c. si occupa la pedagogia. Secondo la terza accezione,
la c. è la forma spirituale di una società, tutto ciò che la unisce all’interno
e la distingue dalle altre so- cietà all’esterno (come fa la c. italiana per
gli italiani, quella francese per i francesi, quella cinese per i cinesi,
ecc.). La c. intesa in questo ultimo senso costituisce l'oggetto sia dell’antropologia
culturale sia della filosofia della c. Deduzione - È un procedimento
raziocinativo con il quale da prin- cipi o proposizioni generali o universali
si discende verso conclusioni meno universali o particolari. La forma ideale e
perfetta della d. è il sillogismo, il quale è un ragionamento che consta
semplicemente di due premesse e di una conclusione. Creatore della scienza
della d., cioè della Logica, fu Aristotele. Kant denomina « deduzione
trascendentale » il suo procedimento con cui cerca di stabilire quali sono i
concetti a priori (cioè le categorie) che vengono applicati agli oggetti
dell'espe- rienza nei vari tipi di giudizi. Definizione - Secondo Aristotele,
la d. è « l'enunciato che esprime la quiddità, cioè l'essenza di una cosa ». La
filosofia moderna si rifiuta di dare alla d. un senso così marcatamente
ontologico e metafisico e per d. intende semplicemente un’operazione logica
mediante la quale si de- zzo filosofico chiamato nuova ermeneutica (Gadamer,
Ricoeur), il termine e. ha acquisito un significato più esteso e più profondo e
sta ad indicare una prospettiva di pensiero che asse- gna sia alla filosofia
che alla teologia il compito di interpretare, poiché l'uomo stesso è un essere
che vive nella precomprensione e nell’inter- pretazione delle cose e della
storia. Esistenza - Nel linguaggio più comune il termine denota semplice- mente
il fatto che qualche cosa è. In filosofia ha acquisito valenze se- n sono
distinguibili fisicamente ma sol- tanto metafisicamente. Secondo san Tommaso,
e. ed esistenza si trovano nel rapporto di potenza e atto: in effetti è
l’esistenza (più esattamente l'atto dell'essere, actus essendi) che conferisce
attualità ad un'e. In Dio e. ed esistenza si identificano. Essere - Da sempre
il termine e. è plurisemantico e, secondo i casi, varia da un minimo di
comprensione (quando si limita a significare la presenza o posizione di una
cosa, come dice Kant) ad una comprensione 422 sconfinata, che « abbraccia tutte
le perfezioni », come afferma san Tom- maso. Secondo Aristotele, Tommaso e
Heidegger studiare l’e., le sue proprietà e le sue manifestazioni è compito
primario della metafisica. Estetica - Termine tratto dal greco aisthesis {=
sensazione), e creato da Baumgarten come titolo della sua opera Aestetica
(1750), che aveva per oggetto l’analisi e la formazione del gusto. Di solito la
si adopera per denominare quella parte della filosofia che si occupa dell'arte:
della sua natura, principi, funzioni e distinzione dalle altre attività dello
spirito. Etica - Dal greco ethos = costume. È la scienza che ha per oggetto il
fine della vita umana e i mezzi per raggiungerio. Storicamente la pa- rola e. è
stata applicata alla morale sotto tutte le sue forme, sia come scienza del
comportamento effettivo degli uomini, sia come arte di guidare il
comportamento. Propriamente l’e. si dovrebbe occupare del bene quale valore
primario da assumere dalla libertà come guida delle proprie scelte. Fede - In
generale si intende la disposizione del credente ad abban- donarsi
fiduciosamente nelle mani di Dio e ad accettare umilmente la sua parola. In
modo ulteriore, la f. è definita come assenso della mente e della volontà alle
verità rivelate da Dio e proposte dalla Chiesa come tali e accettate non in
forza della loro intrinseca evidenza, bensì sull’au- torità di Dio stesso il
quale non inganna né può ingannare. Come dice sant'Agostino, la f. consiste nel
credere, nell'accettare ciò che non è manifesto alla ragione. Il suo oggetto
proprio sono i misteri. Felicità - È la condizione di completo soddisfacimento
di tutte le proprie aspirazioni, soprattutto di quelle che assecondano
maggiormente la piena realizzazione del proprio progetto di umanità. A seconda
dei ‘vari progetti di umanità proposti dai filosofi (eroe, ‘filosofo, gaudente,
santo, ecc.), di volta in volta, la f. è stata riposta nella forza, nella con-
templazione, nel piacere, nell'unione beatificata con Dio, ecc. Fenomeno - Dal
greco phainomenai = apparire. Il termine è usato so- prattutto da Kant, Hegel e
Husserl e dai loro seguaci, con valenze se- mantiche distinte. Per Kant il f. è
l'oggetto del nostro conoscere, un pirito? E in che rapporto si trova lo
spirito con la materia? Il corpo è prigione dell'anima (Platone), strumento
dell'anima (Agostino, Cartesio), compo- nente essenziale ma subordinata
all'anima (Tommaso) o in qualche altro rapporto? Quello gnoseologico si preoccupa
di verificare se questioni come questa, della natura profonda dell'essere
dell'uomo e della sua pos- sibile sopravvivenza dopo la m. siano questioni alla
portata della ragione umana o enigmi insolubili. Una cosa comunque è certa:
anche per chi il problema di tutti i problemi, il problema principe della
ricerca filosofica. È disci- plina importante anche per la teologia perché
l'intelligenza della fede (che è l’obiettivo della teologia) si opera al
massimo livello, quando si ricorre al più alto grado di intelligibilità, e
questo è appunto quello onto- logico o metafisico. Pace - La p. è quella
tranquillitas ordinis (ordine tranquillo) di cui 430 gode una società quando
tutto funziona bene al suo interno e non pa- venta pericoli dall'esterno. Due
sono pertanto le principali espressioni della p.: internazionale e sociale. La
prima riguarda i rapporti di uno Stato con gli altri Stati, mentre la seconda
riguarda i rapporti tra le classi e gli individui di uno stesso Stato
(nazione). Passione - In generale significa una inclinazione veemente, un
senti- mento forte, prepotente, difficilmente controllabile. Nonostante una
certa connotazione negativa del termine, la p. può essere sia buona sia
cattiva: è buona se è volta ad uno scopo, un oggetto moralmente buono; è cat-
tiva nel caso contrario. Le p. hanno costituito argomento di studio da parte di
moltissimi filosofi, in particolare di Aristotele, Tommaso d'Aqui- gli
educatori » (Lalande). Pensiero - Comunemente si dice di tutti i fatti
cognitivi, in oppo- vidua substantia incommunicabilis (una sostanza individua e
inco- municabile di natura ragionevole). iPer i medioevali, fondamento della p.
è l'essere, più esattamente il possesso di un proprio atto d'essere, in- vece
per i moderni fondamento è l’autocoscienza, mentre per i contem- poranei
fondamento è l’intersoggettività oppure l’autotrascendenza. In tutte queste
tesi c'è qualche cosa di vero e, per questo, come definizione adeguata della p.
si può proporre la seguente: un essere sussistente dotato di autocoscienza,
intersoggettività e autotrascendenza. Politica - È lo studio dei fatti
politici, cioè dei fatti che riguardano lo Stato e il governo, in opposizione
ai fatti economici, culturali e so- ciali. La filosofia politica studia
principalmente la questione dell’origine’ dello Stato, la sua strutturazione e
la sua forma migliore, la questione dei rapporti tra lo Stato, le classi
sociali, i partiti e la persona singola, la questione dei rapporti tra politica
e morale, politica e cultura, poli- 431 tica e religione ecc. E in effetti,
tutti questi problemi sono stati affron- tati dai filosofi nel corso dei secoli
a partire da ‘Platone e da Aristotele. Potenza - Nel suo significato più comune
il termine indica la ca- pacità e l'abilità di compiere un'azione. Denota pertanto
l’idea di at- tività e di efficacia. Nella metafisica aristotelica e scolastica
p. si Studiare e risolvere i p., cioè le questioni aperte, è compito sia della
scienza (Popper) sia della filosofia. Compito specifico della filo- sofia è
affrontare e risolvere i problemi ultimi (cfr. « Filosofia » e « Me- tafisica
»). Prospettiva - È il punto di vista che si assume nel vedere, nel consi-
derare, nello studiare una cosa. La filosofia contemporanea vede in tutte le
conoscenze umane, compresi i sistemi scientifici e ‘filosofici, semplice- mente
delle prospettive più o meno allargate; in tal modo rifiuta ogni forma di
olismo, cioè di visione e spiegazione totale, completa, esaustiva perfetta
della realtà. Prova - Operazione mentale con cui si cerca di stabilire la
verità di un’asserzione o la validità di una tesi. Normalmente si tratta di
qualche forma di ragionamento (induttivo o deduttivo), ma può trattarsi anche
di semplice ostensione dei fatti, allora si chiama p. ostensiva. . Ragione -
Comunemente oggi si intende la facoltà conoscitiva propria dell’uomo e di cui
lui solo è dotato. Sostanzialmente questo è il senso che ha il termine anche
nella filosofia scolastica e moderna fino a Kant. È una facoltà discorsiva, che
raggiunge la verità non immediatamente,432 per intuizione (come fa invece
l'intelletto), ma mediante qualche forma di ragionamento. Kant restringe l'uso
del termine r. {Vernunft) alla co- noscenza dell'eterno e dell’assoluto, che
però sortisce risultati estrema- mente deludenti, in quanto la r. in questo
campo può soltanto avvertire e impostare dei problemi senza essere in grado di
risolverli. Relazione - È sostanzialmente sinonimo di rapporto. :È un concetto
fondamentale per molte scuole filosofiche. Nella filosofia hegeliana la r. è la
categoria primaria; in effetti, per Hegel, tutta la realtà non è altro che una
vastissima trama di r. Nella filosofia aristotelica è una delle dieci
categorie, e di tutte sembra la più debole, fragile, povera, dato che non
esiste in se stessa e neppure può vantare una consistenza ontologica analoga a
quella della quantità, della qualità o dell’azione. Per acquisire consistenza
ontologica la r. richiede quanto meno due real- tà, perché si tratta di una
specie di ponte, che si regge soltanto quando ci sono almeno due enti a farle
da sostegno. Eppure, la r. è un veicolo potentissimo di realtà, soprattutto
quando si tratta della r. di causalità, cioè della r. tra causa ed effetto,
perché l’effetto in quanto effetto deve tutta la sua realtà, tutto il suo
essere alla causa: questa è causa soltanto nella misura in cui è in r. con
l’effetto e gli comunica qualche cosa del proprio essere. Si è soliti
distinguere tra r. reali e logiche: le prime sono quelle che influiscono
sull'essere dei termini rapportati, le seconde non influiscono. La categoria di
r. riveste, infine, una importanza fondamen- tale nel personalismo
contemporaneo, che, centrato sulla struttura dia- logica della persona umana,
ne coglie come costitutiva la r. io-tu, fonda- mento di ogni possibile forma di
comunicazione. Una sintesi concettuale che accomuna i personalisti è quella
relativa all'uomo come essere-di- relazione. Religione - Dal latino religare =
legare insieme. È l'insieme dei miti (racconti, testi sacri) e dei riti
(preghiere, azioni, sacrifici) con cui l’uo- mo esprime e attua i suoi rapporti
con Dio. La r. è l’espressione spon- tanea, naturale della condizione di
finitezza e creaturalità dell’uomo. Ogni popolo, sviluppando la propria
cultura, si crea anche una r. (che nella maggior parte dei casi, storicamente,
assume un carattere animi- stico, politeistico, mitologico, magico). Oltre alle
r. « naturali » esistono anche tre r. « storiche » o rivelate: l’ebraismo, il
cristianesimo e l’isla- mismo, a cui forse va aggiunto anche il buddismo, se lo
si considera una r. e non una semplice filosofia. Riflessione - Vedi «
Autocoscienza ». Rivoluzione - R. è «lo sviluppo di nuove forme di potere che
divi- dano ed indeboliscano il vecchio ordine e facciano posto al sorgere del
nuovo, e che nello stesso tempo siano in grado di stabilizzare il nuovo al suo
sorgere in mezzo al vecchio » (R. Schaull). È una categoria che si applica a
qualsiasi ordine di cose, così si può parlare di r. religiosa, filosofica,
scientifica, letteraria, economica, politica, ecc. Ma più comu- nemente si usa
per l'ordine socio-politico. In tutti i casi, la r. è un valore strumentale e
non assoluto, ed è un valore positivo quando serve la causa dell'uomo {della
società, della nazione, del popolo) non gli inte- ressi di una sola classe, di
un partito e tanto meno di una sola persona. 433 Sacro - In senso generale e
più proprio, questo termine denota un ordine di cose separato, riservato e
inviolabile, che deve essere oggetto di rispetto religioso da parte di un
gruppo di credenti. È correlativo di profano. Il s. è la qualità specifica che
caratterizza la dimensione religiosa (questa è per definizione la dimensione
del s.), come il vero è la qualità specifica della dimensione gnoseologica e il
bene della dimen- sione appetitiva. È una qualità analogica che ha per
analogato principale Dio (che è il s. per eccellenza) e per analogati secondari
tutte le cose o persone che si trovano o vengono messe in rapporto con Lui:
come libri (libri s.), attività (arte s., musica s., ecc.) persone (persone consa-
crate). Scienza - Termine polivalente, la cui gamma semantica va dal conosce-
re in generale alla conoscenza metodica più rigorosa e sofisticata. Di soli-
to, comunque, si intende una conoscenza sistematica intorno ad un deter- minato
oggetto, condotta con rigore ed obiettività. È un concetto essen- zialmente
analogico, in quanto sia il rigore sia la obiettività variano da oggetto ad
oggetto. Grazie alla sua metodologia assai precisa e al- l'obiettività
facilmente verificabile nell'epoca moderna e contempora- nea non solo si è
visto nella scienza sperimentale il tipo ideale del sapere scientifico, ma
spesse volte si è identificato la s. con esso sic et simpli- citer (così
l’illuminismo, il positivismo, il neopositivismo, il materiali- smo, ecc.). Oggi
che le ambizioni della s. sono state fortemente ridimen- sionate sia quanto
alla portata sia quanto al rigore e all’obiettività, si ritorna a riaffermare
il valore analogico del termine s. Segno - Tutto ciò che ha il potere di
richiamare l’attenzione oltre che su se stesso anche su un'altra cosa. Così, il
fumo in quanto richiama l'idea del fuoco, le nubi in quanto richiamano l’idea
dell’acqua, la co- lomba in quanto richiama l’idea della pace, un suono
vocalico in quanto richiama l’idea di un determinato significato, ecc. Il regno
dei s. è va- stissimo, infinito. Se ne distinguono molti generi: naturali e
conven- zionali, iconici e arbitrari, vocalici e scritti, ecc. Area
massimamente importante è quella dei s. linguistici. In effetti, il linguaggio
non è altro che un insieme di s. volto alla comunicazione tra gli uomini. Due
sono le discipline principali che si occupano dello studio del linguaggio: la
linguistica che studia i s. dal punto di vista fonetico, grammaticale e
sintattico e la semantica che studia il linguaggio dal punto di vista del
significato. Simbolo - Dal greco symballo = comporre, mettere insieme. Il ter-
mine si adopera per significare tutto ciò che si collega intenzionalmente con
qualche altra cosa e perciò serve a richiamarla. In genere viene con- siderato
come sinonimo di segno; ma qualche autore (per esempio, Tillich) assegna al s.
una pregnanza semantica più forte, in quanto, mentre i segni possono essere
prodotti puramente convenzionali, ciù non si avvera nel caso dei s., in quanto
questi comportano una partecipa- zione nella realtà della cosa di cui sono
simboli (così, per esempio, l’ac- qua battesimale, s. della purificazione
dell'anima). Nel linguaggio eccle- siastico la parola s. è stata adoperata sin
dalle origini per indicare una formula di fede ufficiale, che serve come carta
di identità, come tessera distintiva anzitutto di appartenenza alla Chiesa e in
secondo luogo di 434 ortodossia (per esempio, il Simbolo apostolico, il Simbolo
costantino- politano, ecc.). Sintesi - In generale significa composizione: il
mettere insieme ele- menti dapprima separati. In particolare e in senso
tecnico, s. indica quel processo logico — tipico delle scienze sperimentali —
per cui si passa da nozioni più semplici o da dati particolari per ottenere asserzioni
più complesse e universali. Società - Qualsiasi gruppo di individui che si
riuniscono per il con- seguimento di determinati obiettivi. In questo senso il
termine s. ha un'estensione vastissima: si applica alla famiglia, alla Chiesa,
allo Stato, ai gruppi sportivi, culturali, economici, ecc. In senso proprio, il
termine designa un « insieme di individui i cui rapporti sono consolidati in
isti- tuzioni nonché, per lo più, garantiti dall'esistenza di sanzioni, sia
codi- ficate sia diffuse, che fanno sentire all'individuo l’azione e la
costrizione della collettività » (Lalande). Sociologia - Termine di accezione
recente nel linguaggio filosofico e delle scienze umane e risale alla filosofia
positivistica di Augusto Comte (metà del sec. XIX), il padre della s. Egli l’ha
considerata la forma di sapere positivo per eccellenza, essendo lo studio del
predotto proprio della natura umana: la società. Anche successivamente il
termine ha continuato a mantenere il significato di scienza dell’« attività
sociale » e, poiché questa attività è sempre orientata a sistemi sociali, si
può anche dire che la s. è la scienza dei sistemi e dei gruppi sociali (piccoli
e grandi). Sostanza - In filosofia questo termine ha un significato tecnico ben
preciso: secondo la classica definizione che ne ha dato Aristotele, la s. « è
ciò che è in sé e non in un'altra cosa ». S. è qualsiasi realtà dotata di un
proprio atto di essere e ha quindi una sua consistenza ontologica. È il
contrapposto di accidente, che non ha un proprio atto di essere, ma per
esistere, deve appoggiarsi, deve inerire (inesse) alla s. di cui è un frutto
più o meno avventizio (per questo si distingue tra « accidenti propri» e «
accidenti accidenti » o « accidenti puri»). Nella filosofia moderna, a partire
da Locke, il termine s. è stato svuotato di questa densità ontologica e ridotto
a mero sustrato, inattingibile dall'intelletto umano, in quanto questo,
ristretto ai dati dell'esperienza sensitiva, non può andare oltre i fenomeni.
Spazio - Nel linguaggio filosofico questo termine significa il luogo o ambiente
illimitato e indefinito in cui gli oggetti reali appaiono collo- tati. Questo
concetto è stato variamente inteso dalle scuole filosofiche antiche e moderne.
Le soluzioni proposte si possono ridurre a tre: quel- la ultrarealistica o
realistica che vede nello s. una realtà interamente oggettiva sussistente in se
stessa, come un grande recipiente che con- tiene tutte le cose materiali
(Platone, Newton); una idea puramente sog- gettiva, una forma a priori della
sensibilità, che mette ordine ai feno- meni materiali (Kant); una costruzione
mentale con fondamento nelle cose (Aristotele). Speranza - Il termine indica un
atteggiamento fondamentale dello spirito umano: quello di fiducia verso il
futuro, più precisamente di 435 attesa fiduciosa di qualche futuro evento. C'è
una s. umana, quando è fondata su calcoli umani; c’è una s. cristiana o
religiosa quando è fon- data sulla parola di Dio, le sue promesse, la sua
grazia. Generalmente trascurata da tutta la riflessione filosofica antica e
moderna, la s. è diventata argomento fondamentale nelle riflessioni e nei «
sistemi » di Bloch (Il principio speranza), Marcel (Homo viator), «Pieper
(Speranza e storia). SPIRITO. Con questo termine si denota qualsiasi realtà
immateriale, cioè superiore alla materia e indipendente da essa, quanto meno
nel- l'ordine ontologico. Con riferimento all'uomo si dice dell'anima, in
con-trapposizione al corpo; con riferimento all'universo si dice di Dio in
contrapposizione al mondo e alla materia. La parola s. viene adoperata spesso e
volentieri anche da una cultura fortemente sensistica e mate- rialistica qual è
la nostra. Pur negando Dio e tutto il mondo della tra- scendenza, che — in sede
ontologica — è l'unico mondo che meriti effet- tivamente il nome di s., la
cultura laica, e talvolta ostentatamente atea del nostro tempo, non esita a
parlare con rispetto di « valori spirituali », ad esaltarne l’importanza e a
invocarne la riabilitazione per salvare la nostra società. Ma è chiaro che
tutto questo è vaniloquio se nell'uomo e al di sopra dell’uomo stesso non
esiste una dimensione, una realtà effet- tivamente spirituale. Storia - È
l'insieme degli eventi di cui l’attore principale è l'uomo. Analogicamente il
termine si applica anche alla natura e perciò si parla anche di s. naturale. La
s. nel senso che si è detto è un concetto squisi- tamente biblico e cristiano,
ignoto alla filosofia greca, anche se come sequenza di eventi il concetto è già
presente nei narratori greci (Tuci- dide, Erodoto). Sulla natura, senso,
periodizzazione della s. e sulla co- scienza storica la riflessione filosofica
s'è concentrata soltanto nell'epoca moderna a partire da Vico, dando luogo a
tre soluzioni principali: cri- stiana (che fa intervenire nelle vicende umane
anche la Provvidenza di- vina), idealista (che fa della s. una manifestazione
diretta dello Spirito Assoluto), atea, che esclude totalmente Dio dal processo
storico e lo con- sidera esclusivamente un'opera dell'uomo. I due orientamenti
più re- centi circa l’interpretazione della s. sono quelli dell’Historie e
della Geschichte: il primo considera la storia solo in relazione al fatto nella
sua contingenza e relatività; il secondo considera la storia come « tempo-
ralizzazione » dei valori (o degli anti-valori), che contrassegnano la condotta
umana. Tecnica - È l'insieme di procedimenti ben definiti e trasmissibili de-
stinati a conseguire un risultato utile. In altre parole: sono i procedi- menti
e gli strumenti escogitati dall'uomo per dominare la natura e as- servirla ai
propri bisogni. È una delle componenti.fondamentali della cultura insieme al
linguaggio, ai costumi e ai valori: costituisce in un certo qual modo la sua
esteriorizzazione. La t. rappresenta il risvolto pratico, applicato, della
cultura: è l'applicazione al mondo della natura delle acquisizioni simboliche.
Per questo, scienza e t. camminano di pari passo. Man mano che progredisce la
conoscenza teorica delle leggi della natura, avanza anche la capacità dell'uomo
di sfruttare le sue risorse. Così la storia della t. coincide sostanzialmente
con la storia della scienza. Alle conoscenze prescientifiche corrispondono t.
estremamente 436 elementari di tipo manuale ed artigianale. Poi, col
sopraggiungere della conoscenza scientifica, ha inizio l'invenzione di i. sempre
più complesse, che trasformano l’uomo da semplice homo faber in homo
tecnologicus (vedi anche « Lavoro »). Tempo - In generale per t. si intende una
durata infinita di momenti, simile all'estensione spaziale, entro la quale
durata trovano posto tutte le altre durate più o meno lunghe degli anni, delle
stagioni, dei mesi, dei giorni, delle ore, ecc. La riflessione dei filosofi sul
tempo ha camminato di pari passo con la riflessione sul t. e ha dato luogo
sostanzial- mente alle stesse soluzioni: ultrarealistica o realistica (Platone,
New- ton), concettualistica (Kant) e logico-realistica (Aristotele). È di
Aristo- tele la celebre definizione: « Il tempo è la misura del movimento
secondo il prima e il poi ». Intendiamo, infine, per « tempo cronologico »
quello segnato dagli eventi inconsapevoli della natura e per « tempo storico »
quello che è oggetto della coscienza riflessa dell’uomo, che contrassegna il t.
cronologico con l'incidenza delle sue azioni consapevoli e libere. Teodicea -
Termine coniato da Leibniz e che etimologicamente signi- fica « difesa di Dio »
(dal greco dîìke = difesa e theòs = Dio). Si dice di quella parte della
filosofia che si occupa dell’esistenza di Dio, della sua natura e dei suoi
attributi. Questa parte si chiama anche « teologia na- turale ». Intorno alla
possibilità di questa disciplina i filosofi sono di- visi in due grandi
partiti: quelli che, assegnando alla conoscenza razio- nale un valore
obiettivo, la ritengono possibile (e sono quasi tutti i filo- sofi antichi,
medioevali e moderni fino a Kant) e quelli che, riconoscendo al conoscere un
valore puramente soggettivo, la giudicano impossibile (questa è la tesi di
molti filosofi dopo Kant). TEORIA. Dal greco theoria = visione di uno
spettacolo, oppure visione intellettuale. Nel linguaggio filosofico ha due
valenze semantiche prin- cipali, una in opposizione alla conoscenza volgare e
l'altra in opposizione a quella pratica. Nel primo caso, significa una
concezione metodica organiz- zata sistematicamente e rigorosamente (e ciò vale
sia per il campo scienti- fico sia per quello filosofico); nel secondo, t.
significa ciò che è oggetto di una conoscenza disinteressata, indipendentemente
dalle sue applica- zioni. Tradizione - Comunemente il termine t. significa ciò
che in una so- cietà, piccola o grande, si irasmette in maniera viva, sia per
mezzo della parola sia della scrittura e dei modi di agire. In questo senso, la
t. rappresenta la vita stessa di una cultura, la sua storia. Pertanto non ci
può essere cultura senza t. né t. senza cultura. Il valore di una t. va
controllato con la bilancia del valore-uomo. Questo controllo consen- tirà di
constatare che, analogamente alle culture, nessuna tradizione è un valore
interamente positivo sotto ogni aspetto in tutte le circostanze, perché in
nessuna t. si realizza pienamente quel valore o quei valori in cui una cultura
intende specializzarsi e tanto meno tutto l'universo dei valori. Per questo,
nessuna t. dal punto di vista della ragione appare divina, assoluta, perfetta,
sacra e intoccabile. Per contro, ci sono culture e anche t. molto povere e
talvolta anche gravemente difettose ed er- rate. Colui che le possiede ha il
diritto e il dovere di rivederle, criticarle, correggerle e, se necessario,
anche abbandonarle. Trascendentale - In
filosofia questo termine conosce due usi princi- pali, quello
aristotelico-scolastico e quello kantiano. Nella filosofia ari-
stotelico-scolastica sta ad indicare le proprietà fondamentali dell'essere, che
secondo alcuni autori sono tre: l'uno, il vero e il bene, secondo altri sono
quattro (ai tre precedenti aggiungono anche il bello). Nella filosofia kantiana
t. sta ad indicare le condizioni a priori del conoscere e il loro studio
(estetica t., analitica t. e logica t.). Trascendenza - Dal latino trans-ascendere
= salir su, valicare. Il con- cetto di t. è attinto dall'esperienza sensibile e
in tale ambito denota una relazione spaziale: di superamento, sconfinamento,
oltrepassamento, ecc. Successivamente questo concetto dalle cose materiali è
stato tra- sferito a quelle spirituali e astratte. Così si è potuta, dire che
il mondo dello spirito trascende quello della natura, che Dio trascende il
mondo, ecc. In termini recenti in filosofia, ha acquisito un significato
tecnico e sta ad indicare la realtà divina; la t. è Dio. Però, oltre che per
parlare di Dio, il termine t. viene adoperato oggi anche per parlare dell’uomo
e lo si adopera soprattutto per indicare la capacità che l’uomo ha di superare
costantemente se stesso in tutto ciò che fa, che dice, che pensa e che è. È
questa, dell'autotrascendenza, una delle proprietà specifiche dell'uomo e più
ricche di significato al fine di una comprensione del suo essere profondo.
Umanesimo - Questo termine è usato sia come nome proprio sia come nome comune.
Nel primo caso indica quel movimento spirituale rappre- sentato dagli «
umanisti » del Rinascimento (Ficino, Valla, Pico della Mi- randola, Erasmo,
ecc.) e caratterizzato dallo sforzo di sollevare la dignità dello spirito umano
e di rimetterlo in valore richiamandosi all’antichità classica greca e romana.
Come nome comune significa qualsiasi dot- trina che esprime e sottolinea il
valore dell'uomo. Ciò si può fare asso- lutizzando il valore dell’uomo con
l'esclusione di Dio e allora si parla di u. ateo, o affermando il valore
dell'uomo in coniugazione e subordina- zione al valore di Dio e allora si parla
di u. religioso o cristiano. Univocità - È la funzione semantica propria di un
termine che viene applicato a molti soggetti sempre con lo stesso significato.
Per esempio, l'applicazione del termine « uomo » a Pietro, Paolo, Giovanni,
Marco, ecc. Utopia - Dal greco ou = non e topos = luogo e pertanto significa
una realtà che non esiste in nessun luogo. Il nome fu introdotto da Tom- maso
Moro nel titolo della sua famosa opera De optimo reipublicae statu, deque nova
insula Utopia, nella quale descrive un popolo perfettamente saggio, forte e
felice grazie alle istituzioni ideali di cui gode, il quale abita appunto
nell'isola di Utopia. Organizzazioni ideali ed immaginarie della società umana,
sull'esempio di Moro, furono escogitate da Cam- panella, da Fénelon e, con
pretese più scientifiche, da Comte e da Marx. Del ruolo dell’u. nella dinamica
sociale e culturale la filosofia ha co- minciato ad occuparsi soltanto
recentemente. A questo riguardo occorre evitare sia la posizione di rifiuto
categorico come se l’u. fosse soltanto un fattore alienante, sia quello di
approvazione incondizionata, come se l’u. fosse la panacea di tutti i mali.
Valore - « Il senso esatto di valore è difficile da definire rigorosa- mente
perché il più delle volte questa parola esprime un concetto instabile, un
passaggio dal fatto al diritto, dal desiderato al desiderabile » (Lalande). In
italiano v. possiede tre significati principali: economico, etico, ontologico.
In economia significa « danaro », in etica la virtù con cui si affrontano gravi
pericoli e si compiono grandi imprese; in ontolo- gia la qualità per cui una
cosa possiede dignità ed è quindi degna di stima e di rispetto. La scienza dei
v. — cioè l'assiologia — si occupa del concetto di v. inteso secondo il terzo
senso e cerca di comprendere qual è la sua natura effettiva, le sue
caratteristiche essenziali, i suoi rapporti con gli altri trascendentali
dell'essere e di fissare l'ordine e la gerarchia dei v. Verità - Questo termine
assume in filosofia un significato veramente fondamentale, perché il sapere
filosofico si configura anzitutto come amore e ricerca della v. Secondo la
definizione più classica, la v. è la conformità della mente, cioè della conoscenza
con la realtà. Questa si chiama anche v. logica. Ad essa si contrappone la v.
ontologica, che è la corrispondenza delle cose alla mente divina, che le ha
ideate. C'è anche una terza forma di v. ed è la v. morale che è data dalla
corrispondenza delle proprie intenzioni con le esigenze della moralità. Non c'è
dubbio che la v. è un valore fondamentale anzitutto nell'ordine noetico, perché
essa costituisce l’obiettivo principale di detto ordine, ma è valore primario
anche per altri ordini: pedagogico, epistemologico, onto- logico e culturale.
Della v. i filosofi si sono occupati da sempre sia per definirne l'essenza, sia
per scoprire le vie per raggiungerla, come pure per determinare i criteri per
identificarla. Due sono i criteri per deter- minare ia v.i quello oggettivo
dell'evidenza e quello soggettivo della certezza. L'integrazione dei due
criteri è proprio delle filosofie intellettua- listico-realiste (da Aristotele
a S. Tommaso a Maritain, ecc.). Il primato del criterio della certezza è
proprio delle filosofie idealistico-dogmatiche (da Plaione a Cartesio ad Hegel,
ecc.). Virtù - Con questo termine generalmente si intende un'abitudine, cioè
una disposizione ferma e costante, ad agire bene: è un'’inclinazione al bene
che si è consolidata, tanto che il virtuoso è portato ad agire bene (per
esempio, ad essere casto, generoso, coraggioso, umile, ecc.) con spontaneità,
anzi con veemenza. La v. è oggetto primario dell'etica, in quanto questa studia
il fine dell'uomo e i mezzi per raggiungerlo e la v. è appunto il mezzo
principale. La ‘v. si può dividere e classificare in tanti modi. Importante è
la divisione tra v. etiche e v. dianoetiche: le prime sono le disposizioni ad
operare bene nell'ordine morale; le seconde nell'ordine speculativo o
intellettuale. Vita - È la qualità per cui un essere è capace di muovere se
stesso. Dal punto di vista della biologia molecolare la v. consiste
esclusivamente in una singolare e più complessa strutturazione delle molecole
rispetto alla strutturazione che si incontra nella sostanza inorganica. Fenome-
nologicamente la v. si manifesta come un movimento che diversamente da quello
meccanico è immanente (cioè va a vantaggio del soggetto che lo produce) e
spontaneo (è prodotto direttamente dal soggetto stesso grazie alla sua costituzione
intrinseca). Le caratteristiche principali della v. sono: potere di crescere,
di rispondere all'ambiente e di riprodursi. Si è soliti distinguere tre gradi
di v.: vegetativa, sensitiva, razionale; la prima è propria delle piante, la
seconda degli animali, la terza dell'uomo. 439 Vocazione - Con questo termine
generalmente si intende la chiamata che una persona sente dentro di sé a
svolgere determinate attività e ad assumere un certo ruolo nella società. Nella
concezione secolarizzata della vita la v. è semplicemente siffatta
inclinazione. Invece nella vi- suale cristiana, la diversità di attitudini fa
parte del piano provviden- ziale che Dio ha concepito per ogni singolo uomo e
la v. non è altro che il modo con cui Dio fa sentire a ciascuno la chiamata
alla realizzazione del suo piano o progetto. Tema raramente trattato nella
storia della filosofia, quello della v. ha acquisito rilevanza speculativa
soprattutto per merito dei personalisti e degli esistenzialisti cristiani
(Marcel). Volontà - È il nome che si dà alla facoltà che ha l'uomo di tendere
verso il bene; si dice anche appetito razionale, per distinguerlo dall’ap-
petito sensitivo che è proprio degli animali. Mentre l'appetito sensitivo è una
tendenza istintiva, quello razionale cioè l'inclinazione della v., è un
appetito guidato, calcolato, libero. Il privilegio della v. è in effetti quello
di essere libera: cioè padrona dei propri atti e quindi anche degli oggetti
verso cui si porta con le sue decisioni. In filosofia due sono le grosse questioni
che sono state dibattute in ogni tempo a proposito della v.: una riguarda
proprio la libertà. La questione è di sapere se, nono- stante tutti i
condizionamenti cui viene sottoposta la v. umana, essa può dirsi veramente
libera (è la controversia tra i deterministi e gli inde- terministi). La
seconda è se nell'uomo conta maggiormente la cono- scenza o la v. {è la
controversia tra intellettualisti che assegnano il primato alla conoscenza e
volontaristi che per contro assegnano il pri- mato alla v.). Battista Mondin.
Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mondin” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!;
ossia, Grice e Mondolfo: l’italiano ebreo e la ragione conversazionale della
filosofia romana – antica filosofia italica – la scuola di Senigallia – filosofia
ebrea -- filosofia marchese -- la filosofia italiana – Luigi Speranza (Senigallia). Grice: “Like
at Oxford – Berlin, Hart, Honore, Ayer, etc. – Italy also has her share of
Hebrew philosophers!” -- Filosofo italiano. Senigallia, Ancona, Marche. Grice:
“Mondolfo is one of the few who have focused on ‘gli eleati’ as involving a
locus – pretty much as I do when I talk of Oxonian dialectic.” Grice:
“Mondolfo’s study of the politics of Risorgimento is good; especially since
every Englishman seemed to endorse it!” -- essential Italian philosopher. Like
Grice, Mondolfo believed seriously in the longitudinal unity of philosophy and
made original research on the historiography of philosophy, especially during
the Eleatic, Agrigento, and later Roman periods. Figlio di Vito Mondolfo e Gismonda
Padovani, una famiglia benestante di commercianti. Aderisce alle idee marxiste
e socialiste. Studia a Firenze. Si laurea con F. Tocco, discutendo una tesi su
Condillac dal titolo: "Contributo alla storia della teoria
dell'associazione", un saggio da cui saranno poi tratti alcuni dei suoi
primi saggi di storia della filosofia. Frequenta un gruppo socialista. Insegna
a Potenza, Ferrara, Mantova, Padova, Torino, e Bologna. Consigliere comunale
nelle file del Partito Socialista. Collabora con la rivista "Critica
Sociale" fino a quando viene soppressa dal regime fascista. Compone
"Saggi per la storia della morale utilitaria" di Hobbes ed
Helvetius”; "Tra il diritto di natura e il comunismo", "Rousseau
nella formazione della coscienza moderna", "Il materialismo storico
in F. Engels" (Formiggimi, La Nuova Italia) "Sulle orme di
Marx". E tra i firmatari del manifesto degli intellettuali anti-fascisti,
redatto da Benedetto Croce. Si dedica alla filosofia italica antica. Ciò
nonostante, pur in questo periodo, grazie alla politica di Gentile che volle
coinvolgere filosofi di diverso orientamento nell'impresa, collabora con
l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Compone la voce Socialismo. In seguito
alle leggi razziali fasciste che vietavano agli ebrei di ricoprire cariche
pubbliche, Mondolfo scrisse il proprio curriculum di benemerenze e vi inserì lo
stesso Gentile come testimone il quale ha a propormi per il Premio Reale di
filosofia presso i lincei". Gentile autorizza Mondolfo a citarlo tra i
testimoni e tenta inutilmente di farlo ri-entrare tra gli esclusi dalle leggi
razziali. Costretto a lasciare l'Italia Gentile scrive ad Alberini e lo aiuta a
trovare lavoro in Argentina. Il suo archivio personale è depositato in parte a
Firenze presso la Fondazione di Studi Storici Filippo Turati ed in parte presso
Milano. Altre saggi: Sulle orme di Marx,” – Grice: “Whitehead used to say that
metaphysics has been but footnotes to Plato; and Strawson used to say that to
rob peter to pay paul you must show first that pragmatics is but footnotes to
Grice!” -- Grice: “But of course a footnote is not a footprint – only similar!”
– Grice: “While ‘footprint’ involves Roman pressum, ‘orma’ obviates that!” --
Cappelli); “L'infinito nel pensiero dei greci, Felice Le Monnier, La Nuova
Italia); “Problemi e metodi di ricerca nella storia della filosofia”
(Zanichelli, La Nuova Italia, Firenze, Milano, Bompiani, “Gli albori della
filosofia in Grecia,” «La Nuova Italia», Editrice Petite Plaisance, Pistoia,.
La comprensione del soggetto umano nella cultura antica, La Nuova Italia
(Milano, Bompiani ). Alle origini della filosofia della cultura, Il Mulino, “Il
pensiero politico nel Risorgimento italiano,” Nuova accademia, Cesare Beccaria,
Nuova Accademia Editrice,. “Moralisti greci: la coscienza morale da Omero a
Epicuro,” Ricciardi, “Da Ardigò a Gramsci,” Nuova Accademia, “Il concetto
dell'uomo in Marx,” Città di Senigallia, “Momenti del pensiero greco e
cristiano,” Morano, “Umanismo di Marx. Studi filosofici, Einaudi, “Il
contributo di Spinoza alla concezione storicistica, Lacaita, Polis, lavoro e
tecnica, Feltrinelli, Educazione e socialismo, Lacaita, “Gli eleati,”
Bompiani,. Note Vedi Paolo Favilli, Dizionario Biografico degli Italiani,
riferimenti in. Fu una delle prime donne italiane a conseguire la laurea (cfr.
Le donne nell'Firenze). Sposò civilmente a Firenze in Palazzo Vecchio Cesare
Battisti. La sorella di Ernesta, Irene, sposerà Giovanni Battista Trener, per
anni collaboratore di Cesare. Amedeo Benedetti, L'Enciclopedia Italiana
Treccani e la sua biblioteca, "Biblioteche Oggi", Milano,
Enciclopedia Treccani, vedi alla voce futuro di Cesare Medail, Corriere della
Sera, Archivio storico. «SOCIALISMO» la voce nella Enciclopedia Italiana,
Volume XXXI, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Paolo Simoncelli41.
Paolo Simoncelli42. Paolo Simoncelli43. Vedi Fabio Frosini, Il contributo
italiano alla storia del PensieroFilosofia, riferimenti in. Archivio, Inventari
Stefano Vitali e Piero Giordanetti. Ministero per i beni culturali e
ambientali. Ufficio Centrale per i beni archivistici. Archivio Rodolfo
Mondolfo. Inventari, Stefano Vitali e Piero Giordanetti, Roma, Ministero per i
beni culturali e ambientali. Ufficio Centrale per i beni archivistici, Paolo
Simoncelli "Non credo neanch'io alla razza" Gentile e i colleghi
ebrei, Le Lettere, Firenze, L. Vernetti, R. Mondolfo e la filosofia della
prassi, Morano, E. Bassi, Rodolfo Mondolfo nella vita e nel pensiero
socialista, Tamari); A. Santucci, Pensiero antico e pensiero moderno in
Mondolfo, Cappelli, Bologna); Bobbio, Umanesimo di Rodolfo Mondolfo, in Maestri
e compagni, Passigli Editore, Firenze 1984. M. Pasquini, Del Vecchio, il
kantismo giuridico e la sua incidenza nell'elaborazione di Rodolfo Mondolfo
(Alfagrafica, Città di Castello); C. Calabrò, Il socialismo mite: tra marxismo
e democrazia, Polistampa, Firenze); E. Amalfitano, Dalla parte dell'essere
umano. Il socialismo di Rodolfo Mondolfo, L'asino d'oro, Roma.
TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia
Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli
italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su siusa.archivi.beniculturali,
Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Opere su
openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Fabio Frosini, MONDOLFO, Rodolfo, in Il
contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana,. Vita opere e pensiero Diego Fusaro, sito
"filosofico.net". Fondo Rodolfo Mondolfo Università degli Studi di
Milano. Biblioteca di Filosofia. Fondo Rodolfo Mondolfo Fondazione di Studi
Storici Filippo Turati. Italiani emigrati in Argentina – Antica filosofia
italica. La filosofia italica sin dai tempi antichi era cosi deita, e quel che
più monta, dai Greci stessi, e l'autorità non sospetta di un Platone e di un
Aristotele, che non la chiamarono con altro nome, ci sembra dar peso alle
ragioni di quanti la vogliono originaria, contro l'opposta opinione di chi tra
noi la dice portata dalle colonie greche. Comunque sia, certo è che in questa
seconda supposizione, l'Italia non perde tutto il suomerito, perchè la scienza
quisorse più splendida mercè il concorso del genio e il sussidio delle
tradizioni italiane. Le scuole di cui essa può menar vanto sono due, la di
Crotone/Ponto/Taranto e la dei velini. La setta di Crotone e fondata da
Pitagora, di cui si tiene incerta così l'origine come iltempo della nascita;
l'origine, perchè è dubbio s'ei nascesse à Samo della Ionia od a Samo della
Magna Grecia; il tempo, perchè chi lo vuol nato nell'anno 584 av. C.,chi nel
608,e chi ancor prima, ai tempi di Numa, il quale, come ciè noto, mori nel 672,
dopo quarantatrè anni di regno. Tra i filosofi che vi appartennero, chiamati
ancor essi pitagorici, con un ARCHITA di TARANTO (il più celebre di tutti), che
capitana più volte gl’eserciti, e non fu mai sconfitto, si ricordano un
FILOLAO, probabilmente di Crotone, un TIMEO di LOCRI, ed un OCELLO di LUCANIA.
Taciamo i minori o dimen nota dottrina, come LISIDE, CLINIA, EURITE, ZELEUCO, e
CARONDA -- i quali due ullimi, legislatori entrambi, di Locri l'uno, l'altro di
CATANIA, insigni rese l'efficacia che, per loro opera specialmente, ha allora
la filosofia negl’ordini civili, quando, mutata la forma, i governi regi si
convertirono in popolari. La setta di CROTONE ha vita dal bisogno di una
scienza, che, professata da uomini austeri e ornati di grandi virtû, e con
giunta all'operosità civile -- in ciò la consorteria pitagorica, chè tale fu
veramente, distinguesi dalle indiane -- serve di criterio per una riforma
riconosciuta necessaria in mezzo al guasto ognor crescente della religione, dei
costumi e della libertà; lo che ci spiega le persecuzioni a cui andò soggetto.
Scuola pitagorica. -Nuovo affatto è nella scienza il metodo recatovi dai
CROTONESI. Questo metodo -- e lo stesso dicasi del linguaggio -- è il
matematico; il quale consiste nell'applicare le idee di quantità alla natura
interna ed esterna, ed al principio sommo della medesima; metodo che, tutto
essendo nel mondo capace di numero e di misura, non sarebbe forse tanto strano
quanto a prima vista appare, se non fosse che i Crotonesi all'esperienza, che
la verità ci rivela nell'ordine dei contingenti, il più delle volte preferirono
il ragionamento a priori, error palese a chi consideri che dal concetto, per
esempio, di circolo, di triangolo, di pentagono, non si può argomentare che
questi tipi si effettuino in natura, e chi lo fa si espone al pericolo
manifesto di costruire da sè un mondo fantastico, un mondo che non esiste fuori
della sua mente. Ma i crotonesi sono educati allo studio delle matematiche;
perciò non è meraviglia cheil metodo di queste scienze trasportassero nelle
regioni della filosofia. Il gran problema metafisico dei CROTONESI riducesi
adunque al seguente: trovare la legge mentale della quantità effettuate nella
realtà, e con queste salire alla prima cagione. Ed ecco perchè tutto è numero
nel loro sistema. I principi delle cose sono i numeri. Un numero, una unità
parziale è ogni cosa. Un numero, una unità generale il loro complesso, cio è
l'universo o mondo, il quale comprendendo in sè tutti i numeri od unità
parziali, à in sè la pienezza d'ogni grado di entità, epperciò è decade; e la
prima cagione, il principio di tutti iprincipi delle cose, la causa che ad ogni
altra causa antecede, è numero essa pure, ma il numero per antonomasia, e
quindi può chiamarsi l'unità, la diade, la triade, il quadernario (o solido),
il settenario e la decade. Ma lasciamo da banda questo gergo simbolico, e
vediamo che di sostanziale si peschi in fondo alla dottrina dei Crotonesi, e
come s'abbia a intendere la sua formula. Ogni cosa è un numero. Che cosa è il
numero per eccellenza, la Monade somma, infinita, il divino dei Crotonesi? E
che sarà l'essere individuo? Che cosa il mondo od universo? Il divino èl'ente
che in sè contiene la propria essenza e quella di tutti gl’esseri, epperò tutti
i contrari, cioè le cose più opposte e disparate (inito ed infinito, dispari e
pari, uno e più, positivo e negativo, quiete e moto, luce e tenebre, bene e
male, ecc.), ed inoltre la moltiplicità loro insieme concilia, risultandone una
suprema unità, un'armonia universale. Il divino, insomma, è l'unità suprema di
tutti icontrari. Le cose particolari, gl’esseri derivati da lei sono immagini
sue, epperò consteranno anch'esse di elementi contrari, a unità ed armonia
ridotti; dunque ogni essere è un numero ed armonia parziale. Poni assieme tutti
questi numeri, tutti gl’esseri finiti, e in modo che i contrary non cozzino, ma
formino un solo numero, una sola unità vastissima, immagine essa pure della
monade divina. Tale il mondo od universo dei crotonesi, il quale e l'assieme
dei contrari, non già nell'unità somma inesistenti, ma in atto e dal divino
ridotti ad armonia. Ora, in qual modo la generalità dei contrari, cioè la
decade, il mondo in esi steva nell'unità per eccellenza, nel divino? Qui
crotenesi tacciono, di modo che nulla di positivo e certo può rilevarsi dalla
loro dottrina. Bensi e'ci apprendono come l'universo o mondo si venisse formando
per ispirazione od aspirazione.La monade universale e suprema, contenente in sè
le unità particolari, da principio e una, continua, indivisa, ma non
indivisibile, e da ogni parte circondata da un vuoto immenso; il quale,
aspirato da essa,come l'aria entra nei polmoni, si introduce fra i
contrari,ossia fra le monadi particolari, e cosi separandoli, individuolli, e
produsse la grande moltiplicità delle cose mondiali. La formola esprimente
l'armonia universale (tuttoènumero) per la scuola pitagorica può dirsi il
principio di tutta la filo sofia, dappoichè essa l'applicò in tutti tre
gl’ordini --metafisico, logico e morale. Che cosa è l'anima umana, la quale,
dice Filolao, giace nel corpo come in un sepolcro? Risponde il crotonesi: un
numero, un'armonia, insieme conciliando essa due contrari, cioè i sensi e la
ragione, che sono ilnegativo ed il positivo, l'irragionevole ed il ragionevole.
E la verità, la co gnizione che cosa è mai ? Un numero, un'armonia, come fuor
dell'armonia è l'errore, essendo che per l'acquisto della medesima cooperano
gli stessi contrari, quantunque la ragione si spinga più oltre dei sensi, i
quali non escono dalla sfera dei contingenti o fenomeni. E che sarà, infine, la
virtù? Un numero, un'armonia, che risulia anch'essa dall'accordo dell'irragionevole
col ragionevole, essendo la virtù riposta nella soggezione dei sensi all'impero
della ragione, toltalaquale, all'armonia sotten traladisarmonia, alla virtû il
vizio. Vadasè che la virtù ci rimena alla monade suprema, all'ordine od armonia
universale, che d'ogni essere è principio e fine. Critica. Bene esaminando la
dottrina dei crotonesi, si scuopre nella medesima un error capitale, che à per
sorgente l'abuso del metodo trascendentale, come quello che li condusse a
trasportare nell'ordine delle realtà le astrazioni della matematica, e a
concepir il divino quasi unità generica o numero per eccellenza, che è come
dire quale un'essenza in cui si contengono e si immedesimano le cose tutte
quante. Nè a salvarli dal panteismo implicito bastano le alte verità
frammischiatevi, eladichia Senofane, schernitore dei politeisti, i
qualiammettono più dei, e degli antropomorfisti, che li fingono a loro immagine
e somiglianza, insegna che il divino è potentissimo, uno ed eterno;
potentissimo, perchè egli è l'ente (entità, forza, energia e potenza per la
scuola italica sono termini sinonimi). Uno, perchè, tra più dèi uguali, nessuno
è potentissimo per l'uguaglianza, e se inferiori, nessuno è potentissimo per
inforiorità; eterno, perchè l'ente non può non essere, e il non ente non può
divenire. Si fosse egli qui arrestato! ma fra gli altributi divini ne annovera
un quinto, dal quale poi con falsa logica deduce una (1) Colonia ionica di
Elea. (2) Velia ha un'altra scuola, fondatavi da Leucippo e Democrito, i quali
spiegavano la formazione del mondo con ammettere nel vacuo immenso una infinità
di atomi eterni, il cui fortuito accozzamento avrebbe dato origine a tutte cose
(atomismo). Questa scuola,chiamata fisica,non siconfonda
coll'eleaticasemplicemente detta, e denominata anche metafisica per
distinzione. Uno razione di Filolao, Dio essere imperatore e duce sommo, ed
eterno, potentissimo, supremo e diverso dalle altre cose; per chè d'uopo è che
accetti le conseguenze chi non rinunzia al l'erroneità dei principi. E
l’erroneità del principio pitagorico sta appunto nel far di Dio un tutto, un
numero che comprende in sè ogni altro numero. Il sentimento religioso e morale,
scri ve il dottissimo Bertini (Idea d'una filosofia della vita) induce va i
Pitagorici a collocare Dio molto al dissopra del mondo;ma il fato della logica
li forzava sovente ad immedesimarli in una sola sostanza, e ricacciavali nel
panteismo . La scuola eleatica ebbe tal nome da quello della città dove sorse,
poco dopo la di Crotone, per opera di Senofane, che, nato a Colofone della
Ionia tardi migra di là per l'invasione della patria,e venuto nella Magna
Grecia, prenfr stanza in Velia, e vi morì nella grave età di oltre a cent'an
ni.- SenofaneebbediscepoloParmenide,eParmenideZenone, buon patriota, che, condannato
a morte da un tiranno, corag giosamente sostenne ilsupplizio.Questi due,d'Elea
entrambi, con Melisso di Samo, il quale capitano gl’Italioti contro Pericle,
continuarono la dottrina del primo, e vi dettero forma più rigorosa, se non
incremento. D'altri nomi più famosi non la menzione la storia della filosofia
eleatica. Una dottrina si ripugnante al senso comune non poteva menarsi per
buona; perciò si levarono a impugnarla e combat terla gli empiristi, o fautori
del metodo a posteriori, sostenendo contro gli Eleati el'esistenza reale di
sostanze finite, e la loro contingenza e varietà, e la mutabilità loro,
attestata dall'evidenza dei fatti. Zenone, quel valente Zenone che Aristotele
riconobbe quale inventore della dialettica -- scienza ed arte di ragionare e
disputare -- come lo fu senza dubbio tra gli Occidentali, a sua volta non
lascia senza difesa la filosofia della sua scuola e del suo maestro, anzi
incalzò gliavversari con molta lena e con buona copia d'argomenti diretti a
dimostrare, per una parte la fallacia dei sensi e l'autonomia della ragione,
per l'altra, e con sofismi ad homincm, che l'empirismo, ilquale all'autorità
della ragione oppone quella dei sensi, contiene in sè contraddizioni ben più
gravi di quelle che si dicevano implicite nella metafisica eleatica. Ed allora,
se la memoria non ci falla, sorse la prima delle po lemiche che, per la loro
importanza, ànno meritato una pagina nella storia della scienza. ~ Famoso
argomento di Zenone deyto l'Achille. strana conseguenza: l'ente è tutto od
intiero, epperò nulla a lui può aggiugnersi; donde segue che nulla può
incominciare ad essere.Qui l'error di illazione, il sofisma del conseguente è
manifesto; quanto viene all'esistenza è forse un che d'aggiunto
all'infinitudine divina? D'altronde, se nulla può nascere o di venire, che
pensare degli esseri contingenti e mutabili, cosi detti perchè nei vari momenti
del tempo sono e non sono, e mutano continuamente ? Senofane se la spicciò
nettamente con negare a dirittura l'esistenza delle sostanze finite, e
sentenziò: Tali cose non ànno altra vita fuorchè l'apparenza, ed appartengono
all'opinione. O che! sarà dunque menzognera sempre la voce dei sensi ? E ci
ingannerà di continuo l'intimo sentimento ? Che si, rispondono in coro gli
Eleati, quanto ci rilevano i sensi altro non è che illusione; e la ragione è il
mezzo unico per giungere al vero; e il vero è che tutto è uno, e l'uno è tuito.
Critica. Ma l’arte dei Zenoni, che con sofismi strani pro pugnano la falsità
del vero, e quel che è più, l'incertezza del l'evidente, e, prova non dubbia di
grande acume, perfin riesco no a dimostrare, contro la possibilità del moto,
che nella più rapida sua corsa il più celere cavallo non raggiungerà mai una
tartaruga,quantochè tardissima, la quale anche di poco la preceda, tutta l'arte
dialettica, ripeto, non sarà mai da tanto che possa collocare sopra una base
solida isistemi della scuola Filosofia presso i Greci antichi. Principio, mezzo
e fine; infanzia,virilità e decrepitezza, o decadimento, ecco i tre stadi o periodi,
le tre età dell'antica fi losofia greca. Tra il principio e la fine corrono ben
sette secoli, all'incirca; ma noi li percorreremo in minor tempo, se non ci
manchi lena. da l'alete a Socrate. La prima età della filosofia greca antica
incomincia con Talete, e termina al comparire della filosofia socratica.
Talete, già è delio, nacque 600 anni av. C. e Socrate nel 170 ; qui dunque
abbiamo press'a poco un periodo di centotrenť anni, durante i quali sorsero due
scuole, la ionica e la sofistica; le quali, aggiunte alla pitagorica ed
all'eleatica, ci dànno in com plesso l'antica filosofia designata col nome di
italo-greca. Scuola ionica. Fondata in Mileto della Ionia, sua patria, da
Talete,primo tra i filosofi greci conosciuti, ma forse non tale veramente, que
sta scuola è, come vedremo, la men filosofica di tutte le pre cedenti. Nè la
ragione è difficile a comprendersi da chi sappia che la scienza ebbe allor
contrari i voluttuosi costumi e la ser vitù di quelle cit tà, soggette ai Lidi
ed ai Persiani, e che, a giudicarnedalsilenzioe dai pochi cenni della storia,
coloroi quali la professavano erano ben lontani dalle virtù che adorna vano i
pitagorici; virtù che col venir meno a poco a poco, pois cleatica; e sono tre:
l'idealismo logico, perchè si nega l'au torità dei sensi, per riconoscere
soltanto quella della ragione; l'idealismo metafisico, perchè si esclude la
materialità, ilmolte plice ed ogni mutamento; e, conseguenza di ciò,
ilpanteismo, che ammette la sola esistenza dell'ente immutabile ed eterno, e
cosi rimuove ogni concetto di creazione. Il primo nacque colla scuola
pitagorica,mada Senofane fu recatoasistema ;ilsecon do venne accolto dagli
Eleati per evitare le contraddizioni della medesima, che nell'uno identificava
le cose più opposte; il terzo sidirebbe comune alle due scuole,se non fosse che
nell'eleatica si lasciò da banda la parte corporea e mutabile, e così si riusci
a un panteismo parziale, al panteismo idealistico. Grice: You have to love
Mondolfo. As a Jew he was into Sartre’s existentialism, and the rest of it –
when Gentile inhibited Jews from teaching Italians, M. had to stream his energy
into the study of ‘antica filosofia italica’! for our glory!” -- o ABBAHU di
Cesarea Rabbi Abraham educazione, in Filone) Achei Acheronte Acherusia, vedi
Acheronte Achille Adamo Adamson Ade AEZIO Africa, africani Afrodite Agamennone
ACATARCO AGATONE Agostino agostiniana corrente filosofia Aiace Albertelli ALCEO
Alcibiade ALCMEONE ALESSANDRINA FILOSOFIA ALESSANDRINI MATEMATICI Alessandro,
vedi Paride. ALESSANDRO Afrodisia Alessandro Magno ALESSIDE Alfieri Altamura
Ambrogio Amerio Amicizia Amleto Amore ANACARSI di Scizia ANACREONTE Ananke
ANASSACORA DISCEPOLI di - ANASSIMANDRO ANASSIMENE Anfione Anima universale
Anselmo ANTICHI POETI E SAGGI ANTICHITÀ CLASSICA antica scienza, cultura,
antico spirito, pensiero, etc. ANTICO TESTAMENTO ANTIFANE ANTIFONTE Antigone
ANTIcoNo di Caristo ANTISTENE Apatia stoica Apocalissi di Pietro Apollo Apollo
Lairberos (santuario di) Aquitania ARCAICo pensiero ARCESILAO ARCHELAO ARCHILOCO
ARCHIMEDE ARCHITA Ardizzoni AREIOs DIDYMOS Areopago Aridea, vedi Thespesio.
ARISTARCO ARISTIPPO ARISTOCLE ARISTOFANE ARISTOSSENO ARISTOTELE Armstrong
Arnauld Arnim ARTE Artemide ASCLEPIO commentatore di Aristotele Asclepio (dio)
Asia minore Asiatico principio AssIoco Atarassia epicurea Atargatis (dea) Ate
Atena Atene, ateniesi ATENIONE di Atene ATOMISMO, ATOMISTI Atreo Atride Augusto
Aulide Aymard Baccanti Вассо Bacone Bacone Baeumker Bailey Baius
Barbari del nord Barth BASILICA PITACORICA della Porta Maggiore a Roma
Battaglia F. Bauch B. Beare Becker 0. Behaviourismo Bello Bene Bergk Berkeley
BIANTE BIBLICA tradizione Bignone Bill A. Billeter Binder Blanchet Blankert
Blondel Boas Lovejoy Boemia Bolland Bossuet Bovis Bréhier Breier Brochard Brune
Buccellato Buonaiuti Burnet Bywater CARNEADE CARONDA Carteron H. Cartesio,
cartesiano Cassandra Cataudella Cattolicesimo Cattolici filosofi, storici
Cefalo CELSO CENSORINO Centimani Ceramone Cerbero Cesarea Charisio Charu
Cherecrate CHEREMONE Cherniss Chimera Chronos Ciaceri Cibele CICERONE,
ciceroniano Ciclopi Caino Cairo Calcidio Callahan CALLICLE CALLIPPO Calogero
Calvino Cameron A. Campanella Campidoglio Canosa Cantarella Carcopino Carlini
Cilento Cilonidi CINICI CIRENAICI Classicista concezione CLASSICO spirito,
mondo, CA cultura Claudio CLEANTE CLEIDEMO CLEMENTE alessandrino Clitennestra
Clodd Cohn CoLòTE di Lampsaco Colchide Combarieu COMMEDIA DI MEZZO COMMENTATORI
DI ARISTOTELE Comparetti Comte Condillac E. B. de CoNoNE di Samo Contese
Croiset Croce Cusano Cypselo arca di Dahlmann Daimon Dal Pra M. DAMONE Danaidi
Dante Dardania, Dardano Daremberg Ch. e Saglio E. Dario Dedalo Controriforma
Copernico Coribanti Corinto, corinzi Conford CORPUs HIPPOCRATICUM COSMOLOGHI
(primi) Couissin Cousin Covotti CRATETE CRATILO Credaro Creso Creta Crimine
oggettivo CRISIPPO Cristianesimo, cristiano spirito, pensiero, cristiana era,
na, filosofia, etc. Cristo CRITIA Criticismo kantiano Critone Ctesibio Delatte
DELFICA religione, DELFICO «ePto, le a Delfi Del Grande Del Re R. Delvaille
Demetra DEMETRIo cinico DEMETRIO LACONE DEMOCRITO DEMOCRITEA tradizione
DEMOCRITEO-ARISTOTELICA stinzione di Demoni del cristianesimo 401. DEMOSTENE
Deonna W., vedi De Ridder A. Derenne De Ridder A. e Deonna Derketo Ruggiero
Descartes, vedi Destino De Strycker Deucalione Dewey Dialettica moderna Diano
DICEARCO Diderot Diela Diels Diès Dieterich Dike Diller Dimenticanza Dio natura
persona DIODORO CRONO DIODORO SICULO DIOGENE di Enoanda DIOGENE DIOCENE LAERZIO
Dione DIONE CRISOSTOMO DIONISIACO culto, spirito Dioniso Discordia Discorsi
menzogneri Aiacol Royor Divinazione Doering Dornseiff Fr. Dostoiewski DRACONE
430. Ducati Dümmler Dupréel EBRAICO-CRISTIANE eredenze, reli- gione, tradizione
EBRAISMo, ebrei EBRAICA religione EBRAICHE suggestioni ed ispirazioni EBRAICE
elementi Ecabe Ecate EcATEo d'Abdera EcATEo di Mileto Eden Edipo Efesto EcESIA
di Cirene Egisto Egitto Egizi EGIZIANO tradizionalismo ELEATI, ELEATISMO,
scuola, dottrina Elena Elettra Eleusi Eleutherna ELLENICO genio, spirito,
pensiero, etc. ELLENISMO ELLENISTICA eredità ELLENISTICA ROMANA filosofia
2ELVIDIO PRISCO EMPEDOCLE, EMPIRISTICHE correnti Empusa Endimione Enea
ENESIDEMO Enoanda Enoch pentimento, in Filone Enos speranza, in Filone Enriques
EPICARMICO principio EPICUREI, EPICUREISMO EPICURO Epidamno Epifanio EPIMENIDE
Epimeteo EPITTETO Erarmeno (mito di) Era Eracle ERACLIDE PONTICO ERACLITO
FRACLITEA dottrina esigenza proposizione ERACLITISMO BRASISTRATO BRATOSTENE
Brinni ERMIPPO ERMOTIMO Ernout Erodico di Selimbria ERODOTO ERoFILo di Calcedone
Eros Esaminatore interno (elenchos) ESCHILO ESCHINE Esculapio ESICHIO EsIoDo
ESIODEO principio Espero Età post-omerica Eteocle ETICA ANTICA, CLASSICA
cristiana e moderna GRECA morale moderna STOICA Etiopi Ettore Eucken EUDEMO
EuDosso Eumenidi Eumeo Euromo di Polignoto EURIPIDE Euristeo Eusebio Eva
Evangeli evangelico messaggio Fabre Falaride, toro di, Farrington B. Fatica
Fato Fedra FERECRATE Festa Festugiere Feuerbach Fichte Ficino Fidia Fiere
FILEMONE FILISCO Fränkel Frazer Friedländer Frigia Frinide Furie GALENO Galileo
Callavotti Gallia Ganter 201. Gassendi Gea Geffcken Geiger GELLIO AULO Gelosia
degli dei Genius malignus di Cartesio Gentile GEREMIA Germani Сет FILODEMO FILOLAO FILONE FILONIANO
testo Filoponia FILOSOFIA NATURALISTICA (ionica) FILOSOFIA OCCETTIVISTICA
FILOSOFIA PRESOCRATICA FILOSSENO FILOSTRATO FISICI ANTICHI Fitzralph Flegias
Flint FoCILIDE Fougères Frank Gerusalemme GesÚ figlio di Sirach GIAMBLICO
Giansenio Gige, anello di, Gigon Gileon GIMNOSOFISTI indiani GIoBBE Giovanni di
Rodington GIOVANNI FILOPONO Giove GIOVENALE GIUDAISMO, giudaica chiesa, etc.
Giuliano imperatore Giuliano di Eclano pelagiano Giussani Glaser Glauco di Chio
Glotz GNoMIcI poeti CNOMICA saggezza GNOSEOLOGIA ANTICA GRECA medievale
NEOPLATONICA Goedeckemeyer Gomar Gomperz Gomperz Goodenough GORCIA Gorgoni
Gottschalk Grande Anno GRECA morale GRECA tragedia, vedi TRAGEDIA. GRECI, greco
pensiero, popolo, spirito, etc.; greca anima, arte, cultura, filosofia, etc.
Grecia Greene Grilli Grousset Guthrie Guyau Halbfass Harnack Hegel Heidel W. A.
Heinemann Heinze Henz Herbertz Herder Hermann Hermes Hildebrand Himeros Hirzel
Hobbes Hoffmann Howald E. Hume Hus Huyghens Hybris Ida Idealismo assoluto
cristiano GRECO postkantiano Idealisti Idra IEROCLE Ifigenia Ilio ILLUMINISMO,
ILLUMINISTI, etc. Musionismo Indiani Inferi (Enfers) Inganno Inge Innocenzo III
Intelletto Invidia degli dei Lo Ionia, ionico mondo, ionica civil- ta, etc.
JONICA poesia IONICI poeti IONICI Glosofi IONICA filosofia scienza Ipermestra
IPPIA (sofista) IPPOCRATE, IPPOCRATICI, ippocrati- ci scritti, trattati,
Ippolito Ippolito Iris Isaac (= natura, in Filone) Isaac (Abn Jacob Jsaac?)
ISAIA Isdoso scolastico Isis isiaco culto ISOcRATE, pseudo Issione Jaeger Jago
Jacob ascetismo e perfezione, in Filone Janet Jardé Jehova Jeat Kaibel Kant
Kêr, Kêres Kern Kierkegaard Kirk Kitto Kleingünther Klimke Kock Kranz
Krokiewicz Kronos Laas Laberthonnière Labriola Lachesi Lachete Laconia Laio
Lamennais Lamenti Laminette auree Lana Langerbeck Latini Lattanzio Latzarus Laurent
Lavagnini Leibniz Leonardo da Vinci Leone Ebreo Leonte di Salamina Leonzio
Leroux Lesky LeuCIPPO Levi Levi Lévy-Bruhl Licurgo Lidia, Lidi Liénard E.
IONICO-EOLICA LISIA Locke Lodge LOGICA ANTICA Logos divino Loisy Losacco Lotte
Lovejoy LUCIANO Lucido Lucifero Lucilio LUCREZIO Lugdunum (Lione) Luria
Lusitania Lutero Maddalena Magalhães Vilhena Y. De Magia Maieutica Maier
Malcovati Mancini Manetti MANICHEISMO Marbach Marchesi Marchesini MARCO AURELIO
Mario Vittorino Marouzeau Marsia Martin Martinazzoli Marx MASSIMO TIRIO
Mazziotti M., vedi Enriques F. Meautis MEDICI EMPIRICI O METODICI IPPOCRATICI
mediche scuole Medievale gnoseologia, scienza, filosofia, teologia — coscienza
Medio Evo MECARICA teoria MECARICI Meineke MELIsso di Samo MENANDRO Menelao
Menzel MENONE Mercier Messaggio evangelico, ellenizza- zione del METRODoRo di
Chio Milesi Mill Milton Minucio MISTICA, MISTICA soggettività, MI-CORRENTI,
CRECO (medievale) MITOLOGIA ANTROPOMORFICA CRECA, mitologiche rappresentazioni
OMERICO-ESIODEA Mitre Modernismo Moderni, moderno spirito, pen- cultura,
hlosofia, sia, etc. Ix, Moeller Moira Momigliano Mondo classico cristiano greco
precristiano ionico arcaico orientale, greco, romano, germanico M. A. M. vedi
Zel-Monoteismo cristiano e greco MORALISTI GRECI Morrison MOSCHIONE Mose
Mullach Murray MUSoNIo RUFo 5Nardi Natorp NATURALISMO PRESOCRATICO, NATURALISTI
PRESOCRATICI Nauck Nausicaa Neikos Nekyia omerica Nenci NEOACCADEMICI
Neohegeliani NEOPITAGORICI NEOPLATONICI, NEOPLATONISMO, NEOPLATONICA teoria,
etc. Nestle Nestore Newmann Nicia di Atene Nietzsche Noè (- giustizia, in
Filone) Norden NUMENIO Nuovo Testamento Occhio di Zeus Occhio vendicatore degli
dei Oceanidi OCCETTIVISMO ANTICO Olimpica religione Olimpo, olimpici dei Olimpo
Olivieri OMERO OMERICHE concezioni Ontologica prova ontologico argomento
ORACOLO DELFICO, lemma dell', vedi DELFico precetto. Oratorio ORAZIO Oreste
Orfeo ORFICI, ORFICO misticismo, religione, etc oRFISMO Oriente, orientali
Origene Otium Otto OVIDIO Pacioli PAGANESIMO, PAGANI FILOSOFI, etc. Palamede
Pan PANEZIO Paolo Paratore Parche Paride PARMENIDE DISCEPOLI di parmenideo ente
mondo parmenidea Pascal Pascal Pasquali Patristica patristica eredità Pearson
Peipers Pelagio, pelagianismo Pelasgo Pelope Penía Pericle PERIPATETICI,
PERIPATETICA teo-ria, etc. Пері téXvNS Perrotta Perse Persiani Pesce Petelia Petersen
Petrarca Pettazzoni Philippson Piat Pico della Mirandola Pieper Pilade PINDARO
Piriflegetonte PIRRONE PITAGORA PITAGORICI, PITACORISMO, etc. Pittura greca
etrusca PLATONE PLATONICO mito PLATONISMO PLAUTO Pleiadi PLINIO PLOTINO
PLUTARCO POETI COMICI TEOCONICI TRAGICI Pohlenz PoLIBIO Policleto POLICRATE
Polignoto di Taso Polinice POLITEISMO PoLo Poppe PORFIRIO Puech Póros Porzig
Posidone PoSIDONIO POSTARISTOTELICA epoca, filosofia, etc., POSTARISTOTELICI
FILOSOFI Praechter K., vedi Ueberweg Pragmatismo, pragmatisti Predestinaziani
424. Positivismo, positivisti 29, 578. PRESOCRATICI FILOSOFI, NATURALI-STI,
etc., PRESOCRATICA filosofia Priamo PRIMI FILOSOFI Primitivi popoli PROCLO
PRODICO Prometeo PROTAGORA PROTAGORISMO Protestanti, protestantesimo
protestante storiografia Provvidenza PSICOLOGIA « behaviourista, del
comportamento platonica Radamanto Radermacher RAFFINATI del Teeteto Ragione
divina Regenbogen Regnum hominis Reinach Reinhardt Reminiscenza platonica
ReyRinascimento rinascimentale distinzione rivoluzione rinascimentali
celebrazioni — innovatori scrittori Ritter Rivelazione Rivaud Robin Rohde Roma
Romanticismo Rosmini Ross Rossi Rosei Rostagni Rousseau Rudberg Ruvo Saffo
Saglio E., vedi Daremberg Ch. Saitta SALLUSTIO SALOMONE Satana Saturnia età
Saturno SCETTICI, SCETTICISMO SCETTICA critica Schaerer Schiller Schleiermacher
Schmid Schuhl Sciacca Scilla Seiti Scolastica, etc. Scrittura, Scritture Sacre
Segni indicativi, teoria dei, Segni memorativi, utilizzazione dei SENECA
SENOFANE SENOFONTE Senso comune aristotelico Senso interiore agostiniano Serse
Sertillanges SESTIO, SESTIL, scuola dei EMPIRICO Sette savi Shakespeare Shorey
Sibari Sibilla SIMONIDE di Ceo SIMPLICIO SINESIO Siri Sisifo Snell SOCRATE
SOCRATICA esigenza esperienza predica SOCRATICI, SOCRATISMO Sofferenze 86.
SOFISTI, SOFISTICA SOFOCLE Sofronisco Soggettivismo cristiano-moderno Sogni
Solari Soliman SOLONE Sorley Sparta Spencer Spengel Spengler SPEUSIPPO Spinoza
Spirito classico antico cristiano moderno greco classico Spiritualisti
cristiani, spiritualismo cristiano Stefanini TEOCONIE, TEOGONICI POETI Teologi
di Oxford Teone Stein Stenzel Stige STILPONE SToBEo STOICI, STOICISMO, etc.
Sroic, HOMAN Storicismo, storicistica concezione Stragi STRATONE di Lampsaco
Strycker TALETE Tannery Tantalo Tarozzi Tartaro tartareo abisso Tatto interno
Taylor Tebe Teeteto Teggart Temesa TEMISTIO Tempo Tenebre TEODETTE
TeodoretoTeodoro di Beza TEOFRASTO TEOGNIDE TERENZIO Тевео Thamus Thaumante Theiler Thespesio
Theuth Thurii Tieste Tifeo Tifone Tilgher TIMEO TIMONE TIMOTEO Tindaro Tiresia
Tiro TISIA Titani Titano Tizio Tommaso Tomismo, etc. Traci TRADIZIONE
DEMOCRITEO-EPICUREA Traducianismo TRAGEDIA TRAGICI POETI TRASIMACO Traversari
Treves Trieber Troia, troiani Tuchulca TUCIDIDE Türk Tylor Tzetzes Uccisioni
Ueberweg Ulisse 4Uno Untersteiner Usener Uxkull Vaihinger Weil Wendland
Wilamowitz Windelband Wundt Wycliffe algimigli Vangelo Vangelo Vaso arcaico di
Palermo Vespasiano Vico Vidari Vlastos Walzer Wehrli Zafiropulo ZALEUCO
ZARATHUSTRA ZENONE ZENONE Zeller. L'eredità in T. Tasso, in «Archivio di
psichiatria, scienze penali ed antropologia criminale, Torino, Memoria e
associazione nella scuola cartesiana (Cartesio, Malebranche, Spinoza), con
appendice per la storia dell'inconscio, M. Ricci, Firenze. Per le relazioni fra
genialità e degenerazione: Guerrazzi, in «Archivio di psichiatria, scienze
penali ed antropologia criminale, Torino, Spazio e tempo nella psicologia di
Condillac, in «Rivista filosofica, Pavia, Scienza e opinioni di B. Varisco, in
«Scienza sociale, Palermo, Uno psicologo associazionista: E. B. de Condillac,
R. Sandron, Palermo. In esso viene riportato anche lo scritto sullo spazio e il
tempo in Condillac precedentemente citato Il concetto di bene e la psicologia
dei sentimenti in Hobbes, in Rivista di filosofia e scienze affini, Bologna,
L'educazione secondo il Romagnosi, in Rivista filosofica, Pavia, Ora anche in
Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della
coscienza moderna. Scritti a cura di R. Medici, CLUEB, Bologna Ancora a
proposito di refezione scolastica: il pensiero di Romagnosi, in Critica
Sociale, Milano, Saggi per la storia morale utilitaria: I - La morale di
Hobbes, Drucker, Padova Saggi per la storia morale utilitaria: II - Le teorie
morali e politiche di Helvétius, Drucker, Padova La politica degli insegnanti,
in Critica Sociale, Milano, Il dubbio metodico e la storia della filosofia,
Prolusione a un corso di storia della filosofia nell'Università di Padova, con
appendice storico-critica, Drucker, Padova. Per una filosofia naturale, in
Rivista di filosofia e scienze affini, Bologna, Recensione a G. Marchesini, La
funzione dell'anima, Laterza, Bari 1905, in Critica Sociale, Milano, L'insegnamento
liceale della filosofia. Considerazioni pratiche, in Rivista di filosofia e
scienze affini, Bologna L'insegnamento della filosofia nei licei e la riforma
della scuola media al congresso di Milano, in Rivista di filosofia e scienze
affini, Bologna, Per la riforma della scuola media: la scuola unica, in Critica
Sociale, Milano, Anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma
scolastica (dagli inizi del 900 alla Riforma Gentile), a cura di T. Pironi,
Laicata, Manduria Ancora per la riforma della scuola media: polemica fra
colleghi, in Critica Sociale, Milano, Di alcuni problemi della pedagogia
contemporanea, in Rivista di filosofia e scienze affini, Bologna, Anche in
Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900
alla Riforma Gentile), Dalla dichiarazione dei diritti al Manifesto dei
comunisti, in Critica Sociale, Milano, Con alcune variazioni è stato inserito
da Mondolfo anche nella raccolta Tra il diritto di natura e il comunismo: studi
di storia = •archive.org INTERNET ARCHIVE e filosofia, parte I, Tip. degli
operai, Mantova Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo
interprete della coscienza moderna. Scritti Intorno al convegno filosofico di
Milano, in Rivista di filosofia e scienze affini, Bologna Politica scolastica:
per la riforma della scuola media, in Critica sociale, Milano, Questioni varie:
il problema della laicità nella scuola media, in Rivista di filosofia e scienze
affini, Bologna Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica
(dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), Ancora Mazzini e il socialismo, in
La fiaccola», Senigallia Altre obiezioni alle idee di Salvemini sugli esami, in
Nuovi doveri», Palermo Il contratto sociale e la tendenza comunista in J. J.
Rousseau, in Rivista di filosofia e scienze affini», Bologna, Tra il diritto di
natura e il comunismo: studi di storia e filosofia, parte II, Tip. degli
operai, Mantova Il pensiero di Ardigo, Mondovì, Mantova. La dottrina della
proprietà del Montesquieu, in Rivista filosofica», Pavia Tra il diritto di
natura e il comunismo: studi di storia e filosofia, parte II, cit. 30. La
filosofia della proprietà alla Costituente e alla Legislativa nella rivoluzione
francese, in Rivista di filosofia e di scienze affini», Bologna, Pubblicato
anche in Tra il diritto di natura e il comunismo: studi di storia e filosofia,
parte II, cit. Sulla laicità della scuola, in Critica sociale», Milano
Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900
alla Riforma Gentile), Religione, fanciulli, educazione, in Nuovi doveri»,
Palermo, Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi
del '900 alla Riforma Gentile), La fine del marxismo?, in Critica sociale»,
Milano, Umanismo di Marx. Studi filosofici a cura di N. Bobbio, Einaudi, Torino
Roberto Ardigò nelle scuole di Mantova. Notizie e documenti, Tip. Operai,
Mantova. Studi sui tipi rappresentativi. Ricerche sull'importanza dei movimenti
dell'immaginazione, nelle funzioni del linguaggio, nelle pseudoalluci-nazioni e
nella localizzazione delle immagini, in Rivista di filosofia», Roma, I, 2,
marzo-aprile, pp. 38-92. Tra il diritto di natura e il comunismo: studi di
storia e filosofia, parte I, Tip. Operai, Mantova. La filosofia di Feuerbach e
le critiche del Marx, in La Cultura filosofica», Firenze Accolto in Sulle orme
di Marx. Studi di marxismo e di socialismo a partire dalla prima edizione
(Cappelli, Bologna con il titolo Feuerbach e Marx. È stato poi successivamente
integrato di due capitoli, precisamente il sesto e il settimo, nella terza
edizione (Cappelli, Bologna Ora anche disponibile, sempre con il titolo
Feuerbach e Marx, in Umanismo di Marx. Studi filosofici La filosofia della
storia di Ferdinando Lassalle (Per nozze Mondolfo-Sacerdote), Pirola, Milano.
Poi nelle prime due edizioni de Sulle orme di Marx: Cappelli, Bologna Cappelli,
Bologna Recensione a G. Vidari, L'individualismo nelle dottrine morali del
secolo XIX, in Cultura Filosofica», La riforma della scuola media: fra la
Commissione Reale e il congresso della federazione, in Critica sociale»,
Milano, Politica scolastica: il dovere presente della federazione degli
insegnanti, in Critica sociale», Milano La vitalità della filosofia nella
caducità dei sistemi, Prolusione all'Università di Torino Cultura filosofica»,
Firenze Rovistando in soffitta, in Critica sociale», Milano, Pubblicato anche
in Umanismo di Marx. Studi filosofici Fra l'ideale e l'azione: per l'unità di
teoria e praxis, in Critica sociale», Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici
La filosofia di Bruno e l'interpretazione di Felice Tocco, in La Cultura
filosofica», Firenze, V, n. 5-6, aprile, pp. 450-482. Pubblicato poi a sé: La
filosofia di Giordano Bruno e l'interpretazione di Felice Tocco, Tip. Collini e
Cencetti, Firenze Sul concetto di plus-valore, in Critica sociale», Milano La
pretesa antieticità del materialismo storico - il sopravalore e il passaggio
dalla necessità alla libertà) de Il materialismo storico in Federico Engels,
Formiggini, Genova Nell'edizione del (La Nuova Italia) Il concetto di necessità
nel materialismo storico, in Rivista di filosofia II fatalismo materialistico o
dialettico e il concetto di necessità storica) de Il materialismo storico in
Federico Engels La Nuova Italia, Firenze Umanismo di Marx. Studi filosofici Il
materialismo storico in Federico Engels, Formiggini, Genova. I ginnasi
magistrali, in Unità», Firenze, Partiti politici e generi letterali, in Unità»,
Firenze Intorno alla filosofia di Marx, in Critica sociale», Milano, Presente
anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici La crisi magistrale, in Unità»,
Firenze, La preparazione dei maestri elementari, in Unità», Firenze, Intorno
alla morale sessuale, in Critica sociale», Milano, Ancora la morale sessuale,
in Critica sociale», Milano, Rousseau nella formazione della coscienza moderna,
in Rivista pedagogica», Roma Saggio che Mondolfo ripropone nel volume Per il
centenario di Rousseau (Formiggini, Genova) e poi con alcune modifiche
nell'Introduzione alle opere di Rousseau (Discorsi e il Contratto sociale, a
cura di R. Mondolfo, Cappelli, Bologna Rousseau e la coscienza moderna (La
Nuova Italia, Firenze, di cui si ha una precedente edizione in lingua spagnola
(Rousseau y la consciencia moderna, Imán, Buenos Aires Tra teoria sociale e
filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna.
Scritti Socialismo e filosofia: I. La crisi e la necessità di un orientamento
filosofico; II. Materialismo, realismo storico e lotta di classe; III. La
necessità della filosofia della praxis, in Unità», Firenze, Ristampato nelle
prime due edizioni di Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Nella terza
edizione in due volumi (Cappelli, Bologna) fu pubblicato privato della prima
parte (La crisi e la necessità di un orientamento filosofico) e con qualche
aggiunta. Anche in La cultura italiana del '900 attraverso le riviste, a cura
di Golzio e Guerra, Einaudi, Torino Umanismo di Marx. Studi filosofici
Personalità e responsabilità nella democrazia, in La Cultura filosofica»,
Firenze Per l'amore della moralità e per la moralità dell'amore, in Critica
sociale», Milano La preparazione degli insegnanti, in Unità», Firenze, La crisi
della scuola media e il compito delle Università, in Nuova Antologia», Roma,
Ripubblicato da Mon-dolfo, con alcune modifiche, in Libertà della scuola, esame
di stato e problemi di scuola e di cultura, Cappelli, Bologna Discutendo di
materialismo storico, in Rivista di filosofia neoscolastica», Milano,
Università Cattolica del Sacro Cuore, Zur soziologie der Geschlechtsmoral, in
Archiv für Sozialwis-senschaft und Sozialpolitik», Tübingen, Mohr, Per la
biografia di Bruno, Rivista d'Italia», Roma, Appunti di Storia della filosofia
La filosofia di Giordano Bruno, R. Università di Torino, Facoltà di Lettere e
filosofia, Torino Acri e il suo pensiero, Discorso tenuto nella R. Università
di Bologna, Zanichelli, Bologna. Il pluralismo nell'etica, in Rivista
d'Italia», Roma Acri, in Rivista pedagogica», Roma La filosofia in Belgio,
Rivista di filosofia», Genova La crisi del socialismo e l'ora presente, in
Unità», Firenze La cultura italiana del '900 attraverso le riviste, vol. V, a
cura di Golzio e Guerra, Einaudi, Torino Revolutionärer Geist und historischer
Sinn, in Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung,
her-ausgegeben von Prof. Carl Grünberg Hischfeld Verlag, Leipzig.
Successivamente in italiano: Spirito rivoluzionario e senso storico, in Nuova
Rivista Storica Roma, Le matérialisme historique chez F. Engels, Trad. de
l'Italien par S. Jankelevitch, Giard et Brière, Paris. 72. Chiarimenti sulla
dialettica engelsiana Rivista di filosofia Genova Sulle orme di Marx con il
titolo La dialettica di Engeis (Cappelli, Bologna Cappelli, Bologna Il
materialismo storico in Federico Engels. Ristampato anche in Tra teoria sociale
e filosofia politica. Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti
Spirito rivoluzionario e senso storico, in Nuova rivista storica, Roma,
Revolutionärer Geist und historischer Sinn, in Archiv für die Geschichte des
Sozialismus und der Arbeiterbewegung, herausgegeben von Prof. Carl Grünberg,
Hischfeld Verlag, Leipzig. Nella versione italiana è apparso anche nella prima
edizione di Sulle orme di Marx (Cappelli, Bologna e nelle successive. Presente
anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici Dai sogni d'egemonia alla rinuncia
della libertà. Discorso letto per la solenne inaugurazione degli studi
nell'Università di Bologna il 5 novembre 1917, Zanichelli, Bologna. Confluito
con una nota introduttiva e con il titolo La teoria della egemonia tedesca in
Filosofi tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna Mondolfo
e la guerra delle idee. Scritti a cura di G. Ferrandi, Museo storico del
Trentino e Società aperta di Trento, Trento Imperialismo e libertà, in Unità Il
primo assertore della missione germanica: Herder, Rivista delle nazioni latine
Mondolfo e la guerra delle idee - Scritti Tra il primato d'un popolo e la
missione universale delle nazioni, in Nuova rivista storica, Milano, Mondolfo e
la guerra delle idee - Scritti Leninismo e marxismo, in Critica sociale,
Milano,Poi in Sulle orme di Marx, a partire dalla seconda edizione (Cappelli,
Bologna Studi sulla rivoluzione russa, a cura del Centro Studi di Critica
Sociale, Morano, Napoli Umanismo di Marx. Studi filosofici Leninismo e
socialismo, in Critica sociale, Milano Sulle orme di Marx, Ristampato anche in
Studi sulla rivoluzione russa Il socialismo e il momento storico presente, in
Energie Nove, Torino, Poi inserito nelle prime due edizioni di Sulle orme di
Marx: Cappelli, Bologna Cappelli, Bologna Il socialismo dopo la guerra):
Cappelli, Bologna Recentemente anche in M. e la guerra delle idee - Scritti
L'insegnamento di Marx, in Critica sociale, Milano, Saggio apparso anche come
Prefazione alla prima edizione di Sulle orme di Marx. Studi di marxismo e di
socialismo, Cappelli, Bologna Sulle orme di Marx. Studi di marxismo e di
socialismo, Cappelli, Bologna. Per una coscienza realistica della storia e
della rivoluzione sociale, in Critica sociale, Milano Sulle orme di Marx,
Cappelli, Bologna Visioni realistiche e utopie rivoluzionarie. Presente anche
in Umanismo di Marx. Studi filosofici Problemi concreti: la scuola: I. L'azione
pro schola» e la difesa della coscienza laica, in Critica sociale, Milano,
Campane d'allarme, in Il Progresso, Bologna Problemi concreti: II. Il
proletariato e la scuola media. La difesa dellafunzione sociale della finalità
educativa della scuola di Stato, in Critica sociale, Milano Educazione e
socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma
Gentile Problemi concreti: III. Linee di un programma d'azione scolastica:
Premesse generali; il concetto di servizio pubblico e la scuola, in Critica
sociale, Milano Problemi concreti:L'amministrazione della scuola, in Critica
sociale, Milano Problemi concreti: d) La partecipazione del proletariato alla
cultura, in Critica sociale, Milano, Riportato anche in Libertà della scuola,
esame di stato e problemi di scuola e di cultura, Gli adulatori del
proletariato, in Cultura popolare, Milano Libertà della scuola, esame di stato
e problemi di scuola e di cultura Intorno al progetto Rignano, in Critica
sociale, Milano, Recensione a E. di Carlo, Ferdinando Lassalle, in Critica
sociale, Milano, Ardigò, in Critica sociale, Milano, Bevilaqua, C'è uno spettro
in Italia, Modernissima, Milano Critica sociale, Milano Ardigò, in Il Tempo
Socialismo e lezioni della realtà, intervista con Rodolfo Mondolfo, in Il
piccolo della sera, Trieste, 24 settembre. Il marxismo e la crisi europea, in
Scientia Il problema sociale contemporaneo, relazione al IV congresso
italianodi filosofia, in Rivista di filosofia, Bologna, Sulle orme di Marx,
Cappelli, Bologna Parte di questo articolo apparve con il titolo Le condizioni
della rivoluzione, in Critica sociale, Milano, Anche in Umanismo di Marx. Studi
filosofici Le condizioni della rivoluzione, in Critica sociale Sulle orme di
Marx, 2ª edizione accresciuta di nuovi saggi, Cappelli, Bologna. La rivoluzione
e il blocco, in La Giustizia, Reggio Emilia, 11 dicembre, p. 1. Per la realtà del
socialismo, in La Giustizia, Reggio Emilia Le condizioni della rivoluzione, in
La Giustizia, Reggio Emilia, 1 gennaio, p.1. Martoff contro Zinovieff e
l'antitesi fra socialismo e bolscevismo, in Critica sociale, Milano Sulle orme
di Marx, Cappelli, Bologna Studi sulla rivoluzione russa Introduzione a F.
Turati, Le vie maestre del socialismo, Cappelli, Bologna. Forza e violenza
nella storia, Introduzione a S. Panunzio, Diritto, forza e violenza. Lineamenti
di una teoria della violenza, n. III della Biblioteca di Studi sociali diretta
da R. Mondolfo, Cappelli, Bologna. Pubblicata con l'aggiunta di alcune note in
Sulle orme di Marx, II vol., Cappelli, Bologna Umanismo di Marx. Studi
filosofici 1 corsi di esercitazione nelle Università, in Educazione nazionale,
Roma funzione sociale della finalità educativa della scuola di Stato, in
Critica sociale, Milano, Più recentemente in Educazione e socialismo. Scritti
sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile Problemi
concreti: III. Linee di un programma d'azione scolastica: a) Premesse generali;
b) il concetto di servizio pubblico e la scuola, in Critica sociale, Milano,
Problemi concreti: c) L'amministrazione della scuola, in Critica sociale,
Milano Problemi concreti: La partecipazione del proletariato alla cultura, in
Critica sociale, Milano, Riportato anche in Libertà della scuola, esame di
stato e problemi di scuola e di cultura, Gli adulatori del proletariato, in
Cultura popolare, Milano Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola
e di cultura, Intorno al progetto Rignano, in Critica sociale, Milano,
Recensione a E. di Carlo, Ferdinando Lassalle, in Critica sociale, Milano,
Ardigò, in Critica sociale, Milano, Recensione a G. Bevilaqua, C'è uno spettro
in Italia, Modernissima, Milano Critica sociale, Milano,Ardigò, in Il Tempo, 16
settembre. Socialismo e lezioni della realtà, intervista con Rodolfo Mondolfo,
in Il piccolo della sera, Trieste, 24 settembre. Il marxismo e la crisi
europea, in Scientia Il problema sociale contemporaneo, relazione al IV
congresso italiano= • archive. di filosofia, in Rivista di filosofia, Bologna
Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Parte di questo articolo apparve con il
titolo Le condizioni della rivoluzione, in Critica sociale, Milano Umanismo di
Marx. Studi filosofici Le condizioni della rivoluzione, in Critica sociale
Sulle orme di Marx, 2ª edizione accresciuta di nuovi saggi, Cappelli, Bologna.
La rivoluzione e il blocco, in La Giustizia, Reggio Emilia, Per la realtà del
socialismo, in La Giustizia, Reggio Emilia, Le condizioni della rivoluzione, in
La Giustizia, Reggio Emilia, 1 gennaio, p.1. Martoff contro Zinovieff e
l'antitesi fra socialismo e bolscevismo, in Critica sociale, Milano Sulle orme
di Marx, Cappelli, Bologna Studi sulla rivoluzione russa, cit., pp. 55-63.
Introduzione a F. Turati, Le vie maestre del socialismo, Cappelli, Bologna.
Forza e violenza nella storia, Introduzione a S. Panunzio, Diritto, forza e
violenza. Lineamenti di una teoria della violenza, n. III della Biblioteca di
Studi sociali diretta da R. Mondolfo, Cappelli, Bologna. Pubblicata con
l'aggiunta di alcune note in Sulle orme di Marx, II vol., Cappelli, Bologna
Umanismo di Marx. Studi filosofici 1 corsi di esercitazione nelle Università,
in Educazione nazionale, Roma Il proletariato e la scuola, in La squilla
Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900
alla Riforma Gentile La scuola e i partiti, in Il Progresso, Bologna, marzo. I
discorsi di F. Turati ai Congressi Socialisti, in Critica sociale, Milano, Il
saggio corrisponde ad alcuni paragrafi tratti dalla prefazione di R. Mondolfo a
F. Turati, Le vie maestre del socialismo, Cappelli, Bologna Collaborazione e
lotta di classe, in Critica sociale, Milano Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna
Per la comprensione storica del fascismo, in Critica sociale, Milano, Il saggio
corrisponde ad alcuni paragrafi (in particolare il IV e parte del V) dell'
introduzione alla raccolta Il fascismo e i partiti politici italiani, I volume,
Cappelli, Bologna Significato e insegnamento della rivoluzione russa, in
Critica sociale, Milano, La contraddizione iniziale; La conquista compiuta; La
nuova contraddizione risultante e la progressiva consapevolezza del problema.
Ristampati con alcune modifiche e aggiunte in Studi sulla rivoluzione russa,
cit., pp. 67 ss. Estratto poi in edizione Benporad, Firenze Significato e
insegnamento della rivoluzione russa, in Critica sociale, Milano, La rivincita
della realtà; L'inevitabile soluzione: dal libero commercio al capitalismo; La
lotta e l'immediato rapporto delle forze L'anello e la catena; Le nuove
condizioni del proletariato e la sua scissione in gruppi concorrenti; I nuovi
problemi del Governo: la rivalutazione della moneta; Gli insegnamenti: a) non
il dissolvimento ma lo sviluppo è condizionato dalla rivoluzione; on ne détruit
que ce qu'on substitue; Le condizioni di un regime socialista: produzione e
distribuzione; I limiti dell'azione politica: forza ed economia. Ristampato con
alcune modifiche in Studi sulla rivoluzione russa, La libertà della scuola, in
Critica sociale, Milano, Riportato in Libertà della scuola, esame di stato e
problemi di scuola e di cultura, cit., pp. 9-23. Recentemente in Educazione e
socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma
Gentile Scuola e Stato. Lettera a Luigi Miranda, in Il Tempo, Roma Libertà
della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, La libertà e la
scuola, in Il Tempo, Roma, 16 giugno, p. 3. L'esame di Stato, in Critica sociale,
Milano, Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura,
La formazione storica delle arti e dello spirito umano in Vitruvio, in L'Arduo,
Bologna Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete
della coscienza moderna. Scritti Sempre nuove opposizioni al progetto su
l'esame di Stato, in L'istru-zione media, Perugia-Bologna-Firenze, Lettera a
Gobetti, in La Rivoluzione liberale, Torino Ricostruire, in La Giustizia Per la
comprensione storica del fascismo, introduzione alla raccolta Il fascismo e i
partiti politici italiani, I volume, Cappelli, Bologna. Per la difesa della
libertà, in Critica sociale, Milano, Il problema della cultura popolare, in
Critica sociale, Milano Il comunismo è la negazione del marxismo, in La
Giustizia, Milano, 1 ottobre. Libertà della scuola, esame di Stato e problemi
di scuola e di cultura, Cappelli, Bologna Prefazione a S. Diambrini Palazzi, Il
pensiero filosofico di Antonio Labriola, Zanichelli, Bologna. Educazione e
rinnovamento sociale in Mazzini e in Marx, in Rivista di filosofia Con alcune
modifiche anche in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Tra teoria sociale e
filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna.
Scritti Mazzini e Marx, in Critica sociale, Milano, Poi confluito in Sulle orme
di Marx, Cappelli, Bologna, Il monito delle tradizioni del Risorgimento
nazionale, in Istruzione media Scuola, patria e libertà, in La Giustizia,
quotidiano del Partito Socialista Unitario, Milano, n. 52, 2 marzo 1923, p. 2.
Più recentemente anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma
scolastica (dagli inizi del 900 alla Riforma Gentile Scuola, patria e libertà,
in La Giustizia, quotidiano del Partito Socialista Unitario, Milano, Il
materialismo storico: conferenza all'Università Proletaria di Milano, in
L'Avanti!, Milano, 13 marzo. Volontà e necessità nella storia, scambio di
lettere con Longobardi L'Avanti!, Il materialismo storico, in La Rivoluzione
liberale, Torino Umanismo di Marx. Studi filosofici Mentre la riforma si
compie, in L'istruzione media, I punti oscuri, in L'istruzione media La riforma
della scuola, in Critica sociale, Milano Educazione e socialismo. Scritti sulla
riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile Il problema
sociale in Mazzini e Marx, in Critica sociale, Milano, Con alcune modifiche
confluito in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Scuola e libertà (Note
polemiche), in Critica sociale, Milano,196. Risposta all'inchiesta tra
scrittori italiani: Dove va il mondo?, Libreria politica moderna, Roma. Aspetti
della crisi contemporanea, in Studi politici La riforma universitaria, in
Critica sociale, Milano Libertà e funzione sociale della scuola nella riforma
Gentile, in Cultura popolare Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma
scolastica (dagli inizi del 900 alla Riforma Gentile Si chiedono dati
statistici, in L'istruzione media L'esperimento russo, in La Rivoluzione
liberale, Torino, Verso la scuola confessionale?, in L'istruzione media Si
chiedono dati statistici, in L'istruzione media La lotta di classe in Russia,
in La Rivoluzione liberale, Torino Le attività del bilancio, in Critica
sociale, Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici Contadini e proletariato
nella Rivoluzione russa, in Nuova rivista storica, Milano Sulle orme di Marx,
3ª edizione in due volumi, Cappelli, Bologna: vol. 1 Studi sui tempi nostri,
vol. Il Lineamenti di teoria e di storia critica del marxismo. La filosofia e
l'insegnamento di Francesco Acri (commemorazione nel decennale della sua
morte), in Rivista di filosofia Significato e insegnamenti della rivoluzione
russa, con prefazione di C. Treves, Bemporad, Firenze Contributo a un
chiarimento di idee, in Critica sociale, Milano Umanismo di Marx. Studi
filosofici Il rispetto dei diritti acquisiti e l'interesse della nazione, in
L'istruzione media Marxismo e revisionismo, in Libertà, quindicinale della
gioventù socialista, Milano La filosofia politica in Italia Raccolta sulla
Storia d'Italia a cura dell'Istituto superiore di perfezionamento pergli studi politico
sociali e commerciali in Brescia, Litotipo editrice, Padova Dal naturalismo di
Feuerbach allo storicismo di Marx, in Rivista di psicologia, Bologna Estratto
da Feurbach e Marx Sulle orme di Marx. Si trova anche in Tra teoria sociale e
filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna.
Scritti Ricordando Antonio Labriola, in Critica sociale, Milano Umanismo di
Marx. Studi filosofici L'esame di Stato professionale, in L'istruzione media
Rousseau, Discorsi e Contratto sociale, cur. M., Cappelli, Bologna. L'idealismo
di Jaurés e la funzione storica delle ideologie, in Cri-tica sociale, Milano,
Ristampato in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo
interprete della coscienza moderna. Scritti Dopo il primo esperimento, in
Istruzione media Le cose più grandi di lui (i programmi degli esami di Stato),
in Istruzione media Momigliano, in Rivista di filosofia, Torino Prefazione a F.
Dal Monte, Filosofia e mistica in Bonaventura da Bagnorea, Libreria di scienze
e lettere, Roma. Sintomi premonitori in Russia. Nuove forze politiche in vista,
inCritica sociale, Milano, Studi sulla rivoluzione russa, Opere scelte di
Beccaria, con introduzione e note a cura di Mondolfo, Cappelli, Bologna La
questione istituzionale, in La Rivoluzione liberale, Torino Fiorentino, in
Nuova rivista storica, Milano, Da Ardigò a Gramsci, Nuova Accademia, Milano
Discussioni marxiste, in La Rivoluzione Liberale, Torino Umanismo di Marx.
Studi filosofici Intorno ai nuovi concorsi, in L'Istruzione media I punti del
problema: per definire la discussione marxista, in La Rivoluzione Liberale,
Torino Umanismo di Marx. Studi filosofici Liberalismo della vecchia destra, in
Critica sociale, Milano, L'opera di Ferdinande Lassalle, in Critica sociale,
Milano, Il problema delle classi medie, in Critica Sociale, Milano, Uscito
anche come opuscolo con un preambolo di Filippo Turati nell'edizione La
Giustizia, Milano 1925. Il pensiero di Engels e la prassi storica della classe
lavoratrice, in Critica sociale, Milano Proletariato e ceti intellettuali, in
La Giustizia Beccaria e Kant, in Rivista Internazionale di Filosofia del
Di-ritto, Genova Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo
interprete della coscienza moderna. Scritti La negazione della realtà dello
spazio in Zenone di Elea, in Rendiconti dell'Istituto Marchigiano di scienze,
lettere ed arti Problemi del pensiero antico, Zanichelli, Bologna Per la
serietà dell'esame di Stato, in Istruzione Media, Parma Critiche esagerate?, in
L'istruzione media, Parma Veritas filia temporis in Aristotele, in Scritti
filosofici per le onoranze nazionali di Bernardino Varisco, Vallecchi, Firenze.
Presente anche in Momenti del pensiero greco, Morano, Napoli 1964, pp. 1-20.
185. Das Problem der Mittelklassen in seiner Bedeutung für den Sozialismus in
Italien, in Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung,
herausgegeben von Carl Grünberg, XII, p. 1 ss. 186. Beccaria filosofo, in
Rivista di filosofia, Torino, XVI, n. 1, dicembre, pp. 1-11 ss. Tratto dall'
introduzione a Opere scelte di Cesare Beccaria, Cappelli, Bologna Risposta a
un'inchiesta sull'idealismo, in Il Baretti, Torino, Un cervello maschile, un
cuore materno. In memoria di Anna Kuliscioff, in Critica Sociale, Milano Moto e
vuoto, in Il Baretti, Torino. Il problema etico e culturale del socialismo nei
rapporti col movimento socialista, in Critica sociale Materialismo, idealismo,
realismo critico-pratico, in Il Quarto Stato, Milano Umanismo di Marx. Studi
filosofici Per la revisione del bilancio idealistico, in Il Quarto Stato,
Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici Primum intelligere..., in Il Quarto
Stato, Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici Dall'esperienza agricola russa
al problema contadino occidentale, in Critica sociale, Milano Studi sulla
rivoluzione russa Diderot, D'Alambert e il Trattato delle sensazioni, in
L'idealismo realistico, Roma Condillac contro Condillac. Critica della prima
parte del Trattato delle sensazioni, in Rivista di Psicologia, n. 1. Sulla
nozione di progresso, sintesi di una comunicazione al Congresso della Società
per il progresso delle Scienza (sezione scienze filosofiche), in Atti del
Congresso di Bologna. Il trattato delle sensazioni di Condillac, con
introduzione su L'Opera di Condillac, Cappelli, Bologna. Spinoza e la nozione
del progresso umano, in Rivista di filosofia. Anche in Tra teoria sociale e
filosofia politica. Rodolfo Mondolo interprete della coscienza moderna. Scritti
La polemica di Zenone di VELIA contro il movimento, Rivista di Filologia e d'istruzione
classica, Torino, Confluito poi con alcune aggiunte in R. Mondolfo, Problemi
del pensiero antico, Der Faschismus in Italien (sotto lo pseudonimo di Rerum
italicarum scriptor), in Internationaler Faschismus, herausgegeben von C.
Landauer und H. Honegger, Karlsruhe. La polemica di Zenone di VELIA contro il
movimento, parte II, in Rivista di Filologia e d'istruzione classica Problemi
del pensiero antico, Zanichelli, Bologna Fichte, in Dizionario di scienze
pedagogiche Vallardi, Milano, Confluito poi nella raccolta Filosofi tedeschi:
saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna Il realismo di Roberto
Ardigò, in Rivista di filosofia Tra teoria sociale e filosofia politica.
Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Nel primo
centenario di Roberto Ardigò, in Rivista internazionale di filosofia del
diritto, Roma Romagnosi, in Dizionario di scienze pedagogiche, vol. II,
Vallardi, Milano, Il pensiero antico. Storia della filosofia greco-romana,
esposta con tesi scelti dalle fonti, Società Editrice Dante Alighieri,
Roma-Genova-Milano-Napoli. Sintesi storica del pensiero antico, Società
Editrice Dante Alighieri, Roma-Genova. Rassegne di storia della filosofia: I.
Filosofia del Rinascimento, in Rivista di filosofia, XX, Torino L'antinomia
fondamentale nella visione della vita e della storia di F. Nietzsche, in
L'idealismo realistico Die Anfänge der Arbeiterbewegung in Italien bis 1872 und
der Konflikt zwischen Mazzini und Bakunin, in Archiv für die Geschichte des
Sozialismus und der Arbeiterbewegung, herausgegeben von Prof. Carl Grünberg,
Hischfeld Verlag, XIV, heft 3, Leipzig Il superamento dell'utilitarismo e la
coscienza morale nella dottrina epicurea, in Rendiconto delle sessioni della R.
Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, vol. 3, Azzoguidi, Bologna.
Confluito poi in Problemi del pensiero antico, c Responsabilità e sanzione nel
più antico pensiero greco, in Civiltà moderna, Firenze Problemi del pensiero
greco Razionalità e irrazionalità della Storia: per una visione realistica del
problema del progresso, in Nuova Rivista Storica, Milano Collaborazione alla
Encyclopedia of the Social Sciences della Columbia University di New York;
voci: T. Campanella, A. Costa. I primordi del movimento operaio in Italia
avanti il 1872 e il conflitto tra Mazzini e Bakunin, in Nuova Rivista Storica
Die Anfänge der Arbeiterbewegung in Italien bis 1872 un Konflikt zwischen
Mazzini und Bakunin Riproposto poi da Mondolfo in una rivista argentina Nella
versione italiana, anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo
Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Collaborazione alla
Enciclopedia Italiana (Istituto Treccani); voce: Giordano Bruno, vita ed opere,
religione e filosofia, dio e l'universo: il monismo, l'etica Nella sua versione
rielaborata Mondolfo ripropone questo articolo in Figure e idee del
Rinascimento, trad. di L. Bassi, La Nuova Italia, Firenze Tarozzi, L'esistenza
e l'anima, in Nuova Rivista Storica Enciclopedia Italiana (Istituto Treccani);
voci: Comunismo (esposizione critica della dottrina e della storia Filone di
Alessandria, Helvétius Collaborazione alla Encyclopedia of the social Sciences
della Columbia University di New York; voci: Epicure and epicureanism, Giuseppe
Ferrari, Gaetano Filangeri, Pasquale Galluppi, Melchiorre Gioia, Gian Vincenzo
Gravina, Theodor Karl Grün, Peter Alexeyevitch, Antonio Labriola.
Collaborazione a Pedagogia (Enciclopedia delle Enciclopedie, Formiggini, Roma);
voci: Didattica della filosofia Libertà e Laicità della scuola Entrambi
riportati in Educazione e cultura come problemi sociali, Cappelli, Bologna
Comunicazione al Congresso della Società Italiana per il progresso delle
scienze su Criteri di studio del problema riguardante le origini della
filosofia greca. Germi in Bruno, Bacone e Spinoza del concetto marxistico della
storia, in Civiltà moderna, Firenze Germania nel 1932 (cfr. n. 228) e,
successivamente, nel sulla rivista argentina Dialéctica Tra teoria sociale e
filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna.
Scritti Un educatore scomparso: Marchesini, in La Cultura popolare Rapporti tra
la speculazione religiosa e la filosofia nella Grecia antica, I, in La Nuova
Italia, Firenze, II, dicembre, pp. 463-468. Intorno al contenuto dell'antica
teogonia orfica, in Rivista di Filologia e d'istruzione classica Rapporti tra
la speculazione religiosa e la filosofia della Grecia antica, II, in La Nuova
Italia, Firenze Il concetto della umwälzende Praxis e i suoi germi in Bruno e
Spinoza, in Grünbergs Fetschrift, C. L. Hirschfeld, Leipzig, pp. 365-376. I
Discorsi e il Contratto sociale di Rousseau, trad. con introduzione e commento,
2ª edizione, Cappelli, Bologna. Collaborazione alla Enciclopedia Italiana
(Istituto Treccani); voci: Labriola Internazionale e Internazionalismo Il
Giansenismo in Italia di Jemolo, in Rivista di Filosofia, Torino. Discutendo il
problema dei caratteri differenziali tra filosofia antica e moderna, in Rivista
di filosofia, Milano Nota sul genio ellenico, inserita nell'edizione italiana di
E. Zeller-R.Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, I
Presocratici; vol. 1: Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, La
Nuova Italia, Firenze Arte e religione in Grecia secondo gli schemi del
neoumanesimo, in Civiltà moderna, Firenze Tratto da M., Nota sul genio ellenico
in E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico,
Parte I: 1 Presocratici, vol. I: Origini, caratteri e periodi della filosofia
greca, Nota sulla divisione in periodi della filosofia, in Archivio di storia
della filosofia Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo
storico, 1 presocratici, Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, La
Nuova Italia, Firenze La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I:
I presocratici, vol. II: lonici e Pitagorici, La Nuova Italia, Firene
Encyclopedia of the Social Sciences della Columbia University di New York;
voci: Lucretius, Karl Geory Winkelblech (Karl Marlo). E. Zeller-R. Mondolfo, La
filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, vol. I:
Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, traduzione e aggiornamenti,
La Nuova Italia, Firenze. Studi sopra l'infinito nel pensiero dei Greci, in
Memoria della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, classe di
scienze morali, Gamberini e Parmeggiani, Bologna Azzoguidi, Bologna Eternità e
infinità del tempo in Aristotele, in Giornale Critico della Filosofia Italiana,
Firenze Il contributo di Zenone di VELIA alla scoperta dell'infinitesimale, in
Archivio di storia della filosofia La preparazione dei greci alla comprensione
dell'infinito, in Civiltà moderna, Firenze La concezione dell'Empireo in
Platone, in La Nuova Italia, Firenze, marzo. 242. Il passaggio dal teleologismo
al determinismo nella dottrina peripatetica dell'eternità del mondo, in Rivista
di filosofia, Milano L'infinito nel pensiero dei Greci, Le Monnier, Firenze
L'infinità divina nelle teogonie greche presocratiche, in Studi e materiali di
storia delle religioni, Roma L'infinito nel pensiero dei greci, Le Monnier, Firenze
L'infinità della potenza divina in Aristotele (Dal concetto negativo al
concetto positivo dell'infinito), in Ricerche religiose, Roma L'infinito nel
pensiero dei greci, Le Monnier, Firenze 1934. L'infinità dell'essere in Melisso
di Samo (contributi a un processo di riabilitazione), in Sophia, Padova
L'infinità divina da Filone ai neoplatonici e ai suoi precedenti, in Atene e
Roma, Firenze, Le Monnier L'Infinito nel pensiero dei greci, Le Monnier,
Firenze L'infinità del numero dai Pitagorici a Platone e ad Archimede, in
Archivio di filosofia, Roma Prassi che rovescia o Prassi che si rovescia?, in
Rivista internazionale di filosofia del diritto, Roma, XIII, fasc. VI, pp. 743
ss. Scritto che viene successivamente inserito da Mondolfo in Il materialismo
storico in Federico Engels Collaborazione alla Enciclopedia italiana; voce:
Materialismo storico Il contratto di lavoro nella voce Il lavoro Encyclopedia
of the Social Sciences della Columbia University di New York; voce: Paruta.
Lezioni di storia della filosofia svolte da M., a cura di Bortolotti e Wittig,
Bologna, Facoltà di filosofia, Bologna La genesi storica della filosofia
presocratica, in La Nuova Italia, Firenze, 20 marzo, pp. 82-94. Prefazione al
libro di G. Fontanesi, Il problema filosofico dell'amore nell'opera di Leone
ebreo, Libreria Emiliana, Venezia, pp. I-XIII. Problema umano e problema
cosmico nella formazione della filosofia greca, Memoria presentata
all'Accademia delle Scienze di Bologna nella sessione del 17 marzo, Azzoguidi,
Bologna Problemi del pensiero antico Note sull'eleatismo di VELIA: a proposito
degli Studi sull'eleatismo di G. Calogero, in Rivista di filologia e
d'istruzione classica, Torino Problemi del pensiero antico, Zanichelli, Bologna
I problemi dell'infinità numerica e dell'infinitesimo in Aristotele, in Rivista
di filosofia, Milano L'infinito nel pensiero dei greci, Le Monnier, Firenze
1934. Caratteri e sviluppi della filosofia presocratica, in Sophia, Roma,
luglio-settembre, pp. 274-288. La giustizia cosmica secondo Anassimandro ed
Eraclito, in Civiltà moderna, Firenze L'infinito nel pensiero dei Greci, Le
Monnier, nella Collezione di Studi filosofici diretta da G. Gentile, Firenze.
Recensioni in Pan: A. Rosemberg Storia del bolscevismo da Marx ai giorni
nostri, Sansoni, Firenze, in Rivista internazionale di filosofia del diritto;
N. Festa, I frammenti degli stoici antichi, vol. I, Laterza, Bari; G. Della
Valle, Tito Lucrezio Caro e l'epicureismo campano, Accademia Pontaniana, Napoli
1933; Id., Dove nacque T. Lucrezio Caro?, Stab. industrie editoriali
meridionali, Napoli 1933, in Sophia; G. Pasquali, Pagine stravaganti di un
filologo, Carabba, Lanciano 1933; Conte di Gobineau, Il rinascimento, trad. di
F. Gentile Tarozzi, Cappelli, Bologna Civiltà moderna; G. Mayer, Friederich
Engels: Eine Biographie, M. Nijhoff, Haag; Marx-Engels, Historische, Kritische,
Gesamtausgabe Werke Schriften, Briefe, Berlin, in Rivista di filosofia; C.
Ottaviano, Joachimi abbatis liber contra Lombardorum, Reale Accademia d'Italia,
Roma 1934. 261. Collaborazione alla Enciclopedia italiana; voce: Movimento
Operaio Fiorentino e il positivismo, in AA.VV, Onoranze a F. Fiorentino nel
cinquantenario della sua morte, Morano, Napoli Infinità dell'istante e infinità
soggettiva nel pensiero degli antichi, in Giornale critico della filosofia
italiana, Firenze Problemi del pensiero antico L'infinito nel pensiero
dell'antichità classica, cit. 264. La genesi e i problemi della cosmogonia di
Talete, in Rivista di filologia e d'istruzione classica, Torino Physis e
theion: intorno al carattere e al concetto centrale della filosofia
presocratica, in Atene e Roma, Firenze, Le Monnier Il principio universale di
Anassimandro, in Civiltà moderna, Firenze Questioni di storia della scienza
greca, in Rivista di filosofia, Torino L'infinito e le antinomie logiche nel
pensiero greco, relazione al Congresso della Società italiana per il progresso
delle scienze, tenutosi a Palermo il 12-18 ottobre, Società italiana per il
progresso delle scienze, Roma. Confluito poi in R. Mondolfo, I problemi del
pensiero antico, Zanichelli Enciclopedia italiana: Sindacalismo, Socialismo
Scienza (classificazione delle scienze e storia della scienza Problemi del
pensiero antico, Zanichelli, Bologna 1935. Lezioni di storia della filosofia, a
cura di Zambrini, Università di Bologna, Facoltà di lettere e filosofia,
Bologna. Lezioni di filosofia moderna: Benedetto Spinoza, tenute dal Chiar.mo
Prof M., a cura di Cavalli, GUF G. Venezian, Bologna Gli albori della filosofia
in Grecia, in La Nuova Italia, Firenze, gennaio. Feuerbach y
Marx. La dialéctica y el concepto de la historia, trad. di M. P. Alberti,
Claridad, Buenos Aires. Su
una presunta affermazione antica della sfericità terrestre e degli antipodi, in
Archeion Anaximenea, in Rivista di Filologia e d'istruzione classica, Torino
Gérmenes en Bruno, Bacon y Espinoza de la concepción marxista de la historia,
in Dialéctica, Buenos Aires, abril. Per Diogene d'Apollonia, in Rivista di
filosofia, Torino Gli atomisti antichi, in Il Lavoro Formes et tendences
actuelles du mouvement philosophique en Italie (in collaborazione con il Prof.
Limentani della R. Università di Firenze), in Revue de Synthèse L'utopia di
Platone, in Il Lavoro, 17 novembre, p.3. Aristotele ed Epicuro, in La Nuova
Italia, Firenze Echi del centenario di Romagnosi, in Il Lavoro La vitalità di
Aristotele, in Il Lavoro. La filosofia antica in terra d'Africa e le tendenze
del soggettivismo. Estratto da Atti della XXV Riunione della SIPS a Tripoli,
Raduno coloniale della scienza italiana, 1-7 novembre 1936. Relazione Congresso
della Società per il progresso delle scienze (Tripoli). Problemi della
cosmologia di Anassimandro, in Logos, Napoli Nota sulla cosmologia e la
metafisica di Anassimandro introdotta come aggiornamento nel Il vol.
dell'edizione italiana de E.Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo
sviluppo storico, Parte I: I Presocratici, Il vol.: lonici e Pitagorici, La
Nuova Italia, Firenze, 1938, pp. 190 ss. Ancora sull'infinito e gli antichi, in
Sophia La prima affermazione della sfericità della terra. Nota dell'accademico
effettivo prof M., comunicata il 12 dicembre, in Rendiconti delle sessioni
della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna. Classe di scienze
morali Bologna, Tip. Azzoguidi, p. 18. Trad. it con l'aggiunta di una postilla
in Momenti del pensiero greco e cristiano Enciclopedia italiana; voci: Unità,
Universo (nella storia della filosofia) Per l'interpretazione di F. Fiorentino,
in Archivio di storia della filosofia italiana Sui frammenti di Filolao
(contributo a una revisione del processo di falsità), in Rivista di Filologia e
d'istruzione classica Platone e la storia del pitagorismo, in Atene e Roma,
Firenze, Le Monnier Nota sulle fonti della nostra conoscenza e ricostruzione
storica del Pitagorismo, in E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel
suo sviluppo storico, pp. 313 ss. Forme e tendenze attuali del movimento
filosofico in Italia, (in collaborazione con il Prof. Limentani della R.
Università di Firenze), in Logos, Napoli L'origine dell'ideale filosofico della
vita. Comunicazione, Rendiconti delle sessioni della R. Academia delle scienze
dell'Istituto di Bologna. Classe di scienze morali, serie V, I, Azzoguidi,
Bologna Zeller-M., La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1
Presocratici, vol. Il: lonici e Pitagorici, La Nuova Italia, Firenze. Intorno
ad Epicarmo, in Civiltà moderna, Firenze L'unità del pitagorismo, in La Nuova
Italia, Firenze, giugno. 1940 Origen y sentido del concepto de cultura
humanista, para la inauguración de cursos del Istituto de Humanidades de la
Universidad Nacional de Córdoba, El Sol, La Plata Historia y filosofia, in
Sustancia, Tucumán, Trad. it. in Alle origini della filosofia della cultura,
trad. di L. Bassi, Il Mulino, Bologna El materialismo histórico en Federico
Engels, version castellana de A. Mantica, Libreria y Editorial Ciencia,
Rosario, Descartes, Discorso sul metodo, a cura di M. e Garin, Sansoni, Firenze
La traduzione e le note di M. vennero pubblicate anonime in questa prima
edizione, mentre ricompaiono nelle ristampe successive Descartes, Principi di
filosofia, a cura di M. e E. Garin, Sansoni, Firenze, pp. XXXIII-82. La
traduzione e le note di Rodolfo Mondolfo vengono pubblicate anonime in questa
prima edizione, mentre ricompaiono nelle ristampe successive Sócrates, edición
de la Universidad Nacional de Córdoba, Córdoba. Anche in
Moralistas griegos. La conciencia moral de Homero a Epicuro, Imán, Buenos Aires
1941. Sugestiones de la
técnica en las concepciones de los naturalistas presocráticos, in Archeion de
la Universidad Nacional del Litoral Trad. it di L. Bassi: Suggestioni della
tecnica nelle concezioni dei naturalisti presocratici, in Alle origini della
filosofia della cultura, introduzione di R. Treves, Il Mulino, Bologna
Moralistas griegos. La conciencia moral de Homero a Epicuro, Imán, Buenos
Aires. Trad. it. accresciuta a
cura di V. E. Alfieri, Moralisti greci. La coscienza morale da Omero a Epicuro,
Ricciardi, Napoli-Milano Espíritu revolucionario y conciencia histórica, in
Revista Mexicana de Sociología, Universidad Nacional Autónoma de México El
pensamiento antiguo, historia de la filosofia greco-romana, 2 vol., Losanda,
Buenos Aires. El problema del conocimiento desde los presocráticos hasta
Aristóteles, Publicaciónes del Instituto de Humanidades de la Universidad
Nacional de Córdoba, n. 19, Córdoba. La teoría del sentido interior en San
Agustín y sus antecedentes griegos, in Insula, Buenos Aires. Trad. it. in
Momenti del pensiero greco e cristiano Espíritu revolucionario y conciencia
histórica, in Revista mexicana de Sociología e nel Boletín del Instituto de
Sociología de Bueons Aires La antinomia del espíritu innovador, in Sustancia,
n. 9, Tucumán, pp. 12- La filosofia política de Italia en el siglo XIX, Imán,
Buenos Aires. En los orígenes de la filosofía de la cultura, Imán, Buenos
Aires. En el centenario de Galileo, in Sur La crítica escéptica de la
causalidad, in El problema de la causalidad, Publicaciones del Instituto de
Humanidades de Córdoba. El genio helénico y los caracteres de sus creaciones
espirituales, Cuadernos de la Facultad de Filosofía y Letras de Tucumán,
Tucumán. Roberto Ardigó y el positivismo italiano, in Sustancia, Tucumán
Naturaléza y cultura en la formación de la filosofía griega, Publicaciones del
Instituto de Humanidades Córdoba. Rousseau y la consciencia moderna, Imán,
Buenos Aires. Campanella y Descartes, in Estudios de Filosofía, Universidad
Nacional de Córdoba. La filosofía de la historia de Fernando Lassalle, in
Revista mexicana de Sociología, Universidad Nacional Autónoma de México
Traducción de Carmelo di Bruno del original italiano. E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia
dei Greci nel suo sviluppo storico, 1 Presocratici, vol. I: Origini, caratteri
e periodi della filosofia greca, 2ª edizione, La Nuova Italia, Firenze. 1944 323. El
pensamiento de Galileo y sus relaciones con la filosofía y la ciencia antiguas,
Publicaciones del Instituto de Humanidades, n. 33, Córdoba La filosofía de
Giordano Bruno, trad. Ricardo Resta, in Minerva, Buenos Aires, a. 1, vol. 1,
mayo-junio. La ética antigua y la noción de conciencia morale, Imprenta de la
Universidad Nacional de Córdoba, Publicaciónes del Instituto de Humanidades, n.
41, Córdoba Misión de la cultura humanista, in Papales, Buenos Aires. Determinismo contra volontarismo en
la filosofia de Nietzsche, in Minerva, Buenos Aires, II, n. 4. Anche Ensayos
críticos sobre filósofos alemanes, Imán, Buenos Aires Determinismo contro
volontarismo nella filosofia di F. Nietzsche, in Filosofi tedeschi: saggi
critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna La politica y la utopía de
Campanella. La
Ciudad del Sol, in Revista mexicana de Sociología, Universidad Nacional
Autónoma de México Origen del ideal filosófico de la vida, in Revista de
estudios clásicos de la Universidad de Cuyo, Mendoza Inserito successivamente
in M., En los orígenes de la filosofía del la cultura, Libreria Hachette,
Buenos Aires La trascendencia extratemporal divina y la infinitud temporal en
el período religioso de la filosofía griega, in Philosophia, Mendoza,
Universidad de Cuyo Eternidad e infinitud del tiempo en Aristóteles,
Publicaciones del Instituto de Filosofía y Humanidades, n. 44. Pubblicato nella
Revista de la Universidad Nacional de Córdoba El infinito y las antinomias
lógicas de la filosofia antigua, Publicaciones del Instituto de Humanidades
Córdoba. El primer fragmento de Heráclito: texto, traduccion y comentario, in
Revista de la Universidad de Buenos Aires El pensamento antiguo, Losada, Buenos
Aires. Sobre la pena de muerte (Kant contra Beccaria), in Bebel, Santiago del
Chile Bruno, in Philosophia, Mendoza, Univer- sidad de Cuyo La infinitud del
espiritu en la filosofia antigua, Universidad Nacional de Córdoba,
Publicaciones del Instituto de Filosofía y Humanidades, Córdoba Qué es el
materialismo histórico, in Babel, Santiago del Chile, Heidel, La edad heroica
de la ciencia, Espasa Calpe, Buenos Aires. Cesar Beccaria y su obra, Depalma,
Buenos Aires Trad. it con ampliamenti ed aggiunte: Cesare Beccaria, La Nuova
Accademia, Milano Descartes, Discorso sul metodo, a cura di E. Garin e R.
Mondolfo, Sansoni, Firenze, 2ª edizione. R. Descartes, Principi di filosofia, a
cura di E. Garin e R. Mondolfo, Sansoni, Firenze, 2ª edizione. Il problema del
male in Agostino e nell'agostinismo, conferenza tenuta nell'aula magna
dell'Università di Montevideo il 31 agosto. Confluita in
Momenti del pensiero greco e cristiano Ensayos críticos sobre filósofos
alemanes, Imán, Buenos Aires. Trad. it a cura di L. Bassi, Filosofi tedeschi: saggi
critici, Cappelli, Bologna 1958. La idea de progreso humano en G. Bruno,
in Babel, Santiago del Chile Tres filósofos de Rinascimiento: Bruno, Galileo,
Campanella, Losanda, Buenos Aires. Poi rifuso in Figuras e ideas de la
Filosofía del Rinacimento, Losada, Buenos Aires San Augustín y el problema del
mal en el neoplatonismo cristiano, in Revista de la Facultad de Humanidades y
Ciencias de Montevide Interpretaciones de Heráclito en el último medio siglo,
prólogo a O. Spengler, Heráclito, Espasa-Calpe, Buenos Aires. Interpretaciones
italianas del materialismo histórico, in Cultura italiana, Buenos Aires. Trad.
it: Il materialismo storico nelle interpre-tazioni italiane, in Critica
sociale, Milano Voluntarismo y pedagogia de la acción en Mazzini y en Marx, in
Babel, Santiago del Chile La idea de cultura en el Rinacimiento italiano, in
Jornadas de centro de cultura italiana, Tucumán, Universidad Nacional Figure e
idee del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze, Die Klassische Philosophie in
Latein-Amerika, Universitas, Stuttgart. Problemas y métodos de la investigación
en historia de la filosofia, Cuadernos de Instituto de Universidad Nacional de
Tucumán, Tucumán. Sulle orme di Marx, 4ª edizione, Cappelli, Bologna. Le sujet
humain dans la philosophie antique, in AA. VV., Proceedingof the Tenth
International Congress of Philosophy, North-Holland Publishing Co., Amsterdam
Voluntad y conocimiento en Heráclito, in Notas y estudios de filosofía,
Tucumán, Spinoza y la noción de progreso humano, in Bebel, Santiago de Chile
Descartes, Discorso sul metodo, a cura di E. Garin e R. Mondolfo, 3ª edizione,
Sansoni, Firenze. Descartes, Principi di
filosofia, a cura di Garin e M., 3ª edizione, Sansoni, Firenze. El hombre como
sujeto espiritual en la filosofía antigua, in Actas de primer Congreso Nacional
de Filosofía, tomo III, Mendoza, Universidad Nacional de Cuyo L'utopia di
Campanella, Studi in onore di Gino Luzzatto, Giuffrè, Milano. Rousseau, Discorsi e Contratto
sociale, a cur. M., 3ª edizione, Cappelli, Bologna. Il pensiero antico. Storia
della filosofía greco-romana, esposta con testi scelti dalle fonti, 2ª
edizione, La Nuova Italia, Firenze. Il metodo di Galileo e la teoria della
conoscenza, in Rivista di filo-sofia, Torino Figure e idee del Rinascimento, La
Nuova Italia, Firenze Ensayos sobre el Renacimiento italiano, Universidad
Nacional de Tucumán, Instituto de filosofía, Tucumán. El método de
Galileo y la teoría del conocimiento, in Actas de la Academia de Ciencias
Culturales y Artes de la Universidad Nacional de Tucumán, Tucumán Trabajo
manual y trabajo intelectual desde la antigüedad hasta el Renacimiento, in
Revista de historia de las ideas de la Universidad Nacional de Tucumán, Tucumán
Lavoro manuale e lavoro intellettuale dall'antichità al Rinascimento, in
Critica sociale, Milano, Ristampato in Alle origini della filosofia della
cultura, a cura di R. Treves, Il Mulino, Bologna Polis, lavoro e tecnica,
introduzione e cur. Ferriolo,
Feltrinelli, Milano La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: I
presocratici, vol. Il: Ionici e Pitagorici, 2ª edizione, La Nuova Italia,
Firenze Lo humano y lo subjetivo en el pensamiento antiguo, in Notas y estudios
de filosofía, Tucumán, Sobre una interpretación reciente de Anaxagoras y los
eleatas, in Notas y estudios de filosofía, Tucumán, Preparación profesional e
investigación científica, in La universidad del siglo XX, Universidad Nacional
de San Marcos, Lima Trad. it. in Educazione e cultura come problemi sociali La
reminiscencia platónica y la actividad del espíritu, in Actas del Congreso de
filosofía en Lima y Revista de la Universidad Nacional de S. Agustín de
Arequipa. Reseñas en Notas y
estudios de filosofía, sobre: M. Dal Pra, La storiografia filosófica antica; C.
Moeller, Sagesse grecque etparadoxe chrétien; A. Nogueira, Universo Zeller-M.,
La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: I Presocratici, vol.
I: Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, 3ª edizione, La Nuova
Italia, Firenze El pensamiento antiguo.Desde los orígines hasta Platón. Tomo II: Desde
Aristóteles hasta neoplatónicos, 3ª edizione, Losada, Buenos Aires El infinito
en el pensamiento de la antigüedad clásica, trad. de F. Gonzáles Ríos,
Ediciones Imán, Buenos Aires. La filosofía como problematicidad y el historicismo, in
Philosophia, Universidad Nacional De Cuyo, Mendoza, Trad. it: La filosofia come
problematicità e lo storicismo, in Il Dialogo Il materialismo storico in F.
Engels, 2ª edizione italiana, La Nuova Italia, Firenze. Leonardo teórico del
arte y de la ciencia, in Sur, Buenos Aires, Eduard Zeller y la historia de la
filosofía, in Notas y estudios de filosofía, Tucumán Intorno alla gnoseologia
di Democrito, Rivista critica di storia della filosofia, Milano La comprensione
del soggetto umano nell'antichità classica, trad. di L. Bassi, La Nuova Italia,
Firenze Problemi e metodi di ricerca nella storia della filosofia, La Nuova
Italia, Firenze. 1953 I cirenaici e i raffinati del Teeteto platonico, Rivista
di filosofia, Torino La comprensione del soggetto umano nell'età classica Il
valore del lavoro nel riconoscimento di Senofonte, Platone ed Aristotele, in
Critica sociale, Milano, Trabajo y conocimiento según Aristóteles, in Imago
mundi, Buenos Aires L'unité du sujet dans la gnoséologie d'Aristóte, in Revue
philosophique, Paris Platón y el concepto unitario de cultura humana, in
Humanitas, Universidad Nacional de Tucumán, a. 1, n. 1, pp. 15-24; nella
versione italiana: Platone e il concetto unitario di cultura umana, in Scritti
di sociologia e politica in onore di Luigi Sturzo, II, Zanichelli, Bologna, pp.
569-580. Dos
textos de Platón sobre Heráclito, in Notas y estudios de filosofía, Tucumán
Leonardo teorico dell'arte e della scienza, in II Ponte, Firenze Campanella y
su utopía, prólogo a T. Campanella, La Ciudad del Sol, Losada, Buenos Aires.
Breve historia del pensamiento antiguo, Losada, Buenos Aires La valoración del
trabajo en la Grecia antigua hasta Sócrates, in Revista de economía, Córdoba,
The Greek attitude to manual labour, in Past et Present, London Rousseau e la
coscienza moderna, La Nuova Italia, Firenze. Trad. it. di Rousseau y la
consciencia moderna, Imán, Buenos Aires 1944. Cultura e libertà nel pensiero di
Croce, in Critica sociale, Milano, Educazione e cultura come problemi sociali
Cultura y libertad en el pensamiento de B. Croce, in AA.VV, Homenaje a
Benedetto Croce en el primer aniversario de su fallecimiento, de la Facultad de
Filosofía y Letras de Buenos Aires Seneca e l'infinità del progresso
spirituale, in Critica sociale, Milano, aprile. La divisione del lavoro e il compito
sociale dell'educazione, in Critica sociale, Milano Educazione e cultura come
problemi sociali, cit., pp. 35-43. Séneca y la infinitud del progreso
espiritual, in La Torre, de la Universidad de Puerto Rico, n. 5, pp. 63-74. Il problema di Cratilo e
l'interpretazione ai Eraclito, in Rivista critica di storia della filosofía,
Milano, IX, n. 3, pp. 221-231. La conciencia moral en Sócrates, Platón
y Aristóteles, in Humanidades, de la Universidad Nacional de La Plata, n. 34,
Seccíon Filosofía Figuras e ideas de la filosofía del Renacimiento, Losada,
Buenos Aires. Trad. it. a cura di L. Bassi: Figure e idee della filosofia del
Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze El problema de Cratilo y la
interpretación de Heráclito, in Anales de Filología Clásica, Buenos Aires,
Universidad de Buenos Aires Rousseau, Discorsi e Contratto sociale, a cura di
R. Mondolfo, 4ª edizione, Cappelli, Bologna. Educazione e democrazia nel
pensiero socialista, in Critica sociale, Milano Historia de la filosofía e
historia de la cultura, in Imago mundi, Buenos Aires, marzo. Trad it. Storia della filosofia e
storia della cultura, in Educazione cultura come problemi sociali Intorno a
Gramsci e alla filosofia della prassi, in Critica sociale, Milano Critica
sociale, Milano 1955, con prefazione di E. Bassi. Successivamente compreso nel
volume Da Ardigò a Gramsci, Nuova Academia, Milano Umanismo di Marx. Studi
filosofici Antologia di Aristotele, La Nuova Italia, Firenze. La comprensión
del sujeto humano en la cultura antigua, Imán, Buenos Aires. Trad. it. a cura
di L. Bassi, La comprensione del soggetto umano nell'antichità classica, La
Nuova Italia, Firenze 1958. Giuseppe Mazzini y los orígenes del
movimiento obrero en Italia hasta 1872. El conflicto entre Mazzini y Bakunin,
in Cuadernos de la cultura de Italia, Buenos Aires, Sócrates, Colección
filósofos y sistemas, Losange, Buenos Aires. Edizione ampliata de Sócrates,
edición de la Universidad Nacional de Córdoba, Cordoba I moralisti greci. La coscienza morale da Omero a
Epicuro, Ricciardi, Milano-Napoli Lavoro e conoscenza nelle concezioni
dell'antichità classica, Sag-giatore, Torino. Poi in Educazione e cultura come
problemi sociali, Successivamente anche in Polis, lavoro e tecnica, a cura di
M. V. Ferriolo Espíritu revolucionario y conciencia histórica, Ediciones
Populares Argentinas, Buenos Aires. Evolución del socialismo, Ediciones
Populares Argentinas, Buenos Aires. Historia de la Universidad de Bologna, in
La Torre, Puerto Rico, Universidad de Puerto Rico, 3, 12, ottobre-dicembre, pp.
45 ss. Trad. it. Storia dell' università di Bologna, in La vita italiana, nel
volume Estudios italianos en la Argentina, publicado dal Centro di studi
italiani, Buenos Aires Cultura y libertad en el pensamiento de B. Croce, in
Homenaje a Croce en el primer aniversario de su fallecimiento, Facultad de
Filosofía y Letras de Buenos Aires. Trabajo y conocimiento en las concepciones
de la antigüedad clásica, in Cuadernos Americanos, México, Universidad Nacional
Autónoma de México, Titolo originale: Lavoro e conoscenza nelle concezioni
dell'antichità classica, in Saggiatore Torino. Storia dell'università di Bologna,
in La vita italiana, nel volume Estudios italianos en la Argentina, publicado
dal Centro di studi italiani, Buenos Aires Educazione e cultura come problemi
sociali, L'infinito nel pensiero dell'antichità classica, La Nuova Italia,
Firenze. El
genio helénico: formación y caracteres, Editorial Columba, Buenos Aires. La
ciencia de la lógica de Hegel, trad. de Augusta y M., prólogo de M. Hachette,
Buenos Aires. La división del trabajo y la tarea de la educación, en Estudios
sociológicos (congreso de sociologia), México, y en La Nación, Buenos Aires,
abril. El materialismo histórico en Engels y otros ensayos, nueva traduccion de
la 2ª edicion italiana con agregados, Editorial Raigal, Buenos Aires. Alle origini della filosofia della
cultura, trad. it di L. Bassi e con introduzione di R. Treves, I Mulino,
Bologna. Bolscevismo e dittatura (la conseguenza del sistema), in Critica
sociale, Milano Studi sulla rivoluzione russa, cit., L'esigenza del nesso fra
storia della filosofia e storia della cultura, in AA. VV., Verità e storia: un
dibattito sul metodo della storia della filosofia, Società filosofica romana,
Arethusa, Asti Aristotele. Antologia, 1ª ristampa, La Nuova Italia, Firenze. La
coscienza morale e la legge interiore in Plutarco, in Filosofia, Torino, Sul
concetto di lavoro, in Il comune, Senigallia, febbraio. Successivamente in S.
Anselmi, Incontro con Rodolfo Mondolfo. In appendice: M. Il concetto di lavoro,
Libr. editrice Sapere, Senigallia 1961. La filosofia della Critica sociale, in
Esperienze e studi socialisti: in onore di U. G. Mondolfo, La Nuova Italia,
Firenze, pArte, religión y filosofía de los Griegos, Columba, Buenos Aires. La deuda de
Aristóteles con Platón, in La Nación, Buenos Aires, 10 de febrero. Acerca de la
primera traducción directa de la Ciencia de la lógica de Hegel, in La Prensa,
Buenos Aires, 13 de enero. La filosofía como problemática y su continuidad
histórica, in Revista de filosofía de la Universidad de Costa Rica, San José de
Costa Rica, Prólogo a A. Nogueira, Ideas vivas e ideas muertas, Colecão Rex,
Río de Janeiro. Problemas de cultura y educación, Hachette, Buenos Aires. Trad.
it Educazione e cultura come problemi sociali, Cappelli, Bologna 1957: Prólogo
a Lamanna, Historia de la Filosofía, I: El pensamento antiguo, trad. de
Caletti, Hachette, Buenos Aires. Educazione e cultura come problemi sociali, Cappelli,
Bologna. Edizione spagnola: Problemas de cultura y education, Hachette, Buenos
Aires. La historia de la filosofía y la historia integral, in Revista de la
Universidad de Buenos Aires, Buenos Aires, Note intorno alla storia della
filosofía, in Rivista critica di storia della filosofia», Milano, L'influenza
storica e la perennità di Socrate, in Il Dialogo, Bologna, Evidence of Plato
and Aristotele relating to the ekpyrosis in Heraclitus, trad. D. J. Allan, in
Phronesis, Intorno al problema storico di Hilferding, in Critica sociale,
Milano, Ristampato in R. Mondolfo, Umanismo di Marx. Studi filosofici, Filosofi
tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna. Il pensiero
stoico ed epicureo. Antologia di testi, a cura di R. M. e D. Pesce, La Nuova
Italia, Firenze. Determinismo contro volontarismo in Nietzsche, in Il Dialogo,
Bologna, nTitolo originale: Determinismo contra volontarismo en la filosofia de
Nietzsche, in Minerva, Buenos Aires. Nella sua traduzione italiana il saggio si
trova anche in Id. Filosofi tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi,
Cappelli, Bologna Prospettive filosofiche: la filosofia come problematicità e
lo storicismo, con bibliografia degli scritti di R. Mondolfo, in Il Dialogo,
Bologna, Titolo originale: La filosofía como problematicidad y el historicismo,
in Philosophia, Universidad Nacional De Cuyo, Mendoza, Rispetto all'originale
spagnolo, Mondolfo inserisce una breve postilla di aggiornamento. La
comprensione del soggetto umano nell'antichità classica, trad. it. L. Bassi, La
Nuova Italia, Firenze. Titolo originale: La comprensión del sujeto humano en la
cultura antigua, Imán Buenos Aires Prefazione a L. Conti, L' assistenza e la
previdenza sociale. Storia e problemi, Feltrinelli, Milano. Aristotele.
Antologia, La Nuova Italia, Firenze Eraclito e Anassimandro, La Nuova Italia,
Firenze. Eraclito e Anassimandro (Dalle note di aggiornamento Zeller-Mondolfo,
vol. III: Capitoli su Eraclito), in Filosofia, Torino, I frammenti del fiume e
il flusso universale in Eraclito, in Rivista critica di storia della filosofía,
Milano El flujo universal de Heráclito y el símbolo del río, in Cultura
Universitaria Anche in E. Zeller e R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo
sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, Eraclito, La Nuova Italia, Firenze,
Il pensiero politico del Risorgimento italiano, La Nuova Accademia, Milano. Titolo
originale: La filosofia política de Italia en el siglo XIX, Imán, Buenos Aires.
Rispetto all'edizione
castigliana quella italiana presenta aggiornamenti e arricchimenti. El
pensamiento antiguo. Historia de la filosofia greco-romana, Losada, Buenos
Aires. Sócrates, Editorial Universitaria, Buenos Aires. El sol y las Erinias,
según Heráclito, in Universidad, Universidad Nacional del Litoral, Santa Fe, La
idea de una misión del filósofo, en el pasado y en nuestros días, in La Nación,
Buenos Aires, octubre. El flujo universal de Heráclito y el símbolo del río, in
Cultura Universitaria, Caracas, Direccion de Cultura. Departamento de
Publicaciones, Nota sobre los Antecedentes en la historia de la filosofía, in
Philosophia, Mendoza, Universidad Nacional de Cuyo, Facultad de Filosofía y
Letras, Instituto de Filosofía, La conflagración universal en Heráclito, in
Philosophia, Mendoza, Revista del Instituto de Filosofía, Universidad Nacional
de Cuyo, Facultad de Filosofía y Letras, Los seminarios de investigación
filosofíca, in Revista de Educación, La Plata, La missione della filosofia
nell'epoca attuale, in Critica sociale, Milano, Anche in Prospettive storiche e
problemi attuali dell'educazione. Studi in onore di Ernesto Codignola, La Nuova
Italia, Firenze Guía bibliográfica de la filosofía antigua, Losada, Buenos
Aires. Cesare Beccaria, La Nuova Academia, Milano. Edizione italiana, con complementi
ed aggiunte de Cesare Beccaria, Editorial Depalma, Buenos Aires Moralisti
greci. La coscienza morale da Omero a Epicuro, trad. a cura di V. E. Alfieri,
Ricciardi, Napoli-Milano. Titolo originale: Moralistas griegos. La conciencia
moral de Homero a Epicuro, Imán, Buenos Aires Rispetto all'originale edizione
spagnola, quella italiana si presenta accresciuta. O genio helénico,
en V. de Magalhães Vilhena, Panorama do pensamiento filosófico, Cosmos, Lisboa.
En los orígenes de la filosofía de la cultura, 2ª edición ampliada, Hachette,
Buenos Aires. La Universidad latino-americana como creadora de cultura, Cultura
universitaria de Caracas Universidad de la República, Montevideo; Universidades
(Unión de Universidades de América latina), Buenos Aires, IMarx y marxismo,
Estudios histórico-críticos, Trad. esp. parciale de M. H. Alberti, Fondo de
cultura económica, México-Buenos Aires. Socrates, 3ª edición, Eudeba, Buenos
Aires Bibliografía heraclitea, in Anales de filología clásica, Buenos Aires, Il
pensiero stoico ed epicureo. Antologia di testi, introduzione critica e commento a cura di
D. Pesce, La Nuova Italia, Firenze. Presentazione a AA.VV, Senigallia, a cura
di S. Anselmi, Libreria Editrice Sapere, Senigallia. Socialismo e
cristianesimo, in Critica sociale, Milano, El genio helénico y Arte, religión y
filosofía de los griegos, Editorial Columba, Buenos Aires. Notas heraclíteas.
La identidad de los caminos opuestos (B 59 y B 60), in Philosophia, Mendoza,
Universidad Nacional de Cuyo, Facultad de Filosofía y Letras, Instituto de
Filosofía, Heráclito y Parménides, in Cuadernos filosóficos, Universidad
Nacional del Litoral, Rosario, De las notas de actualización de
Zeller-Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico. Problemas y
métodos de la investigación en la historia de la filosofia, 2ª edición
ampliada, Edit. Universitaria, Buenos
Aires. Il pensiero neoplatonico. Antologia di testi, scelta, traduzione e note
introduttive di M., introduzione critica e commento di D. Pesce, La Nuova
Italia, Firenze. Il pensiero antico. Storia della filosofia greco-romana
esposta con testi scelti dalle fonti, 3ª edizione aggiornata, La Nuova Italia,
Firenze. E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo
storico, I Parte: 1 Presocratici, vol. IV: Eraclito, La Nuova Italia, Firenze.
E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico La
filosofia post-aristotelica, vol. VI: Giamblico e la Scuola di Atene, trad. di
E. Pocar, a cura di G. Martano, La Nuova Italia, Firenze. Nel centenario di
Filippo Turati, in Quaderni italiani dell'Istituto italiano di cultura, Buenos
Aires. Arte,
religion y filosofia de los Griegos, Columba, Buenos Aires. Veritas filia temporis en
Aristóteles, in Revista de la Universidad Nacional de Córdoba, Personalità e
responsabilità nella democrazia, I parte, in Critica sociale, Milano, Il
movimento operaio fino al 1860, in Critica sociale, Milano, S. Anselmi,
Incontro con Rodolfo Mondolfo. In appendice: M., Sul concetto di lavoro,
Libreria editrice Sapere, Senigallia. 1962 Personalità e responsabilità nella
democrazia, Il parte, in Critica Sociale, Milano, Il concetto dell'uomo in
Marx, in Il dialogo, Bologna, e a cura del Comune di Senigallia. Si tratta di
una conferenza tenuta all'Università di Montevideo per i corsi del Consejo
Interuniversitario Regional di Argentina, Cile e Uruguay, nel febbraio del
1962. Successivamente pubblicata in spagnolo (trad. a cura di O. Caletti) nel
testo Humanismo de Marx, Fundo de la cultura económica, México Ora in Umanismo
di Marx. Studi
filosofici Personalidad y responsabilidad en la democracia, in Buenos Aires.
Revista de Humanidades, Buenos Aires, La conciencia moral de Homero a Demócrito
y Epicuro, Eudeba, Buenos Aires Materialismo histórico. Bolschevismo y
dictadura, Ediciones nuevas, Buenos Aires. Le opere complete di Antonio
Labriola, in Critica sociale, Milano, in numero di ripubblicazione dell Tesi di
Critica Sociale, Rousseau y la conciencia moderna, Eudeba, Buenos Aires.
Homenaje a M., Universidad Nacional de Córdoba. Da Ardigò a Gramsci, La Nuova
Accademia, Milano. Testimonianze
su Eraclito anteriori a Platone, in Rivista critica di Storia della filosofia,
Milano, Fratelli Bocca Eraclito, Testimonianze e imitazioni, a cura di M. e L.
Tarán, La Nuova Italia, Firenze Breve historia del pensamiento antiguo, Losada,
Buenos Aires. Siete opiniones sobra la significación del humanismo en el mundo contemporáneo,
in Revista de la Universidad de Buenos Aires, Buenos Aires Un precorrimento di
Vico in Filone alessandrino, in AA. VV., Miscel-lanea di studi alessandrini in
onore di A. Rostagni, Bottega d'Erasmo, Torino, Successivamente in R. Mondolfo,
Momenti del pensiero greco e cristiano, Morano, Napoli Morale e libertà in
Labriola, recensione a Dal Pane, Ricerche sul problema della libertà e altri
scritti di filosofia e pedagogia Critica sociale, Milano, L'uomo greco secondo
Pohlenz, in Il Ponte, Firenze, La Nuova Italia, Poi in Momenti del pensiero
greco e cristiano, Morano, Napoli, Fromm y la interpretación de Marx, in La
Nación, Buenos Aires, julio. La Universidad y sus antecedentes, in La
Gaceta, del Fondo de Cultura Económica, Mexíco. Personalidad y responsabilidad
en la democrazia, Buenos Aires. Sócrates, Mestre Jou, São Paulo. Sócrates, 4ª
edición, Eudeba, Buenos Aires. En torno a la contemporaneidad de la historia,
in La Torre, Puerto Rico, Universidad de Puerto Rico, Trad. it. Intorno alla
contemporaneità della storia, in Critica sociale, Milano, La obra de Condillac,
prólogo a Condillac, Tratado de las sensaciones, Eudeba, Buenos Aires.
Problemas y métodos de la investigación en la historia de la filosofía, Eudeba,
Buenos Aires. Fromm e il concetto
dell'uomo in Marx, in Critica sociale, Anche in R. Mondolfo, Umanismo di Marx.
Studi filosofici, Figure e idee della filosofia del Rinascimento, La Nuova
Italia, Firenze. Trad.
it. Figuras e ideas de la filosofía del Rinacimento, Losanda, Buenos Aires. La fondazione del materialismo
storico (A proposito di recenti studi), in Il Dialogo, Bologna, Ristampato in
Umanismo di Marx. Studi filosofici, Nuovi studi su Feuerbach e Marx, a cura di
M. e A. Testa, in Il Dialogo, Bologna, Marxismo e libertà, in Il Ponte,
Firenze, Anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici, Le antinomie di Gramsci,
in Critica sociale,Decartes, Discorso sul metodo, a cura di M. ed E. Garin,
Sansoni, Firenze. Galileo e la scienza, in Critica sociale, Milano,
Ripubblicazione del saggio (cap II: Il pensiero di Galileo e i suoi rapporti
con l'antichità e con il Rinascimento) apparso nella raccolta Figure e idee del
Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze In memoria di Gino Luzzatto, in Critica
sociale, Galileo y el método experimental, in La Nación, junio. Momenti del
pensiero greco e cristiano, Il Morano, Napoli. A quarant'anni della prima
edizione de La Rivoluzione Liberale, M. a Piero Gobetti, Centro Studi Gobetti,
Quaderno Torino. El
humanismo de Marx, trad de O. Galetti, Fondo de la Cultura Económica,
México-Buenos Aires. Origen y desarrollo histórico de la universidad, in
Revista de la Universidad de Córdoba, Córdoba. O pensamento antiguo, 2 tomos,
Maestre You, São Paulo. Momentos de pensamiento griego y cristiano, versión
castellana de O. Caletti, Paidós, Buenos Aires Materialismo histórico como
humanismo realista, in La Gaceta, del Fondo de la Cultura Económica, México,
septiembre. Si tratta di una
conferenza tenuta all'Università di Montevideo per i corsi del Consejo
Interuniversitario Regional di Argentina, Cile e Uruguay, nel febbraio del
1962. Pubblicata anche nel testo Humanismo de Marx, Fundo de la cultura
económica, México. La versione italiana (I materialismo storico come umanismo
realistico) si trova in Il Dialogo, Bologna, e in M., Umanismo di Marx. Studi
filosofici, Discussioni su un testo di Parmenide (Die Fragm. d. Vorsokr. --
Rivista critica di storia della filosofia, Milano, Sul valore storico delle
testimonianze di Platone, in Filosofia, XV, ottobre, pp. 583-601. Anche in Eraclito,
Testimonianze e imitazioni, a cura di M. e L. Tarán, La Nuova Italia, Firenze,
Platón y la interpretación de Jenófanes, in Revista de la Universidad Nacional
de Cordoba. La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: I
presocratici, vol. Il: Ionici e Pitagorici, La Nuova Italia, Firenze. K. Marx,
Crítica de la filosofia del derecho de Hegel, trad. del alemán, con notas
aclaratorias de R. Mondolfo, Ed. Nuevas, Buenos Aires La lotta di classe
secondo Juan B. Justo, in Critica sociale, Milano, Riproduzione
dell'Introduzione a AA. VV., Bilancio del marxismo, Cappelli, Bologna; e con il
titolo Conclusioni sul marxismo, in П Dialogo, Tecnica e scienza nel
pensiero antico, in Athenaeum, Pavia, El pensamento antiguo, trad. del italiano
por S. A. Tri, tomo I-II, 5ª edición, Losada, Buenos Aires. Introduzione a
Bilancio del marxismo, Cappelli, Bologna. Le testimonianze di Aristotele su
Eraclito, in Filosofia, Torino, Anche in Heraclitus, Testimonianze e
imitazioni, cura di R. Mondolfo e L. Tarán, La Nuova Italia, Firenze,
Aristotele. Antologia, 4ª edizione, La Nuova Italia, Firenze. Verum ipsum
factum desde la antigüedad hasta Galileo y Vico, in La Torre, Puerto Rico.
Verum ipsum factum dall'antichità a Galileo e Vico, in Il Ponte, Firenze, La
prima inchiesta sul fascismo, in Critica sociale, Milano, Il centenario di
Filippo Turati e introduzione e parti di F. Turati, Le vie maestre del
socialsimo, Morano, Napoli. Universidad: pasado y presente, Eudeba,
Buenos Aires. Sócrates, Eudeba. Heráclito, textos y problemas de su
interpretacion, prologo de R. Frondizi, trad. de O. Caletti, Siglo XXI, México,
Madrid, Buenos Aires Battisti, in Critica sociale, Milano, La lucha de clases
según ]. Justo, in Concepto humanista de la historia, Libera, Buenos Aires. Chiarimenti sulla filosofia della
prassi, in Critica sociale, Anche in R. M., Umanismo di Marx. Studi filosofici,
Prefazione e saggi: Per la comprensione storica del fascismo e il fascismo in
Italia in AA. VV., Il fascismo e i partiti politici italiani. Testimonianze, a
cura di R. De Felice, Cappelli, Bologna. Cesare Battisti socialista, in Critica
sociale, Milano, Zeller-M., La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico,
Parte II: Da Socrate ad Aristotele, Aristotele e i Peripatetici più antichi,
trad. di C. Cesa, a cura di A. Plebe, La Nuova Italia, Firenze. La
testimonianza di Platone su Eraclito, in De homine, Roma, Anche in Eraclito,
Testimonianze e imitazioni, a cura di R. Mondolfo e L. Tarán, La Nuova Italia,
Firenze Zeller-M., La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1
Presocratici, vol. Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, testo
della 5ª edizione tedesca con nuovi aggiornamenti, La Nuova Italia, Firenze.
Zeller-M., La filosofia dei Greci, Parte I: 1 Presocratici, vol. III: Eleati, a
cura di G. Reale, La Nuova Italia, Firenze. Il pensiero antico. Storia della
filosofia greco-romana: esposta con testi scelti dalle fonti, La Nuova Italia,
Firenze. Estudios
sobre Marx (histórico-críticos), Mestre You, São Paulo. La questione delle
ideologie, in Critica sociale, Milano, Problemas de cultura e de educaçao,
trad. de Maillet, Mestre You, São Paulo. Rousseau y la conciencia moderna,
Eudeba, Buenos Aires. Capitalismo di stato sovietico, in Critica sociale,
Milano. Figuras y idéias de filosofía da Renascença, Mestre You, São Paulo. L'infinito nel pensiero
dell'antichità classica, La Nuova Italia, Firenze. La comprensione del soggetto
umano nell'antichità classica, La Nuova Italia, Firenze. Il pensiero
neoplatonico. Antologia di testi, introduzione critica e commento di Domenico
Pesce, La Nuova Italia, Firenze. Aristotele. Antologia, La Nuova Italia,
Firenze. Alessandro Levi socialista, in Critica sociale, Milano, Espiritu
revolucionario y conciencia histórica, Escuela, Buenos Aires. Historia de
ideas, Escuela, Buenos Aires. Studi sulla rivoluzione russa, a cura del Centro
Studi di Critica sociale, Morano, Napoli. Umanismo di Marx. Studi filosofici, a
cura diBobbio, Einaudi, Torino. Bolchevismo y capitalismo de Estado.
(Estudios sobre la revolucion rusa), Trad. E. Rondanina, Libera, Buenos Aires.
O infinito no pensamento da antigüidade clássica, trad. L. Darós, 1ª ed. em
português, Mestre Jou, São Paulo. Figuras e ideas de la filosofia del
Renacimiento, 2ª edición, Losanda, Buenos Aires. Il pensiero storico ed
epicureo, La Nuova Italia, Firenze. La conciencia moral de Homero a Demócrito y
Epicuro, 2ª edición, Euseba, Buenos Aires. O homem na cultura antiga, trad. de
L. A. Caruso, Mestre Jou, São Paulo. Sulle orme di Marx, 5ª edizione, Cappelli,
Bologna. La ciencia de la lógica de Hegel, trad. de Augusta y RodolfoMondolfo,
prólogo de M. Solar-Hachette, Buenos Aires. E. Zeller-R. M., La filosofia dei
Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, vol. IV: Eraclito, La
Nuova Italia, Firenze. E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo
sviluppo storico, Parte III: La filosofia post-aristotelica, Giamblico e la
Scuola di Atene, trad. di E. Pocar, a cura di G. Martano, La Nuova Italia,
Firenze. R. Decartes, Discorso sul metodo, a cura di M. e Garin, G. C. Sansoni,
Firenze. Problemas
y métodos de investigación en la historia de la filosofia, 4ª edición, Eudeba,
Buenos Aires. La comprensión del sujeto humano en la cultura antigua, nueva
edicíon, Eudeba, Buenos Aires. Aristotele. Antologia, La Nuova Italia, Firenze. C. Cattaneo
nel pensiero del Risorgimento, in Critica sociale, Milano, El pensamiento
antiguo, 6ª edición, Losada, Buenos Aires. Marx y
marxismo. Estudios histórico-críticos, Fondo de Cultura Económica, México. Il verum factum prima di Vico, 8ª
edizione, Guida, Napoli. Breve historia del pensamiento antiguo,
3ª edición, Losada, Buenos Aires. Il PCI non è disponibile per la democrazia, in Critica
sociale, Discutendo una critica del revisionismo, in Critica sociale», Milano,
Noi buoni marxisti del marxismo classico, in Critica sociale», Milano,
Problemas y métodos de investigação na história de filosofia, trad. de L. Reale
Ferrari, Mestre Jou, São Paulo. Problemi e metodi di ricerca nella storia della
filosofia, ristampa, La Nuova Italia, Firenze. E. Zeller-R. Mondolfo, La
filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: I Presocratici, vol. V:
Empedocle, Atomisti, Anassagora, trad. di Musti, a cura A. Capizzi, testo della
tedesca con nuovi aggiornamenti, La Nuova Italia, Firenze. J. J. Rousseau,
Discorsi e contratto sociale, a cura di R. Mondolfo, 4a edizione, Dini, Modena,
Sócrates, 6ª edición, Eudeba, Buenos Aires. Historia de
ideas, Escuela, Buenos Aires. Ciencia y ténica en la Grecia antigua, en
Estudios y ensayos», diciembre, Mérida, México. En los orígenes de la filosofía
de la cultura, 2ª edición, Hachette, Buenos Aires. Il giudizio della storia su Lenin,
in Critica sociale», Milano, Risposta a una critica, in Critica sociale»,
Milano, Il vero problema: il vuoto di coscienza, in Critica sociale», Milano,
Il contributo di Spinoza alla concezione storicistica, in AA.VV., Studi in
onore di A. Corsano, Laicata, Bari, Entrevista de A. Ploschchuk con R.
Mondolfo, in Indice», DAIA, Buenos Aires. Il pensiero neoplatonico, La Nuova
Italia, Firenze. Il pensiero antico. Storia della filosofia greco-romana
esposta con testi scelti dalle fonti, 3ª edizione aggiornata, 2ª ristampa, La
Nuova Italia, Firenze. Figure e idee del Rinascimento, La Nuova Italia,
Firenze. Il pensiero storico ed epicureo. Antologia di testi, introduzione
critica e commento a cura di D. Pesce, La Nuova Italia, Firenze. 6b2 Prologo it,
chetanna, Filosofia de la artiguedad, trad. de 1L'antikautsky di Korsch, in
Critica sociale», La Vanguardia» Heráclito: textos y problemas de su
interpretación, Nueva edición aumentada, Siglo XX, México. La contribución de
Spinoza a la concepción historicista, Boletín de la Academia Nacional de
Ciencias, Córdoba. El infinito en el pensamiento de la antigüedad clásica, 2ª
edición, Eudeba, Buenos Aires. El genio helénico: formacion y caracteres, 3ª
edición, Columba, Buenos Aires. Il verum factum prima di Vico: risposta a una critica, in La
Cultura», Roma, Lettera di M. in U. G. Mondolfo, Una battaglia per il
socialsimo, a cura di Bassi, Tamari, Bologna I Discorsi e il Contratto sociale
di Rousseau, trad. con introduzione e commento, Il edizione, Cappelli, Bologna.
O
pensamento antigo (História de la Filosofía Greco-Romana), trad. de L. Gomes da
Mota, prefácio de L. Teixeira, Mestre Jou, São Paulo. Verum Factum; desde antes
de Vico hasta Marx, trad. O. Caletti, Siglo Veintiuno Argentina Editores, n. 8,
Buenos Aires. A propósito de Marxismo
senza dogmi de A. Bonelli, in Revista socialista», Buenos Aires. A proposito di
Marxismo senza dogmi, in Critica sociale», Milano, Eraclito, Testimonianze e
imitazioni, a cura di M. e L. Tarán, La Nuova Italia, Firenze. Il pensiero
stoico ed epicureo. Antologia di testi, Introduzione critica e commento a cura
di D. Pesce, La Nuova Italia, Firenze. Mazzini e Marx, a cura del centro studi
di Critica Sociale, Edizioni della Critica Sociale, Milano. Sócrates, trad.
Gomes da Mata, Mestre Jou, São Paulo. Universidad: pasado y presente, Eudeba,
Buenos Aires. Prólogo a Fatone, Ensayos sobre hinduismo y budismo, Editorial
Sudamerica, Buenos Aires. L'università latinoamericana come creatrice di cultura,
Index, Edizioni scientifiche italiane. Il materialismo storico di F. Engels,
ristampa anastatica, La Nuova Italia, Firenze. Entre la
historia y la politica, Editorial Jose M. Cajica, Puebla (México). El humanismo
de Marx, Fondo de Cultura Económica, México. Heráclito: textos y problemas de
su interpretación, prólogo de R. Frondizi, trad. de Oberdan Caletti, Siglo XXI,
México. Il pensiero stoico ed
epicureo. Antologia di testi, introduzione critica e commento di D. Pesce, La
Nuova Italia, Firenze. Zeller-M., La filosofia dei Greci nel suo sviluppo
storico, Parte II: Da Socrate ad Aristotele, vol.III/1, tomo 1-2, Platone e
l'Accademia antica, trad. di E. Pocar, a cura di M. Isnardi Parente, La Nuova
Italia, Firenze. El
pensamiento antiguo; historia de la filosofía greco-romana, Desde los orígenes
hasta Platón, Losada, Buenos Aires. El pensamiento antiguo: historia de la
filosofía greco-romana, Vol. II: Desde Aristóteles hasta los neoplatónicos,
trad. de Trì, Losada, Buenos Aires. Testimonios sobre Heráclito anteriores a
Pláton, trad. del italiano Cappelletti, in Revista Venezolana de Filosofía»,
Caracas, Universidad Simón Bolívar, Fascismo y clases sociales, in Sistema. Revista de ciencias sociales»,
Madrid, Umanismo di Marx. Studi filosofici, a cura di Bobbio, Einaudi, Torino.
643. Lettere di M. a Gobetti, a cura di N. Bobbio, in Mezzosecolo», Zeller,
Compendio di storia della filosofia greca. Con una guida bibliografica di M.,
Trad. di Santoli, 2ª edizione corretta, La Nuova Italia, Firenze. Scritti
pubblicati e rieditati dopo la morte dell'Autore Rousseau, Discorsi e Contratto
sociale, a cura di M., Cappelli, Bologna El humanismo de Marx, 2ª edición,
Fondo de Cultura Económica, México Il pensiero stoico ed epicureo. Antologia di
testi, introduzione critica di D. Pesce, La Nuova Italia, Firenze Heráclito:
textos y problemas para su interpretación, Siglo Veintiuno, México Mazzini e il
movimento operaio in Italia fino al 1872, introduzione di Tramarollo, in Nuova
Antologia» Firenze, Zeller-M., La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico,
Parte III: La filosofia post-aristotelica, I precursori del Neoplatonismo,
trad. di Pocar, a cura di R. del Re, La Nuova Italia, Firenze La comprensión
del sujeto humano en la cultura antigua, Eudeba, Buenos Aires Aristotele. Antologia, La
Nuova Italia, Firenze, Figuras e ideas de la filosofia del Rinacimiento,
Icaria, Barcelona El pensamiento antiguo: historia de la filosofía
greco-romana: desde los orígenes hasta Platón, Losada, Buenos Aires El
pensamiento antiguo: historia de la filosofía greco-romana: desde Aristóteles
hasta los neoplatónicos, Losada, Buenos Aires Q Turati, Le vie maestre del
socialismo, a cura di M, in AA. VV., Il riformismo socialista italiano, a cura
di O. Pugliese, Marsilio, Venezia Marx y marxismo: estudios histórico-críticos,
Fondo de Cultura Económica, México Heráclito: textos y problemas de su
interpretación, prólogo de R. Frondizi, trad. de Caletti, Siglo Veintiuno,
México Polis, lavoro e tecnica, introduzione e cura di M. Venturi Ferriolo, con
un saggio di A. Aymard, Feltrinelli, Milano Pensamiento antiguo, I-II, Trad. di
S. Trí, Losada, Buenos Aires Il pensiero stoico ed epicureo. Antologia di testi, introduzione critica
e commento a cura di D. Pesce, La Nuova Italia, Firenze Su pensamiento
filosofico historico y social, Instituto de Intercambio Cultural y Cientifico
Argentino-Israeli, Buenos Aires Il pensiero stoico ed epicureo. Antologia di
testi, introduzione critica e commento a cura di Domenico Pesce, La Nuova
Italia, Firenze Il pensiero stoico ed epicureo. Antologia di testi, La Nuova
Italia, Firenze Aristotele. Antologia, La Nuova Italia, Firenze Tra teoria
sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza
moderna. Scritti, a cura di R. Medici, CLUEB, Bologna Turati, Le vie maestre
del socialismo, a cura di M e G. Arfè, Laicata, Manduria Lettere inedite a
Santino Caramella, a cura di F. Armetta, Theológos» Sócrates, Eudeba, Buenos
Aires La conciencia moral de Homero a Demócrito y Epicuro, 3a edición, Eudeba,
Buenos Aires Prologo alla traduzione spagnola della Scienza della Logica di
Hegel, in «Il Cannocchiale: rivista di Studi Filosofici» M e la guerra delle
idee - Scritti, a cura di Ferrandi, Museo storico del Trentino e Società aperta
di Trento, Trento Breve historia del pensamiento antiguo, Losada Breve, Buenos
Aires Zeller, Compendio di storia della filosofia greca. Con una guida
bibliografica di Rodolfo Mondolfo, ristampa anastatica, La Nuova Italia,
Firenze Rousseau, Discorsi sulle scienze e sulle arti, sull'origine della
disuguaglianza fra gli uomini, introduzione e note di L. Luporini, trad. Di M., Rizzoli,
Milano El pensamiento antiguo: historia de la filosofía greco-romana, Desde los
orígenes hasta Platón, Losada, Buenos Aires El pensamiento antiguo: historia de
la filosofía greco-romana, Desde Aristóteles hasta los neoplatónicos, trad. de
A. Trì, Losada, Buenos Aires Breve historia del pensamiento antiguo, Losada,
Buenos Aires Figuras e ideas de la filosofía del Renacimiento, Losada, Buenos
Aires. Educazione e socialismo.
Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), a
cura di Pironi, Laicata, Manduria-Bari- Roma Guía bibliográfica de la filosofía
antigua, Losada, Buenos Aires 2005. Feuerbach y Marx: la dialéctica y el
concepto marxista de la historia, Claridad, Buenos Aires Heraclitus,
Testimonianze, imitazioni e frammenti, a cura Tarán, M. Marcovich, introduzione
di Reale, Bompiani, Milano Gli albori della filosofia in Grecia, introduzione
di G. Casertano, Petite Plaisance, Pistoia. Zeller-M.-G. Reale, Gli Eleati da
La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, con un aggiornamento
bibliografico di Girgenti, Bompiani, Milano 2011. L'attrattiva della bellezza
poetica, con cui Lucrezio adorna la sua esposizione della teoria del progresso
nella filosofia dell’orto intensifica il potere suggestivo di questa sulla
mente dei filosofi romani. Cooperano, a Roma verso la visione ottimistica del
progresso, altri influssi, come quelli del lizio e del portico che si
riconosceno nella celebrazione da Cicerone del divino potere creatore
dell'intelligenza dell’uomo. L'influsso democriteo si ripercuoteva in Diodoro
Siculo attraverso Ecateo di Abdera. Quello dell’Orto agiva non solo sul grande
poema di Lucrezio, ma anche (attraverso questo) sulla filosofia di Virgilio,
Orazio, e Vitruvio. Certo, a Roma ci si mostrano due orientamenti opposti.
Quello ottimistico, assertore ed esaltatore del potere creatore dello spirito
umano e del progresso. Quello pessimistico, ispirato all'idea di una
inferiorità naturale dell'uomo rispetto agl’animali, ovvero di una sua caduta
dalla perfezione e felicità primordiali della mistica età saturnia alle
miserie, alle fatiche e ai conflitti dell'epoca storica. Queste voci tetre
risuonano in Ovidio e Plinio, come già anteriormente in quella di Sallustio
(Catilina). Ovidio, in Metamorph.-, influsso di Cicerone (De natura deorum),
esalta la nascita dell'uomo (« natus est homo »), come dell'animale piú savio e
di maggior capacità mentale tra tutti, dominatore della natura, di figura
simile a quella degli dèi, l'unico che per la sua posizione eretta possa
contemplare il Cielo. Ma Ovidio limita l'epoca beata dell’uomo all'età d’oro,
quando non ancora l'uomo aveva scoperto i metalli, né inventato la navigazione,
né le armi, né le fortificazioni, e neppure l'aratro e iutte le altre creazioni
tecniche che sono per Ovidio fonti di pene e di danni per il loro inventore. La
creatività della mente dell’uomo ha cosí un riconoscimento in Ovidio, ma come
causa lamentevole d'infelicità. “Contra te sollers, hominum natura,
fuisti, et nimium damnis ingeniosa tais Amores). D'altra parte Plinio (Natur. hist.)
vuole umiliare l'orgoglio di coloro che - come Cicerone in De natura deorum, —
affermano che il mondo fu creato *per* l'uomo; e li richiama alla
considerazione di tutti gli elementi d'inferiorità che ha l'uomo rispetto agli
altr’animali, e dei motivi della sua infelicità: un'anticipazione del
pessimismo del “De miseria hominis.” Ma nell'atteggiamento di Ovidio il
riconoscimento (fatto a denti stretti) del potere creatore dell'intelligenza
dell’uomo, rivela la forza con cui, nonostante ogni pessimismo, tale idea
s'imponeva allo spirito dell'epoca. Aiutata certo nella sua diffusione dalla
condizione storica, cioè dall'espansione trionfale del potere di Roma. Ma
ispirata nella sua affermazione da suggestioni teoriche derivanti da filosofi.
Dall’orto attraverso l'affascinante esposizione poetica di Lucrezio, e da
Cicerone. Influenze combinate si devono riconoscere appunto in Cicerone, nella
sua celebrazione dell'eccellenza dell'uomo, del potere creatore dello spirito
umano, del lavoro, dell'industria e della co-operazione tra gl’uomini, come
fonti delle grandi conquiste della civiltà, che troviamo in “De natura deorum”,
“De finibus bonorum et malorum”, “De legibus”, e “De officiis”. L'uomo, dice
Cicerone in “De legibus,” questo animale previdente, sagace, molteplice, acuto,
dotato di memoria, pieno di ragione e di prudenza, ha da dio la sua natura
privilegiata, anzi partecipa con la sua ra- lavor dichiarate alle he Coceo in
“De officis”, L, s, dove ri corda che Panezio ha sviluppato molto ampiamente e
con numerosi esempi ciò che i capitoli 3-5 sintetizzano, specialmente intorno
alla co-operazione tra gli uomini, indispensabile per la creazione di tante
arti -- “senza le quali la vita non meriterebbe d'esser vissuta” . . Modernamente
l'influenza di Panezio è sione di richiamare l'attenzione nel saggio L'infinito
nel pen siero dell'antichità classica, Firenze, La Nuova Italia] gione alla
natura e alla comunità divine 7. Seminato sulla terra, ha ricevuto il dono
divino dell'anima e la capacità della virtú, che è la natura perfezionata in se
stessa ed elevata al suo grado sommo (“in se perfecta et ad summum perducta
natura”); e, mediante l'imitazione della natura maestra, la ragione umana,
usando la sua capacità industriosa (“sollerter”), è pervenuta all'invenzione di
un numero infinito di arti (“artes innumerabiles repertae sunt”). La natura
diede all'uomo — mediante i sensi messaggeri, la rapidità della mente e la luce
dell'intelligenza -- i fondamenti della scienza (“quasi fundamenta quaedam
scientiae”), di modo che, per se stessa, la natura umana sempre piú progredisce
ed avanza (“ipsam per se natu-ram longius progredi”) e, da sé, senza aver
bisogno di maestri (“etiam nullo docente”), arriva a consolidare e a
perfezionare la ragione, partendo dalle cose le cui specie ha conosciuto per
mezzo della intelligenza primordiale ed iniziale (“ex prima et inchoata
intelligentia”) In tal modo — ripete Cicerone alla fine dell'Hortensius (come
riferisce Agostino, De trinit.), con Aristotele, Protrept. fr. c Walzer (Rose),
l'intelligenza è forza visiva e sforzo attivo della mente (“mentis aciem”),
animata dal desiderio attivo dell'investigazione (“ratione et investigandi
cupiditate”). E come la sua attività è rivolta ugualmente e congiuntamente [Eredità
di ARISTOTELE, Protreptico, fr. c Walzer = 61 Rose (che Anoke qul Cierone a
apia al concet aristotelice dele potenza che per se stessa tende all'atto. La
potenza fondamentale dell'intelligenza (“inchoatae intelligentiae”) considerata
qui, è tanto teorica (argumentamur, etc.) quanto pratica (conficimus), e non è
privilegio di pochi eletti, ma possesso di tutti (“communis omnium”). E
Cicerone aggiunge ciò che già diceva Sofocle nel coro dell'Antigone e tornerà a
dire nel rinascimento Pico nel suo “De hominis dignitate”, cioè che l'uomo ha
nella sua natura la doppia possibilità, d'elevarsi verso la sommità del bene o
di sprofondare negli abissi del male alla conquista della scienza e alla
creazione delle arti, cosí — ripete Cicerone, “De finibus”, con lo stesso
Protreptico di Aristotele - si deve riconoscere che l'uomo è nato per una
doppia finalità, mentre ogni animale è nato per un unico compito: il cavallo
per la corsa, il bue per arare, il cane per cercare, ma l'uomo, come un dio
mortale, per due attività creatrici, intendere ed operare (“ut ad cursum equum,
ad arandum bovem, ad investigandum canem, sic hominem ad duas res, ut ait
Aristoteles, ad intelligendum et agendum esse natum, quasi mortalem deum”).
Queste idee hanno piú ampio sviluppo in “De natura deorum”, dove la superiorità
dell'uomo sugli animali è affermata da Cicerone, seguendo le orme di Panezio,
negli aspetti seguenti. La costituzione del suo corpo, la cui posizione eretta
gli permette la contemplazione del cielo e gli dà la possibilità di conoscere
il corso degli astri, di determinare le divisioni del tempo, di prevedere i
fenomeni astronomici per tutto l'avvenire (“in omne posterum tempus”) e di
trarre dall'ordine di essi la nozione della divinità legislatrice e
governatrice del mondo. I sensi che alla percezione associano i giudizi di
distinzione e di valutazione delle impressioni, e si fanno pertanto ispiratori
della creazione di arti rivolte a cogliere e ad usare le sensazioni (“ad quos
sensus ca-piendos et perfruendos, plures etiam quam vellem artes repertae
sunt”); l'intelligenza che comprende, definisce, connette le cose e crea una
scienza di tale potere ed eccellenza, che neppure in dio c'è qualcosa di
superiore (“qua ne in deo quidem est res ulla prestantior” § 59). E per questa via
l'uomo crea anche le arti, le une per le necessità della vita, le altre per il
diletto (secondo la distinzione tradizionale di Democrito e Aristotele); e a
questi risultati coopera anche il linguaggio che, come mezzo di comunicare le
conoscenze e di influire sul sentimento e la volontà altrui, e il vincolo
sociale che trasse l'umanità fuori della vita ferina primordiale (“haec nos
iuris, legum, urbium societate devinxit: haec a vita immani et fera
segregavit”). Ma nella creazione delle arti Cicerone torna a far notare, con
Anassagora, l'opera della mano, la cui conformazione e agilità permettono
all'uomo di operare tanto nelle arti di diletto (pittura, scultura, musica),
quanto in quelle di necessità (agricoltura, edilizia, tessitura, cucitura,
confezione di strumenti di metallo, etc.). «Per cui si comprende che noi
abbiamo conseguito tutto ciò che concerne le cose scoperte dallo spirito e
percepite dai sensi, mediante l'applicazione delle mani degli operai, per poter
essere protetti, vestiti e salvi, e avere città, difese, domicilii, templi ».
Possiamo prendere l'ali-mento e conservarlo; allevare e utilizzare animali per
il trasporto e per l'agricoltura; estrarre i metalli nascosti dalle profondità
della terra e forgiarli in strumenti e decorazioni; tagliare alberi per
riscaldamento, cottura di alimenti, edificazione di case, costruzione di navi,
che a noi — unici al mondo — permettono di dominare la forza del mare e dei
venti. In conclusione, l'uomo si converte in inventore delle arti e in
dominatore della natura, cioè in creatore di una nuova realtà, quella del mondo
della cultura. «Noi usufriamo dei campi, noi dei monti; nostri sono i fiumi,
nostri i laghi; noi seghiamo le messi, noi tagliamo gli alberi; noi, mediante
l'immissione di acque, diamo fecondità alle terre; noi chiudiamo i fiumi tra
dighe, li inalveiamo, li deviamo; insomma cerchiamo di creare con le nostre
mani una specie d'altra natura nella natura delle cose ». Non seguiremo
Cicerone nella sua dimostrazione successiva della tesi che il mondo fu creato
al servizio dell'uomo, che è la tesi contro cui polemizza Plinio, ma che non
interessa il nostro tema. Ciò che ci importa è la celebrazione menzionata del
potere creatore dell'umanità, che si può considerare un eloquente commento
esplicativo della citazione che il “De finibus” trae dal Protreptico
aristotelico, la quale dichiara che l'uomo è nato per la doppia attività,
conoscitiva e creativa, come un dio mortale. L'uomo contemplato qui da Cicerone
è appunto quello che crea il mondo della cultura e lo sovrappone al mondo della
natura; e Cicerone offre una formula efficace per esprimere tale creazione: «
nostris denique manibus in rerum natura quasi alteram naturam efficere
conamur». Formula che, insieme alla ricordata definizione (“dio mortale”) tratta
da Aristotele, ispira le 'linee memorabili dello Spaccio della bestia
trionfante di Bruno, che sintetizzano il contenuto essenziale della
dimostrazione ciceroniana: « gli dèi avevano donato a l'uomo l'intelletto e le
mani, e l'avevano fatto simile a loro, donandogli facultà sopra gli altri
animali; la qual consiste non solo poter operar, secondo la natura ed
ordinario, ma, ed oltre, fuor le leggi di quella; acciò, formando o possendo
formar altre nature, altri corsi, altri ordini con l'ingegno.... venesse a
serbarsi Dio de la terra » (Gentile, Dialoghi morali, Bari, Laterza). Anche
quello che segue nella pagina bruniana, sulle necessità che acuiscono gli
ingegni e fanno inventare le arti — di modo che « sempre piú e piú....
allontanandosi dall'esser bestiale, piú altamente s'approssi-mano a l'esser
divino › poteva ispirarsi alle frasi di Cicerone relative all'uomo che « se
segregavit a vita immani et fera »; frasi che, tuttavia, esprimevano un
concetto comune ad altri filosofi antichi, da Democrito a Lucrezio, i quali
insieme a Cicerone influiscono sulle celebrazioni della dignità dell'uomo e
della creatività dello spirito, rinnovate dagli scrittori rinascimentali, da
Manetti a Bruno e Campanella ?. Ma in un particolare caratteristico il luogo
citato dello Spaccio bruniano poté ispirarsi alla I Georgica di Virgilio, vale
a dire nel considerare la mitica età dell'oro come epoca di pigrizia e di
stupidità umane, e nel celebrare invece la dura necessità come causa del
risveglio dell'intelligenza e della creazione delle arti. « Ne l'età de l'oro,”
dice Bruno, “per l'Ocio gl’uomini non eran piú virtuosi, che sin al presente
cultadi, risorte le necessitadi, sono acuiti gl'ingegni, inventate le
industrie, scoperte le arti; e sempre di giorno in giorno, per mezzo de l'egestade,
dalla profundità de l'intelletto umano si eccitano nove e maravigliose
invenzioni. Onde, sempre piú e piú per le sollecite ed urgenti occupazioni
allontanandosi da l'esser bestiale, piú altamente 'approssimano a l'esser
divino » Senza dubbio il mito dell'età aurea o saturnia, pertamente svalutato
qui da Bruno, e motivo di sogni nostalgici per i filosofi dell'epoca
d’Ottaviano, quando Ovidio lo evoca in Metamorph., collegandolo con l'altro
mito esiodeo delle cinque età della degradazione umana, e lo stesso Virgilio
torna a sognare un ritorno del regno di Saturno (« redeunt Saturnia regna »)
nella profezia della Sibilla nell'Egloga IV. Tuttavia questi miti si trovavano
già in Esiodo in conflitto con la celebrazione del lavoro condizionante la dignità
della vita, oltre che ogni acquisizione di beni. 3 Cfr. anche Gentile, «Il
concetto dell'uomo nel rinascimento › ne Il pensiero del rinascimento, Firenze.
E il problema torna a porsi per Virgilio, che lo risolve nella I Georgica in un
modo che precorre Bruno. L’abbondanza e la facilità di vita della mitica età
saturnia significano ozio e letargo mentale; e Giove, che nel detronizzare
Saturno introduce le difficoltà, l'indigenza e la necessità del lavoro, da agli
uomini per questa via il dono inestimabile dell'attività dell'intelligenza,
creatrice delle arti e trionfatrice di tutte le avversità per mezzo del lavoro.
«Giove, il padre (pater ipse), volle che non fosse facile la via della
coltivazione, e dapprima fa lavorare i campi per mezzo dell'arte, e acuí per
mezzo delle preoccupazioni gli spiriti dei mortali, e non permite che il suo
regno s'intorpidisse in un pesante letargo », come accadeva prima del suo
governo, quando nessuno lavora la terra, e questa concede tutto senz'esser
sollecitata dal lavoro umano. Giove cancella totalmente le facilità e comodità,
« affinché la necessità suscitasse le diverse arti, a poco a poco, mediante la
meditazione ». Cosí nasce l'agricoltura. Si scopre il modo di accendere il
fuoco con la pietra focaia. Si incanalano i fiumi. Si inventa la navigazione, e
il navigante impara a conoscere e nominare le stelle. Si inventano gl’artifici
della caccia e della pesca. Si forgia il ferro e se ne fanno strumenti come
l'ascia e la sega. «Allora vennero le varie arti; trionfano di tutte le
difficoltà il lavoro instancabile e l'indigenza che assilla [gli uomini]
nell'asperità delle condizioni di esistenza »: Tum variae venere artes; labor
omnia vicit improbus, et duris urguens in rebus egestas. In tal modo, per
Virgilio, la necessità e il lavoro, che Ovidio lamenta come una maledizione per
la vita umana, sono una vera benedizione, perché risvegliano l'intelligenza e
l'attività creatrice dell'uomo, e stimolano quella meravigliosa creazione delle
arti e della cultura, i cui momenti e aspetti Virgilio sintetizza ispirandosi
alla ricostruzione storica tracciata nel V libro di Lucrezio. Certo, Virgilio
s'allontana da Lucrezio nell'accettare il mito dell'età saturnia, pur
valutandolo negativamente rispetto a ciò che è piú essenziale e nobile nell'umanità,
vale a dire, l'intelligenza e la creatività dello spirito. Ma un'eco piú fedele
della concezione lucreziana sulla condizione primordiale dell'umanità risuona
in Orazio (“Satyr.”) con la descrizione dei primi uomini che, come gl’altri
animali, formano un gregge muto e turpe (mutum et turpe pecus), lottano tra
loro con unghie e pugni, poi con bastoni e piú tardi con altre armi per
soddisfare i primordiali bisogni di cibo e di riparo, finché non creano il
linguaggio, desistendo dalle guerre, edificando città e creando leggi che
impediscano i delitti. In una generazione successiva Giovenale (“Satyr.”, VI e
XIII) ripresenta una descrizione analoga dello stato bestiale dell'umanità
primitiva, satirizzando l'idea dell'età saturnia: anch'egli, probabilmente,
influenzato da Lucrezio e dalla concezione epicurea della storia dell'umanità.
Tuttavia, l'eco piú importante, teoricamente, di tale concezione ci si presenta
nell'età d'Ottaviano (come oggi si torna a riconoscere da parte della critica
storica) con Vitruvio, il quale sembra raccogliere dagli ambienti colti della
sua epoca o compiere lui stesso una fusione delle idee esposte da Lucrezio con
altre di varia provenienza, relative al progresso umano, derivanti da Cicerone,
al cui insieme aggiunge l'intuizione dell'importanza che hanno per il progresso
due fattori, apparentemente contrari, ma connessi da lui in una dipendenza
mutua, che sono la divisione del lavoro e l'unità organica della cultura umana.
Vitruvio mette in rilievo, nella sua concezione del progresso storico
dell'umanità e della creazione della cultura, una molteplicità di fattori
cooperanti: la durezza primordiale della vita; le esperienze fortuite che
suggeriscono qualche mezzo per mitigare tale durezza; le capacità e potenze
congenite negli uomini, che sono stimolate al loro esercizio dai due fattori
suddetti, e sono avviate cosí ad uno sviluppo progressivo e alla produzione di
risultati crescenti; la ripercussione che hanno i fattori citati sulla
formazione di raggruppamenti umani permanenti, a partire da quelli temporanei
primordiali, e sulla creazione del linguaggio; l'effetto prodotto da tali
innovazioni, che non solo permettono l'assommarsi delle capacità individuali,
ma provocano il loro acerescimento progressivo, dovuto sia al mutuo aiuto e
all'esperienza dei vantaggi della cooperazione, sia allo stimolo reciproco
derivante dall'attrito degli ingegni; il sussidio poderoso, che dà a tale
processo l'uso di due strumenti meravigliosi, che sono il linguaggio, generato
dalla convivenza sociale, e il possesso della mano, organo naturale
incomparabile per afferrare ed elaborare le cose, la cui efficacia, già intuita
da Anassagora, ha di nuovo posta in rilievo Cicerone; e infine l'imitazione e
trasformazione della natura effettuate dalle arti, dove il conoscere è un fare
e l'esperienza è un esperimento. Questo fare e sperimentare воло геві possibili precisamente dal possesso
e dall'uso delle mani, che rendono capace l'uomo di tentare i piú vari modi di
combinazione ed elaborazione dei mezzi naturali, di modo che, a partire da
principi minimi, le arti si elevano nel loro sviluppo verso risultati sempre
maggiori e progressivi affinamenti delle loro capacità creative. Tutti questi
elementi sono messi in rilievo da Vitruvio nel cap. I del libro II del De
Architectura: Sulla vita degli uomini primitivi e sugl’inizi e incrementi della
civiltà e dell'architettura.” La prima esperienza che, secondo Vitruvio, ha una
funzione decisiva per togliere gli uomini dalla vita ferina primordiale e
generare la convivenza sociale permanente, fu quella dell'incendio di selve
prodotto da qualche tempesta. L'impressione di terrore iniziale è seguita dalla
curiosità, per la quale gli uomini, dopo esser fuggiti, tornano ad avvicinarsi
e, sentendo il calore del fuoco, intuiscono la sua utilità per la vita.
Attratti dallo spettacolo, gl’uomini si riuniscono, concepiscono la possibilità
di continuare ad alimentare il fuoco. E cosí iniziano la loro convivenza ed una
comunicazione mutua delle loro impressioni mediante voci, che a poco a poco,
con il tempo, si convertono in linguaggio. La posizione eretta e il possesso
delle mani, che permettono il maneggio di qualunque oggetto, portano gl’uomini
alla prima creazione di ripari e di tetti, mediante escavazione di tane o
costruzioni di rami e fango che imitano quelle dei nidi di rondini. Lucrezio e
Cicerone insieme suggerivano a Vitruvio questa concezione delle fasi e dei
fattori del processo. Vitruvio aggiunge l'idea di un'analogia generale di
questo sviluppo storico presso i diversi popoli, allegando i documenti offerti
da resti di costruzioni primitive che si trovavano in paesi civili come sul
Campidoglio di Roma, e dalle edificazioni che continuavano a farsi in paesi
barbari (Gallia, Aquitania, Colchide, Frigia, etc.). Queste osservazioni
comparate, che presentano il passato dei popoli civili come analogo al presente
dei barbari, potevano suggerire l'idea di un futuro progresso dei barbari verso
uno sviluppo analogo al presente dei popoli civili, tanto piúin quanto Vitruvio
rileva l'impulso che danno al progresso le relazioni mutue nell'interno d'ogni
popolo. L'osservazione reciproca (egli nota) desta non solo la capacità
d'imitazione, ma anche l'emulazione, per cui si perfezionano con il tempo i
prodotti e si affinano la stessa intelligenza e la facoltà di giudizio dei
produttori. Allora con l'osservazione delle costruzioni altrui e l'aggiunta di
novità per mezzo delle riflessioni proprie, di giorno in giorno andavano
migliorando il tipo delle costruzioni. Ed essendo gli uomini capaci d'imitazione
e d'istruzione, nel celebrare giornalmente le loro invenzioni, si mostravano
tra di loro i risultati delle loro costruzioni; e in tal modo, nell'esercitare
i loro ingegni in competizioni, di giorno in giorno si facevano di giudizio piú
raffinato ». Quest'ultima frase, “in dies melioribus iudiciis efficiebantur,”
anticipa l'idea di Bruno, che gli uomini acquistano progressivamente giudizio «
piú maturo »; il che si determina, secondo Bruno per tre fattori:
l'accumulazione delle osservazioni, l'attività riflessiva e inventiva del
pensiero, e la varietà delle cose osservate. Ma Vitruvio aggiunge un altro
fattore piú importante: l'esercizio attivo del potere dell'ingegno, stimolato
dalla emulazione (exercentes ingenia certationibus). In ciò Vitruvio raccoglie
la suggestione di Aristotele relativa all'affinamento progressivo del giudizio
per via del suo esercizio costante. Ma in Aristotele tale esercizio nasce
dall'insoddisfazione e dalla critica delle idee altrui. In Vitruvio dallo
sforzo d'emulazione. In entrambi, tuttavia, il processo si realizza tanto nello
spirito individuale quanto in quello collettivo; e Vitruvio riconosce cosí la
formazione storica dello spirito dell'umanità, considerando il vincolo e
l'azione reciproca tra il perfezionamento dei prodotti dell'arte e lo sviluppo
dello spirito produttore.Vitruvio esprime cosí u concetto tipicamente
storicistico, nel riconoscere che lo spirito umano è in sé e per sé storia e
sviluppo; concetto considerato abitualmente « tutto proprio dell'età moderna»,
come lo define Gentile (Il pensiero del rinascimento, cit.), nel trovarlo
espresso da Bruno. Vitruvio riconosce e spiega tale carattere storico dello
spirito in rapporto con la storia dell'architettura, che nel suo sforzo di
perfezionamento progressivo, per rispondere sempre piú alle esigenze umane, si
fa, secondo lui, generatrice di altre arti e discipline, per via dell'esercizio
continuo cui obbliga la mente, che in tal modo si potenzia e sviluppa in se
stessa nuove capacità, madri di arti e scienze nuove. « Come, dunque, con
l'attività costante (quotidie faciendo) avevano [gli uomini] rese piú esperte
ed abili le loro mani per ogni costruzione (tritiores manus ad aedificandum
perfecissent), e mediante l'esercizio instancabile dei loro ingegni (solertia
ingenia exercendo) erano giunti con l'uso incessante alla creazione delle arti,
allora l'attività industriosa aggiunta da essi ai loro spiriti (industria in
animis eorum adiecta) fece sí che quelli che erano piú ben disposti e diligenti
(studiosiores) si convertissero in artefici professionali (fabros se esse
profiterentur) ». Nasce in questo modo, dal progresso delle capacità
intellettuali e pratiche, la divisione del lavoro; ma nasce e si mantiene
legata all'unità organica della cultura, affermata già, con notevole vigore, da
Vitruvio nel I cap. del libro I. Dove si fa notare per l'architettura il
vincolo reciproco dell'attività pratica (fabrica) e di quella teorica
(ratiocinatio), che non permette di raggiungere la perfezione dell'arte né al
puro homo faber né al puro homo sapiens, ma solo a chi riunisce in sé entrambe
le condizioni; e aggiunge Vitruvio che l'architetto ha bisogno di conoscenze di
letteratura, disegno, geometria, storia, filosofia, musica, medicina, diritto,
astronomia, cioè di possedere una cultura organica: « tutte le discipline hanno
tra loro un vincolo ed una comunicazione mutua e la [cosí detta] disciplina
enciclica come un corpo unico è costituita di tali membri ». Certamente, come
tecnico e teorico dell'architettura, convinto e preoccupato dell'importanza
preminente della sua arte, Vitruvio nel I cap. del libro II, che stiamo
analizzando, sembra che spieghi l'unità e connessione reciproche di tutte le
arti e discipline come dovute ad un germinare di tutte dalla radice comune dell'archi-tettura,
che per le sue esigenze ed i suoi sviluppi genererebbe le altre arti e scienze,
e ne determinerebbe i progressi. « Dalla costruzione degli edifici progredendo
gradualmente verso le altre arti e scienze (e fabrica-tione aedificiorum gradatim
progressi ad ceteras artes et disciplinas) e utilizzando le armi del pensiero e
la riflessione deliberativa', con cui la natura rafforzò le loro menti (cum
natura cogitationibus et consiliis arma-visset mentes), essi trassero l'umanità
dalla vita ferina e selvaggia a quella civile (e fera agrestique vita ad
mansuetam perduxerunt humanitatem) ». Allora si genera negli uomini la capacità
di prepararsi nel loro spirito, e di guardar lontano per mezzo dei pensieri piú
grandi, che nascono dalla varietà delle arti (tum autem instruentes animo se et
prospicientes maioribus cogitationibus ex varietate artium natis); il che
Vitruvio applica, indubbiamente, ai progressi del-l'architettura, ma è un
concetto che s'estende da sé ad ogni sviluppo culturale. « Poi con le osservazioni
degli 1 Se leggessimo, con qualche edizione, conciliis anziché con siliis,
dovremmo pensare che Vitruvio rilevasse qui non già l'importanza della
riflessione deliberativa (consilia), bensi quella della convivenza e della
cooperazione sociale (concilia). Ma queste ul- time sono per Vitruvio creazione
umana e non dono della natura. studi portarono [le loro opere] dai giudizi
errati ed incerti alle ragioni certe delle simmetrie. Quindi mediante le loro
cure alimentarono e adornarono di piaceri l'eleganza della vita, accresciuta
dalle arti (trac- tando nutriverunt et auctam per artes ornaverunt vo-
luptatibus elegantiam vitae) ». Si presenta pertanto, nella concezione di
Vitruvio, tutto un processo storico nel quale l'uomo, spinto dai bisogni, guidato
dalle esperienze, rafforzato dall'eserci-zio, sviluppa e traduce
progressivamente in atto le sue potenze naturali, creando le arti e le scienze;
ma in questo processo i prodotti reagiscono sul produttore; l'esercizio
intensifica i poteri dello spirito e genera nuove capacità; i risultati
realizzati si convertono in mezzi e impulsi per creazioni ulteriori; e in
questo modo l'umanità progredisce e si sviluppa, creando il mondo della cultura
e creando nello stesso tempo spiritualmente se stessa per mezzo del suo lavoro,
come causa ed effetto insieme dei suoi progressi. La concezione della
creatività dello spirito appare, dunque, raggiunta in pieno da Vitruvio. Lo
scambio d'azione che Vitruvio vedeva effettuarel tra lo spirito produttore e i
suoi prodotti nella creazione e nello sviluppo progressivo delle arti e delle
scienze, significava per se stesso un processo storico di autocreazione e
d'autosviluppo incessanti dello stesso spirito umano, che logicamente doveva
presentarglisi come un processo infinito. Ma Vitruvio non segnalò, e forse non
intuí neppure questa conseguenza della sua conce- ' (Appare in questa visione
un barlume del processo chiamato da Marx il processo della umwälzende Praxis,
cioè dell'attività dell'uomo che si rovescia su se stessa e sull'uomo,
trasformandolo nel trasformare se stessa. zione, cosí come non l'aveva espressa
né vista Aristotele, benché riconoscesse che il potere intellettuale dell'uomo
va aumentando sempre, quantitativamente e qualitativa- mente, con l'esercizio
attivo delle sue capacità di indagine e di riflessione critiche. La prima
affermazione esplicita dell'infinità del progresso spirituale umano ci appare
nell'antichità classica con Seneca, che tuttavia era stato precorso
parzialmente da Filone ebreo, come diremo. Ma mentre nella concezione di
Vitruvio l'infinità potenziale del progresso è in rapporto con il processo di
creazione e sviluppo delle arti, a cui egli collegava la scoperta delle
scienze, Seneca invece nella polemica contro Posidonio ripudia l'unità e
identità tra l'homo faber e l'homo sapiens, che quello aveva affermato (cfr.
Epist.). Contro la celebrazione del progresso tecnico, inserito da Posidonio
nello sviluppo stesso della saggezza, Seneca nella sua polemica sembrava
ripudiare la creazione umana delle arti, accusandola di complicare e render
difficile la vita, e sembrava ritornare, con l'evocazione di Diogene,
all'ideale cinico-stoico della semplicità primordiale della vita conforme alla
natura, che facilmente soddisfa le sue esigenze minime. «Non fu tanto nemica la
natura, da concedere la facilità della vita agli altri animali e volere che
solo l'uomo non potesse vivere senza tante arti.... Siamo noi che ci rendemmo
tutto difficile per la nostra tendenza a stancarci (fastidio) delle cose
facili. Tutte queste arti, per le quali la città si eccita e rumoreggia,
lavorano per il corpo, a cui prima si imponeva ogni [sa-crificio] come ad uno
schiavo, mentre ora gli si prepara ogni [godimento] come ad un padrone »
(epist. cit.). Tuttavia questa posizione polemica non rappresenta integralmente
l'orientamento spirituale di Seneca. Seneca è ben lungi dall'identificare la
saggezza nel cui culto vede l'unica attività che possa render degna la vita
umana - con la supposta felicità primordiale dello stato di natura. « Per
quanto egregia e priva di inganni fosse la vita di quelli (primitivi), essi non
furono savi.... non avevano ingegni perfezionati (consum-mata).... La natura
non dà la virtú, e il diventar buono è un'arte.... Quelli erano innocenti per
ignoranza; ma c'è una gran differenza tra il non volere e il non saper peccare
(multum interest utrum peccare aliquis no-lit an nesciat). Mancava loro la
giustizia, mancava loro la prudenza, la temperanza, la fortezza. La loro vita
incolta aveva qualcosa di simile a tutte queste virtú; ma la virtú non è
conseguita se non da uno spirito edu-cato, istruito e portato mediante
l'esercizio assiduo fino al vertice. Certo nasciamo per questo, ma senza
que-sto; e anche negli uomini migliori, prima che posseggano l'educazione,
esiste la materia della virtú, ma non la virtú stessa » (ibid.). In tal modo,
la virtú torna a presentarsi connessa alla cultura in questa stessa Epistola
90, dove la critica a Posidonio sembrava portare ad una rivendicazione della
natura primordiale, simile a quella dei cinici. La virtú, dunque, per Seneca
non è un'ingenuità ignorante, ma deve avere chiara coscienza del male e del
vizio per trionfare di essi. Seneca fa in certo senso presentire il concetto
che ispira in tempi moderni la filosofia della storia di Fichte (Caratteri
fondamentali dell'epoca con- temporanea), secondo cui l'umanità, dopo di essere
uscita dalla sua primitiva rettitudine incosciente, abbisogna della piú
profonda coscienza ed esperienza del peccato, per elevarsi alla sua cosciente
redenzione. Con la rivalutazione della cultura come condizione e fondamento
dell'etica e della filosofia, tornano ad essere pertanto rivalutate da parte di
Seneca anche le arti, ed è riaffermato il concetto del Protreptico
aristotelico, della doppia e indivisibile funzione che incombe al- Q l'uomo,
cioè quella di esercitare tanto l'attività intellettuale quanto quella pratica.
Aristotele aveva affermato, secondo la testimonianza di Cicerone (De finibus),
che l'uomo nacque per due cose: intendere e operare («ad duas res, ad
intelligendum et agendum esse natum »); e Seneca (De otio) ripete che la natura
volle che facessimo le due cose: operare e coltivare la contemplazione. «
Natura autem utrumque fa-cere me voluit, et agere et contemplationi vacare ».
Anzi, aggiunge che egli le fa entrambe, perché sono insepa-rabili, giacché
neppure la contemplazione può esistere senza azione: « utrumque facio; quoniam
ne contem-platio quidem sine actione est »'. Nessuna virtus è un bene reale,
finché non passa all'azione (“in otium sine actu proiecta”). «Chi potrebbe
negare che essa deve comprovare nelle opere i suoi progressi, e non limitarsi a
pensare ciò che si deve fare, bensí esercitare anche le sue mani e portare a
realtà le sue meditazioni? sed etiam aliquando manum exercere, et ea quae
meditata sunt ad verum perducere? Questa rivalutazione dell'attività pratica, a
causa del legame che l'attività teorica ha con essa, doveva portar seco anche
un apprezzamento delle creazioni delle arti, che per questa via tornano ad
inserirsi nel processo creativo della cultura, dove si afferma il potere e il
valore dello spirito umano. Una celebrazione caratte ristica di questa
creatività dello spirito, applicata alle opere della civiltà e delle arti,
merita di esser segna- É evidente la derivazione da Seneca del noto luogo dello
Spaccio bruniano (ed. Gentile): « e per questo ha determinato la providenza,
che vegna occupato ne l'azione per le mani, e contemplazione per l'intelletto;
de maniera che non con-temple senza azione, e non opre senza contemplazione. Ne
l'età dunque de l'oro per l'Ocio gli uomini non erano piú virtuosi, che sin al
presente le bestie son virtuose ». lata nell'Epistola, relativa all'incendio
che in una sola notte aveva distrutto la città di Lione (Lugdunum), che era per
la sua bellezza la gloria della Gallia. Seneca si rende conto che le opere dei
mortali sono. condannate a perire e che noi viviamo tra cose caduche: « omnia
mortalium opera mortalitate damnata sunt. Inter peritura vivimus». Ma questo
carattere mortale delle opere è superato dall'imperitura energia creatrice
del-l'umanità, che ricostruisce sempre ciò che è caduto e lo ricostruisce piú
bello e perfetto, di modo che le distruzioni si convertono in fattore di
progresso. Multa cecide-runt ut altius surgerent et in maius. Come Roma sempre
risorse piú bella e potente dalle ceneri degli incendi subiti, cosí anche a
Lione tutti competeranno per ricostruirla in forma piú grande e piú solida di
quella per-duta: « ut maiora certioraque quam amisere restituant. Ciò che
caratterizza l'uomo, dunque, consiste per Seneca nell'esigenza e nello sforzo
costanti di superamento; per il loro mezzo lo spirito immortale dell'umanità si
sovrappone al carattere mortale delle sue creazioni. Sono mortali - sembra dire
Seneca — le creazioni partico-lari; ma è immortale la creazione progressiva
della cul-tura, per essere immortale e inesauribile lo spirito creatore. In
questo sforzo interminabile di superamento, le attività pratiche delle arti e
della tecnica in generale si unificano, per Seneca, con le attività teoriche
della scienza e della filosofia. Possiamo dire che Seneca precorre Lessing nel
considerare che questo sforzo spirituale costituisce il valore della vita, che
pertanto si afferma solo in quanto l'uomo amplia progressivamente il suo orizzonte
e le sue aspirazioni. Se mai l'umanità potesse giungere ad un possesso pieno
della scienza, e non avesse piú davanti a sé un cammino ulteriore da percorrere
e difficoltà nuove da superare, non avrebbero piúsignificato la vita e il mondo
in cui si sviluppa l'attività umana. È lo sforzo ciò che costituisce il valore
della vita; la sua persistenza inestinguibile e il suo rinnovamento incessante
presuppongono l'impossibilità perenne di raggiungere il fine ultimo; ma questa
condizione non significa per l'uomo una maledizione o condanna ad una tensione
vana che non può mai essere soddisfatta, bensí alimenta e mantiene il valore
della vita come milizia ' ed aspirazione dignificatrice, che sono nello stesso
tempo perfezionamento spirituale progressivo. Quest'idea, dell'infinità dello
sforzo e del progresso umano, derivante dall'impossibilità di conseguire il
fine supremo, era stata intuita ed espressa parzialmente, prima di Seneca, da
Filone ebreo. La posizione degl’uomini in qualsivoglia delle loro attività,
dice Filone, sta sempre nel mezzo tra l'inizio e la fine: « Noi siamo
trattenuti nell'intervallo tra la fine e l'inizio nell'impa-rare,
nell'insegnare, nel lavorare la terra, nell'operare in ciascuna delle altre
cose (Quis rerum divin. heres sit); ma questa inferiorità che caratterizza la
nostra imperfezione costante in confronto alla perfezione assoluta di Dio, non
significa ristagno e immobilità spi-rituali, bensí movimento e progresso
incessanti: « A misura che uno avanza nelle scienze e si pone stabilmente sul
loro terreno, si fa tanto piú incapace di raggiungere i loro limiti. La scienza
per i piú capaci è una sorgente sempre in movimento, che produce sempre nuovo
afflusso di idee» (De plantat. Noë). In tal modo per Filone ogni
approfondimento della nostra conoscenza è nello stesso tempo un approfondi-
[Cfr. Epist.: Atqui vivere, Lucili, militare est. Itaque qui iactantur et per
operosa atque ardua sursum ac deorsum eunt, et expeditiones periculosissimas
obeunt, fortes viri sunt, primo- resque castrorum; isti, quos putida quies,
aliis laborantibus, mol- liter habet, turturillae sunt, tuti contumeliae causa.
mento della coscienza della nostra ignoranza: dalla conoscenza acquisita
spuntano sempre problemi nuovi; ma dai problemi nasce il movimento progressivo
dell'intel-ligenza, in un processo che non finisce mai a causa
dell'impossibilità di raggiungere, con il pensiero, il termine ultimo. Questo,
per Filone, si raggiunge certo nel rapimento dell'estasi, che è estinzione di
ogni movimento attivo della mente; ma fuori della soluzione mistica, c'è solo
un processo infinito, conseguenza dell'infinita di- stanza, che ci divide
dall'irraggiungibile oggetto supremo. Vero è che di questi pensieri di Filone
non ebbe alcuna notizia Seneca, il quale giunse per una via parzialmente
analoga all'idea dell'infinito progresso conoscitivo, cou- siderandolo
determinato dall'infinita distanza, che ci separa sempre dal fine supremo delle
nostre aspirazioni e dai nostri sforzi. Ci sono delle realtà — osserva Seneca
in Natur. quaest., a proposito dell'igno-ranza del suo tempo riguardo alle
orbite e alle. leggi di movimenti delle comete: - che non possono essere colte
dai nostri occhi, o perché permangono in luoghi sottratti alla nostra vista, o
perché la loro sottigliezza è irraggiungibile per la nostra acutezza visiva, o
forse anche perché non abbiamo la capacità di percepirle, nonostante che
riempiano i nostri occhi. Tutte queste realtà sono accessibili unicamente allo
spirito (animo) e debbono essere contemplate con il pensiero (cogitatione). Ma
lo stesso pensiero che ci porta fino all'idea dell'esistenza di Dio, che creò
tutto l'universo intorno a sé e lo governa, ed è la parte mag- derlo nella
giore e migliore della sua opera, non arriva a comprenderlo nella sua essenza.
« Non possiamo sapere che cos'è ciò, senza di cui nulla esiste, e ci stupiamo
per non conoscer bene certi piccoli fuochi (le comete), mentre ci resta celata
la parte maggiore dell'universo, dio. Quid sit hoc, sine quo nihil est, scire
non possumus, et miramur si quos igniculos parum novimus, cum maxima pars
mundi, deus, lateat »). Ma
da questa situazione nasce in noi uno stimolo all'indagine, che si intensifica
con l'esperienza dei pro-gressi già realizzati. Ci sono conoscenze che abbiamo
acquisito di recente, altre in gran numero che ancora non abbiamo raggiunto; ma
- aggiunge Seneca - verrà un tempo in cui queste cose, che ora permangono
occulte, le porterà alla luce un giorno futuro ed una indagine assidua di piú
lunga durata.... Verrà un tempo in cui i nostri posteri resteranno stupiti che
noi igno-rassimo cose che per essi saranno tanto evidenti. Multa venientis aevi
populus ignota nobis sciet; multa saeculis tune futuris cum memoria nostri
exoleverit reservantur. Pusilla res mundus est, nisi in illo quod quaerat omnis
mundus habeat. Questa inesauribilità dell'indagine e delle scoperte supera con
la sua infinità la gradualità progressiva. ma limitata, del processo delle
iniziazioni ai misteri, a cui Seneca la paragona. Certo che, come ad Eleusi non
si mostrano tutte le cose sacre al novizio, riservandosi le piú importanti per
gli iniziati, cosí si può dire che la natura non concede in una sola volta ed a
chiunque tutti i suoi sacri segreti, e anche quando ci crediamo iniziati, siamo
ancora nel vestibolo del tempio e gli arcani rimangono chiusi nel sacrario
interno. Ma nelle cerimonie mistiche gli iniziati pervengono, alla fine, a
veder tutto; e nella scienza, invece, il processo di sco-perta non finisce mai.
Dei suoi segreti, alcuni potrà sco-prirli la nostra età, altri le età
successive (« aliud haec aetas, aliud quae post nos subibit aspiciet »); ma
ri-marrà sempre campo per le investigazioni di « tutto il mondo ». E anche
nell'ipotesi che gli uomini si dedi-chino completamente all'indagine e alla
comunicazione reciproca delle conoscenze acquisite, Seneca dice che a mala pena
(vix) si giungerebbe a quel fondo dove è collocata la verità che ora cerchiamo
alla superficie e con leggerezza (ibid., cap. 32); e l'esplorazione di questo
fondo, secondo le dichiarazioni precedenti, esigerebbe sempre uno sforzo
investigativo infinito. La sospensione dello sforzo e del lavoro, dunque, non
solo ritarda o impedisce del tutto le grandi conquiste ulteriori (« tarde magna
proveniunt, utique si labor ces-sat »: ), e impedisce che si trovi alcunché di
ciò che gli antichi indagarono in modo insufficiente, ma fa perdere anche le
stesse scoperte già realizzate (« adeo nihil invenitur ex his quae parum
investigata antiqui reliquerunt, ut multa quae inventa erant obliterentur).
Donde la necessità e l'obbligo morale, per cia-scuno, di mantenere attivo lo
sforzo incessante e di cooperare attivamente alla grande opera di conquista
collettiva dell'umanità. Coloro che rimangono soddisfatti delle acquisizioni
già realizzate dagli antecessori, non si rendono conto dell'immenso cammino da
percorrere, che si estende davanti a noi. «Non si troverebbe mai nulla, se
restassimo contenti con ciò che è già stato trovato. Inoltre, chi si limita a
seguire un altro, non trova nulla per conto suo, anzi, non cerca neppure. Ma
coloro che hanno promosso queste investigazioni sono per noi guide, non
padroni. [Il cammino del]la verità è aperto a tutti, non è ancora occupato,
anzi gran parte di esso resta ancora da percorrere agli uomini del futuro ›
(Epist.). Confidiamo pertanto e molto nel giudizio dei grandi uomini, ma
rivendichiamo anche l'uso del giudizio nostro. Forse neppur essi ci han
lasciato scoperte effettuate, ma indagini da compiere » (* Num illi quoque non
inventa, sed quaerenda nobis reliquerunt »: Epist.). «Non mi sembra che i
predecessori si siano impadroniti con la forza (praeripuisse) di ciò che si
poteva dire, ma che ce lo abbiano solamente mostrato (ape-ruisse). Se non che
c'è molta differenza tra l'avvicinarsi ad una materia esaurita (consumptam) e
ad una solamente preparata (subactam): questa va crescendo giorno per giorno, e
le invenzioni effettuate non sono ostacoli per chi realizzerà invenzioni
ulteriori (« crescit in dies, et inventuris inventa non obstant »: Epist.).
Anzi, chi ha qualcosa da insegnare agli altri, deve spargerlo come semente
feconda (« seminis modo spargenda sunt»), la quale, per quanto piccola, cadendo
in terreno adatto sviluppa le sue forze, e dalla sua piccolezza originaria,
crescendo fino alle sue dimensioni massime, si diffonde (« ex eo minimo in
maximos auctus diffunditur»). Gli insegnamenti son come le sementi: ancorché
siano limitati (angusta), possono sviluppare una grande efficacia, purché una
mente idonea li accolga e li raduni in se stessa; e a sua volta questa mente ne
genererà molti altri e renderà piú di quello che ricevette » (Epist.).
Naturalmente questo processo storico di accrescimento progressivo della
cultura, nella successione delle generazioni e delle comunicazioni da maestri a
disce-poli, esige l'attività vivente degli spiriti ricettori. Quindici secoli
piú tardi G. Bruno dirà che se « di questi alcuni, che son stati appresso, non
siino però stati piú accorti, che quei che furon prima.... questo accade per
ciò che quelli non vissero.... gli anni altrui, e, quel che è peggio, vissero
morti quelli e questi negli anni pro-prii » (Cena delle Ceneri, ed. Gentile).
Una esigenza analoga aveva affermato Seneca nella Epist. 84, dichiarando che
gli insegnamenti devono, come alimenti digeriti, trasformarsi in forze e sangue
di chi li assimila in vires et sanguinem transeunt. Le conoscenze ingerite non
debbon lasciarsi tali e quali sono (integra), affinché non restino come cose
estranee (alie-na): dobbiamo digerirle (concoquamus), affinché sianonutrimento
dell'ingegno e non peso della memoria. I discepoli o le generazioni successive
devono assomigliare ai loro maestri e padri come figli viventi e attivi, non
come immagini morte: « imago res mortua est »; e nella trasmissione della
cultura, invece, occorrono spiriti viventi che (come dirà Bruno) vivano
attivamente gli anni dei predecessori e non vivano morti gli anni propri, bensí
progrediscano sempre piú. Si deve imprimere la forma della propria personalità
a tutti gli elementi di cultura che si raccolgono, affinché confluiscano in una
unità (in unitatem illa competant) come le voci di un coro. Tale voglio che sia
il nostro spirito, che abbia in se stesso molte arti, molti precetti, gli
esempi di molte generazioni, ma facendoli confluire tutti in una unità»,
vivente e attiva (« ut multae in illo artes, multa praecepta sint, multarum
aetatum exempla, sed in unum conspirata). L'Epistola 84 integra pertanto
l'affermazione del-l'Epistola 80, che lo spirito (animus) non è come il corpo,
che abbisogna dall'esterno di molto alimento, di molta bevanda, di molto olio e
di lunghe cure; lo spirito invece (continua l'Epistola) cresce da se stesso, si
alimenta e si esercita da sé, ed abbisogna solo della volontà per il suo
perfezionamento. L'Epistola 84, dunque, riconosce che anche lo spirito
abbisogna del suo alimento, che consiste nella cultura che riceve dalle
generazioni precedenti e dall'ambiente sociale in cui si sviluppa, e che
anch'esso deve, non meno del corpo, assimilare il suo alimento e trasformarlo
in proprio sangue e forza attivi. Certamente egli deve avere in sé l'energia
della volontà richiesta dall'Epistola 80: ossia deve, secondo il paragone
dell'Epistola 39, essere come una fiamma che s'innalza in linea retta e che non
può essere inclinata e oppressa, né tanto meno aver tregua: cosí lo spirito è
in movimento ed è mobile e attivo tanto piú quanto piú è energico. Ma questa
energia, questa attività, questo movimento spirituali non si esercitano nel
vuoto, bensí nel mondo della cultura, che è creazione dello spirito; nel qual
mondo si forma cosí la tradizione vivente e attiva, che è conservazione e
accrescimento in-cessanti. Seneca ha visto che questo doppio aspetto della
tradizione implica un doppio atteggiamento spirituale: di dipendenza e
d'indipendenza rispetto al passato. I diritti del passato devono essere
riconosciuti, ma come condizione e mezzo di salvare e assicurare i diritti
dell'avve-nire, che sono diritti di un progresso infinito. Venero pertanto —
dice l'Epistola 64 - le invenzioni della sapienza e i loro inventori; bisogna
avvicinarsi ad essi come ad una eredità collettiva. A nostro beneficio sono
state effettuate queste acquisizioni e questi lavori. Ma comportiamoci come
buoni padri di famiglia; rendiamo piú ampia l'eredità ricevuta, cosi che questa
passi da noi alla posterità fatta maggiore. Molto lavoro resta ancora da
compiere, e molto ne resterà poi; né a nessuno, anche se nasca dopo migliaia di
secoli, sarà preclusa l'occasione di aggiungere ancora qualcosa di piú ». Anche
nell'ipotesi assurda, che gli antichi avessero inventato tutto, resterebbero
sempre nuove l'utilizzazione, la scienza e la disposizione delle invenzioni
altrui. Ma siamo ben lungi dalla possibilità di ammettere l'ipotesi citata.
Quelli che esistettero prima di noi « multum ege- runt, sed non peregerunt ».
Certamente dobbiamo ammirarli e onorarli come dei, e professare verso « i
precettori del genere umano, da cui ci vennero i principi di un bene tanto
grande, la stessa venerazione che dobbiamo ai nostri maestri personali ».
Tuttavia l'onore migliore, anzi l'unico onore degno ed efficace che i discepoli
possano rendere ai mae- stri e i figli ai padri, consiste, secondo le
affermazioni esplicite di Seneca già citate, nel far viva e operante la loro
eredità, nel proseguire le vie che essi ci aprirono, cioè nel compiere per ciò
che possiamo il progresso della cultura, la cui infinità esige sempre
l'attività creatrice di ogni generazione nel trascorrere infinito del tempo. In
questo senso devono intendersi le affermazioni della Epistola 102, relative
allo spirito: « Lo spirito umano è una realtà grande e generosa, che non
tollera gli si pongano mai limiti che non gli siano comuni anche con Dio»; cioè
afferma la sua esigenza di infinità e vuole tradurla in atto nel doppio aspetto
spaziale e temporale. Lo spirito pertanto non accetta che gli si attribuisca
una patria umile e limitata, come sarebbe la città natale di ciascuno, e
reclama come propria patria tutto l'universo; e «non permette che gli si
assegni un'epoca limitata: tutti gli anni sono miei (dice); nessun tempo è
inaccessibile al pensiero ». Ma questa doppia esigenza di infinità - che
significa coscienza di un potere infinito, e che, quanto al tempo, si estende
ugualmente verso il passato e verso il futuro — vale, secondo il pensiero
espresso di Seneca, tanto per la contemplazione quanto per l'azione creativa.
La contemplazione si realizza per mezzo dell'investigazione e (come vedemmo)
piccola cosa sarebbe il mondo se in esso non avesse sempre tutto il mondo
qualcosa da investigare (Nat. quaest.); ma d'altra parte (come vedemmo) neppur
la contemplazione può darsi senza azione: ne con- templatio quidem sine actione
est › (De otio). Talché lo spirito deve effettuarle entrambe ad un tempo, nella
loro mutua correlazione, e considerare l'infinita estensione dell'universo in
tutte le sue dimensioni, e del tempo nella sua doppia direzione di passato e
futuro, non solo come oggetto di contemplazione conoscitiva, ma anche come
campo d'azione creativa. Per questa via, nellaconcezione delineata da Seneca, lo
spirito riconosce ве stesso nell'infinita creazione
della cultura, opera del suo infinito passato e compito del suo infinito
avvenire 1. m). In tal modo, nell'affermare esplicitamente e mettere in
evidenza sotto vari aspetti l'infinità del processo storico di creazione della
cultura e d'accrescimento dello spirito umano, Seneca portava la teoria del
progresso al suo piú alto grado di compimento nell'antichità. Dopo di lui,
nonostante l'attivismo della gnoseologia e della pedagogia di Plutarco e di
Plotino, il predominio crescente dell'orientamento mistico nella filosofia non
favorí certo nuovi sviluppi della teoria del progresso; la cui tradizione,
tuttavia, lungi dal perdersi, appare conservata — come abbiamo visto a
proposito di Aristotele anche in scrittori tardi come Asclepio e Giovanni 1
Meritano di essere ricordate alcune altre dichiarazioni signi- Epansa (Sice rel
Eple 65) Eaar dee appreanere ne che a riferisce alle cose divine e alle umane,
alle passate e alle future, alle caduche e alle eterne, al tempo, etc.»; e qui
Seneca cita esempi delle « innumerabiles questiones» che si pongono per la
conoscenza di ogni sfera e di ogni aspetto della realtà universale. Ma il De
otio, mostra che all'infinito numero dei problemi corrisponde l'infinita
curiosità (curiosum ingenium) dell'uo- mo: il desiderio di conoscere lo
sconosciuto (cupiditas ignota no-scendi) ci spinge ai viaggi ed alla
navigazione, alle investigazioni naturali ed agli scavi, alle ricerche storiche
relative all'umanità ad che poe eseri al dd a del come o aire dacueione dei
probiem pelaurs ar ateria dd ale epifio) relativi alla materia ed allo spirito,
etc. Nello stesso capitolo del “De otio” aggiunge (come abbiamo già ricordato)
che la contemplazione non può mai essere senza azione, e che le cose meditate
esigono la loro realizzazione mediante l'esercizio della mano; di modo che il
processo infinito di creazione della cultura è inteso nell'unità di teoria e
pratica. Filopono; e la loro fonte al riguardo, Aristotele, ci attesta che tale
teoria si è trasmessa senza soluzione di continuità. Ma Plutarco ci fa udire
l'eco tanto di idee provenienti da Archita e Democrito, intorno alla funzione
che spetta alla necessità nel processo storico delle creazioni umane, quanto
dell'ordine cronologico in cui Democrito e Aristotele distribuivano la
creazione progressiva delle arti di necessità, di quelle di abbellimento e
delle scienze. E nello stesso II secolo cui appartiene Aristocle, un documento
caratteristico ci dimostra la diffusione raggiunta dall'idea del progresso
umano nella coscienza pubblica dell'epoca; documento che consiste
nell'utilizzazione che fa Luciano (“Erotes”) di questa idea con fini satirici.
L'apologia paradossale dell'amore per gli efebi, che Luciano fonda sul
principio che, essendo creazione piú recente dell'amore per le donne, deve
costituire un progresso rispetto a questo, poteva avere significato come satira
solo in un clima spirituale dove l'idea del progresso figlio del tempo fosse
divenuto generale e dominante. Nella sua esposizione di questa teoria, Luciano
dipende specialmente dalla tradizione democriteo-epicurea, ma con infiltrazioni
della tradizione platonico-ari-stotelica relativa al rinnovamento ciclico
successivo alle catastrofi, e con derivazioni anche da altre fonti. Da Democrito
ad Epicuro deriva la descrizione della vita ferina primordiale: « i primi
uomini nati dovevano cercare un rimedio per la fame d'ogni giorno, e per il
fatto che erano preda della indigenza presente e che la pe- o chi il ato nuria
non permetteva loro alcuna scelta del migliore, dovevano mangiare le erbe che
trovavano, e le radici tenere che dissotterravano, e soprattutto le ghiande
delle querce. Mentre la loro vita permaneva cosí incolta e non concedeva loro
ancora la comodità per esperimenti giornalieri al fine di trovare il meglio,
essi dovevano accontentarsi di quelle stesse cose necessarie, poiché il tempo,
incalzandoli, non permetteva loro l'invenzione di un buon regime». Anche per
ciò che concerne la necessità di difese, gli uomini subito, all'inizio della
vita, avendo bisogno di coprirsi, 'avvolgevano nelle pelli delle fiere
scorticate ed escogitavano come rifugio contro il freddo le grotte delle
montagne o le cavità disseccate di radici o alberi antichi». piú che
democritea, poiché è scomparsa in essa, come pia wete Questa descrizione è
evidente eredità epicurea ancor tra gli epicurei, la distinzione introdotta da
Democrito tra i momenti successivi della prima fase di vita del- l'umanità.
Manca inoltre in Luciano ogni allusione all'introduzione della convivenza
sociale e del linguaggio e alla scoperta del fuoco, già considerati
dall'epicurei-smo; ma la suggestione epicurea si riconosce nella spiegazione
che dà tanto dell'uscita dallo stato primordiale mediante l'agricoltura, quanto
delle invenzioni della tessitura e dell'edilizia per via di un'imitazione dei
ripari naturali (pelli e caverne) usati primordialmente. La capacità di
un'imitazione dei processi naturali, che ripro-ducendoli li modifica e li
adatta alle proprie esigenze e finalità, era già per gli epicurei un carattere
che differenziava l'uomo dagli altri animali, incapaci di uscire dalla loro
condizione naturale originaria. Tuttavia sembra che in Luciano si perda la
comprensione della funzione attribuita dagli epicurei alla necessità come forza
stimolante dell'intelligenza umana; Luciano la considera piuttosto un ostacolo
alla ricerca del meglio. Solamente (dice) « dopo che le necessità urgenti
ebbero fine, le intelligenze (zoyouo) delle generazioni successive, liberate
dalla necessità, trovarono l'occasione d'inventarequalche miglioramento, e di
lí a poco a poco s'accreb-bero al tempo stesso le scienze. E questo ci è
possibile congetturarlo dalla considerazione delle arti piú perfezionate ». Può
esservi in queste linee un'eco (certo confusa) della distinzione
democriteo-aristotelica dei tre momenti successivi di creazione progressiva:
delle arti di neces-sità, di quelle d'ornamento e delle scienze disinteressate;
certo Luciano -- utilizzando l'esempio dell'arte tessile, preso dagli epicurei,
e quello dell'architettura, derivante forse da Vitruvio - insiste specialmente
sul carattere graduale e quasi insensibile dei progressi, dicendo che «le arti
presero per maestro il tempo » e progredirono « segretamente». E questa idea di
un processo graduale sembra associarsi a quella di un rinnovamento ciclico,
cioè alla teoria platonico-aristotelica della rinascita progressiva della
cultura dopo le catastrofi distruttrici - idea rievocata nel II secolo da
Aristocle - poiché Luciano scrive che « ciascuna di queste arti e scienze, che
giaceva muta e coperta in molto oblio, come da un lungo tramonto a poco a poco
si levò nella sua luce raggiante ». Questa confluenza di elementi di
derivazione tanto diversa è un indice interessante della conservazione di differenti
rappresentazioni del progresso nell'epoca di Luciano, che le mescola senza
preoccuparsi molto dei loro eventuali contrasti. E cosí, nonostante la sua
apparente accettazione della teoria ciclica platonico-aristote-lica, Luciano
delinea un processo di sviluppo della cul-tura, che per se stesso gli si
presenta infinito, cosí come era apparso a Seneca. « Poiché ciascuno che faceva
qualche scoperta la trasmetteva alla posterità; e quindi la successione di
quelli che ricevevano l'eredità, facendo aggiunte a ciò che avevano appreso,
continuò a riempire le lacune esistenti ». E cosí ‹ le scienze varie...
mediante sforzi (uoris) si preparano per arrivare (EUENOV 7ÇELV) alla loro
chiara manifestazione, spinte dal tempo infinito (úò To aiovos), che non lascia
niente senza indagare. Ma ciò che agisce attivamente sugli uomini attraverso il
corso del tempo è (per dichiarazione esplicita di Lu-ciano) « l'intelligenza
(ppóvnois), che si accompagna alla scienza e trae dal frequente sperimentare la
possibilità di scegliere l'ottimo ». Pertanto « dobbiamo considerare necessario
lo studio dell'antico, ma onorare come migliore ciò che la vita seppe trovare
poi, dopo aver raggiunto la possibilità di dedicarsi alla riflessione razionale
(поугомоїс) ». Torna cosí in Luciano il concetto
della tradizione vivente, che non è conservazione cristallizzata, bensí
creazione progressiva continua realizzata dalla vita; torna l'idea
dell'infinità di questo processo, che si estende dal passato e dal presente
verso l'avvenire. Riassumendo, possiamo dire che per tutti gli assertori
antichi dell'idea del progresso umano la natura offra il punto di partenza allo
sviluppo dell'attività creatrice dell'intelligenza dell'uomo; quindi le
conquiste compiute da ogni generazione offrono alle successive i mezzi e gli
stimoli per nuovi incessanti esperimenti e nuove acqui-sizioni; e in tal modo
la creazione della cultura progredisce insieme con l'intelligenza creatrice.
L'antichità dichiara con Cicerone ciò che tornerà a dichiarare il rinascimento
con Bruno; cioè che l'umanità è caratterizzata dal suo sforzo incessante di
creare, mediante l'opera della sua intelligenza e delle sue mani, un'altra
natura, altri corsi e altri ordini al di sopra di quelli che le furono dati
naturalmente; e per questa creatività del suo spirito l'uomo merita d'esser
considerato «come un dio mortale» o « dio della terra. Dai presocratici e dai
poeti tragici fino a Seneca innegabilmente l'idea della creatività dello
spirito si afferma e si sviluppa nell'antichità, e si ripercuote poi sugli
ultimi secoli della cultura classica, da Luciano ed Aristocle ad Asclepio e
Giovanni Filopono. Per negare agl’antichi il raggiungimento di tale intuizione,
occorre chiudere gli occhi alla realtà storica e cancellare l'ampia
documentazione che conferma la sua esistenza. Rodolfo Mondolfo. Mondolfo.
Keywords: antica filosofia italica. Refs.: Luigi Speranza, "Grice,
Mondolfo, e la filosofia greco-romana," per il Club Anglo-Italiano, The
Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Mondolfo
Luigi Speranza – GRICE ITALO!;
ossia, Grice e Monferrato: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale – la scuola di Casale Monferrato -- filosofia piemontese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Casale Monferrato). Filosofo italiano. Casale
Monferrato, Alessandria, Piemonte. Autore di opere di teologia e scienza e
legato pontificio. Entra nell'ordine francescano nella provincia genovese. Docente
presso lo studio francescano di Assisi. Compone il saggio. “Quaestio de
velocitate motus alterationis, Venezia. In esso presenta un'analisi grafica del
movimento dei corpi uniformemente accelerati. La sua attività di insegnamento
in fisica matematica influenza gli studiosi che operarono a Padova e Galilei
che ri-propose idee simili. ‘Giovanni da Casale’, Treccani. Filosofia Filosofo
del XIV secolo Teologi italiani Casale Monferrato Storia della scienza. Grice: “Casali dicusses the velocity of motion of alternation. He wisely
remarks that if one takes the example of the quality of hotness, one may
conceive of a UNI-FORM hotness throughout – ‘just as a rectangular
parallelolgram is formed between two equidistant lines, such that any part you
wish is equally wide with another. ‘Let there be throughout a UNIFORMLY DIFFORM
hotness, such that it is a triangle!” – Nome compiuto: Giovanni da Casale
Monferrato. Monferrato.
Keywords: corpi inanimati, corpi animati, inerzia, un corpo animato non e un
missile guidato – Grice. La liberta dei corpi animati, uniform, uniformly
difform, difformly difform. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Monferrato” – The
Swimming-Pool Library.
Luigi
Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Monimo: all’isola – la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale -- Roma – filosofia siciliana
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Grice: “Cicero used to say, ‘once a slave, always a slave,’ referring
stupidly to Monimo!” -- Filosofo
italiano. A
former slave. Wrote two books. Monimo.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Montanari:
la ragione conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Cf Mazzino Montanari. Massino
Montanari.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Montani:
la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale e il debito del
segno – implicatura riflessiva – la scuola di Teramo -- filosofia abruzzese -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Teramo).
Abstract. Grice: “At
Oxford, ‘thing’ is not considered a philosophical lexeme, but ‘object’ is –
thus an apple matters less to us than the representation of it – this is what
Montani calls the ‘debito del segno’ since while a rose by any other name would
smell so sweet, the ‘segno’ “rosa” is inodorous!” -- Flosofo italiano. Teramo, Abruzzo. Allievo di GARRONI (si veda), è
Professore di Estetica alla Sapienza Roma, è stato Directeur d'Études Associé
presso all'EHESS di Parigi e ha insegnato Estetica al Centro sperimentale di
cinematografia di Roma. La sua ricerca si concentra oggi principalmente sui
temi di filosofia della tecnica. Allievo di Emilio Garroni, per M.
l'estetica non va considerata come filosofia dell'arte, ma come una teoria
della sensibilità umana, che ha la peculiarità di essere aperta agli stimoli
del mondo esterno. La riflessione di M. si snoda in diversi passaggi e
attraverso il confronto con alcuni dei protagonisti della filosofia, della
linguistica, della semiotica e della teoria del cinema del Novecento, avendo
sempre come punto di riferimento la filosofia critica di Kant. Pensiero
Ermeneutica e filosofia critica. Pubblica Il debito del linguaggio, in cui,
partendo dal confronto con le teorie strutturaliste, in particolare quelle di
Jakobson e Mukarovsky, mostra come la questione del significato del testo poetico
non possa essere risolta mediante l'individuazione del codice linguistico o
semiotico di riferimento, ma rimandi ad una condizione estetica della
significazione. Questo tema viene ulteriormente approfondito in Estetica ed
ermeneutica. Prendendo le mosse dalla filosofia critica kantiana, propone di
ripensare la verità nel senso heideggeriano dell’ “a-letheia”, del
“dis-velamento” dell'essere come una situazione ermeneutica strettamente
legata all'effettiva esperienza del soggetto, seguendo la rilettura della
filosofia di Heidegger proposta da Gadamer.La formazione e il pensiero di M.
sono stati segnati dal suo interesse per il cinema e in particolare per Vertov
e Ėjzenštejn. Di entrambi ha curato l'edizione
degli scritti. Nel testo “L'immaginazione narrative” (Guerini)
coniuga l'interesse per il cinema con quello più strettamente filosofico per il
tema dell'immaginazione. Propone di considerare l'immaginazione nei termini in
cui, in Tempo e racconto, Ricœur parla della narrazione, ovvero come di un processo
di “rifigurazione” dell'esperienza del tempo da parte dell'uomo. Per Ricoeur la
narrazione ha il potere di far fare al lettore esperienza di un tempo
propriamente umano. Montani fa propria la tesi di Ricoeur, applicandola però,
all'ambito della narrazione cinematografica. M. ritiene che il territorio
dell'immaginazione in cui lavora il cinema sia quello dell'intreccio tra
finzione e testimonianza, tra la costruzione dell'intreccio narrativo e la
documentazione del reale. La trasformazione dell'esperienza del tempo avviene, così,
ad un livello più profondo e creativo. Tecnica ed estetica Con Bioestetica
si inaugura la fase più recente del pensiero di M., dedicata
all'approfondimento del rapporto tra tecnica e estetica. Attraverso il
paradigma della bioestetica M. propone di leggere i fenomeni di biopotere che
caratterizzano l'epoca contemporanea a partire dalla loro natura innanzitutto
tecnica ed estetica, cioè a partire dal fatto che la sensibilità dell'essere
umano viene sempre più orientata ed organizzata tecnicamente. Il biopotere
consiste proprio nella capacità di canalizzare la sensibilità umana. In
L'immaginazione intermediale Montani prende in analisi i modi in cui il cinema
risponde alle forme di anestetizzazione. Prendendo le mosse dalla
spettacolarizzazione della politica emersa in seguito all'attentato delle Torri
Gemelle, Montani introduce il concetto di "autenticazione
dell'immagine", che non consiste nell'accertamento del referente fattuale
dell'immagine (il vero, il reale) ma nella rigenerazione di un orizzonte di
senso condiviso, la capacità di riferimento dell'esperienza e del linguaggio,
in un'epoca caratterizzata da crescenti fenomeni di “indifferenza referenziale”
La riflessione sul rapporto tra estetica e tecnica continua in “Tecnologie della
sensibilità”, in cui viene teorizzata l'esistenza di una terza funzione
dell'immaginazione: accanto a quella produttiva e riproduttiva vi è una
funzione inter-attiva. L'immaginazione inter-attiva diventa il paradigma
attraverso cui leggere l'epoca contemporanea, attraversata profondamente da
fenomeni dell'inter-attività digitale e dalla proliferazione di ambienti
virtuali. Saggi: “Il debito del linguaggio: l'auto-riflessività nel discorso,”
– Grice: “There is the ‘debito’ and there is the ‘credito’ or ‘price’ of
semiosis, too!” -- Marsilio, Venezia; -- Grice: “Actually, Montani uses
‘aesthetic self-reflection,’ using ‘aesthetic’ etymologically, as per what he
calls ‘ermeneutica sensibile’ -- Fuori
campo: studi sul cinema e l'estetica, Quattroventi, Urbino; Estetica ed
ermeneutica: senso, contingenza, verità, Laterza, Roma); L'immaginazione narrativa: il racconto del
cinema oltre i confini dello spazio letterario, Guerini, Milano); Arte e verità
dall'antichità alla filosofia contemporanea: un'introduzione all'estetica,
Laterza, Roma); L'estetica contemporanea: il destino delle arti nella tarda
modernià, Carocci, Roma; Lo stato
dell'arte: l'esperienza estetica; Carboni e M., Laterza, Roma); Bioestetica:
senso comune, tecnica e arte” (Carocci, Roma; L'immaginazione intermediale:
perlustrare, ri-figurare, testimoniare il mondo visibile, Laterza, Roma); Tecnologie
della sensibilità. Estetica e immaginazione interattiva, Cortina, Milano. M.,
Il senso, Rai Scuola, su raiscuola.rai.
I percorsi dell'immaginazione. Studi in onore di M., Pellegrini, Censi,
Cine-occhi e cine-pugni: due modi di intendere il cinema, su Nazione
Indiana, L'immaginazione estatica.
Estetica, tecnica e biopolitica, su giornaledifilosofia.net. 2 lAlessandra
Campo, Biopolitica come an-estetizzazione. Il significato estetico della
biopolitica, su sintesidialettica. Montani, L'immaginazione intermediale,
Laterza,, M., L'immaginazione intermediale, Laterza, Anna Li Vigni, Gli
occhiali per immaginare, Il Sole 24 Ore. La vita immersa nell’estetica del
virtuale, su ilmanifesto. Nome compiuto: Pietro Montani. Montani. Keywords: il
debito del segno, Narciso e la reflexione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Montani” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Montinari:
la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del sovrumano – torna
a Surriento – la scuola di Lucca -- filosofia toscana -- filosofia italiana –
Luigi Speranza (Lucca). Abstract. Grice: “We don’t
study Nietzsche at Oxford, but they do, at Cambridge!” -- Filosofo toscano.
Filosofo italiano. Luca, Toscana. Grice: “If I were asked to identify the main
difference between the Italian philosopher and the Oxonian philosopher is that
the Italian philosopher takes Nietzsche seriously! But then he lived at Torino!” «Nelle istituzioni esistenti, sostenute da
immani forze di produzione e di distruzione, viene assimilata e mercificata
ogni e qualsiasi protesta, persino quella dei Lumpen, ogni tentativo di
lasciare la «nave dei folli». Se il metodo di Nietzsche può ancora aiutarci,
allora l'unica forza che ci è rimasta è quella della cultura, della
ragione.» Considerato uno dei massimi editori e interpreti di Nietzsche.
Ha definitivamente dimostrato che Nietzsche non ha mai scritto un'opera dal
titolo “La volontà di Potenza” e che le cinque diverse compilazioni che la
sorella del filosofo e altri editori dilettanti hanno pubblicato sotto questo
titolo sono testi del tutto inaffidabili per comprendere il pensiero di
Nietzsche. Si era formato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e
all'Pisa, presso la quale si laureò con una tesi, “I movimenti ereticali a
Lucca.” Caduto il fascismo, divenne un attivista del Partito comunista, presso
il quale si occupava della traduzione di scritti dal tedesco. Mentre visitava
la Germani a Est per motivi di ricerca, fu testimone della rivolta.
Successivamente, in seguito alla repressione della Rivoluzione ungherese del
1956, si allontanò dall'ortodossia marxista e dalla carriera nel partito.
Mantenne tuttavia la sua iscrizione al PCI, e rimase fedele agli ideali del
socialismo. Collabora con le Edizioni Rinascita, e per un anno fu direttore
dell'omonima libreria in Roma. Dopo averne rivisto la raccolta di opere e
manoscritti in Weimar, Colli e M. decisero di iniziarne una nuova edizione
critica. Essa divenne lo standard per gli studiosi, e fu pubblicata in da
Adelphi. Per questo lavoro fu preziosa la sia abilità nel decifrare la
scrittura a mano (praticamente incomprensibile) di Nietzsche, fino a quel
momento trascritta solo da "Gast“ (Köselitz). Fonda la rivista
Nietzsche-di cui fu coeditore. Attraverso le sue traduzioni ed i suoi commenti
di Nietzsche, diede un contributo fondamentale alla ricerca storica e
filosofica, inserendo Nietzsche nel contesto del proprio tempo. Saggi: “Che
cosa ha detto Nietzsche” Roma, Ubaldini,
ripubblicato come “Che cosa ha detto
Nietzsche,” [Grice: “I convinced Montinari that ‘veramente’ is a trouser word
and should be avoided!” -- Campioni, Milano, Adelphi. Su Nietzsche, Roma,
Riuniti, Teoria della Natura, Torino,
Boringhieri, Milano, SE, F Nietzsche,
Lettere a Rohde, Torino, Boringhieri, Nietzsche, Opere, (Milano, Adelphi, Nietzsche, Il caso Wagner: Crepuscolo degli
idoli; L'anticristo; Scelta di frammenti, S. Giametta, Ferruccio Masini,
Giorgio Colli, Milano, Mondadori Editore, Ecce homo; Ditirambi di Dioniso;
Nietzsche contra Wagner; Poesie e scelta di frammenti postumi, Milano, A.
Mondadori, Nietzsche, Schopenhauer come educatore, Milano, Adelphi, Epistolario
di Nietzsche, Pampaloni Fama, Milano, Adelphi,
Nietzsche, Scritti, Milano, Adelphi, Schopenhauer, La vista e i colori
Carteggio con Goethe,Abscondita, Nota
introduttiva a Genealogia della morale, Nietzsche e Van Gogh, due cardini del
pensiero occidentale moderno di Bettozzi
(Liberal democaratici), su liberal democratici.. «Tant qu'il ne fut pas possible aux chercheurs les plus
sérieux d'accéder à l'ensemble des manuscrits de Nietzsche, on savait seulement
de façon vague que La Volonté de puissance n'existait pas comme telle (...)
Nous souhaitons que le jour nouveau, apporté par les inédits, soit celui du
retour à Nietzsche.» (Deleuze) Aveva infatti ottenuto una borsa di studio
della Scuola Normale Superiore a Francoforte sul Meno. Rinascita Che era stato il suo maestro.
Giuliano Campioni, Dizionario Biografico degli Italiani stituto
dell'Enciclopedia italiana Treccani Giuliano Campioni, Giuliano Campioni, Lanata,
Esercizi di memoria, Bari, Levante, (notizie su M. M. nell'articolo su Colli
anche a proposito dell'Enciclopedia di autori classici, Boringhieri, progettata
e diretta da Colli e a cui M. M.collaborò). Paolo D’Iorio, L'arte di leggere
Nietzsche, Firenze, Ponte alle grazie,Giuliano Campioni, Leggere Nietzsche.
Alle origini dell'edizione critica Colli-Montinari. Con lettere e testi
inediti, Pisa, M.: l'arte di leggere Nietzsche Paolo D'Iorio, Pubblicato da
Ponte alle grazie, Studi germanici Di
Istituto italiano di studi germanici — Pubblicato da Edizioni dell'Ateneo,
Originale disponibile presso la l'Università della Virginia — "M.,
Nietzsche", di Tuca Giuliano Campioni, Da Lucca a Weimar: M. e Nietzsche
in Nietzsche. Edizioni e interpretazioni,
Fornari, ETS, Pisa, Die "ideelle Bibliothek Nietzsches". Von
Charles Andler M. Pensiero di Schopenhauer Roscani Torino#Filosofi Giuliano
Campioni, M., in Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia. Opere di M.,
Centro interdipartimentale di studi Colli-M. su Nietzsche e la Cultura Europea
— Pisa, Lecce, Padova e Firenze (Centronietzsche.net), su centronietzsche.net.
Grice: “Montinari is right that ‘la volonta di potenza’ ‘n’existe pas’ –
vacuous name. Torna a Surriento. Umano, troppo umano, uscito cento
anni fa, più precisamente nel 1878, e dedicato al centenario della morte di
Voltaire, è tra le opere di Nietzsche quella che ha avuto il più lungo periodo
di gestazione. Nella mighore e più attendibile biografa di Nietzsche che mai
sia stata scritta e che troppe volte non viene presa sul serio, voglio dire in
Ecce homo, leggiamo: « Umano, troppo umano è il monumento di una crist.
Dice di essere un libro per spiriti liberi: quasi ogni frase vi esprime una
vittoria - con quel libro mi sono liberato da ciò che non apparteneva alla mia
natura... qui il termine " spirito libero" deve essere inteso solo in
un senso: uno spirito diventato libero, che ha ripreso possesso di se stesso ».
Ciò che non apparteneva alla natura di Nietzsche era la speculazione metafisica
di Schopenhauer, il pensiero mitico di Wagner (più in generale il • pensiero
impuro » dell'artista). L'approdo alla liberazione dello spirito è dunque un
processo; esso — per il Nietzsche del 1878 - doveva essere compreso in una
sorta di tirocinio, al cui inizio stavano le Memorie di un'idealista di Malwida von Meysenbug e alla fine
l'Origine dei sentimenti morali (1877) di Paul Rée. Tra i due nomi, che
sembrano in contrasto tra loro, si compie una parabola tipica per la situazione
spirituale di un gruppo importante di intellettuali del tardo Ottocento, cui
anche Nietzsche appartiene. La vecchia quarantottarda Malwida (an-no 1816)
acquisisce negli anni della rivoluzione e dell'esilio (Herzen, Mazzini, Kinkel)
una concezione del mondo intrepidamente materialistica ed ateisti-ca, anche se
illuminata dall'idealismo pratico-poli-tico e poi sostenuta (dopo l'incontro
con Wagner) dalla pessimistica (e consolatoria) metafisica schopen-haueriana.
Ciò spiega, tra l'altro, l'entusiasmo concui ella nell'inverno 1876-77 a
Sorrento accolse, per il tramite di Nietzsche, l'‹ ottimismo del temperamento »
coniugato al • pessimismo della conoscenza », secondo la formula adoperata da
Jacob Burck-hardt per definire il carattere dei Greci. (Questa formula doveva
avere fortuna particolare da noi in Italia, nel passaggio dalla Meysenbug a
Romain Rolland, e da costui a Antonio Gramsci). Quindi Paul Rée (anno
1849): il giovane filosofo positivista si era educato alla scuola di
Schopenhauer (e di Eduard von Hartmann, al quale anche il giovane Nietzsche
doveva qualcosa), ma anche di Darwin e dei nuovi moralisti inglesi, con una
considerevole aggiunta di nichilismo russo (Turgenev). Non mi sembra casuale
che sia proprio Rée a scoprire (per regalarlo poi alla Meysenbug e a Bay-reuth)
il giovanissimo Heinrich von Stein (anno 1857, allievo di Eugen Dühring,
filosofo della « realtà »), anche lui schopenhaueriano (e poi wagneria-no) e
autore di un libro dedicato agli « ideali » del « materialismo ».
Questa schiera di personaggi, spiriti più o meno li-beri, tra i quali si
trovavano amici e ammiratori di Nietzsche, vive la crisi di un'epoca satura di
scienza, che può essere solo onestamente materialistica ed è al tempo stesso
intimamente insoddisfatta, perché non riesce a scaldarsi al pallido, nordico
agnosticismo königsberghiano, né ad entusiasmarsi per la nuova fede ottimistica
e scientista del senile D.F. Strauss. Le rimangono tutt'al più i paradisi
artificiali e neoromantici del dramma musicale di Ri- chard Wagner.
Dopo il grande tentativo wagneriano della Nascita della tragedia, la serie
delle Considerazioni inattuali e più ancora la grande massa dei frammenti
postumi stesi tra il 1872 e il 1876 si presentano ai nostri occhi come la
preparazione del Nietzsche nuovo di Umano, troppo umano. Al di là della
predicazione e dell'invettiva del Nietzsche inattuale è possibile infatti
cogliere quel processo di intellettualizzazione radicale e di distruzione di ogni
convinzione che è uno degli aspetti fondamentali della libertà di spi-rito,
come viene enunciata nelle ultime pagine di Umano, troppo umano. Le illusioni e
le consolazioni dell'arte, della metafisica, della religione cadono « in balia
della storia», e solo la storia può rievocarle - e questa è ancora la nostra
fortuna: poter mantenere in noi la possibilità della rievocazione storica
dell'umanità passata. L'importanza della conoscenza storica è sottolineata da
Nietzsche proprio in rapporto alla fine della metafisica, quando nell'aforisma
37 di Umano, troppo umano scrive: * Qual è comunque la proposizione
principale a cui giunge, attraverso le sue penetranti e taglienti analisi
dell'umano agire, uno dei più arditi e freddi pensatori, l'autore del libro:
Sull'origine dei sentimenti morali [cioè Paul Rée]? " L'uomo morale"
egli dice "non è più vicino al mondo intelligibile (metafisico) dell'uomo
fisico". Questa proposizione, temprata e affilata sotto i colpi di
martello della conoscenza storica, potrà forse un giorno, in un qualche futuro,
servire come l'accetta che reciderà alla radice il " bisogno
metafisico" degli uomini: se più a benedizione che a maledizione del
benessere gene-rale, chi saprebbe dirlo? ma in ogni caso come una proposizione
dalle più importanti conseguenze, feconda e terribile insieme, e che scruta il
mondo in quel modo bifronte, proprio di tutte le grandi co-noscenze». Dieci
anni più tardi Nietzsche citerà ancora una volta in Ecce homo la proposizione
di Rée, presentandola come il preannuncio della sua « trasvalutazione di tutti
i valori ». Ho l'impressione che nessuno degli esegeti di Nietzsche abbia preso
sul serio quel ritorno estremo a Paul Rée. A Rée mancano tuttavia la
disciplina e l'esercizio del senso storico che troviamo invece in tutta l'opera
di Nietzsche, a partire proprio da Umano, troppo umano. Né il nome del massimo
rappresentantedell'età dei lumi, di colui che Goethe chiamava la • luce
di noi tutti » si trova sul frontespizio della prima edizione del « libro per
spiriti liberi » a celebrare la casualità di un giubileo. Esso rappresenta
invece il nuovo programma di Nietzsche, che consiste nel risuscitare e lo
spirito dell'Illuminismo e dello sviluppo progrediente » contro lo spirito di
Rousseau, padre ambiguo delle « mezze verità » della Rivoluzione francese e del
romanticismo. L’antagonismo Voltaire-Rousseau rientra per Nietzsche in una
sorta di schema storico, che vale per l'età moderna nei due momenti
dell'Umanesi-mo-Rinascimento e dell'Illuminismo. L'Umanesimo- Rinascimento
è un movimento di civiltà che viene interrotto da una rivoluzione (la Riforma)
e da una reazione (la Controriforma), così come l'Illuminismo è stato
interrotto dalla Rivoluzione francese e dalla reazione romantica. Dalla
reazione romantica maturano però risultati imprevisti: da un lato il senso
della storia, come forma superiore e prosecuzione dell'Illuminismo, dall'altro,
- come prodotto diret-to, secondo Nietzsche, del senso storico, - il socialismo
(rivoluzione) e l'oscurantismo moderno (in Germania nelle forme ideologiche del
conservatorismo cristiano degli Junker e dell'antisemitismo). Nietzsche è
dalla parte del Rinascimento, dell'Illu-minismo e del senso storico, a cui si
contrappongono di volta in volta le coppie rivoluzionario-reazionarie che
abbiamo visto. I valori positivi del passato non sono di coloro che hanno
combattuto o reagito contro la Riforma e contro la Rivoluzione francese, come
nel presente non è la reazione antisocialista (nel 1878 si hanno le leggi
antisocialiste di Bismarck) a cui Nietzsche senta di aderire. La pacata
riflessione storica dello spirito libero si colloca piuttosto nella vita
contempla-tiva; questa comporta non tanto la rinuncia all'immediatezza vitale
dell'azione, quanto e soprattutto il dominio dello « spirito » sulla pienezza e
ricchez-za della « vita » (e quel dominio avrà significato in proporzione
diretta a questa ricchezza e pienezza). Un modello di questo dominio è il
classicismo illu-ministico, tollerante e cosmopolitico di Goethe, che è il
saldo punto di riferimento di tutto il libro. guerra, bensi come la
constatazione del definitivo crepuscolo degli « ideali » metafisici
(Schopenhauer) e mitici (Wagner), a cui secondo lui avrebbero dovuto
approdare per onestà della ragione anche i suoi amici e seguaci. Tranne alcune
rilevanti eccezioni (Overbeck, in particolare, ma anche Burck-hardt e Karl
Hillebrand, che tuttavia non erano propriamente né amici né seguaci) gli amici
(Richard e Cosima Wagner, Erwin Rohde, Malwida von Mey-senbug) rimasero costernati
e, anzi, si sentirono attaccati e provocati, abbandonati e traditi. Così
Nietzsche stesso, che pochi mesi prima aveva scritto cpistole dedicatorie di
Umano, troppo umano a Ri-chard e Cosima Wagner, una di esse persino in (brutti)
versi, dovette rendersi conto dell'abisso che lo separava non solo dai suoi
vecchi amici, ma anche dal suo proprio passato: « Quell'offuscamento metafisico
di tutte le cose vere e semplici, la lotta condotta con la ragione contro la
ragione, con la mira di vedere in ogni e qualsiasi occasione chissà quali
immense meraviglie, per giunta un'arte barocca di ipereccitazione e esaltazione
della smodera-tezza, intendo dire l'arte di Wagner: queste due cose messe
insieme avevano finito per rendermi sempre più malato e quasi ad estraniarmi dal
mio buon temperamento... Mi resi pienamente conto di tutto ciò nell'estate di
Bayreuth: fuggii via, dopo le prime rappresentazioni a cui avevo assistito, e
mi rifugiai sui monti, e là in un piccolo villaggio in mezzo alla foresta,
nacque il primo schizzo, all'incirca un terzo del mio libro, allora sotto il
titolo del Vomere ». Cosi scriveva Nietzsche all'inconsola-bile Mathilde Maier,
un'amica di Wagner, nel luglio del 1878, e nella stessa epoca a Rée: « I miei
conoscenti ed amici (con pochissime eccezioni) si comportano come se gli avessi
rovesciato il pentolino del latte. Dio li aiuti - io non posso fare altrimenti
». Umano, troppo umano non era nato come libro po-lemico, lo ripetiamo,
ma come superamento di una crisi, che non era solo di Nietzsche. Perché non
vada perduto, nella presente pubblicazione che non ha commento, riproduciamo
qui ciò che l'autore volle premettere nel 1878 alla prima edizione, ‹ in luogo
di una prefazione », affinché serva come avviamento alla lettura della prima
grande opera veramente sua. Si tratta della traduzione di un brano tratto dalla
versione latina del Discorso del metodo di Cartesio: *- per un certo
tempo considerai le occupazioni disparate alle quali gli uomini si dedicano in
questa vita, e feci il tentativo di scegliere la migliore tra queste. Ma non è
necessario qui raccontare quali pensieri mi vennero nel far ciò: basti dire
che, per parte mia, nulla mi sembrò essere meglio che attenermi rigidamente al
mio proposito, vale a dire: impiegare tutto il tempo della vita a sviluppare la
mia ragione e a seguire le tracce della verità così come i mi re proponi
queche i ri che gali che, secondo il mio giudizio, non si può trovare in
questa vita nulla di più gradevole e di più in- nocente; oltre a ciò, da
quando mi ero giovato di quel modo di considerare le cose, non passava giorno
senza che io non scoprissi qualcosa di nuovo, che era sempre di un qualche peso
e niente affatto conosciuto dalla generalità degli uomini. La mia anima
finalmente divenne allora cosi piena di gioia, che tutte le altre cose non
potevano più offenderla in alcun modo. Mazzino Montinari. Montinari. Refs.
Luigi Speranza, “Grice e Montinari: l’implicatura di Nietzsche” – The
Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!;
ossia, Grice e Monte: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale – la prospettiva e la filosofia della percezione – la scuola di
Pesaro -- filosofia marchese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pesaro). Abstract.
Grice: “For some resason – most likely due to the empiricist tradition prevalent
in these islands, the philosophy of perception is quite popular at Oxford. Our
moral professor of philosophy, Austin, spent most of his terms teaching it – “Sense
and sensibilia”!” -- Filosofo italiano. Pesaro, Marche. Grice: “I like to
illustrate a ‘scientific revolution’ with Del Monte’s refutation on the
equilibrium controversy, since it involves a lot of analyticity that only a
philosopher can digest!” -- essential Italian philosopher. Il marchese Guidubaldo Bourbon Del
Monte (Pesaro), filosoMecanicorum liber, Suo padre, Ranieri, originario da un
famiglia benestante di Urbino, discendente dalla schiatta dei Bourbon del Monte
Santa Maria, fu notato per il suo ruolo bellico e fu autore di due libri
sull'architettura militare. Il duca di Urbino, Guidobaldo II della Rovere, gli
attribuì, per meriti, il titolo di Marchese del Monte, dunque la famiglia
divenne nobile solo un generazione prima di Guidobaldo. Alla morte del padre, ottenne
il titolo di Marchese. Studia matematica a Padova. Mentre era lì, strinse una
grande amicizia con Tasso. Combatté nel conflitto in Ungheria, tra l'impero
degli Asburgo e l'Impero Ottomano. Al termine della guerra, torna nella sua
tenuta a Mombaroccio, vicino Urbino, dove passava i giorni studiando
matematica, meccanica, astronomia e ottica. Studia matematica con l'aiuto di
Commandino. Divenne amico di Baldi, che fu anch'esso studente di Commandino. Ispettore
delle fortificazioni del Granducato di Toscana, pur continuando a risiedere nel
Ducato di Urbino. In quegli anni,
corrisponde con numerosi matematici inclusio Contarini, Barozzi e Galilei e con alcuni di loro si dice abbia avuto anche
relazioni più che professionali.
L'invenzione per la costruzione di poligoni regolari e per dividere in
un numero determinato di segmento qualsiasi linea fu incorporata come
caratteristica del compasso geometrico e militare di Galileo. Proprio fu
fondamentale nell'aiutare Galilei nella sua carriera, che e un promessa ma
disoccupato. Raccomanda il toscano al suo fratello Cardinale, che a sua volta
parla con il potente Duca di Toscana, Ferdinando I de' Medici. Sotto la sua
protezione, Galileo ha una cattedra di matematica all'Pisa. Guidobaldo divenne
un amico fidato di Galileo e lo aiutò nuovamente quando dovette necessariamente
fare domanda per poter insegnare matematica all'Padova, a causa dell'odio e
della macchinazione di Giovanni de' Medici, un figlio di Cosimo de' Medici,
contro Galileo. Nonostante la loro amicizia, M. fu un critico di alcune teorie
di GALILEI, come quella relativa alla legge dell'isocronismo delle oscillazioni.
Compone un importante saggio sulla prospettiva, “Perspectivae Libri VI”, pubblicato
a Pesaro che ha ampia diffusione. E sicuramente, anche secondo il parere di
Galileo, uno dei massimi studiosi di meccanica e matematica. “Mechanicorum
liber”. Pisauri. Saggi: “Mechanicorum” (Pisauri, Girolamo Concordia – Venezia,
Deuchino -- Mecanicorum); “Plani-sphaeriorum universalium theorica” (Pisauri,
Girolamo Concordia); “De ecclesiastici calendarii restitutione" (Pisauri,
Girolamo Concordia); “La prospettiva” (Pisauri, Girolamo Concordia -- Roma); “Problematum
astronomicorum” Venezia, Giunta); De cochlea,” Venezia, Deuchino); “Le mechaniche nelle quali si contiene la
dottrina di tutti gl’istrumenti principali da mover pesi grandissimi con
picciola forza” (Venezia, Franceschi);
“Lettere” (Venezia); “La teoria sui planisferi universali” (Firenze). Galileo
(che nel frattempo era stato molto probabilmente anche suo ospite) puo occupare
la cattedra di Padova, grazie anche all’intervento delduca., che nell’ambiente
veneto poteva contare, oltre che sull’amicizia di un Contarini e di un Pinelli,
sull’autorità e l’influenza di M., generale delle fanterie della
Repubblica": Fondazione cardinal Francesco maria delmonte -- guidobaldo-del-monte.
A. Giostra, La stella o cometa nelle lettere a Giordani, Giornale di Astronomia.
Galilei. Guidobaldo II della Rovere Mombaroccio, Enciclopedia Italiana,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “There possibly is no equivalent to
perspective for the other senses. Prospettiva, as the Italians call it. They are
obsessed with it. Consider the human body. Consider Apollo del Belvedere – it
is not just a body perceiving another body, there is a perspectival side to
it!” Nome compiuto: Giambattista
del Monte. Guido Ubaldo de’ marchesi Del Monte; Guidobaldo Del Monte. Monte.
Keywords: implicature, perspective in statuary. Refs.: Luigi Speranza,
"Grice e del Monte," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool
Library, Villa Grice, Liguria, Italia.
Luigi
Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Monterosso – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Abstract. Grice: “I invented
Deutero-Esperanto; Monterosso invented neo-Latin!” -- Filosofo italiano. Roma,
Lazio. Vede le stampe a Buenos Aires il progetto di M., denominato neo-latinus. I casi fin qui
esaminati non esauriscono la moltitudine di quelli che vedeno la luce. Si
ricordino pertanto anche i contributi di Tommaso Valperga di Caluso (grammatica
universale, 1800), ROVERE (vedasi), Proposta
del provenzale come lingua internazionale, CONSOLI (vedasi), Lingua nazionale
della terra; PORTALUPI (vedasi), Sten.ling.; FACCIOLI (vedasi), Lingue de
nazioni e lingua universale; MAGLI (vedasi), Anti-Babele; ALLIONI (vedasi)
BOELLA (vedasi) Boella (999 Cod.: codice
di corrispondenza amichevole internazionale), HERPITT (vedasi), Niuspik;
CALABRESI (vedasi), Omni-Lingua; ARGENTERI (vedasi), Lingua Euratlantica;
PELLEGRINI (vedasi), Grammatica de lingua italiane semplificate; CIARLANTINI
(vedasi), Metodo tachigrafico. I progetti ivi citati non sono stati esaminati
perché le informazioni che li concernono sono, per ora, di difficile
reperimento. Antonio da Monterroso. Monterosso. Keywords: implicatura, lingua
universale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Monterosso.” Monterroso.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Moramarco:
la ragione conversazioane e l’implicatura conversazionale della tradizione
massonica filosofia emiliana – filosofia italiana – Luigi Speranza (Reggio nell’Emilia). Grice: “At Oxford, masons are usually
forbidden!” -- Filosofo italiano.
Reggio, Emilia. Grice: “Unlike Moramarco, what most people know about
massoneria is via “Il flauto magico”!” Grice: “Moramarco analyses massoneria aa
a philosophical cult, talking about ‘brotherly link’ ‘vincolo fraterno’ – he
has unearthed a few fascinating details about massoneria in Italy. Esponente della Massoneria te assertore di una
sintesi religiosa tra Mazdeismo e Cristianesimo. Discende da un'antica famiglia
di Altamura, di ascendenze latino-germaniche, cresciuta e ramificatasi durante
il dominio dei Farnese. Studioso di Massoneria, ha scritto la Nuova
Enciclopedia Massonica in tre volumi, importante testo di ricerca
massonologica. Un suo precedente volume, La Massoneria ieri e oggi fu tra i
primi, sull'argomento, pubblicati in Russia dopo il crollo del regime
sovietico, che aveva proscritto le Logge. Iniziato nel Grande Oriente
d'Italia, divenne Maestro Venerabile della Loggia Intelletto e Amore, ricevette
la decorazione all'Ordine di Bruno, conferita a quanti si distinguono nello
studio e nella diffusione degli ideali massonici. Coordinatore scientifico
del Convegno Internazionale anni di Massoneria in Italia, al quale
parteciparono studiosi quali Paolo Ungari, Alessandro Bausani, Mola, Basso,
Roversi Monaco, Ricca. Il convegno fiorentino costituì la prima risposta
pubblica, da parte della Comunione massonica di Palazzo Giustiniani, alle
degenerazioni della P2. Nello stesso anno, in qualità di Garante
d'Amicizia tra il Grande Oriente d'Italia e la Grand Lodge of South Africa, richiese,
d'accordo con il Gran Maestro Armando Corona, che tutte le Logge sudafricane,
peraltro già avviate in tale direzione
(quando un gruppo di Liberi Muratori della Massoneria Prince Hall era
stato ammesso nella Loggia "De Goede Hoop" di Cape Town), abrogassero
l'apartheid, scelta che esse fecero, qualificandosi tra le prime associazioni
bianche a superare la segregazione razziale. Uscì dal Grande Oriente
d'Italia, rigettandone il laicismo, per ravvivare i nuclei massonici di
impronta cristiana e spiritualista, che assunsero la denominazione Real Ordine
degli Antichi Liberi e Accettati Muratori. Su tale concezione della Massoneria
ha scritto La via massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide e
cristiano (), un testo dal quale emerge, fra l'altro, l'importanza della
devozione alla Vergine Maria, come madre del Cristo ed espressione umana della
divina Sophia, nella genesi della spiritualità massonica. Ha ricostruito
le vicende della Gran Loggia d'Italia, l'altra associazione maggioritaria di
Liberi Muratori in Italia, nel volume Piazza del Gesù. Documenti rari e inediti
della tradizione massonica italiana, contribuendo in seguito alla realizzazione
di programmi tematici per varie emittenti televisive, tra le quali Rossija 24,
Reteconomy e È TV Rete7. Ha conseguito il 33º grado del Rito scozzese
antico ed accettato e il VII del Rito filosofico italiano, che nel secondo
decennio del Novecento vide tra le sue fila i neopitagorici Arturo Reghini e
Amedeo Rocco Armentano. Fonda in Italia l'Antico Rito Noachita su patente
ricevuta presso il British Museum dall'ex Maestro Venerabile della Loggia
"Heliopolis" di Londra. Ha realizzato una colonna sonora per i
rituali massonici, dal titolo Masonic Ritual Rhapsody. presso la Loggia
"Gottfried Keller" di Zurigo, è stato ricevuto come membro
nell'Independent Order of Odd Fellows. Già attivo con Joseph L.
Gentili, editore del newsletter Brooklyn
Universalist Christian, in un progetto di restaurazione della Chiesa
Universalista d'America, contro la deriva liberal di quel movimento, ha
ricevuto il navjote zoroastriano. Nel volume Il Mazdeismo Universale propone
una visione eclettica di tale religione, collegando ad essa elementi del
misticismo ebraico, del dualismo platonico e cristiano, del buddhismo Mahāyāna,
e riconoscendo in Gesù il saoshyant (divino soccorritore, messia) profetizzato
dall'antica religione iranica, in una prospettiva teologica di tipo
mazdeo-cristiano, intorno alla quale si è formata una Fraternità Mazdea
Cristiana. Si è avvicinato alle correnti latitudinaria e mistica
dell'Anglicanesimo e al percorso religioso di Loyson, confluendo in una
comunità religiosa di orientamento eclettico, ove ha potuto conservare la
doppia appartenenza, cristiana e zoroastriana. Entro tale gruppo, che nel
gennaio ha assunto la denominazione
Reformed Cloister of the Holy SpiritUnione Riformata Universalista, è un oblato
di San Pellegrino delle Alpi, secondo la Regola che, ispirandosi alle
tradizioni fiorite intorno alla vita di quell'eremita del Cristianesimo
celtico, contempla almeno un atto quotidiano "di giustizia, o di soccorso
fraterno" anche nei riguardi di animali e piante. Laureatosi cum
laude in Filosofia presso l'Bologna,, con una tesi sul pensatore indiano Sri
Aurobindo (relatore il noto indologo e sanscritista Giorgio Renato Franci),
nella seconda metà degli anni Ottanta si è formato in Training autogeno e
Psicoterapia con la procedura immaginativa sotto la guida di Luigi
Peresson. Ha trattato dei nessi tra Zoroastrismo e Cristianesimo nei
libri La celeste dottrina noachita (e I Magi eterni, di fenomenologia del sacro
ne L'ultima tappa di Henry Corbin e di tanatologia in Psicologia del morire. Ha
scritto sulle esperienze di autogestione dei lavoratori nel mondo e sui
rapporti tra socialismo e religione per Azione nonviolenta, la rivista fondata
da Aldo Capitini. Con il saggio Per una rifondazione del Socialismo partecipò
al simposio "Marxismo e nonviolenza" (Firenze) nel quale
intervennero, tra gli altri, Bobbio e Garaudy. -- è un sostenitore della lingua
ausiliaria internazionale Esperanto. Ha aderito al gruppo esperantista
bolognese "Achille Tellini". In ambito narrativo, ha scritto
Diario californiano e Torbida dea. Si è occupato di storia dello spettacolo,
scrivendo I mitici Gufi, sul celebre quartetto di cabaret degli anni sessanta,
e partecipando all'allestimento del programma Gufologia per Rai Sat; con l'ex
"Gufo" Roberto Brivio ha collaborato sia nella riproposta del
repertorio del gruppo in teatri e circoli culturali, sia nella realizzazione di
un laboratorio teatrale e musicale che vide attivamente coinvolti numerosi
alunni portatori di disabilità, presso l'Istituto medio superiore in cui
insegnò psicologia. Ha inciso quattro CD, Allucinazioni amorose (meno
due), Gesbitando, Come al crepuscolo l'acacia e Existenz, che contengono sue
canzoni e brevi suites strumentali, ricevendo il plauso, tra gli altri, di
critici come Maurizio Becker, Mario Bonanno (Musica et Parole) e Salvatore
Esposito (Blogfoolk), di autori come Bruno Lauzi, Ernesto Bassignano, Giorgio
Conte e dei jazzisti Giulio Stracciati e Shinobu Ito. Nel dicembre è stato chiamato da Luisa Melis, figlia e
continuatrice dell'opera di Ennio Melis, il patron della RCA Italiana, a far
parte della giuria del Premio De André. Saggi:
“La Massoneria” (Vecchi, Milano), “La Massoneria: cronaca, realtà, idee (Vecchi,
Milano), “Per una rifondazione del socialismo, in: Marxismo e non-violenza
(Lanterna, Genova) – PARTITO SOCIALISTA ITALIANO --; “La Libera Muratoria”
(Sugar, Milano); “La Massoneria. Il vincolo fraterno che gioca con la storia” (Giunti,
Firenze) Diario (Bastogi, Foggia) Grande Dizionario Enciclopedico POMBA
(Torino); Antroposofia, Besant, Cagliostro, Radiestesia, ecc.). L'ultima tappa
di Henry Corbin, in Contributi alla storia dell'Orientalismo, Franci (Clueb,
Bologna) “La Massoneria in Italia” (Bastogi, Foggia) Enciclopedia Massonica
(Ce.S.A.S., Reggio E.; Bastogi, Foggia); Psicologia del morire, in I nuovi ultimi (Francisci, Abano Terme)
Piazza del Gesù. “Documenti rari e inediti della tradizione massonica italiana”
(Ce.SA.S. Reggio Emllia); Sette Lodi Massoniche alla Beata Vergine Maria (Real
Ordine A.L.A.M., Reggio Emilia) La celeste dottrina noachita (Ce.S.A.S, Reggio
E.) I mitici Gufi (Edishow, Reggio Emilia); “Torbida dea. Psicostoria d'amore,
fantomi et zelosia (Bastogi, Foggia); Il Mazdeismo Universale. Una chiave
esoterica alla dottrina di Zarathushtra (Bastogi, Foggia ) I Magi eterni. Tra
Zarathushtra e Gesù (Om, Bologna ) La via massonica. Dal manoscritto Graham al
risveglio noachide (Om, Bologna ) Massoneria. Simboli, cultura, storia
(consulenza scientifica di M.M.) (Atlanti del Mistero/Giunti-Vecchi, Firenze )
Introduzione alla Libera Muratoria (Settenario, Bologna ) Musica Allucinazioni
amorose (meno due) (Bastogi Music
Italia) (Bastogi Music Italia) Gesbitando, (Bastogi Music Italia ) Come al
crepuscolo l'acacia (Heristal
Entertainment, Roma ) Existenz ((Heristal Entertainment, Roma ). Note Aplogruppo Mola, Un valido impulso per una
Massoneria "à parts entières", in 250 anni di Massoneria in Italia,
F. Ferrari, La Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele
Moramarco) v. ) Una breve rassegna di
testi fondamentali sulla Massoneria si trova sul sito del Cesnur diretto da
Massimo Introvigne. Vedi anche le recensioni di E. Albertoni ne Il Sole 24 Ore,
inserto domenicale, e di G. Caprile ne La Civiltà Cattolica, Il volume fu
pubblicato nell’anno della dissoluzione dell'URSS, dalla casa editrice
Progress, V. Brunelli, Massoneria: è finito con la condanna della P2 il tempo
delle logge e dei "fratelli" coperti, in Corriere della sera, Il
Corriere della Sera dedicò un lungo articolo allo "scisma" (v. ). Del
Real Ordine A.L.A.M. si è occupato anche il centro di ricerca Cesnur, diretto
dal noto storico e sociologo delle religioni Massimo Introvigne, v.//cesnur.org/religioni_italia/a/
appendice_02.htm. Il termine Real non aveva alcun riferimento alla storia
italiana, ma si richiamava alla leggenda, contenuta negli Antichi doveri,
secondo cui l'Ordine Massonico ricevé le sue proto-costituzioni dal re
Atelstano d'Inghilterra (Æðelstan); recentemente il Real Ordine ha assunto la
denominazione di Unione Cristiana dei Liberi Muratori Rito filosofico italiano Antico Rito Noachita Masonic Ritual Rhapsody, Bastogi Music
Italia, youtube.com/watch?v=rSs0 4kpA36U. A questa esperienza è collegata la
sua iscrizione alla SIAE come autore musicale
Del percorso che lo ha condotto verso la visione di Zoroastro
(Zarathushtra) si è occupata la rivista parsi di Bombay, Parsiana, così come il
quotidiano torinese La Stampa v. mazdeanchristian.wordpress.com/ latitudinarismo, in Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, v.
riformati universalisti.wordpress // In questa comunità si ritrovano, su vari
temi, idee tratte dal Manicheismo, dall'Arianesimo, dal Quaccherismo,
dall'Unitarianismo, dal Giurisdavidismo e dall'universalismo hindu-cristiano
del movimento Navavidhan fondato da Keshab Chandra Sen. Frequenti e
significativi sono altresì i riferimenti al pensiero di aint-Martin e alla
"religione aperta"o della "compresenza dei morti e dei
viventi"elaborata da Capitini, Stracciati
Ito E. Albertoni, Tante fedi,
nessun dogma (recensione della Nuova Enciclopedia Massonica, Il Sole 24 Ore,I,
inserto culturale domenicale) M. Chierici, Nasce la Lega dei Venerabili
(Corriere della Sera) S. Esposito, Dalle radici del Mazdeismo all'Alleanza
Mazdea CristianaIntervista con M. (in Secreta Magazine S. Esposito, Gesbitando:
intervista con M. (Blogfoolk) F. Ferrari, La Massoneria verso il futuro (una
conversazione con M.) (Bastogi, Foggi8) S. Semeraro, Tra la via Emilia e l'Est.
Così parlò Zoroastro (La Stampa, Torino) S. Sari, Unico e plurimo al contempo,
Dio secondo gli Zoroastriani [intervista a M.M.](Libero) G. Giovacchini,
Cultura e spiritualità della Massoneria italiana [prefazione di M.] (Tiphereth,
Acireale-Roma ) Zoroastrismo
Universalismo Massoneria Rosacroce michelemoramarco. blog del Real Ordine A.L.A.M., su
realordine.wordpress.com. Pagina sul sito di Heristal Entertainment, su
heristal.eu. blog degli anglicani latitudinari, su
riformatiepiscopali.wordpress.com. Grice: “The Romans are obsessed with what
Moramarco calls ‘paganesimo romano’ – the word ‘pagano’ only makes sense in
opposition to Christ. It would be very
inappropriate of the greatest Italian philosopher ever, Antonino, to consider
his self pagan!” -- Michele Moramarco. Moramarco.
Keywords: la tradizione massonica italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e
Moramarco” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Morandi
– la lingua di Firenze – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Abstract.
Grice: “At Oxford, ‘rule’ has a meaning that was adopted by Austin, and therefore,
disadopted by me! – Cicerone should know better – REGVLA – from ‘reign’ – the rule
of law. In my “Logic and Conversation” I occasionally and informally refer to
the ‘conversational rule’ of the ‘conversational game’, i. e. the rule that
states which ‘conversational mve’ should follow which!” Filosofo italiano. Firenze, Toscana. Trabalza
cita. REGOLE DELLA LINGUA FIORENTINA C ["kabalza. A quanto dico del
notevolissimo documento che qui esce pella prima volta alla luce, sono in
grado, per speciale favore usatomi dal mio illustre maestro ed amico senatore
Morandi, d’aggiungere alcune notizie di grande importanza storica, anticipando
le conclusioni a cui egli è giunto, com'è suo costume, dopo largo e profondo
studio, e che illustra col noto suo magistero di dottrina e di stile in un
saporitissimo saggio. Nella Antologia M. segnala l'importanza della
grammatichetta vaticana, narrando le vicende del manoscritto; e poiché egli
stesso m'esorta a pubblicarlo per intero, annunzia fin d'allora ch'io la mette
come appendice ad ogni grammatica razionale o ragionata. Continuando però le
sue indagini con rigore di metodo intorno ai primi vocabolari e alle prime
grammatiche della nostra lingua, M. puo ha tra le altre cose provare che la
nostra grammatichetta e molto probabilmente opera di Lorenzo il Magnifico, non
certamente d’ALBERTI (si veda), com'e stato supposto; e che anche Vinci abbozza
una grammatica della lingua d’Italia, dimettendone forse il pensiero, quando ha
notizia, come apparisce da due suoi ricordi, della grammatichetta del
magnifico. Lo studio di M. s’occupa poi distesamente dei materiali raccolti da
VINCI per fare il vocabolario italiano, il latino-italiano e una specie di
dizionario illustrato dell’armi Prefazione antiche, pel quale sa attingere
d’una fonte classica sfuggita ai lessicografi latini suoi contemporanei. Per
tutto questo M. adduce fatti fin qui ignorati o fraintesi; ed attorno alla
grammatichetta vaticana e all'opera filologica di VINCI tratteggia e documenta
i traviamenti degl’altri primi come de'posteriori grammatici e vocabolaristi,
italiani e latini, e ha occasione di ri-parlare, sotto nuovi aspetti, de'punti
più capitali della questione della lingua, dimostrando, in concordia e in
conferma del principio che egli viene sostenendo da tanti anni, come il
Magnifico, VINCI (vedasi) e MACHIAVELLI (vedasi) hanno criteri linguistici
assai più giusti di’altri loro contemporanei e di molti moderni. Sicché il suo
saggio, mentre, integrando le sue ben note trattazioni precedenti, prende un
cospicuo posto nella secolare letteratura della questione dell'unità della
lingua, viene a colmare, sotto il rispetto storico, una vera lacuna. Ed ora
poche parole sull'edizione della grammatichetta; poche, perchè i criteri da noi
tenuti appariranno ben chiari dal testo che qui segue. S'è cercato di
conservarlo in tutta la sua integrità anche sotto il rispetto puramente
materiale: quindi nessuna sostanziale modificazione nel sistema ortografico e
di punteggiatura, che qui poi ha un maggior valore, mancando nella
grammatichetta qualunque principio d'interpunzione e d'ortografìa; nessuna
sostituzione di corsivo, anche là dove forse pella chiarezza del testo sarebbe
stato di qualche utilità. Anche l'incertezza nell'uso delle maiuscole e delle
minuscole s'è lasciata. Per Yu e il v, benché sempre rappresentati dall’autore
coll'?^, s'è adottata la distinzione grafica dell'ordine delle lettere. Si sono
conservati i più e i cosi e simili, senz'accento, di contro all'a,
preposizione, accentata. S'è mantenuta anche la disposizione dei titoli
de'capitoli. Si sono invece sciolti i pochi nessi, anche perchè si son trovati
di non i1 In 536,36 dopo e, 537,8 dopo O, 537,38 dopo come, 540,10 dopo o,
543.2 dopo amiamo e amiate, 545,10- dopo compositione, 546,22 avanti a che il
punto o la virgola sono stati cancellati, 533 incerto intendimento; i dubbi
sono stati accennati in nota. Ma le comuni abbreviature grammaticali, come di
pir. per plurale, dov'erano, si son mantenute, senza per altro tener conto di
qualche /.'per plr., che è il più frequentemente adoperato. Frantendimenti e
lacune del copista, che certo non mancano, sono stati corretti e colmati nel
testo colle parentesi quadre o nelle note. All'evidente (l) spostamento subito
nella rilegatura dal foglio 11 (si ricordi che la grammatichetta e il De
Vulgari Eloquentia hanno scambiato nel nostro codice le guardie: v. qui, pp.
13-14 u) s'è provveduto col dare questo foglio risolutamente nel luogo dove
deve stare, ma lasciandogli la numerazione che ha nel codice. Qualche altra
particolarità è stata descritta in nota. Poiché, infine, i segni delle lettere
e degl’accenti ortografici adoperati nell'ordine delle lettere e nello
specchietto delle vochali non erano riproducibili coi tipi comuni, abbiam
creduto opportuno, benché solo pochissimi siano adoperati poi nel testo, dare
un facsimile delle due pagine in cui si trovano: alle quali rimandiamo i
lettori per ogni altra cosa che ad esse si riferisca. Uno di quei pochissimi
segni è Ve articolo e pronome che il nostro A. scrive con un apostrofo non a
destra, ma postogli sopra perpendicolarmente. Non valendo la spesa il farlo
fondere appositamente, potevamo renderlo coll'apostrofo laterale; ma abbiam
preferito di renderlo coll'accento acuto, che pur è meno esatto, perchè
quell'<? ricorre anche in casi, come in elio, dove l'apostrofo non si
sarebbe potuto più mantenere. Evidente non solo pell'ordine che richiede la
trattazione, ma anche pel segno del fine (una croce tratteggiata negli angoli)
posto all'ultima parola della e. 11 B. Dobbiamo qui esprimere i nostri più vivi
ringraziamenti all'egregio amico nostro Zucchetti che ha compiuto per noi la
diligente fatica di collazionare la nostra copia e le prime bozze
sull'originale vaticano. urJM / SV et ' tfftmtme U ImmniAftm tvn efitrr fktn
cvtwmt' ti ' tum ?»t?w ijtfini y mti st* < brtpriA, di' c<rh datti
yoUjbet ', cerne '?*tP wuwdmo /" / f ff ' ' f m irteli ; erta* d?t*rrt*n*
Mttìl* crtvrr : nette** aiu/h tufJhf tyu(t»ou> in (tinaie ut racwi [ufi id
[a unntA rwjVto tn unnwmc- (lunata-turni ; omì cof* #mU' -futre otiti* 1W
(r<*n4' t' ) ìtuA0S% frvfs* t* vrect prima, e' fa «rifa <tc ì-lMimi:
Crchtflnifiif * i t i \, «^_ tfnejfc' sunti* ammanitimi .wtr* i jerù/erc' V
fonai** atre/ scnzA ecmmeia. $uc nmc urwti.ihes nur' jm Afte' anale' e >U
S{& rn ia .tnoiiA y^Avi Ufticr ttm e' intende mv.fr ' Ovài ne ae'.ie
it*Hrc' . i r t d b n H m e r* 0 et < r L > / /V C crj M Tav. I. \roc^M *
e' e i o 0 h e' e e" r7 - -» / CónmniTte vermi* Arftculns c't <nro tir/
fiUw ci -zembe H- iirolfr' fora a perei aneti* cyr f piiUfdtc'. QlSl bnmU e
dilhvnc' Tcfiiwii fini/ce ' ( ' f f ( ' ' f (> (," ' w KoCfi*c .- scis
fiixyhM ArHchoa acromi L C c\)c(c ' iti molH pnrtt' \)WHq in mmis. tifimi, 4%c'
mzwhni nomi, v/m Utmo - tfen^tuj e-tvjmujrci e rum attrfi cf majiuliiict
c'i&mwitut; t nSHtri Ufim fi -fmo wdcww. f iflfa/l 'in orni nmf ' (rtino l*
Mnm* shmltret ffitfto /tifi iti cgr> cdf S^^<: «fi."?!»*4
Importante. Morandi. Keywords: lingua, linguaggio, Alberti, storia della
grammatica razionale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Morandi.”
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Moravia:
la ragione conversazionale – personologia -- l’implicature conversazionali dei ragazzi
– la scuola di Bologna -- filosofia emiliana -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Bologna). Grice: “Perhaps I should have followed Morava and called
my construction routine of metaphysical transubstantiation, by which a specimen
of Homo sapiens sapiens becomes a person – personologia!” Filosofo italiano. Bologna,
Emilia-Romagna. Grice: “I like Moravia: he has philosophised on what makes us
‘human,’ (“il pungolo dell’umano”) – his analysis of ‘il ragazzo selvaggio’ is
sublime – and he has played with ‘reason,’ hidden and strutturata – and the
universi di senso with which I cannot but agree! – provided we don’t multiply
them ad infinitum!” -- Grice: “I like Moravia’s idea of ‘la ragione nascosta’ –
you have indeed to seek and thou shalt find!” -- “Il Nietzsche che prediligo è
il Nietzsche terreno, umano, presente nel tempo. È il Nietzsche intrepido esploratore del sottosuolo
dell'uomo e dei disagi della civiltà. È il Nietzsche che fertilmente e
sofferentemente (non narcisisticamente) vive e pensa il nichilismo: ma per
andare oltre il nichilismo. È soprattutto il Nietzsche cheneo-illuminista forse
malgrado luivuole conoscere, capire, dare un (nuovo) senso alle cose.”
Professore a Firenze. Allievo diGarin, si è formato in ambiente fiorentino
conseguendovi la laurea in filosofia nel 1962 con tesi su Gian Domenico
Romagnosi. Professore incaricato, è poi diventato ordinario di Storia della
Filosofia all'Firenze. Nel corso della sua carriera, si è interessato
particolarmente dell'illuminismo francese e del pensiero del Novecento, della
storia e dell'epistemologia delle scienze umane, con particolare attenzione
all'antropologia, la filosofia della mente e l'esistenzialismo. I suoi studi e
le sue ricerche hanno aperto nuove prospettive interdisciplinari fra pensiero
filosofico e scienze umane. Attualmente, le sue attenzioni sono rivolte verso
l'opera e il pensiero del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche del quale
pubblica già una celebre antologia dal titolo La distruzione delle certezze e,
nel 1985, una raccolta di saggi intitolata Itinerario nietzscheano. Proprio un
nuovo modo di avvicinarsi e concepire il pensiero del filosofo tedesco lo hanno
reso uno dei suoi interpreti più originali e più discussi. Grazie ai suoi studi
e contributi filosofici, è stato visiting professor presso l'Università della
California a Berkeley, l'Università del Connecticut a Storrs e il Center for
the Humanities della Wesleyan University. Conferenziere presso altre sedi
universitarie americane (fra le quali, Harvard, UCLA, Boston) ed europee
(Francia, Belgio, Germania), è cofondatore della “Società italiana degli studi
sul XVIII secolo”, nonché membro del Comitato direttivo delle Riviste
filosofiche “Iride” e “Paradigmi”. Collabora ai giornali Corriere della Sera,
Quotidiano nazionale, La Repubblica. Saggi: “Il tramonto dell'Illuminismo --
filosofia e politica” (Laterza, Roma); “La ragione nascosta” (Sansoni,
Firenze); La scienza dell'uomo” (Laterza, Roma); “L’antropologia strutturale”
(Sansoni, Firenze); “Esistenziale” (Laterza, Roma); “La teoria critica della
società” (Sansoni, Firenze); “Gl’idéologues -- scienza e filosofia” (Nuova
Italia, Firenze); “La distruzione delle certezze” (Nuova Italia, Firenze);
“Linguaggio, scuola e società not ‘storia’! -- Guaraldi, Firenze); “Filosofia e
scienze umane nell'età dei Lumi” (Sansoni, Firenze); “Pensiero e civiltà”
(Monnier, Firenze); “Il ragazzo selvaggio dell'Aveyron.” Pedagogia e
psichiatria nei testi di Itard, Pinel e dell'anonimo della "Décade"
(Laterza, Roma); “Itinerario nietzscheano, Guida, Napoli); Educazione e
pensiero, Monnier, Firenze, Filosofia: storia e testi, Monnier, Firenze,
“L'enigma dell’animo” Laterza, Roma); Compendio di filosofia, Monnier, Firenze,
L'enigma dell'esistenza -- soggetto, morale, passioni nell'età del disincanto,
Feltrinelli, Milano, L'esistenza ferita -- modi d'essere, sofferenze, terapie
dell'uomo nell'inquietudine del mondo, Feltrinelli, Milano, Filosofia
dialettico-negativa e teoria critica della società, Mimesis, Milano; “Ragione
strutturale e universi di senso” (Lettere, Firenze); “La Massoneria. La storia,
gli uomini, le idee, Mondadori, Milano); “Firenze e l’Umanesimo. Arte, cultura,
comunicazione” (Lettere, Firenze); Lo strutturalismo, Lettere, Firenze);
“Filosofia e psicoanalisi (POMBA, Torino); “L'universo del corpo, Istituto
della Enciclopedia Italiana, Roma, “Animo e realtà psichica” (Borla, Roma,
"L'esistenza e il male", in: "Mysterium iniquitatis",
Gregoriana, Padova, Linterpretazione personologico-esistenziale dell'uomo",
in: La questione del soggetto tra filosofia e scienze umane, Monnier, Firenze)
– PERSONOLOGIA – PIROTOLOGIA – Grice, persona -- Lettura Magistrale" al
Convegno Dalla riabilitazione psicosociale alla promozione della
salute(Montecatini), "S.I.R.F. News", "Mente, soggetto,
esperienza nel mondo", in La filosofia italiana in discussione -- La
filosofia italiana in discussione, Società Filosofica Italiana, Firenze), Bruno
Mondadori, Milano, "Crisi della cultura e relazioni generazionali nel
mondo contemporaneo", in Giovani e adulti: prove di ascolto, Sansepolcro
(AR), "La filosofia degli idéologues. Scienza dell'uomo e riflessione
epistemological, Letteratura italiana tra illuminismo e romanticismo, Convegno,
Italianistica, Padova, "Libertà, finitudine, impegno -- genesi e
significato della responsabilità nel mondo", in: V. Malagola Giustizia e
responsabilità (Convegno, Firenze), Giuffré Milano, "Dal soggetto persona
alla relazione interpersonale", Maieutica, De-mitizzazione e de-
valorizzazione. La crisi della 'forma famiglia' nella società", in:
Interazioni, "Illuminismo e modernità", Hiram, "Prove d'ascolto.
Crisi della cultura e relazioni generazionali nel mondo contemporaneo",
Studi sulla formazione, "La guerra giusta", Hiram, "La
filosofia, la conoscenza dell'umano, il dialogo col pensiero religioso",
Hiram, "Esistenza e felicità", Hiram, "L'Occidente e la pace.
Luci e ombre all'alba del terzo millennio", Hiram,"La filosofia e il
suo 'altro'. La riflessione metafilosofica di Adorno in 'Dialettica negativa'",
Iride, "L'uomo: una storia infinita", in: Per una scienza dell'umano,
Arezzo, "L’'interpretazione personologico-esistenziale dell'uomo" –
PERSONALOGIA – Grice, PERSONA. in: L. Neuro-fisiologia e teorie della mente,
Vita et Pensiero, Milano, "La scoperta dell'inconscio, l'ambiguità del
freudismo e il lavoro della psicoanalisi sull'animale, Convegno
"Meta-psicologia”, Napoli, La Biblioteca, Bari, "Un mondo negato.
L'assolutizzazione del corpo nella psico-umanologia contemporanea",
UMANOLOGIA – ibrido -- Hermeneutica, Corpo e persona, "Complessità,
pluralità, confini", in: Dal coordinatore al coordinamento,Coordinatori
pedagogici in Emilia-Romagna, Assessorato Servizi Sociali, Bologna, Bruno
Maiorca, Filosofi italiani contemporanei. Parlano i protagonisti, Bari, Dedalo,
su sapere, De Agostini. Gran Loggia del GOI dal titolo "Tu sei mio
fratello" Registrazione video della Lectio Magistralis "Al di qua del
bene e del male Nietzsche esploratore dell'umano" Modena e Reggio Emilia
Tavola rotonda del GOI "Pedagogia delle libertà Libertà civili"
Convegno del GOI "La scienza non sia ostacolata dall'ideologia, dalla
politica e dalla religione" tavola rotonda della Comunità Oasi
"Significato e funzione della pena, della punizione e della penitenza
nella promozione umana e sociale" "Catturati dall'effimero?"
all'interno del Convegno Giovanile alla Cittadella di Assisi" dsu
arcoiris. Sergio Moravia. Moravia. Keywords: ragazzi, personologia. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Moravia” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza –
GRICE ITALO!; osia, Grice e Mordacci: l’implicatura convresazionale e la norma
– la scuola di Milano -- filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Milano). Abstract. Grice: “At Oxford, we don’t do philosophy of
history – and if we do – as Berlin did – we don’t call him a philosopher, but
an ideologue!” -- Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like Mordacci
– in a way, like I did with J. L. Mackie, Mordacci opposes both ‘assolutismo’
and ‘relativismo’ – and tries to ‘construct’ an ‘inter-personal’ reason out of
a full-fledged personal reason. Whereas it would seem that we enjoin the
principle of conversational helpfulness out of altruism, there is this balance
between conversational self-love and conversational other-love; and we only
‘respect’ the other that respects us as ‘pesonal;’ against Apel, the logic of
the inter-personal reduces, in a complex way, to the logic of the personal;
without it, we would be annihilating the autonomy of the will.” Grice: “I like
Mordacci’s emphasis on reason for normativity – interpersonal reason, as he
calls it!” È preside della Facoltà di Filosofia
dell'Università Vita-Salute San Raffaele dove è Professore di Filosofia Morale.
È Direttore del Centro Internazionale di Ricerca per la Cultura e la Politica
Europea. Laurea in filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano; Dottorato in bioetica presso l'Università degli Studi di Genova. Ha
svolto attività di ricerca e insegnamento presso la Scuola di Medicina e
Scienze Umane dell'Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele. Insegnato presso
l'Università Vita-Salute San Raffaele, prima presso la Facoltà di Psicologia e
dal 2002 presso la Facoltà di Filosofia che ha contribuito a fondare insieme
con Cacciari, Edoardo Boncinelli, Michele Di Francesco, Andrea Moro. Ha
contribuito a progetti di ricerca ed è stato membro del Consiglio d'Europa per
l'insegnamento della bioetica. Dal è preside della Facoltà di Filosofia
dell'Università Vita-Salute San Raffaele, essendo stato rieletto nel giugno per
il secondo mandato. Membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le
Biotecnologie e le Scienze per la Vita della Presidenza del Consiglio dei
Ministri. Dal al è stato membro del Comitato Scientifico per EXPO come delegato
del Rettore dell'Università Vita-Salute San Raffele. Dal è membro della
Commissione per l'Etica della Ricerca e la Bioetica del consiglio nazionale
delle ricerche e del consiglio direttiva della Società Italiana di Filosofia
Morale. Si è dedicato in particolar modo dei temi: "Etica e ragioni
morali", "Etica pubblica e rispetto", "Neuroetica".
Attraverso l'indagine delle "ragioni morali" e dell'"identità
personale" e ispirandosi alla filosofia kantiana, propone una forma di
"personalismo critico" in base alla quale il fondamento dell'esperienza
morale viene individuato nella ricerca, che ognuno compie, delle "buone
ragioni" che danno forma alla propria individualità personale attraverso
l'agire. Riconoscere ogni persona come autrice della propria identità fonda
un'etica del rispetto delle persone in quanto a ogni individuo viene riconosciuto
il diritto e il dovere di esprimere le proprie abilità e costruire la propria
personalità. Si è inoltre occupato di bioetica essendo anche stato coordinatore
del progetto Bioetica della genetica: questioni morali e giuridiche negli
impieghi clinici, biomedici e sociali della genetica umana del Miur (FIRB, Tra
i suoi interessi più recenti, la disciplina della Film and Philosophy: la
riflessione su come i film possono fare filosofia e se possono argomentare vere
e proprie tesi filosofiche. In questo contesto ha dato vita al Laboratorio di
Filosofia e Cinema presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute
San Raffaele, conduce il sabato pomeriggio la rubrica "Al cinema col
Filosofo" su TgCom24 (stagioni - e -) e la rubrica "Imparare ad amare
i film" all'interno di Cinematografo Estate () su Rai 1. Riviste È membro
del comitato scientifico dell'Annuario di Etica (ed. Vita e Pensiero),
dell'Annuario di Filosofia (ed. Mimesis) e della rivista online Etica et
Politica. Dalla sua fondazione è membro del Comitato Scientifico della rivista
scientifica a cura del Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi.
Attività teatrale Romeo e Giulietta: nascita e tragedia dell'io moderno, Eloisa
e Abelardo: passione e negazione, Occidente, o identità fragile: Auster e le Follie
di Brooklyn, analisi filosofiche con letture sceniche, ciclo "Aperitivi
con Sophia", Teatro Franco Parenti,La violenza e l'ingiustiziaGorgia,
ciclo "Filosofi a teatro" M., Teatro Franco Parenti, L'individuo, la
libertà e il perdono. Hegel legge Dostoevskij, lettura scenica di M. e Sorel,
ciclo l'Intelligenza e la Fantasia, Teatro Strehler,L'isola della verità.
Divagazioni fotografiche e filosofiche, lettura scenica di M., Traini e
Stepparava, Cluster Isole, Mare e Cibo, Padiglione P03-Expo Milano (Rho-Fiera),
Kant e il mare, lettura scenica di Roberto Mordacci e Francesca Ria, agosto
Saggi:“Bio-etica della sperimentazione,” Angeli, Milano; “Salute e bio-etica,”
Einaudi, Milano); “Una introduzione alle teorie morali,” Feltrinelli, Milano,
La vita etica e le buone ragioni, Mondadori, Milano, “Ragioni personali,
ragione inter-personali: Saggio sulla normatività morale,” Carocci, Milano,
Elogio dell'Immoralista, Mondadori, Milano; Rispetto, Cortina, Milano.
Bioetica, Mondadori, Milano. L'etica è per le persone, San Paolo, Cinisello
Balsamo. Al cinema con il filosofo. Imparare ad amare i film, Mondadori,
Milano. La condizione neomoderna, Einaudi, Torino,. Ritorno a utopia, Laterza,
Bari,. Note Università Vita-Salute San Raffaele, su unisr. Governo/bioetica, su
governo.M., su Le Università per Expo,Commissione per l’Etica della Ricerca e
la Bioetica, Consiglio Nazionale delle Ricerche, su cnr. Organi della società |
SIFM, su sifm. Intervista a L'accento di Socrate, su laccentodi socrate. Rai 1,
Cinematografo estate, su rai.tv. Scienza e etica: in uscita la nuova rivista
della Fondazione Veronesi, su Fondazione Umberto Veronesi. Chi siamo su
scienceandethics. fondazioneveronesi. Feeding the Mind: Expo-Bicocca
Conversation Hour, su unimib. Lettura scenica de "I Sensi del Mare",
su//elbareport. 1 Pearson Imparare sempre su pearson. 1º agosto. Bioetica
Mordacci Robertoe Book Mondadori BrunoSai cos'è?FilosofiaePubIBS, su ibs.
L'etica è per le personeEdizioni San Paolo, su edizionisanpaolo. Riflessioni
sul senso della vita intervista di Ivo Nardi, sito "Riflessioni",
settembre. Ci vuole più rispetto intervista a Roberto Mordacci, Famiglia
Cristiana. Ma l'etica non è un'intrusa, intervista a Roberto Mordacci,
Avvenire, Ora smettiamola di parlare inglese, intervista a Roberto Mordacci, Il
Giornale. La storia costituisce per la filosofia contemporanea un ambito di
indagine costante e pervasivo: quasi tutta la filosofia dopo Hegel ha pensato
il proprio oggetto, cioè l’uomo, la conoscenza, l’agire e l’essere stesso, come
essenzialmente storico. Questa “svolta storica”, che ha preceduto e favorito la
cosiddetta “svolta linguistica”, ha significato per buona parte della filosofia
contemporanea l’adozione di un metodo in cui la storia di un concetto e delle
sue incarnazioni storiche sono dive nu te rilevanti almeno quanto la
definizione teorica di esso. Tuttavia, in questo diffuso storicismo, che
attraversa la filosofia dall’hegelismo all’ermeneutica, si è in parte persa di
vista la specificità del l’ambito di riflessione che si può chiamare filosofia
della storia. La specifica interpretazione dell’agire storico suggerita dallo
storicismo, come svolgimento di un «destino» dello spirito, ha infatti
occultato gran parte della riflessione che la tradizione filosofica ha
prodotto, nel corso dei secoli, sull’agire storico in quanto tale. Questa
preminenza del paradigma storicista ha inoltre favorito la nascita delle tesi
circa la cosiddetta «fine della storia»: una percezione che, dalle riflessioni
di Spengler sul «tramonto del l’Occidente» alle provocazioni del postmoderno,
ha finito per estendersi ad ampi settori della cultura contemporanea.
Quest'ultima appare per questo in estremo disagio, oggi, nel progettare il
futuro: pensando l’intero dell’essere come contenuto nella storia «fino al
momento presente», la cultura odierna rifugge dai tentativi di prefigurare un
fine della storia come compimento, soprattutto perché questo tentativo appare
come intrinsecamente ideologico e, quindi, non più credibile. Si può quindi
ancora pensare la storiaa venire? Mettere in discussione questa precomprensione
storicista della storia è uno degli obiettivi di questo volume. La filosofia
della storia è oggi un’area vasta di riflessioni sul senso dell’agire storico
che non può essere affatto ridotta all’idea di un «destino» immanente
dell’Occidente o del mondo. Anche una semplice e non pregiudiziale ricognizione
di alcune concezioni filosofiche della storia che si rintracciano nella
tradizione mostra come l’interpretazione di essa sia assai varia e più aperta
alla possibilità di pensare il futuro in modo non ideologico e soprattutto
aperto al cambiamento, pur senza che esso sia abbandonato alla completa anomia.
In questo senso, il volume mira a riabilitare una disciplina che, a volte
affrettatamente, si è considerata così intrinseca alla pratica filosofica da
non esserne distinguibile come un ambito di studi specifico. Si tratta,
innanzitutto, di contribuire a rimuovere l’identificazione della filosofia
della storia con il racconto di un «destino» ineluttabile. Questa
interpretazione è stata resa canonica anche attraverso la preziosa
ricostruzione condotta da Karl Lòwith in Significato e fine della storia,1 un
libro che è stato, di fatto, il più autorevole e pressoché unico manuale di
filosofia della storia dalla fine degli anni quaranta, quando fu scritto, a
oggi. Lòwith ha una tesi tanto affascinante quanto riduttiva sulla vicenda
della filosofia della storia. Definita essenzialmente come secolarizzazione
dell’escatologia cristiana, essa evidentemente può esistere solo in certe
condizioni culturali: in sostanza, quelle che si sono date da Gioacchino da
Fiore a Marx. Si tratta di una lunga epoca, che pensa il tempo interamente in
rapporto a un fine che, al suo apparire finale, svela l’autentico significato
di tutto il movimento storico. Prima di quel momento finale, il cui modello è
1° Apocalisse cristiana ma che nella modernità si traduce in varie forme di
realizzazione di un programma filosofico o sociale, le vicende storiche
mostrano il loro senso solo a colui che si è elevato al punto di vista della
fine. Quest’ultima è dunque il criterio di valore grazie al quale si possono
giudicare tutti i momenti della storia. A partire dai movimenti millenaristi,
di cui Gioacchino da Fiore è interprete, quella fine è comunque posta
all’interno del tempo, vuoi come apparire dell’ Alfa e Omega che apre e chiude
la storia, vuoi come luogo di inizio di una nuova epoca, contraddistinta dalla
conoscenza, dalla società senza classi, dalla libertà pienamente realizzate. Il
negativo, l’orrendo e il tragico che affligge la storia presente è comunque
destinato a sciogliersi in quella sintesi finale, che mentre svela il senso del
passato apre un futuro di armonia e libertà. La potenza di questa immagine ha
tenuto prigioniera più di un’epoca, eppure non è stata senza rivali, nemmeno
nello stesso Occidente, il quale, pur pensandosi forse inconfessata men te come
il luogo di quella realizzazione, ha saputo anche tenere aperte interpretazioni
diverse dei corsi dellastoria. Nell’interpretazione di Lòwith, l’idea di
“senso” della storia diviene sinonimo di ciò che la parola “fine” nomina nella
tradizione ebraico-cristiana. La chiave di volta è la speranza, la promessa di
un avvenire di salvezza o di vita piena. È questa speranza ad aprire il futuro,
perché esso non sarà la ripetizione del già visto da sempre, come invece può
solo essere in una concezione ciclica. La promessa, inoltre, non è determinata
nei dettagli e apre su un oltre della storia: per questo è possibile progettare
un futuro diverso dal presente. Al tempo stesso, il compimento della promessa è
certo, atteso e desiderato, e questo anima le coscienze più efficacemente
dell’idea della ripetizione di cicli sempre ritornanti. Questa concezione,
dunque, rimanda a una profondissima responsabilità individuale, sociale e
universale per l’uomo, giacché quella destinazione non si può compiere,
ricordano queste filosofie della storia, senza la partecipazione attiva degli
individui, senza l’impegno soprattutto di coloro la cui coscienza ha scorto
quella fine all’orizzonte e per questo deve operare per realizzarla. Simili
filosofie della storia sono dunque vere e proprie concezioni morali del mondo e
del tempo, capaci di mobilitare le energie individuali e di costituire cause
ideali di grandi rivoluzioni attese o annunciate. La previsione dell’avvento
necessario dell’epoca finale è pensato come compatibile con il riconoscimento
della piena libertà umana, ma questa ipotesi di conciliazione è fonte di
tensioni irrisolte sul piano sia concettuale sia pratico: la necessità di un
“destino” mal sopporta il riconoscimento di un’autentica libertà personale.
Così, la concezione moderna della storia è tesa fra la ricerca di leggi
storiche e il riconoscimento della responsabilità dell’uomo, basato sulla tesi
irrinunciabile dell’autonomia del volere. Questa oscillazione è visibile in
Tocqueville (La démocratie en Amérique è del 1835-1840; la democrazia come
destino e come missione), in Spengler (Der Untergang des Abendlandes è del
1918-1923: Zivilisation come tramonto, come fato naturale e decisione storica),
in Toynbee (A Study of History: nascita e crollo delle civiltà, attesa di una
nuova chiesa). Il destino è segnato ma è nelle nostre mani farlo accadere; come
Lòwith riassume efficacemente in una domanda: «Lo storico classico si chiede:
come si è giunti a ciò? Quello moderno si chiede: come andrà a finire?».2 Così
la storia diviene universale: mentre il movimento che ha condotto alla
costituzione di una specifica cultura, di un particolare modo di vita, si può
ricostruire limitandosi a concentrare i fattori causali in formazioni
peculiari, che contingentemente si sono intrecciati in un luogo e in un tempo,
l’idea di una fine, specialmente di una ‘fine di tutte le cose”, non può che
avere un respiro totalizzante, universale appunto, perché a esso contribuiscono
tutti i fattori storici e culturali in grado di influenzare la storia. Si
guarderà quindi non alla storia locale ma ai grandi movimenti storici, agli
spostamenti di assi epocali, da Est a Ovest, da Nord a Sud (come è di moda fare
ora), cercando di rintracciare la legge necessaria di questi spostamenti e,
quindi, di rendere possibile una ‘futurologia”, una previsione scientifica del
corso della libertà umana. Ora, i tentativi di ricostruire questi movimenti e
le loro leggi sono apparsi a buona parte della cultura contemporanea come
sostanzialmente fallimentari. Le utopie del futuro si sono spesso rivelate come
ideologie politiche che, in nome del progresso, della società post-classista,
del trionfo degli spiriti forti, hanno mobilitato le masse verso strutture
politiche e forme del potere che hanno causato tragedie mondiali lungo tutto il
XX secolo. La consapevolezza del pericolo che si cela dietro a una filosofia
della storia ha così motivato molta parte della reazione contemporanea contro
questo tipo di prospettive, fino a revocare in dubbio non solo la modernità,
bensì l’intera storia come luogo dell’accadimento di eventi umani dotati di
senso. Uno dei nomi di questa reazione è “postmoderno”, un movimento di
pensiero che, fra molto altro, include la tesi secondo cui della storia non si
deve anzitutto dare un’interpretazione complessiva, che anzi in tal senso non
vi è affatto una “storia”, bensì una costellazione di eventi frammentaria e
casuale: cercare di ordinarla tramite un significato è una forma di violenza,
una contraddizione rispetto alla libertà che si pretende di veder realizzata
proprio in quella necessità del movimento storico. La liberazione da questa
immagine è uno degli obiettivi che l’arte, la filosofia e la letteratura
postmoderna perseguono come un modo di riaprire il movimento storico alla
creatività, alla possibilità e all’effettiva eguaglianza. In questo movimento
non ci sono criteri di valore, secondo questa tesi non c’è una direzione e per
questo non vi è un metro di giudizio: la storia è costituita da accadimenti che
ci si rifiuta di valutare se non in un’ottica pragmatica o meramente
descrittiva. Si può giudicare più o meno bella una data composizione dei fatti,
ma nessuna di esse è né assolutamente reale né definitiva: ogni rotazione del
tempo crea una nuova immagine. Tuttavia, si potrebbe avanzare la tesi secondo
cui il postmoderno non sia in fondo altro che una patologia del moderno.
Proprio il rifiuto di un senso della storia incluso nel tempo, e al tempo
stesso la rinuncia a un criterio di giudizio sulla storia in nome della
liberazione dalle filosofie ideologiche della storia, mostrano che l’ideale di
libertà tipico della modernità, rinunciare al quale è per noi impossibile e ingiusto,
è ancora l’anima del tempo presente. Si può piuttosto interpretare la reazione
postmoderna più semplicemente come la fine dell’idealismo storicista, il quale
è in sé un movimento profondamente anti- moderno: la pretesa di imbrigliare la
storia nel movimento dell’idea o dello spirito assoluto è in fondo
incompatibile tanto con la ricerca illuminista di un criterio di sviluppo
cognitivo e morale che prevede espressamente la possibilità di progressi e
regressi, quanto con la rivendicazione romantica di parametri di valore legati
al genio, all’apparire improvviso del senso anche nel mezzo delle crisi più
profonde e perfino con la coscienza cristiana di una dimensione trascendente
del tempo, di un rapporto con l’eterno che non è la fine della storia bensì la
sua dimensione ortogonale, l’asse su cui si colloca l’attesa dell’avvento
ultimo, improvviso e non prevedibile tramite alcuna dialettica storica. Questa
patologia è stata diagnosticata con chiarezza già da Nietzsche a partire dalla
seconda Inattuale, ma con l’errore (che molti ripetono) di omologare idealismo
e Illuminismo, di considerare l’idea di un progresso morale e sociale sullo
stesso piano della postulazione di un incessante Auffeben, di un movimento
necessario e prevedibile. In realtà, sotto questo profilo fra Kant e Hegel vi è
un’assoluta discontinuità. L’unilateralità idealistica ha poi il suo
contraltare nel positivismo estremo e nell’empirismo radicale e proprio nel
rifiuto, in nome della libertà dal pregiudizio storicista, di ogni canone di
valutazione degli eventi storici. La delegittimazione diviene così pratica
universale, perché non si è distinto, a partire dall’idealismo, il portatore
dal messaggio, l’agire dal significato che attraverso di esso gli individui
cercano di realizzare limitatamente alle condizioni in cui si trovano e secondo
le loro capacità. Per uscire da questa impasse occorre allargare la visuale
sulle filosofie della storia. Contrariamente a quanto pensava Lòwith, pur con
la sua grande capacità di sintesi, avere una filosofia della storia non
comporta affatto leggere tutta la storia in base a un fine che le dia
significato, soprattutto se questo fine è pensato come un punto preciso del
corso del tempo che, giungendo alla fine, ne sveli l’intero senso. L’idea di un
giudizio sugli eventi storici non richiede necessariamente che si pensi una
“fine” e nemmeno uno “scopo”. Vi sono anzi state nella storia del pensiero
numerose interpretazioni dello svolgersi del tempo come anzitutto regolato da
proprie leggi, da ritmi ciclici o alternati e dinamiche di continuità e
ripetizione che non presuppongono una fine nel tempo bensì magari solo, come
nel caso del cristianesimo, del tempo. Non si tratta solo della concezione
greca del tempo come di un ciclo incessante e non orientato a un fine (che qui
non è trattata ma che è per altro ben nota), bensì anche di concezioni
cristiane e moderne in cui, senza rinunciare a porre un criterio di giudizio
sulla storia, si è però posto tale criterio non in un fine bensì in una
dimensione per così dire verticale del tempo, che è coinvolta nel suo movimento
orizzontale come paradigma del valore, del senso e della possibilità sempre
presente di perdere il contatto con essi. Possono essere interpretate in questo
senso, per esempio, la dicotomia fra città di Dio e dell’uomo in Agostino, il
rapporto fra corsi e ricorsi da un lato e Provvidenza dall’altro in Vico,
l'ideale regolativo della pace perpetua in Kant, la dialettica fra vita e
storia in Nietzsche. Oltre alla lettura “lineare” del progresso bisogna dunque
riconoscere anche nel cuore della modernità almeno anche una lettura
“ondulatoria”, secondo cui il rapporto fra tempo e verità non si dipana lungo
una direttiva ascendente ma conosce alti e bassi, vertici e abissi, il cui
canone di riferimento è il rapporto con l’assoluto, con la pienezza vitale, con
la promessa salvifica o con la realizzazione di una società armonica e
pacificata. Riaprire la molteplicità degli sguardi sulla storia di cui
l'Occidente è stato ed è capace è un’esigenza imprescindibile per il tempo
presente: la capacità di progettare un futuro dipende esattamente, da un lato,
dalla denuncia di concezioni chiuse della storia e, dall’altro, dalla ricerca
di un criterio di valutazione reale, obiettivo sugli eventi storici, che non
rinunci alla volontà di giudicare del tempo per animare l’azione di valore
umano e soprattutto dell’impegno delle libertà personali verso qualcosa che
mostri di meritare la nostra dedizione. Questo volume si presenta dunque un
utile strumento per l’introduzione alla comprensione filosofica dell’agire
storico e del tema della storicità dell’esistenza. Scritto pensando anzitutto a
chiarire le concezioni della storia che emergono dai principali autori della
tradizione filosofica, il volume non intende però dare un panorama completo ed
esaustivo di tutta la disciplina, troppo vasta e dispersiva. La selezione dei
temi ha seguito il criterio della rilevanza degli autori trattati, con una
chiara inclinazione verso il moderno e il contemporaneo. Gli autori dei testi
sono docenti universitari noti per la competenza sull’autore trattato e
dottorandi del Corso di dottorato in Filosofia della storia (l’unico di questo
genere in Italia) istituito congiuntamente dall’Istituto Italiano di Scienze
Umane di Firenze e dalla Facoltà di Filosofia dell’Università VitaSalute San
Raffaele di Milano. L’esperienza di collaborazione che ha portato a questo
volume si è concentrata soprattutto nell’attività didattica e per questo ha
ricevuto uno speciale contributo dalla discussione con gli studenti, ai quali
molti dei testi qui raccolti sono stati presentati in una prima stesura. Anche
questa genesi del testo ne spiega la vocazione e l’ambizione esplicita: quella
di essere la porta di accesso a una disciplina che, nell’epoca di una presunta
quanto fallace “fine della storia”, ha più che mai bisogno di rinascere. Note
1K. Léwith, Significato e fine della storia, trad. Tedeschi Negri, Einaudi,
Torino. Roberto Mordacci. Mordacci. Keywords: la norma, filosofia dela storia,
Vico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mordacci” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Morelli:
la ragione conversazionale, l’implicatura conversazionale e la filosofia del
digiuno – filosofia lombarda -- italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: ‘I once
told Austin, I don’t give a hoot what the dictionary says;’ ‘And that’s where
you make your big mistake,’ his crass response was!” -- Grice: “I once told
Ackrill, ‘should there be a manual of philosophy, must we follow it?’ He
replied, “One thing is to know the manual, another is to know how to abide by
it!” Si laurea a Pavia
e l'anno dopo assolve all'obbligo di leva a Trieste dove presta
attenzione alle problematiche relazionali dei militari nello svolgimento delle
proprie mansioni; si è poi specializzato in Psichiatria presso l'Università
degli Studi di Milano. Direttore dell'Istituto Riza, gruppo di ricerca che
pubblica la rivista Riza Psicosomatica ed altre pubblicazioni specializzate,
con lo scopo di "studiare l'uomo come espressione della simultaneità
psicofisica riconducendo a questa concezione l'interpretazione della malattia,
della sua diagnosi e della sua cura". Inoltre è direttore delle riviste
Dimagrire e Salute Naturale. Dall'attività dell'Istituto Riza è sorta
anche la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad indirizzo psicosomatico,
riconosciuta ufficialmente dal Ministero dell'università e della ricerca
scientifica e tecnologica. Vicepresidente della Società Italiana di Medicina
Psicosomatica. Partecipa a numerose trasmissioni televisive sia per la RAI sia
per Mediaset (Maurizio Costanzo Show, Tutte le mattine, Matrix, ecc.) e per la
radio. Nelle sue opere ci sono molti riferimenti alle dottrine orientali.
Saggi: “Verso la concezione di un sé psico-somatico. Il corpo è come un grande
sogno della mente (Milano, UNICOPLI, Milano, Cortina); La dimensione
respiratoria. Studio psico-somatico del respiro, inspiro, expiro – spiro -- Milano, Masson Italia, Dove va la medicina
psico-somatica (Milano, Riza); Il sacro.
Antropoanalisi, psico-somatica, comunicazione, Milano, Riza-Endas, Convegno
internazionale Mente-corpo: il momento unificante. Milano, Atti, Milano,
UNICOPLI, Riza, I sogni dell'infinito, Milano, Riza, Autostima. Le regole
pratiche, Milano, a cura dell'Istituto Riza di medicina psicosomatica, Il
talento. Come scoprire e realizzare la tua vera natura, Milano, Riza, Ansia,
Milano, Riza, Insonnia, Milano, Riza, Cefalea, (Milano, Riza); Lo psichiatra e
l'alchimista. Romanzo, Milano, Riza, Le nuove vie dell'autostima. Se piaci a te
stesso ogni miracolo è possibile, Milano, Riza, Conosci davvero tuo figlio?
Sconosciuto in casa. Dal delitto di Novi Ligure al disagio di una generazione,
Milano, Riza, Come essere felici, Milano, Mondadori, Cosa dire e non dire nella
coppia, Milano, Mondadori, Come mantenere il cervello giovane, Milano, Mondadori,
Come affrontare lo stress, Milano, Mondadori, Come amare ed essere amati
(Milano, Mondadori); Come dimagrire senza soffrire (Milano, Mondadori); Come
risvegliare l'eros, Milano, A. Mondadori, Come star bene al lavoro, Milano,
Mondadori, Come essere single e felici, Milano, A. Mondadori, Cosa dire o non dire ai nostri figli, Milano,
A. Mondadori, La rinascita interiore, Milano, Riza, Volersi bene. Tutto ciò che
conta è già dentro di noi (Milano, Riza); L'amore giusto. C'è una persona che
aspetta solo te, Milano, Riza, Vincere i disagi. Puoi farcela da solo perché li
hai creati tu, Milano, Riza); Felici sul lavoro. Come ritrovare il benessere in
ufficio, Milano, Riza, I figli felici. Aiutiamoli a diventare se stessi,
Milano, Riza, La gioia di vivere. Scorre spontaneamente dentro di noi, Milano,
Riza, Essere se stessi. L'unica via per incontrare il benessere, Milano, Riza,
Accendi la passione. È la scintilla che risveglia l'energia vitale, Milano,
Riza, Alle radici della felicità. Editoriali dpubblicati su Riza psicosomatica,
rivista mensile delle Edizioni Riza, Milano, Riza, Ciascuno è perfetto. L'arte
di star bene con se stessi, Milano, Mondadori, Il segreto di vivere. Aforismi,
Milano, Riza, Realizzare se stessi, Milano, Riza, Vincere la solitudine,
Milano, Riza, Dimagrire senza fatica, Milano, Riza, Amare senza soffrire,
Milano, Riza, Guarire con la psiche, Milano, Riza, Superare il tradimento,
Milano, Riza, Dizionario della felicità, 6 voll, Milano, Riza, Non siamo nati
per soffrire, Milano, Mondadori,L'autostima. Le cinque regole. Vivere la vita.
Adesso, Milano, Riza, Conoscersi. L'arte di valorizzare se stessi. Via le
zavorre dalla mente, Milano, Riza, I
figli difficili sono i figli migliori, Milano, Riza, Il matrimonio è in
crisi... che fortuna!, Milano, Riza, Autostima, I consigli di M. per un anno di
felicità, Milano, Riza, Le parole che curano, Milano, Riza, Perché le donne non
ne possono più... degli uomini, Milano, Riza, Le piccole cose che cambiano la
vita, Milano, Mondadori, Come trovare l'armonia in se stessi, Milano,
Mondadori, Ama e non pensare, Milano,
Mondadori, Curare il panico. Gli attacchi vengono per farci esprimere le parti
migliori di noi stessi, con Vittorio Caprioglio, Milano, Riza, Non dipende da
te. Affidati alla vita così realizzi i tuoi desideri, Milano, Mondadori,
L'alchimia. L'arte di trasformare se stessi (Milano, Riza); Il sesso è amore.
Vivere l'eros senza sensi di colpa, Milano, Mondadori, Puoi fidarti di te,
Milano, Mondadori, La felicità è dentro di te, Milano, Mondadori, L'unica cosa
che conta (Milano, Mondadori); La felicità è qui. Domande e risposte sulla
vita, l'amore, l'eternità, con Luciano Falsiroli, Milano, Mondadori, Guarire
senza medicine. La vera cura è dentro di te (Milano, Mondadori); Lezioni di
autostima. Come imparare a stare beni con se stessi e con gli altri (Milano,
Mondadori); Il segreto dell'amore felice, Milano, Mondadori, La saggezza
dell'anima. Quello che ci rende unici (Milano, Mondadori); Pensa magro. Le 6
mosse psicologiche per dimagrire senza dieta (Milano, Mondadori); Vincere il
panico. Le parole per capirlo, i consigli per affrontarlo, cosa fare per guarirlo
(Milano, Mondadori) Nessuna ferita è per sempre. Come superare i dolori del
passato (Milano, Mondadori); Solo la mente può bruciare i grassi. Come attivare
l'energia dimagrante che è dentro di noi (Milano, Mondadori); Breve corso di
felicità. Le antiregole che ti danno la gioia di vivere (Milano, Mondadori); La
vera cura sei tu (Milano, Mondadori); Il meglio deve ancora arrivare. Come
attivare l'energia che ringiovanisce (Milano, Mondadori); Il potere curativo
del digiuno. La pratica che rigenera corpo e mente (Milano, Mondadori). Segui
il tuo destino. Come riconoscere se sei sulla strada giusta (Milano,
Mondadori); Il manuale della felicità. Le dieci regole pratiche che ti
miglioreranno la vita (Milano, Mondadori); Pronto soccorso per le emozioni. Le
parole da dirsi nei momenti difficili (Milano, Mondadori). Movie. Grice: “Should there be a
‘dizionario della felicita,’ I would perhaps follow Austin’s advice and go
through it!” –. Raffaele Morelli. Morelli. Keywords: la
dimensione respiratoria, inspirare, respirare, spirare, “breathe (why?)” – H.
P. Grice -- spirito, il corpo animato spira – il corpo spira – corpo spirante,
corpo animato – Old English/Anglo-Saxon spirian, not related, though. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Morelli” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Moretti:
la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale e la segnatura
romantica – i romantici di roma – filosofia lazia -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma). Grice: “When I ‘coined’ ‘implicatura’, I possibly wasn’t
thinking of Moretti’s ‘segnatura’!” Filosofo italiano. Roma, Lazio. Grice: “I
like Moretti – he uses a good metaphor, ‘the wounded poet,’ unless we mean
Owen, but he was more than wounded, even if that implicature is cancellable
--.” Grice: “I like Moretti also because he wrote on ‘ermeneutica sensibile,’
which is exactly what I do.” Grice: “I like Moretti also because he uses
‘segnatura’ etymologically, when he writes of the ‘la segnatura romantica’ –
talk of tokens!” Nasce nel borghese quartiere Trieste,
primo di due fratelli. Ottiene il diploma di maturità classica presso il Liceo
Giulio Cesare. Successivamente consegue una prima laurea in Giurisprudenza, con
una tesi in filosofia del diritto, e, nel una seconda in filosofia, con una
tesi in filosofia morale, entrambe presso l'Roma La Sapienza. È poi borsista
presso l'Friburgo in Brisgovia, dove imposta un progetto di ricerca che,
partendo dall'interpretazione di Heidegger, mira ad un'analisi critica delle
categorie filosofico-estetiche del “romantico” in Germania, con particolare
attenzione alle opere di autori del romanticismo di Heidelberg, quali Creuzer, Görres,
i Fratelli Grimm e Bachofen, che contribuisce a tradurre e a far conoscere in
Italia. Al suo rientro insegna dapprima materie letterarie nelle scuole medie
e, in seguito, filosofia presso la Scuola germanica di Roma. La sua ricerca si amplia poi al pensiero
estetico di Novalis, di cui cura la prima edizione completa in lingua italiana
della Opera filosofica; durante questo periodo consegue il dottorato di ricerca
in Estetica presso l'Bologna. Vince la cattedra di professore associato di
Estetica all'Bari; Professore a Napoli L’Orientale. Redattore di Itinerari e Studi Filosofici,
collabora con varie altre riviste filosofiche (Agalma, Rivista di Estetica,
Studi di Estetica, aut aut, Nuovi Argomenti, Filosofia e Società, Filosofia
Oggi, Estetica) e ha spesso partecipato a trasmissioni RAI su temi filosofici e
a numerosi convegni. Saggi: ”Il
romantico: poesia, mito, storia, arte e natura” (Itinerari, Lanciano); -- roma
– romantico -- “Anima e immagine: sul poetico” (Aesthetica, Palermo); “Nichilismo
e romanticismo -- estetica e filosofia della storia” (Cadmo, Roma); La
segnatura romantica (Roma, Hestia); “Interpretazione del romanticismo” (Ianua,
Roma); “Estetica: analogia e principio poetico nella profezia romantica” -- Rosenberg
et Sellier, Torino); “La segnatura romantica -- filosofia e sentimento”
(Hestia, Cernusco L.); “Il genio” (Mulino, Bologna); “Il poeta ferito.”
Hölderlin, Heidegger e la storia dell'essere” (Mandragora, Imola); “Anima e
immagine.” Studi su Klages, Mimesis,
Milano, Heidelberg romantica. Romanticismo e nichilismo” Guida, Napoli,
Introduzione all'estetica del Romanticismo, Nuova Cultura, Roma, Il genio, Morcelliana, Brescia. Per immagini.
Esercizi di ermeneutica sensibile” (Moretti et Vitali, Bergamo); Heidelberg
romantica. Romanticismo tedesco e nichilismo europeo, Morcelliana, Brescia,
Novalis. Pensiero, poesia, romanzo Morcelliana, Brescia, Romano Guardini,
Hölderlin, Morcelliana, Brescia. Novalis, Scritti filosofici, Morcelliana,
Brescia. J. J. Bachofen, Il matriarcato (Marinotti, Milano); Novalis, Opera
filosofica, I, Einaudi, Torino, Un video
con una trasmissione RAI. Un video con un intervento di Moretti. Giampiero
Moretti. Moretti. Keywords: roma, romanzo, romanzare, romanzato – non vero.
Romanticismo filosofico, I filosofi romantici italiani Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moretti: il
romanticismo romano” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Mori: la
ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale e la coerenza
dell’intransigenza – la ripproduzione sessuata fra i antici romani – la scuola
di Cremona -- filosofia lombarda -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Cremona).
Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Cremona, Lombardia. Grice: “I like
Mori; he wrote a treatise on Stephen, better known as Virginia Woolf’s father;
which reminded me of Bergmann who once called me an English futilitarian!” --
Professore a Torino e presidente della Consulta di Bioetica Onlus,
un'associazione di volontariato culturale per la promozione della bioetica
laica. L’etica e la bioetica con le varie problematiche connesse sono le
tematiche al centro dei suoi interessi filosofici e teorici. Mori ha studiato all’Università degli Studi
di Milano, dove ha conseguito la laurea (con Bonomi e Pizzi) e il dottorato
sotto Scarpelli e Jori. Insegnato ad Alessandria e Pisa, prima di essere
chiamato a Torino. Studia i temi della meta-etica e della logica dell’etica con
le problematiche della teoria etica. Tra i primi a occuparsi di bioetica, nella
quale ha dato contributi in tutti i principali settori, con particolare
attenzione all’aborto e alla fecondazione assistita. Sollecitato dai casi Welby
e Englaro ha dato contributi anche sul fine-vita a difesa dell’autonomia
individuale. Per primo teorizza la contrapposizione paradigmatica tra bioetica
laica e bioetica cattolica, derivante dal fatto che quest’ultima propone
un’etica della sacralità della vita caratterizzata da divieti assoluti, mentre
l’altra avanza un’etica della qualità della vita senza assoluti e soli divieti
prima facie. Presta grande attenzione al problema della liberazione animale.
Fonda Bioetica. Rivista interdisciplinare (Ananke Lab, Torino). Membro di
numerosi comitati, tra cui il comitato scientifico di Notizie di Politeia, di
Iride del Journal of Medicine and Philosophy e altre. Saggi: “Manuale di
bioetica: verso una civiltà bio-medica secolarizzata” (Lettere, Firenze); “Introduzione
alla bioetica. temi per capire e discutere” (Piazza, Torino); Il caso Eluana
Englaro. La “Porta Pia” del vitalismo ippocratico ovvero perché è moralmente
giusto sospendere ogni intervento, Pendragon, Bologna, Aborto e morale. Per
capire un nuovo diritto” (Einaudi, Torino); “La fecondazione artificiale. Una
forma di riproduzione umana” (Laterza, Roma-Bari); “La fecondazione
artificiale: questioni morali nell'esperienza giuridica Giuffrè, Milano); “Utilitarismo
e morale razionale. Per una teoria etica obiettivista, Giuffrè, Milano, La
legge sulla procreazione medicalmente assistita. Paradigmi a confronto, Net,
Milano, Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto, Le
Lettere, Firenze, La fecondazione assistita dopo 10 anni di legge 40. Meglio
ricominciare da capo!, Ananke editore, Torino, Questa è la scienza, bellezze!
La fecondazione assistita come novo modo di costruire le famiglie, Ananke Lab,
Torino. Mori ha rappresentato, nella nostra infernale esperienza di
famiglia, un riferimento grazie al quale trovare un senso agli eventi che si
succedevano, i qua-Ii, ai nostri occhi, un senso proprio non lo
possedevano. Ho avuto in lui un osservatore attento, un interlocutore
profondo, un contestatore intelligente. Come direttore di «Bioetica.
Rivista interdisciplina-re» è stato il primo a dare rilievo pubblico alla
vicenda di mia figlia, e ha sollecitato in vari modi la riflessione sul caso
Eluana. Gli sono inoltre debitore di numerose conversazioni chiarificatrici, di
lezioni private concesse in esclusiva, e lo considero il filosofo che meglio di
ogni altro è stato in grado di tenere testa ai miei, notoriamente poco
accomodanti, modi e argomenti. Auspico che questa lettura possa sortire
lo stesso effetto in tutti coloro i quali insieme a lui si apprestano, ora, a
partire per questo viaggio nel ragionamento etico. Nel panorama bioetico
italiano la sua posizione non mi pare sia assimilabile ad alcuna predefinita
corrente di pensiero, anche perché i suoi maestri e amici hanno manifestato
originalità e indipendenza. Credo che il libro vada considerato e letto per le
argomentazioni che adduce senza schemi precostituiti. Può darsi che in
alcuni passaggi sia un libro scomo-do. Di questo non c'è da stupirsi, ma da
prenderne atto. Scomodo, dunque. Come mia figlia. Come me. Una scomodità
che suscita dibattito e stimola la riflessione. Invece di gridare allo
scandalo, si deve cogliere l'impegno a riflettere, sempre e senza compromessi.
Così è stato nello sforzo compiuto, alla ricerca di una modalità per
farrispettare la legittima volontà espressa da mia figlia. La riflessione seria
comporta anche scontri, ardenti e auten-tici, che restano per sempre vivi nella
memoria. Essere grandi amici non implica certo un accordo incondizionato di
vedute. La franchezza delle nostre collisioni dialettiche mi rimane, indimenticabile,
nel cuore. La condivisione dei valori di fondo, comunque, rafforza la sintonia
e la stima reciproca. Questo libro propone una riflessione filosofica di
ampio respiro sui problemi sollevati dal caso Eluana. Ma oltre a questo
contiene la storia di Eluana ripercorsa nelle sue principali tappe, una cronaca
precisa degli eventi noti e meno noti che si sono verificati in questi ultimi
mesi di continuo travaglio e logorio. Al trionfo dello stato di diritto,
rappresentato dai pronunciamenti della Corte di Cassazione prima e della Corte
d'Appello dopo, è succeduto un orrore. Non mi è nota, al momento, altra fonte
in cui la narrazione dei fatti, la ripresa del dibatti-to, la ricostruzione
degli avvenimenti si sia così fedelmente attenuta ai nostri effettivi trascorsi.
Il lettore rimarrà certamente colpito dalla presentazione lineare e puntuale
degli eventi, e forse, in qualche caso, ne resterà anche perplesso. In
questo testo è inoltre dimostrata la possibilità di difendere gli stessi
valori, di reclamare gli stessi diritti, a partire da percorsi differenti:
quello che la mia famiglia ha sempre sentito come un insopprimibile bisogno,
connaturato e viscerale, di poter decidere riguardo se stessi - tanto più
quando in gioco è la fine della propria vita -, Maurizio Mori lo dimostra
come il risultato di una esigente, legittima e rigorosa riflessione etica. Vi
sono argomentazioni morali che sono sostenute da così poderose ragioni da
apparire dotate di evidenza. Egli ci costringe al ragionamento leale sui nostri
sentimenti e pregiudizi più profondi. E lui più degli altri ha compreso
che non mi può cambiare nessuno.Come i magistrati hanno capito questo di
Eluana. Oltre ai giudici che hanno avuto il coraggio di andare fino in
fondo, in favore di una delle nostre libertà fonda-mentali, Eluana avrebbe
ringraziato anche lui, Maurizio: per la riflessione filosofica compiuta, per il
tempo speso, per il mutuo soccorso, per le andate e i ritorni in mille
iniziative, per avere lanciato il sasso ed aver mostrato la mano. In
attesa di sapere quale direzione prenderanno gli eventi, mi fa piacere vedere
che la vicenda di Eluana e della nostra famiglia sia stata presentata in un
testo così autorevole e umanamente ricco. Maurizio Mori. Mori. Keywords: la
coerenza dell’intransigenza.
Luigi Speranza – GRICE ITALO; ossia, Grice e Moriggi:
la ragione conversazionale e la stretta di mano – Ercole e Cerbero – le tre
implicature conversazionali – la scuola di Milano -- filosofia lombarda -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Milano).
Filosofo italiano.
Milano, Lombardia. Grice: “I like it when Moriggi does substantial metaphysics;
he has edited a collection on ‘why is there something rather than nothing?” –
hardly rhetoric – and the subtitle is fascinating: the vacuum, the zero, and
nothingness! All in Italian, to offend Heidegger!”
Specializza in teoria e modelli della razionalità, fondamenti della probabilità
e di pragmatism. Insegna a Brescia, Parma, Milano e presso la European School
of Molecular Medicine è conosciuto al grande pubblico attraverso la
trasmissione TV E se domani di Rai 3 e per alcuni interventi ad altre
trasmissioni. Saggi: “Le tre bocche di Cerbero” (Bompiani. Perché esiste
qualcosa anziché nulla? Vuoto, Nulla, Zero, con Giaretta e Federspil (Itaca)
Perché la tecnologia ci rende umani (Sironi) Connessi. Beati quelli che sapranno
pensare colle macchine (San Paolo) School Rocks! La scuola spacca, con Incorvaia
(San Paolo, ), con prefazione rap di Frankie Hi-nrg. Nome compiuto. Stefano
Moriggi. Moriggi. Keywords: le tre bocche di Cerbero. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice e Moriggi” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice e Morselli: la sistematicita della filosofia – la scuola
di Vigevano – la filosofia della ligua – parola, ragione, segno, comunicazione
-- filosofia lombarda – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Vigevano). Abstract. Grice: “The Italians distinguish between
Morselli and Morselli. The second wrote a ‘manuale di semejotic’ – the first did
not!” Filosofo italiano. Vigevano, Pavia, Lombardia. Grice: “What I like about
Morselli is that his is mainstream (Lombardia) and that he approached
philosophy systematically. Only
Morselli could conceive of a ‘dictionary’ – and he also wrote a ‘storia della
filosofia’!” – Per li scettici antichi, l’afasia, Osn!:d P*%r OdMi WHMJOTECA
CAPWvj|a£. dico) = Il silenzio, fllos., il tacere, è il risultato della
sospensione di qualsiasi giudizio o affermazione circa la vera natura dello
cose. L’uomo conosce soltanto ciò che appare, và 9aiv6jj.Eva, la pura
apparenza: se si vuolo oltrepassarla, ci si trova di fronte a ragioni contrarlo
e d'uguale forza; perciò il saggio, se vuol conservare l’impassibilità e
l’equilibrio dell’anima (derapala), non afferma nuLa, neppure l’impossibilità
della scienza. (psicol.): l’afasia ò la perdita totale o parziale dello
funzioni del linguaggio. Affettivo (lat. a/Hccrc. p. 0. dolore, laeiiiìa
addolorare, rallegrare) (psicol.): si dico delle modificazioni e dei modi di
essere dei soggetto, dei processi essenzialmente soggettivi, come il niacore,
il dolore, le emozioni, 1 sentimenti, lo passioni, io inclinazioni, che formano
una dello tre grandi attività in cui si distribuisce solitamente, per comodità
d’analisi, la vita psicologica, cioè l’intelligenza, il sentimento, la volontà.
Affezione (affectio) (psicol.): in generale designa una disposizione, uno 0
stato, un mutamento dovuti a causo esterne o Interne, sempre con un carattere
di passività. In senso più particolare esprime il piacere, il doloro e lo
emozioni elementari. A fortlorl (logica): ò la forma di prova che, dimostrando
vera una proposizione, afferma che un’altra proposizione, di quella più 1 meno
estesa, più o mono generalo, ò vera con più forte ragione; p. es.: se il santo
pecca, a /ortiori pecca la comune umanità; so ò immorale la menzogna, tanto più
è Immorale la calunnia, clic è una menzogna diretta consapevolmente a recar
danno. Agatologia (gr. rò àyaflóv = 11 bene, e Xóyo; = discorso : scienza del
bene) tfilos.): termine usato da SERBATI per indicare la dottrina del bene, che
viene considerato come il principio primo della filosofia ; tale esso è nel
sistema platonico, in cui l’idea del Bene è l’idea più alta, dalla quale tutto
lo altre idee ricevono luce e alimento. Agnosticismo (gr. éc-yvcooto; = non
conoscibile) (fllos.): ò un termine creato dal naturalista Inglese Huxley; si
applica a quelle dottrine che, corno l’cvolnzionismo di Spencer, ammettono
bensì al di là dei fenomeni e delle loro leggi un ordine superiore di realtà, ma
lo dichiarano inconoscibile per la mento umana, considerando cosi insolubili i
problemi metafisici, o relativo il sapere umano. Agorafobìa Anagogia
Agorafobia: vedi fobìa. Agostlnismo (fllos.): designa Io spirito della dottrina
di S. Agostino o l’ispirazione mistica comune allo filosofie di AOSTA, FIDANZA,
Pascal, Malebranche e, in misura inferiore, ad altri sistemi. 11 presupposto
fondamentale ò l'atto di adesione alTordine soprannaturale, a Pio che libera la
volontà dal senso mediante la grazia e la mente dallo scetticismo mediante la
rivelazione; Pio. che è verità© amore, costituisco il centro della dottrina,
della quale sono principii essenziali il primato della volontà, la debolezza
peooumiuo.su dcH’iiomo, la metafisica delTespcrlenza interiore e della
conversione, la prescienza divina o la predestinazione, cec. Agrafia, gr. a
priv. o YPtt?» scrivo) ( psicol., è quella forma particolare di perdita della
memoria, che colpisce, sopprimendoli, i movimenti necessari! alio scrivere.
Allucinazione ilat. alucinaiio, da alueinor = agisco vanamente, sogno)
(psicol.): consiste nel percepii*© come presenti esseri, oggetti, fonomeni che
in realtà non sono presenti. Si osserva nel delirio, nella febbre alta, ma
anche in stuti apparentemente normali. Alogico (gr. a priv. o XÓyo$) {topica):
si dice di ciò che é estraneo, indifferente alla logicu, di ciò clic aucora si
sottrae olle leggi della logica, come è di sentimenti, passioni, fatti
accidentali, cec. Non ò da confondersi con illogico, che si applica a ciò che ò
contrario alle leggi logiche. Alterità (gr. éTepórv)^; opposto: identità)
(logica): ò il carattere di ciò che ò altro, cioè differente o distinto. Nel
Sofista di Platone l'altro, conio categoria, è diverso dall’essere; e così vicn
ristabilita, contro Parmenide, resistenza del non essere. Nicola ( Tjìano
all’unità divina fa corrispondere Taltcrità (e cioè la. varia molteplicità)
delle cose del mondo. Altruismo (opposto: egoismo) (morale): comprendo le
tendenze o 1 sentimenti che hanno per oggetto il bene o l’interesso dei nostri
simili. La dottrina di Bentham o di G. Mill vuole spiegare, con l’associazione
delle idee, il passaggio, nella vita sociale, dal sentimenti egoistici a quelli
altruistici, dalla considerazione dell’utile proprio a quella dell'utile altrui,
che ò poi il fine più alto della morale, secondo Tuffi»tarismo. Amnesìa (gr. a
priv. c {iva, tema di {UfJLvy) croco = ricordo) (psicol.): è la perdita totale
o parzialo della memoria, che ora annulla o riduce la capacità di fissare i
ricordi, ora sopprimo la facoltà di richiamarli, ora cancella tutto il passato
o una data classe di ricordi (p. e. una lingua straniera, le nozioni di musica,
eco.). Amorale = ò ciò che non è né morale né immorale, ciò elio non ha
rapporto con la morale, ò indifferente di fronte alla distinzione di bene o di
mule. Amore (in generale): comprendo lo tendenze elio portano verso un oggetto
o una persona, quando non mirano esclusivamente alla soddisfazione d’un bisogno
materiale o d’uu fino egoistico. (filos.) : Empedocle vuol spiegare il divenire
con Tumore (q>tXiÓT7)£), grazie al qualo il molteplice tende n costituirsi
in unità, mentre la discordia (vetxoc) scioglie l'unità per dar luogo alla
pluralità degli clementi o delle cose. per Platone l'amore è un'os pi raziono
al mondo divino delle Idee, cui l’anima, tratta dui desiderio della bellezza,
ascende, per gradi, da un corpo bello a due, da due a tutti, c da tutti i corpi
belli alle belle istituzioni, alle belle scienze, finché perviene alla stessa
idea del bello (Conrito); l'amore è pertanto la forza che determina il
passaggio da una conoscenza più povera a una conoscenza più ricca. con S.
Agostino l’umore non ò più un movimento dal basso verso l’alto, dal mondo reale
verso il mondo Ideale e divino, ma un movimento che dall’alto scende verso gli
esseri inferiori per elevarli a sé; è puro, non mescolato con interessi, timori
o speranze, è la perfetta carila, umore del prossimo in Pio, è un amore che
viene da Pio o porta verso Pio. per Spinoza dalla conoscenza intuitiva, per cui
la mente umana abbraccia tutta la molteplicità delle cose come uno sviluppo
della sostanza infinita e divina, sorge un infinito amore di Dio (amor
inUUcctualis dei) e la beatitudine perfetta corno effetto della conoscenza più
adeguata, in cui lo spirito coglie Pio stesso e ne gioisco; però « chi ama
veramente Pio non pretenderà elio Pio ricambi il suo umore . Anagogìa (gr.
àvaYCoyq = elevazione) (rclig.): ò detto anagogico II significato più profondo
e simbolico delle sacre Scritture, quello iu cui sono adombrato le cose del
mondo divino, Analisi 10 Anamnesi (/iloti. ) : è adoperato da Leibniz tome
sinonimo di induzione. Analisi (dal greco ava aG eo = «dolgo, separo; opposto:
sintesi) (in generale ): è un procedi mento del pensiero eh© consiste nei
risolvere un composto negli clemeuti che lo costituiscono. (/ ilos.): si
procedo per analisi quando, per còglierò la realtà ultima delle cose, si vuol
giungere agli elementi piti semplici che la compongono; p. oh.: - a)
Vatomistica di Democrito, che scioglie i corpi in atomi indivisibili; è)
Vcmpirismo, eh© tende a scoprii© gli elementi più semplici della coscienza, gli
atomi psichici (cioè sensazioni, sentimenti, volizioni), costruendo o
ricostruendo con questi lo operazioni più ulte della mente: la memoria, la fantasia,
il ragionamento, eoe. (Locke, Uuare, Taixjb); d) la dottrina di Kant, che, per
chiarire l’attività conoscitiva, la scioglie nel suoi elementi (forma e
materia) e nei suoi fattori ( sensibilità, intelletto, ragione). -(psicol.): la
mente analitica considera e rileva nelle cose i loro elementi ; la mente
sintetica le vede nel loro insieme. Pascal denomina lo spirito analitico esprit
de géomitric, che ò penetrante, scorge i particolari, ricerca l'esattezza
nell’osservazione dei fatti, segue uu principio fin nello sue ultime
conseguenze; mentre lo spirito sintetico, detto da lui esprit de finesse, ama,
più che il rigore del ragionamento astratto, la visione unitaria e complessiva
delle cose, l’intuizione dei rapporti che le uniscono. la filosofia dell’i nfuizione
considera l’analisi un procedimento che si arresta all'osservazione esteriore,
si lascia sfuggire la vita interiore o l’essenza dello cose e considera un
tutto vivente come un meccanismo da smontare pezzo per pezzo. Chi vuol
conoscere c descrivere un essere vivente, ne trae prima fuori lo spirito;
allora ha in sua mano le parti, ma, ahimè l non c’è più la vita che unifica
(Goetite, Faust). Analitica trascendentale (filos.)Kant designa con questo
termine quella sezione della ('ritira della fingi(m para, clic espone la
dottrina dello categorie, cioè delle forme a priori deWiutrillilo, intendendo
per intelletto la fa colta di pensare o ridurre a scienza gli oggetti
dell'Intuizione, ossia i fenomeni, collegandoli o ordinandoli, appunto mediante
le categorie. Analitici (filos.): Aristotele chiamò analitici i libri nei quali
studia le leggi formali del pensiero o *rà àvaXuTtxà il complesso delle sue
ricerche logiche fondamentali. Kant denomina analitico il giudizio in cui il
predicato è contenuto implicitamente nel soggetto e si rendo esplicito con
ranalisi del soggetto; è a priori e non aggiungo alcuna conoscenza nuova; p.
cr. i corpi sono estesi, V. sintetico. Come proprietà delle cose, analogia, gr.
àva-Xoytx rapporto, proporzione, logica ì, indica una somiglianza di rapporti
fra oggetti differenti; p. ee. sono analoghi gli organi che, pur non avendo la
stessa forma o appartenendo a due classi di esseri distinti, compiono però le
stesse funzioni: cosi per Platone l’anima razionale (vou^) nell'uomo c la classe
dei filosofi nello stato sono analoghe. per AQUINO e i suoi sequaci
gl’attributi applicati a Dio, come potenza, bontà, sapienza ecc., debbono
essere intesi in significato analogico, cioè non sono applicabili nello stesso
senso e misura all’uomo e a Dio, come, per es. t l’aggettivo ridente non ha lo
stesso significato se riferito a un viso umano e ad un paesaggio. come
procedimento di ricerca runalogia è un ragionamento che da una somiglianza fra
due cose in alcuni punti deduce una somiglianza su altri punti; p. e. : « se la
Temi e Marte hanno comuni le note a, b, c, si può inferire che anche la nota d,
la vita, si trova in Marte. Il procedimento analogico non dà certezza, ma solo
probabilità. Anamnesi (gr. àvàjxvyjoriq =reminlscenza, ricordo alquanto vago)
(filos.): per Platone il vero sapore (èTriOTi^fjLV)* cioè la scienza delle
idee) è ricordare, c reminiscenza, c Ignorare è aver dimenticato. L’anima,
prima di nascere, è vissuta nello spazio sopracoleste (TÓ7TO£ ur:spoupàvio£)
contemplando la realtà vera, lo idee, la giustizia, la saggezza, la scienza;
cadendo poi in un corpo sulla terra, l’anima dimentic a ciò che ha veduto; ma
alla presenza delle cose sensibili, copie imperfette e sbiadite delle idee,
degli esemplari sopmeelesti (rrapa$siy(AaTa), questi ritornano davanti alla
niente in modo più o meno confuso. [X7}Ttx4v); e. intenneillnrin fra i dm'.
l’appetito irascibile (tò Per Mostotele l'aninm è la /ormo del corpo, al uuaic
dà la Illuni, il movimento, l’armonia, e sta ad esso come la visione, oyte. all'occhio
; è vegetativa nelle piante, in più è tensilira midi animali razionale nell
'uomo, vii Khituiìi, seguendo l’atomismo democriteo, pensano l’anima
materialisticamente formata d’atomi e mortale, mentre gii Stoici. ispirandosi
ad Eraclito, la credono un fuoco sottile, un sodio x{a): termine ndoperato da
Leibniz per designare «dò cho fa sì che un corpo è impenetrabile a un altro » (
aUribulum per quod vialeria est in spatio). Antropocentrismo {/ilos.): ò la
concezione antropomorfica cho pone l’uomo come il centro o lo scopo di tutta la
realtà, corno se Lordine universale delle cose fosse creato o disposto per
l’uomo o le sue esigenze, ft por lo più Antropologia 13 A posteriori legata al
geocentrismo (yyj = terra), cioè alla teoria, comunemente detta tolemaica, cho
poneva la terra nel centro dell’universo, e die cadde per opera di Copernico,
di Galileo e di Giordano Bruno. Antropologia (gr. £v9porito? »= uomo, o Xóyog =
discorso) Un generale); è la scienza che tratta della storia naturale
dell’uomo, ricercandone le origini e descrivendone le diverso rozze. -(
filos,.): Kant distingue un 'antropologia teorica, che cuna psicologia empirica
o tratta delle facoltà umane; un'nn* tropologia pragmatica, eh© studia l’uomo
per aumentarne e perfezionarne l’abilità; uu’antropologia morale, che ha per
line la saggezza della vita in modo conformo ai prindpii della Metafisica dei
costumi e della morale. Antropomorfismo (gr. àv9pco-oc = uomo o (j.op(py;=
forma, liguri») (psicol.): è la tendenza spontanea dell’uomo a rappresentarsi
le cose, gli esseri, Dio stesso sul modello delia propria natura ; p. e.
attribuire alia divinità forma corporea e passioni umane. Skxojane, fondatore
dolla scuola identica, è uno del primi elio condannano l’antropomorfi•smo
religioso. Apatia (gr. àrriOcia. da a prlv. o 77x9-, tema di TTarryco = io
soffro) (in generute): s’intendo una specie d’insensibilità, d’indolenza, che
si rileva dalla lentezza delle reazioni, sia psicologiche, sia morali.
(filos.): per gli Stoici l’apatia è lo stato in cui viene a trovarsi l’uomo
quando vive operando in modo conformo alla ragione, ossia quando non si lascia
turbare dagli affetti Irragionevoli, dalle passioni, dai beni eslcriorl, e
diviene uuo spirito sereno, eguale, imperturbabile. Apodittico (gr. i-oSeiy.Tiy.óc,
da SEty.vupu = mostro, provo) (logica) : si dico di ciò che si afferma
incondizionatamente come necessario, certo, inconfutabile, sla per una
dimostrazione deduttiva, sia per la sua intrinseca evidenza. Apologetica (gr.
àrroXoyÉo|iai = mi difendo) (retto.): l’apologetica cristiana comprendo l’arto
dialettica e gli scritti aventi por line la difesa della religione cristiana
eoutro gli attacchi della (ilo80 lia antica, dei potere politico e delia
religione pagana,, e miranti a ottenere per i Cristiani la tolleranza delle
leggi, nonc hé a dimostrare che la vera religione è la cristiana. Apologeti
sono: Tertulliano, Giustino, Minucio Felice, Ireneo, eoo. (II e III soc. d.
Cr.). Aporèma (gr. x-ópy)|zx, da àrtopéto = sono In dubbio) (logica): è un
sillogisnio dubitativo, che vuol dimostrare Pugnai valore di due ragionamenti
opposti. Aporia (gr. à Tropea = imbarazzo, situazione senza uscita) (logica): è
il dubbio logico proveniente da difficoltà insolubili. Sono famose le aporie di
Zenone D’Elea, che mirano a ridurre all'assurdo le tesi contrarie all’idea
deli’Dno immobile di Parmenide e affermanti l’esistenza reale della pluralità e
del movimento. I filosofi scenici sono detti anche aporetici, per lo stato di
dubbio in cui alla fine vengono a trovarsi dopo aver ricercato la verità, e per
cui sospendono ogni giudizio (èizoyjr) o asseti tUrnie rclcntio, come ilice
Cicerone). A posteriori (opposto: a priori) (filos.): le due espressioni « a
priori e • a posteriori », assai importanti nel linguaggio filosofico, derivano
tini procedimento arlstotclieo, per il quale il concetto, l'i/n iversale, i>
designato corno logicamente anteriore, il particolare come posteriore : ' non è
lo stesso ciò che ò primo per natura ( 7 tpÓTSpov Ty (juierst) e ciò che è
primo per noi (7tpè; fyjtà; TCpórepov); è primo per natura l’universale, il
concetto; è primo per noi, o per opera del senso, il particolare, il singolo ».
Questi termiul diventano comuni nella Scolastica : per Alberto di Colonia
provare ex priori bus significa dimostrare partendo dui principi!, dalle cause;
provare ex posterioribus significa dimostrare partendo dalle conseguenze, dagli
effetti; per S. Tommaso non si può dimostrare a priori l’esistenza di ilio,
perché questi è causa prima: occorre partire dagli ottetti (p. e., il
movimento) o di qui risalire alla causa prima. -Nei tempi moderni, quando
l'indagine filosofica si sposta, e dalla ricerca delle cause dell'» essere » si
trascorre a indagare le cause o le fonti dei « conoscere -, si ha un notevole
cambiamento : a priori è ciò che è dovuto alio sviluppo spontaneo della
ragione, ciò che questa trae da sé, dalla sua interiorità, in maniera,
Indipendente dall’esperienza, o quindi lia, por Kant, i caratteri
dell'unfversalità e delia necessità: a posteriori è ia conoscenza che proviene
dall'osperienzu o ha il suo fondamento mdl'osperienza o manca perciò di quei
caratteri, Perché è ristretta ai casi effettivamente sporlmentati. Appercezione
Arianesimo _ Nella teoria dell'evoluzione (Spencer) 6 « priori per l'Individuo
ciò che si trova In lui come un prodotto dell'esilerienza della aporie,
trasmesso per ereditò, e che per la. spedo, quindi, è a posteriori ; «
posteriori per l’Individuo è ciò che egli acquista con la sua esperienza: si
tratta dunque (l'un’anteriorlrìv cronologica o psicologica, non logica o
razionale. In realtii per l'evoluzionismo, che è una forma di empirismo, la
conoscenza è interamente a posteriori. perché tutta, originariamente, deriva
dall'esperienza. Appercezione (in generale): b il prender possesso d'un’idea
eon un lavoro attivo della mente che la rende piu chiara e meglio definita.
-(/«os.) per Leibniz è la conoscenza chiara odistinta, clic differisce di grado
dalla percezione oscura e confusa; è rrprarsr n/al io multi liuti tris in
imitate. Ka.N 1 distingue Vnpitercezionc empirica ila quella trasreintentate:
la prima è in sé dispersa, senza legame col «oggetto, di guisa clic I fenomeni
psichici percepiti non sono vissuti come facenti parte d’nn’unità superiore,
d'un io. ma rimangono isolati e disgregati a guisa di atomi: la seconda è
l'atto di riferire una rappresentazione, una conoscenza alla coscienza pura,
originaria, superiore al senso e da questo distinta, cioè aìVitmtUa. cho
accompagna c stringe i-ln un tutto, in una sintesi, le varie rappresentazioni,
ed è in ogni coscienza una e identica, non derivata da altro; p. e. il senso
percepisce due fenomeni « c b isolati, senza collegamento: Vinlelletta quando
dice: •Alt raggi solari) è causa (j.aT0S = incorporeo, da a prlv. c eròica,
corpo) (fibui.): secondo gli Stoici sono asomatlci il vuoto, il tempo c gli
oggetti del pensiero. Assenso (il lat. assensvs traduce 11 termino stoico
auv-xaTaftsaic il norie, raffermare) (logica): in generale ò l’atto col quale
l’intelletto accoglie o fi) sua un’idea o uu’affeminzlono altrui. per gli
Stoici si dà l’assenso a una rappresentazione, la si accoglie come vera, quando
questa, quasi impressa, suggellata in noi da un oggetto, s’impone allo spirito
por la sua forza, la chiarezza, l'evidenza,Ci tira per i capelli, come essi
dicevano. Assertorio (giudizio) (logica): b quello elio esprime la realtà,
l’esistenza, con la copula: «è, «non è ", senza Implicare la necessità,
essendo possibile il contrario. Assioma (gr. àjicojxa = dignità, postulato; da
&£toc degno; hit. munfiatimi) (logica): è in generale in affermazione, un
principio considerate come vero per la sua evidenza e accolto come vero senza
bisogno di dimostrazione. -i matematici greci l'applicarono pei primi alle
proposizioni evidenti: p. e.; tra due punti la linea più breve è la retta. con
AniITOTELE si è esteso ni principjt logici: al ] trincipio di identità, di
contraddizione, ccc. Spinoza denomina assiojni alcuni principi! fondamentali
della sua Etica « more geometrico i/cmonstratu », Associazione delle idee 16
Astrazione Associazione delle idee ( psicol. ): designa la tendenza comune ai
processi psichici a collegarsi fra loro, in modo r-lie, quando uno di essi
risorge nella coscienza, tende a richiamare altri stati psichici, o per coni
ignita, cioè per essere entrati contemporaneamente nella coscienza, ^ per
ragioni di somigliansa, o anche per ragioni di contrasto. Si può ricondurre a
due leggi generali : a) la legge Cinica razione, per cui un processo psichico
tende a ricostituire il complesso mentale di cui ha fatto parte ; b) la legge
dell* interesse, per la quale fra gli stati psichici richiamati si opera una
selezione dovuta all’interesse attuale clic offrono pel soggetto.
L'associazione delle idee è descritta per la prima volta da Platone noi Fedone
(cap. 18 ), per spiegare l’idea del1 ’ anamnesi . Humk sviluppa e determina la
teoria dell’associazione e la pone a fondamento della vita psicologica.
Associazionismo ( filos è la dottrina sostenuta dagli inglesi H ARTLKY, Hv; me,
Stuart Mill, Bàin, ecc., secondo la quale l’associazlono delle idee ò la leggo
fondamentale della vita dello spirito e del suo sviluppo. È collegata a una
concezione atomistica della vita spirituale, per cui un numero determinato di
elementi psichici, analoghi agli atomi della chimica (cioè sensazioni,
sentimelili, immagini), associandosi, danno origine alle funzioni superiori
(memoria, intelligenza, fantasia, ragione) © le spiegano. Assoluto (dal lat.
absolvcrc = separare, perfezionare ; quindi assoluto = ciò che è indipendente e
perfetto ; opposto : relativo) (/ ilo 8 .): esprime l’essere cho è sciolto da
ogni limite, relazione o condizione, indipendente da ogni altro essere o cosa,
e a un tempo perfetto ; quindi l’easere che esiste in só e per sé. l’assoluto
può essere inteso come il fondamento primo di tutte le cose, che per il
materialismo è la materia, per lo spiritualismo lo spirito pensato come
sostanza, per l’idealismo il pensiero nel suo più ampio significato, ecc.
Newton pone a fondamento della sua meccanica il tempo assoluto e lo spazio
assoluto, che cioè hanno esistenza in sé, mentre ]>er Kant tempo e spazio
sono attività della nostra sensibilità, c, quindi, dipendenti da questa, ad
essa relative (v. spazio e tempo). Assurdo (Ionica): si dice d’un’hlea o d’un
giudizio che viola le leggi fondamentali del pensiero, perché contiene elementi
incompatibili fra loro o contraddittori. la dimostratone per assurdo (o
riduzione all’assurdo, deducilo ad absurdum) è quella che vuol dimostrare o
confutare una determinata tesi, esponendo la falsità evidente e la
contraddittorietà delle conseguenze che no derivano. Astratto (dal lat.
abs-trahcrc = trarre fuori; opposto; concreto) (psicol.): si dice della parte n
dell'elemento che venga tratto fuori (abstrachim) da un tutto o considerato
separatamente, p. e. la forma, il colore d’un oggetto; perciò prende il senso
di pensato \ * concettuale », in opposizione a ciò che ò dato immediatamente
nell’intuizione. Astrazione (gr. d^aeCpsot?, da à = traggo fuori, lat. abstraho
): questo tonnine passa per due fasi principali (Euoken): 1 . fase
logico-metafìsica: per Arisi oTELE è il procedimento che, omessi i caratteri
accidentali cruna cosa, ne rileva le qualità essenziali c le considera per so
stesso; quindi sono astratte (è5 àcpaipéoEox; XsyójjLeva) lo forme separate
dalla materia, come lo grandezze matematiche, l'idea della statua separata dal
masso di marmo. Nello stesso senso è intesa nel Medio evo: abstrahere. formam a
materia int dicchi separare la forma dalla materia mediante l’intelletto. Nella
logica astrarre consiste generalmente nel passare, mediante la soppressione
d’una o di più note d’un concetto, a un concetto più generalo; p. e. togliendo
ai concetti di quercia, olmo, pioppo ecc. alcune note, cioè quelle che li
differenziano, si salo al concetto più generale di albero, cosicché quanto più
l’astrazione procede, tanto più diminuisce il contenuto del concetto, cioè la
sua comprensione (che ò il numero dello note che esso include), e cresce invece
l'estensione (che è il numero degli individui che esso abbraccia), come si vede
passando, p. e., dal mammifero al vertebrato, àlTanimale, all’essere vivente
ecc. 2 . fase psicologica (con Locke, Berkeley ecc.): è l'operazione spontanea
per cui il pensiero isola progressivamente, nella massa dei fenomeni, le
qualità comuni ai singoli oggetti e le esprime mediante un nomo comune, un
concetto, un’idea generale, trascorrendo dall osservazione dei singoli
individui alla specie e al genere, grazio a quell 'al* Atarassia 17 Autarchia
tra operazione spontanea che è la generalizzazione, per cui si estende a tutta
una classe, a una specie, a un genere ciò eho si osscrra in uno o più
individui. Atarassia (gr. àrapaSta, da a prlv. e rapaOCTtij = turbo, agito)
(filos.): è la serenltù dello spìrito che per K Pier no è l’ideale del saggio;
è una conquista della ragione mediante la saggezza (, c vede in questo atto la
prova Intuitiva della propria esistenza. _per Kant Invece l'io conosce so
stesso non come sostanza, ma come « soggetto », corno attività; ossia l'io è il
termine comune a tutti i processi di coscienza, quasi il ilio invisibile ohe 11
tiene collegati; separato da essi, è pura astrazione., Autoctisi (gr. auró? e
etici!.? creazione di se stesso) (/ilos.): termine usato dal Gentile per
esprimere che lo spit rito, pensandosi, prendendosi come oggetto, creo se
stesso, si sviluppa incessantemente, grazio a una. vivente | dialettica del
pensiero (v. dialettica). Automatico (gr. aÙTÓ[.taTO? = che s muove da Bé) (in
generale): si dice di ciò che si muove da sé in maniera meccanica, senza
l’intervento di forze psichiche o di una volontà intelligente, psicol.: si
applica all’attività incosciente, cioè a quegli atti che si ripetono in maniera
indipendente dalla volontà. Autonomia (gr. coìtó? e vólto? = il dare a se
stesso lo legge, il reggersi con proprio leggi; opposto: eteronomia, dal gr.
c~po? = altro, e vópio?= legge; che significò: il reggersi con leggi date da
altri) (morale): per Kant consiste nel fatto che la volontà umana 6 una volontà
legislatrice universale, in quanto l'uomo nell’ordine morale obbedisco a una
legge che emana non da una volontà a lui esteriore (sia questa Dio, la società,
la naturo, come avviene nella morale eleronoma), ma dalla sua volontà di essere
ragionevole, dalla suo coscienza. Autorità (principio di) ) (in generale):
consiste ncll'accogliere come vera una cognizione da una persona cui si
riconosce una superiorità intellettuale o morale, rinforzata spesso dalla
tradizione, /ilos.: nel Medio Evo Aristotele gode d'un'autorità assoluta nella
scienza e nella filosofia, donde il detto: ipse dirit (traduzione del greco
aùvò? 2pY)Tlx6?), cioè della piena esplicazione delle tor-,c spirituali, della
vita contemplativa che offre la conoscenza più alta, quella del macrocosmo e
delle sue leggi eterne. per B u Stoici si raggiunge nell apatia ànà&Eia,
nel dominio della ragionc sulle passioni e sul dolore; per TOPI ceno
nell’atorossla, che e data dal1 l’assenza del dolore, da una scelta
Bapiente'del piaceri e dall’armonia della vita. per Spinoza 1 ’uomo raggiunge
la beatitudine, la quiete definitiva, solo nella conoscenza del terzo grado,
cioè nella «conoscenza intuitiva», per cui la ragiono vede le cose In Dio, nel
loro aspetto eterno (sub specie acf erri itati»), che è poi un conoscerò Dio
stesso nella sua unità, quasi un coincidere con lui. Beavlorlsmo (inglese:
behariour comportamento, condotta) (psicol.): ts il metodo di ricerca
psicologica, che consiste nell’indagare 11 modo di reagire alle impressioni
esterne, la maniera di comportarsi, di condursi nelle differenti circostanze
della vita. Questo metodo, applicato dapprima agli animali, s’è poi esteso
all'nomo. Bello (/ ilos.): nell'antichità: per Platone il hello è ciò che offre
all’occhio e alla, mente proporzione e armonia, ordine e misura. In modo cho la
varlotà degli elementi si disponga In gradi e si componga in un tutto plasmato
o ordinato dalla vita dello Bpirito, il quale,. liberandosi gradatamente da
tutto ciò cho è corporeo e sensibile, può essere tratto verso il bello In sé,
verso l’idea del bello eterna, perfetta, immortale (v. dialettica). L’arte
dell’uomo non ò altro che un’imitazione della natura, che alla sua volta c
un’imitazione dell’idea, quindi un'imitazione dell’imitazione, non
un'cspressione dirotta del hello. Per Aristotele gli elementi del hello sono:
l’ordine (Tpia|.iévov); la fonte del bello è nel senso innato del ritmo e
dell’armonia e nell’istinto d’ìniitazione, raffinato dalle due facoltà del
genio ellenico: veder le cose con meravigliosa chiarezza; rappresentarsele con
perfetta obbiottività. _per Plotino il bello con è nella simmetria, ma « è ciò
cho rispleudc nolla simmetria »; una statua è bella « per In forma che l’arte
vi ha introdotto », i-apà top stSou?, 2 èvfixvjv 7] t éyvv)). È l 'intuizione
dell’artista, il suo genio che cren l’unità fra le parti molteplici d’un
oggetto e dona a questo ciò che lo spirito ha di più profondo, mediante una
raffinata elaborazione tecnica; l’arte non è più imitazione, come per Piatone o
Aristotele, ma creazione dell’intelligenza, del voù?. Questa teoria viene
ripresa nel Hinascinicnto. nei tempi moderni : per KANT è hello ciò che procura
una soddisfazione di carattere universale, non esprimibile mediante concetti,
libera da qualsiasi fino uti itarlo o morale: le coso non sono belle perla loro
intima costituzione, che In se stessa rqpta a noi sconosciuta, ma perché sono
capaci di eccitare c tendere In maniera armoniosa le nostre forze spirituali.
per CROCE il bello non è un fatto fisico, non ha nulla da vedere con rutile,
col piacere, col dolore, con la morale. non è oggetto di conoscenza
concettuale; è dunque ciò ohe produce uno stato d’animo libero da ogni
interesse pratico o logico, un’impressione che si esprime in una pura Immagine,
oggetto di intuizione, ebe è conoscenzaimme¬diatao fantastica d’un momento
della vita dello spirito considerato nella sua singolarità. Intuizione cui dà
coerenza e unità il sentimento. Bene (in generale): ò tutto ciò cne ri* spondo
o si crede che risponda a un bisogno e porta n un fine voluto o desiderato.
morale: è ciò che nell’ordine dell azlone ò oggetto d’approvazione, ciò il cui
possesso è causa di soddisfazione e avvia alla perfezione. -_il gommo bene
(summutn bollimi) è, per la filosofia antica, l’oggetto ultimo al quale deve
tendere la volontà morale • quindi un bene bastante a so stesso, cui tutti gli
altri beni sono subordinati e rispetto a cui son da considerarsi come mezzi. _
gli scolastici, Cartesio, Spinoza, Leibniz seguono la tradizione antica. Kant
giudica che 11 dovere è anteriore al bene morale, che questo deriva da quello e
gli è subordinato ; giacché li bene è ciò che si fa per dovere: ossia l’asione
morale trae U suo valore non Biogenetica 20 Carattere dallo scopo al quale
tende, non dal bene che attua, ma dal principio cui la volontà obbedisce,
apendo unicamente por rispetto olla leppo morale : perciò la lepgo morale
incondizionata determina il bene, non il beno determina il dovere. Biogenetica
(legge) (gr. (Uos = vita, yeveatS = origine): ò la legge, oggi contestata, che
ebbe questo nome dal naturalista tedesco K. Haeckkl, per la quale le fasi dello
sviluppo individuale ricapitolano in breve le fasi dello sviluppo della specie.
La formula è: Yontogenesi ripete la filogenesi (v. ontogenesi). Biologia (gr.
plot; = vita, Xóyos = discorso). È la scienza dei fenomeni generali della vita,
comuni agli animali e alle piante. Comprende la morfologia, la f isiologia, la
patologia, secondochó si considerano lo forme, le funzioni, i fenomeni anormali
degli organismi viventi. Bisogno, psicol – GRICE NEEDS --: è la consapevolezza
che qualche cosa manca al nostro organismo, o anche, in senso più alto ameno
usato, alla vita intellettuale, giacché ogni essere per vivere, svilupparsi o
raggiungere 1 fini che gli sono proprii deve prendere al mondo esteriore lo
materie e gli elementi necessari all’esistenza. Si distinguo dal desiderio,
perché il bisogno ò indeterminato nel suo oggetto, mentre il desiderio si
dirigo verso un oggetto determinato: ho bisogno di nutrirmi o desidero un
determinato cibo. Buon senso: per Cartesio ò sinonimo di ragione, intesa come
facoltà di diBcernere il vero dal falso; quindi ò la capacità di ben giudicare,
che non viene concessa a tutti gli uomini nella stessa misura. L’asino di
Buridano, filos., cosi s’intititola rargomentazione attribuita a Burlo ano»
rettore dell’università di Parigi; ossa consiste ncH’affcrmarc, a proposito del
libero arbitrio, che un asino affamato, posto davanti a duo socchi d’avena
perfettamente uguali, si troverebbe nell’impossibilità di faro una scelta fra
duo cose che lo sollecitano in ugual misura, o morrebbe di fame, (V. anche
ALIGHIERI, Paradiso. L'argomentazione non si trova negli scritti di Buridano;
ed ò forse dovuta ai contemporanei, per deridere il suo determinismo
psicologico, secondo cui la volontà si decide, tra più beni, pel bone maggiore;
donde l’indecisione di fronte a due boni uguali. c Cabala (dall’ebraico
Kabbalah = tradizione) (rclig.): opera di filosofìa religiosa, che si considera
un’interpretazione segreta della Bibbia, trasmessa per tradizione da Adamo ad
Àbramo, attraverso una serie ininterrotta di iniziati. Tratta dello sviluppo di
Dio, che prendo coscienza di sé generando tutto lo coso dalla propria sostanza
per via d’emanazioni; contiene l’enumerazione dello milizie celesti, il
simbolismo dei numeri ecc. Campo della coscienza (psicol.): designa l’insiemo
dei processi psichici (idee, sentimenti, emozioni), cho in un determinato
momento sono presenti nella coscienza d’uu individuo. Campo visivo (psicol.): ò
l’insieme degli oggetti cho sono percepiti simultaneamente dall’occhio in un
dato momento; mentre il punto visivo è l’oggetto cho nel campo visivo si
presenta con maggior chiarezza. Canonica (dal gr. xavtóv = regolo, regola,
norma) (logica): ò cosi detta da Epicuro la parte introduttiva della sua dottrina,
che tratta del criterio di verità, cioè della validità obbiettiva dello nostre
cognizioni, che egli fa consistere noU’immediata evidenza delle percezioni
sensibili. Carattere (dal gr. x a pacrcrco = scalfisco, donde '/apaxTyp =
impronta) (in generale): indica la qualità propria, la « impronta » che serve a
distinguere o a definire un oggetto. -(psicol.): ò l’unità stabile, costante
dello disposizioni intellettuali, sentimentali e volontario che distinguono un
individuo dagli altri, il nucleo permanente che dirige la sua evoluzione
psicologica, Vimpronta che egli lascia nei suol atti, tenendo presente che le
qualità costitutive del carattere, le quali formano un fascio di energie
diretto verso un fine, si manifestano nelle contingenze della vita, soprattutto
in quelle arduo e gravi. (metafisica) : Kant concepisce l’uomo come cittadino
di due mondi: del mondo fenomenico e di quello noumcnico; come parte del mondo
sensibile l’uomo ha un carattere empirico, che si inserisco nella catena delle
cause naturali, di guisa che le sue azioni sono sempre determinate, o cioè non
sono libere; invece come parte del mondo nouraenico ha un carattere
intelligibile, sottratto alla serie delle cause naturali, e quindi libero
.Caratterologia 21 Categoria _ (morale): aver un cara’lere morale significa
possedere stabilmente quelle qualità del volere per cui il soggetto tien fermo
a principi o a norme pratiche c morali determinate, che egli si ò prescritto
con la ragione. Caratterologia (psicol.): neologismo che servo a indicare la
scienza del carattere, la quale studia l’essenza, l’evoluzione del carattere,
mira a fissarne i tipi fondamentali. Cardinali (virtù): v. virili. Carità
(tcol.): è la maggioro dello tre virtù teologali (lede, speranza e carità) ed
eeprime l’amore di Dio e l’amore del prossimo in Dio; è il principio d’ognl
virtù. (morale): consiste nel far del bene al prossimo senza mira alcuna di
vantaggio proprio. Cartesianismo: si può Intenderò: 1 ” la filosofia di
Cartesio nello sue tesi fondamentali: l'idea di sostanza, 11 dualismo fra anima
o corpo, il meccanicismo del mondo fisico, l’evidenza corno criterio di Terità
eoe.; 2» la filosofia dei discepoli o dei successori di Cartesio, cioè ili
Malebranche, Oeclinx, Bpinossa, occ., benché non sia facile stabilire ciò che
del pensiero di Cartesio ò divenuto pensiero comune dei cartesiani, i quali
mirano a risolvere i problemi posti ma non risolti da Cartesio: i rapporti fra
pensiero ed estensione, fra anima e corpo, fra Dio c 11 mondo. Casistica
(morale): è quella parto della morale pratica che tratta dei « casi di
coscienza *, cioè dell'applicazione di norme morali olle circostanze
particolari, o ancho nei loro rapporti con la religione, Bpeelalmcnte quando
rincontro o l’intreccio fortuito degli avvenimenti della vita umana portano a
conflitti di doveri di non facile soluzione. -in senso peggiorativo, s’usa per
indicaro distinzioni sottili o abili con cui si vuol giustificare un atto che
spesso la inoralo non approva. Caso (gr. ’M/tj, slitapirivi)) (fn generale): si
dico elio un fatto è dovuto al caso, quando è fortuito, inaspettato o so ne
ignorano le causo. ( Hlos .): già Aristotele intorpreta il caso corno un
avvenimento dovuto al fatto che due o più serie di fenomeni s’incontrano in un
punto in maniera imprevedibile, o dà l’esempio dello scavatore che trova un
tesoro. in senso più comprensivo il caso si ha ciuando una modificazione
insensibile e impercettibile nello cause d’un avvenimento produce una
modificazione nell’effetto; p. e. il ritardo d’un attimo di un fatto qualsiasi
può produrre o far evitare un accidente gravissimo per lo sue conseguenze.
Catalettica (fantasia) (gr. cpavvaota y.xTaXvjTTTixr,, lat. risum impressum
e//ictumque: t ic.): è per gli Stoici una rappresentazione che ei si presenta,
con tale evidenza (èvàpysia) o forza, riproducendo lutto le qualità
dell’oggetto. elio ci afferra (y.aTaXa|j.[ 3 àvet) o ci costringe ad
accoglierla come vera. 10 il fondamento del criterio stoico di verità. Catarsi
(gr. xdt&apot Q, da xaDmpio = purifico) (Hlos.): per Platonf., come più
tardi per Plotino, consisto « nel separar-, e rimovore (ytopi) quanto più è
possibile l’anima dal corpo c assuefarla a raccogliersi in só medesima,
rimanere sola, sciolta dai vincoli del senso > (Fedone). La catarsi ha por
fine di preparare l'anima allo più olevate attività spirituali. Per i Neo pi,
atonici è un avviamento alla mistica, aH’unione con Dio. (estetica): Aristotele
parla d’una calarsi traffica, che sarebbe l’effetto prodotto dalla tragedia
sopra gli uditori: raziono tragica, suscitando la compassione e il terrore,
compio la funziono di purificare da tali sentimenti l'animo dello spettatore,
sollevandolo dalle angustie dolln vita quotidiana. (psicol.): nella psicanalisi
la catarsi consiste nel richiamare un’idea o un ricordo, che, represso, produce
perturbazioni fisiche e psichiche, mentre, conosciuto e chiarito, diviene
innocuo. Categoria (gr. xanj-fopta, da xccrv)yopEtv = affermare; lai.
praedicament avi : Boezio) (logica): per Aristotele le categorie sono lo
affermazioni, i predicati più generali delle cose, le differenti classi di
predicati che si possono affermare d’un oggetto qualsiasi, c quindi 1 sommi
generi del reale (xanjYOptòcl toO Svuoi;); ne distingue dicci, traendole,
forse, dallo parti del discorso: sostanza, qualità, quantità, relazione, luoao,
tempo, situazione, avere, lare, patire. -per Kant le categorie sono le /orme a
priori del conoscere, con le quali l'intelletto unisco il molteplice offerto
dalVintuizione sensibile: c cioè I fenomeni che il senso percepisce slegati,
isolati, sono dall 'intelletto collegati in una sintesi per mezzo delle
categorie: p. e. gli organi di senso percepiscono duo fono meni isolati, il
calore e la dilatazione d'un corpo; l’inteUetto li unifica con la categoria di
causa : il coloro ò causo della dilatazione. lCont. enumera dodici categorie:
tre della quantità (unità, pluralità, totalità), tro dello qualità {realtà,
negazione-, limitazione), tro dello relazione ( sostanza, causa, reciprocità
(iasione), tro della modalità (possibilità, esistenza, necessità).
-Schopenhauer ammette la sola categoria di causa: il mondo come semplice
rappresentazione è una molteplicità di fenomeni disposta nello spazio e nel
tempo, ordinata o pensata secondo il principio di causa. -per Rosmini la
categoria unico e suprema è l'idea dell’essere in universale, cioè di quella
vj(n?= il sentire) (psicol.): designa il complesso delle sensazioni provenienti
dagli organi interni del corpo, lo stato psichico totale risultante dall’azione
simultanea e complessiva dolio impressioni interne. Certezza (opposto: dubbio )
(jwricoZ.): è lo stato dello spirito intimamente persuaso di possedere la
verità, o por via immediata, dovuta all 'evidenza, o per dimostrazione, o anche
per fede; iu questo terzo caso s'accost-’. olla credenza (V. credenza).
Cinestetiche 23 Compositivo _ (logica): è il carattere di ciò che non lascia
aperta alcuna via al dubbio ed è dovuto al fatto che i principi! logici sono
osservati. Cinestetiche (sensazioni) (dal gr. xtvéo>= muovo, atat>r,a'.;
= sensazione) ( psicol.): sono le sensazioni che provengono dai movimenti degli
organi corporei. Circolo vizioso = vedi diallelo. CI inamen (è la traduzione,
luereziana del greco exxXtai:, da èxxXivetv = devìai-e, declinare) (filos.):
Emerito ammette che gli atomi, invece di cadere dall’alto al basso in linea
retta (ché in tal caso non potrebbero incontrarsi, né, quindi, formare i mondi
c i corpi composti). subiscono, per un Impulso interiore, una deviazione dalia
linea verticale (che è appunto il clinamcn), la quale ne tende possibile
l'urto. Por tale tendenza spontanea la necessità meccanica cedo nell'uomo il
posto ulla volontà libero, essendo anche l'anima formata di atomi. Cogito ergo
sum (8 . Tojimaso). Contingentismo o filosofia della contingenza (filos.):
servo a designare il complesso dello dottrino che nella spiegazione
dell’universo assegnano ima parto più o meno grande alia contini gema. _ il
francese Emilio BoCTROOX ha dato particolare rilievo a questa dot1 trina; egli
pensa infatti che a mano a Contraddittorio 26 Cosa in sè mano che si sale dalle
formo Inferiori degli esseri alle forme superiori, dalla chimica alla biologia
o da questa alla psicologia, si introducono nuovi modi di realtà (la qualità,
la rtta, la coscienza, l’auto-coscienza), In cui il ferreo con catcnamento di
causa od effetto ohe si osserva nel mondo tìsico si viene atte nuando, fino a
scomparire nella libertà spirituale umana; perciò la vita del ponsiero è una
novità continua, In cui il nuovo non si può spiegare col vecchio. Il superiore
con l’Inferiore, perché contiene qualcosa di più e di nuovo (contingente), che
nella realtà inferiore non c'era. Contraddittorio (logica): due giudizi, due
concetti dloonsl contraddittoril, quando l'affermazione del primo irnpllI ca la
negazione del secondo ; ò contraddittoria anche una proposizione in cui il
predicato affermi una qualità o modo di essere opposta a quella espressa dal
soggetto. Contraddizione (logica): il principili di contraddizione ò cosi
formnlnto da Aristotele: «due giudizi, dei quali l’uno nega quello stesso che
l’altro afforma (A è B, A non è B), non possono essere veri nel medesimo tempo
e otto il medesimo rispetto, poiché non ò possibile ammettere che alcuno pensi
cho la stessa cosa sia o non sla» (àSuvavOV Ù7TOAaupàvetv vaùv&v elvat xal
(xv) elvoci). -Leibniz lm dato di questo principio una formula più semplice: «A
non ò non A», cioè un giudizioò falBO quando ' soggetto e predicato si
contraddicono. (filos.): Hegel pone la contraddiziono nel cuore della realtà
vera, ossia nel pensiero: ogni idea contiene in sé la sua negazione, ciò'
un’idea opposta che spinge a un nuovo concetto più alto comprendente e
conciliante in sé i due primi : il primo concetto ò la tesi, il secondo ’
antitesi, il erzo la sintesi. Quest'ultimo subisce lo stesso destino, c cosi il
movimento dello spirito i recede sempre più oltre, finché tutta la realtà è
trasformata in puro ponsiero, in una « reto di concetti »: l’attività pensante
diviene processo cosmico, che abbraccia tutte lo cose e tutte da sé lo produce
(V. coincidcntia oppositorum). Contradictio in adiecto (logica): è la
contraddizione fra un termino e ciò che vi si aggiunge ( adiectum ), aggettivo
o sostantivo; p. e.: legno ferreo. Contrario (logica): sono contrarie due
proposizioni opposte e universali, l'una affermativa e l'altra negativa; p. e.:
1 ogni uomo è mortale ; nessun uomo ò mortale » ; sono contrari due concetti,
quando l’aiiermazione dell’uno implica la negazione dell'altro; p. e.: bianco,
non bianco. Contrattualismo (diritto): è la teoria dell’origine contrattuale
dello Stato, che ebbe la sua forma più perfetta e famosa nel Contratto sociale
di G. G. Rousseau ( 1762). Il principio è: lo Stato si fonda sulla volontà
individuale dei consociati, i quali l’hanno costituito per mezzo di un
contratto. Se si pensa con I’Hobbes che, nel dar vita allo Stato, l’Individuo
rinunzia a ogni suo diritto, si ha il governo dispotico, so con Locke si
stabilisce ina rapporto bilaterale fra individuo e Stato, si ha il governo
liberale ; so col Rousseau si considera innlicnaliilo ogni diritto individuale,
cosicché i singoli, riuniti in assemblea, possono, con un semplice atto di
volontà, far tabula rasa d’ogni governo e magistrato esistente, si ha il
governo radicale. Corpo (filos,): per Cartesio e Spinoza ò corpo ciò che ha
estensione o moto, il quale non è altro che una successione di luoghi occupati
da un corpo nell’estensione; per Berkeley o Hume, negata resistenza della
materia, il corpo è un complesso di idee o sensazioni associate. Corsi e
ricorsi (filos.): è la legge universale che per il Vico regge la vita dei
popoli e rispecchia le fasi di sviluppo dello spirito individuale: il senso, la
fantasia, la mente pura, corrispondenti, nella vita pratica, alla passione
ferina, alla soggezione a una legge di forza e arbitrio, alla libera osservanza
dei dettami della ragione. Cosi ogni popolo trascorrenecessariamente dalla
violenza dolio stato ferino alla vita civile, e, in conformità dell'eterna
natura umana, dove ripercorrere il suo corso, ricadere, per un processo degenerativo,
nel senso o nella violenza, e dalla barbarle riprenderò il moto ascensivo,
iniziare 11 ricorso. Vico trasse questa sua dottrina dalle indagini sulla
storia di Roma, generalizzata e integrata, qua e là, con quella di Grecia. Cosa
in sè (opposto: fenomeno): esprime il carattere dello coso considerate por sé,
fuori dei soggetto che le conosce, o in maniera da questo indipendente. per
Kant è il quid inconoscibile che si cela dietro ai fenomeni e no è il
fondamento; è posta fuori del tempo e dello spazio, non vi si possono
appi!-Cose e persone 27 Creazione care lo categorie, valido solo poi fenomeni.
Schopenhauer vedo la cosa in so nella volontà metafisica, fondamento ultimo o
immanente del divenire cosmico: volontà ili vivere, for/.a cieca, inconscia, elio
« si accendo ima lampada noi corvello umano », cioè si fa consapevole solo
nell’uomo. --corno concetto limite la cosa in sé stabilisco, per Kant, il
confine fra il conoscibile o l incomiscibile £ è ciò che ó al di là
dell’esperienza, oggetto di una intuizione non sensibile, ma solo
intellettuale, elio è negata all’uomo. Cose o persone (morale): per Kant lo
cose sono mezzi, oggetti per i nostri bisogni (in linguaggio economico: beni
materiali ); lo persouo sono non mezzi ma /ini in si, hanno un valore assoluto
che si misura non dall’uso oho so ne può fare, corno avviono delle cose, ma dal
rispetto che si deve all’esscro ragionevole. in ciò che ha di intimo o
inviolabile. Coscienza (lat. conscirc = sapere insieme, detto di più persone
che conoscono le stesse cose; gr. erjvei8r, = giudico, esamino): in generale
consiste nel sottoporre ad esame un principio, un’asserzione, un fatto, per
stabilirne il grado di credibilità o il valore prima di accoglierli come veri;
cosi avviene, p. e., nella critica storica. -per Kant ò una ricerca intorno
alla ragione umana in tutto le sfere della sua attività (nel conoscere,
nelPoperare moralmente, nel sentimento del bello). La critica tende a separare
ciò che allo spirito umano proviene passivamente Criticismo 29 Deismo dal mondo
esterno, ossia ciò che ò empirico, a poste riori, e che Kant denomina materia,
da ciò che ù un’attività oiternaria della stessa ragione, ossia da ciò che ò
puro, a priori, o che vien detto forma. Cosi nel conoscere sono a priori le
intuizioni dello spazio o del tempo e lo categorie; nella condotta morale la
leggo morale non deriva dall’esperienza ma è un fatto della ragione, è pura
forma; nel giudizio estetico l’essenziale non è la realtà empirica dell’oggetto
che si dice bello, ma la rappresentazione, cioè un’attività dello spirito.
Infine, per spiegare certe produzioni della natura, non spiegabili col
meccanismo, si ricorro alla finalità Interna, cioè si afferma che nella natura
l’idea del tutto ò In ragiono dell’esistenza e dell’accordo delle parti, corno
avviene negli esseri viventi, nei quali la natura s’organizza grazio a un’arte
tutta intcriore, non per una causa esterna, qual è quella, ad es., che agisce
in un orologio. Criticismo (filo»-)' ò la dottrina di Kant o della sua scuola,
fondata su questi principi!: a) lo spirito umano impone ai fenomeni le sue
forme, le sue attività costitutive, vaio a dire le intuizioni puro dello spazio
e del tempo c le categorie; b) lo categorie, cioè i concetti puri
dell’intelletto, non possono applicarsi a oggetti posti fuori dell'esperienza
(l’anima, il mondo, Dio); l’uomo conosce solo fenomeni e l’assoluto gli sfugge.
Cruciale (dal lat. crux = croce, come segno indicatore della via da prendere)
(logica): per Bacone instantiac crucis (fatti cruciali) sono le esperienze
risolutive che decidono fra due ipotesi contrarie. D Darwinismo; è la dottrina
di C. Darwin che, accolto il principio della variabilità dello specie animali,
vugl spiegarlo mediante: 1) la lotta per l esistenza che dà la vittoria ai
meglio adatti; 2) l’ambiente elio crea modificazioni organiche o qualità; 3) 1
ereditarietà, per cui i caratteri acquisiti dall’individuo si fissano nella
specie, e si accrescono grazie anche alla correlazione di sviluppo, per cui i
mutamenti In una parto del corpo determinano mutamenti anche nelle altre parti.
Dato (s’oppone a ciò che ò costruito, elaborato, dedotto) ( filos .): designai
principi! generali, le condizioni, i fatti che sono una premessa necessaria per
rispondere a una questione o risolvere un problema. Deduzione (opposto:
induzione) (logica): è il procedimento logico che va daH’universale al
particolare, dai principi! allo conseguenze, o anche da una o più proposizioni
a una o più altre proposizioni,come necessarie conseguenze. (.'osi nella fisica
da una legge ottenuta per via Induttiva si possono dedurre altre leggi
subordinate o applicazioni di essa; CARTESIO, dalla proposizione: « Dio ò un
essere verace », trae quest'altra: «egli non può ingannarci quando ci fa
credere all’esistenza reale d’un mondo esterno ». La forma tipica della
deduzione ò data dal sillogismo aristotelico. Vedi Sillogismo. Deduzione
trascendentale (filos.): ò per Kant il procedimento che ricerca se le categorie
possono applicarsi ai fenomeni, so sono la condiziono necessaria e sufficente
dell'esperienza. La soluzione ò data dall 'immaginazione creatrice, « funziono
cieca dell’anima ma indispensabile », facoltà Intermediarla fra la sensibilità
e l’intelletto, per la quale l’io si realizza, entra in rapporto con la
molteplicità delle cose sensibili, le unifica, dando l’oggettività alle leggi
della natura; quindi non solo cogito ergo sam, ma anche cogito, ergo rea sunt
(v. schema). Definizione (logica): ha per fine di determinare l’essenza d'una
cosa, d'un’idea, enumerandone lo note essenziali. La Scolastica dice: definitio
fit per genus proximum et per differcntiam specif icam, intendendo per genere
prossimo la classe di cui una cosa è parte, e per differenza specifica i
caratteri propri! della cosa stessa: p. es., definendo l’uomo un mammifero
bimane, il termine mammifero ò il genere prossimo, il termino bimane la
differenza specifica. Degnità: tormino usato dal Vico nella Scienza nuova ;
equi vaio ad assioma, (gr. à^o>|Aa, da (z^ioc degno) e sorve a indicare le
idee fondamentali intorno alla fantasia, all’intelletto, al mito, alla
religione ecc. Deismo: è l’idea della divinità ottenuta per opera della sola
ragione, senza l’ausilio della fede rivelata e dei dogmi, e resistenza. Questa
concezione domina Demiurgo 30 Determinismo soprattutto nell'ILLUMINISMO (sec.
XVII e XVIII): è pure la religione del Mazzini. Demiurgo (gr. SmuoopYÓG, da =
popolo e rad. épy = opero, lavoro; quindi: chi lavora pel pubblico, artefice);
( filo8 .): con questo nome vicn designato nel Timeo di Platone il dio artefice
dell'universo, che plasma il cosmo dando forma all’informe, regola c ordine a
ciò che ò senza regola o ordine, tenendo l’occhio fisso alle idee, come a
modelli perfetti ed eterni di tutte le cose. Il cosmos, opera del demiurgo, è
por Platone un essere vivente, fornito di ciò che v’ò di più nobile ed
essenziale in un essere vivente, l'amma, che ò poi l’anima del viondo.
Democrazia (gr. $7)(jtoxpaT(a = potere del popolo) (filos.): per Platonf. ò il
governo dei molti (ol 770 XX 0 O, avente per fine la libertà, la quale può, per
eccessivo desiderio d’uguaglianza, degenerare facilmente in anarchia e
tirannide. -Aristotele, nella sua celebro teoria delle forme di governo,
considera le forme pure, cioè quelle che hanno por fine d’attuare la giustizia,
o sono la monarcàia, Varistocrazia, la democrazia (secondoché governa uno solo,
una minoranza o la generalità dei cittadini). A queste corrispondono tre formo
corrotte: la tirannide, 1 Oligarchia, la demagogia, quando il governo ò
esercitato a Bolo beneficio di chi lo tiene. -oggi è la forma di governo in cui
la sovranità risiede nella volontà popolare, intesa come l’espressione della
maggioranza numerica dei cittadini riuniti in assemblea (Rousseau). Demone (gr.
Sat(jL6>v) {filos.): è un segno o uno spirito o, meglio, una voce
ammonitrice, cosa al tutto intima e personale di Socrate, non una
personificazione divina: « è come una voce che io ho in me fin da fanciullo, la
quale ogni volta che mi si fa sentire, sempre mi dissuade da cosa che io sia
per fare, e non mai ad alcuna mi persuade; è questa che mi vieta d’occuparnii
delle cose dello Stato e mi pare faccia ottimamente a vietarmelo ». Questo
Satjj.6vióv ti è dunque un segno personalissimo, come ognuno In certi casi e
momenti della vita può sperimentare più o meno sensibilmente per conto proprio
(Valgimigli). Deontologia, tò Séov = il dovere, e Xóyogica, è la divisione d’un
concetto in due concetti generalmente contrarii, o anche la classificazione
d’un genere in due specie che ne esprimono tutto il contenuto; p. o. gli
animali in vertebrati o invertebrati. Dictum de omni et nullo (Zotica): esprime
la nozione che tutto ciò che è affermato o negato d’un genero ò puro affermato
o negato delle specie o degli individui contenuti nel genere. Differenza
(metodo di ) (logica): ò il secondo del metodi dello Stuart Mill per la ricerca
della causa. La formula è: se un caso nel quale il fenomeno si verifica e un
caso nel qualo non si verifica hanno in comune tutte lo circostanze meno una,
che si presenta nel primo caso e non nel secondo, questa è la causa del
fenomeno : p. e. la causa per cui la colonna del mercurio s'innalza nel
barometro si può ricercare facendo II vuoto; ossia: sopprimendo la pressione
atmosferica, mentre tutto I lo altre circostanze restano immutate, e vedendo il
mercurio scendere, si concludo elio la causa ricercata è il peso dell’aria. SI
riconnetto alla tabula ab sentine di Bacone. Gli altri metodi dello Stuart Mlll
sono: di concordanza, delle variazioni concomitanti, dei residui (v. questi
termini). Differenza specifica: v. definizione . Dignità (in generale): ò il
sentimento di rispetto che l’uomo deve avere verso se stesso, come essere
ragionevole. (morale): in opposizione a prezzo, per Kant esprime il valore
assoluto dell’essero ragionevole, come fine in sé. Dilemma (gr. SiaXap^àvco =
prendo da due parti) (logica): è un sillogismo composto, che pone due
alternative, dalle quali vien tratta una conclusione identica, in modo da non
lasciare una via d’uscita; p. e.; contro la tortura: « o il torturato è forte tanto
da sopportare I tormenti, e dirà quel eli© vuole; o è debole da non poter
resistere, e dirà quel che vogliono i giudici: in ambedue i casi la tortura non
conduce alla verità ». Dinamico e dinamismo (dal gr. Suva(Xi£= forza; opposto:
meccanico o meccanismo) (filos): si applicano tali denominazioni a quello
dottrine che vedono nella forza o neW energia l’essenza dell’universo; forza
che agisco non dall’esterno ma dall’intorno, con spontaneità e attività
trasformatrice o creatrice incessante, quindi irriducibile alle leggi
meccaniche. Lo teorio dinamiche pongono il tutto prima delle parti, ciò che è
vivente prima di ciò che è privo di vita, ciò che ò superiore atto a spiegare
ciò che è inferiore. In opposizione a statico si usa a Indicare ciò che si trasforma,
si sviluppa, diviene senza tregua. Dio; GII aspetti e i significati principali
di questo termino complesso e oscuro nel suo sviluppo storico si possono cosi
riassumere : a) nelle religioni piii antiche l’Idea di Dio sembra sorgere da un
antropomorfismo spontaneo, cioè si concepisce Dio sul modello dell’Uomo, sia
che si colleghi con la fede nella sopravvivenza dei morti c col culto degli
avi, sia che lo si pensi come il simbolo del gruppo sociale; si oscilla fra
l’idea di Dio pensato come una forza, e l’idea di Dio concepito come Un essere
più o meno personale ; b) per l’azione del pensiero filosofico e scientifico
Dio è pensato come l’unità essenziale di tutti gli elementi dell’universo:
unità della sostanza prima, come nei Presocratici; idea dell’essere puro, come
in Piatone o in Aristotele; superiore a tutte le categorie logiche e ad ogni
idea di persona, ineffabile, come in Plotino; costituente la realtà essenziale
del mondo, col quale si identifica, come nel panteismo (v. panteismo). Dio
essere morale, giusto e buono, rispondente all’esigenza che ha l’uomo di
credere al valore della propria azione. Dio 33 Discorsivo e discorso a un
essere che sia garante dei nostri fini più alti, cioè dei valori spirituali.
-Tra gli altri, 11 francese M. Blondel vede nell’idea di Dio tre aspetti,
ciascuno dei quali tendo a predominare In tempi e mentalità diverse: il Dio
del* TAntico Testamento, il rigido dominatore che riferisce tutto a sé. oggetto
di rispetto e, più, di timore;è) il Dio intelligenza o tutto chiarezza e
verità, dovuto alla tradizione ellenica; c) il Deus charitas, tutto amore per
le creature, il Dio Cristiano. Dio (prove dell’esistenza di ) ( filos .);
"Te* principali sono: 1. la prova cosmologica, cho dall’esisten/.a del
mondo, cioè del condizionato, del contingente o doll’imperfotto, conchiude
all’esistenza d’una causa prima, d’un incondizionato, necessario o 1
l>erfetto. Cosi per Aristotele Dio, spirito puro, è la causa prima d’ogni
movimento, è primo motore immobile ( 7TpcoTOV x.ivoOv àx(vT)TOV); è seguito
dalla Scolastica (S. Tommaso ecc.). Oppone Kant cho dal fatto ohe noi
affermiamo una causalità nel inondo dei fenomeni, non si può logicamente de|
durre ohe v’è una causalità del mondo fuori del mondo, dato cho essa è al di
fuori del campodellanostraesperienzaempirica, alla quulo soltanto può la nostia
monto applicare la categoria di causa. 2. prova ontologica, eho dall'idea di
Dio, come dell'essere più perfetto, deduce la sua esistenza, giacché un essere
soltanto pensato, ma non esistente, non sarebbe l’essere perfetto; è concepita
da S. Anselmo, respinta da S. Tommaso, seguita da Cartesio, Spinoza, Leibniz,
Hegel, occ. Kant nega che nel concetto d’una cosa sia contenuta Tesistonza
corno nota essenziale: cento talleri reali non contengono più noto essenziali
di conto talleri pensati. Ma, osserva Hegel, conto talleri non sono un
concetto, e tanto mono paragonabili con l’idea di Dio; in questa resistenza è
implicita, non come un'idea cho s’aggiunge a un’altra idea eterogenea: l’idea
di Dio e 1'osistenza coincidono, come dove avvenire nel più alto principio cui
possa giungere la filosofia; 3. prova teleologica o fisico-teologica: le cose
della natura non solo rivelano ordine o regolarità, inspiegabili con la nozione
di causa, ma formano un sistema. convergono verso un’unità suprema, come a un
fine ultimo ; donde la necessità d’ammettere l’esistenza d’un essere cho pone e
attua i fini manifestantisi nella vita della natura. È sostenuta da Socrate,
Platone, Aristotele, dalla Scolastica occ. Kant fa osservare che, pur
ammettendo essere lo opere della natura paragonabili a quello d’un artista, si
giungo solo a un Dio artefice ordinatore della materia, non a un Dio creatore;
per passare dalla considcraziono d’un ordino nel mondo all’eslstcuza d’un
essere necessario o perfetto, bisogna far ricorso alla prova cosmofogica e
ontologica, lo quali vanno inoontro egli dice ud altre obbiezioni non meno
gravi (v. sopra); 4. prova morale o etico-teologica, che dall'esistenza della
legge morale in noi trae la prova dell’esistenza di Dio fuori di noi. Kant, per
accordare l’idea doV dovere con la felicità, ammette un pr cf grosso indefinito
verso la santità, cioè verso la virtù perfetta che esigo la soppressione della
sensibilità; na ciò è possibile solo se la nostra personalità persiste, ossia
so ò immortale, grazie nH’uziouo sul mondo d’un essere in cni l'unione della
santità o della felicità è attuata. Però questa prova non consento la
conoscenza metafisica d’una sostanza divina, ma solo una credenza razionale,
che s’accorda col risultati della Critica della ragion pura. Hegel oppone cho
Kant, appoggiando la prova dell* esistenza di Dio alia credenza monile,
presuppone implicita ncll'idqa di Dio 1 ’esistcnza; cade perciò in una gravo
eoutraddizione, perché lia prima condannato tale identità, che ò il fondamento
della prova ontologica, da lui respinta. Discontinuo (opposto: continuo) (/
posizione scompare. Dogma (gr. Sóyfxoc, da Soxéco: opinione. decreto) (relig.):
esprimo il decreto d’un concilio, un principio religioso considerato verità
inoppugnabile. ( filos .): designa comunemente un principio piii affermato che
provato, o anche imposto da un’autorità o accolto senza esame critico.
Dogmatismo (opposto: scetticismo) ( filos.): Kant chiama dogmatici i filosofi
cho fanno uso di principii o di concetti senza ricercare per quale via e con
che diritto si pervenga ad affermarli, ossia senza una critica preventiva del
nostro potere di conoscere. Dolore ( psicnl .): ò uno stato affettivo
indefinibile per la sua semplicità, che si presenta come dolore fisico, cioè
come sensazione penosa più o meno localizzata, o come dolore morale (v.
piacere), (filos.): il dolore è considerato dai Greci corno un ostacolo alla
felicità cui l’uomo aspira naturalmente, come qualche cosa di ostile cho dovessero
eliminato con ogni mezzo; mentre il Cristianesimo ha sublimato il doloro, che
diviene mezzo di purificazione e di elevazione morale, soprattutto per l'azione
dell'esempio di Gesù, che, assumendo corpo mortalo, ne ha preso tutto le
infermità, è stato vinto, deprezzato, umiliato o ha subito il supplizio dello
schiavo. Doppia verità (/ito.): ò la dottrina introdotta da Averrok, secondo la
quale può essere vero nella filosofia ciò elio è ritenuto falso ed errato nella
religione, e inversamente; donde nna scissione interiore dello spirito. Dovere
(morale): in senso concreto è una norma determinata di condotta,
un'obbligazione ben definita: p. e. i doveri verso la famiglia, la patria. in
senso generale e astratto è l’obbligazione morale, considerata separatamente
dal suo contenuto, ima legge, un comando, cui si deve obbedire. per Kant
consiste ueirobbodiro a un comando, a un imperativo categorico, valido
incondizionatamente por ogni essere ragionevole, che si può, ma non si deve
trasgredire. Dualismo (opposto: monismo) (relig .): applicato per la prima
volta da Hyde per designare un sistema religioso in cui a un principio buono
s’oppone un principio cattivo, l’uno e l’altro eterni e in eterno contrasto fra
loro, come nella religione di Zoroastro. (filos.): si applica alle dottrino che
ricorrono a due principii opposti e irriducibili por spiegare l’universo o
quindi Ri presenta, anzitutto, come dualismo cosmico: in Platone fra la
materia, oscura, ostile, causa del perpetuo cangiamento e del perenne fluire di
tutte le cose, c lo spirito, il mondo delle idee, essenze eterne, fuori del
nostro pensiero, sostegno del mondo reale; in Aristotele fra la materia, docile
alle esigenze dello spirito, plasmabile, o la forma, l’idea che s’inserisce
nella materia, la, plasma e la perfeziona; in Cartesio fra la res cogitans, lo
spirito, e la res extcnsa, la materia; in Kant fra il mondo dello cose in sé,
inconoscibile, e il mondo dei fenomeni., aporto alla nostra conoscenza. dal
dualismo cosmico discende un dualismo conoscitivo, che fissa e scinde duo formo
di conoscenza, derivanti da due facoltà dello spirito, il senso e la Dualità 35
Edonismo ragione, donde la conoscenza sensibile o la razionale, e il loro
opposto valore. -o’è un dualismo morale, che dori va dal contrasto fra senso e
ragione, cioè fra il piacere e l'utile da una parte, posti a fondamento della
morule dell’edonismo di Aiustippo di Cirene, di Epicuro e del moderno
utilitarismo, e l'attività razionate dall'altra, caratterizzata dal
disinteresse verso i boni sensibili e dall'obbedienza allo norme dettate dalla
ragione, come nell’cticn di Platone e di Kant. Dualità: il Gioberti dà a questo
termino un senso più generale che a dualismo: Ogni ordino di conoscibili, egli
dice, ci si manifesta come una dualità, che è quanto dire che non possiamo
ponsare un oggetto, senza che la cognizione di esso importi quella d’un oggetto
congiunto e correlativo. Cosi l'idea di Dio inchiude quella dell'universo, il
concetto dell'universo comprendo quella di Dio; essa si reitera in una successione
indefinita, fino all’ultima specie materiale, e risplendo in tutti gli ordini
della natura ». Dubbio (in generale): stato di Incertezza, di indecisione, in
cui viene a trovarsi 10 spirito per la difficoltà grave, o anche
Insormontabile, di giungere a un’afferinaziono conclusiva. (filos.): si
distingue un dubbio metodico, cho consiste nel sospendere provvisoriamente il
giudizio Intorno al valore d’un'Idea, d'una teoria, o anche della scienza
(Cartesio), finché la ricerca non giunga a conclusioni sicure o a un principio
certo; e un dubbio scettico, cho consiste nel pensare che né 11 senso né la
ragiono siano capaci di cogliere la verità, la realtà vera delle cose, e cho
l’uomo perciò apprenda solo apparenze. Durata ( filos .): pel francese E. Bergson
6, non il tempo matematico, quantitativo, concepito come una serie discontinua
di momenti eguali, a somiglianzà dei punti d’una linea geometrica, ma il tempo
vissuto, che sentiamo fluire nella coscienza, una successione continua di
processi qualitativi., di esperienze spirituali, cho si compenetrano, si
fondono in uno sviluppo continuo, imprevedibile, libero, passano l’una
nell'altra come una corrente intcriore, ininterrotta, a guisa d’un fiume che
trascini seco tutto le sue acque, cosicché il passato vivo nel presente e l'uno
e l'altro si prolungano nel futuro, costituendo la vita profonda dello spirito,
mascherata e deformata per lo più dalle abitudini meccaniche. Da durata vione
colta nella sua purezza e semplicità dall’intuizione (vedi questo termine) per
via immediata, cho perù esige preparazione o sforzo. E Ecceità (lat. scol.
haecceitas, da haecce res, che traduce l’aristotelico rò róSe ti = questa cosa
qui) (filos.): termino coniato da Duns Scoto per designare il principium
individuationis, cioè i caratteri che distinguono un individuo da un altro e
dei quali il più importante, ultima realitas, è la volontà. Il principio
ildl’liaecceitas è perciò collegato ad una tendenza volontaristica (v.
volontarismo) in contrasto con l'inlcUettualismo (V. questo termine) di S.
Tommaso. Eclettismo (dai gr. èy.)dfsiv = scegliere) (filos.): in senso largo
consiste nella tendenza a cogliere in tutte le filosofie le affermazioni
positive (considerando che ogni sistema filosofico è falso in ciò che nega,
vero in ciò che afferma), lo verità che l'esperienza dei secoli ha consacrate,
a conciliarle o comporlo In una dottrina armonica o coerente, che sia quasi il
credo filosofico del genere umano. Eclettica è, ad cs., la dottrina di
Cicerone. in senso più preciso, eclettismo è la conciliazione di tesi diverso o
anello contrarie, che si raggiungo subordinando quelle tesi a un principio
superiore: p. e. Victor Cocsin, capo della Scuola eclettica francese,
s’appoggia al fatto che in ogni uomo esisto un senso del vero, il quale contiene
allo stato latente le verità filosofiche eterno cho si discoprono interrogando
la coscienza e ricorrendo alla riflessione; la ragione è come una luce cho
illumina l’anima umana, una specie di rivelazione universale. Economica
(teoria) della conoscenza: v. teoria economica della conoscenza. Edonismo (dal
gr. Y;Sovvj = piacere) (filos.): comprende lo dottrine che pongono come
principio unico della morale il piacere, che e il bene più alto, mentre il suo
opposto, il doloro, è da evitare come un male; in senso rigoroso si applica
alla dottrina di Aiustippo di Cirene, meno propriamente all’epicureismo e
all'utilitarismo di Bentham e di G. Stuart Mii.l (quest’ultimo Effetto 30
Empirico stabilisco tra i piaceri differenze qualitative, distinguendo piaceri
più o meno elevati, mentre Aristippo, come poi Bentham, prendo come misura
delle cose l’intensità dei piaceri). La calma dello spirito, l 'atarassia di
Epicuro o la ricerca doU'utilc sociale dello Stuart MII 1, che arriva lino al
sacrificio di sé pel fieno comune, sono perciò molto lontani dall'edonismo vero
e proprio. Effetto = vedi causa. Efficente (dal lat. eflicere = produrre, gr. 7
toi 7 )Tiy. 6 v = efficiens, Ciò,) (lilos.): in senso generale si applica alla
causa intesa nella sua piena ostensione. in senso piti ristretto: è il terzo
significato dato da Aristotele al termino causa, cioè quella « donde è il
principio del movimento » ( oi>£v 7 ) àp /.')) tt)S xiVYjfTEtoq): è la causa
motrice. Egocentrismo (lilos.): letteralmento consiste nel fare del proprio io
il centro doll’tiniverso, ossia nel riferirò tutte lo coso al proprio io, che
divieue il centro del piccolo mondo elio ci sta intorno o poi anche del cosmo
in generale; quindi, in un linguaggio più rigoroso, consiste ncU'identideare i
valori personalI coi valori del mondo circostante o i valori del mondo
circostante col mondo del valori in generalo. Egoismo (opposto: altruismo)
(psicol.): è l’amore di se stesso, la tendenza naturale a protessero la propria
esistenza e i propril fieni; «l'istinto fondamentale nell’uomo come
nell'animale èl'egoismo, cioè l’impulso a vivere e a ben vivere «
(Schopenhauer). (morale)-. 6 la tendenza a subordinare il beno e le esigenze
altrui al fieno e alle esigenze proprie e ad applicare questo principio come
criterio per giudicare gli atti altrui e i proprii. -(metafisica)-, l’egoismo
metafìsico corrisponde a solipsismo, che è vocabolo più usato, o sta nel
considerare l’esistenza degli altri esseri come illusoria o dubbia: soltanto il
mondo della mia coscienza esiste o l’affermazione d’nna realtà fuori della mia
coscienza è contraddittoria. (Per Schopenhauer ehi la pensa cosi non ha bisogno
d’essere confutato, ma solo d’iuta cura medica). Egotismo (in generale)-. 6 la
coltura esclusiva delVio, della propria personalità, l’educazione raffinata dei
sentimenti egoistici, con tendenza estetica o creduta tale. Eidetico (gr.
el&oq, tema i§, da cui vedere, idea) (psicol.): b! dice eidetica la
tendenza, frequente nei fanciulli, a richiamare t ricordi recenti sotto forma
di immagini visive, dette anche eidetiche, o a proiettarle all’esterno.
(lilos.): nella Fenomenologia di Husserl, filosofo tedesco contemporaneo,
l’aggettivo eidetico si riferisco all'essmza ideale, alla forma o idea nel
senso platonico-aristotelico, o si oppone a empirico: le essenze pure, oggetto
dello scienze eidetiche, sono strutture universali, extratemporali,
indipendenti dai fatti empirici. Elemento: in generale gli elementi sono lo
parti semplici cho compongono i corpi e in cui questi si possono risolvere. Acqua,
aria, terra e fuoco erano 1 quattro elementi di cui si credeva composta la
materia (Empedocle). Dieonsi elementi aueho i primi rudimenti delle arti o
delle scienze. Emanazione (dal lat. emanare = scorrere fuoji; opposto:
creazione) (lilos.): esprime il processo, affermato dagli Gnostici c dai
Nkoplatonky, mediante il qualo la molteplicità delle cose, sia materiali, sia
spirituali, cho forma l’universo, si svolge, esco fuori dall’essere uno cho no
costituisce il principio, senza cho vi sia discontinuità in questo sviluppo, vi
sia o no diminuzione dell’Essere uno in tale operazione. Il Cesano distingue
due sensi di questo termine: imanatio in divini» duple» est, una genrratin,
altera per nwdum ro- l untali», introducendo cosi nellYaumazione l’opera della
volontà, che è propria della creazione, della generatili. Eminentiae via
(lilos.): è una dello provo dell’esistenza di Pio, comune nella Scolastica: «
Le cose belle della terra sono il segno rivelatore della bellezza più alta, le
coso pure della purezza perfetta, le cose elevato della più elevata (pulchra
puìeherrimum, sublimili alti»simum, pura purisstmum ostendunt). Emozione (lat.
emoveo = pongo in movimento, scuoto) (psicol.): in generale s’appllea ad ogni
stato affettivo o sentimentale. in senso stretto s’applien agli siati
affettivi, reazioni d’ima certa Intensità, d’apparizione brusca, spontanea, e
di breve durata, a costituire i quali concorrono stati di piacere o di dolore
accompagnati o seguiti (por W. James, invece, preceduti) da movimenti e reazioni
fisiologiche. Le emozioni possono essere piacevoli o spiacevoli, eccitanti o
deprimenti, forti o deboli. Empirico (gr. SjjLTretpoq = che sa per esperienza;
opposto: razionale, puro)Empiriocriticismo Ent( scienza) : si applica
all’osservaziono fondata sull'applicazione diretta dei sensi all‘oggetto della
ricerca, all’esperienza metodica cui partecipa 1 intelligenza, • i ciechi solo
hanno bisogno di guida, ma chi ha gli occhi nella fronte e nella mente di
quelli si ha da servire per iscorta (Galileo); ò sinonimo di sperimentale.
(filos.): per Kant ò ciò che ò dato nell’esperienza sensibile, ciò che giunge a
noi dal mondo esterno per la via dei sensi; equipollente di a posteriori (vedi
questo termine). in senso peggiorativo, è opposto a sistematico e si dice di
ciò che ò frutto di osservazione superficiale, non guidata da principii e norme
metodiche. Empiriocriticismo ( filos .): è la « filosofia dell'esperienza pura
« concepita da Riccardo Avexariub, che vuole liberare l'idea d 'esperienza da
tutte lo aggiunto del pensiero, dalle Ideo della speculazione metafisica e
anche della vita pratica, fondando una teoria economica della conoscenza (v.
teoria e. d. c.). L’esperienza pura sarebbe il semplice contenuto della
percezione. Empirismo (gr. ètXTCEipta = esperienza; opposto: raziottftltàmo)
(filos.): comprende lo dottrino che considerano l'esperienza sensibile, le
Impressioni dei sensi come il fondamento e la fonte prima, essenziale,
insostituibile del conoscere umano; vi appartengono: nell’antichità la scuola cirenaica,
la cinica, 1* epicurea, la stoica, e, nel tempi moderni, la filosofia di Bacon
e, di |v = eterno) (filos.): lo gnostico Valentino denomina Pone perfetto il
principio primo dell’universo, Pio, donde escono trenta coni minori, cho sono
esseri intelligibili e intermediari fra Pio e l’uomo; l’ultimo cono, Sofia, ò
presa dalla curiosità o dal desiderio Inestinguibile di contemplare 11 Padre o
di scoprire il segreto della sua natura (to Se tox&oc; elvat ^7)TY) =
contendo; quindi: arte di contendere con la parola) (lavica): è l’arte di
discutere, adoperando, por vincere nella disputa, argomenti sottili e
ingannevoli ; è la degenerazione della dialettica al tempo dei sofisti. Eros
(gr. £po>s = amore) (filos.): per | Plato.ve ò l'amore rivolto alle ideo, la
i tendenza filosofica che trasporta Pani! ma dall'amore por il bello alla
visiono del perfetto esemplare della bellezza, cioè all'idea del bello, e di
qui all'idea più alta, a quella del Beno (v. amore). Errore (logica): in
generale si distinguono due classi d’errori: 1. errori logici, che dipendono
dalla violazione delle norme logiche del pensiero, p. e. del principio di
contraddizione (v. coniraddizione); 2. errori reali, inerenti alle Idee stesse,
quando queste non siano, in tutto o in parte, conformi allo cose che
rappresentano come ut viene per gl ter rori de i sensi. -per gli Epicurei la
possibilità dclTcrrore non ò nella sensazione presa in se stessa, ma nel
giudizio che pronunziamo intorno allo cose percepite. per Cartesio un’idea
presa in sé e per sé non è né vera, né falsa: lo diviene solo se viene posta in
relazione con altre, cioè negata o affermata mediante il giudizio, che ò un
atto della volontà, ed erra quando afferma o nega ciò che l’intelletto non vede
in modo chiaro e distinto, essendo il potere volontario disposto, per la sua
stessa natura libera, a varcare i limiti dell’intelletto, sul quale ò fondato
il criterio di verità (vedi criterio c verità). per Spinoza Terrore non è nulla
di positivo, è solo una privazione dovuta all’imperfezione del senso, che
percepisco una realtà parziale e no fa una realtà totale, come quando si prende
la distanza apparente del sole per la distanza reale. Escatologia (gr.
Ict^octoc = ultimo o Xóyos = discorso) (filos.): è quella parte della filosofia
che ha per oggetto l’esame dei fini ultimi dell’uomo e dell’imi* verso.
Esistenza (filos.): è la proprietà attribuita a ciò che ò oggetto
dell’esperienza attualo o dell’esperienza possibile. Quando si dice: questa cosa
esiste, si esprime un giudizio sulla sua realtà. gli Scolastici oppongono
essenlia ad existcntia: la prima ò la natura concettuale della cosa, l’idea
costitutiva di essa; la seconda ò la piena attualità, ultima actualitas, un
quid che, aggiungendosi all’essenza, la pone nel mondo della realtà. per S.
Anselmo essenza od esistenza in Dio coincidono o anche Spinoza nella I
definizione dell’Effco dice: 7 vr causata sui (cho è la sub stantia, sire Deus)
intclligo id cuius essenlia invol vii existrnf iam. V. Gioberti distingue
essere da esistere: « in latino cxsistcre, cho suona apparire, uscir fuori,
emergere, mostrarsi, s’usa a significare la manifestazione d’una cosa che prima
ora come avviluppata, Implicita in un’altra, e che, uscendo, si rende visibile di
fuori; quindi prodotta da una sostanza che la contiene potenzialmente, in
quanto è atta a produrla », giacché II verbo sistere e I suoi derivati, p. e.
subsislcre t contengono puro il concetto metafisico di sostanza; quindi
Fesisfen/e non può concepirsi senza VEnte che ne ò la causa creatrice, donde la
formula ideale (come il Gioberti la chiama): l’Ente crea Tesistento ».
Esistenziale (giudizio) = (logica): è il giudizio che afferma o nega
semplicemente Tesistenza d’una cosa o d’una classe di cose. Esoterico (gr.
IdtoTSpixóq = interiore) (filos.): dicesi particolarmente dell'insegnamento cho
Aristotele impartiva ai discepoli già istruiti; per estensione si dice, in
generale, dell’insegnamento impartito a pochi, fino a raggiunEsperienza 40
Essere gere il significato di sapere occulto, accessibile a pochi iniziati (v.
acroamatico ). Esperienza (dal lat. experior pongo alla prova) (ingenerale): ò
la conoscenza diretta,Immediata, omediata, elicsi può acquistare dei fatti o
dei fenomeni che si succedono in noi o fuori di noi. Y’ò un'esperienza comune o
vulvare che procede in maniera spontanea, incoerente, senza regola e
precauzione, obbedendo a impulsi sentimentali o utilitari; e v’ò un’esperienza
scienti fica, già detta dagli Stoici è[X“£tpta {jlsO’oSlxt) (esperienza
metodica ), che nelle sue ricerche applica all’osservazione dei fatti, alla
loro interpretazione e al loro coordinamento le norme suggerite dalla ragione
nel suo sviluppo storico, c dall’esperienza passata. l’idea moderna
d’esperienza si costituisce nel Hi nascimento soprattutto per opera di Galileo,
seguito poi dall’empirismo inglese. Locke riconosce due fonti dell’esperienza:
il senso esterno e il senso interno (cioè la riflessione ), e quindi vede già
nell’attività dell’Intelletto una condizione importante dell’esperienza.
(filos.): per Kant l’esperienza consta di due fattori: a) della conoscenza doi
fenomeni, cioò delle impressioni clic ci pervengono dal mondo esterno per la
via dei sensi o dal inondo interno per la via della coscienza: materia passiva;
b) dello spirito, che elabora il rozzo materiale delle sensazioni, cioè dei
fenomeni, con le intuizioni pure o a priori dello 6pazio e del tempo e con le
categorie, cioò con le forme attive. Questi duo fattori sono intimamente e
indissolubilmente fusi nel l’esperienza. Esperienza possibile (filos.): si ha
quando, dice Kant, « io mi rappresento insieme tutti gli oggetti sensibili
esistenti in tutti i tempi e in tutti gli spazi, ossia gli oggetti che si
trovano in quella parte dell’esperienza verso la quale debbo ancora progredire
». Esperienza pura (ItTos.): è la dottrina che vuole liberare il pensiero da
tutto le aggiunte artificiose e superflue, come causa, tempo, sostanza eoe. e
costituire ' un’idea naturale del mondo mettendo nella sua vera luce il puro
dato immediatamente vissuto, cioè la sensazione. Così R. Avkxarius c
Vempirio-cri deismo. Esperimento (scienza): consiste nel riprodurre
artificialmente fenomeni naturali col lino di poterli osservare isolandoli,
ripetendoli, « provando e riprovando » nelle condizioni più favorevoli per
l’indagine scientifica. Galileo è stato uno dei primi e più geniali
sperimentatori. Essenza (lat. csscntia da esse) (logica): designa il complesso
delle determinazioni, cioò dei caratteri che definiscono nelle sue note costitutivo
un oggetto del pensiero. Aristotele Ja definisce: oùaCa àveo CXyjs, ossia la
sostanza senza la materia; p. es.: l’essenza dell’albero ò data dallo qualità
costitutive del concetto di albero, distinte dalla sua materia; forma c
materia, unite, dànno la sostanza (oùoCa). (filos.): è ciò che costituisce il
nucleo costanto d’una cosa in opposizione alle modificazioni che non lo toccano
se non superficialmente e temporaneamente; così la intende Cartesio. Spinoza
aggiunge che l’essenza d’una cosa ò ciò senza di cui questa non può né esistere
né essere concepita e, viceversa, ciò che senza la cosa non può né esistere né
essere concepita: id sine, quo res et vice versa quod sine re nec esse nec
concivi potest. Essere (filos.): in opposto a divenire indica ciò che esiste o
sussiste stabilmente, non ostante i mutamenti che può subire; è dunque una
realtà permanente, costante, presente nell’esperienza o anche accessibile al
solo pensiero; por gli uni (per cs.: Parmenide o Platone) l’idea dell’essere è
la più ricca di contenuto; per gli altri (per es.: Hegel o Rosmini) è l'idea
più semplice o più povera di contenuto; ma sempre di grande valore speculativo.
Parmenide por primo pensa l'essere come la realtà vera, immutabile, perfetta,
senza passato né futuro, posta In un eterno presente, unità del tutto omogenea,
accessibile al solo pensiero logico; mentre il non essere ò apparenza mutevole
o dipendente dall’esperienza ingannevole dei sensi. per Democrito l'essere è
posto nella pluralità degli atomi, che si muovono nel vuoto, cioè nel non
essere, il quale ò quindi una realtà anch’essa. per Platone ressero è nelle
Idee. per Hegel, so ad una cosa si tolgono tutto le determinazioni e le
qualità, rimane la pura affermazione* questa cosa è; ossia l’idea più semplice,
più astratta, più povera di contenuto, che richiama alla mente l’idea opposta,
cioè quella del non essere. È il punto di partenza (Iella logica hegeliana, e
della diaEssoterico 41 Esterno lettica (v. questo termine) ; infatti « la
verità dell'essere {tesi) e del non essere (antitesi) è la loro unità, la quale
ò divenire ( sintesi ); l’essere, se vicn pensato nel divenire, è un formarsi,
un incominciare ; invece il non essere ò un passare ». L’idea decessero è
un’idea della ragione (v. qui sotto l’esempio citato nel Nuovo Saggio del
Rosmini). -anche pel Rosmini se dall’idea concreta di M. nostro amico voglio
rimovero ciò che ha di proprio e originale, non mi resta più l’idea del mio
amico, ma solo l’idea comune di un uomo; se poi astraggo le qualità proprie dell’uomo,
mi resta un’idea più generale, cioè l'idea d’un animale; io posso allo stesso
modo colla mia mente astrane dalle qualità proprie dell’animale o mi resta
allora l’idea d’un puro corpo privo di sensitività, dotato solo di vegetazione;
voglio ancora colla mente togliere da lui ogni vegetazione, allora la mia Idea
ò divenuta l’idea d’un corpo in genero; se infine non voglio badare a ciò che
ha di proprio il corpo, rimane allora l’idea più universale di tutte, cioè
l’idea d’un ente, senza che questo nel mio pensiero sia determinato da nessuna
qualità cognita, l’idea dell’essere è dunque quella, tolta la quale, è tolto
interamente il pensare ed è resa impossibile qualsiasi altra idea ». Però
l’idea dell’essere « che è la verità prima e la ragione suprema, presuppone chi
dia l’essere alle coso che esistono, ossia l’essere in sé, Dio, causa ».
Essoterico (gr. èScoTepixò»; Xóyo|xv) = sentenza) (in pflBile): si usa a
indicare la saggczzi^Riq s’esprime per mezzo di sentenze morali, proverbi,
aforismi: filosofia gnomica, poesia gnomica (Solone, Focilide, Teognide).
Gnoseologia (gr. yv&at? = conoscenza e Xóyo? = discorso) (filos.): ò quella
parte della filosofia che studia il problema della conoscenza (vedi
conoscenza). Gnosi (gr. yvcócu? = conoscenza, saggezza) (rch' 0 .): è lo stato
del Cristiano illuminato che distinguo chiaramente la propria fèdo da quella
dei pagani, le divinità dei quali gli appaiono pure finzioni. (filos. e
rclig.): ò una forma di conoscenza che trasforma la fede in scienza; è però una
conoscenza concreta, giacché per gli Gnostici conoscere Dio vuol dire
possederlo, non per via discorsiva, dialettica, o per la certezza soggettiva
della fede, ma per via mistica. che si complica con gli clementi provenienti
dallo religioni orientali o dalla filosofia; giacché gli Gnostici, per superare
l’antitesi fra Dio, principio del bene, e la materia, principio del malo,
imaginano una serie di coni (alcove?), realtà intelligibili uscite dal Primo
principio ineffabile, una delle quali, degenerando, ha prodotto la materia e il
male. La creazione e 1 a redenzione cristiane sono episodi di quella lotta.
Principali rappresentanti della gnosi sono Valentino e Marcione (II sec. d.
Or.) (v. Eoni). Grazia ( relig .): è un dono gratuito fatto da Dio alle
creature umane, senza che vi abbiano .alcun diritto; in questo senso non v’è
cosa alcuna che non sia una grazia, poiché Dio basta a sé e dona liberamente e
gratuitamente tutto ciò che dà. In un senso meglio determinato da S. Agostino
la grazia ò un dono gratuito che Dio fa all’uomo (posto dal peccato originale
nello stato di natura decaduta e pervertita) per rendere possiGusto 4ft Idea
bile la salvezza di pochi eletti, Bcelti dalla sua imperscrutabile volontà,
giacché l’uomo da sé non può risollevarsi e lo Spirito Santo soffia dove vuole
(spiriius sanctus apirat ubi vult, non merita seqiUns, sed merita facicns). _
Lo stato di grazia implica una partecipazione più o meno consapevole dell'anima
alla vita soprannaturale, che oltrepassa l’ordine croato, cioè la natura o la
conoscenza razionale; è oggetto di fede (v. natura). (estetica): La grazia è il
sentimento, non beilo definibile» che nasce alla vista idola tori, gli Idoli
del mercato, cioè provenienti dai rapporti sociali: p C, gli errori per cui si
prendono corno reali le coso fittizie designate da terminll del linguaggio; d)
idola thratri, consistenti nell'azione esercitata sulla mente dai sistemi
filosolidi, elio si succedono sulla scena della storia, come le
rappresentazioni fantastiche della realtà si svolgono sulla scena d'un teatro.
_ (teoria della conoscenza) : per E cicli HO tutto le coso reali emettono
efflussi d'atomi. quasi Involucri vuoti isimularm. 11 dice Cicerone), i quali
riproducono la struttura generalo e le qualità del^ corpi donde emanano e,
movendosi con grondo velocità, pervengono attraverso 1 sensi fino al cuore,
dove producono le sensazioni. Possono provenire audio da corpi non piti
presenti ai sensi; di qui 1 fantasmi del sogno e del delirio. Ignava ratio (gr.
ip-fòc; Xbyo r, = vita) (filos.): è la teoria comune ai più antichi filosofi
greci, secondo la quale la materia è considerata non solo come attiva, ma come
animata, vivente: materia e lotiche sono Indistinto. Immaginazione (psicol.): è
l’attitudine mentalo a formare immagini c rappresentazioni ; si presenta sotto
duo forme : --a) rappresentativa, o riproduttrice, che sta nel potere
psicologico di riprodurre nella mente gli oggetti già percepiti, non presenti:
li) creatrice, che consiste nei comporre, nel creare nuove immagini; è alliue a
fantasia o ha una funzione importante nell’arte. (/ilo».): per Spinoza la
imaainalio è il grado inferiore del conoscere, visione oonfusa, disordinata,
incompiuta * delle" coso. per Kant l’immaginasionc creatrice è « una
funzione cieca ma indispensabile % che applica le categorie deU’in* folletto ai
fenomeni, collognndo lo forine dell'intelletto con lo forme della sensibilità e
rcndondo cosi possibile la costituziono doli'esperienza; per FICHTE
l’immaginazione creatrice produce il non io, che si oppone all'io puro o lo
limita; opera In maniera Incosciente. Immagine (psicol.): In generalo ò la
rappresentazlono montalo d'un oggetto percepito, o anche una nuova
rappresentazione formata d’elementi psichici elio già si trovano nella
coscienza, come le immagini poetiche. Immanente (opposto: trascendente )
(/»/os.): già nel soc. XIII immanens (opposto a transiens c transitiva) i>
detta un’azione od una causa elio rimanga nell'Interno dol soggetto agente,
mentre transitiva è dotta quando, uscendo dal soggetto, s'cserclta sopra
un'altra cosa; cosi S. Tommaso: duplex est actio, una qua e transil in
citeriorem materiam, ut calc/acerc et secare, alia quac manci in agente, ut
intclligcre, sentire et rette (= duplice è l'azione; una che passa nella
materia esterna, come riscaldare o tagliare, l’altra cho rimane nell’agente,
come intendere, sentire e volere). Spinoza Intende in questo senso il termine
immanente, quando dice: Deus est omnium rerum causa immanens non vero transiens
(Ilio è causa immanente di tutte le cose, non transitiva), perché, contenendo
in sé il mondo (v. panteismo), non esco fuori di sé quando agisce, ma resta in
so stesso. -per Kant è immanente ciò che sta entro i limiti dell’esperienza,
trascendente ciò clic sta fuori deH'esperienza a non è conoscibile. Immanentismo
Imperativo in dottrina eli Blondel (vedi: azione) ò detta una « trascendenza
immanente », perché la divinità che è trascendente, può, per un atto della
volontà individuale, consapevole della propria incompletezza e insuiHeionza.
divenire immanente, entraro nella vita umana, compenetrarla, facendo cosi
l’uomo partecipo della vita soprannaturale per un dono gratuito, cioè per tuia
grazia, la quale però risponda a un appello interiore, a un’intensa aspirazione
della coscienza. Immanentismo (relìg.): è la teoria attribuita al clero
modernista cattolico e condannata dall’enciclica Pascendi, pei duo principi! di
cui consterebbe : a) il sentimento religioso è un prodotto dell'attività
interiore o incosciente dello spirito ed ò il germe d’ogni religione, che così
apparo un frutto proprio o spontaneo della natura; b) Dio è immanente
nell’uomo, perciò la sua aziono si confonde con quella della natura e 11
sovrannaturale viene eliminato. Immanenza (filosofia dell' )(filos.): ò la
dottrina di G. Schuppe, secondo cui l’io, la coscienza ò il fatto primo,
supcriore ad ogni dubbio, irriducibile, e la pluralità delle cose di cui l’io è
conscio è l’oggetto inseparabile della coscienza, per cui ogni oggetto non
pensato, non presente al soggetto e da questo indipendente, è inconcepibile;
ogni cosa è solo in quanto è presente al soggetto, in quanto entra nella sfera
della sua luce e della sua realtà (ossia è immanente nella coscienza). Ciò non
vuol dire che il mondo sia nell'io, ma solo che l’io e il suo oggetto sono due
momenti inscindibili d’uno stesso atto: • quando lo ho la sensazione d’un disco
rosso posto a nna.corta distanza o d’una data grandezza, ciò non vuol dire
altro so non che io ho coscienza di esso, clic esso è oggetto della mia
coscienza ». La realtà è perciò il contenuto della coscienza. non dello singole
coscienze!, ma d’unti « coscienza generica >, che è il soggetto pensato
nella sua perfezione c nella sua purezza, avente un’esistenza concreta solo
nello coscienze particolari. Immaterialismo (filo».): cosi denomina Berkeley la
propria filosofia, clic, opponendosi al materialismo del suo tempo, vuol
dimostrare resistenza reale delle sole idee e dell’anima e riduce la materia a
un complesso di idee, intese nel senso di processi psichici. Immediato
(opposto: medialo) (logica): ò immediata un’inferenza, quando il passaggio da
un giudizio a un altro, da una proposiziono a un’altra avviene senza un termine
medio, senza un terzo giudizio intermediario; p. e. dalla proposizione : i
triangoli sono poligoni », si deduce immediatamente: « alcuni poligoni sono
triangoli ». (/ilo*.): è immediata la conoscenza che coglie un'idea, un
sentimento per via dirotta, intuitiva, senza passare per un termine medio, come
invece avviene nella conoscenza discorsiva e analitica; cosi Platone intuisce
l’idea del Bello e del Bene, Cartesio il cogito ergo sum. Immoralismo (/ ilos
.): per Nietzsche designa l'aspirazione verso nuovi valori morali, cho si
dovrebbero concretare nelle virtù forti ed eroiche del superuomo (v. questo
termine), e dovrebbero sostituirsi ai vecchi valori, soprattutto allo virtù
umili e inclini alla rinunzia, esaltate dalla morale del Cristianesimo.
Immortalità (filo*, o velia.): è il sopravvivere indefinito dcU’anima al corpo,
conservando la propria individualità. La dottrina dell 'immortalità personale è
por la prima volta affermata con prove da Platone (specialmente nel Fedone).
per Aristotele. ò immortale solo l 'intelletto attiro (v. questo termine), che
è la forma dell’anima ed entra in questa dall’esterno. per Kant l'immortalità
dell’anima è un postulato della ragion pratica ; è fondata sopra l'esigenza,
por l’essere umano finito, di attuai*© la perfezione morale In un progresso
indefinito verso la santità. Imperativo (morale): ò un comando, una norma
obbligatoria che l’uomo deve imporre a se stesso pel raggiungimento d’un fine.
Kant distingue due specie di impè* rat ivi : a) ipotetici, che sono comandi
condizionati, mezzi da servire a un determinato fine, e sono regole d’abilità o
consigli di prudenza; p.e.: sii temperante se vuoi vivere a lungo ; categorici
che comandano in modo assoluto, incondizionato, non sono subordinati ad altro
fine ed esprimono la necessità dannazione, in quanto è buona in 60 stessa; sono
norme razionali, che esprimono la forma che deve rivestire un'azione per essere
giudicata Implicito 53 Indifferenza morale; provenendo dalla ragione, non
dall'esperienza, sono universali e necessari ; p. e. : non mentire, avvenga
olio può . Implicito (opposto; esplicito) {logica): un’idea o un giudizio sono
impliciti.in un’altra idea o giudizio, se, affermati questi, sono affermati e
sottintesi quelli ; p. e.: essere ragionevole 6 implicito in uomo. Impressione
( filos.): ò il principio fondamentale della dottrina di HUME, pel quale « Bono
impressioni le sensazioni, lo passioni, le emozioni elio compaiono per la prima
volta nella coscienza . mentre le idee e lo rappresentazioni sono copie dello
impressioni, ma più tenui o meno vivaci. Per Humc non v’è idea senza
impressione, non vi sono concetti a priori e non vi è metafisica. Impulsione e
impulsivo (dal lat. impellere = incitale; opposto: inibizione) (psicvl.):
esprime la tendenza spontanea e immediata all’azione. Un carattere è impulsivo
quando passa dirottamente dalla concezione d’un atto alla sua esecuzione; allora
il potere inibitorio agisce debolmente e noi casi patologici è annullato (v.
inibizione). Imputabilità (da,, lat. imputare = mettere in conto, attribuire a
qualcuno un atto) ( diritti> e morale): è 11 carattere d’un atto, die,
trasgredendo la legge civile o la legge morale, può essere imputato a una
persona. Ha un aspetto oggettivo, in quant o si considerano gli untecedenti
deiratto imputabile, cioè la persona agente, la condiziono elio permette ad
ossa di operare e la circostanza, ossia l’occasione più o meno favorevole ad
agire; e ha un aspetto soggettivo, che è la libera decisione della volontà,
l’aver agito consapevolmente e liberamente. La responsabilità e la pena non
sono necessariamente connesse all'imputabilità, giacché le cause che diminuiscono
il valore razionalo della persona agente (p. e. la passione c l’ignorau/a
invincibile), ne diminuiscono pure e, in certi casi estremi, ne annullano la
responsabilità. L’imputabilità morale esige pjù particolarmente l'apprezzamento
morale dell’atto in relaziono col valore morale della persona agente.
Incondizionato (filos.): è ciò che ha in sé la ragione del suo essere e,
quindi, non sottosta ad alcuna condizione; può quindi essere inteso come
assoluto. Inconoscibile {filos.): è ciò che, pur essendo reale, si sottrae ni
nostri mezzi di conoscenza, ò un assoluto che sta dietro i fenomeni; lo Spencer
lo pone a fondamento della sua dottrina (v. «gnosticismo). Incosciente
(opposto: cosciente) (psi’col.): si dice dei processi psicologici (sensazioni,
rappresentazioni, volizioni, ecc.) che, pur essendo reali e attivi nel nostro
interno, non sono avvertiti dalla coscienza. -Leibniz pel primo ha richiamato
l’attenzione su questi processi psichici oscuri (petites, insensitiva
percepìurna), che costituiscono la vita delia monade nel suo grado più basso:
p. e. il movimento d’ogni singola onda marina dà u na percezione debole,
confusa, inavvertita, incosciente, e deve fondersi coi movimenti delle altre
ondo per essere percepito distintamente. (filos.): pel tedesco Kdourdo Hahtmaxx
rineosciento è l'essenza della realtà, un principio universale, dovunque
presento, attivo, intelligente, manifostuntesi nella materia, nella vita, nel
pensiero; In se stesso ò sopracosciente, per nói è incosciente; ò una sostunza
operante, analoga alla volontà ili Schopenhauer, itila quale l’inconscio
deH’Hnrtmann ò sostituito come principio primo dell'essere o del divenire.
Indetenninismo (opposto: determinismo) (filos.): ò lu dottrina elio afferma la
libertà del volere, per cui la volontà non dipende nelle sue decisioni né da
forze esterne, né da processi interiori c mentali, non è determinata da cause,
è dotata di spontaneità, lia la facoltà di decidersi senza causa. il Bol'tkoux
o il Bergson estendouo questa spontaneità a tutta la realtà, nella quale si
possono rilevare novità, creazioni, produzioni originali, elio il determinismo
non riuscirebbe a spiegare (v. contingenza ). Indifferenza (filos.): per
Aiustippo di Cirene è indifferente una sensazione clic non è né piacevole né
dolorosa, paragonabile al mare in bonaccia., (morale): per gli Stoici sono
indifrercnti, cioè prive di valore pel saggio, le cose che non dipendono da
noi, come la vita, la morte, la salute, la malattia, la ricchezza, la povertà;
la virtù è il solo bene c il vizio il solo male. per gli Scettici tutte le cose
sono indifferenti (àSldccpopa, da a priv. o àiacpépco = distinguo), perché
l’uomo conosco le coso come appaiono, non come sono in se stesse; quindi le
cose sono Indifferentiae 51 Ineffabile (.ulte no» differenti, cioè uguali, sono
pure apparenze. per sk'UKmxu l’indiffcreuza è il carattere del principio
supremo dcll’universo, clic dove concepirsi indeterminato, comprendente in sé.
Indistinti, l’oggetto o il soggetto, la materia e lo spirito, o conciliante in
sé tutti 1 coulrasti e gli opposti: tale principio è la natura creatrice,
natura naturimi!, spirito clic diviene. Materia 0 spirito sono per lo Schelling
inni differenti, coincidono: la materia è spirito ohe sonnecchia, lo spirito è
materia in formaziono (v. identità). Indifferentiae (libertini artritrium) ):
v. arbitrio. Individualismo (opposto: universalismo) ifilos.): consiste nel
concepire l’individuo corno line a se stesso. Per questa dottrina tutte le
forme sociali (la famiglia, l’associazione, lo Stato) sono mezzi creati
dall’individuo per lo sviluppo dell’individuo, o la society non è altro die un
uggrnppumento d’individui. (morale): è la dottrina per cui ciò che piu importa
è la formazione e il perfezionamento morale dell'individuo, o la società ha
valore in quanto favorisco lo sviluppo morale indefinito della persona umana,
[ruiividualistica è la morale di Kant. Individuazione (principio di ) (Jat.
mediev. : principi um individuai ionio) (filos.): nella Scolastica 6 ciò che
conferisce a un essere l’esistenza concreta, determinata nel tempo c nello
spazio, cioè individuale. Questo principio è la nuitcria per AQUINO, la e
verità (haccccitas) per Duxs Scoto; per Leibniz è ciò che fa si che un essere
possieda non solamente un tipo speci fico, ma un’esistenza singolare, concreta,
determinata nel tempo o nello spazio e che lo distinguo da tutti gli altri :
por SCHOPENHAUER è il tempo e lo spazio, grazie ai quali la volontà iti vivere,
che ò il fondamento mota fisico della vita universale, sempre identico a se
stesso, si manifesta come diverso e molteplice negli esseri individuali.
Individuo (gr. &-to[AOV = indivisibile, che Cicerone traduce con
in-dividuum) (in generale): 6 ciò cho costituisce un tutto determinato,
concreto, distinto e distinguibile dagli esseri della stessa specie (Boezio:
dicitur irui irido um quoil (minino secavi non potrai, ut unitas vet menu:
dicitur id euiiis praedicatio in nllqua similia non convenit, ut Socrafes).
(filos.): individuo ò l'uomo iu quanto rappresenta un mondo a parto o riflette
in maniera particolare Putiiverso ; ò un microcosmo, cioò una concentrazione
della realtà, del macris-osmo. Questa concezione risale a Plotino o ricompare
in Nicola Cusano, in Giordano Bruno e in Leibniz. Induzione (Ionica): in
generale ò l’operazione che consiste nel passare da fatti, affermazioni,
proposizioni particolari o singolari a proposizioni e a principi! generali.
L’induzione ha duo forme: a) induzione perfetta, quella aristotelica, detta
enumeratio prr/ccta, che da ciò che ò stato provato dello singole parti d’un
tutto procede al tutto stesso(v. epagoge): b) l’induzione moderna, o enumcralio
imper/ecta, cho vu dalla parte al tutto, da ciò che si ò osservato in alcuni
individui d’una classe a tutta la classe, è conclude con Un principio generalo,
con una legge; ò divenuta un procedimento comune nella scienza dopo Bacone e
Gallico; Mill vorrebbe che fosse riservato il uomo d’induzione a questo solo
procedimento. (filos.): in che modo si giustifica l’induzione come passaggio
dalla parto al tutto 1 Alcuni ricorrono al principio di causa: • qunudo lo
stesso condizioni sono attuate in due momenti diversi del tempo c in duo punti
diversi dello spazio, gli stessi fenomeni si riproducono, mutando solo lo
spazio o il temilo (PAINLEVÈ). pel Lacuki.ikh è fondata su duo principi, cioè
sul principio di causa, In Virtù del quale i fenomeni formano serie in cui
l’esistenza del precedente determina quella del seguente, e sul principio delle
cause finali, per cui lo serie dei fenomeni formano sistemi (come, p. e., specie
e generi), nei quali l’idea del tutto determina l'esistenza delie parti (p. e.;
l'idea dell'uomo determina l’esistenza dei singoli uomini). Questo secondo
principio assicura l’ordine nella natura, il quale alla sua volta assicura la
costanza delle leggi meccaniche del movimento, ossia l'induzione stessa. il
fisico K. MACH considera l iuduziono solo come un principio regolati co,
un’ipotesi utile nello ricerche scientifiche, non un principio costitutivo e
corto. Ineffabile (gr. SpprjTop. 7)11x4;). Che nasce, o muore col corpo, è
illuminato dall’intelletto attivo, è materia rispetto a questo che è forma;
Intellettualismo 56 Intelligibile per Plotino emana direttamente dall’l/no, è
intelletto universale, come poi per G. Bruno, pel quale « esso empie il tutto,
illumina l'universo, è fabro del mondo », simile al demiurgo del Timeo
platonico, che plasma il mondo sensibile con rocchio fisso alle idee. -per
Spinoza è la facoltà che ha la nostra mente di collegare le idee in un ordine
obbiettivo uguale per tutti, mentre 1’ associazione psicologica le ordina
secondo le affezioni del corpo, collegato fra loro da rapporti nou necessari!,
ma puramente accidentali e variabili ; -per Kant è la facolta di giudicare,
cioè l'attività che subordina rappresen| tazioni diverse a un concetto unico, è
l’organo delle categorie, che collega i fenomeni dati dalla sensibilità; per
Schopenhauer ò l’organo che coordina le rappresentazioni mediante il principio
di causa, la sola categoria da lui ammessa. Intellettualismo (opposto: volontarismo)
( filos .): il termine ò di recente formazione e risale a Schelling, ma l’idea
è antica, e consiste nel subordinare alla ragione teoretica (vou?
&so>p7)Tixós di Aristotele) la ragione pratica (voo£ 7rpax?ixó$); ossia
nel porro il centro di gravità dell’esistenza umana nell'!zitelle tto,
considerato come la sola funzione che le possa dare forza, calore, vita,
giudicando l’azione pratica come secondarla e subordinata al conoscere, c
affermando che le norme valide pel pensiero sono pure valide per le altre
attività vitali, il sentimento e la t*olontà. -I filosofi greci ci diurno un
esempio tipico dell’intellettualismo: convinti che l’uomo fa parte d’un cosmo
retto da leggi immutabili che lo circonda con la sua certezza c il suo
splendore, non vedevano nulla di più grande della conoscenza d’un tale mondo
(D-eopCa) mediante l’intelletto (vouc). Con Socrate e Platone l’intelletto
diviene anche la guida sicura della condotta morale: non è possibile fare il
bene senza conoscerlo, né è possibile che, conoscendolo, non lo si faccia. -nei
tempi moderni tipici rappresentanti dell’intellettualismo sono Leibniz, il
qualo afferma essere il pensiero la potenza fondamentale dell’anima, ed Hegel,
pel quale l’universo è la ragione realizzata, la realtà ultima è quella accessibile
al solo pensiero, e « lo spirito è la causa del mondo « (v. volontarismn). -in
senso peggiorativo ò 1 tendenza a rinchiudere la realtà vivente entro schomi
rigidi e quadri artificiali, che invece di riprodurla fedelmente la deformano,
toccando solo la superficie delle cose o disconoscendo le esigenze del
sentimento e della volontà. Intelligenza (psicol.): in generale equivale a
«organo della conoscenza» e quindi compie tutte quello funzioni psicologiche
che contribuiscono al conoscere (percezione, associazione dello idee, memoria,
immaginazione, ragione); suo operazioni importanti sono; distinguere e
generalizzare. -(filos.): per S. Tommaso l'intelligenza è l’intelletto nella
sua effettiva attività: inteUigentia significai ipsum actum inkllcclus qui est
intelligcrc ; -per Hpinoza ò l’attività mentale, essenziale alla ragione: nulla
est via rationalis sinc inteUigentia. il Bergson contrappone l’istinto e
Tintuizione all’intelligenza : questa ha una funzione analitica, discorsiva,
vuol comprendere ciò che si sottrae al meccanismi, ossia la vita e lo spirito,
mediante le leggi meccaniche che governano i corpi solidi; perciò si lascia
sfuggire il carattere profondo e originale della vita e dello spirito, che è
divenire spontaneo, imprevedibile, creatore. Intelligibile (gr. voyjtó$, da
voéo = penso, comprendo con la mente; opposto: sensibile) (filos.): in generale
indica ciò che può essere soltanto pensato, conosciuto dall’intelletto. più
particolarmente, l’ospresBione monito intelligibile (xó; il Logos è Gesù, Il
Verbo mediante il quale tutto è stato creato, la luce che illumina ogni uomo,
il figlio unico di £>io o Dio egli stesso; xal ò Xóyos vjv Tcpò? ateòv, xal
?)V 6 Xóyo^ (il Verbo era presso Dio: e Dio era il Verbo). La teologia
cristiana interpreta il Logos come il verbo che s’ò fatto carne nel figlio di
Dio; è un mutamento importante nella storia di questo termine e, anche, del
Cristianesimo. per Filone d'Alessandria, il logos è intermediario fra Dio e il
mondo; per mezzo del verbo Dio é creatore del mondo, ò il primogenito di Dio,
un secondo Dio, forza cosmica ordinatrice del tutto; per Plotino ò in generale
ogni attività spirituale, e più particolarmente l’immediata produzione
dell’t’no, la seconda ipostasi, il V 0 U£» la ragiono che contiene in sé lo
idee e da sé le produce: vosi và 6 vva xal ucplaT7] vento. questa ido» viene
ripresa nei Rinascimento e per N. Cusano l'uomo ò un parvus munxtus, uno
specchio, una quintessenza dell'universo, poiché fra il grande e il piccolo
cosmo i termini si corrispondono e abbondano lo analogie. Magia: in gemcrale è
una delle arti taumaturgiche occulte, assai diffusa anche nel Rinascimento, la
quale insegna a conoscere le forzo segreto della natura eglispiritiche in
questa agiscono, per trarli a vantaggio dell’uomo con mezzi 0 pratiche occulte.
il poeta-filosofo tedesco Federico Novaus ò Fautore cl’un idealismo magico, per
cui l’uomo può entrare in rapporto di simpatia o d'azione diletta con
l’universo, compiere l'unione misteriosa dell’io con la natura per via intuitiva:
« l’artista, simile all’uomo primitivo, ò un visionario; tutto gli apparo come
spirito ». Maieutica (gr. (xatsuTiXY) TéyvY] = Forte dell’ostetrica) (filos.):
è il metodo seguito da Socrate che, interrogando, fa scoprire a ciascuno la
verità che egli porta in sé: « hai sentito dir© che io son figlio d’una
levatrice molto valente e seria, Fenarete, o che m’occupo della stessa arte, ma
con riguardo alle anime e non ai corpi * 1 (Platone, Teeteto), Male (il
problema del ) (filos.): deriva dalla difficoltà di conciliare resistenza d’un
Dio buono o onnipotente con a presenza del male nell’universo, sia che si
consideri come male morale nel peccato, sia come male metafisico
nell’imperfezione di tutte ie cose, sia come male fisico. Tale problema si
presentii soprattutto nelle religioni e nelle filosofie ottimistiche (v.
manicheismo). per lo Stoicismo il male, se è osservato non in sé ma in
relazione ool tutto, dipende da condizioni posto perii bene, o anche ò un mezzo
per attuare un bene, oppure dipende dalla stoltezza dell’uomo che disconosce le
leggi della ragione cosmica e Berve alle passioni. per Plotino, seguito spesso
dalla Scolastica, il male ò pura apparenza, perché colpisce Bolo l’uomo
empirico che vive tutto nel mondo esteriore e Manicheismo Meccanica por i boui
materiali, non l’anima olio s’elevi, purificata, nella sfera della ragione o
dell’Uno. Leibniz afferma la superiorità del bene sul male nel mondo, il quale
nel 1 suo insieme ò un’opera buona, preferibile al nulla. Anche VIlluminismo ò
ottimistico. Manicheismo (relig.): dottrina fondata da Mani, persiano del III
sec. d. Or., che vuol spiegare il mondo con la lotta frtt duo potenze sovrane e
infinite, di cui la prima ò il Principe della luce, la causa o l’essenza del
bene, l’altra il Principe delle tenebre, la causa e la sostanza del male. s.
Agostino professò tale dottrina nella sua gioventù. Massima {morale): per Kant
ò il principio soggettivo del volere, norma di condotta elio l’uomo si dà come
valida per la sua volontà, senza riferirsi ad altre persone. Materia (opposto:
spirito) (, filos .): per Platone è qualcosa di rozzo, di rosistente e di
ostile allo spirito, il quale non riesce a dominarla interamente. -per
Aristotele ò una realtà Indeterminata e inerte, ohe riceve determinazione e
vita accogliendo la forma (v. questo termine), alla quale si adatta e la, serve
docile, essendo a ciò predispostadalla stessa natura: è la potenza di ciò che,
grazie alla forma, è tradotto in atto; p. e. il marmo rispetto alla statua.
-per Cartesio ò la rea extensa, essendo l’estensione la sola qualità del corpo
la quale si presenti a noi chiara e distinta ; è retta da leggi meccaniche, e
lo stesso corpo umano è una macchina, benché mirabilmente foggiata. nei tempi
moderni o s’ammette resistenza d’uria materia distinta dalla forza e se ne ha
una concezione meccanica, come in Cartesio; oppure materia ed energia si
identificano, o allora se ne ha una concezione dinamica, come in Leibniz; nel
primo caso la causa del movimento ò esteriore, nel secondo è interiore e opera
dall’interno verso l’esterno. Materialismo (opposto: spirUualismoy {filos.): ò
la dottrina che considera la materia come l’unic a sostanza o il principio
primo dell’universo, concepito coinè una molteplicità di corpi posti
nellospazio e accessibili ai sensi. Si presenta sot to diversi aspetti, per la
difficoltà di spiegare* l’esistenza dello spirito: a) nella forma 'attributiva
Io spirito è considerato un attributo, una qualità inerente alla materia,, che
appare animata, come nei Presocratici, materialisti inconsapevoli; b) nella
forma causale lo spirito è un effetto della materia, à un epifenomeno
dell’attività cerebrale, o anche l’insieme dello reazioni clolTorganisnto
corporeo: «E la coscienza, come il pensiero, è un prodotto della materia « (B
Corner); c) nella forma equaliva i processi psichici sono pensati come
materiali nella loro essenza, crjuali essenzialmente agli elementi materiali;
per Democrito, mi cs., 1’anima consta di atomi lisci, rotondi. simili u quelli
del fuoco. Materialismo storico (filos.): Marx ed Engels, asserendo che l'uomo,
nella sua essenza, é un essere che ha fame e sete, ha bisogno di nutrirsi, di
vestirsi, in una parola subisce un certo numero di necessità vitali e dipende
in ogni istante dolla sua vita dai mezzi atti a soddisfarle, cioè dai mezzi
cconsnnici, materiali, deducono che il fattore economico determina, in maniera
pili o meno visibile, ina reale e decisiva, ogni ‘ nostra azione; quindi
bisogna dire, contro Ìidealismo classico, specialmente di Hegel, che non
l’attività dello spirito ma le condizioni materiali d’esistenza sono gli
organic 1 motori della storia, elio la produzione economica genera e domina il
fenomeno giuridico, politico, morale, e, iu qualche modo, anche quello
religioso, intellettuale, artistico. Questa dottrina viene anello detta
determinismo economico, che però non esclude un’azione dello spirito sulle
condizioni materiali della vita. Meccanica (opposto: dinamica ; gr. rj
(i.y)/avtx.7) 'ziyyrr = l'arte di compor macchine ponendo a profitto Io forze
della natura): in venerale è là teoria che spiega la formazione della natura in
maniera analoga dlle opere dell’uomo, benché la natura operi con mnggior
finezza dell’uomo (Aristotele). (filos.): l’idea di meccanismo dalla fisica
s’estende a tutti i gradi della realtà, dando luogo a una teoria meccanica del
mondo, che appare per la, prima volta nell’. 4 tomTsfica di Democrito : Il
mondo, così vario e mutabile, ò sempre e dovunque lo stesso, giacché ogni
cangiamento dipendo dal fatto che il substrato materiale é soggetto a movimenti
d’ogni sorta, c tutti i fenomeni si succedono obbedendo al principio di causa,
non esclusi i fenomeni psichici, che, seguendo le leggi Mediato (in Metempirico
dcHVwffWwciofli’ delle idee, si ntlrng-, sono o si respingono, veri àtomi psì-r.
chic!, come irli atomi Usici ; questa teoria lia li carattere d'nn deiermintomo
universale. •,_ n Laplacp: cosi formula la consegui n/.a di tale teoria:
Un’intelligenza elio conoscesse tutto le forze onde è animata la natura c la
posizione rispettiva degli esseri che la compongono, so poi fosso cosi vasta da
poter nssoggettaro questi fatti all’analisi, comprenderebbe in un’unica formula
i moti dei più grandi corpi dell’universo o quelli delPatomo più leggero; nulla
sarebbe incerto o l’avvenire come il passato sarebbe presento ai suoi occhi ».
Mediato (ragionamento) (Apposto: immediato) (logica): è la forma di
ragionamento che consisto nel passare da un giudizio a un altro mediante un
terzo giudizio; p. e. f il sillogismo. Medio (logica): è nel sillogismo il
termino che serve per eollcgaro il termine maggiore col minore: p. e. mortale
si collogu a Sacrale, mediante uomo, nel sillogismo: • l’uomo è mortalo;
Socrate è uomo ; dunque Socrate è mortale », Memoria (psicol.): ò la funzione
psicologica clic consiste nel fatto che i processi psichici giù vissuti si
conservano e si ri presentano nella coscienza, quindi vengono riconosciuti come
ricordi, o localizzati, cioè riferiti al passato non in generalo, ma in un
punto preciso, (ora, luogo, circostanze); se quest’ultimo carattere manca, si
ha solo una reminiscenza. si ha memoria affettiva quando con la
rappresentazione si rivive più o meno intensamente lo stato affettivo, il
sentimento che da essa fu determinato. : (filo 8 .): il Bergson distingue: a)
una memoria abitudine, per la quale il passato sopravvive In un sistema di
movimenti; s’acquista con la ripetizione, servo all’azione, è localizzata nel
sistema nervoso; b) una memoria pura, in cui il passato sopravvive in ricordi
indipendenti di fatti onici, che non sì ripetono mai nello stesso modo, perché
neirintcrvallo fra il processo psichico originale e il suo richiamo l’io è
mutato; il processo integrale non è quindi piìi lo stesso, perché rappresenta
uno «tato d’animo unico, che non toma più. Questa memoria è indipendente dal
corpo: la prima ha carattere meccanico, la seconda dinamico. Metafisica
ffilos.): nella storia del (ormino è già abbozzato il significato: Andronico di
Rodi (I sec. d. Cr.),nell‘ordinare Io opero d’Aristotelo, collocò gli scritti
ri f cren tisi alla filosofia prima it:?cót 7] 91X0009ta) dopo quelli
riferontisi alla filosofia naturale (và yvai'/.óc.): quindi la filosofìa prima
(quella che ha per oggetto la realtà ultima e l’essenza immutabile di tutte le
coso) fu detta và [xsvà và 9omxà, ossia u/7)v = al di là della psiche) (
psicol.) : è il nome dato da C. Richkt, nel 1911, a quel ramo della psicologia
che tratta dei processi psichici rari e anormali, come la telepatia, la
divinazione, la chiaroveggenza, che dovrebbero rivelare facoltà psichiche
ancora ignorate 0 costituire una nuova scienza. Metempirico (film): è ciò che
sta fuori dei limiti dell'esperienza. Metempsicosi 04 Mito Metempsicosi (gr.
lctt., trans-animazione;) (filos. o retiti.): ò la dottrina antichissima, sorta
in Oriente, giti nota a Pitagora c accolta da Platone, la quale ammette il
trapasso dell’anima da un corpo all’altro, per cui una stessa anima pn
successivamente dar vita a pia corpi, sia umani, sia animali, o anche vegetali.
Metessi (gr. [lébcV-t = partecipazione, da uET-é/m = partecipo) (/ilos.). e !
pensata dà Platone per spiegare 1 rapporto fra le idee c le cose sensibll, i
che sarebbero una «partecipazione, di quelle. Viene usata anche dal GIOBERTI I
ì u significato nillne per chiarire il rapporto fra l’Idea, l’Ente, la
divinità, e l’esistente, il mondo; è intermediaria fra l’atto creatore c il suo
effetto, è partecipazione degli esistenti alla realtà originaria dell’Ente, per
cui gli esistenti imperfetti, cioè gli esseri umani, aspirano alla perfezione
dell’Ente. Metodo (gr. uéDoSoc, da o 684 ? = via; quasi: in via) (ionica):
esprime l’Indagine e audio i mezzi per compierla, i procedimenti col quali si
ordinano e si estendono lo cognizioni; donde: il metodo sistematico (dal gr.
cr'-> v fomiti = raccolgo con ordino), che indica lo norme con le quali il
sapere viene ordinato; p. o. la dassWcazionc : _ 2) il metodo inventivo, che
offre l procedimenti col quali dallo cognizioni note si passa a quello
Ignorate; p. e. ) induzione. _ Il metodo inventivo si suddivido alla sua volta
in: _n) metodo induttivo, che da le nonne per tra ire dall’osservazione dei
fatti lo leggi che li reggono, per estendere a tutta una classe di fenomeni elo
che si è constatato in alcuni casi ’ omerale e narrazione favolosa ta cui
esseri Impersonali, p. e. 1# forzo del natura, vengono personificati per
spiegare simbolicamente fenomeni e avModalità 85 Movimento veni menti ; noi
tempi uniteli! costituì* scolio II fondo delie credenze religiose. -(filos.):
per Platone è una narra* ziono fantastica di ciò clic può avvenire al .il li
dei limiti dell'esperienza e della ragiono; p. e. le vicende dell'anima dopo la
morte: dove termina l’ufficio delia ragione, supplisce li mito o il Himbolo,
come nel (forvia, nel Fettoni’. nel Fedro, nella Repubblica: dimostrata razionai
monto l’immortalità (loirauima, si può favoleggiare iito&oAoysìv) intorno
al destino dell’uomo dopo la morte. ()(rs | por mito s'intende anche un’idea
fondata sull'intuizione o la fede, che può divenire il sostegno o il motore
interno (l’un movimento politico, sociale o religioso (p. o. li mito della
razza). Costruito, almeno in parte, su elementi fantastici, trae 11 suo valore
dalle conseguenze più o meno buone, più o meno utili, non dal suo contenuto di
verità, «Difforme alla dottrina pragmatistica (v. pragmatismo). Modalità
{Ionica): b per Kant la funzione dei giudizi, fondata sul valore della copula;
essi sono problematici, assertori, apodittici, serondocl»! la relazione
«'enuncia come possibile, come esistente nella realtà, come necessaria: le formule
rispettivo cono: può essere, è, deeVsscrc. Modo (filos.): per Spinoza i modi
sono affezioni, cioè gli stati, le modi ttoazioni transitorie della sostanza,
sono sii esseri particolari o Uniti; p. o. le idee sono modi della res
rogitans, i corpi della res extensa, cioè degli attributi della sostanza. per
Locke 1 modi sono una classe di idee coniposte, che sono o idee di azioni umane
(p. cs. : uccisione), o modi di comportarsi (p. c. gratitudine), oppure modi di
essere (p. e. triangolo, che è un modo di essere dello spazio). Monade ter.
uovi; = l’unità, il semplice) Oilos.ì: al dire d*Aristotele i Pitagorici
pensavano i corpi composti di pimti, « di monadi che hanno posto nello spazio
». -per (ì. Bruno minimo, punto, atomo, monade dicono la stessa cosa, cioè un
primum indivisibile delle cose, che è insieme corpo c anima, sostanza mateaie e
centro di forze vivente e animato. per Leibniz le monadi sono sostanze
spirituali seni [ilici, chiuse in sé, senza porte nò fi nestr e -, dotate
(l’appetizione e di percezione, veri punti metafisici, M'spn retiia nti
ciascuna l'unlrcnp, disposti in gradi ascendenti, che vanno dalla più bassa,
ancora inconscia, alla più alta, Dio, monade delle monadi. Monadismo
"(/iTós.): si ilice dei sistemi dinamici cito pensano il mondo formato di
monadi spirituali, in opposizione all’atomismo meccanico di Domocrito; tale la
dottrina di (I. Bruno e di LeibNIZ. Monismo (gr. fióvo? unico) (opposti:
dualismo c pluralismo) (filos. ) : è la dottrina checonsidera la natura e lo
spirito. Il corpo e l’anima subordinati a un terzo principio o aliasi inseriti
.in esso. Il Tooco ne distingue duo specie: a) monismo dell'essere: ammette un
solo essere e considera la molteplicità delio cose un'illusione (corno gli
KleaTtcì), o almeno come accidente fuggevole dell’unica sostanzaicomeSi’iNOZA)
; monismo della qualità.: all’essere unico sostituisce una pluralità originarla
di esseri, tutti però della stessa natura, materiale per gli uni (gli
Atomisti), spininole, per gli altri (Leibniz). Monoteismo (opposto: politeismo)
(retiti.): indica lo religioni cito, come il Cristianesimo, il Giudaismo, il
Maomettismo, ammettono un solo Dio, distinto dui mondo. In tllosotla il Dio di
Platone e d’AiusTOTEt.E rientra in questo sistema. Morale = v. etica. Moralismo
(filos.): si applica alle dottrine filoso Urbe che, come quella del FICHTE,
considerano la legge morale e l’esigenza dell’azione pratica corno principio
filosofico fondamentale. Motivo (dal lat. morrò) (morale): si dice (Fogni
processo intellettuale o affettivo che muove la volontà a compiere ttu
determinato atto. La norma indica una direzione da seguire, il motivo ngisee
stilla porsona in modo più o meno imperativo, perché segua tale direzione e sia
persuaso a seguirla. Motrice (causa) = v. efflcentc (causa). Movimento (in
generale): è fi cambiamento di posizione d'ttn corpo nello spazio, considerato
In funzione del tempo e, quindi, fornito d'una determinata velocità; fi
semplice mutamento nello spazio è uno spostamento. (filos.): per .Aristotele è
fi passaggio da uno stato a un altro, è ogni mutamento ((ArratpoXYj), elio
suppone l’esistenza di una materia cnpnee di riceverò una forma. ; quindi è
ugualmente fi passaggio dalla potenza (S'iva|Als) all'atto (ivépys tal.
Nativismo Cd Neo-hegelismo -S. I ommaso accetta la concezione aristotelica
(moneti est cri re de txilintiii '«tinnì e. conio Aristotele, voile nel
movimento un tierstuiNlvo ui-gomcnto n prova dell'esistenza di Ilio: |.er
spiegare il niovimontn c rieereurne la eati.su, bisogna passare di causa in causa,
essendo ogni movimento prodotto da un altro movimento, ina è necessario
arrestarsi tavàyxv; trrijvat) a un primo motore immobili cri y.tvoòv
àz.tvyj-rov), a Din. che muovo l'universo come l'oggetto umilio attrae colui
che l'ama, come il desiderio agisce sull'anima per una sollecitazione tutta
interiore. N ' ' Nativismo v. innatismo. Natura (gì. (piiai.; da = nascnr)
(fylos.): nel senso piti antico esprime l'idea d una sostanza primordiale diesi
determina e si sviluppa da sé. l’idea di dò che ò primario, persistente, in
opposizione a ciò elle è derivato, secondario, transitorio. Tale significato ha
nei tirimi filosofi greci: e di riui i significati sorti in seguito. è il
complesso delle qualità o proprietà elio definiscono l’essenza d’una «•osa,
quindi anche tutto ciò ohe è Innato: p. c. la natura d'un uomo, cioè il suo
carattere e il suo temperamento. denota le cose conio sarebbero al di fuori d
ogni intervento umano: cosi pel Rocsseai: lo „ stato di natura è quel fondo
della lealtà umana elle resto dopo aver eliminate le deformazioni e le
falsificazioni operatevi dalla civiltà, ossia ciò che è semplice, piano
spontaneo, originarlo. denota 11 sistema totale delie cose con le loro
proprietà, l'insieme di tutto Ciu die esiste, in una parola, l’universo in Kant
natura è ciò che obbedisce al principio di causa nel mondo dei fenomeni, in
opposizione al mondo dei lini in cui vige la liberto incondizionato. ~ (
rehy.): 1 ordine della natura, cioè I ordine delle cose terrene, accessibile
alla sola indagine della ragione viene opposto all'ordine della prozio, che è 1
ordine delle cose soprannaturali e di\j n *' tvistotele adombra questa
distinzione nelle parole: r, oótitc Szt[tovia aÀ>, oli lista = la natura è
ammfrevole. ma non divina (v. prozio). Natura naturans e natura naturata ( film
.): natura naturans è, in sostanza, Ulti come untore e principio d ogni cosa;
natura naturata c l'Insieme delle creatura o di tutto ciò clic ò stato creato:
espressioni adoperato dalia Nrolastira, da li. ltm .vi, e da Spinoza, chc le rese
comuni: per naturalo naturatilem noèta intcìlìqenduiii est i,l (Juw i tn se est
et im ise etnicipitur. tuu • est j> eU s quatcnu» ut causa libera
eonsidrraturper naturatali t inielli,,,,... rrs, /uae ff * Dea sani et quac
si,,,tira neiesse nec connpt possunt • Naturalismo (/Kos.): comprende le
dottrine che non ricorrono a prlncipli trascendenti, ma rimangono entro la
cerehia dell’esperienza e ilei fenomeni soggetti al principio di causa o
concepiscono anche la vita dello spirilo come un prolungamento della vita
organicasi oppone a spiritualismo, idealismo' eti e lift)no a positivi tot io.
Necessario (opposto: conti geni) Ui • bis.): si dice di ciò che non può, senza
contraddizione, essere altrimenti né essere pensato altrimenti da quello cUc o;
cosi Hi applica ai fenomeni elio si succedono secondo il principio di causa,,
alio proposizioni derivate, implicito In proposizioni piò generali', alle
conseguenze di principi! posti come veri. per Spinoza Dio è un essere
necessario, ma la necessità In virtù della quale egli esiste e produce io cose
gli e essenzialmente Interiore e razionale. deriva didla sua, stessa essenza, e
Dio e causa sui; ò determinalo ad agiredalia sua soia natura, o quindi la sua ò
una • necessità libera», t ecessità, (opposto: eunt inpenza ) ( fi. bis.): e la
qualità asti-alta di ciò elle è ruressario, di ciò che non può essere diverso
da ciò elio è. Neo-criticismo o neo-kantismo i/ifos.t: ò la dottrina elio
Iniziò in Oermunia il movimento tU ritorno alla Hlosotta di Kant, al
criticismo, verso il ISOO, come reazione al materialismo allora dominante;
riprende i principi della teoria kantiana delia conoscenza il relativismo, è
ostile alla metafisica c all idea della rosa in . e vuol ilare alle /unzioni
aprioristiche dello spirito un fondamento psicologico. In Italia furono
neo-kantiani. In vario modo. ««• -rir:" .Ielle idee penerfllt. e.n n^
gplrlto; r„ a òn mtirskb^eoncepire^td^ di nò curvilineo, ne rettilineo, i nit0
'-srìxssns*nSTSU™ e ' si) Atomisti tutta la realtà Ita duo parti, lo kikizìo pieno
occupato dagli atomi, o lo spazio vuoto eho rosi 6 concepito altrettanto renio
quanto I corpi. --per Hegel il non essere è l'Idea eho nella prima triade
dialettica (v. dialettica) fa da antitesi all'idea dell’essere (tesi) o con
Questa si fondo nella sintesi del divenire; e poiché l'essere è l'idea più
semplice, più astratta, indeterminatissima c priva ili contenuto, ma è pur
sempre un’affermazione positiva del pensiero, è • in realtà non essere, non
piti e meno di nulla ». cioè la negazione d’ogni qualità e d’ognl contenuto
positivo (s. essere). Non io: v. io. Norma: modello concreto o anello regola
che indica ciò eho si deve fare por raggiungete un dato line; vi sono nonno
Illiriche, etiche, estetiche eoe. Normale: in generale designa ciò eho è conforme
alla regola, ciò che è più comune in ogni singola categoria o classe, ciò che
rappresenta in media in un dato tipo eli società e In un dato tempo; quindi ò
un termine variabile e un po’ vago. Normativo: diconsl spesso normativo la
logica, l’etica, l'estetica in quanto offrono una norma, cioè un modello ideale
cui si guarda come a qualche cosa di perfetto, elle per la logica è il vero,
per l'etica il bene, per l’estetica Il hello (WtiNPT). Noumeno (dal platonico
voo>i(jtevov, part. di voéio = penso, quindi: ciò che è pensato) (/t'ios.):
Platone lo applica al mondo delle ideo, in opposizione al mondo sensibllo. Kant
l’adopera in due significati: a) negativo: ò ciò che sta a fondamento dei
fenomeni, il loro substratum ; ma ò soltanto pensato, ed ò inaccessibile sia ai
sensi, sia all’intelletto; perciò è un limite 'posto alla conoscenza umana,
clic non può oltrepassare i fenomeni; b) positiva: è il sovrnsensibilc,
l'incondizionato, posto fuori dell’esperienza; può essere oggetto d’ima
intuizione intellettuale (v. intuizione), hi quale però è negata itll’uomo; ha
un carattere metafisico, giacché 6 bensì la causa dei fenomeni, ma la causalità
è qui non una categoria dell’Intelletto, sditene una causalità Intelligibile,
cioè esistente solo nell’ordine metafisico, ni di là dei fenomeni. Nous (gr.
voù; = la mente) (fitta.): per Anassagora è ciò che mette in moto, plasma e
ordina le otneonicrie.; ò un principio lntelllgcnto, «la più sottile o più pura
di tutte lo cose ». per Platone e Aristotele ò la parte razionale dell’anima
umana; per Plotino è la prima emanazione dell’Ctno ( v. intelletto). Nulla
(/ilos,): è la negazione doll'essere, lutto non essere (v. questo tcrmiue).
Parmenide ha posto l’essere come principio primo della filosofìa o ha negato
qualsiasi realtà al non essere: « soltanto l’essere è, il non essere non 6 ».
Invece Platone ammette la realtà del non essere, eho per Itd è la materia
soggetta al divenire; mentre per Democrito ò il vuoto (to xevóv), in cui
avviene la caduta degli atomi. Numero ( filos .): per Pitagora e per i suoi
seguaci è la vera essenza delle coso, per cui gli elementi dei numeri sono gli
elementi dello cose, c il coseno é numero e armonia. Aristotele dico pure che
pei Pitagorici i numeri sono i modelli che le cose imitano, e questo rapporto
fra i numeri e le cose ita ispirato evidentemente Platone, clic considera la
matematica conte propedoutiea noeossnria alla dialettica, cioè alla intuizione
delle idee, modelli delle coso sensibili. per Galileo la matematica ò II
linguaggio coi quale s’esprimo la natura: » 1 universo è scritto in lingua
maternnt'ca e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure, senza i quali
mezzi ò difficile intenderne umanamente parola, ò un aggirarsi vanamente in un
oscuro labirinto » (Il Saggiatore). La formula matematica divionc, dopo
Galilei, l'espressione esatta dalia legge fisica. o Obbiettità (filos.): per
Schopenhauer, che ha coniato questo termine ( Obiek■ tildi), i] corpo è
l’obbiettivarsl, cioè la manifestazione esteriori?, visibile, e, per I uomo, (tura
e semplice rappresentazione, della volontà che è concepita come forza c imput-n
cieco, sempre attivo, non guidato da alcuna ragione, ed è poi il principio
metafisico posto a fondamento dell’universo. Questo universo non è altro cito
Voggcttità, l’ap1 mrire all’esterno sotto forma di rappresentazioni coordinato
dalla categoria di causa («il mondo ò la mia rappresentazione ») della volontà
cosi intesa. Obbligazione 69 Ontologia Obbligazione (morale): è il carattere
imperativo che costituisco la forma della legge morale, donde la consapevolezza
d’un'obbodieuza incondizionata ad una norma inorale, il sentirei interiormente
legati a una determinata regola di condotta (sentimento del dovere), per cui si
prova inquietudine e dolore quando essa viene in qualche modo contrariata o
impedita nel suo libero svolgimento. Occasionalismo: v. cause occasionali.
Occultismo: comprende le arti che, crome le divinatorie, apprendono a scoprire
11 futuro, o, come le taumaturgiche, apprendono il compimento di atti che si
sottraggono al corso ordinario della natura (v. magìa). Oggettivo (opposto:
soggettivo) (in generale): è ciò che ò posto di fronte o davanti allo spirito o
ai sensi e può offrire materia alla loro attivi tei : ò impl cita pertanto una
distinzione fra soggetto e oggetto, cioè fra l’atto del pensare o ciò che è
peusato, fra chi percepisco e ciò che ò percepito. nella scienza ò oggettivo
ciò che il lavoro elei pensiero trae dall'osservazione c dall’esperienza,
seguendo 1 metodi del l’indagine scientifica; ò soggettivo ciò che l’individuo
pensa e sente riferendosi alle sue Inclinazioni, alle sue preferenze, ai suoi
interessi, in, modo più o mono consapevole. (filos.): per Duxs Scoto, Cartesio
o Berkeley è oggettivo, esiste oggettivamente, ciò che costituisco un’idea, cioè
l’oggetto di una rappresentazione dello spirito, non una realtà sussistente per
sé e indipendente «mentre subiectimis e formalis corrispondo a reale, a ciò
elio appartiene all’oggetto). -per Kant ha validità oggettiva tutto ciò che è
fondato sui principi costitutivi dello spirito umano e comuni a tutti gli
uomini, e cioè sullo forme pure della sensibilità (spazio e tempo) e su quelle
dell’intelletto (categorie). Ogg e tt° (gràvTi-xsi{X£VOV, traduz. lat.:
ob-iectum posto di fronte agli occhi o allo spirito, opposto: soggetto): ciò
che si ha presente nella percezione esterna o nel pensiero, con un certo grado
di consapevolezza. (filos.): ciò che possiede un’esistenza in sé, indipendente
dalla conoscenza che esseri pensanti possono averne; in questo senso lo spazio
per Newton è oggetto. come lo ò il mondo esterno per il realismo conoscitivo
(v. realismo), e per Kant il noumeno positivo (v. noumeno). ò tutto ciò che è
rappresentato o pensato solo in quanto lo si distinguo dall’atto col quale lo
si pensa: donde la « logge UgUu coscienza » espressa dal Fichte e accolta da
Schopenhauer: • senza soggetto non v*ò oggetto, senza oggetto non v’è soggetto
». Oligarchia; governo di pochi: è, per Aristotele, forma corrotta
dell’aristocrazia (v. democrazia). Omeomerie (gr. ó{xoio(jtipeiat da 6{XOioc; =
simile e [iipo$ = parte) (filos.): così denominò Aristotele lo particelle
originarie, impercettibili, divisibili all’inttnito, clic Anassagora considera
come gli elementi primi, tutti diversi di qualità, dapprima mescolati insieme,
che costituiscono l’universo o le singole cose, essendo innumerevoli lo loro
differenze qualitativo: « come il capello può derivare da ciò che non è capello
e la carne da ciò che non è carne? ». Affinché l’animale abbia carne, ossa,
capelli, bisogna che vi siano particelle di carne, ossa, capelli negli alimenti
di cui esso si nutre. Il tutto ha, insomma, la stessa natura delle parti che lo
compongono: di qui appunto il nome di ^)meomerle (= parti simili) dato agli
elementi primi. Questi costituiscono l’Essere immutabile, eterno, che viene
messo In moto, ordinato o distinto dall’inteUlgenza (voo^), «lapiu pura o la
piu sottile di tutte le coso », con un’azione separatrice che si esercita sugli
clementi, cioè sulle omeomerie. Omogeneo (opposto: eterogeneo) (filos.): ciò
che consta di parti qualitativamente identiche. K. Spencer spiega l’evoluzione
cosmica come un passaggio dall’omogeneo all ‘eterogeneo (v. evoluzione ).
Ontogenesi (dal gr. 6v = ente o yévsai? = origine) (scienza): è lo sviluppo sia
fìsico sia mentale dell'individuo, seguito dalla prima Infanzia fino al pieno
sviluppo, mentre la filogenesi (gr. * 6 per gli stoici la rinvolta,eseguente
aU’èxiwpcotn;, oioe alla conflagrazione del coamo (v. ritorno Panenteismo (gr.
nàv b ta? = tutto in Dio) (/ilo».)', nome dato (lai tedesco ' KuitnsB alla sua
musetta, e apnttcabile a quella di Spinoza, por Indiano che non Dio è nel
inondo, come nel panteismo stoico, ma il mondo è in Dio. è contenuto In Dio.
Panlogismo (gr. itSv = tutto. Xójo, ragione; tutto è ragiono) (/ito».). si
applica alla tilosotla di HEGEL, pel quale l'universo è sviluppo totero-,rione
Immanente in esso, e la uglui è una metafisica. Se Vè ancora dell ir razionale,
ossia qualche cosa che non sia ancora penetrato dalla ragione*) organizzato In
concetti, esso è trans! torio; dondo la formula; ciò che t razionale è reale, e
ciò che è reale è ramo naie (vedi razionale). _ Panpsichismo (gr. Ttav = tutte,
e .S.jyr, = anima; tutto ò anima) V'tos.)dottrina alquanto vaga, seoondola
quale tutto è animato in divorai grad e fornito d'un'attivitè. analoga alla
vita psicologica dell'uomo, comprendendovi anche i processi incoscienti,. si la
questo nome alla dottrina dogli /tocoisti onci (che però non fanno :ancom
distinzione fra materia e vita), degli Stoici, di Sfingea, di se, eluso. di
Lotze occ., Panteismo, griwtv = tutto e uso, Dio; tutto ò Dio) i/ilos.: e in
generale la dottrina che identifica Dio eoi mondo. c concepisce la divinità
come un principio supremo d’uniftoazione o d vita che fa sentire la sua azione
nello cose tutte o ne costituisce la realtà esBezusiale. per il portico il
cosmo e un prmndo organismo vivente, tutto penetrato e animato dal soffio
divino, simboleggiato nel fuoco, cioè da una sostanza eterea. Impercettibile o
intelligente. _per li. Bruno il principio divino dii vita al tutto, lo ordina e
l'unillca. C r anima dol inondo. (V. questo termino). _per Spinoza, la
sostanza. Din, la natura (substant ia sive De un si ve natura) sono termini
d'identico valore; però Dio non coincido col mondo cui pirico, come negli
Stoici, uiu lo contiene in sé (V. panentns.nor. il pensiero e l'estcnsiono sono
due dei suol muniti attributi c tutte lo cose particolari (l modi) sono
determinazioni provvisorio di quegli attributi. Il parallelismo psicofisico,
pstool., e la teoria psicologica, secondo hi quale la serio dei processi
psichici corrisponde punto per punto, alla serie del processi fisiologici, noi
senso che od ogni reno meno psicologia) corrisponde un fenomeno nervoso (non
però viceversa). 1 due fenomeni sono pertanto come due aspetti dello stessa
esperienza; le due serie, psichica o nervoso, scorrono pa "f/OM )'• per
Spinoza il corpo e lo spirito (ree ectenia e ree rag.fan» sono due aspetti
diversi ed essenziali dello stesso essere, cioè della sostanza divina, la serie
dei processi corporei e quella dei processi spirituali si svolgono ciascuna lu
so stessa, senza mai inoon trarsi c senza turbamenti fazioni .reciproche, e
tuttavia runa e l altra s accordano perfettamente, termine per termine, perché la
loro emerita 'unica c. come attributi di Dio. sono Identici a Dio. sono Dio
stesso. Cosi svanirebbe l’opposizione fra corpo o spirito, posta, ma non
risolta da Cartesio. Paralogismo, da gr. *°Y ov contro la ragione, topica, e M»
ragionamento errato che simula 11 vero, un errore logico Involontario. Kast
denomina « paralogismi della ragione le affermazioni metafisiche dira la
sostanzialità. la scmplteitói e Vunità dell'anima, perché esse don vano dal
fatto clic si scambia il soggetto Intrico (v. somtetto) del pensiero con una
sostanza metafisica. „ Particolare (giudizio) (tornea), e aneli in Olii il
predicato s'afferma o si nega d'una parte del soggetto, proso ne la 1 sua
estensione-, P. e.: alcuni uomini sono veramente colti. Parusia (gr. itapouola
= presoli», « wb-etui) (/ilo».): la presenza dello idee nel mondo sensibile (p.
e. la presenza dell’idea del hello nelle cose beile) è uno dei modi pensati da
alatone per chiarire il rapporto fra » mondo intelligihlle 0 quello sensibile
(v. me tessi o mimesi). rf fHvo Passione (psicol.): e uno stato affettivo
intenso c persistente, un'inol nazione che predomina sulle altre inclinazioni „
anche le annulla quasi confiscando,v suo proli.lo tutta l'attività psicologica;
p. e. la passiono del giuoco, Passività 72 Percezione -pur gii Stoici è una
perturbazione dovuta a un errore ili giudizio, e ut* nello etiiuaro veri beni
quelli che tali non sono. Le passioni fondamentali sono: il piacere (yjSovtj =
voluptaa), il dolore (XÓtt/j = atgritudo), il desiderio (èn&ujjita = libido),
il timore (96^01; = metus). 1 per Cartesio è un’emoziono, un moto puramente
sensibile che l’anima prova per l’azione del corpo ocheimpedisco il retto
giudizio intorno allo cose. -per Spinoza ò dovuta allo Idee inadigitate, alla
conoscenza sensibile, in quanto questa determina l’azione pratica. Tutto le
passioni rappresentano uifimporteziono, ma non tutte sono asHoiutamonto
cattivo; lo passioni fondamentali sono il desiderio ( cupidità»), il piacere,
11 doloro. -per Kaxt procedo dalla facoltà di desiderare; ò una tendenza
sensibile, un delirio che cova un’Idea, s’imprlme con tenacia sempre crescente
», Impedendo alla volontà di agire per doveri:, di obbedire alla legge morale.
Passività: è l'ultima dolio dieci categorie aristoteliche, espressu dal verbo
Ttadjrtiv (= pati, ricovero passivamente) (v. recettività). Patristica
(/ibis.): è la dottrina dei Padri della Chiesa; difendo il Cristianesimo contro
lo critiche e lo accuse della lilosolia e della religione antica e contro le
numerose eresio che venivano sorgendo nei secoli III, IV, V, e si volge
all’elaborazione e alla definizione dei dogmi e a porre 1 fondamenti d’una
filosofia cristiana, attingendo largamente al pensiero greco. Per la Patristica
la filosofia non ba altro ufficio che di offrire ni dogma l’ausilio delle sue
dottrine, e quindi è al sorvizlo del dogma cristiano; essa tratta delle
questioni riguardanti la trascendenza di Dio, la Provvidenza, l'immortalità
dell’anima, la finalità dell’universo,la dlpendenza dell’uomo dalla divinità.
Pedagogia (dal gr. -il' = fanciullo, 0 àyci>YT) = condotta, da ttyzw, lat.
ducere : donde educazione): è la scienza e Varte dell'educazione, cioè della
formazione del fanciullo considerato nel suo aspetto fisico, intellettuale e
morale; perciò come scienza si fonda sopra una concezione della vita, cioè
sopra una filosofia, c come arte esige una conoscenza diretta della psicologia
del fanciullo e dell'adolescente c particola ri qualità, neiroduoatore, virtù
pratiche, come la devozione e lo spirito di sacrificio. Pedologia (g r . Trocu;
= fanciullo, o X = passeggio) {filos.): sono cosi denominati i seguaci della
filosofia aristotelica, che furono numerosi, dall’abitudine attribuita ad
Aristotele di tenere una parte delle suo lezioni passeggiando in un giardino o
sotto un portico del Liceo in Atene. Per sé ifilos.): si dice di ciò che esiste
e può essere concepito senza l'aiuto d’altra cosa o di altra idea; p. e. la
sostanza divina, per Spinoza, per se etmcipUur. Persona (lat. persona =
maschere. teatrale, poi carattere rappresentato dalla maschera) (filos.):
tonnine trasmesso a uoi da BOEZIO e dalla Scolast ica : persona est rationalis
naturar individua substantia (la persona è un essere individuale di natura
ragionevole). Leibniz pone l’essenza della persona nella coscienza di s . nella
consapevolezza d’un’identità, d’essere sempre la stessa nel diversi momenti e
mutamenti dell'esistenza individuale. -Kant aggiungo che la persona, come
essere ragionevole e libero, ò anche responsabile, è un essere morale, un f ine
in sé, cioè non dovessero mai trattato corno un semplice mezzo. In conclusione:
la personal un essere cosciente di e moralmente autonomo. Pessimismo (opposto:
ottimisnw) {filos.): consisto nella convinzione elio la vita coi suoi dolori,
le sue preoccupazioni e le sue miserie senza line, è un mole o, anche, cho
nell’esistenza la somma dei mali è sui>criore alla somma dei beni. >• Noi
sentiamo il doloro, dico Schopenhauer, non l’assenza del dolore, sentiamo la
cura uou la sicurezza, la malattia non la salute: la vita dell’uomo oscilla
come un pendolo fra il dolore e la noia ». Ri conseguenza, come pensa anche la
filosofia indiana, lo sforzo per liberarsi dal male, o, almeno, per attenuarne
il ppso costituisce la somma saggezza umana. Petizione di principio {Ionica): ò
un sofisma che consisto nell'accogliere corno dimostrato ciò che invece ò da
dinio-, strare {si postula fin da principio, àpX7j$» ciò che si dove appunto
dimostrare) ^ e piti specialmente nel fondale la verità d’un principio sopra
una proposizione che, per essere vera, ha bisogno della verità di quel
principio (p. e.: Tanima ò sostanza spirituale, perché ò immortale). Piacere
(opposto: dolore) {psicol.): il piacere o il dolore, essendo dati immediati
della coscienza, sono indefinibili, sono i due poli estremi e opposti della
vita del sentimento, Secondo ima teoria già ammessa da Aristotele, il piaceli)
sarebbe legato ad ogni atto naturalo e normale della vita e segnerebbe un
aumento dell’attività vitale, tiu consumo più elevato o più libero dell’energia,
mentre il doloro indicherebbe una diminuzione della vitalità, quasi uti grido
d’allarme di fronte ul pericolo; ma tale teoria oggi è in parte contestata. (
filos .): per Artstippo di Cirene, il piacere, che è dato dal movimento dolco
della sensazione presente e libera da ogni cura per 1'avvenitc, è il fondamento
c la misura di ogni bene: questo ò 11 principio dc.W edonismo. il piacere
inteso come assenza del dolore, calma dello spirito, è il principio dell’etica
epicurea. per Aristotele il piacere affina e perfeziona Ratti'vità anche nei
suol gradi più elevati; p. ‘e., la gioia cho accompagna la musica è incitamento
naturalo alla creazione musicale., Houbes, appoggiandosi al principio
materialistico che la sensazione è un movimento del corvello, pensa che, so
questo movimento è favorevole idi'insieme delle funzioni vitali, produco 11
piacere, nel caso contrario il dolore: donde duo motivi essenziali d’azione: la
ricerca dei piacere e la tendenza a fuggire il dolore. -per la dottrina
intellettualistica di Leibniz il piacere è un processo intellettuale
oscuramente percepito, una «petite, insenslble perceptlon : p. e., il piacere
della musica è dato dall‘accordo e dal numero delle vibrazioni sonore percepito
dall'orecchio in maniera confusa. per Kant il piacere è iu diretto rapporto con
lo stato favorevole dell’or** Pigra ragione 71 Positivismo gallismo c
deli-anima: « Il piacere è un sentimento che stimola in vita, il dolore Invece
le è d’impodimento «. Pigra ragione = v. innova rotto. Pirronismo (/ ilo *.): i»
stretto ilesigna la dottrina scettica di PnrnoNE. giunta a noi nei frammenti
del suo discepolo TIMONI', in SlLLOOKAFO (sec. I 1 a Cr ) o negli scritti di
Sesto Ejiruuco (circa 11 200 d. Cr.); in senso tergo e sinonimo di soettteismo.
di cui Pinone È considerato II fondatore (v. scrii,n877JO ). ., Pleroma (gr.
7uXr 4 pco(j.a. ila TtXTjpoo = riempio) (filos.): ò per gli amatici (vedi) il
complesso degli Koni che escono dal principio originario, daU’Kone perfetto,
cioè dalla divinità (y. Eone). Pluralismo (opposto: monismo ) (filo».): designa
le dottrine che pongono piii principi! essenziali e distinti per spiegare la
composizione dell’universo; appartengono, fra gli altri, a questo indirizzo:
_Empedocle, che alla materia unica del naturalismo ionico sostituisce «quattro
radici di tutte le cose »: fuoco, acqua, etere, terra, che sono l’ essere
immutabile; il loro mescolarsi o disgregarsi è dovuto a due forze, l 'amore
ioiXÓttk) e la discordia (veixoc); _gli atomisti, che affermano due principi:
Vatomo e il vuoto; gli atomi sono Infiniti di numero, materiali, della stessa
qualità, eterni ; le cause del loro movimento sono la gravità e il vuoto (TÒ
xcvóv);, „, \ v asm agora . nel quale gli elementi dell'universo sono le
omeomerie (v. questo termine), messe in moto da una materia sottile e
impalpabile. l'Intelligenza (voucj). * cosa infinita, padrona di sé.
ocÙTOxpaTéc. che è in sé e per sé «, la più fine e più pura di tutte le cose ;
Leibniz, pel quale le vere sostanze costituenti l’universo sono le monadi. tornite
di attività o forza propria, unità spirituali cho sono disposto per gradi, i
quali vanno dalla monade oscura e confusa alla monade delle monadi, a Dio.
Pneuma (gr. 7tve0(itx, da irveto 8 ° r_ Ho. spiro) (/ilo*.): per gli Stoici è
la forza originaria divina che anima il cosmo, un softtn vitale caldo ohe
appare in forme e gradi diversi nel corpi Inorganici, nelle piante, negli
animali; e nell’uomo appare come ragiono ( AoyOC). conservando sempre la sua
unità, giacchi) il grado Inferiore si conserva o opera nei grado supcriore.
Pneumatico (gr. da nvgùlJ.X= alito, sofflo) ir,'Ha. o /ilo*.): usato spesso nel
Suor » Testamento nel senso di spirituale. , K . r gii Gnostici gli uomini,
secondo Il grado di perfezione spirituale, sono detti ilici (= materiali, da uX’f]
= materia), psichici (= esseri animati) c pneumatici (*= originati dallo
spirito). Polidemonismo (dal gr. TtoXu;molto e SiUojv = demone) Ir, tir/.):
credenza che scorgo in ogni fenomeno naturale il prodotto di entità spirituali.
Pollmatia (gr. ToXu-na&ta = esteso sapere) i/ilos.): è il procedimento che
ERACLITO rimprovera a ITTauora. di dedicarsi a indagini particolari, alla
minuta erudizione che impedisco la visione diretta e unitaria del cosmo:
iroX'J[.ia{Hx vóov e/mv ou Stòaoxei (rapprender molte cose non educa 1
intelletto), e cioè: la rieoroa personale è migliore della tradizioni;.
Politeismo (relig.): è la concezione religiosa che ammette l’esistenza di piu
divinità personali e distinte. Positivismo Uilos.Ynel tempi moderni ne pose il
principio Davide Hume; la percezione è la fonte unica del conoscere; senza di
essa non v c idee, n concetto; un a priori, come lo pensa il razionalismo, è
impossibile, c ogni metafisica che oltrepassi respeiienza deve respingersi. Il
nome di positivismo fu introdotto da Augusto CoMTK, secondo il quale la civiltà
e la scienza percorrono tre fa-si ; _ a) fase teologica, in cui la spiega |
zione dei fenomeni è riferita ad esseri soprannaturali;, fase metafisica, in
cui la spiegazione dei fenomeni è riferita ad entità astratte, forze, sostanze,
cause occulte; . . . *, _ c) fase positiva, in cui la scienza »» per oggetto la
ricerca rigorosa dei fatti e dello leggi, cioè dei rapporti costanti che col
legano i fenomeni osservati nella loro genuina realta; più in la non * pnù andare
e la metafisica si perde in astrazioni vuote e in vani sogni: la scienza è
ricerca di relazioni, di leggi, è retati ra, ma, permettendo di prevedere gli
effetti anche lontani e di calcolarli, risponde ai bisogni umani, « al servizio
del l’uomo. _ dopo il f’omte 11 positivismo si trasforma in un atteggiamento
dello spirito ehc ha soprattutto una tendenza antimotafisica e vuole attenersi
alla pura esperienza. Positivisti ni vano Positivo Predestinazion e senso sono
considerati G. STO ART Mill, K. SPKNCEB, I. TAINE, R. AUOIOÒ, h. Mach ecc., „
.., Positivo (scienza): è ciò ohe e effettivo, reale, constatato mediante
l'esperienza, c anche il prodotto d'un processo storico; p. e. religione
positiva, diritto poPoEsibii e e possibilità (AtoOj W* senta diverse formo; la
possibilità è. __„) fisica, nuando un fenomeno non contraddice ad alcun fatto o
ad alcuna legge empiricamente stabilita; _ l,) delVesperienza o reale, per Kant
è possibile ciò che «'accorda con le condizioni formali dell'esperienza, ossia
con le forme dell'Intuizione pura dello spazio e del tempo, e con le forme dell
intelletto, cioè con le categorie; _e) Ionica, quando ciò che e pensato o
affermato non contraddice ai principi della ragione; però dal fatto ohe una
oosa è logicamente possibile, non si può oonoludero alla sua esistenza reale;
e) metaf isica : per AulSTOTKUJ la materia contiene la possibilità di ciò che
nuó attuarsi mediante la forma -,, Pe. un masso di marmo può divenir statua.
Post hòc ergo propter hoc c un sofisma che consiste noli affermare che un fatto
è causa d un altro fatto solo perché lo precede nel tempo. Postulato er
akiHTOTELE la materia è l'essere in potenza, l'essere allo stato virtuale,
possili lita che tonde verso la torma, verso 1 essere determinato (v. atto),
Pragmatismo (gr. rpayiia azione) ( fiios .): è la dottrina sostenuta in America
da W. James e in Italia da G. 1 Apini giovane, secondo la quale la conoscenza è
uno strumento al servizio dell’attività umana; il valore d un idea è riposto
nell'esperienza e la verità d'uua proposizione dipende dalle conseguenze che ne
derivano, cioè dal fatto che essa è utile, che riesce ad uno Hcopo, dà
soddisfazione, quindi se le conseguenze sono buone, cioè conformi a ciò che
l’uomo si propone, allora 1 asserzione è giustificala, cd é vera, e falsa nel
caso contrario: ossia la verità o la falsità d'un'ldea dipendono dalle sue
applicazioni, sostituendosi in tal modo alla ragione l'esperienza, al sapere I
azione. Per esemplo, nella questione se sia vero il materialismo oppure lo spiritualismo.
la decisione spetta a esame delle conseguenze: il miiterialismo. Densa W.
James, nei suol ultimi risultati pratici è desolante, . cade In un oceano di
disillusioni -, mentre lo spiritualismo, con la sua “razione d un ordino
morale, apre la via alle migliori speranze, -si riferisce sempre a un mondo di
promesse •. _ Prammatici (imperniivi)(«orale), sou per Kant consigli di
saggezza P ratica che contribuiscono alla felicita. Pratico (gr. irpotxTiwSs da
= opero: opposto: teoretico) i/iloa.). la distinzione e l’opposizione di iwa^co
c teoretico risalgono ai Greci. Aristotele attribuisce all'Intelletto pratico
(vou? ™«XTIx6?) l'ufilclo di occuparsi delle cose umane soggetto al mutamento e
legate all'azione, e lo considera subordinato all'Intelletto teoretico (vou?
&so>pr]Tix6?), che ha per oggettola conoscenza dell'universo e delle sue
lepori eterne. VVT1T r11f . _Cristiano Wolff nel sec. XM1I dir fonde le
espressioni di filosofia teoretica e di filosofia pratica, attribuendo la
superiorità alla prima. K!a.nt capovolge questo rapporto, perché nel dominio
dell'attività morale la ragione raggiunge una P iena aut nomia e apre all'uomo
uno spiraglio sopra una verità assoluta (il regno dei fini, ili cui domina la
libertà), mentre l'attività teoretica si limila alla conoscenza del fenomeni,
cioè a una verità relativa, a un mondo in cui regna la necessità (v. primato
della ragion praPredestinazlone (reWff.): è ia dottrina posta in termini
rigorosi da 6}. MQPredeterminismo Primum anso: tutto ù già fermo o prodestiI
nato ab aclerno uol giudizio divino; ciò elio deve accadere accadrà o l’uoino
nulla nc può mutare; la sua parto nel mondo è in ogni punto prestabilita e
soltanto la grazia può liberarlo dal male derivato dal primo peccato. Dopo ia
colpa originale lo stato dell’uomo è: non posse non peccare, mentre la libertà
d’Adamo era posse non peccare, e quella dei beati 6 non posse peccare. Perciò
la volontà umana nulla può senza la grazia, e tutto ciò che l’uomo fa di bene,
è Dio che lo fa in luì: potestas nostra ipsc est. Predeterminismo (filos. e
rclig.): ò la dottrina di S. Tomtuaso secondo la quale gli atti liberi umani
non solo sono previsti da Dio ( v. prescienza), ma sono predeterminati da Dio
nella sua provvidenza: ex hoc ipso quod nihil volunlati divinae resista,
seguitar quod non solum fiant ca quac deus cult fieri, sed quod fiant
contingcnter vel necessario quae sic fieri vutt. Quindi l’uomo è mosso in
antecedenza e naturalmente da Dio au agire in questo o quel modo, Ina la
divinità ha predisposto pure che agisca liberamente, ossia la sua azione c a un
tempo necessaria e libera. Kani, opponendo determinismo a predeterminismo, si
chiede: so ogni atto è determinato da cause anteriori, da fatti passati che non
sono più in nostro potere, come può questo conciliarsi con la libertà, la quale
esige che nel momento d’agire l’atto dipenda dal soggetto, cioè sia libero l «
Questo è ciò ohe si vuol saperi* e che non si saprà inni . Predicabile i,r
n,,om )• nella dottrina di Kasr eonivale al termine a priori, cioè Indipendente
dall’esperienza, razionale tper es nelle espressioni: ragion pura, intulzlone
pura, concetto puro). Ouadrivlo: nella Scolastica è la divisione degli studil
superiori costituenti la Facoltà delle arti-, comprende 1 anlau lica la
geometria, la musica e 1 astronomia; mentre il Invia, che lo precede, comprendo
hi grammatica, la retorica, la dialettica. Oualità (psicol.): indica gli
aspetti sensI bili offerti dalla percezione d’uu corno facendo astrazione dalla
loro intensità e quantità: p. es.: un suono, un colore, un sapore, un profumo;
e anche ciò che dà valore o perfezione ad una cosa, come quando si apprezzano i
pregi d’nn’opera d'arto oppure le virtù o lo abilità d'una persona. __t
logica): è una categoria del pensiero logico che risponde in Aristotele alla
domanda: ttoIo; = gitana?, ed esprime la maniera d'essere d’un soggetto; p. e.:
quest'uomo è bello, è brutto ccc. Secondo questa categoria fondamentale, 1
giudizi logici sono affermativi o negatici, ossia attribuiscono o negano una
data qualità a un soggetto. Qualità primarie e secondarie Job ): già per
Democrito e poi per Galileo, Cartesio o Locke sono primarie le qualità
costanti, universali, oggettive, rispecchianti la realtà nella sua vera natura,
come la grandezza, la forimi, il numero, la posizione, il movimento: «per
veruna immaginazione, dice il Galilei, posso separare una sostanza corporea da
queste condizioni; secondane sono invece le qualità accidentali e mutevoli,
come sapori, odori, colori, suoni, che « tengono lor residenza nel corpo, sensitivo,
si che, rimosso l’animale, sono levate e annichilate tutte queste qualità; le
quali sono dunque soggettive. Quantità (in generale 1* si applica a ciò che può
essere misurato ed espresso numericamente, e perciò presenta la possibilità del
piti e del meno, è suscettibile d'aumento e iti diminuzione. __ (logica): b una
categoria fondamentale che per Aristotele risponde alla domanda: jtfjdov
guaritami-, per essa l giudizi, secondo Kant, possono essere universali,
particolari, singolari, sccondoche 11 soggetto ò preso in tutta la sua
estensione (p. e.: lutti gli uomini sono mortali), o in una parto della sua
ostensione (p. e.: alcuni uomini sono poeti), o nella sua singolarità (p. o.:
quost’nomo è scultore). Quiddità (lat. scolast. guidditas) (logica): risponde
alla domanda guid est ? ed esprime l’essenza d'ima cosa, la torma nel senso
aristotelico. Quietismo (in generale): b la dottrina che ripone la quiete e la
felicità dell anhna nell'allontannrsi dalle coso ilei inondo o nel ritrarsi
nella meditazione Interiore e di Dio. _ 6 la dottrina dello spagnuolo Michele 1
do Molinos, secondo la quale si può raggiungere la perfezione e ottenere una
quiete assoluta dell'anima mediante un atto di fede e un assoluto abbandono a
Dio, che dispensa dalla necessità di ogni pratica religiosa e attività morale,
e, in generale, ili opero esteriori. Quintessenza: signitlea dapprima la .
quinta essenti» -, il quinto elemento cosmico, l'etere, considerato il più
sottile e puro; poi l’estratto condensato, essenziale il’uu corpo, d una
dottrina, infine sottigliezze complicate e vane. Ragionamento (logica): b
un'operazione dell’intelligenza che si svolge ili piu momenti, cioè in una
serie di preposizioni collegate fra loro per giungere a una conclusione che in
tutto o in parte è già Implicita in esse. Ragione (/ ilos.): in generale, è la
facoltà naturale di ben giudicare, di saper distinguere 11 vero dal false,
disporre m una serie coordinata e libera da contraddizioni idee, giudizi,
esperienze, col (ine di raggiungere un sapere oggettivo e universale, ossia
valido per tutte le intelligenze, anche se poche sono in grado di riconoscerlo,
di rifare da sé la via che ha condotto a tale sapere. _ per Platone la ragione
(vou?) e l'attività più elevata dell’anima, quella cho può rappresentarsi le
idee eterne; _. per Aristotele è ciò che distingue l'uomo dagli altri esseri; _
per s. Tommaso intellect.is e la taeoltà superiore e intuitiva ili conoscere.
Razionalo Ragion sufficiente ratio è In facoltà di conoscere diversiva [nomea
rattorti* sumitur ab inquininone et discussa; hdellrc us nomai sumitvr ab
intima penetratimi ver itati*)* __ „ er SPINo'/.v la. ratio da la conoscenza
vera, adeguata, dell’essere; «appartiene a lla natura della ragione il
contemplare le cose non come contingenti, ma come necessarie * (pr. II, 14);
essa ci apprende le cose sotto un «corto aspetto delle* ternità, sub queula.nl
acternitidìs specie; apro la via alla conoscenza pin alta, I alla « scindili
intuitiva -, a veder le cose sub specie aelernitatis. _ per Kant la ragione in
senso largò ò il intasare a priori, è la Incolta che ci fornisco: a) i
principi! o le forme a priori della conoscenza, che sono le intuizioni dello
spazio c del tempo, le categorie, le idee; b) i principi! a priori dell'azione,
ossia la regola della, moralità, la legge morale: nel primo caso è ragione
teoretica, nel secondo è ragione pratica; o l’una e 1 altra sono indlpondout 1
dall’ospcrienzn. _ In senso ristretto la ragione è per Kant la facoltà di
pensare lo idee allo quali non corrispondono oggetti nell’esperienza, cioè lo
idee di Dio, dell'anima, del mondo. -iu oppos. a tede rivelata è l'organo
della, conoscenza autonoma, a cui l’uoilio giunge con le sole sue forze; cosi
l’intende anello ( : A I.II.KO che scrive. . la Scrittura dovorebbo essere
riserbata nell'ultimo luogo; quello degli effetti naturali ohe o la scusata
esperienza ci pone innanzi a gli occhi o lo necessarie dimostrazioni oi
concludono, non deve in oont-o alcuno c-scr revocato in dubbio por luoghi della
Sorittura • (Lett. al Costelli). È dunque il procedimento naturalo dello
spirito umano ncU’acquisto del sapere. ^ Ragion sufficcnte (logica) : u il
principio formulato dal Leibniz, secondo il quale nulla avviene senza ragione o
motivo, cioè « nulla avviene senza che vi sia una causa o ragione determinante,
che possa servire a render conto a priori perché una cosa csisxc o non esiste,
è in un modo piuttostochò in uu altro », 8CHopenHAU ek lo rappresenta sotto
quattro forme: a) ratio estendi, principio dell’essere: ogni parte dello spazio
o del tempo è In relazione con le altre parti, in modo che ciascuna è
determinata e condizionata dalle altre ; _ b) ratio /fendi, principio del
dlvoidro: ogni nuovo stato (effetto) dev’essere preceduto da un altro (causa);
_ c ) ratio coanoscnuU, principio del conoscere: ogni giudizio che esprime una
cognizione deve avere un fondamento sufficcnte; _ _,/) ratio spendi, principio
dell agire. ogni atto della volontà dev’essere preceduto da un motivo.
Rappresentazione (psicol.); è il nprescntarsi, 11 riprodursi nella nostra mente
d'uua percezione anteriore, o quindi È affine a\V immagine ed è soggetta a
un'elaborazione interiore dipendente dall’azione continua delle altre
rappresentazioni ; perciò si dice che essa ha una sua vita propria, come
rimmagtne. _ Locke denomina rappresentazioni e Idee tutto ciò che è presente
alla mento, ciò elio questa percepisce in sò, o ciò che è oggetto Immediato
della percezione e del pensiero, mentre HOME distinguo nettamento percezione e
la corrispondento rappresentazione, copia debole o sbiadita della prima.
_peiLeibniz. è la funzione più importante della monade, ò la facoltà di
percepire e ili ridurre la molteplicità all’unità (p erceptio nihil aliud est
qiiam inultorum in uno exprtssum, est rcpracscntatio multitudinis in imitate).
Ogni monade si rappresenta, eioò percepisce, l'universo da un punto di vista
proprio, ohe s'accorda con quello delle altro monadi (v, armonia prestabilita),
f n percezione ò chiara, quando la conoscenza ohe abbiamo d uu oggetto ci
permette di differenziarlo dagli altri, oscura nel caso opposto; distinta,
quando un oggetto ò percepito o conosciuto nello sue qualità particolari ed
essenziali, contusa noi caso contrario; p. es.: un giardiniere può avere
un'Idea chiara d un iioro, ma non distinta; un botanico ne ha un'idea chiara c
distinta, Sc®OPENHAC'EK col suo principio: . il mondo ò la mia rappiesentazione
« esprimo l’essenza' dell» idealismo conoscitivo » (v. idealismo). Razionale
(in generale ): ò ciò che ò conforme alla ragione c al suoi prinelpii, ciò che
da questa trac la sua origine, (p. e. lo categorie kantiane), o ciò che in esse
ha 11 suo fondamento, o quindi non dipende dall’esperienza (p. e. le
matematiche, la meccanica razionale). Woijp distingue una cosmologia, una
ontologia, una psicologia c una teologia razionali, che Kant sottopone ad
RazionalismoRegno dei fini e8 amo crltioo per dimostrare l’impossibilità e le
contraddizioni d'nna metafisica razionale (v. ciascuno di quei termini). _per
Hi-'.cei. • ciò che è razionale è reale, e ciò che è reale è razionale »,
esprimendo con ciò il fatto elle il concetto ò l'essenza delle coso (come in
Aristotele le idee sono nelle gose stesse), cho tutta la realtà data
noU’csperienza umana ò accessibile alla.ragione c può essere inquadrata noi
concetti della ragione; cho so vi ò qualche cosa di irrazionale, questa non ha
che un’esistenza provvisoria. Però tale formula c non serve a giustificare
tutto ciò che avviene, p. es. : un errore di stampa o uno sternuto; ma cho gli
uomini vivano in imo Stato si chiarisce come razionale », ossia lo Stato è
l’attuarsi, l’incamarsi d’uu’idea. Razionalismo (opposto: e mpiris mo e
irrazionalismo) (filos.): b la dottrina che, avendo fede assoluta nella
ragione, afferma che la conoscenza della verità si apro non al scuso e
all’esperienza, o alla fede rivelata, ma allo piti alte funzioni dello spirito,
il quale non ò un recipiente vuoto, una tabula rasq. ma porta in sé e trae
dalla sua interiorità principi!l’attività, idee (p. e. di causa e di sostanza),
che consentono di penetrare nella realtà, considerata razionale nella sua
essenza, comprenderla, ordinarla, volgerla a beneficio dell'uomo nell’opera di
dominare la natura. Razionalisti si possono considerare nell’antichità
Parmenide, Platone, Aristotele; Cartesio inizia il razionallsmo moderno,
seguito da Spinoza, Leibniz, Kant, Hegel, eoo. --dai principi costitutivi della
ragione il razionalismo trae un diritto, una morale, uua religione naturali.
Intendendosi qui per naturale ciò cho ò concepito e costruito dalla ragione,
quindi opponendosi a diritto positivo (cioè lealmente in vigore), a morale
tradistimale, a religione positiva o storica. -Kant, per dare un fondamento
solido alla conoscenza, fonde empirismo e razionalismo, distinguendo la
materia, cioè il complesso delle impressioni cho ci giungono dall’esterno per
la via dei sensi, e la /orino, cioè 1 principi! che lo spirito trae da sé per
ordinare la materia. Perciò l’uomo conosce le cose, 1 fenomeni solo In quanto e
nel modo ondo trapassano nelle forme dello spazio e del tempo e delle caie\
gorie, cosicché non i concetti si modellano sulle cose, ma le cose sui
concetti, e l’intelletto non attingo le sue leggi dalla natura, ma gliele
impono. Quosta dottrina può definirsi un razionalismo critico. Realismo
(filos.): in oppos. a nominalismo o a concettualismo è la dottrina cho nel
problema degli universali ammette che le ideo generali hanno un’esistenza
indipendente dolio spirito che le concepisce e dagli esseri individuali; si
collega a Platone che pone lo idee fuori del mondo sensibile, e ad Aristotele
che le pone nelle coso stesse. -in opposizione a idealismo si applica alle
dottrino cho ammettono l’esistenza reale d'un mondo esterno, d’un oggetto
indipendente dal soggetto pensante o di natura diversa da esso; vi appartengono
moltissimi filosofi antichi o moderni. -In estetica esprime la tendenza
artistica alla riproduzione esatta della realtà naturale e degli avvenimenti
umani ; è sinonimo di naturalismo, che la riproduzione fedele, integrale o
artistica delia natura vorrebbe rivolta anche ad un fine scientifico. Realtà
(filos.): in opposizione a possibilità o a irrealtà esprime ciò che è
attualmente esistente, sia sotto forma materiale e sensibile, sia sotto forma
intellettuale o ideale. in opposizione ad Apparenza indica ciò ohe veramente è:
p. e., un bastone posto di traverso neU’ncqua corrente sembra spezzato, ma in
realtà non ò. iu opposizione alla realtà empirica v’è una realtà metafisica,
che è al di là dei fenomeni percepiti dal sensi; è accessibile olla sola ragione
o anche ineonosoibilo, come la cosa in si di Kant. (logica): realtà è una delle
tre categorie kantiane della modalità (realtà, possibilità, necessità ); il
giudizio di realtà enuncia semplicemente un fatto o un rapporto di fatti come
effettivamente esistente (v. modalità). Recettività (dal hit. recipere =
accogliere passivamente; opposto: attività) (filos.): b la disposiziono a
ricevere passivamente impressioni e suggestioni dall'esterno. per Kant la
sensibilità è recettiva, ossia ò la facoltà di ricevere impressioni per la via
dei sensi, che formano la materia del conoscere. Regno dei fini (morale):
nell’etica di Kant è l’idealo di una unione sistematica degh esseri ragionevoU,
per i quali Regressus in inflnitum è cosa spontanea l’obbodicnza alla lecite morale
«li cui essi stessi sono sii untori: fc il regno della libertà in opposizione
al mondo fenomenico, In cui domina la causalità c, quindi, la necessità.
Regressus in inflnitum (/ito*.): secondo gli Scettici antichi il filosofo
dogmatico è costretto a un regresso ail’iullnlto, cioè a risalire, senza mai
fermarsi, nella serie dei principii, se vuol non lasciare alcuna affermazione
indlmostrata c non porro corno primo principio una proposizione arbitraria o
un’ipotesi elio ha bisogno d'essere dimostrata. Ha il oorrispettivo nel
prògressus iti infittitimi (v. questo termine). _per Kant il regressus nella
serio «lei fenomeni dell’universo conduce in il idefinitum, cioè la serie dei
fenomeni è potenzialmente illimitata, non dollnlta. Relativismo (/ito*.): si
applica alle dottrine cho accolgono lo. relatività della conoscenza umana,
limitata ai fenomeni c «ile loro relazioni tostanti, ossia olio lauri,
dichiarando che citi cho si pono ai di là di ossi, o è inconoscibile. come
pensa lo Spencer, o non esisteaffatto, come dice C'omte, Relatività (/ito*.): è
il carattere ohe si può attribuire alla conoscenza, di essere relativa (v.
relativo). Relativo (opposto: assoluto) (/ito*.): è relativa la conoscenza, in
quanto la si fa dipendere dalla costituzione soggettiva dello spirito umano,
dal rapporto fra il soggetto o l’oggetto e si esclude la possibilità di
cogliere con l'intelletto unii verità assoluta. -la relatività della conoscenza
è sostenuta già dallo Scetticismo greco con Enesidemo, mediante dieci tropi che
ponovano in rilievo la soggettività dello percezioni dovuta alle differenze fra
gli uomini, diversi di corpo, di temperamento, di anima, dominati da
disposizioni o condizioni variabili, come la, salute, l’età, le malattie; che
percepiscono diversamente socondo le distanze, le posizioni, la complessità
degli oggetti, la rarità e la frequenza dei fenomeni ecc. -anche per Kant la
conoscenza è relativa, essendo limitata al fonomeni e ai loro rapporti, mentre
la cosa in sé, che sta dietro ad essi, è inconoscibile. un’Importante
concezione delia relatività è quella odierna dell’EiNoTBix, che estende ni
movimenti accelerati e alia stessa gravitazione la relatività ammessa in
meccanica: la massa d'uti corpo non è costante, ma varia in funzione della
velocità; non v’è spazio e Religione tempo assoluto, le dimensioni ilei tarpi
sono relative, giacché un corpo, trascinato in una traslaziono, subisco una
contrazione nel senso del movimento; spazio, tempo, energia sono fra loro
collegati; si Invecchia piti in un Inogo che in un altro. _ vi ù anche una
concezione relativa della attirale : i principi dell’apprezzamento o della
condotta morale dipendono dal carattere, dal grado di civiltà d’un popolo,
dall'iunbionte nslco o sociale, dalla tradizione eco.; non esistono principii morali
assoluti. a 31 osò, ai profeti, e, in maniera completa, insegnate agli uomini
dii Cristo e consegnate nelle .Sacre Scritture. Romanticismo (opposto:
classicismo, illuminismo): v un Importante movimento spirituale Iniziatosi
verso la due del scc. XVIII, che ha un'aziouo rilevante sui filosofi sorti dopo
Iva.it (Fiotti:, Sm maino, Hegel eco.). L'Idea centtale è quella di vita
pensata come forza originarla, immateriale, irriducibile, incosciente,
spontanea, che rivela una verità piti profonda «li quella offerta dalle • Idee
chiare e distinte li! Cartesio e dell'Illuminismo; il senti• mento vi appare
più complesso e più ricco della ragiono astratta, il arnia ò superiore «vile
regole, l 'istinto più forte delle convenzioni, dello istituzioni, dei calcoli
della scienza. T)1 qui le conseguenze: «) di fronte all'ordine e ai modelli
classici è una rivolta contro lo regole e le convenzioni, un'esaltazione di
tutto le potenze della vita, un’affermazione della rclativitii di tutti gli
ideali o della mutabilità delle Torme estetiche; b) «'accosta alla natura, alle
intuizioni infallibili d'un istinto collettivo, inventa il genio della rozza,
l'anima dei popoli, pone l’ispirazione e il genio al disopra del sapere e
deìl’abilità tecnica; ai giardini e al parchi ben disegnati preferisce
ipaesaggi grandiosi e selvaggi, le solitudini (Rousseau); al razionalismo
oppone l’irrasionalismo, si stacca dai soggetti e dalle tradizioni classiche
per rivolgersi al Modto Evo, considerato più spontaneo, alla tradizione
cavalleresca, alla cattedrale gotica; ha il gusto e il senso della storia ;
contro l’antistoricismo degli illuministi ò storicistico. s Saggio (gr. 0096? =
sapiente) i/ilos.): l’ideale del saggio è definito, dopo Aristotele: l’uomo die
incarna la virtù intesa come sapere, abilità, prudenza, giustizia, indipendenza
dai beili esterni. Rispondono a questo ideale i Sette saggi, come anello il «
saggio stoico » clic ne attua il tipo morale più alto, offrendo il modello
pratico alla Roma «lei primi due secoli dopo ( ‘risto. La saggezza non 0
soltanto liberazione dalle passioni o dal l’utilitarismo volgare, ma anche
scienza ed esperienza armoniosamente operanti nella vita o gni ftte da un
ideale superiore. Sanzione (diritto e nomile): la sanziono giuridica, ossia la
pena, ó determinata da tre fattori: dallo esigenze della difesa sociale;
dall'offesa clic il delitto reca al sentiment o «li giustizia, pel quale 11
colpevole, partecipe della ragione, è considerato come persona razionale,
trattato come tale o quindi costretto a subordinarsi alla ragione comune,
infine dall’offesa portata all’ordine morale, per cui, oltre al ripristinnmento
deU'ordino giuridico, la pena mira anche ad educare possibilmente il colpevole
a sentimenti migliori. La sanzione morale, cioè la riprovazione e il rimorso, è
una reazione della Volontà morale Idealo contro la volontà inoralo Imperfetta,
che ha violato la legge morale: il fondamento di essa va corcato nella
responsabilità di noi verso noi stessi (Martinetti). Scetticismo (gr.
ay.irrzrjij.xi = Investigo ; opposto: dogmatismo) i/ilos.): è la dottrina
fondata da l'iuuoNi:, secondo la quale la mente umana non può cogliere verità
alcuna intorno alla vera realtà delle cose, ma solo apparenze. Non esiste un
criterio di verità che permetta di distinguere le rappresentazioni vere «la
quelle false, donile l’astensione dti ogni giudizio iZTZoyT,) e l’indifferenza
(àSiatpopta). il dubbio Schema Scolastica sistematico c una tranquillità
d’animo Inalterabile (&Tapoc££a). Dapprima, mediante la disciplina della
condotta morale, mira alla calma e alla quiete dell’esistenza, ma alla line
diviene anche una disciplina dello spirito scientifico, grazie al suo
atteggiamento eri-fico e al severo esame cui sottopone le dottrine filosofiche
contemporanee, specialmente Pepicureismo e lo stoicismo. Schema (gr. cr/-? (i
iia = forma, esteriore), figura) (//los.): in generale indica il disegno, la
figura che rappresenta in maniera semplificata le linee essenziali d’un oggetto
o d’un movimento. -per Kant lo schema trascendentaleindica una rappresentazione
intorme* diaria fra un’intuizione sensibile (per es. : d’uri dato triangolo) e
un concetto (per es.: 11 triangolo in generale); ed è affine da un lato al
concetto puro, in quanto non contiene nulla d’empirico, e dall’altro lato alle percezioni,
e quindi all’ordine sensibile. Perciò esso permetto di applicare indirettamente
agli ; oggetti dell'esperienza i concetti puri dell’intelletto, cioè lo
categorie, che sono inapplicabili per via diretta. Cosi lo sohema della
sostanza, cioè la rappresentazione sotto la quale si raccolgono i fenomeni per
poter loro applicare la categoria di sostanza (v. questo termine), è il
substrato che permane nel tempo; lo schema della quantità è il numero, mediante
il quale la continuità dei fenomeni è distribuita in quantità determinate.
Questi schemi sono creati dall'immaginazione, che ò una facoltà intermediaria
fra l’intelletto o la sensibilità, con essa Kant vuol risolvere l'antico
problema dell’accordo fra le idee, le categorie o le cose; per risolvere il quale
Cartesio era ricorso allaveracità divina, Malebranche alla rivelazione, Spinoza
al parallelismo (per cui l’estensione e il pensiero sono gli attributi d'un
unica sostanza, di quella divina), Leibniz all’armonia prestati• •Scienza: è un
complesso di cognizioni dovute a ricerche metodiche (fondato sull’esperienza
guidata dalla ragione), disposte in un sistema ben coordinato, suscettibili di
dimostrazioue e aventi per oggetto una parte ben definita della realtà
naturale. I suoi strumenti 6ono: l’osservazione diretta dei fenomeni,
l’csperimento, l 'induzione, la deduzione. Galileo apro ima via nuova alla
scienza, sostituendo olla ricerca delle qualità, propria del metodo
aristotelicoscolastlco e ancora presente in Bacone, la ricerca «iella quantità,
esprimibile con formule matematiche; quindi non più forz e qualità occulte, ma
elementi spaziali c numerici. Anche oggi gli atomi, gli ioni, gli elettroni c
le loro composizioni quantitativo sono l'oggetto dell'indagine scientifica. * L
'aggetto della scienza è duplice, secondo filosofi c scienziati (BENTHAM,
Ampère, Hill, Hegel, Wcndt, ecc.), cioè: la natura o lo spirito, donde le
scienze della natura e le scienze dello spirito (o morali). Il Windklbanp
divide le scienze In nomotetiche (gr. VÓ(AO£ = legge, e tU1yjjì.i= pougo), come
la chimica o la fisica, che ricercano le leggi secondo cui si svolgono i
fenomeni naturali; o ideografiche (gr. = particola^ e ypàcpstv = scrivere),
cioè lo scienze storiche, che studiano gli avvenimenti passati, considerati
nella loro Impronta individuale e non ripetibili. Scolastica (dal lat. setola,
che è l’insognamento per eccellenza del Medio evo, quello della teologia o
della filosofia; scholasticus ò il titolare di tuie insegnamento) ( /ilos .): ò
la filosofia dominante in Europa dal hoc. X al XIV : le sue tesi fondamentali
sono: a) dualismo fra Dio. che è atto puro, puro spirito, e la creatura, nella
quale si mescolano l’atto e la potenza, la forma e la materia, l'anima o il
corpo; b) Dio è persona spirituale, ha creato il mondo dal nulla e lo trascende
; c) la parola di Dio manifestata nelle Sacre Scritturo è l'espressione
infallibile della verità; quindi, pur mirando a conciliare ragione e fede, cioè
la filosofia antica, specialmente quella d’Aristotele, col dogma cristiano, la
Scolastica afferma che la'ragione non può andare contro la fede, ma
subordinarsi a questa; d) la distinzione flit soggetto conoscente e oggetto
conosciuto, pensato come reale, indipendente dal soggetto nella sua esistenza;
e) la distinzione fra teologia e filosofia : la prima ha per oggetto l’ordine
soprannaturale in quanto è rivelato dalla parola di Dio; la seconda investiga
l’ordine naturalo per mezzo della ragione, ma accordandosi con la teologia. In
senso peggiorativo si dice che ima dottrina si trasforma in una scolastica
quando si irrigidisce in formulo verbali, in distinzioni e divisioni numerose.
sottili e astratte, in tesi imSecondarie Simbolo mutabili, o perciò diviene
stagnante, incapace di progredire. Secondarie (qualità) = v. qualità.
Sensazione (psicol.): è la piò semplice modificazione della coscienza, il
processo psichico nella sua forma elementare; presenta due aspetti: a) è
recettiva, cioè passiva, in quanto è prodotta da stimoli esterni o Interni; p.
o. un raggio di luce, la contrazione d’un muscolo, che dònno rispettivamente
una sensazione visiva o muscolare: li) è successivamente attiva, in quanto le
impressioni provenienti dagli stimoli sono elaborate dalla coscienza, nella
qualo già si trova ima molteplicità, d’elementi psichici, di ricordi, di
immagini, occ. ; perciò la sensazione ò il prodotto dell'analisi e
dell’astrazione. Sensibilità (furimi.): è la facoltà d’aver sensazioni, di
conoscere por mezzo doi sensi, o anche di provare piacere o dolore che
accompagnano lo sensazioni; _da Kant la dottrina della sensibilità, clic ò la
capacità di ricovero passivamente impressioni da oggetti osterni por la via del
scusi, ma ordinate nello forme a priori dolio spazio c del tempo, è detta
estetici i. Sensismo (filos.): dottrina che consiste nel far derivare tutto le
nostro facoltà o le nostre conoscenze dalla seusuzione ; ò rappresentato dal C
ONDII*i*ao (sec. XVIII), che dalla sensazione fa derivare la memoria,
l’attenzione, il giudizio, il sentimento, lo volizioni. Si distinguo
én\Yempirismo, in quanto questo ammette duo fonti del conoscere: la sensazione
o la riflessione. Senso ( psùvl .): è la facoltà (p. e. la vista, l’udito, il
tatto) che mette gli esseri viventi in rapporto col mondo esterno c dà luogo a
una determinata classo di sensazioni (visivo, uditivo, tattili eoe.). _
(morale): il senso morale consiste in una facoltà innata dì distinguere
intuitivamente Il bene dal male, facoltà ohe dove considerarsi parto integrante
della natura umana; tale dottrina è sostenuta per la prima volta dagli inglesi
SnAFTEsnniY o Hvtchkson. Senso comune: comprende un’insieme indeterminato di
opinioni c ili cognizioni condivise quasi universalmente, che si impongono o
por la loro evidenza o per il loro valore pratico, o anche per l'autorità della
tradizione. (Jilos.): per Aiustotklk II senso comune (Jtotvi) crìa&r,oiz) è
una specie di senso interno cho ci dà la coscienza della sensazione o, al tempo
stesso, coordina I dati offertici dai singoli sensi particolari (udito, vista,
ecc.): esso costituisco quindi l'unità del soggetto senziente di fronte
all'oggotto sentito. _I*a scuola scozzese del senso comune (Reto, Dcoai.p
Stkwaht) ammottesenza discussione come validi i principi accolti da tutti gli
uomini, oppure « cosi indispensabili nella condotta della vita elio il
rinunzlarvi equivale a cadorc in numerose assurdità speculativo e pratiche
»(Roid), e anzitutto afferma l’esistenza realo dell’oggetto, indipendentemente
dall’attività percettiva del soggetto. Il senso oomuno sostituisco la ragione
nella filosofia e,anohe nello matematiche. Sentimento (psicol.): In senso ampio
esprime il complesso degli stati allei Ziri, cioè di tutti quei processi
soggettivi, interiori, gradevoli o sgradevoli, legati con lo funzioni vitali e
con la psiche dell’Individuo, come le emozioni, le passioni ecc. m in senso piò
ristretto è uno stato affettivo stabile, o ancho un’attitudine costante a
provare emozioni, corno il sentimento estetico, morale, intellettuale, il qualo
ultimo consisto nel piacere complesso cho dà l’esercizio dello funzioni
intellettuali. Sentimento fondamentale corporeo: ò l’cspressiono usata dal
Rosmini per indicare la cenestesi (vedi). Sillogismo (gì-, ouXXo^tojxó;, da
uoXXévw = raccolgo) (lattica): Aristotele, che ne ha creato la teoria, cosi lo
definisce: ò un ragionamento (Xó-fb?), nel qualo, posto alcune cose, ohe p. o.
« l'uomo ò mortalo ".e 0 Socrate ò uomo », un’altra cosa no risulta
necessariamente, che « Socrate è mortalo », per qu sto solo cho 1 primo sono
posto. Consta di tre proposizioni, di cui Io primo due diconsi premesse ; la
terza, implicita in queste, conclusione-, e comI prendo tre termini: il
maggiore, che ò il concetto più esteso (nel sillogismo citato: mortale), il
minore (Socrate), il medio (uomo), che ò il ponto di passaggio. Corrisponde ai
noti principi: ciò cho è contenuto nel genere ò puro contenuto nella specie; e
nel linguaggio matematico: tiue quantità ugnali a una terza sono uguali fra
loro. Simbolo = «offro insieme) ( psicol .): in generale consiste
nell’esistenza di disposizioni identiche in due o più individui della stessa
specie o di specie diversa. nella sua forma più umile è un accordo di
movimenti, detto sinergia, come si osserva nel riso o nello sbadiglio, che si
propagano quasi per contagio. nella sua forma superiore ò un accordo di
sentimenti, una sinestesia, un movimento che ci porta verso gli altri, a gioire
della loro presenza, a partecipare allo loro gioie c alle loro pene, c alla
fine si muta in «unore attivo, che supera i limiti della nostra co¬ scienza per
rivelarci la presenza imme¬ diata d’un’altra coscienza; scopro va¬ lori (come
pensa Max Scholer), men¬ tre l’intelligenza dà solo rappresenta¬ zioni.
(morale): è il fondamento della mo¬ rale dell’inglese Adamo Smith: * la fonte
della nostra sensibilità per le sof¬ ferenze altrui, egli dico, è la facoltà di
collocarci con 1 ’immaginazione al loro posto, facoltà ohe ci rende capaci di
concepire ciò che essi sentono o d'es¬ serneaffetti »; por essa giudichiamo
moralmente delle azioni altrui e delle nostre. Sincretismo (gr. ouY-xpiJTurpóc»
no¬ me derivato daH’unione dei Cretesi di fronte al nemico, nonostante lo
dissen¬ sioni intorno) (in generale): esprime l'u¬ nione artificiosa, senza
critica, di idee o teorie di disparata origine, nel campo della filosofia come
in quello della re¬ ligione. Sinderesi (forse derivata da auvirrjpnjai? =
sorveglianza, o, per deforma¬ zione, da vet$Y)el libero consenso degli indivi¬
dui ed è fondato sopra la volontà della nuiggioranzu, espressa mediante 1 rap¬
presentanti del popolo, donde lo Stato liberale rappresentativo coi suoi tre
poteri ben distinti: legislativo, giudi¬ ziario, esecutivo, quale traeeorà più
tardi Montesquieu por Rousseau lo stato sorge pure dallo stato di natura per un
contratto pel quale l’individuo, naturalmente buono, trasferisce il buo diritto
al po¬ polo, riunito in assemblea, la cui sovra¬ nità è assoluta c
inalienabile; la volontà generale, manìfestantesi nelle decisioni della
maggioranza o nel potere legislativo, che è il potere supremo, implica la
volontà di tutti gli individui. Di qui il governo democratico. Stato etico
(filos.) : per Hegel lo Stato è Tincarnazione suprema della moralità,
l’attuazione delle Idee morali, lo spirito del popolo divenuto visibtlo; perciò
il suo fine non è di assicurare la libertà individuale, la sicurezza, la
proprietà dei singoli, giacché l’individuo non ha obbiettività, verità,
moralità se non in quanto è parte dello Stato, e la vera volontà dell’individuo
(la quale ò pensiero attuautesi nella realtà) è volontà razionale, quindi ani
versale o, alla fine, identica alla volontà dello Stato: la rappresentanza del
popolo non deve ingerirsi negli affari dello Stato, ma solo eccitare il governo
a rendere pubblica ragiono dei suoi atti, elevandone cosi la vita a un grado di
coscienza Stoicismo 91 Superuomo sempre più alto. Questa dottrina dell’Hegcl è
l'affermazione dell’onnipotenza dello Stato. Stoicismo (/ iloa .) o PORTICO,:
dottrina della Scuola filosofica fondata da Zenone di Cizio, elio fu aperta in
Ateno nel ITI scc. a. Cr. nello Stoa Pecilo (portico ornato delle pitture di
Poiignoto) od ebbe cinque secoli di vita e duo periodi, quello preco o quello
minano (con Seneca, M. Aurelio, Kpittcto): professò un panteismo secondo il
quale 11 mondo è animato da una forza immanente, la ragionecosmica simboleggiata
nel luoco, della quale l'anima ù una particella. 11 lino supremo della condotta
umana è per essa l 'avalla, che si raggiungo con la virtù, cioè liberandosi
dallo passioni, obbedendo alle leggi inflessibili, ma ottime, con le quali la
divinità reggo 11 mondo. Storicismo (/flottitela tendenza a considerale un
oggetto della conoscenza come il prodotto d’uu’cvoluzione storica; ha un
duplice aspetto: . d) in opposizione all' filmai mano, considera 1 prodotti
spirituali non come l'effetto della ragiono, concoplta uguale dovunque e
costante, ma corno Il risultato Ionio d'uno sviluppo storico, durante il qualo
1 caratteri essenziali si conservano, mentre quelli accidentali cadono ; -
i>) In opposizione al naturalismo meccanico, considera e interpreta il tutto
come una manifestazione dello spirito umano nel suo svolgimento storico : cosi
per Heokl la storia ò lo sviluppo successivo della ragione c l'essenza di
quosta appare o si do finisce eoi caratteri che sorgono in tale evoluzione
idealo; l'essenza della filosofia è quindi da rioeroursì nella storia della
filosofia. Subcosciente tpsicol.): si dice del processi psichici debolmente e
oscuramento percepiti. Per primo il Leibniz ammise esservi nell’attività
psicologica « petites insensiblcs perceptions che, riunite e fuse Insieme,
possono produrre una percezione chiara; p. e. il rumore d’un’ondata marina è
dato da un numero incalcolabile di rumori infinitamente piccoli, non
percettibili separatamente. S’usa anche come sinonimo d 'incosciente. Sublime
(estetica): è il sentimento prodotto nell'animo dalla visione diretta o
dall'idea vivamente rappresentata della potenza.naturale n della grandezza
morale e intellettuale. -Kant distingue: a) 11 sublime matematico, provocato
dalla visiono o intuizione d'una grandezza assoluta nel senso dell’estensione;
p. e. la vista dell’oceano immenso, l’idea dell'immensità degli spazi cclesti;
i) Il sublime tlinamico, dovuto alla visiono della potenza non disgiunta dal
senso di sicurezza dello.spettatore: p. c. la vista d'un vulcano jn eruzione,
dell'oceano in tempesta. Questi spettacoli » elevano le forzo dell’anima sopra
la loro ordinaria mediocrità c discoprono in noi un potere di resistenza che ci
dà il coraggio di misurarci con l'apparento onnipotenza della natura. Il sublimo
quindi non è nelle coso, ma nel nostro spirito, ci eleva al disopra della
natura che è In noi, o di quella che è fuori di noi . Sufismo (relig.): è una
dottrina, dovuta a ispirazione neo-platonica c seguita da una setta mistica
mussulmana: Dio è il beno assoluto, l'essere puro, la bellezza eterna, 1'unica
o vera realtà, mentre il mondo del fenomeni è un semplice riflesso della
divinità, non essere, puro fantasma. Una vita spirituale rigidamente ascetica,
la stretta osservanza dei precetti sacri sono la condizione necessaria per
raggiungere il fine supremo proposto da questa dottrina all uomo.
l'annientamento in Dio. Suggestione (psieol.): nel significato più generale
f> l'evocazione, il suggerimento d’un’ideu o d’un sentimento cho qualcuno
esercita, volontariamente o no, sulla coscienza d’un altro Individuo o ambe di
se stesso (autosuggestione), e che agisce, senza trovare resistenza, sulla
condotta e sul modo di pensare di questo. È comune nella vita sociale. _ La
suggestione ipnotica consiste in un comando cui il soggetto obbedisco senza
riflettere, senza cho II suo consenso intervenga: per una specie «Vautnmatismo
irresistibile, egli compie tutto ciò elio gli viene suggerito, subisce,
illusioni, allucinazioni, iperestesie, anestesie dei sensi ccc. Superuomo:
termine usato da Goethe nel Faust o reso popolare da Nietzsche ; è la
concezione idealo d’un tipo futuro di personalità superiore, d'una specie
lituana meglio dotata di quella attuale. nell’umanità deve apparire tuia specie
più forte, un tipo superiore, che abbia all re condizioni, per creare c
conservare, clic rurnno medio Tn una prima conSussunzione Tempo codone U
superuomo era per Nietzsche il gonio che s’innalza sulla folla e la domina.
Sussunzione (dal lat. subsumcre = subordinare; gr. u 7 c 6 X 7 )^/i£) {Ionica):
è una forma di ragionamento che consiste nel pensare un individuo come compreso
in una specie, o una specie in un genere, o un fatto come l'applicazione d’una
leggo. .-per Aristotele il unionismo di sussunzione è il solo perfetto ; in esso
il termine medio è soggetto nella premessa maggiore e predicato nella minore;
p. e: « l’uomo è mortale, Socrate è uomo; quindi Socrate è mortale ». T Tabula
rasa {film.): a una tavoletta di cera su cui nuda è scritto viene paragonata
daU’empirtono l’anima umana, la quale nel suo nascere non ha ideo o cognizioni
innate. L’espressione si trova nel De anima d "Aristotele: &rsT:tp èv
Ypa[xu.o!T£t(p té \j.r,Sh ùitxpxsi y£vpx'j.;j.£VOv {sirut tabula rasa in qua
nihil est scriptum, traduce 8. Tommaso). Teismo (/ilo*.): si applica alle
dottrine ohe ammettono un Dio personale, trascendente, creatore del mondo; 6
proprio del Giudaismo, dcllTsliunismo e, più particolarmente, del
Cristianesimo. Teleologia (dal grt£Xo; = fine e Xóyo? discorso: scienza dei
fini) (/iios.): dottrina che ammetto una specie di ragione cosmica o un essere
supremo ohe agisca per cause finali, cioè per l’attuazione di determinati fini
nel mondo e negli esseri. È iniziata da Anassagora, sviluppata da Platone, da
Aristotele, dagli Stoici ccc. per Kant la vita della nat uni, pur essendo
soggetta al principio di causa e a leggi meccaniche, rivela tuttavia un’arte
tutta interiore, grazio alla quale essa si organizza, produco esseri
organizzati o viventi, che possono essere detti fini della natura. Però
l’ammettere questi fini non ha il valore di un principio costitutivo, ma solo
regolativo, cioè «esprime la regola senza la quale l’organizzazione della
natura sarebbe inesplicabile per la nost ra intelligenza ». Temperamento (gr.
xpaot? = mescolanza; trad. lat. temperamentum)(psicof.): dalla mescolanza dei
vari umori del corpo {sanane, bile, atrabile, linfa) e dai predominare d’uno di
essi i Greci dedussero la distinzione dei quattro temperamenti (sanguigno,
bilioso o collerico, melanconico, linfatico), distinzione che tuttora si
conserva. II temperamento lia il suo fondamento nella vita fisiologica,
specialmente nel sistema nervoso, consideralo in relazione con l’attività
psicologica; è ereditario. Tempo ( filo ».): vi sono due principali concezioni
del tempo : realistica o oggettiva, die ci ò data nella sua forma tipica da
Newton per cui il tempo lia esistenza reale, assoluta, senza relaziono con le
coso esterne, o scorre in so stesso in maniera uniformo per sua propria natura,
seuzu rapporto col mutamento. È bensì vero che !a divisione umana del tempo in
ore, giorni, mesi, anni è relativa; perù tale relatività diponde dalia mancanza
d’un movimento uniforme atto u misurare il tempo in modo preciso e noti
contraddice al carattere assoluto ili questo. (La relatività della misura umana
del tempo è sostenuta duo secoli dopo da E. Poincaré, fondandosi sul fatto che
tale misura si compie sulla durata dell’anno solare, la quale ò variabile; la
nostra misura del tempo è soltanto comoda, utile por le usigenzo umane, non
vera e assoluta). idealistica e soggettiva: preannunziata da Leibniz, pel qualo
il tempo esprimo l'ordine di successione dello nostre percezioni, appare nel
suo carattere più spiccato in Kant: il tempo è intuizione pura, la forma a
priori dei fenomeni del senso interno, cioè dei processi psichici, la
condizione necessaria e universale dello nostro percezioni; quindi è
soggettivo, in quanto è un’attività dello spirito umano, ma è al tempo stesso
oggettivo. In quanto è condizione d'ogni possibile esperienza. secondo
Aristotele a noi è dato solo il tempo itrescnle, perchè 11 passato non 6 più c
il future non ò ancora; quindi il presente è il limite fra 11 passato o il
futuro; fra tempo e movimento esiste un rapporto, in quanto il primo è la
misura numerica del secondo e contiene in sé distinzioni e divisioni che
possono essere calcolate o sommate. Agostino, pur affermando che Dio ha creato
il tempo, e con ciò attribuendo valore oggettivo al tempo, però quando lo
considera nel suo aspetto umano e psicologico, lo interiorizza, 10 pensa come
soggettivo, lo definisce una distenmo animar, per la quale tutto 11 tempo è
presente, giacché il passato Teodicea Teosofia ò presente nella memoria, li
futuro nell’aspettazione, mentre l’attenzione ci dà la coscienza del momento
presente (v. durata). Teodicea (gr. = dioc 8t*/.aia= cose giuste) (/ ilos .):
tonnine coniato da Leibniz per indicale quella parte della teologia naturale
che tratta della giustizia di Dio, ossia mira a giustificare j la presenza del
malo nel mondo e a conciliarla con la bontà divina, o ad accordare inoltre la
libertà umana con* la realtà della provvidenza e pre-scienza di Dio. Per
estensione comprende la trattazione. dell’esistenza e degli attributi della
divinità. Quindi, se il nome è recente, l’argomento è oggetto di studio fin
dall’antichità greca (Platone, Aristotele, Stoici ecc.). Teofania (dal gr. 9
-eó; = dio c «patveiv ss apparire) ( filos. c relig.): ò il manifestarsi della
divinità, sia in maniera diretta, sia, in un significato più esteso, indirettamente
nelle sue opero o nell’universo. Teologali (virtù): v. virtù.'reologia (gr. dio
e \ 6 yo$ = discorso) ( relig . e filos.): è la dottrina che ha per oggetto la
divinità, i suoi attributi, i suoi rapporti con l’universo e l’uomo. -la
teologia rivelata o sacra s’appella. nella sua trattazione, solo alla parola di
Dio rivelata nelle Sacre Scritture o ai dogmi. la teologia razionale sottopone
l’oggetto della fede all’esame critico della ragiono. Teoria (gr. -ilstopCa =
investigazione intellettuale, scienza) (filos.): in opposizione a prativa,
designa la ricerca pura, disinteressata, indipendente dalle applicazioni
pratiche, non solo nella filosofia, ma anche nelle scienze, come la fisica c la
chimica. in opposizione a sapere volgare esprime la trattazione metodica,
sistematica, conforme a determinati principi, o anche appoggiamosi a ipotesi
scientifiche. nel significato (li contemplazione, vedi questo termine. Teoria
biologica della conoscenza (filos.): è la dottrina che fa derivare l’impulso al
conoscere dalla vita, intesa nel suo significato biologico, fondandosi sopra
l’ipotesi che lo spirito umano sia soltanto un’efllorescenza, una sublimazione,
un prolungamento della vita: perciò la conoscenza risponde alle necessità prime
e fondamentali doll’esistenza; la conoscenza, dapprima confusa e soggettiva,
conio nell’te/w/o, si va facendo più cosciente e cliiara, toccando lo suo torme
più elevate nella scienza c nella filosofia. Teoria della conoscenza (filos.):
ò la dottrina cho serve da introduzione alla filosofia e rivolge l’attenzione
non sull’oggetto conosciuto, ma sullo stesso soggetto in guanto conosce, sullo
spirito umano nella funzione del conoscere; in altre parole, è il ripiegarsi
della mente sopra se stessa per indagare il potere che essa ha di conoscere. È
stata concepita con chiarezza da Locke e, ancor più profondamente, da ICant,
che mira con la sua Critica della ragion pura a ricercare le fonti, i limiti,
il valore della facoltà conoscitiva deiruomo. Hegel nega la possibilità d’una
teoria della conoscenza, affermando cho ò Impresa chimerica voler fissare 1
limiti della ragione, anzitutto perché una ragione limitata non è più una
ragione; in secondo luogo perché la ragione soltanto può far la critica della
ragloue e, se questa riconosce e definisce i propri! limiti, con ciò non fa
altro che oltrepassarli, dal momento che la conoscenza del limite implica
necessariamente la conoscenza di ciò che sta al di là del limite. Teoria
economica della conoscenza (filos.): designa la dottrina cho, per comprendere
il legame tra i fenomeni, rinunzia al principio di causa e si vale soltanto
dell'idea di funzione (si vegga questo termine), riducendo a una pura
convenzione la differenza tra fenomeno fisico o fenomeno psichico. Ufficio
essenziale della conoscenza ò soltanto di descrivere 1 fenomeni e i loro
rapporti funzionali nel modo più semplice e con la maggior possibile economia,
riducendo una lunga serie di esperienze a una formula abbretriata, cho
risparmi! ulteriori esperienze, dispensi da ràgionamentì o eolcol 1 ?omplicatÌ,
e riduca la trattazione dei fatti alla più semplice descrizione. È
rappresentata da H. Avenarius (v. empiriocrilicismo ), dal fisico Mach e dalla
Scuola di Vienna: ha tendenza antimetafisica. Teosofia (gr. fi-sóc = dio e
009£a = saggezza): si può dire una metafisica religiosa, in cui entrano
clementi di varia natura e di diversa provenienza. L’idea-comune alle varie
dottrine teosofiche è di giungere alla conoscenza di Dio e delle cose divine
mediante l'apTermini 94 Tradizionalismo profondiment o della vita interiore e
obbedendo al precetto mistico clic « rientrare In sé j equivale ad « elevarsi a
Dio: in hurnano animo idem est minimum quoti intimimi : nell’anima ciò che vi è
di più alto e di più profondo coincidono (Riccardo di S. Vittore). Questo
procedimento rivela forze spirituali che si sottraggono alla volontà umana o
diurno luogo alla saggezza, alla calma e serenità interiore. Una credenza
teosofica caratteristica è l'evoluzione dell'anima attraverso la catena dello
esistenze, la dottrina della reincarnazione. I ermini del sillogismo = v.
sillogismo. Terminismo (filos.): è il nome dato al nominalismo di Guglielmo
d’Occam, pel quale ogni cosa reale ò individualo (quaclibet res co ipso quoti
est, est haec rcs) e sono vere lo proposizioni quando si riducono a termini,
cioè ad espressioni vorbali che esprimano esseri individuali. Terzo escluso
(principio del) (logica) : afferma che di due proposizioni contraddittorie se
l’una è vera, l'altra ò necessariamente falsa; una terza proposizione non ò
possibile. È stato formulato da Aristotele. Iesi £48-1600). anima del mondo,
antropocentrismo, coineklentia oppositorum, individuo, intelletto, monade,
monadismo, panteismo, principio, umanesimo. Buchnkr: materialismo. Bit RH) A
no: Buridano (asini» .n). CAMPANELLA: conosci te stesso, pri nudità. CANTONI:
neo-kantismo t 'arnkadk: Accademia, ignava ratio, progressus in intìnitum,
relativo. Cartesio: auCoscienza, autorità, bene, buon senso, cartesianismo,
cogito, conosci te stesso, corpo, creazione continuata, criterio, deduzione,
Dio, dualismo, dui», bio, errore, essenza, estensione, esterno (mondo),
formale, gianduia pineali?, idea, illuminismo, immediato, innato, legge, lume
naturale, materia, oggettivo, ontologica (prova), parallelismo, passione, percezione,
qualità primarie, schema, sostnnzialismo, spazio, spiriti animali,
spiritualismo. CICERONE: anticipazione, aporia, catalettica, cosmopolitismo,
eclettismo, etica, neo-pitagorismo. Comtk: discontinuo, filosofia della storia,
positivismo, relativismo, sociologia. COXPTLLAO: sensismo. Condorcet:
progresso. ( Vij’krnico: antropocentrismo. Cousin: eclettismo. CROCE: bello,
neo-hege Usino. Cesano: alterità, coincidentia oppositorum, doeta ignorantia,
emanazione, explicatio, individuo, macrocosmo. Darwin: darwinismo. De Bonald:
tradizionalismo. Democrito: analisi, anima, atomo, essere, filosofia, infinito,
materialismo, meccanico, monadismo, nulla, qualità primarie, spazio. Dkstutt de
Tràcy: ideologia. Dilthey: comprendere. Dubois-Reymond: ignorabimus. Dugàld
Stewart: senso comune Duns Scoto: anima, eeceità, individuazione, volontarismo.
Einstein, relativo. Empedocle da GIRGENTI: amore, elemento, infinito,
pluralismo. ENEsrDEMO: relativo, tropi. Epicurei: anima, anticipazione,
edonismo, empirismo, errore, etica, piacere. Epicuro: atarassia, atomo,
beatitudine, canonica, dinamen, dualismo, idoli, intermuncU, spontaneo,
utilitarismo. Epitteto: stoicismo. Eracuto: anima, attualismo, coincidentia
oppositorum, conosci te stesso, divenire, logos, polipiatin. Esiodo: etica.
Euckkn: astrazione, attivismo. Euhemkro (IN’ sec. a. Cr.): ovemerismo. Fechner:
legge di K., jwicofiaica. Feuerbach: umanismo. Fichte: antitesi, esterno
(mondo), idealismo, immaginazione, io, moralismo, romanticismo. Stato,
volontarismo. FICINO: Accademia, neo-platonismo. Filone: logos. Focilide:
gnomica. Freud: psicanalisi. Galileo: antropocentriamo, autorità, causa,
compositivo, empirico, epagoge, esperienza, esperimento esterno (mondo),
filosofia naturale, induzione, legge, numero, qualità primarie, ragione,
risolutivo, scienza. Gall: frenologia. GENTILE: atto puro, attualismo,
autoetwi, idealismo attuale, neo-hegelismo. Geulinx: cartesianismo, cause
occasionali. Gilsox:’ illuminazione. GIOBERTI: creazione, dualità, ente,
esistenza, formula ideale, intuito, metessi, ontologismo. Giustino:
apologetica. Gnostici: gnosi, intuizione, pleroma, non essere. Goethe: analisi,
superuomo, umanesimo, volontarismo. Haeckiu: biogenetico. Hamilton:
intuizionismo. IXartley): associazionismo. Hartmann: incosciente. Harvrt:
anima. Hegel: acosinismo, antitesi, attualismo, conosci te stesso,
contraddizione, dialettica, Dio, essere, esterno (mondo), evoluzione,
fenomenologia, filosofia della storia, idea, idealismo, intellettualismo, io,
liberti politica, non essere, ontologica (prova), ottimismo, panlogismo,
rappresentazione, razionale, razionalismo, religione, romanticismo. Stato
otico, storicismo, teoria della conoscenza, tesi, volontà. Heidegger: angoscia.
Helmuoltz: proiezione. Herbart: appercezione, pluralismo, volontà. Herder:
umanesimo. Hobbes: contrattualismo, illuminismo, piacere. Stato. Humboldt:
coltura. Hume: abitudine, analisi, associazione delle idee, associazionismo,
corpo, credenza, empirismo, osterno (mondo), fenomenismo, idea, impressione,
positivismo, religione, soggettivo. Husserl: eidetico, fenomenologia.
Hutciieson: senso morale. Huxley: agnosticismo. Hyde: dualismo. James:
emozione, pragmatismo, volontà di crederà Janssen: giansenismo. Kant: analisi,
analitica, antinomia, antitesi, antropologia, a posteriori, appercezione,
apriorismo, assoluto, autocoscienza, autonomia, bello, bene, carattere,
categorie, conosci te stesso, cosa in sé, cose e persone, coscienza trasccnd..
cosmologia razionale, credenza, oritiea, criticismo, deduzione trascend-, dialettica,
dignità, Dio, dogmatismo, dovere, dualismo, empirico, epigenesi, esperienza,
esperienza possibile esterno (mondo), estetica, etica, fenomeno, filosofia,
line in sé, forma, generatio spontanea, giustizia, idea, identità, illusione
metalisica, immaginazione, immanente, immortalltà. imperativo. individualismo,
innato, in sé, intelligibile, intendimento, intenzione, intuizione, legalità,
legge, libertà, limitativi, metafisica. modalità, natura, neokantismo, noumeno,
oggettivo, oggetto, ontologia, ontologica (prova), |iaralogiamo, passione,
pensiero, persona, piacere, [inssibile, pratico, predeterminismo, primato,
progresso, psicologia razionale, ragione, razionalismo, recettività, regno dei
tini, regressus, relativo, romanticismo, schema, sensibilità, sintesi,
soggettivo, soggetto, sostanza, spazio. Stato, sublime, tempo, teoria della
conoscenza, trnnoendontale, trascendente, volontà, volontà buona, volontarismo.
Kirkegaard: angoscia. Ivlaues (vivente): anima. Krause: panenteismo. Lachelier:
cause finali, i riduzione. 1. A lande (vivente): logistica. Lamennais:
tradizionalismo. Laplace: meccanica. Leibniz: antitipla, appercezione,
appetizione, armonia prestabilita, atto puro, bene, contraddizione, Dio,
energia, entelechia, idealismo, identità, illuminismo, incosciente,
individuazione, individuo, infinito, innato, intellettualismo, male, materia,
monade, monadismo, monismo, ontologica (prova), ottimismo, percezione, pesona,
piacere, pluralismo, ragion sufficente, rappresentazione, schema,
sostanzialismo, spazio, spiritualismo, spontaneo, subcosciente, tempo,
teodicea. Leonardo da VINCI: filosofia naturale. Lessino: umanesimo. Locke:
analisi, astrazione, contrattualismo, empirismo, esperienza, esterno (mondo),
ideo, modo, qualità primarie, rappresentazione, ritleesione, spazio, Stato,
teoria della conoscenza, tolleranza. Lotze: panpsichismo, valori (filosofia
dei). LUCREZIO: elmamen, internimid ;, progresso. M,|M 1018V fenomenismo,
induzione, Uacii u . ft Bell» con»poHÌtivfeino, icona t .ri-,)«gostinismo, corMalebranche
-e: etica, gnomica. Spencer: agnosticismo, altruismo, a posteriori, associar.
One dello idee, associazionismo, evoluzione, inconoscibile, libertà, omogeneo,
relativismo, sociologia. Specsippo: Accademia. Spinoza: acosmismo, adeguato,
amore, animo del mondo, assioma, attributo, beatitudine, bene, cartesianismo,
causo sui, cor[x>, determinazione, determinismo, Dio, ente, orrore,
esistenza, essenza, estensione, esterno (mondo), immaginazione, inimanente, in
sé, intelletto, intelligenza, Intelligibilc, monismo, necessario, panenteismo,
panpsichismo, panteismo, parallelismo, passione, per sé, ragione, razionalismo,
schema, sostanzialismo, spazio. Staiil: animismo. Stoici: adialora, uuima,
anima del mondo, anticipazione, apatia, ascetismo, asoroatieo, assenso,
atarassia, autarchia, beatitudine, catalettica, cosmopolitismo, empirismo,
esperienza, etica, filosofia, ignava ratio, indifferenza, legge, logos,
macrocosmo, male, nihil est in intelleotu, ottimismo, panpsichismo, panteismo,
passione, religione, ritorno eterno, saggio, spirito, stoicismo, teleologia,
teodicea, virtù. Stuart Mill: altruismo, associazionismo, concordanza,
differenza, edonismo, etica, induzione, positivismo, residui, variazioni.
Tainb: analisi, associazionismo, positivismo. Talete: filosofia, uno. TempieR:
Averroismo. Teognidf. : etica, gnomica. TertulUANO: allegorica, traducianismo.
Timone: pirronismo. TOCCO: monismo, neo-kantismo, AQUINO: analogia, anima, a
posteriori, a priori, contingente, contmgentia mundi, cosmologica (prova), creazione,
determinismo teologico. Dio. forma, idea, immanenza, individuazione,
intelligenza, ipostasi, metafisica, movimento, neo-scolastica, neo-tomismo,
ontologica (prova), prcdeterminismo, ragione, sinderesi, spiritualismo, Stato,
tabula rasa, tomismo, univoco, volontarismo. Tonnies: sociologia. Vaihinoer:
come se, iinziouc. Valentino (II sec.): coni, gnosi. Valkby: identità.
Vauhmioli: demone. VICO: corsi e ricorsi, degnila, filosofia della storia,
legge, provvidenza, verità. Vittorini: mistica, teosofia. Voltaire: ottimismo.
Winuelband: scienza, valori. Wolff: pratico, psicologia razionale, razionale.
Wundt: metafisico, normativo, psicologismo, scienza, volontarismo. Zenone
Ozici: stoicismo. Zenone Eleatico: antinomia, dialettica. z za jr'srs' PRINCIPI
DI LOGICA, LIVORNO, GIUSTI, Livorno, Tipografia di Raffaello Giusti. Una
tendenza naturale e invincibile dello spirito umano in ogni momento della sua
storia e del suo sviluppo lo spinge a conoscere e a spiegare i fenomeni che
cadono sotto i sensi; un tale bisogno s’applica dapprima alle cose che hanno o
sembrano avere un’utilità pratica e sono favorevoli alla conservazione e al
miglioramento dell’esistenza ; più tardi, quando la lotta per la vita è
divenuta meno aspra, la curiosità e la ricerca si l’anno a mano a mano
disinteressate e sono coltivate per sè stesse, senza mirare in modo esclusivo
alle necessità pratiche. Sorge allora il sapere scientifico, si formano
lentamente le singole scienze e la filosofia, le quali si possono ben
considerare come il prodotto più elevato e più pregevole dell’ intelletto
umano, del quale mettono in chiara luce tutta la mirabile potenza. Qualunque
scienza oggi si consideri, si possono in essa distinguere duo cose : la materia
ossia Voggetto studiato ; la forma ossia l’insieme delle operazioni che la
mente nostra compie e dei procedimenti che adopera per conseguire la scienza di
quell’oggetto e per giungere alla conoscenza vera delle cose. Valga a chiarire
tale distinzione l’esempio della psicologia sperimentale : la materia di questa
scienza è costituita da fatti psichici, cioè da quei fatti che ognuno può
constatare nella propria coscienza come sensazioni, percezioni, idee,
sentimenti, desideri, volizioni ; ma per ottenere la conoscenza scientifica
della materia psicologica occorrono svariate operazioni tra loro strettamente
connesse. Innanzi tutto è necessario formarsi un concetto ben chiaro del fatto
psichico, determinando con precisione i caratteri che gli sono propri e che lo
distinguono dagli altri fatti naturali, oggetto delle altre scienze; inoltre,
poiché i fatti psichici, come si presentano alla nostra osservazione, mostrano
fra loro differenze più o meno spiccate, sorge l’esigenza d’una classificazione
in fatti di conoscenza, di sensibilità, di volontà, dei quali bisogna poscia
ottenere una descrizione accurata, indagare le connessioni, ricercare e
stabilire le leggi. In queste operazioni e in altre simili ad esse, che
prescindono dalla materia e dal contenuto delle varie cognizioni, consiste
l’ufficio della logica, la quale si può quindi definire come quella parte
importante della filosofia, che ricerca e studia i principi formali della
conoscenza, ossia, per parlare con maggior chiarezza, qnellc cond izioni che
debbono essere soddisfatte, affinchè una cognizione, qualunque possa essere il
suo contenuto, si debba considerare come validamente costituita, ben fondata e
vera, non come un semplice caso o una supposizione inconsistente. In questo
modo mentre le altre scienze s’occupano d’oggetti particolari, le matematiche
del numero e dello spazio, la fisica dei fenomeni luminosi, elettrici, termici
eco., la fisiologia dei fenomeni vitali, la logica si occupa invece delle
condizioni generali della scienza stessa, in quanto mira ad assicurarci della
verità formale di ciò che pensiamo, delle nostre idee e dei nostri
ragionamenti, qualunque ne possa essere il contenuto. Si comprende quindi
facilmente come la logica venga ritenuta una disciplina filosofica generale al
pari della metafisica e della teoria della conoscenza o, con parola greca,
gnoseologia, le quali si riferiscono a tutto il contenuto del nostro sapere e
non a parti determinate di esso. 2. Divisione generale della logica. I principi
formali della conoscenza si distinguono generalmente in semplici e complessi,
secondochè si riferiscono alle forme elementari del pensiero, oppure alle forme
dette metodiche, a costituir le quali ultime le prime contribuiscono come
dementi. Quindi la divisione più razionale della logica è quella che distingue
in essa due parti principali: la prima comprende lo studio delle forme
elementari del pensiero, che sono il concetto, il giudizio, il sillogismo, nei
quali si risolve ogni pensiero, per quanto grande sia la sua complessità ed ai
quali corrispondono gli elementi linguistici, la parola, la proposizione, il
ragionamento. La seconda parte abbraccia lo studio delle forme metodiche che le
scienze vengono applicando per acquistare nuove cognizioni e por ordinare e
provare le cognizioni acquistate ; onde questa parte dicesi metodologia, e tratta
del metodo inventivo che indica le norme, con le quali si possono estendere le
nostre conoscenze, e del metodo sistematico, cioè dei procedimenti coi quali la
scienza ordina le sue conoscenze. La storia della scienza ci dimostra
chiaramente che il metodo non si costituisce a priori, cioè prima che una
scienza sia formata, ma piuttosto si deduce dalla scienza, quando questa ha
raggiunto un certo grado di sviluppo ; anzi si può dire che il metodo si trova
spesso in ritardo rispetto al cammino che percorre la scienza, nello stesso
modo che i trattati dell’arte poetica sono l’espressione tardiva dell’arte
contemporanea. Infine bisogna notare che ogni scienza speciale presenta un
complesso particolare di norme e di procedimenti, che però non rientra nella
trattazione della logica generale, essendo strettamente collegato con la
materia che costituisce il contenuto d’ogni singola scienza ; così il fisico,
il chimico, il fisiologo, oltreché delle conoscenze generali di logica, fanno
uso nelle loro osservazioni e nelle loro ricerche di regole e di mezzi speciali
di indagine, che sono propri della scienza alla quale dedicano le loro forze
intellettuali. Logica e psicologia ; relazioni e differenze. Le operazioni che
formano l’oggetto della logica possono essere considerate sotto due diversi
aspetti, ossia sotto l’aspetto logico e sotto l’aspetto psicologico. La
psicologia tratta le operazioni logiche come tutti gli altri processi che sono
offerti allo studio dello spirito umano, senza occuparsi per nulla della loro validità
o della loro forza dimostrativa, stimando clie un cattivo ragionamento valga
quanto uno buono, nello stesso modo che pel chimico lo zucchero e il vetriolo
sono due corpi d’egual valore per l’osservazione scientifica. La logica invece
è stata detta una « scienza ideale », perchè ricerca le leggi che il pensiero
deve seguire per procedere alla conoscenza delle cose, ossia ricerca la forma
ideale del ragionamento, ciò che dev’essere un buon giudizio, un buon
ragionamento. La psicologia studia lo spirito umano qual è, per conoscerne i
caratteri, la natura, le leggi e, tende a mostrare come si formano le idee, i
giudizi, i ragionamenti e, in una parola, ha per fine di conoscere le
condizioni reali delle nostre operazioni intellettuali; la logica mira a conoscere
le forme ideali di queste stesse operazioni. Quindi l’una non fa che constatare
fenomeni, l’altra ne considera il valore; l’una ricerca come noi pensiamo
ordinariamente, l’altra come pensiamo correttamente ; la logica va dal semplice
al composto; concetto, giudizio, o legame di concetti, ragionamento, o legame
di giudizi ; la psicologia ripudia questo ordine come artificiale, e pone il
giudizio come elemento primitivo, affermando che l’uomo ha cominciato a parlare
per frasi esprimendo un giudizio e che questa frase può essere o una sola
parola, Vatirihuto, o due parole, soggetto e attributo, o tre parole, soggetto,
attributo e copula ; ma che sotto queste forme diverse la funzione fondamentale
rimane sempre la stessa : affermare o negare. Così, per citare ancora un
esempio, che renda più evidenti le differenze che corrono tra la psicologia e
la logica, quest’ultima considera il giudizio nella sua forma compiuta, quale
lo possiamo trovare nella scienza, nella letteratura, nei dogmi religiosi, o
anche nelle affermazioni del buon senso, e che si esprime per mezzo di
proposizioni le quali alla loro volta si compongono, nella maggior parte dei
casi, di più termini. Invece il psicologo, ben lungi dall’indagare ciò che
dev’essere un giudizio affinchè si possa ritenere valido, si chiede ciò che è
come operazione mentale e in qual modo si forma : dietro i termini del giudizio
egli ricerca le idee, dietro le idee le rappresentazioni ; nelle proposizioni
scorge un potere d’analisi o di sintesi capace di dissociare gli eiementi che
l’esperienza presenta legati, d’unire quelli che l’esperienza presenta isolati,
e vuol trovare l’origine di questo potere dello spirito umano, seguendone
l’origine e lo sviluppo, rifacendosi dalle forme più semplici del giudizio
quali si presentano nell’ infanzia, per risalire alle forme adulte e più
elevato. In conclusione, mentre lo psicologo si pone il seguente problema : per
quali influenze fisiologiche, psicologiche e sociali si sviluppa nell’uomo
l’abitudine di giudicare, d’affermare e di credere? il logico si propone invece
quest’altro: quali caratteri deve avere il ragionamento, a quali esigenze e a
quali leggi deve obbedire affinchè possa dirsi regolare, libero da
contraddizioni? La logica dunque vuole offrire al nostro pensiero un modello da
seguire, se inteude di apprendere l’uso retto e rigoroso del ragionamento ;
però, se un tale modello deve avere un valore reale, bisogna che abbia la sua
base nella realtà, ossia nella conoscenza degli elementi e delle energie più
profonde e costanti dello spirito umano; di qui l’importanza e la necessità
della psicologia per lo studio della logica. Le origini della logica razionale.
Una lunga civiltà ha abituato non solo gli uomini poco istruiti, ma ancor più
quelli educati dalla disciplina scientifica ad ammettere senza riflessione che
la log ica razionale, oggettiva, esatta sia sorta in modo spontaneo e naturale
e che i logici altro non abbiano fatto che «strame le regole. Vi sono invece
buone ragioni per affermare che la logica razionale taira è il risultato
acquisito d'unn lunga evoluzione e che la facoltà di ragionare e di inferire,
suscitata e alimentata dai bisogni e dalle necessità della vita, è stata
essenzialmente pratica ' e ha dovuto fare i suoi primi passi in modo incoerente
e poco sicuro. Si è scritto molto e si son fatte numerose congetture intorno
nlla costituzione mentale dell'uomo primitivo ; ma lasciando da una parte
qualsiasi ricostituzione deU'uomo appartenente alla preistoria, vi sono i
selvaggi attuali che, a torto o a ragione, si considerano come equivalenti a
quello, e intorno ai quali si hanno notizie numerose, svariate e positive. In
questi il livello delle facoltà logiche è assai basso e si mostrano evidenti
l'incapacità all'astrazione e la difficoltà estrema a collegare le idee secondo
rapporti oggettivi; essi sanno invece rag ionare praticamente, per mezzo di
percezioni e di immagini che conducono al risultato atteso cioè, alla
conclusione, e hanno il loro fondamento e l'origine nelle necessità vitali e
nelle questioni che si pongono di fronte agli agonti naturali e soprannaturali.
Per convincersi di ciò basta pensare ai mezzi che l’uomo primitivo ha
escogitato pel soddisfacimento dei suoi bisogni : pel nutrimento, la caccia e
la pesca ; per difendersi dalle intemperie, le vesti e l'abitazione; per
l'attacco e la difesa contro gli animali e i suoi simili, le armi. La
costituzione d’uua .logica pura progredisce di pari passo coi progressi della
tecnica, secondo le attestazioni dei documenti sturici, che dimostrano essere
la tecnica la madre della logica razionale : l'invenzione degli strumenti,
degli utensili, della fusione dei metalli, della navigazione, dell’astronomia,
dell'agrimensura ecc. Ita costretto a poco a poco lo spirito umano a sottoporsi
alla disciplina del ragionare. Terò questi “ ragionamenti, non sono liberi
dagli elementi affettivi e fantastici ; infatti noi sappiamo che operazioni
profane, come il fabbricare uno strumento o l'edificare una capanna, esigevano
un intervento soprannaturale, preghiere, sacrifici, incantesimi, riti vari,
forinole magiche ; tutte queste cose erano considerate intermediari
indispensabili per arrivare allo scopo, o solo per l’influenza della coltura e
della civiltà appare manifesta 1 indifferenza e la vanità di questi mezzi e si
fa complota l'emancipa' zione della logica razionale. Quando questo strumento
naturale d'esplorazione che è il ragionamento si è affermato e perfezionato con
l'esercizio, l'abitudine e l'applicazione perseverante a materie di varia
natura, sono venuti i logici clic hanno analizzato, dilucidato l’inferenze
corrette o hanno dettato le regole per ragionare correttamente, incominciando
con Aristotile al LIZIO a studiare le forme più astratte o più rigorose del
ragionamento. Però sono stati primi i sofisti – della SICILIA, come GIORGIA
LEONTINO, i più antichi maestri d’eloquenza, che tentarono di rilevare le
regole del pensiero corretto, nonché le regole grammaticali e le parti del
DISCORSO, delle quali tutti si servivano senza saperlo; l’arte del pensare, le
regole della dimostrazione e della confutazione divennero necessarie in
quel'giorno, in cui la forza della PAROLA potè modificare il verdetto d'un
tribunale o l'opinione d'un’assemblea politica. Ma a questo proposito, non
bisogna confondere tra loro la logica e LA DIALETTICA, perchè quest’ultima è,
come dice Aristotile, l’arte che apre la strada al vero mediante la discussione
dello opinioni; discute, intorno ad un dato soggetto, le opinioni favorevoli e
quelle contrarie, no rileva le difficoltà e le contraddizioni, si può, in una
parola, considerare come l’arte della discussione. La potenza della (Rjbot, La
logique des sentiinents, F. Alcnn] PAROLA – GRICE STUDIES IN THE WAY OF WORDS
-- è stata per un certo periodo della storia greca, lo strumento principale per
governare; e non solo nelle assemblee del popolo, ma anche nei tribunali, dove
sedevano centinaia di giudici, LA PAROLA è come un’arme che adoperala
abilmente, raddoppia le probabilità della vittoria, e chi ne è privo, nel seno
della propria patria e nella pace più profonda, è cosi esposto agl’attacchi
degl’avversari, come se si fosse precipitato nel tumulto della pugna senza
spada e senza scudo. Si comprende quindi facilmente come nelle democrazie di
quel tempo, LA RETORICA – GRICE LEECH -- , la quale è per metà dialettica e per
metà stilistica, siasi coltivata per la prima volta come una professione e
prende un posto importante nell'educazione della gioventù. LA LINGUA e il
ragionamento. LA PAROLA si deve considerare non solo come un mezzo per
comunicare le idee, ma anche come uno strumento efficacissimo per lo sviluppo
del pensiero e del ragionamento. L’osservazione della psiche infantile ha
dimostrato che non è possibile un certo sviluppo mentale senza l’aiuto della
PAROLA nei primi anni di vita del bambino, durante i quali egli percepisce,
esperimenta e ragiona senza possedere una lingua propriamente detta, che si
sviluppa poscia a poco a poco per un BALBETTIO SPONTANEO – GRICE SIGNIFICATO
NATURALE --, pell’ESPRESSIONE dei sentimenti e per influenza della lingua che
si parla intorno a lui e che egli cerca d’imitare. Preyer riconosce nel
fanciullo una logica senza parole – PAROLA greco PARABOLA parlare parlamento --
che precede di molto lo sviluppo integrale della lingua – GRICE ANALOGUE OF
CONVERSATIONAL MAXIMS BEYOND. Infatti, quando il bambino allontana rapidamente
la mano dalla fiamma che il giorno prima lo ha bruciato, non compie forse un
vero e proprio giudizio di riconoscimento? L’ufficio della PAROLA – greco
PARABOLA, parlare, parlamento -- diviene importante quando sorgono l’idee
generali, pelle quali LA PAROLA diviene un mezzo indispensabile; infatti i
sordo-muti che non hanno appreso la ‘lingua’ tattile esprimono le loro
osservazioni in modo vivo o individuale per mezzo di gesti o di movimenti d’imitazione;
e appunto per questo carattere individuale e concreto – PARTICLARIGGIATO –
IDIOSINCRATICO -- delle loro descrizioni non riescono a formare idee generali
chiare e distinte, le quali non si staccano mai bene dalle rappresentazioni
singolari. Così, per indicare il cibo e il pasto, essi accennano al proprio
corpo, indicano il rosso toccando le proprie labbra, esprimono col gesto l’atto
di innalzare un muro, di tagliare un abito; ma non sanno indicare l’idea
generale di queste azioni, mancando loro l’udito e la parola. LA LINGUA ha
quindi una doppia funzione: una funzione sociale, in quanto è il mezzo piti
potente di COMUNICAZIONE – GRICE STEVENSON -- del pensiero; una funzione che si
può dire individuale – IDIOSINCRATICA GRICE -- nel senso che ferma per mezzo di
formule stabili i nostri pensieri più fuggevoli e più sottili – GRICE: IN WAYS
THAT AN ANIMAL CANNOT M-INTEND -- , e li rende ai nostri occhi più chiari e più
resistenti. Ammettiamo pure che la potenza del pensiero varchi i limiti
d’espressione forniti dalla LINGUA, e che una serie più o meno lunga d’idee
possa de-correre nella nostra mente senza che ad essa corrisponda una serie
concatenata di parole – GRICE MODELS OF IMPLICATURE --. Così per esempio io
posso passeggiare solo attraverso i campi, fermarmi un secondo sulla sponda
d’un fosso che io debbo passare: io ne apprezzo coll’occhio la larghezza,
misuro lo sforzo che debbo fare e mi trovo senz’accorgermi sull’altra riva.
Tutte queste operazioni contengono una serie di giudizi – GRICE JUDGING – EVEN
ANIMALS – PIROTOLOGY -- veri e propri, di atti silenziosi. Però in questo e nei
casi simili, le idee appaiono quasi come annebbiate, dai contorni indecisi, e
sfuggono con estrema facilità, se LA LINGUA – IL DEUTERO-ESPERANTO DI GRICE --
non interviene; e se poi QUALCHE PAROLA improvvisamente viene a mancare,
s’arresta in modo brusco l’enunciazione del giudizio, e il pensiero esce con
fatica e spesso incompleto od offuscato. Il possedere una lingua ricca e atta
ad esprimere le più tenui sfumature del pensiero, equivale, pel pittore,
all’avere una tavolozza ricca di colori – GRICE FREGE FARBUNG and/but -- coi
quali si possano porre in rilievo i minimi particolari d’un quadro. Certo non
bisogna dimenticare che se UNA LINGUA ben fatta e abbondante è il migliore
strumento di progresso per l’intelligenza, tuttavia occorre che questa senta il
bisogno di servirsene. Il vocabolario usuale d’una persona dedicata agl’uffici
più umili – dice BERNSTEIN -- della vita si compone tutt’al più di qualche
centinaio di parole, appunto perchè queste sono sufficienti alle sue necessità
intellettuali; e la povertà della LINGUA d’alcuni popoli – GRICE’S ESKIMO --
che vivono in uno stato di rozzezza primitiva, non è la causa, ma l’effetto
della loro po Hoffding, Psychologie, Alcan] vertà mentale. Infine è da notarsi
che se il concetto non può far di meno d’una forma espressiva, la forma
espressiva non ha per sua necessaria condizione una forma logica o un concetto.
La logica e l’educazione dello spirito. Lo storico Tucidide dice che in una
nazione colta e civile si esige non già che tutti i cittadini debbano essere
capaci di trovare la soluzione dei problemi che loro si presentano, ma che
sappiano giudicare con criterio retto ed equanime le soluzioni trovate ed
affermate dagli specialisti. Per raggiungere questo fine, oltre ad un certo
complesso di cognizioni letterarie e scientifiche, sono indispensabili le buone
abitudini intellettuali, che ci avvezzano a considerare le cose con pazienza, a
scorgere facilmente la falsità delle soluzioni affrettate e troppo semplici, e
a convincerci che a conoscer bene la realtà occorrono analisi prudenti e
ossorvazioni accurate e ripetute. Inoltre lo spirito deve avere l’amore
disinteressato del vero, assoggettarsi alla sola evidenza razionale, veder
chiaro nelle proprie idee, non prendere le proprie preferenze per buoni
argomenti, i propri pregiudizi o le proprie passioni per dimostrazioni valide.
Lo studio coscienzioso della logica può recare un aiuto efficacissimo a questo
scopo, divenire quasi un’igiene dello spirito e la preparazione necessaria ad
ogni istruzione scientifica seria e profonda; e questo si può affermare per più
ragioni. Anzitutto la logica è utile considerata come scienza per sè stessa ;
infatti, poiché V intelligenza è lo strumento indispensabile in ogni ramo di
cognizioni scientifiche e queste ultime non si possono pensare senza di quella
che in certo modo le crea e le sviluppa, ne viene che è necessario all’uomo
conoscerne l’intima struttura ed il valore intrinseco, nello stesso modo che
nessuna persona sensata vorrà adoperare uno strumento qualsiasi senza
possederne una qualche cognizione. In questo caso la necessità è di gran lunga
maggiore, poiché si tratta di conoscere come opera e come funziona ciò che
Bacone ha denominato instrumentum instrumentorum. Però lo studio delle
operazioni logiche del pensiero ha un’altra ragione pur grave, se si considera
come disciplina dell’intelligenza, come conoscenza tecnica necessaria per
aguzzare e rafforzare la facoltà del ragionamento e per rendere più pronto e
più sagace lo spirito d’osservazione. Il vedere come la nostra mente, partendo
dall’osservazione dei fatti e paragonandoli fra loro, riesce ad ottenere una
cognizione generale, una legge naturale che ordina e rischiara tutta una serie
di fatti, ci aiuta a comprendere come si acquista il sapere e per quali
condizioni questo sapere deve rispondere alla verità, e rendere più forte
l’attitudine a cogliere i rapporti fra le cose. Invece, l’accettare da altri
una scienza bell’e fatta, la quale non richiede da noi altra briga che quella,
troppo leggera, di credervi, non ci fornisce l’abito della critica, il
desiderio della prova rigorosa, e ci abitua a prestar la stessa fede ai fatti
constatati, alle leggi saldamente stabilite, e alle ipotesi probabili e solo
possibili ; il sapere che una verità è ammessa come certa non è come sapere in
qual maniera, con quali procedimenti e con quante precauzioni quella si
stabilisce, come nacque, come crebbe e venne formandosi. Solamente in questo
modo si impone il rispetto e l’amore della verità scientificamente fondata e si
formano le intelligenze libere, attive, desiderose di conoscere, educate
all’osservazione e alla critica, e tolleranti delle opinioni altrui. Un
pregiudizio assai diffuso pone la memoria come unica base dell’educazione
intellettuale, e si considera come cosa importantissima il versare nella mente
il più gran numero possibile di cognizioni, il ripetere con precisione tutto
ciò che è entrato passivamente nel cervello. E questo un errore fatale, poiché
s’è constatato infinite volte che in un breve periodo di tempo si dimentica una
gran parte di ciò che si è studiato meccanicamente con grande fatica. Ciò che
più importa è invece abituarci a pensare colla nostra testa, formare lo spirito
d’iniziativa : il fanciullo che impara a camminare, impara appunto perchè va
colle sue gambe e non colle altrui ; insegnare ad osservare, scrive il Gabelli,
è insegnare a pensare, a operare, a vivere, è infine formare la testa, intento
principalissimo dell’ istruzione ; quando invece l’offrire, o l’imporre
dogmaticamente le cognizioni bell’e fatte, è annegliittire l’intelligenza,
uccidere la spontanea attività del pensiero, consumare l’anima. Certo non si
può negare che si può divenire un grande scienziato e un finissimo ragionatore
senza aver latto uno studio speciale della logica, nè questa sa rendere forte e
penetrante uno spirito che è naturalmente falso ed ottuso; ma come lo studio
coscienzioso della grammatica, senza formare da sè solo lo scrittore, gli concede
il possesso sicuro della lingua, così lo studio delle leggi che il pensiero
segue nella conoscenza rende più sicuro e robusto l’organo del ragionamento.
Quindi, se la logica riflessa è insufficiente quando le venga meno l’aiuto
della logica naturale, la quale non si impara sui libri e nelle scuole, ma si
ha dalla natura, quando invece questa vi sia, la nostra mente può essere più
facilmente avviata ad usare del pensiero con abilità e con frutto. Gabelli,
L’istruzione in Ilalia, Bologna, Zanichelli. Poiché la logica mira ad
assicurarci della verità e della validità delle nostre cognizioni e dei nostri
ragionamenti, si presenta naturale la domanda se esistano principi o leggi
fondamentali, alle quali ogni nostro pensiero debba obbedire affinchè possiamo
essere certi della sua verità. Il principio di identità, il principio di
contraddizione, quello del terzo escluso fra i contradditori, e il principio di
ragion sufficiente esprimono appunto le condizioni necessarie per le quali noi
possiamo pensare correttamente, e sono leggi di ogni realtà spirituale valevoli
per le creazioni estetiche non meno che pei pensieri logici e per la vita
pratica. Il principio d’identità si esprime colla formula: A è A, ed afferma
l’identico dell’identico, che ogni cosa è uguale a sé stessa. La parola
identità, presa nel suo significato etimologico indica che la cosa, che noi ci
rappresentiamo in diversi tempi sotto diversi nomi, in diverse combinazioni è
sempre identica a sé stessa ; però questo principio non deve affermare che nel
giudizio il soggetto e il predicato debbano dire esattamente la stessa cosa,
essendo un tale giudizio affatto vuoto di senso, come se dicessi che « un
circolo è un circolo » che « questa mano è questa mano » ; un giudizio di tal
fatta è una vera e propria tautologia priva d'un valore qualsiasi per la
conoscenza e, non a torto è stato detto giudizio idiotico, giacché solo un
idiota potrebbe compiacersene. Occorre invece che il predicato esprima qualcuna
delle qualità che appartengono, oppure che possono aggiungersi al soggetto:
Galileo è il fondatore della fisica, Newton ha scoperto le leggi
dell’attrazione universale. Il principio di identità enuncia dunque
l’impossibilità di pensare un concetto dato e i suoi caratteri come dissimili
reciprocamente: vi è equivalenza assoluta tra un tutto e la somma delle parti
che 10 compongono, tra un concetto e la totalità degli attributi che lo
costituiscono ; cosi si può dire che una cosa è uguale a sè stessa, oppure A =
A. Anche quei giudizi nei quali in apparenza il soggetto e il predicato sono
parole identiche, in realtà non sono tautologici. Così quando dico: la guerra è
la guerra, intendo di manifestare il pensiero' che, una volta intrapresa una
guerra, non è da maravigliarsi delle conseguenze triste che ne possono derivare;
quando dico: i bimbi sono bimbi, col soggetto voglio esprimere solo l’età
infantile, col predicato le qualità ad essa congiunte. Il principio di
contraddizione dice che due giudizi dei quali l’uno nega quello stesso che
l’altro afferma: A è B, A non è B, non possono essere veri nel medesimo tempo,
ma se l’uno è vero, l’altro è necessariamente falso. Aristotile dà questo
significato al principio di contraddizione, che giudica il più certo di tutti
(aùii) TtaaCtv iait $e$a.'.oxb.Tt] tC5v àpx® 7 )» poiché non è possibile che
alcuno pensi che la stessa cosa sia e non sia (àSuvzrov yàp ÓvtivoOv Taùxòv
OnoXa|i^àv£iv efvzt xai fitj eivat). Molti secoli dopo il filosofo tedesco
Leibniz ha dato un’altra formula del principio di contraddizione, che è la seguente:
A non è non A; mentre la formolo aristotelica riguarda la relazione tra un
giudizio affermativo ed uno negativo, invece quella del Ijiilmiz si riferisce
alla relazione che passa tra soggetto e predicato in uno stesso giudizio, e
significa che un giudizio è falso quando il soggetto e il predicato si
contraddicono ; Aristotile ha voluto dare non già un criterio per stabilire la
verità o la falsità d’un giudizio, ma solo negare la possibilità di ritener
vere nel medesimo tempo l’affermazione e la negazione; invece Leibniz ha inteso
di porre un principio, per mezzo del quale si potesse riconoscere la verità in
tutte le forme della conoscenza. Però le due formule esprimono alla fine una
sola e stessa legge del pensiero umano. Infatti che/significa: un predicato B è
in contraddizione con un soggetto A? che un affermazione, la quale attribuisce
il predicato B al soggetto A, per es. il sangue caldo ai rettili, contiene una
contraddizione. Non vi è altra via, per la quale una contraddizione divenga
possibile se non questa, che il giudizio il quale attribuisce il predicato B al
soggetto A, contraddica ad un altro giudizio, il quale neghi che il predicato B
possa convenire al soggetto A; e poiché quest’ultimo giudizio; A non è B, i
rettili non hanno il sangue caldo, è evidente di per sé o per altre ragioni
note, la contraddizione annulla il primo giudizio ; e ciò avviene secondo il
principio enunciato da Aristotile, che le due proposizioni non possono essere
vere ambedue nel medesimo tempo. Il filosofo greco Eraclito sostenne la
coesistenza ilei contrari, partendo dal principio fondamentale del suo sistema,
pel quale attribuisco alla materia il cambiamento continuo delle formo e delle
proprietà, cosicché tutto ciò che vive è soggetto nd una distruzione incessante
e ad nn incessante rinnovamento, o quando il nostro occhio crede di afferrare
qualche cosa di permanente, è vittima d’una illusione, giacché tutto in realta
è in un perpetuo divenire, navi* pei. Noi non possiamo, egli dice, discendere
due volte nel medesimo fiume, perchè di continuo porta nuove acque; quindi noi
discendiamo nel medesimo fiume e non vi discendiamo, noi siamo e non siamo; il
bene o il male sono una sola o stessn cosa; la dissonanza è in armonia con se
stessa; l’armonia invisibile (cioè quella che risulta dei contrari) è migliore
di quella visibile,. Ora con una concisione degna d’un oracolo, ora con
precisione e ampiezza mirabile, formula la proposizione che la legge del
contrasto regge tanto la vita degli uomini quanto la natura, e che non sarebbe meglio
por questi ottenere ciò che desiderano, vale a diro vedere tutti i contrari
fondersi in una vana armonia. Il principio del terzo escluso e il principio di
ragion sufficiente. Il principio del terzo escluso afferma che tra due giudizi
contradditori, A è B, A non è B, non è possibile un terzo modo di essere, una
terza via d’uscita, e che uno dei giudizi è necessariamente vero, perchè
ambedue non possono essere negati nel medesimo tempo; mentre il principio di
contraddizione dice che uno dei due è necessaria Siowart, Logil-. Freiburg i.
B., Mohr. (®) Gompebz, Les pene tur8 de la Orice. . F. Alcan] mente falso,
perchè ambedue non possono essere affermati nel medesimo tempo. L’applicazione
di questo principio incontra difficoltà apparenti, le quali dipendono
unicamente dal fatto che una cosa viene osservata in momenti diversi e sotto
diversi aspetti. Cosi, mentre il sole tramonta, è vero tanto raffermare che 1
LOGICA. ima chimera, un non-valore. Tra queste due opposte estremità sono
possibili molte gradazioni, le quali contribuiscono a formare una « scala di
valori » . In modo simile, pel malato una determinata medicina, che può dargli
la guarigione, ha un grande valore, mentre per l’uomo sano non ne possiede
alcuno. In conclusione il valore è una qualità che noi attribuiamo alle cose,
come i colori, ma che in realtà, come i colori, non esiste fuori di noi, ed ha
quindi una vita essenzialmente soggettiva. La nozione di valore ò penetrala
lentamente e tardi nelle scienze filosofiche; qualcuno ha voluto farne risalire
l'origine a Kant, fondandosi sopra alcuni passi di interpretazione alquanto
dubbia; ò invece più esatto attribuirne il inerito a Lotze, il quale espose il
principio che mette in rilievo la nozione di valore colle seguenti parole: là
dove due ipotesi sono ugualmente possibili, l'una che s'accorda coi nostri
bisogni morali, l'altra che ad essi contraddica, bisogna sempre scogliere la
prima. In realtà però codesto concetto è d’origine economica, e bisogna
ricorcarne la fonte prima nell’opera La ricchezza delle nazioni dell’inglese
Smith, pel quale il valore ò ricondotto all'utilità, e alla sua volta l'utilità
alla soddisfazione dei bisogni e dei desideri dell'uomo. Ai nostri tempi il
principio di valore è divenuto quasi popolare, grazio aU’opora di Federico
Nietsche, sia che egli voglia stabilire una tavola di valori oppure restaurare
“ l’equazione aristocratica dei valori „, o biasimare acerbamente i valori di
decadenza,, o rifare in senso inverso il lavoro dei moralisti, operando una
trasmutazione di tutti i valori,, o celebrare i ‘ forti che creano i valori,.
Il campo, nel quale si applica la nozione di valore, è estesissimo o comprende
la morale, l'estetica e le scienze sociali, la religione ecc. Nella morale si
ritrovano i concetti del sommo bene, dell'imperativo categorico, del bene,
della simpatia, della giustizia, della carità, della solidarietà, dell’utilità
individuale o generale, dell'obbedienza a una legge rivelata, alla religione
ecc. Nella vita sociale vi sono i concetti di teocrazia, di monarchia,
democrazia, feudalesimo, il regime di casta, la schiavitù, il lavoro libero, il
salariato, che variano di valore secondo i tempi, le condizioni sociali e i
bisogni. Infine nella religione vediamo che il monoteismo, il dualismo, il
politeismo, i dogmi sono variamente apprezzati nelle diverse religioni. Le
percezioni, le immagini, le idee astratte e generali forniscono la materia
indispensabile al ragionamento, il quale, nel suo significato più esteso, è un
atto dello spirito che consiste nel passare dal noto alV ignoto. La forma pia
semplice di ragionamento è quella che va da una cognizione particolare ad
un’altra cognizione particolare e che si può già osservare nel bambino: questi,
che ripete ed applica alcuni nomi generali, forma una proposizione colltegando
due nomi, come quando un oggetto, che evoca in lui uu nome, evoca pure un altro
nome, abbozzando cosi le prime frasi incomplete e sprovviste di verbo. Quando
per esempio un cane scorge in un ruscello un liquido scorrevole, inodoro,
incoloro e chiaro, questa percezione suscita in lui, in virtù d’un'esperienza
anteriore, l'immagine d’una sensazione di freddo, e la percezione e l’immagine
s’uniscono per formare una coppia; nel fanciullo invece, grazie al linguaggio,
la medesima percezione evoca la parola acqua ; la medesima immagine evoca la
parola freddo e le due parole s’associano insieme a formare una proposizione,
un giudizio. In molti di questi accoppiamenti di termini che si suggeriscono
reciprocamente si riscontrano i caratteri del ragionamento, come quando uu
segno presente suggerisce una realtà non veduta distante o futura, per es. le
nubi e la pioggia ; qui abbiamo vere e proprie inferenze. Però nella logica il
nome di inferenza si applica ad operazioni mentali più complesse, ossia a
quelle per le quali da uno o più giudizi dati si passa ad uu nuovo giudizio.
L’inferenza è immediata, quando il giudizio risultante è una conseguenza
necessaria del giudizio dato ed è ottenuta senza che sia necessario ricorrere a
giudizi intermedi; cosi, se dal giudizio che i triangoli sono poligoni io
deduco che alcuni poligoni sono triangoli, avrò un’inferenza immediata.Si avrà
invece un 'inferenza mediata, quando da un giudizio si passi ad un altro
ricorrendo ad un terzo giudizio. Cosi dal giudizio « gli uomini sono mortali »
posso dedurre queat’altro che Pietro è mortale, per mezzo d’un terzo giudizio,
vale a dire che Pietro è uomo. Tanto nel primo, quanto nel secondo caso occorre
che i giudizi posti in relazione non abbiano contenuto affatto diverso l’uno dall’altro,
poiché allora non vi potrebbe essere tra loro alcuna relazione logica, ossia
dalla verità o falsità dell’uno non si potrebbe dedurre la verità o la falsità
dell’altro. Trasformazione dei giudizi per subalternazione, per opposizione,
per equipollenza. Quando la relazione è immediata, il contenuto dei due giudizi
dev’essere identico, ma diversa o la quantità, o la qualità, o la relazione, o
la ino? dalità; dal primo giudizio si deduce il secondo senza ricorrere ad un
giudizio intermediario, e mentre la materia dèi raziocinio, cioè il soggetto e
il predicato, resta inalterata, si muta invece la forma. Le relazioni immediate
dei giudizi si possono ridurre a tre specie principali: «) Per subalternazione,
che ha luogo tra giudizi identici di contenuto e di qualità, ma diversi di
quantità o di modalità. Per opposizione, che ha luogo tra giudizi identici di
contenuto, ma diversi di qualità, oppure di qualità e di modalità insieme,
mentre la quantità può rimanere identica o mutare. c) Per equipollenza che avviene
tra giudizi di contenuto identico, ma o diversi di qualità, o diversi di
relazione. Affinchè apparisca più chiaramente la diversità dei giudizi posti in
relazione fra loro, i logici indicano con la lettera A il giudizio universale
affermativo, con E il giudizio universale negativo; con I il giudizio
particolare affermativo, con 0 il giudizio particolare negativo; e tale
convenzione fu espressa con artificio mnemonico in questi due versi: Asserit A,
nogat E, sed univejsaliter ambo, Asserit I, negat 0, sed particulariter ambo ;
e dal filosofo bizantino Michele Psello del secolo XI fu proposto il quadro che
può vedersi nella pagina seguente. a) La relazione per subalternazione ha luogo
tra giudizi identici di contenuto e di qualità ma diversi di quantità : il
primo è universale e dicesi subalternante, il secondo è particolare e dicesi
subalternato. Le regole che stabiliscono il passaggio da una ad altra forma
sono: Dalla verità del giudizio subalternante (generale) si conchiude la verità
del giudizio subalternato (particolare); ma dalla verità del subalternato non
si può dedurre la verità dol subalternante, poiché, come è facile comprendere,
ciò che A opposti contrarii g è vero d’un'intera classe è vero anche d’una
parte di essa, ma non viceversa. Così, se è vero che gli uccelli sono muniti di
becco, è vero pur che alcuni uccelli sono muniti di becco; ma se è vero che
alcuni popoli sono monoteisti, non si può per questo concludere che tutti i
popoli sono monoteisti. Dalla falsità del giudizio subalternato si conchiude la
falsità del subalternante, ma dalla falsità del giudizio subalternante non
s’inferisce la falsità del subalternato. Se è falso che alcuni uomini sono
perfetti, è pure falso che tutti gli uomini sono perfetti; ma se è falso che
tutti gli animali sono provvisti di sistema nervoso, non ne segue che sia falso
l’altro giudizio, che alcuni animali sono provvisti di sistema nervoso. La
relazione per opposizione ha luogo fra giudizi che sono identici di contenuto,
ma diversi di qualità. Diconsi opposti contrari se sono entrambi universali,
opposti subcontrari se sono entrambi particolari, opposti contraddittori se
hanno diversa la quantità e la qualità. I passaggi da un giudizio ad un altro
opposto contrario sono retti dalla regola seguente: Se uno di essi è vero, si
può inferirne la falsità dell’altro, non potendo essere veri entrambi insieme ;
ma non è possibile l’inverso, poiché se uno di essi è falso, non si può
affermare che l’altro sia vero, potendo essere falsi tutti e due. Cosi, se è
vero che tutti i popoli civili dell’Oriente sono monoteisti, sarà falso l’altro
giudizio che nessun popolo civile dell’Oriente è monoteista; ma se è falso che
tutti gli uomini sono onesti, non sarà perciò vero raffermare che nessun uomo è
onesto. I giudizi subcontrari possono essere ambedue veri, non possono essere
ambedue falsi ; quindi dalla verità dell’uno non si conchiude alla falsità
dell’altro, ma si può invece dalla falsità dell’uno dedurre la verità
dell’altro; cosi se è vero che alcuni uomini sono giusti, non ne segue che sia
falso l’altro che alcuni uomini non sono giusti; ma, se è falso che alcuni geni
sieno in tutto malefici, è vero il giudizio che alcuni geni non sono in tutto
malefici. Per V opposizioìie contraddittoria vale la regola seguente: dalla
verità dell’uno si inferisce la falsità dell’altro, e dalla falsità dell’uno la
verità dell’altro; se è vero che ogni uomo è mortale, è falso che certi uomini
non siano; se è falso che tutti gli uomini sono saggi, è vero che alcuni uomini
non sono saggi. Le trasformazioni logiche per equipollenza dei giudizi sono di
molte specie; l’equipollenza tra giudizi d’identico contenuto può aver luogo o
per mutate qualità, o per mutata relazione, o per mutazione della quantità
nella modalità e di questa in quella, o per mutata posizione dei termini nel
giudizio, o per mutata posizione dei termini e insieme per mutata quantità del
giudizio. Vediamone qualche saggio. Quando si tratta di giudizi di identico
contenuto e diversi di qualità, dato un giudizio, se ne può derivare un altro
con diversa qualità; es. « se ogni vizio è biasimevole, nessun vizio sarà da
non biasimarsi » ; quindi il giudizio universale affermativo e il particolare
affermativo hanno ciascuno i loro equipollenti qualitativi nell’universale
negativo e nel particolare negativo infiniti. Però, come è stato osservato, se
si bada bene, si vede che le trasformazioni per equipollenza qualitativa non
danno illazioni, perchè il contenuto logico e materiale dei due giudizi è lo
stesso. Il principio, duplex negatio afflrmans, indica questa identità;
riducendosi ad espressioni dello stesso giudizio in diversa forma, sono più del
dominio della grammatica che di quel della logica. Due forme di raziocinio
immediato s’ottengono con la conversione e la contrapposizione dei giudizi. Si
ha la conversione del giudizio trasportando il soggetto nel posto del predicato
e il predicato nel posto del soggetto. Il giudizio reciproco può avere la
stessa quantità del giudizio diretto, e allora la conversione è semplice; es. «
nessun accusatore può fare da giudice, nessun giudice può fare da accusatore;
oppure può avere quantità diversa, e allora la conversione si fa per accidente;
es. « i triangoli sono poligoni, alcuni poligoni sono triangoli ». Le
universali affermative si convertono per accidente in particolari affermative;
es. « i benefici mal collocati sono malefici, alcuni malefici sono benefici mal
collocati. Si convertono semplicemente tutti i giudizi universali uegativi: es.
«nessun pesce respira per polmoni, nessun animale respirante per polmoni è
pesce. Sono pure convertibili semplicemente i giudizi particolari affermativi;
es. * qualche uomo è saggio, qualche saggio ò uomo » . Se però il predicato fa
parte del soggetto la conversione semplice non è possibile; se infatti dico:
alcuni parallelogrammi sono quadrati, non posso dire : alcuni quadrati sono
parallelogrammi, poiché tutti i quadrati sono parallelogrammi. I giudizi
particolari negativi non presentano regola di conversione; dal giudizio «
qualche uomo non è medico », non si può inferire che qualche medico non è uomo.
La contrapposizione consiste nel poter derivare da un giudizio universale un
altro giudizio di diversa qualità, mentre si scambia l’ufficio dei termini,
passando il soggetto a predicato, e il predicato a soggetto. Quindi i
contrapposti dei giudizi affermativi, sono negativi e quelli dei giudizi
negativi sono affermativi; es. « se tutti gli atti virtuosi sono lodevoli,
nessun atto non lodevole sarà virtuoso; se nessun superbo è contento, talune
persone scontente son superbe » . Si è osservato dallo Stuart Mill che le
regole logiche della conversione e della contrapposizione dei giudizi non si
possono ritenere come regole del ragionamento, poiché le proposizioni
reciproche e quelle contrapposte non sono illazioni, e dicono in forma verbale
indiretta la stessa cosa che le proposizioni dirette; vi è illazione solo
quando v’è passaggio da una nozione nota ad una ignota. Però se in molti casi
si può affermare che le trasformazioni dei giudizi non hanno altro scopo che di
farcene conoscere con maggior chiarezza il contenuto, tuttavia in alcuni casi,
come nella conversione dei giudizi universali quando non è artificiosa, e nel
contrapposto del giudizio universale affermativo, l’illazione ci dà qualche
cosa di nuovo. Una delle cause più. frequenti d’errori, là osservare il Bain,
consiste appunto nella tendenza a convertire le affermative universali senza
limite; quando si dice: tutti i grandi ingegni hanno il cervello voluminoso, si
passa facilmente ad affermare che tutti i cervelli voluminosi sono grandi
ingegni ; cosi pure quando si dice: tutte le cose belle sono gradevoli, tutte
le virtù conducono al benessere, ogni evidenza suppone testimonianze
contemporanee, sorge in noi la tendenza a convertire senz’altro queste proposizioni.
Di qui la necessità di applicare le forme logiche per mettersi in guardia
contro simili errori. 8. L’evoluzione psicologica del giudizio. Come abbiamo
già detto, si può considerare il giudizio nella sua forma completa, quale si
trova nella scienza, nella letteratura, nei dogmi religiosi o nelle
affermazioni dol sonso comune, ed ò espresso per mezzo di proposizioni composte
di piii termini, che dall'analisi vengono ridotti al minor numero possibile:
soggetto, attributo, copula; questo è l’aspetto logico. Lo psicologo, invece di
ricercare ciò che de*’ essere un giudizio affinchè sia valevole per la nostra
ragione, si chiede che cosa esso è quando si consideri come operazione mentale,
e come si forma. Sotto le parole egli trova le idee e le rappresentazioni,
nelle proposizioni un potere d'analisi e di sintesi; nella genesi
deU’affermaztone distinguo diversi momenti; in una parola, considera il
giudizio non come un prodotto completo, ma come una funziono di cui descrive
gli organi e l'attività. 11 punto di partenza dell’evoluzione del giudizio,
secondo un autore recente, si deve ricercare nelle manifestazioni della vita
fisiologica. Ogni organismo, a incominciare dal più semplice, ha il potere
d’entrare in movimento di porse stesso ; questa spontaneità non è del tutto
indipendente, poiché l'animale vive in un ambiente determinato, dal quale
riceve eccitamenti diversi, ai quali risponde Ruyssen, L'éi'olution
psychologique tlu jugement, F. Alcan] in maniera diversa, e può anche moversi
automaticamente per l’azione interna; quindi il movimento organico elementare è
un movimento d’oscillazione dall’esterno all'interno e viceversa, uu alternarsi
ritmico di consumo e di ncquisiziono che i biologi chiamano “ reazione
circolare La cellula vivente ha una costituzione propria che la rende atta a
reazioni originali, è un sistema conservatore fondato sul principio della
ripetizione, in una parola è fornita d’ abitudine . Se l'ambiente esterno fosse
sempre costante, la reazione circolare per ripetizione basterebbe ad assicurare
alla vita qualsiasi durata; ma noi sappiamo che l'essere vivente è di continuo
esposto alle variazioni termiche, meteorologiche, luminose, alle quali deve
adattarsi o perire; \'adattamento è appunto la seconda facoltà caratteristica
della cellula; anche gli organismi monocellulari sanno ricercare ed evitare con
un discernimento prodigioso gli agenti che sono loro favorevoli od ostili.
L'adattamento segue una via ascendente; anzitutto si scorge nelle reazioni
motrici dell'animale e del fanciullo, nelle quali si possono riconoscere le
primo manifestazioni della vita; il primo periodo della vita infantile
costituisce il fondo d’abitudini sul quale vengono ad innestarsi gli
adattamenti ulteriori; le risposte dell’organismo agli eccitamenti successivi
divengono a ninno a mano più facili c più sicure, preparando così il terreno
alla vita cosciente. Con l’apparizione della coscienza si notano nuovi
adattamenti motori provocati specialmente dalle sensazioni della vista e
dell'udito; nelle quali si coglie la forma più dementare del giudizio. 11
fanciullo risponde ad eccitamenti diversi per mezzo di reazioni non più
diffuse, ma precise, localizzate nelle parti distinto dell'organo eccitato;
così il suono d'una voce famigliare lo fa muovere e gesticolare, un oggetto luminoso
gli fa alzare e tendere le mani; in una parola, le sue sensazioni quanto più
variano e s'arricchiscono, tanto più facilmente provocano reazioni motrici
adattate al loro scopo, dove si può quasi scorgere la traccia d’una scelta
intelligente. Il prender coscienza del piacere e del dolore è il principio
d'adattamenti più variati e più efficaci. A queste reazioni sensorio-motrici,
che formano una specie d’attuazione primaria, succedono lo reazioni
ideo-motrici che presuppongono il sorgere de\V attenzione secondaria, del
riconoscimento, dell’associazione delle idee, e quindi del linguaggio e della
facoltà di generalizzare. Con queste diverse operazioni il fanciullo acquista
gli elementi necessari pel suo sviluppo mentale. I giudizi che pronuncia il
fanciullo di due anni e quelli dell'uomo adulto possono differire in estensione
e in profondità, ma non pel meccanismo; non avranno le qualità accessorie di
rapidità, di esattezza, di sincerità, ma 1 essenza sarà identica ; in una
parola lo affermazioni del fanciullo e dell’adulto differiscono solo per la
forma, non per la materia. Così pel fanciullo giudicare vuol dire, almeno da
principio, adattare in maniera appropriata i propri movimenti agli stimoli
della sensibilità: apprezzare una distanza equivale a rinnovare 10 sforzo
necessario per percorrerla; riconoscere una persona equivale n tenderlo le
braccia, sorriderle, nominarla in maniera adeguata; comprendere un segno è come
riprodurlo. Nell’adulto la cosa non avviene in modo troppo diverso; malgrado le
apparenze, nei movimenti quotidiani, nel camminare, nel gestire, nel parlare
noi non facciamo altro che ripetere reazioni motrici che abbiamo acquistato per
le prime. Anche quando il pensiero arriva al suo completo sviluppo, quando s
eleva alle più alto astrazioni della scienza e della filosofia, non si libera
completamente dall’elemento motore; 11 linguaggio diviene qui ora sostegno
indispensabile del pensiero astratto. Bisogna pero notare che se l’operazione
intellettuale del giudizio ha le suo radici nel terreno biologico, non ne segue
che il suo valore soffra qualche diminuzione e che gli elementi ideali e attivi
cresciutivi intorno nel corso dell'evoluzione debbano perdere patte del loro
profumo e della loro freschezza; la stessa osservazione si dove fare riguardo
agli altri fatti riferentisi allo sviluppo dello spirito untano, la famiglia,
l'amore, il sentimento morale, il pudore ecc. Già secondo Aristotile i
procedimenti che il pensiero umano adopera nella ricerca sono di due specie ben
distinte Ira loro: V induzione, èTCaYwy^i muove dal l'atto per risalire alla
legge e al principio, dai giudizi particolari per ascendore a giudizi
universali, è il ragionamento che afferma d’un genere ciò che si sa appartenere
a ciascuna delle specie di questo genere; ossia quella forma di ragionamento,
per la quale dall’esame e dal paragone d’una serie di casi particolari si passa
ad una proposizione generale che riguarda non solo i casi osservati, ma anche
un numero indeterminato d’altri casi che sono coi primi in una certa relazione
di somiglianza. Cosi se dico: i processi di conoscenza, di sensibilità, di
volontà presentano come carattere essenziale la coscienza i processi di
conoscenza di sensibilità, di volontà sono (tutti i) processi psichici, e
quindi tutti i processi psichici hanno come carattere essenziale la coscienza;
faccio un ragionamento induttivo. TI secondo procedimento è la deduzione, che
dal principio e dalla legge vuole discendere al fatto, da un giudizio
universale andare ad un giudizio particolare; cosi, per usare l’esempio
precedente, se dico partendo da un principio noto: tutti i processi psichici
hanno come carattere essenziale la coscienza i processi di volontà sono
psichici dunque hanno come carattere essenziale la coscienza; compio un
ragionamento deduttivo. In ogni modo tanto l’una quanto l’altra for ma di
ragionamento si imo formulare per mezzo del sillo gismo, che si può di
conseguenza considerare come la forma più semplice ed elementare del
raziocinio. Aristotile è l’inventore della teoria del sillogismo (da auXXéYO)
raccolgo), che egli cosi definisce: Il sillogismo è un discorso nel quale,
poste alcune cose, un’altra cosa ne risulta necessariamente, per questo solo
che quelle sono poste : £uXÀoYtopòs S è èoxi Xóyo; èv (Ti xe&évxwv xivwv,
gxepóv xi x&v xeipivwv àvàyxrjs oupPaivec x(7> xaOxa efvai, ossia:
quando si parte da due proposizioni, di cui l’tina afferma una proprietà data
appartenente a tutta una classe d’oggetti, e l’altra afferma che uno 0 più
oggetti appartengono a quella classe, si passa ad una terza proposizione nella
quale la proprietà suddetta è attribuita anche a questi ultimi casi. La parola
sillogismo si legge già in Platone, ma solamente nel significato generale di
ragionamento; Aristotile le diede il significato speciale che tuttora conserva;
il principio fondamentale su cui esso posa consiste in questo, che ciò che è
contenuto nel genere è pure contenuto nella specie. Inoltre dalla definizione
aristotelica derivano al sillogismo i seguenti caratteri : che l’illazione o
conclusione derivi dalle premesse, che derivi necessariamente, e che enunci
cosa diversa da quella che è enunciata nelle premesse. Ogni sillogismo
comprende due premesse, Ttpoxxoei? 0 U7to9, last;, ed una conclusione,
aupxépaopa, cosi detta perchè unisce i due termini estremi, ulpaxa. Nelle
premesse entrano tre termini, Spoi, il termine maggiore, xò pec^ov Sxpov, il
termine minore, xò gXaxxov fixpov, il termine medio, péao; 5po; che non entra
mai nella conclusione, ma serve a produrla, e jleve invece entrare in ciascuna
delle due premesse. Di queste l’una si chiama premessa maggiore 0 contiene il
predicato della proposizione che fa da conclusione, l’altra dicesi premessa
minore e contiene il soggetto della conclusione. Aristotile considera come il
tipo del raziocinio e il solo perfetto quello di sussunzione (subsumtio) nel
quale appunto due idee sono poste nella dipendenza come di specie a genere, di
cosa individuale a legge generale. Cosi nel noto sillogismo ; Tutti gli nomini
sono mortali Pietro è uomo Dunque Pietro e mortale l’idea Pietro, termine
minore è posta in dipendenza (subsumitur) di mortale, termine maggiore, la
sussunzione si opera per mezzo del termine medio uomo. Le regole del
sillogismo, secondo la logica tradizionale, sono otto, delle quali quattro si
riferiscono ai termini, e quattro alle proposizioni. Il sillogismo non può
avere più di tre termini: terni ìnus esto triple:/', meclius, maiorque
minorque. Se in un sillogismo vi fossero due termini medi invece duino solo, si
avrebbero come premesse due giudizi che non avrebbero termine comune, dalle
quali nessuna illazione, o solamente un’illazione erronea potrebbe deri\aie,
ciò appare cosi nel caso che i due termini medi siano diversi nel significato
come nel caso che, differenti nel significato, sieno identici nel nome, come
chi dicesse: borsa è una costellazione, ina l’orsa vive nelle selve, dunque una
costellazione vive nelle selve. I termini maggiori e minori non debbono essere
presi nella conclusione più universalmente che nelle premesse: latius Ima quarn
praemissae conclusi o non vult. Se i termini maggiori o minori fossero presi
nella conclusione più universalmente che nello premesse, si avrebbe allora un
ragionamento che andrebbe dal particolare all’universale, non dall’universale
al particolare, come è richiesto dalla natura stessa del sillogismo; tale
errore è manifesto nell’esempio seguente : gli empi sono nocivi alla società
alcuni scienziati sono empi dunque gli scienziati sono nocivi alla società. Il
termine medio non deve entrare nella conclusione: nequaquam medium capiat
conclusio oportct. Questa regola deriva dal carattere fondamentale del
sillogismo esposto più sopra; non la osserverebbe chi dicesse per es. :
Napoleone fu un grande statista Napoleone fu un grande generale dunque
Napoleone fu un grande statista e un grande generale ; qui non si è fatto altro
che riunire le due premesse, facendo una proposizione composta, non una
conclusione vera e propria. Il termine medio dev’essere preso almeno una volta
universalmente : aut semel aut iterum meclius generaliter esto. Questa regola
vieta che il termine medio sia preso tutte e due le volte particolarmente, non
potendo allora seguirne alcuna conclusione o solo una conclusione erronea ;
così dalle premesse: le piante sono corpi organici gli animali sono corpi
organici, non si potrebbe dedurre altro che la conclusione seguente: gli
animali sono piante; e similmente dalle premesse: alcuni filosofi sono
materialisti, alcuni filosofi sono spiritualisti, seguirebbe la conclusione:
alcuni spiritualisti sono materialisti. Non si concliiude negativamente da
premesse affermative: ambae affirmantes nequeunt generare negantem. In fatti se
le premesse sono affermative, dicono che i termini maggiore e minore convengono
col medio e quindi convengono tra loro, escludendo la conclusione opposta a
questa. Errerebbe chi dicesse per esempio: il giudice dev’essere imparziale il
tale e giudice dunque non dev’essere imparziale. Non si conchiude da premesse
negative: utraque si praemissa neget, nihtt inde sequetur. Se confrontiamo il
termine maggiore e il minore col medio e vediamo che non convengono con esso,
non è possibile affermare nè che convengano, nè che non convengano fra loro.
Quale conclusione si può, per esempio, trarre dalle due premesse seguenti:
l’animale non è eterno l’uomo non è eterno? oppure da queste altre: l'acqua non
è un corpo semplice la cellula non è un corpo semplice? 7°. Non si conchiude da
premesse particolari: vii seguitar geminis ex partici/iaribus unquam. Per
questa regola vale la dimostrazione che abbiamo data per la seconda regola sui
termini. La conclusione segue la parte più debole delle premesse: peiorem
sequitur semper canclusio partem. I logici chiamano parte più debole la
proposizione negativa rispetto all affermativa, la particolare rispetto
all’universale; perciò la regola suona in questi termini: se una delle premesse
è negativa, la conclusione è negativa; se una delle premesse è particolare, la
conclusione è particolare. Nel primo caso una delle premesse afferma che uno
dei termini conviene col medio, l’altra premessa afferma che l’altro termine
non conviene col medio; donde si deduce facilmente che i termini minore e
maggiore non convengono fra loro; cosi se affermo che logico conviene con uomo,
ma che libero dall’errore non conviene con nomo, i due termini estremi: logico
e libero dall’errore non convengono evidentemente fra loro: Nessun uomo è
libero dall’errore Tutti i logici sono uomini Dunque nessun logico è libero
dall’errore. Pel secondo caso vale la dimostrazione che si è data per la
seconda regola sui termini. Le figure e i modi del sillogismo. Il sillogismo
categorico è quello in cui le premesse e quindi anche la conclusione sono
giudizi categorici, o fungono come giudizi categorici: secondo il posto che il
termine medio occupa nelle premesse il sillogismo categorico presenta quattro
ligure, che indicando con la lettera M il termine medio, con P il termine
maggiore, con S il termine minore, sono le seguenti : 1° MP-SM-SP Il termine
medio fa da soggetto nella premessa maggiore, da predicato nella minore, come
nell’esempio: I martiri della scienza onorano l’umanità Molti uomini sono stati
martiri della scienza Molti uomini onorano l’umanità. Il sillogismo della prima
figura è per Aristotile il tipo più perfetto del ragionamento deduttivo, perchè
va dalla causa all’effetto, dalla legge al fenomeno, dalla condizione al
condizionato; la sua validità dipende da queste due regole, che la maggiore sia
sempre universale e la minore affermativa. 2° PM SM SP Nella seconda figura il
termine medio fa da predicato nelle due premesse; inoltre la premessa maggiore
dev’essere universale, e una delle premesse deve essere negativa; es.: Nessuna
scienza è corruttrice Ogni oscenità è corruttrice Nessuna osceuità è scienza.
MP MS SP Nella terza figura il termine medio fa da soggetto nelle due premesse;
la premessa minore dev’essere affermativa e la conclusione particolare; es.:
Nessuna frode è nobile Ogni frode è atto di ragione Qualche atto di ragione non
è nobile. 4° PM MS SP Nella quarta figura il termine medio fa da predicato
nella premessa maggiore, da soggetto nella minore; es.: Tutti i romboidi sono
parallelogrammi Nessun parallelogrammo è un trapezio Nessun trapezio è un
romboide. Quest’ultima figura è stata da Averroè attribuita al medico Oaleno, mentre
le prime tre furono stabilite da Aristotile. Però si nega generalmente che
possa esservi una quarta figura, o almeno si ammette che questa si può ridurre
con molta facilità ad una delle precedenti. Oltre alle figure si sogliono
distinguere nella logica i m° 09S > a sillogismo dialettico, che, per
provare la verità, discute il prò e il contro e serve di preparazione alla
scienza. Il sofisma, oó^tapa, da oo;pf£o|i.ai o sillogismo eristico (eristica
da ip££nrticolare dall’universale-, provare scientificamente significa
dimostrare le ragioni in forza delle quali l’affermazione ha valore
incontestabile; tali ragioni si ritrovano solo nell universale. La sillogistica
diviene cosi il nucleo centrale della logica aristotelica e della logica
tradizionale fino ai nostri giorni. I punti fondamentali di questa dottrina
sono i seguenti : L illazione è la derivazione d’un giudizio da due altri;
poiché in un giudizio un concetto (il predicato) viene affermato d un altro
concetto (il soggetto). Tale affermazione è valida solo quando il legame
avviene per mezzo d’un terzo concetto, il termine medio, il quale deve però
avere coi due primi una certa relazione, espressa in due giudizi, cioè nelle
due premesse; 1 illazione consiste appunto in quel processo del pensiero, il quale
dalle relazioni tra un unico concetto e due altri, vuole manifestata la
relazione che corre fra questi due ultimi concetti. Delle relazioni possibili
fra concetti una se ne trova alla quale la logica aristotelica, conforme ai
suoi principi, ha posto speciale attenzione: quella della subordinazione del
particolare al generale. La sillogistica vuol conoscere le condizioni del
pensiero, per le quali con l'aiuto d’un termine intermedio, può determinare se
la subordinazione d’un concetto ad un altro può aver luogo o no. Aristotile ha
dato a questo problema una risoluzione feconda di ottimi risultati; in essa
consiste il merito imperituro della sua sillogistica, ma anche il limite del
valore di questa. Per mezzo della deduzione, così determinata, la mente umana
può solo acquistare cognizioni meno generali di quelle più generali dalle quali
sono tratte. Qui appare il carattere (limitato) del concetto che gli antichi si
erano formato intorno alle qualità essenziali del pensiero, il quale può solo
abbracciare e spiegare la realtà data, non creare nuove verità. Perciò la
scienza che deduce, prova e spiega poteva di nuovo dedurre ciò, che in un
sillogismo serviva da premessa, come conclusione d’un sillogismo più generale;
alla fine però deve partire da premesse che non possono più essere nè dedotte,
nè provate, nè spiegate e neppure essere ricondotte al termine medio; la verità
di esse è quindi immediata (ìpsoa), indeducibile, non suscettibile di prova,
inspiegabile e consiste in quei principi più generali e forniti di immediata
certezza, che costituiscono il punto di partenza delle operazioni scientifiche.
La sillogistica aristotelica nell’antichità e nel medio-evo. Già sin
dall’antichità, qualche secolo dopo la morte di Aristotile, avvenuta nel 332 a.
Cr. sorsero dubbi e discussioni vivaci intorno al valore del sillogismo; tra i
critici più notevoli a questo proposito troviamo Cameade di Cirene e Sesto
Empirico, vissuto intorno al 200 dell’era volgare. Windelband, Qeschichte der
PhUosophie. Mohr, Tubingen] Cameade, che è annoverato fra gli scettici della
seconda Accademia, insegnava che non si poteva fondare nessuna dottrina sicura
nè sopra il senso per le apparenze fra loro contrarie e inconciliabili, nè
sopra la ragione, perchè in tutto ciò che forma oggetto di ragionamonto, si può
ugualmente provare il prò e il contro; egli dimostrava pure che ogni prova
rende necessario un « regressus in infinitum », giacché per la validità delle
sue premesse presuppone altre prove; e questa conseguenza era importante per
gli scettici, i quali non ammettevano verità immediate, come abbiamo visto che
le ammetteva Aristotile. Più radicale di Cameade è il medico Sesto Empirico, il
quale dice che il vero scettico sottopone ad esame qualsiasi affei inazione,
reca il dubbio in ogni cosa e si astiene tanto dall affermare quanto dal
negare; egli fa un’analisi spietata del sillogismo, il quale non riesce per
nulla ad estèndere il campo delle nostre cognizioni, poiché non serve a farci
passare da una verità nota ad una vorità ignota. Ecco le parole di Sesto
Empirico nel suo capitolo contro la logica d’Aristotile contenuto nell’opera
intitolata « UoiboVSÌat U7tOTU7ttt)a£l£ » . Quelli che dicono: Ogni uomo è
mortale Socrate è un uomo Dunque Socrate è mortale, per provare quest’ultima
proposizione per mezzo della prima commettono un circolo vizioso (e: C xòv 5t’
ianin touol)» poiché ammettono che tutta la certezza della prima proposizione
non può derivare che da un’induzione di casi particolari dello stesso genere di
quelli che s’affermano nella conclusione. Infatti se, prima d’enunciare la
proposizione generale: «ogni uomo è mortale, noi non siamo già convinti della
verità di tutte le proposizioni particolari che essa contiene, non si potrebbe
ragionevolmente ammetterla per vera. Di qui egli conclude che nessun sillogismo
o catena di sillogismi potrà mai farci conoscere qualche cosa di diverso da ciò
che prima già sapevamo, e che la deduzione, ben lungi d’essere la forma tipica
e più corretta del ragionamento, non è che un artificio sofistico atto a mascherare
la nostra ignoranza e a far passare come prova delle nostre opinioni le nostre
stesse opinioni espresse sotto altra forma. Nel Medio Evo fin quasi verso la
metà del secolo XII la logica aristotelica si studiava assai più nelle opere
dei commentatori, che negli scritti originali, pochissimi dei quali erano
conosciuti; però Aristotile è considerato come il filosofo che ha raggiunto il
limite estremo della sapienza il maestro di color che sanno come lo chiama il
Divino poeta, e quindi, il giudice inappellabile della verità; donde la frase «
ipse dixit » foggiata probabilmente dall’arabo Aven'oè(112(1-111*8) «che il
gran comento féo» considerato come il più illustre commentatore dello Staggita,
che egli chiama « regola e modello, creato dalla natura a mostrare l’ultima
perfezione umana, la cui dottrina è la somma verità, poiché il suo intelletto
segua il limite dell’umano intelletto». Ma già durante il Rinascimento
incomincia una forte opposizione contro la logica aristotelica, specialmente
per opera di TELESIO, che vuol fondare la scienza della natura sopra
l’esperienza, e accusa Aristotile di aver voluto spiegare la realtà con ipotesi
arbitrarie; e di Patrizi. Gli Umanisti affermavano risolutamente, come fecero
più tardi Giordano Bruno, Bacone da Verulamio e Renato Cartesio, che la
sillogistica dev’essere amplificata e perdere il predominio tradizionale; che
il sillogismo è incapace di farci acquistare nuove cognizioni ed è una forma
del pensiero infruttuosa. Bacone e Mill. Bacone considera la scienza come lo
strumento e il mezzo più efficace per volgere le forzo della natura all’utilità
degli uomini e per dare all’osservazione dei fatti naturali un carattere
imparziale ed oggettivo, combatte la dottrina tradizionale e intende di offrire
un nuovo metodo nella sua opera capitale Instauratio magna scientiarum, che
comprende due parti distinte : la prima intitolata De dignitate et augmentis
scientiarum, la seconda Novum organimi in opposizione all’Organo di Aristotile.
Egli combatte aspramente il sillogismo aristotelico, attribuendo all’induzione,
il nuovo organo, l’ufficio più importante nella ricerca delle nuove verità
scientifiche; sostiene che il sillogismo è viziato profondamente da una
petizione di principio, poiché se la conclusione non è vera, non è vera neppure
la premessa maggiore; in questa critica Bacone s’accorda quindi coi filosofi
precedenti, specialmente con Sesto Empirico. L’idea fondamentale della logica,
quale è stata concepita dallo Stuart Miti (1806-1873), consiste nel ricondurre
la logica ai fatti e all’esperienza, affinchè possa diventare una scienza come
le altre, ossia abbia per oggetto le cose quali sono; essa diventa «la scienza
delle operazioni intellettuali che servono all’estimazione della prova, cioè
del procedimento generale che va dal noto all’ ignoto, delle operazioni
ausiliarie di codesta operazione fondamentale», è insomma una logica reale che
ha per oggetto i fatti e non le idee. La teoria del sillogismo è profondamente
trasformata nella dottrina del^Mill. Anzitutto egli dichiara che .ogni
sillogismo, considerato nella sua forma ordinaria, contiene una petizione di
principio; così (piando si dice: Tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un
uomo Socrate è mortale la conclusione è presupposta nella premessa maggiore;
noi non possiamo essere sicuri della mortalità di tutti gli uomini, se prima
non siamo sicuri della mortalità di ciascun uomo; se si dice che la mortalità
di Socrate è dubbia prima d’essere estratta dalla premessa maggiore, questa è
colpita pure di incertezza e non può per conseguenza servire a legittimare la
conclusione. Il principio generale, ben lungi dal provare la verità del caso
particolare, non può essere accolto come vero, se rimane l’ombra d’un dubbio
sopra uno dei casi che esso contiene. Quindi nessun ragionamento dal generale
al particolare può, come tale, provare qualche cosa, giacché da un principio
generale non si possono dedurre che i fatti particolari supposti conosciuti da
quel principio. Pertanto sembra che il sillogismo ci fornisca ogni giorno la conoscenza
di verità non ancora constatate o stabilite; vi sarebbe dunque in esso la
possibilità di trarre inferenza, possibilità disconosciuta e quasi soffocata da
formule artificiali; infatti è incontestabile che la seguente proposizione: il
duca di Wellington è mortale, deve considerarsi come un’inferenza: ma si può
trarla da quest’ultra proposizione: tutti gli uomini sono mortali? Bisogna
rispondere di no. L’errore che qui si commette dipende dal fatto che si
dimentica che nel procedimento filosofico vi sono due operazioni e due parti,
quella dell’ inferenza e quolla dell'abbreviazione e che si attribuisce alla
seconda la funzione della prima. Infatti che cos’è, una proposizione generale?
Non è altro che un registro abbreviato delle nostre osservazioni e delle
inferenze che ne abbiamo dedotte; quando dalla morte di Giovanni, di Pietro, e
di tutti gli individui dei quali abbiamo sentito parlare concludiamo che il
duca di Wellington è mortale, noi non possiamo senza alcun dubbio passare per
la proposizione generale: tutti gli uomini sono mortali, come passeremmo per
una stazione intermedia; però l’inferenza non risiede in questa metà del
cammino che va da tutti gli uomini al duca di Wellington; essa è fatta (piando
noi abbiamo osservato che tutti gli uomini sono mortali. La garanzia della
mortalità del duca di Wellington è la mortalità di Giovanni, di Pietro, di
Giacomo e di tutti gli altri uomini a noi conosciuti ; dal fatto che tra il
primo e l'ultimo stadio del ragionamento noi interponiamo una proposizione
generale, la prova come tale non riceve alcun giovamento. Quale è dunque la
vera funzione del sillogismo? Tutte le inferenze primitive si fanno dal
particolare al particolare; per esempio il bambino che, essendosi bruciato il
dito, si guarda bene dall’accostarlo alla candela, ha ragionato e concluso,
benché non abbia mai pensato il principio generale: il fuoco brucia; egli si
ricorda del dolore provato, e fondandosi su questa attestazione della memoria,
crede che, quando vede la candela, se pone il dito sulla fiamma, si brucierà ;
egli n ensa ciò in tutti i casi simili che gli si offrono, senza guardare più
in là del caso presente; non gener ali zza, ma i nferisce un fatto particolare
da un altro fatto particolare . Le proposizioni generali sono quindi semplici
registri abbreviati di inferenze già fatte e formule assai concise utili per
dedurne altre. Bisogna perciò dire non già che la conclusione del sillogismo è
dedotta dalla premessa maggiore, ossia dalla proposizione generale, ma solo
conformemente a questa; la premessa reale, o, meglio, l'antecedente logico
della conclusione, è la somma dei fatti particolari, dalla quale l’induzione ha
estratto la proposizione generale. Noi abbiamo potuto dimenticare questi fatti
individuali; ci resta però sempre al posto di essi una breve annotazione, un
memorandum, che, rammentandoci che certi caratteri sono sempre legati a certi
altri caratteri, ci permette di passare dalla presenza degli uni all’esistenza
degli altri. Ma realmente l’inferenza ha luogo partendo dai fatti dimenticati e
condensati nella formula generale al fatto particolare di cui si tratta; il
sillogismo quindi è essenzialmente un’inferenza dal particolare ni particolare,
la quale ha il suo fondamento e quasi la sua autorizzazione in un’inferenza
anteriore dal particolare al generale ; la conclusione è ritrovata nella
premessa maggiore, na non è provata da questa. Altre obbiezioni contro il
sillogismo. Un altro celebre filosofo inglese, Spencer muove pure aspra critica
al sillogismo. Egli dice che noi non ragioniamo mai per sillogismi, e che se vi
sono verità che sembrano stabilirsi per mezzo dello due premesse, ve ne sono
altre che richiedono un procedimento o più semplice o piii complesso, come le
affermazioni elementari che inseriamo spontaneamente, senza ricorrerò ad alcun
termine intermedio, e le conclusioni che deduciamo da un sistema di numerosi o
svariati rapporti. Ma nuche ristretto entro limiti più modesti, è il sillogismo
la forma vera del ragionamento? Sia il sillogismo seguente: Tutti i cristalli
hanno un piano di clivaggio Questo è un cristallo Dunque ha un piano di
clivaggio. Quosta serie di proposizioni esprime forse l’ordine voro nel quale i
nostri pensieri si succedono per produrre la conclusione? Si può sostenere che
prima di pensare a questo cristallo, io ho pensato a tutti i cristalli e sono
disceso dal generalo al particolare? Vi sarebbe qui una coincidenza fortuita e
affatto inesplicabile, poiché l’idea di questo cristallo ha dovuto precedere la
mia concezione di tutti i cristalli, ed è quindi uno degli clementi della
conclusione che mi ha suggerito uno degli elementi generali della premessa
maggiore. Liart>, Lee ìogìciens auglais contetnporains, pag. 24. F. Alcali]
Se per evitare l’obbiezione, si imita il posto delle premesse, si può sempre
affermare che prima di pensare alla proposizione generale: tutti i cristalli
hanno un piano di clivaggio, io ho già scorto in questo cristallo tale
proprietà; è vero che le mie esperienze anteriori mi determinano a riconoscere
la proprietà indicata nel caso particolare, ma il ricordo delle esperienze
passate non s'offre al mio spirito prima che io abbia osservato il caso
individualo; esso hanno lasciato in me la tendenza a considerare, nel cristallo
in questione, il piano di clivaggio piuttosto che qualunque altro attributo; di
qui io sono portato a pensare alla proposizione generale che mi suggerisce la
proposizione particolare, e da quella ritorno a questa. Quindi ogni deduzione
incomincia con un rapporto inferito spontaneamente, ed ogni inferenza è ossenzialmente
induttiva. Al ragionamento dal particolare al particolare, secondo il concetto
del Mill, si può ricondurre la deduzione, diminuendo continuamente il numero
dei fatti affermati e osservati ; esso è a mela cammino fra le due forme di
ragionamento, è quasi la comune radice donde ambedue partono. Oltre allo
obbiezioni mosse al sillogismo dal Mill, dallo Spencer e dai loro discepoli,
pei quali la logica si riduce alla teoria dell'Induzione e dolla prova
sperimentale, e il sillogismo nd un'induzione mascherata, vi sono altre
obbiezioni di filosofi che, senza proporre le radicali riforme propugnate dai
primi, pure s'accordano con questi nel condannare la logica d’Aristotile, per
sostituirvi un sistema nuovo e più conforme alla verità scientifica. Questi
affermano che il sillogismo è una tecnica delle relazioni dei concetti, cioè
serve a rendere più chiare le relazioni che corrono fra le nostre idee, e che
il principale strumento della ricerca è sempre l’induzione. In conclusione le
obbiezioni che si movono al sillogismo si possono ridurre essenzialmente a due
principali: Il sillogismo non ci dà nella conclusione nulla di nuovo. 2".
Pur affermando la novità della conclusione, si nega a questa il carattere di
novità scientifica, poiché l’inferenza dal particolare al particolare non può
offrire che conclusioni probabili, o in alcuni casi, false; nel sillogismo
classico: Gli uomini sono mortali lo sono uomo Io sono mortale la conclusione
non contiene più di verità che la premessa maggioro; secondo i logici della
scuola di Mill, bisognerebbe dire: Gli uomini del tempo passato sono morti, Io
sono uomo Dunque è probabile ch'io muoia. La metodologia è la seconda parte
della logica, che ha per line di determinare le regole riguardanti la ricerca e
la prova delle verità scientifiche. Il metodo (da |i£xà e éòój, via) abbraccia
quindi lo studio dei mezzi coi quali lo spirito umano estende ed ordina le sue
conoscenze; donde la distinzione in metodo inventivo, che esamina i
procedimenti e le operazioni del pensiero per le quali dalle cognizioni note si
passa a quelle ignote; e metodo sistematico (da auv-:oxT]p.t, pongo insieme)
che invece studia le forme con le quali le cognizioni vengono ordinate in un
complesso di cui le singole parti abbiano tra loro relazione e dipendenza
reciproca. Per rendere più chiara tale distinzione osserviamo l’esempio della
psicologia ; questa scienza adopra nelle sue ricerche, ossia ne)l' estender e
le sue conoscenze, due strumenti essenziali che sono Vintrospezione od
osservazione interna e Vosservazione esterna, cui vanno unite V indagine
sperimentale e la misura 1, al secondo ufficio, cioè a quello sistematico, la
psicologia soddisfi con la definizione del processo psichico, per distinguerlo
dagli altri fenomeni naturali, con la classificazione in fatti di conoscenza,
di sensibilità, di volontà ecc. Però bisogna osservare che la logica tratta
soltanto delle nozioni metodologiche generali, di quelle operazioni che si
presentano come indispensabili in ogni singolo ramo di scienza ; non v’è scienza
che possa fare a meno della definizione e della classificazione e dei
procedimenti più semplici e più generali. Inoltre il metodo di ogni parte del
sapere comprende un certo complesso di particolarità, che solo gli specialisti
hanno il dovere di conoscere e di applicare nelle loro indagini; così al
chimico soltanto spetta di apprendere tutto quell’insieme di particolari
procedimenti che sono propri della chimica, l’uso degli strumenti, le
precauzioni da osservarsi quando si osserva e si sperimenta ecc. Questo
compito, come è facile comprendere, sta fuori del dominio della logica.
Considerando la storia dello sviluppo delle scienze, si può constatare che il
metodo non si costituisce a priori, ma piuttosto si deduce dalle scienze stesse
quando abbiano raggiunto un certo grado di progresso; anzi si può ben dire che
il metodo si trova non di rado in ritardo rispetto al cammino che percorre la
scienza, nello stesso modo che vediamo i trattati dell arte poetica essere in
generale l’espressione ritardata dell’arte contemporanea. Ed è facile
comprendere la causa di questo fatto, la quale dipende da ciò, che il
perfezionamento delle regole metodiche è dovuto per lo più alle intuizioni e
alle scoperte dell’uomo di genio, per cui vediamo Galileo, Newton, Claudio Bernard,
Darwin portare alle teorie logiche contributi preziosi, che poscia divengono
indicazioni e guida indispensabile per gli scienziati posteriori. Ad ogni modo
lo studio delle operazioni metodiche, quantunque spesso il ricercatore si
affidi, con molta cautela, al suo buon senso naturale e trovi qualche volta nel
caso un utilissimo ausiliario, disciplina e regge la nostra intelligenza,
abbrevia il tempo della ricerca e ci fa conoscere più profondamente l’organismo
e il valore della scienza. « Quelli che camminano lentamente, dice Cartesio,
possono percorrere un buon tratto di strada, se sanno tenere la via dritta
assai più di quelli che corrono qua e là allontanandosene. Il sapere
scientifico incomincia a sorgere quando un popolo raggiunge un certo grado di
civiltà ed ha il suo fondamento in un bisogno pratico della vita. E assai
probabile che ogni scienza sia derivata da un’arte corrispondente, la medicina
dall’arte di medicare comune anche ai popoli selvaggi, l’astronomia dalle
esigenze della navigazione, e forse anche la matematica ha attraversato nel suo
inizio un periodo, nel quale le verità acquisite venivano considerate come
conoscenze utili e derivavano dalle necessità inerenti alla costruzione delle
case, alla misurazione dei campi ecc. In questo primo momento cognizioni
pratiche e conoscenze teoriche formavano una sola e identica cosa; cosi da
principio in una persona si riunivano strettamente diversi uffici, il medico,
lo stregone, il mago, il sacerdote, che doveva combattere le malattie, molte delle
quali pel loro carattere epidemico e violento suggerivano facilmente l’idea di
uno o di più principi malefici che s’introducevano nel corpo, donde la
necessità di ricorrere, per cacciarli, all’aiuto di forze sovrannaturali. Con
molta lentezza, quantunque non ancora completamente, la divisione del lavoro
sociale e la conoscenza delle leggi naturali hanno separato queste funzioni tra
loro discordanti, distinguendo lo stregone dal sacerdote e il medico dall’uno e
dall’altro. L’opinione ora dominante consiste nel considerare la teoria come
fondamento indispensabile delle applicazioni pratiche, pur rimanendo l’uua e le
altre indipendenti tra loro; perciò vediamo che chiunque voglia oggidì
dedicarsi all’arte della medicina, deve prima d’ogni altra cosa apprendere le
scienze, come l’anatomia, la fisiologia, l’embriologia ecc., le cui conoscenze
applicherà poi nelle malattie che dovrà curare. Di qui la distinzione tra le
scienze teoretiche e le scienze pratiche-. le prime tendono alla cognizione
pura e hanno trasformato il mezzo in fine, acquistando coscienza d’una finalità
propria, la quale consiste nella spiegazione della natura, cioè d’una massa
enorme di fenomeni che l’uomo vuole ordinare razionalmente e spiegare per mezzo
di leggi; le seconde invece si fondano sopra le scienze per applicarne i
risultati ai vari scopi che l’uomo o la società possono proporsi di
raggiungere, e perdono quindi il vero carattere di scienza. In questo modo, con
lo svolgersi della conoscenza, il lavoro scientifico si è a mano a mano diviso
in due grandi parti: alcune discipline s’occupano esclusivamente della teoria
ed altre della pratica; quasi in ogni ramo del sapere la parte teorica si è
venuta staccando nettamente dalla parte pratica. A noi spetta di considerare
solo le scienze teoriche, ossia le scienze nel senso più esatto e meglio
determinato della parola. Se si considera una scienza qualsiasi, la fisica o la
chimica, la botanica o la zoologia, si scorge senza difficoltà che esse hanno
di mira non -la conoscenza dei singoli corpi e dei singoli esseri e fenomeni
separati e distinti completamente gli uni dagli altri ma fatta eccezione, come
si vedrà in seguito, della storia,’ tendono a raggiungete concetti generali, i
caratteri che le cose hanno comuni, ciò che si ripete nei fenomeni, ossia la
c/usse, la legge. Vediamo qualche esempio, per chiarir meglio il vero
significato di queste osservazioni e le proprietà distintive di una delle
produzioni più mirabili dell’umano intelletto, quale è la scienza. Lo studio
del regno animale ha per fine precipuo di presentare in modo compiuto e
ordinato un quadro comprendente tutti gli esseri viventi nella natura; e
raggiunse la meta dividendoli e suddividendoli in gruppi, in classi, secondo 1
caratteri comuni a ciascuna di queste, in mammiferi, in uccelli, in pesci ecc.
La psicologia considera i processi psichici non in quanto sono individuali, ma
in quanto sono generali; essa non osserva, per esempio, questo o quel
determinato atto volontario, questa o quella determinata serie di percezioni,
ina vuole stabilire i caratteri generali dell’atto volontario e della
percezione. In fine la fisica mira a stabiiire non come cada questo o quel
corpo, ma la legge generale della caduta dei corpi, ossia come, date le attuali
con-' ( izioni dell universo, la caduta dei corpi. si ripeta in quel dato modo
ovunque e in ogni tempo. Però il concetto di scienza non è sempre stato lo
stesso, giacche vediamo che, ad esempio, gli antichi avevano di essa un
opinione assai diversa da quella che ha valore nell’epoca nostra. Per spiegare
l’ordine che ammirava nell’universo, Aristatile ricorse alla nozione di
essenza, di forma, di tipo-, eoli pensa che la costituzione effettiva delle
cose risulti di due fattori: I tipi immateriali, che tendono costantemente a
realizzarsi nella materia, ed hanno, a quel che pare, un’esistenza eterna ed
ininterrotta; cosi il tipo « quercia comune » guerci,s rmir esiste, ed io son
certo che ad ogni momento vi è nell’universo almeno un esemplare individuale
della quercia comune. La materia, che subisce l’influenza dei tipi immate•
riali, si lascia muovere e ordinare da essi, opponendo però una certa
resistenza, di guisa che dove maggiore è la quantità di materia, ivi è più viva
la resistenza di questa ad assumere la forma dei tipi, e minore appare quindi
l’ordine : perciò nei cieli eterei l’ordine è perfetto; invece ''nella regione
sublunare o della materia bruta vi è molta irregolarità e disordine. I tipi
sono dunque eterni, permanenti e si riproducono nella materia docile e
resistente nel medesimo tempo. L’epoca nostra non ha accettato questa dottrina,
della quale ha messo in rilievo gli errori e le conseguenze assurde ; essa non
ammette nè la costanza dell’ordine, nè l’esistenza di .irregolarità risultante
dall’opposizione della materia. Infatti, come già abbiamo detto, i tipi
naturali, minerali, vegetali, animali non sono permanenti, ma vanno soggetti a
continue trasformazioni; il nostro sistema solare sappiamo essere la
trasformazione d’una nebulosa, la terra essere stata un tempo un anello gassoso,
poi una sfera liquida, la flora e la fauna terrestre aver avuto un principio,
essersi arricchite successivamente e non aver cessato di trasformarsi. L’ordine
è certamente una delle qualità che appaiono in modo più spiccato a chi osserva
e studia i fenomeni dell’universo; può anche darsi che sia di questo uno degli
elementi essenziali; ma, ben lungi dall’essere costante, è soggetto a mutazioni
e a trasformazioni. In secondo luogo la scienza moderna nega che vi siano
fenomeni contrari alle leggi naturali, che esistano deviazioni, anomalie
risultanti da ima resistenza più o meno, grande della materia; poiché anche
nelle mostruosità e nei casi patologici le leggi non soffrono eccezioni ; cosi
se scorgiamo una piuma salire verso l’alto invece di tendere al centro della
terra, non affermiamo certo essere questo fatto un’ infrazione della legge di
gravità. In conclusione, una scienza è un sistema di verità e di cognizioni
generali, che sono dovute ad un lavoro metodico dello spirito e della
riflessione razionale dell’uomo. Il popolo greco ha diritto a più d’un titolo
di gloria: a lui, o almeno ai suoi grandi geni, era concesso di fare i più
brillanti sogni speculativi, di creare con la poesia e le arti plastiche
capolavoii incompaiabJi; ma vi è un altra creazione dello spirito greco, che si
può dire non solo incomparabile, ma unica. Noi possiamo oggi gloriarci del
predominio che esercitiamo sulla natura grazie alla conoscenza che abbiamo
acquistato delle sue leggi; ogni giorno i nostri sguardi penetrano sempre più addentro,
se non nell'essenza delle cose, certo nel succedersi dei fenomeni; questi
trionfi a chi son dovuti, se non ai creatori della scienza greca? 1 legami che
in tale materia uniscono l’opera moderna ai tempi antichi sono bene evidenti. A
Iato ad un immaginazione creatrice d’una ricchezza miìabile il Gieco possiede
uno spirito del dubbio sempre vigile, che esamina tutto freddamente; e non
sosta davanti ad alcuna audacia; ad un irresistibile bisogno di generalizzare
si congiunge un’osservazione così attiva e penetrante da non lasciare sfuggir
la più leggera sfumatura; una religione che accordava piena soddisfazione ai
bisogni del cuore, senza per nulla impedire la libera azione di una
intelligenza che minacciava o anche distruggeva lo sue creazioni. Aggiungansi
numerosi centri intellettuali aventi ciascuno il piopiio emettere, 1 attrito
continuo delle forze che escludeva ogni possibilità di stagnazione,
un’organizzazione politica e sociale elio frenava i desideri vaghi e puerili
della gente mediocre, senza mettere in serio pericolo lo slancio degli spiriti
superiori: tali sono i doni naturali e le condizioni favorevoli che hanno dato
allo spirito greco la preminenza e gli hanno concesso di porsi e di mantenersi
al primo posto nel dominio della ricorca scientifica, La classificazione delle
scienze. Ora che abbiamo v isto che cos è una scienza, possiamo chiederci quale
relazione colie fra le diverse scienze; poiché, volendo queste offrirci la
conoscenza dell’universo, ossia d’un complesso di fenomeni connessi gli uni
cogli altri, non si può negare che tra esse vi sieno legami e relazioni. Di qui
la necessità d’una classificazione delle scienze, che è stata tentata fino dall
antichità e che forma anche ai nostri tempi oggetto di discussione. Aristotile
ammette una scienza fondamentale, la filosofìa prima, '-fùcoCfix npwTTj, avente
per oggetto la realtà ultima e 1 essenza immutabile delle cose, alla quale sono
su oi Gojipebz] bordinate tutte le scienze, cioè la teoretica, la quale
comprende la matematica, la fisica, la storia naturale, la pratica, che
corrisponde alla morale, e la poetica, ossia l’estetica. Bacone tracciato una
classificazione delle scienze fondata sulla sua teoria delle facoltà
dell'intelletto riducibili a tre principali, che sono: la memoria, l’immaginazione,
la ragione; dalla prima facoltà deriva la storia, che può essere civile e
naturale', dall’immaginazione deriva la poesia, che può essere narrativa,
drammatica e parabolica; infine sulla ragione è fondata la filosofia, la quale
ha un triplice oggetto: Dio, la natura, l’uomo; donde la teologia, ossia la
scienza che tratta di Dio, degli angeli, e dei demonii; la filosofia naturale
che comprende la metafisica, la fisica e la matematica; la filosofia umana o
antropologia, che contiene la medicina, la psicologia, la logica ecc. Comte,
fondatore della filosofia positiva, è l’autore d’una celebre classificazione
delle scienze, che esporremo qui brevemente. Egli ha diviso prima di tutto il
sapere, per rispetto al fine che questo può proporsi, in teoretico e pratico.
Alla loro volta le scienze teoriche si possono considerare sotto un doppio
aspetto: o ricercano leggi valevoli per tutti i casi possibili, come le
matematiche e la fisica, e allora sono generali e astratte ; oppure applicano
tali leggi alla spiegazione dei vari esseri esistenti in natura, e sono
particolari, descrittive, concrete. Per esempio, lo studio delle leggi generali
della vita è oggetto d’una scienza astratta, la biologia ; mentre il
determinare il modo d’esistere di ciascuna specie di esseri viventi mediante le
leggi scoperte dalla biologia, dà luogo a scienze concrete, quali sono la
botanica e la zoologia; queste ultime quindi sorgono dopo e per effetto delle
prime. Le scienze astratte sono enumerate dal Comte nell’ordine seguente: matematica,
fisica, chimica, biologia, sociologia ; e una tale divisione non è arbitraria,
ma fondata sopra diverse e importanti ragioni. Anzitutto il Comte osserva che i
fenomeni si presentano alla nostra osservazione in una serie di generalità
decrescente e di complessità crescente, poiché ciascun ordine di fenomeni è
meno generale di quello che lo precede, ma più complicato; infatti, per poter
osservare un fenomeno in un maggior numero di casi, bisogna spogliarlo
(estrarlo) da un maggior numero di circostanze, e inversamente un fenomeno che
conserva un maggior numero di circostanze, si riscontra meno frequentemente;
anche in questo caso la comprensione e Y estensione stanno ira loro in ragione
inversa, come abbiamo osservato a proposito dei concetti subordinati. Cosi i
ienomeni tisici sono meno generali, ma più complessi di quelli matematici; i
fenomeni chimici meno generali ma più complessi di quelli fisici. Inoltre
questa scienza è gerarchica, poiché ciascuna scienza presuppone quella che la
precede e ne dipende, almeno nei tratti essenziali, non potendosi studiare il
fenomeno più complesso senza conoscere quello più semplice, la fìsica senza la
matematica, la chimica e la biologia senza le scienze precedenti. Inoltre la
serie è storica, nel senso che le scienze sorsero 1 una dopo l'altra
nell’ordine indicato. Qui non bisogna confondere il sorgere, il costituirsi
delle singole scienze col loro sviluppo. La classificazione del Comte è
strettamente legata al suo sistema di filosofia, al positivismo, e non è possibile
accettare la prima rifiutando il secondo. Si può ben dire che il problema della
classificazione razionale della scienza è un problema essenzialmente
filosofico. In questi ultimi anni le classificazioni delle scienze si sono
moltiplicale; il problema ha assunto un aspetto filosofico, e ciascuno che si
accinge a risolverlo, è guidato dalle sue vedute filosofiche o scientifiche.
Noi citeremo qui due fra quelle classificazioni che hanno ora maggior voga,
quella di Guglielmo Wundt, e quella del Windelband, esaminandole brevemente
nelle loro linee generalissime, come quelle che rispecchiano due fra gli
indirizzi filosofici ora predominanti. Secondo IPundt, se si classificano le
scienze secondo il loro oggetto, si è condotti, dato lo stato attuale delle conoscenze,
a distinguerne tre gruppi: lo scienze matematiche, le scienze della natura, le
scienze dello spirito. Le matematiche sono puramente formali, lo scienze della
natura e quelle dello spirito sono reali. Le scienze naturali indagano il
contenuto dell’esperienza facendo astrazione dal soggetto conoscente; mentre le
scienze dello spirito, che hanno come fondamento principale la psicologia,
studiano quei fenomeni, nei quali l’uomo, considerato come fornito di volontà e
di ragione, è un fattore essenziale: alle leggi dello spirito debbono essere
subordinate le leggi della natura, e la causalità fisica è governata da leggi
assai diverse da quelle che governano i fenomeni psichici; poiché, mentre nel
mondo fìsico si nota pur nel variare delle sue energie, una rigidità
immutabile, il mondo dello spirito invece manifesta un continuo accrescimento
d’energia, dovuto al fatto che ogni processo psichico è una sintesi, un
prodotto affatto nuovo fornito di proprietà che invano si ricercano negli
elementi che lo compongono. Inoltre in ciascuno di questi due gruppi bisogna
distinguere: lo scienze che hanno per oggetto la scoperta di leggi che reggono
i fenomeni attualmente dati dall'esperienza, scienze fenomenologiche; le
scienze che studiano le cose nella loro genesi, scienze genetiche ; 3° le
scienze che, considerando non piu i mutamenti passeggeri ma gli oggetti o
almeno i risultati durevoli, determinano per comparazione le relazioni di
queste cose, ne formano concetti distinti e riuniscono questi concetti in
sistemi, scienze sistematiche. Di qui il soguente quadro: 1° scienze formali:
matematiche. scienze scienze naturali se. fenomenologiche : fisica, chimica,
fisiologia, se. genetiche : Mimologia, geologia, scienza doll'crolulionc degli
organismi. se. sistematiche: mineralogia, holanica, zoologia. reali scienze se.
fenomenologiche : psicologia. dello se. genetiche: storia. spirito se.
sistematiche: diritto, economia politica. Windelband e Jlickert distinguono le
scienze naturali, quali la fisica, la chimica, la psicologia, che studiano le
relazioni tra i fenomeni, le quali sono date da giudizi universali e necessari,
ossia da leggi, e sono quindi scienze rette da leggi; e le scienze storiche,
quali la meteorologia, la geologia, la storia, che studiano la realtà considerata
sotto l’aspetfo individuale e si limitano a stabilire una pura successione di
fatti, sieno essi naturali o morali. La storia considera un organismo
collettivo per sé stesso, come qualche cosa d’individuale, di particolare,
d’unico, mirando a rilevare i Wundt, Einleitung in die rhilosophie, E rate r
Theil, Leipzig, Engelmann] caratteri che lo distinguono da tutti gli altri
organismi collettivi ; ingomma, un gruppo d’individui, una famiglia, una
nazione, lino stato sono esseri concreti al pari degli individui, e sotto
questo aspetto deve osservarli la storia, che non è altro che la scienza del
particolare, doli' individuale, di ciò che non esiste che una volta sola e non
si ripete mai. Quindi, mentre le leggi naturali s’applicano ai fenomeni che si
ripetono sempre nella stessa maniera e non variano essenzialmente nelle loro
manifestazioni, invece nella vita storica non è possibile in alcun modo
stabilire leggi simili a queste, che si possano applicare tanto all’avvenire
quanto al passato, appunto perchè non esistono due individualità storiche
identiche, due avvenimenti che si possano ricondurre sotto la medesima legge
generalo. Gli avvenimenti storici non costituiscono se non serie di fatti che
si sono prodotti una sola volta nel corso del tempo e non si riprodurranno mai
più; e ciò è tutto l’opposto della nozione di legge» che dà la formula dei
fatti che si sono sempre prodotti e sempre si riprodurranno: questa è la
differenza essenziale ed importantissima che corre tra le scienze naturali e le
scienze storiche. I principali procedimenti che il pensiero umano adopera per
estendere le nostre conoscenze, per passare dal noto all’ ignoto e che fanno
parte del metodo inventivo, sono: Vinduzione, la deduzione, l’analogia e
l'ipotesi. Il metodo induttivo c’insegna la via per risalire dai fatti alle
leggi, ossia, come s’è già accennato, ai rapporti costanti e necessari tra due
fenomeni, dei quali il primo dicesi causa e il secondo effetto ; il primo mezzo
per raggiungere questo scopo è l’osservazione. L'osservazione si fa
generalmente consistere in un atto immediato del conoscere, nell’applicare il
potere percettivo alla constatazione dei fenomeni. Gli strumenti principali che
adoperiamo nell’osservare sono i sensi quando si tratta di fenomeni esteriori,
la coscienza quando vogliamo esaminare processi interni, pei quali è però
sempre indispensabile anche l’osservazione esterna. I sensi limitati e
imperfetti ricevono un aiuto prezioso dagli strumenti scientifici, i quali
possono o aumentare il potere di percezione, come il telescopio e il
microscopio, o rendere più esatte le osservazioni che noi facciamo, come i
cronometri che permettono di misurare un secondo e parti minime d’un secondo,
oppure sostituirli ai sensi stessi, quando i fenomeni da osservarsi sono
fuggevoli e difficilmente afferrabili, come ce ne porge esempio la fotografia
applicata allo studio dei fenomeni celesti, o quando i fenomeni non possono
essere da noi percepiti. Cosi la retina dell’occhio non è sensibile ai raggi
ultra violetti, dei quali invece rimane traccia sopra la lastra fotografica.
Però l’osservazione scientifica ha il suo fondamento essenziale e la sua guida
nella ragione, nell’ intelligenza la quale dirige la ricerca, interpetra e
classifica i fatti e ne trae le conseguenze; in una parola, è il buon
osservatore che fa le buone osservazioni ; lo spirito di chi indaga sempre
vigile, attento anche ai ienomeni che sembrano più insignificanti, paziente nel
persistere nelle ricerche, imparziale, cioè libero da qualsiasi pregiudizio,
può giungere a risultati e a scoperte di grande valore, come ce ne porge un
mirabile esempio il Galilei, che possedette in grado eminente l’ingegno
critico; e si deve solo a questo se dalle sue indagini intorno ai fenomeni
naturali seppe trarre conseguenze e cognizioni importantissime: il suo metodo,
come afferma egli stesso, si fonda tutto sulla sensata esperienza non mai
disgiunta dal ragionamento. Innumerevoli persone avranno senza alcun dubbio
osservato le oscillazioni della lampada sospesa nel celebre Duomo, ma solo una
mente severa e indagatrice come quella del Galilei poteva da quel fatto avere
il primo impulso a stabilire rigorosamente le leggi del pendolo. L’osservazione
dev’essere quindi esatta, cioè fedele e scrupolosa: bisogna raccogliere il
maggior numero di fatti, nulla omettere e nulla aggiungere. A questo fine
occorre che l’osservatore sia fornito d’un ricco corredo di cognizioni,
affinchè non si lasci sfuggire quelle indicazioni minuziose che spesso
collegano tra loro fenomeni i quali in apparenza non presentano nulla di
comune, e possa compiere un’analisi completa del fenomeno considerato, che solo
uno spirito acuto, provvisto di profonda cultura, sereno, libero di preconcetti
è in grado di compiere. È inoltre necessario che l’osservatore determini
chiaramente la scelta dei fatti che prende per soggetto dei suoi studi, giacché
tutti i fatti non hanno lo stesso valore, ma alcuni conducono più agevolmente
allo scopo, altri invece ne allontanano, e i fenomeni che la natura ci presenta
sono innumerevoli, e tra essi la mente umana deve sapersi muovere con grande
discernimento. In conclusione, se è vero che quando i fatti che servono di base
al ragionamento siano male stabiliti o erronei tutto l’edificio rovinerà e le
teorie scientifiche fondate sopra di quelli saranno false, è però innegabile
che nelle buone qualità e nella perspicacia dello spirito risiede la condizione
più preziosa per una buona osservazione. Cosi, per citare un esempio, alcuni
astronomi prima di Guglielmo Herschell avevano visto una stella nella costellazione
dei Gemelli, e l’avevano presa per una stella fissa; ma l’Herschell non
s’arrestò alle osservazioni superficiali dei predecessori : esaminò la qualità
della luce, l’ingrandimento che presentava al telescopio, e conchiuse che non
poteva essere una stella fìssa; osservò quindi il suo spostamento e dapprima io
paragonò con quello delle comete e vide che non coincideva; lo paragonò con
quello dei pianeti e, confermando l’ipotesi già formata, conchiuse che era un
nuovo pianeta, chiamato poscia Urano. Galilei così descrive con somma finezza
la grande ricchezza della natura nel produrre i suoi effetti: Nacque già in un
luogo assai solitario un uomo dotato da natura di un ingegno perspicacissimo e
d’una curiosità straordinaria; e por suo trastullo allevandosi diversi uccelli,
gustava molto del loro canto, e con grandissima maraviglia andava osservando
con che bell'artifizio, colla stess’aria colla quale respiravano, ad arbitrio
loro formavano canti diversi o tutti soavissimi. Accadde che una notte vicino a
casa sua sentì un delicato suono, nè potendosi immaginare che fosse altro che
qualche uccelletto, si mosse per prenderlo, e, venuto nella strada, trovò un
pastorello, che soffiando in certo legno forato, e movendo le dita sopra il
legno, ora serrando ed ora aprendo certi fori che vi erano, ne traeva quelle
diverse voci, simili a quelle d'un uccello, ma con maniera diversissima.
Stupefatto e mosso dalla sua naturai curiosità, donò al pastore un vitello per
avere quello zufolo, e ritiratosi in sè stesso, e conoscendo che, se non si
abbatteva a passar colui, egli non avrebbe mai imparato che ci erano in natura
due modi da formar voci e canti soavi, volle allontanarsi da casa, stimando di
poter incontrare qualche altra avventura. Ed occorse il giorno seguente che,
passando presso un piccolo tugurio, sentì risonarvi dentro una simil voce, e
per certificarsi se era uno zufolo o pure un merlo, entrò dentro e trovò un
fanciullo che andava con un archetto, eli ei teneva nella man destra, segando
alcuni nervi tesi sopra un certo legno concavo, e con lo sinistra sosteneva lo
strumento e vi andava sopra movendo le dita, e senz'altro fiato ne traeva voci
diverse e molto soavi. Or qual fusse il suo stupore, giudichilo chi pnrticipa
dell’ingegno e della curiosità che aveva costui, il quale vedendosi
sopraggiunto da due nuovi modi di formar la voce ed il canto, tanto inopinati,
cominciò a credere ch’altri ancora ve ne potessero essere in natura. Ma qual fu
la sua maraviglia quando, entrando in certo tempio, si mise a guardare dietro
la porta per veder chi aveva sonato, e s’accorse che il suono era uscito dagli
arpioni e dalle bandelle nell'aprir la porta! Un'altra volta spinto dalla
curiosità, entrò in un’osteria, e credendo d’aver a vedere uno che
coll’archetto toccasse leggermente le corde di un violino, vide uno che,
fregando il polpastrello d'un dito sopra l'orlo d’un bicchiere, ne cavava
soavissimo suono. Ma quando poi gli venne osservato che le vespe, le zanzare e
i mosconi, non come i suoi primi uccelli col respirare, formavano voci
interrotte, ma col velocissimo batter dell'ali rendevano un suono perpetuo,
quanto crebbe in esso lo stupore, tanto si scemò l’opinione ch’egli aveva circa
il sapere come si goueri suono; nè tutte l’esperionze già vedute sarebbero
state bastanti a fargli comprendere o credere che i grilli, giacché non
volavano, potessero non col fiato, ma con lo scuoter l’ali cacciar sibili cosi
dolci e sonori. Ma quando ei si credeva non poter esser quasi possibile cbe vi
fossero altre maniere di formar voci, dopo l’avere, oltro ai modi narrati,
osservato ancora tanti organi, trombe, pifferi, strumenti da corde, di tante e
tante sorte, e sino a quella linguetta di ferro, che sospesa fra i denti, si
servo in modo strano della cavità della bocca por corpo della risonanza e del
fiato pel veicolo del suono; quando, dico, ei credeva di aver veduto il tutto,
trovassi più che mai rinvolto nell’ignoranza e nello stupore nel capitarli in
mano una cicala, e che né por serrarle la bocca, nè per fermarle l’ali poteva
nè pur diminuire il suo altissimo stridore, nè le vedeva muovere squame nè
altra parte, e che finalmente alzandole il casso del petto, e vedendovi sotto
alcune cartilagini dure, ma sottili, e credendo cbe lo strepito dorivasso dallo
scuoter di quelle, si ridusse a romperle per farla chetare, e tutto fu invano,
sinché, spingendo l'ago più a dentro, non 10 tolse, trafiggendola, con la voce
la vita; sicché neanche potè accertarsi se il canto derivava da quelle; onde si
ridusse a tanta diffidenza del suo sapere che, domandato come si generavano i
suoni, generosamente rispondeva di sapere alcuni modi, ma che teneva per formo
poterveue essere cento altri incogniti ed inopinabili. lo potrei con altri
esempi spiegar la ricchezza della natura nel produrre suoi effetti con maniere
inescogitabili da noi, quando 11 senso e l'esperienza non lo ci mostrasse, la
quale anco talvolta non basta a supplire alla nostra incapacità Il Saggiatore.
Un altro mezzo efficacissimo nel raccogliere i fatti è Vesperimento, che
consiste nel riprodurr e artificialmente i fenomeni natnrali, per poterli stud
iare nelle c ondizioni p iù fa vorevoli . I vantaggi che lo sperimentare offre
sopra l’osservazione pura e semplice si possono ridurre ai seguenti : I
fenomeni che lo sperimentatore può procurarci sono più numerosi di quelli
offerti dalla pura osservazione naturale, potendo esso ripeterli e
moltiplicarli a sua volontà. Però l'esperimento non si può estendere a tutti
quanti i fenomeni dell’universo, e molti di essi non si possono in alcun modo riprodurre.
Cosi Galileo potè osservare due volte il più straordinario e il più misterioso
tra i fenomeni celesti: l’apparizione e l’estinzione totale di stelle fisse,
che vincevano in splendore tutte le altre stelle e i pianeti: anzi una di esse
si vedeva in pieno mezzogiorno. Fenomeni di questo genero sono assai rari e si
sottraggono naturalmente alla prova dell’esperimento. b) I fenomeni forniti
dall’esperimento sono spesso più chiari, più evidenti ed hanno un valore
dimostrativo assai maggiore di quelli forniti dall’osservazione, giacché,
mentre la natura procede sinteticamente, e in un medesimo essere si riscontra
una moltitudine d’esseri, in un effetto una moltitudine d’effetti; l’
esperimento invece separa questi elementi, isola que sti effetti, pres enta un
fenomeno separato dai fe nomeni concom itanti, rendendone qui ndi più facile
l’esame. Cosi ! osservazione della caduta dei corpi, quale si prosoma in
natura, è difficile o dà risultati assai scarsi; mentre studiando tale fenomeno
come si produce colla nota macchina d’Atwood, tutti gli elementi e le
circostanze di esso si possono rilevare con precisione. Lo sperimentatore può
variare indefinitamente il gruppo delle cause insieme agenti, e raccogliere con
tal mezzo più fàcilmente gli indici rivelatori dei rapporti di causalità, e
ottenere anche fenomeni nuovi, che in natura non si possono constatare, come la
caduta dei gravi nel vuoto, la liquefazione dell’idrogeno e dell’ossigeno. Come
è fàcile scorgere, anche nello sperimentare, se si vogliono ottenere buoni
frutti, il predominio spetta sempre al potere discernitivo della ragione ;
anche in questo campo, come in quello dell’osservazione pura, la natura non
rivela i suoi secreti e le sue leggi se non al ricercatore illuminato e guidato
dalla luce dell’intelligenza. La ricerca della causa. U osservazione e 1
’esperimento si possono denominare operazioni preparatorie, in quanto servono
quasi a fornire il materiale, il complesso dei fenomeni, che verranno poi
elaborati dall’ induzione per trarne le leggi generali ; quest’ultimo compito,
che ha nella scienza un’importanza essenziale e ne è il fine più alto, procede
anzitutto dalla ricerca della causa. Vediamo quindi di chiarire il concetto di
causa, soggetto di tante discussioni tanto nella filosofia quanto nella scienza
dei tempi nostri. Il principio razionale di causalità consiste
nell’affermazione che « nell’universo ogni fenomeno ha una causa » .Quindi
allorché si presenta un nuovo fenomeno, ossia quando nell’universo ha luogo un
mutamento qualsiasi, dobbiamo considerarlo come la conseguenza, la
continuazione, la trasformazione d’un fenomeno anteriore. Noi diciamo che
esiste un rapporto causale tra due fenomeni, quando li consideriamo cosi
strettamente legati l’uno all’altro, che quando è dato il primo, l’altro si
presenta inevitabilmente. Perciò mentre nel significato volgare la causa si
restringe a indicare il fenomeno antecedente d’un altro fenomeno, a designare
ciò che produsse una cosa o un fatto, invece nel significato scientifico i due
termini causa ed effetto sono correlativi, l’uno non può sussistere senza
l’altro, e il passaggio, la transizione dal fenomeno antecedente al fenomeno
conseguente apparisce come il punto vitale, il « proprium quid » della
causalità. Si giunge così ad affermare l’identità della causa e dell’effetto, a
considerarli come due manifestazioni d’un’identità fondamentale, benché
differenti nel tempo. In conclusione, si può dire collo Stuart Mill che « la
causa è la somma delle condizioni positive e negative, che, essendo date, sono
seguite da un conseguente invariabile ». Cosi, quando esprimiamo la legge
biologica generale: Vaumento eli temperatura produce un’azione eccitante su
tutti i processi vitali, vogliamo indicare che se è dato l’aumento della
tempelatura, n e se £ ue > invariabilmente il crescere dell’energia e della
ìapidità del movimento in un essere vivente. Valore del principio di causa. Il
principio di causa e una ipotesi che è accertata solo fino ad un certo punto e
si può sostenere che non si potrà mai avere una verificazinne completa del
principio di causalità per mezzo del1 esperienza. Il principio di causalità
stabilisce un ideale, che pei la nostra coscienza non potrà mai avverarsi.
Anzitutto 1 esperienza non può mai dimostrarci che vi sia tra i fenomeni una
continuità assoluta ; giacché in tutte le evoluzioni che noi possiamo seguire,
si trovano sempre /acune, differenze non spiegate. Quando si sarà spiegato il
passaggio dal fenomeno A al fenomeno B scoprendo ]’ intermediario k, si avranno
due questioni invece di una: come si spiega il passaggio da A a k e quello da k
a B? In secondo luogo l’esperienza non ci palesa nessuna ripetizione assoluta,
la quale sarebbe una condizione necessaria per applicare la legge di causa.
Anche quando noi siamo convinti che A è la causa di B, non avremo con ciò il
diritto di applicare questo principio ai casi futuri, se non nel caso che ci
rappresentiamo A sempre in modo identico; il che avviene solo in maniera
approssimativa, giacché vi sono sempre circostanze accessorie, gradazioni infinite,
le quali lanno sì che una data situazione non si possa mai riprodurre due volte
nell’identica forma. Ciò è vero non solo pei fenomeni organici, psichici e
storici, dove le condizioni e gli elementi sono assai numerosi, ma anche nel
mondo inorganico: la ripetizione assoluta è un ideale. In terzo luogo la serie
delle cause è infinita precisamente come sono infiniti il tempo e lo spazio.
Ogni arresto nella nostra investigazione è sempre fortuito o arbitrario; e
poiché secondo il principio di causa, ogni causa diviene alla sua volta
effetto, il volersi fermare ad una causa prima sarebbe come un contraddire a
quel principio; se anche nelle ipotesi più ardite siamo costretti di fermarci
ad un certo punto, questo non è che un limite di fatto-, noi concludiamo sempre
con un punto d'interrogazione, giacché in virtù del principio di causa, vi è
sempre un nuovo problema da porre e da risolvere. Perciò si può dire in un
certo senso che nessun fenomeno è completamente spiegato. In realtà però si può
sostenere che, anche ammettendo il pensiero dell’ Hurne che noi non percepiamo
mai la causa, ma solo una successione, tuttavia per un numero estesissimo di
fenomeni la successione è inevitabile e continua, come dovremmo attenderci se
il principio di causa fosse vero. Evoluzione del concetto di causa. L’idea di
causa ha una origine interna, soggettiva, ci è suggerita dalla nostra attività
motrice. Un essere, che per ipotesi fosse puramente passivo e vedesse o
sentisse successioni esterno costanti, non potrebbe avere alcuna idea della
causalità. Tutti i fatti di attività mentale che si manifestano per mezzo di
movimenti contribuiscono a far sorgere in noi l'idea empirica di causa, come
azione transitiva e conio mutamento; tra essi quello più importante è la
coscienza dello sforzo f. muscolare, ossia la coscienza d'un complesso di
sensazioni provenienti dalle articolazioni, dai tendini, dai muscoli, dalle
variazioni della respirazione ecc.; e la coscienza dello sforzo consiste
sovrattutto nella coscienza AeW'effetto prodotto, alla quale s’aggiunge T idea
confusa d’una creazione che emana da noi, d’una capacità che noi abbiamo di
produrre un fatto nuovo. Noi estendiamo poscia questa capacità individuale e
soggettiva di modificare la nostra persona e le cose, a ciò che ci circonda,
giacché in forza d’una tendenza istintiva l’uomo suppone intenzioni, volontà,
una causalità analoga alla propria in ciò che intorno a lui agisce o reagisce,
nei suoi simili, negli esseri viventi e in quelli clic pei loro movimenti
simulano la vita, come le nubi, le acquo correnti ecc. È questo il periodo del
feticismo primitivo elio s'osserva in tutte le mitologie e in tutte le lingue;
se ne scorgono ancor oggi le trnccie noi fanciulli, nei selvaggi, negli
animali, per es. nel cane che morde la pietra che lo colpisce, e anche neH’uomo
civile, quando tornando ad essere per un momento un uomo primitivo, va in
collera contro una tavola elio lo urta. Dalla concezione popolare, pratica,
esteriore della causalità che deriva dal fatto, che ogni mutamento suggerisce
all’uomo normale che no è testimonio la credenza invincibile in un agente noto
o ignoto che lo produce, si passa al secondo periodo, che incomincia colla
riflessione filosofica e si sviluppa col lento costituirsi delle scienze.
Questo cammino si può riassumere nel seguente modo: Hoffding, Psychologie.
Alcan. si spoglia a poco a poco la nozione di causa del suo carattere
soggettivo, umano, senza che si arrivi totalmente a raggiungere questa meta
ideale; si riduce il carattere essenziale di tale nozione a un rapporto fisso,
invariabile, costante tra un antecedente e un conseguente determinati; si
scorge nella causa e nell'effetto non altro che due aspetti o due momenti d’nn
solo e medesimo processo, il che alla fino equivale all'affermazione d’una identità..
I quattro metodi sperimentali di Mill. Come abbiamo già detto, la scienza non
bì ferma alla constatazione e alla descrizione dei fenomeni, ma tende come ad
ultimo fine alla ricerca delle cause, e quindi delle leggi; queste ultime
consistono in rapporti invariabili di successione tra i fenomeni, e la causa
non è altro che l'antecedente invariabile dell’effetto; quindi la ricerca della
causa e quella delle leggi costituiscono in ultima analisi un unico problema, o
almeno due problemi tra loro indissolubilmente congiunti, e la soluzione del
primo conduce in modo facile alla soluzione del secondo. Il problema della
ricerca della causa si può esprimere nel modo seguente; « fra una moltitudine
di rapporti di successione, trovare un rapporto di causalità». Ogni fenomeno
che cade sotto i nostri sensi ha per antecedente non solo il fenomeno che ne è
la causa, ma altri fenomeni a questo concomitanti, e in simile maniera ha per
conseguenti non solo il suo effetto, ma altri fenomeni concomitanti di tale
effetto. Quindi il problema da risolvere consiste nel saper distinguere con
esattezza il fenomeno causa tra gli antecedenti che non sono causa, oppure tra
i conseguenti che non sono effetto il fenomeno che è veramente effetto. Se i
fenomeni, invece di prodursi riuniti in aggregati più o meno complessi,
costituissero una serie unilineare, noi comprenderemmo con grande facilità che
ogni fenomeno è causa di quello che segue, ed è effetto di quello che lo
precede; ma la roaltà delle cose è diversa, e bisogna quindi ottenere per mezzo
della ragione ciò che non ci è dato direttamente dalla natura: ossia bisogna
mediante il ragionamento sperimentale (i) Kibot, L’évolutìon des idée» generai
e Bgg. F. Alcan] in mezzo al complesso dei fenomeni isolare il fenomeno causa e
il fenomeno effetto. I quattro metodi induttivi messi innanzi dallo Stuart Mill
servono in parte a questo scopo; essi sono il metodo d’accordo, il metodo di
differenza, il metodo delle variazioni concomitanti e quello dei residui.
Metodo d’accordo. Il canone di questo metodo è il seguente: Se due o più casi
d’un fenomeno concordano in una sola circostanza, sempre presente, questa è la
causa, del fenomeno. Sia da ricercare la causa del fenomeno a accompagnato dai
fenomeni ab, preceduti dai fenomeni ABC, nòe diconsi antecedenti, ABC
conseguenti; se in un secondo esperimento s’ottiene il gruppo ode, preceduto
dal gruppo ADE, si può concludere che A ò causa di a. Infatti non si può
affermare che siano B o C la causa di a, perchè nel primo esperimento questi
mancano ed a invece vi appare ; per una ragione identica non si possono
considerare come causa nò D nè E. Esempio: più corpi in circostanze differenti,
entrano in fusione e si volatilizzano parzialmente, quando sono sottoposti ad
una forte temperatura: la fusione e la volatilizzazione dei corpi hanno dunque
evidentemente per causa il calore, unica circostanza comune. Metodo di
differenza. Il canone di questo metodo è il seguente: Se un caso nel quale il
fenomeno si verifica, e un caso nel quale non si verifica, hanno in comune
tutte le circostanze meno una, questa presentandosi solo nel primo caso, la
circostanza per la quale sola i due casi differiscono, è la causa. Se in un
primo esperimento si ottiene il gruppo dei conseguenti abe preceduto dal gruppo
degli antecedenti ABC e in un secondo esperimento si ha il gruppo he preceduto
dal gruppo BC, si può conchiudere che A è causa di a. La dimostrazione in
questo caso è assai semplice. Esempio: Tutte le volte che la pressione
atmosferica si esercita nella camera barometrica, il mercurio si eleva nel tubo
.barometrico: sopprimiamo questa pressione facendo il vuoto: se vediamo il
mercurio scendere, la causa cercata sarà il peso dell’aria; cosi pure in
tisiologia la funzione d'un nervo si può stabilire con precisione, quando,
tagliato il nervo, cessa la funzione. Metodo delle variazioni concomitanti. Il
canone suona così: Un fenomeno clie varia in una certa maniera tutte le volte
che un altro fenomeno varia nella stessa maniera, è una causa di questo
fenomeno. Se in un primo esperimento abbiamo abc preceduto da ABC e se in un
secondo esperimento facendo variare A vediamo che varia pure a, diciamo che il
primo è causa del secondo. Variando ad esempio la quantità di calore in un
corpo, osserviamo il variare concomitante della sna dilatazione; e giungiamo
così a porre la legge che il calore dilata i corpi; il calore (antecedente) si
assume come causa della dilatazione (conseguente). 4° Metodo dei residui. Il
canone è il seguente: Sottratta da un fenomeno la parte che si sa per induzioni
anteriori essere l’effetto di determinati antecedenti, ciò che resta fra i
conseguenti sarà effetto di quello fra gli antecedenti che si è trascurato.
Supponiamo che si abbiano gli antecedenti ABC e i conseguenti abc. Per
induzioni precedenti sappiamo che causa di b è B e che causa di c è C; resterà
che causa di a sia A. Con questo metodo l’odore sparso nell’aria
dall’elettricità guidò a scoprire l’ozono; così pure, poiché il movimento
d’Urano si spiegava nel suo insieme per mezzo di cause note, le irregolarità di
questo movimento formavano un residuo che, determinato con precisione, condusse
il Leverrier alla scoperta di Nettuno. Un bell’ esempio di questo metodo è
l’induzione con la quale Galileo trovò la causa del candore cinereo della luna.
Le cause possibili sono quattro, la luce del sole, quella delle stelle, una
luce propria, quella riflessa dalla terra; non può essere la prima perchè si
prova che quella parte della luna nella quale si scorge il candore cinereo non
è illuminata dal sole ; non la seconda, perchè il candore cinereo si dovrebbe
vedere anche nelle ecclissi, il che non avviene, nè per la stessa ragione può
essere la terza. Quindi la luce riflessa dalla terra è la causa del candore
cinereo. Osservazioni intorno ai metodi di Mill. I quattro metodi sopra
descritti, che hanno il loro fondamento comune nell 'eliminazione di tutte le
circostanze che sono la vera causa del fenomeno in questione, hanno per le
ricerche scientifiche in generale un’importanza relativa, la quale dev’essere
ridotta nei suoi giusti limiti, giacché vediamo spesso il fisico, il chimico,
il fisiologo ricorrere, nello stabilire esattamente la causa d’un fenomeno, a
mezzi diversi da quelli proposti dal celebre filosofo inglese. Anzitutto è
stato osservato giustamente che l’uso di questi metodi induttivi presuppone due
condizioni, che non sempre si verificano nella realtà, ossia: « che ogni
effetto fibbia una sola causa, e in secondo luogo che gli effetti di ciascuna
causa possano essere tenuti distinti dà quelli delle altre ». Anche nella % r
ita quotidiana noi osserviamo un numero considerevole di fenomeni, che possono
essere prodotti d a iiiii cause, tali sono per es. TI movimento, il calore, il
piacei e. la morte : in questi casi è quasi impossibile ridurre le esperienze in
formule così nette e precise, come quelle che sopra abbiamo rappresentato per
mezzo di lettere alfabetiche, ed è molto difficile non omettere qualcuno degli
antecedenti tra i quali vi è la causa che si ricerca; quindi si comprende
facilmente come l a pluralità delle cause renda difficile il metodo di
concordanza, anche quando si moltiplicano le osservazioni e gli esperimenti.
Cosi l’ignoranza del peso dell’aria indusse i fisici ad attribuire al vuoto, o,
meglio, come essi dicevano, all’orrore del vuoto l'ascensione dell’acqua nelle
pompe. La seconda esigenza rende dubbio il metodo di differenza; cosi nelle
esperienze fisiologiche i risultati ottenuti per mezzo della vivisezione
rimangono non di rado dubbi, giacché il fenomeno prodotto dalla soppressione
oppure dalla lesione d’un organo, come sarebbe ad esempio, il cervello, non è
sempre da attribuirsi in tutto ad esse, mà è spesso il contraccolpo più o meno
lontano prodotto dalla soppressione o dalla lesione d’un determinato organo
sopra un altro, o anche sopra l’insieme dell’organismo preso a soggetto
d’esperieuza. Per questa ragione le precauzioni e le cautele che deve prendere
il fisiologo sono rigorose e infinite, se non vuole cadere in errore. Un’altra
difficoltà, per citarne ancora una, si presenta quando avviene che più cause
insieme s’uniscano a produrre un medesimo effetto, come il salire d’un
areostato nell’atmoslera, prodotto dal combinarsi dell’azione della gravità con
altre cause, che non si possono trascurare, se si vuol dare uua spiegazione esatta
del fenomeno; oppure quando la causalità è reciproca. Non osservando l a
reciprocità delle cause, cadono in errore quelli che sostengono essere il
fenomeno economico la causa unica e diretta del determinarsi degli altri
fenomeni sociali, politici, religiosi, giuridici, artistici e morali; mentre
sono più nel vero quelli che sostengono che i fenomeni sociali sopra indicati
possano alla loro volta esercitare un’azione determinatrice sopra il fenomeno
donde hanno tratto l’origine; così è innegabile che se la produzione economica
stimola il movimento scientifico, questo alla sua volta con l’invenzione di
macchine, di strumenti ecc. stimola e rende più perfetta la produzione
economica. 8. Eccezioni apparenti del principio di causa. Vi sono due idoe, che
pare si sottraggano all’universalità del principio di causa o che malgrado lo
sviluppo del pensiero scientifico hanno tuttora molta forza; sono le idee del
miracolo e del caso. J1 miracolo, preso non nel significato religioso, ma nel
significato etimologico più gouorale [mirari), è un avvenimento raro,
imprevisto, che si produce fuori oppure in opposizione del coreo ordinario e
naturale delle cose. Però esso non porta alla negazione della causa intesa nel
senso popolare, giacché suppone sempre un antecedente: la Divinità, o una
potenza ignota; ma ammette una derogazione al determinismo, nega la causa nel
senso scientifico; il miracolo sarebbe la causa senza la legge. Per molto tempo
nulla ò sembrato più naturale del miracolo: nel mondo fisico l'apparizione d'una
cometa, le ecclissi e altri feuomoni simili erano considerati come prodigi e
presagi, e tuttora sono causa d’inquietudine per molte persone; nel campo della
vita codesta credenza è più tenace; nel secolo XVII spiriti illuminati
ammettevano ancora gli errore s o lusus naturar, stimavano la nascita di mostri
segno di cattivo augurio ecc. Peggio avveniva nel campo della psicologia; sono
noti i pregiudizi, così diffusi nell'antichità, non ancora scomparsi, intorno
ai sogni profetici, al mistero onde si è circondato per tanto tempo il
sonnambulismo naturale o provocato e gli stati analoghi. Infine anche nella
vita sociale vi sono molti utopisti, cho pur respingendo la realtà del
miracolo, l'ammettono però con grande facilità nell'ordine politico o
ricostruiscono la società umana ab imis fundanientis seguendo i loro sogni.
L’idea di caso è più oscura e controversa. Nel significato volgare esso è un
avvenimento elle non presuppone nè causa nè leggo, un'eccezione alla regola
generale, secondo la quale ogni fatto è un effetto. Molti pensano che il caso
sia uua causa reale, ma oscura e impenetrabile, un principio di disordine e di
confusione, che con irresistibile potenza agisce nel mondo a dritto e a torto,
producendo ora con ostinazione capricciosa, una serio continua e strana di
avvenimenti, ora fenomeni isolati e mostruosi. Ma già nell’antichità
Aristotile, intravedendo la verità, scrisse: “ si dice che alcune cose
avvengono per caso, altre no, pur sapendo che tanto le prime quanto le seconde
si possono spiegare riferendosi a qualcuna delle cause ordinarie,. Anche Hume
afferma essere il caso non altro che l’ignoranza delle cause vere. Il Cournot,
studiato profondamente tale problema, dice die gl’avvenimenti prodotti
dall’incontro o dalla combinazione di altr’avvenimenti che appartengono a serie
indipendenti le uno dalle altro sono chiamati fortuiti o risultati del caso,.
Innumerevoli sono gli esempi di questa congiunzione o incrociamento di due o
più serie di cause e di effetti, indipendenti all'origine le uno dalle altre e
non destinate per la loro natura ad una influenza reciproca; cosi una serie di
cause e d’effetti conduce un viaggiatore a prendere un determinato treno e una
serie di cause e d effetti totalmente distinti produce in un luogo e momento
determinato, un accidente che uccide il nostro personaggio. Rappresentandosi
con una linea continua la catena delle ragioni che spiegano un fenomeno, se
questa catena 6 attraversata da un’altra catona e questa linea vioue tagliata
da una linea che parte da un altro punto, il risultato di tale intersezione è
qualcosa di fortuito, un caso, che non è altro quindi che l'incontro di due
serie di cause non solidali, o non presenta quel carattere di assurdità che si
scorge in un fatto senza causa, giacché suppone il concorso di più cause; si
potrà dire con maggior precisione che è un fatto senza legge. Tra la
definizione del Cournot e quella antica di Aristotile, come è stato osservato,
esisto una profonda analogia, e si può almeno diro che tanto per il primo
quanto pel secondo il fortuito consisto nell'incontro imprevedibile di cause e
d'effetti fino a quel punto indipendenti. Ribot Da G. Miltiaud e H. Piérox
nella Heviie de Métapht/sique et de Morale. Dopo che si è osservato che a’ intenda per causa, è
facile comprendere che cosa s’intende per legge, sempre però nel campo delle
scienze che sono anche dette nomotetiche, appunto perchè mirano a stabilire
leggi. Quando noi esprimiamo giudizi universali, come i seguenti : tutti gli
uomini sono mortali, tutti i raggi luminosi che cadono sotto un angolo di 30
gradi, sono riflessi sotto un angolo di 30 gradi; noi vediamo tosto che essi
furono veri noi passato e saranno nell’avvenire [manto nel pres ente. Quando il
chimico dice che ogni combinazione dello zolfo con l’ossigeno avviene secondo
rapporti fissi di peso, non si riferisce ad un momento, ad un giorno, ad un
anno, ad un secolo, ma Quindi nello stesso modo che davanti a giudizi di tal
fatta è lecito porre la parola sfM pg£ dominane, si può mettere anche la parola
sempre, la quale £. richiamerebbe insieme col tempo presente anche il passato e
il futuro: sempre e dovunque le combinazioni di zolfo o (l’ossigeno si sono
fatte, si fanno e si faranno secondo rapporti fissi di peso. Però il tempo
presente che si adopera in queste proposizioni categoriche universali non deve
essere inteso nel senso che indichi una realtà permanente ed eterna', giacché
la scienza considera i fenomeni fìsici e chimici, l’esistenza degli organismi
viventi, le attività psichiche, gli aggruppamenti sociali, c ome semplici
possibilità : ossia tutti questi fenomeni sono, possibili sempre e doni nane,
quando ne sian o date le condizioni, non vuol già dire che siano perpetuamente
reali; la quale affermazione evidentemente sarebbe erronea. Tediamo di dare le
ragioni di questo possibile * errore. Posso io dire in forma di giudizio
categorico: sempre e d ovunque i corpi si combinano secondo rapporti fissi di
peso? la combinazione dei corpi è una realtà costante ed eterna ? No certo; la
chimica non insegna forse che «ad una certa temperatura tutte le attività
chimiche sono sospese? Può esservi stato nel tempo trascorso, potrà esservi
nell’avvenire un periodo di freddo universale nel quale alcuna combinazione
chimica non era e non sarà possibile; bisognerebbe quindi esprimersi con
maggior precisione nel seguente modo: sempre e dovunque, se alcuni corpi si
combinano, le loro combinazioni avvengono secondo rapporti lissi di peso.'
Negli enunciati generali della fisica si può constatare un fatto simile. Così
la legge d’attrazione non si può esprimere per mezzo d’un’affennazione
categorica ed universale come la seguente: tutti i corpi si attirano; ma assai
meglio e in modo più preciso in una forma condizionale: sempre e dovunque, se
due corpi pesanti sono soggetti, senza causa perturbatrice o inibitrice,
all’influenza che essi esercitano l’uno sull’altro secondo le loro masse, la
forza della loro attrazione è direttamente proporzionale al prodotto della
massa e inversamente al quadrato della distanza. L ’impenetrabilità ci mette in
presenza d’un problema analogo. A prima vista nulla di più categorico di questa
asserzione: tutti i corpi nello spazio occupano un posto; che cos’è un corpo? è
un aggregato che ha un certo volume e una certa stabilità; vi sono corpi, ve ne
sono sempre stati e sempre ve ne saranno. Eppure possiamo chiederci con ragione
se la scienza non deve ammettere come possibile uno stato dell’universo, nel
quale ogni aggregato sarà sciolto e gli elementi veri verranno separati e
rimarranno indipendenti. Non vi sarebbero quindi corpi percettibili per la
nostra mano o per le nostre bilance, non vi sarebbero più atomi o elettroni ;
gli atomi e gli elettroni sono essi impenetrabili? lo sappiamo noi di vera
scienza? Isaville, La primauté des jngements condiiiunnels, “ Rovue philos.] In
conclusione possiamo dire che alle leggi e ai teoremi universali conviene non
la forma categorica, ma la forma condizionale, poiché espri m ono affermazioni
relative a rap p orti e ad avveni menti consid erati solo come possibili, ossia
soggetti a determinate condizioni, le quali col tempo possono anche venir meno.
I caratteri della legge naturale. Chiarito in tal modo il concetto di legge
naturale, possiamo chiederci: perchè noi crediamo, anche sulla testimonianza
d’un caso solo, che i casi futuri saranno simili ai casi sperimentati? come da
un certo numero di casi si trae una legge e si estende a * r** 6 " tutti i
casi omogenei possibili? perchè, ad esempio, dopo r '“y ' m t, ’ z aver
esperimentato una o più volte che un corpo immerso in un liquido perde tanto
del proprio peso quanto è il peso del liquido spostato, il fisico passa a
stabilire la legge generale: sempre e dovunque se un corpo è immerso nell’acqua
perde tanto ecc. ecc.? Il fondamento logico di quest’affermazione è da
ricercarsi in un postulato, cioè in un principio indimostrabile, c he
dev’essere ammesso affinché la realtà riesca comprensibile : tale postulato è
quello deU.’uniformità della indura, il quale è alla sua volta fondato sul
principio dì causa inteso nel senso che cause simili in condizioni simili
producono effetti simili e sul principio della conservazione della materia e
dell’energia. Il postulato àe\Vuniformità della natura, la cui esigenza era già
stata compresa dagli antichi nell’espressione: natura non facit saltus, non
indica già che la realtà naturale è costante e uniforme, ma che, pur essendo
essa in perpetua evoluzione e trasformazione, i mutamenti incessanti avvengono
secondo leggi costanti e uniformi. Il principio della conservazione
dell’energia, che dà alla scienza contemporanea della natura il suo carattere
proprio, trova la dimostrazione più evidente nella chimica, la quale,
appoggiandosi a tale supposizione, confermata da un gran numero d'esperienze,
afferma che la somma delle particelle materiali o atomi rimane sempre la stessa
in tutti i mutamenti che la materia subisce. Perciò quando un corpo riceve
nuove proprietà, ciò si spiega per mezzo d’una modificazione nell’insieme e
nelle modificazioni delle parti: produzione o soppressione d’una sostanza significa
aggregazione o disgregazione d’atomi che già preesistevano, benché in altre
combinazioni. Ammettendo quindi che la materia persista attraverso a tutti i
suoi mutamenti, si ammette ancora che la somma dell'energia ossia la capacità
di lavoro, di vincere la resistenza che si manifesta nella natura materiale,
rimane sempre la stessa; e solo in apparenza avviene che l’energia nasca o si
distrugga, come si può dimostrare con qualche esempio: La forza colla quale una
pietra cade a terra dipende dall’altezza dalla quale cade, e, alla sua volta,
l’altezza dipende dalla forza con la quale la pietra era stata sollevata.
Quando la pietra s’è fermata sulla terra, pare che la forza si perda, giacché
la pietra non ha apparentemente il potere di muoversi dal suo posto; ma, anche
allora, il dileguarsi della forza significa solamente che questa si è
convertita in qualche altra cosa, in calore. Lo stesso fenomeno avviene quando
il movimento non cessa del tutto, ma è solamente rallentato dall’attrito,
giacché la forza perduta dal corpo, per l’azione dell’attrito, non si perde in
modo assoluto, ma si trasforma in calore. Esperienze ripetute, sempre
confermate, dimostrano che la quantità di forza, o, meglio, d’energia che
scompare sotto una forma, trova il suo equivalente esatto in un’altra forma,
cosicché la stessa quantità della stessa specie d’energia potrà essere di nuovo
restituita, e qualunque sia la metamorfosi che può subire ciascuna delle
differenti forme d’energia, considerate a parte, la loro somma rimane sempre la
stessa. L ’importanza di questo principio è grandissima per la s cienza, benché
come legge generale della natura non abbia ell e un valore ipotetico, giacche,
non potenao mai conoscersi il contenuto totale del la natura, non potrà inai
ess ere confe rmato dall’espe rienza se non in maniera approssimativa. Esso si
deve quindi considerare come~u n~;7r7nc7'»fo o un 'idea che ci dirige nelle
nostre investigazioni. Infatti quando si presenta ai nostri sensi un nuovo
fenomeno, ossia HJmnsc] quando ha luogo un mutamento dentro o fuori di noi,
esso ci invita a scorgere nel nuovo fenomeno non altro che la continuazione o
la trasformazione del primo, o almeno a ricercare un fenomeno antecedente, del
quale sia la conseguenza inevitabile, donde il principio di causalità, secondo
il quale due fenomeni ci appariscono cosi strettamente legati rimo all’altro,
che, dato il primo, l’altro si presenta inevitabilmente. La formula
dell’induzione, ossia la legge scientifica si può dunque esprimere nei seguenti
termini: Ogni rapporto di causalità è costante. Il rapporto constatato tra i
fenomeni A e B è un rapporto di causalità. Il rapporto tra A e B è costante.
Se, come ha dimostrato l'Helmoltz, esiste veramente la legge di conservazione
dell’energia, essa deve valere tanto per la natura animata, quanto per quella
inanimata. Poiché la natura animata, dice un tisiologo idealista, è composta
della stessa materia dell’inanimata ed è in continuo ricambio materiale con
ossa, e poiché per mezzo delle sostanze assunte certe forme d’energia son
trasportato dalla natura inanimata in quella animata, la leggo di conservazione
dell’energia sarebbe interrotta, se nella sostanza viva l'energia perisse o
sorgesse, cioè se la stessa quantità d’energia introdotta nei corpi vivi, non
fosse ridata di nuovo alla natura inanimata, sia durante la vita, sia dopo la
morte. Studi recenti hanno dimostrato che tutta l’energia assorbita
dall’organismo coila nutrizione dalla natura inanimata, abbandona poi di nuovo
il corpo sotto altre forme; nell’organismo non vi ha produzione nè perdita
d’alcuna minima quantità d’energia. L’evoluzione del concetto di legge. Nello
sviluppo del concetto di legge si possono distinguere tre periodi principali:
quello delle immagini generiche, quello delle leggi concrete o empiriche, quello
delle leggi teoriche e ideali. Nella prima fase la mente umana si forma una
concezione meccanica della regolarità d’un fenomeno, la quale si estende ad un
numero assai ristretto di avvenimenti: è il risultato della ripetizione
costante o frequente di alcuni cicli, Verworx, Fisiologia generale, Torino,
Bocca] come, ad esempio, del corso del sole, della lima, delle stagioni ; molti
uomini non hanno che questa ombra, questo simulacro di legge, che riposa sulla
pura associazione, sull’abitudine pratica, sull’ attesa spontanea d’una
ricorrenza che è stata percepita più volte. Questa nozione, quantunque sia
assai umile, tuttavia è stata assai utile nei primi passi percorsi dall’umanità
sul cammino della scienza, poiché ha frenato la tendenza vivissima dell’immaginazione
a popolare il mondo di cause capricciose e senza regola: è stata la prima
affermazione d’una credenza nella regolarità. In un periodo posteriore la
riflessione e la ricerca metodica fanno sorgere lentamente le leggi empiriche,
che consistono nella riduzione d’un gran numero di fatti in una formula unica,
senza però dare di essi la ragione esplicativa. Nel corso degli avvenimenti la
mente scopre tra due o più fatti un rapporto costante di coesistenza o di
successione, il quale viene esteso ad altri casi; qui non è del tutto
necessaria la costanza, basta la frequenza. La legge empirica è identica ai
fatti, ossia legge e fatti non sono che due aspetti della stessa cosa. Si
assimila facilmente la legge empirica a un fatto generale; cosi in psicologia
si dice: la legge d’associazione o anche il fatto generale dell’associazione.
In secondo luogo la legge empirica è non di rado complessa ; non riuscendo
sempre a rinchiudere in una formula unica e breve molti fatti, essa deve
scindersi in più casi e adoprare lunghe formule per potere contenere i casi
particolari e le eccezioni. Appaiono infine le leggi teoriche o ideali, che
sono le più astratte e le più semplici; sono costruzioni dello spirito che
divengono sempre più approssimative a mano a mano che salgono e s’allontanano
dall’esperienza; e non possono essere applicate, discendere dalla teoria alla
pratica se non mediante rettificazioni o addizioni. Per gli spiriti abituati
alla disciplina delle scionze rigorose la legge ideale è la sola valevole, onde
considerano con un certo disprezzo e con certa diffidenza le formule che sono
un semplice riassunto dei risultati dell’esperienza. Il carattere
approssimativo delle leggi teoriche deriva dal loro carattere ideale. Cosi si è
detto che « le leggi fisiche sono verità generali sempre più o meno falsate in
ogni caso particolare » ; per es., non è sempre assolutamente vero che un
movimento sia uniforme e rettilineo; la legge teorica delle oscillazioni del
pendolo non si può constatare in modo assoluto, giacché non esiste un mezzo non
resistente, una forza affatto rigida e che non possa estendersi, nè un
apparecchio di sospensione capace di moversi senza attrito; un pianeta non
potrebbe descrivere una ellissi esatta, se non nel caso che girasse solo
intorno al Sole, e poiché vi sono più pianeti che agiscono e reagiscono gli uni
sugli altri, la legge di Keplero rimane vera solo idealmente. Si sa da ricerche
compiute con estrema precisione, che la legge di Mariotte sopra i rapporti tra
la densità d’un gas e la pressione che sopporta, non è rigorosamente esatta in
nessuno di essi ; però tra la teoria e la realtà le differenze sono così tenui,
che nei casi ordinari si possono trascurare. Neppure le leggi della
termodinamica (conservazione dell’energia, correlazione delle forze) adoperate
con tanta frequenza ai nostri giorni pel loro carattere di generalità e che
qualcuno considera come il principio ultimo dei fenomeni, non hanno un valore
assoluto; infatti non è del tutto esatto il dire che ogni cambiamento dia luogo
a un cambiamento capace di riprodurre il primo senza addizione o perdita.
L’enumerazione delle leggi ideali sarebbe lunghissima. Oggidì la nozione di
legge è comune a tutte le scienze od è usata nel significato più rigoroso nelle
scienze matematiche e fisico-chimiche. Però non è sempre avvenuto così.
Nell'antichità il termine è adoperato in un senso quasi esclusivamente sociale,
giuridico, morale, per cui si considerano le leggi naturali come norme
impartite ai fatti da una volontà soprannaturale, nello stesso modo che il
legislatore impone ni cittadini il proprio volere con norme non trasgreditoli;
con gli stoici l’idea di legge è trasportata per la prima volta dai fatti
morali ai naturali, e con la scuola epicurea cominciò a considerarsi come la
manifestazione spontanea della realtà intima dei fenomeni. Il concetto di legge
nel senso moderno si è formato tardi o assai lentamente; Copernico o Klepero
nel secolo XVI si servono della parola “ ipotesi il Galilei chiama assiomi le
leggi fondamentali della natura e leoi-emi quelle che ne derivano secondo la
torminologia dei matematici. Descartes incomincia la sua filosofia della natura
ponendo alcune lìegulae sire leges vaturales. Newton dice: Axiomata sire leges
motti ». L’estensione della pai'ola logge è dovuta assai probabilmente al
bisogno di stabilire una divisione netta tra gli assiomi astratti dei
matematici e i principi ai quali si attribuisce un valore oggettivo e un
esistenza nella natura. Infine con la celebro delinizioue del Montesquieu
(1689-1755): “ le leggi sono i rapporti necessari che derivano dalla natura
dello cose, il concetto di logge ha preso il più alto grado di
generalizzazione. Un altro fatto degno d’osservaziono è il seguente : Cartesio
chiama lo leggi della natura 41 regolo „ in quanto esse servono a spiegarci i
fenomeni; lo chiama “ leggi „ in quanto Dio le ha stabilite all'origine
dell’universo come proprietà della materia. Tiù tardi la natura pronde il posto
di Dio; il che è una sopravvivenza d una concezione panteistica del mondo;
poscia predomina la tendenza a designare lo leggi coi nomi dei loro scopritori:
legge di Mariotte, di Oay-Lussac, d'Avogadro, di Weber ecc. Nel secolo XVII è
Dio che stabilisce le leggi della natura; nel XVIII è la natura stessa; nel XIX
sono gli scienziati stessi che si assumono un tal compito. 4. Cenno storico
della teoria logica dell’induzione. Benché abbia avuto il suo massimo
svolgimento nella scienza moderna, tuttavia la teori a logica dell’induzione
risale all’antichità, e la vediamo formulata per la prima volta da Aristotile,
pel quale l’induzione è il procedimento opposto al sillogismo deduttivo, e
consiste nel ragionamento che procede biamo tenerci lontani dai pregiudizi e
dalle illusioni, ch’egli chiama Mola e distingue in quattro classi : Mola
tribus, che derivano dalla natura e dalle tendenze proprie dell’uomo; Mola
spedis prodotti dal carattere e dalle particolarità individuali proprie di
ciascun nomo; Mola fori, che sono gli errori che sorgono dal commercio cogli
altri uomini, specialmente per mezzo del linguaggio; Mola theatri, cioè gli
errori che si ricevono per la via della tradizione, dell’insegnamento e
dell’autorità altrui, quando si accolgono senza critica. Liberato il terreno da
questi ostacoli, sarà assai piè agevole salire dai fatti constatati per mezzo
dell’osservazione e dell’esperimento alle leggi; in ciò consiste la vera
induzione, che egli considera come la via migliore per costruire la scienza.
Egli però non attribuisce alla parola legge il significato odierno, ma il senso
d’una semplice generalizzazione empirica; d à valore di prova solo
all’induzione completa, all’ennmerazione compieta, che nella maggior parte dei
casi non è possibile, dimodoché non è mai stata adoperata da nessuno dei grandi
maestri della scienza. Si è osservato giustamente che l’induzione baconiana
trascende in un volgare empirismo, poiché, c oncedendo minima importanza al
ragionamento, non ci permette di vedere distintamente se la connessione
osservata tra vari fenomeui è puramente casuale e sarà contraddetta da ulteriori
osservazioni, o se dipende da ragioni profonde che fanno estendere il principio
generale ottenuto anche a fatti non ancora esaminati. Bacone dichiara che la
scoperta di nnove verità può ottenersi soltanto per mezzo d’una raccolta
metodica di fatti, la quale deve essere fatta in modo da distinguere i fatti in
tre categorie, disponibili in tre tabelle differenti. La prima, che vien
chiamata tabula essentiae et presentine, contiene esempi concordanti nella
presenza del fenomeno che si vuole investigare; la seconda detta tabula
declinationis sive absentiae in proximo contiene esempi che mancano nel
fenomeno, ma che sono connessi cogli esempi in cui il fenomeno accade, ciascun
esempio corrispondendo per quanto è possibile a quelli già inclusi nella primn
tavola. La terza, che prende il nome di tabula graduimi si ve tabula
comparativa, comprende i fenomeni in cui il carattere ricercato si trova in
grado più o meno intenso, sia elio la variazione avvenga nollo stesso soggetto,
sia che in diversi soggetti paragonati fra loro. Come è facile accorgercene, il
procedimento induttivo viene in tal modo sottoposto a troppe lungaggini, che ne
rendono l’uso assai difficile o poco pratico, benché Bacone abbia con lo sue
tavole intraveduto i tre primi dei quattro metodi dello Stuart Mill. Il
creatore del metodo sperimentale è BONAIUTI Galilei che vide più chiaramente di
Bacone il vero carattere dell’induzione e seppe accoppiare ad una mente critica
e indagatrice di supremo valore un’abilità insuperabile nello sperimentare. Noi
salutiamo oggi il Galilei (cito a bello studio le parole non sospette d’uno
straniero) come il vero fondatore della scienza della natura, alla quale egli
ha dato il metodo più acconcio; noi salutiamo in lui lo scopritore della legge
della caduta dei gravi, con la quale ha posto la base alla scienza del
movimento, alla dinamica, e ha aperto in tal modo la prima porta a tutta la
fisica; con profonda ammirazione pensiamo alle sue osservazioni astronomiche, e
sopratutto alla scoperta dei satelliti di Giove, delle stelle Medicee, mondo
copernicano in piccolo: egli stesso visse e soffri per la dottrina di
Copernico, per la conoscenza scientifica dell’universo. Il metodo tjalileiano,
cioè il metodo sperimentale che riunisce armonicamente l’induzione e la
deduzione, l’esperienza e il pensiero, rappresenta, come ha già affermato
Emmanuele Kant, una rivoluzione dell’indagine scientifica; l’antica filosofia
naturale è condannata, per lasciare il posto alla moderna scienza. Tutta
l’opposizione fra questa e quella, il progresso grande fra l’una o l’altra si
può esprimere con brevi parole: invece di chiedere: perchè cadono i corpi, da
quale specie di impulso, da quale ignota causa vengono sospinti ; il Galilei si
pone il problema : come cadono i corpi, secondo quale legge. Questo mutamento
in apparenza leggero nel porre la questione scientifica separa due età della
conoscenza umana, collocando al posto dell’inutile e ingannevole ricerca
intorno all’essenza delle cause il s olo compito possibile di indagare e
ritrovare l e leggi dei fenomeni. Riehl, Philosophie der Gegenwart, Lipsia,
Teubner Galilei concepisce le forze naturali come capaci di peso e di misura
nelle loro azioni, e dice quin di essere la natura scritta in caratteri
matematici, e i caratteri essere t riang oli, centri e altre figure
geometriche, e quindi senza questi mezzi essere impossibile di intenderne
umanamente parola; adopera i sensi nelle esperienze, l’immaginazione per
rappresentarci all’intelletto le apparenze possibili o avverate dei corpi, la
ragione tanto nell’indagare le intime leggi del pensiero, quanto a ricercare
con le matematiche le leggi intelligibili del mondo esterno, essendo ogni cosa
creata con peso, numero e misura. Egli sottomette all’analisi ogni benché
minimo accidente, con instancabile pazienza r ipete l’oss ervazione e
l’esperimento variando le circostanze e rimovendo ' g li ostacoli che ne
potessero diminuire la sincerità. Tutte queste precauzioni, dice il Fiorentino,
sarebbero rimaste inu-j tili, senza quella geniale divinazione dell’ingegno,
che, quasi lampo attraverso d’una nuvola squarciata, gli faceva alla lontana
intravedere la possibile causa d’un fatto. Vede oscillare una lampada, ne
osserva i movimenti equabili, li misura ai battiti del polso e corre col
pensiero all’ isocronismo del pendolo. Si sovviene aver veduto nelle tempeste
cadere piccoli 1 grani di grandine misti con mezzani e con grandi, tutt’
insieme, nè gli uni aver anticipato l’arrivo in terra a preferenza degli altri
e medita la legge della caduta dei gravi. Raschia con uno scarpello di ferro
tagliente una piastra ottone per levarle alcune macchie, e movendolo con
velocità sente fischiare ed uscirne un sibilo molto gagliardo e chiaro;! guarda
su la piastra e vede un lungo ordine di virgolette! sottili, egualmente distanti
l’una dall’altra; rifà l’esperienza e s’accorge che il fischio s’ode soltanto
quando più veloce vi striscia, più inacutisce il suono e più inspessisconsi le
virgolette; ed eccolo pensare alle proporzioni delle onde sonori ed alla
teorica degli accordi musicali. Il pensiero e il senso la natura e la ragione
si trovarono riunite nell’ingegno del sommo Galilei, ed a questo propizio
congiungimento si del: bono le sue maravigliose scoperte : non trascurar nulla
di ciò che la sensata sperienza ci porge ; nè d’altra parte arrestarsi
impigliato nell’immediatezza del fatto; tale fu la giusta misura ch’egli seppe
trovare tra le angustie del senso o gli sfrenati ardimenti del vuoto intelletto
(Telesin). Una trattazione profonda e singolare della teoria induttiva è data
dall’ inglese Mill, che definisce la logica « la scienza delle operazioni
intellettuali che servono all’estimazione della prova, ossia la scienza del
procedimento generale che va dal noto all'ignoto, e delle operazioni ausiliario
di quell’operazione fondamentale. Salire dal noto all’ignoto significa
ragionare, e ragionare, in senso esteso, è sinonimo d’inferenza, la quale, come
abbiamo già detto, nella sua forma originaria va sempre dal p articolare al
particolare: la logica ci mostra appunto come da questa forma primitiva e
irreducibile di ragionamento spunta l’induzione scientifica ossia quella che va
dal parti colare al generale. Il carattere essenziale di quest’ultima consiste
nel concludere che « ciò che è vero in un caso particoc olare sarà trovato vero
in tutti i casi che rassomigliano al primo. E chiaro che una tale operazione ha
come prejmp pjgjounpostulato, giacche per credere che ciò che s^pro d otto in
un caso particolare si riprodurrà in tutti i casi simili, bisogna prima
ammettere « che vi sono in natura casi paral leli, che ciò che è avvenuto una
volta avverrà pure in circostanze simili e avverrà tutte le volte che le stesse
ciscostanzo si ripresenteranno » o, in altre parole, è necessario credere che i
l corso della natura è uniforme, e l’uniformità della nat ura alla sua volta
riposa su l principio della causalità universale che, secondo il Mill, trae la
sua origine dall’esperien za" Egli censura la definizione comune della
causa ; gi aedi è, "se due fenomeni che si succedono in ordine di tempo
fossero l’uno causa dell'altro, bisognerebbe dire che il giorno è la causa
della notte e viceversa; invece noi sappiamo bene che tale successione è
soggetta a una condizione, il levarsi del sole sull’orizzonte; è quest’ultimo
fenomeno quello che fa succedere la luce alle tenebre e, se venisse a mancare,
non vedremmo più il giorno alternarsi alla notte. Bisogna quindi definire la
causa d’un fenomeno « l' antecedente o la riunion e d’ antecedenti, di c ui il
fenomeno è invariabilmente e incondizionatamente la conseguenza. Dopo
l'apparizione dell'opera capitale del Alili “ Sistema di logica, si La una vera
fioritura importante di opere che trattano di questioni logiche, e in
particolare della teoria induttiva; frale più importanti noteremo le seguenti: A.
Baiu, La logique induttive et deductive (trad. dall’inglese); Dii fondement de
l'induction di Lacheli er; Sigwart. Logik; Wundt, Logik. Degna di nota è la
dottrina della contingenza sostenuta in Francia da una schiera valorosa di
pensatori, tra i quali emergono Emilio B outro ux ed Enrico Bergson. Secondo
tale dottrina la contingenza è al fondo della natura, e l a necessità dello
leggi naturali è solame nte r elativ a, perchè la coni» non spiega mai tutto
l'effetto, e se questo facesse una cosa sola con la causa, non si potrebbo
considerare come un vero effetto. Si osserva quindi che nella naturn ad ogni
grado s'a ggiu nge sempro qualch e cosa di nuovo.qualche elemento che non si
trova nel grado precedente : cosi la coscienza s'aggiunge alla vita, la vita alla
materia, nella materia lo proprietà fisiche e chimiche s’uniscono allo
proprietà matematiche ecc. ecc. La contingenza che si nota in ogni forma de
ll’eBsere è il segno manifesto della libertà che agisce nel mondo dei fenomeni;
ossa scuote il postillato che rende inconcepibile l'intervento della libertà
nel succedersi dei fenomeni, la massima secondo la quale nulla si crea o nulla
si distrugge; essa ci porta ad ammettere uua libertà che discenderebbe dalle
regioni soprassensTbili, per mescolarsi ai fenomeni e dirigerli per vie
impreviste. (La tendenza ad estendere la libertà e la conti ngenza ai fenomeni
della natura o dell'uomo tocca il minto culminante nella dot trina del Bergso
n, pel quale gli stati psichici profondi, quelli elio formano la baso fondamentale
dello spirito, costituiscono un’eterogeneità assoluta: essendo ciascuno qualche
cosa di unico nel suo genere, non diviene uè causa nè effetto, non potendo la
causa riprodurre sè stessa; e non ha alcun rapporto colla quantità, essendo
qualità pura; alla quantità egli oppone la qualità, al meccanismo dello spirito
il dinamismo, allo spazio la durata pura, al determinismo la libertà. Però una
tale questione esco dai limiti della logica, per entrare nel campo della
metafisica. Uno dei seguaci del Bergson, il Le Roy, afferma che l e leggi s
cientifiche diventano rigorose solo un mulo si trasformano in con1 vonzione e
si appoggiano a circoli viziosi: il corso degli avvenimenti è regolare,
abituale, ma non necessario; cosi la legge della caduta dei gravi ha valore, ma
solo quando forze estranee non la turbano: Boutroux, De la contingence des loie
de la nuture. Alcali] la conservazione dell’energia s’applica solo ai sistemi
chiusi, i quali sono quelli appunto in cui l'energia si conserva. Importante
nel movimento del pensiero contemporaneo, è pure la teoria di Ernesto Mach,
fìsico e filosofo illustre. Questi pensa elio le scienze fisiche c naturali non
sieno altro elio descrizion i di fatti naturali, ossia di fatti di coscienza,
di sensazioni, e che quindi tra il mondo della materia e Quello dello spirito
non viT~) Euyssex] Ma, è stato osservato, le forze naturali e il tempo bastano
per spiegare le irregolarità della crosta terrestre, senza ricorrere ai
cataclismi; nè si può affermare che il periodo attuale risalga solo a sei mila
anni, ma a molte migliaia di più; inoltre a periodi differenti non
corrispondono specie differenti, poiché certe specie appaiono in diversi strati
successivi, mentre altre si sono estinte prima che avesse fine l’epoca alla
quale appartenevano. Queste ed altre obbiezioni pur gravi fecero tramontare
l’ipotesi del Cnvier, della quale prese il posto e si diffuse rapidamente
quella del Darwin, Bisogna risalire fino al Rinascimento, per trovare i primi
tentativi d’interpretazione del mondo organico per mezzo dell’evoluzione
naturale. Se no trovano accenni in opere di scienziati e filosofi appartenenti
alle scuole più diverse, in Bruno, in Leibniz, in Cesalpiuo, in Buffon, in
Goethe, e più chiaramente in Damarli ecc. Darwin ha il merito, senza dubbio,
grandissimo di aver saputo mettere. insieme tutti i fattori dell’evoluzione
organica : vide nella lotta per l’esistenza la causa della selezione naturale,
a cui la variabilità offre la materia, che poi l’eredità trasmette; accanto a
questi fattori principali pose come fattori ausiliari l’azione dell’ambiente
sull’organismo, l’influenza dell’ uso e del non uso degli organi, la scelta
sessuale, la legge di correlazione di sviluppo. L 'influenza dell’ambiente è la
causa più in vista; piante e animali si modificano mutando clima e paesi; di
tutti gli esseri viventi sopravvivono solo quelli che sanno adattarsi
all’ambiente. Gli animali debbono lottare non solamente contro il suolo e il
clima, ma anche fra di loro: le piante sembra che si contendano i raggi del
sole e il nutrimento della terra; gli animali adoprano l’intelligenza e
l’energia che possiedono per procurarsi da vivere; gli uccelli da preda
provvedono alla propria esistenza mettendo a morte gli uccelli più piccoli e
più deboli; questi alla lor volta si nutrono di insetti, i quali vivono a spese
del regno vegetale; dimodoché tutti gli esseri, dall’animale più perfetto alla
pianta, si movono di continuo una guerra violenta e accanita; e in questa lotta
per resistenza vincono i più forti e i più fecondi. I caratteri che assicurano
il trionfo degli individui e delle specie si sviluppano producendo
nell’organismo modificazioni più o meno profonde, giacché le diverse parti
delPorganismo sono così strettamente collegate fra di loro, che i mutamenti che
accadono in una si fanno sentire più o meno anche nelle altre, donde la legge
di correlazione di sviluppo ; infine Veredità fissa nella specie i caratteri
acquistati dall’individuo. In tal modo la selezione naturale, mediante continue
modificazioni, conduce ad una trasformazione continua e progressiva degli
esseri animali e vegetali, assicurando la sopravvivenza dei più perfetti. L
ipotesi darwiniana, appoggiata ad una grandissima copia di fatti, di
osservazioni e di prove, contribuì a spiegare molti fenomeni che fino allora
erano rimasti senza spiegazione, oppure erano stati spiegati in modo
imperfetto; non è quindi a meravigliarsi se oggi essa è accettata dalla maggior
parte dei naturalisti come legittima; benché le differenze nel modo di
intenderla siano assai gravi, e benché abbia segnato il principio d’una
rivoluzione radicale nell’ interpretazione scientifica della natura. E se oggi
la selezione naturale solleva non poche obbiezioni e appare di per sé sola
insufficente a spiegare tutti i fenomeni della vita organica, tuttavia i
principi messi innanzi dal Darwin devono figurare come la regola il « metodo »
generale che bisogna seguire nell' interpretazione dei fenomeni naturali.
L’analogia. Il procedimento analogico ha pure, come abbiamo già accennato, molta
importanza nella ricerca scientifica. La parola « analogia » ha però bisogno
d’esser chiarita nei suoi significati essenziali, affinchè si possa comprendere
il valore che essa possiede nella ricerca scientifica. Nel linguaggio volgare
tale vocabolo s’adopera generalmente come sinonimo di somiglianza, mentre in
realtà non è che ima forma imperfetta di somiglianza. In tutte le scienze si
possono ritrovare esempi d’analogia. Cosi nella chimica vi sono corpi analoghi,
cioè capaci di combinarsi con un altro corpo dato, producendo composti
paralleli ; in fisica SARLO (vedasi), Studt di filosofia. Roma, Loeschcr] il
suono è analogo alla luce, avendo amendue un carattere comune che è la
vibrazione, malgrado la differenza del mezzo che serve di veicolo. L’analogia
riesce ancor più evidente e frequente negli esseri viventi; così malgrado le
differenze grandi che a prima vista passano tra un uomo e un uccello e tra un
uccello o un pesce, pure la loro struttura è analoga, poiché tutti constano
d’nna serie di segmenti vertebrali, che formano appunto la colonna vertebrale;
hanno tutti un capo che è collocato all’estremità anteriore di questa colonna,
un tubo digestivo che ne percorre tutta la lunghezza e una certa quantità
d’organi che si corrispondono a vicenda. L’analogia, considerata come un
procedimento dello spirito che mira a nuove cognizioni, si può dire un’
inferenza che da una rassomiglianza constatata di alcuni punti conchiude alla
rassomiglianza su altri punti; è un procedimento instabile, ondeggiante e multiforme,
che può dar luogo ad aggruppamenti imprevisti e ad invenzioni originali, come
ci dimostra la storia delle scoperte scientifiche, e in generale tutti i
prodotti della fantasia e dell’immaginazione. Negli spiriti poco precisi e
rigorosi nelle loro osservazioni Yanalogia si fonda per lo più sopra il numero
degli attributi paragonati, benché non sia raro il caso di analogie singolari
basate su pochissimi caratteri comuni; cosi un bimbo vede nella luna circondata
dalle stelle una madre colle sue figlie ; gli aborigeni dell’Australia,
racconta un viaggiatore, chiamarono un libro una « conchiglia », perchè si
apriva e si chiudeva come la valve di questo animale. L’analogia è più profonda
quando ha per base la qualità o il valore degli attributi messi a confronto;
allora s’appoggia sopra un elemento variabile che oscilla dall’essenziale
all’accidentale, dalla realtà all’apparenza; cosi tra i cetacei e i pesci le
analogie sono molte pel profano, tenui pel naturalista. Valore dell’inferenza
analogica. L’analogia può riferirsi ai termini oppure ai rapporti', cosi se da
una rassomiglianza di natura fra due organi si inferisce la rassomiglianza
delle funzioni, nella prima rassomiglianza abbiamo un’analogia clie si
riferisce ai termini; nella seconda ima analogia elle si riferisce ai rapporti.
L’inferenza analogica si distingue dall’induzione per due caratteri principali:
1° L’analogia è in realtà una deduzione fondata sopra una precedente induzione,
benché in apparenza proceda dal particolare al particolare. Sieno per esempio i
fenomeni A e B che abbiamo in comune i caratteri a b c d ; constatando nel
primo un quinto carattere x, posso inferire che esiste pure un’analogia fra i
due fenomeni anche rispetto al carattere x, ossia affermo che anche in B si
trova quest’ultimo carattere; per es. Franklin nota che alla scintilla
elettrica e al fulmine sono comuni alcuni caratteri, e conclude che hanno pure
comune la causa, donde la scoperta della causa del fulmine e del mezzo per
mitigarne gli effetti. Bisogna però notare che il legame che esiste tra i
caratteri a b c d e il carattere x dev’essere costante e necessario, ossia deve
avere il valore d’una legge ottenuta mediante il procedimento induttivo; non
dev’essere un fatto accidentale, giacché, come è facile comprendere, in tal
caso l’analogia non sarebbe possibile o sarebbe per lo più errata. Molti errori
di ragionamento che commette l’osservatore volgare o poco circospetto dipendono
spesso da false analogie. Uanalogia è sempre ipotetica, mentre ciò non si può
dire dell’induzione. Se per es. io osservo sulla terra i caratteri abed.
l’atmosfera, il calore, l’umidità e la vita, e constato nel pianeta Marte i
caratteri abe, sono tratto a inferire che anche in Marte esiste il carattere d,
ossia la iuta; però evidentemente questa inferenza è ipotetica, e rimarrà tale
finché l’esperienza non ne abbia provato la verità. Quindi il ragionamento
analogico è di uso assai delicato, e può condurre ad errori assai frequenti
anche nell’osservazione scientifica, come ce ne fanno fede tanto le scienze che
hanno per oggetto lo studio della natura, quanto le scienze storiche. Un
esempio celebre di fallaci analogie è quella già citata di Newton intorno alla
luce; è pure fallace quella che Platone stabili fra lo stato e l’individuo, in
forza della quale conchiude che debbono esservi tre categorie di cittadini :
servi, guerrieri, reggitori, come vi sono tre facoltà dello spirito,
sensibilità, affettività, ragione; Platone non volle vedere che le proprietà
osservate nell’individuo non corrispondono esattamente alle funzioni esercitate
dallo Stato ; in un errore simile sono caduti recentemente quegli studiosi che
hanno stabilito un’analogia molto stretta fra l’organismo e la società e hanno
affermato che le funzioni sociali debbono corrispondere alle funzioni
dell’organismo, riconoscendo nella società un cervello, i tessuti, la
circolazione del sangue, un sistema nervoso, muscolare ecc. La logica dell'
invenzione. Per ben comprendere la scienza nei suoi caratteri essenziali, per
coglierne lo spirito sotto le apparenze superficiali, bisogna ancora
considerare brevemente l 'invenzione, la ricerca creatrice, la quale non di
rado trascura i metodi, le forme e le vie comuni dell’indagine, giacché il
lavoro della mente che crea si compie spesso come in un’atmosfera nebbiosa e
oscura, spinto quasi da un presentimento della verità che è anteriore al
possesso chiaro e cosciente di questa. In qualche caso lo spirito dell’
inventore è avvolto dalle contraddizioni, non ha la coscienza ben chiara di ciò
che compie e dello scopo a cui mira, manca di rigore, di precisione,
d’evidenza; spesso nello scoprire una verità, grazie alla potenza intuitiva del
suo ingegno, salta a piè pari gli anelli intermedi che congiungono una verità
con un’altra, senza curarsi in nessun modo della continuità e della
concatenazione dei suoi ragionamenti. La storia ci prova ampiamente che una
conclusione nuova e giusta è uscita spesso da falsi ragionamenti, che un
edificio creato dalla nostra mente può essere esatto, mentre ne sono false
tutte le singole parti; non so quale scienziato ha un giorno esclamato: « Io
non vorrei raccontare il succedersi dei miei pensieri in una ricerca, perchè mi
potrebbero giudicare o un imbecille o un pazzo » . L’amore esclusivo
dell’ordine, della chiarezza, della logica razionale, l’orrore per la
contraddizione, che si ritrovano negli spiriti comuni e mediocri, sono non di
rado assenti neigrandi inventori. Il Turgot, uno dei più saggi filosofi del
secolo XVIII ha scritto : « Se si elevassero monumenti agli inventori nelle
arti e nelle scienze, vi sarebbe un minor numero di statue per gli nomini, che
pei fanciulli, per gli animali, e soprattutto, 4 per la fortuna » .
L’importanza del caso nelle invenzioni scientifiche è •] stata spesso
esagerata, e va messa nei suoi giusti limiti; esso 1 va inteso in un doppio
senso: 1°. In senso largo, il caso dipende dalle circostanze inteI riori e
psichiche. Si sa che una delle migliori condizioni per I inventare è
l’abbondanza dei materiali, l’esperienza accumuj lata, un periodo preparatorio
lungo, complesso, laborioso, parI ticolare o generale, che rende poscia lo
sforzo efficace e facile; I nel dominio del pensiero, come negli altri campi,
non esiste 9 generazione spontanea. Le confessioni degli inventori non lasciano
alcun dubbio 9 intorno a questo punto, cioè intorno alla necessità d’un gran I
numero di schizzi, di saggi, di abbozzi preparatori, sia che i si tratti d’uua
macchina o d’un poema, d'un quadro o d’uu J edificio ecc. ; un’ incubazione
profonda precede sempre l’e&pvjxa. 1 Qui il caso ha la sua funzione
incontestabile, ma dipende • J infine dall’ individualità, e da questa spunta
la sintesi impreM vista di idee che costituisce la scoperta. 11 caso, in senso
limitato, preciso, è un accidente for1 tunato che suscita l’invenzione, ma che
non ha in questa il merito maggiore : si può dire che sia piuttosto la
convergenza jj di due fattori, l’uno interno, il genio individuale, l’altro 9
esterno, l’avvenimento fortuito. È impossibile determinare 9 tutto ciò che
l’invenzione deve al caso inteso in questo senso;* certo nell’ umanità
primitiva l’efficacia ne deve essere stata I enorme: la scoperta del fuoco, la
fabbricazione delle armi, degli* utensili, la fusione dei metalli sono state
suggerite da accidenti 9 assai semplici, come, per esempio, la caduta d’un
albero attra1 verso un corso d’acqua può aver suggerito la prima idea d’un 9
ponte. Nei tempi storici la raccolta dei fatti autentici forme-'® rebbe un
grosso volume; chi non conosce il pomo di Newton, la lampada del Galilei, la
rana del Galvani? Huyghens ha I dichiarato che senza un concorso imprevisto di
ch’costanze, l’invenzione del telescopio avrebbe richiesto un « genio sovrumano
», mentre si sa che è dovuta ad alcuni bimbi che® giocavano con vetri nel
laboratorio d’un ottico; lo SchònbeinH scopre l’ozono grazie all’odore
fosforico dell’aria quando è attraversata da scintille elettriche; si dice che
la vista d’un granchio abbia suggerito a Giacomo Watt l'idea d’una macchina
ingegnosa. Le scoperte di Grimaldi e di Fresnel sulle interferenze, quelle di
Faraday, Arago, Foucault, Fraunhofer, Kirchhoff e di altri cento debbono
qualche cosa al caso. L’ufficio del fattore esterno è chiaro, mentre è men
chiaro quello del fattore interno, benché sia capitale. Infatti lo stesso
avvenimento fortuito passa davanti a milioni d’uomini senza suscitare nessuna
idea nuova. Quanti Pisani avevano visto oscillare la lampada nel celebre Duomo
prima del Galilei! Il caso fortunato tocca solo a quelli che lo meritano ; per
profittarne occorre prima un acuto spirito d’osservazione, l’attenzione sempre
desta e vigile, infine, se si tratta di invenzioni scientifiche o pratiche, la
penetrazione che coglie i rapporti tra le cose e avvicina caratteri ed
elementi, che nessuno aveva pensato di riunire; in conclusione il caso è
un’occasione, non un agente di creazione. (*) Il Voltaire attribuiva ad
Archimede tanta immaginazione quanta a Omero; A. Baili, C. Bernard, Th. Ribot
hanno poscia determinato con una certa precisione l ’importanza che l’immag i
nazione ha nell e scienze. Tra i caratteri essenziali dell’immagi nazione, il
cui meccanismo sempre e dovunque è presso a poco lo stesso, sono notevoli i
seguenti: 1°. Un’invenzione qualsiasi ha sempre i caratteri d’un’opera d’arte,
e nella sua unità rassomiglia ad un organismo vivente; essa non è mai ottenuta
mediante un lavoro d'intarsio discorsivo, ma è il frutto d'un pensiero intenso
e profondo più che metodico e minuzioso. 2°. Ogni inventore è un uomo d’azione;
il suo pensiero, cosi diverso da quello del contemplatore o del critico, va
dritto, rapido, è essenzialmente concreto e specifico, flessibile, prudente,
capace di adattarsi al variare delle circostanze e alle minime indicazioni
dell'esperienza. Si sa che l'abbondanza dei ricordi non è una condizione sufficiente
uè necessaria per creare; si è anzi osservato che un’ignoranza relativa è
qualche volta utile per innovare, e favorisc e l’audacia; vi sono invenzioni
scientifiche elio non si sarebbero fatte séTIoro autori fossero stati
trattenuti dai dogmi e dalle opinioni Ribot, L'imagination créatrice, Alcali]
dominanti nei loro tempi e ritenuti come incrollabili ed eterni. La mente
dell’inventore mira al fatto, al risultato. 3°. La facoltà inventiva per
eccellenza, come ha osservato il Bain, consiste nella facoltà di identificare,
di percepire somiglianze e differenze, e suppone quindi una singolare
attitudine a pensare per analogie e por immagini; lo scienziato non si
distingue in questo punto dal poeta.Il metodo sistematico ha per fine
essenziale di dare alle cognizioni scientifiche un ordinamento razionale e di
ottenere la prova della verità. Mediante queste operazioni l’insieme dei
fenomeni che costituiscono l’oggetto di lina scienza diviene un complesso
ordinato nel quale tutte le parti hanno relazione e dipendenza reciproca. Al
primo ufficio la logica soddisfà con la teoria della definizione e della
divisione, che comprende la classificazione ; al secondo con la teoria della
prova e dei principi di prova. Quest’ultimo ufficio viene anche attribuito ad
una parte speciale del metodo, che appunto dicesi dimostrativo. In tutte le
scienze tali operazioni hanno molta importanza per diverse ragioni: una
raccolta di fatti e di cognizioni, come possiamo osservare nella tìsica, nella
botanica, nella zoologia ecc., quando viene fatta con ordine sistematico, mette
in maggiore evidenza la verità delle cognizioni rintracciate, che vengono
presentate in tal modo alla nostra intelligenza come riunite in un quadro dai
contorni chiari e ben determinati; in ciò il sapere scientifico si distingue
specialmente dal sapere comune e volgare che è per lo più disordinato, confuso,
e non distingue le nozioni importanti e generali da quelle che sono meno
importanti e particolari, ciò che è vero da ciò che è falso. Il valore e
l’utilità d’un ordinamento razionale si possono chiaramente stabilire
osservando l’ufficio che esso compie anche nelle raccolte di minore importanza,
come quando si tratta d’una biblioteca, d’un museo, d’un erbario eco., il
disordine fa perdere tempo all’osservatore e gli impedisce di apprezzare
l’importanza degli oggetti che ha davanti agli occhi. La definizione è In più
semplice delle forme sistematiche; precede la divisione e la classificazione,
poiché, se ogni nozione generale, come già abbiamo visto nella prima parte, ha
ima comprensione che è la somma dei caratteri che essa racchiude, ed
un’estensione, che è il numero degli esseri che, possedendo in comune quei
caratteri, trovansi raggruppati sotto quella nozione, la comprensione determina
l’estensione, e quindi la definizione determina la divisione. Ufficio primo
della definizione è quello di determinare con chiarezza e precisione le idee
che sono l’oggetto d’una scienza, ossia il co nte nuto dei singoli concetti;
ora la definizione d’un concetto si esprime, nel modo più semplice, mediante un
giudizio, nel quale il soggetto è il concetto che dev’essere definito e dicesi
appunto definito o definiendo ; e il predicato è quella nota o quell’insieme di
note, mediante le quali il soggetto viene definito, e dicesi definiente. La
definizione si può prendere in tre significati : è l’operazione o l’insieme
d’operazioni che mirano a determinare l’essenza delle cose ; e in questo senso
l’intendeva Socrate, che pel primo, al dire d’Aristotile, applicò la mente alle
definizioni. Definire era per lui cercare razionalmente l’essenza delle cose,
xò li iotiv ; cosi egli voleva determinare l’idea della giustizia, della
sapienza, della prudenza, l’idea dell'uomo politico, del giudice ecc.; la
definizione di queste idee e di quelle simili permetteva di misurarne
esattamente l’oggetto e il valore e quindi di regolare meglio la nostra vita
pratica. E chiaro che in questo significato la definizione è il mezzo della
scienza, in quanto tende alla conoscenza dei caratteri essenziali delle cose;
la definizione può anche essere il fine della scienza, ossia la nozione, il
concetto, nel quale si rende stabile il risultato della ricerca scientifica ;
infine la definizione può essere intesa come l’operazione, la quale consiste
nello sviluppare in una proposizione o giudizio il contenuto d’un concetto
ottenuto mediante la ricerca scientifica. In quest’ultimo significato è
l’espressione della scienza, la formula esplicita e breve dei risultati della
scienza. I caratteri e le note che formano il contenuto d’un concetto possono
essere numerosi e di specie diversa e di valore disuguale, e non possono di
conseguenza entrare tutti nella definizione scientifica; ma, poiché la scienza
ha per oggetto il generale, la definizione ha per oggetto ciò che dicesi l’essenza
ed esclude il particolare, l’accidente. Vediamo quindi che vuol dire essenza
d’un concetto. L’essenza è costituita dall’insieme dei caratteri intimi che
persistono in mezzo al variare delle relazioni e delle modificazioni
accidentali ; è ciò che l’essere possiede in sé stesso, ciò che non può cessare
d’appartenergli, senza che esso cessi tosto di esistere. Li’accidente è ora un
rapporto fortuito, come ad esempio il posto occupato da un individuo o da un
oggetto nello spazio e nel tempo, ora una modificazione accessoria che altera,
per cosi dire, soltanto la superficie dell’essere che la subisce, senza
toccarne il fondo, è, in generale, tutto ciò che avviene negli esseri per un
concorso fortuito di circostanze esteriori. Si comprende quindi come la definizione
escluda l’accidente e accolga solo ciò che è essenziale. Però bisogna avvertire
che questi due concetti non hanno limiti fissi, giacché l’accidente può alla
sua volta divenire oggetto di definizione; cosi, se non si può definire l’uomo
per mezzo di qualche malattia, cui vada soggetto, si può però definire la
malattia nei suoi caratteri essenziali, escludendone gli accidenti particolari,
ai quali esso può andare incontro. Però non tutte le nozioni si possono
definire in modo preciso e determinato, e nelle diverse scienze, oltre le
definizioni approssimate, come le idee di colore, tono, sapore, vi sono
definizioni oscillanti, come avviene per le idee che si arricchiscono di
continuo per mezzo dell’esperienza e mediante caratteri che vengono aggiunti
dalle nuove scoperte. Per esempio, dice Taine, la nozione che un uomo ordinario
ha del corpo umano è assai misera e incompleta: per lui è una testa, un tronco,
un collo, quattro membra d’un colore e di una certa forma; e questi pochi
caratteri gli sono sufficienti per la pratica usuale della vita ; ma è chiaro
che i caratteri propri del corpo umano sono infinitamente più numerosi ;
l'anatomico vuol sezionare, notare, descrivere, disegnareil manuale che si dà
agli studenti ha mille pagine, e occorrerebbe un bel numero d’atlanti e di
volumi per contenere le hgure e l'enumerazione di tutte le parti che l’occhio
nudo ha constatate. Se poi l’occhio s’arma d’un microscopio, questo numero si
centuplica; al di là del nostro microscopio, uno strumento piu potente aumenterebbe
ancora la nostra conoscenza; continuando per questa via la ricerca non ha
termine. Inoltre in alcune scienze le detinizioni segnano come il punto
d’arrivo della ricerca scientifica, in altre invece segnano il punto di
partenza. Cosi nella geometria, dove nessun ragionamento e possibile senza le
definizioni, queste debbono essere stabilite da principio; mentre nelle scienze
sperimentali, dove esprimono i risultati ottenuti, debbono rappresentarne le
conclusioni. E evidente che le definizioni del triangolo, del circolo, del
quadrato ecc. debbono precedere qualsiasi ragionamento intorno a queste figure;
e che la definizione delia « vita » nelle scienze biologiche non può essere che
il risultato di un gran numero di ricerche e di studi che riguardano i fenomeni
vitali. Infine nella definizione debbono entrare quelle note che sono
sufficienti per distinguere il concetto definendo sia dai concetti simili, sia
dai concetti che appartengono ad altre classi; per questo si dice che la
definizione si fa pel genere prossimo e per la differenza specifica, de/ìnitio,
dicevano gli Scolastici, fit per genua proximum et differentiam specificavi.
Definire pel genere prossimo, cioè per quel genere che più, s avvicina alla
comprensione del definendo, equivale a indicare il gruppo di cui un oggetto o
un individuo fa parte, e ' quindi attribuirgli implicitamente i caratteri di
questo gruppocosi per definire l’uomo è inutile dire che è un animale
vertebrato, mammifero-, quest’ultimo carattere, che esprime il genere prossimo,
è sufficiente, giacché implica i due primi. Definire per la differenza
specifica vuol dire constatare e determinare 1 caratteri speciali che
appartengono solo al definendo e lo distinguono da tutti gli altri esseri del
medesimo gruppo. Cosi se al carattere « mammifero » noi aggiungiamo, per
designare l’uomo, quello di bimane, gli attribuiamo con quest’ultimo concetto
un carattere che lo distingue da tutti gli altri mammiferi. Diverse specie di
definizioni. Il metodo che si adopera nel lare una definizione può essere
duplice, positivo e negativo. Il primo consiste nel riunire nella definizione
tutti i caratteri che servono a determinare il definendo; il secondo mira
invece a stabilire i caratteri che debbono essere esclusi e non possono
attribuirsi al definiendo. Quest’ultimo metodo ó assai meno perfetto e si può
considerare, nella maggior parte dei casi, come un complemento del primo. La
definizione si suole distinguere in nominale e reale. La definizione nominale
ha per fine di spiegare e di determinare in forma precisa il valore e il
significato d’una parola, o di fissare il senso costante di alcune parole
attraverso le varietà mutabili delle significazioni particolari. Essa ha valore
logico non in quanto sia una semplice spiegazione etimologica o sintattica, nel
qual caso la definizione rientra nel campo della grammatica, ma solo in quanto
serva di preparazione alla definizione reale. Vi è un certo numero di parole
che non sono facilmente definibili pel numero e la varietà degli elementi che
contengono e che spesso sono il prodotto di varie epoche storiche; di qui la
difficoltà che s’incontra nel definire la « società » oggetto di tante dispute
nella scienza sociale contemporanea, la religione, lo stato ecc. La definizione
reale tende a darci invece l’essenza d’un concetto, il valore intrinseco del
definiendo, indicando i caratteri che questo ha comuni con gli altri concetti
simili, e quelli che ne lo differenziano; si fa quindi, come s’è già detto, pel
genere prossimo e per la differenza specifica. Anche qui le difficoltà per ben
definire non sono poche, quando si tratti di concetti che si considerano come
un prodotto storico o di concetti scientifici, ai quali nuove esperienze
possono di continuo aggiungere nuovi elementi; sono minori per altre scienze,
come ad esempio perle matematiche, dove sono possibili definizioni perfette.
Inoltre la definizione, considerata sotto un altro aspetto, può essere anche
analitica o sintetica. E analitica quando risolve il concetto del definito in
più altri concetti; per es. l’eredità fisiologica è la trasmissione di
caratteri speciali dell’organismo dai progenitori ai discendenti; oppure: il
cerchio è una curva chiusa che ha tutti i punti^ della circonferenza
equidistanti dal centro. L sintetica la definizione, quando nel determinare i
caratteri del concetto segue il processo col quale il definiendo si è venuto
formando, ossia costituisce un concetto per mezzo di altri concetti più
semplici. In questo senso la definizione può essere detta genetica, in quanto
espone la genesi d’un concetto ; e questa si può considerare come la forma più
perfetta del definire. Un esempio di definizione genetica è il seguente : Se in
un piano, tenendo ferma una retta ad un suo estremo, la muovo sempre nello
stesso senso e in modo che essa torni alla sua posizione di partenza, descrivo
una figura che dicesi circolo. Si sogliono anche distinguere due specie di
definizioni genetiche, la diretta e V indicativa: è diretta quando essa stessa
produce e costituisce il definiendo; è indicativa quando espone il modo col
quale il definiendo può essere prodotto da cause che sono distinte dal nostro
pensiero, come avviene delle cose prodotte dalla natura, per es. dei ghiacciai,
dei venti ecc. 5. Regole della definizione. Le principali regole che si debbono
seguire per ottenere una buona definizione logica sono le seguenti : i concetti
defi nienti non debbono essere una semplice tautologia del concetto definito o
definiendo, ossia il definiente non deve ripetere colla stessa o con diversa
forma grammaticale il definito, come quando si dice che uomo bugiardo è colui
che dice bugie. Questo errore assai comune viene indicato dalla logica
tradizionale colle note parole latine : idem per idem definire. la definizione
non dev’essere circolare, ossia non ci deve spiegare il delùdente mediante il
definito e viceversa, ricordando 1 errore del circolo vizioso, come quando si
definisce la coscienza per la percezione dei fatti interni, e questi ultimi
vengono definiti per quei fatti che si producono nella nostra coscienza. c) la
definizione non dev’essere negativa, ossia deve dire non già quello clie il
definiente non è, ma quello che è, ed esporre i suoi caratteri propri. Sarebbe
negativa la definizione che chiamasse la virtù la qualità opposta al vizio.la
definizione dev’essere infine chiara ed esatta, non dev’essere sovrabbondante,
non essere nè troppo ampia, nè troppo ristretta, deve evitare le espressioni
improprie, oscure, e anche le espressioni figurate, quando non contribuiscono a
chiarire il concetto. Cosi quando si dice che il bello è lo splendore del vero,
non si giunge ad avere del bello un concetto nè chiaro nè esatto. Le
definizioni di questo genere nascondono spesso l’ignoranza di cognizioni sicure
e profonde intorno all’oggetto che si vuole definire, oppure anche l’imperfezione
della scienza. 6. La divisione. La divisione, intesa come operazione logica,
determina l’estensione d’un concetto, mentre la definizione ne determina la
comprensione ; essa si riduce quindi a un giudizio, nel quale s’espongono le
diverse specie d’una idea generale, e il dividendo, che rappresenta il genere,
fa da soggetto, mentre il dividente, che contiene l’enumerazione delle diverse
specie contenute nel dividendo, fa da predicato. Anzitutto nella divisione
bisogna considerare le note contenute nel concetto da dividere, distinguere in
esso gli elementi generici, che sono costanti, dagli elementi variabili, che
costituiscono il cosiddetto fondamento o principio della divisione. Cosi nella
nota divisione delle lingue in monosillabiche, agglutinanti, flessive, le parti
divise sono queste ultime, il dividendo è il concetto lingua, e la divisione è
fondata sulla morfologia. Le regole della divisione sono le seguenti: La
divisione deve corrispondere esattamente all’oggetto suo, ossia le sue parti
debbono riprodurne tutta l’estensione, in modo che nessuna parte ne sia
trascurata e non ve ne sia alcuna superflua. Ogni divisione dev’essere fatta
secondo un unico principio. Così se dividiamo le opinioni professate dagli
uomini in vere, false e dubbie, la divisione posa sopra un doppio principio, la
verità e la certezza: le opinioni tutte, comprese quelle dubbie, sono vere o
false ; cosicché converrebbe fare due divisioni: a) tutte le opinioni sono o
vere o false; b) tutte le opinioni sono o certe o dubbie. 3°. La divisione non
dev’essere negativa, ossia ogni specie divisa deve avere caratteri propri, non
già essere una semplice negazione dei caratteri della specie opposta. Così è
negativa l’antica divisione degli animali in vertebrati e invertebrati. Le parti
divise debbono essere coordinate ed opposte: bisogna far in modo che nessun
oggetto o nessun essere possa venir collocato in due termini d’una medesima
divisione. Cosi chi dividesse i fenomeni naturali in fisici, chimici, psichici
e volontari cadrebbe nell’errore che è cagionato dal non osservare la presente
regola ; infatti i fenomeni volontari non sono nè opposti uè coordinati a
quelli psichici, ma subordinati ad essi, e ne sono parte. La divisione più
semplice è quella die dicesi dicotomia, la quale consiste nel dividere il
genere in due specie opposte, che si distinguono per la presenza nell'una e
l'assenza nella seconda d’un solo e medesimo carattere. La classi fic azion e
delle scienze concepita dal fisico Ampère è una vera e propria divisione
dicotomica ; egli infatti distingue le scienze in due grandi regni, scienze
cosmologiche che si occupano del mondo materiale e studiano la natura, e
scienze nooloyiche che studiano il mondo morale e spirituale. Ciascuna di
queste classi si suddivido alla sua volta in altre due classi minori e così di
seguito; l'Ampère giunge con questo metodo a stabilire cento ventotto scienze
speciali, che abbracciano tutte le cognizioni umane. La classificazione;
utilità e specie diverse. Una forma sistematica del sapere scientifico più
importante di quella precedente è la classificazione, la quale tende a
presentare in modo compiuto e ordinato tutte le parti che compongono un
complesso di cognizioni omogenee. Essa si può dire una divisione complessa
risultante da una divisione principale e da una o più divisioni subordinate o
suddivisioni. Nella classificazione lo scienziato parte da un concetto
generale, ne distingue prima le specie immediate e più generali ; in ciascuna
di queste poscia le specie rispettive, finché giunga fino alle ultime specie
per mezzo di successive divisioni e suddivisioni. I vantaggi che presenta un
tale ordinamento delle cognizioni scientifiche sono evidenti. Anzitutto il
contenuto di nna data scienza viene compreso in un prospetto sintetico, che
abbrevia il tempo necessario per apprendere, riducendo in un certo senso il
numero delle cognizioni indispensabili; cosi per es. il regno animale abbraccia
probabilmente non meno di 600000 specie, che lo zooologo riesce a conoscere in
modo relativamente completo riducendo gli individui in specie, le specie in
generi, i generi in famiglie ecc.; il quadro in tal modo semplificato può
essere facilmente ritenuto e riprodotto dalla memoria, benché non ci fornisca
che una cognizione schematica o scheletrica della natura, che per la scienza è
però sufficiente e, pur sopprimendo i caratteri particolari, estende
mirabilmente il campo delle nostre conoscenze. In secondo luogo la
classificazione ci permette di apprendere non solo un numero infinito di esseri
o di oggetti, ma anche la loro 'parentela mediante le loro affinità naturali.
In tal modo l’immensità della natura viene riassunta non solo in una forma
concisa, ma anche in una forma ordinata ed armonica. Inoltre la somiglianza e
le affinità constatate tra gli esseri appartenenti ad un dato gruppo permettono
spesso di inferire altre somiglianze ed affinità prima ignorate. Così, come
dice il botanico Adriano de Jussieu, quando sappiamo che un certo numero di
piante costituiscono una famiglia, di solito siamo tratti ad attribuir loro le
medesime proprietà economiche e medicinali. La classificazione può essere
artificiale o naturale. La classificazione artificiale, che ha uno scopo
essenzialmente pratico e mnemonico, tende a darci la conoscenza degli oggetti o
degli esseri che si vogliono classificare fondandosi sopra un numero ristretto
di caratteri, i quali vengono scelti fra i più appariscenti, senza badare alla
loro importanza intrinseca; un esempio di classificazione artificiale è
l’ordinamento d’una biblioteca, dove i libri vengono disposti o secondo
l’ordine alfabetico, o secondo il formato, o, meglio, secondo il contenuto. La
classificazione naturale invece si ha quando, per riprodurre in certo qual modo
l’ordine della natura, è fondata sopra la scelta dei caratteri più importanti,
manifesti oppure occulti, permanenti oppure evolutivi. La forma più perfetta di
classificazione naturale è quella detta genetica (da yiveatc nascita, origine,
formazione) la quale tende a classificare gli esseri secondo l’ordine della
loro apparizione. Cosi la biologia mira, secondo tale principio, alla
classificazione genetica delle forme viventi, la psicologia a quella dei fatti
psichici, la filologia comparata a quella delle lingue. Fondamento della
classificazione. Il fondamento della classificazione naturale è da ricercarsi,
come si comprende facilmente da ciò che già si è detto, non nelle pròprietà
apparenti, ma nelle primarie o causali, ovvero in quelle che sono segni di
proprietà primarie o causali; ossia bisogna fermare 1 attenzione sopra i
caratteri che si posson chiamare dominatori, perchè la presenza di ciascuno di
questi trae seco necessariamente quella d’un certo numero di caratteri
subordinati, essendovi tra un carattere dominante e i caratteri subordinati ad
esso uniti un rapporto costante e necessario, una legge non di successione, ma
di coesistenza, di contemporaneità. In altre parole, la presenza di certi
caratteri fondamentali fa supporre con certezza l’esistenza di altri caratteri;
come avviene specialmente nei gruppi animali. Per questa ragione le
classificazioni zoologiche sono fondate sui caratteri anatomici e fisiologici
più importanti ed essenziali; per esempio il pipistrello, che in apparenza ha
maggior affinità cogli uccelli, tuttavia è messo fra i mamini. ' b 01cllè ^ questi
ultimi possiede i caratteri dominanti; in modo simile la balena è mammifero e
non pesce ecc. E pur sempre per questo motivo di regola generale nelle
classificazioni scientifiche si va dall’idea più generale a quelle che sono a
queste immediatamente subordinate, e così di seguito a mano a mano alle specie
più distinte, senza omettere alcun anello intermedio. Il metodo dimostrativo ha
per fine di giustificare la verità delle conoscenze scientifiche, di accertare
noi stessi e gli altri d’una verità già scoperta facendola derivare dalla
verità d’altre conoscenze, per offrire in questo modo un fondamento logico alle
nostre osservazioni. La prova o dimostrazione, cosi concepita è un complemento
necessario delle altre operazioni logiche, le quali forniscono ed ordinano le
cognizioni scientifiche, ma non ce ne danno la giustificazione che appaghi la
nostra mente, collegando la verità d’una conclusione alla verità delle
premesse, come fa la prova. Nella prova bisogna distinguere tre elementi
principali : la tesi da provare. Ti*’er sé stesse in-, dimostrabili. Spesso
nella vita pratica, quando si vuole ottenere qualche line particolare, si parte
dalla tesi supposta vera e si dimostra come essa non porti a nessuna
conseguenza falsa. La prova diretta e regressiva o induttiva che dir si voglia
parte d ai particolari, come abbiamo già d et to, p er salire al principio
generale ; dimodoché la verità di questo si deve am 300 0 00000 mettere grazie
alla verità dei particolari sui quali si fonda. Questa forma di dimostrazione
ha la sua base nella verità del principio dell’ induzione, intorno alla quale
già a lungo si è discorso, essa si adopera in tutte le scienze, ma più
specialmente nelle scienze naturali, e meno nelle matematiche. •Sia per esempio
da provare la tesi seguente: la celerità della I erra nella sua orbita intorno
al Sole é in ragione inversa della distanza da esso; la prova si ottiene
osservando se è verificata almeno in due casi particolari, cioè quando la Terra
si trova nel punto più lontano dal Sole ossia nell’afelio, o quando raggiunge
la massima vicinanza col Sole, ossia nel perielio. La prova diretta regressiva
è d’uso assai frequente anche nella iuta pratica, quando per esempio si vuol
provare la bontà d un provvedimento o d’un disegno qualsiasi, applacandolo nei
casi e nelle circostanze particolari ; così Focione disapprovava nna spedizione
di poche navi che gli Ateniesi volevano tare contro una città, dicendo che era
troppo piccola per un’impresa ostile, e troppo grande per un atto d’amicizia.
Prova indiretta. La prova indiretta e progressiva si ha quando si prova la
falsità della tesi opposta o aj^gpi partendo da due principi generali. Sia per
esempio da provare la tesi : due rette perpendicolari ad una terza sono
perpendicolari fra di loro; si prova la falsità dell’antitesi: due parallele
perpendicolari ad una terza non sono parallele fra di loro, partendo dal
principio generale che « da un punto preso fuori di una retta non si può sulla
medesima abbassare che una perpendicolare. Una seconda forma della prova
indiretta e progressiva si ha quando si dimostra che V antitesi conduce a
conseguenz e le duali o jono assurde, o sono in co ntraddizione con prin cipi,
la cui verità è solidamente stabilita e non si può in nessun casomeitere m
dubbio. Sia per esempio da provare la tesi seguente : il triangolo equilatero
non può essere rettan golo; si ammette, per ipotesi, che sia vera la tesi
opposta: il triangolo equilatero può essere rettangolo; in tal caso la
conseguenza è che il triangolo equilatero dev’essere anche equia ngolo ; e
poiché ciò non è possibile ammettere, perchè dovrebbe avere dille angoli retti,
si conchiude essere falsa l’antitesi e vera la tesi da provare. La prova
indiretta regressiva, che dicesi anche ap^gogica o induttiva, si ha quando si
vuol provare la tesi esponendo quali principi assurdi bisognerebbe accogliere
se si ritenesse T vera l’antitesi. Cosi per dimostrare la necessità del governo
che diriga e regoli l’attività dei cittadini, si espone quali principi falsi
bisognerebbe ammettere intorno agli uomini, per j~~l dimostrare che l’anarchia
è utile e giovevole alla società umana. I principi supremi delle scienze. Le
scienze hanno per fine proprio la spiegazione della natura, la quale si
presenta a noi come una massa enorme di fenomeni; spiegare i quali vuol dire
per la mente umana ricondurli sotto rapporti di più in più semplici e generali,
finché si giunga ai princip! supremi e irriducibili di ciascuna scienza, cioè a
quei! principi e a quelle leggi che non si possono derivare d a i.rin-l o c a leggi
piu__semplici. La dimostrazione ci conduce in i ultima analisi a tali principi
supremi, giacché, dovendo una di giostrazione fondarsi senti r e soura altre
verità già areni? ] t a^e, dipende da altre dimo str azioni ole presuppone: ina
in u imo devesi giungere n e cessariamente a verità fondamen' ^ mdimos trabil
i, e che sono evidenti per sè stesse . osi nella meccanica i principi
irriducibili sono le leggi fondamentali e più generali del movimento; nella
fisica l’inerzia. l’equivalenza e la trasformazione delle forze; nella chimica
la teoria atomica; nella biologia, la contrattilità, l'assimilazione e la
proliferazione dell’elemento anatomico, ossia la vita, che le scienze
biologiche studiano in tutte le sue svariate manifestazioni. L’irriducibilità
di queste leggi appare manifesta: il moto non si può dedurre dalla quantità, nè
1 attrazione dal movimento, nè l’attività dall’attrazione. ) E necessario però
notare che se ciascuna scienza ha prin li -riducibili e fondamentali, tuttavia
le scienze tutte formano nel loro complesso una specie d’organismo, le cui
parti sono strettamente collegate fra loro e si aiutano di continuo a vicenda;
giacché sappiamo che nè il fisico può fare a meno nelle sue ricerche delle
cognizioni matematiche, nè il chimico delle cognizioni fisiche, nè il fisiologo
delle cognizioni di fisica e di chimica e cosi di seguito. \ odiamo inoltre che
i principi fondamentali costituiscono una sene di nozioni di complessità
crescente, in modo simile a . quello che è già stato osservato nella classificazione
delle scienze del Cointe; infatti c iascun a nozion e, pur contenendo un fiuid
irriducibile, cade sotto l’estensione del principiar piecede, e diviene di
questo un caso par ticolare . Così, coni* piuta per mezzo dell’astrazione e
dell’analisi la distinzione delle proprietà fondamentali, ne succede tosto la
sintesi: il movimento s’aggiunge alla quantità, l’affinità chimica
all’attrazione, al movimento e alla quantità ecc. Definizioni, ipotesi,
postulati, assiomi. I principi supremi delle dimostrazioni si possono ridurre a
quattro classi principali: le definizioni, le ipotesi, i postulati, gli
assiomi. Le definizioni, secondo quanto s’è già stabilito, conten-UPF'iNf£)
Gomperz] dere, dipendono sopratutto dall’esame critico e dal buon senso dell’osservatore.
Il secondo caso è quello della verisiiniglianza quantitativa, o calcolo delle
probabilità, che consiste nel determinare quale di due affermazioni di materia
identica, ma opposte, sia più probabile; se la causa a ha ora per effetto b,
ora per effetto c, sicché sia vero ugualmente che a produce b e che a non
produce b, si tratta di vedere quale dei due effetti b o c è più probabile;
chiamando m i casi di b ed n quelli di c, evidentemente sarà più probabile
quello degli effetti, che ha per sé il maggior numero di casi favorevoli. Il
probabilismo ha le sue radici nell’antichità e si può dire che sia sorto con
l’arte oratoria; i primi retori siciliani Corace e Tisia considerano il
verisimile (sìxós) come lo strumento necessario della retorica, e distinguono
due specie ‘»i, ver isimiglianza, 1 assoluta (eìxój àTUÀòi;) e la relativa
(eìxó? Tt); i filosofi della Nuova Accademia, soprattutto Arcesilao e Cameade
acuti osservatori della vita, sostengono che in nessun dominio del sapere noi
possiamo raggiungere la verità e, per conseguenza, la certezza assoluta, ma che
dobbiamo in ogni caso accontentarci di semplici probabilità. Probabile aliquid
esse (dicebat) et quasi verisimile eaque se uti regula et in agenda vita et in
qunerendo ac disserendo CICERONE, Acad.). Dopo saggi importanti di Pascal, di
Bernouilli e di Leibniz, la logica del probabile trova, nei tempi moderni, due
cultori eminenti nel Laplace e nel Cournot. Il grande Trattato del Laplace
comprende due parti: una parte matematica, la Teoria analitica delle
probabilità, e una parte filosofica, Saggio filosofico sulle probabilità, che
espone, senza l’aiuto dell’analisi matematica, i principi della teoria delle
probabilità, i suoi risultati generali e le applicazioni più importanti. Il
calcolo delle probabilità riposa, secondo il Laplace, sulla nozione del caso
che ha il suo fondamento nella nostra ignoranza delle cause e serve a
dissimulare la nostra debolezza, giacché nell’universo tutto è rigorosamente
determinato e bisogna considerare lo stato presente del mondo come l’effetto
dello stato anteriore e come la causa di quello che deve seguire. La causa che
è manifesta in certi fenomeni semplici, per es. nei fenomeni celesti, ci sfugge
in altri fenomeni più complessi, che noi, nella nostra ignoranza, attribuiamo
al caso. Benché la scienza tenda a eliminare sempre più i casi fortuiti,
tuttavia non è sempre facile respingere l’ipotesi del caso: perciò le
probabilità hanno una grandissima importanza nelle conoscenze umane. « Le
questioni più importanti nella vita sono per la maggior parte problemi di
probabilità; anzi, parlando con rigore, si può dire che quasi tutte le nostre
conoscenze sono solamente probabili, e, che nel piccolo numero di cose, che,
nelle stesse scienze matematiche, possiamo sapere con certezza, i mezzi
principali per giungere alla verità, l’aualogia e l’induzione, si fondano sulle
probabilità. Cournot nel 1843 pubblica la sua Esposizione della teoria dei
rischi e delle probabilità », colla quale vuole insegnare alle persone, che non
conoscono le matematiche superiori, le regole del calcolo delle probabilità,
senza le quali, non possiamo renderci un conto esatto nè della posizione delle
misure ottenute nelle scienze d’osservazione, nè del valore dei numeri forniti
dalla statistica, nè delle condizioni del successo di molte imprese
commerciali. Chiamasi probabilità matematica d'un avvenimento il rapporto
esistente tra il immero dei cas i favorevoli a questo avvenimento e il numero
di tutti gli altri casi possibili ; laonde tutti questi casi debbono essere
egualmente possibili. Prendiamo un paio di dadi da giocare, in forma di cubi
geometricamente regolari e affatto eguali; in queste condizioni non si può
ammettere che, gottando i dadi nel modo consueto, i dadi caschino sopra una
faccia piuttosto che sopra un’altra; in altri termini, i casi di caduta d’ogni
dado sono ugualmente possibili. Ogni faccia dei dadi è segnata con numeri
(dall'uno al sei eompreso) e tutti e due i dadi si gettano nel medesimo tempo;
è chiaro che ogui faccia d’uno dei dadi può cadere con ogni faccia dell'altro
dado; si avrebbero così 36 casi possibili di combinazione di numeri a due a
due. Indicando l'uno dei dadi con A e l’altro con B, possiamo comporre la
seguente tabella dei 36 casi possibili. TAam» o Cl l u A B 11 1 2 1 3 1 4 1 5 1 6 A B 2 1 2 2 2 3
2 4 2 5 2 6 A B 3 1 3 2 3 3 3 4 3 5 3 6 A B 4 1 4 2 4 3 4 4 4 5 4 6 A B 5 1 5 2
5 3 5 4 5 5 5 6 A B 6 1 6 2 6 3 6 4 6 5 6 6. Come si disse, tutte le combinazioni di questa
tabella sono ugualmente probabili: cosi l’avere il numero 5 sul dado A e il
numero 2 sul dado B, è ugualmente probabile cbe l’avere 6 e 6 su tutti e due i
dadi. Ma se consideriamo la sortita dei numeri 2 e 5 indipendentemente dal dado
sul qualo possono comparire, allora la probabilità di sortita di questa coinbinnzione
si distinguer» dalla probabilità di sortita dell'altrn combinazione 6 o 6 per
questo, che la prima combinazione s'avrà tanto con 5-2 cbe con 2-5, mentre la
combinazione 6 e 6 rimarrà limitata n una sola volta fra le 36 coppie di
numeri. In questo modo la probabilità matematica di sortita dei numeri 5 e 2
(rimanendo indifferente cbe ciascun d’essi appaia sul dado A o sul dado B)
sarebbe di */j 0 ossia di ‘/ist mentre pei numeri 6 e 6 è solo di '/ss Se poi
consideriamo la sortita, sui due dadi, di numeri tali che la loro somma
corrisponda ad una quantità desiderata, allora la probabilità d'avere questa
somma sarebbe, por le differenti qualità, affatto diversa. Così per os. il
numero 2 si potrebbe avere in un modo solo, cioè coll’uscita dei numeri 1-1,
mentre il numero 7 si potrebbe avere nei seguenti modi : 1-6, 6-1, 2-5, 5-2,
3-4, 4-3, per cui la probabilità dell'uscita del numero 2 sarebbe di l jn, del
numero 7 sarebbe di e / 3 «. Dalla definizione data della probabilità
matematica, risulta che essa è sempre una frazione, vale a dire un numero di
parti dell’unità, alla quale questa probabilità s’avvicina tanto più quanto
maggioro è il numero dei casi favorevoli all’avvenimento in confronto doi casi
possibili. Questa frazione potrebbe cambiarsi nell’unità solo quando non
esistesse nessun caso sfavorevole all'avvenimento aspettato; ecco perchè
l’unità si considera come il simbolo della certezza. Carattere generale delle
scienze storiche 2. Oggetto delle scienze storiche ~ 3. Svolgimento del concetto
di storia 4. La storia ì> una scienza o un’arte? La critica storica 6.
Esiste una scienza generale della società? Il metodo nello studio dei fenomeni
sociali. Carattere generale delle scienze storiche. Come si è già accennato
parlando della classificazione delle scienze, la storia ha per oggetto il
particolare, l’ individuale, ciò che esiste una volta sola e non si ripete mai.
Per comprendere il valore di questa affermazione e per stabilire a quali
scienze si può sicuramente applicare, bisogna anzitutto determinare con
esattezza il significato dell’espressione: fatto o avvenimento individuale di
cui si occupa lo storico. Individuale è, in questo caso, ciò che si riscontra
una sola volta nel mondo, tanto se il fatto è singolare, cioè non appartiene
che a un solo corpo o essere, quanto se è generale, cioè comprende una
collettività, è comune a più esseri. In tal senso si considerano come fatti
individuali : la sovrapposizione degli strati, terrestri, la quale non si è mai
ripetuta nel corso del tempo ; le specie vegetali e animali scomparse che hanno
popolato la terra solo in un’epoca determinata; tutti i fatti storici
propriamente detti, che non si sono prodotti che una sola volta nel passato,
come gli imperi egiziano, babilonese, persiano, la civiltà greca, la conquista
macedone, la dominazione romana, l’invasione dei barbari, il feudalismo,
l’impero di Carlo Magno, le Crociate, l’emancipazione dei Comuni, lo
assolutismo del secolo XVII, la Rivoluzione francese e così di seguito. Tutti
questi fatti e gli altri simili ad essi sono individuali, perchè si constatano
una sola volta nelle formazioni dello spazio e in quelle del tempo. I fatti più
universali sotto l’aspetto dello spazio possono entrare nel quadro della storia
tostocliè vengano individualizzati nel tempo, ossia quando si sono prodotti una
sola volta nei secoli decorsi. Appunto in questo senso, secondo la nota ipotesi
del Laplace, il nostro sistema planetario è passato dalla nebulosa primitiva
allo stato attuale attraverso a tappe successive che non si sono mai riprodotte
nel corso del tempo. La stessa cosa si può affermare delle modificazioni subite
dalla crosta terrestre, dei fatti della storia umana: si è vista una sola volta
l’epoca della pietra rozza, una sola volta l'epoca della pietra levigata e
quella del bronzo; gli uomini d’un paese sono pure passati una sola volta dallo
stato di cacciatori a quello di pastori, e da questo allo stato di agricoltori.
Anche quando sembra che i fatti storici si ripetano, codesta ripetizione è
talmente differente, che i fatti, i quali paiono ripetersi, in realtà sono
nuovi. Cosi la produzione letteraria si è manifestata in tutte le epoche; ma in
ciascuna epoca essa ha rivestito un carattere particolare: la letteratura
classica del periodo aureo in Grecia e in Roma è ben diversa dal nostro
Cinquecento o dalla letteratura francese dell’epoca di Luigi XIV. Ciò che
bisogna considerare in queste fioriture letterarie non è già il fondo comune
umano, la tendenza ad esprimere il bello mediante la lingua, ma la forma diversa
colla quale tale tendenza si è manifestata. Lo stesso avviene di tutti gli
altri fatti storici: tutti si ripetono, poiché l’uomo rimane sempre il
medesimo, coi suoi bisogni e colle sue aspizioni; ma il contenuto delle sue
produzioni varia di continuo e le opere sue sono sempre differenti, possiedono
un carattere individuale. Ben diversa è la concezione dei fatti universali nel
tempo, ossia di quelli che si ripetono con differenze trascurabili, come la
rivoluzione dei pianeti intorno al Sole, la circolazione dell'acqua sulla
terra, lo scambio d’ossigeno e d’acido carbonico tra le piante e gli animali
ecc. Sono fatti che si sono prodotti, si producono, e, possiamo dire, si
produrranno anche nel futuro, quando siano date le condizioni necessarie in
forza del postulato dell’uniformità delle leggi di natura, di cui già si è
parlato diffusamente. Invece, dei fatti storici si può affermare che sono fatti
di successione, i quali sono avvenuti una sola volta e non avverranno più; il
che porta ad una eouseguenza importante, cioè che i fatti storici non si
possono esprimere, come i fatti naturali, per mezzo di leggi universali e
necessarie. \ Questa è la differenza più grave che corra fra le scienze che si
possono dire di sviluppo e di successione e le ricerche teoriche, cioè quelle
che studiano i fatti di ripetizione. Alcuni sociologi hauuo creduto di
ritrovare nella storia alcune leggi sui generis: essi, considerando le serie
intere di fatti successivi come fatti singolari, le hanno riunite in fasci c ne
hanno tratte leggi mediante gli stessi procedimenti che le scienze nomotetiche
applicano ni fatti singolari di ripetizione. In tal modo si è tentato di
formulare la Ugge dell’evoluzione religiosa, secondo la quale le concezioni
religiose sono sempre passale attraverso a tre stati consecutivi : il
feticismo, il politeismo e il monoteismo (Spencer, Gumplowicz); la legge
dell’evoluzione politica, espressa nella formula seguente: la serie politica
incomincia con l'anarchia, passa pel clan famigliare, per la tribù repubblicana
dapprima, più tardi monarchica e aristocrntica, giunge alla monarchia
dispotica, e infine, con uu ritorno corretto verso le sue origini, arriva ni
governo parlamentare (Letourneau); la legge dell'evoluzione della pittura, che
nei suoi primordi è religiosa, per dare origine alla pittura mitologica come
ramo parallelo, la quale alla sua volta divieue pittura storica; da quest’
ultima si stacca la ritrattistica, che dà origine al genere, per giuugere
infine per il paesaggio alla natura morta (Brunetière). Ma non una di queste
leggi e delle altre simili può reggere all'esame dei fatti; esse non sono che
generalizzazioni arbitrarie, che non hanno il più piccolo fondamento nella
realtà delle coso. (') 2. Oggetto delle scienze storiche. Adunque la storia,
concepita nel suo significato più logico, ha per fine essenziale di esporre lo
sviluppo complessivo dell’universo, a cominciare dalla formazione dei corpi
celesti, svoltisi dalla nebulosa primitiva secondo il principio ipotetico del
Laplace, per giungere, attraverso alla geologia e alla trasformazione
successiva degli organismi vegetali e animali, allo sviluppo dello spirito
umano, al quale in modo più speciale s’applica il nome di storia. In questo
complesso entrano tanto i fatti universali quanto i fatti singolari considerati
nello spazio, ma che sono però XÉNOPOi., Le caracthrcde l’histoire, in Jievue
phil.. Lee principes fondatHeniau.r de l’histoirè. Paris, Lerotut. tutti
individuali considerati nel tempo, ossia che non si sono prodotti che una sola
volta nel corso del tempo e non si riprodurranno più nell’ identico modo : ogni
fatto è unico e non rassomiglia ad alcun altro in maniera completa. Tali sono
per esempio: la successione di zone sedimentarie nei terreni secondari o
terziari; le trasformazioni successive attraverso le quali sono passati i
sauriani rettili per mutarsi in uccelli, o quella dell ’elephas antiquus per
divenire l’elefante che osserviamo ai nostri giorni; oppure le vicissitudini
per le quali ha dovuto passare l’Impero germanico o la Penisola italica per
arrivare alla forma unitaria attuale, o la trasformazione dell’epica
cavalleresca leggendaria e primitiva nelle opere individuali del Pulci, del
Boiardo e dell’Ariosto. Per evitare equivoco, è però necessario in questo punto
uno schiarimento; cioè bisogna stabilire una distinzione tra l’esposizione
scientifica naturale e l’esposizione storica d’un oggetto o d’una classe
d’oggetti, per esempio degli esseri viventi, della società umana ecc. Cosi la
biologia concepita come scienza naturale, che mira a farci conoscere le leggi
generali che governano la vita degli animali e dei vegetali, non si deve
confondere colla biologia considerata come scienza storica, la quale ha in vece
per fine di studiare le successive modificazioni e trasformazioni dei medesimi
esseri sulla superficie della terra dal primo momento, se è possibile, della
loro apparizione fino ai nostri giorni ; in modo simile la società umana può
essere oggetto d’una scienza naturale, in quanto questa la studia e l’analizza
nella sua maniera di essere, di vivere, nella dipendenza dei suoi elementi ; e
può anche essere oggetto d’una esposizione storica nel senso comunemente
inteso, in quanto ne espone le vicende successive. È quindi evidente che nello
studio di certe classi di oggetti il metodo naturale, che vuole stabilire
leggi, e il metodo storico, che vuole invece stabilire il modo di successione
dei fenomeni, possono alternarsi, ma non confondersi; giacché le leggi naturali
non si applicano che ai fenomeni che si ripetono e non esprimono che il
carattere quantitativo dei rapporti tra Rickert, Die Qrensen der
naturwisseuschaftlichen liegriffsbildung. Leipzig, Mohr i fenomeni, mentre la
storia si occupa solo del lato qualitativo dei fenomeni, e afferma che non vi
sono due individualità storiche che si rassomiglino, due avvenimenti che si
possano ricondurre sotto la medesima nozione generale o legge che si applichi
tanto al presente quanto al passato. Noi ci limiteremo qui ad esporre per sommi
capi le regolo metodiche più. importanti che riguardano lo studio dei fatti
umani, cioè che riguardano la storia propriamente detta, la quale ci interessa
più da' vicino. Svolgimento del concetto di storia. Le varie trasformazioni cui
il concetto di storia andò via via soggetto servono a mettere in evidenza i
vari elementi che lo compongono e a farne conoscere meglio la vera indole e lo
scopo. L’idea di cercare un disegno generale della storia non si era
presentata, nè si poteva presentare, agli antichi, i quali non avevano un
concetto chiaro dell’unità del genere umano. Erano talmente immedesimati nella
società e civiltà in cui vivevano e di cui facevano parte, che non sapevano
riconoscere e pregiare il valore d’un’altra : lo straniero era per essi un
barbaro; essere civile, pei Romani che conquistarono il mondo, voleva dire
accettare le leggi, le istituzioni, le idee di Roma, divenire in una parola,
romano. La storia ha però trovato in Grecia e in Roma cultori di grande valore
; pel primo Tucidide rivolge lo sguardo sui fattori politici e, quasi, sulla
base naturale degl’avvenimenti, le cause dei quali ricerca non già nelle
disposizioni di esseri sopra-naturali, ma soprattutto nelle condizioni in cui
si trovavano i popoli, negli interessi degli stati, e, in piccola misura, nei
capricci e nelle passioni degl’individui; egli vuol descrivere il corso delle
cose umane, come farebbe per quello dei fenomeni naturali, ricerca la verità
con zelo infaticabile, e nessuno sforzo, nessun sacrificio risparmia, per
raggiungerla, per dare dei fatti un’esposizione esatta. Col cristianesimo si
diffuse il concetto d’un Dio unico, creatore e guidatore del mondo, innanzi a
cui tutti gli uomini sono eguali; e cosi sorge anche il concetto d’un disegno,
Kickkbt, nella storia, d’una niente superiore, che conduca ad un fine
determinato. E noto che questo concetto apparve per la prima volta nella Città
di Dio d’Agostino e nelle Storie del suo discepolo Orosio. Cosi comincia quella
che fu chiamata scuola teologica, la quale in sostanza era la negazione del
vero metodo storico e la rendeva impossibile. Infatti l’uomo diveniva un cieco
strumento, senza proprio valore, nelle mani di Dio. che guidava i popoli come
un cocchiere guida i cavalli; i popoli sorgono o cadono, perchè Iddio avvicina
o allontana da essi la sua mano; le leggi dei fatti bisogna cercarle nella
mente divina, in cui ai mortali non è dato penetrare. Quindi l’errore
fondamentale non stava già neU’ammettere un Dio creatore dell’uomo e.
regolatore della storia, ma nel metodo che si voleva seguire. Anche Galileo
Galilei credeva in un Dio creatore del mondo, autore dello leggi della natura;
ma egli cercava queste ultime studiando la natura e i suoi fenomeni. Invece gli
scrittori del Medio Evo pensano che gli avvenimenti storici sieno
esclusivamente opera della Provvidenza divina, considerano l’uomo come un
semplice strumento e la vita terrena non altro che una preparazione alla vita
celeste. Coi grandi storici del Rinascimento italiano questo concetto è
totalmente abbandonato; nelle storie del Machiavelli e del Guicciardini, infatti,
la Provvidenza è scomparsa del tutto; essa non è mai chiamata a spiegare
qualcuno dei grandi avvenimenti storici. Tutto ciò che avviene nella storia è,
per gli scrittori del Rinascimento, opera dell’uomo, e dell’nomo individuo
civile, razionale. Però l’uomo non è considerato come parte integrante della
società, ma isolato, immutabile. Così il Machiavelli nel primo libro delle sue
Storie narra gli avvenimenti dell’Europa nel Medio Evo: perchè i barbari si
precipitano sull'impero? perchè uno o un altro generale romano offeso, geloso,
irritato, li chiama per vendicarsi. Perchè seguono le Crociate? perchè Urbano
II, non avendo altro da fare, pensò di darsi ad una « generosa impresa. V’è
sempre un capitano, un politico, un uomo di Stato, che è la causa di tutto ; è
esso che fa le leggi, che fonda una repubblica o una monarchia, che muta i
governi, che apparecchia le congiure, le grandi rivoluzioni e le conduce al
fine desiderato; non vi sono forze generali d’alcuna specie che operino :
l’uomo rimane sempre lo stesso, e le differenze che vediamo di secolo in
secolo, da nazione a nazione, sono secondarie, più apparenti che reali. Queste
idee durarono fino al secolo 2àlll. Il primo che osò prendere una via a fiat io
diversa fu Vico. Egli accetta il pensiero degli uomini del Rinascimento, cioè
che le cause dei fatti storici sono da ricercarsi unicamente nell’uomo e nelle
modificazioni dello spirito umano, « questo mondo delle nazioni è pur fatto
dagli uomini e bisogna quindi ricercarne leej-ipiegazione nella mente umana * ;
non crede però che l’uomo rimanga sempre lo stesso attraverso a tutte le
trasformazioni sociali, ma assicura invece che lo spirito umano muta col mutar
dei tempi e che, se vogliamo, per esempio, comprendere l’infanzia del genere
umano, dobbiamo uscire di noi stessi, rifarci in certo qual modo fanciulli.
Questo è il concetto che avviò la storia per una via nuova e che fa del Vico il
precursore dell’indirizzo seguito più tardi dal Wolf, dal Niebuhr, dal Savigny.
Questi ultimi iniziarono un nuovo metodo, studiando con metodo scientifico e
con grande pazienza i linguaggi, le mitologie, il diritto, la società
primitiva, le antiche istituzioni. Questa scuola pose in evidenza che la
mitologia, i linguaggi, le società nascono e crescono secondo leggi determinate,
senza essere creazione personale dell’uomo: l’uomo non appariva più, quale una
volta, come un essere immutabile in tutti i tempi, i tutti i luoghi, con
facoltà sempre identiche in ogni età, in ogni razza o civiltà diversa ; ma
d’ora in ora continuamente mutabile, ed in questa sua mutabilità, in questo suo
continuo diveìiire doveva essere studiato. Di qui ha avuto principio
quell’immenso lavoro di indagini che va rinnovando ab imis fundamentis tutta la
storia del passato e disseppellendo ad una ad una le antiche civiltà ; si tende
ad una ricostruzione completa degli avvenimenti storici, fondata sulla
conoscenza critica delle fonti e di tutte le forze che agiscono nei gruppi
sociali e dei bisogni che cagionano i movimenti delle masse umane. Intorno alla
Vili.ari, Scritti rari; il saggio “La Storia è una scienza? „ passim. Bologna,
Zanichelli] Pane natura di questi bisogni spuntano le divergenze delle
concezioni storiche, oggidì assai numerose. Secondo la concezione eroica non
sono altro che ^bisogni degli eroi e dei geni che póngono in moto quella màis
in(ììgéstaqtte moles che è l’umanità; è una spiegazione insufficiente, che
riposa sopra una concezione antiscientifica della causalità, confonde
l’occasione del movimento storico con la sua causa e cade in un circolo
vizioso, poiché conclude dall’importanza dei risultati ottenuti dall’uomo di
genio a quella della sua energia, e fa poi di questa energia supposta la causa
dei risultati ; già Niccolò Machiavelli ha notato che la storia insegna che i
tempi porgono l’occasione ai grandi e questi sanno afferrarla, mutando spesso
il corso degli avvenimenti. Una concezione ideolo gica della storia si ritrova
nella celebre opera di H. Th. Buchle « Storia della civiltà in Inghilterra ; »
le azioni umane, secondo questo scrittore, vengono determinate parte dalla
natura, parte dallo spirito. Il primo fattore si assoggetta il secondo, ed è
quindi preponderante, nelle zone calde e fredde, mentre nei paesi temperati,
come nell’Europa, la natura è subordinata allo spirito; gli Europei debbono la
loro civiltà ai progressi del sapere e dell’ intelligenza ; però la civiltà non
è già il prodotto arbitrario e casuale di cieche forze fisiche o di potenze
spirituali, ma si deve considerare come il risultato necessario d’una serie di cause
strettamente tra loro concatenate. La concezione collettivista, sorta di
recente, vede la causa dei movimenti indicati in un « bisogno delle masse », e
specialmente in un bisogno economici) ; la forma più importante di questa
concezione economica della storia è il cosiddetto materialismo storico, che ha
il suo principale rappresentante e fondatore in Marx. Questi sostiene che t
utto lo sviluppo sociale è determinato dal sistema economico, che alla sua
volta dipende dalla forma e dallo svilnpup della produzion e. La struttura
economica della società, egli dice, è la base reale, su cui s'eleva poi 1
edificio giuridico e politico, cosicché i (_ modo dì produzione della vi ta
m&tedale domina in generale lo sviluppo della vita sociale, politic» o Il
Principe, ed. carata da Lisio. Firenze, Sansoni] intellettuale . Marx distingui
nella storia dell’umanità tre periodi principali : il periodo a ntico, il f
eudale, il borghese o capitalista, tutti caratterizzati dal differente modo di
produzione : ciascuno porta ingenita la sua propria contraddizione e ci mostra
il progresso come uno sviluppo storico necessario. Il regime borghese, nel
quale viviamo, è d’origine recente, giacché incomincia nel secolo XVI, quando i
grandi proprietari invadono a poco a poco il dominio dei grandi coltivatori,
spingendo nelle città gli abitanti delle campagne. La soppressione dei mestieri
e l’invenzione delle macchine hanno dato un grandissimo sviluppo all’industria,
nella quale s’ impiega un numero sempre crescente di lavoratori. La storia è
c|uindi dominata dal sistema economico e non avrebbe c he una fonte p
rincipale: i Jjiso^ni mat eriali dell nomo; l’organizzazione economica che
oravecliamo non è l’espressione di leggi economiche eterne, ma non altro che
una modificazione dell’organizzazione economica medioevale, che alla sua volta
deriva dall’antica. Il fatto economico è per natura sua esclusivamente umano ;
precede nel tempo tutti gli altri fenomeni sociali, poiché, come Aristotile ha
già osservato fino dall’antichità, gli uomini non potevano porsi a speculare
prima d’aver provveduto ai loro naturali bisogni ; infine è tra i fatti sociali
il più semplice. È innegabile che i fatti economici hanno sopra gli altri fatti
sociali una efficacia spesso decisiva, e che quindi la loro conoscenza ha molta
importanza nella spiegazione dello svolgimento storico delle società umane.
Però non bisogna dimenticare il legame che uni sce gli uni agli altri i fenomen
i s ociali: il diritto, l a religione, la morale, reconomia, la po Jitìca.
tutte le categorie di fatti che l’analisi distingue sono unite fra loro da
reciproche influenze ; lo stesso Marx ha notato ciò che v’è di contingente nei
progressi della tecnologia, ciò che questa deve al caso, alle gr andi inv
enzioni e all’im t elligenza . Quindi il materialismo storico, secondo recenti
interpreti, LABRIOLA e CROCE, fornisce una somma di nuovi dati, di nuove
esperien ze., che entra nella coscienza dello storico, si risolve in un
ammonimento a tener presenti le osservazioni fatte da esso come nuovo sussidio
a intendere la storia. La storia è una scienza o un’arte? Importante è pure la
questione non ancora chiusa se la storia sia una scienza oppure un arte;
ponendola alcuni risolutamente fra le scienze, altri fra lo arti, ed altri
accordandole i caratteri d’una scienza e nel medesimo tempo d un’arte. Notevoli
sono le argomentazioni chq il Croce pone innanzi per sostenere che la storia è
un’arte: egli distingue nella conoscenza umana due forftd: la còrios'ceuza
intuitiva e la conoscenza logica, conoscenza per la fantasia e conoscenza per l
intelletto, conoscenza dellWimrfnalc e àeW universale, delle cosse delle loro
relazioni; l'una è produttrice d’imagini, l’altra produttrice di concetti. Lo
intuizioni sono: questo fiume, questo lago, questo rigagnolo, questa pioggia,
questo bicchiere d’acqua; il concetto è: 1 acqua, non questa o quella, ma
l’acqua in genere, in qualunque luogo o tempo si roalizzi. Le manifestazioni
più alte della conoscenza intuitiva e dolla conoscenza intellettuale sono arte
e scienza. La stona è un’arte, come la poesia, la pittura, la musica; essa ò
una pittura vora e propria, descrivo gli avvenimenti, vuole rappresentare
vivamente all’immaginazione degli uomini i fatti passati; racconta e non fa
deduzioni nè induzioni, secondo il metodo adoperato nelle scienze, non ricerca
leggi, nè foggia concetti, è diretta art narrandum non ad demonstrandnm. Il
questo qui, Vindividuimi umilino determinatimi è il suo dominio, od è il
dominio medesimo dell arte; la storia rientra perciò sotto il concetto
dell’arte. 1', un sofisma quello di credere che la storia abbia por oggetto il
concetto dell’individuale, donde si conchiude che la storia sia conoscenza
logica o scientifica; la storia elaborerebbe il concetto d un personaggio, di
Carlo Magno o di Napoleone ; d’un’opoca come del Ri nascimento o dolla Riforma:
d’un avvenimento come della Rivoluzione trancoso e dell'unificazione d’Italia,
allo stesso modo che la Geometria elabora i concetti delle forme spaziali. Ma
di tutto ciò non è niente: la storia non può se non presentare Napoleone o
Carlo Magno, la Riforma o il Rinascimento, la Rivoluzione francese o
l’unificazione d’Italia, fatti individuali, nella loro fisionomia individuale, proprio
nel senso cho dai logici si dico che dell individuale si dà non concetto ma
rappresentazione. Tra aite ola storia corre quosta differenza: la prima è la
conoscenza d una cosa, d’un sentimento, d’un carattere, la conoscenza della
lealtà possibile, non della realtà esistente e reale, oggetto della storia 5.
La critica storica. Lo storico trae la materia della narrazione o dai fatti che
egli stesso ha veduto, oppure dai CROCE, Estetica. Palermo, Sandron. Croce
fatti che altri in tempi o luoghi lontani hanno osservato; d’onde la necessità
di valutare il grado di certezza delle testimonianze, per avvicinarsi più che è
possibile alla verità. Bisogna notare che l’uomo lascia traccia di sè e delle
sue opere non solo nei racconti scritti o tramandati di generazione in
generazione, ma anche nelle armi, negli ornamenti, negli strumenti che adopera
nella caccia, in casa ecc. ecc. La preistoria è basata quasi esclusivamente
sopra questi ultimi monumenti, non esclusi gli avanzi fossili del regno animale
e di quello vegetale. Il materiale per ricostruire il periodo che segue alla
preistoria ci viene fornito da una grande quantità di monumenti, come
iscrizioni, monete, sculture, edifici, opere pubbliche ecc., che provengono
dagli stessi autori degli avvenimenti o dai loro contemporanei ;
l’interpretazione di essi rientra propriamente nel campo dell’archeologia
storica, la quale fornisce pure un prezioso sussidio alla storia propriamente
detta. Importante è il criterio per stabilire la certezza della tradizione scritta
e della tradizione orale, per le quali s’incontrano non poche e gravi
difficoltà, se si pensa che non di rado per fatti e avvenimenti di lievissima
portata e a noi contemporanei, le testimonianze di persone oneste e
coscienziose sono incerte e contraddittorie ; per fatti di molto maggior
gravità e che possono riguardare tutto intero un popolo, le passioni,
l’intelligenza, il partito politico, gl’interessi degli osservatori possono
turbare la narrazione spesso in modo irrimediabile ; tali testimonianze debbono
essere vagliate con grandi cautele e con tutti gli speciali sussidi forniti dal
metodo storico, e con tutto ciò non sempre si riesce ad eliminare le
alterazioni sia volontarie sia involontarie. Avvenimenti come la origine del
Cristianesimo, la Riforma protestante, la Rivoluzione francese sollevano ancor
oggi polemiche e pregiudizi, che impediscono e offuscano la retta valutazione
di essi. n. quindi chiaro che il principio di verisimiglianza e di probabilità,
come dice Croce, domina tutta la critica storica ; l’esame delle fonti e delle
autorità è diretto a stabilire le testimonianze più credibili. Chi parla
d’induzione e di dimostrazione storica fa un uso metaforico di queste parole,
le quali nella storia assumono un aspetto affatto diverso da quello che hanno
nella scienza. La convinzione dello storico è la convinzione indimostrabile del
giurato, che ha ascoltato i testimoni, seguito attentamente il processo ;
sbaglia, senza dubbio, delle volte, ma gli sbagli sono una trascurabile
minoranza di fronte ai casi in cui coglie il vero. La storia è quindi ciò che
l'individuo o l’umanità ricorda del suo passato, ricordo dove oscuro, dove
chiarissimo, ricordo che con industri esami si procura di allargare e precisare
il meglio possibile; ma tale che non se ne può far di meno e che, preso nel
tutto insieme, è ricco di verità. Solo per spirito di paradosso si potrà
dubitare che non sia mai esistita una Grecia, una Roma, un Alessandro, un
Cesare, un’ Europa feudale e una serie di rivoluzioni che l’abbatterono; che si
videro affisse le tesi di Martin Lutero alla porta della chiesa di Wittemberga
e che fu presa dal popolo di Parigi la Bastiglia. Che ragione rendi tu di tutto
questo?, chiede ironicamente il sofista : l’umanità risponde : Io ricordo. Chi
si accinge a scrivere un’opera di storia deve attendere a quattro operazioni
principali, a ciascuna dolle quali risponde una parte distinta della metodica :
Raccogliere il materiale, donde Veuristica: ossia dottrina delle fonti.
Analizzarlo, donde la critica delle fonti. Comprendere i fatti in sè e nei loro
rapporti, donde la co Riprensione dei fatti e loro rapporti. Esposizione dei
fatti. Queste quattro operazioni nella pratica s’intrecciano e si confondono,
giacché nel tempo stesso che, ad esempio, si raccoglie il materiale, questo
viene vagliato, e non si può vagliarlo senza comprendere il valore dei fatti
che esso fornisce. Le fonti sono il materiale da cui si attinge la storia;
dapprima furono tradizioni orali e canti popolari, poi note scritte e anche,
occasionalmente, iscrizioni e documenti: più in là nell’età antica e nel medio
evo non si andò; solo nell’età moderna si pose mano a ricercare ed usufruire
iscrizioni, documenti, monete, tutti i prodotti dell’arte, e persino gli avanzi
preistorici. Tutto il materiale storico si può dividere in due categorie: a)
avanzi ossia tutto ciò che di un l'atto è rimasto ed esiste ancora, con
semplici reliquie o parti di fatti e di atti umani interamente spogli d’ogni
idea di ricordo per la posterità e innanzi tutto i resti corporei degli uomini,
poi la lingua, le abitudini, i costumi, le feste, i giuochi, culti,
istituzioni, leggi, utensili, monete, armi, edifizi; tra gli avanzi sono da
annoverarsi i monumenti nel senso più largo, vale a dire tutto ciò cui è
inerente l’intenzione di conservare la memoria dei fatti; b) la tradizione, che
mira a conservare il ricordo degli avvenimenti col proposito appunto di essere
fonte o materiale storico. Si distingue in figurata, orale e scritta, secondo
che consta di rappresentazioni di persone di luoghi (ad es. carte geografiche,
piante di città e simili) e avvenimenti storici, oppure di racconti orali,
leggende, proverbi, canti storici, oppure di iscrizioni storiche, alberi
geneologici, calendari annuali, cronache, ricordi, biografìe e storie d’ogni
genere. Ufficio della critica storica è quello di stabilire la verità effettiva
dei dati contenuti nelle fonti, cioè decidere se e fino a che punto siano da
ritenersi come veri o come falsi, come realmente avvenuti o no. Ciò si fa
sempre affermando o negando, sotto forma d’un giudizio, sia nei rapporti delle
fonti coi fatti, sia dei fatti tra loro; come indica anche il significato
fondamentale del verbo xpfveiv (separare, distinguere, giudicare) da cui è
derivata la parola critica. La metodica insegna i principi, le regole, l’arte
onde s’adempie a quell’ufficio. Tutto si riduce al raffronto di ciò che
sottoponiamo a critica con altri dati di cui siamo sicuri, all’esame, in una
parola, dell’incerto col certo. Si deve alla critica veramente metodica o scientifica,
se la storia è diventata una vera e propria scienza, giacché solo il metodo
scientifico ha reso possibile l’accertamento dei fatti storici, cioè lo
sceverare il vero dal falso, la storia, dalla leggenda. La critica dicesi
estrinseca, quando esamina se una data fonte sia da considerare o no, e fino a
che punto, come testimonianza storica, come vera e propria fonte storica; e ha
quindi per ufficio di a) provare l’identità delle fonti ; b) stabilire quando,
dove e da chi e per che modo (se originali o derivate) furono prodotte; c)
stabilirne il contesto originale (recensione) e pubblicarle (edizione). La
critica dicesi invece intrinseca, quando esamina i rapporti delle testimonianze
coi fatti, cioè se le testimonianze corrispondano, e fino a che punto, alla
realtà. Il suo ufficio somiglia a quello del giudice istruttore, il quale deve
constatare la realtà d’un delitto dalle dichiarazioni dei testimoni e dalle
immediate tracce di esso; essa esamina la forza dimostrativa delle singole
tracce o testimonianze, raffronta e bilancia le ime colle altre. Esiste una
scienza generale della società? I primi saggi d’osservazione scientifica della
vita sociale si ritrovano in alcune opere di Platone e di Aristotile; ma solo
nei tempi nostri lo studio dei fenomeni sociali ha preso uno sviluppo
notevolissimo e un’ importanza veramente straordinaria. Augusto Comte nel suo «
Corso di filosofia positiva » lo ha innalzato al grado di scienza indipendente,
dandogli il nome di « sociologia », che viene ormai generalmente accettato ;
nella nota classificazione comtiana delle scienze, la sociologia tiene 1 ultimo
posto, essendo sorta di recente e presentando maggior complessità e minor
generalità delle altre scienze. Ma la sociologia è ben lungi dall’aver
determinato con chiarezza e precisione il suo oggetto e i suoi metodi; anzi
alcuni negano ad essa il diritto all'esistenza, affermando che i fatti che
studia formano oggetto di altre scienze già costituite. La sociologia viene
generalmente intesa come la scienza dei fenomeni sociali, cioè dei fenomeni che
sono propri della vita della società. Questo però non è sufficiente per
determinare l’oggetto della sociologia, poiché i fenomeni sociali sono già
studiati da un gran numero di discipline particolari, storia delle religioni,
del diritto, delle istituzioni Manuale Sei metodo storico di A. CnivEU.ucci,
pnssim. Pisa, Spocrri (è la traduzione dei capitoli 3° e 4° del Manuale del m.
st. del Berkheim).] politiche, statistica, scienza economica ecc. Ora due sono
le soluzioni principali date a questo problema. Secondo alcuni la sociologia è
una scienza distinta dalle scienze sociali particolari, ha un’individualità sua
propria, considera in tutta la sua complessità la realtà sociale, che le
scienze particolari dividono e decompongono per astrazione; essa è una scienza
concreta, sintetica, mentre le altre sono analitiche ed astratte. In questo
modo lo Stuart Mill afferma che la sociologia ha per oggetto « gli stati di
società » che si succedono nella storia dei popoli; l’insieme degli elementi
che formano lo stato di società è costituito dai fenomeni sociali più
importanti, come il grado d’istruzione e di cultura morale nella comunità e in
ogni classe, le condizioni dell’industria, del commercio, della ricchezza, le
occupazioni ordinarie della nazione, la sua divisione in classi, la forma di
governo, le leggi, i costumi ecc. La sociologia dev’essere quindi come una
filosofia delle scienze sociali particolari, e, come la biologia ha preso il
significato di filosofia delle scienze biologiche, cioè d’una scienza che
studia i fenomeni essenziali ed universali della vita sotto le sue molteplici
forme, cosi essa dev’essere la scienza generale della società, deve analizzare
le caratteristiche generali dei fenomeni sociali e stabilire le leggi più alte
dell’evoluzione sociale. Altri invece affermano che la sociologia non può
essere che il sistema, il «corpus» delle scienze sociali; la moltitudine
innumera dei fatti sociali viene studiata dalle discipline speciali, che
diventano in tal modo come rami particolari della sociologia e devono prendere
un nuovo indirizzo e un nuovo metodo, derivanti dalla considerazione che i
fatti sociali sono tra loro intimamente legati e debbono considerarsi come
fenomeni naturali soggetti a leggi necessarie. Un esempio di questa
trasformazione ci viene presentata dalla storia. Sotto gli avvenimenti
particolari e contingenti che costituiscono la storia apparente delle società
umane, si cominciò a cercare qualche cosa di più fondamentale e di più
permanente, le istituzioni ; con ciò la storia cessa d’essere uno studio
narrativo e si apre all’analisi scientifica. I fatti che vengono eliminati o
considerati di secondaria importanza, sono i più refrattari alla scienza,
essendo propri ad ogni individualità sociale considerata in un dato momento
della sua vita ; mutano da una società ad un’altra, e nel seno d’una medesima
società: le guerre, i trattati, gli intrighi delle corti o delle ‘assemblee,
gli atti degli uomini di Stato costituiscono delle combinazioni che non si
ripetono mai nello stesso modo e non sono soggetti a leggi definite ; la storia
in questo senso si limita a stabilire una pura successione di fatti. Invece le
istituzioni nel loro svolgimento conservano caratteri essenziali per lunghi
anni e anche, qualche volta, per l’intero corso d’un’esistenza collettiva,
poiché esprimono ciò che vi è di più essenziale in un aggregato umano ; in
questo campo i fenomeni sociali non possono più essere considerati come il
prodotto di combinazioni contingenti, di volontà arbitrarie, di circostanze
locali e fortuite, ma di cause generali permanenti e definite. Quindi sotto
l’azione dei principi, degli uomini di Stato, dei legislatori, che era
considerata un tempo come preponderante, si è scoperta l’azione decisiva delle
masse, si è compreso che una legislazione non è che la codificazione dei
costumi, che non può vivere se non profonda le sue radici nello spirito dei
popoli, e inoltre che i costumi, le abitudini, lo spirito dei popoli non sono
cose che si creano a volontà, ma sono l’opera dei popoli stessi. Non pochi sono
gli argomenti cho si adoperano per dimostrare 1 impossibilità d'uua scienza
generale della società; si ricorre alle definizioni tra loro discordanti che i
sociologi propongono di essa, del suo metodo, del suo oggetto; per gli uni la
caratteristica dei fenomeni sociali è la continuità o storicità, per altri la
reciprocità d’azione, o la giustizia, o la sociabilità, o la coscienza della
specie; l'elemento primario e costitutivo della società è ora l' individuo, ora
la famiglia, ora l' orda ; nè può avvenire altrimenti quando si pensi alla
complessità estrema, alla variabilità di tali fenomeni, le quali però, se
attestano della gravissima difficoltà dell'impresa, non sono prove sufficienti
per poterne affermare l’impossibilità. Il metodo nello studio dei fenomeni
sociali. Intorno al metodo da adoperarsi nello studio dei fenomeni sociali si
notano divergenze simili a quelle che abbiamo trovato nelle opinioni intorno al
vero oggetto della sociologia. Per un certo periodo di tempo ha avuto molta
fortuna la concezione biologica della società ; ma oggi per l'importanza
maggiore acquistata dalla psicologia e per altre cause lia perduto gran parte
della sua importanza e conta minor numero di sostenitori. L’analogia biologica
si fonda sul metodo induttivo e consiste nella comparazione d’una società ad un
organismo per la corrispondenza e il parallelismo di non pochi caratteri fra
l’una e l’altro. Cosi in ambedue il punto di partenza, è uno stato semplice,
indefinito, relativamente omogeneo; lo sviluppo della società come degli
organismi s’effettua per differenziazione, successione e coordinazione delle
parti differenziate ; all’accrescimento della massa e del volume corrisponde la
complicazione graduale della struttura e delle funzioni, e, come gli individui,
gli aggregati sociali nascono, si sviluppano e muoiono. In secondo luogo
l’individuo nella società è l’equivalente dell’elemento anatomico
nell’organismo, e come i, io opino, credo, e quindi opinione imposta da
un’autorità posta al di fuori e al disopra di ogni critica) afferma che il
nostro sapere non ha limiti, che lo spirito umano può giungere a conoscere la
realtà quale essa è. Dogmatici sono stati Platone e Aristotile e i
razionalisti. Lo scetticismo rappresenta una dottrina opposta al dogmatismo;
esso (da oxémopai, esamino) afferma che il dubbio si estende a tutte quante le
cognizioni. Vi è uno Kulpe, EinUitung in die rhilosophie, p. 131. Leipzig,
Hirzel] scetticismo relativo, pel quale tutte le nostre cognizioni sono
relative, vale a dire dipendenti dalle circostanze accidentali in cui sono
sorte, e quindi valevoli solo per determinati luoghi o tempi; e uno scetticismo
soggettivo, pel quale la verità è una cosa affatto dipendente dall’ individuo.
Manca quindi un criterio assoluto della verità: la debolezza e l’imperfezione
dei sensi rendono impossibile una percezione sicura, e la ragione per la sua
stessa natura è condannata alla contraddizione. La scesi ha la sua massima
fioritura nell'antichità fino dall'epoca dei Sofisti. Protagora, fondandosi sul
principio d’Eraclito che tutte le cose sono soggette a una mutazione inces-,
sante, ne trae la conseguenza che le coso sono ciò che pare a ciascuno in un
dato momento, e che la verità dipende, corno il gusto, dal sentimento
momentaneo degli individui, cadendo cosi nello scetticismo che abbiamo
denominato soggettivo: l’uomo è la misura di ogni cosa, egli diceva : nàvitov
xp 1 il i, ‘ xa,v M T P SV Sv&puiitoj. Però questa frase si riferisce solo
alla teoria della conoscenza, non alla morale, corno sposso si dico. 11 Goethe,
guidato dall'istinto d’uno spirito superiore, ha compreso ciò: noi possiamo,
egli dice, osservare, misurare, calcolare, pesare la natura, ma ciò avviene
sempre secondo la nostra misura e il nostro peso, giacché l’uomo ò la misura di
tutto le cose. Questa espressione equivale dunque a dire: il reale solo può
essere percepito da noi, l’irreale non può in alcun modo divenire oggetto della
nostra percezione; noi uomini non possiamo varcare i limiti dalla nostra
natura, e la verità, per quanto può essere percepita da noi, deve trovarci
entro questi confini. Gorgia Leontino cercò di dimostrare le seguenti tre tesi:
nessuna cosa è; anche se qualche cosa fosse, non sarebbe conoscibile; quando
pure fosse conoscibile, la cognizione che un uomo potesse acquistarne, non
sarebbe comunicabile ad altri ; in conclusione la verità non esiste, tutto ò
falso. Infine Pirrone, capo della Scesi, afferma che le cose sono inaccessibili
tanto ai sensi quanto alla ragione, e che noi possiamo di esse affermare o
negare quello che vogliamo; il meglio che ci rimane a fare consiste
nell’astenerci da qualsiasi giudizio. Fra gli scettici posteriori sono da
ricordarsi Arcesilao e Cameade. Nei tempi moderni gli scettici più famosi sono
Montaigne e Charron. Gompebz conclusioni;. Il positivismo restringe il valore
della conoscenza al campo dell’esperienza e delle scienze positive, ai fenomeni
e alle loro relazioni. Noi non possiamo conoscere l’essenza dei fenomeni, le
cause prime e i fini ultimi, ma solo, mediante l’osservazione, l’esperimento e
la comparazione, le relazioni costanti tra i fenomeni, il loro succedersi, le
somiglianze, le leggi. Pertanto il positivismo elimina dalle scienze qualsiasi
ricerca estranea a quella delle leggi e rapporti costanti di coesistenza e di
successione tra i fenomeni. La filosofia positiva procede come le vere scienze,
badando solamente ai fatti e restringendosi a spiegare un fatto per mezzo di
altri fatti; e il fatto non è altro che il fenomeno. Il fondatore del
positivismo è Comte, del quale abbiamo già esposto la classificazione delle
scienze. Secondo Comte la coscienza passa per tre fasi principali, la fase
teologica, la metafisica, e infine la positiva. Nella fase teologica lo spirito
umano considera i fenomeni dell'universo come effetti di forze e di esseri
soprannaturali; anzitutto si considerano tutti i corpi esteriori come animati,
vivouti (feticismo), quindi si ammetto l'esistenza di esseri invisibili,
ciascuno dei quali presiede ad una classe distinta d'oggetti, di avvenimenti
(politeismo), finché tutte le divinità particolari vengono comprese nell'idea
d’un Dio unico, che, dopo aver croato il mondo, lo governa sia direttamente,
sia indirettamente per mezzo di agenti soprannaturali. Nella fase metafisica i
fenomeni vengono spiegati non più per mezzo di volontà soprannaturali
coscienti, ma mediante astrazioni considerate come esseri reali: ciò che
governa il mondo è una forza, una potenza, un principio; si vogliono spiegare i
fatti colle tendenze della natura, cui si attribuisce ad esempio, la tendenza
alla perfezione, l’orrore del vuoto, una forza salutare ecc. Infine nel periodo
positivo si lasciano in disparte lo entità astratte, come cause, forze,
sostanze, e si ricerca la spiegazione dei fatti nei fatti stessi, confrontandoli,
ricercandone le affinità e classificandoli per ragione di somiglianza ; la
storia dell'umano pensiero cammina, secondo il Comte, verso la sintesi,
l’organizzazione dello scienze, mentre il regno della metafisica volge al suo
termine. II criticismo, s’oppone tanto allo scetticismo, che, negando la
possibilità di qualsiasi conoscenza, finisce anche col negare sè stesso, quanto
al dogmatismo che ha una cieca fiducia nella ragione; mentre il positivismo
ammette solo la scienza positiva e come fine di questa la ricerca della legge,
il criticismo riconosce allo spirito umano altri campi di ricerca. Esso
investiga ed esamina lo stesso potere, conoscitivo, distinguendo quali problemi
può risolvere, e quali invece rimangono senza soluzione e fuori del suo dominio.
Kant ammette la conoscibilità del fenomeno, di ciò che è dato alla nostra
esperienza, e afferma l’inconoscibilità dell’essenza delle cose; però vi è in
noi una tendenza naturale a valicare i i limiti del mondo dei fenomeni, e a
penetrare nel mondo dei noumeni, tò voupevov, il pensato, la cosa in sè,
l’oggetto quale noi supponiamo che esiste in sè stesso, in opposizione al
fenomeno, che è l’oggetto quale noi ci rappresentiamo nell’esperienza. Questa
dottrina di Kant che vien detta anche razionalismo idealistico si può cosi
riassumere: noi possiamo conoscere la realtà a priori mediante la ragione pura,
non come è in sè stessa, ma solo, come appare a noi e sotto l’aspetto formale.
Le scienze si possono anche dividere in formali e scienze della realtà; alle
prime appartengono la logica e la matematica e hanno per oggetto idee che non
sono tratte dagli oggetti reali; cosi i numeri e le figure della matematica
vengono costruiti e determinati dalla nostra mente. Le altre invece studiano
oggetti presi dalla realtà, dal mondo interno, dal mondo esterno, dal passato,
dal presente e che si impongono alla coscienza dell’osservatore. Ora, si può
chiedere se questi 0 £f?®tti) studiati dalle scienze reali, esistono
assolutamente, in se stessi, quindi in maniera indipendente dalle
rappresentazioni che noi ne possiamo avere, oppure si può dare al problema
un’altra soluzione. Le principali risposte a tale questione sono tre: il
realismo, il fenomenalismo, l’idealismo. Il realismo rappresenta la più antica
concezione, giacché si presenta a noi come naturale il fatto di pensare che le
cose che stanno fuori di noi cosi come noi stessi, siano quali sono apprese
dalla coscienza che le considera come gli ori li) Pauusv, jB ’inleitung in lite
Philosojihie. Berlin, Cotta] ginali ritratti dalle nostre sensazioni; quindi
crediamo che gl’oggetti sono realmente rossi e verdi, chiari e oscuri, lisci e
ruvidi, dolci e amari. Però questo realismo ingenuo, che ha ancora la sua
influenza nella vita pratica, come quando ad es. diciamo di vedere il sole
levarsi e tramontare malgrado la scoperta di Copernico, non dura a lungo; molti
fatti vengono presto a dimostrare che le rappresentazioni non sono una copia
della realtà: le illusioni, le allucinazioni, i sogni, la cecità dei colori
parziale o totale, le differenze individuali nell’acutezza visiva e uditiva ci
convincono che la percezione sensibile dipende in modo naturale da fattori
soggettivi; si aggiunga a ciò la relatività della percezione sensibile, pella
quale ciò che ad uno sembra freddo è percepito come caldo d’un altro, a questo
un movimento pare lento, a quello veloce, e uno stesso oggetto al medesimo
individuo si presenta sotto diversi aspetti secondo le circostanze, gli
strumenti coi quali s’osserva, la luce, ecc. ecc. Quindi non è più possibile
pensare che lo spirito sia come uno specchio che rifletta fedelmente l’immagine
degli oggetti esteriori. L 'idealismo è stato iniziato nella sua forma tipica
dal filosofo inglese Berkeley secondo il quale tutte le qualità dei corpi che
percepiamo sono meramente relative a noi, e i corpi non si riducono ad altro
che a gruppi di qualità, le quali esistono solo nelle nostre percezioni, sono
pure parvenze e la loro esistenza si riduce semplicemente all’essere percepite,
esse est percipi; che cos’è, per esempio, una mela? un complesso di sensazioni
visive, olfative, gustative, tattili e nulla più. Infine la dottrina del
fenomenalismo fondata da Kant afferma che tutto ciò che ci viene dato
nell’esperienza è costituito dai fenomeni; noi possiamo conoscere le cose non
come sono in sè, ma come appaiono a noi. Le leggi fondamentali, alle quali la
natura obbedisce e che ci aiutano a comprenderla, non esprimono che le
condizioni d’esistenza della nostra intelligenza. La ragione è questa; poiché
noi pensiamo il mondo dei fenomeni, bisogna ammettere che vi sia una
correlazione tra le leggi dell’ universo e le leggi della nostra intelligenza;
ora, per spiegare questa correlazione sono possibili solo due supposizioni: o
lo spirito ha ricevuto dal inondo, mediante i sensi e l’esperienza, le leggi
costitutive conforme alle quali esso pensa; oppure lo spirito impone al mondo
le sue leggi proprie e l’obbliga in certo modo a costituirsi in modo che la
natura fenomenica gli divenga intelligibile. Kant accoglie quest’ultima
ipotesi, e quindi le cose che noi pensiamo sono per noi ciò che il nostro
spirito le fa essere; il nostro pensiero attuale e cosciente non fa che
prendere conoscenza d’un mondo di fenomeni, che gli preesiste e che, diventando
oggetto di conoscenza, ha già subito la legge del pensiero umano in ciò che
esso ha di essenziale e di costitutivo, di guisa che tutto ciò che noi pensiamo
non esiste in sè stesso, ma solo per rapporto a nyi. L’importanza che i
problemi sopra accennali hanno per la scienza, va sempre più crescendo non solo
presso i filosofi, ma anche presso gli scienziati, tra i quali non pochi,
benché siano di continuo a contatto deU'esperieiiza. meditano o s'accingono a
risolvere problemi filosofici gravissimi. Cosi un cèlebre fisiologo, Verworn,
nell’introduzione alla fisiologia generale, pone come fondamento a tutta
l’opera una teoria della conoscenza, giungendo alla conclusione “ che il mondo
fisico è un frammento della nostra psiche e cho è quindi naturale il fenomeno,
cosi meraviglioso sotto un altro aspetto, che le leggi le quali reggono il
mondo fisico sieno del tutto identiche a quelle che reggono la nostra psiche;
questo fatto ci pare tanto più probabile in quanto troviamo che i fenomeni del
mondo fisico sono ordinati secondo lo spazio, il tempo, la causalitù, ossia
secondo lo leggi logiche della nostra mente; le leggi cho noi assegnamo al
mondo fisico sono le leggi proprie del pensiero, le leggi secondo le quali
avvengono i fenomeni psichici, perchè il mondo è solo ima nostra rappresentazione.
Il mondo esteriore è quindi pura illusione, l’idea d' una realtù oggettiva è
affatto insostenibile Helinhol t z matem a tico, fisico o fisiologo di grand e.
valore, speriinentatoro geniale, pensatore profondo e limpido, cho ha lasciato
una traccia luminosa nei campi più diversi della scienza, ha pure proclamato la
verità che ogni discussione scientifica mena dritta all'analisi e alla critica
della conoscenza, che qualsiasi riflessione sul movimento scientifico non può
non metter capo a quesiti d'ordine conoscitivo; egli tenta la soluzione del
problema della conoscenza dal punto di vista della psico-fisiologia e pensa che
la [Verwork] conoscenza deve essere analizzata, esaminata per scoprire in essa
i fattori, gli elementi impliciti, i presupposti che la rendono possibile. La
filosofia moderna, dice Riehl, vive nelle opere di Mayer, Helmholtz, e Hertz.
Dal breve, ma profondo scritto del Mayer Osservazioni intorno all'equivalente
meccanico del calore si svolge chiaramente tutto il compito e il metodo della conoscenza
naturale e nel medesimo tempo i limiti di essa, E fino agli ultimi tempi
l'Helmholtz ha rivolto la sua attenzione alle questioni della conoscenza
teoretica, separando le condizioni per l'intelligibilità delle cose dalle rose
stesse, e tentando, dapprima sulle orme del Kant, poscia scostandosene, di
esaminare con intendimento critico le basi della scienza della natura. Un
ottimo esempio del modo onde filosofia e scienza possono accordarsi in un’opera
comune e feconda si ritrova nei Princip i della meccanica, dell' Hertz. 11
metodo adoperato in quest’opera è il metodo generale delle scienze teoretiche
della natura, già conce-»' due correnti riunendosi insieme vengono a costituire
la scienza ; non diversamente pensano i più illustri scienziati dei nostri
tempi. Non potrà ritornare un'epoca, nella quale la scienza creda di aver
raggiunta la sua meta, quando abbia accumulato fatti sopra fatti, nè un'epoca
in cui la filosofia osservi con disdegno il lavoro indispensabile di
proparaziono compiuto dalla scienza. Il costruire e il plasmare i mattoni per
innalzare un edificio è tanto importante quanto l'opera dell'architetto che
abbozza il disegno e guida l'esecuzione della casa. Quindi come alla conoscenza
verrebbe meno il materiale senza il paziente e faticoso lavoro delle ricerche
empiriche, così all’edificio scientifico mancherebbe un disegno senza
l'elaborazione intellettuale dei fatti: l a scienza ha bisogno della filosofia,
e se ne foggia una per proprio conto, quando non ne trova altre. Perciò può
accadere che ricerchi i limiti del conoscere là dove sono le condizioni di
essa, oppure scambi i segni delle cose per le cose stesse. In simile maniera l
a filosofia non può fare a meno dell a srionzfl. uon deve perdersi in vuote
speculazioni, o restringersi ad una teoria puramente formale della conoscenza,
la quale non possa raggiungere il nocciolo del sapere, i fatti offerti
dall’esperienza. La ricerca scientifica e la filosofia formano una cosa sola,
si completano a vicenda. Sull’ingresso della scuola di Platone, come si dice,
si leggeva: Nessuno, che non conosca la geometria, ossia, come si direbbo oggi,
che non conosca la scienza esatta, può entrare. Una iscrizione analoga dovrebbe
incidersi sulle porte dei nostri laboratori e dei nostri gabinetti scientifici:
non può entrare chi non abbia studiato la filosofia. L'educazione filosofica è
parte dell’educazione speciale d’ogni scienziato; essa gli insegna a conoscere
lo strumento dei suoi strumenti e gli offre la norma per le sue ricerche.
Rieiil., Vortrag, passim. Voglio offrire una Raccolta di alcune fra le voci più
comuni nella logicn. Accidente: Aristotile contrappose l’accidente
(oupjìelltjxòf da oóv cum e |ia£vci> evento (recido ) allo sostanza (oùo£a),
come ciò die non può esistere da sé, ma solo nella sostanza; è quindi una
qualità o modificazione che non appartiene all’essenza della cosa e si ritrova
in questa senza esser legata necessariamente alla sua idea; oggi s’adopera
comunemente nel senso di cosa non necessaria, che può essere e non essere,
senza che la cosa muti o sparisca; cosi si può concepire una roccia, senza
pensare che sia aguzza o arrotondata: queste ultimo qualità, rispetto al
concetto di roccia, sono accidentali. Un significato del tutto diverso ha nel ‘
sofisma per accidente „ e nella “ conversione per accidente. Si dice argomento
AD HOMINEM quello che si fonda sopra un principio accettato come vero
dall’avversario, il quale si vede quindi costretto, per non parere in
contraddizione con sè stesso, ad accettare la tesi. Agnosticismo, da a-fvoioxog,
et neg. e yiYvtòoxo, inconoscibile, s’applica a quelle dottrine che affermano
l’esistenza noi mondo di qualche cosa che non si può conoscere, che è
inaccessibile alla mente umana, e che bisogna ammettere per potere spiegar
l’universo; la filosofia di E. Kant, che pone l’esistenza della cosa in sè, e
l’evoluzionismo di E. Spencer che dichiara inconoscibile l’assoluto, sono
dottrine agnostiche. Un buon dizionnrio di scienze filosofiche is quello
compilato da RANZOLI (vedasi), Hoepli. ANALISI -da àvoi, prep. che esprime in
composizione l'idea di retrocedere, di rifarsi da capo, e Xóo> sciolgo -nel
significato pin generale è l'operazione del pensiero mediante la quale si
scioglie un tutto nei suoi elementi, nelle parti componenti, o si distinguono
in un composto una o più parti; il metodo analitico parte dai fatti particolari
per salile ad un principio generale, come f induzione ; la prova analitica è
quella elio va dagli effetti alle cause; giudizio analitico è, secondo il Kant,
quello il cui predicato è contenuto necessariamente nel soggetto: i corpi sono
estesi. Analogia: (àvee Xéyou pei matematici greci significa: nel medesimo
rapporto), è un'operazione logica per la quale, quando nell'idea od oggetto A e
nell’idea od oggetto C si sono riscontrali elementi o caratteri comuni, si
afferma che un altro o altri caratteri che sono in A debbono pure ritrovarsi in
B; l’analogia porta quindi a conclusioni ipotetiche, elio possono poi essere
confermate dall’esperienza. Anfibolia: designa l'equivoco di senso prodotto
dall'uso di termini forniti di doppio significato, oppure di una speciale
costruzione sintattica d'uua frase; dal greco A;isp£-PoAog, elio va da due
parti, dubbio, da cui anfibologia parlare clic può prendersi in duo significati
anche opposti, es. : aio te Hannibalen vincere posse. Antecedente e
conseguente: in un rapporto logico dicesi antecedente il primo termine,
conseguente il secondo; cosi la causa è l’antecedente, l'effetto il
conseguente. Apodittico: (da àitoSetxvojxt, dimostro); l'apodittica è quella
parte della dialettica che insegna il modo di dimostrare la verità d'un
principio mediante il semplice ragiouameuto; Kant ha chiamato giudizi
apodittici quelli nei quali il predicato appartiene necessariamente al
soggetto, intendendosi per necessità l’inconcepibilità del contrario; quindi
pei giudizi necessari affermativi la formula è: dev’essere; pei negativi: non
può essere. Aporema, da ànopèui: dubito, è, secondo Aristotile, il sillogismo
dubitativo, quello che mostra l'ugual valore di due ragionamonti contrari. A
posteriori, a priori: la prima espressione significa ciò che risulta
dall’esperienza; così le idee a posteriori sono quelle fornite dall’esperienza;
la seconda esprime ciò che è dato anteriormente all’esperienza, ciò che non
proviene dai fatti; così si è detta scienza a-priori la matematica o scienza
a-posteriori la storia. Però tanto tra i Latini quanto tra i filosofi
medioevali l’espressione “ dimostrare a-priori, significa dimostrare dalle
cause; dimostrare a-posteriori dimostrare dagli effetti. Aquino nega che Dio si
potesse conoscere a-priori, perchè non si può conoscere dalle cause, ma solo
dagli effetti. Asserzione: ò l’atto dell'esprimere una semplice verità di
fatto, e giudizi assertori ha chiamato il Kant quelli nei quali il predicato
appartiene al soggetto, senza annettervi T idea di necessità o di possibilità.
Assioma: (dal greco oj degno donde à{j(to|ia la stima che si fa d'una cosa, poi
principio evidente; VICO (vedasi) nella scienza chiama gli assiomi degniti) è
una verità evidente per sè stessa, indimostrabile, che serve di fondamento por
altre proposizioni; secondo gli empiristi trae la sua origine dall’esperienza,
secondo gli aprioristi dalla ragione indipendentemente dall'esperienza.
Astrazione: (traduzione di àcpaipsoij da ino ab o atpéw traggo, fu dapprima
adoperata dagli scultori per esprimere l'atto di estrarre il primo abbozzo dal
masso informe) per Aristotile ò il processo montale con cui, omesse le qualità
accidentali della cosa, si separano le qualità essenziali e si considerano per
loro stesso; in generale significa considerare separatamente ciò che in realtà
non è separato, decomporre una nozione in elementi. Canone: per Mill, che nel
suo sistema di logica ha formulato cinque canoni fondamentali dell'induzione scientifica,
è sinonimo di norma, di regola da seguirsi; canonica (da xaV(év, xavóvoj,
regolo per tracciare linee diritte) chiamarono gli Epicurei la logica, la quale
era un complesso di regole del pensalo, di norme per discernere il vero dal
falso. Categoria: le categorie sono i concetti più generali delle cose, i
generi supremi in cui si dispongono le nostre idee, p. e. sostanza, qualità,
quantità; il giudizio categorico è quello che afferma o nega senza soggiacere
ad alcuna condizione; sillogismo categorico 6 quello composto di giudizi
categorici. Causa: nel significato comune e popolare ò ciò che produce un
fenomeno, ciò che agisce, l'antecedente d'un altro fenomeno; però un po' di
riflessione basta a far comprendere che la causa è determinata come tale solo
dall’effetto, che i due termini sono correlativi e l’uno non può sussistere
senza l'altro; secondo il Mill la causa non è altro che l'antecedente
invariabile e incondizionato di un fenomeno; il principio di causa o di
causalità esprime il fatto che nulla vi ha senza causa, che tutto ciò elio
incomincia ad essere lia la propria ragion d'essere in qualche cosa di
anteriore e che cause simili in circostanze simili producono effetti simili,
secondo il principio (ipotetico) dell’uniformità del corso naturale delle cose.
Il CIRCOLO VIZIOSO è un sofisma il quale consiste nel provar la verità d’una
proposizione, appoggiandosi ad un'altra, la quale alla sua volta non può essere
provata se non appoggiandosi alla prima. Composizione: ò il complesso dei
caratteri che sono contenuti in un’idea, l’insieme degli elementi o note, che
costituiscono ciò che si dice anche “ connotazione „ d'un concetto. Concetto,
dal latino conceptum che corrisponde ni greco da ooXXappàvm, prendo insieme,
concipio, per significare che mediante il concetto apprendiamo il significato
della cosa; i greci chiamarono il concetto anche 8poj, termine da ipt^io 10
termino, è l'unità delle cose essenziali dell'oggetto. Non è da confondersi
colle rappresentazioni, che sono varie, individuali, mutevoli. Il
concettualismo è la dottrina filosofica che ha per principale rappresentante
Abelardo, secondo la quale gl’universali, ossia i generi e le specie, pur
essendo nomi comuni che designano qualità che appaiono solo negli individui,
hanno però, come concetti, una realtà nello spirito di chi li pensa. Due fatti
sono detti concomitanti quando si accompagnano e avvengono sia simultaneamente
sia uno dopo l'nltro; cosi sono fatti concomitanti l'aumento di calore e l’
innalzarsi del mercurio nel termometro. Concreto: si adopera in opposizione di
astratto, e pare che'sia d’ori gine latina e significasse dapprima denso,
spesso; Cicerone dice aer concretilo come opposto ad aer fusilo; si applica a
ciò che è fornito di tutte le sue qualità ed ha un’esistenza reale per sé.
Contingenza e contingente', s’oppongono a necessità e a necessario; il vocabolo
aristotelico xò ou|ipepr,aóg tradotto in latino accidens e contingens designa
ciò che avviene, ma che potrebbe anche non avvenire; s’intende generalmente in
un doppio significato: contingente è ciò che lo spirito può concepire come non
esistente o esistente in modo diverso; oppure ciò che in realtà potrebbe non
essere o essere diversamente. Criterio: (da xptxiqpiov che deriva da xpivm,
giudico) è il segno o la regola, mediante la quale si può riconoscere e
distinguere il vero dal falso o che socondo alcuni ò posto nell’ intelletto,
secondo altri nella sensazione, nel senso comune, neU'autorità ecc. ecc.
Deduzione: forma di ragionamento, che consiste in genorale nel partire da un
principio generale noto, per trarne conseguenze particolari, o nel trovare il
principio ignoto d'una conseguenza nota; si adopera tanto nelle scienze di puro
ragionamento, quanto nello scienze sperimentali. Definizione è la
determinazione del contenuto d’un concetto che può essere espressa mediante un
giudizio, nel quale il soggetto è il concetto da definire, il defìniendo o il
definito-, e il predicato è l'insieme di note con lo quali il primo viene de¬
finito e dicesi definienle. Determinismo: è la dottrina secondo la quale ogni
fenomeno naturale è l’effetto necessario d’una causa, oppure, secondo il
pensiero di Mill [“More Grice to The Mill”], ogni fenomeno ha per condizione
d’esistenza un insieme di circostanze positive e negative che costituiscono il
suo antecedente incondizionale, non già nel senso che l'antecedente
incondizionale produca effettivamente il conseguente, ma solo nel senso che ne
è seguito in maniera invariabile; il determinismo universale consisto quindi
neU’ammettere che il principio di causa ha valore tanto per la natura materiale
quanto per la natura spirituale. Si suole distinguere il determinismo fisico,
che riguarda i fenomeni fi sici, e il determinismo psicologico, che riguarda
quelli psi¬ chici e afferma che in ogni caso particolare, dati i nostri mo¬
tivi d'agire, le nostre risoluzioni sono determinate e seguono di necessità il
motivo prevalente. Non si deve confondere determinismo con fatalismo, secondo
il quale gli avvenimenti sono determinati ab aetemo in modo necessario da un
agente esteriore. DIALETTICA (8tà attraverso e ^éyio raccolgo) è l'arte che
apre la strada al vero o quindi alla scienza mediante il raffronto e la
discussione delle varie opinioni; Platone dico noi Cratilo:“ colui che sa
interrogare e rispondere come lo chiameremo se non dialettico?, osso quindi
espone ed esamina con arte polemica le opinioni favorevoli e quelle contrario
intorno ad un dato soggetto, rivelandone le difficoltà e le contraddizioni.
Dictum de omni aut de nullo: è l’espressione usata dagli scolastici per
significare che ciò che si dice d'un complesso di cose o di esseri, si dice
pure dei singoli, e ciò che si nega d'un complesso, si nega pure dei singoli;
esprime quindi il principio fondamentale del sillogismo. DIFFERENZA SPECIFICA è
l'insieme dei caratteri, mediante i quali una specie si distingue da un’altra o
dalle altre, appartenenti al medesimo genere. “DISCORSIVO” designa la
conoscenza e il ragionamento mediato, nel quale entra come fattore importante
il lavoro della ragione; si oppone a intuitivo, giacché la conoscenza intuitiva
è quella che avviene per un atto immediato, subitaneo, senza passaro da un’
idea ad un’altra, senza la comparazione di più idee, come avviene nella
conoscenza discorsiva. Divisione: nel linguaggio logico, è l'operazione
mediante la quale si determina l’estensione d’un concetto, mentre la
definizione ne determina la comprensione; la forma più semplice della divisione
è una proposizione in cui il soggetto ossia il dividendo è il genere, e il
predicato ossia il dividente enumera le specie contenuto sotto quel genere.
Dogma: o domma (da Box ito, io penso, donde 8óf|ia: ciò che è pai’so
conveniente, opinione, principio professato, deliberazione) significa in
generale un'opinione che viene imposta da un’autorità posta al di fuori e al
disopra d'ogni critica e d'ogni esame; il dogmatismo, in opposizione allo
scetticismo, ammette la possibilità di conoscere la realtà quale essa è. Il
dubbio metodico consiste nel sospendere il nostro giudizio intorno a qualsiasi
cosa, respingendo le opinioni anteriormente stabiite, finché la verità non si
imponga con assoluta evidenza ni nostro spirito; si distingue quindi dal dubbio
scettico, che nega la possibilità stessa di conoscere alcnna cosa. Eclettismo
(da èx-Xéyto, scelgo): si dice del metodo filosofico che consiste nel
raccogliere da sistemi filosofici diversi e anche opposti opinioni e dottrine,
che si cerca di conciliare armonicamente. Empirismo, da èpReipia esperienza,
icatpdco io sperimento, è la dottrina filosofica che fa derivare
dall'esperienza tutto ciò che conosciamo, e considera il fenomeno come unico
oggetto della nostra conoscenza. Ammette un’esperienza esterna basata sul
potere dei sensi ed un’esperienza interna basata sul potere della riflessione;
si distingue quindi dal sensismo, che ammette essere i sensi la sola fonte di
tutte le nostre cognizioni. Eristica: (da spij, contesa, ipf£o>, io
contendo) è l'arte di disputare, di contraddire ad ogni affermazione
dell’avversario pel solo scopo o pel piacere di voler contraddire, è una
derivazione e una degenerazione della sofistica, con la quale non si devo
confondere. Esplicito: un giudizio o una nozione diconsi espliciti quando sono
chiaramente e precisamente espressi nella proposizione. Essenza (essentia da
esse, traduzione del greco cuoia) è un’espressione di vario significato; è
stata usata dai Greci por indicare ciò cbe persiste identico sotto la varietà e
la molteplicità dei fenomeni, ciò elio cade solo nel dominio della conoscenza
razionale. Per gli scolastici l'essenza è il complesso delle qua¬ lità indicate
dalla definizione e dalle idee che rappresentano il genere e la specie; designa
quindi ciò che nell’essere è intelligibile e concorre a definirlo, ossia i suoi
attributi fondamentali. Estensione d’un concetto: è il complesso degli
individui e degli os seri, dei quali un concetto o una qualità può essere
affermato come attributo, ossia il numero dei concetti cbe contiene sotto di
sé. Fenomenalismo: o fenomenismo, è la dottrina filosofica la quale af¬ ferma
resistenza dei fenomeni essere l'unica realtà, negando l'esistenza della
sostanza, della cosa in sé; noi conosciamo le coso come appaiono a noi, non
come sono in sè stesse. Forma: por Aristotile la forma (popoli, et8oj) è
attività ed energia, la materia (OXv)) è passività o potenzialità; la forma
trae dalla materia, per mezzo del perpetuo moto che in essa suscita, la
molteplicità dei particolari, ciò facendo secondo certe regole e quindi
introducendo in quella ordine e uniformità; la forma è inscindibile dalla materia.
Oggi per materia della conoscenza s’intende il contenuto di questa; la materia
è ciò cbe indi¬ vidua i fatti e distingue, per esempio, il pensiero a dal
pensiero ò, dal pensiero c e cosi via: per la materia una proposizione logica
di scienza giuridica si distingue da una di etica, una legge economica da una
legge estetica; ma la logica che non entra nei dibattiti delle varie
discipline, ed ha per oggetto il pensiero in universale qualunque ne sia il
contenuto, la materia, prescinde da questa e contempla la forma. Però
un’affermazione logica, per esempio una qualsiasi affermazione di scienza, non
può esser vera formalmente o falsa material¬ mente, perchè, in concreto, la sua
forma b inseparabile dalla sua materia; la logica non può prescindere dalla
verità dei concetti, dei giudizi, dei ragionamenti, per quanto prescinda da
questi o quei concetti, giudizi, ragionamenti. (Croce). Genere: in una serie di
concetti in cui l'estensione va crescendo e diminuisce la comprensione, dicesi
genere il concetto più esteso e meno comprensivo rispetto ai concetti meno
estesi e più comprensivi: animale, per esempio, rispetto a vertebrato,
vertebrato rispetto a uomo, uomo rispetto a Europeo e cosi via. Giudizio ; fu
detto dei Greci àitócpaaij, o Xóyos ànotpaxtxój, da &7ti e ig) il dubbio
degli scettici. Scolastica: è il secondo periodo della filosofia del medio evo;
è preceduta dalla Patristica o filosofia dei SS. Padri, è seguita dal
Rinascimento ed ha per iniziatore Scoto Erigeua e per centro Parigi; la
Scolastica dipende strettamente dalla religione, nella quale ritrovavano la
verità; è essenzialmente dogmatica e manifesta in generale una sfiducia e una
diffidenza più o meno grando verso la ragione o la scienza; una questione
capitale che si agitò nella Scolastica è quella che riguarda gli universali.
SINTESI, da ouv-xIS-rjpt: pongo insieme, nel significato più lato designa ogni
operazione che tendo a riunire in un tutto elementi diversi. Si intende anche
il processo mediante il quale dai principi si scende alle conseguenze. SISTEMA
– Myro: System Ghp – a highly powerful/hopefully plausible version of System G
-- (da oov-£<mj|u: metto insieme) è in generale un tutto nel quale le
singolo parti sono ordinatamente collegate fra loro, un complesso di idee
subordinate ad uno o a più principi generali e fra loro coordinate. SOSTANZA
(substautia, loti.: ciò elio sta sotto, traduzione della parola aristotelica:
&Ro-xe!|ievov, composta di imo sotto e xsìpat io giaccio) è ciò che permane
identico in mezzo al variare delle qualità, del colore, della forma; per gli
scolastici è ciò che sussiste per sé (ens quod per se subsistit), mentre gli
accidenti sussistono nella sostanza e quindi per la sostanza. SUB-ORDINAZIONE è
la relazione che corre fra due concetti di cui l’uno ò contenuto nell’estensione
dell’altro. Cosi il concetto di uomo e subordinato a quello di mammifero, che
dicesi concetto sopraordinato. SUSSNZIONE (subsumptio, da subsumere) è una
specie di ragionamento che consiste nel porre due idee nella dipendenza come di
specie a genere, di caso individuale a legge. Pel Lizio il sillogismo di
sussunzione, che corrisponde al sillogismo di pi ima figura, è il tipo perfetto
del raziocinio. Emilio Morselli. Morselli. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi
Speranza, “Grice e Morselli.”
Grice e Morselli
– metafisica e psicologia filosofica – semeiotica -- filosofia italiana --
Luigi Speranza (Modena). Abstract. Grice: “Stevenson, an American, states that
spots only ‘mean’ measles – strictly, a spot does not mean. Italians don’t have
this problem – witness Morselli and his semejotica, as he spells it!” Grice:
“When I arrived at Oxford, psychology was philosophy, and philosophy was
psychology – or rather, philosophers were armchair psychologists, and vice
versa! I never recovered. Abstract: Grice’s intention. Filosofo italino. Enrico
Agostino Morselli Born Modena Died Genova Occupation(s) Physician,
psychical researcher Enrico Agostino Morselli is an Italian physician and
psychical researcher. M. is a professor atTurin. He is best known for the
publication of his influential book Suicide: An Essay on Comparative Moral
Statistics claiming that suicide is primarily the result of the struggle for
life and nature's evolutionary process. According to Shorter "M. is known
outside of Italy for having coined the term dysmorphophobia. In Italy, he is
known for the psychiatry textbook A Guide to the Semiotics of Mental
Illness." M. is a eugenicist and some of his writings have been linked to
scientific racialism. M. is also interested in mediumship and psychical
research. He studies the medium Eusapia Palladino and concludes that some of
her phenomena is genuine, being evidence for an unknown bio-psychic force
present in all humans. Selected works Science Suicide: An Essay on
Comparative Moral Statistics; A Guide to the Semiotics of Mental Illness
(Manuale di SEMEIOTICA [SEMEJOTICA] delle malattie mentali Psychical
research M., E. . Eusapia Paladino and the Genuineness of Her Phenomena. Annals of Psychical Science. M., Psicologia e
“Spiritismo”: Impressioni e Note Critiche sui Fenomeni Medianici di Eusapia
Palladino. Turin: Fratelli Bocca. References Stark, Rodney; Bainbridge, William
Sims. Religion, Deviance and Social Control. Routledge. Maj, Mario; Ferro, Anthology
of Italian Psychiatric Texts. World Psychiatric Association. Farberow, Norman
L. "History of Suicide" In "Suicide Basics" article,
Encyclopedia of Death and Dying. Weaver, Sadly Troubled History: The
Meanings of Suicide in the Modern Age. McGill Queens University Press. Shorter,
A Historical Dictionary of Psychiatry. Oxford, Cassata, Building the New Man:
Eugenics, Racial Science and Genetics in Twentieth-Century Italy. Central
European University Press. Bashford, Alison; Levine, Philippa. The Oxford
Handbook of the History of Eugenics. Oxford Brancaccio, M.'s Psychology and
"Spiritism": Psychiatry, psychology and psychical research in Italy. Studies in History and Philosophy of Biological and
Biomedical Sciences External links Wikisource logo Works by or about Enrico
Morselli at Wikisource Categories: 1852 births 1929 deathsItalian
psychiatristsParapsychologistsAcademic staff of the University of Turin ,
Prof. ENRICO MORSELLI Direttore della Clinica delle malattie
nervose o mentali nella Università di Genova PSICOLOGIA <.
i SPIRITISMO,, Impressioni e note critiche sui fenomeni medianici di
Ensapia Paladino TOMO PRIMO con VII tavole e 21 figure
Apri alla Verità, che viene , il petto. Dante Amohiku. f\T»/
TORINO BOCCA MILANO - ROMA Torino - Vincknio Bona, Tipografo .lolle
LL. MM. e dei KB. Principi Lo studio accurato e serio dei fenomen i di trance e
degli stati medianici, è una delle necessità più urgenti della Psicologia. James. Quest’opera
non è nè vuol essere, almeno nelle intenzioni dell’Autore, un trattato
didascalico della ma¬ teria di cui porta il titolo in fronte; e neanche una
monografia completa sul soggetto, di cui indica ^ i 1 nome nel sottotitolo,
cioè sul medium Eusapia Pa¬ ladino. . . Per svolgere a fondo il
vastissimo ed intralciatis¬ simo argomento dello “ Spiritismo ,, non avrei an¬
cora l’esperienza e l’autorità elio si richiedono, io lo studio da anni, ma
appena posso dire d'aver varcato le soglie del tempio. Colui che ha scritto il
libro più stimato sullo spiritismo contemporaneo, Alessandro Aksakoff, ci ha
messo trent’auni ; ma neppur ci ha data un'esposizione intera o sistematica dei
latti e ddle dottrine! E quegli che ha raccolto il materiale piu copioso sulla
psicologia supernormale, Federico Myers, ci lia messo tutta la vita; ma neppure
la sua grande opera postuma esaurisce la tesi e risponde alla antitesi. Questi
esempi hanno fin qui dimostrato agli stu¬ diosi e cultori di Metapsichica che
su un terreno così incerto o scottante bisogna procedere con prudenza, e li
hanno distolti dal sodisfare al desiderio espresso da C’aklo Rum et, che
s’augurava la comparsa di un trattato organico della materia. Mi dovrei perciò
trat¬ tenere anch’io dal dare oggi alla luce il presente libro; e in verità per
oltre cinque anni me ne sono trattenuto. Perocché esso è scritto da un pezzo
nelle sue parti sostanziali, ma è rimasto in un cassetto del mio scrittoio per
due ragioni principali: prima, perché reputai inopportuno lanciarlo in mezzo
alle burrascose dispute che erano scoppiate all’epoca delle prime mie
investigazioni nel campo della medianità; poi. perché colTallontanarmi dalle
cose stupefacenti che io avevo vedute, crescevano i dubbi: e nell’esitaxe giu¬
dicai necessario che le mie opinioni fossero consolidate da nuove esperienze.
La conferma é venuta nello scorso inverno, ed io, rompendo l’attesa, pub¬ blico
il libro. Ma, certo, se lo avessi dato fuori allora (nel 1902), avrei precorso
molti che passano per in¬ novatori in questo campo di ricerche, e non
incorrerei nel rischio di sentirmi dire: u troppo tardi! „. Al punto cui
siamo adesso e col profluvio di scritti in prò’ ed in contro della Eusapia
Paladino, é diffi¬ cile che si trovino nella mia opera cose non vedute e non
giudicate da altri osservatori, sia perchè mi hanno preceduto nelle stampe
parecchi di coloro in¬ sieme ai quali io ho studiato la medium (prof. E. Pobko,
L. A. Vassallo, E. Sozzano, dott, E. Venzano, Luigi Bakzini), sia perchè
costei, dopo quei nostri studi e anzi in conseguenza di essi, è divenuta meno
restia alle indagini scientifiche d’ordine fìsico e fisiologico, e qualche
studioso ha forse potuto a quest’ora portarle più avanti di me. Ben più
difficile è poi che i competenti in psichismo e spiritismo rinvengano, qua
entro, idee nuove e pe¬ regrine: oramai tutte le spiegazioni possibili o vero¬
simili dei fenomeni sono state avanzate, e anc ìe il gran pubblico le conosce,
almeno di nome. fi mio scopo è limitato. L’opera, divisa per neces¬ sità
di formato, in due tomi, si compone di tre parti. La prima è un conciso e
rapido sguardo ai problemi generali dello spiritismo e della mediamta. La se¬
conda, assai più estesa, consta delle A ote e degli p- punti critici che io,
volta per volta, ho scritto, assistendo dal 1901 al 1907 a oltre trenta sedute
della Paladino. La terza, pur essa breve, presenta a mo di epilogo la sintesi
dei fenomeni osservati e delle ra¬ gioni per cui non ne accetto ancora la
spiegazione spiritistica. Non è improbabile che quest ultima parte diventi, col
tempo, il nucleo di altro libro rivolto a esporre e a discutere i fondamenti, i
metodi e le dot¬ trine della Metapsichica. Sia dunque ben inteso fra me e il
lettore che il contenuto principale e le conclusioni del presente la¬ voro si
riferiscono solo ai fatti che io ho veduto e studiato. Forse le mie analisi e
deduzioni psicolo¬ giche potrebbero facilmente applicarsi ad altri molti fatti
consimili, che figurano fra il materiale di prova dello Spiritismo; ma la
cerchia di questo è assai piu ampia di quella nella quale, per ora, io mi muovo
e volontariamente mi chiudo. Del resto, quando nello scrivere se n’è offerta
l’occasione, non mi sono impe¬ dito dall’ operare ravvicinamenti, paragoni e
persili digressioni, delle quali però ogni studioso saprà scorgere il filo
connessivo e le conseguenze. ^ L’opera, constando in massima di
osservazioni e di riflessioni buttate giù in fretta allusene da ogni se¬ duta.
ha un solo pregio agli occhi del suo Autore : questi l’ha, per così dire,
vissuta, giacche sostanzial¬ mente essa è la storia di una convinzione e di
una opinione, che furono acquistate prova per prova e giorno per giorno.
Ma io non mi illudo sull acco¬ glienza che le toccherà; essa ha troppi difetti
di forma e di contenuto per potere sfuggire alle critiche: tut¬ tavia, prima
che gli altri me li dicanoe affinchè non mi si rinfaccino, dirò e confesserò io
stesso fin dal bel principio i difetti che ci veggo e riconosco. Rispetto
alla forma, l’opera è troppo lunga, none sistematica, e presenta delle
ripetizioni. Ma la sua lunghezza dipende dalla quantità e qualità veramente
eccezionale dei fatti cui in quella trentina di sedute ho assistito, e dalle
riflessioni particolareggiate che occasionavano. Si pensi che dopo sole quattro
o cinque sedute di blusa pia, altri osservatori hanno scritto volumi di 300 e
sin 500 pagine! Ad ogni modo, ho cer¬ cato di rimediarvi, ommettendo un gran
numerp di appunti meno interessanti e restringendo il discorso intorno alle
ultime sedute. Quanto alla mancanza di ogni sistemazione nel contesto, l'ho
voluta di propo¬ sito, per mantenere al libro il suo primitivo carattere di
freschezza e di schiettezza : io Ilio composto (salvo gli indispensabili
ritocchi di stilo) cogli appunti ge¬ nuini che dettavo d’impulso e senza piano
prestabi¬ lito a seconda di quanto era caduto sotto i miei sensi. E più che
descrivere i fenomeni uno per uno, pedan¬ tescamente, ho badato a riflettere
sul loro signifh ato e sul loro insieme; nè mi rileggevo mai. Cosi, data In
uniformità fondamentale delle cose osservate, sono naturalmente tornato sugli
stessi subietti; ma si vedrà che ritornandoci con sempre maggiore esperienza,
io compio quasi ogni volta un passo in avanti, e le ti- petizioni sono più
apparenti che reali. Rispetto al contenuto, i conoscitori potranno rile¬
vare nel libro lacune e qualche inesattezza storica,; ma in un campo cosi vasto
e complesso non v è di¬ ligenza che salvi dalle sviste e dallo ommissioni.
Però il difetto più grave risiede nelle contraddizioni che forse
risalteranno qua e là agli occhi dei lettori. Nè io le nego: esse esistono
certamente, sia tra le ma¬ niere diverse con cui descrivo alcuni fatti, sia tra
i pareri che progressivamente esprimo in loro riguardo. ( 'iò nonostante
le lascio tali e quali le ritrovo, dopo anni e mesi di riposo, nel manoscritto:
esse sono il ritiesso sincero delle oscillazioni e fasi diverse per le quali è
passato il mio animo dalla prima all ultima seduta; del che si accorgerà ben
presto qualsiasi let¬ tore colto e illuminato. Mi si chiederà perchè
riconoscendo tante mende nell’opera, io la pubblichi egualmente. Ecco: la pub¬
blico, perchè, quantunque redatta in grandissima parte per me, essa può servire
a chi, interessandosi delle opinioni d’un alienista in argomento, vuol saperne
lo sviluppo e le ragioni. Poi l’avevo annunziata, e da qualcuno ora ed è
benevolmente attesa: mi pare giunto il momento di mantenere la promessa. Essa
accerta la realtà di fatti, che molti contestano ancora o pon¬ gono in
ridicolo; essa dimostra che un uomo di scienza può, anzi devo investigarli
senza menomare il carat¬ tere scientifico dei propri lavori e anche senza abiu¬
rarci a nessuna norma del metodo positivo; essa esa¬ mina e discute, come forse
non si era ancora fatto (se il sentimento di paternità non mi inganna), il de¬
terminismo intrinseco dei fenomeni medianici; essa ne prospetta alcuni lati
meno oscuri e può valere di traccia per un programma di ricerche future; essa
conferma i resultati di altri osservatori degnissimi di fede, eppure sospettati
o accusati di soverchia inge¬ nuità; essa giunge a conclusioni cui un certo
numero di essi è pure arrivato, ma le rinvigorisce con argo¬ menti non volgari;
essa, infine, espone un processo mentale di convincimento graduato e, a quanto
credo, ragionato, e perciò, oltre essere costituita di un ma-
X prefazione terni le sostanzialmente
psicologico, è, a sua volta, un’esperienza di psicologia introspettiva e di
logica in azione. Però chi vorrà cercarvi una spier/azione dei fenomeni
medianici che lo appaghi e, non tro¬ vandola, resterà deluso nel leggermi,
voglia benevol¬ mente considerare che per ora l’argomento è appena sfiorato e
che io stesso non considero esaurito il mio compito ed il mio dovere rispetto
alla Verità. Certo, le conclusioni cui giungo per adesso di fronte alla
questione generale, scontenteranno i miei amici “ positivisti „, non
contenteranno i miei colleglli " spi¬ ritisti È la sorte di tutti coloro
che assumono una posizione mediana, tra la negazione assoluta e la af¬
fermazione incondizionata. Ma io non credo di venir meno ai principi che per
tanti anni ho professato: non mi sono mai preclusa la strada a modificare le
mie idee, se la ricerca compiuta con metodo speri¬ mentale mi vi avesse
condotto, nè intendo precluder¬ mela neanco adesso. Mi duole, si, di staccarmi
pei molti riguardi da uomini d’eletto ingegno e di spe¬ ciale coltura
psichicistica, coi quali ho avuto comune il campo di studio: io penso, ciò
nondimeno, che il mutuo rispetto delle opinioni personali contraddi¬ stingua i
veri studiosi. Alle recriminazioni, alle ironie e fors’anco alle ingiurie dei
settari e dei fanatici ho l’animo preparato e ben temprato! Esprimo qui
un ringraziamento ai molti amici che mi hanno stimolato a scrivere e mi hanno
sor¬ retto nella redazione dell’opera. Il mio memore pen¬ siero evoca, a capo
di tutti, la cara imagine di Lumi Arnaldo Vassallo, che fu un grande ed
integerrimo pubblicista, un convinto ma tollerantissimo spiritista ; e mi
agevolò l’occasione di queste indagini di Meta- psichica, Sono poi debitore di
molte preziose contri¬ buzioni al sig. E un k sto Bozzano e al dott. Giuseppe
Venzano, due fra i pochissimi psichicisti davvero competenti ed autorevoli
in Italia. Accanto ad essi ricordo gli italiani C"e Baudi ur Vesme,
direttore delle “ Annales des Sciences pst/cliii/ues ., di Parigi; A. Mar-
zorati, direttore del u Luce e Ombra „ di Milano; A. Reghinj, preposto alla. u
Biblioteca tilosotica „ di Firenze; V. Cavalli, da Napoli; E. Cahreras, da
Roma; e i reputatissimi stranieri Carlo Richet, Oi.. Lodge, von
Schrenck-Notzing, A. Le maitre, J. Jung, E. Botrac, L. Gardy, E. Anastay,
ciascuno dei quali o con la parola o con doni mi ha prestato aiuto cortese. Ma
in particolare sono riconoscente al distinto pittore italo-argentino, Arturo
Berisso, che ha accettato di tradurre ed ha egregiamente tradotto i miei
abbozzi su taluni fenomeni medianici in di¬ segni di lino gusto artistico e raffiguranti
con esat¬ tezza. le vive impressioni di chi li percepisce in un ambiente di
seduta. Eusapia non mi leggerà, perchè è analfabeta, ed è stato un gran
bene, per gli studi compiuti sulla sua personalità eccezionale, che essa lo
sia. Ma se qual¬ cheduno vorrà, o ingenuamente o per malizia o per zelo
settàrio, farle sapere ciò che io penso e sciavo di lei, lo prego a volerle
anche ricordare e spiegare il vecchio aforisma metodologico di Biagio Pascal: “
lì funi savoir donici' où il fa ni, assurer où il faut, se sonmettre où il foni
,,. Ed io 1 ho recato . in atto. Genova, autunno del 1907.
Prof. Enrico Morselli. LA BIBLIOGRAFIA DELLO SPIRITISMO
Per intraprendere con profitto lo studio dei fenomeni che vanno sotto il
nome di “ spiritici „ io penso che sia neces¬ sario conoscere, almeno nelle sue
produzioni F» e caratteristiche, la letteratura dello Spiritismo. Questa let
teratura è quasi tutta di data recente, e ciò nonostante è oltremodo ricca: si
contano a migliaia i volumi e gli jpu- scoli venuti alla luce negli ultimi
sessantanni; e si contano a centinaia i periodici nati ed estinti, fioriti e
vissuti per poco, o tuttodì fiorenti, che sono esclusivamente dedicati alla
descrizione dei fenomeni, alla illustrazione ed alla pro¬ paganda delle dottrine
spiritiche. . , Quando gli adepti di queste dottrine ammoniscono gli
scet¬ tici e i critici di non accostarsi alla fenomenologia, sulla duale esse
sono fondate, senza prima averne una conoscenza teorica, hanno perfettamente
ragione. Nessun ramo di scienza può essere coltivato nella parte sperimentale
senza un av¬ viamento preparatorio del discente nella parte teorica. Non si
salta a piè pari entro nessuno dei recinti destinati al sa¬ pere positivo: e
poiché lo spiritismo non e costituito solo dai fitti, ma altresì da una loro
spiegazione sistematica anch’esso ha diritto che chiunque intende osservale
quelli e giudicare questa, si accinga a ciò con un coiTedo suffi; ciente di
nozioni preliminari tanto storiche, quanto dottr fiali È poi inutile rammentare
come, trattandosi di fenomeni in massima parte di indole psichica, e che per
giunta ci si presentano con caratteri di straordinarietà quasi
Atr^cen^®"‘ tale o come oggi si suol dire, di supernormahta, sia
neces¬ saria per bene apprezzarli, una buona coltura psicologica, tanto nel
campo della psicologia normale patologica quanto in quello dei nuovi “ studi
psichici , o metapsi ciuci „. Questo volume si apre, dunque, in modo
insolito: con una “ Bibliografia dello Spiritismo La quale però è un sem¬ plice
elenco di ciò che presentemente forma, secondo le mie informazioni, la porzione
veramente importante della copio¬ sissima, strabocchevole produzione libraria
sull’argomento. In questa produzione io ho, ben si comprende, fatta una
cèrnita, indicando preferibilmente le opere che a mia saputa hanno un reale
valore, sia per la storia e lo sviluppo dello spiritismo, sia per l’autorità
incontrastata degli autori. Quando mi ò stato possibile, ho dato tutte le
indicazioni che, se¬ condo le buone norme della Bibliotecnica, mirano a prestar
servizio sicuro ai ricercatori ed agli studiosi. Generalmente gli
scrittori dello spiritismo, massime se sono adepti di qualcuna delle scuole
dogmatiche in cui esso è diviso, si mostrano assai trascurati nelle indicazioni
bi¬ bliografiche. Spesso le loro citazioni sono monche e imper¬ fetti; il piti
delle volte è accennato il solo nome dell'autore o il solo titolo del libro o
dell’articolo; non raramente anche questo titolo è enunciato in modo diverso, o
nelle loro traduzioni, senza richiamo all’edizione originale, all’anno e al
luogo di stampa, ecc. Studiando per lungo tempo questa letteratura, in massima
parte costituita da opere polemiche e teoriche, non ho potuto a meno dal vedere
la sua grande somiglianza con la produzione religiosa dogmatica e rituale, dove
pure si trascura ogni esattezza bibliografica e si citano le opere e le idee
delle autorità riconosciute senz’alcun accenno che valga a guidare lo studioso
neofita nel rile¬ vamento delle fonti. Questa particolarità bibliografica (non
dispiaccia il raffronto agli spiritisti) ha qualche cosa del confessionale, del
mistico: vengono in mente le innumere¬ voli edizioni della Bibbia, dell
'Imitazione o del Catechismo! E in realtà, per certi seguaci dello Spiritismo o
Spiritua¬ lismo moderno, questo ha o dovrebbe avere l’indole chiusa di una
scuola con maestri indiscussi e allievi fanatizzati, o di una Chiesa o setta
con Precursori, Messia ed Apostoli, a un dipresso come il Cristianesimo dei
primi tempi, col quale disgraziatamente e a torto l’attuale movimento spiritico
è stato paragonato. Io non presumo di aver fatta una scelta che possa
con¬ tentare tutti. Vi sono certamente opere da ine sottaciute od onimesse, che
qualcuno troverebbe degne di figurare nella bibliografia dello spiritismo, e ve
ne sono forse parecchie che io vi ho inscritte e che altri giudicherebbe degne
invece di oblio. Neanche pretendo che questo elenco, sebbene possa a
qualcuno parere esuberante, esaurisca tutti gli aspetti dello spiritismo: io ne
ho lasciato a bella posta in dispaile tutto quanto sconfina troppo verso 1
occultismo, la teosofia, ] Illuminismo od altri territori
contermini. Restringendomi però ai lavori puramente o quasi esclu¬
sivamente spiritici, mi sono sfuggite senza dubbio od ho i onorato opere di
qualche valore, tors’anco di valore supe¬ riore a quelle di parecchie fra le
citate. E dichiaro pertanto in precedenza, a scanso di critiche assai facili,
che la mia lista conterrò qualche errore: chi si è accinto una sola volta a
compilare un fastidioso, eppur tanto utile indice biblio¬ grafico, saprà
scusarmi le sviste e le lacune in cui even¬ tualmente io possa essere
caduto. Io non mi sono occupato in generale che di libri, ossia delle
pubblicazioni autonome di maggior mole: pochi opu¬ scoli, frale migliaia e
migliaia venute in luce, ho indicato ; e pochissimi articoli di periodici ho prescelto,
fermandomi a quelli che hanno avuta, secondo ine, importanza storica
nell’osservazione e interpretazione dei fenomeni. Si troveranno divise le
opere in alcune rubriche, ma anche queste divisioni vanno intese, dal benevolo
lettore, più come un semplice mezzo di orientarsi nello studio dell’argomento,
che come indicazione precisa della natnra intrinseca di ciascun lavoro citato.
In particolar modo la distinzione tra opere dog¬ matiche e opere polemiche era
ardua. Lo spiritismo ha incon¬ trato sempre, tino dai primi suoi passi,
ostacoli .fierissimi, ha vissuto combattendo, ed è cresciuto polemizzando di
continuo, per cui anche nei libri dei suoi Apostoli, quali fu¬ rono ad esempio
Ar.. Aksakoff o Cablo Du Prkl, molto posto è assegnato alla discussione con iscapito
della spontaneità dello scrittore: a mala pena si conterebbero sulle dita le
opere di dogmatismo puro quali sono quelle del Dai is e dell’ Allan-Kahdeo che
sono il Battista dello spiritismo americo-anglosassone ed il Mosè di quello
celto-ibero-latino ! Quanto ai periodici, fra i morti aventi valore
storico e i tut¬ todì esistenti, che salirebbero a centinaia, io ho scelto
quelli che a giudizio dei competenti offrivano miglior carattere scien¬ tifico,
o che sono indizio più sicuro e autorevole del movi¬ mento spiritico e
psichico. Da ultimo, mi scagiono di un’altra facile accusa: ed è di voler
far pompa di erudizione in un subietto che per essere ben conosciuto e
seriamente approfondito dovrebbe, al dite desili adepti, costituire per
anni ed anni, fors’anco per tutta la vita l'unico ed esclusivo pabulum mentale
d'uno studioso. Dichiaro subito che non ho letto, naturalmente, tutti i libri e
periodici di cui dò i titoli, ma fra essi ne conosco m numero e di pregio tale
da ritenermi sufficientemente istruito sul conto dello “ spiritismo „ e dello “
psichismo „. D’al¬ tronde, il presente libro non è un trattato organico della
materia: e perciò il saggio bibliografico, raccolto di mano in mano che me lo
imponevano le esigenze di scrivere le mie Noie ed impressioni sui fenomeni
medianici di Eusapia Paladino , ha più il valore di una guida particolare per
chi le leggerà e vi troverà citati molti nomi di autori, che non quello di una
vera guida generale per lo studio completo ed esauriente dello
Spiritismo. Debbo, prima di concludere, una parola sincera di ringra¬
ziamento al sig. Ernesto Bozzano di Genova, il quale con cortesia
ineguagliabile ha voluto mettere a mia disposizione, non solo la sua ricca libreria
privata, ciò che già sarebbe stato un segnalatissimo favore, ma anche gli
ammaestramene di quella solida e vasta erudizione in materia che fa di lui
incontestabilmente il più istruito e autorevole fra 1 cultori degli studi
psichici in Italia. Genova, 30 giugno 1907. fino al giugno
1907. 1. — Per la storia dello Spiritismo: [Vedi anche
§ n, A, B e C]. A) in senso apologetico: Aksakofe Alex.,
Predvestniki Spiritizma za poslednie 250 lyet. Pietroburgo, 1895, un voi. [1
precursori dello spiritismo durante gli ultimi 260 anni]. — — VorUlufer des Spiritismus.
Trad. dal russo. Leipzig, 0. Mutze, 1904. p. 384 (trad. frane. Les précurseurs
dn Spi¬ ritismo, Paris, Libr. Spir.).
Bachi di Vk.sme Conte Cesare, Storia dello Spiritismo. Tonno, Tìoux, Frassati e
C°, 1896, due volumi di pp. 379 e 674 [L’opera diligentissima' non completata
nell’edizione italiana, poiché si ferma al secolo XV111]. — — Geschirhte
der Spiritismus. 'l'raduz. di 1 eilgenlinuer. Leipzig, Mutze, 1904, in tre
volumi [L’opera è portata piu avanti nella edizione tedesca (III” voi., p.
386), ma non è ancora com¬ pletata]. Blanc Hvfpoi.ite, Le merreilleux
dans le Jansénisme, le ma - gnétisme . le spiritismo. Paris, H. Plon,
1865. Bonnkmère, L’dtne et ses manifestations dans l’Histoire. Paris, Libr. Sciences psychologiques, 1899.
Bozzano E., Cesare Lombroso e la psicologia supernormale, nell’opera giubilare
pubb. pel Congresso Antropologico-crim. Torino, Fr. Bocca, 1906, pp.
48-56. Cavalli V., William Crookes e lo Spiritismo. Appunti critici. Napoli,
Valerian, 1896, op. Clémf.ns, De l’intervention des Invisibles dans
l'Histoire moderne. Paris, Leymarie, 1906. 12*, p. 48. CnouzKT I. P. L.,
liépertoire da Spiritisme. Guide,
etc. Paris, Libr. Spirite, 1872. Morselli, Psicologia e
spiritismo. ii XVIII PSICOLOGIA E
SPIRITISMO Cbowk (Catteuina), Nightside of Nature, 1850? ('1 rad. dall ingl. Les cótte
obscurs de la Nature, oh fantómes et vogante. Pana, Leymarie, 1900, nella serie di opere psichiche
pubbl. per cura DANKMAn G L., Die kulturelle Lcige Europa « bei ut if
lederei - trachea dee moderne,! Okkultitmus. Leipzig, Mutze, 190o, m-8
gr. (H pag. xl-6‘26 [Dalla Rivoluzione francese al 1859, anno di
nubblicazione del “ Livre dea Esprits „]. „ c 1 Daumek G. Fu.. Das
Geìsterreirh tn Glauben, 1 orstellung, Suge u mrklichke.it. Dresden, 1867, due
voi. ' Elbé Louis, La vie
future devant la sagesse anttque et la scieuce moderne. Paris, Perrin, 1905, un voi. in- 18 , p. 404. Edmonds
u. Dexter, Spirituali sm. New-Aork, 1853-5 (vane ed.1. _ _ Jjetters oh Spiritualism.
Londou, Burns, 18(4. Ellenbkeoer Henri, Révélation, kabbale, mngnétisme
et spi ri¬ tirine, chaìne une et continue. Paris, Bentu, 1881. ' Federai; ao Espirua,
Memoria histor. rp Janeiro, Libr. da Fod. eapir. Brazileira, 1903, 8°, p.
102. [Pub- blicazione commemorativa di Allan-KardecJ. Forni Giacinto, Del
mondo degli spiriti e della sua efficacia nell'Universo sensibile, eoe. Torino, 1851.
Gi.anvu.i. Joseph, Philosophical considerutions touchmg untene» and uitchraft.
London, 1666.... IV» ediz., mtitol. A hlotc of modem Saddurismus, 1668; nstamp.
piu volte col titolo: bad- ducismus triumphatus , 1681, 111" ediz., 1689;
IV", 1700. Hardinoe Emma, History of modem amencan
Spiritualism. New- York, 1870, 5 voi. . . . _ — (Britten), Modem
american Spiritualism. A toenty uears’ record of thè Communion beticeen
Earth and thè World of Spirits. Ncw-York;
1870, li" ediz., in-8" gr., di p. 565, cou 19 tav., London, J. Burns,
s. d. Hei.i.enbach L. B., l’r. von Paczolav, Die I orurthetleder Mensch-
heit, 111* ediz. Leipzig, O. Mutze, 1901, in tre gr. volumi [La parte storica
di questa importante opera b mescolata colla esposizione critica dell’argomento
nel II" e TIT° volume]. Il orni no D., Neue Geheimnisse de» 'Jages.
— Durch Geistes- Magnetismus rermittelte Geister-Manifestationen aus dem imeni-
hililten JenseiU. Leipzig, 1857, con tav — — Kundgcbuiigen a. d.
Geisterreiche. Berlin, 1862, con ti^,. _ — Spiri Inali* lische
Mitiheìlungen aus der Geisterwelt (due serie). Berlin, 1859 e 1862, con
tav. , . , Howitt W„ The history of thè Supernatural m alt agc aeict
nahons. London, Longmans Green a. C., 1863, due voi. in-e , pp. 489 e
473. _ _ .
Iacoli.iot Louis, Le Spiritismi • dans le monde. Pans. Marpon et Flammarion, s.
d., in-18“, p. 364. m Keknkr .1., Die Seheriu von Fréeorst. Stuttgart, 1838, III ediz. con 8 tav. [Edita più
volte: ve n’è anche una recente trad. frane, del Dusart, Libr. Spirite]. XIX
Kiksbwettkr Carl, Die Entwickelungsgeschichte rie* Spiritismi voti der
Urzeit bis zur Gegenuart. Leipzig, M. Spohr, 1893, op. — — Geschichte der
neueren Okkultismus. Leipzig, M. Spohr, 1891, un gr. voi. in-8°. — — Die
Qeheimwissenschaften. Leipzig, id., Il* ediz., 1895. — — Der O/d-ultismus
des Alterthums. Leipzig, id., 1896, 2 voi. Krkyukk I„ Die mystischen
Erscheinungen des Seelenlebens und die biblische IVunder. Stuttgart, 1881, in 2
volumi. Lkymahik P.-G., llistoire du Spiritisene, in “ Compte-rendu du
<Joug spirite et spiritual, intera, de 1889 „. Paris, Libr. spi¬ rito, 1890,
pp 3-45. Leymahik (Mad.). Procès des Spirites. Pnris, Libr. spirite, 1876 ISullo smascheramento dei
medii-fotografi e loro difesa]. Maloras J., Les Pionniers dii Spiritisene en Frane».
Paris, Libr. Sciences psychol., 1906, 8°, di p. 800
con 62 ritratti. Mììller Gustav, Aus Amerikanischen Leben. Cbemnitz,
Libr. B. Lasch, 1905. [interessante relazione di un viaggio fra gli spiritisti
odierni del Nord- America]. Passaro Enrico, Sulle manifestazioni
spontanee misteriose. Studio, intr. al libro di Zingauopoli, Le gesta di uno
spirito, eoo. Napoli, Detken-Rocholl, 1904, p. i-lxxvii (Trad. in ted.).
Pellegrini G., Nuore scoperte sui tavoli e corpi semoventi e metodo per bene
eseguirne /’ esperienze . Pisa, Vannucchi, 1853, in-16", p. 32. [Questo
egregio nvvocato-fìlosofo scrisse lunga¬ mente, fra i primi in Italia, di
magnetismo e spiritismo, sotto lo pseudonimo di Lisimaco Vekatti]. Phaneu E., Louis XVII et V
Astrologie. Paris, Dujarric et C., 12°, 68 pag. [Sul famigerato Nauendorff, pseudo-Delfino di
Francia, che è stato un precursore del moderno spiritismo]. Bossi imi Giustiniani, Le
Spiritualismo dans l’Histoire. Paris, Libr. de Psych., 1899. Rouxel le
Dr, llistoire et philosophie du Magnetismo. Paris, Libr. Spirite, Libr. du
Magnét., 1895-6, in 2 voi. — — Le Spiritismo urani le nom. Paris. Libr. Se. psycli,, 1907.
Savaoe Minot .T., Life begond Death. A Review of thè World 's Beliefs on
thè subject, etc. London, Spirit.
Alliance, 1902. Wahu l)r. Le Spiritismo dans Vant ignite et dans les
temps mo¬ derni s. Paris, Libr. Spirite,
1885, due tomi in-18°, pp. 352 e 398. Zi no Alloro li. Gesta d'uno
spirito nel Contento dei Gerolomiti in Napoli, eco., con introd. di E. Passaro
c. s., Napoli, Detken- Rocholl, 1904, in-8, p. 115. B) in senso critico:
Bf.rsot Ernest, Mesmer, le magnetismo animai, les tables tour- nantes et les
esprits. V» édit. Paris,
Hachette, 1884, in-18". p. 309. Buaiu James, Magic. Withcraft,
Animai magnetism, Hypnotism and Electrobiologg, III" ediz. London,
1852. XX PSICOLOGIA E
SPIRITISMO r’»„n<,K E W. Modem Spiritualism, Ut fatta and
fanaUcism. Capro» a. » Dortante per la storia dei primi anni]. Boston,
185 . L P J Merreilleux
dant Ut temps mo- , FTm- édi ’ Tome I V Paris, Uachette, 1881, in-18-, p.
422 ,Ur L e*” («le) Auénor, Det tablet tournantet, dii tarnaturel j j! »SÌ.
P-i«. E. Denta, .«54, 2 -IP, PPG0,“ ' ”»
«*"£!?”< >»<*■ Keao Aullase. Mane.»», - «... l,.
<• ir,,/,,', orécédét da Spiriti* me antique, ecc. Paris, 18b4, in 8
. " Unft Pierre, L’automatisme psyckologtque.Essat... sut les
rJZVÀKS» * !'«*<•"' — Pta1' “”l“p' _• p \lran I0, ediz., 1 89,
pp. 3 1 6-8oo. Lanci Àrde., The makingof Beligion. II* ediz., London,
Longmans, (’rpen a C 1900, in-8"gr„ p. 355.[Raffronti importantissimi p.
es , a p 87 fra l’animismo dei selvaggi e le dottrine spiritiche] ‘ Mkyer
Cari., Der Aberglaubt det Mittelalters a. d. ndchstfo - itemi e n Jahrhunderte.
Basel, A. Geenng,
1884, 8, p. Mirvh.ee M. J. E. (M> de), Questiondes Esprits, ««sproni»
dini* la Science. Paris, Delarocpie. 18o5, in 8 gr-, p. fi • _ _ f)ell
Espritt, de l’Etprit- Saint et dii Mintele. Paris, •p Wattelier et Cie, 1868, 6 voi. in-8»
gr. Nevius J., Demon potsestion, and allied themes. London, Reve , 1896. [Ottime informazioni sulle
credenze animistiche sp tÌ8po°DMOREn Frank", Modem Spiritmlism. A
histonj and a cri- pagH807°ed374. [O^di^Sdiv^o»! specialmente U la
of ancient and modem SpxritnaUsm. New- York , 1858, in 8 , 077 rPnlomica
con il Dr Bhittah, spiritista convinto]. P"SchnLer W„ Dot neutre
Geisterglaube. Thatsachen, Tiìu- M Screder ^H^-P.', SS’*»
Lebens-Magnetismut u. det Hiwnotismus con den iiltesten Zeit bis auf die
Gegenwart. Leipzig, Strauch, 1899, un voi. di pag. 681. [Opera
eruditissima]. _ per la dottrina dello Spiritismo: A)
dogmatisti e adepti: Abignente Filippo, Fede e ragione ( un'idea dello
Spiritismo). Verona, Fr. Drucker, 1894, in*8°. NOTE BIBLIOGRAFICHE
BOLLO SPIRITISMO XXI Arnold Hans, Was i viri aus Un»
nnch dem Tote? Leipzig, M. Spobr, 1891, nuova ediz., 1901. _ _
Miderialismus oder Spintuahsmus ? Leipzig, iti., i»uo. Asmi un ek John, Notes and
stadie* in thè Philosophyof Magnetism and Spirituali*!». London, H. Baillifere, 186i, in-» „r., pag.
444. _ . „ Azzi G. (‘ Atliius Idea vera dello spiritismo, lormo,
Poa, 1895, in-8» gr„ p. 282 con tav. _ — Ipnotismo e spiritismo,
lormo, ut., ioyi. Berndt tì. IL, Dos Buch der Wunder and die geheuner
Wts- senschaften. Leipzig, 0. Mutze, 1906, 2 voi. di compì, pag. 1000, con ‘200
fig. [È opera popolare, ma (li notevole significato per la intelligenza delle
credenze occultistiche odierne |. biiAUN L Experiinenteller
SpirUualismus. Leipzig, 18 1 2. Bbausewkttsb Ernst, Wunder. Eia Hdbch. d. spiritischenThat-
saehen and Lehren (trad. dal danese). Leipzig, Spolir, 19002 Brkvior TnoMAS, The tiro
Worlds: thè naturai and thè spiritual. London, F. Pitman, in-8u, p. 461. . , . Cahaonet L.
A., Sanctuaire du Spini uahsme. oh et. de l Ani e humaine et de ses rapports
awcl’Utiivers d'après le somnambu- lisme et l’extase. Paris, 1850 [Delle numerose opere di questo
magnetizzatore occultista, indico solo la più affine agli studi
8PgÌken]teoi'ilo, Lo Spiritismo in senso cristiano. Torino, Unione
Tip.-Editrice, 1898, un voi. p. 360. [L’A. fe pseudonimo]. (■ox E W. What am I? The
mechanism of Man. 2 voi., London 1873-4; IH ediz., 1876-77; TIP ediz.,
1879 Dabcey Emmanuel, IT Nomine terrestre. Paris, Libr. de Sciences psych.,
1904, di pag. 173. Daumbr G. Fr.. Das lìeùh des wundersamen and gelici m- nissvolleu
Thatsache u. Theorie. Regensburg, 1872. Delanne Gaurirl, IT Mutimi animique. Essai de
psychol phy- siologique suirant le spiritarne. TP ed., Parigi, Chamuel, 189 1, in- 18°, pag.
360. . . . , _ _ L’/ime est immortelle. Démonstratton expér
mentale. Parigi, Chamuel, 1899, in-18", p. 468. Dénis L.,
Après la mori. Exposé de la doctrine dea Esprits. Paris, Libr. Se. psych. (17° migliaio). Trad. ital. di Pialek, Mi¬ lano, “
Luce e Ombra », 1904, 18°, pag. 333. — — Dans V invisible. Spiritismo
et méd, munite. I ratte du spiritualisme expérim. Paris, Libr. Spirite, 1904, in-8", p. 466. Diaz
de Leva A., A immort alidade da Alma. Trad. dallo spag. Carytiba (Brasile), 1904. 1U ».
p • Dionys, JjAtne, son existence, ses mtniifestcìtions. II ediz», laris, Libr.
Se. psych., s. d., in-8°, p. 370. . . . , Dirckino-Holmeeld Edw„ Wunder.
Eh, Hdbch. ^pinhschen Thatsachen and Lehren. Trad. dal danese.
Leipzig,Spohr,1900 2 Dole C. (Rev.), The hope of Immortality. New-York, I hy. Crowell a.
C., 1907, op., p. 70. [Sfrutta il nuovo atteggiamento immortalistieo ili
Hodgson]. Dkummond Henry. Les
lois de la Nature dans le monde spi¬ ritaci. Trad. dall’ingl.. Paris,
Fischbaoher, 1900. Engausse G. [Papus], L’occultisme et le spiritualismi.
“ Bibl. de phil. contemp. „, Paris, F.
Alcan, 1902, un voi. in-18°, di pag. 186. [Contiene una caratteristica
bibliografia]. Erdensoun W., Dasein unii Ewigkeit. II ediz. Leipzig,
Mutze, 1906, un voi. in-8", p. 553. Falcomer T., Introd. allo Spiritualismo
sperimentale moderno . Torino, Foa, 1896. Fiouikr Louis, Le Lendemain de
la Mori ou la rie future selon la Science. Paris, 1871, varie ediz.
Fi.ammarion C., La pluralità des monde s habitus, etc. Paris, Didier, 1863 [fino al 1905 xxxvn ediz., trad.
in tutte le lingue]. — — Die u dans le Nature, ou le spiritualisme et le maté-
rialisme decani la Science, ecc. Paris, id., 1867 (XXIV ediz. e C.8.). —
— Récits de l'Infini : Lumen - La Vie universelle et {ter¬ ne Ile, eco. Paris, id., 1872 (XIII edizione e trad. c. s.).
— — Urania. Paris, E. Flammarion, 1890 (XXX migliaio, trad. in itili, da D. di
Sant’ Ambrogio) [Delle numerose e popo¬ larissime opere del celebre
scrittore-astronomo, queste quattro, massime l'ultima, sono le più attinenti
alle teorie spiritiche]. Franoiikzzo (?), A Wunderer in Spiri t Lands. Transcr. by A. Farnese.
London, Off. of * Light „, 1906, 8°, p. 286. Friesk Rob., Dos Leben
jenseits des Grabes. 111“ ediz., Leipzig, Mutze, p. 281. [Opera dettata da uno
Spirito!]. Gentil J.-A., L’&me de la Terre et les tables tournantes. Paris, Dentu, 1854. G...
Clairk, Souvenir» et próblbnes spirites. Paris, Libr. de psych., 1906, un voi.
ili pag. 391. Gibif.r Paul, Analgse des ehoses. Essai sur la Science
future. Philadelphia.Lippincott; Paris, Dentu, 1890. un vol.in-18",p.
270. Gbamkg.na G., La psychologie de l' In insilile. Paris, Lemerre,
1905. Grange Lucia, Manuel du Spiritismo. Paris, Libr. Magnét., 1896,
op. Gbimabd, Une échappée sur l'infini fSynthèse de la philosopbie
spirite). Paris, Libr. Spirito, s. d.
Gueldenstubbe L. v., Positive Pneumatologie. — Die Healitilt d. Geisteswelt. I
ediz. Stuttgart, 1870 (II
ediz., Beni, '11 ; trad. frany. La réalité des Esprits et l’écriture directe,
con 10 tav.). Hàrk Robert,
Experimental investigations of thè Spiri t mani - festations. New-York, 1858
(trad. in ted., Leipzig, 1876). Hki.lenbach L. B. (Fr. von), Aus dem
Tagesbuche eines Plii- losophen. Wjen, 1881. — — Die neuesten
Kundgebungen einer intelligiblen T Velt. Wien, 1881 : Leipzig, O. Mutze, li*
ediz., 1889. — — Geburt and Tod als Wechsel der Anschauungsform,
NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO XXIII oder
din Doppel-Natur des Mensóhen. Wien, 1885, li* ediz., Leipzig, 0. Mutze, 1897,
in-8" gr., p. 825. Hudson Thomson Jay, Tlie Law of psyehic
Phenomena. A wor¬ king huvothesis for thè systematic studi/ of hypnotism ,
sp«r»- tualism, eoe. London. G. Putnam, 1905, p. 410. (XX\ Il ediz..). Trad.
ted. Leipzig, Arwed Straueh. 1899. — — The divine pedigree of Man, or thè
testimony of evo- lutimi and psychology to thè fatherhood of God. London,
G. I ntnain, 8. d., p. 879. r a _ _ Evohition of thè Sotti, and
other Essags. London, G. Putnam, s. d. _ , . _ — ’l’/te scienti/ir
demonstration of thè future Life. Lhicago, Clourgli. 1895. II* ediz.
London, G. Putnam, s. d., p. 326. Kardec-Ai.i.an (Rivali Hvpp.), Quest
-ce </ue le Spiritisme» Paris, 1855, 1* ediz. (23 edizioni; la trad. ital., di G. Hofpmann, (mone
Tip.-Editr., Torino, 1884. in-18“, p. 210). . . _ - Le livre des Esprit
s. Paris, 1857. l*ed. (51 edizioni !; la trad. ital., di N. Filalete, c.
s., 1894, in-18°, p. 880). _ — Le livre des ntédiiiois. Paris, 1861, 1*
ed. (35 edizioni; la trad. ital., di E. Volpi, c. s., Guida dei medi e
degli evocatori. 1887). _ _
(Eutres posili umes , avec discours de C. Flammahion. Paris, Libr.
Spirite, 1868. — — La Giiìèse, les mi facies et les prMìctions selon le
Spi¬ ritismo. Paris, Libr.
Spirite, 1868, varie ediz. Kitsou Abtiiur, Outlines of Spiritualism.
London, Office of thè ‘ Light „ s. d., un voi. m . Lazei.t.f. H. M., Matière.
force, esprit. Trad. de Montonmer. Paris, Libr. Se. psych., 1903, 16", p.
210. Leadhreater, Les aides invisibles. Paris, Soc. public. theosoph.,
1902, di pag. 155 [Spiritista teosofo]. . — — Le pian astrai. Trad. de 1
augi., I1IL ediz., Paris, Collin, 1906, 18°, p. 167. . . .. Levi
Eliphas, La Science des Esprits. Paris,
18/0 f [E la più. affine all’argomento nostro fra le tante opere kabbalistico-
magiche di quel paranoico sfortunato che fu Alfredo Constant]. Lied
Nioro, Occultismo. “ Manuali lloepli ,. Milano, Hoepli, 1905 32° [Cfr. p.
213-307]. n . Morf.au (Mad.m*), Lumière et viriti. Pref. de Forget. Paris, Libr. de
Psych., 1904, un voi. in-12' di pag. 318. N. N., Au page des Esprits. ott
Roman récu des mystères de l’occultisme. Préf.
par Papus. Paris, G. Ficker, 1905, in-8", p. 4->8 [Sotto le apparenze
di un romanzo, questo libro è una com¬ pleta esposizione delle dottrine
oceulto-spiritiche]. Noeooerath Rufina, La sunne, su rialiti, sa
manifestatton et philosophie. ll'édit. Paris, Libr. se. psych., 1897, con prel.
di O. Flammarion, un voi. (trad. in ted. col titolo : Das Leipzig, Mutze,
1903). Nouv. édit Paris, Flammarion. 1907,]). 391. Nns Euoène, Choses de Vautre Monde.
Paris, Marpon et Flam¬ marion, 1890. XXIV PSICOLOGIA E
SPIRITISMO Nus Eocène, Les Grand* Mgstéres, Paris, ivi, s. d.. IV» ediz. _ _ 4 la
recherche des destinées. Paris, ivi, 1891. Owen Bob Dale, The dehatable
Land beticeen this World and thè next. New-York.
London, 1871 (trad. in ted. col titolo: Da* streitige Land, in due volumi, di
p. 725. Leipzig,
1876). _ ' _ Footfalls on thè boundanj of an other icorld. 1 tula-
delpliia, 1877. ... , Perty Max, Die mystischen Erschemungen der
menschltchen Natur. Leipzig,
1861, due voi., II* ediz., 1872. _ _ siici fc in das ver barge ne Gebiet
der Menschengeister. Leipzig-Heidelberg, 1869. . _ _ f)er jetzige
Spiritualismus n. erwandte Erschetnungen der Verqangenheit a. Gegenwart.
Leipzig. Winter, 1877 _ _1 Sie sichtbare und unsichtbare Welt. Leipzig,
ul., 1881. _ — Ohne mystischen Thatsachen keine erschopfende
Psycho- logie. Leipzig, id., 1883. , „ , - Pezzami A., La pluralità des existences
de l Ante conforme a la doctrine de la pluralité des monde ». Paris, Didier, 186o, 8* e 12", due ediz. Paris,
1875. . , Piocabdi G., Manuale scientifico popolare di Spiritismo. .Mon¬
tevarchi, Pulcini, 1906. . . .Qnq _ — Elementi di una nuova luce, l'
irenze, Materassi, 19U0. Pike Richard, Life’s Borderland and Beyond (Vision of thè duina
Appe.arenr.es in dreams ecc. ecc. als Helps to belief in a future Life).
London, Off. of ‘ Light „, 1906, 8", p. 312 Prei. (Baron Cari, du),
Der Tod, das Jenseits , das Leben un Jenseits. Miinchen, 1898 (La Mori.
VAu-delà, la Vie datisi Au- delà. Trad. frane, sulla ediz. ted., introd. di De
Rochas. I ans, Chacornac, 1904, un voi. p. 139). __ — Da* Riitsel des Menschen. Leipzig, Mutze, 188o,
pag. lUd. (. L'enigma umano. Introd. allo studio delle scienze psichiche. Trad.
ital. con prefaz. di A. Brotferio. Milano, Galli, 1894). - _ Monisti sche
Seelenlehre. Ein Beitrag auf LSsung des Menschenràthsels. Leipzig, E. Gunther,
1888, in-8“ gr., p. vi-378 [Opera fondamentale per la dottrina dello spiritismo
moni¬ stico „, sebbene poco citata dagli spiritisti |. — - Philosophie der My stile.
Leipzig, Gunther, 1880. — — Studien aber tieni Gebiete der
Geheimwtssenschaftm. Leipzig, W. Friedrich, 1890-91, di p. 252. . -
_ [>,*,- Spiritismus. Leipzig, Reclam, s. d., in-8 , p. Jt. _ — Di? Magic als
Natur ivissenschaft. Jena, f'ostenoble, 1895. — — Die Entdeekung
der Seele durch die Géhetmwissen- schaften. Leipzig, Gunther, 1894-5.
, Rack C.-G., Psychology, as a naturai Science, applted to thè solution
of occult psychic phenotneno . Philadelphia, 1889. Reich Ed., Der Kosmos
des Uebersinnlichen und die Entwi- ckelung der Wesen. Prag, 1897, un voi. di p.
302. Roubtaino J.B., Le
Spiritisme chrétien,ou Bévélation de la Ré- vdlation,
ecc. Paris, Bordeaux, 3 voi., 1866 (trad. ital. di Ba - ruzzi, Bologna, Soe.
tip. ooop., 1882). Sabrathieu K. P. La zone frontière entre V'Autre Monde
, et celiti ci. Paris, Libr. Spirite, 1901, un voi. Schweiun L.,
Christenthum unii Spiritismus, und die Qleichar- tigkeit ihrer Iieioetse.
Leipzig, Mutze, 1900 < Smith Goldwin, Guesses at thè riddle of Eri st
enee. London, Macmillan, 1897. Vauchez Emm., La Terre. Paris, Keinwald,
1893, due voi. illustr. [Opera spiritica
nonostante il titolo]. Wilson John K., Death: thè meaning and result. New- York, “ Suntlower „ Pubi. Comp., 1901, in-8°, p.
559 con illustr. li) Polemisti, apologisti e teorizzatori:
Abisnente F., Lo Spiritismo nella Letteratura amena. Milano,
Briola, 1898. . Acevedo-Otero A., Los Espirila*. Madrid, Fucnte, 1892-0,
2 voi. _ — jMS fantasmos. Madrid, 1891 (trad. in ted. : Die Ges- penster,
Leipzig, Mutze, e in ital. Napoli, Valeriani, 1895). Aksakoff Alex.,
Animismus und Spiritismus. Verstich einer kritische.n PrUfung d. mediti
mnistischen Phaenomene, ecc. Trad. dal russo in ted. per cura di Wittig,
Leipzig, 0. Mutze, 1890 (la IV* ediz. in 2 voi., p. 752, è del 1902). [Opera
fondamentale per la conoscenza dell'argomento]. _ _ Animarne et Spiritismo.
Essai d’un examen critique des phénomènes mMiumniqites. Trad. de
l'cdition russe par. B.Sandow, Paris. Libr. Seieuc. psych., 1895. 8° gr., p.
xxxii-634 contav. Bennett E. T., Spiritualista. The physical Phenomena. London,
‘ Light ,, s. d. Un voi. illustr. Bomsco Constantin, Traìts de
lumière. Hecherches pstjchiquts. Spiritismi' expé rimeritai. Paris, Chacornac,
s. d., un voi. con fig. Bonuglioli
Gasimi ho, Lo Spiritismo nella Umanità. Bologna, Success. Monti, 1888,
in-8" gr., p. 564. [Conciliazione tra Cri¬ stianesimo o Spiritismo].
Borre au J.-B., Comment et pourquoi je suis decenti spirile. Paris, Ledoyen,
1864. Bouvéhx .1.. Le Spiritismi • et V Anarchie divani la Science et la
Philosophie. Paris, Chamuel, 1897, in-8° gr., p.
464. Bozzano Ernesto, Ipotesi spiritica e teorie scientifiche. Genova,
Douath, 1903, un voi. in-8°gr., p. 509, con illustr. [Opera di molto pregio pel
rigore dell’argomentazione]. Broffekio Angelo, Per lo Spiritismo, I"
ediz. Milano, Briola, 1892; li" e III" ediz. ‘ Picc. Bibl. di scienze
moderne Torino, Fratelli Bocca, 1903, p. 309 ( fO stato tradotto in tedesco:
FUrden Spiritismus, Berlin, 1894). [Libro di una dialettica stringente].
Capuana Luigi, Spiritismo ? Catania, N. Giannotta, 1887. xxvi
PSICOLOGIA E SPIRITISMO Cavalli V., 1 punti oscuri dello
Spiritismo. Note alla rinfusa- Trani, Vecchi, 1900, in-8° gr., p. 170. _
_ Spiritismo non è Satanismo. Salerno, Jovene, laUl, in-8° gr., p. 142. Coates James.
Seeing thè Invisi bl e. l’ractieal Studies in psycho- metry, ... telepathy ...
London, Off. * Light „, 1906. Cvuiax B., Wie idi ein Spiritualist
yeioorden bin i' II ediz. ampi. Leipzig,
Mutze. 1900? | L’Autore è anche un medium]. Dallas Hei.en, Objections to
Spiritualism. London, Spiritualist Alliance, 1905, in-12°. _ . Damiani
G., Spirito e Materia, dramma in 6 atti. Napoli, R. Acc. delle Scienze, 1860,
in-4", p. 134 [Il D. è lo spiritista militante che ha scoperta e
sviluppata la medianità di Eusapia Paladino]. . Delanne Gahuikl. Le Spiritisme
devant la Science. Paris, Cha- muel, 1895, III" ediz., in-18“,
p. 470. — — Le phénomène spirile. Thnoiynage des sor ante. V* ediz.
Paris, Chamuel, 1897, in-18", p. 315, con fig. Dénis L.,
Christianisme et Spiritisme. Paris, Leymarie, 1898, in-8". p.
415. Dupody Dr Edmund, Sciences occultes et physiologie psychique. Paris,
Soc. d’édit. scicntif., 1898, un voi. di p. 312. Di uand (de Gros) J. P.,
Le merveilleux scienti fique. Paris, F. Alcun, 1894, un voi. in-8" gr..
pag. 345. Eh fi a hot (L. Fr. von). Spiritismus and Ekrenwort. Eia A
ufmif zar Kampfe fiìr (Vahrheit and sittliche Menschheitsenticiclcelung. Leipzig, M. Spohr, 1905. Falcomer M. T„
Contributo di fatti per la soluzione del pro¬ blema in psicologia: — Pro o
contro lo Spiritismo ? — Ales¬ sandria, Tip. Sociale, 1898, di p. 80 (trad. in
ted., Leipzig, 1899). Fichte v. 1. H., Der neutre Spiritualismus, sein
Werth and scine Eorschungen. Leipzig, 1878-9. Gahdy Lotus, Cherchons ! Réponse auxconférences de
M.Yung, ecc. Genève. Burkardt, 1890, 8°, p. 273. Gelohi G., Spiritismo. Confutazioni e studi. Bologna, 1905, op. Giiuek Paul,
Le Spiritisme (falci risme Occidental). Elude kist., crii, et expér. Paris, Doin, 1887, un voi.
in-180 (con bibliografia). Gtel (le Dr. Gelcy), Essai de mie generale et
d’interprétation synthétique dìi Spiritisme. Paris, Cliamirel, 1898, in-8°, p.
106 [Ottimo!]. ........ Metzukr D.. Étuiles psychiques. Essai de
Spiritisme scienttpque. Paris, Libr.
Sciences psyeh., 1894, un voi. iii-18*, pag. 455, Myehs Fr., The human
personalità and its suryival to bodilg Death. London, Longmans, ecc., 1902, due gr. voi. di pag.
200 e66Ó. [Opera di primo ordine e che rappresenta lo sforzo supremo dello
Spiritismo dottrinale più serio]. — — La personnalit ( kumaine. Sa
surricance, ses manifesta- tions supernormales. Riduz. in frane,
dall’opera preced. per cura di Jankewitch. Paris, F. Alcun. 1905. un voi.
in-8°, p. xvi 424. Myers
Fr., Humun personality. New and ubridged
edition. London, Office of “ Light „, 1907, un voi. di pag. 470. N. N.,
Riddles of thè SpJiinx. A studi) in tlie philosophy of Evolution, by “
Troolodyte „. London, Swan-Sonnenschein, 1891. [Opera
anonima di notevole pregio]. Rieuann D., Eia auskliirendes Wort ilber den
Spiritismus. Berlin, 1900. Riho A. J., Hct onderzuek vati
spiritualistische Versehijnselen m Vreemde Feiten. Con introd. di M. Kniants.
Gravenhage, [1907], 8°, p. 240, illustr. Scotti Giulio, Lo spiritismo c i
nuovi studi psichici. Bergamo, Conti, 1898, in-8" gr., p. 100.
Seei.ino M ax, Mei tic Erfahrungen ciuf de in Gebiete der Spi¬ ritismus.
Leipzig, Mutze, 1898, in-8“, con illustr. — — Die Seelenlehre du Prel’s
und anderer Weltsanschauungen, in “ Beitr. zur Grcnzwissenschaft ,, Jena,
Costenoble, 1899. — — Ernst Haeckel und der Spiritismus. Leipzig, O.
Mutze, 1900 [Critica ai Problemi dell’ Uniremo di Haeckel]. — — Die
Kardmaìfraye der Menschheit. Ivi, id., 1906, p. 128. [Curiosa fusione dello
spiritismo coll'occultismo, colla teosofia e... col cristianesimo!].
Senillosa F., Concordanciu del Espiritismo con la Ciendai Buenos-Aires, M.
Biedma, 1891, due voi. in-88 gr., p. 330 e 889. Smith L, Science versus
Spiritualismus. Melbourne, Bruce a. Davies, 1905. Stead W., Reni Ghost
Stories. London, 1897. [Interessante per l’autorità del celebre
pubblicista], Tournikr V., Philosophìe du boti sens. Le Spiritarne devant la Raison,
etc. Tours, cbez M"1' Tournier, 1900, un gr. voi. in-4°, p. 775, con ritr.
[Contiene altri scritti polemici].
Tummolo Vincenzo, Sulle busi positive dello Spiritualismo, ov¬ vero alcune
risposte, ecc. Viterbo, Donati, 1905, un gr. voi. in-88 di p. 700 con tav. [In
questa opera di viva polemica sono presi di mira gli scienziati “materialisti
.. Mcynert, Baillarger (?), Ilaeckel, Sergi, Morselli, Blaserna(y), Moleschott,
Maudsley ecc.]. Tubiselo P., Lo Spiritismo italiano e la Scienza. Napoli,
Tip. R. Università, 1897. Uluici H., Der sogennante Spiritismus. Eine
irissenschaftliche Erage. Antwort auf Un. Prof. Wundt. Halle, Pfeffer,
1879. Visani-Scozzi Paolo. La medianità. Firenze, Bemporad, 1901, un voi.
in-8” illustr. [Uno dei migliori libri sullo spiritismo]. Wallace Alfred Russell, The
scienti/ic aspeet of thè super¬ imi arai. London, 1866 (trad. in tedesco. Leipzig. 1874).
— — On Miracles and modem Spiritualism, pubb. da J. Burns. London. 1873
(numerose ediz. e traduz. ; la trad. frane. Paris, Leymarie, in-8“ gr., p.
382). [Opera di alto valore perla dottrina]. Wippbecht, Der “
Spiritualismus , vor der Forum der TJ'is* senschaft. Leipzig, 1880.
C) Scettici e contrarii: Arcklin Adbien, La dissociativi
psychologique. ‘ Revue des qutst
sdentifiques „ Bruxelles, 1901. (Estr. m un voi. Paris, B'bois Junes, Le
Miracle moderne. Paris, Libr. Ollendorft, 1907, V* odi-/
8° "f . P- xli-411. [Critica briosa, ma alquanto leggera,. Dnp Okkulte Fallen und
Fallenstellen. Schunedeherg, R., umano 1907, op., 8», p. 78. [Contro le ciurmerie dei medi], Colacurcio G.,
Scienza o mistero ? Napoli, 1905 [Contrario in senso teologico
cattolico]. _ . . Cowan Cn . Thoughts on Satamc inflttence, or Modera
Spi) i- tualism considered. London, 1854. [Teologo protestante] Cuoco (le
Dr.) (fila), L'Hypnotxsme scxentifique II écLt Paris, Soc d'édit. scientif.,
1900, in-8° gr.. p. 612. [Cfr. PP 455^506]. Davfnpout R. B., The death
blow to Sptntuahsm, New- York, 1888. [Sullo
smascheramento o apostasia delle due sorelle Doxj. Davis Pii-, La fin da
monde des esprit». Le spiritisme devant la raison et la Science. Paris, s. d. . „ i
Dechambre [Hai.m-Thomas], Art. Spini, ente in Dici, en- cvclopéd. des
Sciences médicales Paris, lobi». •
p0gSA prof. rev. Giov., La chiave dello' Spiritismo. Milano, Gasa editr.
Volonté, s. d. [Critica in senso cattolico]. P Gl. G. (d. C. d. G.), Lo
Spiritismo. Manuale scien¬ tifico popolare. Roma, Tip. Artigianelli, 1893.
[Attribuisce i tutti 8Pg1asset 3* Le Spiritisme decani la Science. Montpellier, Cou- let et F ■
Paris, Musson et C., 1 ediz. 1904, p. 392. — — L’ Occultismo hier et
aujourd’hui. Le Merceilleux pre- scientifique. Montpellier, Paris, id.
id., 1907 in-8* picc., p. 4, •>• Gotberlet C., Dee Spiritismi, s. Fulda e
Leipzig, 1885 [Cat ^Haeckei. E., Die WeltrSthsel , 1“ ediz„ Bonn,
Strauss, 1899, cfr Confer. XP-XVI*.
[Di quest’opera v. anche la trad. ital. con una mia Introd. e molte Note, di
cui quelle a pag. 177, 284-7. 415, concernono lo spiritismo]. .
Hammond W. A., Spiritualista and allied eondttions ofnervous derannements.
New-York e London. 18<6, in-8 , di P. 366 Hartmann (von) Ed., Der
Sptrittsmus. Berlin, 1885 (trad. in in^l ) [È l’opuscolo che ha provocato la
memorahile polemica con Aksakoff: questi ha risposto con la sua grossa opera :
Amimi. Und_
^^Die^Geisterlnjpothese des Spiritismus und seine Phan- tome. Leipzig,
Friedreich, 1891, in-8“, p. 126. [Controreplica
al libro polemico di Aksakoff]. .. , Hcbbelt. G. C„ Facts and fu
nei, inS,nmtual,sm. Theosophy and
psychical research. Cincinnati, R. Clarke, 1902, m-8 , p. 20 Hutchinson G., D
reame and their meantngs. London, Longmans Green a. C., 1901, in-8°, p. 330.
Jacolliot Louis [= Philyps), La fin du Monde de* Esprit». Paris, 1867? [Svelamento elei trucchi usati dai
medium spi¬ ritici: importante pel nome dell A.]. Jankt Pierre, Le
Spirititene contempo ratti. Rovue philoso- phique „, tomo XXXIII, 1892, pp.
413-442. — — L’automa lisine psychologique. già cit., pp. 380-410.
Jastrow, Faci and fatile in Psychology. Boston, Houghton, London, Macmillan, 1900.
, Jones John, Spiritualism, thework of Demone. Liverpool, 18/1. La no
Andr., Cock lane and common-sense. London, Longmans Green a. C., 1894. .
. ., 1U(17 _ _ The hook of dreams and Ohosts. Ivi, ìd.» lo»/. — — Magic and Religion. Ivi,
id., 1901. [In tutte le opere del celebre mitografo e folklorista si trovano
accenni alle ori¬ gini ataviche e all’evoluzione della ipotesi
ammo-spiriticaj. Lapponi G., Ipnotismo e Spiritismo. Studio
medico-critico. Roma, Lesclée- Lefel» vre , 1906, 1 voi., trad. in ted. e m
frane. [Catto¬ lico, medico dei Papi. Di quest’opera esiste una 1“ ediz.. tip. Poliglotta, 1897]. .
, * Lévéqle CnABLEs. La Science de l Intnsible) études depsycho- logie et
de ihéodicie. " Bibl. Philos. cont. Paris, Germer-Bailliere, 1865,
in-8", p. 190. _ Li Ta’ì, le D' (pseudonimo), Le Mystère posthume.
Cu usff***f médicales sur la Mori et sur la Survie. Paris, Schleicher, 1704, 12° p. 192. [Critica in
senso umoristico, ma di buona legaj. Lj\min A., Spiritismus triumphatus (die wissensch
aftliche L nt- Milana des Sp.). Trad. Leipzig, Mutze, 1905, op. di p; 36.
Loeweneeld L., Somnambnlismus und Spiritismus, in Grenz- Fragen des Nerven- und
Seelenlebens ,, I. Wiesbaden, Berg- munii, 1900, p. 5 1 . , , . , 7
4 M ir ville (M.i8 de) J. E., Pneumatolog te. Des espnts et de lem s
manifestations diverses ( fhiidiques,historiques , etc.l. Paris, 1“ ediz.,
1853; 11“ ediz., Krayet de Surcy, 1854, in-8° gr., di p. 4,5; JV* ediz., di p.
482; ediz. ultima in 5 voi. Paris, 18bu-64. Oldfielu Tk. (pseudon. di Samson G. W.), The
Daimonion, or thè spiritual medium, its nature illustrated by thè htstory ,
etc. Boston. 1852, di p. 157 [11 ‘ demonio „,
qui, e il principio V1 Ottolenohi Salvatore, La suggestione e le. facoltà
psichiche occulte in rapporto alla pratica legale e medico-forense, Blbl.
antrop. giurid. „. Torino, Frat. Bocca, 1900, gr. voi. 8 , p. ilL Parisii Edm.,
Ueher die Trugwahrnehmungen (ffaìluematum und Illusioni. Leipzig. Abel, 1894,
8", p. 246 [Critica protonda delle allucinazioni dei sani in veglia e
delle illusioni da lrodoj. P^lin G., Les phénomhies du Spiritisme dévoiles. I
ans, E. Dentu, 1865. in-6", p. 104. , . _ , Peppeu, Leidy, W
kir-Mitcekll ed altri. Preliminari / Report of thè Seubert’s Commission
appointed bg University of Pennsilvania. Philaiìelphia,
Lippincott, 1887, in-8*, p. 159. [Il lascito Seybert
di L. 60.000 per lo studio dei fenomeni psichici fu esaurito con questa
celebre relazione del tutta negativa!]. Kidglky Evans, Uours u-ith thè Gosts. Chicago,
Laird-Lee, 1897, p. 302. [Risultati
sfavorevoli di uno studio obiettivo]. RomNsoN W. E., Spini slate-writing
and kindred phenomena, New York, London, 1899. |Le scritture dirette spiritiche
su la¬ vagna dimostrate un trucco]. Kogers E.C., Philosophy of miste) ious Agente human
and man¬ dane, or thè di aa mi e Lame and relations of Man. Boston. 1853, di p. 336. [Le “ spiritual
manifestations , spiegate come feno¬ meni naturali]. Rolfi [Padre], Magia
moderna. Mondavi, 1900. Il* ediz. (trad. frani;, par K. Méric, sulla 111"’
ediz., 1902). S. E. [Padre Savino], Il magnetismo, l’ipnotismo e lo
spiri¬ tismo, onero Satana o la moderna magia, i curatori misteriosi e gli
indovini. Benevento, De Martini, 1895. Schixtze Fa., I>te
Grundyedanken des Spiritismus and deren Kritik. Leipzig, tìiinther, 1883.
Seboi G., Animismo e Spiritismo. Torino, Fr. Bocca, 1902, op. Sioowick
Hknby, Art. Spiritualism, in ‘ Encyclopaedia Bri¬ tannica .. IS édit. [Più
tardi l'A. parve mutare opinione]. Sorvillo Enrico, Stadio sullo
spiritismo considerato in ordine alla teologia e alle scienze speculative.
Chieti, Tip. del Popolo, 1904, n p. 173. Sundiìrt.anu Laiiov, The trance
and correlative phenomena. Chi¬ cago, 1868. [Attribuisce tutti i fenomeni “
odici , a suggestione]. Sdriii.eoGc Y>v.),Spiritu(disme et
spiritismi’. Paris, Douniol,
1898. — — Spirites et médiums. Choses de l'autre monde. Paris, Charles
Amat, 1901, in-12°, p. 534 [Contrario in senso cattolico]. Tissandiur,
Pes Sciences occulte S et da Spiritisme. (‘ Bibl. Phil. contemp. „).* Paris,
Gcrmcr Baillière, 1866, in-8“. p. 180. Tissor 1., L'imagination...
surtout dans le domaine da mer- peilleux. Paris, Didier, 1868. \V KATKttLv and Maskklvnh
1. N„ The supernatural. London, 1891. [1
‘ fenomeni „ spiegati con la prestidigitazione]. Wìclmann J..
Rnthilllen/en ilher d. Treiben d. Spiritisten. Ham¬ burg, 1885, con fig.
[Smascheramento di medi truccatori]. — — Moderne. Il 'under. Natilrliche
Erkl&rung der Geheimnisse d. Spiritisten a. Antispiritisten, eoe. Leipzig,
1877, III* ed. eon 71 fig. [Questo prestidigitatore notissimo cerea spiegare,
con lo solito gherminelle della sua professione, i fenomeni spiritici].
WiritOT \V., Per ‘ Spiritismus „. Rine soyenannte trissenschaft- liche Fra te.
Leipzig, Engelmann, 1879. [Polemica eon UlrieiJ. Yunu É.milr, Hypnotisme et
Spiritisme. Faits positifs et faits pri!sumés. Genève Paris, 1890, iu-8“ gr.,
p. 174. Zerffi G. E., Spiritualism and animai
magnetism. London, 1871. [Attribuisce i fenomeni ad allucinazioni d’origine ma¬
gnetica]. NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO
XSXI j[I_ _ per la descrizione e autobiografia della
medianità. [Vedi anche § II, A e B, e § V]. A) (li
contenuto fideistico: A. (le général), Le Problime de VAu-de-là. Conseils des invi- * iblea,
reoueillÌ8 par... Paris, Libr. se. psych., 1902. AksaKoff Alex., Un cr/s
de dimatérial ieation partitile du corpi d'un m/dium. Trad. dal ted. Paris, Libr. Art. indip., 1896, con
fìg. [Il medium è la D’Espéranco). Bokmann W., Dei- Scimi te Home. Eia
physiopsychischer Zeut/e des Transcendenten im XIX Jahrliundert, Leipzig,
Mutze, p. 100. [Studio apologetico su Home, “ il più potente dei medi „ fin qui
sottoposti a ‘ prova ,]. Daii.ky Ami., Molile Fancher : an authentical statement... of thè
psychologienl morrei of thè XIX Century. Brooklyn,
U. S. A., 1899, di p. 362. [Panegirico di una celebre isterica, ‘ medium veg¬
gente „. del genere della notissima Mlu' Coufidon). Davis A. .Jakson, The yreat
Harmonia , beiny a philosophical Retei ation of thè naturai, spiritual a.
celestini Universe. Boston, Colby,
1890, 5 voi. in-8° gr„ ult. ediz. [Questa e forse la prin¬ cipale e più
caratteristica opera ‘ inspirata , del celebre vi¬ sionario, profeta e
precursore, del quale gli spiritisti ameri¬ cani non reincarnazionisti si
proclamano discepoli]. — — The princìples of Nature, her divine Revelations and a voice
of Mankind. Boston, “ Banner of Light „. P XXX\ “ ediz., in-8 ’gr., p. 786. (Trad. ted. Prinzipien der
Nat-ur. Leipzig, 1869); Belarne E., Recherches sur la médiumnité. Paris, Libr. de psych., 1902, in-8*, p. 515. [Tratta
specialmente dei medi psi¬ cografi]. D’Escéranck E., Shadow Land, or Light front thè other
Side. London, 6. Redway, s. d. (1897), di p.
414, con fotografie di fan¬ tasmi (Trad. tram,:. : Au paga de l’ombre, Paris,
Leymarie, 1899; ted.: Im Reich der Schatten, Berlin, Siegismund, 1901).
[Autobio¬ grafia di questa celebre medium con materializzazioni strabi¬ lianti
di spettri !J. D'Oitmu Cu., Nos Invisibles. Paris, Chacoruac, 1907, un voi. in 4",
con illustr. [Opera di lusso — “ Comunicazioni di
grandi spiriti „, come Lacordaire, il curato D’Ars, Maupassant, ecc., e superbe
tavole a colori del rinomato acquarellista italiano Mainella, le migliori di
tutta la iconografia spiritica). Farmer John 8., Ttvixt tiro World» : a narrative of
thè life and worlc of William Eglinton. Londou,
The psychol. Press, XXXII PSICOLOGIA E SPIRITISMO
i noe AO di p. 200. con ritr. e 8 gr. tav. [Apologia entu- 188*v.„
a-ì innata con gran lusso, «li questo medium altret¬ tanto famoso per le
scritture dirette, i nodi in corde anulari, le luci le apparizioni di spettri
interi... quanto per la sua ca- auta finale in bugarde manovre]. ^ ^ ^ Berlh,
K. SiegTsmund, 1890-97. [Opera di ‘ gran lena , per lo spiritismo •lì
rivelazione, sullo stile (li Davis, Moses, eco..]. T • :« Kiufsk Rob.,
Stivimeli aus devi Reich der Geister. Leipzig, Mulze, IV* ediz., 1903, 8°, p.
472, con tav. [Comunicazioni e mite and other psychic phenomeva New-York,
Funck a. Wagnall, 1905 [Il Funck è editore spiritista . (ìabtjv L Le mèdium llome, sa
vie et son taiactère, ecc. «gaJStss.'K £»«.'”■ » <*. n- m*-** Ph.
Wellhy, 1905, in-8u, p. 304. [Scelta
di saggi spintici dalle -WS Karl Max, Auf den 'l'iefen dee Traumlebens.
Halle, ^GaArs Fa! Contr. allo studio della psicografìa. Napoli, Pietro-
u, iHQ3 od fSnl medio scrivente A. Frezza). ■ H^vIbach Lazab (Fr. von),
Etne Philosophie des gesunden Menschenrerstandes. Leipzig, Mutze, s.d., P- 290.
[Contiene a - tulli articoli interessanti sui fenomeni psichici
supernorinali SUHn^eDrSS David (medio), Incidente in my Life. London,
1863 (TrJd. in frane, col titolo: Récilations sur ma me surna- /tirelle 1 HI*
édit. Paris, Dentn-Didier, 1864, un voi., pag. 337). _ _ Lights and
shadows of Spirituahsm. London l877 (Trad. in frane, col titolo : Les
lumières etlesombres du Spt- aitimi istìtp nei* cura di La Luberne. I aris, lo-oj.
HoSsì^ora), Daniel Dunglas Home : IJis life. and mediumship.
London^Trilbner^lSSS^ ^ ^ Kegftn Patll> 1890, ^ HowrrnWATER (M.r!),
Pioneers of thè Spiritual Reformation. London,
1883. [Messaggi e disegni mediumnici duna psico- grKA«ADÌA Mary (Princ.).
Mot Ljuset. Stockolm. d. 1 [In svedese], — - Spiritistische Phaenomene.
Leipzig, M. Spohr, • [Comunicazioni medianiche. La Pnncipessa Karadja e
una fervente apostolessa suedo- turca dello spiritismo nel Nor J. Marrva/flobence, There is no
death. Leipzig, Heineman Bahistier, 1892, in-18», p. 304. [OsservaMoniaccmrate della ce¬ lebre scrittrice su
molti dei medi piu famosi. Nel 1894 op. e stata trad. parz. in ital. dalla
cont. MamardiJ. _
_ The Spirit World. Leipzig, Tauchnitz, 1894, P- 3 • Moses Stai.nton W.
lM. A. Oxon), Psychoyraphg, London, 1878 f NOTE BIBL10GBAFICHE
SULLO SPIRITISMO xxxm Moses Stainton W. (M. A. Uxori),
The higher aapects of Spiri- tualiam. Lomlon, 1880. — — Spiri! Teuchings
, through thè mediumship of W. S. M., London, Office of ‘ Light „ 1883 (varie
edizioni, fra cui la “ me- niorial , del 1898, p. 291; trad. frane.: Les
enaeignements spi- ritualiates; trad. ital., Sampierdarena, 1907). — — Spirit Identità- London, Spiritualist Alliance,
1902, in-8", p. 152 (varie edizioni e traduz.). Olcott H. S., Feople front
thè other World. Hartford, Conn., Ainer. Pubi. Comp., 1875, 8°, p. 492.
Owen Robert, New existence of Man iipon Earth. London, 1855. [Contiene molte “ comunicazioni „ fatte
al celebre socialista e filantropo dagli * spiriti Phblfs M" Stuart,
Au delà dea Port.es. Trad. de l’nngl., Paris, Carrington, 1903. Piudington, On thè types of
phenomenu disphtyed iti M" Thom¬ pson’ a trance. London, Soc. f. p. R., 1904. [Rapporto sulla oramai
famosa Sigr‘ Thompson, pubbl. nei “ Proc. S. f. p. R. » XV111], Piti
hytko fi W. v., Die Mediumsehaft der Frau E. r. Fribyt- t.-off [sua moglie],
Trad. dal russo. Leipzig, O.
Mutze, 1905,8°, p. 160, con fig. Reichel Wii.lt, Kreuz a. guer durch die
Welt. Okkultistische Reiseerlebnisse. Leipzig, Mutze, 1906, 8°, p. xxn-214
(trad. frane.: .1 travet' s le Monde , ecc., Paris, Gittler, 1907, 12°, p. 112.
[No¬ tizie sommarie su molti medi
americani, massime sul Miller]. Rossi-Padroni P. e Morosi dòtti.. Alcuni
saggi di medianità ipnotica. Pesaro, 1888 (trad. frane., Paris, Leymarie,
1896). Schnììtgen Paul, Die zeitgenossische Geisterseherin voti libiti.
Leipzig, Mutze, 1906, p. 72. [Osservazioni su una visionaria o “ medium
veggente , di Colonia]. Simokin A., Dialogues elitre de grande Esprìts et un
vivant. Paris, Launaz, 1893. Sinnbtt A. P. (medio teosofico), Le monde
occulte , hypnolisme transcendant ett Orient. Trad. dall’ingl. Paris, 1887 (con
un rap¬ porto di Hodgson alla “ Soc. for psyeh. Re9. ,). Smf.dley Alfred, Some reminiscences on
experim. Science, e CC. London, Office of “Light,, 1900. [Esperienze con
M." Wood, medium ad apparizioni]. Soc. Ért riES psycb. de Ge.néve,
Autour “ Des Inde a à la pia¬ néta Mare „, Bflle-Genève, Georg et Cie, 1901, di
p. 222. [Critica di D. Metzger, in senso
spiritico, dell’opera di Th. Flournoy]. [Stead W.], Letter fiotti Julia, or Light front thè
Borderland. London, Gtant Ricliards, 1899, in-18“. p. 120. Strwbns E. W.,
The Watseka wonder. Chicago, 1887
[Stato ‘ meraviglioso , di doppia coscienza durato alcune settimane con
apparenze spiritiche]. Tuttle HrDsoN, Arcana of Spirituali sm. A M attuai of spiritual Science
and Philosophy. Manchester, * Two Worlds ,, 1900, in-8°
[Scrittore medianico di valore]. Mokrki.i.i, Psicologia e
spiritismo . in TJnderwood Sarah, Automatic or
spiri, ( ’hicaeo T. Newmann, 189o. ìn-e , p. *>*» ^ tev^Eroduzione
medianica di scritture identificate (?) dÌWvS', Adklma Fr., nata cont.
Wurmbranu Stadie* . after die Geistesieelt. Leipzig, 1876. [Le companva M^ de
H^boldt^ le dava notizie e disegni sugli abitanti del pianeta Mercurio da
appaiare con quelli del pianeta Marte visti poi dalla Smith .]. J . , IB E. W. a. M. E., A
guide to medtumshtp. London, Office of ‘ Light 1906. [Buona guida per comprendere la
psicoge- n8WELooN Gborgina,1 Vingt ans après... Paris, Libr. Se. «P»r- et
nsych.. 1902. [Autobiografia e poesie.
Comunicazioni poetiche, strambe e inverosimili, dello ‘ spirito , di Gounod
.]. Woou H., Ideal
suggestion through mentili Photography. Boston, T.ee-Shepard, 1899, iin
voi. di p. 163. ' L Writino Lima», After her Death.-The story of a
summer. London, Sampson Low a. C., 1899, di p.
180. [Messaggi di una giovine defunta, ottenuti per mezzo della PiperJ.
j}) con metodo i njv’estig'a torio : Hnc C Spiritisi», hypnotism and
telepalhy, a» involved in thè caTof MrsZonora Pipe,, ‘ Med -legai Journal
New-York, 1900 [Critica dei * fenomeni , della famosa medium]. Boni
Euicn, Der Fall Rothe. Fine kn mtnal-psychologi sche Tlntersuchuna Breslau,
Schottlander, 1901, 8°, p 158, con fi„. — 1 — u.' Busse H.,
Geistenschriften und Drohbnefe. Munchen, K 8chiiler 1902. [Dimostrazione
dei trucchi usati da certi medi, fra cui a fomigenrta Anna Rothe, la ‘ medium
dai fior, e aranci , /mascherata dallo stesso ‘ occultista . Bohn!]. Fi.ouksoy prof.
T., Des Indes à la planète Mars. Essai sur un cas de somnambulisme aver
glossolalie. Pans-Geneve, Alena et f • i Q(io rii n 400 con 44 ficr. [Questo studio sulla Siu“lile"s„V (*1“ un
JUl « i—*— » p8,t.)logio.^Bjntìc: ,ur „„ .... de tomnam/mlume.
Genève 1901, un voi. di p. 160. [Appendice al precedente].
1Goodr*ch-Frerr]. Essays in psychieal Research. London, G Rcdway 1895, p. 330.
[Buone ricerche sulla criataUosoopia]. G RiZZcì V SoLolism and Psycheism. Il*
ediz London, 18ol. ratudio di ‘ Emma , la famosa visionaria e
profetessa]. Hodgson Richard,
Observations of eertain phenomena of trance . Pr“ S f p R TUI, 1898, p.
284-582. [Primo rapporto d, un autore competente
sulla celebre medium Sig^ Piper]. Htslop James E., Science and a future
Life. Boston, 11. lurncr 1905 8“ un voi. p. 372. [Studio continuato per piu
anni sulla psicogenesi delle comunicazioni spiritiche della celebre medi»
americana signora Piper. L’A. pubblicò prima su costei un lungo
NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO XXXV
rapporto d’oltre p. 600 nei “ Proc. of thè Soc. for psych. Research „ di
Londra, 1901]. Jung Dr C. G., Zar rsychologie und Politologie sogenannter
okkulter Phànomene. Leipzig, Mutze, 1902, p. 121. [Studio dili¬ gentissimo d’un
medico-alienista su di una sonnambula-medium offrente molte rassomiglianze con
la Elona Smith di Fi.ournoy]. Paladino Eusapia. [Per questa medium,
veggasi Biblio¬ grafia speciale, raccolta nel Cap. Ili, della Parte Prima del
presente libro], , Saok M.. Madame Piper et la Soditi anglo-américaine
poter ìes recherches psychiques. Paris, Leymarie, 1902. 18°, p. 272.
Soi.ovyokf, Su di una moderna sacerdotessa di Iside (in russo).
St.-Pietroburgo, 1894 ». [Studio critico arguto sulla famosa si¬ gnora
Blawatsky, medium teosofico, sbugiardata anche dalla * Soc. f. p. R- ȣ
Vkhball A. W. (signora), On a series of automatic Writings, London, Soc. f.
psych. Res., 1906, di p. 432. (Importantissimo studio della esimia psichicista
sulla scrittura automatica, pubbl. nei “Proc. S. f. p. Res. XX, 531].
IV. — Pel fluidismo e neo-dinamismo [“ animismo „] in relazione al “
magnetismo animale ». [Vedi anello § II, A e B; e 8 V]. All
ara Vincenzo, Il magnetismo negli animali e nelle piante. Milano, Chiesa, 1893.
Assier (d’) Ad., Revenants et fantòmes. Essai sur l’IIumanité posthume et le
Spiritisme. Paris, J.-B. Baillière, 1883, 18°, p.
308. . [Importante per le idee personali dell'A. che spiega i fatti spiritici e
la esistenza temporanea dei “ fantasmi „ coll’etere mesmerico]. Balfour-Stewart, Un thè
conservation of Energy. “ Intera. Scient. Series ». VI, London, Kegan Paul, 1873. [Alla ediz. americana e
all’italiana (Milano, Dumolard, 1875), sono ag¬ giunti saggi di Le Coste, Al.
Bain, Robert, sulla : Correlazione della forza ritale e nervosa colle forze
fisico-chimiche]. Balfour-Stewart
et Tait, The unseen World, or Physical spe- culation on a future state. London, Macmillan, 1875 (L’ Uni
ver s invisible. Trad. de Bangi. Paris, Germer Baillière, 1888). Baraduc
H., La force vitale, notre corps fluidique, sa formule biométrique. Paris,
1894. — — L'&me humaine, ses mourements, ses lumières et V icona- •
graphie del’ invisible fluidique. Paris, G. Carré, 1896,in-8°'gr., p.299.
— — Les forces inconnues: la force vitale, in ‘ Chron. mé¬ scale „, 111, 1897,
pp. 257-265. XXXVI PSICOLOGIA E SPIRITISMO
Baradcc H., L’iconographie en anses. Paris, 1902. — — Los vibrati/)
>is de la vitalité humaine. Paris, J.-B. Bail- lière, 1904, un voi. di p.
280. Bahétv, Le magnétisme animai étudié sous le nom de force neurique ra
pannante, eco. Paris, Doin, 1887, in-8° gr. — — Force neurique
rayonnante. Paris, 1882. Bi.ondlot, Les rayons N. Paris,
Gauthier-Villars, 1904. Bois Jules, Le monde indsible. Paris, E.
Flainmarion, 1902 [Brillante studio critico], — — ‘ L’Au-delà , et
les forces inconnues. — Opinion de l'elite sur le mystère. Paris, Ollendorff,
1902, di p. 387. Bosc Ernest, L’homme incisible. r.t. .sur l'aura
humaine, ses couleurs eoe. Paris, Libr. Bodin, s. d , p. 48. — — La
psychologie devant la Science, ecc. Od et fluide odtque , polarità humaine,
ecc. Paris, Chacornac. 1896, un
voi. Botto» Gamhieb, Psychic force. An exper. investigation of a
littloknoicn power. London, ‘ Light », un opusc. Brat Charles, On force,
ite mental and mora! correlates,... with speculation on spiritual i»m and other
attorniai conditions of Mind. London, 1867, in-8", di p. 164.
Carrington Herward, The physicàl phenomena of Spiritualism. Boston, Turner, 1907.
Charpignon J., Pliysioloyie, moderine et mHaphysique du ma¬ gnétisme. Paris,
Germer-Bailli'ere, 1848. Chassaioneae. Essai sur un quatrième Hat de la
Matière. Paris, A. Maioine, 1906, 8°. Ohazaraine et Dècle, Découverte de
la polarità humaine, Paris, Doin, 1886. Chevillard A., Ét. expérim. sur
ceri. phén. nerveux et solution rationnelle du probllme spirito. Paris, 1869,
op. [IV* ediz. 1895], — — Les coltrante do la polarità dans l’aimant et
dans le corps humain. Ivi, 1887, di p.
130, con fig. Gox Seri. kant, The mechanism of Man. An answer to thè
question: ‘ What am /? », già cit. ecc. Il* ediz. London, 1876. [La prima aveva solo il titolo ‘ Wliat
am 1? ,]. — — Beweise filr die Existem einer psychischer Kraft (trad.
dall’ing. di Aksakotf). Leipzig, Mutze, 1884. Crookes W., Experimental
investigations on psychic force. London, H. Gillmann, 1871 (Riprod. poi nelle
qui sotto cit. Researches, ecc. Trad. frane. Paris, Libr. Se. psych., 1897). — — Researches
in thè phenomena of Spirittialism. London,
Burns, 1874. [Opera di valore eccezionale per lo sviluppo delle dottrine
psichiciste ; trad. in tutte le lingue, in ted., Leipzig 1874 ; in ital.,
Locamo, 18?7 ; in frane., Paris, 1878, ecc.; più volte edita]. Dklannk E., Le périsprit.
Paris, Chamuel, 1899. Dialectical Society, Repori on Spiritualism of thè
Committee of thè D. S. London, 1871,8°, p. 412. [Primo saggio di una osser¬ vazione scientifica seria
ed imparziale dei fenomeni spiritici], - Rapport sur le Spiritualismo e
cc. Trad. frane, par
Dcsart» NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO
XXXVII «nm la dir de A. De Rochas. Paris, Libr. Spirite. 1903, p. 352. (Vi è pure una trad. tedesca
per cura di Wittig: Biricht, eoe. Leinzig Mutze, p- 535). . . • lìnns Rover .1..
Spirit manifestano»», exgmtned and explatned. Mi>w York 1854. [Spiedate mediante 1’ ‘
elettricità vitale ,] nnavo LE Henry, Traiti expérim. de Magnèti»,»*. Thèorie» et ^,'Ss PariB Libr. du
Magnetismo, 1898, due voi. in-32», C°Fhvy' Alfred Le Psychisme
expèrimental. Étude dea phènomines JSSirSK Kl— io».
.895, di p. 34. |P,«E. ,). 1 Fkchneu. Erinnerungen a. d. letzen lage d.
Odlehre u. I tir 1 ’f^mmaiuon^cImIlle. Le» force» naturali»» inconnues.
Paris, E. Flammarion, 1907, 18-, di p. 604, con molte fig. [Vedi anche:
HFuua.ron, Essai sur le» phinom. électrique» dee (tre» virante. Explication scient. des
phénomènes spirite ». L aris, Libr. Magnet., ^Ga'sc-Deskossès Ed.,
Magnèti»,»» citai. - Contrite fxpèrim.à V étude par le galea no mitre de V
ilectro-magnetisme miai. Pana,
Soc ÉdU Scient., 1898. 1“ ed., p. 325: altra edu. Pana, Ru- He vai 1907. di p.
500. [Utilissimo per le
vedute odierne]. Gasfarin AgéUe (Cernite de), Des tables tournantes du
sur . nature! en général, ecc. Paris, 1854, già cit. [Classico], Grimrs J.
8., Etherology and thè phreno-p hilosophy of mesmer i sm and magic eloquence.
Boston a. London, 1850. , . , Guppy Samuel, Mary Jane , or Spirituali»»,
chemically ezplatned. London. 1863, in-8* gr. di p. 379. Hkrméis
(pseudonimo), Des forces natureltes tnconnues. Paris. Didier 1865; nouv.
édit., Libr. Soc. psych., 1902. . Leumann. Aberqlaube and Zauberei, trad.
ted. dal dan. di Petersen. Stuttgart, Enke. 1898. [Critica acerba delle
celebri esperienze di W. Crookes], v i _ Lazellk U. M., Matiire,
force et esprit. Irad. de l ungi, par Moutonnier. Già cit.
[Da consultare pel neo-dinamismo]. Lafontainr, Ij Art de magnètiser ou le magnèti», ne
citai. \ euit. Paris’,
F. Alcun, 1886. Mahan Asa, Modem Mysterie» explatned and exposed. Boston, Cleveland Umv., 1855, in
8», di p. 466. Morir A.-S., Du Magnèti», ne et des Sciences occulte». I
aria, Libr. du Magndtisme. , „ , . iaQA Perronnet Cl., Magnèti», ne
animai. Lons-le-Saulnier. 1884. _ _ Force psychique et suggestion
mentale. I aria, 1880. Petuovo-Solovovo, Mediai nieheskiga fizicheskiya 1
avlemya » ikh nauchnoe Izsledovanie. St-Petersburg, 1900. [Sui fenomeni fisici della medianità: eccellenti
osservazioni]. P etti nei. li I)r Parisino, Una nuova forza biologica che
agisce medianicamente a distanza. Savona, Bertolotti, 1903. op. con g. Pictet R., Étude
critique du Matérialisme et da Spirituahsme XXXVIII
PSICOLOGIA E SriBITISMO par la Physique expérimentaU. Genève, Georg: Paris, F. Alcun 1896, un gr. voi.
in-8°. Pioda A.. Memorabili a. Bellinzona, C. Colombi, 1891, 32*,p.531.
[Contiene la traci, delle famose memorie di Crookes e di Tih-ry, più un
Commiato „ del traduttore sullo spiritismo in genere]. Porro Fr., Le forze
psichiche, in “ Confer. fiorentine, (1905) Milano, Treves, 1907, voi. II, pp.
425-471. Reichenuach v. Fb. Ch., Physikalisch- physiolog. Untersuch.
iiber die Dynamide dea Magnetismus, der Elektricitilt eie. in ih rea
Beziehungen zu Lebenskraft. Braunschweig, 1“ ediz. 1845 , 11“ ediz 1850, in due
voi. (trad. in ingl. London, 1851; trad. in frane! rocent. per cura di A. de
Rociias, col titolo: Ben phénomcnes odigueiì. Paris, Chacornac, 1904, un voi.
in-8», con tìg.. di p. 562). — — Odisch- magnetiche fìriefe. Stuttgart, 1* ediz.,
1852;’ | ® .?•» 1°*>6 (Irad. in fr. : Lettres odigues-magnét ignee.
Paris, G. Bailhère, 1858, in-6", p. 126). — — Per sensitive
Mensch u. sein Verhalten zar Ode. Stuttgart 1854 5o, due voi. — — Wer ist
sensitiv wer nicht? Kurze Anleitung
sensitive Persone n zu finden, ecc. Wien, 1856. — — Aphorismen iiber
Sensitivitlit und Od. Wien, 1866, con
tre tav. [Indico soltanto le cinque più caratteristiche fra le opere numerose
dello scopritore dell’ ‘ od Rocuas Alb. (Comte de), Les forces non
dt'fìn ies. Reeh. histor. et expérim. Paris,
Musson, 1887. [Opera che fa epoca nella storia dello psichismo odierno]. — — Les frontiires de la
Science. 1“ et II8 sèrie. Paris Libr Se. psychiques, 1902 e 1904, due
voi. — — Le fluide des magnetiseurs. Prède dee expèriencee du Bar. de
Reichenbach. Paris. E. Carré, 1891. Rocxel, Rapports dii Magnètisme et du
Spiritisme. Paris Cha¬ cornac, 1894, in-8" gr. Santini, Photographie
des effluvee humaines. Histor., discuss., eie Paris, 1906, con fig.
Sterne C., Vie Wahrsagung aus d. Bewegungen lebloser Kiirper unter d. Einfl. d.
mensch. Band. Weimar, 1862, con fig. [Buon
contributo sperimentale, e della prima ora!]. Stinde J., Dos Od rilthsel.
Leipzig, 1884. Ttictry A., Les tables tournantes considèrées au point de
tuie de la question de physique gènèrale. Genève. Kes.pnann. 1855. ~ —
dprès treni ans. App. alla riediz. dell’opera di A. de Gasbarin, * Les
tables tournantes „. 1888. [V. anche
Pioda]. Varley Cromwell H., Report ut thè dialectical Society. Lon¬ don.
1869. [Idee originali sulle * forze ignote
,]. Zolle Kit Tu., \frtssenschaftliche Abbondi ungen in 3 voi. _
B<1- III : Die trascendentale Physik u. die sogenannte Philosophie Leipzig
Stachmann, 1878-79 (trad. ingl.). [Questa famosa me¬ moria basò parte della
fenomenologia medianica sulla ipotesi dello spazio a n dimensioni].
V. — Per gli studi metapsichici e per la psicogenesi della
medianità. [Vedi anche II, 0; IH, B; e IV], Acevedo M. Otero,
Fakirismus und Wissenschaft. Trai), dallo spagn- Leipzig, Mutze, 1901, op. di p.
57. Azam F., Hypnotisme, doublé conectence et altérations de la
personnalité. Bibl. scient. contemp. „). Paris, .1. B. Baillie re, 1887,
in-18", p. 300. _ — Hypnotisme et doublé eonscienee. ungine de
leur elude, ecc. Paris. F. Alcun, 1893, in-8° gr., p. 375. Beard G. M., Nature and
phenomena of trance. New- York, 1881. _ — The studi/ of trance,
muscle-reading ami allitd nervous phenomena. New-York, 1882. Bbnnktt Ed
tv., La Soditi anglo-amérieaine pouf les recherches psychiques. Trad. par M.
Sage. Paris. Libr. Bodin, 1906. Bezemer Fn„ Die Gangli'èn-Psyche. Meiding
tot de stadie der occulte Wetenschappen. Amersl'oort. 1906, 8°, ili., p.
418. Bigelow, Le mystère du sonimeli. Paris, Fischbaeber, 1906, 12°. p.
230. Binet Ai.f. (et Féré Cu.), Le magnétisme animai. (“ Bibl. scient.
int-ernat.). Paris, F. Alcun, 1887, in-8°, p. 284. — — Les altérations de
la personnalité. (Ivi). Paris, id., 1892, in-8°, p. 325. — —
Doublé consciousness, ‘ Monist „. Cliicago, 1891. Bonnet E., Transmission
de la pensée. Paris, Libr. Bodin, 1906. Bourrc et Bi rot, La suggestion mentale
et l’action à distance des substances médicamenteuses et toociques. Paris, J.-B. Bail-
lifere, 1887. Braid J.,. Neurhynology. London, 1843. — _ The
power of Mimi over thè Dolly. London, 1846. Braun P., Die Frweckung u.
Entwicklung der hBheren Gei- steskràfte ini Menschen (Hypnotismus, Psychometrie,
Hellsehen, Fernetdrken). Bitterfeld,
F. E. Bauraann, 1899. un voi. di p. 160. Brei er .1. u. Freud S , Studien
ilber Hysterie. Wien, F. Deu- tickc, 1895. in-8“gr., p. 278. [Ottimo per gli
stati morbosi della coscienza nell’isterismo. — Cfr. gli scritti ulteriori di
Freud). Buttlf-row A. M., Die spiritischen Methoden auf dem Gebiete der
Psychophysiologie (trad. dal russo). Leipzig, Mutze, 1896. Coste (le Dr), L’Inconsdent.
Elude sur V hypnotisme. Paris, J.-B. Baillibre, 1889, in-12“, p. 158.
Coste Ad., Les phénomènes psychiques occultes. Thèse. Moirt- pellier-Paris.
1894; li4 ediz., 1895. Crookes W., Discours récents sur les recherches
psychiques. Trad. dall’ingl. di M. Sage. Paris,
Leymarie, 1903. XL psicolooia e spiritismo
Dai. Pozzo Enrico, Un rapitolo rii Psicofisiologia. Folio-rio, Sgariglia.
1885, in-8". p. 416. [Libro pieno di idee originali”]. Dessoir Max,
Dos Doppel Ich. Berlin, C.
Siegismund, 1889, p.90. Duiiet A„ Les Hallucinations. Ét. synthét. ... du
fiommeil, de la Mediumnité et du Magisme. Paris, Libi-, Magnét., 1904, un
voi. Durville II., Magnétisme personnel ou psychique. tAucation de la
pensée, eto. Paris, Libr. du Magnét., 1906, 8°, p.
262. hi-, co cani Icilio, Società e scienza nella psicofìsica. Roma,
Unione cooperativa, 1898, in-8” gr., p. 110. Ermacora (I., La Telepatia.
Padova-Crescini, 1898, in-8" gr., estr. dalla ‘ Riv. St. psichici di pag.
150. — — L’attività subcosciente e lo Spiritismo. Padova, estr.
[Psichicista esimio e tra i primi, l’Ermacora avrebbe dato altri frutti
bellissimi del suo ingegno se la vita non gli era tron¬ cata tragicamente
avanti l’ora], Fi.ammarion Cn., L inconnu et les probtèmes psychiques. Paris, Flammarion, 1900,
varie ediz. (Trad. ital., Bari, Laterza, 1904). Ctiirney, Myers and
Podmore, Phnntasms of thè Livinfj. London,
Trubner and C„ 1886, due voi.: I» di p. l.xxxiii-5'73; II" di p. xxvit-i33
[Trattato classico della materia, sul quale si basa e dal quale si svolge tutto
il corpo dottrinale della nuova psicologia supernormale o metapsichica]. — -Les hallucinations
télépathiques, réduetion par L Ma- riUier. Paris, F. Alcan, II* ediz., 1892
(trad. in ted. Leipzig, Mutze, 1897). Gyei. E. (Dr Geley), L’étre
subeonscient. Essai de synthèse explica- tire des phénomènes obscurs de
psychologie normale et anormale. IP
ediz. Paris, Alcan. 1905. [Libro eccellente per la sistema¬ zione spiritica ,
della psicologia supernormale]. Hart É.. ffypnotùm and mesmerism, and thè new
Withcraft. London a. N.-Y., 1893, di p. 182; II* ediz., 1896, di p. 212.
Hvblop J. H., Borderland ofpsychical Research. Boston, Turner, s.d.
[1903?]. — — Enigma» of psycliical Research. London, G. P. Putnam, 1906,
in-8°, p. 427. [Conclude con molte
prudenti riserve], Janet Pierre, L’automatisme psychologique, già
cit. — — Etat mental des hystériques. (“ Bibliot. Charcot-De- bore „).
Paris. Rueff, 1893-4, due voi. in-18". — et Raymond F., Ne'vroses et
idéesfixes. Paris, F. Alcan, 1898-9; due voi.
in-8" gr., I", p. 407; 11", p. 332. — — — — Obsessions et
psgchasthénie. !d., id.. 1903, due voi. in-8" gr., passim.
Iastrow $., The subconscious. Boston, Londres, A. Constable, 1906. [Critica
delle idee del Myers sul subliminale]. Lkfi.vrf L., Les phénomènes de
sugyestion et d' autosuggestion, précédés d un Essai sur la psychologie
physìologique. Bruxelles, Lamertin, 1903, 8°, VI1I-294. Liébaclt A. A.,
Étude sur le Xoomagnétisme. Paris,
Nancy NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO XLI Lombroso
Cesari:, Le spiritismi et la psychiatrie, in 4 Ann. Sciences psychiques ,,
1892, p. 148. . _ _ Sui fenomeni spiritici e la loro interpretazione.
La Lettura ,, Milano, N° nov. 1906. [Sono i due soli lavori sinte¬ tici
sulla questiono fin qui pubblicati dal celebre Maestro]. Loose P„ 1 Vie
wirke teli in die Ferite? Praktische Auleti, zur Ausilbum 7 der Telepatie, ecc.
Leipzig, Fiedler, 1907, 111‘ediz., op., p. 22. , Lijys J., Le»
imotious dans l'Hypnotisme et l action a distane e des substances mèdicamente!
tses et toxiques. Paris, .T.-B.
Baillière, 1890, un voi. con tav. Mason H. P., Telepathy and thè
subliminal Self. New-Y orli, Maurv Alfred, Le Somme.il e.t les Reves.
Ili' édit., Paris, Didier, 1865. [Opera giustamente assai reputata].
Maxwell ,1., Les phinom&nes psychiques. Reeherches, observations, méthoits.
4 B ibi. de Phil. oontemp. ,. Paris, F.
Alcan, 1905. [La¬ voro di un osservatore serio e imparziale]. — — Revue de M/tapsychique, in “
Année psyehologiquc „, XII'-XIU" années. Paris, Masson, 1906-7, pag.
525-549 e 100-114. Melcior et Farse, Los eslados subconscientes et las
aberrrteiones de la persnnnalidad. Barcelona, Carbonell, 1904, un voi. > Méric Elia, Il Meraviglioso e la Scienza.
Studio sopra I ipno¬ tismo. Torino, tip. Salesiana, 1889, in-8°, p. 448
[Cattolico]. Metzger D., Ipnotismo e Spiritismo. Trad., Torino, 189 1.
di ^Milse-Bramwbll J., Ilypnotism: itshistory, practice, and t henry.
London, Grant Richàrds, 1903, p. 478. Moll A., Der 4 Rapport , in der
Hypnose. Untersuchunyen uh. d. thierischen Maynetismus. Leipzig, Abel, 1892,
in-8°, p. 242. _ _ Sypnot tnus, mit Einschluss der ITauptpUnkte der
Psychotherapie u. des Oceultismus. IV*
Aufl. Berlin, 1907, 8" gr., p. xi-642. . Morselli E., Il magnetismo
animate, Ih fascinazione e gli stati ipnotici. Torino, Roux, 1886, II* ediz..
in-18", di p. 427.[Confr. pp. 7-41, e passim], . „ . . _ — I
fenomeni telepatici e il neo-misticismo, in Ardi. Antrop. Psicol. od
Etuot.,. Firenze. 1897, p. 60. [Nonostante che sulla possibilità ed estensione
delle azioni psichiche a di¬ stanza (telepatia) io mi sia formata oggi
un'opinione più favore¬ vole, tengo però fermo tutte le mie considerazioni d allora
sul metodo nelle ricerche metapsiehiche]. Morton Prince, A dissociatimi
of Personality. Boston, _T urne r, 1906. [Studio diligentissimo di un raro caso
di sdoppiamento con fenomeni 4 spiritici ,]. Moctin L., Le magnè.tisme
huiuain, l hypnotisme et, le Spiritua¬ lismi moderne. Paris, Libr. acc. Perrin,
1907, p. 47/. Mììller Rudolph, Naturwissenschaftliche Seelenforschung.
Lei¬ pzig, 1897-98. XLII PSICOLOGIA B SPIRITISMO
Myers Fh., The subliminal Consriousness, in ‘ Proc. S. f. p. R. ,» voi.
VII-1X (traci, in “ Ann. Se. psych. ,). — — The human personalità, già cit. Ochorowicz
J., La suggestion mentale. Paris, 0. Doin, 1886, 18°, p. 560. [Opera di sommo
pregio per lo sviluppo della meta- psichica], — Magnetismus unti
Hypnotismus. Leipzig, 0. Mutze, 1897. Otto LENO ni S., Le facoltà
occulte, già cit. Pappai. aiuio A., La telepatia. Milano, Hoepli,
1899. Podmobk Fa., Apparitions and Through-transference ‘ Contemp.
Scient. Serie» „. London, Walter Scott, 1894, p. 395. — — Studies in psychical
Research. London, Kegan Paul, 1897, un voi. in-8, p. 458. Rambosson J., Phénomènes
nerveux, intellectuels et moraux : leur transmission, ecc. Paris, 1883, 8"
gr., p. 400. K iciikt Charles, I)u Sontnumbttlisnu proroqué, “Journ. de
l'Anat. et de la Phys. , 1875, e * Revue philosophique „, X, 1880 (Vedi pure: “
Rev. philos. ,, XV, 1883). — — La suggestion mentale et le caletti de
probabilità», in “ Rev. philos. „ XVII, 1884. — — Discours prMdentiel, in
“ Proceed. Soc. f. psychical Research ,, 1902. [Magistrale revisione della metapsichica e programma
completo di studi], Rocuas (Df.) A., V extàriorisation de la sensibilità.
Ét. expér. et
histor. 11“ ediz. , Paris, Cbamuel, 1895, in-8" gr., p. 250; V* ed.,
Paris, Chacornac, 1905, p. 300. — — L’extériorisation de la motricité.
Recueil d’obserrations et d'expériences. Paris, Chamuel, 1896, 1 voi.
in-8", di pp. 482, con fig. e tav. (1* ediz.); la IV* ediz. h del
1906. — — Les ét ut s profonde de l'IIgpnose. Paris, Chacornac,
1892. — — Les états superfluide de V Hypnose. Paris, Chacornac, 1902. [Tutte opere, queste, di primo ordine per la
Metapsichica]. Roncin, Ltude physiologique sur les Fakirs. Thfese de Paris, Lihr. Micholon,
1904. Sage Michel, La zone frontière entre l' “ autre monde „ et
cclui-ci. Paris, Leymarie, 1900, 18", p. 818. — — Le sonimeli
naturel et l’hgpnose. Paris, F. Alcan et Leymarie, 1904. 18ò, p. 367. Sciisiimuraz
Z., Psych ologie der Suggestion. Stuttgart, Enke. 1892, gr. voi. in-8"
gr., p. 424. Schopield A. T.,
The uncottscious liind. London, 1898, p. 436. — - — The force of Mimi, or
thè mental factor in Medicine. London, Churchill, 1902, in 18", p.
309. Schhesck-Notzino (Fr. von) u. Schdltze O., Die Traumtiinzerin Magdeleine
G... Line psgchologische Stadie ilber Hypnose u. dra- matische Kunst. Stuttgart, Euke, 1904, in-8", p. 176 [Riduzione
del “ meraviglioso „ caso della celebre ipnotizzata coreo-musi¬ cale alla nota
legge psicopatologica dell’obbiettivazione dei tipi per autosuggestione
ipnotica. — V. anche Manche]. Sedir, Le Fakirieme Indou.
Paris, Chacornac, 1906. Sirus Boris, The psychology of Suggestion. A research iato thè
subconscious nature of Man and Society. New- York, Appleton, 1898, di p. 386
(con prefaz. di W. James). — — a. Goodhart Simon, Multiple Personali! y.
An experim. Investigation iuta thè nature of human Individuality. London,
Sidney, Appleton, 1905. Sfitta Hbinr., Die Schlaf and TraumzustUnde der
tnenschlichen Seele. Tubingen, 1878. IP ediz. 1892, di p. 420. Sdndrrlan n Lavoy, The Trance and correlative
Phenomena. Chicago, 1868. Tamburini A , Spiritismo e telepatia, in 4 Riv.
di fren. e med. leg. „ XV1I1, 1892. Thuft C.*, La suggeetion au paini de vue spiritual
iste et spi¬ rile. Paris, Vigot,
1906, 16°, p. 424. [Kardechiata primitivo ed ingenuo]. VI. — Per la
stampa periodica dello spiritismo. L’elenco seguente è soltanto
approssimativo: non intendo dar fondo alla innumerevole bibliografia spiritica,
ma porgere una guida a chi vuole saperne la estensione in genere. Al Congresso
dell’89 (Parigi) erano rappresentati 88 periodici della materia: ma ogni dì
sorgono e muoiono efemeridi, ogni dì mutano i nomi dei direttori ed editori :
forse alcuni dei perio¬ dici qui indicati non vivono più, ed altri ne sono nati
che non conosco, e perciò non cito. Così nel solo Brasile dal 1875 al 1900 ne
nacquero 81, ma ne sopravvivevano appena nove o dieci! Qualcuno ha tentato una
statistica della stampa spiritica (Tu¬ ribolo, Pappalardo, Maxwell...), ma con
precisione sempre re¬ lativa per le ragioni ora accennate. Indico, quando
lo posso, i nomi dei direttori o redattori, e le date di nascita e morte di
alcuni periodici. a) Efemeridi spiritistiche pure o affin i (omesse
quelle esclusivamente occultistiche, teosofiche, ermetiche, ecc.). Nell’America del Nord: — ‘
Banner of Light, (Colby, Rich), Boston: 4 Mctaphysical Magazine „, New-York; *
Liclit- strahlen „ ted., ivi; 4 The moming Star „; 4 The metaphysica) Journal
„, Chicago; 4 Progressive Thinker „, ivi; 4 Religio-phi- losophical Journal ,
(Underwood, Colon. Bocndy), ivi; 4 Golden Gate , (J. .1. Owen), S. Francisco; 4
The Eden Vale ,, ivi; 4 Ce- lestial City , (Innis), N.-York; 4 Morden Thought „
Kansas C., Mass: 4 Logos Magazine , (Thacker), Apiegate, Cai.
Nell'America Centrale: - ‘Lanueva Alianza,(E.HoRTA), Cienfuegos Cuba; ‘La
Luz,, Portorico-Haiti ; ‘ La Uustracion espirita”, (RefcoioGonzales),
Messico. Nell'Argentina: — ‘ Revista espirita ,, Buenos-Aires ; ‘
Constancia ., (Senillosa), ivi; “ Luz astrai ,, ivi; “ Fraternidad univeraal ,;
1 Luz del Alma ‘ Philosophical Journal ,, San- Diego, Patagonia.
Nell'Australia: — ‘ Harbinger of Light,, Melbourne; “ Progressive Thought
,, Sydney. In Austria: - “ Seelenkunde ,, Wien ; * Novoslawetzeeo ,, in
czeco, Praga ; * Novo sutice , (Hinktovitcu), in croato, A.grnm. Nel Belgio: — “ Moniteur
spiritique et niagrtétique , (Martin), Bruxelles; “ L’Au-delà , (D’Avesnbs),
ivi; ‘ Le mes- sager . (Piivis, Vànderyst, ecc.), Liegi. Nel Brasile: — *
Reformador ,, (1883, Da Sìeva, Ri¬ chard), Rio-Janeiro; ‘ Revista spirita ,,
(’93), Bahia: ‘ Veridad e Luz , (’90), S. Paulo; * La Luz , (’90), Curityba; ‘
0 Gu;a ,, Recife; ‘ Rovista spirita „, Porto-Alegre ; * Aurore spiritique ,
(D’Ari. e) ; * A Paz , ; ‘ 0 spirita Alagoano Maceja, ecc. In Francia: —
‘Revue spirite, (1868, Alean-Kardec.Ley- marie), Parigi; ‘ Le Spiritismo , = ‘
Revue scient. et mor. du spiritisme , ('94, Delanne); ‘ Le progrès spirite ,
(De Faceti; “ La Lumière * (Lucia Ghangk); u Kev. du monde invisible r .
* Écho da merveilleux , (G. Méry); ‘ Le spiritisme moderne , (Beaudelot); *
Revue immortaliste „ ; * Revue spiritnaliste il* lustrée ,; ‘ L'initiation „
(Papus): “ L’ Aurore , (Ducb. di Pomar); ‘ Revue de l’Ame , (R. Caii.i.ié); “
La Résurrection , (A. Jodnet) St. -Raphael; ‘ Les temps meilleurs (Lessar),
Nantes; La vie posthunie n (Georges), Marsiglia; “ La Paix universelle v
(Bouvier), Lione; ‘ La Vie nouvelle , (Couhiuer), Beauvais ; *
L'Étincelle , (Jorio), Vincennes, ecc. _ In Germania: — “ Zeitscbrit't
ftir Spiritismus , ( 96. r kie- qenuauer), Lipsia; ‘Psycbische 8tudien„(+
Aksakofe, Fu. Maier). ivi; ‘ Neue spiritualistische Bliitter , (Cyriax),
Berlino; Die uebersinnliche VVelt , (’95, M. Rahn), ivi; Licht, mehr Licbt , (+
Rat-fard); ‘Spiritistische Rundschau,; ‘Neue metaphysische Rundschau,; '99 ‘
Jahresher. d. spirit. Vereius ,,
Colonia; ‘Sphinx , (’86 + DoPree,Hubre-Sculkirf.n), Monaco-Baviera, ecc.
Nell'India inglese: — “ Psychic notes ,, Calcutta. In Inghilterra: — ‘
Light , (1881, + Oxon [St. Moses]. Spirit. Alliancb), Londra; ‘Spiritual
Magazine , (+ Howjttj ; ‘ Medium and Day-hreak , (+Bdrns); Borderland ,; ^ Co-
ming-Events 14 Spiritual Review 14 Lyceuni Banner 9\ ine coming Day ,; ‘ Oecult
Review , (Sirlky); “ Broad Views , ; “ Light of Reason tt The Grails 14 The
Crani „ ; Lucifer “The two Worlds , (Emma Hardinge-Brittkn), Manchester ; Notes
and Queries ,, ivi; “ The human Nature » (+'75), eoe In Italia: — “
Annali dello spiritismo „ (’64, Daemazzo, Scarpa), Torino; “ Vessillo
spiritista , (Vou-i), Vercelli-Roma NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO
XLV /_j- 1902); 14 Lux „ (Hoffmann), Roma; * NovaLux ivi;
Luce e Ombra , (1901, Marzorati, Ravegoi), Milano; “ Campana del mattino ,
(anti-spiritista), Napoli; 'Stùdio e Scienza , (id.), Sira¬ cusa; ‘Il Veltro,
(1906, Ricci), Sampierdarena. Nel Messico: — ‘ La nueva Era, ,,
Mexico. In Olanda: — ‘ De blijde Boodscliap , (Roorda v. Evs- sinobn),
L’Aja; ‘ Gurt en Leven , (Bkvrrbluu), ivi; ‘ Op de grenzen van free Werelden ,
(Elisa van Calcar); “ Het spiri- tualistische Weekblad , (Van Stbaatee),
Middelbourgb; ‘Het toekomstig Leven , (Goebel), Utrecht; * Het ceuvnge Leven ,
('85-90, Huet); ‘ Sursum corda ,, Rotterdam, ecc. Nel Perù: — ‘ E1 Sol ,
(Paz v Soldan), Lima. In Portogallo: — “ Revista spirita,, Lisbona; ‘Ro¬
vista de estudos psychicos , (de Sooza Cooto), ivi. In Rumenia: -- “
Covintul , (1btrai.iI, Bukarest. In Russia-Polonia: — ‘ Rebus ,
(Ohistiakopf, Prv- bitkoff), Pietroburgo; ‘ Les merveilles de la vie , o ‘
Dzywa Zycia ,, in polacco, Varsavia. I„ Spagna: — ‘ E1 criterio
espintista , (A. (jarcia- Lofez), Madrid; ‘ Lumen , (Gonzalo e Comes) ; * La
irradiaoion ,; • RI faro espiritista ,; ‘ Luz y Union , (+
Tobres-Solasot, Aouahod-Torrero, Esteva...), Barcellona; ‘ Los albores de
la Verdad, (Esteva, Ma vata); ‘Revista espiritista „ (De Ier- nandez). Tmjillo-Estremadura
, ‘La Revelacion ,, Alicante; ‘ Lumen , (Lopez-Gomez), Tarrasa, ecc. In
Svezia-Norvegia : — Elterat,; XX Seklet In Ungheria: — ‘ Magyar Sphinx ,,
ecc. b) Efemeridi metapsichiche, o parzialmente dedicate alla psicologia
supernormale: Neil' America del Nord: — “ Journal of thè amer. Society
for psychical Research , (I. 1885-6; fusasi coll ingleso , resasi di nuovo
autonoma, col 1907 : ora Hyslop), Boston; " Psyehic Revieiv , (Pooi.e),
ivi; ‘ The Arena , (Tyner), ivi. In Francia: — ‘ Annales des Sciences psychiques ,
(1891-1904: Dariex e Richbt; tini 1905 Baldi di Verme); ‘ Revue d’études psych.
, (1904: B. di Vesme); ‘ Tribune psychique 4 Moniteur des étudos psychiques ‘
Bull, de la Soc. études psychiques , (Joire); ‘ Les Nouveaux Horizons de la,.
Science et ile la pensée , (M. Sa.ge); ‘ Rev. Libi, des ét. psychiques ,: ‘
Bull. Soc. ét. psych ,, (Thomas), Nancy ; * Bull, du centre d'étudcs psych. ,.
(1902. Anastay), Marsiglia. In Germania: — ‘ Psyehische Studien ,. già
oit. f74); • Sphinx ,, già cit. ; ‘ Wissenschaftliche Rundschau fur Xeno- logie
, (Maack), Amburgo. XI, VI PSICOLOGIA E
SPIRITISMO In Inghilterra: — “ Proceedings of thè Society for psy-
chical Research , < I-X XIII, 1882...), Londrae New-York ; “ Journ. of t. S. f. p. R. , (1, X I 11, '84 . ), ivi [celebri
pubblicazioni, fondamentali per la conoscenza dello psichismo
scientifico] : * Annals of psyehioal seieuoe , (Sigr“ Laura Finch), Londra
[sono la ediz. ingl. delle * Ann. Se. psych. , di Parigi], In Italia: — ‘
Rivista di studi psichici, (1-1 V, 1895-8, -+■ Ekmacora e Finzi), Padova-Milano
; La stessa (V e seg., 1898-1900, Riunì di Vksme), Parigi [si è poi fusa nella
* Rev. Ét. psych. , e nelle ‘ Ann. Se. psych. ,, già cit.J; “ La Nuova Parola ,
(A. Ckrvesato), Roma; * Riv. delle riv. di St. psichici , (-j- 1905, in app.
alla precedente); * La Medianità , (E. Car- reras), Roma, f 1903. In Olanda: — ‘ Comptes-rendus du
Bureau permanent d’ét. des phénomènes spirit. ,, Anversa; “ Dreimonatl. Bericht
der psychophysisehen Laboratorium , (I, 1907, Fl. Jansen),
Amsterdam-Steenwijk. In Portogallo: — ‘ O psyehismo , (Dr Fdnskca),
Lisbona. In Spagna: — “ Revista de estudios psychologicos , (Visconte
Torres- Soi.anot), Barcellona. In Svizzera : — ■ “ Bull, etrapports de la
Société d’études psychiques , (’95, + Metzger/ sigr* Rosbn-Dui aure),
Ginevra. c) Pubblicazioni
ufficiali di Congressi: Congriìs de Barcblone (Compte-rendu du), Premier
Congr. spi¬ rite intern., tenu en 1888. Paris, Libr. Spirite, 1889. Congrès Spirite et
Spiritualiste intern. du 1889, tenu à Paris (Compte-rendu du). Paris, ivi, 1890, un gr. voi. in-4" picc., p.
454. [Con bibliografia e copiosissime notizie sul movimento spiriti¬ stico di
tutto il mondo]. Congrès, ecc. du 1900, tenu à Paris ( Compie rendo du). Paris, Soc. franj. Études psych., 1902, gr. voi. in-4" picc., p.
781. [Libro di consultazione obligatoria per lo studiosol. d)
Efemeridi di indole gonerale: Buoni od utili articoli sullo spiritismo,
sugli studi psichici e sulle questioni annesse, sono apparsi più o men di
recente: 1" Nei periodici di filosofia, per es., in “ Revue philoso-
phique ,, Parigi; ‘ Archives de Philosophie chrétienne ,, ivi; Revue des
Questions scicntifiques ,, Bruxelles-Louvain; “ Phi- l NOTE
BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO XLVII losophisches
Jahrbuch ,, Fulda; ‘ The Monist , (P. Cabus), e * The open Court ,,
Chicago. 2* Nei periadici di psicologia , per es., “ Archives de Psy-
chologie de la Suisse Roraande , (Flouk.noy, Claparéde), Gi¬ nevra [contiene
articoli e bibliografie importanti] ; ‘ Archiv f. d. gcs uumte Psychologie ,
(E. Mkumann), Zflrich-Leipzig ; ‘ Journ. de Psych. uorin. et pathol. (D. P. Janbt et E. Dumas),
Parigi; ‘ Bulletin de Tlnstitut intern. psychologique , (Yourewitch, Cocbttkb,
eco.); ‘ Année psychologique , (A. Binet), riviste bibliogr. 3" Nei
periodici di magnetologia e ipnologia, p. es., “ Journal du magnetismo ,,
Parigi; * Revue de l’Hypnotismc „ (Bérillon), ivi; “ Zeitschrift fur
Hypnotisinus ,, Lipsia; “L'Ipnotismo,, Firenze (t Dal Tobto); 4"
Nelle riviste enciclopediche, per es., “ Revue des IJeux Mondes ,, Parigi; “
Revue des Revues ,, ivi; “ Le Mercure de Francc ,, ivi, “Civiltà cattolica,;
“Nuova Antologia,; “ Rassegna nazionale ,, “ Riv. d'Italia „. Roma; “ La Lettura ,, Milano; ‘ Scena illustrata ,,
Firenze; “ Welt-Spiegel ,, Berlino; “ Coenobium ,, Lugano, ecc. 5° Nei
periodici di medicina mentale e psicopatologia, p. es., “ Annales
médico-psychologiques ,, Parigi; “ Nouv. Icono- graphie de la Salpétrierc ,,
ivi; “ Rivista di Freniatria, (Tam¬ burini, Morselli, ecc.), Reggio K. ; “
Arch. di Psichiatria e Antro¬ pologia criminale , (Lombroso), Torino [il
rinomato periodico ha da qualche anno assegnata una rubrica speciale ai
fenomeni di “ medianità , e psichismo]. 6" Nei giornali politici,
per es., ‘ Corriere della Sera ,, Mi¬ lano; ‘ La Stampa ,, Torino; ‘Giornale
d’Italia,, Roma; ‘ Le Matin ,, Parigi, ecc. e) Alcuni fra gli
Editori e Librai principali dello Spiritismo e subbietti affini:
Barcellona : — D. Jose Battaglia. - Carbonell y Esteva, Tip. e Casa
editr. Basilea: — Adolfo Geering, Libr.-antiq. Berlino: — Karl
Siegismund, Libr., Dessauerstrasse, 13, S. W. Bonn: — Franz Teubner, Libr.
ant., Miinsterplatz, 2. Boston: — Colby a. Ridi, Bosworth Street, 9. — Herbort li. Turner
a. C., Edit. Libr. - Small, Maynard a. C., Beacon Street, 15. (Casa
editr. fusasi colla precedente). Chemnitz: — Bruno Lasch, Edit, Libr.,
Turnstrasse, 20. Chicago: — “ Open Court , publishing Company. — Thomas G. Newman, South-Western Avonue, 147.
tv Biblioteca ‘ Scienza- Filosofia-Religione „ Piazza Firenze; p.
ter, (Bibl. circol.)- t • • Ofiwald Mutze, Edit.- Libraio. _
P„ctoiofcàiPr..,,Cr..« Start, 10. Str.nO. — G. Putnam e C., Edit. — IionÉrmans, Green and
C., JwlM. \ (' Fifìeld Edit. 44, Hcet Street. Q — .,V* * n-V ! r'
Tic! 164 A ldey seate Street. ; KÌT 55i Hit- « ci.ii c«»«. w.c.
»*": - ’iSS.tt’n- . Ota» Ub.- *p. _csr:^rt.ii. Edit. ub,.. rata
pi.bi.cit.. ?"i“- P_-8FL.'r~“>., ÙSSh. 4» «tata psyehiq.e,
- r S^IjiaSB&RSW ta «»»dT z jsS&sTrt sa* n»2ssràwite,
sJSBS? * PARTE PRIMA LO SPIRITISMO ED
UNA PITONESSA MODERNA « Tonte ronttruction est fatte de debri* . et
rieri rTest no urenti en ce monde t/ueles fomiti » . Ma iu'KI.lo SmwoB. M ok.skij.i .
Psicologia e spiritinolo. 1 I. Spiritismo e
metapsichica. Le zone del sapere. Un’opinione modernissima
intorno al valore ed ai limiti del sapere umano, è questa : che la scienza non
è mai finita nè definita; che essa non è mai fatta, ma si fa e si disfa
continuamente da secoli e secoli ; e che le convinzioni scien¬ tifiche, al pari
delle filosofiche e religiose, dipendono dalle contingenze del di fuori, dal
temperamento personale e anche dall’educazione mentale degli scienziati,
filosofi e credenti. Tutto questo non è una novità, sebbene i seguaci del
neo-idealismo ne facciano ostentazione: — il concetto del pio- gresso della
conoscenza, e pertanto della nascita trasforma¬ zione e caduta incessante delle
nostre idee intorno all’uomo e alla natura, è stampato in ogni pagina, in ogni
riga della storia universale e delle storie particolari di ciascuna disci¬
plina scientifica. Non è una novità, sebbene qualcuno voglia trarne la
conclusione che la scienza dei “ fatti „ , scambiata con le sue ipotesi e
teorie esplicative sempre caduche, è uno stru¬ mento transitorio, di cui l’uomo
si serve per un po’ di tempo e poi si libera con disdegno per volgersi ad altri
ideali più utili e ad altre ipotesi più utilizzabili: — il concetto dei limiti
della conoscenza risale a Emanuki.e Kant, e quello dell'utilità sua nello
sviluppo storico intellettuale e morale dell'umanità appartiene ad Accosto
Comte. Si, certamente: ciò che oggi pare scienza sarà domani un rifiuto del
pensiero; e ciò che per tempi più o meno lunghi fu rifiutato dalla scienza vi
entrerà e diverrà nozione positiva, opinione della generalità, postulato e
magari assioma, nonostante le opposizioni di chi crede rappresentare il sapere
fatto e sistemato in un dato momento dell’evoluzione della coltura. Cosi
avverrà o, 4 psicologia e spiritismo, i
meglio, così sta avvenendo di quell insieme di fatti, di fe¬ nomeni e di
apparenze che oggi è detto ‘ Spiritismo ». incora. Si può paragonare il
dominio del sapere a una nebulosa in via di condensazione: al centro un piccolo
nucleo solido e luminoso, tutt’ attorno una stretta fascia fluida e pel¬
lucida, indi una più larga zona appena chiara, poscia una lai - ^diissima
vieppiù evanescente e in penombra : al di la 1 ombra immensa Così i limiti del
conosciuto non sono quelli del conoscibile, e le sfumature fra le diverse zone
cangiano di chiarezza e di estensione. 11 centro è costituito dai fenomeni
percepiti e ammessi da tutti, noti e accertati, provati dal¬ l’esperienza, dimostrati
dal ragionamento, adattati al nostro pensiero, utilizzati per le nostre
esigenze di sentimento e di vita. Ma nelle zone sfumate vi sono categorie
intere, nu¬ merosissime, anzi innumerevoli senza dubbio, di fenomeni
indeterminati, che sfuggono per del tempo alla investiga¬ zione e alle regole
deila logica umana; che non hanno in¬ dole precisa: che restano a lungo
impercepibili, solo perchè non sono percepiti dai nostri sensi disannali o
dalla mente non preparata ad accoglierli; e che sembrano collocati più verso
l'Inconoscibile che non ai confini stessi del conoscibile. La scienza,
impersonata negli uomini che la coltivano o che ne traggono sostentamento
(essa, lo abbiamo detto, non esiste se non come un astratto i, non li cura e li
disprezza: non sa trovare loro un posto nel sistema chiuso delle sue costru¬
zioni : e per liberarsi da cotale impaccio non trova di rne- i/lio che negarli
! Ma queste negative durano poco, quando i fatti hanno realtà. Quante categorie
di fatti, che parevano non soltanto nltrascieutifici ma pure antiscientifici,
fanno ora parte della cosi detta conoscenza positiva! Così è avvenuto di quasi
tutto l’empirismo curativo, da cui si è costituita la medicina : così, pochi
anni or sono, dell’ipnotismo, della suggestione e di tutto quanto loro si
connette; cosi forse avviene sotto i nostri occhi di quegli oscuri fenomeni
bio¬ dinamici e bio-psichici che sono il magnetismo animale, la bio-
elettricità, la bio-fotogenesi, la polarità umana . A quando a quando una
categoria di fenomeni ignorati esce dall ombra, si accosta alla penombra, si fa
bene o male discernibile ; e sempre nella loro forma indefinibile lo scienziato
vede una ragione di dubbio e nella propria incertezza un motivo di non oc¬
cuparsene. Però il movimento d’arrivo di quei fenomeni verso la luce del vero
si continua : e una categoria nuova, inattesa, di fatti naturali viene infine'
a collocarsi nella zona piena¬ mente o almeno sufficientemente illuminata del
sapeie. IL SAPERE E LO SPIRITISMO 5 Tutto è
uscito dall’ignoto per passare nel noto ; in ogni parte del sapere l’occulto è
diventato il palese. Ora, questo è avvenuto o, meglio, sta avvenendo sotto i
nostri occhi di quell’insieme di fenomeni, sino a ieri apparentemente anomici
mostruosi e iraaginart, che si designano sotto i nomi di sogni premonitori!, di
autoscopia, di presentimenti, di premonizioni e retroeogni- /.ioni, di
magnetismo e fascino, di ossessione e possessione, di lucidità e
chiaroveggenza, di azioni a distanza per telestesia e telepatia, di visioni e apparizioni,
di spettri ed allucinazioni veridiche, di scritture automatiche e di
personificazioni, di tiptologia, telecinesia e telergia, di psicofania e
materializza¬ zioni, di fantasmi e perfino di necrofonia... A riguardo di tutto
ciò siamo in un periodo di lotta fra il dubbio sistematico che rasenta la
negazione completa, e la credenza altrettanto si¬ stematica che diviene la
affermazione assoluta: da una parte lo scetticismo ametodico, dall’altra la
fede. Ma senza badare a quelli che vieterebbero senza ragione l’entrata di
codesti fenomeni nella zona conoscitiva per lo meno rischiarata da una debole
luce e, vorrebbero ricacciarli nell’ombra nera del¬ l’Occulto, ecco due
correnti affermative immedesimate in due termini : Spiritismo e Metapsichica.
* * * La questione dello Spiritismo. T,o Spiritismo
odierno è l'insieme della dottrina (teoria, fatti e conseguenze) che crede
nella sopravvivenza dell anima o parto spirituale dell’uomo, nella sua
evoluzione traverso i tempi e lo spazio, e nella possibilità che le anime dei
defunti (gli “ spiriti „ i abbiano mezzo di comunicare coi viventi. E il mezzo,
“ medium „ secondo gli “ spiritisti,, sarebbe dato per lo più da persone
eccezionalmente fornite di facoltà o “ forze , speciali, cui si darebbe il nome
di * medianiche „ e, per astratto, di “ mediumnismo , o * medianità
Queste facoltà consisterebbero : 1' nel cadere in possesso degli “
spiriti , o dei “ disincarnati „ che si “ incarnereb¬ bero , o incorporerebbero
temporaneamente in quei soggetti, parlerebbero col mezzo della loro voce .
scriverebbero col mezzo della loro mano, eco.; - 2° nell’11 esteriorare , o
emanare un “agente vitale, di natura ignota, sia fluido “animico, o
« odico ,, sia “ perispirito del quale gli spinti si servireb¬ bero
per manifestarsi, per “ plasmarsi „ in “ forme „ tan¬ gibili visibili e
fotognifabili, e per agire a distanza. A queste due principali si potrebbe
aggiungere una terza facoltà straor¬ dinaria che però concerne una categoria
distinta , sebbene affine, di fenomeni psichici “ supernormali e consisterebbe:
_ 3» Uel percepire senza impressione diretta sui sensi co¬ muni e nell’indurre
a distanza stati percettivi ed emotivi su altre persone simpaticamente od
egualmente “ sensitive „. Tralascio perora i particolari della dottrina e
le divergenze profonde fra le diverse scuole spiritiche ; tralascio la possibi-
bilità di comunicazioni spontanee, per lo più non medianiche, delle entità
spirituali occulte, come si ammette avvenga nelle case infestate, nelle
apparizioni tradizionalmente premoni¬ torie, nei fuochi fatui e simili altri
fenomeni presunti spi¬ ritici; tralascio anche la differenza tra animismo e
spiritismo, e le relazioni fra i cosi detti “ fenomeni psichici meglio
denominati adesso k metapsichici „, come sarebbero la tele¬ patia le
premonizioni le allucinazioni veridiche, e quelli propriamente “ spiritici „
secoudo l’accettazione generica di tale termine. Qui, in sul principio, mi
contento di osservare che non è esatta la anglo-americana sinonimia fra
spiritismo e spiritualismo, come appare spropositata la pretesa del primo di
accentuarsi filosoficamente e teologicamente quale “ neo¬ spiritualismo
.. Si può essere spiritualisti, ammettere cioè il dualismo della natura
umana composta di spirito e materia, o anche il pre¬ dominio e la preesistenza
dello spirito sulla materia, senza essere con ciò “ spiritisti „. Moltissimi
filosofi e tutti gli adepti delle grandi religioni, salvo qualcuna, sono
convinti o credenti dello spiritualismo, ma non accettano con questo la
dottrina o ipotesi spiritica. Ciò che caratterizza quest ul¬ tima è la credenza
precisa e determinata nell’intervento di “ Entità „ o “ Intelligenze occulte ,
(per lo più i defunti) in certi fatti che avvengono alla presenza dei medii,
Ira i quali sarebbe Eusapia Paladino, e nella possibilità di loro comunicazioni
o messaggi. Inoltre lo spiritismo ammette 1 esi¬ stenza di tre e non di due
soli componenti dell’uomo, del¬ l’essere vivente incarnato : il corpo, il
perispirito , e 1 anima o spirito propriamente detto. E il perispirito non è
spiri¬ tuale nel senso filosofico e teologico, bensi materiale : una materia
sottilissima che sembra esser intesa dai più come simile aU’etere dei fisici e
astronomi, al radio e all’elio non ancora isolati dai chimici, o anche essere
l’etere medesimo LA QUESTIONE DELLO SPIRITISMO che si
trova nel cosmo e negli astri e al quale perciò danno anche il nome di corpo “
astrale E difficile orizzontarsi in mezzo alla confusione delle lingue
spiritistiche spessis¬ simo inquinate da occultismo, magia e superstizioni
d’ogm genere: ma credo di non aver frainteso la generalità della
dottrina. . , Lo spiritismo è la * questione del giorno „ su cui non si
può più gettare l’ombra della trascuranza, nè ostentare uno sprez¬ zante
silenzio da parte degli uomini di scienza e dei corpi accademici costituiti. Io
non dirò, come pretendono gli spi¬ ritisti, e come essi hanno voluto proclamare
al loro Con¬ gresso di Parigi (1900), che lo spiritismo sia o debba essere fa
massima, la suprema preoccupazione degli uomini civili ; questi, appunto perchè
sono civili e vivono sulla terra in contrasto fra di loro e in lotta colle
forze naturali, hanno altri argomenti più positivi da studiare, altri campi più
pra¬ tici da coltivare. Ciò nonostante lo spiritismo racchiude e mette innanzi
problemi importantissimi di biologia, di psicologia, di storia, di mitogratìa,
di filosofia e metafisica, fin anco di so¬ ciologia pratica e morale; pertanto
si può sentire, pur senza sorpresa, uno scienziato qual’è Oliviero Lodoe
attribuirgli il còmpito di illuminarci sui destini umani. Prima però di^ affi¬
dargli tale còmpito, che non è lieve, bisognerà che lo “ spi¬ ritismo „
concepito quale dottrina dell’intervento degli spiriti nella vita umana,
dimostri meglio il suo fondamento nella realtà: fino ad oggi questo non gli è
riuscito, e dubito che gli possa arridere la speranza di riuscirci domani o
posdomani. Lo spiritismo è una credenza di moda. È vero che non
bisognerebbe che l’uoino di scienza si lasciasse mai guidare nella scelta degli
oggetti di studio dalle opportunità del mo¬ mento; ma codesto va inteso in un
senso non troppo ristretto. La scienza (ho detto in un mio discorso del 1894)
ha due scopi: un primo è di conoscere la verità, cioè investigare i fe¬ nomeni
naturali ed umani, stabilirne le leggi, possibilmente scoprirne la causalità od
il rapporto coll universale; un se¬ condo è di utilizzare, pel bene materiale e
morale degli uomini, queste sue conquiste conoscitive. Ora, 1 illuminare 1
igno¬ ranza, il distruggere gli errori, il combattere i pregiudizi, è un’opera
utile, come il diffondere la verità, il rendei la palese e il rilevarne la
bellezza è utilissima cosa. Se lo spi¬ ritismo è erroneo, l’uomo di scienza
farà bene a disvelai ne le manchevolezze, a ostacolarlo, a oppugnarlo; ma se
fosse una verità, farà ancor meglio a cercarne altre prove più positive, a
difenderlo e a propagarlo col peso della sua autorità. In 8
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I ogni caso, per agire prò e contro,
bisogna conoscerlo ; e non lo si conosce se non lo si studia; e non lo
conoscono se non quelli che se ne occupano ex professo : di ciò siano ben
convinti gli increduli, i curiosi ed i dilettanti. Lo spiritismo è un
argomento irritante, scottante. Non se ne può discorrere senza che le opinioni
più contrarie si driz¬ zino l’una in faccia all’altra e vengano in lotta ,
senza che gli animi dei disserenti si scaldino, senza che la parola degli
increduli diventi sarcastica od offensiva e quella dei credenti tremante per
emozione e intollerante. A due amici che si vogliano bene e desiderino stare in
pace fra loro, non si può dare altro consiglio che, avendo parere differente
intorno , allo spiritismo, non ne parlino mai. Lo spiritismo è, ciò
nondimeno, una materia affascinante. Chi gli si è accostato una volta, non sa
staccarsene più ; chi ha gustata la soddisfazione d’una “ buona „ seduta, non
si sazia dall’andare in cerca di “ medi „ e di “ fenomeni „. E lo studioso, che
prima per scetticismo sistematico o per mi- 'soneismo non ne voleva neppur
sentire a parlare, appena ha messo gli occhi sulle descrizioni pressoché
inverosimili di ciò che si “ manifesta „ in un “ circolo spiritico per poco che
sia desideroso di comprendere prova fi bisogno di veder chiaro in una categoria
cosi straordinaria di fatti, e sente nascere in sé viva e inestinguibile quella
curiosità che per la mente umana è il primo stimolo verso la conoscenza.
Importanza e serietà dell'argomento. Lo Spiritismo tradizionale,
come ogni altro sistema chiuso di idee, vuol esseree fermamente crede di essere
la Verità: ora questa pretesa non può lasciarci indifferenti. Agli estremi del
problema abbiamo due soluzioni : o lo spiritismo odierno, come si è venuto
americanamente costituendo dal 18-17 in poi, con la sua tecnica, con le sue
rivelazioni, con la sua ricca letteratura, con le sue dottrine
cosmopsicologiche, è tutto vero, come pretendono quelli che ci credono e non si
lasciano smuovere dalle obbiezioni o dai sarcasmi : e la cosa sarebbe
gravissima per la scienza, per la filosofia, per la religione, per la pratica
della vita umana. 0 lo spiritismo, nell’insieme eteroclito della sua
dottrina dei suoi fatti e delle loro con¬ seguenze, è un ammasso di
sciocchezze, di inganni, di su¬ perstizioni, come giudicano quasi tutti coloro
che non vi credono e propendono a scorgervi una religione in putrefa¬ zione: e
il demolirlo sarà opera utile per i progressi della coltura. Ma questi due
opposti assoluti, certo, non sono giusti: ogni tesi ha la sua antitesi, però si
conclude sempre con una sintesi. È più probabile, in ragione della sua stessa
natura e complessità, e al pari di ogni altra cosa trovata o esco¬ gitata dagli
uomini, che lo spiritismo comprenda del vero e del falso, del buono e del
cattivo, dell’utile e del dannoso. In tal caso, può l’uomo di scienza esimersi
dal suo duplice ufficio che è, l’abbiam detto, di andare in cerca della verità
liberandoci dall'errore, e di rendere utilizzabile la verità dis¬ coperta
’? Inoltre : un errore, un concetto falso, un sistema inesatto di idee,
possono aver peso soltanto come prodotti intellet¬ tuali astratti, e non influire
menomamente snlla salute e sulla felicità degli uomini. Questo avviene, ad
esempio, di certe ipotesi filosofiche e scientifiche che non hanno relazione
diretta colla vita. All'uomo che vuol rimanere sano di mente e di corpo, e
compiere pacificamente il suo ufficio, piccolo o grande che sia, in mezzo a’
suoi simili, può restare, e resta davvero indifferente, che Giove abbia sette
piuttosto che otto satelliti o cbe l'Idea (con i grande) debba essere intesa al
modo di Platone o di Hegel. Forse avverrà che una no¬ zione od una astrazione
di tal genere entri, una volta o l’altra, in un sistema cosmo-sociale e divenga
con ciò un elemento importante per la teoria e per la pratica della vita,
giacché scienza religione e filosofia sono le cose di maggior momento che si
portino nel nostro campo di coscienza. Ma, insomma, vi è per ora un grandissimo
numero di conoscenze e di cre¬ denze che si formano, crescono, muoiono e
rinascono nella mente dei dotti e dei pensatori senza avere efficacia alcuna
sulla condotta e sul destino della immensa maggioranza degli nomini. Invece lo
spiritismo ci obbliga, per amore o per forza, a guardarlo in ben diversa
maniera. Da un lato, con le “ sedute „ e le “ manifestazioni , della
mediumnità a base di isterismo, di ipnosi e di suggestione, di psicologia
anormale e supernormale, di morti che ritornano e di spiriti che parlano o
picchiano, esso tocca la salute fisica degli individui e della collettività,
eccita e sconvolge i nervi degli invalidi, minaccia l'equilibrio mentale dei
deboli, fa anche impazzire (non sono io che lo dico, é lo. spiritista
Moutin): e quindi, sotto il riguardo della igiene privata e pubblica,
della nevropatologia e psichiatria, non si deve restargli in¬ differenti. Io
Tho cominciato a studiare da ben trent’anni sotto questo aspetto, e credevo che
bastasse : ero allora sotto il dominio delTantispiritismo ufficiale di cui
tutti, in medi¬ cina in psicologia e in antropologia, dalla lettura degli ar¬
ticoli e libri di Dkchambrk, Tissandier e Ad. Bastlan eravamo impregnati, e
tanto i medium quanto gli spiri¬ tisti mi facevano l’impressione di veri
ammalati. Come alie¬ nista e uevrologo, li compiangevo; come antropologo, li
collocavo in discendenza dai popoli selvaggi; come psi¬ cologo, mi ostinavo a
trovare la spiegazione di tutti i fe¬ nomeni spiritici entro i rigidi concetti
della scienza costi¬ tuita o di quella che a me pareva tale; infine, come
igienista e cittadino, ini preoccupavo del contagio psicopatico di cui lo
spiritismo rappresentava un pericolo immanente. Si può essere tuttora, a
riguardo dello spiritismo, in queste disposi¬ zioni di animo, e, o
disinteressarsene come fanno gli antispiri¬ tisti tenaci, o dirlo un danno da
schivare e proclamarlo una grande illusione da curare : ma si deve riconoscere
che oggidì siffatto atteggiamento di cieca ostilità uegativistica o di sprezzante
noncuranza sarebbe oramai da porre in disuso e da considerare nocivo ed
incivile. D'altro lato, lo spiritismo ci viene innanzi con un insieme ben
coordinato e sistemato di idee o di imaginazioni circa la natura e il destino
della specie umana, circa ai problemi metafisici di Dio del Mondo e dell’Anima,
circa ai problemi pratici della morale, della libertà e responsabilità
personale, del merito e demerito durante questa esistenza terrena, e circa ai
rapporti delle cose visibili con un “Al di là invisibile „ che nel tempo e
nello spazio agirebbe su di noi, tanto come individui dalla vita limitata,
quanto come umanità collet¬ tiva dalla vita ultrasecolare... E tutta questa
coordinazione e sistemazione di nuove credenze ed ipotesi sarebbe destinata a
surrogare nella coscienza dei popoli moderni le religioni rivelate che sono in
via (li disfacimento, e soprattutto il Cri¬ stianesimo nelle sue due branche
principali, la cattolica e la protestante, la latina e la
anglo-germanica. Gli spiritisti annunziano d’essere oramai in 12-14
milioni, disseminati in tutti i paesi civili : ma anche se tale cifra fosse
esagerata, non resta meno evidente a chiunque si guardi d’attorno che la
credenza è diffusissima in Europa e in Ame¬ rica. massime nelle classi sociali
alte e medie, e spinge larghe propaggini anche nelle classi inferiori. I
circoli, i gruppi spiritici, sono numerosissimi ed operosissimi : essi
attraggono sempre più gli animi disillusi o mal soddisfatti dalle vecchie “
verità „ religiose, non appagati dalle risultanze positive del sapere
scientifico, non tranquillati dalla serena conside¬ razione delle leggi
naturali, ed in cerca ansiosa di credenze per i loro bisogni di mente e di
cuore. Abbondano le pub¬ blicazioni a stampa destinate alla propaganda e alla
difesa delle dottrine spiritiche; le decine di grossi volumi si avvi¬ cendano
alle centinaia di opuscoli; aumentano i periodici della materia, e trovano
ovunque a migliaia collaboratori spontanei e lettori appassionati. Si radunano
Cougiessi nazio¬ nali ed internazionali, ed accolgono adesioni entusiastiche da
ogni parte, e non trovano aule abbastanza spaziose per le loro frequentatissime
assemblee. Ricchi mecenati aiutano con somme ingenti le “ ricerche psichiche ,,
sotto cui in gene¬ rale si ammantano per ora, salvo poche eccezioni di inve¬
stigatori veramente liberi, le preformate tendenze neo-spi- ritualistiche degli
adepti. Un fervido movimento di simpatia collega oramai fra loro, nella lotta
impegnata contro la “ scienza materialistica del secolo XIX ,, tutte le scuole,
le chiese e le sètte che. si inspirano al misticismo novello, all idealismo
rinascente, all occultismo, all intuizionismo, all' illuminismo, e perfino alla
magia ed all'alchimia risorte aU’improwiso dalla loro tomba medievale, dove pur
ieri le ritenevamo estinte e putrefatte. Siamo dunque di fronte ad un
avvenimento importantis¬ simo di psicologia sociale, che deve colpire
l'attenzione anche dei meno veggenti; che deve anche preoccuparci per le sorti
della Civiltà avvenire, qualunque sia il nostro modo di cre¬ dere e di pensare.
Questo Spiritismo, che vuol’essere “ uno spiritualismo sperimentale ed una
filosofia cosmo-sociale „, che pretende di darci una nuova Wcltmmchauuny o
inter¬ pretazione del inondo ed una nuova Regola permanente di condotta, vive e
prospera in mezzo a noi forse perchè tutte le altre credenze con lui in
antagonismo, o sono troppo vecchie per mantenersi ancora vigorose e
resistergli, e questo avviene delle fedi religiose; o sono troppo astratte e
lontane dalla co¬ scienza comune per diventare altrettanto accessibili alle
menti della maggioranza, e questo accade di tutte le filosofie scien¬ tifiche.
Lo spiritismo si vanta perciò di essere 4 moderno „ e di corrispondere cosi ai
bisogni morali ed alle tendenze mentali della nostra epoca storica, come ai
dati positivi della scienza dell'anima. Ma qual’è questa sua modernità pratica
e qual’è questo suo contenuto concettuale? 12
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I * * * Dati
storici. Lo Spiritismo, nell’insieme delle sue teorie e delle sue con¬
seguenze, nella quasi totalità dei suoi fatti , è di origine re¬ centissima: ha
appena sessantanni di vita, ed è nato in America nel 1847. Gli spiritisti
pretendono che questa af¬ fermazione storica sia erronea, perchè vogliono
assorbito nella loro prediletta dottrina un gran numero di fatti elo¬ giatici e
storici di più o men vecchia data, alcuni dei quali raccolti fin i popoli
inodorili, nitri anteriori di molto ai picchi misteriosi di Hydesville in
Arcadia, anzi risalenti fino ai tempi cd ai popoli più antichi. Ma qui essi
giocano, scientemente o no, su un equivoco di parole. Xoi discorriamo di
modernità dello spiritismo-dottrina ; ed essi, eludendo la questione, in¬
tendono ricordare l’antichità dei fatti presunti spiritici, ossia analoghi a
quelli che oggi si designano sotto tale nome. Xoi 4 diciamo che io spiritismo,
qual fu sistemato su Ani-rea Jackson Davis o da Ai.i.an Kari-ec, è una
pseudo-religione dei paesi quasi esclusivamente Cristiani e delle popolazioni
latine ed anglo-germaniche ; ed essi si inalberano e protestano chele credenze
“ spiritiche . sono universali, di -tutta l’umanità. , ,{® Lra?*e
preistoriche ai più parigini fra gli europei attuali, dal Occidente
all’Oriente, dal Nord-Atnerica alla Fuegia, dal ' U|l- Africa »al Giappone.
Questa secolarità preistorica e sto- nea, questa generalità del consenso umano
nelle tre credenze dell Anima,, della sua Sopravvivenza al corpo e delle Coiuu-
n inazioni fra i trapassati e i viventi, sarebbe, secondo gli adepti, un
grande, un invincibile argomento per la solidità dello spiritismo. benza
dubbio, le credenze ora accennate sono antiche: ma non erano sistemate: — senza
dubbio, alcuni dei fatti che oo-gi dicono spiritici caddero sotto
l’osservazione dei nostri ante¬ nati o furono il prodotto di illusioni sensorie
non dissimili dalle attuali; ma non erano avvicinati, nè coordinati. Io am¬
metto, anzi, che le credenze animistiche, progenitrici delle spu distiche,
siano una delle prime manifestazioni, se non la prima addirittura
nell’evoluzione della mentalità umana: e ammetto che 1 Homo sapiens primaecus,
come io ho tentato di ricostituirlo nella mia " Antropologia generale non
lo trasse dal fondo vergine della sua coscienza, non le inventò <li
sana pianta, ma le ricavò da una qualche osservazione, o insufficiente o
fallace, di molti fatti interiori e di alcuni altri esteriori. Ciò nonostante
nessun etnografo psicologo e «li¬ tografo saprebbe fermare se codeste
vetustissime intuizioni di animismo, nate tanto di buon’ora e sopravissute per
mi¬ gliaia e migliaia di anni sotto cento forme diverse, per lo più embrionali,
siano paragonabili menomamente ad uno spi¬ ritismo consapevole e maturo a pari
dell attuale ! Certo, da tempi immemorabili l’Uomo ha creduto nella
esistenza di un suo doppio veduto in sogno, nella separa¬ zione transitoria di
esso dal corpo durante la vita, nella sopravvivenza di esso al corpo dopo la
morte, e nel suo ri¬ torno in forma di ombra o di larva attorno ai sepolcri per
funestare quasi sempre, per soccorrere quasi mai, i super¬ stiti parenti. Da
epoche antichissime, e in tutte le razze, e sotto tutti i climi, l'uomo ha
creduto nelle apparizioni, nell'in- tervento di entità invisibili sul proprio
destino, nell’esistenza non solo di una umanità postuma, ma pur di una immensa
gerarchia di spiriti piu o meno imperituri dimoranti in luoghi più o meno
determinati dello spazio, in cielo, negli astri, sotto terra, oppure dotati di
erraticità ueH’atmosfera stessa che egli respirava. Tutte le storie ce lo
dicono; tutti i miti a noi pervenuti ce lo ricordano; quasi tutte le leggende e
le fiabe ne sono intessute. E come delle credenze, così delle pratiche
oggi battezzate per “ spiritiche „. L’antichità ha avuto contezza dei tavoli e trepiedi
semoventi, delle penombre e visioni suggestive, dei suoni misteriosi e dei vari
trucchi ingegnosi usufruiti nei “ Mi¬ steri „. Se ne trovano traccia talvolta
evidentissime nei culti e riti del Sacro Oriente e della civiltà classica. In
Caldèa ed in Persia i maghi, in Egitto in Siria e dovunque i sacer¬ doti, fra
gli Ebrei le pitonesse, fra i Greci gli oracoli e le pizie, fra i Romani gli
aruspici e le Sibille, facevano dello * spiritismo „ a tutto spiano. E poi c’è
sempre la risorsa dell’India e della Cina da citare : anche se attorno al
nostro vecchio Mediterraneo mancassero argomenti storici, là, sulle rive sacre
del Gange, là, in quelle estreme contrade del Drago celeste o del Sole levante,
quanta messe per i ricostruttori palingnostici della “ Storia dello spiritismo
, I Tutto ciò fu detto e ridetto: a che ripetere facilmente da Wahu e da
Gaudi di Vesme, da Bonnbmère e da Dankmab, quanto essi accumularono con forte e
nudrita erudizione? Chi non saprebbe stralciare qualche fuggevole accenno ani- mico-spiritico
dai papiri di Menti e Tebe, dalle tavolette di Ninive e Babilonia, e non
citare i Vedanta cogli immancabili Mahabbarata, e T Avesta, la Bibbia ed Omero,
Sagomatone e Virgilio, Esiodo ed Ovidio? Chi non sa fare una scorsa pei Libri
di Tito Livio cosi pieni di « meraviglioso storico o per le Istorie di Ammiano
Marcellino cosi feconde in ri- co,. 1 'V8®*13*? E nell'intermezzo ci sono anche
i Quattro Vati- neh coi demoniaci liberati dal gran medium o “ gran fakiro dì
Nazareth (sic, Hellenbaoh), il quale godette la facoltà di sdoppiarsi nella
trashgurazione e di risuscitare, per un pro¬ cesso di allucinazione veridica,
agli occhi delle pie donne. E ci sono gli Atti degli Apostoli con Simon Mago “
levi¬ tante per aria con la visione damascena di Paolo, con le fiammelle
tluidiche della Pentecoste. Indi i primi Padri delln Chiesa , Tertulliano e
Origene sopra tutti, forniscono facili notizie da sfruttare; e poi, rinforzo
mirabile!, soprag- gmnge la scuola di Alessandria, con Plotino Po un rio
^SAr,r;IC0’ fC°n 16 ^uizioni auto-ipnotismi e le levita- ziom della estasi
gnostica. Seguirebbe, ^ nelle citazioni, la lunga notte del Medio-Evo, m
cui i latti spintici „ sovrabbondano, naturalmente, nella antasia e nella
realta, perocché, ad accrescere le orde degli invisi^1 immaginate dagli antichi
Mediterranei e quasi soltanto composte di anime erranti dei trapassati,
calarono dal Nord germano-scandinavo le falangi tetre dei gnomi e vampiri e
quelle gaie delle ondine e dei folletti. Chi non sa che nel &a51-ia ^
moderna ^cebo Bacone, Raimondo Lullo, I ietro d Arano, e poscia il
Paracelso e il Cardano, ebbero o narrarono avventure e credenze “ spiritiche „
? Le ereditò Si »*rSi6wr,oV‘K""' e ,e i,ort6 c°“
,'ì"feii“- Nè c’è molto sforzo mentale a scorgere che la magia e la
stregoneria sfruttavano per l’appunto molti e svariati feno¬ meni di psicologia
patologica e supernormale attraverso alle SlT; 161 P^n oooum, dell’alchimia ed
ermetismo. (ìc cldn Tu"S’ dei Sa,bbatl diabolici> dell’incanto,
del malo occhio e della punzecchiatura alle figurine di cera, delle di¬
vinazioni d ogni sorta, dalla oneiromantica alla necromantica r " '
neuropatologo, illuminati dalle ricerche di Calmeil, di Hecker di Cuarcot e
Richer, di Charbonnier Rnll ® ?‘ATZ’, S1 godano benissimo traverso gli in-folio
dei Bollando!, traverso le fresche ingenuità di S. Francesco d Assisi o i
mistici rapimenti di Santa Teresa e di Santa Cat- „„r‘„n“’pe[. nn !®n.lre una
imponente collana di « fenomeni su- 1 normali Noi, alienisti, conosciamo ed
insegniamo da un pezzo le vicende deH’isterismo, della psicosi epidemica e
della suggestione nei secoli scorsi; noi sappiamo minutamente le tragicomiche
crisi delle monache innamorate di Urbano Gran¬ dmo, o dei Giansenisti
convulsionari sulla tomba del diacono Paris. Ogni lettore, anche mezzanamente
colto, ha a sua di¬ sposizione il Figuier, e se vuole dilettarsi
nell’apprendere le gesta dei maghi moderni Conte di S. Germano e Cagliostro,
attinge non malsicure nozioni dai romanzi di Alessandro Dumas. Pur gli effetti
stupefacenti della tinozza “ magnetica „ di Mesmbr non sono più ignoti ad
alcuno: tutta la storia del magnetismo animale, del sonnambulismo artificiale,
dell’ipno¬ tismo, fu resa venti anni or sono popolarissima; ed io stesso l’ho
riassunta in un altro mio libro (il magnetismo animale, la fascinazione e gli
stati ipnotici. Torino, 1880). Salvo che lo spiritismo attuale, nato
contemporaneamente all’ipnotismo scientifico, è stato assai più avveduto di
questo, perocché ha raccolto i rifiuti che la medicina e la psicopatologia
disde¬ gnosamente lasciavano ai mesmero-magnetisti, e ne ha saputo ricavare
quel materiale prezioso che è costituito dal nocciolo solido della psicologia
supemonnale odierna. Adunque, fatti spiritici si sono mostrati in ogni
tempo, e credenze negli spiriti hanno vissuto e prosperato presso ogni popolo,
si in alto che in basso della gerarchia intellet¬ tuale e sociale. E già i
tavolini o i trepiedi, ciò che è lo stesso, si movevano e fremevano, davan
picchi e responsi ai cre¬ duli interroganti di Deio. E a Saul appariva, per la
media¬ nità di una pitonessa Ebrea, l’ombra di Samuele. E anime erranti e doppi
di morti, fantasmi avvisatori e segni arcani per “ scritture dirette „, se ne
contano a decine nella storia; dall'alcoolizzato re Baipassare e dall’astuto
Costantino alla infelice Maria Antonietta ipnotizzata da Cagliostro ; da Bruto,
che ebbe la tetra visione di Filippi, a Napoleone III, che alle Tnillerics, in
una seduta col medio Home, avrebbe ri¬ cevuto conturbanti messaggi dalla
fluidica “ mano „ del suo grande zio. E anche in tempi vicini a noi, dame
bianche e spettri di veri revenants, dominati da monoideismi secolari o
professionali, sono apparsi a quando a quando nei vecchi ca¬ stelli, nei
casolari perduti, nei cimiteri, o per autosuggestione di visionarli, o secondo
narrazioni di allucinati per progetto... Su queste apparizioni, che sono il più
popolare e il più cre¬ duto e temuto dei fenomeni spiritici, esiste una
copiosissima, notissima letteratura di tre generi : il genere storico-aneddo¬
tico, che, per citare alcuni nomi, va dal Calmet alla Crowe; lo scientifico,
dal Waoener al Briehke (de Boismont); il romanzesco, dalla Radclikee e da
Walter Scott al nostro Fogazzaro. Chi non ha letto i Misteri di Udolfo, la Dama
del Lago, e i Malombra ?... E chi non sa che dalle case infe¬ state ò
fautasmogene, come le disse I'Ekmacora, stettero lontani in ogni tempo gli
inquilini, ben prima che il fattore americano Fox andasse ad abitare ad
Hvdesville ? Chi ignora che fatti di premonizioni in sogno e in veglia, di
lucidità o vista d’eventi a distanza, di telepatia fra vivi, e fra morenti e
vivi, e magari fra morti, sono raccontati nelle cronistorie d’ogni epoca?
La metà del secolo XVII ebbe in Swedenborg il massimo, forse, dei “ medi „
intuitivi e visuali. E la prima mèta del secolo XIX, oltre ad esser piena di
magnetizzatori, tutti va¬ lentissimi nel determinare ed osservare fenomeni
straordinari di supernormalità psichica, quali Puységdii, Du-Potet, De¬ leuze,
Paria, Teste, ecc., ecc., ha dato allo spiritismo un certo numero di sempre più
prossimi precursori. — Vi si è accorsi ad ammirare la famosa “ veggente di Pre
versi. , la Federica Hauff, che vedeva gli spiriti e conversava con essi,
illustrata dal poeta Kkrner (1826). - Vi si è avuto un medio chiaro- udieute in
quell'orologiaio Naundorff che pretendeva essere Luigi XVII, ossia il piccolo
Delfino di Francia scappato dal Tempio, e che finì la sua vita avventurosa
profetizzando nella solitudine (1845). — E come vi si affollava a veder volare
i mobili smossi dalla incredibile medianità fisica della Angelica Cottin, la “
ragazza elettrica , descritta da TancuoU, stu¬ diata da Arago, messa in riposo
subitaneo dalle troppo ac¬ curate osservazioni di Babinet (1846)! — E come
s'era rimasti stupiti alla gesta della Deodata Dittus di Mottlingen, maneg¬
giata dal pastore evangelico Blurahardt (1840) ! — Ma sopra¬ tutto s’era avuto
nel calzolaio Andrea .Jackson Davis il Battista dello spiritismi dottrinario,
il visionario chiamato dagli spiriti di Galeno e di Swedenborg a compiere la
sua grande missione etico-religiosa e terapeutica nell’umanità; egli si diceva
lo sve¬ latore delle Armonie arcane delia Natura, il creatore dellafilo- sofia
deH’interiore o spirituale, dell’ “ Univercoelum „ (1845-47 ): ancora adesso
gli spiritisti Americani , .contrarii al dogma della reincarnazione, lo
riconoscono per il loro Profeta. — E in Francia, contemporaneamente a Davis, un
seggiolaio fat¬ tosi magnetizzatore, il Caiiaignet, aveva tratto dal suo sog¬
getto sonnambolieo, da Adelina Maginot, gli elementi di una consimile non meno
farragginosa “ rivelazione „ sugli Ar¬ cani della cita futura (1848|. — E in
Germania, nel frattempo, il Bar. di Reiciiesuaoh già aveva fatto le sue prime
esperienze sull’ “ od , (annunciate nel ’48), s’era, cioè, incam¬ minato da
solo, forse troppo presto e con soverchia imagi- nazione, per quella via
costeggiente il dominio delle scienze esatte, nella quale oggi si vuole
immettere la corrente espli- catrice dei fenomeni psichici. Tutti questi
sono dati storici non più nuovi per chiunque si sia accostato, anche per poco,
alla innumerabile e spesso stucchevolmente uniforme produzione libraria del
movimento spiritico; sono, per così dire, l’albero araldico novellamente
disegnato dagli storici-apologisti dello spiritismo, presso a poco alla maniera
di quelle famiglie borghesi arricchite, alle quali un compiacente archeologo
specialista ricompone la ge¬ nealogia con antenati oscuramente plebei o
imaginari. Per con¬ tinuare nella metafora, è su quell’albero, cresciuto sempre
fra le penombre ammuffite della civiltà, e per secoli e secoli quasi vergognoso
di spingere i suoi rami contorti e bizzarri verso la luce della grande storia
palese e della scienza esatta; è su quel tronco “ esoterico „ che ad un tratto,
al di là del¬ l’Atlantico, nel paese delle stravaganze e dei “ miracoli mo¬
derni , , s’è vista spuntare un’efflorescenza colorita e tosto spam¬ panata.
Senza ricordare altri fatti storici precursori, e persino coetanei all'insaputa
gli uni degli altri (fra cui nel 1849-51 i fenomeni del presbiterio di
Cydeville in Normandia, analoghi agli spiritici, ma ritenuti per diabolici dal
march. De Mir- yille), i tempi erano, dunque, maturi, l’ambiente s’era pre¬
parato, e gli “ spiriti „ stavano pronti per mettersi all’opera. Ci si
misero nel dicembre 1847 in una fattoria del borgo di Hydesville, circolo di
Arcadia, contea di Wayne, Stato di Nuova-York: e picchiarono forte sui muri
dell’umile casetta, dove era andato ad abitare da pochi dì il fittavolo
Giovanni Fox colla moglie Margherita e colle due figlie adolescenti Margaretta
di 15 e Katie di 12 anni (una maggiore sorella, nuch essa divenuta poi “ medium
, potentissima e notissima sotto i nomi dei tre successivi suoi mariti Fish,
Brown ed Underhill, viveva allora a Rochester, N.-Y.). Lo spiritismo
moderno, quello che conosciamo sotto questa denominazione, è nato da quei
picchi e da quelle due zi¬ telle in fermento di pubertà: tutti gli storici
dell’argomento, siano spiritisti o antispiritisti, sono in ciò di accordo,
checché si dica da coloro che, forse per nobilitarne le idee, lo vogliono di
origini antiche. Anche Carlo Darwin ha avuto dei pre¬ cursori fino fra i Greci;
e fatti di indole “ darwiniana, ci sono sempre stati in natura : ciò non
impedisce di dire che il darwinismo „ , quale teoria dell’ evoluzione
organica mercè la selezione naturale e la lotta per la vita, non sia nato
nel 1859 alla comparsa del celebre libro sull origine ^NeancTè vero cbe
lo spiritualismo sperimentale sia sorto, come alcuni pretendono, in reazione al
“ materialismo im¬ perante Queste asserzioni vengono da una semplice igno¬
ranza o dimenticanza di date. E bensì vero che già Augusto Conte era insorto
contro la gazzarra metafìsica che unp versava in Germania e contro la filosofia
cristianamente in¬ colore che dominava in Francia : ma il positivismo non e
sinonimo di materialismo; e in letteratura furoreggiavano i romantici. Le opere
celebratissime di Moleschott, di Vog , ,li Iìììouneu, da cui unanimemente
s’è datata la rinascita del filosofia materialistica, sono tutte apparse tra il
e il do (cfr Langk. Uist. dii Matir., voi. II): e sono pertanto po¬
steriori, non solo ai picchi spiritici di Arcadia, ma pur anco all’invasione
dei medi americani e dei tavolini parlanti 1 Europa. Sarebbe piuttosto da dirsi
che il materialismo scien¬ tifico della seconda metà del secolo XIX è nato per
legit¬ tima reazione contro la epidemia spinto-spmtualistica che scoppiò
violentissima nei due Mondi tra il 1848 e il od. Neanco è vero che gli
“Invisibili, si siano rivelati da sè eolie il concetto dell’intervento di
“spirita, odi Rimedi defunti, sia venuto subito ai primi picchi uditi sul muro.
Si sapeva che la casa deUe Fox era “ infestata (hantée) già prima che la
famiglia ci andasse ad abitare: ciò nonostante occorsero tre buoni mesi di
fenomenologia bussante prima che venisse alla madre delle ragazze 1 idea di
interrogare in¬ visibile produttóre di quei colpi: E come furono mteUet- tuali
, le prime risposte date in marzo 48 dal rapping spirit „ o “ Poltergeist „ !
Egli seppe dire, gran miracolo in¬ vero, quanti anni avevano la Margherita e la
Cattenna. In realtà corse del tempo prima che le comunicazioni diventas¬ sero
meno stupide e i messaggi dell’ Al di là mmpnli. L’alfabeto 'convenzionale, a
numero di battiti sulle pareti, ,fu imaginato dal misticista Isacco Post nell
agosto di quell anno. In America si pehsa presto all’utile. Nel 4J già
troviamo che la famiglia Fox, per dare spettacolo (pagato) agli accor¬ renti da
ogni parte, sedeva sola attorno alla sua tavola d. pranzo: la vera “ catena
tiptica , di tutta 1 assistenza, ripro¬ duzione di quella magnetica attorno
alla tanozza di Mesmer, pare si sia formata un po’ più tardi poiché legge ! ch®
s°l0 nel gennaio del '50 anche i consultanti sedevano aliatavola si ottenevano
però soltanto picchi e movimenti di questa. Mei LO SPIRITISMO
AMERICANO 19 dicembre del ’50, quando il rumore dei “
fenomeni , già cor¬ reva per i luoghi vicini , le due ragazze furono sottoposte
ad un primo esame di tre medici, professori all’Università di Buffalo • esame
che convinse pochi e incollerì i più, cosicché esse corsero quasi pericolo di
venire americanamente linciate. Ma dal ’48 al '52 l’epidemia di medianità
tiptica si estese a tutte le città dell’ Unione: lo “ spiritismo approfittando
dell’impressione svegliata dal Profeta-precursore Davis, ebbe presto cultori e
seguaci ardentissimi , per cui i fenomeni crebbero di varietà o di intensità:
già si parlava di quelli luminosi e di quelli acustici , da aggiungere ai
primordiali meccanici di più semplice fattura. Le polemiche acri,
formidabili di quell’epoca giovarono, come sempre, alla diffusione del
movimento. Nel ’52 le due Fox furono riesaminate, anche questa volta da una
Commissione scientifica, che le collocò su di una tavola da autopsia (?), in
mezzo all’aula, con i piedi posati su cuscini: si udirono egual¬ mente i rapi,
e la maggioranza ne restò persuasa. Fu questo anche l’anno della conversione
definitiva del Giudice Edmonds, reputatissimo giureconsulto, al quale ben
presto s’associarono il prof. Hare, il chimico Mapes, ed altri autorevoli
Univer- sitarii, non che una folla di ardenti ministri e oratori Uni¬ tariani,
Universalisti, Revivalisti, Socio-riformisti, eec., fra cui primeggiava A din
Hallo l', l’eloquentissimo propagan¬ dista dello spiritualismo. 11 ’52 fu l’anno
del primo Congresso di spiritisti, che si unirono a Cleveland ; fu pur l’anno
della pe¬ tizione mandata da migliaia di cittadini al Congresso Legisla¬ tivo
affinché si deliberasse “ lo studio di questa forza occulta quasi
improvvisamente manifestatasi alla umanità, che si ado¬ perava a sollevare
rattenere sospendere e modificare in diversa guisa la posizione normale di un
gran numero di corpi, ap¬ parentemente in contraddizione piena con le leggi di
natura: che produceva chiarori e lampi di diversa forma e di vario colore in
stanze al buio; che si faceva udire con rumori e picchi, con suoni armoniosi e
voci umane,' e perfin con ac¬ cordi di strumenti musicali mossi da personaggi
invisibili Per questi ultimi fenomeni acustici si direbbe che lo spiri¬ tismo
abbia regredito! Ma in America non cessò un momento dal progredire : nel ’55 la
sola Filadelfia contava 300 cir¬ coli, dove si comunicava incessantemente coi
morti ; e fra questi erano già venuti a dare “ messaggi „ molti “ magni
spiriti»: eran venuti Platone, Aristotele, Seneca, l’Alighieri (ahi, padre
Dante!), Newton, Washington, Penn , Byron, Franklin... In quel frattempo Davis
, non volendo lasciarsi 20 PSICOLOGIA E SPIRITISMO,
I sopraffare dalle Fox e dagli altri medi minori ovunque pul¬
lulanti e comunque comunicanti, seguitava a conversare a tu per tu con Solone,
con San Paolo e con San Giovanni... H ’52 è proprio l’anno * fatale , per
Io sviluppo dello spiri- tismo moderno. Nel luglio (le notizie correvano allora
meno rapide di adesso) un periodico diffusissimo nelle buone famiglie europee,
1’ “ Univers „ di Parigi, annunziava e commentava il movimento spiritistico
transatlantico; e nel dicembre i primi medi Nord-Americani, nell’intento di far
quattrini con le loro sedute anche su questo vecchio Continente, sbarcavano in
Scozia e ad Amburgo. Da allora ad oggi i fasti mondiali dello spiritismo
segnano date liete e date infauste, vittorie e sconfitte, anni di effervescenza
e pause di prudente silenzio. Giova forse ricordarle qui tutte ? No : chi vuole
notizie mi¬ nute sa dove trovarle, se è uno spiritista ; se poi il lettore non
lo fosse e desiderasse qualche indicazione, credo che, oltre alle opere non più
fresche del Bersot, della Habdinge e del Wahu, al riassunto di Leymarik, ai
capitoli storici dei trattati dogmatici o polemici sulla materia, per es.
quelli di Dénis e di Figuier (tutti diffusissimi fra il pubblico), potrà
ricorrere con maggiore profitto all’edizione tedesca della storia del Baudi di
Yesme (il III voi. non è uscito in italiano); alla grande opera critica del
Podmobe, completissima per i paesi Anglo-Sassoni, meno completa per gli altri,
fors’anco un po’ troppo “ critica „ ; ai libri, classici per gli spiritisti,
del russo Al. Aksakoff: potrà consultare con fiducia le opere tedescamente
erudite del Peiity, Do Pbel, D’Hellenbach e Dankmar (poco conosciute, mi
sembra, dalla maggioranza dei gregari). Qui, per schiarimento della tecnica e
fenomenologia osservabili nelle sedute dell’Eusapia Paladino, basterà ram¬
mentare in succinto le vicende principali e più caratteri¬ stiche dello
spiritismo contemporaneo. In queste vicende alcuni fatti, innegabilmente
storici, ci colpiscono: — Dii progresso tecnico abbastanza lento dello
spiritismo dal 1847 al 71-73-74; — 2° la sua immobilità dot¬ trinalo e
tecnica,, dopo la sistemazione inflittagli in Europa dall Allan-Kardec tra il
’58 e il ’65, immobilità durata per un buon trentennio ; — 3° il decadere della
sua parte dot¬ trinale, nonostante la sua diffusione tra le masse, negli ultimi
due lustri, sia per i dissensi intervenuti fra le varie scuole o sètte, sia
sopratutto per la creazione ed il carat¬ tere scientifico sempre più evidente
della psicologia super¬ normale; il che significa che quanto più si è penetrato
nel meccanismo e nella psicogenesi dei fonomeni detti spi- SVILUPPO
DELLA TECNICA SPIRITICA 21 ritiri, tanto minore si è
rivelato il loro contenuto “ spirituale , o “ spiritismo „ . La
affermazione del primo fatto dorrà, ne sono certo, a quegli adepti dello
spiritismo, e sono i più di numero ma non i dappiù in coltura, che raccontano o
credono essersi gli “ spiriti „ rivelati all’Umanità verso il mezzo del secolo
XIX in tutta la pienezza delle loro manifestazioni. Non è vero : gli “ spiriti
„ sono stati anzi piuttosto lenti e di scarsa ima¬ ginativa nel rivelare i loro
“ poteri occulti Per un gran pezzo si sono contentati di picchiare, di suonare
od emetter suoni, di far movere tavoli e altri oggetti, di fare scrivere o di
scrivere essi stessi; ma stavano nell’ombra dell’ Al di là. Dopo vari anni di
questa tecnica, o provincialmente rumo¬ rosa o misteriosamente ciarliera,
tutt’al più interrotta da qualche vaga luminosità, finalmente si sono decisi
di... ap¬ parire; e prima hanno mostrato solo le “ mani „, poi si sono “
materializzati „ in forme indecise, da ultimo, ma sempre con grandi stenti, si
sono formati a “ fantasmi „ aventi una data personalità (?). E un fatto che ha,
per lo psicologo, un grande valore : indica a chiarissime note che nelle
conquiste0 dello spiritismo moderno vi è una logica evoluzione, come in ogni
altra branca dell' attività umana. Lo “ spiritualismo speri¬ mentale „ è
cresciuto passo passo con un processo non dis¬ simile da una tecnica
scientifica, o (il confronto calza meglio) da un’arte industriale: l’ingegnosità
dei “ medi „ ed iHoro allenamento hanno aperto, come si suol dire, il varco
alle “ Entità o Intelligenze occulte „; queste, meschinelle, hanno aspettato
secoli e secoli per manifestarsi con tanta dovizia di mezzi e di metodi, con
più o meno buon gusto, ma per loro conto si sono mostrate e ogni di vie più si
dimostrano di una indicibile povertà mentale, di un passivismo assoluto
inintel¬ ligente e abulico. Fin dai primi tempi la pietra angolare della
nuova religione cosmo-filosofico-socinle fu trovata nel fenomeno del tavolino
bussante danzante e parlante, essendo esso il più facile il più comodo e il più
frequente ad ottenersi, avendo cioè tutti i requisiti dell " Americanismo
„ che vuol sempre far presto e fare in copia, perchè dalla fretta dalla abilità
e dalla quantità dei risultati giudica le proprie operazioni. Cosi in borsa,
come in filosofia ed in religione! È vero che ai fenomeni tiptici (prescindendo
dal contenuto ideativo delle comunicazioni, e a parte il fiorire abbastanza
rapido della medianità intellettuale) se ne aggiunsero di buon’ora altri e
facili, e numerosi, e violenti, e" rumorosi, e spettaco-
09 PSICOLOGIA K SPIRITISMO, I losi, sempre “
nord-americani , insomma. Gli “ spiriti , non si risparmiavano davvero nelle
sedute delle Fox e dei rivali medi transatlantici : di guisa elle presto si
ebbero, come si desume dalla petizione surricordata, movimenti d'altri corpi
oltre al tavolino, azioni meccaniche a distanza, rumori e grat¬ tamenti,
strepiti da assordare, suoni a ritmo e melodie sera¬ fiche. Ma poi vennero
anche le scritture dirette lasciate da mani invisibili, a matita su carta, o a
gesso su lavagne; gli apporti; i profumi e unguenti deliziosi (oggi diventati
raris¬ simi) ; la incombustibilità corporea dei medii (pur essa quasi
scomparsa) ; — vennero le firme autografe di defunti del secolo antecedente ; —
vennero, supremo fenomeno “ psi¬ chico,, le comunicazioni in lingue sconosciute
ai medi (uno dei più famosi fu la giovinetta figlia del giudice Edmonds).
Il talento umano è fertile di risorse. Sebbene non sia age¬ vole orientarsi in
mezzo al tumultuoso succedersi e propagarsi delle manifestazioni dello
spiritismo d’allora, parrebbe che le prime apparizioni spontanee di spiriti
completamente mate¬ rializzati siano state quelle annunciate nel novembre ’51
dal medium Fowler di New-York, studente in medicina. Svegliatosi una notte di
soprassalto ad un rumore insolito, egli avrebbe “ visto „ nella sua camera “
cinque personaggi vestiti all’antica „, i quali in prova della loro realtà e
identità gli avrebbero lasciato, scritte in 4 vecchio ebraico,, alcune “ frasi
della Bibbia ,. Non già che gli “ spiriti , si faces¬ sero, e neanche ora si
facciano molto pregare dagli evocatori per “ manifestarsi „ nelle sedute degli
innumerevoli medi Nord-Americani che sono per lo più potentissimi e... abilis¬
simi : tutt’altro ! Di spiriti se ne sono sempre manifestati a josa (anche
troppi!), cosicché fin dal ’52 due medi ebrei di Dover neU’Obio, Gionata e
Nahum Koon, padre e figlio, unendo la loro folte medianità erano in
comunicazione con ben cento sessantaqinque disincarnati che si dicevano Pren¬
danoti dall’anglico nome King (prego di tenere a mente questo particolare
storico). E dappertutto c’era un brulichio stupefacente di trapassati comunicanti
coi vivi. Si può dire che siamo sotto tale aspetto in decadenza : alcuni medi
come la D’Espérance o il Bailej o il Miller o il Bandone hanno ancora quattro o
cinque spiriti-guida; ma se il Politi si dà il lusso di averne due, la Cook si
contentava di una sola, della Iùitie King, e la Paladino, presentemente, d’un
altro solo, del suo John King. Anche le materializzazioni parziali sono
relativamente ve¬ nute presto: ossia “mani spiritiche,, ombre scure
dissolven- SVILUPPO DELLA TECNICA SPIRITICA 23
tisi rapidissamente (Gravi, e anche, in qualche privilegiata seduta,
fantasmi temporanei aventi vaga rassomiglianza con persone defunte e
riconosciute dall’assistenza (Mapes). Ma le prime grandi materializzazioni
evocate propriamente sicure e, dirò cosi, appartenenti al patrimonio
percettibile dello spi¬ ritismo, sarebbero apparse più tardi. Tali la figura
femminile luminosa e velata, veduta da Ron. Dalr Owen in novembre del ’60 ad
una seduta della medium Fox-Underhill ; e il fantasma della moglie del banchiere
Livermore, apparsagli durante una lunga serie di cento sedute colla Catterina
Fox in gennaio del ’61. Le sorelle si facevano concorrenza! Allo stesso
modo è difficile trovare l’anno di nascita del “ gabinetto oscuro „ dove si
formano (e spesso si manipolano) le più cospicue materializzazioni e donde
escono i fantasmi, esaudendo per apparire i desideri degli evocatori, ubbidendo
per scomparire e per inabissarsi sotto il suolo alle ingiunzioni
dell’impresario o conductor d’ogni medio professionista. Ma si parlava del
cabinet già verso il ’60 a proposito delle se¬ dute inglesi e continentali dei
medi Squire, Foster, Home, Redmann, sopratutto dei famigerati fratelli
Davenport, tutti “ invasori americani „ (scrive il Podmore); e però è da ri¬
tenersi che l’utile invenzione risalga a qualche anno prima e sia pur essa...
transatlantica. Tuttavia, lo ripeto, il “ tavolino parlante „ era sempre
(e lo è ancora) la grande consolazione degli spiritisti, il grande bersaglio ai
sarcasmi ed alla incredulità degli antispirjtisti, la grande preoccupazione dei
pochissimi dotti che, per primi, vollero accostarsi con iscopo di seria
investigazione ai nuovi Misteri, e cominciarono metodicamente a indagarne il
feno¬ meno elementare. La moda della danza tiptica fu per alcuni anni, e
massime dal ’52 al ’55, una vera generale frenesia: tutta Europa si raccoglieva
la sera attorno al tavolino, e lo si faceva battere e girare. Così fu che la
questione delle tàbles toarnantes in Francia, del table-turning in Inghilterra,
del Tischrilcken in Germania, attrasse l’attenzione dei maggiori scienziati e
li obbligò a intraprenderne l’esame. Vi si accin¬ sero adunque, nel ’53, il
citato chimico americano IIake che ne divenne spiritista convinto, ed il fisico
inglese Faraday che disse i moti del tavolo dovuti alle spinte comunicategli
dai formanti la “ catena Nel ’54, l’astronomo La nix et li spiegò colla ipotesi
dei “ moti iniziali „, ed il chimico Chevreul loro applicò, non senza valide
argomentazioni , la sua teoria dei “ moti incoscienti „ trovata buona per la
bacchetta divi¬ natoria. Nel '55 il conte di Gasparin ne negò la soprannaturalità,
ossia l’origine spiritica, e vide in quei moti acutamente da lui investigati un
fenomeno d’ordine magnetico; mentre il fisico ginevrino Thuby, suo compagno di
osservazione, li attribuì ad una nuova e ignota forza edenica, irradiante da
individui particolarmente dotati; mentre il geniale biologo Durano (da Gros) vi
scorgeva dell’ “ elettro-dinamismo vi¬ tale Ommetto i cattolici, come De
Mibville, che ci vede¬ vano e seguitano tuttora a vederci l'opus diaboli
! Anche il ’55 fu un anno provvidenziale per lo spiritismo: il Carion
pubblicò il libro sull’ evoluzione degli spiriti; - la isterica Maria
Kahlbommer, di Monaco, ebbe “ comunica¬ zioni „ strepitose; — si convertirono
Vittor Hugo e la signora Gibabdin: ma quel che è più, il pedagogista ripetitore
Ippolito Rivail, già adusato alle pratiche mesmeriche, entrò nello spiritismo
militante. Un gruppo di adepti ferventi, fra cui erano il drammaturgo Sardou
allora ventiquattrenne e 1 accademico poliglotte Taillandier, aveva ricevuto
dal ta¬ volino parlante una folla di comunicazioni disparate e scucite, dalle
quali, unendovi tutte quelle venute ormai alla luce da ogni parte, forse si
sarebbe potuto trarre qualche lume sulla vita dell’AJ di là. Il Rivail, da
metodico retore qual’era, si accinse a questo lavoro fratesco di coordinazione:
ed elimi¬ nando di qua, aggiustando di là, mettendovi interpretazioni tutte
sue, riuscì in pochi mesi a spremerne la prima edizione del Libro degli Spiriti
(’57), che apparve sotto lo pseudonimo oggi celebre di Allan Kardec: una
seconda edizione rive¬ duta è del ’58, anno di fondazione della “ Revue spirite
„. Nel '59 l’opuscolo Che cosa è lo spiritismo ? e poi il Libro dei medi, la
Genesi ecc., completarono la sistemazione della dottrina-religione, in cui, a
differenza del profeta Davis e degli * spiriti » transatlantici che non ne
vollero mai sapere, gli “ spiriti „ celto-latini interrogati dal Kardec, e un
poco a malincuore quelli tedeschi e alcuni olandesi trascinati dalla corrente,
introdussero il dogma della reincarnazione. Il decennio tra il ’60 e il
’70 vide la conversione di molti illustri inglesi, fra cui primeggiarono il già
citato diploma¬ tico R. D. Owen, l’ingegnere elettricista P. Vaklev, il cele¬
berrimo naturalista A. R. Wallace, l’astrouomo De Morgan. Quel decennio vide le
gesta medianiche dei più famosi medi pubblici, fra cui Davide Home e Fiorenza
Cook, non che dei moltissimi privati, fra cui la sig.ra Guppy, la sig.ra
Everitt, la sig.na Nichol (alle sedute di costei assisteva il Damiani, lo
scopritore e l’educatore di Eusapia). Si videro pure, fra i tanti casi, l’
entusiasmo spiritico di Massimo d’Azeglio, e l’Home alla Corte di
Napoleone III, e l’entrata in canapo del giovane Camillo Flammarion col suo
primo saggio sulle Forze ignote. Ma sopratutto rumoreggiò la nomina di quella
Commissione della Società Dialettica di Londra, il cui rap¬ porto, rifiutato inutilmente
per le stampe dal suo presidente l’antropologo J. Lcbhock, pubblicato
privatamente due anni dopo, sta tuttora fra i titoli più preziosi in appoggio
della fenomenologia fisico-spiritica. Il decennio tra il ’70 e l’80 non è
stato meno fecondo. -Vi figurarono, in prima linea, le celebri ricerche
sperimen¬ ta^ di Guglielmo Croores, massime sui medi Home e Cook, le quali
rappresentano anche adesso lo sforzo più vigoroso nel dominio delle “ forze
psichiche „ ; vi comparve il libro impressionante del Wallace sui “ Miracoli
del moderno spiritualismo vi si compirono le sperienze non meno famose
dell’astronomo tedesco F. Zòllner sul medio Slade, con le sue ipotesi
esplicative di fisica trascendentale; e vi si agitò l’acre polemica tra il
Wundt e I’Ulrioi, questi sinceramente convinto e persuasore anche del filosofo
Fichte, quegli non men francamente a vversario. Quello è il decennio della
ripresa degli studi sull’ipnotismo delle isteriche per opera del sommo
neuropatologo Charcot, continuatore del Braid , e degli studi sulla suggestione
della scuola psicologica di Nancy : ma in particolar modo è il periodo in cui
Carlo Richet, abbordando l’esame sperimentale del sonnambulismo magne¬ tico, vi
apportava la lucida genialità della sua mente di vero fisio-psicologo, e creava
la “ metapsichica,. Nel frat¬ tempo però lo spiritismo-sistema riceveva due
fieri colpi: l’insuccesso completo delle esperienze medianiche compiute a
Pietroburgo da una Commissione scientifica, di cui era ornamento l’illustre
chimico Mkniìeleieff (1876); e il sosti¬ tuirsi, sia pure eccessivo ma in molti
punti razionale, della condizione ipno-patologica alla presunta estasi o “
trance „ spiritica. Fin d’allora si potè dire incominciato lo sgretola¬ mento
dell’edificio teorico-religioso dello spiritismo. Il decennio successivo
(1880-90) segna pertanto una sosta. Vi si segnala, è vero, la fondazione di
quella Società anglo¬ americana per le ricerche psichiche, dalla quale doveva
ve¬ nire tanta luce decorosa e sicura sui fenomeni detti spiritici. Ma in
realtà lo spiritismo-dottrina, irrigiditosi nel catechismo di Kardeo o sviato
nelle fantasticherie di Davis, non sarebbe scampato all’ inesorabile naufragio
che già gli s’annunciava, se non sopraggiungevano a salvarlo gli studi più
positivi di psicologia supernormale. E non avrebbero certamente solle-
26 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I vata la sua sorte
le stupefacenti manifestazioni di alcuni medi abbastanza spesso trovati in
frode, nè le esperienze, per quanto più attendibili, del Gibier, del Mac NaB,
del Wagner..., nè le astruserie metafisiche del Do Pbel, nè i rin¬ forzi non
chiesti offerti dagli occultisti e teosofi. Occorrevano ormai fatti materiali,
non astrattezze; occorrevano documenti sperimentali, e non elucubrazioni
euri-catechistiche ; ebbene, sono gli ultimi sedici anni, dal '91 al 1906,
quelli che, ricon¬ ducendo gli sperimentatori a camminare sulle orme stampate
dal Crookes, hanno per l’appunto corrisposto a questo bisogno dello “
spiritismo scientifico „ . Lo studio del medium Eusapia Paladino
inaugurato egre¬ giamente nel’92 a Milano, in casa Finzi, da una Commissione,
ove figuravano due dei più bei nomi italiani, quelli di Scuiap- parelli e
Lombroso, vicino a quello simpatico di Richet; — l’opera riduttrice, sotto le
parvenze apologetiche, dell’AKSA- kow apparsa nel ’95 ; — le straordinarie
inchieste ed investi¬ gazioni sulla telepatia, sulle allucinazioni veridiche,
sulle apparizioni di doppi dei morenti e sulla medianità intellet¬ tuale di
alcuni medi meno sospetti, condotte a termine da Gurney, Mvers, Sidgwick,
Podmore, Ermacora, sig.ra Ver- rai.l, Hodgson e Hyslop ; — le bellissime
indagini del Le Rocuas sugli stati ipnotici e sulle esteriorazioni della sensi¬
bilità e motrieità ; — le numerose esperienze dirette ad accre¬ scere di una “
forza psichica „ o di un “ agente bio-neurico „ l'elenco delle forze naturali,
togliendo così allo spiritismo, comunque inteso, il vecchio suo abito di
supernaturalità e di meraviglioso occulto ; — l’assentimento dato da una folla
di uomini competenti, di scienziati e filosofi di primo ordine, alla realtà gd
autenticità di “ fenomeni „ per lunghi anni rele¬ gati fra le fiabe le
allucinazioni e gli inganni ; — il diffondersi di forti e ben fondate nozioni
psicologiche, quantunque la psicologia soggiaccia all’infestazione del
dilettantismo d’ogni specie; — l’opera monumentale induttiva di Federico Myers,
che, pur nei suoi eccessi fiduciosi di sintesi, è giunta opportu¬ namente a
sostituire quella dogmatica di Kardec; — l’ac¬ coglienza della metapsichiea nei
Congressi internazionali di psicologia, purché faccia opera seria e stia
attaccata al metodo della scienza severamente positiva ; — la fondazione di
Isti¬ tuti e Laboratori ben forniti per lo studio dei fenomeni psichici, con
sempre alla testa la celebre Society f. p. li. di Londra e V Istituto
internazionale di Parigi; — ecco gli avvenimenti più significativi di questo
recentissimo risveglio. Ciò che rimane tuttora sul telaio dello
spiritismo, I CONGRESSI Iti SPIRITISMO 27
sia trama di fondo, sia ordito di risalto, sarà qua e là da me
rammentato, o di prospetto o in iscorcio, nelle pagine del libro.
Dati dottrinali. Per ben conoscere le dottrine filosofiche e i
principi pra¬ tici dello spiritismo moderno non c’è che da leggere i rendi¬
conti dei Congressi spiritici tenuti negli ultimi venti anni a Barcellona
(1888), a Parigi (1889), a Madrid (1892), a Londra e a Rio Janeiro (1898), a
Parigi nuovamente (1900). Nelle due grandi riunioni internazionali
provocate dalle Esposizioni universali dell’87 e del 1900 si dettero convegno a
Parigi i seguaci più autentici e caldi dello “ spiritismo uffi¬ ciale,. Là
erano rappresentate tutte le scuole, tutti i gruppi; i kardechiani
reincarnazionisti vicino ai davisiani e sweden- borghiani neganti la reincarnazione;
gli ortodossi del par¬ tito, legati rigidamente alle tradizioni classiche di
Allan- Iyardeo, e gli eterodossi, marsigliesi olandesi ed americani, di più
libera apertura mentale; i cristianeggianti, dirò così, infal- libilisti, e i
positivi-futuristi pressoché atei... Vero è che agli spiritisti veri si
mescolavano teosofi, occultisti, ermetisti, rna- gnetisti o mesmeristi, e che
accanto agli studiosi disinteressati sedevano e si agitavano molti medi
professionali, alcuni soltanto scriventi, ma altri curanti per taumaturgia: di
guisa che le due riunioni risultarono abbastanza disparate e multicolori, e non
mancarono comici eventi medianico-isterici nel bel mezzo delle sedute (cfr. per
es. il “ Oompte-rendu „ del Congr. del 1900, a pag. 158,162,201). Ma insomma, i
lavori dei congressisti furono diretti o in persona o in iscritto dai campioni
più au¬ torevoli delle diverse scuole spirito-occulto-magnetiche : daDe- lanne,
Dénis, Levmarie, Lekmina, Papds, Pascal, Ciiazarain, Durvii/le, Baraduc,
Moutin, Fauvéty, ecc.ecc., per la Francia; da Huemus Temi-rado, M. Vivés,
Aguabod Torkero, Gaggia Gonzales per la Spagna; da Volpi e Hoffiiann per
l’Italia; da Van Straeten e Beversluis per l’Olanda; da Henrion e Donato pel
Belgio; da Lachoix, Lireiit e signore Anni- Balou e Stannard pel Nord-America ;
da Deineiard e Schei- di.er per la Germania; da De Népluyeìt e Seménoff per la
Russia; da Padéano per la Rumania; da Gardy per la Svizzera; da Nyssa per la
Scandinavia, ecc., ecc. 28 PSICOLOGIA S SPIRITISMO,
I Orbene, gli spiritisti hanno colà a due riprese proclamato, come
l’avrebbero latto dei Ooncilii ecumenici, i principii fondamentali delle loro
dottrine. Udiamo dapprima, in estratto, quelli del 1889, anno che era, si noti,
il centenario della celebre Dichiarazione dei diritti umani e civili :
Per lo Spiritismo: 1° La dottrina spiritica è riconosciuta come
intimamente connessa a tutti i dati scientifici o filosofici oggidì
conosciuti. 2° ... Lo spiritismo fornisce le prove inconfutabili della
perpetuità dell io cosciente e dei rapporti fra i riri ed i morti. •j’-4
Queste affermazioni si appoggiano, da una parte sulle esperienze eseguite con i
metodi sperimentali della scienza po- sihya da uomini eminenti di tutti i paesi
d’altra parte, sui dati piu larghi e progressivi di una filosofia razionale
colle¬ gante la piu alta ragione alle più elevate aspirazioni dell’anima.
•> Lo spiritismo fornisce una base realmente stabile a una morale altissima,
ecc., ecc. Per la Iuuncarnazione : — 1" La grande maggioranza
delle sP)>'itiche afferma che l'evoluzione dell'uomo non può effettuai si se
non mediante successive reincarnazioni del suo principio superiore,
l’anima. 2“ Fra Luna e l’altra sua incarnazione l’anima, accompa¬ gnata
dal penspirito, conserva intatta la personalità del disin¬ carnato: e questa
personalità è intera, ossia dotata di memoria di intelligenza, di
volontà. ... ,}f incarnazione seguente è determinata dai meriti
acqui- suti nell esistenza anteriore senza possibile ritorno a gradi in¬
feriori (retrogradazione). 4°-5° L’anima incarnata conserva
inconsciamente il ricordo dei suoi acquisti anteriori, acquisti il cui insieme
costituisce le idee innate,. —Queste idee o imagini, costituenti l’insieme dei
meriti e dementi delle esistenze anteriori, sono i fattori del- l organismo
materiale e le fonti dirette del suo divenire... Per la Medidmnità
: — 1° grazie al quale ha luogo la bile e l'invisibile. Il medium è
l'essere intermediario, comunicazione fra il mondo visi- 2°-^° Il
medium, strumento assai delicato e irresponsabile deve essere oggetto di cure
premurose da parte degli assistenti i qua i possono produrre su di lui una
influenza buona o cattiva. Lgli deve prepararsi, con studi preliminari e
continui, alla sua missione: più lo strumento sarà perfetto, e più belle
saranno le manifestazioni che si otterranno. 4° Mi astanti influiscono
Aulicamente sulle manifesta¬ zioni : quindi è indispensabile ottenere prima la
omogeneità di IL * DOGMA „ SPIRITICO 29 pensiero
delle persone presenti, le quali formano un vero mezzo ambiente. 5° Certi
ciarlatani possono tentare la imitazione dei feno¬ meni, ma sono falsi medi,
massime se mercenari. 1 medi veri, essendo uno strumento passivo, non sono mai
certi in prece¬ denza del buon esito dei fenomeni. Per i Fenomeni: — 1° 1
fenomeni ottenuti nelle sedute spi¬ ritiche sono di tre ordini : — a) fisici :
spostamento di oggetti materiali, apporti; — b) psichici: incarnazioni; — c) fi
nidi ci: materializzazioni, scrittura diretta, disegni, ecc. 2°-3°-4° 1
fenomeni fisici possono essere scientificamente con¬ trollati col mezzo di
apparecchi, di reagenti chimici ordinari..., e sopratutto della fotografia (con
elogio speciale al capitano Volpi)... Eccellente base di osservazione sono
anche le impronte e le modellature, ecc. Per il Fluidismo : — 1° 1 medi
possono essere e sono spesso eccellenti soggetti sonnambolici. 2° 11
medio veggente è un legame vivente fra lo spiritismo e il magnetismo: esso
dimostra V identità delle due dottrine sul terreno psichico. 3° Gli invisibili
possono agire sul medio o sugli astanti come agisce il magnetizzatore visibile
sui suoi soggetti : in questo caso i fluidi prodotti sono analoghi ai fluidi
magnetici. 4“ Lo Spiritismo, a pari del magnetismo, proclama resi¬ stenza
reale di fluidi invisibili sparsi nell'Universo (“ C. R. Congr. Spir. intern.
de 1889 „, Parigi, 1890, pp. 85-87). Come si vede, il Sillabo della
sezione spiritista e spiritua¬ listica del Congresso del 1889 aveva un lato
pratico di molta importanza : stabiliva anche le norme per il metodo delle se¬
dute medianiche. Ma una lacuna grave, che nessuno sforzo di spiritista ha mai
saputo colmare, si rileva in queste propo¬ sizioni, ed è la natura e la
posizione del “ perispirito „ in tutto il sistema. Neppure le conclusioni
pi-esentate dal Papus, a nome della Sezione occultistica, schiarirono
abbastanza, a mio parere, l’intralciato problema della costituzione trinitaria
umana, e men che mai ci dissero il processo pel quale gli spiriti dei
disincarnati arrivano ad assorbire il “ perispirito „ o corpo astrale dei medi.
La Sezione dell’Occultismo dell’89 emetteva questi articoli di fede:
Per la costituzione dell’uomo: — 1“ La costituzione del¬ l’uomo è
insegnata in modo identico da tutte le scuole spirito-spiritualistiche, sebbene
sotto nomi differenti: ed è sempre trinitaria. Spiritism o
Cabbaia Teosofia 1. Il corpo 1. Il corpo organico 1. Il
corpo (Nephesh) (Rapa) 2. Il perispirito 2. Il corpo
astrale 2. Il corpo astrale (Ruah) (Lmga sharira) 3.
L'anima 3. Lo spirito 3. Lo spirito 1 (Neschàmah)
(Ai ma) 2“ La divergenza fra le dottrine spiritiche e le occultistiche
riguarda la trasformazione di questi principi costitutivi dopo la morte: 1
occultismo crede alla dissoluzione totale del peri- spirito dopo un certo
tempo. Per i fenomeni spiritici: — 3° L’occultismo non nega la
possibilità delle comunicazioni fra i vivi ed i morti : ma i f e - nomeni delle
sedute spiritiche sono spiegati in maniera diversa dagli occultisti [Dico subito:
in maniera meno irrazionale !J. 4“ La affermatone che la rito umana può
uscire coscien¬ temente o inconsciamente dall'essere umano (fuoruscita
del corpo astrale „) spiega un gran numero di fenomeni ottenuti «elle
sedute spiritiche o presentati dai falriri indiani. •5* L'allearsi
conscio od inconscio dei corpi astrali del medium e degli astanti, con o senza
influenza di esseri psichici esterni, spiega un'altra parte dei fenomeni.
6° L'influenza reale degli spiriti è fin qui incontestabile in un gran
numerosi* casi; tuttavia bisogna premunirsi contro le cattive influenze, tanto
per le manifestazioni che per i medium. Per il ferispibito : — 7° La
embriologia e la fisiologia mo¬ derna confermano i dati dell'occultismo,
mostrando che il corpo astrale (= fluido nervoso organico) precede l’anima e
fabbrica il corpo materiale, fisiologicamente parlando. 8“ Da ciò può
desumersi una teoria scientifica dell'incw- nazione : secondo l’occultismo,
l’anima non è mai totalmente incarnata nel corpo; — l’ideale dell'essere umano
ò formato dalla parte estranea al suo corpo {higher-self degli inglesi).
Per la Reincarnazione: — 9° Le scuole d’occultismo che in¬ segnano la
reincarnazione, pretendono tutte che l'anima soltanto, la parte più elevata
dell'essere (Neseh&ma- Aldina) si reincarna, e che il perispi rito si
discioglie col tempo e passa allo stato di iinagine astrale... Ma la
reincarnazione b contestata da alcune scuole. divergenze fea gli
spiritisti 31 10° Il corpo organico e la parte del
corpo astrale (il pe- rispirito) in rapporto con esso possono essere analizzati
dalla scienza materialistica; ma le funzioni intime del corpo astrale e i suoi*
rapporti coll'anima sfuggono all’analisi dei metodi sol¬ tanto usati dal
materialismo, e sempre gli sfuggiranno. Per I'Omanità: — 11“ Il
perispirito si rinnova incessante¬ mente nelle sue parti costitutive (?)
mediante la azione speciale del nervo gran simpatico sulla vita arrecata dal
globulo san- trui<mo, il quale la attinge per suo conto dall’aria
ambiente... " 12° L’umanità è il cervello della terra: ciascun essere
umano fe una cellula nervosa della terra, ecc., ecc. (‘ C.-R. Congr., „
c. s., pp. 90-92). Io tralascio tutta la parte strettamente filosofica
delle conclusioni allora approvato e racchiudenti la dottrina: gli spiritisti
tendendo, in grande maggioranza, a fare di questa una specie di religione
deistico-umanitaria, connessa da un lato al cristianesimo, dall’altro
aH’umanitarismo fourieriano e comtiano ; gli occultisti-teosofi mirando a
costruire un bizzarro ilo-zoo-cosmo-panteismo, che si riattaccherebbe da un
lato ai concetti magico-ermetiei di Paracelso e di Van- Helmoni, dall’altro
agli insegnamenti esoterici dell’estremo Oriente. Le divergenze fra le scuole,
chiese o sètte rappre¬ sentate al Congresso dell’89 erano però, lo si vede da
queste citazioni, piuttosto gravi, sopratutto su tre punti essenziali : su Dio
(?), sulla reincarnazione e sul destino del perispirito. Xeppur si può dire che
sull’ufficio e sulla costituzione intima del perispirito vi fosse accordo:
anche adesso, trascorsi di¬ ciotto anni, la identità del perispirito col corpo
astrale degli occultisti e teosofi, col fluido vitale o neurieo o bio-elettrico
dei magnetisti, non appare dilucidata, checché dicano e pre¬ tendano i fanatici
del sistema. Ma tutti, dai reinearnazionisti Delanne, Gonzalès e Df.Nis alla
loro intelligentissima avver¬ saria la Yak Calcar, dal canonico Roca sospeso a
divinìs per le sue idee cristo-kabbalo-saintsimoniane al marsigliese Georges
rappresentante del gruppo positivo-futurista pressoché ateo, dal dissidente
antikardechista Chaignead al capo degli oc- culto-kabbalisti Papds, fino al più
caldo oratore fra i magne- tologi presenti, Dr Crazarain, tutte queste scuole o
sètte s’affermarono concordi ed unanimi su due principi fonda- mentali delle
dottrine spiritualistiche: 1° persistenza dell’io cosciente e personale
dopo la morte ; 2° rapporti possibili fra i vivi e i trapassati. Il
Congresso internazionale del 1900, anziché essere più largo nelle sue vedute
filosofico-sociali , come si sarebbe dovuto aspettare dallo sviluppo preso in
questo frattempo dalla scuola puramente psicliicista o seientilico-positiva,
invece fu più dogmatico ancora del precedente. E il suo assolutismo si palesò
particolarmente in questo, che, contrariamente a tutte le norme di prudenza per
le quali si era prestabilito di non toccare l’argomento, e non tenendo alcun
conto del sempre crescente moto di dissidenza che viene staccando dall’anti¬
quato dogma teo- cristo-spiritualistico (Kardechismo) le co¬ scienze più libere
e illuminate fra gli stessi spiritisti, quali ad es. il Fauvéty, I’Anastay, la
Calcar, il Geley. senza dire del Myers e di quasi tutti gli Anglo-Americani, si
volle ad ogni costo esprimere un voto sull’esistenza di Dio. A cen- tosette
anni di distanza, lo “ spirito , di Robespierre deve aver gioito a questa
proclamazione solenne di un Dio da parte di un’assemblea: occorreva proprio un
Congresso di spiritisti per votare ad alzata di mano 1’esistenza o no di un
Essere supremo ! Ecco infatti nella sua concisione l’eptalogo
teo-spiritico-spiritualistico approvato all’unanimità nel “ me¬ morabile „
pomeriggio del 25 settembre 1900: 1° Riconoscimento deH'esis/e»»za di
Dio, Intelligenza su¬ prema, Causa prima di tutte le cause. 2° Pluralità
dei mondi abitati. 3° Immortalità dell'anima, e successione delle site
esisterne corporali sulla terra e su altri globi nello spazio. 4 Dimostrazione
sperimentale della sopravvivenza dell’a¬ nima mediante la comunicazione
medianimica cogli spiriti. 5° Condizioni felici o infelici della vita
umana in ragione degli acquisti anteriori dell'anima, dei suoi meriti e
demeriti, e dei progressi che ella deve compiere. 6° Perfezionamento
infinito dell’essere. 7" Solidarietà e fraternità universale (Cfr. “
C.-R. Congr. , del 1900, p. 392). Il resoconto narra che tutte queste
proposizioni sono state adottate all’unanimità, meno un solo voto contrario
alla re¬ incarnazione (partiva però dalla tribuna del pubblico), e che la
seduta è stata tolta in mezzo all’ entusiasmo generale. E così si dipinge,
meglio di ogni mio commento, ciò che sia lo spiritismo moderno o
neo-spiritualismo nella coscienza della immensa maggioranza dei suoi adepti :
una vera e propria religione nata, ha detto briosamente il dott. Fed. Venanzio,
come un gas di putrefazione dal decomporsi del Cristianesimo nella coscienza
moderna dei popoli civili, così del mondo latino (Oattolicismo), come
dell’anglo-sassone (Prote¬ stantismo). Nè il contributo arrecato testé a questa
evo¬ luzione della coscienza religiosa Euro-americana dalla in¬ vasione e
mistione di credenze venute dall’Oriente (Teosofia, Buddismo e persin
Confucianismo e Lao-tseismo!), mutala sostanza delle cose: io direi, anzi, che
la peggiora. Perocché, mentre i congressisti dell’89 s’erano divisi soltanto in
tre sezioni schiettamente spiritiche — quelle della Reincarna¬ zione, della
Mediuranità e della Propaganda, — la grande Riunione del ’900, avendo aperte le
sue porte ad elementi troppo disparati, si dovette comporre di quattro sezioni
parallele aggregantisi nelle sedute generali : la Spiritica pura, la Magnetica,
la Ermetica, la Teosofica. Sette anni or sono si vide, adunque, una miscela
ancora più eteroclita di ten¬ denze antipositive, mistiche, pseudo-scientifiche
; e si udirono ancora evocare ex aequo in seduta i nomi di Dio Padre “ in spirito
e verità „ e di Dio forza e anima universale, di Gesù Cristo fattosi
Verbum-caro e “ Cavaliere Rosa -f- croce „ e di Annie Besant, del profeta Elia
e di... Allan Kardec!... Gli spiritisti non possono negare, per quanto i
più in¬ tellettuali fra di essi lo facciano a malincuore, il carattere
religioso e filosofico-sociale del movimento che sorse in Ame¬ rica
sessant’anni or sono, e che, immigrato in Europa, vi si è fuso con la corrente
mistica orientale o indo-mongolica. Le religioni di indole semitica sono in via
di dissoluzione, perchè o per un verso o per l’altro si sono irrigidite; e,
sebben tentino ora reciprocamente di riallacciarsi e di fecon¬ darsi, sebbene
accettino il rinforzo delle superstizioni in- dosinicho (veggasi il Congresso
delle Religioni di Chicago del 1890), un fatto chiaro e lampante risalta agli
occhi del¬ l'osservatore spassionato : quello che le coscienze non se ne
contentano più, e sono oramai come un terreno sterilizzato dalla eccessiva
coltura, il quale ha sete di germi nuovi ed anche di nuove materie
fertilizzanti. Ora, lo spiritismo vero, quello che riconosce per suoi
legislatori un Davis e un Kardec, o un Cahaignet ed un Lévy, quello dei
Congressi interna¬ zionali dell’89 e 1900, quello capitanato dai Dénis e
Delanne, dai Fernandez e Gonzalès, dai Dalmazzo e IIoffmann, dagli Hellenbach
Cyriax e Beversluis, a parte le lievi diver¬ genze di stile e di metodo ha
realmente la pretesa di sostituirsi presto o tardi alle religioni rivelate
moriture. Non per nulla uno spiritista spagnuolo, più coerente degli altri nel
suo iberico fanatismo, ha gridato ai convenuti in Morselli,
Psicoloyiu e spiritiamo. Parigi clie lo spiritismo era la 8 Terza
Rivelazione „ (la prima sarà stata quella di Mosè, la seconda di Cristo, la
terza... questa di Allan-Kardec !). Su ciò v’è accordo dichiarato fra
tutte le scuole “ pure che vogliono restare o pretendono di essere sulla via
maestra dello Spiritismo. Il Grau, che parlava al Convegno dell’89 in nome
degli “ spiritualisti „ tedeschi, vi diceva che le idee dei grandi filosofi
spiritisti di Germania, di Zollner, Feohner, Ulrioi, Fichte, Hellenbach , Du
Prel, Perty e di molti altri, si fondono con quelle del “ grande francese „
(Rivail) per condurre l’umanità tutta intiera sulla via della salute. E nel
1893 Angelo Brovferio , presentando agli Italiani un’opera di Du Prel che
compendia il sistema filosofico dello spiritismo scientifico, scriveva che la
credenza alla soprav¬ vivenza dell’anima e alle riapparizioni dei defunti ,
cioè 10 spiritismo, “ sarà la religione del secolo XX, come il so¬
cialismo sarà la sua politica „. E nel 1900, di nuovo a Pa¬ rigi, la signora
Stannard parlando in nome degli spiritisti Anglo-Americani, sebbene divisi sul
tema della reincarna¬ zione, esclamava che tutti gli adepti camminano sotto la
stessa bandiera nella battaglia contro il 1 materialismo „ e sperano di *
giungere ad illuminare il mondo col nobilissimo scopo dell’unione di tutta
l’umanità,. Ora, religio è proprio derivato da r digare, ossia da unire: che se
lo spiritismo non è una religione nello stretto significato (sebbene abbia
anche 11 suo rituale!), pure “ esso, col corteo dei suoi dogmi, ci offre
ciò che la sostituisce „ : sono parole, queste, di Let¬ icarle, il grande
editore spiritista, il successore di Kabdec. Per dirla in una frase eloquente
di un americo-latino, lo spiritismo, cosi concepito dal punto di vista
filosofico-reli- gioso-sociale, sarebbe “ la idea più grandiosa che possa
aleggiare sulla umanità terrestre „. * * * Il
fallimento dello Spiritismo-sistema. Ben è vero che in questi ultimi
tempi, lo Spiritismo-si¬ stema si trova in pericolo di “ bancarotta „. Anche agli
occhi degli stessi suoi campioni più serii e più calmi, esso è apparso oramai
suscettibile di molti assottigliamenti nella parte dot¬ trinale derivatagli in
massima parte dai Davis e dai Kabdec, e nello stesso tempo bisognoso di tagli
generosi nei suoi fallimento hello spiritismo-sistema
35 legami colle altre scuole occultistiche. Alcuni arrivano a
volerlo, anzi sfrondare di tutto ciò che non è positivamente dimostrabile
coll’osservazione metodica e coll’indagine spe¬ rimentale dei fenomeni detti *
spiritici ». E fra i cultori di questo “ neo-spiritismo scientifico , , che si
presenta svestito del suo laticlavio sacerdotale, depurato dalle sue scorie e
raf¬ finato attraverso la filiera delle “ ricerche psichiche », vi è perfino
ehi guarda con aria di indulgente compassione gli slanci mistico-religiosi dei
vecchi e impenitenti dottrinari, so¬ pratutto dei kardechisti e davisiani
ortodossi. Non parliamo poi degli occulto-ermetisti capitanati dal Patos, o dei
teo¬ sofi camminanti sulle orme malfide della Blawatski, cotanto fieramente
percossa nella sua personalità morale dagli psi- chicisti Inglesi: essi tutti
sono a mala pena tollerati quali alleati provvisori nel campo di battaglia
contro il “ mate¬ rialismo » e il “ monismo ». Se ancora non si è rotta
la lega, se della guerra inte¬ stina, che fra poco scoppierà furiosa, s’odono
solo le prime avvisaglie nelle discussioni fra oratori e nelle polemiche fra
periodici, certo è che i ‘ psicliicisti „ si guardan bene dal farsi vedere a
braccetto con gli “ spiritisti » schietti. Al Congresso del 1900 non intervenne
nessuno dei maggiori rappresen¬ tanti del psichismo scientifico: non Guglielmo
Crookes nè Oliviero Lodge, non Carlo Richet nè Camillo Flammarion, neanche
Aless. Aksaeoff, men che mai Federico Mters, la cui presenza avrebbe, almeno,
elevato il tono della riunione. Anzi, in mezzo al fervore delle acclamazioni
con cui la quasi totalità dei presenti, trascinati dal misticismo anglo-iberico
e americo-latino, salutava il sillabo teologico-spiritualistico ricalcato sul
catechismo kardechiano, qualcuno osò esprimere il voto che gli spiritisti
potessero pensare un po’ più libe¬ ramente e frangere i rigidi cancelli (stile
letterario) del sistema-religione: — cito a titolo d'onore la operosa e geniale
spiritualista olandese Elisa van Calcar, lo sweden- borghiano Leoomte, e il
maglierista Moutin. Ma... apriti cielo h Non è loro toccata migliore
accoglienza di quella con cui nel convegno dell’89 i pochi dissidenti
coraggiosi come Fauvéty, Ciiaigneau, Georges, furono aggrediti dalle elo¬
quenti ed acclamate apostrofi di Leone Dénis. E poi, era possibile che delle
eresie fossero tollerate in un Congresso nelle cui sale vicine ricorrevano le
citazioni di San Paolo e di Nostradamus, i raffronti fra il Drago Celeste dei
Cinesi e lo Spirito Santo dei Cristiani, e neologismi come questi i Omniteismo,
Infimo ergale, Archeometro e via via ? 36 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, I Per adesso lo spiritismo resiste ancora quale
religione, ossia nelle sue manifestazioni inferiori, nelle credenze dei
gregarii incapaci di ragionare la loro fede, nelle pratiche spiritiche che ne
sono la parte rituale : similmente a quanto avvenne del Politeismo
ellenico-latino che sopravvisse per alcuni secoli fra le masse popolari e
rurali (nei * pagi „ , donde Paganesimo). Ma realmente, nelle sue
manifestazioni superiori, fra gli “ intellettuali „ del partito, lo spiritismo
impallidisce e respira di già affannosamente. Ben è vero che la enorme
fragilità della così detta base “spe¬ rimentale „ su cui per cinquant’anni s’è
osato alzare e si è saputo abilmente tenere in piedi il barcollante edifizio
dello spiritismo-sistema-religione, s'era palesata chiara e netta agli occhi
non totalmente accecati dei migliori fra i suoi seguaci. Perocché fa meraviglia
il vedere su quali e quanti “ fatti positivi „ si sorreggeva fino a pochi anni
fa, e tuttora si sorregge in massima il “ neo-spiritualismo „! S’intende che
gli spiritisti più illuminati, pur non arrivando sempre a sconfessarle
apertamente per onor della causa, hanno sempre prestato poco valore e tanto
meno oggi ne prestano alle miriadi di “ prove „ raccolte nelle comunicazioni
tiptiche, nelle in¬ carnazioni, in certi giuochi fisici dei medi d’ogni
condizione e coltura, dilettanti o professionisti, semplici curiosi o sinceri
adepti, talvolta imbroglioni o fanatici autosuggestionati. I più studiosi fra i
credenti, degni di migliore successo nella loro buona fede, hanno sempre
cercato con ansia prove si¬ cure e decenti (sotto l’aspetto scientifico) fuori
della so¬ spettata sfera d’azione dei “ circoli spiritici „ . Ma fino a tutto
ieri non trovarono altro che le esperienze, senza dubbio bellissime, del
Cbookes, ma risalenti al '71-74, nè più da lui riprese ; le esperienze dello
Zullneh, anch’esse invecchiate perchè del '75-77, nè convalidate da veruna
conferma ; le più recenti del Gibier edite nell’86, ma già meno reputate;
quelle di Mao Nab verso l’88, senza dubbio sincere ma non circon¬ date da quel
prestigio che deriva dalla fama scientifica o dalla competenza sperimentale...
Di guisa che si rimane stu¬ piti alle pretese di una dottrina che vuol dar
fondo o press’ a poco all’universo intero, e pretende offrire all’ umanità il
rifugio da ogni malessere intellettuale e morale, presentan¬ dosele poi con sì
meschino bagaglio di prove e di metodi. Eccovi il solito fantasma di Katie
King; eccovi le levitazioni al buio di Home; e le lavagne di Slade o di
Eglinton; e le fotografie del buon capitano Volpi; eccovi i giochi gin¬ nici di
Annie Abbott, o i mobili semoventi di Eusapia : come deficienza, di
prove positive 37 è possibile non meravigliarsi
dell’oltracotanza e del fana¬ tismo intollerante di certi spiritisti
dottrinari?... Ed allor si capisce come la estrema povertà dello
spiritismo in fatto di vere prove e dimostrazioni, appetto alla sua straboc¬
chevole ricchezza in elucubrazioni ipotetiche ed in esercita¬ zioni
pseudo-filosofiche e pseudo-scientifiche, abbia sempre costituito il suo lato
più debole, la ragione prima della osti¬ lità manifestatagli nelle sfere della
scienza esatta e positiva. Ciò salino così bene i suoi apologisti maggiori,
quali I’Aksa- eokf, il Dei.anne, I’Encausse, che non si peritano dal rac¬
comandare agli adepti di non fanatizzarsi nell’ investigazione, di essere
severissimi nell' accoglienza ai medi professionisti, di attenersi con scrupolo
al “ controllo ,, perchè la storia dello spiritismo empirico è piena di
falsificazioni e di ciur¬ merie. Un grande, un soverchio numero di medi
professionisti, sopratutto Americani, è stato talora scoperto in frode o ha
confessato i propri inganni. L’elenco comincia coi nomi dei medi più famosi del
periodo eroico, con le stesse sorelle Fox, e continua ininterrottamente con
quelli dei fratelli Davenport, dello stesso Home, della stessa Cook-Corner,
dello stesso Slade, e poi della Williams, della “ Rita „, del Brédif, del
Lacroix. del Buguet, dell’Eglinton . per giungere ai recen¬ tissimi e
poco degni nomi dell’Anna Rotile, dell’Eldred, del Craddok, dell’Ebstein e
d’una folla di consimili mistifica¬ tori. Altri medi, comunque non smascherati,
si sono con¬ dotti o si conducono in modo da giustificare ogni sorta di
diffidenza; cosi ai nostri giorni il Bailey, il Miller, il Po¬ liti, la
D’Espérance e, al dire di certuni, la stessa Paladino. Inoltre, tal giuoco di
parecchi medi s’è potuto ripetere con maggiore o minor perfezione da abili
prestidigiatori, da Ro¬ berto Houdin, dal Maskelyne, dal Devey, dal Grasso, si
da fare emettere da alcuni spiritisti ingenui la curiosa idea che alcuni giochi
di celebri maestri della prestidigitazione, quale ai suoi tempi fu Bosco,
fossero prodotti con “ forza media¬ nica , !! Tutti «mesti innegabili
segni di precoce decadenza senile empiono d’amarezza l’animo degli spiritisti
istruiti e intelli¬ genti, che perciò amerebbero essere designati piuttosto col
termine più dignitoso di “ spiritualisti „ (ad es. in Olanda) e aspirano a
quello assai più serio di “ psichicisti „ (massime in Inghilterra). Al
Congresso dell’89 fu proposto di costituire una sezione di uull’altro incaricata
se non dello smasche¬ ramento dei medi; e alla Società di studi psichici di
Londra s’è deciso di non occuparsi affatto della fenomenologia fisica
38 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1 o esteriore, non
strettamente “ psichica „ e pertanto di grado inferiore e troppo spesso di
indole dubbia. Ve n'è abba¬ stanza per risvegliare un senso di pena anche
nell’animo dei più scettici fra gli avversari dello spiritismo-sistema. Ed è
penoso guardare lo sforzo che i vecchi spiritisti, at¬ taccati tenacemente alle
tradizioni, massime tra i francesi e spagnuoli, hanno fatto nel 1900 per
patrocinare il ritorno al kardechismo puro e originario. Oramai, nonostante le
fiere e alate dichiarazioni dei Dénis e di tutte le “ Federazioni „ portoghesi,
brasiliane, messicane, patagoniche, ecc., nonostante i voti delle maggioranze e
la pedissequa acquiescenza delle migliaia di gregarii, la marèa psichieista
trasporta, sbatte e sconvolge l’antica nave: il naufragio è imminente. E
va bene. Io conosco questo movimento di revisione della dottrina, di
depurazione della tecnica , questa tendenza a ridurre lo spiritismo a qualche
cosa di più concreto e po¬ sitivo, conservandone soltanto la parte sicura e la
“ plau¬ sibile „ (come ha scritto, parlando appunto di me, uno di questi
spiritisti più fini e colti, il Marzobati, nel “ Luce e ombra „ di Milano). In
tal caso lo spiritismo, liberato da ogni superflua e pericolosa efflorescenza
spiritualistica, filo- sofico-religiosa, sociale-umanitaria, ecc., ecc.,
sottratto al¬ l’influenza postuma dei suoi primi profeti, separato dalle dot¬
trine formulate verso la metà del seeolo scorso “ con scarsi elementi critici „
(è sempre il Marzorati che parla), si ri* solverebbe nella credenza, e voglio
anche dire, nella opinione “ della possibilità scientifica, resa plausibile, se
non anche provata, della sopravvivenza dell’anima ; del persistere, cioè, di
energie psichiche individuali che rammenterebbero in modo impressionante
qualche aspetto della personalità dei defunti, e che si manifesterebbero — forse,
anche per opera di vi¬ venti — quasi sempre in modo limitato e subordinato al
carattere del medium e all’ambiente psico-fisico degli speri¬ mentatori ,. — E
un vero programma minimo! Sì, conosco seguo e apprezzo questa crisi
storica dello spiri¬ tismo tradizionale, e nel contempo scorgo in modo
nettissimo il movimento psichieista che tende a sostituirglisi. Poiché, se lo “
psichismo „ ha arrecato argomenti di indubbio valore a prò’ del concetto
centrale o nucleare del neo-spiritualismo — argomenti , se non probatori ,
certo almeno degni della maggior riflessione da parte di tutti i veri uomini di
scienza, filosofi, biologi e psicologi di professione o di ufficio — esso ha
poi anche condotto le menti più elette, che si trovavano da tempo o che
entravano nell’indirizzo spiritistico, a porsi in una attitudine di
prudente riserbo circa alla natura intima dei fenomeni “ spiritici „ e circa
all’azione ed identificazione delle “ Intelligenze , che vi si rivelerebbero.
Dimodoché a quest’ora nella vecchia fenomenologia medianica si distin¬ guono,
con I’Aksakoff, i fatti soltanto personistici (avveran- tisi nella persona del
medium per processi che noi diremmo fisio-psicopatologici) e quelli animici
(avverantisi fuori della persoua del medio e per una sua facoltà di esteriorare
della vitalità o del “fluido,), dai fatti propriamente spiritici. Questi ultimi
si sogliono ridurre oramai da taluni (ossia dagli scrittori e dagli studiosi
piu austeri e competenti) ad un piccolissimo numero, così da costituirne una
specie di raro succo quintes- senziale di tutto il materiale accumulato in
fretta e con buona fede stupefacente durante il sessantennio 1847-1906.
Sopratutto si buttano oggi a mare le comunicazioni e le in¬ carnazioni dei
Grandi Spiriti, che per lunga pezza vennero a manifestarsi nelle sédute medianiche,
da Socrate a Campa¬ nella, da Alessandro Magno ad Attila, da G. Cesare a Na¬
poleone, da Dante a Vittor Hugo, da Abelardo a Don Cot- tolengo, ecc. Oggi si
pone lo spegnitoio sui messaggi teme¬ rariamente o pazzescamente attribuiti
all’Arcangelo Gabriele, a San Paolo, a Gesù Cristo e a Maria Vergine ; e in
pieno Congresso spiritico, un’autorità non sospetta, il Delannk, riconosce
persino che “ nello spiritismo sono entrati di straforo molti fenomeni dubbii
spettanti alla patologia mentale , (sic : “ C. R. Congr. 1900 p. 70). Guai se
un alienista, come me, avesse osato dir tanto ! Ma gli è pur vero che a
questo lavoro di riedificazione di tutto il corpo dottrinale e tecnico
spiritico prendono parte per ora pochissimi “ spiritisti „ veri: la più parte
degli innovatori si vien formando fra gli studiosi della psicologia
supernormale; ed essi sono guardati con sospetto e con mal celata avversità dai
“ puri ,, dai “ veri spiritisti „ per tema che ricadano nelle braccia
deH'aborrita “ scienza materialistica ,. Ma gli è pur vero che appena sette
anni ci dividono dalle solenni proclamazioni ecumeniche del 1900; ed oggi, se
si riunissero i seguaci dello spiritismo di nuovo a Congresso, la immensa
maggioranza loro respingerebbe la riduzione del davisismo e kardechismo
ufficiali, e obbligherebbe al silenzio i dissi¬ denti, i troppo liberamente
pensanti, come avvenne allora all’ÀLLARD e alla Van Calcar. Nè mi si
obbietti che io dò troppo valore alle delibera¬ zioni di quei Congressi , dove
, essendo in preponderanza i mediocri sui migliori, si è ripetuto il solito
fenomeno della psicologia collettiva di tutte le Assemblee ed Accademie!
ossia si è rimasti attaccati alle consuetudini mentali inve¬ terate, e si è
disconosciuto o finto di non vedere la necessità di un'innovazione, di un
ringiovanimento. Anzitutto, i Con¬ gressi, appunto per ciò , servono a denotare
la condizione statica di qualunque dottrina o sistema rappresenti la “ cor¬
rente predominante di un’epoca o di una scuola E poi, coloro che capitanavano a
Parigi le mosse degli spiritisti erano quei medesimi i cui libri danno il la
alla armonia degli animi fuori delle riunioni ufficiali. Conosco, e mi si
crederà sulla parola, buona porzione della letteratura spiri¬ tica moderna: ho
perduto assai tempo (troppo, a paragone del profitto reale!) per leggere, non
ciò che io nella mia incompetenza spiritologica avrei forse malamente
prescelto, ma ciò che mi veniva indicato da vecchi e fedeli seguaci della
dottrina, da competentissimi cultori del “ neo-spiritismo scientifico „ quale
ammaestramento e guida per una buona iniziazione ai “ misteri dell’invisibile „
o dell’ * ipersensibile». Sono aneddoti personali, ma in questioni come questa
hanno il loro significato. Quando chiesi di essere accolto nel “ Circolo
Minerva „ (psichicista) di Genova per sperimentare e per vedere, il mio esimio
e compianto amico Luigi Arnaldo Vassallo (Gan- dolin) mi porse subito gli
Spirit Teachings di Oxon (pseudo¬ nimo di Stainton-Moses), libro
apprezzatissiino dagli spiritisti che vi trovano a un dipresso quello che i
Cristiani veg¬ gono nelle Epistole di San Paolo. Lo lessi, e ne rimasi
disilluso. Certo c’è da ammirarne la elevazione morale , massime a riguardo
dell’auto-didattica della volontà, e questo si accorda col nobile carattere di
quello scrittore-medium; ma il valore filosofico degli Insegnamenti Spiritici è
nullo : essi paiono, ora un’omelia frammentaria da pastore evangelico, ora una
specie di risciacquatura incolora e incoerente del deismo e spiritualismo
eclettici, come li concepiva un nostro pro¬ fessore liceale d’alcuni anni fa,
alla Cousin o alla Mamiani. Sono un libro di pietà, iusomma, senza alcuna vera
origina¬ lità, e dove nulla si apprende intorno al problema principale che era
allo studio: la dimostrazione sicura, documentata, di una vita dell’ Al di
la. E dopo questa prima prova per me sconfortante, mi sono rivolto
recentemente, per lo stesso motivo, a due o tre “ modernisti „ fra i più noti
cultori dello psichicismo ( alias “ spiritismo scientifico „): dall'uno ho
ricevuto la traduzione italiana del V Enigma umano di Carlo Du Prel ,
dall’altro POVERTÀ DELLO SPIRITISMO CLASSICO 41
quella del Dopo la morte di Leone Dénis. Conoscevo i due libri da un
pezzo : che anzi, col filosofo e misticista tedesco ero in amichevoli relazioni
fino dal 1888 , quand’ egli mi mandò in dono la sua Monistisehe Seelerdehre,
opera di pregio assai maggiore, nonostante certe ingenuità storiche, per la
teoria spiritica dell’aniraa (cosa ignorata, sembra, dai suoi stessi ammiratori
che mai la citano !). L'Enigma umano lo giu¬ dicai quando ne apparve la traduzione
: “ è una disquisizione sulla metafisica dello spirito, ma niente di
psicologico nel vero senso della parola... Il profittare delle naturali man¬
chevolezze della scienza della psiche per formulare teorie sull'ignoto è prova
di poco criterio scientifico „ (“ Riv. di Pii. scient. „ in “ Pensiero Italiano
„ , genn. 1895). L’ho riletto; e chi ritiene le risultanze positive, anche le
più magre, prefe¬ ribili sempre alle lussureggianti e ipotetiche astruserie che
non sono mai suscettibili di dimostrazione alcuna, può giudicare se il Bar. Do
Prel sia stato un “ gran filosofo „ e sopratutto un * solutore dell’enigma „ !
Quanto allo scrittore francese, io ho sempre ammirato la eloquenza e il calore
del suo stile: ma nel contenuto del libro, e fra i continui richiami alla
Divinità, alla teologia, alla giustizia, alla solidarietà, alla virtù, ecc., si
sorte forse dalle rotaie che Allan Kardec gettò e ribadì, più per deviare che
per avviare a sicura mèta lo spiritismo? Anche il Dénis è preso dalla manìa « celtica
„, com’egli stesso ha dichiarato, della sopravvi¬ venza personale : anch’egli
vede nello spiritismo “ una scienza sperimentalo ed una filosofia morale ad un
tempo „ ; e gli domanda, nientemeno, “ un concetto completo del mondo e della
vita „ ; e vuole che ci riveli “ la legge morale „ e ci tracci “ la linea di
condotta „ ; e lo proclama * la sorgente celeste cui vadano a dissetarsi tutti
i sofferenti e gli as¬ setati di verità Troppo, troppo, troppo! Ho allora
cercato al di fuori dello spiritismo classico, consacrato dalla esuberante
produzione emi-secolare: mi sono rivolto alle più fresche sorgenti dello
spiritismo. È innega¬ bile che questo nuovo movimento ha mostrato, fin dai
primi suoi passi, la tendenza a separarsi dalla vecchia e popolare corrente
spiritica, diventando dello “ spiritualismo sperimen¬ tale,, abbandonando le
infide vie aeree dell’astrazione, dove il subbiettivismo si espone tanto
facilmente e quasi istintiva¬ mente alle più pazze scorribande, per
incamminarsi nei più aspri, ma più sicuri viottoli terreni dell’investigazione
obiet¬ tiva. Tutto il lavoro psichicistico inglese, e per suo riflesso anche
quello delle altre contrade, è essenzialmente extra-spiritico,
42 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, l non dico poi
extra-davisiano o extra-kardechiano. Ma pure, nella stessa opera lentamente
preparata e meditata per un ventennio dal Myers, che della nuova direzione è il
più insigne rappresentante; ma pure, nella elaborazione ostenta¬ tamente
induttiva della sua ammirata ipotesi del sublimi¬ nale e della personalità
sopravvivente alla morte corporale, nella sua sistematica “ sinopsi della
facoltà vitale ?, si scorge sempre quel carattere di primitività mistica, di
sentimen¬ talità deistica, di candore etico, che basta a mostrarci ab¬ binato
sempre lo spiritismo-scienza allo spiritismo-religione, la “ ricerca fredda e
serena del fatto „ con la “ aspirazione dell’anima, base di ogni vita morale e
religiosa, verità su¬ blime e fortificante e confortante *• *
* La realtà dei 4 fatti , non è prova della 4 tesi „. È dunque vero
che i libri e i periodici dediti alla causa del neo-spiritualismo non
s’occupano soltanto di * psichi- cismo sperimentale „ , secondo desolerebbero
od esigerebbeio trli oculati studiosi in codesta direzione davvero più 11 plau¬
sibile „, ma coltivano e svolgono ancora, sia francamente e con schiettezza
dichiarata, sia meno esplicitamente e con accor¬ tezza fra le righe, le vere e
proprie dottrine spiritiche ormai cinquantennarie. E perciò, in questo mio
libro, che con¬ tiene molte mie “ Note e impressioni „ di quattro o cinque anni
or sono, non posso ancora prendere in esame la ipotesi-dottrina spiritica in
quello stato di restringimento al quale, con potatura più o meno feroce ,
vorrebbero ri¬ durlo oggi alcuni dei suoi cultori e seguaci per renderlo più
presentabile sotto l’aspetto scientifico. Io sono costretto a considerarlo
tuttora com'esso è realmente, nel suo vasto 'e ipertrofico corpo dottrinale. .
. Ma supponiamo pure, che facendo un arbitraria distinzione fra il sistema
ortodosso, che nonostante l’età è tuttora ar¬ zillo ben costituito e pugnace, e
l’abbozzo eterodosso che appare bambino ancor poco formato e quasi timoroso di
cam¬ minare colle proprie gambe, io considerassi soltanto lo spi¬ ritismo a
scartamento ridotto: — non tocca esso sempre uno degli enigmi fondamentali che
l'umanità si trova dinnanzi da centinaia o migliaia di secoli; voglio dire,
quello della SPIRITISMO K DESTINO DELL TOMO 43
sopravvivenza dopo morte e del possibile ritorno della nostia “ anima „
alla superficie terrestre? , Che se la psicologia scientifica
contemporanea è stata detta, e lo è e lo deve essere, una “ psicologia senz
anima „, ciò non toglie che il problema toccato dallo spiritismo non sia di
primissimo ordine per ogni uomo che pensa e riflette, bi ammetta pure che il
termine “ anima „ rappresenti soltanto un’astrazione verbale, con cui da secoli
) umanità designa il complesso delle sue idee, dei suoi sentimenti, delle sue
ten¬ denze. Checché si dica da coloro che veggono soltanto il lato grottesco
della tecnica spiritica, cioè 1 tavolini parlanti, 1 gabinetti oscuri e le mani
in catena, e con ciò sono tratti, non senza buone ragioni, a giudicare lo
spiritismo pratico come un giuoco innocuo o semi-stupido, rimane lo spiritismo-
dottrina. Ora, il -filosofo, che vi vede impegnata/la formida¬ bile questione
della spiritualità dell’anima; l’uomo religioso, ché vi trova viva e
incrollabilmente ferma la fede m un ritorno di quest’anima dopo la sua
separazione dal colpo, il psicologo, che vi si incontra ad ogni piè sospinto
con un cumulo enorme di fatti riguardanti nuove e misteriose at¬ tività della
psiche; il sociologo, che vi sente espressa la dot¬ trina di un intervento di
queste anime personali ed ultra- terrene nei destini umani, non hanno più il
diritto di lasciar passare la fiumana senza indagare se sia acqua limpida, o
fanwo, o anche acqua eventualmente sudicia e che sia su¬ scettibile di
depurazione. Se v’è del vero , ve lo cerchino, ne lo snucleino e lo dimostrino;
se v’è del falso, lo disco- prano e lo espongano inesorabilmente alla chiara
luce. Suppongasi ora che la dottrina consistente nella soprav¬ vivenza e
"nel ritorno delle anime dei defunti, nostri antenati e contemporanei,
fosse esatta: uscisse cioè dal suo stadio di credenza, e diventasse un
postulato secondo il desiderio deo-li spiritisti. Come non dovremmo occuparcene
noi tutti, che a nostra volta saremmo destinati a dover ritornare sulla terra,
ad accorrere alla chiamata di un qualunque siasi me¬ dium dell’attuale o della
prossima generazione , e anche a compiacentemente far danzare un tavolo o a far
volteggiare per aria una chitarra? Qualche spiritista convinto ha ferina¬ mente
e seriamente annunziato agli amici e compagni di fede che andato all'altro
mondo avrebbe fatto di tutto per manife¬ starsi ai vivi ; e si è non meno
seriamente annunziato che la promessa fu mantenuta. Pare anzi che i casi di
questo ritorno di anime per impegno di parola d’onore comincino a spesseggiare,
massime in America (ciò che non ci deve meravigliare !) : alla medium
Sig.r“ Piper di New-York: si sa¬ rebbero a tutt’oggi manifestati due di questi
reduci volontari dall’ Al di là, il Dott. Giorgio Pelham (pseudonimo di un
defunto cultore di studi psichici!, e il Prof. A. Hodgson, il notissimo
antispiritista e antieusapiano, morto nel die. 1905, e convertitosi negli
ultimi anni di sua vita. Prescindendo dalla prova non ancora sicura della loro
identificazione, e dalle deboli riserve di Hyslop a riguardo del “ ritorno „
del fu Hodgson, prescindendo anche dalle disillusioni avute in Europa per
simili promesse date solennemente dai vivi ma non effettuate dai morti, certo è
che i due eventi spiritici Nord-americani sono di grave importanza, non fosse
per altro almeno per il loro significato e posto fra le credenze dello spirito
nuovo, del neo-idealismo. Io dichiaro sinceramente che questo mio
probabile e pos¬ sibile destino secondo lo spiritismo, non mi lascia freddo.
Potrò sorriderne come di cosa estremamente inverosimile e (uso la dura parola,
ma sono un alienista!) apparentemente paranoica ; potrò considerarla come
un’impossibilità assoluta in un mondo costrutto, a quanto pare, con intenti più
seri, e con un ordinamento meno offensivo per la dignità delle creature viventi
ed animate; potrò trovare che siffatto ritorno forzato attorno ad una tavola
magica, circondata di brave persone che non avrò conosciute in vita e che mi
saranno affatto estranee ed indifferenti, forse antipatiche dopo morte,
costituisce anche per qualunque anima di defunto un’operazione inutile, un
assurdo impiego di forza, un vano consumo di una porzion- cella della sua
esistenza ultraterrena, sia per la sua sorte “ spirituale»,, sia per la sua
compartecipazione alla vita * universale „. Ma alla fin dei conti,
conosco uomini seri, assennati, equilibrati, abilissimi nella loro professione,
logici in tutti i loro pensieri, corretti in tutta la loro condotta, i quali
credono a questa possibilità: veggo che ci crede, fra i tantissimi di molto
minor conto, un Alfredo Rdssel Wallace, veggo che vi hanno anche creduto un
Fecuner. uno Zòllner, un Brofferio, un Myers (parlo di “ spiritismo „ puro, non
di * psichicismo , ) ; e allora mi domando se non valga la pena di
occuparsene ! Non accetterò senza riserva il ritornello caro agli spiritisti,
che lo spiritismo sarà il problema del XX se¬ colo; ma, ad ogni modo, ritengo
che sia venuto per tutti noi “uomini di scienza o di filosofia,, il momento di
pre¬ stargli quell’attenzione che pur si è concessa o si concede ad altre
opinioni meno diffuse e ad altri sistemi di credenze assai meno interessanti
l'umano destino. Ecco perchè l'argomento dello spiritismo mi occupa
adesso tutto, e pur non avendo potuto, per mancanza di propizie occasioni,
esaminarlo direttamente in azione con medi abba¬ stanza potenti e immuni da
sospetto, perchè me ne ero sempre occupato. La mia attenzione era attratta da
ciò che lo spi¬ ritismo-sistema mi sembrava un grande errore mescolato forse a
qualche piccola verità: pertanto a suo riguardo dissi e scrissi parole dure e,
ora lo veggo, poco serene; ma seguivo la corrente scientifica, e d’altronde non
parrai che, avvicina¬ tolo, io debba sostanzialmente mutare di avviso circa al
suo contenuto pseudo-filosofico e circa al suo empirismo per tanti anni
pseudo-scientifico. Tutto al più sono adesso, e mi rico¬ nosco in obbligo di
ampliare la quantità di vero che esso contiene, di comprendere e scusare con
ragioni storiche e psi¬ cologiche la sua grossolanità tecnica, di attenuare 1
aspetto psicopatologico di talune sue manifestazioni, infine di acco¬ starmi
con minore diffidenza al nuovo e più scientificamente accettabile aspetto che
gli hanno dato i rigorosi e vigorosi studi recenti di psicologia anormale e
supernormale. Io non sono così ostinato avversario dello spiritismo, come
mi si vuol far credere o come parrò, forse, dal tono di alcune mie pagine: sono
pronto a riconoscere, da un lato la logicità delle sue origini e del suo
svolgimento rapidis¬ simo nella seconda metà del secolo scorso, dall'altro i
be¬ nefizi morali che innegabilmente esso ha arrecato a due generazioni di
adepti. Anch'io trovo alla fine, con Podmoue, che lo spiritismo, pur non avendo
alcuna profondità filo¬ sofica, pur non concependo neppur da lontano le immense
difficoltà dei problemi dello Spazio e del Tempo, dell’Essere e della
Conoscenza, del Bene e del Male, della V olontà e della Legge, che attacca con
estrema leggerezza e con su¬ perficialità desolante, pur non giungendo
all’altezza di nessuna Teologia o Cosmologia, pur basandosi in grandissima
parte su errori di percezione e su deficienze di ragionamento, rap¬ presenta però
le conclusioni del cosi detto senso comune, corrisponde alle riflessioni
dell’uomo ordinario messo di fronte a certi fatti che gli si manifestano e che
gli chiedono di essere percepiti accolti e creduti tali e quali senza sforzo di
critica, senza psico-analisi del loro determinismo contingen- ziale e causale.
Anch’io veggo bene, che non esigendo dai suoi cultori slanci di imaginazione,
contentandosi della spie¬ gazione più semplice e comoda, anche perchè giacente
da millennii nei bassifondi ereditari della nostra mentalità, sodisfacendo i
bisogni del cuore procreati dai rapporti [ a- Tentali e sociali, lo
Spiritismo dev’essere apparso a migliaia di persone normali e sane come un
ristoro nella agitata crisi odierna delle coscienze, come una tavola di
salvezza nello scombussolio della vecchia Religione e della vecchia Morale. Per
molti lo spiritismo, ritornando alla fonte primordiale di ogni credenza
religiosa, ossia al culto dei morti e degli antenati, è stato la pace
dell’anima e il surrogato della fede perduta: esso ha anche rinsaldato i legami
storico-mentali fra le successive generazioni umane, e intravveduto i legami
cosmo-sociali dell'Umanità col resto dell’Universo. Veggo questi suoi effetti
benefici, e li dichiaro; ciò non mi impedisce di trovarlo indimostrato ed
improbabile. Su questo atteggiamento conciliante verso lo spiritismo non
c’è da farsi illusioni : gli antispiritisti inveterati diranno che cedo alla
nuova corrente o che, invecchiando, capitolo e lascio entrare il nemico in
quella fortezza di positivismo dove da anni fungo da araldo o da corifeo
(secondo la be¬ nevolenza dei miei critici). Gli spiritisti fanatici e intolle¬
ranti, di cui è dovizia nel partito, mi respingeranno, non solo, ma mi
grideranno la croce addosso perchè espongo e non spiego. In compenso mi
contenterò di essere in buona compagnia, per esempio, con Carlo Richet, con
Giuliano Ochorowicz, con G. Maxwell; mi rallegrerò anche di vedere che Crookes
ed Hyslop sentono e scrivono di non avere ancora la prova desiderata, e che
Camillo Flammarion opina adesso e dimostra di non aver trovata nessuna traccia di
“ spi¬ riti di defunti, nei fenomeni “spiritici, . Ammettere, dopo prove
e controprove, la realtà di molti fatti sui quali si fonda lo spiritismo, non è
accoglierne la dottrina : respingere la spiegazione spiritica, non è diminuire
la portata scientifica di quei fatti. Si può prendere una po¬ sizione di mezzo,
e, per quanto l’eclettismo, come dicono gli assolutisti perpetui del prò’ e del
contro, sia una misura da persone prudenti ma indecise , sia una opinione da
animi deboli e senza slancio originale, pure ha in suo favore la storia di
tutte le idee e di tutte le tendenze umane. L’eclet¬ tico non contenterà
probabilmente nessuno, ma sta in pace con la propria coscienza: e questo è lo
stato d’animo al quale vuol giungere l’uomo di scienza, quando ha da un lato
motivi per ammettere i fatti , e dall’altro motivi per respingerne una
determinata spiegazione fondata su non pro¬ vate ipotesi, e artificiosamente
tramutata in dottrina. Durante questi ultimi sei anni sono uscito dalla
fase esclu¬ sivamente teorica delle mie prevenzioni intorno allo
spiritismo, e mi son munito di sufficiente esperienza, passando alla fase
pratica. Dovrei forse studiare ancora; ma veggo che bisogna dire oramai quello
che ne penso. Potrò sbagliarmi, potrò anche col tempo cambiare di idee se i
fatti mi obbli¬ gheranno a cambiarle: ma oggi, come oggi, mi credo in diritto
di avere una opinione, e, avendola, trovo che sono sempre in pieno ed aperto
contrasto con lo Spiri¬ tismo-sistema. Dopo averlo studiato davvicino, le mie
acqui¬ site tendenze antispiritiche, piuttosto che restare affievolite dal
contatto colla Paladino e con altri medi, come qualcuno sperava, si sono invece
rinvigorite, direi quasi rinsaldate incrol¬ labilmente nell’animo mio. Ma pur
avendo combattuto lo spiritismo, in passato, per principio ; pur portando ora
un con¬ tributo di osservazioni psicologiche per dimostrarne la inve¬
rosimiglianza, io non mi rinserro in un recinto fisso di idee, nè mi chiudo in
una opinione cristallizzata che sappia di fede filosofica o di dogma
scientifico: mi propongo di se¬ guitarne lo studio, mi dico anche pronto a
modificare la mia attuale opinione, se mi sarà dimostrato che ho torto e che
attorno alla seggiola della pitonessa Eusapia o di qual¬ chedun’ altra
consimile, si presenteranno proprio dei defunti a me noti, e verranno evocati
proprio quei cari morti, che io solo, senza pericolo di telepatia o di
suggestione mentale tra me ed il medio, potrò identificare. Con ciò dò anche la
dimostrazione della importanza che allo spiritismo-tesi io assegno fra le
credenze umane e fra i reliquati meno lodevoli • del secolo XIX. Non perderei
il mio tempo se non stimassi che la cosa lo merita davvero.
Spiritismo, occultismo e retaggio animìstico. Gli spiritisti non
sono pochi; sono centinaia di migliaia e forse son milioni disseminati bensì in
tutto il mondo, ma uniti da una sola identica fede. Variano, come ho detto, le
loro scuole; variano le loro tendenze, massimamente fra quelli di Francia e di
America, d’Inghilterra e di Germania, d’Italia e di Danimarca ; variano gli
scopi dei singoli gruppi e circoli, ora rivolti a soddisfare soltanto la
curiosità o le deprecazioni degli aderenti, ora invece indirizzati a fare della
propaganda 48 PSICOLOGIA E SPDUTI8MO, I a
favore di date idee filosofiche, religiose e morali. Ma prescindendo dalla
antipatia profondamente scettica che gli spiritisti inglesi e tedeschi, in
generale, hanno per la feno¬ menologia fisica dello spiritismo cui non credono
o di cui te¬ mono, le differenze tra le scuole o i gruppi spiritici riguar¬
dano piuttosto le parti più elevate ed astratte del sistema. Gli uni si
arrestano subito oltrepassata la cerchia del supernor- inale, e si contentano
del “messaggio, o della “comuni¬ cazione,, lasciandoli nella loro indole
frammentaria spesso discorde; gli altri costruiscono nella loro mente un
universo a base di “Spiriti,, di “Entità, e di “ Intelligenze „, ricom¬ pongono
la storia col filo dei fatti spiritici, uniscono l’Occidente
semitico-mediterraneo all'Oriente brahmanico e buddistico, si levano a volo
sulle ali dell’intuizione teosofica. Sotto questo aspetto gli Spiritisti
rappresentano almeno due confessioni principali, lo Spiritismo esclusivo e lo
Spirito-occultismo , divise in numerose sètte. Nei loro Congressi si è operato
un ailvi- einamento, non una fusione; e i loro centocinquanta perio¬ dici sono
di colore diversissimo, talvolta in acerbo, inconci¬ liabile antagonismo.
A questo proposito annunzio tosto (perchè non mi si accusi di ingenerare
confusione) che separerò anch’io dalla genuina caterva spiritica l' ancor sottile
manipolo rappresentato dagli spirito-psicliicisti, dediti quasi soltanto alla
investigazione, prudentissimi e riservatissimi nella elaborazione teorica del
materiale raccolto. Essi costituiscono la scuola dello Spiri¬ tualismo
sperimentale (bella denominazione, ma che nasconde un controsenso); e sono il
ponte di passaggio tra il vecchio spiritismo e la scienza metapsichica. 11
Delanne, il Moutin, il Bonnardot, che rappresentano questa tendenza moder¬
nissima, hanno anche tentato di fondare o hanno fondato a Parigi un “ Istituto
delle scienze psichiche „ analogo a quelli di Ginevra, Lille, Nancy,
Barcellona, Anversa, tutti però, sotto uguale nome, larvatamente e tepidamente
spi¬ ritistici. Io ho dato più su una definizione generica dello spiri¬
tismo. ma per quanto mi sia studiato di rimanere neutrale in mezzo alle diverse
sue scuole o sètte, temo di incontrare la critica di quelle delle quali non
avrò richiamate le particolari dottrine. Così, nella confessione dello
Spiritismo esclusivo vi sono : 1° gli adepti della diffusissima chiesa
Kardecista, so¬ pratutto nei paesi latini e sud-americani, fondata dal Rivail o
Allan-Kardec, capitanata oggi da Lkymarie, Leone DIcnis e Gabriele Delanne in
Francia, dal Tcmmolo e Hofkmann LE DIVERSE SCUOLE DELLO SPIRITISMO
49 in Italia, salvo varianti di non poco momento tra
kardechisti puri, futuristi e “positivisti, (?); essa crede nella reinearna-
zioDc. _ 2° Per contro gli spiritisti della scuola anglo-sas¬ sone,
diretta per lunghi anni dall’ Oxon (= St. Moses), dalla E. Hardinge, da Roueks
Dawson ed E. T. Bennktt, non ac¬ cettano questa credenza, e praticamente, all’
inglese, si con¬ tentano di predicare lo “ spiritualismo morale „, più regola
di condotta nella vita che sistema di cosmologia. Gli Ameri¬ cani e gli Olandesi
sono pure, in grandissima maggioranza, antireincarnazionisti : Ira i primi
furoreggia sempre lo spi¬ ritismo spettacoloso, a base di medianità fisica
piena di risorse inaspettate. . Anche la confessione Spiritoccultistica
ha due propaggini distinte. Queste due altre chiese (uso codesto termine pei'
il loro dogmatismo ben fissato) sono : — 1" la Occulto-cabbalistica, che
mescola lo spiritismo con la cabala ebraica, con la magìa, alchimia,
astrologia, chiromantica, ecc., ece., insomma con tutte le così dette “scienze
aberranti „, le quali vagano senza metodi definiti nel dominio sconfinato
dell'esoterico: essa è in Francia rappresentata oggi specialmente dal dott. En-
causse o “ Papus,; in Germania dalTHuBBLE-SoriLEiDEN e dal IÌoiin ; — 2° la Teosofica,
che pretende derivare dalle anti¬ chissime scuole vedantiche o brahmaniche, ed
ha avuto per Messiade la signora Blawatsky (un medium forse falsario), per
Apostoli I'Olcott e Asme Besant: essa è abbastanza vigorosa anche in Italia,
dove ha circoli a Roma, a Genova, a Milano. I teosofisti Americani si sono però
di recente staccati dagli Europeo-Indiani : inoltre fra i Kabbalisti vi sono
gli Indipendenti e i Cristiani ; e fra i teosofi vi sono pure i Cristiani e i
Buddisti. Alquanto più in disparte, tra la massa pluricolore dello
spiritoccultismo, stanno: — 1" gli Illuministi, che seguono an¬ cora le
orme del visionario Swedenboro, negano la reincar¬ nazione, e in America
continuano perfino la sua sètta della * Nuova Gerusalemme „ ; — 2° i
Martinisti, discendenti da quel vanitoso Saint-Maktin che al principio del
secolo scorso si annunziò per il “ Robinson della Spiritualità , ; 8*
fors’anche i risuscitati Rosa feroce franco-germanici, che sulle orme del
Guaita rimettono in onore la tramutazione dei metalli e la magìa bianca; — 4° e
ultimi, venuti da poco, gli Ermetisti o Iperchimici o Rosa- Alchemici,
capitanati dal francese Joluvet-Castelot, e rimbaldanziti dalle scoperte dei
raggi X, del radio e dell’elio, non che dalla scompo¬ sizione dell’atomo in
elettroni. Mousk:,li, I'sicoloijia c spiritismo.
4 50 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I
Parallela alla grande corrente spiritica, e con lei confluente in più
punti, v’è pur la vecchia ed oggi un po’ ringiovanita corrente del
Mesmero-magnetismo continuata con tenacia da Durville, Mangin, De' Cuampville,
Rouxel in Francia, da Diaz in Spagna, da De Nakkiewicz in Russia, da Babbitt in
America. I magnetisti hanno portato or ora allo spiri¬ tismo decadente un buon
rinforzo con le loro ipotesi delle emissioni tìuidiche e delle ondulazioni
dinamiche. Metto per ultimi in un gruppo distinto quegli studiosi più
rigidi che, senza far mostra di fede nello spiritismo dogmatico, ne accolgono
la dottrina della sopravvivenza e dell’intervento dei defunti fra i vivi, ma
piuttosto che su concetti filosofici o religiosi si basano in prevalenza su
deduzioni da dati ob¬ biettivi e su argomentazioni fisio-psicologiche,
collegando in tal modo lo spiritismo alla metapsichica. Alludo al più celebre
di tutti, all’inglese Federico Myebs, imitato sotto molti riguardi dai francesi
conte De Rooiias e Dott. E. Gyel, dall’americano Hyslop e dai nostri P.
Yisani-Soozzi, E. Boz- zano ed A. Mabzorati, i tre rappresentanti dei gruppi
più autorevoli e dotti fra gli spiritisti Italiani. Ma vi è un cemento
che collega tutti questi gruppi e indi¬ vidui: esso consta di una credenza
fondamentale e di un rituale conforme. Il rituale consiste sempre nello
sfruttare la patologia del sistema nervoso dei così detti “ medi * : purtroppo
anche nello spiritualismo sperimentale più arieg- giante a scienza positiva, la
tecnica è prefissata e sta alle soglie delle Cliniche neuro-psichiatriche, e
talvolta anche del Manicomio. La credenza, l’ho detto, è sopratutto quella che
gli uomini (la cosa resta dubbia per gli animali) ab¬ biano uno spirito che
sopravvive alla morte del corpo, e che può tornare a comparire sulla terra in
forma tangibile, vi¬ sibile ed udibile per comunicare coi vivi. Questa credenza
(per quanto eufemismo ci si voglia mettere a definirla e a denominarla) altro
non è se non una forma di sopravvi¬ venza mentale; vi si trova riprodotto e non
migliorato l’antichissimo animismo dei nostri antenati, conservatosi attra¬
verso i tempi nei miti, nelle fiabe, nelle leggende, nelle re¬ ligioni, e
passato sotto forma men grossolana nelle filosofie dualistiche e
spiritualistiche. Nello spiritismo la credenza animistica (non facciamo
equi¬ voci sui nomi, come si fa dall’AKSAKOFF in poi) risuscita nella sua forma
primordiale. So che questa mia asserzione mette in collera qualche spiritista,
che non vorrebbe sentirsi rammentare le analogie fra le sue dottrine predilette
e le SPIRITISMO EH ANIMISMO PRIMITIVO 51
credenze dell’uomo preistorico e precivile; ma tant’è: i dogmi spiritici
della “ disincarnazione „ e “ reincarnazione , sono una metamorfosi puramente
verbale dei miti selvaggi delle anime ritornanti attorno alle tombe, o della
possessione dei vivi per opera di mali spiriti. Il “ perispirito „ di Allan-
Kardeo è l’ombra di cui parlavano a loro tempo Omero e Virgilio ; e non sono io
che lo dico : sono i trattati e le storie apologetiche dello spiritismo che ce
lo insegnano ; sono i sociologi e mitografi. gli storici e i filosofi del
pensiero religioso che ce lo dimostrano. Pei primi basterà svolgere le pagine
dedicate dal Conte Cesare Baudi di Vesme a rin¬ tracciare le origini e a
ritessere le fila della credenza spi¬ ritica traverso i tempi, fino in Egitto
India e Mesopotamia; oppure quelle più recenti dell’ Elbe sulla saggezza degli
antichi in fatto di vita ultraterrena. Pei secondi mi ap¬ pello ai classici
dell’etnografia, al Waitz ( Anthropologie dar NaturvSlker, ’58), al Tylor (
Primitive Culture, ’7 1), oppure ai mitografi più recenti, ad Andrea Lang, a R.
de la Gra.s- serie. Quest’ultimo, classificando le religioni, ha messo lo
spiritismo accanto all'animismo, nel punto in cui convergono le due grandi
correnti di pensiero religioso primitivo , tra la subiettiva e la obiettiva (
De* religiom comparènti au paini de vite sociologique, ’79, p. 172). L’altro
scrive: ‘ La scienza e la magia dei selvaggi riposano in parte sulla
credenza che il mondo è popolato da * un coro invisibile o, per lo meno, da un
coro che non è visibile se non a persone dotate di particolari virtù o facoltà,
gli stregoni e gli indo¬ vini [corrispondono alle pitonesse degli antichi, ai ‘
medium , degli odierni]... Il Tylor, seguendo Omero e Lucrezio, fa deri¬ vare
la credenza agli spiriti dalla interpretazione che gli uo¬ mini primitivi si
sono dovuto creare per i sogni, per i deliquii, per le visioni procurate da
narcotici, per la morte, e per tutti gli altri fatti che possono suggerire
Tipotesi di una vita separata dal corpo- È giusto aggiungere che la categoria
ili fatti sulla quale si sono portate le indagini della Society for psgchical
Ite¬ ne trek, — per es. Tapparizione delle persone al momento della loro morte
in luoghi lontani da quello in cui esse erano realmente, i rumori e le visioni
delle case infestate da spiriti, — è ben conosciuta dai selvaggi .. È naturale
che codesti soggetti oscuri, che limino arrestata l’attenzione e la riflessione
di tanti uomini colti e civili, abbiano agito fortemente sulla credula imagi-
nazione dei primitivi, ed abbiano originata o anche confermata la credenza che
la vita pub persistere e manifestarsi dopo la morte del corpo. Alcuni esempii
di storie di fantasmi o spettri raccolte fra i selvaggi hanno una sorpri udente
rassomiglianza 52 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1
coi fatti sui quali si esercita l'attività indagatrice della ‘ So¬ cietà
per gli studi psichici , ( Myth . ritual ami Reìiyion, 1887, trad. frane- '96,
pag. 98'. 10 non voglio scrivere un libro di erudizione, ciò che mi
sarebbe abbastanza facile in questo campo di studi al quale da anni dedico gli
intervalli liberi del mio tempo: ma vale la pena di citare, fra le centinaia di
esempi, questi quattro significantissimi. TI primo concerne gli
Australiani, ossia dei selvaggi veri. Le tribù degli Acunta, nell’Australia
Centrale, credono che in una specie di paese delle fate risiedano degli spiriti
puri individuali, chiamati iruntarinia, che possono entrare in relazione coll’
nomo vivente, dargli poteri eccezionali, farne nn mago, e istruirlo sul culto:
essi possono anche rapire il suo doppio detto arumburinga , che è una specie di
perispirito, (veggasi in : Spender e Gillen F., Nat ice tribes of Central
Australia, '99, cap. XV). 11 secondo esempio è tratto dalla civiltà
classica. 1 Greci pen¬ savano che in ogni uomo superiore — quelli di basso
grado, morivano in loto, come taluni spiritisti odierni credono che avvenga
degli uomini dal cervello ottuso e dalla coscienza non evoluta! — l'ombra o
e'tòuAov sopravviveva alla disso¬ luzione del suo inviluppo corporeo e si
portava sola nel “Hades,: e colà essa era perciò una semplice apparenza, che riproduceva
la forma del corpo del vivo e si supponeva costituita da una materia assai più
sottile e delicata (cfr. Gbcppe, Grierhische Mythologie , 1908). Il terzo
riguarda i Cinesi, che possiamo dire dei barbari, ma che possiedono un
completissimo insieme di credenze intorno all’anima umana. Quest’anima è, per
certi riguardi, identica all’ ombra, è mobile e non necessariamente attaccata
al corpo: essa va in pellegrinaggio durante i sogni, i deliqui, il coma e la
catalessi ; alla morte se ne parte definitivamente, ma prima, in certi casi,
può separarsi in via provvisoria dal corpo: anzi, vi sono uomini che hanno il
potere di in¬ viarla fuori di sè stessi (cfr. Ghoot, Religious System of China,
voi. IV: The love in pkilosophy and folk-conception, 1901). Il quarto ed
ultimo esempio spetta alla psicologia delle classi inferiori dei popoli
inciviliti. Potrei indicare le superstizioni animistiche dei campagnuoli
Italiani, ma preferisco citare quelle dei fieri montanari Scozzesi, degli “
highlanders secondo i qnali l’uomo è provvisto di più sorta di spiriti visibili
soltanto a individui dotati, per momenti o costante- SPIRITISMO ED
ANIMISMO 53 mente, di una seconda vista. Un primo
“doppio,, distinto dalla sua anima, appare a insaputa dell’uomo là dove egli
deve passare : è l' imagine del suo essere futuro ; ed ecco la pre¬ monizione.
Un altro appare al veggente quando è in punto di morte; ed ecco le
allucinazioni veridiche. Un terzo doppio compare ancora quando egli desidera o
fortemente pensa di essere ed agire; ed ecco la volontà scliopenhaueriana, 1'“
io intimo e profondo , dei neo-idealisti e dei bergsoniani, che si realizza in
forma di fantasma. Tutti questi doppi agiscono diversamente: gli uni hanno
gesti propri, ma ve ne sono di quelli che ripetono i gesti del veggente, a un
dipresso come “ John King „ di Eusapia eseguisce gli spostamenti dei mobili
indicati dalle di lei contrazioni muscolari. Inoltre i veggenti , che gli
spiritisti chiamerebbero medi, hanno molta dimestichezza con una folla di spettri
provenienti dall’altro mondo! (cfr. J. G. Camciiell, W'itcraft a. second .-tight in thè Highlands and
Scoti and, '902 1. Non
si possono negare, dunque, le sorprendenti analogie tra le credenze animistiche
e le dottrine spiritiche. Vi è di più: lo spiritismo-sistema o religione, ciò
che si equivale, predica il ritorno aH’evemerismo primitivo, al culto degli
antenati. Al Congresso dell’900 il Bktim, che non era il più fanatico dei
presenti, esclamava: ‘Quale spettacolo bellissimo presenterebbe la
vera famiglia spiritista, in cui il padre e la madre, i tigli e gli amici, si
riunissero tutte le sere, all'ora della preghiera, per invocare gli antenati
defunti, gli amici disincarnati e le guide fami¬ gliar!! S'avrebbe allora la
vera religione, il vero culto,. (* C. R. Vongr. „ p. 417). Lo
spiritualismo classico, filosofico o teologico, ammette due soli principi
nell’uomo: la materia o corpo, lo spirito o anima; ma bisogna riconoscere che
ci lascia incerti sul suo concetto intorno alla vita. Il neo-vitalismo propende
a ritornare al¬ l’idea o ipotesi di una forza vitale diversa dalle forze
fisico¬ chimiche: e allora, se gli spiritualisti fossero coerenti, do¬ vrebbero
considerare l’uomo un misto di tre cose differenti: il Corpo, la Vita, lo
Spirito. Sotto questo aspetto lo Spi¬ ritismo offre maggiore coerenza dello
spiritualismo: salvo le varietà di scuole, chiesuole o circoli, e tenendo conto
della fonila sotto la quale ci è presentato oggidì dai suoi più stimati
teorizzatori (peres., dal Dfijtis, dal Gyki., dal Du Prel, dal Mybbs,
dalPEscAUssE . ), esso ammette per l’ap- 54 PSICOLOGIA
K SPIRITISMO, I punto, come ho detto, tre elementi: Corpo,
Perispirito, Anima : il primo, costituito di materia grossolana; il secondo, di
materia sottilizzata, che sembra essere una sola cosa con il * fluido vitale il
terzo, lui soltanto!, spirituale. Nel così detto spiritismo evolutivo, tutti e
tre questi elementi sarebbero in evoluzione progressiva : il corpo od
organismo, secondo le leggi latnarckiane e darwiniane; il perispirito, mediante
la composizione della quintessenza degli elementi naturali combinatisi nelle
incarnazioni anteriori dell’individuo, quin¬ tessenza tanto più sottile o meno
materiale quanto più elevato è l’essere; l'anima, mediante l’accumulnrsi dei
ricordi delle personalità anteriori, la trasmissione ereditaria degli acquisti
fatti dai progenitori, e lo sviluppo personale cre¬ scente della coscienza e
della libertà morale. A proposito dell’anima c’è un po’ di confusione
ingene¬ rata dall’ infelicissima idea dell'AiiSAKOFF, di chiamare ani¬ mismo l’
insieme dei fenomeni (medianici) che si effettuano fuori dei limiti del corpo dei
medi per esteriorazione del loro potere o “fluido animico Il differenziamento
dei fe¬ nomeni personistici, ossia subbiettivi nel medium e negli astanti,
dagli animistici, che io direi elettivi, e dagli spiritici, che sono i soli e
pochi, anche per I'Aksakoff, da attribuirsi a) l’intervento degli spiriti,
denota certo un sano criterio nel ce¬ lebre scrittore russo, ed è stato
utilissimo alla causa dello spiritismo scientifico, buttando a mare tutte le
impurità ed im¬ pudenze ed ingenuità onde era costituita la massima parte del
suo bagaglio. Ma il termine “ animismo „ aveva da molto tempo un altro
significato in storia della filosofia, in etno¬ grafia ed in autografia
comparata. Erano animisti i .Tonii, i Pi¬ tagorici, gli Eleati, gli Ilozoisti,
i Panteisti, nonché Platone, Aristotele e Galeno, nonché gli Stoici e i
Neo-platonici, e gli stessi scolastici. Furono animisti i nostri grandi
filosofi della Rinascenza, L. Tomeo, Pomponazzo, Patrizi, Bruno ; e poi molti
medici e filosofi dal ’500 al '700, Paracelso, Fludd, Van Hélmont, Staul; e più
vicino a noi si sono pronun¬ ciati per l’animisino il Réoahier e lo Chauffard;
e in mezzo a noi fanno del neo-animismo scientifico il BrNGE, il Rind- fleisch,
fors’anco il Reinke e I’IIeidesjiain. Si conosce poi l’animismo dei popoli
primitivi e selvaggi (Tylor), e v'è tutta una collana di nozioni mitografiche
relativa alla credenza nelle anime dei morti separate dal corpo e mal distinte
dalle divinità inferiori e dagli altri esseri spirituali di natura non umana.
Il termine era, dunque, consacrato dall'uso per altri concetti filosofici e
storici e mitici; mal fece I’Aksakoff a SPIRITISMO E
SUBCOSCIENTE 55 deviarlo dal suo significato,
profittando del fatto che certi inesmeristi avevano detto “ animico » il fluido
magnetico od c, dico, radiante dal corpo dei loro soggetti. Intendiamoci
bene, pertanto. Questi “Invisibili,, quelle “ Entità intelligenti ed occulte „
che vengono evocate nelle sedute dei medi, la Eusapia compresa, e che ci si
manifestano con fenomeni di due specie, intellettuali e fisici, sono per .di
spiritisti puri (a parte certi spirito-occultisti) “le anime dei defunti „,
sono la “ parte spirituale degli uomini che si sono disincarnati,, provvista
però, a quanto pare, di un involucro materiale sottilissimo, che è il “
perispirito ,. Ora, siccome sarebbe il “ perispirito , dei medi quello che
progettandosi pro¬ durrebbe od eseguirebbe i fenomeni animistici di Aksakokf,
così per essere coerenti e chiari (due doti non frequenti fra i teorizzatori
dello spiritismo) si dovrebbe dare al perispirito il nome, non più di “ anima ,
in genere, ma di “ corpo ani¬ mico , o anche di “ anima finidica od odica , di
natura materiale, per distinguerla dall’ “ anima spirituale,, dallo “ spirito,
propriamente detto, dotato di coscienza e di volontà. Ma anche
quest’anima non è tutta cosciente, nè libera : ve n’è una parte importantissima
che rimane al di sotto della soglia o limen della coscienza, ed è pertanto
subcosciente o subliminale (Mvebs). Essa opera sopratutto per automatismo, ed è
di gran lunga più estesa e potente della parte superiore o coscienza; essa è
quella che si rende palese in molti stati pato¬ logici, nei sogni, nel genio,
nell’ estasi, nell’ipnosi, nello stato magnetico, e in tutta la categoria di
fatti psichici trascendenti i confini e la legge della fisiologia e psicologia
normali. Orbene, pare (ma non è chiarito) che gli spiritisti ammettano in
questa coscienza subliminale o "subcosciente il potere di proiettare fuori
dell’uomo vivente il suo perispirito: quando essa me¬ desima se ne riveste, dà
origine agli sdoppiamenti della per¬ sonalità; quando lo cede agli “spiriti,
dei “disincarnati, che corrono ad impossessarsene, loro fornisce il mezzo di
agire meccanicamente e di rendersi visibili, luttavia non si sa come avvenga la
separazione tra il superliminale e il subli¬ minale : si direbbe che gli
psichicisti, inebriandosi del loro verbalismo, separino in sostanzialità ed in
potere le due “ coscienze , e concepiscano due emi-anime addossate 1 una all'altra
come due fratelli Siamesi, o sottostanti come uno strato d’acqua ad uno di
olio, ma disgiungibili per lo mezzo o per traverso, e suscettibili di diventare
estranee fra loro. Essi non si accorgono che la “coscienza, non è un entità da
tagliare in due metà o parti, ma una qualità , di de- 56
PSICOLOGIA K SPIRITISMO, I terminati fenomeni, la quale va
per gradazioni insensibilmente sfumate da un maximum ad un minimum di
chiarezza: le parole * soglia e sottosoglia “ coscienza superiore e co¬ scienza
inferiore „ hanno appena un valore metaforico: non sono sostanze, ma nomi
sostantivi !! Insistere ora su queste dottrine è un fuori di luogo. Noi
dobbiamo piuttosto domandarci se, di fronte ad esse, la scienza odierna
psicologica non abbia una via sua propria da se¬ guire, meno fantastica e più
solida, meno ipotetica e più empirica; una via, dove non si incontrino antichi
ruderi di miti, e vecchi frammenti di concetti mistico-filosofici; una via
materiata e costeggiata da fatti positivi di osservazione e di esperimentazione,
che ci conduca ad una mèta, sia pure provvisoria, giacché la scienza sa di non
essere in grado di darci 1 Assoluto, ina per lo meno tanto sicura, proporziona¬
tamente ai mezzi di conoscenza di cui disponiamo, da con¬ cedere un po di
riposo e di calma a noi affaticati da secoli e secoli di escursioni e
capitomboli nei domini tenebrosi dell Occulto e dell Invisibile. Orbene: da
alcuni anni si può dare una risposta affermativa e consolante a quella
domanda. Ma qui, a meglio comprendere le cose, bisogna rifarsi molto
addietro nella storia delle dottrine vitalistiehe e spiritua¬ listiche : i
lettori impazienti saltino pure queste poche pagine di storia filosofica.
Alle fonti della pneumatologia. L'esistenza di un * perispirito „ è
il cardine dell' ipotes spiritica: quest’anima semimateriale, senza di cui
rimar¬ rebbe incomprensibile il presupposto ufficio intermediario dei “medi,,
trova le sue origini nell’antica e vecchia pneu¬ matologia. Non mai ha
dominato, u riguardo della natura dell’uomo, e sopratutto a riguardo delle sue
funzioni mentali, un dua¬ lismo puro e assoluto : voglio dire che mai, anche
nei più bei tempi dello spiritualismo classico, da Platone a Tom¬ maso
d'Aquino,da Descartes a Cousin, da Kant agli odierni pnrallelisti „ e meglio
ancora agli odiernissimi neo-vitalisti e neo-idealisti, mai 1 uomo fu concepito
come un doppio semplice, risultante dall unione di un corpo con un 'anima
(della CORPI», VITA E SPIRITO i>7 “
Materia , con lo “ Spirito , ) : sempre tra questi due ter¬ mini opposti, lo
volessero o no i filosofi dualisti, se n'e intromesso in maniera più o meno
aperta un terzo, e questo terzo è rappresentato dalla Vita. Nell’uomo i
dualisti più esclusivi non hanno mai saputo nè potuto assimilare i fenomeni “ psichici
„ veri, il sentimento l’idea e la volontà, ai fenomeni “vitali,, alle attività
meno elevate dell'organismo; in quanto che, dando all’anima l’attri¬ buzione
generica di rendere attivo e di “ far vivere „ il corpo, sia nelle sue singole
parti, sia quale complesso armonizzato di parti, bisognava necessariamente dare
un’anima non dissimile anche agli organismi inferiori e perfino a quelli
costituiti da un solo elemento monocellulare. Se l’anima era nell’uomo inca¬
ricata. non solo di sentire pensare e volere, ma anche di nutrire respirare
crescere e riprodurre il suo corpo, come non avrebbe dovuto godere le stesse
attribuzioni o facoltà anche nel bruto, e giù giù, scendendo a gradi tutta la
scala ininterrotta degli esseri viventi, anche nell’insetto, nell’in- fusorio e
nell’ameba? E da questi estremi gradini della serie animale, come non passare,
senza disgiunzione arbitraria, alla serie vegetale ? In altri termini, la Vita
era essa la Mente ? Il problema formidabile si è imposto da secoli alla
meta¬ fisica ed alla psicologia, ma non ebbe mai una soluzione decisa. Credo
anzi che moltissimi biologi e psicologi non se lo siano mai posti, 0, se lo
hanno intravvisto, se ne siano pru¬ dentemente scostati. Sono specialmente gli
spiritualisti dua¬ listi che bau cercato di eluderlo: essi sono stati costretti
a trovare un compromesso miope, distinguendo la Mente, prodotto di un’“ entità
spirituale „, dalla Vita, prodotto di un’ “ attività vitale „. Evidentemente
non si voleva ricono¬ scere che, se l’organismo era capace in sè e per sè di
dare i fenomeni “vitali „, poteva ben essere in grado di dare anche i fenomeni
“ psichici „. Più coerenti sono stati perciò gli spiritualisti unitari o
idealisti del tipo di Berkeley: almeno essi hanno proclamata l’esistenza di
sole sostanze spirituali, riducendo tutto allo spirito, negando la materia ; e
così sono arrivati a quel semi-delirio paranoico che è il solipsismo (
l’esistenza di una sola coscienza che cren il mondo e tutti gli esseri, quella
del “ pensatore „ ; la non esistenza del corpo e di tutte le altre coscienze
come cose reali!! — ). _ Ma tutte le scuole dualistiche, dette
impropriamente spi¬ ritualistiche, sono state incoerentissime: l’Uomo, come
esse ce lo descrivono o come se lo raffigurano, non è già una dualità, ossia un
composto di Corpo -j- Anima, ma una trinità, ossia un composto di Corpo -f
Vita -f Spirito. In tal modo, però, esse han simulato di non accorgersi cbe
sono tre le correnti da mandare avanti senza contraddizioni : Organicismo
(materialismo) -+- Vitalismo + Spiritualismo. È difatti in ogni tempo la
filosofia ortodossa ha separato i fenomeni “ vitali per un lato dai “ materiali
„ o fisico¬ chimici, per 1 altro dai “ mentali „ o psichici. L’imbarazzo di
illuminarci su una siffatta separazione non é stato meno grande eli quello
incontrato dagli stessi filosofi per dimo¬ strare l’indipendenza dei fenomeni
psichici dagli organici! I più astuti, pui' non volendo unificarli, hanno
finito collo scoprire le teorie anodine del “parallelismo fisio-psichico „ e
dell ‘‘interazione o azione reciproca tra fisico e psichico „, che naturalmente
lasciano le cose come le trovano e sono appena un contentino per le coscienze
timorate cui fa paura il dubbio di passare per “materialisti „. I più logici,
invece, dovrebbero accostarsi, senza tante fisime, allo spiritismo, come avea
finito col fare Angelo Brofferio : lo spiritismo, infatti, col suo “
perispirito „ , sostiene la composizione trina dell uomo, laddove l’occultismo
è giunto anche alla penta — ed all epta-essenza ! ossia ai cinque o sei
elementi. E assai difficile orientarsi in mezzo alla moltitudine di
queste ipotesi, congetture e denominazioni filosofiche; e, in particolar modo,
è arduo voler raggruppare attraverso i se¬ coli le fila delle dottrine
esplicative intorno alla natura del- 1 anima e ai suoi rapporti coll’organismo.
Ma con un po’ di sforzo sintetico, si riesce a capire che i maggiori fra i
filosofi idealisti dell'antichità, messisi in antagonismo con la grande
corrente monistica creata da Eraclito, Parmenide, Empedocle, Anassagora e
Democrito, e non sapendo come trarsi di impaccio, avevano finito coll’am
mettere la pluralità delle “ anime „ : e in ciò erano più onesti (la parola è
dura, ma risponde proprio al mio pensiero) di certi spiritualisti-idealisti
odierni. Platone, ad esempio, suppose l’esistenza in noi di tre anime: una
pensante, il vo0<;, avente sede nella testa; una sensitiva, il Ouuót;,
siedente nel petto e specialmente nel cuore; ed una appetitiva,
l’òmòtiu'iTixóv, mal definita e mal denominata, localizzata nel ventre, al di
sotto del dia¬ framma : In prima sola, di origine divina ed immortale ; le
altre due, di bassa estrazione e mortali. È supponibile (per non abbassare di
troppo la posizione filosofica del “ divino , Platone!) che questa trinità
animistica fosse soltanto meta¬ forica; ma le metafore hanno purtroppo nella
storia del sapere umano un’influenza funesta : dal gregge innumerevole
fonti della, fnedmàtologia 59 dei seguaci di una
dottrina o di una scuola sono prese come verità, come rappresentazioni della
realtà. Ed ecco perchè il pluralismo psichico platoniano non è scomparso quasi
più dalla filosofia dello spirito: esso è durato per secoli; esso nei tempi
antichi ha dominato nomini di mas¬ sima genialità come Aristotele e Ippocrate,
e nel medio¬ evo gli scolastici, compreso Tommaso d’ Aquino; ed esso si trova
ancora sotto le vesti malcucite del “ neo-spiritua¬ lismo ,, intendo dire dello
spiritismo ! Vale la pena, talvolta, di rimontare alle origini.
Aristotele mutò, tuttavia, alquanto il concetto delle tre anime: lasciò
sussistere l’ anima pensante o noetica, quindi unì insieme le altre due, la
sensitiva e la motrice (nella quale esiste il desiderio o appetito), e ne fece
V anima animale-, ma, da grande naturalista qual’era ancor più che grande
filosofo, vide che le funzioni di nutrizione crescenza e ripro¬ duzione,
possedute anche dalle piante, non erano ascrivibili iille due anime precedenti,
e ne ammise una terza, V anima regetatii-a. La scala era cbsi stabilita: 1° i
corpi materiali senz’anima (individuale); 2° gli esseri viventi vegetali, con
un corpo ed una sola anima; 8“ gli esseri viventi animali, con un corpo e due
anime : 4° l’essere umano, con un corpo e tre anime, ciò che costituiva una
quaderna e non più una terna! Lo strano si è che quarant’anni or sono, sotto la
designazione vaga di * cause „ e in aggiunta alla gravitazione regolante i
fenomeni di moto kepleriano (astri e sistema solare), un antropologo insigne,
Ariti, de Quatrbfages, pretese risuscitare le tre anime aristoteliche per
distinguere i regni naturali, cosicché l’uomo sarebbe stato il prodotto di
cinque cause : gravitazione, eterodinamia (forze fisico-chimiche), vita, anima
animale, anima umana o razionale (Rapport sur V An- ihropologie, 1867; L’Espèce
humaine, 1875). La Scuola di Alessandria, per merito di Ekasistrato e di
fiero di Efeso, semplificò alquanto le cose: riunì l’anima vegetale alla
animale, e ne fece il “ pneurna vitale „ , met¬ tendogli al di sopra il “
pneurna psichico La Scuola di Per¬ gamo, con Galeno alla testa, senza grandi
esitanze ed incer¬ tezze ritenne e consolidò la “ pneumatologia „ (questo nome
è ricomparso con De Mirville negli inizi dello spiritismo): se non che, parve
che Galeno volesse assimilare il pneurna psichico alla sostanza dell’anima
intelligente; ma non scor¬ gendo il mezzo di collegare piante ed animali in un
solo impero dei viventi, ei ritornò a disgiungere gli “ spiriti vitali , di
natura più bassa (la vita vegetativa) da quelli “ animali „ di costituzione
più raffinata (la vita di relazione). Orbene: sono questi galenici “ spiriti
animali , che, — una volta imaginati per ispiegarsi le attività non ancora
psichiche o spirituali, e non più semplicemente vegetative od organiche
dell’uomo, — hanno attraversato il medio-evo senza alcun mutamento essenziale,
e dalla medicina si sono imposti alla filosofia per più secoli : sono anche i
imOnct che si ribattezzano col ter¬ mine di peri-spirito. L’Aquinate e
gli scolastici li accolsero nella loro sbiadita e involuta psicologia; e i
medici-filosofi del Rinascimento li adoperarono per chiarire (?) le funzioni di
innervazione: secondo l’espressione di Varolio (1572), gR “ spiriti animali „
avevano “ l’ufficio di presiedere alle operazioni superiori del cervello „ . Ma
erano “spiriti, in realtà molto materiali, cosicché hanno proprio i caratteri
del “ perispirito , dello spiritismo odierno; per esempio, Gl v i»k Chauliac
nel 1663 li faceva derivare da una “ distillazione degli inferiori spiriti
vitali traverso la rete mirabile dei tessuti,. E codesta loro materialità fu
mantenuta nella metafisica dello spirito dal grande instauratore del pensiero
moderno, dal Cartesio. Si è detto che Renato Descartes (i cui scritti
memorabili vanno dal 1637 al 1667, compresi quelli postumi), negasse l'anima ai
bruti, qualificandoli per meccanismi automatici senz’anima; ma la cosa va
intesa in un senso più riguar¬ doso per la gloria della psicologia cartesiana.
Ai bruti egli accordava almeno gli “ spiriti animali , che già trovava nella
medicina del suo tempo; salvo che in luogo di figu¬ rarseli spirituali come 1’
“ anima razionale „ da lui collocata nella ghiandola pineale a mo’ di un ragno
nel bel mezzo della sua tela, li pensava materialisticamente Nel suo pensiero
erano “ spiriti „ diversi solo dai “ vitali , per una maggiore finezza; erano
un qualche cosa di assai più fino dell’aria, una specie di “ vento sottilissimo
,, o, piuttosto, una fiamma vivacissima e purissima. Questa “fiamma,, spinta
dal calore del cuore (centro della vitalità o degli “ spiriti vitali „ i,
possedeva una velocità estrema, e, arrivata alla testa, si spandeva pei
ventricoli del cervello, penetrava nei pori della sua sostanza, ne sortiva pei
nervi e si rendeva ai muscoli, causando non soltanto le azioni naturali (le
organiche infe¬ riori), ma pur le “ animali , Ile sensibili, le motrici, la
memoria, l’imaginazione, la ragione). Come poi Descartes concepisse i
rapporti di questi “ spi¬ riti animali , con la sua anima razionale e
unificatrice di tutte le attività escogitanti, non è dato a nessuno di
capire; GLI “ SPIRITI ANIMALI „ 61 10 mi ci
sono scervellato indarno ! Non tatti gli storici della filosofia dello spirito
sanno che una distinzione ben netta fra uvèuMa materiale e anima immateriale si
è formata len¬ tissimamente: nè Descartes, nè Spinoza, nè Leibniz ave¬ vano
un'idea precisa sui rapporti fra l’attività mentale e il cervello. Ad ogni
modo, gli spiriti animali, rinvigoriti dalla adesione di Descartes e sempre
concepiti materialistica¬ mente, per es. da G. Borelli e dall’HoFFMANN,
durarono ancora per molto tempo. Non valse che il Virdssbns (1684) pretendesse
spiritualizzarli, vedendo in essi * una sostanza immateriale sottilissima,
volatilissima,, offrente i caratteri della materia eterea (il principio astrale
degli occulto-spiritisti nostri): chè in quel tempo stesso A. Mayovv (1681) li
diceva bensì * sottili, agili ed elastici „, ma, da coerente chimiatre,
11 assimilava allo “ spirito nitro-aereo „ esistente nell’aria; il che preludeva
nientemeno alla scoperta dell’ossigeno fatta cent’anni dopo dal Lavoisier. Dirò
di più: la definizione del Mayow era anche un preludio di quelle del
perispirito avanzate adesso in senso chimico, quando lo si imagina affine o
riducibile al radio ed all’elio. Gli spiriti animali, così materializzati
e sempre più de¬ tronizzati dalle loro alte funzioni, sono scomparsi a poco a
poco dalla scienza, in principio sconfitti dall' “ animismo „ ultra
spiritualistico dello Staul (1707), malamente risuscitato trentanni fa dallo
Chauffard(1878), in seguito sostituiti dalle dottrine fluidistiche vissute fino
in pieno sec. XIX. Però non è dubbio, per chi studii la storia dei concetti
filosofici e me¬ dici intorno alla vita, che il “ fluido vitale , dei biologi
vita¬ listi ad oltranza, questa entità iiuaginaria collocata al posto delle
antiche personificazioni mitologiche, non fosse una sola e medesima cosa cogli
“ spiriti vitali , di Galeno e del medio-evo ; come è evidente che il “ fluido
nervoso ,, rimesso in onore anche recentissimamente sotto il nome di “ forza
neurica radiante „ e simili, si risolve psico-geneticamente negli “ spiriti
animali . di cui ho parlato. Purtroppo, si deve ri¬ conoscere che Inscienza
rifà soventi volte lo stesso cammino, illudendosi di mutare i proprii concetti
quando muta i nomi sotto i quali se li rappresenta. D’altronde gli spiritisti
me¬ desimi, specialmente i più astrusi che si compiacciono di tendenze
occultistiche, affermano che il perispirito o corpo fltiidico attuale è
tutt’uno col hai degli Egizii, col linga- sarira degli Indiani, col nephest
degli Ebrei, col corpo spi¬ rituale di San Paolo (?), e . (chieggo perdono
dell’avvici¬ namento) col corpo aromale del Fouiuer. 62
PSICOLOGIA K SPIRITISMO; I Alla fine i “ pneumi „ o “ spiriti
„ e i * fluidi „ sono stati, tutti in massa, abbandonati o sottaciuti quando,
al chiudersi del XVIII secolo e al principio del XIX, i fenomeni vitali ven¬
nero concepiti quali effetti di una “ forza specifica vitale „ agente in
conformità delle altre forze naturali fisico-chimiche, ma in conflitto
permanente con esse. Però anche codesto vita¬ lismo, sebbene appoggiato
dall’autorità di un Biohat, di un Giovanni Mùller, di un Liebio, non ha potuto
resistere alla corrente meccanicistica e deterministica, che formò il carattere
culminante della filosofia biologica del secolo XIX sotto l'im¬ pulso dei
progressi enormi compiuti dalle scienze fisico-chi¬ miche. Anche la “ forza
vitale, era stata cacciata pochi anni fa dai più riposti angoli di un
organismo, che si concepiva e si vedeva sperimentalmente regolato in modo
esclusivo dalle forze comuni agenti nella natura esteriore e trasformantisi
l’una nel¬ l’altra, quali modalità di una sola Energia cosmica : essa era
andata a raggiungere per vari decennii gli spiriti e i fluidi. Ma oggi, eccola,
dopo i trionfi del meccanicismo unitario che pare¬ vano sicuri, eccola
risuscitare, se non quale “essenza,, almeno quale specificità formale degli
esseri viventi nel neo-vita¬ lismo odierno di Bonge e A. Gadthikk, di Hetdenuain
e Paulow, di Reinke e di Driksoii. Ebbene: checché si dica da questi chimici e
fisiologi e botanici neo-vitalisti, che verosimilmente non ci hanno pensato e
protesterebbero indi¬ gnati, io dico che le loro dottrine hanno ricevuto
inconsa¬ pevole spinta anche dalla corrente spiritistica. Per me la colleganza
storica dei concetti esplicatorii della vita è evi¬ dente : quando si vuole
dare al fenomeno vitale una spe¬ cificità distintiva dal fatto fisico e dal
fatto psichico, si ricade nel pluralismo antico pneumatologico ; e tra orga¬
nismo e pensiero, tra cervello e coscienza, tra corpo e mente, tra materia e
spirito, si deve per forza intercalare un qua¬ lunque siasi irviuqa, o uno “
spirito vitale ,, o un “fluido vitale „, o una “ forza vitale , o... un perispirito!
Ma perchè, si chiederà, perchè questo sfoggio di ricordi eruditi ? Unicamente
per chiarire l’origine storica di tutte le ipotesi non strettamente spiritiche
o alquanto diverse dalla spiritica, le quali furono enunziate recentemente onde
spiegare l’insieme dei fenomeni fisio-psichiei procreatori dello
spiritismo-sistema, o da lui assorbiti come pabulum in¬ dispensabile, divenuti
anzi la sua ragione prima. Non si creda invero che, per quanto staccati dai
fenomeni vitali e mentali ordinari, quei fenomeni che sono la manifestazione
soggettiva ed obbiettiva di poteri ancora quasi sconosciuti, o quanto
meno eccezionali dell’organismo umano, siano poi stati spiegati con ipotesi
troppo diverse da quelle or ora da me rammentate in pneumatologia o in
vitalismo: noi pas¬ siamo a vederlo. * * La corrente
esplicatrice preterspiritica. Accanto allo spiritismo, e di pochissimo
tempo a lui posteriore, ma con radici approfondate molto più in addietro, si è
originato e svolto un insieme di nozioni e di ipotesi preterspiritiche, le
quali, pur restando ancora nella zona di pe¬ nombra del sapere umano alla quale
accennavo, non mancano di consistenza e non difettano di chiarore : esse sono,
insomma, un frammento della nebulosa conoscitiva che, distaccandosi dal regno
interminabile e indeterminabile dell’oscurità, si è venuto accostando per gradi
al nocciolo già costituito dalle scienze fisiche biologiche e psicologiche.
Questo nuovo dominio della conoscenza si è dapprima sviluppato sotto la solita
forma di “ ipotesi esplicativa „, poiché la mente umana comincia sempre con un
lavoro frettoloso di sintesi sui pochi fatti che ha osservato in un qualsiasi
dominio naturale, e solo tardi, quando si è servita di cotali ipotesi come di
linee direttrici nella ricerca analitica, scompone quei suoi primi tentativi di
spiegazione gettandone via tutto ciò che vi era di prematuro e di empirico, e
li ricompone con nuovi elementi in teorie meglio coordinate e più sicure. Così
si vengono sempre delineando due correnti parallele: quella ardimentosa,
ordinariamente precoce, delle spiegazioni, che risponde al bisogno istintivo del
perchè ; e quella prudente, ordinariamente tardiva, della investigazione e
sperimentazione, la quale conduce modestamente alla conoscenza del come.
L’ipotesi, che nei fenomeni dello “ spiritismo moderno „ iniziatosi coi picchi
delle sorelle Fox si manifestassero le anime dei morti o di altre “ entità
invisibili „, non poteva soddisfare chi, senz’essere animista nè spiritista,
doveva rico¬ noscere la loro realtà ed autenticità. Si ebbero, dunque, fin dai
primi anni, nello stesso Nord-America, gravi ed acerbi dibattiti sulla natura
dei nuovi “ barlumi del soprannatu¬ rale „ (Elliot) e sul valore della
riapparsa “ psicomanzia „ (Page). Chi non poteva adattarsi a vedere nelle “
manife- 04 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1
stazioni spirituali , dei dialoghi con trapassati o con altre entità
occulte, ne cercò altrove una spiegazione: e ben presto la trovò o credette di
trovarla. Questa corrente esplicatrice dei fenomeni, che per bre¬ vità
dirò anch'io con Grasset “prescientifica,, è stata sollecita a formarsi per il
motivo che in un dominio contermine e molto affine del “meraviglioso,, in
quello dei fenomeni “magne¬ tici,, le ipotesi non mancavano, erano, anzi, da
molto tempo in fiore, inquantochè nate ad uno stesso parto con la creazione
della tecnica produttrice di codesti fenomeni ad opera di An¬ tonio Mesmer
(1766). Ma veramente, per le ragioni storiche da me addotte nei paragrafi
precedenti, si sarebbe potuto risalire di circa duecento anni, collegando la
neo-pneumato- logia o teoria americana dello “ Spiritual World „ con la vecchia
pneumatologia degli “ spiriti animali e vitali , da Galeno a Vieusskn». Quegli
“ spiriti ,, ad esempio, che agi¬ vano entro i confini dell’organismo
individuale, perchè non avrebbero potuto imaginarsi dotati della facoltà di
fuoruscirne e di agire a distanza, sia su altri organismi viventi dotati di
sensibilità particolare o “ sensitivi ,, sia sugli oggetti materiali? Ed ecco
la psicogenesi dell’ipotesi enunciata nel 1675 da Guglielmo Maxwell, medico del
re Carlo II d’In¬ ghilterra : il quale congetturò che dall’ uomo vivente sfug¬
gissero dei “ raggi corporei „ aventi molta affinità cogli “ spiriti vitali ,,
ma usufruiti eventualmente dall'anima che operava al di fuori del corpo per
loro mezzo e dava ad essi la energia e la potenza di agire (De medicina
magnetica, Londonii, MDCLXXIX). È a questa ipotesi pressoché immutata
nella struttura, appena diversa nel nome, che si connettono a un secolo e poco
più di distanza le idee di Mesmer, Puységur, Tariiv he Montravel, Deleuze, Ducotet,
ecc. circa la esistenza di un fluido particolare battezzato come “ magnetismo
animale ,. Si supponeva, cioè, da oltre ottanta anni prima dei picchi pro¬
dotti dalle sorelle Fox. che neH’atmosfera della nostra terra arrivasse dal
sole e dai pianeti un fluido sottilissimo, etereo, che penetrava dappertutto ed
agiva particolarmente sul sistema nervoso dei corpi animati. Dapprincipio lo si
disse tutt’una cosa con il magnetismo della calamita, ma poco dopo lo si
differenziò e si ebbe cosi il “ magnetismo dei corpi animali ,. Era un nuovo
fluido che si aggiungeva agli altri enti incoercibili e imponderabili, che i
fisici avevano ima¬ ginato per servire di intermediar! fra i corpi influenzanti
e i corpi influenzati, e con cui spiegavano i fenomeni calorifici, luminosi,
elettrici e magnetici. Se non che, esso doveva essere più simile al “ fluido
vitale con cui i biologi pre¬ tendevano capir meglio i fenomeni degli organismi
viventi, e al “ fluido nervoso „ più o meno risolvibile nel precedente e col quale
i tisiologi si ingegnavano di spiegare la tras¬ missione delle impressioni
sensitive dagli organi al cervello e quella delle incitazioni motrici dal
cervello agli organi. In realtà, bastava irnaginare che codesto ultimo imponde¬
rabile ipotetico fuoruscisse dai confini di un dato organismo ed andasse ad
influenzarne un altro a distanza, per trasfor¬ marlo nel fluido creatore del “
rapporto „ magnetico; e cosi si trovò spiegata, dai mesmeristi e dai
magnetologi che successero al Mesm.br, la facoltà posseduta da certe per¬ sone
i i magnetizzatori) di trasmettere e comunicare i loro pensieri e la loro
volontà ad altre persone (i magnetizzati, i “ sensitivi ,). Ancora adesso, il
“rapporto, è il cavallo di battaglia usato contro l'ipnotismo scientifico.
E là che debbono essere scorti i primi elementi di tutte quelle spiegazioni dei
fenomeni magnetici, sonnambulici, ipnotici, lucidi, bio-elettrici, spiritici e
telepatici, che sono state formulate negli ultimi sessantanni, il più spesso, è
vero, in appoggio, ma talora anche in opposizione assoluta alla ipo¬ tesi
dell'intervento e comunicazione delle anime dei defunti. Questa corrente
preterspiritica di indole strettamente mec¬ canicistica e materialistica (è
inutile che si protesti il con¬ trario), a base di effimii, di emanazioni, di
radiazioni più o meno sottili a mo’ degli antichi “ spiriti animali „, e più o
meno ipotetiche a mo' dell’etere dei tìsici, ha oramai un bi¬ lancio assai
ricco. Vi ricorrono nomi di dotti di primo ordine, anche se dai contemporanei non
sono sempre stati apprezzati come meritavano; e vi si succedono, vi si
sostituiscono o combinano ipotesi non prive di genialità, uè mancanti di ra¬
gionevolezza, anche se considerate con aria di disprezzo dalla “ scienza
ufficiale „ o da quegli scienziati che si imagiuano di rappresentarla e di
tenerne acceso gelosamente il sacro fuoco vestale. Vi si incontra, in
primo luogo, l'ho già detto, tutta la lunga serie dei magnetizzatori e
magnetologi, continuata da Messikk a Gkssmann, da Dupotet a Mootin, da Lisimaco
Vekatti (— G. Pellegrini) a Durville e Rouxbl, i quali, sopratutto per
illuminare le azioni a distanza, hanno trasportato il “ fluido magnetico , o
1" etere mesmerico „ in pieno spi¬ ritismo. Essi lo hanno assimilato, in
forma ora esplicita ed ora latente, al perispirito, al “ corpo astrale „, all’“
anima fluidica Morselli . Psicologia e spiritismo . che
si estrinsecherebbe dai medi e che sopravvivrebbe, ora Cóme inviluppo
post-mortale definitivo dell' *• anima spiri¬ tuale ora come fantasma o ammasso
fluidico dissolvibile nell’ “ essere postumo „ (D’Assirb). Appartiene a questa
schiera, pur divergendone sensibilmente, anche il conte Age- uoitic de
Gaspabin, che all’epoca dell'invasione degli anglo- americani tavolini giranti
(1854) respinse, nonostante il suo cattolicissimo modo di pensare, ogni
intervento sopranna¬ turale di demonii o di anime di morti, ed enunciò l’idea
che l’agente misterioso di quei moti fosse un “ fluido vitale „, forse il
magnetismo di Mksmeh, fors’anco il calorico. E vi appar¬ tengono pure lo
CiiAiiPiGNON, il Despine. il Ramhosbon, ece., che non sapendo spiegarsi con le
funzioni nervose ordinarie i fatti d'azione a distanza, della trasmissione
psichica, del con¬ tagio mentale, hanno supposto l’esistenza di un agente miste¬
rioso, semi-materiale ma invisibile, che passerebbe dal magne¬ tizzatore al
magnetizzato, dal soggetto attivo al passivo, e spiegherebbe il famoso “
rapporto » fra l’uno e l’altro, rap¬ porto non chiarito dalle investigazioni e
dottrine sull' ipno¬ tismo e sulla suggestione (non mentale). In secondo
luogo, con successione parallela alla precedente magnetologica, talvolta del
tutto distinta (almeno in appa¬ renza), tal’ altra convergendo verso di lei, vi
figura la schiera di tutti gli scopritori e denominatori di qualche ipotetico
prin¬ cipio attivo (mesmerico o no), che sarebbe più fino della ma¬ teria onde
consta il corpo organizzato, e avrebbe la facoltà di fuoruscirne, di rivelarsi
con azioni meccaniche u distanza e con particolare balistica; che mostrerebbe
fenomeni di pola¬ rizzazione, e potrebbe anche rendersi percettibile alla vista
di individui peculiarmente dotati di sensibilità ad hoc, perciò detti “
sensitivi „. Questo principio o agente pressoché mi¬ sterioso, non ancora
riconosciuto dalla scienza positiva di laboratorio e di clinica, lia avuto nomi
diversi e non si è appalesato sempre fornito dei medesimi caratteri e delle me¬
desime qualità: il che ha accresciuto i dnbbii e le diffi¬ denze. Inoltre, non
viene chiarito abbastanza se noi abbiamo da intenderlo come un’emissione o una
vibrazione od un’on¬ dulazione analoga alle altre forze naturali: non c'è, come
osserva l’illustre D’Absonval, altra via che uua di queste tre, per ridurre le
azioni a distanza sotto il dominio della fisica. Per comprenderne la
comparsa e i nomi, bisognerebbe anche qui rifarsi a capo di un capitolo
importantissimo di storia della fisiologia; bisognerebbe indagare con buona
critica la influenza che le scoperte ammirabili dei nostri grandi Galvani,
Nobili, rixiiiissio t. psicodinajii.smo . 67
Mattbccci sull’elettricità animale — compiute dal 1797 al 1845, confermate poco
dopo daDc-Bois Reymond f’48-77), poi da Hermann e Kchne(’67-98) — debbono avere
esercitato sulla fantasia dei mesmeristi magnetologi e neurologi- Non altri¬
menti io mi spiego il fatto che fino dal 1842 il doti. Rode» Buchanan di
Cincinnati (ci imbattiamo continuamente in Americani, quando si tratta di cose
ardimentose!! avesse inventata la sua teoria della nervatira : questa era una
sottile emanazione data dal sistema nervoso, massime dai centri ce¬ rebrali;
era un che dimezzo fra l'elettricità e il calore da una parte, la volontà e la
coscienza dall’altra; essa agiva poi da - mediatore „ (si noti !) Ira le due
entità, corpo ed anima, costituenti l’uomo. L’anno stesso in cui nacque lo
spiri¬ tismo odierno nella fattoria delle sorelle Fox, un rev. Boveio Dops di
Nuova-York parlò senz’altro di elettricità vitale 1 1847 1; e tre anni appresso
un medico di Boston, il dottore S. <T. Gtìumes, suppose la esistenza di un
lluido sottilissimo, Yetherium, cui assegnò tutte le azioni curative del magne¬
tismo animale fabbricandovi sopranna sua eteropatia (’50).
Contemporaneamente, in Europa, l’austriaco Bar. Di Rki- CHBNBAOU, dopo lunghe
indagini, usciva con la sua congettura dell’orf. L’ “ od „ pervade l’intero
universo; è rivelato dagli or¬ ganismi con particolari effluvii, ma è diverso
quale “ dinamide „ dal calore, dalla luce, dall’elettricità e dal magnetismo ;
è for¬ nito di poteri motorii attrattivi e ripulsivi, non che di po¬
larizzazione; ed agendo a distanza sui corpi tisici e viventi, è il vero
“termine intermedio | ecco ancora la medium nità ! | fra il mondo degli spiriti
e quello dei corpi , (1849-’66). É giusto ricordare che all’ipotesi dellW hanno
aderito uomini di levatura, fra cui citerò l’esimio ingegnere e fìsico inglese
Fletavood Varley (’69), che fu compagno del Crooices nelle celeberrime
esperienze sul medium Fiorenza Cook, e il conte Col. Aus. de Rochas, un
eminente cultore della òdierna meta¬ psichica (’95). Ed è pure atto di
giustizia riconoscere che all’od reichenbachiano, sebbene riguardato quasi come
un’invenzione pazzesca da Helmiioetz e da Di' Bois Reymond, si connet¬ tono
tutti gli agenti ipotetici, tutte le forze ignote imagi¬ nate in questi
ultimissimi tempi per ripiegare tanto i fe¬ nomeni mesmero-magnetici, quanto
gli spiritici, e massima¬ mente fra questi ultimi i fenomeni tisici od
esteriori. Dovendoci restringere, qui citiamo: — lo psicode, detto anche
forza edenica, con la quale il tisico ginevrino Turar, riprendendo le
osservazioni del Gasparis, volle chiarire il fatto materiale dei tavolini
giranti, in quantochè gli “ edenici „ t 68
PSICOLOGIA B SPIRITISMO, I permettono alla volontà,
prescindendo dall'azione muscolare, di agire a distanza sopra i corpi inerti (
1858-881 ; — la forza nervosa, assimilabile all’elettrica, che Cablo Bbay
sostenne ca¬ pace di dare anche il pensiero, pur dichiarandola un particolar
modo della comune ed universale energia, convertibile e reversibile nelle altre
forze naturali (1866) ; — il fluido ner¬ voso, con cui Chevillaiui volle
risolto il problema spiritico' (1869); — la forza neurica radiante, scoperta e
lungamente studiata dal dott. Baréty ( 1881-87); la forza, pure essa con¬
cepita analoga all’elettricità ed al magnetismo, che il celebre filosofo En. v.
Hartmann suppose emanata dal corpo dei medium, e nella quale I’Aksakoff ha
creduto di scorgere un’esagerazionedeH’animismo (1885 ); — le correnti di
polarità, determinate nell’organismo umano da Chazaraink e Déclé, visibili ai
medium pel loro colore azzurro e rosso a’ due lati del corpo, e che gli
scopritori dichiarano invece diffe¬ renti dalla polarità magneto-elettrica
(1886); — da ultimo, per chiudere la serie, la forza vitale fluidica, stabilita
e mi¬ surata con “ formula biometrica „ dal dott. Ipp. Babau l'C ( 1894-96),
seguito da quei pochi psichicisti, come il dottore Joike, che preferiscono
teorizzare precocemente anziché con¬ tentarsi dello studio esatto e
spregiudicato dei fenomeni. Gli * Studi psichici , e la
Metapsichica. È soltanto in uno studio dei fatti, scevro per adesso da
pre¬ mature generalizzazioni e da affrettate ipotesi esplicative, che si
rinchiude la corrente investigatrice veramente seria, stret¬ tamente
scientifica, dell’epoca attuale. I suoi inizii furono po- lemico-critici. ma
ebbero tosto quell’impronta positiva che sol¬ tanto poteva darle il metodo
obbiettivo-sperimeutale. Nei cenni storici precedenti ho accennato di scorcio
alle fasi precipue di questa investigazione metodica: dò qui alcuni maggiori
particolari di rilievo. Fu il di 23 gennaio 1869 che la Società
dialettica di Londra, volendo veder chiaro nei tanto decantati fenomeni di
luci¬ dità e di comunicazioni spiritiche, accettò la proposta del dott. Eumcnds
e nominò una Commissione di trentasei per¬ sone allo scopo di esaminare e di
riferire. Erano in troppi e GLI STIIIÓ PSICHICI
69 di troppo diversa attitudine per esperimenti che
richieggono competenza speciale , ma vi erano intanto dei naturalisti, dei
fisici, dei medici di alto valore, come A. R. Wallace, Serjkast Cox, F.
Cromwell Yarlkv, Carlo Bradlaugh, H. G. Atkinson... non che gentiluomini
coltissimi, come Lord Lindsay conte di Crawford... Non vollero entrarvi il
Tyndall, nè I’Hdxley, nè il Carcenter, perdendo in tal modo una magnifica
occasione per illuminare con la loro grande autorevolezza in fisica ed in
biologia la intralciata questione. Ad ogni modo, i 36 Commissarii sentirono
testimoni, raccol¬ sero documenti, e divisi in sei sub-comitati fecero molte “
se¬ dute , sperimentali. Ne uscirono quasi tutti convinti della realtà di
taluni fenomeni (ad es. moti di oggetti a distanza, vibrazioni sonore e tattili
prodotte senz’azione muscolare o meccanica diretta, linguaggio tiptico
convenzionale, neces¬ sità della presenza di determinate persone): ma la
relazione presentata il 20 luglio ’70 non fu ammessa negli Atti uf¬ ficiali del
sodalizio ; si dovette stamparla a parte, e, come non mostrava accordo unanime
dei Commissarii su tutta la fe¬ nomenologia, così non elimini) i dubbii e le
opposizioni. Fu in quel luglio istesso che Guglielmo Crookes annunziò
formalmente il suo proposito di voler sottoporre a sistema¬ tica investigazione
i fenomeni fisici dello “ spiritualismo „ { “ Quarteria Jouru. of Science
„ 70-71); e mantenne la parola. Per tre anni egli esperimentò insieme con
valorosi amici, fra cui il Varley e il Cox, sui due medium allora in mag¬ gior
voga, l’Home e la Cook, e pubblicò in varii articoli quelle sue famose Ricerche
che, per il metodo dei cimenti sperimentali, per le conclusioni coraggiose dei
risultati af¬ fermativi, costituiscono ancora il caposaldo del così detto ‘
spiritismo scientifico „, o, meglio, sono il primo e più im¬ portante passo
storico nello sviluppo della metapsicologia. Per uno di quei fatti di
convergenza che non sono ra’ri nella storia delle conquiste umane, l’ iniziarsi
della fase scientifica dello spiritismo ha coinciso quasi colla ripresa degli
studi positivi sul magnetismo animale. Il Dott. Braid vi aveva portato molta
luce con la sua dottrina dell’ ipno¬ tismo (1848): questo certamente spiegava
un gran numero di fatti già segnalati dai mesmeristi e magnetizzatori, ma non
sollevava affatto il velo ricoprente tutto il meraviglioso psichico contenuto nel
campo stesso del “ magnetismo „ mesmeriano e del “ sonnambulismo „ puyseguriano
, men che mai illuminava le ombre addensantisi sul contermine dominio dello
spiritismo. Chi per primo, nel 1875 , si ac- 70
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I corse della imperfezione delle
dottrine ipnologiche allora imperanti, e portate poco dopo al l'esagerazione
dallo Charcot e dalla sua Scuola neuropatologica della Salpétrière, l’u un
giovine medico, il cui nome di tisiologo e di psicologo è oggi divenuto
notissimo e caro a quanti si occupano di studi supernormali: intendo Carlo
Riciiet. Egli narra die, avendo assistito per caso ad una seduta magnetica, fu
colpito in specialissimo modo dai fenoraeui “ sonnambulici „ dei sog getti
magnetizzati, e progettò di studiarli con le nonne della tisiologia. Comunicò
la sua intenzione al padre, che era un grande chirurgo e membro dell’Istituto:
e questi cercò dapprima di distogliernelo, avvertendolo del pericolo che in¬
correva della scomunica da parte della scienza universitaria, con probabile
danno della sua carriera futura: ma poi, vedendolo risoluto a compiere quello
studio, gli disse : “ Ebbene ! se tu credi che quella sia la verità, dilla : il
dire il vero diventa un obbligo, sopratutto quando è un atto di co¬ raggio „.
Cosi di C. Rum ut apparve il primo lavoro vera¬ mente scientifico sul
Sonnambulismo (“Journal de l’Auat. et de laPhysiol. „, ’75), continuato dalle
bellissime indagini sulla Obiettirazione della personalità nei soggetti
ipnotizzali (“ Bev. pbilosophique ,, ’84): essi valsero molto a chiarire il
pro¬ cesso psicogeuetieo delle personificazioni (= incarnazioni) spiritiche, e
furono seguiti dalle ricerche ulteriori, nuove ed importanti, sulla Probabilità
della suggestione mentale (ivi, ’84), primo passo verso la teoria odierna della
telepatia. È giusto però ricordare che in quegli stessi anni le os¬
servazioni di medici di acuto ingegno, come quelle di Kms- ii a ber sulle
strane modificazioni del sentimento dell’io nelle malattie nervose, e
sopratutto gli studi di Azam sugli sdoppia¬ menti della vitirpsicliica e della
coscienza, avevano aperto vie nuove e fino allora intentate alla psicologia. Se
ne accorse il grande intelletto del Taire che, forse primo fra i psico¬ logi,
sfruttò i “ casi „ descritti dai cliuici e dai malati stessi per lo studio
della psiche normale (De V Intelligence. TU' édit, ’78|. L’ammirabile caso
della Fètida di Bordeaux illustrato dall’ Azam (’76) fu la prima pietra su cui
si basa tutta la teoria odierna del subcosciente o subliminale. Io credo
pertanto che alle origini della corrente investi- gatrice in psicologia
supernormale, da un lato per ciò che tocca i fenomeni fisici dello spiritismo,
dall’altro per ciò che concerne i fenomeni psicologici, si debbano porre ed
appaiare i nomi del Crookes e del Riciiet. Tanto il fisico e chimico inglese,
quanto il fisiologo francese, ebbero il cora„gio di non contentarsi dell’
atteggiamento scettico, anzi ostile, che la scienza accademica ostentava verso
quelle penombre misteriose ed occulte. Essi vi penetrarono senza preconcetti,
con quegli stessi metodi di osservazione e di sperimento, che già sapevano
adoperare in riguardo degli altri fenomeni: sono essi i primi che hanno tentato
di ri¬ durre il soprannaturale al naturale, l’occulto al conoscibile, il
miracolo alla legge comune. Ma le difficoltà non erano vinte. 11 CnooKBs, forse
disanimato da qualche delusione non ancora dichiarata durante il corso delle
sue esperienze, fors'aneo dissuasone dall’animavversione delle sfere ufficiali
o dal discredito che la cattiva accoglienza fatta alle sue ricerche psichiche
poteva gettare sovra le altre sue mirabili scoperte nel dominio della fisica e
della chimica, abban¬ donò la via per cui si era incamminato con tanto fervore
e con cosi buone promesse: e lo “ spiritismo scientifico „ rispetto ai fatti
medianici fisici sperimentabili è tuttora quale Pirli lo ha lasciato or sono
trentatrè anni, quasi senza aver compiuto un passo in avanti. D’altra parte, le
indagini del Bu'iikt, che pur si movevano arditamente in un’orbita distinta da
quella circoscritta troppo dal Buail» col suo " ipnotismo . , le stesse
bellissime osservazioni di Azam sul doppio io, fu¬ rono per alcuni anni
assorbite dalla preponderante influenza di Cuakcot e dalla battaglia fra le due
Scuole ipnologiche di Parigi e di Nancy. Tutti ricordano le fasi di questa
lunga lotta: una scuola trovava la base dell’ipnotismo nella ma¬ lattia, nella
neurosi; l'altra la scorgeva, pjù giustamente e con più fino criterio
analitico, nella psicologia individuale e collettiva. I due decenni tra l’80 e
il ’900 furono contras- segnati da una fioritura innumerevole di articoli,
memorie e libri sull’ipnotismo secondo i due punti divista: ciò valse almeno a
rendere popolari i nomi, se non i precisi con¬ cetti, di ipnosi, di
suggestione, di autosuggestione... Il famoso neuropatologo Parigino, dopo
aver sistemata a modo suo la fenomenologia dell’ipnotismo facendone una
appendice ed una manifestazione della neurosi isterica, auto- suggestionandosi
fra le sue malate della Salpètrière, e sug¬ gestionando, colla autorità del suo
nome, una vera falange di discepoli di seguaci e di imitatori in tutte le
(dioiche del mondo — me compreso! — s'era bensì accorto all ultimo che i
fenomeni ipnotici da lui studiati (o provocati?) non erano tutto il “
magnetismo animale , nè tutto il “ supernor¬ male psichico ,. Invero, questo
nel frattempo continuava a sussistere indipendentemente dall’ ipnotismo
braidiano o dalla suggestione bernheimiana. Perciò lo Ciiarcot aveva
promesso di portare le sue investigazioni anche sui fatti dello “spiritismo ma
la morte gli impedì di effettuare tale divisamento. E forse molto più innanzi
saremmo adesso, se un uomo dall' ingegno potente e dalle ricche risorse, come
quel grande maestro, si fosse accostato venti anni fa alla feno¬ menologia
medianica, ricalcando pei fatti fisici le orme di Crookes, per i psicologici
quelle di Ricukt. Ma sta il fatto storico che la luce non c’ò venuta dalla
Francia, uè men che mai dalla Germania, dove sotto il peso dello scetticismo di
Wcnut e sotto il colpo della pazzia da cui si disse colpito lo ZOllneii, che fu
il solo scienziato tedesco di fama avvicinatosi con coraggio allo spiritismo
perle sue ricerche di fisica trascen¬ dentale sul medium Slade, la scienza
universitaria è stata ed è tuttora ancora più arcigna e inimica verso la
Metapsichica : la luce sullo spiritismo ci è venuta dall’Inghilterra. Fu
nel gennaio 1882 che dietro l' iniziativa del dublinese prof. V. F. Bakrett si
riconobbe la necessità di una investiga¬ zione sistematica sui fenomeni fisici
del neo-spiritualismo e su quei subbietti apparentemente aliini, delle
apparizioni di fantasmi, della trasmissione del pensiero, della chiaroveg¬
genza e delle manifestazioni generali della cosi detta “ media¬ nità „ .
All’eminente fisico si accompagnarono subito uomini di opinione diversa, ma
tutti di alto ingegno, di vasta coltura, di animo aperto ad ogni novità: da una
parte, degli scien¬ ziati non ancora spiritisti, il filosofo E. Sigdwick, il
tìsico A. Balfour-Stewa rt, gli psicologi En. Giuinev, Finn. Mveks, il dottor
R. Hutton, cui si aggiunsero in breve l’ex-prirno ministro Arturo Balfoub, Lord
Ri te, Francesco Poumore, il fisico Oliviero Lodge; dall’altro, alcuni fra gli
spiritisti più autorevoli e seri, Stainton Moses, Rog cileno Dawson,
Tbobaldo Morell, E. T. Bennett, il dott. S. Wild . Così nacque quella
celebre Society for psychical Research, che Ila finalmente incominciato nel
campo della psicologia super¬ normale l’opera metodica da tanto tempo attesa,
con finalità scientifica immane da ogni sistematico preconcetto. La
creazione di questo centro comune di studi , privo d’ogni colore settario e
dogmatico in un senso o nell’altro, è stata una grande e luminosa affermazione
di quel senti¬ mento civile di mutua tolleranza che oggi deve riunire tutti i
veri studiosi per la ricerca della Verità. Sullo stesso ter¬ reno degli “ studi
psichici , in ogni parte di Europa e di America procedono insieme uomini di
segnalato valore: il fi¬ siologo RionET, il oolonn. De Rocuas, l'oculista
Dariex, il magistrato Maxwell, l'astronomo Flammarion, il fisico D'Ar-
sonval, i neuropatologi Brlssaud e Ballet, i dottori Joire e Mangin, i filosofi
Bergson Boiuao e Liabd, il conte di Gramhont... in Francia ; il prof. G.
Ochorowioz in Po¬ lonia; il consigliere aulico Aksakoff e il professore Borr-
lerow in Russia; il dott. Schrenck-Notzing in Germania; il filosofo-psicologo
Flournov in Svizzera ; il. conte B. di Vesme. il grande nostro antropologo
Lomisroso, il dott. Er- macora, il fisico Finzi, il celebre astronomo
Sciiiapi-arelli, il gruppo genovese di psicliicisti capitanato da E. Bozza no e
G. Venzano e quello milanese da Marzorati e Raveggi, in Italia; il famoso
psicologo G. James e il filosofo llvsi.or in America; il dottor Hodgson
dall’Australia . Molti di questi nomi appartengono, lo si vede, alla
prima aristocrazia scientifica; e se in riguardo ai fenomeni ultra-psichici do¬
vessimo attenerci al criterio dell’autorità per formarci un’opi¬ nione,
servendocene accanto agli altri due dell’esperienza di¬ retta e del
ragionamento, certo dovremmo riconoscere alla Metapsichica, poiché si presenta
coltivata e protetta da uo¬ mini siffatti, il diritto di figurare accanto alle
discipline scien¬ tifiche dotate di principi logici, di metodi rigorosi e di un
avvenire degno d’ogni fiducia. La corrente investigatrice dei fenomeni
psichici è venuta ingrossando anno per anno: un numero sempre maggiore di
Società, di periodici, di sperimentatori, costituisce la prova materiale della
sua vitalità ; ed i risultati delle sue indagini, delle sue inchieste, delle
sue sperienze sono diggià tali da prometterci una messe sempre più ricca e
feconda. Vi sono da vincere ancora molti ostacoli, e primo fra tutti la
instintiva tendenza di alcuni cultori della Metapsichica a generalizzare, a
indurre immaturamente ed a dedurre an¬ cora più affrettatamente, a teorizzare;
ma questo difetto è proprio delle scienze giovani in via di formazione, sempre
esuberanti, sempre ardimentose. Se a pari di tutte le altre “discipline
scientifiche, la Metapsichica saprà liberarsi di co- desti impazienti ed
entusiasti, o, per lo meno, se saprà fre¬ narli e farli tacere in tempo, prima
che ne compromettano le sorti col dare nascita e sfogo ad ipotesi malfondate o
pre¬ mature, essa si porrà sul cammino sicuro della Ricerca esatta. Bisogna ed
urge che essa si attenga rigidamente a questo programma: — l’osservazione e
l’esperimentazione, prima: le spiegazioni e le dottrine induttive, poi.
II. Medi e medianismo. La ricerca fondamentale: —
' il medianismo Secondo la stretta applicazione del metodo
positivo, nella ricerca metapsichica bisogna tare, anzi tutto, lo studio dei “
medi „ e «lei u fenomeni di medianità B , affrancandosi tanto dal giogo dello
scetticismo irrazionale e tenace fin qui osten¬ tato nelle sfere in cui
troneggia l’incredulità accademica, quanto dal fanatismo delle congreghe o
sette spiritistiche kardechiane o davisiane, occultistiche, teosofiche ,
illumi¬ nistiche e alchimistiche. Su questa via regia delle vere in¬ dagini
sperimentali e positive siamo diggia a buon punto. L pili seri e i meno
infiammati fra gli adepti avevano visto be¬ nissimo che a salvare il vecchio e
tremulo spiritismo-sistema filosolieo-socinle, si doveva dare il passo ai
metodi positivi, chiuderlo invece agli impressionismi ed ai
sentimentalismi. Se non che, la dottrina spiritica, massime dopo la hsio-
psicoanalisi dei fatti metapsichici di medianità, si viene aihe- Voleudo,
smorzando, mutando. Si lascia oramai in disparte il contenuto intellettuale
della fenomenologia spiritica per in¬ vestigare la genesi e la natura delle
cosi dette facoltà me¬ dianiche e salvo a riprendere poi col dovuto rigore di
critica la demolizione delle viete dottrine, adesso si ricostruisce di pre¬
ferenza lo “ Spiritismo senza spiriti Puf) parere un bisticcio, ma non lo è
agli occhi di chi guarda con mente serena e non impacciata da vincoli di sètta
o di scuola le odier¬ nissime “ ricerche psichiche „. Non solo ai lavori di spi
mia ,1 convinti si vede dato il titolo men compromettente di Me¬ dianità ,, di
“ Medianismo di 4 Studi medianici „, sebbene. codesti termini siafio uno
strascico verbale di concetti espli¬ cativi ben determinati e propriamente
inspirati alla vecchia ipotesi spiritica: ma per di più, al nome
latino-romanico di “spiritismo , si sostituisce quello anglo-sassone di spiri¬
tualismo,, e la qualifica di "spiritista, si muta volentieri nell’altra
meno precisa di “ psichista , o “ psiehicista Le ricerche fondamentali
dello spiritismo scientifico sono rivolte a due intenti: — 1° ad accertare la
realtà ed auleti- tirila dei fenomeni medianici-, - 2“ a stabilire la
Jiswpsico- loqìa e la psicopatologia dei soggetti aventi la facolta di pro¬
durli . ossia, per usare il vecchio termine, dei medium, hi- rifa cosi tutto il
cammino percorso durante questi sessanta anni, ossia si ritorna là donde si
sarebbe dovuto prendere le mosse con la necessaria circospezione
scientifica. È chiaro che si deve ricominciare con lo studio dei feno¬
meni elementari, delle manifestazioni più agevolmente accer¬ tabili della
facoltà chiamata medianica o “ medmmuita , o « medianità „ (quantunque, come
dissi, il termine includa e sot¬ tintenda. una dottrina determinata, lo
adotterò per ragioni di brevità e perchè oramai è consacrato dall'uso). Si
dovrebbe, ad es„ investigare il l'atto apparentemente semplice del movi¬ mento’
di un oggetto senza alcun contatto : 1 innalzamento di un tavolino per l'aria,
la sua “ levitazione „, come la desi¬ gnano, è di questo genere; — eppure, non
sembra ancora assi¬ curato alla psicologia supernormale ilo dice L. Uicuet),
jier quanto si ci siano messi attorno investigatori d altissima competenza
nelle discipline fisiche e meccaniche. Lo stesso dicasi delle “ luci fluidiche
,: — furono tra ì tatti iniziali nella serie delle manifestazioni visibili;
eppure, non sono ancora state oggetto di ricerche sicure: se ne posseggono
descri¬ zioni e fotografie, ma non vengono da fonti assolutamente pure da
preconcetti spiritici. E che sappiamo noi a tutt oggi dei famosi picchi o raps,
che pur sono, a detta degli spi¬ ritisti, — ed è vero - la manifestazione più
volgare delie sedute e la più spontanea e tradizionale degli “ Invisibili » •
Nulla o ben poco ! Taccio poi delle cosi dette materializ¬ zazioni di forme e
di fantasmi: persino fra gli psiclncisti ve qualcuno che non le ha vedute con
certezza o che, avendole viste, non ne è o non se ne dice affatto sicuro.
Per me, dunque, è, oggetto di maggiore stupetaziOne, non già il contenuto
barocco e pseudo-filosofico dello spiritismo moderno, bensì il caso curioso che
esso si regga su basi cotanto incerte e fortuite, su fenomeni cotanta disputati
o si fieramente negati in massa, su soggetti medi cotanto sospettabili, su una
tecnica cotanto grottesca, e su una buona fede cotanto degna di sorte migliore.
Il “ miracolo „ più «rande dèlio spiritismo è... lo spiritismo stesso; e il
fatto psichico più “ supernormale „ che si possa imaginare è la sua pretesa di essere
ormai giunto alla fase scientifica. Che strano concetto si ha delle scienze e
dei suoi metodi e cri¬ teri di prova in certi ambienti spiritici o
psichicisti! E si badi, in proposito di tali indagini, che per detta dei
medesimi spiritisti i medi da prendere in considerazione sono scarsissimi negli
stessi centri spiritici più caldi e più numerosi. Anche prescindendo dal
Nord-America, dove i falsi medium spesseggiano e imperversano, nell'Inghilterra
si è diventati diffidentissimi : una buona parte dell’operosità della Società
per le ricerche psichiche si esaurisce nello smascheramento delle medianità
menzognere. L’Olanda, la Spagna, il Sud-America son torse, in rapporto al
numero degli abitanti, i paesi dove le dottrine e pratiche dello spi¬ ritismo hanno
la voga maggiore: ebbene, il va.n db Wall dell’Aia confessava al Congresso
dell’89 che in tutti i Paesi Bassi si conoscevan pochi medi meritevoli di
assoluta fiducia ; e il De Souza Cooto narrava al Congresso del ’900 d’aver
penato assai a trovare un medium sicuro ed efficace, fino alla scoperta casuale
della medianità in una dama della sua famiglia. Anche per la Francia, patria di
Allan-Kardeo e dello spiritismo dogmatico, lo Ohadlois in pieno Congresso
lamentava la mancanza assoluta di buoni medi per la propa¬ ganda: e alle
sollecitazioni dell’Istituto internazionale di Psicologia, diramate per ogni
dove allo scopo di trovare dei medi che acconsentissero all’esame delle loro
facoltà, nessuno ha ì-isposto dal 1904 a oggi ! In Italia, lo stesso. Da quando
si è saputo che io mi occupo di spiritismo e psichicismo, mi è giunta un"
infinità di consigli, di propóste e anche di invettive, pazienza; ma mi si sono
pure denunciati fenomeui strepitosi di medianità, e indicati nomi e gesta di
medi * ottimi „ e * meravigliosi Quando però ho voluto acco¬ starmi a quei
fenomeni, tutti sono svaniti (come mi avve¬ niva anni fa per le meraviglie
dell’ipnotismo, della lettura del pensiero, della trasposizione dei sensi...):
e quando mi sono dichiarato dispostissimo e lietissimo di vedere quei medi in
azione, non son riuscito ueanco a ottenere più un seuir plice colloquio. Cosi
la investigazione seria viene uccisa prima di nascere, e il mediumnismo sembra
voglia sfuggire al ci¬ mento della prova anche più elementare, che è la pura e
im¬ mediata osservazione. La storia dello .spiritismo ei dice che i medi
accessibili a sperimentazione scientifica non sono fin qui stati molti. Al¬
cuni dei più famosi, per es., l'Home e lo Slade, sono morti ; dei viventi,
qualcheduno s’è ritirato dall’agone e si limite a tener conferenze o a scrivere
articoli, come la D’Espéranee. Quasi sempre i medi si fanno ammirare in circoli
ristretti o privatissimi, dove la scienza vera non penetra mai o pe¬ netra a
stento: per es. la moglie dell’ammiraglio russo De Pro niTKOFF, donna Marinila
Alice De Correa che è quella segnalata dal Souza-Oouto, la sigr,‘ Maria V***
illustrata dal Dusaiit, la Smith-Muller dopo le indagini del Fi.oubnoy, i
Bandone di Roma, ecc. Poi vi son quelli che volentieri sfug¬ gono ad un
controllo serio, e sono i più, massime fra gli Americani; quelli sempre
sospettati, come il romano A. Po¬ liti; infine, non mancano, a parer mio, i
conclamati psi¬ copatici, come la D’Agullana. Qualora anche l’uomo di scienza
sia ammesso a “ vedere „ , e, secondo che dicono con illusorio eufemismo, a “
sperimentare „, deve in ge¬ nerale sottoporsi a condizioni, se non
antiscientifiche, per lo meno ana- o prescientifiche; e gli parrà soventi volte
di essere un astronomo entrato per caso in un baraccone di astrologò o un
chimico in una fucina di alchimisti, o un medico- biologo in uno stambugio di
erboristi e tauma¬ turghi. Nella migliore delle congiunture , gli si concederà
quella operazione mentale che negli ultimissimi tempi (1906) si lasciava
generosamente libera a chiunque era ospitato nella famosa villa Carmen presso
Algeri, in casa della Generalessa Notti, dove i medi erano almeno quattro alla
volta e i fantasmi materializzantisi altrettanti: vedere e non
toccare. Dei moltissimi medi, il cui nome si incontra ad ogni pagina
nelle pubblicazioni spiritistiche, massime di quelle che se¬ guono gli
ammaestramenti kardechiani e consimili, de' medi psicografi, degli intuitivi,
dei visionari, la immensa mag¬ gioranza sfugge all’esame degli scienziati
competenti. Pertanto risulta che oggidì i medi suscettibili di investigazione
me¬ todica si contano sulle cinque dita della mano. Su quattro donne sopratutto
si agitano da tempo le questioni della veridi¬ cità e della attendibilità delle
prove : e son la italiana Eusapia Paladino, le nord-americane Eleonora Piper e
signora Pepper, la inglese signora Thompson. Cogliamo, dunque, l’occasione
d’esaminare a fondo, se è possibile con buone norme psico¬ logiche, la
medianità di Eusapia : delle quattro è quella che porge, con i suoi
stupefacenti e relativamente facili fenomeni 78
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I fisici, le maggiori possibilità ad
una ricerca obiettiva vera¬ mente proficua, veramente sicura. Le
varie forme della medianità. Una delle difficoltà maggiori che
incontrano tutte le 4 So¬ cietà di studi psichici „ (ii nome è poco bene scelto
e forse sarebbe stato preferibile quello di 4 iper- o meta-psichici „), anzi la
difficoltà massima, l'abbiamo visto, sta nella scarsità di buoni e sicuri
soggetti da studiare, tanto se si tratta di semplici ricerche sull’ipnotismo e
magnetismo animale, quanto, e più, se si vogliono spingere le indagini negli
sterposi e fino ad oggi quasi inesplorati campi dello “ spiritismo Qui si
comincia dall’ignorare quasi ilei tutto la fisiologia la psicologia e la stessa
patologia dei “ medium ,, cioè di quelle persone che sole, secondo la ipotesi
spiritica, servono da intermediari fra i viventi ed il mondo degli spiriti, e
che ne agevolano le comunicazioni permettendo alla “ tluidità peri¬ spiritale o
astrale di questi spiriti la captazione e l'uso della loro 4 liuidità vitale
Toltene le bellissime osserva¬ zioni di Pietro Janet sull’automatismo medianico
scrivente e di T. Flou luto v sulle meravigliose personificazioni del suo
celebre soggetto, la signorina Elena Smith, le nozioni scien¬ tifiche sulla 4
medianità „ sono in generale di seconda mano ; ossia si limitano a quanto ce ne
dicono gli spiritisti mede¬ simi, per lo più semplici e fiduciosi orecchianti
in psico¬ logia, quindi o incapaci o incompetenti. Fino ad oggi nè Lomiiroso,
nè James, nè Riciiet, nè Oohorowigz, neanco lo stesso Mybrs, hanno raccolto
sulle “ facoltà medianiche „ elementi positivi sufficienti ad illuminarne, pur
da lon¬ tano, la natura e il legame cou le altre attività bio-psichiche. Quanto
ai fisici che si sono accostati all’argomento, nè Crookiss, nè Varley, nè
D'Ausonval, nè lo stesso glorioso e sfortunato Curie, hanno saputo o potuto
esprimere nn solo concetto approssimativo sul posto che alla 4 forza me¬
dianica „ spetterebbe nella serie delle energie cosmiche. I medium non si
lasciano studiare facilmente nella loro personalità, perchè se sono falsi (e ve
u’è un numero strabi¬ liante, massime nei paesi Anglo-Sassoni e in Francia),
natu- VARIE FORME DI MEDIANITÀ 79 miniente
temono die da tale esame siano anche svelati i loro processi trandolenti; e se
sono sinceri, hanno ragione di lagnarsi dell’ostinato dispregio in che li ha
tenuti portanti anni la scienza ufficiale. Da parte loro, gli scienziati com¬
petenti a giudicare dello stato fisio-psicoìogico dei medium non sono i fìsici
nè gli astronomi, ai quali sembra dall’opi¬ nione pubblica voglia affidarsi
l’esclusivo titolo di giudici della medianità. Sicuro: Guglielmo Crookrs e
Giov. Schiap¬ pa relli, ad esempio, sono due grandi scienziati. Ma quando si
pensa che il primo ha avuto a sua disposizione la si¬ gnorina Fiorenza Cook per
circa tre anni, e che ad eccezione dei suoi mirabili e classici sperimenti
d’ordine tisico e mec¬ canico, non ha saputo dirci nulla sulle condizioni
somatiche e mentali del medio, e tanto meno ci ha dato il quadro del
determinismo psicologico individuale e collettivo nel quale avvenivano i
fenomeni e sopratutto le materializzazioni ce¬ leberrime dello “ spirito „ di
KatieKìng-, quando si leggono le riservate conclusioni del nostro sommo
astronomo messo al cospetto dei fenomeni dell’Eusapia che egli, alla pari di
tutti gli osservatori, doveva considerare esclusivamente nella loro esecuzione
per cosi diro materiale; quando a ciò si collega la immensa e pressocchè inutilizzabile
moltitudine di “ sperienze „ compiute da dotti e indotti non psicologi sui
fatti medianici, e dove non si va quasi mai oltre alla loro esteriorità e
appariscenza, e dove ben poche volte se u’è potuto per ovvie ragioni analizzare
il determinismo bio¬ psicologico ; — allora si deve augurarsi una ripresa di
simili studi ab ovo : voglio dire, una investigazione fondamentale sulla vera
genesi e natura della medianità. Bisogna però rico¬ noscere che ci sono da fare
distinzioni importanti, le quali restringono ogni giorno dippiù la vecchia
cerchia spiritica anche a detta degli stessi spiritisti (àksakofk, Delanne,
eco.). Si sa che i medi sono di vari tipi. — a) Il più comune, quello
scrivente per automatismo, ha la sua fisio-psicologia già quasi accertata.
Rimane lo scrivente in modo diretto , ma è rarissimo, e gli esempi che se ne
citano, svegliano sospetti (Slade. Eglinton), massime dopo che abili
prestidigitatori, come Davey, ne hanno smascherato e ripetuto il giuoco,
( Hoduson). Qui pertanto c’è da stabilir prima la autenticità del fatto: in
seguito, verrà lo studio sul determinismo psi¬ chico della cosi detta “
psicografia „. b) Altre categorie di medi, ad esempio gli intuitivi, gli
udi¬ tivi, i veggenti (o visionari sullo stile di Swedenbobu), f musi¬ cisti e
i disegnatori analoghi agli scriventi per automatismo 80
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, so pure offrono molta importanza per
la metapsicologia, cadono per lo più nel dominio dei fenomeni mentali di abbastanza
facile interpretazione. Quando dall’albero fron¬ doso della psicologia
supernormale si taglino i rami ecces* sivi i parassitari e gli appiccaticci, si
resta davanti a fatti di automatismo senso-ideo-motorio, di telepatia, di
seconda vista o chiaroveggenza ; vale a dire, a fenomeni “ psichici „ nel senso
odierno, sia pure, ma pur sempre a fenomeni abbor¬ dabili con metodi e criteri
psicologici. c) Il tipo a incarnazione, nel quale cioè si presume venga a
incarnarsi temporaneamente uno spirito che parla per bocca del medio, appartiene
alla categoria abbastanza nota ai psico¬ logi dogli sdoppiamenti di
personalità, e non si scosta molto, qualunque cosa pretendano gli spiritisti,
dalla psicologia patologica. Anche in questo tipo di medianità intellettuale ha
un còmpito amplissimo la telepatia, che non è più spi¬ ritismo. Supponendo
accertata la sincerità dei medi nei quali avviene la incarnazione transitoria o
la possessione, nessuno vorrà sostenere che le indagini sul dinamismo
psicogenetico di cotali fenomeni vadano lungi dalla sfera di competenza del
psicologo. Ma per ciò che è l’identità personale delle “ entità occulte », si
passa (lo scrivo con disgusto, ma ripeto quello che han già detto il Flournoy e
qualche spiritologo più illuminato) si passa pur troppo in una sfera di inve¬
stigazioni che quasi non è piu d’ordine scientifico, ma d’ordine morale: presso
a poco nel dominio della po¬ lizia giudiziaria! Bisogna infatti eseguire una “
istrut¬ toria », fare il “ processo „ d’ogni singolo caso d’incarna¬
zione": e allora... ! Questa identificazione personale dei defunti
che si rima¬ nifestano, dei disincarnati che ritornano al commercio cogli
incarnati, è il grande e supremo intento della dottrina spi¬ ritistica, ma è
anche, fino a tutt’oggi, il massimo scoglio contro il quale essa ha naufragato,
quantunque si so¬ stenga che accanto agli innumerevoli fallaci tentativi di “
identità degli spiriti , comunicanti, se ne sia accertato qualcuno
indiscutibilmente e irrefragabilmente. Si cita sopra tutto la identificazione
dello spirito di un Giorgio Pelham manifestatosi per il celeberrimo medio
americano, la signora Piper: e due filosofi e psicologi di valore, I’Hodgson e
I’Hyslop, avrebbero legato il loro nome a questa meravigliosa avventura.
Peccato che sotto l’aspetto scientifico tutta la apparente enorme ricchezza
accumulata nei fasti dello spiri¬ tismo prima della odierna fase psichicistica,
si risolva in monete false o di lega metallica similoro, messe e accettate
bonariamente in circolazione, ma oggi cadute fuori corso! d) I medium
tiptologi o tiptografi, quelli che fanno parlare i tavoli, cominciano a destare
un po’ più l’interesse degli stu¬ diosi. Il meccanismo tisio-psicologico degli
sdoppiamenti e della coscienza subliminale, come l’ha designata P». Mnsns, poti
à illuminare, torse, i messaggi e le comunicazioni, purché in taluni casi gli
si aggiunga il grande coefficiente telepsi¬ chico o “ mentevismo,, termini
spiritistici significanti la sug¬ gestione mentale o trasmissione del pensiero.
Ma il movi¬ mento del tavolino non è spiegabile con questi processi interiori o
psicologici ; e nemmeno lo sembra con la vecchia teoria dei movimenti
incoscienti, salvo i numerosissimi casi spuri e falsi. Qui siamo già di fronte
a dinamismi ignorati, a forze verosimilmente diverse dalle ora conosciute; ma
la indagine ne va fatta senza i preconcetti inspirati dalla fisica e meccanica
ordinarie, le quali non veggono che il lato ma¬ teriale dei fenomeni e non
penetrano al di là della super¬ ficie. Il moto, o la oscillazione vibratoria, o
il sollevamento del tavolo è un fatto fisico, sia pure, ma è nello stesso tempo
un fatto psichico perchè rivela una intelligenza ed una volontà. E, dunque, la
analisi psicologica dei fenomeni tiptici che può dirci donde viene cotale
energia; mentale. e) La persona che muove i tavoli senza contatti o,
quanto meno, con contatti sproporzionati all’effetto, appartiene diggià alla categoria
piuttosto rara dei medi ad azioni fisiche o mec- laniche ti distanza , di cui
la Paladino è oggi il campione più famoso. Questi medi raggiungono talvolta
poteri addirittura strabilianti, che sembrano contraddire, ad esempio, la legge
di gravità, e non si adattano alle formule della meccanica né al
parallelogramma delle forze, a quei principi cioè che ci rendono l’Universo
comprensibile e razionale secondo le argomentazioni della logica normale e
della scienza esatta. / ) Ma. oltre ad essi vi sono i medi ancora più
rari che si direbbero plasmatori, in quanto posseggono la straordinaria facoltà
di esteriorizzare „ fuori del loro corpo i “ fluidi vitali o perispiritali „ di
cui questo dispone in tutti gli individui, ma che non in tutti soli capaci di
fuoruscire ren¬ dendosi tangibili, visibili, fotografabili . La teleeinesia
e la materializzazione „ di forme che gli astanti possono per¬ cepire,
sono presso all apice, tanto dello “ spiritismo „ inteso rigidamente nei suoi
canoni kardechinni ancora dominanti presso tutti i circoli e presso tutte .le
diramazioni della scuola o sètta o confraternita classica, quanto del “
psicliismo , Moksei.1,1, Psicologia « spiritismo. n che
accoglie oramai il gruppo più serio e indipendente degli studiosi della
fenomenologia medianica. Per il Prlln° ’ h u sono gli spiriti o anime dei
defunti che impadronendosi del “ fluido del medio arrivano a materializzarsi in
modo piu o meno completo, ad agire, a manifestarsi, ad apparire , ; e cosi
saremmo alle “ manifestazioni „ sensibili di un mondo ordinariamente
ultra-sensibile o uUra-terreno, dell Ai di 1 quasi costantemente ed
universalmente invisibile ed intan bile- saremmo agli “ interventi , ed alle /
apparizioni, di fantasmi veri e veridici, che i credenti nel o spintismo
sostengono identici a determinate persone già uscite di vita o disincarnate. 11
psichicismo, invece, quando ammetta la realtà dei fenomeni (ciò di cui il
sagacissimo gtuppo In¬ glese della S.f. p.R. sembra assai spesso dubitare .non
crede per ora di andare oltre alla ricerca positiva del fatto nel presupposto
di dinamismi bio-psichici tuttora ignorati. Le " materializzazioni „ sono
un problema oscurissimo, cosi fisico come psicologico, che rasenta il pai
adesso. g) Ci troviamo egualmente nella parte piu discussa j della
medianità quando ci si citano i medi apportatori, guelfi che - apportano „ da
lontano, magari attraverso porte e preti, oggetti materiali, ad es. fiori,
ramoscelli d alberi .sassi, con¬ chiglie, gioielli, monete, pezzi archeologici,
eco. Per C0“Pre^ dere tale “ fenòmeno „ si suppone che essi abbiano il potere
d. dematerializzare tali oggetti, di disaggregarne la compagine molecolare, di
farli attraversare cosi disaggregate traverso corpi ancora materiali,
finalmente di ricomporli tali e quali, ossia di' riaggregarne le molecole
affinchè riabbiano i loro ca¬ ratteri fistef e materiali quando vengono a
ricomporsi ne le mani degli astanti. Miracoli, di fronte ai quali tutte le espe
rienze dei Laboratori scientifici sono un Kloclie'®'lo'R0'' -presa la
liquefazione dell’aria di Piotet mazionedi diamanti artificiali nel forno
elettuco di Moissan la stessa acclamata telegrafia senza fili di M Arnioni
! Ma gli “apporti, sono un argomento gravissimo d dubbio Se raccertarli
non è facile. La non rata smaschera tura di medi falsi apportatori fra cui 1
Anna Rothe di Ber lino il famigerato medio degli aranci e dei fiori, e poco
corretto portamento di altri, ad es. del Bai ®^j C ^ coni- tavolette caldaiche
e monete assire di Poco ' ^ J perate sui mercati pseudo-archeologici di
Dàmasco Beyreuth, obbliga lo studioso seno ad unasonmadUh denza e gli stessi
spiritisti piu imagmosi ad un grande riserbo. L'apporto, simile in ciò alle fotografie
spiritiche, ha VARIE FORME DI MEDI ANITA 83
occasionato gravi delusioni, giacché la sua frequente fraudo¬ lenza ha
prodotto incrinature ad totani sabstantiam nell’edi¬ ficio teorico-pratico
dello Spiritismo. Adunque, prima di slan¬ ciarsi nelle regioni astruse della *
fisica trascendentale „ IZòlIjNEb), dello spazio a n dimensioni, della
evoluzione e trasformazione alciumica o ermetica della materia, bisogna
cominciare con più prudenza a studiare la mentalità dei medi apportatori;
psicologia e . polizia giudiziaria! li) Colloco agli estremi della scala
di medianità quella che dicono psicometria (non si sa poi, per quale
pervertimento di un termine scientifico da lunghi anni adoperato per il ramo di
psicologia sperimentale rivolto a studiare la legge del tempo nei fatti
psichici!). I medi * psieometri „ sono quelli che al contatto di un oggetto
appartenuto ad una persona, sia vivente presente o lontana, sia defunta, ne
sanno ilare i connotati, indicare le vicende, intuire anche cose scono¬ sciute
agli stessi interroganti e che poi si trovan vere. Sono numerosissimi nei paesi
Anglo-Sassoni, dove di questa loro singolare facoltà fanno mercato: un’intera
pagina in-l° a due colonne e a caratteri fitti del “ Light „, il gran gior¬
nale spiritico di Londra, ne fornisce nomi e indirizzi e ta¬ riffe ad uso dei
buoni clienti. Qui — supposto di non ca¬ dere tra le mani di ciurmadori e di “
sonnambule , disoneste — siamo di fronte a fenomeni, che non soltanto vanno
oltre ni confini di ogni nostra concezione scientifica positiva, fisica o
psicologica, ma che pure si rivelano mediocremente acces¬ sibili alle
abbastanza elastiche teorie del psichismo. Certo è che le divinazioni “
psicometriche „ non hauno da fare di¬ rettamente colla ipotesi spiritica, anche
se si congetturano delle radiazioni del pensiero, il quale lasciasse qualche
cosa della sua aura ovunque venga espresso. Ad ogni modo, anche qui c’è un lato
psicologico fondamentale da investigare: la sensitività particolare degli
psicometri, la mentalità degli in¬ dovini e quella . dei clienti. i)
Quanto ai ramoscelli ancor più aberranti dati dalle altre divinazioni presunte
medianiche, ad esempio la cristalloscopia, un psicofisiologo vorrà prima
vederci chiaro col lume dato dalle nozioni sulla suggestione ed
autosuggestione: solo quando abbia eliminato ogni fattore di natura
psicopatologica, potrà passare nel dominio degli studi psichici e trattare,
anzi tutto, il problema telepatico. In sostanza, la telepatia hn spostato molti
fenomeni fino a ieri considerati come ti¬ picamente spiritici. Chi deve
studiare la medianità ? Si scorge da tutto ciò come nello studio
della medianità sia intempestivo e superfluo mettere avanti la ipotesi spiri¬
tica prima di averne stabilita la psicogenesi. Ora, il dibattito che qualcuno
ha creduto sollevare sulla competenza di chi avrebbe avuto il diritto di
osservare e di interpretare per primo i così detti “ fenomeni spiritici „, è, a
parer mio, ri¬ solto da questa imprescindibile e fondamentale esigenza della
stessa medianità. Qualcuno — forse perchè voleva eludere la giusta accusa di
immaturità e di precipitazione nel conclu¬ dere, nonostante la sua valentìa di
specialista in questo o quel ramo di medicina o di fisica, — ha proclamato che
l’esame dei fenomeni medianici poteva essere fatto da ogni persona dotata di
buoni sensi e di senso connine. Ma codesta pre¬ tesa ingenua o temeraria o
astuta (secondo i casi!) sarebbe la condanna di ogni tecnicismo specializzato,
la negazione di ogni metodo sperimentale, la morte d’ogni disciplina scien¬
tifica: il “ dilettantismo „ elevato a nonna di ricerca e a criterio di
giudizio?! Certo, le questioni di competenza sono nel campo scien¬ tifico
irritanti ed antipatiche, giacché mettono in azione la molla dell’amor proprio,
lo spirito di casta, la dignità pro¬ fessionale ed altri sentimenti consimili
di indole egoistica. Nel diritto teorico e pratico le competenze trovano norme
prestabilite e Corpi giudicanti fino alla terza istanza, per essere definite e
convenientemente assegnate. Ma nella scienza la cosa è diversa: le pretese “
leggi dei fenomeni „ non hanno sanzione alcuna, neanco son “ leggi „ nel vero
significato della parola; e il rispetto verso le gerarchie accademiche ha più
danneggiato che favorito il progresso. Questo fatto è evidentissimo nella
storia dolio spiritismo e di tutta la psicologia supernormale: bisognerebbe,
dunque, lasciarvi la più ampia libertà diesarne e di apprezzamento; tanto più
che vi è un primo passo da fare pel quale non occorre essere uomini di scienza
e tanto meno di una data scienza: vi è da accertare con buoni e sani occhi, con
mani agili e pronte, che i fatti esistano ! NECESSITÀ DI CONOSCENZE
SPECIALI 85 E sta bene: per la materialità del
fenomeno, per la realtà della* manifestazione per Inautenticità della ‘•comu¬
nicazione „ basta avere occhi, tatto e criterio ordinari... Ma anche per vedere
che i corpi abbandonati al proprio peso cadono verso terra, non occorre essere
uri Galileo; per discernere che una candela illumina e scalda solo quando la
stearina si fonde e si consuma, non occorre essere un Tendali. nè un Bertuelot.
Se invece qualcuno volesse co¬ noscere meglio il determinismo della caduta dei
gravi, o della combustione d’un grasso, dovrà ricorrere ai lumi del fìsico o
del chimico. E così, per la medianità obiettiva o tì¬ sico-meccanica di un Home
e di una Eusapia, chiunque sarà in grado di accertarsi della levitazione di un
tavolo, chiunque udrà il suono dell’armonica non mossa da mani visibili,
chiunque vedrà nella penombra profilarsi una figura impal¬ pabile... Ma costui
sarà penetrato con queste percezioni elementari nel contenuto “ psichico „ o “
psicologico „ dei fenomeni V II più oculato fra gli astronomi, il più consumato
dei tìsici, il più valente dei fotografi o degli ingegneri, il più abile dei
medici, il più geniale dei pittori e comme¬ diografi, il più esperto degli
anatomici, ove non possegga nozioni di psicologia e metap sichica non si
eleverà d’un cen¬ timetro nella valutazione intima del fenomeno medianico al di
sopra del bravo commerciante, dello zelante impiegato, della operosa massaia,
della “ intellettuale „ zitella e del militare a riposo, che in generale sono i
membri più in¬ fluenti e attivi dei “ circoli „ o “ gruppi spiritici ,. Già:
anche l’uxoricida Oliva, prima di tentare di seppellirlo nelle acque del porto
di Genova, ha squartato con tagli sapienti il cadavere della sua vittima; ma
chi vorrà dire che per ciò egli sia divenuto un anatomico o un
anatomo-patologo? Bisogna che nello studio della medianità distinguiamo
due generi di ricerca: quella della realtà dei fenomeni, quella del loro
determinismo. Alla prima può bastare qualunque testimone degno di credito :
perocché, come si chiedeva Voltaire, che cosa occorre alla critica storica in
tatto di testimonianze? “ Un gran numero di testimoni: 1“ che siano sensati e
abbiano visto bene ; 2° che siano sani di mente e di corpo; 3° che non abbiano
interesse alcuno nella que¬ stione; 4° che le attestino solennemente „ (Dict.
philoso- phique, art. “ Certitude „). Orbene: i fenomeni spiritici sono stati
accertati da un numero così grande di testimoni aventi tutti questi requisiti,
che risulta ormai assurdo e ridicolo dubitare della loro realtà. Io ho davanti
a me l’elenco degli 86 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I
illustri, che videro e annuirono; e lo trovo, sotto l’aspetto-
epistennologico e metodologico, di un valore formidabile Vj figurano almeno due
o tre centinaia di personaggi dì primo ordine : matematici, astronomi, fisici e
chimici, 'natu¬ ralisti, biologi e antropologo fisiologi, professori di
medicina e cimici, filosofi e teologi, ingegneri, elettricisti, inventori tec¬
nici ed esploratori, scrittori, letterati e pubblicisti, artisti c scrittrici,
magistrati e alti militari, poeti ed eroi, diplomatici e ministri di Stato,
finanzieri e prelati, dame, principi e sovrani; tutta una eletta per l'ingegno,
per la coltura, pel¬ le bravura, per la posizione sociale, per la nascita, per
la ricchezza, per il potere. Come buttare da banda un insieme si imponente d.
allermazioni decise, di testimonianze disin¬ teressate, di convinzioni
sincere? Eppure, io ne avrei il coraggio, non già per l'accerta- myUo
estrinseco de. fatti, bensì per il loro apprezzamento tnUinseco : in quanto
che, salvo poche eccezioni, tutte quelle autorevoli „ persone, mancando di
competenza psi¬ cologica, non sono giunte a costituire quell’ “ autorità „ che
la metodologia scientifica esige quale criterio di verità ; tanto e ciò vero,
che ancora oggi, nonostante le filze di nomi celebn messe in bella mostra dagli
apologisti polemisti dello spiritismo, la immensa maggioranza degli uomini
seguita a non crederci affatto. Per mio conto, ritengo sufficientissime, anzi
esaurienti le testimonianze affermative dei fatti ; ni a se voglio passare alla
. loro comprensione psicogenetica, nò Humboldt o Sohiapparelli, uè Yittor Hugo
o Massimo d Azeglio, nè Sardou o Gordon-Pascià, nè Edison o Marconi, lle, 1’
udienza Marrtat 0 la regina Vittoria, a parte il loro valore morale, possono
contentare la mia sete di conoscere, la quale non si appaga con ciechi
ossequi alla superiorità men¬ tale e sociale di cotali testimoni. Neppure un
Wallace o uno /oLLNKii, nè menomi Crookes o un Richet avrebbero forza d‘
impormi le loro opinioni sulla possibilità e veridi¬ cità di certi fatti
spiritici e animici se, oltre al riconoscerli un grande naturalista, un
eminente astrotisico e filosofo, un geniale chimico e fisico, un valoroso
fisiologo, io non li sa¬ pessi anche versati negli “ studi psichici Mi affido
perciò con altrettanta sicurezza alla testimonianza di un Lombroso •li un
Dc-Prel, di un Flocrnoy, di un Brokferio, di un James perchè ninno dubiterà mai
della loro altissima competenza in osservazioni e ricerche d’ordine
psicologico. Infine, accò¬ glierò e ascolterò col rispetto che si meritano i
lavori ei pareri di un Ermacora, di un Aksakoff, di un Mykrs, di un
Gornby, di un GiniER. di un Hodgson fra quelli pur troppo rapiti alla
scienza, di Lodge, Podmobe, De Rochas,.Delanne, Flambarmi», Bozza no e altri
esimi investigatori viventi, poiché so tutta 1 eliicacia che la “ scienza
psichica , da essi creata o coltivata ha avuto, ha presentemente e meglio avrà
in futuro sulla correzione evoluzione ed elevazione del vecchio tarlato
spiritismo. Ma in sostanza, il credito di cui essi godono non deriva dalle
peculiari loro conoscenze fisiche, letterarie, astronomiche, filologiche,
mediche, politecniche, filosofiche, nè dalla loro carica politica o
universitaria, nè dalla loro attività di propagandisti , bensì unicamente dalla
loro specialissima e dimostratissima coltura psicologica. Lo studio della
“ medianità „ spetta, dunque, alla scienza psicologica, importa poco se
normale, anormale o supernor¬ male ; se fisiologica o trascendente o
fenomenale; se rivolta al tatto “ psichico „ nel senso consacrato dall’uso
classico o in quello venuto ora di moda per un deviamento sema¬ siologico del
termine. “Psicologia, è il generale, “ psi- chismo „ è il particolare. Gli “
spiritisti „ hanno sostenuto che bisogna staccare e distinguere assolutamente
questo da quella: ma in che risiederebbe la ragione del distacco? Non vediamo
noi forse la medianità svolgersi su condizioni in¬ dividuali spettanti alle
comuni fisiopsicologia e psicopato¬ logia, constare essenzialmente di fenomeni
affini a quelli piecisamente descritti dai psicologi analisti e dai clinici
psi¬ chiatri, arrecare con sè un inseparabile corredo di sintomi
ueuro-psicosici e di effetti somatici osservabili e misurabili con i consueti
strumenti della fisiologia e medicina? Dove termina il normale e dove comincia
il “ supernormale „ ? Alla fin dei conti, lo stesso edificio faticosamente
costrutto da Federico Myers e che rappresenta il supremo sforzo del psi-
chismo, è composto, nelle sue fondamenta essenziali, da quelle nozioni ed idee
sul subcosciente che già la psicopatologia aveva a lungo e in largo enunziate e
dimostrate. Qualcuno ha cercato un criterio fuori della scienza già
tatta, ed ha preteso di trovarlo per l’appunto nelle stesse qtotesi che si
debbono sottoporre a positiva dimostrazione. e~°! . ® “ Briect, nella serie dei
fenomeni “ psichici „ lo Spiritismo , comincerebbe soltanto da quelli in cui vi
sono esteriorazione detta sensibilità e motricità ed apparizioni (fantasmi,
materializzazioni): al di sottodi codesti fenomeni vi sarebbe il “ Psichismo „
semplice o di grado inferiore, al quale spetterebbero la lucidità, la visione a
distanza, la te¬ lepatia, ecc. : e ancor più al di sotto si rientrerebbe
nella Psicologia pura „ normale od anormale. Ma ecco un dubbio: nello
stato di salute e in certi stati di malattia non sfug¬ genti alle leggi
consuete della patologia, si può escludere a priori ehe non esista la
esteriorazione nel senso psichicistico? No, certamente: la scienza medica
conosce casi, per quanto rarissimi, in cui s’è osservato, ad esempio, un
effluvio visi¬ bile (Febèi). Dunque, la medianità, pur essendo un fatto ec¬
cezionale apparentemente esulante dai domini ordinari del sapere costituito, e quindi
preterscientifico; pur allargandosi nelle penombre dell’Ignoto, al di là dei
margini di quanto fino ad ora risultò accessibile alla conoscenza ed all’umana
ragione, non diventa ciò nonostante un quid di estraneo alla vita dello spirito
qual’è stato concepito ed abbordato in ogni tempo dalla scienza positiva ; e
anch’essa, la “ facoltà medianica „, è, a pari delle altre nostre, subordinata
ai prin¬ cipi e ai metodi della psicologia. È curioso rilevare come lo
studio esatto della medianità occupi poco posto nella innumerevole letteratura
spiritica. Non ci si illuda sul numero delle produzioni autobiografiche dei
medi o di quelle descrittive dei fenomeni medianici, che figurano nella
bibliografia dello spiritismo: gli adepti della dottrina e i membri dei circoli
e gruppi sfruttano le fa¬ coltà medianiche dei soggetti, ma non si preoccupano
molto del loro stato fisiopsicologico. Con enorme e fastidiosa pro¬ lissità si
distendono verbali dello sedute, ma unicamente per riferire “ messaggi e
comunicazioni Questa miseria di no¬ tizie non limitate alle curiosità ed ai
sentimentalismi ha colpito penosamente gli stessi spiritisti più competenti (ad
es. ìIDklanne, I’Anastay, ÌIMetzger, il Baudi): essi domandano per ciò con gran
voce ai loro gregari impazienti che i medi vengano meglio studiati e . meno
strapazzati. Nè la produzione teoretica è, sotto tale riguardo, più seria
e sicura di quella empirica. Il famoso Libro dei medi non ha alcun valore
scientifico; e infatti il Rivail, da bravo pedagogista pestalozziauo alla
Condillao, accetta la facoltà medianica già bell’e fatta e insegna a
svilupparla e ad uti¬ lizzarla, ma non si preoccupa delle sue cause ed origini,
delle sue condizioni determinanti, delle sue conseguenze fisio-psicologiche...
Per lui, come per quasi tutti gli spiri¬ tisti, il medio “ è uno strumento „,
anzi, letteralmente, un “ mezzo „ per raggiungere il fine di “ comunicare „
cogli “ spiriti E come l’artigiano incolto non perde il tempo a chiedersi di
che materia consti e con quali procedimenti tecnici fu ottenuto e da quali
leggi meccaniche o dinamiche sia regolato l’utensile di lavoro, martello o
dinamo che sia, del quale si serve, cosi lo spiritista-tipo si conduce ri¬
spetto alla “ medianità „ : generalmente i circoli o gruppi che si riuniscono
attorno ad uno o più medi, non sanno, non capiscono, non investigano nulla !
Più di tutto fa pena cercare invano nella Bibbia attuale degli spiritisti, —
alludo, si capisce, &\V Animismus nnd Spiritismus dell’AicsAKOFF — qualcosa
più delle venticinque righe dedicate nella prefazione alla fisio-psicologia
della medianità, battezzata in blocco sotto il nome di “ personismo Se
non fossero venuti i lavori degli psicliicisti odierni, con a capo Fed. Myehs e
Alb. Db Kochas, si potrebbe af¬ fermare che in circa mezzo secolo di fervore e
di “ espe¬ rimenti „ (?) lo Spiritismo non aveva saputo uscire, di fronte al
fatto straordinario della “ medianità „ . dalle pastoie del più grossolano e
del più limitato empirismo. La personalità dei medi.
Sulle maggiori figure che empiono di sè, attraverso i secoli, la scena
della popolarità, e specialmente su quelle di cui si costituisce la storia del
meraviglioso, bene spesso manchiamo di notizie precise, e, per ricostruire la
loro per¬ sonalità, siamo costretti di ricorrere ad induzioni e a con¬ getture.
Egli è che, in generale, questi personaggi si circon¬ dano di mistero,
speculando sull’ignoranza e sulla buona fede dei contemporanei per ingrandire
la loro figura e lasciare nell’oscurità l’origine dei loro poteri occulti. Ne
sono esempi classici e noti a tutti il Conte di San Germano, il Cagliostro, e
quanti altri, com’essi, hanno lasciato fama, di taumaturghi. Questi personaggi
sono veduti attraverso una fitta nebbia, e neppure le loro reincarnazioni sullo
stile di quella con cui Cagliostro s’è impersonato in * Leopoldo „, lo spirito-guida
della .media Elena Smith, cosi argutamente illustrato dal Floubnoy, vengono a
illuminarci sulla vera loro entità : si direbbe anzi che, reincarnandosi, essi
medesimi, quei facitori di miracoli facciano anche quello di diminuire ed
ottene¬ brare ancora più la personalità loro. L'Occulto è in grande, in
massima parte, nato dall’inganno disposato all’ ignoranza ; è stato
tenuto a battesimo dalla credulità; fu nutrito iìn dal primo esistere mediante
la bugia e la frode : per ciò, quel che rimane di verità nella storia del
meraviglioso, può raffrontarsi al piccolo diamante, che si ricava da un cumulo
enorme di minerale pressoché tutto inutile, e talvolta così duro da. scalfire,
e così pesante da smuovere, che il valore della preziosa pietra smarritavi
entro non compensa le fatiche del suo ritrovamento. Sotto questo aspetto,
i “ medium „ dello spiritismo mili¬ tante assomigliano ai taumaturghi della
magia ed ai maestri della prestidigitazione. Sull’Home, sullo Slade,
sull’Eglinton, sullo btainton-Moses, sulla II' Espérance, ecc., abbiamo bensì
notizie autobiografiche e gran copia di documenti : ma, se si volesse fare con
questi opera ricostruttrice atta a schiarire i più importanti punti della loro
esistenza, ci troveremmo davanti ad elementi infidi, a prodotti di vanagloria e
di ciarlataneria, a oscurità volute dai loro stessi amici e cre¬ denti. I ra
mezzo a tante cose non sicure o poco probabili viene a mancare il criterio
della verità. Ad esempio, nelle autobiografie ci sono troppe reticenze da una
parte, troppe amplificazioni dall’altra : per di più l’estasi, detta il *
trance „, non lascia ai medi migliori la facoltà di ragguagliarci sulie loro
condizioni subbiettive che costituiscono il punto cen¬ trale più oscuro del
raedinmnismo. Sarebbe come se per costruire i capitoli di- Neuropatologia e
Psichiatria sull’iste¬ rismo, sull epilessia, sull ipnotismo e sonnambulismo,
sui delirii sensoriali metabolici (tutti stati anormali con cui la medianità ha
vincoli o somiglianze inconfutabili) ci voles¬ simo servire delle notizie
dateci dai pazienti : la medicina scientifica ha progredito in questi capitoli
dirigendosi pre¬ feribilmente, con Richkt, Cha rcot, 3d kidenmain, .1 a net,
Lom¬ broso, nelle vie della indagine obiettiva. lutti gli spiritisti
lamentano la fastidiosa e imbarazzante necessità in cui la “ scienza „ si è
trovata finora, di dovere studiare la fenomenologia più caratteristica ed
importante del medianismo attraverso le gesta spesso sospettabili e la
personalità spesso tarlata dei medi “professionisti „, perocché quelli
privati,, sulla cui sincerità, salvo le opportune limi¬ tazioni, si potrebbe
meglio fidarsi, non si prodigano tanto facil¬ mente e preferiscono farsi
ammirare in circoli ristrettissimi. Per quanto si sappia che da anni io mi
occupo di “ spiri¬ tismo , e abbia cercato di ottenere sedute da vari medi che
mi si erano denunziati attivissimi o che sono giunto a sco¬ prire attorno a me,
la quasi totalità di essi mi è fino ad ora sfuggita : in massima, non ha
troppa fidanza nella scienza e negli scienziati. _ Nè si creda che il
numero dei “ medium „ sia piccolo. E As¬ sociazione spiritualistica degli Stati
Uniti e del Canada an¬ nunciò nel 1900 che colà i medi salivano, tra pubblici e
privati, alla rispettabile cifra di 10.000, tutti arruolati per la causa, tutti
fervidissimi nell’ esercizio : vi erano inoltre 350 oratori propagandisti, 3G0
società spiritiche, 82 Chiese spirituali¬ stiche..... Ma noi non siamo così fortunati;
ciò non pertanto abbiamo in Italia, al presente, alcuni medi di gran
forza, la Eusapia, il l’oliti, i fratelli Randoue (per citare
quelli conosciuti per le stampe). Ma i due primi sonò professio¬ nisti e
per di più medi a effetti fisici : qualità queste che bastano a renderli
sospetti nei centri più severi delle ricerche psichiche „, voglio dire in
Inghilterra e, di riflesso, in Ger¬ mania. I medi fisici hanno così spesso
ingannato che la “ Society for psijchical Research „ li lascia da anni in
disparte, e senza tanti riguardi li considera con disprezzo: dirò anzi che i
medi a pagamento, scoperti in frode con una deso¬ lante frequenza, sono oggi
messi al bando dai circoli inglesi, tedeschi e olandesi. Anche in 1 rancia e
Svizzera i Gruppi psichicistici di Parigi, Marsiglia, Nancy, Ginevra non li ac¬
colgono senza circospezione. Di guisa che nella Gran Bret¬ tagna, al dire della
autorevolissima spiritista. Sig" Stennabd, la "medianità fisica è
pressoché scomparsa, e vi si veggono e studiano di preferenza i medi
intellettuali. In America, no : perdura la tradizione delle Fox, ma non è a
dire con (pianta e quale degenerazione professionale 1 Bisogna leggere
quello che la celebre scrittrice Fiorenza Marryat narra di molti medi
transatlantici, e di certi loro imitatori cisatlantici, per sapere fino a qual
punto arrivino lo spettacoloso delle loro sedute di H materializzazioni n, la
astuzia smaccata dei medi e impresari, la beata semplicità •della loro
clientela, E taccio degli accampamenti estivi spi¬ ritici (“revivals„) cotanto
frequenti e frequentati nel Nord- America, e dei quali non arrossiscono di
vantare l’efficacia moralizzatrice e “ spiritualizzatrice „ sulle masse,
spiritisti ac¬ creditati e di talento come la Adiiì-Baloo, il Libeht, I’Owen
. Spettacoli da fiera, carnevalate, niente altro ! Nel Nord- America si
esercita un impudente mercimonio delle facoltà me¬ dianiche, siano vere, siano
spurie; e nonostante 1 esempio della famiglia Fox lasciata lauguire ed esentasi
quasi del tutto nella più squallida miseria fra la indifferenza colposa degli
spiritualisti americani, non si cessa dall imitarne le gesta del periodo
eroico-arcadico di Hydesville-Rochester : le “ unirne dei trapassati „
costituiscono ancora, in un paese così facile alle più stravaganti credenze, un
buon mezzo per far denaro. E il peggio si è che anche in Europa, ora perchè
invasa da “ celebri „ medi americani, australiani, indiani, ecc., ora perchè lo
spiritismo non trova altri metodi di diffusione, la medianità professionale è
quasi esclusivamente la sola che serva agli studi psichici ; donde la
diffidenza generale degli psicologi competenti per il meraviglioso
modernissimo, donde la legittima sfiducia e ripugnanza degli scienziati
positivi di darsi a codesti studi. La medianità, ha scritto il Diclanne,
è la pietra angolare dello spiritismo : è per suo mezzo soltanto che noi possiamo
dare le prove (?) della sopravvivenza; e meglio la conosce¬ remo, più sarà
potente la propaganda per lo spiritismo „. Ma se la medianità serve quale
strumento di propaganda, ben pochi fra gli spiritisti si danno briga di
conoscerla a fondo. Questa noncuranza è massima fra i dogmatisti: Allan-Kabueo
ad esempio, consacra pochissime linee alla facoltà dei “sen¬ sitivi „ (medi) e
ai fatti fisiologici, alle “ sensazioni „ che accompagnano 1 estasi medianica.
Ma neppure i psichicisti odierni sono più intraprendenti in codesta indagine
fondu¬ mentale: lo stesso Myers, che senza dubbio è penetrato meglio d ogni
altro nelle ombre misteriose della coscienza sublimi¬ nale, si occupa
preferibilmente degli effetti “supernormali „ delia medianità, e poi ci lascia
all’oscuro sul processo fisio- psicologico di essa. Quel poco di sicuro che ne
sappiamo è opera, non di spiritisti, nè di psichicisti, sì bene di psico¬ logi
sperimentatori o di clinici-alienisti : cito fra primi Pietro Janet, le cui
ricerche, comunque giudicate dagli spiritisti, sono state imitate e usufruite
dal Myers su ampia scala. I medi, d'altra parte, salvo rarissime
eccezioni (di cui la Eusapia Paladino è una) non si prestano volentieri ad
esami scientifici sulla loro personalità fisio-psichica ; appena per¬ mettono,
prima delle sedute, di essere frugati sulla persona, sotto le vesti, e la
maggior concessione che fino ad ora taluno di essi abbia fatta alla scienza è
di lasciare usare, con molta discrezione però, la fotografia e qualche
strumento fisiologico di facile, sollecita e spesso poco utilizzabile ap¬
plicazione. Così si riesce difficilmente a penetrare e speri¬ mentare con
frutto nei circoli e gruppi spiritici dove suc¬ cedono, al dire degli
inscritti, le cose più strabilianti. Da un po’ di tempo in qua, l’accesso alle
sedute è forse meno arduo, specialmente da quando l’Eusapia ha dato ai
medi il buon esempio di lasciarsi studiare, e da quando lo psi- chicismo ha
ripresa la gloriosa tradizione di CnoOKBS ; ma per lunghi anni le porte dei
santuari ci erano chiuse non appena si sospettava che vi volessimo portare i
nostri intenti inve¬ stigatori. Lo stesso Papus narra che volendo vedere le ma¬
terializzazioni operate da un medium che gli si decantava, ha dovuto sottoporsi
al fastidio di tre lunghi mesi di inutili sedute preliminari ; finalmente,
quando il medium si fu as¬ sicurato della simpatia della sua assistenza e si fu
persuaso ohe “nessuno avrebbe acceso fiammiferi durante i fenomeni, allora solo
si decise di . materializzare. Ciò che in particolar modo sarebbe
necessario studiare con tutti i mezzi dei quali dispongono la fisio-psicologia
e la psichiatria clinica, sarebbe la personalità dei medi. Le so¬ miglianze tra
l’estasi medianica o trance e le note sindromi accessuali delle nevrosi
(isterismo, sonnambulismo, epilessia) sono ormai indiscutibili, malgrado le
opposte insipienti ne¬ gazioni di certi spiritisti dottrinali che nulla
capiscono di psicopatologia: ma pur qui, non andiamo più in là di una co¬
noscenza abbastanza superficiale, malgrado le ottime osserva¬ zioni di P.
Janet, Joiue, Jung, Grassbt, ecc. Gli psicologi analisti sono ormai certi che
il “medium, è per lo più un individuo dotato di una costituzione psichica
anomala, o, quanto meno, situato all’estremo gradino della scala delle varianti
normali relative alla coalescenza degli elementi psi¬ chici. Nel medio tale
coalescenza è lassa e labile all’estremo; e quindi in lui, quando sia messo o
si metta in circostanze propizie, avviene con facilità la disgregazione
personale, la separazione più o meno completa della coscienza superiore o
vigile da quella inferiore o subliminale, cosicché questa seconda entra in una
più intensa ed estesa attività automa¬ tica, sensoria motoria ed imaginativa.
Orbene, a coonestare la ricerca affannosa di medi cui si danno i circoli
spiritici e l’allenamento spesso noioso cui li sottopongono e di cui si dolgono
i migliori (p. e., il Mabzohati, in “ L. e 0.,, TT. 415), certi spiritisti
sostengono che il mediumnismo non è facoltà tanto eccezionale: tutti gli uomini
la possederebbero in grado più o meno agevole a rilevare. In sostanza, i medi
non dif¬ ferirebbero nella organizzazione tìsica dagli altri individui, e solo
sarebbero caratterizzati da una maggiore recettività sensitiva e da una
maggiore esteriorazione animica (F. Nègrb). Ma altri, massime fra i
psichicisti, negando codesta, univer¬ salità delle facoltà mediumniche, le
ritengono addirittura rarissime e specialissime (Mangin). Qualcuno ha pure
pre¬ teso che i medi si distinguessero per dati caratteri somatici, ad esempio,
per la variegazione colorata dell’iride (Maxwell). Qui bisogna
intendersi. Che la facoltà medianica sia ge¬ nerale, e che basti saperla “
sviluppare „ (come dicono gli spi¬ ritisti) per metterla in evidenza, no
davvero ; ma che, d’altra parte, sia un’eccezione in natura, una varietà
isolata di costi¬ tuzione personale umana, ueanco : la fisiologia,
l’antropologia e la psicologia scientifiche si oppongono ad ambedue questi modi
di vedere. Vi sono individui ipnotizzatoli, è verissimo, ma la immensa
maggioranza non lo è: — vi sono delle per¬ sonalità che si disintegrano e, per
così dire, si sfasciano al minimo urto di un emozione, di un ordine altrui, di
una allucinazione eventuale ; ma per fortuna la generalità degli uomini oflre,
nel complesso integrale dei fenomeni di co¬ scienza, una sufficiente forza di
coesione per resistere a simili attacchi. Questo non significa però che l’ipnotismo
e tutti gli altri fattori congeneri di dissoluzione della personalità non
trovino in questa medesima, e nel modo con cui si forma e si mantiene, le loro
ragioni preparatorie e le con¬ dizioni agevolanti la loro efficacia
dissolvente. Per tali motivi io non so adattarmi all’idea che il mediumnismo
non si attacchi a facoltà o a funzioni esistenti nella gene¬ ralità delle
persone : sarebbe l'unico esempio di una attività vitale o mentale regalata da
non si sa quale potere arcano, nè si capisce per quali predilezioni più o meno
benefiche, solo a pochissimi “ eletti „ . Inoltre, se la dottrina
dell’evoluzione spirituale è vera, secondo che con gran valore suppongono gli
spiritisti kar- dechiani swedenborghiani davisiani, e anche gli psiehicisti
camminanti sulle orme del Myeks, bisogna ammettere una delle seguenti due
possibilità. — 0 la facoltà medianica è un ge¬ nere di attività vitale in via
di estinzione, perchè non venendo utilizzata nel decorso dell Evoluzione pei
bisogni della lotta per l’esistenza, mancò di sviluppo rimpetto alle altre
attività fisio-psichiehe (il grande Myers la pensava a questo modo). Ed allora
la medianità si deve trovare, almeno quale rudi¬ mento atavico, in tutti gli
uomini: sarebbe come chi dicesse un’appendice vermicolare del cieco, o un
muscolo plantare gracile, salvo che nel campo funzionale della psiche. _
0, per contro, il medianismo è un acquisto novello dell’Evo¬ luzione, una
forza rimasta in noi latente o pochissimo attiva per secoli e secoli, rivelatasi
o risvegliatasi ad un tratto in Hydesville (per decreto della Provvidenza,
secondo i ere- NATURA DEL MEDIANI.SMO 95
denti dogmatici,/, ma chiamata a rendere sempre più intimi i rapporti fra
il mondo sensibile e l’Invisibile. Dimodoché l’umanità avrebbe davanti a sé un
lungo avvenire in cui sempre piu godrà dei poteri psichici e di lucidità, di
tele¬ patia e di azioni a distanza sulla materia (alcuni neo-idea¬ listi, ad
es. G. Papiri, lo congetturano). E iu tal caso, non potendosi la medianità
creare dal nulla, si dee ritenere che essa si sviluppi fin d’ora da una
predisposizione alla meta- psichicità esistente, in genere, in tutti gli
individui umani. Ter mio conto, propendo a opinare che il medianismo sia
un fatto anormale della personalità fisio-psichica umana, il quale, a pari di
tutte le altre anormalità e anomalie indi¬ viduali, non si crea ex novo iu
mezzo alla universalità degli uomini per un capriccio o dono improvviso di
natura, ma si collega direttamente alle condizioni normali somatiche, fisiologiche
e mentali dell’animale Homo sapiens: sono, anzi, disposto a credere che anche
gli animali (del che gli esempi abbondano e furono egregiamente raccolti dal
Bozza no) siano suscettibili di quelle percezioni sensitive e di quegli auto¬
matismi motori onde risulta la medianità. Natura non farit saltus, è un vecchio
adagio della filosofia, che ha già avuto estesissima applicazione nel campo
biologico e psico-socio¬ logico (trasformismo lamarcko -darwiniano,
evoluzionismo spenceriano) e che deve egualmente averlo nel Campo “ psi¬ chico
Pertanto, la singolare personalità di “ medium „ è semplicemente una varietà
secondaria della personalità neuro- psicosica : spesso, anzi, non è altro che
questa nella sua forma tipica, per quanto lo possa anche essere in molti medi
soltanto a modo transitorio ed accessuale. La facoltà medianica è stata
osservata in persone di età diversissima. Si sono annunziati medi fanciulli,
medi bam¬ bini, e persino, stupesco referens !, medi lattanti; in taluni medi
di gran forza s’è visto perdurare la. medianità alle soglie della vecchiaia (lo
Slade, la Rothe, la stessa Paladino). Ma d’ordinario il manifestarsi dei poteri
ha luogo in gio¬ vinezza, frequentissimamente coincide colla pubertà, massime
nelle donne; e va soggetto, talvolta, a lunghe incompren¬ sibili pause, ovvero
anche cessa ad un tratto. Il sesso femminile non vi sembra più
predisposto del maschile, se si bada al numero totale dei medi registrati nella
storia e nelle effemeridi dello spiritismo. Ma è indu¬ bitabile che nella donna
si hanno le forme più alte e com¬ poste di medianità, appunto perchè
l’isterismo è nevrosi ca¬ ratteristica del sesso femminile, pur non mancando
nel maschile. Notevole il fatto che l’Horae offriva varie stimmate di
femminismo somatico e psichico. Certo si è che presente- mente i medi sembrano
destinati a fallire rumorosamente, laddove le medie trionfano. Quanto al
temperamento che predispone meglio al pos¬ sesso della facoltà, io dico, da
convinto alienista, che è quello neuro-isteropatico ; ma il Patos ha
imbrogliato le cose an¬ nunziando ehe fra i medi vi sono, nientemeno,
ventiquattro temperamenti diversi, e che perciò occorre accostarsi ad essi con
ventiquattro maniere diverse di contegno investigatorio, a seconda della loro “
formula biometrica „ (Baraduo). Del che io, per quanto adusato all’esame
clinico d’una moltitu¬ dine pluricolore di ammalati, mi dichiarerei incapace
! Del resto, lo sperimentare coi medi non è tanto agevole. È vero che i
gregari dello spiritismo — caterva innumere¬ vole di dilettanti incompetenti e
di eccitatori incoscienti dello spettacolo medianico — vi si accingono, per
loro conto, alla leggiera, come ne fanno fede il numero esorbi¬ tante dei “
gruppi , e l'abuso incredibile delle * sedute ,. Ma noi, scienziati, dobbiamo
procedere con grandi cautele : se no, incorriamo nell’accusa di rendere
ammalati i medi, di guastarne non soltanto la fenomenologia, ma pur la poten¬
zialità medianica, e, insieme a ciò, di rovinare la loro salute esponendoli con
i nostri eccessi di “ controllo , e con la nostra smania di “ indagine
fisiologica „ al pericolo di crisi gravissime e persia di morte ! Lo strano si
è che dandoci codesti ammonimenti, lanciandoci codeste accuse, gli adepti non
si accorgono di riconoscere implicitamente la natura anormale e spesso morbosa
della medianità. * * Caratteristiche psicologiche e
fraudolenza dei medii. Ninno che li abbia veduti in opera (durante
il “trance,) dubiterà un solo istante che i medi non siano persone di eccessiva
emotività-, i “ fenomeni „ variano sempre a seconda delle loro emozioni
gradevoli o sgradevoli. E un carattere comune agli isteropatici.
Altrettanto è palese che i medi offrono una enorme sug- (festività: ed ecco un
secondo carattere affine tra raedianismo AFFINITÀ TRA ISTERISMO E
MEDIANISMO 97 ed isterismo. Tutto quello che i medi
attuali dicono o credono intorno all’ intervento degli spiriti nei loro
fenomeni , o è una spontanea reviviscenza dell’antico animismo giacente nei
bassi fondi della personalità, o è un prodotto di sug¬ gestione d ambiente. “
Dite ad un medium (scrive sempre il Patos) che lo spiritismo è una pazzia e che
i suoi feno¬ meni sono gherminelle, poi sperimentate su di lui: il medium,
spaventato, non vi darà più nulla „. Inoltre la fenomenologia medianica
ha un terzo carattere isterico ; è presentata con la ostentazione dello
straordinario, dell’eccezionale, per sentimento di amor proprio, per bisogno
quasi irresistibile di farsi ammirare. Tutti i medi, anche i più riservati,
quelli che agiscono nei circoli privati, o nelle famiglie, sono dominati dalla
vanità che li porta allo spet¬ tacoloso. E forse in causa di ciò la
medianità, si professionale che libera, è tutta quanta impregnata, di sciocche
od astute simulazioni e dissimulazioni, siano conscie od inconscie, siano
volontarie o involontarie, siano automatiche o riiiettute. Non esiste
condizione mentale umana che più della isteria e del medianismo esponga il
ricercatore ad essere ingannato. Per tutto ciò la affinità tra medianismo
e istero-psicosi degenerativa si ritiette in quattro particolari caratteri:
emo¬ tività, suggestibilità, vanitosità, mendacio. E ora usate mo¬ derazione,
se lo potete, con quegli spiritisti dogmatici che hanno avuta la temerità o la
stupidità sacrilega, (in riguardo alla loro fede religiosa, della quale menan
vanto) di collo¬ care fra i medi Gesù Nazareno ! Vi sono certamente dei
medi sinceri, onesti, spontanei, che non giuntano mai ; e pur quei medi, che
furono tro¬ vati in frode, non sempre sono stati o sono menzogneri. Ma il
numero degli smascheramenti eventuali di medi “ potentis¬ simi , e “
famosissimi „ è così grande, da ingenerare la più nociva indeterminatezza nella
ricerca, il più amaro sconforto nel ricercatore. E badiamo bene : non siamo
noi, scienziati “ materialisti , (la qualifica è, sotto la penna degli adepti,
la più grave delle incolpazioni che ci scagliano), non siamo noi, fisiologi
psicologi ed alienisti, che abbiamo riempita questa pagina penosa e un po’
ridicola dello spiritismo con¬ temporaneo; sono in maggioranza dei cultori
fedeli e peri¬ tissimi della dottrina, i quali con un bel gesto di signorilità
b anca ed aperta hanno spezzato a tempo i loro stessi arnesi di guerra quando
si sono accorti che erano di cartapesta. Nel 900 il Papus confessava che lo
spiritismo è tutto un inganno e che da due anni, dopo avere operato con
molti medi, si era accorto di essere stato sempre burlato. Ma il Pa pus è un
occultista, e l’occultismo è un pruno negli occhi degli spiritisti :
ascoltiamo, dunque, soltanto questi. Ora, che cosa ci narrano un Ermaooba, un
Myuks, un Flammarion? Che la massima parte dei medi spettacolosi, a effetti
tìsici 4 all’americana „ furono una volta o l’altra trovati in frode; che anzi,
molti dei più ammirati, altro non sono stati in passato, altro non sono al presente,
se non giocolieri e im¬ postori. Il giudizio è grave, nè lo direi
plausibile senza riserve. L’aver frodato una volta o più volte, quando vi sono
prove si¬ cure e numerose della sua sincerità in altre esperienze, non vuol
dire che quel medio sia sempre e incessantemente uno sfacciato bugiardo. Vi
sono molte ragioni che, se non giustifi¬ cano, almeno spiegano una eventuale o
transitoria fraudo¬ lenza : — vi è la stanchezza, la troppa frequenza o
lunghezza delle sedute, la diminuzione intermittente di forza medianica ; vi è
il desiderio di fare e strafare, il bisogno, l'avidità, la vanagloria ; vi è la
suggestione intempestiva dell’assistenza ; vi è, insomma, un cumulo di fattori
predisponenti o por¬ tanti diritto filato agli stratagemmi sostitutivi, ai giuochi
di mano, alle gherminelle. Inoltre debbo riconoscere che molte accuse di frode
sono basate piuttosto su congetture e sospetti che su prove manifeste: talvolta
un osservatore scettico può tenersi sicuro' di avere scoperto il tiro, e non
aver poi ar¬ gomenti per dimostrarlo. E questa autosuggestione dell’ in¬
credulità è talvolta quasi peggiore della ingenuità della cre¬ denza. Ad ogni
modo, se si procede ad uno spoglio della letteratura spiritica (non
dell’antispiritica !), si trova una lunga serie di disgraziate rivelazioni. Mi
limito a dime qualcuna. Owmettiamo pure le sorelle Fox, la cui apostasia
teatrale, con accompagnamento di confessioni poco onorifiche e ripu¬ gnanti,
solleva il dubbio di un doppio mendacio comprato o im¬ posto per ragioni di bigottismo.
Lasciamo i fratelli Davenport, che si scioglievano dai più stretti nodi per
mano di spiriti nel loro armadio furbescamente congegnato : è storia ormai
vecchia (1865), e pressoché dimenticata. E trascuriamo anche il pro¬ cesso
clamoroso intentato al fotografo spiritista Buguet, cui nulla ha giovato il
tentativo di riabilitazione della ottima Sigr* Lev- marie. Come ricordare tutti
gli altri pseudo-medi che durante gli ultimi quarant’anni si sono burlati della
buona fede altrui con artifici di prestidigitazione, all’ultimo rivelati e
manifesti? Ma il prof. Oliviero Lodge, fisico e psichicista insigne, ha
.spiegata anni fa per primo la falsa medianità ginnastica di Annie Abbott.
— L’Hodgson, oggi divenuto convintissimo della sopravvivenza, ha rivelato gli
stratagemmi delle lavagne di Eglinton e di Slade, nel quale smascheramento gli
fu com¬ pagno il prof. Ray-Lankester, reputatissimo biologo. — Il Bona, accorto
occulto-psichicista , ha preparata la scoperta poliziesca dei falsi apporti di
fiori e frutta di Anna Rothe. — 11 LKVMAniE, direttore della * Revue spirite ha
affer¬ rato pel collo il “fantasma, materializzantesi nella Sigr“ Wil¬ liams. —
E lo Smith, uno psichicista acuto, ha schiarita la somnomanzia della Baldwin. -
— Il Myers stesso ha polveriz¬ zata, con la sua austerità di indagatore, la
bugiarda azione a distanza dell’americano Husk e la non meno falsa medianità
musicale dello Sheppard. — Il colonnello Bundy, spiritualista avveduto,
portatosi in uno degli accampamenti spiritici del Nord-America, vi ha
stimmatizzato il * vampirismo „ (sic) di cinque medi patentati, tutti
ciarlatani della più bell’acqua. — E l’altro colonnello psichicista Mayhew,
insieme col contrammi¬ raglio Moork. hanno smaterializzato gli indegni artifici
del Craddock. — Il dott. Ahr. Wallace, pur esso versatissimo in psichismo, ha
colto in fallo l’Eldred, medio stimatissimo a ma¬ terializzazioni di fantasmi
che uscivano da una sua seggiola imbottita di fantocci. — 1 redattori del “
World , hanno se¬ gnalate le trappolerie di Miss Cadwed. — Camillo Flammarion,
ili cui ninno contesta la profonda competenza e la antica fede, ha narrato or
ora aneddoti edificanti sulle ciurmerie dei medi più famosi, da Home ni
recentissimi: sopratutto egli ricorda la falsa tiptologia della Rodicre, le
false apparizioni del Brédi, e le non meno burlesche voci «piritiche che udiva
o faceva udire il Lacroix. — Il prof. Sidgwick e la sua consorte, il cui nome
illustre va appajato nella storia dei più sicuri studi psichici, hanno
disvelato il procedimento menzognero delle scritture su lavagne della Wood e
della Fairlamb, non che quello delle pseudo-materializzazioni dell’Hatby. — La
stessa Sigra Noeg- 4i erath, la ‘ nonna amorosa degli spiritisti francesi ,, ha
levata in casa sua la maschera al medium Ebstein . Insomma, se non
fossimo certi che il “ psichismo „ ha un attivo di fenomeni oramai provati e al
disopra d’ogni incer¬ tezza, se non potessimo tranquillizzarci con la
convinzione che nella fenomenologia medianica, tolto il falso e l’illu¬ sorio,
rimane ancora tanto da bastare alla costruzione della metapsichica (per lo
meno, in futuro), che fallimento! che rovina ! che precipizio ! E
nessuna, ahimè! , nessuna delle maggiori figure dello spiritismo storico sfugge
al sospetto o al sarcasmo da parte di alcuni correligionari, giacché lo
spiritismo ha la sventura di tutti i culti: è diviso in sètte e chiesuole, e
gli adepti dell'una dilaniano la fama e persona di quelli delle altre. Il
Davis? Un simulatore per i reincarnazionisti. Il Cauaignet? Dii pa¬ ranoico
furbo per certi spiritisti non occultisti. Allan- Kakuec ? Un ciarlatano per V.
Saiidou e, pare, un po' anclie per Flajmarion che pur gli servì di medio nel
compilare quello zibaldone di nozioni vecchie e di errori nuovi che è il libro
La Genesi. E Fiorenza CookV Si è detto che sia stata scoperta in flagrante
bugia quando era divenuta la Signora Corner, ma non è provato : intanto l’Home,
che se uè intendeva, riteneva che ai suoi tempi il Crookes ne fosse stato
atrocemente canzonato (?). E l’Home stesso? Messe in quarantena le sue “
facoltà stupefacienti „ dal Flammarion, sulla cui fama popolare giuravano fino
a ier l'altro gli spi¬ ritisti di tutto il mondo. E lo Slade? Deprezzato agli
occhi dei suoi apologisti dopo la sua condanna per scrocco. E la D’Espórance ?
Alquanto oscurati! la sua carriera medianica da fenomeni troppo incredibili per
le menti anche meno corazzate e da fenomeni certamente troppo intaccati di van¬
teria femminile. E la teoso fessa Blawatslci? Povera “ Iside svelata ha proprio
perduto ogni velo ad opera di quegli arcigni censori di ogni fallace medianità
che sono gli auto¬ revolissimi membri della Society f or psy eh icid Research
! Fra i medi contemporanei più in vista, che cosa pensare della Piper,
del celeberrimo medium americano a incarna¬ zioni e a messaggi? Qualcuno, ad
esempio l’ipnotista Bé- ktllon, ne pronuncia il nome a denti stretti — e lo
stesso Hyslop, elle 1’ ha' portata ai primi onori dopo cinquecento sedute, si
dichiara ancora adesso indeciso davanti all’ “enigma- psichico „ perchè non ha
la prova necessaria per “ sapere „ mentre ha soltanto buone ragioni per “
credere,. -- E che dire della Pepper, altra consimile medium a rivelazioni psi¬
cometriche strabilianti ? Molti psichicisti ne sussurrano con tono espressivo
di incredulità, massime dopo che si è fatta sposare da un credulo cliente
arcimilionario. — E l’australiano Bailey, che “apporta, uccelli esotici (morti)
e monete assiro- caldaiche (imitate o senza pregio) ? Il Baudi di Vesmk e altri
psichicisti valorosi lo hanno accusato di essere sfuggito ad ogni accertamento
scientifico. — E il californiano Miller, il pre¬ sentatore di più spettri alla
volta, che si “ materializzano „ e passeggiano nella sala? Anche per lui Baudi
di Vesme non si perita daU’esprituere sospetti gravi, e intanto propone
controlli pili efficaci. — Lo stesso contegno di sospettosità dichiarata è
tenuto di fronte al medium indiano Yogualtama che fa scaricare scintille odiche
dalle candele steariche : —di fronte all'altro californiano Fed. Evans che
scrive, anche lui come Slade, spiriticamente sulla lavagna; — di fronte al
sassone Enrico Melzer che apporta, anche lui come la Rotile, fiori a bizeffe.
Non dico poi niente della tanto de¬ cantata e mai seriamente accertata
medianità fisica o ma¬ gica dei Fakiri indiani : il Myers protestava da pari
suo contro le “credulità per progetto, (proprio cosi) di chi ad 0<rni costo
viene in Europa a sballarne le gesta poco pulite o°sfacciate ; e dei loro
pretesi fenomeni occulti, scriveva che erano “un tessuto di menzogne, (“Proc.
of. S. f. p. R.„, 1895). l<; spiegabile allora il fatto curioso che,
chiamandosi per dispregio col nomignolo di “ fakiri , i falsi medi spuntanti
d’o«ni dove nei gruppi spiritualistici del Nord-America, si sia pensato or ora
di fondare una Antifakir- Society a tutela del decoro della dottrina. Che più?
1 migliori periodici psichi- cisti, la “ Rivista , del fu Ermacoha e oggi del
Baudi, gli ‘ Annales , del Dariex e Ricukt, i “ Proceedings „ della Società
Londinese, gli "Psyehische Studien., dell’AKSAKorF •e Wittig, l“Écho du
merveilleux,, del cattolico Gast. Méry, i " Bullettins ,, dei reputati
centri di Marsiglia e Nancy, sembrano presi adèsso dalla smania di depurazione
del mediumnismo ; essi vanno d’accordo nel segnalare le menome lacune del “
sistema „, nell’ indicare i punti deboli delle “esperienze,, nel fulminare di
motti ironici la ingenuità di certi “ speri¬ mentatori „ . A poco a poco, nella
frenesia di espellere i medi impostori e quelli dubbi dal tempio novellamente
eretto e consacrato al psichismo scientifico, si minaccia di lasciarlo privo di
sacerdoti officianti e vuoto di pitonesse. Non sfuggono ai sospetti
neanco i “ medi intellettuali Appena qualche studioso discopre il processo
suggestivo, o subcosciente, dei loro romanzi imaginosi a base di “ incar¬
nazioni , e di “ emigrazioni del doppio „ ; appena qualche fisiopsicologo
indica la genesi non spiritica ma verosimil¬ mente telepatica dei loro
“messaggi,, quei medi, fino allora proclamati eccellentissimi, passano
meschinamente nella ca¬ tegoria deprezzata degli “ spuri , o “ pseudo-medi „.
Questa de¬ gradazione. è toccata, sotto la critica dell'iinmortalista Michele
Sage, alla Elena Smith di Flournoy, alla M.** V.** di .Ti no. Lo stesso accadde
al Pikrnan, al Dalton e ad altri loro com¬ pagni nella lettura e divinazione
del pensiero, di cui l’ul- timo, l’americano Ahrensmeyer, non ha trovato da far
bene se non passando al servizio della polizia. Lo stesso minaccia di accadere alla
media musicale, la Nydia; alla media dan¬ zante, la russa Maddalena G. ; ai
medi pittori, il parmigiano Scaramuzza e il berlinese Machuer; al medio
disegnatore il commediografo Sardou ; al medio scultore, il Galli-Ba- reggi.
Gli psichicisti non la passano buona alla folla innu¬ merevole di medi autori,
filosofi, moralisti, cosmologi teofì- lan tropi, poeti, romanzieri, ai quali si
deve l’indigesta e caotica letteratura medianica: _ tutti scrivono per puro
automatismo ; tutti, dal fiammingo intuitivo Uose al cat- tolicheggiante
Teopilo Coseni, dall’anima candida di Stai sto n Moses all artificioso neo-evoluzionista
Th. Dariel, o si sono ubbmcati (come diceva lo spiritista D. Mbtzgbr) coi
grandi nomi di spinti che imaginariamente loro si “ comunicano • ovvero sono
portati dalla interna fede spiritica a non sapere analizzare in se medesimi la
genuina sorgente criptomne- sicji dei presunti messaggi ^ . Certamente,
io sono con Do Prel nell’opinare che la frode comunque frequente e varia, non
distrugge la medianità auten¬ tica, e che lo smascheramento dei falsi medi non
risolve “rrne de “ spiritismo,,; ma io son pure del parere d elio stesso
insigne filosofo-psichicista quando sentenzia : L esercizio della
medianità può ingenerare danni seri nella monti ita di certe persone, le quali
vi si danno in circostanze inopportune , : — e le circostanze sarebbero, ora il
bisogno di denaro, ora il fanatismo di propaganda, ed ora la funesta spinta
suggestiva dei dilettanti di sedute. Ma conforme a quanto accade nell’
ipnotismo, dove soltanto i soggetti moralmente inferiori o di debolissimo
carattere accettano le suggestioni intra- o postipnotiche di atti criminali ed
osceni; conforme a quanto si osserva nel campo neuro-psi- copatologico, dove la
labe costituzionale ereditaria e la ac¬ quisita, dove 1 isterismo l’epilessia e
la paranoia originaria ci pongono cotanto spesso alle prese con la menzogna,
con la simulazione, con la mitomania, con la calunnia e con tutti 1 subvalori
etici della condotta umana ; cosi anche nel mediummsmo, vista la lamentata
sequela di giunterie si deve supporre logicamente la non rara presenza del fattore
degenerativo o patologico, che indebolisce o pregiudica la personalità, morale
dei medi. Alcuni trattatisti di Psichiatria (S. Venturi, E. Kkaepelik)
hanno descritta a parte una varietà di psicopatici degene¬ rati: i bugiardi
costituzionali Ebbene: certi medi, che usano artifici e ciarlatanerie anche
quando non ve ne sa¬ rebbe stretto bisogno, ne formano una caratteristica pat¬
tuglia: essi sono ì lanzichenecchi dello “ Spiritualismo I La psico- e
neuro-patologia dei medii. È ima fisima di un buon numero di
spiritisti quella che i medi siano persone fisicamente e mentalmente sane anche
durante le loro sedute, e che la medianità non si acquisti o non si eserciti a
prezzo della salute corporea e mentale : i fatti, du essi medesimi narrati,
attestano perfettamente il contrario. Ecco pochi cenni su alcuni dei medii più
tipici. A) Medi con infermità organiche del sistema nervoso. I.
Enrico Slade (“ dott. ,?), medium americano famoso per effetti fisici e
scrittura diretta bu lavagne, studiato da Cox, Carteb-Blake, Zollner, Gibieh,
era affetto da emiparesi destra (forse per antico processo infantile di
encefalite): e «orlo pochi anni fa in una Casa di salute. Qui egli si dimostrò
al D' Spinney, che lo curava, estremamente sensibile, facilmente soggetto
a in¬ fluenzo psichiche (suggestionabile). La sua ultima malattia, con¬
trassegnata da amnesia e demenza, ha avuto i caratteri della paralisi generale
progressiva (‘ Ann. Se. psych „). II. Il giovane medium fisico Durand,
illustrato dall esplo¬ ratore Bavol, è un ragazzo sfortunato che ha la gamba
sinistra del tutto atrofica (poliomielite infantile ?) : cammina con le stam¬
pelle, nè può fare un metro senza di esse; tuttavia nel trance,, è preso datali
sussulti muscolari da sbalzare alla distanza di quattro metri (‘ Compt.-rend.
Congr. spir. 1900). III. Anche il sig. F.R., di Roma, distinto medium a
per¬ sonificazioni e a qualche effetto fisico, illustrato da E. Oarreras, è
infermo e zoppicante ad una gamba, forse per poliomielite in¬ fantile (‘ Luce e
Ombra ,, passim). IV. Carlo Bailey, medium ad apporti archeologici ed
orni¬ tologici mirabolanti, mostra nel suo ritratto molte note dege¬ nerative:
acrocefalia. idrocefalia, progenerino, asimmetria naso¬ facciale, orecchio a
lobo scssile; ha inoltre torace conformato ad imbuto (Dott. Ferrari, in 4 L. e
0. „, ’05). B) Mei«ì con disturbi funzionali del sistema nervoso.
IV. Daniele Dunglas Home [ o 4 Hume „?], famosissimo per le esperienze di Crookks
e di Brewster. nacque m America da madre veggente dotata di seconda vista, e
che profetizzava (isterica?); ha avuto due zii materni pur essi veggenti
(alluci- iiatiO. Fu gracile fin da ragazzo, nervosissimo, con sonni
agi- tati, c ili salute cosi delicata da non poter prender parte giochi dei
compagni: ebbe opinioni religiose ad impulsi A 4 ann ebbe una visione
(telepatica), a 13 anni altra visione di lumi! nosita ; a 14 cominciò a
spostare i mobili e a produrre rumori senza contatto. Egli stesso racconta di
essere andato soggetto èiSSiii'S" - *^438» sp.r"jo0j Ca
>6 meZZ0 d’un 'liscorso ( “ O.-r. Con.gr. salante a ftrsnss ter'"*—
* VII. La Maria V... illustrata dal Ddsaht seniore » miei Congresso, ha
avuto numerose visioni fin dall'infanzia alluci¬ nazioni nel sonno, indi
cefalalgie violente, poSrna capa- .ì steriam1n ?, ere 18C.U°la ; al,a
P«»>«ftà ha presentato crisi di isterismo estremamente torti, con gridi
acutissimi dolori perdila prolungata di conoscenza, ecc. (Ivi). * ’
eseguito 'nil lh?Rdi‘Um an°"il110' su cui 51 Dosali. Mac-Nab ha eseguito
nell 88 le sue interessanti esperienze, era un isterico av velato e un grande
simulatore (‘ Ann.. Se. psych. ,), IX. La Anna Roihe, di cui ho parlato,
ha sofferto .li allu¬ sioni* elT ? C,;m",ciiuv da ^ annidi vita: alla
pubertà le vL sioni allucinatone si sono fatte più frequenti. Dal suo matri¬
monio ha avuto otto figli, ma due soli sono scampati • uno b . . *■**•
"■* “»»• ffi^^^SSUSttatXSS cauiére *a bbàndmia te '
D,morava> uaa vecchia casa, le cui’ forieri n , .te -1 empivano ai suoi
occhi di fantasmi pro- tefidenza aìlIUf«°, i' ‘n° ' • SVllu,ipo nei
P('teri attentivi, estrèma Istmi™ al‘a fantaatlch.erm: incapacità di darsi a
lavoro serio. suoi parenti, impensieriti di queste anomalie di carattere
la fecero visitare da medici (‘ Auto-biografia „). ’ Si potrebbe
continuare questo elenco di personalità anor- ranUòrri Vhri-ne?a’ fra
l„comPetenti. che la medianità abbia appoiti strettissimi con 1 isterismo e con
le neurosi dege¬ nerative. Il D> Joire, valentissimo psichicista,
annnnziò'da vari anni che tatti i soggetti, nei quali aveva scoperto fa¬
coltà medianiche, mai gli erano risaltati sani. Sotto le ap¬ parenze della
salute covavano la isteria; e l’occhio sagace del clinico la discopriva nelle
paresi delle membra, nelle zone anestesiche o iperestesiche, nell’erotismo
imperante associato, come sempre, a misticismo: qualcuno fu trovato neuropa¬
tico in grado estremo per la sua eccessiva sensibilità. Ora, tutte queste sono
stimmate appartenenti all’isterismo statico o intorparossistico (Gilles de la
Toukette, Sollier). Quanto alla medianità in azione, la comparsa dei sintomi
della grande nevrosi non è meno evidente. Spesso si dà il caso di medi che
entrano spontaneamente in crisi di sonnambulismo o che si
auto-ipnotizzano. XI. L’esempio dell’lf/enn Smith di Ginevra è tipico.
Dopo che essa è divenuta la Sig“ Miiller e che per gelosa clausura dei circoli
spiritici dai quali è sfruttata, ha potuto sfuggire all'osservazione
psicologica del Flouunoy e del Lema'Itrk, le sue straordinarie facoltà medianiche
nella sfera intellettuale non hanno cessato dal perfezionarsi. Da sette anni le
si fe svi¬ luppata la medianità pittorica: ma agli infantili disegni dei
paesaggi e personaggi del pianeta Marte si sono sostituiti, pel rincrudire del
misticismo visionario, i quadri di alto carattere religioso, le figure del
Cristo che essa ' vede „ nella crisi me¬ dianica. Codesta crisi è un puro
attacco isterico: comincia con una visione fulgida (il Signore e la Vergine le
appaiono e le parlano: aura allucinatoria visiva ed uditiva), indi essa cade in
istato di ipnosi che dura un quarto d’ora e durante il quale essa disegna
ammirabilmente a matita le figure vedute (auto¬ matismo grafo-motorio). (Cfr.
11 TlMatin „ di Parigi, 18 maggio 1907). Non sempre i fenomeni procedono
così semplici e senza patimenti: per lo più i medi, nel cadere in estasi o
“trance,, soffrono abbastanza. La crisi medianica è simile in tutto
all’isterica. L’offuscamento di coscienza, il torpore o letargo, le
modificazioni di circolo e di respiro, il singhiozzo, gli sbadigli, il sudore
profuso, il tremito, i convellimenti mu¬ scolari, le contratture, la anestesie,
lo spasmo faringeo, il riso spasmodico, le espressioni estatiche del viso, la
foto¬ fobia e la iperacusia, l’estro erotico, gli atteggiamenti pas¬ sionali,
le stereotipie mimiche e vocali — nulla manca del quadro ben noto ai
neuropatologi ed alienisti. A ragione il Néc.re, davanti ai suoi correligionari
che ne dovevano alli¬ bire, esclamava: “ La medianità si riduce alla ipnosi: un
buon sonnambulo è sempre un buon medium, e viceversa Gli studi ammirevoli
di Pietro .Tanet sulla forma più elementare di medianità che è quella
dell’automatismo scri¬ vente, sono confermati ad ogni riga e frase nelle
descri¬ zioni inconsapevoli degli spiritisti. Esempio : XII. Joumier,
medio scrivente, ha 23 anni ed è tìsicamente sano fri: quando però lo ‘ spirito
, viene ad incorporarsi tran¬ sitoriamente in lui, egli è preso da forte
tremito al braccio destro, cui seguono contrattura estesa e anestesia a manica
(stimmate stupendamente isterica/: nel contempo soffre di car¬ diopalmo (“
Revue spirite 1903). Non mi è stato difficile accertarmi del fatto nei
medi scriventi che io ho potuto esaminare. E se leggo i resoconti degli
spiritisti mi consolido nell’opinione che il rapimento medianico, quando sia
sincero e profondo, costituisce sempre un “ equivalente isterico „ e non
leggero. È assolutamente erroneo che gli individui dotati di facoltà
supernormali si sottopongano con gioia alla prova sempre più o meno pe¬ nosa di
una seduta. I professionisti lo fanno per le stesse ragioni per cui un
funanibulo, avido di guadagni o di gloria a suo modo, si slancia al pericoloso
giuoco del salto mor¬ tale sul trapezio o al terribile “ anello della morte „ ;
i medi privati lo fanno per quello stesso fascino che spingeva i sog¬ getti
ipnotizzati da Donato o da Hansen a ricercare ansio¬ samente lo sguardo del
loro fascinatore o la punta del bastoncino del loro abile magnetizzatore. Anche
questa attra¬ zione irresistibile verso la “ seduta „ accresce, se ve ne fosse
bisogno, l’analogia fra isterismo e medianità. Intanto, i medi soffrono.
Esempi: XIII. La Fiper entra con grandi patimenti in “ trance , : essa si
agita, si scioglie i capelli giù per le spalle, geme. Si stira e contorce le
dita, emette profondi sospiri, si aggira con¬ vulsamente col tronco sul bacino,
ecc. (Hyslop). XIV. La D' Espirati et, che ha messo sei anni di sforzi
in¬ cessanti e di tensione nervosa prima di arrivare alle sue grandi
materializzazioni, ritiene che l'esercizio della medianità sia sempre un pericolo
di vita pel medium e una causa di males¬ sere, persino di malattia, negli
sperimentatori. Durante le prove, la sua sensibilità diventava eccessiva;
sensazioni peno¬ sissime la travagliavano; essa ne usciva disfatta e
stanca. XV. Il Sig1' A n\ N. C., che ha goduto per un po’ di tempo ottime
facoltà medianiche a effetti fisici (telecinesia), mi narrava che ogni volta
era preso da una cefalalgia atroce nella regione frontale, tanto da doverla
premere fortissimamente per alleviare la sua sofferenza: egli ha dovuto
perciò smettere dal fare esperimenti. Si noterà l’analogia con il beneficio ar¬
recato dalla compressione delle zone isterogene nei grandi pa¬ rossismi della
nevrosi. Anebe il Nègbe, che è tra i pochi spiritisti che abbiano
studiata con cura la facoltà mediumnica, descrive le sensa¬ zioni morbose nei
lobi cerebrali, nel cervelletto, nel midollo spinale : i medi avvertono, ad
esempio, una sensibilità ec¬ cessiva all’osso frontale ed all’occipitale, provano
peso e stiramenti alla nuca, sono invasi lungo la schiena da un freddo brivido
u di natura speciale _. Qualche medio prova una specie di ebbrezza; in quasi
tutti si oscura e anche si perde la coscienza dei fatti interiori ed esteriori.
Per la qual cosa si trova vera e preziosa la confessione di Leone Dénis ,-he la
medianità, anche quando si svolge in personalità non costituzionalmente tarate
(come avviene d’ordinario), offre nn deciso carattere intermittente, più o meno
lungo, di anormalità fisico-psichica. E invece dobbiamo dar torto a G.
Delanne, quando con invidiabile prosopopea di incompetente in psicopatologia,
sentenzia, in riguardo alla scrittura automatica, che fra iste¬ rismo e
medianità esistono differenze tali da creare quasi un antagonismo. Ora, nessuna
delle sue proposizioni pseudo- cliniche °è esatta. Non è vero che gli isterici
abbiano sempre la salute turbata e i medi l’abbiano sana : lo abbiamo ve¬ duto.
Non è vero che i fenomeni automatici dell' isterismo si svolgano dopo
allenamento e quelli della medianità com¬ paiano spontanei ; e non è vero che
gli isterici agiscano per suggestioni tattili e i medi senza suggestione
verbale. E poi °in sussisten te che la scrittura automatica dell'isterismo si
produca solo nello stato di “rapporto, coll ipnotizzatore, che essa sia
involontaria e incosciente, nè contenga cose supe¬ riori all’ intelligenza
normale del soggetto. Da ultimo, è er¬ roneo che l’automatismo grafico manchi
negli isterici maschi, mentre lo presentano i medi d’ambo i sessi e perfino i medi
fanciulli. _ _ . Sarebbe lungo discutere tutti questi punti : mi limito
al presunto carattere differenziale dell’ allenamento. Come mai al Delanne
viene la idea di cancellare, cosi, ad un tratto, tutto quello che gli
spiritisti teoretici e pratici hanno scritto e insegnato sul modo di “
sviluppare , la medianità ? Vi sono manuali od hoc fino dai tempi arcadici
dello spiritismo americano ; un buon libro di Habe è tutto materiato di
ìe- 108 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I gole e
di consigli per aiutare le ‘manifestazioni,; e il Rivail precisa tali norme nel
suo pedantesco Libro dei meda. Anelie ai nostri di la Alleanza spiritistica di
Londra raccomanda in ogni numero del suo “ Liglit „ il manuale di Mediumship
scritto dal redattore Wallis e da sua moglie. Possiamo fidarci di questi due
coautori? Mi pare di si. Secondo il Wallis, l'ufficio di medium é sacro,
e nella storia risale oltre ai tempi biblici. I ‘ sensitivi , debbono essere
col¬ tivati esclusivamente nei 4 circoli spiritici , : operando da soli si
espongono a cadere in “ ossessione „. Con il dovuto tirocinio si acquistano lo
facoltà fondamentali del medianismo: la chia- roudien/.a, la chiaroveggenza, la
scrittura automatica, il po¬ tere taumaturgico magnetico o magico, la
psicometria, il rapi¬ mento dell estasi o 4 trance la parola inspirata...
Ma nello stesso tempo il buon medium deve coltivare psi¬ chicamente sé stesso.
Ora questa pnychical self colture consiste, iinz! tutto, nel conoscere la
propria anima e i suoi poteri nello scendere nella propria subcoscienza , e nel
l’accrescere la sua psichica suscettibilità, nel 4 realizzare sé stesso secondo
un tipo prestabilito „. A tale scopo il medium si abituerà al- 1 ipnosi, si
concentrerà, ed astraendosi, intensificherà il proprio volere e il proprio
potere di pensare: in una parola, saprà fortemente e rapidamente ‘
anto-suggestionarsi „ (sic). E non trascurerà il fisico : si occuperà del
proprio regime dietetico, imparerà a respirare profondamente; e dopo tutto
questo po’ po d esercitazione mentale e corporale, il medio arriverà a
visualizzare, a sentire le voci degli spiriti, a dissipare i mali alti ni colla
imposizione delle mani, a guarire anche le anime, ad alzarsi verso le, pure
cose di spirituale significato, a posse- dem tutto... E come l'opera sua avrà
un valore religioso e altruistico sempre più grande, cosi il suo io si
accosterà allo scopo supremo, che é la Divina Immanenza! • V’è
bisogno di commenti ? Non si scorge a chiare note in questo processo di “
sviluppo della medianità „ un mec¬ canismo psico-genetico ben noto agli
psicologi sperimenta- hsti ed ai clinici psichiatri? Come negare l’efficacia
del- 1 autosuggestione e dell’autoipnosi, le analogie sorprendenti tra la
medianità e le estasi del misticismo, quali ne ebbero ì gnostici e i santi, e i
rapimenti concentrativi dei monaci om falò-psichici del Monte Athos, e i
dolorosissimi noviziati dei fakiri e bonzi, e le prove delle iniziazioni e dei
Misteri ?... Non altrimenti colui che deve diventare * buon medium , deve —
insegna il Ni:, ire _ scendere nella “ intimità se¬ greta del suo essere „ ;
quando si possegga o si acquisti, alla fine di sforzi lunghi e pazienti,
codesta facoltà, “ si può BASSO VALORE SOCIALE DELLA
MEDIAX1TA 109 entrare in comunicazione cogli spiriti ,,
si può allargare le sue “facoltà vitali ,, secondo Myers, fino al terzo grado
dei fenomeni di coscienza subliminale, ossia fino a quelli posti sotto il
“controllo spirituale, (di spiriti disincarnati). Il “ dono , della medianità
non è, davvero, da invidiare: consta adunque di variazioni estreme e di
bizzarrie, di la¬ cune e di eccessi, di anomalie e di morbosità. Infatti, un
buon medium sviluppato a quella maniera è un soggetto psichicamente anormale,
se non durante tutta la esistenza (ciò che avviene abbastanza spesso), per lo
meno nei mo¬ menti e periodi durante i quali cade in “ trance „ ed opera
mediumnicamente. Nella gerarchia dei valori umani la per¬ sonalità dei medi sta
sempre molto bassa, salvo poche ecce¬ zioni ; e anche queste poche che hanno
mostrata una certa superiorità morale, voglio alludere sopratutto allo
Stainton- Moses, aH'OLLCorr, al Forsboom, alla Kakadia... non figurano certo
nella scala intellettuale, nè per talenti superiori, nè per invenzioni utili,
nè per concezioni filosofiche peregrine. Tutta la enorme, farraginosa
produzione spiritico-medianica non vale generalmente la carta su cui è stata
impressa ! ila raramente i medi giungono a questi contini superiori della
medianità : per lo piu, ci ammaestra il Marzobati, “ si arrestano a forni e
intermedie, a connubi ibridi che get¬ tano la confusione nelle menti è formano
la disperazione dello psicologo „ (“ L. e 0. „, II, 413). Dello
psicologo, no, egregio collega : degli spiritisti, forse ! Lo psicologo sa
tradurre in moneta spicciola il “ connubio ibrido „ di cui la totalità dei medi
dà spettacolo ai presenti alle sedute. Quel connubio vuol dire che i fenomeni
spiri¬ tici veri sono ormai, anche per gli spirito-psiehicisti, una rara
eccezione ; e che d’ordinario le comunicazioni non derivano dal mondo
ultrasensibile, ma sono la traduzione immediata dei pensieri sentimenti e
voleri della persona stessa del medio o fakiro e di chi gli sta attorno e lo
suggestiona. Vuol dire che 1’ automatismo senso-motorio medianico non è già “
controllato „ da entità spirituali invisibili, da coscienze estranee, ma trae
le sue ragioni d’essere unicamente dal disgregarsi della coscienza personale.
Pure il Metzoer — che lamentava “ le difficoltà enormi opponentisi alla
perfetta tras¬ missione del pensiero degli spiriti perchè i medi vi intro¬
ducono sempre “ l’elemento perturbatore della loro coscienza e volontà,, veniva
onestamente a riconoscere quello che la psicologia dello spiritismo, sebbene
nata da poco, ha dimo¬ strato : cioè la superfluità o la immaturità, per lo
meno, dell’ipotesi spiritica per comprendere la genesi delle mani¬
festazioni del mediumnismo. Un altro psichicista oculato I’Anastav di
Marsiglia, dice al proposito : * Se il fenomeno spiritico esiste, esso è in
verità tanto raro, quanto gli spi¬ ritisti [della vecchia scuola] lo credono
frequente : esso è attorniato da pseudo-manifestazioni altrettanto numerose,
quanto di sottile e delicata interpretazione Questa mescolanza “ ibrida „
di innumerevoli fenomeni di bassa lega con le rarissime manifestazioni di alta
spiritualità — mescolanza che forma l’agguato in cui cadono i gregari e la u
disperazione., degli spiritisti colti — fin d’ora costi¬ tuisce una tremenda
fenditura nell’edifizio : io, anzi, vado più in là, e vaticino che presto o
tardi sarà la negazione spe¬ rimentale della dottrina in massa. Ma l’esercizio
della me¬ dianità è ben altrimenti pericoloso per chiunque vi si dia. 11
ripetersi delle fasi di disgregazione della personalità non avviene senza
turbare sempre più profondamente l’ io cosciente dei medi: la credenza negli
spiriti-guida, vogliasi spontanea per atavismo emerso dai snblimini mentali,
vogliasi sug¬ gerita dall’ambiente di fede onde i medi sono subito cir¬
condati, porta costoro ad un vero monoideismo anormale. Ognuno di essi — lo si
sa — non è in rapporti colla tota¬ lità del mondo spirituale, come sarebbe
consono alla dot¬ trina se questa avesse in sè logica coerenza, ma comunica
soltanto con determinate “entità occulte,, una sola per lo più, due tre o
quattro qualche rara volta : tutte le altre “ Intelligenze invisibili „ vengono
ordinariamente a comu¬ nicare o chiamate dagli spiriti-guida, o sostituendosi,
talora violentemente, a questi. ha Oook aveva per protettore lo spirito ‘
Katie King „ ; l’Eglinton, lo spirito * Joey „ ; e la D'Espérance, lo spirito “
)o- laniia v: ma il Moses ne aveva parecchi, che da brave guide d'un ex
leclttrtr di studi classici si denominavano ‘ Rector “ hn- perator , e * Doctor
„ come nelle scuole secondarie della mia adolescenza eravamo a vicenda ‘
Imperato r Romanorum „ o Legatile Carthaginensium „! La Smith di Ginevra
ha il suo “ Leopoldo „ (alias ‘ Cagliostro „), ma non le mancano gli altri
personaggi del “ suo romanzo subliminale „ : il sig. R. di Roma ha ‘ Uomo-fui „
‘ Cesare , e altri parecchi; la Piper, che prima era inspirata da un ‘ D’
Chiniti t „ e poi lo è stata da ‘ Giorgio Pelham r (in vita Dr Robinson),
sembra adesso in via di una terza incarnazione. Ma basti : tutto ciò, me
lo perdonino gli spiritisti, è alle soglie della follia, ossia di quelle forme
di psicosi in cui il SPIRITISMO, MJ5DIANISMO E PAZZIA
111 povero alienato si crede inspirato da un personaggio
estraneo cbe “gli parla nel cervello,, ne ‘legge il pensiero,, e spesso
finisce" collo “spossessarlo della sua anima,. Patti psicopa¬ tologici di
vecchia data e di comunissima osservazione, sono questi ; e l’alienista meno
perito della sua materia ne vede a iosa nei manicomi e nelle cliniche: egli li
diagnostica ora per idee fisse impiantatesi in una coscienza che si disgrega ed
ora per automatismi stereotipi, massime mantenuti da creazioni oniriche.
L’origine, cosi spesso stupida o puerile, delle sedicenti inspirazioni e
incarnazioni palesa troppo spesso di trovarsi terrestremente nell’Àl di qua, e
non nell’Al di là! Effetti nocivi del mediumnismo. Cosi è
spiegato, senza tante reticenze, perchè i medi di¬ ventino talvolta isterici
conclamati, o istero-epilettici , o pazzi addirittura. Lo Charcot, 1’
Habtenberg, il Hai.lf.t, lo Janet, lo Joike, I’Oppenheim, A. Marie, ci hanno
de¬ scritto casi parecchi di questa misera fine, ed io stesso, solo negli
ultimi tre anni, ne ho raccolto quattro. I. Dna signora, buon medium
scrivente, è caduta per ec¬ cesso di questo esercizio in un delirio sensoriale
o allucina- torio vivacissimo, che l'ha portata al manicomio. II. Dn
impiegato, pure ottimo medium a incarnazioni, ha finito col credersi *
posseduto , e il suo delirio di persecuzione ha concluso in un metabolismo
completo di personalità. III. Un giovane ventenne, robusto, facoltoso ma
ignorante e svogliato, dopo aver dato prove di efficace medianità fisica
tiptologia, movimenti di oggetti a distanza, luminosità), fu da me visto or ora
in preda ad una gravissima istero-epilessia. IV. Un altro giovane,
ventiduenne, allievo ingegnere, di¬ stintissimo e coltissimo (parla quattro
lingue straniere ecc.), datosi allo spiritismo per la morte dell’adorata sua
madre, e dopo udite le conferenze recenti di F... a T... sulla Paladino, è
divenuto delirante, allucinato, con idee di grandezza, di rinnovazione
messianica della religione ecc., ed fe, pur troppo entrato or o ra in un
sanatorio. Ma badiamo bene che io parlo di persone impazzite o rese
ammalate dalle pratiche medianiche; non parlo di spi- 112
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I ritisti conturbati mentalmente
perchè adepti alle credenze spiritiche, il che è cosa diversa. Dai casi
surricordati si è, invero, voluto desumere che lo spiritismo-credenza, oltre ad
essere indizio per sè solo di debolezza mentale (il che è assolutamente erroneo
per un torte numero dei suoi sostenitori), fosse anche capace di in¬ generare
con grande frequenza disturbi psichici. È una esa¬ gerazione, come ho già detto
nel primo capitolo. Che fra gli adepti vi siano dei fanatici più prossimi alla
sragione¬ volezza che al freddo e calmo raziocinio, predisposti da ciò a piu
facili perturbamenti psichici, è fatto di agevole e comune osservazione,
confessato dagli stessi cultori più re¬ putati della dottrina (per esempio, dal
Dénis, dal Metzgkh, dall Anastay), manifesto a note stridenti nei resoconti dei
loro Congressi e nei verbali di numerosissime sedute, com¬ provato dalle
narrazioni sbalorditive sui revival* spiritici di America, consacrato nelle
effemeridi delle diverse Chiese spiri o-occult.isticlie e teosofiche, e non
raro purtroppo in certi gruppi o circoli privati, dove il contagio morale opera
lun- gamente e fortemente. Ma questo fatto doloroso è compren¬ sibile a
chiunque consideri l’indole intrinseca della dottrina stessa e i suoi rapporti
col sentimento religioso cotanto soggetto a perturbazioni, ad esagerazioni, a
pervertimenti. ' Klea °'le 1 defunti „ si manifestano ai vivi non può
essere senza pericolo per l’equilibrio mentale di questi, .lata la
plurisecolare trasmissione di miti di leggende e di favole paurose attorno alla
morte, data la vetustissima credenza ammica che fa temere, più che sperare, il
ritorno dei tra¬ passati daL regno delle ombre. Gli spiritisti perciò non pa¬
gano tributo maggiore alla follia se non quando vengano presi e soggiogati da
codeste sopravvivenze e reviviscenze atavistiche del pensiero, se non quando
siano dominati da soverchio entusiasmo, se non quando abbiano sopratutto la
sventura di un cervello debole o strapazzato : ciò, per fortuna avviene nella
grande minoranza di essi, presso a poco come av¬ viene in tutte le altre
credenze, chiese e sette religiose; guai se ogni fede creasse sempre dei Davide
Lazzaretti n dei Tor- quemada ! Tra parentesi, lo spesseggiar di deliri
spiritici dimostra che, contrariamente alle sue pretese, lo spiritismo-
credenza non è una filosofia, ma una religione : nessuna opinione filosòfica ha
mai perturbata lamenta degli uomini- nessuno ha fanatizzato per il sistema
idealista di Platone ne per il criticismo di Kant ! Intendiamoci,
pertanto : è la medianità che assume non di rado un deciso carattere
psico-patologico, non lo spiri¬ tismo. Gli spiritisti però, a discolpa della
loro dottrina, alle¬ gano che i medi cadono nello stato di “ ossessione , e “
pos¬ sessione „ ad opera di “ spiriti maligni „ o di “ entità occulte di grado
inferiore,, soltanto per ragioni estranee al medium- nisino. Qualcuno dice
prosaicamente che ciò loro accade quando versano in cattive condizioni di
nutrizione; per cui basterebbe allora (così sdegnosamente protestava la
spiritista Lucia Grange) dar loro ben da mangiare e da bere per ve¬ derli
tornare alle “ buone e savie comunicazioni Qualche altro sostiene, più
idealisticamente, che i medi incorrono in quei pericoli quando non sanno
padroneggiare le prave ten¬ denze dell’istinto, nè prepararsi con saggezza di
vita al sacro loro sacerdozio . Ma vi è pure chi avendo una più
esatta conoscenza della verità positiva, consiglia di calmare il medio,
ora agitato (e convulsionario) ed ora posseduto (e de¬ lirante), coi passi
magnetici, o con le compressioni sul capo e sul ventre, ecc., a un dipresso
come procedevano i giansenisti sulla tomba del diacono Pàris, o i magnetisti
d’attorno alla tinozza di Mesmer. Queste empiriche misure degli spiritisti
coincidono coi mezzi psicoterapeutici adoperati dalla medi¬ cina scientifica
dopo che l’ipnotismo divenne materia di in¬ vestigazione fisiologica e
strumento di cura nelle mani dei competenti. Quindi, si è sempre lì: isterismo
e medianismo! La crisi medianica non è tutta di un solo colore, nè di una
sola intensità: voglio dire che il mediumnismo in opera attraversa, in ciascuna
“seduta,, fasi differenti, durante le quali i fenomeni offrono varianti
numerose e più o meno evidenti. Dagli spiritisti, dopo decenni di sfruttamento
della medianità, non s’era ricavato nessun quadro descrittivo esatto e
veritiero: la nosografia dell’ ipnosi, quantunque intesa di¬ versamente dalle
varie scuole ipnologiche, comunque ancora incerta nelle sue descrizioni e
distinzioni di tasi o stadi dell’attacco sonnambolico, ha reso almeno il
servizio di schia¬ rire per riflesso la fenomenologia medio-spiritica. Vi è un
innegabile parallelismo tra le fasi dell’ipnosi e quelle della medianità : i
sapienti tentativi del De Rociias e del nostro Visani-Scozzi corrispondono alle
descrizioni dei migliori osservatori delle “ meraviglie spiritiche „ ; per
esempio, sono in perfetto accordo con gli ottimi rilievi della Fiorenza
Marryat, che ci ha dato relazioni su di un numero straordi¬ nario di medi
famosi, con lo studio di Dailey sulla veggente Fancher ecc. ecc. Avrò occasione
di riportare anch’io i fenomeni della Eusapia Paladino agli schemi ipnologici
dei psichicisti. s Morselli, Psicologia e spiritismo. I
medi persone spesso evidentemente anomale, se non anco gravemente inficiate
nella loro costituzione fisio-psicfcca ma sempre, ad ogni modo, colpite durante
l’esercizio dèlie Inno fGC°lta dt\ U" dlsordlne funzionale del
sistema nervoso sono dunque, la sorgente prima, abbastanza impura, da cui è
scatunto tutto lo Spiritismo moderno. Solo in seguito alle gesta dei medi,
massime nord-americani, si è pensato di con- 2‘e r! l0r° fen0"ieni
generalmente provocati quelli di indole più . o meno palesemente spontanea ,
che, in mezzo a nebbie irriducibili, a fole inconcepibili e a fantasie inveii
tone la leggenda la tradizione le cronistorie tramandavano ncordavano e
contenevano : tra le scorie e i detriti ingene¬ rati e lasciati cadere dal
lavorio progressivo dell’ incivili¬ mento, si trovano migliaia di apparizioni,
spiriti folletti tutto ‘mSte6’ ,nannf,ri . Ma insomma, a parte
tutlo questo materiale insuscettibile di esame diretto e quindi dl scarf
0 dl ',lul10 ™loie restano a costituii" il tesoro tangibile di “
prove avente corso monetario nello namhnTin?’/l1iattaC!i‘-1 1.steroidi 6
>Pnoidi, catalettici e son- nambolici della medianità contemporanea
Questo è il materiale utilizzabile, sebbene ancora grezzo in grandissima parte,
da cui s’è ricavata quella vuntatis- sirna gemma «iella coscienza contemporanea
\ilie è lo “ Spi- ' =rilfn1Sn ° sPenraentalf. - Mia anormalità si è
passato senza salto alla supernormahta, e da questa con un salto mortale aila
metafisica, alla più alta filosofia, alla più astrusa e complicata cosmologia.
Ma ecco che il progresso degli studi slW ,1 ha ,8la tarpate le ali e
ridotto i voli della fanta¬ sticata dottrina, riconducendola a terra. Soprut,
utto - ]q,0 scntto — avrà un buon risultato la metapsichica che si sta ora
creando ; essa dimostrerà in modo perentorio quello «die già e stato largamente
intuito : che il psichismo. traverso la lente analizzatnce «iella scienza
psicologica vera ed austera alla Riceri Cam^?- del fatt' e delle naturali
accessibili’ alla Ricerca positiva. Avrà inoltre quest’altea conseguenza
umanistica: insegnerà a scoprire e a svolgere i poteri niedii- nici nel campo
delle facoltà normali dello spirito e delie ad onfSÀChlChe me?h°
conosciute e meglio utilizzate. Fino ad ora è penoso a dirsi, ma lo spiritismo
è stato un “vani- n!-ni "/ ir 'fn;’"lta sofferente: nonostante
tutte le sue nobili pioteste di elevatezza morale, di solidarietà, di
teofilantropismo di bpuituahsmo socio-etico eco. ecc., esso non ha fatto che’
sfruttare il Male e comprare o vendere il Dolore. ■ cnvo queste parole di
accusa, pensieroso io stesso della graviti! loro ; ma l’accusa è basata
sulla mia esperienza di clinico e di psicologo. Non sono mai uscito da una
seduta spiritica senza provare in me stesso un sentimento di rimorso. Noi
medici, che sappiamo i mali fisici e morali, e ne va¬ lutiamo l’azione
minoratrice e degeneratrice della personalità, la efficacia perturbatrice e
anche pervertitrice della moralità, dovremmo, forse, senza fremiti di sdegno
vedere la indiffe¬ renza con cui moltissimi dilettanti di spiritismo sfruttano
e strapazzano in sedute reiterate e disordinate i poveri medi? Qualche voce di
protesta si è già alzata contro tali abusi in seno agli adepti (cito il fu
spiritista ginevrino Metzger a titolo d’onore) ; ma la massa dei credenti è del
tutto in¬ conscia e apatica al cospetto di un attacco di “ trance , : l’am¬
mirazione pel ‘fenomeno, annichila e ottunde, per lo meno, il senso di pietà
per chi lo produce. Io sono per la libertà e l'ho dimostrato apertamente, non
senza coraggio, quando si è trattato di imporre restrizioni regolamentari agli
spet¬ tacoli di ipnotizzazioue. E adesso, checché dicano gli empirici
magnetologi spiritualisti che tacciano di misfatti orrendi gli scienziati
ipnotizzatori (leggere, per credere, i resoconti dei loro Congressi), la
pratica dell’ ipnosi risulta ai miei occhi molto meno nociva, in generale, di
certe pratiche spiritiche. Oggi, che è venuta meno la creazione artificiosa
delle grandi fasi dell’ipnotismo istero-charcotiano ; oggi, che noi clinici e
psico-terapeuti siamo tutti convinti della bontà delle idee della scuola di
Nancy e ne applichiamo con Dobois i metodi blandamente persuasivi, l’attacco
sonnambolico provocato non si associa più ordinariamente a fenomeni di spasmo,
contrat¬ tura, rigidità muscolare, nè a delirii allucinatorii... In quella vece,
certe sedute medianiche sono una successione ininter¬ rotta per ore ed ore di
crisi isteriche: e mentre i nostri ipnotizzati escono riposati dal torpore o
semisonno sugge¬ stivo, i medi si trovano spessissimo affaticati, tremanti in
tutte le membra, ansimanti, sofferenti, esauriti... Vi è pertanto da
chiedersi se non sarebbe opportuno un intervento dei Poteri pubblici a
regolare, per iscopo di igiene e di etica civile, l’esercizio del mediumnismo
oggidì lasciato purtroppo spesso in balìa del capriccio, della curio¬ sila
malsana, del guadagno illecito, dell’apostolato settario. Lo
spiritismo-dottrina è in decadenza anche per questo motivo umanissimo che non è
sfuggito alla riflessione dei suoi migliori paladini e cultori. Ma purtroppo
prima che la credenza-fede si disciolga in una opinione-conoscenza pas¬ serà
ancora del tempo, specialmente negli strati inferiori delle
x-oxuuijOtìlA ojtjukitismo, chiese o sette
spiritiche • „ , l’indegno e talvolta ignobile snettf ° . fra^t®niP0
seguiterà alcun, infelici trasformato in fonte dT«°« hr T,essere di e
semiraorbose. Io non ... ; ° • d sublimità „ spurie morale se uou come
una logica Spi6^ai e si fatto daltonismo mistico-religioso si è mescolato
^fgue.I,za di quel che di spiritiche: tutti i fanatismi sonr buonora alle
pratiche credenze vogliono i loro martiri -pietó’ come tutte le
sacrificati. ° martm ehe » sagrifieano o sono un’ gran numero
d^cin-oh^con1 p 'e .•ec,ute “comincino in spiriti ; e consistano o nell-alis^
6"6 -a Dio 0 ai '“oni uv.dità di emozioni ili’ itSdS af T e c°”
Pidirsi isterico di una ereat™. ! ’ 1 . convellersi e all’ista- di coscienza,
di dignità personfi'07^8 pure di sensibilità, pietismo cattolico furoregJS 8fl
° *qUe3t° aspett° il ' Pompei , il bigottismo .brahmanL Lourdes 0 a Valle di
bonzi -falciri, che si arricchii «sasperantesi nei suoi schifose e terrificanti
infermità" VJaT?? al so]e le Più tuarie e mutilazioni, possono and ire U
St° lde attltudini sta- spintismo-fede o filosofia teo-cosmo .bracce^° con
quello ~ cb.e dir si voglia - i] ^^ '^o-animico-socm-umanitana infesti, sebben
lungamente addormì.8?'*”^*0 ftlon da germi e mostruoso, e adesso apLsUjTe 1 ’ 6
“T Ut° Gonfio preparato dal Morbo, semfnatÒ dalle « *ldl ua terreno
"rt Imp»cr ”M 0 co"ci- «ostro secolo di queslo Pianticella
sana e vigorosa n!' Jn do qualche tempo una alle efflorescenze fuor di stagione
pì>rtata, al,e ^trofie ed coi suoi rami sempre più fr°n2ùt .!*“ 8
"!®cerà e darà Pu. saporiti, il refrigerio desiderato ? frutti
sempre la vera Scienza spinto dalla sete deltoVeritr”3"11”3
V6rS° III. Eusapia Paladino. Chi è l’Eusapia
Paladino. Olii è l'Eusapia Paladino e quali sono le circostanze
della sua esistenza che ne hanno fatta riconoscere e ne hanno siste¬ mata la
potente medianità fisica? Nelle numerose opere che la riguardano, ben poco è
detto intorno a ciò, tranne che dal De Rochas, Pappalardo. G. Bois e Paola
Lomtiroso; e, quel poco, non sempre è concorde, per cui si deve sospettare che
neppure in tutto sia conforme al vero. La Paladino non è una narratrice
esatta; e il suo parlare tronco, a frasi raramente complete, in dialetto poco
com¬ prensibile, quasi un mezzo gergo dove accanto al motto popolano trovi
storpiata e pretensiosa la terminologia spi¬ ritica, contribuisce assai poco a
illuminarci sul suo conto. Inoltre, o per difetto di memoria, o per mancanza di
atten¬ zione, Eusapia si contraddice non raramente, così che qualcuno ha
concepito il sospetto che essa mentisca anche quando ciò realmente non avviene.
Per solito, nel narrare di sè, Eusapia si ferma alle vicende degli ultimi anni
che l’hanno resa famosa nei circoli spiritici e l’hanno portata a uno dei primi
posti fra i medium viventi ; ma anche quelle sembrano da lei ricordate in modo
confuso, talvolta sommario. Certo, delle sue sedute, e di quanto vi si produce,
essa non ha mai me¬ moria precisa: confonde le date, scambia i nomi degli espe-
rimentatori, e si intrattiene su incidenti futili, mentre tras¬ cura o
dimentica i più notevoli; più spesso, appena finito un racconto, ci ritorna sopra
per ripresentarlo alquanto diverso nei particolari. Un colloquio colla Paladino
è perciò straordinariamante noioso e vacuo, almeno per me, ed io che più volte
mi ci sono messo con le migliori intenzioni di venirne a capo, ho dovuto quasi
sempre troncare la con¬ versazione con impazienza e fastidio. Ma non
erano i suoi trionfi e le sue avventure di medium oramai mondiale, che io
voleva sapere; erano, per le ragioni che ho detto piu su, le prime sue vicende:
desideravo, da buon medico, sapere la sua “ anamnesi ,, e non ci sono riuscito
che in parte. Pertanto, quello che qui riferirò, va accettato con riserva,
poiché si compone di informazioni ricucite e rappezzate, per cosi dire, dalla
mia critica storica: nell’in- sieme, però, corrisponde alle notizie di De
Roohas e della Lombroso. Potrà qualche altro interrogatore più abile e ini¬
ziente di me rifare meglio questa storia individuale e cor¬ reggerne le
inesattezze. * ★
* LEusapia Paladino è nata nell'anno 1854 a Minervino i urge tProv.
di Bari), da poveri contadini. Viaggiando l’anno scorso per le 1 ughe, ho visto
il luogo nativo di Eusapia c m. sono risovvenuto delle sue paurose storie di
brigantaggio L un grosso borgo, appollaiato a mezza costa di un alto poggio, in
mezzo a una campagna affatto deserta : le sue case spiccano da lontano e
sembrano bianche e linde, ma in realta Mmerviiio è composto nella massima parte
di abi- fazioni contadinesche. In quelle contrade, così spesso per¬ corse nei
secoli passati da invasori di ogni stirpe e da bande rliù?rleSCì!’
neSSU,n0. ablta , nelle campagne, e non esiste ditterenza tra popolazione
urbana e popolazione rurale. ,n<~a , dl Eusapia mori, a quanto pare,
nel darla alla luce; il padre le fu ucciso dai briganti della banda
pseudo- borbonica capitanata dal famigerato Crocco. Dice bene Giglio Pois :
Eusapia è, dunque, figlia dello spavento. Della sua infanzia sa
pochissimo. A Paola Lombroso ha raccontato che ì suoi l’affidarono ad alcuni
villani che la J°;ar°n° CildeTe. , a terra- e così rimase ferita
gravemente al capo (dove tuttora porta una profonda cicatrice cutaneo-
°r,Ì-al f.,RocnAS,e a m.e 1,a invece detto di avere sof- erto di un tifo tra
gli 8 e ì 10 anni, di esserne divenuta . e iran te, e, buttatasi giù dal letto,
d’aver riportato quel trauma. Ha pure narrato a, me di avere sofferto di
vainolo ( levi tracine cutanee del viso parrebbero dimostrarlo) e di erisipela.
Rimasta in tenera età orfana di padre e di madre. CHI È l'eubapia
paladino 119 , i. ffl mi do’ dalla nonna paterna; poi a
8 anni, fu accolta fn tenuta un P ti (0 di conoscenti?), i quali la con-
in unafam.ghadijP^ essi la volevano fare istruire dussero « 1 intelligenza
non le mancava, era scaisa di «»“>»»"'■ Costrrttorf oppi**»
invece la sua i & aUa scrittura, ai lavori don- 11 al DÌanoforte(?),
essa faceva col suo cervello (così narra) neschi.alpianotoiteM, di „
fatt0; anzi, si di- s,0Sò “rii IS * “.“"T "Sfidale elle
non si confaceva alle sue attitudini eredi- ! Ne sorse nei suoi benefattori una
severità estrema a ■sjjT&ìf s se if»n ~ Un giorno venne, a
quanto pare, rriargulU p.o *.*t Erjr.ìErs- : “rr.8^« « .o -7ìSiìo *
. . - j-s fers ài caia lo spontaneamente rifuggita?) « obbligata »
— ■dira famiglia di conoscenti, presso un ingegneie Bar ian ,ia]P
la follia morale, la paranoia originaria, l sterl*' °' l'epilessia, ci
forniscono esempi numerosi di impulsi insen- sJi di automatismi ambulatori
senncoscienti durante aia- Srita. « l'adolescenza : por coi, .e b »«*»■“ h““
substrato psico-neuropatico, con,, orama' rtó. provato dallo su i unasi
costante associazione con 1 isteiismo col so nn'mbulismo e coll’ipnotismo, il
caso ^ Eusapia costitui¬ rebbe una conferma di codesto rapporto etiologico.
Inoltre, l’Eusapia fanciulla non sfuggì ad un altro inw dente psicopatico, che
già abbiamo visto m vari medi anch’ella ebbe delle allucinazioni visive. Se ho
ben ^capito la scena dell’ammazzamento di suo padre eia il soggetto di
queste “ visioni „. - / Fu nella nuova casa dove s’era
ricoverata, che si rese, per la prima volta, a 13 anni, palese la sua facoltà
medianica ; e fu un evento fortuito. In quella famiglia si facevano da qualche
tempo delle esperienze di ‘ spiritismo „ coi tavolini parlanti, e la casa era
frequentata dai pochi cultori della nuova dot¬ trina che allora lossero in
Napoli. Una sera, mentre la Eu- sapia, ancora ignara di tutto ciò che fosse la
tiptologia, se ne stava in un angolo della stanza dove avevano luogo le sedute,
si trovò mancante un membro della “ catena „°e la giovinetta lu invitata a
sostituirlo. Ed ecco, non appena essa è entrata nel circolo e ha protese le sue
piccole mani presso a quelle dei compagni, che il tavolo si mette in movimento,
batte colpi, freme nella sua compagine, e si alza dal suolo. 1 presenti,
sorpresi della novità, non credono ai propri occhi, tanta è la veemenza con cui
si annunziano gli “ spiriti „ : si indaga chi sia fra i presenti il fortunato
possessore di ■ tanto “ fluido „ e, per via di esclusione si scopre che è la
quasi ignota e selvatica ragazzina entrata accidentalmente nella catena. Da
quel momento cominciò la serie stupe¬ facente^ di fenomeni meccanici che
costituisce la singolarità della Eusapia: questa non fu più mandata in
convento, dove la si voleva rinchiudere; un nuovo medium s’era rivelato, e gli
annali dello spiritismo dovevano ben presto essere riempiti delle sue
gesta. * * * Lo sviluppo della medianità di
Eusapia. In quei giorni (erano gli anni 1871-72?) era tornato da Londra
quel certo sig. Damiani, cultore indefesso della scienza occultistica,
versatissimo nelle manovre spiritiche, seguace fanatico della dottrina
d’Allan-Kardec, membro di tutti i più reputati circoli spiritici della capitale
inglese, autore di un dramma Spirito e Moteria (Napoli, 1880). Il Damiani aveva
dovuto lasciare l’ Inghilterra con grande dispiacere, perché (racconta la
Paladino) non era sicuro di trovare in Napoli le due cose che più gli stessero
a cuore: un bell’appartamento, provvisto di un giardino e di tutte le “
comodità all’in¬ glese B (!), e un buon “medium,. Tuttavia era ritornato pieno
di speranza: in una seduta, per lui memorabile, tenuta in LA
MEDIANITÀ DI BUSA PI A 121 un circolo Londinese, lo
spirito che da più tempo a lui ed a’ suoi compagni di tavolino si rivelava
sotto il nome di John King (retaggio nord-americano!) gli aveva profetizzato
che a Napoli esisteva un medium potentissimo, “ non ancora sviluppato „, e lo
aveva stimolato a cercarlo e ad aiutarne lo “ sviluppo Ora, per una
strana coincidenza, comprensibile solo in ra¬ gione dei rapporti che legano in
ogni paese i credenti nello spiritismo, il Damiani frequentava la casa dove 1’
Eusapia s'era rifugiata; per cui ben presto gli arrivò notizia della magica
ragazza, provocatrice inconsapevole di moti tiptici così solleciti e intensi.
Gli giunse inoltre la novella che, oltre al tavolo, la sola presenza della
Eusapia era capace di muo¬ vere e spostare altri mobili, fra cui un pianoforte.
Si può comprendere con qual gioia ei vide cosi presto effettuata la profezia
del suo John King. Il quale, infatti, non appena l’Eusapia fu presa sotto la
guida dell’accorto spiritista, si presentò alla seduta, e lì proclamò che
prendeva la giovi¬ netta medium sotto la sua protezione “ quasi paterna „, che
mai piu l'avrebbe abbandonata, e sarebbe accorso ovunque essa lo avesse
chiamato, per dare segno della sua presenza e della sua attività. D’allora in
poi John King, entrato per l’azione suggestiva del Damiani nella monocerchia
delle idee e delle attività spiritiche della Eusapia, ha fatto sempre le spese
delle sue serate medianiche e s’è procurata la nomèa di * spirito „ impareggi
abilmente ed instancabilmente operoso. In che abbia consistito lo “
sviluppo „ della Eusapia come medio per intervento del Damiani, non è facile
descrivere, ma è facilissimo intuire. Evidentemente, si è trattato di una
azione suggestiva operata giorno per giorno dall’abile e con¬ vinto spiritista
per dirigere la medianità della giovinetta verso prestabiliti effetti, per inculcarle
la ipotesi esplicativa delle comunicazioni cogli spiriti, e per abituarla
soprattutto al tecnicismo già in uso nei circoli spiritici inglesi.
Abbiam visto che le origini e ragioni della tecnica spiritica debbono essere
cercate nelle vicende primitive dello spiritismo americo-britannieo. Al
Damiani, in quell’epoca, non poteva venire manco in mente il dubbio che altri
metodi ed altro istruinentario fossero ugualmente idonei per “ sviluppare „ la
“ forza fluidica „ della ragazza medium, a lui profetiz¬ zata appunto in Londra
da John King mediante quei metodi e quello stesso istrumentario. Tavolo e
catena degli astanti, spazio chiuso da nere tende, oscurità o penombra, battiti
convenzionali per le diverse modalità dello “ esperimento „, 122
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I tutto il bagaglio tradizionale era
venuto con lui da Londra a Napoli; e tatto fa reso cosi abituale alla Eusapia
(a pari ebe agli altri medium formatisi alla medesima scuola) che essa non
accoglie più senza diffidenza i minimi cambia¬ menti nel modo di operare.
Perocché lo “ sviluppare , un medium , nel senso spiri¬ tico, non consiste
altro che in dare un opportuno allena¬ mento, un’ artificiosa e oramai
stereotipa direzione alla sua medianità: questa, quale facoltà individuale di
sdop¬ piarsi nella personalità, di scrivere automaticamente, di fi¬ gurare
impersonato in qualche trapassato, di agire a distanza sugli oggetti, di
produrre effetti fisici, è sostanzialmente in¬ genita e non si acquista con
nessuna sorta di esercizio. Al piu, potrà aumentarsi e perfezionarsi, allo
stesso modo che si accresce e si fa più vivace e completa la suscettibilità dei
soggetti ipnotizzatali. Per gli intimi legami che passano tra ipnotismo e
medianità assai bene descritti, quantunque- singolarmente interpretati, dal
Visani-Soozzi, da De Rooiias, da Geley, ece., lo sviluppo dei medii si
assomiglia estrema- mente a quella educazione dei soggetti tipnotici), che i
magnetologi conoscono da tanto tempo. Anche i soggetti educati da qualche
magnetizzatore di professione, come Do¬ nato o Grasso o Pikmànn, presentano,
similmente ai medium dei circoli spiritici, un carattere sistematico, un modo
uni¬ forme di agire nel sonno ipnotico; e ciò si rivela evidentis¬ simamente
con quello che si chiama “ rapporto „ fra magne¬ tizzatore e magnetizzato, fra
l’ipnotizzatore e i soggetti affascinati. Forse nel magnetismo vi è qualche
cosa di più profondo che non nell’ipnotismo (telepatia?): però è sempre la
suggestione che foggia o modifica o colorisce i fenomeni, dei quali il sistema
nervoso vivamente suscettibile dei pazienti e dei medium diviene capace. Yi è,
insomma, in tutti questi stati fisio-psicopatici una “ maniera „ o una
“stilizzazione,, come la si scorge nelle opere artistiche e nelle dottrine
scien¬ tifiche di una “ scuola ,. E lo spiritismo, sia nelle mani- lestazioni
individuali dei medium, sia in quelle collettive delle sue sètte o scuole,
ubbidisce alla legge generale del¬ l'imitazione, che è un gran fattore della
psiche umana. Perchè avvenisse il completo sviluppo della medianità di
Eusapia sotto le suggestioni del Damiani, occorsero vali anni (quattro?).
Dapprima, il Maestro educò con grande pa¬ zienza e con esercizi frequentissimi
la sua allieva: ma una volta formatasi in costei l'attitudine a estrinsecare la
sua “ forza „, quel faticoso tirocinio cessò. Anzi, per qualche anno, essendosi
la Eusapia fidanzata ad un giovane che non ve¬ deva di buon occhio le sue
relazioni con estranei che sem- bravano sfruttarne quelle misteriose facoltà,
le pratiche spiritiche si rallentarono; dal 1872 al 1880 le sedute con¬ cesse
da lei furono pochissime e riservate a pochi e fidati 11 Damiani intanto
era morto, e la Paladino era conosciuta solo nei non numerosi circoli spiritici
di Napoli, perchè un adepto, il sig. Scifone, ne aveva descritte le meraviglie:
ma chi ,le diffuse la fama tra gli spiritisti del mondo intero, fu il cnv.
Ercole Chiaja, un gentiluomo studiosissimo di scienze occulte e di nobile e
fiero carattere. Neir86 egli ne riprese ]a educazione, la perfezionò, e,
trovatala medio più potente assai di quanto Damiani e gli altri antecessori
suoi avessero imagi nato o saputo scoprire, si propose di convincere per mezzo
suo gli scienziati fino allora ostilissimi allo spiritismo. La Paladino, presa
da lui a proteggere, fu aiutata in tutti i modi, ed essa ne lo compensa tuttora
con un sentimento di profonda venerazione “ figliale „. TI Chiaja è morto nel
1905, non senza potersi giustamente inorgoglire di aver data alla medianità di
Eusapia Paladino una base inconcussa con la sua tenace propaganda fra gli
scienziati. Egli l’ba condotta a Roma, a Milano, in Francia, in Inghilterra, in
Polonia, procurandole per “ controllori „ e spettatori uomini autore¬
volissimi, fra i più reputati del mondo scientifico : astronomi e fisici come
Schiapparelli, Flammakion, Oliver Lodge; fisiologi come Ricuet e Luciani;
psicologi come Lombroso ed OoiroRowiez; psichicisti come Aksakofe. De Rocuas.
Maxwell e Mvers ; filosofi come Broeferio, Hodgson e Sigdwick; poeti e
letterati come Sully-Prudiiomme e Sardou; gior¬ nalisti come L. A. Vassallo .
Questi nomi ci dicono che il fiore della intelligenza europea è stato,
mediante l’apo¬ stolato di E. Chiaja. messo in rapporto amichevole con - John
King „ padre (putativo) della “ Rafie King , di Crookks. Ne segue che la
vita di Eusapia durante gli ultimi diciotto o venti anni è soprattutto
costituita dalle sue relazioni con due generi ben deferenti di persone, che
diversamente hanno agito sulla sua fenomenologia medianica. Da una parte, in un
primo periodo giovanile, essa è stata “ sviluppata „ da spiritisti ligii alla tecnica
tradizionale ed alla, dottrina clas¬ sica (reincarnazionistica): dall altra,
nel periodo della matu¬ rità. e quindi troppo tardi per potersi modificare
nelle abi¬ tudini e liberare dalle subite suggestioni, essa è venuta in
contatto con uomini di scienza che ne hanno , osservata la medianità quale
si era svolta e stabilita sotto l’azione effica¬ cissima dei suoi due
principali educatori. Darò in ultimo, sul conto della Paladino, questi
rag¬ guagli. Per lunghi anni, essa ha vissuto in condizioni mo¬ destissime,
rasentanti la povertà: abitava un infelicissimo " q mirtino „ costituito
da una stanza sola, che era salotto, •camera da letto, cucina, e... gabinetto
medianico tutto in una volta. Essa si è maritata piuttosto tardi (a 83 anni),
ed allora ha aperto in un basso, o androne a pianterreno, del rione più
popolare di Napoli, un piccolo negozio di mercerie (riven- dugliola), che essa
medesima per qualche anno ha gerito ed amministrato con mediocrissima fortuna.
La sua cultura ■è infatti rimasta sempre bassissima: dall'alfabeto in su, le
sue nozioni letterarie sono nulle, cosicché sa appena scri¬ vere il proprio
nome, e non è in grado di pnrlare altro idioma che un dialetto misto di
pugliese e di napolitano. Essa è propensa invece alle opere manuali: buona
massaia, cucitrice abile “in bianco,, cuciniere esperta, tali sono le •qualità
di cui mena vanto al pari di quelle medianiche. Mai ha avuto figli; ma li ha
molto desiderati, perciò accoglie presso di sè dei ragazzini randagi da
assistere e da beneficare, poiché Eusapia, pur essendo povera, si spoglierebbe
per gli altri: e il vicinato lo sa e ne approfitta. Dal 1904 è rimasta
vedova, dopo che il marito non le aveva,, a quanto pare, troppo rallegrata
l'esistenza. Quando soggiorna a Napoli, Eusapia va dimessa nel vestire,
accudisce alle faccende domestiche, cucina il modesto pranzo sul marcia¬ piede;
e ehi la va a cercare per qualche seduta la trova, plebea napoletana tipica, in
atto di sbucciare i pomodori e di scodellare i maccheroni (Pappalardo). Dal
popolino è rite¬ nuta per “ maga „ e viene spesso consultata come una co¬ mune
sonnambula: per contro essa ha poca fede nella propria facoltà divinatoria, e
quando si trova in imbarazzo o vuole * sapere la verità , va a consultare le
altre sonnambule ! * * * La personalità flsio-psichica di
Eusapia. Dal punto di vista fisico la Eusapia fu studiata bene, la prima
volta, dal dott. Harcskwicz di Varsavia quando essa vi andò ospite del prof.
Oohorowicz : fu anche esaminata dal LA PERSONALITÀ FISICA Iti
EUSAPIA 125- dott Belfiore, distinto specialista
napoletano, lo pure ho potuto eseguire su di lei nel 1901-2 alcune indagini
antropo- fisiologiche; ma bisogna subito dire che, per misoneismo di popolana e
per diffidenza di medium, essa si sottopone mal volentieri a misurazioni e ad
esami sulla propria persona. Eusapia Paladino è di statura piuttosto
bassa, di corporatura tozza, di costituzione robusta: scheletro e muscoli sono
svilup¬ pati un po' più che nella media delle donne. Ha il tronco alquanto
corto rispetto alle braccia ed alle gambe: le mani e ■ piedi sono però piccoli
e di bel tipo femminile. Ha occhi neri, mobilissimi, sguardo vivace e
penetrante (‘ indiavolato, ,|i,:e Bois); e questa è la maggiore bellezza del
suo viso anzi che no volgare. Il cranio è ben conformato e, toltane la
lesione traumatica di cui parlerò, toltane anche la forma larga e a bozze
pronun¬ ciate della fronte, dove si potrebbe scorgere una lieve stilli; m ite
(idrocefalica), non presenta deformità nè indizi rilevanti di processi
patologici infantili. È mesocefalica: la faccia è larga e bassa, gli zigomi
sono piuttosto forti, il naso pronun¬ ziato e a dorso aquilino, il mento
proeminente ed aguzzo, co¬ sicché il profilo del suo volto ha qualcosa di
grifagno: questo carattere, oltre ad essersi reso più sensibile cogli anni, si
ac¬ centua nelle fasi diverse dell'autoipnosi (‘ trance „) medianica.
Eusapia, come quasi tutte le meridionali, è di pelo bruno, ma presentemente la
sua capigliatura, fine e non abbondante, è brizzolata dalla incipiente
vecchiaia e dagli strapazzi delle soverchie sedute cui si sottopone. Ai lato
sinistro della testa, all'orlo dell’impianto sulla fronte, cresce da molti anni
un ciuffo di capelli imbianchiti precocemente, ben visibile anche nei suoi
ritratti, e del quale, quando era più giovane, si diceva dispia¬ cente così che
lo copriva con ogni cura. Ma oggi, sia perche l'età l'ha resa indifferente agli
assalti della senescenza, sia perchè ha saputo che è una singolarità condivisa
da altra ce¬ leberrima donna (Eleonora liuse), sia infine perchè le si è detto
che forse quella stimmata era legata alla lesione cranica della stessa parte,
cui attribuisce virtù magiche, Eusapia mette con civetteria in mostra la sua “
ciocca bianca „. Sulla località dell'antico trauma, alla regione fronte-parietale
sinistra, circa verso il mezzo della sutura coronaria, Eusapia porta tuttora un
incavatura del cranio, una specie di breccia ossea in cui si approfonda
alquanto il dito dell'esaminatore. È una fossa che prende forse la metà o poco
più dello spessore della teca cranica (ossia il tavolato esterno), ha forma o
vaiare, allungata per 2 centim., larga meno di un centimetro: quivi è poco
tollerata la pressione, ed Eusapia dice di risentirvi spesso dolore, massime in
relazione ai cambiamenti di stagione ed agli sforzi di mediumnismo. Per
quanto apparentemente robusta, Eusapia, oltre alle ma- 126
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I lattie infantili già ricordate, è
stata spesso infermicela : da gran tempo soffre di dolori articolari, di
mialgie, di cefalee ; è assai sensibile alle vicende meteoriche. Da qualche
anno è inoltre affetta da diabete: le sue urine contengono una discreta
quantità di zucchero e anche di albumina, per cui è costretta a regimi
speciali, per lei fastidiosi e costosi. Come molti dia, botici, ha patito anche
di fortissime nevralgie (sciatiche) e non le sono mancati i fenomeni di
insufficienza renale (edemi alle estremità inferiori). Il colonnello De
Rochas scrive che nella Eusapia fu diagno¬ sticata 1’ “ isteria con tendenze
erotiche „ ; ma bisogna inten¬ derci. Della grande neurosi sembra che in realtà
non siano man¬ cate le manifestazioni parossistiche più comuni (gli attacchi
convulsivi, le crisi lipotimiche, ecc.); ma la cosa è incerta. Nel 1002 essa mi
narrava di andare soggetta a “ convulsioni „ la cui descrizione conduceva a
pensare al tipo della epilessia jaksoniana, perchè Eusapia non perderebbe la
conoscenza e avrebbe tremori e sussulti muscolari al lato destro. Qui forse non
abbiamo propriamente F isterismo, ma una conseguenza della lesione traumatica
di sinistra, la quale cade, è vero, un po’ in avanti dell'area cerebrale
epilettogena (zona rolan- dica), ma può nonpertanto causare stimolazioni
morbose in tutto il territorio corticale vicino. Adunque, se cotali “ crisi
convulsive „, nè da me, nè, per quanto so, da verun altro dei suoi recenti
esaminatori presenziate, non starebbero a prova clinica sicura dell’ isterismo,
indicano pur sempre una con¬ dizione patologica del sistema nervoso. Quanto
all’erotismo, di cui anche G. Bois parla con vivaci colori, io non l’escludo:
ma, anzitutto, esso non caratterizza le isteriche, come pare voglia dire
l’esimio colonnello psichicista; e per di più io reputo che esso si riveli, non
nella condotta di Eusapia sveglia e conscia, bensì in certi atteggiamenti e
contrassegni delle sue crisi onirico-mediauiche. Per contro,
innegabilmente esistono nella Paladino le stim¬ mate persistenti che diremo di
“ isteria normale „ sia nella sensibilità e motilità, sia nel carattere :
inoltre, si possono considerare gli accessi aperiodici di mediumnismo come
equivalenti isterici. 11 dott. Belfiore nel ’92 non ha trovato l’ isterismo fra
i precedenti anamnestici di Eusapia. Però dai miei esami ho rilevato che nel
’901 e anche nel '907 essa ha presentato a quando a quando una debolezza
muscolare del lato destro ( emiparesi accessuale), per cui agli sforzi dina¬
mometrici talvolta risulta mancina, al più ambidestra, ma anche a sinistra
facilmente esauribile. Ho trovato, per contro, LA PERSONALITÀ
FISICA DI EUSAPIA 127 che vi è lieve diminuzione, pure
intermittente, della sensi¬ bilità tattile a sinistra (emnpoestesia). Ecco i
dati da me raccolti : Din a mo ine tri a di E. F. (16 maggio
1902). Mnno Destra Mano Hinistra / I* chilogr. 25 !/j
37 Serie di sforzi \ 11° , 22 l/a 42 a 3' di intervallo j 111° , 22
llt 29 f IV» . 21 26 Diminuzione 16°/„ 30 ”/o Est e
stono me trio di E. P. (stessa data). Tatto. — 11 vellicamento fe
avvertito benissimo alla faccia e al dorso delle mani : la sensibilità tattile
appare delicata. Col com¬ passo di Weber si ottiene la percezione della
distanza delle duo punte al polpastrello del dito medio di D,a 2 mm. ; di S, a
2,8 min. Dolore. — Si saggia la sensibilità dolorifica di E. colla fa¬ radizzazione
mediante il solito apparecchio (slitta di Du Bois Reymond). Tanto a D, quanto a
S, essa avverte la corrente alle mani alla distanza di 9 centirn. ; diventa
dolorosa già a 7,7, il che vuol dire un certo grado di iperalgesia. Sensi
specifici. — La vista di E. è eccellente; nella scala di Snellen essa legge,
nel mio stadio, a luce discreta le lettere del tipo XV (altezza mm. 8 circa)
alla distanza normale di metri 4,80: è dunque emmetrope, nonostante
l'età. L'udito è ottimo : essa avverte il tic-tac leggero del mio oro¬ logio
da tasca a 2 metri. Eeflettività di E. P. (stessa data'. I reflessi
iridei di E. P. sono vivissimi e pronti : per contro, quelli tendinei, ad es.
sotto la rotula, alla piegatura del pugno, all'estensor comune delle dita
nell’avambraccio, sono tardi e scarsi. Abbiamo intanto un segno
importante rivelatore della neu¬ rosi isterica, ed è la facile ipnotizzazione
di Eusapia. L’hanno ipnotizzata il De Rochas e 1’ Oohorowicz : nel gruppo dei
soci del Circolo Minerva di Genova godeva su di lei d’u¬ guale potere ipnotico
il sig. Avellino, che narra d’averla ad¬ dormentata anche col solo pensiero :
io pure l’ho agevol¬ mente e più volte fatta cadere in ipnosi, massime allorché
occorreva calmarne le smanie del “trance,. Del resto, quando Eusapia è
fisicamente sofferente, perde molto della sua po¬ tenzialità medianica : il che
si sa avvenire anche alla l’iper. uli attacchi del “ trance „ quali
furono accuratamente descritti da Belfiore e da De Roohas e mediocremente
indicati da tutti i dilettanti psichicisti (ahimè, quanti !) che sperimentarono
con Eusapia, sono tipicamente isterici, e li descriverò più avanti come io li
ho veduti. Si aggiunga che Eusapia accusa sofferenze ben note agli specialisti
: bolo esofageo; cefalalgie intense, massime in forma di emicrania alla metà
sinistra del capo, in corrispondenza della breccia cianica ; vertigini,
talvolta con diplopia; malessere interno indefinibile, oppressioni di stomaco e
meteorismo. Queste alterazioni della cenestesi o senso interiore caratterizzano,
lo si sa, le persone nervose e sono tipiche stimmate del- 1 isterismo.
Non ho potuto, per le ragioni più volte accennate, sot¬ toporre Eusapia ad
esami metodici coi cimenti o tests della odierna psico-fisiologia individuale.
Ecco, intanto, un dato interessante sulla Abilità motrice, di E. P.
(giugno 1902). Alla prova del Jastrow — segnare eoi lapis, a ocelli
prima, aperti poi chiusi, tre righe perpendicolari e tre orizzontali della
identica lunghezza — il senso muscolare di Eusapia mi si è dimostrato
abbastanza fino : essa tende però ad accorciare in ambo ì sensi le righe
riprodotte. Questo risultato collime¬ rebbe colla congettura, da alcuni
avanzata, che essa goda di non comune attitudine nel guidare la propria mano e
rego¬ larne ì movimenti. Ma nella prova ben più importante del
Munstburerg — trac¬ ciare contemporaneamente. a occhi chiusi, colla mano destra
tre righe parallele verticali e con la mano sinistra tre righe orizzontali —
Eusapia non b riuscita con altrettanta agevo¬ lezza: alla terza riga la sua
mano sinistra si è imbarazzata, e ne e uscito uno sgorbio. Questo
esperimento fisiopsicologico conferma la maggiore esauribilità motoria del lato
sinistro (visibile anche nelle mie cifre dinamometriche); non conferma invece
la perizia singolarissima di fare agire contemporaneamente le mani in movimenti
disparati, come le si attribuisce dai discopritori delle sue “frodi „ manuali
(Torelli-Viollibr, Croco, Pavoni, (tiordana, ecc.). Del resto, conosciamo già
che Eusapia gio¬ vinetta non seppe apprendere a muovere partitamente le due
mani quando si volle addestrarla al pianoforte. Ma le note più
caratteristiche della isteria si rilevano nella mentalità e nel carattere.
Ognuno che sia venuto in rapporti colla Paladino, ha rilevato che la sua
personalità intellettiva e morale è fatta tutta di contrasti : un misto di
luccicori e di ombre, di lati pregevoli e di lati censurabili. Eusapia è
nata da contadini Pugliesi : della sua stirpe me¬ ridionale essa ha la
prontezza di percezione e la svegliatezza di intelligenza, la franca
impulsività, la vivacità del gesto, la facondia; della sua casta ha l’ignoranza
e il poco desi¬ derio di sapere, l’astuzia che diviene a tratti mendacio e
simulazione, la diffidenza e le tendenze superstiziose, l’astio¬ sità e la
rustichezza. Si è asserito che Eusapia era assai intelligente e furba,
così da comprendere persino gli idiomi stranieri che fossero parlati in sua
presenza (?). — Non esageriamo : quella popo¬ lana comprende presto e bene, o,
a dire più correttamente, indovina i discorsi altrui, anche se tenuti con
sottintesi e fra reticenze, ogni qualvolta vertano sui “ fenomeni „ che essa
pro¬ duce e sopratutto sui dubbi di inganni e sulla tecnica del * controllo „
delle sedute : ma perchè ? Perchè, tante volte imputata di frode, Eusapia
afferra rapidamente i minimi accenni al sospetto, le più fuggevoli espressioni
di dubbio nel solo tono della frase: perchè, d’altra parte, essa esercita • da
oltre trent’anni la professione di medium, che l’ha messa in rapporto con ogni
qualità di persone e con ogni grada¬ zione di intelletti e di caratteri, di
guisa che la sua mente se n’è avvantaggiata ; e, dato il lunghissimo e
ripetutissimo commercio di idee intorno allo spiritismo ed alla propria
potenzialità, essa intende subito tutto ciò che tocca quest’ul- tima in modo
diretto o indiretto. Ma se si sonda la intel¬ ligenza d’Eusapia fuori di tali
soggetti abituali, si trova in lei tutt’altro che una buona apertura e agilità
di compren¬ donio : si scorgono, cioè, una scarsa capacità di attenzione, un
debole potere ritenitivo e rievocativo di memoria, una superficiale e labile
associazione di imagini ed idee, e ri- strettezza di concetti, e miseria di
astrazione. La dipinse bene il Belfiore : “una donna del popolo che vive
del suo lavoro, semplicissima, ignorantissima „ ; ma poi esagerò trovandola di
“ limitata intelligenza „. Eusapia non è allatto stupida; che anzi, i reiterati
colloqui coi primi ingegni d Europa e con personaggi di primissima qualità
sociale le hanno raffinata abbastanza la mente contadinesca; e se non le hanno
dato coltura, perchè questa non giovava e forse avrebbe nociuto alla sua
medianità facendole leggere Moubelli, Psicologia e spiritismo. 9
130 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I e discutere tutto
quanto si è scritto in prò e contro di lei, hanno però allargata la sua mente
nella sfera pratica e spe¬ cialmente nella conoscenza degli uomini.
Intanto una qualità che attesta intelligenza, perchè implica visione delle cose
e rapida associazione di idee, è il facile e pronto orientarsi di Eusapia in
ogni nuova situazione. È difficile prenderla di sorpresa : essa sta sempre
all’erta, e se la sua perspicacia le fa subito riconoscere amici e nemici,
ossia creduli e scettici, in coloro che avvicina, la ingegnosità sua le fa
anche subito trovare il modo migliore di condursi nelle più diverse
contingenze. Nei suoi ragionamenti Eusapia fa per lo più mostra di buon
senso ; certi giudizi che emette bruscamente sulle per¬ sone e sui fatti,
sorprendono per una innegabile penetra¬ zione. Acuta è, ad esempio, la sua
capacità dì cogliere il lato ridicolo di coloro con cui ha sperimentato, non
giù sotto il riguardo fisico ma sotto il riguardo intellettuale e morale; e
questo prova una certa finezza nello spirito d’osser¬ vazione. Aggiungerò che
con Eusapia non si vince facilmente nel motteggio : è prontissima alla botta
come alla risposta, e con lei bisogna stare in guardia, poiché la prova, data
la sua indole rusticana, può presto trascendere i limiti della con¬ venienza.
Alcune sue franche osservazioni a Principi, a Du¬ chesse e a esimi personaggi
stupidamente sgarbati verso di lei, confermano, da un lato, la sua permalosità,
dall’altro la sua capacità simpatica di una valutazione morale al di¬ sopra
d’ogni orpello sociale. La memoria di Eusapia è piuttosto debole, non
dico per ciò che le accade in seduta, chè allora essa è amnesica, parlo dei
ricordi relativi alle sue stesse vicende personali. L'ho già detto in principio
di questo capitolo : i nomi delle persone e dei luoghi, le date e le
successioni degli avve¬ nimenti sono spessissimo confuse e incerte nella loro
rie¬ vocazione ; qui Eusapia offre lacune enormi. Altre deficienze si scorgono
nell’associazione delle idee: i suoi discorsi son cicalate, tanto sono
farraginosi, soventi volte senza appa¬ rente nesso logico,
sconclusionati. Il carattere di Eusapia è particolarmente anormale: vi
giganteggiano molte note isteriche. L’umore variabilissimo, per cui essa passa
dall’allegria smodata alla taciturnità me¬ lanconica; l’emotività eccessiva,
per cui improvvisamente la si vede piangere e singhiozzare alla disperata, senza
che si capisca il motivo e senza che si riesca a confortarla, finché con
altrettanta rapidità la si scorge sorridere e rasserenarsi ; LA
PERSON’ALITÌ PSICHICA DI EUSAl’IA 131 la volubilità del
contegno, per cui da scherzevole e leziosa passa ad essere quasi selvatica ed
imperiosa: ecco la trama di fondo della sua persona morale. È ad intervalli
irascibile •e mite, orgogliosa ed umiliabile: ha attacchi violenti e bruschi di
collera, e periodi egualmente fuggevoli di ac¬ casciamento ; è pronta alle simpatie
come alle antipatie ; „ode che si parli di lei, ma si adonta solo che dalla
into¬ nazione della parola appaia la minima indecisione sulla realtà dei suoi
‘•fenomeni,. Tutto questo insieme di con¬ trasti rendono Eusapia ora
piacevolissima a trattarsi ed ora addirittura insopportabile. _ Anche
nella volontà si osservano salti enormi, dalla piu affaccendata e instancabile
operosità domestica alla più com¬ pleta dedizione al “ dolce far niente „ dei
meridionali. Come la sua è una natura tutta ad impulsi e a slanci, cosi per
giornate intere essa rimane inerte, triste, silenziosa, poi d’un tratto è presa
da smanie di fare e strafare. Eusapia, ho detto, è povera ; l’esercizio
della medianità non l’ha arricchita. Nonostante la sua fama ormai mondiale,
nonostante i suoi viaggi per l’ Italia e all’Estero, essa non ha saputo mai
utilizzare abbastanza le proprie facoltà : nè il piccolo commercio, nè lo
spiritismo le hanno data 1 agia¬ tezza, neanco le comodità di vita adeguate al
mal uso che essa è costretta di fare della propria salute fisica. Contra¬
riamente a ciò che si crede fuori dei circoli spiritico-psiehi- cistici, e a
differenza di moltissimi altri medi, sopratutto nord-americani, Eusapia non è
venale: spesso in compenso delle sedute accetta più volentieri l’ospitalità o
il regalo di oggetti pressoché superflui ; il che non toglie che essa chiegga
anche somme non lievi di denaro, quando si incapriccia di fare l’orgogliosa o
la riservata. Non rompe mai gli impegni presi, anche se dal rifiuto di nuove proposte
le deriva (ciò che negli ultimi tempi è avvenuto spesso) una perdita non lieve
di guadagno. Eusapia, pur essendo di bassa nascita e condizione sociale,
non s’è mostrata mai priva di aspirazioni e di sentimenti estetici, che insieme
alle prove numerose della bontà del suo animo sono la nota simpatica della sua
personalità mo¬ rale. Tiene molto alla bellezza dei suoi nerissimi occhi, alle
sue mani ben fatte, e le mette ostentatamente in mostra, alla piccolezza dei
suoi piedi, e li porta sempre elegante¬ mente calzati. Ama abbigliarsi ‘da
signora, e parla volen¬ tieri dell’abito * magnifico , che portò allo
sposalizio della signorina Richet, a Parigi. Essa ama gli oggetti di
prezzo, ma non disdegna quelli aventi un puro valore artistico. Desiderò
per molto tempo di avere un arredamento decoroso di casa, con bei mobili, e
sopratutto con eleganti ninnoli da signora; e ne ebbe, ma sfortunatamente nel
’96 i ladri le entrarono in casa e la spogliarono di tutto. Vuole anche i
propri comodi, ma solo in (pianto le apportino piena libertà, cosicché fuori
del suo quartiere e della sua Napoli ha molte esigenze, e l’ospitarla non è
sempre la cosa più gradevole, desiderando Eusapia essere tenuta alla pari, sia
dai suoi ospiti, sia fra tutti coloro che frequentano la casa. Delle
attestazioni di simpatia è avidissima, e ne serba ricordo e gratitudine. E
permalosissima per ciò che concerne la sua forza medianica: guai a chi
s’esprime davanti a lei con qualche frase o gesto di dubbio! Per poco essa non
consi¬ dera i suoi poteri a livello di tutto quanto c’e di più alto- in questo
mondo : l’aver frequentato persone di nascita ec¬ celsa, uomini di fama
mondiale, principi del sangue e prin¬ cìpi del pensiero, le è montato alla
testa, ed ora l’umile plebea è divenuta orgogliosa e perfino talora sprezzante,
ila ecco un’altra nota simpatica : Eusapia, comunque igno¬ rante, ha molta più
deferenza per gli scienziati che per i gentiluomini di Corte: si gloria dell’amicizia
che benigna¬ mente le portano Richet, Ockorowioz, Lombroso, Flam- mabion ; e
invece discorre ironicamente della grande aristo¬ crazia Europea cui ha “
concesso „ sedute. In sostanza, la Eusapia nelle relazioni consuete di
vita si mostra di un’indole bonaria; essa è un’anima poco evoluta
intellettualmente, ma fornita di retto sentire, come avviene di tutti i
semplici e degli umili. Ciò che si è detto di Eusapia
Paladino. Sulla Eusapia Paladino esiste oramai una intera biblio¬
teca. La celebre medium non s’è mai rifiutata ad essere os¬ servata e studiata
nei limiti della sua tecnica ; e da alcuni anni le riviste di spiritismo, di
psicologia trascendentale, di psichicismo, le monografie sulPoecultismo
scientifico, i trat¬ tati sulle facoltà psichiche occulte, i resoconti delle
società italiane e straniere dedicatesi alla ricerca dei fenomeni psi-
bibliografia paladiniana 133 ciuci supernormali
più meravigliosi, contengono e ripetono migliaia di volte il suo nome. .
. , . . Si può affermare che neppure le sorelle Fox. le iniziatrici
ramose dell’attuale movimento spiritico, godettero una cele¬ brità consimile, e
neanche la stessa Miss Cook (Mad. Corner), .1 e fu il soggetto delle
memorabili esperienze di Guglielmo KKS ha raggiunta la notorietà della umile
popolana di "N a noli .* Questa prende ormai posto fra i medi più potenti
, cui si vanti lo “ spiritismo moderno anzi, di tutti, A senza dubbio la
più studiata, quella che meno si è rifiu¬ tata alle osservazioni ed agli
esperimenti degli scienziati. Eusapia Paladino nel 1892.
Per chi esige dagli autori saggi di erudizione, riunisco 1 titoli ed il
contenuto dei principali lavori, dove, a mia sa¬ puta, è discorso della
Eusapia. Ve ne potranno mancare non pochi, che mi saranno sfuggiti in mezzo
alla profluvi® i scritti cui ha dato origine l’odierno movimento spiritistico;
ma i qui citati basteranno a dimostrare che 1 fenomeni pro¬ dotti dalla
Paladino sono stati oramai l’oggetto di piu che sufficienti osservazioni per
considerarli reali e autentici. Si cominciò a parlare di essa nei
periodici spiritaci a 1- tnlia e di fuori trentaoiiique anni fa (p. es. fra gli
straniali in * Spiritual Magazine ,. 1872, p. 287; Spintualist „, 1873, p. 140;
“ Human nature „, 1872, p. 222, ecc.), ma il mio indice bibliografico vuol
essere soltanto la stona scientifica della medianità della famosa Napolitani!
durante gli 134 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1
ultimi diciotto anni. Per ciò esso deve cominciare (à toni sei ff neo r tont
honnenr) con la memoria inviata da Èrcole Chia.ta, che ne fu il rivelatore, al
Congresso spiritico-spiri- tualistico di Parigi nel 1889, e con lo scritto di
Cesare Lombroso che, per primo, a quasi venti anni di distanza da Cbookes,
Wallace e Zòi.lnkh, ha avuto il coraggio di ac¬ costarsi nella sua qualità di
grande e universale scienziato ai fenomeni spiritici. •i* * * 1889.
Chia.fa Ercole, Lxpé rìences in éd ioni rnìques, Móm. lue au Congrès Spirite et
Spiritualiste de Paris, 1889, “ Coinpte- rendu già cit. Bibl., pag. 326-331 (1). fll Chiaja riassume i
fenomeni da lui osservati in vari anni di paziente studio su Eusapia, e narra
della conversione del prof. Otf.ro-Acevedo di Madrid alla dottrina, per lo
meno, dello sdoppiamento dell'anima: egli si dice ‘pronto ad aiutare con tutti
i mezzi quegli uomini di scienza come Dal Pozzo (fisico a Pe¬ rugia), Morselli,
Dovi (fisico a Bologna), Lombroso, Mosso ed altri, che volessero sondare il
gran mistero del post-mortem „. Nonostante questa dichiarazione, io però
non fui accolto dal Chiaja tre anni dopo, alla prova solenne di Milano (1892)
!]. 1891. Lombroso Cesare, Lettera al Cav. Gioì fi, in “
Tribuna Giudiziaria ,, giugno 1891. [Fino dall’agosto 1888, il
celeberrimo Maestro di Torino era stato invitato, con sfida cortese, a
esaminare i fenomeni della ‘ mabr“ napoletana „ dal cav. E. Chiaja (in ‘
Fanfulla della Domenica „): ma il Lombroso, allora, non ne volle sapere.
(1) Avverto il lettore che la indicazione ‘ già cit. Bibl. ., si
riferisce alla Bibl%otf rafia detto Spiritismo che ho premessa nel presente
volume, e di cui era inutile ripetere qui tutte le notizie.
bibliografia paladihiana (1891) _ 135 L'accertamento delle
meraviglie della Eusapia, annunciatogli per lettera «lai professore spagnuolo
Otero Acevedo, noto pel suo scetticismo ‘ materialistico „ forse contribuì a
persuadere il Lombroso che la cosa meritava qualche attenzione da parte degli
psicologi ; e perciò, trovandosi a Napoli nel febbraio 1891 per compiere una
inchiesta ufficiale sui Manicomi Italiani, ac¬ consenti finalmente al desiderio
del Chiaja, e nell albergo, ove soggiornava, ebbe dalla Eusapia due sedute, il
28 febbraio e il 2 marzo. Vi presero parte, col Lombroso, altri tre alienisti e
neuropatologi insigni: il Tamburini, il defunto prof. F. Vi- zi0li, il prof. L.
Bianchi: e vi assistettero vari medici, il dot¬ tore Penta di Napoli, l’Ascenzi
di Roma, ecc. Si ebbe il risultato importantissimo che il Lombroso ‘ arrossendo
d’aver fino allora combattuto con tanta ostinazione la possibilità dei fatti
spiri¬ tici , ne riconobbe la realtà, pur opponendosi, allora, alla spie¬
gazione dello spiritismo]. Acevf.do M. Otero, Los Fantasmas, “ già cit.
Bibl. [11 professore madrileno narra del suo invito al Lombroso (v. s.)
ed espone brevemente le sue osservazioni sullo stato morboso di Eusapia durante
le sedute e su alcuni dei^ ienomeni da lei prodotti. Più a lungo ne riferì sul
periodico “ Hojas de Propaganda „, di Madrid]. Oioi.fi T.. Riduzioni'
sulle esperienze di Napoli, in “ Tri¬ buna Giudiziaria », 26 giugno 1891.
|Sono i primi resoconti sulla Eusapia accolti con attenzione dagli studiosi
psichicisti, sopratutto in riguardo dell’autorità mondiale del Lombroso.
• I resoconti del Ciolfi vennero tradotti in francese sul Mo- niteur
spinte et magnétique , di quell’ anno, e riprodotti in 4 Aiutale» des Sciences
psychiques », voi. I, 1891, pagg. 326-322]- Dariex X., DeVexpérimentation dansles phénomènes
psy- chiqites, in “ Ann. des Sciences psychiques », 1, 1891, p. 333. [L’esimio psichicista prende occasione dalle
esperienze di Lombroso per segnalarne l'altissima portata scientifica, e per
dichiarare che Eusapia renderebbe un grande servizio alla scienza se
permettesse ad alcuni sperimentatori autorevoli di stabilire sperimentalmente e
con prove materiali la realtà dei fenomeni osservati a Napoli. Ciò è stato
permesso dalla Eu¬ sapia più e più volte, come si vedrà dalle citazioni
seguenti!. 136 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I
Ehrenfreund dott. E., Il prof. Lombroso fra gli spiri¬ tisti, *
Magnetismo e Ipnotismo », Firenze. Anno II. nov. 1891. 1892.
Lombroso Cesare, 1 fatti spiritici e la loro interpretazione psichiatrica, in *
Vita moderna », 1892 (trad. in “ Revue de 1 Hypuotisme », 1892) ein ‘ Archivio
di Psichiatria ,. [Riferisce su nuove esperienze da lui stesso compiute
sulla Eusapia P. col prof. De Amicis direttore della Clinica sifilogra- fica di
Napoli e con F. Verdinois, notissimo pubblicista : inoltre da cenno di alcune *
apparizioni „ di defunti vedute dal dot¬ tor Barth, dal banchiere Hirscb, ecc.
Insiste sul carattere neuro¬ psicopatico dei medi (particolarmente della
Eusapia , ed esprime alcune idee geniali sulla natura dei fenomeni, assimilando
il pensiero al movimento]. Belfiore dott. Giulio, Realtà dei fenomeni
psichici , in “ Trib. Giudiz. », Napoli, 5 febbr. 1892. [L autore è un
medico distinto ed ha pubblicato due notevo¬ lissimi libri sull'ipnotismo e sul
magnetismo animale. Qui da ragguaglio di una seduta data dalla E. Paladino in
casa della contessa Piccolomini a Portici : egli non dubita della realtà dei
fenomeni e conferma che la Eusapia è un soggetto ipno¬ tico “ non però
completamente passivo ». Il fenomeno più curioso della seduta consistette
nei guaiti di un cagnolino che si ritenne * molestato da John King » !].
Ehrenfreunu dott. E., I fatti spiritici spiegati dal pro¬ fessor Lombroso, in
“Magnetismo o Ipnotismo », marzo 1892. [I, Autore, sforzandosi di vedervi
soltanto stati di suggestione, scrive a proposito della Eusapia: “ I medii sono
soggetti ipno¬ tici perfetti, circondati da una società d’individui
neuropatici, ad alto grado suggestionabili ». Opinione altrettanto diffusa
quanto ingiusta e impertinente ; ma che io pure avevo e ma¬ nifestavo nel mio
periodo di scetticismo pre-sperimentale !]. Moli, Albert, Professsor
Lombroso und der Spiritismns, in “ Zeitgeist », 8 e 15 febbr. 1892 (trad. da C.
Krantz in “ Rev. de 1’ Hypn. », giugno 1892). [Conclusione : “ L. va
lodato per essersi occupato dello spi¬ ritismo, ma non può pretendere che le
sue esperienze con la BIBLIOGRAFIA PALADINIAKA (1892)
137 E. P. siano tali da escludere la frode... Egli è caduto
vittima di una furba ciurmatrice , (!)]. Verdinois F., Spiritismo -
Processo verbale ili altri espe¬ rimenti spiritici fatti dal Prof. C. Lombroso
ecc., in “ Trib. Giudiziaria 25 aprile 1892. [La riunione era quella
composta di Lombroso, Verdinois, Chiaja, Ciolfi e De Amicis. Il Lombroso
praticò esperimenti con due dinamometri, e accertò lo spostamento dei loro
indici senza contatto colla mano della Eusapia], Lombroso C.. Le Spiritisme et la Psychiatrie.
Explication psychiatriqne de certains faits spirites, in * Ann. Sciences psychiques II, 1892, p. 143-151.
[Riferiti sommariamente i fenomeni Eusapiani da lui visti a Napoli nel 1891 e
rivisti nel 1892, l’Autore enuncia, pure con¬ cisamente, una sua ipotesi sulla
verosimile interpretazione dei fatti, massime dei movimenti senza contatto : —
“ Nelle isteriche e negli ipnotici (come sono i medii) la eccitazione di certi
centri, divenendo possente per la paralisi degli altri e provocando una
trasposizione e trasmissione delle forze psichiche, può in¬ durre anche una
trasformazione in forza luminosa, in forza mo¬ trice. Si comprende, in tal
modo, come la forza che io direi corticale o cerebrale del medio, possa, p. e.,
sollevare una ta¬ vola, tirare la barba a qualcuno, batterlo, accarezzarlo, ecc
. 11 pensiero è un movimento... non vi è dunque difficoltà per ammettere
che le energie si trasformino e ohe tale energia- motrice (psichica) diventi
luminosa o calorifica „. Questa spiegazione del Lombroso non è,
veramente, “ psi¬ chiatrica „, com'egli dice, ma psicofisica: le odierne
scoperte e idee sulla Energetica mostrano che anche qui il Maestro è stato un
precursore. Presentemente non si concepisce in maniera diversa la “ medianità
,], Tamburini Augusto, Spiritismo e telepatia, in “ Rivista Sperim. di
Freniatria,, Reggio, t. X, 1892, p. 411. [L’egregio alienista, che col
Lombroso prese parte ad alcune sedute di Napoli, non ne condivide la opinione
sulla sicura realtà dei fatti, non trovando, nelle condizioni in cui si
verifica¬ rono, “ quella assoluta e irrefutabile dimostrazione scientifica che
permetta di escludere qualsiasi inganno „ : però, ammette che vi sono dei fatti
difficilmente spiegabili con la frode o con qualsiasi altra ipotesi
naturale]. Checchi E., Battaglia Spiritica, “ Fanfulla della Dom.
2", 1892. Finzi E., Ebmacora, ecc., Relazione della Commissione
radunatasi in Milano, ecc., N' vari di novembre 1892 e Sappi, dell’ “ Italia
del Popolo „, Milano, n. 883. [Nell’estate del '92 ebbero luogo a Milano
in casa del D'G.Finzi, egregio cultore di studi Osici, varie sedute
coll’Eusapia allo scopo di veriOcare con metodi possibilmente esatti i fenomeni
meccanici resi notori dopo la dichiarazione del Lombroso. La relazione
dei molti fenomeni, rigorosamente redatta, ebbe un'eco clamorosa: fu riprodotta
da un gran numero di giornali e periodici, tradotta in francese (sugli “
Anuales des Sciences psychiques „, 111, 1893, 39-64), divulgata anche in altre
lingue; e la si trova riportata integralmente o parzialmente in un gran numero
di opere generali sullo spiritismo e sulla medianità, per es. da Coste, du
Durano (de Gros), da A. De Rochas, da Orocq, da Pappalardo, da Dupocy, da
Fi.ammarion ecc. La Commissione era composta dal russo Alessandro Aksakoff,
Consigliere di Stato di S. M. l'Imperatore, direttore del perio¬ dico '
Psycbische Studien „ di Lipsia, l’autorità massima in materia di medianità e
spiritismo; dal sommo astronomo Gio¬ vanni Schiapparelli, una delle menti
italiane più equilibrate; dal filosofo e ned-mistico Carlo Du Prel di Monaco ;
dal filosofo e psicologo Angelo Brofferio, professore nel Liceo di Milano; da
Giuseppe Cerosa, professore di fisica nella Tt. Scuola d’Agri- coltura di
Portici; dal dott. G. B. Ermacora, studiosissimo di psicologia supernormate e
poco dopo fondatore della “ Rivista di studi psichici „ ; e dal Finzi. Ad
alcune sedute assistettero il Lombroso c Carlo Richet, allora direttore della “
Revue Scientifique Io pure chiesi di esservi ammesso, per incarico del ‘ Corriere
della Sera ma non fui accettato, dicendosi completato il “ circolo „ : il che
diede luogo ad un’ aspra po¬ lemica giornalistica attorno al mio nome e al
rifiuto di Eu- sapia o, meglio, del Chiaja. Per l'autorità di coloro che
attestarono colla loro firma l’au¬ tenticità dei fenomeni medianici della
Paladino, il rapporto delle esperienze di Milano forma testo, e nella storia
scienti¬ fica dello spiritismo ha una importanza di ben poco inferiore a quella
della famosa relazione di W. Crookes sulle sue espe¬ rienze col medium
Cook]. BIBLIOGRAFIA PALADINIANA (1892) 139
Torelli-Viollier E., Sugli esperimenti rii Eusapia Pa¬ lati ino, articoli
nel “ Corriere della Sera „, 7-9-11 ott. 1892. [L'insigne giornalista critica
acerbamente gli sperimentatori di Milano, accusando la Eusapia di frode, e
tenta di dare dei fenomeni meccanici di lei una spiegazione assai semplice ba¬
sata sul presupposto scambio delle mani e dei piedi. Le “ rivelazioni ,
del Torelli Viollier produssero molta im¬ pressione; furono accettate da tutti
gli avversari dello spiri¬ tismo, e si trovano riprodotte, con figure
illustrative, da pa¬ recchi autori antispiritisti, fra i quali lo Stefanoni, il
Pavoni e il Crocq; furono anche discusse dal Do Rochas e dall’Ochorowiez].
Morselli E., Intervista sui fatti di Milano, in “ Gazz. Piemontese „, 1"
nov. 1892. [Nell’intervista che io ebbi in Genova con A. G. Bianchi,
acuto e valoroso giornalista milanese, mi dichiarai dispiacen¬ tissimo
dell’inopinata esclusione, che contrastava coll'invito formale fattomi dal
Chiaja stesso al Congresso di Parigi (v. s.) e con le sue lettere private.
Esposi poi i miei dubbi sulla possibilità di inganni, pur ammettendo che nella
fenomeno¬ logia detta spiritica dell’Eusapia doveva esserci del vero].
Cipri ani 0., La polemica degli scienziati sullo spiritismo, Suppl. “ Italia
del Popolo n° 883, 17-18 nov. 1892. [Questo naia, straordinario contiene
una risposta alle accuse di E. Torelli-Viollier; il rapporto della Commissione
riunita in casa Pinzi; una lettera del sig. Bolaffio, in casa del quale il To¬
relli avrebbe scoperte le frodi di Eusapia (il Bolaffio dichiara invece che
nelle sedute di casa sua tutto fu regolare ed au¬ tentico); due scommesse di L.
3000, che il Torelli non accettò ; varie testimonianze di medici e scienziati
favorevoli alla sin¬ cerità della Paladino, ecc.). Volpi E., in “
Vessillo spiritista „, Vercelli, 1892, passim. Brofferio Angelo, Per lo
spiritismo, già cit. Bibl. [Non ostante la forma un po’ acre e la quasi
sofistica sotti¬ gliezza del ragionamento, questo libro del Brofferio c uno dei
più ragguardevoli scritti della letteratura psicologica trascen¬ dentale; fa
onore allo spiritismo italiano, poiché in vigore dia¬ lettico supera quasi
tutto ciò che si fe scritto all Estero. L au¬ tore, per concludere in prova
della pura ipotesi spiritica (ritorno e comunicazioni delle anime dei morti],
si basa paiti- 140 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I
colarmente su quanto egli ha visto nello sue sedute private colla Eusapia
(?). La Commissione di Milano, di cui Brofferio faceva parte, si era per contro
arrestata ai fenomeni fisici]. 1893. Kioiiet Charles,
Expériences de Milan, in “ Ann des Sciences psycb. III, 1893, pag, 1-31. [L eminente fisiologo
Parigino discute minutissimamente per suo conto i risultati di Milano, esclude
le troppo superficiali ac¬ cuse del lorelli-Viollier, e non nasconde la intima
propensione ad ammettere 1 autenticità dei fenomeni. Ma da scienziato pru¬
dente qual’è, pur riconoscendo che le prove date sarebbero suffi¬ cienti, ad
es., per un’esperienza di chimica, le dice non bastevoli per una esperienza di
spiritismo; e conclude testualmente così : “ Ancorché assurdi e stupidi siano i
fenomeni prodotti dal- * l’Eusapia, mi sembra difficile attribuirli a una
gherminella “ sia cosciente sia incosciente o ad una serie di
gherminelle. “ Ciò non pertanto manca la prova formale inconfutabile, che
t n]3n '' s*a frode da parte della E. e illusione da parte nostra; bisogna
dunque cercare di nuovo una prova irrecusabile „J. Dn Pbel C., in “
Psyehische Studien „, die. 1893. [Dà cenno delle famoso esperienze di
Milano, ripetendo di credere nella severità del controllo messo in
opera]. Pinzi G„ in “Congresso delle Scienze psichiche,, Chi¬ cago,
agosto 1893. [La nona seduta del Congresso fu quasi tutta occupata nella
lettura del rapporto di Pinzi sulle esperienze di casa sua, in Mi¬ lano; esso
tu letto dall’illustre geologo prof. Elliot-Coues, un’au¬ torità fra gli
spiritisti" americani, e fu seguito dalla comunica¬ zione di alcuni
appunti del Richet, Con tuli rapporti il nome di Eusapia passò l’Oceano].
' i“SAK0FF ^l0tes au
Rapport de la Commisxion réunie « Milan, ecc., in “ Ann. des Se. psych. „, III, 1893, p. 39-64. [Queste note del
celebre psichicista, aggiunte alla traduzione francese della Relazione di
Milano ,, interessano vivamente pei i particolari di metodo cui si riferiscono
: esse posero fuori di contestazione la sincerità di Eusapia], Wagner N.
P., Compte-rendu d’ expériences faites d Nanles m gennaio 1893. 1
BIBLIOGRAFIA PALAI* INI A NA (1893-4) 141 [Trovo
questo resoconto nel libro di De Rochas citato più avanti. Il Wagner è professore
di zoologia nellTstituto agrario della R. Università di Pietroburgo, e si
occupa di psicologia trascendentale. Nell’inverno 1893. essendo a Napoli per
ra¬ gioni di salute, volle assistere ad alcune sedute della Eu- sapia. Le sue
credenze spiritiche sono profonde, ed egli si preoccupò specialmente di
convincere un collega, il prof. K..., ma non sembra che vi sia riuscito).
Cavalli (e Filaletk), in “ Annali dello Spiritismo in Italia „, Torino, passim,
spec. a p. 127. Spoto Santangelo, 1 fatti spiritici e la loro spiegazione
filosofica. Venosa, 1894. Coste A., Les phénomènes psychiques occultes,
già cit. Bibl. [È la prima tesi per dottorato in medicina in cui si
faccia un'analisi scientifica dell’occultismo e che sia stata accettata dalle
Facoltà universitarie francesi. Vi è ampiamente discusso della medianità della
Paladino, ed è lavoro assai diligente e ben fatto], OcHOROWioz, Sulle
esperienze medianiche di Roma, in “ Kurier-Warzawske „, giugno-luglio 1893 (in
polacco), [L'insigne psicologo, autore del classico volume La Suggestione
mentale , e che ora fu chiamato a dirigere l’Istituto intem. di Psico¬ logia
(Parigi), ’e certo uno degli uomini più competenti in fatto di ipnologia e
metapsichica. Sorpreso dei risultati riferiti dal Lombroso e dal Richet, si
recò a Roma nel 1893, e in casa del ce¬ lebre pittore Siemiradski (che è anche
un dotto naturalista), fu presente a varie sedute della Eusapia; ne diede
notizia sui gior¬ nali polacchi, affermandosi convinto della realtà dei
fenomeni. Le sedute si ripeterono l’anno dopo (1894), e vi presero parte anche
il Lombroso, il Richet, il dott. Schrenck-Nortzing, noto psicologo bavarese,
l’illustre prof. Danilewsky della Scuola medica di Pietroburgo, e il dott.
Dobrzycki di Varsavia. Di tutto venne dato conto dal padrone di casa in una
relazione conse¬ gnata alle stampe dal De Rochas, nel suo libro sulla esterio-
razione della motricità (pagg. 125-136)]. 1894. Durand (De Gros) Le
merveilleux scienti fique, già cit. Bibl. [Questo sommo biologo e filosofo-naturalista, uno dei
pensatori 142 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I
più geniali di cui debba onorarsi il secolo XIX, precursore sotto più
riguardi della odierna scienza biologica ed ipnologica, de¬ dica alla E. P. le
pagine ultime del suo capitolo : “ Occultismo e spiritismo T (pagg. 326-341); e
dalle esperienze di Milano trae conclusioni favorevoli all’esistenza di un
mondo spirituale]. Ochorovioz J.. Expériences médianiques de Varsavie, in “
Revue de l’ Hypnotisme „, luglio-dicembre 1894. [Non contento degli esperimenti di Roma, l’Ochorowicz
fece andare nell’inverno 1893-94 l'Eusapia a Varsavia e la studiò per oltre due
mesi in quaranta sedute, cui assistettero il ge¬ nerale Starynkiewicz, alcuni
notissimi letterati polacchi, fra cui il Mataszewski, l’ingegnere elettricista
Reichmann, e vari medici, fra cui l’Harusewicz che esaminò clinicamente l'Eu-
sapia. Di quella serie sperimentale (la più lunga fin qui com¬ piutasi sulla
medio napoletana), non fu pubblicata una rela¬ zione completa, ina solo qualche
cenno sulla * Illustrazione di Varsavia Il Kranz ne diede un sommario su altri
fogli, e il De Rochas, su appunti fornitigli di poi, lo ha accresciuto di
notizie ( Extèr. motricité, pagg. 137-168). L'Ochorowicz, da me interpellato in
proposito, cortesemento mi ha risposto che un suo volume sulle esperienze di
Varsavia, già preparato, non vide ancora la luce : m'avverte però che il
resoconto del Kranz è imparziale e ben fatto. (Nc parlò anche il Lanu, in “
Psy- chisehe Studien „, XXI, Lipsia, 1894). Tutti i fenomeni che s'erano
visti a Milano, si riprodussero con la medesima costanza; ma i presenti
dissentirono sulla spiegazione dei fatti, e ne nacque sui giornali di Varsavia
una polemica acre e vibrata. Il Keichman denunziò la frode * che ci riportava
al medio evo „ ; il Kranz, il Mataszewski e altri sostennero la buona fede
dell'E. e la realtà dei fenomeni. L’Ochorowicz, per suo conto, non vi scorse
prove favorevoli alla ipotesi spiritica, e si dichiarò propenso ad ammettere
sol¬ tanto la realtà del medianismo; cioè “ di una azione fluidità del medio,
il cui spirito sarebbe il centro di azione dei fe¬ nomeni, coadiuvati dalla
psiche dei presenti, e a cui bisogna concedere un doppio fluidico o ‘ corpo
astrale , distaceantesi dal suo corpo materiale ,,. Ipotesi auimica per
eccellenza]. Podmoue I’., Report of Milan experiments icith Ens. Pai., in
“ Proceéd. Soc. for psvcliical Research „, voi. IX, 1893-94, p. 218-225. BIBL10GRA FI A
PALADINI ANA (1894) 143 Lodge J. Oliver, Experience of
/musical physicaJ pheno- mena occurring in thè presume of entranced persoti
(Eusapìa Paladino), in 4 Journal of thè Society for psychical Re¬ search „.
voi. VI, n. 114, nov. 1894, p. 306-336
(Discussione, l>. 336-345 — Appendici, pag. 346-360). Trad. in ital. “ Riv.
Studi psichici „, I, 1895. [L’illustre fisico e membro della Società
Reale, il cui nome va unito alla storia recentissima e gloriosa «Iella
telegrafia senza fili, e a numerose ricerche e scoperte nel campo «Iella
elettricità dell’ottica e della termodinamica, riferì nella XV111 riunione
della Società per le ricerche psichiche sulle sedute me¬ dianiche tenute
dall’E. P. in casa del prof. C. Richet durante l’estate del 1894, prima in un
isolotto di sua proprietà, all'atto disabitato, nel golfo «li Marsiglia (Isola
Roubaud), poi in una sua villa presso Tolone (Castello di Carqueiranne). Alle
sedute assistevano uomini di altissimo e indiscusso valore scientifico : il
Richet; il Lodge, sua moglie od il Myers, tutti e tre andativi da Londra;
l'Ochorowicz, venuto appositamente da Varsavia; il prof. Enrico Sidgwick di
Cambridge, uno dei primi filosofi e psicologi inglesi, e la di lui consorte,
distintissima studiosa e scrittrice di psichicismo; il dott. Bar. von
Schrenck-Notzing di Monaco; e il dott. Ségard, medico principale della marina
francese. I processi verbali accuratissimi non lasciano dubbii sulla
autenticità dei fenomeni. Alla discussione, che seguì la lettura del
Lodge, presero parte il Myers, il Sidgwick ed il Crookes : i due primi, per
confermare nelle linee generali le narrazioni del Lodge, pur ripetendo alcuni
dubbi che già in casa Richet loro tenzonavano pel capo; il terzo, per rallegrarsi
che un eminente scienziato, come il Lodge, fosse arrivato alle stesse
conclusioni cui egli da più anni, sperimentando coll liome e con la Gook, era
pervenuto. L’appendice 1 è il processo verbale di quattro sedute ; la 11
è un cenno prezioso del come, secondo 0. Lodge, dovrebbe es¬ sere disposto e
formato un laboratorio ‘ psichico ,]. Crookes W., Discussion, ivi, ivi,
pag. 341-5. [Nella osservazione del Crookes sul rapporto del Lodge sono
da ritenere le differenze che il celebre scienziato dichiarò di avere rilevato
fra gli effetti fisici dell llome e quelli della Paladino].
144 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I 1895.
àksakojtf Alex., Animismi ■ et Spiritisme, già cit, BibJ. [La versione
francese indica come autentici i fenomeni della . Paladino sulla fede di altri
osservatori, ma l'Akeakof, quando scriveva la prima edizione tedesca del libro,
non aveva ancora assistito alle sedute di Milano, e però ne fa cenno fugace a
pag. 509, citando le esperienze dell'Acevedo compiute a Napoli nel 1889
(impronte sul mastice). Egli ha poi più volte parlato di Eusapia nel periodico
‘ Psychische Studien „ (L’Aksakott è morto in questi ultimi tempi)]. Hodgson Richard, The vaine of
thè evidence l'or super¬ no r mal phenomma in thè case of E. P., in “ Joum.
Soc. for psyck. Research „, voi. VII, n.116, marzo-aprile
1895, p. 35-55. [L'autore, noto allora pel suo assoluto scetticismo (si è
poi ricreduto per opera della medium americana sig.ra Piper !), critica
acerbamente il metodo usato nelle esperienze colla E.P. in casa Richet, e
solleva dubbi sull’esistenza di possibili frodi. 1 dubbi dell’ Hodgson
sono, a un dipresso, sempre i medesimi del nostro Torelli- Viollier e si
fondano sopratutto sui moti muscolari incoscienti, o no, delle mani e dei piedi
del medio]. Myers P. W.,
llepli/ to Dr. Hodgson, ivi, p. 55-64. Lodge 0., Additional remarks ,
ivi, ivi, p. 64-67. Ridirai Cu., A propos des expériences faites uvee E. P.
Reponse à M. Hodgson, ivi, ivi, p. 67-75. OonoBovicz J., Péponse à M. Hodgson, ivi, ivi. p.
75-79. [1 nomi di questi scrittori che, polemizzando con l’Hodgson,
dimostrarono l’insussistenza delle sue critiche e si scagiona¬ rono dall’accusa
di ingenuità o di fatuità mentale, costitui¬ scono, da soli, una buona prova
dell’importanza scientifica dei fenomeni paladiniani], Dixon T. Edw., On
experiments with E. Jf>, “ Journ. Soc. 1- psych. Res. „, voi. VII, n.
119, maggio 1895, p. 93-95. Retro vo- Solo vovo M., On experiments with
Eusapia P., Letter to thè Editor, ivi, ivi, giugno 1895, p. 111-2.
[Contro il Dixon, che aveva sollevato nuovi dubbi (in 4 Jour¬ nal ,, maggio
1895), il Petrovo affermò che l’autenticità dei fe- bibliografia
paladini ana (1895) 145 nomeni di Eusapia, essendosi
fotografate le levitazioni del ta¬ volo, riposa ormai su solida base].
Stufahoni Luigi, Magnetismo ed ipnotismo svelati, già cit. Bibl. [Riporta
le osservazioni di Torelli-Viollier sulla E. P. e ne amplifica le conseguenze a
tutta la fenomenologia psichica supernormale. L’A. si vale principalmente dei
miei studi e delle mie osservazioni sperimentali sull’ipnotismo e sulla pre¬
sunta divinazione del pensiero; ma egli non mi ha capito, allargando le mie
conclusioni indebitamente. Quest’opera è su¬ perficiale e non ha alcun valore
scientifico]. Lodge Ol., Bericht iiber Eusapia Paladino, in “ Psy-
chische Studien „, Lipsia, 1895, n. 1-10. Maskklynk N., On exper. of Eus.
Pai., London, 1895. [11 famoso prestidigitatore ha assistito ad una
seduta della E. P. e ritiene di averne smascherato i “ trucchi „ esibendosi di
riprodurli a richiesta di chicchessia. Non risulta che la prova sia mai stata
fatta da lui, nè da altri giocolieri]. Sidgwick prof. A., Presidential Address, in General
Mee¬ ting, ecc., in u Journ. Soc.
f. psych. Res. „, voi. VII, n. 1— , ott. 1895, p. 131-5. — — Eusapia
Paladino, ivi, n. 123, nov. 1895, p. 148-59. [Il discorso è l’annunzio, e
l’articolo è il sunto delle sedute date dalla E. P. nel 1895 a Cambridge, dove
l’avevano chia¬ mata gli psichicisti Inglesi. Le esperienze sulla E. P.
ebbero luogo in casa Myers nell e- state del 1895 ed il gruppo degli
osservatori comprendeva dapprima Sidgwick e sua moglie, il Myers e la di lui
moglie, la sig.,ia Alice Johnson, segretaria della S. t. p. R. e redattrice del
giornale, la sig.“ Dorotea Stanley, il botanico Francis Darwin, figlio del
celebre naturalista e lui pure scienziato di vaglia. Più tardi intervenne
l’americano dott. Hodgson, la cui presenza diede alle sedute un carattere
dannoso di ostilità e di diffidenza verso la Eusapia. Stando ai verbali,
pubblicati del resto solo a frammenti (perchè, disse il Sidgwick, * sarebbero
stati intollerabilmente noiosi e illeggibili ,), i risultati delle venti sedute
furono ne¬ gativi, in quanto non convinsero gli sperimentatori della au¬
tenticità dei fenomeni; anzi, essi credettero di scoprire che il
Morselli, Psicologia e spiritismo. 10 146
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I medio aveva usato sistematicamente
mezzi fraudolenti in tutta quella serie di sedute, e tali mezzi * erano
bastevoli a spiegare se non tutti , almeno la maggior parte dei fenomeni di
appa- renza supernormale osservati in quella occasione Ma la Com- missione era
dominata, diremmo quasi suggestionata dai dubbi dell Hodgson, che mise avanti
la spiegazione del noto strata¬ gemma della sostituzione della mano e del
piede, non che dalle prevenzioni della signorina A. Johnson. Chi legga però
attenta- mente 1 (rammenti di verbali e sopratutto la narrazione del come
facessero il controllo le signore Stanley e Johnson, chi ab na acquistato
pratica sufficiente dei fenomeni prodotti dal- !,. “ 1 " slc°rge
subito che a Cambridge la medio fu messa nel- 1 impossibilita, non solo
materiale, ma altresì morale di agire uh operatori, mostrandosi poco adatti a
bene sperimentare in materia di medianità, davano un’eccessiva, quasi assurda
im¬ portanza ai più piccoli movimenti muscolari dell’Eusapia, senza poi
preoccuparsi del quesito più interessante, se, cioè, con quei movimenti cotanto
incriminati tutti i fenomeni medianici fos¬ sero spiegabili; il che
assolutamente è iperbolico, illogico e però antiscientifico. ha
lettura del rapporto negativo di Sidgwick sollevò seria discussione (pagg.
132-5). L’Hodgson ripetè * tutto inganno! , : il Lodge ed il Myers sostennero
efficacemente che la frode, pur esistendo in un certo numero di fenomeni
elementari, è 'inap¬ plicabile alla totalità degli effetti medianici dell’E P
Vi sono essi dissero, buone e cattive sedute, e la Commissione di Cam¬ bridge
ha avuto soltanto la sfortuna di assistere ad una serie di sedute poco
concludenti e dubbie: ma quelle di casa Richet erano, certo, genuine e sincere,
anche perchè la medio non si trovava m mezzo a controlli dannosamente
inibitori]. Erny Alfred, Le Psychisme expérimental, già cit. Bibl
[E una revisiono minuta, ma molto chiara e ' precisa dei fé- nome» psichici
supernormali. A più riprese sono citate favo¬ revolmente le esperienze della E.
P„ p. es. a pag. 18 e nel- 1 appendice II pagg. 27 e 228. L’Erny, che è amico
del Sardo,,, e, come lui, uno spiritista convinto]. Acevedo Otero, Los Espìritus,
Madrid, 1895, voi. II. Dénis A. Essai d’une théorie de la tèlépathie,
“Ann Se psych. „, voi. V, 1895. * C-
BIBLIOGRAFIA PALADINIANA (1896) 147 [Cita ‘ le
materializzazioni della famosa E. P. , in conferma dell'esistenza d'una forza
psichica]. Erma gora G. B., Sopra le frodi della E. P. alle recenti
esperienze di Cambridge, in “ Riv. di Studi psichici,, I, 1895, p. 435-7.
“ [La questione dei fenomeni della E. P. è lungi dall’essere completamente
risolta... Questo stato di cose deriva dalle gravi difficoltà intrinseche
inerenti alla sua soluzione... Gli spiritisti furono i primi a constatare
l'esistenza di processi fraudolenti alternandosi con quelli di apparenza (!)
supernormale „]. 1896. Sabati eh, De Rochas, e altri, Expériences de
l’Agnélas sur E 1\, in “Ann. des Sciences psych. VI, 1896, pi 1-55 con fig. l’rad. in ital. “ Riv. di
studi psichici „, li, 1897. [Le sei sedute ebbero luogo aJi’Agnélas in
Francia durante l'autunno del 1895, in una campagna del colonnello De Rochas.
Vi presero parte, col padrone di casa, il Dariex, il sostituto Pro¬ curatore
generale (oggi anche medico) Maxwell, il naturalista professore Armando
Sabatier di Montpellier, i dottori in tìsica conte A. de Gramont e Bar. C. de
Watteville. I risultati furono soddisfacentissimi: la sorveglianza sul medio
era estremamente rigorosa, e il rapporto, corredato di piani e di fotografie, è
un vero modello del genere : vi viene discussa a fondo, ed esau¬ rita in senso
favorevole alla Eusapia, la vessata questione della frode, basata sul
leggendario stratagemma della sostituzione di mani. Si ottenne, fra altre,
un'esperienza semplicissima, ma concludentissima: l’abbassamento di un
pesa-lettere senza con¬ tatto di mani e alla chiara luce del giorno. La
relazione forma anche il lungo capitolo IX del libro : Extfr. de la motricité
(I* ediz., pagg. 255-315) ]. Delanne E., PUnomène spirite, già cit. BibL,
pag. 85 e seg. — Evolution animi (pie, già cit. BibL, pag. 6 e 663.
Aksakoff Al., 1 precursori dello spiritismo, già cit. Bibl. [Sou
riportati in appendice i verbali delle esperienze di Eu¬ sapia dal 1892 al
1891. Da registrare è il fatto che l’Aksakoff pone la fenomenologia paladiniana
allo stesso livello delle ce¬ lebri manifestazioni spiritiche delle sorelle Fox
di Hydesville]. l 148 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, 1 Hopps J. Page e Myers T. W„ Correspondance conce mina
E. P., in “ J. Soc. psych. Res. „, VII, n. 123, nov. 1895, p. 163-4.
Richet Gii., Eusapia Paladino, Corrésp., ivi, die. 1895, p. 278-80.
[Osservazioni critiche sulle sedute di Cambridge, che ancora oggi, dopo la
dimostrazione della inesperienza degli osservatori, vengono citate dagli
nntipsichieisti per infirmare la medianità della Paladino], Hyslop James,
Corresp. conceming E. P., in “ J Soc psych. Res. „, voi. VIII,n. 126, febb. 1896,
p. 210-2. [L’Hyslop, professore al Columbia-College di New- York, è
divenuto famoso in tutto il mondo degli spiritisti e spiritualisti per i volumi
da lui dedicati alla medium Piper, nei cui mes- saggi aviebbe trovata, sebbene
ancora non sicura, “ la prova dell’immortalità dell’anima „. Colpito
nelle sue convinzioni spiritualistiche dai risultati auti- eusapiani di
Cambridge, dichiara che nei fenomeni della E. P. non v è intervento di
intelligenza spirituale, trattandosi di tatti fisici dipendenti solo dalle condizioni
del sistema nervoso l’insuccesso di Cambridge non intacca, pertanto, i
prinoipii dello spiritualismo trascendentale]. ^ iSidgwiok II., Eusapia
Paladino, in “ J. Soc. psych. Res VII, n. 128, aprile 1896, p. 230.
‘ [Dichiara con prudenza che le sue conclusioni negative si riferiscono
solo alle sedute di Cambridge, non a quelle che l’E. P. può aver fatto o potrà
fare altrove], Damex X., Que doit-on pensee des phénomènes mediani-
f'*de f’ ln “ Aun- Se. psych. „ VI, marzo-aprile 1896, p. 65-78. r
[L’egregio direttore della reputata ‘ Rivista di studii psi¬ chici „ che è un
medico oculista parigino consideratissimo, e assai competente in psicologia
supernormale, prende in esame i risultati contradditorii degli esperimenti di
Milano, dell’isola Roubaud, dell’Agnélas, di Carqueiranne e di Cambridge, per
concludere: che la irode di E. P. non può negarsi in taluni fe¬ nomeni, ma che
non ci illumina sul modo di produzione del maggior numero dei fenomeni
paladiniani], Ochorowicz .Tules, La ipiestion de la fraude dans les ex-
périences aver. E. P., in “ Ann. Soc. psych. „, VI p 79 _ Trad. in ital. “ Riv.
di Studi psichici „, II, 1896. BIBLIOGRAFIA PALADINXANA
(1896) 149 [Critica profonda e convincente del rapporto
negativo di Cam¬ bridge : 1 insigne scienziato vi esamina con logica serrata e
con rara acutezza psicologica la tesi della frode, e, pur ammettendo che la
medio, in date circostanze, possa ricorrere a stratagemmi e ad inganni,
combatte la conclusione negativa generalo che da ciò si volesse trarre in riguardo
della autenticità dei fe¬ nomeni più significanti. Il rapporto dell’O.,
scritto per l’opera seguente di De Rochas, fu tradotto in ital. sulla 4 Rivista
„ dell’KRMAcoKA, II», 1896, pag. 185 e segg., ed è magistrale per la soluzione
del quesito delle frodi coscienti ed incoscienti dei medi]. De Rociias (A.), Rctériorisation
de la Motricité, già ciò.Bibl. [La
maggiore e più originale parte del libro (pagg. 1-315) è dedicata alla Eusapia
: ne narra la vita, ne descrive la perso¬ nalità, e la segue minutamente nelle
esperienze di Napoli <1891, con Lombroso ecc.), di Milano (1892, in casa
Finzi), nuo¬ vamente di Napoli (1893, con Wagner), di Roma (1893-94, in casa
8iemiradzki). di Varsavia (1893-94, in casa Ochorowicz), di Carqueiranne e
dell’isola Roubaud (1894, in casa Richet),' di Cambridge (1895, in casa Myers),
dell’Agnólas (1895, in casa De Rochas). L'insigne psichicista valuta sempre la
possibile miscela del vero col falso, e con serenità di giudizio distingue
l’uno dall’altro: però, la conclusione di tale studio critico (che è poi la
conclusione definitiva dell’importante opera), anziché essere in prò dello
spiritismo o intervento di defunti, ò favo¬ revole all autenticità dei
movimenti di oggetti inerti senza contatto per mezzo di una esteriorazioue di
motricità medianica, d’onde la ipotesi di un doppio fluidico ecc. ecc. 11 libro
del Rochas era, prima di quelli del Visani-Scozzi e del Fontenay, il miglior
documento sintetico sulla Eusapia Paladino]. Dariex, Desbaux, Mangin, etc.,
Expérienees d’Auteuil sur E. P., in “ Ann. des Se. psych. voi. VI, nov.-dic. 1896. [Le sedute furono tenute
nel settembre ’96 ad Auteuil presso Parigi, in casa del sig. Marcello Mangin,
che ò persona ver¬ satissima nelle scienze psichiche ; assistevano, fra altri ,
il dott. Dariex, Emilio Desbaux cultore e scrittore di scienze tìsiche, ed il
celebre poeta-filosofo e accademico francese J. Sully-Prudhonme. 1 risultati
furono soddisfacentissimi, e la relazione conclude in favore della genuinità
del massimo nu- 150 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I
moro di fenomeni: essa trovasi tradotta in ital. sulla ‘ Riv. St.
psichici », voi. Ili, 1897, pagg. 100, 134, 164 e 187. Rispetto alle
insidie della Eusapia, il Dariex attesta di cre¬ dere fermamente nella serietà
del controllo operato dai pre¬ senti sulla medio; il sospetto non deve
oltrepassare certi li¬ miti, altrimenti non sarebbe più possibile alcun
progresso scientifico. * Se non vi fossero stati mai fenomeni autentici nelle
sedute della E., uomini di cui si onora la scienza e che occu¬ pano le
posizioni più eminenti, non avrebbero consacrato, nel corso di molti anni,
settimane e mesi a simili esperimenti ,]. Sclly-Prudhomme, in “ Humanité
intégrale,, Paris, dé- eembre 1896. [L illustre poeta di Giustizia e di
Felicità esprime la sua opi¬ nione favorevole alla realtà dei fenomeni di
Eusapia], i 897. Blech (Mme) E., Expériences de Tremezzo, in “Ann. Se.
psych. ,, VII, 1897, p. 1-5. [Rapporto
su di una seduta, fatta nel settembre 1896, nella villa Blech sul lago di Como.
L’Eusapia ha molta amicizia con questi signori], Fontenay (de) Guillaume,
A propos d’ Eusapia Paladino’ Les séances de Moni fort-U Ammiri) (25-28 juillet
'97), Paris Soc. d'Edit. Scientifiques, 1897, 1 voi. in-8'*, di p. xxx-281 con
illnstr. [La metà del volume è dedicata ai fenomeni prodottisi in altra
villa dei signori Blech alla presenza dei padroni di casa, di De Roehas, del
celebre e popolare astronomo Cam. Flam- marion, dell'autore e di alcuni
invitati venuti appositamente da Parigi. Il de Fontenay non ha dubbi sulla
sincerità dei fatti osservati, sebbene essi non siano stati n'e vari nè
cospicui. La seconda parte del volume è occupata da considerazioni astratte, di
buon valore filosofico-psieologico, sulle ipotesi espli¬ cative (massimamente
sull’energetica). La relazione dei feno¬ meni è assai diligente e
precisa]. B. di Vesmb, Esperimenti sulla E. P. fatti a Parigi nel
settembre 18.96", “ Riv. Studi psich. „. II, 1897. — — Esperienze
sulla E. P. a Tremezzo , ivi, ivi. BIBLIOGRAFIA PALACINTA?» A
(1897) 151 Crocq (le Docteur) (fils), L’occultisme
scienti fique, “ Revue eneyclopédique „, Paris, Larousse, 20 febbr. 1897. [A proposito del libro precedente del De
Fontenay, l’autore, che è un distinto neuropatologo belga, discute lungamente i
fenomeni medianici della E. P. e si addimostra estremamente scettico,
propendendo per una spiegazione mista,1 da lui stesso così riassunta: ‘frode ed
automatismo psicologico e patolo¬ gico,. Dall'insieme delle sue critiche
risulta chiaro che il Crocq, non solo non ha mai assistito a sedute medianiche,
ma non se n"e fatta neppure un’idea approssimativa; egli si trova qui
nella identica condizione di spirito in cui io stesso mi trovavo nel 1892. Se
non che, io non ho mai pensato o creduto che il tavolino sollevato dall’Eusapia
nelle sedute di Milano, Parigi, Varsavia, ecc. girasse, ballasse e parlasse ‘
in grazia dell’au¬ tomatismo psicologico, in cui fossero caduti gli scienziati
os¬ servatori. o della posizione cabalistica da essi assunta nel formare la
catena ,(?!). Il Crocq, del resto, non ammette resi¬ stenza di forze ignote e
rigetta, senza grandi ragioni, la tesi della esopsiehicità o esteriorazione
dell'energia psichica, che io da molti anni (nell’86 e nel ’94)ho, invece,
riconosciuta come possibile e non contraria al positivismo scientifico].
Turiello Pasquale, Lo Spiritismo italiano e la Scienza. Memoria letta alla R. Accad.
di Scienze morali e politiche di Napoli, in “ Atti , della stessa, 1897.
[È la prima memoria sullo spiritismo che sia apparsa in “ Atti accademici , e
fu pubblicata col consenso dei colleghi che le premisero soltanto una
dichiarazione a discarico. 11 Tu- riello basa la sua nudrita argomentazione
sulle sedute dategli dalla Eusapia]. Rf.gxabd F., Hypnotistne et
Réligion, Paris, Schleicher, 1897 (Sulla E. P., vedi p. 259). Parseti, Fenomeni medianici operati in presenza della
E. P., in * Riv. Studi psich. „, III, 1897, p. 24. Boirac E., in “ Revue
philosophique „ di Ribot, XLIII, 1897, p. 321-826. [Analisi dell’opera di
De Rochas : L’ extériorisation de la mo- tricìté, con alcune giustissime
considerazioni sulla tecnica dei fenomeni medianici (paladiniani) ].
Podmore F., Studies in psychycal Research, già cit. Bibl. [Opera
fondamentale di uno studioso profondo ed eruditis- 152 PSICOLOGIA
E SPIRITISMO, I situo dei fenomeni metapsichici, ma armato di uno
scetticismo ad oltranza. 11 Podmore non ha mai risparmiato giudizi sejeri e
ironici sui fenomeni fisici dello spiritismo in genere, dèlia Eusapia in
ispecie]. Ermacora E. B., Supposta azione della elettricità nei fè»w-
meni della E. P„ in “ Riv. Studi psichici Ili, 1897, p. [La nega
assolutamente]. Negri Gaetano, Segni dei tempi. Profili e bozzetti, Mi¬
lano, Hoepli, 1897. [Al saggio ‘ Il problema dello spiritismo , è
aggiunta una nota (pagg. 365-367), dove l’illustre scrittore narra di una se¬
duta spiritica della Paladino, cui fu invitato (in casa t inzi) . egli ne h
uscito incredulo, sia per ragioni morali, sia per il metodo degli esperimenti :
‘ tanto più forti i dubbi, quanto più spettacolosi i risultati ,]. De Rochas N., Expériences de _
Choisy-Juvac, ecc., in “ Ann. Se. psych. „,
genn.-febbr. 1897, p. 6-28. [Queste nuove esperienze furono eseguite in
un castello presso Bordeaux, di proprietà del Maxwell, e vi assistevano il De
Rochas. il conte De Grammont e il bar. A. de Watteville. I risultati
furono ottimi: nel suo rapporto sommano il De Rochas dice provato che ‘ la
Eusapia è un soggetto sensibilis¬ simo alle manovre magnetiche „ ; che essa
produce movimenti degli oggetti senza toccarli, lievi contatti di mani
invisibili, formazione di mani spiritiche visibili, ecc. ecc. Egli conclude
nuovamente per la realtà della esteriorazione della motricita da lui già, per
primo, illustrata. L’autore ha ripetute le stesse considerazioni sulla E.]P. in
un articolo della “ Revue spinte ,, giugno 1897]. Flammarion 0., in “ Revue morale
et scientifique du Spi- ritisme luglio-ag. 1897. 1898. Tcriello P-, Dello
Spiritismo in Italia. Saggio, Napoli, Tip. Golia, 1898, 1 voi. [È la
ristampa del discorso letto l'anno prima alla R. Acca¬ demia di scienze morali
e politiche]. BIBLIOGRAFIA PALADINI AHA (1898)
153 B. DI Vesme, Esperienze di Camillo Flammarion con E. P.,
in “ Riv. Studi psich. », IV, 1898. [Su queste esperienze, cfr. il libro
recente ,1. Flammar.on stesso:
Forces natureUes inconnues, pag. 11S e segg.J. Db Roohas N., A propos d’
Eusapia Paladino. Les sia nc^ de Montfort-L’ Amaury, m Ann. Se. psych. », I ,
’ p. 148-169, con molte fig. . [Da paf 148 a 164 si discorre della E. P. e si
riferiscono ì fenomeni da lei prodotti in casa Blech. L’A. studia
specialmente le impronte di faccie, di profili e di mani ottenute sul mastice].
Leumann, Aberglaube and Zauberei, gut cit. Bibl. (Nel capitolo sulle
superstizioni spiritiche le combatte, valen¬ dosi delle risultanze contrarie
alla Eusapia enunciate dalla Commissione di Cambridge, ma tacendo, a torto, di
quelle fa¬ vorevoli, accertate da osservatori ben altrimenti versati in sperimentazione
metapsichica. Come il Lehmann, moltissimi giudicano ciurmatrice la Paladino
senza conoscerne la feno¬ menologia]. , . Schuknok-Not/.ing Bar. F. (voti Dr* Die MethoM
diumnistischen Untersuchungen , in Wissenseliaftl. Zeits. t. Okkultismus », ott.-nov. 1898.
[Risponde alle critiche della Comm. di Cambridge, citando so¬ pratutto il
metodo che hanno seguito gli investigatori piu seri nel caso di Eusapia. Egli
vorrebbe sottrarre, perb, . medi al ¬ l’influenza ormai nociva dei ' circoli
ben pensanti , secondo il vangelo spiritico]. oi co aq Abignente
F., Fede e Ragione, già cit., pag. 21, ba, »». Pappalardo, Spiritismo, già cit.
Bibl. [L’A. scrive una vera apologia dello Spiritismo. A pag. 48-154 del
volumetto sono riferiti alcuni particolari curiosi sulla vita intima di Eusapia
e su di una seduta dell agosto 1875 col prof. Capuano, ‘ il decano degli
spiritisti napoletani ,J. Dupotrv, Sciences occultes et phys. psych., già cit.
Bibl. [Altro libro di uno spiritista convinto, da collocarsi accanto a quelli
di Brofferio, Erny, ecc., ma con una certa pretensione scientifica (‘
fisiologia psichica ,). Si basa molto sui fenomeni della Paladino, e ne
riferisce le esperienze piu memorabili a pagg. 134. 147, 246, 258, 262, 271].
.... tj, i Geley [Gyel], Essai synthét. dii Spiritisme, già cit. Bi >
. 154 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I [“ La
sintesi dell’autore ù desunta dai fatti „ : ora, fra questi hanno posto di
onore le esperienze sulla E. P. di cui parla a pa g. 27-29. fi opera di
altissimo pregio per chi voglia una esatta conoscenza dello spirito-psichismo
odierno]. Croco (le Dr.),
L’occultisme scientifique, in “ Journal de Neurologie „ , Bruxelles, TU, 1898,
p. 378-387. [Ripete sul suo periodico quanto aveva
scritto l’anno pre¬ cedente sulla “ Revue encyclopédique „ e nel suo
libro]. Myers F., V., in “ Proc. Soc. f. P. R. seduta del 9 di¬ cembre
1898. | Basandosi su nuove esperienze da lui fatte il 1° ed il 3 die. del
’98 in due sedute della E. P., in casa del prof. Richet a Parigi, il celebre
psicologo dichiara di essersi riconvinto della genuinità dei fenomeni e di aver
cancellato dalla sua mente i dubbi che potevano esservi rimasti dalle poco
fortunate espe¬ rienze di Cambridge. Alle sedute di casa Richet
assistevano anche il Flammarion, il prof. T. Floumoy di Ginevra, insigne
psicologo e attivissimo investigatore dei fenomeni supemormali, il sig. Adolfo
Brisson, pubblicista esimio, direttore degli “ Annales politiques et lit-
téraires „ di Parigi : tutti restarono convinti della sincerità di Eusapia e
della importanza dei fatti]. 1899. Geley [Gyel] (le Dr.), L’
ótre subconscient, già cit. Bibl. [Fra le prove più sicure della azione a
distanza della motri- cità, riporta integralmente nelle note di questo suo
notevolissimo volume (pagg. 61-73) varie esperienze della Eusapia].
Delanne, Udine est immortelle, già cit. Bibl. [In più luoghi anche questo
zelante campione dello spiritismo ritrae, un po' arbitrariamente, conclusioni
spiritualistiche dai fenomeni di Eusapia, V. pagg. 227-8, e 260]. Boirac
E., Due sedute con E. P. a Parigi, in “ Riv. St. psieh. ,, Y, marzo 1899, p.
105. [Anch'egli ha assistito alle sedute del dicembre 1898 in casa Richet,
e dà ragguaglio obbiettivo sugli straordinari fenomeni osservati, che giudica
autentici. Per chi noi conosca, il dot- BIBLIOGRAFIA
PALADINIANA (1899-1900) 155 tore E Boirac è
rettore dell’ Università di Grenoble e vi in¬ sega dottamente filosofia e
ottimo trattato su L’idée da (pans 1895) Jh 6 poi un genialissimo
sperimentatore sm fenomeni psichici, P quali ha anche inventato strumenti di
precisione], Mvkks F. W„ E P. en Paris, ■ Jow. &J. Jg*- Res. „ voi.
IX, n. 155 e 157, genn. e marzo 1899, p. 4 e io. [L’eminente psichicista
accentua il suo convincimento ^fa¬ vore della natura genuina dei fenomeni di .
• (egli dice) date da E. in casa Ricliet in die. 98 hanno co vinto tutti
se un mutamento è avvenuto nelle sue opinion , la ragione sta nel migliorato
metodo di ricercai- ^ P' [Risele che le esperienze della E. P. a Milano e
a casa sua, erano circondate da tutte quelle cautele che. ^ fenomeni «- dinari,
basterebbero a ingenerare la certezza. 11 Myers aggiunge una nota (pag.
157) per i ic imi. c ' ' ' Cambridge ned ’95 ebbe ragione di dubitare, a
Bang,, nel 98. le esperienze gli parvero concludenti]. Baddi pi Vf.smf.
C., La E. P sulla via della, riabilitazione, in “ Riv. St. psich. », V, 1899,
p. 73. [Si rallegra che le nuove osservazioni di Parigi e e a es di
uomini "come Riche,. Myers, Flournoy, * i rispondano ai dubbi ed ai
sospetti ingiusti lasciati dalle dute di Cambridge].
1900. Ottolen-ghi S., La suggestione eco., già cit. Bibl.
[Nella Parte I, cap. 3». da pag. 139 a pag. 220, e discorso a lungo e con molta
serietà dei fenomeni medianici, con parti¬ colare riguardo a quelli della
Eusapia Paladino (pagg. 186 e ) L’A. conclude col Cari ex in favore del azione
motoria di E P a distanza senza contatto visibile: il fenomeno si deve
considerare come reale, e non già come mipossibi b Sulle materializzazioni di
E. P. egli è meno esplicito: ritiene che tali fenomeni possano avere molteplici
origini e accenna 156 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I
a frodi, a suggestioni, eco. Per l'insieme dei fenomeni media¬ nici
l’Ottolenghi accetta l’ipotesi di una ‘ fonia psichica „ si¬ mile alle altre
forme di energia, e mi cita in appoggio], Aroelin A., La dissociation
psychologique, in “ Revue de qnestions scientif. „, Bruxelles, 1900-01.
[Questo lungo studio di uno scienziato cattolico pubblicato da una rivista
notoriamente scritta sotto gli auspicii dei Ge¬ suiti, anziché concludere per
l'intervento diabolico accoglie l’interpretazione psico-fisiologica dei
fenomeni medianici e spi¬ ritici: la E. P. viene parecchie volte citata fra i *
medi più degni di studio „]. Flocrnov, Des lndes à la planète Mars, già cit.
Bibl. [In quest’opera, oramai celebre, l’acuto
psicologo ginevrino esamina profondamente il caso della sig.”* Elena Smith, che
è un medio dei più spettacolosi in fatto di reincarnazioni o per¬ sonificazioni
: egli vi dimostra, nel modo più evidente, l’origine psicologica normale di
tutti questi romanzi e fenomeni straor¬ dinari di medianità intellettuale. La
Smith non ha molta energia medianica fisica: ad ogni modo, ha provocato anche
fenomeni di telecinesia, ossia movimenti a distanza, analoghi a quelli prodotti
dalla Kusapia. Rispetto a costei, il Flournoy ri¬ getta la spiegazione della
impostura e ne riconosce la veridicità]. Petrovo-Solovovo,
Mediamicheskiya Fizicheskiya Yawle- niya, ecc. già cit. Bibl. [Conosco
quest’opera per l’analisi fattane dal Poggenpohl negli “ Ann. se. psych. „, X,
1900, pagg. 242-7. 11 Petrovo So- lovovo ha assistito alle sedute date dalla E.
P. a Pietroburgo, in casa dell’Aksakoff, durante la primavera del 1898, e delle
quali non ho potuto raccogliere altre notizie neppure da Eu- sapia medesima.
Novanta pagine del volume sono dedicate alla medio napoletana, nei cui fenomeni
l’autore distingue con molto acume il vero dal falso. A tale proposito, è
opportuno rilevare che egli non è tra gli entusiasti della fenomenologia
spiritica e che il suo libro, a giudicarne dall’analisi del Pog¬ genpohl, è
modello di critica seria ed efficace]. Avellino F., Due sedute con
Eusapia Paladino in Na¬ poli, “ Riv. di Studi psichici ,, voi. VI, iiov.-die.
1900, p. 357-867. [L’Avellino, commerciante genovese, è tra i membri
fondatori BIBLIOGRAFIA PALADINI AN A (1900-1) 157
del Circolo Minerva, dove avvennero le esperienze con Eusapia cui io lio
assistito (1901-2). Furono le relazioni dell’Avellino che indussero gli psichicisti
genovesi a studiare la famosa medio]. Villari L. Ant., Spiritismo e
magnetismo, già cit. Bibl. [L’autore, che è uno spiritista convinto, dice
di avere assi¬ stito, molti anni prima, a sedute di E. P. in compagnia di
Gabriele D’Annunzio, Fed. Verdinois, Andrea Torre e altri^ ma non ne dà
ragguagli e si perde in disquisizioni teoriche]. Cbocq, Hypnotistne
scientifique, già cit. Bibl. [11 raffronto fra le due scuole ipnologiche
avversarie — quella neurologica di Parigi (Charcot) e quella psicologica di
Nancy (Liébault, Bernheim) — è completo ed esauriente : le conclu¬ sioni che
risultano favorevoli alla scuola psicologica, sono a un dipresso le medesime da
me avanzate fino dal 1886 nel mio libro: Il magnetismo animale e la
fascinazione (Torino, Roux). 11 cap. XIX, sui fenomeni psichici occulti,
contiene da pa¬ gina 460 a pag. 566 una lunga discussione sulle manifesta¬
zioni medianiche della Paladino; ma essa non è in gran partfe che la
ripetizione dell’articolo già indicato sull' “ occultismo scientifico ,. 11
dott. Crocq è ancora scettico a riguardo della Paladino : egli riproduce anzi
le figure del De Rochas indicanti il presunto trucco della sostituzione delle
mani, ma mostra di non conoscere bene la questione. Dice, ad es., che il
tavolino si alza e balla solo quando gli assistenti fanno catena, trova che le
esperienze di Milano del '92 non furono dimostrative (?) e preferisce le
esperienze di Cambridge. Per lui tutto è impostura conscia o inconscia dal lato
del medio, automatismo psicolo¬ gico dal lato dei presenti : il che è erroneo
ed assurdo]. 1901. SiiBBLED (le Dr.), Spirites et médiums,
già cit. Bibl. [Lavoro di compilazione, d’un dotto cattolico : vi si discorre
della E. P. come di un medio d’alta potenzialità fisica, e non se ne
dubita]. Visani-Scozzi dott. P., La medianità, già cit. Bibl. [È
una delle poche opere importanti e serie fin qui uscite in Italia sulla
fenomenologia spiritica : essa può figurare degna- 158
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1 mente accanto ai libri dell’Aksakoif
e del Brofferio, che gli aderenti considerano come testi classici per lo “
spiritismo moderno Consta di tre parti: la prima contiene uno sguardo generale
sui fenomeni magnetici, ipnotici e spiritici; la se¬ conda e la terza, da pag.
159 a pag. 462, sono dedicate inte¬ ramente alla E. P. e si basano sopratutto
su quattro sedute cui l'autore ha assistito. Per la descrizione minuta dei
feno¬ meni, il Visani-Scozzi è insuperabile, ed e per questo motivo che io,
anziché descrivere particolareggiatamente, e anche fastidiosamente, le manifestazioni
medianiche da me vedute, ho preferito pubblicare in questo volume le mie
impressioni generali]. Porro Francesco, Eusapia Paladino a Genova. A ari
ar¬ ticoli in “ Secolo XIX „, maggio-giugno 1901. [È l’esposizione
succinta delle sedute date da E. P. nelle sale del Circolo scientifico Minerva.
11 Porro è un valentissimo astronomo e geodeta, chiamato ora a dirigere P
Osservatorio nazionale di La Piata (Argentina); e qui si addimostra con¬ vinto
spiritista. Però i resoconti, da lui dati giorno per giorno, hanno un grande
carattere di obbiettività e sono esattissimi]. Baldi di Vksmk, Eusapia Paladino
à Génes et M. te prof. Morselli, “ Revue des Étud. psyeh. Parigi, aprile- maggio 1901. [Registra, con
piacere, il mio ingresso nello studio obiettivo, sperimentale dei fenomeni 4
spiritici „ e se ne ripromette qualche vantaggio per la Psicologia
supernormale]. Porro F., Séances avec Eusapia Paladino à Génes, “ Rev. Ét. psyeh. „, giugno-luglio 1901. Porro, Bozzano et.
Morselli, Les séances mèdiumniques de Génes, in “ Rev. Ét. psyeh. „,ag.-ott.
1901, Vassallo L. A., Gli studi medianici, in “ Secolo XIX „, dicembre
1901. Frezza Alessandro, Spiritismo speri mentale, nella pubbl. mens. “
Religione e Patria „, Firenze-Pistoia, voi. XII-XI1I, nov.-dic. 1901, gemi.
1902. [11 lavoro porta questo sottotitolo : “ Seduta emozionante colla
nota medio Eusapia Paladino . e descrive ampollosamente, con inspirazione spirito-cristiana,
i fenomeni e le materializzazioni provocate da E. P. in una seduta ormai
vecchia del 1691j. BIBLIOGRAEIA 1* AL AD INTANA (1902)
159 1902. Vassallo L. A., Cinque sedute con la E. P. -
I precau- zionisti. - Frodi , suggestioni e spiriti, ecc. Vari articoli in “
Secolo XIX genn. 1902. [Il celebre giornalista (Gandolin) racconta delle
cinque sedute date dalla E. P. nel dicembre 1901 e gennaio 1902 al gruppo di
soci del Circolo Minerva del quale egli e Porro facevano parte : io ero in
altro gruppo, e le nostre sedute si alternavano]. Gcastavino Pietuo, Una
seduta spiritica di E. P. al Cir¬ colo Minerva, nel “ Caffaro genn. 1902.
[Una di quelle del presente volume. Parte 11, serie 2*. L’e¬ gregio giornalista
ammise la realtà di alcuni fenomeni, altri credette dovuti a stratagemmi, ed
altri a illusioni]. Vassallo L. A., Nel mondo degli invisibili, già cit.
Bibl. [Buona parte del libro consta della ripubblicazione degli ar¬
ticoli editi nel die. 1901 e genn. ’02. 11 Vassallo era divenuto uno spiritista
fervente, e le sue descrizioni dei fenomeni ga¬ reggiano per brio ed evidenza
con quelle ammirabili del Bar- zini sul “ Corriere della Sera „ (gennaio ’07).
La difesa della E. P. contro l'accusa di ciurmatrice, e quella degli assistenti
contro la tesi dell’allucinazione risultano di rara efficacia per l 'humour di
cui sono intessute]. Pavoni Leo, Contro lo spiritismo. Polemica, nel
giornale “ La Patria Roma, primavera del 1902. [Il Pavoni, prendendo le
mosse da una conferenza fatta da L. A. Vassallo all’ Associazione dei
giornalisti in Roma, intra¬ prende con questi articoli brillanti, ma
superficialissimi e senza fondamento scientifico, una fiera campagna
antispiritica, di cui Eusapia Paladino in particolare ha fatto le spese. Le
critiche del brioso giornalista non erano nuove: erano le solite accuse di *
trucchi „ e di illusioni, ma senz’altra novità che il racconto di una seduta
nella quale alcuni giovani burloni avevano po¬ tuto mettere John King, lo
spirito-guida della Eusapia, in comunicazione grottesca con alcune entità
spiritiche da essi inventate. Il fatto, anche se veridico, nulla prova contro
la me¬ dianità di Eusapia; prova solamente che il di lei subcosciente è
suggestionabile, e il Pavoni non ha capito neanco l’impor¬ tanza psicologica
della burla !]. f 100 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I
[Anastay], Lss séances des Gènes, avec Le medium E. P. ** Bull, du Centro
d’ét. psych. de Marseille », I, 1902, p. 15. Vassallo L. A., Nouvelles
séances médiumniques à Gènes, in “ Rev. des Ét. psyeb. febbr. 1902. B. ri Vesme, Les séances de Gènes aver
Mad. Paladino, ivi, marzo-aprile 1902. [Ne rileva la importanza per gli
studi psichici]. Bois Jcles, he miracle moderne. Psychologie citi medium.
La f rande et les forces inconnues, in “ Revue bleue 12 marzo 1902, p.
380 [L’erudito critico e popolare scrittore di occultismo si intrat¬
tiene particolarmente sulle “ forze ignote di cui sembra dis¬ porre la medium
napoletana]. Pavoni Leo, Al di qua. Contributo allo studio dei feno¬ meni
spiritici, con introdnz. del Prof. P . Blaserna, Roma, Roux e Viarengo, 1902, 1
voi. in-18°,di p. xxiv-190. [È una ripresa della campagna
antispiritistica dell’A., basata su documenti di scarsissimo valore
dimostrativo, fra cui le confessioni di un falso medium imitatore
grottesco di fenomeni pseudo-medianici. Il Pavoni seguita a prendere di
mira 1 E. P. e riproduce le “ smascherature , di Rob. Bracco (nell 86), di E.
Torelli (nel ’92) e di P. Guastavino (nel ’902), citando anche le conclusioni
di Sidgwick (a Cambridge nel ’96): ma egli non ha sperimentato mai, nonostante
un colloquio con Eusapia. La prefazione del Hlaserna vale soltanto a
provarci che 1 il¬ lustre tisico ignora quasi del tutto lo stato odierno degli
studi psichici. Con severità inadeguata alla sua incompetenza psicolo¬
gica, egli giudica mal condotte le esperienze del Crookes e Varley, dandone una
interpretazione, per me, inconsistente. I trucchi dei quali discorre non sono,
intanto, applicabili ai fenomeni della Eusapia;|e sono di una ingenuità tale,
che, se può conturbare e ingannare un esordiente, non doveva certo sfuggire al
buon senso di qualunque ‘ scienziato ,]. Venzaso J., Une merveilleuse
siance médianimique avec E. p, . Plusieurs matérialisations. etc., “ Rev. Et.
psych. „, sett. 1902. [Questa seduta
straordinaria è la medesima cui io ho assi¬ stito in casa Avellino e della
quale riferisco i fenomeni nella Parte II del mio presente volume].
161 BIBLIOGRAFIA PALADIXIANA (1902-3) Podmure,
Modera Spiritualism, già cit. Bibl. [Nel voi. II, al libro IV: Problemi
della medianità „, al cap. I, pagg. 198-203, l’illustre critico dello
spiritismo parla brevemente di Eusapia, basandosi sulle sedute di Milano (1892)
e dell’isola Roubaud (1896); ma egli si attiene alle conclusioni del Comitato
di Cambdrige e alle negative ostinate dell’Hodgson, e pertanto si esprime
contrariamente alla provata esistenza di poteri supernormali nella medio
napoletana. La sua spiegazione dei fenomeni eusapiani non va, però, oltre all’
imaginario scambio delle due mani! In altro luogo (pag. 178), il Podmore
ammette che le sedute di E. P., controllate da scienziati come Schiapparelli,
Richet, de Rochas e Ochorowicz, hanno avuto una grande influenza nell’odierno
movimento spiritistico]. Falcomer 1., La gran questione dello Spiritismo,
nel gior¬ nale “ Il Caffaro „, Genova, num. del 25-26 marzo 1902; ri- prod. in
“ Luce ed Ombra „ , giugno, p. 230-8. Cesava L., Pro Spiritismo, articolo
nel “ Messaggero ,, Roma, maggio e giugno. De Rociias A., Les frontière* de
la Science, già cit. Bibl. Cfr.
passim. Danza Dom. ed altri. Relazione sulle sedute med . con E. P. a
Palermo, nel “ Pisani „, giorn. di patologia nervosa e mentale, XXIII, 1902,
fase. 3° (Riport. in “ Luce ed Ombra fase, di aprile, p. 165-171). Bore
Jules, Le monde invisible, già cit. Bibl. Cfr. a p. 379. 1903. Peebles
D., Bad method of investì qation, in “ Light num. 28 febbr. 1903, pag. 95. [Questo signore, spiritista o
medium che sia, riferendosi al rapporto del Veuzano, protesta contro di me
perchè nella seduta Limosa di casa Avellino, della quale darò ragguaglio, noi
abbiamo legata la Eusapia sulla branda, nel gabinetto nero !]. Bozzato
Ernesto, Ipotesi spiritica e teoriche scientìfiche , già cit. nella Bibl.
[E una dottissima discussione delle varie teorie enunciate a spiegazione
scientifica dei fenomeni medianici di fronte alle ipotesi tradizionali dello
spiritismo. L’autore si vale sopratutto Morselli, Psicologìa e
spiritismo. 11 162 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1 SZ.
'ZZ iTJ dà 1. delle pià «*«». ,. , „ : Dronte di ‘ forme materializzate „
su mastice stK'h , t te da Eusapia tanto a Napoli, quanto a Genova.
-££?£££ - tt?}? ì£ , • i ■ ; u.i nn viirore non comune dialettico. Enli ì
- le ''ipotesi della frode, dell'allucinazione e della suggestione;
.or poco accettabili le teoriche dell’animismo Aksakoff) della creazione
psico-fisica collettiva (Ochorowmz), e dello sdoppiamento della personalità 6
Jf^^f^iPesistenza eUÈdannlevare l’interpretazione assai differente dalla
mia che 1 autore presenta a riguardo di molti fenomeni visti da ■ • „ i„: il
raffronto fra le nostre impressioni n rultlrh molto' interessante per
chiunque si occupi di studi me- . . . • - , vi sL scorderà come possa variare 1
apprezzamento .lui a, a„ ri: d.fl, migliore mtenóone di bene
o.,er,.r« e d, fedelm.nlo scrivere le cose percepite]. Maxwell J„ Les
phénomènes psychiques .già «t. Bib . fMoltissima parte dell’eccellente
libro di Maxwell e basata sulle sedute della E. P. L’autore, che vi ha
assisto in ca«a d J Hi eh et e in casa propria, ne trae conclusioni di
alto 'More . Articolare la piena convinzione sulla realtà dei fenomeni m
particolare pien e sulla evidenza di sull'inconsistenza delle accuse da
leggere e nuove ed ignorate forze naturali. Il libro fe tutto da legger
da meditare, perchè dimostra la estrema importanza de - meni prodotti
dalla Eusapia. tu or ora tradotto m g se ne sono fatte più edizioni
francesi]. mnIHZ (S?2”oS)'h! Esperì*, »<* ««»' e- <di p-
*?’•, i» • «•- gè- febbr. 1903. BIBLIOGRAFIA PALA BINI
ANA (1903) 103 Samara Carmelo, Esperienze di Palermo, “ Ann. des
Se. psych. 1903, p. 72-82. Bozzano E., Filo di refe o pia mento fluidico?
(A propo¬ sito di sedute con E. P. a Palermo), in L Riv. di St. psich. marzo
1903, p. 86. [Ermacoka] Recensione dell’opera di E. Bozzano: Ipotesi
spiritica e teorie scientifiche, in 4 Riv. St. psicli. „, apr. 1903, p. 125 e
seg. Carrf.has E., Una seduta di E. P., nella * Medianità Roma (ripr. in
4 Rev. seient, et mor. du Spiritisme „, Parigi), maggio 1903. — — Eusapia Paladino a Venezia,
4 Riv. di Studi psich. „, nov. 1903. Crookes W., Quelqties différences
entre les phènomènes produits par la médianité de Daniel D. Home et par celle
de E. P., nella riv. 4 Lux 1903, trad. da Des-Combes (eit. da De Rochas, Ext.
de la motr., IV ediz., p. 500). Mvers
F., Human Personnalitij, già eit. BibL [In quest’opera monumentale del
massimo fra gli psichicisti inglesi (pubblicata però postuma), non è dato gran
peso ai fe¬ nomeni della E. P., anzi a pag. 502 il Myers sembra volerla porre
fra i medi di dubbia sincerità. Ma noi sappiamo già che egli si era ricreduto,
dopo forse avere scritto quel capitolo del suo libro], Dessoir Max, Sulla
E. P„ in “ Berliner Lolcal-Anzeiger ottobre 1903. [Riferisce in una
conferenza, su cinque sedute con la E. P. accusandola di ciarlataneria].
Bokmann Walter, in “ Uebersinnliche Welt „, Berlino, ottobre 1903.
[Difende la E. P. contro le accuse del Dessoir, dimostrando che egli non ha
saputo sperimentare, n'e è riuscito a scoprire, tanto meno a dimostrare le
frodi denunziate]. Baldi di Vesme C., Eusapia Paladino, malmenata da due
dottori tedeschi, u Riv. di St, psichici „, nov. 1903, pp. 240-249.
Faifofer Afreliano, Medianità, in 4 Luce e Ombra 1903, 1° ott., pag. 448.
[Ha sperimentato lungamente con E. P. ; ammette che essa trucca * negli
intermezzi , (?) ; e ragguaglia in succinto su vari fenomeni ottenuti].
164 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I 1904.
Feilding Ed. e Johnson Alice, Oh Maxwell’s “ Phéno- mènes psychiques A
bibliogr., in “ Proc. of thè Soc. f. psych. Res. „ voi. XVIII, 1903-04, p.
498-505. [A pag. 498 il Feilding parla delle sedute di Cambridge (1896)
riproducendo le accuse di malafede. E a pag. 501 la sig.n* Alice Johnson
ribadisce che E. rifiutò di acconsentire alle condizioni imposte dalla
Commissione. Fra queste vi era quella, efficacis¬ sima, di separarla mediante
reti dagli oggetti che si pretende essa muova senza contatto ; si volevano pure
vari modi di le¬ garla; si chiedeva che operasse sempre in piena luce! .
La Johnson si lagna che Eusapia concedesse solo il metodo di essere
tenuta (controllata) dai due che le sedevano vicino. Ora, a parte ogni
interpretazione sui moti muscolari del medio, di cui a Cambridge si fece tanto
chiasso sconoscendone la vera portata, tutto il determinismo medianico dev'essere
accettato qual’ è in questa sua odierna fase di semplice osservazione empirica.
Verrà poi l’applicazione del vero metodo sperimentale]. B. di V., Una
seduta con E. P. all’istante della levitazione completa della tavola, “ Riv. St. psich. febb. 1904, con
tav. Contessa Greffulhe e Marchesa De Ganay, Sur quelques séances d’
Eusapia Paladino, ‘ Bull, de l’Instit. gén. psych. „, seduta 18 genn. 1904, p. 160-62. [B. di V.j,
Un processo di Eusapia Paladino, “ Riv. St. psych. 4-, giugno 1904, p.
215. N. N., Eusapia Paladino in Pretura, “ Luce ed Ombra „, giugno 1904,
p. 286-288. [Dai giornali napoletani risulta che l’E. P. era accusata di
essere stata istigatrice di un reato di sfregio con la sua in¬ fluenza magica o
‘ medianica „ ! Fu assolta], Gkassf.t, Le Spiritisme, già cit.
Bibl. [A pagg. 294 298 del libro parla della Eusapia, e ripete le accuse
di frode basandosi sui risultati della Com. di Cambridge. Quosto libro del
Grasset, stimabile per ciò che concerne l'ipno¬ tismo, non ha molto valore per
quanto dice sullo spiritismo: l’illustre clinico non aveva avuto ancora, come
ha avuto poi, pazienza di approfondire l’argomento]. Pasclo Silvano, Una
seduta medianica con E. P., “ Il Tempo „, 15 genn. 1904 ; ripr. in “ Luce ed
Ombra „, febbr- 1904, p. 940-47. BIBLIOGRAFIA PALAR INTANA .
Zingàropoli T., In memoria di Ercole Chiaja, in ‘ Luce ed Ombra ,, apr. 1905,
p. 201. — — L’opera di Ercole Chiaja, ivi, 451-465. B. pi Vesmk,
Ercole Chiaja. Necrologia, in * Ann. Scieut. psycli. voi. XV, maggio 1905, p.
815. Cakreras E., in * Rev. Scient. et morale du Spiritismo,, 1905, p.
450 (cit. da “ Luce ed Ombra apr. 1905, p. 268). N. X., Eusapia Paladino
a Roma, in ‘ Luce ed Ombra ,, luglio 1905, p. 335. Marzorati G., In
memoria di Ercole Chiaja , “ Luce ed Ombra „, 1905, fase, di sett. Zingàropoli
E.. Processi verbali di sedute medianiche con la E. P., in “ Luce ed Ombra „,
1905, p. 495. [A questo articolo è unita la fotografia di una levitazione
di tavolino ottenuta dalla Paladino con Schiapparelli e Du Prel]. Gellona
E., Calchi medianici ottenuti col medio E. P., in “ Luce ed Ombra ,, ott. 1905,
p. 508-513, con fig. e tav. — — Il calco medianico su creta, in “ Luce ed
Ombra ,, nov. 1905, p. 568-572. Ven/.ano F., Des phénomènes de transmission de la pensée
en rapport avec la médianité, in “ Ann. de Se. psycli. „, XV, nov. 1905, p. 672-701. [Riferisce i
fenomeni ascrivibili, secondo il suo avviso, a suggestione mentale avveratisi
con E. P. nelle sedute di Genova del 1901-2. Non posso in tutto accordarmi,
come si vedrà nel presente volume, coll'egregio mio amico]. Lieo Nigra,
L’occultismo, già cit. Bibl., a pag. 233-4. Acevkdo Dr. O., Ueber die
Gespenster, già cit. Bibl. Tcmmolo V., Basi positive dello spiritualismo,
già cit. Bibl. [È una voluminosa difesa dello spiritismo tradizionale,
con eccessivo carattere polemico contro gli “ scienziati materia¬ listi „ : fra
essi figuro anch'io accanto a Haeckel, a Sergi, a Blaserna, a Meynert, ecc. e
sono anzi preso particolarmente di mira per tutto quanto ho scritto o detto
contro la ipotesi spiritica. È un volume frutto di buona fede, di convinzione
sincera, di erudizione speciale, ma scarso di valore intrinseco, inferiore
assai alle opere di Brofferio, Visani e Bozzano. Sulla Eusapia il Tummolo
parla in più luoghi, a pagg. 458, 166 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, I 466, 470, ecc. eco.; ha assistito, a quanto pare,
solo ad una seduta (pag. 458)]. 1906. Bozzano T., Cesare Lomhroso e
la psicologia supernor¬ male, nel volume giubilare dedicato a C. Lombroso.
Torino, F.lli Bocca, 1906, estr. di p. 10. [Il Bozzano parla specialmente
delle esperienze di C. L. con la Eusapia, ed esprime la sua ammirazione per
l’opera di lui coraggiosa in favore della meta psichica]. Lapponi, lpnot.
e Spirit., già cit. [Libro di mediocre valore scientifico; ha fatto
rumore unica¬ mente perchè il suo autore era stato archiatre di due Papi.
L'egregio medico però, ancorché cattolicissimo, si sa abilmente schermire dalle
credenze diaboliche. Qua e là nell’opera di¬ scorre di Eusapia, ma senza averne
conoscenza diretta]. Maxwell J., Revue de Méta psycMque, in “ Année psy-
chologique „ di A. Binet, XII année, Paris, Masson et C., 1906, a p. 525.
Gellona E., Un’altra seduta con E. P. a
Genova, “ Luce ed Ombra „, maggio 1906, p. 251-3. [Il sig. Gellona
chirurgo dentista è amico e abitualmente ospite della E. P. quando essa viene
ora a Genova. Egli porge notizie su di una seduta alla quale aveva assistito il
Principe Sergio Yourievitch, fondatore e segretario dell’ Istituto inter¬
nazionale di Parigi]. B. di Vesme, A propos d’ime séance chez M. Gellona,
in “ Ann. Se. psych. „, giugno 1096, p. 393. Gellona E., A proposito di
una seduta con E. P., “ Luce ed Ombra ,, luglio 1906, p. 358-61, con fig.
[Risponde ai dubbi sollevati dal Principe Yourievitch, il quale ha negato di
avere avuto, nella surricordata seduta con E. P. in casa Gellona,
manifestazioni tali da fargli credere nella presenza di suo padre, in realtà, i
fenomeni più cospicui fu¬ rono impronte di dita sulla creta e suoni vocali (V),
che il Gellona credette in lingua russa, cosa negata di poi dal
Yourievitch]. Monnosi, Relazione sulle esperienze fatte da due scien¬
ziati italiani su E. P., in “ Giornale d’Italia ,, 18 ag. 1906. Ripr. in “ Ann.
Se. psych. „, XVI, ott. 1906, p. 652. BIBLIOGBAFIA PALADINI ANA
(1906) 167 [1 due scienziati sono : il celebre
fisiologo prof. Luciani di Roma, ed il distinto clinico prof. G. B. Queirolo di
Pisa]. Zingaropoli F., Una seduta con E. P-, “ Luce ed Ombra die, 1906,
p. 593-97, con fig. . .. Gblloka E., Esame dattiloscopico di calchi
medianici, in « Luce ed Ombra », die. 1906, p. 608-10, con fig. De Rocdas Alb.,
L’extériorisation de la Motridté, c. s., IV édit. mise à jour, Paris,
Cbacornac, 1906, 1 voi. in-8° gr. di p. xi-602 con ‘fig. e tav. rAncbe in questa ediz. lo studio di E. P. occupa la
maggior parte del volume (da pag. 1 a pag. 430). Vi sono successiva¬ mente
esposte le esperienze di Eusapia fatte sotto la vigilanza di uomini competenti,
da quelle di Napoli 1891 e dell Agnélas 1895, già narrate nelle precedenti
edizioni, alle ulteriori di Tremezzo, Auteuil e di Choisy-Juvac 1896, di Napoli
e Roma 1897, di Genova 1901-902, di Roma e Parigi 1905. Il cenno sulle
sedute del Circolo Minerva, delle quali questo mio libro parlerà a lungo, e dal
Rocbas dato in modo assai incompleto: egli si limita a tradurre un articolo del
mio col¬ lega prof. Porro, articolo esclusivamente dottrinale e polemico, ma
dal quale non si dfesume alcun particolare importante sui fenomeni da noi
verificati: preferibile era tradurne invece gli articoli espositivi. Questo mi
ha convinto che la pubblicazione delle mie impressioni e note non sarà inutile
alla storia ed allo sviluppo della metapsichica]. Lo-mbiioso C., Sui
fenomeni spiritici e la loro interpi da¬ zione, “ La Lettura „, nov.
1906. (Rispetto alla Eusapia, l’A. ritorna sulle già note esperienze, da
cui esclude i * trucchi „ ; dimostra con esempi la morbosità personale dei
medi; e si dichiara propenso ora ad ammettere che 4 la presenza dei medium in
trance provochi spesso la com¬ parsa o l’attività più o men vivace di esistenze
che non ap¬ partengono ai vivi, ma ne acquistano momentaneamente le apparenze e
molte delle proprietà „]. B. ni Vesme C., Eusapia Paladino, sul giorn.
“La Stampa », Torino, num. del die. 1906. Fi.ammabion C., Les forces
naturelles inconnues, in “ Revue des Revnes », Parigi, num. 21-24 nov.-die.
1906 (in parte riprod. in “ Giorn. d’Italia », Roma, n° 2 die.). [11
famoso e fecondo scrittore, riassumendo le sue idee ed 168
PSICOLOGIA E SPIRITISMO. I osservazioni intorno ai fenomeni
fisici dello spiritismo, si in¬ trattiene sopratutto sulle sedute di E. P.
(Lettera III* e IV*). Per quanto credente nell’esistenza del mondo spirituale e
con¬ vinto che nei fenomeni d’Eusapia agisce un elemento psichico, un’ *
intelligenza direttrice ,, egli sembra fin da principio pro¬ clive ad
escluderne l’intervento di “ spiriti , o anime di disin¬ carnati. Le sue
conclusioni sono basate specialmente su quella nota serie di sedute che la
Eusapia tenne in sua casa a Parigi nel ’98, coll’assistenza anche di Sardou,
Clarétie, Bichet, G. Le Bon, Ad. Brisson, G. Bois, G. Delanne, G. Méry, e altri
distinti studiosi, dei quali quasi tutti, toltone il Le Bon, restarono con¬
vinti dell’autenticità dei fatti]. Bécocr le Dr, Histoire de Fantòmes , d'une femme et de
cent savants. Paris, Edit. “ La Vie Nouvelle „, 1906,
pag. 64. [Difesa della E. P. dalle accuse di frode, dimostrazione della
autenticità dei fatti visti e sorvegliati da “ cento scienziati „ di primo
ordine, e sopratutto apologia del disputatissimo fe¬ nomeno della ‘
materializzazione „J. Giordana T., A caccia di fenomeni, in * La Tribuna
„, Roma, 2 e 4 die. 1906. [Resoconto di due fra le sedute date da E. P.
alla Società milanese di studi psichici nel novembre e dicembre 1906.
Assistevano l'illustre romanziere Fogazzaro, il Marzorati, di¬ rettore di ‘
Luce ed Ombra ,, il prof. G. Scotti, il march. d’An- grogna, il conte Visconti
di Modrone,ecc. 11 Giordana, che vi rappresentava la Tribuna, non restò
convintoj. Barzini Luigi, Nel mondo dei misteri con E. P., sul “ Corriere
della Sera „, Milano, die. 1906. [Acute ed impressionanti osservazioni
dell’ ormai celebre giornalista-viaggiatore sui fenomeni prodotti dalla E. P.
in due sedute cui egli ha assistito presso la Società milanese di studi
psichici, e in altre tre sedute date da E. alla redazione del ‘ Corriere della
Sera „. Con questi articoli di Barzini inseriti nel primo e più serio giornale
d’Italia, l’attenzione di tutta Italia si è riportata sui fatti di
mediumnismo]. 169 BIBLIOGRAFIA PALADINIANA (1907)
1907 (1° semestre). Barzini L., Nel mondo dei misteri — - Nuove
esperienze, * Corriere della Sera Milano, genn.-febbr. 1907.
Morselli Evinco, Impressioni di un uomo di scienza sui fenomeni “
Eusapiani „, “ Corriere della Sera ,, febbraio- marzo 1907. _ — A
proposito dei fenomeni medianici e della loro spiegazione scientifica.
Ivi, num. del 4-5 maggio 1907. Mucchi A. M., Impressioni sui fenomeni di
medianità , ecc. (da sedute di E. P. nel Laboratorio della Clinica psichia¬
trica diretta da C. Lombroso), “ La Stampa „. Torino, num. del 4, 9, 11, 22
febbr. 1907. Aggazzotti Ale., Foà Carlo, Hbrlitzka Arot., Quello che
hanno osservato quattro assistenti, ecc. Ivi, 1 e 3 marzo 190 < (Trad. in “
Ann. Se. psych. „, XVIII, n° 4, pag. 265-94). Foà Pio, “ L’opinione
pubblica e i cos) detti fenomeni spi¬ ritici. Conferenza. Ivi, marzo 1907
(trad. in “ Ann. Se. psych. „, n“ mai, pag. 305-325). Marzorati A. e
Bacoigaluppi A., Esperienze medianiche con E. P. alla Soc. di st. psichici di
Milano, “ Luce e Ombra „. VII, febbr. 1907, pag. 60-84. Scotti prof.
Giulio, Note e impressioni intorno a quattro sedute di E. P. Ivi, ivi, pag.
^2-102. Cipriani O. e Massaro G., Sulle sedute del 23 e 26 no¬ vembre
1906. Ivi, ivi, pag. 103-111. Marzorati A., Ombre medianiche. Ivi. marzo
1907. pa¬ gine 117-119. Morelli G., A proposito del prof. Morselli e dei
feno¬ meni “ eusapiani „. Ivi. ivi, pag. 134-138. Viola A., Tre sedute
medianiche con E. P. Ivi, aprile 1907, pag. 169-178. Flammarion C.. Les forc.es
natur. inconnues, “ Revue des Revues ,, num. 1-6 genn. -marzo 1907. Arlllani P. F., Sulla medianità di Eusapia Paladino,
“ Collezione Scienza », Torino, Rosemberg-Sellier, 1907, 32°, pag. 41.
[Opuscolo compendioso, ma ben fatto. 1/A. ha assistito ad una delle sedute
dirette da Lombroso, ammette i fenomeni, ma rigetta la ipotesi spiritica
attenendosi a quella che diremo * animica „]. 170
PSICOLOGIA K SPIRITISMO, I Tommasina T„ Intorno all’ignoto: i
fenomeni medianici: loro cera natura , “ Coenobium ,, Lugano, n‘ 3, marzo- aprile
1907, pag. 118. [Nonostante il titolo presuntuoso, questo articolo mostra
che l'egregio fisico ginevrino nulla sa ili metapsichica e poco ha compreso
nelle descrizioni delle sedute di Eusapia. Egli seguita a spiegare tutti i
fenomeni colla ipotesi della suggestione al¬ lucinatoria operata da Kusapia sui
presenti (V) e domanda, come fosse cosa nuova e non mai effettuata, che il
medium operi in mezzo alla stanza, senza contatto cogli assistenti!!
Quando finiranno questi signori fisici, chimici, ingegneri, anatomici e “
scienziati , — tutte brave persone, ma estranee alla psicologia — di voler
discorrere e sentenziare su cose e teorie non di loro spettanza? Me sutor altra
crepidam : vec¬ chissimo, eppure, nella smania odierna di apparire tutti non
digiuni di coltura alla moda, obliatissimo adagio!]. Lombroso Paola,
Eusapia Paladino, “ La Lettura „, maggio 1907, pag. 389-394 con fig. [Sulla
personalità del Morselli Henri, Eusapia Paladino et la reali te ’Jesphe-
nomènes médiumniques, “ Ann. des Se. psych. „, Paris, A\ 11, n" 4,
avril-mai 1907, pag. 225-264. . Flammarion Camille, Leforces naturéUes inconmies. Hans,
E. Flammarion, 1907, un voi. in-18°, pag. 604 3 tav. (Riproduz. anni, dei già cit. articoli J.Cfr. p.
16-42, »y-cSiU. Grasset J., L’ occultismi. Ilìer et aujourd’hui. Le me>- veilleux
préscientifique. Montpellier, Coulet; Paris, Musson, 1907.
18°, pag. 435 (Terza ediz. del libro sullo spiritismo complet. rifatto). Cfr.
pag. 56, 373. Bracco Roberto, Lo Spiritismo a Napoli nel 1866. Na¬ poli,
1907, un voi. in-18°. [L'egregio commediografo narra briosamente, ma con
am¬ plificazioni sproporzionate, la burla di cui ho latto cenno a pag. 159.
L’ingenuo John King fu messo in rapporto con un falso spirito Chicot ed altri
esseri immaginari. Peri, neanco il Bracco ha compresa la vera portata scientifica
dello scherzo : questo annichila lo ‘ spiritismo „ nella medianità di Eusapia,
ma non l’esopsichismo o esteriorazione psicomotoria]. LE
SEDUTE MEDIANICHE CON EUSAPIA PALADINO « Credete voi ,
dunque, che le Scienze si sarebbero sviluppale e ingrandite, se non le avessero
precedute i maghi gli alchi¬ misti gli astrologhi e le streghe, i quali
suscitarono , anzitutto, con le loro pro¬ messe e con le loro rappresentazioni
, la sete la fame e il gusto delle potenze occulte e vietate ?... ». Nietzsche.
SERIE I. Le dieci sedute della primavera 1901 al “Circolo
scientifico Minerva,, PRELIMINARI Il Circolo Scientifico
Minerva E Circolo Scientifico Minerva, costituitosi da qualche anno in
Genova, particolarmente allo scopo di riunire gli studiosi e i più seri
dilettanti locali della cosidetta psicologia super- normale. in prevalenza
aderenti però alle pratiche e dottrine spiritiche, aveva nel 1901 per suo
Presidente Luigi Arnaldo Vassallo, Direttore del Secolo XIX, riconosciuto
universal¬ mente per uno dei più insigni, o piuttosto il primo fra i
giornalisti italiani, oggi, purtroppo, defunto prematuramente. Erano fra i suoi
membri più attivi e noti il prof. F. Porro, direttore dell’Osservatorio
Astronomico nella li. Università, oggi alla Piata (Argentina); il dott. G.
Venzano, distinto medico-chirurgo e perito nei Tribunali ; Ernesto Bozzano,
studiosissimo ed eruditissimo “ psichicista „ ; Carlo Peretti, già ufficiale
nella R. Marina, che appassionatosi da molti anni per le pratiche spiritiche ne
è diventato il più zelante e tenace propagatore in Liguria; Felice Avellino,
impiegato di commercio, pur egli molto avanti nella teoria e cono¬ scenza
pratica dello spiritismo. Attorno ad essi si era formato un gruppo di
signori e signore della migliore società genovese e della colonia stra-
174 PSICOLOGIA E SPIKITISMO, li niera, al quale
l’adesione incondizionata allo spiritismo non toglieva tuttavia la liberalità
di aggregarsi, nella osserva¬ zione dei “ fenomeni „ e nella discussione delle
dottrine, anche persone incredule, o scettiche, o non invase da fede eguale
alla loro nella disincarnazione e reincarnazione, cioè nelTintervento degli
spiriti o anime di defunti durante le sedute tiptolo- giclie e medianiche. Cosi
avveniva che al Circolo Minerva accedessero persone estranee alla corrente
spiritistica, e le più spregiudicate a riguardo dei fenomeni dell’ occultismo,
e per¬ sino quelle che, notoriamente come me, per principii scien¬ tifici 0 per
temperamento o per mancanza di prove evidenti, si sono dichiarate avverse alla
spiegazione rigidamente tra¬ dizionale degli spiritisti. Fra gli stessi soci ve
ne erano però alcuni ancora indecisi, se non intorno alla realtà dei fatti,
almeno rispetto alla loro interpretazione : questi cercavano al¬ trove la “
chiave del mistero „ , ma ciò non toglieva che potes¬ sero liberamente
assidersi anch’essi attorno ai tavolini par¬ lanti, e partecipare alle sedute
medianiche insieme con quelli che credevano nell’intervento di “ forze occulte
„ nel più largo senso della parola, o nel ritorno espressivo e loquace dei
defunti e di “ Entità „ consimili. Insomma, il Circolo Minerva era una
vera e propria So¬ cietà di studi psichici , simile , nonostante la
ristrettezza della sua sfera di azione e la limitatezza de’ suoi mezzi, ai
sodalizi sorti durante questi ultimi anni in Inghilterra, Nord-America, Francia
e Germania, e delle quali il tipo è sempre dato dalla celebre “ Society for
Psychical Research „ di Londra, nata — lo dissi — nel 1882. I fondatori del Circolo
si accordarono tosto sul programma da effettuare : si doveva cominciare con la
investigazione sperimentale delle prove obiet¬ tive dei fatti. Per questo
motivo i medi ad eiìètti fisici, come sarebbe stata la Eusapia Paladino, hanno
per lo studio dei fenomeni spiritici la maggiore importanza. E poiché nessuno
tra i medi in auge, inclusa la Piper, la Pepper, il Miller, sembra avere i
poteri dinamici esteriorizzatili con forza eguale alla sua, l’ Eusapia
costituisce il problema ambu¬ lante più caratteristico dello spiritismo
odierno. Si sapeva che una sua seduta è una successione di vere “ meraviglie e
che una serie di sedute è un progredire continuo, se non regolare, verso le
altissime vette della medianità. Bisognava dunque, che i.1 Circolo “ Minerva „,
per iniziare con profitto la sequela delle sue osservazioni, trovasse modo di
chiamare la Paladino a Genova, dove mai era stata; e questo fu ottenuto nella
primavera del 1901 per merito dello zelantissimo consocio sig. Avellino, il
quale aveva in Napoli co¬ nosciuta la celebre popolana, e, godendone la
simpatia, potè ottenere il suo assenso. Fu allora organizzato in seno al
Circolo un gruppo di nove cultori della psicologia supernormale, annuenti a
sostenere le spese, e ad essi mi si offerse gentilmente di unirmi per una prima
serie di dieci sedute ; numero ritenuto sufficiente, non solo per farsi un’idea
esatta della tecnica e della fenomeno¬ logia personale di Eusapia, ma
verosimilmente per avere dalla sua medianità tutte le più caratteristiche
manifestazioni. Queste sedute ebbero luogo, in prima serie, dal 17 maggio
all’ 8 giugno 1901: e ne diedero relazione il Porro sul Se¬ colo XI X, il 13
audi di Vesme nella Rivista di studi psichici; ne parlarono tutti i periodici
speciali e molti dei giornali quotidiani: — si può affermare, anzi, recisamente
che, dopo lo smacco di Cambridge del 1896, le sedute di Genova costi¬ tuirono
per Eusapia una vera risurrezione, tanto fra gli stessi psichicisti, quanto al
cospetto della pubblica opinione. Ed ecco quello che io trovo nelle mie
Note scritte allora giorno per giorno. * Il locale
delle sedute. La sede del Circolo Minerva è in Via Giustiniani, n.
19, in una delle strade più caratteristiche della Genova medie¬ vale, là dove
prima della costruzione della * superba „ Via Nuova (oggi Via Garibaldi)
abitava nel ’500 l'aristocrazia della Repubblica. Il Circolo occupa il
mezzanino di una vecchia casa, che ai suoi tempi dovè essere il palazzo di una
ricca o patrizia famiglia ; e questo appartamento, abbastanza alto verso la
via, trovasi invece gradatamente a livello del suolo nelle stanze prospicienti
un vicolo laterale a salita. Esso è com¬ posto essenzialmente di una
anticamera; d’una sala maggiore destinata alle adunanze della Società ed ora
alle sedute pala- diniane; di un salotto contiguo, che serve pure da biblioteca
: di un andito, di un’altra sala pel bigliardo, e infine di una cucina : tutti
locali quasi bui come nelle vecchie abitazioni. Si veg¬ gono i segni degli
adattamenti operati dai diversi proprietari; 176
PSICOLOGIA E SP1KITISMO, II ina non vi sono camerini
tenebrosi, nè sottoscale, nè bugi¬ gattoli che possano servire da nascondigli o
da agguati. D'altronde, l’arredamento (toltone il salotto) èridotto a ben poca
cosa: nell’anticamera si sono ammucchiati i mobili della sala, due armadi a
vetro, due scaffaletti, una cantoniera, un pianoforte verticale, qualche
seggiola. La sala delle sedute, tranne gli oggetti che dirò, è completamente
vuota. Questa sala, dove io sono chiamato a vedere le meraviglie che mi
si annunciano, è abbastanza vasta : misura circa 5 me¬ tri e mezzo per lato ed
è pavimentata alla veneziana; vi sono due usci, uno verso l’anticamera ed un
altro verso il salotto ; quest’ultimo è chiuso a chiave ed accuratamente sigil¬
lato. Di fronte all’ingresso sonvi due grandi finestre come si usava costruirle
a Genova nel sec. XVI, col parapetto piuttosto alto dal pavimento e munite di
un gradino per giungere a manovrare le invetriate e gli scuri ; esse guar¬ dano
verso la strada, ma sono munite di grosse inferriate e di graticolato. Nel vano
di una di esse è disposto il cosi detto “ gabinetto nero o spiritico „, quello
nel quale avven¬ gono e dal quale si manifestano le materializzazioni. Consta
in sostanza dell’originaria tenda in stoffa damascata, pesante, di cotone, che
faceva già parte della suppellettile dell'alloggio, al pendone della quale
furono attaccate due cortine in stoffa nera pure di cotone, ma più sottile (di
quella ordinariamente usata a foderare abiti dozzinali), divise per lo mezzo e
cosi lunghe da formare strascico sul suolovriVin vetriata è chiusa e sigillata;
inoltre tutto il vano della finestra è tappezzato in nero con stoffa eguale
alle cortine. È assurdo pensare che da quella finestra, come dall’uscio
dell’attiguo salotto, possa penetrare persona umaua (il presupposto “ compare „
o “ segretario „ di Eusapia). L’altra finestra è pure essa chiusa, ma si potrà
aprire nel caso che si voglia dare aria alla stanza. Allo scopo di
isolare il gruppo dei soci formanti catena col medio attorno al tavolino, una
parte della sala è stata divisa mediante una ringhierina fatta di rete
metallica intelaiata e con sportello d’accesso; in quel recinto si dovranno
trat¬ tenere coloro che ad un dato momento non faranno parte della catena o che
saranno eventualmente, ammessi ad assi¬ stere da lontano ai fenomeni.
Alla parete di destra della sala sono appesi alcuni quadri di soggetto
spiritico, fra cui ammiro le figure delle impronte la¬ sciate dallo
spirito-guida dell’ Eusapia e i ritratti di celebri psichicisti. Ma di mobili
non veggo altro che due tavoli, una dozzina di seggiole e due o tre
poltroncine addossate alla parete di sinistra, tino dei tavoli è il tavolino “
medianico in legno di abete soltanto lisciato ma non verniciato, del peso di
cbilogr. 7,500; il suo piano misura 1 m. X 0,70; i — • V i c o 1 o
_ Pianta della Sala del Circolo Minerva, in Genova. [V’1 è
raffigurata la disposizione abituale della .catena tipticn . e dei rnobil.
durante le nostre sedute del 1901-1902, n almeno al principio di esse: ma non
poche volte il tavolino, con attorno l'assistenza ed d nSaPì’ “ r"rtava’
strisciando e saltellando, verso il bel mezzo piedi, per maggiore
solidità, sono fermati da traverse ango¬ lari; e il piano non sporge dalla
inquadratura di sostegno, ma ha i bordi a picco così da escludere il dubbio che
il mobile possa essere mosso od alzato con una mano abilmente posta o portata
sotto l’orlo. L’altro tavolo, che si trova accostato al muro fra le due
finestre, è un tavolone grosso, pesante oltre ai 12 kg., a due cassetti; e su
di esso stanno collocati vari oggetti d’uso tradizionale nelle sedute
spiritiche : un blocco di mastice tenero o plastilina, pesante 9 chili, per le
impronte; un tamburello; una bottiglia piena d’acqua e un bicchiere; un
calamaio, carta, lapis; due palle di gomma, pezzi di corda e ceralacca ; una
trombetta, ecc. Siccome la “ catena „ si costituisce al davanti del gabi¬
netto nero, al quale il medio volge ordinariamente il dorso, questi oggetti
verranno a trovarsi ad una certa distanza dalla spalla destra di Eusapia ;
misurandola, l' ho trovata di circa 1 m. pel più vicino ad essa, il che vuol
dire non a portata di mano di una persona seduta al tavolino e mante¬ nuta,
come dicono, “ sotto controllo „, ossia vigilata dai due assistenti laterali,
uno alla destra, l’altro alla sinistra. Altri oggetti sono nel vano
dell’uscio verso il salotto : una chitarra, una seggiola impagliata (su cui più
avanti sarà collocata una pesante macchina da scrivere di tipo Co-
lumbia-Barlock), ecc. Nell’interno del gabinetto nero sta una sedia su cui
hanno posato un secondo blocco, accura¬ tamente spianato, di plastilina.
L’apparato — lo si vede — è piuttosto semplice e primi¬ tivo, ma è di
prammatica. Fino ad ora la tecnica spiritica non ha saputo scostarsi molto
dagli utensili più volgari ; e migliaia di sedute si sono, dal 1850 in poi,
susseguite senza l’uso del più elementare strumento scientifico, eccettuate le
indagini di quei pochi veri studiosi che hanno osato penetrare nel “ mondo dei
misteri „ : da citare, a titolo d’onore, il Crookes fin dal 1873, il Pinzi col
Lombroso nel 1892, il Richet e 1’ Oclio- vowicz nel 1896, e pochissimi altri.
Ma più avanti la dire¬ zione del nostro Circolo ha intenzione di adoperare
stru¬ menti meno semplici di un tamburello o di una trombetta da fiera;
sebbene, in sostanza, poco valga l’indole dell’og¬ getto per cui si manifestala
potenzialità del medio: ciò che importa è che dessa si manifesti in modo
sincero e sicuro. Mi si avverte che all’uso di apparati fisici e di metodi
fisio- psicologici si oppone l’inveterato misoneismo della Eusapia, della quale
dicono sia stata guasta in due modi : dalla intol¬ leranza degli spiritisti;
dalla sfiducia offensiva degli scienziati accademici. II gruppo degli
osservatori e il loro regolamento. Fino alla terza seduta il gruppo
sarà composto di dieci persone, delle quali l’Eusapia Paladino ignorerà il nome
e la qualità ; di questo nostro anonimo la ragione consiste nella probabile negativa
che il medio avrebbe opposto a la¬ sciarmi entrare fra gli assistenti. Ho
ricordata in altro capitolo (p. 138-9) la storia dei miei primi rapporti con
l’Eusapia, e poiché la mia presenza si legava alla campagna avversaria me¬
natale dal 1 orelli-Viollier, era logico supporre che essami avrebbe rifiutato.
— Forse anche tale supposi/ione si basava su di una imperfetta conoscenza
dell’indole di Eusapia, la quale, in fondo, è una buona e brava donna, incapace
di rancore e di lunghi risentimenti, e per giunta assai desiderosa di convin-
ceie uno scienziato sarcasticamente scettico n, come mi crede o come mi hanno
rappresentato alla sua docile immagina¬ zione. Infatti alla terza seduta ella
già sapeva chi era il “ N. 5 „, e non se ne adontò nè si addimostrò per questo meno
famigliare ed arrendevole alla sua maniera. — Ad ogni buon conto, è stato
deciso di designarci con un numero progressivo; ed ecco i nomi dei componenti
il gruppo: N. 1. — Sig. A villino Felice, già ricordato ; N. 2. —
Sig. Bantle Augusto, rappresentante di com¬ mercio, di nazionalità
inglese; N, 3. — Marchese E. Da Passano, appartenente al pa¬ triziato
storico genovese; •N- 4. — Sig. Fkrraro Fausto, possidente e commer¬
ciante. giovane coltissimo, dedito a studi filoso¬ fici ed economici; N.
5. — Prof. Morselli Enrico; N. 6. — Sig. Peretti Carlo; N. 7. —
Prof. Porro Francesco; N. 8. — Contessa Rey Adele, presso la quale dimora
1 Eusapia: essa ci garantisce del riposo di costei negli intervalli fra le
nostre sedute ; N. 9. — Sig. Schjiolz Carlo, procuratore della Banca
Russa, cultore assiduo della materia spiritica ; N. 10. —
Dott. Venzano Giuseppe; N. 11. (aggregato alla quarta seduta) — Capitano
De Albektis Enrico, notissimo viaggiatore e geo¬ grafo, appartenente a famiglia
di celebri e ardi¬ mentosi esploratori. Le dieci persone, con le quali mi
troverò, sono, sotto ad ogni punto di vista, ineccepibili ; le une, per la
conoscenza profonda dell’argomento e per la coltura generale; le altre, per la
considerazione che le circonda, per la serietà del ca¬ rattere, per la
posizione sociale ragguardevole che occupano. La presenza della signorina Rev,
oltre ai motivi più su in¬ dicati, era anche consigliabile perchè gli
spiritisti ritengono essere l’elemento femminile un coefficiente vigoroso della
fenomenologia medianica ; e in questi primi passi degli stu¬ diosi in un terreno
cotanto nuovo e aspro, conviene met¬ tere i piedi sulle orme di chi ci ha
preceduti, se no si fa¬ rebbe falsa strada e potremmo essere accusati di porci
in condizioni sfavorevoli all’esperimento. Quantunque i componenti del
gruppo fossero tutti con¬ vinti della necessità di procedere con ordine ed in
buona armonia, si è tuttavia compilato un “ Regolamento delle se¬ dute „ ; e a
dimostrazione della disciplina che in esse co¬ stantemente impererà pel
migliore conseguimento dello scopa comune, eccone taluni articoli: Art.
1° — Fra i dieci membri componenti il Gruppo, sarà nominato un Direttore il
quale dirigerà le sedute, seguendo le norme dettate dM' esperienza e dalla
consuetudine, ed esi¬ gendo dai convenuti quel contegno sereno e calmo che è
necessario per il libero sviluppo dei fenomeni. Art. 2” — I membri
componenti il Gruppo si obbligano di rispettare l'autorità del Direttore, di
non fare atti e pronun¬ ciare parole che possano compromettere lo svolgersi
delle ma¬ nifestazioni medianiche. A ut 5° — È assolutamente proibito di
promuovere discus¬ sioni durante le sedute ; solo è concesso di valutare la
since¬ rità dei fenomeni. Art. 6" — Saranno preventivamente
stabiliti i metodi di controllo, ritenuti necessari per 1’ accertamento dei
fenomeni^ Tanto prima che dopo la seduta potranno venirne proposti degli altri,
ma la maggioranza giudicherà della maggiore o- minore opportunità della loro
applicazione. JL regolamento delle sedute 181
^ET 70 — Lo svolgersi dei fenomeni avrà luogo in quattro ■condizioni
distinte di rischiaramento : a) nell'oscurità la più completa; b) a luce bianca
debolissima; c) a luce rossa; d) a piena luce; a seconda delle richieste dell’
“ Intelligenza » che si manifesta. 11 solo Direttore potrà agire,
indipendentemente da essa, di propria iniziativa, quando lo credesse
opportuno. ^RT go — È convenuto che si useranno le abituali comuni¬
cazioni tiptologiche di intesa tra gli sperimentatori e 1’ “ Intel¬ ligenza ,
maiiifestantesi nelle sedute : ossia due colpi, No; — tre colpi, S'i — quattro
colpi, Parlale! — cinque colpi, Oscurità — sei colpi, Luce rosea — sette colpi,
Luce bianca (debole) — otto colpi. Luce, piena. Art. 9° — Durante la
seduta ognuno dei componenti il ■Gruppo dichiarerà i fenomeni tattili e muscolari
che potrà perce* pire, specificando l’imprcssione ricevuta nel modo più conciso
e preciso. Solo nel caso di fenomeni visivi e uditivi, tali sen¬ sazioni
saranno semplicemente dichiarate, ma non specificate, in attesa che altri le
confermi e analogamente le specifichi; e ciò allo scopo di attribuire a tali
manifestazioni medianiche valore ili oggettività. Art. 10° — La scelta e
la disposizione degli sperimentatori che comporranno la catena, saranno fatte
volta per volta a seconda delle indicazioni dell' “ Intelligenza „. In caso
diverso saran disposti giusta il criterio del Direttore e con tutta la
possibile imparzialità di scelta... Art. 1*2“ — Dopo ogni seduta sarà
redatto un rendiconto dei fenomeni osservati, ed uno dei presenti a tal uopo
desi¬ gnato si incaricherà di compilare un regolare verbale di tutte le
manifestazioni. Nel verbale, che dovrà venir approvato e sottoscritto da tutti
i presenti nella Seduta successiva, saranno semplicemente esposti i fatti
avverati senza deduzioni e senza apprezzamenti di sorta. A ciascuno dei
componenti il Gruppo è poi concessa la più ampia libertà di commentare i
fenomeni segnati a verbale, tanto in iscritto quanto verbalmente, fuori della
sede ove eb¬ bero luogo le sedute. A schiarimento degli art. 7, 8 e 10
ricorderò che per gli spiritisti ogni medium, massime dui-ante il “ trance „ o
stato di autoipnosi profonda, è guidato e anche posseduto da una Entità
occulta (da un “ disincarnato , che ritorna): le mani¬ festazioni e
comunicazioni, avendo un carattere di finalità ed anche abbastanza spesso un
contenuto intellettuale, giustifi¬ cano, fino ad un certo punto, la
denominazione di “ Intelli¬ genza Questo è il linguaggio specificatamente
denominativo della dottrina spiritica: ma, come si vede dagli articoli ri¬
portati, non si pretende da me o dagli altri del Gruppo una incondizionata
adesione a tale dottrina, sebbene professata dalla maggioranza dei miei
compagni. Per quanto ne so, almeno quattro su undici siamo agli antipodi dello
spiritismo, o non abbiamo preconcetti nè pregiudizii sull’argomento : io, il
Ferrar o, il march. Da Passano, il cap. De Albertis versiamo, cioè, in quell
atteggiamento scettico (nel significato filosofico del termine) che è proprio
di chi intende formarsi un'opi¬ nione col puro criterio dei fatti obbiettivi.
Si desidera dai miei amici del ‘Circolo,, massime da L. A. Vassallo, che io
vada vegga tocchi ed esamini, e che da quanto mi sarà concesso di vedere
toccare ed esaminare tragga le conclusioni, a giu¬ dizio mio, più logiche, e
arrivi alle convinzioni più conformi al mio temperamento. Potrà accadere
che da queste sedute colla Eusapia io esca spiritista e perchè no V II
positivismo che professo da tanti anni, non mi arreca anche il dovere di
inchinarmi ai latti positivi bene osservati e accertati '? Lo stato legittimo
mentale dell uomo di scienza, del filosofo vero, non si do¬ manderà mai al
dommatismo di qualunque specie esso sia. Vi sono dei dogmatisti, degli
assolutisti fra i comtiani i darwiniani gli spenceriani, fra i fisici gli
psicologi e gli alienisti, come ce n’è fra i teologi cattolici protestanti
mussulmani e buddisti, o fra i neo-kantiani i mamianisti e i rosminiani. Certe
menti non comprendono la scienza se non è fissata in leggi ed in forinole, la
filosofia se non è irrigidita tutta d un pezzo, e, naturalmente, la religione
se non è cristallizzata in quella data fede ed in quel ritualismo ; ma che
menti sono queste, non ostante la laurea l’apparente coltura e forse la
cattedra, se non piccole e meschine ? Io in¬ tendo e sostengo il positivismo
come metodo di filosofare e di interpretare la realtà, non come sistema nè come
concetto insormontabile dal mio pensiero; e ho anche scritto e procla¬ mato che
per me, ad esempio, la teoria dell’evoluzione, non è uua spiegazione del
perchè, ma una norma metodologica per il come. Io non sono nè posso essere
dualista spiritualista per ragioni scientifiche le quali mi appaiono superiori
in logi¬ cità. in sodezza, in positività, alle ragioni avversarie : ma appunto
per ciò, ed anche per una certa ripugnanza che dirò morale, non posso finora
capire nè ammettere lo spiritismo, che dello spiritualismo è in parte una
derivazione frettolosa e d’abitudine, in parte una degenerazione ed in parte
una caricatura, a seconda del temperamento in cui si riflette o del prisma
mentale che attraversa. Questi miei giudizi potranno essere errati,
potranno anche mutare e perfino invertirsi, purché i fatti vengano a recarmi la
prova che mi si preannunzia : la troverò forse nelle sedute di Eusapia?...
Intanto, qui io mi considero e mi sento libero di credere e di non credere, di
interpretare e giudicare con¬ forme alla mia diretta impressione ed ai miei
convincimenti, sebbene mi trovi fra persone in maggioranza credenti. Anche se
fosse vero che la credenza dei membri di una “ catena „ agevola le
manifestazioni delle Entità occulte, secondo che assicurano i “ pratici „ dello
spiritismo, dovrei esserne ben contento: osserverò più cose che in un ambiente
meno saturo di coltura spiritica non avrei visto. Ma la mia testa segui¬ terà a
ragionare egualmente a modo suo, anche quando la fede spiritica dei presenti
facilitasse il compito di codeste forze misteriose : non mi lascierò, certo,
trascinare ad an- nuenze simulate, ma non avrò neanco da temere, in mezzo a
questi gentiluomini, le angherie dell’ intolleranza e le esplosioni del
fanatismo. Ecco intanto come procederò nel redigere queste mie Note : —
Se la seduta terminerà prima della mezzanotte io, rincasando, mi proverò a scrivere
senza indugio le impres¬ sioni ricevute e le riflessioni cui esse daranno luogo
; in caso di troppo ritardo nel rincasare, dedicherò tutta la mat¬ tina o il
giorno appresso a tale lavoro. E affinchè alle mie Note rimanga quel carattere
di fresca schiettezza, che farà, io spero, la loro migliore giustificazione se
verranno pubbli¬ cate, io ne consegnerò le cartelle manoscritte al collega
prof. Porro in busta suggellata. Così non ritornerò mai su quello che avrò
scritto di immediatamente sentito e veduto, di interiormente pensato ; il
libro, se libro diverrà, sarà iRSomma, come oggi si dice, veramento
vissuto. Io ho in animo di illustrare con figure i “ fenomeni „
ogniqualvolta potrò farlo con una certa approssimazione, e sopratutto quando la
fotografia — che sarebbe il più de¬ siderabile dei metodi di riprova — non ci
riescirù, com’è purtroppo prevedibile. Vorrei in particolar modo cogliere gli
aspetti fuggevoli delle apparizioni e fantasmi, che per nostra buona ventura si
“ materializzassero „ durante queste sedute. 184
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II Io ho una mediocre attitudine e
abilità nel disegno; e ne profitterò, nei limiti del possibile, per fissare
sulla carta le linee, le ombre, i contorni delle forme o i movimenti degli
oggetti. Se fra i compagni miei ci sarà qualcuno che faccia altrettanto (1 uno
all insaputa dell’altro) si avrà dal raffronto dei nostri disegni un buon mezzo
per valutare le apparenze e i caratteri visivamente percepibili di certi
fenomeni. La macchina fotografica sarà, mi dicono, messa in opera, ma purtroppo
si prevede diggià che la rapidità e il nessun or¬ dine delle “ manifestazioni „
ne limiteranno assai l’uso. Per quanto un disegno a lapis o a penna sia men
sicuro e pre¬ ciso di una imagine fissata dalla lastra chimica, non è men vero
che per la subiettività del fatto percepito esso rimane un documento sempre
utilizzabile. In fin dei conti, si tratta di stabilire che i nostri occhi
vedono e come noi vediamo gli spiriti, e le loro gesta; le mie saranno
impressioni gra¬ fiche da aggiungere a quelle ideative e raziocinative.
Genova, 15 maggio 1901. LA PRIMA SEDUTA Ciò che è
avvenuto nella serata. L’invito alla riunione era per le 20,30, ma
io non ho potuto arrivare in via Giustiniani prima delle 21,20. Quando, dopo
avere bussato molte volte, sono stati finalmente levati i suggelli tirati i
catenacci e aperto con cautela un battente della porta, io mi sono trovato
neiranticamera debolmente rischiarata da due candele poste a terra vicino
all’uscio della sala : questa invece era illuminata da una lampada a gaz, con
reticella Auer, sospesa nel mezzo, il che significa un'abbondanza ragguardevole
di luce. Diro subito che spento il gaz, la sala, restando aperto l’uscio,
riceve un debole chiarore dalle candele suindicate, e questo costituisce la “
luce bianca debolissima „ di cui parla il regolamento ; ma altra gradazione di
luce “ bianca „ può essere ottenuta ab¬ bassando la fiamma del gaz. Quanto alla
luce rossa, essa è data al salotto da una lampadina elettrica a vetro rosso da
fotografia, appesa al soffitto al di sopra della * catena tiptica „ : tale luce
si accende e si spegne mediante un inter¬ ruttore terminante con lungo cordone,
il quale viene affidato aH’uno o all'altro dei presenti. Il mio ingresso
non ha interrotto le * manifestazioni „ che già erano in corso. Siccome, ad
eccezione di saggi un po’ superficiali o poco proficui, era la prima volta che
assistevo ad una seduta in un circolo schiettamente psichi- cistico ( =
spiritistico), ho osservato con curiosità la scena : e, lo confesso, l’ ho
trovata priva non solo di scientificità (chieggo scusa del neologismo), ma
anche un po’ comica in considerazione che con quell’ istrumentario eteroclito e
con quegli atteggiamenti inusitati di otto o dieci persone dob¬ biamo metterci
in rapporti coll’ “ Al di là „ e accostarci al grande Enigma ! A capo del
tavolino e subito davanti al gabinetto nero sedeva 186
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II 1 Eusapia, tenuta alle mani e
premuta ai ginocchi e sui piedi dai due suoi vicini; alcuni membri del gruppo,
seduti pur essi in atteggiamento di severa concentrazione, formavano at- toino
la cosi detta “ catena „, ossia tenevano le mani appog¬ giate leggermente sul
piano del tavolo, a dita alquanto divaricate e disposte in modo che tutti i
mignoli dei vicini si tocchino (ho poi saputo che questa disposizione “ a ca¬
tena „ è tutt altro che uniforme, e non è continua, e neppure necessaria). Il
tavolino era in moto: si inchinava ora di un lato ed ora dall altro, si alzava
ora su due piedi ed ora su uno soltanto, e alla fine io l’ho visto alzarsi
tutto per circa 10-15 centimetri, rimaner sospeso alcuni secondi al di sotto '
elle mam m catena che si protendevano, e poi, come se ad un tratto fosse venuta
meno la spinta che lo incalzava o la forza che lo sorreggeva, è ricaduto con
rumore sul pa- i:n‘“t0, ,Da ^l^tante i « fenomeni „ non hanno mai cessato dal
mamfesters! : qualcuno dei più competenti mi ha confortato dicendomi a bassa
voce che “il medium era in ottime condizioni fisiche e morali ,, per cui c’era
da sperare una lunga e numerosa serie di manifestazioni. lo non sono
entrato subito nella catena, e avrei anche voluto esimermene per osservare a
miglior agio e libero da ogni altra preoccupazione: ma poco dopo, la voce
dell’Eu- sapia, una voce piuttosto rauca e, a parer mio, alterata, mi ha
ingiunto di prendere posto attorno al tavolo. Nè molto Sedete8?0 T'* i
£aSSflt° al “ controllo , che consiste nel sedeie accanto ad Eusapia, nel
mettere un piede sotto o sopra uno dei suoi piedi, neU’accostare un
ginocchio al suo ginocchio, nel prendere la sua mano senza troppo stringerla o
nel lasciarsela appoggiare sulla propria. Ordinariamente, non sempie, il
controllo voluto o accettato daEusapia è questo: il vagliatore dei lato destro
mette la sua mano sinistra sulla destra e il suo piede sinistro sul piede
destro della medium : il vagliatore del lato manco tiene la sua destra sotto la
si¬ nistra ed egualmente il piede destro sotto quello sinistro del medium. I
contatti delle mani e dei piedi sono in generale piuttosto superficiali : a
destra non si stringe nè si preme troppo perchè delle strette alla mano e delle
pressioni al piede Eusapia si lagna; a sinistra però, se non si è stretti
?re??1 .]a S1 è sPesso quasi schiacciati dalla punta de piede di Eusapia.
In taluni momenti bisogna però anei lai e fortemente il medium alla mano, al polso,
all’avam- bracdo, secondo che la sua voce lo chiede o lo comanda, i ico la voce
, e non lei, perchè, secondo la interpretazione LA DESCRIZIONE
DELLE SEDUTE 187 spiritica, durante il trance non è
l’Ensapia che parla, ma il suo spirito-guida, il famoso John King, padre anche
della Katie King di Crookes, e ultimo residuo, a quanto pare, d'una intera
dinastia di King (per ehi noi sapesse o non badasse al bisticcio, king in
inglese significa re). Tuttavia fin dalla prima seduta questa reincarnazione
momentanea o personificazione non mi è parsa completa nè sempre sincera : per
lo meno è repentino, e talvolta ben opportuno, il passaggio dal trance con
“John, impersonato in Eusapia alla veglia con Eusapia cosciente del proprio
io. Io non stendo queste Note per descrivere i fenomeni nè per fare la
cronistoria delle nostre sedute. E il bravo dott. Venzano che redige i verbali,
ed io lo veggo, o lo sento quando siamo nell’oscurità completa, febbrilmente
annotare a lapis i fenomeni che accadono, le impressioni che i presenti di¬
chiarano, gli atteggiamenti di Eusapia. Potrei riportare qua¬ lunque dei suoi
ottimi verbali, non fosse che per dimostrare la severità con cui il nostro
gruppo osserva e registra: ma non lo credo necessario. Oramai di sedute
spiritiche ne sono state descritte decine e centinaia ; i cultori della
specialità non ne hanno bisogno, gli increduli trovano materia di sor¬ riso e
di riso nella stessa meticolosità cronologica della descrizione, e gli
incompetenti non comprendono la portata di certi particolari apparentemente
futili. Ed io nelle mie Note non mi prefiggo di far cosa punto
fastidiosa. D'altronde, ogni fenomeno ha una sua speciale maniera di
essere e di manifestarsi ai presenti. Chi lo percepisce in quelle condizioni
che gli sembrano idonee ad inspirar fiducia piena e completa, scorge
sinteticamente la sua realta obbiet¬ tiva e il suo valore morale di prova ; ma
chi è fuori di seduta, e sopratutto chi della tecnica spiritistica non ha co¬
noscenza diretta, dovrebbe esigere per convincersi una de¬ scrizione cotanto
particolareggiata da renderla pressoché ineomprensibile. Questo è un fortissimo
incaglio per la pro¬ pagazione della certezza a riguardo dei fatti di
mediumnità: me ne sono accorto fino dalla prima sedata, e più me ne accorgerò,
senza dubbio, col progredire delle manifestazioni. Da lontano le sedute
d’ Eusapia si imaginano diverse da quello che sono. A me è avvenuto, per
esempio, di non essermene potuto fare un’idea esatta leggendo il Rapporto della
Commissione di Milano (’92). Ma anche i verbali accu¬ ratissimi delle sedute di
Parigi (’94) o dell’Agnélas (’96), sono lontani dal chiarire quelle
particolarità topografiche, cronologiche, fenomenologiche, ecc. ecc.,
dall’insieme delle 188 PSICOLOGIA E SPIRITISMO,
li quali gli assistenti e percipienti traggono le loro convin-
®“Ila real.ta del fatti, laddove gli assenti trovano motivi ntaie e di
criticare. Soltanto a pensare ciò che sarebbe pur necessario di scrivere quando
si volesse dar conto appuntino del fenomeno più semplice — puta caso del sol¬
levamento del tavolino - c’è da^llarmarsene - quante m! nuzie da esporre ! con
quanta meticolosa precisione e con divini1 dMnce^t pr0,hssità, si
rJovrebbe descrivere sala, con¬ dizioni di luce, tavolo, catena, situazione di
ciascuno atte»- guarnenti del medio, posizione di tutte le mani e dei p
edi che posson cambiare a volontà, distanze, altezze, misu e d tempo, angoli e
direzioni dei movimenti . , e ria via' 610 a,ndat°, ler*era aIla
coll’intenzione di bene ossei vai e il modo di procedere d'Eusapia,
magari con la tudine^ln'p^ 6 - m fal!°’ aVend° fiducia nella miaabi- ,-nn
V g '• ? .pm complessi e delicati, come sono quelli inerenti a l’
esercizio della Neuropatologia e PsicSria le ^ branche più ardue della medica;
f mi dicevo ' vedrai tutto, saprai tutto ciò che desidererai di sapere Ma
alluna che crura sol™1 SOn° ntrovato “ via Giustiniani convinto
questo mondo ”,UT"a aPPena ad orientarsi in questo mondo di
meraviglie e dubito che anche con dieci avrò diritto d. concludere. È
curiosa, per non dir altro a sicurezza con cui certuni, usciti da una prima
seduta trinciano giudizi e si dicono ormai in possesso della verità sul conto
dello spiritismo : io veggo invece che mi si pre¬ para un lungo e penoso tirocinio.
Pertanto penso chequi limiterò a scrivere le mie Impressioni a seconda che mi
sor- gono in mente e scaturiscono dalla penna : il lettore, se ne avrò, potrà
mettere dell’ordine nel mio volume quando ne avra scorse tutte le pagine, o
quando, per lomej ne avra letto il Riassunto sintetico alla fine.
Condizioni del medium. 1. La Eusapia Paladino mi è parsa una donna
incolta, ma intelligente, piu astuta di quanto si sia detto: volo-are nei
sentimenti, ma di buona indole: ristretta nelle idee "per mancanza di
coltura, ma capace di comprendere con rapi- LE CONDIZIONI DEL
MEPIOl 189 dit-à i sottintesi ; ben forte suggestionata
(dal Damiani, Mal Ca¬ puano, dal Chiaja o dai suoi primi “sperimentatori,) e
auto- suggestionata nel senso dello spiritismo. Mi è constato però, da talune
sue risposte, che essa ha della dottrina spiritica un'idea appena
approssimativa, puerile e barocca. Eusapia Paladino nel 1901.
2. Essa è dominata, troppo apertamente, dal desiderio di riuscire negli
esperimenti (così detti) spiritici. Questi medi professionali sono più
difficili di tutti gli altri da stu¬ diare: hanno troppo interesse nel buon
esito delle sedute, il che li porta inevitabilmente a giuntare non appena lo
possono o quando non si sentono “ in vena „ di medianità : oltre a ciò, il lungo
esercizio li ha resi abili nel giuocare tiri agli ingenui, fra i quali essi
dicono che gli “ scienziati „ tengono la palma. Bisogna stare in guardia da
tanto zelo per i “ fenomeni „. 3. Eusapia si preoccupa troppo del
controllo, e ostenta di desiderarlo più severo ed oculato ogni qualvolta si
prepara a produrre un fenomeno. Questo atteggiamento di lotta
a. contro il dubbio finisce coll’essere noioso per l’uomo
di ?,nc,he 11 P1" S,CettlC°: a rae’ ‘luel c°ntinuo esclamare conti
olio, controllo. „ è parso ìersera che potesse influire sulla pei cezione
‘piami ménte di qualche fenomeno anche quando non 7, sarebbero state le
condizioni favorevoli per la sua effettuazione. evoa Per 4. Nello stato
iniziale di trance la Paladino non perde mai iiTam'i oT os C°SCÌenZa:
qUesta donlina’ come suol dirsi, L iT° • • osservazionei e sopratutto non le
sfu-™e il scettici ha^Tsu dH D0 * ^ "egli astanti’ botali attenni
scettici hanno su di lei un azione stimolante, e la eccitano e
snetHHeCCltan° P®r • a Produzione di fenomeni nuovi, ina- spettat! e sempre piu
straordinari. Si direbbe che ali sti- «caìo rr™t“gan° "el SU°
sub-cos«ente eri agi- 5. Uguale azione - ma per motivo diverso - ha
Yen- è o Tsent61 C?mPonentiJa, catena: infatti la Eusapia. quando
multinlfe ni!!'UnSICf1'a n S“° ambiente’ Produce fenomeni “odi -V -1, n l] T
,9Uest0.n,i è Pal’S0 avvenire in due C i - , , • al m°ma degli animi e la
consapevolezza della hduua altrui agiscono da dinamogeni sulla medianita
• — ov¬ vero anche la confluenza delle nostre volontà si traduce in una
cessione di energia della quale approfitta il medium. Non f però che per
taluni fenomeni elementari, p. es i moti e le risposte del tavolo, non possano
agire anche i movi CHEraEUL^B'vmvF? * T aSt8ntÌ SeCOnd° k t60rÌa Classica
di ’ 1 Faraday . ma in verità ciò che ho visto ìersera ha diminuito
assai in me la fiducia che prima piùZ MqrSt"rg“ Cred,° Cì‘e si debba
..tolto pu m ia- 1* tavolo se mosso ed alzato, sotto i miei occhi
toctU""”? ' piL“"" for"“"",c> •"
"i* « »o» »è setti™1™0 'k'"> che sia dubbioso o
scettico, e venga messo vicino e sopratutto al controllo della in aZr;
la8'3 antardare: allungare, ostacolare i fenomen i in allora la media
entra in agitazione, come se fosse con¬ trariata nell esercizio di una
attività. Ciò significa forse che la pefchèZffli0induce affieV°we “f,1
m6dÌ0 rener?ia medianica 1 0Ii induce uno stato d animo poco propizio
come ®pi.nt^? °non sarebbe piuttosto una inibizione hi! ' ’i 1
impedimento ad ogni gherminella? ìersera ho osservato che gli indizi più lievi
di scetticismo (forse « suir&ntTff h 6S?reSS10n,e dsi°noniica 0
mimica) hanno Eusapia 1 effetto di svegliare immediatamente e coni-
p latamente la sua coscienza, togliendola da quella torpida e
taciturna astrazione mentale dall’ambiente che preannunzia l'arrivo del sonno
estatico o “trance,: è come un risveglio da un appisolamelo di
dormiveglia. 7. Durante la produzione dei fenomeni meccanici di spo¬
stamento. dei rumori, ecc. i muscoli della media eseguiscono delle contrazioni,
hanno tensioni e sussulti, che il più spesso li precedono o anche li
accompagnano, mai li susseguono Per cui, contrazione muscolare della Eusapia e
percezione di fenomeni da parte degli spettatori sono o successive o
coesistenti, quindi unite da vincolo causale. Ma a me è parso evidente, subito
da iersera, che la Commissione di Cambridge come bene osservarono I’Ochorowicz
e il De Rocuas, ha esa¬ gerata la portata del fatto. Io stavo, naturalmente, in
sul¬ l'avviso per quanto ne hanno scritto Sidgwiok, Hodgsos e la Johnson: con
somma meraviglia mi sono convinto che le contrazioni muscolari di Eusapia,
sebbene innegabili, vi¬ sibili se in luce, percepibili al senso tatto-muscolare
se in oscurità, non hanno alcuna proporzione causale coll’effetto meccanico che
loro si attribuirebbe. Se ingannò c’è, non può certamente consistere in quei
moti muscolari che Eusapia non inibisce a sè stessa e che lascia scorgere, anzi,
con ostentazione! ‘ -■ j0 stat° di così detto trance, nel quale durante
la seconda parte di questa 1“ seduta ho veduto cadere la Pa¬ ladino, non ha
tutti i caratteri, a me ben noti, dell’ipnotismo • e già da altri osservatori
ciò fu detto. Il trance medianico f dapprima uno stato subipnoide, in cui
seguitano a dominare le idee e le preoccupazioni della veglia (successo degli
spe- rimenti, posizione di mani e piedi dei controllori, dubbi e diffidenze
altrui risentimento, ecc.). Ciò mi ricorda piuttosto gli sdoppiamenti di
personalità. 9. L'iperestesia alla metà sinistra della testa del medio mi
e parsa assolutamente auto-suggestiva, perchè non le vieta di fare, come
vedremo, un esperimento di toccamente con pres¬ sione. Anche la iperestesia
dopo la seduta ha tutta l’apparenza di un pretesto per non lasciarsi avvicinare
o, per lo meno di una autosuggestione. 10. Il non lasciarsi esaminare
polso, muscoli, ecc. dopo la seduta permette alla Eusapia di celare le
possibili modi- in™ °“\dea clr£olazione> respirazione, ecc., indotte
dal tr?"ee j Pei’° malSrado il dispendio di forza che r"S1°na
a, seduta- essa è tranquilla e presto riprende lo stato normale Fino ad ora,
essa diffida degli esami : biso¬ gnerà prenderla con le buone. Il metodo
delle sedute spiritiche. 1. L’ambiente “ spiritico „ non è il più
favorevole alla os¬ servazione calma dei fenomeni: vi sono troppe tensioni di
spinto in alcuni dei presenti, e sono quelli coTquTli avven¬ gono 1 fenomeni
piu numerosi e importanti. succedono ffen™ ™ P°’ S.cettiche sono quelle
cui finora Paladino diffida d m P‘U, lnS,gmfk'anti: ridentemente la Dure noi 1
almeno in una P™a seduta, op- CS»Tn'Kti»d. ’ “ *”iam° * » ostante
fr' Cate.na non turbano per nulla (non- stazioni Lid i - fTaZI0D1 degli
sPiritisti) le manife- Non esiste dnn?, " e" ta Co1 pensier0 di
ostacolarle, on esiste, dunque, antagonismo per suggestione mentale 'a
Stduta “ h° fa,t0 ** espSza mr senza ramente Cbenfi e “ r 610 “ “ catena
■ ho Pensato inten¬ samente che il tavolino non si movesse, ma si è mosso
-“Tf deUe volonl4 »11™ (oonmnl- sr^scrco“,en‘“I tavoio?,i“‘ »<”■'*““
'■ ■»» c . 4‘ ' fenomeni multipli avvengono quando l’ambiente è srtmo
psicoloyieamente di “ spiritismo „ : — nei momenti di fredda calma, le manifestazioni
o non avvengano o sono costanza di fatto, che i presenti contribuiscano,
coi loro pen¬ sici i e con le loro volizioni, al prodursi delle
manifestazioni» ritisticoi 7 ÌieCnaa (Se e0?* Si può chiamare l’apparato
spi¬ ritistico) e di ordine interiore: si tratta di precauzioni snesso
provvisorie, di norme frequentemente disobbedite, di distanze non sempre
mantenute, nè, a parer mio, misurate con suL c lente precisione e
severità, ecc. Ad esempio, la distanza di Sa Dortetagd-°ggettl ^ mU0?e’ è
daPPrima bensì superiore taSr del e “aD0’ “5 D6g,i .inevitabili
spostamenti della e nn datn n ri *0I'Dlantl catena spesso diminuisce
stanza dSle nfrc PU°- dlVentarle accessibile. Anche la di¬ stanza delle persone
cui avvennero iersera i tosamenti non piedeadeSlTmede “5? (dlcia“° eosi)
Portata di mano ’o di piede della media. Bisogna, dunque, fidarsi molto sul controllo
delle mani e dei piedi: in altri termini, sono i due vigilatoli ai Eusapia che
decidono in massima della auten¬ ticità o falsità dei “ fenomeni 0. La
tecnica è disordinata: ora c’è bisogno di silenzio, ed ora di rumore; ora di
luce, ed ora di oscurità, o di semi¬ oscurità; ora di catena strettissima, ed
ora di rilassatezza: ora di concentrazione di tutti in un solo pensiero, ed ora
invece di dispersione di attenzione. Insomma. non esiste un determinismo severo
ed unico per la produzione dei feno- meni: ed io, avvezzo al severo metodo
sperimentale, massime nelle indagini psicologiche, qui mi trovo del tutto dis¬
orientato. Certamente, c’è da rifare lo “spiritismo, o la “ ri¬ cercandoli
occulto „ con un indirizzo più scientifico. 7. La tecnica è in taluni
punti puerile, spesso è biz- zana, spessissimo non ha palese ragione logica, se
non nel capriccio del famoso John, vale a dire nel subcosciente del
medio. 8. La tecnica di Eusapia (come quella di ciascun medio) ha qualche
cosa dell abitudine, dell’automatico : come avviene in un esercizio ginnico o
di prestidigitazione, i cui singoli momenti sieno legati dal bisogno di
ottenere il successo col minimo sforzo possibile. 9. 11 gabinetto oscuro,
di cui a prima vista ogni no¬ vizio sospetta come di una fucina di insidie,
viene° giusti¬ ficato dagli spiritisti perchè avrebbe una funzione riparatrice
dalla luce e dai contatti esterni perle “ Entità occulte, che vi si “
materializzano - In realtà, quelle tende nere che si avanzano e tanno tante
cose, queUe “forme, che si sentono al di la delle cortine e non si veggono,
svegliano l’idea di una ciurmerla: qualcuno non può credere che vi si nasconda
un compare di Eusapia? Se non fossi sicuro della serietà di chi ha preparato
queste sedute, ne dubiterei anch’io. 1. ecisamente, bisogna che lo “
spiritismo , abolisca questi suoi apparati rituali, ingeneratori di dubbi e
forse, in non pochi cast, favoreggiatori dell’inganno. 10. L’
illuminazione della sala è stata quasi sempre scar¬ sissima : a luce piena si
sono avuti fenomeni più semplici moti iniziali del tavolino); a luce debole e a
luce rossa tenomeni piu complessi (svolazzo delle cortine, levitazione
del tavolino, toccamenti ai vicini); a luce debolissima le cose si
intensificano (spostamenti e trasporto di oggetti, ecc.). Questo rapporto
inverso fra la percettibilità visiva dei feno¬ meni e la loro intensità mi è
sembrato iersera infirmare la sicurezza e la sincerità delle manifestazioni.
Sarebbe meglio MoKHKi.i i, Psicologia e spiritismo. 13
194 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II che ci si vedesse
sempre bene: perchè non abituare i medi ad operare anche in luce ? . Vorrei che
fossimo tutti d'ac¬ cordo nell'esigere da Eusapia una fenomenologia,
magari semplicissima, ma non al buio: e mi si dice dal Peretti e dal Venzano
che a ciò arriveremo con pazienza. I 4 fenomeni I. Vi sono
fenomeni reali di cui è facile verificare la obbiettività: — tali sono i moti
oscillatori e la levitazione del tavolo, il gonfiamento e svolazzamento della
tenda, i rumori e picchi (“ raps „ ), gli spostamenti dei mobili. II.
Altri fenomeni sono meno passibili di osservazione, venendo accusati dai
singoli: cioè i toecamenti di mani, le visioni di luci, le carezze sul
viso, i soffi, eco. III. Fra i fenomeni presunti spiritici da me visti la
prima sera non v’è uno solo in cui sia evidente la azione di uno spirito (“
John „); — sono tutti fatti meccanici e fisici, o sensazioni grossolane, senza
contenuto intellettuale, bizzarri e illogici nella loro apparizione e
successione, puerili nella loro indole intrinseca, e tali da non prestarsi a
nessuna con¬ siderazione e riflessione di ordine elevato. A me sembra che anche
al più superficiale degli osservatori, anche al meno “ psicologo „ dei
presenti, dovesse fino dalla prima sera rendersi evidente che la
psicologia di “ John King „ è . quella stessa di Eusapia. IV. I
fenomeni reali, obbiettivi di cui ho constatata la esistenza e di cui non mi so
dare spiegazione, sono: a) i movimenti del tavolo e la sua levitazione
(mi nacque il dubbio se non sia talvolta il piede della media che sol¬ leva il
tavolo portandosi sul mezzo del suo piano inferiore, ma non ne sono sicuro ).
Jersera il controllo non si è mai effettuato durante la levitazione, ma
soltanto dopo, quando tutto era tornato a posto. Tuttavia la levitazione è un
fatto positivo; è avvenuta mentre io occupavo il posto di vigi¬ lanza, a destra
di Ensapia, e sono certo che, pur contraen¬ dosi i muscoli del suo avambraccio,
la forza che sollevava il mobile non era data da una spinta fraudolenta dal
basso verso l’alto: era tutto il tavolino in massa che si alzava e
restava FENOMENI REA LI 195 sospeso per
qualche secondo, lievemente ondeggiando: lio premuto con la mia sinistra sul
suo piano ed ho sentita una discreta resistenza alla mia pressione, nè sono
riuscito a vincerla. Tenevo il piede destro di Eusapia sotto il mio : non s:è
spostato di un centimetro. Dunque?... h) gli ondeggiamenti e il
gonfiamento della tenda posta dietro la seggiola del medio. Qui la distanza
delle cortine dal corpo del medio che le agita, è minima; tuttavia credo di
ì.'oter escludere che la tenda fosse spinta o tirata dal medio, o scostata da
lui; tale spiegazione nell’esperimento di ier- sera sarebbe assurda. Si è detto
da qualcuno dei presenti che dietro la tenda agitata si sentivano delle
resistenze come di mani o di corpi o di membra umane : io non ho percepito che
la tensione elastica di una stoffa rigonfiata come se al di dietro spirasse una
forte corrente di vento ; c) lo spostamento di una pesante seggiola.
Questo è av¬ venuto in mezza luce. La seggiola era posta dietro il me¬ dium,
alla distanza di non oltre 60 centimetri: si è mossa strisciando pesantemente e
rumorosamente sul pavimento in avanti e in addietro. Mi è stato proibito di
toccarla, solo permettendomi di starle vicino mentre si moveva. Dichiaro però
che se vedevo il sedile e tutto lo schienale distinta- mente, non discernevo i
piedi, massime quello di destra e davanti, il quale toccava quasi la seggiola
del medium-, d) rumori e picchi. Tre forti collii su di una tavola vicina
sono stati uditi, e mi è sembrato difficile che fossero prodotti dai piedi del
medio: ma quando sono avvenuti questo ed altri fenomeni straordinari io non
formavo parte della catena, e però non esprimo aleun giudizio ; e) le
vibrazioni d’urta chitarra. Era posta a circa 1 m. e più dalla persona del
medium-, la si è sentita vibrare nelle corde perchè scossa e urtata contro la
parete. 11 fenomeno ha avuto luogo in piena oscurità ; ed io non posso darne
giu¬ dizio perchè ero fuori della catena. V. I fenomeni che ritengo
reali, ma che essendo perce¬ zioni di singoli astanti non possono essere
verificati nè confermati da altri, sono : a) i toccamenti accusati da
vari dei presenti, quasi però sempre dalle due persone vicine al medio, e più
spesso nel fianco o nelle parti del loro corpo rivolte verso il medio stesso.
La natura di questi contatti varia, sembra , tra l’un a e l'altra persona, ma
più per la spiegazione che ciascuna ne da e per quello che di personale
ciascuna ci mette, che non per apprezzabile diversità intrinseca dei
toccamenti; b) picchi e
colpi sulle seggiole. Sono accusati da chi tiene il medio ; non è escluso che
possano essere fatti con qualche membro del medio, ma possono anche essere
reali ; c) il vento freddo dal gabinetto oscuro. Io non l'ho avvertito,
ma poiché la sensazione annunziata da taluno dei presenti corrispondeva coll’
agitarsi delle tende che essi pol¬ la loro posizione non potevano scorgere,
cosi ritengo auten¬ tico il fenomeno; d) aggiungo che qualcuno ha sentito
soffi sopra le mani, e a me è venuto in mente la brezza marina che gonfia le
vele delle paranze liguri : questo moto degli strati d’aria retrostanti ad
Eusapia è addirittura cosa da sbalordire; e) visione di globi oscuri con
aureole, ecc. Furono ac¬ cusati da due dei presenti, sopratutto da uno; possono
es¬ sere state illusioni visive, ma non esprimo apprezzamento, non essendo io
allora in posizione di confermarle; f) percezioni di mani , corpi, ecc.,
nascosti sotto la tenda. Sono stati accusati da parecchi ; ma io, lo ripeto,
non sono riuscito a sentire altro che la tensione della tela ri¬ gonfia.
Siccome il medio era visibilmente al di qua della tenda, il fatto — anche senza
la presenza di tali mani o corpi al di là di essa — non resta meno
straordinario. Non posso darne spiegazione, ma dichiaro che la sensazione di
resistenza che io ho provato non aveva nulla di anormale. VI. In alcuni
fenomeni ho subito dubitato che vi fosse in¬ ganno, o cosciente o automatico
che sia, della Eusapia. Di due fenomeni, fors anco di quattro, sono quasi sicuro
che furono fraudolenti, e ne dò la spiegazione, o quella che mi par tale.
a) soffio sul viso. Fu sentito anche da me, ma era evidentemente la Eusapia,
che nello stesso tempo esclamava: sarà il fiato del medio „.
L’esclamazione era ironica, ina il fiato suo era realmente proiettato verso di
me; non si potrebbero spiegare allo stesso modo i soffi sulle mani av¬ vertiti
dai vicini? E la prima idea che viene a chi li oda annunziare ; ma il vento dal
gabinetto ?... Assolutamente io non lo comprendo falsificato da Eusapia!
b) La tenda mi ha, nello svolazzare, fregato la faccia e fatte cadere le lenti
a pince-nez. Ho avvertito chiaramente che dietro c’era una mano, e ho detto fra
me: “ è certo la mano sinistra dell Eusapia perchè in quel momento vi era il
solito trambusto che accompagna la produzione di fenomeni multipli, e il
controllo forse era diminuito. Il gesto di quella mano invisibile era
frettoloso, rapido, legge¬ rissimo, come di chi vuole far presto, ma la
sensazione è stata quella di un contatto materiale e naturale, E vero die
secondo gli spiritisti le mani “ spiritiche „ sono con¬ formate e sentite come
quelle dei vivi, ma confesso che chi le sente una prima volta resta conturbato
dal sospetto di Il braccio ‘ Uuidieo » di Eusapia. [Fa
vallato da tue la sera del 17, V, 1901 mentre smuoveva le seggiola del
controllore di sinistra, — Il disegno è di A. Berisso su di un mio schizzo a
lapis eseguito seduta stante). un tiro del medio. Come non pensarlo
dal momento che si era al bujo?... c) Altra frode parmi aver sorpreso coi
miei occhi nel •J spostamento della seggiola del sig. Peretti, che sedeva al¬
lora al controllo di sinistra. La tenda, la solita tenda, che, secondo la
tecnica abituale, in certi fenomeni ne aiuta assai 198
raiOOLOQrA K SPDHTISàÒ, II i lati del medio: fronte,
vedevo distintamente fotta I ,T\ troVMdo,ni di disotto della tenda un Man i r “
SpaUa della E., ed al perchè ad un dato momeTTTiTT’ abbasta,lza chiaro tatti,
io abbia visto E±i nfh è '■ ^ K acc"Sava con stofla scura?), che dalla
spalla della EnT SCU''? (° rivestit° di a sl?alpera della seggiolai le jlt® pia
S1 Portava verso movimento di retropulìne Ho a'^, uu rapido, violento
percezione del fatto, che m'quelSnr *. ’ netfesima niente come se
assistessi ad n„ • stante bo seguito fredda- ostante il desiderio di *
svKT^T1-™801^ Iua "ot¬ tenuto per non interromnere lèi ““J8" •• mi
sono con- , d) Un fenomeno Te In , m d<*h pimenti, perchè proveniente
dai tenebrori T S81je.bbe «^ordinario, indicante l’azione di un Invisibile è
gfblDetto medianico, amento duna terza nLLZ/jl’ * 8£to ^Uo del Sc¬ abbia
provato in tutta la serata nT p unico che io di controllo e di vicinanza
incestante T? ' u- Un’0ra abneno venuto mentre io, seduto ! ? Ì ,rnedl°). Esso
è av- posata lamia mano sinistra sulla' re a ‘ ^ blto. manco, avevo desti-a
dell’Eusapia, la quale mi T"6 Paiaeto-temporale trapassare colle mie dita
lT L ‘accomandava di non ol- mentro, la mano desta di I ZdU T eoP°- *• ^ mano
aestr», e la sua sinistra dT aV6Va afferrata mia astante f?). Dopo una lunga
attesa e n T” tenuta d« altro ondeggiamenti della tenda (i nu di re succede™no
altri accaduti quando dovevano verificar ; dPì?renteSÌ’ S°n° Wo nomem;, ,0 ho
sentito toccarmiTf • d C?Dtatti 0 altri fé- dne volte da una mano 2 . T8™
^cernente per mano piccola, dall’ossatura sottile d u ddle dita- Era una
coll’epidermide alquanto secca con, ^ “olli e toPifh‘> ypn manuali...
Era forse una mano Pm°Da ded‘ta a ]a- si nistra della Eusapia cdie sfoT T “e
c?gnita, - era la mente passando dal di dietro delhF™ 8 3 v,^llanza, e abil- Ea
posizione delle dita che mi sS'01 VM,Va 8 toccare?- vano a un tempo era appunto
questa feTt? 6 .reSpi,1"e- il pollice in addietro.. J ’ ® dlta minori m
avanti, d’aver colta la PalatinTTfrode1' ma ^ convmzione volendo
cerziorarmi della cosa non e,ne sono trattenuto p ,é ’l”"a ‘ ““ • *
- *»««.” ,X£2°,lr„S ; LE MIE PRIME IMPRESSIONI
199 appena accortasi del mio tentativo di analizzarne la
confor¬ mazione. Questi fenomeni mai abbastanza sicuri lasciano un’inquietudine
che confina con lo scoramento: quando e come premunirsi dalle burle?
* * * Le mie prime impressioni. In
sostanza, per me le impressioni di questa 1“ seduta si riassumono così:
1* Lo “ spiritismo , è un arruffio di cose vere e false, di automatismi e di
simulazioni, di fenomeni psicodinamici ancora inspiegabili e di puerilità
stupide, indegne d una 1 Intelligenza „ meno che fanciullesca o sciocca.
2» Vi sono stati jersera fenomeni reali, di cui non posso dire altro che sono
straordinari sotto il punto di vista della meccanica e fisica a me note : cioè
la levitazione del tavolo, i picchi e rumori lontani, l’ ondeggiamento e
gonfia¬ mento della tenda, il trasporto di oggetti ; e tutto ciò senza contatto
evidente o con contatto insufficiente di busa pia. 3° Vi sono altri fatti
subiettivi, dei formanti la ca¬ tena, i quali possono anche essere illusori od
allucinatoli. V Vi sono, infine, fatti in apparenza fraudolenti, la cui
esecuzione mostra una certa abilità (non potrebbe essere automatismo?)
nel medio. , 5» L’ambiente di un circolo spiritico, dato il metodo di
produzióne dei fenomeni, non è ambiente sperimentale, ina solo serve alla
semplice osservazione, lasciando a parte ciò che vi mette la curiosità ed
emotività dei presenti. 6- Il controllo esiste solo in quanto viene
continua¬ mente dichiarato nei momenti di calma, ma non si ha mai la certezza
che continui sempre e per tutti ì fenomeni. 7° La fantasia degli astanti
è ciò che da il colorito super¬ normale ad alcuni fenomeni (non però a tutti!).
Così avviene per le descrizioni talvolta macabre dei toccamenti, delle ca¬
rezze, dei soffi, delle ombre; cosi delle luci, della resistenza dei corpi'
mossi dal medio, dei picchi, ecc. La fantasia di certe persone si mostra capace
di dare interpretazioni le pivi di¬ verse: questa diversità nelle percezioni
dei singoli astanti 200 - - — ^Ritisho, ii “ «na
catena significa, r; ~~ ~~~ - - Sl tratta, dnnnnf Z. n ““Portanza delibi
senso volgare TcnJ>0, Sì>tsso di fenoL ®®6^0 ^sonale Psicologia
dell’ambienf!. d.e,ia P^ola, perchè” ì^S1C0}°Bici nel >si?ffiC8,U f *
^oSèavCt° 'JaJ,a non ven,Wo anei Pienti siTnn^f .essi ^ \n°go a
percezioni dw- da,Ia fredda osserv*0”1’ Je qaaIi> ove £B2£rsft e
,a feti comunica^0-® viene Wvolta^-f0®*0- Cosi 'o ™le fonti dalnasn r
sPJnticamente p, ■ Ml,|to a picchi »«». S"kit°, «WoSta n^ta * ì**1** S **»•*««•.
°ll'° »™ »» .(fai, , ?!,“ |X'r »PM» P;» ^ '•pene (c-e. s°na nuova (o LcJa finanza ed - p0'16 di
fenomeni • ^orttaS ?) '»™« »» ^ H'o». p™ Jte *“ » - fi.tr t
P«»3«) » tonai, sz“ fo„e p,^'4 ” Progrosso *"« Pi». !? S,"°“b™'
"«or. lo sì ff* «Min nelPosc ‘WS Statto”1', ■ »S"pi“„° ri
'«“«"«St r» Ziyr* mCrr* r ”e' '*“«?. inSSB?ta. ri|““ »» olSoS0
«or- ^on vi è origina)i(. J??8® UD? «poi-/ di ,Jn” to',la «antel-
sP^m’ssLzz ^pocedSint iè ^iSrrs ^ra"i"tóo»--»^a.sss»“s;sfc
LE 511 E PIÌI51E 13IPBEESI0XI 201 14" Lo
spirito famigliare “ Jolin King „ è ridicolo e stupido; esso ha una psicologia
analoga a quella del feticcio che viene adorato e... bastonato dal selvaggio
Negro quando costui ne vuole ottenere qualche cosa. L’impressione che fanno
uomini seri a mettersi dattorno ad un tavolo per sollecitale, plaudire,
incoraggiare ed elogiare un personaggio cosi grottesco e frenastenico come “
John King », mi è riesci ta penosa. Chiunque ha senso di dignità umana troverà
che la guida spirituale della popolana di Napoli sfigura in maniera
sconfortante quando si pensa agli spiriti %-ctor Doctor e Imperato r di
Staixton-Moses, alla Yolanda alla \\llaÀ a! ^ar^er e al I -ay-alì della
D’Espérance, al Leopoldo de a bmith... o anche alla sua imaginaria figlia,
Ratte Rina, della Cook. Rileggevo ieri l’altro Allan-Kardeo : ebbene, . '
obn ” deX essere uno di quegli spiriti inferiori, più o meno ignoranti, di cui
parla il legislatore dello spiritismo, di “oriz- •/onte morale e intellettuale
molto limitato, di perspicacia ristretta „. Ma “ John „ ama lo scherzo ed è un bonaccione:
non ha egli dato, traverso le nere cortine, una stretta finale di mano a tutti
ì presenti, meno che a me?... Ah no, non posso vincere il mio disgusto, nè
simulare una fiducia che non sento, ne adat tarmi a scendere, così, fino al
livello di una Eusapia... o d' un falso pirata che si protende
dall’Ombra... Questo e dunque, lo “ Spiritismo „ che deve rinnovare la
nostra coscienza religiosa, decidere dei destini umani, aprirci le porte dell
Oscurità immensa?... Buon Dio, da dove si comincia! Ma queste sono
le impressioni che io ho da una prima se¬ data-, ora, mi si dice che una sola
seduta è insufficiente a convincere ed anche a comprendere la fenomenologia me-
'ùamca. Mi si assicura pure da coloro cui confesso i miei du j fi su alcuni dei
fenomeni veduti, che anche ad essi è succeduto così, ma poi, seguitando a
vedere e a “speri¬ mentare si sono convinti di tutto. Ecco: per adesso dico
soltanto che del vero, e più di quanto credevo fino ad oasi c e in questa
mediumnità della Paladino; può anch’essere che io finisca, osservando in buone
o migliori condizioni, a ritenere tutto o quasi tutto veridico, ma non mi so
capa¬ citare che diverrò mai “ spiritista „. Stiamo a vedere.
Benova, 18 maggio 1901. LA SECONDA SEDUTA (1!) faggio
1901). Inizio e sintesi della seduta. Ja Lusapia^Ho
saluto che^’ C"'C°'° prima che giungess ]TS daf,a s'8‘norina Bey e cheT*
•S°/Te-liata «morevol Quando Kapia £555"*““ pertiJ1^K
nosTrogl-^ Pfr convincermi Che nulla not^ ln7ltato ad esaminar^
K'SLtirs tzr asa «** Vnlf- ° deDtro iJ lau.stoi ' C0Sa P°trebbe celare
sotto Sst^SSSiwriB ® ir COME 8* INIZI ANO LE
SEDUTE 203 Esamino anche fuggevolmente i riflessi
rotulei • ma Eusapia, ohe non sa ancora chi io mi sia, non vuole indagini di
me¬ dici sul suo corpo, e per di più è sempre diffidente ^ circa allo eose di
cui ignora 0 non comprende la ragione: si inal¬ bera e non mi permette di
proseguire. Anche alcune mie do¬ mande, rivolte a meglio conoscere il suo
passato e le sen¬ sazioni che prova nello stato di “ trance „, non son meglio
accette : qualcuno dei presenti sembra, anzi, poco propenso 'a lasciarmi
proseguire, ed io, per ieri sera, ho fatto di neces¬ sità virtù,
ripromettendomi di indagare con maggiore pru¬ denza, o quando sarò liberato da
ogni espressione ostile di diffidenza “ spiritistica 01 La seduta è
incominciata senza molti preamboli alle ore - l,o . . ed ho visto che gli
esperimenti non sono preceduti da alcun rituale come avviene, secondo le
informazioni date a stampa, nelle riunioni spiritiche di Inghilterra, d
America, e anche di Germania e di Francia. Questo cerimoniale ìmziatono, che
consiste in preghiere od in canti di genere sacro, tara parte della tecnica
spiritica nei circoli strettamente adepti alle dottrine pure dello spiritismo
sistematico, e sopratutto alle varie sette o congregazioni in cui la grande
corrente, venutaci dagli Stati Uniti or sono cinquantanni, si e divisa. Gii
spi- ritisti-kardechisti, i cristianeggianti, gli illuministi, seguitano nelle
abitudini trasmesse loro dai primi propugnatori e se¬ guaci dello spiritismo:
ogni seduta tipica, avendo per iscopo la evocazione di spiriti di morti, deve
per tradizione e per soddisfacimento dell’istinto atavico di evemerismo
condurre ad un rito esoterico. Qui, invece, siamo m un Circolo di studi
psichici, e procediamo avanti nella “ ricerca » senza forma¬ lità ritualisti
che tradizionali o settarie. E un'altra osservazione faccio a riguardo
della fenome¬ nologia spiritica di Eusapia: niente musica, niente canti ne
suon! durante la seduta; ma, o il silenzio più completo da parte del medium e
dei presenti, tutti in attesa del feno¬ meno . o un parlare confuso, un
discorrere senza senso, un interloquire a vanvera di tutti gli incatenati
attorno al tavolo, ogniqualvolta il ‘John,, esigente ed impetuoso sempre, batte
i sacramentali quattro colpi che vogliono dire: Parlate.... Sta per aver luogo
una manifestazione V Si ordina tipto- lomcamente di “ parlare „. E quanto più è
grande ordina¬ riamente la babele delle lingue, quanto piu disordinata e confusa
è la miscela di parole o frasi prive di senso e di coerenza che ciascuno dei
presenti immette nella conversazione, tanto più varia e più intensa appare la
fenomenologia eusapiana. 204 PSICOLOGIA E SPIRITISMO,
II Adunque, per la Paladino il cicaleccio degli assistenti sosti¬
tuisce il suono del pianoforte o la salmodìa, eui ricorrono altri medii per
produrre i fenomeni. E tale abitudine non fu già presa — me ne accorsi l'altra
sera e piti me ne sono persuaso ieri sera — per distrarre la attenzione dai tiri
che il medio potrebbe giuocare alla assistenza. La prima volta ho avuto anch io
questo dubbio, e sono partito da via Giustiniani poco soddisfatto della parte
ingenua di cicalino cui io stesso mi ero prestato, anzi addirittura furibondo
di non aver forse ba¬ dato ai fenomeni che durante quello stupido esercizio
erano accaduti sotto i miei occhi. Ma, in realtà, i parlanti non ne sono
distratti, perchè non seguono col pensiero le frasi sciocche e insensate,
talvolta i semplici ritornelli in tralalarà. che dicono a mezza voce, a fior di
labbro : qualcuno, per di più, continua a tacere e ad invigilare. Si tratta,
adunque, non di un sotterfugio, bensì di una necessità. Gli spiritisti affer¬
mano che quel chiasso agisce come stimolo sul medio ecci¬ tandone la proiezione
di “ fluido „ : e questa opinione non ha nulla di contrario alla fisiologia
normale, poiché sap¬ piamo che tutte le funzioni effettuantisi a scariche (p.
es., la sessuale) hanno bisogno di uno stimolo, di cui costituiscono un
reflesso. Anche nella sfera psichica certe attività non si sprigionano senza
una opportuna stimolazione : Lombroso ha dimostrato che in moltissimi uomini di
genio l'estro poe¬ tico, l’opera d'arte, l’elaborazione pressoché automatica
delle imagi ni e delle idee avvengono solo in determinate condi¬ zioni di
luogo, di tempo, di temperatura, di abbiglia¬ mento, ecc. ece.. sino ad aversi
esempi dei bisogni più stra¬ vaganti (v. L’Uomo di genio, passim). Ora, a mio
avviso, 1 attività medianica può benissimo richiedere un analogo determinismo
fisiopsicologico per esteriorarsi : le stimolazioni acustiche, siano musicali,
siano rumorose o chiassose, arri¬ veranno ai centri psicomotori del medium e ne
ecciteranno la esteriorazione di forza. Ma quel comando del parlate', che
generalmente prean¬ nunzia un fenomeno di rilievo, può anch'essere derivato da
una associazione originaria fra gli inevitabili momenti di disattenzione dei
formanti catena e la produzione di dati eventi medianici. I toccamenti di “
Invisibili „ sono fra questi; e così ci sono pure, da quanto ho già veduto, i
trasporti di oggetti. Si ha insomma un fatto di autosuggestione : i medi hanno
bisogno di credersi non invigilati, lasciati cioè alla loro spontaneità, e quel
cicaleccio li illude. Può anche essere che si illudano al punto (la Eusapia,
forse) da ritenere che gli RIASSUNTO PEI FENOMENI „
OSSERVATI 205 assistenti dirigano minore attenzione al
procedimento del fe¬ nomeno, e chi sa? anche alle manovre fraudolente che i
medi stessi sono tratti più o meno inconsciamente a fare quando sono stanchi o
quando non sono in vena di dare “ belle „ ma¬ nifestazioni. Ad ogni modo, io
starò attento ; e se mi accor¬ gerò che, cicalando o discorrendo, cesso
dall'esercitare tutta fa oculatissima sorveglianza che mi sono proposta,
tacerò. Durante la seduta io ho preso il “ controllo „ dapprima alla
sinistra della Eusapia. Poco dopo mi sono sentito toccare e premere fortemente
fino al dolore, nella regione lombare destra : ora, non è stata la mano
sinistra di Eusapia che tenevo nella mia, nè credo che il vigilatone di faccia
(il signor Bantle) abbia lasciato libera la destra di lei. Il fenomeno mi ha
colpito assai, perchè sono sicuro che la mano o corpo toc¬ cante e premente
veniva dal di dentro del gabinetto e ad una certa distanza dal fianco di
Eusapia: veniva, anzi, co¬ perto dalla tendina nera. Poco dopo sono ritoccato
più volte, la tenda mi viene gettata addosso : ed io so che tengo sempre la
sinistra del medio : come avrebbe essa potuto adoperare la destra, anche se libera,
portandosela dietro al dorso, dietro alle spalle dalla mia parte, e spingere o
lanciare la stoffa pendente dnU’interno del gabinetto nero? E inespli¬ cabile!
Or bene: in condizioni di sorveglianza che a me son parse sicure, i fenomeni
hanno seguitato per un pezzo: moti convenzionali del tavolino (tiptologia),
toccamenti a me e ad altri, colpi formidabili sul tavolino, apparizioni di
forme lu¬ minose a mezza luna (?, che io però non ho veduto), picchi sulle
seggiole, oscillazioni e sollevamenti totali del tavolino. Passo al
controllo di destra, e le cose camminano ancor più intensamente: — toccamenti
sincroni, moti e strappi alla mia seggiola, carezze e scherzi di mani
invisibili coperte dalla tenda, correnti di aria fresca, svolazzamenti di carte
non toccate, trasporto di oggetti distanti dal tavolino (un can¬ deliere, un
calamaio, della ceralacca, eec.); poi, alzamento del tavolo, trasporto in giro
di una seggiola attraverso la catena, moti spontanei della pesante tavola
situata a destra del medio, suono spontaneo della chitarra appesa .al muro,
tintinnio di campanelli, e contemporaneamente sempre mani che palpano me; indi,
vista di un globo oscuro (una testa?) che s’accostava al vigilatore di
sinistra, un batter di mani per l'aria, rigon¬ fiamento della tenda, e finali
strette di mano concesse a tutti attraverso la tenda da un personaggio
invisibile (John King) come per dire è ora di chiudere!...
206 PSICOLOGIA E -SPIRITISMO, 11 La tecnica delle
esperienze. Rimango ferino nelle stesse impressioni che mi hanno fatto le
“ esperienze „ della prima seduta: 1. La tecnica dello “ spiritualismo
sperimentale „ (?) è assurda, anorganica, non scientificamente sistematica,
puerile. 2. Sembra che i mezzi eoi quali si ottengono i feno¬ meni —
tavolo, mani in catena, oscurità o semioscurità, luce rossa e simili — siano
divenuti una maniera sistematica di tecnicismo empirico, più per cattiva
abitudine o per mimetismo irriflessivo, che per vere esigenze dei fenomeni
stessi. Una grandissima parte di queste pratiche o manovre è stata im¬ maginata
da persone poco colte e di intelligenza inferiore alla media. Nessun vero uomo
di scienza, accingendosi a provo¬ care sperimentalmente dei fenomeni così
importanti nel loro intrinseco valore, avrebbe ideata una tecnica così grossolana
e bizzarra come la “ spiritica „ . 3. La tecnica non ha metodo, nè regola
: finora sembra a me che si proceda a seconda del capriccio dello “ spirito „
che figura quale agente occulto, o meglio del subcosciente atassico della
medium. 4. Una certa parte delle raccomandazioni o imposizioni tecniche —
aumentare la luce, fare oscurità, parlare o tacere, stare in catena o non
starvi — pare sia fatta per una in¬ tima e misteriosa ragione (apparente), ma è
fatta sempre o quasi sempre: «) per preparare gli astanti a mettersi in
condizione aspettante ; — 6) per produrre su di essi sor¬ presa e meraviglia; —
c) per provocare fenomeni insoliti e importanti... Ma questi, una volta
prodotti, possono gene¬ ralmente, ad eccezione di pochi, essere ripetuti in condi¬
zioni affatto opposte, in luce od in oscurità, fra il silenzio o fra il
tumulto, ecc. Tnsomma, nessuna rigorosa applicazione del determinismo
sperimentale. 5. La “ catena „ non influisce sulla crescente produttività
di fenomeni in una serata: direi anzi che se in principio è mantenuta
scrupolosamente da tutti, medium e astanti, diventa poi sempre più lassa,
discontinua, e alla fine inu¬ tile e superflua. Nella ultima parte della seduta
i fenomeni avvengono anche se regna nella catena e nella sala il più completo
disordine. L'assistenza. Lo stato mentale dei presenti. 1. La
presenza di spiritisti convinti nella “ catena „ formata attorno al medium non
è il solo fattore della pro¬ duzione dei fenomeni più straordinari. — Questo è
contrario a quanto dapprima supponevo. L’ esserci vicino alla Paladino
dei credenti come la si¬ gnora R. o degli increduli nello spiritismo come me,
non influì jersera sui fenomeni. I più belli e i più numerosi sono avvenuti con
me, fossi a destra o fossi a sinistra del medium : il che finalmente mi ha
addimostrata la realtà dei fenomeni stessi e, fino ad un certo punto, mi ha
attestata la loro sincerità. Credo che nessuno si sia mai accinto alla
osservazione dei fatti spiritici con maggiore scetticismo del mio; eppure,
debbo riconoscere che i miei sospetti erano eccessivi. Anche aguzzando occhi e
orecchi se siamo in mezza luce o in pe¬ nombra. anche esercitandomi ad
analizzare intensamente le minime sensazioni di tatto, i minimi atteggiamenti e
sposta¬ menti delle mie membra (senso muscolare di sforzo e di spazio) se siamo
in ombra completa, io non riesco a negare questo fatto semplicissimo: — il
tavolino si alza e si muove senza alcun contatto, senza spinte da parte di
Eusapia. — Ho un bel dirmi attento che ti inganna ; ma se l’inganno non riesco a
scoprirlo, come debbo concludere? 2. Tutti noi (anche gli “ spiritisti „)
eravamo manifesta¬ mente nella più seria condizione di mente per osservare e
annotare i fenomeni. La sola persona che ha avanzata una in¬ terpretazione
troppo spiccatamente spiritica (lasignoraR... che ha creduto riconoscere nelle
carezze di una mano “ fluidiea „ quelle della propria madre) non ha ottenuto
alcun assenso dalla riunione: quella interpretazione è stata — per tutta la
seduta un fatto isolato. Forse da chi crede si ha delicato riguardo al mio
scetticismo , che si vuol vincere per logica naturale degli eventi e non di
sorpresa? 3. I più scettici, io e il signor Ferraro, non eravamo i meno
stupiti dei fenomeni. Io posso garantire d’avere serbata la più completa serenità
di spirito anche in mezzo alle stra¬ ordinarie manifestazioni spiritiche in cui
ero preso di mira: 208 PSICOLOGIA E SPIRITISMO,
II ho esaminato tutto attentamente, freddamente: non ero nè
commosso, nè impressionato in qualsiasi altra maniera, quan¬ tunque i
toccamenti siano tutt altro che piacevoli per un novizio e da essi io abbia
riportata dolentezza ai lombi. 4. Sono certo, arcicerto di avere
osservato bene, di non avere subito allucinazioni, di avere avuto percezioni
reali, sane, obbiettive, tanto tattili e termiche, quanto acustiche e visive: i
miei sensi erano in perfètta normalità (direi anzi che. sebbene miope, la mia
vista dopo lunga abitudine alla semi¬ luce ed oscurità s’era fatta più acuta);
la mia intelligenza ragionava con logica serrata e ferma; sono stato presente
con la mia coscienza piena, lucida e quasi direi intensificata, a tutti gli
avvenimenti veramente memorabili della serata. Dunque, ho sentito, ho visto, ho
udito, ho toccato Con tutta la normalità fisiologica e psicologica di cui sono
capace. 5. Di tutti i presenti alla seduta e partecipanti alla ca- tena i
signori Per raro e Bau tl e sono freddi e calmi osservatori: il prof. Porro si
lascia un pò* troppo presto portare alle espressioni di meraviglia; il dottor
Venzauo è ammirabile per la calma con cui tutto annota, sebbene quando i feno¬
meni lo toccano mi sembri molto facile alle emozioni ; più ancora emotivo è il
marchese Da Passano; la signora Iter è portata alla parte
mistico-trascendentale dello spiritismo puro ; il signor Peretti è da lungo
tempo un convinto, os¬ serva e non discute; il sig. Schmolz ha, dicono, qualche
forza medianica, è pure un convinto, ma è alquanto emo¬ tivo ; il signor
Avellino ha presa fin qui poca parte, quasi mostrandosi oramai sicuro della
realtà dei fatti paladiniani e per ciò lieto del successo : ma tutti questi
signori avendo partecipato poco finora alle esperienze, non ho avuto occa¬
sione di studiarne la psicologia. Nessuno però intralcia il corso delle
manifestazioni con inopportune inframettenze, nessuno si assume di fronte a me
l’ufficio, che mi sarebbe antipaticissimo, di “ cicerone „: ognuno è lasciato
nella più completa libertà di interpretazione su ciò che succede.
Nell’insieme 1 ambiente è adunque propizio a bene osser¬ vare (non dico a
sperimentare, ma ciò dipende dalla prefis- sata tecnica delle sedute): — se vi
è gruppo spiritico in cui la veridicità e serietà dei fenomeni potranno
mettersi fuori di contestazione, a me pare questo. E in complesso sono sodis¬
fatto di farne parte: un altro ambiente avrebbe forse sve¬ gliata la mia
diffidenza. * * * Il
medium 1. La Paladino si occupa specialmente, anche troppo, del
controllo : essa prevede abbastanza spesso che avverrà “ un fe¬ nomeno „, e si
mette e fa mettere gli altri nelle condizioni che le sembrano opportune, non
già per il metodo o pro¬ cesso di produzione del fenomeno stesso, ma per la
vigilanza, affinchè la manifestazione abbia un po’ dello spettacolo. 2.
La Paladino è più furba di quanto appaia ; è vana, perciò tiene molto al
successo dei suoi esperimenti; è abile nel preparare l’animo dei suoi
spettatori... Ma dopo questa se¬ conda seduta essa non mi sembra tanto capace
di ingan¬ nare, per lo meno coscientemente, ad ogni costo e pei" in¬
veterata ciurmeria come da certuni si crede: è una buona donna, nella pura
espressione del termine. 3. Le sue smanie durante la prima parte della
seduta, quando non avvenivano fenomeni, mi sono sembrate sincere; invece ho
osservato, non senza meraviglia, che il successo brillante dell ultima parte
non l’ha eccitata nè allietata : è vero che in allora era stanca, e sopratutto
in condizione più inoltrata di autoipnosi. Osservando bene la mancanza di
manifestazioni durata iersera per più di un’ora, ritengo che ad Eusapia
accadesse di non poter entrare nello stato medianico per un impedi¬ mento
fisio-psicbico non dissimile da quello che toglie il sonno a ehi vuol dormire.
Tutte le persone che hanno sof¬ ferto d insonnio (ed io, purtroppo, sono fra
esse) sanno per prova che cosa sia l’agitazione smaniosa da cui sono prese al
non sopraggiungere della desiderata incoscienza. Ora, Eusapia riproduceva
iersera davanti a me questo noto quadro: se ne deduce facilmente che la
medianità è legata indisso¬ lubilmente agli stati auto-suggestivi di sonno ; i
medi sono soggetti che si ipnotizzano da sé. 4. I fenomeni mi paiono
prodotti dalla Paladino senza cor¬ rispondenza assoluta colla profondità o fase
del suo stato di t lance. La tavola del V isani-Scozzi è affatto teoretica, e,
per quanto ho visto in due sedute, erronea : non mi risulta vero che a determinati
stati medianici (ipnoide, catalettico, ecc.) corrisponda sempre una data serie
di fenomeni. Questi se- Morsklu, Psicologia e spiritismo. y guitano
a prodursi senza regola, tanto in estasi o trance quanto in veglia : quando la
Paladino La prodotto lo spostamento della mia seggiola, era pressoché sveglia ;
non era in son¬ nambulismo quando mi ha fatto vedere il globo oscuro nel
chiarore della porta; la “ levitazione „ del tavolo ha luogo anche senza ipnosi
o altro stato consimile del medio. Quindi tutta la teoria o costruzione del
Visani-Scozzi cade da sé. A schiarimento di quanto dico, riporto in
succinto la tabella dell egregio psiehieista fiorentino, cui egli dà questo
titolo : Condizione psico-nervosa indotta e modificata per suggestione
mentale da Intelligenze extraumane nel medio , (La Medianità, 1901, pag.
392-3). I- Veglia ' Medianità intuitiva, — parlante, — a effetti 1
fisici di moto IsnORfn.TnAnlr, rii 1 Medianità intuitiva. —
parlante, — scrivente, 11. I retinosi tiptologica, - a effetti fisici di moto
(spo- 1 stamento di oggetti), — id. di rumori. ' Medianità
parlante, — scrivente, — tiptolo- gica, — a effetti fisici di moto
(spostamenti, levitazione, trasporti), ... di rumori, . di luci, a
materializzazioni precarie par» riali, tangibili e visibili. Medianità
tiptologica, — a effetti fisici di moto (c. s., più la levitazione del
medio),... di rumori, ... di luci, — a materializzazioni precarie
semi-integrali, tangibili e visibili, — a dematerializzazioni (apporti?).
Medianità tiptologica, — a effetti fisici di moto, ... di rumori, ... di luci
(c. s.), — a ma- V. Letargia terializzazioni precarie integrali
'tangibili, l Visibili o nnrlanH - o * _ • visibili e
parlanti, — a materializzazioni parziali permanenti, — a dematerializza¬ zioni
(apporti). La progressione dei fenomeni medianici sarebbe completa
e in buona rispondenza simmetrica con le presupposte fasi r 'fi”08-1 £ia '
Stabilite dallo Charcot e dalla sua scuola. Ma gli ultimi studi di ipnologia
hanno provato che la successione ° s“a“ catalettico, letargico e sonnambulico
era un prodotto artificioso e raro di suggestione sulle grandi isteriche della
Sal- petnere. Oggidì si sa che gli stadi ipnotici sono ben più nume¬ rosi e
vari; e massime in riguardo della medianità le ricerche del colonnello Dk
Rochas (Les états profonde ... et superficiels de l Ht/pnose) hanno reso le
cose assai più complicate che non creda il V isani-Scozzi. Il De Rochas,
infatti, descrive nei suoi _ lr0RZI DEL medIdm E prodi APPARENT!
211 soggetti un succedersi multinln w; „<.„*• ir • nambulismo,
letargo, che sarebbe ^ a^enu Jl catalessi, son- basti il fatto che la ‘ mediati
nf. -PP° lun»° «Produrre; ma la gradazione iniziale, bensì la nifi \uP "
I,on è già, secondo lui, se non i soggetti che ’si sciolgono da JnY r" T
vi arri' ano **P“ "j. proSnto? cmSS SiSSSr,“* coi ,,,U»
E"- troppo, anche della correlaz”oLq fri fe Vl8A^'Sc0ZZI ^ ““ P«
dianici) e stati superficiali n „? f ■ fe“°“e“‘ spiritici (= me- descntta
dall’insigne psichieista francò d® a lpnosi- qual’è del mediumfmó0»“,“e
ques^Mn i"%“ “”l!re' d* P*«e contrazioni muscolari (talvolta i,v -è
soItanto «velato dalle quasi costanti) ; è ad °S»i modo, di Eusapia
quando si accinse a rP •*? n6 conteg’«o generale festazioni , dell’ipotetico Al
di là In^orf * *“? “ ma,li- una vera frenesia- sosnim ln a ora essa è presa
da geme, si lagna, emette esclamai g l8’ respira affannosamente,
cini, si stira, reclina la fP-.fn a e mam dei suoi vi- spalle dei
vigilatori si abbandnn ^ r*0 fin° a toccare le io v.d„„ ’rr* che a'
tanta soffra folororissi^cT' S°n-° -rÌmast° «5*o ,emb6™sr„?i4 tr^ST
r' dino in frode dueo'tre volte^du'n ? P*?*0 di trovare la Pala¬ la mia
attentissima osservazione ^ & S®co.nda’ nonostante dezza (che dà tanto da
faro oli V mia lnesorabile fred- anche nella semioscurità, glf oe3^fi«i « qg“le
ha sempre- ho potuto scoprire nessu/ nganno o n r lo' *“* Ì0 ‘10n sono nescito.
Ma ciò basta a ’ ’ pel, 0 meno> 11011 ci 7. E ben pensando^ “1 8 qualche
gherminella V della mia mano posta sul nari / i'6 j°Pj° d nuovo
toccamento toccamento comiduto iersera 1 d6Stro della Paladinp. ~ della prima
sera, anzi' dirette toCd-f™*”0 dÌV6rS.a da ciuella io non ho più i] diritto d;
' e dìta m senso inverso, — analogo del 17 maggio doveP nTer ^ nel tosamento og
0Ve nn eia apparsa un’abile ma- I novra. Inoltre, ieri
sera, io vedevo abbastanza distintamente U braccio sinistro della Paladino
tenuto sulla tavola dalla sia.' Rey, mentre la destra era da me controllata,
eppure, sono stato toccato. Supporre che la Paladino 1 abbia tatto col piede è
assurdo : e poi ciò che mi toccava anche questa volta era proprio una mano, con
dita a segmenti articolati, con polpastrelli, con falangi corte e lunghe, non
già un corpo ^Dunque, per un qualsiasi supposto agguato n<d toccamente
di una mano posata sulla testa di Eusapia, debbo lealmente ricredermi : - per
lo meno, l’estremità organica da me pei ce¬ rata ieri sera è stata realmente “
fluidica „ (cito il termine consacrato dal linguaggio spiritico senza
discuterne e tanto meno adottarne, per ora, il significato). . 8. L’altra
frode che ho creduto scorgere la prima seia nello spostamento della seggiola di
Peretta è di altro genere. Pino a dimostrazione del confrano, seguito a.
credere che il prolungamento che ho visto partire dalla spalla della al¬ dino era,
proprio un braccio, ossia un membro (sebbene co¬ perto, mi parve, dagli abiti o
da una stoffa nerastra) costi¬ tuito anatomicamente. Il movimento di sforzo che
gl mò compiere nel tirare indietro e a sè la seggio a u que o un vero arto
umano composto di ossa, muscoli, enc ini, e funzionante in modo normale.
Che cosa pensarne 9. Jersera invece il movimento della mta seggiola,
assai più complicato e straordinario di quello del Peretta, è avvenuto (ne sono
certo, fermamente convinto) senza intervento del braccio destro (anatomico)
della medium, perchè io lo tenevo colla mia mano sinistra, lo sentivo contro il
petto, e non 1 ho abbandonato un istante. Quanto al piede destro della l a a
dino. esso era sul mio sinistro e non mi ha lasciato mai inoltre, come fare salire
una seggiola su di un tavolo e come farnela discendere con un piede calzato,
senza un imma^i- nabile acrobatismo di tutto il corpo che invece era fermo
. Resta l’ipotesi enunciata dal Richet e dal Lodge che io abbia anche la
sera del 17 visto un bramo radiante o fluì; dico In tal caso bisogna supporre
od ammettane ohe ì prolungamenti del doppio contengono tutti i caratteri mo
foloaici e fisiologici delle membra reali; e che un traccio- animico non si
distinguerà, ai nostri sensi: da uno > £ mica ! A pensarci su, c’è
motivo da restare muti e sbalordita. Quel braccio aveva però anche tutte le
situazioni SP®C1* 1 " ' significherebbero un furbesco giuoco di ®
P°r“J dovevo vederlo proprio io, di faccia ? perchè in tutti gli altri
spostamenti e nelle azioni a distanza questi bracci ani¬ mici non si veggono ?
.... Regna nell’ insieme dei fenomeni medianici il più grande disordine, sicché
sembrano Feffetto di una volontà instabile, bizzarra, tutta ad impulsi... Altro
che “ Intelligenza „ coll’ » grande ! Mi sembrano intelligenze appena uscite
dalla fase bambinesca o ritornate alle scem¬ piaggini e agli arruffamenti
sconclusionati di un sogno. * * * I
fenomeni. 1. I fenomeni della prima metà della seduta sono stati insignificanti
: quelli dell'ultima ora, dalle 1 1 alla mezza¬ notte, addirittura
stupefacenti. 2. I più straordinari dei fenomeni sono avvenuti a me ; e
furono in parte di indole meccanica, e quindi percettibili e udibili e visibili
da tutti : in parte di indole che dirò fisio-psicoloyica, perchè colpivano i
miei sensi, ed io soltanto li ho percepiti. 3. I fenomeni meccanici o
fisici consistettero precipua¬ mente nei moti del tavolo, nello spostamento di
oggetti, nel¬ l'avanzamento della grossa tavola che è venuta a battere, come un
ariete, contro le mie spalle... In sostanza, sono i medesimi che si veggono
descritti in tutte le sedute della Paladino. La loro straordinarietà sta : a)
nell’avvenire senza contatti o con rapporti insufficienti con la persona del medio,
e sotto la vigilanza più completa ; b) nell’avvenire a distanza talvolta
abbastanza grande dalla persona del medio. 4. Parlo delle mie percezioni
: a) Ho sentito toccamenti sul fianco, gli uni delicati e carezzevoli,
altri più grossolani ; i primi mi parvero perciò di mani leggere, gli altri di
mani pesanti. Un pigiamento sul fianco destro mi ha lasciato dolentezza per
circa un’ora (vi soffro di nefralgia). Ho anche sentito lo strisciamento di una
mano invisibile sulla testa, sulla schiena , sulla faccia. bj Mi si è
nuovamente fatto toccare da una mano spiritica nuda o carnea, ma diversa da
quella della prima sera. La differenza fra le due mani era notevole : la prima,
quella del 17, era femminile, o almeno mi parve tale, e sospettai, come ho
detto, che fosse di Eusapia ; per contro jersera era una mano vigorosa,
più grossa, maschile, a dita forti, a gesti risoluti: quando ho tentato di
avanzare per meglio sentirne le forme, essa mi ha respinto fieramente!...
c) Mi hanno messa la punta di un dito nella conca del padiglione auricolare di
destra (la mano della medium era nella mia, e a destra avevo il signor Ferraro
sul cui contegno sono sicuro). E mi si è anche preso l’orecchio si¬ nistro fra
le dita di una mano. d) Mi si è sottratta di sotto la seggiola, cosicché
sono stato costretto ad alzarmi; e poi mi si è tirata la giacca per farmi
risedere sulla seggiola ritornata al suo posto. e) Mi si è battuto
amichevolmente sulle spalle, sul dorso, e anche sulla testa con tre colpetti
diversi, come di approvazione a giudizi (benevoli) che esprimevo sui
fenomeni. f) Ho sentito, propriamente sentito, sulla mia regione
occipitale, sulla nuca (si badi che sono, purtroppo, abbastanza calvo), non che
sulle orecchie prima destra poi sinistra, una specie di ventilazione come d’ala
di uccello : ho avuto la netta percezione di avere un grosso ma domestico
uccello, per es. una tortora o un piccione, sul bavero dell’abito, che eolie
ali mosse mi ventolasse la testa. Il signor 1 erraro mi ha detto che in quel
momento io avevo un che di biancastro sul collo, dietro della testa. Non
eravamo nè l'uno nè l’altro commossi: meravigliati, sì, ma freddissimi
osservatori. Non era un’allucinazione, ma poteva ben essere un’illusione dei
miei centri cerebrali eccitati : forse un’allucinazione veri¬ dica ?... Ma fino
ad ora il materializzarsi di entità animali è dubbio ; e poi eravamo in quella
malaugurata mezza oscu¬ rità e bisogna stare in guardia... g) Ilo visto
nettamente, quantunque nella semioscu¬ rità, un candeliere trasportato
medianicamente, inchinarsi, spostarsi, ballare sul piano tutto biancastro e
visibilmente libero del tavolo : nessuna mano lo toccava. La Paladino era in
quel momento controllata da me. h) Attraverso una tenda, dietro alla
quale, essendo essa alquanto sollevata, si vedeva il vuoto (alla piena luce di una
lampada a reticella Auer un po’ consumata), ho sentito chiaramente una stretta
di mano : la mano mi è parsa grossa, robusta, come di un uomo dedito a lavori
grossolani, e mi ha afferrato e compresso la punta delle quattro mie dita fra
le sue dita minori da una parte ed il pollice dall altra. Ci si vedeva
chiaramente anche a leggere ; e guardando la tenda mentre mi toccava, io ho
scorto coi miei occhi formarvisi delle pieghe come attorno ad una mano reale.
Inutile dire mm un’apparizione ri forme , 215
cltó sollevata in quell’ istante la tenda, nulla c era di dietro: « ,-he
la Paladino era ferma al suo posto. Anzi, per arrivare a toccare la stoffa
dall’altra parte , io mi sono levato mezzo da sedere e ho passato il mio
braccio dinanzi alla medium. Apparizione di un “ globo oscuro „
(testa?). rOnesta figura sferica ei è apparsa più volte neUe sedute ili
Eusapia : sono in generale i due vigilatoti che se ‘.'l ve4°f° aPp?Pg’ ® nello
spazio interposto tra essi, al davanti o dai lati di hnsupiaj. i)
Ho visto un globo oscuro partire due volte dallo spazio fra la testa della
medium (che allora si appoggiava contro lamia) e quella della signora Rey poste
in ombra: il globo si è proteso due volte fino a metà e più della tavola, con
direzione evidente verso il signor Ferraro. Anche qui non ero allucinato, ma
percepivo nettamente e calmamente il feno¬ meno : ne sono stato, si capisce, un
po’ commosso, giacché in fin dei conti non sono casi di tutti i giorni, ma non
ho perduto un solo momento la tranquillità dello spirito. Ho su¬ bito
dichiarato alla Paladino che quel globo mi pareva dato dalla tenda nera
disposta attorno ad un che di rotondo, che io paragonerei ad un cocomero più
che ad una testa: in avanti era a contorno tondeggiante, in dietro, verso la
sig.*Rev, si continuava nell’ombra e forse nella tenda. Questo globo,
l’aleggiare di un uccello (?) sulla mia testa, le strette di mano attraverso la
tenda, sono i fatti che mi hanno jersera più colpito : tutti e tre erano reali,
veri, sicuri, come sicura è la esistenza di ogni oggetto esterno che colpisca i
nostri sensi della vista, del tatto e della termoestesi. k) Ho udito
anche dei rumori, come di piccole mani che applaudissero. I miei compagni
dicono che erano schiocchi di dita, e anche a me hanno poi fatta questa
impressione; ma li ho uditi poco, prima perchè erano deboli, poi perchè mi
giungevano in quel momento le esclamazioni della signora Rey. l) Ho
sentito del vento sulla gota destra, sulle mani, ma è stato fenomeno
passeggierò, direi quasi abortivo. Ve¬ niva dalla tenda nera posta alla
distanza di circa 80 cm. da me, ma cessò subito. Non era prodotto da differenze
termiche delle mani o delle persone vicine: neanco era pro¬ dotto da fiato ,
chè la superficie percorsa dalle variazioni termiche era troppo grande, e la
testa della Paladino era lontana e con la faccia rivolta altrove... Mi son
ricordato che anche il Crookes sentiva questa corrente di k freddo „
sperimentando con l’Home. Eppur si muove ! La storia dei *
tavolini battenti, danzanti e parlanti „ è oramai vecchia : per lo più gli “
Invisibili del mondo ultra¬ umano e ultraterrestre „ comunicano con i vivi
mediante l’a¬ gitarsi ed il sollevarsi dei mobili. Potrebbero gli “ spiriti „
dei trapassati, o quegli altri enti spirituali erratici di inde¬ terminata
natura, che gli occultisti e anche certi spiritisti imaginano al loro posto,
potrebbero, dico, muovere altri oggetti che non mancano nelle nostre case dove
la civiltà ne accumula ogni giorno in numero sempre più grande, di forme sempre
più varie e di uso ognor più diverso: ma il “ tavolino „ resta lo strumento
intermediario per eccellenza tra l’Al di qua e l’Al di là. È il retaggio delle
Fox che si I TAVOLINI PICCHIASTI E PARLANTI 217
perpetua: la tavola da pranzo di Hydesville e Rochester ha figliato una
innumerevole caterva di quadrupedi lignei semo¬ venti e a gesti intenzionali,
quasi intelligenti. Io li chiamerei gli “ altari „ di un novello culto, se non
sapessi che oggi lo spiritismo-religione sta fallendo e che si va smarrendo la
fede nei messaggi degli “ spiriti „ mediante i tavolini. L’al¬ tare è stato
profanato dalle mani scettiche dei fisici, fisio¬ logi, psicologi e alienisti
che vi si sono posate su con aria spesso di scherno, sempre di dubbio ; e il
rito ha perduto il suo carattere di spontaneità: esso è divenuto un’arma di
combattimento, l’arco e la fionda dello “ spiritismo „ ; esso è oggi appena un
mezzo di prova, un apparato tecnico di sperimentazione. Adesso il tavolino si
muove per convincere, e lo fa con un’ostentazione sistematica di polemista
ansi¬ mante e collerico: les Dieux s'en vont. È interessantissimo lo
spettacolo di quel mobile ligneo che dal principio alla fine delle sedute di
Eusapia non ha mai requie; e siccome si muove a piena luce e al buio, lo si
direbbe un essere privo di sonno. Ma ecco un’osserva¬ zione curiosa: il
tavolino non si muove solo per dirci qualche cosa, o per esprimerci qualche
pensiero, no : — in principio e anche in seguito lo si vede agitarsi e scuotersi,
lo si ode fremere per di dentro, senza una ragione al mondo: — è “John King,
che si avvicina e che si vuol far sentire pre¬ sente? Niente aifatto. Guardando
l’aria sorniona che si di¬ pinge in volto alla Eusapia quando è avvenuto il
movimento, e quando l’osservatore, che essa vuol guadagnare alla sua causa, fa
mostra (come io ho fatto più volte) di non accor¬ gersene e di non dare
importanza al “ fenomeno „ , si com¬ prende subito ehe il movimento ha soltanto
significato in sè e per sè: realmente “John, non può voler dir nulla con quelle
oscillazioni, ora in un senso ed ora in un altro, ora su due zampe ed ora su di
una sola, a destra o a sinistra, per 0 lungo o per traverso. E poi, ehe
contenuto intellet¬ tivo ha la stessa levitazione del mobile? Nessuno; è uni¬
camente un giuoco ginnico, una mostra di acrobatismo, un * fenomeno-fenomeno,,
nient’altro. Vero che in aria ci vanno i Santi, qualche volta, e ci andava
Simon Mago che poi precipitò giù e si ruppe il collo: ma il tavolino non può “
levitarsi , per simboleggiare il protendersi supplice o esta¬ tico verso il
Cielo . come avveniva a San Giovanni da Co¬ pertine o a Sant'Antonio da
Padova... Riguardo a questa categoria di manifestazioni delle facoltà di
Eusapia dirò soltanto che oramai, dopo una serie di sol- 1
218 PSICOLOGIA E SP1BITJSMO, II levamenti del tavolino con
leggerissimo contatto di mani e anche senza alcun contatto , avvenuti tutti
sotto i miei occhi e sotto le mie mani (anche a luce completa), non c’è più
ragione plausibile per dubitare : - ■ Eppur si muove !.. La ipotesi dei
moti incoscienti comunicati dagli astanti al piano del mobile potrà torre
valore al fatto per le sedute di famiglia o di circolo spiritico, dove
l’analisi del fenomeno non si fa o, se si fa, è imperfetta ; ma qui, al Circolo
Minerva, il tavolino oscilla, s’alza su di un piede o su due piedi, s’eleva m
atta e vi si mantiene per alcuni secondi senza che visi¬ bilmente ni uno più lo
tocchi... Ammenoechè non si allunghi 1 azione psicomotrice scoperta da Chbvheul
fuori delle estre¬ mità delle dita e della palma, ammenoechè non si proietti la
t orza nervosa traverso lo spazio, sia pur esso di un milli¬ metro solo o di
una spanna e talvolta di due, la trasmis- sione del movimento non avviene qui
secondo il dogmatismo della t isiea e Meccanica ordinarie. Bisogna pensare ad
un'Ener¬ getica diversa! * * *
Sintesi. L'impressione sintetica della 2* seduta è che la
Paladino sia davvero capace di sviluppare una “ forza „ esteriore alla sua
persona, la quale agisce probabilmente con due processi • a) meccanico,
sugli oggetti, sui corpi, fors’anco sulle aggregazioni molecolo-atomiche o su
quei centri o vortici di energia che noi chiamiamo ‘materia,. Su questo punto
non c è da parlare di “ spiriti „. ma di ‘ forze io, lo dico e ripeto da anni,
non sono affatto monista-materialista nel sigmhcato volgare che tutti
attribuiscono a questo ter¬ mine: propendo da molto tempo al pandinamismo
; b) fisio-psichico, sui sensi dei presenti, in modo da pre¬ starsi alla
interpretazione di determinate sensazioni. Su questo secondo punto, mi rimane
il dubbio che la stessa “ forza „ hn qui ignota non sia anche capace di
provocare delle sen¬ sazioni cui corrisponda realmente uno stimolo sulle estre¬
mità nervose (telepatia? allucinazioni veridiche?). Ripeto però che i
fenomeni prodotti sono elementari; non hanno contenuto ideativo: sono movimenti
o sensazioni setti- j ìlici. Il loro contenuto ideativo è affatto
convenzionale : le risposte del tavolo sono ristrette a regolare la tecnica dei
fenomeni pel migliore loro successo o per colpire l’animo dei presenti. Non v’è
ombra di un’idea, soltanto negazione o affermazione quando l’idea è dai
presenti formulata. Anche i sentimenti espressi dal tavolo, dai picchi sugli
oggetti, dai toceamenti sulle spalle, sono elementari : approvazione, dis¬
approvazione, dispetto, scherzosità, collera..., il tutto con¬ dito da poco
spirito e manifestamente dovuto ad una men¬ talità di grado inferiore. Io
penso più che mai alla teoria della disgregazione psi¬ cologica : — è la
personalità inferiore, puerile, della medium quella che si manifesta nei
fenomeni : questo pel contenuto, dirò così, intellettuale, dei fenomeni. Quanto
alla loro mec¬ canica, parmi che si debba preferire sempre la spiegazione della
esteriorizzazione del pensiero (subcosciente e automa¬ tismo). L’ “ intervento
di spiriti „ per me riesce finora inam¬ missibile: pare impossibile che persone
di senno, come Brof- ferio o Wallace, possano vedere in questi fenomeni di
natura ignota e occulta, sia pure, ma di indole così volgare e bassa, l' opera
di spiriti erratici o di intelligenze extra-umane. Neanche degli ex-umani, cioè
dei “ disincarnati „ che furono uomini e pensarono e agirono come tali durante
la loro esistenza terrestre, possono essersi rimbambiti o imbestialiti nell’Al
di là, tanto da dare manifestazioni così tipicamente degne di una rivendugliola
o di un lazzarone napoletano ! Eusapia e lo “ Spiritismo,,. È
notevole il fatto che solo a 22 anni la Paladino, fino allora inconsapevole
delle sue facoltà meravigliose, si è con¬ vertita alle rivelazioni del suo
spirito-guida. Essa ha adot¬ tato, però con mediocre calore, la dottrina
spiritica : ciò che la là spiritista non è la conoscenza della parte teorica
dello spiritismo, ma la convinzione monoideistica di essere in rap¬ porto con
quell’entità misteriosa che le hanno detto chia¬ marsi John King e di cui essa
ha una rappresentazione del tutto grossolana, a mo’ di quelle imagini che i
popolani si fanno degli esseri spirituali. 220
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II In lei difatti c’è sempre la
superstizione popolare che parla. Ad esempio, il furto di cui è stata vittima
nel ’96 mi fu da lei narrato jersera con un subisso di circostanze strane,
nelle quali si riflettono le credenze napoletane nei sogni ; essa avrebbe avuto
sogni premonitori ripetuti, incontri per la via di persone rassomiglianti a
quelle vedute precedentemente in sogno, precognizioni di indole emotiva .
Ma in sostanza Eusapia fu volgarmente svaligiata da un noto camorrista
con la complicità della sua fantesca. Non mi par vero quanto di lei
asserisce G. Bois, che cioè essa si creda l’apostolessa di una nuova religione
(?) e che per ciò corra di città in città “ esteriorando i suoi sogni,
proiettando nell’atmosfera circumambiente il disordine dei suoi nervi,,. No:
Eusapia non ha queste pretese; tiene molto alle sue facoltà “ spiritiche ,
[verso di me si mostrò of¬ fesa perchè le diedi il mio ritratto con la scritta:
— in segno di gratitudine per le sedute medianiche favoritemi — ]; ma proprio
per la propaganda della dottrina è e si addimostra abba¬ stanza tepida. È vero
che dei problemi formidabili sollevati dalle sue gesta di medium, Eusapia non
comprende la por¬ tata; le sue idee intorno allo spiritismo e psichismo sono le
più semplici e grezze che si possano imaginare: e questo, contrariamente alle
pretese propagandistiche di Home, della d’Espérance e in generale dei medi
psicografì, attesta in favore della sincerità della Paladino. Ma Eusapia parla
mal¬ volentieri di spiritismo e di fenomeni quando è fuori di se¬ duta: come
tutte le persone la cui fama si fonda sui fatti, essa preferisce l’agire al discorrere.
Genova, 20-21 maggio 1901. LA TERZA SEDUTA Che cosa si
pensa di noi. Il compare di Eusapia. È indicibile la
impressione che producono nel pubblico 1 resoconti delle nostre sedute
“paladiniane, che il prof. Porro ha cominciato a inserire sul Secolo XIX di
Genova. Tutta la città ne parla, ed io, di cui si conosce da un pezzo 1 at¬
teggiamento scettico rispetto allo “spiritismo,, sono special¬ mente preso di
mira : mi si ferma per la strada, mi si cir¬ conda ovunque vado, mi si
interroga, mi si mettono davanti quesiti dubbi e consigli (sempre i medesimi
!), mi si critica apertamente, e non meno apertamente mi si fa già capire che
non mi si crederà, anche se affermerò d’aver veduto coi miei occhi il famoso
tavolino di Eusapia andare in aria . La psicologia degli increduli fu già
scritta con molta ar¬ guzia dall’ Ern-y (Psychisme expérimental, pp. 33-44). \
i sono Sii increduli scettici che negano perchè, loro, non hanno an¬ cora
veduto; — i bene equilibrati, che si imaginano di avere il cervello più sano di
tutti gli infelici che videro e di cui proclamano l’imbecillità; - i furbi, che
subodorano la ciur¬ meria, e a cui “ non la si farebbe mai „ ; — gli
pseudo-scien¬ ziati , che spiegano tutto con la frode dei medi e colla sug¬
gestione degli sperimentatori ; — i teorici, che si sbracciano a esporvi le
loro spiegazioni incomprensibili; — gli igno¬ ranti, che non si capacitano, ad
esempio, della necessita di un medium, e vi perseguitano con una folla di
domande sconclusionate senza nesso alcuno coi fenomeni ; — \ pedanti, che
applicano a dritto e a traverso le nozioni rudimentali, ma dogmatiche, attinte
dai manualetti di scienza popolare; — gli scrupolosi, che anche al cospetto del
fenomeno piu evidente seguitano a tentennare la testa e a spremere dubbi e
paure di sottintesi ; — in ultimo, gli indifferenti, che giu-
222 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II dicano cosa
futile l’occuparsi di spiritismo e di medianità, essendovi nella vita problemi
pratici ben più importanti ! Non. ,caso ^ rispondere a tutti, e meno
ancora è il caso di iniziare un apostolato “ prò spiritismo Anzitutto,
non è verso la dottrina spiritica che io mi in¬ cammino, dato che io veda, che
confessi di vedere e dichiari di avere veduto. Da quanto mi si dice a viva voce
o mi si scrive (poiché comincia a piovermi da ogni parte un episto¬ lario, per
lo più anonimo, e bene spesso offensivo !), desumo che sarò difficilmente
compreso da spiritisti e da a nti spiritisti : quelli mi accuseranno di
fermarmi a mezza strada, questi mi taccieranno da “transfuga del positivismo „,
eccetera, ec¬ cetera. A me poco importa: vorrei invece assicurare quei
benevoli che mi consigliano di aver prudenza, e quei malevoli che mi incolpano
di non averne abbastanza, vorrei, dico, assicurarli che noi dieci del Circolo
Minerva non siamo nè burloni nè burlati. Qualcuno seriamente mette avanti il
sospetto che nei locali del Circolo si introduca un “ compare „ di Eusapia. al
quale costei affidasse il compito di fare i rumori miste¬ riosi (i “ raps „),
di smuovere i mobili, di avanzare mani o testa dal gabinetto medianico restando
nascosto dalle tende, e sopratende, di suonare là entro la trombetta e il
mando¬ lino, di stampare le impronte ; insomma, di agire da Invisi¬
bile-tangibile, burlandosi atrocemente di noi. Questi furbissimi non
comprendono la buaggine della loro spiegazione. Come se non si perlustrasse
ogni sera il locale del Circolo, dove mai prima del 17, mai se non per le
sedute, Eusapia ha messo o mette il piede! come se noi operassimo sempre nelle
più fìtte tenebre, e non avessimo mezzo di illuminare d’im¬ provviso il campo
delle gesta paladiniane! come se dieci persone sane di mente e non prive del
ben dell’intelletto diventassero ad un tratto imbecilli, solo perchè si
chiudono in un appartamento di via Giustiniani! come se il sedersi in catena
attorno ad un tavolo di Pitonessa moderna, ba¬ stasse a fare d un’accolta di
persone studiose e serie lo zim- bello d una volgarissima e puerilissima
astuzia continuata per più ore di seguito ! Forse il sospetto del compare
proviene dalla conoscenza del noto giuoco di prestidigitazione detto dell’ uomo
nero, I giuoco in cui eccelle adesso Leopoldo Fregoli. Sul fondo di un palco
scenico, addobbato tutto in nero, tenuto al buio, può benissimo passare e
agire, indistinguibile alla vista del pub¬ blico, una persona vestita
completamente di nero, mascherata di nero: si veggono allora con meraviglia i
mobili « levitare „ volare e danzare senza che si scorga colui che li sposta e
li trasporta. Ma come è possibile imaginare un si fatto stratagemma nelle
sedute di Eusapia ? Lo si è nar¬ rato del medium Home (se la memoria non mi
falla) alla Corte d’Austria, però non senza che io debba stupirmi della
stupidità di quegli eccellentissimi Arciduchi e Arciduchesse. Fors’anco
qualche scettico, edotto dalla storia dello spi¬ ritismo, ricorda i medi,
massime americani, trovati sfacciata¬ mente in frode e i cui artifici si
riducevano alla complicità del loro impresario. Nel libro Non v’è la morte
della Marrtat si legge che i medii pioventi in Europa ogni tanto dagli Stati
Uniti e famosi per materializzazioni di fantasmi, operano generalmente seduti
entro il gabinetto nero, davanti alle cui cortine sta il loro “ conductor „.
Costui, tenendosi sempre in vista degli spettatori, è là apparentemente per
regolare l’ordine delle sedute, per impedire ai fantasmi materializzati che si
manifestano di rientrar troppo presto nell’ombra, per obbli¬ garli anzi a
disciogliersi forum populo, a svanire nel mo¬ mento opportuno e a sprofondarsi
nel pavimento davanti agli occhi dell'assistenza.... In realtà, l’ufficio dì
quel “Barnum„ è di riparare il medium nelle sue manipolazioni, è di sot¬ trarre
la scena di simili teatrali assurdità da un troppo penetrante esame di qualche
incredulo introdottosi fra il pub¬ blico pagante e... credente. Si è
pensato per un po’ di tempo fra gli antispiritisti che il cav. Chiaja,
zelantissimo accompagnatore di Eusapia traverso il mondo, avesse un còmpito non
dissimile dal precedente. Ma il sospetto, ingiuriosissimo per l’egregio
gentiluomo Napoletano, non ha fondamento veruno nella procedura usata ora dalla
Paladino : essa va sola, e la seduta può esser diretta anche da chi non ha,
come me, nessuna simpatia per 1’ Occulto, nessun motivo di difendere gli In¬
visibili dalle investigazioni rivolte ad accertare per intanto l’esistenza e
sincerità delle loro manifestazioni. I fenomeni e il 4 controllo
,. Jersera, non appena Eusapia mi ha visto arrivare, mi si è avvicinata,
e a bruciapelo mi ha detto: k Voi siete Mor- 2 ? '?*» .»*► e
sotto il dominio dei sentimenti d; . sedute di Milano, gerito contro di me “
scettico rancore cIle le hanno sug- presenza al Circolo Minerva le
fo^d'8*9 ln.lpenitente ». la mìa “John King „ mi rifiatasi Jf n?' T’Uta
ìnsolì'rih ile, e imbarazzo di quel piccolo colpo df scende ^
J’ÌDe.vitabile proche spiegazioni, io e il buon « iJf ’ ? , avvenute reci-
earne ed ossa) ci siamo pacificati - ' . Eusapia in patto di alleanza, e
visto clip non e sottoscritto un » ^.pTàs^rKnlr»'11" Erpi*1 prim*
■ t-K d.u. 8Mlbe raffinai «■— temi, oS «.rXòrfd ~ quando eravamo seduti
nè ’m n rl i u° ™at sfuMite> nè ‘ John io sono stto ’costretto ad ? "
Ia Se^‘ola da per un quarto d’ora chinato in il f,-™1 e a mantenermi
quando fummo tutti in piedi attorno ^l18811?3 Posizione, nè mezzo della camera,
nè jmmdo ^volo spostatosi nel quando ci rialzamml aufZe ddk??°f H
?s,siderci. anche quando non fu nelle mie fili pUta‘ -L altra “ano,
congiungendo in aria le nostri , Eusap^a prediligeva m faccia a me da persona la
ma era tenuta b) Il controllo dei ! ^ insospettabile. sempre mentre
eravamo seduti"- di !?’ P>-edl 1 10 sentiti 2*“»’ cbe la mia attenzione
ri vS’ d’C°?uasi sempre, confessando* fella testa, ora alla pedone dlf
fp^0-10, de,le mani e la impressione della loro pressioni ™0m?ni’ Asciava
uscire scienza; ma anche in misi i ° contatto dalla mia co¬ tali da supporsi
eseguiti coi^iTdTdeUa §>n°me?i non erano con le scarpe e degli arti inferiti
reidi) E" (Par ° del P'edi contr°’ dichiara *• sfuggì mai la
impossibilità, Ten^r r fino "™'0 ^ mi ceva, che fosse fatto col piede
della medii fen0meno. 81 P^r - A'ffi ,che - p^^'Ept pressione di
una grossa, di una vera mano d’uomo che mi strin¬ geva colle dita divaricate la
sinistra mentre io ero al controllo, è suppone una cosa più assurda ancora
dello spiritismo stesso. 2. Quando eravamo in piedi, ho perduto talvolta
per minuti il contatto e controllo del piede e della gamba della Eusapia: ma il
tavolo si è levitato in mezzo alla sala mentre tutti gli eravamo attorno, e
sotto di esso io vedevo nettamente le gambe di tutti, distinguevo il corpo
immobile della Paladino che poggiava i due piedi al suolo. Questa levitazione
del mobile a vista di tutti e in buonissima luce, mi basterebbe a convin¬ cere
che i fenomeni tiptici sono, in buonissima parte, reali. 3. Quando gli
oggetti sono venuti dalla tavola al ta¬ volino, i fiori portati sotto il mio
naso, la bottiglia alzata ed abbassata fino alla bocca della medium ecc., la
sua mano sinistra era stretta nella mia: — inutile dire che gli oggetti erano
visti muoversi in aria senza alcuna mano che li "so¬ stenesse. In un dato
momento si sarebbe detto che tutti quegli oggetti erano animati: un tamburello
ha attraversato la camera •. una chitarra si è mossa da dove era appesa ed ha
preso il volo, ha letteralmente volitato sulle nostre teste; un mazzo di fiori
è arrivato per farsi fiutare dai nostri nasi ; una bottiglia piena di acqua è
venuta a collocarsi sul tavolo quando uno di noi ha esclamato che faceva troppo
caldo e che bisognava bere; una pesante macchina da scrivere del tipo Bailock
si è alzata da sò, è passata tra le spalle di due di noi e si è posata
piano piano sul tavolino . Ecco dei fatti straordinari che non crederei
se narratimi da altri, ma che debbo ammettere perchè sono avvenuti sotto i miei
occhi, anzi, ciò che più mi importa, sotto la mia vigilanza. 4. Debbo
invece correggere una interpretazione dei miei col leghi. La bottiglia si è
alzata, si è avvicinata alla bocca della Eusapia, questa ha bevuto (si è
sentito il gorgoglìo dell acqna deglutita): ma la bottiglia non fu da nessuno
vista a prendere la posizione atta a versare l’acqua. Non posso però dire che
ciò non sia avvenuto. A me parve che anche questo fenomeno sia stato spurio :
ossia la bottiglia non è arrivata a far traboccare l’acqua “ nella bocca del
medium (la cui testa, che si discerneva abbastanza, non s’è piegata in - dietio
per ricevere 1 acqua); eppure, noi avvertimmo il suono come se si verificasse
un atto normale di bere ad opera di qualcuno. La cosa è ancora più itomirabile,
perchè la insor¬ gere il dubbio di una percezione indotta, non reale. 5.
Il trasporto della pallottola di gomma nella mia mano che ho stesa aperta per
riceverla dietro il preannunzio e la Morselli, Psicologia e spiritismo. ingiunzione
della medium si è effett„„* (invisibile) me la depositasse nel !"
ttuato .eome se mia mano delicatamente. dell» , la mano di Eusapia, e
costei non •’* * • 8?a* ma 10 sentivo Io non so di giuocatori di presti^
T** P6r USare ^ 6. E avvenuto invece un fen Slano caPae> di ciò. nunziatomi
toccamente nella r, • omeno fImrio nel prean- s»p» »i i» imnZzz“‘c;:zz
rrf il e.. mi duole , (essa ha saputo della mi-, * ^ t,OCCato “ « dove
P^amento è avvenuto 8 centime W : ÌDVece il regione iliaca. Ciò indica
che ! al dl sotto. sulla anatomiche sulla posizione del “e^Um_no^ ^conoscenze
medianica ha prodotto il toccamento ò 1» ° S“a attmtà spondente in me, ma
ha sbarrimi, ■> f sensazione eorri- conosce evidentemente l’an iin ** Sede:
lo sPlrit° John non corpo. D» ciò * »?» »•<!• certo ,oi„ solo quel ehe
c’è nell» intelli^enz» del »!10menl s, produce nonostante il « trance non i
med!nm’ 6 dm Eusapia, 7- H toccamento p’iù SmHW?6 ch,lar<lve^nza.
provato, sotto il riguardo de UW l- “A® finora io abb>a contemporaneo di due
corni è stato quello teste tintane, i quali mi bannA jnr. I’ ' Url’
£rossi come due mente da un lato e dall’altro dell» A °i 6 Premuto fortissima-
rollo di destra, e tenevo la mai ^ er° allora al con - ho avuto una sincrona
sensazione t li ,asa/’la:. se, dunque, diversi del mio corpo e amme«n
*atto:barica m due posti latore di fronte fosse 'buono n ° if 1 controllo del
vigi- questo fenomeno di doppia materilr ° • ra^ioni di credere, Ma
suppongasi pure avvenuto il SnTT aj?Parirà sicuro. e sostituzione delle mani-
come u Ì r dl frazione mano sola a premermi ancheTall» ^ EusaPla con una noti
cbe eravamo a lime ,i,.i V • 1 Parte opposta a lei? Si di »ntic»n«ran„“ H*
kcli™. (cW.ro,. delle c»„de2 ,8-, V» »ltro “"e*0? condizioni
di vigilanza, risulta !! P?C.° dopo nelle stesse secondo ogni principio
'logico sulle no lmPortante> perchè tanto l’inganno quanto lalluoinn-/;
Percezioni esclude sig. Schmolz, el mi sedeva a 7/? A U° dato ™*™nto la
catena guardava dietro di e.,pur mantenendo sempre bisogna guardar^
Quandi .Sonetto dove nalizzazioni tangibili o visibili hi 6 e,ntrat' m
fase di mate- oatoL... invero io mi sen tivo al£, l6SC!amato: & 5, lei è
toc 6 Errato alla nuca da t' premnto ma avente tutti i caratteri di d° per me
invisibile, caratteri di un braccio umano articolato e Er era
u1n,?}raccio proveniente in linea dotta dalle ende, al disopra della spalla
destra di Eusapia; 10 Schmolz lo lm visto e descritto! In assentimento ed
ap¬ provazione del nostro concorde giudizio quel braccio è riu- scito dal
gabinetto, mi ha battuto e mi ha scosso violen¬ temente per il dorso. Lo
Schmolz e altri hanno veduta la scossa comunicata a tutta la mia persona, tutti
poi hanno udito il rumore del colpo. 1 E più possibile pensare in questo
caso alla impostura? No perche nessun essere umano può avere tre braccia: ose
ha 11 sinistro libero di agire (il destro di Eusapia era da me
menomamente controllato ed io lo percepivo in tutti i suo. dettagli morfologie,
al suo posto), quel braccio non può assumere la direz.one da noi sentita o veduta
nella torma materializzatasi. Nè manco all allucinazione comunicata si può
ricorrere: le percezioni di Schmolz, le mie, quelle di tutta 1 assistenza
essendo diverse a seconda delle singole situazioni e delle diverse
partecipazioni al fenomeno, si cor rispondono, si confermano e si sintetizzano
in un fatto reale 9. 1 movimenti degli oggetti che si vedevano iersera
ab¬ bastanza distintamente nella semiluce, non sono eguali _ Gh uni sono
diretti, come se gli oggetti fossero portati in¬ tenzionalmente da mani
(invisibili); vanno cioè dal posto in ciu si trovavano all’altro posto,
seguendo la linea che ima- ginaie si può percorsa da una persona che li tenga
in mano Altri invece quelli che avvengono nell’aria (ad esempio ii
volteggiare della chitarra), non rispondono a nessuno Spo¬ stamento
intenzionale : voglio dire che l’oggetto incoordìna- tamente si sposta nello
spazio, non mostrandosi portato ma mosso gita e la senza alcuna direzione
ragionevole. S’intende fnsan, eftUD? T“° sos,teneva la chitarra, e io ne
vedevo con¬ fusamente la forma, le superficie, il manico ora in alto ed ora in
basso, le corde e i fori della cassa, la parte convessa luccicante perchè
inverniciata. Non dnS/rtSa-?UantjdÌC0n0 che c’è seraPre intenzionalità,
Non nego che il medium possa dare agli oggetti mossi e o spazio una traiettoria
corrispondente al trasporto ver opei a di una persona conformata come noi ;
Eusapia può ben oueiroLflt^PPreSnntarrUn lndividu° invisibile che
trasporta quell oggetto, e allora 1 oggetto si muoverti ai nostri occhi come se
fosse realmente portato. Ma così non avviene che raramente e quando la seduta è
avanzata, l’estasi profonda la personificazione in * John . completa: per lo
più sfa nella maggior parte della seduta sia durante certe sedute intere,
;L«:r“ K "“tsr ■" ™ *•>*»■ » «• collaudo. Ora,
io spiego questo volle e?^10’ 1uasi direi cara- come se fosse il pensiero di
fa,- °°'are dl °gget(-i nell'aria oggetti a quel modo, che si realizza Non Tè*
■*" *K *tessi un movimento tale da lasciar è’ lnsonmia, sempre bile
che agita l’oggetto ma c’è in ne r08- Persoua invisi- questo qua e
là.cSSsipuàTdeilSeS HIT passr di cosa portata nello spazio dal vento A nei P
C°?° dl u"a la ipotesi spiritica e amioo-p-ia i ■ ’ J‘^r!e*je questo
esclude esteriorizzazione di movimenti pensai PS1ChÌCÌstica deIla unque, due
sorta, di movimenti: presentazione generfea^d!' soTt6^^'21^0116 di una
raP‘ ' b) quelli l>XarLfP ment0 neII° sPaziO; 1 zione di
individuo a forma u™!!*? d/ n?,a raPPresenta- 10. Anche il fatto che o r
P°rtante Aggetto, colpiscono le persone, va intesf nel S^.P0,5*^ in aria non
gina portati, ad esempio sul tavoloT0 Che la EnsaPia Ji ™a- della catena. Lo
stesso per oul ZtT 6 Palha assistenti: il contatto è reale non TiT *•' a
e?ntatto degli uon e niente affatto demateriaìizznfnf i CU,ator3° ’
]’°ggetto inr.",a : s *°p“rs 11. Tal ““ 16 lp*”“6'
lorosa (non mai eccessiv-impni» u i P d sensazlone do- sappia, lesioni
traumatiche o ferite 1° T^^Vn?»n “ai’ CÌle io violenza del moto, è deteriorato
■ cade^ t« ^ °?getto’ per la per spiegare tale varietà di fm,n t a e S1 rompe.
Ora Eusapia pensa il movimento con mnH ’ due : ~ 0 la di pensarne
anche la velocità 1» rii lta.raPldltà e non ha tempo dell'oggetto spostato lee ne!
^ 11 PUnto di ‘'Presto sorpassa P intenzionalità’ àelV^t^ * f?n,0meno
medianico cosciente della Paladino) perchè non ^d” **! è p01 U Sub‘ sentato
nell’atto della provocazione adeguatamente raPPre- stessa del medium che vuol
dare oueP, 0ppureè la volontà o rompere quel dato ovatto Tn min- sensazione
Penosa (fanciullesco) del mediami ,?n “ * casj è l] dispetto 11 n
iltto di diffidenza soverchia Tome0 ° tr°,PP° Spint°’ per il parere di
John e se ne sente ributtato, e, magari, schiaf¬ feggiato ! Il
preteso sdoppiamento psichico. Il parere di John espresso in comandi
tiptologici, talvolta fiacchi, tal’altra perentorii e dispotici, è un altro
aspetto curioso di queste sedute, ma non ostacola la ipotesi fisio-
psicologiea. Per lo più il comando dello spirito è in relazione alla tecnica, e
la favorisce : mai c’è caso che il comando implichi una trasgressione alle
regole del metodo spiritico, o metta la medium in imbarazzo per ciò che
riguarda la produzione dei fenomeni, ecc. Talvolta vi è contrasto fra la
volontà cosciente espressa dall’Eusapia (per es., quando vuole far cessare la
seduta dicendosi stanca, quando vuole uno nella catena, ecc.) e il comando del
tavolo o, meglio, la manifestazione dell’io sub- cosciente. Ma è un contrasto,
dirò così, di parata: * John King, farà continuare la seduta, escluderà la
persona deside¬ rata dall’Eusapia, ecc., ma tutto ciò non ha influenza sulla
provocazione dei fenomeni. Spesso si direbbe l’espressione d'una vanità della
medium che a parole dice di voler cessare, ma col linguaggio tiptologico (il
suo subcosciente) segna invece di voler continuare. Questo subcosciente è,
dunque, dominato dagli stessi desideri ssntimenti e tendenze dell’ io
cosciente. Il contrasto di idee, ripeto, è psicologicamente spiegabile,
non per una opposizione di altra volontà (spiritica), ma per il bisogno di
parere medium più medium del verosimile, spesso per il desiderio di convincere
sempre più i presenti (in questo caso, me). Tanto è vero che, cessando noi
dallo sperimentare, nulla succede di tragico; e il buon “ John „ si acconcia
volentieri alla tregua. Tanto è vero che, noi insistendo per mutare la catena,
non si inibiscono poi i feno¬ meni; e l’ottimo “ John „ non ce ne tiene il
broncio. I miei colleghi Porro, Vknzano, Peretti, danno grande importanza
a queste mostre di contrasti. Ma la interpre¬ tazione della finalità dei
fenomeni spiritici non mi pare mai avanzata con abbastanza serenità, sia (dal
prof. Porro) nelle nostre sedute, sia (per ciò che ne dicono Ochorowioz e
Visani-Scozzi) specialmente nelle sedute altrui. 0 si è 230
’tratti ad attribuire troppa intenzionalità all’agente occulto o si è
disposti a vedere Y antagonismo di due personalità" una umana (1 Eusapia)
ed una spiritica (il presunto John) — ’ quando invece c’è semplicemente
contrasto di due tendenze talvolta anche contrasto interessato e
intenzionalmente osten¬ ti? di idee, m una sola ed unica personalità, che è poi
quella comL^aÌadT 6 ^ S?gglaCe, “d Un Prooesso abbastanza comune di
sdoppiamento psichico. * * * Il
linguaggio tiptico. Stante la molteplicità e la varietà delle
manifestazioni è “"° distribuire il lavoro di indagine: mi sono occupato
jersera sopratutto dei movimenti e battiti isolati del tavolino Consta, a chi
legga la storia dello spiritismo moderno che da principio si usarono le tavole
da pranzo o da cucina • che pm si preferirono i tavoli rotondi, muniti di
rotelle ai’ piedi e taci 1 mente scorrevoli sul pavimento, o anche i nic-
aaI?hT a, trepiedi (“guéndons,); che solo in ul¬ timo si adotto la torma
rettangolare attuale, in legno W- giero di abete, a quattro piedi, senza
rotelle. Consta pure che da prima il movimento impresso al mobile era rotativo
talvolta vorticoso (Gasparin ne da esempi bellissimi); i tavoli ebbero anche un
contegno poco dignitoso, danzarono e “val- sarono,: adesso, il contegno è piu
calmo, ma nel frattempo la tiptocinesia si è resa più varia e più espressiva.
C’è stato dunque una evoluzione del linguaggio tiptico. 1. In più modi il
tavolino di Eusapia parla: a) con spostamenti e moti setisibili alla vista ed
al tatto, ossia con sollevamento parziale da una parte e con battito di un
piede, talvolta di due , sul pavimento. È il modo piu ordinario di dare i segni
convenzionali per la pro¬ cedura dei fenomeni. I battiti sono ora leggeri, ora
fortis¬ simi: nè sempre è il lato cui siede il medium quello che si eleva e si
abbassa ; i battiti avvengono anche dal lato opposto : piu frequentemente però
è uno dei piedi posti al Iato del medio, e a contatto o a poca distanza dai
suoi gi- nocchi e piedi, quello che dà il segno. un nriT Che 51
1Ìng“*ggÌ0 tiptico sia un prodotto intenzionale di subdoli movimenti
muscolari di Eusapia. Ma sedendo al controllo io non lio potuto scoprire
fino ad ora l’inganno, pur restando perplesso di fronte al fatto innegabile che
il tavolino non segna inai con questi battiti numerici se non ciò che Eusapia
evidentemente pensa desidera vuole ed impone. La teoria dei moti incoscienti
comunicati al tavolo è un po’ troppo semplice: è difficile conciliare, ad
esempio, il sollevamento del mobile dal lato opposto ad Eusapia con le nozioni
meccaniche sulle leve, sui fulcri, sulle potenze e resistenze, sul
parallelogramma della forza, e via via. Una certa categoria di battiti forse ci
cape, ma non tutti. Non si vede e non si sente il tavolo “ parlare „ anche
quando le mani di Eusapia vi stanno appog¬ giate lievissimamente cosi da
sfiorarne il piano appena con la punta delle dita, e persino quando le mani sue
sono sol¬ levate in aria? Per questi fenomeni la fisica e la meccanica
ordinarie non servono : bisogna congetturare o scoprire altri dinamismi.
Lì con vibrazioni interne (molecolari?), ossia con cre¬ pitìi, scricchiola,
grattamenti, piccoli scoppii e simili altri rumori che si odono provenire dalla
stessa sostanza lignea ond’è composto. Sono i famosi “ raps „ degli Anglo-
Americani, e costituiscono un problema curioso e nuovo offerto dallo spiritismo
o psichismo alla scienza fisico-chimica e mecca¬ nica. Qualcuno pensò di
spiegarli con uno stratagemma fisiologico dei medi. Fino dai tempi delle
sorelle Fox si cre¬ dette che i “ picchi „ fossero prodotti abilmente e
subdola¬ mente da contrazioni muscolari o da scrocchi articolari di qualche
membro del medium coperto o no dalle vesti; per esempio, dal tendine del
muscolo peroneo alla caviglia del piede, dalla rotula del ginocchio contro la
testa della tibia, dalle articolazioni falangee delle dita, dall’articolazione
me- tacarpo-falangea del pollice, ecc., ecc. I na delle prime Com¬ missioni
mediche americane, il fisiologo Maurizio Schife, il chirurgo Jobekt de
Lamballe, credettero in buona fede d'avere scoperto l’arcano; e l’austero
Istituto di Francia ac¬ consentì nel ’56 a udire i colpi pseudo-spiritici che
Schlff, seduto in mezzo all’aula, produceva contraendo la sua gamba... Cose
vecchie e oramai seppellite, che occorre mettere in tacere anche per non fare
arrossire la scienza! I “raps, si sentono chiarissimamente provenire dal
tavo¬ lino, e non da fuori di esso; dal piano e dall impalcatura del mobile, e
non dalla persona di Eusapia; talvolta vicino a lei, ma più spesso lontano da
lei, all’estremo opposto. E non si odono soltanto coll’orecchio, si percepiscono
con la mauo, o, meglio dirò, con quella forma ancora poco cono¬ sciuta e
studiata di sensibilità tatto-muscolo-ossea per la quale noi percepiamo le
vibrazioni degli oggetti applicati sulle diverse parti del nostro corpo. E il
legno che scop¬ pietta, che beine, che risuona e vibra nella sua compagine: vi
si sente come una specie di agitazione interna molecolare, la cui propagazione
nell’aria dà origine al rumore udibile anche da lontano. Quando si ha la mano
poggiata sul tavolino e Lrvmertf0“%questl \rapr ” vien voglia di ridere
aI ricordo dell illustre Schifi- che forse non li aveva mai sentiti se
non per descrizione altrui e pretendeva imitarli! Più riusto sarebbe
paragonarli agli spontanei piccoli strepiti che si odono di notte provenire dai
nostri mobili, ora prodotti da modificazioni [ termiche nella coesione del
legno, ora indizio dell instancabile e divoratrice attività di larve di
insetti, ter qualche rap„ avente rassomiglianza con gratta- r°n T 6 Vle£
d‘ S6?he in risibili, viene il sospetto che Eusapia li produca soffregando il
pollice o altro dito o la palma apPhcate J8al Piano del tavolo, o il
ginocchio contro 1 orlo dell inquadratura di sostegno, o la punta del piede
contro una zampa del mobile... E credo anch’io che certe sere, quando non rierfe
a produrli medianicamente, hodi a quella maniera: io l’ho colta una o due volte
in atto di muovere ed agitare lievemente uno dei suoi pollici mentre ne tenevo
la mano; ma poi debbo dire che non sono sicuro dell inganno, anche perchè ai
fenomeni si accom¬ pagnano sempre dei movimenti consimili che ne sono la
rappresentazione mentale necessaria per la scarica di media- mr.a. Inoltre, la
spiegazione si adatta ai “raps, che si pro¬ durrebbero col grattare raspare o
soffregare, ma non a quelli apparentemente dovuti al crepitare, allo
scricchiolare, al fre¬ mere, allo spaccarsi del legno. Così per quei raps
aventi il carattere di vere pulsazioni del mobile, non è possibile che Eusapia
li produca col battere lievemente sul piano; il loro suono è talora forte, e
sarebbe enormemente sproporzionato alla estensione ed al vigore di moti
inavvedutamente lasciati compiere al medium dai due suoi vigilatori. Non parlo
poi dei picchi isolati fortissimi, delle bussate formidabili, che talvolta
scoppiano all’improvviso e ci fanno sussultare tutti sii le nostre seggiole:
qualche novizio o credente ingenuo nel potere degli spinti può anche
interpretarli come fiere proteste del mondo occulto e pensare a scherzi
addirittura satanici. Il diavolo, non riuscendo ad aggraffare la nostra anima
miscredente e “ vuota stringendo la terribil ugna si vendica come meglio
può, in questa alba del XX secolo!... 0 è “ John King „ che schiatta dalla
voglia di spaventarci alla sua maniera, come quando da bravo pirata dei mari
trans- atlantici, scaraventava pugni sconquassanti sui suoi soggetti ovvero anche
giocava partite ammaccanti di box... Scherzi a parte, la ipotesi dei moti
incoscienti è resa muta e inane davanti a questi strepiti, di cui rintrona
tutto l’appartamento di via Giustiniani. 2. Oltre il linguaggio a segni
(tiptologia propriamente detta) il tavolino di Eusapia ha un suo linguaggio
mimico di vivezza singolare. Quel mobile che oscilla, si scuote, pende da un
lato o dall'altro, si inchina, si stacca dal suolo, si alza in aria e là resta
sospeso ondeggiando come se galleggiasse su di un’acqua or tranquilla ed ora
agitata, che volita come un aeroplano, è già per sò uno spettacolo
interessantissimo. Ma che dire delle sue espressioni di sentimenti V II tavolo
afferma e nega, comanda ed annuisce, mostra simpatia ed antipatia, accarezza e
respinge, approva e biasima, scherza e va in collera, ride e sghignazza, fa i “
capricci „ come un fanciullo dispettoso o picchia come un ragazzaccio
brutale . Vi è dunque una tiptologia affettiva, come ve n’è una in¬
dicativa e denotativa di carattere intellettuale: ma il suo livello è
altrettanto basso e il suo contenuto altrettanto po¬ vero. La personalità *
spirituale „ di John (se a lui si vuole attribuire tutta la tiptologia di
queste sedute) non è che un doppio, meglio: un riflesso speculare di quella di
Eusapia. Sincronismo di più fenomeni. Questo della
contemporaneità di più fenomeni, ossia della provocazione di fenomeni
mediumnici distanti e diversi nello stesso tempo, è una gravissima
preoccupazione degli spiritisti nelle sedute della Paladino. He desumono che ci
siano due o più altre “ Entità occulte „ a manifestarsi. 1. Un primo
fatto da rilevarsi è che nella massima parte, soprattutto al principio delle
sedute, i fenomeni sono assai distanziati nel tempo-, ossia avvengono con
intervalli di molti minuti, talvolta perfino di mezze ore e di ore. Il
loro succedersi si fa più rapido nella seconda metà della seduta : alla fine,
essi sono rapidissimi, sicché ad una osservazione superficiale possono anche
sembrare, più spesso che non siano, contemporanei (sincronismo). 3.
Questa loro rapidissima successione può sembrarci sincronica e non esserlo,
perchè le nostre percezioni tattili, uditive, occ., impiegano, come si sa, per
prodursi, un certo tempo che varia da ‘/g a l/ltl di secondo. Dato ciò, conver¬
rebbe adoperare strumenti misuratori di tali tempuscoli prima di affermare la
sincronia di due o più percezioni im¬ mediatamente successive. 4. Di più,
dato che ciascun toccamento, ogni spostamento di 0£getti od altro eftetto
meccanico qualunque a distanza dal medium sia, come a me ormai pare, il risultato
dell’este- riorizzarsi di una sua imayine o rappresentazione, si avrà la
rapidità dei fenomeni spiritici eguale a quella dei fatti psi¬ chici interiori
al medium stesso : ossia una successione ritmica al più di 8 o 9
rappresentazioni al minuto primo (il vero tempo psicometrico più breve essendo
di 120): ma si resterà sempre a 3 o 4 al massimo per 1'. 5. Queste
rappresentazioni capaci di Esteriorizzarsi sono, certamente, di due sorta :
coscienti', e subcoscienti o automa¬ tiche. Io nego — come più avanti dirò —
che siano tutte automatiche o subcoscienti o della personalità inferiore, come
pretenderebbero Myers, Visani-Scozzi e forse P. Ja net. a) Le coscienti e
volontarie sono distanziate assai, mai sincrone, sia perchè a produrle occorre
più sforzo, sia perchè i fatti coscienti impiegano un tempo più lungo degli
automatici. b) Invece i fatti del subcosciente o subliminali del mediiun
possono essere rapidissimi, più rapidi delle percezioni conscie degli altri
individui formanti la catena. Il tempo psi¬ chico è dimostrato che tanto più si
abbrevia, quanto più si progredisce nell abitudine di un dato atto mentale:
coll’eser¬ cizio si rende questo atto automatico, e allora si ha un notevole
accorciamento della sua durata, finché arrivano a parere sincronici per la
coscienza sveglia (degli astanti) vari fenomeni che invece si succedono con
intervallo, sup¬ pongasi, di Vg, di un 710 di secondo. 6. La varietà dei
fenomeni medianici ritenuti sincroni non parrai neppure essa difficile a
spiegare. Anzitutto, questa varietà è più apparente che reale. Si tratta, ad
es., di toc- camenti contemporanei (ho detto in quale maniera fisiopsi-
cologica questa loro contemporaneità probabilmente va in-
SINCRONISMO DI FENOMENI 235 tesa), oppure di
rumori sincroni, o anche di spostamenti di oggetti, di azioni meccaniche
coincidenti (ad es. suono di due o più strumenti). Orbene: la Paladino prima
della se¬ duta o durante la seduta si guarda sempre d’attorno, guarda cioè le
persone della catena e gli oggetti circostanti come per fissarseli bene in
mente : e questi sono a lei relativamente vicini. Si può fare la prova da uno
di noi : guardare ciò che c è in una stanza e pensare rapidamente che certi
oggetti presenti risuonino e si muovano, nel mentre noi allunghiamo le mani a toccare
più persone presenti, ecc. L’esperimento da me fatto mi prova che in uno spazio
di un minuto si possono pen¬ sare almeno cinque fenomeni diversi : ora,
abbreviato che sia il tempo di loro produzione, le imagini o rappresenta¬ zioni
di quei cinque fatti diversi (p. es., due persone toccate, un tavolo smosso, un
tasto di pianoforte premuto, spento un lume a gas... e simili) si svolgono nel
medium con velocità automatica maggiore assai della normale, e i fatti
realizzan¬ dosi parranno sincroni alle persone presenti, mentre sincroni non
sono e invece sono successivi. 7. Ma ammettiamo che la sincronia perfetta
esista per due o tre fenomeni (non mi è parso fino ad oggi che la Paladino —
caso mai — sia capace di un di più di feno¬ meni supposti o apparenti
contemporanei) : per esempio, toecamento ad una persona in catena, squillo di
campanello. Ebbene : rimane forse esclusa nel subcosciente la proprietà di una
disintegrazione tale dei centri nervosi da permettere loro di funzionare
contemporaneamente, quello psicomotorio ' del braccio destro che tocca e quello
del braccio sinistro che scuote il campanello ? No : data la oramai provata
disgre¬ gazione della personalità, la cosa rientra nella psico-fisiologia
normalissima, e non vi è più... la imaginata truppa degli spi¬ riti toccatori e
battitori. * * * Il capriccio e la
vanità del medium. 1. Non esiste nella Paladino solidità nè elevatezza di
idee : essa è una analfabeta, piena dei soliti pregiudizi delle donne del
popolo, piuttosto vana, ma di una vanità ingenua e primordiale... E i fenomeni
si addimostrano proprio il prodotto 236 psicologia e
spiritismo, II di una personalità così costitmh. n su
per giu i medesimi, perchè la’ pj 'r° U anni essi sono nazione fervida, e non
sa tZ J V?Iad,no. ha imaoi- colti, come Home, Slade St. Afose'1 lue^'0.' p0‘
medium nazioni di effetti spiritici assai niù hòii^n S1 hanno combi-
2mr°fenom C°'SÌ dette “ Intelli^,"e omÌiS*”0 Pr°P,'Ì0 producono, ma
nSa^Ioro esSf e^onte* ''7° C”°? Cui si P‘dt che si possano immaginare ,
°“tenuto sono i più $tu- dalie trovate dei dirigenti le sedutelo 71 è d‘ nU°V0
è dato seduta un esperimento lù fatto con n' P’ es‘’,.se nel,a
terza e perchè si pensò di metterla ' una macchina da scrivere nel vano
del™ pò L 17? M®0?1"'' s" Ji »»* camminato, ma non ha scritto n La
Barlock ha famigliare della Paladino è mol to nr' (" "l Che ]°
S',in'fc° fossero inventate o messe in ,! prl.ni.a che tali macchine agito
erroneamente perchè la VallT *'' '* meccanismo ha si e sentito a battere sul, tasto
non, ,sa. adoperarla ; e mosso, ma naturalmente non sf a lnter,™ h’ 11
carreU« si verrà insegnare o dire alla Pai J no aV"a surittura- Con- a
macchina, e allora... verrà o 7 7 iT" Si fa “ scr^re Quella macchina non
ha ser.-lt ,fdtera saHa carta!... spostamenti di oggetti. Lo “ Snirito° 7
&d Uno dei soliti ' potenzialità facendola scriveresti-’ poteTa m°strarci
la sua nosce le lettere una per una £77“° cha la Pa]adi«o co- sa leggere):
invece io “spirito si è .Coml,lta appena e non dipeso la Barlock e a portarla
LlttSiC°TOdat0a togliere la forza psichica occulta ha spost ilo nn°Ì°’ \
.mirablle’ perchè facendogli percorrere un „!/! , oggetto di chilog. iti.
nalizzazioni e materializzazioni succec ^pazio' ^a le deinate- provate in
nessuno dei fenomeni mecca7® mi sembrano ladino: sono proprio gli ometti Zr T
‘ndotti dalla Pa‘ spostano tali e quali, non gKe • rX ■ Ch® ? mu0TOll° e si «
loro reintegrazione nel nuovo nottn’0"6 ^ elementi eterei Risani -Scozzi.
La cosa è 77 ' , ’ C°T sembra cred-re al buio succederà codesta
iperehimic ^ 'Uce; raa n®anco . ?.. Dunque, niente ^ varietà 7 - mefav^lia »
! ripetizione dei soliti fenomeni non sol una .monotona ma divenuti anche
un automati* S? ° automatici per sé, circoscrizione dei lloTZTi ^77 °ssia
""tipica limitatissima, stereotipa di fenomeni rizlbUl 7r° Una
s^era "are campanelli, toccare, levare 77 ul™ 77°’ faro suo'
,_on .lln fatto di intelletti lìfà ‘ oc,10^e ^ sotto ad ano, ece. ideati va di
alcun valore.. Gli 4n?P°ric’ °°j un associazione Americani, del resto, da
cui Ili FATTORE PSICOLOGICO DEI FENOMENI 237 è derivata
tutta codesta infantilità, sono in generale rozzi, poco evoluti, amanti dello
spettacoloso. 4. I fenomeni provocati hanno sempre un colorito senti¬
mentale volgare : la imposizione o il comando, l’approvazione o la
disapprovazione, il contento e il malcontento; e quasi sempre y1* ordine alla
tecnica dei fenomeni. Talvolta il presunto ‘ John „ si compiace di spaventare
la assistenza con uno o più colpi formidabili, aH’improvviso, come per
scherzare grossolanamente. Ma anche il giuoco della seggiola levata di sotto,
messa sul tavolo, posta sulla testa di qualcuno in equi¬ librio, ecc. è quale
può pensarlo un burlone di pessimo gusto o un ragazzo. Gli stessi toccamenti
sono senza finezza, salvo le carezze sul viso che naturalmente hanno
leggerezza, sono blande, altrimenti non corrisponderebbero alla"
rappresenta- zione (nel medium) di una “ carezza „. T picchi sulle spalle, le
pressioni, ecc., sono quelle che una persona comunque può immaginare di fare :
il pudore del medium lo trattiene dal fare toccamenti osceni, ma non sarebbe
male domandare ciò allo spirito di Eusapia ; si avrebbe una prova della umanità
completa delle rappresentazioni esteriorate. Del resto, sento dire e leggo che
in certi circoli le cose sono spinte al di là del segno. Questo avverrà, come
nelle suggestioni ipnotiche, in piena relazione con la personalità morale del
medium e dei presenti. Nei bassifondi del nostro subconscio si mantengono gli
amoralismi delle fasi primordiali di civiltà, e discendono anche gli
immoralismi determinati dai pervertimenti odierni • ebbene, non c’è da stupire
se nel “ trance „ di taluni medi o nell’ inconsapevole partecipazione di taluni
astanti, questi istinti atavici o bestiali o morbosi vengono a galla. 5.
Il capriccio in taluni casi, V opportunità in altri (massime in quelli di
maggiore momento) dominano la pro¬ duzione dei fenomeni. Ho già detto che la
tecnica, mantenuta nella prima parte della serata, viene poi assolutamente tras¬
curata: anzi, i fenomeni si ottengono eguali colle disposizioni piu diverse di
medium, di catena, di mobili e via via. Sol¬ tanto le condizioni di luce
sembrano avere una maggiore costanza rispetto alla indole delle manifestazioni,
che esse^aoe- volano o contrariano; certi fenomeni (dicono, ad esempio, i
toccamenti di mani carnee invisibili, le grandi materializzazioni tangibili
autonome, le luci) non si ottengono che al buio: ma la levitazione del tavolo —
il fenomeno tanto discusso tra noi e fuori di qui! — succede indifferentemente
al buio, a mezza luce, a luce di gaz, a luce rossa, e persino a luce solare, di
mezzodì! Oggi, la Paladino l’ha prodotto di giorno alla presenza di Porro e di
Schmolz. La prima parte della seduta, a tecnica rigorosa, è fatta per
preparare il medium alla condizione di medianità attiva (qualunque essa siasi):
più tardi, ottenuto il trance completo, i fenomeni si seguono per l'automatismo
del sistema nervoso, senza bisogno di determinate condizioni esteriori, o
almeno di tutte quelle prima necessarie. Così non c’è alla fine delle sedute
che il disordine : non è più necessario un ristretto numero di persone, non più
la catena, non più roscurità, neppure più il tante volte desiderato cicalio dei
presenti. Ta¬ lora i fenomeni avvengono nel silenzio, tal’altra nel rumore :
spesso l’ordine parlate non è ubbidito che per pochi istanti, poi i presenti
ricadono nel silenzio, eppure il fenomeno av¬ viene... Neppure la oscurità è
desiderata dal medium in relazione alla gravità dei fenomeni: talvolta si
direbbe che la Paladino sbaglia nel determinare la condizione di luce fa¬
vorevole al fenomeno ; ottenuta, ad es., l’oscurità richiesta, non si produce
nulla : invece dopo poco, i presenti fanno luce bianca debole o luce rossa
senza chiedere sempre il per¬ messo a “ John „ , e avvengono manifestazioni
ottime! 7. Ciò che mi sembra oramai dimostrato dalle tre se¬ dute cui ho
assistito, è che non è vero essere la volontà e la coscienza del medium
estranee sempre al fenomeno. L' Eu- sapia si mostra a Genova un po’ troppo
preoccupata di convincerci, me soprattutto, dopo che ha saputo chi sono. Tutta
la seduta del 23 è stata fatta a mio beneficio; ora in tale contegno della
Paladino vi è una ragione personale ben nota. Ciò indica tre cose : a) la
coscienza del medium è in grado di determinare una maggiore attività della
forza medianica ; b) i fenomeni sono prodotti in ragione dei sentimenti o
delle idee esistenti nella coscienza sveglia o superiore del medium ; c)
la personalità inferiore (subliminale) riceve impulso da quella superiore e si
atteggia in conformità degli stati psichici di questa : per cui il supernormale
si riduce, sotto questo aspetto, al puro normale. 8. La Paladino mi
preannunziava il fenomeno, che già si rappresentava nella sua mente, e questo
preannunzio è dato con coscienza svegliatissima : passato un breve inter¬
vallo, in cui la donna sembra cadere in estasi o trance (ma non sempre, perchè
i suoi moti, atteggiamenti, parole, sono di persona sveglia), il preveduto
fenomeno si effettua. 9. In taluni casi il desiderio di dare una prova è
supe¬ riore alla capacità medianica di quel momento. Trovo questa deficienza
accessuale di medianità specialmente nella produ¬ zione di fenomeni visivi :
qui la Paladino è assai meno capace che negli altri fenomeni, ed allora ricorre
ad un metodo sug¬ gestivo che, sotto l’aspetto fisiopsicologico, mi sembra me¬
ritevole di un paragrafo a parte. * * Mezzi di provocazione
delle sensazioni nei presenti. Varie osservazioni si possono fare sul
modo con cui la Eusapia cerca di provocare sensazioni di contatto, di pres¬
sione, di ombre e luci, ecc. 1, Ho già detto della sensazione “ di un
uccello sulle mie spalle „ da me provata la seconda sera. Ebbene: il tavolo
con¬ fermò coi soliti tre colpi la mia interpretazione , quando espressi l’idea
di averne sentito l'aleggiare delle ali. Ma da quello che è avvenuto nella
terza seduta, e dalla correzione fatta nella propria percezione visiva dal
signor Schmolz che aveva visto un che di bianco sulle mie spalle, è risultato
che la sensazione mi fu prodotta invece da un foglio di capta venuto dal tavolo
a portarsi sulla mia nuca, e proprio dal regolamento del Cir¬ colo che fu
trovato alla fine della seduta fuori di posto (affer¬ mazione del signor
Peretti). Ora, come si spiega che il tavolo — {John!) — abbia approvata la mia
erronea interpretazione dell’uccello ? Perchè la personalità infantile della
Paladino, dominata sempre dalla vanagloria delle sue facoltà occulte, è stata
lusingata da quella mia asserzione, e non le è parso vero che l'agitarsi d’una
carta esistente nella sala fosse ritenuto lo svolazzar di un uccello, creato,
diremo così, spi¬ riticamente!... Non le bastava il fatto già straordinario
dello spostamento dell’oggetto e della sua venuta sul mio collo : voleva anche
esagerare la portata del fenomeno. E se non avessimo corrette le nostre
percezioni, saremmo, forse, rimasti fermi nell’ idea d’avere assistito alla
formazione di un animale fluidico ! 2. Io penso che molte sensazioni
visive, interpretate alla stessa maniera dai presenti e con approvazione di
John alla annunciata interpretazione (illusoria), siano provocate con mezzi
elementari a portata del medium; — è la fantasia di 240
PSICOLOGIA E SFIBIT1SM0, II taluni dei presenti che aggiunge
una certa parte de] mera¬ viglioso, precisamente come avvenne delle mani
credute dalla signoia Rey quelle di sua madre defunta, e come avverrà nelle
effigie o fisonomie fluidiche appena percettibili, eppur riconosciute dai
presenti per quelle dei loro morti. man‘festazioni visive non sono quasi
mai (io non mi ncordo di nessun esempio) visibili da tutti. Ci sono individui,
come me, che lorse avendo un controllo più severo sulle proprie sensazioni
visive, sono sfortunati, diciamo cosi, nel percepire le luminosità, i fantasmi,
ecc. Io non sono riuscito mai (finora) a vedere i chiarori, le luminosità bian¬
castre, ecc., accusate da altri sodi. Io non ho visto che due ombre: la rotonda
o globo della 2“seduta, della quale serissi di aver supposto tosse la tenda
conformata a quel modo, forse spinta innanzi dalla mano reale (sinistra) del
medio ; e una specie di braccio pendtdo percepito iersera, che arieggiava pur
esso, nel primo momento, quello della Ensapia atteggiato in flessione per
dargli la forma opportuna, a) La prima mi aveva dato la sensazione di una
testa (ma poi non era affatto una testa umana, bensì una specie di grosso
cocomero o sfera). Ora, se dovessi procedere colla rigidità eccessiva della
Commissione di Cambridge, potrei anche supporre, non avendo avuto il controllo
della mano sinistra, di essere stato ingannato. Ma più ora ci penso, e più la
cosa non mi pare spiegabile cosi, perchè anche un braccio atteggiato a
flessione nel pugno e nel gomito non dà un contorno sferico cotanto perfetto
come mi parve quello che vidi; inoltre il braccio della Paladino non è così
lungo da potersi, senza spostamento di tutta la persona che io avrei avvertito,
spingere fino al punto cui arrivò il globo. Debbo dunque correggermi : il “
globo „ del 20 maggio era una vera produzione ex novo : anche se veniva avanti
coperto dalla nera cortina, dietro di questa non ci poteva essere il braccio di
Eusapia; c’era qualcos'altro . b) Jeri sera, dopo un imperioso
preannunzio di guar¬ dare davanti a me, la Paladino ha cercato di
suggestionarmi che dovevo vedere un’ “ ombra „ : ma non c’è riuscita. Io sono 1
rea do o duro „, come dice essa. Non suggestionandomi esprimo ciò che penso),
essa ha allora tentato di produrre la lorma mediante la tenda nera : e l'ombra
si è formata, ma io non mi lascio dominare dalla apparenza, e affermo subito
che mi pare sia la tenda ricoprente un braccio La t aladino non insiste
sull’esperimento, com’essa chiama queste sue produzioni medianiche, e quel
braccio pendulo che sembra quello di un fantoccio, scompare nell’ombra,
verso il gabinetto nero. Qui ho un lontano sospetto che essa (svegliatissima in
quel momento) abbia voluto fare impressione su di me, convincermi, ece., ossia,
in altri termini, che non riuscendo a ottenere il puro genuino successo
medianico di una forma Apparizione di un “ braccio pendulo „ ,
IL'^SaZear^aada “e aTOt\è. stata fissata immediatamente st.Ua stionè.
rappàrsoriU * ' “ntora«5- visibile (fantasma) al di qua delle
tende, abbia tentato sosti- tu irvi qualche cosa di analogo da dietro alle
tende stesse. È questa una frode?... No: oso affermare che l’inganno ci fu per
metà : una « materializzazione „ imperfetta s’è formata, ma non fuori del
gabinetto. 4. Questa miscela di fenomeni genuini provocati dall’au¬
tomatismo e di fenomeni sparii voluti (fraudolenti forse alcuni, equivalenti
sub-medianici per deficienza di medianità certi altri) costituisce una grossa e
noiosa complicazione di cui bisogna tener conto. L’Ochorowicz ha dimostrato che
la Moh selli, Psicologia e spiritismo. t Eusapia
inganna inconsciamente : io credo invece che la povera donna, costretta ad
esaurirsi per persuadere colpire trascinare e sopratutto soddisfare il suo
pubblico, ricorra anche coscien¬ temente all’inganno; ma rimedia pure col
sostituire fenomeni medianici elementari, di cui è sempre capace anche se in
scarsa medianità, a quelli di alta complessità che per qualche ragione
interiore od esteriore non è in grado di produrre in quel momento. Mi sembra
sopratutto che il desiderio di con¬ vincere gli increduli (me, per esempio) sia
troppo vivo in lei, e che costituisca un pericolo per la sincerità delle mani¬
festazioni. Oltre a ciò, la vanità sua le fa sembrare insuffi¬ ciente la prova:
produce realmente tre, cinque, e vorrebbe produrre otto, dieci fenomeni.
5. Ammessa, dunque, la mescolanza di vero, di spurio e di imperfetto, si
dimostra anche — dal momento che io la rico¬ nosco e la affermo (almeno nei
fatti visuali di cui sopra) — come non sia giustificabile la volgare
spiegazione del tutto trucco. Quando si abbia un po’ di buon senso, si sia
abituati all’osservazione scientifica, ci si mantenga sereni e calmi os¬
servatori (ed io cerco di mantenermi tale, e sono sicuro che ci riesco), non
v’è possibilità di essere turlupinati: io di¬ stinguo benissimo i fenomeni
reali da quelli in cui forse vi è produzione spuria o insufficiente di
medianità; e per ciò dovrei essere creduto se dico che vi sono straordinari
fenomeni medianici assolutamente certi, come lo sono quelli da cui desu¬ miamo
la esistenza e la natura del mondo circumambiente. * *
* Le esteriorizzazioni. 1. Conviene ammettere una cosa
che sembra irrealizza¬ bile nolle conoscenze odierne: — che alla base di
codesti fenomeni — ben lo ha visto e teorizzato A. De Rochas — stia forse la
proiezione di un che di ignoto dotato di qua¬ lità dinamiche dal corpo di
Eusapia. 2. Adottando in via transitoria il nome di “ anima „ (Aksakoff)
per questa forza biopsichica irradiante o ema¬ nata, per un processo tuttora
sconosciuto, dall’organismo umano vivente (senza pregiudicare per ora il
problema della sua origine, natura, attività e sopravvivenza), conviene am¬
mettere, in certi individui come Eusapia Paladino, la super-formazione, mercè
elementi mimici, di organi forniti di tutte le qualità anatomiche,
morfologiche, funzionali, come sono le normali. Giacché ottenendosi dei
risultati meccanici che ri¬ spondono a determinati congegni organici, e non ad
altri, si devono costituire per l’occasione, e in soprannumero, o in duplicato,
congegni perfettamente eguali. 3. Un braccio animico articolato nello
stesso punto (articolazione scapolo-clavicolo-omerale) dove si attacca l’arto
anatomico, è un po’ difficile a comprendere: tuttavia, con questi fatti
medianici sott’occhi, si deve ammettere che là dove si trovano gli elementi
anatomici normali, carnali, possano fuoruscire anche i loro corrispondenti
elementi gui¬ dici o animici (“ prolungamenti protoplasmici „ di Richet). La cosa
non è impossibile, ma apparirà addirittura fantastica. 4. La rapidità e
la fuggevolezza delle esteriorizzazioni sembra significare una produzione
accidentale di forza : spesso la stessa medium ignora la spesa di energia che
deve fare ; nè sempre l’etfetto corrisponde alla preparazione. 5. Si può
congetturare, non senza ragioni di esperienza e di analogia, che anche le
persone presenti alla seduta e convibranti, a cosi dire, col medium nel loro
stato orga¬ nico e conseguentemente nelle loro operazioni mentali (ce¬
rebrali), contribuiscano in più o meno larga proporzione, e senza averne
coscienza, al processo di proiezione della ignota forza biopsichica, emanata o
irradiata dal medium in estasi, e sopratutto contribuiscano a dare certe
apparenze alle sue plasmazioni transitorie. 6. Proseguendo nell’ipotesi
che nel suo proiettarsi la ignota forza (o materia radiante?) bio-psichica sia
diretta e, per di più, plasmata dal pensiero onirico o subcosciente del medio,
si vede la spiegazione del progresso dei fenomeni che diremo di psicotei
ecinetica e psicoteleplastica: a) Dapprima si esteriorizzano solo le
rappresentazioni di movimenti semplici ; più tardi, forse quando vi sia accordo
mentale dei presenti, anche quelle dei movimenti complessi. b) Lo stesso
avviene nelle esteriorizzazioni delle rap¬ presentazioni di senso tattile,
termico, acustico, visivo, ecc. Da principio avvengono esteriorazioni di
imagini semplici, che non si organizzano nè si plasmano in forme distinte; in
seguito, massime con la cooperazione dei presenti, possono proiettarsi e
plasmarsi imagini composte. Occorre insomma, un processo abbastanza lungo
(in gene¬ rale, non costantemente) per lo sviluppo delle telecinesie e
teleplastie. Non è vero che le Intelligenze “ occulte „ siano dotate di
poteri superiori e facciano cose meravigliose. Dato che la medianità sia una
forza invisibile e intangibile, essa la molto meno di quanto facciano
l’elettricità ed il magnetismo. Gene¬ ralmente non opera che movimenti o
sensazioni di movimenti semplici ; non materializza che f olismi o sensazioni
di lumi¬ nosità semplici, actismi o sensazioni di rumori e suoni sem¬ plici;
rarissimamente va oltre. Essa non produce poi alcun effetto chimico nè dinamico
utilizzabile. È subitanea e si esau¬ risce presto. È impulsiva, e non ha
ordine, non si sistema. E automatica, e non risponde mai a stimoli precisati. E
for¬ nita da un organismo umano simile a tutti gli altri, ma non si trasmette
che in minima parte e in condizioni eccezionali. 8. Tutti i fenomeni
della medianità intellettuale hanno molta somiglianza con quelli degli stati
sonnarn bulini che si svolgono spontaneamente o si possono artificialmente pro¬
vocare nelle persone isteriche e in altre suscettibili all’ipnosi ed alle
manovre magnetiche. Ciò lascia logicamente supporre che la trasmissione e la
lettura subconscia del pensiero (“telepatia,) esercitano un ufficio sostanziale
nel medium- nismo ; ma tale supposizione non è applicabile ai fenomeni fisici e
meccanici. 9. I congegni od organi bio-psichici che svolgono T “ oc¬
culta forza, medianica non sono molto evoluti nè utilizza¬ bili ; sono anche
incoordinati, e sembra, per di più, che non arrivino se non con stento ad
operare insieme. 10. Le proiezioni eso-psichiche di Eusapia, anche se si
plasmano in forme tangibili e visibili (“ materializzazioni „) in rispondenza
alle sue invagini oniriche o eventualmente telepatiche, non hanno autonomia:
per ciò non possono avere che un’esistenza effimera e accidentale, per quanto
riescano a lasciare traccia materiale ed indelebile di sè (mutamenti e
spostamenti di oggetti, segni grafici, impronte, negative fotografiche).
Senza dubbio, tutte queste asserzioni ipotetiche sono para¬ dossali ; ed io
stesso, nello scriverle, ne riconosco la enorme portata, ne rimango stupefatto.
Ci si consola col dire che, alla fine, queste ipotesi sulla esistenza di forze
naturali, anzi vitali, tuttora ignote, sui loro effetti dinamici e sulle loro
produzioni transitorie, non escono dalle possibilità scienti¬ fiche e positive.
Sta bene, io pure la penso così, e non da oggi soltanto, come dimostrano i miei
scritti anteriori: ma non è men vero che ci incamminiamo oltre ai margini
dell’odierno sapere,... in una zona tuttora piena di Enigmi... l Un giuoco. Lo spettacoloso -
(per usare un termine comprensibile), esiste un po’ troppo nei fenomeni della
Paladino. Vi si vede il desiderio suo di colpire, di strappare il plauso, di
trascinare altri alla fede : ma è uno spettacolo un po’ misero nella sua parte
imaginativa, e sempre di contenuto intellettuale basso. Così io qualifico quel
trasporto inaspettato del bracciale di tenda e della sua rosetta di stoffa
sulla finestra alta e cieca dell’anticamera, che l’Eusapia sul finire della
seduta, con una pantomima napoletana vivacissima, pur essendo (o si¬ mulando di
essere?) ancora in “ trance», ci ha fatto capire che doveva essere avvenuto.
Sarebbe stato un “apporto , da da uno ad altro locale del Circolo, però a porte
aperte! Certo, il fenomeno sarebbe per sè stesso straordinario, tanto
che, sorpassando forse l’ intenzione del subcosciente della Paladino, raggiunge
i caratteri del tracco : fa sorgere cioè il sospetto d'una cosa preparata, e
sotto il punto di vista della serietà dell’osservazione non mi produce, no, un
sentimento genuino di ammirazione ; è troppo, e si è inclinati a scher¬
mirsene. E infatti, quei pezzetti di stoffa sono passati attra¬ verso tre
camere, hanno percorso almeno 10 o 12 metri, e si sono alzati di circa 2,50 o 3
metri. Il modo poi con cui 1’ Eusapia ce ne ha rivelata lassù l’esistenza è
stato teatrale, e rientra nella psicologia della simulazione isterica, adatta
alla sua mente volgare. Ammesso pure che il fatto in sè (strappamento del
bracciale, e suo trasporto per medianismo in trance) sia autentico (?), esso
intellettualmente ha valore minimo, e se gli “ spiriti „ non sapessero fare
altro che questi miseri giuochi di prestidigitazione, li compiango.
Genova, 23 maggio 1901. LA QUARTA SEDUTA (24 maggio
1901). Condizioni fisio-psichiche del “ medium „. 1.
Ieri sera la Eusapia non è entrata in trance elle tardivamente e per pochissimo
tempo: anzi, fn un trance leggero, superficiale. Ciò spiega forse la relativa
scarsezza dei fenomeni, la loro ripetizione monotona, e le esperienze, a mio
parere, assai sospette o, per lo meno, aventi appa¬ renza di frode. Non spiega
però che le poche manifestazioni avute siano state di grande intensità.
Posso congetturare due cause di ciò. In prima l’intervento di una persona nuova
(il cap. De Albertis), che al solito ha fatto regredire il medium verso
fenomeni più semplici e che inoltre, come ogni novizio a sedute spiritiche, si
è mostrato molto sensibile ai toccameuti invisibili ; ho veduto che questo
infastidisce la Eusapia. In secondo, una discussione fra me e il prof. Porro,
avvenuta al principio della seduta, è stata udita dalla Paladino e forse ha
turbato il suo animo. Si sa che essa è sensibilissima, come ogni medium, non
soltanto all’accusa, ma pure al dubbio e al semplice sospetto di bu¬ giarderia,
per quanto la discussione vertesse sul modificare 0 no soltanto le condizioni
delle esperienze. 2. La Eusapia è, nello stato normale, di una ingenuità
straordinaria nel frodare. 0 essa, per non venire meno al suo carattere di isterica,
non è in grado di esercitare un pieno governo sulle proprie tendenze alla
simulazione (per lo più incosciente, secondo I’Ocuorowicz, assai spesso
cosciente, se¬ condo mei ; oppure calcola sulle emozioni, sull’entusiasmo e
sulla disattenzione dei suoi osservatori. Mi sembra che essa sia stata male
educata fin dal principio dello sviluppo della sua medianità per opera del
Damiani e anche del Chiaja, accordandole talvolta troppa libertà di movimenti
ed ese¬ guendo controlli troppo condiscendenti. Non altrimenti si può
spiegare l’ingenuità che essa ha dimostrato a Cambridge, a casa di Richet e
(secondo me) anche al nostro Circolo “ Minerva „ ieri sera, tanto nello
spostamento della seggiola di uno dei suoi vigilatori di destra (cap. De
Albertis), quanto nella impressione su plastilina. A me questi due fenomeni,
come dirò più avanti, sono apparsi di grande dubbiezza, sebbene la frode non
s’abbia potuta cogliere in fatto. Del resto, si dovrebbe dire che per riguardo
a certi fenomeni si ha sempre il dubbio del dubbio! 3. L’Eusapias’è
rifiutata di lasciarsi esaminare fisiologica¬ mente. In parte io ne la scuso,
perchè gli spiritisti le hanno sempre inculcato ostilità a siffatte
investigazioni. Anche qualcuno dei membri del nostro gruppo sembra diffidare,
non so perchè, delle mie intenzioni : ho chiesto di esaminarne la sensibilità
per stabilire la esistenza o no di stimmate isteriche (ricerca affatto
innocua), ma pare che si tema da ciò una diminuzione della medianità, e quindi
una defrau¬ dazione di fenomeni. Questa riluttanza dell'Eusapia è il pro¬ dotto
della sua ignoranza, del suo misoneismo volgare e della sua educazione
compiutasi fuori del dominio della scienza. Fin qui, lo ripeto e ripeterò, lo
spiritismo è nel limbo del metodo scientifico di osservazione e di esperimenta-
zione. Si ripensino le auree regole che di questo metodo ha dato Claudio
Bernard pei fenomeni biologici ; si legga ciò che Guglielmo Wundt dice del
metodo da usarsi nei feno¬ meni psicologici ; si vegga anche quello che dice un
inge¬ gnere di larga coltura, il Favrk, nei suoi libri sui metodi scientifici
in genere: e allora la procedura delle sedute spiri¬ tiche rivelerà tutta la
sua irriducibilità odierna alle norme della ricerca sperimentale. 4.
L’Eusapia ha una lesione al capo dal lato sinistro, nella regione
parieto-frontale ; da un fugace palpamento che ivi mi ha lasciato effettuare,
ritengo che tale lesione sia vecchia e di origine traumatica, secondo che essa
afferma. La lesione impegna il tavolato esterno della teca cranica e giunge
fino al tavolato interno, ma senza scopertura delle parti molli endo-craniche ;
è lunga almeno due centimetri e mezzo, coi bordi a picco, appena inspessiti per
la riparazione ossea: essa sarebbe sensibile (dicela Eusapia) alle pressioni
esterne ed alle vicende meteoriche. La sua sede è precisa- mente sulla sutura
coronaria sinistra, e prende tanto il frontale quanto il parietale.
Topograficamente potrà corri¬ spondere alla parte media della regione
rolandica, ma di questa non impegna, certo, che piccola porzione della circonvoluzione
frontale ascendente, nell’area dei centri psicomotori dell’arto superiore
destro ; sovrasterà, in particolar modo, al piede della seconda frontale, dove
si ammette da taluno il centro evoluto della scrittura (?). 5. L
'iperestesia della metà sinistra del corpo accusata dalla E., parrebbe di
natura isterica, ma non si riesce a sa¬ pere se prenda tutte le forme di
sensibilità. A giudicare da quanto avviene nel tentare di toccarla, direi che
essa ri¬ guarda sopratutto la sensibilità tattile superficiale o cutanea, non
la profonda (tendineo-muscolarel ; e mi ha tutta l’aria di essere suggestiva o
autosuggestiva. Le reazioni della Eusapia quando la si tocca lievissimamente
fuori della ipnosi me¬ dianica (perchè durante il trance io, a bella posta, l’ho
pre¬ muta fortemente nella parte sinistra per svegliare la sua attenzione), mi
sembrano esagerate sproporzionatamente al grado della ipersensibilità
reale. 6. Sarebbe di sommo interesse il fatto che mi è sem¬ brato iersera
di rilevare: — quando Eusapia è in principio di auto-ipnosi o sotto la
ipnotizzazione (mi è riuscito di farle qualche “ passo magnetico „ sulla testa,
massime sulla sua breccia cranica e l’ho veduta suscettibilissima a queste
manovre), quando, dico, Eusapia si incammina verso la subcoscienza, la sua
iperestesia di sinistra le rende insop¬ portabile i contatti a distanza. Voglio
dire che avvicinando uno spillo alla sua mano fino a 2 centim., ma non toccan¬
dola ancora, essa ha percepito il dolore della puntura. Sa¬ remmo qui davanti all’eccezionale
fenomeno dell’ “ atmosfera neurica „ circondante il corpo umano secondo le
afferma¬ zioni quasi favolose di Baraduo e Barf.tt? Mi contenterò di esprimere
la possibilità che, esclusa la simulazione, Eusapia offra davvero quella
esteriorazione di sensibilità che fu il¬ lustrata dal Conte De Rochas. 7.
Le crisi cui va soggetta ora la Eusapia sono, a giu¬ dicarne da quanto ne dice
essa stessa, di carattere istero- epilettoide. Dice che le vengono attacchi in
cui “ perde la coscienza , ; sono preceduti da forti cefalalgie al lato
sinistro ; manca il ricordo al risveglio, mentre per l’addietro la me¬ moria
dei deliquii non era oscura. Si potrebbe sospettare l’esistenza di parossismi
parziali di epilessia jacksoniana (?). 8. Lo stato psichico normale di
Eusapia fuori della me¬ dianità non ha note morbose. Tuttavia la memoria è
debole assai ; non si rammenta sempre i nomi e le date, e poiché le sue vicende
sono note a qualunque studioso di spiritismo, si vede agevolmente che essa
confonde date, luoghi, persone; non sempre ricorda dove e quando le sono stati
fatti ap¬ punti, critiche, ecc. ecc. Ma di due cose soprattutto ha me¬ moria
viva, e se ne rammarica : 1° d’essere stata sottoposta in un luogo all’Estero
(forse a Cambridge) a un’investigazione poco discreta, di carattere vergognoso,
che l'ha umiliata : essa non sa darsi pace di aver dovuto subii- esami perfino
nelle cavità sessuali del corpo, per vedere se vi tenesse nascosti degli
ordegni, indagine stupida e che naturalmente diede, come doveva dare, risultato
negativo ; e 2° dell’essere stata derubata d’ogni suo avere da ignoti ladri,
penetratili in casa. Di questi fatti la sua commozione dura tuttora vi¬
vissima, ed è tale da non doversene parlare senza compro¬ mettere, essa
alìerma, l’esito delle sedute. 9. Da quanto finora mi risulta e
specialmente dalla seduta di ieri sera, reputo antipsicologico raffermare che
la coscienza e la volontà della medium sieno estranee ai feno¬ meni detti
spiritici, come asseriscono certi psicl\icisti non psi¬ cologi. Neppure è vero,
però, che si abbia sempre un auto¬ matismo per disgregazione della personalità,
come ha preteso P. Janet: l’Eusapia (ai miei occhi di clinico, per lo meno)
spesso era sveglia e voleva produrre i fenomeni, anzi quei dati fenomoni, e li
ha prodotti. Ora una delle due: — 0 lo stato di “ trance „ è necessario
alla medianità ; e allora non si comprende come fenomeni me¬ dianici cosi
cospicui come la levitazione del tavolo, la produ¬ zione di fiammelle, gli
spostamenti di oggetti a distanza, le materializzazioni di forme tangibili
sebbene invisibili, gli atti complicati di sfibbiamento, di appuntamento di
spilli, ecc., ese¬ guiti all’oscuro da silenziose “ Intelligenze occulte „,
siano tal¬ volta possibili senza l’estasi : non nasce il sospetto legittimo che
la dottrina fisio-psieologica del trance sia erronea, o, per lo meno, non
assoluta? — 0 lo stato di “ trance „ è superfluo: e allora non si comprende
perchè in dati momenti e quando stanno per avvonire fenomeni che potrebbero
anche effettuarsi, come ho veduto ieri sera, in apparente veglia, il medium
entri in pieno istato autoipnoide. Non esisterebbe là una autosuggestione, che
però lasciasse il medium libero di ope¬ rare anche fuori e senza di
essa?... 10. Per me è ormai certo questo, sotto il punto di vista
psicologico : — la coscienza e la volontà intenzionale del medium sono
costantemente in opera anche durante la pro¬ vocazione dei fenomeni cosi detti
del subcosciente ; sono esse che dirigono le vicende delle sedute. — Io ne
veggo una prova nella crescente, teatrale complessità successiva di una serie
di sedute, mentre se i fenomeni fossero in tato subcoscienti e automatici,
oramai, dopo tanti anni, dovrebbero subito raggiungere l’acme. Vi è troppo
programma in tutto quanto fa la Paladino per escludere l’efficacia della sua
intenzione voluta e premeditata. — Altra prova, e di somma importanza, la
scorgo nel fatto cbe esprimendo il desiderio di un feno¬ meno, anche senza
dirigere una formale domanda al medium, il fenomeno avviene nella stessa
serata. Ciò indica che le percezioni della coscienza vigile scendono al disotto
dell’alle¬ gorico livello della subcoscienza, cosicché il subliminale di Myebs
per sé non è attivo, ma riceve impulso dall’alto. Sono i raggi luminosi della
coscienza superiore che ha già per¬ cepito e pensato, quelli che calano ad
illuminare i bassi fondi della cosi detta subcoscienza. C’è da ritenere che R.
Abdicò abbia ragione e che la ipotesi dell’ “ incosciente „ sia un lusso
inutile per la psicologia. Questa mia constatazione mi sembra che sposti
di molto il problema della medianità, e lo metta sotto una luce che non fu
ancora vista (per quanto io ne so) da altri psicologi. Inoltre, se ne desumono
nuovi apprezzamenti in rapporto alle frodi. I)a un lato sorge il sospetto che
essendo le vicende della seduta prestabilite conforme a un programma generale
che si deve alzare da un fenomeno semplice a fenomeni più complessi per meglio
agire sull’ animo dei presenti, ciò ac¬ cresca la tendenza alla bugia
cosciente. D’altro lato, può anche essere che non entrando la E. in trance per
ragioni indipendenti dal suo buon volere (non si riesce sempre a prender sonno
quando si vuol dormire), essa sia obbligata a giuntare per non scontentare il
suo pubblico. Ciò fu detto anche da Ochorowicz ed è giusto. 11. La
uniformità dei fenomeni che da anni ed anni Ensapia Paladino produce (basta
leggere i numerosi verbali delle sue sedute) sta a significare la predominanza
di alcune poche idee fisse nel suo pensiero. Il medium Pugliese evi¬ dentemente
fa come certi grandi artisti drammatici che si formano un repertorio di poche
tragedie e commedie, e le ripetono ovunque e per lunghi anni, raggiungendo per
mezzo deli abitudine e dell’automatismo una sempre crescente forza di
espressione artistica. Anche la medianità di Eusapia si è fissata e sistemata
in uu numero abbastanza ristretto di atti : e questo monoideizzarsi costituisce
forse la più potente causa dell’efficacia che raggiungono in lei le produzioni
del sub- cosciente. D’altronde, tutto lo spiritismo sovrabbonda di dette idee
fisse, ed è questa una buona argomentazione in favore dei suoi rapporti
con l’isterismo, con le monopsicosi, con tutti gli stati psichici di riduzione,
e di sistemazione, e di... impoverimento mentale! 12. Ne segue che le “
manifestazioni „ di medianità, come le scorgo avvenire in queste sere, sono
bensì deter¬ minate dalle intenzioni del medium, ma d’ordinario solo nella
cerchia delle sue fissazioni, dei suoi monoideismi psi¬ cosensori e
psicomotori. Ciò riduce estremamente la spon¬ taneità dei fenomeni, giacché
porta il medium a ripeterli immutati quando si sente sotto gli stimoli
consuetudinari di sedute organizzate sempre ad un modo. La personificazione di
“ John King , che da anni ed anni fa l’Arlecchino da strapazzo o il servo da
farsa in tutti questi fenomeni, è il più tipico dei monoideismi di Eusapia. Poi
vengono uno per uno tutti i procedimenti empirici con cui essa provoca o
produce i fenomeni. Decisamente quel subliminale di Myetìs ha ben poca
autonomia! * * * L’ambiente delle nostre sedute.
1. Dalla discussione avuta col prof. Porro, il quale mi ha dichiarato a voce e
per iscritto anche sul Secolo XTX che le spiegazioni “ psicologiche , hanno il
peccato di essere iperseientifiche (sic), temo che l’ambiente nostro non alzi
so¬ verchiamente il diapason della sua ammirazione per la Eu¬ sapia perdendo la
calma che da principio addimostrava. Panni, anzi, in seguito alle mie
interrogazioni ad Eusapia, di essere circondato d’un’ atmosfera di diffidenza,
non da parte di tutti i membri del gruppo, ma da parte dei più infervorati. Ciò
mi ha deciso a tenermi un po’ più in disparte durante le sedute, anche perchè,
avendo avuto troppa parte¬ cipazione alle esperienze del 22, ho ritenuto
conveniente iersera di usare discrezione per lasciare il posto di vigilatori ad
altri compagni. Ciò sembra contrariare la Eusapia che, nonostante io sia
rimasto sino alle 11 3/( estraneo alla catena, mi ha seguitato a prendere di
mira nelle sue manifestazioni. Anche questo fatto ha per me la sua
importanza psico¬ logica : indica come sia vivo nella Eusapia il desiderio di
convincere quegli assistenti, dalla cui approvazione crede possa venirle
vantaggio morale o materiale. E un sentimento di vanità che la domina! e fu già
rilevato dall’OcHOHOWicz come 252 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, II pericoloso alla sincerità delle sedute, giacché
spinge il me¬ dium, quando non è in grado di fare un fenomeno°genuino, a
sostituirvi qualche equivalente spurio o fraudolento. 2. Giudicando
sinteticamente, mi sembra che avvenga nel nostro gruppo, me compreso, un certo
esaurimento deh ì attenzione in quanto al controllo. Più si assiste ai fenomeni
e più si è tratti a considerarli nella loro entità o apparenza, perdendo di
vista il contegno del medium. Ma io penso che una volta veduto come i fenomeni
siano monotoni e poco variati, riprenderemo tutti la tensione necessaria per un
contiollo severo. Sono certo che in una seconda o in una ulteriore serie di
sedute eusapiane io mi abituerò ad ese¬ guire ad un tempo una rapidissima
vigilanza sul medium ed una accuratissima osservazione sui fenomeni. È
questione di esercizio e abitudine nell’attenzione. ■1. Ho osservato che
la sorveglianza si attenua verso la fine della seduta, e precisamente allora
quando avvengono ì fenomeni più straordinari e tumultuosi. Ieri sera, però,
essendo io fuori della catena e vigilando attentissimo sulla condotta di
Eusapia, credo di avere inibita la solita tumul¬ tuaria fenomenologia della
fine. Per cui l’ho spinta forse io stesso a quegli atti che paionmi
giustificare il mio sospetto di una frode (p. es. alla impressione di tre punte
di dita sulla plastilina). 4. Rilevo, non senza intimo ma non rivelato
malcontento, che si prendono decisioni intorno al metodo di sperimentare senza
prevenirmene : fluisco coll’essere un semplice invitato e non coopero affatto
alla preparazione dell’ “ambiente,. Cosi si sono scostati i mobili della sala.
A destra del medium si è collocato un pianoforte chiuso, il cui lato dista di
circa <kwO centimetri dalle di lei spalle; il grosso tavolo si è por¬ tato
più in avanti, ecc. Io avrei voluto mutamenti più radicali nella tecnica, ma
non sono comportati dalla tradizione. Da oltre cinquantanni, cioè da quando
tavolino, catena “ ma¬ gnetica „, gabinetto a cortine, ecc., sono stati
introdotti in America, non si è fatto un passo solo divergente da quella regola
un po’ puerile. Sempre nello stesso indirizzo si vuole ottenere la scrittura
diretta sulla fàccia interna di due la- vagnette da scolari, applicate l'una
all’altra, legate e sug¬ gellate. E l’esperimento celebre in cui eccellevano
"l’Eglinton, di cui il Fabmer narra mirabilia nella sua sfarzosa
biografìa’ e lo Slade, di cui il dott. Gibier dà largo cenno nella sua opera
sullo “ spiritismo „. Ma Eusapia non sa scrivere e allora ? .
FENOMENI MEDIANICI SICURI 253 I fenomeni da me
accertati iersera. Reputo che iersera i seguenti fenomeni, non
essenzial¬ mente diversi da quelli veduti nelle sere anteriori, siano stati
realmente prodotti da Eusapia senza inganno, quantunque in oscurità quasi
completa. a) i moli e il sollevamento totale del tavolino : quest’ul¬
timo una volta si è “ levitato „ all’altezza di 1 metro ; il. solito
linguaggio tiptico, che però sembra fissato entro limiti assai stretti (almeno
per la Eusapia). Avverto intanto che tutti siamo d accordo nel chiedere fenomeni
fisio-meccanici od obiettivi, perchè più facilmente sindaca¬ bili, mentre
lasciamo da parte la fenomenologia intellettuale, di cui le comunicazioni
tipticlie dei disincarnati costituiscono l’elemento precipuo, se non anche
l’esclusivo nelle sedute spiritiche volgari; c) i rumori e picchi leggeri
prodotti dal e nel tavolino (alcuni dei quali, cioè, nella stessa sostanza del
legno). Questi “ raps „ mi sono parsi autentici, sebbene per certuni si abbia
il sospetto di una provocazione artificiale, avvenendo essi in uno stretto
circuito davanti al medium e non mai oltre ai 50-60 centimetri dal suo petto
(sarebbero forse prodotti, nei momenti di simulazione, dal soifregamento del
ginocchio, del pollice d’una mano, delle stecche del bustino contro l-’orlo
della tavola?...); dj i picchi fortissimi, vere e proprie bussate, che si
odono sul tavolino, e anche qua e là per la sala, massime entro il gabinetto.
Non c’è spiegazione. Trucco, no, perchè qualcuno è scoppiato come il tuono
mentre io, fuori di ca¬ tena, discernevo debolmente, ma abbastanza sicuramente,
Eusapia immobile a capo tavola. — Spiriti?... Evvia; se girano per lo spazio a
n dimensioni nella loro eroticità Kardeehiana, avranno altro da fare che venire
a intimorire a quella ma¬ niera le persone sensibili e le donne, con un
processo che ricorda T ingenuo mascherarsi e il bau bau dei ragazzi e dei
selvaggi in guerra. e) ì toccamenti di mani (non visibili), che sono
stati più scarsi, meno significanti di quelli delle altre sere, però talvolta
sincroni in due persone. Un certo momento io mi 254
PSICOLOGIA K SPIRITISMO, II sono sentito tirare la giacca pel
petto, come se avessi avuto una persona „ in piedi davanti a me; f) il
vento freddo dal gabinetto nero, anc-h’esso però transitorio (il tavolino si
era spinto smaniosamente ad una distanza maggiore del solito dalle cortine,
certo per corri¬ spondere ad una mia proposta fatta poco prima al profes¬ sore
Porro, di portare il circolo nel mezzo della sala) ; g) l’ ondeggiamento
e gonfiamento delle cortine nere ■ h) \o spostamento delle seggiole dei
vicini ad Eusapia; t) 1 apertura e chiusura del coperchio del pianoforte-, j)
1° spostamento e trasporto di oggetti a distanza. tra questi fenomeni
alcuni mostrano senza dubbio intenzio¬ nalità, il che non vuol dire che siano
opera di intelligenze estranee agli intervenuti e tanto meno ad Eusapia. Si
direbbero giuochi di destrezza compiuti al buio da prestidigitatori in¬
visibili ed anche intangibili; ma sempre rivelano, nella loro quasi comica e
talvolta grottesca esecuzione, una intenzione dei tutto umana, quale può essere
quella del medium di convincere facendo “ un bel gesto Questo è il fine poco
recondito di quasi i nove decimi della fenomenologia eusa- piana: finora non ci
veggo intenzionalità superiore! tale è il caso delle due lavagnette
accollate che mi sono sentito mettere (al buio) nella mano sinistra. A prima
vista può dubitarsi che l’oggetto sia stato preso e dato dalla mano destra
della Eusapia, ma la distanza in cui io, in piedi, mi trovavo dalla tavola
grande su cui le lavagnette posa¬ vano, mi sembrò tale da non appoggiare tale
interpretazione tio anche ricevuto quasi sulla testa la borsetta rapita da mano
occulta alla Contessa Rey : questa personale direzione dell oggetto smosso
dallo “ spirito John „ mostra come sia sempre la volontà del medium quella che
produce il feno¬ meno Ha ragione I’Ochorowicz : “ John „ non è altro che uno
stato speciale psichico della Eusapia, una simbolica personificazione del suo
automatismo medianico. Ma dissento dallo psicologo polacco in questo che egli
assegna al fan¬ tastico John King „ un posto nel solo subcosciente di usapia,
laddove a me pare che la personificazione sia man- enuta e usufruita anche in
completa veglia. Il buttare proprio a me la borsetta implica la solita
intenzionalità di conver¬ tirmi , intenzionalità evidentissima,
persistentissima nell’a¬ nimo della Paladino, e non fuori di lei. Potrei
dire il medesimo degli altri “giuochi, avvenuti ìersera al buio ; per es.
l’avere tolta una spilla-fionda (detta da balia,) alla signorina Rey e l’averne
cucita la di lei IjA MATERIALIZZAZIONE DI FORME . ATTIVE
255 manica sinistra con quella destra del prof. Porro. La
straordi¬ narietà di questa burla non risiede tanto nel trasporto e nell'uso
intenzionale dell’oggetto, quanto nella complessità di movimenti e atti che
essa ha richiesto. Il fenomeno ac¬ cadeva in oscurità: e credo che la cosa non
rieseirebbe fa¬ cile neanco a persone svegliatissime, avvezze a manovrare quei
piccoli meccanismi deU’abbigliainento femminile. Vi è stata pertanto una
delicatezza e finezza incomprensibile nel- l- “ entità occulta , che ha
sfibbiata la spilla e ha eseguita quella attaccatura. Ma pur troppo l’accadere
tutto ciò fuori di luce, nella impossibilità di invigilare la persona di Eu-
sapia, toglie al fenomeno la sua meravigliosità spiritica e lascia al suo posto
il sospetto. k) la materializzazione di “ forme „ soltanto tangibili
aventi caratteri umani. — Dirò soltanto quello che ho per¬ cepito coi miei
sensi in perfetto equilibrio. Io ero in piedi, dietro la seggiola di uno dei
formanti catena, ed ho avuta ad un tratto la sensazione come se davanti a me
fosse ve¬ nuto un “essere invisibile,, alto anche più di me, piuttosto grosso
che mi si è accostato e mi ha premuto il petto: poco dopo, come ho detto, mi
sono sentito tirare lo pistagne della giacca e sono stato scosso in tutta la
persona. Non basta: quando mi è arrivato in mano il pacchetto delle due
lavagne, ho avuto la impressione di un essere in carne ed ossa che me lo allungava,
e quasi si impazientiva perchè io non prendevo bene l’oggetto abbastanza
presto. Non basta ancora; poco dopo quelle due lavagne mi sono state afferrate
e con violenza strappate di mano, indi è avve¬ nuta una lotta consimile fra 1’
“ occulto „ personaggio e il sig. Schmolz : le lavagnette ci erano date e
tolte, ridate e ritolte con una intenzionalità stupefacente. Ma la mia
stupefazione ebbe motivo di aumentare ancora : un po’ commosso e impensierito
di quanto mi era accaduto stando in piedi, io m’ero andato a sedere su di una
delle poltroncine quasi addossate alla parete della sala, a circa due metri,
dal lato destro di Eusapia. Ebbene, 1’ “ Invisibile , è arrivato anche là: per
due volte io mi sono sentito, lucidamente sentito toccare da una mano che offriva
tut.t» le caratteri¬ stiche della vitalità ! Dirò a tale proposito che le “
forme „ che agivano a quel modo sui miei svegliatissimi sensi avevano una
consistenza solida: ognuna era. come si direbbe, uno stereoplasma o
stereo-fantasma invisibile, ma nettissimamente composto di sostanza resistente
, impenetrabile, insomma materiale. Niente “ entità fluidica , sensu
strictiore! Questi fatti sono di gravità eccezionale per me, che quasi
non credo ai miei occhi leggendo le mie stesse righe mentre mi escono dalla
penna : ma tant’è ! Le mie percezioni erano nette e precise: il fenomeno, però,
al buio è altrettanto ge¬ nuino ? Quella malaugurata oscurità, come ci obbliga
a mettere in quarantena tutta questa parte meravigliosa della feno¬ menologia
spiritica! . La oscurità è necessaria, dicono gli spiritisti, per la
formazione delle “ materializzazioni „ giacché alla luce i disincarnati non
riescono ad impossessarsi del perispirito fluidico del medium (non si capisce
allora perchè certe volte le apparizioni avvengano in piena luce e anche al
sole!!); — la oscurità sarà necessaria, dicono gli odierni psicliicisti
teorizzatori, perchè l’energia fuoruscente dal medio e dagli astanti non si
potrà accumulare alla luce, anzi, quando si è concentrata nell’ombra, alla luce
si dissolverà... In sostanza, siamo proprio al buio, e bisogna rinviare
la spiegazione a un domani molto, ma molto lontano ! Os¬ servo tuttavia che
neanco il carattere intellettuale e volitivo degli atti compiuti dall’ “
Invisibile „ prova che essi siano il prodotto di entità autonome, estranee al
medium: io dovrei propendere (non dico più — horresco referens! — ) a supporre
la possibilità di uno sdoppiamento personale completo di Eu- sapia... e anche
quella che il suo “ doppio „ sia ora un quissimile ed ora un dissimile dal suo
corpo fisiologico. Ma come “ dissimile „ e fino a qual punto? Ecco, forse, il
pro¬ blema vero dello “ spiritismo „. Fenomeni acustici e
luminosi. 1. Iersera i compagni signori Bantle, Ferravo e Venzano hanno
accusato il primo dei fenomeni acustici di queste se¬ dute. Mentre sotto le
tende del gabinetto oscuro si mate¬ rializzava e si avanzava verso la catena,
ai lati di Eusapia, una “ forma „, essi avrebbero anche udito il suono di una
voce rauca, afona, “ stertorosa , : a qualcuno parve che essa loro provenisse
da dietro, anzi dal vuoto dell’ombra in cui si trovava la sala. Non avendo
percepito tale fenomeno perchè ero troppo lontano, nulla ne dirò: parlerò
invece delle “ luci spiritiche „ che io stesso ho viste iersera. 2. Ho
già detto come io fossi stato fino a ieri refrattario alle percezioni luminose,
salvo alle due materializzazioni in forma di “ ombre „ fattemi vedere da
Eusapia Paladino e che descrissi di già come fenomeni spurii, Iersera
finalmente, quando già altri dei presenti dicevano di vedere fiammelle e
fosforescenze, ne vidi due : ero fuori della catena, e il feno¬ meno non fu
certamente allueinatorio, perchè la percezione lu¬ minosa fu in me limpida e
netta come di realtà; comparvero e disparvero senza che il mio animo si
conturbasse. Le “ 1 uci fluidi che „ , benissimo visibili, partirono
tutte e due dal disopra del medium, un po’ più verso destra, e per¬ corsero in
aria un certo tratto, lentamente, in linea curva e sinuosa ; il fenomeno durò
almeno tre secondi ogni volta. L’un a comparve più vicino alla testa del
medium, l’altra più verso il pianoforte, ma non erano in posizione d’esser
provocate artifiziosamente dall’ Eusapia, giacché non v’era possibilità che
essa giungesse ad allungar le mani fino al punto cui la seconda arrivò. E poi
non erano affatto simili a luccicori di fosforo ! Erano fiammelle circoscritte,
di colore giallognolo ; vivacissime, ma non illuminavano, ossia non irradiavano
luce: luminose per sè, senza effetto sugli strati aerei circostanti; grosse un
po’ più di quanto ci appaia al buio una lucciola, con cui mi sembrò avessero la
massima analogia; il loro percorso però era più lento di quello del¬ l'insetto,
e lo splendore assai più vivo. Nessuna luce naturale e artificiale fin qui da
me veduta presenta eguali caratteri e, questo è asserito da tutti i
pereipienti. Ambedue le luci sono state viste dal sig. Schmolz con cui
ero a bi accetto in quel momento. Ed Eusapia non era allora in “trance,, bensì
sveglia, come si rilevava dalla sua voce naturale. Ciò conferma la mia critica
alla tabella sche¬ matica del Visani-Scozzi, secondo la quale le luci sarebbero
prodotte dai medi solo in istato di catalessi. Aggiungo che altre luci
sono state annunziate iersera dal dott. Venzano provenire dal piano del tavolo,
e serpeg¬ giarvi sopra : ma io non sono giunto a vederle. *
* * Una apparizione? Ecco un altro fenomeno che
sarebbe ben importante per me, ma che io non ho veduto. È stato il signore
Schmolz che ci ha segnalato di vedere distintamente a sinistra del medium, ma
più in qua del vigilatore (che in quel momento Morselli, Psicologia e
spiritismo. yj era la signorina Rey), “ una figura di uomo, alta
più dei presenti, coperto da' un turbante, il quale si avanzava verso di lui
fino a mettergli la faccia quasi a contatto con la sua „ : egli aggiunge che ne
distingue “ gli occhi vivissimi e la barba a pizzo Ma nessuno dei presenti
conferma la visione ; io che mi trovo vicinissimo al percipiente, nulla scorgo.
Ho già detto che il sig. Schmolz è un “ visuale ti¬ pico n ; a lui i fenomeni
luminosi e i visibili risaltano più numerosi e frequenti che a tutti gli altri.
Vi sarebbe in ciò un motivo per congetturare che Eusapia provoca allucinazioni
sensoriali diverse secondo la indole psichica dei percipienti ? La cosa è
improbabile, poiché bisognerebbe che essa ci cono¬ scesse intimamente tutti
come uno psicologo consumato ! Piuttosto è da ritenere che certi fenomeni siano
l’effetto di una tensione cerebrale dei presenti, e che l’eccitazione del
cervello indotta dal medium stimoli in ciascuno i centri che sono abitualmente
più vivaci nella loro funzione, per cui essi percepiscano meglio i fenomeni che
riguardano codesti centri. Suggestione mentale e interpretazione
dei fenomeni. Un fatto che a me sembrò dapprima di suggestione men¬ tale,
ma che propriamente, come dirò, non lo è, è il seguente : Messomi dietro
la seggiola del De Albertis, che fungeva da controllore di destra, imaginai che
sarebbe stata smossa come la mia secondo il solito. Ero nell’ombra (tale credo
che fosse anche per Eusapia) più completa: e silenziosamente avevo portata la
mia mano sinistra sul pomo sinistro dello schie¬ nale senza toccarlo. E là sono
rimasto in attesa : tenevo la destra nella sinistra del sig. Schmolz o
appoggiata al suo braccio, e pensavo che il medium avrebbe cercato di prendere
furtivamente la seggiola di De A., cosicché la mia mano messa colà in agguato,
avrebbe potuto coglierla nell’inganno. Dopo V4 d’ora d’ inutile attesa,
in cui sempre badavo al controllo ed osservavo, ho sentito sul mio petto (ero
in piedi) un toceamento ampio, ma diviso in due parti, una superiore ed una
inferiore. In queU’istante ho avuto la sensazione come se una seggiola di legno
mi fosse applicata contro il corpo a premerlo intenzionalmente: le due metà del
contatto mi davano l’impressione dell'orlo del sedile e della traversina inferiore.
Ma non così era realmente : nessuna seggiola era stata portata a premermi il
petto dall Invisibile ; la mia mano destra invano la cercò, non palpai che
l'aria. Come ebbi, dunque, quella percezione ? Qui, una delle tre: - ola
Eusapia ha indovinato il mio pensiero che rifletteva la seg¬ giola del
capitano, e mi ha prodotto per telergia meccanica un toccamento di forme
corrispondenti; in tal caso avrei la prova di una suggestione mentale, o
lettura del mio pen¬ siero, però una lettura, direi, elementare, semplificata :
— o quel toccamento fu in me una allucinazione; e avremmo la provocazione, per
dinamismo associativo, di una sensazione irreale corrispondente ad una idea : —
oppure è stato il mio pensiero che intensificato nella imagine della seggiola e
del mio controllo, mi ha fatto interpretare a quel modo un toccamento
(medianico) di cornun genere. Pino a prova contraria debbo ammettere la terza
interpretazione come la più verosimile ; ossia un fenomeno che io dico spurio,
in quanto consiste nella interpretazione subiettiva per parte mia di un reale
fenomeno medianico, il quale si riduce poi a questo, pur sempre straordinario:
il materializzarsi di una persona invisibile che tocca e preme un assistente
fuori di catena, posto ben lungi dalla portata di mano del medium. Dopo
quel contatto rude ligneo e premente, mi sono sen¬ tito accarezzare la mano che
stava in agguato ; e forse queste carezze erano esse pure medianiche, ossia
eseguite con un pro¬ lungamento esteriorizzato (?). Non nego però che non potessero
venire anche dalla mano anatomica della E. liberatasi dalla vigilanza del De
Alb., che in quel periodo delle prove, toccato com'era, da mani medianiche a
lui fastidiosissime, pareva avesse perduta la sua calma di grande marinaio e
viaggiatore. Ma allora ho da osservare che la Eusapia non ha indovinato il mio
atteggiamento di diffidenza quasi ingiurioso per lei. Non accortosi del mio
agguato, “ John „ non si è vendicato respingendomi e battendomi, come fa tante
altre volte quando lo si vuole disturbare nella produzione dei fenomeui. Ciò
significa, in sostanza, che Eusapia in medium nisruo non “ legge „ il pensiero,
o che, per lo meno, questo potere è in lei rarissimo, quasi accidentale.
Taluni dicono che la Paladino sia affetta da nittalopia, o, meglio, della
facoltà di raccogliere i minimi raggi luminosi nell’oscurità. Questo sintomo
non è raro nell’isterismo, e se esistesse in Eusapia farebbe rientrare molti
dei suoi fenomeni “ spiritici „ in una sfera quasi fisiologica, per lo meno in
un ordine di fenomeni anonuali e non supernaturali. Non potendosi finora
esaminare le funzioni sensoriali della Paladino, si ha il diritto di avanzare
interpretazioni naturali dei suoi fenomeni fino ad esaurimento degli estremi
della fisio-pato- logia e fisio-psicologia. Quanto alla direzione della
borsetta che mi fu gettata nel buio e non mi raggiunse, può benissimo spiegarsi
colla stessa ragione : la Eusapia percepiva iersera, nello scarso chiarore
della porta dell’anticamera, la mia posizione nello spazio ; il tiro era
diretto alla mia persona, ma la borsetta invece andò contro il muro. C’è qui
intenzionalismo evidente, ma non di uno “ spirito ,, bensì della Eusapia.
La radiazione neurica (?). Iersera ho sentite le “ radiazioni „
della fluidità scono¬ sciuta che emanano dalla testa di Eusapia e precisamente
a sinistra, là dove ha la sua breccia cranica. Io ero atten¬ tissimo al
fenomeno, e questo non fu allucinatorio nè illusorio. Conosco l’ ingannevole
impressione che può dare il calore della mano quando si avvicina ad una
superficie cutanea, e si avverte lo spostamento degli strati d’aria che si spo¬
stano al contatto. Nelle mie esperienze sulla credulità per suggestione nei
normali ho dimostrato come si riescisse dal Pikmann ad ingannare con sì fatto
procedimento di illu¬ sione (Cfr. in “ Riv. di filosofia scientifica „, voi.
IX, 1891). Ma qui è altra cosa. Dalla testa della Paladino s’alzava, in linea
verticale sul bregma e sulla regione parietale sinistra, una corrente
distintissima di “ fluido „. Era un soffio fresco, che non poteva partire da
un’apertura orale stretta (pel caso che si sospettasse del fiato di Eusapia, la
bocca di costei io la vedevo perfettamente sul sue volto biancheggiante e a
circa 20-25 centimetri dalla palma della mia mano). Era proprio un’irradiazione
diffusa su di una superficie di almeno un decimetro quadrato o poco meno, e
proveniva da tutto il sincipite del medio. Questa esperienza mi ha
dimostrato per la prima volta che dal corpo umano parte in determinate
circostanze un che di invisibile, ma di sensibile al tatto e al termotatto.
Dicono che codesto quid ignoto (“ fluido, ? “ neurara , ? “etere animico,? . )
può anche acquistare visibilità. Finora IiA io non l’ho veduto : ma
non dispero di vederlo nelle sedute successive. Porse è col suo mezzo che si
formano i “ doppi ? Confesso che le osservazioni del Babaduc, del Baréty,
dello Chazabaine, e quelle ancora più antiche del Barone Reichenbaoh, sebbene
rimesse in onore dal valentissimo psi- chicista colonnello Conte De Rochas, mi
sono sempre parse fantastiche, particolarmente perchè questi osservatori usano
soggetti ipnotizzati e danno peso alle osservazioni di co¬ storo che dicono di
“ vedere „ il proprio “ fluido animico „ o “ neurico „ o anche “ odico „ ora a
destra ora a sinistra ed ora anche ai due lati del proprio corpo, qua di color
rosso, là di colore azzurro, e taluno aggiunge perfino di “ polarità „
differente. A chi ben rifletta, però, l’esistenza di radiazioni indeterminate
dal corpo umano ed animale non è poi tanto inverosimile. Che ne sappiamo noi,
sopratutto dopo la scoperta dei raggi ultravioletti, dei raggi catodici, dei
raggi di Rontgen...? E le “ linee di forza magnetica „, e le onde herziane, non
sono esse ammirabilmente incomprensibili, eppure evidenti ed attive sotto i
nostri occhi?... * * * Fenomeni sospetti. Due
fenomeni mi sono parsi iersera abbastanza dubbii perchè io ne discorra a
parte. 1° Il primo è stato lo spostamento della seggiola del visitatore
di destra (cap. De Albertis). — Io avevo sempre cambiato, nell’ombra, la
posizione della mano messa in ag¬ guato, e l’avevo portata nel vano tra lo
schienale e il primo traversino, al di qua dell’asta di sinistra. In tale
posizione essa non poteva più essere vista dalla E., dato (come ne avevo
sospetto) che questa la avesse veduta prima. Ora, ad un certo momento,
quantunque fossi leggermente distratto verso altri fenomeni, io ho sentito una
mano piccola, che a me è parsa di carne ed ossa, cercar di afferrare la
seggiola ; ma incontrata o appena sfiorata la mia, quella mano si è rapidamente
ritirata, e il progettato spostamento, che certo era nelle intenzioni dell’*
invisibile „ non ha più avuto luogo. Ciò mi ha ritornato affa memoria il
braccio che avevo visto la 2* sera allungarsi verso la seggiola del signor
Feretti e che poi ho dovuto riconoscere per * medianico „. Orbene : — 0
quella mano avanzantesi nell’ombra era reai-mente quella della E., e si capisce
che mi abbia data l'impres¬ sione netta di essere una inano “ viva „ : si
trattò forse di un tentativo fraudolento da me sventato ? Io ho taciuto su quel
tocco a bella posta per vedere se la E. tornava a fare la prova ; ma essa ha
modificato subito la serie degli sperimenti, e la nostra attenzione s’è rivolta
altrove. — Oppure era una mano “ medianica „ secondo che spiegano in casi
consimili i cre¬ denti spiritisti : questi affermano che le mani “ spiritiche ,
toccate e palpate a nudo danno la impressione di mani reali. Anche qui crederò
quando sentirò. Tuttavia dichiaro che non lo credo più impossibile, data la
realtà per me oramai incon¬ testabile di un buon numero di fatti medianici; ma
confesso pure che, dopo quanto dissero il Dariex, I’Oohorowkjz, il Richbt, e
sopratutto la Commissione di Cambridge sulle frodi (incoscienti o coscienti)
della E., propendo a sospet¬ tare che quella mano fosse proprio la mano
anatomo-morfo- logica della medium ; nella fuggevolezza del contatto mi parve
che ne avesse la torma, la pelle, ecc. 2° Per me è stata incerta anche la
impressione delie tre dita mila plastilina molle, che si è ottenuta finalmente
jersera: sarò anzi il solo degli undici membri del gruppo a credere che queste
non vennero da altre mani se non da quelle della E. P. Siccome l’“ esperienza „
fu fatta col mio inter¬ vento, ritengo di essere nel pieno diritto di
giudicarla mal¬ sicura, quale mi risulta da uno studio sereno della cosa.
Durante la seduta il piatto con la plastilina era su di un tavolino nel vano
dell’uscio del salotto. Ora, la medium dap¬ prima ha fatto girare tutta la “
catena „ in piedi sino a portarsi nella direzione di queU’uscio. Lì per lì io
non ho badato a tale voluto nostio avvicinamento al tavolo della plastilina; ma
riflettendo di poi sulle vicende della serata, mi sono ben ricordato il
contegno di Ensapia. Essa (per quanto posso giudicarne dalla semioscurità in
cui allora eravamo tutti, e valendomi dei ricordi approssimativi che ne serbo)
è giunta a non più di 75 centim. dal blocco di mastice che doveva essere
“spiriticamente, impressionato. Non è da so¬ spettare che, colla sua mano
destra resasi libera, E. P. abbia prodotto le tre impressioni di dita sulla
superficie molle ve¬ nuta in quel momento a sua portata?... Ecco ora
l’ulteriore diportamento non meno sospettabile di Ensapia. Eravamo alla fine
della seduta, e il medium non era in “trance „. Si era formata la catena stando
in piedi, e da qualche tempo nulla avveniva, quando “John, sempre ordinando col
linguaggio tiptico (interpretato e spesso anti-eipato dai più competenti fra di
noi), ha voluto che io, fino allora fuori di circolo, ci entrassi. Messomi
adunque a destra del medium, poco dopo questa ha esclamato con la suu voce
naturale: “mi tirano, mi tirano in qua ! „ ; e tenendo la mia sinistra nella
sua destra, mi ha condotto verso il piatto del mastice : là giunti, mi ha fatto
dirigere la mano verso quella superficie lisciata, a circa 15 centiin., e
stringendomi sulle dita ha fatto il gesto di imprimerne le punte nella
plastilina. Erano le mie dita che dovevano lasciare lor traccia, o quel gesto
di direzione simboleggiava soltanto il fenomeno? Levata la seduta abbiamo
verificate le impressioni; ed esi¬ stevano veramente quelle di tre dita di una
mano, il medio più lungo, e i due lateralmente più corti. La plastilina si era
piuttosto indurita: nel centro del polpastrello si vedeva un rialzo come se,
distaccandosene le dita dopo la pressione, il mastice fosse ì-imasto aderente
alquanto alla cute e solle¬ vato. La Eusapia assisteva alla verifica del fenomeno,
e mi sono agevolmente accorto che essa spiava il mio volto con una ingenuità
che mi ha fatto sorridere. Questo fenomeno solleva molti dubbii: a) per
la teatralità con cui fu ottenuto; bj per essere avvenuto con me, che sempre
vuole la Eusapia convincere (è curioso ricordare che anche Pikmann, messo alle
strette, si servì di me per frodare in teatro un' ultima clamorosa volta il
pubblico genovese !) ; cj per la troppa ansietà di lei, motivata
dall’operazione della verifica; d) perché le impressioni sulla plastilina
appaiono fatte da una mano proveniente da un lato, e non daU’alto al basso
com’era diretta la mia ; ej perchè sono situate verso il contorno della
focaccia costituita dalla plastilina, mentre la mia mano stava a 15 centim. dal
mezzo della sua superficie. Si avanza, qui, la ipotesi che le impronte di
membra e anche di faccie su mastice o in paraffina siano prodotte dal “ doppio
fluidico „ o “ auimico „ dei medii; ciò che non è inverosimile, ammessa la
possibilità della telergia cinetica. Allora, per identificare la mano di chi ha
fatto quelle impres¬ sioni bisognerebbe studiarne la morfologia e le linee
papillari. Ma per rispetto alla forma, alla grossezza delle dita, ecc., è
notorio che le impressioni in sostanze molli, in paraffina o in creta da
scultori, come pur quelle in plastilina, non riproducono mai esattamente i
caratteri precisi dell’oggetto premente, tanto più quando questo è la mano
stessa che si muove e sposta la sostanza molle in cui si immerge: il raffronto
la¬ scierà sempre dell’incertezza. Quanto alle linee papillari, la cui
importanza in antropometria è stata con tanta genialità segnalata dal (j-alton
e usufruita poscia dal Bertillon, io credo che potrebbero fornire un ottimo
termine di con¬ fronto e di identificazione. Mi propongo di studiarle in se¬
guito, approfittando del fatto che io sono stato fra i primi, fin da quando ero
studente, ad eseguire ricerche morfolo- gico-comparative in proposito (Sulle
linee papillari della mano e del piede nel Cercopiteco , “ Ann. Soc.
Naturalisti Modena, 1874). Ma badiamo bene: qui io dubito assai, altri
invece crederà nella realtà del fenomeno. A me pare che prima d'ammet¬ tere^
nelle impressioni che abbiamo avuto iersera un effetto dell esteriorazione
della motricità „ nel senso voluto dal De Rochas, convenga andare molto adagio
ed escludere assolutamente ogni sospetto di inganno. La condotta di Eusapia non
mi lascia tranquillo su questo, come lo sono oramai su altre
“manifestazioni di medianità,. Io esigerò _ se mi sarà possibile — delle
impressioni ottenute senza spostamento di catena, senza passeggiate in tondo, e
senza apparecchiamenti teatrali, i quali danno sempre l’impressione di un
fenomeno troppo, ahimè, coluto dalla Paladino. Dov’esiste qui 1 automatismo
motorio del subliminale, se ogni gesto, ogni parola del medium mirano ad uno
scopo?... * * * Le frodi.
Questa delle frodi della E. nelle sedute mancate non è una scoperta mia, è
oramai vecchia : ma io mi distacco tanto dalla Commissione di Cambridge, quanto
da Ochobowicz. La prima sostiene che ogni frode della E. (dice anzi frau¬
dolenta tutta la sua fenomenologia ! ) è cosciente, cioè voluta, prestabilita,
premeditata. Ciò non è vero: vi sono fatti me¬ dianici leali, e già a quest'ora
(IV seduta) mi sembra che siano la grande maggioranza; e vi sono fatti non
veridici, ma mi pa- jono diggià in piccola minoranza. L’Ochobowioz riconosce
invece che la E. froda, ma che non trucca quasi mai coscien¬ temente: le sue
sarebbero frodi incoscienti per medianismo deficiente o di grado inferiore,
tanto in veglia quanto in istato di trance,. Ammetto anch’ io che la E. inganni
in sonnambulismo senza saperlo (incoscientemente): ma non ammetto che tutte le
sue frodi siano incoscienti ; essa ne commette delle Coscientissime anche in
veglia e in subveglia o preipnosi. Quando però essa raggiunge il Fero
letargo (estasi profonda), l’impostura non può più concepirsi.
L’argomento delle frodi è purtroppo assai grave ; e finché lo spiritismo, o,
per dire più correttamente/ la medianità fisica stile Home, Slade, Paladino,
ecc. non si sarà liberata dalla miscela eterogenea di simulazioni fatte allo
scopo di convincere e di stravincere, finché la fenomenologia non verrà ridotta
alla sola parte genuina spontanea e sincera, finché non verranno eliminate
circostanze che ingenerano sfiducia (la oscurità, la catena con contatto,
ecc.), la que¬ stione verrà discussa irosamente da credenti ed increduli, i
primi per tutto discolpare e tutto trovare ineccepibile, i secondi per tutto
negare e per distruggere anche le porzioni di vero che oramai nessuno può
rifiutarsi di ammettere. Avverrà del medianismo quello che è avvenuto in
ogni capitolo di scienza: il meraviglioso sussiste, ma l’occulto°di origine
subdola, il falso introdottovi per interesse o per eccesso di propaganda, scompariranno
; pochi fatti veridici sa¬ ranno ritenuti sufficienti per lo studio del
medianismo, e non vi saranno più medii simulatori. Basterebbero, anzi, le più
semplici azioni meccaniche a distanza, ma bene accertate. E ciò anche perchè,
conosciute meglio le condizioni produt¬ trici della medianità, i medii operanti
a pagamento o per sentimento di vanità, non saranno più costretti ad esagerare,
a fingere, a simulare, a dissimulare. Non è avvenuto cosi nel magnetismo
animale ? Cagliostro, Mesmer, e fors’anco il Poységur, sebben gentiluomo,
facevano dei falsi affinchè si accettassero i fatti veri che casualmente
avevano scoperto e che usufruivano pel loro interesse o per sete di fama o per
malintesa filantropia. Oggidì i magnetologi ne commet¬ tono assai meno, perchè
i fenomeni mesmerici sono accolti dai più. Aggiungo subito che gli stessi
studiosi dell’ipnotismo hanno commesso errori molti, si da rasentare la
falsificazione inconsapevole dei loro risultati, o per cattivo metodo di
sperimentazione, o per desiderio di scoprire delle “novità,. E incomprensibile
come certi osservatori manchino d’ogni criterio nell’osservare e di sincerità
nel riferire! E probabile che la Eusapia, se non fosse spinta dall’in¬
saziabile morbosità dei suoi spettatori a produrre ad ogni costo dei fenomeni
anche quando o non ne ha voglia, o non riesce a porsi in “ trance „, o non è
dotata di sufficiente potere medianico, è probabile, dico, che non ingannerebbe
mai. I suoi falsi sono, dunque, provocati dall’ambiente; di¬ ventano per lei
una necessità fatale, ed essa li commette anche suo malgrado. Il suo
intelletto astuto bensì, ma in¬ colto, di campagnuola non le lascia scorgere la
ingenuità di certi suoi stratagemmi. Ipotesi psicologiche sulla
medianità. Più considero e medito la fenomenologia di questi fatti, e più
mi convinco che fin qui non venne approfondita la oppor¬ tuna ricerca
fisiopsicoloyica sul mediumnismo. Se ne sa ancora ben poco ! Ma chi lo può
studiare secondo le buone norme del metodo clinico, dato il modo con cui
avvengono i feno¬ meni, dato il ritualismo tradizionale della tecnica, infine
date la suscettibilità dei medium e le correnti antipsicolo¬ giche
dell’ambiente che si forma attorno a ciascuno di essi? Prendo le teorie
relative alla coscienza ed alla personalità quali oggidì sono ammesse nella psicologia
scientifica (cfr. James W., Princ. diPsicol., trad. ital., 1901, X-XI, p. 23C e
s.), e con sotto mano i fatti medianici che sto studiando, mi convinco che esse
sono ancora insufficienti a spiegarmi il meccanismo della fenomenologia
Eusapiana. Io non dico che non illuminino le condizioni psicologiche o, meglio,
psicopato¬ logiche dei soggetti in estasi medianica o “ trance sebbene qui pure
le difficoltà siano grandissime; dico, che con quelle teorie non si spiegano i
prodotti o eiletti dell estasi stessa in quanto sono o paiono la risultante di
un’attività bio-psichica, o di altra forza consimile, o di una modalità
sconosciuta dell’Energia, che ^i esteriora e si proietta nello spazio. Ma
già anche per i rapporti tra la coscienza e la sub¬ coscienza non si va fin qui
oltre a rappresentazioni metaforiche, tanto se valendoci dell'analogia col “
campo visivo „ inva¬ giniamo la coscienza come un’ estensione più o meno il¬
luminata e chiara dal centro alla periferia, quanto se cer¬ chiamo di
intenderla mediante una graduazione in altezza non dissimile da certi nostri
strumenti fisici (termometro, barometro) e oscillante attorno ad un punto o
livello me¬ diano e medio che diciamo soglia o limen. La parte estraniar -
ginale nel primo caso, la parte subliminale nel secondo, corri¬ sponda pure
alle gradazioni successive dello stato normale, che andranno dall'attenzione
concentrata al sonno profondo o al coma, e a quelle dello stato anormale le
quali scenderanno dall’estasi propria dei visionari e allucinati mistici alle
tre fasi classiche della ipnosi e all’ipoletargo (Cabcs); ma in sostanza,
UNO SCHEMA BEL SEBCOSCIEHTK 267 dove si
collocherà su quel bersaglio a zone concenti ielle o su questa scala a gradi
raffiguranti schematicamente il campo l 2 5^1 a
5 | A • O O CA O m
■z Co c oa o O (/> n
fU Z n NORMALE ^ Attenzione COI* CESERÀ.
noni _ Docili ti ElVELLQ DELIA /dntaot iche ria 5 opere
minimum della Dormiveglia S ogni. MINIMUM della Sonnolenta
sojhi \US1MHM delle tfonno profondo MINIMUM, dell i
Coma. PERICOLO ANORMALE E i t a s i DELLA MESTE So
jj^e-stibi 1 1 La COSCIENZA DI & Allucinazioni COSCIENZA
VIGILE Stato , sonmmbut1 CO ATTIVITÀ PSICHI Ci Stato
catalettico E PAI IONI NERVOSE Stato leta-rjsico ATTIVITÀ
NERVOSA Stato ipo letargico DI MORTE Ul
mJt k < 2? Raffigurazione schematica dei
rapporti tra coscienza e subcosciente (P. Casus). ILa parte centrale di
questo psieometro simbolico è tolto da P. Casus 1 (The Soul , Chicago, 1S01), e
quantunque invecchiata. massime in ri¬ guardo alle fasi deU’ipnoai, quantunque
criticabile per ciò che con- cerne le gradazioni degli stufi normali e
anormali, la giudico irti Ussima aflo scopo di chiarire gremente le idee «Berne
sulla coscienza vigile o superiore e sulla inferiore o subliminale]. o la
livellazione psicometrica, dove si innesterà, domando io, il punto di attacco
del dinamismo esopsichico procreante le esteriorazioni di sensibilità e di
motricità della Eusapia Paladino V Su quali argomenti di prova lo si
collocherà I TRANCE" MEDIANICO
268 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II nella zona
estramarginale. o nei gradini estremi soggiacenti della sua coscienza ? Sta il
fatto che il medium non è sempre addormentato quando opera, oppure, se lo è, il
suo sonno non 1^o^lunoe c*ie raramente e tardi il grado di abbassamento ed
oscuramento di coscienza richiesto dal letargo ; ciò signi¬ ficherebbe che 1
esopsichicità, base del medianismo fisico- meccanico, si effettua in condizioni
varie della coscienza, rn da trovare una spiegazione fisiopsicologica
atten¬ di!5116 del fatto apparentemente contraddittorio che allo stesso
effetto conducano, tanto la concentrazione dell’attenzione co- sciente quale si
vede nel rapimento dei mistici, degli allu¬ cinati, del genio in creazione (la
vera “ estasi „), quanto la sua scomparsa e la dissoluzione conseguente della
coscienza de 1 w come si scorge nel sonno della medianità (la “ estasi , del
trance , ). Nelle ipotesi del supernormale e subliminale il trance „ medianico
sta sotto la soglia, ossia al di là de<rii s essi margini della, coscienza
dell'io, in una zona oscurissima ipotetica di attività individuale, confinante
con il mondo infinito e indefinito delle forze occulte, o, come diceva En. von
Hart¬ mann, confondentesi coll’Anima universale. E sta bene- ma come si spiega
il fuoruscire e il proiettarsi della forza vitale o biopsichica che dà luogo
alle azioni a distanza, alle telecinesi alle telefanie, alle teleplastie?
Confessino francamente gli spirito-psiehicisti che anche le j j- • <le MrBRS
lasciano un vacuo enorme o fanno un salto addirittura mortale, tra il concetto
che noi possiamo farci dello stato subiettivo dei medi, ossia della medianità
in potenza, e una congettura pur che sia concepibile sulla natura della forza
proiettata da essi, e originante i fenomeni obiettivi di Eusapia, di Home, di
St. -Moses ecc... Quelle dottrine meta- psichiche nulla ci dicono sulla forza “
vitale „ emergente dai medii fisici, assumente attributi materiali ed attività
non dissimili da quelle delle altre forze naturali fìsiche, e sopratutto capace
di concentramenti spaziali di codeste sue attività in modo da originare forme
sensibili tangibili e visibili, parziali ed integrali.... Insomma, resta non
solo ignoto (pazienza!), ma assolutamente mcomprensibile anche col criterio
analogico il processo, o meccanico o energetico che sia, col quale il
subliminale « secondo Myers, l’attività bio-psichica in genere secondo me,
riesce ad esteriorarsi e a manifestarsi con fatti e sopratutto con forme attive
percettibili ai nostri sensi. Genova,' 25-26 maggio 1901.
/ .• v. LA QUINTA SEDUTA Suggestibilità ed ipnosi
del medium. 1. La Eusapia non era, in principio di seduta, e tale rimase
per circa due ore e mezza, fornita di molta energia medianica. Fu già osservato
l’alternarsi di sedute ottime a sedute mediocri, e in queste ultime la tendenza
alla frode. E perciò accortomi della scarsa medianità della Eusapia Paladino,
accrebbi iersera la mia vigilanza, per vedere se le frodi da me sospettate
nella seduta precedente si rendes¬ sero più numerose e grossolane ; ma non sono
riuscito a scoprirne, salvo qualche presumibile indizio che dirò più oltre. Il
sig. Ferrare invece, messo anch’egli in sull’attenti dal contegno imbarazzato
della Eusapia, mi dichiarò d’averla colta in evidente fraudolenza, ma non mi ha
indicato in quale fenomeno. Ciò insegna che in una serie di sedute a pagamento,
quando si osserva una diminuzione di media¬ nità, è giustificabile il sospetto
di una più o meno consape¬ vole tendenza all’inganno, e si debbono aumentare i
rigori del controllo. v 2. La suggestibilità della Paladino si è resa
evidentis¬ sima iersera. Io, vedendola distratta e poco fornita di media¬ nità,
avanzavo ad alta voce varie spiegazioni (puramente ima- ginarie o fortuite)
della mancanza di manifestazioni, e sempre il tavolo assentiva coi tre colpi di
prammatica : ero io che suggerivo a “ John la spiegazione. 3. Ma il
linguaggio tiptico — si dice — è causato dal- V automatismo dei centri
inferiori. Bisogna però riconoscere che in moltissimi casi essi enti-ano in
attività, non spon¬ taneamente, ma per riflessione di percezioni ed idee
discese, per così dire, dai centri superiori o coscienti (in realtà nella co¬
scienza non c’è alto nè basso, non superiore nè inferiore). La attenzione della
Paladino, ogniqualvolta durante la se- 1 270
PSICOLOGIA E 8PJBITISMO, II duta tra noi si parla di lei e
dei fenomeni anche quando è (o sembra ? ) in “ trance è cosi serrata che non
solo essa ri¬ sponde ai presenti e si intrattiene con essi, ma fa anche rilievi
ed osservazioni giuste come persona normalmente sveglia : inoltre è in grado di
governare, secondo i bisogni del mo¬ mento e secondo le esigenze dello
esperimento in corso I automatismo subcosciente, ossia di dirigere le “
manifesta¬ zioni „ verso un fine prefisso. Questo * automatismo „ è, dunque, da
intendersi in modo assai vario e vago ; per certi nguanli mi sembra puramente
metaforico. 4. Anche la disgregazione della personalità non mi convince
più tanto, ora che ho veduto i fenomeni medianici inatto, come mi convinceva
prima. Un certo numero di feno¬ meni medianici fp. es. la scrittura automatica,
i moti incoscienti prepaiatoru del dinamismo a distanza, ecc.), sono spiegabili
assai bene col disgregarsi dei centri automatici dai voli¬ tivi-coscienti. Ma
come spiegare allora l’ abbastanza fre¬ quente intenzionalità consapevole di
frasi, di atti, di ordini relativi alla tecnica, ecc., detti o compiuti dal
medium quando si personifica in “ John „ ? Non la si vede convergere ogni suo
sforzo cosciente (1 attenzione è il carattere fondamentale della coscienza) verso
il buon esito della manifestazione ? Dov’è allora la soluzione di continuità
che disgrega la porzione superiore dalla inferiore del processo funzionale
cerebrale? •j. 1 orno alla forte svggestionabil ità della Paladino, e
dico che uno dei presenti può dirigere fino ad un certo punto la fenomenologia
di una seduta : — a) Affermando, p. es., una causa imaginaria del malessere del
medio; allora “John „ ì i sponde sempre assentendo, perchè, come ogni persona
di scarsa coltura, ha una specie di venerazione pei medici : — h) N on mai è
avvenuto di affermare una cosa relativa al metodo ed alla interpretazione dei
fenomeni provocando l’opposizione di John purché ciò lusingasse l’amor proprio
del medium, fio già detto che la Paladino, ormai sapendo chi io sono, mi ha
pigliato di mira e mi vuole convincere della sua forza fiersera in “ trance „
mi ha detto all’orecchio che “ John nu vuol bene! „) ; e però l’assenso di
“John, si spiega come guidato dall orientamento della volontà del medium ; — e)
Ben di rado un fenomeno che si chiede * con emazia è buone maniere „ è
rifiutato da “John iersera esprimemmo il desiderio di sentire colpi dalla
tavola non più dati da un pugno chiuso, ma da una mano aperta, e poco dopo il
suono di una forte spalmata a piatto scosse tutto il mobile, ci fece sussultare
sulle nostre seggiole e rintronò per la sala ! L’Eusapia è suscettibile
all 'ipnotizzazione. Nonostante che in veglia e prima della seduta si sia
mostrata scettica, > anzi abbia preso in ridere il mio formale
annunzio che l’avrei “ ipnotizzata come aveva fatto I’Ochobowicz, essa durante
la seduta, mentre smaniava perchè non succedeva alcun fe¬ nomeni, ha domandato
che le facessi alcuni passi magnetici (“ fate come Giulio „, mi ha detto con
voce roca); e subito si è calmata, e i fenomeni tanto attesi hanno cominciato a
prodursi e a crescere di intensità. Ciò prova, fino all’evi¬ denza, che
medianismo, isterismo ed ipnotismo sono stati allotropici o isomerici della
personalità. Verissimo quanto dice Giuliano Oohokowicz: “È l’ambiente che
suggestiona il medium „ ; ed io aggiungo : — c’è sempre nella assistenza
qualcuno da cui l’Eusapia, soggetto ipnotiz- zabile, riceve suggestioni per la
produzione o non produzione dei fenomeni. — Generalmente la suggestione è
verbale o mi¬ mica, ma vi sono anche momenti nei quali può pensarsi alla
suggestione mentale. Comincio a crederla possibile, sebbene non ne abbia ancora
una prova decisiva e sicura; ma sarà difficile che io mi convinca, senza prove
provatissime, che esiste una suggestione mentale da parte dei “ disincarnati ,
sopravviventi o delle Intelligenze occulte agitantisi nell’abisso dell’Al di là
su questi poveri esseri ammalati o anormali che sono i medi. Cattivo mezzo,
davvero, di comunicazione fra i due mondi ! Ma ci credono gli spiritisti “
modernisti „ . 7. Nello stato di “ trance „ la Eusapia è entrata poco
dopo i miei passi magnetici. A parte la questione complessa e insoluta delle
differenze fra “ magnetismo animale „ e ipnotismo, ciò vuol dire che non solo
la medianità è un effetto di auto- ipnosi, ma può anche seguire in certi
soggetti alla etero-ipnosi. Mi riconvinco che non esistono nel sonno medianico
della Paladino le tipiche fasi della ipnosi che am¬ metteva la scuola di
Ciiaucot. Sempre più mi consta che non sono esatte e costanti le corrispondenze
imaginate da V isani-Scozzi fra le presunte fasi della medianità — preipnosi,
sonnambulismo, catalessia, letargia — e i fenomeni media¬ nici. Questo schema,
del resto, è charcotiano, ossia è in arre¬ trato rispetto ai lavori più recenti
intorno all’ipnotismo ed all’isterismo. Senza dubbio il “ trance , o
estasi di Eusapia presenta delle gradazioni che possono anche assomigliare alle
fasi del grande ipnotismo determinate alla Salpètrière trent’anni or sono ; ma
non mi è risultato, ad esempio, che nella medium Pugliese siavi la
ipereccitabilità nerveo-muscolare e neppure la flessibilità
272 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II StlSKlSLf *“• '*
" ieto*». i* - I fenomeni sono in rapporto, per quanto ormai ne so e
ne penso finora, con tre gradarioni : Teglia (preipnotica) stato superficiale
d. ipnosi; stato profondo di ipnosi ’ prima è la veglia completa ; e la destono
cosi menìtf ” “ f 0SServa nella Paladino che sia psicologica¬ mente
anormale: eppure, essa produce moti e sollevazioni del avolo, toccamenti,
vento, luci, materializzazioni! Pu^nascere i S0SPett0 che ,tali fenomeni siano
allora, in picconarle Hv' n,005016"*.1 ‘ A leS«ere il rapporto di
Canfbridge si ar- potente senza che ci sia bisogno di vedere dannerfnt+n
la menzogna e la malafede. 6 dappertutto namJUJf: nel sow* ÌS0’KV,t,re<?:
dj ™. ipnotizzato: e tutto ciò arriva da sbadigh, da singhiozzi, da eruttazioni
dallo stomaco da mo i di deglutizione come si scorgono nell’ipnosi vera “
estarin°“lann P"‘C°J°glC0 Più interessante di tale stato di ; è la
Peisonificazione attualmente autosngfrestiva ma (peL’opcira
di&r’e> poteva Sr^che Tu PsicHcoWicolMeSaZpaladin^ dfven
to6bbe d6tt0 .P^^^^^Pi’rito famigliare*" Eustpk sempre che Impersonarsi di
“ John King ' iia snperfidl° STSrìì«S!=fSf 3C sopratutto con la
teoria psico-patologica della trasforma¬ zione di personalità, si dà una base
scientifica alle credenze negli spiriti-guide dei medium, i quali risultano
creazioni di so°rio non sostanzialmente diverse da tutti i fantasmi onirici.
Inoltre, la parte intenzionale della medianità va a confondersi con gli stati
ben noti di doppia coscienza, il cui meccanismo sarà bensì oscuro, ma che non
fuorescono dai domini della psicologia patologica, voglio dire dalla
scienza. c) Nel terzo grado, che è di ipnosi profonda, si po¬ tranno
trovare analogie con il letargo dei soggetti ipnotizzati mediante le manovre
del Charcot; ma fino ad orala Paladino non mi ha dato codesta gradazione
avanzata. Dicono che vi arrivi soltanto di rado, particolarmente quando essa è
posta nel gabinetto nero, e che produca allora le grandi materializzazioni
visibili. 8. La Eusapia è una isterica ipnotizzatile e autoipno-
tizzabile. In lei si provocano spontaneamente delle crisi sonnamboliche,
durante le quali essa si personifica in uno spirito americano detto “ John King
„. Questa personificazione si riproduce ad ogni seduta per lo stesso processo
per cui, in tutte le isteriche, le singole crisi riproducono sempre lo stesso
delirio, le stesse parole e frasi, le stesse allucinazioni, gli stessi
atteggiamenti e gesti. E come un’idea fissa siste¬ matizzata; ed è, nel
medesimo tempo, un conato di auto¬ spiegazione dei fenomeni medianici che essa
produce. Questa spiegazione è tratta dalla zavorra di pregiudizi animici la¬
tenti in ciascuno di noi, ed è “ spiritica „ perchè la Eusapia fu educata come
medium in un ambiente spiritico. Se con il suo isterismo, con la sua
potenzialità “ medianica „ non ancora evoluta nè usufruita da alcuno, essa si
fosse imbat¬ tuta in uno scienziato, competente e sagace analizzatore dei
fenomeni psicologici, come Jan et o Flournoy ; se, in luogo di essere stata
assunta come soggetto tiptologo da quel primo circolo di tanti anni fa, fosse
andata in un Labora¬ torio di psicologia sperimentale, certo avrebbe data la
stessa serie di fenomeni veramente straordinari detti “ medianici „, ma genuini
e senza l’attuale colorito spiritistico, quindi de¬ signabili con altro nome (“
esopsichici „ V). E peccato che soggetti consimili diventino medi siste¬
matizzati tradizionalmente in quel senso. La psicologia su¬ pernormale
progredirà immensamente, quando degli scienziati saranno i primi a porre le
mani su individui capaci di esteriorare la sensitività e la motilità, e li
educheranno con altrettanta pazienza e convinzione quanta ce ne han messo
is Moitsi:!.!.!, Psicologia e spiritismo. 274
PSICOLOGIA E SPIRITISMO. II e mettono gli spiritisti a
svilupparli e a sistemarli attorno a idee trascendentali. Io sono convinto cbe,
ove avessi agio e tempo, col potere di ipnotizzazione che ho acquistato sulla
Eusapia e che più acuirei coll’esercitarlo, purché le lasciassi la credenza
(lusingante la sua vanità) di produrre fenomeni sempre meravigliosi e di essere
sincera, arriverei a sradicare la sua idea fissa della personificazione di “
John King „ e da medium spiritico la trasformerei in un soggetto eso-psico-
dinamico. Allora essa opererebbe egualmente come ora, ma sarebbe diretta dalla,
idea di agire al di là dei confini tan¬ gibili e visibili del suo organismo
mediante poteri fisico¬ vitali del tutto simili alle altre forze naturali cbe
ci circon¬ dano, e delle quali noi forse siamo soltanto trasmettitori e
trasformatori secondo le dottrine dell’ Energetica. *
* Il tipo mentale degli assistenti. Vi è una notevole
diversità fra gli assistenti ad una se¬ duta nel percepire i fenomeni : su ciò
influiscono il tempe¬ ramento, il tipo mentale, il sesso, la coltura, l’indole
morale. Mi fermo al tipo mentale. 1. Certuni sono prevalentemente
visuali, ossia veggono prima, più facilmente e più spesso degli altri. Per és.
il sig. Schmolz vede meglio di tutti noi : egli però non sembra abituato a
correggere sempre con freddezza le proprie im¬ pressioni visive. Il prof.
Porro, per contro, vede poco, perchè, come egli giustamente osserva, è abituato
ad una scienza d’osservazione, l’astronomia, che insegna a dominare le proprie
facoltà visive e a correggere continuamente gli er¬ rori. In quanto a me, non
sono certamente un visualista, e dei fenomeni percepibili col senso della vista
non ne ho visto che tre: il globo nero, l’ ombra del braccio penduto, le luci ;
ma i primi due erano probabilmente fenomeni spurii di ma¬ terializzazione (di
forme umane), ossia semi-frodi incoscienti della Paladino che mi ha voluto fare
interpretare secondo il suo desiderio, cioè spiriticamente, due effetti
medianici pre¬ sumibilmente solo meccanici (gonfiamento delle cortine); le luci
furono reali, e la mia retina le ha percepite in buone condizioni. Altri
hanno più fini e vigili i sensi cutanei, e sono di tipo termo-tattile. Tale mi
sembra il dott. Venzano, che distingue subito le minime variazioni di
temperatura del- 1' aria ambiente e preannunzia ai compagni il soffio freddo
dal gabinetto. 3. Qualcheduno è di tipo uditivo : percepirà più faeil,
mente e presto le impressioni del senso acustico. Tali, que. colleghi che hanno
percepito rumori impercepiti da tutti noi- 4. Io mi riconosco, più di
quanto sapevo o supponevoi di tipo tatto-muscolare : avverto immediatamente e
designo con precisione i toccamenti, i moti degli oggetti, i cambia¬ menti di
posto, di peso, ecc. T<’oscurità acuisce questa mia forma di
sensibilità. 5. Altre differenze costituzionali di mentalità non mi è
stato possibile ancora di rilevare. Converrebbe sottoporre, prima di formare un
gruppo, tutti gli assistenti ad un esame psico-fisiologico preliminare, e
forse, saputo il tipo preva¬ lente, e conosciuto il predominio di individui di
un tipo determinato sull’assistenza, si riescirebbe a prevedere in parte la
fenomenologia della seduta. Se si ammettesse che la Pala¬ dino esercita
un’azione suggestiva sui presenti a seconda della loro personale
suggestibilità, allora le impressioni di questi sarebbero “ allucinazioni
veridiche „ a un dipresso come si crede oggi che siano quelle “
telepatiche 6. La diversità mentale degli astanti si rivela pure nella
singolare maniera con cui certuni segnalano (ad alta voce, secondo il
prescritto) le loro percezioni. Sono stato sorpreso, ad esempio, dalla vivezza
e stranezza di alcune imagini con¬ tenute nella segnalazione e descrizione dei
toccamenti. Qual¬ cuno descrive la mano invisibile che lo tocca, con un det¬
taglio tale, da lasciar supporre un’analisi completa di tutti gli elementi
della percezione: — ora è “una piccola mano di bambino o di donna che accarezza
„, ora una “ grossa e ruvida mano di operaio „ ; ora uno avverte il contatto “
come se fosse di un bastone flessibile che sotto la resistenza del corpo si
piega,. Curiosissima è la interpretazione dei feno¬ meni acustici: i “raps, del
tavolino sono uditi come ru¬ mori di ogni sorta, e ci vorrebbe il dizionario
per segnarli tutti: raspamenti, grattamenti di unghie, strisciamenti di stoffe
di seta, ecc., ecc. Certi leggeri raps sono stati sentiti come “ colpettini
determinati sul piano del tavolo da una zampettina di gatto zoccolato,!! Che
fantasia! e come si illumina, con si fatte segnalazioni, la psicogenesi
dell'Oc¬ culto ! 276 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II E
infatti sono impressioni inconsuete della sensibilità gene¬ rale e dei sensi
specifici, percepite in condizioni non abituali, che bisogna definire. Non si è
mica esposti ogni giorno a sentirsi sfiorare al buio la fronte o il dorso delle
mani da un contatto ignoto! Non si prova mica troppo spesso in penombra la
pressione di un corpo duro ai lombi o su di una scapola! Nè guardando
fissamente nel fosco di un an¬ golo tappezzato di nero e malamente illuminato
di riflesso si è fatto mai da ciascun astante l’esperimento dei fenomeni endottici,
fosfeni, mosche volanti nel vitreo, ecc., che i suoi centri cerebrali in
tensione vi proietterebbero! Cosicché io ritengo ora senza esitare che un certo
numero di fenomeni sia deformato, ingigantito, variato, se anche non creato,
dalla imaginazione personale dei percipienti. Qui si avvera la stessa influenza
del carattere individuale che agisce pure sulla parte intellettuale della
mediumnità, dove ciascun medio introduce, inserisce e coltiva in particolare
quello che pre¬ esisteva nella sua coscienza. È un personalismo, non un per-
sonismo nel senso di Aksakoff. 7. A tale proposito aggiungo però, che la
differenza dei contatti sentiti dalle persone della catena può derivare da ciò
che il medio imagini di voler toccare col piede o colla mano. Anzitutto, i
toccamenti grossolani accompagnati da pressione e che non sembrano di mani,
avvengono per lo più nei fianchi delle due persone messe al controllo, e
precisamente come se la idea della Eusapia fosse di toccarli col suo piede. T
toccamenti più delicati, che si direbbero fatti solo da mani, sono invece nella
parte superiore della persona degli assi¬ stenti, alla faccia, alle spalle,
alle braccia, al capo, sulle mani, ecc., ben raramente alle estremità
inferiori. Le persone lontane sono sempre toccate o in faccia o in sul dorso
delle mani, perchè la rappresentazione di toccare con tali estre¬ mità chi ci
stia di fronte, è la più ovvia che possa venire in mente alle medium : esse non
sentono mai pressioni ai fianchi come latte da un corpo duro (piede animico ?).
Altra consi¬ derazione è questa : non è possibile che ordinariamente ci si
immagini di pizzicare, di palpare, di carezzare per mezzo di un piede (cosa che
riescirebbe soltanto a piede nudo e dopo un lungo tirocinio). Questo genere di
toccamenti non è pen¬ sato e avvertito altrimenti che eseguito da mani
(dinamiche). Tutto ciò porta alla conseguenza che si tratta sempre di
procedimenti comuni di psicologia umana dinamizzati al di fuori, esteriorati ;
non di una psicologia diversa dalla nostra. I fenomeni della serata.
Possiamo dividere i fenomeni ottenuti ieri sera in due gruppi: isoliti, già
esperimentati, e i nuovi: quelli, fiacchi e stentati; questi, intensi e facili.
Osservo però che quando poche manifestazioni si avverano nelle prime due ore o
due ore e mezza, sono più intensi e vari i fenomeni terminali. Si direbbe che
nel primo caso vi è diffusione, nel secondo con¬ centrazione della stessa
energia, la quale, essendo (nella Eu- sapia) di una quantità e di un potere
determinato, deve distri¬ buirsi proporzionatamente per dar luogo a fenomeni di
varia portata. Tutto ciò rientra nelle leggi comuni di conservazione della
energia, sia questa nelle sue modalità fisiche conosciute, sia anche nella
suamodalità “ bio-psichica „ (umana). Uno sforzo psichico di dieci è capace di
diminuire per un tempo maggiore la facoltà elettiva (“ medianità „) che non uno
sforzo psichico di cinque. Dal che concludo ancora che non siamo di fronte a un
dinamismo che sfugga, come si pretende, alle leggi naturali accertate dalla
scienza : tutto sta nello studiarne meglio le manifestazioni e le determinanti.
Io penso che se si potesse applicare uno strumento graduatore, uno psico¬
dinamometro alle manifestazioni singole di una seduta, si avrebbe ad un di
presso una cifra corrispondente al potere esopsichico di cui gode ciascun
medium. Ieri sera abbiamo introdotto qualche variante nella pro¬ cedura
della seduta : si sono legati solidamente i piedi di Eusapia alle gambe
della sua seggiola; — ci siamo legati tutti, in catena, con una unica funicella
annodataci a ciascun polso ; — sotto il piano del tavolino si è fissato un
grosso cartone attraversato da numerosi chiodi colle punte in fuori, allo scopo
di ottenere le bussate di “John, anche attraverso cotale ostacolo ; — si è
anche fatto un esperimento di sug¬ gestione mentale. Ecco il riassunto dei
fenomeni più im¬ portanti : a) il sollevamento completo del tavolino (“
levitazione „). mentre Eusapia aveva ancora i piedi legati. — E stato lun¬
ghissimo e colla intenzione di mantener la tavola abbastanza alta perchè
potesse essere fotografata. Noto che io, tenendo la mano sinistra della
Eusapia, la sentivo contrarsi e premere 278 PSICOLOGIA
E SPIRITISMO, II fortemente sull’orlo della tavola: in quel momento
sono sicuro che il controllo del piede dal mio lato era buono; d’al¬ tronde, la
pressione della mano avrebbe dovuto fissare il tavolo sul pavimento, anziché
alzarlo. La fotografia, mentre io ero in catena, non è riuscita dimostrativa per
la posizione dei piedi di Eusapia; inserisco, invece, quella di un’altra
levitazione, che fu fatta nella stessa sera (dal fotografo signor A. Testa), e
dove è evidentissimo il fenomeno; b) lo scioglimento ilei nodi fatti con
una corda attorno ai piedi del medium fissati alla seggiola. — I nodi
allacciati da me a sinistra erano sette e molto stretti : a destra erano stati
fatti dal cap. De Albertis alla “ marinara „. Ebbene: una mano invisibile, che
mi ha anche toccato nella regione tibiale, ha sciolto tutti quei nodi e la
corda è stata gettata nel bel mezzo della sala. 11 controllo è stato ottimo
sulle mani e sui piedi per parte mia e di De Albertis: d altronde, come pensare
che dei nodi si possano sciogliere coi piedi calzati?; \ . c) il
distacco e il trasporto del cartone armato dal di sotto al disopra del tavolo.
— Notevolissima manifestazione dell’energia medianica, questa che da sola
basterebbe a di¬ mostrare l’autenticità dei fatti! Si pensi che quel cartone
era conficcato da vari chiodi ; che ciascuno di questi ha dovuto essere schiodato
con uno sforzo non indiflerente di trazione; che il cartone, per venire sul
tavolino, ha dovuto passale fra l’orlo di questo e il petto e la mano dei
formanti ca¬ tena (Porro, Peretti e Schmolz hanno infatti avvertito con¬ tatti
di “ punte „); e che tali manovre implicitamente signi¬ ficavano un’ironica
risposta di “John, al nostro tentativo di castigarlo dei suoi pugni formidabili
! E il subcosciente di Eusapia che elabora tanto intellettualmente, ossia con
finalità prestabilita, gli ignoti dinamismi di cui dispone?; d) la
suggestione mentale. — Il prof. Porro ha suggerito mentalmente’ a Eusapia di
recare a me alcuni fiori che con altri oggetti stavano sulla tavola ; e subito
io ho sentito nel¬ l’oscurità accostarsi un oggetto molle e profumato alle mie
nari. L’esperimento sarebbe, dunque, rieseito: il medium ha avuto per
telestesia la indicazione della mia persona, e dell’oggetto da scegliere e da
portarmi: vi ha aggiunto solo l’atto dell’annusamento trattandosi di fiori e
per una naturale associazione di idee. Qui noi abbiamo, caso mai, un fenomeno
di lettura del pensiero, analogo a quelli di Pikmann, Zaniboni, Bellini, Grassi
ecc. ; niente adatto dello spiritismo ! ; Morselli, j'sicotòfjia t
»S//i rttisniOy T. Tav. L telecinesi® e
teleplastie 279 _ e; la ««e del ■tari»; P« -1»»
.«■», S""“ MeriS che ta tS seduta sulla propria seggiola. Menta
cue io a fenomeno eccezionale, e lo faccio piu ava , f) la
percezione tattile di ima forma barbuta uscita a cortine del gabinetto. -
Veramente, nessuno 1 ha viste^ tanto il Porro ne ha sentito la barba in
alto alla sua des^ Trance, di cui ha raggiunto il grado pru . avanzato
(le¬ tico) talvolta la Eusapia, consentendo all invito dei pre senti eseguisce
la prova di muovere oggetti senza aleun con tatto' Iersera cessata la
levitazione, essa si trovava seduta iS'ca l mètro dal tavolino: stringendo le
mie mani con freS convulso, ha eseguito gesti di “ne 6 di spinta, e il mobile,
a ciascuno di questi, si e mosso ! iè scostato. Altre volte l’Eusapia fa muovere
con gli stessi iresti piccoli utensili (bicchieri, campanello, ecc.), OOTure fa
manovrare piccoli strumenti (p. es. un carillon). Dko laveritó - la parte più
interessante della fenomeno¬ logia Paladini ana è data da questi XsV-
■nHi elementari ma forse racchiudono in sè il germe e la so stanzi di ^ tutti S
altri; sono i più sicuri, perchè avvengono quando Eusapiaèin buone condizioni
di medianità e anche a^hice completa ; sono, infine,! più prodotti da
lei, non spontaneamente ma per invito attlni. Ecco delle vere esperienze: come
dubitarne. * * * La a
levitazione Gli Atti dei Bollandoti attribuiscono a molti Santi la
facoltà di “ levitare , nel rapimento mistico dell estasi . e annali dello spiritismo
narrano sollevamenti dal suolo alcuni medii, di Home in particolar modo, e mai
in piena luce. La Eusapia Paladino non levita che in oscurità quasi
assoluta e mai da sola: le è necessaria la “ catena tiptica , . ossia essa si
eleva dal pavimento, per lo più insieme con la sua seggiola, quando è in mezzo
a persone che possano veri¬ ficare il fenomeno mediante le loro percezioni
tatto-muscolari. Sulle percezioni visive, quali possono aversi in una sala de-
bolissimainente rischiarata da una candela posta neU’anti- camera, non c’è da
fare assegnamento. Inoltre, quella cerchia di persone assistenti (e per la
levitazione “ John , esige che non si infranga la “ catena spiritica „) serve
ad impedire la caduta del medio, a sorvegliare che il tavolino non si spezzi
sotto il peso che va a gravitargli sopra, e ad aiutare in ultimo la Eusapia a
discendere e a rimettersi nel suo posto. Rammento tutto ciò per
dimostrare che la levitazione di Eusapia, sebbene straordinaria pel modo con
cui viene ese¬ guita, richiede circostanze tali di tecnica da attenuare assai
la ineravigliosità con cui la si definisce. Ai lati del medio eravamo io
e il prof. Porro : ora, le mie percezioni tatto-muscolari sono esatte, e mi
hanno permesso di sentire la prima volta che Eusapia, dopo avere esclamato mi
tirano , mi tirano! — si alzava in piedi, che poi seguitava ad elevarsi col
corpo in stazione eretta, con le mani nelle nostre (per lo meno con la sinistra
nella mia destra), colle gambe rav¬ vicinate e contratte : arrivata un po’ al
disopra del piano del ta¬ volo, ossia a circa 80 cent. dal suolo, essasi è
portata alquanto alPinnanzi e ridiscendendo è venuta a collocarsi, sempre in
piedi, quasi nel mezzo del tavolino. Dopo pochi secondi, fra esclamazioni di
spavento, ho sentito il corpo di Eusapia ir¬ rigidirsi come se volesse
spiccare, diciamo cosi, il volo: il Porro e il De Albertis affermano di aver
potuto passare le mani fra la suola delle scarpe di Eusapia e il piano del ta¬
volino ; si tenga in mente però che eravamo nel buio quasi assoluto, anche
perchè tutti, stretti in catena, facevamo ressa attorno attorno. Tenendo la mano
del medio io ho dovuto accompagnarla nella ascesa: e istintivamente credo di
avere aiutato, anche pel desiderio del fenomeno, la sua levitazione. La
discesa dal tavolino si è effettuata con lentezza. Ma pochi minuti appresso una
seconda levitazione ha portato Eusapia, con la seggiola su cui sedeva,
nuovamente in alto e poscia in avanti, ancora sul piano del tavolino. Eusapia
si mostrava molto turbata e impaurita del fenomeno, che naturalmente vorrebbe
attribuire ad uno “ scherzo „ dispo¬ tico del suo “ John „ (o di altro spirito
burlone e maligno?!): e poco dopo, sia per la fatica, sia per l’emozione si è
ab- LA LEVITAZIONE DEL MEDIUM 281 bandonata
in letargo, fra le nostre braccia. La sua estenua¬ zione era tale che la seduta
ha dovuto aver termine. 11 Porro, descrivendo il fenomeno, dice che la
Eusapia si è alzata dal suolo “ come se realmente fosse stata tirata da una
forza esterna „ : ma io credo che le nostre impressioni debbano interpretarsi
diversamente. La sensazione che il braccio del vigilatore prova nel momento in
cui Eusapia levita in oscurità, è tutta muscolare e tattile: ossia è sen¬
sazione di posizione e di sforzo. Essendo noi ai fianchi suoi e percependo un
mutamento nella sua collocazione spaziale senza prender visibile appoggio sul
suolo, crediamo che l’alza¬ mento avvenga dal di sotto in su, come se fosse
tirata: ma è evidente che sono le nostre sensazioni, le quali congiunte alla
realtà dello spostamento corporeo ci forniscono l’ele¬ mento rappresentativo
per interpretarlo a quel modo. La levitazione avviene senza scosse, come
se la persona fosse portata in alto lentamente, non però da una forza (leva)
che prenda il suo fulcro al di fuori della persona del medio, bensì come
potrebbe avvenire il trasporto in alto del corpo di un individuo il quale
pensasse di innalzarsi, ^i ha tal¬ volta nel sogno normale la identica
sensazione di levita¬ zione. Quando si sogna di alzarci a volo , non si sente
più il bisogno di appoggiarci su di una superficie resi¬ stente : noi pensiamo
di volare per una facoltà insita nel nostro stesso organismo. Esiste nei centri
del senso muscolare la capacità di rappresentarsi il pensiero del volo mediante
imagini kinestetiche autonome (allucinatorie) : donde la conse¬ guenza, che non
è “ iperscientifica „ , per quanto sia sempre una ipotesi (siamo nel campo
delle ipotesi, non delle teorie I, che anche la levitazione sia la
trasformazione di una rappresenta¬ zione interna del medio in un fatto reale,
lo, se penso di levarmi a volo, mi rappresento d’essere leggierissimo e di
staccarmi dal suolo senza alcuna fatica: e questa rappresentazione fa senza
delle così dette leggi statiche. Nessuna meraviglia, data la ipotesi della
esopsichicità, che tale rappresentazione tanto più si avveri nel suo complesso
durante lo stato onirico, quando i eentri cerebrali funzionano più agevolmente
in modo autonomo (dissociazione), e che si avveri con tutti i caratteri che
avrebbe nella psiche normale, sia sveglia, sia addormentata del medio. Se la
levitazione fosse 1 effetto di uno spostamento esogeno , dovrebbe avere i
caratteri della spinta all’insù: ha per contro quelli di un’elevazione a volo,
come è proprio della imaginazione sognante di pensarla. Non credo perciò
che la questione della levitazione si 282 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, II debba trattare soltanto sotto il punto di vista
fisico-mecca¬ nico, come ha preteso il Fono: si tratta anche qui di ma¬
nifestazioni risolvibili, almeno parzialmente, in un dinamismo bio-psichico. Il
supposto poi che sia un’ “ entità , estranea alla Eusapia quella che l’ha
sollevata, non si appoggia su nessun argomento, tranne la consueta tradizione
spiritica e tranne le esclamazioni auto-suggestive del medio. Allora, perchè lo
spirito la solleva su di una tavola, eseguendo una serie di movimenti così
superflui, mentre potrebbe sollevarla in mezzo alla sala e farla salire, come
fa del tavolino, da sè in aria? Sempre perchè non avvengono, in forza della me¬
dianità, se non che i fatti possibili di cui si ha una idea' una
rappresentazione; e questa viene data dalla individua¬ lità del medio: Eusapia
si levita, cioè, quando pensa di farlo ed è ben sicura di non cadere. Vi
è un’altra riflessione sul contenuto intellettivo di tale levitazione. Essa è
compiuta evidentemente per produrre un senso di meraviglia e di stupore negli
astanti; ed è pur qui una rivelazione del solito amor proprio della Paladino.
Qn al¬ cuno può obbiettarmi : e allora perchè la E. non si alza in mezzo ad una
stanza, in piedi o con la seggiola, a soli 20 o30 centimetri, anziché seduta in
catena a circa 75-80 cent.? < — Ma, evidentemente, perchè nella sua
intelligenza semplice e in¬ feriore (tanto più inferiore quanto più opera nel
subcosciente), essa ritiene che questa prova sia bastevole a convincerci.
Pertanto, un contenuto intellettivo non esiste nella levita¬ zione dei medii:
lo stesso Home, nonostante le sue pretese al “ soprannaturale „, levitava per
fare... del rumore. Levi¬ tano i Santi perchè immaginano di essere attratti
verso Dio; e così il loro alzarsi dal suolo implica l’idea del distacco
dall'impura sfera materiale. Ma un’Eusapia perchè “ levita „ ? Gli annali
spiritistici novellano di levitazioni ben più stre¬ pitose. 11 Pektt narra che
il medium Carlo Williams spa¬ riva, levitando, pel soffitto (?); e la Marryat
avrebbe veduto il medesimo miracolo con la medium Virginia Roberts. Pec¬ cato
che in Amsterdam il Williams e la sua celebre com¬ pagna “ Rita „ siano stati
trovati da un gruppo di fedelissimi “ spiritualisti „ in sfacciatissimo trucco,
mentre con delle stoffe nascoste “ materializzavano „ il fantasma del pirata...
“John King,, proprio lui! E quanto alla Roberts, se quella veduta a sparire
dalla celebre scrittrice inglese è la stessa a effetti fisici ( “ rapping ,
medium) che arrivò in Europa tra le prime dall’America col suo bravo conductor,
un “ Dr„ in mesmerismo e in elettrobiologia, c’ è da prestarci assai
LA LEVITAZIONE DEL MEDIUM 283 limitata fede:
erano gli albori semimitici del nuovo spi¬ ritualismo, e del “controllo „ non
si aveva l’idea che se ne ha adesso. Neppure è esatto che la levitazione
sia in sè tanto perico¬ losa. Anzitutto, la medium è tenuta da due persone,
poiché essa grida, strepita e chiede aiuto quando si eleva e mentre sta sul
tavolo in equilibrio un po’ instabile ; essa prega sempre che “ non si rompa la
catena per non rovinare la medium (!) „. È “ John King „ che parla ; ma questo
“ John „ ha troppi accenti umani di ansietà e di paura, per non interpretare
tali gridi spontanei come la manifestazione dell'istinto di con¬ servazione della
Eusapia stessa. Invero, se si “ rompe la ca¬ tena „ costei potrebbe precipitare
fuori della cerchia ripara¬ trice degli assistenti e farsi realmente del male.
Dunque, anche qui c’è tal contenuto psicologico puerile da far rien¬ trare il
fenomeno (a parte la eccezionalità del dinamismo medianico) nella più completa
normalità. Neppure è tanto straordinario, come ci è parso nel mo¬ mento
della produzione del fenomeno, che i piedi posteriori della seggiola levitata
colla Eusapia fossero fuori del piano del tavolino. Ho fatto io stesso la
esperienza: ora, una volta arrivati sul tavolo (qui non è più in questione il
come ci sia arrivata la medium) si può stare in perfetta sicurezza con la
seggiola mezza fuori, purché vi si stia seduti pog¬ giando in avanti sul sedile
oppure si tenga la seggiola pen¬ dente in avanti. Qui dunque niente “ statica
abnorme „ o “ antifisica “ (?): tutto, anzi, rientra nelle modalità conosciute
dell’equilibrio meccanico (potenza, resistenza, leva); e si spiega
coll’elementarissimo parallelogramma delle forze. La levitazione dal
piano del tavolino fu da me avvertita mediante il senso muscolare del mio
braccio che teneva la Paladino e mediante il tatto del gomito che sentì la
seggiola sollevarsi alquanto. Ma dichiaro che il controllo non esisteva più
inappuntabile durante quel breve tempo: 1° eravamo tutti troppo impressionati
dalle deprecazioni del medium che “ la si salvasse 2° eravamo anche, per la
novità e varietà del caso, in uno stato naturale di eccitamento che non ci permetteva
forse di percepire con esattezza; 3" la sensazione tatto-muscolare è
dubbia in molte persone quando non è corroborata da quella visiva o acustica ;
4° la simultaneità del passaggio delle mani di Porro e di De Albertis sotto
ambedue i piedi del medio, non è provata: il loro gesto può essere stato
eseguito in tempo diverso (pochi secondi) ; 4° potrebbe la simultaneità del
controllo di Porro e di De Albertis essere apparente, anche perchè nel
tentativo di elevarsi dal tavolo l’Eusapia alzasse i due piedi alternativa-
mente anche senza alcun pensiero di fi-ode; 6° io ho tentato lo stesso
controllo colla mia mano sinistra, ed ho sentito il piede sinistro della
Eusapia posato sul piano del tavolo • era contratto dallo sforzo muscolare di
reggerla colà seduta in equilibrio malsicuro, e posso aggiungere che anche la
gamba dello stesso lato era in buona contrazione; 7° la levitazione della
seggiola non è stata controllata pienamente. Rimando perciò m dubbio che giunta
sul piano del tavolo la Eusapia abbia continuato a levitarsi: se ciò è
avvenuto, lo sforzo durò pochissimo, non più di due secondi, se pur
tanto. Si presenta ora il quesito della spesa di energia, adope- rata
dalla Paladino nella levitazione. Il suo corpo pesa circa 60 chilogrammi ; la
seggiola circa 8 e mezzo: l’altezza rag¬ giunta e di 75-80 centim.: si ottiene
pertanto uno sforzo di circa 50-55 chilogrammetri. Per quanto meraviglioso, il
fenomeno è forse di natura diversa da quelli che consistono m spostamenti e
trasporti di oggetti? Il sollevamento del tavolo a pochi centimetri dal
suolo richiede, è vero, sforzi di pochi chilogrammetri ; ma lo sposta¬ mento
del grosso tavolo (effettuato celermente con un piede di¬ namico) avrà
richiesto il tiro di chilogrammetri 20-25 almeno La macchina da scrivere, che
fu spostata l’altra sera di 1 metro e piu m senso trasversale e sollevata di
almeno 50-60 cen¬ timetri, pesa chilogrammi 15: si ebbe dunque uno sforzo psi-
codinannco di circa chilogrammetri 18-20. 1 colpi sul tavolo t battuti aneli
essi da una mano dinamica di Eusapia che li attri¬ buisce ad una burla di “
John „ ) sono fortissimi, certo prodotti con una forza di chilogrammetri 25-30
circa. Orbene, nella levitazione del corpo con la sedia vi è una spesa doppia,
tripla o quadrupla di energia, ma restiamo pur sempre nello stesso genere di
fenomeni: la maggiore estenuazione del medio, dopo essersi levitato, dipende
dalla perdita e tras¬ formazione maggiore di energia. Resta come avvenga
che la Paladino si sollevi da sè. Certa¬ mente, ciò sembra contrario alle leggi
statiche : abbisogna un punto di appoggio negli sforzi tisici : ma nel
dinamismo bio-psichico c e bisogno di ciò ? Data la origine endogena della
scarica che produce a distanza il trasporto di un° og¬ getto e una battuta sul
tavolo mediante dei prolungamenti animici „ dal corpo della medio, può
congetturarsi che, sempre in virtù di codesto dinamismo vitale, si allunghi 1
intero doppio „ tanto quanto è necessario per portarla in SFORZO
MEDIANICO E CONSUMO DI FORZA 285 alto, sia sola, sia
con la seggiola. Intanto vi è una circo¬ stanza che dà da riflettere : perchè
la E. P„ una volta giunca sui tavolo, non si eleva più, oltre pochi centimetri?
Non si ha altra spiegazione, se non che lo sforzo consumato nello al¬ zarsi
abbia esaurita tutta l’energia bio-dinamica di cui essa e capace: e dalla sua
caduta Anale, dal suo abbandono fra ie nostre braccia, parrebbe che cosi si
debba intendere Ancora un interrogativo: se in luogo di un tavolo con un
piano a io cent, dal suolo, fosse disposto davanti al medio un banco a soli 40,
avrebbe forse la Paladino la capacità di elevarsi ancora di quei 35 centim. dal
suo livello ? L’esame del medio dopo gli esperimenti con forti e celeri
spostamenti degli oggetti e dopo la levitazione, mette in rilievo come essa sia
affaticata: lo dicono il suo abbandono, lo stato di letargo, la debolezza
muscolare misurabile col dina¬ mometro. Ciò dimostra che i “ fenomeni „
consumano della sua energia organica, ossia sono una estrinsecazione delle
forze esistenti nell’organismo: e cosi rientriamo, anche per questa porta, nel
ciclo della conservazione e trasformazione dell energia. Pare anzi che la
perdita di forza si estenda a tutti i presenti m una catena : ciascuno, col suo
pensiero, anche soltanto inteso come suggestione come assenso o come aiuto al
medium, fornisce un po’ di energia (lasciando da pai te, come ho detto, gli
effetti di stanchezza per la atten¬ zione, per la veglia, protratta, per la
emozione, ecc.). Adunque: — i fenomeni medianici sono l’effetto di una
trasformazione delle forze vitali od organiche del medium e degli assistenti
mediante un processo tuttora ignorato; essi appartengono perciò alla sfera
dinamica del mondo reale dove tante altre oscurità permangono, non a quella di
un mondo uitra-nmano. * * * Gli esperimenti non
riusciti del 26. 1. Non è riuscito l’esperimento dei grossi colpi sul
taro/o perchè sul piano disotto erano stati messi dei chiodi, intatti era
impossibile che la medium si rappresentasse l’atto di battere- con le mani su
quella superficie irta di punte. E non si spieghi altrimenti
l’insuccesso. Certuni fra gli scettici pensano che il miglior
controllo consista in vessazioni al medium, in dichiarazioni troppo aperte
di sfiducia, ecc. Apparentemente Ensapia si dice lieta di tali controlli di
indole meccanica (legatura con funi, chiodi che possono ferirla, ecc.), ma poi
credo che in “ trance „ non giunga a rappresentarsi abbastanza intensamente
l’atto da compiere, perchè l’imagine ne è contrastata dall’altra del¬
l’impedimento frapposto al compiersi dell’atto stesso. Questa semplice
spiegazione psicologica non sarà causa di stupore, non riuscirà indiscreta se
non per chi viva e opini fuori della psicologia. Ma, purtroppo, quando si
tratta di argomenti psicologici tutti si industriano di emettere giudizi
ritenendo facile di parlarne, massime oggi in cui il dilettantismo psi¬
cologico è divenuto fatalmente di moda. Dico dunque che quel fenomeno non
riescito conferma la verosimile interpretazione fisio-psicologica di molti
feno¬ meni medianici. La affermazione oppostami. “ che le esterioriz¬ zazioni
di motricità(DERooHAs) sono state distinte da quelle di sensitività,, dipende
da un’imperfetta conoscenza della questione. Ogni movimento implica sensazioni
muscolari, tendinee, ossee, cutanee, ecc.; quindi le due esteriorizzazioni non
vanno mai disunite. Quando io penso di fare un mo¬ vimento, lo sento-, ossia
sento tutto il mio braccio a mo¬ versi, a fare uno sforzo, a spostarsi ; sento
sulla mia pelle i contatti dei corpi esterni, ad es. degli strati
atmosferici.dei vestiti. Quindi la “ sensibilità , si sposta insieme con la “
mo¬ tilità „, e questa sempre funziona con quella. Inoltre, quando la E. pensa
a produrre un toecamento (sensazione), lo pensa con un suo movimento. Ecco come
il dare un forte colpo su di un tavolo implica il sentire la resistenza del
piano, la com¬ pressione delle carni, ecc. ; e nell’imaginare di farlo le ima-
gini sensitive si associano alle motrici: ora, se sul piano c’è un chiodo, io
mi rappresento anche il dolore della lacera¬ zione dei miei tessuti, e mi
ritraggo dal pensare al movi¬ mento suddetto. Certi controlli sono, per
questi motivi psicologici, inibi- torii : non c’è bisogno di sospettare del “
trucco „ quando si crea un’inibizione sui processi mentali del medio. La me¬
dianità — se lo ricordino i curiosi e gli incompetenti — è di spettanza della
biologia e psicologia, non della fisica e della prestidigitazione. 2.
Anche non riuscì la slegatura delle mani nostre dalla medium, slegatura che
avevamo chiesto venisse eseguita da “ John „. Questo fenomeno è riuscito
altrove: come dunque spiegarsi l’insuccesso di iersera? Forse perchè la
E. FENOMENI SOSPETTI E INIBITI 287 ha
frodato tutte le altre volte, e non ha potuto eludere la sorveglianza
attentissima che io e Porro esercitavamo? Un atteggiamento insolito delle
mani e delle braccia della E mi aveva messo in sospetto. Leggendo ciò che
dissero Torelli e oli psichicisti parigini sui tentativi continui di frode
incosciente5 (?) della E., sopratutto per la sostituzione delle mani mi sembrò
in certo momento che essa mirasse (“ inco¬ scientemente „ sia pure) a ripetere
quello stratagemma. Av¬ vicinava adagio adagio le mani da noi controllate,
accostava il gomito al mio braccio (forse per invigilare i miei movimenti di
ricerca nel buio?); e però quando io sentii che si tirava la corda e si tentava
di slacciare i nodi, dovetti pensare al¬ l’inganno. Ancora più sospetto mi fu
il toccamento di una mano, che provenendo dalla parte del Porro giunse a sfio¬
rarmi l’avambraccio, e si ritrasse subito: ritenni fosse la mano della Eusapia
liberatasi dal controllo. Ma non ne ho la prova, come sempre avviene in queste
manifestazioni che succedono troppo vicino alla persona della medium. In
sostanza, il controllo della legatura neutralizzò l’energia della E., ma non si
deve ammettere soltanto che ciò ac¬ cadde perchè le fu impedito di frodare; c’è
la supposizione legittima che Eusapia non sia riuscita ad entrare in “ trance „
stantechè la immagine dell’impedimento servì di contrap¬ posto all’esecuzione
degli atti medianici che doveva pensare. Nè pericolosità nè utilità
dei fenomeni. 1. Non si producono mai fenomeni che implichino un vero
pericolo o danno per il medio e pei presenti. Anche le percosse (medianiche)
hanno sempre un che di scherze¬ vole e di discreto, che sta in perfetta
relazione coll’atteg¬ giamento psichico del medium: questo non pensa mai di of¬
fendere troppo, di ledere e ferire eco. gli assistenti. E però i fenomeni di
medianità eusapiana da me fin qui veduti rimangono nei limiti di una
conversazione fra persone civili, riunitesi per essere convinte, per curiosità,
o per proselitismo. Nonostante le migliaia di esperimenti spiritici,
siano psico¬ logici, siano meccanici, non si conosce esempio di fenomeni
tragici: gli spiriti dei defunti sono per lo più moderati ed educati ,
talvolta burloni, rarissimamente ostili ai vivi ; mai veri criminali. Di
delitti commessi col mezzo dello spi¬ ritismo non se ne conoscono, appunto
perchè con la sua tecnica puerile e bizzarra esso è divenuto piuttosto un di¬
vertimento di famiglia o di circolo che una nuova utiliz¬ zabile forza
individuale e sociale. Vero è che si discorre di sedute un po’ licenziose, dove
* spiriti maligni „ commettono o dicono indecenze e scurrilità: sarà, nel
fattispecie, la scarica di tendenze automatiche di basso valore morale da parte
di certi medii. In realtà lo spiritismo non ha, nel suo pas¬ sivo, i peccati
che almeno i contemporanei attribuivano al mesmerismo e al giansenismo
convulsionario di Saint-Mé- dard, e che oggigiorno vengono narrati oscuramente
di certi famosi “ meetings „ spiristico-occnltistici del Nord- America. Il
dott. GiniEiì, nel suo libro Analyse de s choses, fa gran caso di una seduta al
buio, nella quale si sarebbe rivelato uno “ spirito „ violento e brutale al
punto da mettere in peri¬ colo la vita dei presenti (?). Ho letto con
attenzione quelle pagine e non ne ho avuta davvero una impressione cotanto
tragica: direi piuttosto d’averci veduto, tra le righe, del grot¬ tesco. Quanto
al grosso membro virile che uno spirito bur¬ lone ha fatto sorgere dalla fronte
e dal naso della signora Agullana, che se l’è trovato colassù in una sua
fotografia (cfr. “ C..-r. Congrès spirit. „ Parigi), il fenomeno indecente si
spiega con le condizioni psicopatiche della medium. Le battute sul dorso
e sulle spalle, i pizzicotti, i cetfoni, somministrati dallo “ spirito „ irato
alla medium o alle per¬ sone della catena, potranno essere grossolanità (ciò
che è in rapporto colla personalità incolta e fatua dei medium, per lo più
donne volgari ed isteriche), ma non una reazione profon¬ damente sentita del
mondo di là sul nostro. La emotività dei “ disincarnati compreso quel
bonaccione di “ John King è sempre superficiale, e conserva in ogni momento
l’aspetto di un giuoco o di una farsa persino quando (ed è grave!) vengono
anime di defunti evocate pei presenti. 2. Neppure un fenomeno utile fu
mai dato dallo spiri¬ tismo. Nella sfera puramente meccanica, non uno degli
sposta¬ menti o trasporti di oggetti che potesse essere utilizzato a benefizio
di qualcuno, men che mai un’ indicazione di nuove forze fisiche per le quali
venisse aperta all’umanità in lotta con la natura una via per lo innanzi ignota
! Nella sfera dei fenomeni luminosi, ad esempio, non una “ visione „ degna di
rilievo, non una invenzione da pareggiare quelle dei raggi x, dei raggi
ultravioletti, della “ luce nera „!... Tutti i fenomeni medianici sono o
inutili, o superflui, al più divertenti ma sempre con mediocrissimo buon gusto.
Ora, questo contenuto idiotesco c fanciullesco della medianità obbiettiva, che
pur sarebbe, a detta di certuni, la più proficua e promettente alla speeie umana,
significa a chiare note donde viene il dina¬ mismo dei fenomeni: o dalle zone
ideative pressoché incolte o dagli strati inferiori automatici della
personalità della medium ! Non discuto qui della decantata utilità e
nobiltà delle manifestazioni intellettuali dello spiritismo (la Eusapia è un
medio quasi puramente meccanico, e non est hic locus): ma ora¬ mai è risaputo
che dalle migliaia di “ comunieazioni „ e di “ messaggi „ spiritistici non ci è
venuta una sola idea nuova, neanche una sola associazione inconsueta di idee
vecchie: non dico poi di concetti filosofici aventi qualche valore !... Tutta
la enorme letteratura del neo-spiritualismo, anche se ammannita sulle “
rivelazioni „ di Sookate, di Pla¬ tone, di Aristotele, di Dante, di Giordano
Bruno, di Bossuet (che gli annali spiritici avevano fino a pochi anni fa il
coraggio di pubblicare, ma che adesso, per accresciuto pudore, pas¬ sano nel
cestino) ; tutta la fioritura poetica e romantica det¬ tata dagli spiriti di un
Pulci, di un Ariosto, di un Milton, d’un Lamartine e di un Dickens (che si
dicono avere dato nuovo sentore di sé); la stessa vita di Gesù da lui narrata
medianicamente (che è stata il “ colmo „ della temerarietà incosciente
spiritica), tutto ciò può essere venduto a basso prezzo sul mercato della
produzione intellettuale umana.., salvo le volte in cui il medium era
inconsapevolmente un V iTTOR Hugo, o suo figlio Carlo, o un d’AzEGLio, o un
Flammarion, o una Maria Karadja, o un Tuttle Hudson, tutte persone dotate di
alta mentalità o di speciale coltura. La dottrina dogmatica dello
spiritismo, sia essa fantasticata da un Davis, sia sistemata pedantescamente da
un Allan- Kabdec, sia espressa con maggiore elevatezza ma non con mi¬ nore
confusione da un Moses o da un D’Hkllenbach, di altro non consta se non di
ricalchi e rifritture delle credenze ata¬ viche animistiche e spiritualistiche,
creazionistiche e deistiche, cristiane e buddistiche, kabbalistiche e
romantiche: la filo¬ sofia dello spiritismo è degna sorella della sua ridicola
em¬ pirica, della sua povera teologia, della sua scolastica cosmo¬ logia. Si
fonda tutto ciò in un crogiuolo, che riceva compia¬ cente tutto quello che vi
si butta, e, quale condimento, vi si aggiungano parecchi grammi di misticismo a
intenti vaghi e nebbiosi di filantropia, di umanitarismo cristianeggiante,
di Moi: selli, Psicologia e spiritismo. intuizionismo
orientale: e si avrà il prodotto di questa no¬ vella religione (parlo dello
spiritismo-sistema, magari col suo inferno e paradiso cristiani!). Una miseria
assoluta, che fa sorridere chi s’è per pochi istanti arrestato sul pensiero
gemale, veramente sopraumano, di quei grandi colossi della umanità “ incarnata
„, che rispondevano al nome di Aristo¬ tele, di Descartes, di Kant, di A.
Schopenhauer... Val la pena di mettersi in comunione col mondo dell’Al di là
per riceverne un cattivo riflesso di tutto il peggiore o ingombrante bagaglio
antropomorfico dell’al di qua?... Ma qualcuno spera nella utilizzazione
delle forze medianiche: anima nostra, protestano i neo-idealisti, agirà sempre
piu sul mondo e lo muterà a suo beneplacito... — Che idea! Io dico che, se per
movere una seggiola o per prendere un bicchiere debbo prima diventare un
medium, ossia un essere ammalato, e rinunziare alle mie facoltà naturali di
motilità e di senso per acquistarne delle patologiche, e collocarmi in trance „
con grande sciupìo della mia salute fisica e con peiditempo indicibile, troverò
sempre preferibile restarmene sveglio e lucido, allungare un braccio anatomico,
scaricare alla buona un po’ di corrente entro i miei nervi. La cosa mi nescirà
sempre più facile e perciò più utile. Non nego la possibilità remotissima che
le forze bio-psichiche arrivino a operare gli stessi “ miracoli „ di Eusapia
senza tutta quella preparazione a colorito isteropatico: ma per adesso lo
sperare nello sfruttamento meccanico della energia me- dianica presuppone
l’ignoranza delle condizioni non invidia¬ bile dl cui la medianità stessa
costituisce finora la risultante. Sotto il punto di vista della
filosofia, della scienza, della industria, dell’arte, della morale, cioè del
Vero, del Bello e del Buono (con iniziali maiuscole), lo spiritismo ha fatto
bancarotta... prima di aver messo banco : dirò meglio, non è riuscito a mettere
in circolazione che delle monete di vecchio stampo, e spesso, ahimè, dei valori
fuori corso o delle monete di stagno indorate a rame !... Genova,
27-28 maggio 1901. yrgrrrr» • »'»*.
-Y-rrrTr rvvvvV' LA SESTA SEDUTA (29 maggio
1901). Lo stato del medium e la sua psicologia. La seduta
del 29 è stata importantissima per la varietà maggiore dei fenomeni; per la
evidente mescolanza di fatti fraudolenti con fatti veridici; per la dimostrata
suggestibi¬ lità del medium e la sempre più scarsa sua inventiva ; per la
condizione di veglia in cui il medium si è quasi sempre tro¬ vato. L'Eusapia
non è mai entrata in vero e lungo trance: ep¬ pure. ha riprodotto quasi tutti i
fenomeni delle sedute pre¬ cedenti, tranne la levitazione sua; e ha prodotto
fenomeni nuovi ed interessanti. Ciò mi prova ancora una volta che il trance, o
non è necessario alla produzione dei fenomeni medianici, o al più è parziale e
può essere ridotto a momenti brevissimi, come avverte anche W. James : certo i
fenomeni possono essere effettuati e ripetuti in veglia ; qualche scet¬ tico
direbbe, imitati a perfezione fino ad ingannare. a) Nel 1° caso la cosa è
assai grave sotto qualunque punto di vista: anche sotto quello
fisio-psicologico, confesso che mi riesce quasi inesplicabile. — Allora, dove
andrebbero la disgregazione della personalità e l’attività automatica del ■“
subliminale „ e via via tutte le ipotesi esplicative di ca¬ rattere
fisio-psico-patologico ? . Ma la cosa mi sembra ancora meno chiara e
logica per lo spiritismo : dunque , gli spiriti vanno e vengono senza occuparsi
di ciò che si passa nella medium ? E allora, perchè non lo fanno sempre,
rispar¬ miandole tempo, fastidi, malessere, patemi morali, stan¬ chezza e
attacchi neurosici? b) Nel 2° caso rientriamo invece nella sfera compren¬
sibile sopratutto dai medici psichiatri, i soli competenti. — Io penso che dopo
un certo numero di sedute costituenti un allenamento, si svolga nel medium la
facoltà di passare ra-. pidissimamente, e per brevissimo tempo, in estasi, cioè
in I quello stato psichico abnorme che gli è necessario ( «
trance ) Sarebbero come delle “assenze, istero-epilettoidi provocantisi con piu
agevolezza quando i centri nervosi si sono T disintegrarsi Oltre all’esempio
dei fugaci parossismi dìe ci h!«n?V»tte 6 neUr0'pS1C0SÌ ln cui c’è uno
stato affine (mor¬ boso) della coscienza, cioè la epilessia e l’isterismo —
esempio che ogni alienista ha campo di vedere ad o-ni momento - abbiamo
il fatto che le stesse neuro-psicosi offrono talvolta stati psichici apparentemente
vigili, in cui per contrario esiste il più completo sonno della coscienza
superiore Tale è il e i-o del sonnambulismo per isteria, eco. T Ma
non usciamo — se si vuole - dallo “ spiritismo 0 che nell elementarissimo dei
suoi fenomeni, nella scrittura deH ,1?!! t?C t’ n0,‘ C ® 10 s.tess0
notissimo, evidentissimo latto della disintegrazione parziale di personalità,
anche quando la coscienza de lo scrivente sembra sveglia? I medium psico^rafì
le pnme v°lte sono costretti a concentrarsi, a chmdero t porte dei loro sensi,
a sfuggire ogni impressione esterna a cadere in una assenza „ volontaria della
coscienza - ma noi coll esercizio arrivano ad operare da medium scriventi (“ a
scrivere sotto la dettatura o con la guida degli spiriti , i„ istato di veglia:
la mano va dove deve andare, automati¬ camente, per suo conto, quasi fosse
staccata dal corpo intero del medium e avesse acquistata esistenza
autonoma. Cosi avviene, certo, nella Eusapia dopo alcune sedute Si forma
anche in lei l’allenamento, non già perchè essa ne abbia bisogno (sono convinto
che sino dalla prima seduta ' !‘a serie Potrebbe produrre fenomeni senza cadere
in vero j'?l’Ungat0. tr.ance ) ma perchè la sua medianità si o-iova delle
energie psichiche degli astanti; e perchè le sembra più \n w\ di gente
nuova, procedere a gradi e perchè vuole prima assicurarsi dell’annuenza e
indulgenza ( omogeneità ) di coloro con cui opera; e perchè la tradi .ione de.
circoli psichici esige il • trance J lungo e eomSeto ed essa 1, accontenta, in
quanto il suo “ sonno f è volontario' spettacoli PS1C0 0g-a della E‘ P-
d] iersera è stata per me spettacolo ancora piu interessante dei suoi stessi
fenomeni (ormai abbastanza monotoni e stucchevoli!). Sveglia sempre salvo
forse negli accennati momenti di disintegrazione rapida’ essa ha rotón produrre
determinati fenomeni, e li ha pro¬ dotte Piu spesso che nelle sedute precedenti
la sua volontà sceglieva gli oggetti da spostare, i contatti da provocare i
movimenti da indurre, ecc., ecc. Assolutamente non è vero che, LA
VOLONTÀ DEL MEDIUM 293 la volontà cosciente della
medium sia estranea ai fenomeni : I lio già detto altra volta, ma la prova di
iersera fu la mi¬ gliore perchè durt> tutta la serata ; I’Aksakoff ha torto.
— Abbiamo, dunque, una simulazione? Chi ha visto una isterica anestesica
in tutta la metà si¬ nistra, ad es. , dichiarare di non avvertire i contatti e
le puntute, e poi, opportunamente distratta dalla sua mano ane¬ stesica, fare
movimenti di difesa contro le punture (espe¬ rimento classico dello Charcot), è
tratto, se non è psicopa¬ tologo, a dirla una simulatrice: invece non è
simulazione cosciente, ma fatto di disintegrazione della coscienza. Leg¬ gere L
automatismo di Janet per poter parlare, con cono¬ scenza di causa , di ciò che
noi psicologi intendiamo per disgregazione della personalità! La
simulazione (che è la terza possibile spiegazione del manifestarsi dei fenomeni
senza “ trance „ vero e proprio) può evocarsi per vani di essi, non per tutti.
Iersera, con buona pace dei miei colleghi di gruppo che pensavano di¬
versamente, io sono convinto che alcuni fatti fraudolenti si mescolavano in
proporzione maggiore del solito coi veridici. E il come lo dirò più
innanzi. L intervento della volontà del medium nella fenomenologia
spiritica compromette assai la veridicità di tutti i fenomeni. Una volta che
questi avvengono quando la medium li vuole, è chiaro che la loro produzione
spontanea risulta meno si¬ cura. Non parliamo della volontà estranea di uno
spirito, chè qui, dopo le tante esperienze di iersera, volute, ovvero
presentate preannunziate e preparate, anche accettate pas¬ sivamente per
iniziativa nostra, sarebbe assurdo. Era la vo¬ lontà nostra che agiva mediante
quella del medium ! Già prima della seduta la Eusapia Paladino ha annunziato
un probabile “ apporto „ : a metà della seduta, ad un tratto, con una ingenuità
che non onora la sua intelligenza, ha preteso che io, proprio io! le sondassi
le tasche e i vestiti, e poiché non ho ceduto a tale invito, 1’ ‘ apporto „ non
è venuto. Dico “ poiché „, per il motivo semplicissimo che un apporto che si
preannunzia con questa teatralità farebbe nascere il sospetto anche in un
cieco-sordo. Piu che mai iersera si è visto che i comandi del più luce,
del meno luce, ecc., sono dati per il volere della medium quando le conviene: —
la oscurità, per preparare un feno¬ meno di contatto (materializzazione di
mani), o per eccitare la curiosità e la attesa dei presenti ; — la
semioscurità, o, meglio dirò, il semplice chiarore dalla porta dell’ anticamera, per
produrre illusioni visive di ombre e fantasmi- — ia piena luce quando si tratta
di fare constare un fenomeno Sead?ume °’ S°PratUtt° " è StrM0 0
lusinghiero per H Quel “ luce!, luce /„ (cinque colpi tintici) chiesta
scamente ogni volta che la cordaci slacdiva e f annodava' SULtavolino
trasportati, o che li potevano vedere atteggiamenti stravaganti del
medium e dei due controllori, mi faceva nascere -Iodico francò -
ver™1"16'10 dl d,1Spett0 yerso tanta fatuità, e un po’ di 118 JZr ^
,CLe d0VeV° esPrimere meraviglia non sen¬ tita emettere esclamazioni di finto
stupore t simili ' Mi sembra avere notato che anche in altri compagni si
sveUa- sornrf S ®s Sl ra°cofb tan^0 che Je espressioni obbligatorie di
soi presa, con cui si applaude il bravo u Tnltn ^ « i.,- feT «z: w
S^ÈriaTiE pe"trsff „r T8li"“. 1W Won dico ciò se non per una
sincera dichiarazione delle di1^""^fS10n1,PrrSOnali- Mai’ c°me
iersera, i fenòmeni me- « Jolm dUl° a“n° aVnt° tUtta 1,esteriorità dei
ffwocfn. John, era come un prestidigitatore puerilmente verifi030 C le’
°perato lo scambio dei bussolotti, dolesse far aTmeZ-Per T presenti che i
bussolotti s^no sempre gare i? “ en°HnS °-df pr.lma- . Questo
antropomorfismo vol¬ gare in entità spirituali „, ,n « intelligenze occulte
ne fiale Sae se «JohnVmi° “i Sempre pÌÙ 11 iivel,° mteilet- ® ?e . ,
Klng„ litt vissuto ed ha avuto un aual- ‘ , sociale, o era un imbecille allora,
o lo è divenuto “ Toev q d^P° mi°rt0' Ma ha dei collegbi nell’Al di là -
anche scrive fra feì;vamSf!nt°'Pnda ^’^uton, s’affannava a avagne . Il
vostro medium è sincero „ ! La suggestività del medium. g o
abnorme, con una antica lesione (traumatica) al capf, isterica,
probabilmente anche epilettica; ed è ipnotizzatole e suggestionabile. Da ciò la
origine esteriore suggestiva di gran parte dei fenomeni medianici che E. P.
produce : forse, se si avesse il mezzo di rifare tutta la storia della sua
media¬ nità fin dal principio, si vedrebbe chiaro che la intera sua
fenomenologia rispecchia la coltura spiritica del Damiani, del Chiaja, del
Capuano e degli altri credenti di Napoli! 2. La suggestibilità della
Eusapia Paladino, oltre a manifestarsi fuori delle sedute (non ne ho
sufficiente cono¬ scenza per prove mie, ma fu dimostrata, se non erro, da
Rioiiet e da Ochorowiozì, si rivela in più modi durante le sedute, come già
avvertirono De Fontbnay, De Rochas, G. Bois, Sohbenck-Notzing, ecc. a)
col soddisfare i desiderii manifestati per lo innanzi dai presenti: — i
fenomeni si producono generalmente in conformità di quanto chiedevamo la sera
prima o le facciamo sapere al suo arrivo ; più visibilmente però adesso, dopo
al¬ cune sedute, che non prima: e questo accade per la solita ragione che si
deve creare una certa armonia nella condizione fisio-psichica dei formanti la
catena o il gruppo; b) co\V eseguire esperimenti mediante gli oggetti
portati o disposti opportunamente da noi: — iersera, ad es., un tamburello, due
anelli, un dinamometro da me deposti in mezzo al tavolo, dettero luogo a varie
manifestazioni media¬ niche, sempre in causa della povera inventiva della
Eusapia, che aveva veduto con piacere il mio gesto: ella mi era ri¬ conoscente
di porgerle del “ materiale da lavoro „ : c) coll eseguire fenomeni
chiesti durante la seduta: — questo accade in più limitata maniera e sol quando
si tratti di fenomeni semplici (trasporto di oggetti, toccamenti, luci). La
apparizione di mani medianiche visibili e luminose non si è potuta finora da
noi ottenere in sei sedute: tuttavia so che la cosa accadde dopo che fu
domandata ; d) co W eseguire fenomeni in rapporto ad affermazioni fatte
dai presenti, anche senza espresso desiderio di eccitarne la produzione. — Io
ho, ad es., detto ad alta voce che avevo sete, e pensavo in quel mentre alla
bottiglia d’acqua posta sul tavolo grande, riflettendo però che per esservi
stato a bagno dei fiori, l’acqua non era più bevibile. Dopo un po’ di tempo ha
avuto luogo il trasporto della bottiglia sul tavo¬ lino davanti a me; dunque,
io avrei suggerito alla Eu¬ sapia di fare questo trasporto di oggetto; e)
colV eseguire fenomeni pensati dai presenti, in eondi- zioni tali da lasciar
congetturare una “ suggestione mentale NeH’esperiraento or ora
citato la suggestione (di portarmi da bere) è stata mentale solo
apparentemente. È vero che si è spostata la bottiglia cui avevo pensato, ma è
vero pur’anco che avevo detto ad alta voce di avere sete: ora, l’acqua era il
solo liquido che potesse soddisfare quel mio bisogno e alla portata del medium.
Questa ignorava che nel salotto vicino c’erano copiose bevande rinfrescanti e
non “ apportò quelle ! Ad ogni modo, non nego la possibilità della sug¬
gestione mentale : dirò che anche questa volta non è provata. filmane
l’altro fatto che il tavolo abbia battuto 11 colpi due volte, quando il cap. De
Albertis stava per andarsene : tatto nel quale si potrebbe vedere il risultato
di una tras¬ missione di pensiero. Ma ciò non pare : il De Albertis aveva già
detto ad alta voce che partiva, la cosa era anzi stata ripe- uta da me e da
altri, e soltanto dopo si sono avuti i “ sa- uti „ del tavolo al partente.
Niente suggestione mentale rispetto all atto ; e neanco percezione supemormale
dell’ora, che non era, è vero, stata preannunziata dal capitano, ma eie ormai
si poteva, per l’indugio suo, imaginare arrivata, li tatto si riduce
semplicemente, per me, ad un saluto del tavolo a chi aveva annunziato di
partire. f) Alcuni fenomeni, se non sono effetto di premedita¬ zione
consapevole (del che io ho qualche dubbio), lo sono d’o«- tosuggestione. — Ad
es., il complicato fenomeno “ spiritico „ dello slacciamento (al buio) dei nodi
da me fatti al medium dietro suo espresso desiderio, e poscia dell’ allacciamento
due volte compiuto, nell’oscurità, di nodi colleganti prima me alla medium
sola, in sèguito noi due alla seggiola della signoiina Bey, mi ò sembrato una
serie di autosuggestioni, (esprimo il giudizio più benevolo per Eusapia). La
legatura a mio polso segnava infatti una simbolica rappresaglia al controllo
che io avevo voluto legando il medium ; ma tale controllo specifico era stato
chiesto insolitamente dalla Eu- sapia Paladino. Dunque, o “ John „ si è
lasciato guidare nel produrre 1 fenomeni dal fatto iniziale di quella lega¬
tura, e rientriamo nella serie delle suggestioni: — o “ John „ non altro è se
non un simbolo sotto cui si cela la intenzio¬ nalità del medium che vuole e
premedita un fenomeno ; ed alloia siamo purtroppo nel dubbio (già manifestato
in pro¬ posito da altri sperimentatori), che tutta la manovra dei nodi e
snodamenti e riallacciamenti sia intaccata da frau¬ dolenza! I fenomeni
della seduta del 29. Furono su per giù essenzialmente i soliti,
variando solo nella modalità esteriore. a) Moti, oscillazione,
sollevamenti del tavolino, che io dirò anorganici o alogici. — Non mi
consta, in proposito, che questo ed altri fenomeni fisico-meccanici accadano
prevalen¬ temente da un lato di Eusapia; secondo il Porro, sarebbe il sinistro.
Ma in realtà, la fenomenologia Paladiniana è così disforme da sera a sera sotto
questo riguardo, che non oserei accordarmi coll’esimio astronomo. A me è parso
sempre che la Eusapia badi piuttosto a chi deve convincere ; e se questi è il
vigilatore di destra, i fenomeni avvengono preferibil¬ mente da quella parte ;
se è quello di sinistra . viceversa. b) Movimenti intenzionali del
tavolino sotto forma di “ tiptologia „. — Avverto qui che i cinque o sei segni
conven¬ zionali di Eusapia non sono sempre quelli consacrati dalle tradizioni
spiritiche, ma su per giù è oltre mezzo secolo che i ta¬ volini “ parlano ,
bussando. Ho notato iersera che il linguaggio tiptieo tanto più si semplifica,
quanto più il nostro gruppo è adusato ai fenomeni medianici della Eusapia.
Oramai in¬ terpelliamo poco il famigerato “John „, e, voglia egli o no, lo
costringiamo tutti, spiritisti ed antispiritisti, a fare un po’ la nostra
volontà. In gran parte oramai siamo noi che de¬ cidiamo dei fenomeni : ed è in
questo senso che facciamo degli “esperimenti,. Come nella lettura del pensiero
non erano il Pikman nè il Dalton che operavano, bensì le loro guide, così qui
1’ Eusapia, esaurito il piccolo e meschino programma delle sue “ manifestazioni
, spontanee, si trova sempre più alla nostra mercè. Vedremo nelle ultime sedute
se essa è capace di darci altri fenomeni veramente spontanei, o se non saremo
sempre più noi, i componenti del gruppo, che dirige¬ remo “John, e lo
obbligheremo a contentarci, alimentandone la scarsa imaginativa e facendone,
fino ad un certo punto, un nostro servo di scena. c) Spostamenti e
trasporti di oggetti. — Ho già detto come essi avvengano quasi solo per oggetti
messi attorno alla medio: l’azione a distanza di costei sulle cose circostanti
finora mi consta cessare ordinariamente a metri 1-1,50 (la cosa fu
già asserita da altri). Lo spostamento più forte si ebbe pel pianoforte e per
la bottiglia dall’acqua, ma ambedue non si trovavano più lontani di m. 1,80.
Gli oggetti messi sul tavolino o dentro al gabinetto (sedia, tamburello,
anelli, ca¬ rillon*, ecc.) sono sempre i più soggetti ad essere
trasportati. <ÌJ Snodamento ed annodamento di una corda. — Ho detto
come l’allacciamento della Eusapia alla seggiola sia stato tatto dietro sua
domanda : ciò mostra che si preparavano fenomeni (uno scettico impenitente
direbbe “ un giuoco „ !) in codesta nuova situazione. Lo snodamento ha avuto
luogo in due tempi, prima a sinistra dalla parte della sig.‘ Rey, poi a destra
dalla mia parte. Il riannodamento attorno alle mie dita e al polso destro della
media, poi attorno al mio polso, al polso sinistro della media ed allo
schienale della seggiola della signora Rey, è stato veramente ammirabile per la
precisione dei nodi, .tuttavia, essendosi effettuato in piena oscurità esso mi
è parso intaccabile, ossia non del tutto privo di dubbii. Dirò che la “ mano
invisibile „ che mi allacciava era leggiera e piccola: ne sentivo solo le dita
ed erano dita umane, umanissime. Io non sono ancora riuscito a sentire mani “
gelide „ nè mani “ più calde „ delle nostre, come altri attorniano : le
differenze morfologiche delle mani mate¬ rializzate che toccano fuori del
solito riparo delle tendine nere, risiedono soltanto nella grossezza loro,
nella delicatezza o rozzezza dei toccamenti, nell’agilità delle dita,
ecc. e) Toccamenti, solleticamenti , ecc. — Anche qui io ho sug¬
gestionato almeno tre volte “ John „ : parlando di solletico, mi sono fatto
fare il solletico nella schiena, nel poplite (due volte), nella gamba .
Un’altra suggestione abbiamo fatto io e Porro dicendo che i piedi e le
gambe non ci venivano mai toccati : poco dopo io mi sono sentito atterrare la
gamba sinistra, e premerla, e soffregarmela alla superficie posteriore fino
alla metà della coscia sinistra. Evidentemente era una mano dinamica (a
controllo sicuro), ma si era formata là sotto dopo l’espressa volontà nostra
che si formasse. f) Luci. — Queste erano state chieste già da noi più
volte, e “ John „ aveva promesso tiptologicamente di soddisfarci. Le luci
dipendono, dunque, anch’esse da un’azione fisiopsichica collettiva ? Mai come
allora eravamo tutti desiderosi di veder fenomeni luminosi. Ora, la nostra
azione si riduce soltanto a suggestionare la medium perchè operi medianicamente
in un dato senso? oppure il desiderio e l’attesa non fan che preparare i nostri
sensi a percepire una data qualità di fenomeni ? Mi pare che, oltre al tipo
mentale dei percipienti, favorisca le percezioni una specie di
stimolabilità latente 0 preparatoria dei singoli centri percettivi: il fatto è
che Eusapia, non solo ha soddisfatto il nostro desiderio, ma eravamo anche
avvertiti da un “ personaggio invisibile „ dove le luci si producevano,
affinchè dirigessimo colà i nostri sguardi. Per tre volte con toccamenti
chiarissimi, intenzio¬ nali, come di uno che stesse vicino a me, mi si è fatto
“ segno „ di guardare prima davanti a me, poi a destra, poi a sinistra; e a
sinistra finalmente ho veduta una “ luce I fenomeni visivi son quelli che
più agevolmente si pre¬ stano alla tesi popolare dell’allucinazione. Debbo
pertanto dir qui le ragioni per cui reputo che le manifestazioni lu¬ minose
diiersera non siano state allucinatorie, e sopratutto non effetto delle pretese
“ illusioni sensoriali collettive 1° perchè soltanto alcuni dei presenti, non
tutti, hanno visto le luci allo stesso posto in cui io le distinguevo; 2°
perchè la in¬ dicazione misteriosa fattami due volte inutilmente (non già per
mancanza della produzione luminosa, ma pel mio ritardo a distinguerla in causa
della miopia) implicherebbe allucina¬ zioni combinate di altri sensi, del
tattile e del muscolare col visivo, il che non è ovvio supporre; 3° perchè
Eusapia ancora sveglia mi aveva preannunziato il fenomeno, ed io stavo bene in
guardia sui miei sensi. Se non che, ecco nascere il dubbio di
un’allucinazione, non più spontanea per “ attenzione aspettante „ , bensì sug¬
gestiva e, quel che è più, veridica. Sono quelle percezioni lu¬ minose di
origine indotta, da suggestione? Ossia è la Eusapia che esercita sui centri
cerebrali dei presenti un’azione capace di svegliare sensazioni di luce V Non
escludo questa possi¬ bilità, che del resto farebbe rientrare la “ telefania
spiritica „ nella più completa sfera fisio-psicologica (fatti consimili si
osservano tutti i giorni nella ipnosi): ma non credo di accet¬ tarla. - Anzi
tutto, io non ero in istato di suggestibilità da parte della media: questa è
suggestionabile da me, ma io non lo sono da essa ; di noi due l’agente sono io,
la paziente è la Eusapia, e così per tutti forse i presenti. — In secondo
luogo, io ero in uno stato antagonistico di credulità. Colle mie ricerche del
1891 ho dimostrato che per credere bisogna essere disposti a credere ; se no,
si è scettici. - Terzo : le luci sono state diverse questa volta dalla prima.
L’altra sera vidi delle * luci „ a mo’ di lucciole, giallognole, vivaci,
circoscritte nettamente, senza aureola, senza radiazioni ; ieri sera ho visto
due luci (dirò cosi) fosforescenti, larghe come una moneta da 2 franchi, tonde,
a contorni indecisi e sfumati, massime la seconda, pallide, un po’ più
condensate nel centro, meno intense alla periferia, a un di presso come si
raffigurano le nebulose nei libri di astronomia con un nucleo che sta per
solidificarsi ed una zona periferica ancora gazosa. Le luci sono comparse
alla distanza di circa m. 1,60 da me, a sinistra, un po in alto: andavano
lentamente dalla mia destra verso la sinistra, descrivendo una traiettoria
obliqua. La seconda la vidi meno chiaramente e fuggevolmente: la prima per
contro ebbe la durata di almeno 3-4 secondi, e mi parve che avesse anche una
specie di palpito, a mo’ di movimento piotoplasmatico. La diversità delle luci
da me viste in due volte denota che non sono allucinatorie: perfino lo stento
con cui le percepisco è prova della loro esistenza reale. Codeste “
telefanie „ non hanno significato intellettivo, nè forma definita, nè ragioni “
spirituali „ o “ animiche „ ; evidentemente si produssero per volontà di
Eusapia, ed in conformità dei nostri desiderii a lei espressi vivamente. La successione
di “ luci „ in un dato momento della seduta, e non in un altro, non prova,
secondo me, che sia necessaria una condizione fisiopsichica speciale inconscia
(subliminale) del medio : in quel momento la Eusapia era rivolta conscia- mente
con la sua attenzione alla provocazione di luminosità visibili, tanto vero che
le preannunziava; dunque, l’atteggia¬ mento psichico involontario della Eusapia
(l’estasi medianica) non è condizione determinante necessaria di esse. g)
Spostamento dell’ indice di un dinamometro. — Questo strumento da me recato al
Circolo Minerva ha occasionato vani fenomeni, agendo da eccitatore: mi fu dato
in mano più volte, mi fu messo in tasca, gli fu mutato il posto del- 1 indice,
e sempre da agenti invisibili; ma io ho la ferma convinzione che sulla molla
dello strumento non fu eseguito nessuno sforzo di pressione, solamente fu
spinto l’indice ai vani punti che io dovevo poi rilevare col tatto, al buio.
Questo esperimento è stato per me tutt’altro che convin¬ cente, e mi tocca
confessare che nell’insieme ne ho avuta limpiessione di un inganno; al più
potrò concedere che sia fenomeno spurio, e più avanti ne dico le ragioni.
h) Fantasmi. La Eusapia, che parea perfettamente sveglia, mi ha nuovamente
voluto far sentire e vedere quelle materializzazioni a forma più o meno umana
che diconsi fantasmi „. Ora che li ho visti e toccati sono ancora più
scettico di prima circa la loro natura spirituale (“anime di defunti „). Dedico
loro un paragrafo. Le forme materializzate. 1. Il primo fantasma, è
apparso veramente davanti a me, ed è stato formato nel solito modo. Dopo che E.
mi avea date ambedue le mani (si noti che tale atto permette l’inganno perchè
cessa il controllo dal lato sinistro, e certi medii, con un giuoco sapiente di
contatti, sanno far credere al control¬ lore di destra di tenere le due loro
mani, mentre ne hanno serbato libera una), visibile al chiaror della porta
dell’anti¬ camera è comparsa un’ombra nera e opaca avente la forma bizzarra di
una grossa testa di caprone, il cui muso allungato andando a sfiorare la faccia
del signor Scbmolz, seduto vi¬ cino a me, gli ha dato l’impressione di una
barba. Questa “forma,, stravagante era forse la mano sinistra della
Eusapia che, coperta dalla tenda nera, si protendeva nella pe¬ nombra fino al
volto di Schmolz? Non lo credo, per il suo stesso contorno e per la sua
grossezza. E allora, era forse un prolungamento medianico, che assumeva
quell’aspetto ingannevole? In tal caso avremmo un fenomeno spurio; ossia una
produzione animica reale, ma per condurre ad una inter¬ pretazione illusoria.
Ad ogni modo, nessuno ha insistito, contrariamente all’uso, sulla apparizione;
e questo mi fa supporre che gli altri abbiano condiviso i miei dubbi. 2.
Una mano nera che ho veduto avanzarsi, sempre dalla sinistra del medio, col
pollice in alto e le dita minori in basso, era una sinistra: si può chiedere
perchè, a meglio con¬ vincermi, non sia venuta una mano destra? 0 quell’appa¬
rizione di una forma materializzata e opaca di mano, era una frode, ma questo è
escluso dal controllo; oppure era una mano dinamizzata della media, il che è
ipotesi più ve¬ rosimile che non quella di attribuirla ad un altro essere
collocatosi nel corpo stesso di Eusapia. 3. Il contatto d’una barba. La
Eusapia, di cui facevo il controllo di destra, dopo avermi annunziato colla
solita teatralità ingenua, che alla sua destra c’era “ un uomo e dopo di
avere emesso esclamazioni (molto esagerate) di paura, mi ha invitato a reclinare
la testa verso la mia spalla sinistra: e in verità ho avuto così la sensazione
di una certa quantità di peli, o qualcosa di simile, che mi sfiorasse la
fronte e il sincipite. Ma dubitai che quei contatti derivassero dai capelli
della Eusapia, la quale in quel momento incli¬ nava la sua testa sulla sua
spalla destra. Si noti che era¬ vamo al buio! Quando ho detto che era “ una
barba fine ■come capelli „ (Ilio detto ad alta voce intenzionalmente!),
Una “ materializzazione „ in forma di strana apparenza da me percepita la
sera del 29 maggio 1901. [Questa figura, al pari di tutte le altre
disegnate appositamente pel mio libro da A. ilerisso, ha lo scopo precipuo di
porgere rimaglilo sintetica, approssimativa, dell’ambiente medianico: la si
deve guar¬ dare wr ciò da una certa distanza, affinchè i tratti del disello si
fondano insieme]. Eusapia non ha fiatato: ed il fenomeno non si è
più ripro¬ dotto. E poi, come curioso, e come rispondente ai bisogni della “
prova è il comportarsi del piccolo * Uomo invisibile „ che spinge innanzi la
sua “ barba , quando Eusapia e il vicino accostano mutuamente le loro due
teste! fenomeni su cui esiste dubbio 303 Q
• , ji osto per un cenno sulle esclamazioni, depreca¬ tole lamentele di Eusapia
quando le deve accadere qual¬ cosa di strano. Le sue voci e la sua mimica sono
siimi, per . „„ ftcarrerazione, per isolamento da altri movi- Espressivi
inimici riflessi, a quelle delle isteriche che si¬ mulano un accesso, e
sopratutto a quelle degli ipnotizzati, “more compiacenti verso chi loro
suggestiona delle alluci- n /ioni terrifiche. Esse hanno un che di superficiale,
che Rvesrlia nell’uomo dell’arte l’impressione della loro natura finta e
simulata. In esse trovo analogie con le sciocche espressioni resentàtive di
certi artisti drammatici dozzinali: si sente, cioè che non sono “ sentite „,
che stanno a fior di pelle. Io analizzo freddamente i fenomeni, esamino
con scrupo¬ losa e affaticante attenzione tutto quello che fa o dice la media,
nè mi lascio ingannare dalle apparenze. Certo, tale analisi non è facile, ma
chi ha vissuto, come me, ventisette anni in mezzo a soggetti di cui bisogna
studiare ogni mi¬ nimo atteggiamento, gesto, moto iniziale, parola e segno
grafico, acquista alla fine tale esperienza della fenomenologia elettiva degli
stati psichici che difficilmente gli sfuggono le simulazioni e le dissimulazioni.
E tra altre cose la Paladino, anzi che furbissima come gli increduli la
ritengono, è in¬ genua anche nel simulare. Fenomeni sospetti,
. o interpretabili non spiriticamente. Giudico che siano intaccati
da grave sospetto i fenomeni se¬ guenti avvenuti a me iersera (sulle percezioni
isolate degli altri consoci non intendo dare giudizio) o anche avvenuti per
tutti, ma interpretabili con piena e assoluta indipendenza di criterio:
a) le apparizioni del fantasma-caprone e della mano opaca. — Questi due
fenomeni visuali, se non sono stati del tutto fraudolenti, consistevano per lo
meno nello sfrutta¬ mento di fenomeni medianici più semplici (avanzamento della
cortina nera, prolungamento psico-dinamico non formato), che furono fatti
poscia percepire e interpretare come “ ap¬ parizioni spiritiche „. Riguardo al
profilo, la sua stessa con¬ formazione sembra provarmelo: percepito nella mezza
oscurità, epperò senza contorno deciso, un rigonfiamento di stoffa attorno ad
un arto “ fluidico „ può dare quella im¬ pressione visiva. Riguardo alla mano
nera, forse io stesso nel percepirla ho completato colla fantasia le linee
imper¬ fette di un prolungamento qualsiasi esopsichico: qualcosa, a codeste
percezioni labilissime e incertissime, aggiunge sempi-e l’automatismo
associativo o sincretico dei nostri centri di imagiui. Più rifletto, fuori di
seduta, a questa possibilità, e più mi pare cosa verosimile; b) il
trasporto di molti oggetti deposti sul tavolino, — fra cui il dinamometro che
mi fu messo nella tasca esterna del petto : io ero a destra del medio, e senza
un controllo se¬ verissimo della sua mano sinistra, che era affidata alla si¬
gnora Rey, non oso dire che tale mutamento di posto dello strumento sia esente
da dubbio ; c) la barba fluidica : — come ho detto, io sospetto che la
Eusapia abbia prodotta in me tale sensazione colla sua testa reclinata: la
situazione della presunta “ barba , corrispondeva nello spazio (al buio)
precisamente al posto cui la testa della media poteva arrivare ; d) gli
spostamenti dell’indice del dinamometro : — dico a bella posta * spostamenti „
perchè non v’è prova di sforzo operato sulla molla. Questo esperimento è
avvenuto quattro volte : nella prima, l’indice fu avanzato fino all’ultimo
grado della scala, a 150 chilogrammetri (?) ; nella seconda, fu spinto tino a
circa 100 chilogrammetri ; nella terza, fino a 30 ; nella quarta fu lasciato a
zero. Evidentemente la successione dei presunti sforzi dinamometrici non è
stata che una voluta dimostrazione dell’ “ Intelligenza occulta „ : nella
stessa sua regolarità si vede la suggestibilità della media, che si ri¬ cordava
come io avessi narrato di altri sforzi consimili pro¬ dotti medianicamente.
L’esperienza , in prima, parvemi so¬ spetta, perchè il controllo delle mani del
medio lasciava forse, in quel momento, a desiderare. Ma da questo lato, credo
di poter escludere che sia stata adoperata da Eusapia la mano sinistra, che non
può dare lo sforzo di 100 lcgr. Esclusa la frode, rimane la spiegazione
di un fatto spurio; ossia il dinamometro ha potuto essere afferrato da una mano
dinamica del medio e il suo indice spostato a piacere col dito, perchè
disgraziatamente è allo scoperto: e ciò senza pressione sulla molla. Ora la
Eusapia da molto tempo conosce com’è fatto un dinamometro, e sa metterne a
posto l’indice. Dunque, può essere insorta in lei la rappresentazione del
semplice moversi dell’indice, come può esserci stata quella *
» AZIONI DEGLI “ INVISIBILI „ 305 dello sforzo. Però
siccome Eusapia era sveglia e il suo si¬ stema muscolare non ha rivelato
sensibile contrazione, come avviene sempre quando essa deve medianicamente
eseguire sforzi intensi i parziali ), così ritengo che la pressione sulla molla
non sia avvenuta. Se la Eusapia cade a terra spossata e geme e suda quando le
tocca eseguire sforzi di soli 18 a 25 chilogrammetri (la macchina Barlock
trasportata e il tavolino levitato informino), quale esaurimento non avrebbe
do¬ vuto iersera mostrarci dopo avere assommato nientemeno che tre sforzi di
150 — 1— 1 00 — j— 30 — 280!! Adunque si è avuto lo spostamento degli indici
per contatto in iscala discen¬ dente onde dare al fenomeno l’apparenza di una
prova di medianità. Non vi è fondamento per supporre che i quattro
sforzi dina¬ mometrici siano stati fra loro differenti perchè diverse erano le
mani, ossia le entità spirituali che li producevano : un Ercole, un uomo
robustissimo, una persona debole, un bam¬ bino! Questa interpretazione parte da
un’inesatta nozione dello strumento, che può essere stretto diversamente anche
da uno stesso individuo: ma qui, ripeto, non ci fu sforzo o attività di energia
da parte della media ; la mano (dina¬ mica?) di questa che spostava lo
strumento e me lo conse¬ gnava nel buio, sapeva anche spingere l’indice dove
voleva. e) gli allacciamenti del nodo attorno alle mani. — Fu già da
altri osservato che la Eusapia tende spesso a liberarsi pol¬ lice e dita minori
durante il controllo della mano. Ora, anche prima e durante tutto il fenomeno
dell’allacciamento la destra era da lei stata posta sulla mia sinistra e mi
premeva sulle falangi colla sua regione palmare e col pugno, mentre le dita
erano estese in avanti e da me non più sentite. Sono esse che la signora Rey
dopo un po’ di tempo aveva a contatto, credendo di tenere la sinistra del medio
liberatasi abilmente ? Siamo cioè davanti allo stratagemma descritto da
Torelli- Viollter e figurato da De Rociias e Cbocq? Lo si potrebbe sospettare, anche
pel riflesso che Eusapia non era in “trance „ ; e quando è sveglia e vuol
produrre fenomeni, tende alla ciurmarla. In tal caso sarebbe con la mano
sinistra che essa ha potuto annodare la cordicella, utilizzando le dita della
destra che più non mi toccavano. Si dirà: perchè io, come I’Hodgson e i
membri della S. f. P. R. di Cambridge, abbia favorita la frode del medio, se
frode c è stata ?... Rispondo che bisogna pur vedere e provare. D’altra parte,
a un certo momento ho cercato di sincerarmi della cosa , ed ho toccata la mano
che io sentivo lavorare Morselli, Psicologia e spiritismo. nel
buio: era una mano piccola e tiepida, le cui estremità delle dita fuggirono
subito il contatto della mia, non cosi presto che io non distinguessi, dalla
posizione delle dita, che era una mano sinistra : quella della Paladino
?... I movimenti del medio. Mai come ieri sera l’Eusapia ha
eseguito movimenti in¬ cessanti, sia per le ragioni che dirò più innanzi, sia
per la manifesta tendenza a liberare le mani e i piedi dal controllo: i suoi
piedi mi sfuggivano spesso, ed io, che a bella posta lasciavo fare, ero poi
richiamato, dopo qualche tempo, dalla Paladino sull’ avvenuto loro distacco dai
miei, con ostentato rimprovero alla mia negligenza. Ma non mi si imputerà di
avere stimolato la Paladino a frodare (come fa I’Ochorowioz alla Commissione di
Cambridge), perchè la mia compiacenza era concessa per prova e non per sistema.
Ho anche lasciato spesso la mano della Paladino in quell’atteggiamento
particolare che essa prende: di premere col pugno soltanto e colle eminenze
tonare e ipotenare sul dorso della mano, o sull'ar¬ ticolazione
metacarpo-falangea del suo controllore (certamente per avei-e libere le dita).
E senza dubbio tale posizione delle mani favorisce l’inganno ; ma io l’ho
tollerata porgendo atten¬ zione al presupposto moversi e agitarsi delle sue
dita. Debbo dichiarare per la verità che le dita restavano quasi sempre ferme,
sebbene estese in aria; e al più avevano moti lievi, poco estesi, di flessione
ed estensione. Non c’è bisogno di pensare sempre (spiegazione troppo
facile e, se generalizzata, assurda) a trappolerie : io spiego i fatti con le
conoscenze fisio-psicologiche. Nel rappresentarsi efficacemente l’atto di
eseguire nodi e di scioglierli, occorre alla Paladino di percepire le
sensazioni muscolari e tattili (kinestetiche) della propria mano, nelle dita
sopratutto, e di figurarsele libere-, allora essa si rappresenta più fortemente
l’atto che poi medianicamente si compie. E lo stesso pro¬ cesso per cui non
battè il pugno sul cartone irto di chiodi; per cui porta il piede in avanti
verso la gamba del ta¬ volino quando pensa di levitarlo ; per cui le si
contraggono le braccia e le gambe e accennano a moversi verso le dire¬ zioni
dove si udirà il colpo o si avvertirà il contatto. Oo-ui movimento
muscolare del medio non deve esserci sospetto come fraudolento : e per chi
studia i fenomeni della Paladino con metodo scientifico, con competenza
psicologica, non attraverso a prismi spiritici o antispiritici, i moti sono
indizio prezioso di quegli stati o atteggiamenti interiori, dei uali p0; i
fenomeni fisico-meccanici della sua medianità sono la risultante. Ed è già
molto averne cosi stabilita una condizione determinante fisiologica: noi
entriamo nel campo vero delle osservazioni scientifiche, noi usciamo
dalFempirismo. Quando avremo allo stesso modo studiate tutte le altre con¬
dizioni determinanti della medianità, l’avremo probabilissi- mameute ridotta
entro la cerchia di fenomeni normali all’or¬ ganismo ed alle sue scariche di
energia. Ma questo degli sforzi muscolari del medio, durante la seduta, è
argomento che richiede un po’ più di attenzione. A. — Movimenti palesi di
Eusapia. Il Medium eseguisce numerosi e continui movimenti, anche quando
è in riposo apparente. Questi movimenti pos¬ sono dividersi così: 1.
Gesti involontarii. Un certo numero di gesti indicativi e connotativi, fatti
senza volontà dalla Paladino (in veglia e in preipnosi), hanno senza dubbio lo
scopo istintivo di intensificare la sua imagine del movimento da
produrre. 2. Atteggiamenti di mira. La P., quando con uno di noi arriva
alla seduta, guarda prima intensamente le persone su cui vuole agire, gli
oggetti che dovrà muovere , ecc. Il suo sguardo fisso (che gli ignari di
psicologia non piglieranno mai per un movimento!!) è una presa di mira, analoga
a quella di chi vuole dirigere uno sforzo reale dei propri nervi c muscoli
verso un dato bersaglio. 3. Atteggiamenti contorti del corpo. Questi
hanno tutta la apparenza (ne hanno anche la sostanza) di quelli atteg¬ giamenti
che ognuno di noi prende spesso automaticamente, quando deve fare uno sforzo,
ma non sono “ convulsioni „ come qualcuno non competente ha scritto. I
contorcimenti e il dibattersi del medium in trance, che abbiano indole
convulsiva vera e propria (nel senso clinico!), non esistono, almeno nella
Eusapia. Questa possiede oggi tale abitudine nel produrre i fenomeni, che ha
sostituito intense rappre¬ sentazioni di movimenti (ossia imagini kinestetiche)
a quelle attitudini e mosse, con cui forse i medium meno potenti di lei
realizzano la scarica delle loro energie. 4 Tic. La E ne ha parecchi, fra
cui quello di strin¬ gersi la fronte di pigiarsi la testa, di reclinare il
collo, di agitare la punta del piede sinistro, ecc. Sono tutti auto¬ matismi di
scarica: sono perfettamente identici a quelli che certi mdiyidm fanno quando
pensano intensamente all’atto che compiono (dondolarsi il corpo, moti ritmici
dei piedi grattarsi la testa, ecc.). 1 ’ 5. Reazioni al dolore
endocranico. La Paladino accusa cominciata la seduta, dolore al capo, massime
nella narici Tn v uenta’ ® 71 ?°''ta k SUH mano (è anche 3uesto un tic),
talvolta vi porta la mano del controllore di sinistra e ve la tiene
pigiata per alcun tempo; tal’ altra chiede che vi sia applicato un solo
dito dello stesso controllore di cui tiene Ja mano, e con esso preme
fortemente avanti" ,momenti la E- reclina la testa in avanti e
la appoggia sul proprio avambraccio o anche sulla mano controllata da le
persone vicine. Non di rado Ja vuole appoggiare sulla spalla o sul parietale
del vigilatole di destra o di sinistra, massime quando intende produrre
materializ¬ zazioni visibili dai medesimi (preferibilmente dal primo) 7.
Mani. Le mani della Paladino sono assai spesso "in tendone e movimento:
essa ne cangia di frequente la posi- fr!nn!t,| er ° ?,1U ^ P°ne
"" quolle dei due controllori, appog- f d0 e con lI, Palmo (regione
carpo-metacarpea) e tenendo so levate e mobili le dita: il che ha fatto nascere
qualche cospetto, essendo allora il contatto al buio assai più diffi¬ cile da
sorvegliare. Talvolta le allaccia a quelle dei suoi vicini stringendo le punta
delle dita del controllore, massime di destra, fra le sue fino a produrgli
sofferenza. Le mani della E. eseguiscono inoltre movimenti di fles¬ sione
e di estensione di chiusura del pugno, di stiramenti " 111 aIto>
dalle Parti. In certi momenti hanno ri emiti : s. contraggono poi quasi
ad ogni sperimento in cui la L. vogha o spostare oggetti, o produrre rumori, o
fare toccamenti distanti. Un gesto frequente di Eusapia è strin¬ gere il pugno
e fletterlo fortemente sull’avambraccio, mentre Si pe™.’ 81 1,1 «*
»»pi» 8. Piedi. Anche ì piedi della E. sono tesi ed in continuo moto.
Spesso tentano scappare, e scappano effettivamente dal controllo (osservazione
già fatta dal D.vriex); ma questo pei poco : essi cambiano invece di
posizione. Quella prefe¬ rita è anche qui sopra al piede dei controllori; il
che costi¬ tuisce un atteggiamento che si è prestato al sospetto, ma è impossibile
che Eusupia possa allontanare molto i proprii piedi. 9. Gambe e coscie.
Il controllo delle mani dei vigilatori sulle coscie e sui ginocchi tanto
frequentemente richiesto dalla E. sembrerebbe permettere ad essa di avere
liberi i piedi per taluni movimenti . però questi sono sempre li¬ mitati, ed è
assurdo supporre, per le cose dette di già, che la E. si serva dei piedi per
afferrare, toccare, dar pizzicotti, premere a ino’ di punte di dita come con la
mano, ecc. Tutto al più si potrebbe diffidare dei toccamenti grossolani che i
controllori sentono qualche volta nelle parti laterali e in¬ feriori del corpo,
o degli spostamenti del tavolo e dei mobili lasciatile troppo vicini: ma la E.,
malgrado i ripe¬ tuti controlli visivi miei (io guardo assai spesso sotto il
ta¬ volino) e di altri osservatori, mai fu trovata in fallo. 10.
Aggiustamento delle vesti. E un moto frequentissimo e destò più volte sospetto
(a Cambridge, all’Agnélas). Dicesi chela E. lo faccia per avere maggior libertà
dei piedi; a me sembra che ciò avvenga preferibilmente quando deve pro¬ durre
forti movimenti e levitazioni del tavolo. Non si possono spiegare con manovre
subdole, con fili, capelli, ecc. ciò che mai fu visto: ad ogni modo, questo
continuo aggiustarsi delle vesti attorno alle gambe — anche quando sembrerebbe
non esservene bisogno — svegliò la attenzione de’ vari scienziati che
sperimentarono con la Paladino, e sarebbe meglio im¬ pedirglielo: bisogna
invigilarla con la massima cura. 11. Movimenti premonitori i dei fenomeni.
Sono di genere diverso dai fin qui accennati, inquantochè sono intenzional¬
mente ostentati. Suddividerò questi movimenti in varie specie : a)
consensuali. La Paladino accompagna con un moto del piede, della mano, della
testa molti dei movimenti che nel tempo stesso si sono iniziati negli oggetti:
si direbbe che essa ne determina a quel modo la direzione e li segue con
intenzione di indicarne l’esistenza. bj impellenti. Sono moti che
indicano un movimento di oggetto o un contatto da produrre. Spesso sono rapidi,
decisi, come di comando che si propagasse a distanza al tavolo che ne
risuonerà, all’ oggetto che si muoverà, alla per¬ sona che si sentirà toccare o
premere, ecc. La Paladino, ad esempio, fa un rapido accenno ritmico colla sua
mano (spesso accompagnata da quella del vigilatorei di battere la solfa in
aria, sia col pugno chiuso, sia colla mano aperta; e allora si sentono i colpi
(“ raps „). c) direttivi. Questi servono a dirigere l’azione verso
310 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li nn determinato
punto: vengono eseguiti sopratutto quando si debbano spostare da lontano grossi
oggetti, e si con¬ fondono coi seguenti. Per lo più sono fatti mediante la mano
del controllore portata in alto dalla Eusapia. d) attrattici. Qui il
movimento è di due varietà: la E. fa segno di attrarre, di sollevare colla
propria mano l’oggetto lontano o sottostante; oppure si serve della mano del
controllore che sa disporre nella maniera opportuna (talvolta a palma aperta e
soprastante all’oggetto). e) ripulsivi. Hanno l’effetto contrario ai
precedenti. f) protettivi. Vi sono moti di contrasto e di ribel¬ lione
quando la P. non vuole (la sua coscienza superiore) che “ John „ (l’automatismo
inferiore) le faccia produrre dati fenomeni o la sollevi in alto, ecc. Allora
essa grida e geme, contemporaneamente all’ irrigidirsi del suo corpo, delle sue
braccia, delle sue gambe in un atteggiamento di resistenza. Soventi volte
codesti gesti e gemiti mi sono parsi artificiosamente esagerati. 9)
indicativi. Questi moti sono per lo più comunicati alle mani ed alla testa dei
controllori: la E. dispone e ag¬ giusta l’una e le altre opportunamente con le
sue stesse mani, affinchè il fenomeno sia meglio percepito. Tutte queste
osservazioni mostrano la varietà e ricchezza di movimenti che la Paladino
eseguisce nel produrre i feno¬ meni. La quasi costante coincidenza di moti
muscolari, di atteggiamenti, di segni e gesti, porta a concludere che 1 azione
muscolare è necessaria per la comparsa dei fenomeni medianici: questi, insomma,
sono assai spesso un semplice pro¬ lungamento a distanza dei movimenti reali
del medium, e per ciascun fenomeno meccanico si potrebbe trovare il suo equiva¬
lentebiologico (proiezione di forza, trasformazione di energia'?). 13. —
Movimenti negativi e latenti in Eusapia. Bisogna poi aggiungere i
movimenti che dirò negativi e latenti, aneli essi importantissimi per la
fisiopsicologia dei fenomeni. Eccone alcuni: 12. Movimenti negativi. Sono
atteggiamenti di concen¬ trazione che la E. prende quando deve produrre, non
più fenomeni meccanici grossolani , ma fenomeni dinamici , per esempio i
luminosi. Allora essa rimane per un po’ ferma, quasi irrigidita, in una specie
di tensione o conato iniziale di movimento. Si tratta di uno sforzo intenso di
attenzione, forse portato sulla imagine del fenomeno che si deve pro¬ durre? Il
silenzio della medium e la sua immobilità prò- MOTI LATENTI E
REAZIONI ORGANICHE 311 mettono la comparsa di
manifestazioni e sono pertanto un pre¬ avviso cosi frequente per noi che,
quando la vediamo o la sentiamo al buio in quell'attitudine, prevediamo ed
atten¬ diamo qualche novità: capiamo che essa entra in “ trance Già prova
ancora una volta che alla produzione dei fatti medianici è necessario un
determinato stato psichico del medium: o scarica al di fuori dell’energia
nervosa (movi¬ mento attivo), o scarica al di dentro (meditazione, atten¬ zione
introspettiva) : sempre però uno sforzo. 13. Moti latenti. Noi non
sappiamo ancora ciò che avvenga nel polso, nel respiro, nei muscoli della vita
vege- tativu^della Eusapia: non riuscirà tanto facile convincerla di lasciarsi
mettere pneumografi, cardiografi, sfigmografi, ecc. Possiamo però logicamente
supporre che le funzioni organiche si modifichino in relazione al fenomeno
medianico che si sta per produrre, da ciò che in fine di seduta si vede la
medium affaticata. I visceri e i vasi prendono certamente parte an- ch'essi
allo sforzo dello stato medianico, anche se le loro contrazioni sfuggono al
nostro esame : e poi in “ trance „ si avverano emozioni profonde, cui debbono
corrispondere mu¬ tamenti fisiologici. 14. Reazioni organiche della
medianità. Sarebbero degne di studio le reazioni che l’esercizio della
medianità sveglia nell'organismo del medium. Intanto vediamo che il principio
del “ trance „, lo stato superficiale di ipnosi, è già contras- segnato da
sbadigli ripetuti, da serramenti di pugno, da ten¬ sioni e contorcimenti delle
braccia, da moti impazienti dei piedi, talvolta da dolori lungo le gambe...
Vediamo poi nello stato profondo dell’autoipnosi (“ trance „) la respirazione
di E. farsi affannosa, la voce diventare interrotta e gutturale, il sudore
imperlarle la fronte , sopratutto quando debbono pro¬ dursi forti spostamenti,
levitazioni, materializzazioni, ecc. Tutto ciò conferma che la medianità
implica sforzo di tutto T organismo e spesa di energia, come ogni altra fun¬
zione fisiologica e psichica, come ogni altro lavoro soma¬ tico e cerebrale. E
cosi i fenomeni di medianità rientrano nella legge comune : perchè si
producano, occorre una sca¬ rica di 'forza, e questa non può essere se non
fisio-psichiea. Ossia il dinamismo del fenomeno medianico risulta
una prosecuzione o un effetto o un equivalente o un parallelo fenomenT'fis'ieo-cWmici
Sedani tatti quei infestazioni dei co™? Sventi - ^ nia' problema se
essi sieno colati 7 J !aS°!“do In disparte il neo-vitalisti, da nn •
principio vitale'^’ C°me V°gl‘0nC> 1 * * 75
% 10 % 5 % 10 7„ La veridicità e la
frode. Consta ed è assicurato che la F P ì ■ medium del mondo ino-mna f ,
a Pan di tutti i fatto medianico verìdico le 'coffa PfBrC!lè la
Pr°dazione del scansarli più che sk possibile Ahh Ì ^ cerca di “T
t”s' I fenomeni veridici sono almeno il p esenti con assenso
interessato di “ John corretto li p”e"ltf »•» Rimane un certo
numero di frodi. \ \ \ 10 », sia anche' mLore^^olc\è\frPOrZi°DendeÌ fatti
^dolenti camenti! df ^Sio^lT^? certi toc-' convinsi con un esame
contimi ° °’ e nmase’ come me ne ebbe a dichiararmi dmeno tre llf Come essil
esplicitamente produsse gli sS InoZ^i nierosi e vari dellp oifw» . .
anici ec» anche piu nu- sineerità anche del « trance ^ °n nascono dabbi
sulIa ■e ««rSrtJ m*gs.ior' ad ■*». r-'ow cintano ™ senso,
— - ^ ,viva attenzione delle prime sere i fenomeni. Quando si
chiedeva (un po’ svogliatamente, a dir vero) la luce dopo la produzione di un
dato fenomeno, non v’era più il coro di meraviglia delle altre volte : noi
tutti (mi sembra) cercavamo per così dire, di esaltarci ; ma toltine i due o
tre più en¬ tusiasti, gli altri, allo scorgere sempre e sempre le stesse cose,
rimanevano un po' freddi. Ciò significa che nella me¬ dianità non è poi cosi
necessaria la intera partecipazione psichica dei convenuti. Ma ciò è anche una
prova della na¬ tura genuina, non allucinatoria, nè fantastica, delle perce¬
zioni per parte dei presenti. Debbo però fermarmi ancora sull’argomento
delle “ frodi „ (e ci ritornerò, di sicuro, altre volte), perchè non si
finirebbe mai di discuterne. Ne dirò ora qualcosa in rapporto allo stato della
coscienza. 1. L’Ochorowicz sembra dubitare che la Paladino faccia frodi
coscienti, pur ammettendo quelle incoscienti di media- nismo inferiore e
superiore (com’egli dice). Io, invece, ho la ferma convinzione che la P.
perfettamente sveglia e consa¬ pevole eseguisca talvolta ad arte fenomeni “
quid-simili „ ai medianici, sia per non defraudare i suoi spettatori, sia per
stornarne 1’ attenzione, sia anche per allenarsi , e sia infine per sentimento
di vanità. Direi anzi che essa è lieta di di¬ mostrare (dopo 3-4 sedute) che
provoca fenomeni anche allo stato di veglia: questo dà adito amplissimo — anche
nella dottrina del trance fugace d’ origine isterico-degenera¬ tiva — al
sospetto che essi siano simulati, o almeno, voluti. Del resto, il Myers,
che è severissimo contro la credulità sistematica degli spù'itisti, scrive che
i medi li ingannano in tre modi: 1° utilizzando abilmente le forze naturali; 2°
impiegando dei compari; 3° suggestionandoli sopratutto coll’aiuto deH’oscurità
(“ Proc. S. f. p. R. „, ’95). Queste tre manovre implicano furberia, quindi
piena consapevolezza nel falsificare e giuntare! Il Myers dice, addirittura “
sfaccia¬ taggine „, ma egli cade poi in un eccesso di sfiducia verso i medi che
al pari delle persone isteriche e bugiarde, ingan¬ nano anche
involontariamente, e non incoscientemente, voglio dire per un impulso
istintivo, morboso, irresistibile di farlo. 2. Le transizioni della E. P.
da uno stato medianico ad un altro non sono così chiare come l’O. pretende.
Anzi¬ tutto, la E. passa rapidamente dalla veglia al trance com¬ pleto
(letargo) senza passare prima per le fasi catalettica e sonnambolica : di poi,
queste fasi non hanno mai caratteri netti, come pensava la scuola di Charcot e
come di riflesso, per la grande autorità sua, abbiamo pensato e scritto
tutti. , a già la scuola del Beenheim lo aveva negato, e un inno- l0g0 nel 1886
o giù di li (era il BrLmato) distingueva non so se 1_ o 14 stati ipnotici , il
che voleva dire che non ce n'era alcuno di veramente fisso. Il De Rochas fa
meglio di tutti a parere mio: si contenta di due stati, il superficiale e ii
profondo ; ma poi complica enormemente le cose con le sue ripetute alternative
di letargo, catalessi, lucidità, ecc. Da medianità, essendo un fatto
psicologico analogo al- 1 ipnosi, non ha regole, nè può farsi entrare nei
nostrf soliti cesellarli : per ora essa appare quasi anomica. 3. La
iperestesia della mano sinistra della E., su cui Ochorowicz insiste tanto , non
corrisponde alla fase iniziale della seduta: sembra piuttosto “sonnamboliea, o
della seconda lase ; intanto non ha importanza, nè relazione alcuna coi feno-
mem: quando ne avvengono di importantissimi, la mano della D. non e piu
iperestesica, può essere compressa, ecc. . Da anestesia non caratterizza,
per suo conto, la fase avanzata di medianità, tranne il letargo: io ho potuto
ac¬ certarmi che anche mentre si provocano le manifestazioni medianiche piu
cospicue, la mano della Paladino avverte benis¬ simo se la si controlla o no:
possiede, cioè, una sensibilità tatto-muscolare sempre delicata. Soltanto nel
letargo la medium diviene incosciente e insensibile (anestesia,
analgesia). n V- ^ movimenti delle mani e dei piedi non sono sempre nella
direzione dell’oggetto mirato: lo sono spesso, come dissi, ma non
costantemente. Ciò può essersi avverato però solo negli ultimi anni dacché la
P. non è stata più vista dall’ Ocno- aow'icz; ossia può dipendere da questo,
che alla rappresenta¬ zione del movimento da compiere non abbisogni ora l’ele¬
mento della sua direzione, restando intensificata internamente 1 nnagine
psicomotrice senza corrente impulsiva centrifuqa nei muscoli che debbono
entrare in azione. Precisamente come in cln legge molto, mancano quei moti
esterni di pronuncia fatti prima automaticamente dal bambino che apprende a
compitare ad alta voce. L’illustre psicologo po¬ lacco studio la Paladino nel
1892-95: sono passati 9-6 anni, e in questo frattempo i moti consensuali
esteriori possono essersi resi meno necessari o meno evidenti (o anche può la
Dusapia meglio dissimularli'?). 6. Lo sdoppiamento della coscienza del
medium descritto da U. a p. 109 (“ Ann. Sciences psychiques „) è vero, ed anzi
rientra nella interpretazione fisio-psieologica della me- diamta, ma non è così
regolare com’egli descrive. Talvolta «i ha sdoppiamento
graduato dagli strati inferiori ai su¬ periori della coscienza (come quando la
E. cade a poco a poco in trance durante un’intera seduta e provoca 1 fe¬ nomeni
più cospicui solo alla fine); tal’ altra lo sdoppia¬ mento è improvviso, e mi
sembra avvenire come per un disgregamento violento. Io direi (ma occorrerebbe
studiarla più a lungo) che la volontà della P. non sia estranea adesso a
questo°disgregamento, cioè che essa si auto-ipnotizzi co¬ scientemente. Anche i
medium psicografi penano dapprima a prendere l’abitudine di scrivere
automaticamente ed hanno bisogno di distrarsi, arrivando a poco a poco allo
stato psichico desiderato ; in sèguito, la disgregazione è fulminea, e basta
che prendano il lapis in mano e si atteggino a scrivere perchè il fenomeno (la
inspirazione) avvenga. 7. Riguardo alla preferenza supposta per dati
assistenti, non è esatto che “ John „ elimini le persone troppo sveglie e
oculate: qualcuno potrebbe invece osservale che egli al¬ lontana quelle
svogliate, disattente, stracche. La preferenza data ad alcuni fra i presenti
non prova allatto che essi siano più ingenui e creduli o meno attenti nell
invigilare . io, che sono desideratissimo dalla Eusapia al controllo, vi sono
entrato scetticissimo e mi vi mantengo attentissimo. Direi piuttosto che la
medium sembra compiacersi di avere vicino i più increduli ed i piu vigilanti.
Invece non soffre quelli che si pongono in un atteggiamento troppo chiaro di
ostilità: ma come non giustificarla? Faremmo noi stessi un’operazione mentale
qualsiasi (lasciamo stare un’opera¬ zione “ fisiologica „ !) sotto gli sguardi
di persona che ci scorgessimo o ci indovinassimo contraria, armata della
cattiva volontà di trovarci in fallo o di farci fallire ? Lo dica colui che
deve sostenere un esame sotto un esaminatore eviden¬ temente animato da
antipatia verso di lui o da eccessivo rigore. Ricerche
dinamometriche e spesa di energia fisica. Fra le ipotesi emesse per
spiegare i fenomeni straordi¬ nari che si succedono in una seduta, una delle più
seiie è quella della “ procreazione fisio-psichica collettiva L Ocno-
316 PSICOLOGIA SPIRITISMO, Il Kowioz, ira gli
altri, suppone che il j- "orazione della propria enerJ? ni®dlum«
oltre all’este- trarre e di attrarre a sè rtfrtò ^°S,feda ,a facoltà di
sot ciascuno dei componenti la catena^eH-”6^6 ^ttmti a pei tanto,
considerare ogni man fZ .medlanica- Si dovrebbe awis s4-K?3te, “t£“ r»e
'» a la fine di questa, una perf £ trovare in tutti s,Ì!JUa,lt'ltó
e intensita ^i fenomeni • ? Proporzionata e ibero che equivalenti del
questi, insomma, non ta“° nell, .«dii, ,So t ,.“nr‘° di- ?"* lo
penso che la teoria delln V , ra esistenza, applicabile ai fatti sni,;V ■
trasformazione delle forze «i vuol, ~»e » to(ti ,Ml]i *'°"e
del principio consacrato dalle peD*a,r.e ,a Siffatta esten- herto Mayer, di
Hermann- w„ oeniali intuizioni di Eo giacché se questo prìZSovT”' dÌ^E 6 di
Cesiti cosmica (salvo il fa^to dellWbfmè Ene^ia 'riversale o entropia,
imaginato dal Claosiiw l to. per®Me di forza duziom sp’ntiche di movimento di t
T- nn,cbe ?er le Pro- cita, dato che pur di queste due nifi C6’ ' calore. di
elettri- ne produca qualche poco nella d T ®odalità di energia se siamo
misurare la spesa fatta dal mld^' 0r,bene- noi non pOS- con metodi fisiologici :
dovremmo ^ 6 daÌ presenti 86 non temperatura del corpo, il ricambi; d
eSemp,0> studiare la sia nei tessuti, il ricambio )! gasoso> sia nel
sangue lare, la neurilità sen^o Lfó CTtr°fic°' ,a forza mulo-’ dl una sedata...
È un Drotrra 0m’ ? mentalità prima e dono si esaurirà certamente se ^ Stupendo
(ii indagini, e lo ramente lodevole della Paladini dr;„SegntDd°
Pesempio dagli scienziati, non saranno ni ! " ”..Sc1,lerm"'si
totalmente gazioni scientifiche sui loro con o e ! ' \ daVMfi a.lle irivesti- '
Psichici ; ma per ora doKKin ^ UJ 010 poteri fisiologici appena in' Zut,^
* «»>"« »P Io ho cominciato col nmt; ■ 6 «ella Ricerca, metriche
nel presupposto ^ dinamo¬ in una pressione di mano s;., n„ , nuscolare>
rivelatesi ninussima parte !) della quat", T" esP°nente (lo è in mi-
un individuo. Porgo in tabe ! ; • uenei'gia posseduta da chTt fonometriche di
ieri sera^d ^ d*1Je mie niisi!ra- Tabella L Ricerche sulla
forza muscolare dei componenti la catena. Dinamometro a molla di Collin — Cifre
in chilogrammetri. 2i» maggio 11)01. Cognome ed età
degli Assistenti Prima della Seduta Dopo la
Sedata Perdita o acquisto Al. D. — M. S. Al.
D. AL S. Al. D. AL. S. r - Anni 1.
Avellino, 42 73 55 65 40 -8 —
15 IT. Bantle, 38 73 70 75 65 +
2 — 5 ITI. Da Passano, 44 95 75 88 70
— 7 — 5 IV. Ferrare, 24 69 65 66 Va
57 - 2.5 — 8 V. Morselli, 48 68 65
52 50 - 16 — 15 VI. Peretti, 54 52
42 59 50 4- 8 VII- Porro, 40 47 */,
40 50 35 -f- 2.5 — 5 Vili. Sig”“ Rey,
32? 24 25 24 21 = — 4 IX.
Schmolz, 37f/s 90 80 85 72 — 5 —
8 X. Venzano, 42 70 51 55 45 —
15 6 Somme 661 568 619 505 - - -
^ — 1229 1124 Eusapia Paladino 29 32.12
25 29 — 4 -87, meccanico). Sommando le perdite
avvenute, si avrebbe : a destra, perdita di chilogrammetri 42 ; a sinistra,
perdita di chilogrammetri 63 ; totale 105. I presenti che hanno perduto di più
sono : il prof. Morselli, che è sempre stato al con¬ ti-olio durante la parte
più importante della seduta, chilo¬ grammetri 31 ; il signor Avellino, 23; il
signor Schmolz, 13; Tl march. Da Passano, 12. La Paladino ha perduto in tutto
chilogrammetri 7 : è da notare però che non cadde mai in letargo.
Non si può da questi dati numerici desumere molto, e so¬ pratutto molto di
sicuro: tuttavia mi permetto di osservare che la perdita complessiva di energia
dei membri di una seduta spiritica può avere due spiegazioni ; a) può essere
una cessione di energia al medium o anche alla medianità col¬ lettiva ; b) può
essere un effetto naturale dell’esaurimento :
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II 318 dovuto alla
veglia, alia attenzione prolungata, ecc. Ho già detto che l’OcHOBOWicz propende
verso la prima spiegazione. Ora il risultato delle mie indagini di iersera
portaborse a concludere che la medianità sia davvero un fatto bio-psichico
collettivo i La cosa è dubbia: e bisogna esaminare prima 1 altra ipotesi
spiegativa. Realmente una seduta stanca : si invigila, si sta attenti, si
vocifera, ci si muove, si è commossi, si inibiscono movi¬ menti di impazienza,
ecc., ecc. Dopo ogni seduta, massime quando sto al controllo, io mi sento affranto,
e dormo malis¬ simo o non dormo affatto in causa della fatica nervosa.
Aggiungerò che, durante questo periodo di esperienze, sono ì inagrito, ho
inappetenza, difficoltà di digerire, smanie, senso di battiture nei muscoli,
crampi alle sure, stanchezza cerebrale : sono, insomma, affetto da nevrastenia
acuta per esaurimento da soverchio lavoro. Ma bisogna avvertire che mentre
frequento le sedute e opero spesso da attentissimo controllore, sèguito a
lavorare assai : ho affari gravi cui at¬ tendere, due insegnamenti, la
clientela, la presidenza di circoli, le consultazioni, le gite alla mia Casa di
cura : donde una diminuzione della mia salute che non può essere posta tutta a
carico delle sedute... e di Eusapia. E come di me, avviene degù altri dieci
miei compagni. Tutto ciò è vero, ma è altresì vero che la perdita di
energia eccede i calcoli preventivi: tutti hanno perduto in forza (tranne uno
solo che è già abituatissimo a questi fenomeni, ed è freddo e calmo perchè
convinto da molto tempo). Ma la perdita complessiva per uomini sani, robusti,
in una seduta di quattro ore mi sembra superiore a quella che normal¬ mente
possa avvenire, ad esempio, in una serata non me¬ dianica, in una veglia
prolungata, pur anche con ricchezza di impressioni sensorie, ecc. Liò mi
induce a ritenere per verosimile una cessione di energia vitale durante la
seduta. L’O. dice che tanto più perdono ì presenti, quanto minore è il loro
numero. Non starebbe ciò in relazione col fatto che, essendo in pochi, si soi
veglia con più attenzione e si ricevono più manifestazioni ? tuttavia si può
congetturare che al medium occorra oo-ni sera un tanto di energia e che perciò
i pochi debbano cedergli quello che esso sottrarrebbe ai molti. Supponiamo che
in luorro di dieci o undici, noi fossimo stati cinque e che la medianità ci
avesse assorbita la stessa energia : tutti insieme avremmo perduto 105
chilogrammetri, ossia, invece di */., soltanto se ne sarebbe andato */„ o V8
della nostra forza muscolare. I, costanza, è verosimile e probabile
che 1 fenomeni me- ln- ,: risultino in parte dall’associarsi di forze
individuali fi1 -n Psichiche (medium e presentii : e anche qui ci accostiamo ad
linaUzione più scientifica della medianità. * *
La interpretazione dei fenomeni. Ti Porro ha chiamato
iperscientifiche le teorie fisio-psico- . ■ ,lie della medianità. Sarebbe come
chiamare ìperscien- S la ipotesi che i raggi X consistano in ondulazioni
longitudinali piuttosto che trasversali, o viceversa, dell etere (PTÒ
sobemsS^'che le nostre spiegazioni, siano ipotesi cimo teorie rappresentano
appena dei tentativi per appi os- simTrci alla’ Verità, il più delle volte
riducendola a simboli t verbali), spessissimo servendoci soltanto di guida
nella hi- cerca E questa nozione positiva del valore quasi esclusiva¬ mente
metodologico delle ipotesi e dottrine scientifiche è la ragione e forza del
positivismo. La scienza non conosce che fatti : la Realtà ci sfugge; e non è
buon osservatore, mostra anzi di portare nella scienza idee e sentimenti di un
empi¬ rismo grossolano, chi si imagina che la mente umana possa fornire la
spiegazione rem dei fenomeni naturali. Anche 1 « lecere della gravitazione „,
tanto cara agli astronomi, e una ipotesi. Il sommo Newton diceva: “ tutto
avviene come se esistesse una attrazione dei corpi maggiori m minori ,. Ma di
tale “ attrazione „, che ha anche un nome antro¬ pomorfico, l’essenza ci è
ignota: eppure, si tratta del fatto fisico più volgare, la caduta di un peso !
Che cosa sarà dei fatti vitali e psichici? yf. — Contro la ipotesi
spiritica. Gli spiritisti dicono : “ Tutto avviene perchè degli Esseri
intelligenti, che si dicono le “anime di defunti,, messisi m comunicazione con
noi per mezzo del medium, operano sugli ometti esterni e sui nostri sensi,. Ma
intanto: ^ 1° Resta io-noto il perchè questi esseri abbiano ordinariamente
bisogno di un intermediario: — tutte le spiegazioni spiritiche in proposito
sono congetture mal fondate, e il peri- spirito ne è una ! 2° Rimane
incomprensibile perchè si debba qualche volta usare e qualche altra lasciare la
prescritta tecnica del tavolo, del buio, della luce rossa o viceversa della
luce piena : — qui non v’è determinismo alcuno per degli “ spiriti , , salvo
nel capriccio o nella somniazione del medium. 3° Resta inesplicabile
perchè le manifestazioni degli spi¬ riti siano antropomorfiche in doppio modo :
per la loro na¬ tura generale ; per la loro corrispondenza alle vicende pa¬
tologiche d'uria personalità quasi sempre inferiore (medium): — un mondo
ultraterrestre, che si rivela a noi con balli di tavolo e tra convellimenti
isteroidi di una Eusapia, non ha nè può avere alcun valore morale. 4° È
inesplicabile perchè le manifestazioni dell’Altro Mondo siano fatue e puerili
quando il medium è una Eu¬ sapia ; elevate e astratte quando il medium è un
Moses, o una Weldon, o un Dalmazzo: — questo parallelismo abbassa PAI di là e
non innalza PAI di qua! 5° Perchè codeste Entità sono suggestionabili da
noi, e operano sul tamburello se diamo loro un tamburello, su di una
fisarmonica se c’è la fisarmonica, su due lavagne chiuse,... — e non su
una bella e vasta lavagna comm populo ? 6° E perchè i loro poteri non
sono spirituali, ma gli ef¬ fetti ne rientrano nella più volgare e materiale
sfera umana? — Lo spiritismo ruba a torto il nome di spiritualismo „ ed è
antiscientifico in tutto il suo sistema dottrinale: esso con¬ duce a
materializzare lo Spirito, laddove il pensiero moderno tende, in ogni caso, a
spiritualizzare la Materia. 7° E come si concilia la “ spontaneità „
presunta di tante manifestazioni spiritiche (apparizioni, case infestate ecc.)
coli il bisogno ordinario, normale, delle entità occulte d’o¬ perare mediante
un materiale fornito dai medi? — Il peri- spirito è una superfluità ed nn
enigma di fantasia. 8° E perchè mai fu dato ottenere dallo spiritismo,
non una sola novità geniale, nè un solo processo utile, — ma con¬ traddizione
enorme coll’ immaginaria “ azione direttiva „ operata da codeste Intelligenze
invisibili sul corso della storia umana (A. R, Wallace!), nulla ci fu largito
dagli spiriti pel nostro progresso materiale e intellettuale ? — Le “
rivelazioni „ sul sistema del pianeta Urano fatte media¬ nicamente da un fu
astronomo, la ultimazione del romanzo Edivin Drood dettata dallo spirito del fu
C. Dickens — cioè i SPIRITISMO E PSICODINAMISMO 321
(ine maggiori prodigi, secondo il fidentissimo Aksakoit, delle
comunicazioni spiritiche — sono ormai passate tra le fole da contare davanti al
camino in una accidiosa sera d’in¬ verno: la prima è un errore astronomico
(Flammarion) ; la seconda è stata la invenzione di un cronista nord-americano
disoccupato (sig.‘ Fairdanks). 9° E poi, come mai non ci allestirono,
codeste * Entità sopravvissute „ alla vita terrena, neanco una elementarissima
notizia sul destino dell’umanità sopravvivente? — Lo “ spi¬ rito , cattolico,
bussando al tavolo, parla di purgatorio e di inferno ; il protestante, di
Bibbia e di Gesù “ via della Ve¬ rità „ ; il teosofo, di intuizione di Dio,....
forse un fakiro e un buddista parleran di Indra o del Nirvana. Dunque, è la
religione del medium che si travasa nell’ Ultra e si spiritifica ! 10° Nè
si capisce perchè gli spiriti non trovino modo di rappresentarci la loro
esistenza, salvo con perifrasi vaghe che a nulla servono ; è ridicolo ed è
contraddittorio objettare che “ noi non li capiremmo „ : son tanto umani in
tutto ciò che fanno, che ben potrebbero uscire dal trascendentale anche in ciò
che dicono o scrivono ! 11" Perchè variano le loro comunicazioni,
non soltanto se¬ condo le condizioni personali del medium, ma pur con quelle
de<rii individui in catena, dei paesi, della civiltà, dei climi? — Chi
spiega, con un briciolo di senso comune, il contrasto stridente costituito da
questo dogma bicornuto: reincarna¬ zione di qua, niente reincarnazione di là
dalla Manica? 12" Infine, è inesplicabile perchè nella evocazione
degli spiriti si verifichino i fatti che conosciamo propri della psiche umana
inferiore: — l’automatismo, la frode incosciente, il restringimento della
coscienza, i moti impulsivi, il tras¬ porto grottesco di oggetti con sperpero
inutile di forza . Che deficienza psicologica, che abbassamento morale,
che avvilimento della dignità umana in questo Al di là che si rivela traverso
il subcosciente dei medi! E perchè, ad ogni modo, gli “ spiriti „ scelgono
strumenti consimili? B. — In favore della teoria psicodinamica. La
spiegazione fisio-psicologica di molti fenomeni spiritici intellettuali (per
es., le personificazioni, le criptomnesie, ecc.) è certamente più positiva
della supposizione ztillneriana dello spazio a n dimensioni... E la cosa non è
diversa per la spiega¬ zione dei fenomeni fisici. Noi diciamo che tutto avviene
come se dal corpo del medium si esteriorasse la sua forza Moksklu,
Psicologia e spiritismo. bio-psichica (non nn “ fluido „ speciale,
da aggiungere al¬ l’etere o al quid intermedio che riempie lo spazio). Questo
fatto àsWeaopsichicità non è più inintelligibile dell’altro dell’elet¬ tricità
che si propaga a distanza senza conduttori e produce fenomeni di movimento,
chimici, luminosi, sonori, ecc., ecc. o dell’altro di un grammo di radio che è
un serbatoio di milioni di chilogrammetri di energia sprigionantisi conti¬
nuamente, ecc., ecc. I medium , per noi psicologi, sono soltanto individui
che hanno il potere di esteriorizzare più degli altri la forza psi¬ chica. La
immensa maggioranza degli uomini la estrinseca me¬ diatamente con la mimica,
con gli atti muscolari, con la pa¬ rola che è pensiero trasmesso a distanza, o
con lo scritto che suggestiona visibilmente gli altri. I medium invece hanno
una esopsichicità immediata , un dinamismo vitale tanto più potente nelle sue
estrinsecazioni, quanto meno vi partecipa la coscienza. Porsi in istato di
medianità (“ trance „) è to¬ gliere l’inibizione dei centri superiori sugli
inferiori, i quali allora scaricano più liberamente, ossia in modo automatico,
la loro energia latente. Però questo loro automatismo non costituisce già una
funzione più perfetta della cosciente, come pretendono Myehs e Gelby, ma bensì
una funzione di grado inferiore in quanto la scarica avviene secondo la legge
di siste¬ mazione e associazione meccanica dei refles^j. La coscienza è un
perturbatore dell’automatismo ejettivo: essa dirige l’energia nervosa secondo
vie determinate dalle necessità della vita, dalle impressioni sensoriali o dai
loro equivalenti (ricordi, idee). Per ciò lo stato di medianità dev’essere
accompagnato da un oscuramento, o da un restringimento, breve e fugace
talvolta, largo e profondo tal’altra, della coscienza superli- minale che è la
vera mente umana. I medium sono diversi tra loro : gli uni intellettuali
o spirituali ; gli altri fisici o materiali. Ciò significa che la medianità è
il riflesso (sotto l’aspetto di un dinamismo par¬ ticolare bio-psichico) della
loro individualità acquisita, e non già di un ipotetico subcosciente generale.
Le differenze tra medium intellettuali e meccanici non dipendono soltanto dal
grado di disgregazione della personalità cui giungono, ma dalla tempra
individuale, dal carattere, dalla coltura, dalla associazione fra i centri
nervosi della vita mentale ; e tutto questo è acquisto e funzione evoluta della
coscienza superiore, dell’io personale. Che cosa rimane al subliminale di Myers
quando gli si toglie quello che gli arriva dal su- perliminale ? Si vegga
il contenuto intellettuale. Negli scritti dei me¬ dium psicografi, se c’è una
buona coltura, se ci sono remini¬ scenze letterarie, si hanno rivelazioni e
messaggi di un certo valore estetico o filosofico (p. es. il ragazzo
Gordigiani, lo Stainton-Moses, ecc.); in altri si hanno invenzioni semi-puerili
e romanzi sentimentali (nella folla degli scrittori diretti, nella Smith ecc.):
ma insomma, delle idee. Invece nei medi meccanici l’intellettualità è ridotta
al minimo. Or dunque, la individualità dei medium è manifestata : a )
dalla divergenza degli effetti ; b) dalla differenza del contenuto in¬
tellettuale di codesti effetti ; c) dalle diverse personificazioni del loro
stato onirico speciale, analoghe alle consimili del¬ l'ipnosi, ma che essi simbolizzano
sotto il nome di “ spiriti Ciascun medio ha almeno uno spirito famigliare
personale, perchè ciascuno ha una individualità propria ; tuttavia, siccome
sono suggestionabili, e nei fenomeni spiritici, dalle sorelle Fox in poi,
domina la imitazione, cosi la personificazione simbolica (il “ disincarnato „)
spesso ha origini chiarissime nella storia personale del medio o in quella
generale della dottrina spi¬ ritica. Per me “ John King „ non è padre, ma
fratello mi¬ nore di “ Katie King », per lo meno, è suo gemello: de¬ rivano
ambedue da una dinastia di spiriti “ King „ vissuti in America circa venti anni
prima, importati di là coi “ ta¬ volini giranti „ e col “ gabinetto oscuro „ in
Inghilterra. Inoltre nelle catene “ spiritiche „ che si propongono di assistere
a « sperimenti „ soltanto meccanici, come sono di preferenza quelli della E.
P., questo individualismo medianico che deriva dalle Intelligenze occulte,
appare sempre più scarso fino a scomparire. Ora l’intera assistenza, ora
ciascuno dei pre¬ senti ci mettono assai o un po’ del loro pensiero, suggerendo
fenomeni, portando oggetti, variando le condizioni (super¬ ficiali) delle
sedute, ecc. E però i fatti medianici della E. P. hanno solo l’apparenza della
varietà; sono invece d’un sem¬ plicismo singolare, monotoni, e di indole poco
varia. Sembra anzi che le differenze esistenti tra i diversi medium meccanici
consistano nella estensione dei movimenti più che nella loro varietà. Se la
Eusapia si levita fino al piano del tavolo, Daniele Home dicono che arrivasse
fino al soffitto; se la Eusapia muove un tavolo di 7-12 chili, Stainton-Moses
ne moveva uno pesantissimo . In sostanza, però, il fenomeno non è
diverso. Questa uniformità, scolorita quasi, della me¬ dianità meccanica
dipende dalla maggiore limitazione delle cose che possono servire alle
manifestazioni. H “trance, è dunque come l’ipnosi, in cui i fatti suggestivi,
le trasformazioni di personalità, le allucinazioni, ecc., diversificano
secondo le suggestioni del di fuori ; e se l'ipnotizzatore non ha inven¬ tiva,
i fenomeni si ripetono eguali all’infinito. !Nell automatismo della
medianità non essendovi o essen¬ dovi ben poche associazioni nuove spontanee,
la psiche spi¬ ritica risulta inferiore alla media della intelligenza umana •
ad ogni modo, non esiste individualità negli spiriti frappeur’s e acrobati o
prestigiatori dello stile di “ John King , ap¬ punto per questo motivo. Tutti
sono burloni o fanciulleschi, ostili o amici, compiacenti o dispettosi, secondo
un grado assai basso, ma invariabile, della gerarchia mentale. Quando si
analizzano a fondo le cose, dopo parecchie sedute paladi- niane non si trovano
rivelazioni di entità “ spirituali „ degne di questo nome: ci si chiede,
stupiti: — a cosa serve tutto quell’arruffìo di fenomeni insensati? — Se lo
spiritismo fosse davvero uno “spiritualismo, in azione (?!), non dovrebbe
cercare altrove la sua evidenza, se non nella medianità intel¬ lettuale ; ma
anche questa consta di ciò che c’è di latente e di nascosto nel deposito
sottostante del subcosciente. Tutta la psicologia intellettuale e morale dei
medi oggidì famosi, ma messi sotto un più sicuro controllo, si riduce ormai a
un nucleo ristrettissimo : se leviamo la Paladino che non ha intellettualità,
restano la Piper e la Thompson. È poco ! A me pare sempre più evidente,
che bisogna cercare nella biologia e nella psicosociologia il fondamento dei
fatti spi¬ ritici: questi sono contenuti cioè nel mondo umano, non ael-
l’ultraumano. Il loro processo di produzione è biologico-, il loro significato
intrinseco è troppo spesso psicopaiologico. L antropomorfismo delle
manifestazioni spiritiche corrisponde all antropomorfismo delle teologie e
delle cosmologie create in ogni tempo dall’uomo con elementi tratti dal proprio
io. La psicologia dello spirito “ John King ,, e degli stessi “ Rector, ed
“Imperato!-,, di “Jolanda, e di “ Giorgio Pelham ,, è bassa e inutilizzabile al
pari di quella del feticcio negro, del .Tehova proto-israelita, del cherubino
Assiro, dell’angelo Cristiano, del gnomo medievale, ecc. Sono tutti e sempre
allargaiuenti o accorciamenti, ipertrofie o atrofie, spesso imbelli menti, ma
non rare volte anche imbruttimenti e degradazioni della psiche umana. La
ipotesi conciliativa del Gley e del Visani-Soozzi, - i quali accettali la
dottrina fisiopsicologica delFautomatismo dei centri cerebrali inferiori dei
medium, dai quali si scaricherebbe la “ forza , che esteriorizzandosi produce i
fenomeni detti medianici, e poi ammettono che tale forza venga presa e
usu- dinamismo della medianita 325 fruita a
loro capriccio da “ intelligenze occulte „ (spinti), — è un’inutile
complicazione, un connubio poco logico della spie¬ gazione scientifica con
l’animismo. Questa captazione, dire- none e sfruttamento del dinamismo
sprigionantesi dai centri inferiori del medium resi indipendenti dai superiori
e funzio- ant, automaticamente, come si efl'ettua ? Quale utilità ne risentono,
caso mai, codeste fantastiche entità spirituali, che ei mirano’ attorno
invisibili e si rendono tangibili e visibili soltanto quando un isterico o un
degenerato mezzo convulsio¬ nario sta seduto davanti ad un tavolino?... Che
strana ma¬ niera di manifestarsi ! Che determinismo bizzarro per un av¬
venimento così importante quale sarebbe una comunicazione tra i due mondi, ira
quello sensibile incorporato e il mundm intéUigibilis incorporeo di Em. Kant !
Noi siamo sempre * spiritualmente „ in un mondo elementare, grossolano, poiché
codesto dinamismo è caratteristico di personalità in¬ feriori (per lo più donne
di bassa o dubbia estrazione, uo¬ mini di scarso talento, di dubbia moralità,
ecc. ecc.). La “ esteriorizzazione di un dinamismo bio-psichico „ dei
medium senz’ altro intervento, è oggidì la sola verosimile in¬ terpretazione
dei fatti spiritici : ma l’edilizio teorico, sebbene egregiamente costruito dal
De Rochas, ci lascia ancora ve¬ dere* la superficialità enorme e il basso
valore dei materiali ond’esso è tratto e si costituisce. Limitata è la
facoltà esopsichiea, ma contro all’opinione del Mveks, e in considerazione
delle fasi storiche dello spi¬ ritismo moderno, sembra che dai tempi antichi ai
nostri si sia resa più frequente, più agile e più espressiva (?) : qual¬ cuno
la dice, anzi, una facoltà che l’umanità viene acqui¬ stando, quanto più
evoluta è la sua coscienza superioie. L'incosciente partecipa, dunque, al
processo mentale evolutivo ; assorbe cioè per sè quegli acquisti che fa la
coscienza univer¬ sale. Edoardo Hartmann dice questo a un dipresso, e forse non
ha torto: col suo “ Incosciente», inteso però in maniera positiva e non
metafisica, egli è andato più di tutti, a mio avviso, vicino al nodo della
questione ; la sua filosofia, in¬ fatti, non è cosmologica, nè ontologica, ma
essenzialmente psicologica. Lo spiritismo non potrà mai essere spiegato da
fisici, nè da meccanici con principi desunti dalle loro scienze, ma solo da
cultori della psicologia. Genova, 30-31 Maggio, 1" Giugno 1901.
LA SETTIMA SEDUTA L ambiente e la tecnica eusapiana. ■ e la ottava
seduta si tengono in casa del sig. 1 eretti dietro mia domanda che si
sperimentasse alla luce di luna piena: secondo le informazioni dell’OcHonowicz
la luce lunare favorirebbe le manifestazioni. Siamo in do¬ dici, poiché è
presente anche la padrona di casa L appartamento del Peretti comprende anche
un’ampia veranda coperta di invetriate, un vero giardino d’inverno dove la luna
può mandare i suoi dolci raggi ad illuminare Ja nostia catena medianica. Come
mostra la pianta, vi si è-, disposto un gabinetto oscuro e sono pronti gli
apparecchi lotografici per fissare sulle lastre le « levitazioni , del ta¬
volino e ì fantasmi „. Ma la Eusapia male sopporta le innovazioni; sul terrazzo
fa molto caldo e noi tutti ne siamo dopo appena mezz’ora, infastiditi, il
medium più di tutti ’ E cosi il bisbetico “ John „ ce ne fa una delle
sue. Lascia decorrere una prima parte della seduta nella veranda, senza pro¬
durre altro che ì consueti fenomeni a luce discreta (picchi, fremiti e moti del
tavolino, qualche levitazione che però ha tanto piu valore in quanto è veduta
chiaramente, qualche fugace toccamente al più vicino...); ma poi, ad un tratto,
dopo vane scosse violente, ecco il tavolino - come si scorgeva evidente. la volontà
di Eusapia in questo « fenomeno spiri- ìco , . muoversi in direzione ben
determinata verso luscmle che s1 apre in un vicino salotto; e camminando a
lievi sbalzi, strisciando sul pavimento con tutti noi at¬ torno sempre in
catena e obbligati prima ad alzarci, poi a incedere curvi e alla meglio, eccolo
penetrare nello studio- salotto. Ed eccolo, la, come ogni tavolino medianico
che si rispetta, andarsi a collocare nel punto più lontano dalla
TECNICHE MAL TOLLERATE 0 :vi
■ indicarci , con il suo muto linguaggio che deve ì^’rlnta essere
continuata se si vuole qualcosa di buono. U Tutte le novità sono nocive
alla fenomenologia: si ha un 1 1 fiìre e volere che il determinismo dei
fenomeni venga bC nlato con norme più omogenee, più stabili, piu
preparate. Qm non si tratta di ordegni meccanici, di apparati fisici,
di Q _ . ss ,3 ! (£) uV
ct^n.ty' £*• h Pianta dell'appartamento Peretti, in
Genova. [La unea RVa^a»’Amito^in cui mison portato al loro
apparire segue la ^a viBuirànoil luogo dove giudicai si formassero i fantasmi,
materializzantisi a sinistra di tusapia]. reazioni chimiche, di preparati
microscopici, neaneo di vi¬ visezioni. nè di registrazioni grafiche, in cui
tutto può esseie prestabilito e predisposto ad un fine: qui ci son di mezzo la
psiche del medium, la sua coscienza, le siie idee ì suoi sentimenti, la sua
emotività, le sue abitudini; e bisogna adattarsi a fare una “ esperienza
psicologica „ confoime alla natura psicologica dei fenomeni. Anche a me pareva,
prima, che si dovesse tutto mutare, innovare, prestabilii e, ma ora, dopo
queste sedute, in cui dominano il capriccio la permalosità la diffidenza e le
abitudini di John „, mi rassegno ad osservare (non a “ sperimentare ) i
fenomeni eosffome arrivano. Siamo in una fase empirica quasi direi simile
all’alchimia rispetto alla chimica o all astrologia il- 328
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il spetto all astronomia;
contentiamoci, dunque, della osser¬ vazione di una bella notte stellata o lunare
come quella di ìersera, o al più raccogliamo ciò che si distilla nel mal
connesso alambicco. Ad ogni modo, si sappia che quando si impongono ai
meda condriomi diverse dalle solite, si comincia col rendere loio difficile il
cadere in auto-ipnosi o “trance, completa: e con questo solo li si spinge,
involontariamente, verso l’in¬ ganno. A me è parso che iersera, in casa
Peretti, ciò sia avvenuto per logica conseguenza del mutamento inflitto alla
sene delle nostre sedute. Ma la seduta, nell’insieme, è stata per me
importantissima: in primo luogo, mi ha chiarito sempre meglio la partecipazione
della psiche del medio ai feno¬ meni, e il suo bisogno di dare “miracoli, anche
a costo di truccare; in secondo luogo, essendosi finalmente ottenuto il
letargo, ho visto le prime vere materializzazioni complete, 16 \r ®PPanz-,on'
”>.e questo mi compensa il disinganno. Nella veranda si sono avuti
moti e levitazioni (visibilis¬ sime) del tavolino; picchi formidabili sul suo
piano; mo¬ vimenti e spostamenti d'oggetti vicini; danza ritmica del tavolino,
accompagnante il suono stridulo di un carillon girato dal sig. Peretti; un
abbozzo di scrittura diretta o spi¬ ritica a lapis (?); nessun toccamento in
alto, perchè c’era tioppa luce, bensì un solo toccamente al mio ginocchio,
ossia sotto il tavolino ; quindi una grande mimica sussultoria di questo, quasi
a rallegrarsi dello scherzo. Nel salotto-studio — dove il Peretti, prevedendo
l’ombrosità di John aveva ben disposto il solito occorrente (gabinetto oscuro,
tende alle poi te, illuminazione a debole chiarore proveniente dall'altra
stanza, lampadine elettriche rosse e verdi ad interruttore, ecc.) ~ Easapia è a
suo miglior agio. E infatti, oltre alle manifesta¬ zioni solite, ai moti
tiptici, toccamenti, bussate sul tavolo, vento freddissimo, ecc., se ne ebbero
delle insolite: atti scher¬ zevoli o violenti compiuti da mani invisibili su
parecchi di noi, su me sopratutto; stiramento e strappamento di mano, accen¬
sione e smorzamento della lampadina elettrica ; scrittura di¬ retta sul mio
sparato di camicia (?!) ; un apporto (?); delle luci (viste però da un solo): e
finalmente, essendo la medium in profondo trance sonnambolico e agitatissima,
delle mul¬ tiple apparizioni. — Non possiamo lagnarci di un programma cotanto
nutrito. Notisi 1 abborrimento alla luce, sia pur lunare! Per un certo
numero di manifestazioni la luce è del tutto indiffe¬ rente : non è vero quanto
si crede dai più che le sedute di Eusapia succedano al buio. Iersera, ad
esempio, il chiarore che veniva dalla vicina sala ed era dato da una o due can¬
dele, bastava a rassicurare sulla impossibilità che la Pala¬ dino producesse le
larve vedute di poi sullo sfondo illuminato della porta: si vedevano le ombre e
si vedeva contemporanea¬ mente la medium in una posizione diversa dello spazio,
e questo mi pare escludere la illusione e l’inganno. Ma pur¬ troppo la oscurità
è necessaria per moltissimi fenomeni: questo fatto sarà sempre uno scoglio
grave per la accetta¬ zione della medianità fra le forze sperimentabili, finché
non si troverà il mezzo di invigilare e studiare tutti i movi¬ menti dei medium
anche al buio. Il “ controllo „ , che si fa con le mani e coi piedi da due
vigilatori, è vigilanza stucche¬ vole e un po’ capricciosa, per quanto
ordinariamente sicura ; lo si è fatto con legami e anche con apparecchi
segnalatori (elettrici e simili): ma la luce soltanto dà alle nostre per¬
cezioni quella sicurezza, che è il fondamento della prova. Jersera i
fenomeni si ottennero tanto allo stato di veglia quanto di u trance „ : i
primi, tranne le levitazioni, hanno avuto qualche cosa di sospetto, come dirò
più oltre: — gli altri, e ben più importanti e significativi secondo me, sono
stati genuini. Tattavia non vi è regola : pare che una parte di fe¬ nomeni
cominci in consapevolezza e finisca in semicoscienza, e viceversa. Non mi è
dato scoprire le ragioni di codesto disordine nelle modalità dei fenomeni;
certo, siamo ben lon¬ tani dall’austero determinismo sperimentale. Ma non sarà
spiegabile con la natnra psicologica delle manifestazioni di medianità ? Un
rapporto causale assoluto, no ; ma un certo parallelismo tra dati fenomeni e lo
stato della coscienza, indubbiamente esiste : non se ne scorgono, però, le
ragioni evidenti. I fenomeni. Si ebbero, al solito: a)
fenomeni veridici, o che almeno hanno avuta, per me, tutta l’apparenza della
veridicità ; b) fenomeni spurii : noto che per produrre quelle ma¬
nifestazioni che appartengono alla ristretta e abbastanza monotona cerchia
delle “ materializzazioni tangibili „ eseguite in questa serie di sedute dalla
P., costei si occupa sempre prima con grandi particolari della preparazione del
fenomeno ; c) fenomeni illusorii dei percipienti. massime per la interpretazione
e definizione dei toccamenti e per le luci- alcune volte essi son corretti da
colui che li percepisce, o da<rii' altri presenti, o dallo stesso medium
(che in ciò si mostra sensato): ma altre volte non son corretti, e allora
passano per veridici; ... ad es., i “ toccamenti di piccole mani ,, o di mani
infantili „ mi sembrano interpretazioni allegoriche di contatti leggieri e
delicati, più che vere percezioni di mani aventi le caratteristiche
morfologiche della infanzia o della femminilità; ré) fenomeni, secondo
ma, sospetti di frode. Anche questa volta parlo soltanto di quelli avvenuti a
me, o percepiti da me : di essi posso dire che la mia attenzione sempre sveglia
mi ha permesso di sospettare ragionevolmente il trucco, in quanto la E. P. li
ha eseguiti su di me o con me: nulla posso o voglio dire di quelli eseguiti su
altri; ma eviden¬ temente anche là su cento fenomeni ce ne debbono essere
almeno cinque o sei (a dir poco) intaccabili o sospettabili di falsità. Se la
E. froda con me, di cui vuol fare la con¬ quista e di cui deve oramai sapere
come sia quasi sempre sveglio il potere d’attenzione, che sarà rispetto a
coloro dei 3”. ■ °. Per In loro poca attenzione e scarsa attitudine all analisi
sperimentale, o per lo stato d’animo, o per le opi¬ nioni già bell’e formate,
essa è o si crede sicura?.... — Trovo per" nelle relazioni fin qui
pubblicate dagli sperimentatori, che la Eusapia con una strana semplicità da
interpretarsi benevolmente come simulazione inconscia o subconscia _
ha tentato ingannare anche uomini versatissimi nelle espe¬ rienze psichiche,
come De Rochas, Dariex, Ochorovvioz, k.inuvyH.'K’ Lodge, Richkt... Il Dariex
scrive che la tendenza alla frode è una mala abitudine di cui l’Eusapia, anche
nelle buone sedute, non sa disfarsi. È una vera disgrazia per la tesi della
medianità! 1 la i fenomeni che iersera vidi e accertai, ominetto i co¬
muni, coinè i picchi, i moti ritmici e mimici del tavolino 1 b asporti di
oggetti distanti, e parlo solo dei meno abituali. * * Movimenti tiptologici.
— Frequentissimi, alcuni vio¬ lenti, altri deboli: si sarebbe detto che iersera
il tavolino avesse un anima : da notare anzi come il mobilissimo mobile diriga
sempre la procedura sperimentale e rivolga la parola ai pre¬ senti (pur senza
raggiunger mai la complessità e “ subli- m. , ! ? C i* messa®P * da altri
medium). Lo si scorge ubbidite ad una volontà e ad una coscienza ; ma, per
ragioni oramai chiarissime e per quello che dirò in avanti, sono la coscienza e
la volontà della E. P. che nella tiptologia Morselli, Psicologia e
Spiritismo , I. Tav. ii. F. Ferraro Sig.tt Foretti
Eusapia Sig.* Rey Prof. Porro Prof. Morselli ' F. Avellino Dotti.
Venzano Cap. De Alberti» Fotografìa istantanea di una * levitazione
„ di tavolo (Seduta del 31 maggio 1901). manovrano il più spesso con fili
interiori (il sistema asso¬ ciativo dei neuroni) i centri automatici inferiori,
loro co¬ municando dai centri superiori le idee (elementari) che deb¬ bono
esprimere. Usando la metafora di Oxon, non c’è proprio nessuno “ all’estremo
opposto della linea! Dopo aver avuto per sei sere soltanto i soliti segni
stac¬ cati, e convenzionali di affermazione o di negazione, chiedenti luce od
oscurità, ecc., da due sere otteniamo qualche asso¬ ciazione meno elementare di
battiti esprimenti idee. La sera del 29 avemmo il saluto degli undici colpi
alle ore 11, ossia il saluto al partente Cap. De Albertis. Jersera abbiamo
avuta per due o tre volte e rabbiosamente battuta dal tavolino, una frase di
due parole, abbastanza significativa, ossia quattro colpi seguiti da altri
cinque, 4 -j- 5 —parlate N.5 (prof. Mor¬ selli). Era un comando diretto a me
perchè dichiarassi ciò che in quel punto stavo osservando nel campo luminoso di
una porta: ne discorrerò più avanti. 2) Levitazioni del tavolino. — Ne
abbiamo ottenuto jersera molte, e bellissime: sicure pel controllo, concludenti
per l’azione a distanza (tutte le mani in aria), notevoli per l’altezza (fino a
lm!) e per la durata (da 4" a 20"). Alcune si potettero fotografare
istantaneamente a luce di magnesio (Veggasi la tavola). 3) Toeeamenti di
mani e personaggi invisibili. — Iersera le mani le braccia e le persone
(frammentarie, mai intere) materializzantisi erano più ardite, agili e perfin
brutali: ci toc¬ cavano sotto al tavolo i ginocchi, ci stringevano e
afferravano il braccio, premevano, attiravano e respingevano violente¬ mente
gli astanti, trasportavano con violenza gli oggetti sulla testa di questi (un
mandolino ce la sfiorò a tutti, e volteg¬ giando, andò a fermarsi , dopo un
giro vizioso di almeno tre metri, al posto di prima), toglievano bruscamente la
seg¬ giola di sotto, facevano piegare fortemente la testa . Però, di vari
contatti etoccamenti a me successi durante le tre ore che rimasi in seduta (a
mezzanotte dovetti assentarmi) due mi sono parsi fraudolenti. — a) Il primo era
dato da una mano sinistra, che giudicai fosse quella della E. che mi palpava l'
avambraccio e tentava toccarmi il viso : colla mia destra l’ho afferrata
rapidamente, ed era una mano vera di carne e di ossa, che s’è ritirata in
fretta dopo aver sen¬ tito il mio contatto, ma non si è dileguata niente
affatto evanescendo, come taluno le descrive. Può essere che ciò avvenga, ma
delle tre volte oramai che io ho afferrato la mano frugatrice o toccatrice, due
volte non ho avuta altra sensazione che di lina estremità carnea abilmente
staggita alla mia presa: una sola volta, la mano che mi ha respinto dal bregma
della Eusapia e mi ha sfiorato, aveva la consistenza semifluida. lersera
ritenni che fosse la sinistra del medium: eravamo in piena oscurità, e la
Eusapia faceva un gran movimento di mani, che mi ingenerava diffidenza. Non ho
sicuramente la prova formale dell’inganno, ma solo la con¬ vinzione morale. Di
quel mio atto di vigilanza ho poi avuto il solito castigo da “ John „ (lieve percossa
sul braccio), ma timidamente e fuggevolmente. — b) Il secondo toccamente
ingannevole s ’è avuto forse quando al buio completo ho sen¬ tito una mano
avanzarsi versolo sparato della mia camicia da sinistra, e muoversi in su in
giù come per scrivervi (era però una scrittura geroglifica). Pel momento ho
interpretato questo fenomeno per un tentativo “ spiritico „ (diciamo cosi) di
togliermi le spilla della cravatta o il bottone della ca¬ micia ; coltivando
questa idea, ho detto ad alta voce “ troppo basso ! „ perchè la mano invisibile
era arrivata a strisciarmi le sue presupposte dita circa 5-6 cent, sotto le
spilla. A quella mia frase, che interpretava erroneamente quel tocca¬ mente
come la ricerca del nodo della cravatta, il tavolo ha risposto i soliti tre
colpi affermativi; — il che era falso, trattandosi invece di un saggio di
scrittura diretta (?), che, come si vedrà, si preparava su di me. Ciò è grave
poiché alimenta il dubbio che la scrittura sia stata fatta allora! 4)
Apertura o chiusura di un circuito elettrico. — Questo fenomeno, ripetuto
iersera più volte, ha avuto buon esito dopo vari infruttuosi tentativi di “
John „. Fu veridico? A quanto potei giudicarne li per li, parve di si: e
sarebbe cer¬ tamente ammirabile. Questa forza occulta, che va in quasi oscurità
a cercare un piccolo bottone di interruttore a pera, lo preme e
intenzionalmente dà o toglie la luce dalla lampadina ! Però il cordone
conduttore era stato attirato dalla stessa “ forza occulta „ un po’ troppo
comodamente, cioè su le gambe della medium, e la pera stava sulle sue ginocchia
o fra i suoi piedi. Il controllo in quel momento avrebbe dovuto farsi con
severissima attenzione : io non dubito delle due signore Peretti e Rey, che
erano ai fianchi di Eusapia ; ad ogni modo, la posizione raggiunta dal bottone
elettrico troppo vicino alle mani od ai piedi della medium mi fece nascere
sospetti, che disgraziatamente non ero in grado di dile¬ guare con un esame
diretto. Debbo francamente dire che più assisto a questi fenomeni della
Eusapia Paladino, e più mi convinco che la tecnica corrisponde mediocremente ai
due grandi vanti della media- njT,l: _ 1» agire a distanza sempre
maggiore di quella cui possono arrivare le estremità e la testa del
medium: questo avviene solo nella minoranza dei fenomeni, la mag¬ gioranza succede
nella zona di possibile azione di essa: tuttavia basteranno poche e sicure
telecinesie per dichiarare la esistenza di forze esteriorantisi ; — 2” agire a
piena luce provocando fenomeni eguali a quelli prodotti al buio: anche questo è
solo parzialmente vero; per es. le grandi materia¬ lizzazioni tangibili, no: ma
non vi sai-anno ragioni fisico¬ chimiche, come per i raggi solari
ultra-violetti, o per quelli Rontgen, in favore della assenza di ogni
luce? 5) Movimenti di oggetti a distanza. — Avendo la Pala¬ dino
affermato per la prima che il lampadario sospeso in mezzo alla stanza si
moveva, dubito che possa avere tentata una suggestione su di noi per illuderci
visualmente : in quel momento infatti la luce rossa, il cui bottone era a
portata di mano della P., oscillava per ripetute e rapide chiusure ed aperture
intenzionali del circuito , e con ciò si favoriva la illusione che gli oggetti
scarsamente illuminati e sospesi in aria si movessero. Fatto sta che nè io, nè
il cap. De Albertis, situati lateralmente al lampadario, l'abbiamo visto
muoversi; io l’ho visto invece rischiararsi alquanto e ricadere nell’ ombra
alternativamente. Del resto, può anche essere che si sia mosso; — sugli
spostamenti degli oggetti a distanza non ho dubbio alcuno: molti sono veridici.
Un altro movimento di un piccolo tavolino a tre piedi (“ guéridon „) avvenuto
in veranda, a luce lunare, fu segna¬ lato dal sig. Ferraro: secondo lui il
mobile s’era avanzato; ma in una seduta spiritica ogni benché minima apparenza
di movimento, di luce, ecc. può scambiarsi per effetto me¬ dianico. A me che lo
guardai, il tavolino non parve spo¬ stato affatto dal suo luogo di prima, e la
medium stessa tacque, sebbene sia così sollecita ad accogliere e ad appro¬ vare
coi tre colpi tiptici sacramentali ogni denunzia di fenomeni, e spesso con aria
di trionfo o con frasi di sod¬ disfazione: d’altronde, il “ guéridon „ era a
portata della sua mano, e l’esperienza avrebbe poco valore. 6) Scrittura
diretta. — Furono due tentativi di questo fenomeno così importante nella storia
dello spiritismo, ma un po’ ingenui: il primo (per me) dubbio, il secondo ancor
più sospettabile; ma “ John , è un illetterato!... a) Il primo. — Sul
tavolo medianico stavano due fogli di carta, e sopra essi era stato collocato
appositamente 334 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
un lapis. Ad un tratto la E. (sempre suggestionata nei suoi esperimenti
da ciò elle le si tornisce) si è alzata mentre noi restavamo seduti , e dopo
essersi inclinata sui fogli come per fissarli fortemente o per magnetizzarli
(conosco da tanti anni codesta manovra che non mi è sfuggita l’ inten¬ zione di
quell’ atteggiamento) , ha afferrata la mia mano destra, mi ha messo fra le
dita il lapis, e me l’ha guidata per tracciare in aria a circa 8-10 cent, dalla
superficie bianca del foglio (che io sapevo vergine) uno sgorbio
circolare Segni tracciati per ‘ scrittura diretta , o spiritica (?)
da Eusapia la sera del 31 maggio 1901. [A sinistra il senno elissoide
tracciato sulla carta; a destra le tre righe verticali tracciate sullo sparato
della mia camicia]. non uncino, una specie di lettera o mal formata.
Tutte queste mosse parvero effettuate in istato sonnambolico e di semi¬
coscienza, perchè la E. P. pronunciava frasi sconnesse, s’im¬ pazientiva al non
potere io tenere dita e lapis al modo come essa voleva, e finito quel singolare
maneggio lia emesso sospiri profondi come di chi, compiuto uno sforzo, si
riposasse. Ora, sul foglio è stato trovato realmente uno sgorbio a lapis che
riescirebbe pertanto una “ scrittura spiritica a distanza Siamo lontani dalle
meraviglie che intorno a questo feno¬ meno si narrano nelle cronache dello
spiritismo. Non pre¬ tenderei già quella strabiliante avventura della medium
si¬ gnora Everitt, la quale ha visto volar via dopo tre colpi — pan, pan, pan —
un foglietto di carta, e tornare dopo tre secondi coperto da 930 parole (sic,
in “C. -r. Congrès 1889 „, p. 386): mi sarei contentato di cose molto più
semplici, di una frase o parola, anche di lettere singole... ma in condi¬ zioni
meno incerte nella loro fattura. Questo “ esperimento „ è veridico ? A
me, dopo mature ri¬ flessioni, pare di doverne dubitare per le seguenti ragioni
: - a) Troppa preparazione da parte d’Eusapia : il suo atteggia¬ mento di
magnetizzare il foglio parvemi simulato, e d’aitronde questa mescolanza del
magnetismo con lo spiritismo che ragione avrebbe? Eusapia non aveva la solita
fisonomia ad espressioni rigide, superficiali, che io conosco assai bene nelle
isteriche e nei soggetti ipnotici. — 3) Prima delle esperienze, circa ‘It
d'ora, essa aveva toccato e preso il lapis, e lo aveva gettato sul tavolino
vicino, allegando che era inutile vi fosse ; invece, poco dopo.il lapis fu da
noi rimesso, ed essa esegui, con la solita volubilità dei suggestionabili, il
fenomeno: c’è pertanto il sospetto che quel primo superfluo afferra- inento del
lapis sia stato accompagnato da un suo movi¬ mento abilmente circolare o
elissoidale della mano, e cosi abbia tracciato il segno. — y) La Eusapia è
analfabeta : e il segno è il solito che fanno i bambini e le persone illet¬
terate, quando vogliono tracciare col lapis qualche sgorbio sulla carta:
niente, adunque, di “ spirituale , ; — b)la forma allungata e stretta del segno
corrisponde perfettamente a quella che si traccierebbe in fretta alla maniera
da me suaccennata. Ho fatto alcune prove (da notarsi che si era in mezza luce),
e ho visto che riesce facile imitarlo senza che si abbia l’aria di tracciare
nulla ; d’ altronde, quando non si pensa che la mano di un medium faccia cosa
fraudo¬ lenta non vi si presta attenzione, e l’atto di segnare in frodo può
esserci sfuggito quando E. la prima volta prese il lapis e lo gettò via. — X)
L’ atteggiamento che essa voleva dare alla mia mano, e che riuscì poi a darle,
era inadatto a scri¬ vere: la punta del lapis essa me la faceva tener rivolta
in avanti, colle dita minori piegate in maniera ridicola come quelle di un
bambino che comincia a tentare di scrivere: in questa posizione non avrei
scalfito il foglio di carta colla matita, ma col mio dito anulare: tutto ciò in
rapporto colla scarsa coltura della E. Ammenocchè quel giro im¬ presso alla mia
mano non dovesse simboleggiare il feno¬ meno; ma allora perchè esigeva che io
tenessi il lapis? Bisognava o bastava fare il segno in aria con la mano disar¬
mata, — e) La figura ottenuta non corrisponde al movimento circolare che
abbiamo fatto; è troppo grande e lunga, mentre la mia mano guidata in aria da
quella della E. P. ha fatto un movimento più piccolo e un vero o : questo
accadde perchè la mia destra assai abituata a scrivere, aiutando coi suoi moti
involontari la Paladino, si è mossa nel senso di un 0 (il segno alfabetico più
comune agli illetterati, o a chi è tenuto da altra mano), risultandone quello
sgorbio elittico. b) Il secondo. — Il 2” esperimento di scrittura media¬
nica è ancora più sospettabile. Ho già detto come essendo in catona (il secondo
a destra di Eusapia) io mi fossi sentito stri¬ sciare qualche cosa, che
giudicai una mano, sullo sparato della camicia : ora, era bensì una mano, ma
probabilmente annata di lapis o di grafite che mi lasciò tre righe verticali in
quel punto !... È il solito vieto esperimento che la Paladino fa sui polsini di
qualcuno della catena : ma stavolta ha tutte le ap¬ parenze dell’inganno.
Invero poco dopo essa si alza, do¬ manda che il N° 11 (De Albertis) entri in
catena, ne prende la mano, ne solleva l’indice, e appoggiatolo — siamo sempre
in semi-oscurità — sul davanti del mio petto, là dove io avevo poco prima
avvertito un lieve toceamento, vi fa atto di tracciare dei segni. Orbene :
finita la seduta, si trovarono sicuramente i tre segui fatti col dito del De
Albertis in aria, ma, per quanto ho detto, credo' che già ci fossero e che mi
siano stati fatti assai prima dalla “ mano di uno spirito „ che venne a
simulare di togliermi la cravatta. Si paragonino le sensazioni di quel
toceamento, la mia esclamazione “ troppo basso „, la teatralità ingenua della
esperienza; e si entrerà nella mia convinzione : frode ! Qui sorge un
dubbio sul dubbio : quella mano che simu¬ lando toccamenti alla cravatta, mi
fece i tre segni, era dessa vera ed anatomica, oppure medianica e fluidica ?
Potrebbesi, nella migliore delle ipotesi, ammettere che quella mano fosse
dinamica: in questo caso si avrebbe non più un fenomeno falso, ma uno spurio,
ossia un effetto a distanza della forza esopsi- chica lasciata poi interpretare
in un dato senso. Però, se penso che iersera ho afferrata la mano carnea
(reale) della Eusapia, e che tutto l’esperimento di questa “ scrittura diretta
, (?) ha l’aria di un giuoco abbastanza infantile di prestidigitazione, se
metto i segni in relazione all’analfabetismo della medium, debbo purtroppo
inclinare a dirla tutta una commedia. Insomma, “ John „ non è fortunato
quando vuol compiere con me imprese superiori al suo intelletto.
Apporto. C’è stato iersera, finalmente, anche un “ apporto „ come
dicono gli spiritisti : ad un certo momento è caduto sul tavolo (eravamo in
semi-oscurità) un che di duro, che poi è stato verificato essere un sassolino,
uno di quei pezzetti di selce che si trovano nelle strade di campagna. Ma
questo fenomeno, avvenuto senza precedente controllo (esame delle vesti
della medium ?), è assai sospetto. Inoltre è anch’esso indubbiamente d’origine
suggestiva, avendo il sig. Peretti narrato in sul principio di seduta che in
quella sala ove eravamo avvengono con altri medi fenomeni spiritici straor¬
dinari, fra cui chiusure ed aperture di circuito con accen¬ sione e spegnimento
di lampade elettriche (le si ebbero, difatti!), e apporti spiritici fra cui
specialmente quello di * un sassolino „ e d’un grosso chiodo di ferro.
Gli apporti — che esigono il passaggio della materia per almeno tre fasi
diversissime di aggregazione: solidità ma¬ teriale, fluidità immateriale,
ritorno alla solidità anteriore, senza contare il fatto meccanico del trasporto
nello spazio, — sono sempre stati una difficilissima e rara manifestazione
dello spiritismo : un gran numero di medi c’è caduto in trappola, desiderando
dare con tali fenomeni la prova della propria potenzialità e... frodando ! Nei
circoli spiritici gli apporti avvengono però con discreta frequenza, ma non
sono circondati dalle cautele necessarie : per la Paladino poi, che è medium
professionale e non spontaneo, le cautele dovreb¬ bero moltiplicarsi. Io non
credo che iersera l’esame del medium prima della seduta sia stato completissimo
; e quando il sassolino è piombato fra di noi, mi è sembrato di scorgere
espressioni di dubbio e di diffidenza in buona parte dei 'pre¬ senti. Eppure,
se vi è stupore quando ha luogo un tocca¬ mente. imo spostamento di mandolino,
un suono di trom¬ betta od altro fenomeno consimile oramai comune per noi,
quale meraviglia non dovrebbe svegliare un “ apporto la venuta cioè dal di
fuori e da lontano di un oggetto mate¬ riale che ha dovuto traversare porte e
muri, o soffitto, o pavimento, e spazio aereo di chissà quanti metri ! bi
pensi alla straordinarietà del fatto, all’opporvisi tutte le nostre cognizioni
sulla inerzia, sulla aggregazione e dis¬ gregazione degli atomi, sulla
impenetrabilità della materia (cioè di quella forma dell’Energia universale che
a noi si fa sentire come resistenza, forse in ragione della velocità enorme
delle sue vibrazioni): e si vedrà quante cose siano necessarie perchè un corpo
materiale ubbidisca ai poteri subcoscienti del medium. Per stabilire unapporto
veridico occorrono : a) esame del medium prima della seduta, anche, se in
donna, compiuto brutalmente „ ; — b) conti-olio della sua persona durante il
fenomeno (gli apporti sono sempre improvvisi, imprevedibili, mai preannunciati
come gli altri fenomeni) ; — c) esame della locai ite) prima della seduta; — d)
circostanza utile ed espressiva: la rarità dell’oggetto apportato,... qui
invece si trattava di un pezzetto comunissimo di selce; — e) ricostruzione
della giornata di Eusapia (è stata in campagna? ha potuto prendere il sassolino
in qualche angolo di strada?...) Insomma, non nego a priori, dopo il mio
ingresso in questo mondo straordinario, gli “ apporti , : dico che nel caso
nostro manca ogni sicurezza, e che il “ fenomeno , mi ha lasciata l’im¬
pressione di un giuoco andato a male... E poi un pezzetto di selce vai proprio la
pena che gli “ spiriti „ si incoinmodino? E messi in riposo gli “ spiriti »,
non c’è nella subcoscienza di Eusapia un po’ più di imaginativa per disgregare
e riag¬ gregare oggetti meno comuni che sassi, chiodi e pianticelle dei
terrapieni di Genova o ramuscoli di rose ovunque fiorenti ? Rammento di
avere avuto, anni fa, tra le mani alcune imagini sacre, con evidentissimi
caratteri di incisioni su legno del secolo XVI: mi si presentavano come piovute
dal soffitto della camera, dove si materializzava lo spirito di quella suor
Caterina che dicono fosse l’amante di Martin Lutero: ecco degli “ apporti »
interessanti per la storia e la paleografia! Disgraziatamente il periodico
spiritoccultista “ Sphinx „ mi fa sapere che certi disegni medianici furono
discoperti essere abili riproduzioni di vecchie incisioni te¬ desche. Ma io
leggo adesso di pillole medicamentose arrivate dal mondo dell'Al di là al sig.
Enrico Sausse di Lione, che ne guarì da certi suoi malanni (“ C. -r. Congr.
1889 », p. 387). E leggo sorridendo di quei diamanti che piovvero seminati a
piene mani da generosissimi defunti nella camera, dove la signora Agullana vede
e fa vedere ai clienti tante cose ammira¬ bili (“ C.-r. Congr. 1900 », p. 163).
È vero che poi i diamanti scomparvero quasi tutti, e si ridussero a tre : ma
ecco degli apporti veramente utili, e stiano in guardia i farmacisti e i
gioiellieri che speculano sulle miserie o sulla vanità per venderci i loro
prodotti o i loro pezzetti di flintglass... Ma che significa o a che è buono il
sassolino di queU’avaraccio o meschinello di “ John King , ?
« * * Apparizioni autentiche. Ben diversa è per me la
autenticità delle grandi forme materializzate che ieri sera, finalmente, ho
veduto coi miei occhi in modo completo. Fino ad ora le materializzazioni.
salvo quegli informi profili di teste braccia pugni e mani da me percepiti in
semi-oscurità, e salvo quelle frammen¬ tarie resistenze tangibili venutemi a
palpare e afferrare dal di sotto delle nere cortine, io non avevo toccato nè
visto “ fantasmi Iersera li ho visti chiaramente sullo sfondo del chiarore dato
dall’uscio semiaperto della sala da pranzo. Un “ globo nero „
(testa materializzata). [Prima fase del periodo delle apparizioni. — Si
scorge nella penombra la testa d’Eusapia, della qnale il « globo nero • si
direbbe tra .doppio».— Questa serie di cintine figure di «fan¬ tasmi» fu
disegnata da A. Berisso|su miei schizzi a matita]. Non erano apparizioni
luminose, ma opache ; non erano, for¬ mate secondo le tre dimensioni spaziali,
ma a semplice con¬ torno, quasi come lastre di vetro affumicate. Premetto
che dopo circa due ore di veglia e semiveglia, Eusapia era caduta finalmente in
piena estasi di medianismo, come si rilevava da tutto il suo comportamento, e
che era- 340 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
vaino a luce debolissima, ma con ottima vigilanza sulla per¬ sona del
medium. Il fenomeno straordinario fu da me percepito anche in un momento
nel quale non ero più in catena. Dapprima mi ero Un braccio ‘
fluidico , sporgente dall’ombra. [Seconda fase del periodo aizzato
si atteggia in e riconosciuto per un delle apparizioni. — L’ « arto
» media- modo da essere più. facilmente veduto braccio piegato].
seduto su di una poltroncina, vicino aH’uscio della veranda : poi,
attratto dalla curiosità di vedere nella penombra 1 moti sussultali del
tavolino che in quel momento “ rideva a, cre¬ papelle „, mi sono alzato e
avvicinato al circolo tiptico. Al- 341 apparizioni DI *
FORME lnrasi è voluto che io vi entrassi, e mi vi sono introdotto
ledendo tra il controllore di destra (signor Bantle) e il signor Sclnnolz. Là
seduto e mentre il tavolino seguitava nel suo cachinno espressivo, ho
cominciato a percepire qualche ombra mobile a sinistra di Eusapia, sul fondo di
fievole luminosità costituito dall’uscio semiaperto dell’altra camera. 1 er
smce- Uno strano profilo di * forma » materializzata. (Terza
fase del periodo delle npparizioui. — Ho disegnato 1 il profilo tal quale fa da
me percepito; si ‘ direbbe olle la «forma > era in via di sviluppo e
indecisaj. ranni della cosa e per escludere ogni artificio, io mi
sono tolto di catena e sono andato in perlustrazione. Ero quasi nel mezzo della
stanza (come mostra la figura di p. 327, dove ho segnatala mia posizione con un
occhio simbolico), quando sul fondo rischiarato dell’uscio a me di fronte ho
riveduto una specie di globo riero avanzarsi dalla medmnr verso la signora
ttey, che era al controllo di sinistra. Siccome in sulle prime credetti che
fosse la testa di Eusapia. così ho taciuto, e contrariamente alle disposizioni
regolamentari ed alle mie consuetudini, non ho segnalato il fenomeno. Fu al¬
lora che “ John „ con cinque formidabili picchi indicava il Dn “
fantasma , creato medianicamente da Eusapia. [Quarta fase del periodo di
apparizioni. — Il «fantasma* si presenta un po' in alto, evidentemente penda';
io lo vegga: si avanza da sinistra a destra, indi si ritira. Si rilevi che in
basso le larve non sono completate e sembra che si continuino (nella ombra)
fino alla persona della Paladino). mio numero e con quattro
significanti “ parlate ! , mi in¬ giungeva di dichiarare ciò che 1 vedevo Qui
occorre la solita osservazione : che il subscosciente di Eusapia agisce proprio
come una coscienza vigile, accorgendosi della atten¬ zione e partecipazione dei
presenti, dei loro dubbi e sospetti, e condacendosi in relazione a tali
sensazioni reali con tutta l'apparenza (e la sostanza I della
volontarietà. Alla ingiunzione del tavolino, che sembrava diventare fu¬
rioso pel "'mio silenzio, ho finalmente ubbidito quaudo al globo nero sono
succedute altre apparizioni di prolunga- menti pur neri, e sopratutto quando ho
scorto delle specie Lo stesso ‘fantasma, medianico che ritorna e
saluta. róuinta ed ultima fase del periodo di apparizioni. — Il - fan¬
tasma » si rende nuovamente visibile, ancora piu m alto, e, “per meglio essere
percepito, si inchina in avanti, inai si ritira da dove è venuto, e
scompare]. di larve umane o antropomorfe passare colà, o, meglio,
avan¬ zarsi e inchinarsi verso la Rey come per salutarmi o per rendersi a me
beu visibili ! Bolo allora che io fui certo di non essere vittima di
un’allucinazione, annunciai i fantasmi, e questi furono subito veduti anche dal
signor Schmolz che opportunamente si portò nel punto istesso dove io li scorgevo
: furono inoltre veduti e riconosciuti distintamente da tutti i presenti alla
seduta (tranne Avellino e Bantle, mos¬ sisi troppo tardi), perchè, recatisi
dietro di me, o tra me e lo Schmolz, si sono messi nella direzione opportuna di
visuale (a tale uopo io l’ho indicata nella figura con una freccia).
Adunque, in un periodo calmissimo di seduta, — mentre la Eusapia era caduta in
un profondo sonno letargico (“ trance „ ) e compassionevolmente gemeva,
piangeva, domandava aiuto, e si dibatteva sotto il controllo dei due
vigilatori, — dieci per¬ sone perfettamente sveglie, tutte di intelligenza
superiore alla media, e di cui almeno tre assolutamente scettiche in fatto di
fantasmi, hanno percepito le apparizioni, se le sono reciprocamente confermate,
ne hanno anche discussa a lungo la natura e le forme perchè hanno avuto il
tempo di farlo . In tali condizioni di luogo, di tranquillità collet¬
tiva, di vigilanza sul medio, di mutua valutazione delle cose percepite, non si
può, certo, parlare di allucinazioni visive (salvo quelle “ veridiche „ del
Gurney e Myehs), ma di per¬ cezioni reali. Siccome fissando fortemente in quel
chiarore mi si producevano delle contrazioni del muscolo ciliare e quindi degli
oscuramenti improvvisi e fugaci del campò visivo, ho sforzata la mia attenzione
svegliatissima a di¬ scernere il passaggio vero delle ombre medianiche da ogni
altro mio fenomeno endottico; e ci sono riuscito. Perciò mi credo in
.obbligo di dichiarare sinceramente : — 1° che le apparizioni di ombre medianiche
non sono allucinatorie nè per l’individuo, nè per la collettività dei presenti,
ma bensì obiettive ; — 2° che la medium non poteva produrle con spostamenti
artificiosi della sua persona , perchè essa era visibile nella penombra
simultaneamente alle larve, e perchè era col corpo inclinato (a bella posta per
autenticare il fenomeno ?) verso il controllore di destra, sulla spalla del
quale sembravami appoggiasse la testa come sempre fa nel produrre le grandi
materializzazioni ; — 3" che la medium aveva intanto voluto che io le
tenessi la mia sinistra sul capo mentre guardavo : ciò che ho fatto allungando
tutto il braccio al di sopra del tavolino e passando in mezzo alla catena (la
quale in verità più non si manteneva, essendosi gli astanti alzati tutti,
tranne i due controllori, per passare dov’io avevo dichiarato di percepire le
ombre); — 4° che la testa d’Eu- sapia, trovandosi a circa 60-70 cm. di distanza
dalla zona rischiarata, non poteva menomamente dare le forme di cui offro le
figure ; — 5° che le materializzazioni richiedono uno sforzo potente di
medianità, come rendevasi evidente alle sofferenze di Eusapia, al suo
respiro affannoso, al suo polso aritmico, ai suoi gemiti, ai suoi convellimenti
muscolari (non convulsioni); — 6° che, d’altra parte, una persona seduta fra
due altre che la invigilano e ne tengono le mani, anche se con fina astuzia
riuscisse a fare il giochetto della sostituzione di mani, non riuscirebbe mai
ad alzarsi ed a piegarsi come hanno presentato i fantasmi ; — 7" infine,
che la Eusapia è di corpo tozzo e di statura bassa, mentre le apparizioni erano
alte e piuttosto gracili. Le apparizioni sono state da me e dagli altri
percepite sette od otto volte di seguito, ed ogni volta mutavano le loro linee
di contorno, la grandezza, le proporzioni delle parti o membra. Ho già detto
che erano imagini nerastre, a contorni semplici, date come da una sostanza
opaca ; però mi facevano l’impressione di essere come tagliate nel car¬ tone o
nel vetro affumicato, non avevano cioè rotondità nè spessore : il contorno era
sfumato, come può esserlo quello di un’ombra su di un muro. Aggiungo che le
imagini erano dense e impenetrabili, nè mi lasciavano più vedere la debole luce
posta loro dietro. Le forme materializzate avevano lontana rassomiglianza
: — a) con teste umane o quidsimili, ma erano globose, senza capelli; una era
piriforme e piccola, ed un’altra più rotondeg¬ giante e grossa; la prima più in
basso, la seconda più in alto nel vano della porta ; — P) con membra
articolate, cioè con braccia umane: una volta il braccio apparve alzato, ma fu
apparizione fugacissima e da me mal percepita : altra volta ap¬ parve piegato
nel gomito con un grosso pugno chiuso, levato due o tre volte in aria verso la
medium, che ne sembrava colpita alla testa e ne gemeva; — y) con persone
visibili a mezzo busto ed a figura intera. Questi fantasmi totali erano più
informi delle figure precedenti, parevano individui alti di statura, rivestiti
dai cappucci della Confraternita della Miseri¬ cordia, senza naso nè mento, e
anche senza proporzione nelle parti ; due volte questi fantasmi mi si
presentarono inclinati in avanti verso la signora Bey come volessero o
salutarmi o comparire tutti nel fondo chiaro che ne permetteva la visibilità.
Dico “ i fantasmi „ ; ma forse era il medesimo che si mo¬ strava, diversamente
da noi percepito ogni volta. Le figure partivano dall’angolo oscuro dove
Eusapia si lamentava e contorceva, e andati fin verso la signora Eey, net vano
del chiarore, si ritiravano. Duravano ciascuno, in tale movimento, tre o
quattro secondi o poco più. Io ne ho rico¬ struite le figure con tutta l’esattezza
possibile, quali le avevo vedute, mezz’ora dopo, giacché per non cadere in
paramnesia ho eseguito i miei disegni prima di partire da casa Peretti : qui le
riproduco, per quanto non fotografate, come sarebbe negli ideali del metodo
obiettivo. Da rilevarsi è l’apparenza strana che ci fece subito esclamare: “
sembrano animali simili a foche, ma disposte perpendicolarmente Quali
deduzioni possano trarsi da coteste singolari e tan- tastiche produzioni della
medianità, è arduo dire : la loro morfologia lineare eia stravaganza generale
delle forme vietano qualsiasi tentativo non solo di identificazione, ma pure di
personificazione. Non erano persone umane quelle che sono apparse, ma si
direbbero piuttosto imagini di sogno : vero¬ similmente siamo di fronte a
creazioni oniriche del medio, il quale dà alle sue imagini la figura fantastica
da noi perce¬ pita. La teleplastia eusapiana è, insomma, adeguata alla sua
coltura intellettuale, salvo forse quando produce fantasmi abituali o pensati
in forma precisa per riproduzione di ima¬ gini (telepatiche?) realmente
percepite e ricordate. Dicono che talvolta alle sedute di Eusapia si siano resi
visibili il fantasma personale di “ John „ e quelli di deiunti; il pruno
identificato per tradizione dei circoli spiritici, gli altri, chi 10 sa ?
per una cooperazione inconsapevole della imaginazione e memoria dei
percipienti. Mi auguro di avere la lortuna di assistere a tali straordinarie
manifestazioni. ..... Ma mi si dirà : — non avete dubbi sull autenticità
di quei fantasmi ? siete voi sicuro che non siano un tranello di Eusapia,
aiutata da compari introdottisi segretamente in casa Peretti ? — Comprendo
benissimo che contro al dubbio scettico e siste¬ matico, non c’ è difesa. La
garanzia morale di nessuna compartecipazione dei padroni di casa e della loro
seivitu al fenomeno esiste piena ed assoluta per me, che conosco 11
Peretti, e ne so l’austero ed intemerato carattere, la serietà di vita,
la incapacità di prestarsi a sì tatto inganno . non esiste forse per gli altri,
che non hanno veduto e che chie¬ dono di essere convinti con argomenti di fatto
e di logica. Orbene, lasciamo in disparte le garanzie morali e anche quelle
materiali da me acquistate coll’ispezione preventiva e po¬ stuma delle sale in
cui avvenivamo i fenomeni, con la lonta¬ nanza di ogni persona non addetta al
nostro gruppo, con la pie- senza sincrona e sicura di tutti i componenti il
nostro gruppo (in più la signora Peretti) nella sala, attorno al tavolo .
Esa¬ miniamo i fatti nella loro oggettività, e ragioniamone. 1° Possono
quelle figure essere date da persone vive o reali che passassero nella sala da
pranzo i No, perchè le ombre erano da noi percepite al di qua dello spazio
illu¬ minato : noi le vedevamo staccarsi dal posto che era occupato dalla
Eusapia e traversare lo sfondo luminoso avanzando verso la sigma Rey. 2°
Possono esse imaginarsi date da contorni normal¬ mente visibili di persone
umane? — No, perchè la loro forma, pur richiamando l’umana, ne era diversa per
una certa incompletezza di parti (per es. , le braccia sottili e le due gambe,
accostate, gracilissime rispetto al tronco) e per una certa deformità bizzarra (per
es., nell’acrocefalia). 3° Può sospettarsi un inganno simile a quello
operato dalla medium Williams quando a Parigi , presente il Lev- marie ed altri
illustri studiosi, apparivano dei “ fantasmi „ e si scopri che erano costituiti
da fantocci disegnati sulle sue sottane ? „ — No, perchè pur non avendo noi
ricorso a nessuna violenta verifica, le apparizioni di iersern, piatte e senza
spessore quali erano, non avrebbero potuto formarsi fraudolentemente se non
mediante grandi fogli di cartone o, meglio, lastre di vetro affumicato (?) che
la Paladino o un compare invisibile (?) fossero riusciti a nascondere, e poi a
metter fuori nel momento opportuno, a distendere e ad alzare proprio nella
nostra visuale, a spostare avanti e indietro, a ritirare ed a rinascondere,
ecc., tutte assurdità più incom¬ prensibili ancora del fatto, oramai per me
possibilissimo, di una teleplastia. 4° Quando rifletto alle forme vedute,
non mi esimo, nel mio pensiero, dal raffrontarle a quelle figure in piano e
senza terza dimensione che ognuno di noi conosce sotto il nome di “ ombre
chinesi V’è anzi qualcuno, come il distinto pittore Campi di Milano, che
eccelle nel produrle con le sole dita mani e braccia abilmente atteggiate. - Ma
qui non è il caso di parlarne sospettando stratagemmi consimili ; Eusapia non
si moveva, e con le braccia (dato che le avesse liberate dal controllo) non
poteva, certo, proiettare figure come quelle I 5'’ Una seduta è, per
molti, fonte di illusioni ; credo perciò che in talune sedute male organizzate
le presunte apparizioni possano consistere in ingannevoli apprezzamenti delle
ombre proiettate da qualcuno degli astanti, massime se fuori di catena, sulle
pareti vicino o dietro al medium (alcune fotografie di pretesi * fantasmi „ da
me esaminate mi hanno data l’impres¬ sione di un’origine cosi fatta pel “
fenomeno „ !). Non era ciò possibile jersera, perchè lo sfondo su cui
apparivano le ombre non era pieno e solido, non era muro nè battente di porta,
ma era lo spazio vuoto della stanza vicina debolmente illuminata. Tuttavia,
questi ultimi dubbi mi fanno sorgere in mente l'analogia fra quelle apparizioni
e le nostre imagini normali di umbra : tutti noi, volendoci rappresentare un
fantasma vero, ce lo rappresentiamo piatto e sottile, senza spessore, a
contorni sfumati, al modo istesso con cui percepiamo l’ ombra data dai corpi
opachi, intercettanti i raggi luminosi. Ciò mi porta anebe a credere, - per
quanto si scorge nelle materializzazioni meno formate che Eusapia rende
visibili attorno a sè, ad esempio nello spazio aereo e in alto sul tavolino, o
ai propri fianchi, che il medium pensi i fantasmi come ombre e li proietti o
esteriori con le caratteristiche visive di macchie nere o nerastre, a
chiaroscuro. Lo stato della medium. Ho detto che iersera Eusapia
è caduta in vero “ trance „ letargico : ne abbiamo avuta tutta la
sintomatologia. 11 suo stato" durante la provocazione delle ombre era
compassione¬ vole : si lagnava, si contorceva, piangeva, domandava aiuto a
Giulio (Gchorowicz), forse pel ricordo che lo psicologo polacco, nei momenti di
agitazione medianica, la ipnotizzava per cal¬ marla. Nel suo delirio
sonnambolico essa mi scambia sempre con l’OcHOROWicz e vuole ch'io le faccia
eguali passi magne¬ tici per tranquillizzarla. A me, pur abituato a vedere
migliaia di pazienti, fa pena lo spettacolo di questa donna che soffre, spesso
soltanto per soddisfare la curiosità di chi la paga : epperò, acconsento
volentieri a metter fine al suo attacco medianico (auto-ipnosi) perchè la veggo
patire. Con opportuni passi magnetici, accompagnati da suggestione vo¬ cale, le
ordino di calmarsi; e normalmente ciò avviene dopo pochi momenti. Iersera dopo
le apparizioni l’abbiamo tras¬ portata a braccia, tant’era disfatta di forze,
sul terrazzo scoperto, a un magnifico chiaro di luna: e là io ho aspettato che
rinvenisse. Eusapia al risveglio si è trovata a sua insa¬ puta col volto tutto
inondato di lagrime, stanchissima, con senso di rottura nelle ossa, col polso
debolissimo e celere (100 pulsazioni), madida di sudore, ma, contro il solito,
in¬ differente alle pressioni ed alle punture nel lato sinistro, dove è pur
sempre iperestetica. A questo momento ho dovuto purtroppo assentarmi essendo
mezzanotte e dovendo partire al mattino di buon’ora per un consulto in
provincia ; ma Eu- STATO PSICHICO DEL MEDIUM 349
sapia ha voluto che si continuasse, e oggi ini si è detto che la seduta è
durata in mia assenza un’altra ora e mezza con manifestazioni
straordinarie. Nella prima parte della seduta la Eusapia Paladino era
sveglia e preparò tutta la fenomenologia della seconda parte. Intenzionalmente
fu essa che spinse il tavolino dalla veranda nel salotto, per forza medianica
soltanto in parte ; io rilevai anche sforzi muscolari e spinte semi-coscienti,
per non dire volontarie (fraudolente?) delle sue due mani che si appoggia¬ vano
fortemente all’orlo del tavolino per dirigerlo nella sua escursione, mentre a
noi raccomandava di tenere le nostre sollevate in aria. Fu per me evidente poi
la preparazione cosciente, che direi premeditazione, delle esperienze ulte¬
riori ; — a) Ho già detto della preparazione della “ scrit¬ tura diretta „ sul
vergine foglio di carta del tavolino. — b) Avvenne lo stesso degli altri segni
fatti sulla mia camicia. _ c) Aggiungo che le apparizioni furono pure premeditate,
e la Eusapia pensò anzi di farle vedere proprio a me. Quando il tavolo fu
spinto dal terrazzo nella sala, noi ci trovammo in mezzo di essa, quasi
addossati ad un mobile a scaffale su cui si era posta la lampadina a luce
rossa. Io mi trovavo allora vicino a questa e colle spalle volte alla porta, al
cui chiarore dovevo vedere poi le ombre. Perciò la Eusapia finché io rimasi
alla sua sinistra, non “ materializzò „ affatto; più tardi, quando mi richiamò
attorno al tavolo, non solo mi fece sedere dal lato destro, ma volle che si
cambiasse la disposizione, della catena in modo da lasciarmi libera la visuale
verso la porta della stanza vicina: respinse anche il professore Porro che
poteva impedirmi la vista del fenomeno che si preparava, lo fece uscire di circolo
e col solito lin¬ guaggio tiptologico gli ordinò di sedere fuori della mia vi¬
suale. Ciò fatto e tutto ben disposto, sopravenne il son¬ nambulismo ed
incominciarono le apparizioni. — d) Anche la esperienza del bottone elettrico
mi sembra sia stata pre¬ meditata : per lo meno fu l’effetto di una nostra
sugge¬ stione ; noi desideravamo il fenomeno e questo è venuto. Quanto
più durano le sedute, tanto più mi convinco che la Eusapia Paladino, esaurite
le poche esperienze fondamen¬ tali con cui comincia, è nella sua medianità alla
mercè del circolo che sperimenta. Ossia, le persone astanti indicano prima alla
medium, o cogli strumenti ed oggetti che met¬ tono a sua portata di mano e di
vista, o colle parole di¬ rette, quali sono i fenomeni che si produrranno : è
una vera collaborazione involontaria, ma non si esclude un’altra collaborazione,
quella inconsapevole, che venga effettuata col fornire della energia
biopsichica al medium, sia, per cosi dire, dinamicamente, sia mediante
suggestione mentale. Quest ul¬ tima non mi sembra ancora molto sicura nelle
nostre sedute. Più volte mi sono messo a suggestionare mentalmente la Eusapia,
che pure domino colla ipnotizzazione o coi passi magnetici : mai però ha
eseguito i fenomeni che io le sugge¬ rivo, pensandoli fortemente. Inoltre, la
suggestionabilità della Paladino si intende limitata ai fenomeni meccanici
semplici che essa può fare o che è abituata a fare : — ogni novità di
esperienza, intendo novità essenziale, non apparente, non limitata a
circostanze accessorie delle manifestazioni, diffi¬ cilmente riesce con lei:
essa ne diffida, e allora ci afleima, un < po’ alla buona, che ò “ .John „
il renitente a non volerne sa¬ pere! E quando la personificazione nega, bisogna
desistere. Nelle crisi di “ trance „ Iche durano un tempo vario, ina non
mai più di u\’ora completa, dopo di che cominciano 1 sin¬ tomi di esaurimento)
la Eusapia mostra di soffrire assai. I movimenti e contatti a distanza,
la produzione di fenomeni luminosi, massime delle ombre, i sollevamenti
prolungati del tavolo, le impronte su mastice, le levitazioni del proprio
corpo, sono i fatti medianici di più penosa e stentata pro¬ vocazione. Si
direbbe che ognuno di essi implichi una per¬ dita maggiore di forza e che, una
volta eseguiti, esauriscano il medianismo. Ciò sta a provare che nella
medianità 1 in¬ tervento di forze occulte, estranee al medium, non esiste : e
che se avvengono moti, trasformazioni di forze, modifica¬ zioni nell’equilibrio
e nel peso dei corpi, tutto ciò si effettua mediante un consumo di energia
vitale: — questa proviene sopratutto dall’organismo del medium, fondendosi
forse con una certa porzione di energia proveniente dalle altre persone
della catena. , . Quanto alle grida di Eusapia durante il suo levil arsi,
io ho finalmente capito che cosa sia per gli spiritisti ]& osses¬ sione spiritica
da essi descritta e tanto temuta nei medium: ne avevo davanti a me i
preliminari. Quelle smanie, quelle- paure, quelle esclamazioni riferentisi a
violenze in via di esecuzione, erano in tutto simili alle reazioni agitate di
un incubo, erano cioè sintomi di un processo allucmatono oni¬ rico. Nella sua
somniazione Eusapia si crede presa e tras¬ portata per aria, non
differentemente da quello che succede nella fase delirante e passionale
dell’attacco isterico, o negli episodi allucinatorii dell’alienazione mentale.
La ossessione per opera di “ disincarnati s fa il paio colla ossessione
per MEDIAKITÀ ed energie bio-psichiche 351
parte dei demonii ; al medesimo modo, la personificazione spiritica va a
collocarsi, in Psicopatologia, vicino alla pos¬ sessione diabolica! La
medianità, comunque la si voglia in¬ tendere, dà alle sue manifestazioni il
colore dell’epoca, spesso le foggia alla moda: — nell’antichità classica agiva
sotto la spinta furibonda delle Eumenidi d’Averno o quella serena degli Dei di
Olimpo; in Oriente è travagliata dagli spiriti maligni; nel Medio-Evo era
pressoché tutta satanica; — da sessantanni in qua è guidata dagli umani defunti
o, al più, ila entità astratte in cui si impersonano cattive nozioni di fisica
cosmologica (gli “ eiementali „) o simili. Tutto ciò non torna ad onore
delTimaginativa degli spiriti: il loro Mondo¬ invisibile è materiato,
visibilmente, di mimetismo. Cessione di forza dagli astanti ?
Ho ripetuto iersera le mie indagini dinamometriche su tutti i presenti :
prima della seduta; e a mezzanotte, quando ho dovuto lasciare casa Peretti.
Eccone, nella Tabella ap¬ presso, le cifre in chilogrammetri misurati col
solito appa¬ recchio Colin. 1° Sommando la forza muscolare dei presenti,
escluso il medio, si ha in chilogrammetri: IL D. Prima della
seduta 767.5 j Alla mezzanotte. 721.0 \ Perdita 46.5 ) M. s. 688.5
) 592.0 - 96.5 \ 14 »/o. È rilevante che nell’insieme
si perdè da tutti assai di meno a destra che a sinistra. 2° Dei presenti,
quelli che fino alla mezzanotte hanno fatto parte più a lungo della catena,
cioè Da Passano, Bantle, Ferravo, Schmolz e Venzano, hanno subita la perdita
maggiore, sopratutto il dottor Venzano, che spende dell’energia cere¬ brale
anche nel redigere al buio i verbali. 3° La medium ha guadagnato alla M.
D., diventando destromane mentre normalmente è mancina. 4" Il fatto
più notevole è la modificazione del mio tipo di¬ namometrico : mai, durante
tutta la vita, io mi sono trovato mancino, sebbene abbia misurata la mia forza
muscolare cen¬ tinaia di volte. Ora, a mezzanotte io ho segnata all’indice
una 1 3' W ) ) Tabella II.
Ricerche sulla forza muscolare dei componenti la catena. 31 maggio
1001. NOME Prima Dopo Differenze M.
D. M. S. M. D. MS. M. D. M. S. Sig.
Avellino 62 39 50 45 -12 + 6 „
tìantle 100 98 100 75 = — 23 „ Da
Passano 967* 87 90 65 - 6 7* -22 „
Ferraro 68 75 65 55 — 3 — 20 Prof.
Morselli 62 45 46 52 -16 + 7 Sig.
Peretti 57 45 55 45 — 2 = Prof.
Porro 49 42 7j 50 40 — 1 - 2 7*
Sig.ra Rey 20 29 20 20 = — 9 Sig.
Schmolz PO 85 95 65 + 5 -20 Dott.
Venzano 62 54 50 40 — 12 - 14 Oap. De
Albertis 101 89 100 90 - 1 "T 1
Eusapia 24 27 7* 30 25 + 6 - 2 7*
forte perdita a destra, con acquisto di forza a sinistra : nè vi •è stato
errore, perchè lo Miqrzo fu da me ripetuto e fornì quasi le medesime cifre.
Sarebbe tale fenomeno dovuto all’avere io tenuta la sinistra sulla testa di
Eusapia, mentre essa faceva sforzi enormi per provocare le apparizioni ? Si
potrebbe al¬ lora supporre che in quel momento avvenisse dai miei centri
nervosi una radiazione o emanazione di forza vitale (?), e che questa, nel
proiettarsi, sia passata parzialmente nel mio braccio, e mi abbia reso mancino.
Questa è una supposizione da mettere avanti col serio intendimento di trovare
un appoggio alla ipotesi della esteriorazione ed a quella della collaborazione
di tutti i presenti nel produrre i fenomeni. Non trovo per nulla affatto
contrario alla scienza biologica positiva che il nostro corpo irradi correnti
di energia; come pure non re¬ puto antiscientifica l’ipotesi che il medium,
mediante processi fisiologici ancora oscuri, aiuti questa emanazione o radia¬
zione, sottragga cioè forza ai presenti e se ne valga per la produzione delle
teleeinesie e teleplastie. Certo, vi è più serietà in codeste ipotesi su poteri
ancora ignoti dell’orga¬ nismo umano che non in quella dell’intervento di
spiriti. (renova, 1° giugno 1901. la ottava seduta. (2
giugno 1901). I resoconti dei fenomeni. Anche iersera ci
siamo riuniti con Easapia in casa Pe- re(h, e, come per la seduta precedente,
neppure a tutta questa del 2 giugno ho potuto assistere. Ho troppo la voro da
com¬ piere nella giornata, e le sedute spiritiche, per uno che ci vada come me,
per osservare e studiare seriamente, per accertarsi della autenticità dei
fatti, per scoprire il processo psicogenetico, se ciò è possibile, dei
fenomeni, riescono fati¬ cosissime : da quando cominciarono, io ne sono
dimagrito ' Al mio giungere mi si narrano le “meraviglie, accadute la
sera del 31 maggio dopo la mia partenza; e sembra, a dir vero, eli io abbia
perduto moltissimo non fermandomi. 1 fenomeni accaduti sono stati dei
soliti, non sostanzialmente diversi da quelli accaduti prima di mezzanotte; ma
alla ri¬ presa, Eusapia era ancor più potente nella sua medianità, e ì miei
compagni ebbero manifestazioni intensissime e nume¬ rose : levitazioni complete
di tavolo ; trasporti di oggetti ad es. earillons, campanelli, senza alcun
contatto e a mezza luce; moti ed azioni di strumenti musicali, che volteggia¬
vano e davan concerto in aria; sollevamento di una seggiola mano di De
Al) ?|«net?c“’ coll’apposizione della , l"° n A bertlS;
materializzazioni tangibili, di resistenza e aciSt?°rdLnarle :
.ì?CCamentl multipli e sincroni a vari *_ infine, scrittura diretta eseguita
dopo la seduta da Emapia semi-sveglia con un dito del prof. Porro fatto pas¬
sare a distanza sui polsini di altri due fra gli astanti, e con questo di
particolare , che il Porro avvertiva nel frai¬ na!, n° rnS6DS° dl fT,ÌCOl̰
"el dit0 affen-ato e steso dalla mano della medium (parestesia
auto-suggestiva ?). — Ma il “7° aP1Ui -rar° Ju, 1 aPPar>zione di
un'ombra, non più sullo sfondo chiaro dell uscio di sala da pranzo, com’io
avivo Mokselu, Psicologia e spiritismo. 28
g54 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, U _____ _ . veduto, bensì a destra
admjgj. ^UampadTelettnS donde filtravano pochi < oc a - volte e assunse
la della strada. Quell ombra aPPl ' j avanZasse e ritirasse se
=: letta defunta da alcuni anni. mezzanotte : Sono desolato di non
es «»*“ t'd™1 7°to veduto da tutti sebbene il fantasma di u < De A1|)ertis
non rm- i presenti (i signori Ave > mèrfvvicrli0so di una appa-
scirono a distinguerlo), sta il fatto merav^ g ebe mi è rizione omogenea,
per cos • (;i l Minerva, prese in tg.’srs» rXo,oi.i » * *** ben
difficile sarà ottenere fenomem consim 1.^ accer. Ma io non insisto su
ima questione dello tato coi miei sensi . in q ^ d- scienza si attenga,
per ora, spiritismo bisogna che L o , aj es> non mi so con- al
criterio della oggettmta ®pen ' ciie M onesta mi vien ceder, «otto .1
criM» “ $ £ L l” eh. avanti sotto gli auspici rispetto ma per
ragioni mai (lo dico «enza malfar loio di aspetto, di metodo) di un
Arsakof scrivere. nè sono agevoli da razioni di sedute sono criudici
istruttori in Francia capire. Bisognerebbe mutare ig ottimo risuitato per
la che con teatralità, sia pui ’ . 1 , D0St0 di un delitto, e colà,
razionalità della prova, vanl . individui, ricostruiscono la sia coll’imputato,
sia con < minime loro particola- scena e riprod^o gh delle rità.
Converrebbe fare 1 medium e astanti, in sedute medianiche : rime
'situazioni occupate du- piena luce, in perfetta ca ni. , modalità di
posizione, rante un fenomeno; ditemi di spazio; e poi ristabilire
le distanze, le ie a . . ^ possibili o vero- discutere una per una tutte
esp o *• ed alla fisica simili secondo processi contarmi alla e faticoso
lavoro I RESOCONTI DEI FENOMENI 355
pubblico ne capisce assai meno degli specialisti — può farsi un concetto
sempre preciso e completo delle condi¬ zioni in cui i fenomeni sono percepiti.
Ciascun fenomeno richiederebbe particolari così minuti su ogni elemento di
fatto, sulla posizione e sui gesti del medio, sulla catena e sullo stato
psichico degli assistenti, sul controllo, sullo svi¬ luppo durata e intensità
delle manifestazioni, sulle circo¬ stanze preparatorie e su quelle consecutive,
ecc., ecc., che la descrizione ne diverrebbe addirittura illeggibile, o, quanto
meno, inafferrabile con una rappresentazione normale sin¬ tetica. E ciò che disse
il prof. Sidgwick pei verbali delle sedute di Cambridge 1 Forse, trattandosi di
un gruppo ac¬ creditato che negava ogni medianità sincera aH’Eusapia, la
conoscenza minuta di tutti i fenomeni incriminati avrebbe servito a chiarir
meglio le ulteriori possibili investigazioni sulla affermata ciarlataneria; ma
per i verbali in genere, l’msigne filosofo-psichicista avrebbe ragione: essi
tutti, o sono insufficienti, o sono dei veri rompicapo. Ne segue che il
pubblico diffida dei resoconti, o non se ne persuade ; e molti scettici, ad
ogni narrazione di feno¬ meni, ricominciano le consuete, eterne domande dettate
dal dubbio. Tutto ò ragione d’incredulità per chi si ostini ad essere o ad
atteggiarsi scettico: — il controllo delle mani? la situazione dei piedi?
l’atteggiamento della testa? la di¬ stanza dall’oggetto? l’attenzione dei due
vigilanti di destra e di sinistra ? le convulsioni del medio ? le emozioni dei
pre¬ senti ? la gradazione di luce?... Ah, sopratutto quest’ultima arresta i
dubbiosi : li si sente sempre, ad ogni momento, tornare alla fissazione del
buio, come se le sedute avvenis¬ sero tutte o sempre nell’oscurità, e come se
gli studiosi, massime dopo lunga pratica, fossero incapaci di orientarsi coi
loro sensi e coi loro centri percettivi, solo perchè manca la luce! Si ha un
bel rispondere esaurientemente a codeste obbie¬ zioni : tant’è! tutti ritornano
a ripetervele, come se avessero fatte altrettante scoperte, e come se essi
soli, gl’increduli che non videro, possedessero la chiave del segreto...
tranello. Moltissimi dicono: “ crederò quando vedrò e sta bene: intanto
essi credono, senza verifica, che Nansen è arrivato aH’86"4 verso il Polo
Nord, ma non che io abbia assistito ad una reale levitazione di tavolo o ad una
visibile e tan¬ gibile materializzazione di mano. Sono nel loro diritto: ma
Eusapia non può prodigarsi a tutti, e i suoi fenomeni me¬ dianici non possono
servire di spettacolo alle platee. I 356
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il Medianità e misoneismo.
Tutti gli studiosi della medianità si sono ingegnati di mettere un po’ di
ordine nella sconclusionata tecnica delle sedute spiritiche e di introdurvi i
nuovi mezzi che la fisica e la fisiologia pongono ora nelle nostre mani, sia
per accer¬ tare l’autenticità dei fenomeni, sia per meglio stabilirne il
determinismo ; ma non sono riusciti a vincere sinora il mi¬ soneismo dei medi e
degli spiritisti. Vero è che l’Eusapia Paladino è, fra tutti i medi viventi fin
qui venuti a contatto con gli scienziati, la meno intollerante di esami e la più
desi¬ derosa di controlli ; di questo bisogna riconoscerle il merito. Ma essa
non è in grado ancora di superare l’avversione, in¬ genita nel suo animo di
popolana a rinvigorita dalle con¬ suetudini spiritiche, contro le novità
metodiche. Jersera avevamo disposto nella sala di seduta gli appa¬ recchi
per produrre varie sorta di luce : 1" la illuminazione piena a luce
elettrica .stradale (lampadine ad incandescenza); 2° la illuminazione ottenuta
con la combustione di sostanze grasse (candele steariche); 3° la luce senza
raggi actinici, ottenuta con la lampada elettrica da fotografo (a vetro rosso);
4« ]a luce verde ; 5° la fluorescenza mediante fogli cosparsi di polvere di
sali fluorescenti (raggi di Becquerel) ; 6° infine, la luce catodica ottenuta
con una grossa ampolla di Crookes messa in attività mediante pile. Il
gabinetto medianico era stato anche tappezzato di tela bianca allo scopo di
rendere meglio visibili le forme mate¬ rializzate sul fondo e poterle
eventualmente fotografare. Si era anche migliorata la disposizione delle
macchine fotogra¬ fiche allo scopo di fissare le levitazioni del tavolino. È la
fotografia il mezzo più facile e nello stesso tempo più si¬ curo e convincente
per autenticare i fenomeni : la lastra sensibile non subisce suggestioni, nè
ciò che essa registra può certamente dirsi di indole allucinatoria !... A
riguardo della fotografia, il misoneismo di Eusapia oramai ha ceduto, purché
non si pretenda di sottoporla anche là a procedimenti inconsueti : ma la luce
catodica e il dia¬ framma bianco sul fondo del gabinetto non sembrarono con¬
venire a “ John King „ il quale, quasi al principio di seduta, diede segni
tiptologici non dubbi della sua opposizione. Incomineiamo a togliere il
diaframma, e ci contentiamo che il fondo del gabinetto sia invece costituito
dal battente della porta: quanto alla luce catodica, ho poi saputo che dopo la
mia partenza “ John „ si è adattato a lasciarla usare, ma senza notevoli mutamenti
nella fenomenologia. Abbiamo anche cercato di ottenere fenomeni un po’
diversi dai già ottenuti, sebbene si tratti di prove di potenzialità medianica
oramai tradizionali nella storia dello spiritismo : 1° impronte sulla farina
(se n’ è messo un piatto pieno entro il gabinetto) : 2° il passaggio di due
anelli di legno l'uno entro l’altro, restando essi intatti (famoso esperimento
di “ fisica trascendentale „ avuto dallo Zòllneb eoi medio Slade) ; 3°
l’annodamento di una cordicella senza fine (altro «sperimento celebrato dello
stesso illustre fisico-astronomo). Ma abbiamo avuto insuccesso completo, per
quanto “John „ non abbia mostrato al riguardo nessun senso di avversione,
certamente perchè dal lungo frequentare con spiritisti e con studiosi, dei quali
ascolta sempre eoa grande attenzione le parole cercando penetrarne il senso con
accorta intelligenza, Eusapia sa che quelle là sono manifestazioni medianiche
con¬ sacrate anche nei penetrali dei tempi spiritici. Ma la cosa è stata ben
differente per la luce catodica e per le fluorescenze. Questo misoneismo,
che la medianità mostra sempre per ogni procedimento nuovo, è di evidente
origine psicologica, e risiede nella medium, non in John. Si spiega facilmente
: - a) per V abitudine : oramai la tecnica spiritica è formata : i
medium, che generalmente sono di scarsissima inventiva, se¬ guono pedestremente
le manovre imparate, e come si conti¬ nuano ad usare i tavolini che sono il
retaggio dell’americanismo, così si è arrivati, tutto al più. alla luce rossa
dovuta alla introduzione della fotografia per mezzo del Crookes, nome simpatico
e non sospetto nei circoli spiritici ; — b) per la ignoranza dei medium :
questi ignorano le leggi fisiche, e quindi essi non sanno la innocuità delle
altre luci speciali. E però non sono stati capaci fino ad ora di provocare, ad
es., nessun fenomeno chimico: al pari della biologia, la chi¬ mica non è ancora
nelle buone grazie degli * spiriti „ seb¬ bene questi si mostrino potenti in
meccanica ed in ottica. È vero che dall’OCHcmowicz si è saputo che la luce t
enie e la la mire favoriscono (?) i fenomeni medianici: ma essendo la Eusapia
Paladino povera di memoria, non sfrutta tale fatto, e rimane pressoché
inamovibile nella sua vecchia strada; c) per la diffidenza : tutte le
persone ignoranti diflìdano di ciò che non conoscono ; inoltre, nel caso
presente, temono i i medium che l’introduzione di
insoliti processi luminosi possa arrestare o diminuire la loro medianità,
ovvero anche costituire un controllo di nuovo genere. Finché i medium non
saranno studiati nei laboratori scientifici di psicologia e di fisiologia, la
questione dello spiritismo, appunto per la defi¬ cienza e la capricciosità
della sua sedicente tecnica “ spe¬ rimentale ,, farà pochi passi o ne farà solo
dei lentissimi e stentati. * * * Determinismo. —
Capricci del subcosciente. Ritengo, dopo quanto ho visto in otto sedute,
che si sia molto esagerata la necessità di un dato determinismo dei fenomeni
spiritici. In linea generale soltanto si possono enun¬ ciare queste “ leggi „
rispetto, per es., alla illuminazione del¬ l’ambiente dove opera l’Eusapia: —
1” a piena luce o a luce discreta si hanno preferibilmente i movimenti del
tavolo, gli spostamenti semplici di oggetti, le attrazioni che dirò magnetiche,
gli aumenti o le diminuzioni di peso (rarissimi); — 2° in penombra o in
oscurità, preferibilmente i contatti, le levitazioni del medio, i trasporti
aerei di oggetti, i feno¬ meni luminosi, le materializzazioni tangibili. Ma non
si riesce a dare valore assoluto a questo determinismo. Quando si è avuta
fin da principio la opposizione aperta di “ John , ad un dato determinismo, p.
es. a formare o a modificare la catena in una data maniera, bisogna quasi
sempre fare di necessità virtù. Non vi saranno ragioni com¬ prensibili, sarà
manifestissimo un puro capriccio della per¬ sonificazione secondaria d’Eusapia,
se pur non c’è da parte di costei un’ostentazione di comando o di rifiuto: ma
tant’è, “ John „ si intesta, e resistendogli acremente non si andrebbe avanti
di un passo. Ma alle volte basta insistere, basta cioè non cedere ai desideri
ed alle ingiunzioni dello spirito-guida; e i fenomeni desiderati si avverano
egualmente ! “John,, che non si lascia imporre dai modi aspri, è invece
sensibilissimo alle blandizie e agli elogii. Molte volte, direi abbastanza
spesso con noi, “ John „ finisce coH'accondiscendere e col fare ciò che si
vuole bonariamente ed impetra da lui. Si vede insomma che nel subcosciente
della Eusapia si riflet¬ tono tutti gli stati di coscienza che si formano e si
succe¬ dono nell’io superiore dietro le impressioni arrivanti dallo porte non
chiuse dei sensi (udito, vista). Il suo subcosciente è un la co immobile,
dall’acqua profonda ed oscura, posto in mezzo ad un fitto ed impenetrabile
bosco, sulla cui super¬ ficie si riflettono dall’alto i chiarori del cielo: per
sè quel ]a„0 non ha luminosità, nè onde. Più che mai si è avuta jersera la
prova dell’incostanza di propositi e della vanità di “John Egli si guarda bene,
insomma, dallo scontentare gli adunati attorno al tavolo. Ingenuo come un
bambino, che fa il giuoco del rimpiatterello, Pgl, chiede con cinque colpi “ la
luce „ ogni qualvolta si tratta di fare ammirare la grossa seggiola spostata
sul ta¬ volo e là in equilibrio pericoloso, od il mazzo di fiori o altro
oggetto qualsiasi trasportato da distanza e messo davanti a ''qualcuno, o i
segni fatti a lapis sui polsini inamidati..., e via via : il buon “ .John „ è
come l’araldo, più che l’agente della medianità di Eusapia. Grande è pur
sempre la suggestionabilità tutta eusapiana dello stesso “ spirito „. Iersera,
festa dello Statuto, si è messo a fare il musicista : i moti snssultori del
tavolino accompagna¬ vano il ritmo della marcia reale canticchiata a mezza voce
e con gioviali stonature dai presenti : — nè “ John „ avrebbe pensato di
suonare il tamburo che gli si era messo a por- tara di medianità, se non gli si
dava la spinta. Nel gabinetto oscuro era una fisarmonica, di cui però Eusapia
ignorava resi¬ stenza: bastò che il signor Peretti eccitasse “John „ a
ricordar¬ sene perchè la fisarmonica entrasse in azione. Anche la col-
locazione di un tavolinetto entro il gabinetto medianico occasionò subito
qualche fenomeno. Decisamente, la imagina¬ tiva di “ John „ è esaurita, ed io
comincio ad essere infastidito delle sue oramai viete e monotone
manifestazioni. Come non annoiarsi a questi giuochi bambineschi che stanno cosi
lon¬ tani dalle sublimità dottrinali di cui lo spiritismo — anche il
psichicista — ha la pretesa ?... Trovo, per altre ragioni, di molto
significato psicologico il fatto dell’arrovesciamento dispettoso del piatto di
farina, su cui si sarebbe desiderato vedere stampare un’impronta. Finora di
impronte abbiamo avuto solo quella (assai dubbia a mio av¬ viso) delle tre dita
sulla plastilina : niente mani, niente piedi, niente visi o profili a maschera.
0 che forse la poco felice riuscita della prima impronta smorza,
neH’automatismo della Eusapia Paladino, il fervore di propaganda a ripetere il
fe¬ nomeno ? Fatto sta che jersera la farina andò per terra, il che mi dimostrò
due cose : che non si voleva da “ John „ eseguire l’esperimento; e che poi
nelle azioni medianiche non si ha sempre quella delicatezza di percezioni e di
movi- 360 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II menti
che si attribuisce agli * invisibili Vero che essi in ge¬ nerale smuovono
trasportano e fanno volteggiare in aria grossi e pesanti corpi senza sbatterli
sulla testa dei presenti, toc¬ cano con leggerezza, fanno nodi intralciati al
buio, eee., ecc.; ma talvolta non misurano il colpo, e rompono anche og¬ getti
od imbrattano... Qui non era il caso di spargere quella farina a rischio di spolverarcene
tutti : * John „ si è mo¬ strato mal destro o cieco. Aggiungo, che una grande
quan¬ tità di movimenti del medio (precursori o fattori indispensa¬ bili dei
fenomeni meccanici) sembrano ora eseguiti senza scopo o, per lo meno, senza
effetti : talora si direbbe che Eusapia si muova pensando a fenomeni che poi
non avvengono, so¬ pratutto quando non ha avuto il tempo nè il mezzo di
informarsi, ad esempio, degli oggetti da trasportare, delle manifestazioni da
dare, ecc. Naturalmente la interpretazione di questi insuccessi o deficienze di
medianità varia secondo le opinioni e le disposizioni d’animo degli interpreti:
io, che sono sempre più alieno dall’assegnare all’occulta “ Intelli¬ genza „
una grande intelligenza, propendo a vederci una prova che là dove la coscienza
superiore della Paladino non sa, anche il suo subcosciente ignora. Veggo pure
che le scariche di energia provocate dalla medianità attiva sono spesso assai
poco intenzionali, o, per lo meno, non raggiungono lo scopo; e talora
commettono gli stessi errori di senso muscolare che i movimenti fisiologici dei
nostri muscoli ci mostrano ad ogni istante, massime se ci manca il sussidio
della vista. * * * * La fenomenologia di jersera.
La seduta cominciò tardivamente per preparare le luci {liverse con cui si
voleva sperimentare: luce catodica, luce anodica, fluorescenza, ecc. Ma neppure
jersera, fino alla mez¬ zanotte, si è avuta novità grande di fenomeni: - i
soliti movimenti tiptologici, qualche levitazione, contatti (non molto
numerosi), spostamenti di mobili e di altri oggetti posti dietro al medium,
arrovesciamento di un tavolo, ecc.. ecc. Vi fu un solo fenomeno nuovo (almeno
per me, che non avevo visto la sera procedente l'uguale fenomeno fatto dalla
Eusapia Paladino per mezzo del capitano De Albertis): una azione attrattiva a
distanza. Ho assistito ai fenomeni fino alle 23,30 : anche stavolta dovevo
partire la mattina dopo, e questo mi ha impedito di vedere le interessanti
manifestazioni dell’ultima ora di seduta. Ordinariamente le sedute di Eusapia
si dividono in due parti: nella prima, quando essa è ancora vigile o cade al
più nello stato superficiale di ipnosi, come direbbe A. De Ro- cuas, si ha la
fenomenologia di grado inferiore e semplice; nella seconda, quando essa
raggiunge gli stadii profondi del¬ l'ipnosi, ossia la incoscienza quasi
completa e sopratutto lo stato letargico, si ottiene la fenomenologia di grado
supe¬ riore o complessa. Non tutte le sere si raggiunge qnest’ul- tima fase
della medianità e le manifestazioni rimangono fiacche, scolorite, anodine: fino
ad ora, anzi, a me sembra che durante le sedute del nostro Circolo la Paladino
non sia giunta quasi mai al vero e profondo “ trance „ durante il quale
accadono, per quanto se ne sa o se ne asserisce, le grandi manifestazioni,
ossia le organizzazioni di forme visibili, le levitazioni della medium stessa,
le apparizioni identificabili da qualcuno dei presenti ('?). Il completo
oscurarsi della coscienza superiore è necessario, secondo la ipotesi del subli¬
minale, per la scarica deU’automatismo teleplastico e per l’assorbimento (dato
che avvenga!) della forza biopsichica degli astanti, non che per la lettura
telepatica del loro pensiero : mentre forse tale condizione non è
indispensabile per la esopsichicità nella sfera deH’automatismo sensorio e
motorio. Ad ogni modo, la fenomenologia delle prime due ore si svolge di
preferenza, come è succeduto jersera , nei moti, nella oscillazione e negli
innalzamenti del tavolino, nel linguaggio tiptieo, nelle bussate formidabili
(al buio o in scarsissima luce), nei raps correlativi a contrazioni muscolari e
a gesti simbolici, negli spostamenti di oggetti e nel funziona¬ mento di
apparecchi musicali, ne! vento freddo dal gabinetto, in rumori misteriosi
nell’oscurità di questo, nelle passeggiate peripatetiche della solita seggiola
smossa dal gabinetto e fatta uscire, alzata, spinta a mezz’aria sul braccio o
contro le spalle di nno dei due controllori, e poi fatta arrivare sul tavolino,
in bilico più o men sicuro e con grande conten¬ tezza di “ John „ che allora
domanda la “ luce „ perché. tutti ammirino le sue prodezze . E l’elenco
si ripete a sazietà. Ma iersera, come ho detto, Eusapia ha voluto
che io assi¬ stessi ad un fenomeno non comune : all’innalzamento di un oggetto
pesante per forza di attrazione. Qui v’è quella miscela del “ fluido magnetico
„ o “ mesmerico „ coll’ “ occulto spiri-tistieo „ che fino dai primi passi del
neo -spiritualismo anglo-americano è nato dall' innesto delle due correnti di
meraviglioso moderno. Che cosa ci abbia da fare lo “ spirito- John „
nell’attrazione di un tavolinetto da salotto coll’in¬ termezzo della mia mano,
è difficile capire ! Il fatto sta che la Eusapia, attirato prima il tavolinetto
(gueridon) verso di sè per circa un metro colla sua azione a distanza (e il
fenomeno era già, per ciò solo, singolarissimo), mi ha invitato a mettervi
sopra la mano destra; e, mentre io le tenevo ferme colla mia mano le gambe (la
sua mano sinistra era controllata dal sig. Ferraro), mi ha stirata la pelle
nella regione meta¬ carpo-digitale, come in atto di sollevare ciò che vi stava
sotto, e il tavolinetto s'è alzato realmente dal suolo perdite volte di 15-30
centimetri. L’esperimento è stato eseguito con sicuro controllo ed io sono
certo della sua veridicità, tanto più che avveniva visibilissimo a luce
rossa. Qui non abbiamo però la sicurezza che si tratti di “ attra¬ zione
„ ; potrebbe anche essere un movimento ascensivo dello stesso genere di quello
che eleva il tavolo e sembra venire dal disotto. Sono prolungamenti medianici o
dinamici delle gambe di Eusapia che si spingono sotto il tavolino, secondo la
ipotesi di Ricuet? Anche io lo direi per due ragioni: 1“ il tavolino s’innalza
' solo di quel tanto che può essere fatto da un piede (ideato) che lo spinga in
su ; 2° i muscoli delle gambe della F. si contraevano mentre il tavolino si
alzava. Tuttavia l’innalzarsi del tavolino avveniva senza scosse nò sobbalzi,
ma “ levitando „ nel modo più classico. Anche il tavolo medianico non fa
mai salti, come dovrebbe essere se fosse alzato con inganno, cioè coi piedi o
coi gi¬ nocchi o con le mani di Eusapia abilmente portate sotto il mobile dopo
essere sfuggite al controllo : la frode non potrebbe infatti compiersi se non
all’improvviso e con mossa rapidissima, occorrendo riprendere subito la
posizione di prima. Io oramai sono convinto dell’autenticità dei sollevamenti di
oggetti I tavoli, corpi, ecc.) senza contatto alcuno o spro¬ porzionatamente al
contatto sussistente tra la superficie del¬ l’oggetto stesso e il corpo del
medio : come dubitare di un fatto che viene fissato dalla lastra fotografica,
quale cioè si è egregiamente ottenuto l’altra sera?.... Le figure soli tanto
convincenti che non occorrono dilucidazioni : basta guardare dove stanno i
piedi e le mani di tutti i formanti la catena. Nella seconda fotografia si
scorgono tutte le mani in aria, co¬ sicché la levitazione si è effettuata
sicuramente senza contatto. Non conosco istantanee più dimostrative di questa
nostra. Molisi- M I Psicologia e Spiritismo, I.
Tav. m. .23 ftS-S •- g *2 é . a «t t-
&§ f £ FENOMENI POCO EVIDENTI 363
Fenomeni invano desiderati o poco evidenti. Pongo ora qui la nota
dei fenomeni che fino ad oggi ab¬ biamo inutilmente desiderato o non ancora
ottenuto: 1“ le vaste impronte sulla plastilina o altre sostanze
impressionabili, e sopratutto la maschera di John; 2“ le apparizioni ili mani
chiare e per sè luminose ; 3° X apparizione di spettri visibili, come ne
descrive uno il Visaxi-Scozzi e un altro il Dakiex; 4° X aumento o la
diminuzione di peso del corpo della Pala¬ dino; 5” le modificazioni di
temperatura, così negli oggetti esterni come nel proprio corpo ; 6° X alzamento
e l'abbassa¬ mento di una stadera o di una bilancia senza aggiunta o
sottrazione di peso, o altro fenomeno analogo a quello ce¬ lebre del
pesa-lettere descritto dal DeRochas; 7° la scrittura diretta su lavagne; 8° i
fenomeni zollneriani di fisica trascen¬ dente, o spaziali a «-dimensioni (?);
9° i fenomeni di me¬ dianità intellettuale o subbiettiva propriamente
delta. L’esperimento delle lavagnette da scolari, che ha un posto di
primo ordine nella storia dello spiritismo, poiché tutti i grandi medi, Slater,
Eglinton, Slade, e molti altri americani ne ricavavano fama e.... quattrini, ci
starebbe molto a cuore. Lo Zoli.nf.r, il Wallace, I’Hellenbach, il Giuier,
PAksakoff, i maggiori dottrinari dello spiritismo (non parliamo poi degli
apologisti dei singoli medi, come il Farm eh) ci fabbricano su questo
ragionamento: che quella scrittura diretta, ottenuta, spesso al bujo!,
sulla faccia interna di due la¬ vagne juxtaposte o di una lavagna applicata al
di sotto del tavolino coll’opportuno lapis o gesso chiusovi frammezzo, non
possa prodursi se non per opera di enti spiritici, giacché questi, vincendo le
leggi tisiche della materia impenetrabile e dello spazio, e non esigendo per
iscrivere gli atteggiamenti morfofisiologici necessari all'uomo, sono capaci di
farlo in quelle posizioni stentate, comiche, assurde!... — Ma la Com¬ missione
dell'Università di Pennsilvania pel lascito Seybert, ma il Robinson, ma lo
stesso spiritofilo Hodgson hanno fatto scempio di codesto miracolo: nè noi,
l’ho narrato, ci siamo riusciti... E vero, che abbiamo un medium analfabeta. Ma
alle Intelligenze invisibili deve proprio abbisognare che il medium sappia
scrivere, per ripeterei a volontà quel magno loro modo di manifestarsi?
Anche l’apparato si assomiglia alle trovate di prestidigitatori da piazza;
tuttavia potremmo anche loro accordare libertà di scelta pei mezzi di
manifestazione. Ciò che intimamente contraddice le pretese dello spiritismo a
me par questo : che in certi casi gli “ Occulti agenti „ trag¬ gano bensì dal
medium fenomeni contrari alla fisica e mec¬ canica, non siano però mai in grado
di dargli abilità asso¬ lutamente nuove, ad esempio la scrittura a chi non sa
scrivere, la lettura a chi non sa leggere, il canto o il suono a chi non sa
cantare e suonare, l’uso di meccanismi compli¬ cati a chi non ne ha la pratica,
e via via. Insomma, “ il miracolo „ del neo-spiritismo è determinato un po’
troppo dalle condizioni personali di chi lo produce. Ricerche
dinamometriche. Anche iersera volevo indagare la perdita di energia ner¬
vosa che ciascuno dei presenti subisce durante una seduta, ma in causa della
mia partenza anticipata non ho raccolto che i dati dinamometrici di prima sera.
Ne riporto qui le cifre a scopo di raffronto colle tabelle precedenti:
Dinamometrici in istato di riposo. „ • 2 giugno
1901. Sig. Avellino D. 67 S. 40 Sig.r* Rey D.
26 d. .24 „ Bantle , 97 , 89 Sig. Schmolz .
87 . 70 , Ferrare , 70 „ 45 Dott. Venzano »
15 , 55 Prof. Morselli , 59 , 58 Gap. De
Albertis , 97 , 86 Sig. Peretti , 58 , 46
Sig.ra Peretti . 42 „ 40 Prof. Porro » 55 ,
41 Eusapia , 30 , 29 * * * Contrasto di
volontà o di intenzioni nei fenomeni medianici. Si è basata la ipotesi
spiritica, fra gli altri argomenti, anche sul presuuto contrasto di volizioni
che si osserverebbe fra la volontà del medium e quella delle Intelligenze
occulte Emessa in particolar modo mediante i segni tiptologici. In ferità tale
contrasto esiste, ma a parer mio non va inteso ^ favore del dualismo di volontà
antagonistiche emananti da X o più personalità distinte, da quella del medium e
da quella dello spirito “ John „ o di suo. compagni. Chi interpreta quel fatto
in questa superficialissima maniera, dimostra di non avere abbordato neppure
gli elementi di psicologia! Ci ritorno sopra, perocché tra 1 miei compagni di
seduta se ne fa un gran discorrere. . , Prendiamo in esame un dato
fenomeno telecmetico, che la cosa riescirà più chiara. Il contrasto, sia duale
sia plu¬ rale esiste nelle idee o rappresentazioni psico-motrici della P., non
è già fuori di lei. Tutti quelli che ben conoscono fenomeni di contrasto negli
alienati, nelle isteriche, negl ossessi o affetti da idee e impulsioni
incoercibili, negli stessi ipnotizzati, sorrideranno all mgenuo concetto che 5
la medium vuole la luce ed il tavolino indica invece di volere la oscurità, ciò
avvenga perche la volontà XISo del medio si metta in lotta con un altra volonte
alti ettanto personale della sua, la quale si manifesti mediante il moto
t'1 Anzitutto una volta ammessi (e gli stessi spiritisti non digiuni di vera
psicologia lo ammettono) l’automatismo dei centri nervosi inferiori, la
indipendenza lunzionale dei centri stessi per disgregamento della personalità e
lo sdoppiamento frequente della coscienza nei medium scriventi, nei medium a
medianità tiptologia semplice o interiore e “ei med anche intellettivi, quella
pretesa opposizione di due io] lonta » chiarisce come la manifestazione di un
antagonismo mtenoie o subiettivo di idee, volizioni e tendenze, esistente in
una sola coscienza che per l’appunto si è disgregata e sdoppiata. In
secondo luogo, basta avere assistito a queste manifesta sdoni di presunto
antagonismo per vedere come siano super- liciali talvolta appena abbozzate,
cosicché ogni tentativo d contrasto scompare al minimo ripristino della coscienza
vera ^Terzoffi rileva agevolmente come tali contrasti siano abbastanza
spesso artifizii belli e buoni, che odorano di trucco anche 1 distanza.
Generalmente il contrasto è espresso quando esso torna utile ad avvalorare
l’importanza o la meravigliosità di qualche fenomeno; per cui, se anche non
Emulato coscientemente, è simulato inconsciamente. Chi non ha visto l’isterica
portata dalle sue idiosincrasie morbose ad inghiottire sterco per apparire
meravigliosa e in anta¬ gonismo superficiale coi proprii gusti, ma in verità
per stupire medici e famigliali'? Essa è sempre una comme¬ diante in sulla
scena: fa mostra di opporsi ad un esame serio della “ meraviglia „ in lei
impersonata, e per contro appalesa in tutte le sue mosse il desiderio vivissimo
di essere “ osservata „ ed ammirata. Quarto: non c’è alcuna costanza nei
dualismi volitivi di Eusapia, ossia nel contrasto Ira ciò che essa dice di
volere e ciò che il tavolino esige o comanda. Anche quando si tratta di
continuare o di interrompere la seduta in vista dello strapazzo del medium
(manifestazione la più frequente del presunto antagonismo 1), si scorge
l’artifìcio: la “ lotta „ è così debole che tutto si fa a piacere dei
convenuti! Ordi¬ nariamente è il subconscio “ John „ che comanda di conti¬
nuare, se la Eusapia si dice stanca e si lagna di non poterne piu: ben
raramente avviene l’inverso, ossia la volontà supe¬ riore del medium si impone
aH’automatismo tiptologieamente espresso. Ma ciò è una pura parvenza. Dove sono
qui le ter¬ ribili battaglie interiori delle personalità veramente doppie e
contrastanti, come ne vediamo noi alienisti e neuropato¬ logi? Il mio caro
amico prof. S. Desanctis ha illustrato da pari suo i fenomeni “psichici di
contrasto,, e non occorre altro se non rinviare chi voglia erudirsi alle sue
pubblica¬ zioni. I fatti di allucinazioni bilaterali e di delirii a
duplice personalità sono cosi noti agli alienisti, e cosi davvero com¬ penetrati
nel pensiero nel sentimento e nella condotta dei pazzi, che i
superficialissimi, menzogneri, quasi testi-ali anta¬ gonismi fra l’io della
Paladino e il fantastico “John „, mi muovono addirittura a riso: sono, cioè,
contraffazioni mal riuscite di un fenomeno che la patologia mentale ci mette
dinanzi in linee che direi, al raffronto, michelangiolesche. E pensare che il
Brofferio, pur essendo un valoroso psicologo, si è lasciato indurre dai
meschini artificii sub-eusapiani a consi¬ derare questi fenomeni puerilmente
capricciosi di contrasto quali prove sicure dell’ intervento delle anime di
defunti agenti fuori del medium e contrastanti col suo volere!.... Per fortuna
che secondo altri spiritisti, A. R. Wallace alla testa, “ spiriti , così
sciocchi decidono dei destini dell'u¬ manità ! Nè mi si venga a dire che
“John per imporre la continua¬ zione degli sperimenti quando la P. desidera di
smettere, “ la percuote „ e “ la maltratta „ con pericolo della sua salute
e (perfino si è affermato) della sua stessa vita! Eh via ! Ij,< grida, i lai
e le agitazioni di Eusapia, per chi conosca lo ansie e le crisi significanti i
veri antagonismi subiettivi di coscienza, sono un giocherello : neppure una
pallida idea di (juei tragici contrasti che avvengono nei deliranti che si
ritengono ossessi o posseduti dal demonio. Il buon John „ (se ne
convincano gli “ spiritisti,) non ha autonomia: è solo una metaforica
personificazione di uno stato psichico speciale di bassa gerarchia, svolgentesi
nel la P. quando è in medianità; non ha sentimenti, nè volizioni, nè idee
proprie, p l'incosciente della P. che si fa il giullare della collettività
bio-psichica costituita dalla P. stessa e dai presenti nella catena, e fa
quello che vogliamo noi. Muove i tavolini e le seggiole, soffia nelle
trombette, batte i tamburelli, accende luci, e, se vuoisi, tocca e fa
solletico, fa scherzi e minaccio più o meno di buon gusto, perchè siamo noi che
lo suggestio¬ niamo. Talvolta quell’ incolora e larvale creazione del sub-
cosciente della medium fa le bizze, si impermalisce, si offende ed offende,
percuote, resiste, si mette in assetto di guerra, fa i capricci, come un
bambino di pessimo carattere, egoista e spietato: ma è il fondo della coscienza
della P. che ribolle a quel modo, non un’entità mentale fuori di lei. Non
si confonda adunque il contrasto dualistico entro una sola coscienza, con una
lotta di volontà estranee l’ima all’altra. Quando si guardano attentamente le
manifestazioni di quelle volontà extra, le si veggono soltanto interessate alla
riuscita dei fenomeni, a colpire di stupore gli astanti, a esagerare la portata
delle sedute; sempre pronte insomma a favorire la tesi della, supernormalità di
Eusapia (costei, in sostanza, è affatto indifferente alla credenza nei
disincarnati). Io poi sono indotto a ritenere che anche le battaglie incruente
tra la coscienza vigile e la subliminale di Eusapia siano il ri¬ sultato di
un’abile etero-suggestione e di un vero allena¬ mento simulatorio di isterica.
Presenza e molteplicità di “ Intelligenze occulte , nei fenomeni
medianici. Nelle sedute medianiche della Eusapia esiste talvolta l’ap¬
parenza di una origine multipla e diversa delle manifesta¬ zioni: ossia pare
che i fenomeni siano produzioni di più “ Intelligenze occulte ,, le
quali vengano evocate dalla catena spiritica, circondino la Eusapia e il suo
tavolino da pitonessa, e conservando una propria personalità si manifestino in
modi differenti. Ma la molteplicità ditali “ entità , è basata su apparenze (a
parer mio) ingannevoli, o perché sono male percepiti dei fenomeni, o perchè
dati fenomeni sono inesatta¬ mente interpretati e sopratutto incompletamente
esposti. Ecco su che argomentano alcuni il pluralismo spiritico cir-
eum-eusapiano: 1" sulla differenza delle mani “ materializzate „, le
quali vengono a toccare i presenti , e avrebbero forma, grandezza e caratteri
morfologici diversi, non che differente modo di manifestarsi, ora rude e
grossolano, ora delicato e carezzevole, ora maschili e femminili o infantili,
ora fini ed ora rozze, ecc. : 2° sulla differenza delle apparizioni, che
sono ora mani grosse ed ora minuscole, ora teste (veramente “ globi , a ino’ di
anguria o zucca! grandi ed ora piccole, ed ora sferoidali o piriformi , ora
fantasmi alti ed ora bassi di statura ; 3° sulla identificazione, che di
tali contatti e fantasmi darebbero alcuni dei presenti alla seduta, i quali vi
riscontrano qualità e modalità, lineamenti e connotati spettanti a deter¬
minate persone defunte della loro famiglia o ad essi note: questa ricognizione
è la base della credenza animistica, ma è anche la più intralciata questione di
tutta la dottrina e pratica spiritica; 4" sulla diversità degli
sforzi meccanici, eventualmente prodotti dalla medium in una data seduta, come
sarebbero stati, nel caso nostro, i quattro o cinque sforzi muscolari di cui si
trovarono gli effetti nelle diverse situazioni dell’ indice del dinamometro da
me arrecato al Circolo; 5° sulla indole differente dei fenomeni sotto
l’aspetto intellettuale e morale, gli uni sembrando fatti per l'inter¬ vento di
“ Intelligenze „ elevate e colte (p. es. quando fanno buon uso di strumenti
musicali), altri da “ Intelligenze „ di bassa estrazione: talvolta si
manifestano “ entità „ di umore allegro e festevole, tal’altra vengono in scena
entità capricciose o iraconde o brutali e perfino oscene; 6° sulla
asserzione delle pretese Intelligenze occulte, che dicono tiptologicamente di
essere in molti attorno al tavolino o di andare a chiamare qualche compagno nel
dominio miste¬ rioso dell’Al di là, perchè comunichi con i presenti, ecc.
; 7° sulla simultaneità di fenomeni medianici ; 8° infine, su ciò
che ogni medium ha, è vero, il sho spirito famigliare, ad es. 1’ Eusapia il suo
“ John King ,, come la Cook aveva “KatieKing,, eia Smith il suo “Leopoldo,, e
il digiunatore Succi il suo spirito “ Leone ed Eglinton il suo “ Joey Sandy e
la Piper il “ dott.Phinuit ,, ecc., ecc.: ma è anche provato, dalla varietà
delle “ comunicazioni , e delle “ incarnazioni „, che accanto alla guida si
presentano altri “ spiriti „ più o men bene sviluppati: un “ Ernesto „ (?) è
apparso a mezzo ed ha talvolta operato vicino a “ Joey ,; presunti
“ planetari „ di Marte sono scesi ad aiutare “ Leo¬ poldo „ nelle sue gesta;
nel sig. Randone di Roma si im¬ personano un “ Cesare un bisbetico “ Uomo-lui „
(!) e altre consimili entità a mimica e a linguaggio personali, ecc.
Tralascio altre sorgenti della credenza nella molteplicità, quasi innumerevole,
di entità spirituali che si presenterebbero attorno ad un tavolino spiritico,
quasi farfalle attorno al lume; e dirò subito che, a giudicarne precisamente da
quanto ho veduto nelle sedute della Paladino, questi argomenti sono di minimo
valore per uno psicologo. aj Partiamo da un supposto scientifico prima di
entrare nel mare infido del l’animismo polipersonale. Se ciascun feno¬ meno
medianico è, come alcuni autorevoli psicliicisti riten¬ gono, la “ proiezione
materializzata, di un’ imagine o rap¬ presentazione del medium, la differenza
fra le mani, le faceie, i fantasmi, ecc. così esteriorizzati ne costituisce un
effetto naturalissimo e chiarissimo. Io posso rappresentarmi come e quando
voglio una serie di mani, di teste, di omeri, ecc., individualizzando ciascuna
di queste figure o forme nella mia mente senza che ciò implichi una reale e
originaria indi¬ vidualità obbiettiva di tali apparizioni. 6]
L’apprezzamento degli evocatori è affatto subiet¬ tivo, tanto è vero che la
storia dello spiritismo da ben mezzo secolo annovera adesso sulle dita di una
mano le “ identifica¬ zioni ,. Sopratutto se il percipieute propende alla
ipotesi spi¬ ritica, ed è convinto che le anime dei suoi defunti si possono
evocare a piacere colle manovre di una Eusapia o di un Politi qualunque (?),
sarà tratto anche dallo stato emotivo a perce¬ pirne illusoriamente i contatti,
le vaghe forme, ecc. 0 si tratta di illusioni, nello stretto senso del termine,
per cui il feno¬ meno medianico, pur essendo reale (nella migliore supposi¬
zione), acquista caratteri specifici, anzi individuali, per ragioni di
subbiettività nella persona che vi è presa di mira. Oppure si tratta (e la
questione non è ancora risolta) di illusioni cd allucinazioni veridiche
provocate per telepatia dalla medio in istato di “trance,, quando cioè il suo
subcosciente è capace di percezioni supernormali e va ad attingere nei recessi
della Morselli, Psicologia e spiritiamo. memoria dei
presenti le imagini da proiettare e da presentare teleplasmate. , I
Per bene giudicare di codeste evocazioni bisognerebbe tare un’analisi minuta
psicofisiologica del fenomeno, e questo non è possibile, date le circostanze peculiari
in cui le comu¬ nicazioni avvengono. Credo che ognuno debba contentai si di
analizzare le proprie percezioni e giudicare soltanto di quelle: nella
identificazione vi è troppo soggettivismo, troppa facilità all’autosuggestione,
troppa probabilità di una invo¬ lontaria compartecipazione all’evento. Del
resto, non sembra che la Paladino sia fornita di grande potere evocatore : olt
re al suo “ John „ non sono venuti attorno al tavolino ov essa lavora, che
fantasmi impersonali, entità indecifrabili e vaghe. Tale è l’impressione che mi
hanno fatto finora le apparizioni da me viste; 6Dariex, e Vis ani- Sgozzi, e De
IIochas, e h i.am- marion, non danno informazioni diverse. Parlo di sedute
fatte con un po’ di metodo e con qualche criterio scientifico, non di quelle
che Eusapia pub aver dato a certi circoli spiii- tistici, o che potrà seguitare
a concedere nel suo modesto quartierino da “ Sibilla Napoletana „ a chi ci va a
cercare i compiacimenti del dilettantismo occultistico o le emozioni della
credenza immortalistica ! t Ho tratte fuori ed esaminate le figure
stravaganti che l’altra sera Eusapia ci materializzò e che io disegnai alla
grossa e in fretta dopo averle percepite. Che razza di gente è rappresentata da
quelle larve umanoidi V Gli spiritisti ri¬ sponderanno che si trattava di
fantasmi in formazione, ai quali si sarebbe poi dato del subliminale di Eusapia
una confi¬ gurazione ed una attività più personali. Ma non si capisce perchè
avendo la forza di entrare nel nostro piano „, quel¬ l’essere misterioso o
quegli esseri aspettassero la partecipa¬ zione biopsichica di qualcuno fra i
presenti per identificarsi: perchè talvolta appaiono senza codesta condizione?
perchè tal’altra volta, e questo vale di più, appaiono senza dina¬ mismi
perispiritali o astrali di medi e in forma identica, a quella di un vivo,
persino coi suoi abiti? Contraddizioni e difficoltà fondamentali! Invece,
più io le considero, e meglio mi sovvengono le creazioni della fantasia
popolare di ogni tempo, di ogni razza, di ogni fase o forma di civiltà. Come
cultore del¬ l’antropologia, vado ad attingere raffronti nella mitogiafia
comparata con cui lo u spiritismo n ha tante analogie . e rifletto che i medium
dei popoli Europei inciviliti pensano e fanno apparire i loro fantasmi di sogno
con un aspetto de- MONDO SPIRITICO IMAGINARIO 371
cente, con un sembiante melancolieo in rapporto al concetto triste che
noi Occidentali abbiamo della morte, e involti nel leggendario paludamento
bianco , che era il color di lutto tra gli antichi e che è nella superstizione
mediterranea la tinta incolora assunta dagli enti spi¬ rituali. Per contro un
medium Greco, sempre in accordo eoi sereno concepi¬ mento ellenico dell’Al di
là, avrà im¬ personato i suoi fantasmi in una Vedere (meno male!) o in un
procace fauno dalle gambe caprine, o in un’ombra sme¬ morata venuta su da
Vìtìade». Infine, un medium o stregone Pelle-rossa (fra i sel¬ vaggi
mediumnismo e stregoneria si con- sriungono) imaginerà e proietterà spetti'!
ridicoli, come questo degli Irochesi, che An. Bastia» molto opportunamente
avvicina agli animali del pianeta Mercurio comunicati alla Von Vai dallo
spirito di Humboldt. Anche il carnevale di ciascun popolo ha le sue maschere
tipiche: e forse non si va troppo lungi dalla vera spiegazione del “ mondo
spiritico „ evocato dalle D’Espérance e dalle Ensapie cercandola o tentandola
nel folklore, nella psicologia e nell’etnografia comparate. p] La
esperienza degli sforzi dinamometrici non significa affatto che la serie
decrescente sia stata l’opera di altret¬ tante entità occulte, messe in scena
dalla più forte alla più debole. Si rileverà che quella stessa decrescenza
regolare di sforzi ha tutta l’aria di essere stata voluta dal medium : ossia di
essere una delle solite ingenuità di dimostrazione cui Ensapia, nella sua
limitata intelligenza, si lascia andare volen¬ tieri. La serie fu di 4 sforzi:
dovremmo ammettere, dunque, 5 personalità con quella della Paladino : ora tutti
sanno che sui dinamometri si possono fare sforzi scalari anche per vo¬ lontà di
un solo. Desumere, dunque, che quattro fossero gli “ spiriti „ prementi sulla
molla, poiché si vide l'indice spo¬ stato diversamente, è un po’ arbitrario ed
anche semplicista. D’altronde, l’indice si spostò, è vero, ma perchè non am¬
mettere che fosse spinto con un dito dinamico sul quadrante a punti diversi
della scala senza che la molla fosse niente affatto premuta? Infine, la mano
che mi restituiva lo stru¬ mento dopo ogni presunto sforzo mi sembrò sempre la
stessa; i suoi movimenti di ricerca delle mie dita per divari¬ carle e porvi in
mezzo lo strumento erano identici, e nella Uno spettro degli
Irochesi (da A,,Bastiak>. oscurità giurerei di avere ogni volta
riconosciuto quella mano femminile, piuttosto piccola, abile neireseguire un
movimento e uu contatto, rapida nello sfuggire alla presa (0, come si dice in
spiritologia, nel dileguarsi in forma evane¬ scente): insomma, la mano “
lluidica „ della medio Napo¬ letana ricalcata teleplasticamente sulla
vera. ÒJ Quanto alle differenze percepite nei toccamenti di mani occulte,
si tratta di apprezzamenti anch’essi subiettivi da parte dei presenti alla
seduta, e suggestivi da parte del medium. I primi derivano da ciò che i
presenti tendono ad inter¬ pretare assai spesso con preconcetti i fenomeni : se
un colpo è violento, naturalmente lo si attribuisce ad una entità occulta
grossolana, ineducata, ecc. : se è una carezza od un contatto leggero, si pensa
ad una entità cortese, affettuosa, ecc. Ma è fa¬ cile accorgersi che la
differenza è superficiale; risiede piuttosto nelle definizioni che nelle
percezioni cere dei presenti. D'altra parte, chi esclude che non sia la volontà
della medium quella da cui vengono dati caratteri diversi alle forme
materializ¬ zate? Direi anzi che la stessa successione, per esempio, di
toccamenti di indole differente ha sempre un che di artifi¬ cioso, come se
appunto la Eusapia volesse provare la molte¬ plicità dei compagni di “ John „.
.Si aggiunga che questo “ John „ si mostra di umore volubile da una seduta
all’altra, da un esperimento all’altro; ora, il suo caprìccioso com¬ portarsi
può benissimo dar luogo alla illusione di più per¬ sonalità. Si direbbe che “
egli „ • voglia suscitare l'impressione del multiplo collo stratagemma ottico
che si esegue sui teatri, quando fra le quinte dieci o dodici persone giranti
in tondo svegliano l’illusione di un’intera armata che stila.... come nel primo
atto della meravigliosa Dannazione di Faust di Berlioz! e] Mi sembra
poter rispondere che l’affermazione dei “ de¬ funti , (che sono poi i fenomeni
stessi personificati!) di essere in parecchi, comunque accettata dal Brofferio,
non abbia più valore deH’àltra asserzione consimile di quei paranoici che si
dicono posseduti da più diavoli o che imaginano le loro pancie trasformate in
sede di un concilio di vescovi. L’atl'ermazione viene fatta anche qui dal
medium, o per mezzo del linguaggio tiptico, o per la sua bocca: nel primo caso,
non ha più importanza di quello che abbiano le altre sue inintellettuali
manifestazioni, e le sue bugie, e le sue capricciosità, ecc.; col secondo, si
rientra in uu fenomeno ben noto agli psico- patologi, cioè di delirii
concernenti la personalità. Potrei rammentare un certo numero di alienati in
cui esiste lo stesso sdoppiamento e triplicamento di personalità parlanti
: qualcuno dialogizza con tono e timbro di voce diversi, raffi¬ gurando
personalità distinte. Ma avrò occasione di tornare sugli io secondari del
sonnambulismo medianico. X] Ho già scritto in altra mia “Nota, che la
simultaneità delle manifestazioni è apparente, o, se esiste, può benissimo
spiegarsi colla legge di disgregazione psicologica, ciascun centro operando
allora disassociato, come avviene nella isterica che scrive automaticamente con
la diritta mentre con la sinistra sèguita nel movimento del far la calza, ecc.
D’al¬ tronde, i suonatori di pianoforte e di violino non sono capaci di
simultanei atti nerveo-muscolari differenti V g) Tutte le credenze dei
medium in uno spirito famigliare, sullo stile di Socrate, non altro sono se non
una personifica¬ zione metaforica del loro stato secondo: ossia dello stato
fisiopsichico abnorme in cui li getta l’autoipnosi della media¬ nità. La storia
individuale degli “spiriti famigliaci,,, che si può seguire abbastanza
facilmente anche in “ John-King , emigrato prima dall' America all’
Inghilterra, poi dalla Gran Brettagna all’Italia con Damiani; l’analogia che
esiste sempre fra l’indole e la gerarchia dello spirito-guida e la intelligenza
la moralità ed il carattere dei medium, cosicché agli incolti e volgari come
Eusapia tocca in sorte uno spirito allegro e bonaccione come “ John „, mentre
alla signorina Smith doveva logicamente toccare in “ Leopoldo, uno spirito più
educato e sapiente;... tutto ciò porta a concludere che .lo - spirito „
protettore e inspiratore è un parto della fantasia creatrice personale dei
medi. Ricavare dalle asserzioni, così spesso pregiudicate e stu¬ pide, di
costoro la grave conclusione che gli spiriti si mettano in folla attorno ad una
accidentale “ catena magnetica , ed eseguiscano, come altrettanti buffoni
assoldati ad hoc, tutto ciò che il nostro capriccio 0 beneplacito loro imponga
o richieda, è un avvilire la sublimità della fede spiritualistica, alla quale
tanti illustri pensatori hanno dato il fiore della loro mente e gli aneliti
delle loro più sacre aspirazioni. Io non sono spiritualista, ma conosco e
apprezzo il valore delle concezioni filosofiche diverse dalla mia : dico
pertanto che, se spiritualista fossi, arrossirei di vergogna all’udire che le
sedute di una Paladino, di un Politi, d'uuaRothe, possano servire di prova e di
conferma alla ipotesi dell'anima. Questa idea di più “ anime , folleggiane
stolidamente tra le trombette e i mandolini, tra le seggiole in aria e gli
ondeggiamenti di una cortina di nero percallo, raggiunge il grottesco e
mi sveglia un senso di pietà e di ripugnanza. Ho scritto una volta che gli
spiritisti, anziché giovare alla “ spiritualizzazione del- 1 essere „ , come ne
hanno pretesa (parlo di quelli che dalle sedute eusapiane traessero appoggi
irrazionali alla dottrina onorata da un Platone o da un Rosmini), finiscono col
materializzare lo spirito nel modo più grossolano. Ed io mi stupisco che sì
tatto spiritismo suoni, per menti superiori come sono, quelle di un Wallace o
di uno Stkad, di un Dénis o di un Brofferio, di un Pekty o di un Ulrici, quale
sinonimo ed equivalente di neo-spiritualismo. Ben è vero che 1 Aksakoff
ha messo in guardia contro a confusione tra fenomeni animici e fenomeni
spiritici , questi ultimi riducendo ad una frazione minima della feno¬ menologia
detta abusivamente “ spiritualistica „ . Ma in pra¬ tica mi accorgo che la
saggia distinzione (mettendosi dal punto di vista del celebre psichicista
Russo) non è tenuta in conto; e che per avere contemporaneamente sentito mano¬
vrare un carillon dentro il gabinetto oscuro, e avvertito un solletico alla
regione rotulea , qualcuno congettura la esistenza di almeno due “Intelligenze,
(?) operanti insieme! , ,0’ n.0- Quand'anche si mutino le mie opinioni
intorno alla reità dei fatti, e per quanto le “ materializzazioni che più non
posso negare, siano uno spettacolo conturbante, io non mi veggo costi-etto
ancora, nè dal fenomeno obiettivo nè dalla logica, ad avvicinarmi alla tesi
spiritista. Sicuramente i fatti mi restano oscuri nel loro meccanismo di proda-
À zione, ed è molto se ne intravedo qualche aspetto psicoge- netico ;
sicuramente, io non ho o non trovo una spiegazione sodisfacente che me ne
chiarisca la natura; ma che vuol dir ciò? Vorrà dire soltanto che la
Metapsichica, al pari di tutte le altre scienze consorelle vecchie o nuove,
classiche o romantiche, normali od aberranti, fisiche o morali, naturali o
sociali, si trova in faccia ad Enigmi. Genova, 3-4 giugno
1901. Un processo verbale impressionante. Prima che cominci
la seduta il dottor Venzano mi porge notizie su ciò che è accaduto la sera del
2 in easa Peretti dopo la mia partenza. È una successione strabiliante di
fenomeni. Infatti, dapprima, rimessisi tutti in circolo tiptico verso la
mezzanotte, si sono avuti (in oscurità) i soliti movi¬ menti e sollevamenti del
tavolino, indi una serie di colpi misteriosi battuti a ritmo spontaneo, come di
tamburo. Al¬ lora l’assistenza ha intonato a mezza voce un canto di marcia, e
l'invisibile percussore (un vero spirti rappnuj, secondo lo stile americano di
Hydesville, un esprit frappeur) si è sbiz¬ zarrito ad accompagnare i cantori
con tutto l’arsenale di strumenti musicali tenuti a sua disposizione dal
Peretti, ossia li ha messi per lo meno in moto: fisarmonica, trombetta, tam¬
burello ; e in quel mentre che il tavolo batteva la cadenza sul pavimento, una
grossa mano la batteva sul sincipite del Venzano. Insomma, una baraonda
musico-meccanica, sulla quale i miei colleghi di gruppo insistono per ammettere
la contemporanea azione di più entità od intelligenze occulte, In un’ora tale
fenomeno si è ripetuto almeno cinque volte. Ho già detto che cosa penso
di questo multiplo inter¬ vento dall’occulto. Nella teoria “ animistica „, che
attribuisce fenomeni ad azioni bio-psichiche del medium, basta sup¬ porre che
questi pensi o imagini quella gazzarra con disper¬ sione della propria energia
esteriorata verso direzioni di¬ verse e con finalità differenti, ma
concordanti, perchè si comprenda la psicogenesi del fenomeno. Se io mi rappre¬
sento una fanfara di quel genere, naturalmente nella mia coscienza, sopratutto
se subliminale (come avviene quando si sogna una folla semovente, o un evento
complicato nelle cose esterne), lo ho imagini psicosensorie e psicomotrici
multiple che si succedono con tanta rapidità da fondersi apparentemente m una
rappresentazione sintetica. Ciò basta numerose' P°C° P" ' 16
1>Ìntervento di spiritici^ • fenomeni accaduti in mia assenza, ma non
di divei/o tetti S°.n0 Statl toccanienti simultanei su più punti tatt h
della s essa persona o su piu persone ad una voùa anche per essi può valere
l'interpretazione precedente Indico in sommario le manifestazioni ulteriori -
suo- zioni tSribiliaanertt<? * °gfttÌ 6 m°b,li - ~ '^terializza- Scuno
de nf ' '"•n,0d° Un P°’ brusco * fastidioso su Se P HPen;,|)lfin,,.:.'.
enfiarsi e ondeggiare delle nDt ’-suon erded.,| T’ lnVÌSÌbÌH SOpla alle ^
dei se- aiata’ solo d * bsarm?,"lca ,n aria, mentre era appog¬ giata solo
da una parte sulle spalle del Venzano e una piano altrettanto invisibile
ne alzava ed abbassava il mantice (è scritto andieTfp0116 eelebre
esPerimer>to di Home de- 11Y.? j n d Lhookes) i ~ lacerazione, pur sempre
in battere8 di diu'w'l I'1 Ivi tambureUo ! ~ trasporto e mutuo li facesse
n» r ‘ d‘ ^S110’ messi aPP°sta perchè “John iStetìs “i? ara
raisS volino medianico e trovata tutta ritorta, il finire della se¬ duta
insieme con la fisarmonica ed altri oggetti «otto il mento del capitano De
Albertis. Sg ’ ~otto " Ventalo trfdel-dÌ1-ÌgentÌSSÌr Vfirbalfi
redatta dal dottor oraemezzadfseTranpgure d! "°n avere assistito
all’ultima 01 a e mezza di seduta. Rilevo intanto il fatto che sempre la
Sa di Xi6 P1Ù‘ riCCllÌ" SU,,a fine’ 1uando Eusapia oltie- passa gl, stadi
incipienti o inferiori di “ trance e o-ionge visto6 lusii no
VlfSANI'S00ZZI- qQesto ' iguardo, ha nife J • • sussiste- Pet’ quanto posso
giudicare dalle medianica ehTfì “^P01*0 dirctto tra l’intera fenomenologia
ZrÌ Tly{LfSf 'P?° ie ; -ma sussiste innegabilmente una bionsicHcl i -, ^
ln,tenSltà deU’esteriorazione di forze un altro fitro f-0™0 ,letar^c0
<?eI medium. Rilevo poi “sere Ira « q"?sf° dolg° : la mia presenza
sembra la iecl I Vpef'e dl mibizione sui fenomeni, giacché è già la seconda
volta che, assentandomi per obblighi professionali! FISIOPSICOLOGIA
DELLA MEDIANITÀ 377 mi privo della parte migliore di
due sedute. Non vi sono accaduti fenomeni sostanzialmente nuovi, ma più numerosi
ed intensi. Sono io, dunque, un fattore di interferenza sulla medianità della
Paladino? » * * Medianità e ‘ Intelligenze
occulte A tutta la seduta del 5 giugno ho assistito ed ho preso, anzi,
parte attiva nei fenomeni della sua seconda parte. Siamo tor¬ nati nel locale
del Circolo , e la sala era iersera sgombrata da ogni mobile ed oggetto
trasportabile. Si desiderano sopra* tutto le impronte sulla plastilina o sulla
paraffina ; poiché, sebbene questo esperimento sia stato eseguito altrove molte
volte dalla Paladino, noi non siamo giunti ancora ad otte¬ nere un buono i
voglio dire un autentico) risultato. Tolti gli oggetti che la medium aveva a
sua disposizione e che ridu¬ cevano la fenomenologia della intera seduta a
spostamenti, a trasporti, a movimenti in distanza, ecc. aventi un po’ troppo
l'aria di giuochi di prestidigitazione, abbiamo ottenuto mani¬ festazioni
alquanto differenti con un certo contenuto intel¬ lettivo più chiaro di prima;
e finalmente abbiamo avute nuove apparizioni. Il fatto che la Eusapia si
lasci indurre a fare piuttosto gli uni che gli altri esperimenti — o meglio, a
produrre fenomeni a seconda delle circostanze di ambiente — è la più chiara
dimostrazione di due postulati fisiopsicologici che ho ricavato già dalle
sedute precedenti: a) I fenomeni medianici sono principalmente in dipen¬
denza dallo stato fisio-psichico del medium ; secondariamente (e dubbiamente)
sembrano in relazione con lo stato mentale e fisico dei presenti ; b) lì
medium in istato di autoipnosi, tanto inferiore, quanto superiore, presenta una
suggestibilità eccessiva che con¬ tinuamente si palesa dal principio alla fine
della seduta. Quando si voglia, si può dare pertanto ad una seduta spi¬
ritica un contenuto generico determinato : un medium come la Paladino non vi
mette altro che l’esercizio della sua fa¬ coltà eccezionale esopsichica, che
diciamo * medianica „, quan¬ tunque^ tal termine implichi un’ipotetica
interpretazione dei fatti. Sotto questo riguardo è lecito davvero affermare
che una seduta spiritica è, nei suoi avvenimenti, il prodotto di un
dinamismo psico-collettivo. Si può intendere questa affer¬ mazione in due
sensi: — 1» il fenomeno medianico è la ri¬ sultante di un associazione delle
forze biopsichiehe dei con- venuti, o di una sinergia cerebrale tra medium e
«astanti • - , fen°meno medianico, anche se non vi partecipa la psiche delle
persone presenti ed è un prodotto del solo medium rimane pur sempre in una
relazione diretta coll ambiente ove io stesso medium deve operare ; e questo
ambiente può essere per riflessione, o senza, preparato e modificato in
qualsiasi maniera. lutto ciò viene a diminuire molto — se anche non
viene secondo me a distruggere del tutto - l’importanza e l'in¬ tervento delle
così dette Intelligenze occulte. Siamo sempre davanti allo stesso quesito, del
rapporto fra il fisico e lo psiciuco : giacché, come nelle manifestazioni
psichiche del- 1 individuo normale, tutto dipende dalla struttura, disposi¬
zione, nutrizione, eoe. dell'organo cerebrale in cui si assomma il determinismo
dei fatti di coscienza ; così nelle manifesta¬ zioni medianiche la relazione
reale del medium col suo am¬ biente, siano oggetti materiali, siano altri
cervelli senzienti pensanti ed impellenti, costituisce il substrato necessario
e la norma ineluttabile della attività psicodinamica. Questa «at¬ tività per se
non può nulla, non sa nulla, non vuole nulla ove non riceva dal di fuori (io
dico dalle creature umane • invece 1 psico-spiritisti dicono da entità
occulte), la spinta a potere, 1 alimento a sapere, la ragione di volere.
Sono, adunque, gli uomini presenti alla seduta — medium individui in catena,
altre persone presenti — quelli che di¬ rigono le attività esteriorantisi; non
sono già queste che si ri velino autonomamente dotate di una forza
extra-normale che ci si imponga e governi la nostra coscienza. Io direi anzi
che non vi e nulla di più povero e ristretto, di più intrin¬ secamente
limitato, d’una pretesa Intelligenza occulta. Non solo la sua psicologia è
sempre, in ogni caso e sotto o°mi aspetto, puramente umana, ma ogni qualvolta
le si chieda dei supposti miracoli “ fisio-psiehici „, è addirittura sub-umana
e si addimostra umile schiava dei nostri capricci, delle nostre decisioni, dei
nostri procedimenti empirici. Io, che ho letto molte opere del così detto
spiritismo superiore (Owen, Kakdek, Coseni, Moses, Fkikse, Hudson, i knis,
ecc.) e non vi ho trovato che una scipita diluzione di alcuni concetti
mistico-gnostici o una verbalistica maschera- tuia di credenze semi popolari
animistiche ed uraniche, mi INCONGUCENZE DELLO SPIRITISMO
379 sono convinto da queste sedute della Paladino che lo
spiritismo interiore, quello risolventesi in fenomeni meccanici, non esce
dall’empirismo più grossolano, non ha spontaneità, non ha inventiva, non ha
neppure quei poteri dinamici super- umani che la opinione spiritica tuttavia
presuppone. Queste Intelligenze misteriose, che spostano tavolini e mobili, che
suo¬ nano fanciullescamente trombette e tamburelli, che produ¬ cono luci e
ombre informi senza una linea estetica di sorta, e sopratutto che debbono, per
fare qualche cosa di diverso, ricevere il suggerimento di noi poveri mortali,
sono molto al disotto di noi. E se esistono negli spazi interminati, e se
vivono per tempi immisurabili a quella maniera così poco diversa dalla nostra
più bassa gerarchia sociale, anche con la speranza di montare un po’ di grado e
di 4 evolversi ,, dico con Tu. Floubnoy che sono da compiangere ; e in luogo di
obbligarli a compiere cose cotanto stupide sarebbe umano, non che supernmano,
di lasciarle tranquille. Perchè evocarle sulla terra per fare delle
sciocchezze, per giocarci delle gherminelle, per sbizzarrirsi in tiri di
pessimo gusto? I soli meritevoli di siffatta evocazione saranno i comuni¬
canti, i messaggeri dell’Al di là, sia mediante il linguaggio tiptico, sia
mediante scrittura diretta (la “ necrofonia „ è tenuta come assai malsicura
dagli stessi spiritisti) : ma in so¬ stanza, anche essi nulla ci hanno dato di
nuovo e di utile. Quanto agli spiriti “ manovali „ sullo stile di 4 John King
„, a questa categoria di invisibili giocolieri od Arlecchini buffo¬ neschi e
frivoli, come dire che sia dignitoso per essi, deco¬ roso ed utile per noi,
evocarli ed obbligarli ad agire? Si intende che mi imagino di considerare
le cose dal punto di vista dello spiritismo-sistema, non dal mio. A me riesce
comprensibile la psicogenesi eusapiana della fenomenologia tìsico-meccanica fin
qui veduta : mi resta invece incomprensi¬ bile come altri l’interpreti quale
opera di intelligenze estranee a quella del medio ; addirittura mi ribello poi
alla curiosa speranza che tali scariche di esopsichismo o di forza me¬ dianica
siano utilizzabili per l’umanità civile. Come si fa ad utilizzare, caso mai,
dei poteri eccezionalmente manifesti solo in individui degenerati e
nevropatici, e per ottenere i quali occorre mettersi in uno stato
semi-patologico ? Per portare un tavolo da un punto ad un altro di una
camera, per aprire un pianoforte, per bere da una bottiglia, per togliere una seggiola
di sotto a qualcuno, per accen¬ dere delle lampadine elettriche, non c’è
bisogno nè di ipno- tizzazione, nè di passare nel mondo “ spirituale „ :
quando 380 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II si
volesse far servire i nostri ■ morti . a codesti fini poco evoluti, tutti 1
miei sentimenti si rivoltano, e affermo che allora lo spmtismo costituirebbe
uno sfruttamento ignobile dei disincarnati „, una immoralità indecente della
umanità postuma verso la umanità già vissuta. I miei sarcasmi
potranno sembrare eccessivi, ma io non in¬ tendo altrimenti la credenza “
spiritualistica Vi è tanta logica nel ritenere che 1 fenomeni medianici della
Eusapia Paladino siano la manifestazione di attività ultraumane, quanto ve ne
sarebbe nel sostenere che i rozzi segni fatti sulle roccie dai nostri antenati
preistorici hanno un contenuto ideale simile a quello della Divina Commedia. Un
mondo sopra- sensibile e ultraumano che è costretto a rivelatisi dina¬
micamente con esperienze di si bassa indole, vale proprio la pena di occuparci
e di preoccuparci? Non è superiore in untamente ad esso il dinamismo cerebrale
consapevole che crea la pila, il telefono, il telegrafo a distanza?.... Fi¬
nora tutto questo dinamismo spiritico, dimostrazione di In¬ telligenze
invisibili, non ha sollevato il benché minimo angolo del velo onde 1
Inconoscibile è coperto. Ciò torna a dire che il subcosciente (e mi sembra
questa la condanna di molte dottrine o teorie circa la natura del genio), anche
se portato alla sua massima intensità di azione, rimane di gran lunga inferiore
al cosciente ; il che è in accordo colla evoluzione psichica, la quale dalla
coscienza iniziale dell'es¬ sere organizzato più basso, del feto e del neonato
(grado di coscienza cui corrisponde il subcosciente degli organismi superiori e
dell’individuo adulto), ascende fino alla coscienza elevata dell io. Come mai
F. Mvers ha potuto assegnare al subliminale „ poteri così sconfinati e sublimi,
dal momento che il suo scaricarsi è per lo più il risultato di una disgre¬
gazione, che è un evento abnorme o anomalo in personalità aiggia tarate o
ramate dalla neuròsi? L automatismo o la medianità. „ Nel),a.
‘Potesi che i fenomeni medianici siano l’opera di spinti «mane sempre a
spiegare perché sia necessario intervento dell automatismo dei centri inferiori
del medium La ipotesi neo-psichica (che è poi la medesima, se non
automatismo e mbdianita 881 erro nel Kardek,
nell’AKSAKOFF, nel Visanl-Scozzi, nel Bbof- fbbio e in tutti i teorici dello
spiritismo, dall’ invenzione del - nerispirito „ in poi) parte dal presupposto
che questo automa¬ tismo dei centri nervosi del medium serva alla scarica della
energia o del fluido vitale al di là dei limiti dell’organismo : 5en/.a tale
condizione di automatismo dei centri stessi, codesta “ energia animica „ non
potrebbe essere usata, come stru¬ mento intermedio della loro azione, dalle
tntità occulte che errano nello spazio e si manifestano nei fenomeni spiritici,
siano intellettuali, siano meccanici. E’ una ipotesi molto complicata e
poco chiara : e non hanno giovato a chiarirla molto le eleganti elucubrazioni
del dottor Gyel, nè le pazienti enumerazioni di automatismi senso-motorii
subliminali del Mvers (per non citare che 1 più degni di essere citati). È
intanto diffìcile comprendere perchè le Intelligenze occulte, vogliansi anime
dj morti, vo¬ gliaci spiriti di altra natura, come sembra pensare l’occultismo,
non possano rivelarcisi senza questa preparazione o stato speciale dei centri
nervosi. Si vedano intanto due cose: — 1' che gli stessi spiritisti ammettono
come condizione de¬ terminante dei fenomeni medianici uno strumento, il sistema
nei-roso (lei medium ; — 2“ che gli stessi spiritisti sono co¬ stretti a fare
intervenire 1' automatismo dei centri interiori di codesto sistema sciolti da ogni
colleganza funzionale coi centri superiori, e con ciò resi liberi dal
predominio e dalla inibizione di questi. , Lasciamo da parte il
fatto che il mondo degli spiriti, al sen¬ tire gli storici della credenza
(Wahu, HEbLENBACig Daumer, di Vksme...) si rivela a noi anche senza intermezzo
di “ meda „ ; si rivela spontaneamente nelle apparizioni di fantasmi di morti,
nelle * dame bianche , ritornanti a periodi, nelle ossessioni ritenute
demoniache, nelle case infestate o fantasmogeiie... Stridente contraddizione,
che basterebbe a rovinare qual¬ siasi altra dottrina che si lusingasse di
essere logica!... I ce¬ rniamoci alle manifestazioni provocate dello spiritismo
a base di tecnica anglo-americana. Perchè qui abbisogna un medio che ora è
sveglio ed ora no? Ammettiamo anche (bisogna far sempre concessioni in dispute
cotanto intralciate), am¬ mettiamo pure che sia giusta la conciliazione di
Aksakoff tra fenomeni animici e spiritici : ma per quali occorre auto¬ matismo
? Se solo pei primi, come sarebbe più logico rite¬ nere in vista che anima - ■
fluido o forza biopsichica, allora cessa il richiamo che tale sostanza
materiale, ma poco meno che imponderabile, eserciterebbe sugli “ spiriti ,
eventualmente SlpSSSjSessS deli1 Vk^kof.°
££*"» eS8® I‘vven?0n0’ P®r confessione i- , T,AV’ eoc'> senza
intervento di spiriti oe>Sònt, 6 °Le uutoiMatisino sia iniziale e poi
cessi incontra^ -T1 da una condizione di eo e Ce si i porS
ianSd^b;oradh’ -1™ ™an, ente; e con ciò tini “e0sCdatÌ afe il m£
dU^ire e manifestarsi sulla immensa maggioranza degli uomini ° 1 in
secondo luotfo. non fa pQjiftr» nV»o *■ , 4 doVa'bbia servi to' a*** dare
*Ia ig? *T£b ZVrìEì psicologici di automatismo con disgreeazione II! ^
ft£?& SP=? *“ ssfsst- «zi T.Ì » n»-ciT0,„‘0 mL.ir ,,ofa;6 **—
già moltissime volte il suo compii sUto dfv^l ® m0strat? ad una medianità di
ottimo ToÈl^D ^u f^che"^ SLjEmrs; ss?*-** * ~ SiZmir‘r' “t—
-*.wì1“’k £ ilT 'lnoJ'* fi” p* f»““> i* -m ? S.T Ve(*e C^e ^
automatismo li comincia e li nn. compagna incessantemente dal principio al fine
\fn; '* ~M» l'intervento £ tZLc p£wL“S entrate in comunicazione
cogli altri individui presentì, la Paladino si serve di due mezzi: — a) i segni
convenzionali tiptologici; — b) la sua parola diretta. Ma la tiptologia è il
prodotto genuino deU’automatismo, anche a detta degli stessi dogmatisti dello
spiritismo “ scientifico „ ; e la parola diretta o vocale con cui il famoso “
John „ rivela i suoi desideri, non altro mette in mostra se non una delle
solite personificazioni da noi studiate negli ipnotizzati e dipendenti da
auto-suggestione o da esosuggestione, qui divenuta auto¬ matica per
monoideismo. Ciò mi concede di rilevare (sia detto ai dilettanti ed agli
intrusi in codesto campo di studi) la costante innegabile predominanza del
fattore psicologico; ossia la riduzione del determinismo iniziale, o della
parte intellettuale del determinismo ulteriore dei fenomeni pala- diniani, alle
leggi meglio note della fisiopsicologia e psico- patologia. Ora, a ine pare che
questo sia un risultato ab¬ bastanza significante delle nostre osservazioni sui
fenomeni e valga a dare un po' di luce sulla natura del medianismo. «
* * Intenzionalità e volontà del medio. Uno degli egregi miei
compagni del Circolo, il sig. Fer¬ raio, giovine di raro equilibrio mentale e
di vivissimo acume, mi diceva, pur lui, uscendo dalla ultima o penultima
riunione, che l’azione della volontà del medio era evidente in quasi tutta la
serie dei suoi esperimenti : che cioè la Eusapia produce i fenomeni che vuole
produrre. Io sono lieto che una persona intelligente, non legata a preconcetti
scientifici, arrivi col solo buon senso a si fatta importantissima osser¬
vazione. La Eusapia — gioverà ripeterlo — produce un buon numero di
fenomeni tanto in oscurità, quanto in semi-luce o in luce, senza entrare in
trance aideico, nè in piena subcoscienza. Non escludo che essa abbia allora
delle brevissime assenze, durante le quali si sprigioni quel suo potere
speciale da cui nascono i fenomeni medianici; ma è certo che essa intensamente
si prepara col suo volere a produrli. Prima di ogni esperi¬ mento essa guarda
fissamente le persone che toccherà, o per mezzo delle quali farà quel dato
esperimento : essa guarda anche fissamente gli oggetti di cui si servirà, la
tenda che si gonfierà e darà luogo poi alle materializzazioni tangibili, i
ta- ?>84 MICOLOGIA K SPIRITISMO, li voli
e 1p seggiole che sposterà, gli Oggetti che trasporterà, H chiarore delle
porte semi-aperte contro cui faro apparire le ombre. Questo suo processo di
attenzione attiva, di iperpro sessia, significa la messa al punto cheinizia il
fenomeno, ed im¬ plica pertanto una prima fase psicologica della medium, che lo
dirò di attenzione o presa di mira : è, come si vede, u j nttl°n
Cunaieseconda°fase vi è il silenzio della Eusapia, una specie di concentrazione
del medium, accompagnata abba¬ stanza spesso da un ben sensibile contram e irrigidirsi
de 1. persona delle membra, di tutto il sistema muscolare. Questa tensione o
stato di sforzo precursorio indica, certo, unlavono interno di rappresentazione
: la Eusapia non solo si iap- nrueenta le persone, gli oggetti ecc., ma si
ìmagma ani he Intensissimamente l'atto che compirà, l’evento che succederà: il
suo dinamismo sta raccogliendosi, e questa fase la duerno di ^iòL o di carica.
È la Eusapia Paladino cosciente di ciò ^ In un notevolissimo numero di
esperimenti essa noi cade in sonnambulismo nè in letargo - passato un tempo di
preparazione muta, essa ritorna a parlare, dirige la tecnica, discute rivolge
l'attenzione dei presenti sui fenomeni che si produrranno; non li ricorda
sempre (è vero), ma questo non vuol dire che non li sappia : la sua amnesia
pare spe?so un ab. e mezzo per colpir di più la meraviglia degli astanti, lutto
il contegno di Eusapia è insomma quello di persona che vuole e di volere un
fenomeno. Il De Fontkcat designa onesto stato col nome, abbastanza bene scelto,
di trance attivo intendendo denotare che allora la medium ha la coscienza della
mancanza di certe forze o fluidi di natura speciale ,, e nello stesso tempo “
la intuizione dei mezzi atti a farli nascere e accaparrarli „ U propos de h.
P., 98InPuna71tìse ulteriore, che diremo di scarica, i muscoli della
Paladino entrano in piccola contrazione, passano dallo stato di tono a quello
di clono : al si'enzio eoncc- ^ trativo succede (se i fenomeni saranno molto
intensi) una specie di agitazione convulsa della medium ; si capisce > coni
dal suo corpo si sprigioni allora la energia che provoca il movimento, il
trasporto, la luce, la apparizione di ombre^ecC; Tutti questi atti di
attenzione, concentrazione e convul sibiliti dònno fondamento alla dottrina
cbecom.deraiW meni di medianità meccanica come il risultato d1 una torte
scarica di un’energia che parte dal medium; e cosi si toglie altrettanta base
alla credenza che tali fenomeni sieno h manifestazione di entità occulte
estranee al medium stesso. Quale sarebbe, caso mai, il nesso che lega
l’atteggiamento particolare della coscienza e volontà del medium con queste
coscienze e volontà ultraumane?... Bisognerebbe ammettere che la rappresentazione
o imagine di un movimento, for¬ mandosi nel cervello vigile del medio, faccia
entrare in vi¬ brazione corrispondente telepatica le Intelligenze extra-ter¬
rene, e le faccia accorrere ed agire a quel modo che il medium ha pensato e
voluto (spessissimo per suggestione dei pre¬ senti): ora, sarebbe questa una
inversione completa della ipotesi spiritica. Gli spiriti diventerebbero gli
strumenti del cervello del medium, non già gli agenti dominanti. Anche
per il passaggio in trance la volontà della medium è attiva nella maniera più
evidente. Una sera che poco si produeeva, essa era agitata e scontenta, il che
può ad un osservatore superficiale far credere che i fatti medianici si
producano senza e nonostante la volontà del medium : la ragione però del ritardo
con cui si produssero i pochi feno¬ meni di quella sera, stava semplicemente in
questo, che la Eusapia Paladino non era in tali disposizioni mentali da
riuscire a concentrarsi sufficientemente per cadere in auto- ipnosi ed in
sonnambulismo. Poiché anche per arrivare a codesto stato è necessario da parte
sua uno sforzo di atten¬ zione, di volontà : il trance si provoca quando essa
lo voglia fortemente, a un di presso come si avvera il parossismo della
isterica quando questa si autosuggestione. Ma anche durante il trance la
volontà della medium mantiene un certo dominio sui fenomeni. Eusapia grida,
geme, domanda aiuto perchè vuole la produzione del fenomeno: e se questo non
riesce a buon fine, manifesta con lagni, con frasi sconnesse e quasi delirando,
il proprio rammarico. Essa segue pertanto colla sua attenzione cosciente tutto
lo svolgimento del fe¬ nomeno; nè risulta vero che in simili casi la medianità
agisca oltre alle “ frangie , o alle peuombre dell’io superiore nè che entri in
contrasto colla volontà e coscienza del medium. Il presunto antagonismo
fra la medium ed il suo “ John abbiamo già visto consistere soltanto in un’
apparente lotta di volizioni: ma la lotta riguarda sempre circostanze
accessorie di minima importanza (se un astante debba o no uscire dalla catena,
se vi debba essere luce o penombra se continuare o no la seduta); mai riguarda
la produzione ilei fenomeni più cospicui, quali le materializzazioni, le ap¬
parizioni, le impronte. In allora ogni traccia di antagonismo tra fio cosciente
e Pio subcosciente della medium scora- Morselli, Psicologia e spiritismo.
«5 pare : tutta la psiche della Eusapia è concentrata fortemente nel
fenomeno, e questo si svolge in dipendenza di un inten¬ sissimo suo lavoro di
attenzione, di tensione psichica, di sentimenti, di volontà : l’estasi di
medianità non è altro ! Un altro fatto abbastanza significativo conferma
questo risultato del mio studio psicologico. Ed è la incessante preoccupazione
della Eusapia Paladino di convincere qual- cimo fra i presenti (adesso sono io
il renitente!) della realtà dei fenomeni. Fino alla III seduta, essa ha
ignorato ehi io ero e i suoi fenomeni si dirigevano a tutto il gruppo indi¬
stintamente : dalla IY in poi si è rilevata la preferenza che essa mi dava, ora
perchè la controllassi, ora perchè fossi in ca¬ tena, ora specialmente per
produrre col mio intervento 1 fenomeni più interessanti. Dirò subito che questa
singolare mia posizione nel gruppo degli 11 o 12 colleghi la debbo soltanto
alla notoria mia posizione scientifica di fronte allo spiritismo. Ora, la
preoccupazione della Eusapia si spiega col desiderio di convincere, di u
convertire „ il Ninnerò Cinque-. forse le hanno detto che ciò può giovare alla
sua fama (non alla dottrina, di cui mi pare poco curante). Non comprenderei
affatto perchè agli spiriti all’ignorantissimo * John . so¬ pratutto, ■ che
potrebbe ottenere soddisfazioni piu vive diri¬ gendosi ad altri meno scettici
di me, torni vantaggioso co- desto apostolato ad hominem. Invece tutto si
illumina quando sì mette in azione la molla dell amor proprio della Paladino,
la quale può (panni) desiderare che io aggiunga il mio assenso a quello degli
altri scienziati ormai convinti della sua veridicità. Anche in “ trance „ essa
ricorda sempre u suo “ Giulio „ (I’Oohorowicz I o il suo “ Carlo „
(Richet). Nè soltanto la Eusapia Paladino prende sempre me di mira nello
stato di veglia : anche in sonnambulismo non mi dimen¬ tica ; e questo mostra
che il trance non le fa perdere la perce¬ zione della realtà, nè il ricordo dei
fini cui tende nella veglia, nè la utilizzazione della persona da cui può sperare
qualche vantaggio per la sua credibilità. Pare immersagli pieno anideismo,
insensibile, incosciente ; eppure cerca il A '* 5 » , vuole le mie mani, si
serve di me per la produzione delle impronte tanto desiderate, ecc., ecc. Non
abbiamo in ciò la prova che la volontà del medium — più assai che quella delle
Intelligenze occulte — prepara e sviluppa i fenomeni ? La fenomenologia
della Paladino ha, dunque, due origini : — da un lato, i suggerimenti degli
astanti ; — dall altro le tendenze (diciamolo per una volta tanto) interessate
della medium. Che cosa ci verrebbero allora a fare le famose Intel- licenze
* erraticlie „ ?... E che l’attenzione della medium non veima meno mai, quando
essa ha prodotto intenzionalmente un fenomeno, lo si è visto quella sera in
cui, avendo pro¬ dotta una * forma „ secondo il solito a mio benefizio
esclusivo, ed io restandomene in silenzio, il tavolo imperiosamente disse che
il “ N° 5 „ parlasse. Non vi è là la più bella prova che l'automatismo
tiptomotorio della medium opera per una spinta che viene dall’alto e
precisamente dalla sua coscienza vigile, cioè dalla sua preoccupazione di
stravincere, di servirsi di me pei suoi scopi particolari ? Questa
intenzionalità versus me l’ha però portata ad ec¬ cessi : un certo numero di
fenomeni che essa ha voluto prodm're con me e su di me, sono stati assai
probabil¬ mente falsi o non hanno avuto esito. Tal è sopratutto la serie di
tentativi tatti, sempre col mio mezzo, per stampare le impronte sul mastice.
Codeste impronte erano molto de¬ siderate dai miei colleghi, che loro annettono
grande impor¬ tanza : ma non si sono avute se non impronte poco signi- cative.
La prima — lo dissi — per me puzza di bugia - la seconda, quella delle dita che
hanno asportato un po’ di mastice facendone pallottola e consegnandomela (due
volte fu ripetuta questa manifestazione), non è sodisfacente perchè avvenuta in
pieno buio, e perchè non corrisponde al desi¬ derio comune, anzi lo elude : —
la terza, che consiste Della « forma „ di una mano sinistra, premuta finalmente
jersera a pugno chiuso entro la massa de! mastice, è la sola impor¬ tante, e mi
riservo di discorrerne a parte. Jersera (5 giugno) si è avuta altra prova
della intenzio¬ nalità della Eusapia Paladino. A un dato momento il plico che
io consegno seralmente al Porro, gli fu levato di tasca e mi fu gettato quasi
sdegnosamente davanti, poi mi fu ri¬ preso, ridato, tornato a prendere, ed
infine restituito con la busta strappata in un angolo. Vi è senza dubbio dello
straordinario in questa sottrazione e trasporto di un oggetto mediante mani
invisibili : Tesserlo andato a prendere al buio nella tasca del Porro, l’averlo
portato a me e non ad altri. Ta¬ verne strappato un angolo di busta senza che
nessuno avver¬ tisse il rumore!.... Ma guardando al contenuto intellettivo del
fenomeno, sempre si vede riflettervisi la preoccupazione della Eusapia verso di
me. Sta bene che si dica che 1 ha fatto John , per vendicarsi (del resto,
cortesemente) del mio scetticismo : ma questo essere spirituale si trova allora
al servizio della volontà della Eusapia. Da tutto questo è convalidata la mia
opinione ormai ferma circa il contenuto psicologico della medianità, contenuto
del tutto proveniente dai desideri, dalle emozioni , dalle idee del medio, e
per nulla all'atto rivelatore d’una qualsiasi Intelligenza distinta dalla sua.
Insamma “ John King „ altro non è se non una condizione psichica speciale del medium
: nella veglia o in preipnosi “ egli , ne è una credenza fissa, ma suggerita,
un monoideismo di ma¬ niera; nella auto-ipnosi o “ trance „ ne è una
personificazione; in ambo i casi è un simbolo, non una realtà. E come lui, così
è tutta la illusoria sua compagnia d’altre entità occulte, o anime di “
trapassati „ , sia che ci si manifestino materializ¬ zandosi in mani invisibili
che toccano, sia in mani visibili, sia in forme resistenti al tatto, sia in
ombre di diversa gran¬ dezza e densità, sia infine in più spiccate apparizioni
personali. « * * La legge dello sforzo minimo nella
medianità. Mi sono convinto che nella psicologia della medium do¬ mina
un’altra legge fisiopsicologica : quella del minimo sforzo. Tutti i fenomeni
pajono ottenuti mediante una evidente scarica esopsichica (lascio per ora di
trattare la natura di codesta energia); ma la Eusapia tende sempre a
risparmiare il suo “ efflusso „ nerveo per i fenomeni più importanti. I
primi toccamenti sono fatti alle persone più vicine: — i primi fenomeni sono
sempre i più deboli: — gli oggetti spostati sono in generale dapprincipio i più
leggieri, solo in seguito i più pesanti; — e cosi via via. La linea di
direzione degli esperimenti è determinata più che altro dalla abitudine : ove
la Eusapia fosse stata edu¬ cata secondo una finalità più intelligente, quali
fenomeni non si sarebbero da lei prodotti! Qui invece, stante il mi¬ soneismo
dominante nei circoli spiritici, essa preferisce ripe¬ tere sempre le stesse
imprese, nè si preoccupa di pensarne delle più significative. Gli “ spiriti „
non sono in grado di suggerirgliene di diverse, appunto perchè nella sua psiche
domina — come in ogni psiche umana — la tendenza ad agire col minimo dispendio
possibile di forza, e senza sforzo. ( Ogni sforzo implica pena o dolore : da
ciò la tendenza del medium alle fi-odi coscienti e alle incoscienti. Tutto
questo è della più pura e genuina psicologia umana, e non già della mentalità
occulta e iperumana ! Una volta presa una direzione, la fenomenologia
media¬ nica si viene ripetendo da anni ed anni, e si ripeterà inde¬ finitamente
e fatalmente, se il rigore scientifico non vi tras¬ fonde un po' di sangue
nuovo. Cosi si spiega, per la Paladino, la ripetizione del giuoco abbastanza
assurdo della seggiola sottratta di sotto e poi messa sul tavolino (esperimento
venuto, con piccolissima insignificante variazione, almeno sei o sette volte).
— Così si spiega la poca varietà dei toccamenti, che sono sempre ad un di
presso i medesimi, e coi soliti significati convenzionali di debole contenuto
espressivo per annùnziarsi, per affermare o negare, per assentire e applau¬
dire, per schernire e punire, ecc. ; in tutto, non più di otto o dieci
espressioni simboliche, che non è vero variino per modalità personali, ma solo
per caratteristiche esteriori. — Cosi si spiega il fatto che una volta preso un
oggetto (ven¬ taglio, fazzoletto, plico, borsetta, ecc.), la medium continui a
servirsene a lungo quale strumento di manifestazioni, quasi non sapesse più
uscire dal circolo dove la volontà o il capriccio dei presenti, o anche il caso
(si noti bene) l’hanno fatta entrare. Occorre abbastanza spesso una spinta
estranea, un — basta, cambiamo ! — dei presenti, per indurre il subconscio
della Eusapia a iniziare altri fenomeni : e questo non avviene mai senza una
pausa che implica la già indicata prepara¬ zione al nuovo sforzo che le si
chiede, e la premeditazione del nuovo fenomeno. La sola spontaneità delle
manifestazioni appartiene alla fase profonda, sicura di ipnosi (“ trance, le¬
targico, che Gnu., de Fontenay chiama “ trance passivo „). *
* * Fenomeni meccanici e acustici. 1. Ritmo e
intellettualità. La sera del 2 (Vili seduta) e del 5 giugno (IX seduta) i
colpi o raps e i moti del tavolo hanno assunto un ritmo deciso, imitativo,
identico a quello che noi produciamo scat¬ tando le dita automaticamente o
accompagnando un’aria colla cadenza del piede. Il contenuto intellettivo ne era
per¬ tanto assai scarso. Oltre al fatto che tale manifestazione era stata
suggerita da noi e corrispondeva al “ fausto evento „ della giornata (nascita
della Principessina Jolanda), 390 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, II „coli 'Azione a distanza e trasformazione di forza,
senza dubbio, mirabili per la bio-meccanica e per la Ps^ol°^ fisiologica ; ma
niente di speciale per la psicogena del fe- n°Questò dico perché qualcuno
pretende scorgere una prova di intellettualità in codeste elementarissime
marni di senso musicale: sono le medesime cheJ^n,'0 ^\^1 ed del ritmo, il
quale è nato per 1 appunto nella ^ ora continua a comparire nell
individuo pei mez . sri srr ” riuscito ad avere una prova di
intervento di spinti Duo orecchianti. “ Intellettualità,, dunque, come in tutto
il resto. li gnificato dei battiti e toccamenti o è musicale (ritmo,
cadenza), o è convenzionale. Nell’uno e nell altro caso si do¬ vrebbero trovare
curiose differenze fra > medium dei vari e delle diverse razze. Un fakiro
indiano, ad esempio, probabilmente si esprimerà con ritmi e simboh d altra na¬
tura dei nostri: e cosi avremmo una prova di piu delio ril -Tfci fenomeni
mediamo!, 1. quje r. «reato nella psiche dei medi, e non in esseri extraumam.
Ora a usi che individuale risulta di retaggi e mimetismi dalla psic
K&;r««tto le g™di «oriti, iutrodottóv, M , gemo « le piccole acquisite
dalla esperienza personale. Ecco pere nella Paladino, che dà al suo tavolo una
mimica cotanto meridionale, anzi napoletana. L mtellettaaMà , d^l
dianismo paladiniano, per quanto a me consta, si riduce tUAl Sproposito,
trova qui il suo posto un’osservazione che io sono venuto facendo, tra me e me,
nello studiare l’argomento anche in riguardo alla filosofia della storia
all’etnografia. La uniformità delle comunicazioni spiritiche è curiosissima:
bisognerebbe analizzarla minutamente per stabilire il contrasto fra la loro
monotonia^ e le caratteri¬ stiche storiche etniche e individuali degli spinti
,. Leg gSo ijSSiel « 1 libri dogmatici dell, sfinimmo Iarde-
uniformità e frivolezza dei fenomeni 391 kiano,
davisiano, teosofista, illuminista, ecc ci «trovadavanti a continui
non-sensi. Ad esempio questo, che SoOTAte e Franklin, Tommaso Campanella
e Garibaldi, *an Luigi re di Francia e Camillo Cavour ,, entrano in scena colle
stesse identiche espressioni verbali (traduzione motoria del pen¬ siero) : ciò
significa che il medio odierno trasporta nell Al di là le sue nozioni
convenzionali. Tutto il lavoro imm® dell’identificazione sarebbe da rifare.
Anche da questo lato scrive argutamente W. James: * Una cosa comune a
quasi tutte le manifestazioni degli .tati ipnotici Se 'medianici, è la loro
somiglianza generica nei d^ersiMndividui. L’ ‘ estraneo ,. lo ‘ spinto „ o e
fatuo insi¬ gnificante e grottesco [p. es. - John King ,], oPP^e. ^ sc^nd dalle
regioni più elevate, si esprime con un linguaggio inde finito vagamente
ottimistico, con una filosofia vino ed acqua, in ^ spesso ricorrono frasi
sull'armonia, la bellezza. « Plesso U, sviluppo morale [p. es.. "
Imperator „ di Moses Malia , di Hr ò d'ALÉsv ì ‘ gran prete Liana „ della
Rufina Noeggkratb, Emanuele , di For^oom, ecc., ecc.]. .Quasi Bembra che
unabnona metà di tali messaggi sia stata scritta da un solo autore, sen curarsi
delle persone che li avrebbero messo fuori. Non so se tutti gli Io subcoscienti
dipendano in modo peculiare e in certo grado dallo * spirito del tempo , e fa
esso si inspirino ma questo si può certamente affermare delle Persona ita . ■
e- «m dalie che ‘ si sviluppano , nei circoli spintici , (Pnnc. di Psicologia .
trad. ita!., p. 270-1). 2. Ritmo e sincronismo. La contemporanea
azione a distanza su due o tie o più stili menti (tamburello, trombetta
tavolino) per dare ^rc^OM. acustiche ù presenti, è stata udita e accertata, e
non per tove tempo, anche jersera. Ma anche qui, oltre all. p _ contenuto
intellettivo (l'accordo armonico fra gf stnimenti non si è mai udito, stante la
nessuna capacita musicale della Ensapia, e quindi con perfetta corrispondenza
alla sua ana musia costituzionale ), non vi è ragione di desumerne a Pr®s ‘ di
più Intelligenze dell'Al di là, ciascuna delle 9»ah abbia af¬ ferrato uno
strumento e abbia voluto agire in un c fanfara. Il movimento esopsichico può
benissimo comuni carsi a più oggetti in una volta, sia se lo si vu calo da/
cervello del medium in forma di energia diffusa, sia che lo si creda ima
proiezione di imagmi con rappiesen- tazione di movimenti. Io posso
facilmeu e miag , suonare un’intera orchestra : posso, cioè,
rappresentarin l entrata in movimento dell'aria smossa
da varii strumenti e con vibrazioni distinte per numero, ampiezza e timbro. Chi
non è capace di zufolare una marcia quale si sente da una banda? E il fonografo
non stampa forse e non ripete nello stesso tempo un numero vario di vibrazioni
sonore, cosi da dare l’impressione di una assemblea parlamentare discu¬ tente,
d’una banda in esecuzione collettiva, di un canto di voce umana accompagnato da
violini e violoncelli? Tutto questo può fare uno stile metallico scorrente sudi
una stagnuola (mec¬ canismo stupendo, ina semplicissimo): ora. perchè non
potrebbe farlo — caso mai — il nostro cervello posto in condizioni di
disgregazione dei centri, quando ognuno di questi ac¬ quista una maggiore
indipendenza funzionale ? Non affermo che questa sia la spiegazione definitiva
dello straordinario * fenomeno „ della simultaneità di suoni prodotti dal
medium con strumenti diversi: dico che prima di asserire o di cre¬ dere che
vari spiriti, evocati a bella posta, si siano messi bambinescamente a comporre
quel fracasso, chi a soffiare in una trombetta, chi a battere colle dita su di
un tambu¬ rello, chi a scuotere a ritmo un tavolino, ecc., ecc., si de¬ vono
esaurire le possibilità più verosimili, e sopratutto questa: che quei movimenti
elementari e discordi siano il risultato di una rappresentazione composita del
medium. In quanto alla simultaneità dei toccamenti ritmici, non ripe¬
terò quanto ho detto in un paragrafo precedente : sono convinto che nel più
delle volte la sincronia è apparente per ovvie ragioni fisiopsicologiche ,
ossia quale rappresentazione di un’associazione tumultuaria di “ fenomeni „
esopsichici. — Debbo ammettere però che vi possano essere palpamenti e altri
fenomeni del genere (colpi, battiti, ecc.) sincroni, ina diversi d’indole e
distanti gli uni dagli altri nello spazio, anche per un altro meccanismo: ossia
in rapporto colla possibile emanazione di due, tre, quattro membra dinamiche
(due mani e due piedi) del medium, ciascuna delle quali sarebbe diretta nella sua
attività esteriorizzata secondo un fine distinto intenzionale.
* • * Trasporto intenzionale di oggetti. Jersera “ John
King „ si è imposto di dimostrare la sua abilità prestidigi tatoria,
approfittando del plico dove chiudo le mie Note critiche alte sedute e che
consegno ogni sera al professor Porro. Questi se l’era messo in tasca, quando
trovan¬ doci noi immersi in debolissima luce, dirò anzi nella semi- oscurità,
egli si è sentito frugare : e dopo alcuni minuti io, che ero bensì in catena,
ma di fronte ad Eusapia al¬ l’estremo opposto del tavolino, mi sono sentito
mettere in mano un oggetto che col tatto ho riconosciuto essere il mio plico
chiuso in busta ; ma quasi subito mi è stato ritolto, è scomparso, è stato via
un po’ di tempo , mi è stato ridato, poi ritolto con colpettini significativi
di una mano invisibile sul dorso della mia destra. E il giuoco con¬ tinua: il
plico è riportato in tasca del Porro, ripreso e mes¬ somi nuovamente fra le
dita da una grossa mano che scher¬ zando mel consegna e mel riprende, poi se ne
va con esso... Sempre al buio mi sento di poi consegnare un pezzetto di carta,
e si rileva che è un angolo lacerato della busta del plico. Non basta: questo
oggetto ha decisamente svegliato il buonumore di “ King „ : egli lo fa
passeggiare ancora per un pezzo dall’uno all’altro degli astanti... finche se
ne stanca e si dà ad altre manifestazioni. Questo trasporto volitivo di
un oggetto ha qualcosa della finalità: lo si direbbe una burla di “John, per dimostrare
il suo sarcastico modo di considerare le mie Note antispiritiche. Si può
indurne un fatto di telepatia o suggestione mentale? Non credo: eravamo in
troppi a sapere la cosa; è probabile, anzi quasi certo, che pure Eusapia aveva
saputo di questo patto intercorso fra me e il prof. Porro, e sapeva del plico a
lui consegnato ad ogni seduta e quella sera istessa, e sapeva anche la tasca
dove l’oggetto era stato messo. TI fenomeno telecinetico non resta meno
straordinario anche per la distanza dal medio, alla quale avvenivano quelle sue
azioni complesse di psichicità esteriorata o radiante. Più probabile
rimane, iuvece, la suggestione mentale in altri due trasporti consimili di
oggetti, avveratisi dopo es¬ sere stati pensati e voluti da due miei compagni.
Una prima volta, il sig. Fausto Ferrare si è tolta una moneta di tasca e ha
pensato intensamente che la occulta “ Entità „ operante nella penombra glie la
prendesse di mano e la recasse a me : ebbene, egli si trovava allora fuori di
catena, ad un metro e mezzo dalla destra di Eusapia. ed io ero di fronte a
costei, distante di tutta la lunghezza della catena : il fenomeno è avvenuto
puntualmente come Ferrare lo pensava! Una seconda volta, lo stesso fatto si
ripete per volontà del March. Da Pas¬ sano, che si trova dietro a Ferrare,
quindi ancor più lontano da Eusapia : i due soldi gli sono sottratti di
colpo, e poco dopo mi sono introdotti tra le dita! La suggestione mentale è,
qui, evidente, e io debbo riconoscere che, data la sicurezza morale la più
assoluta in cui mi trovo rispetto ai miei col- leghi, non rimane altra
spiegazione verosimile: non ci sarà però intervento di “ spiriti „ dal momento
che siano accertate la facoltà telepatica e quella medianica (— animica) di
muo¬ vere e spostale gli oggetti materiali senza contatto alcuno. Trova
qui posto una considerazione sui fenomeni di tele- cinesia. Un grandissimo
numero di persone che non hanno assistito mai a sedute e sentono in particolar
modo narrare dei moti e delle levitazioni del tavolino, è tratto a ritenere che
questo solo sia l’oggetto capace, per la sua forma e colloca¬ zione, di
prestarsi all’attività medianica, e perciò si fa un gran discorrere sugli
stratagemmi che la P. potrebbe industriarsi di mettere in opera per scuoterlo,
inclinarlo, sollevarlo. Ma in queste sedute Eusapia ha scosso, mosso, sollevato,
spostato, fatto volitare una folla di altri oggetti, la cui forma e col-
locazione a distanza non si presterebbero ai supposti tiri insidiosi. Un tavolo
grande a scrittoio, un pianoforte, dei piccoli tavolini a trepiedi, delle
seggiole impagliate e delle altre pesanti imbottite, i piatti del mastice, una
macchina da scrivere, delle bottiglie e dei bicchieri, calamai, lavagne,
ventagli, portafogli e plichi, trombette, mandolini, chitarre e carillon s,
campanelli, palle di gomma, fogli di carta e lapis, vasi in ceramica, mazzi di
fiori, una borsetta, dei iaz- zoletti, un cappello, una nappa . Questo è
l’elenco som¬ mario, e potrebbe continuare. Le impronte sul
mastice. Anche la sera del 5 non si è ottenuta la desiderata im¬ pronta
di un viso, come ne ha date tante la Eusapia: si è pro¬ dotta soltanto quella
di una mano sinistra premuta a pugno semichiuso sul mastice collocato nel
gabinetto oscuro. Il calco dell’impronta, che riproduco in figura, dimostra che
essa fu fatta poggiando le seconde falangi delle quattro dita minori ed il
bordo esterno o radiale del pollice contro la sostanza molle impressionabile.
Quella mano è piccola, e non ha caratteri morfologici tali da potersi
riconoscere, anche Mousei.m, Psicologia e Spiritismo 1.
Tav. IV. Calco in gesso dell’impronta di * pugno spiritico „
ottenuta l.v sera del 5 giugno 1901 in una seduta di Kusapia al * Circolo
Minerva „ in Genova. le impronte sur mastice 395
ss JT-= te"v ' ( ^esteriorizzazione della motncità. La medium
in ZTe di°afferrare ert attirare gli oggetti, di toccare, ecc): ciò ìe
costa moltissimo sforzo ed è causa ■«*«»"* di esaurì- Ists
béso.p.t'rt & 5£S“sr -”4" “»e meno desiderato da tutt P uale
anzi j nostri La mano che ha stampato la impronto non e gmi , è
difficile dire se diversa o simile a quella della radino, •o per Ts a direi
piuttosto somigliante. Ma quando si ri¬ farà la prova. si vedrà come nel
mastice da vetraio una dalla diversa pressione esercitata sulla duttile
SOstanza^Nep , ure si riesce a dire se sia una mano maschile o .femminile^ per
6 la sua piccolezza la direi di do^a — « per la forma del pollice che si
presenta piuttosto sottile I gato in leggiera estensione. Penso
intanto che le mani “ dina¬ miche » emesse dal medio, o sono simili alla sua,
il che sarà frequente, o assumono una forma e grossezza differenti, ma questo
avverrà solo in un certo numero di casi: il più delle volte è una imagine di
mano plasticamente proiettata in forma impersonale e che perciò non ha
caratteri speciali; ossia la materializzazione teleplastica forma *■ una mano
.. nient’altro, non 1; quella data mano Lo stesso direi che avviene delle
teste, dei piedi, delle braccia, dei profili, tanto se materializzati per la
vista quanto se per il tatto. Dna prova di questa impersonalità vaga e
generica delle materializzazioni si ha nella stessa uniformità loro. Noi non
abbiamo ottenuto finora (e me ne duole assai) impronte di faccie o profili, ma
probabilmente al Circolo Minerva Eu- sapia avrebbe plasmato a distanza il
solito volto di vecchio sbarbato, magro, a profilo adunco, a capo e a mento
promi¬ nenti, a zigomi larghi, a bocca beante, che da anni ed anni la sua imaginazione
sa, e quindi può, esclusivamente 01 gamzzare con gli elementi diremo u fluid ic
i „ nei quali si esteriorizza la sua medianità. Tutto attorno nella sala del
nostro Circolo stanno appese le fotografie dai calcili eseguiti dal eav. Chiaja
sulle maschere di defunti impresse nella creta e gettate in scagliola : è un
solo ed unico volto, riprodotto dalla E. le dieci e le venti volte. 0 è il suo
“ doppio , : o la visione interna di quella maschera le è divenuta abituale,
strettamente parlando “ stereotipa „ ; e come avviene nelle stereotipie dei
pazzi allucinati e visionari, essa si riproduce automaticamente, salvo leggiere
e insignificanti varianti, nel pensiero di Eusapia e quindi nelle sue
projezioni di pensiero. Allo stesso modo è uniforme V atteggiamento delle
mani medianizzate ed impresse da questo medium. Possono va¬ riarne la forma e
la grandezza, dalla mano infantile ottenuta da \ is ani -Scozzi alla ben più
grossa eseguita alla villa dei Bleeh a Montfort-l’Amaurv e anche a Genova : può
qualcuna essere imperfetta o deforme, come accade assai spesso sul mastice
troppo indurito : ma son sempre le punte delle dita che si imprimono
divaricate; è sempre la stessa mano se¬ michiusa tra pollice e dita minori a
mo' di anello, che si immerge nella pasta e ne asporta un pezzetto : è sempre
lo stesso pugno spinto con forza dirittamente nel mastice o stampato di fianco
dal lato del pollice. La costanza del mo¬ dello implica monoideismo
dell’esecutore. Un rilievo interessante concerne il velo , che ordinaria¬
mente ricopre le membra e le faccie improntate nella creta.
Morselli, Psicologia e Spiritismo, I. Tav. V.
Calco in gesso dell’impronta di ‘ volto spiritico „ prodotta
medianicamente da Eusapia, in Napoli (dal Cav. E. Chiaia). Whe nel calco
dell’impronta da noi avuta si scorgono la u-iun e le pieghe di un sottile
tessuto involgente S pugno “ fluidico t. malime sul dorso del pollice. Gli
scettici obiet¬ tano per l’appunto questo dettaglio per sostenere che si tratta
di un’impostura bella e buona: il medium astatamente, prima di allungare la
mano o di premere con la faccia sul piano della molle e untuosa plastilina, si
ricopre di un faz¬ zoletto o di altro pezzo di stoffa nascostosi in tasca,
ovvero lo stende frettolosamente sulla superficie liscia, aflinchè non gli
rimangano appiccicate porzioneelle di quella sostanza e non si avverta di poi
sulla sua persona l'odore dell’olio di Imo ondè impastata... .... , ,
• Ri certamente, tutte le spiegazioni di questo parUcolaie
medianico avanzate in senso spirìtico, rimangono insufficienti e 'non vincono
il dubbio. - Le analogie del drappo bianco in cui si presentano avvolti 1
fantasmi, riproduce sotto alti o aspetto ma non risolve il problema — La
necessita che le materializzazioni si circondino di stoffa per mantenete
la con¬ densazione della sostanza fluidica onde son formate, per quanto si
ripeta nel quasi costante agire delle entità invisibili pa- ladiniane dietro le
cortine del gabinetto medianico pare a me una petizione di principio: e poi,
perchè veli ebbeio al lora mani carnee percepibili al nudo, e impronte scompa¬
gnate da quella trama protettrice ?... — Confesso che la cosa rimane
enigmatica; e mi lascia nell’incertezza anche un conato qualsiasi di
spiegazione psicologica questo, per esempio, che la medium proietti l’imagine
pensandola ricoperta e protetta a quella maniera da una stoffa, allo scopo,
pure pen- safo.di ritirare nette la mano o la faccia dopo il contatto con la
plastilina; ovverossia per il predominio dell idea fissa consistente nel
trionfo della causa. Ma che funambu- lismo del ragionamento apologetico, e in
tutte le dilezioni che gli si vogliano dare! Fenomeni
luminosi. Apparizioni di mani e figure. La nona seduta è stata
contraddistinta più di tutte le precedenti da fenomeni luminosi, lo, per mio
conto, trovan¬ domi sia di fronte al medium nella catena, sia alla sua si¬
nistra come controllore, ho avuta la percezione ripetuta di codesti
fenomeni. Luci spiritiche di due qualità. — a) Le une in basso, nette e
molto vivaci, a contorni precisi, di splendore giallastro, 1 le quali si
muovevano dal tavolo e dalle mani del De Al- bertis come lucciole, senza però
averne il ritmico alternare | di ombra e di lucentezza. Non irradiavano
luminosità, erano | lente nei movimenti, e sono apparse due alla volta.
h) Le altre più in alto, al di sopra della testa del medium: queste apparivano
fosforescenti, azzurrognole, glo- bulose, grandi come uno scudo, persistenti e
lente nella loro traslazione spaziale, a contorni sfumati; esse apparvero
isolate e durarono in vista un po’ più delle precedenti.
Apparizione di una ‘ mano fluidica „ nerastra. [La mono
materializzata è qui raffigurata da A. Beri sso su un mio schizzo a lapis, in
atto di « mostrarsi » semplicemente dal gabinetto nero, non in atto di
toccarmi]. 2° Apparizioni di mani di due qualità, — a) Le une nere
ed opache, uscenti dalla tenda posta alla mia destra, quasi sempre staccate o
frammenti di membra, una almeno munita altresì di una porzione distale di
avambraccio. Ogni volta la tenda si moveva, si gonfiava, e sembrava che dietro
di essa¬ si facessero dei tentativi di liberarsene: alla fine una mano si
mostrava dal bordo della tenda stessa, e si avanzava verso di me. Io non le
potevo vedere di prospetto, ma solo di profilo e nella zona più esterna
del mio campo visivo, nel fosco della penombra che si perdeva nell'angolo nero
delle sopratende del gabinetto medianico: però chi era di fronte o di fianco a
me le ha viste ogni volta nettamente e con linea visuale diretta. Una
volta, come ho detto, oltre alla mano è apparso tutto l'avambraccio, e l’arto
nerastro dinamico si è spinto avanti tino alla mia persona toccandomi alla
nuca, al dorso e alla testa: il contatto da me provato fu quello di una mano
carnea, tepida, vivente, a moti delicatamente intenzionali. 11 fenomeno è stato
abbastanza prolungato, perchè io abbia avuto il tempo di riconoscere che la
mano, comunque avesse la consistenza carnea, non era completamente costituita:
che era una sinistra : che il suo pollice era volto in alto e in avanti, le
dita minori ravvicinate e tenute distese : però la forma di tale mano era
imperfetta, come imperfetto e sfu¬ mato era il contorno deH’avambraccio. Con
questa visione mi si è schiarita quella del 29 maggio (VII seduta, p. 301);
anche allora io devo aver percepito una “ forma „ reale, bj Mani bianche:
per due volte furono da me viste ed una distintissimamente, in modo che ho
potuto disegnarne dopo due ore la impressione. Era anche stavolta una sinistra,
aperta e diretta in alto, quasi a meglio rendersi visibile, con il pollice
appena addotto, le dita ravvicinate ed estese, la palma rivolta in avanti. Tale
mano è apparsa al di qua della testa (Rii E. P. e un poco al di sopra di essa.
La sua apparizione biancastra era visibile sul fondo nero della tenda: al polso
essa terminava indecisa, ma pure indeciso ne era il contorno. La forma non era
neppure morfologicamente corretta : pareva la mano di un ammalato di atrofia
muscolare progressiva, lunga, scarna, dalle dita affusolate sottili, e quasi
diafana: la palma era stretta. Un antropologo l’avrebbe chiamata una mano di
scimmia; uno spiritista convinto la dirà una mano di defunto ; un osservatore
spassionato troverà che dovendosi rappresentare alla mente una mano spettrale,
non si potrebbe far meglio di quanto faccia la fantasia onirica, subnormale
della E. P. Il colore biancastro della apparizione non mi è jiarso do¬
vuto a riflessione della luce esistente in quell’istante nella sala del
Circolo; questa era in mezza oscurità, e se si trat¬ tasse di semplice
riflessione di raggi luminosi emanati dalle candele accese nella antisala,
avremmo distinto meglio il volto di tutti gli astanti, quello di Ensapia
particolarmente. Per contro la mano fluidica era assai più discernibile nella
sua forma biancastra, che non il volto del medium, quantunque Eucapia
apparisse ancora visibile nella regione foschissima ael Apparizione
di una ‘ mano fluidica , biancastra. [Questa apparenza di - ielle
— renza ai «mani bianche» ò abbastanza co¬ mune nelle sedute
spiritiche, tanto di Eusapia. <P“Wato di tutti i medi a materializzazioni.
Furono viste dalla Commissione di Milano l’92't all Agne as ( . Parigi
(’08), eco.]. gabinetto. Forse il fondo nero della cortina, sulla
quale ap¬ paiono queste impressionanti esterioraziom del psico-dina¬ mismo
medianico, aiuta assai e rinforza il discernimento del loro bianco
centrale o palmare e della loro sfumatura di con¬ torno; ma questo non toglie
che non si debba attribuire alla apparizione una qualche sua facoltà
fotogenica. Però si rimane incerti sulla vera natura e portata di questa. 0 le
mani fluidicbe, aventi quei caratteri, trasformano la luce che rice¬ vono in
radiazioni luminose di maggior lunghezza d’onda; e si avrebbe allora un tatto
di fluorescenza. Ovvero possie¬ dono la proprietà di svolgere della luce
nell’oscurità, senza calore, nè combustione sensibili; e saremmo davanti ad un
fatto di fosforescenza, come tanti se ne osservano nel mondo vivente massime
inferiore, tra i protozoarii, echinodermi, venni, crostacei, miriapodi,
insetti, non escluso però il phylum superiore dei tunicati e vertebrati. Vi
sono, fra gli altri, dei pesci abissali, forniti di organi fotogeni ; ma, quel
che è più, perfino nella specie umana si è osservata la produzione di
luminosità. A parte il dubbio che in molti casi riferiti da autori antichi e
moderni si trattasse di parassitismo (mi¬ crobi luminosi) o di decomposizioni
chimiche, restano però sicuri alcuni esempii di luccicori emanati dal corpo di
in¬ dividui sani e ammalati. Il Dubuis ne parla con qualche dettaglio nel suo
bel volume sulla fotogenia organica (cfr. Le<;om de Phys. génér. et eomp.,
Paris, ’98, p. 487). Vero è però che tra l’uno e l’altro fenomeno fisico
non esiste distacco assoluto se non nella brevità del primo e nejja maggior
persistenza del secondo (Ei>. Becquerel); ma appunto per il rapido comparire
e sparire delle mani bianche, nonché per la mancanza di quelle fluttuazioni di
luminosità che danno ordinariamente nelle tenebre le sostanze fosfore¬ scenti
sia minerali, sia animali, si dovrebbe propendere ad attribuire piuttosto alle
materializzazioni per sè visibili nelle sedute di Eusapia la qualità
fluorescente. Per quanto ne so, esse non si rendono visibili mai in oscurità
completa, ma in semi-oscurità, ossia quando nelTambiente esistono radia¬ zioni
luminose da assorbire e da trasformare. E leggo che il medesimo accade per lo
più nelle apparizioni mag¬ giori cioè nei veri fantasmi, tanto della Paladino
quanto degli altri medii a più famose materializzazioni, per es., delle Fox,
della C'ook. deU'Eglinton, della d'Espérance... fatta riserva esplicita sulla
autenticità, oggi assai assai sospettata, delle loro produzioni spettrali fuor
di modo meravigliose! 8° Apparizioni di larve. — Furono vedute col
debolis¬ simo chiarore che proveniva dall’anticamera, giacché con¬ trariamente
alle materializzazioni soltanto tangibili, quelle visive (salvo le “ luci „)
hanno naturalmente bisogno di un po’ di luce per essere percepite. Comparvero
una prima volta mentre Eusapia in estasi profonda era attentissima- raente
vigilata, e si vedeva nella penombra biancheggiare l’ovale della sua faccia
convulsa e il dorso delle sue mani contratte tenute sul tavolino dai
controllori. Erano forme a figura bizzarra, ma per lo più indeterminabile, che
si ma¬ terializzavano al davanti del medium e in mezzo al circolo dei seduti,
sei dei quali (io, De Albertis, Ferraro, Peretti, Porro, Schmoltz) le hanno
percepite diversamente secondo la situazione, ossia secondo le leggi ottiche di
riflessione e di intercettazione dei raggi luminosi : per ciò gli uni le hanno
dette biancastre, gli altri, me compreso, le hanno viste più fosche del fondo
oscuro, ora forse guardandole dal lato fio¬ camente illuminato ed ora da quello
contrario alla luce de¬ rivante dalla anticamera. Una figura s’è projettata all
innanzi e si è fermata alcuni secondi, di guisa che in una pausa ulteriore
della seduta io l’ho disegnata : il profilo è stranissimo, con una fronte
depressa, un naso enorme e adunco, un mento acuminato (forse il pizzo della
barba?). Ne riporto la figura in tavola separata; ma il più importante è
questo,' che un altro dei percipienti a mia insaputa, ha disegnato quel profilo
e i nostri due disegni concordavano in tutto e per tutto! Salvo ad ammettere
una ipotetica suggestione mentale fra noi due, questa conformità spontanea e la
diversa luminosità delle “ forme „ escludono l’origine allucinatoria della
nostra visione. Ricomparvero ombre una seconda volta, più tardi, dopo che
Eusapia, tornata ad un certo grado di coscienza, aveva, potuto dirigere con la
sua completa frase tronca e rauca altri esperimenti : credo però che fosse
ricaduta in letargo. Questa volta quattro di noi (io, Da Passano, Schmolz, De
Albertis) scorgemmo figure incerte, biancastre, nell’interno del gabi¬ netto:
erano larve indefinibili e, certo, non erano, in quel mo¬ mento almeno, la “
forma „ o le “ forme „ da cui sentivamo toccarci e di cui vedevamo fuoruscire
dalle tende le mani e l’avambraccio. La durata di codeste apparizioni e la loro
im¬ perfetta consistenza dimostrata dal contorno evanescente e indeciso, non mi
hanno concesso però di discernerne netta¬ mente la figura e tanto meno di
disegnarla. Per questi “ fantasmi ,, che han sempre puro carattere
onirico, è senza dubbio, necessaria l’entrata del medium nell’anideismo, — come
lo chiamerebbe I’Ochorowioz — del “ trance „ passivo. Morseli.!,
Psicologia e Spiritismo, I. Tav. VI. Apparizione di
un’ombra dal profilo diabolico la sera ilei 5 giugno 1901. (Disegno di A.
Berisso da un mio stilizzo a lapis). Non sono un allucinato! Quando
si tratta di percezioni visive, il sospetto di una illusione sensoria, anzi di
una vera allucinazione è quello che per primo sorge nella mente, così di coloro
che negano la realtà dei fenomeni, come di quelli stessi che, accostatisi allo
spiritismo in atteggiamento scettico, credono necessario esaurire tutte le
spiegazioni normali fisio-psicologiche e ma¬ gari psico-patologiche prima di
adottare quelle superuor- mali. E questo è il caso delle “ forme „ che si
vedono. Non si può parlare di allucinazioni : — 1° perchè il feno¬ meno
fu percepito senza che io ci mettessi nessuna tensione di animo ; — 2"
perchè, ad es., la mano che ho vista dietro di me, l’ho anche sentita tepida
toccarmi, per cui mi converrebbe ammettere che io sono stato vittima di una
allucinazione combinata di quattro sensi: il visivo, il tattile, il muscolare e
il termico ; — 3° perchè l’hanno vista altri compagni, ma solo quelli che
otticamente erano in condizione propizia per ve¬ derla, ; — 4» perchè solo chi
guardava nella direzione dove si formavano le larve o le mani le vedeva, mentre
non le vedeva chi cercava qua e là i fenomeni da noi dichiarati e non ne
indovinava la precisa località : i fatti allucinatoli suggestivi hanno altro
processo; — 5° perchè le mie percezioni non collimavano con quelle degli altri,
se non quando eravamo nelle identiche condizioni per riceverle dai nostri sensi
e per definirle col criterio normale della ricognizione: — 6“ perchè le
apparizioni ubbidivano alle leggi dell’ottica fisica, e fra le altre, a quella
della loro posizione in uno spazio a tre dimen¬ sioni; — 7° perchè ero presente
a me stesso, analizzavo e correggevo le mie percezioni, e mentre guardavo
fissamente nel luogo delle apparizioni, seguitavo a tenere stretta nella mia la
mano sinistra e a premere con la mia la gamba sinistra della P., ossia
e$prcitavo un controllo rigoroso. Ora, chi eser¬ cita un controllo duplice
sensorio e motorio non può dirsi in stato di allucinosi acuta. Del resto,
come potrebbe la Eusapia suggestionarci im¬ pressioni sensorie cotanto
particolareggiate ed intenzional¬ mente coordinate per una data percezione,
nello stato di incoscienza nel quale si trova quando cade in “ trance „
assoluto? Secondo l’esperienza che noi psicopatologi abbiamo dell’ipnotisino
e che gli stessi mesmeristi hanno del magne¬ tismo animale, una suggestione non
si prodnce senza il con¬ corso di due coscienze, delle quali una attiva (il
suggestionatoref l’altra passiva (il suggestionato (. Anche nelle “
allucinazioni veridiche „ descritte da Gituney, Poumore e Myers con tanta
penetrazione psicologica, il * fantasma , si mostra al percipiente lontano per
un atto di volontà, per un desiderio o un ricordo di colui che versa in
pericolo od in immi¬ nenza di morte. L’allucinazione provocata s’intende,
dunque, l'effetto di un pensiero volontario e cosciente, anche quando
sembrerebbe esclusa l’azione della volontà e della coscienza. Che dire allora
di uno stato allucinatorio collettivo che verrebbe indotto da un soggetto inconsapevole,
privo della possibilità di ideare un atto volontario e di dirigere a suo
beneplacito le energie psichiche dei circostanti? Mal si riesce a
comprendere il meccanismo di una allu¬ cinazione collettiva di simil genere
operata da Eusapia in letargia, mentre ella non sente nulla e non fissa nel suo
cervello verun ricordo di ciò che le succede attorno e di ciò che fa; mentre
essa è in preda ad una sofferenza grave, e geme, e si dibatte, e chiama aiuto,
e sembra sognare avvenimenti terrifici od oppressioni atroci o pericoli
spaventevoli, verso i quali tutta l'energia psichica, onde può disporre in quel
momento, è rivolta. In questa condizione di “ trance , agitato e convulso è
piuttosto la Eusapia che cade in preda ad allu¬ cinazioni, ad emozioni, a un
vero e proprio delirio onirico, molto analogo a quello delle isteriche (terza
fase del grande attacco secondo Charcot) o agli incubi descritti nei libri di
stregoneria (Bodin). Qualunque alienista la vegga in così com¬ passionevoli
condizioni di corpo e di mente, non può nep¬ pure lontanamente supporre che in
quel periodo essa sia il soggetto attivo, e che l'assistenza, composta di
persone in¬ telligenti sveglie ed attente, componga una massa passiva¬ mente
suggestionabile. A chi è mai venuto in mente che i fenomeni medianici e
sopratutto i più importanti, cioè le grandi materializzazioni tangibili e
visibili, manifestantisi solo quando i medi, come Eusapia, cadono nel trance
passivo letargico, siano illusioni create dalla volontà di costoro?
Rimane, è vero, il subcosciente, al quale si attribuiscono facoltà
supernormali: si suppone, cioè, che anche in “ trance , le proiezioni, diciamo,
allucinanti del medio acquistino una energia straordinaria, e arrivino a
mettere in azione i centri percettivi dei presenti anche senza che il medio
stesso pensi e voglia il fenomeno. Io osservo che il modo di procedere di
Eusapia Paladino nelle sue sedute implica sempre, da parte sua, la
premeditazione di ciò che deve manifestarsi : •questo primo tatto mi sembra
ormai fuori di contestazione, e vale a limitare di assai la presupposta
attività del subli¬ minale. Ma non basta: se badiamo alle materializzazioni
tangibili o visibili, noi le vediamo spessissimo rispondere a desideri o a
domande dei presenti; ora, prescindendo dall’i- dentitieazione. che può essere
in parte effetto di un processo suggestivo, rimane il fatto che nella
rievocazione delle forme con quei determinati caratteri il fattore passivo
diventa il medium, sul cui subliminale agisce il pensiero conscio o subconscio
dei percipienti. Il subliminale, insomma., è dotato di autonomia molto
relativa: e il suo automatismo si com¬ pone per lo più di elementi cedutigli
dalla coscienza supe¬ riore, per quanto il Mters si ingegni, col suo solito
vigore, ad argomentare il contrario. In un volume sulle Illusioni
pubblicato molti anni fa (“ Internat. scientifìc series „, XXXI V, 1881),
Giacomo Sully, rappresentante della psicologia classica, sosteneva che tutta la
fenomenologia delle sedute spiritiche è illusoria, inquan- tochè i presenti
versano in uno stato di “sub-aspettazione, o di attesa emotiva , che li dispone
a percepire pronta¬ mente solo ciò che lor sembra strano o misterioso, e che li
porta anche, per il suo colore emotivo, ad anticipare il fatto e “ a dargli
realtà,. Questo esclude, egli diceva, ogni calma attenzione; l’ iperprosessia
diventa, in sostanza, una para- prosessia, poiché lo sforzo attentivo, anche
per esaurimento dei centri cerebrali, li fa cadere in un’esaltazione che turba
il processo normale di percezione e ricognizione. Il Sully arriva a dire che le
sedute spiritiche agiscono sulla psiche come una vera intossicazione (forse
voleva dire una ebbrezza), la quale non solo colpirebbe la percezione, ma
avrebbe poi il suo contraccolpo : 1° nella memoria, donde le pseudo- mnesie dei
fenomeni veduti ed asseriti ; 2” nel giudizio, donde i sofismi di fallace testimonianza;
3° nello stesso criterio, donde la trascuranza di ogni saggia norma
sperimentale. È un quadro desolante che deriva in linea retta dalle
famose e acerbissime critiche del Caupknter (v. Mental phy- siology, IV ed., p.
456', ma che non risponde a nulla di vero. Anch’io credevo che nelle sedute
spiritiche ci fosse tutto quello che occorre per illudere, e anche per
allucinare le persone, e propendevo al consueto dilemma : o frode, o illu¬
sione sensoria (individuale e collettiva). Ma l’esperienza, che
406 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li oramai ne ho
fatta, mi costringe a dichiarare assolutamente erronea l’ipotesi esplicativa
così cara al gran pubblico. Il Carpente» ha esagerato l'intìuenza
perturbatrice della sua expectant attentimi : questa, in generale, si limita a
modificare una semplice impressione sensitiva o sensoria reale, e la altera
preferibilmente in conformità dell'emozione che si attende; però, d’ordinario,
non crea ex novo una percezione complessa e duratura. La visione, ad esempio, di
un fantasma materializzato in una seduta della Paladino non è un fenomeno così
fugace da non poter essere ana¬ lizzato, apprezzato, e, se occorre, emendato,
sia con una migliore critica delle proprie impressioni da parte di ciascun
pereipiente, sia col raffronto delle percezioni dichiarate dagli altri: quando
è che le illusioni da tensione di attesa hanno questo carattere ?
Inoltre, se l’attesa crea i fenomeni, massime nel senso della vista, perchè le
materializzazioni visibili, le luci, le ombre, i fantasmi sono poi così rare,
che occorrano varie sedute di seguito prima di arrivarci? Direi, per contro,
che dal lungo aspettare dovrebbe venire (e in realtà deriva) una decrescenza
dello sforzo attentivo ; il che provoca una dispo¬ sizione d’ animo perfettamente
opposta a quella pretesa dal Carpente», e che è, ad un dipresso, la medesima
ripetuta tuttora dagli increduli fra il volgo profano e dagli scettici fra
qùell’altro volgo costituito da sedicenti scienziati. Se analizzo il mio
stato d’animo durante una seduta, anche quando assisto allo stupefacente
manifestarsi di forme materializzate, e se lo paragono a quello che io provo
mentre sto scrivendo i miei appunti, io non riesco a tro¬ varci alcuna
differenza: sono calmo adesso, come ero ieri l’altra sera. Senza dnbbio, chi
legge o sente narrare di ap¬ parizioni e di ombre di defunti (?), suppone che
il vederle induca una profonda emozione e perturbi il corso normale dei
pensieri, la formazione dei giudizi, le operazioni del processo logico: ebbene,
niente di tutto ciò! Fu già notato il fatto curioso che generalmente gli
individui soggetti alla telepatia veggono i fantasmi (siano essi doppi reali, o
alluci- nazioni veridiche, o allucinazioni semplici) senza grande ter¬ rore e
quasi senza commuoversi. Ammetto che quella fred¬ dezza può essere indizio
della predisposizione individuale alla fenomenologia iperpsichica ; ma intanto
io, dapprin¬ cipio, non me ne sapevo capacitare, e l'evento telepatico io lo
dissi e sostenni dipendente, il più delle volte, da un dissesto costituzionale
della coscienza che rimarrebbe per ciò indifferente al fenomeno, siccome
avviene nei deliranti di fronte alle più stravaganti creazioni della loro
malata fan¬ tasia. Ma adesso che, senza terrore e a mente serena, ho.
visto Testa di Mammone, da una stampa del XVII secolo. [Il
Bastia» ( AUerlei zur Volks- nnd Menschenku nde, 1888, voi. IJ, tav. Il)
riproduce questa figura da un libro di F. Barrzt, edito nel 1606. Questo
demonologo dava Mammone pel demone della « lussuria o rabbia erotica *
(lovetousne&s) e lo poneva a capo della schiera dei diavoli « tentatori e
arcai lappiatori »]. anch'io le “ ombre „ famose (per quanto ancora non
ben con¬ formate nè personificate), escludo in modo assoluto la esi¬ stenza di
un perturbamento emotivo capace di alterare la coscienza e il giudizio dei percipienti.
E poi dove troveremmo noi, nel nostro pensiero di uomini colti e in massima
spregiudicati, gli elementi per costruire e per proiettare imagini così
tipicamente “ magiche „ come quella da me distinta e disegnata?... Io, nel
vedere uscire quello strano profilo dalla mia matita, mi sono risovvenuto di
certe figure diaboliche che la fantasia popolare assegna al Gran Maligno ed
agli spiriti infernali, platonici. In una opera riboccante della sua solida,
quantunque farragginosa erudizione, Ad. Bastia n mi porge, come materiale di
con¬ fronto etnografico e mitografico, alcune teste di demonii creati dalle
paure medievali del misticismo cristiano: e tra esse ne veggo una di Mammone,
il demone della lussuria, del * peccato della carne „, la quale
straordinariamente as¬ somiglia al profilo caprino fattomi vedere da Eusapia.
Noto che costei ha “ materializzate „ cotali figure, o figure con¬ simili, in
altre sedute oltre alle nostre, per es. a Choisy... Quello da me figurato
dev’essere a un di presso il profilo “ a gran naso, a fronte enorme e con barba
„ veduto dai Blech a Monfort-L’Amaury... Se si considera che il suo sogno
medianico non è mai privo di espressioni mimiche e anche verbali di colorito
erotico, come De Rociias e G. Bois hanno giustamente rilevato, vien voglia di
chiedersi se quel ceffo grifagno proiettato davanti o accanto al medium
estasiato, non costituisca una simbo¬ lica rappresentazione delle imagini
oniriche procreate nel fondo del suo subconscio da un serotino rinfocolamento
del sessualismo isteropatico. Il “ caprone „ larvale non mostra l’occhio
ardente, nè la bocca anelante nell’estro venereo, nè la lingua spinta
lussuriosamente fra le labbra del Mammone mitologico; ma l'analogia è
sorprendente, e la psicopatologia, convalidata dalla storia delle credenze
popolari, reca indub¬ biamente qualche luce sulle barocche fantasticherie
dell’a¬ tavico mondo subliminale. « * * Produzioni
teleplastiche. Anche il fenomeno delle “ materializzazioni tangibili „
rag¬ giunse la sera del 5 giugno un’intensità eccezionale. Fino a qui la
Paladino non mi aveva mostrato questi fenomeni a distanza tale dalla sua
persona, da escludere ogni dubbio in chi sen¬ tisse descrivere i toccamenti da
noi subiti e le membra dina¬ miche da noi vedute o toccate e premute o
afferrate fuggevol¬ mente. Nè fino a jer l’altra sera nessuna delle
manifestazioni medianiche aveva assunto quei caratteri personali che servono di
base alle credenze spiritiche. Ebbene : eccomi a dichiarare LE
MATERIALIZZAZIONI „ GENERICHE 409 che ho assistito finalmente
a fenomeni cotanto eccezionali e per me incredibili. 1° Materializzazioni
di forme impersonali tangibili , a distanza. — Già nelle sedute precedenti
anche i membri della catena tiptica meno vicini al medium avevano sentito i
misteriosi toccamenti di mani invisibili, pur essendo a circa un metro e più da
Eusapia, la quale a questa distanza non si capisce come avrebbe potuto
allungare fin là le sue braccia o le sue gambe di carne (dato che qualcuno
avesse la bizzarra idea di spiegare quei toccamenti con sì fatta ginnastica dei
piedi !). Ma jer l'altra sera, i tocchi, i palpamenti, le percezioni di *mani
fluidiche „ avvennero quasi sempre a distanze mag¬ giori e su astanti fuori del
circolo, tanto da farmi ritenere che la medianità di Eusapia fosse
singolarmente rinforzata. Nei contatti vicini alla persona del medium si trova
quasi sempre interposta la tendina nera o la sopratenda del ga¬ binetto : le si
direbbero utensili di difesa per gli * etìiuvii , condensati. Ma nei contatti
distanti cessa la funzione pro¬ tettrice e limitatrice di quelle stoffe: e si
ha l’impressione di “ agenti „ affatto liberi nelle loro movenze. Il
fenomeno è avvenuto sulla persona di parecchi di noi, però nella quasi completa
oscurità : nè soltanto erano contatti leggeri, bensì azioni vigorose di mani e
braccia percotenti, respingenti, attraenti, fino al punto che qualcuno diceva
di trovarsi impegnato in una specie di lotta con personaggi percettibili solo
traverso sensazioni di resistenza, di spinte, di pressioni. Gli stessi “
invisibili „ frugavano nelle tasche, ne toglievano oggetti, li portavano
dall’uno all’altro; com¬ mettevano anche scherzi piuttosto grossolani, quali
fregare tali oggetti sulla faccia, tirare fortemente i peli della barba,
scuotere con violenza per le spalle, far reclinare con altret- tenta violenza
la testa in avanti, ed altre volgarità di simil genere, tutte espressioni di
una “ Intelligenza „ assai me¬ diocre, per non dire inferiore. Nessuno di
questi atti aveva caratteristiche personali : * John King „ è un burlone, un
bon-à-tout faire, ma senza alcuna nota individuale. L’idea fissa di
Eusapia è di svegliare pur sempre la me¬ raviglia dei presenti, e quando questi
dichiarano quei toc¬ camenti e quelle azioni complicate a distanza, esprime la
sua soddisfazione coll'accrescere la mimica espressiva del tavolino: il mobile
s’agita convulso e “ride,. Ad un tratto, essendo io fuori della catena ad
osservare, Eusapia ha chiesto che io le dessi del * fluido „ e mi ha indicato
che dovevo 410 PSICOLOGIA E SF11UT1SM0, II
eseguire gesti magnetici verso le nere cortine del gabinetto: poco dopo
si sente là entro un fruscio, il medium domanda la mia mano, io glie la porgo
attraverso la catena dall'e¬ stremo opposto, ed essa me la porta fin contro le
cortine. Dapprima io sento un vento freddissimo, e poi qualcosa di consistente
e pastoso mi è messo Ira le dita: mi accerto che l’oggetto è un pezzo del
mastice tolto dal piatto entro il gabinetto. Dichiaro però che non ho capito
come l’atto sia stato eseguito : e allora Eusapia mi afferra con le sue due
mani la sinistra, e mi dice di portare la destra verso l’apertura mediana della
tenda; e là mi incontro, al di sopra della sua testa, con una mano destra
aperta, che appena toccata la mia mi respinge: tento di avanzare e sono
respinto con forza ; ri¬ tento, e lotto per un poco con questo segmento
invisibile di corpo umano che mi pare guidato da una volontà decisa. ^ on
basta: Eusapia sempre tenendo la mia mano sinistra fra le sue, vuole che io
alzi ancora più la mia mano; lo faccio, e alla massima altezza cui io possa
arrivare in punta di piedi, sento ancora la stessa mano destra, ruvida e vigo¬
rosa, di consistenza carnea, che mi afferra e stringe nelle dita. Più levo la
mia, e più netta è la percezione di quest’altra mano che sembra scendere
dall’alto e venirmi incontro por¬ tata da un braccio esteso verso il basso; ne
sento la forma, la presa, le successive pressioni. Salgo in ginocchio sul ta¬
volino, e sempre con la sinistra nelle mani di Eusapia vado a cercare con la
destra più in alto ancora : e colassi!, fra un agitarsi straordinario delle
cortine e sopratende, riafferro la invisibile mano. Sono giunto cosi a circa m.
1,25 dal piano del tavolino, e a m. 2 dal pavimento ! La straordinarietà del
fenomeno consiste : 1° nella distanza della materializzazione dalla persona del
medio ben controllato, donde la impossi¬ bilità anatomo-fisiologica o, come si
dice, materiale che sia un suo inganno ; 2° nella posizione e direzione della
forma organizzata, la quale farebbe supporre che la entità cui la mano
apparteneva fosse levitata fino all’altezza del pendone della finestra; 3"
nella sua diversità morfologica e funzionale dalle mani di Eusapia: parvemi una
destra di maschio vigo¬ roso. Evidentemente qui ho assistito ad una teleplastia
di forza non comune. 2° Materializzazioni di forme tangibili
personificate. — Con queste materializzazioni saltiamo a piè pari in pieno
spiritismo. Tutti i fenomeni fisici, meccanici, luminosi, tele- plastici fin
qui enumerati non avevano caratteri personali, salvo la arbitraria loro
assegnazione a “John King,; la massima parte di essi (se non la generalità, per
mio avviso) entra nella fenomenologia “ animica „ degli spiritisti odierni.
Questi, da Aksakoff in poi, sono diventati più prudenti e meno inclinati a
vedere in tutti i fenomeni la “ manifestazione , di entità occulte distinte
dalla persona del medium. Se al- l’animismo così inteso, che è poi in fondo un
“fluidismo,, si dà il ragguardevole aiuto che gli viene dalla dottrina del
subliminale del Myers disgregatosi dalla coscienza superlimi- nale e fornito
delle attività esteriorizzantisi descritte dal De Rociias, si ha una
spiegazione dei fatti che ci trattiene molto al di qua dello spiritismo, perchè
tacente di ogni in¬ tervento di defunti o di altre intelligenze misteriose. E
tanto di qua ci trattiene, che finiamo col trovarci davanti ad un meccanicismo
dei più puri, ad un vero ultra-materialismo. Altro che “ spiritualità! Ma
ecco che ier l’altra sera la Paladino ci ha portato in là daH’animismo fluidico:
essa ha dato ad uno di noi (al prof. Porro) una « comunicazione con personalità
determi¬ nate ,. Io dico che “ ci ha portato e ha dato „ perchè anche in questa
parte più alta della sua fenomenologia medianica era chiarissima in lei la
volontà di produrla fino dal prin¬ cipio della seduta : il subliminale,
insomma, non ha tutta quella iniziativa che il Myers, il Gyel, e lo stesso
Flournoy gli attribuiscono. CXrlo Dr Pkel parla di un “ io magico „ che
possederebbe, lo dice il nome, virtù misteriose e tra¬ scendentali: io credo
che anche nella ipotesi del dottissimo psichicista tedesco, come in quella del
genialissimo inglese (i due capisaldi dell’odierno indirizzo spiritico), manchi
as¬ solutamente la prova del distacco tra l’azione dell’ io vigile e quella
dell’io onirico. Comunicazioni di una entità personale. Il
fatto del materializzarsi tangibile di una entità perso¬ nale di defunto che
sarebbe stato identificato, richiede da me una analisi più minuta. Fin
dal principio della seduta qualcuno dei presenti, dichia¬ rando i toccamenti
che provava, li descriveva con caratteri 112 PSICOLOGIA
E SPIRITISMO, II allusivi ad una individualità o femminile o
infantile. Era infatti una “ manina „ che gentilmente palpava sulla testa,
sulla faccia, sulla spalla il De Albertis, e dava anche “ col- pettini „ sul
tavolo; una “mano di bimba, che sfiorava il dorso della mano allo Schmolz; era
una “ piccola mano „ che carezzava in viso il Porro o andava a frugare nelle
sue tasche o lo tirava per la giacca . Io non ho avuto tocca- menti
di queste mani di dimensioni minime e di delicatezza nei gesti: le mani che io
ho percepito tangibilmente erano invece piuttosto grosse e rozze, e stringevano
con forza e respingevano con energia. Avremmo pertanto due generi distinti di
percezioni tattili che valgono quali rivelazioni di ‘ entità „ differenti
secondo gli spiritisti, ma che psico- geneticament.e potrebbero anche essere,
come già dissi, la conseguenza di un partieolar modo di apprezzare le proprie
percezioni dei singoli membri della catena; mentre, d'altra parte, non si
esclude che il medium possa dare intenzio¬ nalmente caratteri diversi di forma
e di contegno alle sue membra animiclie. LI caratterizzarsi dei fenomeni
è il primo passo verso quella identificazione personale delle entità
comunicanti, che è alla cima delle speranze di ogni spiritista convinto, e che
è lo scoglio massimo contro il quale lo spiritismo, seria¬ mente analizzato, è
andato finora ad infrangersi. Tutta la letteratura spiritica è dagli stessi
spiritisti più serii ricono sciuta inetta a darci la certezza in proposito
(Aksakofi. Metzger, Anastat, eco.); un lavoro non difficile di critica ha
bastato per ridurre tutto l’enorme preteso cumulo di identi¬ ficazioni a
pochissimi casi — si contano sulle dita di una mano ! — dove non si è saputo
trovare l’origine delle in¬ formazioni date dal medium. È davvero pochino per
lo spiri¬ tismo ortodosso dopo una vita cinquantenaria cosi intonsa e cosi
pretensiosa ! Durante tutte le nostre dieci sedute non si sono “ evocati
„ gli spiriti: questo è avvenuto per un accordo tacito fra i componenti del
circolo, allo scopo di mantenere alle sedute il carattere investigatorio che
dovevano avere. Tuttavia alla seconda seduta si era udita dichiarare una
interpretazione assolutamente spiritica : la Sig.* cont. Rey aveva creduto
rico¬ noscere al buio nella presa e nelle carezze di una mano dina¬ mica le
caratteristiche percepibili di una persona a lei cara (la madre'?); ma, come
narrai, fu per comune desiderio di tutti i presenti invitata a desistere da
siffatte dichiara¬ zioni. Qui ognuno è libero di interpretare i fenomeni,
come crede, ma si vuole altresi lasciare sgombro il terreno da ogni
preconcetto dottrinale. Una seconda definizione personale si è avuta l’
altra sera, ma questa volta non si è soffocato il “fenomeno, in sul nascere.
Quei toccamenti e quegli atti che parevano fatti da “manine dinamiche di bimba
, sono stati interpretati come 1 opera dello spirito di una fanciulla defunta a
8 anni e legata da strettissimi vincoli di parentela al prot. Porro. Dal
resoconto che egli ha dato sul Secolo XIX di Genova, stralcio alcuni periodi,
che daranno una idea di codesta “ personificazione „ della entità invisibile
manifestatasi alla nostra seduta: ‘ La serie di fenomeni, che
immediatamente seguì alla ve¬ rificazione dell’impronta, ha avuto un carattere
di intima per¬ suasività personale, su cui mi sembra poco opportuno insistere
in queste pubblicazioni. Mentre infatti, da una parte, non potrei sperare in
altri la viva e convincente impressione che io ne ho riportato, e della quale i
miei compagni di gruppo ebbero la pio va immediata nell 'accento di emozione
schietta che ho dato alle mie parole, sarei d’altro lato molto perplesso
innanzi di specificare la natura e l’indole delle manifestazioni veramente
straordinarie, cui ebbi la ventura di assistere nella memorabile seduta del 5
giugno. “ Per eliminare ogni sospetto di impressioni subbiettive allu¬
cinatorie, delle quali io sia stato zimbello, posso ricorrere con piena
confidenza alle meno importanti manifestazioni, mercè di cui gli astanti
poterono, contemporaneamente a me, e senza avere speciali indicazioni mie.
riconoscere i caratteri concor¬ danti dell’entità che a me, con peculiare
pienezza di mezzi e con evidente gratissima predilezione, si è rivelata per il
con¬ tatto delle mani e della testa, per il respiro (distintamente ed a più
riprese percepito anche da altri) c per la parola. Al suono gracidante, afono,
udito una prima volta, è succeduta, per mìo intenso desiderio, l’articolazione
netta, limpida, indiscutibile, di una parola bisillaba, che fu pronunziata
chiaramente al mio orecchio, mentre io era materialmente sicuro che la testa
del medio e quelle di tutti i presenti erano a distanze non infe¬ riori ad un
metro. “ Come ho detto, lo svolgersi continuo di fenomeni per sè meno
importanti ha dato, indipendentemente da me e contem¬ poraneamente alle
manifestazioni da me avvertite, la prova dell’esistenza obbiettiva di
un'entità, i cui caratteri io non po¬ tevo aver rivelato e nessuno dei presenti
poteva aver intuito. A questa, o ad altre entità insieme operanti, debbono logica¬
mente ascriversi i delicatissimi, continui atti avvertiti or dal¬ l’uno or
daH'altro degli astanti, riproducenti in modo affatto nuovo, con una finezza di
tratto e di espressione singolare, gli usuali sforzi di comunicazione degli
occulti agenti. Tralascio di descrivere questi atti, e quelli osservati
iu una fase successiva meno intensa, e sopra tutto meno improntata a soavità ed
a dolcezza. Ricordo che a un certo punto ebbi l'impressione di un braccio che
mi toccasse, ricoperto da una manica di storta increspata, che non poteva
appartenere se non ad un abito femminile. Sospettando potesse essere il braccio
del medio, di cui tenevo la mano, portai questa al disopra, finché incontrai la
sua manica, e la riconobbi di percallo satinato, adatto liscio e rasato,
impossibile, anche per una persona non esperta, qual'io sono, a confondersi con
la storta dianzi toccata Noi desumemmo che al Porro toccava la ventura di
cre¬ dersi entrato in rapporti con una persona a lui dilettissima e il cui
dolce ricordo è stampato indelebilmente nella sua memoria e nel suo cuore. La
parola bisillaba, cui egli ac¬ cenna, è la piu dolce che possa esser detta da
creatura umana ad un uomo : ed egli assicura di averla udita distin¬ tamente
(la seconda volta); dice inoltre di avere riconosciuta la stoffa di cui
discorre in fine del brano riportato. Non discuto la interpretazione
personale dell’esimio astro¬ nomo ; questi in seduta dichiarò anche di avere
avvertito dal lato destro, mentre controllava mani e piedi di Eusapia, “ vicino
a sè come la presenza di una bambina ma non disse da quali impressioni
sensitive egli traesse siffatta percezione connotativa. Anche non so se la voce
da lui udita sia stata da lui riconosciuta dalle peculiari sue qualità di
timbro ; certo, il tono ne era affettuoso (questo sappiamo), e la palese, forte
emozione del Porro tradì il processo rapidissimo di identificazione operatosi
nella sua mente. E stata la prima volta che io ho assistito ad una evoca¬
zione, ovvero alle “ comunicazioni (per quanto rudimentali) di un dato defunto,
; e la cosa vale la pena che io mi ar¬ resti un momento. Ebbene, dirò che il
processo psicologico di identificazione non mi è parso avvenisse con la calma
sufficiente e con tutto quell’ insieme di discriminazioni che possono condurre
alla diagnosi di una personalità. Premesso che una fanciulla ottenne si trova
in un periodo di sviluppo in cui mancano ancora caratteristiche individuali
precise, qui si avevano troppo scarsi clementi per identificarla. Con perce¬
zioni esclusivamente tatto-muscolari e fugacissime sull’al¬ tezza della forma
teleplastizzata sotto una tenda, sulla pic¬ colezza delle mani, sui giochi
eseguiti col mio plico o col portar soldi dall’uno all’altro di noi (dato che
codeste ope¬ razioni degli “ Invisibili „ si attribuiscano alla piccola en¬
tità manifestatasi in seguito), con una parola comunissima, per quanto
soavissima, pronunciata afonicamente in modo più o meno intelligibile, e infine
con la impressione di una manica di stoffa increspata, si ricostruisce appena
una generica personalità infantile. In linea generale intanto è da
avvertire il fatto che, nelle otto sedute precedenti, la Eusapia Paladino non
aveva chia¬ mato attorno a sè altri spiriti perchè (al dire degli spiri¬ tisti)
sfruttassero il suo “perispirito, se non quello a lei famigliare di “ John King
Verissimo che qualcuno dei miei colleghi credette nell’intervento di molte
Intelligenze attive in un tempo solo; ma oltre alla dubbia psicogenesi di co-
desta pluralità, c’è da notare che nessuna di esse diede, ad ogni modo, sentore
personale di sè ; e tutta la fenomeno¬ logia eusapiana, rumorosa e molteplice,
svanisce per lo più in un indistinto e indeterminato assoluto. Io penso,
in tale riguardo, al contributo psico-individuale e psico-collettivo
dell’ambiente in cui si tengono le sedute. Evidentemente una collaborazione dei
presenti — consape¬ vole o inconsapevole, normale o supernormale — abbisogna:
gli “ spiriti „ vengono e comunicano per i loro amici, se¬ condo lo stile
inglese in materia. Ma toltine l’Avellino e il Pe- retti che essa conosceva al
suo arrivo in Genova perchè avevano già sperimentato con lei in Napoli e,
credo, in Roma, Eusapia si è trovata in mezzo a sconosciuti: e perciò revo¬
cazione di defunti appartenenti a qualcuno di noi non le era possibile, secondo
il concetto psicogenetico che io mi faccio di codesto fenomeno medianico, e che
viene per l’ap¬ punto confermato dalla lunga assenza dal Circolo Minerva di
entità personali diverse da “John „. Sono le nozioni accolte dalla coscienza
vigile che scendono a fecondare, per così dire, le attività rappresentative del
subconscio. E infatti il primo tentativo di presentazione di uno spirito è
stato quello (messo ben presto in silenzio dal contegno del gruppo nostro)
della madre della Sig.“ Rey, con la quale Eusapia soggiorna e di cui
naturalmente conosce i ricordi familiari. La iden¬ tificazione di quella prima
“ entità invisibile „ sentita dalla nostra compagna era così imperfettamente
basata, che gli stessi spiritisti convinti del Circolo Minerva non le permi¬
sero di continuare, e, tanto meno, di ritornare a manifestarsi ; e 1’ “ entità
„ non trovando l’ambiente propizio, non è infatti più ricomparsa! Nè apparse
sono altre “ personificazioni „ giacché nessuno di noi le desiderava o
richiedeva. Il che prova quanto di soggettivo, per parte dei percipienti, ci
sia in queste “comunicazioni „ di defunti. Per la fanciulla legata al
Porro da intimi vincoli paren¬ tali, è occorso quasi un mese di relazioni tra
noi ed Eusapia; il Porro ha avuto, inoltre, sedute particolari del medium (ed
io ne darò il risultato nella bellissima levitazione di ta¬ volino avvenuta di
pieno giorno). Ora, a questo modo si vengono a conoscere molte cose sul conto
delle persone ; e la Paladino è abbastanza intelligente per approfittarne, e
per accumulare nei depositi profondi della sua memoria un buon numero di
ricordi costituiti da impressioni consape¬ volmente subite o anche cadute alla
periferia del suo campo di coscienza, ovvero anche inconsapevolmente date. Non
emerge dal suo subcosciente se non ciò che vi è stato immerso; e lo desumo
dalla fatta esperienza. Questo vale per il processo di presentazione
delle “ en¬ tità „ individualizzantisi nelle “ forme „ proiettate teleplasti-
camente dal subliminale di Eusapia. Quanto al processo di identificazione per
conto di chi percepisce col tatto quelle forme e le personifica, rilevo ancora
la parte predominante che ha il soggettivo nell’apprezzamento dei contatti,
delle carezze, dei gesti ed atti generici percepiti. Io trovo in essi una
assenza completa di connotati personali : e sospetto che questi connotati
vengano a poco a poco, inconsapevolmente, for¬ niti dal percipiente al medium
nel suo stato di emozione che lo porta inevitabilmente a tradirsi, a rivelare
ciò che sa e ricorda, ad aiutare con le sue progressive ricognizioni
l’individuarsi o, meglio, il “ personificarsi „ del fantasma. Questo,
dapprincipio non è persona, ma fantoccio : il suo manifestarsi con caratteri
personali si compie gradatamente, e si ha lo “ sviluppo dell’entilà „ , come
dicono gli spiritisti, per un processo di intussuscezione di elementi
connotativi forniti dal percipiente cui è rivolta la “comunicazione,.
Farlo per ora delle materializzazioni tangibili, dal cui pro¬ cesso formativo
non escludo il fattore telepatico, cioè della suggestione mentale dal
percipiente al medium, ma assegnan¬ dogli una parte molto limitata. Non forse è
cosi nelle ma¬ terializzazioni visibili (che fino ad ora non ho veduto): là
credo che la telepatia agisca maggiormente, ammesso che le entità telefaniche
abbiano davvero le personalità annun¬ ziate e vantate dagli spiritisti, quoti est,
per me, videndum ! Senza pretendere di stabilire che il fenomeno telepla¬
stico sia un prodotto psico-collettivo secondo l’ipotesi di Ochorowioz,
certamente la compartecipazione dei formanti la catena esiste in larga misura
nella connotazione dello “ spirito , e sopratutto nei suoi caratteri fisici
costruiti con impressioni tattili e kinestetiche (muscolari). Io, ad
esempio, che con ho mai avuto l’idea di essere toccato da persone (fiuidiche),
non ho potuto mai attribuire ai toccameuti una qualsiasi caratteristica
personale : erano contatti per lo più fuggevoli di inani e arti che dirò
irriconoscibili. Si può obbiettarmi che erano mani sconosciute, e però che non
potevano avere per me caratteri morfologici e fisionomici tali che
corrispondessero, nella loro impressione attuale, a ricordi miei di nessuna
sorta. Tuttavia questa obbiezione cade quando si pensa che nessuno di noi.
tranne che la Sig.* Eey ed il Prof. Porro, ha attribuito le mani fiuidiche a
persone di sua cono¬ scenza. Dirò inoltre che le mani stesse non mi sono sem¬
brate mai intere e ben formate, tranne quando ho potuto osservarne una
completa, di cui non posso escludere che non fosse la mano dinamica della
Paladino stessa (o quella vera incoscientemente da lei avanzata V) : il che nel
corso delle espe¬ rienze è avvenuto almeno tre volte, e a me è parso ricono¬
scerla alla forma, alla grandezza ed alla epidermide. Ad ogni modo,
Pimpressione mia, per quanto concerne la identità delle manine sentite dal
Porro, è che egli sia stato nel suo alletto parentale, e nella commozione
dell’animo, troppo facile a personificarle. Neaneo risulta che la entità
personale gli si sia manifestata interamente: egli ne avverti la presenza in
quel sentimento indefinibile che si prova al buio quando una persona ci si
avvicina (io l’ ho provato un’altra sera per la presenza di “ John King „
davanti al mio petto), ne sentì i tocchi delicati, il frugargli in tasca, ecc.,
ma niente di più personale. Più personale sarebbe stato il dato acustico,
poiché il Porro ne avrebbe udita anche la voce, dapprima afona, poi nettamente
articolata in una parola. TI giudicare di per¬ cezioni aitimi, massime uditive,
riesce sempre assai difficile: tuttavia, siccome la parola fu pronunziata così
bassa che niuno la udì tranne il percipiente, ritengo che solo il con¬ tenuto
ideativo di essa (significante in modo famigliarmente affettuoso un grado
strettissimo di parentela) indicasse Iden¬ tità invisibile „, non il tono, nè
il timbro, nè le altre qualità veramente personali della voce. Qui davvero lo
stato tensivo di attenzione aspettante produce singolari, ma pericolose
acutezze delle nostre percezioni in un senso determinato. Io penso che la
parola udita solo la seconda volta in modo distinto dal prof. Porro,
corrisponda precisamente alla ipotesi che l'elemento subiettivo dell’ascoltante
sovrappostosi all’ob- biettivo dapprima indeterminato (cioè al fenomeno
acustico Morselli, Psicologia e spiritismo. afonico) e fusosi
imaginosamente con esso, abbia dato alla percezione uditiva quei caratteri più
o meno spiccatamente personali che forse da sè non aveva. Quella
imprecisione generica, quella indeterminatezza che esiste nelle manifestazioni
tangibili, si deve avere anche più nei fenomeni acustici. Le voci spiritiche
sono quasi sempre afone, gutturali, rauche, irriconoscibili (dato che le si
vogliano attribuire a determinata persona): è detto e scritto che paiono uscire
da una strozza. Non furono mai ben personificate, se non con una intensa
partecipazione subbiettiva del percipiente che le udì e già era disjjosto a
riconoscerle. Per lo più anche le rarissime manifestazioni vocali “ si
svi¬ luppano „ (per usare un termine spiritistico), come le tangibili e le
visibili: il procedimento di tale “ sviluppo „ lascia adito ad affermarne la
origine psico-collettiva o, meglio dirò, inter¬ psichica fra il medium e il
percipiente. Con ciò non dico che siano allucinatorie, anzi trovo che se
fossero tali, cioè il prodotto di una reminiscenza interiore di ricordi, pos¬
sederebbero fin da principio carattere ben più definito e per¬ sonale, come
avviene negli allucinati comuni, che spesso dicono di riconoscere le voci.
D’altronde, la voce umana è assai male ricordata: provatevi a pensare alla voce
di persona cara con cui abbiate dimestichezza : vi riescirà difficilissimo
immaginarvela viva e sonora all’orecchio : voi la udite fioca, lontana e
incerta, con qualità contuse e diffuse. Questo si verifica certamente anche nelle
voci medianiche, le quali, siano pure il prodotto dell’energia radiante dal
medium, debbono, per assumere un’indole personale, essere sottoposte al
processo di riconoscimento per conto della persona cui sarebbero dirette.
Tutto ciò io scrivo esaminando oggettivamente i fatti e valendomi delle
impressioni dirette a me lasciate dall’avve- nimento. I miei criterii di
interpretazione, contrarii al perso¬ nificarsi della forma tangibile di jer
l’altra sera, non saranno accolti con favore dal collega, tanto in lui fu
profonda e forse rimane la persuasione sull’autentica presenza di quella pic¬
cola persona. Vuol dire che in questi fenomeni, quando man¬ cano le prove
oggettive, e V identificazione si compie la mercè di elementi subiettivi
particolari a ciascun percipiente e in¬ verificabili in modo oggettivo, la
scienza deve procedere con cautele maggiori, con metodi più severi e secondo
esigenze ancora più inesorabili rispetto alla prova. E qui andiamo tutti
d’accordo : spiritisti (non intendo quelli che vivono di contrabbandi
scientifici); psichicisti, e psicologi. Fenomeni invano aspettati.
Ho già detto che vari fenomeni da noi chiesti non furono fino a qui ottenuti,
sia perchè importavano modificazioni nella tecnica sperimentale (p. es., le
bussate sul tavolo irto di chiodi, gli effetti della luce catodica), sia perchè
piuttosto rari nella fenomenologia paladiniana (p. es., le voci udibili da
tutta l’assemblea, le forme personificate per intero e agenti lontano dal
medium, le apparizioni fantomatiche). Dirò qualche cosa su alcuni altri *
esperimenti „ mancati che si prestano a considerazioni di psicologia
mediumnica. 1° Non produzione di suoni melodici, nonostante la
collocazione ad hoc di un pianoforte. — Il Sig. Bozzano mi ha narrato che tali
suoni vennero prodotti in una seduta data da Eusapia in casa Avellino: ma con
una analisi minuta del fenomeno si trova che erano tentativi di iniziare appena
qualche accordo armonico semplice ; il che, a parer mio, è adeguato alla
ignoranza musicale della Paladino. Anche nella narrazione e interpretazione di
codesti eventi acustici risulta chiara e lampante l’importanza del
subbiettivismo dei presenti: sono questi che definiscono le loro impressioni
più assai di quello che esista di definito nel fenomeno reale e genuino.
2° Non scrittura di segni alfabetici. — Non ottenemmo la scrittura sulle o tra
le lavagne, nè ci fu concessa veruna altra manifestazione d’alfabetismo: ciò
pure in relazione col grado di coltura della medium. Gli spiritisti scuseranno
la mancanza di scrittura perchè John non può servirsi di mani ignoranti per scrivere;
egli esegue quei fenomeni che lo “strumento, somministrato da Eusapia gli
permette (salvo che anch’esso in vita non fosse, come pare, un ignorantone) .
Ma tale scusa è affatto gratuita: contraddice intanto il fatto che il presunto
John eseguisca molti fenomeni che oltrepassano la abilità, la forza, la
coordinazione muscolare del medium: ad esempio, come conciliare in tale
supposto la mancanza di segni alfabetici o numerici con lo sforzo dinamometrico
ottenuto la sera del 2 giugno, e che si spiega collo spostamento ben valutato
dell’indice dello strumento? e come spiegare che “ egli , assuma l’incarico ben
più de¬ licato di plasmatore e scultore nelle impronte in mastice?...
Resterebbe poi incomprensibile perchè “ John ,, che riesce 420
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li a tracciare segni a lapis sui
polsini o sullo sparato dei presenti, non sia in grado di imitare lo scritto
stampato (leggendo materialmente nel pensiero) come fanno gli affetti da
sordità e cecità verbale. Pare tuttavia che a ciò arrivi la Paladino, ammessa
l’autenticità di qualche scritto me¬ dianico a lei attribuito. Infatti il sig.
Bozzano dice che nella grandiosa seduta in casa Avellino in cui Eusapia suonò,
si ebbe finalmente una scrittura diretta, ossia si trovò la parola morto
(scritta a lapis aH’oscnro), in risposta ad una inter¬ rogazione rivolta agli
occulti agenti sul destino ignoto di un parente. Sarebbe interessante accertare
la verità del ferale annunzio: ma, riguardo alla materialità dello scritto che
risultò in caratteri stampatelli o infantili, essa conferma la ipotesi
fisiopsicologica più su esposta. 3“ Non indovinazione di un numero
d'oggetti. — Questo esperimento l’ho già narrato: la divinazione del numero di
faginoli da me estratti sarebbe stata un fenomeno di chiaroveggenza, come tanti
se ne raccontano nella storia del meraviglioso psichico. Però il medium
interrogato non ha detto il numero giusto, il che prova che se Eusapia possiede
le straordinarie facoltà animiche della telecinesia, telefania, teleplastia,
ecc., non è chiaroveggente, allo stesso modo che possiede ben poca capacità
telestesica e telepatica. 3° Non impressione di maschere facciali sulla
plastilina. — L’insuccesso, qui vale come argomento contro l’ipotesi
deirOcnoRowicz, che i fenomeni siano sempre il risultato di un concretarsi
sintetico delle energie dei presenti sotto forma materiale. Io invece, a parte
il contributo prestato dai dinamismi biologici, assegno alla psiche dei
presenti quasi soltanto l’efficacia suggestiva, ideale, non materialmente
concreta. Era tanto desiderato il fenomeno, tutti noi ave¬ vamo così
intensamente rivolta l’attenzione all’ impronta, che se questa dovesse venire
dalla somma (fisica) dei nostri dinamismi, si avrebbe dovuto ottenere il volto
medianico fin dalla seconda o terza seduta. Parmi invece che questo fenomeno
vada soggetto a grandi varianti. In taluni casi lo si è ottenuto facilmente,
come ne fanno fede i calchi del Chiaja; ma non l’ha, che io sappia, ottenuto
nessuno dei gruppi di investigatori che studiarono la E. P., iiè a
Carqueirnnne, nè a Parigi, nè all’Agnélas, nè a Varsavia, nè a Milano, nè tanto
meno a Cambridge. E venuto, per contro, nella ospitalissima casa dei signori
Blech a Mont,fort-l’A- maury, dove Eusapia ha soggiornato liberamente come in
casa sua ! limiti dell’esopsichismo d’eusapia 421
Con ciò non voglio esprimere dubbi sulla sincerità del fenomeno: ma certo
è da notarsi codesta resistenza di John anche quando (come nel nostro gruppo)
tutte le circostanze sembravano favorevoli. Forse elle la E. P., malgrado tutto
il nostro e suo buon volere, non è giunta con noi a quello stato biopsicbico
che rende possibile la proiezione della forza suffi¬ ciente ? Questo efflusso
richiede probabilmente scariche intense di energia, diciamo, fluidica. Dagli
sforzi che la P. esegue quando si tratta di far un’impronta di mano o di dita
(esterio¬ rizzando così le contrazioni delle proprie membra) si inferisce che
lo sforzo per imprimere una faccia o testa dovrà essere ben più grande : 1°
perchè si tratta di una parte del corpo che ordinariamente esegue pochi e
deboli movimenti; 2° di una parte del corpo, che non ha l’abitudine nè il
potere di influire sulla forma, resistenza, grandezza degli oggetti esterni; 8°
di una parte del corpo, che ha caratteri troppo individuali, co¬ sicché
richiede un lavoro cogitativo più intenso per essere rap¬ presentata nei suoi
particolari caratteri: sudi ciò tutti avranno osservato quanto sia difficile
rappresentarsi mentalmente una fisionomia, sia pur quella di persona convivente
e a noi lunga¬ mente abituale; 4“ perchè le mani, stante la loro natura di
organi di presa e di espressione, proietteranno più facilmente e più da lontano
la energia vitale o nervosa : e questo sa¬ rebbe provato dalle investigazioni
del Baradoc, dello Ciia- zarain, del Delanne e Dagret [— Trgrad], collegabili a
quelle sull’od, per lungo tempo derise ma scientificamente non impossibili, del
barone De Reichenbaoh. Genova, 6-7-8 giugno 1901. LA
DECIMA SEDUTA. Uniformità e variazione dei fenomeni. Sedata ultima di
questa serie, e seduta importantissima, forse la più ricca e varia in
manifestazioni! Perchè? Credo che a questo moltiplicarsi ed intensificarsi dei
fenomeni con¬ corrano più cause: — 1° La minore diffidenza con cui la Eusapia
ci tratta dopo tante ore di comunione spiritica, avendoci trovati ben disposti
verso di lei; — 2° L’aumento reciproco di fiducia che oramai tutti noi
riponiamo nella sincerità dei medium: anche i più scettici della compagnia (io e
Ferraro) siamo guadagnati, per lo meno, dall’evidenza dell’autenticità’ quasi
generale dei fenomeni ; • — 3° La mi¬ nore importanza che noi diamo alle
strettoie del “ controllo „, non già per rilassarlo fino all’indulgente
compiacenza verso Eusapia, ma per averlo reso gradatamente meno fastidioso e
meno discontinuo in ragione della abitudine da noi contratta in effettuarlo :
io sono convinto che l’invigilare i medii non sia cosa tanto ardua da non
assicurarci contro l’inganno anche senza queirincessante cercare le mani e i
piedi di Eusapia e quell’insopportabile incrociarsi delle domande di prammatica
: “ ha lei la mano? tiene lei i piedi ?„ : sovente con essi si interrompe
l’attenzione sui fenomeni e si turba la li¬ bera loro estrinsecazione. — 4°
Pongo, in ultimo, la au¬ mentata affinità psicofisica stabilitasi tra tutti
noi, anzitutto fra i formanti il circolo, indi fra il circolo ed il medium : è
quello che i magneto-spiritisti chiamano “ omogeneizzazione dell’ambiente „ .
Io non credo che preponderi in questa mag¬ giore concordia di animi l’azione di
un fattore arcano, quale sarebbe una congetturale “ polarizzazione di fluidi „
o una “ risultante media di dinamismi bio-psichici „ : parmi sem¬ plicemente
che si crei e si fortifichi sopra tutto quella comu¬ nanza di sentimenti, di
idee, di tendenze che è inevitabile si stabilisca fra varie persone viventi
lungamente a mutuo rapporto, in uno stesso luogo, sotto le medesime impressioni
ed in circostanze ohe nelle nostre classi sociali vietano gli aperti dissensi e
finiscono coll’inibire le espressioni abituali dei sin¬ goli caratteri. Ciò non
pertanto sarebbe illogico negare la verosimiglianza di “ flussi nevro-psicbici
„ sinfonizzantisi tra loro, come le onde hertziane. Siamo sempre nella
sala solita, ma vuotata di mobili per obbligare l’attività medianica di Eusapia
a darci fenomeni meno materiali dei consueti, possibilmente delle grandi ma¬
terializzazioni. Però la prima parte della seduta è consumata in una
successione de’ consueti fenomeni di moti e levitazioni e battiti ritmici del
tavolino, di toccamente di scherzi con la seggiola di uno dei visitatori, ecc.,
ecc., giacché il m.se Da Passano, che non è mai stato al controllo, ha chiesto
di esservi messo iersera, e ciò induce la Eusapia a beneficarlo della solita
ormai vieta fenomenologia. Siamo, dunque, sempre di fronte al doppio rilievo
psicologico da me fatto: 1° la me¬ dianità è influenzata, nelle sue
manifestazioni, dalle con¬ tingenze esteriori in cui il medium opera; 2° la
medianità è sistemata automaticamente nella Paladino, così da renderla inetta a
imaginar cose nuove (nel suo subcosciente) e da costringerla a reiterare in
serie i fenomeni, a mo di un ro¬ sario sgranato sempre nel medesimo senso
! Ma esaurita la serie abituale, ecco iersera incamminarsi la Eusapia per
vie meno comuni, e darci, come dissi, non solo notevolissime varianti ai
fenomeni già prodotti, ma al¬ tresì fenomeni nuovi. 1. Varianti
nella telecinesia. a) Per dare una risposta al dubbio espresso da qual¬
cuno, tanto dentro che fuori del nostro Circolo, che nei mo¬ vimenti. del
tavolino agisse la pressione delle mani di Eusapia, jersera intenzionalmente il
mobile si è alzato ora da un lato ed ora dall'altro : ossia dapprima si è
inclinato obliquamente verso destra quando la mano della medium ne era
sollevata dal controllore, indi si è inclinato verso sinistra nelle iden¬ tiche
condizioni. Non basta : il tavolo si è alzato sui due piedi anteriori (quelli
verso Eusapia), indi sui due posteriori, anche quando nessuna delle nostre mani
lo toccava. Noto che tutto questo ondeggiare del mobile è avvenuto alla
luce “ - - IH"-*? f 424 PSICOLOGIA K SPIRITISMO,
II di una lampada elettrica di 5 candele! Sul cosi detto 11 fe¬
nomeno del tavolino „ io sono oramai sicuro nella mia co¬ scienza di
osservatore scrupoloso: la telergia medianica di ordine cinetico è una realtà.
La cosa fu resa jersera evidentissima anche in altri espe¬ rimenti. A un certo
momento, e mentre avevamo una bel¬ lissima illuminazione (da una lampada a gas
con reticella Auerl), il tavolino s'è mosso dal solito posto, e obbligando
tutti noi ad alzarci e a seguirlo per tenerci in catena , è andato a fermarsi
nel bel mezzo della sala: quivi, sotto i nostri Occhi, ed essendo noi tutti in
piedi, si è sollevato fino all'altezza delle nostre teste, ossia di circa un
metro dal suolo: ne vedevamo distintamente (sfido io, a quella luce!) i quattro
piedi in aria, e curvandomi ne ho veduto la faccia inferiore del piano. Nessuna
forza visibile lo aveva portato e lo teneva a quell’altezza: le nostre braccia
estese e alzate non lo toccavano, e la medium aveva le mani pur essa in alto al
livello medesimo delle nostre, ed era inoltre sorve¬ gliata da tutti noi.
Quella levitazione straordinaria in piena luce è durata 15". Aggiungo che
il tavolino iersera pa¬ reva in preda ad una vitalità anormale : ha battuto più
volte la solfa ; si è espresso mimicamente alla sua maniera, ora brillante e
burlesco, ora imperioso e violento; si è rial¬ zato almeno sei o sette volte
fino a 85 ceutim. e ad un metro, mentre a luce debolissima eravamo in attesa
delle impronte sulla plastilina. Cadendo dall’alto, si è poi sconquassato.
Ma avvenga esso a luce o al buio, con contatto o senza, con sforzo visibile o
in quiete di Eusapia, il fenomeno ha ormai per me la medesima autenticità e la
stessa causa. Non lo spie¬ gano i “ moti incoscienti „ del Ciieyreul (forse
applica¬ bili soltanto ai tavolini parlanti o danzanti nei salotti per puro
divertimento); nè i moti iniziali, e poco estesi, ma irresistibili, del Babinet
(inservibili quando manca ogni con¬ tinuità nelle linee di forza). I vecchi
congegni immaginati dal Faraday, dall’HARE, dal Gasparin , dal Thcry , dallo
Chambers, i più complessi del Crookes e Varlky, e i recen¬ tissimi della
Commissione di Milano, di Richet, De Rochas, Wattevillk, OofioROWioz, ecc., non
hanno impedito che gli spostamenti tiptici si producessero in contrasto con le
for-1 mule della meccanica, con le leggi note della fisica, con il pa¬
rallelogramma delle forze, insomma con tutto il codice legis¬ lativo della
scienza esatta. Che cosa pensarne , se non che naturalmente e logicamente siamo
davanti a fenomeni reali derivanti da cause o forze tuttora sconosciute?
TELECINESI® A GRAN FORZA 425 b) Al tavolino hanno
fatto iersera degna compagnia altri oggetti mobili. Per due volte si ripetè il
giuoco della seggiola tolta di sotto aH’astante, allontanata, riportata, ri¬
tolta, rimessa a posto da personaggi invisibili che sanno agire al buio senza
sbagliare mai nella estensione e dire¬ zione dei movimenti. La seconda volta la
seggiola tolta al Dott, Venzano viene a trovarmi mentre io sono fuori di catena
seduto su di una poltroncina, a circa un metro dal mio collega ed almeno a un
metro e 75 cm. da Eusapia ; e quando le pongo le mani sulla spalliera, essa mi
viene presa, bru¬ scamente strappata e riportata al Venzano, che però non può
servirsene in vista di un nuovo scappargli dell'irrequieto mobile. E lo scherzo
continua per una buona mezz’ora ! e) Quando siamo andati nel mezzo della
sala dietro al tavolo semovente, il recinto in legno e reticolato di ferro
costrutto su di un lato di essa per i soci fuori di catena, si è scosso, ha
ondeggiato, si è mosso quasi preso da con¬ vulsione: tutti vedemmo il fenomeno,
perchè eravamo in piena luce, e la Eusapia era distante da quel recinto non
meno di un metro e mezzo. ‘d) Anche in ottime condizioni di luce eravamo
mentre Eusapia effettuava due volte il fenomeno Ae\Y attrazione su corpi
pesatiti senza alcun contatto. Dapprima essa ha sol¬ levato sotto i nostri
occhi una seggiola, sulla spalliera della quale mi aveva fatto collocare ambo
le mani, applicando poi le sue sulle mie: ad un suo gesto, che dirò simbolico,
di tra¬ zione all'insù eseguito coi muscoli degli avambracci , ha seguito
l'alzarsi della seggiola dal suolo per circa 12-15 cen¬ timetri. Riaffermo che
le mani di Eusapia non toccavano il mobile essendovi di mezzo le mie mani, ed
avendo noi tutti gli occhi bene aperti in una sala pienamente illuminata.
Più tardi, al finire della seduta e mentre ci preparavamo tutti ad
accommiatarci da lei, Eusapia si è accostata nell’an- tieamera al pianoforte,
sul quale stava un piccolo campa¬ nello usuale di bronzo; e facendo con la mano
il gesto di attirarlo verso di sè, lo ha realmente smosso e a piccoli tratti
condotto fino all’orlo del mobile donde è caduto in terra: il campanello ha
percorso lo spazio di circa 20 cen¬ timetri e il fenomeno è accaduto a luce di
due candele, al cospetto di tutta la comitiva. Basterebbero questi
fenomeni elementari di telecinesi» per darla vinta ai sostenitori delle azioni
psichiche a distanza in contraddizione a tutte le leggi conosciute della
meccanica e della fisica. Non sono infatti le grandi e complicate ma-
426 PSICOLOGIA E SPIRITISMO. Il nifestazioni
della medianità quelle che possono condurre al convincimento, poiché allora
l’intrecciarsi delle contingenze determinanti il fenomeno lascia adito a
sospettare dei medii e a dubitare delle proprie osservazioni. Qui, invece, il
fatto è semplice e percettibile in tutte le sue modalità, è chiaro e limpido
nel suo determinismo: si dovrebbe, dunque, cominciare da questi effetti
iniziali della facoltà telergetica, giacché un solo fenomeno di tal genere,
accertato con ogni mezzo possibile di investigazione, darebbe la prova assioma¬
tica della esistenza di poteri supernormali d’esteriorizzazione dinamica.
Ma vediamo: nelle condizioni in cui Eusapia ha provocato quel moto di
campanello senza contatto apparente, senza applicazione visibile di una forza
meccanica ordinaria, siamo noi sicuri? Vi fu l’imprevisto, è vero, da parte del
medium perchè il suo passare vicino al pianoforte e il fissarsi della sua
attenzione sull’oggetto eventualmente collocatovi sopra sono stati fortuiti :
ma dalla sala, dove si teneva la se¬ duta, non aveva essa potuto gettare lo
sguardo nell’antisala e premeditare il fenomeno?... Si è infatti parlato di una
frode che essa usi commettere in detto esperimento: ossia il moto attrattivo
dell’oggetto sarebbe ottenuto mediante uno dei suoi capelli che strappatasi dal
capo, essa saprebbe abil¬ mente far girare attorno all’oggetto preso di mira, e
tenen¬ dolo fra le dita utilizzare quale strumento impercettibile, per la sua
finezza, dagli astanti. Assai semplice e comodo mezzo di attrazione ! Il tiro
fu scoperto dal De R-ochas e dal Flam- marion nelle sedute di alcuni anni fa: e
non può dirsi che la ipotesi del “ capello (luidico „, avanzata da qualche spi¬
ritista distintissimo, valga a distruggere il dubbio della ciurmeria cosi
schiettamente degna di un’isterica. Per esclu¬ derò l’intervento di un “
capello organico , o tegumentale di Eusapia nel fenomeno di stanotte , non
abbiamo altra ragione se non quella che nessuno di noi ha veduto un solo
movimento di lei, atto a ingenerare sospetti (strappo del ca¬ pello,
attorcigliamento al dito, cireumduzione del campa¬ nello, eoe.). Ma il non aver
sorpresa Eusapia in fallo, basta a togliere di mezzo il fallo stesso? E il
supporre dei “ ca¬ pelli , effimeri, fabbricati all’istante con la materia
eterea o astrale, e fatti sparire magicamente, non sarà, in codesti fenomeni
tuttora sub judice, un “ miracolo „ per la stessa metapsichica ed nn sillogismo
di petizion di principio per la logica? Varianti nella telecrasia.
Denomino grecamente così i rumori e suoni che si odono durante le sedute : e ve
n’è di tantissime specie ! Gli uni sono dati dai famosi colpi e battiti o raps
che si sen¬ tono nei mobili , sopratutto nel tavolino medianico, nelle pareti,
nel soffitto e persino nel pavimento della stanza, entro il gabinetto oscuro,
talvolta vicini, tal’altra lontani, ora deboli e fiacchi, ora forti e
potentissimi fino a rintro¬ narne tutta la casa... Ieri sera i raps del
tavolino hanno avuto il carattere di picchi ritmici, di raschiamento, di grat¬
tamento, di fremito intrinseco nella sostanza medesima del legno... Anche
questo è un fenomeno elementare, comunis¬ simo ; eppure, nè fu ancora studiato
abbastanza, nè c'è mezzo di comprenderne la natura. Conosco le spiegazioni che
ne hanno dato gli anti spiritisti non scienziati e gli antispiritisti
scienziati, ma nessuna mi convince. Ho già parlato delle contrazioni muscolari
con le quali, secondo fisiologi insigni, i medii saprebbero dare l’ingannevole
percezione di quei suoni. Il Flint, clinico medico a Buffalo, pensò ad uno
scricchiolìo prodotto nella giuntura del ginocchio dall’urto fra tibia e
femore; lo Schifi-, che insegnò fisiologia, a Fi¬ renze e a Ginevra, attribuì i
rumori al battere del muscolo lnngo peroneo; lo Jobebt, chirurgo di Parigi,
credette arre¬ care prova di ciò in certi casi patologici di contrazioni clo¬
niche muscolari... Ma per chiunque abbia udito un solo ge¬ nuino rap, codesti
conati esplicativi sono inammissibili, anzi (mi duole dirlo per la dignità
della scienza anatomo- fisiologiea) addirittura grotteschi. D’altronde, come si
spie¬ gherebbero con sussulti tendineo-muscolari i picchi e suoni produeentisi
lungi dal corpo del medio, e sopratutto quel battere assieme di mani invisibili
che stanotte abbiamo udito nettissimamente scoppiare a mo’ di plauso in aria,
sopra le nostre teste, e dentro il gabinetto oscuro? Per quanto in
apparenza i picchi interni “ spiritici „ siano di pura indole fisica o
materiale, è giusto il rilievo fatto dalla Com¬ missione dell’Università di
Pennsilvania nominata pel lascito Seybert (1884-87): — essi sono in innegabile
rapporto colla coscienza e volontà del medium, e non ne sono affatto indi-
pendenti come protestano gli spiritisti. — Ensapia sa sempre quando e dove
i pretesi esseri misteriori colpiscono e bus¬ sano: essa è, anzi, così attenta
a non essere prevenuta dagli astanti e a non lasciar dubbi sulla sincerità dei
fenomeni, che quando un rumore diverso, uno scricchiolìo di mobile, un urto di
oggetti, un moto di seggiola induce qualcheduno in errore, è la prima a
correggerlo e a dichiarare la causa del¬ l'illusione. Il rilievo torna da un
lato in conferma del “ per- sonismo „ (secondo la terminologia di Aksakokf) dei
feno¬ meni percussori, dall’altro vale in risposta agli scettici che sostengono
la natura illusoria dei fenomeni stessi indotti per suggestione del medium sul
suo circolo. * 3. Varianti nella telefonia. Jersera le “ luci
spiritiche „ , che son sempre un fenomeno tra i più rari, non si formarono
soltanto in aria, ma sulla stessa mia mano tenuta sul tavolino medianico. Io
ero il secondo della catena, a sinistra di Eusapia, e l’assistenza era in quasi
completa oscurità: ad un tratto una luce globulare , ma sfumata, di colore
azzurro-verdognolo è apparsa sulla piega cutanea tra il mio pollice e l’indice,
ha oscillato alquanto, si è mossa e posandosi sul dorso della mano è salita
verso l’avambraccio, ivi scomparendo. Tre altre volte la manife¬ stazione
luminosa si è riprodotta, e ogni volta è stata vista da tutti. Io guardavo il
fenomeno con la testa piegata ed avvicinata alla mia destra, e la fiammella non
mi produ¬ ceva calore: dirò anzi che neppure irradiava luce: era lu¬ minosa in
sè stessa, ma non rischiarava le parti del mio corpo su cui passava.
Altre luci sono apparse più tardi, in alto, di contro alle cortine nere, o
sulla testa di Eusapia, ma non differivano da quelle già vedute
precedentemente, se non nell’ insolito splendore. Io ne ho percepite
distintamente due a livello del lato sinistro della testa di Eusapia, nel punto
della breccia cranica: erano diffuse e non circoscritte. Una terza, che direi
più condensata, della grossezza di una noce avel¬ lana, di aspetto
fluorescente, è comparsa in alto e si è man¬ tenuta fissa per almeno 10",
scindendosi poi in due e dile¬ guandosi dopo altri 10" : le mani del
medium erano invigilate da me e da Venzano, ed erano nel contempo visibili in
pe¬ nombra. È utile avvertire che le luci preannunziano geneTalmente altri
fenomeni cospicui, soprattutto materializzazioni : e infatti, dopo quella
telefonia vivissima, io ho avvertito una “ piccola mano di bimba „ accarezzarmi
graziosamente il viso. Delle materializzazioni visibili (“ fantasmi „),
le più rare a presentarsi nelle sedute medianiche dell'Eusapia, fino ad ora non
abbiamo ottenuto che fantasmi indecisi e senza ca¬ rattere personale : se fosse
da accogliersi per vera e reale senza alcuna miscela di soggettivo, la
impressione visiva che il Dottor Venzano dichiarò jersera di avere provato,
cioè di un'ombra avente la statura e i contorni di una “ bambina ,, noi
andremmo accostandoci alla fase delle vere apparizioni. Ma peccato che tale
interessantissimo fenomeno non sia an¬ cora caduto sotto i miei sensi ! Ne
parlerei con cognizione di causa, mentre debbo limitarmi a riferirlo in maniera
gene¬ rica, non senza osservare che la connotazione del perci- piente gli
poteva essere, in parte, suggerita dalle convinzioni del collega Porro.
4. Varianti nelle azioni a distanza sulla ma¬ teria inerte. Designo
in questo modo quei due fenomeni abbastanza differenti nelle loro apparenze, ma
in sostanza non dissimili fra loro, che sono le impressioni su corpi molli
(creta, pla¬ stilina, farina, sabbia, carta atfumata, ecc.) e gli apporti: in
ambedue i casi la materia, o ciò che chiamiamo con questo nome, subisce
l’azione a distanza della misteriosa forza ema¬ nante dal medium, la quale ne
muta le disposizioni mole¬ colari e la situazione nello spazio. Nelle impronte
vi è au¬ mento di coesione; negli apporti, che sono assai più ardui ad
ammettere e ad essere compresi, vi sarebbe invece dap¬ prima cessazione dello
stato coesivo (“ disgregazione ,), indi, attraversato uno spazio qualsiasi
nonostante gli ostacoli ri¬ tenuti per impenetrabili, ricomparsa della identica
coesione anteriore per sintesi dei suoi elementi atomici (“ riaggre- gazione
,). a) Finalmente jersera abbiamo avuto un'impronta di profilo sulla
plastilina; ma ad onta degli sforzi di Eusapia, che per produrre tale fenomeno
era caduta in fortissima agitazione e mostrava indubbi segni di sofferenza e di
per- 430 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
turbamento (li coscienza, l’impronta è riuscita debolissima: il mastice è
poco compresso, il profilo è appena appena di¬ scernibile; soltanto il rilievo
del padiglione di un orecchio rivela che si è tentato applicarvi un lato della
testa. Ho la certezza assoluta che tale impronta non fu eseguita fraudo-
lentemente : la plastilina era stata bensì per due terzi della seduta su di una
seggiola a non grande distanza da Eu- sapia e alla sua sinistra, ma questa,
controllata sempre con gran rigore, non le si era avvicinata mai con la lesta
(in¬ ganno troppo facile a scoprirsi da undici persone intelligenti ed
accorte): inoltre, avevamo a quando a quando ispezionata la superficie liscia
della pastosa focaccia. Per produrre l’im¬ pronta Eusapia ha proceduto cosi: —
lamentandosi e chia¬ mando aiuto, essa si è svincolata ad un tratto dalle mani
di Venzaqo e De Albertis che la controllavano, ha afferrato la mia mano e mi ha
trascinato verso il gabinetto; quivi si è coperta la testa con la tenda nera e
poi ha applicato l’orecchio al petto del De Albertis, comprimendolo fortemente:
alla fine, come se tale sforzo di compressione avesse sortito il suo effetto,
ha emesso un sospiro di soddisfazione e si è abbandonata in quasi completa
risoluzione muscolare. — Io l’ho ricondotta alla sua seggiola; e rifatta la
catena, mentre Eusapia era in evidentissimo “ trance „, abbiamo udito i sette
colpi chiedenti la piena luce : solo allora abbiamo scoperto che la plastilina
era rimasta impressionata. In tutta questa manovra v’è, lo si scorge
benissimo, l’in¬ tervento volitivo del medium: non ci riesce però di scoprire
la frode, e quell’impronta è, secondo me, autentica. Al pro¬ posito dirò anzi
che Eusapia si è mostrata dolente di non aver potuto stampare “ orma più
profonda „ sul nostro ma¬ stice : ma a giustificazione sua, sta che la sostanza
preparata non era abbastanza molle. Anche gli spiriti esigono che sia loro
facilitato il còmpito! b) Il secondo apporto della nostra serie di sedute
eusapiane, s’è avuto iersera : forse ne abbiamo, anzi, ottenuto due. Dna prima
volta, al marchese Da Passano, vigilatore di destra, è stato messo
all’improvviso in mano un ramo¬ scello con due foglie verdi: si era in
semi-oscurità, e quel vegetale non si trovava, per saputa nostra, nelle sale
del Circolo: veniva, dunque, dal di fuori; ma in qual modo? - La seconda volta,
sono apparsi due ramoscelli, credo, della stessa pianta : uno è stato ridato,
da invisibili mani, al Da Passano, ma forse era il medesimo di prima; l’altro è
ca¬ duto sul tavolo sfiorando il viso di Venzano. Ma anche questi donde
venivano? La pianta è botanicamente comu¬ nissima. ed io confesso che non so
esimermi da dubbi gravi sulla veridicità del fenomeno: per accettare un apporto
in si fatte condizioni, abbisogna una buona fede superiore alle mie forze.
Vorrei che ad ogni seduta, massime quando ac¬ cadono fatti consimili di “
disgregazione e riaggregazione di corpi „ o di “ dematerializzazione e
rimaterializzazione di corpi solidi „, in assolutissimo contrasto con le leggi
fon¬ damentali della fisica e chimica, si esercitasse una vigilanza par¬
ticolare: vorrei lo svestimento del medium dai suoi abiti, e l’esame della sua
persona a nudo (anche se convenisse ef¬ fettuare quelle investigazioni intime
che tanto ferirono l'amor proprio di Eusapia a Cambridge); vorrei dati al
medium stesso abiti nuovi, accuratamente ispezionati; vorrei anche un po’ più
di luce o un po’ meno di oscurità; e vorrei che l’oggetto apportato fosse di
tale natura da escludere l’in¬ ganno. * * *
Lettura del pensiero? Un fatto di lettura del pensiero sarebbe
questo: — Il De Albertis av“jva recato con sè e teneva in una tasca interna
dell abito un ventaglio che una signorina di sua conoscenza gli aveva dato
affinchè gli venisse tolto dalle “ Intelligenze occulte , e consegnato a me,
senza che nessun altro sapesse di tale desiderio. Era, adunque, un vero
esperimento tele¬ patico, che il capitano tentava ; e si è verificato
appuntino. Il De Albertis stava fuor di catena, seduto su di una pol¬ troncina
a un metro e mezzo da Eusapia, e là una mano è andata a toccarlo, mentre altra
mano gli estraeva dalla tasca il ventaglio e lo portava da lui a me. Il
ventaglio ha fatto cosi più giri attorno, trasportato invisibilmente dal¬ l’uno
all’altro di noi: dippiù, ai nostri lagni di provare troppo caldo, si è messo a
rinfrescarci cortesemente la faccia, utilizzando per bnona mezz’ora tutto il
dinamismo medianico della Paladino. Senza dubbio, si è veduta la
intenzionalità dell’agente in¬ visibile in tutto questo trasportare e
trasvolare del ventaglio : ma essa non è dissimile nei trasporti e trasvoli
degli altri oggetti, trombette, chitarre, tamburelli, ecc., avveratisi
nelle sedute anteriori. Per contro l’azione iniziale del togliere il ven¬
taglio al suo possessore e del portarlo a me, conforme al pen¬ siero di lui, ba
i caratteri della suggestione mentale. Osservo tuttavia che jersera si sono
avute altre manifestazioni eguali (p. es. al Da Passano è stata presa di tasca
una borsa da tabacco, e il tabacco è stato sparso sul tavolino): per ciò
potrebbe anche trattarsi di pura coincidenza senza telepatia, pur restando
ammirabile tutto l’ulteriore complicato itine¬ rario dell’oggetto cortesemente
inviatomi, con quel mezzo nuovo di comunicazione, dalla bella
sconosciuta. * * * Le materializzazioni. Numerosi
e vari sono stati la sera dell'8 giugno i feno¬ meni di teleplastia: vi abbiamo
toccato un punto di medium - nismo cbe raramente con Eusapia si
raggiunge. 1. Materializzazione di mani isolate. Tutti gli atti
superiormente descritti presuppongono la for¬ mazione teleplastica di mani
operanti intenzionalmente. Il più spesso le si sentono al tatto o le si odono
lavorare nell’oscnrità : non di rado esse ci toccano, e noi le tocchiamo; ci
palpano, ci stringono e ei afferrano, e noi le palpiamo, le stringiamo e
afferriamo. Ordinariamente son ricoperte dalla nera cortina di cotone o dal
drappo delle sopratende damascate che chiudono il gabinetto medianico : più di
rado, le vediamo confusamente passare davanti a noi, o di fianco a noi, come
ombre fosche pro- lungantisi dal medio o fuoruscenti dalla stoffa o dalle
fessure del gabinetto. E desse — ormai mi sono convinto — non sono le mani
della Paladino. Eusapia ha ripetuto iersera col signor Schmolz il
fenomeno della mano materializzantesi nel gabinetto, in alto, quasi al disotto
del pendone : là lo Schmolz ha sentito, al disopra della testa della medio, una
mano 4 grossa e robusta di uomo La Paladino, chiamando me a testimonio, ha
fatto constatare che la mano fìuidica era diretta dall’alto al basso ; con ciò
(si sottintende) non poteva essere la sua, senza parlare del con¬ trollo che in
quell’atto e momento era severissimo. La per¬ sistenza della Paladino nel
rilevare le caratteristiche più minute dei fenomeni, sempre a conferma che
non sono trap¬ polerie, dimostra, oltre alla sua preoccupazione costante di
convincere, che essa vuole quel dato effetto e sa come si produce: con me l’ha
notato di nuovo quel calmo osserva¬ tore che è Fausto Ferravo. Codesta
intenzionalità è interessata, e risponde all’apo¬ stolato ed alla vanità della
medium ; non ha invece ragione alcuna nella psicologia (diciamo così) degli
spiriti agenti “dall’altra parte della linea Queste “ Entità „ non dovreb¬ bero
avere, io penso, tanta premura di produrre fenomeni che sei vano unicamente a
riprova della veridicità della medium : a che prò' consumare così la loro
attività? a che prò’ ridurre l’intervento di codeste Intelligenze ad esser una
dimostrazione scolastica, sistematicamente pedantesca e stucchevole, di un
fatto che nessuno di noi pone più in dubbio, cioè della re¬ altà dei poteri
eusapiani? Non sarebbe più utile per la causa dello “ spiritismo che ci dessero
comunicazioni più intellettuali? Ma non bisogna augurarselo troppo! Gli stessi
spiritisti di buon senso, messi alle strette intorno al nullo valore ed alla
inverosimiglianza dei messaggi dell’Al-di-là, messi in imbarazzo dallo scisma
colossale fra Kardechisti e Davisiani, cioè fra gli “ spiriti , eelto-latini che
insegnano e affermano la reincarnazione e gli “ spiriti „ anglo-sassoni che la
ignorano e la negano, confessano che è miglior con¬ siglio non chiedere a
“.John King ,, più di quanto possa dare..', la mente della popolana di
Minervino. Dicono che la fenomenologia meccanico-tisica interferisce o
sostituisce sempre quella intellettuale, e Allax-Kahdec affettò dispregio
perciò verso quella: i medi come Eusapia spendono l’energia loro nel far mutare
di posto e di peso agli oggetti, non nel dare novello assetto alle nostre idee.
Ma ecco una delle solite contraddizioni che risultano ad ogni punto dello
spiritismo teoretico: Oxon, ossia Stainton-Moses, era un medium in¬
tellettualissimo e fisicamente potentissimo; e come lui, tanti altri!... Chi
concilia tutte codeste asserzioni? Che una “ mano spirituale , scenda
dall’alto, da tanto alto che io e lo Schmolz dobbiamo porci in ginocchio su di
un tavolo per palparla e sentirne la stretta, è un’ostentazione pura di tecnica
mediumnica : non certo un bisogno nello “ spirito , di rivelarsi in così
bizzarra e aerea maniera. Solo uno scettico imbecille può supporre che le
sensazioni di mano a livello normale siano prodotte illusoriamente da Eusapia
con la sua testa (sic) o con un suo piede calzato di stivaletto (sic, sic):
niuno di noi sentiva proprio la necessità di quella controprova. Io, ad
esempio, avrei di gran lunga preferito che mi si lasciasse ispezionare il di
dietro delle cortine, il di dentro del gabinetto, per vedere che cosa vi si
ordisce teleplasticamente in rispondenza alle forme tan¬ gibili per di fuori. È
vero che tra le fessure del cortinaggio, smosso dal vento glaciale e sepolcrale
che preannunzia i fe¬ nomeni, o quando le tende gonfiandosi vengono avanti si
scostano e lasciano penetrare qualche po di luce nelle te¬ nebre del gabinetto,
nulla vi si vede per solito (tranne le formazioni radianti, biancastre, di cui
qualcuno ha avuta la percezione in certe sedute di Eusapia): ma si
desidererebbe, ciò non ostante, penetrare di più nel mistero. Se durante
l'esperienza della mano scendente dal soffitto io fossi entrato dietro le
tende, avrei percepito forse il prolungamento di¬ namo-plastico, che arrivava
colassi! dal corpo della medium V Ma inoltre: quella mano dall’alto non
risponde a nessuna configurazione, a nessun atteggiamento immaginabile di una
forma umana o antropoide. Ne ho avuta l’impressione che fosse una mano isolata,
non un segmento terminale di arto e tanto meno di un arto dipendente da un
corpo. Per ve- nire così dall’alto converrebbe ammettere che la persona cui
quella mano apparteneva fosse salita o levitata nel vano del gabinetto oscuro,
e che la sua testa, non solo arrivasse fino al vólto della finestra, ma
traversasse il soffitto. Ne desumo che la medium può organizzare mani e teste
nello spazio senza che con ciò esse siano parti di una intera torma umana o
consimile alla umana. Debbo aggiungere qui, una volta per tutte, che le mani
spiritiche sono sempre state da me percepite nei toccamente nelle pressioni,
nelle strette come staccate ed attive per sè ed in sè, non come emananti da un
corpo (fantasma) intero: — anche le apparizioni già indicate nelle sedute
precedenti mi sono parse incomplete e frammentarie. Aggiungo che la mano da me
toccata in alto era cosa morta, quasi un guanto riempito di crusca o di stoppa.
Altre volte invece le mani, massime quelle sentite e toccate a livello della
persona del medium, o poco piu in su o in giù della sua spalla, danno la
sensazione di organi veri e vivi per sè, e non di simulacri, nè di * mani di
morto „. Se penso alle apparizioni delle larve e dei profili veduti
finora, sempre più legittima appare codesta mia deduzione. Anche quelle teste
ed ombre (non escludo il caso contrario, ma io non ho peranco avuto la fortuna
di imbattermivi) non sono mai completamente formate, e non si presentano neppure
come dotate di esistenza autonoma: tutte erano in un modo o nell'altro
imperfette, non finite, e sempre ave¬ vano qualche nesso con la persona
corporea del medium. Le ombre figurate nella seduta Vili si protendevano
spiegavano in avanti, ma in basso finivano nell’oscurità indistinta e non si
allontanavano dalle vesti di Eusapia con cui direi si conti¬ nuassero. Le
teste, formate di profilo, ugualmente: dietro quelle teste ho sempre scorto un
prolungamento dell’ombra nella direzione del medium, e dietro quello strano
profilo un enorme collo allungatesi fino nell’angolo buio ove la Eusapia
sedeva. Questo rapporto di continuità (o conti¬ guità?) fu già registrato da
altri, se non erro da Carlo Riohet : non dev’essere, però, generale ed
assoluto. Le mani formatesi in alto dietro le cortine e le braccia fuoruscenti
dal gabinetto appaiono isolate : ma lo sono poi in realtà ? non potrebbero
essere in invisibile continuazione animo- fluidica coll’organismo della
Paladino? Sarà diversa la cosa solo per le forme personali che si
materializzano al buio anche in mezzo alla sala e che entrano (dicono) in
relazioni affabilmente espressive colla assistenza... Ma il mio noviziato
spiritico non mi ha concesso ancora queste meraviglie, di cui i tipi classici,
ma inconcepibili, restano sempre la “ Katie King „ del medium Cook, il barbuto
apparso pel fluidismo (?) di Eglinton, e gli spettri numerosi evocati dalla
D’Espérance. La situazione spaziale di queste teste, mani, membra, ecc.,
é pure assai diversa: ora sono più ed ora sono meno alte dal suolo. E pur
quando dovrebbero appartenere alla immagi¬ naria personalità di “ John „, esse
non corrispondono a nessuna stabile forma corporea, di statura e di mole ben
determinata. Anche prescindendo dall’oscura ipotesi di Feij. Zòllner , dello
spazio a più dimensioni, gli spiritisti obbietteranno che — lo “ spirito „ non
occupa nello spazio una estensione come la intendiamo noi, e che può librarsi
indifferentemente tanto in equilibrio nell’aria a qualunque altezza esso
voglia, quanto a metà sprofondato al disotto del pavimento: poiché gli oggetti
materiali e impenetrabili per noi, a “ lui , non arrecano alcun ostacolo, e ne
sono attraversati, come i corpi opachi non intercettano i raggi Rontgen. — Ma
al solito questa risposta urta contro la forma personale sotto cui si
materializzano le entità occulte, siano o no formate dal perispirito. “ John
disincarnato „ dovrebbe avere una statura e mole precisa come “ John incarnato
„ ; e invero quando John è sentito da coloro che egli preme od abbraccia, che
afferra o colpisce, lo dicono “ grande, grosso e robusto „ si da parere “ un
mari¬ naio inglese, (è tradizionale che fosse un pirata!). Ma allora, come
avviene che le sue mani (se sono sempre le sue!) escano da tutte le altezze, da
tutti i punti dello spazio, e siano dirette in tutti i sensi, senza nessuna
relazione mor¬ fologica con una personalità avente i caratteri somatici umani
? Io spiego il fenomeno con una formazione spaziale di mani dinamiche,
quali si rappresentano alla mente del medium; ossia non altro che mani, teste e
corpi come tali, e senza che siano pensate quali parti di una persona intera.
Questa può bensì essere immaginata dalla Eusapia (ma è caso rarissimo, che le
costa sforzi straordinari di concentrazione attentiva e scariche fortissime di
telergia): e allora appare il fantasma in¬ tegrale. Ma ordinariamente, per la
legge fisio-psicologica del minimo sforzo, il medio non si rappresenta che
quella parte del corpo che vuole fare agire nel fenomeno, sia una mano, sia una
testa, ecc., e se la rappresenta nello spazio, là dove il toccamento, la
stretta, la presa e il trasporto dell'oggetto, la messa in azione di uno
strumento, ecc. importano che l'arto (dinamico) o il personaggio-automa i pur
esso dinamico o “ doppio „) siano formati e rappresentati proprio nell’atto di
toccare, di premere, di prendere, di comunicare un movi¬ mento... Sono le idee
psico-motrici che per un ignoto pro¬ cesso di esteriorizzazione si organizzano
invisibilmente e anche visibilmente? sono le idee-forze di Alfredo Fottillée
che operano quei miracoli? . 2. Materializzazione simultanea di due
mani. Io avevo espresso a bassa voce al signor Schmolz , mio vicino di
destra, che la materializzazione avveniva sempre d’una mano sola per volta.
Pochi secondi dopo, la mia si¬ nistra che tenevo nella destra del marchese Da
Passano, è stata all'errata, sollevata, e a circa 30 centimetri dalla catena
tiptiea mi sono sentito abbrancato, è il termine pre¬ ciso, da due mani
distintissime, una destra ed una sinistra, le quali mi hanno stretto al polso
ed all’ avambraccio fa¬ cendomi provare per alcuni secondi la loro simultanea
pres¬ sione. Espongo che quelle due mani mi hanno dato l'im¬ pressione di
essere rivolte in alto dal piano del tavolino, come se le braccia che esse
terminavano provenissero da persona non di fianco, ma posta in basso : ho anche
sentito che al di là delle mani v'erano due avambracci. Le mani erano nude e mi
davano la sensazione reale di essere in carne ed ossa, di aver palma, dita e
pollice, polso; ma nello MATERIALIZZAZIONI SIMULTANEE LI MANI
437 stesso tempo pareyami di sentire (forse per la loro
posizione spaziale?) che non appartenevano a una persona intera, che erano
membra staccate, agenti per sè. È inutile soggiungere che il controllo
esisteva; che anzi ho subito interrogato i due controllori, ai quali le mani
della Eusapia non erano in quel frattempo mai sfuggite. L'importanza di questo
duplice contatto materiale è gran¬ dissima. Prima di tutto, quelle due inani
erano un invio persuasivo (medianico) di Eusapia in risposta al mio dubbio
sulla unicità delle mani toccanti. In secondo luogo, per la loro posizione e
morfologia, esse appartenevano ad una entità personale sola: il che (data la
bontà del controllo) proverebbe che dal medium possono partire
contemporaneamente due braccia dinamiche bilaterali e differenti, con che si
spiega il sincronismo dei toccamenti, quando ci sia realmente. In terzo, quelle
mani, essendo una destra ed una sinistra, im¬ plicherebbero, per essere
attribuite ad Eusapia, l'abilità di ingannare ambedue i controllori. Qui non è
più da parlare della sostituzione delle mani tante volte supposta ed altret¬
tante non provata (neanche da me durante queste sedute). Tale spiegazione potrà
evocarsi solo per una certa categoria di fenomeni, per quelli che avvengono in
oscurità e nella cerchia d'azione anatomica della persona del medium; ma per
quelli in luce, sia piena sia moderata, e per quelli a distanza e ad altezza
tali da superare la lunghezza dei suoi arti, essa è inaccettabile: ora, la
grande maggioranza dei fenomeni in una buona serie di sedute come la nostra ,
appartiene a questa seconda categoria, ossia consta di azioni medianiche a vera
distanza e discernibili anche alla vista. Infine, pub 1 artificio indicato dal
Torelli -Yiollier burlare i due invigi- latori ad un tempo? Si è pensato che
Eusapia, avvicinaudo astutamente la mano destra dell’uno alla sinistra dell’altro
arrivi a farli toccare, dando loro l’illusione di controllare sempre le mani
del medium che cosi si trova libero di mo¬ verle a suo agio. Ma questo sospetto
è ingiusto quando si vegga in qual modo si effettui il controllo, specialmente
quando accadono le manifestazioni più belle e valide ; in al¬ lora I’Eusapia
afferra e stringe convulsamente le mani dei due suoi vicini, le move in tutti i
sensi, le porta alla testa, va alla ricerca delle mani di altri tra gli
astanti... insomma non ha certamente più il mezzo di insidiare, nè di falsare
la veridicità dèi fenomeni. Qui cade in acconcio una osservazione sulla
qualità delle mani che si materializzano. Avrei osservato che in generale
i 438 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II a
sinistra della medium si sentono e si veggono mani di sinistra, mentre a destra
toccano e si palpano mani di di¬ ritta. Non però costantemente: se la mano che
si materia- lizza non ha altra intenzione che di farsi sentire toccare
afferrare e rendersi visibile nella sua qualità di segmento termi¬ nale di un
arto , allora si ha la unilateralità morfologica e simmetrica: la mano
medianica, insomma, è una neo-pro¬ duzione plastica del lato corrispondente
della Eusapia Pa¬ ladino. Altrettanto direi delle braccia. Ma quando il
fenomeno di materializzazione mira ad altro intento, panni che non sia più
così: allora le mani e le membra si formano indif¬ ferentemente nello spazio e
non presentano più connessione organica colle due metà corporee della medium.
Anche qui si scorge che il fenomeno varia secondo la intenzionalità della
medium stessa. 3. Materializzazione di pugni e braccia. Abbastanza
spesso escono dall’ombra e si prolungano' in avanti, ora ai lati della testa di
Eusapia, ora a livello delle sue spalle ed ora più in alto, delle propaggini
fosche, offrenti a chi le vede la impressione di grossi pugni chiusi o di avam¬
bracci imperfetti, intenzionalmente rivolti verso l’assistenza. Talvolta il
loro “ gesto „ sembra di minaccia; ma per lo più la comparsa loro è
un’ostentazione di vitalità (diciamo cosi) da parte degli “ Invisibili „. La
cortina nera copre quasi sempre queste “ forme „ impressionanti, le quali per
ciò non si protendono troppo al di fuori e difficilmente si discernono da
rigonfiamenti limitati della nera stoffa. Tal¬ volta però i “ bracci Huidici „
sono lunghi abbastanza per giungere a toccare i vigilatori e perfino (mi si
dice, ma finora non l’ho veduto) il secondo assistente in catena. In certi casi
la “ forma „ si proietta dalla superfìcie della tenda, come se la traversasse e
questa non presentasse ostacolo mate¬ riale al suo passaggio. Vi sono rari
esempi di cotali pro¬ paggini che abbiano avuta apparenza chiara e biancastra
come le “ mani „ : esse sono ordinariamente nere o nerastre. Ripeto che
la cortina del gabinetto medianico ha in tutte queste materializzazioni
tangibili una funzione riparatrice di primo ordine: ma la ubicazione delle
forme teleplastiche non giustifica il sospetto che facilissimamente si offre al
pensiero di chi legge od ode queste “ meraviglie che cioè siano le mani e le
braccia della Paladino. La cosa è as¬ surda, per nove decimi almeno dei
fenomeni: in qualcuno solo, senza luce, la cosa è possibile. Debbo però
rammentare una diagnosi fatta jersera espressamente dal dott. Yenzano, che
sedendo al controllo di destra si senti prendere la mano
Apparizione di un 'pugno fluidieo, minaccioso. T L’impressione
visiva che ne ho avuta è che l’avambraccio protoso a pugno chinso non fosso
coperto dalla tenda, ed anzi 'uscisse dal bel mezzo della stoffa. Anche questo
è disegno di A. Beri sso]. di sinistra da una mano robustissima,
larga, con dita vigo¬ rose, che lo obbligò a battere colpi violenti sul tavolo
: quel¬ l'organo imperioso terminava (egli dice) un braccio atletico, fornito
di muscoli potenti! 4. Materializzazione di teste. Le teste si
materializzano allo stesso modo e nella iden¬ tica connessione colla
personalità fisica della Eusapia: esse 440 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, II sono rivolte in avanti, se la medium mira innanzi a
sè, sono invece voltate o di profilo se dessa ha lo sguardo rivolto di fianco:
mai si presentano ombre i cui profili siano capovolti, e neppure rivolti all
indietro. Altresì le ombre mantengono nello spazio 1 atteggiamento umano, ossia
sono in piedi; colla testa in alto, le braccia in avanti, il corpo eretto o
appena ripiegato. Data la ipotesi che le entità spirituali non siano contenute
nello spazio a tre dimensioni, ma possano anche manifestare la loro attività in
uno spazio a ne più dimen¬ sioni, secondo le idee di Zòlln'er. questo
atteggiamento non avrebbe più ragione di esistere: ma sotto il punto di vista
psicogenetico, esso ritorna integralmente alla rappresenta¬ zione che noi ci
facciamo di una creatura umana o avente forma umana; e però il fantasma
medianico appare anche in ciò un prodotto meta-psichico, non
meta-ontològico. Nelle sere precedenti mi fu dato di sentire la pressione
di una “testa, che si materializzava al di là della tenda. Non¬ ostante che sia
difficile percepire in tali condizioni mediante la sintesi di stimolazioni
successive tattili e bàriehe, posso assi¬ curare che l’impressione ricevuta da
quella specie di eorpo duro grosso e rotondeggiante, non fu quella di una tosta
umana intera, ma bensì quella di una testa mal formata, priva di capelli, senza
propri lineamenti, una specie di cocomero (pei dirla in una parola), rivolta
aneli essa dall’ indietro all avanti e piegata un po’ da un lato, precisamente
come se fosse stata una copia mal riuscita del capo della Paladino. La medesima
sensazione di lignea incompletezza mi fu data, alcune sere fa, da due globi
(teste?) fra i quali il mio capo fu lateralmente compresso. Jeisora fui
partecipe di un fenomeno assai più significante in codesto riguardo. A un dato
momento mi fu di nuovo afferrata la sinistra da una mano occulta e mi fu alzata
in mezzo alla catena, al disopra del tavolo, facendomi colà toccare colle punte
delle dita la parte superiore di una fronte, in sulla linea di impianto dei
capelli. Tale impres¬ sione fu netta: i capelli erano molti, divisi in sul
mezzo, un po’ ondulati (forse arricciati), duri e resistenti al tatto, come se
fossero di persona di pelo forte e ruvido : la fronte soggiacente era larga e
convessa. Accusando il fenomeno, dissi che dal tatto di quei capelli duri avrei
arguito fossero di colorito bruno o nero: ma più che risultato delle osser¬
vazioni di un antropologo, quella mia asserzione era un semplice tentativo per
definire ai compagni la mia sensazione. I tre colpi dati fieramente dal
tavolo ( “ John „ assentiva !) furono la conferma inaspettata di una
fantastica definizione, e novella prova della suggestibilità del medium. Il
curioso si è che altri dei presenti, suggestionati dalla mia
affermazione, avvertu-ono pure col tatto il “ color nero „ della invisibile
capigliatura ! C’è bisogno di dire che non era la testa di Eusapia quella
da me toccata nel mezzo della catena'? Da rilevarsi in pro¬ posito il paragone
che essa ha immediatamente voluto io facessi di quella testa animica con la sua
testa reale, facen¬ domi toccare quest'ultima per vedere se era quella da me
sentita nella forma della fronte. La differenza nella ricchezza durezza e
acconciatura dei capelli, e nella forma della fronte erano abbastanza
sensibili, perchè io debba escludere un tiro ; ma c’è di più : mentre toccavo
la testa che dirò medianica, 10 discernevo in penombra il chiaro del
busto intero della medium, la quale non si mosse. Del resto, come poteva
muoversi se era ben tenuta dai controllori '? Per farmi sentire 11 suo
capo verso il mezzo del tavolino sarebbe abbisognato che si levasse quasi da
sedere e si inchinasse in avanti con tutto il corpo, tradendosi troppo
stolidamente. Anche questa testa capelluta era rivolta in avanti, ma io
ne ebbi la impressione di un frammento di persona; cioè che si fosse
materializzata là dove io la sentivo, anzi in quella sola parte che io toccavo
e palpavo. Dichiaro però che questa incompletezza può essere stata una mia
illusione, dipendente da ciò» che il toccare al buio un punto e arco qualunque
di una superficie sferica o couvessa, sveglia una sensazione locale separata e
discontinua: è facile cerziorarlo coll’esperimeuto. 5. Mani multiple,
diverse, eccepite anche nude e direttamente. A una certa ora della serata
io sono uscito dalla catena e mi sono messo a sedere su di una poltroncina
situata a destra del gabinetto medianico, a circa 80 era. dalla so¬ pratenda
damascata, e quindi ad almeno 1,".50-1,".75 dalla Eusapia. Vicino a
me, poco più in là, si era seduto il Prof. Porro. A schiarimento di quanto
narrerò, perchè dav¬ vero ne vale la pena, riproduco la pianta della sala indi¬
cando le nostre singole posizioni. Aggiungo che io e Porro eravamo alquanto
stanchi, ma in pienissima calma di spirito, per nulla predisposti ad illusioni,
niente affatto ansiosi dì manifestazioni. E si era in oscurità quasi completa:
daH’an- 442 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
ticamera filtrava un piccolissimo chiarore, che non lasciava distinguere
nettamente neanco i contorni delle cose. Mentre avvenivano nella catena i
soliti toccamenti e spo¬ stamenti di oggetti, ed io stavo alquanto distratto a
udire i miei compagni accusare questo o quel fenomeno, ho avuto
Pianta della sala e disposizione della catena al finire della seduta
dell’8 giugno 1901. [Ln parte punteggiata del gabinetto oscuro
indica la zona dove nrean burnente si materializzavano le . forme»; « !.. r
ind" ,lnó tre osi di°meSTnl8lVev drappeggio della Hnestra che si
avanzava versò 1 *!c - in x >° ho avuta la percezione tattile di una . forma
» invi¬ sibile con alcune apparenze morfo-flsiologiclie infantili].
ad un tratto sugli stinchi un fiero colpo: era la seggiola del doti.
Venzano, che gli veniva bruscamente tolta di sotto ed era gettata con violenza
dalla mia parte. Dopo aver notato entro di me che tale urto maldestro
contraddiceva alla supposta nittalopia delle “ Intelligenze „, ho presa la
seggiola e ho tenuta ferma con la sinistra appoggiata sullo schienale- un
tosamento leggero e fugace mi ha fatto capire che si stava per riportarmi via
la seggiola. Ho allora distese le due gambe sul sedile per assicurarmene, ma
tosto ho avvertito 1 atto di presa di una mano invisibile, indi varii conati
per togliermela. Per un po’ ho voluto resistere e ho infatti ob¬ bligato 1
occulto agente a lottare con me, finché, rinforzando il suo attacco vigoroso, “
egli , è riuscito a strapparmi la 443 UNA FORMA
PERSONALE TELEPLASMATA seggiola di mano ed a ridonarla
rumorosamente al Venzano. Annoto di passata ehe queste lotte atletiche sono un diverti¬
mento per “ John ,, come ce ne diede prova la sera delle lavagne! Ed anche
jersera il via-vai autonomo, in parte scher¬ zoso, in parte violento, della
seggiola da Venzano a me e da me a V enzano, è durato un bel pezzo, tanto che
ambedue ne eravamo infastiditi. Poco dopo quasi che la medium avesso
voluto con questo primo esperimento assicurarsi che io ero nella sua cerchia,
d’azione — hanno cominciato i più straordinari fe¬ nomeni di tutte le dieci
sedute: siamo entrati, cioè, a vele gonfie nell alto mare delle medianità telepl
asmatica. Tutto il panneggiamento laterale, sopratende e cortine, si gonfiava e
si avanzava verso di me, fino a toccarmi : mi si stimolava quasi a palparle, ed
io ho infatti sentito dietro di esse della resistenza : durante questo
palpamento allungando io le mani, esse mi sono state afferrate e strette
più volte. La prima volta mi stringevano mani piuttosto grosse, forti,
maschili, e mi sono rivolto al Porro per esprimergli il dispiacere di non
avere, mai potuto toccare le piccole mani che tutti dicevano di sentire:
orbene, subito (questo è da registrarsi) la tenda si è riavvicinata a me, e al
di là di essa ho potuto avvertire affer¬ rare e [tal par e in tutti i sensi una
manina corta, piuttosto larga, dalle dita tozze, una mano di fanciulletto, ma
non ben formata: le sue dita troppo corte non riuscivano a cir¬ condare, a
prendere, a stringere la mia mano. Con ciò ho avuto la prima manifestazione
dell “ entità „ non visibile che si organizzava dietro la tenda, avanzandosi
nella sala. Avendo detto che le malli mi si facevano sentire sempre
coperte dalla stoffa, e che così mi si rendeva incerta la perce¬ zione della
loro forma, la tenda si è riavanzata verso di me, ina si è spostata verso la
parete per lasciare adito in mezzo : allora, dall’orlo ne sono uscite due mani
(dico due) di adulto in carne ed ossa, le quali hanno afferrato e stretto con
pres¬ sione significante ambe le mie. Qui è palese l'intenzionalità dell
agente, ma è pur sempre la medium preoccupata d’a¬ gire per convincermi. L
impressione delle due mani nude ena tanto realistica che ne ho sentito l’intera
forma, il pol¬ lice e le dita, le masse muscolari, le pieghe volari, la epi¬
dermide, il tepore. Ma... eran forse le mani della Paladino? No, 1 inganno era
impossibile : non solo in quel momento il controllo era ottimo, ma dippiù io mi
trovavo a tale distanza e seduto così in basso, da risultare impossibile che le
mani mi giungessero dalla Eusapia senza una fenomenale 444
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II creatura
disattenzione dei controllori. E poi si era al semibuio ma l’in
"*£Ì*Tl, '■ ii ZÌI se si tosse levato da sedere e fosse venuto fino
a me Ad- «lungo che le mani animiebe erano più grosse e vigorose di quelle a me
ben note della Eusapia. vigorose 6. l' orinazione stereoplastica di una
ottenne. n, " mera^li« : » della serata non erano finite : mi si è
manifestato, tangibilmente, un “ fantasma , o meglio dirò “ 113 stereoplastica
avente la statura, il volto e il con¬ tegno di una creatura umana vivente.
Non l’ho veduta cogli occhi perchè la tenda accostatasi a me la copriva tutta
ma l’ho percepita benissimo facondo funzionare in modo OlO W. tallii, . il „,i0
ZZhL - vevo gran desiderio di accertarmi che quelle piccole mani appartenevano
ad una forma più completa e l’ho espresso forte al Porro: questi poi mi Lse
dTZa-e durante la serata nutrito ripetutamente egual desiderio, rivolgendosi
col pensiero „ alla piccola entità che gli si era manifestata aftnchè anche «
me fosse dato di sentirla e di convincermi di nuovo TrTT aCCadllt0- QuelJe
piccole mani mi hanno nuovo toccato, quasi per avvertirmi che essa era là
sotto- indi una grossa mano di adulto mi ha presa la sinistra 1 ha alzata
fino a circa m. 1,25 dal suolo, e traverso la stoffa coernoTegg,°fi m‘ ha
fatt° palI,are dall’alto al basso un chemihadaroh «T*?8’ della Rudezza di una
testa e esse,” m a t ® lmPressl0ni cutaneo-kinestetiche di a6, h° palpat0
nettissimamente il profilo la fronte il dorso del naso, gli incavi degli occhi
Paper pureboa e:-lnfa t0’ SOp,'a k fr0nte ho anche avvertito (op- P Onl)
v^fUnt° I0’ Per Slncretls"10 sensazionale ?) dei capelli smunto e
maTn "* T* ““ PTTOmÌ di P-filo accentuato smunto e magro : ne ho ricevuta
1 impressione di una faccia voltaf^in suasorio r ^ e,n°"- m°rta>
giacchè sembrava voltata in su, e sotto la mia palpazione m’è parso che si mo¬
vesse nelle palpebre e nelle labbra. Due volte la mia sinistri riXrr
rihri * t **»«««» « tutto ?■?’ • Iff VII /‘ “ 'r,l!eri‘ che potuto
raccogliere tutta 1 energia della mia attenzione in modo da acuire
la straordinaria percezione. Ho potuto infatti disegnare seduta 5
TteJad Pr?m° u arn° 6 delicato di fanciulla. Si! perchè dal tatto quel volto mi
si raffigurava alla mente come Morselli, Psicologia e Spiritismo,
I. Tav. VII. Ricostituzione ideale della faccia di
fanciulla percepita in una materializzazione n tangibile parziale la sera
dell* 8 giugno 1901. (Disegno di A. Berisso da un mio schizzo a
penna). quello di una creatura di 7-8 anni (il prof. Porro dice che 1 età
corrisponde a quella della entità per lui evocata). La tavola che annetto è la
riproduzione artistica del mio ab¬ bozzo, coll’avvertenza che i tratti del
volto che vi si vede sono la rappresentazione ideale di eiò che ho
toccato. Una terza volta quella manina mi ha ripreso, e ’ dopo che essa
mi aveva sollevato la mano (quasi volesse portar¬ mela all altezza di quel
viso) io mi sono sentito premere due labbra sul pollice nella prima falange, uno
al lato dorsale ed uno al lato volare, fortemente, cosicché ho gridato- mi
morde . .. Era invece un bacio che la creatura, sentita dal mio tatto a
traverso la tenda, voleva stampare sulla mia mano. Intatti dopo avere mantenuta
per alcuni secondi e ripetuta quella strana pressione, quasi un succhiamento
del bordo radiale del mio pollice, le labbra si sono separate : e tutti abbiamo
udito il rumore, la esplosione di un bacio ! Lieo tutti, perchè in quel momento
l'intera assistenza, sotto lo stupore delle mie ininterrotte ma calme
definizioni dei fe¬ nomeni che percepivo, taceva, e nel silenzio il rumore del
bacio scoccato è stato distintissimo. E dopo il bacio si è udito da molti dei
presenti un sospiro, quasi quell’atto avesse costato alla invisibile creatura
uno sforzo penoso o anche corrispondesse ad un sollievo: ma io, che non l’ho
raccolto col mio senso acustico, ritengo che sia stato ema¬ nato dalla Eusapia
come ordinariamente le accade dopo i piu cospicui fenomeni psichici. La
medium era stanchissima e la seduta si è levata in mezzo ai nostri
commenti. Che durante questa successione di fenomeni medianici fos- sero
le mie percezioni un fatto reale e esatto, che io non sia stato cioè vittima di
allucinazioni, nè di illusioni, parmi dimo¬ strato : — 1° da ciò che le
sensazioni di tatto erano unite in me alle muscohin, alle visive (vedevo la
tenda e ne seguivo cog h occhi 1 avanzare, il gonfiarsi, il retrocedere), ed
alle acu¬ stiche, per costituire il complesso del fenomeno ; - 2“ da ciò che le
mie sensazioni sono state condivise da altri fra i presenti da quelli che erano
in posizione, ad es., da vedere nella pe- nombra 1 ondeggiare e lo spostarsi
del drappeggio, da sentire il fruscio della tenda che si muoveva verso di me,
lo scoccare del bacio il sospiro ; - 3° da ciò che il fenomeno s’è ripetuto per
mia domanda cosicché ho avuto mezzo di analizzare fredda¬ mente e di rinforzare
le mie sensazioni, di meglio riconoscere, ad es., la lunghezza e finezza del
profilo da me palpato, la piccolezza e cortezza delle mani, ecc., ecc. Se
dovessi dubitare- 446 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
della realtà di tali percezioni, dovrei allora ammettere che m piena
veglia della coscienza, con libero il sensorio da ogni altra impressione contrastante,
con un processo inten¬ sificato di attenzione e di critica delle mie
sensazioni, io divento un illuso e un allucinato. Ma che allucinazioni sa¬
rebbero ad ogni modo, queste mie, se non quelle ‘ veridiche eli (jubnkt,
Poomore e Myers?... Un po di teoria sulle materializzazioni....
A chi mi chiedesse che cosa io opini circa a queste roa- infestazioni,
risponderei di trovarmi al cospetto di fatti cosi strabilianti che non oso
tentarne una spiegazione : e se ora la tentassi, vorrei prima mettere innanzi
le mani per non ca- pi tombolare nell inverosimile. Dunque uno “ spirito
, materializzato ? Confesso che questa è la spiegazione più semplice e, come
direbbe Brof- ferio, piu economica: ma io diffido sempre delle semplifi¬
cazioni, e quando si vuole spendere poco (in questo caso sarebbe un risparmio
di lavoro mentale) si finisce col mo¬ rire d inedia. Per adesso mi contento di
dire : il fatto c’è ma non c’è la spiegazione del fatto. Mi occorrono,
anzitutto.’ altre prove, le quali non abbiano troppa apparenza di opnor-
tunisino, di argomentazioni ad hominem come quella di iersera • in secondo
luogo, voglio che servano a farmi comunicare con esseri a me solo conosciuti, e
non ad altri. Io penso che la prova di identità, tanto facilmente ammessa da'
creduli spiritisti, debba essere convincente e non derivare troppo dall
apprezzamento subiettivo della persona a benefizio della quale ha luogo 1
‘apparizione spettrale,. Una prova d’iden- ìta sarebbe accettabile solo quando
avesse le seguenti con- ,!°ni .l0 riconoscimento completo di una intera
perso¬ nalità tisica e morale di defunto: 2° rivelazione di circo¬ stanze
di fatto e di luogo, e di persone e di avvenimenti, ignorate da tutti i
presenti: 3° esclusione d’ogni possibile o verosimile azione telepatica. Nel
caso nostro siamo a mille miglia da questo programma minimo delle
identificazioni: dubitavo 1 altra sera ; dissento in modo assoluto dal collega
1 orro dopo i fenomeni, per quanto stupefacenti, di ieri sera Invero, da quanto
io ho potuto verificare nelle sensazioni DIFFICOLTÀ E LACUNE
DELL’IDENTIFICAZIONE 447 che danno codeste materializzazioni, panni
che la identifi¬ cazione sia molto arbitraria. Con elementi cosi scarsi come,
sono una manina mal formata che carezza o che ci tocca, un visino palpato
attraverso una tenda e dal profilo scarno e allungato, ma vagamente marcato e
inespressivo, una bocca che bacia e emette un sospiro (?), e una voce fievole
che dice in modo indistinto papà o mamma o figlio mio (udita solo da colui cui
sarebbe diretta), non si ricostituisce una deter¬ minata individualità. Sono
elementi frammentarii che la mente del percipiente collega e fonde per un
rapido pro¬ cesso di associazione, ma senza quell'analisi critica e com¬
parativa, senza quella sicurezza di ricognizione, che un tanto evento richiederebbe.
Nello stato d'animo in cui si trova uno spiritista credente o uno inclinato a
credere, avviene la fusione (e confusione) di sensazioni talvolta assai
distinte perchè manca il tempo di discernerne le dissomiglianze, o perchè
l’emozione porta istintivamente a non tener conto sufficiente di quelle che ci
sono. Si dirà : sono intuizioni ed hanno il suggello della verità dalla loro
stessa immedia¬ tezza . . ma questa opinione può andar bene per dei teo¬
sofi, non per un uomo di scienza. Il soggettivismo in co- desti apprezzamenti è
tale che si arriva rapidamente alle conclusionali del ragionamento di
percezione (come direbbe A. Binet); e l’emozione che guida o, meglio, che
sprona in questa operazione mentale, quasi sempre obbligatoriamente rapida, può
celare e coprire tutte le manchevolezze e irre¬ golarità illogiche di tale
ragionamento. Io non mi sono persuaso che dietro la tenda si fosse
formata una personcina intera : quelle piccole manine, quel fino pro¬ filo, mi
sono parsi frammenti di una materializzazione che non si completava. Dirò
ancora più : dalla posizione spaziale delle mani e della faccia, ho bensì
ricevuta l'impressione sintetica di un piccolo essere, di bassa statura, di 7-8
anni, ma quell’ “ entità „ era in pezzi, mal formata, e costruita a un presso a
poco. Nè le sue parti erano proporzionali fra loro : ad esempio, la faccia era
certamente troppo lunga per le mani, le labbra che mi strinsero il pollice
troppo grosse e sporgenti per essere quelle di una faccia puerile. E l’avenni
fatto palpare separatamente e con ostentata insistenza prima le mani, poi la
faccia, poi le labbra (quando queste mi premevano e mi baciavano avevo
l’impressione che fossero staccate da ogni corpo e come autonome), e l’aver
fatto scoc¬ care al momento opportuno il bacio, poi emettere il sospiro,
costituiscono nell’insieme un procedimento frammentario che
448 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 11 va dal semplice
al composto e sembra piuttosto una manovra progressivamente calcolata di persuasione
su di me da parte del medium (o dicasi pure, da parte di “ John A che non una
rivelazione spontanea del mondo spirituale. 8e dell occulto „ c’ è, esso
rimane insomma nel modo con cui tuli apparizioni si tormano ed operano, più che
nel- 1 aspetto eventualmente personale da esse assunto. La per¬ sonificazione
mi sembra il risultato di un processo psicolo¬ gico avverantesi in massima
parte fuori della cerchia d’azione el 'ne.di ; e infatti è rarissima, il più
delle volte imperfetta: la storia dello spiritismo si è composta a furia di
aneddoti non sicuri, di riconoscimenti approssimativi, di rassomiglianze prese
per eguaglianze... Neanco “ Katie King,, il fantasma classico, sè mai saputo “
chi fosse .., e tutto porta a cre¬ dere che, se autentico, usci dalla fantasia
sognante di Fio¬ renza Look Così per queste materializzazioni delle sedute d
Jtusapia. Checché si dica, sono impersonali, o solo parzia- lissimamente
personali nei connotati, nell’ indole o natura e nella attività di esse. Per la
loro natura si tratta evi¬ dentemente di formazioni teleplastiche costruite
sempre per un Insogno o per un desiderio o per una suggestione del medium : e
la loro attività si riduce ad un giuoco, non già soltanto di scarso valore nel
contenuto intellettuale (su di ciò, sia per la generalità dei casi, sia per
qualche caso parti¬ colare, sono anche disposto a transigere cogli spiritisti),
ma anche di povero significato emotivo ed affettivo, senza al¬ cuna
caratteristica schiettamente personale. Questi “ defunti „ ci si rivelerebbero
in condizioni talmente basse di intelletto e di sentimento, con tale
impersonalità ed apatia affettiva, da obbligarci ad esclamare : “ se è avvenuta
in voi codesta mi- „ ,’01’azlonf, qualitativa della vostra personalità
mentale, , *. IT1 là Jove siete : è più confortante per noi, è più
dignitoso per voi, è più morale per la umanità credente , ! -Non è in questa
maniera vaga, impersonale, scolorita, che lo spiritualista dovrebbe immaginarsi
la rivelazione dell’Altro Mondo: qui si scorge troppo a nudo la trama psicogenetica
del fenomeno,. Non è l’entità trascendente che coglie la insolita e (rticono)
ambita occasione per rivelarsi ai vivi e si serve del medium come di imo
strumento: è il medium, è una Eusapia Paladino qualunque o, quel che è peggio,
un A. Politi, che 5" sr . dl ™nitù e di proselitismo si serve, caso mai, e
o spinto dell anima di un defunto, come di un rumoroso Uim tam per captare
l’attenzione, per colpir di stupore, per far propaganda ,. Tutto ciò
costituisce prove o tentativi di un’ipotesi sulle matebializzazioni
449 prove della esistenza di esseri ultranormali occulti, mai
rivela¬ zioni di quello che sia o del come possa essere fatto questo loro mondo
ultraterreno. In altri termini, la formazione dei fenomeni tradisce la solita
preoccupazione dei medium, ri¬ sponde al loro stato psicologico, ed è anche
eseguita in modo da svegliare sensazioni incerte e separate, di cui lascia al
per- cipiente il compito suggestivo di sincretizzazione, preparan¬ done, per
così dire, l’identità. D'altronde, mi chieggo se nel riconoscimento di
sensazioni cotanto incerte, nella sincresi di percezioni così indetermi¬ nate,
non agisca pure la suggestione mentale di colui che evoca lo “ spirito „
(Podmobe). Supponiamo che i medium come la Paladino abbiano la facoltà di dare
forme o appa¬ renze di fantasmi mediante l’esteriorarsi radiante delle loro
forze, alle emanazioni od ondulazioni bio-psichiche proiettate dai centri delle
imagini (a codesta ipotesi veggo che mi accosto oramai senza l’antico timore di
cadere nel misticismo) ; e supponiamo per dimostrata, come oramai pare, la
telepatia e la telestesia. Anche senza giungere ad ammettere resi¬ stenza di “
disincarnati , che si rivelino a noi rivestendosi provvisoriamente di quelle
emanazioni, e diventando appa¬ renze estese spaziali sia pel nostro senso tatto
- musco¬ lare (come nel caso' delle manifestazioni tangibili), sia pel nostro
senso visivo (come nel caso di veri fantasmi), si com¬ prende egualmente la
possibilità della formazione telepla¬ stica, dell’organizzazione effìmera di
entità identificabili. Nel fenomeno entrerebbero tre elementi : 1° La
ignota forza bio-psichica, o vibrazione ectenica, o emanazione, proiettata dal
medium fuori della sua persona tìsica, avente per lo più i caratteri del doppio
materiale, seb¬ bene ordinariamente invisibile e intangibile, del suo corpo, ma
in grado di assumere anche forme diverse; 2° La immagine del defunto,
esistente, con tutti i ri¬ cordi accessorii connotativi e storici ad esso
relativi, nella memoria consciente o nel sub-cosciente dell' individuo evo¬
cante: immagine e ricordi letti dal medium per processi di percezione
supernormale ; 3° La facoltà straordinaria, eccezionalmente concessa a
pochissimi medium, di plasmare il proprio effluvio radiante secondo il modello
supernormalmente percepito e registrato nei propri centri percettivi, e
rievocato in istato di sogno, dandogli poi con un progresso continuato di
successivi adat¬ tamenti di plasmazione la forma e le caratteristiche indivi¬
duali della evocata e suggerita personalità defunta. Morselli, Psicologia
e spiriti# ino. 29 * * * Una dichiarazione per
finire... e per ora! Tutto ciò appare, a prima vista, paradossale,
incredibile, assurdo, e, ciò che più ferisce le nostre abitudini di pen¬ siero
positivistico, diverso da quello che fin qui sappiamo ed ammettiamo. Io stesso,
certamente, non avrei detto un mese fa che sarei giunto, coll’osservazione
positiva dei fatti, a non scorgere più il paradosso, nè l’incredibilità, nè 1
assurdità di codeste congetture o ipotesi. Ho detto però che la fenomenologia
da me osservata è diversa da tutto quello che si sa e si ammette nel sapere
positivo, nella scienza formata e bene o male sistemata : non ho detto che gli
sia contraria, cioè in contraddizione colle lecrgi naturali, con quelle,
almeno, che consideriamo come rappresentazioni astratte delle cose interne ed
esterne, psi¬ chiche e fisiche costituenti la Realtà. Se c è dell incompren¬
sibile nelle tre proposizioni surriferite riassumenti un conato di spiegazione
verosimile della teleplastica medianica, se c è dell’oscurità in quanto ognuna
di esse proposizioni deve essere ancora provata scientificamente, vale a dire
con me¬ todo sperimentale sicuro e sotto un determinismo esplicito e costante,
ciò non vuol dire impossibilita assoluta dal lato della Realtà, illogicità
assoluta dal lato del Pensiero. Bisogna semplicemente rifare la nostra
educazione mentale : ci era¬ vamo abituati a ragionare e ad argomentare con
troppa fi¬ ducia nella rigidità dei nostri sillogismi. Bisogna allargare le
idee che possediamo sui poteri del nostro organismo e sulla dinamica delle cose
esterne: ci eravamo formati un concetto troppo ristretto della natura. Bisogna
spogliarci «li ocni preconcetto : la filosofia che ciascuno di noi preferisce,
ha sempre altrettanti preconcetti e altrettanto meschini quanti ne contengono
le superstizioni dei selvaggi, dei bar¬ bari e dei civili inferiori. Bisogna
liberarci da ogni pregiu¬ dizio: la scienza sistemata o quella che alcuni,
immemori di Kant di Comte e di St. Mia, presentano come tale, ha altrettanti
pregiudizi, e altrettanto imperativi sulla nostra logica, quanti ne hanno le
religioni dogmatiche e rituali. Sono contento di sentirmi in teoria e di
trovarmi in pi atica capace di queste dichiarazioni. Certo, esse palesano un
muta¬ mento di idee: ma ciò mi prova che ho il cervello ancora malleabiie e che
non sono un " indurito, nè, meno ancora, un ‘‘cri¬ stallizzato Quando i
fatti mi parlano in un modo che debbo riconoscere conforme al buon metodo di
osservare e alle buone redole dell'argomentare, io, che mi proclamo da anni ed
anni positivista, e che credo, senza falsa modestia, di aver gio¬ vato al
positivismo (metodo, non sistema filosofico) in Italia, debbo ascoltare i fatti
e accogliere quello che essi mi insegnano. Non muto il mio pensiero in ciò che
esso può avere di caratteristico e di organico; muto soltanto il mio atteggia¬
mento di fronte ad una verità che mi si para innanzi sus¬ sidiata da un numero
imponente di prove. Adesso, io mi domando dove sono andati i miei
sospetti di inganno continuo in ogni cosa che riguardasse lo “ spi¬ ritismo „
'? dove, la sicurezza che prima avevo che forse sarei giunto a smascherare la
impostura? In dieci sedute ho so¬ spettata, ma non ho scoperta la frode : sarò
forse poco abile al paragone di Eusapia, oppure di sera in sera mi sono auto¬
suggestionato ? Il progresso delle mie convinzioni sulla realtà e sincerità dei
fenomeni è stato evidente a me stesso che mi esaminavo. Dapprincipio, tanta è
la stranezza di ciò che qui cade sotto i nostri sensi abituati a vedere,
sentire, toccare, percepire ad. un dato modo, che si diffida di ogni fenomeno,
si teme ovunque la prestidigitazione, si giurerebbe perfino che c’è sempre
sotto la ciurmeria e che un bel momento si riuscirà ad acchiapparla. Ma poi...
i fatti si seguono nelle nostre per¬ cezioni, si accumulano nella nostra
memoria, si sovrappon¬ gono e si associano nella nostra riflessione. E poi...
si ana¬ lizzano le condizioni in cui essi avvengono sotto i nostri occhi, sotto
le nostre mani; e da tutta questa serie di ope¬ razioni mentali vien fuora, per
necessità ineluttabile, la evi¬ denza di ciò che è reale. Ragioniamo. A
fil di logica, lo Spiritismo, che si atteggia a “ scienza sperimentale „ (?),
non può pretendere di co¬ struirsi epistematicamente, ossia in modo puramente
razio¬ nale e deduttivo; vorrà e dovrà ben essere costruito epa- gogieamente,
ossia in modo razionale, senza dubbio, ma induttivo : anche in riguardo all’
Occulto — più ancora che a riguardo di ciò che è disocculto — - si procederà
dunque dai fatti alle leggi, dal concreto all’astratto. Ora, per trarre
induzioni da fatti concreti bisogna che siano prima osservati e sperimentati,
accertati e provati: quale ragionamento spe¬ rimentale avrà consistenza se non
gli si trova e consolida una base nella dimostrazione della realtà? Ma per dire
che un fatto è reale, noi abbiamo i tre criteri della certezza: Il
criterio estrinseco d eìYantorità, non fideistica o tra¬ dizionalistica, ma
scientifica, consistente cioè nell'affermazione di uomini che hanno, prima di
noi, osservato e sperimentato e di cui conosciamo per altre prove la
credibilità. Qui siamo a buon punto rispetto ai fenomeni detti “ spiritici „ :
troppe persone autorevoli li hanno veduti ed accertati perchè noi possiamo
dubitare della loro autenticità. 2“ Il criterio, esso pure estrinseco,
AbW evidenza, cioè di quell’insieme di caratteri del fatto e di condizioni
causali o coincidenti in cui esso si effettua, dal quale desumiamo la sua
esistenza obiettiva, preesistente alle nostre percezioni. Questo è il punto di
vista della scienza positiva, in quanto soltanto il sensibile è oggetto di
conoscenza; ed anche in suo riguardo i fenomeni “ spiritici „ risultano, in un
buon numero, evidenti al pari di tutti quelli * non spiritici „. 3"
Il criterio intrinseco 0 psicologico della concepibilità , come l’ha stabilito
Erberto Spencer. Ora, vi è deH’inconcepi- bile nel fenomeno medianico in sè e
per sè, prescindendo da ogni sua spiegazione ipotetica? No : al suo raffronto
alcuni anni fa appariva maggiore la inconcepibilità della telegrafia senza
fili; eppure, oggidì questa non solo la concepiamo possi¬ bile, ma la
percepiamo reale. Anche il fenomeno medianico, percepito in buone e sicure
condizioni, entra nella cerchia del concepibile. E come non risulterebbe, per
contro, inconce¬ pibile la sua negazione assoluta ed ostinata, quando i sensi e
il ragionamento immediato ce lo danno per reale, quando alla fine, secondo il
linguaggio filosofico, esso è un dato che la igente nostra non può inventare nè
mutare? Dunque: ha detto benissimo Guglielmo Crookes: “il fatto non
soltanto è possibile ; il fatto sussiste 9. Ma la spiega¬ zione del fatto?....
Lo “ spiritismo „? Non mi consta: l’ ipotesi racchiusa nelle tre
proposizioni ut. supra è dessa forse più oscura e incomprensibile dell’ipotesi
spiritica ? Niente affatto : lo spiritismo si illude stranamente quando grida
ai sette venti che la sua ipotesi è più com¬ prensibile e chiara. Nessuno ha
ancora saputo dire — se non verbalmente — in quale maniera arrivino le Intelli¬
genze occulte, che sarebbero anime immateriali, ad assorbire il fluido
medianico o il presupposto od, che, sia pure sottilis¬ simo e volatilissimo
quanto si vuole, è sempre un che di mate¬ riale. Anche moltiplicando le
sostanze intermedie, come fanno certi teosofi che portano a cinque o a sette il
numero degli elementi costitutivi dell' Uomo, rimane sempre una disconti¬ nuità
fra l’uno e l'altro, fra l’immateria o spirito e la materia o corpo
(organismo o fluido, poco importa). Ecco perchè il monismo che vede nella
materia e nella forza, nel corpo e neU’anima, una sola e medesima cosa o
sostanza, è più ra¬ zionale del dualismo spiritualistico e del pluralismo
spirito- occultistico. In un certo senso ha ragione Carlo Du Prel. quando
afferma che la dottrina monistica dell'anima deve condurre ad ammettere la
possibilità di questo mondo misterioso di fantasmi e di spettri. Alla fine, 1’
“ anima degli spiritisti „ elle fuoresce dalla persona del medio, e assume
forme, e agisce con membra rivestite di un “ protoplasma „ resistente al tatto,
per lo più invisibile, ma talvolta anche visibile, non risulta forse fatta di
una sostanza materiale, materialissima, al pari del suo corpo od organismo ?
Intendiamoci però subito su questa esteriorazione parziale o totale da un
essere vivente : essa non può aver luogo se manca, e dove manca, e quando manca
questo dato essere vivente ; ne è la pro¬ paggine, ne è fors’anco un doppio
intero, variamente plas¬ mabile ! Però non avrà esistenza autonoma : non
possiede vitalità propria, non dura, né resiste agli urti degli agenti fisico¬
chimici naturali, della luce sopratutto; si dissolve, svapora e scompare col
disgregarsi, disfarsi e perdersi della perso¬ nalità bio-psichica da cui è
emanata, di cui allarga a di¬ stanza il campo d’azione motrice, di cui porta
con sé gli impulsi volitivi e con ciò le espressioni, di cui riproduce e plasma
le immagini oniriche, di cui trasmette e ripete i pen¬ sieri sub-coscienti?....
ma alla quale non sopravvive nella eternità del Tempo, nè come individualità
cosciente immor¬ tale nell'infinito continuamente mutabile dello Spazio, nè
come centro o sistema di forze personalmente attive in seno all’Energia
universale. Ipotesi, ipotesi ! lo so e lo veggo, ma non inconciliabili
con un sano e severo naturismo monistico... E basti; poiché mi pare di esser
arrivato sinceramente e spregiudicatamente al punto massimo, cui mi diano
diritto e ragione d'arrivare i dati positivi e sperimentali fino ad oggi
raccolti. Genova. La Bibliografia dello Spiritismo (moderno) . . ,
un Note.bibliogrufiche fino al giugno l'J07 . - r»n 1. Per la
storia dello Spiritismo . . . li. Per la dottrina dello Spiritismo . . .
. , xx III. Per la descrizione e autobiografia della me¬ dianità .
• • • • » XXXI IV. Perii fluidismo e neo-dinamismo [“animismo,,] in
relazione al Magnetismo animale . . „ xxxv V. Per gli studi di
metapsichiea e per la psico¬ genesi della medianità . . ■ ...» xxxix
VI. Per la stampa periodica e gli editori di Spi- 9 ritismo . .
xmii PARTE PRIMA Lo Spiritismo ed una Pitonessa
moderna. CAr. I. — Spiritismo e Metapsichica. Le zone del
sapere . Pag. La questione dello Spiritismo . * Importanza e
serietà dell’argomento . . Dati storici . * Dati dottrinali .
» Il fallimento dello Spiritismo-sistema ...... La realtà dei “
fatti , non ì; prova della “ tesi „ . „ Spiritismo, occultismo e retaggio
animistico . . „ Alle fonti della pneumatologia . . * La corrente
esplicatrice preterspiritica . ... , Gli “ studi psichici , e la
Metapsichica Caf. II. — Medi e
Medianismo. La ricerca fondamentale: — il ‘ medianismo „ . Pag Le
varie forme della medianità . Chi deve studiare la medianità? La
personalità dei medi . Caratteristiche psicologiche e fraudolenza dei
medi „ La psico- e neuropatologia dei medi . ’ Effetti nocivi del
mediumnismo . ’ Cai>. III. — Eusapia Paladino. Chi è l'Eusapia
Paladino . . . , Lo sviluppo della medianità d’Eusapia ....”' La
personalità fisico-psichica di Eusapia p Ciò che si è detto di Eusapia
Paladino . „ 74 78 84 89 96 103
111 117 1-20 124 132 Bibliografia
paladiniana. I. Dal 1889 a tutto il 1895 Il Dal 1896 a tutto
il 1900 III. Dal 1901 a tutto il 1905 IV. Dal 1906 al giugno
1907 . I-H , H7 , 157 , i Le sedute medianiche con
Eusapia Paladino. [Serie prima]. Sesie I. — Le dieci sedute della
primavera 1901 al Cir¬ colo scientifico Minerva. Preliminari. Il
Circolo scientifico “Minerva . pna 173 Il locale delle sedute . Il
gruppo degli osservatori e il loro Regolamento ’ La prima seduta (17
maggio 1901). Ciò che è avvenuto nella serata . Condizioni del ‘
medium » . Il ^metodo delle sedute spiritiche . ’ I “ fenomeni , .
Le mie prime impressioni sullo “ Spiritismo „ in azione . 175
179 185 188 192 194 199
1SD1CE 457 La seconda seduta ( 19 maggio
1901). Inizio e sintesi della seduta . La tecnica delle ‘
esperienze ] L’assistenza. Lo stato mentale dei presenti Il “
medium , . I ‘ fenomeni „ . Eppur si muove! . ' Sintesi . . .
. . . Eusapia e Io Spiritismo . Pag. 202 . 206 , 207 » 209 ,
213 „ 216 , 218 » 219 La terza seduta (22 maggio 1901). Che
cosa Si pensa di noi. Il compare di Eusapia I fenomeni e il “ controllo „
. II preteso sdoppiamento personale . ’ 11 linguaggio tiptico . .
... Sincronismo di più fenomeni . Il capriccio e la vanità del
medium Mezzi di provocazione delle sensazioni nei presenti , Le
esteriorizzazioni . Un giuoco . 221 223 229
230 233 235 239 242 245 La quarta seduta (24 maggio 1901).
Condizioni fisico-psichiche del medium . . L'ambiente delle nostre sedute
. I fenomeni da me accertati jersera . Fenomeni acustici e luminosi
. Una apparizione? . Suggestione mentale e interpretazione dei
fenomeni La radiazione neurica? . Fenomeni sospetti . Ite
frodi . , 246 , 251 „ 253 , 256 , 257 , 258 „ 260 „ 261 , 264
La quinta seduta (20 maggio 1901). Suggestibilità ed ipnosi del
medium . 269 Il tipo mentale degli assistenti . ’ 274 I fenomeni
della serata . . . ' 277 La ‘ levitazione . . ” 279 Gli esperimenti
non riusciti del 26 . ’ 285 Nè pericolosità nè utilità dei fenomeni . ...
[ 287 La sesta seduta (29 maggio 1901). Lo stato del medium e
la sua psicologia . . . „ 291 La suggestività del medium . 294 I
fenomeni della seduta del 29 . * 297 Le forme materializzate . "
301 Fenomeni sospetti 0 interpretabili non “ spiritica¬ mente .
,303 458 rspiflB I movimenti del medio .
Pag. A) Movimenti palesi di Eusapia . , B) Movimenti negativi e
latenti di Eusapia „ La veridicità e la frode . . Ricerche
dinamometriche e spesa di energia fisica , La interpretazione dei fenomeni .
, A) Contro la tesi spiritica . , B) In favore della teoria psicodinamica
. . „ La settima seduta (31 maggio 1901). L’ambiente e la tecnica
eusapiana . . I fenomeni meccanici . . Azioni di personaggi
invisibili . , Un apporto? . . Apparizioni antentiche . , Lo
stato della medium . . Cessione di forza dagli astanti . . La
ottava seduta (2 giugno 1901). I resoconti dei fenomeni . ,
Medianità e misoneismo . . Determinismo. Capricci del subcosciente La
fenomenologia di jersera . , Fenomeni invano desiderati o poco desiderati
. , Ricerche dinamometriche . . Contrasto di volontà o di
intenzioni nei fenomeni medianici . . Presenza e molteplicità di “
Intelligenze occulte , nei fenomeni medianici . „ La nona seduta (5
giugno 1901). Un processo verbale impressionante . . Medianità e “
Intelligenze occulte „ . . L'automatismo e la medianità . ,
Intenzionalità e volontà del medio . . La legge del minimo sforzo nella
medianità . . „ Fenomeni meccanici e acustici . . Trasporto
intenzionale di oggetti . Le impronte sul mastice . . Fenomeni
luminosi. Apparizioni di mani e figure , Non sono un allucinato! .
. Produzioni teleplastiche . . Comunicazioni di una Entità
personale . . . ■ „ Fenomeni invano aspettati . . La decima seduta
( 8 giugno 1901). Uniformità e variazione dei fenomeni ..... 1.
Varianti nella telecinesia . . 3 2. Varianti nella telecrasia
. Pag. 427 3. Varianti nella telefania . . » 428 4. Varianti
nell’azione a distanza sulla materia inerte . » 429 Lettura del
pensiero? . » 431 Le materializzazioni * 432 1. Materializzazione
di mani isolate . . . , ivi 2. Materializzazione simultanea di due mani ,
436 3. Materializzazione di pugni e braccia . . „ 438 4.
Materializzazione di teste . . 439 5. Mani multiple e diverse percepite
anche nude e direttamente . » 441 6. Formazione stereoplastica di
una creatura ottenne . .... , 444 Un po’ di teoria sulle
materializzazioni ..... 446 Una dichiarazione, per finire... e per ora!
.... 450 Avvertenza. — Il tomo II contiene il resoconto di altre
tre Serie di sedute medianiche con Eusapia Paladino e un Riassunto sintetico di
tutta l’opera. Indice delle Illustrazioni del Tomo I.
I. — Tavole separate. Tav. 1. — Fotografia istantanea di >ina
‘levitazione, di tavolo, al Circolo Minerva di Genova Pag. 278 I] _
Fotografia istantanea di una levitazione di tavolo, in casa Peretti, a
Genova . , 330 IH. - Fotografìa istantanea di un’altra levita-
zioue di tavolo, in casa Peretti, a Genova , 302 XV — Calco in gesso di
impronta di pugno spi¬ ritico ottenuta al Circolo Minerva . . , 394 V. —
Calco in gesso dell’ impronta di volto spiritico ottenuta in casa privata
. . , 396 VI. — Apparizione di un’ombradal profilo diabo¬ lico,
disegnata da me al Circolo Minerva , 402 VII. Ricostruzione ideale della
faccia di fan¬ ciulla da me percepita tangibilmente, al Circolo Minerva .
» II. — Figure intercalate nel testo 1. Ritratto di
Eusapia Paladino nel 1892 .... 2. Pianta della sala del Circolo Minerva,
m Genova . 3. Eusapia Paladino nel 1901 . . 4. Il braccio ‘
fluidico , di Eusapia . . • • 5. Apparizione di un ‘ globo oscuro ,
(testa?) 6. Apparizione di un ‘ braccio pendulo , . ■ • ■ 7.
Raffigurazione schematica dei rapporti fra coscienza e subcosciente
(P._Cakbs) . . • . 8. Una “ materializzazione , in forma di strana
ap¬ parenza . .-.•••••■ 9. Pianta dell’appartamento Peretti, in
Genova . . 10. Segni tracciati per ‘ scrittura diretta . da Eusapia
11. Un ‘ globo nero , (testa materializzata) . . . . 12. Un “ braccio
fluidico . sporgente dall’ombra . . 13. Uno strano profilo di ‘ forme ,
materializzate 14. Un ‘fantasma, creato medianicamente da Eusapia
15. Lo stesso “fantasma, medianico che ritorna e saluta 16. Uno spettro
degli Irochesi (da A. Bàstian) . . . 17. Apparizione di una mano tìuidica
* nerastra 18. Apparizione di una mano tt fluidica * biancastra 19.
Testa di ‘Mammone, da una stampa del sec. X\ 11 20. Apparizione di un
pugno ‘ fluidico , minaccioso 21. Pianta della sala e disposizione della
catena la sera dell’8 giugno . ERRATA-CORRIGE del Tomo
I. Pus:. 16 linea 11 . 29 27 44
58 64 99 105 110 144 170
11 la 21 2a(dal basso) 1“ 27 logge**
secolo XVIII alle gesta dell’89 togliere i punti ai cinque o sette per
servire da poscia divenuto Brédif, in luogo ■ secolo XVlì
alla gesta dell’87 di New-York: ai cinque o sei per servire di oggi
divenuto 07 Bròdi ureuu, 14..11* Qui e riprodotta dai giornali
fnincesi una 14 ^ notizia erronea concernente il celebre medium noto
sotto lo pseudonimo di Elena Smith. Essa nasce d} cognome Mailer od è tuttora
nubile [Comun. del prof. A. LemaìtreI. 4a (dal basso) È altra notizia
erronea tolta dai Pe- riodici male informati. Risulta ora ine il - Giorgio
Pelliam , non fu m vita un “ Robinson ma un Mleic. Non afe mu¬ tata, per
riguardi di famiglia, che 1 ul tima sillaba. Ricbtet Richbt Si
aggiunga a que¬ sto occhietto inter- lermedio la ìndica- Egerie Ia — 1901).
cazione seguente, che designa la materia duVTg^e sono state disegnate dal
,i<r. A. Berisso su miei schizzi a matita. Come 'e detto a pag. 302 (sctto
la fi- srura) tutti questi disegni del Berisso, comprese le sue tavole, debbono
essere guardate dal lettore a una certa di¬ stanza dall’occhio: il loro
espressivo è allora piu evidente. Lo av¬ verto per desiderio del distinto
artista. • personale spilla-fibbia violatore 23 1
215 e 241 Fig. Le 229 linea3* psÌ,?HC° 5 254 , 2a (dal basso)
spula-tionda 2gj ’ 24 visitatore 319 ’ 11“ (dal basso) in minori
sui minori 464 ERBA T A -COTÌEIG K
Pag. 394 linea 7* (dal basso) Da un esame più attento del calco (Tav.
IV") trovo che la impronta, an¬ ziché a pressione, può attribuirsi alla
introduzione della mano disposta ad ar¬ tiglio nel mastice, in atto di carpirne
una porzione : ciò che corrisponde ad un fenomeno altre volte eseguito dalla
Paladino. MORSELLI E. - Psicologi" <• t Spiritismo ».
Impre-- òioni o note eritielie sui fenomeni medianici di Eusapiu
Paladino. Torino, Rocca, 190R. In-8. 2 voli. XUVIIM61- XVIU-S86 pp., 41 fin. n.
t., 19 tav. f. i (Esaurito e rarol. -- -I-llS lno--Prof. ENRICO
MORSELLI Direttore della Clinica delle malattie nervose e mentali nella
Università di Genova PSICOLOGIA E S P I R I T I S M
0, Impressioni e note critiche sui fenomeni medianici di Ensapia
Paladino TOMO SECONDO con XII tavole e 20 figure
Lasciate le Ombre, e abbracciate il Vero. Giordano Bruno.
Proprietà Letteraria Torino — ViiccBicxo Bona, Tipografo
'ielle LL. MM. e dei KB. Principi (106911 NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO
SPIRITISMO in aggiunta a quelle del Tomo I. \ Nel
mentre che io redigevo o rivedevo le mie Impressioni e note critiche sulle
sedute date dall’Eusapia Paladino in Genova durante l’inverno 1906-1907 (serie
IV"-, Tomo II, pagg. 265-4831, sono pervenute a mia conoscenza o in mio
possesso altre opere sullo Spiritismo e argomenti affini, delle quali reputo
utile dare ai lettori le indicazioni in aggiunta a quelle del Tomo I (pagg.
xvii-xnin). Neppure queste indi¬ cazioni esauriscono, naturalmente, la
Bibliografia dello Spiri¬ tismo, ma serviranno di guida ai lettori che nelle
mie pa¬ gine si incontrassero con nomi di autori o di medi, sui quali
desiderassero maggiori schiarimenti. Colgo poi l’occasione di questo
Supplemento Bibliografico per emendare alcune sviste e dimenticanze occorse nell’
Indice premesso al Tomo I, e per meglio chiarire il contenuto di alcune opere
colà citate. I. — Per la storia dello Spiritismo.
[Veili pagr. xvu-xx del Tomo I]. Abbott L. D., The Soni. A
xtudg of post and prese ut Beliefs, “ Amer. Journ. of. Psyehology r, apr.-luglio 1904 [Bellissimo
studio sulla genesi dell'idea di 4 anima „ e sulla rappresenta¬ zione
(ordinariamente materiale) che ne hanno le persone civili]. Bokcueret A., Der Animismus,
otler Ursprung and Entwicke- lung der Religion aus den Seelen — Ahnen- and
Geisterkult. Freiburg, < ’haritas-Verband, 1900,
8°, p. 240 [Culto delle anime, degli spiriti e degli antenati].
VI PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II Bousset D. W., Die
Himmelsreise der Sede, in “ Arch. f. Re- ligionswiss. 1901 [Spiega l’origine
delle credenze spiritico- popolari sul viaggio dell'anima traverso i
cieli]. Charles R.-H., A
criticai history of thè doctrine of a future Life in Israel, Judaism and
Chrislianity, eco. Londra, A. e C. Black, 1900, 8“, p. 428. Dupouy E., Psychoìogie
morbide. — Dei s résanìes réligieuses, er- reurs, croyances fixes, etc. Paris,
Libr. Se. psych., 1907, 18“, p. 240. , Fabia, l’Abbè, De la cause du
sonimeli lucide, ou l’ Elude de la Nature de l’Homme. Réimpr. de l’édit de 1819, préf. eco. par Dki.gado.
Paris, H. Jouve, 1906, 18° [Il famoso magnetizzatore parla anche dei ‘ fantasmi
,]. Fbey Joh., Taci,
Seelenglaube and Seelencult ini alten Israel. Leipzig, Deichert. 1898, 8", p. 244.
Hartmann von E., Die moderne Psychoìogie. Eine krit. Oc- schichte d.
deutschen Psychoìogie in der zie. Hàlfte des XIX Jahrh . Berlin, 1901. Hook
Stefan, Die Vampyrsagen und ihre Venvertung in der deutschen IJtteratur. Berlin, Duncker, 1900, 8°, p. 134 [Origine popolare e
onirica della leggenda dei vampiri]. Kant Imm., Trilione eiues
Geistersehers. KOnigsberg, 1766 [Studio importantissimo sulle visioni di
Swedenborg], Kerner .T., Die somnambillen 'lische. Zar Gesch. u.
ErklSrung diesel • Erscheinung. Stuttgart, 18S3 [Importante per la autorità del
celebre poeta e pneumatografoj. Kiksewettkr Karl, Gesehichte d. neueren
Okkultismus. — Ge- heimwissenschaftliche Systeme von Agrippa von Nettesheim bis
Karl Du Prel. 11* ediz. aument. da R. Blum. Leipzig, M. Alt- man», 1907-8, 8°
gr. [L'opera si pubblica a fascicoli dipag. 80. 11 Blum ha arricchito di
preziose ed esatte notizie i capitoli VIII-X11 di quest’opera monumentale
concernenti la storia dello spiritismo moderno]. [Kiti.f.nbf.ck] Wilu. Ludwig,
Spaziergdnge eines Wahrheits- suchers ins Reich der My stile. Leipzig, O.
Mutze, 1890. Mandel Tu. H., Der Sieg von Mvttlingen , im Lichte des
Glaubens u. d. Wissenschaft. Leipzig,
O Mutze, 1907, 8° [Studio critico sui rapporti del prete Blumhardt attorno alla
celebre visionaria-medium Gottliebe Dittus di Mottlingen]. N. N.,
Geister-Offenbarungen aus dem Eriche der Kuigkeit mieli Gottes Zulassung ;
zugleicb die Fortsetzung 4 Die Mitili eilungen seeliger Geister rom Jahre 1855
„. Mtinchen. K. Scherzen, 1907, di p. 550. Negelein von .1., Die Reise
der Seele ins Jenseits, in * Zeitsch. t. Yolkskunde ,, 1901 [Da raffrontare
colle idee dello spiritismo evolutivo]. Pember G. II., Die ersten Zeiten
der Erde in ihrer Verbindung mit < lem Spirittsmus u. d. Theosophie tinserer
Zeit., trad. della eont, Goeben. Leipzig, M. Altmann, s. d. (1905?).
I’iobb Pierre, L’Année occultiate et psychique (I, 1907). Paris,
ìlaragon, 1907, in-18°. ... Roudk Krwin, Psyche. Seelencult und
Unsterblichkeitsglaube der àriechen. Freiburg, Mobr, 1898, due voi. di p. 329 e
436 [Im¬ portantissimo studio delPanimismo (“spiritismo.) presso ì
Roisel, L' idée spiritualiste. Paris, Alcan, 1896, 18°, p. 200 [Storia dello
sviluppo dello “ spiritualismo, dalla credenza negli spiriti]. . ... «r, , Sagerét, Ite
l'esprit magique ù l esprit seleni ifii/ue. Kev. pulì. ,, marzo 1907 [Sviluppo delle idee
magiche, animistiche, eec.]. Schinoleh IT. B., Das magische Geistesleben.
Riti Beitray zur Psychologie. Breslavia, 1857, 8”. _ , SriEss,
Rntwickelunysgeschichtc der Vorstellungen cotti Zustana tuteli detti Tode.
Jena, Fischer, 1877. Szapary von F., Das TischrUcken. Geistige Agapen.
Psychogra- phische Mittheilutigen. Paris, 1854. II. — Per la
dottrina dello Spiritismo. (Vedi putì- xx-xxx del Tomo 1]. A)
dottrinarii, polemisti, teorizzatori: Aksakofe Al., Animismus und
Spìritismus, ecc. Ultima ediz. con pref. e biografia dell’A. per cura di t ir.
C. Wittio. Leipzig, O. Mutze,
1905, 2 voi. di compì, pag. 900, con tav. Beaucie A. (La), Les nouveaux
horizons de la Pie. Nouv. édit.
Paris, Libr. Magnét., 1908, in-12°, p. 238. Berant Annie, Rapporti dello
Spiritismo con la Teosofia. Con¬ ferenza (18. si. ’02). Roma, Kdiz. d. Soc.
teosofica, 1903, opu¬ scolo di p. 18. Bosc Ernest, la Psychologie
derant la Science et les Savants. Troisième
édit. Paris, Daragon, 1908 [Tratta dall’od, della forza psichica, dello
spiritismo, ecc. secondo le dottrine occultistiche. Libro confuso e privo
d’ogui- valore scientifico]. Dénis Leon, Le problème de l Ktre et de la
Destinee. Paris, Libr. d. Se. psych., 1907, in-180. Fkchnbr Tu.. Die
Tagesansicht gegendber der Nachtansicht. Leipzig, 1879, in-8°. p. 274.
Fieuler W. E., Der Tag nudi detti Tode, oder das Zuckati- fiit/e Lelteti a. d.
Forschungen tl. Wissensehaft. Trad. di v. Busch. Leipzig, 1876, con 10
fig. Fi.ammarion C., Lumen. Trad. ital. di N. G. Paol iteci e pret. di A.
Zingaropoli. Roma, E. Voghera, 1907, in-18°. Vili
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il Fugaibon L.-S.. La Survivance de l’Aine, oh. la
Mori et la Re¬ naissance chez les étres vivants. Paris, Libi-. Magnét., 1907, in-18"/ p.
286. / Hartmann J., Mysterien, Symbole and mayisch wirkende Kriifw.
Leipzig, 1902, in-8", p. vm-250. Hasurd Bodgan P., Sic cogita (in
rumeuo). Bukarest, 1888 ? [Dichiarazioni
dell’illustre storico-filologo in favore dello Spi¬ ritismo, dopo la morte di
sua figlia Giulia]. Hrllk.n bacìi L. B. (vnn), Rine Philosophie (les
gesunden Men- schenverstandes. — Gedanken iib. d. Wesen A. menschlichen Ers-
cheinung. Leipzig. 0. Mutze, s. d., in-8" gr., p. 290. Hennk-Am
rtHYN(pseud.?), Das Jense.it. Kulturgeschiehtl. Dar- stellung d. Ansichten
Uber... die andare I Veli and d. Geisterreich . Leipzig, 1881, un voi.
Hoèll Ruuoi.ph, 1 Vas ist Spiritisinus, oder Spiritualismus ? Leipzig. 0.
Mutze, 1906. op. 8°, p. 32. Jacchini-Luragiii Francesco, 1 fenomeni
medianici. Inchiesta internazionale. Milano, Ediz. del ‘Pensiero Latino,, 1907,
in-18' [Contiene le risposte di circa 100 personaggi più o meno com¬ petenti
(psichicisti, spiritisti, scienziati, letterati) sulla realtà dei fenomeni
medianici e sullo spiritismo come * ipotesi di lavoro ,]. Jesiahu J.,
Wird d. Mensch nach dein Tulle leben ? Dardi der Okkultismus erbrachte Reweise
f. d. Unsterblichkeit li. f. d. Fort- ilaiter d. persa ni. Individaalitat nach
d. l'ode. Jena, Fischer. 1899, iu-8" [Molto importante]. Kneifel
Rudolph, Die Lehre con dar Seelenwandernng. Rine jmpul.-phiios. Abhandlung.
Leipzig, O. Mutze, 1906, in-8". Lancf.lin Ch., L’ Au- de -là et ses
problènies. Paris, Lib. du
Ma- gnétisme. 1907, in-18", p. 304. Lane C. Martin, The theory of
Spiritualista. St.-Louis, N. O., Evergreen Pubi. Oomp.,
1907, 12", p. vui-373. Lorenzixi Al., Vera e nuora legge dello
Spiritismo, eco. — Scoperta scientifica per comunicare, con le anime dei
trapassati. Pisa, Mariotti, 1907. 8° [Titolo espressivo per uno studioso di
psicopatologia]. Myers Fr., Science and a future Life. London, Macmillan a. C.",
1893, 8". Pasoh prof. Lucian, Katechisinus des reinen
Spiritualismus. Wegweiser zar Erlangung eines glttcklichen Lebens un Diesseits
and Jenseits. IP ediz. Leipzig, Mutze, 1890, p. 250
[L’A. deve essere un mattoide o paranoico : in altra opera, intit. Post ini¬
bita l’/iiibiis, egli ha dato il piano del Paradiso !] Richard Adhèmar, Souvenirs,
expériences et riflexions d'un penseitr moderne. Paris, Daragon. 1907, 8"gr.. p. 512 [Guazzabuglio ili idee
spiritiche, pseudo-mediche, pseudo-politiche, ecc.]. Rossi Pagnoni J., Lo
spiritismo. Istruzioni pubbl. dulia So¬ cietà Pesarese di studii spiritici.
Torino, Unione Tip. Ed.. 1875, IP ediz.. op. Rouxel, La quintessenee da
Spiritismi. Paris, Leymarie, 190i, 18°, p. 92 [Sotto forma di dialoghi
popolari], Schwahin L. von, Christhenthum unii Spiritismus, unii die
Gleichartigkheit ihrer Beweise. Leipzig, 0. Mutze, s. d. Sf.pp J. N.,
Orient unii Occident. Hundert Rapi tei ab. d.Nacht- seite dei • Ratur, eoe.
Leipzig, Edit. M. Altraann, s. d. (1904 V). [Una delle solite ‘ insalate ,
occultistiche, magiche, spiriti¬ stiche. ecc.]. . Svnpicat I>E LA
presse SPIRITUALISTI:. La Psychologie e.rpt ri- mentale. - Manifeste adressé au
Congrès spiritnaliste de Londres (juin, 1898). Paris, Libr. du Magnétisme, 1898, op. di pag. 31
[Opera collettiva ‘ di investigatori indipendenti r : fedele rias¬ sunto dello
spiritismo “ scientifico -, depurato]. Thompson Robert, The Proofs of Life after Death. A
collation of opinions... of thè I Vorld' s niost eminent Men, ecc... Boston, H.
Turner a. Comp., 1906, in-8°, p. 365. W teser .1. E., Der Spiritismus u. das Christhenthum.
Kegcn- shurg. 1881 [Con una appendice sullo spiritismo di 0. Fe- chnerj.
Wirtii Moritz, Herrn Prof. Zóllner’ s Experimente... undsetne Hypothese
intelliqenter vierdimensionaler 1 Teseti. IlPediz., Leipzig, Mutze, 8»,
1893.' discettici e contrarii: [Anonimo], Modem Spiritualism,
~ Edinburg Review r 1903. voi. CXOV1I1, p. 304 [Critica robusta dei lavori di
Myers, Wal¬ lace, ecc.]. Caiius Paul, Spirit or Ghost. “ Mouist „, XII,
1902. pag. 365- 403 [L’insigne filosofo conclude così : — Credo nello spirito,
ma non negli " spiriti , !J . Fichte Imm. H., Der neuere
Spiritualism nst setti " arili unii seine Tiiuschungen. Leipzig, 1878, 8", p. 115
[Correz. da p. xxvi. Bibl., 1° Tomo]. . J , D, Grasset .1., Introduction
physiologique a l elude de la Phllo- sophie. — Confir . sur la phys : ìii t
syst. Rerveux, ecc. Puiis, Alcan. 1908, 8° gr.,
p. 366 [Cfr. sui medii e sui fenomeni medianici a p. 66, 78, ecc.]. Hennig Rich., I V under and
Wissenschaft . Rine Krdtk u. L r- kliirung der occulten Pillinomene. Hamburg, Gutenberg, 1904, 8", p. 248 [Critica
giudiziosa e serrata di varii fenomeni occulti¬ stici, fra cui le tavole
giranti]. Kircuner Fil, Der Spiritismus, die Narrheit unserer Zeital-
ters. Leipzig, 1883. — _ — ’s, Worterbuch der pliilosophischen
Grundbegriffe, V* Aufl. neuarb. von D.r Cari Michaelis. Leipzig, Diirr’ s
V., 1907 [Diversi articoli]. 1 X Jastrow J., The
moderne occidt, ‘ Pop. seientific Monthly New-York, 1900, LV1I, p. 449. —
— The subcnnaeious. Boston, Houghton, 1906, in 12", p. xii‘550. Trad.
frane. : La subconscience. Paris,
AleaD. 1908 [Agg. alla indieaz. di p. xl, Bibl. Tomo I"]. Schneidek
W., Ber tiene Geisterglaube. 1882. Scheffi.hr Hehm , Das Wesen dei-
Geister. Braunschweig, 1899,
8 , p. 218. Sttbbled Geouoes, Spiritualisme et spiritisme. IP édit.
Paris, Tèqni, 18”, 1900. Tbiesdkei. W.. Bottoni Facts concerni ng Spiritualism. New Edit.
New-York, 1900, 18". Wìnki.ek
Wii.ii., Zar Reform des impennatiteli Spiritismus. Leipzig, M Altmann, 1906
[Opuscolo interessantissimo, perche basato sull’esperienza decennale dell’A.
colla celebre medium di Berlino conosciuta sotto il nome di Temine inas/jin'e.
: egli in¬ voca una riforma dell’antiscientifico e inopportuno modo di
sperimentare degli spiritisti]. 111. Per la descrizione e
autobiografia della medianità. [Vedi pag. xxxi-xxxv ilei Tomo
1]. Darkl Tu.. La
spiritiuilination de Tètre par V Ènti ittioli, la Mo¬ rale et le Fgychisme. Genève, 1896-7 [Scritto per mezzo della medianità
della signora Erath], Dufaux E «MANCE, Vies dictées d'outre-tombe. —
Jeanne d’Arc par elle- niènte. Melun, 1855, op. [Opuscolo importantissimo: lo
spirito di “ Giovanna d'Arco „ detta la propria biografia (!!!) a Ermanzia
Dufaux, medium di 14 anni]. Eiikiu.e Kari. Fk., Fine Soitinambule-kranken
Geschichte, ecc. Leipzig, O. Mutze, 1907, 8°, p. tv-150, con fig.
[Illustrazione di un caso abbastanza raro, per opera d'un
magneto-patologo]. Goopn. A.. Polir et Cantre. Recherches datts T
incorniti. Tours, Arrault, 1893 [Lo spiritismo sarebbe una conferma
dell'animismo universale. — 11 medium dell’A. era sua moglie]. Laxgsdohfe
v., Die Schutzgeister nml eine vergleichende I eber- sicht der Erscheinnngen des
Lebinsinagnetismus. Leipzig, O. Mutze, s. il., un gr. voi. [La prima parte, sul
futuro, è scritta media¬ nicamente sotto dettatura di un’ “intelligenza
occulta,. In ap¬ pendice : Erlebnisse des Meditane ani llofe Alexander HI zti
Pe- tersburg], N. N., Reisen in den Monti, in tnehrere Sterne ti. in die
Soline. Geschichte einer Somnambàlen, eco. Heilbronn, XIII* ediz.:
Saint- Gallen, XXYII* ediz. !!, di p. 836 [Viaggio nella Luna, nel Sole e nelle
stelle, di una visionaria di Weilheim sulla Teck, nel Wurtemberg: sul genere
dei viaggi di Elena Smith in Marte]. Pkociiabzka u. Grììnhct, Reflexionen
aus der Geisterwe.lt. Buda¬ pest, 1873 [Interessantissima raccolta di
comunicazioni spiri¬ tiche, ottenute in un circolo di “ Spiriter-Forscher , a
Buda¬ pest]. Rudolphio (?), Die junge Hellseherin. Tubingen, 1858, 11“ ediz.
[Cotnunic. e visioni di una sonnambula, Ifigenia Stradella (ita¬ liana?),
sull’avvenire, con i soliti viaggi planeto astrali nella Luna, nel Sole e nelle
stelle !] Santonoceto Gaetano. Il Viario degli Spiriti. Messina, 0. Trin¬
cherà, 1907, 8°, p. 272 [Narrazione, a mo’ di romanzo, delle gesta di una
giovane medium : si dice però che i fatti narrati siano veridici !]
Sardou V. et Pradei., La Clef de la vie. Paris, 1857 [Ce¬ lebri comunicazioni
ottenute dal famoso commediografo col medium Luigi Michele de Figani'eres : il
sottotitolo è espres¬ sivo : “ L’Uomo, la natura , i mondi, Dio. — Anatomia
della vita umana. — Rivelazioni stilla scienza di Dio!,] [Saubkrt],
Quelques pensées de l’Ésprit frappeur. IIe edit. Car- cassonne, 1878 [Poesie,
racconti, fiabe, eec., dettate da uno spirito tiptologico]. Schrerkr D.
P., Denl'wii rd igkheiten eines Nervenkranken. Ba¬ silea, Libr. A. Geering,
1903 [Descrizione ili meraviglie super¬ sensibili esperimentate dall’A. in
istato di pazzia : pregievo- lissimo contributo alla psicopatologia dello
Spiritismo]. SiNNKTT Tu., The occult World phenomena, and thè Society f.
psychical Research, 1895 [È la difesa della Blawatski contro le acerbe critiche
dell’Hodgson e del Solovyoff]. U ni. mann J., Blicke in dus Jenseits.
Bern.. 1853 [Visioni di una sonnambula ‘ chiaroveggente „, Maddalena Wenge di
Berna]. BJ con metodo
investigatorio : Abbott David P., Behind thè scenes with thè Mediatila,
Chicago, Open Court Pubi. Comp..
1907, in-lS”, di p. vi-328 [Spiega con trucchi prestidigitatorii, da lui
abilmente ripetuti, gran parte della fenomenologia straordinaria dei medii
Americani profes¬ sionisti]. Flournov Tu., Choréographie somnambuligue. — Le vas de
Mugdeleine G. ~ Arch. de Psycb. „,
III, 1904. p. 357, 374, con tav. [Cfr. con lavori di Magnin e Schrenck-Notziug
sul mede¬ simo soggetto]. Henry V-, Le langage martien. Elude analytique de la
génèse d'iute langtie dans un cas de glossologie somnambuligue. Paris, PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
Maigonneuve, 1901 [Il caso è quello di Elena Smith (Muller) di Ginevra ;
e l'Henry dimostra che il preteso linguaggio mar¬ ziano è un miscuglio di
parole derivate dal francese, dall’in¬ glese, dall’ungherese, ecc. lingue,
tutte, più o mino conosciute dalla medium]. Gessmann G. W„ Die
Psychographie, das isl die Gaie d. me¬ di uniti istiseheu Schreibens und
Zeichnens. Berlin, K. Siegismund, 1897, con tav. e fig. Skkmaxs Bar.
Hartwv, A round thè World witli a mayician und a Juggler (scritta nel 1872),
pubbl. nel 1891 [Sui fakiri in¬ diani e sui giuochi pseudo-spiritici del famoso
giocoliere Bel- lacchini], Yost s, Spiritualistica Siate and Dictionary.
Philadelphia, Yost a. C., s. d. [Guida, cifrario e istruzioni per i trucchi dei
falsi medii Nord- Americani], IV. — Pel fluidismo, animismo e
neodinamismo. [Vedi pag. xxxv-xxxvn del Tomo I],
Beugiter A., Die von d. menschlichen Kòrper uusstrbmende Kraft. Wismar, 1898 904, due parti con
XX fig. Br.im Robert, Die vierte Dimension. Leipzig. Max Altmaun, s. d.
(1906?). Bonn ax si È. La force psychique et lee inetr amenti qui serveni
à la inesurer. Lyon, chez l’A., 1908, in-8“, p. 38. Brandi.kr-Pracht
Kari-, Lehrbuch der Entwickelung iter ole- kulten Krafte im Menschen. Leipzig, M. Altmann, 1907, 8" gì-, p. iv-220
[Nella 2* sez. tratta dell’od, del corpo astrale, ecc.]. Bucuneu L„ Dae Od. Darmstadt,
1854. Ohazarain et Dèci.k, Les coltrante de la Polarité. Paris, O. Doin, 1887, 8" gr. [Correzione alla
Bibl. Tomo I. pag. XXXVI. dopo: Chéviu.ard]. Heli.ex bacii L. B., Der
Aether aìs LSsung der mystischen Riithsrl. Leipzig, O. Mutze, 1887.
Lièbaclt H.. Polir conetater la réalité da May né tir me. — Ex- tériorisation
ile la force neurique. Nancy, 1“ ediz.
1883 ; IP ed., Paris, Libi-, Maga. [Piccolo, ma rilevantissimo opuscolo del
grande ipnotizzatore di Nancy]. Ostica cip W.. Vorlesunyen aber
Naturphilosophie . Ili Aulì. Leipzig, 1905 [Per le teorie odierne
sull’Energetica]. Verworn Max, Die Mechanik dee Geisteslebens. Nella
collez. * Aus Natur. und Geistwelt ,. Leipzig, Barth, 1907, 8°, p. 104, con 11
fig. SOTE BIBLIOGRAFICII E SULLO SPIRITISMO XIH
Wachtelborn K., Die Setlkunde auf energetischer Grundlage, eco. Leipzig,
M. Altmann, s. d. (1907?), 338 p. con 17 fig. [Libro po¬ polare. ma buon
indizio dei tempi : nella I* parte tratta della “ forza magneto-vitale
,]. V. — Per gli studii metapsichici, e per la psicogenesi della
mediumnità. [Vedi pag. xxxix-xi.ui del Tomo I]. Ben net Edw.,
Spiritualista : thè psychical phenomena. Con in¬ troduzione di 0. Lodge.
London, 1907, con diagrammi. Bigklow J., The mystery of Sleep. New-York,
Harper, 1903, 8°, un voi. di p. 216. Hoirac E., La cryptopsychie. ‘
Rev. philos. „, agosto 1907, p. 113-144. — - La Psycliologie ineonnue.
lntrod. et Contribuì, à l <?- tutte expérim. des Sciences psychiques. Paris, F. Alcan, 1908, 8" gr., p. 346 [Ristampa,
aumentata e coordinata, di vecchi articoli, massime sui fenomeni ipnnidi e
magnetoidi : molta pru¬ denza per rispetto allo spiritismo!]. Bois Henri. Le Réveil au Pays de
Galles. Toulouse. Soc. public. mor. et relig., 1906, 8°. p. 6Ì3. con 28 fig. [Notizie interessan¬ tissime sulle manifestazioni
fisiche straordinarie medianiche (p. es., luci, lettura di pensieri, ecc.) che
si osservano nei tu¬ multuosi e fanatici ‘ risvegli Gallesi ,]. De
Laurence L.-W., Hypnotism. Chicago, Henneberry Co., 1901. 8°, p. 256. Del
Greco Fr., L'io subliminale del Myers e la psicologia con¬ temporanea. ‘ 11
Manicomio „, Nocera-Inf. 1906. estr. [Forte cri¬ tica delle idee di
Myers]. Donath J., Hystero-Epilepsie dar eh Spiritismus hervorgerufen. “
Wien. Klin. Wochenschrift ,,
1903, n" 3. Ermacora G. B.. Telepathic dreams experimentally
induced. ' Proc. Soc. of. ps. Res. XI,
1895, p. 236. Freud S., Die Traumdeutung. Leipzig u. Wien, Deuticke,
1900, 8°. pag. 372 [Importantissimo e originalissimo, per la psico¬ logia dei
delirii onirici . — — Zur Psychoputhologie des Alltagslebens, ecc.. nebst
He- merkungen dbereine ÌVurzel des Abergluubens, ‘Monats. f. Psych. u. Neurol.
„, 1901 [Originalissimo studio di 'psico-analisi „ sulle fonti ordinarie della
superstizione]. — — , Zur
Neurosenlehre. Wien, Deuticke. 1906. Gabbe R., On thè volontari/ “ trance
, of India n Fakirs. “Monist Chicago, X, 1900, p. 481. XIV PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il
Gif.ssi.kr Karl Max, Aiis dein Tiefen des Traumlebens. Halle, 1890, 8°, p.
‘210. Hyslop, H. James, Science and a future Life. Boston, H. Tnrner a.
G, 1905, 18°, p. xii 372. — — — — Borderland of psychical Research. Ivi, id., 1906, in-18°, p. x 425 [Correz. da
pag. xl, Bibl. Tomo I”].
Jouli-'. Fall, Traité de l’ Hypnotisme expéri mental et thérapeu- tique. Paris, Vigot, 1908, in-180,
p. 456 con 44 fig. LOwenkeld L., Dir Hypnotismus. llandbuch d. Lehre con
der Hypnose and d. Suggestiva, eoe. Wiesbaden, Bergmann, 1901, 8° gr., p. 522. Maga in
Emilk, L'art et l' Hypnose. Interprétation plastique d'oeurres littéraires et
musicales. Genève, Edit. “ Atav. ,. Paris, F. Alcan,
1907, in-4° picc. con molte illustrazioni [Splendida pubblicazione sulla famosa
medium mimo-musicale russa, Mad¬ dalena G., in contrasto con l'opera di
Schrenck-Notzing, eit. nella Bibl. Tomo I, p. mi], Martin L., Le Magnétisme humain en
face de l’ Hypnotisme. L’ Action curative à distance. Moutiers, Ducloz, 1907,
in-16°, p. 220. Maxwell J., Tmjchologie et métapsychique. ‘ Année psyeholo- gique „,
XIII, 1907, p. 100. Melville John, Crystal Gazing and Cldirvoyance.
London, Nichols and Co., 1903. Miller
Frank, Miss, Quehjues faits d’imagination créatrice subconsciente. “ Arch. de
Psycbologie „, V, 1906, p. 36 [Osser¬ vazioni introspettive di molto valore;
applicabili ai ‘ romanzi , spiritici]. Mììller R., Hypnotische I
lediseli- Experiment ini Dienste der naturwissenschaftlicher Seélenforschung.
Leipzig, 1898-99, due voi. [Correz. da p. xli, Bibl. del Tomo I"].
Nagel D.r L., Die Genialitdt , ci tic Schwester der Mediulitdt , ecc. Leipzig,
O. Mutze, 1906, op. 8°, p. 32. Pkirce A. H, .4/1 appeal from thè prevaiting doctrine
of a detached Conscio ussness. Boston.
New-York, Houghton a. C., 1906, in-8* [Opuscolo di sole 36 pagine, ma di alto
pregio» anche per la fama dell' A., che è il creatore del pragmatismo]. Sabatieh Camillo, Le
duplicarne humain. Paris, F. Alcan. 1906. 16°, p. xvm-160. Stanley
Lefevre Kbers, The Late of suggestion. Chicago,
Science Press, 1907, 8°, di p. 158. Street, A genette study of
Immortality, in “ Pedagogical Se- minary ,, 1900, u" VI [Acutissimo studio
psicologico sull'ori¬ gine dell’idea di immortalità]. Sithuled Georges, Le Sous-moi.
Paris, A. Maioine, 1908. 18“, p. 160. Tissié Ph., Les Réces. Paris, Alcan, 1890, II* ediz., 1898, 18°.
NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO XV VI. — Per
la stampa periodica dello spiritismo. [Vedi pag. m.hi- xlthi del
Tomo II a) Efemeridi spirito-psichicistiche : Nell’America
del Nord : — “ Philosophical Journal „ (-(- Dr. Newmann, J. Munsell Chase), San
Francisco. Cali!'. ; ‘ Sunflower „ (M. Buon), Chicago. In Austria : — “
Lieht des Jenseits r (-(- 1867-68, Delhez), Vienna. In Francia : — *
Revue spiritualiste „ (-(- 1858-69, Z. Piérart) : ‘ Nouv. Revue des spirites „ (+
Lachatre) : “ Rev. génér. d’Études psychk[ues „ (1907, E. Boso), Parigi: “
LaNou- velle Pensée , (C.-R. Sadi.er', ivi. In Germania : — “ Psyche,
Zeitschrift fiir Odwissen- scliaft , (-+- 1865..., Bertuelbn), Grossenh.; “ Neue
metaphysische Rundschau „ (1896, Zillmann), Grosslichterfelde, presso Berlino;
“ Lucifer, Zeitschrift f. Seelenlehen und Gcisteskultur, ecc. r (l>.r Rud.
Steiner), Berlino; ‘Zeitschrift fiir Okkultismus „ (D.r Brandler-Pracht),
Lipsia; ‘Sphinx, (edit. C. Schwetschke),
Gera-Berlino. In Inghilterra : Human Nature. A monthly journal of
Zo'istic Science „ (1867-70 ?). Londra.
Iu Italia : — ‘ Ultra, rivista teosofica , (Decio Calvari), Roma, con rubrica
sullo spiritismo. b) Editori e Librai principali dello Spiritismo:
Barcellona: — Libr. Carbonel y Esteva, Rainbla de Cata- liina, 118.
Berlino : — C. A. Schwetschke. Grosslichterfelde b. Berlin: — Paul
Zillmann, Ringstrasse, 4 a. Leipzig: — Oswald Mutze, Liudenstrasse
4. — M. Altmann, Verlag, Salomonstrasse, 11./ Mexico : — Agencia de Rivistas
espirìtas y teosofica.?. Re- stituto Callejo. D. F. I. a. Indipendencia, 9. Milano : — Libr.
edit. Ars Regia del D.r Sulli Rao (teo¬ sofico). Paris : — A. Daragon,
Lib.. Rue Duperré, 30. f) Negozianti di giuochi ‘spiritici, di presti-
digitazione secondo l’arte americana: Chicago: — George L. Williams a.
C.°,Cluunplain Avenue, 1145. Philadelphia : — Yost and Company, “ dealers
in magica! apparatus, spiritualistic secrets, ecc. SUPPLEMENTO ALLA
BIBLIOGRAFIA DI EUSAPIA PALADINO [Vedi pag. 170 del Tomo 1).
1907 (l e 11 semestre). Baezisi Luigi. Nel mondo dei misteri con
Eusapia Pa¬ ladino, con pref. di C. Lombroso. Milano, Baldini Gastaldi e C.,
1907, in-8°, pag. 200, con tav. [È la raccolta degli articoli pubblicati
prima sul Corriere della Sem, ai quali fa da prefazione un articolo già edito
dal Lombroso sulla Lettura], Baudi de Yesmb C., L’explication spirite et
spiritualiste des phénomènes psychiques, “Ann. d. Se. psych.„, giugno
1907. [A proposito delle pubblicazioni di Lombroso, Morselli, Foà,
Aggazzotti, ecc., sulla medianità d’Eusapia]. — — Eusapiana, “ Ann. Se.
psych. 1907, giugno, pag. 448 e seg. con ritr. Berndt G. H., Das Buchder
Wunder, già cit. a pag. xxi, Bibliogr. Tomo I. [Nel Voi. Il, la maggior
parte del capitolo sullo spiritismo fe occupato dalla trad. del rapporto della
Commissione di Mi¬ lano (p. 876-905), con ritratto di Eusapia]. Bosc E.,
La Psychologie, già cit. Bibl., Tomo II, pag. vii. [Le prove della realtà
dei fenomeni spiritici, a pag. 186-201, sono desunte esclusivamente dalle
esperienze di E. P„ ma con molte inesattezze di fatto e con scarsa
critica]. XY11I PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
Bottazzi Filippo, Nelle regioni inesplorate della Biologia umana , *
Rivista d’Italia luglio-agosto 1907, trad. in “Ann. d. Sciences psychiques „,
n' vari del 1907. con fig. [Importante studio di un esperto fisiologo,
associato ad altri sperimentatori di vaglia, fra cui l’esimio patologo Prof.
Ga¬ leotti. sulla autenticità dei fenomeni medianici della E. P.]. Du
Pbel Cabl, Bei- Spiritismi u, già cit., pag. xxiv, tomo I. [11 111 eap.
dell’opuscolo (p. 72-97), sotto il titolo : Lotta at¬ torno allo spiritismo in
Milano, è dedicato alle sedute del '92, di casa Finzi : e l’autore parla di
John Kings come di un per¬ sonaggio reale !] - Die magische Psgchologie.
Jena,H. Costenoble, in-8“. [È la seconda parte dell’opera: Die Magie als
Natuncissen- schaft, e si occupa molto dei fenomeni della Eusapia Paladino, ai
quali attribuisce la qualità “ magica ,]. Loewenfeld L., Somnambulismus und Spiritismos. IIe
verni. Autìage. Wiesbaden, Bergmann, 1907, in-8° gr., pag. 71. [Sui fenomeni fisici cita la E. P. per le sedutedi
Genova compiute sotto la mia direzione e riferite dal Barzini]. Ruggebi
D., Altre sedute con Eusapia, “ Luce e Ombra „ , giugno 1907, pag. 291. _
Per “ Le impressioni di un uomo di scienza sui fenomeni Eusapiani „, ivi,
luglio 1907, pag. 329. [Osservazioni critiche garbate ai miei articoli
del Corriere della Sera]. T anfani A., La Paladino alla Società Romana di
Spi¬ ritismo, “ Luce e Ombra „, luglio 1907, pag. 347. — I grandi medi
dello Spiritismo (Eusapia Paladino), • Luce e Ombra „, nov. 1907, pag.
587. Yenzano dott. G., Contributo allo studio delle materia¬ lizzazioni,
“ Luce e Ombra - , agosto-die. 190 1, tiad. in “ Ann. de Se. psychiques „,
Parigi, 1907. [Narra sopratutto di fenomeni di materializzazione ottenuti
con Eusapia nelle sedute di Genova. Da raltrontare con le mie Impressioni e
note sulle medesime sedute]. PARTE SECONDA ( Segue).
LE SEDUTE MEDIANICHE CON EUSAPIA PALADINO (Serie
II, Ili e IV). * Deputi qu'eUe existe VJIumanité n 'a pus avance d’un
pus sur ìa rotiti du m untóre que notte méditons ( « V Im¬ mortaliti »)... Il
n’y a peut-étre aucun rapport poasible ou imaginahle entre Vergane qui pose la
question et la réalité qui devrait y répondre » . Maurizio Maeterlisck. Morselli,
Psicologia Spiritismo, II. 1 SERIE
li. Le cinque sedute dell' inverno 1901-1902 al “Circolo
scientifico Minerva,. PRELIMINARI Composizione e intenti del
‘ gruppo „. In questa seconda serie di esperienze con la Eusapia
Pala¬ dino, tornata appositamente a Genova dietro nostro invito, gli
osservatori furono diciotto, in parte scelti fra quelli che operarono nel
maggio-giugno, in parte nuovi, aggregati con libera votazione dei primi. Per
rendere le esperienze più facilmente accertabili, ed anche perchè la pratica
degli spiri¬ tisti liguri ha dimostrato utile limitare il numero dei presenti
ad una seduta, si stabili di dividerci in tre gruppi, di sei persone ciascuno.
Il primo gruppo, presieduto dal sig. Carlo Peretti, operò dal 21 di novembre al
4 di dicembre, in cinque sedute a giorni alterni : non ne furono mai pubblicati
i ver¬ bali. Il secondo gruppo, presieduto da me, operò in altre ciuque sedute
dal 5 al 16 dicembre, e qui riporto tali e quali le mie Impressioni di allora.
Il terzo ed ultimo gruppo, diretto dal Prof. Porro, tenne occupata la medium
pure in cinque sedute dal 16 al 31 dicembre, e di questa serie diede ragguaglio
L. A. Vassallo [Gandolin], prima sul suo giornale 11 Secolo XIX, indi in un
volume a parte {Nel mondo degli Invisibili). Ogni gruppo rimase libero di
procedere negli V I 4 esperimenti come
meglio credette, sia per i metodi di con¬ trollo, sia per la preferenza verso
determinate ricerche, sia per il luogo e le ore dei convegni con la
medium. 11 nostro gruppo si compose come segue: 1. Dott. Vittorio
Cantò, libero docente di Patologia medica, Medico Primario dell’Ospedale
Galliera ; 2. Sig. Fausto Ferraro : questi, essendo il più giovine,
fungerà da segretario e redigerà i processi verbali ; 3. Prof. Panagino
Livierato, prof, di Patologia spe¬ ciale medica; 4. Prof. Enrico Morselli
; 5. Ing. Comrn. A. Omati, direttore dei Cantieri Ansaldo' a
Sampierdarena; 6. Prof. Guido Pellizzari, direttore dell’Istituto Chi¬
mico nella R. Università. Dei sei membri del gruppo, due soli, io e
Ferraro, cono¬ scevamo la Paladino e avevamo acquistata in undici sedute
pratica conveniente, l’uno per dirigere, l’altro per narrare le sedute. Un
terzo, il prof. Livierato, aveva già assistito ad una seduta in casa mia (della
quale dirò in altra parte del libro). Gli altri tre compagni erano affatto
digiuni di spiritismo e di fenomeni Ensapiani. Dopo lunga discussione
decidemmo di tener le sedute nel locale del Circolo Minerva, in via
Giustiniani. Il primf> gruppo aveva operato in casa del suo direttore, il
sig. Fe¬ retri; ma per conto nostro opinammo che era preferibile un luogo
neutrale, tanto più che la sala maggiore del Circolo, facilmente chiusa ad ogni
intervento estraneo, collocata in una parte remota e silenziosa della vecchia
città, ci permetteva di eseguire ogni sorta di vigilanza. E poi c’era già
nell’aria, per Eusapia, l’influenza psichica delle buone sedute della pri¬
mavera avanti : era sperabile che il medium vi riprendesse la serie dei suoi
successi e andasse anche oltre. Nè mutammo l’arredamento e neanche
l’istrumentario con¬ sueto delle sedute spiritiche, salvo l’aggiunta di una
stufa a gaz pel riscaldamento. Già Eusapia se ne sarebbeimpressionata, e fino
ad allora era inutile parlare di strumenti scientifici, di registrazione
grafica dei fenomeni, di esami fisiologici sulla sua persona: io l’avevo ben
capito nell’ andarla a salutare nella casa ove stavolta era ospitata. Dissi a
me stesso : — Fra qualche tempo, rotto il ghiaccio, si avrà una Eusapia sempre
più malleabile sotto quel riguardo : e allora chi verrà dopo di noi potrà con
minori stenti applicare metodi scientifici, magari rigorosissimi, allo studio
della medianità. — Precisamente così è avvenuto di J. M. Oharcot nel campo
dell ipnotismo : c e sempre chi trae profitto nel camminare spediti per una
strada da poco tempo aperta da altri pionieri; ma cammina sulle orme altrui e
malamente riesce a farle dimenticare, pur stampan¬ doci entro le proprie e così
cercando abilmente di cancellarle... Il programma delle sedute di cui
disponevamo avrebbe do¬ vuto essere combinato in modo da sfruttare, per così
dire piu completamente che fosse possibile la potenzialità del medium. Noi tutti
desideravamo, — anche quelli che non avevano visto mai l’Eusapia all'opera, —
di arrivare sollecitamente alle mas¬ sime manifestazioni spiritiche, quali sono
le apparizioni o ma¬ terializzazioni visibili. A tale scopo sarebbe stato
opportuno però che la nostra attenzione, più che sui metodi di con¬ trollò, si
fosse portata sui fenomeni, incoraggiando in tale <niisa la medium a darci
le prove più alte e complicate delle sue facoltà medianiche. Ma, purtroppo, noi
non pensavamo, da un lato alle abitudini oramai inveterate e immutabili dell
Lusapia, dall’altro alla composizione disarmonica del nostro gruppo Fino dalla
prima seduta si ebbe infatti un arresto della indagine alla fase preliminare,
perocché si cominciò a dare eccessiva importanza al controllo sulla persona de
la medium, e indisponendone l’animo, se ne paralizzarono anche le_ azioni,
sopratutto a distanza. La cosa era prevedibile essendovi ne t'runpo due soli (
io e Ferravo) oramai convinti della sincerità dei fenomeni, almeno pel massimo
loro numero: un terzo ancora fortemente dubbioso di essere stato ingannato
nella sola seduta cui già aveva assistito (il prot. Livierato); e tre atfat o
nuovi ed inesperti, e però tratti naturalmente a dubitare e ad esigere un
controllo continuo, fastidioso per la Eusapia, faticoso per noi stessi, e in
generale ritardante, se non ini¬ bente, le manifestazioni. Le cinque sedute
sono perciò li¬ maste poco fertili in “ fenomeni „, come si vedrà, e noi non
siamo andati di molto oltre a quello che avevamo ottenuto nella serie sperimentale
di primavera. Ciò nonostante, fino dalla prima serata si ebbero inamte-
stazioni varie e, per chi ne conosce la portata, eziandio sicure e sincere; non
tali però per numero e per evidenza da tra¬ scinare alla convinzione quelli tra
di noi, che tuttora si ro- vavano nella fase dello scetticismo pre-spenmentale.
Qui avverto, intanto, che alla fine della prima seduta il professore Livierato
si dichiarò pienamente convinto dell autenticità dei fenomeni e, in
particolare, del trasporto di oggetti senza vi¬ sibile contatto, anche fuori
della portata di mano della medium. Altri due colleghi, il prof. Pellizzan e il
dott, Oantu, uscirono, per contro, da tutta intera la nostra serie di
sedute ancora dubbiosi, non tanto sul modo di interpretare i fatti veduti,
quanto sulla stessa realtà di alcuni fra codesti fatti Io non voglio occuparmi
dei giudizi altrui sui fenomeni eu- sapiani, quando pur si tratta di persone
con le quali mi sono trovato a sperimentare: dovrei allora cominciare a
discutere sulle convinzioni dei miei compagni “spiritisti,, le quali hanno, per
lo meno, il carattere di induzioni ricavate dagli stessi argomenti positivi dei
quali io mi valgo per dichia- rarm1 ancora “antispiritista,. Per me la realtà
ed auten¬ ticità della massima parte dei fenomeni, che ho raccolto nelle sedute
con la Paladino, non ha più ombra di dubbio pur riconoscendo che vi esiste una
innegabile miscela di stra¬ tagemmi e di manifestazioni spurie. Intanto,
neanche ai miei compagni piu scettici e più austeri del 1901-2 riuscì mai di
cogliere in fallo, seduta stante, l'Eusapia. In questo campo specincp ed
irregolare di fatti naturali si ha talvolta l’im¬ pressione vaga dell’ inganno,
si sente, per così dire, in aria che il fenomeno manca di sincerità od è
effettuato con ar¬ tifici, e che quindi non ha indole propriamente “ spiritica
e neanco psich.cistica , ; ma poi non si giunge a scoprire I insidia ne a
sventare la trama. Il dubbio rimane, ma si esaurisce in tanti ma ed in
tanti se . E allora si capisce come una discussione basata su elementi
incerti, su impres¬ sioni fuggevoli, su apprezzamenti spesso più di sentimento
c ìe di ragione, a poco approdi; e poi, nulla valga per la so¬ luzione
definitiva del problema. E meglio è che io esprima sinceramente ma
esclusivamente le mie impressioni proqres- swe. “i allori‘> e tenga conto di
quelle degli altri solo' per quei tanto che esse abbiano servito a correggere o
ad asse¬ verare ed a confermare le mie. Anche per questa seconda serie di
sedute avevo adottato il metodo di annotazioni che usai nella prima: ossia,
munto a casa, ho scritto dopo ciascuna serata ciò che ne pensavo meno
preoccupandomi della descrizione dei fenomeni che deli esame delle condizioni
in cui avvenivano. Infatti, il valore di queste nostre esperienze paladiniane
del dicembre 1901 piu che da novità o eccezionalità di fenomeni, deriva dalla
costituzione del circolo : nessuno dei sei assistenti era spi- ì insta , tutti
eravamo piuttosto inclinati all’ antispiritismo • eppure, le manifestazioni
fisiche si sono avute egualmente.’ Segno, questo, che la “ fede , aiuterà
sopratutto le manife¬ stazioni intellettuali dello spiritismo, i messaggi, ma
che a i iguardo dei fenomeni obiettivi di medianità, che sono poi
NUOVE ESPERIENZE CON LA PALADINO i più sperimentabili, la
Metapsichica può diggià camminare < 0 \ o n 6 c^er a * più da mettere
le mie impressioni al cimento della disputa con gli altri membri del Circolo
Minerva, e nero i fogli delle mie estemporanee scritture sono limasti sempre
presso di me. Dichiaro, però, che le ho redatte m gran fretta affinchè non mi
sfuggisse il ricordo esatto delle cose percepite, nè mai le ho rilette: le rivedo
ora dopo cinque anni e mezzo per darle alla stampa, e le inserisco qui aflatto
immutate, salvo insignificanti ritocchi di forma. Genova, maggio
1907. LA UNDICESIMA SEDUTA (5 dicembre 1901). I
fenomeni della serata. La prima seduta del nostro gruppo cominciata alle
21 30 è terminata verso le 12,20 di notte, e non ha dato “ fenomeni di grande
rilievo, massime per me che oramai sono corazzato contro le meraviglie , usuali
della medianità paladiniana. Come in tutte le prime o isolate sedute che
concede la Eu- sapia le manifestazioni sono state elementari, anzi un no’
stentate e incoerenti, come se la medium avesse bisogno di orizzontarsi nel
nuovo ambiente. Io non ne darò una descri¬ zione minuta; dal verbale che Fausto
Ferrara ha redatto e che con grande sollecitudine mi ha consegnato, t.ol<ra
le seguenti sommane notizie. ° A luce piena [ becco di gas, reticella
Auer): - Moti e solle¬ vamenti parziali del tavolino; - picchi (• raps ,) entro
la so¬ stanza del legno, sia spontanei, sia in risposta a colpi eseguiti da
noi; - sollevamento completo (‘ levitazione „) dei tavolino senza alcun
contatto della media, e con la catena delle nostre mani sospesa per aria, a
circa qualche centimetro dal suo piano A luce debole (chiarore proveniente
dalla porta aperta del- 1 anticamera, in cui brucia una candela stearica): —
Soffi freddi sulle mani e sulla faccia dei vigilatoci ; — moti di
avanzamento e regresso delle cortine nere del gabinetto; - solleticamenti
leg- ^ìeri (di mani invisibili) ai fianchi dei due violatori
de*°lÌ«silna o semi-oscurità (chiarore "come sopra, con chiuso un battente
della porta d’anticamera): — Toccamenti piu torti e meglio sentiti ai
controllori; — sottrazione abba¬ stanza violenta della seggiola a quello di
sinistra (Livierato) A luce rossa (lampadina elettrica da fotografo, di 5
candele): — Levitazioni complete del tavolino, della durata di 5"- — son-
t™n„ne r stnaL;larae,>t0 e di battiti sulla spalla di un con- mente J
lì 8lnls^a’ mG?tre Eua*P>a strofina e picchia legger¬ mente sulle spalle e
sul capo di quello di destra; — picchi dentìnÒd8ULe p,mb®.de1llaf^iola di
un controllore, corrispon- lenti ad uguali gesti di Eusapia; — gonfiamento e
svolazzo della tenda che è proiettata sul tavolino; — vento freddissimo
dal gabinetto; — attrazione della cortina nera, operata da Eusapia con
movimenti visibili della sua mano a distanza; — sollevamento, pur visibile, di
una seggiola non toccata. In oscurità completa: — Toccameuti reiterati ai
controllori; — trasporto di oggetti situati a distanza di circa 80 cent, e a
destra di Eusapia (una cornetta, un'armonica) e loro arrivo sul tavolino; —
scosse e avanzamenti del grosso tavolo sul quale essi si trovavano; — suono
della cornetta; — una potente bussata sul tavolino medianico; — spostamento
della seggiola già sollevata a luce rossa, e tentativo (non riuscito) di ripor¬
tarla al controllore cui fu sottratta. Questo ultimo fenomeno esaurisce la
Eusapia. che alla mezzanotte chiede di riposare. Notevole il fatto che
durante tutta la seduta la Eusapia rimase sveglia, tranne un corto periodo di
semi-trance du¬ rato non più di mezz’ora, e preannunziato da sbadigli e da
lievi contrazioni delle braccia : ma in tale sua condizione si ebbero soltanto
sensazioni di toccamenti e di soffii freddi. Il medium e la sua
sistemazione tecnica. Eusapia Paladino è tornata a Genova in condizioni
di salute più prospere che in maggio-giugno. Questa volta non si lagna delle
sue solite mal definite o indefinibili sofferenze nervose (iperestesia del lato
sinistro, cefalalgie, ecc.) : ed è apparsa a tutti di buon umore, fatto questo
che i compe¬ tenti in spiritismo ritengono favorevole alle manifestazioni
medianiche. Nonostante che abbia superate diggià le cinque sedute del primo
gruppo di “ sperimentatori iersera non si mostrava stanca: però, come le accade
ogniqualvolta deve “ sperimentare „ con persone a lei sconosciute, si trovava
in uno stato psichico di lieve apprensione. Mi ha salutato senza alcun segno di
compiacenza e dirò lepidamente, ma questa sua accoglienza non mi meraviglia;
infatti, io, che essa ritiene d’essere riescila a convincere fin dalla
primavera, non rappresento più per lei un ostacolo da superare, nè un motivo di
diffidenza. La sua vanità di medium è sodisfatta per quanto mi riguarda ; e
però essa rivolgerà ora la sua at¬ tenzione agli altri del gruppo, che le
sembreranno ancora increduli. .Tersera palesò specialmente che le stava a
cuore 10 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II di
convincere Livierato, di cui essa sa il giudizio non troppo favorevole sui
fenomeni veduti in casa mia: ci accorgiamo tosto che con civetteria quasi
fanciullesca essa vuole abbo¬ nirlo, disarmarlo. Questo bisogno di
abbattere i dubbi e vincere i sospetti è naturalissimo, ma alla fine diviene
una causa d’arresto nello sviluppo dei fenomeni in una determinata serie di
sedute ; dirò di più : deve avere arrestato anche l’evoluzione progressiva
delle facoltà medianiche d’ Eusapia. Da molti anni le manifestazioni di costei
sono sempre le medesime, nella pura sfera meccanica: pochissima, come dissi, ne
èia intellettualità. Ferma nel proposito di dimostrare la propria energia
medianica mediante i fenomeni più grossolani (alza¬ mento di mobili, spostamento
e trasporto di oggetti, trom¬ bettate, chitarrate, ecc. ecc.), la Paladino è
alla lunga un medium monotono; le sue sedute si assomigliano troppo, e
finiscono coll' ingenerar noia anche là dove^ i fenomeni sa¬ rebbero
eccellenti. Si ha un bel chiedere a “ John „ di ope¬ rare con maggiore
sollecitudine, di manifestarsi con un po’ più di vivacità, di inventiva, di
intelligenza; ma tutto è inutile. La sfera d’azione del disincarnato corsaro è
oramai fissata. * iò porta a pensare che sarebbe veramente utile per la
scienza psicologica il trovare dei medium vergini, immuni da ogni pregiudizio
di tecnica, pienamente liberi di mani¬ festare senza regole o norme scolastiche
le loro attività iper- psichicbe; dico “scolastiche, perchè si tratta di una
vera scuola a un dipresso eguale a quelle ginniche ! Fino a che la psicologia
sarà costretta ad accettare i medium che le provengono dui circoli spintici, e
già adusati a quei metodi a quelle formule a quella tecnica un po’ bizzarra e
un po’ sciocca, non si potrà ottenere una grande varietà di fenomeni: e neanco
si sarà sicuri che la produzione costante di quei determinati fenomeni non sia
conseguita mediante un abilis¬ simo esercizio. Io non voglio dire con ciò che
la medianità sia tutta un arte prestidigitatoria, come qualcuno sogghi¬ gnando
ei soffia dietro le spalle : ho già espresso la mia opi¬ nione che è oggidì
favorevole alla realtà e veridicità dei fenomeni (salvo la mescolanza di alcuni
stratagemmi e di alcune illusioni sensoriali). Voglio semplicemente dire che la
medianità studiata negli Home, negli Eglinton, negli Slade, nelle Paladino e
nei Politi obbliga la scienza psicologica ad °Pei^aie 'n circostanze troppo
prefissate, e che non sono scien¬ tifiche. la costringe a rispettare abitudini
spesso viziate, e preconcetti spesso ridicoli; e le vieta di scorgere le
azioni AUTOSUGGESTIONE DEL MEDIUM 11 di
questa più o meno occulta forza bio-psichica nella loro indole genuina e
spontanea. Il Metzger non si mostra alieno dal credere che i medii siano spinti
a frodare dalle stesse esigenze del metodo scientifico ! Un’altra
conseguenza dannosa dell’uniformità della tecnica spiritica della Paladino è
che essa non le giova molto per vincere lo scetticismo. Ed è veramente
contradditorio questo bisogno che la medium avrebbe di trascinare gli increduli
fuori del dubbio, con le limitazioni intellettualmente basse che essa medesima,
o per abitudine o per misoneismo, im¬ pone alla propria fecondità
medianica. lo scrivo di proposito che essa medesima se le è imposte,
giacché sono sempre più convinto che la volontà della me¬ dium opera
continuamente nella produzione dei fenomeni, i quali non è vero che avvengano
completamente fuori della Sua coscienza. Basta guardare alla sua preoccupazione
inces¬ sante del controllo, alla preferenza verso quei fenomeni che colpiscano
la fantasia o sveglino emozioni inattese nei pre¬ senti, ai sarcasmi ed alle
riflessioni che essa loro intra¬ mezza, per acquistare la certezza che lo stato
auto-ipnotico (“ trance „ o estasi) è solo un mezzo per ottenere meglio e più
speditamente un certo numero di fenomeni, ma che questi sono in generale
pensati prima dalla coscienza ancora vigile della medium. In altri termini, il
programma eli ogni serata sembra prestabilito, come lo è in linee più grandi il
programma di una intera serie di sedute, nelle quali la Eusapia va ordi¬
nariamente dai fenomeni più semplici ai più complessi, dal moto dei tavoli alle
materializzazioni personali complete (quando ci va!). E ciò non basta: è anche
prestabilita nella mente della medium la maniera in cui deve effettuarsi la
maggior parte dei fenomeni. * * * L’auto-suggestione e
la fisiologia della “ trance „. Più studio queste straordinarie
manifestazioni dell'attività psichica umana, e più mi accorgo che la loro
incoscienza o subcoscienza è da accogliersi in modo relativo. Dissento, lo si
vede, non soltanto da Pietro Janet e da tutti coloro che per spiegare i fatti
spiritici si basano sulla disgrega¬ zione della personalità e sul dominio
dell’automatismo o delle facoltà psichiche inferiori, ma anche da Mvers.
da Gelei e da quanti spiritisti o psichicisti danno estrema importanza al
subliminale. Poiché non mi risulta che Eusapia produca i fenomeni in tali
condizioni psichiche da avere ottenebrata e inutilizzata sempre la sua
coscienza superiore ; tutt’altro. In massima, ogni fenomeno vien prima pensato
(e perciò rappre¬ sentato e voluto....) dalla medium: quando questa ha formato
il suo piano, allora si sforza di entrare nello stato psichico anormale, in cui
le è permesso di svolgere meglio la sua energia radiante per agire in quella
data maniera. La rap¬ presentazione, ad esempio, del moto del tavolo, dello
sposta¬ mento di un oggetto, del toccamente ad una determinata persona, ecc.,
ecc., si forma dapprima nella coscienza alta, poi si riproduce nello stato
secondo (“trance,). È una vera auto-suggestione ipnotica o ipnoide, e si
asso¬ miglia a quel fatto abbastanza volgare della psicologia nor¬ male, per
cui noi ci proponiamo di avere un dato sogno; e in realtà nel sonno quel sogno
si avvera poi per una rie¬ vocazione delle iinagini che avevamo ruminate
durante la veglia: anzi, quelle iinagini rievocate sono ancora più vive e
limpide delle vigili. Adunque, l’automatismo, per cui si liberano le energie
medianiche, sarebbe, conforme alla defi¬ nizione di Hartley, nn automatismo
secondario; esso è pre¬ ceduto da una fase in cui il movimento finalizzato (la
causa interna del “ fenomeno „) è perfettamente conscio. Il passaggio
dalla condizione di veglia a quella di auto¬ matismo involontario si effettua
in modo diverso : ora gli ab¬ bisogna un tempo piuttosto lungo, ed ora è
rapidissimo. Nella prima parte della seduta la medium dura fatica a passare in
trance: più tardi questa si forma più facilmente e svel¬ tamente. Dapprima, la
coscienza della medium si sveglia spesso, e si hanno alternative continue di
veglia e di stato secondo: allora la si ode avanzare qualche riflessione sui
fenomeni, sul senso da attribuire loro, sul procedimento da preferire per
ottenerli; oppure la si sente schernire e sfi¬ dare i suoi denigratori. Più
tardi la coscienza si oscura (generalmente), e il sonno della “ trance „ si fa
più lungo e pro¬ fondo. Ma dapprincipio i periodi di subcoscienza sono anche
soggetti di più alla autosuggestione della medium ; ossia essa entra in “
trance , con la sola forza della sua volontà ogniqual¬ volta, ideato un
fenomeno, si proponga di effettuarlo. Alla perfine l’estasi si stabilisce
profondamente e si emancipa dalla volontà della medium: — solo allora i fenomeni
sem¬ brano più spontanei, e perdono quella finalità (convincere un dato
incredulo) che avevano prima; solo allora, vale a dire nell’ultima parte della
seduta, si ha il tumultuoso succe¬ dersi di manifestazioni inaspettate e del
tutto “ subliminali Con ciò viene dimostrato erroneo il sospetto che il
pro¬ gresso dei fenomeni durante una seduta o una serie di sedute sia solo
apparente, e ehe lo si debba alla minore resistenza dei membri della catena,
ossia alla convinzione via via for- mate per cui essi si lascino più facilmente
colpire da date sensazioni. Io ammetto che la psiche dei presenti agisce
insieme a quella del medium, si da dar luogo a fenomeni piu cospicui quando vi
è accordo o sinergia delle attività indi¬ viduali; ma tale influenza
collettiva, oltre ad essere di natura ancora indefinita, non può forse dare la produzione
di fenomeni esopsichici come effetto di una sominazione di codeste atti¬ vità.
Penso invece che il progresso si abbia per la sempre più grande facilità del
passaggio dalla veglia all’estasi nella medium. D’ altra parte, lo stato di “
trance „ è ordinariamente superficiale, e solo per breve spazio di tempo
diventa profondo. L’attitudine particolare dei medium come Eusapia,
consiste nel provocare in sé stessi per autosuggestione lo stato favo¬ revole
alle azioni automatiche, pur conservando ancora un certo dominio della
coscienza sui proprii pensieri ed atti. La “ trance „ di Eusapia assomiglia per
lo più ad un dormiveglia . di quando, cioè, l’individuo sonnecchia, e ha la
percezione confusa di quanto gli avviene d’intorno, esegue atti automa¬ tici di
difesa, si ripara dalla luce, risponde anche alle do¬ mande, ma al risveglio
non conserva più che un ricordo vago e sommario di tutto il periodo di
sonnolenza. Ani. he nella Paladino la memoria dei “fenomeni „ è spesso incerta,
ma raramente manca del tutto: essa mostra doverne serupie un ricordo, per lo
meno generico. Può nascere però il dubbio che tale ricordo si riferisca
soltanto alla rappresentazione che dei fenomeni essa aveva prima di cadere in
stato ipnoide : tanto è vero che essa sembra rammentarsi spesso (quasi sempre)
del fenomeno, ma non del modo con cui si è effettuato. Vi sono però dei
fenomeni medianici, che oramai non p are richiedano più uno stato psichico
particolare della medium, o che sembrano avverarsi luori di un estasi manifesta
e con¬ tinua; ed uno dei più caratteristici è la levitazione del tavolo. Non si
può escludere però che durante tali fenomeni , latti in veglia apparente, la
Paladino non cada momentaneamente in estasi, o meglio in corte “ assenze ,
corrispondenti ad una “ trance ,. giacché il fenomeno è breve, oltrepassa
raramente 5-10-20 secondi, e 1’ attenzione nostra, colpita dal fatto in sè,
non si porta forse abbastanza sulla medium. Certi stati di incoscienza o
subcoscienza della neurosi epilettica ed isterica danno un’idea, caso mai, di
quanto deve avvenire nella medianità, giacché anche essi sono fugacissimi,
eppure bastano a causare i rapidi ma completissimi atti automatici degli
ammalati. Ho esaminato più volte, sopratutto iersera, le modificazioni
che la fase attiva di mediumnismo arreca nelle funzioni or¬ ganiche della
Eusapia; e sebbene i miei esami, eseguiti in fretta e quasi di sorpresa, non
siano definitivi, ne do qualche risultato : 1. Nella circolazione: — In
istato normale Eusapia ha la media di 60-70 pulsazioni e le sue arterie sono
molli, com¬ pressibili: invece durante la fase d’automatismo il polso diviene
più frequente, sino a 90 per 1 , e la tensione arteriosa aumenta. ^ 2.
Nella respirazione : — Oltre agli sbadigli di cui ho parlato, la ‘trance, è
annunziata da alcune profonde espirazioni (sospiri) ed accompagnato da moti
sussultorii del torace che poi si ir¬ rigidisce: allora il tipo respiratorio si
fa decisamente addomi¬ nale, come si vede nelle crisi di molte isteriche.
3. Nella fonazione: — La voce cangia sensibilmente nella “trance, : il suo
timbro si fa rauco o gutturale, la sua intonazione più alta: non di rado i
fonemi emessi tradiscono l’ irritazione, il sarcasmo o l’erotismo. 4.
Nelle secrezioni: — Tutto il corpo del medium in son¬ nambulismo si copre di
sudore, lagrime abbondanti colano dai suoi occhi, e l’urina emessa dopo la
crisi è naturalmente più densa e carica di sali. Eusapia dice che anche le
mestruazioni sono rese più copiose e disordinate dall’eccesso di pratiche
medianiche. 5. Nella sensibilità : — Nella fase sonnambulica, ho già
detto esservi una palese iperestesia del Iato sinistro d’Eusapia : ma in “
trance , letargica subentra una completa anestesia ed anal¬ gesia, in relazione
collo stato di incoscienza ed amnesia. 6. Nella reflettività : — Durante
la crisi le pupille sono enor¬ memente dilatate (anche perche si opera
d’ordinario in mezza oscurità), e nel risveglio le si trovano poco pronte a
reagire. 1 retiessi tendineo-muscolari, ottusi in istato di veglia, sono
aboliti del tutto durante la “ trance , e non si ristabiliscono se non qualche
tempo dopo. 7. Nella motilità: — Dei movimenti d’Eusapia, che sono il
fatto fisiologico più visibile del suo attacco autoipnoide, ho già discorso a
lungo : è indubitabile che quei tremori e cloni e spasmi tonici equivalgono ai
sintomi motorii delle altre grandi neurosi convulsive. Ma, uscendo dalla estasi,
Eusapia fe amioste- nica, con un po’ di paresi nelle membra, massime a
destra. L’accertamento di queste reazioni fisiologiche della ine-
LIMITI BELL’AUTOMATISMO SUBOOSOIESTK 15 dianità
vale contro la tesi scettica della frode generica : sono sintomi che non si
possono simulare. Miseria intrinseca dei miracoli
Eusapiani... e del miracolo spiritico in genere. a) Il fatto della
poca intellettualità dei fenomeni medianici della Paladino di fronte a quelli
altamente evoluti sotto l’aspetto ideale di M.lle Smith di Floubnoy, dipende
certa¬ mente dalla scarsa coltura della popolana Napoletana. Le idee che dalla
coscienza passano al suo subcosciente sono sempre le medesime, e stanno a
significare appunto il suo scarso potere imaginativo. Anche nella Smith, però,
checché dicono il Mktzger e gli spiritisti ginevrini, non si ha altro che un ■
travaso delle' idee Immerse nel suo subcosciente quelle idee hanno dato origine
ad un lavoro meraviglioso di associa¬ zione su cui forse la coscienza non
agisce più, non ha più sovranità: ma prima ha bisognato che quelle idee
passassero attraverso la coscienza vigile della giovane commossa, sia pur
fugacemente (una lettura, una veduta, una percezione sonora, la
rappresentazione di un atto). Ciò diminuisce assai il valore creativo del
subconscio, e determina meglio la ragione della intenzionalità dei fenomeni,
che gli spiritisti attribuiscono alla volontà o al capriccio di volontà
personali (?) estranee al medio o suggestionanti mentalmente il medio stesso
(Visani-Scozzi): si può parlale solo di un trapasso di finalità degli atti dal
campo della coscienza lucida a quello della subcoscienza. Ciò toglie anche
molta base alla ipotesi polizoistica e polipsichica del Durano (de Gros),
giacché quei suoi io secondari, soggiacenti all io cosciente, non sono in grado
di creare gran cosa per loro conto: se qualche cosa sanno, fanno e vogliono, è
solo di seconda mano, quasi come uno strascico o, meglio, un dono spesso
immemore dell’io primario. Si guardi Eusapia all’opera. Muovere tavoli e
far volteg¬ gierò oggetti per aria, toccare e palpare le persone, formare delle
luci indefinite e anche delle apparizioni personificate (ul¬ timo sforzo della
medianità fino ad oggi), tutta questa fenome¬ nologia è di origine conscia: è
discesa dall alto in basso, cioè dalla coscienza al subconscio; non è salita,
inaspettata e nuova, da questo a quella. Ed è fenomenologia miserevole rimpetto
alle invenzioni conscie dell’intelletto umano ! 16
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II Non mi si venga a dire che i
trapassati non possono far di meglio per difetto di nn dinamismo intermedio
bene adatto : lo capirei per le nozioni di alta filosofia, cosmologia,
teosofia, ecc. ecc., ma per produrre fenomeni meccanici o fisici non c’è
bisogno di simboli. Che povertà di logica in questo spiritismo spurio, stile
Eusapia! Domandiamoci che cosa stiano a farci degli io secondari, delle
personalità sub¬ conscie, che non sono capaci di pensare nulla di “perso¬ nale
Li si direbbe, scusandomi del paragone, scimmie o pappagalli, che all oscuro
ripetono atti, impulsioni semplici e raramente emozioni dell io superiore, il
quale pertanto ri¬ mane il burattinaio padrone e agitatore dei fili della
medianità. b) Un altro punto da guardare è l’influenza dell'otò//- dine.
Anche nella medianità questa impone alla lunga deter¬ minate manifestazioni,
sia perchè le rende più agevoli, sia perchè accresce l’ automatismo
corrispondente, sia anche perchè risparmia ai medium la fatica di imparare a
com¬ piere nuovi fenomeni. I medium cercano di raggiungere il loro scopo
percorrendo le vie già aperte: per eit” sono" restii alle innovazioni, si
infastidiscono d ogni dubbio normativo che loro imponga fatica, c cercano,
quando possono, di in¬ gannare. La cosa fu studiata stupendamente dall’OcHOROwicz
e non ha più bisogno di essere “scoperta,,: rispetto alla Eusapia posso
confermarla per mia diretta esperienza. Tutto ciò impoverisce in guisa
pietosa il “ miracolo „ eusapiano. 11 \\ allace ha scritto il suo libro sui
Miracoli del moderno Spiritualismo non riflettendo che il concetto di “
miracolo „ implica, non soltanto il contrario alle leggi note della tìsica e
della scienza in genere, ma pure il caso nuovo e imprevedibile nel mondo. La
previsione dei fatti naturali e delle conseguenze dei nostri atti, da un lato è
puro em¬ pirismo, dall’altro è vera scienza, secondo la complessità dell
operazione mentale che 1’ uomo compie nel prevedere. Ora, quando io prevedo che
mettendomi in catena con Eu¬ sapia il tavolo si moverà ed alzerà in quelle date
e oramai notorie maniere, io escludo il prodigio e nello stesso tempo ammazzo 1
Occulto. Ci sarà da cercare il determinismo del fatto, e particolarmente ci
sarà da stabilire perchè la attività che dicono medianica si spanda in codeste
futilità da ra¬ gazzi; ma neanco si seguiterà a dire che un Occulto siffatto
abbia valore intellettuale, morale e materiale per 1’ umanità. La sua
importanza non sta nel contenuto intrinseco : sta nel processo estrinseco di
sviluppo e di effettuazione. Qui 1 Occulto ha interesse solo perchè stiamo per
disoccultarlo. GENESI DELLA MEDIANITÀ INTELLETTUALE
17 Ma gravita — nella bilancia — il pondo delle
manifestazioni intellettuali. Si è detto e affermato die certe nozioni “ rive¬
late „ erano all'atto nuove, che non provenivano dalla co¬ scienza del medium,
e gli erano inspirate da altre coscienze una volta esistite sulla terra
(comunicazioni di defunti). Ed io riconosco die tra l’immenso materiale
raccolto, come Dio vuole!, dallo Spiritismo-sistema, si trovano dei fatti non
facilmente spiegabili colle ipotesi psicopatologiche e neanco con le
animistiche e psichicistiche. 1 primi spiritisti dissero — e moltissimi
kardechiani ri¬ petono tuttora — che le inspirazioni avvengono mediante una
incorporazione diretta dei disincarnati nei medii : ossia uno spirito
penetrerebbe nel corpo del medium, quando co¬ stui entra in “trance,, e mentre
la sua “anima, o il “doppio, si ritrae o se ne va forse a passeggiare (come
credono i sel¬ vaggi ). Sarebbe dunque la coscienza personale di un morto che^si
sostituirebbe alla coscienza dormiente o esulata del vivo: donde la credenza
che le parole e gli atti del periodo sonnambolico siano le comunicazioni
immediate dell’Oltre¬ tomba. Ma oggidì la cosa è intesa diversamente e meno
fan-- ciullescamente : i trapassati inspirerebbero il medium con suggestioni
mentali, e le comunicazioni loro diventerebbero telepatiche. Aggiungono, anzi,
che vi dev’essere una continua telepatia, assai più maravigliosa e potente
della nostra, ira gli spiriti sopravviventi nell’ Altro Piano: di guisa che il
disincarnato che sta “ comunicando , potrebbe ottenere age¬ volmente
informazioni ignorate dal medium, e da lui stesso, rivolgendosi per
trasmissione di pensiero a qualche altro suo ompagno “ errante nello spazio ,.
- Ma la cosa - dicono — non è facile da capire? non corre il pensiero
velocissimamente dall'uno all’altro polo e dalla terra ai corpi siderei?!! — -
È permesso ai Dénis e alle Noegoeratii di ignorare le leggi psicologiche dell’
associazione. A questo modo il dogma spiritico, con un antropomor¬ fismo
degno di tutte le fedi religiose, fa sopravvivere i tra¬ passati dall’Altra
Parte con le stesse facoltà che noi uomini possediamo durante la vita terrena.
E non considera che i viventi le posseggono unicamente perchè son costituiti da
un organismo senziente e reagente, messo in rapporto con determinate forze
naturali, e solo in conseguenza di un’evolu¬ zione fisica, chimica, geologica e
biologica di cui essi viventi sono altrettanti anelli inscindibili. Questo “
spiritualismo , è di così povero e puerile contenuto filosofico da lasciarci
stu¬ pefatti che uomini d’alto intelletto non ne scorgano la con-
Woksei.m, Psicologia e Spiritismo , II. 2 18 PSICOLOGIA
E SPIRITISMO, II traddizione enorme con lo stesso concetto
metafisico dello Spirito. Si lia il coraggio di citare Kant; ma il Mundm hi-
teUigibilis del grande filosofo nulla ha che fare cogli “ spi¬ riti „ di Allan
Kabpec, composti di “ materia fluidica , e accorrenti attorno al tavolo delle
Pitonesse moderne per darci le loro “ rivelazioni In primo luogo, quando
pure queste si studiano profon¬ damente, come ha fatto Flournoy per le “
rivelazioni „ tra¬ scendentali della sua medium, si arriva a scoprirne con in¬
finita verosimiglianza il meccanismo: sono fatti per lo più di criptomnesia. —
In secondo : anche se non sono ascrivibili a reviviscenze di ricordi latenti,
vi 6 il dubbio di una telepatia -, cioè di una trasmissione di pensiero da
qualcuno dei pre¬ senti al medium. — Terzo: la telepatia potrebbe avvenire non
soltanto tra coscienza e subconscio, ma tra due subconsci, cioè tra quello
della persona presente e quello del medium : questi forse leggerii un ricordo
latente che la coscienza della persona ha dimenticato o ignora di avere. —
Quarto : dato pure che la nozione non arrivi al medium da nessuno dei presenti,
non si sa come escludere una azione telepatica a di¬ stanza tra un vivo lontano
e il medium stesso. — Quinto: in ogni caso vi è da guardar bene alla
identificazione del pre¬ teso defunto: i casi fino ad ora sicuri per gli stessi
psichi- cisti piu oculati e temperati non sono più di tre o quattro, forse
anche meno ; ma forse non si è fatto per nessuno un processo discriminativo,
un’inchiesta radicale del genere di quella di Flournoy. A volere essere
schietti, lo stesso “ caso Pelliam „. sul quale gli spiritisti odierni fanno
tanto rumore, non esclude l’i¬ potesi di un io secondario della Piper (James),
pur ammettendo costei dotata inoltre di poteri supemormali eccezionalissimi.
Già quel succedere di “ Giorgio Pelliam , [— Pellew] ad un “ Dott. Phinuit „
(che era evidentissimamente una personalità seconda del medium) compromette il
valore del caso e, se¬ condo me , lo demolisce. Non importa se “ Giorgio „ ha
vissuto | sotto il nome reale di Pellew], e se “ Phinuit , è imaginario,
giacché il processo psicologico di impersonazione è stato il medesimo nella
medium di Salem, tanto se il primo suo personaggio era una creazione del
sub-cosciente, quanto se l’altro è una suggestione dell’ambiente psichicistico
in cui essa vive da anni. E poi I’Hodoson non avrà preteso di edificare una
scienza nuova — e che scienza! quella che ha da scoprire le “prove,
dell’immortalità dell’anima! con un caso unico, sul quale neppure I’Hysi.op,
suo apolo- rfiOBLEMI “ SPIRITICI „ DA BISOLV EBE
19 farolaaCCredÌtat0’ L'rede °he sia stata detta Intima,
definitiva PLornroTlaascLhealS°St0 COnfess,are die 'a analisi del sciite
della Smith *,? f Senesi di certe conoscenze san- alla medium Ginevri.,-,
’ lu‘l[‘lnt ^a come lrj riguardo spiritisti dappochi il a'rebbero toi'to di
cantar vittoria gli inesica ’o SI a ““duTn V* k tbnte ^ di
concludere seny'-.l,1 ] u tre tenomem non dà diritto terrena cos? in ^ mdugl° ^
Ja ioro orig™ ultra- zzi S&Z3& asserir autentici). Ma
ormi an” i‘ ^ ,clbl b (lsolatl e verosimilmente » miracoli 1° goio del saPere
non ha forse i suoi nelle nostre ^formule^ nen *** sforzi si
facciano, ‘ teorie 3 U0Stre **8# », "elle nostre *
* * L’accertamento dei fenomeni. Jò
TcS„;:TiiVe,iir„5tutt" '* ^ tenuto mano, ginocchio e piede dèstro
deU° r° ^ L° certo di non averli abbandoniti ° della medium, sono anche
ritenere per fermo ni, * / un so ° istante : debbo .«»<» * ciaacum t
“*» sam inopportuno affermare che tre ma'ncli’ k m!’”"*0 proca nei
membri di um tìnti, a Ia nducia reci¬ devi il benché minimo dubbio sulla ove
si raffermato controllo non imi,-, 61 1,tu ed esattezza del - nella
sincerità dei fenomeni (W J)arlarsl (,i convinzione sotto ogni rapporto serio
>, ; r .S t ‘< 0 uu. uomo stimabile servare,C anche Pse nèn^ versato tX,
? 0 ad <>s- di sensi buoni e quindi in Ledo r lb,'aito acoro
a. trattiene k mano „ 5 pi,ie .ffiTdi Zfl ££ mano e quale piede, mi
assicura di non esserseli mai lasciati sfuggire, io debbo credergli sulla
parola. Sono io certo del mio controllo? Se si, debbo anche essere certo del
controllo di altri, quando questi è un medico valoroso e dotto come Li vierato
o Cantù, uno scienziato abituato a sperimentare nel suo laboratorio come
Pellizzari, una persona avveduta e di carattere fermo come Ferrato o l’ Ing.
Ornati. Altri¬ menti, in quale maniera acquistare la “ certezza „ ì
I. Esperienza e certezza. I logici, si sa, discutono anche oggi, ed
hanno in ogni tempo discusse le basi della certezza. Naturalmente, in tondo ad
ogni affermazione di un fatto, vi è la percezione dei nostri sensi. Quando il
fatto è affermato da noi perchè noi ]• abbiamo veduto, sentito, toccato..... il
solo dubbio che si possa conservare è che i sensi ci abbiano tradito: — ciò
vuol dire che dovremo allora mettere in campo la teoria delle nostre sensazioni
e percezioni; e se si vorrà risalire alle origini, o, meglio, approfondire le
radici del fenomeno percettivo, potremo arrivare anche alla metafisica della
cono¬ scenza umana, alla gnoseologia dei filosofi tedeschi. Ma a che prò' ?
Tutta la vita pratica umana, individuale e collettiva, è basata sul simbolismo
delle percezioni sensorie: e da quello che rie possiamo giudicare, lo stesso
avviene nella vita ani¬ male. Dubitare del mondo esterno perchè non siamo
certi, filosoficamente parlando, che il nostro mondo interno di sensazioni, di
imagini, di idee lo rappresenti nella sua realtà e neppure lo ridetta o
riproduca qual’ è, non ad altro ci con¬ duce se non a dubitare dell'esistenza
di noi stessi. Un sif¬ fatto pirronismo potrà costituire un esercizio
scolastico ele¬ gante e da cervelli raffinati . tanto per abituarci anche a
danzare sulle funi della sofistica: ma l’Uomo non ne cava alcun profitto per la
soluzione del problema ontologico: ed una filosofia che non serve neanco nella
sfera intellettuale, che valore può avere o pretendere? La “ cosa , è:
ecco quanto possiamo affermare sulla testi¬ monianza dei nostri sensi, sul
ragionamento e sugli effetti della nostra condotta. Ora, la “ cosa „ è, tanto
nella sfera normale ed ordinaria dei fenomeni che da lunghi secoli di- clamo
naturali, quanto nella sfera anormale di questi che sono detti e creduti
fenomeni preternaturali. Ij' idealismo suppone che la “ cosa , sia soltanto nel
nostro io interno, e non nel mondo reale, che cioè sia il prodotto di una
nostra alluci¬ nazione. Applichiamolo ai fatti spiritici, e vedremo che e
è ESPERIENZA E CERTEZZA 21 tanta ragione di
dirci allucinati (nel senso psicopatologico ordinari (Tl in riguardo a questi
fatti che avremmo percepito, quanto a sostenere metaforicamente, con lo stesso
grande Ip¬ polito Taire, che le nostre percezioni della realta esterna sono
allucinatorie! Ecco qua: noi tutti siamo desti, aguzziamo il nostro
potere di attenzione, abbiamo contemporaneamente percezioni di contatti, di
atteggiamenti muscolari, raccogliamo vibrazioni di rumori, di suoni e di voci,
distinguiamo anche con la vista i contorni delle persone e degli oggetti in
perfetta corri¬ spondenza della luce che noi stessi sappiamo d'avere lasciata
trapelare nella stanza, e in conformità delle leggi della pro¬ spettiva;
possediamo, insomma, tutti gli attributi che sogliamo assegnare allo stato
vigile e normale di coscienza, eppure siamo ‘■allucinati,! Nessun alienista
potrebbe citare casi simili a questo. Come mai questa allucinazione si presenta
ad un tratto, in mezzo alla più completa salute dello spinto, nell' equilibrio,
almeno fino a quel momento, perfetto delle facoltà, nella calma dell' animo di
chi sia abituato ad os¬ servare ? Esclusa la idea volgare che si tratti
di illusioni sensorie per errore morboso degli organi e centri percettivi,
rimane il dubbio che si abbia un'azione telepatica della medium: taluni lo
affermano, ed io non lo escludo a priori. In tal caso, però, si scorge fa grave
importanza del fenomeno psicologico. vi sono, dunque, degli individui che
quando stanno per cadere in estasi medianica o quando vi si trovano
interamente, possono con un atto volitivo del loro subconscio (ini si passi il
bisticcio) indurre, in un gruppo di persone presenti, delle illusioni ed
allucinazioni cotanto intense e pronte da dare ad esse la convinzione della
realtà d’alcune categorie peculiari di fenomeni, facendo nascere nella loro
mente quella atti¬ tudine speciale che chiamiamo certezza ? E dico cettezza,
perchè io sono certo, più che certo, di avere veduto il tavo¬ lino alzarsi dal
suolo senza che io potessi in quel momento trovargli un solo punto di appoggio,
di avere avuto sulla mia spalla sinistra la pressione di una mano senza che
questa mano io la vedessi nella penombra e mentre la destra della Ensapia era
serrata fra le mie due mani insieme alla mano dell’ big. Ornati, tutte tenute
ferme sul mio petto !... Dato che queste ed altre consimili mie percezioni,
convalidate nel primo caso dalle contemporanee ed eguali percezioni degli altri
tutti presenti, nel secondo dalle percezioni tattili e mu¬ scolari del mio
compagno di destra, siano allucinatorie ed -- PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, li io debba porre in dubbio la esistenza di quegli oggetti ed
atti correlativi fuori di me, il fatto non perde menoma sSdianteSU°
Straordinari°. diviine addirittum Ammessa tale spiegazione, non solo cade
il criterio della certezza basato su, nostn sensi, ma ci troviamo anche
costretri ad ammettere che certi individui privilegiati abbiano il poterò di
allucinare, gl, altri e di presentare loro un móndo falso di realtà inesistenti
e di moti eterei imaginari. n. Il criterio della testimonianza (“
autorità „). Un altro criterio .li certezza che viene a subirei potenti
attacchi degli scettici impenitenti, è dato dalla testimonianza umana. Dopo ,
nostri sensi, noi annettiamo valore alle af fermaziom altrui : crediamo quello
che altri or, r avere veduto, toccato, sentito afFern,a dl no^c;5rVrrent:
altrove questa so,-^nte ^ne ostrecieclenze. Tutta Inesistenza conscia e
deliberata del- 1 Umanità si fonda su questa certezza di seconda mano Noi
Cre- Ìanì? eh,e Glu1.10 Gesare fn pugnalato nella Curia di' Roma e ce
Napoleone ha vinto ad Austerlitz, perchè molti dei loro fmelrnP0,aò-el C‘
han"° afferraato codesti fatti, e perché di IWr TlranwT g,Ì fettl
TuttÌ da lJ lAsrEt R in poi, all esistenza di minutissimi organismi uni¬
cellular, che agiscono da fermenti nelle soluzioniktSe bu- irriche, alcooliche
ecc„ e ben pochi al mondo si son dati la ,bn£a dl ceical1' „co] 'Microscopio.
Così ninno mette in dubbio la esistenza dei canali „ di Marte scoperti da Giov
Schiu»- PABELLi sebbene sia così difficile vederli anche col telescopio Noi
crechamo inoltre, che l'acqua sia il prodotto di unTc^-' d’aver fattaì
°SSIgen0 e dl Erogeno, perchè vi è chi ci dice 1 uvei fatta la esperienza e di
avere acquistata la convinzione che ovunque due atomi di idrogeno si
trovino a contato di’ un atomo di ossigeno, essi danno origine ad una molecola
di acqua : ma sui mille e cinquecento milioni di uòmini , esistenti SZ£ ?
= da uom ni di r/ T gran hnme> abitata da animali e sebbene uno
solo .stanza coraggioso per andarli a vedere, ci narri d'ès’serci ÒìpSm
f. j ' descriva : come riteniamo per provato che ni! 86 .83 d, latitudine nord,
il tenente di vascello Cagni ha IL CRITERIO BELLA
TESTIMONIANZA lasciato una bandiera Italiana, traccia del suo
ardimentoso arrivo colassù... . * Se non credessimo a questi eventi
storici, a questi tatti naturali, a queste azioni eroiche, ogni esistenza
individuale sarebbe una così faticosa conquista della verità, che 1 uomo non si
sarebbe mai incivilito, e tutti noi ci troveremmo nella più completa barbarie.
L’umanità ha progredito nella coltura, nella morale, nella industria, nella sua
stessa con¬ formazione organica e potenzialità mentale, perchè, gli uo- miui,
confidandosi, narrandosi, trasmettendosi dall uno al¬ l’altro, e da generazione
in generazione, il risultato delle loro singole esperienze, cioè delle loro
percezioni sensorie e dei loro^movimenti muscolari, si sono mutuamente creduti
sinceri, veridici; e ciascuno ha prolittato della esperienza altrui, mentre
faceva anche profittare gli altri della propria. Ebbene: trasportiamo
questo criterio di certezza nel campo dei fenomeni medianici. E allora ci
domanderemo a che cosa approda il dubbio continuo sulla osservazione
altrui, quando abbiamo tutte le ragioni per ritenere che questi altri non
siano nè stupidi, nè falsari, nè allucinati? La sola scusante per gli scettici,
è questa: che trattandosi di fatti straordinari i quali sorpassano ogni
esperienza quotidiana, anzi vanno al di là dei limiti del credibile, ciascuno
di noi vuole vedere, toccare e sentire per proprio conto. Ci si dimentica pero
di una cosa; ed è che vi sono nella scienza dei fatti straor¬ dinari che pure
ammettiamo per reali sulla parola altrui senza esprimere dubbi. Per esempio, al
grande fisico Crookes tutti credono, sulla sua parola, che egli è giunto a
scom¬ porre certi corpi ritenuti semplici e a trovare che sono in¬ vece
mescolanze o combinazioni di altri elementi veramente semplici : la rarità dell
'yttrium è tanta, e il procurarsene piccoli frammenti costa tali somme e tali
fatiche di labore- torio, che nessuno (per quanto io soì ha potuto ripetere
finora quelle memorabili sue esperienze : ciò nondimeno il ri- sultato ne è
ammesso senza discussione dalla scienza attuale. Ma ecco che cosa avviene
nei fatti spiritici. Lo stesso Crookes ci afferma di avere avuto per tre anni
la certezza die il medium Florence Cook faceva comparire nel suo studio un
fantasma semovente, parlante, eco., che si presen¬ tava per Katie King ;
afferma di avere tenuto sotto braccio questa creatura deliziosa, di averne
veduto e fotografato il dolcissimo volto, di averle chiesto ed ottenuto un
pezzo di vestito . E allora moltissimi non credono più al grande
scienziato, e dicono: — Noi esigiamo altre prove, altie espe-
! 24 PSICOLOGIA E SPIB1TISMO, II
dev’essere la evidenza della prova. L *’ tant0 ,llu forte scibile,
anzi tift^’e^ìe^a^ bimana ^ 5lf®bb,I?care lntt° lo personali, bisognerà pure
adattar^ V llma fl‘ osser azioni di cui uomini compete, iti in,!?',! ad,
“'«mettere un fatto spirito, creduti autorevoli’ in ahn" n S* f® corpo e
dello mano l’esistenza. Tutto sta npir ’> / ' amp.1 del saPere. ci affer-
Gli scettici si appellano di quel fatto! torità: - fortilchEo a^nn, P
?.enZa; 1 eredeuti' «11’ au- avremo raggiunto il nostro scopo. dell’altra-
e Genova, 6-7 dicembre 1901 LA DODICESIMA SEDUTA
(7 dicembre W01). Dal verbale della seduta. X fenomeni
nuovi della serata del 7 dicembre — uuovi rispetto a quelli della prima — sono
stati i seguenti : In piena luce : — Dopo varie altre poco riuscite, una
levita¬ zione completa del tavolo, nonostante che la Eusapia promesse
fortemente con la sua mano sinistra in mezzo al piano di esso (dubbio di
sottrazione d’un piede e suo avanzamento sotto una «jumba del mobile?). A
luce debole: — Spostamento e arrovesciamento di una seg¬ giola entro il
gabinetto oscuro, di dietro alla Eusapia; — moti e tentativi di alzamento di un
piccolo tavolino a trepiedi si¬ tualo a destra «li Eusapia, ma non toccato da
lei; — trasla¬ zione del tavolo fin verso il centro della sala, e quivi,
essendo tutti noi in piedi, e nessuno, neanco Eusapia, toccando con le mani il
mobile, levitazione bellissima di questo all altezza «li 40 centim., durata
-r." ; - improvviso alzamento «li una seg¬ giola, suo passaggio
automatico, diro così, tra il medio ed il vigilalore «li sinistra (prof.
PellizzarD. suo arrivo e arrovescia- mento sul tavolino, e quivi conati
multipli di movimento in avanti e in addietro, senza che Eusapia minimamente la
toccasse. In piena oscurità: — Toccamenti multipli ai controllori ese-
^uiti da una grossa e invisibile mano sporgentesi fuori del ga- binetto, ma
ricoperta dalla tenda; — e spinte violente or del¬ l'uno ed or dell’altro
controllore verso il suo vicino «li catena. La vigilanza sulla
medium è stata rigorosissima durante tutta la serata, specialmente da parte di
Cantù, di I el- lizzari e di Ornati: 1’ Eusapia s’ è. anzi, più volte lagnata
di avvertire “ un contrasto di volontà diverse, non all uni¬ sono con la sua Ma
di queste percezioni oscure delle in¬ negabili diffidenze di qualcuno fra noi
così simboleggiate, essa, interrogata da me, non sa dire la natura, nè In
provenienza. Essa ha acquistato coiresercizio una finissima facoltà di per-
— — 26 psicologia e spibitismo,
n eepire nelle strette di mano atteggiamenti dei vigilatoli*
le nlùPH®!°ni,dei Piedi> negli Gestazioni dei sentimenti di sospetto i r
e(.f“gb'evoli mahi- Iei- ma qui non vi è certe™™* dl sfidneia verso di
pernormale, e tanto meno un 6 nes*nna “rivelazione, su. spinto-guida) Vi è
solimi a certamente protettore dello niuscolari, „„„ fetL” S*" **ri' ?
l^onTrciS •smaniava. Dopo quasi un’ora di "l?stlaV;l Inoccupata e ne
assai deboli di medianità è e ™n manifestazioni sernidpnome. ma era una «
£ce l in tostato ,en poco la sua coscienza S’ f ’ ■ ggera che oscurava di 7?
da»a fisionomia dal' ®'ÌPf ° Wnon.ta, a gLdt ed ha cominciato, come semnrl° 1
da a voce> in “ John Jre del tu ai presenti e ad li?? le in tale stato, ’a °
6 con voce rauca, di eseg,d,a !«• r™’ COn tono <“«- finzione dei fenomeni. °
tù lavorevoli alla pro- ^^o#e>VriIate1^ba“t^!.1’Ja Più consueta, è
quella del — delle manifestazioni meno cEffl8 ^ antecedenza ,a consideri
derivata da nna c^ i-' H° glà detto come io siipia, se pur non è un avanzo^!?-*
autosnéTgestione d’Eu- t udì ne dei cantici rituali. ' lldlme»tale dell’antica
abi- di portarla in alto s^proprie Sl°e d* U"°i ^ eontrolloi'b
stanza, talvolta anche di 30 'l'- 6SSe ;senipre però a di solito,
allora,- ’ Cea •metri). Il comando è per annunzio ora del sÌmpHce ~ *d
indica il ’pre- ora dell’avBnzare di formeg“ . 6 Protendersi delle tende
goffa ne > ma ^-me. matena Rizzate, ricoperte*® 1 nomenologia riesce
di m-adn tto’ .ed ora anche, se la consegna, per opera di man 7Jni#r,0«-. ,a
^oruscita e entlo ' egl', che fossero statT^1 iDTÌSÌbili’ di teial- entio
il gabinetto medianico \r precedentemente messi Et&rZLt ir
CONTROLLO, CONTROLLORI E ERODE 27 *
* Il “ controllo La questione della frode è
sempre là, almeno per adesso, a screpolare tutto l'edifì/.io del “
neo-spiritualismo E non Crè mezzo di risolverla in maniera soddisfacente per
tutti. Fra noi sei qualcuno seguita a esprimere il dubbio che siamo vittime di
non so quali ingannevoli e ciarlataneschi artifici. Come uscire da questa
maledetta incertezza? Fotografando la sala prima e dopo della seduta si
avrebbe facilmente, sulle lastre, la conferma objettiva degli effetti meccanici
della medianità; ma chi dubita che gli oggetti si spostino sotto le azioni
delle ignote forze psichiche radianti da Eusapia? La fotografia, eseguita a
quel modo, mostra il fenomeno avvenuto, non dice niente sul come avvenga.
1. Il “ controllo „ vale solo in quanto valgono i “ con¬ trollori Per autenticare
un fenomeno medianico qualunque, bisogna che esso avvenga in modo da non
lasciare a nessuno dei presenti un dubbio purchessia sulla sincerità del medium
: basta che uno della assistenza esprima il sospetto del “trucco, e tutta la
fenomenologia ne rimane inquinata agli occhi di coloro che non erano * in
seduta. Ora, fra le condizioni che determinano o agevolano i fatti eusapiani ve
ne sono alcune che non permettono a tutti coloro che sono là una perce¬ zione
perfetta e integrale del fenomeno, o che si prestano ad illusioni sensorie, o
che inducono in erronei apprezzamenti di causalità. Cosi, se uno spostamento di
un oggetto non troppo lontano dal medium accade a poca luce, o, peggio, nella
oscurità, chi non sia incaricato del controllo delle mani e dei piedi non ha il
mezzo d'accertarsi con il tatto e la vista se lu mosso dal medium mediante un
impulso dato direttamente colla mano o col piede o colla testa, oppure se il
movimento è dovuto proprio ad un’azione a distanza. La tecnica spiritica,
consistendo in disposizioni insolite ed in atteggiamenti illo¬ gici rispetto
alla presunta causa dei fenomeni, sembra fatta apposta per alimentare i
sospetti. Che bella cosa sarebbe per la medianità se riuscissimo a liberarla
dal così detto “ confrollo „ il quale è spesso addirittura vessatorio, eppur
non cancella le diffidenze! Si guardi bene in che consiste questo famoso
e fastidioso * controllo Consiste nel tenere e mantenere mani e piedi del
medium, possibilmente anche testa e ginocchi, in po¬ sizioni tali da non
lasciargli più di un ristretto campo di movimenti, onde non arrivi a spostare
il tavolo le seggiole ed altri oggetti vicini o lontani, nè a toccare le
persone della catena o le altre eventualmente spettatrici nella sala. Ma per la
sicurezza assoluta del fatto, necessita che i due vicini al medium non ne
abbandonino per un solo istante le mani che essi toccano o stringono colle
proprie, i piedi che per lo più si posano sui loro, i ginocchi che ordinaria¬
mente premono dalla loro parte . Quell’ istante anche bre¬ vissimo (uno o
due secondi) che si reputerebbe insufficiente nella fisiologia normale a fare
il più semplice movimento, basta per infirmare tutto un fenomeno medianico
! l’or esempio, se la medium ha prodotto lo spostamento di un tavolo
pesantissimo posto a circa 75-80 centimetri dal suo fianco destro, si deve
essere certi che essa non lo ha potuto fare nè colla mano destra collocata a
contatto colla sinistra dell’astante A, nè col piede destro posto esso pure
sotto o sopra il piede sinistro della stessa persona. Non parliamo poi dei due
arti di sinistra affidati al controllo dell’astante B, che tiene la sua destra
sulla sinistra del medio, e il suo' piede destro sotto il piede sinistro. In
questa prigionia delle sue membra, è evidente che se la Eusapia eseguisce uno
sforzo muscolare capace di smuovere un peso da 25-30 kg., ciò non sfuggirebbe
alla percezione dei due vigilatori che si suppongono «vegli ed attenti. Intanto
il fenomeno av¬ viene : si sente la grassa tavola spostarsi rumorosamente di
due o tre o anche dieci centimetri, senza che la medium sia stata sentita
toccarla (dico “ sentita „, giacché imagino che siamo all’oscuro o in
penombra); e fatta la luce, si trova il mobile realmente spostato. Orbene,
tocca al controllore di destra sorvegliare che il corpo dell’ Eusapia rimanga
immo¬ bile o che, per lo meno, non possa eseguire spostamenti tali da indurre
nel sospetto di una frode. Se egli ci assicura di non avere perduto il contatto
della mano e del piede, non abbiamo altra risorsa, per sostenere il trucco, se
non supporre che la Eusapia si sia liberata della sinistra o del piede sinistro
ingannando il suo controllore di quel lato ; e se anche questi ci assicura di
avere continuato il suo ri¬ gore, dovremmo avere la certezza assoluta di non
essere stati IL GIUOCO DELLA SOSTITUZIONE DI MANO
29 ingannati. Si noti però che, a meno di ammettere una
elasticità insolita delle membra in donna anziana, è quasi impossibile
imaginare come l’esperienza del tavolone possa avvenire frau¬ dolentamente
operando con il braccio sinistro piegato per davanti tra il medio e il
vigilatore di destra, giacché dal di dietro l’anatomia umana lo vieterebbe ;
oppure con la gamba sinistra, che giungesse a passare in maniera
incomprensibile tra le sbarre della seggiola e si contorcesse e si
allungasse d'almeuo un metro !.... . Adunque, per lo scetticismo
non vi è altra supposizione ve¬ rosimile se non che ambedue i controllori si
siano lasciati in¬ cannare e abbiano cosi scarsa potenza di attenzione da
perdere, sènza accorgersene, il contatto delle membra della Eusapia. 2.
il giuoco della sostituzione delle mani è vero, ma non vale a spiegare la
fenomenologia. Suppongasi pure che per istanti il controllo venga meno e
che la Eusapia riesca a liberare una mano, per esempio la destra (osservo qui
che i fenomeni avvennero in queste due nostre sedute con maggior intensità a
sinistra del me¬ dium per cui la frode è anche meno concepibile). Lo stra¬
tagemma discoperto dal Torelli-Viollier, per quanto ingegnoso e per quanto
magnificato dal ( noeti, non serve a spiegare cran che: tutto al più potrebbe
applicarsi ad alcuni feno¬ meni avverantisi a destra e nelle vicinanze. Ma come
capire con esso i fenomeni che avvengono, per es. sopra la testa di Eusapia, o
a sinistra, o sugli assistenti del lato manco, o dentro il gabinetto nero, o
sugli assistenti di fronte, o sugli oggetti posti a sinistra dietro la medium e
a distanze vaiia- biì? da 60 centim. a 1 metro e più V Come spiegare
l’alzamento del tavolo a luce perfetta, le “ luci „ in aria, le materia¬
lizzazioni di mani ?... Audi’ io ho creduto per un pezzo a tale artifìcio: è
una fase scettica che quasi tutti attraversiamo, e che anche due nostri
colleghi, dopo le prime sedute, ci di¬ chiarano di attraversare, fermamente
convinti d’avere indo¬ vinato l’ inganno. Io però, fino dalla primavera mi
convinsi subito che la frode, quale fu descrìtta dal giornalista milanese,
ordinariamente non esisteva, perché il controllo del braccio sinistro della
Paladino non è più fatto stringendola ai polsi, cosi da lasciarle libera la
mano che poi andrebbe ad ingan¬ nare colle punte delle dita il controllore di
destra,, ma è praticato adesso mediante il contatto della mano stessa, ciò che
rende assai meu facile lo scambio delle due mani. Ad ogni modo,
imaginiamo — ho detto — che la mano destra o la sinistra della P. si sia
liberata : quanto tempo occorre per la produzione di un movimento che valga a
spostare il grosso tavolo, o a portare un oggetto sul tavo¬ lino degli
sperimenti, o a toccare la faccia o il dorso di un astante? Effettivamente,
occorrono alcuni secondi, giacché la fisiologia neuro-muscolare ci dà i mezzi
di misurare questo tempo, e noi sperimentalmente sappiamo che per la effettua¬
zione di un atto così complicato non possono decorrere meno di 2 o 3 secondi.
Se i controllori eseguiscono con diligenza il loro compito, la frode non è
fisiologicamente effettuabile in nessun modo. Manco un prestidigitatore di
professione, posto fra due persone e seduto, ci riescirebbe : bisogna regalare
alla Paladino una agilità tale da oltrepassare il tempo psi¬ cofisico
deH'automatismo, anzi del puro riflesso : invece, i suoi movimenti anche nello
stato di estasi sono piuttosto lenti e goffi, tutt’altro che svelti e
rapidi. To dirò a questo proposito che jersera non abbiamo ope¬ rato che
per pochissimo tempo in piena oscurità ; quasi tutta la sera siamo rimasti in
una semiluce più che sufficiente, non solo per discernere le persone, ma per
percepire anche i gesti ed atti della Paladino; io ne vedevo e seguivo le mani
in tutti i loro movimenti. Ebbene : i fenomeni (sposta¬ mento di oggetti,
levitazione del tavolo, palpamenti di mani invisibili) si sono effettuati lo
stesso ! Per un certo tempo la destra della Paladino restò poggiata fortemente
contro il mio petto, premuta dalle mie due mani e dalla sinistra dei- fi
Ingegnere Ornati che era seduto vicino a me; altrettanto avveniva della mano
sinistra della medium tenuta ferma da un controllore diffidentissimo ed
attentissimo come il dottore Cantù. Tn tale atteggiamento delle braccia, e
mentre io e il Cantii sentivamo il contatto dei due piedi della P., il tavolo
si è scosso smosso e avanzato, si sono sentiti picchi, e io ho avuto sulla mia
spalla sinistra la forte spinta di una grossa mano che mi ha fatto
violentemente piegare verso Ornati: ora, in quel momento si distinguevano
benissimo tutte le persone della catena. Per me questa serie di fatti è tra le
più straordinarie cui abbia assistito, giacché vedevo ad un tempo le dite mani
della medium, ne sentivo il piede destro pigiare fremente sopra il collo del
mio piede sinistro si da indolenzirmelo , scorgevo la sua testa con la faccia
rivolta verso la spalla destra, come se volesse chiamare qualcuno : (e aveva
infatti esclamato alla tenda il suo solito — ajutami tu! — ): eppure, sulla mia
spalla sinistra è venuta a posarsi morii una mano, una vera mano,
di cui ho sentito la forma, la pressione e la spinta. 3. Il contatto
delle vedi di Eusapia cogli oggetti apostati non spiega meccanicamente il
fenomeno telecinetico. .Jersera, tanto in piena luce, quanto a debole
rischiara¬ mento, abbiamo visto più volte rigonfiarsi le sottane d’Eu- sapia
fino a toccare le gambe del tavolo : mentre dura il contatto della stoffa col
legno il mobile oscilla si agita e si alza. La Commissione di Cambridge lm
giudicato perciò frau¬ dolento ogni fenomeno tiptico del medium italiano: e un
membro del nostro gruppo ha espressa un’eguale opinione. Ma analizzando
il fatto si trova: a) che il gonfiamento degli abiti d’ Eusapia non è
costante; — b) che ad ogni modo è sproporzionato agli effetti meccanici
ottenuti ; — e) che le vesti si vedono talvolta avanzare anche verso og¬ getti
da smuovere lontano, e cui certamente esse non arri- v irebbero mai : d) che
tastando la stoffa non si sentono già il piede calzato o la gamba di
Eusapia, ma si percepisce qualcosa di resistente e di elastico ad un tempo, una
specie di veseica ripiena d’aria, la quale premuta si ritirasse, anzi si
sgonfiasse sotto le dita dell'investigatore. Da tutto ciò si inferisce
che quell’apparente artificio con¬ siste nella reale esteriorazione di corrent
i nervee radianti : donde la ipotesi di una formazione ectoplastica di membra *
animiche „ (“ dinamiche „). 4. Il controllo più severo non impedisce le
azioni me¬ dianiche a distanza. Potrei descrivere altri fenomeni similmente
invigilati: ma a che prò ? Quando si è assistito a molte sedute della Pa¬
ladino e le si è lasciato libero lo svolgimento della forza medianica, ci si
convince che il controllo delle mani e dei piedi, cui gli estranei, gli
inesperti e gli increduli impeni¬ tenti assegnano tanta importanza, ne ha
invece assai poca : futt’al più, potrebbe averne se i fenomeni avvenissero
sempre al baio e nella cerchia di azione personale della medium deter¬ minata
dalla struttura morfologica del suo corpo : ma ciò non è. Vi sono spostamenti a
distanza incomprensibili, anche se si lasciano libere tutte quattro le membra
del medium se¬ duto. Si noti che la Paladino, trovandosi a sedere, anche se
liberasse le due mani, ha i moti delle braccia e delle gambe limitati dalla
stessa impossibilità di contorcerle e slogarle nelle loro articolazioni. Non
si può dimostrare menomamente che un ometto sia v.sto volare per aria (come è
avvenuto della chitarra nelle sedute di primavera al Circolo Minerva), perchè
la Paladino r/eera lo trasporta e lo agita. Dico lo agita, giacché quellog-
getto non va dritto traverso l’aria, ma gira r volteggi, , ossia s. sposta
nello spazio come se qualcuno lo portasse capric¬ ciosamente: va avanti ed
indietro, in alto e in basso, tocca 1 P01 iSe allontana- esegue delle
vere capriole e toma finalmente al suo posto. Ancora meglio: quell- og¬
getto che può essere, dunque, una chitarra, o un tambu¬ rello o un mandolino, o
una bottiglia, ecc. - non solo subisce un moto di traslazione che dovrebbe
essere effettuato da una mano, ma è sottoposto ad altre manovre che lo fanno
entrare in azione secondo la sua speciale natura. Se è uno s tramenio musicale,
o s. sente risuonare; cosicché fa d’uopo ammettere bàttano fi? man°
plZZ1C'hl ]e sne corde- o delle altre dita battano sulla . pergamena , premano
la palla di cauciù. ecc Se è una bottiglia che trasvola, la si sente stappare è
ve,, sare acqua..... Sarebbero dunque due mani che la Paladino dovrebbe
liberare: ì due movimenti sincroni di traslazione e d lamio, lamento di un
utensile non si possono eseguire con una mano sola; e ,1 tiro di
Torelli-Viollier non fa presa' • niHC°T?, pl.u os;ulI'° e >1
meccanismo d’altri fenomeni con- ner ’àJn tro'llbet.ta 81 leva dal suo
posto, s’alza, passa pe, aria, e nel frattempo suona . Vi è dunque una
inano die la scosto ed una borra (o altro meccanismo agitatore dell aria)
che v, soffia dentro. Se la Paladino esegue 11 “ £ e svelta nefran°
Cntemente’ l)IS°gmi cLe eSSa sia ben ahile c svelta per liberare una mano, per
allontanarla dal con- c itnTn a l,C!ngarlR bno al tavol° o al muro dove è
collo- . 1 oggetto, prendere e portare quest'oggetto verso la tavolo’
aVV1.C,narI° alIa bocca> soffiarvi entro, slanciarlo sul ir ma Si
n.w’T® ^aCC’a 6 ,,,ani sotto 11 controllo di prima, hi piovi a far ciò una
persona per quanto agilissima al tavolo del n “ ? U “ fe"omeno -
esanco attorno risuolfent 1 T1 P* *??"Siire p0i qnando 11 mandolino
nsuona entro il gabinetto, alle spalle di Eusapia. o quando a trombetta
emette i suoi rauchi suoni in aria sulla testa dei presenti i ? Certo,
sarebbe meraviglioso che uomini dalla mente sveglia e abituati ad
osservare i fenomeni biologici tanta L6SS0 ™r!?bili- si Piassero
ingannare con tanta ingenuità Un simile inganno è quasi più
meraviglioso v’è ImT-Tni n SS° °he rrerebbe a spieSare- Sicuramente v è
una Intelligenza „ ehe opera fuori e lontano dal mevi sono “forze psichiche,
invisibili ed ignote, che entrano e stanno per un po’ di tempo in azione: ma
c’è bisogno di congetturare che le nostre potenze intellettive e volitive
terminino di agire ai limiti tegumentali dell’or¬ ganismo ? Rispetto allo
“ spiritismo tutti quelli che non hanno speri¬ mentato, attraversano una specie
di fissazione deH’incredulità. Ma lo scetticismo che rende vanitosi gli
increduli inesperti, non serve che pochissimo davanti alle prove positive dei
fatti “ medianici „ : può essere che perduri dopo la prima, dopo la seconda,
fors’anco dopo la terza seduta, giacché la mente umana difficilmente si sveste
delle sue abitudini, e di fronte a fatti così straordinari ed eccezionali cerca
ogni scampo e fa ogni supposizione esplicativa, pur di non ce¬ dere alla
novità. Ma in seguito, chi alla seconda e chi alla terza sera, tutti finiscono
col convincersi che la medianità Eusapiana supera sempre, presto o tardi, ogni
cerchia limi¬ tante e si manifesta con fenomeni che sembrano uscire dalla sfera
naturale, e non sono ascrivibili nè all' impostura, nè all’ illusione.
* * * Luce ed oscurità — Chiasso e silenzio. a) Avviene
della luce quello che abbiamo detto del con¬ trollo sulle membra della Eusapia.
Siamo così abituati a servirci delle sensazioni visive nelle contingenze
normali di vita, che leggendo le narrazioni delle sedute spiritiche lo scet¬
ticismo universale si alimenta con la obiezione che alla fine si tratta di
fenomeni succedentisi al buio, e che dove manca la luce tutti gli uomini sono
facilmente tratti in inganno. Certo, è dispiacevole che i fenomeni
medianici richiedano in generale la mancanza di luce, o luce così scarsa da
lasciare una percezione incerta delle forme, da togliere del tutto quella dei
colori. Ma, anzi tutto, non è vero che tutti i fenomeni av¬ vengano in completa
oscurità o in penombra : un buon numero, e non dei minori, avviene in buone
condizioni di rischiara¬ mento, e taluni, che prima si effettuano solo al buio,
acqui¬ stano intensità tale da poterei verificare anche a piena luce. Inoltre,
bisogna intenderei sul * buio „ delle sedute. Si può fare anche l’abitudine
all’oscurità e dare alle proprie percezioni tatto-muscolari ed uditive una
sicurezza non minore di quella che ordinariamente accompagna la funzione degli
occhi. Noi vediamo che i ciechi, ad esempio, sono in grado di per¬ cepire
nettamente quanto loro avvieno d’attorno. Gli speri¬ mentatori novelli provano
dapprima un certo turbamento dall’insolita circostanza di dovere osservare
senza luce o in penombra. Ma ben presto chiunque abbia il dominio cosciente
delle proprie percezioni tattili, kinestetiche i muscolari, ten¬ dinee, ossee),
acustiche ed olfattive, arriva ad acuirle in ma¬ niera da suiTogare, se non
totalmente, almeno sufficiènte¬ mente le visive che gli mancano. Io , dopo
quindici sedute con Eusapia, posso dire di avere acquistato coll’esercizio una
cosi lucida percezione tatto-muscolare da sapere per¬ fettamente indicare gli
atteggiamenti delle mani e piedi della medium quando sono da me controllati ; e
per l’udito, ho appreso a discernere nello spazio la direzione donde mi
arrivano i rumori, i picchi, ecc., ecc. Bisognerebbe negare al nostro cervello
la capacità di adattamento alle condizioni esterne per gettare l’assoluto
discredito sulle osservazioni fatte nell’oscurità : non abbiamo noi tutti la
facoltà di com¬ pensare le sensazioni che ci mancano o che possediamo in
piccolo grado, con una esagerazione funzionale di tutte le altre ?... Si
rilegga il sommario dei fenomeni accaduti le sere del 5 e del 7 corrente : e si
vedrà che per certi fenomeni l’o¬ scurità non è stata necessaria, solo fu
richiesta per certuni ; ma anche per questi, quando si sia formata fra i
presenti la omogeneità opportuna, la luce non è più in antagonismo con la
medianità, e si ottengono buoni fenomeni a rischia¬ ramento più che discreto.
La sera del 7 noi abbiamo avuto, per esempio, dei toceamentì, mentre la penombra
era tale da discernerci tutti in catena e da veder biancheggiare la faccia e le
mani della Paladino al loro posto naturale: nella serie sperimentale della
primavera mai era stata raggiunta un’ intensità così grande in questo fenomeno,
che implica la “ materializzazione „ di mani non vedute. Anche la levita¬ zione
del tavolo è avvenuta in ottima luce (gaz, Auer). Del resto, 1’ Eusapia ha
potuto alzare completamente la tavola anche di giorno, in pienissima luce
solare : erano presenti Porro e Sohmolz, e la fotografia colse e fissò in modo
de¬ finitivo il fenomeno. b) Gli increduli e i profani volentieri
iraaginano nello stesso tempo che i fenomeni medianici richiedano per pro¬
dursi tali mutamenti di attitudini nel medium e nella catena Morselli,
Psicologia e Spiritismo, II. tav. vra. Fotografìa di
una “ levitazione , di tavolo (presa di pieno giorno). (I duo
vigilato™ sono: a destra di Eusnpia, il Sig- Carlo 8elimolz: a sinistra,
11 Prof. Francesco Porro). I DUBBI INGIUSTI SUI FATTI
MEDIANICI 35 •da ingenerare confusione assoluta nelle
percezioni: ma cioè insussistente. La catena non subisce, nella grandissima
mag¬ gioranza dei casi, il più lieve mutamento, sia che si spengano, sia che si
riaccendano lampade e candele : degli interruttori elettrici a portata di mano,
o dei compagni sicuri fuori di catena, che socchiudano o aprano gli usci,
bastano alla bi¬ sogna. Ordinariamente il passaggio dalla luce al buio o dal
buio alla luce è chiesto dall’io secondario della Eusapia : e questo modo
ingenuo di procedere sta nel “ programma pre¬ fissato „ delle sue sedute. Ma
anche se d’improvviso si ri¬ schiara la stanza, o si fa tenebra assoluta, il
mutamento di luce non provoca disordine (salvo nei periodi di 4 trance „
sonnatnbuliea avanzata e di 4 trance „ anideistiea). cj Vi è chi
fantastica sulle — tremende convulsioni iste¬ riche — d’Eusapia. Anche questa
causa di disorientamento nelle percezioni degli astanti non esiste. Durante la
massima parte delle manifestazioni, la medium non si contrae nè si agita
affatto; essa, anzi, è compostissima, e muove appena di quando in quando le
mani e le braccia senza scostarle dal tavolo, appena volge qua e là la testa,
tutto al più la posa sulla spalla dei controllori o reclina la fronte verso il
tavolo. dj Vi è infine chi suppone che, desiderata e imposta dal medium,
ci sia grande confusione di rumori e di voci. È vero che spesso 4 John „
comanda di parlare, ma i pre¬ senti parlano a voce bassa, e nell’attesa del
fenomeno ordi¬ nariamente pronunziano parole e frasi senza senso che non
implicano sforzo mentale alcuno : nè la loro attenzione è distratta dalle voci
dei compagni. Forse potrà sfuggire in allora qualche rumore (fruscio dell’abito
della medium, eoe.), ma quel cicaleccio, anche se infastidisce l’udito, lascia
tran¬ quilli e operosi gli altri sensi. D’altra parte, molti fenomeni avvengono
durante il più completo silenzio, per cui, dato che si sia al buio, sarebbe
sempre possibile udire se la medium si muove. Gli sforzi muscolari
del medio. Uno di noi, rincalzando i suoi dubbi anche dopo la se¬ conda
seduta, mi ha detto che la Eusapia 4 esegue dei mo¬ vimenti sospetti colle mani
e coi piedi „, e che sopratutto “ agita le dita, le quali cerca di
mantener libere da pres¬ sione e da contatti dei due vigilatori La cosa è vera;
ed io ne ho già scritto (Tomo I, p. 306). Tuttavia mi tocca ora fare le
seguenti avvertenze: 1" I movimenti visibili della medium non sono
costanti. Alcuni fenomeni avvengono quando essa è o pare immobile, e quando
nessun suo muscolo si contrae sensibilmente. 2" I movimenti della
medium sono in generale leggieri. Non esistono, da parte della Paladino, quei
contorcimenti con cui altri medium accompagnano la produzione dei fe¬ nomeni:
Eusapia in seduta si contiene; se talvolta sbadiglia o si torce le mani, se
stira le braccia o stringe i pugni, se preme, scuote ed alza le mani dei
controllori, tutti questi atti sono eseguiti in un spazio limitatissimo, e non
sono neppure accompagnati da sforzi muscolari intensi ; inoltre, s’eseguono
spesso in direzione opposta a quella dell’oggetto spostato. 3° I
movimenti della medium non sono assolutamente nè sempre sincroni col fenomeno,
così da lasciarci supporre che lo producano (direttamente): d’ordinario lo
precedono d’un tempo più che bastevole a farci convinti che, se non manca un
rapporto causale, questo consiste puramente in un'azione a distanza. Quando il
movimento, — per esempio stringere la mano di un controllore, battere ritmici
colpi in aria, ecc., -accompagna il fenomeno cronologicamente, Eu- sapia chiede
sempre il controllo più rigoroso. 4° I movimenti non sono proporzionali
per intensità all’effetto ottenuto. Il collega dubbioso di cui sopra, accen¬
nava al fatto che la Eusapia, invigilata da lui, eseguiva dei “ piccoli gesti
colle ultime falangi delle dita di destra, mentre si muoveva un tavolo o una
seggiola posti alla sinistra „ : giudicava, dunque, “ non sicuro „ il fenomeno
! Ma qui , la relazione causale manca affatto, giacché sarà ben arduo capire
come col battere leggermente delie dita di una mano sul piano di un tavolino la
medium riesca a spostare una scrivania o ad alzare una seggiola pesanti più
chili e situate a circa un metro o poco meno dalla mano che si agita!!... Io
non dico che i moti muscolari della Paladino siano inutili nella pro¬ vocazione
dei fenomeni meccanici senza contatto o con con¬ tatti leggieri ; tntt’ altro :
sono , senza forse , necessari per quella estrinsecazione del dinamismo
medianico cui tien dietro l'effetto voluto (dal suo subconscio). Ma dico pure
che vedere mendacio e trappole in una contrazione muscolare cosi inadeguata, è
spingere la diffidenza oltre ogni possibilità logica. 5“ I movimenti non
sono fisiologicamente in relazione coll’effetto-, intendo dire che se si
dovessero spiegare i feno¬ meni della Paladino con una sua azione muscolare
diretta, bi¬ sognerebbe che questa corrispondesse loro pienamente : a) per la
^topografia del gruppo di muscoli messi in movimento; b) per la coordinazione
delle loro contrazioni ; c) per la spesa d’energia; d) infine, per la direzione
del movimento nel senso concesso dalle strutture anatomiche. Ora, un altro
collega ha dubitato, per esempio, che il piccolo tavolino rotondo o guéridon
messo a sinistra della medium si alzasse si avvi¬ cinasse ed allontanasse per
mezzo dei movimenti del gomito (?), oppure perché la medium vi teneva la punta
del pollice si¬ nistro ferma sull’orlo (!). Ma basta pensare che un gomitò può
sospingere e scostare, non attirare ed avvicinare un mobile poggiante coi piedi
sul pavimento : basta riflettere che nes¬ suna disposizione strutturale,
nessuna attività fisiologica dei muscoli del pollice concedono che, messo a
contatto dell’orlo di un tavolo, questo dito di una mano custodita (si badi
bene) dalla mano destra di un controllore, sia in grado di imprimere al
tavolino moti di va e vieni , di rotazione, di alzamento e abbassamento, e
simili. 6° Altrettanto dicasi della nessuna relazione auatomo-
fisiologica fra un gesto qualsiasi della medium simile a quelli incriminati a
Cambridge e i trasporti di oggetti per aria, o il funzionamento di apparecchi
musicali, o il palpare di mani invisibili, ecc. Badiamo un po a questi tocca
menti. L pos¬ sibile, davanti alla logica ed alla morfologia, che Eusapia,
agitando le punte delle dita o stringendo la mano del con¬ trollore di destra,
possa riescire, ingannando, a dare al suo vicino di sinistra la sensazione di
una larga palma di mano che gli si poggia sul dorso o di dita divaricate di una
mano che lo afferra perla spalla? Ciò è inconcepibile: tra latto sospettato e
l’effetto percepito c’è chiaramente una soluzione di continuità !
Il dubbio sistematico. Vi sono alcuni in cui l’ incredulità di
fronte ai fenomeni medianici è tanto radicata da divenire un abito irremovibile
del pensiero. È forse più agevole convincere chi non ha mai assistito ad
esperienze ed accoglie in buona fede il criterio 38
PSICOLOGIA K SPIRITISMO, Il della testimonianza altrui, che
non chi, avendo assistito ad nna sola o a due sedute, e non sapendo arrendersi
all’ evi¬ denza perché non sa spogliarsi di quell'abito inveterato, se la cava
con dei vaghi accenni di dubbio, con dei se e dei ma... Questi peritosi — che
direi i timidi della verità, come ci sono dei timidi del sesso di fronte alle
donne — sono più nocivi che non gli increduli negativisti ad oltranza. Lo
“ scetticismo metodico „ è necessario ai progressi del sapere umano. Dubitare
dei propri sensi è sempre atto pru¬ dente; diffidare del proprio ragionamento è
pure un segno di riflessione matura; arrestarsi davanti ad ogni fatto straor¬
dinario ed esigere le maggiori cautele nell’osservarlo è in¬ dizio di
equilibrio, di sano criterio... Ma persistere nel dubbio quando la prova si è
effettuata nelle condizioni volute, enun¬ ciare supposizioni indefinite che
nulla spiegano e mirano solo ad accentuare le incertezze, non è più prudenza nè
metodo: è impermeabilità mentale bella e buona, è irrigidimento del dinamismo
logico. D’altronde, certuni credono d'aver dato fine ad ogni cri¬ tica
della medianità quando esclamano il solito orgoglioso — ah, se ci fossi io !...
Ora, è logicissimo che ognuno de¬ sideri di vedere e di sentire per
convincersi, o, meglio, per confermare le asserzioni di chi dice di aver visto
e sentito ; ma non si capisce perchè in fatto di medianità debba essere
necessario codesto individualismo nelle esperienze, codesto criterio egoistico
ed egocentrico nella indagine. Nessuno che non abbia fatto studi astronomici o
chimici o biologici si crede in diritto di esclamare — ah, se io ci fossi
stato; — ah, se io cedessi, se io toccassi... — quando ode o legge di un
fenomeno meteorico straordinario, di una reazione chimica eventuale e
difficile, di un pesce delle profondità pelagiche stranamente conformato : — ma
tutti in fatto di medianismo si ritengono competenti ; anzi , fermamente
opinano di sé che essi soli sarebbero in grado di scoprire la verità.
Altri dice : — ci crederò quando il tale dei tali, che so scet¬ tico, finirà
coll' ammettere la realtà dei fenomeni. Costoro si appellano al criterio
deH'autorifà, ma unicamente perchè sperano che lo scienziato X, Y, Z, in cui
hanno fede e si è detto scettico , seguiti a negare dopo avere sperimentato.
Veggo che a me succede questo ; la mia “ autorità „ di una volta (del 1892!) io
la perdo o sta diminuendo di “ peso „! Le “ scetticismo „ non è, per dir
vero, preparazione baste¬ vole per giudicare proficuamente in fatto di
Metapsichica; è utile, ma può anch’essere dannoso. Spesso chi si dice “ scettico
„ non fa che ubbidire a pregiudizi: 1 abito 'scientificamente scettico è assai
raro, nè in tutta la evoluzione del sapere si può credere l’abbiano posseduto
un gran numero di ricerca¬ tori. L'uomo raramente si accosta ad un problema
conosci¬ tivo senza prima averci pensato; e avendoci pensato, si è già formato,
a sua insaputa, un modo particolare di considerarlo. Per essere *
scettici „ nel vero significato metodologico della parola bisogna scomporre
tutta la propria ideazione, cancellare ogni traccia impressa nel cervello da
letture o da affermazioni altrui, buttar via tutto il frutto delle proprie
meditazioni, rifarsi in una condizione affatto vergine di spi¬ rilo ; cosa
impossibile a chi non è filosofo, difficilissima al filosofo medesimo. 11 volgo
non è mai “ scettico „ , ha sempre qualche preconcetto o pregiudizio; e da
questo lato gli uo¬ mini dotti o creduti “ colti „ sono spesso più volgari,
intel¬ lettualmente parlando, del popolino, giacché hanno assorbito nozioni
determinate e giudicano secondo criteri acquisiti. Fra gli * uomini di scienza
, poi l’abito di pensare secondo de¬ terminate formule è ancora più tenace:
ciascuno di noi, che studiamo, ha polarizzata la mente in un dato senso. Ossia,
non si sa dubitare, se non quando il dubbio assume una determinata forma od è
basato su determinati criteri. Genova, 9 dicembre 1901.
LA TREDICESIMA SEDUTA Interventi ‘ spiritici „ sospetti.
Seduta più corta del solito, perché Eusapia appariva poco ben disposta,
apprensiva, quasi sfiduciata; e perciò dopo solo un ora e mezza di “lavoro,, ha
domandato di smettere. fenomeni scarsi e stentati, forse perchè alcuni
del gruppo paiono invasati da un sentimento di diffidenza e di ostilità verso
la medium, e tors’anco perchè tale atteggiamento psi¬ chico di taluni astanti
crea disarmonia nei nostri voleri, tuttavia ne abbiamo ottenuto alcuni assai
intensi nella ca¬ tegoria delle “ materializzazioni , percettibili col
tatto. Alle 21,30, siamo solo in cinque (manca T Ing. Ornati) e formiamo
catena in piena luce: si odono dopo un po’ i soliti scricchiolìi del tavolino,
ma Eusapia chiede l’oscurità: le si concede diminuzione di luce, e si hanno
allora i moti tiptici consueti. Diminuendo ancora la luce, si osserva una
bellissima levitazione del tavolo che si alza, ondeggiando, fino a 70 cen¬
timetri dal pavimento e sta in aria per 5 ". In seguito, sempre a luce
debolissima che è quasi oscurità, si ottengono: — toc- camenti numerosi,
svariati e contemporanei sui due control¬ lori ; — spostamento e sottrazione
della seggiola (che è il giuoco preterito da “ John „ con una costanza degna di
mi¬ gliore causa); — danza mimica del tavolino che si agita, trema, e sembra
accennare a un moto convulso di riso, diremmo quasi di sghignazzamento, se il
termine antropomorfico può adattarsi agli scotimenti di un mobile : — pugni
formidabili sul piano del tavolino stesso; — gonfiamento ed irrigidimento della
tenda, come se dietro a lei ed in basso si fosse for¬ mato un grosso corpo
resistente, pesante, irremovibile dalle nostre spinte di mano... Ma
furono jersera i toccamenti, i palpamenti, le pressioni di mani il fatto
culminante su cui dovemmo fermare la nostra attenzione. Si sarebbe
detto che in compenso di altre ma¬ nifestazioni ci si volesse far sentire la
presenza di “ Invisi¬ bili B in numero maggiore e piu diversi tra loro del
solito. Nel suo verbale il Perraro scrive : “ Col progredire della seduta
i tocchi di mani nude, non co¬ perte dalle nere cortine, sono avvertiti
contemporaneamente da due. da tre dei presenti. Accusano nello stesso istante
la pres¬ sione. il toccauiento e la carezza di mani di digerenti dimensioni.
Canta, Livierato e Morselli. Tutti rilevano che la forza me¬ dianica che si
manifesta è aumentata persino di intensità e di capacità comunicativa: — 1°
perchè ha il potere di rendersi tan¬ gibile in più punti contemporaneamente ; —
2" perchè estende il raggio d'azione sino a toccare quegli che occupa il
secondo posto, si a destra che a sinistra della medium; — 3“ perchè le mani
materializzate, che nelle prime due sedute si avvertivano dietro la tenda,
orasi manifestano libere allo scoperto, e aventi caratteristiche umane, cioè
con perfetta struttura carnea, sicché danno l'impressione anche del calore
animale, di essere costi¬ tuite da ossa, muscoli, legamenti, cute, ecc.
Questa faccenda delle “ mani carnee o nude „ che si per¬ cepiscono sempre nel
buio, mai in luce, è conturbante. Si sa che “ Katie King „ (per fermarci su di
un avvenimento spiritico caduto sotto l’osservazione di scienziati) si lasciò
toccare, abbracciare e baciare, diede al Ckookes il suo polso da tastare,
tagliò con le forbici pezzi del suo vestito tramato di “ materia eterea „,
strinse le mani a tutti prima di par¬ tire ;... e fu sentita di carne ed ossa.
Ma quel fantasma è restato più unico che raro: e se nelle sedute dei circoli
spiritici si raccontano altre maraviglie congeneri, la scienza metapsichica più
austera le lascia volentieri nell ombra. Anche tra la fenomenologia paladiniana
figurano i palpamenti e le strette di “ mani carnee , ; ed io stesso ne ho
perce¬ pite: ma v’è la certezza del fatto autentico ? A prima vista non
si sa eliminare il sospetto di un’abilissima giunteria. Ensapia non ha potuto
trarci maliziosamente in ag¬ guato tutti quanti ? Una mano che ci tocca al buio
e ha tutte le apparenze della vita, sarà mai creduta senza riserve una mano “
spirituale »? Io confesso che per crederlo ho bi¬ sogno di una sicurezza
assoluta, di una evidenza quasi ir¬ realizzabile nella procedura “ spiritica „
: aneli io sono uscito da questa seduta con una folla di dubbi che mi
tenzonavano nel capo. Porse non è supponibile che Eusapia abbia liberate le sue
due mani ad un tempo, così da toccare a destra ed a sinistra? Seduta stante, il
controllo fu detto e ritenuto rigoroso, efficace, sicuro : io non ]’ ho
avuto che per breve tempo, e sono certo d’averlo mantenuto buono: l’hanno avuto
per più tempo il Pellizzari e il Ferraro, che sono freddi osservatori ; ma
insomma, appena si è fuori della sala del Circolo Minerva e si ripensa alle
meraviglie che poco avanti vi si percepivano, par sempre d’ esserne lontani per
anni e per miglia. E uno sconforto, ed è una smania di afferrar sempre meglio
la verità ! * * Controlli di sorpresa e salute dei medii.
Quando si cade in questi sconforti nello studio imparziale della medianità,
vien voglia di adottare i metodi violenti e brutali di verifica, che taluni
ritengono gli unici adatti alle difficoltà ed oscurità dell’argomento.
Illuminare di improv¬ viso il campo d’osservazione (“accendere il temuto fiam¬
mifero „, come scrive Patos); afferrare in aria quelle mani “ invisibili „ ;
acchiappare quelle barbe “ tluidiche „ ; acciuf¬ fare quelle teste “ animiche „
; sollevare d’improvviso le tende del gabinetto e cacciarvi dentro occhi,
braccia e .... piedi; stringere i “ fantasmi „ che vi si accostano, e non la
sciarseli sfuggire a rischio di trovarsi poi fra le braccia.... “ non un doppio
„ bensì il medium stesso vivo e ansimante: dar di piglio , magari , al bastone
e (come un bell' umore anonimo mi ha consigliato) menar botte da orbi, là, nel
buio, a rischio di massacrare la medium, ma allo scopo di ren¬ dere “ palpabili
„ e ben palpati gli spiriti.... ecco delle buone armi tattiche contro l’Occulto
secondo la strategia di certi increduli. La storia generale dello spiritismo
(fatta dagli stessi credenti) narra episodii graziosi o crudeli in proposito; e
la storia particolare di molti fra i “glandi medii „, com¬ presa la stessa
Eusapia Paladino, non ne va priva. 0 non si è raccontato, che nell’anno di
grazia 1880 e nel mese di febbraio la celeberrima Fiorenza Cook, divenuta
signora Corner, ha subito uno smascheramento del genere per opera di sir
Sitwell e di Carlo von Buch?... Ah pos'era “ Ivatie King „ ! La sfacciata
ciarlataneria di certi medii giustifica tutti i metodi possibili di controllo.
Se un mariuolo sulla piatta- LE VERIFICHE DI .SORPRESA
4S forma di un tram mi introduco di soppiatto una mano in
tasca per derubarmi, io ho diritto di acciuffarlo, se me ne accorgo, e di
somministrargli in flagranti una meritata le¬ zione. E se un medium mi inganna
(massime quando fa professione di mediumnismo) , io, che ne sono giuocato e
frodato, ho il sacrosanto diritto di tutelarmi dalle sue menzogne, tanto
conscie, quanto subconscie. Ma altra è la teoria, altra è la pratica: vi sono
molte ragioni che trat¬ tengono lo studioso serio dal commettere violenze e dal
fare chiassate. Prima di tutto, la categoria delie ragioni morali :
aj le egoistiche: l'attesa del “ miracolo „ , ossia di feno¬ meni sempre più
mirabili (che il più spesso non vengono); il desiderio di non aver perduto il
suo tempo ; la speranza di raccogliere prove più sicure; — h) le altruistiche :
i doveri di ospitalità; la educazione, che vieta tutti gli eccessi ; la convenienza
di non turbare le osservazioni dei compagni; il rispetto alle loro opinioni od
alla loro “ fede „ ; un certo spirito di tolleranza, che non si disgiunge mai
dul- Y animus óbsermndi del ricercatore scienziato; una certa indulgenza per il
medium, anche se si nutre verso di esso una misurata fiducia. In particolare
gli alienisti, che debbono considerare i medii come persone ammalate (sia pure
di una malattia transitoria), assisteranno sempre alle sedute con un sentimento
acquisito di pietà. Qui s’avanza la seconda categoria , quella delle
ragioni tecniche: ne indico cinque, che mi sembrano di buona lega: a) 1’
indagine scientifica sui fenomeni vitali e mentali non ricorre mai a processi
violenti: anche vivisezionando gli animali, il fisiologo cerca di diminuire le
loro pene; — b) i medium sono persone umane, e sono “ sensitivi , : bi¬ sogna
riflettere che la medianità consta di elementi psichici, e resperimento
psicologico non è mai offensivo: c) la difesa contro la menzogna si
compie più vantaggiosamente con i mezzi morali che non con i materiali: per
smasche¬ rare un reo simulatore o reticente il perito e il giudice istruttore
non ricorrono più alle vecchie torturanti e anti¬ umane procedure; — d) la
salute dei medii può essere com¬ promessa dai controlli aspri e rozzi durante
il periodo sonnambolico ; e) i poteri medianici possono essere abo¬ liti, senza
aleun vantaggio per la metapsichica investigatrice, dalle scoperte di qualche
frode inconscia o apparente. Gli spiritisti si fondano specialmente sulle
due ultime ragioni per condannare i controlli di sorpresa. Essi sostengono, nd
esempio, che durante le manifestazioni richiedenti l’oscurità, quali i
toccamente e le materializzazioni in ge¬ nere, una luce improvvisa potrà far
cadere il medium in “ attacchi terribili „ : al Congresso del 1900 si è
proclamato che le esigenze degli scienziati compromettono persino la vita dei
medii ! E si citano esempi. La D’ Espérance racco¬ manda, per propria
esperienza sull’eccitabilità nervosa accom¬ pagnante la medianità , di non
adoperare “ mezzi che ap¬ portino rischio di morte,. La Noeggeratii narra di
una ragazza-medium (forse tubercolosa?) che materializzava in¬ tensamente delle
“ forme personali „ e che ha avuto un deliquio quasi mortale ed uno sbocco di
sangue, perchè uno dei presenti, nel suo entusiasmo spiritistico, ha voluto ab¬
bracciare lo spirito di un “ gaio fanciullo , materializzato da lei: aggiunge
per di più, che ne segui la perdita defi¬ nitiva d’ogni facoltà
mediumnica. Nessun neuropatologo esperto negherà a priori codesti casi.
Le isteriche , che simulano o inventano, son prese da una crisi nervosa
acutissima, quando si sta per discoprirne le astuzie e le malignità. Certi
medii impostori saranno capaci anche di fingere un attacco epilettico, per
impressio¬ nare i credenzoni e per stornare il pericolo dello smasche¬ ramento.
Ma ammettendo di agire su di un medium sincero, e riconoscendo che la medianità
in atto implica un dato disequilibrio del sistema nervoso ed una forma
particolare di sonno o di rapimento , si capisce benissimo come ogni
cangiamento inaspettato nelle condizioni dell’esperienza possa causare una
perturbazione organica e funzionale nel sog¬ getto autoipnotizzantesi o diggià
sonnambulico. Uno psi¬ chiatra, convinto della morbosità fondamentale del
medinm- nismo. non sarà dunque mai uno sperimentatore grossolano. Sulla
Eusapia la “ prova del fiammifero , (eseguita anche col mezzo dell’
interruttore a pera di una lampada elettrica) è stata la sola che ci siamo
permessa qualche volta ; e realmente (non sempre, però) ha provocato grida,
agitazioni, convellimenti facciali, spasmi palpebrali, moti di difesa contro la
luce, abbandono del corpo.... e consecutive forti crisi di pianto, mutismo,
tremore, ecc. Ma non giurerei che non ci fosse un po’ d’esagerazione isteroide,
in rapporto con la suggestione inculcatale che la luce sia dannosa ai feno¬
meni. Intanto però quel brusco controllo non ha mai giu¬ stificato i nostri
sospetti: ogni volta Eusapia era ritrovata sulla sua seggiola, colle mani e coi
piedi a posto. Noi non siamo riesciti ad acchiappare mai le parrucche , le
barbe l’autofiducia del medium 45- finte,
le molle, gli spolverini, le pupazzole , ecc., di cui si favella nei crocchi
dei “ furbi , , e di cui si hanno , pur¬ troppo, esempii significativi e accuse
formali nelle “ vite e miracoli, di molti medi (la stessa Paladino
compresa!). Quando nelle “ ricerche psichiche , si adempiano le tre norme
metodologiche — ispezionare a fondo il medium prima della seduta; invigilarlo
attentamente durante i fenomeni; non cedere che per eccezione alla frequente
domanda tiptica dei cinque colpi (oscurità) — ci si garantisce a sufficienza
contro quelle brutte sorprese, e si può aver fede anche nella Me¬ tapsichica
quale materia conoscitiva suscettibile, in un futuro non lontano, di vera
disciplina sperimentale. * • L’autoflducia del medium.
Sarebbe opportuno indagare quanta parte si debba nella provocazione dei
fenomeni al sentimento di fiducia in sè stesso, che ogni medium deve possedere
quando si accinge ad operare. Per ipnotizzare con rapidità e fortuna
occorre — tutti lo sanno — che non soltanto il soggetto sia suggestionabile e
provi un sentimento di dipendenza al cospetto del suo ipnotizzatore : occorre,
per di più, che questi abbia fiducia in sè medesimo e, come si dice, voglia
fermamente. Questa sicurezza, questa fermezza di volontà danno al suo sguardo,
alla sua parola, al suo gesto quelle note speciali che impres¬ sionano i
soggetti suscettibili. Ove l’ ipnotizzatore sia fiacco, stanco, sfiduciato, ove
tema di non riuscire, l’ipnosi non si avvera, o rimane leggerissima. Lo
stesso avviene di certo nelle autosuggestioni dei me¬ dium. Bisogna che la
Paladino sia convinta di superare ogni contrarietà, perchè giunga ad
estrinsecare l’energia neces¬ saria alla produzione dei fenomeni. Soggetto
eminentemente suggestionabile, come tutti i medium, essa accoglie le sti¬
molazioni che le vengono dal di fuori e le trasforma in fatti medianici con
tanta maggiore agevolezza, quanto più è la concordanza di esse col suo modo di
sentire e di pensare. Ensapia ha bisogno di sapersi capace di spostare oggetti,
di produrre contatti, ecc. ; e, inoltre, la sua autosuggestionabilità richiede
da parte dei presenti un rinforzo. Ma siamo sempre li: questo rinforzo è di
semplice concorso morule o è, per contro, di vera sinergia biopsichica ?
Io non escludo 1’ ultima ipotesi, perchè sarebbe assurdo negare l ezione mutua
fra i cervelli umani, quando la con¬ cediamo alle forchette metalliche
costituenti un diapason, a le corde di un pianoforte o ad un apparato
telegrafico Marconi, che al raffronto dei nostri centri nervosi superiori sono
strumenti di una grossolanità ed elementarità assolute Ma io debbo pure tener
conto, come psicologo, dell’azione prettamente morale, ossia
dell’incoraggiamento che la medium riceve dalla condiscendenza e dalla fiducia
dei presenti : tale ■corrispondenza mentale , senz’essere una complicità , è un
fattore che rinvigorisce le attività della medium, in quanto che non lascia
ingenerare nella mente di costei contrasti psi¬ chici capaci di inibire le
scariche di forza medianica. . e e vero che per i fenomeni si richieda
uno stato tran¬ sitorio o duraturo di oscuramento della coscienza superiore e
di simultanea ettervescenza subcosciente (coscienza sublimi- naie), Insogna
concedere alla medium almeno la possibilità di collocarsi nell atteggiamento
psichico necessario. Ora, la coscienza dell io superiore non si oscurerà e non
darà il posto all io interiore quando sia sovreccitata da sentimenti di col¬
lera, da sdegno per ostilità e sfiducia eccessiva, quando sia mantenuta vigile
dalle idee penose che un ambiente ostile solleva nell animo della medium. Questa
non riesce allora ad auto-suggestionarsi, e non cade in quel rapimento cotanto
pro- tondo che occorre per mettere in azione l’automatismo dei -centri
inferiori, o per liberare quella qualunque forza di cui i fenomeni sono la
manifestazione. Non è cib conforme alle leggi della fisiopsicologia e della
fisiologia cerebrale ? Lo stato ■ i medianità, sia esso un sonno speciale dei
centri di coscienza, sia una condizione particolare della energia vitale, non
può intendersi in contrasto assoluto con i principi che regolano la vita
psichica normale. Genova, notte del 10 dicembre 1901.
LA QUATTORDICESIMA SEDUTA (13 dicembre 1001). Di
meraviglia in meraviglia. Seduta ottima, quella di jersera! Il medium,
ben disposto d'umore, e ben provveduto di potenzialità esteriorante ; l’am¬
biente, un po’ più ammansito nella sfiducia verso Eusapia (siamo in cinque,
mancando il prof. Livierato) : la feno¬ menologia, eccezionale per quantità e
qualità di manifesta¬ zioni : e quel che più importa, fenomeni nuovi e
insoliti. Avendo qualcuno espressa la temenza che il nero colore delle
tende del gabinetto servisse artificiosamente a coprire i movimenti del medio,
si è ad esse sovraggiunta una balza di cotone bianco, mantenuta distesa da una
sottile asta di ferro : così, anche a luce mediocre, discerniamo Eusapia
vestita di scuro sul fondo chiaro. Speriamo, anzi, che su questo bianco si
rendano più percettibili alla vista le “ forme „ o i “ fantasmi „ che si
materializzassero. Ma di ombre non ne abbiamo viste : in loro vece sono apparse
delle luci. Un’altra innovazione. Leghiamo tra loro i piedi di Eu¬ sapia
con una cordicella girata ed annodata al di sopra dei malleoli, ed io ed Ornati
ne teniamo i capi : io me la giro e rigiro attorno al polso. Dico subito che
l’“ esperienza „ cosi proposta al “ buon John „ e cosi da noi sperata, ossia
che la medinm fosse sciolta dai suoi legami da mani invi¬ sibili, non è
riuscita affatto. Abbiamo avuta la sensazione acustica di una mano che
lavorasse a tale scopo nella oscu¬ rità. sotto il tavolo ; ma quel lungo
fruscio misterioso non ha operato il miracolo. Eusapia, forse per aiutare coi
suoi movimenti reali quelli ideali del liberarsi dai nodi, moveva e agitava le
dita delle sue mani tenute dai vigilatori (Ornati e Pellizzari) ; ma tutto inutilmente.
Si era al buio. Dei fenomeni della serata, ecco i più rilevanti :
1° Moti ritmici del tavolino imitanti una marcia, e grandi espressioni tiptiche
„ di emozioni gioconde (in oscurità e con Eusapia in stato di veglia).
2“ Sollevamenti) e gettito della tenda bianca al eli sopra delle
teste dèi controllori, senza che l'asta metallica li colpisca (oscurità; stato
di " trance , leggiero, a intermittenze). Visto che la tenda seguita
a svolazzare furiosamente, come agitata da un uragano, crediamo di capire che “
John , ne sia seccato, e ritorniamo allo sfondo nero! 8" Spostamento
e avanzamento della scrivania posta a 1 m. di distanza e mentre uno di noi,
messosi carponi sotto il ta¬ volino, sorveglia i piedi di Eusapia, altri due ne
tengono la destra, ed un quarto ne afferra la sinistra. Durante questo con¬
trollo soddisfacentissimo, che si fa a luce debole e non al buio, il fenomeno
si ripete, a nostra richiesta, altre due volte; il pesante mobile avanza e
indietreggia * come un pachiderma , (Lombroso) per circa un metro, si alza dal
suolo, e ricade ru¬ morosamente (Eusapia pareva in ‘ trance „). 4“
Battiti spontanei di comando del tarolino, mentre tutte le nostre mani erano in
aria e noi vedevamo quelle di Eusapia ben controllate. 5“ Toccamenti
multipli, sincroni e differenti a tutti gli astanti in catena, anche a quelli
di faccia ad Eusapia i in oscurità completa). Jo ho sentito una mano riva
toccarmi lievissima- mente sul capo, carezzarmi, scendermi fra i capelli alla
nuca... Ma (piando c’è di mezzo una stoffa i toccamenti sono sempre più lunghi
e ostinati. 6° Movimenti e trasporto di varii oggetti ad un tempo, dalla
tavola grande al tavolino medianico. Questo fenomeno, asso¬ lutamente raro,
costituì una vera ridda: una bottiglia d'acqua, un’armonica, un timbro, una
trombetta, ci arrivano da lontano; contemporaneamente, qualcuno si sente
toccato. E come non bastasse, la trombetta fa uno sbalzo, vola per l’aria e
suona ; indi va a sfiorare la faccia di Cantò, che tenta di acchiapparla
sveltamente con la mano, ma che se la sente portar via da una strappata
vigorosa. Sempre in quei pochi minuti di tram¬ busto, la bottiglia si stappa da
sè, si inclina, spande un po' d’acqua sul piano del tavolino, poi si alza
aneh'essa e passando sulla testa d’Omati va a versare altra acqua fuori della
catena, quindi ritorna in mezzo a noi (Tutto ciò al bujo, ma niuno eccepisce
sul controllo, niuno esita nel giudicare genuine quelle traslazioni e quelle
azioni automatiche di utensili, che non si veggono toccati, portati nè
adoperati da mani visibili!). 7" Levitazioni complete del tavolino
senza alcun, contatto delle mani di Eusapia: furono due, durarono almeno
10", e in una fu raggiunta l'altezza di un metro dal suolo (oscurità
piena, ma vigilanza sicura). Noi premiamo in tre, in quattro, tutti, sul
tavolino mentre levita, e non riusciamo a farlo discendere se non con grandi
sforzi : si percepisce una resistenza elastica che sembra a istanti diminuire e
poi riprende con vigore. E un fatto che vedemmo varie volte anche in
primavera. b° Luci ‘ s piritiche , : dedico loro un
paragrafo. 9° Apparizione di un giuba biancastro (‘ lattescente „). della
grossezza di un pugno involto in un fazzoletto, e che parve per un momento
assumere la figurazione della maire. Era a sinistra della Palatiino. visibile
sul fondo nero, immobile, e poi scom¬ parve lentamente. Tutti lo hanno
percepito per 8-10 , eccetto me. perchè mi trovavo al controllo di sinistra, e
anche volgen¬ domi sul fianco destro non riuscii a scorgerlo o non seppi guar¬
dare là dove s’era formato. Le « luci » spiritiche. I. La
sera del 13 abbiamo avuto una straordinaria, ric¬ chezza di “ luci „ : tutti le
abbiamo viste, e tutti abbiamo avuto tempo di rilevarne attentamente i
caratteri. A me interes¬ sava soprattutto il parere del mio collega Pellizzari,
chimico valentissimo, e più di tutti noi competente in proposito : ora, egli si
è oggi convinto, come me, di due cose : la prima, che le luci sono reali, e non
allucinatorie, nè frau¬ dolente ; la seconda, che sono di natura finora
ignota. 11 più gran numero delle “ luci „ o “ fiammelle -, si è formato
in aria, in alto, sulle nostre teste, a distanza tale dalla medium (le cui
mani, d'altronde, erano strettamente controllate) da non potersi attribuire a
sue manovre. Tal¬ volta esse si formavano sul tavolo, tra le mani in catena,
oppure sulle spalle, sulle maniche degli astanti... Del resto, la
assicurazione che i fenomeni luminosi non possono essere prodotti
artificiosamente dalla Paladino, è forse necessaria per chi non ha assistito
alle sue sedute ; non lo è più per chi una sola volta le abbia vedute. 11
crederle effetto di fosforescenze fraudolente non ha senso comune ; sia perchè
non hanno in generale nessuno dei caratteri del fosforo, sia perchè il
controllo sulla medium è stato sempre sicuro, nè si capirebbe come una sua mano
potesse arrivare ad un metro, ad un metro e mezzo, a due metri e più di
distanza da lei . Non si supporrà che noi fossimo così distratti da
lasciarla libera proprio quando si presentò e si mantenne per alcuni minuti un
fenomeno di tanta impor¬ tanza, nè che, appena avvertite le luci, noi non
avessimo stretta la nostra sorveglianza. Non merita questa patente di stupidità
nessuno degli scienziati, nè un Lombroso , nè un Richet , nè un Flatnmarion ,
elle dichiarano di avere vedute le misteriose fiammelle d’Eusapia. II. Le
“ luci „ sono reali come i suoni, come 1 con¬ tatti, come le levitazioni ; sono
cioè percezioni precise, non confondibili con verun’ altra, soggette alle leggi
del ricono¬ scimento, soggette (quello che più importa) alle leggi
fisiche dell’ottica. . . . Riguardo a ciò tutte le
materializzazioni visive (luci, torme di mani, pugni, braccia, fantasmi) sono
identiche: ossia il nostro senso della vista le percepisce quando si trovi
nelle condizioni fisiologiche e materiali di percepirle. — a) iNon tutti le
vedono, perchè sono spesso improvvise e fugacissime, cosicché quando sono
annunciate da colui o da coloro che le scorsero, spesso son già scomparse prima
che gli altri ab¬ biano tempo di comprendere dove debbono guardare, Se fossero
allucinazioni indotte, le si vedrebbero ovunque. — b) Sono vedute però
frequentemente da due, da tre, da cinque operatori ad un tempo : le
esclamazioni di sorpresa, le defini¬ zioni del fenomeno, prorompono nel
medesimo istante-, il che prova che, se la percezione loro è illusoria o
allucinatoria. 1 centri corticali della visione dei percipienti sono stimolati
nel medesimo tempo: non si tratta di fenomeni soggettivi, ma di vere e proprie
percezioni di realtà. — c) Inoltre sono vedute da tutti coi medesimi caratteri,
or di lucciola, or di fiammella splendente senza aureola, ora di apparizione
lu¬ minosa filante nello spazio con lentezza, in direzione ascen¬ dente, o
discendente, in traslazioni orizzontali, ecc. Dunque, la forma, lo splendore,
il moto translatorio essendo per¬ cepiti egualmente da tutti, appartengono al
fenomeno in sè, non ai cervelli che ne sarebbero stimolati ab intra. La sola
spiegazione (caso inai) sarebbe questa, che le luci spiritiche siano “
allucinazioni veridiche „ : ma tanto più allora il fatto fisio-psicologico
resta supremamente degno di studio. III. La varietà delle apparizioni
luminose, soprattutto per quanto si riferisce al luogo dove appaiono, alla intensità
loro, e alla direzione e rapidità del moto nello spazio, è un altro punto degno
di riflessione. Giacché, se venissero pro¬ dotte (come gli astutissimi credono)
per giuoco della Pa¬ ladino, bisognerebbe ammettere che essa cela nelle tasche
una corrispondente varietà di sostanze luminose. Ma quali? Ecco dove ci
soccorre la esperienza del chimico. 11 Pelliz- zari, che maneggia ogni giorno
nel suo laboratorio le so¬ stanze chimiche più diverse, dichiara che le luci da
noi ve¬ dute jersera non possono essere nè di fosforo, nè di sali di
bario, né d’altro qualsiasi corpo conosciuto dalla chimica minerale. Si potrà
forse supporre che siano luci prodotte da sostanze organiche ; ma quali ? Non
da lucciole artificiosa¬ mente lasciate scappare dalla Paladino (ipotesi da me
udita !), perocché le fiammelle non hanno mai il carattere pulsante di (pesto
insetto ; e d’altronde Eusapia produce le luci anche nelle stagioni in cui di
lucciole non se ne trova nei prati e sulle siepi : nessuno capisce poi dove
andrebbero a finire gli insetti fosforescenti, che la prestidigitatrice
napoletana lan¬ ciasse al volo in una stanza, dove, ultimata la seduta,
sarebbero trovate... Altre sostanze animali e vegetali emananti luce, e che la
Paladino possa avere a sua disposizione, non se ne conoscono : passando in
rassegna il bel libro di Raffaele Dubois, dove la fotogenesi animale è studiata
a fondo, tale ipotesi si riscontrerà assurda. Ma quale sorgente luminosa
di natura conosciuta sarà questa da cui non emanano raggi, sicché non illumina
attorno a sé lo spazio quando appare e passa per aria, nè gli oggetti sui quali
si posa o dai quali fuoresce ? Sulla palma della mano dell’Ing. Ornati, fatta
aprire e posare sul tavolo da Eusapia, è brillata una di queste luci, ed è
durata abbastanza perchè tutti noi, sorpresi dalla sede strana e dalla vivacità
del fenomeno, ci alzassimo dalle nostre seggiole e tenendoci in catena con le
mani avvicinassimo la nostra faccia per meglio osservare. Quella misteriosa
fiammella, grande come un mezzo corpo di lucciola, ma meno splendente, ferma e
non pul¬ sante, si dondolava (per dir così) sulla cute palmare della prima
falange del dito medio di Ornati, ed egli ha potuto nel frattempo muovere la
mano e le dita per tentare di cacciarla via. Non scaldava, non illuminava tntt’
attorno la pelle ; è venuta e se ne è sparita ad un tratto, sotto ai nostri
occhi intenti e meravigliati a guardarla ! Che luccicore è quello?... Si può
pensare ad un’astuzia di Eusapia che abil¬ mente abbia appiccicato alla mano
dell’ingegnere, che prima teneva nella sua, una sostanza luminosa?... Ma
fosforo non era di certo ; e allora che cosa era? Fra i medii capaci di
ingenerare delle * luci „ primeggiò tra il 1875 e l’83 Gugl. Eglinton; ma le
sue “ produzioni luminose „ erano diversissime da queste della Paladino.
Constavano infatti di corpi ovoidali o discoidali splendidis¬ simi, tenuti in
mano dai suoi spettri parziali o integrali, e aventi una lontana rassomiglianza
con saponette o con ciottoli luminosi ; in qualcuno si vedevano striature rosse
indicanti l’organizzazione come di “ vene „ e di “ sangue fluidico ,
(Osservinsi le tavole del Farmer). Che io sappia, di quelle “ luci , là non se
n’è più vedute; e chi sa per quale facoltà meravigliosa (o con quale
manipolazione) Eglinton, due volte smascherato di poi, le produceva (o
preparava). IV. Ho detto che le condizioni ottiche per la visione delle
luei spiritiche sono le medesime di quelle per le per¬ cezioni luminose
normali. Infatti, se le palpebre sono chiuse (io ne ho fatta la prova), la
fiammella non è più veduta : dunque, non è un fatto subbiettivo endottico. Se
lo sguardo è rivolto da altra parte, neppure la luce è percepita : tal¬ volta,
avvisati dalle esclamazioni di chi la scopri, ci si ri¬ volge istintivamente
dal lato dove si imagina avvenga il fe¬ nomeno, e si arriva appena in tempo per
vederla sparire : se fosse un’allucinazione suggerita, si avrebbe la percezione
intera. Quando vi è un oggetto che intercetti lo sguardo,, manca pure la
percezione del fenomeno : io non ho veduto, ad esempio, la massa luminosa
formatasi a sinistra della Paladino e dietro di lei, perchè trovandomi alla
destra il suo capo me ne impediva la visione; ora, i fenomeni allucinatoli non
obbediscono a codeste leggi ottiche. Infine, io non ho vedute le luci filanti
che si sono formate al di sopra di me e che sono state vedute da tutti gli
altri, perchè non ho al bregma nessun occhio veggente, colpe gli antenati dell’
/lat¬ teria punctata, che avevano un occhio parietale! V. Sul moto
traslatorio delle luci ho già discorso negli appunti delle sedute del giugno :
dirò qui soltanto che la ascesa e la discesa sono così lente da confutare senza
re¬ missione l'ipotesi che si tratti di corpi luminosi lanciati abil¬ mente in
aria dalla Paladino. Di qualunque sostanza li si voglia imaginare (ma, dico,
quale V !), essi sarebbero sempre soggetti alla legge di gravità e di energia:
nel lancio sali¬ rebbero con più violenza; e giunti alla fine della loro
traiet¬ toria cadrebbero più rapidamente. Il Pellizzari osservava acu¬ tamente
che dovrebbero imaginarsi provvisti di un para¬ cadute ! Egli paragona le due
luci apparse in alto, al di sopra di me e discese lentamente, a due grosse
goocie di un sciroppo luminoso che fossero lasciate cadere. Ma il pa¬ ragone
implica che cotali goccio cadano con lentezza, perchè hanno un filo
appiccaticcio di sostanza densa e glutinosa che le tien sospese alla massa da
cui si staccano : qui invece la u goccia . sarebbe distinta, autonoma ; e
perchè non si mo¬ verebbe in una verticale piano piano ? S’aggiunga che altre
volte le luci hanno un moto trasversale, o ascensionale, mai però vorticoso o a
ghirigori, nè a zig-zag. Anche quando le l’azione suggestiva del
medium 53 luci traversano lo spazio a scatti,
accendendosi e oscurandosi alternativamente, è permesso scoprirne la traiettoria
che viene costituita sempre da una linea continuata. VI. Da ultimo, la
forma circoscritta delle luci è con¬ traria alla loro origine fraudolenta. Chi
le ha vedute sorride all'idea grossolana che la Eusapia si serva di capocchie
di fiammiferi. Al fosforo si accostano solo per il colore, ma non tutte : ve ne
ha di azzurrognole, di verdastre, di gial¬ lognole, di biancastre. E poi sono
inodore, non lasciano traccia, e non danno quell’emanazione fumeggiente e
tremula, che il fosforo dà sempre nell’oscurità, massime se soffregato.
Stato psichico del medium e dell’assistenza. Anche la seduta del 13
dicembre conferma la influenza che lo stato morale ha sulla potenzialità
medianica. Il dot¬ tor Cantù è riuscito a disarmare le paure e le animosità
della Eusapia ; e questa giunse alla “ Minerva „ piena di buonumore e più
sicura di sè... Ecco il motivo per cui i fenomeni non tardarono a manifestarsi
non appena formata la catena ed in piena luce. La Eusapia stessa ha voluto che
si sperimentasse al chiaro. La sua fiducia si rivelava nella fisonomia ilare,
nelle parole più recise, nei gesti più risoluti c in un non so che di più
energico e volitivo. Non si può credere che tale atteggiamento psichico
fosse in lei artificioso, cioè assunto per regalarci un qualche stra¬ tagemma :
esso proveniva dalle circostanze in cui sapeva di operare e dalla diminuita sua
diffidenza riguardo alle cinque persone presenti. Neppure si può ammettere che
la volon¬ tarietà di iersera fosse in relazione con un presunto potere
suggestionatore della medium, la quale si trovi adesso so¬ vrana sicura delle
nostre sei coscienze. — Anzitutto, questa padronanza e azione suggestionatrice
della Eusapia non è provata; ed io penso, per di più, che non esista se non in
quelle limitatissime forme ed in quel minimo grado, che pos¬ siede ogni nostra
coscienza individuale quando spesso opera in collaborazione con altre (su di
ciò io penso, cioè, diversa- mente da Ochorowicz). — In secondo luogo, questa
azione avrebbe cominciato, caso mai, ad esercitarsi jersera, se non PSICOLOGIA
e SPIRITISMO, II su tutti i membri della catena, almeno «nlli
(tre su cinque). Pino alla terza seduta due (Va ” SnT di . ersera erano rimasti
scossi si “ 1 Presenti di m»ni, e più toelm.U adZ» «te» “ ,« f“<"
noscere la medianità. Dunane k ™ uccatura, che a rico¬ pi noi cinque si
opererebbe ad un tfftto J°da eUSapÌana s.u l’altra, e, quello che è più
straccarne don “ S6ra a1’ infelice da cui, anticliè combattati®! dubbiTi ““
“dn? if «t?" ' S0S"«“™ <»™Vern°^ie^ “S “ dl , tesi
della suggestione collettiva ( “ allucinazioni in^o i fenomm” Sr’non
risuE?(«ttto'»,°u "U“ !ue“*sio“ ogni singola sriuù Z . p .n med,Um
epcttalon. I„ .omo ,1 maJ™ tr* dnl mi- successi,,, siamo
ordinariamento di “uoìo Tc'E i'1"11* serie manca osmi recolnm • , a caP°-
In una buone no succedono °di i”!’ tant° C,‘e a sednte dei
presenti. — Quanto ■diw ■ teclPazi°ne inconsapevole tatto di udito di
vista di' 12 °r0 Sfìnsazionl multiple di nascere nella loro mente h *• I'1
rrcoo irere, in modo da far f>SSL'iSS T JZ 3»Tne1LTaì”t ^iltiTnL^cct/t
IT™ ' S ■«- ficolare, tanto nella „,diul„ qn,„tf nXSK'a “ P"'
Le volizioni dell’io cosciente e le operazioni dell’io
subcosciente. Adopero questi termini io-cosciente e io-subcosciente per
conformarmi alla psicologia oggidì dominante nei nostri centri scientifici.
Sono il primo a riconoscere che è contrad¬ ditorio parlare d'un io “
subcosciente ,, d’uria volontà “ sub¬ conscia . e simili, giacché dove si
palesano personalità e vo¬ lontà non puf) a meno dall’ esistere una coscienza.
Ancora più improprio sarebbe qui il termine di incosciente, e pelò non lo
adopero : mi contento di dire subcosciente, come scri¬ verei marginale o
frangiato (alla James), perchè in modo fi¬ gurato si può discorrere di un
quidsimile della coscienza che sta al di sotto o ai margini o alle frangio
della coscienza personale. Stimo pure che il termine subliminale (sotto la
soglia) non sia molto bello, essendoché “ soglia „ o lirnen si riferisce ad una
separazione sostanziale tra ciò che è nella coscienza e ciò che è fuori di
essa: la metafora è il grande scoglio della scienza fatta ! Se chiamiamo
volizione un “ atto predeterminato ad un fine „, la volontà non è altro che una
astrazione in doppio senso : l’astratto della qualità di essere rivolto a
raggiun¬ gere uno scopo*, e l’astratto sostantivato dì tutti gli atti adenti
codesto carattere. Quando l’atto è accompagnato (alcuni psi¬ cologi dicono “
seguito „) dalla consapevolezza di eseguirlo, e se noi ce ne ricordiamo, lo
diciamo volontario : quaudo 1 atto manca di tali qualità, cioè non è conscio nè
ricordato, e l’agente non se ne accorge che dopo la sua esecuzione e lo ricorda
solo in succinto, lo diciamo automatico. Orbene, gli atti medianici della
Paladino in quale categoria li dobbiamo mettere? Sono intenzionali e coscienti,
cioè volizioni, oppure intelligenti e in[sub|coscienti, cioè automatismi?... A
me pare che siano l’una e l’altra cosa insieme : mi spiego. Alcuni
fenomeni sono certamente rolliti dalla medium , altri non lo sono, e risultano,
non soltanto imprevedibili dagli astanti, ma altresì imprevisti per lei. Gli
uni si prepa¬ rano nella coscienza vigile della medium ; poi, sopraggiunta la
estasi o “trance „, si approfondano nella subconscienza, e la scaricano il
dinamismo “ medianico Altri invece sorgono 56
rsroot,OGu e spiritismo, ii fenomeni non hanno alcuna
u’renLJiV1* anldeico : qnesti tomaticamente. Ma smebbe SXTSdì.* LZTT ^ pomi
possa aadre la sncr<Tcaf,v., 1 n C Je soltanto sui anche quegli automatismi^
? de"e perSone estranee = ™ita i2 rshtaòTa"^ TTrr»*- ta|-
SC..0 ne, bassifondi psichici c li dimeni d" vedere le « 1„,.; 1 • l
nL,I|)l° espresso il desiderio di ss Avevamo è vero riilJf i , ■
tte le sedute anteriori, sere avanti; ma s’iccomevi 'érafr?'"'0 d,eside,io
anche nelle credere possibile il fenomeno luminoso n°n SX sstss-
Ah°"“e 4 -r due tei piùiLntiTr^4 di ...oai.mti.iZ™ ",
*L:r r?„ r."°- ’t*?- .noa,,»ic. dalle tradmoni dei circoli spMcf 1
P01*»”*1'1* Io .» escludo, co» ciò, che Ens.pi, abbi, », ,,rogr,„m»
progressivo : questo è troppo conforme al concetto volgare clie^tu. tti
hanno di un’arte persuasiva, per fargliene un ap¬ punto. Comunemente è ammesso
che per convincere occorra andare dal semplice al composto, dall'elementare
all’evoluto, precisamente come è di empirica nozione che non si impari un
mestiere, un’arte, una professione senza un metodico ti¬ rocinio. E però la
tecnica dei medium (Eusapia compresa) è intaccata da codesto pregiudizio : esso
fa si che la medium probabilmente eserciti dapprima una inibizione volontaria
sulle proprie attività medianiche, le diriga fino ad un certo punto, e voglia “
fenomeni , di quella forza e gradazione che le paiono opportune, onde abbiano
efficacia argomentativa per la convinzione dei presenti. Questo doveva
sopratutto avvenire e avviene realmente negli ambienti nuovi, massime quando ci
siano increduli da convincere, o, pei medi professionali, paganti da
contentare. La cosa è più che logica. Se invece l’ambiente è imbevuto di
spiritismo, la inibizione direttiva esercitata dalla Paladino sui suoi fenomeni
non ha più ragion d’essere: e allora essa dà esteso corso al suo automatismo:
allora si assiste di buon’ora alle manifestazioni più straordinarie senza il
bisogno di arrivarci a poco a poco. Anche sotto questo riguardo, dunque,
la medianità ubbi¬ disce alle leggi normali della psicologia : ed io credo che
a poco a poco, studiandola con metodo analitico, si arriverà a farla entrare
tutta nel campo della naturalità. Non vi deve rimanere nulla di trascendentale.
* * * La personalità di “John King,,. Chiunque
assista alle sedute della Paladino, sapendo che essa si crede guidata da uno
spirito che in vita sarebbe stato un u John King », resta meravigliato della
poca parte perso¬ nale che in generale questo essere “ disincarnato „ prende ai
fenomeni. Solo di quando in quando egli viene nominato da chi dirige la seduta,
allo scopo di pregarlo di manifestarsi o in modo generico o in quei modi che
l’assistenza desidera. Quanto al presentarsi in persona tangibile e visibile,
c’è un bizzarrissimo suo modo di fare: “ egli » va e viene, appare
S£ra**2?ÌKi5T logìco' *lc“ ”otiv'’ J!n£af.°4g ^,r“£v‘ Vf- -
■**>”■>» Alle Jo’irZUSr t“"i“ AtKp'erime °til »S «*
^.&&P£Sr2?S: pure siano obbligate di esnrit sPerte .1D)un idioma
in cui wjrjsr-sr **3n • ~~m , I C è» LJT*. P»1'"”"
'uterpietnrs i a un “ parlate e bùio Zf ■ ?rUno momento si credette più
la luce, togliendo* 'lo scar™ “3*eTa ad abba“»re ancor anticamera Ma Tnhn i * °
1 biarore proveniente dalla Finalmente sT canl che7f r 6 riPeteva 1 '^que
colpi, care me 1 P2V0 1 Ì °llmp3ZÌent-e voleva indi- mini ; — “ parlate voi ”
PP° ■' nnmerJL 5 ! in altri ter- Ebbene, qu^L è statali •C‘”2“e » (Pro{:
Morselli) _ tiva non dà mai sentore di Zi !,0vert'' deplorevole
nell’inven- grattamenti snl o entro il tavolo*' 'or™6 C°? ' ,f.iccbi ® Pn£ni »
agli astanti, di nessun contenni c.outattl e palpamenti mente rivolti a farci
sentire chi Vf6^170; ?.uasl esi'lusiva- l’ombra dello spazio a n-dimenciA
• -f® 1 ? * ?’ Presente nel- senza che se ne caoisfi il "V-1 quale
poi.all’occorrenza, teiTestrissimo sn^rf L /r0Ce-lm.ent0> risnlta «“ere un
manifestaSi tt ^ eST ‘ Ta,V,0,to “ Job" » - battere amichevolmente
In ’ n0n n,olto intelligenti : le lenti dalnaS0“rare 1^1“° SU] braccio- ^Here
smuovere le sego-iole solleticarle^™ scapaccioni e ceffate, * °le,
soùeticarne il sedile per di sotto, rasparne i piedi, ecc., ece. Tutto ciò
sicuramente manifesta una “ intenzione ma non una idea, e meno che mai un con¬
cetto astratto. Il solo concetto, diremo cosi, teleologico, che imprima con la
sua finalità un certo carattere intellettuale alle manifestazioni di questa
anima ultraterrena, è quello, molto semplice, che egli... vuole e può “
manifestarsi „. I movimenti del tavolo, le levitazioni del medium, i contatti,
le mani materializzate, gli spostamenti di oggetti, il trasporto e l’uso di
strumenti ; tutta la fenomenologia paladiniana frammentaria, a sbalzi, senza
legame alcuno che ne associ le singole parvenze e le sintetizzi in un che di
mediocremente tollerabile, tutto 1’* ensapianismo „ è rivolto ad un solo ed
unico intento : — farci sentire che “ John „ è attorno a noi, in mezzo alla
catena, sopra o sotto il tavolo, al di là o al di qua delle nere cortine, e in
grado di rivelarci il suo “ potere ,. Ciò non pertanto, se si radunano
tutte le altre manifesta¬ zioni, e se si tiene conto di quanto l’automatismo
medianico della Paladino ci rivela saltuariamente e in sensi diversi, si arriva
a figurarci, a ricostruire a un di presso la personalità i li John King. E
allora si trova ciò che segue: I. Ritratto morale ni ono spirito-guida
: 1° “ John „ possiede un’ intelligenza incolta e poco evoluta : non sa
leggere nè scrivere, e tutta la sua mentalità è rivolta a scherzi di pessimo
gusto. È ignorantissimo, e non parla, a -frasi corte e spezzate, che un
italiano imbastardito da napoletanismi. Però non è stupido ; da molti segni lo
si trova abbastanza furbo, e perfino astuto, sempre però nella cerehia delle
idee relative alle sue “ manifestazioni ,. 2° Il suo carattere è
piuttosto bisbetico, volubile, puerilmente vano e irascibile, ma in fondo
sostanzialmente piacevole (bonaccione); egli ama scherzare e non sa mante¬ nere
il broncio, tanto meno la collera. 3° Le sue emozioni sono semplici e
grossolane : gli piace ridere, sghignazzare, e magari schernire, è inveire, ma
non sa neppure sorridere e piangere: i suoi furori sono im¬ belli, e se si
riesce sovente a farlo andare in collera, questa dura pochissimo. 4° Il
suo umore è variabile, diremmo quasi isterico : ora è disposto ed ora no a “
comunicare , : certe sere è allegro, fa ballare il tavolo, lo fa battere a
ritmo di marcie e di valzer, lo fa ridere, ecc.; certe altre è di malumore,
suscettibile, schivo dallo scherzo: talvolta appena risponde, diremo cosi, a
monosillabi, a spinte ; altre volte è loquace, ecc. 5* li suo volere è
capriccioso, e perciò ostenta’talvolta di mettersi in opposizione con sua “
figlia „ (Eusapia): non le permette di bere, quando ha sete ; vuole il buio
quando essa desidererebbe la luce, e viceversa; pretende che si con¬ tinui la
seduta quando essa si dice stanca, ecc. Ma — lo vedemmo tutto questo è a fior
di pelle, e non dà me* 'ioniamente^ luogo alle lotte tremende di cui ci si
parla a proposito di altri medium (veggasi ad esempio in Gibieb). 6* John
è ingenuo, poiché indovina raramente l’ironia scettica che c’è nelle nostre
preghiere ed esortazioni affinchè si manifesti : spesso non comprende
l’incredulità, quando si abbia 1 avvertenza di non farla troppo trasparire;
prende per buoni tutti gli elogi e non ne sente la superficialità, ecc. .
' ' J°‘ln è anche privo di costanza. La sua attenzione si lascia facilmente
distrarre : basta il più piccolo incidente per impedirgli di lavorare o per
arrestarlo a mezzo nella presentazione di un fenomeno. Quando non può fare un
fe¬ nomeno, ci si prova due o tre volte, ma poi si stanca e ab- bandona 1
impresa. 8° John è suggestionabilissimo : come ho dimostrato, in generale
basta esprimere il desiderio di un fenomeno perchè questo presto o tardi si
produca. 9° J?hn non è un volitivo, ma un impressionabile, non è un
riflessivo, ma più spesso un impulsivo, che agisce a scatti a seconda delle
circostanze del momento, pur^ ser¬ bandosi fedele alle linee generali dei suoi
programmi di esecuzione ginnica o prestigiatoria. 10" John non ha
iniziativa-, egli è schiavo delle abi- Udini ; opera da lungo tempo a quella
maniera, e però la sua tecnica rimane fìssa e irrigidita, le sue manifestazioni
da più anni non progrediscono, le sue azioni, che viste una volta • sembrano
mirifiche, hanno poi una monotonia tale che fini¬ scono coll'infàstidire. Egli
è pertanto uno scansafatiche : ha imparato ad agire così, e cosi gli basta: non
gli doman¬ date di piu. Il1 John è misoneista: non può soffrire la
varietà, sia perchè gli costerebbe fatica il comprenderla, sia perchè sospetta
di tutto ciò che non è a portata della sua intelli¬ genza breve e labile.
12° John è un permaloso: pretende che si creda sempre nella autenticità dei
suoi fenomeni, e ogni accenno a dubbio Io inquieta e gli fa tenere il broncio.
Ma il broncio è come AIorsu li, Psicoio, lin e Spiritismo,
11. Tav. IX. Calco in gesso dell'impronta di -, olio
,pWtic ottenuta la sera del 31 gennaio 1902 m una seduta di Eusaoia
in „ D • r-usapia m casa Ramorino, a Ge RITRATTO FISICO DI “
JOHN KING 61 quello di un bambino: dura poco; e
l’orizzonte di quella coscienza imperfetta e puerile si rasserena presto.
II. Ritratto fisico di uno spirito-guida: A questi caratteri psichici
corrispondono i seguenti fisici di cui ricaviamo la scarsa conoscenza dalle
diverse sue ap¬ parizioni, tanto a Genova che altrove : 1° John King non
dev’essere più giovane, a giudicarne dal fatto che ha già delle figlie da
marito, come “ Katie King,, e delle anzianotte come... Eusapia. 2° John,
quando ha concesso di lasciarsi vedere “ for¬ mato „, pare di alta statura, di
corporatura grossa, di largo torace , quasi un gigante : le sue mani sono
grandi, ossute e forti ; quando picchiano o afferrano , picchiano sodo e si
addimostrano vigorose. •i” .John ha la taccia larga, la fronte bassa, il
naso un po rincagnato, e un aspetto volgaruceio anzicchenò: sembra un bravo
facchino. 4° John ha ordinariamente la testa circondata da una specie di
turbante, come è di moda fra le Entità spi¬ rituali dell’Altro Mondo. 5°
John fin qui si è rivelato afono : — nessuno, per quanto io ne so, lo ha udito
mai parlare, salvo per bocca di Eusapia nella quale egli “ entra „ e si
reincarna a tratti ; allora la sua voce è rauca e gutturale. 6° Il suo
portamento è piuttosto grossolano; — ma la cosa si capisce dal momento che,
quando viveva, “ John , era, come i tanti King del mondo spiritico... un Onde
Sani! Nel descriverne la fisonomia, io sono partito dal supposto che non
spetti a John King il volto cadaverico tante volte impresso sulla plastilina, e
di cui il Chia.ia, il Bozzano, il visaxi, il De Fontenat, hanno riprodotto le
varianti. Quel volto senile, sbarbato dal naso aquilino, dal mento adunco,
dalle labbra rientranti su mascelle sguernite di denti, dal profilo grifagno,
somigliante in modo straordinario ad una Eusapia invecchiata, sarebbe quello di
sua nonna. Tale, al¬ meno, è la dichiarazione che essa jeri mi ha fatto; ma so che
certi spiritisti ch'inno altra interpretazione su quella faccia spettrale : ad
ogni modo , dal frequente manifestarsi di un “ John King „ barbuto, si deve
escludere che l’ impronta miri a identificarlo. In sostanza John è una
personalità fisiopsichica di grado poco elevato, ciò che si attaglia alla
medium che ha preso a guidare e ad aiutare. Lo si direbbe un popolano (di
Na¬ poli), un ragazzaccio, un semplicione, un “ lazzarone che nel suo
analfabetismo vive giocondamente più che può. Il vero si è che la sua
personalità — come si scorge nella sintesi che ne ho fatta — non è affatto
virile, tranne nei pugni di quando in quando battuti sul tavolo, ina che hanno
tutta l’aria d’una spavalderia per parte d’un debole. Anche la sua mano, grossa
e robusta, si limita a trasportare oggetti, ma lo fa sempre con delicatezza
femminea, e ben raramente, nei grandi trasporti al buio, avvengono guasti e
rotture. I suoi palpamenti sono cortesi e scherzosi, quali può imaginarli ed
eseguirli un fanciullo allegro o petulante: i suoi atti sono rarissimamente
violenti, nè quali dovrebbe fare un gigante della sua possa; ma pure in collera
* John „ si diporta come un ragazzo maleducato che si compiace in una partita
di box o foot-ball . Corre nei circoli spiritici italiani la leggenda che
“ John King „ abbia vissuto sulla terra nel corpo di un uomo di mare
Anglo-sassone. Ma di tale sua esistenza anteriore non si vede nessuna
caratteristica : fra le altre cose, mai lo si è sentito o visto ubbriaco, mai
discorre, perchè non saprebbe come cavarsela, di cose marinaresche ! E sembra
inoltre che passando nel mondo di là, John King abbia perduta ogni memoria, non
tanto della sua professione, ma pur della lingua materna: a Cambridge imparò
appena che yes vuol dire sì, come a Carqneiranne balbettò i primi oui... Una
delle due : o non ha saputo parlare mai l’idioma natio, e fu un idiota in vita,
come è un semplicione dopo morto : oppure il tra¬ passo lo ha reso smemorato e
afasico, arcidemente. Ma usciamo dalle metafore spiritistiche o
neo-spirituali- stiche „ (!). “ John „ si conduce come farebbe una perso¬
nalità fanciullesca deposta nel cervello della Eusapia da una suggestione
ricevuta nella sua giovinezza e risorgente quale personaggio onirico ogni volta
che ella entra in media- nismo. Tutto porta, a credere che “ John „ non è
mai esistito se non come simbolica rappresentazione nel subconscio della
medium. La sua “ anima „ è il riflesso impiccolito, sotto certi riguardi, di
quella della Eusapia, come se costei si tro¬ vasse di fronte ad uno di quegli
specchi che, riflettendo una figura, la allungano od accorciano deformandola.
La volubilità, la incostanza, la incertezza, la ignoranza, la ingenuità, la
fatuità, la suggestionabilità di “ John „ appartenevano alla coscienza prima
infantile della Eusapia ; e il suo incosciente la rispecchia ancora tale e
quale, come in un’acqua stagnante si mira a rovescio il bosco ceduo che cresce
sulle sue rive. Anche quel paesaggio capovolto nelle acque sembra diverso
dal paesaggio reale diritto ; ma è la nostra percezione che ci dà la illusione
della diversità : solo perchè i raggi lumi¬ nosi arrivano alla retina con un
angolo differente, noi per¬ diamo la percezione della realtà e ci crediamo
trasportati in un mondo fantastico ove gli oggetti contraddicono alla legge di
gravità, dove gli alberi crescono colle radici in aria e le fronde in basso,
dove il cielo azzurro si approfonda nelle viscere della terra piuttosto che
ricoprirla. Cosi avviene della personalità sonnambulica “ John „, che è quella
della Paladino talora un po’ mascolinizzata. Ma siccome i caratteri sessuali
primari non entrano mai in evidenza ed in azione du¬ rante le sedute {e pour
cause), il “ buon John „ si limita a dare una vornice di rozzezza ai proprii
atteggiamenti e ad alcune caratteristiche somatiche accessorie ; batte i pugni,
fa sforzi ginnici e si fu sentire grande, grosso e barbuto : ecco in che
consiste tutta la sua virilità ed il suo professiona- lismo piratesco! Altro
che “io magico, del DuPkel!! Psicogenesi delle ‘ Guide Invisibili
,. In questa faccenda delle “ personalità „ (entità occulte in¬
telligenti) che si manifestano sempre le stesse, per bocca e nella condotta dei
medi, i teorici e gli empirici dello spi¬ ritismo-sistema non sono andati mai
oltre alla superficie. Con una ingenuità che fa il paio con la loro
incompetenza psicologica, mai hanno cercato di scoprire e stabilire la psi¬
cogenesi di quei poi-sonaggi, che pur hanno tanta affinità, checché scriva D.
Metzger, con le personificazioni transitorie che ci mette davanti agli occhi la
“ obiettivazione dei tipi „ suggerita nei soggetti ipnotizzati e descritta da
Carlo Ri- OHKT nelle sonnambule da più di trent’anni. L’affinità è inne¬ gabile
; solo che nei medii la credenza nella personificazione è persistente, è un
monoideismo più profondo. C’è da stu¬ pirsi nel leggere in Bboffrrio che
bisogna credere siano spiriti di trapassati „ perchè “ essi stessi lo
dicono „ (per mezzo degli automatismi dei medi, non mai direttamente) :
oppure, quel filosofo era uno psicologo di vaglia... Ma non era un
clinico, e di psicologia anormale non aveva alcuna idea- di là questi suoi
spropositi. Invece, il Iloursov, nello studio ammirevole dedicato alla E
lena Smith ed alle multiple personalità seconde che in ei si rivelano — “
Leopoldo , , • Cagliostro „ Maria An¬ tonietta „, la piu o meno indiana “
Simandini ecc. - ha di¬ mostrato, con finezza inarrivabile di analisi
psicologica, come esse altro non siano se non riproduzioni parziali della perso¬
nalità prima, ossia creazioni fantastiche del subcosciente della medium, la
quale da loro ciò che può dare: il proprio modo di sentire, di pensare, di
volere, ed anche il modo di discor¬ rere, salvo una drammaticità romanzesca
intensa ed esteti¬ camente eccezionale. Sono insomma dei mascheramenti, sotto
ai quali e permesso di mettere a nudo le caratteristiche fon¬ damentali della
personalità che vi si ridette Non può esservi dubbio sull’analogia dei due
personaggi: Leopoldo è psicogeneticamente un compagno di John Ehm Ala siccome
la personalità primaria della Ginevrina è gran¬ demente superiore per
intelligenza, per elevazione morale, per coltura a quella della Napoletana,
così anche lo spirito-istrut¬ tore della prima è immensamente più evoluto dello
spirito- guida della seconda. Dalla coscienza superiore della Smith molto si
poteva e può immergere nelle sue delicate profondità su '-coscienti ; invece da
quella della Eusapia pochissimo è di¬ sceso e si deposita nel suo grossolano e
atavico subliminale: roba di scarto, senza alcun valore. Di tanto John si
rivela ancor piu materiale e volgare di Eusapia sveglia e cosciente, di quanto
Leopoldo ci appare più idealista, più romantico e serafico di Elena in stato
normale. Perocché, toltene alcune sue peculiarissime facoltà, il subliminale
elabora sempre il superliminale, nei medi come negli ipnotizzati, nel sognante
come negli uomini di genio. E Mvers non sembra essersene sempre accorto o
ricordato! La diflerenza si scorge fortissima nel modo con cui Leo- pò do
e John regolano la condotta della loro rispettiva pu- pnia. - Leopoldo „ si è
più intrinsecamente immedesimato con la personalità medianica di Elena :
filosofeggia su tutte le circostanze della vita, dirige i suoi pensieri più
profondi, inspira 1 suoi sentimenti più intimi e salienti, la consiglia negl
atti piu complessi e fini della esistenza: insomma, è una guida intellettuale,
che ha anche saputo dare alle maiii- lestaziom medianiche della sua protetta un
poetico e compli¬ cato contenuto ideativo. — Per contro, “ John , non si
rivela alla coscienza vigile della Eusapia con altrettante
intensità: durante il “trance, non le porge che l’opera sua di prestidi¬
gitatore e di ginnasta da strapazzo ; in veglia sembra che si contenti di
dirigerne solo le maggiori vicende della vite, non scendendo alle minuzie di
cui Leopoldo si compiace. Poco però possiamo sapere sul conto delle “
inspirazioni „ provenienti da John ; la Paladino è a tale riguardo pressoché
mute, e mai, spontaneamente, se non in estasi, parla della sua guida
spirituale. Solo una volte, a mio figlio Arturo, che le chiedeva se avesse
avuto prole, ha risposto sgarba¬ tamente , come se si meravigliasse che la cosa
era da lui ignorate : — “ Ma John non vuole che io abbia figli! — Pare dunque
che una certa influenza, almeno sul destino bio¬ logico della Eusapia e sulle
sue grandi funzioni organiche, John la eserciti in qualche modo. Di quanto però
la sua azione “ protettrice „ sta al di sotto di quella di Leopoldo !...
Ma John è proprio una “ personalità seconda „ ? E lo è Leopoldo ? Il Flocrnov
ha dimostrato, da par suo, che in questo “ spirito „ si tratta piuttosto di uno
stato secondo, o di un monoideismo, non di una personalità introdottasi con
caratteri sicuri di identità nella compagine psichica della sua medium (ossia “
reincarnata „ transitoriamente), e quale noi alienisti vediamo assai meglio nei
paranoici giunti al meta¬ bolismo personale. La cosa sembrerà ancora più giuste
rispetto a John King , di cui il subconscio di Eusapia Paladino, in tanto tempo
da che quell’essere spiritico si manifeste e dà .spettacolo di sé, mai ha
saputo fornire un’imagine completa così da lasciarcelo raffigurare vissuto per
davvero. In quasi Irent’anni, per mancanza di conoscenze (lingua, costumi del¬
l'epoca, mestiere, vicende storiche individuali) la monoidea di John King non è
arrivata alla “ identificazione , che sta tento a cuore agli spiritisti. La sua
povertà psicologica non è già una caratteristica connotativa di persona, ma il
prodotto di una vera deficienza nella formazione del simbolo,; il risul¬ tato
di una mancata associazione onirica fra gli elementi che potevano unirsi per
dar origine ad una “ coscienza „ intera, e sopratutto per darci quella del
pirata americano Giovanni King, vissuto, a quanto si dice, in epoche
remote. Ne consegue che John rappresenta uno scorcio deforme di
individualità, e però non può farglisi neanco l’onore di costi¬ tuire una
intera personalità-seconda: appena si può dire che con tutte le sue
manifestazioni riunite, tanto fisiche, quanto psichiche, si arriva a formare
dei frammenti slegati di un personaggio mitico, del quale poi non si ha alcun
dato per identificarlo. Se Leopoldo di Elena non è giunto, malgrado il
potentissimo lavoro di associazione subconscia, a formare un io secondario
completo, si imagini come poteva riuscirvi il preteso John, al quale mancavano
tanti elementi per di¬ ventare quel dato “ individuo „ ! Adunque, il
differenziamento della personalità dimezzata di John da quella della Eusapia è
ancora più incompleto del lieve differenziamento descritto dal Flou uno y per
la perso¬ nalità di Leopoldo rispetto a Elena. John non possiede qua¬ lità
psichiche nuove : la sola che egli si arroga (o che gli attribuiscono la
Paladino e i credenti nella natura “ spiri¬ tistica „ delle sue gesta) è la
potenza di manifestarsi mec¬ canicamente e luminosamente senza farsi per lo più
vedere ; è la facoltà di chiamare attorno a “ sua figlia „ altri esseri (“
disincarnati „) capaci di produrre, con un mimetismo sci- miesco, che denota la
loro origine identica, efletti eguali ai suoi, e di renderli in qualche maniera
tangibili e visibili (materializzazione). Tutti i “ trapassati „ che arrivano
chia¬ mati da John, sono altrettanti “ John „ camuffati a seconda delle
circostanze. Ma non c’è prova che una potenzialità occulta o magica
spetti a John. Anche se si toglie dai fenomeni di Eusapia questo assurdo
personaggio, le “ meraviglie „ del medium rimangono identiche : tanto è vero
che Eusapia opera media¬ nicamente in piena veglia, in dormiveglia e in estasi,
solo aumentando l’intensità, ma non mutando l’intrinseca natura dei fenomeni. E
poi l’introduzione di “ John King „ nel di¬ namismo medianico che fa ? a che
cosa serve ? che vantaggio arreca per comprenderlo? che elementi logici ci
fornisce per spiegare le scariche automatiche del subcosciente, secondo le
teorie sintetizzate dal Dr. Gley, in telergia, telefania, tele- plastia, ecc.?
Qui vi è sempre un fatto che nessuna ipotesi illumina : nè quella della
disgregazione della personalità, nè quella del subliminale. Il Dr. Oscak
Voigt, parlando al Congresso psicologico in¬ ternazionale del 1900 contro lo
spiritismo (“ Compte-rendu „, 1901, p. 656), vorrebbe che si ponessero i medium
in quello stato ipnoide speciale che egli chiama di “ veglia parziale
sistematizzata „ , e che allora si ingiungesse loro di dire come fanno ad
eseguire i loro miracoli... o i loro trucchi. — Sarebbe una vera procedura da
inquisizione, obiettano gli spiritisti; — ma lasciando in disparte il lato
morale della precauzione chiesta da Voigt, io non ho speranza che da Eusapia
ipnotiz¬ zata e obbligata a spiegarsi si avrebbero lumi atti a schiarire
l'SICOOF.SESI DEGLI INVISIBILI , 67 molto la sua
fenomenologia. Gli ipnotizzati resistono, in mas- sinvi a sì fatte ingiunzioni,
quando hanno l’idea che ubbi¬ dendo si danneggiano. E poi, nell’ipnosi non si creano
mica nozioni nuove, che ci apranola via a spiegazioni scientifiche diverse
dalle già esistenti. Allora, tanto vale aver fede nelle u rivelazioni „ degli
spiriti, che pure si effettuano in istati psichici (medianità) non
sostanzialmente diversi dall’ipnotismo, anzi isomerici con esso. Porse il
processo investigatorio di Vi.igt varrà per i medi intellettuali, a
personificazioni, a messaggi: ma come basarci sii qualche speranza peri medi a
effetti fisici, con azioni a distanza ? £[0t n0 . — John non esiste e non
è mai esistito : la sua esistenza si riduce ad una parvenza di vita; ed è
parvenza debole, scialba, costituita di frammenti mal cuciti assieme, nè
omogenei, nè mai in equilibrio abbastanza stabile per dar luogo ad una condotta
individuale intelligente e affettiva. E lui tolto di mezzo, lui ricacciato fra
le creazioni oniriche, quale consistenza, quale autenticità, quale identità
possono avere o sperare le altre “ Intelligenze occulte „ che quel sim¬ bolo
verbale chiamerà a raccolta dalle pretese ombre inac¬ cessibili dell’Àl di là
? Genova, 14-15 dicembre 1901. 1 LA
QUINDICESIMA SEDUTA Dal verbale della serata. La seduta di questa
sera — io scrivo all’ima del mattino — per un pezzo ha languito. Secondo me,
c’erano due mo¬ tivi: una certa stanchezza di Ensapia; l'azione negativa di uno
dei due controllori dm-ante la prima ora e mezza. Noi speravamo che
essendo questa l’ultima sera, la Paladino ci avrebbe allietati di “ grandi „
manifestazioni; ma non si raggiungono tanto facilmente le cime dello
spiritismo, quando agli “ spiriti , non si crede ancora o si crede tepidamente.
A tale uopo avevamo levati dal raggio d’azione di Eusapia tutti i mobili e gli
utensili, a dir così, ufficiali ; solo, a terra, a destra di lei, per non
inferocire * John „, mettiamo la chitarra. Ma nonostante le nostre migliori
intenzioni, da principio non progrediamo gran che dalia fenomenologia
anteriore. La stessa medium si lamenta della inerzia del suo spirito famigliare
e lo provoca meglio che può, chiedendo l’oscurità perfetta, bussando sul
tavolino colle nocche, ecc. Noi le portiamo il soccorso della nostra conversazione
ad alta voce ; noi ci mettiamo d’accordo per desiderare o volere almeno
qualcuno dei soliti trasporti d’oggetti, non fosse che la chitarra... 1.
Siamo in parte contentati con una bellissima levita¬ zione del tavolino. Questo
si scosta dal gabinetto, si avanza verso il centro della sala, e là (al buio),
mentre gli siamo in piedi tutti d’attomo, e le nostre mani appena lo sfiorano,
si eleva di oltre un metro (1“20) ; il piano del mobile si trova per alcuni
secondi al di sopra della nostra testa, e noi siamo costretti ad estendere le
braccia quanto son lunghe, giun¬ gendo a non toccarlo più se non lateralmente.
Il controllo di Cantù e Ornati è ottimo : nè si comprende in qual modo potrebbe
Eusapia giuoearci il tiro di mandar colassù il ta¬ volino, sotto il cui piano
io porto rapidamente la mano, e lo sento libero da ogni contatto
sospetto. Viene dopo un po’ di tempo, sotto lo stimolo della nostra
vociferazione, la volta della chitarra. Questa si scuote, si solleva
strimpellando da terra, e ripete l 'itinerario aereo già nercorso dalla
bottiglia nella quarta seduta [XIV]; passa sul capo mio e di Livierato,
vigilatore di destra; si posa sul tavolo continuando a vibrare leggermente
nelle corde ; prende la rin¬ corsa, si rialza, passa sopra la testa di Ornati
(che è sempie violatore a sinistra), si avvicina al gabinetto, discende lungo
le 'cortine e si posa al suolo, infine tacendo. Eusapia segue sempre il
trasporto dell’oggetto con moti delle braccia, a un dipresso come farebbero i
colombieultori del mio paese natio (Modena) quando dalle loro altane eccitano
col gesto m tondo il giro dei loro branchi di piccioni! Ma la chitarra non
cheta; poiché noi lo domandiamo insistentemente, il docile stru¬ mento si
riscuote e si rimette in cammino ; la sentiamo levitarsi dopo alcuni tentativi
(che escludono una presa volontaria di mano, e dimostrano l'origine
psicodinamica dell’agente invisibile); e traversando la catena, viene a ricol¬
locarsi in mezzo al tavolino. 3. Fra gli altri fenomeni della serata
ricorderò alcune palpatine, che raggiungono anche i secondi della catena. Note¬
volissima la dichiarazione del Linerato, che accusa di essere letteralmente
preso pel collo, alla nuca, da una mano viva, carnea, grossa, di cui percepisce
esattamente la torma e la pressione delle unghie! 4 Si presenta in
seguito una delle solite luci, ma si spegne tosto- la vediamo io e Livierato a
sinistra di Eusapia, in alto in faccia a noi. Il mio collega dichiara appresso
di scorgere sopra al capo del medium ‘ una mano fosforescente apparsa fra le
tende nere del gabinetto e subito scomparsa come per dissoluzione „; ma niun
altro di noi ha eguale fortuna, probabilmente perchè guardiamo altrove. Questo
intanto elimina la suggestione indotta o a due nella visione della luce
precursoria della materializzazione. 5 Nell’intervallo fra una toccata e
l’altra, udiamo da dentro al gabinetto, alla sinistra d’Eusapia, dei piccoli
rumori definiti come prodotti dallo scoppiettar delle dita. Questo e stato nno
dei rarissimi fenomeni acustici (intendo prodotti da corpi vibranti invisibili)
che io abbia percepito in tante sedute; e il comportamento tranquillo del
medium, che nel frattempo discerniamo immobile, parrebbe assicurarcene la
natura medianica... Ma ecco sopravvenirci in mente le spiega¬ zioni degli
scricchiolìi tendineo-muscolari (sig* Sidgwick), per imbrogliarci sulla origine
di quel rumorino secco che noi, 70 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, II con un po’ di incertezza per la localizzazione nello
spazio acustico e per la provenienza del suono, attribuiamo al rapido scattare
del pollice sulle punte oppostegli delle dita mi¬ nori... Quelle del medium?...
La cosa è possibile, e lo scher¬ zevole bel gesto di John King, o di chiunque
altri per lui si fa vivo nelle tenebre, perde il suo carattere ultra-psichico,
e cade, ahimè, come tante altre di queste meraviglie, fra le tenaglie della
critica e fra le morse del dubbio! 6. Ma quel buio quasi assoluto non ci
tranquillizza ; chie¬ diamo luce, e ci viene concesso di accendere la lampadina
a vetro rosso, sufficientissima per vederci; alla sua luce di¬ stinguo le sfere
del mio orologio da tasca, e questo criterio mi ha servito in molte sedute per
determinare il grado di visibilità in cui si sperimentava. Ecco che cosa
ha scritto il redattore dei verbali : Fatta la luce rossa, si avvicinano
al gabinetto Pellizzari e ì erraro, per ritentare l’esperimento (dei tocchi).
Avanzando la mano, Ferraro è toccato M'interno del vano oscuro, al di là delle
tendine, da una tnano libera e calda, con un pollice molto grosso e gonfio,
sproporzionato al resto di questa estremità umanoide. Quindi entrambi sentono
dietro la tenda un braccio vigoroso che li respinge per due volte verso
Livierato; essi ne hanno 1 impressione di una persona che, in piedi, si
trovasse nel gabinetto oscuro e agisse intenzionalmente a quel modo. Livierato
annuncia nel frattempo che ha visto, in faccia a se, una luce sfilare
rapidamente in senso orizzontale e sparire. Le manifestazioni si
arrestano. Allora, abbassando il rideau bianco che sere fa fu aggiunto e poi
tirato in su, accendendo una lampadina elettrica appesa, nel vano scuro, e
lasciando al buio la sala, Ferraro tenta nuovamente di ottenere la comparsa di
qualche ombra sul diaframma, ma inutilmente. E poiché la medium dice di
sentirsi spossata (il tavolino, interrogato, ce lo conferma), leviamo la seduta
poco dopo la mezzanotte „. 7. La fine della serata ci riserva qualche
sorpresa, quan¬ tunque non si esca dall’abituale paladinismo. Io sono invi¬
tato a salire in ginocchi sul tavolino e a protendere in alto la destra verso
il gabinetto, mentre la mia sinistra è afferrata dalle due mani di Eusapia. Or
bene, lassù, a circa un metro dal bregma di costei, sono toccato da una mano ;
quest’or¬ gano non visibile, ma di consistenza anatomica, rimane fa¬ sciato
dalla nera stoffa. Soddisfatta che io dica d’aver sentito, Eusapia mi fa discendere,
e pur rimanendo a sorvegliarla il prof. Livierato e 1 iug. Ornati, rompiamo la
catena (ci ba¬ dino coloro che la ritengono indispensabile per le ghermìnelle
del medium). Ed io e Cantò chiediamo di tornare a tasteggiare l’Invisibile che
si cela nel gabinetto. Eusapia ac¬ consente: — la tenda si solleva dal suo lato
destro, e a circa mezzo metro al di sopra della sua testa si forma colà entro
un che di solido, che avanza verso di me e per tre volte garbatamente mi tocca
e stringe. E certo un arto umano ro¬ busto, grosso, e che ha buoni muscoli;
anche Cantu ne av¬ verte la presenza, ma non lo sente o non lo definisce con
altrettanta precisione. La fatica del medium. Il fatto
che durante una seduta la Eusapia perde di mano in mano le sue forze fisiche sì
da essere alla fine estenuata, ci spiega la remittenza nella potenzialità
medianica, be è vero che per la produzione dei suoi fenomeni meccanici e
laminosi abbisognano un effluvio ed uno sforzo della medium - sforzo che ci
rivelano le contrazioni muscolari lo sba¬ diglio, l’affanno, i gemiti e tutti i
gesti precedenti od accom¬ pagnanti il fenomeno stesso - si comprende che, alla
lunga, lina successione di sforzi consimili le tolga per un po di tempo la
capacità di agire efficacemente. E ciò risponde alla nota legge
fisiologica che 1 organismo è capace di fornire una data quantità di lavoro,
scaricando una corrispondente energia, al che segue il bisogno di ripa¬ rare le
perdite con un periodo di riposo. Nella scarica della energia vitale vi è un
maximum, che si può raggiungere me¬ diante l’esercizio : e chi si addestra per
la esecuzione di iin dato movimento riesce a sorpassare 1 limiti della normalità,
ma oltre a quel punto vi è sempre una caduta piu o meno rapida della capacità
di lavoro. - Se si tratta di muscoli, le bellissime osservazioni di A. Mosso
(anche se all in erpre- tazione degli ergogrammi si debba portare la riforma
ideata dal Treves) hanno provato che la fatica sopravviene quando si sia
eseguita una certa somma di lavoro, rappresentata, ad es., dai sollevamenti di
un peso; il muscolo affaticato deve ristorarsi , e non riprende la sua
potenzialità di con¬ trarsi, per dare un rendimento utile, se non dopo un
deter¬ minato tempo. - Se si tratta di nervi, il loro funzionamento
‘ “ _ fSIOOLOr.IA E SPIKITI8MO, n te mi lu s“- te
ifiSaHr senza vero rischio e nericoln r Pf-°' D j. nPet:ers> di spesso
affaticati, si sono alleniti , ’ 'lr ‘ medlura soverchiamente (ritenta
medianica, i'h.MO ristati’ ™ t i"me '» loro H • wtejs ed
indicono un, ,, S. d? rilf “ '"fondono Ens.pi, ma non bisogni «Si. se, it
“!T ■“*•»«! scarsa fertilità di una serata alla 6SSa at,trlbulsce
<a Ss medium qualche influenza Y#> fJani?° ^anno nella donna-
medii, in genere qualche M TT Se,S8Uali? Esiste nei della ignota forzi Zo,ta T?
, ■ ^?ltà . attiva viduale? Lo studio della m/rT uJai!< 1 finsi deHa
v’ta indi- i teorici dello s^So snnn ^r- C°SÌ P?C0 e pienti, che neanco
la niù «p. r a' -Sln flm cos* poco sa- fis iologico dei fenomeni è sin ' °n
“0Z?0”e sul determinismo della Eusapia, che io ho inter T- Stata raecoIta- AI
d"’« menstruali esercitino azinn r ' 1 * PloPoslto> le funzioni
dianiche; ciò staSbe fòri ; st,m.ola.tnce sulle Cecità me¬ menti indubbiamente
eroici annali T SU0Ì atte^>- date, come ha or ora rilevàfn T. ^ ’
dur81lte ce«-te se- Gidlio Bors?... ' sa£eiandone però la portata, avere
sedute *“ buone0” "j"*® è seml)re sicuri di buone Nessuna
seduta, tra quelle cui finora furonTn^t0’ è S-ata del tutt0 sterile5 ma
almeno tre o quattro ruiono povenssime, monotone, pressoché insulse niente
af- se^atonehenT„tÌ; ^ 1 “ T»?™’ *•« iTgTà os- • , cbe Eusapia è tratta
istintivamente a simulare La mmoT'16.51 arr®sta naturalmente ai fenomeni
inferiori e « la(iCaSme^1VI-: l>Ur qui SÌ rivela un «^'O effetto
della fatica medianica Qualora Eusapia, in possesso di tutte ; :72
;»•»“. '«» «■••MI. simulatrice, fornii , S fenomeni D hsneifCred,ere' dov1rebbe
imitare «Ceciatamente i il P1P ttaf'° 0S1 Per levare dalla mente degli
astanti il Si: ianr fdeirinutiie ^ ^ rsi fenomeni el ^ Cntaie,
contro il suo interesse, altro che al pianto mTenttat? ; !SSa S-, ne
aCCora’ se ne commove fino o per lo* “ Ut°- Inub,e: la medianità spossata tace,
o per io meno è limitata e parziale. Le interferenze
psichiche. Non si creda che il controllo abbia sulla medianità
della Eusapia .in azione tanto più riduttrice e inibiS quanto 111110 nSoroso-
Chi non V ha veduta operare , tiene per si- S* Una. severa sorveglianza
basterebbe ad impedire le manifestazioni, perchè porrebbe la medium nella
impossibi¬ li' d mentire e di agu-e ingannevolmente a distanza Eb¬ bene non ci
sono riusciti uomini di altissima lettura e muniti di mezzi complicati di
accertamento (contatti e iu- teirutton elettrici, cassette pei piedi so-abelli
n lili r spo«t,„,„ enunciato o aspettato. pi4 ie ™mì„ , 2“ medium
sono invigilate (afferramento dei pugni piedi tenuti termi da un osservatore in
ginocchio sotto il tavolo ecc eS L^noP1VtThe’fÒ- SÌnCer° è stat0 in
taluni casi il nomeno. Si direbbe, dunque, che il controllo, anziché im-
74 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II pedire, stimoli la
projezione di forza, cosa che parrà addi¬ rittura paradossale a chi teme e vede
la bugia dappertutto, ma di cui lo psicologo capisce facilmente le ragioni. E
queste stanno nelle caratteristiche della personalità stessa di Eusapia.
Perocché, essendo costei dominata dall’idea di convincere della propria
sincerità, è questa la idea che continuamente si riaffaccia alla sua coscienza
superiore, non solo in prin¬ cipio di seduta, ma anche dui-ante le continue
oscillazioni dello stato ipnoide. Nei parziali ricuperi della consapevo¬ lezza
piena, Eusapia ritorna in “ trance „ mediante un forte atto di autosuggestione,
ma porta con sé la sua ossessione, e la forza medianica si sprigiona allora
automaticamente con tensione più grande. Perchè ciò avvenga, occorre certa¬
mente che la medium si trovi in condizione fisio-psichiea propizia al passaggio
immediato in estasi : ora, questa con¬ dizione è preparata dalla prima parte
della seduta, durante la quale l’Eusapia si assoggetta ad un vero
allenamento. In principio essa non passa quasi mai rapidamente in “
trance „ , salvo in certe sere di ottima disposizione; essa ha bisogno di un
po’ di tempo per “ concentrarsi e guai a distrarla in quel periodo! Ora, la si
distrae specialmente in due modi : — 1° svegliando la sua propensione alla
ciarla; bisogna perciò guardarsi dal rivolgerle la parola, dall’interrogarla
sui fatti suoi o sulla sua storia; essa non tacerebbe più, e si dovrebbe
aspettare per un pezzo il manifestarsi dello “ spirito „, com¬ piacente sì, ma
permaloso di vedersi trascurato; — 2” pa¬ lesando in modo troppo aperto che si
diffida delle sue pre¬ sunte bugiarderie; ciò la indispettisce e la tiene
sveglia. Non è dunque la materialità del “ controllo „ che vale a so¬
spendere i fenomeni; è il suo lato, dirò così, morale, psi¬ cologico. Gli
increduli inesperti operano allora una contro¬ suggestione, e poi si stupiscono
se la serata è vuota o... troppo piena di astuzie ! Gli “ spiriti , dipendono
sempre, nel loro manifestarsi, dalle condizioni bio-psichiche dei medi : queste
sono, che li paralizzano, o li galvanizzano, e così li addimo¬ strano una
creazione dei medi stessi. Una volta superato il periodo di preparazione,
che anche nelle serate più favorevoli non dura mai meno di un’ora o un’ora e
mezza, Eusapia diventa capace di autoipnotizzarsi e di ridestarsi da un istante
all’altro. Debbo avvertire però che il risveglio intra-accessuale , col
perdurare della fase sonnambulica e coll approfondire della letargica, diviene
sempre meno completo; ecco perchè quello definitivo richiede qualche tempo, da
venti minuti a mezz’ora dopo data l'ultima scarica, prima ili ricondurre la
coscienza : intanto Eù- sapia guarda, parla e cammina con attitudini
d’automa. Che il periodico risvegliarsi della coscienza sonnambuliea sia
incompleto, lo prova il modo tronco, confuso, di parlare della medium in quei
momenti. Essa vorrebbe, ad esempio, stabilire le maniere di controllo, la
disposizione della ca¬ tena, ecc. , ma spesso non riesce a farsi capire, tanto
sono incomprensibili le sue domande e poco precisi gli ordini di “ John Inoltre
in quei risvegli parziali si nota una defi¬ cienza di memoria. Eusapia
intenderebbe, puta caso, indicare uno dei presenti perchè le pigli le mani, o
si alzi a vedere e a toccare, o in altra guisa partecipi al fenomeno che sta
preparandosi o svolgendosi. Ma di rado essa giunge a no¬ minare le persone che
ha in mente. Dalla sua bocca, con voce rauca, alterata, non escono che frasi
dimezzate. “ — 7 tt, tu... prendi tu... „ è la indicazione cui ordinariamente
si ri¬ corre allora dalla medium ; e la penombra in cui ci si trova ci toglie
spesso di capir subito a chi quel tu sia rivolto. Si va avanti interpretando
alla meglio le apostrofi tronche o i risi sarcastici di Eusapia; ma normalmente
è la persona che costei vuole convincere quella che deve afferrarle la mano,
pigiarla sulla testa durante il fenomeno, recarsi a verificare di dietro alla
tenda ciò che succede. Orbene, siccome questa persona è quasi sempre il più
incredulo e supposto scaltro della compagnia, si vede chiaro che la presunta
azione ne¬ gativa degli astanti sulla potenzialità della Paladino cessa del
tutto non appena il rapimento medianico si sia real¬ mente prodotto : allora
essa, insensibile ed inconsapevole, non soffre più inibizioni rappresentative
od emotive. L’interferenza dello scetticismo è scarsa o nulla per Eu¬
sapia ben medianizzata : ha appena efficacia nella prima parte di una seduta.
Allora, sì; commettendo l’inavvertenza di porle vicino qualcuno di quegli
increduli incapaci di domi¬ narsi e tratti ad esprimere con soverchia
candidezza le loro paure di frode, la serata corre il rischio di naufragare. La
coscienza dell’Èusapia ne rimane attraversata da emozioni penose e da imagini
sconfortanti, che non cedono il passo alla idea autosuggestiva del sonno
medianico. Avverrà allora nella sua coscienza ciò che si verifica in chi
accingendosi a dormire pensa alla funzione del sonno ansiosamente, come fanno
certe persone afflitte da insonnia; in realtà il sonno non arriva, e l’infelice
si dibatte invano contro l’idea antagoni¬ stica del non-sonno. Andate a far comprendere,
se vi riesce, questa psicologia elementare del successo o insuccesso di una
seduta agli scettici perpetuamente sospettosi! Vi è proprio anche una
ossessione di incredulità, come vi è nei fanatici quella della credenza ad ogni
costo , tanto bene schernita e stigmatizzata da Federico Mvers.
Tangibilità e visibilità indiretta delle forme
materializzate. Chiamano gli spiritisti * materializzazione „ tutto ciò
che nello spazio vuoto (aereo) diventa tangibile o visibile sotto razione
misteriosa dei medium. Il fatto è paradossale, e gli antispiritisti l'oppugnano
dichiarandolo prodotto di un errore dei sensi: illusione tattile ed
allucinazione visiva. Posso io però ammettere questa- spiegazione così
semplice, che pure soddisferebbe il mio gusto per la psico-patologia V No. Tor¬
niamo ad esaminare quello che avviene in una “ materializ¬ zazione „ che ci si
rivela soltanto con sensazioni tatto-mu¬ scolari (stereoplasmi). I. — La
sera del 18 dicembre 1901, essendomi stata portata via di sotto la sedia dal
misterioso “ agente „ che operava intorno a noi, io sono stato costretto ad alzarmi
in piedi. Mentr’ero in questa posizione, * mani „ invisibili hanno continuato a
brancicarmi, a stringermi il braccio, a battermi amichevolmente sulle spalle, a
tirarmi per la giacca... Ad un certo punto ho avuta la completa sensazione di
un’intera “ persona „ che mi si fosse accostata dal lato sinistro , e mi si
addossasse tutta sul fianco, e passandomi il braccio sul dorso mi andasse con
le dita a premere, solleticando, sotto 1 ascella destra. Per quanto fossi
impressionato dalla corpulenta mole e dall’alta statura (o da quelle che tali
mi parevano) del mio petulante abbracciatole, non ho perduta la tranquillità
dell’animo ; e ho lasciato perdurare la stretta dell’invisibile sul mio fianco
sino a che quel “ gigante „ delle tenebre non si tosse allontanato. Ho dunque
avuta una percezione abbastanza complessa; 1° stimolazione tattile di al¬ meno
quattro zone cutanee: il fianco sinistro, la spalla si¬ nistra, il dorso,
l’ascella destra ; — 2° stimolazione dei nervi incaricati d’avvertire la
pressione, ossia della sensibilità bo¬ rica ; 3" stimolazione della
sensibilità delle masse muscolari, aponeurosi, legamenti articolari attorno
alla spalla ; — 4° inoltre quel braccio mi ha tratto da destra a sinistra,
tutto il mio corpo ha oscillato, la mia colonna vertebrale si è piegata, il mio
centro di gravità si è spostato... e ho avuto perciò mutamenti nel mio senso
complesso di equi¬ librio (posizione nello spazio, atteggiamento del
corpo). In sostanza, un numero cospicuo di elementi somatici ha trasmesso
fisiologicamente ai miei centri coscienti le impressioni medesime che avrei provato
se, in luogo di un personaggio fatto d’ * ombra „ (mi si passi, per adesso,
questa definizione), fossi stato abbracciato da un uomo fatto di carne. Quella
è stata una materializzazione di “ persona „ ancora più avanzata dell’altra che
alla 10* seduta mi dette la persuasione e l’ imagine sintetica di una creatura
in età fanciullesca avanzatasi (sotto la tenda) incontro a me, senza contare le
tante volte in cui ho provato la impressione di mani vive che mi venivano a
toccare. Codesto sviluppo dei fenomeni non può essere risultato di
allucinazioni ; si tratta di sensazioni percepite, riconosciute, corrette. E la
Eusapia che si sdoppia e crea quelle “ forme „ nello spazio attorno a sé?... Ma
sdoppiandosi, come fa ad assumere altri carat¬ teri personali? . II. _
Ieri sera ho avuto altre sensazioni di torme ste¬ reoplastiche consimili,
ma ancora più stupefacenti, perchè le ho percepite nello stesso tempo col
tatto, col senso kinesle- tico e con la vista. — A un certo punto della seduta,
dopo che avevamo più volte pregato “ John „ di comportarsi in ma¬ niera
percettibile, la Eusapia mi ha ingiunto di lasciare la catena, di passare a
sinistra del prof. Livierato (controllore eli destra ), di protendermi dietro
di lei fino a portarmi con la parte superiore del corpo davanti la tenda, e, in
questa situazione, di avvicinare alla stoffa la mia mano sinistra più in alto
che avessi potuto. La lampadina rossa illuminava debolmente la stanza, ma ogni
oggetto era discernibile; io distinguevo sotto e davanti a me la Eusapia, vedevo
le sue mani tenute dai due controllori, la sua testa toccava il mio gomito
sinistro. Ebbene, dopo alcuni secondi di attesa la tenda si è sollevata come se
dal di dentro del gabinetto fosse sopraggiunta una “ persona,; e la mia mano,
il mio avambraccio sono stati toccati e respinti da qualcosa di re¬ sistente
che mi è parso una specie di braccio duro, piuttosto voluminoso,
rotondeggiante. H sollevamento ( visibile ) della tenda e la ripulsa del
pre¬ sunto braccio ( visibile anch’esso indirettamente, e per di più i sTipetu“ lungamente di quello
sottostante del medhim Dffkt PT Sl èf dl nuovo allevata in corrispondenza dàlia
protesa, e questa è stata afferrata e str«L • “«sinistra tre volte da una mano
di n-ossea^ medin a“Iche.v°lniente eepito il pollice in alto e lf altre dita
nh’ s™ ’‘° ')ei" di consistenza molliccia o nwi; r ,a ln tasso (una
destra), percezione è eS “r'e „S‘ ° , “p, ““»■ U veduto la tenda sollevarsi e
la mia n * tfa ■ presentl hanno misteriosa. Dopo di che sono “SItat“ dalla
stretta mio posto con un: ora basta! d<dl’Eusapfa ^ t0niare al
alhidnatl di impressioni noi fossimo lue-inazione suggestbf se T IV d
F,0var,°- ~ La ai- dizione patolojfa o [ quinto mènnUale’ nC!1Ìede con¬ io si
vede nei soletti mnnt.V™«Drì anormaJe della psiche; porre che noi fossimo
pisciti nelìiDnZJanhbe ridìcol° SUP‘ ridestati ; »» TOli .Sfa ™« P«( uno
, poi collettive esigono pure condivid i- T Le allucinazioni ha studiato
fa psicologia co P6CuLfn che bene Tarde, Le BoNf P f. ^ ° mtersociale
(Wde, “ folla „ fanatizzata, nè un’accdta d? C°stltuiamo una di apostoli.
Che anzi le materiali. ' c.redent). nè un sinodo ctocl» SS f
sC,”.”™;Srr.““!̰“’ "" I>°’ “ '»»S<> Canti., egli ha
cLstoT ’ jl“0Ì ?SSend°. sera!,re « dottor infestazioni a suo beneficio e a
tal«* * rep ifa di quelle ma¬ la tenda nella posS„e che in U°P° S‘ è Collocato
presso abbastanza lunga, e mentre la if']0 ,assu”to- ,}opo un’attesa denti per
sprigionare la su, fJ™ 7 ^ COnati ri¬ solo la sensazione di auJZ/ , medlan,ca-
egli ha avuto * e lo respingesse • K^.^^“0Ves“ dietro Ia tenda sioni di mano.
Su di lui quella nWme° Pu° •<j°Cchl’ nè Pres’ lueina., te , - chiamiamolo
cosi éUm>-’ P-r°CeSS° “ a1' tanea - non aveva dimane Le! concessione momen-
“ materializzazione ’ si imzia’va S6 D°n- Parzlalinente: la Questo fatto è
sfato Zì i ? nou 81 completava, nostre sedute con EusaniiV ! * 3 me w,oite
vo^te nelle altri medium: se ne desume trova segnalato rispetto ad
fe.Otacnologi. ,»p.„0r„.u) giori fenomeni, e specialmente
delle materializzazioni tangibili e visibili, abbisogna la partecipazione della
psiche dei pte- senti. Ma in qual modo? E forse per un contributo di energia
fisio-psiehica, secondo che suppone la dotti-ina animistica anche nelle vesti
di quella psico-collettiva dell Ochorowicz ? 0 è dai margini del nostro
ultra-cosciente, che qualche cosa di ancora ignoto si protende verso il medium
e si confonde col suo subliminale, si da dare origine a centri intermedi e
inter-individuali di energia? Io Don escludo che il nostro subcosciente possa
aiutare le manifestazioni medianiche; se fosse vero che tutti gli uomini, come
pretende anche Gugl. Crookes, sono capaci di proiettare la “ forza psichica „,
ciò avverrà nei soggetti normali senza che se ne accorgano. La cosa non è
improbabile, ma non ò provata; e 1 illustre scien¬ ziato acquisterebbe assai
più gloria a tentare in questa via che non a scoprire altri elementi semplici.
. _ , Da modesto psicologo credo che la partecipazione dell io cosciente
degli astanti sia, in generale, assai più semplice. Quando abbiamo voluto che
un fenomeno avvenisse, quando abbiamo concentrato il nostro pensiero su di una
manifesta¬ zione che desideravamo , il nostro aiuto alla Paladino si operò
mediante suggestione; ossia il medium, già messosi in istato auto-suggestivo,
ha ricevuto dalla volontà altrui un rinforzo per meglio scaricare i suoi
effluvi fisiologici. Può essere che il rinforzo sia dato per via telepatica; e
che il subliminale del medium riceva vere impulsioni dal pensiero unisono dei
presenti trasmesso e avvertito a distanza, senza, intermezzo dei processi
sensitivi-sensoriali comuni. Ma una spiegazione da non trascurare e più
naturale, è che Eusapia resti anche suggestionata dall’atteggiamento concorde
dei presenti, dalle esclamazioni di assenso che tutti emettono in prova del
loro sforzo volitivo, dagli sguardi intenti sul punto dove si suppone debba
avvenire il fenomeno: allora il suo automatismo sovraeccitato si scarica
pienamente. Il dottore Cantò essendo però in questi momenti il meno espansivo
dei cinque, può determinare la imperfezione delle materializzazioni. IV.
— In seguito la Eusapia ha domandato che io ve¬ nissi in aiuto al collega, che
ambedue ci avvicinassimo l'uno dietro l’altro al gabinetto dallo stesso lato, e
che congiunte le sinistre ci accostassimo coi nostri due avambracci e fianchi
sinistri alla famosa tenda nera. Così vien fatto, e là atten¬ diamo. Dapprima
io ho di nuovo la sensazione di una mano che dall’altra parte del sottile
diaframma mi tocca e respinge; il Cantò annunzia di avvertire, invece,
tastatine indeterminato Poscia, ambedue avvertiamo nello stesso tempo una
"ressione mólto estesa, che dalle mani tenute in alto c. si prolunga in
basso sui fianchi. La una percezione è lucidi - siimi- un “ essere umano „,
restando invisibile dentio al a ìlinetto mi si appoggia contro con tutto un suo
banco e Srribótte vigoroPsPamente verso il tavolo. La stessa impres¬ sione
dichiara finalmente di avere avuto Cantò. Io ricevo inoltre quasi a compenso
della violenza subita, una ami- c li e vote stretta di mano; all’opposto Cantu
avverte una palma di mano che si posa contro la sua e lo respinge. Io appunto
in proposito che durante tutta questa elaborazione medianica, K fioca
luce in cui si trova la sala ci lascia scorgere la Pa- !adt seduta davanti e.
per così dire, sotto di noi con- trollata in ambe le mani, pressoché immobile,
con la testa alquanto piegata a destra dalla nostra parte, come se io-
ipcqe evocare il suo u John . . . « Qui si sono avute sensazioni diverse
in due ucmnm sveg nosti nelle medesime condizioni per riceverle ; ciò esclude^
contacio psichico fra i percipienti ed abbatte lo spauracchio dell
alìucmàaione. Eccettochè non si volesse fantasticare che Eusapia sa allucinare
gli astanti in gradi diversi, pro¬ pinando all’uno una dose maggiore di
influenza magnetica, all’altro una dose minore... Ma buona parte defle diverge^
Ira i percipienti dipende - l’ho già detto — dall elemento personale; forse io
sono indotto a completare, a perfezionale e a sintetizzare le mie impressioni
sensitive e sensoriali piu che non lo sia il dott. V. Cantò. Non v’è più
dubbio alcuno per me: - in condizioni de¬ terminate tìsio-psicologiche di un
medium, a luce «ufficiente ner impedire ogni inganno, in un locale chiuso
a chiave, L un angolo di stanza quasi vuota e con le porte suggel late nel vano
d’una finestra munita di doppia inferriata foderata da drappi inchiodati al
telaio, in uno spazio pe - ttmente liberi d’ogni cosa materiale cbeP^a
moversi od essere messa in movimento si forma adun jrjto un corpo o essere avente
tre sorta di qualità. . materia ossia ha resistenza, volume, peso, massa,
impene¬ trabilità’- 2“ Biologiche: è vivente, in quanto si muove, va e viene
agita una tenda, esercita una pressione e poi si ntira, ha una' conformazione
analoga all’animale; ha una hinzio- nahtà che non solo lascia supporre nia
dimostrajidd nttura una struttura anatomica ben nota (umana); - 3 rstctocne. I
capace di eseguire atti intenzionali ed esprimenti stati emotivi e
volitivi elementari (amicizia, ripulsione, desiderio di manifestarsi , eec). E
questo corpo materiale pressoché completo, ma sempre imperfetto, organico e
funzionante ad un tempo, con attività psichica apparentemente autonoma,
scompare con altrettanta rapidità là dove si è formato, senza lasciare traccia
alcuna di sé... tranne nella estenuazione evidente del medium al quale, dopo
tanto sforzo, concediamo finalmente il chiestoci riposo. Mai, fino a
jersera avevo avuto una più esatta dimostra¬ zione della realtà dei fenomeni
ectoplastici ; sia perchè del controllo sono sicuro, non tanto per affermazione
altrui quanto per visione diretta, sia perchè le mie impressioni sensitive,
tatto-muscolari e visive sono state condivise da chi era ma¬ terialmente e
tìsio-psicologicamente in condizioni di subirle eguali a me. No ; non siamo
stati lo zimbello di una ciurma- trice, nè vittime di allucinazioni: tutto è
avvenuto mentre possedevamo il pieno dominio dei nostri sensi e la maggiore
lucidità di coscienza. È meraviglioso, ma è vero. * « *
Limitazione fisiologica della spiritualità “ spiritica Rari sono i
fenomeni medianici che si dirigano al senso dell’udito. 1 piu comuni sono i
tatto-muscolari ; in secondo ordine, ma già a grande distanza, vengono i visivi
; ultimi, e apparentemente più difficili e rarissimi, compaiono adesso gli
acustici, quasi mai gli olfattivi, mai (per quello che mi consta) i gustativi:
e passo sotto silenzio i fenomeni (fisio¬ logici) elettrici, magnetici, eec. Ho
detto “adesso,, perchè nei principi dello Spiritismo moderno gli acustici e gli
olfattivi erano più frequenti e... clamorosi ed odorosi. Vi è forse ragione di
sospettare che tale rarità sia dovuta a particolari condizioni
fisio-psicologiche di questi sensi ? L’udito che ha sorgenti fisiche
(percezioni di onde aeree) è, chi noi sa?, un senso altamente intellettuale :
esso condi¬ vide con la vista, quest' altro senso a base fisica (percezione di
vibrazioni eteree), l’ufficio supremo di fornire alla mente umana la maggior
parte dei suoi elementi costitutivi, ossia di nozioni sul mondo esterno. Anche
il tatto e il senso mu¬ scolare, le cui percezioni sono ugualmente di origine
fisica ti Morselli, Psicologia e spiritismo, IL (percezione
della energia condensata in materia) vi parteci¬ pano ampiamente con nozioni
relative a proprietà fonda- mentali degli oggetti, ma sopratutto con nozioni
sul nostro corpo e sue attività. Quanto ai due sensi chimici, gusto ed olfatto,
tanto meno contribuiscono allo sviluppo del pensiero, quanto più si sale nella
gerarchia dei Vertebrati. Ma, tra i sensi specifici, l’udito, in quanto è
la sorgente delle imagini verbali che sono le più adoperate nel corso del- 1
evoluzione umana sociale ed individuale, occupa il primo posto tra i costru
ttori del nostro pensiero. L’umanità pas¬ sata e presente ha pensato e pensa
preferibilmente con la memoria acustica (voci dei nostri simili); e anche
l’individuo colto, che forse potrebbe pensare con imagini visive (segni della
scrittura), adopera di preferenza le imagini sonore, alle quali si aggiungono
però le imagini verbo-motorie, solo in pochissimi eletti le imagini
grafomotorie. Naturalmente scrivendo ciò voglio alludere al pensiero logico, in
cui il simbolo verbale lappi esenta lidea; ossia il logos che contraddistingue
l’uomo. TI pensiero contiene altri elementi, cioè le impressioni sen¬ sitive ^e
sensoriali dirette, non trasformate in simboli acustici e grafici (parole); e
tutti gli animali, tutti gli uomini pri¬ mitivi e ancora alali, i bambini in
tenera età t in-fantes, non parlanti), i sordomuti, gli individui colpiti nel
cervello si- nistio e pei ciò afasici, pensano per mezzo di codeste imagini,
magali sovrapposte e sintetizzate per legge di associazione fisio-psiehica, ma
non ancora astratte e simboleggiate in segni indiretti (motorii). Or dunque,
come avviene che la medianità si estrinsechi con manifestazioni che con tanta
frequenza ci stimolano il tatto e il senso muscolare, meno frequente¬ mente la vista,
più di raro l'udito, e rarissimamente, almeno nella fase attuale dello *
spiritualismo scientifico „, l’olfatto ed il gusto, meno che mai il senso
organico fondamentale, la cenestesi? È problema che non veggo, o non so
che sia stato posto e discusso prima di me. Lo voglio considerare in breve
sotto due aspetti: le sue ragioni; le sue conseguenze. 1 Rispetto alle
prime, io ricorderò che i medium giun¬ gono all esame dell’uomo di scienza
quando già sono abi¬ tuati ad una determinata tecnica e ad una determinata fe¬
nomenologia. Nei circoli spiritici, nonostante la pretesa di fare delle
ricerche sperimentali (?), realmente si propende a fare solo del
trascendentalismo o dell’impressionismo emotivo ; e vi si è in fatti molto
digiuni di psicologia, soprattutto di fis’io- PRESENTE E FUTURO
DELLA MEDIANITÀ 83 psicologia : quest’ultiraa, per la
sua stessa indole di scienza positiva , ha sempre risvegliato le antipatie
degli spiritisti. Dirò per vero che gli stessi psicologi competenti hanno con¬
tribuito finora, col loro contegno verso lo spiritismo, alla limitazione
artificiosa e sempre più sistematica della feno¬ menologia metapsichica: — noi,
dediti alla scienza, abbiamo polpa se la medianità, abbandonata alle correnti
mistiche ed occultistiche, ha preso abitudini viziate, si è collocata da punti
parzialissimi di veduta, e non ha dato ancora tutto quello che certamente
poteva dare e che darà in mano dei veri sperimentatori. È prematuro
pronosticare i risultati che la medianità è in grado di fornire quando accolta
nei grandi nostri labo¬ ratori, sottoposta a prove veramente serie, sarà
coltivata senza sottintesi spiritualistici, o animistici, o teosofici, ma
soltanto come un’attività nuova, particolare, inesplorata, del¬ l'organismo
umano. Evidentemente allora il territorio d’azione dei medium si allargherà, ed
ai fenomeni fin qui prodotti se ne aggiungeranno altri che colpiranno tutti i
sensi in ma¬ niera per ora sconosciuta e imprevedibile. Sarà allora pos¬ sibile
vedere manifestazioni sicure medianiche gustative, olfattive, fors’anco
cenestetiche. Sotto quest’ultimo aspetto si arriverà forse ad una più diretta
trasmissione del pensiero dal medium ai presenti e da questi a quello; si avrà
la immissione della medesima sensazione e idea entro più cer¬ velli insieme
operanti ; e giungerà il momento in cui (chi può negarlo a priori ?) le
coscienze convibreranno integral¬ mente aU’nnisono, e gli io secondarii o
subconsci dei con¬ vibranti si immedesimeranno e diventeranno veramente si¬
mili; l'umanità potrà essere mentalmente omogeneizzata. Nè la
fenomenologia sperimentale futura si arresterà qui : potranno perfezionarsi i
meccanismi esopsichici proiettanti gli effluvi o dinamismi interiori del nostro
cervello; potranno acuirsi altre categorie di sensazioni, che sin qui sono poco
sviluppate nell’uomo, ad esempio il senso magnetico, il senso complesso dell’
orientamento nello spazio, la visione dell’in- trarosso e dell’ultravioletto,
ecc. Il campo è aperto ai ricer¬ catori: - felice colui che avrà mezzi ed agio
per investi¬ gare! Quali e quante scoperte avverranno in questo campo!...
Ma oltre all’educazione circoscritta dei medi, dobbiamo tener conto della
natura delle sensazioni chimiche e di quelle della cenestesi. Esse sono, l’ho
già detto, di valore inferiore per l’intelligenza, e forse è per questa loro
inferiorità che istintivamente i medium da una parte, gli spiritisti
dall’altra, t ! S4 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, II non le hanno richieste e coltivate. Ciò che più
convince gli nomini li deve toccare nelle sfere sensoriali elevate e più
direttamente accertabili, che son quelle del tatto, della vista dell udito
(questo senso, se per sè non va soggetto che à rarissimi fenomeni , partecipa
intanto ai fenomeni tattili e muscolari in quanto sa percepire i rumori e i
suoni accom¬ pagnanti 1 movimenti, e cosi rinforza la percezione reale dei
fenomeni stessi). Invece non si convince nessuno per mezzo di sapori, di odori,
o di sensazioni viscerali, sia perchè queste sono troppo subiettive e ninno
avrebbe mezzo di verificare le impressioni dichiarate da altri, sia perchè si
tratta di sensi che possono entrare facilmente in azione per stimolazioni
organiche malamente percepite. Da un lato, dunque, non giovava allo spiritismo
di fare proseliti mediante codeste sensazioni di grado e di contenuto basso ; e
quantunque si fossero nei primi tempi presentate (anche con Moses si sen¬
tivano profumi !), la tradizione dei circoli le ha abbandonate. D altra parte,
quei sensi danno percezioni poco definibili sempre vaghe , esclusivamente
soggettive , facilissimamente illusone. Nella psicopatologia è notoria la
difficoltà .li di¬ stinguere le illusioni di olfatto, gusto, cenestesia, dalle
al¬ lucinazioni corrispondenti. Questa mdistinzione fra fatto reale,
fatto illusorio e fatto allucinatono nella sfera dei sensi organici spiega, a
parer mio, la nessuna partecipazione da essi finora presa nella fenomenologia
medianica. II. Le conseguenze di ciò sono importanti. Una prima concerne
la natura generale dei fenomeni medianici; ed è che se questi si rivelano
preferibilmente nella sfera delle sensazioni superiori e nell’ideazione, la
medianità non può appartenere verosimilmente a tutti gli esseri animati • nè
essere un potere atavico in via di estinzione, come pensa il Mano in : — piu
verosimilmente essa sarà funzione di coscienze evolute o in via di raggiungere
il massimo sviluppo, secondo che crede 1 W allace. Io opinerei che la possieda
soltanto 1 uomo Nella vita psichica degli animali inferiori gli elementi
costitutivi predominanti sono per l'appunto quelle sensazioni ed imagini che
nell’uomo hanno scarsa efficacia ideativa (tropismi fisico-chimici ; tatto ;
olfatto ; istinti...) ; per con¬ verso , nella medianità sono gli elementi più
elevati più umani , quelli che predominano, e ciò in accordo coloro gresso
terrestre (organico e storico) dell'io cosciente. Con ciò si troverà
ragionevole ammettere che la medianità si risolva in uno stato di
disgregabilità psichica particolare all'uoruo, ossia che consti di
atteggiamenti peculiari della sua coscienza in rapporto alla autonomia della
sub-coscienza ed aliali tematismo dei centri di innervazione. Gli spiritisti
pre¬ tendono che anche gli animali vadano soggetti a telepatie, ad
allucinazioni veridiche e simili ; ma traggono questa loro ardita asserzione da
fatti inconcludenti (cani abbaianti nel buio animali terrorizzati di notte,
presunte premonizioni di terremoti od uragani, ecc.). Bisogna procedere, dice
bene il Titchener, con grande prudenza nelle induzioni di psicologia comparata.
Una parte di quei fatti si spiegherà con processi allucinatoli , tanto più
forti in quanto il pensiero animale consta di pure imagini: un’ altra parte
sarà da ascrivere a sensazioni organiche in essi ancora vivaci e abbastanza de¬
terminate, in noi uomini resesi oscure e sempre piu inde¬ terminate a causa
dell’evoluzione mentale. LI Mvers, andando contro alla corrente
spiritistica, opinava che la facoltà medianica fosse un residuo di
antichissimi, perduti poteri della * coscienza „ sulla terra. Ma qui il co¬
raggio della sua genialità innegabile è stato pm grande della sua coerenza. Se
così fosse, la medianità dovrebbe constare di automatismi a effetti non cosi
eccelsi, coni egli noi sostiene: dovrebbe inoltre rivelarsi ed esaurirsi nelle
sfere più profonde e primordiali della mentalità (affettività, cenestesi, sensi
inferiori), e non offrire fenomeni soltanto propri deliamente umana (intelletto,
personalità) ì dovrebbe anche essere più intensa ed evidente negli ammali,
giacche essi e non noi, sono vicini allo stipite, per così dire, della “
coscienza deirio „. — Ma forse che il Mykbs poneva dietro alla umanità
presente, non un passato animalesco coinè pro¬ varono l’antropologia e la
filogenia, bensì un passato edenico, uu’éra di più nobile e completo sviluppo
psichico, dal quale saremmo degradati ; ovvero vite precedenti di più lina ed
estesa psichicitàV È anche possibile, essendo i di lui con¬ cetti impregnati di
misticismo, fors'anco non liberi di remi¬ niscenze bibliche e apocalittiche. _
... Ma il mondo animale non ci mette davanti agli occhi fatti sicuri di
supernormalità psichica, nostre essendo, e non degli animali stessi, le interpretazioni
antropomorfiche dei loro stati oscuri e vaghi di coscienza. Il vero è che per
disinte¬ grarsi, per potersi scindere in un io soprastante ed in altri io
sottostanti al suo livello medio, la umana coscienza è «Ie¬ ri vata da forme
inferiori e più povere di poteri, mediante un lunghissimo e complicatissimo
processo di coalescenza zione. durante l’evolu- mediamsmo il
germe di una -a JP°tesi che vede nel " altrf* conseguenza riguarda
la* lj!erps{c^Ca del futuro, operazioni mentali, dei processi o ie|C? g0na
Specia,e delle Nanismo nei formanti la catena 1 of , p,'ovocata dal me-
rnodificazioni nella sfera rappresentJr^ esclusi™mente di yoM, magmi. Nulla mai
d^emSn ^ sensazi^i, perce- daria, e men che nulla imi rv ° r.°-' se n.on ln via
secon- brezzo dei contatti psichici ’si ’ha0^1^1 ^ ha paura e «- essere
toccati, si prova mérav ia , ^° di vedere o di sente; ma codesti stati
nfTair -°^d per Cld che si vede e * i» Snhfdi ‘T° >«« SUi un
sentminlo „rim f||' “f*"4' «no emozion» stanza si riduce a fatti srro
J,,].,. \ ta la azione a di- terializzazioni cadenti sotto ? * f
Weccanici 0 a rna- iutamente negare che i presunt i!' S*8"0* Si Può asso-
azione psichica su di noi sulle ni ?'* ese!'c!hn° una vera quel quid di
profondo che sta tant ^ attlvifil intime, su giacché, se così fosse dnw» tto a
cuore ai neo-idealisti- din d.fe ««ozioni, dei senti ZI h^deH^
ÌIlflaenza ®d appetiti, degli impulsi^6 te“denze istintive, il mondo
dell’Al rii là ; pulsi «d agire. oltrepassa pertanto nei suoi pETal^
"elle E^apie, non nostra personalità, la scorza materie S^cie esterna
della del nostro io.- — elle , ,q; 3 ? S1 passi il termine) penetra nella
intimità della Puntualità è questa, che non 1 nostri istinti, non guida
le nostre T- ' C0.ndo^a> uon modera du-e e credere l'illustre ~-°/a’ COme
Pub mtà „ si rivelino (o si fahk,.;„i? °.1e con si fetta “ media- arbitri
dei nostri destini?! "n° ’> color° che sarebbero * *
In conclusione . sempre per Qra duwmsamni, 1u«sfe hmitarione9
deli?*™ su lkte categorie feti" r;^ nTtro' qDeSta “Za dÌ °®n*
P°^c^di^onvibmioné affittivate LE MIE CONCLUSIONI ALLA FINE PEL
1901 di impulsione attiva, finiscono collo scalzare, secondo me, la
base su cui si è costrutta la ipotesi-credenza dell’intervento di esseri
spirituali. ... . . Se costoro sono degli uomini disincarnati che
ritornano, l'attribuire le ridicolaggini del loro processo di presenta¬ zione,
le manchevolezze dei loro modi di mnnitestarsi, le mi¬ serie ’e le astuzie del
contenuto ordinario delle loro comuni - azioni, alla difficoltà che quei
sopravviventi incontrerebbero per rimettersi al nostro livello, per ritornare a
pensare e ad esprimersi come i viventi, è un colmo di antropomorfismo,... e di
inetalogica. E poi che contraddizioni strane! Dove sono allora tutte le “ forze
occulte „ che essi possederebbero nel- l'Iperspazio? Perchè non se ne servono?
Perchè hanno aspet¬ tato che Rontoen scoprisse, per caso, i raggi X e i coniugi
CimiE il radio? Perchè sono incapaci di usare le parole degli idiomi umani, e
poi fanno uso di segni umanissimi, anzi pri¬ mitivissimi, come i picchi e i
salti numerati di tavolo ? Non sono forse anche questi elementi di
linguaggio?.... Doni e sempre antifilosofico questo “ neo-spiritualismo „ nelle
sue argomentazioni dialettiche! . . Se poi sono spiriti di natura
differente dalla nostra, sia in¬ fra lituana (elementali, quintessenze delle
cose, uomini non nati ancora, larve, gnomi, ecc.), sia ultraumana (angeli,
diavoli, esseri interplanetari, porzioni dell’Anima universale, ecc.), 1 quali
arrivano alle sedute medianiche da altri “ piani „ che non sono il “ piano
terrestre „ (secondo un termine di pram¬ matica caro agli spirito-occultisti, e
che nella sua parvenza geometrica non indica nulla di concreto); allora c è da
doman¬ dare perchè cotali “ Entità occulte „ si antropomorfizzino in quella
maniera, e ci si manifestino con tanta limitazione di poteri. Perchè quei
frammenti inferiori di persona, e quei sub-valori mentali, e quegli io
dimezzati e bassi, aventi pur tutti e pur sempre caratteri umani,
umanissimi?... Non sa¬ rebbe l’occasione propizia per darci sentore più diretto
di sè stessi e del loro modo di esistere, dal momento che sanno mettere in
azione un po’ dei poteri occulti di cui godono, e ci lasciano intravedere dal
di dietro delle nere cortine d un gabinetto spiritico le invenzioni gioconde
del loro buonumore o i miracoli del loro acrobatismo infraspaziale?...
Tutto ciò mi dimostra, fino ad oggi, a note per me lim¬ pidissime, che tutte le
“ intelligenze , attive nelle sedute di Eu- sapia sono creazioni effimere, non
autonome, non preesistenti. Vivono appena per quel tanto che dura lo stato
onirico della medio ; agiscono solo a quel modo che imagina, vuole
88 Micologia e spiBms,rn „ *8 rebhero
"un suo™® j'UU'' cosicchè «no ad'nn^erto ' '~’0nfeetti> ai tato e parziale
ET° ” dunque per lo oiùZ S’‘ di‘ somatismo ^ "netnTii parsa di
forme^ì^T n°n sono sempre coslUE81 T,b,ne,Sca- nKtAtp^ i Q0PP10
nsio-ns in|„vn . L • “ 1 lnsurnoieiiza del- tgrr ^ssissrt * £»» G
&“■ - óm'Sr.,01'1' iìgSigsss :lS^-£§3=H-5 ÌSSfli|53g
Genova, 14-15-16 diceml; ere 1901. SERIE
III. Appunti su altre sedute della Eusapia Paladino in Genova, durante il
1901 e il 1902. PRELIMINARI Il metodo e il contenuto delle
sedute spiritiche. Nelle due dimore fatte da Eusapia Paladino in
Genova durante gli anni 1901 e 1902 io ho avuto occasione di as¬ sistere a
varie altre sue sedute medianiche, oltre alle quin¬ dici fin qui illustrate :
alcune tenute nello stesso “ Circolo Minerva „ da altri gruppi di osservatori;
qualche altra m casa mia o in altre case private. In tal modo si accrebbe la
mia esperienza a riguardo della tecnica e fenomeno- loma Paladiniana, e si
arricchì il fondamento di fatti sui quali si sono di mano in mano fortificate
le mie opinioni teoriche. Però, o per mancanza di tempo o per scarso
interesse sve* gliato in me dalle cose vedute, io non ho redatto Note dif¬ fuse
su tutte queste sedute separate : di più, mi andarono accidentalmente smarriti
parecchi fogli di appunti. Riman¬ gono da sfruttare, per la progressiva
esposizione delle mie idee odierne sullo spiritismo. le particolareggiate
annota¬ zioni che io scrissi sulle sei o sette sedute più importanti: e ripeto
che le scrivevo la sera stessa o, al più tardi, il giorno appresso. Ma neanche
tutto il materiale raccolto mi sembra adesso meritevole di stampa : sia perchè in
ragione 90 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
ritornar. tTOtotf 5*U“ E"“P» dovrei (|ueOe aventi segnalato
carattere !-1' e specialmente su sr*8— — jaj sedute
,M’l?M-02t7o1hJ,1S;titoe^nfdne ° Ìn tre di ^ueUe nari eie mai la medianità di
EusaiEp^T'1 più straordi- fesso di vedere agli studiosi f ■ Paladlno abbia con-
zione con lei: credo, anzi di averèC^CIS“°/enUtÌ in rela' ben poche volte dagli
altri suerimeJ *gg.lunk> Clme toccate questa fortuna ? A due cause • «Ile
fi?*0”* $ che debbo io ambiente nel quale, come si vedrà COndizioni di l
averia seguita senza dannose retiVf P i.°perava; ed al- sione dei suoi poteri
medianici. "elIa I,bera espan- occaVS8MH^^n:edentì «'•ano State
troppo si esauriva sulla procedura tecnica ‘hTf cosiccb? 'a attenzione
considerati. Inoltre, si badaw tronn?” »mentl polarmente medianità fisica,
inibendo a™* «^stazioni di Propriamente spiritistica della sua fe2 all2
l'arte tetto di metodo in cui «nnn i ten°menologia. É i] ffi_ dir fritti
i m sono caduti quasi tnt« ff te: accostatisi ai fenomeni Eusaniani
li g 1 no'lnn' di scienza su per l’erta via dello spiritismo ph”arrat° dl
essersi spinto Z10'lf; dei « disincarnati „ °he conduee alla evoca-
scientificT^volérri applicare ^ Tàtod*™ extra- 0 pre' le scienze diggià
discipline mettaS Ì!?" dÌ rieerca che 0 torse un precludersi la vii ali
porosamente in opera certo è un freno per là t Scoperta di 'atti nuovi
Talvolta può tornare vanW So V ^ fenomeni’ e Persin assurdi di ricerca
-g?w • accett?re Processi goffi »> ogni parte della conosceDzÌSm"T°
P'u, grossolano ha ,oglco- e la prima legisEone deTT, ^eaeduto i] sapere i ai
amente si desume da modalità i 1, ^°! ' .lnvestPatori non banche, di
osservazione. EccJ nere T8°ìfnafne’ quasi bar- corrente dominante in due o tre
rS’ abba“donandomi alla tici, sono arrivato a cogliere frutti ; ' fattamente
spiri- ' ere 'rutti insperati dalla mia indui- II, METODO
DELLE SEDUTE MEDIANICHE 91 oenza verso metodi forse
meno austeri o meno arcigni di ooeiartnmento sul formalismo delle manifestazioni.
più prezioso è che le sedute migliori (sotto l’aspetto stori fcolosfico) cui ho
assistito, hanno sempre conti-addetto 1 canoni metodologici dei dogmatisti in
spiritismo. Sta bene che per ottenere comunicazioni o messaggi dai nostri
“ Amici dello spazio „, come li chiama Bottina Noeg- ’Rhatii o dagli “Arcani
operatori intelligenti dell altro estreme) della linea „,come con metafora
elegante li designava Stainton Moses, convenga essere “ puri di cuore e sani di
mente Io non mi so negare, e non le nego ai miei com¬ mon eventuali di seduta,
queste due qualità : ma soltanto osservo che Eusapia, adattandosi allo stato
psichico del primo e del secondo nostro gruppo, non ci ha portati spontanea¬
mente verso le evocazioni dell’ Al di là. Ciò significa che gli esseri che vi
si movono non discendono verso i “ terrestri , „er libera loro iniziativa e con
autonomo potere, ma bensì sol uuando nella mente del medio nasce e si svolge la
ni¬ tida idea della opportunità del loro amvo. E dunque un in¬ tervento a rime obbligate.
Sta bene che quando ci si ferma troppo sui fatti di me¬ dianità fisica non si
va innanzi di molto verso quelli della intellettuale , in quantochè , dice
sempre il Moses , bisogna “ salire al di sopra del piano materiale „, sprezzare
le prove di valore morale inferiore come sono le meccaniche, cui at¬ tendono i
sopravviventi più umili ancora legati al tango terrestre, (A. Kardec, Coreni).
e non chiedere troppo che 1 - disincarnati „ si rivelino con fenomeni di
nostro gradi¬ mento (L. Dénis). Tutto ciò tradotto in moneta scientifica, in¬
tendo dire interpretato con criterio psicologico, significa che anche nella
attività delle ignote forze biopsichiche, onde consta il mediumnismo, domina la
legge di equilibrio tia le diverse loro estrinsecazioni : dirigendole da un
lato solo, si toglie al medium la capacità di usarle sotto altre forme.
Quando Eusapia si impone o accetta il còmpito di provare l’autenticità delle
manifestazioni agli occhi di osservatori ancora increduli, — cui il fatto materiale
tangibile e visi¬ bile, ossia percettibile coi sensi, parla un linguaggio piu
sicuro ed eloquente di qualsiasi “ incarnazione di trapassati ,, — essa è
obbligata a impersonarsi tutto al più nel consueto “ John King „, a levitare il
tavolo e a battere sui tambu¬ relli. Ma il suo fermarsi, il suo insistere
fastidioso su codesti fenomeni non dipende già dalla natura “ inferiore „ del
suo spirito-guida : dipende rl^i „ ~ ~ «ente di popolana
nutre da TnnTjm eml,ij*° che la sua r,! ? fPr°r deIla sincerità e n^™0- ?-lla
bontà di si Si t:drte-C0SÌ StteoraP°tenZlahtà dÌ -d-- confesso
francamente? una certa es°it°’ ^ Ìardo 3 me> lo <1| tutti noi pareva
guidato di rm/fnZa,’, da,,a cluale l’animo infestazioni schiettamente
spiritiche m j- 3 possi,)ilitó di ma- poiché questa avrebbe ormai n ni! d
.f0uomeM obiettivi, esentemente chiaro per Ja scienz canisill° interiore,
silfi¬ di personalità. A me è parso che ’ B a.lterazioni comuni tutti avremmo
veduto i mali’ P'n,tlstl 0 non spiritisti hgenza, cosi poco promettente COn
aeente alla sua i„tel- investigatori, fors’auche urtante i noi ^ fl°stra
severità di ??h defunti. Ed è S® che 3enbmenti di rispetto demi oscuri della
morte e della " ^ faccia *i pr°- tisti vi si slancino tanto sopravvivenza,
gli s„;r: assistano passivamente a scene T Ì!gg6r?zza indicibili e bero
figurare, senza perdere n "li» J 7eTocazio"e «he potreb- «na
legenda di stregoneria , ed “tat ora in , un Sunoco mondano di società
""" flUSa da ,mrattìni delle personalità evocate.... tó’ a
sec°nda dell’indole ad essere un “ imnmrtalista 6SSendo 0 1,011 riuscendo
ancora (col quale, in fine, potrei anche"/! ^rAt RlzIo Maetbrunok mi
troverei avvilito da certe „ ; „ / * audar d’accordo) che Si W0„0 nelle
opere maSoriÌa^0ni ?®!I/A1‘«» mondo e consistono nella ripetizioni „ °
sPm'tismo-dottrina cose piU insulse e vacue di 3 Amplificazione delle “John
King,, Chi dl questo mondo terrestre TTn sui misteri dell’
uitra-sensibilerNeH^ ?U3l-°0Sa di serio vengono mica gli spiriti maìmi If
,*6 di E«sapia non agevolezza casa Noeggebath® nè CaJ >equentano c°n tanta
/,an Giovanni Battista, nè I»a7|n *'“uni> ,lè Socrate, nè ss? ■— «S
! n‘sc™?™» '• “date *l»ritoIogi, am,„0. salvo « a ingenerar confi™
e ni, Tv,5™0 a niente, .polarità del,, sedate, ,e q„,u Il METODO
DELIE SEDETE MEDIANICHE 93 porre siano “ continuate per
anni , ; che le persone, deside¬ rose di “ giungere alla radice della cosa
debbono essere sempre le medesime, radunarsi nel medesimo luogo, osare la
medesima procedura... Nessuna di queste norme fu obbedita nelle sedute di cui
passo ad esporre i fenomeni più cospi- : . _ tutto mi conferma
nell’opinione che lo spmtismo sia un cumulo ex-lege di fatti aberranti e
di dogmatismi sbran¬ dellati : ciò che vi resta di accettabile e la autenticità
di latti ubichici fin qui negata, ma la cui sintesi è tutta da rifare.
Questa sintesi è forse diggià possibile? Non lo credo: per quanta unità si
voglia mettere nella caterva multicolore dei fenomeni “ spiritici „, non si
mtravvede ancora una ipo: tesi e tanto meno una teoria, che possa tutti
abbracciarli e rènderli comprensibili sotto un solo unico principio una cagione
fortissima di ciò risiede nell assenza di metodi rigorosi nello
studiarli. Genova, maggio 1907. La sedicesima
seduta (12 giugno 1901). Ciò che è avvenuto in casa
mia. jersera^muf era ^ f'P’!'’ « e scelta ]8 stanza adatta. È
Ih secondatili "* S‘ ricevimento , dalla quale nor 1> delle
nostre sale di mobili e dove in un angolo nel vwnrìi™ ” aspo,'lano
Val'i verso l'anticamera, si organizza li 1 n,'a Porta che si apre Questo
e chiuso al daSdaJn^Li11 gabinett° oscuro. ^ in luogo delle solito tendine n “!
T T stoffa di se‘«. mezzo un tappeto giapponese nure di °° 1°“® S' appende nel
derato, e perciò pesante f,’nc , sehl’ damato e fo¬ nata é coibente
*K;tSSf»±1??S“a °S3er™ I» a * sedervi „ ugualmente davanti' An” ”la p01 S1
adatta provviso si prepara il consueti™11' ^ ste®s° modo e all’im- d tavolino
medianico è nuovo ,-noT^ “entano delle sedute: gabinetto, su di una semola
’.c°?trutto appositamente; nel (due monete antiche, unventarifo
d‘^110,n°0"0 diversi oggetti si colloca un tavol netto r^ ^’ ^); a destra
del ««Bum Pel rischiaramento cTsonJ t e °d«/ ra°gano' a tre pWL
vicino, le lampade elettriche a ini k- 300636 ln un flotto terruttore, ecc. B B
nCbe’ ° IUC6 bianca e r°ssa, con in- Fu' '»» »o8lie la ospite di
Ensapia- il Drof " P 7 medl0lnai Ia c°nt. Rey, medica; Pavv. P.'t’l tu'dSt
0*?**° è?611* FaColra tutti, tranne me e la Rev atr-.ii/ ’ • medico alienista:
ultimi, non solo increduli ma diffidU°r *• °- sP‘rit'smo; i tre 51 T. L. e il
C. C quasi d^i ?, rtlSSInn e> specialmente assistere ad una fèsta d
d6^a'ne?te .convinti di venire ad di invitarli, e perciò non Fu mio
l'errore pressoché ostile di almeno la S°den’UeS-°t atte^iamento
UNA SEDUTA IN CASA MIA 95 e palese finalità di
comprendere e sorprendere il “giuoco, e di intralciare il decorso dei fenomeni;
l’evidente contrasto degli animi nostri; e forse la preoccupazione di prodursi
in casa mia, hanno ristietto e parzial mente inibito, come sempre avviene in
sedute consimili, l’attività mediumnica d’Eusapia. Pianta della
sala e disposizione della catena nella seduta di casa Morselli (12, vi,
1901). [Ho indicata la posizione cho il Dott. X. (C. C.) occupava,
fra me e mia spiritiche1!'''1'10 teUt° meannarci '‘aitando malamente le .
lmd Non desciivo in particolare i fenomeni, ma ecco quello che
abbiamo osservato jeri sera di veridico: 1° Osculazioni, movimenti e
battiti del tavolino, e varie sue levitazioni incomplete e complete, tanto in
oscurità, quanto a luce rossa e bianca abbassata; 2” Ondulazioni,
gonfiamenti, avanzamenti delle portiere e del panneggiamento giapponese verso
la medium e i due emi¬ ro 11 ori: una volta la stoffa è stata spinta tanto
avanti da LrvmaAToT U per30na del eontrolIore di ««atra 3“
Tocchi, pigiameli e stringimenti operati sulle nostre persone uà dita, da mani
e, ci parve anche, da piedi invisibili. Un toccamente singolarissimo si
ebbe mia moglie, che dap¬ principio non aveva voluto far parte della catena e
poi, ai reiterati cenni d’invito fatti dal movimentato tavolino, s'era inc otta
ad entrarvi ponendosi di faccia ad Eusapia : appena seduta, essa, ha sentito
(al bujo) una bocca vivente accostarsi al dorso della sua mano destra poggiata
al tavolo e due labbra tiepide deporvi un bacio rispettoso. Questa, dei baci di
Invisibili, j “"^““«iMstazione materializzata che io avevo percepito fino
da la II seduta, e che si ripete abbastanza spesso nella fenome¬ nologia di
Eusapia, come in quella di moltissimi altri medium • gli spiritisti ne deducono
che gli ultraterreni ci sono amici devoti, e che scendono da sfere più o meno
alte per eonfor- taici, per istruirci (?), ma sopratutto... per autenticare la
sin- centa dei medj e la tesi della incarnazione... 4 Colpi ( raps „) sul
tavolo e per entro il suo legno, sulle • Vlcun> su'*° stipite deH’uscio
dietro al medium: battiti ritmici sui mobili distanti; colpetti sul braccio di
un astante (il secondo della catena, a destra) sincroni a gesti in¬ dicativi da
parte di Eusapia, scanditi con la sua mano sollevata in aria ; 5“
Spostamento in avanti e retrocessione del tavolinetto ro¬ tondo situato a
destra del medium; suo innalzamento dal suolo (levitazione) eseguito per
attrazione, ma coH’intermezzo della mano d uno di noi ; 6 “Vento
freddissimo dal gabinetto (tra le portiere dell’uscio di anticamera, scostatesi
a quella brezza); 7* Sfioramento di capelli percepito nettamente sulla
faccia da un astante; 8° Sottrazione della seggiola al controllore di
destra (mio tiglio Arturo) e consecutivo suo trasporto sul tavolo, dove ri¬
mane per qualche tempo adagiata facendo vari movimenti come se si tentasse di
levarla di là e di ricondurla a posto. In certi movimenti abbiamo avvertito che
la seggiola premeva assai sul tavolo, come se qualcuno volesse mantenervela a
forza ; ma il fenomeno era falso, artatamente prodotto dal dott. C éd io me ne
sono accorto dalla stessa rigidità di quella resistenza ; y tomparsa di
una luce azzurrognola in forma di mezzo ùisco o di mezzaluna, della grandezza
di quasi uno scudo che si e mossa lentamente per circa 15-20 centimetri da mia
moglie verso il mezzo del tavolo. Messo in sospetto dalla grandezza e direzione
insolita di quel chiarore, io non ho tardato a vedere in mezzo a noi, a poca
altezza dal tavolo, altre fosforescenze multiple e agguantisi pure
insolitamente a zig-zag. L inganno era evidente, ma non era Eusapia che
ci tradiva: era ancora il dott. C... che voleva saggiare (a quanto sembra) a
nostra credulità o mettere a prova la mia esperienza di
10“ Un altro fenomeno pur esso dubbio è stata la Rimari zione di una mano
aperta a mo’ di ombra opaca che ff™ cato T. L. Un quel momento controllore di
sinistra) avrebbe' percepito avanzarsi dall esterno verso il medium, dal suo
lato manco; la percezione avveniva sullo sfondo di chiarore elettri™ filtrante
tra le imposte della finestra che prospetta in via* As sarotti Ma il non avere
nessun altro confermata la visione e piu di tutto, anche qui la insolita
ubicazione e direzione in* versa della mano, lasciano supporre che l'avvocato
(se non ha' inventato .1 fenomeno!) sia stato vittima di un’illusione 0 0he
qualcuno degl, astanti abbia inavvedutamente alzata una mano dalla catena e
cercato d, tastare l’aria al di sopra di es“a Da questo elenco, e a parte
l’introduzione di falsi effettuati con poco tatto da uno almeno dei miei
ospiti, la seduta d casa mia deve considerarsi come rudimentale Ciò non ostante
essa è stata per me dimostrativa sotto più riguardi- per il controllo
minuzioso, quasi vessatorio, mantenuto dai tre im creduh miei ospiti; per le
stravaganti spiegazioni a basedi trucco , che due di essi hanno di poi avanzato
sui fatti di telergia ; infine per essermisi resa evidente la diversità
presenti^1*16111 "" * qaelH imitati Èscare un tiro ri
Fenomenologia ridotta. La seduta del 12 giugno consta dei prodotti
più comuni del medi anismo fisico. Si riosserverà, a tale riguardo c<Tè
Eusap, a presenti ristretta e sistemata la sua fenomenoE quando !e occorre di
entrare in un ambiente nuòvo ^ lavorare „ con persone sconosciute. Sembra che a
tutti i 1 r. Mokskli.i, Psicologia e Spiritismo , II.
g8 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, H _ _ - - d'VtS“« taS. 't un
arando o ad un piccolo ; hic0 dell’ambiente: mod? di operare a di
effetti, essi vogliono sem^® °° le condizioni propizie, la loro arte
oltre ai quali, se m»» ° ta ragione per dubitare che s’arresta. Vi è
dunque an . ff risultato di scariche di i fenomeni di Eusapia ,swn
Losciente; certo, esiste sempre automatismo involontario p ^ ia e ]e infligge
un dato qualcuno che dirige la fenomeno - , I f lligenza „ sara
Srotter.. M. 4n«to „ forse fuori del determinimi spetta sempre alle
Fra i fenomeni tipici il Pn P. ello si appunta; danze ed alle levitazioni
del W ^ ‘V ^ compagni vano ìersera gli sguai l. i tutto, a trovare Eusapia
scettici, ma non «'«"titolari Competenti che il fenomeno in frode. Dicono
gli 8?m^ * ditoni favorevoli: 1° che il tiptico esige al1m®norC^^ invisibili
sia in quantità sufficiente-, fluido raccolto dalle Entità anno aizzati fra loro;
2° che i fluidi degli assisten daUo spirito (qui luf- 3'’ che la
provvista di fi .)m della seduta (.), ficio spetterebbe a x “ che
l’assistenza abbia nè troppo presto, nè tr0PP , r„ ’(,pe ci si attenga ai
tempi fatto un tirocinio convenien . A Kardkc, R. Noeg- ed ai modi
ordinati dagli «PJ™. , tacendo della prima che geratu, Chazaraik, ecc. • d ^
altre condizioni ìndi- è affatto introvabile, P088?™. iersera: eppure, il
tavolo spensabili per la tip d; più è salito in aria, per si è mosso e si
è sollevato: per di pm ^ ^ ^ Qn s* “oXu-* - — = quelle oscillazioni
e quegli onaeg costituire sempre ogni ** altrettanti tentativi idei
. proiettarsi telergeticamente. la propria capacita, e p P 1 cnduti, al
solito, tutti Una volta levitati, 1 due u‘ . e sul pavimento, come se la
d’un colpo, battendo con rumore in alto si scaricasse tensione dinamica che ih.
aveTO P sfor/0 Questa specie ad un tratto dopo aver effetto ^ dinamismo
organico di scatto corrisponde alla ipo TOga); ma non caratte-
diretto da una volon a c abbastanza spesso il movi- rizza però tutte le
si termina in modo lento e w.,,n(n minresso all oggett
tiptocinksi ordinaria e straordinaria 99
misurato, come se ima mano celata ai nostri ocelli, dopo averlo preso e
trasferito, lo deponesse piano piano nel suo nuovo posto con palese
intenzionalità di non lederlo. Infatti avviene talvolta che le levitazioni e le
trasferte seguite da caduta improvvisa sconquassino mobili ed oggetti fino a
renderli insei*vibili : jersera, p. es., il nostro nuovo tavolo non ha
resistito alla precipitazione da mezzo metro, e ha subito avarie. E so di veri
impulsi clastici (distruttivi) addimo¬ strati da altri medi meccanici. La
tiptocinesi d’Eusapia si ripete identica tutte le sere: anche qui la sua educazione
medianica e la sua imaginativa sono rimaste piuttosto povere. Ben altri voli di
tavolo si leggono nella storia dello spiritismo o si sentono raccontare.
Tavoloni enormi del peso di oltre un quintale, resistenti agli sforzi di un
uomo robusto, sono stati smossi e trascinati dall’effluvio delle mani di medi
potenti, per es., da Home « da Moses, anche se portati a distanza ; e mobili
iracondi, spinti con violenza, hanno cacciato perfino gli astanti fuori della
sala d’operazione. Fra le tante meraviglie, che hanno, esibito di mostrarmi, a
scopo di convincermi, i numerosi corrispondenti ignoti di questo periodo dei
miei studi spiri¬ tistici, c’era pure la levitazione di una grossa tavola da
pranzo, su cui l’assistenza accatastava più seggiole che poteva si da formare
una piramide da circo raggiungente il soffitto : il medium, che era una giovine
ventiseenne dotata di forte medianità, muoveva e spostava qua e là per la
stanza tutto quel peso ! Ma ho aspettato invano di essere chiamato a vedere ciò
che mi si voleva far credere: il proselitismo spiri¬ tistico ha sempre di
queste vanterie e di queste renitenze. E neppure ho mai visto, e disporo
di vederlo effettuato da Eusapia, il fenomeno tiptico sbalorditivo raccontato
dal Dusart: il suo medium, la Marie V***, è capace di levi¬ tare una grossa
tavola del peso di 17 chili appoggiandovi sopra fortemente le mani e
sollevandosi a gambe in aria con essa (“ C.-r. Congr. 1900 ,, p. 186). No: la
rozza corporatura del medium Pugliese le impedisce codesti acrobatismi , dei quali,
dico la verità, mi sfugge qualsiasi motivo sensato per conto delle “
Intelligenze occulte „. Poveri esseri agenti nell’ombra del mistero, quale
còmpito vi si assegna per la propaganda della tesi della sopravvivenza ! A meno
che non ci siate predisposti dalla vostra natura di “ anime degradate,, o di “
esseri preumani „ o di * elementali „ ancora incoscienti, o, chi lo sa? di
piccoli “ gnomi „ sul modulo del Nano che ruba l’oro del Reno (l’immaginazione
di certi occultisti si dà qui libera carriera), vi si fa agire peggio dei
funamboli di piazza e dei giocolieri di palcoscenico, vi si sottopone a prove
ben umilianti ! Certi esperimenti spiritici sono, dal lato intellettuale,
pa¬ ragonabili a giochi di fisica dilettevole, come se ne legge nel libro
popolare di Tissandier o nei manuali di prestidigita¬ zione : per es. questo,
di sospendere il tavolo medianico al soffitto con una corda, nella quale si è
interposto una bi¬ lancia americana a molla spirale (o bilancia tascabile) per
leggere i mutamenti di peso del mobile. L'esperienza sarà sempre poco
confacente alla dignità degli ultra-terreni, quantunque “ Fénélon „ abbia
risposto medianicamente alla buona signora R. Noeggkrath che gli “ amici dello
spazio, fanno quel che possono “ per il piacere „ dei congregati attorno al
tavolo {La Survie, ’97, III sèrie): essa sarà, in¬ vece, significantissima per
la materializzazione della sedicente spiritualità, giacché proverà senza
contrasto il carattere mec¬ canico dell’esopsichismo, che il Crookes suppone
costituisca una facoltà posseduta in grado diverso da tutte la persone e che
sarebbe assai vantaggioso rendere sensibilmente attiva con metodi semplici e
alla portata di tutti gli sperimentatori. Su questa via lo psichicismo
sperimentale ha mosso appena qualche passo: c’è da elogiare il Dariex di avere
sfidato il ridicolo, esponendo le sue curiose esperienze sui moti spon¬ tanei
(notturni) degli oggetti in uno spazio chiuso. I mobili si spostano; ma par
necessaria sempre (anche nelle case in¬ cantate) la presenza di qualche vivente
e più o meno consa¬ pevole medium. Trucchi iperbolici. Il
carattere fatuo e asimbolico dei fenomeni indotti da Eusapia fa nascere subito,
in chi per la prima volta vi as¬ siste, l'idea della ciarlataneria; il sospetto
del trucco, l’ho ben visto dalla loro fisonomia, non ha jersera mai abban¬
donato un solo momento l’avv. T. L. e il dott. C.C.: il solo prof. Livierato, a
metà della serata, si era convinto della autenticità dei fatti. I sospetti
vertono sempre sul noto gioco delle mani, sulla estensione dei movimenti
incessanti che si sentono (nell’oscurità) o si veggono (a mezza luce o a luce
totale) eseguire dall’Eusapia. Non si prende costei in fallo tanto
facilmente, nè si sa dimostrare che per l’am¬ piezza -loro quei suoi gesti di
mano, quei suoi fremiti di piede, bastino a spiegare il raggio della sua azione
a distanza. Non si pub dire in qual modo, per la loro rapidità e per lo scarso
sforzo muscolare che li accompagna, essi corrispon¬ dano poi alla intensità e
durata dei fenomeni (p. es., al levitare di una tavola di 7-8 chili per un
minuto intero, allo spostarsi di un pianoforte, al reiterato ondeggiamento di
tutta una tenda, alla lunghezza carezzevole di certi tocca- menti, al lento o
rapido passaggio delle ombre fluidiche, ecc.). Neanche si saprebbe, da alcun
auatomo-fisiologo, caso mai, con quell' agitare delle dita, con quello
stringere di pugno, con quel battere di piede, interpretare i movimenti di
esten¬ sione, flessione, adduzione ed abduzione necessari per la presa e la
trasferta di oggetti lontani, ora collocati dallato ed ora daddietro ai
medium.... Ma tant’è: si dubita sempre, e piuttosto che cedere alla verità, si
mettono avanti le spie¬ gazioni più straordinarie. a) Jersera la
levitazione del tavolino fu attribuita a un trucco addirittura iperbolico. Si è
pensato, fra le altre, che Eusapia sollevi il tavolo “ col suo seno proteso
aH’iuuanzi col trattenere il respiro e col gonfiare la cassa toracica „ :
compito ben arduo per delle mammelle di donna non più giovane! E si è asserito
che Eusapia poteva avere nascoste delle suste o molle d’acciaio nelle scarpe, e
che le spingesse fuori al momento necessario (con quale altro meccanismo ?, con
quale suo organo anatomico ?) per scuotere o per man¬ dare in alto i due
tavolini. Si è perfino osservato che sudi un piede del tavolo, fatto di legno
fresco di abete, c’era un po’ •di resina, e questa sostanza poteva benissimo
aver servito di punto di “ attacco „ per la ipotetica susta... Eusapia, che
aveva udito dall’altra sala esprimere queste congetture sin¬ golari di
meccanica prestigiatoria , si è impazientita , si è chinata, e levatesi le
scarpe le ha buttate verso il critico arguto; nè ancor contenta, si è spogliata
da capo a piedi, restando in sola camicia e invitandoci a perquisirla. La
visita era stata fatta accuratamente, prima della seduta, da mia moglie, ma
anche ripetuta in controprova non ha messo in luce nessun ordigno nascosto.
È mirabile la acquiescenza di certi “ furbissimi „ verso tutte le spiegazioni
basate sulla trappoleria o sulla simula¬ zione. Certi trucchi proposti a
spiegare la medianità sono cosi complessi e richiederebbero tale cumulo di
condizioni intricate da parte del medium, dei presenti nella catena e
! 102 PSICOLOGIA E SPIRITISMO. II
persino degli oggetti e mobili spostati, che non ci sarebbe congegno
capace di eguali effetti in nessun laboratorio di strumenti di precisione.
Qualora un medium del genere della Paladino fosse riuscito a dare apparenze
supernormali a simili trucchi sotto gli occhi degli uomini intelligentissimi e
one¬ stissimi che testimoniano diggià in suo favore, godrebbe davvero di una
ingegnosità meravigliosa, di un'inventiva senza pari, di un’abilità
assolutamente unica: che cosa sa¬ rebbero i giuochi di un Bosco, di un Cooke,
di un Haskelyne, di un Houdin, vicino ai suoi miracoli di prestigio ?...
Supponiamo per un momento che Eusapia sia in grado di portare con sè un “
ordigno „ capace (?) di produrre la levitazione di un tavolo, o, come vedemmo
al Circolo Mi¬ nerva, il volteggiamento per aria di una chitarra, ecc. Tale
ordigno dovrà essere pìccolissimo per sfuggire al tatto dei presenti;
silenzioso per sfuggire al loro udito; invisibile pei' sfuggire alla loro
vista; dotato di una energia latente capace di produrre parecchi chilogrammetri
di forza; automatico, ma dirigibile a volontà nello spazio. E se si pensa che
congegni eguali sarebbero necessari per produrre i suoni, per formare le luci,
e altri per fingere il vento e l’ondeg¬ giamento della tenda , e più altri
ancora per imitare gli strepiti sui mobili, e altri per fare uscire le
apparizioni di mani bianche e nere, e altri, magari in forma di manichini, per
trappolare le apparizioni di fantasmi piccoli e grandi, si finisce
colFimaginare una cosa ancora più stupefacente della stessa medianità : Eusapia
che va alle sedute tutta im¬ bottita di congegni e apparecchi fin qui
sconosciuti alla mec¬ canica ed all’industria; e uomini adusati a manovrare gli
strumenti più complessi inventati a scopo di scienza, come uno SeiiiAPPARELLi,
un Lodge, un Riciiet, e fisici come Wat- teville, e Porro, e Gerosa, resi ad un
tratto inetti a sco¬ prire l’artificio ! A Cambridge, nel '95, I’Hodgson, coi suoi
primi sospetti su questa via, s’era reso insopportabile. b) Sul vento
freddo si è congetturato che fosse pro¬ dotto dal fiato della medium. E questa
supposizione sarebbe plausibile se il vento fosse debole e poco esteso, sentito
in una sola direzione, non troppo freddo, a ondate e interrotto, come
avverrebbe pel bisogno di respirare ; e se limitato alle parti superiori del
corpo dei presenti, cioè alla faccia ed alle mani; e se lo spostamento d’aria
non avesse azione mec¬ canica al di dietro della testa e schiena della medium.
Ma in mia casa, come al Circolo Minerva, il vento che esciva dal gabinetto
medianico aveva tali caratteri che assolutamente LA OSSESSIONE DEL
“ TRUCCO 103 non si conciliano col troppo comodo supposto
dell’alito della medium. Anzitutto c’è una impossibilità fisiologica: Eusapia
parla durante la produzione del fenomeno, e riesce impos¬ sibile comprendere
come modulando la voce e articolando le parole, possa contemporaneamente
soffiare. Inoltre, quel vento veniva da tutta la metà destra della porta da
dove la portiera si era spostata, ossia da una superficie d'almeno un metro
quadrato. Era poi abbastanza freddo, cosi da sot¬ trarre calore su tutto un
fianco a mio figlio (controllore di destra) e a me suo vicino, ed era abbastanza
forte, così da sollevare la grave portiera foderata , che pareva divenuta una
vela . Con che mi sembra escluso il trucco. Notevole specialmente è la
penetrazione di quel soffio freddo sotto gli abiti: la sottrazione di calore è
reale. Al Cir¬ colo ne fui varie volte investito per tutto il lato del corpo
verso la finestra-gabinetto, cioè dalla testa alle gambe (che si trovavano, è
chiaro, fuori di portata dal fiato della me¬ dium 1), e ne provai un vero senso
di raffreddamento, dirò anzi dì intirizzimento: almeno due volte la pelle mi si
è accapponata. Checché se ne pensi, non ci si astiene la pii ma volta da un po’
di ribrezzo: si pensa al “ freddo sepolcrale „ ! La cosa è conosciutissima nei
circoli spiritici, e supporre che Eusapia faccia uscire quel vento da un
soffietto cela¬ tosi tra le vesti o arrampicantesi sul suo dorso, è una ridi¬
colaggine: eppure, l’ho udita dire sul serio! c) Vi è poi ehi attribuisce
alla Paladino una inconce¬ pibile destrezza. Io, per dir vero, a giudicarne dai
movi¬ menti che eseguisce fuori di seduta, non la crederei dotata di grande
abilità motrice: la sua andatura è tutt altro che svelta, il suo portamento,
anche per la struttura tarchiata del corpo, è alquanto goffo : per cui non si
capisce come nello stato di “ trance „ le sue membra dovessero acquistare
l’agilità eccezionale idonea a produrre la sua intera fenomenologia. In
tal caso essa dovrebbe poter allungare di 60-80 cent, o di lm,50 le braccia,
senza muoversi da sedere; rivoltare la testa peggio di un impiccato; estendere
il collo meglio di un fenicottero o di una giraffa ; portarsi i piedi dietro al
dorso, suU'occipite e sul sincipite, o lanciarli fino al secondo ed al terzo
assistente di destra e di sinistra passando con le gambe fra il tavolo e i due
suoi vigilatori, o dietro alla schiena di costoro. Dovrebbe poi vedere e
distinguere nel buio perfetto (nittalopia), udire nel silenzio e comprendere in
mezzo al fracasso ( iperacusia ), possedere un tatto ultra¬ delicato e un senso
muscolare più che squisito (acroestesia, iperestesia): nello stesso tempo
essere insensibile ai con¬ torcimenti più strani dei suoi tendini e legamenti,
come un acrobata (analgesia profonda). Dovrebbe sapersi tenere in esercizio
come il più consumato funambolo Malubarese; supe¬ rare in sveltezza il più
abile giocoliere di bussolotti; vincere in agilità il Fregoli che va e viene,
appare e dispare, si spoglia e si riveste a quel modo sorprendente che tutti
sanno, jb dovrebbe Eusapia coi suoi piedi, nonostante le strettoie delle
scarpino eleganti e attillate in cui li serra per civet¬ teria femminile,
manovrare così egregiamente, da gareggiare coll uomo senza braccia che si è
ammirato di questi anni nei circhi equestri. 0 il giocoliere Maskelyne non
pensava che Eusapia sollevasse il tavolo coi denti?! E cosi, assommando
tutte le abilità, cui dopo stenti in¬ dicibili si è arrivati da pochissimi
individui in tutti i tempi e nel inondo intero; e cosi, ricapitolando in sè
sola tutte le eccezioni della morfologia e fisiologia umana (senza dire di quelle
mentali, accortezza, astuzia, previdenza, ecc., ecc., occorrenti per mettere in
azione e per coordinare tutte co- deste disparatissime facoltà), Eusapia
diverrebbe Ietterai- meni,e il vero “ monstrum „ delTumanità vivente, al solo
scopo di dimostrare I intervento di quella postuma nei suoi miracoli „ e di
ingannare il fior fiore dell'intelligenza Eu- roPea . Vla> usciamo da questo
limbo della “ sapienza po¬ polare ,, da questi non-sensi del cosi detto “
senso comune! * * * False imitazioni di fenomeni.
Qualche importante deduzione si può trarre dalla stessa inopportuna
introduzione di falsi fenomeni fatta dal dott C in quella seduta di casa
mia. Chi non he assistito mai a sedute medianiche, oltre a non farai un
idea esatta della tecnica per quanto concerne la posizione e gli atteggiamenti
del medium, le distanze cui arriva la forza esteriorata, la percettibilità
visiva di certi feno¬ meni, neppure imagina le caratteristiche che distinguono
ciascun fenomeno genuino. Tutte le manifestazioni del me- duministno, siano
intellettuali, siano materiali, hanno un che di specifico che permette agli
esperti di riconoscerne l’au¬ tenticità. Le personificazioni spiritiche, ad
esempio, si asso¬ migliano a quelle psicopatiche, ma non sono identiche per la
loro rapidità, per la loro transitorietà, per il loro con¬ tenuto, ece. ; le
proiezioni a distanza poi, quali le telecinesie, le telefanie. le teleplastie,
agiscono sui nostri centri percet¬ tivi in modo diverso dalle sensazioni
ordinarie. Per questo le imitazioni dei fenomeni, come si ingegnano di fare
certi prestidigitatori, o come qualcuno dei formanti catena può inserire nel
corso di una seduta allo scopo di saggiare la credulità dei compagni o di
cogliere in mendacio il medium, ben difficilmente riescono ad ingannare lo
psicbicista avvezzo all’osservazione e lo studioso appena appena avveduto. Cosi
accadde delle due falsificazioni giuocateci dal dott. C. a casa mia: prima, la
pressione eccessiva sulla seggiola arrivata medianicamente sul tavolo ; seconda,
la comparsa di fosfo¬ rescenze artificiali nel mezzo della nostra catena.
a) La pressione della seggiola era prodotta dal dottor C... che teneva
fortemente applicato il pollice sinistro sulla intelaiatura e impediva le
escursioni ulteriori del mobile. Ora, basterebbe avere esperimentato
anche poche volte sulle para- e telecinesie di Eusapia per distinguere le
speciali resistenze che i mobili ed oggetti levitati e spostati media¬
nicamente oppongono agli sforzi estranei : io ritenni tosto, e lo dissi ad alta
voce, che quella seggiola resisteva in modo allatto nuovo per me. — Prima di
tutto, la pressione era insolita nella posizione coricata della seggiola
stessa. Se i fe¬ nomeni medianici rispondono a imagini o a rappresentazioni del
medium (e mi pare che sia proprio cosi !), si capirà che una seggiola sia
sentita più greve o più resistente al moto im¬ pressole da fuori quando essa è
in posizione normale e vi si può imaginare seduta una persona. — Inoltre, la
traslazione della seggiola è un fenomeno tipico di Eusapia e si ripete sempre a
quella maniera: il mobile levita, s’arresta un po’ sul tavolo, indi si leva e
se ne va con un movimento rego¬ lato: mai è avvenuto che “ John King „ lo
immobilizzasse in mezzo o addosso a noi. — Si aggiunga che la resistenza era
sentita come se qualcuno tirasse la seggiola in basso, il che non si verifica
nelle telecinesie sincere: la Eusapia, caso mai, avrebbe pensato di inchiodarla
sul tavolo pigiando dall alto in basso, giacché nella sua fantasia onirica è
John King in piedi, dappresso e attorno alla catena, che produce quegli
spostamenti. Ma vi era anche un’insolita rigidità in quella pressione. La
genuina resistenza degli “ Invisibili „ (della forza esterio¬ rizzata da E.)
non è ostinata, bensì elastica: si ha l impressione di una forza antagonistica
che lotta, ma che è cede¬ vole, tanto che insistendo di troppo nel trattenere
l'oggetto in procinto di muoversi e di spostarsi (ad es., il tavolo, la trom¬
betta, ecc.), la trazione od azione dell’agente occulto cessa ad un tratto, ed
il fenomeno si interrompe. Anche questa è cosa saputa e risaputa nei circoli
spiritici, cosicché i legis¬ latori della tecnica mediumnica danno istruzioni
in proposito. Evidentemente il dott. C..., tentando imitare la telecinesi, fece
falsa strada, perchè era molto ignorante in metapsichica. b) Ancor più
chiara apparve subito ai miei occhi la infelice falsificazione delle luci
spiritiche. Io ho giù descritte quelle vere, le quali sono assai difficili da
concepire e perciò da imitare da chi non le abbia mai vedute nella loro
realtà. Quando la prima di quelle luci eterodosse apparve sull’orlo del
tavolo tra mia moglie ed il collega, ossia dal lato opposto ad Eusapia, e salì
lentamente in mezzo a noi. la vidi subito troppo grande : poscia, la sua apparenza
di mezzaluna (dovuta senza dubbio alla forma del polpastrello del pollice
fregato contro un fiammifero) accrebbe la mia meraviglia, giacché le luci vere
sono o rotondeggianti o linguiformi. Mentre gli altri della catena
denunziavano, stupiti, il fenomeno rite¬ nendolo genuino, io non tardai a
convincermi deiringanno, giacché il mio ospite, continuando nella sua impresa
pertur¬ batrice, faceva apparire altre due “ luci „ movendo in aria la mano
sulle cui estremità di due dita (pollice ed indice) i nostri occhi percepivano
nel bujo delle fosforescenze az¬ zurrognole, palpitanti e fumose..., e il
nostro olfatto avver¬ tiva il puzzo di fosforo. Se ne accorsero tosto mia
moglie (che sedendo vicino al dottore, ne aveva notata una sottra¬ zione
sospetta di mano dalla catena) e mio figlio (verso cui le “luci, si
avanzarono). Ma più agevole ancora fu a me riconoscere che quelle
stravaganti fumosità non avevano il moto di traslazione che caratterizza le
fiammelle medianiche : — passavano per l’aria troppo in fretta, e le loro
trajettorie a vortice erano troppo ghiribizzose. Nè esse avevano l’aspetto
omogeneo delle luci vere; si vedevano nel loro centro delle aree più luminose
(particelle di fosforo in processo di ossidazione) e dal loro contorno
emanavano vapori: inoltre stettero troppo tempo davanti a noi. E dott. C.
ignorava che le luci prodotte da Eusapia sono ordinariamente isolate o, al più,
compaiono a pajo ; che si formano quasi sempre dal lato del medium, e ben
di rado sul tavolo; che quando sono in due, esse si rincoirono, ma sono
indipendenti l’una dall’altra e non stanno equidistanti, come naturalmente ha
luogo di due dita tenute divaricate; che traversano lo spazio in linea retta e
non a ghirigoro (che è il moto istintivamente dato da noi ad un corpo luminoso,
ad una bragia, ad un fiammifero acceso, quando lo vogliamo far distinguere nel
buio !) ; che sono di breve durata; che non si incamminano mai, come quelle
sue, verso il viso delle persone sedute in catena... D’altronde, eseguendole in
maniera da simulare un’insidia dell’Eusapia, è assurdo imaginarsi che un medium
ciurmadore sia cotanto ingenuo da formare artificiosamente delle luci in mezzo
al¬ l’assistenza col pericolo di essere acchiappato. Ma Eusapia non si lasciò
jersera cogliere: il tavolo confermò con tre picchiate sollecite e vibratissime
(tipt. sì) la mia dichiara¬ zione che era quello uno scherzo... di pessimo
gusto. Adunque, se il mio collega ha voluto darmi una lezione di prudenza
e dimostrarmi che assistendo alle sedute pala- diniane si cade in preda ad
illusioni, se ha preteso di effet¬ tuare su di me un esperimento ad hominem,
non c’è riescito: gli sono anzi gratissimo della sua improntitudine, giacché mi
ha insegnato che i fenomeni luminosi detti spiritici hanno caratteristiche
peculiari non imitabili, e che chi vuole in¬ trodurre burle maliziose tra le
manifestazioni veridiche della medianitò cade da sè nel proprio tranello.
Genova, 13 giugno 1901. LA DICIASSETTESIMA SEDUTA (15 giugno
1901). Coram populo !.. lina di invitati, fra cui molte
siano™- qUaran' 32* PtJi jr ; veniva' a trovarsi 'jhisapia,
ras^istenz^udi^’bOTM^^umore cliiat azioni dei fenomeni enunciati ad alta
voce d»; viguaton ; ma nuITaltro' p “ voce aai due m.'^iTtoJp„*Tn
seSTctaU "‘V? * S>W“™°. « Mtarat'ditsiS'TThLlT’j T'f0''
«nr«to„.‘X^ofs P'r - ™“ *•*<* <* » »>» »5iC.v“ ziato.
Alla esistenza dei così detti “ canali „ del pianeta Marte scoperti dallo
Sohiapparelli, tutti coloro che cono¬ scevano la serietà del nostro sommo
astronomo , hanno creduto subito, prima che giungessero le serotine conferme
degli astronomi Americani o Tedeschi. Ma se interrogo cento persone tra quelle
estranee agli studi psichici, le quali sanno avere lo Sohiapparelli atfermata
anche la autenticità delle azioni meccaniche a distanza di Eusapia da lui
accer¬ tate a Milano nel ’92 assieme a due altri fisici valenti, il Pinzi e il
Aerosa, e a psichicisti di grido, io ne sento più di metà obiettarmi che quella
serie di esperienze, fatta in così piccolo circolo, non basta e che
occorrerebbe una prova “ più in grande Ora, la medianità non è un’arte nè
un genere di virtuo¬ sità che si possa produrre sui teatri come lo è, fra i “
Mi¬ racoli moderni „ , la lettura cumberlandica o pikmanniana del pensiero.
Mentre qui la presenza di una folla può perfin favorire l’uso della facoltà di
percepire i moti minimi dei soggetti -guida, giacché questi, nell’emozione di
agire in un esperimento spettacoloso, sono inconscientemente tratti a tradire
il proprio pensiero (quasi sempre costituito, in quel caso, da imagini di
movimento); per contro, nelle esperienze medianiche i soggetti debbono operare
in condizioni che mal si accordano con la pubblicità. Debbono, anzi tutto, non
essere distratti, concentrarsi, autoipnotizzarsi : e a ciò non si giunge in
mezzo alla confusione ed al rumore. Inoltre, la loro azione ejettiva non oltrepassa
una determinata e abbastanza limi¬ tata distanza: e chiunque si trova al di là
di questa non è in grado di apprezzare fatti che non arrivano fino a lui.
Per di più, una grande quantità di fenomeni consta di per¬ cezioni di individui
singoli o, al massimo, di quei pochi che vi assistono in situazione speciale
propizia o in istato idoneo dell’animo. Come realizzare questo determinismo
psicologico in un ambiente teatrale ? ovvero in un salotto mondano ? Anche il
più abile dei fisiologi si vede spesso fallire “ un esperi¬ mento di scuola „
cui pur si era prima preparato nel silenzio austero del suo laboratorio; anche
il più acuto dei clinici psichiatri non sempre riesce a mettere in mostra
davanti agli scolari il sintomo morboso, sia allucinazione, sia delirio, sia
idea ossessiva, che pur sa esistere nel suo paziente. I fatti biologici e
psichici non si dimostrano mai eguali nelle nostre contingenze sperimentali, nè
si eseguono a beneplacito come quelli chimici in una reazione tra sostanze
conosciute o quelli fisici in una sbarra metallica riscaldata e in un
elettroscopio. Coscienza, subcoscienza e ipnosi dei medi. Io
procedo severissimo, forse, allo spiritismo dottrinario dell’ultimo terzo del
secolo XIX, oggidì in disfacimento davanti ai nuovi metodi e intenti della
Metapsichieu: ma l’analisi di molte affermazioni dei suoi maggiori maestri
mette in chiaro l’accumulo di troppi errori e di troppe in¬ genuità a riguardo
della psicologia del medianismo, perchè si debba o possa tacere. Tacciono per
prudenza molti dei psichicisti odierni più autorevoli, benché siano stati i
primi a scorgere il vacuo e il falso di un buon numero di aforismi e dogmi
spiritici; ma chi si accinge ad uno studio obiettivo dei fatti medianici deve
cominciare a liberarli da tutto ciò che ne disforma la natura. E questo va
detto, in principili modo, della mentalità dei medi durante la provocazione dei
fenomeni. Ho già insistito in queste mie Note psicologiche sullo stato
della loro coscienza e volontà; ed ho dovuto dar torto al- I’Aksakoff che li
dice inconsapevoli e volitivamente inerti, e al Moses che si pretendeva
strumento passivo in mano alle entità occulte o sideree. — Contro I’Aksakoff,
basta os¬ servare che Eusapia si suggerisce il movimento da produrre o la
allucinazione da risentire; che prova sempre il desi¬ derio imperioso di far
percepire agli altri i fenomeni che sente o vede, anche quando sembra passata
in • trance „ ; che essa si pone volontariamente in istato di medianismo, e, se
questo non è profondo, ne esce quando le fa comodo : che dirige essa medesima
le esperienze, fa rivolgere l’atten zione dei presenti verso dati punti e
preannunzia molti fe¬ nomeni ; che solo nella “ trance „ completa, cui però E.
si è preparata mettendosi a volontà in condizioni antosuggestive di sonno,
questi fenomeni avvengono di impulso, scattando le molle subconscie
deU’automatismo. — - Contro il Moses, sta il fatto die Home non dormiva, per
confessione dello stesso Aksakoff; cosicché parrebbe che il sonno medianico sia
più necessario alle manifestazioni intellettuali che non alle ma¬ teriali:
nella scrittura automatica si può dire che dormono solo la mano e il braccio
del soggetto psicografo. Del resto, in favore del mio asserto stava giù la
pratica di buoni e imparziali osservatori, come Mac-Naii, il cui medium
ìste- ropatieo non cadeva mai in vera “ trance , nonostante la rara dovizia e
forza delle sue manifestazioni. E sta la pratica di chiunque, con un po’ di
accortezza psicologica, si trovi a sperimentare con Eusapia. Io ho notizia
d’almeno cinque persone dotate di potente medianità fisica luna signorina di 16
anni, un’altra zitella di 26, una signora di 45, un gio¬ vine di 19, ed un
signore di 40) che produrrebbero in per¬ fettissima veglia, e con lucidissima
consapevolezza dei loro prodigai, ottimi fenomeni tiptologici, telecinetici,
telefanici e persino ’stereoplastici ! Li studierò se ne avrò tempo e voglia. v
]gel]a seduta pubblica di cui ho parlato, i fatti di tipto- cinesia, di
tiptologia e di materializzazioni tangibili (assi¬ curati 'nella loro
autenticità dalla stessa singolare modalità della seduta) si producevano in
piena veglia. Anche il De Fontesa v, che l’ha osservata con finezza nelle
sedute di casa Blech. divide lo stato medianico della Napoletana in tre gra¬
dazioni: 1“ veglia; 2° trance passiva; 3° trance attiva. In quest’ultima, che
sarebbe una specie strana di sonnambu¬ lismo vigile, la coscienza non è
oscurata che a tratti, e la volontà agisce opportunamente a seconda delle
circostanze esterne : il subliminale è guidato, nei suoi automatismi, dai
pensieri della veglia. Questa distinzione, a parer mio, è la più semplice e
nello stesso tempo quella che meglio si ap¬ prossima alla verità. Certamente,
lo schema tassinomico del dott. Visani-Soozzi (ommettendone la incongrua
miscela di credenze spirito-telepatiche) supera quello del pubblicista parigino
per una più precisa definizione e classificazione dei singoli fenomeni a
seconda del loro carattere psichico; ma per l’appunto codesta precisione è, a
parer mio, la sua pecca precipua. Un si fatto rapporto assoluto tra l’indole
dei sin¬ goli fenomeni e lo stato della coscienza d’ Eusapia io non l’ho visto,
quantunque sia visibile un tal quale parallelismo tra la fenomenologia in
generale e il grado più o meno avanzato dell’estasi medianica. Da un
pezzo gli spiritisti lo avevano notato. Ad esempio, le grandi apparizioni di
fantasmi interi (quando siano au¬ tentiche!) sono materializzate quasi soltanto
dai medi che raggiungono il “ trance „ più profondo : il Crookes vedeva sempre
la Cook addormentata mentre “ Katie King „ si mo¬ strava; e la Marryat, che ha
descritto con concisa esattezza la caratteristica fenomenologia dei medi
maggiori , li vide sempre in istato di sonno mentre le “ entità „ evocate appa¬
rivano all’iiurresso del gabinetto nero o si avanzavano nella
s“la (?)‘ ~ S!c.°“d° le preziose istruzioni “ comunicate „ dagli stessi
Invisibili amici extraterreni , al circolo di casa JS'oeggerath, i medium a
incarnazione, per la cui voce parlano gli spiriti prendendo possesso del loro
corpo (mediante un pi ocesso di sostituzione transitoria, onirica, di
personalità, ben noto agli psicopatologi), ovverossia i medium detti “ oratori
debbono essere inconsci di ciò che in essi avviene e non ser¬ barne memoria all
uscita dalla “ trance ,. - Tutto ciò nassa per un dogma! Eppure; anche questa
correlazione tra il fenomeno culminante della mediumnità e lo stato
psichico PlLfintnnT, r è-iC0St,arte: S1 legge di certi niedi> cui
Eghnton [ed ora il californiano Miller], che essi materia¬ lizzano i fantasmi
pur restando svegli , e funzionando essi medesimi da ciceroni per 1 propri
spettacoli. A meno dal supporre, con qualche fondamento, che tutta questa
roba non menta cieca fede, si ha sempre più diritto di esclamare che lo
spintismo tradizionale si compone in¬ concepibilmente di contraddizioni e di
anomie. Ed io mi do¬ mando, con buona pace degli ammiratori del Mvkks, se sia
veramente ben scelto il termine di “ supernormali , da lui proposto per
applicarlo a tutti i fatti psichici chiaramente patologici, entrati di straforo
nello spiritismo (G. Delanne) o sottratti arbitrariamente alla psicologia
normale ed anor¬ male m via di sviluppo entro la cerchia della scienza posi¬
tiva (E. Anastat i. Certo è che un limite netto fra normalità, anormalità e
supernormalità non esiste; più si avanza nel- analisi dei fatti, e meglio si
scorge l'incastrarsi continuo dei tre domini psicologici. Rispetto allo
stato mentale della Paladino, se si bada ai suoi fenomeni piu dimostrativi e
sicuri - che sono i tiptici le luminosità, gli spostamenti di oggetti, il
manovramelo di piccoli apparecchi a distanza, le materializzazioni parziali
tangibili e visibili - io trovo che essi si potrebbero, al più, distinguere in
tre categorie: 10 Fenomeni che avvengono in istato di veglia e di prevpnosi
(\ isam-Scozzi), con piena lucidità della coscienza superiore. Qui
l’automatismo di scarica messo in azione da impressioni ed imagini coscienti
potrebbe, fino ad un certo punto, paragonarsi a quello di certe epilessie
parziali, note agli specialisti sotto il nome di epilessie jaksoniane (dal neu¬
ropatologo inglese Huohlings-Jackson, che per primo le di¬ stinse e descrisse).
L’accesso convulsivo è allora abitualmente circoscritto a date regioni del
corpo, assume, a seconda del punto di partenza nei nervi sensitivi e della
diffusione dei crampi nei gruppi muscolari, i tre tipi facciale, brachiale e
crurale; esso si inizia e abbastanza spesso decorre tutto senza perdita della
conoscenza, o questa è tardiva e incom¬ pleta (salvo nel tipo facciale); di
guisa che il paziente ha sempre consapevolezza della sua crisi, assiste
per cosj c]jr(; a|. l’attacco e ne serba il ricordo. A me sembra che un
feno¬ meno consimile accada alla Eusapia durante la prima parte delle sedute, e
anche durante quelle sedute intere, che sono contraddistinte da manifestazioni
iniziali e semplici di media¬ nità; tuttavia vi è questa differenza: il crampo
epilettico è disordinato e non risponde a nessuna finalità; la scarica me¬
dianica è intenzionale e risponde a fini prestabiliti. In codesta fase
quasi esclusivamente preparatoria la perso¬ nificazione non avviene, o è
annunziata verbalmente per puro rispetto alla tradizione o per i bisogni della
pratica. 2° Fenomeni che avvengono in istato di ipnosi leggera e
intermittente con obnubilazione passeggera della coscienza su- penort . — In
questa condizione psichica Eusapia cade dopo un certo tempo di preparazione, e
per vera autosuggestione di sonno medianico. Mentre si effettua la proiezione
df energia essa ne è o ne pare quasi del tutto inconsapevole, anche quando il
fenomeno corrisponda, come tanto spesso abbiamo veduto, ad una rappresentazione
psicomotrice, o ad una sug¬ gestione altrui, le quali furono bensì accolte
dalla coscienza vigile ma si sommersero nella subcoscienza per trasformar- visi
al momento opportuno in scariche esopsichiche. Il sonno medianico però è breve,
rapido nel comparire e nel dile¬ guarsi. simile in ciò a quelle assenze che si
osservano nelle grandi nevrosi, nell epilessia, nell’isterismo, ecc., che sono
di breve durata, occasionano appena alcuni fugaci e spesso impercettibili moti
convulsi, e son seguite dal ritorno pres¬ soché immediato della coscienza,
senza che il paziente abbia memoria della lacuna intervenuta nella sua corrente
di pen¬ siero. Anche Eusapia, che tra un fenomeno e l’altro conversa coi
presenti, dirige la tecnica delle sedute e rileva le par¬ ticolarità di certi
fenomeni, non li ricorda però che in sommario. Questo è lostato psichico
che il EeFontenay designa come * trance attiva „ e che forse corrisponde alle
due fasi cata¬ lettica e sonnamboliea del Visani-Scozzi; non è, ad ogni modo,
una condizione continuata, anche perchè non è sempre accompagnato dalla
personificazione, oppure questa fa ap- Morselli. Psicologia e spiritismo
, U. g PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II parizioni fugaci e
superficiali, sebbene basate su di un con¬ vincimento autosuggestivo continuato
anche in veglia. 3° Fenomeni che avvengono in fatato di estasi completa,
con oscuramento pieno della coscienza e con lacuna accer¬ tata nella memoria. —
Qui siamo nella “trance* più avanzata detta “ passiva „ dal De Fonfenay, o nel
letargo del Visavì (che non è però la stessa cosa del letargo di De Rochas);
esso viene raggiunto dall’Eusapia solo nell’ultima parte delle sue sedute
migliori, mentre manca del tutto nelle sedute di minore entità , che pertanto
si potrebbero dire pseudo-son- nambuliche. Le caratteristiche dell’estasi
profonda sono: a) la incon¬ sapevolezza : è rivelata dal silenzio, dall insensibilità,
e da tutto il contegno di Eusapia; — b) la amnesia, di cui mi è parso qualche
volta avvertire che la crisi dissolva anche ri¬ cordi immediatamente ad essa
anteriori e posteriori, avendosi così quella forma peculiare all’isterismo che
i neuropatologi conoscono sotto il nome di “ amnesia anterograda e retro¬ grada
„ ; — c) la personificazione, che nell’ estasi è completa con invasione dell’io
secondario schematizzatosi nella spiritica entità di “ John-King , e con le
corrispondenti espressioni mimiche e verbali ; — d) atteggiamenti passionali,
ora aventi una decisa impronta erotica, massime in riguardo ai suoi vigilatori
laterali, ed ora denotanti emozioni di paura, di collera, di ironia sarcastica,
a seconda della indole e del contenuto degli automatismi medianici; — e)
ossessioni ideative, di cui l’una si estrinseca nel desiderio di imperso-
nazione, l’altra tenacissima è quella della propria sincerità di medium ; — f)
allucinazioni sensoriali, che si desumono dai tronchi accenni di visioni
spettrali o di azioni violente ed inconsuete da parte di personaggi invisibili;
— g) in ultimo, sonno profondissimo, con cui si vede tagliata a mezzo, qualche
volta, la crisi estatica: esso ha qualche cosa del comatoso, in quanto che fa
cessare ogni sorta di manifestazione medianica.. Ora, da questo quadro
clinico, che qui porgo in riepilogo, si scorge la intima analogia fra il
rapimento medianico di Eusapia e il grande attacco isterico ; la somiglianza è
anche accresciuta dagli effettti posteriori, cioè, dalla, risoluzione
muscolare, dalla confusione mentale del risveglio, dalla len¬ tezza con cui il
medium riprende i sensi, dalla fatica che consegue ad ogni seduta, e dalla
stessa periodica diminuzione della 'medianità che a quando a qnando toglie ad
Eusapia i suoi poteri eccezionali. 11 Entità spiritiche „ ed ‘ io
sonnambolici , Di tutti gli accennati caratteri del medianismo della Pa¬
ladino (messa da parte la esopsichicità che cosi fortemente la individualizza),
il solo che abbia apparenze spiritistiche è la personificazione. Ma essa pure,
assieme a tutti gli altri sintomi interiori delle sue sedute, non piglia piede
fuori della psicopatologia. “John-King„ è un mezzo io secondario che a pari di
tutti gli altri “ spiriti incarnati „, si è costituito con elementi di varia
provenienza: in maggior numero, caduti dall'alto della coscienza dell'io
personale; in minor numero (checché dicano Myers e Geley), derivati dalle
attività sub¬ psichiche, non però da coscienze estranee al medium e men che mai
da reviviscenze mnesiche di esistenze anteriori. Tutti i suoi elementi
(rudimentali e slegati) sono analoghi a quelli degli io secondari che si
svolgono nell’isterismo e nella psicosi, molti dei quali emergono dal fondo in
cui si agita con la cenestesi la vita organica. Tanto nei medi, quanto nelle
isteriche e nei soggetti a doppia coscienza, la perso¬ nificazione (che nei
medi diventa “ incorporazione spiritica „) si sistema per monoideismo e si
ripresenta sempre identica, ad ogni ritorno dello stato medianico, della crisi
nevrosica, dell’alternativa mentale. Nei medi a incarnazioni variabili,
il comparire di “ spi¬ riti comunicanti „ è dovuto ad altrettanti rapidi
attacchi sonnambnlici di impersonazione seconda, di possessione tran¬ sitoria;
tuttavia, anche la scelta delle personalità che si in¬ carnano non è casuale ,
perchè trae sempre le sue ragioni dalla individualità del medio stesso (età,
carattere, istruzione, educazione, vicende domestiche e personali, impressione
di eventi politici, ecc.). Invece nei medi a incarnazioni stabili e univoche il
fenomeno psicopatico, comunque accessuale, è giunto alla fase di sistemazione:
ogni crisi medianica ri¬ pone il medium, come l’isterica, nello stato di
personalità seconda. Tutti gli “ spiriti-guida „ dei medium interiori, tutti
gii “ spiriti-istruttori „ di quelli più elevati sono io secondari sonnambolici
fortemente organizzati e definiti: John- King va a braccetto, non solo di Katie
King (della Cook) sua prossima parente, ma pur dei suoi compagni Joey Sandey
(di Eglinton), Emanuele (di Forsboom), Rector (di Oxon), Yolanda (della
d'Espérance), Leopoldo (della Miiller Smith), Couc-Dijla o Eloim (del circolo
della Noeggerath), dottor Phinuit (della Piper), ecc., ecc. Questi sono
personaggi fantastici, ma lo stesso deve dirsi dei personaggi storici che si
incarnano da anni con sorprendente ubiquità, e spesso con stupefacente
uniformità di selezione, nei circoli spiritici del mondo intero. Chi non vede
l’origine psicopatica ed onirica dei tanti “ Fénélon „, k Bossuet „, “ Abramo
Lincoln *, “ Byrou , e “ Napoleoni „ da strapazzo che scendono dal- l’“ altro
piano „ e tirano la corda dall’ “ altra parte della linea „ V Chi non scorge la
stilizzazione obbligatoria del “ Galileo „ di Kardkc-Flamharion, dell’* Humboldt
„ della Adelina von Vay, dell’" Ariosto , di Scaramozza, del “ Gounod „
della Weldon, del “ Robespierre „ , della Noeg- geratii, e del “ don Cottolengo
„ (sacerdote filantropo tori¬ nese) del nostro bravo Teokii.o Coreni?
Alcuni di codesti io secondari sono spontanei, subitanei, e insorgono all
impensata, davanti alla coscienza superiore, certe volte fino dal primo
assidersi di un individuo predi¬ sposto alla medianità attorno al tavolo magico
o fino dal suo primo entrare in una “ catena „ magneto-spiritica. Ne restano
sorpresi tutti : coloro che assistono a queU’irrompere duna entità bell’e
pronta, che si denomina senz’altro; e colui che si trova medium evocatore ed
inearnatore, comu¬ nicante coll Al di là, quasi a sua insaputa. L’evento
fortuito (formazione di un “ circolo ,, apposizione delle mani sul tavolo)
agisce come un dissolvente gettato in una soluzione chimica ; e il paragone
tanto più calza in quanto quel pre¬ sentarsi d un “ ente occulto „ è dovuto
alla fulminea disgre¬ gazione della personalità. Ma la venuta improvvisa
dalle ombre del Mistero è solo apparente. Le “ entità spirituali „ che si
dicono il più spesso “ anime di defunti , ma che possono anche, per stranezza
del caso, essere persone vive lontane e persin qualcuna fra le presenti (!|,
non sono formazioni ex-novo : constano di ima- gini, di ricordi, di
osservazioni approfondatesi da tempo im¬ memorato, sia prossimo, sia remoto,
nella subcoscienza, e vengono su con impeto, ed oltrepassato il limen salgono a
illuminarsi effimeramente ai raggi sottratti alla coscienza nor¬ male. Però il
loro insorgere non è sostanzialmente diverso, ad onta della loro complessa
integrazione, da certe remi¬ niscenze inaspettate che riportano nel campo di
coscienza vecchie impressioni celate da anni nei depositi della me-
PSICOGENE*! DELLA INCARNAZIONE 117 moria, nei
recessi dell’/o non più smossi, nè coltivati per le contingenze di vita. Chi le
possiede, le ignora: ma il non conoscerne il modo come siano arrivate colaggiù
e come si siano conservate e come tornino a galla, non implica che esse
provengano dal di fuori: il Flournoy egregiamente sin¬ tetizzò il processo
chiamandole “ criptomnesie „. E ve ne ha di individuali, che rappresentano i
detriti e i reliquati del¬ l’esperienza di ciascuna persona quando ha vissuto
in rap¬ porto col mondo esterno fisico e sociale. E ve n'ha di uni¬ versali,
che si trovano congenitamente in ognuno dei viventi ancor prima d’ogni loro
acquisto pratico, e che son date dagli istinti oscuri della specie e del sesso,
dai sentimenti e pre¬ giudizi ereditari della razza, dagli adattamenti
mesologici delle stirpi e famiglie. Quelli, e non altri, sono gli elementi
psichici onde constano gli io secondari che prendono par¬ venza di
persone. Il processo psicogenetico è il medesimo, tanto se lo spi¬
rito-guida è uno solo, quanto se sono due o più. Infatti le cose non restano
sempre cosi semplici come in Eusapia. Tal¬ volta le personalità seconde si
moltiplicano. Accanto alla principale o tipica, che è ben formata e che
facilmente dagli osservatori viene ogni volta “ identificata „ in vista della
costanza vivacità e determinatezza delle sue manifestazioni traverso la persona
del “ medium „ (modo di invasione, lono di voce, fisonomia, gesti e
atteggiamenti, frasario, stile delle comunicazioni, abbigliamento, ecc.), altre
ne compaiono, le quali si organizzano in maniera più o meno completa. Qualcuna
giunge persino a lottare pel predominio con la prima che s’era sviluppata, e la
caccia al secondo posto, e anco la surroga totalmente nella coscienza del
soggetto. L'esempio più suggestivo lo si è avuto nella celebre medium americana
Piper. Durante varii anni essa servì all’incorpo¬ razione dello spirito di un “
Doti. Phinuit „ (vecchio medico francese dal nome ostrogoto, imitato dal “ Finnett
„ del medium Cooke, sbagliato ortograficamente); ma poi, negli ultimi tempi, la
Piper è divenuta il tramite delle comu¬ nicazioni di un “ Giorgio Pelham „
(pseudonimo di un av¬ vocato psiehicista, ucciso nel 1892 da una caduta da
cavallo) e il nuovo ha scacciato quasi del tutto il vecchio inquilino (*■ Proc.
of Soc. f. psych. Res. passim). Questo fatto fu già osservato dagli
specialisti neH'isterismo e nella pazzia ; certo, però, è più frequente nel
medianismo, di cui rappresenta una delle poche note differenziali in mezzo al
gruppo psicopatologico dei perturbamenti, sdoppiamenti e stati alterni
della personalità (cfr. i bei lavori di Azam, Janet, Fredd, Jung, Morton,
eco.). Egli è che i medi sono individui a personalità disgregabile, ed una
volta ehe la disgregazione di personalità si è resa abituale, la moltipli- cità
delle loro personificazioni oniriche è agevolata. Talvolta i “ disincarnati „
si succedono rapidamente nella coscienza del medium, e questi passa da un
atteggiamento all’ altro come farebbe un abile artista : si assiste persino a
dialoghi e a piccoli drammi ricchi di sapore artistico a seconda della ricca o
scarsa attitudine e della capacità rappresentativa del soggetto. Una seduta a
incarnazioni è per lo psicologo urftT spettacolo interessantissimo, giacché i
medi intuitivi, intellet¬ tuali, oratori, comunicanti, come dir si vogliano,
sono talvolta veri artisti del genere. Dirò anzi che lo stato di incoscienza
loro permette una inpersonazione più sentita che non agli attori di teatro, sui
quali la presenza del pubblico, Tamor proprio, il desiderio di recitar bene,
agiscono da inibitori. Perciò la “ rappresentazione „ medianica è più
sincera. La affinità di procreazione ed evoluzione tra gli io secon¬ dari
nevrosici e paranoici da un lato e le “ entità spirituali » dall’altra,
sussiste chiara e lampante, e resiste alle negative sdegnose degli spiritologi
interessati a segnare un preteso distacco tra medianismo e neuro-psicosi.
Nessun documento è più prezioso di certe ingenue descrizioni di sedute a incar¬
nazione. Prendasi La Survie della Noeggerath, libro onorato d’una prefazione
psichicistica di Flammarion, e si leggano i brevi accenni agli stati ed
atteggiamenti dei medi ; sono come le didascalie delle opere drammatiche. Due
esempi basteranno : Incarnazione di Robespierre: — “ Il nuovo arrivato si
accomoda l’abito come se ne facesse due grandi pistagne [il costume
dell'Epoca]; passa la mano sulla sua fronte e rigetta i suoi capelli
completamente in addietro [la pettinatura ‘ alla Bruto . ]. Detta Robespierre :
— ‘ lo ho un nome che fa tremare, ecc., ecc. , (Loc. eit., Vili* serie).
Incarnazione di una strega bruciata vira, e ehe si denomina “ La fata d’ oltre
tomba „(!!): — È annunciata prima da un altro spirito: “ C’è là una vecchia e
ben brutta donna; è tutta curva e si appoggia su di un bastone ; nè ha l’aria
dolce... „. Il medium passa tosto ad incarnare la nuova venuta: — ‘ La persona
che si incarna [intendasi il medium] „ esamina, guarda con curio¬ sità i suoi
vestiti macchiati: essa tiene le mani una sull'altra alla maniera delle persone
d’una età decrepita. Ad un tratto spinge un grido terribile: “ Il fuoco, il
fuoco! , — Nuova ca¬ talessi (del medium) ecc., ecc. (Loc. cit., XV*
serie). A questi mediocri saggi d’arte rappresentativa chiunque abbia
pratica di ipnotizzazione ha assistito le dieci eie cento volte ; i dottrinari,
i credenti dello spiritismo debbono es¬ sere ben semplici o ignoranti di
psicologia per non ammet¬ tere o per non iscorgere la genesi simbolica delle
sedicenti incarnazioni. Questi io secondari del sonnambulismo media¬ nico si
moltiplichino pure, ma la loro composizione risulta sempre eguale alla
precedente. Anch’essi, ora fanno irruzione improvvisa manifestandosi in modo
violento, brutale, e sono detti allora “ spiriti malevoli » o “ cattivi „ in
antagonismo con quelli “ amici „ e “ confortatori „ ; ed ora si affacciano
timidi tra le quinte del subconscio e domandano uno svi¬ luppo suggestivo. L’“
Ernesto „ di Eglinton, 1 Esenale „ della Smith, la “ Chlorina „ della Eleon.
Piper, appartengono a questa famiglia di io sonnambolici secondarii, dei quali
però il maggior numero rimane agli inizi dello sviluppo, oppure abortisce e
addimostra deficienze di formazione, o non arriva ad agire con bastevole
autonomia e si manifesta saltuaria¬ mente e frammentariamente. Spiriti, questi,
in sottordine, quasi attori generici o anche semplici comparse nei drammi e
romanzi ora schematici ed ora ingrovigliati, che il subco¬ sciente dei medi fa
germogliare organizza ed espande dai suoi segreti recessi, lo secondari,
insomma, che non hanno vigore sufficiente di assimilazione e di coordinazione,
e dei quali ciascuno non riesce ad essere che una pallida copia degli io
precedenti, sia del normale e fondamentale, sia del primo anormale ed alterno
che s’è venuto meglio organiz¬ zando col processo di reiterazione
onirica. Se non che queste entità spiritiche sembrano, ma non sono
persone. Chi può dire se “ John King „ , come ce lo presenta la inintelligente
medianità di Eusapia, sia davvero una coscienza personale sopravissuta? Chi ha
mai conosciuto gli “ Alfredi „, le “ Yolande „, gli “ Abdullah „, le * dulie ,,
i “ Cesari „ e le innumeri altre personificazioni imaginarie od astratte di cui
formicola la letteratura spiritica ? Il problema psicologico che li riguarda è,
a parer mio, di grande sem¬ plicità; ma non così semplice si presenta il
problema quando siamo di fronte ai fatti di evocazione di dati defunti, rico¬
nosciuti, a quanto si afferma, da coloro che li conobbero in vita, ovvero anche
identificati dalle circostanze peculiarissime e a tutti ignote che il medium
incarnatore od evocatore ha saputo indicare. In primo luogo, i casi di codeste
identifica¬ zioni esistono veramente? E quanti sono? E come sono? Chi ce ne
garantisce la storia ? E in secondo luogo ; prima di giungore aUa tesi
spiritica, non ce ne sarà altra da accogliere e da difendere con argomenti
positivi? C’è qui un campo im¬ menso aperto alla Metapsichica, e vorrei che si
cominciasse col- “ sfnrUtaieiU1* ?ntlea P‘U r,&oro8a e Penetrante sulle
troppe r; e:UUOn l,Che Vrac0?ntate nei circoli e accolte nei pe- c tà dei » ^
"• t Che SÌ disting^se fra l’autenti- deHe “ stonV HUen 'f ® Sm£ole
storie » e l’autenticità delle storie documentate Quanti problemi
particolari aspettano una soluzione prima di poterla sperare per il gran
problema generale dello Spiritismo! be poi esclamo dalla medianità
intellettuale e torniamo a quella esopsiclnca sullo stile della Paladino, le
cose of- lf?ROFUna C0IUpl8S?,tó ancora Più g^nde. Come mai Aixan- Kardeo
capiva cosi poco della sua stessa dottrina del “per¬ óni •’ Ti dlSpr®zzare 1
fenomeni fisico-meccanici, che di fazione Pnit T, T ^ ° Mtrale sarebbero
la rive¬ lazione piu diretta e genuina? Non pensava il legislatore
Derisori tifi « toc®asslra<jl 0 cedessimo una “ materializzazione fil i1 ” a
ql',ie davvero assumesse forme e conno- tat, e azioni personali, saremmo
davanti al nocciolo sostan¬ do ìli!" ° spintlsm0? Poicliè al cospetto di
fenomeni super- normali come sono quelli di Eusapia e degli altri medi a
iTÌit1! iT0n' antonome (dat0 che siano genuine e provate), • letapsichica
avra un problema duplice da risolvere: ... " ‘ P’egnfe l’ignoto
dinamismo della forza bio-psichica che si estenora che agisce sui corpi
esterni, che crea suoni luci e forme, e che organizza entità con morfologia
umana; il pro,cedllnento ancor più sconosciuto, per ■nffrni a quest‘
teIepIasm. possano essere date dal medium, detefmTnlfó qUaft0 nanan° 6
C1'edono & spiritisti, una richfam f confourazwne Personale ed attività
bio-psichiche ìSssii asr ° ■*“ — i”"« PT° dei qu®siti ha Ia
sua '-agion d’essere, per me rVI ente’-fei MtJ pr°d0tti finora sotto i
miei sensi ■a„a 1 alad‘"0, 1} secondo sarà propriamente tutto un’illu- °
U" ln menziono degli spiritisti, come da tantissimi si congettura e s.
sostiene? Vorrei, nelle sedute ulteriori con jusapia, procedere un po’ più
speditamente verso il conte- noritàSdir rT° deUia ' C°Sf ; salv0 che non
mi dia qualche novità di rilievo, la sua telergia finisce coll’annoiarmi.
Genova, 16 giugno 1901. LA DICIOTTESIMA SEDUTA (23 dicembre
1901). Verso 1' ‘Altro Lato,. L stata la seduta più
importante finora per me, e mi toccherà a dilungarmi nell'illustrarla.
* Dopo sei mesi di riposo e di meditazione sulle meraviglie
fisico-meccaniche viste a produrre daEusapia Paladino, e dopo le nuove
esperienze che mi vi hanno ancora trattenuto, eccomi ieri sera saltato a piè
pari in pieno spiritismo di evocazione. Mi si e invitato a partecipare a
qualche seduta del gruppo di soci del Circolo Minerva presieduto, come dissi
(pag. 3) dal prot. Porro, e del quale fanno parte il Cav. Adolfo Erba, Console
di Costarica; 1 Tng. Cav. L. Ramorino, ad- detto ai cantieri navali di
Sampierdarena e la di lui ’ con¬ sorte; L. A. Vassallo (“ Gandolin „); e il
Dott. Venzano. La disposizione della sala è la stessa che già conosco: di
fianco al gabinetto medianico è collocata la pesante scrivania con su gli
oggetti abituali. L amico \ assallo mi ha detto che assisterò sicuramente
a manifestazioni ammirevoli per intensità e per qualità • perocché il gruppo,
che gode la simpatia della Eusapia, si e proposto di lasciarla agire
liberamente, senza affaticarla con eccessivi controlli, salvo quelli
indispensabili sulle mani e sui piedi. A tale uopo io mi accordo tosto coi miei
nuovi compagni sul modo di invigilarla: non ne lascerò mai la mano e cercherò
di non perdere il contatto del suo piede e del suo ginocchio, ma ne seguirò
docilmente tutti i moti, ne asseconderò col mio contegno e col pensiero
l’attività medianica; insomma , mi comporterò in tutto e per tutto come un
convinto “ spiritista „. Nelle sedute cui mi si invita, noi siamo
in faccia alla tecnica ed alla fenomenologia spiritica più decisa; mi si
annuncia che “ veri spiriti „, oltre a “ John King „ sono venuti a manifestarsi
e che ne avremo comunicazioni e messaggi. Fino a iersera * John King per quanto
inevi¬ tabilmente rammentato e invocato dai presenti, costituiva piuttosto uno
stimolo simbolico cui bisognava dare un nome o su cui fare affidamento per
ottenere le scariche psicoer- getiehe di Eusapia, senza che veruno di noi
credesse o mo¬ strasse troppo apertamente di credere alla esistenza del
personaggio. Ma ora il “ corsaro „ transatlantico diventerà qualcuno; e se non
lo vedremo in carne ed ossa, sarà al¬ meno il riconosciuto agente occulto,
quasi sempre invisibile, ma talora anche visibile, che non si contenterà più di
pro¬ durre gli effetti desiderati daH’assemblea nell’ordine mecca¬ nico, che
non solo assisterà e proteggerà la sua “ figlia „ (il medium), ma le condurrà
anche dappresso altre entità spi¬ rituali, o nel gabinetto oscuro, o attorno al
tavolo: stasera, finalmente, “ John „ sarà il Mercurio solerte e compiacente
che ci metterà in commercio coi sopravviventi o cogli eie- mentali dell’Altro
Lato. Ecco pertanto un cambiamento radicale nelle attitudini psichiche
dell’assistenza, nella terminologia, nel metodo dei fenomeni, nella finalità di
tutta la mia serata. In prima¬ vera e nel mio grappo invernale ci eravamo
fermati nel prònao, e le azioni esopsichiche del medium non ci portavano oltre
al personismo ed all’animismo, secondo la distinzione dell’AKSAKOFF e
deU’ÀNASTAV: è giunto il momento di pe¬ netrare nel santuario. La sola
differenza fra le sedute del gruppo che mi ospita e quella dei “ circoli „
spiritici radunati per la evocazione e, quasi si direbbe, pel culto dei loro
morti, sta nell’assenza di ogni rito. Si sa come procedono i gruppi ascritti
alle diverse sètte della religione spiritica: essi si vantano di con¬ tinuare
le pure tradizioni Kardechistiche (cfr. “ C-r. Congr. Spiri!, et Spiritual. „,
1900, p. 521). Si comincia colla lettura del processo verbale e con una
allocuzione del presidente; quindi si innalza una preghiera a Dio e alle “guide
abituali „, affinchè si degnino di “ co¬ municare „; si abbassano le lampade, e
fatta l'oscurità si entra in un raccoglimento generale. Dopo un po’ di tempo i
me¬ dium “ veggenti „ percepiscono vicino a ciascun astante lo spirito di un
suo famigliare o di un amico, nominano e descrivono i nuovi venuti e
trasmettono le loro “ comunicazioni „. Si passa in seguito alle “ incarnazioni
„ ; e dapprima si in¬ carnano (ossia si impersonano nei medi) i disincarnati
pro¬ tettori ed “ educatori „ del gruppo, il quale ode con com¬ punzione ripetere
per la centesima o millesima volta le solite rigovernature di Armonia, di
Amore, di l inanità, di Progresso. Arrivano poscia altri spiriti mono elevati,
ciascuno dei quali lia scelto un modo individuale di manifestarsi, sia
producendo un rap o picchio particolare, sia facendo assu¬ mere al medium un
atteggiamento ed un tono di voce diversi. Quando “ tutti „ sono venuti e
radunati, si stabilisce una conversazione generale, tanto tra i disincarnati e
i viventi quanto fra i disincarnati medesimi che si compiacciono di ritrovarsi
novellamente su questa terra, pur restando nel- 1’ “altro piano La seduta
rituale termina con una pre¬ ghiera di ringraziamento. La venuta dello
entità occulte per opera di Eusapia non richiede tutto questo cerimoniale, ma
non dà neanche le soddisfazioni affettive e intellettuali che i credenti nello
spi¬ ritismo traggono dalle sedute dei grandi medium a incar¬ nandone. lo non
parlo che delle sedute concesse dalla 1 aladmo durante gli ultimi anni agli
studiosi: esse hanno sempre avuto uno scopo di propaganda più per la realtà che
pel contenuto e significato intimo dei tatti spiritici, e perciò si sono
attenute per ordinario al solito carattere scettico, un ei quasi irreligioso
(dal punto di vista dello spiritismo clas¬ sico). Il più spesso non vi accorre
che “ John King del quale le altre entità spirituali, affollantisi nello
spazio, si guardano bene dal venire a disturbare l'opera attivissima esteriore
o gli ' a solo , composti di interiezioni o di frasi tronche quando si
personifica in Eusapia : cosicché si do¬ vrebbe ritenere che fra gli “
ultra-sensibili „ continuino i ri¬ guardi umani e che pure essi non vadano in
casa altrui senz’essere chiamati o invitati ; prova questa di una ben piccola
loro libertà d’azione verso il nostro mondo terreno. Ma anche le sedute
di evocazione date da Eusapia non bril¬ lano per soverchia intellettualità: il
suo medianismo è co¬ stituito sempre di schemi poverissimi: dimodoché non
soltanto la sua vecchia reincarnazione di “ John „ manca, come ho provato, di
qualsiasi personalità, ma tutte le sue altre evo¬ cazioni di defunti, a
giudicarne dalle descrizioni fin qui stampate, si riducono a comparse, a gesti
e ad atti di or¬ dine elementare, vuote di ogni spiritualità, adeguate al suo
cervello incolto e superstizioso di popolana. 124
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II L;i ragione di questo spiritismo
di bassa lega risiede anche nel genere di medianità, che contraddistingue la
Na¬ poletana e che è tutta d’indole fisica o, come dicono, “ ani¬ mistica Noi
dobbiamo logicamente aspettarci (se la psico¬ genesi dei fenomeni in senso
scientifico è esatta) che cotale sua caratteristica mediumnistica perseveri
anche nella feno¬ menologia propriamente spiritica, sia questa data da manife¬
stazioni contenute nellu persona del medium (incarnazione subiettiva oratoria,
inimica, ecc.), sia invece proiettata fuori della sua persona (incarnazione
obiettiva o materializzata in forme tangibili, visibili, ecc.). Quest' ultima
specie di presentazione delle entità evocate è, intatti, la predominante in
Eusapia, che vi può far uso della sua singolarissima me¬ dianità
fisico-meccanica : essa, cioè, preferisce “ materializ- zare » gli spiriti
evocali anziché incorporarseli, giacché in tal caso sarebbe obbligata a far
mostra di facoltà intellet¬ tive ed espressive che le mancano del tutto.
Quando un medium a incarnazioni sia ben fornito men¬ talmente, abbia ingegno
naturale e coltura, -sia dotato di viva imaginazione e di calda emotività,
quando sopratutto sia flessibile e vario nei moti espressivi dell’animo, tanto
nella voce che nella mimica, si comprende che debba im¬ personare egregiamente
colui o colei che ritorna dall'Al di la. Ho letto in questi giorni vari volumi
di spiritismo puro (Ora.'OTT, Simonin, la Maervat, Moses, Fiuesr) e sopratutto
JjH Survi/t della lì. Noeggekatii, libro prezioso per chi voglia acquistare una
chiara idea della strettissima analogia fra le personificazioni medianiche e
quelle sonnambuliche. Del resto, con un “ buon „ soggetto ipnotizzabile quali
sono la “Lina, e 1’“ Alberto, di De Rociias e qual’era il Dott. C*"' nelle
mie esperienze di fascinazione del 188(5, si arriva ad effetti suggestivi
veramente estetici e di una drammaticità singo¬ lare. Ma. Eusapia non lui
alcuna attitudine al riguardo; "ed io mi dicevo già a priori che, se alle
sue sedute venissero degli “ spiriti ,, non darebbero probabilmente altro che
una scipita riproduzione delle gesta del suo “ John „. Ne ave¬ vamo già veduto
un campione nel preteso intervento sin¬ crono di “ multiple Intelligenze
occulte Ammesso che realmente ci fossero stati, degli “Altri „ accanto a “ John
„, essi non ci diedero mai un solo connotato personale: accorre¬ vano
unicamente per lo scopo di confermare la potenzialità e la veridicità del “
nostro „ medium, ma non perchè avessero rapporti affettivi con nessuno dei
presenti. Erano proprio dei ‘ doppi , di “ John , che è il duplicato di
Eusapia, a I “ MESSAGGI , PEI DISINCARNATI 125
un dipresso come quelle imagini che si riflettono all 'infinito fra due
specchi paralleli, l’uno di prospetto all’altro. Or bene, è assai
dimostrativo per la psicogenesi scienti¬ fica dello spiritismo che il mondo
ultra-terrestre rivelatoci dalle Eusapie e dai Politi ci mandi soltanto di
questi av¬ visi grossolani mediante “ spiriti ,,che nulla dicono, nulla fanno
sapere di sè, quasi non ci parlano, e che si contentano di toccarci, di
pizzicarci, di giuocarci scherzi di pessimo gusto, o al più di rintronarci le
orecchie col suono disarmonico di una trombetta. Sono “ messaggeri „ pressoché
idioti, per lo meno alogici, che ci parlano il linguaggio elementare dei gesti
o ci divertono coi loro giuochi di mano. Gli spiritisti si cavano d’imbarazzo,
dichiarandoci, senza batter di ciglia, che con la Paladino vengono solo “
spiriti inferiori e ane- voluti „ ancora grossolanamente attaccati alla terra,
con tutte le idee passioni e tendenze della porzione meno avan¬ zata
dell’umanità vivente, anzi dominati nella loro postuma esistenza da monoideismi
stupidi, come accade a coloro che ritornano in cerca d’un cappello perduto o
per la fissazione di ripetere le piccole azioni professionali compiute durante
tutta la vita terrena. Con Eusapia non si manifestano dei “ disincarnati
superiori „ in quanto che, ci si dice, il suona¬ tore esegue una buona od una
cattiva suonata a seconda dello strumento di cni dispone. Lasciamo il
paragone che, a parte il lieve valore analogico, nella pratica è inesatto ed
ogni dì contraddetto dalle risorse dell’ingegno umano : un Niccolò Paganini sa
trarre effetti ammirevoli da una sola corda, quando tutte le altre gli si siano
spezzate nell’estro della sua arte geniale. Per soprappiù i periodici e i
trattati di spiritismo sono pieni zeppi di * eccelse comunicazioni „
cosmologiche, metafisiche, teofilantro¬ piche, poetiche, pietistiche, ecc.,
ottenute in via supernormale da medium illetterati e di poca levatura, cosicché
i dogma¬ tisti ne menano vanto come di una irrefutabile “ evidenza , per la
loro tesi (si dovrebbe premiare chi fosse in grado di conciliare le contraddizioni
di cui la dottrina spiritica è tutta intessuta!). Ma fermiamoci al caso
concreto di cui discorriamo : non è forse vero che qualunque uomo di senno non
assiste allo spettacolo di una ordinaria evocazione eusapiana di “ Invisibili „
senza dar saggio di una grande pazienza ed indulgenza ? Si sorride, ma a fior
di labbro, e si sente (lo confesso per me, ma credo che lo confessereb¬ bero
egualmente tutti i psichicisti meno avventati), si sente un malessere morale,
con la giunta di un po’ di compassione 126 psicologia e
sprarrisMo, n I S 'riT f ° tnna costretta a vaiei's> di simili
“evidenze e ad addestrarsi poi m sofismi ed in petizioni di principiò P
SonoC? ,Ptpne 6 atU! In1!ufficienze e le stridenti antinomie • ono io lei sera
uscito finalmente da questo spiritismo di bassa lega, perché di stile
paladiniano ? Ho io Ppro^dito di un passo solo, ma sicuro, verso l’Occulto ? Se
dò non e avvenuto, come narrerò in appresso, non si attribuisca a disposizione
poco favorevole dell’animo mio ne a nreeon cetti antispintualistici: io mi ci
son messo 'con il massimo volontà° credere ch°.° ""P,05*0
looll'fttoggi.mento dell, te Sommario cronologico dei
fatti. Per l’intelligenza di quanto dirò in seguito credo oppor- fendo
cheT "e6!1111 SUnt° cronoloSico della serata, avver- ^ do che la catena „
rimase sempre immutata nell’ordine de suo, componenti, e che io e Porro
siamo stati in" nTer- lottaniente al controllo, io alia destra, Porro alla
sinici,-, rii Eusapia. Costei passò rapidamente in “trance,, ora
fermandosi neti/3-86 iaUlVa (s0nnamblllica)> ed ora arrivando alla
passiva ,„fa P(er° senza corrispondenza chiara del sui stato ipnoide coi
fenomeni straordinarii da lei provocati' Edsapia
Ram. Doti. Vexz. Prof. Mors.
L. A. Vass. • • a Prof • Por. •ìl£
• Prof. • • Por. Ing.r Ram. L. A.
Vass. Ing. Ram. D ott. Vesz. A. Prima
disposizione della catena. Prof. Mors.
ErsAPiA B. Seconda disposizione detta catena • occ unua
apposizione della c( Per " , SOMMARIO DELLA SERATA
127 Pkim \ parte. — La “ catena , è disposta normalmente :
ossia il mediani siede davanti al gabinetto oscuro, ad uno dei lati stretti del
tavolino ifig. AL a) Sono le nove di sera, e cominciamo a luce moderala :
— avvengono i consueti fenomeni attribuiti alla nota occulta entità virile,
battezzata come ‘ John King,. b) Si ordina la oscurità (intendo dire che
il tavolino batte i cinque colpi di rito; e cosisi intende dei comandi
ulteriori) : _ si manifestano nelle tenebre successivamente due ‘ entità
invisibili „, una infantile definita come la fanciulla cara al prof. Porro; ed
una maschile giovanile, definita come un ado¬ lescente carissimo a L. A.
Vassallo. c) Rischiariamo la sala a luce rossa (lampadina da foto¬
grafo, di 3 candele) : — continuano le manifestazioni della en¬ tità giovanile
suaccennata. _ i <i) Si richiede il bujo completo : — accadono
manifestazioni d una presunta * entità muliebre adulta , sempre invisibile, che
viene qualificata come persona defunta a me carissima. e ) È comandato di
fare piena luce : — si constata allora che Eusapia, in sicura fase letargica, è
al suo posto, per cui il comando ha evidentemente la intenzione di farci
escludere l’inganno dalle grandi manifestazioni “ spiritiche „ di cui io sono
stato l'oggetto. f) Si ridomanda pochissima luce, e la si ottiene abbas¬
sando la fiamma del gaz; — ricominciano le comunicazioni dello * spirito , che
è venuto per me. :/) Illuminiamo a luce mediocre (lampadina elettrica di
5 candele): — si osservano fenomeni sincroni di materializza¬ zione tangibile
di due entità, formantisi visibilmente dietro le tende, quella infantile a
sinistra d’Eusapia (per il prof. Porro), quella muliebre a destra (per me):
inoltre si hanno numerose e cospicue materializzazioni visibili di mani, braccia
e globi lu¬ minosi (teste?!. Eusapia, che si trova esaurita da tante
prove di efficacissima medianità, chiede ed ottiene di riposare por alcuni
minuti. Seconda parte. — Alle 28,30 ci rimettiamo in catena: ma subito il
tavolo si incammina (come in casa Peretti), e vol¬ tandosi giunge verso il
centro della sala ; e noi, che lo abbiamo seguito senza perdere il contatto
delle mani, ci troviamo di¬ versamente orientati e più comodamente disposti, in
guisa che Eusapia siede ora da uno dei lati lunghi, e tutta l'assistenza è a
circa 1 metro e mezzo dal gabinetto e a 2 metri dalla scrivania dell’angolo
(fig. B). h) Al debole chiarore proveniente dall’anticamera: — si
riproducono le gesta di 11 John , che ordinariamente precede sempre coi suoi
giuochi l'arrivo delle altre entità, o empie gli intermezzi dello svariato
programma. Fra gli altri si ripete quello che chiamerei il fenomeno del dar da
bere agli assetati. ! 128 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, II Io dico ad nlta voce di aver sete: e tosto un
pietoso invisibile „ trasporta dalla scrivania sul tavolo la bottiglia
dell’acqua, la stappa, empie un bicchiere e l’avvicina successivamente alle
labbra di ciascuno di tutta la compagnia, toltone Vassallo, cui per uno dei
soliti capricci imperanti nella medianità viene negato quell'appngamento. È
inutile dire che al primo rumore prodotto dalla bottiglia che qualcuno deponeva
sul tavolo, io ho stretto il controllo su Eusapia: orbene, non si tratta di
irode, nè di allucinazione, poiché la bottiglia s'e poi trovata con meno acqua
in mezzo a noi, e col suo tappo sul tavolo. i) Si ridomanda diminuzione
di luce e la si ottiene soc¬ chiudendo l’uscio, cosicché siamo quasi al buio :
— avvengono allora manifestazioni complicatissime attribuite ad un'entità
spiritica di un vecchio specificatamente definito dai coniugi Ra- morino, ai
quali toccano ora comunicazioni di carattere intimo e per essi
persuasive. jj Si impone l'oscurità perfetta'. — ed in queste condizioni
sempre sospettabili, avviene un apporto personalmente a me diretto e che
sarebbe meraviglioso e prezioso, se non ... fosse illusorio o spurio come fra
poco dirò. k) La seduta si chiude al debolissimo chiarore dato da una
candela, essendo il medium abbattutissimo e incosciente, nè volendo noi
provocare una sua crisi con una stimolazione lu¬ minosa eccessiva. È l’una dopo
mezzanotte ! I cinque ‘ spiriti » della serata. Le
manifestazioni del 23 dicembre sono state attribuite dai miei collegbi a cinque
diverse “ entità „ fluidico-spiri- tuali, e ne dico subito i nomi: 1"
l’immancabile “ John King » ; 2“ una persona cara al prof. Porro ; 3" una
persona diletta al Vassallo; 4” una persona carissima a me; 5° una persona
parente dei coniugi Ramorino. Sebbene imperfettamente eseguito, come a
suo luogo mo¬ strerò, il contenuto spiritico della seduta era completo : e se
ciascuno di quegli esseri rimasti per noi invisibili o poco meno, si fosse
davvero manifestato con le caratteristiche personali cognite dei defunti che
dovevano o volevano ìap- preseutare, avremmo assistito ad altrettanti casi di
identità, ad un vero censimento spiritico; e la cosa risulterebbe di gravissima
importanza per me e fors anche per la mag¬ gioranza dei miei lettori. Ma Oxon,
Aksakoff, Delahne, I CINQUE SPIRITI DELLA SERATA 129
tutti i maggiori fra i teorici della nuova lede evemeristica, ri pongono
all’erta contro le troppo corrive identificazioni : “ la prova incontestabile
dell’identità personale degli spiriti, scrive I’Aksakofk, mediante qualsiasi
loro manifestazione, è impossibile „ (Anitn. et Spirti., p. 624). E allora, la
pru¬ denza decrli evocatori non sarà mai in eccesso. Considerate, se vi
piace, che ogni identificazione d’entità non visibili, come quelle venute
iersera al nostro circolo, è desunta da percezioni abbastanza labili del tatto
e da altre rarissime, il piu spesso indistinte, dell’udito: al più vi si
acnnungono talvolta percezioni incertissime della vista. Ciascun membro della
catena percepisce di regola isolatamente, e ■rii altri non hanno modo alcuno di
apprezzare quanto val¬ gano le sue dichiarazioni dei fenomeni. Da quello che ho
veduto, rilevo che la correntezza di ricognizione dei cre¬ denti, o per
l’emozione subitanea o pel rinnovarsi delle loro sentimentalità più delicate, è
assai pericolosa per la discri¬ minazione e la critica delle percezioni
provate. Ed è ernioso che la grandissima maggioranza dei percipienti non si ac¬
corga delle manchevolezze logiche del loro processo mentale di interpretazione
e di attribuzione connotativa. Non t ragga in inganno l’accordo del “
circolo „. 11 più spesso gli altri che assistono, consentono in quella
definizione sin¬ ergica delle impressioni sensoriali provate da chi le denuncia
(ed io ho consentito di proposito senza palese contrasto) per motivi che non
figurano fra i criteri razionali, ma che sono d 'indole simpatetica e
convenzionale. 0 si vuol mante¬ nere la concordia degli animi, pur concependo
dei dubbi ; o si desidera di non intralciare il corso dei fenomeni; o si tace
per rispetto cortese alle opinioni ed agli affetti dei consoci. In ogni modo,
l’assenso dei presenti, anche se ge¬ nerale, su di una data identificazione
(?), non ha alcun valore di argomentazione, quantunque gli adepti vi facciano
molto assegnamento. Salvo il caso abbastanza raro in cui un dato defunto era ben
noto a due o a parecchi fra i presenti, e questi assentono nel riconoscerlo su
dati sicuri, la ripresen¬ tazione teleplastica è sempre incerta, quanto, in
genere, è incompleta. Di maniera che, la identificazione rimane affi¬ data ai
fragili apprezzamenti subiettivi del percipiente che vi è interessato: ossia è
il prodotto di un convincimento personale insondabile e scientificamente
improvabile, coni è il caso dell'HvsLor rispetto all’identità di Giorgio
Pelham, o della Writino rispetto alla giovane sua amica pur essa rivelatasi
mediante la Piper, o dello Stead per la Julia . restraa sssik d>i
l“?“- -SSS&LSS 2££tSlSS^’s lettissimi e superficialissimi Ìli
in 6’ 6 SU ni210c'nì imper¬ io per le identificazioni (?) d irimfJS5b»I<jf
°°' =^4^SSSsS®! I. L’occulta entità abituale (“ John King ) valli,
e alla fine, con le sue notissimi s.eduta’ e neSh mter- 5Sì SSMS
stó-p ’-&p> p^fripS,"" “““ *;™= xsa j II.
L’occulta entità puerile specificata. comprendere di dare aUc « entità P
ni! , Ulnno dafo. 0 Sciato IO considero, col rispetto che' si
l’occulta entità puejule 131 sentimenti delle
persone stimabilissime, con le quali Lo stu¬ diato Eusapia ; ma non essendo
quelle identificazioni d’al¬ tronde sommane, il prodotto di impressioni munte
'diret¬ tamente al mio cervello, di riconoscimenti e di raziocini elaborati
dalla mia mente, nè le accetto o neretto nè le discuto. 9 Chiunque avrà
letto e rammenterà le riserve da me falle neU’illustrare i fenomeni terminali
della X seduta, e leggerà fra poco le ragioni sulle quali argomenterei fallita
la identi¬ ficazione della presunta entità che mi riguardava, capirà facil¬
mente ed approverà la mia rinunzia ad una discussione, che non smoverebbe
alcuno dal suo parere e mi trascinerebbe inu¬ tilmente a divergere dal mio
intento, che è scrivere la storia e o sviluppo dei miei convincimenti graduali
sulla psicologia dello spiritismo senza preoccuparmi di quelli degli
altri Or dunque, la « figliuoletta „ del Porro si sarebbe mani¬ festata
alla sinistra di Eusapia con leggieri picchi sulla seggiola del professore, col
gonfiamento della cortina nera dada sua parte lino a toccarlo e a premerlo sul
fianco destro dandogli la sensazione (tattile) della sua gracile personcina,
con toc (lamenti e carezze delle sue manine avanzantisi sotto la tela, con baci
pur sempre dati dalla bocca ricoperta, infine , nu°v° 'come 111 giugno! con due
parole articolate l’nna dopo 1 altra. La prima era «sillabica C papà! j udita
solo dal 1 oiro e dal Venzano; la seconda parve trisillabica, pronunziata si
forte da farne arrivare il suono fino a me e al Vassallo- non distinsi bene, ma
mi sembrò che la voce dicesse “vicino ' (torse ultima parola della frase: — “
ti sono vicino— ?) Noitutt' percepivamo con la vista il gonfiarsi della tenda!
coll udito il rumore dei baci e ì suoni vocali: il Porro de¬ nunziava per
intanto i fenomeni e li descriveva con tanta esattezza da farci assistere dal
nostro posto a tutte le af¬ fettuose, dolci e carezzevoli “ comunicazioni „
delle quali egli era oggetto. Io non potei riconoscere a quella voce un timbro
infantile: mi giungeva indistinta, come se uscisse penosamente da una bocca
semichiusa. La “ fanciulletta „, che sarebbe stata l’agente
ultraterrestre <ii queste comunicazioni tangibili ed udibili, non si è ma¬
nifestata in nessun modo al nostro senso visivo. Che se io tossi chiamato ad
esprimere ciò che penso del suo ricono¬ scimento, direi con piena sincerità
che, pur sommando tutte le manifestazioni da essa date nelle sedute in cui l’ho
vista formarsi e comunicare, col Porro, siamo sempre assai lontani da una
identificazione „ quale esigerebbero ; " 1 piu elementari
precetti della metapsichica sperimentale. Diciamoci pur disposti ad accogliere
con la massima indulgenza gli effetti istintivi, irresistibili, del sentimento
nella sfera ela- boratrice delle nostre percezioni, dove “ la voce del cuore ,
è capace di trasformare le impressioni più vaglie e mal si¬ cure in
convincimenti profondi. Ma forse , per quella ten¬ denza all’analisi delle mie
sensazioni ed idee, cbe La fatto di me un psicologo, io sono tratto logicamente
a paragonare la facilità, con cui veggo da taluni miei compagni ricono¬ sciuta
e creduta la identità personale di forme cotanto in¬ decise e imperfette, con
le enormi e il più spesso insormon¬ tabili difficoltà che gli stessi adepti
dicono confessate dagli “ spiriti „ per bocca o per mano dei loro medii quando
si accingono a entrare in commercio con questo nostró Mondo. IH.
L’occulta entità oiovanilk specificata. Più completa, perchè rivelatasi
anche visibilmente, è stata la muterializzazione della forma attribuita ad “
Arnaldo „, di¬ lettissimo figliuolo del nostro compagno Vassallo, venutogli a
mancare nella verde età di 16 anni. “ Naldino „ si era manifestato sin dalla
prima seduta del gruppo, e con carat¬ teri tali da non lasciar dubbio alcuno al
padre sul ricono¬ scimento della sua completa e a lui ben nota individualità :
gli aveva detto tiptologicamente il secondo suo nome di battesimo, Romano , a
tutti ignoto (?); ed era apparso in un profilo d’ombra percepito da parecchi
degli astanti, le cui descrizioni, corroborate da disegni, concordavano nel
rico¬ struirne la figura. Il Vassallo trovava che quella lunghezza di viso,
quel ciuffo abbondante di capigliatura ritto sul fronte, quella forma alta di
testa, corrispondevano ai connotati del defunto giovinetto. D’altra parte, le “
comunicazioni spiri¬ tiche „ attribuitegli si distinguevano per una certa
sveltezza e giocondità, come di chi è educato agli esercizi ginnici e gode di
tutta l’energia giovanile. Anche iersera “Naldino*. per non venir meno al
suo tipo, si è rivelato in modo gajo: ha cominciato a grattare lie¬ vemente la
mia mano destra e la sinistra di suo “ padre „ le quali per stare in catena
erano ravvicinate sul tavolino ; indi è passato a premermi e a sospingermi per
il braccio, a battermi energicamente, sebbene educatamente, sulle spalle quasi
volesse indicarmi che mi togliessi di mezzo. Io lo sentivo alla mia sinistra,
attraverso le tende e copritende che mi venivano a toccare: avvertivo, cioè, un
che di duro e mobile l'occulta entità giovanile 133
che si avanzava ed agiva là entro; però non posso dire elle avesse i
connotati particolari denunziati: a me sembrò una delle solite forme attive, ma
frammentarie ed incomplete, che si materializzano con Eusapia nel vano del
gabinetto. Certamente dietro le stoffe qualcuno pareva esservi, o for¬
marsi e agitarsi: ma.... era * Naldino „ ? Ce lo ha detto Vas¬ sallo. che con
viva commozione ci ha dichiarato di ricono¬ scere in quel prorompere di
manifestazioni vigorose e ad un tempo affettuose la personalità a lui legata dal
più tenero dei sentimenti : e poco dopo ci ha ragguagliati di avvertire la
particolare stretta di una mauo invisibile (passata tra me ed Eusapia) e di
sentirsene attirato così da dovere alzarsi, sporgere la testa sopra di me, che
gli sedevo a fianco, e allun¬ gare il braccio fino al di sopra del capo del
medium. Il povero padre era cosi infervorato dall’idea di riavere qualche
relazione coll’adorato figliuolo, che ha voluto rendermi par¬ tecipe della sua
gioja; e rivolgendosi all’invisibile gli ha detto: — * Vieni: abbraccia anche
Morselli, chq è tanto amico mio! „. Io mi sono sentito, quasi subito,
afferrare la testa fra due mani, e una bocca appoggiarsi sulla mia fronte e
baciarmi : nell’impressione di quell’attimo le palme e le labbra mi sono parse
fredde e secche, ma non ho avuto il tempo di analizzare le mie
sensazioni. Forse avrei distinto meglio quei contatti se, come n’avevo
pregato Vassallo, ne avessi ottenuta la ripetizion e. Ma pel mo¬ mento 1'
“ entità „ si ritira: in seguito però si rende visibile, e noi assistiamo a un
fatto sorprendente che non è illusorio, seb¬ bene riguardi un senso tanto
facile agli errori. Per due volte in oscurità, un globo o meglio un ovoide a
contorno sfumato, di colore chiaro, quasi fosforescente, è apparso in alto
sulla destra, di Eusapia : e sotto gli occhi di tutti noi, si è mosso da
sinistra a destra lentamente, e percorsi trenta centimetri è disparso. E per
altre due volte, a luce rossa, noi tutti abbiamo visto nettamente una mano ed
un braccio nerastri uscire dal ga¬ binetto e accennare ad allungarsi verso il
Vassallo. A me è parso che tali membra fluidiche attraversassero la stoffa :
anche De Fontenay vide il medesimo nelle sedute di casa Blech a Montfort,
IV. Un’occulta entità mulieiihe... da specificare. La terza “ entità „
arrivata jersera, secondo quello che Eusapia Paladino ha insinuato o cercato di
insinuare nel- l'animo dei presenti, sarebbe stata lo spirito di mia
madre. 134 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li Io
chiedo perdono alla purissima memoria di Lei se debbo discorrerne in questo
processo allo spiritismo: ne avrei ta¬ ciuto il nome, se inopportunamente e
senza chiedermene il permesso, non si fosse detto e stampato che io, non solo
ero entrato in comunicazioni spiritiche con lamia buona mamma,, ma che ne avevo
anche accertata la identità. Ora, da quanto schiettamente narrerò più avanti,
si vedrà se tutto questo sia vero ! Io non ero andato alla seduta del 23
dicembre con lo scopo di evocare nessuno degli “ spiriti „ a me noti. Anche se
cre¬ dessi alla sopravvivenza dell'anima e al possibile ritorno dei trapassati
(due fatti ai quali mi inchinerò, nel mio positivismo costante, soltanto dopo
la prova della prova !), io non chie¬ derei mai la dimostrazione della prima e
le emozioni del secondo alla fenomenologia di un’Eusapia Paladino o d'altro
medium similmente inferiore. Il crederci in mezzo ai tiri e ai lazzi di “ John
King „ era subito parso, fin dalle prime sere, un assurdo alla mia ragione
educata al metodf spe¬ rimentale delle scienze medico-naturali, agguerrita
contro i fallaci impressionismi dalla analisi dei fatti cui mi abitua la
filosofia positiva: e ne risentivo anche, con Gaetano Negri, un’offesa
angosciosa al mio senso morale e ai miei sentimenti più profondi. Che altri vi
creda, sia pure: ma a me, dopo il cimento della prova, quella credenza risulta
illogica e ancor più ripugna. Che ci verreste a fare in questa
baraonda insensata e in mezzo a tante volgarità e a tante sfacciate e inconscie
astuzie di un’isterica, voi, creature a noi care e sacre, la cui convi¬ venza
ci ha diretta e allietata la miglior parte della vita ? Che sareste diventate,
se ciò fosse possibile, voi, persone dilette, che avevate un'intelligenza degna
di istruirci e di guidarci, un cuore ardente di amarci e di sorreggerci ? Voi,
che avete gioito e pianto per noi e con noi, rasserenandoci lo spirito con le
inesauribili tenerezze degli affetti famigliaci, sorri¬ dendo ai nostri
successi, asciugando le nostre lagrime, è credibile che sopravviviate cosi
orribilmente mutilate nelle facoltà intellettuali e così stupidamente burlesche
nei modi di ripresentarvi ai superstiti ? Se esistete ancora quali per¬ sone
coscienti in qualche parte dello spazio infinito, io vi LA VERA
IDEALE SOPRAVVIVENZA 135 (V, grazia di ritornare fra
noi a mostrarci la degradazione c la miseria in che siete cadute : preferisco
ripensarvi quali vi ho conosciute e amate in vita, e, se non migliori, poiché
Ili morte non può avervi aggiunto nulla, neanco peggiori. i E sento
allora che nelle profondità del nostro essere voi seguitate veramente a vivere
perenni, voi che o ci avete dato il primo impulso alla esistenza trasmettendoci
le energie seiiipre rinnovantisi della vita universale, o col gesto con le
parole e con gli atti di ogni giorno avete formata tanta parte della nostra
personalità. Nè il tempo nè le vicende hanno forza di cancellare le traccie che
gli antecessori ci lasciano cosi nel corpo, come nello spirito : per ciò ed in
ciò solo voi sopravvivete ; e con quello che noi avremo saputo o potuto aggiungere
di nostro alla lunga catena degli eventi naturali ed umani, i postumi vostri
biologici e spirituali passeranno ai tigli ed ai nepoti fino alle epoche più
remote, fino alle estreme generazioni. Voi morti, noi vivi, ed i no¬ stri
discendenti, e gli umani futuri, costituiremo cogli esseri tutti una serie
coordinata e indefinita, la cui esistenza si propaga lontano, nel passato e
nell’avvenire, senza interru¬ zione, senza principio e senza fine. Gli
uomini hanno pensato e creduto di sopravvivere come persone e con la stessa
loro coscienza terrestre, perchè non sanno 0 non vogliono concepire l’Essere se
non traverso il prisma ingannevole e deformante del loro egoismo. Ma pel vero
filosofo, da Aristotele in poi, l’identità è nel fondo per¬ manente delle cose,
l’eternità nell’oceano dell’universo; e solo permane l’Essere, dal quale si
svolgono le linee ondeggianti e variabili dell'individualità. Io rinunzio
a concepire e a sentire altrimenti la conti¬ nuità della vita e dello spirito.
E dico e proclamo ad alta voce che Tu non sei venuta, o madre, neanco quale
soprav¬ vivi nella mia memoria e nel mio amore figliale. Io mi ri¬ fiuto ad
ammettere che quelle parvenze generiche e volgari, quegli artifici guasti dalla
sciocchezza e dalla menzogna, fossero le projezioni di ciò che rimane di Te
nella tomba dove da ventisette anni riposi. Io ti so. -ti ricordo e ti ri¬
penso qual’eri da viva, e non quale costei presume e pre¬ tende falsamente che
tu fossi. No, o madre : questa grande consolazione di saperti, di sentirti a me
vicino, in quella forma corporea che tu avevi vivente, no, io non l’ho pro¬
vata iersera; nè mai la proverò. 13*5 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, II Quando sono avvenuti i primi indizi della serie di
comu¬ nicazioni occulte a me dirette, io non pensavo a mia madri : io lio
percepito un leggero raspamento al piede posteriore sinistro della mia
seggiola, quasi vicino al suolo. Pareva qhe qualcuno ne grattasse
intenzionalmente il legno coll’unghia; onde io, adattandomi alla direzione
ormai assunta dalla se¬ duta cui assistevo, e in cui ben poteva rivelarsi
qualche altro “ spirito famigliare mi sono voltato d’istinto e ho fatta la
domanda di prammatica: — chi sei ?..... sei forse qualcheduno che mi appartiene
? — • E, come se non si fosse aspettato altro stimolo evocatorio, il tavolo di
Eusapia ha battuto tre fortissimi colpi affermativi, picchi più decisi sono
stati dati sulle traverse inferiori della mia seggiola, e una pressione
leggiera di mano invisibile sull’avambraccio sinistro mi ha confermato tacitamente
che io entravo in re¬ lazioni con un “ essere dell'Altro piano „ . Non
stupirò nò farò sorridere alcuno se dico che ho tra¬ salito. e che quell'evento
per me nuovo e straordinario mi ha sconvolto. L'idea che uno dei mìei cari
morti tornasse a farmi sentire la sua presenza, non si era mai formata net¬
tamente nel mio pensiero. Assistevo da mesi alle sedute di Eusapia col fermo
proposito di studiare i fatti e di sotto¬ porne la medianità alla verifica più
attenta e spassionata: ora, l'evocazione deliberata dei defunti sarebbemi parsa
(ed è infatti) un menomare la obiettività dell’indagine scienti¬ fica. nei
mentre che è anche un esporsi volontariamente agli assalti nocivi della
svegliata e alterata emotività. E perciò nel chiedere chi fosse l’invisibile
fattore di quei palpamenti e di quei picchi, io non ci ho messo alcun calore di
senti¬ mento, nè alcuna intensità di volere: scrivo questo per chi ritenesse
necessario un conturbante stato emotivo o una forte tensione di animo per la
provocazione di siffatti fe¬ nomeni metapsicliici. C'è chi vi si prepara, è
vero, con una specie di entusiasmo appassionato, che indubbiamente age¬ vola e
affretta il processo di presentazione e ricognizione delle “ entità personali „
: ma questo non era il caso mio. L assenso tiptologioo mi ha trovato
impreparato, e perciò mi ha colpito: contrariamente alla teoria di Lanob-James-
Sebqi. qui la emozione non è stata primitiva, ma è derivata bensì dalla
precedente, per quanto subitanea rappresentazione MIEI RAPPORTI
COLL’ “ INVISIBILE 137 della straordinarietà del mio
caso: — Enrico Morselli diret¬ tamente alle prese coll’Occulto !
Tuttavia, finché hanno durato le pretese comunicazioni spiritiche, mi sentivo
bensì commosso dalla realtà delle im¬ pressioni, che agivano immediatamente sui
miei sensi e in via associativa sui miei centri cerebrali ; ma nel tempo stesso
facevo sforzi potenti di volontà per mantenere la calma necessaria ad un
investigatore, e per subordinare al freddo ragionamento la persuasione
sentimentale che stava forman¬ dosi in me. E dico persuasione, non convinzione,
giacché nel momento in cui gli altri mi udivano e ini credevano in atto della
massima espansione affettiva verso quell’invisibile fantasma, da cui mi sono
poi sentito carezzare, dir qualche parola e abbracciare, io analizzavo le mie
sensazioni e le raffrontavo a quelle che avrei realmente dovuto provare se il
ritorno di mia madre fosse stato veridico. Ahimè, quanto erano differenti
! Così è che davanti alla mia coscienza più che mai vigile ed attenta
sorgevano e passavano tutti i dubbi razionali che distruggevano inesorabilmente
il “ miracolo „. Io mi versavo tutto in una specie di sdoppiamento dell’io. -
Ciò che costituisce la parte affettiva della mia personalità è stata per alcuni
minuti dominata dalle impressioni eccezionali di quell’arrivo inatteso, e non
sono mancate, naturalmente, le reazioni istintive dell’organismo: un brivido mi
ha percorso il dorso, il cuore mi ha palpitato, il sudore mi imperlava la
fronte, la voce mi usciva strozzata di gola, le lagrime scorrevano dai miei
occhi ; ed io provavo quel misto di gioia e di tristezza che è proprio delle
grandi emozioni di tene¬ rezza. — Ma la parte intellettiva dell’io si ribellava
a quella prova, e riflettendosi su sé stessa scorgeva lucidamente le lacune
deplorevoli dell’evento, la incongruenza delle circo¬ stanze tutte che lo
accompagnavano, la stolida miscela di frivolezze indegne del solenne momento e
di insidie al mio amor figliale con fatti autentici di mediumnismo ectopla-
stico da cui fuggiva ogni spiritualità. Voglio dire con questo, che la
ragione, vincendo per fortuna il sentimento, mi dimostrava l’assurdità logica e
la sconve¬ nienza morale di quella pretesa rivelazione dell 'Ultra. E Plotino
stesso redivivo avrebbe invigorito il mio scetticismo esclamando che non
eravamo usciti, no, dal “ piano della natura inferiore „ degno di Eusapia. È
mancata, nonostante i tentativi del medium e la annuenza dei presenti, è asso¬
lutamente mancata la identificazione dello “ spirito „ di mia madre “
disincarnatasi , nel 1874; ma poiché necessitano particolari, li esporrò più
avanti. V. L’occulta entità senile specificata. Le più prodigiose
comunicazioni di jersera sono state però quelle dell'ultima parte di seduta, e
hanno preso di mira la coppia Bamorino. In realtà c’è da ammirarle, poiché
accadevano a chi si trovava di fronte a me e al medium, dall’altro lato della
catena, a quasi due metri da Eusapia, la quale so benissimo di avere
rigidamente invigilata du¬ rante tutto quel tramestìo. Ricordo che eravamo
caduti, per ordinazione tiptiea di “ John in bujo quasi completo. L'ing.
Ramorino ha dapprima sentito toccarsi ; ma non erano i soliti contatti: una
mano lo premeva sul petto, là dove teneva il portafogli , e subito egli ha
interpretato le intenzioni deH’oceuito agente. — È lui , ha detto, eccolo :
noti può essere che lui ! — ossia il suo vecchio padre, di cui aveva portato
con sé, allo scopo di evocarlo, una bianca ciocca di capelli. Egli crede che il
defunto si fosse diggià materializzato e palesato fin dalla seduta antecedente,
facendo toccar con mano al figlio il taglio della barba identico al suo (a
fedine); di guisa che jersera le comunicazioni dell’entità ormai spe¬ cificata
hanno ripreso quasi al medesimo punto, cui erano rimaste la sera avanti ; e
l'ingegnere ci segnalava le azioni complesse delle quali egli era
objetto. L’Invisibile, fattosi di nuovo riconoscere con una sensa¬ zione
di barba sul volto del figlio, gli ha premuto dunque sul petto, gli ha
sbottonato l’abito, gli ha tolto dalla tasca interna il portafogli, lo ha
portato in alto e ha battuto sopra di esso alcuni colpetti significativi.
— Ecco, soggiungeva il Ramorino con voce vibrante, ecco una prora (l’identità ;
ti ringrazio, tu mi hai compreso ! E il portafogli, battutogli dall’”
entità „ anche sul dorso della mano, gli era ridato e rimesso in tasca. Poscia
lo stesso personaggio, che nessuno aveva capacità di discernere nel¬ l'ombra,
gli carezzava la mano, gli toglieva un anello dal dito e lo infilava nell'anulare
della Signora, che sedeva in ca¬ tena al di là del Venzano (v. fig. B). A
complemento di che, la destra dell'ingegnere era presa e, passando davanti al
dottore, era condotta verso la omonima mano della consorte, sì da sovrapporle e
da indurli a scambiarsi una stretta calorosa. Finalmente, le loro due teste
sono state spinte da due mani invisibili Tona verso l’altra, come se si volesse
invitarli a baciarsi. l’occulta entità senile 139
Noi altri quattro, spettatori della interessantissima scena spiritica,
abbiamo avuto tutte le impressioni sensorie cor¬ rispondenti ai fatti che i due
coniugi ci denunziavano. Ab¬ biamo, in prima, udito il fruscio caratteristico
del soprabito che si sbottonava, poi i colpi in aria (che a me son parsi
un'apertura e chiusura rapidissima del portafoglio): indi i miei occhi, meglio
abituati a raccogliere gli scarsissimi raggi luminosi di quella mezza oscurità,
hanno potuto discernere i gesti obbligatori delle inani e delle teste degli
sposi, pur non scorgendo chi le sollevasse, conducesse o spingesse. Ma a
schiarimento di questa intralciata fenomenologia, dove la materializzazione ha
avuto un carattere così spiccatamente intenziouale ed un’efficacia così
drammatica, sarà opportuno ricordare che al principio della seduta i Ramorino
avevano regalato Eusapia di un bell’anello d’oro. Dimodoché il dono non ha
agito soltanto da motivo per la riconoscente pro¬ duzione di quella pantomima
di famiglia, essa ne ha pure proposto in parte il programma : indizio non nuovo
della suggestionabilità del medium. Anche in riguardo della
identificazione del vecchio invi¬ sibile, io non posso mutare il mio modo di
vedere, sebbene il processo ricognitivo sia qui parso più progredito o “ svi¬
luppato „ che nelle incompletissime specificazioni della fan¬ ciulla e del
giovinetto. Chiunque esamini però col criterio investigatorio della odierna
psicologia supernormale la somma dei dati su cui si basa il riconoscimento dell
“ entità Ramo¬ rino „, la troverà deficiente sotto molti aspetti. La serie degli
atti compiuti dall' “ Invisibile „ fu certamente ammi¬ revole per precisione e
per nesso logico; ma essa appartiene ad una categoria affatto impersonale di
manifestazioni: non c’è alcuna prova dell’intervento di un’intelligenza diversa
da quella del medium. Lo stesso carattere un po’ ingenuo e un po’ teatrale di
quella miihiea lascia intravvedere, dietro le quinte dello scenario
metapsichico, la finalità opportunistica di una dimostrazione a esclusivo
vantaggio della potenza medianica di Eusapia. Quanto al connotato fisico del
taglio di barba (a prescindere dal subbiettivismo del percipiente), una nozione
in proposito può essere giunta al medium o per vie normalissime (informazioni
dirette e indirette, indu¬ zione dall’analogo tipo barbale del figlio, eec.), o
anche per telepatia, sebbene questa genesi mi sembri eccezionalissima in
Eusapia. Le mie comunicazioni coll’Al di là. Ho già detto in qual
modo poco serio lo “ spirito „ ac¬ corso per me dai tenebrori del HAI di là si
era manifestato alla :nia sinistra. Ripiglio adesso il (ilo della narrazione, e
mi scuso fin da principio delie minuzie in cui entrerò, tua che sono necessarie
alla completa intelligenza dei fenomeni. Piuma fase: — L' “ Entità
occulta „ si forma, mi torca, mi carezza, mi preme. Adopero i termini “
Entità occulta „ per sintetizzare l’in¬ sieme delle impressioni sensitivo-sensorie,
che mi davano i fenomeni teleplastici provocati medianicamente daEusapia: ma si
deve accettare questa designazione come puro simbolo verbale senza alcun
sottinteso spiritico, anche se eventual¬ mente potesse avere apparenze
animiche. Adunque, dopo le raspature e i colpetti sulle gambe po¬
steriori e sulle traverse della seggiola, e dopo quei tocca- menti sul braccio
e sulle spalle, una mano invisibile mi ha carezzata la testa. La tenda intanto
si gonfiava dalla mia parte, si avanzava, e un che di duro e di mobile,
formatosi dietro ad essa, si spingeva contro la mia spalla sinistra, un po'
bruscamente, come se mi si volesse dire: - non qua per te! La stoffa proiettata
dal solito vento freddo mi ha coperto sul capo e sul dorso, indi è retrocessa; e
ciò per tre volte. Sotto di essa una inano mi premeva espressivamente, poi
liberatasi dalla tenda mi si ò posata a nudo sulla fronte, mi ha sfiorato
blandamente dall’uvanti all'indietro fin sulla nuca, poi è ritornata verso la
mia fronte, e coi suoi tocchi scherzosi è parso mi volesse togliere dal naso le
lenti a molla che da anni costantemente porto. Onde io ho esclamato con tono
commosso di voce: — Chi sei?... sei tu? — e tre picchi carezzevoli sulla mia
spalla hanno risposto affermativamente. Era pertanto a quel modo che si
manifestava mia madre, cui il mio pensiero era andato d’istinto ? Mio padre è
morto quando io avevo solo tre anni e mezzo, e non ne serbo che due o tre
vaghissimi ricordi; non basterebbero, io opino, ad un’evocazione e ricostruzione
ectoplastica, anche se il medium 1 SriEI PltlMT RAPPORTI COLI,’ “
AL DI LÀ , leggesse per telepatia nei depositi della mia memoria.
Ma mia madre è trapassate quando mancavano pochi mesi alla mia laurea in
medicina, da lei, poveretta, tanto aspettate ; ed essa sopravvive, come ieri,
nel cuore devoto dei suoi due figli. I tocchi sul capo che adesso ho calvo e
sulle lenti che allora non portavo, volevano forse accennare al muta¬ mento
fìsico che l’invisibile, “ ritornando verificava in me? Confesso che,
sorpreso da quegli atti che risvegliavano in me, per diretta associazione
mentale, l’idea di un loro in¬ tenzionale significato, ho pensato
immediatamente che l’In¬ visibile volesse darmi una prova di riconoscimento: e
l’ho anche detto ai miei compagni. Ma riflettendo ora su essi, e paragonandoli
ai gesti che John King esegue per abitudine e senza distinzione sulle persone
dei presenti (per cui mi ha più volte in altre sedute passata la mano in quella
maniera sul capo e latte cadere le lenti), debbo togliere alla mimica
preannunziatoria dello “ spirito „ ogni espressione personale. È
difficile immaginare come nelle serate spiritiche, al buio o mezzo buio, i
sensi nostri si acuiscano e forse si esal¬ tino. Così, avvenute la risposta
alla mia domanda, io ho avuto la limpida percezione che qualcheduno era venuto
e stava dritto nell’ombra, vicino a me: io ne avvertivo la presenza in quel non
so che di radiante che emana dai corpi vivi. Un morto rifattosi vivente ?
. o un vivo che faceva da morto? . o non forse il doppio di mi vivo, che
si foggiava ed agiva da morto? . Sull’atto ho rabbrividito,
aspettando in ansioso silenzio: sono istanti indimenticabili! Non
indifferentemente, si creda o no nell’Oltre-tomba, ci si trova ad un tratto e
nell’oscurità a contatto di cose ignote ed arcane; le sedute evocatone do¬
vrebbero essere tollerate sol per chi possiede equilibrio per¬ fetto di nervi e
di cervello. Tacevano immobili tutti i miei compagni, ascoltando dipoi con
stupore le segnalazioni che ho cominciato a dare dei fenomeni, prima a frasi
tronche e con voce convulsa, in seguito con parola più calma e voce più ferma.
Perocché, passato il momento inevitabile di commo¬ zione, io son certo di aver
ripreso il pieno dominio su me stesso e d’avere freddamente analizzato ciò che
sentivo e ciò che accadeva vicino e intorno a me. Sopratutto ho ba¬ dato al
controllo, per sincerarmi che in quella fenomenologia di suprema importanza per
un uomo di scienza non c’era frode per parte d’Eusapia, nè illusione dei nostri
sensi, nè allucinazione suggestiva. Ora, la mia mano sinistra teneva la destra
del medium , il mio ginocchio stava d’aecanto al SUO il mio piede sopra il
suo ; e non dubito menomamente che’ dal lato manco il prof. Porro non
invigilasse con al¬ trettanta diligenza. Sn quella prima parte delle comunica¬
zioni che mi riguardano, sono pertanto sicuro : sebbene si operasse senza luce,
inganno non c'era; Eusapia stava se¬ duta al suo posto, nè ci giuoco il noto
tiro di scambiale le mani. D’altronde, anche liberando una mano, non avrebbe
mai potuto darmi le sensazioni di un essere vivo pressoché reale, sebbene non
integrale, che mi si taceva palese. Noti ho sentito che la mano dell
entità occulta, carezzan¬ domi, mi penetrasse con le dita nel cranio e mi si
immei gesse nella massa cerebrale come nell’acqua : questo narra di sè la
principessa Maria Karaiua (“ Congr. Spmt. bit, p. 234), forse per una illusione
psico-sensoria originata dal- l' associarsi dell’ idea preconcetta di “
fluidità „ alla perce¬ zione del toccamente di entità incorporee. Ma il “
fantasma „, comunque si fosse formato, stava di certo alla mia sinistra e
d’accanto a ine; non capivo, però, se tutelato dalla solita tenda, oppure del
tutto fuori del gabinetto. Debbo credere che ne fosse fuori, perchè mi son poi
sentito baciare ed ab¬ bracciare dei esso per tre volte (dico tre !).
Seoonpa fase : — L'Entità occulta mi abbraccia e mi parla. Due mani
apparentemente vive nella loro consistenza, forma e mobilità, non più fasciate
dalle tende, mi hanno preso e scosso pel capo, l’una colla palma applicata
sulla fronte e l’altra sulla nuca ed al collo; una testa si è avvicinata alla
mia; una faccia mi ha sfiorato la tempia; e una bocca dalle labbra carnose e
dall'alito tepido, mi ha dato due o tie baci sui capelli. Nel frattempo il mio
fianco sinistro, dalla spalla all’anca, era premuto da un corpo, del quale
giudicai che avesse tutte le caratteristiche della vitalità. Era una per¬ sona
invisibile che in piedi, presso la seggiola, nn si addos¬ sava in atto
intenzionale, si piegava su di me e mi baciava: il suo braccio sinistro , la
cui mano mi premeva la nuca, gravava sensibilmente col gomito sulla mia regione
scapolare. Ed era una donna : alla spalla ed alla regione omerale supe¬ riore
ed esterna io sentivo appoggiarmisi un seno femminile. Al primo abbraccio
è succeduta una pausa: poi di nuovo la persona invisibile mi ha ripreso nella
sua stretta, si è n- chiuata su di me per riabbracciarmi, e dalla bocca che s
era accostata al mio orecchio sinistro, e mi premeva su queste e mi
ribaciava sono uscite, pronunziate in modo pressoché afono, queste due parole:
— Tua mamma! — A quella dol¬ cissima fra le parole del linguaggio umano io mi
sono sentito tutto rimescolare, e ho provato un’indicibile commozione: era un
misto di sentimentalità delicatissime ed intimissime, che ne venivano
risvegliate, con un sentimento di profondo dolore, perchè si osasse evocare la
mia dilettissima. Lagrime calde ed amare mi sono scese sulle guancie: e una
mano, che non vedevo, mi ha toccato le palpebre come per chiedermi : — Piangi?
— ed al mio gesto affermativo di testa, mi ha sof- fregato (maldestramente) con
la nera cortina gli occhi e le guancie in atto di asciugarmele : quindi è
ripassata a sfiorarmi i radi capelli sul capo e a toccarmi le lenti, come aveva
fatto nel suo primo manifestarsi. Allora io ho esclamato, siccome l’eroe di
Virgilio : — Mi trovi mutato, non è vero ? ma, ahimè, sono venti¬ sette
anni che ti ho perduta! e non son più quello! — Ma dopo altri palpamenti
e un terzo abbraccio le mie co¬ municazioni coll'Occulto sono state interrotte
ad un tratto: l’invisibile, eppur tangibilissima forma si è ritirata nel¬
l’ombra, ed il tavolino medianico ha battuto gli otto colpi ordinanti la
massima luce, affinchè si constatasse ben subito che Eusapia era seduta al suo
posto, sotto il nostro controllo! C'era infatti, e versava in stato
letargico profondo, appa¬ rentemente sincero, cogli occhi semichiusi e fisi, le
membra contratte, la testa in abbandono sulla spalla. Ma io ho pro¬ vato
dispetto per una cosi volgare ostentazione di ridarne, intramezzata a fenomeni
di “ spiritualità „ delicata. Sempre cosi questi medii professionali !
Terza fase; - L’Entità occulta tenta di farsi ri¬ conoscere. Se non che
le comunicazioni sono tosto ricominciate, a bassissima luce, con carattere
differente. La medium s’è ri¬ volta verso di me, e fissando il suo sguardo
trasognato sul mio viso, ha dato alla sua fisonomia un’espressione di cupo
dolore. Io non ne comprendevo il motivo ; ma nelle sedute spiritiche c’è sempre
chi assume spontaneamente l’ufficio di interpretare la mimica e gli atti dei
medium, spiegandoli quando sono incomprensibili, completandoli quando sono
imperfetti o iniziali. E in quel punto è stato L. A. Vassallo che mi ha voluto
portare il soccorso non chiesto della sua «£“(')
allora’ n singh i o z za re a p rof òn dTm ente ° ’ poi ,CO,Ìinciato a
alzatomi l’indice fra le sue diti a.tarai la festra ed toccare l’angolo esterno
del suo o, ,“VU!se mp ne lla l'atto dotte le punte fra le tremule palpebre mìT’iZ
ha ÌU,r°' due o tre volte sulla sua sclerotica M« ? fatt° Pr<>mel'e
ne vuoi, che cosa vuoi dirmi? — a pigiare coll’indlce'ii suo*!! lobo*1
ag!,il,a’ ,ai costretto nuovamente intervenendo, ha spiegato- 0r“
Vassallo> ticolareY- ^ »««**• *»o carattere par- portava Sa
TonSlTn ^visiSle^e^ h‘ 'nia defu,lta madre e accettando la spiegazione !g c dl
nconoscimento ; , . f ™r, 5srsj”i r Srtc8i“ni° • »,Lyr °jr:r i,
della faccia, sotto l’occhio Ko!’ n"- 7 t0cca,° punti andasse a tastoni :
Umilmente si “èfe^kta ^ *" qUasi di un dito al disopra della metà • f ^
aon 1 estremità sopraccigliare destra. L’incertezza rTIhis d- *
mia.arcats intanto il punto indicato ,!! , 1 EusaPla era evidente : mente
a quello del swmn n®Ponde solo approssimativa- «1» «I contatto ** «W. con
un istintivo trasalimentn , onta,e destra io non abbia, moto di assenso,
?Zto ùn d„t r” “fontano precoce la mano cercante di Eugenia- rit!’?7° Per
arrestare di semplice lettura muscol ire defoh .costltuirebbe un fatto
stasse, caso mai, il fattore tele, JdlZ™*™’ qUUl°ra "°n W del
dubbio. Superatele nrinip -da Un Pezzo nella via dissimiglianze tra la
statura e {”0Z10D1' avevo notato le gravi terializzata con quell^dS d efZT T ^
^ tiase era pure insolita , ’ e la brevissima sua madre; Je quelle trZ ™l
*"? detto ~ T“a «.e .a*. j tredici colpi, che corrispondono
alla lettera M, che sarebbe stata giustamente la prima della parola domandata.
Si im¬ magini la mia ansietà! Ma la seconda lettera indicata per ben tre volte
(con un picchio solo) era un’yl, e sull'atto son ricaduto nel mio ragionato
scetticismo: infatti avrebbe do¬ vuto essere un E! Era chiaro che per la
identità onomastica .lohn „ si ingannava: ma io avrei volentieri continuata
esperienza, se uno dei miei compagni (spiritista convinto), traducendo ad alta
voce 1 ottenuta sillaba Ma... per il prin¬ cipio della parola madre, e
rammentando all'assistenza (con molta opportunità per la tesi spiritica) che ‘
John non indica mai 1 nomi propri dei disincarnati che richiama dal- 1 Ombra,
non avesse troncata inopportunissimamente la co¬ municazione e deviato il corso
dei fenomeni. Son tanto più dispiacente di quest’altra interruzione in¬
volontaria delle spenenze, inquantochè il nome proprio di mia madre è tra i più
rari in Italia, e inoltre non so se in Genova, faon della nostra piccola
famiglia, esista alcuno che lo conosca o se ne ricordi. Qualora il nome fosse
uscito dalla tiptologia di Eusapia, non sarebbe stato, certo, un ar¬ gomento
abbastanza valido per rimediare alle gravi lacune che io già scorgevo nella
tentata identificazione; ma mi avrebbe dato almeno un saggio di quella
telepatia che tutti, me compreso, ammettiamo nei fenomeni di medianità, ma che
fino ad ora nella fenomenologia paladiniana non mi è risultata sempre manifesta
e sicura. Colgo anzi l’occasione per rilevare un grave difetto di metodo in cui
incorrono i frequentatori di sedute tiptologiche. bia nelle serate “
spiritiche „ trascorse con Eusapia, sia con altri medi, ho visto sempre una
sollecitudine eccessiva nell interpretare i picchi del tavolino : d’ordinario
non lo si lascia terminare, e già dalla prima lettera battuta si ricava
aftrettaiamente ciascuna parola ; e con le parole cosi indovi¬ nate si
costruisce ciascuna frase, completando Ja comunica¬ zione in buona conformità
dei pensieri, desideri e sentimenti dominanti nel circolo. Sebbene questo
ufficio di interpreti e d. compilatori resti affidato, per cortese o imposto
con- senso dei presenti, a coloro che nei circoli si dicono o son creduti piu
avvezzi a tenerlo, e che si considerano i più ca- Er-LT T 1>Tufflo dei
segni tiptici bene spesso inintelligibili e disordinati, io dico e protesto,
per la pratica em?r .*?qm!tata nella f'accenda- eh e qui si pecca di
troppa semplicità nei criteri e si commettono molti arbitri. Il più delle volte
si precorre al vero intento del messaggio, o si su£8està°na il
sempre duttile subconscio del medium secondo un dato senso : in tal modo si
hanno i messaggi che si aspet¬ tano o che si desiderano. Non conviene
facilitare di troppo il compito dei medi, i quali, per la legge del minimo
sforzo, accolgono volentieri nel loro stato sub-ipnoide o addirittura ipnotico
i suggeri¬ menti del di fuori, quando non trovano nei loro bassifondi mentali
imagini e idee sufficienti per presentare una frase nuova od un discorso
lontano della comune. I vigorosi se°ni di assentimento del tavolino di Eusapia
ogni qualvolta le si allunghi, per cosi dire, la corda, sono stati per me una
pe¬ rentoria dimostrazione di questo errore di metodo. La sola giustificazione
del quale, sta nella noiosissima lunghezza che avrebbero le comunicazioni
composte di lettere singole bat¬ tute numericamente (da un colpo per l'.-i a
venticinque per la Z !). Perciò gli spiritisti, sempre pieni di risorse
adeguate alla loro lede, hanno immaginato mezzi spicciatila di lin- guaggjo
automatico: — tavolette di legno provviste di in¬ dici ( planchette „);
alfabeti a zona circolare, uso orologio, e con relative sfere segnalatrici che
si muovono sotto l’im¬ pulso esopsichico del medium ; tavolini a doppio piano,
l’un piano scorrevole sull’altro, ecc. E i disincarnati si sono ad¬ dimostrati
arrendevoli : hanno parlato con ogni mezzo loro proposto, adattandosi alle
abitudini ed alle imaginazioni degli umani, e hanno parlato o scritto su per
giù come questi !... Ma se si dovesse togliere dalla letteratura spiritica
tutto ciò che vi hanno introdotto la prevenzione e l’arbitrio, a cominciare
dalla sistemazione inflittagli in America da Davis, in Europa da Allan-Kardec e
dai suoi continuatori dogma¬ tici più o meno fedeli, si vedrebbe ridotta a ben
poca ma¬ teria, e tutta d un colore indistinto, la produzione diretta e sincera
dell’automatismo subliminale, anche se ottenute me¬ diante quei meccanismi
ingegnosi di così miserabile idealità. E tornando alle comunicazioni che
mi riguardano, dirò ' che accortosi forse della pessima impressione destata in
me da quel tentativo di identificazione andato a male, “ John „ ha accolto con
favore l’interruzione di fenomeni in cui pe¬ ricolava la sua abilità
evocatoria: e ha chiesto tipticamente piu luce „. Del resto, non debbo tacere
che durante tutto quel trambusto di manifestazioni telecinetiche e
teleplastiche nell’oscurità, io mi ero accorto, da alcuni moti sospettabili
della Eusapia, che costei mirava ad introdurre nella serie qualche aggiunta,
giacché, quando le tende, gettate all’avanti dal solito vento, ricoprivano le
sue e le mani dei due controllori, io l’avevo sorpresa in atto di portare pian
piano la mia sinistra verso la sua mancina, ossia verso la destra del prof.
Porro che mi stava di fronte. Il giuoco di sostituzione delle mani mi è subito
sovvenuto, e anche Porro, al fine della seduta, mi ha dichiarato lealmente
d’aver provato un identico sospetto. Forse Eusapia, che in quel momento ap¬
pariva in “ trance attiva „ o sonnambulistica, voleva artifi¬ cialmente
produrre su di me un toccamente di ntano nuda? È probabile: ad ogni modo, questa
ostinata e sciocca miscela di falso col vero, non distrugge il fatto che io
abbia per¬ cepito alla destra d'Eusapia, seduta e pressoché immobile fra noi
due vigilatori, la presenza e le azioni suaccennate di una forma “ organizzata
„ apparentemente autonoma. Ma qualcuno, in vista della frode, obietterò:
- siete proprio sicuri che il medium non abbia abbandonata la sua seggiola,
dopo avervi portato a stringere mutuamente le mani, tradendovi nel buio? — Io
rispondo che purtroppo l’intru¬ sione di quegli indizi di falso inquina un po’
la esposta feno¬ menologia, ed io non posso accertatamente dichiarare di non
essere stato, almeno in parte, burlato. Però, c’è sempre, per la tesi
animistica (lascio la “ spiritualità „ che qui mi risulta del tutte naufragata),
c’è il rifugio non antiscientifico dello sdoppiamento personale fisiologico del
medium, come dirò in appresso. E per l’autenticità della serie di fenomeni, c’è
la considerazione morale che si basa sulla nostra perspicacia di controllori, e
sulla contemporanea sorveglianza degli altri presenti; c’è il ragionamento
deduttivo, che un tiro del ge¬ nere sarebbe già arduo per prestigiatori
agilissimi, fossero anche l’inglese Cooke, il tedesco Willmann o l’italiano
Fre¬ goli ; e c’è, infine, la controprova dataci dal subitaneo illu¬ minarsi
del teatro, dove tutti abbiamo scorto Eusapia al suo posto di capotavola, con
mani e piedi bene invigilati, e in stato manifesto di sonno medianico...
Qui aggiungo, di passaggio, che questo stato sonnambo- lico del medium, sicuro
e sincero, se non toglie la men¬ zogna incosciente della isterica, che può
frodare anche in “ trance elimina, per chiunque sappia gli elementi di psi¬
cologia, la tesi popolare del trucco ottenuto allucinando gli spettatori; salvo
che non lo si porti (l’ho già scritte) nel- 1 importantissimo e tuttora astruso
campo psichicistico delle allucinazioni telepatiche. Quarta fase: — L’
Entità occulta si rende media¬ tamente visibile. Aumentata la luce,
secondo il comando di “ John la medianità di Eusapia, quasi a toglierci di capo
ogni diffi¬ denza a suo riguardo, ci ha data una serie imponente di
materializzazioni tangibili e visibili. Noi seguitavamo infatti ad evocare la
ricomparsa dei due “ spiriti „ che nel- 1 oscurità s erano rivelati al Porro ed
a me. E allora, sotto ai nostn occhi attentissimi, mentre ci sentivamo in un
per¬ fetto equilibrio di mente e di corpo, mentre le percezioni dirette
tatto-muscolari dei vicini ad Eusapia combaciavano esattissimaraente con quelle
acustiche e visive di coloro che ne sedevano lontano, in un locale
sufficientemente illuminato, tutti abbiamo veduto le due cortine nere e le sopratonde
scostarsi dalla finestra e rigonfiarsi dai due lati di Eusapia e avanzarsi
verso me e verso Porro, come se dietro vi fos¬ sero due persone vive agenti con
intelligenza e con volontà propria e distinta. Nelle tende agitate si
formavano visibilmente quelle bozze e prominenze che offrono tutte le storte
sotto cui si nasconda qualcuno: noi scorgevamo le convessità dei due corpi,
delle due teste e di braccia che si portavano, ricoperte, verso di noi,
venivano a toccarci ambedue, e si lasciavano anche toccare e afferrare. Dal mio
lato, io ricevevo le impressioni tatto-gnostiche kinestetiche e ottiche che
avrebbe potuto dami, una persona adulta (nella statura, nella grossezza, nella
conformazione); dal suo lato, il Porro denunziava di avvertire una personcina
delicata e di bassa statura : <di altri confermavano, con la vista, le
nostre sensazioni. Per tre volte io ho palpato colla mia destra, liberatasi
dalla catena, quel gonfio della tenda, e ho sentito che al di là c'era un corpo
apparentemente vivo: per tre volte ho stretta una mano di dimensioni medie e di
consistenza un po’ molliccia. Ma sotto le storte, in realtà, non c’era nessuno
: le due tende, divari¬ candosi nell avanzare, lasciavano tra esse un
intervallo aperto pel quale spingevamo lo sguardo ansioso nel gabinetto: quello
spazio del mistero era assolutamente vuoto Nè basta: sempre a sala rischiarata
dalla lampadina elet- r'?a. i.*- 6 e e con Eusapia accuratamente
-invigilata, noi tutti abbiamo veduto delle mani e delle membra abba¬
stanza ben torniate uscire varie volte di seguito dai margini dei drappi
scostati per lo mezzo, e ritirarsi rapidamente. Dalla mia parte, circa 35-40
cent, al di sopra della mia testa, è apparsa infine la metà di una mano
destra, le cui dita erano per me visibili fino all’articolazione della seconda
falange: quelle dita, rivolte verso di me dal lato palmare {appartenevano
pertanto, in posizione normale, ad una sini¬ stra) si sono trattenute ferme un
po’ di più in vista, e poi si sono piegate in un lento movimento alterno di
flessione ed estensione, come per salutarci, indi sono scomparse. Erano dita
piuttosto corte e grasse, di colorito grigiastro, ed io ho avuto tempo di distinguervi
perfin le unghie, che mi sono parse brune al punto da farmele giudicare poco
pulite (!) ; ma forse questa apparenza era dovuta al forte rilievo d’ombra dato
dalla luce elettrica. Qualcuno dei presenti, affrettandosi, secondo il
costume, a spiegare il fenomeno, ha detto che la mano salutava me in atto di
addio o di arrivederci; ma questo messaggio per¬ sonale non mi è risultato
evidente: d'altronde, quel teleplasma non presentava nessuna rassomiglianza con
le forme affilate e magre della defunta, a me presenti tuttora nella memoria. È
penoso che in un’assemblea mista si debba sempre lottare contro le prevenzioni
degli increduli e contro le importunità dei credenti o annuenti per
progetto. Quinta fase: L’ Entità occulta mi fa un apporto inaspettato
e _ sospetto. La seduta del 23, per tanti versi memorabile, doveva finire
purtroppo con un “ apporto „ a me dedicato. E scrivo purtroppo, giacche questo
genere di fenomeni è difficile ad ottenersi sincero, ossia in mezzo a tutte le
cautele necessarie, ed è molto ostico l’accettarlo per qualunque mente d’osser¬
vatore non corazzata dalla fede. Gli apporti di Eusapia ac¬ cadono poi sempre
in contingenze così deplorevoli sotto il punto di vista dell’autenticità, che
li accettano a malincuore gli stessi spiritisti meno avventati : quando
accadono, bisogna contentarsi di un malsicuro determinismo ed arrampicarsi
sugli specchi della metalogica per patrocinarne la veridicità. L'apporto
dell’altra sera u me parve appunto a quel modo. Infatti, finite le comunicazioni
coi coniugi Ramorino, e quando stavamo per levar la seduta, Eusapia mi ha
afferrato d improvviso la mano sinistra, e, portandomela in avanti, me 1 ha
fatta applicare fortemente con la palma sul piano del tavolo, dicendomi con
voce alterata e con frasi smozzicate, press’a poco inintelligibili: “ qui, qui
f cedrai! E fattasi la luce per richiesta imperiosa di “ John „ io ho
tolta la mano e guardando attentamente nel posto dove avevo premuto, abbiamo
visto alcuni scarsi e corti capelli. Erano al più otto o dieci, lunghi
all’incirea 3-4 centimetri, espressamente ta¬ gliati colle forbici, alcuni di
color bruno, quasi nero, altri affatto bianchi, così da dare l’impressione che
provenissero dalla capigliatura grigia d’unu persona vecchia. Ma non so come e
ehi, in quel momento cotanto importante, abbia tolta la luce; non potrei dire
che sia stata la medium, che non s’è mossa, e d’altronde gli apparecchi
dell’illuminazione non erano a portata della sua mano: latto sta che nell’atto
di guardare quella ciocca di capelli senili sparsa sul tripode della
Pizia , siamo ricaduti nel buio pesto . Portato dal Venzano, più presto
che potè, uno dei candelieri dell’antisala allo scopo di farmeli meglio
osservare e raccogliere, non abbiamo trovato nulla : con mia somma delusione
tutti i capelli s’erano “ dematerializzati „ , secondo la sollecita di- lucidazione
di uno dei presenti. Ad ogni buon conto, tutti consentirono nell’opinione
che quei capelli, apportati con tanto ostentata indicazione al Numero cinque ,
appartenessero alla defunta che si era ma¬ terializzata per me: ed io, per non
sollevare sul momento inutili discussioni, e perchè giudicavo quell’ “ apporto
„ una profanazione dei miei sentimenti più sacri, non proferii motto. Mi
sarebbe stato assai meno penoso il ricevere dall’Entità oc¬ culta qualche dono
non affatto personale, ad esempio, se non i diamanti della medium Agullana, le
monete d’oro da 20 o da 50 franchi arrecate dagli “ spiriti „ generosi al dott.
Bonnet (“ C.-r. Congr. Spirit. „, 1000, p. 140)1 E se neanco quelle, almeno le
monete di metallo economico che, anni fa, “ John King „ distribuiva ai
frequentatori di casa del cav. E. Chiaja a Napoli, o, in loro mancanza, le rose
che vi faceva piovere sull’assemblea . Ma 1’ “ apporto , di quei capelli
tagliati con forbici rea¬ lissime e metallicissime non era, a parer mio, di legittima
provenienza dall’Occulto. Che se, nella migliore delle conget¬ ture, era
davvero un generico fenomeno di “ aggregazione e disgregazione di materia „
effettuato dalle trascendenti facoltà d’Eusapia, quei peli grigii non
appartenevano a nessuna delle personalità evocate l’altra sera; non alla
fanciulla di Porro, non al giovinetto di Vassallo, non alla donna venuta per
me. Perchè mia madre è morta in età ancor fresca, a 40 anni, e nonostante i
patimenti morali, non ostante le lunghe e atroci sofferenze fìsiche della sua
ultima malattia, non aveva in testa un solo capello bianco : inoltre, la
sua capigliatura era di color castagno-scuro, non bruna! Neanco potevano
attribuirsi al vecchio Ramorino, che aveva in vita una bellissima ca¬
pigliatura perfettamente bianca, lunga, forte e lucida, come rilevai nella
ciocca mostrataci dall’ingegnere. D’altronde, se fossero state di quell’entità
senile nettamente specificata dai oonjugi, a che scopo Ensapia mi avrebbe
costretto a inter¬ venire in quella manifestazione ? Così : essa
intendeva proprio arrecarmi, nel sonnambulismo medianico, una materialissima
prova di identità per colei che osava e malamente tentava di organizzare nei
suoi manichini teleplastici; ed ha fatto, nel caso concreto, piena e ridicola
bancarotta. Ciò le accade , del resto, negli “ apporti „ con soverchia
frequenza, come già rilevai per quelli di casa Pe- retti e del Circolo Minevra
(Tomo I, pagg. 836 e 430). Perfino a Choisy, nel '97, l’arrivo di un garofano
fra gli sperimentatori risultò più che sospetto (Maxwell): e non si sa capire
com’essa si incapricci a voler produrre quel dif¬ ficilissimo fenomeno in
circostanze addirittura stolide, se non attribuendo tale ostinazione alla
inconsapevolezza semi¬ puerile del suo rapimento medianico. È ormai certo per
me che “ John „ eoi suoi sassolini di casa Feretri e con questa ciocca
spropositata di capelli ò divenuto più economico e.... meno abile di una
volta. Un deficiente principio di identificazione. I “
disincarnati „ — dicono gli spiritisti — si ripresentano ai vivi in due
maniere: o per apparizione immediata, con tutti i caratteri che avevano in
vita, e talvolta perfino cogli stessi loro abiti; o per sviluppo progressivo,
tanto se si rein¬ carnano in medii oratorii, quanto se assumono forme mate¬
rializzate. TI primo modo o processo di creazione della identità per¬
sonale dei fantasmi medianici è assai raro, e non è quello che Eusapia sembra
prescegliere : certamente, non è stato da lei adottato nella presentazione
della mia defunta. Il secondo modo è il più comunemente osservato in spiritologia,
e direi che Eusapia ha cercato di applicarlo al caso mio. Pare anzi a me che lo
adotti in via generale per tutte le sue evocazioni, tanto se tentate più
raramente e fugacemente, come accadde l’altra sera col processo di
immedesimazione son- nambulica (reincarnazione del trapassato nel medium),
quanto se effettuate un po' più frequentemente e lungamente col¬ l’uso dei
poteri teleplastici (materializzazione di forme e fantasmi offrenti
rassomiglianze effìmere col trapassato). Voglio dire che
l’identificazione avviene per solito a poco a poco mediante la preseutazione
preliminare d’un fantoccio generico, al quale più presto o più tardi, con
maggior o con minore facilità per il medium, vengono progressivamente ap¬
prestati dati caratteri individuali fisici e morali, in guisa da giungere alla
rassomiglianza per lo più parziale, quasi mai o ben di rado totale, con dati
defunti. E codesto “ sviluppo „ ha luogo mediante la addizione di piccoli
indizi raccolti un per uno dalle irriflessive e intempestive dichiarazioni
sfuggite ai percipienti nella sorpresa emotiva della “ comunicazione „, oppure
lette dal medium, col procedimento cumberlandico tatto-muscolare, nelle
espressioni reflesse del “ comunicante „, o anche (se si vuole) attinte nel
pensiero conscio e subconscio di costui, dove andrebbe a pomparle, per così
dire, la sua facoltà telepatica subliminale o estramarginale. Qualche medio più
astuto potrà anche trar profitto dalle piccole indiscre¬ zioni e informazioni
che arriveranno, sponte o spinte, dal di fuori, ora in seduta ed ora tra le
relazioni mondane, alla zona intramarginale della sua coscienza vigile e
attenta. Non affermo che questa sia la psicogenesi dell'identità
spiritica in generale, e neppur dico che tale sia quella di tutte le
personificazioni attribuite alla medianità di Eusapia : converrebbe fare per
ciascun caso od esempio di identifica¬ zione un processo minuto d’indagine, pel
quale mancherebbero sempre gli elementi indispensabili di giudizio. Mi arresto,
da coerente positivista, al caso mio; e affermo e sostengo essere mancato ogni
principio di identificazione nella pretesa entità che si presentava l’altra
sera come mia madre. Pas¬ siamo, ripeterò con le parole di Leone Denis. “
passiamo al vaglio sottile di un sereno criterio „ le sue rivelazioni ; e si
vedrà come io abbia ottimi argomenti d’ordine mate¬ riale e d'ordine morale per
rifiutarle tutte: troppe ne sono le deficienze. I. Mancanza dei caratteri
fisici della defunta. Quantunque sia passato tanto tempo, io serbo un
vivo e completo ricordo della carissima genitrice ; sono indelebilniente
stampate nel mio cervello le imagini della sua persona breve e delicata, della
sua fisonomia atteggiata a mestizia dalle dure traversie dell'esistenza, della
sua parola affettuosa ma seria, della sua voce misurata ma limpida. Orbene,
nes¬ suna delle impressioni di iersera si accorda con la figura di lei.
a) Quel fantasma tangibile che mi si accostò, mi baciò e mi si avvinghiò, aveva
una corporatura troppo grossa e tozza, una statura alquanto più alta, un seno
(sopratutto mi colpì questo particolare, da me nettamente percepito nei tre
successivi abbracci) troppo voluminoso e ben provvisto, le mani troppo grasse e
molli, le labbra troppo spesse e carnose... insomma non era essa, per ciò che
concerne i connotati so¬ matici. Essa era di statura un po’ sotto la media, di
corpo mingherlino, di costituzione delicata, resa ancor più debole dalle pene
della precocissima vedovanza (a soli 21 anni), dimagrita dai lunghi anni di
dolori morali e patimenti fisici ; e aveva bocca grande ma a labbra sottili,
mani esili e secche. Prescindo dall’arrivo di quei capelli grigi, pel
caso che Eusapia li avesse (come tutti opinarono) composti o aggregati di
materia fluidica per me , non lasciandomi però il tempo di sincerarmene.
Fermiamoci sull’insieme dei dati fisici, dai quali dovrebbe costituirsi una
persona identica alla defunta. Ammenoeebè non si avanzi la comoda congettura
che la “ disincarnata „ si volle presentare per burla sotto altre spoglie (?),
o che preferì riprendere i caratteri somatici della giovinezza , quando aveva
corpo llorido e buona salute, si scorgerà da ogni lettore e giudice imparziale
che la iden¬ tificazione corporea fin da principio accennò a fallire. 11
fantasma teleplasmato da Eusapia (?) sarebbe da definire piuttosto per quello
di una “ donna qualunque „ un po' troppo simile al medium: un manichino di “
madre gene¬ rica „, al quale poi vengono prestati caratteri specifici quando la
commossa fantasia dei percipienti lo comporti, e quando la “ identificazione „,
come per solito avviene, gradatamente si “ sviluppi „. b) Neppur la voce,
ne son certo, era quella di lei, seb¬ bene il ricordo dei caratteri personali
delle voci umane sia per lo più sbiadito ed incerto. Le due parole che io udii
dallo “ spettro „ furono pronunciate con la bocca applicata alle mie tempia e a
voce soffocata, per cui all’orecchio mi giunse, è vero, un suono quasi afono,
ma non così indistinto che io non ne abbia notato il timbro piuttosto grave,
mentr’mo 154 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II l’aveva
di timbro piuttosto acuto. Nè la intonazione tradiva la commozione di
quell’istante, bensì la solita intenzionalità di convincermi. Non potei
esimermi dal pensare che quella voce somigliava a quella susurrata della
Paladino. Era, dunque, tutta una commedia la presentazione della “ entità
„ materializzatasi con tanto vigore al Circolo? era il medium abilmente
liberato dal controllo e venuto in persona viva e reale a me d’accauto per
ingannarmi così sfacciata¬ mente ? Non giungo fino a questo sospetto, perchè
invigilavo accuratissimamente la Eusapia, e costei lo sapeva e non si sarebbe
esposta così imprudentemente ad una smaseheratura: inoltre, io la sentivo
neH’oscurità al capo di tavola anche per i ripetuti contatti della nostra mano
che io ho descritti. Ag¬ giungo la controprova del rischiaramento immediato
della salacche ce la mostrò al suo posto abituale, e quella ancor più decisiva
dell’ulteriore autenticissima fenomenologia nelle “ comunicazioni „ coi
Ramorino. Si può invece congetturare la fuoruscita e l’attività esteriore di un
doppio fisiologico della Pitonessa, creato da forze psichiche ignote, e al
quale naturalmente si associerà anche il suo somatismo , il suo timbro o tono
di voce... Di queste tre spiegazioni : o impo¬ stura, o allucinazione , o
esopsichismo , 1’ ultima non esce adatto , nel caso concreto, dalle possibilità
naturali. c) Rimane il fatto precipuo della avvenuta comunica¬ zione,
ossia il tentativo di identificarsi con la indicazione di un peculiarissimo
connotato finivo posseduto in vita dalla de¬ funta. Mia madre portava al lato
esterno destro della fronte un tnmoretto, forse un piccolo lipoma o fors’anco
una cisti sebacea, che mai s'era decisa a farsi estirpare. E a chi legga
superficialmente la narrazione dei fenomeni del 23 di¬ cembre potrà sembrare
che la occulta entità abbia inteso di rammentarmelo mimicamente per darmi una
prova della sua identità. Ma analizzando tutta quella mimica d'Eusapia, e
Fintervento inopportuno del Vassallo, e lo sfuggitomi ac¬ cenno alla vera
ubicazione del segno caratteristico vicino all’occhio, e, nonostante tutto ciò.
la errata indicazione defi¬ nitiva della sede del connotato, facilmente si
mette al nudo la procedura tipica di codeste graduali identificazioni. 1
primi bizzarri gesti d'Eusapia, che mi faceva toccare le sue palpebre e calcare
coll’indice il suo globo oculare, vo¬ levano certamente dire: — Vedi ? tu
piangi; ho sentito le lagrime colare dai tuoi occhi: dunque, è proprio venuto
chi ti appartiene. — Però li per lì questa interpretazione non mi sovvenne.
Fu lo schiarimento dato da Vassallo a quegli atti per me incomprensibili del
medium, ciò che valse a diri¬ gere consecutivamente le manifestazioni del suo
io secondario. Eusapia colse al volo, per così dire, la mia esclamazione
irreflessa — non lì, ma vicino! — che, confermando l’idea del nostro compagno,
limitava in modo troppo preciso la ricerca del connotato. Infatti il segno
esisteva a non più di cinque centimetri dall’ angolo palpebro-scleroticale, pi¬
giato in quel momento dal mio dito sul volto di Eusapia, sotto la guida della
sua mano ; e la sfuggitami indicazione non poteva condurla molto lontano,
essendo assai brevi le distanze su di una faccia umana! Perciò, quando Eusapia
portò il mio indice a indicare su di me la sede del segno, essa aveva da
tastarmi le palpebre, e le toccò ; l’angolo interno dell’occhio, e lo toccò; la
regione zigomatica della guancia, e la toccò; la radice del naso, e la toccò;
l’arcata sopraccigliare, e la toccò; la regione sopraccigliare interna della
fronte, e a quella arrivò e... si fermò, forse perchè nella comunicazione e
nell’ansia io ho trasalito. - Ma sba¬ gliò egualmente: il luogo indicatomi non
corrisponde al vero e ne sta distante di alcuni centimetri. Io, per non
compromettere i miei studi sulla medianità, e ripromettendomi altre sedute, ho
annuito ; ed ora la Paladino è senza dubbio fissata sulla esistenza di un
qualche cosa (di cui ignora la natura) sulla fronte di mia madre. Se la re¬
incarnerà o la telepatizzerà ancora, si varrà di questo con¬ notato che è
giunta a conoscere approssimativamente con una vera manovra di captazione
mentale, e il cui ricordo sarà ormai sceso nel suo subcosciente; si varrà,
dico, pre¬ feribilmente di esso per completare o tentare di renderne meno
erronea e difettosa la presentazione. ri) Ho detto che anche la
identificazione minuta del nome era fallita, giacché respingo la indulgente
interpreta¬ zione del collega Porro : no, il tavolo non batteva la parola
generica madre o mamma , che sarebbe stata ormai inutile ; rispondeva proprio
alla mia preghiera di dire un nome; e sbagliò, perchè mia madre si chiamava
Melania ! E cosi non uno dei caratteri materiali dell’entità rivelatasi ha dato
sod¬ disfazione al mio desiderio di arrivare ad un principio di identità.
I(. Mancanza dei caratteri murali
della defunta. Non meno gravi sono le conseguenze morali della pretesa 41
comunicazione Giustamente annotò Gaetano Negri che il ritorno dei deiunti
sarebbe il l'atto più solenne fra quanti la storia potesse tramandarci, e il
ripresentarsi ai lòdi e ne- poti dovrebbe nuche pei sopravviventi nell’Al di la
costituire un avvenimento augusto della loro esistenza ultraterrena. Ora,
sia pur vero che le personalità evocate dalla Paladino han sempre un carattere
onirico, atassico e frivolo, quale può concepirle la sua mente ignorante e
grossolana; e sia pur vero che il dramma delle sue apparizioni sia schematico,
semplice e uniforme, senza alcuna varietà intrinseca di pre¬ sentazione,
cosicché i loro “ messaggi „ si risolvono nelle espressioni comuni
all’universale. Ma nel caso mio, l'Invi¬ sibile si è rivelato in maniera da
ferire anche il mio senti¬ mento figliale. Dna madre, che dopo ventisette anni
di si¬ lenzio dell’oltretomba si manifesta raspando l’estremità del piede di una
sedia, scuotendo le lenti sul naso, e scherzando sulla calvizie del
superstite!.... Eh, via, per credere cieca¬ mente in un suo arrivo dall’Altro
Mondo, bisognerebbe che io, con irriverenza umiliante per me, supponessi la
completa spersonalizzazione e disumanazione di Lei. la sua caduta in una di
quelle sfere inferiori, dove, secondo la fede occulti¬ stica, si agitano
idiotamente soltanto spiriti non evoluti, subumani, o degni del limbo
cristiano. Io son anche pronto ad accogliere la tesi kardechiana che
non dobbiamo attribuire ai disincarnati l'acquisto di facoltà straordinarie, né
aspettarci da essi comunicazioni superumane o superterrestri, sia perché la
morte - come dicono — non aggiungerà nulla agli acquisti fatti in vita, sia
perchè non le capiremmo. Il complemento della tesi è questo, che la maggioranza
dei trapassati sta per del tempo indefinito nelle identiche condizioni mentali
della sua esistenza terrena (anzi, per lo più in quelle degli ultimi periodi o
istanti di vita), e che ciascun disincarnato non sale i gradini della ipotetica
gerarchia spirituale se non dopo una lunga erraticità nello spazio. I
reinearnazionisti sostengono, per di più, che questa 6 evoluzione „
ultra-corporea si effettua mediante nuove esi¬ stenze, ossia nuove
incorporazioni sulla terra o su altri pianeti. Sta bene: — ditemi allora
come avvenga che tutte le tran¬ sitorie “ reincarnazioni „ per opera d’Eusapia
e dei medi congeneri siano caratterizzate da un abbassamento intellet¬ tuale e
morale dei presupposti defunti ; ditemi perchè manca loro ordinariamente ogni
personalità vera e intera. Ma allora, se mi colloco da questo vostro punto di
vista, se seguo la “ linea „ dall' attacco col Di qua all’estremo del Di là, io
non veggo motivo ragionevole per giustificare la stranissima, puerilissima
condotta delle Entità che ritornano a salutarci ; e protesto, con tutte le
forze dell’animo, contro la sacrilega offesa recata alla memoria dei defunti,
ai nostri affetti, al mio senso estetico, al senso morale, e pur anco al
sentimento di quella religione dei morti, di cui qupste farse indegne e di
pessimo gusto vorrebbero essere un rito. Questo è il grande scoglio
contro cui va ad urtare lo Spi¬ ritismo, anche secondo l’avviso di alcuni
psichicisti valorosi di più sereno criterio (p. es. il C.“ Bachi di Vesmk). S’è
tentato di trovare una scappatoia, accettando per buona la spiega¬ zione data
dagli “ spiriti „ stessi (per bocca dei medi in¬ carnatoci o per scrittura di
quelli psicografi) : e si è detto che i disincarnati, quando ritornano nella
nostra atmosfera terrestre, quando si accostano ai superstiti e si “ sforzano „
di comunicare con essi, riprendendo forme e attività umane o umanoidi , debbono
mettersi in una semi-ipDOsi che ha molte analogie con uno stato di “ ebbrezza „
(forse per l’os¬ sigeno dell’aria?!) o di “ subdelirio „ (forse per la
dissuetu¬ dine a servirsi di un cervello o a funzionare come se di nuovo lo
possedessero ! ?). Gli “ spiriti „ che si impersonano nella Piper, lo
hanno ben detto ai loro interpellanti (Hodoson, Iìyslop). 11 * doti.
Phinuit , : — ‘‘Un medium 'e per noi una finestra luminosa [per mezzo della
quale i 11 disincarnati „ guardano da questa nostra parte!]. Voi terrestri
siete per noi straordi¬ nariamente oscuri e materiali , ma di quando in quando
noi troviamo di queste luci: è come una fila d’appartamenti oscuri con alcune
scarse candele ad una estremità... ,. * Giorgio Pkj.ham „ : — “lo ho ora
più chiarezza su tutti i punti che non quando ero chiuso nel corpo. Ma per
entrare in comunicazione con voi ci bisogna penetrare nella vostra sfera, ed
ecco perchè noi commettiamo errori e confusioni. Mi sembra ehe tutto ronza
attorno a me. e che io devo strisciare dentro un alveare enorme , (“ Proc. S.
f. p. R. ,, passini). Questo subdelirio con disorientamento colpirebbe
sopratutto gli esseri spirituali di alta intelligenza: i più grossolani, quale
sarebbe “ .John „ , incontrano minore imbarazzo nel comunicare coi terrestri,
tanto più quando non si tratta di esprimersi in discorsi di stile
letterariamente forbito e fiorito, ma in atti di semplice manualità. Le
differenze individuali durano anche nell’Al di là ; e lo ha insegnato lo “
spirito di Gali „, che sui rapporti tra anima e corpo, senza dubbio, sopiav
vive competente. Però, se badiamo agli ammaestra¬ menti di un altro spirito ben
più saggio, quello di “ Càhva- Muni „, detto popolarmente il Budda ( levatevi
il cappello ! .. tutti i disincarnati che si reincarnano, soggiacciono bensì ad
una legge di obblio rispetto alle loro esistenze antecedenti, ossia non ne
ricordano che una alla volta; ma, per lo manco.’ loro tornano le rimembranze
del carattere, delle virtù, dei difetti che possedevano nella “ incarnazione „
che riprodu¬ cono. Com’è, dunque, possibile che al suo ritorno la defunta non
si sia ricordata esattamente nè il suo nome, nè il suo lieve difetto fisico?
Come è giustificabile che essa nulla mi abbia saputo dire di caratteristico per
sè, di confortante per me? Mi soggiungono i gregarii che soltanto gli “ spiriti
supe¬ riori „ le “ guide „ amiche dello “ spazio „ ci inviano telepa¬
ticamente, traverso il cervello o la mano dei medii, comunica¬ zioni elevate,
istruttive per la mente, consolanti pel cuore. Al che io controrispondo:
— Tutto P immane bagaglio romantico-filosofico dello spiritismo, in cui si
assorellano fi¬ lantropia e zoofilia, non è che un’amplificazione cosmico*
planetaria del motto di Augusto Comtk: “ V Amour pour principe, l’Ordre pour
base, le Progrès pour but „. Or dunque, stando prima sulle generali, in nessuna
sfera spirituale pro¬ lungata dall’ umana o ricalcata su di essa, esisteranno
fra gli individui, che supponete tuttora provvisti di * coscienza personale
rapporti più alti e nobili di quelli tra madre e figli. Pertanto, dallo stesso
punto di vista spiritologico, non •è concepibile che il solo passaggio da
questa all’altra vita, pur essendo dolcissimo e piacevolissimo (tanto ha
affermato “ Giorgio Pelham „!), cancelli di un colpo le sentimentalità piu
squisite, e distrugga ipso-facto le espressioni adeguate alla parte più intima
della personalità cosciente che è la affet¬ tiva, conforme alle nuove tendenze
della Psicologia. E ricalcando poi sul caso speciale, chi dice che la
defunta •personificata o presentata da Eusapia con tante laenne da un lato
e tante esuberanze dall’altro, non fosse, come in realtà era, una donna di
ingegno aperto e colto, di indole seria, di umore mesto, resa sacrosanta ai due
figli dalle sne sventure e dal suo spirito d’abnegazione? Perchè Eusapia non ha
letto in fondo alla mia coscienza il ricordo di una perso¬ nalità eletta, cui
la nascita patrizia e la severissima educa¬ zione di famiglia e le vicende di
vita avevano dato quelle maniere contenute e fini di espressione, che la sua
volgarità plebea di medium non conosce, né sa comprendere, e che neanche in
sonno medianico è in grado di imitare, o, più correttamente parlando, di
scimiottare? ... Perocché — bisogna scriverlo a schiarimento del giudizio
critico su questo tentativo difettoso e lacunare di identifi¬ cazione — qui è
mancata persino ogni traccia di telepatia. Eusapia ha saputo percepire qualche
moto minimo dei miei muscoli, arrestandosi di sbalzo al mio trasalire durante
la ricerca affannosa del segno; ma neppure ha colto i miei movimenti inconscii
al batter delle lettere del nome; ma nulla ha saputo attingere dalla parte meno
illuminata della mia coscienza, dove pur giacciono incancellati i miei ricordi
teneri e devoti di figlio. Genova. 24-25-26 dicembre 1901.
LA DICIANNOVESIMA SEDUTA Frodi, illusioni e suggestioni. Anche
questa è una seduta del gruppo presieduto dal prof. Porro, ma ci troviamo in
numero maggiore: è infatti piesente il cav. Erba, e insieme a me assiste,
invitato, il doti, pi of. Arturo Risso, distinto specialista in dermosifilo¬
patia. Cosicché siamo in otto. Ma, o perchè sia una cattiva serata per la
Eusapia, o perchè c’è un nuovo arrivato che cagiona con la sua presenza il
solito arrenamento del me- diumnismo paladiniano ai fenomeni elementari
adattati ai novizii, la fenomenologia si mostra fin da principio fiacca,
stentata, sconnessa. Eusapia stessa se ne preoccupa e lagna: e noi aguzziamo i
nostri sensi per non lasciarci prendere negli agguati delle sedute
infelici. Per lo spazio di oltre un’ora, silenzio perfetto: le mani¬
festazioni di ogni sorta si fanno aspettare; poi cominciano quelle che
costituiscono 1 abc del paladinismo, ma anch’esse intramezzate da lunghe pause.
Il tavolino freme, sussulta e si solleva, ma di pochissimi centimetri e non
senza contatto delle mani; rimbombano colpi formidabili sul suo piano; una
seggiola d'accanto al medium vi fa l’adusato giro peri- patetico, e poi
malamente ci arriva al livello delle° braccia; la tenda si gonfia ed è
proiettata in mezzo alla catena; qual- cuno dei presenti avverte contatti, ma
son thggevoli, quasi timidi, di mani ben percepibili, che si avanzano ricoperte
dalle tende nere; ed io registro che i toccamenti, pur arrivando fino a me che
sono il secondo della catena a destra di Eusapia, av¬ vengono sulle mani, sulla
faccia, sul petto, ossia dal davanti... Durante una pausa, e mentre si
muta la disposizione della catena per ordine dell immancabile u John „ dato coi
segni convenzionali del tavolino, io e Porro ci scambiamo le nostre impressioni
; e conveniamo in ciò che forse Eusapia, stremata di forza medianica e neanco
in grado di cadere in auto-ipnosi, FBODI E ILLUSIONI VISIVE
161 froda allegramente! Non l'abbiamo colta sull’atto; ma quella
mano, che mi veniva a toccare intenzionalmente sul dorso della destra e alla
fronte, differenziava troppo per consistenza e motilità da quelle fluidiche
ormai a me ben note. Ben è vero che alla domanda suggestiva se quei
tocchi e solletichi siano * la rivelazione affettuosa di un’entità che mi
appartiene „, il subconscio dialogizzatore tiptico ha risposto
affermativamente. Ma il venire avanti, pur pretendendo d’es¬ sere “
materializzata sempre al buio e al riparo, il suo sfuggire ad ogni lievissimo
mio tentativo di sentirla e di pren¬ derla, la natura stessa dei suoi movimenti
che avevano (come dir meglio?) un’indole affatto muscolare e non dinamizzata,
tutto mi dava ragione di dubbio. Non era , certo , 1’ entità di una defunta più
o meno legata a me dal vincolo di sangue (?); era una vivente, in carne ed
ossa. E Porro, che dm-ante quest’armeggio sta al controllo di destra, mi con¬
ferma a voce alta, con frasi convenzionali, che la mano di Eusapia gli è
sfuggita e che io stia in guardia! E all’erta ci sto. Noto infatti che
dopo avere fatto mu¬ tare la catena per una sesta volta, Eusapia ricorre al
pro¬ cesso preferito da lei in simili frangenti : essa cerca di sug¬ gerire
all'assistenza la percezione di fenomeni visivi o, quanto meno, si rivolge col
potere medianico di cui dispone a pro¬ durre stimolazioni del senso della vista.
Che la donna ricorra a codesto procedimento suggestivo si desume, per mia os¬
servazione, dal fatto d’essere allora essa la prima a segna¬ lare i fenomeni.
Sarebbe eccessivo ed illogico trarre da ciò l'illazione che tutta la
fenomenologia delle sedute eusapiane sia un’illusione, o derivi da una
strepitosa influenza allucina¬ toria del medium sui presenti: ma è innegabile
che, fra le tante maniere con le quali si estrinseca l’attività medianica, c’è
anche questa manovra suggestionatoria nelle sedute mal dirette o mal riuscite.
Se le persone in catena vi sono pre¬ disposte o dal tipo mentale o dalla
credenza spiritica o da una loro particolare suggestionabilità, parecchi dei
feno¬ meni accusati entrano in questa categoria spuria già da me segnalata nelle
sedute di primavera (1901). La vista, per le sue stesse condizioni
anatomo-fisiologiche, è un senso intellettualissimo e finissimo; ma perciò
appunto, messa in contingenze adatte, cade più facilmente nell’illusione. Già
ve la portano i suoi numerosi fenomeni endottici, i fosfeni da pressione del
globo, i corpi fluttuanti nel vitreo, l’ombra dei vasi capillari della
retina... Ma anche nella per¬ cezione visnale della realtà esterna noi andiamo
soggetti a Morselli, Psicologia e Spiritismo, U.
11 162 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il
più sorta (li illusioni. Eccone le principali: — 1° le ottico-
geometriche, che riguardano la forma, la grandezza e la di¬ rezione apparenti :
tutti conoscono le figure speciali atte a illustrare cotali errori di senso,
ideate da Hklmholtz, He- ring, Zollnkr, Thiéry, Muller-Lier, Lipps, ecc., ecc.
r- 2 le illusioni di irradiazione, per la quale le superficie il¬ luminate ci
sembrano più estese di quelle scure, come pro¬ varono Volkmank e Plateau ; — 3“
le anortoscopiche, pur esse studiate da Plateau e da Zollner, che ci portano
istin¬ tivamente a correggere le deformità di certe configurazioni quando siano
viste parzialmente e traverso altri oggetti in moto; — 4° le illusioni di
movimento, fra le quali occupano oggi il primo posto, coll’industria fiorente
dei cinematografi, le cinematoscopiche derivate tutte dal primitivo zootropo di
Hornku e dal fenatiscopio di Plateau; non che, le autoci¬ netiche consistenti
nell’attribuire del moto ad oggetti effetti¬ vamente fermi, quando si fissino
con grande intensità di sguardo: furono studiate specialmente da Moi*pe,
Albert, Exxer ; — 5° per ultimo, le illusioni dipendenti dalle irna- gim
consecutive, che sovrapponendosi a percezioni reali val¬ gono talvolta a farne
apprezzare erroneamente la grandezza, la posizione e direzione , le forme , i
movimenti , i colori e perfino la localizzazione nello spazio, secondo che
dimostra¬ rono Zkiiender, Maykriiausen, Stern, Mach e Schivar/ (cfr. per questo
argomento l'ottimo lavoro di Boubdon, La per- ception visuelle de l’cspace,
1902, e i periodici spec. di Psicol. sperim.). Io ho sentito molti
increduli, che non vogliono arrendersi alla realtà dei fenomeni telergetici del
medianismo, spiegare empiricamente, e senza nnlla sapere di questo capitolo di
fisiopsicologia e di ottica, le percezioni di movimenti pro¬ dotti a distanza
dalla Paladino con fatti di a illusione n ridu¬ cibili scientificamente alle
accennate categorie delle illusioni autocinetiche e delle imagini consecutive.
Ed io non dico, sicuramente, che la spiegazione non sia plausibile in certi
casi, massime quando la oscurità e la debole intensità lu¬ minosa del punto
fissato, la fatica della retina, la stanchezza muscolare e tattile degli occhi,
la posizione della testa (nei due vigilatori), il pensiero anticipato del
fenomeno e sopra¬ tutto quello della sua direzione, conducano l’individuo spe¬
rimentatore all’ incapacità di rendersi esatto conto della po¬ sizione degli
oggetti nello spazio, e, addizionando i piccoli moti successivi dei proprii
globi oculari , ad attribuire un movimento apparente agli oggetti stessi.
Ma queste illusioni ottiche potranno darci la chiave di un piccolo e ben
determinato gruppo di fenomeni visivi spiritici: saranno sempre movimenti
illusorii di debolissima estensione; o punti luminosi („ fiammelle „) non
vedute da tutti gli assistenti ; o nebule di lievissima sfumatura intrav- viste
da qualcuno nel gabinetto e di brevissima durata. Pel¬ le grandi e durature
materializzazioni visibili , massime qnando alle sensazioni ottiche si aggiunga
il sussidio di quelle tattili e kinestetiche, la realtà concreta del pereetto
non viene infirmata dalla possibilità generica degli errori nostri di senso:
bisogna provare, caso per caso e punto per punto, che la fenomenologia
medianica è inconsistente o per falsità intrinseca o per fallacia
estrinseca. tuttavia, anche nell evento migliore, non è sempre agevole
distinguere obiettivamente ciò che in un dato fenomeno ottico spetta al
dinamismo esopsichico reale da ciò che creao vi aggiunge o sovrappone lo stato
psichico o fisiologico dei percipienti. Jersera a me parve che in questo senso
non sfuggisse alla cerchia d’azione, in parte suggestiva, in parte autentica
dell’Eusapia, chi denunziava certe “ apparizioni „ : la stessa differenza con
cui queste erano definite dai perci¬ pienti mi colpiva. A un certo punto
della seduta, per esempio, il Dr. Ven- zano, invigilatore di destra, ha detto
dapprima di vedere una piccola figura umana, come “ di un bambino lattante „,
che, comparso fra lui e il medium sarebbesi avanzato in seguito sino alla metà
del tavolo: ma i due compagni di prospetto, il Porro e il Vassallo, hanno
scorto prolungarsi invece “ una forma di braccio „ : e questa definizione si
può ritenere più vicina al vero. Il \ enzano ha poi accusato una apparizione
più completa: vicino a lui si sarebbe formato un “ fan¬ tasma „ tangibile e
abbastanza visibile, del quale avrebbe distinta la testa con naso, occhi e
barba a pizzo; e quella forma gli si sarebbe avvicinata fino a baciarlo e a
farglisi sentire viva e calda, con particolarissimi connotati a lui fa¬ migliavi,
dileguando poi vaporosamente dopo alcuni secondi. Nessuno di noi ha
veduto ciò, ond’io allora, giudicando che la seduta volgesse a male per gli
inganni del medio e la singolarità delle manifestazioni spiritiche, ho pensato
di fare, da psicologo indagatore, qualche esperimento di sugge¬ stione. Ho
detto al mio compagno di faccia che scorgevo alla sua destra “ qualche cosa di
indeciso „ (il che non era); e tosto una “ apparizione „ è stata anche da lui
veduta! La¬ sciato passare un po’ di tempo, ho ripetuta la prova: ho di-
164 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II chiarato di
percepire qualcosa di scuro, che avanzava e indie¬ treggiava dal panneggiamento
della finestra a sinistra del prol. Porro, controllore di manca; e anche stavolta
l’iroma- ginaria forma è stata confermata ! Ma il più curioso è questo, che il
tavolino ha annuito con tre picchi potenti; dal qual fatto si desume sempre più
che il subliminale del medium si lascia a sua volta suggerire, o che Eusapia,
con accorgi¬ mento un po’ ingenuo, tenta di sfruttare abilmente anche le
illusioni da altri provocate. Questi risultati, al pari delle frodi, non
infirmano la au¬ tenticità dei fenomeni delle “ buone sedute „ ; nè distrug¬
gono 1’esistenza dei dinamismi biopsichici ignoti, onde consta la medianità: ma
arrecano intanto un contributo di qualche valore alla spiegazione psicogenetica
di molti fenomeni er¬ roneamente e corrivamente ascritti allo “ spiritismo
„. ♦ * * Fallimento del conato di
identificazione. Esperienze di inibizione spiritica. A
schiarimento di quanto ora passo a narrare, dirò che prima di sederci in catena
qualcuno di noi aveva espresso jersera il desiderio di entrare nel gabinetto
oscuro durante le possibili e tanto domandate materializzazioni. I conosci¬
tori presenti dello spiritismo hanno subito obiettato che la prova era stata
eseguita e non aveva approdato: Eusapia ha sogg*unto che in Francia uno degli
studiosi dei suoi fenomeni (se non erro, il Bar. di Watteville) aveva
oltrepassata la nera cortina, ma che non ci aveva distinto nulla. La cosa non
mi riesce inesplicabile. Se là dentro agisce una energia sco¬ nosciuta emanante
daH’organismo del medio, col rinforzo di alti e minori somministrate dai
presenti, essa darà origine a quegli aggregati di sottilissima materia o a quei
centri di forza che, senza far torto alcuno alla scienza fisica e natu¬ rale,
possiamo supporre che corrispondano alle “ materializ¬ zazioni soltanto in
assenza della luce. Ora, dal buio non vengono onde che influenzino, come raggi
luminosi visibili, le nostre retine se non in condizioni particolari, cioè
quando in quello spazio si formino corpi irradianti una luce propria: ma sembra
che i fantasmi in genere, e quelli di Eusapia in ispeeie, non posseggano
d’ordinario tale facoltà, o al più la posseggano in minima proporzione.
Ma 1 idea era gettata, e la coscienza superiore del medium, accogliendola, l’ha
trasmessa al piano inferiore subconscio, dove ha agito da fermento : — nella
serata qualcuno di noi doveva assolutamente entrare od esser trascinato dagli “
In¬ visibili „ ad entrare nel gabinetto ; e il qualcuno sono stato io, il
Numero Cinque I Eravamo tutti scontenti della cattiva piega assunta dai “
fenomeni quando aU'improwiso Eusapia, sotto il con¬ trollo di Porro e di
Venzano, cerca la mia mano, mi trae verso di sè, mi obbliga ad alzarmi, e mi
ingiunge di uscir dalla catena e di collocarmi in piedi, alla sua diritta,
accosto alla tenda del gabinetto. La sala è debolmente illuminata dal chiarore
della candela d’anticamera, ma si distinguono le figure e i contorni degli
oggetti. Io mi accorgo che Eu¬ sapia è trasfigurata in viso; ha i lineamenti
rigidi, quasi catatonici, lo sguardo fiso, la voce grave e roca: certamente
essa è ora “ entranced „ , secondo la terminologia psichici¬ stica inglese, ma
il suo stato di “ trance „ è attivissimo (son- nambulico). Certe crisi
mediumniche sono fulminee! Ed ecco che cosa succede. La cortina, che ha
tanti uffieii nel paladinismo, si gonfia, si tende, avanza verso di me, mi
tocca e mi preme. Allungo una mano, che prima viene afferrata da un invisibile,
poi respinta. Tasto e sento, per gnosi tattile, che alle bozze della stoffa
corrispondono delle resistenze dure, ma mobili, in¬ somma delle parti di una
persona, non percepibile per intero, ma come a pezzi: ho percepito due mani che
mi afferravano, ed una testa che mi si è appoggiata sul capo. Quell’” entità „
chiaramente mostrava di volere agire su di me per farmi eseguire un dato
movimento: mi ha tirato, mi ha fatto ri¬ girare sulla persona, e, volto il mio
dorso verso il gabinetto, mi ha avvicinata la seggiola che stava là entro , e
mi ha premuto sulle spalle perchè, sedessi. Così mi sono trovato se¬ duto,
mezzo dentro e mezzo fuori dal famigerato vano scuro, con la tenda buttatami a
ridosso e scendentemi sul petto. Era la suggestione, di lasciarci entrare nel
gabinetto, quella che operava sulla medianità in azione. Noto anzi, per
il miglior intendimento dell’avventura, che in quella posizione io mi trovavo
dietro al fianco sinistro di Eusapia: costei sedeva fra i due controllori
(Porro e Ven¬ zano) resi più attenti dalle mie vive istanze di invigilarla, ma
io pure ne sentivo coi ginocchi la seggiola, resistente pel peso del corpo
; inoltre, sul fondo chiaro lontano dell’uscio, ne distinguevo il profilo.
Orbene, con la sicurezza completa di non essere stato ingannato per ciò che
concerne quella “ ma¬ terializzazione , formatasi dietro di me, ossia a circa
80 cent. — Ira. dalle spalle di Eusapia, dirò che per buoni venti nii-
nuti io sono stato l’oggetto delle più affettuose dimostra¬ zioni d’un “ essere
„ apparentemente vivo e tangibile, anzi tangibilissimo ed attivissimo, ma
invisibile, che stava entro il gabinetto: io sono stato toccato, palpato,
carezzato, abbrac¬ ciato, baciato e ribaciato... Se contro queste
emozioni non si è agguerriti dalla scienza filosoficamente scettica o dalla
fede irremovibile e sicura, stimo pericoloso esporsi alla prova di rapporti
così impres¬ sionanti e realistici col Mistero, sia esso fisico o iperfisico,
psichico o metapsichico. Io, intanto, preso da quella esplosione di calda
simpatia di uno che non si palesa ai miei occhi invano cercanti di pe¬ netrare
di scorcio nell’ombra, chiedo se l’agente occulto sia “ qualcuno dei miei rari
, : e tre picchi su uno dei piedi po¬ steriori della seggiola (voglio dire,
effettuati da chi stava dentro al gabinetto) e tre battiti scherzosi di mano
sulla mia nuca, mi hanno risposto di sì. Con lo stesso linguaggio mimico
s’è poi detto che quel- 1’“ entità, era ancora mia madre! Ma questa volta il
ram¬ marico perchè contro ad ogni mio desiderio si rinnovasse incautamente da
Eusapia quella evocazione, ha soffocato ogni altro sentimento: al figlio che
gli “ spiriti , vogliono forzato a comunicare coll'Occulto , si è sostituito
immediatamente lo studioso che intende discendere, ove lo possa, alle radici
psicologiche della cosa. E pertanto più non mi sono com¬ mosso a tale annunzio;
il mio scetticismo spiritico si trovava rinvigorito dalle miserie della serata
precedente; anzi, sul¬ l’istante ho fatto proponimento di rincalzare la
prova. Fino dalle mie prime riflessioni sulle lacune dell’identifi¬
cazione spiritica mi sono fermato attentamente sul notissimo fenomeno
fisiopsicologico della lettura del pensiero, basato, da una parte sulle
espressioni involontarie delle imagini degli astanti, dall’altra sulle
percezioni minime che debbono essere attivissime nel monoideismo subipnoide dei
medii. Non già che io creda essere tutto là il processo della connotazione
determinativa delle subpersonalità spiritiche: giacché adesso mi associo al
parere del Podmohe e d’altri psichicisti d’eguale valentia, i quali
attribuiscono l'efficacia maggiore alla sug¬ gestione mentale (telepatia). Ma a
presupporre che il fattore l’origine della connotazione dei
defunti 167 telepatico agisca solo modestamente
nell’identificazione delle “ entità , presentate dalla Paladino, sono tratto
specialmente dalla considerazione che il riconoscimento si opera quasi sempre a
pezzi e bocconi, come se le “ personalità „ si ma¬ nifestassero
frammentariamente. Le nozioni sul personaggio evocato potranno benissimo
essere lette dal subconscio del medium nel subconscio del¬ l’evocatore,
l’azione telepatica essendo, in generale, ostaco¬ lata dall’intervento della
coscienza superiore o sociale dei soggetti messisi in rapporto per la
evocazione. Però io nutro da gran tempo il dubbio che in certi medii, fra cui
metterei volentieri la Paladino che ha scarsa attitudine a telepatizzare e ad
essere telepatizzata , esercitino un còmpito più facile esplicito ed ordinario
le piccole intuizioni della loro subco¬ scienza, e gli abbandoni involontarii
della subcoscienza altrui. In altri termini, la connotazione è spesso una
denotazione car¬ pita all’inavvedutezza ed allo stato emotivo degli assistenti,
che a loro insaputa diventano le guide dell' automatismo medianico ; al modo
istesso con cui certi soggetti fortemente ed involontariamente espressivi
aiutano le perspicaci facoltà degli indovini e cumberlandisti o pickmannisti
professionali. Su questa via della sperimentazione psicologica, poco bat¬
tuta fin qui, la sera del 29 ho deciso di cimentare — Do¬ minerò i miei nervi e
muscoli, mi sono detto, affinchè nulla tradisca nella mia persona fisica lo
svolgimento interno dei ricordi e dei sentimenti. — Per vero, nei rapporti
ordinarii di vita io non sono troppo padrone di me: penso e opero molte volte
con slancio, e mi conduco troppo spesso con soverchia spontaneità , il che è
noto ai miei famigliali ed amici. Ma nell’indagine scientifica e nell’esercizio
professionale so mo¬ derare a tempo e luogo le mie reazioni nerveo-motorie,
fre¬ nare le mie impazienze, inibire i miei impulsi. Ho pertanto
riflettuto rapidamente sulla prova da tentare. — Se (ho pensato), se mi vieto
ogni gesto, se misuro le in¬ flessioni di voce, se mi irrigidisco ad arte in
una posizione fissa del tronco e collo, se non batto ciglio, se tengo im¬
mobili tutte le membra, Eusapia (o più propriamente la sua coscienza
estramarginale) non saprà leggere nulla nelle fibre dei miei muscoli: così la
porrò nell’imbarazzo; essa non in¬ dovinerà alcun connotato personale di colei
che vuole ad ogni costo presentarmi. Nella stessa direzione e per con¬ troprova,
potevo anche saggiare il medium con altro cimento di psicologia sperimentale,
che ho usato tante volte negli ipnotizzati e nei così detti lettori del
pensiero, fuorviandoli ad arte dalla verità : io potevo, cioè, trarre in
inganno la attenzione vigile d’ Eusapia, se avesse operato in veglia, la sua
facoltà subcosciente di percepire, qualora fosse entrata in trance,, come ini è
parso le avvenisse fuggevolmente durante quelle manifestazioni. Un lieve moto
volontario, un trasali¬ mento simulato, un vacillar a bella posta del corpo e
del capo, le avrebbero fatto credere di scoprire in me i ricordi più intimi, le
imagini più riposte, le rappresentazioni più latenti, quelle del linguaggio
interiore (endotàsia). Così ho fatto, e così consiglio di fare a quegli
investiga¬ tori che intendano studiare la psicogenesi degli “ spiritici defunti
Di tanto sono controindicati i controlli brutali e violenti, cbe compromettono
la ricerca psicologica, di quanto si giustificano tutti gli accorgimenti
valevoli per la scompo¬ sizione dei fenomeni psichici nei loro elementi e nelle
loro contingenze determinanti. A riguardo della sincerità dei medium la Society
for psychical Research fornisce bellissimi ammaestramenti agli investigatori in
Metapsichica : non c’è che da seguirla in questa via. Ma ritorniamo
all’esposizione dei fatti che verso le ore 22.45 accadevano al “ Minerva „ tra
me e la personificazione ma¬ terializzata da Eusapia, la quale mi aveva tirato
e fatto se¬ dere dentro al gabinetto medianico. Io indicavo, dunque, ai
compagni le mie sensazioni. — Mi tocca..., mi stringe..., si appoggia su di me,
ma non parla... Mi carezza..., mi bacia..., mi ribacia, ma non si esprime con la
voce. Perchè non parli ? Dimmi almeno una parola che mi provi che tu sei
presente!... Dimmi, io esclamo, dimmi l'età che avevi quando moristi!...
— E l’Invisibile, rispondendomi dopo un po’ di manifesta titubanza, mi
batte amichevolmente sulla spalla una lunga serie di colpetti in cadenza mentre
a voce alta io li nume¬ ravo. Ne ho contato cinquantadue (anni) . La cifra
era sbagliata, perchè avrebbe dovuto essere di 41, ma al qua¬ rantunesimo
colpo io me ne stavo attento sì, però immobile : la nessuna mia partecipazione
psicomotoria al fenomeno conduceva evidentemente la subcoscienza d'Eusapia
fuori di strada, e la prova, che io avevo tentata, dava una sollecita conferma
ai miei dubbii. — Va bene. Dimmi ancora quanti figliuoli hai avuto? — E
in mezzo alla regione scapolare, fra il silenzio di tutta 1 assemblea, ho
sentito battermi prima un colpo, e dopo ima pausa (certamente cagionata da un
moto di attenzione del medium su di me) altri cinque colpi, battuti
distintamente con lentezza studiata per una palese aspettativa del segno d’arresto.
Ossia, 1 “ entità „ indicava set (figli), mentre siamo in soli due, io e mia
sorella Giuseppina. Sbaglio fenomenale! — Non ti ricordi? pensaci bene!
— E l’interlocutore misterioso, sempre più esitante, ha ri¬ battuto
cinque colpi, correggendo bensì se stesso, ma non rimediando all’errore.
Era chiaro e lampante oramai per me die i disincarnati non hanno buona memoria
sulle circostanze -più tipiche della loro personalità; allo stesso modo che
diventano grassi, pol¬ puti e grigii di capelli quando sopravvivono alla
inesorabile morte terrestre del loro corpo sottile, magro e ancor gio¬ vane! E
allora, se fin da principio mancavano i connotati fisici personali ; se
esulavano dalla “ comunicazione spiritica „ perfino le circostanze meglio
individualizzate, e le sole pro¬ priamente indicative, che perfino sono scritte
nei registri municipali dello stato civile (è un gran dire!); se quella
presunta entità sopravvivente nulla sapeva di preciso e di determinato circa sè
stessa, come avrei io potuto prestare ascolto ad una “presentazione, cotanto
deficiente? come credere, in seguito, alla sincerità e sicurezza di una “ iden¬
tificazione di sviluppo , che forse sarebbe stata carpita, al pari di tutte le
altre sue consimili , sfruttando le involon¬ tarie piccole rivelazioni del
percipiente o dell’assistenza? Ne avevo abbastanza dello * spiritismo
evocatorio „ d’En- sapia; e con un pretesto mi sono allontanato dalla casa di
via Giustiniani poco dopo le 23. Ma avevo l'animo deluso ed amareggiato! *
* . Teleplastia e pneumatologia. Adunque, il fenomeno teleplastico
è reale, ma illusoria, secondo me, è la sua personificazione. Nelle “
materializza¬ zioni „, per adoperare la terminologia aristotelica, ci son due
cose da osservare: quella, per cosi dire, di fondo o ne¬ cessaria, la materia-,
e quella contingente, la forma. I. La Teleplastia. A. — La doppia
tesi ani mi co-spiritica. E nota la dottrina del “ perispirit.o „. La
forza che emana dai medii, è considerata dagli spiritologi come un che di vagamente
materiale oflnidieo, di cui gli “spiriti, sorvolanti nello spazio (siano anime
dei definiti, siano dementali, esseri oc- Raffigurazione schematica
dell ipotesi spiritica, sulle materializzazioni (1859). [1^ opero ili
Hohnvng, da cui traggo questa interessante figura, furono scritte durante 1
epoca in cui Karhkc sistemava lo spiritismo, ma conservano tracoie delle idee
fluidistiohe anteriori. Si scorge inoltre che il medium, dal cui corpo è
supposto emanare il « fluido » atti- rato a se o sfruttato dallo * spirito »,
non sedeva allora nella catena tiptica, tua le dormiva vicino. Il sacerdote
Indiano (?) in alto a destra raffigura lo « spirito * che comunicando mediante
il tavolo spiegava ai convenuti il processo di « materializzazione ». Si raffronti
ai molti sacerdoti indiani che « comunicano messaggi * nei circoli di Casa
Nokgoeràtii e Ciiazarain (v. La Survie t 2*-4* ediz.)]. culti, od
entità super- o subumane. ecc., ecc.) sono avidissimi, e che tosto accorrono ad
assorbire ogni qualvolta da un medium LA esso venga spremuto o
proiettato in giro. Gli spiriti, che già sarebbero per loro conto rivestiti (o
costituiti V) da una iperinatena o fluidità consimile, unirebbero per un
processo arcano di combinazione ultracliimica i due fluidi, e si for¬ merebbero
un involucro o inviluppo capace di rendersi sen¬ sibile ai nostri sensi e di
impressionare le lastre fotografiche. Quest'ultimo processo di manifestazione è
supposto dipendere da ondulazioni eteree congeneri a quelle che noi chiamiamo
luce, forse composte di raggi infrarossi od ultravioletti or¬ dinariamente
invisibili ai nostri occhi. In tale costrutto c’è sempre la solita
contraddizione che inquina tutti i dogmi spiritici: non si chiarisce il
determi¬ nismo, pel quale gli “ spettri „ fabbricati dagli “ spiriti „ con quel
misto duplice di “ inviluppi , ora siano visibili ed ora no. In un
vecchio libro spiritico deH’HoRVDKG, comparso pochi anni dopo l’arrivo in
Europa dei primi medii Americani ap¬ portatori del “ tavolo magico trovo una
figura molto espressiva con cui si rappresenta l’ipotesi fluidico-mesmerica. E
dopo cinquanta anni siamo sempre allo stesso punto ! Il dott. Gyel (=
Geley), che sintetizza e rappresenta le idee degli odierni spiritisti più
autorevoli, dice che “ la mate¬ rializzazione è una reincarnazione anormale,
relativa, rapida, momentanea Essa sarebbe costruita lì per lì dal perispi- rito
del disincarnato, che “ raggruppa le molecole „ prese dal corpo del medium, e
necessariamente dagli “ astanti ,, o da ‘animali e vegetali,. Per suo conto, il
soggetto in “trance, mediumnica sembra possedere sulle molecole materiali una
vera potenza organizzatrice e disorganizzatrice: egli “ può organizzare in
forme più o meno complesse una trama ma¬ teriale emanata o esteriorata dal suo
stesso organismo ,. Orbene: in questa diversa organizzazione delle
“forme, sta il nòcciolo della questione. — Se le forme sono plasmate colle
emanazioni “ molecolari „ del medium per opera d’ agenti estranei, si ha o lo
Spiritismo quando questi sono detti gli spiriti sopravviventi degli umani, o 1
Occultismo quando sono indifferentemente creduti spiriti di uomini trapassati
od en¬ tità spirituali di altra natura (elementali, ecc-.). — Se per contro le
forine sono teleplasmate dal subconscio esterio- rato del medium, senza
intervento di alcun agente spiritico, siamo soltanto nell Animismo. — È una
differenza capitale su cui I’Aksakoff ha giustamente (dal suo punto di vista)
insistito di fronte alle interpretazioni preferibilmente “ ani¬ mistiche , del
Hartmann. Ma per gli spiritisti si passa insensibilmente dall’uno all’altro
caso, voglio dire daH’animismo allo spiritismo. Però essi si guardan bene dal
determinare le ragioni e i limiti di codesto passaggio dall’azione
semplicemente esteriorata dei medium all'azione propriamente estrinseca degli “
spiriti .. La facoltà organizzatrice mediumnica può concludere, se¬ condo
il Gyel, a formazioni variabilissime per nettezza e per complessità. — a) Nei
casi elementari, si producono organi incompleti ed effimeri, e luccicori
fosforescenti. — b) Nei casi medi, si formano orgaui ed organismi ben
caratterizzati e che, copiando in modo esatto, sia fisicamente, sia psicolo¬
gicamente, gli organi ed organismi naturali, debbono con¬ siderarsi dei “ doppi
„ capaci di agire meccanicamente e di trasferirsi lontano. — c) Nei casi
avanzati, le forme si materializzano completamente: sono cioè esseri
organizzati, con ossa muscoli e visceri funzionanti in modo non diverso dal
vivente, il più spesso simili ancora al medium , più raramente dissimili. Solo
queste ultime materializzazioni potrebbero parzialmente o integralmente
assumere caratteri¬ stiche individuali, e raffigurare “ personalità medianiche
au¬ tonome, indipendenti, diverse dal medium,, e qualificantisi quasi
costantemente come “ spiriti „ di determinati “ defunti „ (L’ótre subconscient,
pag. 199). — Sta benissimo per la tesi animieo-spiritiea a due faccie ; ma non
è detto, nè spiegato perchè, nè come, nè quando avvenga questo importantissimo
grado supremo di organizzazione di una teleplastica indivi¬ dualità! B) —
La contro-ipotesi psichicista dell’i- deoplasma. La facoltà di
esteriorare delle forze psichiche e di costi¬ tuire col loro mezzo dei fantasmi
agenti sui nostri sensi con le qualità della materia, non si può più negare:
l’ho scritto esponendo la ipotesi dell’ eso-dinamismo medianico fin dal momento
che mi sono trovato di fronte ad azioni mecca¬ niche a distanza, non altrimenti
spiegabili (Tomo I, p. 242). Questa ipotesi è apparsa da molti anni ; e
non sono cer¬ tamente i novizii, che la mettono sempre avanti come una invenzione
propria, quelli da cui impariamo a valutarla in tutta la sua arditezza ed
estensione. Prescindendo dalle scuole mesmericlie magnetiche e tluidistiche, la
Metapsi¬ chica, dapprima con le intuizioni degli americani Bovee-Dod> e
Grimes, poi con gli effluvii odici del Bar. De Reichkn- bach, in seguito con le
dichiarazioni del Varley e del Cox LA CONTBO-TPOTESI (due
psichicisti della prima ora !) , in ultimo con le espe¬ rienze più o meno
concordabili del Babaddc, del Babèty, dello Joibe, ecc. e di tutti gli analoghi
discopritori di ef¬ fluvi i, di emanazioni, di radiazioni e di forze nemiche
pro¬ rompenti dall’organismo umano, s’è trovata in possesso, forse troppo
prematuro, di una spiegazione pressoché fisiea o meccanica dei fenomeni di
materializzazione. Trascinata di buon’ora su questa china, la Metapsichica
accenna ad incon¬ trarsi in un solo trivio con la Pneumatologia, creatrice del
perispirito o corpo animico ; e con l’Occultismo teosofico portante con sé il
grosso fardello delle sue elucubrazioni sul corpo astrale, nei rapporti, da un
lato col corpo o piano fisico, dall’altro col piano mentale. È difficile
decidere adesso, in una fase cotanto poco avan¬ zata degli studii di psicologia
supernormale, se con tali ipotesi e congetture vaghiamo tra le nubi e i miraggi
della pura fantasia in un aere che debba rimanere irrespirabile anche alla
scienza positiva più remota, o se erriamo, come naviganti ancora smarriti, in
un oceano immenso e inesplo¬ rato, dove tuttavia arriveremo a prender
terra. Io non credo che la esistenza di forze bio-psichiche, ema¬ nanti
dal medium, e organizzatrici di forme transitorie me¬ diante una aggregazione e
direzione intenzionale di circo¬ stanti centri o sistemi di quelle ordinarie
forze naturali sotto cui opera l’ universale ed unitaria Energia, contrasti
menomamente con le nozioni accertate o verosimili di cosmo¬ logia, di biologia,
di psicologia. Di sicuro, la tesi non è in opposizione con la filosofia che
sento di dover coltivare nel¬ l’intimo dell’animo e professare negli scritti o
dalla cattedra, perchè si concilia con le operazioni logiche della mia ragione
e appaga le tendenze ingenite della mia natura. Qui penso che avesse ragione, a
suo tempo, Giovanni Mabia Guyau quando proclamava l’individualismo della
religione: siamo in una zona del sapere, dove mancano i punti fermi di ri¬
trovo necessariamente stabiliti per tutti, e dove ciascun pen¬ satore e
investigatore s’avvia guidato dall’indole propria, e assecondando i proprii
impulsi. Se così è, e se la ipotesi della “ teleplastia „,per un po¬ tere
organizzatore esopsichico o psicofisico tuttora scono¬ sciuto, comunque ardita
e paradossale, si conferma, la scienza dovrà aggiungere un anello di più alla
serie delle forze na¬ turali, dovrà prolungare la catena degli eventi cosmici:
ecco tutto. È ammesso oggi che vi sono forze e centri o sistemi di forze nel
fatto astronomico, nel fatto fisico, nel chimico, 174
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II nel biologico? Ebbene, vi saranno
anche nel fatto psichico e nel fatto iperpsichico. Data la conoscibilità
dei fenomeni medianici di “ mate¬ rializzazione „ si tratta di stabilirne il
determinismo, cioè come avvenga Videoplasma. Ma la loro realtà particolare è
entrata o sta per entrare nella massa di nozioni, della quale per la mente
umana si compone la Realtà universale ; e vi entreranno senza portar con sè
inutili e premature franine di ipotesi esplicatrici , senza dense ombre di
misticismo°o di mitologia, senza vaste penombre di metafisica ontologica o
panteo-ilozoistica o teofilantropica, al modo istesso corquale modestamente vi
si collocano, ciascuno al suo posto, tutti gli altri fenomeni ed eventi di
Natura. TI. La Personificazione. A) — Nel caso
particolare. Il presentarsi di “ spiriti „ materializzati non è
frequente, checché dicano i gregarii. Autorevolissimi teorizzatori e po¬
lemisti in favore dello spiritismo dichiarano candidamente di non averne
veduti, o, se loro sono apparsi, di non escludere il dubbio di un'illusione o
di un inganno. Quanto alla per- somficaz'one, è vero che gli “ spiriti „ la
tentano spesso, si direbbe, anzi, troppo spesso; ma nessuno degli studiosi seri
anche se ammette con Crookes la possibilità del teleplasma integrale e completo
sullo stile della celeberrima Katie Kimi osa scrivere e neanco pensare che il
fatto autentico sia fre¬ quente e facile. L’Aksakoff lo dice espressamente: -
per identificare un fantasma, che si è materializzato sotto i vostri occhi o
che avete toccato, il lavoro critico dev’essere lun- gli issi ino, spietata 1
analisi, sicura la prova. Siamo noi giunti a tanto > No... Ma qui
bisogna procedere ponderatamente e con metodo scientifico, caso per caso. Per
ciò scrivo — NO — in riguardo alla entità teleplasmata da Eusapia per me, alla
quale è mancata definitivamente l’iden- tiheazione. E mi spiego l’insuccesso
come segue. Io non ho fornito inconsapevolmente alla Paladino (fosse in
veglia, in preipnosi, in sonnambulismo, o in estasi) nessun dato informatore;
io non mi sono lasciato consapevolmente s wggoe nessun indizio, nè emotivo
(espressioni organiche reattive), nè rappresentativo (espressioni verbali).
Eroiche essa neppure ha saputo leggere telepaticamente nel mio io profondo,
il suo tentativo di presentazione di un teleplasma o di una reincarnazione
personale è miseramente caduto in rovina. Se tutte le pretese evocazioni di “
defunti „ identi¬ ficati camminano sulla procedura che a me è toccata in sorte,
la “ pneumatologia „ dei De Mikville e dei Du Pkel, delle Crowe e dei Delanne,
è costrutta sul vuoto ed è fatta di aria: itvfu ua, itvfuga!! Io
ammetterò , bensì , in Eusapia (e nei medii “ materia¬ lizzatoti „ suoi pari)
l’eccezionale potere di esteriorare le sue forze bio-psichiche, sia per agire a
distanza sugli og¬ getti, sia per dare origine a produzioni temporanee agenti
in modo tuttora sconosciuto sui nostri sensi normali : ma l’esperienza che a
quest’ora ho acquistato sui suoi fenomeni mediumnici, mi obbliga a fermarmi
qui. Essa proietta le proprie imagini di sogno, e ne organizza delle forme ; ma
il fantasma generico creato da Eusapia, pur avendo la capacità di assumere vari
aspetti o mascheramenti, ha un’ossatura fondamentale sempre eguale. Per lo più
non ha personalità intrinseca veruna ; raramente giunge a rassomigliare a
qualcheduno che fu vivo: ma le rassomiglianze son sempre dapprincipio scarse e
incerte, rarissimamente, e solo dopo reiteratissima procedura di sviluppo,
diventano più numerose, meno sicure e meno infide. I “ fantasmi „
ideoplasmati dalla Paladino hanno, d’ordi¬ nario, una impersonalità vaga e
confusa. Se nella coscienza del medium non penetra dal di fuori nessun raggio
di luce informatrice o direttrice, essi restano muti, nonostante il loro
affaccendarsi pantomimico. Se nei recessi del suo sublimi- naie mancano
elementi criptomnesici, racimolati dalle rela¬ zioni diurne e calati laggiù da
tempo non memorato , la teleplastia generica non soggiace ad evoluzione, non si
tras¬ forma in qualcosa di più consistente sotto il riguardo per¬ sonale. E se,
come è accaduto con me, Eusapia non indovina i connotati del fu vivo, oppure se
le sue percezioni minime errano o inciampano nell’agguato dell’investigazione,
alla sua coscienza in cerca del punto d’appoggio non s’affaccia nulla di
concreto: e la personificazione risulta un aborto o un embrione senza
carattere. Suppongasi che io fossi arrendevole nell’ accettare l’ ap¬
prossimativa connotazione del segno caratteristico della mia defunta, passando
sopra alla casualità dell’accenno, alla in¬ congrua intromissione del Vassallo,
ai tentennamenti d’Eusapia nel cercarne la sede sulla mia fronte, alla non
precisa ubi¬ cazione del punto indicato. Non saremmo forse davanti a uno
stereoplasma, in cui cominciano a disegnarsi i lineamenti della persona?
Suppongasi inoltre che, anche mancato la prima sera quel segno, io avessi
fornita la seconda sera coi miei moti in¬ coscienti la informazione precisa
delle due cifre domandate (età, numero dei figli): non si sarebbe avuto un
ottimo prin¬ cipio per l’ iscrizione della povera mia madre nell’ elenco degli
spiriti che si sono “ manifestati „ e “ identificati „ ? E questa è la
credenza nella quale ho lasciato e forse si mantengono i miei compagni di
seduta. Ne chieggo loro, qui, scusa, ma il lasciarveli era necessario per i
miei scopi inda- gatorii: io volevo sapere fin a qual punto il teleplasma
foggiato da Eusapia in forma provvisoria e squallida avrebbe progredito nella
personificazione ; volevo scoprire il processo col quale si realizza la tanto
discussa entità spiritica. Ora, l’esperimento è riuscito negativo , e
sebbene io non ne abbia finora altri da citare in appoggio della fenomeno¬
logia paladiniana (sulla quale mi baso ed arresto intenzio¬ nalmente), io son
convinto e certo, come ho detto, che con me la medianità d’Eusapia, pur
restando assicurata alla Me¬ tapsichica, è rovinata in riguardo allo
Spiritismo. Forme personali non si plasmano, nè si sviluppano forse con questa medium
, quando non le si apprestano o somministrano i connotati: quando si sta in
guardia, il fatto spiritico puro svanisce, perchè la identificazione
abortisce. Meno male che la mediumnità della Paladino non si espone alle
colossali burle che si leggono avvenire ogni anno nello spiritismo militante,
il quale , fotografando le proiezioni mentali di certi medi, osa risuscitare i
più lontani morti ano¬ nimi, prestando alle imagini del sogno medianico una
fiso- nomia ed un abbigliamento personali ! Che ne sarebbe di tante evocazioni
spiritiche qualora le si sottoponessero tutte ad una inchiesta severa, come ha
fatto la esimia psichicista signora Sidgwick sul ritratto dello spettro di “
una antica sacerdotessa di Venere in Cipro „ apparsa nel 1891 davanti alla macchina
per evocazione del medium Davide Daguid? Si legga il periodico spiritista “
Lìght „ sul conto di quella presentazione temeraria; era sicuramente una
sacerdotessa di Venere, ma... modernissima! Sicuro: la medium Pugliese è
discreta. Già la sua ignoranza archeologica, storica e geografica le impedisce
siffatti estri sonnambolici, permessi appena alle veggenti di Próvorst, alle
Van Dat ed alle Smith ; siamo con lei in uno spiritismo che si tiene terra
terra, e ci dobbiamo contentare del poco che la sua fantasia può e sa
produrre. — Ma che affettazione, che ricerca dell’effetto, nel modo di
presentarsi di coteste larve di persona ! Gli “ spiriti „ vengono a caso
pensato, quando la disposizione della catena e l’animo dei percipienti sono
stati accomodati a puntino affinchè sia ben palese la sincerità e la
potenzialità del medium: qui Eusapia può dar la mano ad Eglinton. — Ma che
compassionevole miseria di contenuto in quelle comunicazioni dei suoi “
ultraterreni ! Neanco un cenno delle faconde apologie della dottrina, neanco un
rudimento delle iraconde difese della spiritualità contro il materialismo, come
se ne sentono tante dai disincarnati evo¬ cati per opera degli altri medi
superiori! Attenendomi al metodo positivo e discorrendo in ragione di ciò
che ho veduto e investigato, opino che in generale la “ durezza „ (come la
chiama Eusapia) dello sperimentatore accorto e padrone di sé medesimo sia la
causa vera del ne¬ gato “ apparire „ subitaneo o del mancato “ svilupparsi „
tanto delle forme o entità aventi alcune caratteristiche per¬ sonali, quanto di
quelle più spesso composte di parziali e stentate analogie (neanco
rassomiglianze!) con qualche deter¬ minato defunto. Ora, se difetta o non
esiste affatto la identità personale, che cosa resta delle “ materializzazioni
„ d’EusapiaV Tutte queste sue entità semi-corporee, sentile parzialmente con
impressioni malcerte e sconnesse che la fantasia e l'emozione fondono in un
presunto complesso reale, tutti questi esseri anonimi o pseudonimi degni del
sogno di un’isterica, hanno delle impronte psichiche comuni, dell’ingenuità,
della frivolezza, della volgarità, della primitività. Vi è in tutte un nòcciolo
sostanziale : ma le esteriorità che noi sentiamo, tocchiamo ed udiamo, sono
parvenze e maschere. E sono effimere-, durano solo per quel tanto che
durano la scarica esopsicliiea d’Eusapia e l’atteggiamento attentivo dei
percipienti. E non sono autonome: è il pensiero (subliminale, ma sceso
dal superliminale) del medium, che si esteriora e propaga lungo certe linee di
forza ; e i teleplasmi agiscono con spon¬ taneità apparente, come
funzionerebbero dei fantocci mossi da fili invisibili. E non sono
preesistenti : ossia non vengono da lontano, nè per lo spazio, nè pel tempo ;
sono “ entità „ create seduta stante, al momento opportuno, e si dissolvono in
nulla quando la loro opportunità cessa. Io noto al proposito che un certo
gruppo di spirito- psiehieisti (il primo, per data, è il D'Assier), e la
maggio¬ ranza degli occultisti-teosofi ammettono la sopravvivenza temporanea e
parziale della “ umanità postuma „, la quale però, dopo uno spazio
indeterminato di tempo, si dissolve¬ rebbe in seno alle forze cosmiche.
B) — Nella generalità dei casi. Leggendo i verbali delle sedute evocatone
e di incarna¬ zione, si è colpiti dagli sforzi che debbono compiere gli io
secondarii del medium (domando scusa, le “ entità occulte , o gli “ agenti ultraterrestri
„ ) per individuarsi, per dar mes¬ saggi personali ai loro “amici,, sopratutto
per provare la loro identità personale. Quasi sempre quest’ ultima è fornita
con “ prove, di una tenuità e fragilità indicibile: minuzie insi¬ gnificanti,
aneddoti generici, fatterelli privi d’ogni interesse, particolari d’ultimo
ordine, che sorprendono l’evocante e lo persuadono troppo presto dal lato del “
cuore ,, mentre resterebbero inutilizzabili da quello della “ ragione ,. Nè la
fede di un Moses basterà mai a rinforzare la povertà intrinseca delle ordinarie
“ prove d’identità ,. Un psicopa¬ tologo le direbbe contraddistinte da un “
manierismo , pres¬ soché puerile, anzi addirittura demenziale! Ma piuttosto che
perdersi a smuovere ricordi indifferenti sommersi nei depositi mnesici dei
comunicanti , perchè non snocciolare alla buona, e fin dal primo apparire, le
date e le cifre inscritte per ciascun cittadino nella anagrafe? L'Hyslop
sostiene che anche i viventi, quando vogliono identificarsi fra di loro a
distanza, per esempio traverso ai fili del telegrafo o di un telefono
smorzatore del timbro personale di voce, scelgono di preferenza particolari di
mi¬ nima importanza, presso a poco come fanno i disincarnati. Egli lo avrebbe
dimostrato, ponendo in comunicazione anche delle persone intelligentissime e
coltissime. Ma io osservo che queste esperienze condurrebbero i comunicanti a
dirsi almeno mutuamente il nome e cognome, l’età, lo stato civile, il numero
dei figli, e la data precisa delle vicende principali della loro vita, quali la
nascita, la laurea, il ma¬ trimonio e la morte. Orbene, sono per l’appunto
queste le informazioni che l’immensa maggioranza dei trapassati reduci dall’Al
di là si dimentica di somministrarci ! Gli spiritisti confessano
francamente che i disincarnati penano molto a manifestarsi e che solo dopo
sforzi enormi riescono a farsi riconoscere. La tesi compiacente è che
queste pene e questi ostacoli derivino dal trovarsi essi su di un piano „
differente dal nostro. Ma la controtesi critica porta a concludere piuttosto in
favore del più o meno utilizzabile, più o meno rapido e più o meno
inconsapevole rifornimento di indizi, segui, connotati, informazioni e notizie
relative al defunto per parte degli evocatori e comunicanti. Gli
spiritisti, con a capo il Russell-Wallace, dichiarano poi che, derivando da
esseri disincarnati “ tuttora imperfetti come noi „, le comunicazioni debbono
necessariamente essere fallibili, e perciò da accogliere sempre con diffidenza.
È una tesi di abile rifugio; ma io controsservo che la fallibilità potrà
riguardare le conoscenze astratte che noi pretendes¬ simo dagli „ spiriti „,
non già le notizie più semplici sulla loro persona. Dove andrebbe a finire , in
tal caso , la loro decantata capacità d’identificarsi? Gli spiritisti
rincalzano che la personificazione può restare imperfetta per lo shock che i
disincarnati risentono nel passare da un “ piano „ all’altro: I’Hyslop,
sulle informazioni di Giorgio Pelham (?), avanza la scusante che essi soffrano
di u amnesia „. Ma si vede come l’esimio psicbicista sia un professore d’etica,
non un psicopatologo! L’obblio del proprio nome, della propria età, dello stato
di famiglia, s’ incontra solo nei più profondi oscuramenti di coscienza; gli
alienisti sanno per prova che neanco i bimbi, gli idioti e i dementi scordano
queste loro caratteristiche fondamentali di indivi¬ dualità. Quando V Ego è
disciolto a quella maniera, come si può più discorrere di personificazione?
Ma ecco giungere l'armata ausiliaria degli occultisti e teo¬ sofi, che nelle
loro innumerevoli categorie di esseri spirituali ultra- preter- super- e
subumani , dagli “ elementali „ ai “ demoni „ ed “ angeli „ della gerarchia
astrale e met, astrale, trovano facilmente l'entità che si incarica di
surrogare il fallito disincarnato, e gli affibbiano la facoltà o il ghiribizzo
di simularci da questo lato del “ piano astrale , una “ rein¬ carnazione „ e di
trarci in compassionevoli inganni, lo cito la tesi, e non la trovo ancora
meritevole di esame, nè tanto meno di confutazione nel periodo attuale degli
studi meta¬ psichici: per me basta enunziarla per vederne la sofistica
inconsistenza sul terreno del sapere scientifico, che è tut- t’altra cosa dalla
“ saggezza „ dei sommi sacerdoti dell’Eso¬ terismo antico e moderno.
Bisogna tarpare le ali alla fantasia che, colpita dalla po¬ tente suggestione
del Mistero che si nasconde sotto queste manifestazioni di forze ignote, perde
le staffe e si lancia a corsa pazza nelle regioni dell'Occulto. Gli
spirito-psichicisti sono tratti alle ipotesi azzardate dalla indole stessa
della ma¬ teria che trattano. Io non parlo poi degli spirito-occultisti e
spirito-teosofi : le loro dottrine, per quanto più coerenti in taluni punti e
persino più positivistiche delle spiritiche, sono in sostanza costrutte di
astrazioni insuscettibili di prova, al cospetto delle, quali il linguaggio
metafisico di un Platone di un Leiunitz, di un Kant, o di un Hegel brilla di
una perspicuità incomparabile. Io mi limito agli spiritisti puri e schietti,
dei quali 1 Eusapia Paladino è la pitonessa popolare e piu consultata.
Quando le personificazioni a incarnazione “ oratoria „ sono fallite perchè, con
pochissime eccezioni, le dimostriamo com¬ poste di materiali antropomorfici, ma
senza alcun valore reale per il progresso umano, gli spiritisti si appellano
all’impene- ti abilità conoscitiva dei fenomeni tìsici e meccanici del me-
diumnismo, giacché, — ci dicono - quelli là, almeno, non li spiega la scienza,
e bisogna riconoscervi l’opera deH’Oeculto. V iceversa, se le “
materializzazioni „ (personificate o no) fal¬ liscono, essi si rifugiano nella
parte intellettuale dello spi¬ ritismo; allora buttano a mare i medi a eftetti
tìsici, si aggrappano ai medi veggenti, psicografi ed inearnatori, e si
appellano al gran fattore della telepatia. Ed ecco come. Vi è, essi
dicono, la trasmissione del pensiero tra i vivi (e sia pure, la Metapsichica
qui è formata); ma vi è anche quella tia i vivi ed i morti, i quali agiscono
sui vivi suggerendo loro le proprie imagini idee e ricordi, e con tal mezzo “
co¬ municandosi „ ai terrestri. Nè basta: qualche teorico passa la soglia,,
corre a precipizio lungo la “linea,, e giunto coll immaginazione all’ “ altro
piano „, ipotetizza anche la telepatia fra gli * spinti „ erratici,
ultraterreni, intraplane- tali, pencosmici, ecc., ecc. Cosicché, se il defunto
A , evocato, non sa nè ricorda, invia il proprio pensiero, sulle ali di sco¬
nosciute ondulazioni eteree od ultra-eteree, a chiedere le informazioni al
disincarnato amico B; e se 71 a sua volta ignora o ha obliato, cè sempre la
iperbolica fila degli spi- V^iVlì ecC' ’■ cos^ Alienti 1 Umanità o la
Superumanità dell Al di là, tutta intenta a udire le evocazioni dei
superstiti, desiderosa di farsi ancora “ viva „ con essi, e accorrente at¬
torno al tavolo delle Eusapie e dei Politi, o (se la grave dot¬ trina spiritica
arrossisce di cotali Apostoli!) dappresso ai Moses, alle Karadje, ai Friese, in
cui qualcuno dei sopravvi- venU si incorpora o dal cervello dei quali invia le
onde ultra-herziane dei suoi pensieri. la tal modo ogni medium Ila il suo
romanzo spiritico o spiritualistico, non sempre interessante a leggersi o a
udirsi come quello stampato or ora dal Du Pkel (* Dos hreuz am Ferner,,
Stuttgart, 1901), nè come V Urania dal Flammarion; ma romanzo di avventure,
schema di epopea, intelaiatura di dramma, o spunto di l'arsa, a seconda della
personalità e carattere morale di chi li crea nel sonnambulismo. Un alie¬ nista
che legga le fantasticherie storioo-indo-astronomico- romantiche della
Muller-Smith, non può esimersi dal para¬ gonarle ai deliri genealogici e
palingnostiei di certi paranoici; invito gli spiritisti a cercare il volume
Mémoires dune alièné.e (la Ersilia Rey) pubblicate dal signor E. De \ akennes
nel 1883. Che simiglianza di imaginazione! Ma l’azione dei personaggi
incompleti, sbozzati dalla tele- plastia d’Eusapia, è semplice, come umile è il
suo intelletto : le sue creazioni hanno sempre un che di fanciullesco che ne
tradisce la genesi psicologica, 11 buon Broi'kebio scriveva che dobbiamo
credere che anche le creazioni di Eusapia siano anime di defunti, perchè “ esse
„ ce lo dicono; ma in verità ce lo dice il suo tavolo o ce lo batte sul dorso,
puta caso, uno dei suoi bracci animici. Nessuna delle prove addotte in fa- vore
della loro personificazione può resistere alla analisi cri¬ tica della
metapsichica positiva. Intanto le illazioni sono queste: I"
Tutta la pueumatologia è adeguata al cervello ed aH’orgnuismo dai quali si crea
e si esteriora ; dal di fuori le arrivano e la rinforzano i contributi dinamici
e mentali dei vivi presenti, ma dall’ Al di là non scende alcuno a dare
colorito trascendente ai “ fenomeni 2° Tutta la psicologia dei fenomeni
medianici è umana, la più umana possibile : le sue apparenze trascendentali
sono costumi da maschera presi a prestito, o direttamente dai depositi mentali
dei medi, o indirettamente da quelli dei componenti il circolo: sono le stesse
nozioni e gli stessi ele¬ menti che troviamo in noi e nei nostri simili vissuti
o vi¬ venti, quando ve li sappiamo cercare; e sono le identiche no¬ zioni e gli
identici sentimenti di cui si è intessuta la nostra coscienza superiore o “
sociale „ (come direbbero Mvers e James) nelle vicende della esistenza
quotidiana alla superficie del pianeta. . Io non mi faccio
illusione sui tentativi di spiegazione che si avanzano ; veggo coi lumi della
critica che siamo, ancora, chi sa per quanto tempo ?, in un dominio
prescientifico, su un terreno tutto da dissodare. Ma ammessa la ipotesi
della esteriorazione di forze psichiche ignote , e la loro capacità 1
aggiogarsi al di fuori in centri o sistemi, in cui si con- fnnw tai
"ne ,lma?!ni del nostro pensiero; aggiunta l’altra ipotes!, alquanto piu
prossima a dimostrazione, che codesto pensiero si trasmetta da un cervello
all’altro, sembra a me che si sia a buon punto e ci si incammini su buona
strada, i ce'7ell° u"la"0 e un apparecchio magnifico, il più com-
TeiTa TI qT IEvoluzlo"e organica abbia prodotto sulla vel7n , 1 1 S1K, a
nerv°so ,1ei medi, e soprattutto il loro cer- vello potrebbe, in via di
provvisoria ipotesi, imaginarsi prov- i fimiH dell f aiSS,0?SÌC0l0gÌche
enorrae>nentR sorpassanti , "T* ,delle Scolta ordinane, e per definire
le quali ci aiuta analogia delle forze fisiche, ad esempio la luce. - Da un aio
quel loro accentramento di sostanza nervea, versando Wf 6 con‘lnuo
disquilibrio, diverrebbe un apparecchio in e.- or^IT^'- pr1°,ÌfiZÌOne per
le sue «tesse attività sarei h (snhc™elent*, subliminale); - dall’altro lato,
esso sarebbe uno strumento indiretto o mediato di trasmissione e f' I
u'T6 nnforzata dell« attività d’altri sistemi nervosi ro,Jl7 • fTZ10na"tl
111 raodo sln tonico sotto determinate ter -' !" q“ft0 sens0
soltant°, e a rigor preciso di termini, si dovrebbe parlare di “
medianità In soprappiù delle spontanee facoltà d’ esteriorazione io
paragonerei volentieri i centri cerebrali di un medium’ ad un insieme di
innumerevoli mezzi rifrangenti, traverso i qual, ciascuna imagine, idea e tendenza
dei membri di una catena deve passare per darsi al di là di esso una
forma Wo a;/ U" d,lpress,0c0me accade dei '‘aggi luminosi che, b ,
sando una lente biconvessa, formano nel punto focale un imagine virtuale
dell’oggetto dalla cui superficie sono riflessi. La necessità dei medium per la
produzione dei fatti spuntici è la piu bella scoperta dello spiritismo em¬
pirico e dello scientifico (psichicismo), ma è ad un tempo la H«mdnTDw n
'j°rte- deUo «Piritismo teorico (neo-spiri tua- S” \ ;7u,la dl P'u
materialistico, nulla di più meccanici¬ stico della medianità così
intesa. Genova, Capodanno del 1902. LA VENTESIMA SEDUTA
(18 gennaio 1902). Fenomeni accertati a viva luce. Non siamo
più nelle nude e gelide stanze del Circolo Minerva, ma in un palazzo di via
Assarotti presso la la- miglia Ceiosia, che è tra le più distinte dell'alta
borghesia ligure-lombarda ed è notissima per l’amore della coltura e la
illuminata munificenza. La padrona di casa, signora Carlotta, una delle
dame più squisite; il cav. Domenico, già assessore al Municipio; il figlio
dott: Paolo, naturalista geniale e direttore della superba Rivista di Scienze
Biologiche ; il tenente generale A. Cerbcti [senatore ed ex-sindaco di Genova];
il profes¬ sore P. Porro; il dott. G. Vacca, studiosissimo fisico-matema¬ tico ed
orientalista; il prof. Giovanni Vailati, acutissima mente di filosofo; e lo
scrittore di queste Note, compongono la assistenza. Si attendevano da Torino
anche Cesare Lom¬ broso e Guglielmo Ferrerò, dalla città l’illustre geologo e
paleoetnologo prof. A. Issel, ma iersera non sono intei venuti. Una sala
è stata disposta per la circostanza col tradizionale armamentario del medium.
Noto che il gabinetto oscuro è costituito, cornette casa mia, dal vano di una
porta che mette in un ampio salone di ricevimento, e davanti al quale pendono
pesanti cortinaggi di seta gialla damascata, con in mezzo le tradizionali
cortine nere. Eusapia, che nella sua noncuranza di meridionale e nella
vanagloria di “ gran medium „ è avvezza ad operare, tanto fra il lusso dei
saloni più aristocratici quanto nel più mo¬ destissimo quartino di Napoli,
tanto in mezzo a zelanti adepti di facile contentatura spiritica quanto al
cospetto dei più austeri ed esigenti uomini di scienza, non è per nulla im¬
pressionata da quel gruppo di “ intellettuali - : è invece adira¬ tissima per
le accuse di ciurmeria, che le ha stampate contro un giornale cittadino. Al mio
arrivo mi chiama in disparte e mi avverte che si trova in tm periodo
mestruale nel caso che volessero perquisirla sulla persona... Che le cond
rioni SSlSf*' .8ìsc„„”ST non le impedisce, nè le diminuisce;
fors’anK e stato del Della PaiadÌn0 la --rifa nevrfri N°n uscimmo però
jersera dalla fenomenologia consuetudi dì noritT'll‘1 r-i— » è 1»'“»™»* •
STvì mimi n<mz!. Il programma ne varia pochissimo così che pfccU
o ramori lnCa P!'eSta Dfpprin,a 1 »«>ti del tavolino! i piceni o immoli 10
svolazzare del cortinaggio i contatti nifi o meno energici e lunghi sulle
braccia e sulta spX dei due v, gUatar., lo spostamento delle seggiole
ecc!; in eguito ta matenalizzazioni P‘Ù C°SpÌ0U° delIa fase in “«ma)
alcune debbo* rilevare * T n- Vf- imPor‘anza Per l’autenticazione aenoo
rilevare, durante l’intiera seduta non siamo mai stati rioni d? “Tohn ’
aMd reSÌtnd? Vandamente a,,e ora fortemente ^ t ?° te"uta la sala sempre
rischiarata, fnfniln V'6 lamPade elettriche di 16 candele fin totale,
dunque, alla luce di circa 48 candele nominali) ora da ma sola lampada a vetro
rosso, ma di incandescenza tal- suoi raggi** ed*^ ‘Otatrovandomela di
fronte, ero disturbato dai suoi raggi ed ho dovuto mutare d posto. A questo
o-r-idn d; rischiaramento si discerneva Eusapia al fuoTo tofosto I. SVifi
Z ”n mh° m”i * vi.1. KS bianco!* SH CU‘ Sp,CCava a bella P°sta 1111
fi<hù oref'dentfirr ’r S'S0n0 effettuate alcune levitazioni sor¬
prendenti de) tavolino, hno all altezza di 1 m., cosicché pre¬ cipitando poi al
suolo, gli si sono spezzate due gambe A hice moderata, ma con perfetta
visibilità di tutto l’ambiente atatin aP|,a.rse fuon del gabinetto ed hanno
agito su di noi p stat0 : ” .mate'lIahzz.ate- Aggiungasi che il controllo
e stato rigorosissimo da prima tenuto dal cav. Celesta e dal gen. Cerniti m
seguito da donna Carlotta e da me Nel sun° di noi ha scoperto un solo gesto di
Eusapia che po- tesse occasionare sospetti : di certo, essa non si è mai mossa
dalla sua seggiola, nè mai ha potuto liberare le mani per portarsele
dietro il dorso o per attrarre a sè le portiere o per dare a me le impressioni
che fra poco descriverò. Quando, oltrepassata la mezzanotte, alle
dichiarazioni di “ John „ (tiptologiche) che si cessasse per la stanchezza del
medium, si è rotta la catena ed Eusapia se ne stava, al so¬ lito, in quel
torpore e semistupore che la colpisce all’uscire dalla fase medianica, Paolo
Celesia ha tentato un esperimento di vera telecinesia. Recato un gran bacile
pieno d’acqua vi ha messo a galleggiare alcuni di quei piccoli uccelli fatti di
sottilissima cera, e perciò leggerissimi, che si acquistano presso i negozianti
di giocattoli; quindi ha incitato Eusapia a farli movere coll'azione
(radiante?) delle sue mani a distanza. Anche stavolta, in pienissima luce,
abhiamo visto qualcuno di quei singolari galleggianti moversi alla superficie
del¬ l’acqua secondo la direzione dei gesti del medium ; e il fe¬ nomeno ci è
parso genuino (cfr. pag. 135). Non debbo però reprimere il dubbio che il moto,
avendo consistito nell ac¬ costarsi degli oggetti alle sponde del bacino , non
fosse causato daìle forze fisiche ordinarie di radiazione termica, di
idrostatica e di capillarità. Ancora delle materializzazioni
tangibili e visibili. Il fatto più cospicuo di ieri sera ha
consistito in una serie di ottime materializzazioni tangibili e visibili, che
av¬ venivano in “ trance „ molto avanzata di Eusapia, e che tutta l’assistenza
h| avuto tempo ed agio di accertare. 1. Apparizione di mani e braccia “ fluidiche
Una prima volta, tra le due tende nere, è apparsa una mano biancastra,
nettamente distinguibile per la forma e la mobilità delle dita a contorni
degradati : è rimasta in vista per circa 3-4 secondi. Altre tre volte — mentre
io invigilavo ac¬ curatissimamente a sinistra la medium e ne discernevo la
persona a mezza luce — è uscita fuori dall orlo della gialla portiera una forma
cilindrica e nerastra, una specie di braccio con la mano chiusa e fasciata o
nascosta entro la manica, 186 PSICOLOGIA E SPIRITISMO,
II che si è proteso visibilissimamente l’intenzione di toccarmi, ma
senza verso di me, quasi ave sse raggiungermi.
Apparizione di aua ' forma fluidica [Per la su» configurazione si sarebbe
detto un erussissinm voU -i Tre preCIS0’ dlro che EusaPm
preannunziava ogni volta il fenomeno : questo esclude la frode, inquantochè ad
asseverare che siamo caduti tutti in trappola non c’è altra ■ cusa se non
quella di considerarci in sull’atto imbecilliti vero è che il preannunzio farà
nascere l’idea di una provo¬ cazione suggestiva di sensazioni illusorie ; ed io
non esclu- avrelT m°d° a8Sol“to . codesta possibilità, che, del resto,
aviebbe sempre grande importanza per la psicogenesi dei atti spintici. Ma
aggiungerò pure che la ipotesi dell’illu- lériX mi6 COnh‘addfttii dalla
circostanza affatto ma- mie che chi durante quella materializzazione non si
trovava in situazione da sentirla o da vederla, nè la sentì nè la , '
opPure la dlstlnse. ln conformità delle leggi ottiche di prospettiva in uno
spazio normale a tre dimensioni. lln smanio anche tutti veduto formarsi nel
cortinaggio delle lozze mobili e dei ngonfiamenti estemporanei, i quali, toccati
palpeggiati ed esplorati, Lamio offerto al nostro senso stereognostico i
caratteri morfologici e funzionali di mani e di braccia (staccate) di persone
reali. Si formavano nel vano buio deH’useio e s’avanzavano verso di noi,
separate però da noi mediante il sottile diaframma abituale delle tende nere,
con l'aggiunta delle portiere ; ina percepivamo benis¬ simo che quelle membra
invisibili ci premevano, ci respin¬ gevano, ci stringevano. Le mani che io ho
afferrate e strette tra le mie, erano due di diversa grandezza : una piuttosto
piccola, che avrei detto femminile dalle movenze miti e leziose; l’altra
grossa, maschile nei gesti energici e nelle pressioni vigorose. 2.
Materializzazione di un' “ entità „ personale. Nel mentre che queste intense
materializzazioni si succe¬ devano colpendoci di meraviglia, Eusapia ha chiesto
inopi¬ natamente il più strano dei controlli. Ha voluto : 1" che le sue
mani fossero tenute e strette dalla sinistra della signora Celesia e dalla mia
destra; 2° che la sua gamba destra in estensione stesse appoggiata sulle due
ginocchia della si¬ gnora sino a toccare col piede la seconda persona seduta in
catena (il prof. Porro); 3° che la sua gamba sinistra allun¬ gandosi restasse
collocata sulle mie eoscie e il piede atter¬ rato dal mio vicino (il dott.
Vacca); 4° finalmente, che sulla sua testa un altro dei presenti (Paolo
Celesia) applicasse una mano. Un siffatto modo di procedere era insolito ; ma
io mi son presto capacitato che Eusapia voleva o credeva dare con tale manovra
una risposta ai suoi denigratori. Difatti in quella bizzarra attitudine che
pareva mettere Eusapia in croce, essa è passata quasi fulmineamente in estasi.
Era convulsa e fremebonda; scuoteva la testa di qua e di là, come una grande
isterica in attacco epilettoide; gemeva; pro¬ nunziava frasi tronche e con voee
rauca, ora in tono di preghiera ed ora di paura : la udivamo, non senza un
certo ribrezzo per chi era nuovo allo spettacolo, invocare il suo “ John „ come
forse facevano le pitonesse dell’antico tempio di Delfo verso le divinità
d’Averno, o le streghe medievali nei loro incantesimi verso le Potenze
infernali . Ed ecco che dopo questa strana evocazione — meglio dirò, in
linguaggio fisiologico — dopo questa verace parturizione della ignota energia
bio-psichica che irradia da Eusapia, ecco che io sento avvicinarmisi dal di là
del cortinaggio un'entità consistente e semovente, della quale ho l’impressione
sinte- l 188 mOtìLoCIA t SPIRITISMO,
II tica che sia il cohìa rii n r, « _ percepisco intero, e penso
che h*”n "on lo eflerma che , toJJZS »™„? °J' Ì-PL-^ *-* mai sono
completi : ma pur le sue ,L„h dl .ettl or8'anici. nè essa , mi tocca, mi prende
nel I -ra aol.SC0n0 su di me ; spmge, mi scuote, quasf volesse ÌT!°’ attira>
™ *o- tameuie si esprimesse: — son nu; .Isl ,en sentire e mu- negare. _ I,a
mi;1 • , ' °n ?“»- •» e non mi puoi ?' vota da una partefsi S edÌ‘Utt°i
qUeI Pestio, s”t s ;; - b"s“ • specie di dimostrazione
Jrf^S^eH”Sh ““‘•T06 »> questa 1 occulto agente se era “ persona M,» •
“S1 domandato ai¬ ri sposta convenzionale «fi Tre batti?!'1
a,,Pa,'tenesse stata affermativa. Pernia mnm.ni T S“ 3 mla spalla è corpo, la
grossolanità dei gisti 1« ìa™° ® e ^assezza di quel sita, corrispondevano
ancofa ,l, n e dl °Sni “ffettuo- cedenti, sebbene essa, come ho detto mi ?
?elle pre¬ di caratteristiche personali. Lo «stólto T lTs* ‘,riva il.
fantoccio, su cui si impernia tuttJ ^ C'asa Ce,esia era di Eusapia, e che
verosimilmente i so,nniaz;one metanica pi esentarsi, salvo l'ulteriore sur r ir
semPre d medesimo a « meno personale. Ho poi'irol^°Mmo,,t° in fo^ia più
seduta anteriore a queJnostra iftrof InZT lu la percezione che una forma
te LnUahV bl’°S0 aveva avuta Eusapia corrispondesse a taluni Procreata da
non esprimerò alcun giudizio sulle n^' * S,Uft madre- sono certo che
Eusapif è in m Ji di^ ”1 altrui: P« me, t'Po o modulo, la cui idenESi™
^durre un ectoplasma approssimativa) viene lasciata pero alIa'nT "•
ÌlnPerfetta 6 nerico.6 Que> gabinetto ieiT'L'ano ' II!!?!, f,
bbunTT' ^ niaterializzazione nel f ba avvertito, eJJZio EusaP- » satra la testa
del medium ’ è /„ , / ,?e dl seguito : — quel suo riso sardonico che fi
mediu,!l! » - con Anche in piena estasi non l’abbandnS laaia Persln
diabol'co. sare per ciarlatana at>bandona il dispiacere di pas- Le
forze biopsichiche radianti e l'ipotesi del * doppio ,
bio-psichico. jL — Come forse si organizzano le
materializzazioni. T. Nelle materializzazioni di casa Celesia mi han
colpito con maggiore evidenza due fatti, die trovo registrati in ap¬ punti miei
anteriori. a) E il primo è questo : che le condensazioni di iorza
bio-psichica si formino e si rendano visibili anche in buona luce, laddove si
suppone ed asserisce che soltanto l'oscu¬ rità sia loro propizia. Pur questo è uno
dei tanti punti oscuri e contraddittorii, che macchiano la tela del
dogmatismo Sp Le forme plasmate dalle forze biopsichiche radianti del
medium si procreano, dunque, indifferentemente nel buio o si espandono alla
luce : ora sono impercettibili alla nostra vista, sentite soltanto dalle
sostanze chimiche da cui è sen¬ sibilizzata una lastra fotografica; ed ora
impressionano, come tutti gli oggetti materiali, anche il fondo del nostro
occhio e sono percepite al di la della retina nei centri vi¬ suali del
cervello. Non si vede precisamente il determinismo « scientifico „ di cose
cotanto disparate; nè il contrasto si cancella mettendo avanti la
dissolvibilità 0, per lo meno, la in visibilità degli esoplasmi sotto l'azione
nemica della luce solare, giacché le apparizioni “ spontanee „ di fantasmi av¬
vengono di notte e di giorno, allo scuro ed al chiaro, secondo narrano con gran
lusso di particolari le storie aneddotiche dello spiritismo. Insomma,
s’avrebbero qui radiazioni un po capricciose, che non ubbidiscono a nessuna
delle leggi da noi discoperte nelle altre radiazioni vecchie o nuove, dalle
calorifiche alle elettriche, dalle luminose sideree alle cato¬ diche e
rtintgeniane. b) L’altro fatto risiede nella direzione assunta talvolta
dalle “ forme parziali „ che, materializzandosi, si prolungano fuori del
gabinetto. Non risulta evidente che esse siano in continuità e neanco in
contiguità della persona d’Eusapia ; anzi parventi jersera che si possano
organizzare senza alcun rap¬ porto immediato visibile con essa. Ma quel che è piu,
sembra che si avanzino dalla superficie delle tende del gabinetto come se
penetrassero traverso la stoffa, pur avendo il considerevole volume di un arto
umano. Ciò porterebbe ad ammettere che la materia per lo meno la tessile, non
offra talvolta nessun ostacolo a loro passaggio. Eppure, la vivace opposizione
d Eusapia alle esigenze tecniche della Commissione di Pam bndge, che voleva
circondarla d'una rete a larghe maglie ■ le 5”ll Z“' “ ,kri.medl' » <•
osS,rS"*|l’bo Sa rtl^cTmT klled- proposito. E possibile, è
verosimile la perce^nT de” passaggio attraverso le tende sia spesso illusoria è
"he le rinlTflnate?U'ZZatj fSCano lnvece dalle fessure di separa¬
zione tra 1 drappi del gabinetto. d II. La limpida percezione delle mani
e braccia che si sono materializzate in casa Cplesia so<f« ; • • ‘ Llie sono
“°donnSio E . PenSÌ!r?,raÌ è rivennIa la teoria esplicatrice del oppio „ , che
potrebbe essere parziale n fof«ìn p . i • a°tbrn tratterebbe. soltal,to
di radiazioni a fascio' bastevoh (R COTTI 6 ri pr0 UKngaraeDt0am,0’dÌ un
* arto piasmatico „ (KiciiEi). vi sarebbe pur anco la possibilità di un
'emana- ione pm vasta e ad onde più larghe, cosi da riprodurre e da
raffigurare un corpo pressoché intero 1 tome si organizzino codesti
prolungamenti parziali e rad riiSrSr ° ~ mt^a,Ì d’Eusapia,^ eoscu e
ma u°dTnS°n0 u "rado' non «he distaili- urne, ma poi d imagmarne un
ben intelligibile processo i. ®r "ril S1 direbbe che, formandosi,
allunghino d ordinano le membra normali anatomiche, e cheneporbo ontano
le correnti d’innervazione motoria; avan Lò a c ie e superficie esterne sensibili
nello spazio, per lo meno fino ad una secando le" hne?T? a" af
lvita ,loro- P^'e che essa si effettui «In! 'Za de,terrainate dalla direzione
centri- nervoso. Ma non è sempre cosi: talvolta arto dinamico non costituisce
un prolungamento deH'ani- e°™C<\ P°lch®. sembra uscire da altre parti della
persona ff!bLÌ!l me!3lUni; 6 Pe>'chè, cpiando si forma nel vino del
gabinetto e s. protende verso l’assistenza, appare staccato rXle" e
Sott° 11 "*uardo morfologico, autonomo sotto ^soe cht‘0lr,°-pCOnCeSSa
P6r0’ in Via di ipotesi> ]a radiazione esopsichica, può bene imagmarsi la
procreazione anche di me mitra teleplastiche organizzantisi separatamente
lontano dal medium e agenti nello spazio quali sistemi circoscritti di forze
psichiche. 6) Lo stesso si dee pensare del doppio, dato che ci si
arrestasse di preferenza a codesta ipotesi. 11 più delle volte la forma
invisibile o visibile che si materializza ed agisce, è in continuazione col
corpo del medium ; rare volte si orga¬ nizza a qualche distanza da lui, ed
appare allora soltanto in contiguità col suo corpo, sebbene si possa sempre
sup¬ porre un qualche fascio radiante che serva di impercettibile tratto
d'unione morfologica e di tramite per la conduzione delle linee di forza.
III. Ho osservato che gli studiosi, anche se assistono a se¬ dute d’Eusapia in
cui si materializzano fantasmi, passano con ostentato silenzio vicino a questo
fenomeno che pur di tutti sarebbe il maggiore: o, se ne scrivono, han l’aria di
tenere la penna in mano come un oggetto scottante che li ob¬ bliga a
sbrigarsene in fretta. Nei verbali e rapporti delle Commissioni di Milano, di
Parigi, dell’Agnélas, di Varsavia, di Roma, di Carqueiranne, si veggono
apparire i fantasmi d’Eu¬ sapia, ma li si lascia anche sparire senza considerar
troppo il fenomeno. Lo stesso Visani-Scozzi, diligentissimo nel riferire e
acutissimo nell’illustrare i fenomeni, dedica loro poche righe : è vero però
che alle sue sedute si ebbero ma¬ nifestazioni elementari in questa parte della
fenomenologia eusapiana. Eppure, le materializzazioni sono per lo Spiritismo un
elemento di forza; e la Metapsichica noii può mica pas¬ sarle sotto silenzio,
pel pretesto che sono per lei un imba¬ razzo o un ingombro. Il De
Fontenay , che ha scritto un grosso libro su tre sole sedute di Eusapia (a
Montfort-L’Amaury nel ’97), ha voluto costruire sulle materializzazioni da lui
vedute un’ipo¬ tesi cosmologica, addirittura ! Egli ne trae conseguenze az¬
zardatissime sulla * Sostanza unica „ dell’Universo, sull’ “ E- tere „ e sull’
“ Energia sui “ Corpi „ e sulle “ Forze sullo “ Spazio „ e sul “ Movimento
vitale „, conchiudendo alla fine che “ la morte non è che un’apparenza „
. Credo che convenga essere più modesti: e preferisco associarmi a quanto
egli, in altra parte ben più misurata dell’opera sua, scrive sullo sviluppo del
fenomeno. 1° Generalmente le materializzazioni che si producono vicino ad
Eusapia sono incomplete, non tanto nella forma, quanto nelle loro
proprietà. Le proprietà che da principio si ottengono più fa¬ cilmente,
sono la consistenza e la forza meccanica che ne deriva: in una prima fase però
le radiazioni di forza bio¬ psichica non sono dotate del potere di emettere,
assorbire e riflettere la luce, e perciò restano invisibili. 3°
Ulteriormente si può produrre la pisibililà, la quale però escluderà d’
ordinario le proprietà tìsiche anteriori, cioè la consistenza e la forza
meccanica, di guisa che in codesta fase le forme saranno percettibili dalla vista,
ma non dal tatto e dal senso muscolare. 4° L’ultimo sviluppo è raggiunto
quando la materia¬ lizzazione acquista tutte le proprietà fisiche, la
consistenza, la forza meccanica e la visibilità, questa nei suoi attributi
caratteristici di opacità, di rilievo plastico, di colore (il più spesso bianco
o biancastro, rarissimnmente colorato con ra¬ diazioni fotocromiche dello
spettro solare). B. — Come forse le idf.e del mkdicm si
telkplasmano. Sia pur vero che la congettura di “ forze bio-psichiche
ignote „ proiettantisi dai medi collimi con la ipotesi dell’a- nimismo,
quantunque io giudichi che l’nna non s’adagia perfet¬ tamente sull’altra e che,
nonostante le analogie, passano tra di esse numerose e profonde dissomiglianze.
Fatto sta che con essa non ci allontaniamo molto dai concetti scientifici
odierni intorno alle forze naturali, e che nel dominio delle radioat¬ tività
eteree, appena intravveduto dai nostri occhi meravi¬ gliati, c’è posto
amplissimo per qualunque possibilità natu¬ rale a riguardo del medianismo. 11
grosso vascello-fantasma dell’ipotesi spiritica qui corre al naufragio : anche
se la fo¬ tografia fissa sulla lastra chimica l’imagine dei teleplasmi
medianici, ciò non significa affatto che quelle impressioni avvengano per la
presenza di esseri ultraumani : basta alla Metapsichica l’idea verosimile di
radiazioni umane proiettate dai viventi, senza ricorrere ai
sopravviventi. Radiazioni indeterminate si formano, secondo A. De Rocbab,
attorno al soggetto “ Lina „ quando essa è in istato ipnotico ; e altri medi
hanno fornito imagini sostanzialmente simili. Facciamo una sottrazione generosa
a tutti i capitoli del- I’Aksakoff che si riferiscono a questa “ fotografia
dell'occulto „ ; e prendiamone la parte che forse può servirci di lume per
penetrare nel mistero delle materializzazioni. Sono molti anni da che il
dott. Baraduc proclama di es¬ sere riuscito a dare sperimentalmente la prova,
mediante il suo “ biometro „ (che è una semplice variante del magne¬ tometro
dell’ab. Fortin adoperato in meteorologia), dell’e¬ sistenza di una “ forza
vitale „ radiante dal corpo umano, non solo esteriorizzantesi in modo generico
similmente alla luce, ma bensì in forme precise, più o men vagamente ef¬
figiate in conformità delle nostre imaginazioni e volizioni. Sarebbero queste
psichicone (o imagini psichiche) suscettibili di impressionare le lastre
fotografiche, date però certe con¬ dizioni del bagno sviluppatore. Prescindendo
dalle analoghe “ scoperte „ che ogni di ci vengono annunziate dai fogli
americani, ma delle quali poi nessuno più sente parlare, ci sono stati
recentemente saggi di conferma alle “ psichicone „ del Bahakcc; e ognuno vede
l’estrema importanza della cosa. Al Congresso spiritistico del '900 il
comandante Dagret (== Tegrad) e il Delanne hanno comunicato di aver potuto “
fotografare il pensiero „. Applicando una lastra chiusa nel suo astuccio opaco
sulla fronte dei medium, essi avrebbero visto apparire allo sviluppo sulla
negativa delle macchie, la cui figura confusamente assomiglia a quelle che
corrispon¬ derebbero ad impressioni sensorie immediatamente anteriori
all’esperienza (p. es., un bastone, una bottiglia) o ad ima¬ gini evocate col
pensiero (p. es., un’aquila). Effetti non dis¬ simili di “ fotografie del
pensiero „ avrebbero enunciato il russo Narkjowitz-Jodko e il rumeno Istrati:
quest’ultimo narra di essere riuscito a ritrattare l’ imagine di un amico che
sognava di andarlo a visitare nella sua camera da letto. Quanto vi sia di
esatto e di accettabile in queste straordi¬ narie comunicazioni, io non so ; ma
non vi veggo un tranello, nè un assurdo logico, nè una inverosimiglianza
fisio-psichiea : saremmo, intanto, su di una strada poco “ spirituale „!
Io considero invero che se una lente di vetro mi dà al suo foco un'imagine
virtuale, ben la possa dare anche quell’apparecchio immensamente più complicato
e meravigliosamente organiz¬ zato che è un cervello umano. In tale supposto ,
il tele¬ plasma sarebbe una specie di accentramento e condensamento delle
radiazioni medianiche proiettate nello spazio conforme ad una legge
sconosciuta, particolare alle ignote forze bio- psichiche. Io non reputo
poi assurdo che, se un’imagine ottica si proietta come forma visibile dai centri
cerebrali destinati ai depositi dei percetti e ricordi visivi, non possa
con uguale procedimento esteriorizzarsi un’imagine tatto-cinestesica dalle zone
in cui si registi-ano le nostre percezioni cutanee e mu¬ scolari, cosicché al
di fuori la proiezione assuma i caratteri estensivi o spaziali e ci dia la
sensazione di un corpo tan¬ gibile. Ogni imagine, in sostanza, si proietterebbe
dal medio con le sue qualità fisiopsicologiche : — la tattile , con quelle di
resistenza, durezza, impenetrabilità e peso ; — la musco¬ lare, con quelle di
movimento e di sforzo ; — la visiva, con le proprietà di forma per lo più
incolora e di “ fantasma „ ; — la uditiva, infine, con le altre di suono e di
voce o * acusma Ad esempio, non veggo ragione per negare in modo assoluto che i
raps, scompagnati da vibrazioni meccaniche di telergia, non possano essere
spiegati con imagini allucinatorie acu¬ stiche semplici proiettate dal cervello
del medium. In questa ipotesi sarebbero anche comprensibili le imagini di
membra e di faccie impresse, mediante ideoplasmi esteriorati pres¬ soché sempre
identici e veramente stereotipi, nelle sostanze molli (Tav. IX“ e X*).
* A questo effluvio di supposti e presupposti sorgono da ogni parte, chi
non lo vede ?, obbiezioni formidabili : ma non c’è ipotesi prescientifica e
neanco scientifica che non ne soffra. Mi si dirà sopratutto : - come spiegare
che si pro¬ ietti un’imagine completa qnal’è quella di una entità per¬
sonale '? Il Dei.anne, prevedendo che i fatti da lui riferiti circa la
fotografia del pensiero darebbero un colpo mor¬ tale allo spiritismo, s’è
affrettato a dire che le apparizioni non sono idee esteriorate dalla coscienza
sonnambolica o magica del medio perchè sono molte; e perchè sono diverse tra
loro ; e perchè riproducono figure a lui e a tutti i pre¬ senti sconosciute.
Nessuna, in verità, di queste ragioni mi par plausibile. a) La
moltitudine delle imagini, che possono sorgere in un cervello d’uomo, è
certamente innumerevole ; ma per suo conto ciascun medium (Eusapia informi)
projetta costante¬ mente un grappo abbastanza limitato di imagini e, quel che è
più, di imagini semplici di forme e di movimenti. Accogliendo per autentiche le
“ psichicone „ del Babaooc, le si vede sempre corrispondere alle imagini
dominanti nella coscienza della persona che le esteriora e fissa sulla lastra
(per es. quella madre addolorata, che proiettava la imagine
Moiisei.u. Psicologia e Spiritismo, II. Tav. X.
Calco in gesso dell' impronta dì “ piede spiritico ottenuta al “
Circolo Minerva , di Genova nelle sedute date da E. Paladino nelPamio del suo
bimbo morto). E a un dipresso quel che avviene delle idee ossessive e
imperative degli psicosici e neuropatici, le quali acquistano su tutte le altre
il dominio in ragione della loro efficacia e costanza. Le forme ectoplasticbe,
come dimo¬ strano le impronte su mastice effettuate dalla Paladino (e m genere
da tutti i medi plasmatori), olirono quella uni¬ formità che contraddistingue
per l’appunto le ossessioni e i monoideismi. b) La diversità tra le forme
materializzate ed i medi, quando si esca dall’innumerevole torma di teleplasmi
anonimi o informi o “ non sviluppabili „, è dubbia anche pei fantasmi personali
conclamati, persino per quello classico della Katie Della quale leggo,
infatti, nella documentatissima storia del Podmohe, che un osservatore degno di
fede, il Volkmann compagno del Crookes in varie sedute, dichiarò la grande
rassomiglianza tra il fantasma ed il medium (Fiorenza Cook). Figuriamoci poi
negli altri casi, quando i fantasmi appaiono imperfetti, vaghi, a linee
indecise e con “ somiglianze ap prossimative „ ! D altronde, la dissomiglianza
può essere prò' creata con un processo che nulla significa a favore dello'
spiritismo, come fra poco dirò. c) Il terzo argomento torna poi tutto in
favore della mia tesi. Se il teleplasma è irriconoscibile, la cosa non si
ascri¬ verà per questo alla ignoranza od alla amnesia dei presenti: la
irriconoscibilità può benissimo derivare dall’essere il te¬ leplasma un
prodotto di associazioni oniriche fra iinagini originalmente sconnesse di lineamenti
o di connotati. Come le personificazioni del sonnambulismo medianico,
così le grandi materializzazioni sono per ordinario uniformi, stabili,
stereotipe : ciascun medium provoca l’apparizione dì detei minati spettri. Ciò
avviene poiché agli io secondari della medianità intellettuale che si ripetono
ad ogni attacco di stato secondo, fanno parallelo le proiezioni, pur esse fis¬
sate e sistemate, della medianità organizzatrice. La disso¬ miglianza tra il
medium e il suo effimero “ doppio esopsi- chieo „, analizzato del resto assai
raramente, non è mai stata sottoposta a seria investigazione, e, salvo per la “
King „ , fu sempre osservata in circostanze tali che si direbbero' piut¬ tosto
di avventura o di spettacolo interessato che di vero espe¬ rimento. Qui tutto
il materiale dimostrativo dello spiritismo ha bisogno d’una revisione critica
profonda, tanto più che le dissomiglianze tra il medium ed i suoi teleplasmi
sono il cavallo di battaglia contro la tesi circoscritta della radia¬ zione
psichica (“animismo»); e le rassomiglianze più o meno sicure di qualche
fantasma con determinati defunti, accertate od asserite da alcun percipiente,
costituiscono l’argomento principe per la tesi dell’intervento concreto di
entità estranee (“ spiritismo „). Su di un tema così dibattuto fra
credenti ed increduli, e con davanti a- me un materiale per novantanove
centesimi, se non più, di origine sospetta perchè creato fuori della scienza
pura dalla fede, dalla buona tede e dall'impressionismo dilettantistico, io non
posso, nè voglio esprimere un giudizio generale : men che mai posso emettere
un’ipotesi die valga per tutti i fatti narrati o intravvisti, ripetuti ad eco^o
documentati, i quali non conosco per esperienza diretta. Ma anche a riguardo di
quelli che conosco per averci as¬ sistito, mi sono convinto della impossibilità
di accordare in un giudizio unanime i temperamenti e le fedi diverse dei miei
compagni percipienti : dimodoché sto fermo alla norma del metodo positivo, e
parlo soltanto di ciò che ho esperimentato e meditato io stesso. E dico :
1° che i teleplasmi parziali e integrali d’Eusapia di tipo non identificato; se
davvero presentano tra loro differenze di forma e di lineamenti e di attività,
lo debbono ad essere creazioni oniriche, ora isolate ed ora reiterate,
costrutte me¬ diante l’associazione di vecchie imagini dalla sua fantasia
subliminale. 2° I teleplasmi antropomorfi capaci di qualche identifica¬
zione progressiva, per la quale assumono a poco a poco fi¬ gure simili ad un
dato defunto, o ritenute per tali, sono il prodotto di una graduale e più o
meno rapida intussuscezione di connotati, secondo il processo che io ho
discoperto nel¬ l'entità che si materializzava per me : un’analisi altrettanto,
accurata delle apparizioni con caratteri di identità condur¬ rebbe, secondo me,
a risultati eguali. 3° Quanto ai teleplasmi che fin dal loro primo
apparire avrebbero caratteri personali immediatamente identificati, certo se ne
raccontano molti esempi ; e ne sa qualcosa chi abbia la pazienza di scorrere le
collezioni della lievue spinte, della Light, della Zeitsehrift filr
Spiritismi^, degli Annali dello spi¬ ritismo in Italia... Ve n’è perfino
qualche esempio nelle sedute della stessa Paladino... Ma prescindendo dalle
apparizioni, in cui è evidente al nostro criterio logico o è stata oramai
provata la frode ; ommettendo le storie inventate o arricchite di tor¬ tuose
frangie dalla caracollante fantasia dei fideisti ; ritenendo che dopo questa
vagliatura, il materiale di cèrnita si riduce a poca cosa, io dico che la
Metapsichica, prima di regredire sull'instabile e mal fido terreno della
dottrina spiritica, ha da percorrere tre buone strade — l’illusione
psico-sensoria dei percipienti : la suggestione mentale (trasmissione del
pensiero, telestesia) : — le allucinazioni veridiche (telepa¬ tiche). E
percorrendole sino al termine, non uscirà mai dal dominio solido e fermo della
scienza positiva e sperimentale. Ora è per di là che bisogna
incamminarci! Satanismo e spiritismo. Quel braccio nero che
si sporgeva minaccioso di tra le portiere di casa Celesia, a qualche novizio,
predisposto alla insorgenza delle paure e credenze sataniche, poteva ricordare
il verso della Basvilliana “ Vuota stringendo la territiil ugna „,
e spingerlo istintivamente verso le spiegazioni mitico-teolo- giche dei fatti
spiritici. E in realtà la fenomenologia me¬ dianica assume talvolta un
carattere ateo, irreligioso, diabo¬ lico... Fin dai primi tempi ■ Arcadici,
nella stessa sua patria Americani, per quanto aperta ad ogni forma ed
espressione di fede religiosa, lo spiritismo si è trovato a contatto e in
contrasto con le religioni positive e rivelate. Esso si imme¬ desimava, a modo
suo, le vecchie credenze della spiritualità ed immortalità delle anime; ma
mutando radicalmente le idee sul destino umano dell’oltre-tomba conforme al
merito e demerito, veniva a sconvolgere le concezioni teologiche intorno ai
rapporti tra Dio, il Mondo e l’uomo; si atteg¬ giava, anzi, a riformatore della
coscienza religiosa e morale. I credenti, i ministri, i preti, i teologi,
i filosofi cristo-spi¬ ritualisti, tutti quelli che videro minacciata la loro
fede, se ne commossero ; e cominciarono a proclamare che le presunte
comunicazioni dell’Al di là erano dovute ai poteri terribili ed occulti dello “
Spirito del male „ o d’altri spiriti suoi emissarii. Poiché da vari millenni
l’uomo, scorgendo il Male nella natura e sentendolo in sé medesimo, è stato
condotto a personificarlo, come ha fatto del Bene : e all’essere che lo
impersona, a questo Anti-dio che pugna con Dio nell’u¬ niverso fisico e nella
coscienza umana, ha assegnato tutte le malevolenze e tutti gli errori, tutti
gli inganni e le men- SKnSSLì vizl e le colpe’ ond’è ricca e tu,'bata la
«» Pel M.se de Mirvillb, per de Moussead, pei pastori evan¬ gelici Cowan
e Jones, per il gesuita P. FRANcoPper il cano¬ nico Savino, e per una folla di
teologi e demonologi arci- vescov. e ministri intransigenti del culto
cristiano? era SaW che muoveva 1 tavoli per far girare le teste, deboli nella
fede dei buon, credenti; era iJ Diavolo 0 "uoi emis saru, spirit!
inferiori, che rispondevano per l’evocato defunto tiss,m, cattolici e
protestanti, era divenuto e tuttodì si con- ®®,nra ®ln0nl,m° dl,
sntanisrno Gli spiritisti hanno difeso calorosamente contro questa
vituperazione le loro predilette dottrine: e negli ultimi tempi si è veduto
qualche teologo sacerdote° istru?^alChe 8Clenzi?*;0 °. medico elidente,
qualche (per es il S mmlT meno «calcitrante nella sua ortodossia difLrp
.b0“LBDv Lapponi, [Stoppani]) abbandonare la tesi tXnt i far- l0rmen°
lascia:lil “ uell’onibra,ac tifiche d med, anici , conforme a spiegazioni
scien- cricj° contrari al d\rÌp.etere sgomenti spiritolo- * ci
contrari al preteso satanismo (limando fra i tanti al grosso ,0‘p „
Tournibb, .U'opracol„ Cavalli). L neanche nn spetta di mostrare in quale
maniera tjZl p 0pere di C,t0'VELI ’ di B™are, CORENl Dtas’ Srao P ’n
t1>CSeCC" 81 conciliino con mutue mutilazioni spiri¬ tismo e
uistianesimo in genere, spiritismo e protestantesimo spiritismo e cattolicismo
(l’apice dei connubii ibridi), spiritismo * budd,S,n°’. mTU <ron
fucianismo, nell’estremo Giappone dr.”rorr.dr-che,““,“"i!"ii» »"»»»
ss ai creare o d, scoprire tra lo spiritismo da una parte e
XUlt',Sni° ?■ ’• C°SÌ detto es°terismo dall’altra, tra la teo- rantistà
^vTr 6 ,Inoderno’ 0 illuminista od oscu- “ * , idealismo vecchio o nuovo
e il pragmatismo desti e pratici^" "" trattÌ6ne in
C0nfilli Più ">0- laÌl'!.t 8*nt° CLe ,gH .sPir*tisti dogmatici
non si debbono lagnane dell accusa lanciata loro dagli ortodossi di essere
njlì“0ne eoi Diavolo e di lasciarsene fatuamente burlare Sacibre Si dte T
v" * dÌletta troPP° * evocazioni che cbhnia if 2 C le- a Pang’ V!
8ia una sètta spiritistica cne chiama il demonio a comunicare. A Lipsia nel
1858 un medium veggente annunziò che del suo perispirito fluidicò
rivestivano esseri larvali, e li disegnò: nelle due figure che qui
riproduco, ognuno facilmente riconoscerà le popolarissime fisonomie diaboliche
che il medio-evo impaurito ci ha tra¬ mandate e di cui ora sorridiamo con
indulgenza. In una seduta, della quale discorse il Dr Bonnet all’ultimo
Congresso spiritistico di Parigi (“C.-rendus,,p. 120), si è presentato uno....
scheletro! Quanto a noi, abbiamo visto le larve stravaganti materializzate da
Eusapia (Tomo I). Figure spiritiche (diaboliche) apparse a Lipsia
nel '58. (Da A. Bastia»), Orbene : se si leggono le opere degli
occultisti e teosofi si troverà che, in fondo, essi sono più coerenti degli
spiritisti puri o kardecbiani. Questi, non sapendo in qual modo spie¬ gare le
apparenze talvolta bizzarre delle forme materializ¬ zate, le dicono fantasmi di
disincarnati in via di sviluppo : l’occultismo, per contro, ammette, accanto ai
morti che ritor¬ nano, altre categorie di spiriti inferiori all’uomo, e allora
è comprensibile che per schernirci costoro assumano quelle raffigurazioni
diaboliche o gnomiche o larvali. Sarà, se si vuole, un simbolismo di parata:
ossia gli “ elementali „, vo¬ lendo (?) rivelarsi a noi, sapranno prendere
forme accessibili al comprendimento nostro, chè certo nella loro essenza non
possono avere la configurazione organica stabilita dalle leggi dell’ Evoluzione
biologica. Supporlo , sarebbe dar segno di una vera semplicità di spirito
! Ad ogni modo, c’è adesso un gruppo di spiritisti, che fru¬ gando fra le
righe dei libri “ rivelati „ di St. Moses trova qualche oscuro accenno
all’intervento di esseri spirituali di¬ versi dalle anime dei trapassati. Donde
il dubbio che il Gran Maligno, ora nelle sue favolose personificazioni di
Satana, Lu¬ cifero, Belzebù, Azaziele, ecc., ed ora aiutato dai suoi accoliti
Asmodeo, Astarotte, Mammone e simile genìa malefica, esca dalle tenebre e venga
a tormentare i nostri tavolini e a schernirci sotto parvenze
antropo-spiritiche. Così siamo ri¬ cacciati addietro di quattro secoli,
all’epoca in cui G. Bodin ascriveva i patimenti isterici alla possessione
diabolica, e nelle stimmate anestesiche additava, con orrore, la porta d
ingresso dello “ Spirito malo E chi sa che non dob¬ biamo augurarci fra poco
che ritornino un Becker, un Tho- masips, un Wier a liberarci dalla
recrudescenza di queste pazze e puerili fantasie! 4 Come pretendere che
uno psicologo ed un sociologo, di fronte a codesti fatti, non rimangano
impressionati dalle evi¬ dentissime sopravvivenze mentali che illuminano di
luce me¬ ridiana la psicogenesi delle produzioni medianiche ? Non si vuole che
si giudichi acerbamente la dottrina spiritica in- quinata da si fatti regressi
atavici e da superstizioni barba- nche? E allora lasciate in pace il * Gran
Maligno „ ; to¬ gliete dal cuore dello spiritismo tutta la cancrena che lo rode
da anni e lo ara putrefare; e se siete o bramate di essere i pe 1 egri ni della
Nuova Ricerca, cavatevi i sandali cosparsi Scienza6™ mfetta pnma dl
Penetrare nel santuario della Genova. LA VENTUNESIMA
SEDUTA (26 gennaio 1902J. Seduta breve, ma espressiva.
[Seduta, questa del 213 gennaio, concessa da Eusapia Pala¬ dino per dar prova
della sua onestà di medium in risposta alle critiche dubitative apparse sul
giornale genovese Caffaro ; e peroiò seduta, quasi direi didattica, di
dimostrazione dei fenomeni più incriminati. Ne tacerei del tutto in questa mia
opera, non essendovi apparsa novità alcuna, se lo stato psi¬ chico del medium,
la non comune velocità dello sue azioni medianiche, e la sicurezza di taluni
interessanti fenomeni, non mi dessero occasione di stralciare i seguenti
appunti dalle mie Noie manoscritte di allora. Giugno l!>07).
Siamo solo in cinque: Eusapia ; io; il cav. Furetti ; 1 ietko Gcastavino,
direttore del Caffaro-, ed il sig. A. h erro, addetto all'Amministrazione degli
Spedali di citta. E ci ritroviamo nella deserta e fredda sala del Circolo
Minerva, fra il con¬ suetudinario apparato, dove nulla si cambia mai per non
sve¬ gliare la suscettibilità del bisbetico “ John „. e Da principio io e
Ceretti sediamo soli, vicino a,d Eusapia, e avvengono buoni fenomeni tiptici,
alla luce di un becco Auer, con e anche senza contatto delle mani. Ma poi Eu¬
sapia chiede con voce imperiosa l’intervento dei due ospiti, che si collocano
al controllo e più non lo lasciano durante la serata. I fenomeni non si fanno
aspettare : ma al cospetto di novizii in spiritismo, “ John „ sfila il suo
abituale pro¬ gramma dimostrativo. • cd"i “*“■ »«.- A debole
chiarore: — Ancora levitazioni; moti della tendi vento gelido; toccamente ;
sottrazione della seggiola a un con À 0r^oU8C,tPaa.nbalZÌr’ad,tr.a
se^ioladaI Setto. L0” mento della pesante scrivania e stanno sopra;
trasporto d’un campanello dalla scrivani! a M- ninn ° ’ .°801j-azl0De ed urti
d> a|ouni strumenti (mandolino' tim P A%Zarta&) IT;1;0®0 e
dÌ8tantì dallamédimn appena^ sfiorato" di jnf l^qui'do S^°per^
rirca^S*— c manose**" ^ ,^?o**e^Pane|lo) ttf 1 2 ttszzs&rzz:
» ' firndi«E°85pia in Un accasclamento completo. Gli ultimi due
esperimenti, per la loro semplicità e ner di tfr«adCa<^‘ pienlssimo
rischiaramento del locale, sono ih grande interesse per la ipotesi della forza
psichica ra diante. Ecco come il Guastav.no li descrive: d'azione a
diuturna : - “ Prendo il cimni del favolino “W M 6 lo -euTnel^Xo
nei Tavolino. La medium, giunte le mani ad arco si cTrco1areCasean™aatoe
ese8ufndo movimento semi- Xha centimetri In I°- 6 te?endo '? dita lllla
distanza di Pa- qnilli e amHam ,Ure è. ComP.ieta- ««no tutti
attentissimi.'tran- svn i’ an<lamo. ragionando del fenomeno man mano che
si per movL^nfo^comu6 - hSÌ “ttÌm° fr ilttìni('' “cimento poi movimento,
u comunichiamo scambievolmente le imnres sion,, e c, accertiamo benissimo
che in quesfopiccofo X>co 2. Esperimento di azione a distanza : — *
Levata la seduti e rientrati nella camera degli esperimenti, io e il prof M
ci esperimenti di azioni a distanza 203
avviciniamo al mandolino e al timpano che pendono all altezza Siile
nostre teste; e la medium, a distanza, stando seduta sulla d «X-ona ci «rida: -
Non toc-cote! Non toccate! — e questi [strumenti, in piena luce, lì sotto i
nostri occhi, si mettono a dondolare leggermente. Indi l’Kusapia s’alza,
avvicina la mano ì mandolino mantenendo uno stacco di cinque centimetri e fa u
movimento di spingerlo innanzi; il mandolino segue he riissimo tale movimento
orizzontale, come se avesse ricevuto ef¬ fettivamente una spinta „. Io ne
avevo già osservati dei consimili nelle sedute ante cedenti. Dalle mie Note
particolareggiate sui fenomeni del- 1-11 dicembre 1901 estraggo la descrizione
seguente; 3 Esperimento di azione a distanza : — " La seduta fe
finita, ed Eusapia barcollando s’fe rifugiata in un angolo della sala, dove
siede in atteggiamento di stanchezza estrema, m istato subipnoide, con la
percezione confusa, lo sguardo imbambolato e fisso, la fronte madida di sudore,
il polso frequentissimo: essa è pressoché incapace di pronunciare parola. La
sala « rlsAbiara a da un becco a gas con reticella Auer. Io prendo dalla tavola
il carillon (giocattolo a scatola con ruota dentata che fa scattare delle
laminette metalliche flessibili), e mi accosto al medi invitandola ad
estendervi sopra le mani e a tarlo suonare, hu- sapia sotto l’imposizione del
mio sguardo che la suggestiona, ubbidisce : e dopo alcuni secondi di attesa,
senza che le sue mam neanco abbiano sfiorata la manovella, questa si inette in
moto, e percorre mezzo giro, cosicché dall’ istrument.no escono due o [re de’
suoi suoni caratteristici. 11 fenomeno s’e npetuto .lue altre volte sotto gli
occhi dei compagni accorsi a vedere^L ul¬ tima volta il carillon stava nelle
mani del prof. Pellizzan. Ho misurata la forza occorrente per mettere in
azione la ma¬ novella e l’ho calcolata di circa l)„ di chilogrammetro ,.
In questi effetti telergetici si scorge sempre un subitaneo cessare del
movimento dovuto all’esopsiclnsmo radiante dal medium, il quale sembra
scaricarsi d’ impulso ed esaurirsi rapidamente. Il fatto è sopratutto visibile
nei moti del a tenda nera; questa dapprima ondeggia pian piano, poi sotto
l’incalzare delle ignote forze in azione si agita si avanza e proiettata con
veemenza, e si gonfia a tutela delle invisibi ì forme materializzate nel
gabinetto, mostrandosi resistentis¬ sima per qualche po’ alle pressioni esterne
: poi d un tratto cede e, come una vescica piena d’ana che si vuotasse, si
sgonfia si affloscia e ricade verticale col suo strascico inerte. Non si ha qui
una bella dimostrazione della ongine nervosa della forza irradiata dal medium ?
Le “ entità fantomatiche » scompaiono con lo sgonfiarsi della stoffa. Gli
Sforzi rappresentativi del medium in relazione ai loro effetti.
Jersera lo stato d’eccitazione d’Eusapia mi lia concesso di are agline
interessanti osservazioni sulle sue condizioni osi cluche in rapporto alla
rapidità e intensità dei fenomeni „ ndtà dlìì? Che elk deVe sostenere Per
Produrli in confor mitd, delle sue rappresentazioni interne
colt-itenird'r^,>tentament'e- Era Uerv0sa’ Perrnalosa e n d flt0; S1 aitava
sulla sua seggiola con- nr'rn 0 ,S1 Inter‘-ompeva, dicendosi (da “ John )
stanca e reclinata la testa vi portava la mano in atto di sofferenza
restnief cnVno ^ >,ie"at° co1 sulla tavoli? lava che s ennr ^
Indl 81 scuotev“> « sussultando vo- levache si continuasse, che si
stringesse il controllo- e allora con sfoi zì veementi proiettava la sua
“ fluidità radiante {oriente ' Affa fi*8 P°teVa’, sm?"iava 6 gemeva
come una par¬ torente. Alia fine, spossata, ci ha dichiarato di non poterne
niù f"* d‘ Piant°’ ^ante CKri-’ masta come trasognata,
sembrando non dare ascolto alle ru‘.r,„PZ''diJ“for“ ed1*"«
Obbligatorie pa. nostja sodisfazione per le “ meraviglie „ vedute
lima di assidersi al tavolo Eusapia si mostrava nreoc capatissima: ha voluto
che io le spiegassi i termini scien bigione che*? ™uscoIare’ di rappresentazioni
motorie . di ini- Romeni ed alt" ^ r° tl'°VarSÌ- neUe
Pole">^ sui suoi !“ ! ' ,,a neSll0> como si può ben capire
pensando barazto Ara|della lnasPettata scolara, mi sono cavatHiT
forze nsiX hpPOCO Y*90*?- che si Parli di occultismo, di termi ! Sichiche
ignote, o di spu-itismo: un po’ diffida dei ermini mediammo e medianità, perchè
sospetta che vi sia che le stl io-XèT denÌerazio“® ! ma> in sostanza,
ciò sta a cuoi e è d! essere considerata e trovata sincera VOLONTÀ
E POTENZA NEL MEDIUM 205 durante le sedute. Che anzi,
jeri sera, a proposito del valore spiritistico dei fenomeni eusapiani, è
accaduto un latto cu¬ rioso : Eusapia ha respinto con sdegno l’accenno
all’evoca- zione di qualche spirito famigliare ad uno dei presenti, gri¬ dando
che si domandava l’impossibile, che non era il caso di esaurirla con simili
richieste, e che l’assistenza si conten¬ tasse dei fenomeni quali venivano
spontaneamente ! Il suo amor proprio, punto sul vivo dalle accuse di
lrode, diventa uno stimolo per la medianità in azione : e questo vale a riprova
che non è necessario un ambiente credulo, e neaneo un gruppo cosi omogeneo di
astanti, come si proclama, e che le idee imperanti nella coscienza superiore
sono sempre le determinanti delle scariche d’automatismo, tanto è vero che
nella seduta del 26 gennaio non c’è stato indizio dell’affet¬ tato contrasto
tra le due volontà (quella del medium e quella di “ John „). Inoltre,
Eusapia. che pur parla poco, ci ha mostrato un altro particolare degno di
rilievo. Durante l’estasi, e mentre pareva capace ancora di potenti ejezioni di
forza, uscivano dalla sua bocca queste parole, che già io le avevo altra volta
udito pronunciare tronche e confuse : “ Povera figlia ! Non me ne falò più ,
non me ne fido più! „ - Ribellandosi all’invito di pro¬ durre fenomeni
eccezionali per meglio convincere gli scettici, ba anche ripetuto più volte con
tono stizzoso : — “ Povera fiqlia mia!... latriate in pace, mia figlia ! , •
Naturalmente queste frasi ed altre consimili che Eusapia borbotta in “
trance , esprimono il suo timore di un insuccesso per ec¬ cesso di sforzi e
consecutivo esaurimento della potenzialità medianica: figurano bensì dette da
“John King „ impersona¬ tosi nella Paladino, ma perla psicologia scientifica
esse sono la rivelazione della capacità che ha il medium di seguire con
attenzione le scariche dell’automatismo subconscio. Se ne cava la illazione che
dell’atto medianico sono necessarie condizioni la volontà di agire
(rappresentazioni psicomotorie intense e chiare) e l’autosuggestione di poter agire
(il senti¬ mento di fiducia nelle proprie forze). L'idea di potere è
dinamogena, laddove l'idea opposta di non-potere è inibitoria: questo si rende
palese in tutti gli individui addestrati a qualche esercizio difficile e
straordi¬ nario, ai quali il fattore indispensabile di successo non è tanto il
plauso degli spettatori, quanto la fede in sé mede¬ simi. T medii hanno lo
stesso bisogno: debbono autosugge- stionarsi per agire, ed è loro nociva la
interferenza prodotta da troppo manifeste ostilità e sospettosità nella
assistenza. 206 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
Io noto a tale riguardo che l’ingenuità con cui Eusapia accetta la
simulata partecipazione volontaria dei presenti, non torna molto ad onore della
perspicacia e intelligenza che le si attribuisce. Si scorge lo stesso fatto di
credulità nei soggetti ipnotizzabili. In fondo non c’è bisogno di cre¬ dere in
poteri arcani per essere buoni ipnotizzatori; per la stessa ragione, non sono
indispensabili nei formanti una ca¬ tena spiritica particolari stati
intellettuali emotivi e volitivi per vedere ed accertare i fenomeni : bastano
un’attenzione sostenuta, un animo calmo, un diportamento sereno. E con questo
si giova all’autosuggestione della medium, che non ha affatto bisogno, siccome
taluni suppongono, di aver d’attorno a sè dei fideisti e degli scriteriati, nè
delle persone nutrienti per lei una viva simpatia (qualcuno dei percipienti mi
ha anzi confessato di provare ripugnanza al contatto di Eusapia !), nè degli
individui tesi con tutte le molle della loro psichev verso il conseguimento dei
fenomeni. Basta in realtà mostrare l’atteggiamento esterno di volere, e non
occorre l’intensifi¬ carsi reale delle volizioni. A me sembra piuttosto
il contrario: cioè che la medium, quanto più avanza in “trance,, tanto meno
subisca la volontà altrui. Per esempio, ho fatto più volte l’esperienza
di impedire col mio pensiero un fenomeno o di dargli una direzione di¬ versa:
quantunque il mio potere ipnotico su Eusapia sia grande, non ho ottenuto alcun
effetto in antagonismo alla proiezione dinamica prestabilita dalla medium o in
decorso. Dirò, anzi, che a me pure, nel mentre la magnetizzavo e le suggerivo
d’essere calma, è accaduto di sentirmi dire da « John „ (per bocca d’Eusapia):
— * Bette-, per questa rotta tu l'hai ipnotizzata, ma un’altra volta io lo
impedirò. Primati cinque, pròvati anche dieci volte, e non et riescirai ! , . E
un’altra delle frasi stereotipe che escono dalla medium in sonno. Alla
Paladino, per autosuggestionnrsi nel senso di potere, bi¬ sogna l’altrui
contegno apparente di piena fiducia. E aggiungo che mi par difficile e raro si
consegua in un’assistenza, per lo più promiscua, quell'affiatamento di volontà,
che la ipotesi delle azioni psico-collettive o 1 altra dell’ “ armonia o somma-
zione dei fluidi „ debbono logicamente presupporre. Uno sguardo gettato in
fretta sui miei compagni di seduta ini ha permesso di osservare che i loro
sforzi di volontà erano spesso, come in me, affettati di fuori,
superficialissimi di rientro, se pure non sorgeva in essi, come in me, dal
fondo della coscienza una qualche idea di dubbio che avrebbe do¬ vuto
agire in contrasto ed in inibizione dei fenomeni, qua¬ lora la telepatia avesse
sempre e tutta la efficacia asse¬ gnatale da taluni (p. es. dal Podmore).
L’Eusapia, sicuramente, ha bisogno di credersi aiutata e rinforzata dalle
volontà altrui. Allora essa diventa capace del doppio ordine di sforzi dai
quali dipendono le manifestazioni: 1° Intensificazione interna delle
rappre¬ sentazioni. Alla base della medianità, secondo che abbiamo provato,
sta una concentrazione del pensiero. Bisogna che il campo di co¬ scienza si
circoscriva per più o meno tempo, e che tutta l’at¬ tenzione si porti sulle
imagini che il medium (a effetti fisici) vuole esteriorare eolia supponibile
radiazione di forza viva psichica. Questo restringimento della coscienza, che
giunge al monoideismo, dà ragione della così detta “ estasi medianica „ (cfr.
nel Tomo (, lo schema di pag. 267). Tutte le categorie di imagini ed idee
sono suscettibili di intensificarsi e di isolarsi nella disgregazione della
per¬ sonalità che contraddistingue la “trance,; tutte, per un pro¬ cesso
anatomo-fisiologico ineluttabile, tendono a trasformarsi in azione, giacché in
ogni nostra imagine ed idea esiste sempre un contenuto motorio. Pertanto questo
contenuto varia a seconda della origine sensitivo-seusoriale o percettiva degli
elementi rappresentativi; e in relazione a ciò le imagini diversificano nella
loro proiezione centrifuga. Naturalmente le idee motrici sono dotate della
maggior forza projettiva : per esse la concentrazione estatica dei medi può
aneli essere parziale e incompleta, riescendo ogni semplice rappresenta¬ zione
di movimento a tradursi con facilità in impulso ed in atto. La teoria dei moti
incoscienti (Cheviieitl) ha reso popolarissima codesta nozione
fisio-psicologica, e non è il caso di ritornarci su a lungo. Basta una
osservazione superficiale su Eusapia all’opera, per vedere che le
manifestazioni mecca¬ niche della medianità (movimenti e spostamenti di
oggetti) non richiedono il passaggio ad un letargo passivo profondo, ma
avvengono agevolmente anche nel sonnambulismo attivo. S’intende che più
forte è l'ostacolo da vincere nella estrin¬ secazione dell’idea psico-motrice,
e più intenso anche sarà lo sforzo di rappresentazione: ciò è manifesto anche
nel di- portamento del medium. Ma per la generalità dei fenomeni si può
formulare la seguente legge fisio-psicologica: Legge I. Il grado di
restringimento dello coscienza dell'io e l’intensità dello sforzo interno di
rappresentazione sono in proporzione inversa col contenuto motorio delle
imagini ed idee da esteriorare. Ne segue che le imagini di indole
intellettuale, come sono le visive (e le acustiche, così raramente
esteriorate), richiedono un’estasi più avanzata: p. es., le materializzazioni
di fantasmi visibili non avvengono se non in “trance, letargica, giacché si
tratta allora di una vera ideoplastia, o radiazione ed orga¬ nizzazione di
imagini aventi un carattere più ideale. Noi ci invaginiamo con visualità
interna una fiamma, un volto, una figura, un’iscrizione, senza provare in noi
nessuna vibrazione percettibile di fibre muscolari, quantunque alle percezioni
ottiche si accompagnino sempre atteggiamenti di attenzione e minimi moti dei
globi oculari e della iride (Helmholtz, Acbert). Possiamo anche pensare, con
udizione interna, a suoni, rumori e voci umane senza palese partecipazione mo¬
toria dell’apparato organico di fonazione. Ma non sì tosto pensiamo ad un
movimento, l’idea sorge con un prepotente impulso a trasformarsi in atto. Ecco
perchè le danze del ta¬ volo, il suo linguaggio a battiti, i toecamenti, gli
spostamenti di oggetti, le azioni complesse, non attraversano in idea la
coscienza del medium senza destare anche dei moti e gesti consensuali : ed ecco
perchè, al pari della scrittura automa¬ tica, essi possono eseguirsi dal medium
in uno stato par¬ zialissimo di disintegrazione della personalità e di obnu¬
bilamento della coscienza, ma con la coscienza di essere ancora sveglio. Sono
le “idee forze, più penetranti nella Realtà. Si affaccia qui il problema
della varietà delle manifesta¬ zioni acustiche da parte di Eusapia. Costei
parla poco anche in personificazione di “ John „,e a differenza dei medi ora¬
tori non dà messaggi vocali se non rarissimamente (e, se¬ condo me,
dubbiamente). Si sa che il linguaggio interiore consta, nel più gran numero di
persone, delle imagini mu¬ scolari delle parole o verbomotorie ìStricker,
Egger) e di quelle acustiche o verbo-uditive (Wernicke), le quali ten¬ dono
però a immettersi nelle vie di conduzione centrifuga e a diventare voce
articolata o susurrata. Ad ogni modo, sarei portato a ritenere che in Eusapia
l’endofasia sia debole, e che nel suo pensiero dominino piuttosto le imagini
concrete o prassiche tatto-muscolari e visive. Questo suo tipo mentale darebbe
ragione della indole materiale o meccanica della sua medianità: — in lei i
centri psico-motori e i kinestetici sareb¬ bero i più attivi ; — verrebbero poi
i centri psico-ottici : — in terzo, i centri psico-acustici ; — e ultimi
i centri associativi o logici, raramente e debolmente in essa operosi. '
Dirò al proposito che non si deve supporre che i fatti psichici o interni,
corrispondenti alle scariche automatiche di energia radiante, si localizzino
nei centri cerebrali inferiori anatomicamente sottostanti alla corteccia, ossia
nei grandi gangli mediani e della base (nuclei del corpo striato, talami
ottici, ecc.), dove arrivano le sensazioni grezze e dove forse si formano gli
impulsi elementari. Tale supposizione è contrad¬ detta dalle odierne conoscenze
sulla struttura e sulle fun¬ zioni dell encefalo umano. (Quella teoretica
disintegrazione che contraddistingue gli sdoppiamenti di personalità, le co¬
stituzioni di io secondari, gli “ automatismi subliminali „, tutte insomma le
manifestazioni del subcosciente, non si ef¬ fettua già fra centri
anatomicamente alti (la corteccia) e centri bassi (gangli subcorticali), come
si vorrebbe allegorizzare in una concezione ingenua e primitiva del fatto
anormale, o isterico o medianico che sia: — essa può avere effetto, e realmente
lo ha nel più dei casi, se non sempre, fra i centri per cosi dire paralleli
della corteccia, fra le zone psicosen¬ sorie e psicomotorie da un lato, le
associative dall’altro, op¬ pure anche Ita le contigue e congeneri zone di
associazione. Localizzare l'attività radiante a dati organi cerebrali, e
ne¬ garla o limitarla ad altri, sarebbe presentemente un errore fisiologico; e
i psichicisti di talento che teorizzano intorno al subietto, ad es. il dott.
Geley (L’étre subconsci fati; Syn- thèse du spiritisme), se ne guardano bene,
dimostrando con ciò di possedere un più profondo comprendimento del dina¬ mismo
cerebrale che non quegli alienisti che localizzassero le allucinazioni e la
telepatia ad isolati centri psicosensori ! Se il medianismo si intende
spiegabile con la teoria del subcosciente rinforzata dall’ipotesi
dell’esteriorazione di ef¬ fluvi dinamici, se insomma esso risulta dalla
facoltà di rea¬ lizzare ed organizzare al di fuori le imagini ed idee depo¬
sitate nei centri psichici, l’esercizio progressivo di questa facoltà tanto più
esclude le operazioni della coscienza vigile o superiore, quanto più intimo ed
esteso è il lavoro che deve compiere il cervello per rappresentarsele. 2°
Badiazione della forza bio-psichica. Tutto il contegno di Eusapia in
seduta dimostra che per pro¬ iettare dai centri rappresentativi Timagine o
l'idea-forza che si realizza all’esterno, essa effettua uno sforzo fisiologico.
Ho già detto dei movimenti manifesti o latenti che accompa¬ gnano i fenomeni
meccanici : queste scariche di innervazione motoria sono generalmente in
proporzione colle resistenze fisiche che la medium incontra (leggi di inerzia e
impene¬ trabilità della materia, di gravitazione, di equilibrio dei corpi,
ecc.). La tensione dei muscoli si associa a reazioni svariate, a congestione
del viso, a contrazione delle palpebre e delle labbra, a turgore del collo,
ecc. Sono desse che danno alla fisonomia d’Eusapia l’espressione singolare
colta dalle nostre fotografie istantanee (v. Tav. II*); si direbbe una donna in
atto di spremere qualcosa dal suo corpo, e i suoi atteg¬ giamenti di sforzo
hanno un che di convulso, quasi di epi- lettoide. Ma bisogna non restare
ingannati dalla espressione di smarrimento che sulle negative assumono gli
occhi del medium e dei formanti la catena accecati dall' improvviso lampo dol
magnesio. Ad ogni modo, dallo studio compara¬ tivo degli atteggiamenti e
diportamenti d’Eusapia Paladino durante la provocazione dei fenomeni medianici,
parmi che si possa formulare una seconda legge fisio-psicologica : Legge
II. Oli sforzi fisiologici (muscolari, vasomotori, secretori, ecc.) di
esteriorazione sono in rapporto diretto con le resistenze fìsiche da vincere
nello spazio esterno. Da ciò consegue che, tra tutti i fenomeni di
medianità, le telecinesie e le teleplastie tangibili e attive hanno,
d'ordinario, un corteggio più palese e più materiale di reazioni fisiolo¬ giche
; e sono caratteristiche degli stati di dormiveglia, di preipnosi, di “trance,
sonnambolica o attiva. Laddove le tele- fanie, siano luci semplici, siano
materializzazioni visibili, importano reazioni fisiopsicologiche meno
estrinseche ma più profonde, e fini, e silenziose; ossia si producono
preferibil¬ mente nell’ipnosi letargica o passiva, allo stesso modo delle
personificazioni complete (fenomeno completamente subiet¬ tivo), da cui è nata
la parte intellettuale dello Spiritismo. Fenomeni di
telestesia. 11 conte De Roohas, accanto alla esteriorazione della mo-
tricità (cui attribuisce, in massima, i fenomemi medianici ca¬ ratteristici di
Eusapia), dichiara d’avere scoperta anche quella della sensibilità. E la
descrive all’incirca. cosi: In un certo numero di soggetti la sensibilità
disparsa du¬ rante il sonno ipnotico [o magnetico, o medianico] dalla su¬
perficie del corpo, si ritrova al di fuori del loro corpo soma¬ tico; e il
magnetizzatore può accertarsene con vari processi. Un primo strato
sensibile segue i contorni del corpo per uno spessore di 3-4 centimetri.
Attorno ad esso si scoprono altri strati equidistanti, separati da intervalli
di 6-7 centim. e che si succedono fino a 2-3 metri. Spingendo la ipnosi più
lontano, gli strati sensibili si condensano su due poli di sensibilità, l'uno a
destra, l’altro a sinistra del soggetto. Alla fine questi due poli si
riuniscono, e tutta la sensibilità del soggetto si trova riportata, come un
abitò su di un manichino, su di una specie di vero fantasma capace di
allontanarsi agli ordini del magnetizzatore e di traversare gli ostacoli
materiali conservando la sua sensibilità. Se queste “ scoperte „
dell’esimio psichicista francese fos¬ sero confermate (e il dott. Joikk pensa
che già lo siano), si avrebbero dati preziosi per ammettere gli sdoppiamenti di
persona, non soltanto psicologici o interni, ma somato- iisiologici o esterni.
Ne sarebbero anche illuminate certe an¬ tiche e non credute osservazioni dei
mesmeristi e magnetiz¬ zatori, certe vecchie e derise esperienze dei dottori
Bourhit, BcitoT e Luys sulle azioni a distanza delle sostanze chimiche e
medicamentose; ma, in particolare, se ne avvantaggerebbero le asserzioni dei
discopritori dell’ “od „ (De IIeiuiienbach), delle “ correnti biologiche polari
umane „ ICiiazarain e Dècle) e dello altre analoghe “ radiazioni „ o “ forze
neu- riche „ (Barèty, Bahaduc, [Bettinelli], ecc.). Ma si teme da molti
che il De Rociias sia stato vittima del suo eccessivo zelo di studioso. A parte
l’ipotesi della frode, che infirma ogni capitolo e ogni paragrafo della Meta-
psichica, c’è sempre da dubitare della connivenza incosciente e
dell’autosuggestione dei soggetti, ai quali (come io rilevai nelle mie lunghe
esperienze sulla fascinazione e sull’ipno¬ tismo) non par vero, nella docile
condizione di mente in cui cadono, di seguire la direzione delle idee
preconcette e in¬ consapevolmente manifestate dal loro “ magnetizzatore È
difficile trovare un campo scientifico dove si investighi tanto male, anche da
psicologi e da alienisti di gran fama, come questo della psicologia
supernormale: moltissimi “ sperimen¬ tatori „ si conducono durante 1’*
esperimento „ in presenza dei soggetti come se questi fossero assolutamente
insensibili e come se la loro coscienza neanco ai margini fosse in grado di
accogliere percezioni! Inoltre l’elemento, non mai eliminabile per intero,
della suggestione mentale, dovrebbe met¬ tere maggiori freni alla smania di
dedurre e di teorizzare. Riducendo le straordinarie affermazioni del De
Rochas al nucleo di verità positive che indubitabilmente racchiudono, io credo
che sia necessario, davanti ai fatti mediumniei di Eusapia, ammettere la
possibilità di un’esteriorazione anche della funzione sensitiva. a)
Anzitutto, per ovvie ragioni anatomo-fisiologiche, sempre la sensibilità
accompagna e segue la motilità. — Un braccio dinamico che si prolunga nello
spazio reale (non in quello imaginario a quattro o a «-dimensioni !), e che vi
pro¬ duce degli effetti meccanici, deve naturalmente supporsi anche fornito di
sensibilità tattile, muscolo-tendinea, osseo-arti- colare : altrimenti non
sarebbe in grado di compiere atti di presa, di sollevare oggetti in relazione
al loro peso, di collocarli allo stesso posto ; nè saprebbe agire con quella
fi¬ nezza e destrezza che esigono i toccamenti, le strette di mano, il maneggio
di strumenti, ecc. Capisco che simile asserzione appaia paradossale : ma
non veggo come si riescirebbe da alcun fisiologo ad ideare privo di°sensibilità
un arto inorile dinamico o triàdico che eseguisse le telecinesie di una Eusapia
o di un Home. b) In secondo luogo, vi sono le osservazioni dirette sul
medium in azione, quando volendo produrre un dato feno¬ meno a distanza,
dichiara di incontrare ostacoli e resistenze. _ Questo fatto è
chiarissimo nelle impronte su plastilina. Noi abbiamo, per es., sempre
collocato i vassoi con la materia pa¬ stosa dentro il gabinetto nero prima
dell’arrivo d’Eusapia, che non ha avuto quasi mai il mezzo di vederla e di
tastarla ; eppure, molte volte, accingendosi a produrre le famose im¬ pressioni
di mani e di profili, essa ha esclamato : — è dura! e troppo dura! — Ed era
vero; o perchè mal preparata, o perchè induritasi troppo presto, la nostra
plastilina non offriva piu la malleabilità conveniente, per cui la impronta non
riusciva o restava superficialissima ad onta degli sforzi di Eusapia. Si è pure
veduta una controprova di codesta telestesia nel caso opposto, quando cioè la
pasta era troppo molle e si attaccava attorno all’arto immessovi entro :
Eusapia se ne ac¬ corgeva. Ora, ciò porterebbe a credere che essa percepisca
coi suo! prolungamenti “ animici „ le proprietà fisiche della ma¬ teria. Lo
stesso fatto si è, invero, verificato quando volen¬ dosi ottenere dei getti di
mano in paraffina, il medium si è lagnato che la sostanza fosse o “ troppo
calda , o “ troppo raffreddata! „. 3 c) In terzo luogo,
abbiamo l’esperimento diretto da me compiuto sulla iperestesia tattile e
dolorifica a distanza del braccio sinistro di Eusapia (cfr. TomoI, p. 248). A.
De-Rochas, che mi ha preceduto in questa indagine, ne ha arguito che anche
Eusapia in istatodi “trance, sia circondata da uno strato di sensibilità
esteriorata. Certo, la prova ha condotto anche me ad eguale congettura [Di poi,
in altre sedute lad es., in quelle del giugno 1902), una puntura di spillo è
stata av¬ vertita da Eusapia a circa tre centimetri dall'avambraccio (coperto
dalla manica) e a cinque o sei centimetri dal dorso della mano sinistra (nuda)
|. S’intende che ho fatta la prova a sua insaputa : or bene, io ho visto in
Eusapia le reazioni nor¬ mali al dolore fisico ; ha scostato vivamente l’arto,
ha emesso un piccolo grido, e si è volta a guardare con sorpresa verso il punto
cui si dirigeva il mio spillo in aria. Però a spiegazione del fenomeno
può anche valere la ipotesi che non la sensibilità di Eusapia si esteriori,
conforme alla ipotesi di De Rochas, ma che si acuisca in essa la facoltà di
percepire le radiazioni degli oggetti materiali appuntiti, par¬ ticolarmente
dei metalli. Senza dubbio l’organismo vivente av¬ verte le azioni elettriche,
le magnetiche, le meteoriche, in più delle caloriche e delle luminose ; nulla
ci vieta di credere che esistano condizioni eccezionali di sensibilità a
riguardo delle altre molte e indeterminate forze naturali ignote. Una “ me¬
tafisica „ nel senso letterale avrà il suo parallelo preciso in una “
metabiotica „ ed in una “ metapsiehica ,, senza ne¬ cessità alcuna , per la
nostra mente, di uscire dai limiti e dai poteri della Natura.
Genova, 27 gennaio 1902. LA VENTESIMA SECONDA SEDUTA Ai
fastigii della medianità Eusapiana L II luogo e le persone. Con quello
che io passo a narrare, noi saliamo ai fastigii della medianità d’Eusapia
Paladino. Nessuna delle numero¬ sissime sedute date dalla celebre medium
napoletana in Italia e all’Estero — giudicandone dalla ricca letteratura che la
riguarda — ha mai offerto fenomeni ectoplastici così vari e intensi come quelli
del 1° marzo 1902 in casa dei signori Avellino, in Genova; mi dicono che lo
stesso cav. Chiaia ne ha ottenuta appena una consimile. E se non fosse che sono
certo di quanto i miei sensi hanno percepito, non crederei a me stesso!
Il solo difetto di questa fenomenologia da strabiliare è che si sia verificata
presso una famiglia che aveva qualche relazione con Eusapia, e senza quell'uso
di apparecchi au¬ tomaticamente registratori, che taluni si augurano a garanzia
della verità e a salvezza della Metapsichica dai sarcasmi degli increduli.
Sicuramente, sarebbe stato meglio che Eu¬ sapia avesse prodotto le apparizioni,
non in un’ “ agape spi¬ rituale „ (secondo la classicheggiante terminologia
usata dal conte De Szapary nel 1854!), ma davanti ad un areopago di tisiologi e
di dotti sperimentatori, per esempio nell Istitnto Internazionale di Psicologia
a Parigi, o in uno di quei La¬ boratori! ideali di “ ricerche psichiche „, che
già si proget¬ tano, e forse saranno ultimati e pronti fra poco. Ma
bisogna per ora adattarsi al principio _ teorico difeso dagli spiritisti, che
vogliono attorno ai medi un ambiente omogeneo e ad essi simpatico. 11 Gyel
scrive che le condi¬ zioni perchè buoni fenomeni si producano, sono abbastanza
« delicate — un’assistenza preferibilmente di sei a dieci persone; un gruppo
possibilmente composto per metà di UNA SEDUTA FAMOSA
215 uomini e per metà di donne; la passività degli
assistenti; l’armonia dei loro pensieri; — e per la sicurezza dei feno¬ meni
non la oscurità, ma una luce moderata, ed un gabi¬ netto nero appositamente
confezionato (Essai de rev. gin. du Spir., 1898). Orbene, in casa Avellino
eravamo in regola. Gli ‘assistenti erano nove: quattro membri della
famiglia, cioè il padre ultrasessagenario signor Giambattista, la madre signora
Rachele, il figlio Felice e la figlia signora Adele, che «ode di qualche
facoltà medianica: io; il dott. G. \ en- zano! il signor E. Bozzano ; il signor
Montaldo, segretario al Municipio, buon conoscitore in materia e ottimo
dilettante fotografo ; e la sua consorte signora Attilia,, gentildonna assai
colta , scrittrice di cose pedagogiche , poetessa, e pur essa buon medium (scrittura
automatica): tutti, me escluso, armonizzati dall’esercizio e
dall’annuenza alle pratiche spi- ntLa presenza dell’elemento femminile, e
sopratutto di due signore provatamente fornite di medianità, era già un proba¬
bile fattore di successo. Inoltre, c’era in Eusapia Paladino la migliore
disposizione: per lasciare buon ricordo del suo sof'dorno in Liguria, aveva
annunziato una seduta piena di manifestazioni straordinarie Che anzi, in una
serata anteriore, “ John „, bussando al tavolo, non solo aveva so¬ lennemente
promesso di manifestarsi “ in forma visibile ma aveva fatto intendere che con
lui sarebbe venuta 1 altra sua figlia „ (Katie King !): all’uopo indicava le
condizioni della seduta. Nè erano mancati < conforme a notizia perve¬ nutami
in maniera confusa) altri accenni a qualche cosa di specialmente interessante
per gli Avellino. Non è questo un indizio delTazion© d©lla volontà del^ medium
. Veramente, questa preparazione apriva il varco ai soliti dubbii; ed io
non ho aderito all’invito senza esitazione, nè ho assistito a quelle “
meraviglie „ senza una certa appren¬ sione di essere caduto in un agguato
d’Eusapia. tuttavia, la conoscenza personale di chi componeva la riunione, la
seve¬ rità del controllo che avrei praticato , 1’ accurata ispezione del luogo
e del suo arredamento prima e dopo della seduta, mi garantivano, con ragioni
d’ordine morale e materiale, contro l’inganno. Ci troviamo in via
Cuftaro, al terzo piano del n* 29, cioè ad un’altezza di almeno 12"' dalla
strada. F. quando io arrivo, nulla è ancora pronto : non si sa neppure in quale
stanza ter¬ remo la seduta, e me se ne lascia la scelta in tutto 1
alleggio. Prescelgo la sala da pranzo perché, come mostra la
pianta, tolta di mezzo la tavola, rimane uno spazio sufficientemente largo
davanti all’unica e larga finestra, in cui il Dr. Venzano Pianta
della sala da pranzo di casa Avellino, in Genova, dove si tenne la seduta del
1" marzo 1902. [5I\ M!. M3, indicano le diverse situazioni, in oni
mi sono collocato du¬ rante le prandi materializzazioni di fantasmi che
descrivo nel testo. L'aste'riseo * indica la posizione della lampada a paz. Le
sbarrette nere indicano i punti dove si formavano i fantasmi].
rapidamente costruisce sotto i miei occhi il gabinetto nero, chiudendo con cura
persiane invetriate ed ante, inchiodandovi sopra una coperta di lana di colore
scuro, e attaccando due striscie (nuove) di pereallo nero al pendone. Nel vano
che ne risulta trasportiamo una branda comunissima di ferro, lunga 1“,75, larga
75 eentim., e con un materasso, pure prescelto lì per lì, ne facciamo un letto
da campo sul quale dovrà cori¬ carsi il medium. La figura mostra la disposizione
del nostro gruppo lassamente “ incatenato , in faccia al gabinetto, durante il
periodo delle apparizioni. Quando avrò soggiunto che la lampada a gaz, con
reticella Auer, sospesa nel mezzo, è stata sempre accesa e solo se ne abbassò
la fiamma a seconda del bisogno, avrò anche fatta l’esplicita dichiarazione che
nessuno dei fenomeni è av¬ venuto al bujo: tutti, si badi bene, tutti si sono
presentati in discreta luce; taluni, per di più, in vivissima
illuminazione. Non ommetterò il particolare che prima di assiderci,
Eusapia {che durante i nostri preparativi mai è entrata nella sala) si sottomette
in una camera vicina ad un esame minuto delle signore : queste le fanno
spogliare e ne ispezionano con com¬ petenza muliebre la veste di lana bleu, la
camicetta di flanella rossa, la sottana e il corpetto di flanella rosa, le
mutande in lana rosa, le calze di cotone nere, la bianca camicia. Nella unica
tasca della veste c’é un fazzoletto bianco già adoperato : nulla, dunque, di
sospetto che ricordi lontanamente i fantocci dipinti sulle sottane della
Williams (Lkymarib) [o nascosti entro la poltroncina speciale di Eldred IAbr.
Wallace)]. Eusapia si è rivestita sotto gli occhi delle signore Avellino e
Montaldo, che non l'hanno mai lasciata un solo minuto e 1 accompagnano poi
nella sala dove ogni cosa è pronta. Eravamo tutti in grande aspettativa,
e questa non è an¬ data delusa. Se le apparizioni che i miei occhi hanno veduto
dovessero restare col battesimo che fu loro dato sul momento, la storia dello
Spiritismo avrebbe in casa Avellino ripreso e riattaccato il filo genealogico
(o psicogenetico?), dal quale nei misteri dell’Altro mondo sono ancora
vincolati i membri della spirituale famiglia dei “ King „ originaria dell’ Ohio
! I Alle ore 22,05 ci sediamo in catena attorno al tavolo, e a luce
normale cominciano le esperienze. 1. Il controllo e le prime scariche di
“ me¬ dianità lo mi metto al controllo di sinistra; e poiché sono
preavver¬ tito della straordinarietà di ciò che sta per succedere, invigilo con
cura ancor piu grande del solito. Durante la primissima fase della seduta, noi
conversiamo ad alta voce intorno al re¬ cente smascheramento dell’Anna Rothe,
il medium prussiano 218 PSICOLOGIA K SPIRITISMO,
II dagli aranci. Eusapia ci ascolta con la massima indifferenza,
come se quell’argomento bruciante non la riguardasse : mi ac¬ corgo che è
distratta, concentrata, coll’occhio fisso e la fiso- nomia immobile. Ben presto
cominciano gli sbadigli e gli stira¬ menti premonitori della “ trance „ : le
sue mani tremano nelle mie, le sue gambe fremono contro il mio ginocchio, tutto
il corpo passa rapidamente da una specie di tremore epilettoide ad una rigidità
catalettiforme (catatonica). E dalle 22,10 alle 22,20 si scatena sotto di
noi una irruente fenomenologia tiptica. Il tavolino non si muove, bensì si
sbatte e sbalza in aria con veemenza, dandoci Io spettacolo di alcune
straordinarie levitazioni a gran luce e dove ogni gherminella è
impossibile. A un tratto — sono le 22,21 — Eusapia ritira vivamente la
mano e il piede dal uno controllo, si alza in piedi con aspetto trasognato, e
come presa da irresistibile impulso si dirige verso il gabinetto, ne scosta
febbrilmente le cortine disordinandole, e si butta sul lettuccio con tanta
violenza da smuoverlo dal suo posto. Mai io l’avevo veduta in una crisi cosi
rapida e profonda; e poiché per rimettere tutto in ordine abbiamo dovuto
sollevarla, farla alzare ed uscire gemiti e suoni inarticolati di malcontento
uscivano dalla' sua bocca. Sorreggendola a stento, l’abbiamo ridistesa sul
materasso, con la testa verso il pianoforte e i piedi verso 1 uscio d
anticamera; impersonandosi allora in “ John ci ha ingiunto con voce rauca e
intercisa di legarla : alle nostre proteste di piena fiducia, essa ha risposto
smaniando e but¬ tandoci le sue scarpette, che si è levate stizzosamente col
tallone di un piede applicato contro l’altro. Guardandola in quelle smanie, mi
son ricordato delle Pitonesse, che gli storici antichi ci descrivono invasate dall’estro
apollinèo e che i pittori hanno disegnato con figure di convulsionarie. E anche
un sono venute in mente le crisi delle donne isteriche d’at- torno al mastello
del Mesmkr, pieno d’acqua e di misteriosa limatura di ferro, che parlava con
tanta forza alla loro ri¬ scaldata imaginazione. Tutte queste condizioni
abnormi del Sistema nervoso hanno tra di loro estrema analogia. Ma
dovendo obbedire alle insistenze del medium , Felice Avellino ed io abbiamo
proceduto alla sua legatura. Mi si vorrà credere sulla parola se affermo di
averci messo del- ìmpegno, approfittando della pratica che in tal genere di
operazioni ho acquistato nei Manicomii, dove purtroppo, per le malintese
economie delle Amministrazioni, che ci fanno curare e custodire i pazzi in
locali disadatti e non ci prov¬ vedono di un personale sufficientemente
numeroso e istruito, noi alienisti italiani siamo stati costi-etti per tanti
anni a lodare e ad augurarci l’umanissiino sistema del no-restraint, ma intanto
a fissare in letto o in poltrona i nostri ammalati. Adunque, la
fissazione del medium è stata eseguita nel modo seguente con due lunghe
funicelle dello spessore di mezzo cen¬ timetro : - 1" Una è dapprima
annodata alla sbarra laterale Come è stata legata la Paladino la
sera del 1° marzo 1902 (vista in sezione trasversa). [L’L»'', le due
sbarre laterali del lettacelo ; MM'. il materasso, su cui giace Eusapia ; T. d.
E. P. , il giro della corda attorno al tronco della medium; Bdf, É&, i nodi
attorno ni due polsi]. della branda, poi è girata attorno al tronco
d'Eusapia, indi allacciata all’altra sbarra che accosta il davanzale della fi¬
nestra: tirandola verso di noi, la avvolgiamo ed annodiamo at¬ torno ai due
polsi ; infine, la passiamo nuovamente sotto la sbarra esterna, e qui ne
lasciamo pendere i capi per poterli all'uopo sorvegliare (v. tìg.); — 2“
l’altra fune è al medesimo modo girata ed annodata attorno ai malleoli, con i
due capi pur fissati prima e dopo alla traversa di fondo della branda.
Debbo però dire che i quattro capi delle due funi non rimasero in vista, nè
furono tenuti da noi durante i fenomeni, ciò che intendo fare se avrò occasione
di ripetere queste esperienze di gabinetto e ciò che consiglio agli
sperimentatori successivi. Ad ogni modo, la nostra legatura assomigliava
a quella che trovo descritta nelle esperienze sul medium Sambor (* Ann.
So. psych. ,, '99. p. 360), ed io son sicuro che Ensapia era so¬
lidamente fissata: in quelle condizioni, poteva tutto al più alzare il dorso
del materasso per soli 10-12 cent., ma non vol¬ tarsi, tanto meno sedere sul
letto : alle mani ed ai piedi le era impedita ogni sorta di movimenti
sospettabili dai molti e stretti nodi, sotto ai quali io non son riescito a
passare la punta del mignolo. Finita la legatura, ci disponiamo tutti
seduti di faccia al ga¬ binetto, scegliendo ciascuno di noi il posto che più
gii aggrada, e formiamo due file (v. p. 216). Quella anteriore è composta da
Avellino padre, da Venzano, da me, dalla signorina Avel¬ lino e da Avellino
figlio: in quella posteriore, siedono il signor e la signora Montaldo, la
Avellino madre e il signor Bozzano. Cosi mi vengo a trovare nel bel mezzo della
catena, quasi sotto la lampada a gas, di cui abbassiamo la fiamma fino a
lasciare un mite rischiaramento della stanza: io faccio tosto una esperienza
elementare di fotometria, e provo che a quel grado di luce riesco a leggere i
più piccoli caratteri (corpo 6) di un giornale, a vedere l’ora sul mio orologio
da tasca, e a discernere nettamente i chiaroscuri delle incisioni e fotografie
appese alle pareti. L’assemblea era libera: sede¬ vamo senza tenerci per le
mani ; solo per comodità nostra le appoggiavamo sulle seggiole dei vicini : per
di più potevamo alzarci e muoverci per la stanza, senza alcuna ingiunzione
contraria di Eusapia. La medium napoletana ha dunque più sicurezza di sè che
non mostrino nei loro spettacoli a paga¬ mento altri grandi medi a
materializzazioni (massime Ame¬ ricani) ; costoro esigono un’assemblea
fiduciosamente immo¬ bile e “ incatenata „ sulle seggiole, e i loro “
spiriti-guide „ vietano espressamente, per bocca del medium o per quella del “
conductor „ (impresario), qualsiasi tentativo di avvici¬ narsi al gabinetto o
di toccare i “ fantasmi Disposti nel modo suddescritto, attendiamo in
silenzio per un buon quarto d’ora. Dapprincipio non scorgiamo altro che qualche
fugace moto del cortinaggio, come se nello spazio circondante la Eusapia si
svolgessero delle ondulazioni aeree: per tre o quattro volte le tende si sono
gonfiate e hanno sventolato alternativamente a destra e a sinistra, un po’
sopra al livello del corpo disteso d’Eusapia; pareva che una per¬ sona le
spingesse e le sollevasse, quasi per far entrare la luce. Poi d’un colpo il
tavolino, che per ordine di “ John „ avevamo lasciato in mezzo al semicircolo,
ha sussultato, ha Morseli,!, Psicologia e Spiritismo, II.
Tav. XI. Primo fantasma materializzato da Eusapia la sera del
1" marzo 1902 nella seduta di casa Avellino in Genova.
(Disegno di A. Bkkisso da un mio schizzo a lapis). XjA prima
apparizione 221 dato un sobbalzo e si è messo a danzare
senza che alcuno 10 toccasse. Per tre volte l’a-solo coreografico del
mobile si è effettuato davanti ai nostri occhi stupefatti a quella no¬ vità,
che non potevamo, certo, attribuire ad uno stratagemma : 11 tavolino
stava discosto dal gabinetto, e neanco il lungo strascico delle nere cortine ce
ne nascondeva o ne accostava i piedi. Ad ogni buon conto, per cerziorarmi della
cosa sono corso a perlustrare: il medium giaceva lungo disteso sul lettnccio,
in semi-ipnosi, in rigidità catalettica, e 1 nodi eiano intatti. una pfmsa
d,Qn aUr0 quurt0 d’ora, durante la quale noi, un po’ impazientiti,
scongiuravamo il buon « John „ di manifestarcisi. Dal gabinetto giungeva al
nostro orecchio il respiro cadenzato e affannoso di Eusapia; la sen¬ tivamo
gemere e lagnarsi a bassa voce, come di chi dor¬ mendo facesse un bratto sogno.
Guardavamo con ansia muta or qua or là, verso la fessura mediana e verso i lati
del cor¬ tinaggio, non sapendo se e dove e quando sarebbero apparse le Monne Ma
il tavolino ha battuto i quattro colpi che significano — parlate! - e noi per
obbedire ci siam messi a discorrere, tutti, alla rinfusa, producendo il
chiaccherìo stupido tanto caro a “ John „ in certi momenti. Pero il di¬ scorso
era fiacco; e di quando in quando si ricadeva, per l’attesa, in silenzio.
2. La prima apparizione. A un tratto - erano le 22,50 — le tende
nere si sono allontanate l’una dall’altra nel mezzo, ed all’altezza di
1"\60 circa dal materasso, a 2 m. dal suolo, si è presentata proprio in
faccia a me una prima “ apparizione „. Ecco in qual modo la descriverei secondo
le mie immediate percezioni visive . I. È una giovine donna, della quale
si vedono la testa, le spalle e la metà superiore del tronco. Ha colore
biancastro e mi fa l’impressione di non ricevere soltanto i raggi lumi¬ nosi
del gas, ma di possedere forse essa medesima una certa luminosità che
paragonerei ad un pallidissimo chiarore lu¬ nare. Però è sbiadita, a contorni
alquanto confusi, a linee indefinite; direi che si mostri attraverso una
nebbia: in basso si sperde in una specie di sfumatura. Un turbante di véli le
avvolge la fronte e i capelli appena visibili presso rim- pianto delle orecchie
: un’altra benda le gira attorno al collo e ne copre anche il mento , a un bel
circa come usano le Turche; a me pare che la benda arrivi fino alla
bocca. Del viso rimangono pertanto scoperte la zona sopraccigliare della
fronte, gli occhi, il naso, le guancie, raffigurando così una bavutta „ o
maschera veneziana all’inverso. Il corpo è pure avvolto in una stoffa
apparentemente di sottilissima trama, come un velo bianco che le si panneggia
sulle spalle e attorno alle br accia (non discernibili). La testa sembra più
grande del naturale, ma forse tale grandezza dipende dallo spessore dei veli;
sta piegata alquanto verso la spalla destra in atteggia¬ mento di dolce
rassegnazione. Gli occhi mi paiono velati, nè posso distinguere se ci guardino
o no; i miei compagni però 10 affermano (v. Tav. XI*).
L’apparizione è durata in queli’immobile attitudine per circa 15-20' ; ma
avendo io esclamato che non potevo di¬ stinguerla bene a causa delle bende e
dei capelli che mi parevano ombreggiarla, essa ha portato ambedue le mani fino
all’altezza dell’orecchio e con un gesto grazioso si è disco¬ perta un po
meglio il viso ; poi ha leggermente inclinata la testa in atto di grazioso
saluto ; infine, sfumando abba¬ stanza rapidamente, s’è dileguata. Mentre
essa era visibile, abbiamo avuto il tempo di comu¬ nicarci le nostre
impressioni; ce ne segnaliamo a vicenda le particolarità, ne discutiamo la
grandezza del viso, l’espres¬ sione degli occhi, la posizione e' i giri dei
veli: e correg¬ giamo l’un l’altro i nostri apprezzamenti. È una figura carat¬
teristica che mi sembra di riconoscere issofatto, e invero odo vicino a me susurrare
un nome celebre nella storia dello spiri¬ tismo . Kutie King „ / Intanto è
certo che noi tutti vediamo 11 simpatico fantasma sotto un aspetto
medesimo, quantunque con quei lievi dissensi che ingenerano la evanescenza
dell’ap¬ parizione, la differenza delle acutezze visive, e la nostra col-
locazione di prospetto o di fianco. Mi si dice che nel salu¬ tare la giovane
abbia anche inviato un bacio e che se ne sia sentito il suono ; ma io non ho
visto nè udito ciò. 2. La seconda apparizione. ■ S‘ dl,S™teva
,aucora sulla figura, e il tavolo, riprendendo i suoi balli solitarii ,
partecipava secondo il suo muto lin- guaggio alla nostra conversazione,
qnand’ecco, alle ore 23 una seconda “ apparizione „ e sempre nel vano del
gabinetto! subito dietro le cortine, che si sono sollevate nuovamente, ma ad
un’altezza maggiore (2m.-2m. 20) dal suolo. Moksklli, Psicologia c
Spiritismo , li. Tav. XII. Secondo fantasma
materializzato da Kusapia la sera del 1° marzo 1902 nella seduta di casa
Avellino, in Genova. (Disegno di A. Beiusso da un mio stilizzo n
tapi») II. Questa volta è la figura di un uomo; ne sono vi¬ sibili,
come della prima, la testa, il collo, le spalle, la parte superiore del torace.
Anch’esso appare di color biancastro, ma, a differenza della giovine, non lo
direi luminoso per sè, quan¬ tunque un astante, a me vicino, gli abbia
attribuito un po’ di chiarore; però ne distinguo benissimo la morfologia. È un,
vero gigante, di statura alta, di corpo vigoroso, dall’ossatura potente . ha la
testa molto voluminosa ; la faccia è larga e a zigomi forti, col naso grosso e
corto, rincagnato; ha barba che sembra folta, corta, ispida e ricciuta: le
spalle quadre e robuste; il collo toroso; il petto ampio. Un velo del solito
tessuto “medianico „ gli ricopre capo, viso e barba; e della stoffa si scorgono
ai lati del collo le pieghe, come avverrebbe d’una pezza di garza applicata ad
una persona o, meglio, ad un busto di materia plastica. Ciò nonpertanto due dei
presenti (Bozzauo e Venzano) dicono d’averne intrawisto il color bronzato del
volto (Tav. XII"'). Anche il secondo fantasma, restando in
vita per 1’, ci ha dato il tempo di giudicarne la fisonomia e persino di di¬
scutere se non fosse , finalmente , la figura tradizionale di “ John King Ci è
parso che ci salutasse con movimenti espressivi del capo; poi si è dileguato
rapidamente, prima rendendosi incerte le linee facciali, poi sfumando nei
contorni fino ad essere sostituito dal nero sfondo della finestra. Le cortine
si sono riabbassate, e qualcuno di noi ha udito un batter di mani provenire dal
gabinetto ; ma io non ho avuta questa percezione. Mi sono invece levato in
fretta e son corso a verificare lo stato della medium ; giaceva sempre distesa,
in semi-letargo, ansimante e sudante, e sempre solidamente legata. Ma poiché si
lagnava di avere i polsi indolenziti perchè troppo serrati, ne sciolgo non
senza difficoltà i nu¬ merosi e complicati nodi, e cosi, liberatele le mani, la
lascio legata soltanto pei piedi e pel busto. Però non sono tornato al
mio posto di mezzo. Quivi in¬ fatti i raggi luminosi del gas, cadendo
perpendicolarmente, si riflettevano sulle mie lenti e mi abbagliavano; perciò
ho esclamato che desideravo poter guardare senza quell’ineom- modo, e tosto la
voce fioca ed alterata di Eusapia (imper¬ sonatasi di nuovo in “ John? „) ha
ordinato che il Numero Cinque mutasse di sedia. Mi sono allora portato a
sinistra mettendomi ultimo della prima fila davanti a Bozzano e ac¬ canto alla
signorina Avellino (v. fig., p. 216). La terza e la quarta
apparizione. Rilatto così il semicerchio dell assistenza , abbiamo visto
ed udito nell’angolo in semiluce il coperchio del pianoforte aprirsi e
rinchiudersi automaticamente; io, che gli ero tanto vicino, non scorgevo alcuno
che lo alzasse ed abbassasse. Ma quasi nello stesso tempo uno dei presenti
raccomanda a tutti di guardare da quel lato. Quivi infatti, un po’ in alto dal
piano-forte, sullo sfondo abbastanza chiaro della parete, una figura sporge la
testa dall’orlo della sopratenda fiorata della finestra. III. — Chi si
mostra è una persona manifestamente fem¬ minile, giovane, di grandezza
naturale: io ne scorgo la testa, il collo, la spalla destra, piccola parte del
petto, ed un braccio: quest'ultimo spenzola, a così dire, dall'angolo del
coperchio del piano e non sembra completo ; è floscio, come se la ma¬ nica non
contenesse il membro anatomico. La figura pare a me abbigliata in costume
orientale ; una benda le gira più volte attorno al capo in forma di turbante
(però meno vo¬ luminoso di quello della precedente figura): un altro velo
nasconde ai miei occhi il suo mento e la parte inferiore della faccia; una
fascia le si avvolge attorno al collo e mi fa l’ef¬ fetto di ricadérle sul seno
a mo’ di sciarpa. Il volto mi appariva nudo solo nella zona mediana, che
va dalle arcate sopraccigliari al labbro superiore; io non distinguevo bene la
bocca, e a prima vista non avrei potuto farmi una idea esatta della fisonomia.
Questa non si disegnava nettamente, come sarebbe avvenuto di una persona viva
affacciatasi o di un fantoccio esibito a quel modo dal ga¬ binetto ; e per
quanto le linee fossero regolari e meno neb¬ biose che nelle due apparizioni di
mezzo, anche la terza figura mi diede l’impressione di non so che di incompleto
e di non pienamente formato (v. Tav. XHI). Tuttavia debbo riconoscere una
notevole differenza fra i fantasmi ; alla luce moderatissima della stanza il
viso di questo non era biancastro, bensì di colorito naturale : direi inoltre
che la benda a sciarpa aveva striscie trasversali più scure; le sopracciglia,
gli occhi, il naso si disegnavano con riflessi d’ombra, come può darli una
persona reale di carne ed ossa che venisse illuminata un po’ di traverso.
Aggiungo che l’apparizione doveva essere solida, opaca, inquantochè la sua
ombra si proiettava distintamente sulla parete: io notai che arrivava fino ad
un almanacco attaccato lì appresso, e che Morselli, Psicologia, c
Spiritismo, IL Tav. XII L Terzo fantasma materializzato
da Eusapia fuori del gabinetto medianico la sera del 1“ marzo 1901, in casa
Avellino, a Genova. (Diseguo di A. Bkrisn» da uu mio schizzo a
penna). seguiva i moti della testa. Inoltre la figura aveva le qualità
ottiche del volume; i diversi piani della testa davano sulla mia retina la
impressione di una forma tondeggiante, mentre i due spettri precedentemente
apparsi sullo sfondo mi ave¬ vano dato quella di essere in piano e quasi senza
spessore. La terza apparizione è rimasta a guardarci per alcuni se¬
condi, si è inchinata due o tre volte, e poi si è ritirata al modo istesso
d’una persona viva, ossia senza propriamente dileguarsi ; ma ci ha lasciato al
solito il tempo di apprez¬ zarla e di scambiarci le nostre idee: io ho
segnalato, tra altre cose, le somiglianze turche del suo abbigliamento.
Qualcuno nuovamente pronuncia il nome di “ Katie King „, sebbene vi siano
differenze tra la prima e questa figura. E come se si volesse risolvere il
quesito vediamo far capolino una seconda volta, dopo dieci minuti circa, la
testa bendata che di nuovo ci rivolge la faccia. IV. — Anche questa volta
l’apparizione misteriosa sembra incompleta nel corpo e nel braccio destro che
tocca il piano. Mentre la testa, involta da fascie che la ingrossano oltre
misura, presenta i particolari della realtà morfologica, la parte sottostante
non appare interamente formata ; si sarebbe detto che le stoffe della veste
fossero vuote per di dentro. All’opposto i tratti e contorni del viso mi
appaiono meglio disegnati, la pelle ha colorito naturale, gli occhi si fissano
su di me ; ond’io, colto da un subitaneo impulso di curiosità, mi levo e mi
avvicino a soli 75-80 cent, dalla figura, e at¬ tentamente, fissamente la
guardo (v. Tav. XIII). Non c'è dubbio: i lineamenti della faccia che
stava sotto quell’ ampio turbante, quantunque discernibili, non erano netti e
ombreggiati come mi si sarebbero mostrati quelli di un vivente a quella breve
distanza: gli occhi stessi, pur pos¬ sedendo uno sguardo e pur dando qualche
riflesso brillante nella cornea, sembravano annebbiati nel loro disegno. Tut¬
tavia, ebbi tempo di notare alcuni particolari antropologici : la testa mi
risultò alta sotto l’acconciatura, il volto appariva giovanile fresco e di
forma ovale, il naso fine, l’attacco naso¬ frontale di buon tipo, la fronte
tenue e liscia, la rima pal¬ pebrale piuttosto grande, l’espressione sorridente
ed amabile. Il tronco era fasciato da bende di un tessuto più spesso d’una
garza, più sottile di una battista. Per accertarmi e sempre per meglio
analizzare le mie sen¬ sazioni, mi son rivolto in fretta e ho fatto un
raffronto con Che a quel grado ^ lice mi davano crii ggetti reali guardo
con eguale intensità i volti dei coni- pagm piu lontani da me, e li discerno
nettissimi, con spie- reTelto lra‘ A| mi° appre™, ‘he poneva anche essere
smalto da un toccamento, la figura non s’è mossa fiUfT . Cl-e 10 mi Sla
avanzato due volte, non ha mani ’ festato alcun timore. E mentre io,
meravigliato ma nn, srir?"” ■? Tmi“ri*' — i» A” \°z rnJT? f tt
braccl0> 1° ha agitato due volte lentamente come fosse una sciarpa in atto
di saluto, cosicché ho visto che terminava quasi sfrangiato; e alla fine s’è
ritirata. Io ritorno con la massima prestezza a verificare la medium
" ™ e 1^> da impietosire; e la ritrovo n0n mTni f ,P°f. come io
l’avevo lasciata, ma con un au- S strettii noÌeTÌ: !, P°'SÌ S°n° °ra
fondati da cani intoS A c°rda’ e questa è rifissata coi suoi p i terno ed
esterno alle sponde della branda T a io die- !,at“.ralme“te lo stupore
dell’assistenza; ad ogni mode? riessendo a s^d ^ EuSapÌa queI,a tortura,
Tnon m a ntn i\ 1 colle mie dita, chiamo Avellino olo per i I busTo
6 gambe’ D0Ì la '«mo fissai a sedere ì ass.,cunaij10 P*rò che non può
levarsi .ed .re, e tanto meno in piedi sul malfermo lettuccio. 5.
La quinta e sesta apparizione. di rimessici in circolo, siamo
spettatori questa via i Cl? P’U Eristica apparizione; anzi seguente: S°D°
dU6’ 6 SÌ P^entano nel modo , , V'- ~ La cortina si riapre, e in alto,
sempre a 2 m fo’ Pa?ment<J’.COmpare una figura che all’istante ho giudicato
ricnL VeCCba’ ™ Che P0i’ meglio fissando su lei f L occhT riconosco per una
donna dell’età tra i 40 e i 50 “anni I ó orlai da t6Sta 6fle circonda il
volto una specie di cuffk la lucetel i, stnscierella di stoffa increspata,
della quale luce del gas rende discernibili colle ombre regolari lo piccole
pieghe; ma non distinguo i nastri di color rosa che fraTpresenti S°l̰
SeC0?d° le dichiarazioni d’ateuio ciò nonnorfwIV r3 è qUalche P0’
«™ebbiata; veggo il nrnfil i totche ! Ilneamenti sono scarni, il naso piccolo
profilo alquanto volgare, e che la parte superiore del busto
Morselli, Psicologia e Spiritismo, It. Tav. XIV.
Quarto e quinto fantasmi materializzati da Eusapia la sera del 1“ marzo
1902 nella seduta in casa Avellino, in Genova. ( Disegno di A. Bekisso
da miei schizzi A matita). è ricoperta da una specie di scialletto {fichu)
a cocche so¬ vrapposte sul seno (v. Tav. XIV). Quella figura non
risveglia in me e negli altri astanti nessun ricordo personale : io mi sovvengo
d’una vecchia nobile prozia materna che ancora viveva quando ero scolaro, e che
portava una copertura consimile del capo; ma il fantasma non le si assomiglia,
è assai meno attempato, e ha piuttosto l’aria di una fantesca. La visione è
però assai meno chiara delle precedenti, quantunque non traspaja coperta dal
solito velo medianico. Mentre stiamo dissertando sull’apparizione di
quella donna a tutti sconosciuta ed emendando a vicenda le nostre descri¬ zioni
e interpretazioni del fenomeno, ecco apparire dalla destra della donna (cioè
alla sinistra dell’apertura) un altro fantasma ancora meno formato, agli occhi
miei, dei precedenti. VI. — Dal mio posto lo vedevo di fianco ed un po’
di scorcio; era una forma rotonda, che si è avanzata a celarmi la faccia della
donna, le si è avvicinata e se ne è scostata per tre volte. Aguzzando la vista
ho riconosciuto l’occipite di una piccola testa di fanciullo, dai 3 ai 4 anni,
coperta di capelli corti e tosati: ne scorgevo il vortice. Ma quel suo triplice
movimento mi sarebbe restato incomprensibile, perchè il viso rivolto in lii mi
sfuggiva, se dalle esclamazioni dei compagni situati a destra del circolo, e
quindi in condizioni propizie per meglio osservare, non avessi saputo e capito
anch’io che nell’atto il piccolo fantasma baciava vivacemente il fantasma
maturo, il quale si chinava per ricevere quei baci. In sostanza, era una
affettuosa scenetta di famiglia, che il sigr Montaldo ha tentato di cogliere
con la fotografia. Mi si è poi detto che del fanciullo si vedeva da
destra anche una parte del corpo fasciata dalle tipiche striscio di tela fine e
bianchissima ; ma in complesso tanto le due fi¬ gure quanto la loro mimica sono
state percepite con minore precisione delle quattro antecedenti. Da ciò e dai
gemiti di Eusapia era ormai palese che si doveva purtroppo interrom¬ pere la
serie delle “ apparizioni „ ; la voce piagnucolosa di “ John „ chiedeva pietà
per la sua “ povera figlia „ e alle 23,35, rotto il circolo, siamo penetrati
nel gabinetto. 6. Fenomeni terminali. Lo stato del medium, dopo
tutte quella imponente feno¬ menologia, merita stavolta un cenno
particolare. 228 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
Eusapia giace immota ed inconscia : il polso batte 94 volte al minuto, ed
'e duro e teso come se l’arteria stesse per Scop¬ piare ; il respiro è anelante
; un sudor freddo le imperla la fronte e le inumidisce le palme; le guaucie
cascanti, gli angoli della bocca abbassati, il naso profilato danno al suo
volto un aspetto invecchiato ed una espressione quasi cadaverica (facies ippo¬
cratica dei medici) : le membra in risoluzione palesano la perdita enorme
d'energia che tutti quegli sforzi medianici hanno pro¬ vocato. La trasportiamo
fuori a braccia, e la adagiamo com¬ pletamente letargica su di una
poltrona. Quando Eusapia cade in attacchi cosi profondi di “trance,, ne
esce sempre in uno stato compassionevole. Se durante il periodo sonnambolico,
di “trance, attiva, essa è in grado di svolgere dai muscoli una forza non
comune (e lo pro¬ vano le” strette dolorose che infligge alle mani e alle dita
dei vigilatori), invece al cessare del periodo passivo, contras- segnato dalle
maggiori materializzazioni, l’ esaurimento è tale che manca perfino durante un
certo tempo quel ri¬ sveglio dell’attività esteriorante da cui s’originano i
fenomeni elementari di telecinesia già descritti. Eusapia, di certo, non
simula agli occhi di un neuropatologo esperto ; la amiostenia dà alla sua
andatura un tipico aspetto atassico-paretieo, le gambe affaticate le si piegano
sotto, il tronco si inchina, perchè i muscoli dorso-lombari non la sor¬ reggono
più; tutto il corpo si accascia, cosicché è costretta ad” appoggiarsi al muro o
ad abbandonarsi sui vicini, che la portano di peso sino alla prima sedia sulla
quale si butta scompostamente. La faccia pallida, le palpebre semichiuse,
l’occhio smarrito, la voce semispenta, la parola tronca e inintelligibile, il
cardiopalmo, l’affanno, il pianto a singhiozzi, completano il quadro ; e questo
stato non dispare che len¬ tamente. È occorsa quasi mezz’ ora prima che Eusapia
ri¬ prendesse sufficientemente i sensi. Jersera pensai di sfruttare
nuovamente l’occasione che mi si offriva di saggiare la telecinesia in quello
stato intermedio tra sonno medianico e risveglio, che giudico costituisca per
sè solo una garanzia fisio-psicologica contro la bugia. Depongo sul
tavolino, in mezzo alla stanza, un bicchiere, un campanello di bronzo, un
quaderno di earta; e condottavi l’ Eusapia ancora barcollante, insisto perchè
li faccia muovere senza contatto. Essa allunga, trasognata, le mani tenendone
le tei.f.cinesie vere e false 229 palme a
10-12 centim. dagli oggetti; e poco dopo noi scorgiamo il bicchiere moversi e
scostarsi all’indietro percorrendo sul piano un certo tratto, come se venisse
respinto da una forza invisibile. L'esperienza non si è però ripetuta, e
tentata tre volte anche col campanello, non ha avuto esito, il che esclude
l'allucinazione! Ma la esclude ancor meglio il fatto che volendo noi ottenere
da Eusapia la identica azione telergetica sul qua¬ derno di carta, essa
dapprima ha tentato di attrarlo per “ forza magnetica „, poi, non riuscendovi,
ha gestito vivamente come per respingerlo, e in quell’atto ha tentato realmente
di cac¬ ciarlo in là sollevandone alcuni fogli con la punta delle dita.
Eravamo in vividissima luce (becco a gas, Aner), e quel vano stratagemma di
Eusapia ci ha fatto sorridere. Indub¬ biamente essa era ancora in dormiveglia;
e quella sua frode da vera isterica, o da bambina capricciosa, deve porsi fra
le incoscienze di cui parla rOenoitowicz. Le è avvenuto presso a poco il
medesimo in Francia quando vi andò nel '94 chiamata da RicnET all’Isola
Roubaud: colà pretendeva che gli sperimentatori accettassero per autentici i
rumori da lei prodotti visibilmente col tallone su di una tavola! L aver potuto
diseemere agevolmente i falsi presta appoggio alla valutazione critica ilei
fenomeni veridici. Io sono partito , dopo mezzanotte, da casa Avellino ,
la¬ sciando Eusapia sempre abbattuta, anestesica, semi-sveglia, disorientata,
confusa, incapace di ben capire le domande e di rispondervi congniamente. E le
perturbazioni dell’organismo corrispondevano alla profondità della superata
crisi media¬ nica, che, come si vede, nulla ha da invidiare ai più gravi
parossismi isterici. Ho poi saputo che è occorso ad Eusapia un’altra mezz’ora
per rimettersi completamente, ma che il giorno appresso essa risentiva ancora
gli efletti dello strapazzo. Per l’autenticazione delle meraviglie
vedute. Non farò considerazioni sull’importanza dei fenomeni del 1° marzo
1902; i particolari, in cui di necessità sono en¬ trato, me ne dispensano. A
giustificare nondimeno la fiducia che io pure, insieme ai miei compagni di
seduta, nutro in riguardo alla loro autenticità, ad escludere insomma che
noi siamo stati spettatori di furbesche imposture, valgano le seguenti
riflessioni: a) Per i fenomeni teleoinetioi: Già una sola
levitazione di tavola, come le prime di jersera, — col mobile discosto dal
gabinetto oscuro , in diagonale della stanza; con tre sole persone in catena
(io, Venzano, la signora Montaldo) assise da un lato ; coi piedi lignei
visibil¬ mente lontani dall’abito del medium; con un sollevamento, che
raggiunge l’altezza di 35-50 centim. dal suolo, e fa on¬ deggiare il tavolo
come se una mano invisibile applicata supina per di sotto lo bilanciasse in
aria per più di mezzo minuto, mentre nessuna mano reale lo tocca, toltane la
si¬ nistra di Eusapia leggermente appoggiata su di un angolo del piano, — tutto
ciò veduto alla brillantissima luce di una reticella Auer, una levitazione
siffatta, dico io, mi sembra rispondere pienamente alle regole di esperimento
desiderate dagli scettici in fatto di tiptocinesi, compreso il dott. Crocq di Bruxelles.
Che dire poi del volo e del ballo “ a-solo „ dell’irrequieto ligneo quadrupede
lasciato in mezzo alla stanza e senza con¬ tatto di nessuno? Val la pena di
assicurare l’egregio neuro- patologo belga che non siamo stati tanto ciechi da
non di¬ scernere le mani o i piedi d’Eusapia, ove li avesse potuti slegare e
fossero spuntati dallo strascico delle tende per but¬ tare in aria il tavolo?
Nè che siamo tanto sciocchi da non aver saputo afferrare un presupposto
cordoncino o filo me¬ tallico da prestidigitatore? Lo stesso diremo del
pianoforte. Sarà vero che le tavole e altre suppellettili non possono
essere “ animate „ : ninno di noi, che ammette per genuina la telecinesia, si
sogna di dire queste bestialità. La forza che muove e spinge in aria l’oggetto
sta fuori di esso, quan¬ tunque si debba ammettere che ne penetra la materia,
come provano i “ raps „ intrinseci. Ma contrariamente alle asser¬ zioni del
Crocq, il tavolo “ balla , anche se gli assistenti non lo circondano; e quando
il medium è tranquillissimo, nè agitato, nè convulsionario; e in luce
artificiale tanto viva da accecare; e al sole di mezzodì; e senza spinte nè
con¬ tatti di mani, di gambe o di poppe della medium ; e senza aderenze
sospette del busto o degli abiti di costei, chè tra l’altro Eusapia non porta
mai il busto; e se la sua sottana si avanza sino a toccare le zampe del mobile,
le sue gambe autenticità dei fenomeni 231
amtouiiche ne stanno sempre discosto... Ed assicuro poi che la teoria della
disgregazione psicologica e dell’automa¬ tismo, cosi nella Eusapia come negli
astanti, è ottima per lai spiegazione del processo interiore della medianità,
ma a nulla serve per la definizione dell’attività esteriore delle ignote forze
psichiche o vitali agenti nel fenomeno tiptico e in ogni altra congenere
manifestazione. A questo proposito, sono arcicerto che nell’osservare non
ero “ disgregato „ ; percepivo il fatto coi sensi, ma lo ap¬ prezzavo nel tempo
stesso con la ragione ; vedevo fuori di me ciò che succedeva nella stanza, e
sincronamente il mio io avvertiva le punture dolorose che mi infliggevo a scopo
de¬ liberato di cimentare la mia consapevolezza e la mia co¬ scienziosità
morale. Dunque, per la fisio-psicologia positiva non c’è scampo : quelle sono
le condizioni di un io vigile e lucido, e non di un io dissociato o sognante
nelle sue ope¬ razioni appercettive e raziocinative per suggestione altrui o
per autosuggestione. b) Pf.k le materializzazioni di fantasmi: I
medesimi criteri possono applicarsi alle percezioni dei fantasmi. Nessuno di
noi aveva l’animo turbato, e la nostra commozione si riferiva piuttosto alla
parte estrinseca dei fenomeni che a quella intrinseca. Intendo dire che le
appa¬ rizioni svegliavano in noi meraviglia, ma non emozione af¬ fettiva:
nessuno le conosceva, e tutti assistevamo al loro ap¬ parire e sparire con
semplice sentimento di curiosità. E neanco può congetturarsi che il preannunzio
datocene dalla medium ci gettasse in quello stato di expectant attention cui
certuni assegnano, niente di meno !. l’ufficio procreatore delle ima- gini
(allucinatorie); aspettavamo, sì, delle manifestazioni ec¬ cezionali, ma non
sapevamo nè prevedevamo quali sarebbero state. Per ciò mancava la
predisposizione psichica a fatti illusorii di quella determinata specie. D’altronde,
ho già in¬ sistito apposta sul procedimento logico di ricognizione e
valutazione dei fenomeni, al quale mai siamo venuti meno durante quell’ora di
meraviglie. Ed è pur certo che le condizioni tecniche della seduta sono
state ottime, e unanimemente ci sono parse tali ; a me sembra che, per lo meno,
non ci si possa accusare di poca cir¬ cospezione riguardo al controllo.
Per l’autenticità di certe materializzazioni di medii famosi sembra che le
cautele degli sperimentatori Don siano man- 2.32
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II cate davvero. Si sono circondati
i medii con ogni sorta di impedimenti contro le possibili falsità; qualcuno è
stato messo entro un sacco (p. es., lo Slade, il Politi), qualche altro entro una
rete, o sopra sgabelli a segnale elettrico (0. Richet per Eusapia a
Carqueiranne). Il Gibier ha co¬ municato al Congresso psicologico
internazionale del 1900 d avere ottenuto materializzazioni di fantasmi anche
es¬ sendo il medium legato pel collo, o chiuso a chiave e sSal Pm5,T901) metanica
(“ C.-r. Congr. Psycli. intera. [, , Ma a'tre. v?lte óT,i sperimentatori
sono stati più longanimi e piu fiduciosi verso i medium. Corrono per le storie
dello p.rit,smo racconti classici di materializzazioni in condizioni assai meno
sicure di quelle di casa Avellino. Tralascialo medi americani, che generalmente
non accettano procedure resti itti ve, si sa che il Crookes non legava la
giovinetta Cook alla seggiola nel suo studio; che la Guppy! Rito fì Lsperauce
operavano in libertà; e che per solito i modi sono messi a giacere o a sedere
liberi entro al gabinetto al cu. ingresso si mostrano poi le materializzazioni
cori da bornia eden0fSrP,'e ÌCam 6 tailt0 ,,,eno accertate’ la auto- non
è Pe, lW bu0n nunler0 di “ apparizioni „ non e tacile eliminare il sospetto
di un loro scambio collo stesso medium fraudolentemente mascherato e
apparso fug¬ gevolmente sull uscio. Neanco difettano esempi di clamorose
sorprese su compari, giuocanti all’ “ uomo nero „ nel buio ni zzati
TseV" Tu de‘k aut®nticità ^ fantasmi mediai n.zzah a sera del 1 marzo,
abbiamo varie garanzie : 1 le morali : 1 insospettabilità assoluta della
famiglia il serate^deT AtleiVS,ng0h,C0,Up0nentÌ rassisten*a; l’essere 2“
le materiali: la scelta fortuita della sala; la costru- del gabinetto, e la sua
collocazione in un vano di finestra molto alta all’esterno ; l’uso di attrezzi
do- ;llli El,1S'l|’ia ; la Perquisizione accurate avrabbeqwClf°
‘bierata “ P°lsÌ rimase fissata sol° Pel piedi, fessuri ° l frSie
Presentarsi eretta di contro alla te al lr3 ^ 90rt,n???,0> con la
testa all’altezza delle teriahzzaziom; poi la visibilità del teatro operatorio:
aggiungete la rapidità con cui si sono succedute le diverse fasi delle
materializzazioni; lo stato fisio-psicopatolooico d’Eu- sapia; e la sua fatica
enorme da me accertata clinicamente con sintomi obiettivi, e che non sono
suscettibili di finzione- ■ 4 le Saranzie Psichiciatiche-. la diversità dei
fantasmi bnlSf'e’ m .&rosseZza i in consistenza; la loro apparenza
ne- bulosa e a linee sfumate, inimitabile, a quanto parrai, con mezzi
artificiali ; il loro dileguarsi in nebbia gradatamente ritenni 6 ^ v*?
T'*™ di re"ola nelle materializzazioni ritenute sincere); la oro assoluta
dissomiglianza dalla Eu- s^n!.ardr,nna mob,Iltà, fisionomica; r
espressione dello , ^Ua!.che ( S?8*0. che sem brarono voler rispondere in odo
sufficiente al dubbio di fantocci abilmente posseduti di rr ìì sr nel
huio e & Debbo, in proposito della legatura del medium, dichiarare
che tale precauzione non salva in modo sicuro dall’ino-anno ® JPer^è, C1 sono
persone capacissime di svincolarsi di ogni lo Innnn egam' paz?‘
sottoposti a coercizione meccanica Io hanno insegnato agli alienisti!), sia
perchè la storia dello spiritismo annovera burle cospicue del genere, poi
infine perchè Eusapia ha dimostrato altra volta che il s!io miste- r oso potere
mediamco è in grado di rivelarsi anche a sca¬ pito dei lacci, ora snodandoli ed
ora annodandoli, li. casa Avellino essa si fece ritrovare rilegata dopo alcune
mate- nor^nerT’ * eVI<jel?te scopo di accrescere il nostro stu-
EeIrePfl . ^ “T Veduto : ® sempr® ^ stessa finalità di auten- ticare il pra che
e possibile i fenomeni. Ho già provato che nrerìet • tl'ance 1
automatismo si scarica secondo linee p edeterminute; si può, in questo senso,
parlare di una vo¬ lontà subcosciente. Ma come Eusapia si rilegò? e sopratutto
come fece ad allacciare la fune attorno ai due avambracci ed del snn,-SP°nfde‘
|La C0Sa ? sorPre,|dente, però non ha affatto “ snirifò catUra 6 ’ T C, è
bls°bTno d> imaginare che mio spinto „ compiacente, fosse anche quello di “
John sia vi^W, da A d' ^ g'USt° per ,a ProPagenda del “ mèra- glioso „
o... per aiutare la medium a burlarsi di noi della medianità ci porta in
piena metageometria zollnenana, e sembra dar ragione a coloro che suppongono il
formarsi di un’atmosfera spaziale a più dimensioni attorno ai medi (V). Ma più
ci rifletto sopra e più i leggo i mie. primi appunti, temo che la nostra
meraviglia la scoperta di quel riallacciamento e il desiderio istintivo di
progredire verso altri fantasmi ci abbiano impedita o resa troppo
sollecita la osservazione minuta del fenomeno. Aneli io pel momento ho
partecipato allo stupore generale; mi rimprovero adesso — per quell’incessante
dubbio, che martella nel capo quando il fenomeno è passato — di non avere
scrutato meglio. Non posso escludere perentoriamente che l’Eusapia medesima,
nell’oscurità del gabinetto e mentre noi parlavamo ad alta voce, non abbia
avuta in “trance, l’abilità manuale di eseguire quella complicata legatura
usando il pezzo libero della lunga corda che seguitava a trat¬ tenerla pel
busto. Ricostruendo in questa congettura il singolarissimo evento (non
raro, del resto, negli annali spiritici e non unico per la stessa Paladino),
possiamo immaginarci che Eusapia sia riuscita ad annodare colla mano destra
prima la cordicella più volte attorno al polso sinistro, indi a girarla
egualmente attorno al polso destro valendosi delle libere dita di sinistra, ma
lascian¬ dola abbastanza lassa per poter giungere poi a fissarne il capo
attorno alla sbarra laterale di ferro, e tirando fortemente al- 1 insù a
stringere i nodi dei polsi. 11 fenomeno metaspaziale sarebbe sicuro soltanto
nel caso indicato da Zoli-ner, di una corda chiusa ad anello, o, come si dice,
senza fine: ciò che non era disgraziatamente dei legami della Paladino.
Ma supjiongasi pure Eusapia liberata dai vincoli, che le dovevano teoricamente
inceppare i movimenti delle braccia e del tronco e vietarle ogni sotterfugio ;
con quale astuzia avrebbe potuto presentarci quei fantasmi ? Non vi sono che
tre possibilità di frode : 1° 0 era la Paladino stessa, in condizioni
naturali, che si mostrava. — Ma tale supposizione, oltre a sottintendere una
vera cecità in tutti noi che non la avremmo saputa in¬ dovinare sotto quelle
apparenze, è contraddetta dalla eviden¬ tissima differenza morfologica delle
sei apparizioni. Tuttavia bisogna riconoscere che, se la dissomiglianza era
chiarissima e lampante per le quattro figure apparse nel mezzo, era al¬ quanto
meno evidente per la testa presentatasi di fianco, anche per il grado minore
del rischiaramento in quell’angolo della stanza riparato dal cortinaggio.
Qualcuno può benis¬ simo supporla di origine fraudolenta. — Avreste dovuto (mi
si è detto) toccarla, anzi acciuffarla, magari brutalmente, come fece il
kardecliiano Lkvmahie in casa della duchessa di Pomar quando smascherò la
Williams, oppure accertarvi che nel tempo stesso Eusapia seguitava a
giacere, legata, sulla branda. — Ma che il medium fosse sempre
immobilizzato ce lo pro¬ vavano i suoi laghi e l’affannoso respiro che udivamo
pro¬ venire a livello del materasso; e che la testa apparsa non fosse quella
d’Eusapia, ce lo dissero sul momento le appo- renze di giovinezza e di
avvenenza sotto le quali noi pei- eepìvamo la figura. La conformazione generale
non mi sembrò quella del medium, che ha la faccia quadra e bassa (came-
prosopa) e il bregma depresso (platicefala) , laddove la ap¬ parizione era di
un bel viso ovale e stretto (leptoprosopa). e di cranio elevato nel mezzo
(ipsicefala). Aggiungerò un curioso effetto ottico, che sul momento
giurerei d' avere percepito all’ avanzarsi e al ritirarsi della figura- questa
non smuoveva nè sollevava la soprateuda dal cui orlo si protendeva, come
avrebbe dovuto fare una per¬ sona reale : io, quanto meno, non distinsi alcun
moto della stoffa. Ma non fu questa una imperfezione delle ime perce¬ zioni
derivata dall’aver fissato lo sguardo sulla parie centrale dell’apparizione,
anziché sugli oggetti vicini? 0 non in anche una illusione secondaria, questa
volta creata dalla idea d’essere davanti ad un fenomeno spettrale ?
Sull’atto mi son persuaso che Eusapia non era; ma pur¬ troppo, volendo
giudicare confonne al metodo scientifico, confesso che difetta la prova. In
condizioni cosi insolite di osservazione, non si è neanco sicuri delle proprie
impressioni sensorie; e adesso non riesco a cacciare il dubbio che anche la
testa della matura Eusapia, circondata di bianche bende, che si mostrasse in
semiluce, non possa assumere agli occhi dei percipienti qualche ingannevole
apparenza giovanile ed estetica. Ridncendo la superficie visibile di una faccia
se ne smorzano le disarmonie e le dosimetrie dei tratti ; ogni mo¬ naca che
incontriamo per via, con la faccia cinta da lascio inamidate, ci sembra bella,
e mi par di rammentare che Li. - MONDO De Amicis dica lo stesso delle odalische
di Costan¬ tinopoli.... Ma poi, ripensando, mi obbietto : — come po¬ teva
Eusapia affacciarsi da quella parte e a quell altezza, se aveva i piedi
strettamente fissati alla testiera opposta, e il suo corpo tozzo e poco agile
non si allunga nè si accorcia a piacere? •2° 0 era Y Eusapia sotto mentite
spoglie, camuffata a se¬ conda del “ fantasma „ che ci voleva atnmannire. — Ma
oltre all’ispezione che ci aveva cautelati preliminarmente, oltre alla
236 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II impossibilità
fisiologica di levarsi o di inginocchiarsi sulla branda, avevamo la difficoltà
materiale di tutti quei succes¬ sivi travestimenti, pei quali (a parte il
fanciullo) sarebbero abbisognate almeno quattro maschere e numerosi indumenti.
Mi domando se lo stesso famosissimo illusionista Leopoldo Fregoli , dopo essersi
fatto legare disteso ad una branda a due passi dagli spettatori, sarebbe in
grado di eseguire quattro o cinque trasformismi a quella maniera. Si aggiunga
il presentarsi simultaneo dei due ultimi fantasmi. Ed in riguardo ai
mezzi fraudolenti imagi na bili in un giuoco prestigiatorio , c’è anche il
problema delle stoffe con le quali Eusapia si sarebbe accomodata. Noi sapevamo,
uno per uno, i suoi indumenti; e non ce ne aveva di bianchi che la camicia, e
non ne portava di seta. Ora, i veli alla beduina dei fantasmi erano di colore
bianchissimo e apparivano di trama sottile; la ciarpa della giovine, pendente
sul piano (se non era il braccio!), misembrò fine, sericea, tramata a striscio,
frangiata; il fazzoletto a cocche della donna col bambino mi ricordò gli
analoghi pannolini di stoffa dozzinale in uso tra le popolane o le vecchie
d’una volta; la bordura pie¬ ghettata della cuffia non era imitabile con alcun
mezzo, ecc. 3° 0 Eusapia, imitando altri medi gabbamondi, ci ha
ferocemente burlati mostrandoci dei fantocci, come farebbe un burattinaio dal
suo casotto in piazza. — Ripeto che la mobilità fisionomica e mimica della
apparizioni si oppone alla ipotesi dei simulacri materiali, che sono sempre
rigidi (ma¬ schere, pupazzetti, involti figurati, ecc.). Però le avventure
della Williams, del Brèdif, forse dell’Eglinton [e le recentis¬ sime
dell’Eldred|, se dovrebbero non lasciare i sonni tran¬ quilli agli spiritisti
fidenti, faranno anche stare sull’avviso qualunque sperimentatore in
psichicismo. Io stimo però che le condizioni, in cui noi abbiamo osservato in
casa Avellino, ci premunissero contro le grossolane e sfacciate falsificazioni
di cui provatamente si accusano certi medi ciarlatani ; e siano state tali da
garantirci contro l’origine furbesca dei fenomeni veduti. 4° L’apparenza
nebulosa, senza densità, delle apparizioni •del gabinetto ha fatto nascere
perfino l’idea bizzarra di una artificiosa proiezione di imagini su di un
diaframma con una lanterna magica. - Come se nel vano del gabinetto ciò fosse
concepibile, qualora si supponessero le imagini proiettate dall’interno ; o
come se un macchinario del genere potesse sfuggirci, qualora irradiate
dall’esterno ! La supposizione è indegnamente calunniosa per i nostri ospiti ed
inutilmente offensiva per la nostra intelligenza. E altrettanto insosteni¬ bile
e ridicola sarebbe la ipotesi di figure ritagliate in carta o cartone e
innalzate dall’Eusapia a quel livello. Cito anche queste “ spiegazioni „ perchè
qualcuno le ha enunziate sul serio: gli enigmi spiritistici sono cosi
allettanti per il pub¬ blico, che non ci si libera mai dagli intrusi in questo
campo, e bisogna adattarsi a sentirne i giudizi più impertinenti e presuntuosi
! Del rimanente, codesta caratteristica di apparire incom¬ plete, estese
in superficie, ma quasi incorporee, io l’avevo già registrata nelle larve di
casa Peretti (tomo T, p. 347): non mi risultava nuova, nè mi meravigliava ; io
la giudico, anzi, corroborante del “ psichismo , dei fenomeni.
Caratteri percettibili e apparenze di vitalità dei fantasmi.
Ben di rado le materializzazioni visibili assumono, non¬ ostante il loro nome,
una consistenza materiale ed una forma avente in modo decisivo le tre
dimensioni spaziali dei solidi ordinari. Esse sono estese in larghezza ed
altezza, ma non in profondità: hanno superficialità (geometricamente par¬
lando), e con ciò parvenza larvale o di “ ombre „. Neanco le tangibili
avrebbero sempre, a detta degli spiritisti, tutte le qualità fisiche della
materia, la densità, la consistenza, la impenetrabilità, la opacità assoluta,
ecc. Non a capriccio o per pura analogia verbale si parla di “ fluidi di
“ effluvi „, di “ aure nemiche „ e simili a pro¬ posito di fenomeni “
animico-spiritici „. Io non ho sufficiente esperienza al riguardo: non credo
però che tali apparenze let¬ teralmente “ metafisiche „ contraddicano le
nozioni scienti¬ fiche odierne sulla materia radiante e sulla radioattività dei
corpi in generale: siamo nell’alto mare della u metapsichica „, cioè d’una
pre-scienza eterodossa, e bisogna che coraggio¬ samente ci liberiamo dai vecchi
concetti intorno alle forze naturali, come di una zavorra inutile ed ingombrante.
In un’epoca, che passerà famosa per la innovazione da cima a fondo delle
teorie fisico-chimiche e delle ipotesi filosofiche stilla costituzione della “
Materia „ e sulle forme per lo in¬ nanzi ignote dell’ “ Energia non c’è da
mettere i freni arbitrari alla nostra concezione delle possibilità
naturali. Ma si formano anche materializzazioni complete, che non si
distinguono affatto dalla “ materia non tanto inorganica o, come si suol dire,
bruta, quanto organica, anzi organiz¬ zata: allora lo stereoplasma esopsichico
par vivere d’una vita integrale, apparentemente autonoma. Tale la giovine
donna, mostratasi a noi dalla sopratenda del gabinetto. Pareva ai nostri occhi
che possedesse tutte le caratteristiche della or¬ ganizzazione, della attività
fisiologica, dell’intenzionalità co¬ sciente negli atti ; e c’è il caso — dirà
qualcuno — che fosse anche un fantasma spurio ! In verità, essa è stata cosi
differente dalle altre apparizioni nella maniera di presentarsi, nella
conformazione, nella solidità geometrica, che il dubbio arriverà a galoppo
davanti alla mente del più ingenuo tra i miei lettori (se ne avrò). Però
anche gli altri spettri di mezzo offrivano apparenze di vitalità. La loro
fisonomia aveva della espressione; lo sguardo era mobile; il gesto della
presunta “ Katie „ nello scostare bende e capelli, il saluto datoci da essa e
dal sup¬ posto “ John „, i baci del fanciullo, il chinarsi della vecchia,
costituiscono, malgrado il loro schematismo, una mimica ab¬ bastanza varia,
denotante della volontà, del convenzionalismo cerimonioso, delle relazioni
affettive, come le si potrebbero richiedere da dei viventi. Li (è un paradosso,
ma lo dico), lì c’erano organi morfologicamente costrutti e fisiologicamente
operanti in vista di un fine intenzionale : lì, secondo la tesi ordinaria degli
spiritisti, c’era una “ Intelligenza „. Ebbene, per la Metapsichica
positiva quelle apparenze di vita piena e intera sono effettivamente un grave
inciampo, e gli “ psichicisti „ più prudenti sembra che trascinino i casi
consimili di fantasmi-vivi come palle da cannone attaccate ai piedi, di guisa
che avanzano malvolentieri da quella parte, e li passano sotto silenzio o li
rinviano a futuri giudizi in appello. Ma per lo Spiritismo ortodosso e fervente
non esistono difficoltà: non lo imbarazza nessuna delle raccontate e vantate
materializzazioni “ fantomatiche „ con i caratteri della vita; intendiamoci
bene, della vita organica, quale si è svolta sul nostro pianeta e quindi fatta
di strutture ana¬ tomiche e di attività funzionali. E perciò, a
schiarirci in parte il “ caso „ straordinariissimo -del 1“ marzo,
sopraggiungerebbero “ fantasmi „ che respirano, hanno polso e termogenesi,
parlano, agiscono ed impressio¬ nano le lastre fotografiche, avvolgendosi
tragicamente in un bianco sudario, o magari presentandosi alla buona nei loro
vecchi abiti come lo farebbero gli umani. Di codesti fantasmi costruiti
perfettissimamente come gli incarnati terrestri, e forse un po’ più leggieri
soltanto, non c’è penuria: certo, non son frequenti, ma insomma non man¬ cano
nella storia o nelle “ storie „ ; e sono stati visti, e sono creduti. Lo
spiritismo classico se ne fabbrica un argomento che reputa incontrastabile;
anzi, tale e tanta è la vitalità anatorao-fisiologica loro attribuita nel
calore della polemica, che quei fantasmi sembrano persino esseri sovreccitati
dal respirare nuovamente nella nostra atmosfera, come i perso¬ naggi di quella
città cui il “ Dottor Ox „ di Giulio Vernf, somministrava ossigeno ad
esuberanza. Non soltanto i fan¬ tasmi-vivi compaiono, ma per soprappiù escono
dai gabinetti medianici, passeggiano per le sale, conversano, abbracciano
parenti ed amici: v’è al mondo qualcuno che può vantarsi d’nverne tenuto a
sedere sui propri ginocchi ! E questi com¬ piacenti “ esseri , costrutti di
etere perispiritale o di corpo astrale condensato, non scappano nè svaniscono,
qualora si accolgano con buone maniere: regalano, per di più, agli amici dei
pezzi del loro etereo vestito, pezzi che poi non si ha il tempo di analizzare
al microscopio nè chimicamente, perchè... svaporano ! Ecco pertanto la
risposta che darebbero e che forse da¬ ranno gli spiritisti a chi obiettasse
che la appariscente gio¬ vane dalla testa fasciata, veduta, ma non tócca e
tanto meno acchiappata da noi in casa Avellino, non possa essere stata un “
fantasma „ con tutte quelle caratteristiche di “ realtà viva „. E risponderanno
in modo eguale a chiunque rile¬ vasse che anche le figure di mezzo , quantunque
piatte al- l’ apparenza , vaporose e poco corporee, offrivano troppo il
contegno di creature viventi per essere degli “ spettri Ma lo studioso
prudente di metapsichica seguita ad inve¬ stigare e si domanda se, per
avventura, Eusapia non abbia potuto e saputo ingannarci con una finzione pur
che sia. Discutiamo un momentino, ma qui fermiamoci alla proce¬ dura, non al
significato intrinseco del fenomeno. Sta bene che io sono accorso a guardare
la “ forma „ a pochissima distanza dal margine della sopratenda; però non ì’ho
toccata io, non l’ha toccata nessuno, e bisogna pur con¬ fessare che il tatto
avrebbe giovato a convalidarci l’impres¬ sione visiva. Ciò nondimeno, non si
saprebbe attribuire alla 240 PSICOLOGIA E SPIRITISMO,
II matura ed abbastanza vizza faccia di Eusapia, impudente¬ mente
affacciatasi, la capacità di assumere le apparenze di quella fresca ed
avvenente giovine. Ordinariamente, per giudicare che un fatto visibile è
si¬ curo e reale, noi ci contentiamo di guardare senza toccare. Se un amico, o,
meglio, un'amica mi si affaccia da una finestra, io credo al mio senso visivo,
e per essere sicuro che essa è là in carne ed ossa, non lio bisogno, anche se
lo desiderassi, di palparla e di serrarla fra le braccia. Nel caso nostro, dato
che io avessi afferrato uno dei fantasmi e me lo fossi sentito tra le mani
vivente e smaniante, accessibile al tatto, ma ribelle alla presa, impenetrabile
alle mie dita, ma agile ab¬ bastanza per scapparmi (come succede tanto spesso
delle mani fluidiche „, che si dileguano al toccarle), neanco sarei m possesso,
al dire degli spiritisti, di una prova certa del- l’inganno : vi è la
probabilità di acciuffare il “ doppio „ del medium, mentre sta per organizzarsi
in “ fantasma di disin¬ carnato „. E vero poi che in alcuni casi si è trovato
ehe il “ doppio „ del medium era.... il medium stesso in persona; ma insomma,
la ipotesi spiritica passa abilmente per questa trafila di ragioni difensive, e
la spiegazione metapsiehica del fenomeno, restando nei pressi dell’ “ animismo
, dove operano forze biopsichiche ignote, non contrasta fondamen¬ talmente a
nessun principio di buona e vera scienza natu¬ rale. Un fantasma „ esteriorato
da un vivo mediante la radiazione e coalescenza di qualcosa di vitale, deve
logica¬ mente avere ancora le qualità e le apparenze della vita. D’altra parte,
convengo che quel modo di presentarsi di spiriti-spettri „ non sembra
plausibilmente ascrivibile a creature ultra-terrene: esso ha un che di cosi
ammanierato, da indurre sospetti in chiunque lo senta descrivere e anche in chi
1 abbia visto e ci mediti sopra. — Non è quello, mi son chiesto subito, un
presentarsi affatto umano? Come si fa d scorgervi ud& comunicazione di
entità occulte ed una prova di sopravvivenza spirituale?! — Ma anche in
riguardo a ciò, anzi per ciò, il dogma spiritico risponde che un buon numero di
disincarnati sopravvive nello spazio, non lontano dalla terra e durante un
certo tempo, con tutte le caratteristiche dell’ul¬ tima loro incarnazione:
donde, p. es., la conseguenza che gii ella la della tenda poteva, essere stata
in vita una ragazza abituata a curiosare o a mostrarsi dalla finestra. Anche i
psicbieisti più indulgenti, sulle orme del D’Assibr, suppon¬ gono che 1 umanità
“ postuma „, quantunque di esistenza transitoria, seguiti per un po’ a pensare
e ad agire come l’umanità vivente, prima di sperdersi nell'Amma
Universale. Vegga ciascuno fin dove arrivano per sè i limiti della credi¬
bilità. Uno psicologo trova che* la genesi dei lantasmi dal subconscio dei medi
spiega luminosamente il loro umanis¬ simo comportarsi : la botte dà del vin che
ha ! Gli oppositori, che negano l’autenticità delle grandi ma¬
terializzazioni onde menarono vanto le Fox, l'Eglinton, la Guppy, la Fairlamb,
la Wood e gli altri medi storici, rile¬ vano che essi operavano di preferenza in
condizioni sospette o non sicure, fuori degli ambienti scientifici. Per
esempio, lo spettro di Estelìa Livermore, che per cinque anni si è “ ma¬
terializzato , ad opera della Fox-Jeneken con grande conso¬ lazione del suo
addolorato consorte, apparivu nelle stanze più intime della casa maritale (a
New-York): e niun estraneo fu mai ammesso, che si sappia, a fare colà una
severa verifica sul caso maraviglioso. Ma di contro a fatti così manche¬
volmente “ sperimentali „ (?) gli oppositori odono sempre evocare i lantasmi
della D’Espcrance perchè autenticati dal- I’Aksakoff, gli altri intraveduti dal
Giiìikr, 0 fotografati dal capitano Volpi, ma sopra a tutti quello della Katie
King [e in questi ultimi tempi il fantasma di una “ Eleonora „ che si
materializza a Barcellona, nelle sedute medianiche dirette dal noto spiritologo
Esteva-Marata], Vero, che la venuta dei “fantasmi, non è stata un fenomeno
troppo precoce nello svi¬ luppo dello spiritismo moderno : dai picchi
d’Hydesville ai primi “ spettri ,, apparsi verso il 1865-1867, sono corsi venti
anni di aspettativa e... di elaborazione; ma in questi ul¬ timi trentacinque
anni se ne sono veduti, e in discreto numero ! Si lascino tuttavia in
quarantena, fino a depurazione com¬ pleta nel crogiuolo della critica, i fenomeni
asseriti da teorici apologizzatori o da psichicisti di pasta tenera : e si
restringa la “ prova „ allo spettro femminile materializzatosi con tanta
efficacia dal ’71 al '73, non soltanto nel suo ambiente dome¬ stico, dove tra
gli spettatori figuravano forse troppe signorine Corner future cognate del
medium, ma proprio nello studio del Crookes, dove si deve supporre presa ogni
cautela neces¬ saria. Ci sono poi le materializzazioni prodotte dalla Eusapia
medesima con tutte le particolarità del somatismo più consi¬ stente (ad es., le
“mani carnee a nudo,) davanti a uomini che non si sono certamente ingannati nel
giudicarle autentiche. Di¬ modoché in favore dell’autenticità dei discussi
fantasmi pseudo¬ viventi di casa Avellino starebbero, da un lato garanzie mo¬
rali e materiali di notevolissimo valore, dall’altro argomenti di analogia
generale e speciale da sottoporre a confutazione. Il La
ipotesi spiritica delle apparizioni spontanee od evocate trova sempre o crede
di trovare mezzi dimostrativi nelle stesse indefinibili ed interminabili
oscurità del subietto. Fra l'ammasso eterogeneo delle sue “ prove „ c’è
innegabilmente di che imbastire una filza di ragioni suscettibili nè più nè
meno di discussione, e c’è poi di che appagare tutte le lèdi. Ma gli
psichicisti seri — citerò OcnoRowicz, i due Siuuwick, Visani-Scozzi, De Roohas,
Sagk e Flammaiuon, perchè stu¬ diarono Eusapia — veggono limpidamente che il
materiale del neo-spiritismo è costruito per 999 millesimi di aned¬ doti
leggendari e di presso-a-poco tradizionali. Tuttavia, date le fragili
condizioni sperimentali nelle quali fin qui s’è la¬ vorato in metapsichica, si
capisce benissimo che ci si debba contentare di materializzazioni osservate e
descritte con qualche indulgenza: esse costituiranno pur sempre (come le
nostre) un materiale di saggio per un programma di ri¬ cerche future.
Eppure, rispetto alla genuina natura mediumnica e me¬ tapsichica dei fenomeni,
io non credo di essere stato ingan¬ nato la sera del 1° marzo. Non spero —
s’intende — di innestare in altri una persuasione, che io stesso sento, pur¬
troppo, di non poter trasformare in una convinzione neanche di moderato vigore
; e per ciò preferisco designare il mio stato d’animo di fronte a questi fatti
col nome di “ credenza in conformità del metodo positivo non posso dire
altrimenti, mancandomi la prova sperimentale. Il meno che si pensi di chi
asserisce d’aver veduto dei fantasmi di quella specie e in quelle condizioni di
“ fattura „ è che sia caduto in illusioni sensorie; i poco indulgenti mi
giudicheranno, senza appello, vittima di un tiro ciarlatanesco; i più sapienti
scioglieranno le difficoltà enigmatiche del “ caso Avellino „ cnunziando che
siamo stati “ allucinati „ dall'Eusapia. Tante sono state le obiezioni che io
stesso ho fatto e faccio alle famose materia¬ lizzazioni della Cook studiate
dal Crookks, e tante sarebbero ancora quelle da opporre alle procreazioni
strepitose che si annunziano ogni giorno ad opera degli innumerevoli medi
Nord-Americani, che mi sento accapponar la pelle al sem¬ plice sovvenirmene.
Sono sempre in assoluto scetticismo (scientifico) di fronte alle * apparizioni
„ decantate da altri ; comprendo che gli altri lo siano egualmente in riguardo
alle mie: ciò non impedisce però che io non creda di avere ve¬ duto coi miei
sensi e giudicato col mio cervello , gli uni e l’altro in normalissimo
esercizio. Come Eusapia può aver prodotto i fantasmi ? Dunque,
Eusapia Paladino autenticamente estasiata (tra¬ duco in lingua italiana 1’ “
entranced „ degli Inglesi) ha la capacità eccezionalissima di provocare
veridicamente la “ te¬ lefonia „ o la “ epifania „ degli spettri ?
Secondo i risultamenti della mia osservazione, io direi di si: ma una mia
affermazione assoluta, incondizionata, sa¬ rebbe gravissima, ed io pertanto la
avanzo con quelle ri¬ serve che un uomo di scienza, dinnanzi a fenomeni cotanto
fuori dell’ordinario, non deve mai dimenticare. Io confesso per di più, che
ogni ora che passa da quel meraviglioso spet¬ tacolo fa sorgere nel mio animo
qualche peritanza. Sull’atto ini son trovato persuaso (e lo sono tuttora); ma
allontanan¬ domene col tempo, sento che per un convincimento formale avrò
sempre più bisogno di riosservare, di rivedere, di ri¬ provare. E credo (si
parvum licet comparare maximo) che lo stesso Crookes vada pur lui in cerca
della certezza me¬ diante altre e definitive prove. Per mio conto però
rifiuto, dopo quella della frode, anche l'ipotesi dell’illusione sensoria. I
fantasmi di casa Avellino sono stati, per me, altrettante realtà obiettive ;
giacché, anche tralasciando la certezza assoluta in cui dichiarano di trovarsi
i miei compagni di seduta (fra cui qnattro assai competenti: il Bozzano, il
Montaldo e la sua consorte, il Dott. Venzano), le ragioni contrarie non le
trovo cosi vigorose da scalzare la mia opinione affermativa, quantunque le
riconosca sufficienti per ingenerare dubbi ed esitanze. Ma nè ammetto uè am¬
metterò, fino a dimostrazione obiettiva, la venuta di entità personali
estranee, alla Paladino. Seguace del positivismo (non sistematico, bensì
metodo- logico) imporrei a me stesso, consiglierei agli altri, di fer¬ marsi
per ora all’accertamento del fatto: se è giunto il momento di osservarlo
scientificamente, non è ancora quello di comprenderlo. Ma se si vuole o
pretende una spiegazione, qualsiasi biologo e psicologo troverà che per le
materializ¬ zazioni da me descritte la ipotesi spiritica è superflua ; e mi si
concederà d’altro canto, senza aggrottar di ciglia, che la induzione
scientifica (data l’autenticità dei fatti) ci conduce alla tesi ardita, eppure
logica e verosimile della forza esopsichica. In termini brevi ed in attesa di
ulteriore prova speri mentale, io credo che Eusapia Paladino, caduta in pro¬
fondissima “ trance „ e perciò dotata di medianità eccezio¬ nalmente forte,
valendosi delle forze biopsichiche tuttora ignote che può irradiare od emanare
attorno a sè, fors’anco assorbire parzialmente dagli astanti , sia riuscita
questa volta a produrre degli “ ectoplasmi „ completi . foggiati in “ persone „
d’una data apparenza conforme a ricordi tradi¬ zionali latenti e ad imagini
assorbite dall’ambiente e discese nella sua subcoscienza. Qualche
telepatologo enuncierà invece la supposizione che Eusapia sia riuscita a
provocare sui nostri centri cerebrali delle impressioni sensorie (visive in
massima parte, uditive in minima), da noi quindi esteriorate. Ossia quei due
fan¬ tasmi consistettero in altrettante nostre allucinazioni veri¬ diche simili
a quelle descritte nei Phantasms of Living, de¬ rivate dalla obiettivazione di imagini
pensate da una sola ed unica subcoscienza, quella del medium, ina trapassate
nelle nostre. E noi le avremmo da prima evocate, per un processo suggestivo a
distanza, nelle zone ideo-sensorie del cervello traverso i sensi; indi le
avremmo proiettate nello spazio al posto suggeritoci, come fossero imagini
reali. La spiegazione sarebbe imperfetta qualora l’allucinazione
provocata dal medium si intendesse limitata ad una stimo¬ lazione
esclusivamente interna dei centri cerebrali dei per- cipienti: le percezioni di
costoro hanno la conferma della collettività, e anche se si attribuisce tale
consenso ad una specie di contagio psichico, rimane a dilucidare il punto più
importante, ossia la localizzazione di quei fatti alluoi- natori nello spazio e
la loro materialità resa evidente dagli stessi effetti ottici. Dunque, non
soltanto saranno processi allucinatorii interiori, ossia “ visioni „ nel senso
classico ; ma per necessità, date le contingenze in cui esse si presentarono e
date le loro caratteristiche, saranno pure delle realtà esterne, ossia “
spettri „ e sempre nel senso tradizionale. L’osservazione che taluno di
noi aggiunse alle visive anche delle percezioni uditive (il rumore del bacio e
del batter le mani), mentre altri, io per esempio, non le avrebbe avute,
sembrerà forse ad ogni fisiopsicologo, conoscitore dei tipi mentali e della
loro efficacia nei fenomeni medianici (cfr. Tomo I, pag. 274), un argomento in
favore della pura tesi allucinatoria. Alla quale, s’ intende, non dovrà mancare
l’assentimento di quegli alienisti che da tempo attribuiscono
PROIEZIONE DEI, LE IMAGINI DAI, CERVELLO 245 le
allucinazioni (lei delirio e della pazzia, e conseguentemente anche degli stati
onirici, ad un processo irritativo dei centri delle imagini, ma poi non si
domandano mai come avvenga che l’individuo visionario od allucinato vegga ed
oda quelle sue incitazioni endogene fuori di sè, precisamente al pari delle
altre cagionate da stimolazioni esogene. Ora è tempo che la
psicopatologia si proponga con co¬ raggio il problema se proprio si possa
rinchiudere il feno¬ meno anormale dell’allucinazioue, dato il suo esteriorarsi
per la coscienza del soggetto, entro gli organi nervosi irritati o
sovraeccitati. E già non saranno questi i soli limitati centri psicocensori
corticali, come sulle orme di D. Fbrrier teo¬ rizzò il nostro Tamburini, ma
occorrerà una più larga parte¬ cipazione degli organi cerebrali alla coesione
delle imagini allucinatorie, così da rendersi più verosimile l'odierna teoria
del Tanzi, che le spiega con un riflusso dai centri inferiori delle percezioni
a quelli superiori delle idee. Intanto, tutti noi alienisti siamo d’accordo nel
riconoscere che il sognante, il delirante, l’isterico, il paranoico,
l’alcoolizzato, l’ipnotiz¬ zato proiettano all’ esterno il fatto allucinatorio
e lo localiz¬ zano nello spazio ordinariamente con tutti i caratteri della
realtà, ossia con una forma, con un colorito , con una esten¬ sione nei tre
elementi spaziali, ad una data distanza, e via via. Ora: consta a
qualunque cultore di psicologia normale e patologica, più ancora agli studiosi
della gnoseologia, che la obiettivazione delle percezioni nello spazio è
tuttora un fatto oscurissimo della esperienza (come dicono i filosofi): e le
difficoltà sono anche maggiori per l’obiettivazione dei loro residui cerebrali
reviviscenti nella coscienza (imagini). Psicologi e metafisici dibattono da
secoli il problema della origine delle nostre percezioni di Spazio, Tempo e
Causa: e naturisti ed empiristi se lo palleggiano. Naturalmente io sto per
l’empirismo , rinverdito dalla psicogenia evoluzioni¬ stica: ma veggo che
tutte le ipotesi intorno alla localizza¬ zione spaziale, che sono almeno una
ventina solo dal Kant in qua, e dei primissimi fra i dotti (Giov. Mììller,
Hbrbart, Weber, Helmholtz, Spencer, Stumpf, Rieul, Lotze, Taink, Dulboeue,
Wundt...), sono insufficienti a dirimere ogni dif¬ ficoltà. Resta il fatto
assicuratoci dalla esperienza, che gli oggetti sono bensì percepiti e
riconosciuti dalla coscienza, ma da essa attribuiti al mondo di fuori: per cui
sono i nostri processi interiori che si proiettano nella esteriorità da noi
chiamata “ spazio Esiste un circolo unico, perenne e necessano di relazioni tra
la Natura e lo Spirito. Ma come avviene codesta proiezione dell’io nel non-io
V Per capirla, qualche filosofo panpsichista e ilozoocosmista ha
eliminata la coscienza personale : ma senza andare a questo estremo, è certo
che non si può negare un’attività esteriorante del pensiero sotto le specie di
una conduzione centrifuga della corrente nerveo-psiehica. Codesta centrifu¬
gazione dove si arresta ? prosegue forse oltre ai confini del nostro corpo,
rendendoci in tal guisa partecipi del Movi¬ mento universale più di quanto si
sia fin qui creduto ? Il distinto alienista tedesco Hoppe, che studiò su
se stesso, dicono, il fenomeno morboso deH'allucinazione, si chiedeva nel 1873:
— Non sono forse i fantasmi | allucinazioni vi¬ sive] creati da un’irritazione
centrifuga dei nervi di senso ? “ Deutsche Klinik n. 42-47). — E il nostro G.
Sergi ha dato alla fisiopsicologia una eccellente teoria della perce¬ zione
basandola sull’onda riflessa della corrente eccitatrice, dai centri alla periferia
( Teoria firnol. della percezione, ’81). Orbene: basterà supporre per ora, e
dimostrare col tempo, che la corrente bio-dinamica sorpassa i limiti dei nostri
nervi ed organi sensori, e che si prolunga con “ onde „ simili alle herziane e
capaci di riformare a distanza degli aggre¬ gati di centri o sistemi d’Energia.
Non ne deriverebbe forse un qualche fondamento scientifico — e, si noti, un
fondamento meccanico-fisico! — sia alla ipotesi della telepatia e delle
allucinazioni veridiche procreate per suo mezzo, sia alla ipo¬ tesi della
esteriorazione e riorganizzazione teleplastica di forze biopsichiche ancora da
determinare? La psicologia supernormale, da qualche tempo in qua,
modifica le proprie dottrine fondamentali intorno alla tele¬ patia: il concetto
primitivo, che se ne aveva pochi anni fa, appare già troppo semplicista e,
direi, empirico. Più non si crede nè si sostiene che lo “spirito, dell’agente
si trasporti con caratteri personali, magari coi suoi vestiti (?), nel campo
visivo e acustico del percipiente: la tesi popolare dei “ fan¬ tasmi „ era in
effetto poco accettabile, e ha risvegliato subito la opposizione degli
psicologi positivisti (fra cui pongo me stesso!). Secondo le nuove teorie
metapsichiche il fenomeno telepatico consiste in imagini che per un processo
interno psicologico, diremo così, di sintonizzazione nerveo-cerebrale, e quindi
materialissimo, si risvegliano nel percipiente in cor¬ rispondenza con quelle
dell’agente. Ma chi le objettiva nello spazio è colui che riceve il messaggio (per
lo più un sano sveglio o dormiente), e non già colui che le trasmette (p. es., il
sognante, il soggetto in “trance, medianica, il morente . ); e cotali
imagini “ allucinatorie veridiche , sarebbero irreali. Ebbene: io non ho
difficoltà a procedere oltre in questa teoria meccanicistica del fenomeno, e
domando: — perchè la imagine telepatica non potrebbe essere reale, ossia con¬
stare veramente di un quid di objettivo prodotto dal cer¬ vello e mantenuto
transitoriamente nello spazio per azione ejettiva del subjettivo? — Gli
studiosi di metapsicbiea non ignorano che in questo campo quasi inesplorato
della Energetica biologica s’è appena intrapreso un lavoro di dissodamento, che
sarà probabilmente altrettanto fecondo di scoperte quanto lo è stato l’altro
con¬ simile delle forze radioattive e delle luci ultra- ed inffa- spettrali.
Noi abbiamo però qui un materiale già abbastanza copioso nelle esperienze
psieoergetiche a distanza, psicosco- piche, effluviografiche , biometriche,
bioradiografiche, steno- metriche, ecc. eseguite finora isolatamente e senza l'
oppor¬ tuna coordinazione, dal De Reiciif.nbach allo Joiiie |e al nostro
Pettinelli], dall’alienista Luys agli elettrologi Ba- réty e Baraduc, dai
francesi Daoket, Delanne e David al Nakkjowitz-.Jodko e all’IsTRATi [non che al
dott. Kotik di Mosca. Questi avrebbe recentissimamente annunciato d’es- sersi
convinto con esperienze che il cervello dell’uomo vi¬ vente è la fonte di
un’energia particolare sotto due forme distinte: dei raggi cerebrali, quasi
soltanto fisici (non saranno i famosi raggi NI) ; ed un 'emanazione
psico-fisica, assai attiva psichicamente e con cui si spiegherebbero la seconda
vista, la suggestione mentale, il medinmnismo ( settembre 1907)].
Certamente, tutto sarà da discutere, da rivedere, da con¬ fermare: e il
Guèbuard, e l’eminente fisico Brandy, hanno cominciata quest’opera critica di
revisione; ma anche pre¬ scindendo dalle fotografie spiritiche di gioconda
memoria, e delle quali è prudenza non servirsi affatto, io opino che vi debba
essere del buono e dell’utilizzabile in questo capitolo pressoché vergine di
bio-dinamica. Davanti a me veggo am¬ mucchiarsi le prove documentate
dell’esistenza di proiezioni bio-psichiche (“ materialismo „, checché si dica,
“ della più bell’acqua „), e non sento nella mia coscienza di positivista
irremovibile nessuna ripugnanza ad accettarle. Già il fatto, se esistesse
effettivamente, paralizzerebbe ogni negazione si¬ stematica ed assolutistica: e
anche se questo fatto fosse rap¬ presentato dalle psichicone del Baraduc, ossia
da imagini proiettate fuori del cervello di certi soggetti (neuropatici,
isterici, ipnotizzati e medium), raccolte su lastre bromurate e stampate
colFordinario processo fotografico, che cosa ri¬ marrebbe da objettare?
Unicamente questo: che le psichico ne possono essere il risultato di cattive
esperienze, di inabilità sperimentale di coincidenze fortuite, o di altre cause
naturali (radiazioni ter¬ miche, passaggio inavvertito di raggi luminosi, “
luce nera correnti elettriche del bagno, ecc., ecc.). Ad ogni modo c ’iJ qui un
subjetto magnifico di studio: da una parte ci sono fatti da verificare;
dall’altra c’è già una teoria che nessuno vorrà ostinarsi a dire trascendentale
od occultistica tanto è grande la sua possibilità in astratto, tanto è
riconoscibile la sua verosimiglianza conforme al principio logico della
analogia nel campo dei fenomeni fisici. La sola° difficoltà che possa avanzare
un biologo — essere, cioè, quei fatti in- comprensibili alla fisiologia
odierna, che non discopre d’or¬ dinario azioni a distanza negli organismi
viventi _ ha li¬ mitatissimo valore, essendo un argomento ab ignorante o,
come scriveva Uaoone, della classe sofistica degli idolo, specus se non pure
degli idolo theatri. Una “ materializzazione di fantasma ideale „ si
concepisce adunque, abbastanza facilmente anche quando la si supponga provocata
per telepatia. Ma io propenderei a darle una realtà maggiore di quella che
consisterebbe in una semplice proie¬ zione di imagini ingenerate nei centri dei
percipienti e da essi objethvate : la “ psichicone „, insomma, sarebbe mate¬
riale, secondo me, nel senso schietto della parola: voglio dire che potrebbe
essere fatta di “ energia „, come lo è la°materia secondo la gemale intuizione
del nostro Marino Pomi-ri (’83). Io reputo che il grave problema delle
materializzazioni sia duplice, biogenetico (la « sostanza,), psicogenetico (la
torma „); ma, in conclusione, e provvisoriamente, io opi¬ nerei che le figure
da noi vedute e apprezzate fuoruscivano dal cervello del medium, erano
produzioni estemporanee del suo pensiero proiettatesi nello spazio, creazioni
effimere e inconsistenti destinate ad apparire e a sparire in quelle con¬
tingenze peculiari, e non in altre. E che quelle apparizioni possano, in via di
ipotesi e nel presente stadio della Meta- psichica, attribuirsi ad ectoplasmi
transitori irradiati dai centri nervosi d’Eusapia e foggiati idealmente dal suo
sub¬ liminale senza verun superfluo intervento di entità estranee subumane o
ultraumane, è per me chiaramente desumibile anche dallo stesso loro significato
raffigurativo, dalla stessa loro analogia con altri fantasmi classici o
tradizionali nella storia dello Spiritismo contemporaneo. Chi sarebbero i
personaggi della rappresentazione eusapiana? Le apparizioni del 1“
marzo 1902 differivano tra loro per l’aspetto, per la grandezza, pel colore,
per l’atteggiamento : si può pertanto dire che ciascuna aveva caratteri
personali. Ma erano davvero persone , vale a dire forme figurate, non sol¬
tanto individualizzate (su ciò non corre dubbio), bensì anche contraddistinte
da caratteri e connotati che si potessero ri¬ conoscere ed identificare ? Ed
erano fantasmi di vivi o fan¬ tasmi di defunti ? I. La personificazione
obiettiva dei.lo spirito-guida. 11 fantasma gigantesco maschile, dalla
faccia quadra e dalla barba ruvida, è stato attribuito allo spirito-guida della
Eusapia. Ma per dir vero, toltane la promessa da “ lui , fatta di rivelarsi
finalmente ai “ suoi amici „, non abbiamo ricevuto “ messaggi „ diretti atti a
personificarlo. Per quanto dalla storia dello spiritismo (eir. Podmoke
(ri¬ sulti che dopo la sua disincarnazione ha operosissimamente guidato e
inspirato un bel numero di medii. “ John King , è una personalità
spiriticamente poco sviluppata; e la sua identificazione nelle seduto della
Paladino è lasciata un po’ troppo al beneplacito ed alla fantasia degli
astanti. Eusapia stessa si guarda bene dal fornircene troppe notizie, e si con¬
tenta di assentire quando * John , è da noi dichiarato pre¬ sente nei fenomeni
che gli si attribuiscono, o quando membri della catena aftermano di percepirlo
in forma invisibile, ma tangibile, traverso le mani robuste, le ruvide strette,
gli atti burleschi di gusto discutibile, e sopratutto gli scapac¬ cioni che
qualcheduno, troppo audace nelle indagini, ne riceve, o dalle partite di box a
corpo a corpo, che sono la sua caratteristica. Se poi si intravvede un’ “ ombra
alta e grossa „, è * John „ che si manifesta; tanto meglio se il percipiente
gli descrive “ un quidsimile di turbante attorno al capo „ : il fasciarsi la
testa con delle bende ò una moda assai diffusa nel mondo ultrasensibile.
Nonpertanto da questi connotati un po’ vaghi e impersonali si giudica che
appaia l’inconsistente brillante da farsa della compagnia paladinesca di “
Entità occulte Ne segue che anche la identificazione di “ John King »
nella seduta di casa Avellino rimarrebbe sempre un po’ ar¬ bitraria. In quanto
a me, lo vedevo per la prima volta, e credo che anche i miei compagni non si
trovassero con una migliore conoscenza del ridanciano personaggio. Però i ca¬
ratteri fisici dell’ individuo corrispondono a quanto ce ne racconta la copiosa
letteratura sulla Ensapia, e a quanto dichiara di avere visto Ensapia stessa o
in sogno o per al¬ lucinazione durante qualche seduta (cfr. tomo II, p.
61). L’aspetto rozzo, la statura, la corporatura, la barba ispida e
tagliata corta, l’espressione volgare e gaja sono bene adatte ad un vecchio “
lupo di mare „ dedito a lavori di fatica, massime se duplicato in un “ pirata o
filibustiere dell’epoca dell’invasione dei Mori „ (? !), come dice la
tradizione dei fidentissimi circoli spiritici. Ma nonostante che io me lo sia
sentito “ accanto „ e anche “ addosso „ due o tre volte, nonostante che le sue
mani abbiano strette e scosse le mie, mi manca una connotazione esatta di
quell’essere “ spiri¬ tuale „ (?): tuttavia mi son convinto alla prova che, se
Eu- sapia lo proietta quale se lo raffigura, esso sia degno in tutto e per
tutto della sua fantasia ingenuamente popolana. Fra i molti “ attori lignei »
che sino dalla sua infanzia avrà ve¬ duti e ammirati nelle baracche di
burattini sulle piazze di Napoli, si sarà stampata nelle cripte della sua
memoria una testa volgare di quella fattura ; e quando il Damiani le in¬ nestò
il monoideismo della sua guida nord -americana del¬ l'Altro Lato, certamente
essa lo rivesti delle forme che le parevano adatte all’epoca ed alle qualità
del defuntissimo suo padre nell’ “ anteriore esistenza Ensapia s’ è però sempre
dimenticata di dire, e forse non l’ha mai pensato, che iti allora non doveva
essere nata sul colle di Minervino Murgie e portava un altro nome; nessun
ricordo innato le è rimasto da quella sua “ incarnazione precedente „. E in¬
tanto il ritratto di “ John King „, se è quello da noi veduto, si è
stereotipato nel suo subcosciente. II. Il ritorno ni “ Katik King»?
Il fantasma femminile e giovanile apparso pel primo fu battezzato — come si è
detto — sull’istante : e sarebbe niente meno che Katie King, una volta, in una
delle sue esistenze anteriori, “ Annie Owen Morgan », ma presentatasi
sotto quel nome e cognome nelle sedute della Cook tra il lbil e il 1874.
Non c’è da farne qui la storia (cfr. il riassunta datone da M” de L.*** con
pref. di Del anse): chi non la conosce dopo le coraggiose pubblicazioni del
Chookes t Pochi personaggi storici hanno una fama eguale alla sua ; e lo
spiritismo-dottrina per poco non l’ha messa sugli altari Ritratto
del fantasma denominato ‘ Katie King „ e medi anizzato per virtù della
signorina Fiorenza C’ook. [Da una celebre fotografia di Guglielmo Chookes
eseguita l’anno 1S78- nel suo studio privato, dove si presentii va lo spettro
materializzato uscendo dalla prossima biblioteca in cui stava, assopita, la
medium]. come nua Giovanna d’Arco simbolica dello “ spiritualismo
sperimentale ». LI suo viso è stato mille volte riprodotto dalle fotografie
originali del celebre scienziato inglese ; e pittori illustri, fra cui Gabriele
Max di Monaco, ne hanna idealizzata la effigie: dimodoché, quando dal nostro
gruppo uscì, esclamato, quel battesimo, nessuno di noi trovò a ridire, ed io
non fiatai, tanta era (e mi par giusto che fosse) la mia «ntìtònspTritkaTedermÌ
f8CCÌa 3 faCCÌa C°n ‘JUeila le^'>da.'ìa Certo, per la storia dello
spiritismo contemporaneo la ricomparsa della “ King „ sarebbe un avTCnimen£, di
rimo ordine, e noi che per primi dopo il Crookes, il Cox, il Lei ma rie, coll
intervallo di quasi trent’anni, ravremrao rive¬ duta c, troveremmo in una
situazione fortunatissima, ecce¬ zionale fra tutti i cultori odierni della
Metapsichica. Si ri¬ legga la patetica scena dell’addio supremo di 6 Katie King
descritto in stile ammirevole dal Crookes. Il 29 maggio 1874 a Cattermetta
aveva annunziato che sarebbe tornata in luglio per congedarsi. “ Quando
fu giunto per Katie il momento di prendere com¬ miato, io [narra 1 insigne
tìsico] le chiesi il favore di poterla «stanti ^atiV ? Term"lat<’
le sue istruzioni a tutti gli astanti, Katie mi invito a entrare con lei
nel gabinetto Ilo ■ Lidio], e m, permise di restare sino alla due. Dopo
avere abbassata la cortina, ristette un poco a discorrere con me- poi, attraversando
la stanza, si diresse verso la signorimi Cook che giaceva senza sensi sul
pavimento. Chinandosi su di lei e toccandola - sre.a/ialeri Fiorria [Fiorenza],
svegliateci , ]e disse, orma, è necessario che io ri lasci. - La Cook si
riscòsse «^piangendo pregb Katie di restare ancora per qualche tempo , i ,
eara< ’!on PO**»: la mia missione è finita. Che Dio ri •ilrnni* m ’
t-rifi>0Su> ^at!e- lu,li esse parlarono insieme per naroh C s fi“,0he le.
Ia-rnnf' impedirono alla Cook ogni ™ SeSuendo le ingiunzioni di Katie io mi lanciai
a so¬ stenere la Cook che sera abbattuta al suolo tra singhiozzi
disporle' „GUa a‘ lltt0rn°’ ma Ka,Ìe 6 k sua ljianca veste erano La
Cook-Corner, morta nel 1904, ha bensì impersonato, du- rante la sua fortunata
carriera di medium, altri spiriti: negli ultiun anni si materializzavano per
suo mezzo tre fantasmi, una Mary, di poco differente in bellezza e attività
dalla “ Katie un Indiano di alta statura e che * parlava inglese ,. e una
vecchia monaca... Ma * Katie King , non è più venuta e si dovrebbe supporre che
stia da allora attendendo alla sua noveila missione Ciò nondimeno, gli esempi
del ritorno di altri spiriti-guide dopo più anni di assenza non mancano (lo
stesso John King, informi!]: e quindi a priori non si : ^ndne k P°s«bihtà
Che anche “ Katie „ si ripresenti un giorno o 1 altro. 1 magni spiriti , che
scendono ad inspi¬ rare i medi! infamatori ed oratori, non si affacciano forse
reiteratamente da questa parte terrena dello Spazio, e non si manifestano
indifferentemente, magari nello stesso istante, a Boston e a Parigi, a
Rio-Janeiro e a Pietroburgo, e, ehi 10 sa ? forse anche a qualche medium
anglo-sassone emigrato col suo bagaglio onirico a Calcutta o a Tokio?...' — Gli
“ spiriti , non soffrono limitazione di tempo, di spazio, di attività
umanizzata: — e Luxmore, Cox.gli stessi Ajcsakojt, Varley e Crookes, che ebbero
la fortuna di vedere con¬ temporaneamente il medium e il suo fantasma distinti
, non si arrogheranno , certo, il còmpito di avere esaurita la ca¬ pacità
presentativa (o rappresentativa) dell’entità che loro disse di chiamarsi Katie
King e li salutò cosi affettuosa¬ mente. Si salutano gli amici quando si parte;
ma dopo aver viaggiato negli interspazi si può andare a fare la conoscenza
d'altri luoghi e d'altre persone... Insomma, teoricamente nessuna
obiezione spiritistica al ritorno di Katie nelle sedute paladiniane ha valore
o, per lo meno nessuna lo avrebbe, se Katie davvero fosse ritornata. 1 “King,
sono spiriti intraprendenti e amanti dei viaggi, su¬ scettibili anzi della
bilocazione : il papà attuale della “Katie,, 11 barbuto “ John ,, non s’è
forse presentato, a faccia tosta, or ora nelle sedute di Augusto Politi, che ha
voluto indub¬ biamente fare un po’ di concorrenza alla sua compagna
professionista di Napoli? Questa molteplicità di apparizioni è, dunque, una
prerogativa di famiglia. Ma il bianco fantasma medianizzatosi per opera
di Eu- sapia davanti ai nostri occhi, era proprio la “ Catterininn „ che avesse
voluto ricomparire alcuni momenti prima di suo padre “ Giovanni , e fuoruscire
dal sogno di sua “ sorella „, reincarnandosi ambedue, con uno spostamento di
domicilia e di razza, per opera di una semi-contadina delle Puglie ?
Veggo bene, da medico-alienista qual sono, che credere a tutta codesta
parentela dell’ Al di là rasenta (me lo perdo¬ nino gli spiritologi) la follia
: ma non è mia la colpa se mi tocca di dire cose quasi insensate. La stessa
sorte spetta a chi pretende acclimatare certe piante esotiche: spesso non gli
na¬ scono che degli aborti e dei mostri. E scempio e mostruoso è tutto codesto
edificio onirico travasato dai medii nord¬ americani dell’Ohio agli inglesi, e
dagli inglesi a quelli di altre contrade, dall’Olanda a Napoli. Forse nelle
borgate dell’Obio, dove i “ King , nacquero, la loro leggenda ul¬ traterrena
poteva passare, ma nella nostra classica e scetti¬ cissima Italia ha tutta
l’aria di una fiaba da folklore. Queste creazioni associative del
subcosciente sono, in ge¬ nere, ben poco sublimi. Pur salendo dai recessi
mnesici di una Elena Smith (anche essa ha il suo sogno genealogico e la
sua palmgenes.), sembrano romanzi d’anT-endlce rafàzzo nament. da scntton
maldestri, aborti letterarii, fantasticherie troppo sapiente per lei, col
vincolo di sangue E così “Tom ìSrs •%$?«“* •— «*—*-. » = Nessuna
meraviglia, se alla storia dello SniriHamr. poraneo la volontà subcosciente
della Paladino avesse creato »1!“ rl'T $ Zii"T7ie“aZs"y,
quell, paradisiaca -bellm. som uni ZnZrT stieo amplifica anche le
impressioni estetiche. Della “ lvatie „ fantomatica è assai più bella la “
Kathi „ ideale dipinta dal Max: ha un ovale perfetto di viso, un naso più
regolare, occhi di un azzurro celestiale, bocca finissima, capigliatura
abbondante ed aurea, collo da cigno, e seno virginale di un candore
abbagliante. Laddove moltissime premiate a un “con¬ corso di bellezza „
potrebbero dare dei punti alla “ Catterina King „ rediviva. La storia di
questo spettro vivo con “ mormorio respi¬ ratorio „, di questa “ creazione
temporanea d’un corpo umano completo „ !, è così straordinaria che si prova un
sentimento istintivo di diffidenza davanti allo stesso criterio dell’autorità
impersonata in un uomo di primo ordine. Certo, il Crookes avrebbe su di noi il
vantaggio di non averla soltanto veduta, ma di averla toccata, abbracciata,
condotta a braccetto, foto¬ grafata ; di averle ascoltato il cuore, tastato il
polso, misurata la statura, tastati i capelli sulla fronte; di averle recisa
una treccia, tagliato un pezzetto d’abito, perfettamente come se “ Katie „
fosse una deliziosa creatura vivente. Invece, da¬ vanti a noi la “ Katie „
avrebbe assunta appena la forma spettrale. Ma in sostanza, ambedue i
fantasmi, il visibile-tangibile ed attivissimo materializzato dalla Cook, il
visibile e appena mo¬ bile materializzato dalla Paladino, si addimostrano
all’analisi critica nati con procedimento psicologico eguale. Se lo spettro
presentatosi a noi è un sogno abbastanza squallido della napoletana, anche il
fantasma manifestatosi al Crookes sarà stato un sogno vivacissimo della
inglese. Ambedue sono prodotti endogeni del medium, e non entità spirituali.
Am¬ bedue hanno lo stesso diritto a figurare nell’anagrafe imagi- naria di
questo mondo terrestre: le inscriveremo sulla stessa pagina del registro “
metaeterico „ di stato civile con la “ Meggièn e il “ Be.nny „ della Wood, con
V “ Abdullah , dell’Eglinton, e con il “ Mercedes, figlio di Dio „ (! !) della
Maria Blin, col * Botton di rosa „, col “ Raggio di sole „ e con le quattro
altre personificazioni inspiratrici della isterica Mollie Flan- cher, col “ Dr.
Phinuit „ della Piper, con 1’* Esmale „ della Smith, e anche con 1’ “ Arcangelo
Gabriele „ della istero- patica Mlle Couesdon... È tutto un popolo di ombre
eteree apparentate dalla nascita, salvo che in tutte le “ personifi¬ cazioni „
ora accennate la persona estranea, ossessionante, non si materializza, mentre
che John e Katie King e Benny ecc. hanno preso corpo fuori del medium : in
quelle la produzione è di ordine esclusivamente psicologico, in questo è di
ordine duplico, biofìsico (la materia, ossia il “ doppio 1 e risichi™ tu “
forma , ossia Pimagine foggiata a fantasmi) P C° ,g“U h° Vide’ *Pi!r P°e0
lunie psicologico abbia innanzi agh occhi, che tolta di mezzo la bastarda
figura americo- ang o -italica di John King „ (e mi pare chi . miei due tomi io
accoppino senza speranza di risurrezione), gli spiri¬ tutti &ì
«Sf£rZerebbu° 'nVUn° di ridare esistenza esogena a ‘ King ultraterreni. Chi s’è
mai sognato di fare la Morgan aZv° Il ^ ha avuta mai notizia di “
Annie Morgan „ . Il Ckookes, purtroppo, se n’è disinteressato- e neppure
mai s’è troppo aperto sul conto di ■ Katie tanto che gli spiritisti più accesi,
inquieti per quelle ostinate re° ticenze, 1 hanno chiamato il “ silenziario „
(V. Cavalli) e per ?0causa°n cuiinaveva"d ri^„ e d'avere tradita la
”a i dato ln sulle Plime tanta parte di sé stesso e del suo nome
altamente stimato nelle scienze In venta, le dichiarazioni ulteriori, vecchie e
nuove di Gu- GLiELMo Crookb circa alle conseguenze teoriche di quei suoi ce
ebratissmu studi (col rispetto dovuto a tant’Uomo) ri¬ co, dano un po’
l’oracolo dell’,% r edili s... : c’è dentro tanto tìsnintS T-nP,r *Stl deC!S1’
sPir*tualisti, psichicisti e... an- ed o nu è l°CIT" ,CZ Stl,m‘ cbe
egli veduto bene, ed o pure lo credo: ma ciò nonostante l' indagine non
fu da lu spinta fino al punto necessario e fondamentale l iden “rs0
& trm e .°ggb dati i progressi e le esigenze positive della Me-
tapsichica, sarebbe assolutamente necessario di comprovare a scanso di
invalidamento di tutta la osservazione! Neanche 1 Crookes checche dicano gli
entusiasti, potrebbe oggidì ““ Sir'SE™ a,,e *— i™ ■&» Lo
ripeto: le differenze fra le due forme, la storica e la eusa- vòtufA n0n
lnfin?erebhero la supposizione che Eusapia abbia voluto proprio ripresentarci
la Katie. Le somiglianze tra il medium e il fantasma creato dal suo
subcosciefte sono spie fate.nflla dottnna fluidica o animistica mediante
l’ipotesi Sin dd°Pir10 ,0 0gK'° A : IAksakw>' ammette che il mimo
passo dal! ammismo allo spiritismo consista nella azione estracorporea dell
uomo vivente (medium) procreante ]W parizioue della propria imagine, sia in una
forma visibile f0 4^“ °on attnbutl di somatismo o teleplastica. Per ciò
gli spiritisti sostengono che nelle evocazioni il “ doppio estenorato „, che
dapprima poteva anche conservare qualche somiglianza col medium, si muta a poco
a poco nel fantasma LA KATIE KING , IN INCOGNITO?
257 di un defunto per un processo or più lento ed or più rapido
di sviluppo : allora ogni somiglianza tra i due (tra il me¬ dium e la
psichicone) scompare e si lia la personificazione. Orbene: in codeste
congetture è chiarissimo il processo psicologico e metapsichico del
differenziamento dei fantasmi : questo si effettua solo in proporzione del
contributo (diretto o indiretto, suggestivo o telepatico) fornito dai presenti,
e specialmente da colui a benefizio del quale si fa revoca¬ zione. Oggidì gli
spiritisti meno fanatici si contentano infatti di dirci che le rassomiglianze
con determinati defunti sono per lo più parziali e approssimative.
Evidentemente, se la Katie King di casa Avellino (dato che fosse!) differiva da
quella di casa Ckookes in qualche particolare, ciò dipendeva dalla imagine
mnesica — non però criptomnesica nel caso nostro — che la Paladino serba di
quella sua parente del- l’Al di là sulle impressioni dei ritratti da lei veduti
o uditi descrivere nella sua ormai lunga carriera professionale di medium
ricercatissima e disputatissiraa. III. Una sconosoidta? La giovine
donna affacciatasi di fianco alla finestra non ha ricevuto battesimo: per tutta
l’assistenza è rimasta una sconosciuta. È bensì vero che qualcheduno ha creduto
rav¬ visarvi lo stesso fantasma di mezzo, al quale s’era data la denominazione
di “ Katie King „ : gli rassomigliava nell'ab¬ bigliamento del capo, nelle
linee generali del volto, nella stessa cortesia del saluto... Ma tale
somiglianza può esserci apparsa maggiore di quel che fosse realmente, in causa
della singolare acconciatura. Si notò, per di più, qualche diffe¬ renza anche
tra le due comparse successive di quella forma : nel modo di presentarsi e nel
complesso dei lineamenti si sarebbe detta la stessa “ persona „ , ma la seconda
volta il suo turbante appariva ingrandito. In ogni caso, anche questa
sconosciuta, o mal riconosciuta che sia, era un prodotto manifestissimo
d’Eusapia. Quell’af- facciarsi aveva i caratteri stereotipi del suo puerilismo
men¬ tale in rapimento medianico: la “ persona „ pareva volesse curiosare nella
stanza, e far con noi il giuoco fanciullesco del rimpiattino. Miserie della “
spiritualità „ quando diviene materialità ! Io inclino perciò a credere
che con quella testa il subco¬ sciente d’Eusapia abbia voluto proiettarci
nuovamente il ri¬ tratto pseudo-vivente della sua “ sorella „ imaginaria
dell’Al di là: giacché eravamo immersi in un pateticume di famiglia.
Dietro la “ figlia „ era venuto il “ padre e dopo di “ fui „ ben doveva
ritornare “ lei rendendosi ancora più percet¬ tibile ai nostri sensi. Infatti,
la dimostrazione della tesi, che è sempre in fondo al pensiero apparentemente
addormentato dei medium, conduceva a questo perfezionamento del feno¬ meno
esopsichico : se “ padre „ e “ figlia „ s’erano mostrati a ino di imagini
alquanto sbiadite, spianato, non aventi quasi spessoie, a un bel circa come le
imagini ottiche virtuali pro¬ dotte da una lente o da un prisma, conveniva
passare alla presentazione di una forma stereoplastica più distinta e che
offrisse le caratteristiche del volume, del colore, della spes¬ sezza opaca e
conseguentemente con la sua ombra... Intendiamoci bene : ricostruisco il
processo logico della psicogenesi della materializzazione nel supposto (secondo
me più probabile) che non siamo stati ingannati dal “ fantasma ,
laterale. IV. Un’evocazione di famiglia. L apparizione della donna
dalla cuffia e del bambino che l’ha baciata, hanno per contro ricevuto un
battesimo. Era intanto verosimile che noi dovevamo il 1° marzo assistere ad un
evocazione di “ fantasmi di defunti , appartenenti alla famiglia dei nostri
ospiti, giacché “ John „ lo aveva preannunziato vagamente. Ma è dipoi venuto un
accenno esplicito di Eusapia, che in “trance, e impersonatasi in “John, avrebbe
risposto a chi l’interrogava (Bozzano), che la donna matura sarebbe stata la
madre della signora Avellino, morta in età ancor fresca, da quasi quarant’anni
; e il bambino un figliuoletto suo, deceduto nella tenera età di tre
anni. Io non ho udito queste risposte del medium, ma so che in veglia
costei ha poi confermato d’aver dato, con quella evo¬ cazione, un saluto di
riconoscenza ai suoi buoni amici. Nello spiritismo il sentimento d “ amicizia ,
gode di un grande prestigio; e il buon John „ ha funzionato amichevolmente da
ellenico Ermete psicopompo. Nessuno dei presenti dichiarò di ravvisare le
duo figure : gli stessi membri della famiglia non le riconobbero. La sola che
si ricordasse di sua madre, era la signora Avellino, ma torse non era in
posizione atta a ben percepire: il fatto sta che non identificò la donna, tanto
meno il fanciullo. Ri¬ guardo a questo, se la ricognizione di un fantasma
infantile risulta sempre più stentata di quella di un adulto, gli è
perchè un’evocazione spiritica famigliale 259
i connotati dell’individuo si costituiscono a poco a poco, e perchè
nell’età prima il differenziamento personale è assai limitato. Ma nel caso
presente la stessa maniera di presen¬ tarsi della forma (faccia rivolta verso
la “ nonna „) impediva il riconoscimento. E anche per la donna la evanescenza
dei tratti del viso non dava presa ad un’ identificazione sicura. C’è
però il dato della cuffia e dei suoi nastri rosa (?) al¬ lacciati sotto il
mento : la signora Avellino se n’è di poi rammentata, chè sua madre realmente
la portava in quella foggia; ma senza i tratti personali del viso si può
parlare di un riconoscimento ? Mi dicono che della defunta esista un
ritratto in una villa a Stradella, e che il disegno generale dell’abbigliamento
del fantasma ricordasse quello della pittura. Ma se è vero che Eusapia non è
stata mai a Stradella, è tra le cose pos¬ sibili che ne abbia avuto sentore.
Intanto si vorrà ammet¬ tere che un processo di identificazione basato su
ragguagli cotanto incerti, e rimasto così imperfetto, ha poco valore. Che
l’acconciatura del capo e il fazzoletto a cocche corri¬ spondessero al costume
di quell’epoca, è certo un particolare notevole ; ma non di tale portata da
costituire un fatto che dovesse essere interamente ignoto ad Eusapia. Costei
appar¬ tiene ad una generazione che ricorda le mode e i costumi dell’ epoca ,
mantenutisi d’ altronde nelle persone longeve, nostre bisnonne nonne e prozie,
fino a due o tre decenni fa. E poi “ una nonna generica „ non si immagina da
tutti con una cuffia ? Basta ricordarsi di quei vecchi daguerrotipi e di quelle
ingiallite fotografie, che sono alle pareti o negli album di tutte le case
borghesi appena agiate e che stanno a ricordarci i più prossimi nostri
morti. Rimane poi sempre l’ipotesi di una captazione telepatica di
qualche connotato tra il subconscio d’Eusapia (per quanto mediocre “ lettrice
del pensiero altrui ,je i recessi mnesici della signora Avellino. Noto in
riguardo a ciò, che, se di tutti i particolari visibili del fantasma, non i
lineamenti, ma la cuffia e i suoi nastri rosa apparvero più spiccati e ri-
conoscibili, s’avrebbe una corrispondenza del dato telepla¬ stico col ricordo
caratteristico e ad un tempo il più vivo sussistente tuttora nella sola persona
presente, che poteva rammemorarsi la defunta. Niente “ spiriti „ ! Io
sono disposto a credere — ammessa la rassomiglianza vaghissima e incertissima
di quell’ecto¬ plasma speciale con una persona già vissuta — che Eusapia abbia
fatto (medianicamente) il tentativo di “ pomparne „ il 260
PSICOLOGIA E SPIlttTlSMo, Il 7C,?rd° ,nel, cervell° f?1 ?noi
ospiti, massime della figlia della defunta, e quindi si sia cimentata a
presentarla con fonit»"™ “ ® • Persoflfic™or'e simile a quella
sfortunata e fallita per mia madre. Porse, in una fase ulteriore, con
altre fantasmi di ^ ° ° C°gli Avellino fra Assistenza, quei
fantasmi di nonna generica „ e di “ bimbo generico si sarebbero meglio
sviluppati, ossia si sarebbe andati incontro fo«p pr0grefsiva loro
sPe«ficazione. Quando agli Avellino fossero sfuggiti inconsapevolmente, o a
parole o a gesti riferentisi1 Ju'0””0^ pÌÙ precisi e di eventi ^i|liari ?
aIla. loro madr® suocera e nonna, al loro figliuo¬ la 6 quand° ,EusaPia avesse
continuato ad attingere, puta caso, nella loro coscienza e
subcoscienza cornrdpf0 d’T? ° °°\ ^ alIa Presentazione riepS
completa di determinate personalità. E il processo di idèn- ' Sti gli 5'S;
"rebbe ♦ * * Un tentativo di
fotografia spiritica. V fantasmi ” fissarne cioè le imagini sulle
della nnhàmichef 6 non . vanno soggette alle illusioni deUa nostra
retina, è il pensiero predominante degli spiri- t‘tllCheiSOtng?n°Jla
venutadi entità superterrene, e degli re«ì Tn Cihe des,derano investigare la
realtà ed il pro¬ cesso delle loro apparizioni. Cosicché abbiamo tutti provata
una grande compiacenza quando il sig. Montaldo, che pronto “ 3h'na fin dal
principio della seduta, aveva fatto scattare 1 otturatore proprio nel
momento delle prime ap- f. ?,?"1 lenZ alc"n ,efetto- ci ha
annunziato finalmente elio dn,-ant« i 'ndub^ S?.gm, di essere rimasta
impressionata duiante la comparsa degli ultimi due spettri. della dU T0’™,
C1 asPettevamo le imagini più o meno nette della vecchia dalla cuffia e del
bambino; ma pur troppo, le ■ , <n 1 m desiderate dei fantasmi non si
sono sviluppate dopo \ bagm rlvelatojn’ 6 s°no invece apparse delle macchie
bian¬ castre non aventi alcuna analogia con figure umane. Il signor ™ldo’ poco
soddisfatto del risultato, non ne ha dapprima enuto conto ; ma 1 esame della
fotografia ottenuta è tutt’altro che inutile, giacché la lastra presenta
delle impressioni lu¬ minose insolite, non ascrivibili a penetrazione
inavvertita della luce del gaz, nè ad errori di tecnica, nè a difetti del
vetro. Chi le ha sviluppate è un valentissimo dilettante di fotografia, ehe s’è
diggià esercitato in queste ricerche e che dà affida¬ mento di
competenza. Forme o radiazioni ‘ fiuidiche . invisibili e di natura
ignota, fotografate in casa Avellino dal sig. Montaldo. [Queste apparenze
fotografiche corrispondono al momento della presen¬ tazione dei due ultimi «
fantasmi » per opera di Eusapia]. Gli oggetti esterni che rimasero
fotografati nella camera oscura della macchina rivolta verso il gabinetto
medianico e pm precisamente verso la cortina nera alla destra dell’assi-
stenza, dovevano emettere o riflettere realmente dei raJ di ince i quali hanno
attraversato l’obbiettivo, ne sono°°stati rifratt! e sono giunti allo strato
sensibile nel punto focale La iI,oC0nfignrrr è]ale da escludere tanto il
dubbio di una impressione da luce diffusa, quanto l’altro della fotografia de a
lampada sospesa nel mezzo della stanza. Come si scorge lalla porzione che qui
ne riproduco, sono dischi o fiocchi lu TanUdi lum ma-a; ne“a qUaIe si
Percepiscono alcuni materia- “ lntensa’ <luasi di condensazione
della materia qui c è una sorprendente analogia con certi corni
»oS.( ■ ™b°'0!e) folo8ra“ •“ i*b“»to,v «z: Che cosa pensare di queste
apparenze? La questione delle “ fotografie spiritiche . occupa un
posto di primo ordine nella discussione sulle “ prove sperimen¬ tali „ dello
spiritismo. Con essa incomincia la dimostrazione polemica dell Aksakoff contro
i dubbi di Ed. de Hartmann e con essa si può dire che finisca (cfr. Anim.
’ frane., pagg. 26-86, 92, 172-242, 504, 607). Per uno stesso
Sm’sulla lfstrfia “ tras.cfendentale ». cioè quella che rende e sonrah
tto 11 ■°g5eti‘,ed 1.ma?ini invisibili all’occhio, e sopratutto fantasmi di
determinati defunti, fu elevata dal Congresso spintico-spiritualistico di
Parigi al grado di prova tunaue°rèffefte “"‘f*8 di un Mondo
«lira-sensibile, . uan- tunque effettivamente gl, spiritisti di stirpe latina
fossero ?e ^ capnEP0SVoLe°,.aTna -delle dubbie icnografie spiritiche nei
cap. E. Volpi! Piu ricco, è vero, sembrava digerii lo delP Aksak orf °
•iVneri caP °. come si rileva dalla citateopera campo una foli» dl ™en°.
essendosi verificata in questo campo una folla di inqualificabili frodi
industriali e di com- dei credenti teS‘ aI.,a ,n"enuita ed al
sentimentalismo dei credenti, non si era giunti allora a nessun grado di
cer¬ tezza e si rimane ancora adesso ben lontani da o<»ni evidenza
scientificamente accettabile. ° eviaenza rit£eqUÌ bÌS0«na distinguere : le
fotografie che dicono « spi- ' Cb ® ” ,sono assal d'verse, prima per ciò
che rappresentano terni tend0n° ™PPresentare, Poi a seconda del
procedimento tecnico con cui sono ottenute. «imeneo fotografie
spiritiche 263 A) Rispetto alle cose rap presentate,
noi possiamo dividerle in otto categorie: 1° Fotografie degli effetti
materiali del medivmnismo, come sarebbero i mutamenti avvenuti nella sala delle
espe¬ rienze durante la seduta, le traccie lasciate mediante stru¬ menti
registratori dai fenomeni accaduti, ecc. Questo primo gruppo di “ prove „
fotografiche ha un modestissimo signi¬ ficato, giacché i fenomeni non vengono
colti sull'atto, e le lastre si limitano a confermare fatti che d’ordinario
nessuno mette più in dubbio. 2" Fotografie dei fenomeni meccanici in
attuazione : e tali sarebbero quelle di levitazione del tavolino , che io ho
annesso alla mia opera (Tomo I, tav. 1, III, IV, e Tomo II, tav. Vili), e che
si trovano in parecchie altre pubblicazioni sulla Paladino (Aksakoff, De
Rochas, Fontenay, [Flam- marion], ecc.). Sono esse una riprova formale di
autenticità per un fenomeno ancora discusso dagli scettici ; ma non hanno
sostanzialmente altro valore se non di conferma ai fatti diggià percepiti dai
sensi degli astanti. 3° Fotografie degli effluvi e delle emanazioni più o
meno visibili all’occhio ^fiammelle, luccicori, aureole, ecc.), ora provenienti
dal corpo del medium o degli astanti, ed ora formantisi intorno al medium, o
nel gabinetto oscuro, ecc. Sempre meglio i dubbi dell’illusione riguardo ai
fenomeni veduti sono opportunamente risolti dalla lastra sensibile. Le opere di
Aksakoff, De Rochas, [Santini], ne contengono qualche esempio, quantunque sia
riuscito finora difficile fo¬ tografare gli effluvi tante volte visibili anche
attorno alla Eusapia. 4° Fotografie delle radiazioni di natura ignota im¬
percettibili ai nostri sensi normali, projettate dal medium in “ trance „ , o
eventualmente dagli oggetti esterni che ne sono influenzati, o dagli stessi
astanti della catena ; radia¬ zioni forse analoghe a quelle molte, prima
sconosciute, che la fisica moderna ha rivelato esistere a nostra insaputa nel
mondo, sia oltre ai limiti dello spettro solare (infrarosso, ul¬ travioletto),
sia nella serie interminata delle forze naturali. Di queste radiazioni,
che si formano attorno a certi medi e soggetti ipnotici particolarmente dotati
forse di bio-ecte- nismo, gli archivi spirito-psichicistici offrono esempi
sufficien¬ temente sicuri: rinvio anche su di ciò ad Aksakoff, a l) r Rochas. a
Delanne, non che al Baraduc e al nostro Car- reras che vi si sono
specializzati. [Aggiungo le opere più recenti di Bosc, di Gasc-Desfossés e di
Santini], errali < ^ot?Srafie . de?le forme siano parziali, siano
inte-/ g ah ( materializzazioni,) che visibilmente si mostrano npr opera dei
medium organizzatori di teleolasm? Z ° . 81 tJ “•camici , che pur con
tanta freouenza « n«- capiscono nelle sedute. Io non so. per esempio
TfotoJafie 1 „“ni sPettrah „ eseguite nel momenti^ della loro” così fugace
comparsa; mentre tutti sanno dei ritratti <T°*2i« t^'Dg ». non che dei “
fantasmi „ materializzati d-illn nT forse, pur medianicamente suggestionava],
’ top - fotografie dei fantasmi invisibili, che si nresen tano pm o meno
vicino al medium o nel c-anino delk snà azione medianica, e che, pur restando
impercettibili per poter, di £ dopo zz^’ro <-* ° nnpUeK-f
è la Categoria deUe vere fotografie spiritiche- e «negabilmente acquisterebbe
valore stragrande se fosse dato d confermarla come la accettano gli spiritisti
(efr Del J'e di 'mova tT0rielle’ ’99)- Se ne desumerebbero tre
spechi - dte ■&* j; conda, m favore dello spiritismo
evocatorio, poiché spettri co, ma uon visibili pero ad occhio amano,
comparirebbero ncoroato dalla coscienza o giacenti nella subcoscienza
del. ^r?0’ qUe 6 che a@lrebbero impressionando la astra rH ? = fz
conta di frodi così clamorose e furfantesche (p. es. quelle del fotografo
parigino Buguet tra il 1873 e 74) da doverci camminare coi pie’ di piombo. Ciò
non di meno, i dogmatisti dello spiritismo, fra cui A. R. Wallace, St. Moses,
Aksa- koff, Lkvmarie Perty, Dénis, non che tre fra i propagan¬ disti come W.
Stead, Humber e il cap. Volpi, ne vantano e ne mostrano esemplari * autentici
,, su ciascuno dei quali bisognerebbe operare una inchiesta e, qualcuno anzi
dice una istruttoria! ’ Molti anni or sono le fotografie di cui si tratta
mi furono comunicate dal colonnello Daviso, spiritista zelantissimo, e ne ebbi
un impressione poco favorevole : vi lessi sotto l’inganno piu manifesto. Ma
forse ero allora in un atteggiamento di eccessivo scetticismo. [Ho veduto in
seguito le fotografie straordmarie ottenute a Roma dalla medianità dei due fra¬
telli Bandone; e specialmente dopo le dilucidazioni di E. Car- reiias le trovo
ammirevoli... e conturbanti, ma, checché egli argomenti con calore di
convinzione, non affatto dimostrative per la tosi spiritica, non potendosene
eliminare l’origine psi- coradiantej. La Eusapia, per quanto mi consta, non ha
mai (lato esperienze fotografiche di questo genere. 1" Fotografie
delle apparizioni spontanee, cioè in as¬ senza di ogni medium. Ritengo che
quest’ ultima categoria sia tuttora un desideratimi-, non si conoscono imagini
di spettri autonomi apparsi senza l’azione biopsichica di qualche individuo
sensitivo. E già la rarità dell’evento, fors’anco la sua costante natura
allucinatoria, lasciano presumere che un si tatto argomento di supremo valore
mancherà per un pezzo allo spiritismo militante. Io opino, anzi, che la sua
man¬ canza dia la conferma più vigorosa alla necessità di surro¬ gare il
termine di “ medianismo , (salvo il mutamento di si¬ gnificato intimo) a quello
di spiritismo. 8" Fotografie di apparizioni provocate
volontariamente per telepatia tra vivi. Si rientra con esse nella metapsichica
sperimentale, massime dopo i tentativi abbastanza fortunati dei rumeni Istrali
e Hasden, del quale ultimo il “ doppio bisecatosi sarebbe stato fotografato dal
primo accanto al proprip letto di notte (cfr. in Barai. uc, L'Iconographie
de df ripeterli f6 ’ PeCCat° clle llessano sia piu stato in grado ,
, B)flRi?uard° ,al Processo tecnico che produce le fotografie psichiche „, si
scorge dal fin qui detto come se ne possano distinguere due gruppi principali
: a) Le fotografie degli oggetti visibili , che impressionano
266 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II anche la nostra
retina: di esse dobbiamo effettivamente af¬ fermare che siano prodotte da raggi
di luce identica a (.nella, cui durante l’Evoluzione biologica si sono adattati
funzio¬ nalmente 1 nostri apparati di senso; b) Le fotografìe degli
oggetti invisibili , la cui esistenza ci rimarrebbe ignorata qualora non ce la
rivelassero le lastre sensibili al bromuro: logicamente esse saranno il
prodotto di reazioni chimiche svegliate da radiazioni di ordine differente da
quello delle luci a noi conosciute, ossia dipenderanno da radiazioni
(ondulazioni eteree) non letteralmente luminose, Je quali per ciò debbono
figurare nel novero delle forze na¬ turali ancora ignote. La fotografia
ottenuta la sera del 1° marzo in casa Avel¬ lino riproduce oggettinon luminosi,
che noi non abbiamo per- cepito e che indubbiamente si debbono essere formati
poco distante dalla medium, al di qua del gabinetto oscuro, e in relazione
cronologica con la comparsa dei due ultimi fan- . apparterrebbe pertanto al
gruppo delle fotografie dell’ invisibile Non è possibile affermare nulla
di più. Qualcuno forse penserà che quelle macchie biancastre corrispondano a
ra¬ diazioni di natura ignorata precedenti alla formazione degli spettri che
poi ne sarebbero, per cosi dire, una condensazione- altri preferirà di credere
che invece la lastra abbia colto il momento della loro dissoluzione quando
sfumarono davanti ai nostri occhi; e fors’anco si dubiterà che l’Eusapia in
trance „ abbia proiettato dal suo organismo soltanto quegli ectoplasmi
indeterminati, quelle radiazioni transeunti, e che poi ci abbia suggestionato
(mentalmente) di percepirli sotto una forma piu distinta e più
personale... Siamo nelle incertezze riguardo all’interpretazione del
fatto, ec! è miglior consiglio arrestarsi a esaminarne soltanto l’au¬ tenticità
ovverossia a chiederci se proprio quelle forme flui- diche della negativa
rappresentino oggetti reali comparsi nel campo dell obiettivo. Io ho già detto
le ragioni per le quali propendo a considerarle per tali. Certamente, la
“fotografia dell invisibile „ espone a molte illusioni ed è fonte di nu¬
merosissimi inganni; ma qui mi sembra che, per quanto mo¬ desti, ì nostri
risultati non siano trascurabili nò mal fidi. Questo genere di fotografie
è proprio quello che avrebbe diritto a denominarsi “ spirituale „, giacché non
corrispon¬ derebbe a nulla di materiale pei nostri sensi. Ma ciò non implica
che esse si debbano coII’Aksakoff chiamare “ tra - FOTOGRAFIE
SPIRITICHE 267 seendmtali „ ! La terminologia
introdotta dal celebre psichi- cista russo non è mai felice. Già i suoi termini
di “ perso- nismo„ ed “animismo, non hanno servito che ad ingenerare confusione
(cfr. Tomo I, pag. 54) ; ed ora questo di “ tra¬ scendente „, se è preso dal
linguaggio comune, non ha senso alcuno in scienza; se poi si pretendesse
toglierlo di peso dalla filosofia, riceve un'applicazione sbagliata, qualunque
ne voglia essere la derivazione, se dagli scolastici o dal Kant. Ma lo si
prenda pure nel significato semplicistico di supe¬ riore alla nostra
osservazione ed esperienza: come possono dirsi trascendentali dei modestissimi
risultati di facili ma¬ novre tecniche su lastre chimicamente preparate ad hoc?
Non è corretto nè esatto lo scorgere della trascendenza fuori che nei concetti
aprioristici e nelle intuizioni gnoseologiche, o, al più, quale equivalente di
ciò ehe supera i poteri ordi¬ nari dei nostri sensi e della nostra ragione. Ma
è abusivo chiamare “ trascendentali „ i postumi effetti di reazioni chi¬ miche:
tanto varrebbe assegnare della trascendenza ai raggi X, ai raggi ultravioletti
e infrarossi, alla cosi detta “ luce nera „ di G. Le Bon, perchè sfuggono alla
percezione diretta e ci sono rivelati solo la mercè di provvedimenti tecnici
speciali. Adunque, le fotografìe spiritiche, se sono vantaggiose per lo
studio della medianità, non apportarono fino ad oggi alcuna prova in favore
della sopravvivenza umana e men che mai della spiritualità di ciò che di noi
sopravvivrebbe alla morte. Prescindendo dalla possibilità che tutti gli og¬
getti esterni le cui imagini si sviluppano sulle lastre, siano produzioni delle
vibrazioni cerebrali accompagnanti il pen¬ siero di un vivente (e buoni
argomenti ci lasciano sup¬ porre che ci dirigiamo con qualche successo da
questa parte), non si può asserire altro che questo: — certe azioni radio-
chimiche di forme ancora ignote di Energia sorpassano la serie di vibrazioni
eteree accordate alla impressionabilità fotochimica delle cellule nervee della
retina umana, e lasciano traccio durature di sè mediante opportune preparazioni
di Laboratorio. — Ed ecco come il mondo “ metaeterico „ di Mvers rientra in quello
etereo dei fisici; e la “spiritualità, si materializza attraverso i nostri
grezzi meccanismi nella maniera più desolante. Gli spiritisti si consolano,
supponendo che lo “ spirito „ è fatto di etere o di metaetere, e non ac¬
corgendosi, con queste ingenuità, di dare un calcio a tutta la filosofia
veramente spiritualistica! 268 PSICOLOGIA E SPIRITISMO,
II * * * Sempre sulla stessa stradai Questo
il mio giudizio complessivo sulla mirabile seduta del 1" marzo 1902. Al
modo come le abbiamo vedute, le grandi materializzazioni d’Eusapia, le
maggiori, a quanto si dice, di tutta la sua carriera medianica, non arrecano
alcun argomento positivo in favore dell’ipotesi spiritistica, mentre rimangono
perfettamente comprensibili nella teoria meta¬ psichica. Io trovo che,
dirigendomi da questa parte, mi in¬ cammino bensì su di un viottolo appena
tracciato, ingombro di sterpi e spine , pieno di trabocchetti ; ma sentcT che i
miei piedi posano su di un terreno solido, veggo che co¬ steggio la strada
maestra della scienza sperimentale e della filosofia naturalistica: non ho
sotto di me le sabbie mobili o le pantanose, su cui si eleva a stento la
impalcatura barocca dello Spiritismo ; e neanco mi assorda e accieca il vento
ap¬ portatore di nebbia che turbina giù dalle tre o sette “ sfere „
dell’Occultismo teosofico. Genova, 2-3-4 marzo 1902.
SERIE IV. Le sei sedute date da Eusapia Paladino a Genova,
nell’ inverno 1906-1907. PRELIMINARI Mia ripresa degli studi
sulla medianità, e programma delle nuove sedute. I. Perche ho
smesso e perché ho ripreso l’argomento. Dopo un intervallo di quasi
cinque anni, durante il quale ho messo in disparte tutti i manoscritti delle
mie Note sulla medianità di Eusapia Paladino e sullo spiritismo in generale, mi
accingo nuovamente ad esaminare i fenomeni prodotti dal famoso medium
Napoletano. Due ragioni principali mi avevano dissuaso dal pubblicare
durante questo periodo di tempo quelle Note, come avevo promesso ed
annunziato. La prima, una ragione estrinseca. — Le polemiche gior¬
nalistiche scoppiate nel 1901-2 attorno allo spiritismo in genere e alla
Paladino in particolare, e nelle quali s’erano accapigliate, da una parte la
incompetenza presuntuosa e sarcastica dei negativisti a tutta oltranza,
dall’altra il fana¬ tismo semi-settario dei credenti di facile contentatura,
non incoraggiavano un uomo di scienza a entrare nella mischia. C'era il
pericolo di vedersi mal compreso in ambo i campi contendenti: e ho preferito di
ritrarmene, rimandando il mio intervento nel dibattito a epoca più
opportuna. I 270 PSICOLOGIA e SPIRITISMO,
II bis 10 e seti ietto d'uii esame’imiiarziale def fitti'
oSnltato 8enoino più che bastevole delle teorie • n, J? \ d U"a
C0,10S('enza la mia coscienza di psicologo Vè ’ ? ,ssato un P0’ di tempo,
dubbio di non avere invescato Ilf SOfrg,ere davanti il austero, mentre irli
studi teori,.; d metodo abbastanza titillati ioi venivano Convincendo
l“^Ì'ha”S» ntava una grande ponderazione Ho detto Ino- gg ° me‘ che
bisognava rivedere i c0„„ ■ alloia a me stesso seminare le **££5 >*
P™». ri- mi sono messo, volontariamente in sdii!0'" Pl0Pne; 6 cosl
Attendevo l’occasione ri; ’• n sdenzio ed in attesa. -Paladino, gi.ediè
altri medl.^SSi" ““ti' “““ T '* medianità. Alludo specialmente “el
Vestibol° della genti, agli incarna^ TbeTo ta P.81C0^fi- « veg- m
questi ultimi anni: la loro fio! !™ dl esaminare sommo interesse per la n«ipr i
• nomen°l°gia è sempre di ma d’ordinario è disgiunta da ® 6 suPerno|male,
lergia, telefania anirorfi ,„ ò C ■ eletti fisico-meccanici (te- amio avviso la
norzfónl’ 'natenallzzaz‘oni)che costituiscono più scientificamente
atiliS"ead!rSK5to^bÌ-e-?-PerCÌ6 E intanto nel campo della Metansirh
• spiritismo», notevoli avvenimenti che l„nnn ? S1 SODO succeduti l’attitudine,
cosT dei vecchi adente° " SU° rigUaado come di molti scienziati nei- In ^
d®‘ c oUnnar! spiritisti, sari o dispregiatori di questi °StlDatÌSSÌnii
avve>- spMLTistrhanncfavuto^caslonelires f ^ fenomeni * psichici
ZZT 6Sam,nare e di descrivere Medi potentissimi, comTfl bSt di'S 6
sign,ificanti- di S. Francisco, la Piner di «ini ^ 1 Melbourne, il Miller “Dama
mascherata» di Berlino k Tho epper dj Boston, la Virginia e l’Aiscba di Vili n
3 bompson di Londra, la gnorina Carme* À ^,,1“*“? Algeri, la si- Doliti di Roma,
la sSa Pfl],? °na’ 1 Eandone ed il meglio dal ^ nnhblf3 Paladlno- so”° stati
conosciuti diana; e quafcuno di ell ^6" “fT della stampa quoti- ritistica
dove fino allora imenivl"^ hlVltata cercllia spi- autorità scientifiche di
indi.? V3’ S è lasciato osservare da •a V~«. R'”"’ Vero
è che intanto sono morti alcuni medi famosi, fra cui la Fox-Jencken, lo Slade,
la Rotile, mentre altri si sono ritirati dall’agone, come la D’Espérance, non
senza lasciare uno stra¬ scico di dubbi e di reticenze sul loro conto;
verissimo è pure che si sono ripetuti gli sconfortanti smascheramenti di altri
medi spettacolosi a “ materializzazioni „, quali Eldred e Craddock, e che i
grandi fenomeni di Algeri sono stati inquinati dal- l’auto-confessione
(evidentemente falsa) d’nn presunto “ com¬ pare Tuttavia, l’incondizionata
fiducia dimostrata dagli adepti verso gli “ apporti „ archeologici di Bailey e
verso i “ fantasmi „ di Miller, verso le incarnazioni della Smith, verso le
rappresentazioni coreografiche e musicali delle me¬ dium ipnotiche Maddalena e
Nydias, e verso le clamorose esperienze di telepatia teatrale dei coniugi
Zancing (per non citare che i fenomeni più impressionanti arrivati a cono¬
scenza della massa dei lettori); la sfida lanciata nel 1906 dallo spiritista
arcidiacono Colley al prestidigitatore Mas- kelyne, seguita dalla condanna
giudiziaria di costui ; il viaggio aereo, fantastico ed ineomprensibile, di due
ragazzi in Ruvo delle Puglie; le numerose case infestate o fanta- smogene
discoperte nei luoghi più diversi, e con esito procla¬ mato negativo (?)
rispetto alle cause dei rumori, dei trasporti di oggetti e delle sassaiole; la
manifestazione, più o meno sicura, del reduce spirito di Hodgson.... ; queste e
altre simili vicende dello “ spiritismo „ recentissimo hanno rivelato i progressi
di una corrente ormai irresistibile di credenze, e l’esistenza reale di una
categoria inesplorata di fenomeni na¬ turali su cui la scienza deve pure,
presto o tardi, pronunziarsi. Sotto il riguardo delle dottrine
psiehicistiche, se purtroppo sono morti in questi cinque anni parecchi degli
illustri che hanno esercitato un ufficio culminante nella loro diffusione e,
fortunatamente, nella loro depurazione dai vieti dogmi daviso- kardechiani, fra
cui il Mtehs, I’Aksaiìoff, I’Hartmann, il Sidgwick, il Thuby, I’Hodgson fra gli
scienziati, il Chiaja e il nostro Vassallo fra i propagandisti, si è avuta poi
in compenso l’apparizione di un’opera di primissimo ordine, quale V Human
personnality del Myers ; si sono prodotti gli studi del Richet sulla
xenoglossia o parlata medianica di lingue sconosciute, quelli dell’esimio
fisico Branly sulle ra¬ diazioni umane, del Blondlot e dello Chabpentier di
Nancy sugli effimeri o dubbii raggi V, del col. De Rochas e del Mangin sulla
mimica e sulla memoria regressiva nell’ipnosi; sono usciti alla luce gli ottimi
libri, del Bozzano sull’ an¬ tagonismo fra la ipotesi spiritica e alcune teorie
scientifiche, gato'ria Klitt i«7«- §§S§fg|git
iillspssssg sciando nella loro rrlorin ì A-MB-8’ ®0HI.LLER e Bebgsos
(la- a-jiara sfià^^sSEti &S*35££&*%£& ?°‘ ■'
guaste sedute, cbe avrebbero dovuto essere di u:s,r?:™rt,.v“"ìcai0
111 rff“™ .-«uXrss: Spu “ m“ SJK25A «c“h!è di trucchi „ . 6 che iu
ltoiua brillanti giornalisti avevano assunto il còmpito di battere in breccia
la “ superstizione spiritica „. Ora, quando la stampa più seria si impegna a
fondo in una questione astratta, lontana dalle consuete preoccupazioni politiche
e sociali, e senza rapporto alcuno con le vicende della cronaca quotidiana e
mondana, se ne desume che una nuova e forte corrente di idee s’è formata e che
il gran pubblico vi presta attenzione. Qui poi, dati i prece¬ denti del
Corriere nella precisa questione della fenomeno¬ logia di Eusapia, sulla quale
gravita ancora l’accusa di trucco, lanciatale da E. Torelli- Vtollier e così
fortemente ricalcata dalla Commissione di Cambridge, l’atteggiamento del grande
giornale milanese era, per sé solo, un indice della importanza del momento
storico per lo Spiritismo. 11
nostro còmpito non è agevole. Ci si chiede, infatti, di arrivare almeno a
risolvere il problema iniziale della media¬ nità di Eusapia: cioè se i “
miracoli „ che le si attribui¬ scono, siano genuini e veridici; e qualora tutti
i fenomeni non lo siano, giacché per confessione sincera dei suoi apo¬ logisti
la impostura consapevole e la simulazione incosciente dell’isterica vi hanno la
loro parte e vi si mescolano inaspet¬ tatamente alla, verità, noi dovremmo
almeno stabilire quali tra i suoi “ fenomeni „ siano verosimilmente gli
autentici. Noi non ci piglieremo certamente l’ufficio di un tribunale
d'appello, anche se Barzini dovrà o potrà, per mezzo del suo autorevolissimo e
diffusissimo giornale, influire sulla pubblica opinione. Per conto mio mi dichiarerei
soddisfatto se con queste nuove esperienze giungessi a consolidare le opinioni
che mi sono formato nelle sedute del 1901 e 1902: io non ho intenzione di darmi
alla propaganda in prò' o in contro d’un determinato modo di pensare a riguardo
dei fenomeni me¬ dianici. lant è, le credenze o le opinioni su questo subjetto
mi sembrano del genere di quelle religiose o filosofiche: ognuno crede o
giudica in conformità del suo temperamento. I iò che a me preme è di
convincere o di disingannare il mio signor Io: ciò che mi spinge a scrivere è
di spiegare quanto sia stato lungo, e torse tortuoso ma sincero, il pro¬
cedimento empirico e logico pel quale io sono arrivato al presente mio stato di
credenza. Morselli, Psicologia e Spiritismo , E mcomprensibile
coree ci si trovi sempre in un atteg¬ giamento di lotta, non già circa alla
spiegazione, bensì circa alla realtà dei così detti fatti spiritici dopo un
sessantennio da che sono stati visti e toccati, descritti e illustrati da una
toìla di persone comuni e di personaggi esimi. Eppure, è così: tanto che il
programma delle nuove mie osservazioni sulla mediamta della Paladino, volendo
da un lato rispondere alle esigenze di questo momento storico, dall’altro
informarsi ai principi di un metodo sperimentale ragionevolmente graduato,
dovrà concernere, in primo e particolar modo, la realtà e la autenticità dei
fatti: in via subordinata, e solo quale possi¬ bile coronamento della indagine,
potremo avanzarci forse verso la discussione delle spiegazioni ipotetiche e
teoretiche dei fatti autenticati. Ora, stabilito lo scopo generale della
ricerca, ci si sono parati davanti vari problemi di tattica: — come, dove, con
quale procedura, con chi, e fino a qual punto sperimentare? Ma prima
di esporre o di formulare un programma di ricerche, c è un quesito da guardare
risolutamente in faccia- — è possibile fare dello sperimentalismo senza un’idea
che serva da filo conduttore? ossia, è possibile studiare i fatti spintici „
prescindendo dallo “ Spiritismo „ ? Fra i negatori e gli asseveratori
egualmente affaccendati per diminuire o per esagerare la verità, fra coloro che
si compiacciono esclusivamente nel teorizzare o che disprezzano Je ricerche
metapsichiche perchè non si può eseguirle con metodo propriamente scientifico,
io sto nel mezzo. Penso anch m col filosofo umanista e pragmatista F. C.
Scuillbr che convenga raccomandare agli spiritisti di applicarsi un po di piu
all elaborazione psicologica della loro ipotesi, in luogo di meravigliare gli
spettatori colle stranezze dei feno¬ meni e con la debolezza delle loro
argomentazioni „ (“ Proc. S. • p. u. „, XVII, p. 251); ma non vorrei poi
spingerli troppo verso le sconfinate terre dell’ipotetico. I “ fatti „
medianici sono cosi poco conosciuti nel loro determinismo, per l’ap¬ punto,
psicologico, che mi parrebbe più prudente arrestarci per adesso a vederli nel
loro stato di “ spettacolo „ soltanto introducendovi più ordine e più
esattezza. Le sedute “ spi¬ ritiche „ nella condizione attuale del dibattito,
sono una penosa necessità. Aveva forse ragione I’Hutsmans di chia¬ marle
crudamente “ les goguenots de VAu-de-là „ contro chi pretende trarne illazioni
spiritualistiche e principi filosofici, cosmologici ed etici ; ma insomma, come
e dove studiare i medi e i fenomeni medianici fuori della loro procedura
tradizionale e consuetudinaria, e fuori dei loro “ circoli „ ? Senza
dubbio si uscirà una bella volta dall’empirismo “ spiritistico „ ; chè gli
stessi spiritologi, non avendo più paura degli apparecchi e processi
scientifici, mostrano ora di desiderarli, anzi tanno pompa delle loro
concessioni al metodo sperimentale. Infatti, scrive egregiamente il Flournoy, “
non spetta agli scienziati di abbassare le esigenze rigorose di questo metodo
per agevolare la ammissione di fatti stra¬ ordinari e ancora contestati: spetta
a questi medesimi e ai loro difensori di forzare, se lo possono, le porte del
tempio della scienza con un raddoppiamento di prove evidenti ; e nell’attesa
del successo , di tollerare l’altrui scetticismo perfettamente legittimo». Ciò
nonostante, nell'uccostarci ai fenomeni di mediumnismo dobbiamo ancora
ricordarci della loro storia e del modo con cui, sotto la spinta dello spiri¬
tismo, si sono fin qui effettuati e sviluppati: il mediumnismo, qualunque ne
siano la natura e la genesi, ha figliato, cor. le ragazze Fox e con i loro
epigoni, la dottrina spiritica, ma poi ne è stato assorbito; ed una seduta di
medianità, anche se tenuta in un circolo di uomini di scienza, ha sempre un po’
dei prischi caratteri di un “ rito spiritico „ (G. Morelli). Io sono,
pertanto, con Baudi di Yesme quando scrive che fa¬ cendo della metapsichica
bisogna ritenere la tesi spiritica, ma semplicemente come uno strumento di
lavoro, per giungere a discernere il contributo della “ intelligenza „ entro ai
feno¬ meni, e particolarmente a stabilire di dove essa provenga; il che
significa puramente e semplicemente fare la “ psico¬ logia dello spiritismo ».
È ciò a cui fin da principio homi¬ rato con queste mie Note. Avevamo
dinanzi a noi due metodi principali di ricerca: 1" osservare i fatti
nella loro produzione spontanea e assistere, per cosi dire, passivamente alle
manifestazioni della medianità eusapiana, annotando le circostanze tutte in cui
avvenivano. — Ed è il metodo ordinariamente fin qui se¬ guito in questi studi,
dove si tratta di funzioni automatiche la cui scarica, secondo gli specialisti
in materia, deve per ora essere lasciata libera da ogni sorta di coercizione :
lo stato attuale della Metapsichica obbliga spesso ad accettarle senza
discussione, come a me è toccato di fare nelle sedute descritte precedentemente
; 2° sperimentare sui fatti, studiando possibilmente le manifestazioni
medianiche secondo regole prestabilite, sia col preparare e mutare
opportunamente le condizioni fa¬ vorevoli o sfavorevoli alla loro produzione,
sia dirigendo l’at¬ tività del medium secondo linee determinate. — Ed è questo
il metodo schiettamente scientifico, sotto la cui egida vor¬ rebbero gli studiosi
pronunziarsi in ordine alla realtà ed estensione del mediumnismo ; ma per
applicarlo in tutta la sua interezza vi sono stati fino ad ora (salvo due o tre
ec¬ cezioni) e fortissimi si mantengono vari ostacoli che ogni proponimento di
scienziato non riesce a superare. Li ho piu volte indicati, e non li
ripeto. a Avremmo ben voluto sistemare, nell occasione, una serie di
esperienze, vere e proprie, tanto coll’utilizzare tutti i mezzi di cui oggi
dispongono la fisiologia e la psicofisiologia, quanto col mutare
deliberatamente le condizioni di produzione dei fenomeni. Non è difficile, per
chiunque abbia conoscenza anche mediocre dei processi sperimentali, stendere un
pro¬ gramma ben nutrito di studi. a) Una prima serie di indagini dovrebbe
rivolgersi allo stato somatico-tisiologico del medium avanti, durante e dopo
l’accesso medianico di ‘ trance „, stabilendo minutamente le modificazioni che
si avverano nelle sue attività funzionali (cii colo, respiro, ricambio
materiale, disassimilazione, ter¬ mogenesi centrale, termometria cerebrale,
ergografia, dinaino- metria muscolare, e possibilmente bioelettro- biofoto- e
,bio- magnetogenesi, psicometria, stenometria bio-psichica, eec. i. b)
Una seconda e simultanea serie di ricerche prenderà di mira le contingenze
esteriori, le manifestazioni in atto e gli effetti della medianità. Si
comincierà col porre il medium in condizioni tali da impedirgli ogni frode, o
isolandolo o cir¬ condandolo di apparati discopritori. E questo si otterrà
colla eliminazione del gabinetto nero e della “ catena tiptica „ ; con la
abolizione del controllo, che si riduce ad una coerci¬ zione piu pei vigilatori
che pel medium ; con l’uso di sedie, sgabelli isolatori e tavolini con suonerie
elettriche o coi loro piedi in astucci isolanti, oppure a sospensione
dinamometrica; col disporre uno sfondo bianco ben rischiarato, gabbie e reti
divisorie, oggetti spalmati di sostanze rivelatrici d’ogni tocco colposo di
mani e piedi; infine, col ricorrere al rivestimento completo del medium con
abiti nuovi, ecc. c) ' passerà poi ad applicare ai fatti di telergia
strumenti automaticamente registratori, come tanti ne pos¬ siedono d’uso
oggimai comunissimo i Laborat.orii fisiolo- g ci e psicologici e le Cliniche
(chimografi a cilindro af- fu mato girante, miogratì ed altri consimili
apparecchi .» penne inscriventi, diapason elettrici e segnali di
Desprez, interruttori a leva, anemografi pel “ vento „ spirante dal gabinetto,
schermi fosforescenti, bilancia di Mosso per le oscillazioni del peso del
medium, ecc., ecc.). ri) Da ultimo, si sfrutteranno più largamente che
sia possibile, come ha indicato Carlo Riciiet, le azioni chimiche delle varie
sorta di luci, disponendo tutt’attorno macchine fo¬ tografiche o
cinematografiche ad obiettivo aperto, fissando in¬ terpolatamente o
continuatamente sulle loro lastre sensibili tutti i prodotti, visibili o
invisibili per gli occhi, della bio- radioattività e della teleplastia
medianiche (fiammelle, au¬ reole e radiazioni luminose, dislocamenti e voli di
oggetti, materializzazioni, fantasmi, ecc.). Ogni investigatore può a
piacere, o conforme ai suoi in¬ tenti. sbizzarrirsi in preventivi c tentativi
di questo genere; e la storia delle spiritismo e psichismo ne insegna molti e
variatamente disposti. Perocché, oltre ai primi congegni fisici per lo studio dei
tavolini giranti e dei moti incoscienti iHare, Faraday, Babinet, Thury, De
Gasparin, ecc.), il Crookks dal ’7l al ’74, il Buttlerow e il Mendèliei k nel
'76, il Lodge più presso a noi (“ Proc. Soc. f. p. R. „ ’93), I’Encauhse-Pamjs
(“C.-r. Congr. intera. Psych. „ ’900), il d’ARsoNVAL (“Bull. Inst.
Psychol.„,’05)), il Riciiet, I’ànastay, lo Joiiie, il Boirac, il Delanne
stesso, hanno gettate le basi e dettate le norme per una ottima organizzazione
dei Laboratori per le ricerche psichiche. Non ci sarebbe altro che metter quei
dettami in pratica e avvalersi dei loro procedimenti cosi ben coordi¬ nati e
dei loro apparecchi di verifica per fare del * media- nismo (= spiritualismo !)
sperimentale,.... Ma data l’antipatia misoneistica verso la scienza dei
medi in genere e della Paladino in ispecie (pur essendo costei, da anni, la più
accessibile all'esame scientifico), una cosa è il progettare ed altra è
l’eseguire. In dicembre 1906 noi non abbiamo trovata Eusapia gran che più
propensa a lasciarci “ sperimentare „ secondo il nostro desiderio ; la sua
arren¬ devolezza di fronte ai processi e strumenti scientifici era al¬ quanto
maggiore che nel 1901-2, ma non era assoluta. Abbiamo, dunque, dovuto
fare di necessità virtù, e salvo alcuni espedienti, che a tempo e luogo
indicherò, rinun¬ ziare al grosso elenco di “ Procedimenti tecnici per lo
studio sperimentale bio-psicologico della medianità ,, che io avevo, con tante
speranze, preparato. Dall’altro canto, non bisogna poi credere che, toltane la
verifica materiale del fenomeno e una maggiore determinatezza delle nostre
cognizioni in pro¬ posito, questi procedimenti di tecnica fìsica e fisiologica,
queste registrazioni grafiche penetrino a fondo nelle viscere dell’e- nigma le
quali sono di indole e genesi schiettamente psicolo¬ giche. Che cosa si è
ricavato a riguardo dellanaturadel pensiero dalle tante indagini sulla chimica
del ricambio o sulla tem¬ peratura del cervello? Che cosa ha dato il metodo
grafico, tanto prediletto ai fisiologi, di fronte al problema della spon¬ taneità
del movimento negli organismi vivi o della sua deri¬ vazione dagli agenti
fisico-chimici? Non facciamoci illusioni sulla possibilità di ricondurre
i fenomeni medianici, che sono, alla fine, fenomeni esclusi¬ vamente
bio-psichici, ad elementi meccanici mediante pro¬ cessi meccanici ; il vero
positivismo non si deve più confon¬ dere con questo ormai decaduto materialismo
empirico e gretto dei tecnici da Laboratorio (io lo combattevo or sono quasi
trent’anni, fondando a bella posta la mia Rivista rii f ilosofia scientifica).
Anche considerando il problema del medianisino come esclusivamente fisiologico
• — il -che non è, essendovi una più larga e intima partecipazione della Mente
che non della Vita basterà riferirsi all’aurea mas- sima metodologica, che un
distintissimo biologo, Max Vkii- vvorn, ha dettato per la fisiologia generale,
ma che io applico, mutatis mutanti ix, alla metapsichica: — ‘ Non esiste
nessun metodo speciale; ma è buono quel metodo che conduce diritto allo scopo.
I metodi vanno scelti secondo 1 problemi, non già i problemi secondo i metodi!
Non e il metodo che qui sia unico, ma il problema; e per risol¬ verlo, lo
studioso deve ricorrere a ricerche diverse, alle chimico- fasmhe e meccaniche,
alle fisiologiche, alle psicologiche, alle storiche, ed alle filosofiche in
egual modo, secondo che lo esige uno scopo speciale : ma tutte queste indagini
devono tendere ad una mira sola . ,... &ÌV indagine della medianità (Cfr.
Altqem Biologie, I, § 3). * Ciò che in verità il nostro gruppo desiderava,
era di oltre¬ passare la sfera delle semplici e per noi oramai monotone azioni
fisico-meccaniche (sebbene, costituendo esse gli elementi più strettamente
obiettivi della medianità, siano sempre di sommo interesse per lo studioso):
noi tutti ambivamo di pe¬ netrare meglio nel santuario della nuova religione
eveme- ristica, e ci proponevamo di seguire docilmente, ma ocula¬ tamente la
Paladino, qualora anche ci avesse condotti verso quelle evocazioni e
comunicazioni “ spiritiche „ da cui sembra che aborriscano gli stessi
psichicisti, o per tema di figurare troppo ingenui, o per reticenza dettata da
pregiudizi “scien¬ tifici Ed Eusapia, come si vedrà più avanti, ha infatti ten¬
tato di introdurci oltre il vestibolo del suo barocco tempio ; ma anche
stavolta la Pitonessa ha rivelata tutta la miseria della sua inspirazione
pseudo-spirituale. III. Il nostro ambiente sperimentale. Il
gruppo di sperimentatori questa volta è più ristretto: si compone di me; di L.
Barzini; del dott. G. Venzano e di E. Bozzano, la cui competenza ili
metapsichica è ormai sta¬ bilita; del pittore italo-argentino Alfredo Berisso e
della sua sig.” consorte, in casa dei quali terremo le cinque o sei se¬ dute
della presente serie. La scelta del luogo ci aveva da principio un po’
preoc¬ cupati. Il “ Circolo Minerva „, dopo la morte di Vassallo, si trova
disciolto o, per lo meno, non ha più sede propria. Avrei ben voluto che le
sedute si effettuassero stavolta in un locale neutro e di carattere
scientifico, per es. nel La¬ boratorio di psicologia sperimentale annesso alla
Clinica neuropatologica e psichiatrica da me diretta ; ma questa ri¬ siede nel
Manicomio, ed Eusapia certamente vi si sarebbe rifiutata, anche se noi fossimo
andati incontro al sarcasmo degli ipercritici che avrebbero probabilmente
parlato di “ cose d:”matti „. D’altronde, non è facile nè comodo sistemare in
una abitazione privata una sala per sedute medianiche con tutto l'arredamento
consacrato dalla tecnica tradizio¬ nale. Abbiamo pertanto accolta l’offerta dei
signori Berisso che mettevano il loro alloggio a piena nostra disposizione per
il tempo che fosse abbisognato, e che si incaricavano di darcelo pronto il dì
dell’arrivo della Paladino. Non avremmo altrove scelto di meglio. Una
ragione validis¬ sima per accettare era che il medium aveva già dato sedute
ottimein quella casa; e ormai noi sappiamo come giovino alla medianità l’idea
autosuggestiva di potere e il sentimento consecutivo di fiducia. Inoltre,
l’alloggio esibito ci presentava condizioni favorevolissime: un quartiere
eccentrico e tranquillo della città; una casa di nuova costruzione, e però
senza vecchi ànditi ed armadii a muro che la potessero rendere sospetta ;
280 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II un quinto piano,
ossia ad un’altezza tale dal suolo da esclu- dW^o 51 tradrnt° dal lat0
delle 'ina sala d angolo, con un solo uscio verso l’anticamera, e perciò
age¬ volmente sorvegliabile. Xe dò qui la descrizione che vS per tutta questa
serie di sedute! La sala misura metri 4,65 per lato, ed è abbastanza
canate pel nostro gruppo: ne furono asportati quasi tutti i mobili tranne un
grande pianoforte a coda che ne occupano angolo e che potrà servire a
esperimenti di telecinesia (suoni a distanza)! Pianta della Sala e
disposizione iniziale della “catena nelle sedute di casa Berisso
(Genova). /ngr&so medmn.Vo rP°Stf fra..le.due
finestre costituisce il gabinetto “eh usO dalle6 dalle d,ie sopratende, e in
avanti mando nnd ? COr.tlne nCre Peud°nti dal soffitto, for-
L’uscio Hfi • ,m° SpaZl° c,eco ‘"angolare, di m. 1,65 per lato. n “ dl
lnoresso, chiuso a chiave all’arrivo d’Eusapia, verrà che in O snggeHato da me
con spago e ceralacca: noto però nVl f, er,T’ °'tre ai due coniu^. non c’è che
una gio- SdA““?P“rtS,r*™ r"eg‘“ in «- eleuirT0"? ,interna
h da‘a principalmente da lampade elettriche, di cui tre sospese al di sopra del
campo di opera- Morselli, Psicologia e Spiritismo ,
IL Tav. XV. Eusapia Paladino nel 1907. (Da una fotografia
del Doti. A. Hehi.itzka di Torino). h Azione: una a luce bianca,
dell’intensità di 16 candele - una a cLc°una8(oÌtre aT altrMamp'adal-ì'
p^ee’sUtenti* iE t ' reti di contro); ma tra le ante delL CS flit™ L°
ìalotto^DVdinario rnÌSCe UD moderatia««o rischiaramento <lel salotto. D
ordinario non opereremo mai in oscurità completa- res era sempre accesa o
una stufa mobile ad"l Tirano del uscio, o un lum, no da notte situato
sotto il pianoforte ’fd"e p.1" che sufficienti a permetterci la
visibilità dei con- torni e ì chiaroscuri delle persone e delle cose.
domanda T v°lendo soddisfare l'insistente (lomamla tattaci dalla
subcoscienza di Eusapia coi cinque collii fo. carità.) , ci siamo spesso
trovati nell’imbarazzo, non rii di m0,/erare e *nd"°r'
convenientemente la luce Trasportando or qua ed or là per la stanza la stufa ad
alcool al riparo delle portiere delle sopratende o di un para- TOdi
’fAv°rTd° a ce,Uense con un paralume circolare fatto di van, togli di grossa
carta giallognola da imballaggio abbiamo ditXmÌr,fnrante C 861 8edute-
una varietà notevole di gradi d, .Hum, nazione; y»„l( mai, il buio completo.
S’intende perciò che eccetto i rari momenti di tenebra da noi concessi a^ Em
sapia, massime m principio di seduta allo scopo di ‘ allenarla noi ci siamo
trovati quasi sempre in condizione da poter eser¬ citare le nostre facoltà
visive sui fenomeni; e questi sono ac¬ caduti anche in piena e viva luce. E una
circostanza che andava fin da ora annotata, dappoiché le nostre sedute mirano
parti¬ colarmente a dissipare alcuni dei dubbi insorti fin dal principio
latrice'de]lb„ióandl "7™ W sulla efficacia tute- latrice del buio
per i trucchi della Paladino. Il tavolo medianico, appositamente
costrutto, pesa chili 3 600- di fianco al gabinetto stanno un altro tavolo,
pesante chili 10 300 ed un piedestal o di chili 8.600, per la macchina
fotografica Alcuni dei soliti oggetti prediletti da ‘ John perché non Io
costringono a grandi sforzi di imaginazione creativa ossia campanello
tamburello, chitarra, trombetta da fiera, palla di gomma, bottiglia e bicchiere,
funicelle, arancii, giocattoli a ma novella (carillon,), eco., sono collocati
qua e là per la stanz'a sul fuori 0dXgportataUddl UDa 8?7Ìola,entro <•
gabinetto; e tutt iuon della porta a di mano del medium. Abbiamo poi il con¬
sueto vassoio colla plastilina molle per le impronte Ual mio Laboratorio
psichiatrico io ho recato un metronomo afi’umata,Zm,n di6 eUnCaV un
,cilindr0 Sirante rivestito di carta resc“nti dft?lano’ carte cosparse di sali
fluo¬ rescenti,... tutta apparecchi atti a registrare i movimenti delia
m.dium e degli oggetti da essa influenzati, segnalandoceli al bum, o
conservando le loro traccie in curve grafiche in 'o rnell W^'06, eeU'
grossa stadera con piatto’ à biHco sta nell antisala per pesare Eusapia prima e
dopo della seduta. Tre macchine fotografiche, con obiettivo ad otturatore,
sono apprestate in diversi punti della sala: quella già accennata a destra del
gabinetto, un’altra sul pianoforte di fronte ad Eu- sapia, ed una terza da
disporre secondo gli eventi. Alla spal¬ liera della seggiola di Eusapia io ho
fissate fortemente con più nodi di cordicella due aste (bacchette da pittore),
le quali so¬ sterranno al livello dell’occipite del medium una scatola erme¬
ticamente chiusa e contenente una lastra sensibile al bromuro (chàssis) ; noi
tenteremo così di fotografare lo 4 radiazioni neu- riche che per avventura
sfuggissero dal cervello d’Eusapia durante le sedute. Col medesimo scopo, io ho
preparata una lunga striscia di pellicola sensibile ricoperta da cartone e ne
faremo corona attorno al capo del medium durante l’estasi. Fino
dalla prima sedata io e Barzixi sediamo al controllo, io iì sinistra, Barzini a
destra della Eusapia: l’assistenza ha deciso che noi due avremmo funzionato da
invigilatoci durante tutta la sene e occupato sempre il medesimo posto. A noi è
parso che questa fosse una condizione favorevolissima alla verifica dei
fenomeni, giacché il troppo frequente “ cambio di guardia „, quantunque
domandato spesso da Eusapia sia in veglia sia in sonno, è tutt’ altro che una
ragione di si¬ curezza. Alle volte sono chiamate all’ufficio delicato di con¬
ti ollori persone sprovviste della necessaria resistenza di at¬ tenzione e,
specialmente, della capacità di essere ad un tempo oggetto di fenomeni e
soggetto in osservazione. Intanto fin t a pruno disporci in catena ho notato,
con compiacenza, che L. Barzini, col quale dovevo dividere il non indifferente
peso della sorveglianza incessante sulla medium, possiede una rara calma di
osservatore: non perde mai il dominio dei propri sensi; esercita un’inibizione
tenace sulle proprie emozioni ; e nello stesso tempo denuncia i fenomeni perce¬
piti con la sua invidiabile chiarezza e concisa proprietà di linguaggio. Per
questa ultima dote mi vien fatto qualche volta di paragonarlo a Guy de
Maupassant. Lo affermo subito recisamente: noi due siamo sicuri, du¬
rante tutte le sei sedute, di cui narrerò in sommario la fe¬ nomenologia,
d’avere tenuto sempre nelle nostre le due mani distinte di Eusapia, io la
sinistra, egli la destra. In tante ore di contatto o di stretta si vorrà
ammettere che le nostre percezioni tatto-muscolari si sono talmente affinate da
rico- nosceie tosto, anche nel più completo buio ed in qualunque moment ° della
serata, i caratteri morfologici e la particolare motilità automatica o
volontaria degli arti superiori d’Eu- sapia. Per uno che possegga qualche
nozione di anatomia e antropoloffia o che abbia un filo di attenzione, mi
riesce incomprensibile l’inganno dello scambio di mani: una mano sinistra è
sempre una... sinistra, e avrà le dita, massime il 1)01 lice e il mignolo, di
ben facile riconoscimento anche al buio, essendo esse sempre situate in
posizione omologa, ma arrovesciata rispetto alla mano destra: evieeversa. De
resto la sorveglianza ci è stata agevolata da ciò che le mani’ di Eusapia son
rimaste assai spesso visibili, dappoiché, come ho detto, ben poche volte le abbiamo
concessa 1 oscurità completa. E allo stesso modo ciascuno di noi due era in
irrado, dopo quel po’ po’ di esercizio, di riconoscere il piede, fi ginòcchio e
la gamba del medium affidatigli da la propria narte: li sentivamo quasi
esclusivamente mediante la pres¬ sione ed il contatto di vicinanza
ininterrotta, ma li abbiamo anche ispezionati spesso, spingendo lo sguardo
sotto il ta- ' °Eiisapia si è subito dichiarata soddisfatta della nostra
vigi¬ lanza meticolosa: data la sua ossessione della propria ven¬ ustà di
medium, la severità corrisponde al suo desiderio, come ho già annotato per le
sedute del 1901-2. Non 1 ab¬ biamo colta mai nell’atto di giuocarci il tiro
dello scambio ,li mano e di piede, tranne una o due volte che indicherò suo
tempo, ma che nella massa della fenomenologia da noi osservata in un totale di
ventiquattr’ore di seduta non ''"Non ' insister ò7apiù che tanto
sulla questione sempiterna del “ controllo Per chi ci crede capaci di
esercitarlo con costanza e con oculatezza, sarebbe superflua, io spero, ogni
ulteriore e inutilmente reiterata affermazione nostra di essere stati cauti e
desti; mentre per chi ci reputasse osservatori poco abili e naturalmente meno
astuti del signor critico, non riusciremmo a trovare frasi abbastanza eloquenti
per convin¬ cerlo della nostra capacità. L’ esperienza da me acquistata in
tante sedute “spiritiche, ed il paragone che ho potuto fare tra molti
investigatori dei fenomeni medianici, siano dilettanti o studiosi, siano
credenti o scettici, mi permette di affermare (senza tema di peccare di
immodestia) che io e Luigi Barzini costituiamo una ottima e sicura coppia eli
vigilatori per intelligenza ed accortezza; e sfido cln ci co¬ nosce
personalmente ambedue, di dire il contrario. Inoltre, si è convenuto che
anche le altre quattro persone costituenti la nostra ordinaria catena sarebbero
rimaste sempre nella stessa posizione: — alla mia sinistra Ernesto Coz¬ zano;
alla destra di Barzini, la signora Bensso ; di fronte ad A»«h.
qnMto retica, a produrre e *‘st a"ebbe giovato, in via teo- e Ja
regolarità del possi hi fé* n i','- tio 0^n0^re"el b;'1 dell’ambiente
dinamismo dei fenomeni * contributo personale al . ». codifica™ ™»
•~it. . b. asTi «'■'H» h. persone. Porse questo intervènto n i 6 SUe
sedute ^Itre fenomeni rilevanti che desidera" mn " g'0Vat° n da,'ci 1
mentare il numero degli astèntiTlo"^1'?-' ?Uando appassionati del
psichismo ei ivo- 0 sceglierli fra cultori per l’attività mediumnica de a
pILliè da stìmoI° nuita dal 1902 in noi Ad nini , Palesemente dimi- il
nostro proponimento di invta;!U°d°’ pu,'.con tali varianti, sulle produzioni
deffmedianl f E® C°n rig0re di nè ostacolato. aniU Eusapiana non fu
turbato, per me, neBWe cSraate'e rèff^-^t “I Sedute consiste> (e
quella di Barzini) tanto „n , ra(Ì01zata. la 'ma-opinione hir:sz
£S£&r*° sulla del « C0rr/«f ^st-rtèhTloaCOnt0’ PrÌma SU,le
co,on"e in un volumetto a paète ’ cte irTS a,Genova’ poi Plicità
dello stile difficilmente f!L b f. la legante sem- letteratura dello spiritismo
tcfi- “'VT U'11 “ella immensa P.„ Milano^' 1907)0 Per ciò ^do mond\d» >»^i
z|om dell’insigne pubblicista io «è™ -P C|lles,e Pubblica- nn conveniva
riprodurre nella lorn L"™* dubbio se Annotazioni da ine fatte sera nei- = fo
?e"uma le molte colareggiata dei fenomeni cui assetava™* deSCrÌ2Ì0,ìe
P"*- raccogliere ancora i„ una snee.e ° .?°“ Pluttost° nostre
osservazioni comuni e delle •SlDt-aS1 *! f,.'utto delle di un confronto,
che sarebbe st «"e riflessioni. In vista qualità di scrittore* “me*L „ °
per le descrivere ordinatamente anche If c ■ PufS° dl rmnnziare a
ladiniane: ripeterei male ciò che il mio k*”6 ""e SeLrate Pa‘ con
quella sua ammirabile capaci tH i a d°Uo colan m modo tacitiano 1,„P ,,
dl descrivere i parti¬ ne costituisce l'essenziale “ trascura>-e di ciò
che ir," •“ -w. ..iot- per esaminare volta per volta i diversi
aspetti teorico-pratici della dottrina spiritica. Da un lato, sarebbe
dannoso alla intelligenza dei fatti non tenere divise le singole sedute,
giacché ognuna di esse, e per le condizioni fìsio-psiehiche del medium e per
quelle dell’assi¬ stenza, ha sempre una fisionomia speciale, nonostante il
fondo uniforme del mediumnismo. D’ altro lato, una minuziosità eccessiva
trasformerebbe quest’ultima parte dell’opera in una successione di processi
verbali, che si stenterebbe a leggere e gustare. E preferibile trattare i
fenomeni nel loro insieme, quali intuitivamente il nostro pensiero li
concepisce collegati da relazioni di natura, di causa e di determinismo fisico
e psichico ; ed è meno fastidioso vederli sfilare in gruppi omo¬ genei o
similari, illuminandoli volta per volta con qualche chiarore di sintesi, pur se
questa contenga un principio o un conato di interpretazione teorica. Siano
bensì i fatti alla base d'ogni ipotesi o dottrina; ma dove la ricerca non muove
da idee, o non conduce ad esse, si farà del tecnicismo o del¬ l’empirismo, non
della scienza. Mi ricordo d’avere proclamato questa necessità di idealiz¬
zare l’ indagine sperimentale fin da quando facevo i primi passi nella mia
lunga carriera di scrittore (p. es. in Esperi¬ mento e Scienza, Modena, 1871).
Spero che, almeno in questo rispetto, gli spiritisti, che avrò ipercritici
esasperati, non mi accuseranno di contraddizione, essi che si protestano “ spe¬
rimentatori „ (?), e poi son così lesti a salire dalle povere loro sedute
tiptologiche alla cima di colossali costruzioni teo-cosmo-filantropiche, come
si scorge, ad esempio, in quel libro di Eugenio Nus ( Choses de l’autre monde,
1880), che è stato per un pezzo, ed è tuttora, uno dei loro Evangeli. Genova,
gennaio 1907. ^v- LA SEDUTA (27 dicembre 1900).
Compendio della serata. Beri s so °S«ri ’ » -troviamo
Puntualmente in casa scusso, Lmigi Barami arriva da Milano- lo • , -- ss
c La serata del 27 può essere divisa in tre narri- noli»
ptzsrs r* “nrr n— nate: si vedrà Z Z T™ del1?- manife^oni otte- il potere
medianico della pZìTsì^ ■*- sa.«ta un munire nótoo°._J “t” S“tlto
‘««e '» Wi»"» il fremito , le ,fcoKli<^„ fenomeni
accertati in catena 287 2. Movimenti e levitazioni del
tavolino. — Dei movi¬ menti oscillatorii e sussultorii, degli innalzamenti
parziali del tavolino e dei suoi scuotimenti espressivi, ora in moto di collera
ed ora di ilarità, non è più il caso di parlare: quanto alle “ levitazioni „ se
ne produssero varie, alcune della durata di parecchi minuti, e anche senza
contatto delle mani: tutte in condizioni assolutamente incriticabili. 3.
Moti, spostamenti e trasporto di oggetti senza con¬ tatto. — Dapprima la
seggiola che avevamo collocato entro il gabinetto, a l'",10 dal dorso di
Eusapia si è smossa e col carico degli oggetti che vi avevamo collocati sopra
(circa chili 6) ha strisciato sul pavimento ed è venuta a toccarci i gomiti. —
Indi ne sono partiti e volati, per così dire, verso di noi la trombetta, la
bottiglia, il bicchiere, il giocattolo: li vedevamo nella penombra spuntare
traverso le tende, ora venendo da sè nelle nostre mani protese ed ora cadendo
in mezzo al tavolo. Un certo momento (al debole chiarore della stufa) abbiamo
visto la bottiglia, spinta o portata da una specie di prolungamento della
cortina nera, uscire con violenza tra me ed Eusapia, la cui inano sinistra io
controllavo, e posarsi con forza sul tavolino. — In se¬ guito la seggiola del
gabinetto si è data alla sua abituale escursione: con un faticoso giro essa è
arrivata sopra la testa del medium, poi è discesa sul tavolino, indi, passando
tra il medium e Barami, se n’è tornata al suo posto. 4. Picchi entro il
gabinetto e sui mobili circostanti. — Di questi sopratutto la mia seggiola,
nelle zampe posteriori e sull’impagliatura, è stata presa di mira
dall’invisibile “ picchiatore „. 5. Gonfiamento della tenda nera e vento
freddo dalle fessure delle cortine. — La “ brezza „ non mi è parsa così forte e
fresca come nel 1901 al Circolo Minerva. 6. Tocchi e colpi di numi
invisibili. — Più volte mi sono sentito palpare da mani e dita nettamente
percepibili sul braccio, al fianco, sulla spalla di destra. Una grossa mano mi
ha battuto energicamente e più volte sulla regione scapolare. Anche E. Bozzano,
che è lontano lm. 50 da Eu¬ sapia. si è sentito ripetutamente toccare. 7.
Spostamento di un vigilatore. — Il vigilatore tirato fortemente con la sua
seggiola all’indietro sono stato io: una forza invisibile mi ha allontanato dal
tavolo per al¬ cuni centimetri, pur lasciandomi seduto. 8. Accensione e
spegnimento d’una lampada elettrica. — Anche questo fenomeno è accaduto a me.
Mi ero messo in tasca l'interruttore elettrico dolio 1 ecco che questa ad
un tratto si ! lampadina verde; ed tivainente, indi si riaccende 6- S‘ Spegne
aIteraa- ln« ^ fa male, ed io cerco invino r^'8 grida che quella spegnere
la lampada; senza che lo 1l|1“teiTutt<?re per ri¬ mano penetrarmi in tasca
lo si trova SeDtlto nessuna done, lanciato sul pavimento ?] ? ’ C?1„suo ,ung°
cor- Qnesto fenomeno non mi ha onv T delhl Sala' avnto, per me, tutte le
caratterietfl 6 confess° che ha ^'.digitazione. Notai subito eh? EuÌì * giuoco
di Pa¬ gliato che io ponessi la neri dell'- f stessa aveva consi- tasca di
destra della giacca- ‘ , . . l,lfemittore nella mia zioni di pena
all’improvviso illumin* ?e *e esclama- ' di sala erano studiate. Giurerei X
nostro anl?olo 9. Percezione d’una ’ZIZ ■ ? ' fa,nmo iodati L biamo
percepita successivamente ?“ ’(t nud°- - L’ab- di Eusapia: delle “dita molli e
carnei ** -° •** ' Capelli agilmente. Anche questo Gnomi ? » V1 S1 movevano
avvenuto nelle sedie del 1001 " ? Stato ldentiuo a quello sh - ì
spalle d' Eusapia : quando io denn^* de! gablnetto o dalle Zlr|i e Venzano
vedXEo n° «L T,' toccamenti, Bar- forme sporgersi verso di me C1-e dl braccio o
mano in- 11. Apparinone d! « .ven,nni a lambire, volte l’assistenza ha
segnalatala nebulose- ~ Una o due castre o semiluminose aventi
auliche"11581^ di forme contro le tende nere; ma non ! aPP;»;enza di
“ mano „ i contorni. ‘ sl è riusciti a fissarne bene Secondo periodo. — 7
n catena i/,w ■' distante dal gabinetto oscuro. l’incomodl4LStok1 dai?
racji lì fmpfe lamentata dei- stufe ad alcool, si leva in piedi e Prementi
dalla quanto io avevo già veduto in cas . P taTol!no> ripetendo i ss.
tv* £ tal modo a formare la catena lungi dal gabinetto oscuro,
restando Eusapia poco discosto dalla finestra, nel cui vano sta il grosso
tavolo. Io mi accorgo subito che tutto quello spostamento è stato voluto dalla
medium onde potere mu¬ tare il suo campo d’operazione: adesso le azioni
telergetiche Disposizione della catena tiptica nella seconda
partefdella seduta del 26.X11.1906. si porteranno sul tavolo e sugli
oggetti che vi abbiamo collocati^ sopra e che non sono sfuggiti allo sguardo scru¬
tatore d Eusapia, quando ci siam messi a sedere davanti al gabinetto. E infatti
il cambiamento di situazione non mo¬ difica di molto la fenomenologia.
12. Spostamento della g rossa tavola. — Questa si è smossa rumorosamente sul
suolo, quantunque si trovi a 70-80 cent, dalle spalle d’Eusapia. 10.
Ondulazioni, gonfiamento e svolazzo della copritenda della finestra. — Anche
qui il fenomeno risulta importante per la distanza del drappeggio dalla persona
della medium. 14. Messa in azione del metronomo. — Questo stru¬ mento si
trovava sulla tavola, quasi a contatto del davan¬ zale della finestra, ossia
nel punto più lontano da Eusapia. Ad un tratto, fra il silenzio in cui ci tiene
tutti la attenta vigilanza che esercitiamo, si ode il tic-tac
caratteristico del metronomo che da sè s’è messo in movimento, ha battuto una
ventina di colpi, indi si è arrestato, per riprendere pochi mmuti dopo la
autonoma oscillazione della sua asta a contrappeso. Il fenomeno era veramente
impressionante- sullo stondo di chiarore filtrante dalle fessure della finestra
tutta 1 assistenza discerneva la testa e le mani d’Eusapia che, impassibile,
non s’è mossa. Letteralmente il metronomo ha camminato e s’è fermato da sè!
15. Trasporto di oggetti. — Dalla tavola sono arrivati successivamente sul
tavolino una scatola fotografica, lo spor¬ tellino del metronomo, e infine il
metronomo stesso. Io ho veduto abbastanza distintamente traversare lo
spazio tra me ed Eusapia, venendosi a collocare proprio davanti a me cosi
vicino all’orlo del tavolino che solo uno spostamento di mezzo centimetro
l’avrebbe fatto cadere sulle mie ginoc¬ chia. Nel suo volo aereo il metronomo
era in movimento- ma appena fu arrivato fra di noi, ecco accadere, sotto ai
nostri occhi stupefatti, un fenomeno straordinario. 16. Materializzazione
d'un braccio attivo. — Avverto prima, che eravamo in buone condizioni di
rischiaramento : la mite luminosità diflusa per la stanza ci permetteva di
distinguere il medium, il piano del tavolino, le nostre per¬ sone assise, le
nostre mani in catena: si vedevano biancheg¬ giare le due mani di Eusapia
tenute da me e da Barzini, che siamo certi, arcicerti di non averle lasciate
libere un solo istante. Ora, il metronomo, che era arrivato, come ho detto, sul
tavolino, seguitava a funzionare ; vedevamo nella semiluce u contrappeso
dell’asta oscillare di qua e di là, ne udivamo il tic-tac regolare. D’un tratto
il drappeggio della finestra, pendente dietro di noi alla distanza di almeno 70
centim., si gonfia all’altezza della spalla sinistra d’Eusapia e alla mia'
destra, si avanza tra di noi due, si allunga come se coprisse il braccio d’una
persona nascosta sotto la stoffa, arriva al metronomo, vi si raggrinza e vi si
indugia sopra, come se dentro vi fosse la “ mano „ di quel braccio, e afferrata
l’asta la introduce nella tacca apposita, indi, fermato il moto del-
apparecchio, si ritira. Ma il metronomo, che pare sèguiti ad agire con piena
autonomia, si rimette in azione; l’asta riesco dalla tacca e riprende le sue
oscillazioni: però la tenda si riavanza, e di nuovo increspandosi attorno alla
piccola pira¬ mide, lo riferma... Questo fenomeno, uno dei più belli e si¬ cari
fra quanti ne ho veduto eseguire da Eusapia, si ripete, per nostra domanda, una
terza volta. azioni complesse DEGLI “ INVISIBILI 2(1
1 1 i Paladino (parlo della sua persona corporea, che l’assi- tenza
vedeva sulla seggiola, e di cui noi invigilatori perce- nivanio col tatto le
inani e con la pressione i ginocchi ed i piedi) era estranea, in apparenza,
all’evento meraviglioso. Noi tutti abbiamo avuta l’impressione visiva perfetta
che dietro la stoffa agisse un personaggio invisibile; ma Barzini, che intanto
s’era mezzo levato da sedere e ha guardato nel rovescio della sopratenda, ci
assicurò che non c’era nulla: quel tumore, fatto di panno semovente, è vuoto.
Eppure, la prima volta io ho chiaramente distinto che la mano invisibile pe¬
nava a trovare la intaccatura del metronomo e che delle dita inesperte,
fors’anco perchè un po’ impedite dallo spes¬ sore del panno, si indugiavano nel
tentativo di arrestare il movimento. Anche degno di nota è il fatto che alle
spalle d’Eusapia non si trovava più quella officina di macchina¬ zioni
ingegnose ed ingannevoli che, secondo i negativisti as¬ soluti, è if gabinetto
oscuro ; la cortna nera pendeva immota dietro di me e di Bozzano, ed in sua
vece ha agito la so¬ pratenda della finestra. 17. Liberazione di oggetti
fissati. — L ultimo fenomeno della seduta non è statò meno ammirabile. Ho detto
che alla seggiola di Eusapia io avevo fissato due bacchette da pittore°allo
scopo di sospendervi poi uno chàssis fotografico ; ina °ià ci aspettavamo che
quella novità non sarebbe an¬ data a’ versi di “ John King Questi, per dir vero,
durante tutta la serata non s’è fatto vivo: ma anche nel supposto che egli
agisse da muta e invisibile comparsa, noi ne cono¬ scevamo a°tutte prova
l’umore bisbetico e l’antipatia ostinata per ogni tentativo (mi si passi il
termine ostrogoto in vista dell’eteroclito attore) di “ scientitìcare „ la
fenomenologia della sua figlia o protette. E infatti il “ buon John „ ha spesse
volte frustrate le speranze degli studiosi, da quando Eusapia se ne lascia
esaminare ed essi vogliono mettere in uso apparecchi fisici e fisiologici.
lersera è andato a monte, anzi tutto, il mio progetto di registrare col metodo
grafico gli effetti delle azioni a distanza; forse è stato u «John „ che,
soffregandola con una delle sopratende, ha cancellate l’affu¬ micatura sul
cilindro girante del mio chimografo. Ma certa¬ mente è “ lui „ che ad un tratto
ha cavate una delle bac¬ chette dai molti e stretti nodi con cui ne avevo
legata l’e¬ stremità alla spalliera della sedia d’Eusapia, se n’è servito per
battere allegramente il tamburo sul tavolino, e poi 1 ha gettate ironicamente
nel mezzo della sala. Ciò voleva significare che era anche ora di
finirla, e ai sette picchi chiedenti la luce abbiamo rotta la catena e
le¬ vata la lunga seduta. E suonata mezzanotte ed io corro a verificare 1
suggelli dell’uscio: sono intatti! Terzo Periodo : — Fenomeni terminali
fuori catena. 18 Spostamento visibile e accertato di oggetti a
distanza effettatienefiI7 .°8SÌ8.tÌto a e*P~ti di telergTa
eflettnati nella fase di semicoscienza che sussegue costante- mente all’estasi
mediumnica. ° slante Per rendere meno penoso ad Eusapia il passaggio
dalla oscunta al chiaro noi accendiamo soltanto la lampadina dal la»
c,r°SS0\r P°1Chè essa si dice e si addimostra affranta di '" Ulmn dl P-es0
e’ coPrendole la faccia, la adagiamo su Poltroncina, accanto all'alto sgabello
della macchina fotografica Pochi istanti dopo, la Paladino protende le mani
erso questo oggetto, e noi scorgiamo il mobile mettersi in moto, strisciare sul
pavimento e accostarsi al medium poscia tornare Prr°prÌ0 .asse verticale-
scostarsene e ri’ di sicuro M , -e mani de,lla donna no“ lo toccavano
Ui sicuro, e poiché dall uscio spalancato penetrava altra luce seguire
Zr* sala ci permetteva d seguile ogni suo gesto. Io ho dubitato un
momento della sincerità di Eusapia che seduta poteva abilmente avere spinto
innanzi un piede fra le zampe del mobile per trarlo a sè e poi respingerlo: ma
gli abiti de medium non arrivavano visibilmente a toccarlo; e'neanco c e
servi7J 0rmarS‘ "elle St°ffe delle sottane Qna hozza voL ei? a ™°Pr>re
un pseudo-arto dinamico, come altre oridnr -e ^ Per ”muta’ EusaPia ha
sconsentito a ri- p odane d fenomeno; e i nostri occhi, resi ancor più aperti
e attentt, hanno riveduto il piedestallo muoversi di nuovo nei due sensi,
pur diventandone lo spostamento vieppiù sten- tato come se la “ forza , emanata
dalle dita dellla medium s. affievolisse a poco a poco sino alla
estenuazione Dubbie infrazioni alle leggi fisiche di gravità.
GoUoeo in paràgrafo a parte altri due fenomeni terminali della sei ata del 26
dicembre, poiché lo meritano doppiamente : dubbie infrazioni alla
legge di gravita 293 er la loro novità nella serie
abbastanza monotona di mani¬ festazioni paladiniane ; e poi per la loro
importanza... se fos¬ sero stati autentici. Ambi i fenomeni concernono il peso
del corpo d’Eusapia, e si risolverebbero sostanzialmente in due infrazioni
della legge fisica di gravità! a) Diminuzione di peso della medium. —
Dopo il ri¬ sveglio, favorito da un’abbondante tazza di thè caldo col latte, là
Paladino è stata condotta in anticamera per esservi pesata : e la stadera ha
segnato col suo stilo chili 60. Poiché prima che ci chiudessimo nella
sala delle sperienze la stadera medesima, non mutata di sede, aveva indicato il
peso di chili 62.200, si sarebbe dovuto concludere che du¬ rante la seduta il
corpo della medium aveva subito una perdita ponderale, e che l’insieme delle
sue esteriorazioni biopsichiche importavano, in materia organica, due chilo- .
franimi e duecento grammi. Eusapia indossava tutti gli stessi abiti di prima,
nè ancora aveva emesso urina e feci : inoltre, pur ammettendo che la traspirazione
cutanea e pol¬ monare, aumentata durante gli sforzi sonnambulici, sottragga
qualche po’ ai liquidi circolanti nell’organismo, non mai si raggiungerebbe in
tre ore un calo sì forte. Adunque, la porzione maggiore di quella diminuzione
del peso corporeo doveva, o poteva in via di congettura, conseguitare alle
molte scariche di attività medianica. E badiamo bene che noi era¬ vamo convinti
d’aver pesata la Paladino con esattezza, e prima e dopo. b) Oscillazioni
nel peso della persona del medium. — Se non che, mentre tutti nell’antisala
stiamo attorno alla stadera discutendo animatamente sulla realtà e snll’inter-
pretazione del fatto, un fenomeno ancora piu straordinario colpisce i nostri
occhi, che ci vedono benissimo alla luce d una lampada a gas con reticella
Auer. La piattaforma su cui s’erge Eusapia in piedi per la pesatura, si scuote
d’un colpo: sul braccio di leva, abbassatosi, noi verifichiamo che il peso è
calato a 56 chili, ma tosto il braccio stesso si risolleva, e ritroviamo 60
chili : e così di seguito, alternativamente, pei parecchie volte. Eusapia non è
inconsapevole del fenomeno : bene al contrario! È dessa che ce lo segnala,
esclamando: — Ora mi fa [John?] sentire la sua mano [sulle spalle?]... Ora mi
sento più pesante...'. — e della nostra meraviglia si addimostra soddisfatta,
arcicontenta. Io capisco che un medium debba essere lieto dei suoi
successi; ma la troppa contentezza di Eusapia ci mette in gazzo birichino
che la fa lotto Tnas ,Z0Datura di ,,n ra¬ piamo benissimo che nella stori» Tu *
-SU? maestro- Sap- We si contengono osservazionTSi n ° ,Spirltlsnao
sperimen- ! ' 1101 sfugge l’importanza sonimadS^v6" n? ! 63 nÌUno
infrazioni della leg<m di ® , e avrebbero codeste normalità „ anche Ve
g-/? Per Jo studio della ^ super¬ agli spiritisti entusiasti ‘eh™? Tffret7° le
g"da di «“Mo falbmento della scienza Ma noirifWff^3110 a Proclamare il e
accogliamo solo le autentiche . tìttlarJ10 sulle cose vedute, spendere alle
esigenze del metodo qU,ella .che ci paiono ri¬ siamo, propriamente, nel caso di
ri., ° iettlvo- ^ra, Qui non n,gili' ìm»»“ i«i ir&Èn «»— •»
- «li sicurezza perla mente uhiiih T >1 puigntnde strumento mepe e da Newton
in „0i 1° “ è a,la fine« da Archi- “ misurazione dell’Universo ’ Ma ilT*
“ nduce ad una segnava il peSo d’Eusapia sè^ifa tri br3CC10 di leva> <*•
il suo desiderio di stupirci codone °PP<? C0™Piacentemente per ciò fatta
subito la coiitronrnvn .ra,racolo Abbiamo stadera, e l’asta ha indicato
il ^ sono salito sulla Ho allora impresso moti Ldeggianid! diat ^ 1*““
68’500- bo invertita la posizione dolili altalena al mio corpo, l’orlo della
piattaforma- e lo stiST^’ n?'sono collocato sul- almeno du/ chili, SdMdSri
feWfa C0D r™. di stameuti dei piedi o co» ° ta,re che con accorti spo¬
stante parete, Pr,, «tessero artifi^'^1’ n°D visti’ aIla retio- sature. Ciò non
pertanto Ensaffi' “sa“ente far variare le pe- aveva premurosamente mostrata la
^osT^0 Ìe sottane> ci Piedi, e nessuno la aveva S J , nP°slzl0ne .^ma dei
suoi col tronco; è vero pure ria ?mple,re ,movl™enti sospetti- stilo s’alzava e
s’abbassava k SUa Pesatura lo laddove con me balzava ‘con strenitn^*6 ®
sllenziosamente, meno che con Eusapia In consci .pnre ®Postacd°si anche ralo
stabile del peso corporeo dil mid' iJ11 CIÒ> ij fatto del seduta poteva
forse pafsare nel , fdlUm.al a fine della lunga quello delle variazioni
volonìarie'àlT i®70 eonfenna)- Ha dalla nostra facoltà di crede -e e fi™ S°
P6S° SUperava abbiamo deciso di non tenerne contò v« P?™ C,0ntraria dmo essere
più abile di noi Ld j .N°n Poteva la Pala- "TaH ,nftnra Che Ci ^se
sfatta6 ? ^ qUalche me"- « parte, è .1 caso di domandarsi come, a 61
di logica, diminuzione del peso della medium 295
eoi sussidio dello spiritismo assunto quale “ ipotesi di lavoro »,
potremmo interpretare queste violazioni “ magiche» della legge di gravità. Sono
esse attendibili V Sotto il riguardo storico — ci si risponde — non sono nuove;
e in Spiri¬ tismo, come in ogni altra parte dello scibile, il ripetersi dei
fatti parla in favore della loro realtà obiettiva : ciò che si effettua
reiteratamente sotto un dato determinismo deve sfuggire, presto o tardi, ai
dubbi dell’agnosticismo metodico. lu Riguardo alla diminuzione ponderale
consecutiva a scariche di medianità, la cosa riesce, fino a un certo punto,
comprensibile. Vi è qualche osservazione, in proposito, degna di fede: si
sarebbe, cioè, accertato che pesando i medi du¬ rante le loro manifestazioni,
la bilancia segnava di meno, e si dice che questo fenomeno avvenga sopratutto
nelle mate¬ rializzazioni, giacché il “ fantasma , si organizzerebbe lì per 11
a spese della sostanza vivente del medium stesso: Eglinton si impiccioliva!! Il
Gyki. scrive a questo riguardo: ' Ogni materializzazione si accompagna
con una demateria¬ lizzazione proporzionale del medium. Questi diviene invisi¬
bile [?!], quando l’apparizione è completamente materializzata. — Se si pesano
simultaneamente l’apparizione ed il medium, si verifica che questo perde
esattamente il peso che quella acquista. — Dopo la seduta, il medium ricupera
il suo peso pri¬ mitivo, meno alcune centinaia di grammi. — Si può concludere,
da tutti questi fatti, che le molecole materiali dell'apparizione sono prese a
prestito dal medium » (fissai de reme, ecc. p. 43). Io avevo scoperto,
col dinamometro, che la forza muscolare dei formanti una catena spiritica
diminuisce ordinariamente (Tomo I, p. 315, 351): e scrissi che questa
amiostenia è spie¬ gabile quale effetto, così dello strapazzo d’una seduta,
come della possibile cessione di energia fisio-psichica da parte di tutti i
presenti. I “ fenomeni medianici „ significano, diciamo pure, un mutamento in
un sistema dinamico determinato: dunque, debbono anch’essi ubbidire alla legge
di trasforma¬ zione ed equivalenza delle forze. Sta bene: ma una diminu¬ zione
di peso (e di statura!) trasporta la questione fuori del dominio della dinamica
pura in quello della meccanica: non è più il caso di parlare di “ forze » o di
“ Energia » , bensì di “ masse , o di “ Materia ». Ammettiamo che il
fatto di casa Berisso sia veridico, e che la nostra osservazione vada a
collimare con quella prece¬ dentemente fatta da altri investigatori, cioè che
le manifestaziom ammiche, e in particolar modo le “ materializzazioni sono
accompagnate o susseguite da una diminuzione di peso fn!ln°lP° del
"n dll In tal Caso S1 devrebbe supporre che da XS'/’ n°n soltanto, 'rradn
una forza bio-psichica impon- ’ ma e,nanl,nlt?s,ì clualche c°sa di sottilmente
ma¬ teriale, eppure ponderabile. A dire il vero, non c’è che un !*
SpÌrÌtÌCa ”’ ’n cui la con- gettura ileUa dematenalizzazione „ del corpo
del medium abbia ricevuta una singolare conferma: ed è quello minu- ziosamente
descntto e calorosamente illustrato da Aksakoff. A Helsingfois, in una certa
serata, la parte inferiore del tionco e le gambe della d'Espérance si sarebbero
“ dema- tenalizzate » al punto da rendersi intangibili e, ad un tempo
invisibili: gli assistenti, narra I’Aksakoff nel suo libro Id
::ra;rrCar0n°mLVan°ì,a tastoni di PalPai’e o quelle poi /ioni somatiche
della celebre medium, e non le trovarono °a,.a d°v®va Per necessità
supporre che fos- sero. >ioto che la seduta si teneva al buio. La cosa
ha sollevato gran rumore fra gli adepti i quali giurano su quella mirabolante
avventura, come su di dàTmedHn^fmare dell>SÌSteDZa dinn “Pei-ispinto,
emanato fati Afa in ri ì ^ US° 6 consnmo dei disincarnati evo¬
cati. Ma io dubito che a nessun psichicista di vaglia scap¬ perà la grave
deficienza del miracolo di Helsingfors, presso i |nileunrCCI01SC0”° '
voli ieare> d* Simon Mag0Pe del bustìbilitl ÌlamS’ \S°nZ V- .nonnulla
le prove della incom¬ bustibilità corporea dei lati ri Indiani e di Davide
Home dnbhToaon eggerV VerhalÌ. della seduta P«' condividere iì scena
ebePn^-° w- Un° ” testimom della indimenticabile do™ ’™ è S1 Afossf° cercate le
gambe della d’Espérance m?oneldLT° P°^eVano essere Per la semplicissima ra¬ ffi
pii a a C0Sa ermamente. 'na non ne sono responsabile) dall’altra parte
lei fa "seggio la! ° ^ Pn'° ^ Sera voltata’ nn,iffann,°S0 • Pagare
>• capo all’autorità di chi ci afferma un fatto che vincerebbe o
sorpasserebbe le leggi naturali sia tfff>oUtllAlVS-K0FF ° iU”i Bollandista
qualsiasi, col duplice ’pre- tes o che siamo nel dominio del « supernormale , e
che i dehtL met-er6-m °Pera per apprezzarne le manifestazioni fo^Tr eSSen
PIU largbÌ - Ma francamente, la super- “ mTracoto n°n f"? T masche™ P«r
lasciar passare il non i 6 ■i\ a,r" 'ezza nelle valutazioni gnoseologiche
- lma lndu,^nza interessata? Il Carringtox ha scritto sinceramente, or è poco,
che il prodigio di Helsingfors l’essere stato un tracco (cfr. “ Proc.
Amene. Soc. f. ps. jL I- ’07): e questa dichiarazione, su di un periodico
pstciifco-s’piritista, ferisce gravemente la credibilità di tutta l'opera
aksakoffiana! . , , , Gli spiritisti non hanno mai nascosto la grande
loro tene- pel » miracolo „ fino al punto da assorbire nella loro
credenza-dogma tutti i precedenti storici del “ Meraviglioso compreso
ereticamente quello che narrano 1 Vangeli di Gesù Nazareno; e anche fra i
modernisti, sostenitori d’una piu limitata ed emendata “ ipotesi spiritica „
c’è cln spinge le suo simpatie per ogni sorta di supemormalità sino ad am¬
mettere le potenze magiche, le taumaturgie, e tutte le con¬ simili violazioni
delle leggi e forinole scientifiche concernenti ia natura umana e la natura
fisica a noi note. Essi stornano però candidamente o abilmente, il termine di
miracolo dal ',10 'genuino mitologico e teologico (fideistico) significato. Ma
il candore o l’abilità (a scelta!) della loro dialettica non toglie che per
accettare un fenomeno di dematerializzazione tempo¬ ranea come quella
attribuita alla medium finlandese, o anche semplicemente una perdita ponderale
raggiunta in sì breve tempo dalla medium pugliese, non si abbia il diritto di
chie¬ dere la evidenza piena e completa. Se le gambe della d’Espé- ranee
potevano essere volte dalla parte opposta a quella tastata dalle mani
cercatrici di àksakoff, chi sa se alla prima o alla seconda nostra pesatura una
gamba della Paladino,. nel¬ l’ombra delle sottane, non s’era piegata e non premeva
colla punta del piede sul pavimento o sulla parete retrostante, riuscendo,
senza che ce ne avvedessimo, a spostare la piat¬ taforma e facendo segnare a
quel modo un peso differente sul braccio della stadera?... Perciò abbiamo
deciso di ripetere altra volta la espe¬ rienza,: e forse il signor consigliere
aulico Russo, ^al suo tempo, avrebbe dovuto esaurire anche lui tutte le * prove
sperimentali „ prima di conturbare il mondo spiritico esal¬ tando quella sua
unica e alquanto gracile osservazione. 2° Riguardo alle
oscillazioni ponderali del corpo di Eu- sapia, la straordinarietà del fatto
impone cautele ancor più grandi per accoglierne la autenticità, e consiglia una
scon¬ finata prudenza nel trarne illazioni. In primo luogo, quel “
miracolo fisico „ avveniva in ri¬ poso di medianità; agli abbassamenti dello
stilo col peso non corrispondeva alcun fenomeno che ci lasciasse supporre una
perdita di energia. Ed in secondo luogo, i ritorni al peso -t!l,
pefp™°pr^,rX,dKe“' , 'a prelezione biopsichici, si
sperd.sse'.^Sfi??®'’1*""’ eh« cepib, sia perchè fuori della m,rJt j “
“0I non Per' perchè noi fossimo contemnn. poltata dei nostri sensi, sia
in uno stato di “ allucinazionTT'™?"16 cacciati da Eusapia zatori ne
ottengono negh ipnotizzar *y\’’r°-me gli ‘P"01'2’ di determinate
sensazioni parziali o (^b.01zlone suggestiva sensazioni) ! ! — E pel secondo ?
d intere categorie di dimostrato che moltissimi fenoin? •Dt°’ a il,Klmo già
visto e dino in istato sonnambolico attivò* S°n° prodotti dalla Pala¬ tone di
volizioni in proiezioni antom r? Vr“ trasforma- mediamea. È vero che ha medium
n t “ t‘che dl potenzialità e che la sua coscienza , 1™°* ’ scere del
peso comJn „ • diminuire ed il ere- lucida: ma ciò nomili ’ arava ni quel
momento vigile e una serie di corte assenze sonnT ifUpC,edersi ln ciuel mentre
quentemente nella prima parte ‘dònò *C !i’ *C°me avviene fre- ’t™ ‘d„ ““
p™p™.„Se md«tXute' ' 11 »*“ I» ^SKSSSnìKS; ènp^nr -t sx r »'*' *
£& ventasse più lego-iero — ro ri lnvislb|le, il suo corpo ridi-
Topposto di quanta Eu ani.! fe"“n,eno era Perfettamente *»> «»•«.
A'm.ir «"»»»“ cresceva, ma diminuiva Mai ’ o^'^nè il peso non
sionate esclamazioni mi sono IT'* 1“ T'n ® sue sconclu- trusione del monoidei 1
“ !Ut° de““ Perniciosa in- paladiniana. La nostra impressione fÒ !
fenomenologia nomeno ultrafisico avesse tutti 1 f« 1 sta: che quel fe- d’una
insidia. tatta la ^figurazione psicologica preeauzi o n i^c h e*ogn u n o
Òrqm ta^A d i s p e moderni » le siasi giuoco di nrestidlmt,, ■ ‘
^dispensabili davanti a qual- sorti del neo SSo da^’ SJ fi",reb!'e
co1 pV le lo scetticismo sfoderasse sì ktH ' questo nella lotta contro
cresce di scriverlo ma un nul ar?oment, Eppure,mirin- scientifiche „ dello
spiritismo n**,?*0 lnca!colabi,e di “prove zioni ponderali volontarie
d’Er Parf P)u.Vi,bdo delle varia- risso. Chi conosce ciò che Ino Pm -mT vedute
a **» Be¬ dani in questo sport audace vor^u01 ' ‘ lnre certi medi Ame- in guardia.
Ho adesso davanti 1 Vneravl^ll0S°. sta sempre inviatemi dai loro editori
non appena TRUCCHI AMERICANI E PSEUDO-MEDIANITÀ
299 vo a; metapsichica: una è del Carrington, che si dichiara
psi- chicista convinto (The physical phenomena. ecc., Boston, 07); l’altra è
dell' Abbott, che dev'essere un abilissimo giocoliere mnraticbitosi nel
sorprendere il segreto dei tiri dei medium e nel ripeterli con successo (
Behind thè scenes with thè medium s, Chicago, ’07 ). I due autori espongono una
serie innumerevole di “ fenomeni , così straordinariamente imitati con artifici
ciarlataneschi e con trappolerie spudorate, che, leggendole, ien voglia di
chiedersi sino a qual limite si spinga nel iNoril- V merica la credulità degli
spiritisti. E per ciò, davanti a vio¬ lazioni miracolose delle leggi fisiche
operate dai medi pro¬ fessionali, c’è sempre ragione di fermarsi. Sarebbe
illogico ricavarne la conseguenza che ne traggono ■rii increduli assolutisti,
quando dicono che tutta la mediamta è infarcita di inganni e di bugie. Si ponga
mente che que a medianità prestidigitatoria sbugiardata da Myers, dalla
Sidgwick, da Hodgson, da Carrington, e da altri insigni psi- chicisti, ridotta
al nulla dalle rivelazioni e dalle prove di¬ rette di molti abilissimi
giocolieri anglo-americani e tedeschi, appartiene esclusivamente alle sedute
pubbliche, agli spe - tacoli di spiritismo illusionista colà fiorenti, sia
nelle sale mondane a pagamento, sia nelle baracche dei rmwz/s estivi ; non alle
ricerche fatte con maggiore serietà in privato. Ad 0<rni modo, per abboccare
a quelle esche bisogna proprio essere degli entusiasti facili ad illudersi, o
degli istupiditi inetti; e il nostro gruppo è composto di persone che hanno
dimostrato di non meritare cotali battesimi. Si aggiunga che, neanco a
farlo apposta in benefizio di Bu- sapia, nessuna delle manifestazioni dei
ciurmadori Americani fa parte del programma della Italiana (per es., la
scrittura Ira lavagne, le risposte a domande su biglietti suggellati e letti
per falsa chiaroveggenza, i disegni di ritratti istantanei di famiglia, le
parlate telefoniche dei mortale ca ate di spettri dal soffitto o i loro
sprofondamenti in trabocchetti nel mezzo della sala, la seconda vista nei
sacchetti a doppio fondo, ecc., ecc.). , , . , , , Ciò nonostante,
mancandoci la certezza del fatto, e de¬ siderando di non intralciare con
fenomeni di dubbia natura la valutazione obiettiva della medianità della
Paladino, noi tutti, di comune accordo, decidemmo di porre in
quarantena le due infrazioni alla legge di gravità che John King „
pretendeva di farci ammirare. Questo varrà a provare che nelle sedute di casa
Berisso procediamo con ponderazione, e che meriteremo credito quando ci verrà
fatto di asserire 300 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
sinceri i fenomeni, di cui concordemente il nostro gruppo di ricercatori
ammetterà la esattezza. Sarebbe indubbiamente di somma importanza per la
ipo¬ tesi delle “ forze biopsichiche ignorate „ (occultismo a parte), se
realmente la volontà possedesse tale potere sulla sostanza materiale componente
il corpo, da attivarne d’un tratto la diminuzione intera o parziale di massa e
di densità, cosi che il peso . se ne alleggerisse senza modificazione del suo
volume: e poscia avesse, sempre d’un colpo, il potere di resti¬ tuirgli la
densità, la massa e il peso di prima. La cosa non è concepibile in senso
dinamistico: bisogna assolutamente pensarla, checché protestino gli spiritisti,
nel senso materia¬ listico più puro. Quel quid, che sfuggirebbe dall’organismo
e gli ritornerebbe a scatti di bilancia, entra fra i ponderabili. Anche
su questo sulAetto di vera “ meta-fisica „ conosco quel che dicono i
psichicVsti odierni, confortati dalla rinascita dell’idealismo: — La psiche è
un principio attivo, una “ forza „ a sé, un fattore dell’evoluzione organica,
fors’aneo della evo¬ luzione cosmica. E dessa che si fabbrica l’organismo, che
dirige e domina il corpo ; nulla, pertanto, di più naturale che questo
ubbidisca1 alla volontà, come dimostrano le mo¬ dificazioni somatiche e
fisiologiche indotte dalla suggestione e dall’autosuggestione (c'est la fot qui
yuérit, proclamava Charcot poco prima di morire). — E gli spiritisti aggiun¬
gono: — L’anima entra nel corpo, se lo foggia a piacer suo, lo lascia a quando
a quando se le fa commodo, per es. nel sonno, nell’estasi mistica, nella
'trance, medianica; e alla fine, dopo essersene servita durante la esistenza,
lo abbandona. — E sia pure la psiche una forza: — ma una “ forza , non si
concepisce oggidì se non come una forma d'Energia ; per cui la causa dello
spiritualismo è perduta se non riescite a staccare la “ forza-psiche „ o la “
idea-forza „ dalla catena di tutte le altre forze naturali. E sia la
psiche a crearsi il vestito : — ma un’ “ anima „ che sprizzando a getti dal
corpo o uscendone per un po’ di tempo lo rende e lo lascia più corto e
leggiero, non si differenzierà molto dal “soma, stesso in cui e su cui agisce.
Un calo di peso indica cessione stabile di materia corporea alla materia cir-
cumambiente ; un oscillare di peso indica cessione e ricu¬ pero alternativo
della stessa materia: ora. in ambedue i casi questi “ eventi spirituali ,
implicano una “ dematerializza¬ zione „ ed una “ rimaterializzazione , per un
processo di analisi e di sintesi chimica. Quasi c’è da scommettere che lo
Spiritismo, inconsciamente feroce verso eli sè medesimo, — tante sono le
contraddi¬ zioni intime sulle quali imbastisce il proprio corredo di “ prove —
non s’è accorto che tutti questi fenomeni di mec¬ canica, di fisica e di
chimica violati si impostano malissimo nel quadro delle sue pretensioni
ideo-spiritualistiche. Se i fatti fossero autentici, ci porterebbero lontano
dalla “ sfera , degli enti occulti “ imponderabili „, perchè immateriali.
\ Lo stato fisio-psichico del medium. A)
Mediumnismo, ipnotismo e isterismo. Da cinque anni non vedevo la
Paladino: l’ho trovata pallida, invecchiata, dimagrita, dall’aspetto
sofferente. Sono cresciute le rughe del suo viso, e il profilo grifagno senile
del naso e del mento s’è accentuato: in mezzo alla capigliatura ormai grigia
spicca sempre più grossa la famosa ciocca bianca, al lato sinistro della fronte
(v. Tav. XV*). Mi ha salutato con qualche tepido segno di simpatia, e su¬
bito mi ha narrato le peripezie della sua salute tìsica. In questi ultimi anni
si sentiva fiacca, senza appetito, sempre assetata: l’esame delle urine che
contenevano zucchero ed albumina, rivelò che una grave subdola malattia del
ricambio minava la esistenza della celebre medium ; il diabete accompagnato da
nefrite. Un trattamento dietetico adatto ha diminuita e perfino fatta
scomparire a tratti la glicosuria, ma per ora non l’ha guarita ; e della
condizione morbosa dei reni si sono viste le conseguenze in edemi diffusi alle
estremità inferiori e talvolta anche alla faccia. Eusapia mi ha lasciato
effettuare jersera alcuni esami cli¬ nici, ed ho notato i fatti seguenti:
Peso totale del corpo (coi vestiti): eh. 62.200. Masse muscolari ancora
bene sviluppate, ma meno consistenti d’una volta. Cute pallida, rugosa anche
alle mani (che Eusapia ha piccole e assai ben fatte per la sua condizione
sociale). Polso debole e frequente (90 pulsazioni): arterie dure con
ipertensione. Le gambe, massime alle caviglie, sono succolente, ma non
edematose. Reflessi rotulei aboliti da ambo i lati. Dolenti
alla pressione i nervi sciatico, popliteo, peroneo e pedidio.
Dinamometria: con la mano destra, chgrm. 18; con la sini¬ stra, 42. Esiste,
dunque, in questo momento un fortissimo man¬ cinismo motorio. La sinistra
del corpo è pure iperestesica: pigiando sulla ci¬ catrice alla testa si
risveglia dolore con sollecita reazione; e al dorso della mano, da questo lato,
la sensibilità saggiata con le punture risulta più pronta e viva. Eusapia
appare alquanto stanca: è meno ciarliera del con¬ sueto, impensierita della
propria salute, più facile a com¬ moversi, e anche più irascibile. Non ne ho
tratto buon pro¬ gnostico per le nostre esperienze, anche perchè sappiamo che
contrariamente ai suoi medesimi interessi si è affaticata in questi giorni col
concedere sedute agli amici: siamo anzi certi che, in opposizione alle sue
promesse e venendo meno ai suoi impegni formali con noi, seguiterà a
strapazzarsi anche nei giorni di intervallo che vorremmo dedicasse al riposo.
Avviene ai medi quello che si osserva nei soggetti ipnotizzatali : gli uni e
gli altri sono attratti , per forza irre¬ sistibile, ad entrare nell’estasi
propizia all’automatismo, o a ricercare il sonno che ne disintegra la malferma
compagine mentale. E attorno a questi “ sensitivi „ v’ è sempre chi, per
curiosità malsana o per fanatismo cieco, sfrutta la loro labilità anomala e la
loro suggestionabilità morbosa, non badando al nocumento che il soverchio
esercizio di tutte le forme di ipnosi arreca alla salute fisica e mentale dei
soggetti. Perocché non è vero che l’esercizio della medianità sia
innocuo: lo sostengono gli spiritisti, e loro fanno eco certi psichicisti di
manica larga (p. es., Hodgson, Maxwell, Car- rington), forse perchè sono
incompetenti affatto in neuro- patologia. Io non arriverò a scrivere, con il
mio illustre collega prof. Hammosd, che lo spiritismo sia collegato sempre a
disordini del sistema nervoso ; nè in un mio possibile trat¬ tato di
Psichiatria clinica inserirei, come ha fatto un altro medico americano, il
Dott. Marvin, un capitolo intitolato : “ Patologia e cura della
Mediomania „. Questo, no; ma, per lo meno, nel sottoporre allo strapazzo delle
sedute un me¬ dium sofferente, come lo è quest’anno l’Eusapia, mi ricor¬ derò,
da medico coscienzioso, dei rapporti strettissimi fra il mediumnismo e
l’isterismo, fra le manifestazioni spiritiche e il disintegrarsi della
personalità. Il più semplice fenomeno medianico, sia esso u ina
levitazione o un rap, importa, se¬ condo lo stesso Maxwell, una “ perdita di
flusso nervoso „ ; si pensi ora quale perdita conseguirà ad una “ buona
se¬ duta , ! In Eusapia ne abbiamo visto gli effetti, e moveva a pietà (cfr.
Tomo II, p. 228). È illogico, o ingenuo, o ipocrita, secondo le
intenzioni palesi o dissimulate dell’asserto, accusare gli alienisti e neuro-
patologi d’esagerare a bella posta i danni dello spiritismo per l’igiene del
corpo e dello spirito, sotto il pretesto che taluni medii producono fenomeni
pur essendo d’ordinario in piena normalità e pur tornandovi (apparentemente)
subito all’ uscire dalla crisi di “trance,. So benissimo che tra i tanti
esempii , una medium inglese , Miss Goodrich-Freer, famosa nella
eristallo-scopia, ci fa sapere che gli anni più prosperosi per lei furono i
quattro in cui s’era buttata all’eser¬ cizio di codesta facoltà supernormale (“
Metaphys. Magaz. „, genn. ’03). So pure che I’Hodgson, dimenticandosi d'avere
assistito ai gemiti, alle contorsioni di braccia e allo scapi¬ gliarsi
frenetico della Piper durante le sue crisi di imper- sonazione, proclama che queste
non le arrecano alcuna sof¬ ferenza (“ Proc. S. f. p. R. XIV, p. 395). Ma non
c’è da prestar molta fede ai medii e ai dottori in filosofia quando discutono
questioni di semejotica e nosografia della medianità. L’ironia versata a piene
mani da Andrea Lanu contro “ gli specialisti della degenerazione „ (cfr. Dreams
a. Ghosts, ’97), mi stupisce e mi dispiace per l’autorità e per il liberalismo
del simpatico mitografo ; ma poi, riflettendo alla sua incompetenza assoluta,
non mi fa nè caldo nè freddo: nessun sarcasmo vale contro la realtà. Ora,
è un fatto ben verificato dall’universale, che nelle persone isteriche, nei
neuropatici e anche in certi psicosici avvengono con somma frequenza quei
fenomeni che per l’appunto diciamo di psicologia supernormale: la ipnosi e
l’auto-ipnosi , la suggestione mentale e 1’ auto-suggestione, la vita onirica
più intensa e le premonizioni, la chiaroveg¬ genza e l’autoscopia interna, le
illusioni sensorie e le allu¬ cinazioni veridiche, le telestesie e le
telepatie, gli automa¬ tismi sensorii motorii e psichici compresa la scrittura,
infine, qualunque cosa si pretenda in contrario, anche le crisi e i fatti
isolati di mediumnismo. Su questo ultimo punto vanno d’ac¬ cordo gli
spirito-occultisti più ragionevoli (p. es. Metzger, Négre, Delanne, Dubvillb,
Bosc, ecc.), e i psichicisti più co¬ scienziosi (p. es. Myers, De Rochas, Sagk,
Baraduo, Geley, Dailey, lo stesso Hyslop) con quei pochi neuropatologi-psi¬
chiatri che finora si sono accinti allo studio parziale degli stati medianici
(p. es. Beard, Hammond,
Freud, Janbt e 304 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
Raymond, Jung, Moll, Ballet, Schrenck-Notzing, Gras- set, Donath, Marie,
ecc.). Se ne vuole una prova? Si vegga dove
comincia, — secondo Gyel e Mybrs, due sistematori eccellenti della psicologia
supernormale — la scala delle anormalità psichiche con¬ ducente al mediumnismo
intellettuale, che pure sarebbe, al dire di molti spiritisti, immune da
morbosità; e la si vedrà partire dalla neurosi, e passare traverso tutte le
forme patologiche di sonno e per l’ipnotismo, senza di che non esisterebbero nè
sarebbero comprensibili i fenomeni super¬ normali di telepatia, lucidità e
mediumnismo. L’opera mo¬ numentale del Myers è per buona metà costrutta con
mate¬ riali desunti dalla psicopatologia. E poi, che cosa insegnano gli stessi
“ spiriti „ agli spiritisti dottrinari, che ne ascoltano con religiosa
venerazione gli ammaestramenti ? Ecco : Lo “ spirito di Fénéi.on , ['?],
— * Avviene che certi grandi medii, servendo da stumento a Intelligenze
[occulte] le più diverse, mancano di carattere... Dal punto di vista morale, i
fortissimi medii sono talvolta male equilibrati: talora sono maniaci,
versatili, anche insopportabili . Essi passano pel mondo, differendo in
quasi tutti i punti dagli altri uomini. La loro volubilità fa loro forse amare
la vita? No: per essi il mondo va alla rovescia, e sono i primi a patirne. La
loro sen¬ sibilità eccessiva... li rende sofferenti, tristi „. Lo “
spirito di Cablo N... „ [?]. — “ I medii più potenti sono degli esseri
assolutamente speciali... Nel vero sonno medianico deve mancare la coscienza...
11 medium e sempre inquieto: spesso prova lo spavento dei fenomeni: per lui, ad
esempio, il fenomeno deH’incarnazione è una specie di morte ,. Lo “
spirito di Enrico Delaage „. — I grandi medii incar- natori fanno un grande
sacrificio accettando questa missione penosa: essi ne perdono la loro
personalità, e diventano versa¬ tili, incoerenti nelle idee... , (Cfr.
Nokggerath, La survie. Nouv. edit., 1907, p. 74-88). Non sono questi i
caratteri tipici della personalità iste¬ rica ? E inoltre, non è provato che il
mediumnismo è d’or¬ dinario nn privilegio — se privilegio si può chiamare una
condizione anormale penosa — della giovinezza, come lo è generalmente la
neurosi isterica ? Dunque, se gli stati abnormi dell’organismo
predispongono tanto spesso ai così detti “ fenomeni psichici „ , la proposi¬
zione inversa sta perfettamente in piedi: ossia i fenomeni psichici richieggono
una condizione non normale, ossia non fisiologica, dei soggetti. — Prendansi,
ad esempio, le emanazioni fotogeniche: non è forse provato che si osservano,
fuori della “ trance „ medianica, solo in persone neuropatiche? Il Féré ha
illustrato, da pari suo, le aureole dell’isterismo. Pren- dansi ancora i picchi
a distanza: quell’osservatore scrupoloso, che è K.ialmar Wijk, descrivendo il
suo medium Karin agente sotto l’impulso auto-suggestivo di uno spirito-guida
sedi¬ cente “ Piscator „ (1?), ha ben messo in evidenza i rapporti tra i suoi “
raps „ incessanti e la sua neurosi isterica ( “ Ann. Se. psych. „, ’05). Che se
ascendiamo alla parte intellettuale della medianità, gli stessi spiritologi
sono obbligati a rico¬ noscere la estrema affinità tra tutte le
“incorporazioni, e le “ possessioni „ spiritiche da un lato, e i casi di
sdoppiamento della coscienza e personalità dall’altro, come ne sono stati
descritti a josa da Richet, Binet, Féré, Schrenck-Notzing, De Rochas, Lombroso,
Joire, ecc. nell’ipnosi, da Azam, Dessoir, P. Janet, Freud, Gibert
neH’isterismo, da Emmin- ghads, Ladpts, Wilson, ecc. nella pazzia. Il
caso tipico di M.n° Smith, analizzato dal Flournoy, è già troppo chiaro e
ostico agli spiritisti, perchè non si siano affrettati a dirlo un esempio di
falsa medianità (cfr. Sage) ; ma io vorrei che essi conoscesssero e
apprezzassero meglio gli altri tre casi superbamente studiati da Jung, da Sidis
e Goodiiart, da Morton-Prince (vedi Bibliogr., Tomo I), per convincersi come
abbiano torto nel negare e anche nell’at- tenuare la estrema rassomiglianza, la
fondamentale equivalenza dei fenomeni spiritici mentali con le azioni
subconscie, coi monoideismi e col drammatizzarsi delle personalità secondarie
nei casi morbosi studiati dai clinici. Per convalidare le mie opinioni a
questo riguardo, io mi sono prefisso un nuovo esame della suscettibilità ipnotica
della Paladino. Osservai subito jersera che Eusapia si presenta adesso
alle sedute più disinvolta ed indubbiamente più sienra di sè : pressoché nessun
cenno di quella esitanza quasi angosciosa, che le si pingeva nel viso cinque
anni fa ogni qualvolta doveva “ lavorare „ con persone nuove, o si aspettava
una vigilanza sospettosa. Infatti, presentemente ha da lottare molto meno
contro la incredulità generale : e forse per questa rinvigorita auto-fiducia mi
è parso che sia divenuta meno facilmente ipnotizzabile. Vi fu un tempo in
cui la “ Sapia „ (come la chiamano i popolani del suo quartiere) cadeva quasi
subito in sonno ipnotico, sia magnetizzandola direttamente, sia talvolta
per suggestione mentale , come potè vedere il sig. Avellino di Genova. L’
Ochorowicz e il De Rochas 1’ avevano abituata alla ipuotizzazione, massiine
allo scopo di calmarla durante le crisi agitate di “ trance „ : ma nè i due
psichicisti fran¬ cesi, nè il dott. Belfiori di Napoli poterono mai usare con
lei il processo della fissazione dello sguardo : lette¬ ralmente parlando,
Eusapia si “ magnetizza „ coi passi, non s’ipnotizza. E questo risultò a
me pure fino dal 1901-2. Io Lo potuto cogli sfioramenti metodici della mia mano
destra sul suo capo toglierle la cefalea, sedarne le smanie, tranquillizzarne
l’animo. Ho potuto anch’io, come De Rochas, porle un braccio in eiuicatalessi,
facendovi sopra alcuni “passi magnetici, dal basso in alto : quindi ho risolta
la lieve contrattura, o la pa¬ resi egualmente suggestionata, con passi in
senso inverso. Ag¬ giunge il De Rochas d’avere operato su di lei un trasporto
di emicrania, sottraendola al conte di Grauimont e passan¬ dola alla Eusapia:
ma io reputo che queste prove, anziché un fatto reale di “ transfert „ ,
dipendano dalla semplice sug¬ gestione orale o mimica. I miei nuovi tentativi
di magne¬ tizzazione coi passi, eseguiti in casa Berisso, mi hanno di¬ mostrata
in Eusapia una diminuzione notevole della sua recettività ipnotica: forse non è
estranea a ciò la malattia di ricambio, di cui ora sotfre; ad ogni modo, la
suscetti¬ bilità magnetico-ipnotica persiste, e conferma la anormalità
fisio-psieliica del medium. Mi sono anche interessato di stabilire, con attento
esame dei sintomi objettivi, come si svolga presentemente l’accesso di “ trance
„ mediumnica; e differenze notevoli da quello che avevo veduto e segnato nel
1901-2 non mi risultano: ormai la medianità d’Eusapia s’è in tutti i sensi
sistematizzata. a) Come tutti coloro che vogliono autoipnotizzarsi (e si
potrebbero citare i monaci omfàlopsichici del Monte Athos, i Ben-Aiussa di
Algeria, i falciri dell’India), Eusapia comincia a rallentare i moti
respiratorii , passando dal numero nor¬ male di 18 a sole 15 e 12 inspirazioni
al minuto: contem¬ poraneamente, e in pieno contrasto con la legge di propor¬
zione fisiologica fra respiro e polso, il suo cuore pulsa più frequentemente e
più fortemente, giungendo in breve alle 90-100-120 pulsazioni. Questa ipopnea e
questo cardiopalmo sono accompagnati da particolari fenomeni subiettivi (forse
da bolo esofageo, certo da angoscia, da sensazioni cefaliche . ),
che però non si riesce a far bene descrivere dalla paziente ;
SINTOMI ISTERICI E CRISI MEDIANICHE 307 nia è
notorio cbe con fatti consimili cominciano d’ordinario i parossismi della
neurosi isterica. Poco dopo le mani d’Eusapia, tenute da me e da Barzini.
si sentono e veggono prese da piccoli sussulti e tremiti mu¬ scolari; le dita
si agitano e stringono con energia a riprese le nostre; le articolazioni dei
pugni alternativamente ese¬ guono per lo più semplici moti di flessione o
estensione, tal¬ volta invece si irrigidiscono per pochi istanti in un atteg¬
giamento forzato di supinazione o di pronazione, cui però sussegue immobilità
assoluta; la stessa inquietudine sentiamo nei piedi. Il De Rochas stesso
riferisce questi fatti motorii a * sintomi convulsivi isterici „ ; ma in verità
la sintomatologia della prima fase delPautoipnosi medianica è sempre assai leggera,
nonostante che già si estrinsechi la potenzialità te- lergetica coi moti e con
le levitazioni del tavolo, coi raps e con altri fenomeni medianici congeneri: —
e infatti Eusapia seguita a conversare con aria indifferente e con voce ancor
naturale. b) Eusapia non è per nuH’affatto una medium ad accessi sempre
impressionanti, nè convulsivi, nè tanto meno semi¬ deliranti, come sembrano
esserlo costantemente la Piper, la Mollie Fancher, la Maria V...* del Dusart,
la S* W* del Jung, quando cadono nelle loro personificazioni ossessive. -
Molte sedute di Eusapia decorrono senza notevoli manifesta¬ zioni di anormalità
fisiopsichica; ma se si produce l’auto- ipnosi medianica vera e propria, il
quadro è differente, sic¬ come ebbi campo di descriverlo nelle sedute del
1901-1902. Il passaggio ad uno stadio più avanzato di “trance,, cioè al
sonnambulismo attivo , è invero segnalato da sospiri , da sbadigli, da
singhiozzi, da rossore o pallore alterni del viso, da sudore alla fronte, da
lieve traspirazione alla palma della mano, da alterazione della voce, da
cambiamenti rapidi delle espressioni fisionomiche. Eusapia attraversa allora
stati emotivi diversi: ora è in preda ad una specie di collera concentrata, che
è espressa con scatti, con comandi impe¬ riosi, con frasi sarcastiche dirette
ai suoi critici, con sog¬ ghigni e cachinni aventi (dicono esageratamente De
Rochas e Bois) “ qualcosa di diabolico „ (?); ed ora passa ad una decisa estasi
voluttuosa, stirando fortemente le due braccia, premendoci con le gambe tese e
coi piedi fremebondi , de¬ clinando il capo e abbandonandosi tutta col corpo
addosso a me o a Barzini, che sosteniamo impavidi quell’ attacco innocuo alla
nostra emotività maschile. Non m’è avvenuto di sentire Eusapia chiamarci per
nome , e solo una o due 308 PSICOLOGIA E SPIRITISMO,
II volte ci ha scambiati con il “ caro Giulio „ o con il * caro
Carlo „ , mentre al Circolo Minerva, cinque anni fa, lo scambio era
frequentissimo, quasi d’ ogni sera. Però l’evocazione si 1 ipresenta tuttora,
quantunque la Paladino da parecchi anni non abbia seduto con Ociiorowioz, nè
con Richet: e questo ripone in luce due sintomi importantissimi per la
psicologia della “ trance „ medianica : la persistenza delle impressioni
ricevute o degli atti compiuti una prima volta durante la crisi ; e il loro
riprodursi automatico ad ogni nuova caduta in crisi. Nessun neuropatologo avrà
bisogno che gli si ram¬ menti 1 analogia della crisi onirico-medianica con
quanto accade negli attacchi isterici ed epilettici, o nel sonnam¬ bulismo
artificiale. Un altro fatto che riproduce la sintomatologia dell’iste¬
rismo, è la polidipsia che Eusapia presenta quasi ad ogni crisi. Essa ha sempre
sete, e spesso durante la estasi do¬ manda da bere: le si deve portare
dell’acqua, anche se “John Klng »■ agitando il tavolo o parlando per bocca sua,
pretende che le si dia del vino: gli alcoolici danneggiano In sua po¬
tenzialità medianica. Certo, è curioso il contrasto tra la co¬ scienza
superiore e la subcoscienza : questa si mostra sempre in preda ad istinti più
bassi, giacché Eusapia ama il buon vino, il marsala, il thè, le paste dolci, di
cui bisogna esserle larghi alla fine di ogni crisi, massime letargica. Àia chi
pra¬ tica con le isteriche e coi neurnstenici conosce la loro co¬ munissima avidità
di alcoolici e di caffeici, che in taluni casi arriva al grado di dipsomania e
di eaffeinismo. c) Anche la fase più intensa e anideistica di “ trance „
(che pelò non è raggiunta in tutte le sedute e si presenta quasi soltanto
associata alle grandi “ materializzazioni ,), non ri¬ sulta molto dissimile da
un parossismo isterico: ne costi¬ tuisce di sicuro un equivalente. Quando
sedendo al controllo mi sento afferrare e contorcere la mano da Eusapia, ed odo
costei gemere con voce gutturale e intercisa, e invocare il buio perchè la luce
la infastidisce o la fa soffrire orribil¬ mente; e quando la veggo (o la
imagino, se siamo in oscu¬ rità) presa da convellimenti e tremori muscolari
stirare le braccia, girare la testa, irrigidirsi tutta come se volesse spremere
qualcosa del corpo in un vero atteggiamento di parturizione, io non posso a
meno dal pensare ad una con¬ vulsione tonico-clinica con fotofobia, con spasmo
di Salarli (salutazione ritmica del capo), con subdelirio e semicoscienza,
insomma con tutto il corredo inseparabile del grande iste¬ rismo. Il dire che “
tutta quella agitazione non è isterica ma soltanto necessaria per
originare i movimenti di cui poi i fenomeni sono la manifestazione a distanza o
l’esterio- razione „ , potrà concedersi ad un colonnello del genio, qual’è il
conte De Rociias (prescindendo dalla sua singo¬ lare competenza in metapsichica),
ma parrà una bestemmia a chiunque abbia fatto studii medici anche
elementari. Del resto, dopo quanto ho scritto sulle condizioni peno¬
sissime di Eusapia all'uscire da una seduta di apparizioni ( Tomo IT, p. 240),
mi credo dispensato dal ribattere le rosee e melate intromissioni dei nuovi
tanatocriti nel campo per essi pericoloso della Patologia nervosa e
mentale. Sì, certamente, vi sono persone dotate di facoltà media¬ niche,
la cui individualità fisica e morale fuori del rapi¬ mento o estasi non si
scosta, nel tutto insieme, dalla nor¬ malità fisiologica, dall’equilibrio
mentale, dalla saggezza: e in un buon numero gli accessi di medianità
sopraggiungono, decorrono e si dileguano senza turbare apparentemente la salute
del corpo e la quiete dell’animo. Per ciò si scrive e si proclama che il
mediumnismo, pur constando di “ fatti e di stati psichici supernormali „, non è
patologico, ma si con¬ tiene e trattiene, al più, nella zona della semplice “
anor¬ malità „. E si cita l’ipnotismo, che dopo la vittoria della scuola di
Nancy non è più considerato come un privilegio delle isteriche, nè più definito
con sintomi neuropatologici, ma che è ritenuto possibile in tutte le persone,
contraddistin¬ guendosi soltanto per lo “ stato di suggestibilità „ (Guasskt).
Per la natura dell’ipnosi sono anch’io di questo parere; anzi, fui tra i primi
(in Italia il primo) a contraddire alle pretese della scuola di Cuarcot. Ma non
bisogna adesso esagerare nel senso opposto. L’ipnotismo non sarà isterismo, ma
il maggior numero di buoni soggetti ipnotizzabili è dato dagli isterici e
neurosici, come il maggior numero di medi potenti è fornito dagli ipnotizzabili
e magnetizzabili (Négre, Faijvéty, .Toire). I rapporti tra gli stati morbosi e
gli stati anormali della coscienza sono continui ed inestricabili: si passa, si
trapassa e si ritorna gradatamente dagli uni agli altri (Cfr. Myers, Uum.
Pers., cap. II, V, IX). Si possono richiamare numerosi esempi in appoggio
di questa unità fondamentale psico-neurotica: e in medicina ne abbiamo dei
cospicui. — La tabe e la paralisi generale, questi due morbi giganti della
Neuropatologia e Psichiatria, non sono dovuti a processi anatomo-patologici
sifilitici; però si svolgono con straordinaria frequenza negli individui che
per l’addietro soffersero di sifilide, così che la infezione celtica
sembra nel più dei casi una loro necessaria condizione preparatoria, e quelle
due affezioni gravissime sono qualifi¬ cate per metasifilitiche „ (Fournibr). —
Allo stesso modo il diahete, il mal della pietra (litiasi renale e vescicale),
l'asma, obesità, certi eczemi ribelli, certe neuralgie, non sono di natura
gottosa nè reumatica; eppure, hanno tutte un fondo comune che è la lentezza
costituzionale o il rallentamento acquisito del ricambio nutritivo organico,
cosicché adesso torniamo a designarle col vecchio nome di “ artritismo sebbene
il maggior numero dei pazienti del grande gruppo braditrofico non presenti
ammalate le articolazioni. — Con questi ravvicinamenti si illumina la genesi di
una folla di stati patologici comuni: e col ravvicinamento all’isterismo si
rischiara quella della medianità e degli stati affini. La me¬ dianità è una
condizione metaisterica. Badiamo, prima di tutto, che non c’è stato più
proteiforme e che si sappia tanto spesso dissimulare sotto parvenze innocue,
quanto l’isterismo. Il quadro completo della malat¬ tia e svariatissimo e
complicatissimo, ma intanto esistono molti casi in cui l'isterismo è parziale,
e si sfoga in pochi sintomi, magari in imo solo: questi mono-isterismi, che il
pubblico non conosce, sono spesso più tenaci e gravi del poli-isterismo. I
profani o, come si dice oggi, i “ laici „ non si capacitano mai che una persona
possa essere “ isterica senza presentare attacchi “ nervosi invece, al
neuropatologo basta lo stabilire l’esistenza del “ carattere „ o del “ tempe¬
ramento isterico „. Vi sono numerosi stati abnormi mentali di instabilità, di
deficienza, di insufficienza, d’incompletezza di piccole manie, di emotività
ansiosa, ecc., ecc., ohe ora diciamo, di psicastenia e sembrano svolgersi fuori
della neuro- psicosi isterica, mentre non ne sono che manifestazioni abor¬ tive
ed elementari, ma caratteristiche ed equipollenti (Se ne troverà la
illustrazione nelle opere classiche di Joi.i.r, Gilles . f1' h°lLJIER>
Fuei’d e Bi.kiier, e nelle recentissime pole¬ miche sulla definizione
dell’isterismo sostenute tra Babinski Kai.mond, Ballet, Clai'ahéde...). Ma nei
circoli spiritici, chiusi ermeticamente ai “laici, (il termine è stavolta
appropriato, discorrendosi di sedute ordinariamente rituali), chi ha mai
introdotto tutti i lumi che potrebbero raggiare dalla psico- neuropatologia V I
lavori di Jankt, di Jung, di Mouton Brince, di Sidis, di Bali.et. Marie, Thoma,
Dumi, e di pochissimi altri, restano isolati e non sono ancora completati:
eppure, ci hanno già assicurato su molti punti importanti. Un attacco
isterico è accompagnato talvolta da chiaroveggenze, da chiaroudienze, da
autoscopia, da premonizioni, da visioni telepatiche, da personificazioni, che è
quanto dire da una moltitudine di fenomeni psichici super-normali: in¬ formi il
caso classico di MUo Couèsdon. Per contro un attacco medianico, anche quando il
medium non si è mai rivelato affetto da isterismo o da neurosi, può talvolta
diventare una decisa crisi istero-epilettica. In un caso che io conosco assai
bene perchè ho adesso in cura il soggetto, la seduta del “ circolo „ fu
interrotta dallo scoppio fulmineo d’un accesso di catalessi durato in seguito
per due giorni, e dal quale il paziente non è uscito se non per mostrare i
sintomi e il decorso di una forse irrimediabile dementici praecox. Casi eguali
osservò il Donath; e la cosa è conosciuta da gran tempo nei circoli spiritici.
Allan-Ivaudeo, cui non era sfuggita la na¬ tura morbosa del fatto, l’aveva
denominato “ soggiogazione „ , alludendo alla padronanza di spiriti malvagi; ed
altri dot¬ trinari sostituirono il termine di “possessione,, sempre però nella
stessa direzione di idee che ci riconduce agli errori popolari ed agli orrori
medievali degli “ indemoniamenti Hi pena a credere che simili reviviscenze
ataviche siano pos¬ sibili nel seno dello spiritismo-dogma moribondo !
Agli occhi bene aperti ed avvezzi del neuropatologo (quelli dei dilettanti di
psichismo portano costantemente la benda nera della incompetenza assoluta), un
attacco di “trance, mostra singolari somiglianze, da un lato cogli attacchi
isterici di sonno e di sonnambulismo spontaneo, dall’altro coi periodi di
ipnosi e di sonnambulismo provocato: la serie non am¬ mette interruzione,
perchè io, ad esempio, riesco coi passi magnetici a far passare la Eusapia
indifferentemente dall’uno all’altro stato anormale. Per suo conto la “ trance
„ media¬ nica si incarica di fornircene la controprova. Abbastanza spesso le
sedute spiritiche debbono essere sospese perchè il medium entra in smanie che
si calmano rapidamente con passi magnetici, a un di presso come facevano
Antonio Mesmer, il M" di PrvsÉGi'R, il Lafontaine, il Donato a’ loro tempi
sui soggetti ipnotizzabili e convulsionari. Or dunque, si ha ragione di
sostenere che isterismo, ipno¬ tismo e mediumnismo (a prescindere dalle loro
incessanti associazioni negli individui e nelle collettività “ anormali „) sono
stati isomerici. Senza dubbio la loro affinità mutua si attenua passando dal
primo al terzo, ma il punto di par¬ tenza è là. Il Grasset ha avvicinato
giustamente l’ipnotismo agli stati seguenti: “distrazione, sonno naturale,
cumber- landismo [lettura muscolare del pensiero), tavolini giranti, spiritismo,
isterismo, sonnambulismo e catalessi spontanea, automatismo ambulatorio... „ (.
Hypnot . et Sugg., ’03, p. 89). Lasciando per ora da parte la sua teoria,
più metaforica che esplicatnce, del “poligono cerebrale „, applicata dal
clinico di Montpellier a tutta quanta la psicologia normale anormale ^e
supernormale (cfr. Introd. physiolog. à la Phi- losophie, '07), e rammentandomi
che la ipotesi del “ sublimi¬ nale , di Myìsrs conduce a ravvicinamenti ancora
più intimi io posso anche accedere, con qualche riserbo, all'opinione del
tiRASSET che definisce l’ipnosi col sonnambulismo artificiale e o spiritismo
scientifico „ (intende dire la medianità spe¬ rimentabile analoga alla
Paladiniana) come “stati extra- fisiologici di disgregazione personale tra il
psichismo supe¬ riore o cosciente e il psichismo inferiore o automatico In
questa definizione, lo spiritismo, rispetto al suo deter¬ minismo psicologico,
diventa un ponte di passaggio tra gli stati ancora fisiologici di
disgregazione, quali sarebbero la distrazione in veglia, gli atti abituali
macchinalmente ese- glUr’ ,r so!ino’ \ sogni; e quelli addirittura patologici,
quali 1 isterismo, il sonnambulismo spontaneo, e le con simili forme di
automatismo. * B) Mediumnismo e Automatismo. Lo stato
fisiopsichico d Eusapia in questa prima seduta del dicembre 1906 solo da
principio è stato di veglia: quasi subito essa è caduta in “ trance , attiva o
sonnam- bulica, con palesissimo annebbiamento e restringimento della
coscienza. Nessuno di noi ha nominato “ John King „ : tuttavia Eu¬ sapia
lo ha ben presto impersonato , e lo desumemmo da ciò che essa dava del tu a
tutti. Inoltre, s’è avuto il fatto curioso che , durante il sonno medianico,
essa è ritornata, dopo quasi sei anni, a designarmi con io pseudonimo di Numero
Cinque, precisamente come se tenessimo ancora le sedute al Circolo Minerva (— “
Attento, Numero Cinque: c’è il fenomeno ! „ — “ Cinque, fa attenzione!.... „ ;
— “ Prendi tu, N '. 5 „, — ecc.). Debbo avvertire che in stato di veglia
Eusapia mai ha dato segno di ricordarsi di codesto particolare: ora, il
rievocarlo in “ trance „ costituisce il ri¬ pristinarsi automatico d’una
condizione psichica o, meglio, subcosciente sorpassata nella primavera del
1901, e non più provata nel frattempo. C’ è bisogno di dichiarare come tal
fatto confermi in maniera luminosissima le affinità tra il mediumnismo e gli
sdoppiamenti di personalità? Eusapia discende in un vero “ stato secondo „ ogni
qualvolta si rimette in estasi medianica: il che spiega poi la stilizza¬ zione
delle sue gesta di esteriorazione bio-psichica. Salvo il meccanismo di codesta
esteriorazione e ommesse le differenze di forma, di durata e di profondità, tutti
i disgregamenti di personalità sono analoghi agli stati di doppia coscienza dei
quali la Fètida di Bordeaux studiata dall’AzAM rimane tipo esemplare e
insuperato. Rispetto alla produzione dei fenomeni , le nostre nuove
osservazioni di jersera hanno confermato facilmente le due leggi
fìsio-psicologiche già segnalate nelle sedute del 1901-2: a) La prima,
che i sussulti del tavolo, i picchi ( raps), i moti e i trasporti di oggetti, i
tocchi alle nostre persone, tutte le azioni a distanza, sono l’ eco o la
ripercussione di sforzi muscolari della medium , ora più lievi ed ora piti
energici, come a dire di gesti, scatti, strette di mano, irre¬ quietudine delle
dita, supinazioni e pronazioni spastiche dei pugni, irrigidimento delle
braccia, gambe e tronco : donde la legittima induzione che non si tratti di
semplice coinci¬ denza, ma di causalità efficiente d’ordine fisiologico.
b) La seconda: che la volontà di Eusapia è ben raramente estranea al fenomeno.
Poiché, se essa è in istato vigile, la sola partecipazione dei suoi muscoli al
fenomeno significa la diretta azione dei centri volitivi cerebrali, in quanto
che ogni contrazione muscolare intenzionalmente eseguita corrisponde ad una
scarica cosciente di corrente nervea dai centri psico- motori della corteccia
lungo le vie piramidali di conduzione centrifuga, che i fisiologi designano
infatti per le “ vie della volontà „ . Se poi essa versa nello stato
sonnambulico e nel le¬ targico con obnubilamento parziale od oscuramento com¬
pleto della coscienza, lo sforzo muscolare sarà bensì di natura automatica, ma
evidentemente codesto automatismo va inteso in senso fisio- e psicologico:
voglio dire che, oltre alla spesa d'energia biomeccanica, implicherà anche uno
stimolo interno, che, sebbene non cosciente e solo subcosciente, non cesserà
dall’avere carattere psichico. Questo stimolo corrisponderà, secondo quello che
io ho scritto in più luoghi di queste mie Note, a rappresentazioni di atti
necessarii per ottenere un dato fine , scese dalla coscienza superiore nel cosi
detto “ sub-liruinale „ e diventate subconscie e automatiche porsè 11 lof°
originario contenuto volitivo. Qui però non sarà inopportuna una brevissima
spiegazione ’ In fisiologia e psicologia si parla molto, adesso di “
auto e in psicologia of PsychoL di Baldwin, Voi I lS Ummettendo il
senso che «ri; qì ja •' tuttora si ricordano i° famosi *“ automi*1 ed^Td
magnificati nei secoli XV e XVII (la Vasca di iL , dloldl " la Franchie di
Desca rtes, fiv~ss:-:si?ss S#=?Sz=sSS SU. movimenti che sono
la traduzione di tale' Carica 3» Z SZTESi' LZ™?
Utì^?c\omfssidlrmiDati' 1HÙ coscienza di codesto fine •’ 4“ la nossfbi I
i t \°^6t +°l “?»r ■ d: *« * — z «.nolo mtooo rappresentatosi ,11.
eoseiene, Z „ne e r.SneZJj/ZZ 7””"“ » «Ut» "ÌW r!°"
defVh a»1 ed al raggiungimento del fine. l^Sa&SHSS !tat*
1»'"* •°<»XrLZ chinsfità Preferirei, per dir vero, il termine di
“ mac. c hi nauta proposto nell articolo del Richkt- — “sono atti poi
cessa o diventa distraibile. D'altra parte, il reiterarsi degli stessi identici
fenomeni, quando laEusapia si pone in atteggiamento di autoipnosi, ci rammenta
che il ritmo e la pe¬ riodicità caratterizzano ogni psiehismo inferiore ed
automa¬ tico, laddove rinnovazione e la irregolarità sono le qualità di ogni
psiehismo superiore e cosciente. Anche questa legge biopsieologica sembra
sia sfuggita al Myeus e a tutti coloro che attribuiscono una superiorità
pressoché assoluta all’automatismo, e riducono, ad esempio, il genio, — che mai
è ritmico nè periodico, ma sempre inso¬ lito ed irregolare, — ad un prodotto
automatico, subcosciente e involontario. Il Myers non si perita di collocare
sulla stessa scala di “ disintegrazione della personalità „ con pre¬ dominio
dell’ “ io subliminale „, il genio, i sogni, l’ipno¬ tismo, l' automatismo
sensorio e l’automatismo motorio della medianità. Secondo me, qui c’è un
eccesso di sintesi, se anche non c’è un errore. Tra questi stati anormali e su¬
pernormali solo il genio costituirà un automatismo di per¬ fezione : tutti gli
altri sono automatismi di inferiorità, di regresso, di defezione , come
egregiamente ha detto il Dim- mard (" Eev. des Idées „, '01). Ecco perchè
dall’ammasso di fenomeni automatici dello * spiritismo „, che deriva in linea
retta dall’ipnotismo e in linea indiretta dalla neuro¬ psicosi, non ci è stato
regalato nulla di nuovo nè di utile: la medianità, sia essa quella di una
principessa Kahadja, sia quella di una rivendugliola Paladino, è sterile appunto
perchè composta di ritmi, di ripetizioni, di “ stereotipie „. Gli
alienisti che leggeranno per avventura queste mie righe, comprenderanno il
valore del termine “ stereotipia . che per noi è sempre sinonimo di
minorazione, di indebolimento, di decadenza della personalità. Ai non alienisti
mi conten¬ terà di ricordare che i monodelirii dell’isterica in attacco sono
stilizzati precisamente come i sogni medianici d’Eu- sapia. Nel campo biologico
lo Swoboda ha dimostrato che dove è ritmo periodico, dove si determinano e si
ripetono fenomeni simili, ivi sempre imperano le circostanze biolo¬ giche più
materiali ed elementari \ Die Perioden d. menxch. Organismus, Wien, 1904). E
nel campo psicopatologico, il Pailhas ha recentissimamente illustrato assai
bene il feno¬ meno della periodicità, provando con osservazioni cliniche che
psiehismo cosciente e psiehismo automatico si escludono a vicenda (“ .Tonni, de
Neurologie „, ’07). Certo è che nei messaggi spiritici in genere, e negli
acrobatismi di “ John- King „ in ispecie, non agisce una personalità libera e
cosciente estranea alla medium- ac-isee «nlr. ;i i- toniotico inferiore,
di cosiei. eS™„° ì P" S con' occhio di neuropatologo. questione con
[fenomeni, automatici contraddistinguono specialmente irli stati patologici del
sistema nervoso: l’epilessia l’isterisJf* la pazzia, i dehrii febbrili e
tossici, le ebbrezze d'ogni specie’ e commozioni cerebrali violente, perfino
certi processi ana’ tomopa «logici localizzati (p. es. i tumori, le emorragie è
esion. traumatiche del cervello). È notissimo il fatto del talvolta
stiaordinariamente luno-o eoli rrim imo • . conversa, c.nnn.ae delitti.
,cc aSÒVcS r” nwì 'au'n““”„; Tri *8'! * de,' lu“° ioconsapevole dèi
S^egLTil'Xco 'rb* P°' d“»do » Questo fenomeno capitale non è che il caso
estremo d’una serie numerosa di casi consimili. Negli stessi epilettici in
altri soggetti pur sempre colpiti da una delle affezioni nervose suindicate, la
crisi automatica non è con lddistin aTèbb? ^ ^ P6rdÌta aSS0lQta di
coscienza? questa ^ Z io annebbiars! appena , anzi permanere abbastanza
svetWia^d accompagnare 1 esecuzione degli atti ambulatorii offensivi
vnbmTà *’ CTUn°S'’ °SCenÌl ecC' Contemporaneamente però Va volontà resta
incapace a trattenere l’individuo- costui fu effe « precipita, vaga qua e là,
colpisce, si denuda non neon’ SS ì1 St0Chèe \a’ ma- ad un im IZ?Z. ‘e
riti fica, dopo gli ammirabili studii li Riciiet sono semplicemente stati
abnormali consimili. In tutte Mo¬ della oTsonTA PS11ChC è PreSUpp0sta una
disintegrazione personalità, con possibilità di funzionamento isolato o parziale
di alcuni centri cerebrali. — Nella identica maniera spettano alla categoria
degli automatismi sensorii, per esplicita dichiarazione dello stesso Myers,
altri fenomeni di psico¬ logia supernormale, fra cui le allucinazioni
cristalloscopiche, fors’anco le allucinazioni telepatiche. — E allora non si
vede motivo alcuno per non estendere la qualifica di automatiche anche alle
manifestazioni puramente intellettuali della me¬ dianità, per esempio alle
personificazioni, alle incarnazioni, ai messaggi, alle xenoglossie, ed alle
creazioni romantiche cosi bene sistemate e cosi spesso stilizzate dello
spiritismo co¬ municatorio. La serie non può essere interrotta
arbitrariamente in questo o in quel punto, col pretesto specioso che noi non
riu¬ sciamo a indicare lo stimolo interno, del quale l’atto auto¬ matico, la
inspirazione scrivente, la visione, la trasforma¬ zione di personalità, il
messaggio, il verbigerare in idiomi non consueti, sono la risultante. Per dir
vero, basta sa¬ perlo cercare, e allora, nel più gran numero dei casi (il
Flournoy, il Jung, il Princk, I’Henry ci sono stati maestri) lo si trova.
Saranno impressioni cenesteticlie indefinibili, perce¬ zioni oscure
extramarginali, emozioni arrivanti dalla “ frangia, della coscienza; saranno
imagini e ricordi che si credevano obliati, ma che invece persistono ; saranno
idee che si formano per associazioni intime e profonde fra correnti
intracellulari.... Ma uno stimolo ingeneratore in ogni automatismo medianico ci
sarà sempre, come c'è nella deambulazione dell’epilettico o nel sogno
dell’alcoolista delirante. E prima di attribuire un atto o pensiero “
automatico , di tal genere ad un’ in¬ fluenza esogena, ossia estranea alla
personalità del medium, quale sarebbe, secondo il Myers, la guida o il “control,
di un essere qualsiasi spirituale o ultrasensibile , sia esso un disincarnato,
o un angelo, o un demonio, o un gnomo, o un dementale, bisognerebbe esaurire
tutte le ben più probabili causalità bio-psichiche normali preesistenti ed
efficaci nel medium stesso, bisognerebbe spezzare tutti i possibili e ben più
verosimili anelli della sterminata catena degli agenti fisici sensibili .
Or dunque , le scariche telergetiche di Eusapia Paladino saranno tuttavia di
natura ignota nel loro dinamismo in¬ trinseco ; dipenderanno, cioè, da forze “
vitali „ di cui non sappiamo ancora dire la esatta situazione nella serie delle
forme o trasformazioni dell’ Energia cosmica unitaria : ma il loro effettuarsi,
manifesto nelle stupefacenti sue azioni a distanza, non e spontaneo, come
sembra a prima vista. Sotto ad ogni scarica .anche se compiuta in istato di
letargo esi¬ stono delle finahtà intelligenti e volute , che gli spiritisi con
astrazione superflua e temeraria, personificano in una “ In- igenza „ e
precisamente, pel maggior numero di fenomeni, in un presunto John King „ :
laddove io opino, dopo tante prove di fatto, che quelle finalità siano
endogene, apparten¬ gano eoe alla personalità stessa d’Eusapia, con la quale si
ntegrano, tanto se consistono in volizioni perfettamente co¬ scienti quanto se
invece derivano da imagi, li, ricordi emo- zum, tendenze e impulsioni
agitantisi nella sua subcoscienza. Io bo lungamente dimostrato come sia “
umano „ e non superumano, il determinismo psichico della fenomenolo<m
paladimana. Esso e fatto di motivi d’ordine prevalentemente dindifesa'
collidi T'”'! h}S°8n0 di Persuadere, istinto di difesa conti o le critiche,
desiderio di svegliare meraviglia còTdet7ne’- SSltnalaZÌ0ne ’ ecc'); 6 ha
mogissime affinità col determinismo assai poco intellettuale, cui si insilici
I-, 2“"' È Proprio co*: stato di trance „ la medianità
d’Eusapia agisce con le ap¬ parenze della spontaneità, ma si tratta, per contro
di i!n automatismo secondario; le sue manifestazioni macchinali della
PT°f 6 contlnuano bensi senza l’intervento direttivo d Ila volontà sono però
sempre determinate e stimolate un aHon“nt 6nte 1 V0!f10ni subconscie
(rappresentazione di un atto inteso ad un fine). Certo , questi due
termini di “ volontà , e di * subco¬ scienza „ sembrano contradditorii, perchè
nel linguaggio co- mune, e anche m quello filosofico, siamo abituati ad
associare 1 concetto di volizione allo stato di coscienza: ciò non pm! tanto,
sapendo ^cercare ,1 punto di partenza di moltissimi atti eseguiti in trance lo
si trova in idee suggeritè ed in La sn^ff f°rmatie duninte 10 stat0 di
veglia cosciente! La sola differenza sta in questo che l’atto non sarà più
ac- “ fatS-da coscienza, quando la medium sia passata nel- e tos
raediummca profonda; ma tale assenza totale o par- " iì coscienza renderà
per l’ appunto l’atto più facile teme i 7^?-’ cTe. accade «i moti reflessi, e
conseguen- (■onH tà tUtt' g ‘ attl.lnvoIontarii ed automatici. In fin dei t°l’
Ia cosc>enza, aggiungendo elementi nuovi rappresen¬ to e d!n V1’ fra,CaÌ '?■
n0zione dell’io, la percezione del ioDo e del tempo, il sentimento d’ansietà
pel successo ecc madlmo mot 6 COmprimere e disturbare la scarica
dell’auto¬ matismo motorio, sensorio e psichico. Ecco perchè alle attività medianiche,
consistano esse nella semplice scrittura auto¬ matica, o nella incarnazione
spiritica, o nella projezione di forze biopsichiche, abbisogna sempre uno stato
anormale, or transitorio ed ora più lungo, ora parziale ed ora generale, della
personalità cosciente. Tutto il “supernormale , psichico si risolve
nell’anormalità, e indirettamente nella morbosità. Fra gli stati patologici
della coscienza è sempre l’isterismo, quando non è l’epilessia, che offre
continuati rapporti di causa e di simiglianza col me- diumnismo. Nel maggior
minierò dei medii (e potrei, qui, illustrarne uno caduto per l’appunto sotto la
mia osserva¬ zione, mentre redigo questo paragrafo) la facoltà medianica sorge,
quale efflorescenza, dal volubile tronco della grande neurosi : e i suoi
automatismi , le sue incarnazioni , le sue azioni telergetiche altro non sono
che equivalenti di attacchi o parossismi isterici , anche quando la neurosi
preesistente tace o rimane latente sotto le parvenze della normalità.
Capisco e so che tutto questo non spiega il dinamismo intrinseco della
medianita ejetliva d’Eusapia Paladino e di Davide Home (cito soltanto lui,
perchè gli sjjirito-psichicisti lo salvano dal naufragio della medianità
fisica). Ma, secondo me, costituisce un progresso reale negli studi
metapsichici la nozione ehe la fenomenologia intellettuale dello spiritismo,
malgrado le sue * sublimità „, si trovi legata filo per filo alla psicologia
normale traverso la anormale e la patologica. C’è da sperare e da ritenere che
con lo stesso procedimento di ricerca anche la fenomenologia fisico-meccanica,
prodotto di forze * ignote ,, escirà dall’occulto e si troverà in con¬
tinuazione immediata coi domimi più noti delle scienze na¬ turali.
* * * “John King „ nei sogni d’Eusapia. Il presentarsi
monoideistico di “ .John King „ in ogni at¬ tacco di “ trance » della Paladino
è un effetto ritmico dell’au¬ tomatismo che or ora abbiamo studiato : e quella
“ entità „ appare dai bassifondi della sua coscienza come uno di quei
fantocci-diavoletti a molla, che saltan fuori non appena si solleva il
coperchio della scatola che li rinchiude. Noi sappiamo ormai donde l’idea
di questo spirito-guida è derivata: la prima volta essa scese di certo
nella giovine e ignara coscienza della medium Pugliese da una suggestione
improvvida del Damiani. Dico improvvida, perchè erano an¬ cora i tempi in cui
si “ sperimentava „ inabilmente e alla leggiera sugli stati anormali e
supernormali. Oggi, forse, anno psickicista accorto non sfuggirebbe cenno della
“ comuni¬ cazione „ ottenuta in Londra da quell’ardente spiritista. Ad ogni
modo, io mi sono convinto che in veglia Eusapia presta tepida fede al suo “
spirito-padre „ ; crede in “ lui , senza grande entusiasmo: ma penso che “
Jokn-King „ verrebbe ancora nei suoi sogni medianici anche quando Eusapia
finisse dal crederlo una “ entità „ reale: la sua apparizione con¬ tinuerebbe,
come ora, per puro automatismo. * * * Tra gli
spiritisti mena molto rumore il fatto che a certe persone dotate di mediumnità
ancora latente o ignorata si manifesti qualche dato defunto (“ disincarnato „)
fin dal loro primo accingersi ad operazioni medianiche, per esempio fino dalla
prima loro seduta attorno al “ tavolino parlante „. Io stesso ho veduto ed ho
provato codesta inaspettata com¬ parsa e comunicazione di “ morti „ . Ma una
volta ammesso il principio psicopatologico, che la medianità si svolge sempre
con una parziale o totale disintegrazione di personalità, e quindi con perfetta
somiglianza al sonno ed ai sogni nor¬ mali, la cosa si rende facilmente
comprensibile. La credenza nella seconda vita e nel possibile ritorno dei
morti giace da remotissimi tempi nel nostro subcosciente; e lo stesso animismo,
che è la sorgente preistorica dello spiritismo antico e moderno, è stato creato
in massima parte dai sogni individuali, salvo ciò che in seguito gli ha arre¬
cato la psiche sociale. Da infiniti secoli l’umanità intera po¬ pola il mondo
di spiriti invisibili, per lo più temibili , che poi sono in massima le “ anime
dei morti „ (uomini ed animali), e da secoli li rivede in sogno. Se gli
spiritisti (qui proprio non posso escludere neanco i “ modernisti „ che sono
immortalisti ad oltranza), se gli spiritisti, dicevo, cer¬ cassero meglio fra i
dati della mitografia e della sociopsi- cologia, saprebbero apprezzare anche
più giustamente il fe¬ nomeno della proto-comparsa dei loro disincarnati. È
il processo mentale istesso che si avvera nei popoli selvaggi non più
primitivi, cioè quando hanno raggiunto un certo grado di sviluppo precivile:
anch’essi, non appena addor¬ mentati, sognano i loro morti. 1j uomo non
si adattò mai alla morte; e in ogni epoca il pensiero della vita, che gli è
cotanto cara, gli' fece bale¬ nare la speranza della sopravvivenza personale :
i morti pos¬ sono, nella sua fantasia, tornare a comunicare coi vivi. Leggo in
proposito, proprio in questi giorni, la seguente bellis¬ sima pagina dell’HERTZ
(in “ Année sociologique X, 1907 p. 129): Noi non giungiamo a pensare il
morto come tutto morto (1 un colpo: troppo egli ta parte della nostra sostanza,
e troppo di noi abbiamo messo in lui; la partecipazione ad una mede¬ sima vita^sociale
crea dei vincoli che non si rompono mai d’un tratto. L’ ‘ evidenza del fatto ,
è assalita da un’onda contraria di ricordi e di imagini, di desiderii e di
speranze. Nello stato di veglia quest onda è in generale contenuta, perchè noi
ab¬ biamo allora normalmente una percezione netta e un senti¬ mento vivo della
realtà. Ma quando il pensiero si rilassa, quando la rappresentazione delle cose
esterne si offusca, nel- l'ombra della sera o durante il sonno, il mondo
subiettivo prende la sua rivincita: e la imagine, incessantemente respinta, del
morto vivente come prima sorge a dominare la coscienza. Così lo stato di
lacerazione e di turbamento interno, consecutivo ad una morte, determina
allucinazioni e sogni frequenti, che alla loro volta contribuiscono a prolungare
questo stato , (E cita Koch, di cui io completo la citazione: Animismus der
Siid- a meri le. Indianer, in ‘ Interu. Ardi. f. Ethn. ,, 1900. Cfr. pure il
mio Tomo 1, pag. 52). La psicogenesi della tanatofania, della comparsa
improv¬ visa di un morto, è la medesima tanto se la disgregazione personale e
il conseguente dominio dell’automatismo psi¬ chico appartengono al sogno
normale, quanto se alla auto¬ ipnosi medianica. In questa ultima l’ imagine del
“ disin¬ carnato „ emerge, magari intera, dal subcosciente perchè in tutti noi,
uomini civili, ormai si è costituita una associa¬ zione rappresentativa fra il
rito spiritico (formazione di ca¬ tena, tavolino pulsante, ecc.), e la
concezione spiritica, anche se di tale associazione non siamo conscii e memori
in piena veglia. Perocché bisogna ricordarsi che da oltre sessanta anm lo
spiritismo si è diffuso fra i popoli Euramericani nascendo dalla lenta agonia
del Cristianesimo: quando un sistema mentale si dissolve, stanno pronti a
risorgere e a so- Morselli, Psicologia e Spiritismo , IL 21 stituirglisi
tutti gli avanzi delle antiche idee che esso aveva soggiogato e messo un di
nell’otnbra. Di là viene a galla lu¬ minismo primordiale ; di là la spiegazione
tanatocritica dei fenomeni medium nici. Queste non nacque niente affatto di
pnmo getto, come pretendono i dogmatisti, davanti ai picchi i Hydesvdle
(cfr. tomo I, p. 17-18): occorse invece una abbastanza lunga elaborazione della
credenza nei “ morti che si manifestavano con quelle bussate e con i sobbalzi
della tavola da pranzo; e occorsero molti dialoghi delle Fox madre e figlie,
coi muri rimbombanti... Ma appena elaborata! la credenza si rese presto
popolare, e da allora è divenuta un elemento immancabile extramarginale della
coscienza col¬ lettiva Europea ed Americana. Io non credo che tra tutti
coloro i quali impongono le loro mani su di un tavolino per vederlo movere, o
che gli si dispon¬ gono attorno in catena “ magnetica „, vi possa oggi essere
nessuno che, o per via diretta o per via indiretta, abbia avuto mai sentore del
contenuto dogmatico dello spiritismo • sa¬ rebbe lo stesso che supporre
qualcuno ignaro della “ magia Fosso affermare che la mia generazione è
cresciuta fra gli echi ancora fortissimi di almeno tre epidemie intellettuali
popolari del secolo XIX : la magnetica, la frenologica e la opto-spintica.
Imaginarsi poi se non sono avvenute immer¬ sioni di idee consimili nel •
subliminale „ delle generazioni piu giovani della mia, con tenta diffusione
della stampa quo¬ tidiana e della illustrata, con tanta propagazione di semi¬ cultura
fra ì “laici „ ! Fate un poco una rapida inchiesta nel vostro ambiente
domestico e sociale, e anche fra i più umili, fra coloro che stanno “ Nella
penombra della ci- V1 Ita (come hanno scritto Paola Lombroso e suo marito
il prof. Carrara, Fr. Bocca, ’05), troverete diffusa più che non pensiate a
prima vista, l’idea dei * morti „ che ci par¬ lano per mezzo dei tavoli. Ed
ecco perchè “ un disincar¬ nato „ arriva sempre, al primo balzo o picchio di un
ta¬ volino, anche se coscientemente non lo si evoca. ♦ Ho
voluto di nuovo indagare quali idee concepiva la Eusapia circa le proprie
relazioni con “ .John King • ma come nel 1902, poco ho potuto sapere. Un fatto
"però mi par certo ; ed è che essa è fermamente convinta dell’esistenza di
questa entità occulta, alla quale attribuisce ogni sua facoltà eccezionale.
Non ha però mai veduto “ John „ di giorno, ossia non fu mai soggetta ad
allucinazioni in istato di veglia nor¬ male, simili a quelle di cui parlava la
Smith di Flournov nella fase marziana (prima, cioè, dell’attuale sua fase
cristo-mi¬ stica): ne ha avuta soltanto la visione onirica, ossia in sogno. Ma^
quando dice * in sogno „, Eusapia non allude allo stato di “ trance „, nel
quale è pur presumibile che essa avverta e percepisca la presenza del
misterioso personaggio ; intende propriamente accennare a quella effervescenza
di imagini che caratterizza il sonno normale. Già noi lo sappiamo (Tomo
II, pag. 57 e seg.). In ambedue le condizioni psichiche, di sogno e di
auto-ipnosi, “ John- King le si presenta visibile come ‘ un uomo di alta statura
di robusta complessione, dalla faccia larga, dalla capi¬ gliatura ricciuta,
dalla barba intera e già brizzolata, dal profilo deciso; il suo portamento
avrebbe qualche cosa di mi- litaresco „,ecc. In passato, quando Eusapia ha
avuto qualche dispiacere, e anche adesso quando softre dolori fìsici, di cui
sia preoccupata, o quando traversa periodi di malumore e di sconforto, “
John-King , le appare “ in sogno ed ella se lo vede vicino, per lo più in
piedi, accanto al letto o alla seg¬ giola; “ egli „ le pone allora le mani sul
capo (passi magne¬ tici y), le accarezza il volto, le batte lievemente sulle
spalle, come farebbe una madre col suo bambino, o come un padre affettuoso in
grandi tenerezze con una figliuola „. Du- la fase di preipnosi Eusapia rivolge
spesso la parola ali Finte occulto che la protegge: essa lo prega di venire, di
aiutarla, di agire con prontezza. Quando poi nel sonnambu¬ lismo medianico essa
si impersona in lui, o “ John parla per mezzo suo con voce alterata e a scatti,
la si senfespessò nominare “ ima figlia „ o la “ figlia ma „ : e non sembra già
nel significato popolare di creatura prediletta, bensì in quello proprio di
consanguineità. Queste imagini di “ sogni hanno, come si vede, il solito
carattere puerile, di cui tutto il sonnambulismo medianico si trova
impregnato. Durante^ le sedute, accade talvolta di sentire Eusapia escla-
mare: — “ C'è un uomo, c’è qualcuno... —, e indicare, spesso con aria di
spavento, il luogo della vaga apparizione che gli astanti però non veggono. Si
suppone che essa vegga allora il suo spinto famigliare, ma non sempre: in certi
casi il medium vuole indicare la presenza di altri invisibili. Perciò taluni
spiritisti dicono che la Paladino sia un medium veggente „, come sono quelli
del circolo spiritico di Tours dei quali citai le ricche e varie visioni in
altro punto del- ■V •'-Tf'n " f ^ l'opera (Tomo
II, p. 122-3). Qui noi siamo al cospetto di fatti semplicemente allucinatorii :
non c’è bisogno di “ spi¬ ritismo „ ; ci basta la nozione psicopatologica d
eWautoscopia esterna oramai ben dimostrata nelle isteriche (Sollieii). Eu-
sapia obiettiva le proprie imagini oniriche, dando loro una forma plastica: ed
in questo senso essa vede il proprio pensiero. Anzi, possiamo dire che essa
vede il suo “ io in¬ terno „ projettato nello spazio, ma dissimile da lei mede¬
sima. E il vecchio, ma non supernaturale fenomeno della denteroscopia, che
Walter Scott descriveva in uno dei suoi celebrati romanzi ( Leggenda di
Montrose, 1819), e di cui parlava mezzo secolo fa il Brierre de Boismont in un
libro classico tuttora consultabile con profitto (Des Hallucinations, III®
edit., ’62, p. 408). Mai “ John King „ le avrebbe parlato direttamente ;
per cui non si osservano nella Eusapia quei fatti allucinatorii acustici, cui
la Smith va così frequentemente soggetta. Egli è che lo “ spirito Leopoldo „ è
assai più attivo dello “ spi¬ rito John , in ogni sua manifestazione : le due
medianità, la intellettuale e la fisica, si oppongono. Il “ disincarnato „
dell’Ohio non è capace di rivelarsi con intensità di sugge¬ stioni interne: si
contenta (a quanto dice la Paladino) di “ inspirarla „, e l’azione che “ egli „
esercita sulla vita men¬ tale della medium si limita a inviarle dei consigli in
forma di imagini. Ma questo è uno sdoppiamento elementare della personalità,
non già una ipotetica e inverosimile suggestione telepatica di un “ essere
occulto , sopravvivente nei tetri labirinti dell’ Al di là
(Visani-Soozzi). Proseguendo nelle mie investigazioni, ho saputo altri
particolari abbastanza significativi per la psicologia dello spiritismo. Se,
come narra la Eusapia stessa, per entrare in relazione con “ John King „ è
sempre costretta di “ dor¬ mire „ (sonno normale e stato autoipnotico) e di
“sognare» (reviviscenze automatiche di imagini), la conseguenza è che, almeno
in questo caso tipico, i fantasmi spiritici sono pro¬ duzioni del cervello
addormentato quasi tutto, ma parzial¬ mente ancora capace di funzionare. È
invero molto proba¬ bile che nella “ trance „ i centri corticali di Eusapia
siano sede di un’ iperattività onirica, congenere a quella di cui essa medesima
mi ha parlato a proposito della visione di “ John King Specialmente un sogno da
lei avuto a Cambridge, e che ella mi narrò fino dal 1901 in dettaglio, acquistò
ai miei occhi un significato ben grave, perchè contraddice lo dottrine
spiritistiche nella maniera più formale. MEDIANISMO E SOGNI
325 Tutti sanno che in quella città l’Eusapia nella sua qua¬
lità di medium ha superata la massima delle prove: fu là che la diffidenza de’
suoi esaminatori inflisse una quasi completa disfatta alla sua medianità fisica
(cfr. Tomo I, p. 145). In quel triste periodo della sua carriera professionale,
che essa non ricorda mai senza amarezza, l’Eusapia vide una notte in sogno “ il
profilo di un essere strano, metà uomo “ e metà caprone, dalla fronte depressa,
dal naso enorme ed “ adunco, dal mento aguzzo armato di una barbetta meli- *
stofelica a punta „ : il sogno la colpì ed impressionò viva¬ mente col suo “
aspetto enigmatico e minaccioso b Quel fantasma era evidentemente un simbolo
creato dalla sua imaginazione onirica, quasi a raffigurazione com¬ prensiva di
tutto il pericolo che la minacciava e del danno materiale e morale che dalle
critiche di Cambridge le sa¬ rebbe derivato. È notorio, che le menti meno
evolute, le fantasie infantili e popolari sono pronte a connettere l’idea
preoccupante della veglia alle creazioni bizzarre del sogno. Ebbene : noi
abbiamo visto che quel profilo caprino figura ancora adesso fra le apparizioni
più comuni delle sedute di Eusapia. Costei obiettiva pertanto i suoi stessi
sogni ; e questi vanno soggetti a reiterazione automatica. LA SEDUTA.
Compendio della serata. Questa seconda seduta di casa Berisso
è stata notevolis¬ sima per il numero e la simultaneità dei fenomeni, non che
per la materializzazione di una forma antropoide, della quale il medium ha
nuovamente invano tentato il riconoscimento e 1» identificazione. Nulla
di mutato nel locale, nella assistenza, nella catena magica attorno al tavolo,
che è stato rimesso nella posi¬ zione normale (v. fig. di p. 280): soltanto, in
luogo della lu¬ minosità troppo viva diffusa dalla mobile stufa ad alcool,
rischiariamo la stanza con il lumino da notte, di paraffina ; aboliamo invece
la luce verde, che sembra eccitare troppo e fa patire l’Eusapia. Entro al
gabinetto oscuro c'è il solito piatto con plastilina preparata per l’impronte,
e badiamo che sia ben molle, se no, per una contraddizione singolare con la
forza erculea di cui tanto spesso fa pompa, “ John „ non riesci- rebbe a
stamparci nulla. Alle bacchette annodate da me sulla spalliera d’Eusapia
fissiamo uno chàssis fotografico con lastra sensibile al bromuro: questa rimane
3-4 centimetri appena distante dalla nuca della medium. La fenomenologia
della serata è stata copiosissima, in¬ tensa, e in parte anche non comune: ha
presentato tutto ciò che può fornire d’ordinario la medianità d’Eusapia.
1. Movimenti , sobbalzi e sollevamenti del tavolo. — Si ebbero con leggero
contatto della punta delle dita o delle palme (paracinesie) e senza alcun
contatto di mano (teleci- nesie vere). Mai avevo veduto levitazioni più
agevoli, più lunghe e più sicure di quelle di jersera. Ho notato per la
centesima volta che il tavolo si muove e si alza anche quando si rompe la
“ catena , delle mani. Cosi cadrebbe la spiega¬ zione dei moti incoscienti, se
non la salvassero le sedute dei dilettanti. , ... ■ 2. Tiptologia e
tiptomimiea. — Le espressioni mimiche del tavolino (come chiamarle
altrimenti?) furono svariatis¬ sime: il mobile rise, sussultò di piacere,
fremette di collera, mostrò simpatia e antipatia, attrasse e respinse, pianse,
sghignazzò, punì colpendo e accarezzò soffogando, fece di¬ spetti, tenne il
broncio, si risentì dei nostri dubbi, si com¬ piacque dei nostri elogi, ci
chiamò, ci comandò con aria imperiosa Sembra che il tavolino abbia un anima; ma
non bisogna calcar troppo su questa metafora che esporreb m alle sferzate
sanguinose degli increduli. Evidentemente ciò che parla per mezzo del mobile è l’anima
ingenua e puerile, anzi la sub-anima della Eusapia. Il tavolo ride a crepapelle
e mena colpi come lo farebbe un popolano ai motti salaci o a»li scherzi
maneschi: nessuna idea astratta esso e in grado di esprimere, e la sua motilità
mimica corrisponde ad una psiche volgare e di grossa emotività. 3.
Picchi, colpi e rumori. — Ne abbiamo udito un su¬ bisso. Alcune bussate che
parevano sufficienti a fracassare il tavolo, ci hanno preso alla sprovvista e
ne siamo rimasti storditi. Altre volte i picchi erano delicatissimi e i rumori
le-rerissimi. Se ne udivano di ogni sorta e per ogni dove: sul tavolo, in
mezzo a noi, sotto le nostre mani, a mo di colpetti, di battiti ritmici, di
tamburinate, di grattamenti ; - sulla mia seggiola e su quella di Barzmi, a mo
di bat¬ titi con le nocche o di raspamenti; — entro il gabinetto, come
strofinìo sulle tende, o come urti sugli oggetti ivi rinchiusi. 4.
Spostamento all’ indietro, rivolgimento verso destra e sottrazione delle
seggiole dei due vigilatori. — Nulla di spe¬ ciale : è un fenomeno usualissimo
; ma io e Barzmi ci siamo preoccupati del come potesse agire la forza ignota
nello smuovere e nel levarci di sotto la seggiola, e abbiamo concluso che la “
mano », o le “ mani , invisibi i la afferrano ordinariamente per il mezzo delle
spranghe laterali della spalliera o per l’intelaiatura impagliata: talvolta
però (ed è da notare!) la seggiola è tirata proprio per i piedi, ossia vicino
al pavimento su cui allora è costretta di strisciare. La “ forza „ agisce ora a
strappate interrompendosi a tratti, ed ora, più spesso, continuatamente tirando
o premendo. Bel resto, tutte le telecinesie avvengono come se 1 energia che le
produce si scaricasse passando dallo stato di latenza a quello attuale, e poi
si ricaricasse in silenzio ; la fenomenologia paladiniana ha sempre un che di
impulsivo, anche quando è preannunziata e preordinata. 5. Vento gelido ,
gonfiamento a vela delle tende nere e propulsione di tutto il cortinaggio , sia
sul tavolo, passando tra Eusapia e i vigilatori, sia sulle spalle e sulla testa
di questi sino a ricoprirli tutti. — Il cortinaggio intero, ma spe¬ cialmente
le cortine di mezzo, forse perchè più sottili e leg¬ giere, compiono sempre
l’ufficio protettivo per le materia¬ lizzazioni: queste si formano, si fanno sentire,
si avanzano, toccano, agiscono — nascoste per lo più sotto la stoffa
nera. 6. Tocchi, pressioni e palpamenti di mani , che restavano
invisibili, ma che facilmente distinguevamo dalla struttura morfologica e dalle
particolarità di funzionare come mani appartenenti a corpi antropoidi aventi
tutte le caratteristiche della vitalità. Ne riparlerò. 7. Trasporti e
voli di oggetti non toccati e a distanza dalla medium. — Ne sono accaduti
parecchi, e invero da far colpo! - — Un dinamometro che mi ero messo nella tasca
della giacca, mi è stato sottratto, ed io non ho nulla av¬ vertito, come se lo
strumento fosse passato, “ dematerializ¬ zandosi „, traverso la stoffa; e fin
qui il fenomeno non è scevro da sospetto, potendo benissimo Eusapia avermi gio¬
cato un itiro di prestidigitazione: sarà certo il dubbio di chi leggerà che la
mia tasca era quella, a lei più accessibile, di destra! Ma poi il dinamometro è
apparso fuori del ga¬ binetto (in accuratissimo controllo snll’Eusapia, c’è
bisogno ancora di dirlo?), sostenuto da una “ mano,: questa, io non la ho
veduta, perchè fuorusciva al di sopra della mia testa, ma gli altri sì, la
videro. L’arto “ tìuidico „ ha tenuto lo strumento per un po’ sospeso in aria,
quasi volesse ben mo¬ strarcelo, poi s’è ritirato ; indi lo ha rimesso fuori, e
infine lo ha buttato sul tavolino. Ne ho subito guardato l’indice: segnava 110
chilogrammetri, che sono l’esponente di una vigoria muscolare non comune. Il
fenomeno si è, dunque, ripetuto tal quale l’aveva descritto il Lombroso e noi ave¬
vamo veduto al “ circolo Minerva „ (Tomo I, pag. 300): ma resta incerto se la
sfera indicatrice segnasse davvero una pressione esercitata sulla molla.
Interrogato “ John „ , ha risposto con tre picchi di tavolino affermativamente
; io penso invece che l’indice possa essere stato avanzato da un dito, sia pure
fluidico. Dubbio ancor più forte mi solleva il trasporto o, meglio direi,
il volo di una palla di gomma dal tavolo grande al di dietro d’un quadro sulla
parete di prospetto: la palla stava AZIONI A DISTANZA E
APPARIZIONI 329 a circa 1 ra. distante da Eusapia, e a
4 metri e mezzo da quel quadro. Nessuno l’ha vista traversar la stanza, e
poiché è stata la Paladino a segnalarcela colà sul finir della sedata con frasi
tronche e quasi incomprensibili (era in semitorpore di risveglio), io
collocherò volentieri tale transferto accanto al* l’altro non meno burlesco
avvenuto la sera del 22 giugno 1901 al “ Minerva , (Tomo.I, pag. 245). 8.
Scioglimento di nodi a distanza. I nodi che ven- nero sciolti furono quelli che
trattenevano lo chassis Ira le due bacchette, dietro al capo di Eusapia. —
Sentiamo che una mano invisibile scuote ironicamente tutta quella costruzione,
indi libera la scatola fotografica dai nodi, la ritira nel ga¬ binetto, strappa
una delle bacchette; e scatola e bacchetta ricompaiono battute ritmicamente una
contro 1 altra a tam¬ burello: da ultimo, una delle cordicelle, completamente
di¬ snodata, ci viene buttata sul tavolino, che ne ride rumoro¬ samente. Le
nostre fotografie di “ radiazioni neuriche „ sono state mandate in
burletta! 9. Trasporto e suono di strumenti musicali non toccati. — Sono
stati due: un piccolo giocattolo musicale a mano¬ vella (carillon), che uscito
dal gabinetto s’è messo da sé in moto sotto i nostri occhi, i quali lo vedevano
nel bel mezzo del tavolino; ed un mandolino, che prima ha suonato da sé entro
il gabinetto, poi n’è sortito serpeggiando sul pavi¬ mento, s’è levato a volo
compiendo parecchie giravolte in mezzo al nostro circolo, sempre strimpellando,
e infine è venuto a collocarsi sul tavolino davanti a me. E quivi le sue corde,
non toccate da alcuno, seguitavano a vilnare autonome: una delle cortine nere
ne copriva il manico e la paletta, ma io stringevo la sinistra d’Eusapia e
sotto la stoffa non c’era una mano fraudolenta che ci prendesse in giro
stirandone le corde al di sopra del ponticello: no. Noi udivamo , noi vedevamo
, e col tatto delle nostre mani appli¬ cate sulle corde sentivamo vibrare
queste nel loro mezzo, come se un essere invisibile le toccasse o pizzicasse
dal disotto in corrispondenza della rosa, ossia del foro mediano della cassa e
dal di dentro di questa: il suono era un pizzi¬ cato, non un effetto di colpi
di penna. 10. Apparizioni di “ mani „ e altre “ forme „ indeter¬ minate.
— Se ne sono vedute parecchie nella serata: una, fin da principio, “ bianca ed
affilata,, è uscita a toccarmi sulle spalle: io solo, essendo troppo vicino al
gabinetto, non la bo percepita, tutti gli altri sì. Noto poi che la signora
Berisso affermò d’avere distinto un altra “ mano biancastra , che da sotto
delle cortine spostava il mandolino sul piano del tavolo, ricoprendone poi il
manubrio, come ho detto più su : ma colla mia sinistra io ho palpato da cima a
fondo 10 strumento, mentre suonava, e non ho incontrato alcuna mano.
Tuttavia una mano è stata di nuovo veduta afferrare e ritirare il mandolino
sotto le tende, entro il gabinetto. 11. Apparizioni di chiarori entro il
gabinetto. — Questi 11 ho veduti io stesso: il Dr. Venzano mi avverte che
posso avere scambiato per prodotti telefanici i riflessi della luce proveniente
dal lumino posto sul pianoforte; ma la spiega¬ zione non mi appaga: i chiarori
avevano aspetto nebuloso e contorni sfumati, e poi precedettero altra
formazione lu¬ minosa di cui parlo qui appresso e della quale sono sicuro.
12. Apparizione di “ luci „ attorno alla persona della medium. — Ne abbiamo
promossa noi stessi la produzione, suggerendone il Dr. Venzano l’idea alla
Eusapia: costei era vigilatissima e discernibilissiroa nel suo angolo. Poco
dopo Barzini ha veduto due volte formarsi una “ luce „ sulle coscie della
medium, altri l’ha scorta vagare qua e là per la stanza, infine tutti abbiamo
avuta la netta percezione di una fiammella linguiforme, che si ergeva sopra la
fronte di Eusapia, la incoronava, ed è rimasta visibilissima per pa¬ recchi
secondi. La percezione era reale, come se io guardassi fissamente una fiamma di
candela; non era un’illusione, nè un falso, poiché nessuna sostanza bruciante o
fosforescente la produrrebbe tal quale, nessun giocoliere, a mani serrate,
sarebbe in grado di imitarla. Quella straordinaria apparenza non è nuova
nello spiri¬ tismo contemporaneo. Cito due esempi. Il primo è quello della
Maria Jones, un medium reputato nei meetings o re¬ tavate spiritistici del
paese di Galles; essa si sa circondare di un aureola alla testa: ma la
insistenza con cui se ne fa bella e la mette in mostra per trascinare alla fede
i proseliti, ini pone in sospetto. Più autentico è il caso del medium M.
Taylor, le cui “ luci „ gli appaiono sulle mani e hanno potuto essere
fotografate (“ Pr. ofS. f. p. R. „, ’05, p. 50). Del resto il Santini, nel suo
libro recente, dimostra la realtà degli effluvii umani. E la storia e
l’agiografìa ce ne tramandarono casi celebri. Guardando la “ fiamma ,
misteriosa sul bregma d’ Eusapia, mi sono sovvenuto delle lingue di fuoco
inviate dallo Spirito Santo agli Apostoli il dì di Pen¬ tecoste (cfr. “ Atti
Apostoli II, v. 3), e anche delle au¬ reole attorno al capo dei Santi, rese
classiche dall’icono¬ grafìa cristiana. Il “ fuoco „ spiritico è apparso
due volte, aveva colore azzurro-verdognolo, non molto splendente, a contorni
abba¬ stanza netti, ed era come trasparente. Mai ci aveva colpiti un fenomeno
telefanico di tale forza: ed io istintivamente ho pensato ad una umanità futura
in cui si svolgesse, se¬ condo che pretendono alcuni psichicisti, questa
facoltà su¬ pernormale fotogenica, cosi da far rassomigliare i nostri lontani
discendenti a fantastiche e gigantesche lucciole er¬ ranti nel gelido buio
della superficie terrestre non più il¬ luminata nè riscaldata dal sole
morente. 13. Impronte sulla creta. — Sul blocco di creta molle, che
avevamo introdotto prima nel gabinetto, abbiamo trovato al levar della seduta
alcune impronte di * dita fluidiche A noi tutti è parso che il fenomeno sia
stato genuino: Eusapia ignorava l’esistenza del blocco (poteva però averlo
indovinato, figurando tale oggetto nell’usuale armamentario spiritico), non ha
mai sollevato le tende del gabinetto, men che mai è penetrata in questo: il
blocco stava su di una seggiola, nell’angolo delle pareti (v. fig. di p. 280 e
290), a circa un metro e più dietro il suo dorso, e io e Barzini non le abbiamo
mai lasciate libero un solo istante le mani. Inu¬ tile parlare dei piedi,
giacché le impronte sono esclusiva- mente digitali, ossia dovute
all’apposizione dei polpastrelli delle dita in piano, come si procede nelle
indagini antropo- metriche per ottenere le linee papillari a scopo di segnala¬
zione dattiloscopica (Galton, Bertillon, Niceforo). Queste da noi
ottenute non sono, certo, fra le più espressive impronte effettuate dalla
Paladino in “ trance „ : le collezioni di gessi del Chiaia, del Dr. Gellona,
del “ Circolo Minerva „ di Genova, ne contengono delle veramente ammirabili
(cfr. Bozzano, op. cit. Bibl. T. I, p. 161). Non alludo ai “ volti „ impressi
più o meno profondamente nella plastilina : parlo qui di “ estremità „, cioè di
mani, di pugni e anche di piedi. Questo fenomeno animico (per definirlo secondo
lo schema di Aksakoff) è derivato in linea retta dai primi saggi tentati con
fior di farina, che però non ne conservava le traccie, perfezionati subito dal
geologo e spiritista americano prof. Bentos, che imaginò l’esperimento
significantissimo delle “ forme in paraffina Credo che sia stato il cav. Chiaia
ad abituare Eusapia a produrre le sue famose impronte in mastice: la tecnica è
più semplice che quella in paraffina, ma è forse un po’ meno persuasiva nel
maggior numero dei casi, giacché le teste e le membra fluidiche ordinaria¬
mente si stampano a piatto o penetrano diritte nella sostanza molle senza
lasciare le uscite più strette delle cavità che vi si formano; epperò senza
quel che di “ miracoloso „ che alcuni scultori competenti avrebbero dichiarato
ineffet¬ tuabile da falsificatori. Checché sia, è innegabile che il
fenomeno — ammessa e provata la sua autenticità — fa impressione anche se gli
si applica l’ ipotesi animistica del “ doppio „ 0 quella dell'ideoplasma
esteriorato. Non sempre l’impronta risulta dalla riproduzione della persona
fisica del medium, nel qual caso soltanto si dovrebbe, al dire degli
spiritisti, parlare di “ doppio „ : il Delanne lo ha notato, e il Gellona ne
avrebbe data una prova rilevando le differenze nella disposizione delle linee
papillari in un’impronta di dito anulare che non avrebbe potuto essere quello
della Paladino (cfr. “ L. e 0. „, 1906, 12°). Lo stesso Gellona dice che si
sarebbe ricono¬ sciuta la mano di un defunto (ivi, ’05, 10°-11°); ma io vorrei
che questi riconoscimenti fossero fatti da un medico¬ legista abituato agli
studii di identità somatica. Quando le impronte differiscono totalmente
dalla persona del medio, taluno ha congetturato che potrebbero essere prodotte
da uno dei presenti, medium inconsapevole proiet¬ tante il proprio “doppio,
sotto l’eccitamento della seduta spiritica. Ma la investigazione in questo
capitolo della me¬ dianità fisica è appena cominciata, e io non mi sento in
grado di pronunziare giudizii. Osservo intanto che la organizzazione di
questi stereo- plasmi per opera d’Eusapia offre oramai tali caratteri di
reiterazione da ridurla propriamente ad un prodotto auto¬ matico, ad una vera
stampa di imagini in lei sistemate e sti¬ lizzate. Anteriormente però le
impronte di membra dinamiche erano più profonde: adesso, forse per suggestione
delle inda¬ gini dattiloscopiche del suo amico Gellona , essa preferisce
imprimere delle digitazioni, in cui i circoli, le racchette e i seni papillari
siano ben visibili. Siamo sempre 11: non c’è inventiva; questo per il contenuto
intellettuale del fenomeno: il mirabile risiede nel meccanismo di
produzione. 14. Materializzazione di forme androidi tangibili e anche
parzialmente visibili. — Siccome questa lunga serie di fenomeni ha preso la
direzione di una nuova evocazione spiritica personificabile che mi riguardasse
, ne discorrerò con maggiori particolari. Rinnovato tentativo di
presentazione d'uno “ spirito Quella “ mano bianca „ che sporgendosi dal
gabinetto fin dal principio delle sedute mi ha toccato alla spalla, pre¬ ludeva
forse alla intenzionale formazione di un’ “ entità occulta che poco dopo s’è
materializzata nelle tenebre del gabinetto a sinistra dell’Eusapia, e che
celata dal cortinaggio ha cominciato col tamburare sulla mia seggiola, e poi me
l’ha sottratta obbligandomi ad alzarmi, e quando stavo in piedi chinato in
avanti, mi ha tirato pel fondo della giac¬ chetta indicandomi mimicamente di
risedere. Ma questa serie di atti scherzevoli è così comune nelle sedute della
E. P. che io non ho attribuito loro verun significato speciale. In
seguito, però, il riformarsi di quello stesso “ Invisibile „ dietro la cortina
dalla mia parte, e il suo insistente picchiettare sulla seggiola, e il suo
continuo avanzare verso di me, e l’ostinato premermi al fianco, e il
sospingermi per la spalla e l’ afferrarmi pel gomito, e il porgermi strette di
mano attraverso la stoffa nera (era una sinistra, ed io tenevo, fermamente
tenevo la mancina di Eusapia !), infine la sen¬ sazione complessiva tattile e
muscolare di un corpo vivente che compieva tutte quelle azioni significative,
hanno ben dovuto convincere me e i miei compagni che si iniziava una mia
diretta comunicazione coll’Al di là. Noto subito che Barzini, levatosi in
piedi, tastò anche lui con la destra quelle ingobbature semoventi del
drappeggio magico, e vi sentì dietro, palpando, una “ forma umana „ che però era
frammentaria: egli sollevò anche la cortina nera e guardò per entro, ma nulla
vide; solo le stoffe si modellavano su di essere non visibile, e si agitavano
mosse da un che di non materiale nel vero senso del termine. Un portento di “
ma¬ terializzazione „ ! _ . . Chi era, dunque, quell’occulto che agiva
con tanta insi¬ stenza su di me? Le sensazioni di statura e di mole del corpo,
di grossezza delle braccia e mani, non mi ricordavano nessuna persona a me nota
e men che mai nessuna a me cara. Ciò che avveniva intanto a Barzini sviava
infatti ogni mio ten¬ tativo di riconoscimento. Il simpatico mio collega di controllo,
attirando contro di sè la medium per cautelarsi nel semibuio da qualsiasi
scambio di persona, ritastava con la destra quei mobili gonfiori del nero
percallo, e sotto vi di¬ stingueva stavolta una testa: le sue dita,
palpeggiando, ri¬ conoscevano una fronte, una faccia, un naso, una bocca se¬
miaperta e perfino le due arcate dentarie, poiché le labbra dell’Invisibile
schiudendosi gli avevano afferrata la mano nel¬ l’eminenza tenare e gli avevan
dato un piccolo morso. Era la ripetizione della scena consueta toccata pure a
me con la figliuoletta del prof. Porro (TomoI, p. 444, tav. VII) e che
evidentemente ritorna ad ogni evocazione paladiniana di “ spiriti „ personali.
L’Al di là non ha, per farsi riconoscere, una mimica molto varia: la sua
attività e tutta fatta di automatismi prestabiliti. Eppure, quello
stereoplasma ancora impercettibile alla vista veniva proprio per me: me ne
aveva preavvisato, quasi vio¬ lentemente, il tavolino, verso cui mezz’ora prima
m’ero chi¬ nato, secondo l’usanza, per interrogarlo. Il ligneo mio
interlocutore, rappresentante sincero della volontà subco¬ sciente di E. P., mi
aveva già fatto parecchi segni espres¬ sivi. Fin dal principio della seduta
s’era piegato più volte dal lato sinistro, s’era spostato verso di me, ed era
venuto a pigiarmi sul petto con premiti e colpetti espressivi, quasi
cimentandomi . Ma io, pur comprendendo benis¬ simo quel noto maneggio, me
ne stavo silenzioso; finché un assalto più energico del tavolo e la voce rauca
ed irata di Eusapia, che pronunziava la chiamata — Numero cinque!! — non mi
ebbero costretto in sull’istante a uscire dal mio mutismo volontario. Si
osservi come la coscienza sonnambu- lica riprenda sempre automaticamente nei
punti culminanti dell’azione i suoi “ stati secondi Il nostro dialogo
tiptologico •s’era chiuso, del resto, come sempre, in poche frasi. Io. —
Capisco, vuoi dirmi che verrà qualcheduno per me ? “ John „. — Sì (tre
picchi di tavolo). Io. — Verrai tu? (il mio pensiero era corso
istintivamente a mia madre). “ John „. — Sì, sì (tre forti colpi battuti
due volte). Io . — E potrò abbracciarti ? e potrò vederti finalmente
? u John„. — Sì, sì, sì (tre fortissime bussate del tavolo, anche
stavolta ripetute). Ora la verifica di Barzini era stata per me una
delusione : •come poteva essere mia madre quell’entità materializzata che gli
mordeva la mano? Essa in vita sua non aveva mai compiuto atti così
insulsi, e roenaehe mai con uno scono¬ sciuto, fosse pure stato amico di uo
figlio, si sarebbe presa licenze birichine, concesse appena a un fanciullo di
sette od otto anni. Ciò nondimeno, quelle bozze e quello scompiglio delle tende
mobili servivano certamente nelle intenzioni sub¬ conscie della medium a
rivelarmi e a nascondermi ancora la “ disincarnata „ rivestita per intanto di
perispirito sensibile al tatto, e indovinabile soltanto nelle sue forme
pseudosolide traverso le modellature della stoffa. Però il preannunzio
tiptologico che io l’avrei anche veduta, non si è iersera avverato. Eusapia,
voltandosi tutto ad un tratto dalla mia parte, ha guardato bensì dietro la sua
spalla si¬ nistra, esclamando con frasi intercise: — Vedo..., vedo una
donna..., una donna con qualche cosa in fronte..., con qualche cosa come un
porro! ma io, pure piegandomi e aguzzando la vista verso quel punto, non ho
scorto nulla che si asso¬ migliasse ad un fantasma: c’era l’ombra più fosca
sullo sfondo nerissimo del gabinetto. Noto che le parole — “ veggo una
donna „ — stareb¬ bero a provare che Eusapia, in “ trance „, ha delle visioni
spettrali, o, per dir meglio, delle allucinazioni visive. Ma durante quella
evocazione essa era indubbiamente in “ trance attiva „ : ha, dunque, tentato di
suggestionarmi ? Coloro che sostengono constare tutta la sua
fenomenologia di illusioni ed allucinazioni suggerite ai percipienti, trove¬
ranno in questo mio racconto un argomento per la loro tesi : ed io non nego che
questo non potesse essere l’intento della sonnambula. Nei fenomeni visivi, l’ho
già scritto, le percezione dell’ imaginario si confonde con quella del reale, e
anche le si sostituisce qualora vi siano le condizioni fisio- psicologiche
propizie. Ma io sono assai poco suggestionabile, massime quando osservo e
sperimento in cose di scienza; e debbo gratitudine a Luigi Barzini di averlo
riconosciuto. Egli ha avuto occasione di sedere al tavolo di Eusapia con altri
“ uomini di scienza „ ; e paragonando il mio contegno freddo e calmo di
osservatore con le perturbanti emozioni cui essi soggiacevano rendendosi
incapaci di ben accogliere e apprezzare le loro impressioni, mi ha reso
giustizia contro coloro (F. Vizioli), che venti anni fa mi fecero passare per
un “ affascinato „ dal celebre Donato, solo perchè accertai e descrissi la di
lui strepitosa abilità di magnetizzatore ! L’es- sermi messo tante volte a
contatto delle meraviglie e dei miracoli della psicologia anormale e
supernormale — dalle più stravaganti aberrazioni mentali all’ipnotismo, dalla
fascinazione alla lettura del pensiero coi metodi cumberlandico, Smanniano,
««boriano, ecc., dalla presunta trasposizione dei ^ensi allo spiritismo
evocatorio - non ha per nulla alterata mai la tranquillità del mio animo.
Dimodocche ap parinone del fantasma di mia madre mi avrebbe, si certo,
commosso, ma non sconvolto nè reso incapace d. investi¬ gare in sull’istante la
psicogene» del fenomeno. ° Tuttavia la defunta, specificata con quel
richiamo ad un suo male definito connotato somatico, non è aPParsa> P^‘‘ miei
centri cerebrali superiori hanno opposta «» efficace inibizione ai reflessi di
origine emotiva e suggestiva , e cosi non è avvenuta in me quella incipiente
d^^g821011^^ coscienza, che forse è in molti percipienti il fattore indi
spensabile della loro partecipazione psico-mimetica o psico collettiva ad
una gran parte della fenomenologia medianica, massime di quella veramente
spiritica. La forma Androide materializzatasi dietro il eort-'na g non ne
è uscita, neanco ha messo fuori stavolta le mani carnee che pur avevo sentito
in altra seduta: io ne ho avuta l'impressione5 che essa fosse assai meno
avanzata nella sua sa irP«‘r“ -« • tutte oneste “ entità „
antropomorfe paladimane. ha p c pillai lievemente sui piedi posteriori della
mia seggiola, pri sul suo telaio impagliato ; mi ha toccato al braccio pr^ muto
al fianco, battuto famigliarmente sul doiso, mi ha ZlZto «... 1»
!*““**> >* anche tentato di abbracciarmi... Ma o fosse la sua ìncom
pietà organizzazione, o fosse la freddezza con cui accoglievo inelle
stereotipiche dimostrazioni, fatto sta che tutta la sua adone pantomimica era
insufficiente; le membra fantoma¬ tiche troppo corte e poco allungabili
stavolta, non giunge 1. »?» rmm, • P».™!» “ST“ pareva intepidita nelle
sue tenere espansioni. Insomma, una pallida, anzi una squallida scena di
relazioni parentali Néeil6 irio' accostarmi volontario alla “ forma „
attiva mi ha portato più in su, verso le comunicazioni spirituali Con h mano ho
tastato anch’io come Barzim poi con la fronte appoggiata contro la stoffa, ho
cercato di acuire e Sta LprSni tattili, m» no» f •*> % £ vero,
che un corpo tond.gg.nnte e duro, un» specie d, sto» lignea senza incavi nè
rilievi, senza lineamenti decisi. Questo corpo semovente mi ha percosso
abbastanza forte alla tempia destra, indi mi si è applicato contro la fronte e
contro l’orecchio, sul quale ho percepito l’atto di un bacio eseguito malamente
da una bocca a labbra stirate sui denti. Quel bacio era degno in verità dell’ul
to maldestro avvenuto prima tra la mia e la invisibile u testa „ : nulla aveva
di passionale; parvemi, anzi, un gesto di pura convenzione, quale può
imaginarsi a priori che faccia parte delle abitu¬ dini del subconscio
mediumnico. Ed infatti, anche con me suo “ figlio „ (?), l’Intelligenza occulta
ha afferrato tra le labbra rigide la pelle della fronte e il padiglione aurico¬
lare, sicché ho ripensato — come nel 1901 con la fanciul- letta del Porro — che
volesse mordermi. Che bacio idiota! Quel “ subliminale , che sarebbe
capace, secondo F. Myers e Gyel, di tante idee e gesta sublimi, nella “ trance
, di una rurale Pugliese non è in grado di agire meglio di un mediocrissimo
artista teatrale, che salito sul palcoscenico per la recitazione di una
commedia mandata a memoria a forza di ripeterla le dieci e le trenta volte, ge¬
stisce e declama quasi inconsapevole di ciò che fa e dice, mentre la sua
coscienza superiore è rivolta altrove. Il Grassf.t direbbe “ poligonale „ o
magari “ subpoligonale „ quel bacio pseudomaterno, a un dipresso come il
picchio sui tasti del dattilografo. A me riesce assolutamente incom¬ prensibile
che un psicologo , assistendo due volte sole a queste repliche non richieste di
scenette cosi anguste , si lasci sfuggire la loro chiarissima psicogenesi nella
perso¬ nalità inferiore del medium. Ma agli spiritisti non riescirà meno arduo
trovare una spiegazione plausibile per tanto scimiesca “ omogeneizzazione , di
tutti i disincarnati soprav¬ viventi nell’Ultra-sensibile. Il Barzini ha
soggiunto però , con la sua penetrazione, che alla fin fine una persona reale
in quelle circostanze, volendosi dimostrare appunto vivente, non si condurrebbe
diversamente: nascostasi dietro una tenda, anch’essa, per far discernere il
proprio volto ad una mano palpeggiante, sceglierebbe il mezzo spicciativo di
spalancar la bocca e fingere di morsicare quella mano. Ma per dir vero , sono
possibili altre manifestazioni di vitalità e sopratutto di af¬ fettuosità : p.
es. , l’aggrottare della fronte, l’alzare e rab¬ bassare e il fremere delle
palpebre, il volgere dei globi ocu¬ lari, lo scoccare baci veri e lunghi,
l’appoggiarsi appassio¬ natamente o carezzevolmente sull’astante... Ed io
riflettendo agli atti che farei tornando dall’Al di là ner rivela.-™,- a
treotatrè .n„i . „i„ figlio, „nto ^ tZ“ s.omp.u calde e meno volgari, più
chiare e meno bambhiesche' queste invaginate dal miserabile estro di una
Paladino A giustificazione della quale trovo Derò rhe in 1 ìntKtafi?'
di’’ r Tr“' d* *llri m*" Soì'più ugg.„d„Tub" i
■“wLropp„VÌ" pensa come me (Tomo I n. 3911 -Vhu7 1 James. che la
tronficf°^Ìa deHa Noeggerath- e' nella uniformità deU^stile ^i^ Uitto
"questo Mo^ddl’/persp^è slmpS/meTef * o ex"3 "t ir
Pseudogenialità subcosciente di medi d’eTeva°ta o colta intelligenza, come
Davis, Owen Moses R,™ Hudson-Tuttle, Dalmazzo, “ Dr dIriel „, Marv Lr^i!
]Z7h a fiiSC°.StarSOne Del contenuto delle loro opere cosmo’ itessute e
rihT?6’ eAtlC°TelÌ^Ìose- scientifiche . tutte cetti « delle • PerÒ SUl
Vecchi0 P^imonio dei con cotti e delle aspirazioni umane Maxwell
sia !|J„ ’ ? Choisy-Juvac nel castello del -laxwetl, sia che vengano in circoli
di famiglie credenti n davanti a gruppi meno frivoli di studiosi sfa che
rannre sentino persone di classe signorile, fini ed istruite o ^nto tu
tePT n° °rmlCOlante nei Pressi ^ Porta Capuanf In tu te le evocazioni
spiritiche cui ho assistito, non mi fu maf ■ n 1 scoi gei e alcuna vera
dissomiglianza individuale nelle manifestazmm ed espressioni di affettività:
quei defunti non inaili dW t‘ Sembran° al tettanti fantaccini infagottati
e in* Pia d T truppa aV7ezza meccanicamente a mfnovrlrf m Piazza d’armi, senza
slancio nè iniziativa. “an0Vrare funtf ^c’ersffn9^611 H1Chi ,norali
“«“cavano alla mia * de¬ detto 'dalla f EV0 aImeno quelle fisiche ? L° «
sarebbe detto dada frase connotativa che la Paladino mi aveva urlata negli
orecchi: l’essere materializzatosi in forma tan¬ gibile era “ la donna con un
qualche cosa in fronte „. Non c’era incertezza : la medium evocava propriamente
la mia cara e povera mamma, poiché quello era il connotato che l’inopportuno
intervento di L. A. Vassallo aveva rivelato intorno alla personalità
fisico-morale della defunta (Tomo II, p. 144). Il ricordo di quel particolare
ritornava adesso nello stato sonnam bulico, insorgendo dai depositi
subcoscienti della memoria, precisamente come avviene di molti fatti psi¬
chici, imagini, emozioni, idee o tendenze, ogni qualvolta un soggetto isterico
ricada nell’attacco della personalità seconda. Noi siamo solamente di fronte ad
un esempio elementare di quelle reminiscenze mnesiche che colpiscono tanto i
profani, perchè nella stessa tenacia con cui durante più anni si con¬ servano
all’insaputa di chi d’un tratto se li vede riapparire davanti alla coscienza,
hanno qualche po’ del meraviglioso: ma esse dipendono da un meccanismo
naturale. I sogni nor¬ mali, l’attacco isterico, le pazzie ricorrenti, il
sonnambulismo spontaneo, l’ipnotismo, il mediumnismo ne presentano esempi assai
più complicati di questo : però il fondamentale processo fisio-psicologico del
fenomeno è su per giù il medesimo per tutti. Sono le criptomnesie del
Floubnoy. In vero non si può supporre che, nell’ intervallo tra le
esperienze del 1901-2 e queste del 1906-7, Eusapia abbia avuta occasione di
evocar più lo spirito di Melania Saccozzi in Morselli, giacché nessuno dei suoi
consultanti vi poteva avere interesse: non si evocano e non si desiderano
d’ordi¬ nario che “ i nostri cari morti Il ricordo del “ qualche cosa in fronte
„ che contraddistingueva mia madre è, dunque, rimasto latente per cinque anni
precisi nella subcoscienza di Eusapia, e non è riapparso se non quando essa ne
aveva bisogno per aiutarmi (o per spingermi) ad accettare la forma
stereoplastica prestata temporaneamente dal suo psicodina- raismo alla
disincarnata. Ma bastava quell’accenno mnesico vago e isolato perchè io passassi
alla operazione mentale di visione ed identificazione che ero chiamato a fare
? Evidentemente la sonnambula faceva troppo calcolo sulla mia duttilità
suggestiva, o sulla mia acquiescenza di psichi- cista, o sulla mia emotività di
figlio. Sono disposto ad am¬ mettere che E. P., in tutto quel processo di
evocazione e designazione fosse sincera, come son certo che le materializ¬
zazioni stereoplastiche erano autentiche : ma qui risiede per l’appunto
l’importanza psicologica della mia nuova pre¬ sunta comunicazione coll’Altro
Mondo. Noi sappiamo già che il “ qualche cosa in fronte „ era stato mal
designato anche nelle sedute del 1901 : ora, gli sbagli d’allora non sono stati
corretti nel tentativo tànato- critico di quest’anno; che anzi, avendo voluto
Eusapia de¬ finir meglio il connotato, ha ingrandito l’errore. La defunta non
portava affatto un “ porro „ nè una * specie di porro , perocché (anche
prescindendo dal valore dei termini anatomo- patologiei ignoto al medium),
questo nome popolare signi¬ fica una escrescenza cutanea, spessissimo
peduncolata, di colore e struttura diversa dalla pelle su cui si impianta ;
laddove il segno della defunta consisteva in un piccolo sol- levamento cutaneo
dovuto a un sottostante tumoretto (ciste o lipoma), della grossezza d’una
piccola nocciuola, e sul quale la cute era intatta e sana nelle sue
caratteristiche visibili di struttura e colore. Sotto questo riguardo la con¬
notazione, anche se popolarmente intesa e giudicata equiva¬ lente nei termini,
è riuscita fallace. Ma poi, a guardar bene, l’indicazione del segno aveva
un carattere cosi artificioso e villanamente scortese, da disobbli¬ garmi verso
la medium definitivamente per questa sua in¬ sistenza di volermi aprire le
porte del Mistero. La defunta poteva egualmente essere indicata e specificata
per altri suoi connotati, lineamenti e particolarità somatiche : l’evocare
soltanto quello, e poi smettere quando il percipiento non abbocca, mentre la “
visione „ del fantasma invisibile per gli altri poneva la medium nella
congiuntura fortunatissima di potermene indicare statura, età, magrezza, colore
o quan¬ tità dei capelli, foggia di vestire, ecc., pone a nudo, secondo me,
tutto l’artificio mediumnico di codesti avvenimenti im¬ pressionanti solo per
chi vi è predisposto e per chi li vede da lontano senza la lente del psicologo.
Non mi soddisfa il fatto che anche in altre sedute della Paladino, come ce n’ha
avvertito il compianto spiritista De Albertis, o in quelle del medium Politi,
si vedrebbero spesso materializzazioni vaghe di forme, di figure, di volti
irriconoscibili : talvolta non si avrebbero, come nel caso nostro, che
sensazioni di stereoplasmi incompleti senza cranio e senza faccia, e solo più
tardi si. arriverebbe a riconoscere qualcuno sotto quegli informi tele¬ plasmi
(“ L. e 0. „, ’04, p. 55). Questi fatti, anche se con¬ fermati, rinvigoriscono
la spiegazione metapsichica, ma non giovano, salvo sottigliezze dialettiche,
alla spiritistica. Che la Paladino, pur nel suo stato sonnambulico, abbia
una certa percezione dei dubbi e sospetti della sua assistenza, e
accorgendosene se ne angustii, e angustiandosi se ne difenda meglio che può
coll’ironia o coll’astuzia o colla pru¬ denza o con una diversione nei
fenomeni, è cosa ormai notoria a chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui.
Orbene: anche stavolta essa si è accorta del pericolo cui andava incontro il
tentativo di evocazione spiritica a mio benefizio; e il suo subcosciente l’ha
protetta. Per accertarmi del punto cui può giungere la teleplastia medianica,
io ho chiesto all’ * Invisibile „, che seguitava nella sua agitazione
intenzionale dietro la tenda, di lasciarsi toccare e palpare anche da me sul
volto, come aveva lasciato fare a Barzini: avrei naturalmente cercato il “
qualche cosa sulla fronte „. Ma un repentino e violento no bissato da “ John
King, — voglio dire, dal tavolo della Pizia — mi ha fermata la mano in aria; e
l’Invisibile, sfuggendo a quella prova, ha profittato della mia esitanza per
scostarsi subito da me, per Spro¬ fondarsi nelle tenebre del gabinetto, e per
dileguarsi poco tempo appresso, dopo avermi data ancora qualche fiacca e sempre
più evanescente manifestazione. La mia nuova delusione sul conto dell’Àl
di là che sembra rifiutarmi ogni “ evidenza „ , ha un buon compenso nella
conferma che reca all’ipotesi innanzi esposta circa al pro¬ cesso psicogenetico
della ricognizione e denominazione dei fantasmi tangibili quando si compiono
per “ sviluppo „. Sono sempre più del parere che qualora anch’io fossi caduto
in stati emotivi dell’animo e avessi dato in espressioni di affetto, di
giubilo, di tenerezza per la materializzata “ entità . avrei forse finito
coll’autosuggestionarmi, o per lo meno avrei fornito alla subcoscienza della
medium altri indizi, altre notizie, altri contrassegni che adagio adagio
l’avreb¬ bero condotta ad una presentazione più decorosa, meno spuria e
alquanto men lontana dalla realtà. La libertà la¬ sciata a Barzini di tastare
la faccia teleplasmata non met¬ teva a repentaglio quel conato infelice di
evocazione: l’avere negata a me la stessa esperienza implica — per chi non è
cieco del lume di ragione — che Eusapia non faceva assegna¬ mento sulla mia
partecipazione involontaria e istintiva allo schema obbligato che mi concerneva
personalmente. Non chiuderò il capitolo senza rincalzare sul lato poco
dignitoso di queste chiamate di defunti inframmezzate ai giuochi di prestigio
del “ buon John „ o alle futilità onde consta per nove decimi una serata
professionale d’Eusapia. Gli spiritisti ortodossi e i modernisti ribelli al
dogma e semplici “ immortalisti , si impermaliscono quando si dice che gli
spettacoli “ spiritistici „ non sono morali: il loro cruccio sarebbe giusto se
contemporaneamente non si dicesse pure dagli psichicisti, che la provocazione
frequente e pro¬ lungata degli stati mediumnici può esser fonte di malanni, di
nervosità, persino di pazzia. Ripeto, ad ogni buon conto, che la taccia di
creare degli impostori e dei neuropatici non viene da me, nè da scienziati “
materialisti , : viene da cultori spregiudicati e onesti dello spiritismo
classico, da un Dr Prel o da un Dilanke, per esempio. S’è dato recentemente
anche il caso incredibile di spiritisti fanatici che, congiungendo in un
amplesso mostruoso le loro evocazioni spiritiche con le superstizioni magiche,
hanno preteso di agire a distanza con una specie di incantesimo su individui
loro avversari: essi dichiarano di averli... fatti morire per opera degli “
spiriti „ ! ! Siamo pertanto sulla china della delinquenza supernormale; e se
ogni persona assennata può sorridere a simili deliri di menti scombussolate da
idee settarie, deve poscia meditare seriamente sul gravissimo significato etico
e sociale di sì fatti ritorni atavici verso la Magia. E la chia¬ mano corrente
neo-idealistica, questa in cui da qualche anno diguazziamo!... Non
insisto: aggiungerò soltanto che io sono rimasto stupefatto dell’indifferenza
con cui moltissimi credenti della nuova religione lasciano evocare i loro “
cari morti „ in mezzo alle stupide farse di queste sedute. “ John King „ si
arroga l’ufficio di cercatore e conduttore di anime al pari dello “ spirito
Nellie „ della Thompson e di “ Rector , della Piper: e questo può contentare e
lasciar tranquilli altri, non me, cui, lo dico fieramente, ripugna che un tal
Messere sia l’araldo o il nocchiero d’una persona sacra al mio affetto traverso
le ombre del Gran Mistero. Il mio sentimento figliale ne è ferito, e il mio
sentimento etico-estetico si ri¬ bella davanti a questa indegna associazione di
cose sciocche e burlevoli con cose auguste e penose. Un po’ più di
rispetto ai morti e ai sentimenti che essi ci dovrebbero inspirare, signori
kardechisti e atanatisti, che sedete attorno al tavolo delle Pitonesse in crisi
istero-ipnoidi, e vi servite di cotali intermediari per risvegliare in voi i
ricordi più intimi e le commozioni più ideali ! Io, che sono un “ positivista
indurito „, non ne ho bisogno per mantener caldi i miei sentimenti; e quasi mi
vergogno di dover sotto¬ porre questi a simili prove assurde e per me
disgustevoli a scopo esclusivo di studio. LA SEDUTA.
Compendio della serata. Ho più volte segnalato il fatto che l’arrivo di
una persona nuova o insolita in un circolo di sperimentatori fa ordina¬
riamente perdere il frutto dell’ “ omogeneità „ acquistato nelle sere
precedenti, perchè riconduce la fenomenologia paladiniana alle manifestazioni
elementari. Dinanzi ad ogni individuo di cui sospetta o di cui non ha ancor
ragione di fidarsi, la Eusapia sente il bisogno istintivo di ricevere le spinte
dalla tecnica iniziale, come il saltatore che indie¬ treggia fino al punto di
partenza per prender la rincorsa. Ma Tessersi aggiunto a noi jersera l’Avv.
Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera, se da principio ha sugge¬
rito T inevitabile e un po’ disordinata ripetizione d’alcum vieti fenomeni, ci
ha poi permesso di assistere a un altro saggio di presentazione spiritica: per
ciò il nuovo venuto ha reso per me un servizio alla Metapsichica. Infatti, 1
Al- bertini aveva assistito in Milano ad altre sedute d Eusapia, accompagnato
dalla sua signora consorte, figlia del celebre Giuseppe Giacosa, la quale
vestiva abiti di lutto: questa circostanza non era sfuggita di certo alla
medium, che, ri¬ vedendolo in Genova, se ne rammentò, e dal ricordo trasse
occasione ad un tentativo evocatorio. Questo nesso psicolo¬ gico era da
segnalare. * La prima parte della seduta è stata
consumata in mani¬ festazioni del solito stampo, ma disordinate, slegate e con
lunghe pause tra l’una e l’altra: pareva che il subcosciente dell’Eusapia
stentasse ad orientarsi verso uno scopo intravveduto. Egli è che l’Albertini
s’era collocato in catena tra me ed il Sozzano, e colà veniva a trovarsi fuori
della sfera d’azione di * John Così per una buona ora si sono suc¬ ceduti
soltanto moti inclinatorì, sollevamenti parziali e le¬ vitazioni isolate
(alcune, a dir vero, bellissime) del tavolino : a un certo momento questo
pareva invaso da frenesia, tanto era vorticoso il suo movimento; picchi
fortissimi, come colpi di maglio, lo scuotevano. In quella disposizione
ormai abituale di catena, Eusapia sembrava aver bisogno di suggestioni nostre
per agire : e più volte, un fenomeno accennato vagamente o suggerito senz’altro
a “ John King „ , l’abbiamo visto prodursi. A questo modo un po’ atassico
abbiamo ottenuto battiti e rumori, movimenti di oggetti lontani dal medium e
altri ben discer¬ nibili (a viva luce), vento freddo dal gabinetto,
gonfiamenti, svolazzi e strofinìi delle cortine, e qualche apparizione di “
forme „ mal distinguibili e poco definibili al davanti del medium, nel vuoto
tra me e Barzini. Ma “ John „, eccitato dalla venuta di quella sua cono¬
scenza, non poteva restarsene tranquillo. E sua consuetudine scaricare
l’attività medianica su qualcuno, che gli prema, per obbligarlo all’ammirazione
delle sue prodezze : e perciò gli astanti di maggior riguardo sono presi di
mira, e quando si siedano al “ controllo „ si scarica loro addosso una vera
furia di fenomeni. Il tavolo fa i suoi esercizi ginnici specialmente dalla loro
parte, la tenda diviene una vela cbe s’avanza spinta da un maestrale impetuoso,
e li tenta e ritenta, e loro si addossa, e loro è progettata sulla testa, allo
scopo di celare lo “ mani invisibili , che li toccano e li premono : di guisa
che, chi non è rotto a quella esplosione di contatti coll’Occulto o chi ha i
nervi sensibili ne rimane impressio¬ nato, e spesso desidera che abbian fine o
che gli lascino cambiar di posto nella catena. E “ John „ sembra trastul¬ larsi
in questi scatti e uragani di medianità irrompente: egli esige, anzi, per lo
piu che i nuovi ammessi vadano ai lati del medium per averli nella sua sfera
d’azione più intensa. Ecco pertanto il tavolino ordinare d’un colpo che
l’Alber¬ tini funzionasse da vigilatore al posto di Barzini, cosicché questi
s’è alzato ed è venuto a sedere dietro di me, fuori di ca¬ tena. In questa
disposizione dell’assistenza si sono avuti alcuni fenomeni rilevantissimi, che
qui mi contento di catalogare : 1°. Sollevamenti totali del tavolino,
senza alcun contatto di mani, visibili a mezza luce, e coi piedi di Eusapia
afferrati dal Barzini e tenuti solidamente sul suolo. Trasporto di
oggetti, senza vista di mani o persone che li tenessero per aria. Era essi
riscosse il nostro plauso il vas¬ soio della plastilina da modellare, che uscì
d’un tratto alla se¬ miluce fuori dal gabinetto, passò tra l'Eusapia e 1
Albertmi, o venne a posarsi sul tavolo davanti a Bozzano: mentre passava ci si
comandò (da ‘ John „ impersonato in Eusapia) di non toccarlo... — Un altro
oggetto che peregrinò all’oscuro qua e là per la stanza, volando fuori dal
cortinaggio, fu una trom¬ betta da lìera. Q. 3°. Spostamento di corpi
pesanti per azione a distanza. — si sono smossi rumorosamente diversi mobili:
una seggiola dentio il gabinetto, il grosso tavolo della finestra, un tagliere
con uno strato di mastice spalmatovi sopra, eco., tutti oggetti pesanti da 6 a
8, a 12 chili. La seduta e stata chiusa dal so¬ lito fenomeno di attrazione e
ripulsione d'un grave per forza radiante dalle mani di Eusapia (Tomo 11 , p.
228): il grave stavolta fu una seggiola, che ben rischiarata da una lampada di
5 candele vedemmo avanzarsi e ritirarsi come sotto 1 azione d’una potente
calamita: Eusapia era invigilatissima. 4". Suono autonomo d'uno
strumento musicale — E stata la trombetta e ha suonato in due posizioni
diverse: — a) nel sortire dal gabinetto: io vedevo lo strumento di profilo
nella penombra, e la sua imboccatura s’appoggiava alla cortina nera, come se
dietro di questa fosse in piedi un * Invisibile „ che vi soffiasse dentro
traverso la stoffa; — b) nel suo volo aereo: ognuno di noi poteva discernere la
trajettona della tromba in° aria, mentre ne uscivano suoni prolungati.
Qui la straordinarietà del fatto sta ip ciò che se per il trasporto occorre una
mano, per il suono a fiato abbisogna una bocca o altro apparecchio immettente
aria nella imbocca¬ tura. Ci si può forse imaginare che dal gabinetto esca una
corrente limitata del solito vento, la quale valga a far vibiare le linguette
metalliche?! Non è possibile, perchè la trombetta volitava girando su sè
stessa. Il suono autonomo di stru¬ menti a corda o a tasto (chitarra,
mandolino, pianoforte, ecc.) è assai più facile da comprendere, che non quello
di strumenti a fiato: pei primi basta la telergia meccanica. 5°. Effluvio
nem ico radiante dal corpo del medium. — Lo abbiamo risentito provenire
chiaramente dalla testa di Eusapia, più precisamente dalla sua regione
fronto-parietale sinistra, alla quale io e Barzini abbiamo appressata la palma
della mano, tenendovela per alcuni minuti a distanza di circa 2-3 cen¬ timetri.
Ne tornerò a parlare. 6°. Toccamenti e palpamenti. — Nessuna differenza
sostali- zi ale da quei “ contatti , che formano una caratteristica delle
sedute spiritiche; ma iersera giunsero alla seconda persona della catena,
e persino agli astanti di prospetto (alla signora Berisso); e non di rado
furono simultanei. 7°. Materializzazione di membra e forme soltanto
tangibili. — Le membra toccanti e prementi non si percepivano ordi¬ nariamente
con la vista: agivano da sotto il cortinaggio. A Barzini vien comandato di
salire e porsi ginocchioni sul tavolo, e si ripete la rituale scena dell’entità
occulta che si rende tan¬ gibile e talvolta afferràbile nella parte superiore
del gabinetto: vi avevo già assistito altre due volte al ‘ Minerva „ (Tomo I,
p. 410), e non mi riesci nuova. Barzini al di là delle tende ha percepito in
alto, a 2“.30 dal suolo, i tocchi di un corpo non duro, poi un po’ più in basso
una stretta energica di mano misteriosa al di sopra della testa di Eusapia che
intanto io e Albertini teniamo solidamente. 8°. Sollevamento d’una
persona (?) e tocchi multipli e simul¬ tanei. — In eguali condizioni di
vigilanza il tavolino su cui è inginocchiato Barzini si muove, ed egli lo sente
sotto di sé alzarsi dal suolo di alcuni centimetri, mentre io ed Albertini
siamo simultaneamente toccati. Sarebbe questa una levitazione
eccezionalissima, impor¬ tando il sollevamento d'almeno 75-80 chili. Ma, per
dir vero, se io mi sono accorto dei moti e sussulti intensi del tavolo
sostenente il collega, non ho percepito affatto che fosse le¬ vitato : dubito
che egli ne abbia avuta la sensazione com¬ plessa illusoria dalle oscillazioni
del suo corpo e dall’insta¬ bilità d’equilibrio in cui si trovava. A me è parso
che il fenomeno, preannunziato da Eusapia con la raccomandazione (anch’essa
abituale in codeste contingenze !) di “ non aver paura „, fosse bensì in
procinto di effettuarsi, ma non si sia compiuto: la medium, a quella scarica
formidabile di me- diumnità, ne sarebbe rimasta esaurita fino al deliquio. Ri¬
mane però la impressionante simultaneità dei fenomeni : una mano fluidica che
stringe in alto; due toccamenti laterali, che sono attribuiti ad altre due mani
(?) pure fluidiche; una forte paracinesia esercitata su di un peso
notevole. 9°. Impronte sulla creta molle. — Su quel blocco trasmi¬
grante, che ci era stato proibito di toccare, ritroviamo in fin di seduta due
impronte separate. Questo fenomeno non mi risulta totalmente genuino, e ne
riparlerò più avanti. 10”. Apparizione di forme mobili ed attive. — Oltre
alle molte tangibili, si sono avute materializzazioni visibili in numero
insolito. — Quando a sinistra d’Eusapia io mi sentivo toccare, i miei compagni
di fronte e sopratutto l’ Albertini dichiaravano di scorgere “ mani e braccia ,
protendersi dal gabinetto verso di me : Barzini ha anche distinto una mano
sinistra, aperta, carnea, che mi batteva sulla spalla. Allo stesso modo,
dopo una prima fase, in cui non riesco a vedere di prospetto se non
avanzamenti e gonfiori della tenda verso 1 ' A Iberti ni, sono poi stato
colpito dalla netta impressione visiva di “ forme , ne¬ rastre, a contorni
sfumati, che si avanzavano dal cortinaggio, pur essendone certo indipendenti
nella loro lunghezza e mo¬ tilità, e spesso non arrivavano a toccare nessuno,
indi si di¬ leguavano. Queste forme, per la loro molteplicità proteica e
per il loro significato personale compreso da noi ulteriormente, meriterebbero
descrizione minuta. Alcune parevano braccia, ma tozze, corte e rigonfie a mo’
di sacchetti ripieni o di manicotti; e portandosi in avanti andavano a toccare
l’Al- bertini o gli rasentavano le spalle. Altre, fuoruscenti più in su, al
disopra del suo capo, erano propaggini a mo’ di clava o di mazza, che io
paragonerei volentieri ad una testa de¬ forme di microcefalo sostenuta da un
collo fantasticamente lungo: questa specie di cigno enorme per due o tre volte
si è abbassata verso di lui, e poi si è rialzata con lenti movimenti, quasi in
atto di martellargli il capo. Io e Barzini, che stava dietro di me, discemevamo
codeste apparizioni sullo sfondo di chiarore che dal Corso Torino penetrava per
le invetriate nella stanza, trapelando per due larghe e lunghe fessure ai lati
degli scuri. A un certo punto ambedue ab¬ biamo riveduto la nota forma faunica,
che tanto spesso so¬ praggiunge nelle sedute d’Eusapia (Tomo I, pag. 402): io
l’ho subito riconosciuta al suo ceffo grifagno, e la descri¬ zione orale e un disegno
ulteriore del Barzini me l’hanno confermato. L’esserci noi due, che
vedevamo, comunicate ad alta voce le nostre concordi percezioni ha tosto
suggerito al subco¬ sciente di Eusapia un fenomeno di comprovazione
sinestetica: io mi sono sentito toccare la testa simultaneamente in due punti
diversi: in alto sul bregma, a guisa di lieve sfioramento; in basso, sulla nuca
e sulla spalla, a guisa di forte e larga pressione. Ho immantinente ideato che
un grosso uccellaccio mi si appollaiasse addosso; poi ho ripensato al fantasma-
caprone prospettatomi innanzi, e mi son chiesto se per av¬ ventura “ John King
„ non avesse voluto darmi con quei due contatti la percezione del suo profilo
adunco e mefistofelico. Strani effetti dell’associazione immediata tra impressioni
sen¬ sitive e imagiui rievocabili, dove si addimostra il potere illimitato
della nostra fantasia, e dove forse sta la ragione di tante interpretazioni
personali di fatti sensitivi e psico¬ sensori illusoriamente percepiti e
definiti ! L’interesse del un tempo istesso tante sensazioni negli
astanti P**” & natiti1" J^r^ìZ ne'sTir^T “ì "°'e ^
P^do-perso- e poiché fu il fatto menomo— ddh^sel?udél ne discorrerò più
in esteso. seduta del 2 gennaio aumento di p'éso^eaUi0—0 Pesata
"PParen,e seduta non 'ri è trovata Sifc E ^P° ^ vece avremmo
ottenuto dulia „,0j: ' penili 08). in sua rione anoor più singolare alla
legje di gTavitò 'ìlV essendo per tutti risultato sospettile, feXt qSc08a a
“ Astuzie ? Stratagemmi maliziosi ? Tre volte mi è
sembrato jersera che Eusapia Paladino ci ingannasse: per due sono quasi certo
che ci fu inm per la terza, che tratto subito, porto soltanto dei
dubbi1.110’ A) Dubbi sulle impronte. — Checché mi si dica il modo con cui
appaiono comunemente eseguite le imnrnnto i mastice o sulla creta non mi
lasciaTafVanS anche per la Paladino 'V’T ■*' -m.0Stra g^^elte benevolo
P07 p 109? Non “f T u “-?1 t,m:0rÌ {F°rCeS natur- Eusapia n°onesiaeStaS'
“a’ li££S u^mlno^^dttm) °é a pigiarvi sopra col pugno semichiuso due volte di
seguito una prima volta per produrre rimpressionl che si ™ colle l™ ‘de
CalC° C0“ la seconda flange delle dita minorfe colle eminenze tenare e
ipotenare della palma • la seconda a càrpSalaCnLaadeir T dej- polli?e e
coll’articolazione meta- aipo falangea dell indice disposti ad anello. Fu ben
in auel momento che essa ci ordinò aspramente: “ non toccati' e tale
affettazione mi svegliò sospetto. ’ hulle impronte da noi ottenute la
sera del 2, II, ’07 manca Morselli, Psicologia e Spiritismo,
TL Tav. XVL Calco in gesso dell’impronta di 8 mani
spiritiche,, ottenuta in presenza di Eusapia Paladino durante una seduta in
casa del D‘ Gellona, a Genova. la trama del sottile “ velo medianico ,
che, al dir dei com¬ petenti, caratterizza quelle autentiche : la si vede
benissimo, con le sue piccole pieghe, nei due pugni ricalcati da stupendi
esemplari ottenuti con Eusapia in casa del Dr. Gellona (Tav. XVI*). E vero che
la interposizione della tela non mi risulta costante : tuttavia debbo tener
conto della notizia co¬ municatami or ora da A. Berisso, che dopo le sedute
di Calco in gesso di due impronte di * mani fluidiche „ ottenute la
sera del 2 gennaio 1907, in casa Berisso. (I,e impronte non sono, a dir
vero, fra le migliori eseguite da F.nsapia: "i1 ,r,rro“, ° 00,1 ln mano;
piegata puro ad artiglio, della Tav. IV* del Tomo I, e oon 1 due bellissimi
pugni della Tav. XVI* del Tomo II]! casa sua avrebbe trovato
macchie di creta asciutta sulle cortine nere. La cosa non è nuova, essendosi
osservata anche quando le impronte sono eseguite a distanza non sospettabile, o
alle spalle di Eusapia nel gabinetto, o altrove nella sala; ma per quanto si
voglia essere corrivi, la notizia porta a dubitare, o che quella stoffa servì a
fasciare il pugno com¬ primente e non lasciò traccia di sè a causa della
qualità e durezza eccessiva della sostanza adoperata, o che servì per
350 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II contro a ripulire
la mano traditrice della medium, che infatti 3nsopotr’stringendola poi
pei controii°’ saccorse si Stante le ragioni che dissi precedentemente,
non è il caso di trarre illazioni da un confronto del calco con le mani
di EuSap'a: "onu *'!levo Onesta volta che vi siano divergenze
sensibili Si badi bene peri» che non tutto il fenomeno del- 1 impronta syegha i
miei dubbi : sono sicuro che il trasporto della plastilina fuori del gabinetto
fu genuino, per vera c ergia. Ara 1 psichicisti, da Oohorowicz in poi, sanno
che Eusapia, al pari d, tutti i medi, mescola e intel-cala invo lontanamente (e
volontariamente) fenomeni falsi e fenomeni veri ogni qualvolta, nella
semicoscienza ipnoide, le riesce fastidiosa o faticosa una scarica di
mediumnismo : allora ub¬ bidendo all istinto isteroide di simulazione, essa
cerca di i aggiungere 1 intento col minimo dispendio possibile di forza Qui
aggiungerò che giudico con meno severità di critico le impronte famose di
faccio di vecchio, che da anni sono hanno EusaPla; Molti prima, e il
Flammarion adesso hanno notata la rassomiglianza di quel volto sbarbato,
a naso forte, a mento rilevato, a zigomi sporgenti, con la fàccia di una msapia
invecchiata (l’av. IX»): parrebbe quasi che la medium percepisca le proprie
fattezze per un processo di autoscopia cenestehca (e perchè no?) e che,
sdoppiandosi, le impronti tali e quali sul mastice. L’autenticità di quei volti
sparuti de » T eSpreSS‘0,ie S1 lntrav7ed« un'artistica raffigurazione dei
postumi agonici o del riposo mortuario, può essere de- sunta, a parer mio,
anche dall’atteggiamento che Eusapia 'nmfiìbe C°,S.tretta dl Prendere
onde stamparli per lo pitici profilo o di mezzo profilo: il suo corpo dovrebbe
disporsi in senso orizzontale. Ora, niuno la vede mai durante le sedute
ordmarie distendersi a terra; essa si corica soltanto nelle sedute di grandi
materializzazioni entro il gabinetto Biso- tiattohmwt °‘a ,SUpP°rre ?he.
Esistenza è divenuta ad un tiatto cieca, sorda e... inebetita. n„;
\!LjTlatÌV° di in HH0 spostamento di oggetti. — Qui invece ho senza dubbio
colto nel segno, quando sen- endonn sfuggire a un dato momento la sinistra
d’Eusapia verso ’ÌIbeV.atinigehnUainente pian0 piano ]a destra’
verso 1 Albertim, ho compreso che essa stava per giuocarci Ima su. Vro
,del sostituzione di mani. La trombetta era erma sul tavolo, ed essa voleva
forse smuoverla e adopp¬ iarla per qualche nuovo “ fenomeno „ senza far più
fatica! Per avverare 1 Alberimi di stare in guardia non ho trovato miglior
mezzo che di ricordargli il suo antecessore nel Cor¬ redi Vi. eSuam,!lt0: ‘ E
T- V‘ -- * Eugenio To- relli-Viollier che di quel trucco si era fatta
un’arma po¬ tentissima antieusapiana. Ma prima che gli altri capissero la mia
allusione, 1 aveva afferrata l’intuito sempre sveglio di Eusapia, che quasi
piagnucolando mi ha gridato- — ■ Vo» lo dite, non lo dite! 6 l 0n Non so
se questa preghiera, sincera o accorta, provenisse dalla sua suscettibilità
offesa da quel ricordo scottante, o se esprimesse il timore di rimanerne
suggestionata e di agire nh-le Pagtlton?t’ T T in c*si “Mimili ha narrato
avve- nnie. Patto sta che al mio dubbio la serie dei fenomeni ripresa* ■
c^Ta ^ bUOn, qUarto d’ora’ è stata subito Ì trombetta se n’è partita da
sé, mentre noi vagliatori accrescevamo le nostre cautele; che, spinta da
Bar- zmi verso la tenda, gli è stata presa di mano dall’Invisibile indi
lanciata di nuova a corsa pazza e vertiginosa per aria ■ th,VneraeeèraPPar?
parte’ paSSando tra >• ^ due Z! f la,s°Pratenda pesante, e mi è venuta
a dare due potenti colpi traverso la nuca, producendomi anche un P dl
dolore- E'-a “ John King „ che mi castigava di aver pronunciato quel sottinteso
alfabetico. Però la mia punizione alfe namlì 5 , P° d“rÒ anC01'a la
seduta- cosicchè n he i ammirazione verso fenomeni ulteriori che noi
“TJf, Pronunciavamo per toglierle il rammarico di mente ^rr° am°r
Pr<?pl?°’ ' eSSa ha «ridato stiz.zosa- mente. - Otà, saranno le lettere
dell'alfabeto.' . - Ma vùkivaeHUSCe\° daHa >nCe” è caduta in una crisi
con¬ ato VLrfnTV TT ifrefrenabile, con espressioni Sino n u 5 ° da farmi
Pentire della mia impron- febb0-Tder gmStÌZÌa aUa medium : con quello fare f *
“*? df\ me sorPreso *» fieri poteva, tutt’al più fare sloggiare lo strumentino
da fiera, ma non esedre nessun altro numero del suo vario e complicato
programma jP F*rheria nell’ abbassamento automatico della stadera *
- Un abbassamento della stadera ed un conseguente Tn'- nalzamento del suo
braccio di leva senza che nefsun corno pesante fosse stato deposto sulla
piattaforma, costituivano un esperienza di grande nlievo: era il pesalettere di
A de Rocuas ingigantito! E noi, memori dei fenomeni di lesa gravitazione
della prima sera, abbiamo insistito presso Eu- sapia perchè lo tentasse alla
piena luce deU’anticamera. La Paladino, che già era discesa dalla
piattaforma dopo la seconda sua pesatura, ha mostrato di accondiscendere e si è
accostata all’apparecchio in stazione eretta, esigendo però che 1 Alberimi le
stringesse le mani e il Bnrzini , accanto a lei le premesse coi suoi i due
piedi: un lembo della sottana del medium toccava l'orlo laterale della
piattaforma. Dopo alcuni istanti, occupati da sforzi muscolari evidenti
dell'Eusapia, noi abbiamo veduto e udito moversi e cigolare in moti alterni di
alzamento ed abbassamento la stadera, che avevamo lasciato carica del peso di
20 chili. Questo peso, dunque, diminuiva o cresceva sotto l'influsso bio-psichico
della medium!?). Ma è sicura questa esperienza straordinaria che,
d’altronde non si potè ripetere? Ci attestò il Barzini di non essersi ac¬ corto
di nessun movimento delle gambe d’Eusapia, cosicché parrebbe escluso il dubbio
di un abile spostamento di un piede all’indietro o di fianco per arrivare a
premere sulla piattaforma. Però essa, con un piede solo, astutamente dis¬
posto, può dare a chi la sorveglia in quella incomodissima po¬ sizione la
impressione ingannevole di un buon controllo. E affievolisce l’esperienza quel
contatto di sottane, per chiunque ricordi le accuse di Cambridge, sebbene la
veste non sia stata veduta moversi, e sebbene sia arciprovato che la con¬
tiguità degli abiti d’Eusapia cogli oggetti che sposta (tavo¬ lino, seggiole,
sgabelli, ece.), aumentata talvolta dal rigonfiarsi visibile delle stoffe, non
contraddice affatto l’ipotesi meta- psichica della formazione d’arti
soprannumerarii dinamici- questi si organizzerebbero ed agirebbero in una
specie di gabinetto oscuro minuscolo costituito dal giro delle vesti. Se
non che, noi jersera, messi in sull’avviso dalla stessa esitanza nostra ad
accogliere per buono quel fenomeno, ab¬ biamo fatto un curioso rilievo: —
salendo sulla piattaforma di una stadera, si riesce a farla oscillare in più ed
in meno quando si appoggi una sola punta di dito sull’arcata fissa che in
quello strumento comunissimo serve a impedire il soffregamento dei corpi da
pesare con il meccanismo del biaccio di leva. Questa esperienza (cui ha
assistito con aria sorniona la Paladino, che se ne mostrava impensierita) ci
permette di sospettare un inganno nella infrazione alla lecrge di gravità
constatata la sera del 26 dicembre, e pone in qna- rantena, per ciò che ci
concerne, le pesate del... “ perispi- rito , o, se si vuole, dell’ “ anima
,. Sulla definizione e denominazione delle forme
materializzate. Jersera tornai a fare attenzione alla stranezza delle
forme che Eusapia Paladino projetta nello spazio circostante e che sembrano
larve di sogno (“ dream-ghosts „ , dice ironica¬ mente, a ragione, Paolo
Cards): talvolta orride e quasi pau¬ rose, il più spesso assurde e grottesche,
quasi sempre in¬ complete e male organizzate (Tav. XVIIa). È sempre il
modo eusapiano di materializzare frammenti tangibili o toccanti di persone, non
persone intere; ma la stessa imperfezione spetta alle materializzazioni
visibili. Io sono d’avviso che il nome di “ mani „ di “ braccia „ di “ teste ,
sotto cui si designano queste forme, sia, nel più delle volte, abusivo.
D’ordinario non sono parti morfologica¬ mente caratterizzabili di un organismo
umano compiuto, ma dei quidsimili, spesso informi e strani, quasi direi mo¬
struosi nella loro larvale apparenza : certo, non hanno le proporzioni, i
contorni e neppure le movenze precise che vediamo, pur sempre, nelle nostre
membra agenti in pe¬ nombra, e neanco nelle così dette ombre chinesi, con cui
forse avrebbero una tal quale somiglianza. I pugni sono troppo grossi, gli
avambracci non han piegature di gomito, le teste son deformi e troppo
voluminose, i colli spropositati e tortuosi, le capigliature e le barbe
acconciate in foggio strane, i corpi disarmonici e pressoché mostruosi...
Soltanto le “ mani „ che appaiono isolate, massime le biancastre (fino dai
primi tempi dello spiritismo americano) si “ sviluppano „ meglio, ossia
raggiungono una forma più avanzata; ma pur esse sono in generale di aspetto
anormale, non cadaverico, come pare agli spiritisti, ma scimmiesche e mal
fatte, precisamente come può disegnarle un esordiente od un profano dell’arte
del disegno. Il che apporta una conferma all’ipotesi che le materializzazioni
siano imagini pensate dalla medium, proiettate e plasmate visibilmente in
correlazione con la sua facoltà rappresentativa. L’obie¬ zione che, in tale
ipotesi, anche le mani e le faccie tele- plasmate nelle impronte dovrebbero
essere egualmente scor¬ rette e deformi in rapporto con l’ inabilità
raffigurativa della medium, non avrebbe molto valore per la fisiopsico¬ logia :
si deve, infatti, supporre che nella esteriorazione di un arto intenzionalmente
immerso in una sostanza plastica vi saranno, associate, — oltre alle visive, —
imagini tatto¬ cinestetiche numerose, e assai più efficaci per la rappresen¬
tazione e produzione esatta del fenomeno (se autentico 1). La
nomenclatura delle forme organizzate dai medium andrebbe, dunque, corretta e
mutata, poiché chi sente par¬ lare o chi legge di “ braccia „ di “ teste „ e di
“ persone viventi „ che toccano e agiscono, e poi all’atto pratico non disceme
che abbozzi e aborti di corpi antropomorfi o an¬ dròidi (come scrivevano alcuni
dei primi pneumatologi), è tratto a ritenere non infondata l’accusa di “
fantasie riscal¬ date „ e di “ animi sovraeccitati „ che fuori dei circoli gli
scettici agnostici lanciano agli spiritisti. Una correttezza maggiore nel
definire ciò che si sente, si tocca, si ode o si vede in seduta, toglierebbe
forse o attenuerebbe di certo quelle divergenze che si notano fra i percipienti
di uno stesso fenomeno. Rimarranno sempre le diversità nel perce¬ pire indotte
dal tipo mentale degli individui, com’ io rilevai fino dai primi miei studi al
riguardo (Tomo I, p. 274); ma non s’avrà più quella dissomiglianza di
definizioni e descri¬ zioni, che serve a dar presa alla ipotesi esplicativa
dell'illu¬ sione ed allucinazione. Ci pensino gli investigatori futuri.
Un buon metodo per cerziorare le percezioni dei singoli è di paragonarne le
raffigurazioni fatte dopo la seduta, o, meglio, negli intervalli di riposo. A
tale scopo io ho fatto tirare molte copie della pianta della sala Berissó, e
qualche sera io e alcuni miei compagni abbiamo segnato su di esse, l’uno in
disparte dall’altro, i punti precisi in cui, secondo le nostre percezioni
individuali, sarebbe accaduto il feno¬ meno (p. es. un trasporto), o dove
avremmo veduto le forme materializzate. Il metodo ci ha servito egregiamente,
inquan- tochè l’accordo costante delle nostre indicazioni topografiche basterebbe
da solo a eliminare il dubbio dell illusione. Lo stesso metodo di
comparazione obiettiva si applichi alle figure delle materializzazioni
visibili, e si avrà un dato eccellente per la definizione e delimitazione dei
percetti. Già nelle sedute del 1901-2 i disegni di “ ombre , e di “ larve „
eseguiti da me, dal Vassallo, dal sig. Schmolz e dal dot¬ tor Venzano, messi a
raffronto, ci avevano dimostrato la realtà dei fatti e anche avevano servito al
riconoscimento dei fantasmi (Tomo I, p. 402) : e di nuovo, nelle sedute del
gennaio 1907, la prova è riuscita ottimamente. >k>ki. li .
Psicologia c Spiritismo , II. tav. xvn. m.
Forme di arti andròidi apparse successivamente la sera del 2
gennaio 1907 in una seduta di casa Berisso. Un’altra evocazione di
defunto mandata a male. La presentazione di uno “ spirito di
defunto „ che se¬ condo le istruzioni della E. P. doveva questa volta venire
evocato per l’Albertini, è stata preannunziata alla solita ma¬ niera : —
inclinazioni significanti del tavolino verso di lui, quando egli sedeva al mio
fianco ; e con insistenza tale, che noi abbiamo ben dovuto comprendere il
significato intenzio¬ nale di quelle manovre. Conformandomi al rituale, io ho
interrogato il mobile sapiente, procedendo a bella posta per esclusione.
D. Verrà qualcuno ? — R. S). D. Verrà per me ? — R. No (risoluto).
D. Verrà per Bozzano? .. per Barzini? — R. No, no.. D. Forse verrà per
Alberimi? — R. Sì, si (con gran forza). L’Albertini allora è intervenuto
e ha chiesto : D. Potrò, dunque, sentirti? — R. Sì (con gran
vigore). Quando il Direttore del Corriere è passato al controllo, noi
tutti ci aspettavamo che “ John „ facesse onore alla propria firma...
tiptologica, se non tipografica. E infatti è tosto scoppiata una imponente
serie di manifestazioni me¬ dianiche rivolte aU'Albertini : - — tocchi e
pressioni espressive, sventolamenti del cortinaggio, organizzazione di forme
tan¬ gibili e apparizione di forme visibili, che, come ho detto, s’avanzavano,
lo toccavano, si ritraevano e ritornavan fuori per scuoterlo come se volessero
farsi ben sentire. Mancava, 10 si vede, qualunque siasi personalità nel
modo di presen¬ tarsi del nuovo venuto, com’era mancata in quella di Nal- dino
Vassallo o di mia madre. Non si varia mai. È vero che gli “ spiriti „
accorrenti all’evocazione di “ John King „ si trovano costretti nel breve
spazio tra Eusapia, la tenda, 11 vigilatore prescelto e l’angolo del
tavolo, in tutto un’area di neanco un metro quadrato, la quale non permette molta
larghezza di movimenti. Però mi si vorrà concedere che la facoltà espressiva
dei disincarnati si uniforma troppo a quel manuale paladiniano di segnalazioni
e di saluti convenzionali. Ma una mano ha battuto famigliarmente tre
volte sulla 356 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II
spalla d’Albertini, come per farsi da lui riconoscere con un particolare
carattere energico ed affettuoso ad un tempo. Qualcuno fra noi, me compreso,
istintivamente pensò a suo suocero, il drammaturgo e letterato Giuseppe Giacosa
(morto a Ivrea nella state del 1905), ma all’Albertini — similmente che a me
per mia madre ! — ripugnavano quei contatti di forme invisibili, e più ancora
ripugnava, considerando il lato fisico dei fenomeni, tirare in campo il
Giacosa. Egli dichiarò sol¬ tanto ad alta voce di risentire l’impressione vaga
che qual¬ cheduno gli stesse vicino, alla sua sinistra, al di là della
sopratenda e della nera cortina del gabinetto. Mi ricordo d’avere provato
io pure tale oscura e vaga sen¬ sazione d’una persona presente nell’ombra,
tanto nelle°sedute in cui mi si sarebbe avvicinato “ John King „ invisibile,
quanto nelle altre in cui fui oggetto di comunicazioni par¬ ticolari. Da quali
impressioni risulta questa percezione in¬ definibile che è realissima? Forse
potremmo metterla in relazione con sensazioni tattili e termiche minime
percepite dai margini della nostra coscienza ; ma non sono alieno dal credere
che vi abbiano parte gli effiuvii radianti dall’orga¬ nismo umano (e animale)
quando è nell’esercizio delle sue attività vitali: una macchina cosi perfetta e
complicata che vive, trasformando dell’energia, può bene spanderne una por¬
zione tutt attorno a sè nello spazio sotto forme ancora igno¬ rate e
indeterminate. E se fosse il u doppio n che ci si av¬ vicinasse, dico per ipotesi,
non potrebbe esso radiare egual¬ mente della forza? Ma quella
dichiarazione d’Albertini, non accompagnata dal riconoscimento immediato della
persona evocata, non poteva contentare il suscettibilissimo subconscio di
Eusapia. Il “ qualcuno „, che pareva trovarsi in piedi entro il gabinetto, e
del quale l’Albertini diceva di non sentire e di non vedere altro se non i
soliti rigonfiamenti e avanzamenti della tenda, gli si è avvicinato e
pesantemente gli si è appoggiato ad¬ dosso, indi goffamente lo ha picchiato, e
forte! Una testa si è chinata su di lui; ed egli ne ha avvertito il contatto:
una bocca gli si è applicata sulla guancia, e lo ha legger¬ mente morsicato.
Noi conosciamo da un pezzo questo modo singolare di farsi sentire vivente, non
di farsi riconoscere (Tomo I, p. 445; II, pag. 300). È una scena inescusabile
per la serietà dei disincarnati che ritornerebbero, dopo as¬ senze di mesi e di
anni (e quale assenza!), presso i loro cari. Tutti diminuiti nella loro
personalità intellettuale e mo¬ rale : tutti personaggi da farsa, o meglio,
marionette mosse con manierismo cristallizzato dall’automatismo inferiore.
Ad ogni modo, per secondare l’esperimento e per non contra¬ riare Eusapia nelle
sue futili imprese spiritiche, l’Albertini dichiarò di “ riconoscere, a quel
gesto, il caro estinto „. I disincarnati offerti in seduta dalle
ruminazioni media¬ niche di Eusapia gestiscono assai (tutti alla stessa
maniera), ma comunicano poco. Per saperne qualcosa di meno sbia¬ dito e di meno
comune bisogna rivolgersi al tavolino che risponde per essi: Ossia è il subcosciente
d’Eusapia (“ John King „) che risponde, surrogando l’ordinariamente muto fan¬
tasma organizzatosi accanto a noi. Tutte le comunicazioni dei disincarnati
paladiniani si riducono a ripetere, con colpetti sulle spalle o sulle teste dei
percipienti, i due monosillabi no e sì convenzionalmente rappresentati da due o
tre bat¬ titi. Ma in generale la tiptologia è il surrogato della raris¬ sima e
quasi sempre indistinta necrofonia. Or dunque, io ho interrogato nuovamente il
tavolino: L>. Dicci chi sei... Chi sei ? — B. Si. D. Sei un
amico di Alhertini ? — R. No. D. Sei un suo parente ? — R. Si. D.
Sei suo zio? — R. No. D. Sei suo padre? — R. (nettamente) Si. T).
Sai che eri mio amico? — R. (esitando) Si. Noto che la qualificazione di
“ padre „ non corrispondeva alla presentazione del defunto, che tutti noi,
compreso l’Al- bertiui, avevamo in mente, cioè del Giacosa : ma uno suocero d
animo nobilissimo e affettuoso come l’illustre scrittore può bene inspirare
sentimenti figliali e nutrirne dei paterni pel proprio genero. Era evidente che
la evocatrice esitava, e che la connotazione dell’evoeato sarebbe continuata
incerta e confusa qualora noi tutti, moderando le legittime emozioni del
momento, non avessimo fornito verun dato al subliminale della medium e, magari,
l’avessimo sviata surrettiziamente (a scopo d’esperienza) con domande
suggestive. E ho tentata la prova: D. Potresti dirmi la tua statura ? —
R. (dopo una pausa che tradisce la esitazione)... Sì. D. Eri basso? — R.
No. D. Eri molto alto? — R. No. D. Sta bette: ora, all'età. Quanti
anni averi? — R. (silenzio). D. Avevi cinquantanni ? — R. No. D.
Avevi quarantanni? — R. (dopo una pausa) No. D. Allora avevi sessantanni
? — R. (di nuovo un silenzio ascrivibile a peritanza, indi battiti poco
energici e come cal¬ colati)... Sì, ecc., eco. Non continuerò a
riprodurre il nostro dialogo : ormai si rendeva chiaro a tutti che le risposte
strappate, per così dire, al mobile riluttante non ci offrivano nessuna figura
personalmente distinta come quella del defunto pensato. Ne usciva un
personaggio di media statura, di età incertamente sessagenaria, non del tutto
calvo (beato lui!), ma ancora con capelli, con barba così così... Si può
credere forse che Eusapia non intendesse presentarci coi suoi teleplasmi par¬
ziali e con le sue connotazioni tiptologiche il fu Giocosa, tanto questi ne era
diverso per statura e mole del corpo, per calvizie, per età, ecc. dal
disincarnato descritto in quei tratti? L’Albertini, in una delle sedute date
dalla medium negli uffici del Corriere della Sera due mesi addietro, aveva
assistito alla materializzazione tangibile di un’ “ entità che alla sig.'
Albertini-Giacosa (in lutto) aveva dichiarato di essere suo “padre,. Forse il
subcosciente della medium si è rimesso, a casa Berisso , sotto lo stimolo della
presenza dell’Albertini, nelle identiche condizioni di sonnambulismo attivo, ed
ha riprodotto automaticamente la intera scena evocatoria già rappresentata a
Milano : è un fatto che abbiamo avuto oc¬ casione di rilevare anche nella
reiterata e pur sempre infelice presentazione di mia madre. Una prova
decisiva, secondo me, per questa ipotesi fisio- psicologica la si è avuta poco
tempo dopo il surriferito ten¬ tativo di riconoscimento. L'Albertini,
nuovamente interve¬ nendo nel dialogo, ha chiesto : D. Ti chiami
Giuseppe, non è vero ? R. (prontissimo) Sì. Il battesimo, fallace
per il padre di Albertini, giusto per Giacosa, non era spontaneo, era suggerito
; e ognuno comprese sul momento, l’interrogante pel primo, che il tavolo di Eu¬
sapia avrebbe risposto in modo affermativo anche se la do¬ manda, fatta con
tono naturale e non commosso di voce, o senza artificio alcuno di espressione,
fosse stata una o altra delle seguenti : — Ti chiami Paolo ?... Ti chiami
Pietro ?... Qualunque studioso di psicologia, normale o supernor¬ male
che sia, ammetterà facilmente che un’identificazione non è avvenuta neanco per
lo spirito di Giacosa. Non si identifica nessuno, sia morto, sia vivo, per
mezzo di assen¬ timenti di questa sorta, ottenuti dalla subcoscienza del medium
con opportunità voluta o ingenua di domande, e con rilascio altrettanto
volontario o inconsapevole di qualche connotato specificativo. Tutte queste “
entità occulte „ che tendono a personificarsi, sono informi e imperfette, come
gli stereoplasmi in cui l’ideazione onirica di Eusapia tenterebbe di scolpirli
: sono accozzi fortuiti di caratteri fisici, di linea¬ menti, di fattezze, di
connotati, cui potrebbe uno sperimen¬ tatore infliggere con arte qualsiasi
raffigurazione : il subco¬ sciente suggestionabilissimo della medium tutto
accoglie e tutto riproduce nel suo lavoro di esteriorazione delle iinagini.
Tanto è vero che, se gli astanti non collaborano scientemente o inscientemente
alle sue presentazioni di pseudo-entità ge¬ neriche, queste non acquistano
consistenza maggiore, non progrediscono mai verso la individuazione, non si “
svilup¬ pano „ neanco in più sere di seguito (come è avvenuto dello spirito
vago di mia madre) : e la evocazione non avviene più, 1’ “ entità occulta „ si
dissipa e sparisce. Così è avvenuto anche del u qualcuno „ che s’era pre¬
sentato dapprima all’Albertini con tanto vigore e con tanta insistenza,
cosicché io ne speravo uno “ sviluppo spiritico „ più avanzato dei precedenti.
La presentazione del defunto, non aiutata dall’attento dominio che l’Albertini
esercitava su di sé, è cessata non sì tosto che il subconscio automa¬ tismo
della Paladino s’è accorto che tutto il suo lavorio non faceva presa. Mancata
la corda di salvataggio, anche questa evocazione è naufragata, e 1’ “
Intelligenza, manife¬ statasi si è addimostrata almeno intelligente nel non
esporsi a fallimento più clamoroso. E poi come si rispecchia sempre,
nella psicologia dei de¬ funti, la cerebralità di cui sono il prodotto ! Se lo
“ spirito „ di messer Lodovico Ariosto scende a inspirare il cervello istruito di
uno Scaramuzza, può anche dettargli delle inter¬ minabili ottave, che nei loro
dilavati endecasillabi rammen¬ tano alla lontana lo stile ariostesco : ma se
arriva un “ Gia- cosa , fabbricato a mezzo dalla cerebralità di una Paladino,
che è analfabeta e parla scorrettamente in lingua, non sarà capace di dirci
nulla, “ egli „ che in vita era l’ammirando dicitore, lo squisito conversatore
che tutti ricordano con simpatia e venerazione ! Lo schematismo della
presentazione d’un Giocosa è, nella mente d’Eusapia, il medesimo di quello
della fanciulla ot¬ tenne di Porro ; ambedue , che pur dovrebbero essere così
diversi nel loro comportamento di “ ritorno „, baciano mor¬ dendo o mordono
baciando con eguale affettazione. E ad essi metto accanto la mia povera madre.
E penoso mescolare l’ironia a ricordi cosi preziosi pel nostro cuore, ma
vi sono trascinato dalla parodia di codeste scene evocative : mi si associa
l’imagine di Compare Turiddu che morde “ a buono , 1 orecchio di Compare Alfio
, chè, tanto, siamo in piena mimica popolare del mezzogiorno.
* Se si sintetizzano i risultamenti dell’evocazioni
spiritiche cui fino ad ora ho assistito , si trova che la presentazione delle “
entità personali , procederebbe a gradi, di cui in ristretto espongo lo
sviluppo : 1° grado : — plastica parzialissima e semplice, e attività
automatica iniziale (es., i tocchi fuggevoli) ; U" grado : —
plastica parziale più avanzata, e attività automatica con espressioni
rudimentali (es., le forme mate¬ rializzate tangibili); 111° grado : —
plastica quasi integrale, con attività in¬ citatrice e sollecitatrice sul
percipiente, di carattere sempre espressivo o sentimentale e senza contenuto
ideativo (es., le forme materializzate tangibili e attive, ma invisibili)
; iy° grado : — plastica di forme parziali visibili, non tangibili e non
attive, e senza alcun carattere personale (es., i globi nebulosi, eco.) ;
V° grado: — plastica di forme più complesse, in qualche momento soltanto
visibili e in qualche altro anche tangibili ed attive, ma ancora senza personalità
(è la fase raggiunta dall’" entità „ materializzatasi accanto
all’Albertini, tangibile e attiva per lui, visibile in parte per noi di
prospetto) ; VI» grado : — plastica di forme quasi integrali, tangi¬
bili, visibili ed attive, e con qualche attributo personale finalmente captato
dal subconscio del medium che lo este- riora e lo scolpisce, per così dire,
nello stereoplasma tele- fanico. ^TH° grado: — plastica dei veri e
proprii fantasmi (“spettri,) con attributi personali, ma soltanto visibili e
non identificabili da nessuno dei presenti; VIII° grado: — plastica di
detti fantasmi soltanto vi¬ sibili e non tangibili, ma con attributi personali
e identi¬ ficati (?) ; IX° grado : — plastica di fantasmi non solo
visibili, ma pure tangibili e attivi, aventi apparenze personali, ma non
identifioabili ; X° grado e
ultimo : — plastica di fantasmi visibili, tan¬ gibili e attivi, con personalità
identificata di defunti (?!). A questi due ultimi , superiori gradi ,
della teleplasma- zione medianica, le quali assumono la consistenza solida e le
altre caratteristiche fisiche della materia organizzata (“ stereoplasmi „), non
che una attività autonoma, apparen¬ temente almeno indipendente dalla persona
del medio, è da riservare la designazione di “ produzioni „ od “ entità fan¬
tomatiche Nelle presentazioni di casa Avellino (marzo 1902) la Eu- sapia
sarebbe con noi arrivata al 7° e forse all’80 grado : non so se essa, durante
la sua carriera professionale di medium, sia passata ai gradi ulteriori. Nella
scienza metapsichica hanno appena diritto di entrare, con passaporto però
soggetto ancora a vidimazione, pochissimi esempi dell’ottavo, tre soli, fino ad
ora , del nono e del decimo grado, i quali sarebbero quelli appena più validi
per un’argomentazione in favore dello spiritismo. Parlo, si capisce, di fantasmi,
la cui formazione autentica e la cui autonomia (apparente) ci siano attestate e
sostenute da uomini di sicuro criterio objettivo. Dalla “Katie King „ di
Crookf.s (1872-4), si salta, per autorità di nome e con intervallo di un terzo
di secolo, al “ Bien-boa„ di Villa Carmen (1895) descritto e fotografato da
Carlo Riohet ; ora vi si aggiunge lo spettro “ Eleonora „ di Bar¬ cellona
decantato dallo scrittore spirito-psichicista Esteva- M a rata (1906-7). Ma
sono tutte e tre “ persone „ senza identità, certamente perchè questi dotti
ricercatori non ne fornirono loro nessuna. Il Boihac, che è uno psichicista di
vaglia, ha definito assai bene il caso-tipo di questa classe suprema di
fenomeni, voglio dire il caso di “ Katie King „ : — una “ inèredibile storia ,
(La Psych. incojinue, ’08,p. 90). * * * Principio di
esperienze sulla radioattività medianica. Dove “ John King ,
(almeno fino a queste nostre sedute dell’inverno 1906-71 pare irriducibile a
miti propositi, è nella sua antipatia per ogni innovazione tecnica. Del mio
cilindro girante, coperto di nerofumo, non ha voluto saperne. Invano l’abbiamo
pregato di stamparvi le impronte della mano, invano l’abbiamo ripregato di
tracciarvi sopra almeno un debole segno della sua azione a distanza : sposterà
seggiole e tavoli pesanti parecchi chili, trasporterà in aria una Barlock che
pur richiede uno sforzo di molti chilogrammetri; ma non strofinerà mai una
punta di dito su quel nero di odore scientifico, che lo mette in apprensione e
lo irrita come il rosso delle banderuole inferocisce un toro nelle “ corridas ,
di Andalusia. Ma Eusapia ha forse sentito raccontare di quel medium, al quale,
sperimentando con fogli affumati, furono poi trovate sporche le dita al levar
della seduta; e anche se sa o le han detto che la spiegazione della frode in¬
cosciente (Ochobowicz) può essere applicata a quell’appicci¬ catura sospetta di
fuliggine, diffida di sé stessa e non vuole esporsi allo scacco. Avevo
anche progettato di raccogliere con la fotografia le “ radiazioni neuriche , da
me e da altri precedentemente avvertite col termo-tatto sul bregma d’Eusapia
(Tomo I, p. 260 e II, p. 345): perciò applicai alla sua testa la corona fatta
di pellicola sensibile (v. retro, p.280). La tecnica era, certamente,
rudimentale e, forse, difettosa ; ma negli ambienti privati e nei circoli
spiritici si sperimenta male, con stento e fatica, sempre in lotta col
misoneismo di tutti, con le consuetudini e con la mancanza di mezzi idonei:
bisogna adattarsi! Gli stessi psichicisti più colti non si fanno
illusioni ; un vero metodo sperimentale sarà possibile soltanto in ambienti-
scientifici. Dal Chookes in qua non s’è progredito affatto, in primo luogo
perchè nessun uomo di scienza del suo va¬ lore s’è più cimentato in ricerche
psichiche; in secondo, perchè, sotto l’impulso della inglese S. f. p. R., e
sopratutto per l’autorità di Sidgwiok, Mvers,Gurnky,Hodgson, Podmobe, la
Metapsichica scientifica si è rivolta ai puri fenomeni in¬ tellettuali, che ben
difficilmente sono assoggettabili ad espe¬ rimento. Il metodo delle inchieste,
sul quale molto sarebbe a ridire per l’eccesso del subiettivisino cui può
essere in¬ dotto, ha quasi soffocato per ora quello obiettivo. Si leg¬ gono e
si ammirano opere come i Pliant anni of thè Living e come Human personnality ;
ma là dove manca la prova sperimentale, non nasce la convinzione nell’animo del
natu¬ ralista, del fisiologo, del psicologo, abituati alla austerità della
induzione dopo accertamento dei fatti: nascono, per contro, le credenze nel
verosimile, le ipotesi razionali basate sul possibile o sul probabile. I
Phantasm conducono a questa fase preliminare di evidenza, ma non vanno fino
alla certezza ; e la Personnality sta ancora più in qua di quei pre¬ liminari,
giacché è un saggio magnifico di deduzione aprio¬ ristica da principi
dottrinali ultra-ipotetici non provati, nè per ancd suscettìbili di prova.
... Pertanto noi non siamo riusciti a totografare la radio-attività
cefalica della E. P.: salvo alcune lievi strisele di luminosità a ventaglio nei
margini della carta sensibile, le quali possono essersi prodotte per una
chiusura non perfetta del diadema, lo sviluppo della negativa e la stampa della
positiva nulla ci ha mostrato di sicuro. Ciò non serve a negare l’esistenza di
raggi bio-neurici o bio-psichici : io penso e spero che essi avranno
consistenza maggiore dei famigerati raggi N di Blondlot, messi ormai a riposo;
con una tecnica piu avanzata si riescirà a fissarli e a determinarne le leggi
di radiazione e di emanazione. Può pure avvenire che^essi n.on siano
assimilabili al radio, nè all’elio, nè ad altri “ corpi n aventi una
materialità sottilissima, come si supponeva un tempo degli spiriti vitali ed
animali (Tomo I, p.56 e s.): torse ji tratta di ondulazioni eteree, non
dissimili, almeno per la comprensibilità loro, da quelle dell’elettricità e
della luce unificate dal genio di E. Hertz. I procedimenti tecnici per
mettere in evidenza queste ignote forze radianti e per studiarne le
azioni, sono sempre gli stessi : — 1° renderle visibili , trovando il
modo di sensibi¬ lizzare la nostra retina a loro riguardo: — 2° dimostrarne la
esistenza mediante la modificazione chimica (= jonica) di sostanze che ne “
sentano „ l’arrivo od il passaggio, ce ne segnalino la presenza e ce ne fissino
gli effetti, come può farlo la fotografia; — 3° saggiarne le azioni meccaniche
sugli oggetti circostanti, a un dipresso come fa il radiometro del CRookes per
la sua materia radiante; — 4° esaminarne le corrispondenti azioni fisiche, ad
esempio i mutamenti indotti nella conduzione elettrica e termica dei corpi,
nella direzione, rifrazione dei raggi luminosi elettrici e magnetici, nelle
fluorescenze, ecc. ; — 5° stabilirne le azioni sugli or¬ ganismi vegetali td
animali inferiori ; 6“ e da ultimo, analizzare l’influenza che esse
esercitano sull uomo nello stato di salute e in quello di malattia,
determinandone gli effetti fisiologici e terapeutici. È un programma
vastissimo e non siamo per ora, si può dirlo schiettamente, in condizioni di
effettuarlo. Alcune di queste vie sperimentali sono state appena aperte e
qualche risultato s’è ottenuto, ma fino ad oggi le temerità apriori¬ stiche dei
dottrinari si mescolano troppo alle ingenuità tecniche dei principianti e
alle insipienze dei dilettanti, perchè da^tutto quello che si è scritto e detto
intorno alle “ forze ?. aui'e.’\ 0 “ correnti „ vitali, ecteniche, neuriche,
polari, biG-psiemeho, bio-radio-attive, eco., ece., si possa cavare co¬ strutto
seno e sicuro. Però, in questi giorni critici per lo spi- ntismo di vecchio
formato, le osservazioni serie e attendibili su questo vero fascio di “ forze
naturali ignote „ si avvi¬ cendano con i trovati più strabilianti : da ciò si
arguisce che siamo nella corrente. E infatti si può vedere che qualche annunzio
di risultati si è avuto in quasi tutte le direzioni sperimentali
suaccennate. a) Per la visibilità diretta delle variazioni
bio-neuriche. Un Americano, il prof. Floivkr-Gates, ha annunziato or ora
di avere “ scoperto „ che certi raggi invisibili, analoghi agli ultravioletti
dello spettro solare, sono emessi dagli ani¬ mali viventi, e che al momento
della morte si vede come una specie di ombra o di nuvola salire dal loro corpo
ancora caldo. Ma..... la notizia ci arriva dal di là dell’Oceano me¬ diante i
giornali politici, e per quanto il fatto non paia inverosimile (quanto parve
l’“od„ di Rbiciienuach al Du Bois KeymondI), dopo l’insuccesso dei raggi N è
opportuno attendere relazioni di origine più seria prima di impiantare codeste
novità nel campo inesplorato della Biologia. b) 1 er la fotografia
delle stesse radiazioni. — Ne ho discorso a lungo nelle mie Note alla seduta di
casa Avellino (lomo II, p. 260); ma c’è da aggiungere adesso qualche dato
importante. A Torino, nella primavera del ’07, dopo la
pubblicazione (tei resoconti di Barzini su queste nostre sedute e de' miei
articoli sul Corriere tre giovani e valenti fisiologi, assistenti nel
Laboratorio del Mosso, i dottori A. Aooazzotti, C. FoA e A. Herlitzka, ammessi
a due o tre sedute di Eusapia in una casa privata, sono riusciti ad ottenere su
di una lastra sensi¬ bile, chiusa ermeticamente entro una scatola fotografica,
alcune macchie indubbiamente biancastre, dove si scorgono i contorni allargata
di quattro dita di una mano. Ora, la scatola era stata atterrata e loro tolta
con violenza dal solito ‘ Invisibile , che si torma e agisce nel gabinetto
oscuro; e i tre investiga¬ tori attribuiscono perciò quelle digitazioni al
passaggio di raggi d un genere speciale emanati attraverso il legno dalla
occulta mano atterratrice. Ho ricevuto dal dott. A. Herlitzka alcune loro
positive, e opino anch’io che si tratti di radiazioni particolari, non già di
quelle termiche, siccome ha creduto di obbiettare il fisico ginevrino
Tommasini (nel “Coenobium „). Il paragone con le imagini calorifiche lasciate
dalle dita appli¬ cate direttamente sulla lastra (Guébhard) . mostra notevoli
dif¬ ferenze: e poi qui ci sarebbe stato il passaggio, dirò così, ròn- geniano
traverso il coperchio, ciò che par dubbio per radia¬ zioni esclusivamente
termiche. Anche sulla pellicola-diademada noi posta attorno al capo di
Eusapia si discernono alcune debolissime chiazze più chiare del fondo grigio: e
forse.se si fossero meglio sviluppate, andreb¬ bero appaiate^ alle digitazioni
di Torino Tuttavia siamo ben lontani dalle ' psichicone „ di Baraucc e dalle
pseudo-“ imagini di idee „ del Tkqrad, e dalle fotografie del “ doppio , di
Istkati-Hasdko, e più ancora dagli “ ultimi pensieri d’una morta , apparsi
sulla negativa sensibilizzata dal medium sig. Bandone e pubblicati dal Carreras
(“ L. e 0 ., '04)... Ne siamo lontani, ma non credo di cadere in illusioni
prescienti- fiche, siccome scrive il prof. Grasset, se dico che fondamen¬
talmente (salvo le invasioni del fanatismo settario o della inabilità tecnical
siamo davanti a cose molto affini e a risul- tamenti degni di
considerazione. 3“ Per le azioni meccaniche. — Il prof. Pettinelli dell
Istituto tecnico di Savona ha fatto sapere che con adatti apparecchi è
possibile mettere in evidenza “ una nuova forza biologica che agisce
meccanicamente a distanza,. Con grande cortesia egli mi ha mandato or ora il
modello più semplice del suo ‘bioscopio, (vedi figura). Consta di una lastra me¬
tallica sottile, sospesa ad un filo non torto e tenuta in equi¬ librio, da un
contrappeso: in alto vi è uno specchietto che può servire da riflettore di un
raggio luminoso per segnare a distanza i più lievi movimenti dell’apparecchio,
come nei galvanometri; in basso vi è una paletta, pure metallica, che immersa
nell’acqua funziona da “ smorzatore ,. Dalle sue esperienze il Pettinelli aveva
concluso per “l’esistenza di lina forza originata dall’organismo umano (e corpo
animale in genere), la quale sotto l azione della luce tende ad orien¬ tare
verso la persona attiva una superficie mobile qualsiasi, entro un certo raggio
che può essere anche di 6-7 metri ,. E ne desumeva: — “ Tale fatto
s’accorderebbe coi fenomeni mediumnici : i medi avrebbero la facoltà di
dirigere e con¬ centrale la forza suddetta, comune a qualunque persona: al bujo
le esperienze riuscirebbero meglio, perchè allora non si disperderebbe in tutti
i sensi come lé accade sotto Fazione della luce ,. . Queste affermazioni
e deduzioni di un fisico mi avevano col¬ pito : saremmo noi andati in modo così
agevole verso l’agognata 366 PSICOLOGIA E SPIRITISMO,
II mèta ? Ho ripetuto gli esperimenti, ma non sono in verità
p™prbadaCOranC"war I de,1’aPParecchi° dipendono K,°f"0 una forza
biologica, particolare. Non è Questo luogo di esporre 1 risultati ottenuti nè
di discuterla dir/s soltanto che, pur tacendo delle ri*™ p„S r —
- 10 "1 F A a* y *•'. ( S . /
L jrTÉSI-' w 1 1 v ! U bÌs°3°n d?1 pr?f;,G'.
Pettinelli, di Savona (1906) secondo il modello inviatomi dell’inventore
rt,o9‘dfÌrÌgi;n0 10 P,aContrVaer^°8oa Z7e,C^ d°?’° Più ampia e varia
investigazione, io temo che il bioscopio, del Pettinelli altro non sia se
mito Tdi r°Sr0P]° Precisamente come Cbookes ha rite¬ nuto e dimostrato di altri
apparecchi costrutti con le stesse calorifiche 'JZff m0t° da rad“ fisiche
S^inofe neurichi t’anl? Che k° ^1° ®trett°)> non da radiazioni
neuncne, tanto meno bio-psichiche. 4° Per le azioni fìsiche di polarizzazione.
— Lo stesso STEXOMETBIA DELLE RADIAZIONI RIO-PSICHICHE 867
mi tocca di scrivere per l’apparecchio fatto costruire dal Dott. Joike, e
sul quale ci sarebbe forse da fondare maggiori speranze. Ommetto le ricerche
sulle correnti di polarità dello Chazarain e Dècle, e ricordo che al biometro
del Baradco s’è fatto l’appunto di non differenzarsi dal magnetometro di Fortin
e mettere in evidenza forze biologiche, ma bensì effetti fisici. Il medesimo
può dirsi del dinamoscopio del Dr Coul- longes. Mi arresto perciò allo stenometro
dello Joire che conosco e che ho sperimentato. E una specie di grande
bussola, in cui l’ago indicatore è co¬ stituito da un’asticella leggerissima
ricavata dallo stelo secco di una graminacea e sospesa orizzontalmente mediante
un fulcro mediano. Avvicinandole la mano dal di fuori della campana di vetro
che ricopre Tap-parecchio, si ottengono, secondo l’inventore, delle
oscillazioni ora attrattive ed ora ripulsive a seconda del soggetto in
esperimento: un qua¬ drante diviso in gradi permette di stabilire il valore
perso¬ nale di codeste oscillazioni, le quali varierebbero poi anche per lo
stato di salute, sotto le emozioni, nella ipnosi, ecc. ecc. Non sono
stato più fortunato, fino ad ora, con lo steno¬ metro dell’esimio psichicista
di Lilla, di quanto mi sia acca¬ duto col bioscopio del fisico di Savona.
L’apparecchio, un po’ grossolano per gli scopi dell’inventore, si orienta con
difficoltà: bisognerebbe aggiungervi una piccola, ma esattis¬ sima livella, o
livellarlo con quattro viti micrometriche agli angoli del sostegno. Certo,
l’asticella si muove; ma non mi consta 'ancora che si muova regolarmente, nè
che indichi valori personali stenometriei, nè che i valori ottenuti siano
costanti. Continuerò gli esperimenti, e ne darò ragguaglio in luogo più adatto,
cioè sui periodici ed a consessi scien¬ tifici : ad ogni modo penso che la
biometria, la bioscopia, la stenometria, la bio-psicometria, la odometria (se
si battezzerà a questo modo qualche nuovo apparecchio), e ogni altro consimil
genere di nuove e pressoché intentate investigazioni debbono, anzi tutto,
mettere la mira nel dominio della pura fisiologia e psicologia sperimentali :
soltanto provenendo di là, potranno passare in quello della metapsichica; ma
adesso è prematuro, da risultamenti cotanto incerti, inferire che la medianità
sia diggià chiarita e spiegata. 5° Per le azioni sugli organismi
inferiori. — Cito qui i “ miracoli „ compiuti dai Fakiri Indiani, e sui quali
ave¬ vamo informazioni sbalorditive da Jacolliot e da altri viaggiatori in
Oriente. Secondo quello che se ne racconta, la forza bio-radiante dalle
mani di qualche fakiro avrebbe tale efficacia sui semi vegetali da affrettarne
in pochi minuti la germinazione e in circa un’ora o poco più la nascita e
crescita di una giovine pianta fino alla formazione di foglie 11 Urna era
giustamente indignato che si fatte meraviglie venissero accolte senza veruna
analisi critica: egli le bat¬ tezzava per “ sfacciate ciurmerie „; e lo seguono
i psichidsti piu sera (B. di Vesmei. Nessun uomo di scienza ha mai potuto
vedere quei prodigi in condizioni degne di rispetto: si tratta verosimilmente
di abilissimi giuochi di prestidigi¬ tazione, di cui dalla Turchia al Malabar,
dalla Persia al Giappone, gli Orientali, nel loro istinto mistico di razza e di
civiltà, sono avidissimi spettatori ed ammiratori • e i takiri vi si sono
impratichiti durante secoli e secoli di vita contemplativa, circoscritta ed
oziosa, sfruttando la credulità religiosa delle masse. I recenti smascheramenti
di pseudo- takiri, che però ripetevano, con pieno successo, le gesta di quelli
veri, debbono porci in guardia contro l’asserzione di fenomeni, che per ragione
delle odierne scoperte fisico-chi¬ miche non potremo, certo, dire impossibili
(Garbe), ma che presentemente si trovano a mille miglia dalla scienza
positiva. Il meglio è, per gli studiosi di Metapsichica, di raccogliere
intanto le prove sensibili dimostranti la realtà e la estensione de la facoltà
di esteriorare della “ forza „ posseduta dai così detti medi in grado
eccezionale; anche se essa non si ren¬ desse dimostrabile, per ora, sulle
lastre bromurate, o sui nerofumi chimogrnfici, o sui bioscopi, o sui germi
vegetali rimangono in suo favore le evidenze delle nostre percezioni
individuali e collettive e le induzioni dei nostri ragionamenti , ^'oPPOn0
dagli agnostici in istudl psichici la tesi comoda dell illusione sensoriale;
ma, dopo le prove che ne ho rac¬ colto, credo che questa tesi sia inapplicabile
all’aura nenrica fumicante, quasi, dal capo della Paladino. Ho dubitato per un
po che la nostra sensazione dipendesse da uno spostamento dello strato d aria
interposto e dovuto al calore della polle come io avevo provato, fino dal 1891
avvenire nelle espe¬ rienze consimili sugli effluvi delle mani di Pikmann,
famoso lettore del pensiero (“Lo Sperimentale,, Firenze). Ma non sembra: la
capigliatura della E. P. è abbastanza folta per impedire che si avverta la
irradiazione termica, e inoltre la sua corrente cefalica è troppo forte.
Però c’è da chiedersi se l’esercizio della mediumnità, con¬ sistendo in un
lavoro più intenso e quindi in un ricambio chimico piu attivo nella
sostanza nervosa, non potrebbe cau- “nn produzione ed una perdita maggiori di
calorico. Mi anche onesto non credo. Sebbene manchino finora dat. ■ itili
sulla termogenesi nella medianità, questa non .um»to di cito «vU'.rg.mmno, .
cervello piu che non avvenga per il lavoro mentale O sotto niueir/ delle
emozioni. Per un pezzo si era creduto che ‘ “del pensiero si addimostrasse
anche con un aumento .m.cTndta to’» cerebrale: c nell» »» Clinic» pe.cb,.- . ■
Tanzi e Mosso, sperimentando delicatamente su so„ «tti ipnotizzati, rinacirono
» raccogliere cifre ebe p.r.ero dimostrative. Ma ulteriori, classiche ricerche
del Mosso giun sero a risultati affetto diversi, e oggi comunemente si ammette
S, d pensiero non indo» grandi mod,8c.z,on. nè noto to pola/ione nè nella
temperatura del cervello (Gauihier). _ In vista di ciò, opino che il senso di
ventilazione che si prova alla testa di Eusapia non dipenda neppur esso
da radiazione termica: io lo paragonerei piuttosto ^ soffio eh si
sprigiona da un conduttore carico di elettricità statica. La
ponderabilità dell’ ‘ anima , e le nuove ipotesi sulla Materia.
Camillo Flammarion nel suo primo ^col°d?f ® naturali ignote (“ Rev. des Rev. „,
nov. 906 ), dice che d peso del medium aumenta in proporzione di quello dell o^
Setto che eo-li solleva (ma non in proporzione esatta) n. L’oo-^etto sollevato
era un guéridon, e suppongo che pesasse poco" non ho compreso però,
sopratutto in causa della paren¬ tesi se lo scrittore si riferisce ad una
esperienza di pesatura effettuata realmente con la bilancia, o ad una
impressione cinestetica della Eusapia e dei suoi viglia tori : ne I™ caso eri
opportuna un’indicazione di cifre. Ad ogni modo, 1 os servanone pone in
evidenza che il mobile è stato sollevato ^ Lavanda ^ ‘potrebbe servire a
prova più concludente, se la si ponesse sotto i piedi di Eusapia; e se in
qualche modo se ne registrassero da lontano le oscillazioni con un sem- phee
apparato a trasmissione. Mentre il medium produce le sue telecinesie, si
vedrebbe aumentare, forse, il suo peso somatico di quel tanto che
corrisponderebbe al peso del¬ l’oggetto trasportato. Non essendovi contatto
visibile del suo organismo coll’oggetto, si avrebbe un dato per ritenere che
questo venga preso, tenuto e portato da un prolunga¬ mento “ dinamico „ secondo
la ipotesi dell’ “ esteriorazione motrice Ma è altra cosa quando la
bilancia viene adoperata du¬ rante la produzione dei teleplasmi a distanza, dei
quali non si vedesse nè si arguisse la continuazione coU’organismo proiettante.
Supponendo che la esteriorazione sia avvenuta con distacco completo del “ quid
„ proiettato, la differenza ponderale del medium in meno darebbe il peso di
questa sua “ proiezione „. E qualora si ammettesse quello “ sdoppia¬ mento „
intero del medium, la cui ammissione non più ri¬ salta ostica a valorosi
fisiologi, si potrebbe dire d’avere pesata l’“ anima „, tanto nel significato
che I’Aksàkoff ha dato all’ “ animismo „, quanto in quello che taluni
psichicisti tanatocriti danno adesso alle emanazioni del medium, para¬
gonandole (e non solo metaforicamente) al radio, all’elio, aH'ipotetico * jonio
, e agli altri corpi consimili che si pro¬ durrebbero, più o meno
transitoriamente, nelle trasforma¬ zioni della radioattività secondo le nuove
ipotesi del Rutiier- ford, del Thomson, del Blotwood... In questo ultimo caso
l’“ anima „ diventerebbe un semplice anello nella serie con¬ tinuamente
instabile e mutabile dei “ corpi semplici „ ter¬ restri, ossia del nostro
sistema planetario: e quantunque “spi¬ ritualizzata „ in astratto e, magari,
mancante di massa in concreto al pari dei raggi R emanati dal radio, sarebbe
pur sempre un “ corpo „ di cui presto o tardi la Fisica deter¬ minerà le
qualità fisiche e una Chimica futura le qualità chimiche. In che si
distinguerebbe allora dalla materia? Io non so che sia stata provata
sperimentalmente da osser¬ vatori autorevoli la alterazione di peso e statura
dei medi in azione, che pur ho letta asserita senza documentazione in libri e
opuscoli polemici prò spiritismo. Il solo scrittore degno di credito nel quale
mi sono in proposito imbattuto, è il Gyel. Nell’universale, panni che il calo
di peso e di mole dei medi durante il loro sdoppiamento, e in causa della
formazione dei fantasmi, si asseveri e sostenga per ragioni aprioristiche piut¬
tosto che per accertamenti di fatto. La sera del 26 dicembre (’06) noi
credemmo d’aver tro¬ vato che Eusapia calava di peso durante la seduta: l’importanza
del reperto, se fosse stato positivo, spiega il primo nostro contento. In un
campo interamente coslnuovo di ricerche s’ è preparati a tutto, ma una novità
di quel genere sveglia naturalmente negli osservatori un’emozione di compiaci¬
mento: si spera sempre d’aecostarsi in qualche maniera alla soluzione
deH’Enigma. Infatti, quella perdita di peso andava parallela alla diminuzione
di forza muscolare che mi aveva segnalato il dinamometro (Tomo I, p. 351): e
ambedue le osservazioni portavano di conseguenza all’ipotesi che nella crisi di
mediumnità vi sia consumo organico. Senonchè quella diminuzione ponderale
appariva un effetto, anziché una condizione coincidente della fenomenologia eu-
sapiana: e inoltre, non si sarebbe veduta soltanto la perdita di poche
centinaia di grammi, come scrive il Gyel, bensì d’una massa rispettabile di
materia! Ma... il fatto non si verificò più : e questo, unito alla
sospettabilità delle succes¬ sive esperienze ottenute con quella compiacente
stadera, mi induce a considerare la “ prova „ senza alcun valore. Non già
che la cosa in sè sia inverosimile: tutt’altro! Se fosse vera l’ipotesi del “
doppio fisiologico una diminu¬ zione di peso, suscettibile d’essere accertata
colla bilancia, somininistrereboe qualche lume sul meccanismo della me¬ dianità
telergetica. E il bello è questo, che pare sfugga agli “ spiritologi „
dottrinarii : ciò servirebbe a trattenerne la spie¬ gazione entro i confini
della più pura materialità, poiché non si potrà asserire, senza vergognarsene,
che lo “ spirito „ inteso nel senso purissimo di “ principio attivo, semplice
ed immortale dell’uomo, di origine divina „ (?), si pesi e valuti in grammi.
Dov’entra la bilancia quale strumento di valuta¬ zione, c’è materia,
nieut’altro che materia (naturalmente da concepirsi secondo le nuove teorie
della filosofia naturale). Però è dubbio se un’anima che, sortendo da un
medium, si pesa con la bilancia a “ centinaia di grammi „ (Gyel), abbia neanco
diritto di cittadinanza nella fisica moderna della radioattività : sarebbe
un’anima appena più sottile della materia solida, del soma, e neppure potrebbe
aspirare ad essere una so¬ stanza gaziforme; giacché un metro cubo di idrogeno
(il corpo o elemento più leggiero e più semplice della chimica atomistica fino
a ieri), con la sua densità di 0.0095 pese¬ rebbe sempre meno di un si fatto
corpo animico o astrale! Il che mi pare assurdo e ridicolo dalla parte di uno “
spiri¬ tualismo „ purchessia, mentre sarebbe perfino inconciliabile col più
ostinato materialismo. Gli spiritisti , che pesano il corpo astrale, hanno
forse il trave simbolico di Gesù nel loro occhio cosicché veggono solo il
iuscello nell occhio dei loro avversavi, che accusano di essere materialisti “
grossolani „ ! Ma lo stesso P. Cabus, sul cui idealismo sincero c’è da giu¬
rare, ha acutamente deriso questo “ antimaterialismo , da studentucoli liceali.
... . Recentemente, alcuni * scienziati „ Americani (non so piu se
spiritisti o no, ma, certo, meriterebbero d’esserlo) hanno propalato d’essere
riusciti a pesare l’“ anima „ trovandola, tutta intera, di pochi grammi.
Secondo ciò che ne fu detto, essi operavano su individui agonizzanti e poi
subito dopo morte. Ora, la “ trance „ è un sonno profondo, che non disso¬
miglia molto dalla morte nella dottrina spiritica e anche nello
spiritismo-ipotesi a binario ridotto: il Myers le chiama tutte e due “
proiezioni dell’io cosciente o maggiore nello spazio l'una temporanea, l’altra
definitiva. Ma in verità, se qualche cosa si proietta o esteriore dai
medii fisici come Eusapia, e se questo quid è ponderabile, lo spiritismo
scientifico sgarra in modo comico rispetto alla scienza cui pretende
appellarsi. Si è appellato infatti con grande e ingenuo calore alle nuove
ipotesi sulla costituzione e dissoluzione della materia; ma non ha riflettuto a
due cose: 1° che la teoria atomica della elettricità, dando origine alla teoria
elettrica della materia, abolisce la massa in un buon numero di trasformazioni
di quest’ultima; e con ciò con¬ traddice la ponderabilità di tutti i sedicenti
corpi ^astrali : 2» che, ad ogni modo, vogliasi la materia composta di atomi „
o vogliasi fatta di “elettroni,, le cose sostanzialmente non mutano per la
causa della sopravvivenza della “ personalità cosciente „. — Perocché, o questa
entra nell’Al di là col suo perispirito sottile, ma ponderabile, al
quale(parlando nel senso dello spiritismo evolutivo) essa deve i propri
caratteri ereditari ed acquisiti ; e allora la ipotesi spiritica suppone il
trapasso negli spazii siderei ed ultrasiderei di una porzioncella di sostanza
terrestre più o men materiale. — 0 la personalità cosciente è una “ forma „ nel
senso aristotelico, cioè una serie astratta di relazioni fra cose concrete ; e
queste sono gli elementi fisio-chimici e biologici, ossia la “ materia „ della
personalità somatica: e allora col dissolversi di tali elementi, alla morte si
avrà la cessazione e scomparsa di tutte quelle relazioni formali. Il
dilemma dispiacerà agli spiritisti, ma tant è: se essi conoscessero meglio la
storia delle loro stesse dottrine, come può leggersi, ad esempio, nel lavoro
sintetico-tìlosofico del Dankmaii, verrebbero finalmente a sapere che il filo
congiuntivo di tutta la Pneumatologia antica e moderna è dato dal concetto di
una vera materialità di quell’elemento o componente umano detto astrale o
sidereo , intermedio tra corpo e spirito, al quale si attribuiscono 1 fenomeni
me¬ dianici. Lasciamo in pace gli antichi, i medievali e i moderni di cui ho
parlato nella Prima parte (Tomo I, p. 12 e sg.) ; Omni etti amo Eliphas Levi,
che non assegnava lunga vita individuale al suo “spirito astrale, ; e non
tocchiamo i teosofi che sostengono questa mortalità appena ritardata del “
corpo astrale, : fermiamoci alla corrente pura spiritistica, affermatasi ai
nostri giorni. Non è forse allo stesso “corpo astrale, che Dn Prel assegna le
meravigliose imprese del suo “ io ma¬ gico „ ? E non è lo stesso “ corpo
sidereo ,, in cui Fed. Myers ha voluto riporre il germe della “ personalità più
ampia e completa , che, secondo la sua parola inspirata, sarebbe in vita sotto
il controllo degli spiriti, e alla morte emergerebbe dalPuomo, projettata nello
spazio verso 1 altro Piano ?... Aveva un bel dire Carlo Du Prel che 1
ultima, parola della magia — il corpo astrale — diventa così la prima pa¬ rola
dell’ immortalità e dello spiritismo ,: ma ognun vede di quanta grossolanità
sostanziale sia tessuto questo atana- tismo odierno, che non riesce a concepire
e a far sopravvivere lo spirito se non traverso la materia, sottilizzando i
fluidi, o at¬ taccandosi ai corpi transitorii, siano il radio, il jonio, l’elio
e simili, che si formano e susseguono nella genealogia degli ele¬ menti novellamente
ideata dalla Fisica. Nè meglio di questo spiritualismo a base di emanazioni,
vale 1 altro che, a coi to di argomenti suscettibili di dimostrazione, ricorre
all’etere e all’ancor più ipotetico “ metaetere ,, illudendosi con ciò di dare
una risposta all’Enigma. Che controsenso, . questa im¬ mortalità spirituale
acquistata mediante distillazioni succes¬ sive della materialità sul modulo
dell’omeopatia! Il materializzarsi o, se si preferisce, il “
dispiritualizzarsi „ dello spirito in tutte codeste ipotesi iluidistiche,
odistiche, nevrauristiche, emanatistiche, ultraeteristiche e simili, risulta
cosi chiaro e lampante per chiunque abbia uno zinzino di senso filosofico, che
lo stesso Do Prel è costretto a perorare una cosi detta “ dottrina monistica dell’anima
, ( Monistisclie Seelenlehre, ’88). Su questo suo monismo, rafforzato da ve¬
dute neo-buddistiche, fanno grande assegnamento gli spirito- spiritualisti e
gli spirito-occultisti (Brofeerio, Bormann, Dankmar, Hùbbe-Schleiden, ecc.).
Invero vi si scorge il con¬ trapposto fortunato del monismo di quel grande
antesignano del tanatismo “ materialistico „ che è Haeckel, contro il
quale non c’è ingiuria che gli spiritisti non sca¬ glino (cfr. Seilixg),
ricambiando del resto i suoi sarcasmi. Ma essi non s’accorgono che, in fondo, i
due monismi non sono agli estremi o ai poli opposti di una linea retta, bensì
alle faccie di una sola linea curva, siccome diceva il Lewes parlando del corpo
e dello spirito. Il monismo Haeckeliano avrà, in vero, troppe tendenze al
meccanicismo, ma l’altro, il Dupreliano, non avrà mai che le apparenze di un
dina¬ mismo puro, finché assegnerà un substrato o un vestito, sia pur
sottilissimo e volatilissimo, astrale o sidereo, ma ma¬ teriale, al suo io
magico e trascendentale. A me importa poco che il perispirito astrale
corrisponda al TET degli antichi Egizi, i quali ne facevano l’inviluppo del KA,
formandone cosi 0 SAHU o doppio. Che cosa spie¬ gano, scientificamente, queste
credenze popolari inscritte sui papiri funerari d’allora, per lo stesso
procedimento psicologico che oggi fa vendere sui muriccioli, ai canti delle
strade, le canzonette e le giaculatorie religiose o erotiche stampate alla
macchia V Si crede proprio sul serio che quei papiri popo¬ lari, deposti nelle
tombe dalla pietà dei superstiti, conten¬ gano il “ verbo „ della verità
filosofica sul destino umano ? Come si può ignorare tutto l’enorme lavoro
critico della mitografia comparata? — Tanto varrebbe assegnare al cate¬ chismo
della dottrinetta cristiana il valore di un documento per tramandare
all’Umanità futura del 7800 dopo Cristo la filosofia cosmologica e
antropologica del XX secolo! Le teorie neo-tìsiche sulla
radioattività portano, invece, un buon contributo alla ipotesi
dell’antropodinamismo; ma non sono vere due asserzioni che in loro riguardo
annun¬ ziano gli spiritisti ; la prima d’ordine storico, che cioè esse siano
state un colpo inaspettato al monismo positivista; la seconda di carattere
deduttivo, che cioè esse valgano a comprovare la ipotesi della sopravvivenza.
Discorriamone per un poco. 1° Storicamente è inesatto che le nuovissime
ipotesi sulla genesi e costituzione di ciò che diciamo materia, siano giunte
inaspettate ai filosofi e naturalisti della scuola positiva. Da molti
anni si riteneva che gli “ atomi „ congetturali della chimica e formanti le “
molecole „ della fisica, non etere, materia ed energia
375 fossero il primo nè l’ultimo elemento della sostanza
univer¬ sale. Dopo la scoperta famosa della legge di periodicità per opera di
Mendf.lkjekf, alcuni scienziati di vaglia, o, più correttamente, filosofi della
natura, già sostenevano che tutti i corpi detti semplici provenissero dal più
semplice di essi, dall’idrogeno. E qualcuno, sorpassando questo primo con¬
cetto, supponeva logicamente che anche l’atomo d'idrogeno derivasse a sua volta
da un principio sempre più sottile, sempre più vicino all’etere ipotetico : che
anzi, quel primo ri¬ sultato del condensamento dell’etere cosmico aveva
ricevuto il battesimo di protile (da npùiTtx;, primo; e OXq, sostanza).
Ciò portava, sempre per logica induzione, a ritenere che se la materia attuale,
pesata e analizzata nei nostri Labora- terii, era nata per integrazione
evolutiva, ben potesse anche tramutarsi e assumere altre forme e qualità per
disintegra¬ zione evolutiva. A quelle geniali intuizioni si connettono i nomi
gloriosi diMENDÈLE.iEi F, di CiiooKEs.di Thomson-Kf.lvin, di Van t’Hoff, di
Ramsay.. ; ed io — non dispiaccia a chi mi accusa adesso di insussistenti
capitolazioni ! - io mi posso vantare d’avere contribuito a farle conoscere e,
anzi, d’averle sostenute in Italia ventiquattro anni or sono (cfr. “ Riv. di
filosofia scientifica „, voi. Ili", IV", 1883-84, e posteci).
Nè basta. Se nel nostro paese non si ignorasse supina¬ mente dalla quasi
universalità dei “dotti, (non dico poi degli indotti!) la storia delle idee
scientifiche in genere e quella delle concezioni originali e delle invenzioni
nazionali in ispecie, si saprebbe pure che i rapporti tra materia ed energia
sono stati da oltre un quarto di secolo concepiti ed espressi dal prof. Marino
Pompei dell’ Istituto tecnico d’ Ancona. Questo modestissimo, eppur geniale
studioso intuì, per il primo, con ragionamenti e calcoli ingegnosi, che la
Materia no li è altro se non una forma di Energia al pari del calore, della
luce, dell’elettricità: anzi, egli andò oltre nelle sue pre- veggenze, poiché
pose arditamente “l’analogia tra il composto luce-bianca ed il composto materia
„, e arrivò a conchiudere che luce e materia sono essenzialmente eguali
essendo, per lui, i fenomeni luminosi “ veri fatti chimici, prime efficienze
dei corpi, forme primordiali della materia „. Che cosa ha aggiunto di più
la scienza fisica odiernissima a queste idee del Pompei? Ha identificato la
luce con la elettricità, ed in luogo dei corpuscoli luminosi newtoniani ha
posto i ioni o minimi elettrici hertziani ! Ma è pur sempre il concetto
fondamentale del Nostro : * è dagli abissi del minimo che sorge accessibile a
noi [ai nostri sensi e alle , II nostre
rappresentazioni] ciò che diciamo materia ». Segui¬ tando il filo di codesta
argomentazione, si riesce a collocare le sensazioni di resistenza,
impenetrabilità, massa e peso, che noi sintetizziamo nel nostro cervello e
simboleggiamo sotto il termine di “ materia ,, nella serie tuttora
indeterminata dei movimenti cosmici, ossia delle vibrazioni dell’Etere uni¬
tario, alle quali le facoltà sensitive e reattive del nostro orga¬ nismo si
sono adattate durante il corso della Evoluzione biologica (Indico il titolo
dell’opuscolo: La Materia con¬ siderata come forma d’ Energia, Ancona, 1884,
con tav. ; cfr. la mia "Rivista di Filosofia scientifica», voi. IV",
1883-84). Cello, nel concetto del Pompei, al quale posso oggi van¬ tarmi
di aver fatto festosa accoglienza, nel mentre che i maggiorenti della scienza
accademica (tranne il compianto fisico-filosofo Giov. Cantoni) ostentavano di
ignorarlo o, ma¬ gari , di spregiarlo, certo, dicevo, v’è dell’ immaturo e del-
1 mcompleto: ma questi sono i difetti di ogni idea vera¬ mente nuova e giovane.
Fatto sta che G. Cbookes, nel suo celebre discorso monistico sulla scala delle
forme d’Energia (citato da C. Flammahion fin dalle prime pagine del suo libro
sull Ignoto), ha avuto per precursore un modesto, sebbene dimenticato
insegnante italiano. Or dunque, le nuove ipotesi fisico-chimiche non sono
af¬ fatto nuove: si disingannino, al riguardo, coloro che vi veg¬ gono un
argomento in favore delle arbitrarie interpretazioni spiritiche dei fenomeni
metapsichici. Noi “ monisti , le aspet¬ tavamo, anzi, da un pezzo, perchè sono
nella direzione pre¬ cisa di una concezione unitaria dell’Universo : e c’è da
stu¬ pirsi soltanto che la grande maggioranza dei fisici, dei chi¬ mici e dei
neo-filosofi della natura ignori o disconosca gli antecedenti storici da me
ricordati. 1 Tutto è Energia : tutta la materia è in continua dissolu¬
zione per ritornare ad essere Energia: — ecco, si dice, il verbo novissimo
della fisica nuova, da cui scaturisce un con¬ cetto nuovo della cosmologia
(cfr. le opere di G. Le Bon). E se ne trae la conclusione che il mondo è
fatto di forze simili all elettricità, e che la psiche essendo una forza, ossia
un potentissimo fattore dinamico dell’evoluzione cosmica, essa non abbia
affatto bisogno della materia per preesistere alla sua incorporazione in un
soma individuale e per sus¬ sistere (sopravvivere) dopo la sua disincarnazione
da codesta forza. Ora, è facile rispondere che se la “materia» dei mo¬
nisti-meccanicisti si dissolve, anche la “ forza » dei monisti- LA
ENERGETICA E LA MEDIANITÀ 377 dinamisti, individuata in
quel sistema, che noi designiamo col nome di “organismo personale,, si
dissolverà "egual¬ mente. E infantile non iscorgere che i due concetti
sono equipollenti, e che nella nostra mente il concetto dinamico si sostituisce
al meccanico senza che la sostanza delle cose si carabi menomamente (E.
Mach). Giudico inutile fermarmi sulle numerose e spesso stram¬ palate
idee espresse recentemente intorno all’Energetica ap¬ plicata albi interpretazione
dei fenomeni medianici. Solo il Gaetani d’ Aragona, a mio avviso, ce ne ha data
una buona sistemazione, quantunque sommariissima e in taluni punti azzardata,
sia perchè lo scrivente non sembra avere espe¬ rienze proprie sullo spiritismo,
sia per l’indole generale del¬ l’argomento che fino ad ora oltrepassa i limiti
d'ogni accer¬ tamento positivo (v. “ Corr. della sera „, febbraio 1907).
Lo stesso difetto hanno, secondo me, le brevi e forse troppo rapide induzioni
d’Energetica biologica che i dottori Aggazzotti, Foà ed Hkrlitzka hanno voluto
anticipare sulla base dei tre o quattro fenomeni eusapiani, in tutto, da essi
giudicati attendibili, fra cui le impronte di dita sulla lastra lotografica di
cui ho superiormente parlato (v. “ La Stampa , e ‘Ann. de Se. psych. ,, marzo
’07). Si potrebbero, con eguale ardimento, ricavare altri raf¬ fronti,
altre analogie, altre interpretazioni verosimili dai libri e dalle teorie di G.
Le Box, che pure è assai scettico circa la realtà dei fenomeni fisici medianici
di Eusapia Paladino (cfr. L’ Svolutimi de la Mal irre , ’06; L’ Svolutimi
desForces, ’07). Del resto, nell’opera di De-Fontenav sulTEusapia si può
leggere un buon saggio di “ supposizioni e teorie snlla costi¬ tuzione
misteriosa della materia ,, non che una “ ipotesi dinamica la quale conduce
l’autore ad un monismo, dirò così, di ordine eterologico con le sue brave
conseguenze d’ordine morale, insomma con tutte e quante le doti d’un sistema
metafisico. Ciò mi rallegra perchè se ne ricava che à quelque chose Eusapia est
botine, e mi conforta perchè sull’esempio dell’accreditato spirito-psiebista
spero nell’indul- genza dei lettori per le mie divagazioni al largo dall’umile
tavolo della Pitonessa. 3° Forse è prematuro discorrere di spiegazioni
fisico-chi¬ miche dei disputati fenomeni medianici in un momento, nel quale e
la Fisica e la Chimica attraversano una crisi, che ha perfino i caratteri di un
rivolgimento anziché di una semplice riforma : tuttavia, mi preme dire due
parole anche per dimostrare che le speranze degli spiritisti sono, qui,
illusorie e basate su di una errata, frettolosa e incompleta intelli¬ genza
delle nuove ipotesi scientifiche. La produzione esteriorata di un “
doppio „ include o pre¬ suppone la possibilità che la materia organizzata
vivente subisca, nello stato di “ trance una specie di assottiglia¬ mento
(molecolare?) per cessione temporanea d’una qualche sua porzione di sostanza.
La quale porzione potrebbe con¬ stare di atomi o, più verosimilmente di subatomi
o di ele¬ menti preatomici, epperciò estremamente più leggieri delle molecole
fisiche, ma ciò non pertanto capaci di restare ancora aS3reSati in sistemi
identici a quelli da cui deriverebbero. Questa loro capacità aggregativa
basterebbe per mantenere a tali sistemi preatomici la configurazione
(spaziale?) del corpo da cui provengono, e la cui esistenza contemporanea
sarebbe però necessaria al fenomeno dello sdoppiamento, inquan- tocchè
l’aggregazione somatica grossolana sarebbe sempre il meccanismo ingeneratore e determinatore
dell’esteriore ag¬ gregazione più sottile (“ aerosoma ,). Dato pure che
l’“ atomo „, o ciò che fino a ieri desi¬ gnammo sotto questo nome, non sia “
materiale . (mà chi ha mai avuto, da Democrito in poi, la ingenuità di crederlo
solido e figurato?), sia invece un aggregato di migliaia di piccolissime unità
dinamiche, ossia di minuscoli centri di forza cui diamo il nome di “ elettroni
„ o di k ioni „, non cessano per questo la sua instabilità e la sua mortalità.
La disso¬ luzione s’è portata dal composto grande (organismo) al mi¬ nimo
(atomo); ma la immortalità è inconcepibile tanto nel- 1 aggregato grossissimo,
quanto nell’elemento piccolissimo. Gli studi odierni sulla durata dei
corpi radioattivi, nei quali soltanto si vuole e si può trovare qualche
analogia colle “ emanazioni dinamiche „ dei medi , hanno dimostrato che gh
elementi semplici aventi una più lunga vita sono quelli piu materiali, cioè
quelli che possiamo vedere, toccare, pe¬ sare (p. es. uranio, torio, piombo,
ecc., ecc.), mentre i corpi meno materiali, quelli che supponiamo più vicini
all’etere e quasi intermedi tra la materia e l’etere, o imponderabili, sono
costituiti da atomi iu continuo sfasciamento, in con¬ tinue conflagrazioni, per
cui hanno vita brevissima (ad esempio, 1 uranio X dura 32 giorni, l’emanazione
di radio A dura solo 37 minuti, il polonio dura al più 207 giorni, ecc.).
Adunque, è falso che la nuova fisica dia appoggio alla ipo¬ tesi spiritica
della sopravvivenza della parte più spirituale i?) del nostro essere. Quanto
più ci allontaniamo dalla stabilità grossolana della materia terrestre e ci
avanziamo verso la serie probabilmente interminabile delle trasformazioni dei
corpi più sottili o eterei, e tanto meno possiamo sperare di vederli acquistare
una lunga esistenza. Se 1’ anima „ tosse composta di uranio, potrebbe torse
durare 500,000,000 di anni, e se lo fosse di torio, chi sa se non avrebbe
anch’essa, l’enorme durata di 2,000,000,000 di anni, come risulta dai
meravigliosi calcoli di Ruther cord, di Wilson, di Loul Kelvin !... Ma un’anima
fatta di emanazioni bio-radioattive, ovvero costruita dinamicamente con un “
sistema di forze ., è condannata a sfasciarsi assai presto, e verosimilmente
du¬ rerà (sopravviverà all'organismo che informa) meno ancoia delle emanazioni
radioattive, le quali vivono appena 5 se¬ condi e 7 decimi di secondo ! .
Ammenocchè non si fantastichi che 1 " anima „ è un ione o qualcosa di
simile immensamente più tenue d un atomo (che può contenere, secondo i calcoli
di Thomson, fino a 2000 ioni!)... Qualcuno forse troverà meritevole di
risurrezione la monadologia di Leibniz, e fantasticherà che nel sistema com¬
ponente un atomo esiste un numero altrettanto grande di “monadi, incluse l’una
nell’altra, come i germi dei “bio¬ logi „ preformisi del XVII secolo (H
alleiì). Ciascuna di queste “monadi ,, liberandosi dalle scorie dell atomo
primi¬ tivo, si farebbe ognor più sottile lungo una serie lunghissima di
esistenze individuali, di reincarnazioni secondo la tesi pre¬ diletta ai
kardechisti, di ritorni periodici secondo la lesi ultrametafìsica di
Nietzsche . E ogni volta trascinerebbe con sè negli spazi e iperspazi i
lineamenti e le qualità ca¬ ratteristiche della “ personalità cosciente » :
sarebbe un essere sempre unico, che si incarna e si disincarna... Ma è
possibile che non si concepisca l’assurdo di una ipotesi spiritualistica che ha
bisogno di ricorrere alle particelle minime dei fisici per rendere tollerabile
l’idea antropomorfica della sopiavvi- venza d’un “ io personale cosciente
„?! LA SEDUTA. Compendio della serata
L’assistenza è tornata la medesima delle prime sere, e ci prefiggiamo di
stimolare la medianità d’Eusapia a darci le desiderate “ materializzazioni „ di
gabinetto. Pertanto la prima parte della serata decorre in catena, come
d’ordinario, salvo che la formiamo nel mezzo della sala, con Eusapia discostata
dalle cortine: nella seconda parte, Eusapia è co¬ ricata entro il gabinetto, e
noi ci sediamo in semicircolo davanti a questa, aspettando di vedere le
apparizioni. Ma 10 dico subito: siamo rimasti delusi: non solo i
“fantasmi, non sono venuti, ma la medium era anche di pessimo umore e poco
disposta da principio a cadere nella “ trance „ ne¬ cessaria. Il Uozzano reputa
che la medianità della Napole¬ tana dal 1902 in poi sia in diminuzione, o per
la età o per 11 diabete o per lo strapazzo ; però queste cause, se forse
agiscono sulla facoltà organizzatrice di teleplasmi visibili, non mi sembra che
sostanzialmente abbiano scemato di molto quella telergetica, che si addimostrò
jersera ancora potentissima. Io penso, a riguardo delle apparizioni mancate,
che il nostro ambiente, sebbene reso omogeneo dalla comu¬ nanza di intenti e
dalla mutua inibizione delle nostre opinioni sulla medianità, non stimoli
troppo il subconscio della Pa¬ ladino. Ho già detto in qual modo, secondo me,
l’assistenza partecipa alla fenomenologia, specialmente “ spiritica „ : noi
domandiamo molto alla attività di “ John „ ma colla stessa severità del
controllo gli concediamo poi un margine troppo ristretto. Eusapia esige e quasi
impetra le massime pre¬ cauzioni di vigilanza; ma, alla fine, la stessa
limitazione che il controllo impone alla sfera d'azione della medianità, va a
scapito della fenomenologia supernormale. I Fenomeni accaduti mentre siamo
in catena tiptica. L’innovazione di collocarci lontani dal gabinetto è
stata inspirata dal desiderio di dare ai fenomeni in catena una direzione
diversa dal solito : con Eusapia a quasi un metro dalle tende vogliamo vedere
che cosa succederà in quell’an¬ golo oscuro ; le azioni a distanza ne
acquisteranno una au¬ tenticità maggiore, e non sarà più il caso, se avvengono
telecinesie, di sospettare che siano falsificate con trucchi a portata di
mano. Non abbiamo assistito a novità vere, ma ottenemmo mani- frslazioni
di intensità non comune e in condizioni tali di distanza, di luce e di effetti,
da costituire una convincentis¬ sima “ evidenza „ . Tutti i fenomeni che più
sotto accennerò avvennero in luce discreta : al chiarore che il grosso moccolo
di paraffina spandeva nella stanza, e che dalle chiare pareti si rifletteva su
di noi, io leggevo di quando in quando nel quadrante del mio orologio da tasca:
discernevamo .netta¬ mente Eusapia immobile e imbroncita al suo posto di capo-
tavola. Nè io nè Barzini abbiamo mai lasciato un solo istante le mani e i piedi
della medium: ne siamo sicuri, arcisicuri, poiché ad ogni fenomeno ci
comunicavamo le nostre impressioni di contatto e di presa: e poi, se vede¬ vamo
tutta intera la persona d’Eusapia, come dubitare che costei ci tradisse usando
stratagemmi inconciliabili con la sua immobilità da noi sentita e veduta?
Dico e riassumo ciò ancora una volta, perchè qualcuno, cui narravo le “
meraviglie „ occorse nella prima metà della seduta di jersera in una sala
abbastanza rischiarata, mi ha obiettato che forse l’abitudine di invigilare ci
ha reso meno accorti e forse la reiterata compagnia di Eusapia ci ha fatto più
corrivi verso di essa: dimodoché oggi saremmo quasi trascinati a raddolcire la
nostra austerità di investigatori e a rafforzare, con troppo facile annuenza,
la opinione favorevole espressa pure troppo sollecitamente. Insomma, a sentire
questi ipercritici, noi staremmo cadendo, come tanti spiritisti dal¬
l’entusiasmo proverbiale, nell’ agguato tesoci dalla stessa nostra buona fede.
E un’accusa stantìa, alla quale c’è da rispondere coi fatti, più che con le
parole. Ora, i fatti sono proprio quelli da cui ricaviamo la nostra sicurezza
di spe¬ rimentatori. Eccoli un per uno : 1° Il tavolino si muove , si
alza e levita. Levitazioni stn- pendo, fino all’altezza di 50-60
centimetri, e fino alla durata di 62 e di 78 minuti contati ad alta voce dal
Ycnzano. 2° Il tavolino ni trasforma in aeroplano. — La più
perfetta levitazione „ che io abbia mai veduta! 11 mobile sospeso in aria
oscillava come se galleggiasse in un fluido : le mani d'Eu- sapia erano da noi
tenute ferme sulle sue coscie, e nessuno toccava il mobile volitante. Due volte
! 3° Il tavolo scandisce il tempo. — A questo giuoco, di ac¬ compagnare
con battiti ritraici o una numerazione ad alta voce, o il nostro canticchiare,
‘ .Tolin „ ci si diverte un mondo; e jersera lo ha ripetuto parecchie volte di
seguito. 4 Si raspa sotto il tavolo. — 11 raspamento pareva fatto con le
unghie, ma noi tutti ci siamo messi inutilmente alla caccia dell invisibile che
grattava: mentre le nostre mani cer¬ cavano in un punto, il rap scoppiava,
quasi per ironia, in un altro, e poi ce lo sentivamo sopraggiungere sotto le
dita! 5° Si annunzia un “ defunto , che poi non viene. — Da certe inclinazioni
insistenti del tavolo verso il Bozzano s’è capito che nel gabinetto avrebbe
dovuto materializzarsi una forma, pel mio vicino da destra: ma anche jersera,
come ac¬ cade spesso nelle sedute d'Eusapia, al preavviso non seguì la
presentazione dell entità occulta. 0 ’ John „ se ne distrae e dimentica,
venendo meno alle sue promesse; oppure l’organiz¬ zazione stereoplastiea non
progredisco per mancanza di forza medianica o per deficiente partecipazione
psicocollettiva. 6° Le seggiole camminano. — Ha camminato la mia all’in-
dietro con la evidente intenzione di trascinarmi verso il ga¬ binetto. dove,
anche per me si sarebbe dovuto presentare qualcuno „. E un gesto indicativo
abituale dell’automatismo d Lusapia : ci si vede, non è dubbio, della
intenzionalità, ma quanto volgare e quanto convenzionale! t° La cortina
del gabinetto si anima. — Siamo alle solite: quel floscio e nero diaframma
penduto esce dalla sua inerzia di materia bruta e piglia un'anima; ma è
un’anima effimera, che le si cela dietro e non l’invade, che agisce sempre ad
un modo, e che è assolutamente anonima. La tenda lavora al pari di un
automa, le cui molle siano tirate da un marionettista circoscritto nella
gesticolazione dai limiti meccanici del suo congegno. L’automa, che si
nasconde, sembra però vivo: si avanza, si accosta, ci tocca e si ritrae,
ritorna e ci preme, si lascia palpare, ma sfugge ad un esame troppo minuzioso,
ci stimola e solletica, ci blandisce strofi¬ nandoci, talvolta spinge la sua
espansione a carezzarci con due inani, a baciarci o morderci con una bocca, a
pigliarci fra due braccia. Ma tutto ciò è compiuto al riparo r un legio¬ nario
romano non si proteggeva meglio col suo scudo dai colpi del nemico, di quanto
si difenda questa “entità occulta „ da investigazioni troppo
spinte. Se si solleva la tenda, e le si guarda dietro, non c’è nulla ; eppure,
le nostre mani sen¬ tono delle resistenze e il nostro corpo avverte i contatti
multipli che rispondono a frammenti di un essere vivo che eseguono azioni
abbastanza complicate. Il mirabile si è lo scorgere a mezza luce i moti
intelligenti di quei rigontìi di storta, i quali gestiscono, incitano e poi si
dissipano da sè, dietro ad Eusapia che ne dista 70 centimetri. Il
gabinetto medianico sembra, adunque, abitato : si sente che un “ operatore „ vi
si muove e lavora a suo agio, e lo si indovina provveduto delle caratteristiche
personali della volontà, ossia della intenzionalità negli atti. Il nostro
orecchio ne distingue ogni movenza, e lo seguiamo mentre smuove e fa funzionare
gli oggetti che vi abbiamo collocato. Infatti la tenda fluttua, si inturgidisce
e si abbatte, si arrotonda e si spiana modellandosi su di un corpo semovente in
confor¬ mità degli atti che desumiamo eseguiti. Ma 1' “ agente „ non si vede: è
come un’imboscata. 8“ V Invisibile mi perseguila. — Non trovo altro
termine per designare l’insistenza con cui quel- 1’ ‘Invisibile, mi aveva
pigliato di mira. Giurerei che coi suoi ‘piedi, m’allun¬ gasse dei ‘
contatti , per di sotto alla tenda, tanto erano bruschi, larghi e... grevi: in
altro momento mi si ì: buttato addosso con tanta violenza, che io mi sono
piegato sulla spalla destra di Boz- zano. Questo ‘ qualcuno , era, certa¬
mente, un disincarnato burlone, o “John, più facchinesco del consueto. 9°
L' “ Invisibile , fa nodi in una funicella. — Un pezzo di corda spesso mezzo
centimetro e lungo un metro, che dovrà servire poi a legare Eusapia, dap¬ prima
ci è gettato sciolto sul tavolo; poi se ne va, e dopo un po', alla mia osser¬
vazione che l'avrei voluta vedere anno¬ data, ci ritorna con tre nodi eleganti
nel mezzo (V. fìg.). L’esperimento non è neppur parago¬ nabile a
quelli ottenuti da Zììllnei: con Slade fino dal ’77, quando costui, fra una
serie di miracoli di fisica tra¬ scendentale, eseguì quattro nodi equi¬
distanti in una cordicella suggellata ai due capi su di un I tre
nodi di fune esegùiti dall’ ‘ Invisibile asse (cfr. le “
WissenschafU. Abhandl. „ , Tomo III); ma, ad ogni modo, è notevole per due
circostanze : la prima, che esso sia avvenuto a mia richiesta, e quindi con
buona guardia da parte nostra sul medium: la seconda, che, es¬ sendo le mani
d’Eusapia visibilmente imprigionate, si per¬ cepiva nettissimamente da noi
tutti, nel fondo bujo, lo strofinìo di altre mani sulla funicella e il loro
lavorìo per avvolgerla. 10° Un oggetto penante si sposta e trasvola senza
contatto. — L’oggetto di cui parlo è un’asse di legno con su uno spesso strato
di plastilina, l’esava cinque chili; eppure, è stata buttata fuori del
gabinetto ad un colpo, con violenza, precipitando sul tavolo dopo un volo aereo
di almeno due metri! 11° Una mano invisibile stampa una orma parziale. —
La superficie della plastilina lia offerto, dopo il trasporto, alcune orme di
dita: ora, Eusapia non può averla toccata con le sue mani anatomiche che noi
non abbiamo mai lasciato libere. 12“ Un “ Invisibile „ agisce
intenzionalmente fuori del gabi¬ netto trasportando e porgendo oggetti — Noi
abbiamo veduto l'asse della plastilina alzarsi da sè dal tavolo in mezzo a noi,
e passando al di sopra della testa di Eusapia ritirarsi lenta¬ mente dietro il
nero diaframma; quindi essa è ricomparsa in aria alla stessa altezza, come
fosse una guantiera, che con stu¬ diata lentezza ci venisse mostrata da un
invisibile portatore che poi l’ha debitamente riposata sul tavolino.
Fenomeno di telecinesia indubbiamente ammirevole per la sicurezza del controllo,
per la visibilità completa dell’oggetto trasportato lungo tutto il suo
percorso, e per la invisibilità assoluta dell’ agente ! Si noti che la molle
pasta arrivava tino all’orlo, e che, senza afl’ondarvisi, la mano occulta ha
sollevato con qualche stento il pesante vassoio, portandoglisi poi di sotto e
sostenendolo, prima oscillante e poi bene equilibrato, sulla punta delle cinque
dita protese e divaricate, come si farebbe da un compito cameriere. S’intende
che noi vedevamo queste “ mani „ con la fantasia: in realtà c’era il vuoto.
Passando tra la mia e la testa d’Eusapia, uno spigolo dell’asse mi ha urtata la
fronte ; ma, tranne questo piccolo incidente, tutta la manovra si è compiuta
con precisione e con delicatezza. E noi abbiamo calorosamente applaudito !
13“ Il “ medium „ si indiadema di “ fuoco — A un certo momento alcuni dei
presenti esclamano di vedere una mano bianca e luminosa sopra la testa di
Eusapia. Guardo, e a me pare invece di vedere una grossa e non vivace
luminosità ARTI MULTIPLI DEL MEDIUM 385
lievemente azzurrognola, larga almeno 4 cent., alta 5., ellis¬ soide e
appuntita ossia lanceolata, si da darmi l’impressione di una * lingua di fuoco
, , a due zone, una interna più lu¬ cente ed una esterna soltanto chiara, a
contorni non troppo sfumati. 11 fenomeno stette in vista per 4-5 secondi.
14“ Compaiono mani senza braccia e braccia senza mani. — Si sono vedute molte
forme materializzate, e i miei compagni non facevano in tempo a denunziarle:
erano prolungamenti nerastri o mani biancastre, che si formavano sopratutto tra
me ed Eusapia, cosicché io meno degli altri potevo scorgerle bene. Ne ho
percepite due distintissimamente: 1“ una mano si¬ nistra, evidentemente di
fattezza femminile, di color carneo, che si fe protesa al di qua e al dinanzi della
" medium , tra me e Barzini. colla palma aperta verso di lui e col dorso
semi- Uesso verso di me, con il mignolo in basso ed il pollice in alto, senza
contorni delimitati quasi fosse composta di nebbia ; e 2° un'altra, pur essa
bianco-carnea, che si è allungata da sotto alla tenda nera gettata traverso al
tavolo: essa ha tentato di atterrare il piatto della plastilina, ma non
riuscendoci per il peso l'ha spinto verso il lato opposto. Ambedue le
volte ne ho ricevuta profonda impressione, poiché vedevo contemporaneamente e
chiaramente Eusapia munita di tre arti superiori ! Quelle mani sono state
affer¬ rate dal Barzini, che se le è sentite “ defluire fra le dita come per
uno sgonfiamento „ : sono estremità, egli osserva giustamente, che svaniscono
in modo rapidissimo “ dopo aver avuto un massimo di energia ed un’apparenza
assolu¬ tamente vitale al momento di compiere un atto „. Anch’io ho varie volte
provata eguale impressione di “ fluidità „ nell’afferrare le mani che
furtivamente mi si accostavano. Dirò per di più, che mentre alla vista i
prolungamenti di¬ namici toccanti del medium non hanno sempre forma decisa
androide, al tatto mi è riescito di tastare mani morfologi¬ camente ben fatte.
Ma tale differenza fra le impressioni tattili e le visive non dipenderà
dall'imperfezione con cui queste ultime sono accolte dalla retina nella
penombra in cui per solito avvengono i toccamenti? Vi è per ciò da so¬ spettare
che un certo numero di toccamenti subdoli sia ese¬ guito bugiardamente e che
alcune forme visibili siano illusorie. A tale proposito noto nuovamente
che esiste sempre una certa differenza individuale fra i percipienti, minima
per ri¬ guardo alle percezioni tattili, grande per le acustiche sem¬ plici,
massima per le visive e per la necrofonia: debbo però dichiarare che nelle
esperienze del 1907, fatte con metodo più severo di controllo perchè più
uniforme, la influenza del tipo mentale mi è risaltata minore di quanto avessi
stimato nelle sedute del 1901-2. Direi anzi che, mantenendo costanti le
condizioni d’esperimento, si eliminano molte ra- crioni di dubbio anche per la
individualità delle descrizioni e definizioni dei fenomeni, pur restando fermo
il contributo personale degli astanti allo sviluppo ulteriore di essi.
II. Fenomeni accaduti mentre Eusapia giace entro il gabinetto nero. “
Nero „, per modo di dire: la branda di legno che vi abbiamo introdotta è troppo
larga e lunga, e le cortine e so¬ pratende, che dovrebbero chiudere al dinanzi
1 angolo della sala e farvi bujo perfetto, ne restano separate. Cosi vi pe¬
netra troppa luce dalla lampadina rossa, che rimarrà accesa durante il resto
della serata. Chi sa se non è stata questa la causa per cui non abbiamo
ottenuto le grandi apparizioni che ci aspettavamo? È possibile, poiché passa
per assiomatico che l’energia, onde si formano le materializzazioni, non si “
condensa „ e non si plasma se non neH’oscurità perfetta. Ricordandomi che
i più grandi medi ad apparizioni (ad es. la Cook, l’Eglinton, la D’Espérance,
il Miller, la Virginia di “ villa Carmen „) ordinariamente non si legavano nè
si legano, avevo convinto i miei compagni di lasciare libera Eusapia : pensavo
che la coercizione materiale, anziché gio¬ vare, potesse danneggiare la
medianità proprio nella produ¬ zione di quei fenomeni che richiedono uno stato
prò tondo di sonno col massimo d’automatismo, e per i quali sembia assurdo
sospettare agguati. Ma questa libertà non è nelle abitudini d’Eusapia : per di
più, essa rifugge dall idea di lasciare aperto il varco al dubbio. A malincuore
pertanto accettò dapprima di sdraiarsi sulla branda, mentre noi ci disponevamo,
a luce rossa, nel rituale semicircolo. lo occupo la seggiola di mezzo:
alla mia destra stanno Be- risso, Bozzano e la signora Berisso, alla mia
sinistra il U ven- zano e Luigi Barzini. , Sono le 23, ed Eusapia è
al lavoro da oltre due ore: era essa affaticata e per ciò impoverita di 4 forza
medianica Lo dovrei dire, perchè durante mezz’ora buona il gabinetto rimane
tran¬ quillamente silenzioso. Ma Eusapia comincia a smaniare e a gemere, e con
voce rotta e piagnucolosa insiste perché io la le»hi. Devo pertanto cedere ai
suoi piagnistei, e avvolgerle e annodarle una prima corda attorno al collo dei
piedi, una seconda attorno al tronco, ed una terza attorno ai polsi: ì capi di
queste tre corde sono passati in anelli metallici appositamente infissi nella
testata e nelle due prode della lettiera, e lì anch'essi allacciati. t _
Con che la Eusapia sembra quietarsi ; ma dopo un po' di infnittuosa e
silenziosa aspettativa, eccola di nuovo seroisveglia chiamarmi con voce
alterata e mostrarmi le sue «lue mani li¬ bere dai lacci ! Per dir vero,
non saprei spiegare come le sia riuscito di slacciarsi, poiché ritenevo d'aver
fatta una legatura strettis¬ sima e non facilmente snodabile ; ma l'avventura
capita spesso a chiunque abbia da fare coi medi professionali: anzi, si deve
credere che anche questo slaceiamento appartenga oramai al programma fisso
delle sedute di gabinetto, poiché lo abbiamo veduto nel 1902 a casa Avellino;
ed Eusapia, nel suo au¬ tomatismo, sembra pigliarci gusto ! La rilego
pertanto più strettamente, e per maggior precau¬ zione le passo attorno ai due
polsi una quarta corda, i cui lunghi capi escono di sotto al cortinaggio e son
tenuti da me: così no avvertirò qualsiasi movimento. Inoltre, per desiderio di
4 John , che parla personificato in Eusapia, mutiamo la nostra situazione di
spettatori e ci disponiamo in due file: nell'anteriore siamo da sinistra a
destra Barzini, la signora Be- risso, io e Bozzano: nella posteriore siedono
Berisso e Yeu- zano: in sèguito anche Bozzano passa dietro di me. Sono
curiosi questi mutamenti di catena chiesti dai medi. A prima vista si direbbero
inutili e capricciosi, o, quanto meno, indifferenti per la riuscita dei
fenomeni : ma a guar¬ darci bene, debbono corrispondere a esigenze fisio-psicolo-
giche, a un di presso come serve il volger di fianco a chi, soffrendo di
insonnio, cerca accomodarsi in altra posizione per dormire. Certe volte però il
mutamento è imposto per esigenze tecniche : gli astanti più dubitosi sono
mandati a sedere nei punti, dove si porterà la scarica di medianità ; per la
qual cosa c’è da scorgere un'altra prova della influenza della volontà sui
fenomeni. E intanto nel rilegarla osservo lo stato fisiopsichico della
Paladino. Essa è indubbiamente in ‘ trance ,, trasognata, se¬ miconscia, con le
palpebre abbassate, le guancie cadenti, l’a¬ spetto invecchiato, cosi che non
sarebbe in grado di camminare e neanco di mettersi seduta, tanto meno di
alzarsi in piedi sul materasso, e di t.enervisi in equilibrio, sia pel suo stato
di semisonno, sia per quello di amiostenia. Eccetto alcuni sospiri
profondi o qualche gemito a mezza voce, Eusapia è rimasta silenziosa: non la
turbavano, a quanto sembra, i sogni allucinatoli, di cui altre volte in
circostanze simili, con gridi e con smanie, ci ha palesato Tinsorgere repentino
nella sua subcoscienza. Veggo con De Fontenay che la “trance, passiva perde i
caratteri del sonnam¬ bulismo: mancano, ad es., le esclamazioni ànW'* Ajutami
tu !, del * Vieni tu, vieni! ,, dirette allo spirito-guida, ora con voce
imperiosa ed ora con un accento di supplica. Quando la medium si pone
volutamente o per autoipnosi nello stato propizio alle grandi apparizioni, la
sua coscienza si oscura del tutto, e la condizione psichica assomiglia sempre
più strettamente al letargo degli ipnotizzati: i fantasmi sono, dunque,
prodotti di sogno, “ dream- ghost s „, secondo il giu¬ stissimo e ironico
termine di P. Carus. Ma, nonostante tutti questi preparativi, all'una
dopo mez¬ zanotte eravamo ancora ad aspettarli tra gli sbadigli e la voglia di
dormire. In loro vece, si sono prodotti alcuni fe¬ nomeni di non lieve
significato, quantunque non nuovi nè intensi come altre volte. 1° Il
tavolino danza da solo. — Non è stato il ballo stu¬ pendo di casa Avellino, ma
il mobile, che era rimasto libero da ogni contatto al dinanzi del gabinetto, s’
è scosso, ha sal¬ tato qua e là. si è sollevato; e tutto da se come se fosso
vivo! 2° Un ‘ Invisibile , gratta e smuove dei fogli di carta. — Questi
fogli costituivano un pacco di cartelline deposte da Barzini sul tavolo. Da
prima s’è udito un rumore di ra.spa- mento come se qualcuno vi scrivesse sopra;
poi si sono visti i foglietti sollevarsi regolarmente l’un dopo l’altro da uno
dei loro angoli, come se una mano da noi non veduta li sfogliasse. Speravamo di
aver ottenuto una ‘scrittura diretta,, ma ‘John, seguita ad essere
ostinatamente analfabeta! 3° lì “ Invisibile „ slaccia i polsi della
medium. — Ne ho parlato ; e qui dico che l’abbia fatto una entità occulta per
se¬ guitare nella terminologia interpretativa della ipotesi spiritica. 4°
L’ ‘ Invisibile , solleva le tende e sopratende. — Più volte le cortine si sono
aperte nel mezzo e rialzate dalle parti, come se una persona (che la nostra
vista non scorgeva) le stirasse allo scopo di svelarci l'iuterno del gabinetto:
in altri momenti si sarebbe detto che si cercasse invece di aggiustarle per
chiu¬ dere ogni spiraglio alla luce. Quegli atti ci allargavano il cuore alla
speranza: pareva quasi che un attore stesse per uscire dalle quinte di un
palcoscenico da salotto; ma inutilmente! 5" Si formano chiarori e
luminosità indistinte entro il ga¬ binetto. — A me e a qualchedun altro è parso
di vedere rischia¬ rarsi fiocamente il fondo oscuro del gabinetto verso il
mezzo della sua altezza. Per quattro o cinque volte, al di sopra di Eusapia,
che tra le fessure del cortinaggio seguitavamo a vedere distesa ed immobile, si
è formata una specie di nebula - bianchiccia, disposta orizzontalmente, come se
da tutto i corpo della medium emanasse una luminosità vaga, di fievolissima
fosforescenza: tale apparenza spariva e ricompariva alternati¬ vamente, ma dopo
quindici o venti secondi s'e dileguata. Barzini e la signora Berisso
hanno detto di discerncre al di sopra della testa di Eusapia una nubecola
bianca, tondeg¬ giante, a contorni meglio definiti, che s’alzava e s abbassava,
indi svaniva: ma io non ero in posizione per vederla. 6. Si tenta lo
sviluppo di una * forma , (?). — Su questo fenomeno luminoso che "e
apparso nella fessura di mezzo tra le due cortine nere, a circa l,n 50 dal
suolo, gli astanti non sono stati concordi nel descriverlo e nell’apprezzarlo.
Come io l’ho percepito, lo definirei — una tostorescenza bianchiccia, più
chiara nel centro, striata trasversalmente da linee scure, di aspetto
fusiforme, larga circa 5 cent., alta 15, la quale mi ha dato l'impressione di
un volto che si stesse formando lo allac¬ ciando?)... — , . Era una
specie di faccia mal tracciata da un disegnatore ine¬ sperto o, magari, da un
caricaturista : i chiaroscuri trasvei sali mi suggerivano le fattezze della
fronte . delle narici dilatate, della bocca semiaperta, ma gli occhi mancavano,
forse perchè nascosti ai miei dagli orli delle tendine. Se considero che
la sala era illuminata a luce rossa e che quell’ “ apparenza „ mi colpì pel
contrasto del suo bianco col nero di queste tendine, sarei tratto a concludere
che avesse una luminosità propria. Ma . stante la divergenza dei
giudizi che ne ho udito esprimere in seduta, non oso pronunciarmi. Qualcuno ha
sospettato che fosse 1 Eusapia a mostrarci astutamente il suo viso; ma allora
bisognerebbe supporre che essa ha potuto sciogliersi nuovamente i lacci, e
porsi ginocchioni sul materasso : in quella vece 1 abbiamo ritrovata dipoi coi
lacci intatti, e 1 instabile equilibrio della branda, che cigola ad ogni
movimento di chi vi giace, l’avrebbe fatta precipitare in mezzo alla
stanza. Per me non sono alieno dall’ammettere la spiegazione datami da
Bozzano e da Venzano, che cioè quell’apparenza ci abbia permesso di assistere
proprio ad un tentativo di sviluppo di una “forma personifieabile ,, ossia di
un “ fan¬ tasma,: la “trance, d’Eusapia era così profonda, che è occorsa
un’altra ora almeno prima che riprendesse coscienza, e questa condizione
fisico-psichica non si finge. Trentatrè anni di pratica neuro-patologica e
psichiatrica mi hanno istruito abbastanza sulla simulazione e dissimulazione
degli attacchi isterici e ipnotici, non che sulle perturbazioni della
coscienza nei miei ammalati; per cui, se dico clie al rompersi del circolo
e al levar della seduta, Eusapia giaceva ancora in¬ cosciente. ossia incapace
di percepire e di rispondere, amio- stenica, astasiea ed abasica, ossia
incapace di reggersi, di muoversi e di camminare, per di più amnesica, ossia
senza memoria delle cose occorse in quelle due o tre ore, posso essere creduto.
Ora, sì fatta condizione subpsichica può con¬ ciliarsi colla fraudolenza
consapevole e prolungata ? Eusapia e noi, ossia il medium,
l’assistenza e il controllo. L La psicologia d’Edsapia durante le sedute
non ha variato dal 1902. Riassumo le mie nuove osservazioni. a) Come
fattore di successo le giova un certo stato fisico di benessere (per quanto è
compatibile col suo dia¬ bete) e un conseguente stato di buon umore-, e se il
successo della serata la rallegra, si può per converso dire che una certa
altezza di tono sentimentale sia necessaria ai fenomeni. È chiaro che la
cenestesi agisce efficacemente sotto questo rapporto. Forse oscure percezioni
del subcosciente avvertono i medi della tensione interna della loro energia
bio-psichica, e danno origine ad una specie di istinto che li porta poi a
desiderarne la scarica. Questo mi spiegherebbe perchè certi individui dotati di
medianità si rifiutino talvolta alle sedute : i professionisti, come Eusapia,
sono invece im¬ pegnati a “ lavorare , anche quando si sentono mediumni-
camente fiacchi, e allora... frodano. b) Il Myehs ha detto che le facoltà
supernormali, “ controllate , da esseri estranei al medium, sono ingo¬
vernabili da costui : ma le mie esperienze con la Paladino mi hanno provato il
contrario. L’ho scritto più volte in queste pagine; e scorrendo quelle delle “
Ann. des Sciences psychiques „ trovo che il Mangin, uno psichicista scrupoloso,
è del mio parere (ivi, ’03). I fenomeni sono in buona parte governabili, e
sempre suggestionabili. Jersera — come, del resto, in ogni “ buona „
seduta — a ciascun fenomeno isolato (in catena) seguiva una pausa, a ciascun
gruppo di fenomeni, anclie se turbinosi, un peiiodo di calma e di
concentrazione: si sarebbe detto che il subliminale di Eusapia era incerto sul
da farsi, e allora bastava una nostra qualsiasi indicazione di fenomeno, la
espressione velata di un nostro desiderio, perchè la seduta prendesse immedia¬
tamente una piega determinata. Ciò dimostra più cose : che i fenomeni sono in
buona parte governabili ; che la atten¬ zione volontaria del medium agisce su
di essi ; che il subco¬ sciente non è chiuso alle percezioni arrivanti per le
vie dei sensi alla coscienza superiore ; e che sopratutto un'assistenza accorta
può infliggere alle manifestazioni un dato avviamento, cosicché si spiega come
in un “ circolo „ le intelligenze e i sentimenti degli astanti partecipino alla
produzione dei feno¬ meni. Direi, anzi, che se “ John King „ non piglia di
tanto in tanto rimbeccata, la seduta trascorre monotona e fasti¬ diosa. Ecco
perchè, avendoci udito asserire che i movimenti del tavolo o degli oggetti con
contatto erano poco probativi, “ egli „ ci ha dato subito bellissime
levitazioni e altre te- lecinesie senza contatto di mani ; “ egli „ ha snodato
lo “ chàssis „ dalle bacchette e se ne è servito poi lungamente, quasi non
sapesse più staccarsene ; ecco perchè, stimolato dai nostri accenni ai fuochi
fatui, “ egli „ ha fatto comparire la “ lingua di fuoco Non escludo la
telepatia nelle sedute con medi capaci di percezioni extrasensorie; ma con
Eusapia questo fattore su¬ pernormale sempre più mi risulta raro ; ed io opinerei
che anche quando nessuno dei presenti manifesta esplicitamente la voglia di un
fenomeno, Eusapia capisca per mezzo di per¬ cezioni muscolari o sensorie
minime, pur avendo l’aria di farlo per “ intuito „. Essa è perspicacissima, ad
esempio, per ogni sospetto di inganno : la si sente allora esclamare in tono
ironico o caustico, secondo la disposizione ilare od iraconda del suo animo : —
“ è il medium che froda,... saranno le mani della medium,... sarà la testa del
medium ! „ — È chiaro che la sua coscienza sonnambolica ha singolari facoltà
marginali, per dirla con James: la si direbbe sempre sveglia e... astu¬ tamente
sveglia, anche quando è semisonne e semiconscia, tanta è la congruenza dei suoi
gesti, atti e motti. Soltanto nel vero rapimento medianico che decorre con
anideismo, anestesia ed amnesia, vengono a mancare questa dirigibilità dei
fenomeni e questa etero-suggestibilità. c) È degno di rilievo il fatto
che la Eusapia mede¬ sima è conscia di questa sua malleabilità
suggestiva. 392 PSICOLOGIA R SPIRITISMO, II
Ne potrei rammentare molte prove ; ma basti questa. Jet- sera, durante
una pausa, noi ci scambiavamo ad alta voce alcune riflessioni sulla modalità
dei fenomeni tiptici, e insi¬ stevamo (di proposito) sulla possibile falsificazione
delle sue levitazioni : io dicevo di non comprendere come dagli incre¬ duli si
potesse supporre che il medium tenesse °alzato il tavolino mediaute la
pressione delle due eminenze tenare e ipotenare della palma contro i
polpastrelli corrispondenti alle teste dei metacarpi (si sa che questo mezzo di
presa è usato dai prestidigitatori che lo chiamano impalmare e lo utilizzano
per fare sparire un oggetto, ecc.). Inutile che io dica come tale artificio sia
impossibile con un tavolino pe¬ sante più chili : eppure, Eusapia, che
ascoltava, ci interruppe gridando: - Non lo dite, non lo dite: il medium
potrebbe farlo,... potrebbe tentare di farlo „. — Era la ripetizione del¬
l’ansia indotta in E. dalle mie tre lettere E. T. V.\ Con ciò essa ha
dimostrato di temere i tranelli della propria suggestività, di sapere che in “
trance „ tende tal¬ volta. istintivamente alla frode, e di volersene esimere
per non incorrere nella accusa di imposterà. Anche in ciò la coscienza
superiore si rivela gelosa della sua facoltà di go¬ verno. E supponibile che
durante le operazioni dovute al- 1 automatismo medianico, la parte alta della
personalità morale di Eusapia venga talvolta in lotta con quella bassa: quando
questa tende a prendere la via più corta e meno faticosa, rappresentata per l’appunto
dalla frode, l'altra, che è la custode dei sentimenti di amor proprio, di
dignità, di veridicità, deve provarne sgomento. Così è comprensibile il grido
oneste di Eusapia contro la suggestione. d) Altrettanto è argomento della
sincerità sua il preannunzio dei fenomeni. Certe volte essa lo fa con un tono
reciso e imperioso di voce, come se parlasse a sè me¬ desima : ne ho avuta
l’impressione che Eusapia stessa age¬ voli lo sdoppiamento della sua
personalità, passando ordini dal psichismo superiore all’inferiore. Tn altri
momenti si direbbe che essa preavverte gli astanti per eccitarsi, por dare una
frustata al proprio automatismo intorpidito, insomma per autosuggestionarsi: e
allora è decisamente Videa rap¬ presentativa che si trasforma in idea-forza.
Se Eusapia fosse quella spacciatrice di menzogne che ta¬ luni proclamano,
opererebbe sempre tacitamente e inaspet¬ tatamente. Non c’è che un dilemma per
opinare che una levitazione, un trasporto di oggetti per aria, la messa in
moto di nn metronomo, la comparsa di una forma materializzata dietro le
tende, preannunziate spessissimo dal medium, siano inganni ; non c è che una
via di scampo : — o Eusapia supera in abilità sbalorditiva tutti i
prestidigitatori più celebrati nella loro arte, assommando in sè tutte le loro
virtuosità; o gli astanti sono come incantati per una specie di magia. e)
Il Myers, forse perchè non abbastanza versato in psicopatologia, ha attribuito
al subliminale una autonomia troppo grande, ed una potenzialità eccessiva di
creazione. Le osservazioni cliniche sull’isterismo mostrano invece che la
scissione tra le due coscienze non è mai assoluta, e bene spesso è piu
apparente ehe reale: l’isterica nel suo delirio sonnambulico ripete per lo più
scene già vissute, ossia ri¬ produce nel subcosciente impressioni, emozioni,
imagini, idee che hanno attraversato la sua coscienza vigile e sociale.'
Allo stesso modo la fenomenologia mediumnica, oggidì stilizzata nella
universalità dei medi, è il prodotto di 'per¬ fetti e di ricordi sommersisi
dall’alto o prima o poi : anche in questo dominio psicologico si avvera la
legge umana delle due facoltà opposte, l’inventiva e la imitativa. Sono
pochissimi i medi inventori, dalla imaginazione ricca di fe¬ nomeni nuovi :
metto in questa categoria privilegiata le Fox, FHome, la Van Day, la Marshall/
la Guppy, la Cook, lo Slade, la Pepper... e sono per lo più medi
professionisti. La grande maggioranza consta di pedissequi imitatori,
suggestio¬ nati in modo diretto e inavvertito dai * circoli „, e in modo
indiretto, per cosi dire mesologico, dalla corrente “ spiritica „ che da oltre
mezzo secolo stordisce, trascina e affascina le. menti in Europa ed in America:
costoro sono i dilettanti od orecchianti, gli altri sono i virtuosi e i genialoidi
del- 1 arte. Otedo pur io che tutto il bagaglio materiale e intel¬ lettuale
dello spiritismo sia dovuto alla fantasia dei medi; ma questa facoltà è tutt
altro che libera e feconda di risorse: anche quando le sue associazioni
subcoscienti sembrano spon¬ tanee nella loro sconnessione, nella loro
bizzarria, nella loro straordinarietà romantica, essa non fa che elaborare
ricordi del passato e impressioni del momento. f) Nulla ho da mutare in
quello che ho scritto (Tomo I) nel 1901-2 cirea alla parte che spetta ai
movimenti mu¬ scolari d’Eusapia nella effettuazione dei suoi fenomeni, massime
di para- e telecinesia. Sono sempre i medesimi ehe registrai allora: direi,
anzi, che si sono resi più franchi e più espressivi. È ad litteram
impressionante quel suo gestire con le mani visibili in aria ogni qualvolta
deve prodursi un picchio o rumore lontano : qui il fatto ha valore in quanto
esclude la malizia. Ma è ancora più importante, per la bio- psicogenesi della
medianità, l’irrigidirsi tonico-catalettiforme di tutto il corpo di Eusapia
durante la presentazione di “ entità „ materiali aventi una qualche morfologia
androide: allora si pensa, induttivamente, che il grande fenomeno sia legato ad
una ejezione potente di forza, e che i centri mo¬ tori, spinali e cerebrali,
della medium debbano per necessità trovarsi in condizione
spastico-convulsiva. Ho varie volte avvertito in proposito che se lo
sforzo rimane iuadeguato e se l’effetto (il trasporto d’oggetto, la impronta
sul mastice, la materializzazione) non si produce, l’esauri¬ mento
post-accessuale di Eusapia è maggiore che non quando avvenga il fenomeno.
Questo parmi dovuto alla legge fisio- psicologica generale che regola
l’attività di ogni funzione organica e psichica, ossia la sodisfazione d’un
bisogno, l’ap- pagamento di un desiderio o di un istinto. Ecco un altro indizio
che la coscienza superiore, quella capace di emozioni e di sentimenti, prende
parte più o meno diretta alle gesta automatiche di quella subliminale.
L’Eusapia, che ha udito queste nostre riflessioni sulla con¬ comitanza di gesti
e contrazioni muscolari ai fenomeni, ci ha ripreso vivamente, esclamando: — non
sempre /„ — Malasua negativa non è argomento valevole contro un’esperienza cosi
piana e chiara: egli è che essa, indettata dai suoi amici spiritomani, respinge
sempre con vigore ogni lontano ac¬ cenno a spiegazioni scientifiche, perchè ha
timore che la si incolpi di ciurmeria. L'atto muscolare non è sempre dal
lato in cui avviene il fenomeno, ad esempio il “ rap „ : spesso è dal lato
opposto, ed Eusapia ci mette della vanità a farcelo constare. Altre volte il
fatto muscolare è così lieve da rimanere impercet¬ tibile a quel controllore,
presso il quale succedono le ma¬ nifestazioni ; ma l’altro di faccia si accorge
da piccole agi¬ tazioni delle dita, da lievi contrazioni della mano, del pugno
o dell avambraccio o del ginocchio prementi sui suoi, che “ un fenomeno „
accadrà fra poco o sta accadendo. Io e Bar- zini l’abbiamo vicendevolmente
sperimentato. Si aggiunga che quando non si contraggono gli arti di Eusapia, le
si contrae la faccia : lo si capisce anche in piena oscurità daU’uscir della
voce tra labbra spasticamente accollate sui denti. Lo stesso timbro strozzato
della voce indica che i muscoli laringei possono contrarsi in luogo di
altri: e così è probabilissimo che l'organismo intero di Eusapia, con reazioni
vasomotorie, viscerali, secretorie, agisca somaticamente e fisiologicamente
nella produzione dei fenomeni. Lo si giudica pure dal re¬ spiro e dalle
esclamazioni di sofferenza durante la “ trance „ passiva. Io ho già
paragonata la eiezione di forza biopsichica in medianità ad una vera
parturizione : Eusapia ha l’aspetto e gli atteggiamenti di chi sprema qualcosa
dal proprio corpo. I suoi sforzi hanno talvolta del tragico; e 1 udirla nel
fondo oscuro di una sala a gemere e a dibattersi, come se un or¬ rendo incubo
la dominasse, mi rammenta sempre le paurose crisi delle istero-epilettiche
della Salpetrière. Egli è che 1’emissione del “ perispirito „ è uno
strapazzo, e si risolve in uno sperpero di energia vitale. A primo aspetto la
medianità intellettuale offre maggiore spiritualità, perchè i suoi fenomeni —
le incarnazioni, le personificazioni, la psicografia, la psicometria — sembrano
compiersi nelle in¬ timità subiettive, nelle profondità dell’ “ io magico ina
in realtà anch’esse sono un equivalente di sforzi organici (ce¬ rebrali), come
addimostrano le ansie, le agitazioni, i sudori, i deliquii, le cefalalgie, il
malessere consecutivo dei medii più intellettuali, ad es. della Piper e della
Smith. Eusapia adesso è mancina, e i “ fenomeni , sono più in¬ tensi
dalla mia parte. Ciò però non indica, a parer mio, che la medianità si scarichi
preferibilmente a sinistra per ra¬ gioni fisiologiche: io reputo che ciò
avvenga per puro auto¬ matismo psichico; infatti io sono sempre, per la medium
in “ trance „, il Num. cinque da riconquidere: cambierà di rotta se le sue
ondate esopsichiche continueranno ad infran¬ gersi contro lo scoglio della mia
incredulità spiritica. * ♦ II. E ora
parliamo un po’ della psicologia dell’ am¬ biente, ossia di noi,
sperimentatori. a) Vi è, in riguardo all’assistenza, un primo punto
psicologico, sul quale mi par lecito di tornare col sussidio delle osservazioni
di Barzini e Venzano, conformi alle mie di cinque anni fa: ed è che lo stato d’
animo dei formanti una “catena medianica , del genere della nostra non
presenta alcun carattere di eccezione, di anormalità,, come presuppon¬
gono gli agnostici sputasentenze in fatto di “ spiritismo Siamo tutti
calmissimi, serenissimi; versiamo loto animo in questo studio attraente,
sebbene affaticante, della medianità all’opera, ma non attendiamo il “ miracolo
non abbiamo ansie nè trepidazioni, e ci serbiamo in perfetto equilibrio di
sensi e di cervello. Le nostre facoltà sensitivo-sensoriali ci lasciano
percepire, riconoscere, distinguere tranquillamente le cose esterne, mentre la coscienza
è lucidamente consape¬ vole delle operazioni intellettive che si compiono nel
nostro interno ; vediamo, tocchiamo, udiamo i fatti medianici come vedremmo,
toccheremmo e udiremmo ogni altra categoria di fatti naturali; per noi quelli
devono avere, dunque, la stessa realtà di questi, e noi non ci accorgiamo di
essere “ illusionabili „ nè “ allucinabili „. Neanco ci accorgiamo di
dormire, di avere intorpiditi al¬ cuni centri, e altri sovraeccitati, cosi da
renderci suscetti¬ bili di disgregazioni di personalità conforme alla
spiegazione di Janet, portata all’iperbole da Croco e da Grassbt. Quello
psicometro per eccellenza che è l’attenzione, è in tutti noi sveglia e attiva,
niente affatto distraibile nè passiva. 1 “ fe¬ nomeni „ ci interessano, ci meravigliano,
sia pure, ma non ci turbano trasportandoci all’entusiasmo : le nostre espres¬
sioni di ammirazione sono studiate a bella posta per ren¬ derei vieppiù
benevolo “ John King „ che lavora nel subli¬ minale di Eusapia; o per
ammansarlo se scopriamo che egli ci sospetta dissuasi o sfiduciati. Mettiamo a
buon frutto in tal modo le nostre esclamazioni di ostentato stupore, perchè ci
vengono ripagate in altre “ meraviglie „. È falso che dei percipienti,
come noi, cadano in condi¬ zioni tali da essere più suscettibili agli errori di
senso e più facili a giuntare. Fu asserito, non so da quale bello spirito, che
i medium professionisti lavorano volentieri sotto l’esame degli scienziati
perchè questi, abituati alla severa onestà dei loro Laboratori e delle loro
Cliniche, dove ogni affermazione di fatto è controllabile, sono più ingenui e
perciò più facili a cadere in trappola. Ecco: io non credo che questa
spiritosità scalfisca neppure la fama di esperimen- tatori come Crookes,
Schiapparelli, Lodge, Richet, Luciani [Bottazzi e Galeotti]. È un modo curioso
di stimolare la scienza “ ufficiale „, in cui questi “ antispiritisti „ per
pro¬ getto hanno fede, d’accingersi a ricerche di metapsichica. Però
osservo, a caso disperato, che il nostro gruppo non è composto di scienziati, e
che io vi figuro quale modesto — MESOLOGIA PELLE SEDUTE
MEDIANICHE “ uomo di scienza „ soltanto perchè sono professore in
una Facoltà medica del Regno. Debbo avvertire, ad ogni modo, che oltre ad esercitare
una continuata vigilanza sui nostri sensi e sul nostro raziocinio , noi ci
invigiliamo e correg¬ giamo l’un l’altro: formiamo un gruppo tipico di mutuo
soccorso contro l’illusione per parte nostra, contro l’inganno per parte della
medium , giacché nessuno di noi ha inte¬ resse o voglia di precipitare in
agguati, né di essere zim¬ bello di errori sensoriali e di giudizi avventati.
Lo scambio delle nostre impressioni sui fenomeni che ci riguardano di¬
rettamente (massime tra Barzini e me per la vicinanza all Eu- sapia) o che
percepiamo avvenire ai compagni, è fatto con franchezza, a voce alta, e con
quella maggior precisione che comporta la rapidità e la istantaneità dei
fenomeni. Non discu¬ tiamo, chè allora rallenteremmo o inibiremmo le manifesta¬
zioni, e noi non abbiamo tempo da perdere: un cenno, una parola, un sottinteso,
lo stesso silenzio ci bastano per co¬ municarci i giudizi sintetici che
formuliamo, e i sospetti che per avventura insorgono in noi, nè finora ci siamo
tro¬ vati mai in dissenso sulla autenticità dei fatti. Psichicisti o non
psichicisti, questa armonia fra noi è importante, seb¬ bene l’assistenza di
casa Berisso sia piccola: essa non de¬ riva da una “ omogeneizzazione
spiritistica ,, ina semplice- mente da affinità di intenti e da eguaglianza di
educazione. La mesologia delle nostre sedute è assai semplice: io ne
traggo motivo per dubitare con Bozzano dell’ipotesi psico- eolfettiva messa
avanti dall’OcHORowicz ; tuttavia non escludo la partecipazione di ciascuno di
noi al bio-dinamismo dei fenomeni. b) L'ordine e la quiete delle nostre
sedute ci as¬ sicurano su due cose: sulla bontà del controllo e sulla eli¬
minazione di ogni individualismo nelle percezioni e negli apprezzamenti.
1° Già sul primo punto ci tranquillizzerebbero per sé sole le condizioni di
rischiaramento in cui manteniamo la sala. Non concedendo quasi mai, se non per
corti periodi, ad Eusapia d’operare al buio assoluto (filtra sempre un po’ di
chiarore tra gli scuri delle finestre), noi siamo certi che le sue mani e le
nostre stanno al loro posto: per intanto io e Barzini, non solo discerniamo
nella penombra il biancore delle mani e del volto di Eusapia (se siamo in
semioscu¬ rità), ma sentiamo nettamente le prime in rapporti continui con le
nostre, la mia destra con la sinistra, la sua sinistra —
398 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il con la destra di Eusapia, ed
io veggo la mano di Barzini ed egli scorge la mia : noi ci diciamo pure a
vicenda la posizione e direzione dei due pollici, la cui morfo-fisiologia
semplicissima non ammette scambio. Quando, ad esempio, io avvertivo un tocco di
“ invisibile „, e lo definivo come eseguito da una mano sinistra (“ fluidica
„), è perchè non mi riesce arduo ricordare che se delle dita mi premono sulla
regione deltoidea posteriore di destra e restando di¬ rette con le punte verso
l’ascella si flettono in avanti, il pol¬ lice necessariamente sarà rivolto in
alto anche se non lo sento (ma il più delle volte si sente pure il dito grosso
! ) : e allora la diagnosi di “ mano mancina „ scaturisce legit¬ tima dalla
sintesi delle impressioni tattili e muscolari pro¬ vate. Se poi a un tempo
stesso io ho seguitato a stringere la sinistra d’Eusapia, che oramai conosco
minutamente, il fenomeno risulterà “ controllato „ in modo impeccabile , anche
se Barzini, o l’altro invigilatore avesse, puta caso, la¬ sciata libera la mano
destra , con cui non è possibile provo¬ care le sensazioni di tatto che
corrispondono alla morfologia della sinistra. Ma... Barzini non ha, certo,
lasciato libera la Eusapia di frodarci in maniera da far compassione! Per
noi il determinismo materiale, manuale, dei miracoli paladiniani è fuori di
contestazione. Non potremmo dubi¬ tare di raspature e fremiti che si sentono
nel piano del ta¬ volo, quando le mani d’Eusapia sono tenute in alto ; nè di “ raps
„ che si ódono entro il gabinetto, quando abbiamo le quattro membra della
medium sotto le nostre, nè di gon¬ fiamenti della tenda al vento misterioso,
quando Eusapia non può soffiarle per di dietro!... 2° Quanto
all’ingerenza del tipo mentale degli astanti, che mi era parso nelle sedute del
1901-1902 alquanto com¬ promettente per la realtà di alcuni fenomeni, massime
visivi (v. Tom. I, p. 274), adesso non è più il caso di assegnarle troppo
valore. Senza dubbio l’individualità dei pereipienti trasparisce ancora nelle
definizioni e descrizioni dei fenomeni che riguardano ciascuno di noi, ma
queste differenze non infirmano la validità delle osservazioni. Debbo dire che
a me e a Barzini, essendo noi sempre accanto alla medium, è toccata la massima
parte dei fenomeni; ma li connotavamo ad alta voce con la parsimonia maggiore
per non intralciarne la successione: Barzini, poi, ci metteva quella concisa
pro¬ prietà di termini, che tutti ammirano nelle sue corrispondenze speciali,
dondechè vengano e qualunque ne sia il tema. In casa Berisso non ho avuto
occasione di lamentare LA QUESTIONE DELLO SPAZIO E LO
SPIRITISMO 399 quell'eccesso di imaginazione
descrittiva che mi aveva col¬ pito al Circolo Minerva. Anche il particolarismo dei
feno¬ meni visuali mi è stavolta risultato minore, pur conservan¬ dosi da
questo lato un po' più di diversità individuale nei percipienti. Sono sempre
del parere che certe “ personifica¬ zioni „ di fenomeni luminosi e di
stereoplasmi siano princi¬ palmente inspirate, connotate e rese più o meno
identifica¬ bili dal complesso dei fattori psichici personali (attesa, emo¬
zione, affetto, proselitismo, ecc.); ma ammetto che si debba assegnare un
ufficio di non lieve momento anche agli ele¬ menti fisiologici, che non sono
sotto il dominio della vo¬ lontà nè dello stato di animo (grado di sensibilità
tattile e barica, cutanea e muscolare, visus, senso acustico, ecc.).
* * * Lo Spazio, l’Ispcrspazio... e gli “ Amici dello
spazio „. In due modi la questione metafisica dello Spazio si con¬ nette
allo spiritismo: — per la sede assegnata agli “ spi¬ riti „ , massime dei
disincarnati, che rappresentano la legione precipua fra le “ entità occulte „ ;
e per la congetturale fa¬ coltà ad essi attribuita di agire in uno spazio
trascendente al nostro, ossia non euclideo, a più di tre dimensioni. Dirò poche
parole anche su questi due punti, sebbene siano fra gli aspetti principali
della dottrina: me ne porge il destro l’esperimento della funicella
annodata. La forma e la sede degli “ agenti occulti „ NELLO
SPAZIO. A) Gli “ spiriti „ hanno una morfologia spaziale, e con ciò non
sono “ spirituali „. Lo Spiritismo antropomorfizza i suoi “spiriti, di
tal ma¬ niera, che è costretto a imaginarseli composti per metà di una sostanza
materiale sottilissima foggiata sempre come un corpo umano vivente : essi
vivono o sopravvivono in quanto sono provveduti, secondo il dogma
pneumatologico, anche del cosi detto “peri spirito,, o “coipo astrale,. Nella
esistenza ultra- o superterrena gli umani sono ridotti aU'anima rivestita inse¬
parabilmente del suo primo astuccio o involucro ( sic), al quale, per divenir
tangibile e visibile ai superstiti e per potere agire sugli oggetti terrestri,
abbisogna poi una fusione o combina¬ zione (fisico-chimica?) o meglio una
miscela (molecolare?) tran¬ sitoria coll’analogo primo astuccio o involucro
dello spirito di taluni viventi privilegiati, i “ medi „. Con che lo “ spi¬
rito 4- perispirito , nel quale è supposto sopravvivere ogni essere umano,
conserva di quest essere tutte le proprietà fisiologiche e psicologiche.
Infatti, oltre al pensiero perso¬ nale e cosciente, che, al più, dovrebbe
costituire la sua sola ed unica essenza nell’ Al di là (spiritualismo
classico), esso è senziente e reagente come tutti gli organismi, ossia sente
gli stimoli e imprime moti ai corpi fìsici della superficie del pianeta
(vitalismo). In soprappiù, lo * spirito , può anche foggiarsi a ino’ di
pseudo-materia, che i nostri sensi arrivano a percepire tale quale con tutte le
caratteristiche di un or¬ ganismo corporeo (somatisrao — materialismo).
Dunque, uno “ spirito „ è un essere umano diverso da noi solo perchè
ordinariamente rimane invisibile e non lo sen¬ tiamo occupare in modo
impenetrabile lo spazio che ci cir¬ conda, e perchè non mangia nè beve, non
patisce le conse¬ guenze nè lascia i residui di queste due necessità terrene,
quantunque poi possegga le facoltà del sonno, del torpore e anche quella di
delirare e di cadere in ipnosi. Ma in date circostanze, quell’essere “
spirituale „ diviene sensibile al tatto, ossia duro, impenetrabile, resistente,
con tutte le qua¬ lità spaziali della materia, e anche visibile, ora vaporoso
ed ora solido, ma opaco, così da intercettare e da riflettere i raggi luminosi
al pari di ogni corpo fisico . . Sono concetti “ spiritualistici „ (1) di
una primitività stre¬ pitosa: e Luigi Bocbdeau ne ha egregiamente dimostrata la
miseria e la genesi mitico-sociale nei suo solido e denso Problème de la Mori
(Parigi, 1893'. Concepiti gli “ spiriti „ dei disincarnati nè più nè meno
dal come li imaginano da secoli i popoli animisti, ne viene per inevitabile
conseguenza che per possedere una personalità e per non spandersi in seno
all’Etere o all’Anima universale, essi debbono avere sempre una estensione ed
una configu¬ razione. I medi infatti li evocano, e li veggono (ossia li
esterio- rano) sotto determinate figure: ma gli spiritisti dicono che
MATERIALISMO E DINAMISMO SPIRITICI 401 ciò
avviene per facilitare le comunicazioni fra i due Mondi. E in realtà, se sono “
persone „ costituite non di puro spi¬ rito, ma con sostanza fluidica o vitale o
eterea purchessia, gli spiriti occuperanno uno spazio limitato nello spazio
illimi¬ tato; saranno, cioè, degli esseri finiti entro V Essere infinito. Da
ciò una prima loro relazione spaziale di una materialità desolante. Ecco perchè
“ John King „ non è imaginato da Eusapia, e ordinariamente da chi lo accetta
per reale (?), come un che di dinamico diffuso nell’Universo , bensì come un
che di concreto e di condensato e di determinato, a con¬ torni fisici somatici.
Recentemente il soffio delle nuove teorie scientifiche sulla costituzione della
materia è penetrato nello spiritismo (su¬ periore), e gli ha fornito un
concetto meno barocco, o un po’ più elevato dello “ spirito I più colti
pneumatologi mirano oggidì a definire lo spirito dinamicamente, ossia come un
aggregato di innumerevoli “ centri o sistemi di forza Ciò migliora alquanto le
cose e dà anche un sapore di “ mo¬ dernismo „ alla vecchia e fradiciccia
dottrina. Ma ad intendere lo spirito in senso platonico, ossia non esteso, non
legato a nessun corpo, non assoggettato a nessuna struttura o legge organica,
lo spiritismo si rifiuta (Carus); e il “neo-spiritua¬ lismo» rimane solo un
materialismo porfirizzato, passato per l’alambicco della superstizione animistica.
È possibile sperare che la massa dei suoi gregari si innalzi sino a quel senso
filosofico delle Cose, che è tanto raro anche fra i così detti scienziati ? C è
da dubitarne, leggendo le grossolanità che si nascondono fra le pieghe dei loro
sofismi e delle loro fan¬ tasticherie. Dunque, John King e i suoi
compagni restano i prodotti di una sublimazione arrivata fino al “ dinamismo „
: non ci allontaniamo, però, dalla fisica e dalla geometria dei solidi, cioè
dalla Euclidea pura, anche se loro si dà la cresima di esseri trascendentali» :
lo stesso Zòllner non ha fatto che trapassare nel trascendente ciò che gli
aramannivano i dati dell’esperienza. B) Gli “ spiriti „ hanno un abitato
spaziale e anche con ciò perdono ogni qualità spirituale. Se sono
configurati e se agiscono su porzioni della ma- feria, gli spiriti debbono
avere una sede da cui si spostano : ma in quale parte o in quale forma
imaginabile dello spazio? Qui i popoli animisti e gli individui
immortalisti hanno lasciato prendere la carriera alla loro imaginazione: chi
ha _ _ stiS sr sr*s* i — — IìIìtÉì^^ imi =z
/ 7 <*'^y / 1 c\y\ /Va' m un A i y
AH?l V 1- «®» .- V ; l ,>■ V > ‘w \ / ~
■“SfifiSìSSSsSsSSSIS nostri bimbi di qnattr’anm!]. *-sa 5*sr
M.»i "jg^ygy^* Smente "la ISÌSSk che'eomunicano
DOVE ABITANO GLI “ SPIRITI 403 dal dare ragguagli
precisi sul mondo di Là; per ciò nello spiritismo militante è di prammatica di
ascoltare le loro “co¬ municazioni „ ed i “ messaggi „ senza chiedere donde
ven¬ gano e dove sia il loro soggiorno abituale. Questi soprav¬ viventi si
guardan bene dal dircelo, oppure cadono, se lo tentano, in un materialismo
peggiore di ogni cauto silenzio. Qui esistono dissensi gravi Irai
dogmatisti: qualcuno non osa affrontare il problema, quasi ne avesse pudore
gnoseo¬ logico. Ma con un largo volo di sintesi li possiamo dividere in tre
categorie: i realisti, i metageometri e i metafisici. — 1 primi assegnano
puerilmente agli spiriti una residenza precisa nello spazio: l’atmosfera
terrestre, i pianeti (anche le lune, comprese quelle famose di Urano?) e le
loro atmosfere parti¬ colari, gli astri, gli spazi siderei, oppure quello
spazio vuoto e indeterminato che diciamo Etere. — I secondi non scen¬ dono a sì
fatte determinazioni, amano la metafora, parlano di un “Al di là „ , di un “
Lato opposto „, dì un altro “ Estremo di Linea „ o di un altro “ Piano „ ora
superiore ed ora inferiore, ma sempre diverso dal “ nostro „ ; qualcuno accenna
ad un “ Ultra-spazio , ad un “ Mondo ultraterreno „, o ad una “ Sfera più alta
, . È una concorrenza di ter¬ mini geometrici, anch’essi distillati e
sublimati, con un po’ di ritorno alla cosmologia dei Caldei, di Bkroso e di
Tolomeo,.... tanto per non perdere mai il colorito “ esote¬ rico „. — 1 terzi
ed ultimi sono metafisici nel senso genuino aristotetico: vanno al di là della
fisica ordinaria, ma sempre ne portano con se le nozioni e i concetti : così ci
parlano di un “ Mondo più luminoso „,di una “ Luce „ più vivida e pura .
, non badando che la luce non esiste fuori di noi ed è un attributo delle
cose solo pei nostri sensi e cervello. Insomma, abbiamo sempre un
antropomorfismo malamente coperto nel labirinto ingenuo della parola (v. fig.
p. 402). Ed ecco come, mediante i lazzi di “ John King „, noi respiriamo
un’aura non più terrena, e saliamo di un piano, gettando lo sguardo nelle
tenebre dell’ Ultra finem. C) Gli “ spiriti „ hanno tra di loro una
gerarchia di sviluppo e di sede spaziale, e ancora con ciò sopravvivono nella
più completa tnaterialità (umana). Se non che, si presenta ora un secondo
principio, quello della evoluzione spiritica (non oso più scrivere
“spirituale,,). Oli spiriti sono di varie gradazioni, e naturalmente, secondo i
dogmatici, dimorano in luoghi diversi dello spazio. In fondo, gli uomini hanno
una fantasia piuttosto povera : applicando all’Al di là i loro criteri sociali
di valutazione, essi imaginano sempre un mondo spirituale costruito sulle caste
e classi di quaggiù o sulle gradazioni terrene di ca¬ pacità, di merito e
demerito: la scala assiro-ebraico-cnstiana, che va dagli Angeli agli Arcangeli,
dai Cherubini ai lroni ed alle Dominazioni , è il modulo leggendario su cui lo
spiritismo si è adagiato nella sua empirica acquiescenza di aprirci una
finestra nuova sulle ombre del Mistero. Seguiamo per un poco l’umile e antifilosofico
ragionamento. a) Quelli di primo grado, i disincarnati grossolani, che
non si possono liberare dai loro appetiti e dalle loro abitudini, che stanno
attaccali alla loro esistenza terrena, non salgono molto: sopravvivono
nell’atmosfera, e vi errano qua e la, sono cioè viaggiatori a biglietto
circolare economico. Certuni non si allontanano dal luogo dove vissero amarono
od odia¬ rono, e dove accumularono tesori od esercitarono un mestici e. Se pòi
morirono di morte violenta, per assassinio o per sui¬ cidio, sopravvivono nel
luogo istesso della tragedia o là dove sono le loro spoglie, trattenutivi da
vere fissazioni, ora ven¬ dicative e manifeste cogli strepiti e colle danze di
stoviglie nelle case infestate, ed ora pianamente professionali, come sarebbe l’apparecchiare
le tavole da pranzo se in vita erano stati dei domestici, ecc., ecc. Ombre di
Banco nella. possente fantasia di uno Shakespeare, ma qui larve plebee, come
plebea è la imaginazione che loro ha dato nascita! Talvolta questi “
reduci „, non si sa se volontari o in¬ volontari, dall’ Al di là, sono
imbestialiti in monoideismi sin¬ golari, come quello di venire a cercare un
oggetto perduto, un documento ecc., o come l’altro (favorevole all; egoismo dei
superstiti) di apparire per preannunziare pencoli, di¬ sgrazie e morte ai
discendenti, nel che eccellono le famose “ Damo bianche , dei castelli feudali
o principeschi. Qual¬ cuno ritorna spinto ancora dalle inclinazioni e passioni
della sua esistenza terrena: tale quel birraio, dilettante del turf, che
appariva per accalorarsi da bravo anglo-sassone in di¬ scussioni sulle corse di
cavalli (leggerne la inverosimile istoria, accolta per buona dallo stesso
Gorney e dalla Siduwick, in “ J. S.f. pR,, marzo 1901!). Quando poi gli _
spiriti „, al pari delle anime impaurenti i popoli selvaggi, si attardano a
sopravvivere e a manifestarsi attorno alle tombe, man¬ tengono nei superstiti
la vecchia, demopsichica paura dei morti e dei cimiteri. Terra tegit
Cameni , tumulum circumvolat Umbra, Manes Orcus habet, Spiritus astra
petit; antava Ovidio, mettendo in versi scorrevoli, che noi diciamo
classici, l’idea popolare allora nel Lazio e nella Etruria che l’uomo fosse
quadruplo , cioè composto di un corpo, di un’ombra semi-materiale e spesso
visibile, di un “ mane „ preternaturale o, come adesso diremmo, animico,
destinato al culto di famiglia, e di uno spirito, il solo degno delle re¬ gioni
sideree. Proseguendo nella umanizzazione dell’altra vita, i siste¬ matoti
dello spiritismo non si peritano dall’assegnare a questi “ spiriti „ cosi poco
diversi dai viventi un destino gerarchi¬ camente basso. Tutti questi
disincarnati inferiori o mani aspettano il momento di reincarnarsi in qualche
germe umano propizio o, meglio, di salire a qualche sfera accessibile. Si è
persino imaginato (sulla guida degli occultisti) che cotali dis¬ incarnati
siano immeritevoli della “ immortalità „, e che consumino la loro esistenza
postuma più o meno breve nella missione poco elevata di fare da “ spiriti-guida
„ dei medi inferiori o di intervenire a creare disordini e oscenità nelle
sedute dei medi migliori. Il “ John King „ della Eusapia Paladino
apparterrà di certo a questa categoria di disincarnati poco evoluti, insieme
con lo spirto “ Piscator „ del medium Karin di Svezia (H. Wijk). Salvo qualche
rara infedeltà egli non lascia da quasi trent’anni, le sottane di Eusapia,
pronto a scuotere il tripode della sua Pizia e a folleggiarle d’attorno,
compiendo adesso una mis¬ sione burlesca di gran lunga inferiore a quella
teologica d'una volta e a quella patetica di sua “ figlia „ o “ sorella „, la
dolce “ Katis „. b) Ma ben altra sede e ben diversa sorte toccano agli
spiriti di grado superiore. Essi sono i veri astrali, i siderei, gli “ amici
dello spazio » : stanno lontano dalla terra, nell’ Al di là genuino, molto in “
Alto „ (questo concetto astrologico del “ Cielo „ vige da tempi immemorabili e
fermenta tuttavia nelle subcoscienze umane). Essi scendono di là ad inspirare i
medi intellettuali, o a parlare col mezzo delle tavole a con¬ tegno più serio.
Sono gli spiriti-istruttori, non più buffoni come il povero “John„, ma
pedagoghi austeri come “Edusa, o “ Il Genio „ di Piérart, o “ Emanuele „ di
Forsboom, o “ Rector „ di Moses e della Piper, o 1' “ Orientale „ della
NoEGGERATn; essi sono i risvegliatori d’alti concetti filo¬ sofici o poetici
celati nel subconscio degli evocatori, come T “ Ombra del sepolcro » di casa
Hugo a Jersey o come l’inspiratore foureriano di Eugenio Nus. Questi “ spiriti
„ eletti sono chiamati a progredire, ma più si perfezionano ed elevano, e
più rari divengono i loro rapporti coi terrestri, sino a che si allontanano
ordinariamente dalle nostre “ Sfere » e passano a “ Piani „ di un occulto
insondabile. Vero che vengono o, meglio, sono venuti ancora Mosè,
Pitagora, Càkya-Muni, Socrate, ed altri grandi antichi, ma nessuno che avesse
un’età oltre a 2500*3000 anni: tanto che non è mai tornato, nonostante che la
imbalsamazione ce ne* abbia conservato meravigliosamente i corpi, nessun
Faraone 0 Egizio delle prime dinastie, nè Manete, nè Sesostri (Ram- sete) così
cari agli Occidentali. Questa selezione di perso¬ naggi entro ai limiti
accademici della storia scritta o nelle tradizioni dell’esoterismo sacerdotale,
dimostra a chiare note la psicogenesi dei “ messaggi „. Quanta ingenuità nella
so¬ pravvivenza di questi grandi morti, soltanto perchè il rispetto popolare
verso il loro potere e il genio, o la venerazione mistica verso il mistero
della loro esistenza, li hanno catalogati da secoli fra gli uomini degni
allegoricamente di immortalarsi ! Qui conviene ricordarsi una
curiosissima disuguaglianza che certi spiritologi suppongono esistere tra gli
nomini. Non tutti (essi dicono) potrebbero sperare 1’ “ immortalità „, giacché i
meno forniti d’intelletto e di cuore muoiono m foto, anima e corpo, quando è
giunto il loro momento: solo gli individui più intellettuali, pauci electi,
sopravvivrebbero e diventerebbero gli abitanti dello spazio ultraterrestre.
Carlo Marx stesso sarebbe imbarazzato a togliere di mezzo questo destino
diverso degli umani, al quale arride persino il pen¬ siero immortalista di un
Camillo Flammarion ! La discesa inspiratrice degli spiriti superiori
dagli spazi siderei o dai piani astrali, e la incomposta attività peri- geica e
peritiptica degli inferiori, non saranno eterne. Già, a voler dire la verità,
si sono rivelate quasi ad un tratto, nel modo intensissimo che tutti oramai
conosciamo, solo da mezzo secolo, e in America: ma può darsi che non durino più
che tanto. I magni spiriti fanno comparse sempre più rade; e quelli di grado
mediocre, i disincarnati semplice- mente parentali, pare che incontrino adesso
qualche mag¬ giore ostacolo per dare messaggi ai loro “ cari C’è dunque
il caso che “ John King „ scompaja a sua volta dalle sedute di Eusapia, e, dopo
avere fatto tante pro¬ dezze e gerito tanti affari della medianità
professionale, si risolva a scomparire. Investigatori dello stampo austero di
un Sidhwick o di un Hodgson o di un Hvsloi’, così disdegnosi di quella sua
fenomelogia fisico-meccanica, che pare ideata in un vicolo di Santa Lucia
a Napoli, sarebbero capacissimi di farlo scappare e di ridurne i “ miracoli „ a
puri fenomeni di au¬ tomatismo senza falsa vernice di “ spiritismo E chi sa che
onesta dissoluzione di una entità occulta troppo vicina allo “spazio terrestre,
non si effettui più presto di quanto si crede! Col progredire delle ‘
ricerche psichiche , c’è da circa dieci anni un manifestissimo diminuire delle
comunicazioni tra l’Al di qua e l’Al di là. Forse gli “ spiriti „ cesseranno
fra non molto le loro relazioni fisiche con questo mondo: effettivamente ,
inspirano talvolta i loro medium per^ un certo tempo , poi li abbandonano ;
partono come “ Katie King ,, e spesso insalutato hospite. Cosi si vede
dileguare il vecchio spiritismo sotto il contraccolpo di diverse cause
perturbatrici, fra cui non ultima l’eccessiva smania di inda,- gare degli
psicologi, e le riduzioni prudenti degli psichicisti. ° Oramai le comunicazioni
fisico-materiali del mondo spiri¬ tuale passano nella categoria dei “ fenomeni
pseudospiritici , (Hyslop): oramai non vi sono quasi più che i morti della
Piper cui ancora si presti un po’ di fede, e forse, ma in seconda fila, anche i
morti condotti dallo “ spirito Nelly , a comunicare mediante la Thomson.
L’Hyslop, che, mancato il Myebs, si atteggia adesso a legislatore del novello
assetto degli studii psichici, ci ammonisce che i soli fenomeni che possano
pretendere di avere valore per la ipotesi spiritica, sono i psicologici. Così
tutta la clamorosa e varia, attività comunicante “ spiritica , in modo fisico o
meccanico, dalle sorelle Fox alla Eusapia, viene buttata in un canto. L’Aksa-
koff, con la sua separazione dei fenomeni * animici , dagli “ spiritici ,,
aveva cominciata codesta eliminazione del ma¬ teriale cotanto prediletto al
volgo degli adepti; ma I’Hyslop accenna a ricondurre lo spiritismo a sempre più
* pure , sorgenti, anzi a trasformarlo in psichismo, e nulla più. Si riabilita
Allan Kakdeo , per lo meno nel disprezzo per quella fenomenologia fisica dello
Spiritismo che i gregarii, facendo degenerare le sue stesse dottrine, avevano
finito col mettere quasi al primo posto fra le “ prove , della spiri¬ tualità e
sopravvivenza dell’anima. Insomma , tutto il cumulo enorme di “
comunicazioni , puramente fisiche e senza contenuto intellettuale degli spiriti
e spettri inferiori, percussori o materializzatori, compreso “ John King ,,
costituisce per I’Hyslop e per gli psichicisti anglo-americani della sua forza
critica, una prova bastarda, fatua e perniciosa per il problema della V ita
futura. Qualcuno meno severo, come il Carrington, lascia ancora passare i
fenomeni telecinetici di Home e le materializzazioni della Cook-Corner, perchè
c’è di mezzo W. Ckookes, il cui nome illustre blandisce l’orgoglio
anglo-sassone (cfr. Physical phe- nomena, p. 321). Ma I’Htslop passa diggià
sotto ostentato silenzio in tutte le sue opere il fantasma di “ Katie King
forse perchè era costrutto con troppa materialità: il neo-spiritismo purificato
si deve contentare degli effetti intellettuali della medianità di un Moses (che
nessun uomo di scienza, nessuna commissione mai studiò e sottopose ad esame!) e
di una Leonora Piper. Detronizziamo dunque Socrate, Platone,
Sant’AGosTiNo, San Tommaso, Descartes, Leidnitz, Kant, Hegel, e tutti quanti i
grandi edificatori dello spiritualismo idealistico e dualistico: “ la
filosofia, scrive l'ex-professore deH’Università di Columbia, la filosofia è
impotente e non ha alcun valore per provare la Vita futura „ (Science and a
future Life , 1905). Allo spiritualismo debbono bastare il “ Doti Phinuit „, e
“ Giorgio Pelham „ ovvero anche “ Imperator „ col suo sèguito di personaggi
ignoti battezzati con un latino da docente di ginnasio (Stainton-Moses, da cui
la Piper s’è inspirata, non era per niente un “ lecturer „ di un collegio
d’Oxford). Ma via tutti i “ John King „ , via tutti i “ Pi- scator „, via tutti
gli spiriti acrobatici o suonatori di trom¬ bette, o picchianti sui muri! La
soluzione di quel proble- mino della Vita futura, che ha messo nell’imbarazzo i
massimi cervelli deirUmamtà pensante, si trova nelle dita della signora Leonora
Piper di Salem (e perchè non anche nel mignolo della signorina Elena
Muller-Smith?), quando scri¬ vono o battono ritmicamente sul tavolo per darci i
“ mes- saggi „ delle sue personalità oniriche secondarie . È un
colmo di ribellione antifilosofica per un ex-professore di Etica e di Logica
1 IL L’attività iperspaziale degli Spiriti. Lo Zollner,
sperimentando con Slade e con Eglintou, intravvide una fisica trascendentale in
certi loro fenomeni, che non trovava spiegabili con le formule e leggi della
geo¬ metria, fisica e meccanica ordinarie; congetturò pertanto che essi si
effettuassero in uno spazio diverso dal nostro, for¬ nito cioè di una quarta
dimensione a noi ignota. Questi fenomeni erano, in particolare, gli apporti, la
penetrazione della materia, i trasporti di oggetti senza contatto, la scrittura
fra due lava¬ gne sigillate, la magnetiz¬ zazione di un ago (raris¬ sima), il
passaggio di due anelli 1’ uno entro 1’ al¬ tro (v. fig.), la reazione acida
data a sostanze neutre (eccezionalissima), le impronte su mastice,
Esperimento degli anelli i nodi in striscio di cuoio secondo lo
Zòllxkr. o in funicelle suggellate ai due capi . S’eranogià
prodotti anche con Home, e or’ è poco li ripeteva un giovane medium
isterico di Kalomer ( “ Psych. St. „,'05). Ma “ John King „ ci si è dimostrato
refrattario alla più ardua parte di questi “ miracoli moderni,,: e per dir vero
ben pochi medi sembrano in grado di estrinsecare tutta la forza iperfisica,
metamagnetica e metachimica atta a produrli. Come non si parla più negli annali
spiritistici di “ profumi „ ineb- brianti l’assistenza, di “ melodie celestiali
„ e di “ incombusti¬ bilità del corpo „ (salvo per i leggendari fakiri
d’Oriente), così dallo Zollner in poi nessuno ha più veduto calamitarsi degli
aghi, nè acidificarsi delle soluzioni alcaline : tutto al più, gli aghi deviano
e i bagni chimici svolgono imagini metapsi- chiehe o psichicone su lastre
bromurate apparentemente vergini (Bakaduc). Sulle orme del celebre
astronomo di Lipsia si crede da parecchi che attorno ai medii fisicamente
potenti, fra cui sarebbe la Paladino, si produca una “atmosfera ultra-fisica „
in cui le leggi comuni di gravità, coesione, inpenetrabilità e inerzia della
materia sono sospese, e in cui lo spazio, questa “ categoria „ ontologica,
acquista altre dimensioni, oltre le tre che gli sono abituali. E bensì
vero che lo Zollner ebbe , da vivo, a subire l’accusa formale del Wundt
d’essere troppo vecchio quando sperimentava, e d’ essersi lasciato ingannare
dai suoi sensi indeboliti (alias, d’ essere stato lo zimbello dei medii); ed
ora che è morto, e che si ricordano la sua demenza senile e il suo ricovero in
casa di salute, qualcuno gli rinfaccia la tendenza alle allucinazioni (cfr.
Carrington, che è uno psico-spiritista credente in Home e nella Piper,
loe. cit., p. 28). Che più? gli si rimprovera perfino la sua incompe¬ tenza in
psicologia: I’Hyslop lo dice proprio “ entirely igno- rant „ nello sperimentare
sui fatti di coscienza (cfr. Border- land of Psych. Bes., 1906, pag. 235). Ali,
i modernisti in psicliismo non lisciano davvero il pelo ai loro antecessori,
solo che li sospettino troppo fiduciosi nel valore spirituale della
fenomenologia fisica più classica: al paragone, noi, * scienziati materialisti,,
li trattiamo coi guanti! Ciò non¬ pertanto, lo Zòllnkr, con la sua Fisica
trascendentale, viene tuttodì citato fra gli araldi dello Spiritualismo
sperimentale. E sopratutto la sua idea di uno spazio metageometrico, che ha
rallegrato e soddisfatto gli spiritisti. C’è in quel termine
qualificativo “ a N-dimmsioni , una tal quale speciosità occulta, che lo rende
pressoché incom¬ prensibile ai volgari: e gin, dove c’entra un po’ d'algebra
s’è sempre inclinati a scorgere delle nozioni superiori ! Ma pur¬ troppo lo
spazio pluri-dimensionale non è che un concetto mera¬ mente astratto, del quale
sembra prematuro e azzardosissimo ideare, anche in via di ipotesi, una
qualsiasi applicazione a fenomeni percepiti da un essere come l’uomo, che non
va oltre alla terza dimensione, e ci arriva pure con difficoltà. Basta
ricordarsi della storia della prospettiva in pittura! La ipotesi (la
chiameremo così per una concessione, giacché è tutta ricavata da analogie e
verosimiglianze arbitrarie) l’ipotesi dello spazio a «-dimensioni è nata da
eleganti ardimenti astratti e da disquisizioni gnoseologiche di insigni
matematici. Le dettero la prima spinta il Gauss, il Bolyai, il Saciieri ; ma fu
concretata, sebbene sotto forma diversa, da Lobatsciiewsky, Riemasn, Beltrami,
Sophos-Lie, eco., e l’hanno discussa seriamente, ora restringendone ed ora
ampliandone la portata, molti insigni studiosi (cfr. i lavori stoidci di Del
Re, Bouciier, Jouffbet). Passata sotto le forche caudine della critica di un
Helmiioltz, di Tanxéuy e Milhaud, l’ ipotesi ne è uscita col semplice attributo
di una possibilità ideale : ma qualcuno (massime fra gli occultisti) la
considera diggià come una realtà verosimile, il che è sostanzialmente diverso.
V’è poi chi costruisce su di essa o con essa persino nuovi Universi differenti
da quello sensibile e visibile. “Suppo¬ niamo che..., è la premessa solita di
questi fabbricanti di co¬ struzioni fantastiche. Da un canto , “ supponendo „
la esi¬ stenza di esseri a una sola dimensione (la linea) o a due sole dimensioni
(la superficie), si arriva con elegantissime deduzioni a descrivere e a
pensare, naturalmente, un mondo diverso dal nostro, che è costruito su tre
dimensioni e gli rimane per ciò “ superiore D’altro canto, “ supponendo ,
l’esistenza di altri esseri dotati della capaciti di percepire in una quarta o
in una quinta e magari in una ennesima dimen¬ sione e di agire congniamente in
esse, si imagineranno altri Universi più complicati del nostro, il quale, a sua
volta, loro rimarrà “ inferiore Sono congetture che allettano i
sognatori, i mistici, e alle quali la matematica si presta per la sua stessa
indole di scienza astratta. Nessun naturalista si proporrebbe un quesito
consimile : —“suppongasi che abbia vissuto o viva in qualche parte un essere
come l’ Ippogrifo o la Chimera: quali le sue funzioni e abitudini di vita, e
come collegarlo al noto pro¬ cesso dell’Evoluzione organica?, — - Nessun
fisiologo si fa l’altro problema metabiologico: — “che cosa sarebbe dell’orga¬
nismo umano se il rene, in luogo di secernere urina, ser¬ visse a formare del
latte? . ! — Ma in geometria, che lavora su puri simboli, e non su fatti, la
ipotesizzazione (mi si scusi il termine) dei suoi concetti astratti sembra
legittimata senza alcun confine. “ Se il fatto di una quarta dimensione (si
dice) ha l’apparenza di urtare contro ogni possibilità, non osta per altro al
ragionamento , (Ballatoio:) : e intanto, con questi raziocini alati e icàrei si
finisce coll’abbandonarsi all’acrobatismo mentale di applicare un’ “ idea ,
imaginosa e inverificabile ad un “ fatto „ reale, ma oscuro! Qualche anno
fa R. de Saussure imaginò che noi fossimo circondati da uno spazio a quattro
dimensioni senza accor- ' gercene : difatti, egli scriveva, “ questa ipotesi
non è assurda, inquantochè, anche se lo spazio in cui viviamo avesse più delle
tre dimensioni che percepiscono i nostri sensi, non pos¬ sederemmo alcun
indizio per renderci conto della quarta che non percepiremmo „ (“ Ardi. Se.
nat. „ , Ginevra, ’91). Ma per l’appunto qui sta l’ostacolo: ossia nelle
facoltà accordate ai sensi dell’uomo reale, non già di un essere imaginario
dotato di facoltà supernormali. Uno spazio che sia differente da quello solo
che per noi è realtà , si potrà imaginare, ma non già applicare a fatti che poi
cadono sotto sensi incapaci di percepire una quarta e tanto meno una quinta o
una ennesima dimensione. E con cose impercettibili, appena ima- ginabili in
forma confusa e indefinita, ma impensabili, non si ha diritto di interpretare
le forme e gli atti di entità oc¬ culte bensì, come gli “ spiriti „, ma agenti
nel comune nostro spazio a tre dimensioni. Giunge però a questo punto il
rinforzo prestato dall’idealismo nelle sue vesti pragmatistiche, il quale dice
che anche lo spazio tridimensionale è un puro effetto illusorio e una semplice
convenzione. Il Poincaré ha discusso recen¬ temente, con sottile competenza, la
questione ( La science et l’hi/pothèse, 1904). Lo spazio geometrico, ossia
quello posto dai geometri a base delle nostre nozioni in scienza matematica, in
meccanica, in fisica e in biologia, ha le seguenti proprietà : è continuo; è
infinito; è a tre sole dimensioni (v. fig.); è omo¬ geneo; è isotropo,... ma è
pur esso un mito, una convenzione. La nostra percezione delle tre
dimensioni spaziali. [a. angolo formato dall’o/teaa e dalla hrqhezsa-. a
a, a ò, tìh. il piano della *uperflcie\ — de n p, la profondità, da cui
desumiamo il volume] Invero lo spazio rappresentativo, quello normalmente
per¬ cepito dalla vista e dal senso muscolare, non ha tutte quelle proprietà:
non è intanto omogeneo, nè isotropo ; e quanto alla infinitezza, la non si può
provare. Dunque, anche la geometria comunemente ammessa, la Euclidea, è ideale
: si raffigura e mette in opera solo dei corpi ideali (solidi). E così è ben
possibile che ne esista un’ altra non-euclidea, anzi che ne esistano più altre
differenti da quella conven rionalmente costruita dagli uomini per loro uso e
consumo, e codificata da Euclide. Sono sempre concepibili degli esseri
senzienti e intelligenti che vivano in uno spazio dove, ad esempio, la linea
retta non sarà la più corta fra due punti e dove due linee parallele si
incontreranno... Si noti intanto che lo spazio metageometrico di Lobatchewskv è
essenzial¬ mente diverso da quello di Riemann, e così via via. Ma codeste
metageometrie riemanniane, beltramiane, zoll- neriane. sono esse proprio capaci
di farci progredire di un passo solo nella intelligenza dei fenomeni provocati
da Eu- sapia? Io veggo e sento muovere un tavolo, spostarsi una seggiola,
girare una manovella, accendersi una lampada elettrica, mettersi a
oscillare un metronomo; e li veggo e li odo entrare in movimento con sensi che
non vanno oltre a tre dimensioni : anche se applico a codesti fatti la imagine
irreale di una quarta dimensione perchè si movono senza che alcuno li tocchi,
ne capisco un iota di più? Ammesso pure che sotto i miei occhi un oggetto
materiale penetri in un altro, o lo traversi senza distruggerlo, io mi
imaginerò, al più, una loro “ fluidificazione „ effimera e parziale non per¬
cepita dai miei sensi ; ma per quanti sforzi faccia con la mia mente non
arriverò mai a comprendere qual parte in codesto fenomeno (dato che Eusapia sia
in grado di produrlo) spet¬ terebbe ad una “ quarta dimensione „ , di cui non
ho invero nessuna idea precisa. . Perciò l’ho detto : la congettura
di uno spazio pluridimen¬ sionale e la ideazione di una geometria non-euclidea
empi¬ ricamente utilizzabile, non meritano neanco il titolo di ipotesi. Sia
pure che neUe “ ipotesi „ della scienza si trovi sempre dell’ arbitrario e che,
in fondo, esse si inspirino a pure ana¬ logie e a semplici verosimiglianze : ma
l’esperienza è poi destinata a verificarle, e la loro sussistenza è
giustificata da. ciò che esse coordinano nozioni staccate senza preoccuparsi
troppo delle lacune. Qui invece siamo nell astrattezza più completa, fuori di
ogni capacità sperimentale e argomentativa della mente umana qual'è prodotta da
un dato organismo, e non da un altro: qui navighiamo iu un mare nebuloso senza
sponde, dove siamo sicuri di non toccar mai teira,.... eccetto che la
Evoluzione biologica, proseguendo a perfe¬ zionarci organi e funzioni, non ci
conduca col tempo al possesso di qualche nuovo, meraviglioso senso per le
perce¬ zioni pluridimensionali. L’ ipotesi degli spiriti di
“disincarnati,, o d altra natura, agenti nel medianismo è già un bel po’ avanti
nelle teme¬ rarie superfluità della imaginazione: ora, che cosa dire di quest’
altra vaporosissima aggiunta, che serve solo a nascon¬ dere, tra le pieghe
labirintiche del verbalismo, la completa nostra ignoranza delle forze che
agiscono in certi fenomeni naturali? Aggiungendo buio a buio, neanche il Jeova
della Genesi di Mosè... o di Kardec-Flammarion, saprebbe creare della luce!...
Se si vuole stare nel positivo e nello speri¬ mentale. come si vantano gli spiritisti
e come intendono di procedere i seri psichicisti, bisogna rinunziare per ora a
queste fantasticaggini, lasciarle agli occultisti, agli erme- tisti e rosa-(-
crociani, fors’anco concederle ai teosofi, ma non inquinarne la psicologia
supernormale. LA SEDUTA. Compendio della serata. I.
Rinforzo della catena. Pino ad oggi, nonostante i vivi nostri
incoraggiamenti al fantastico “John King,, e a malgrado della piena armonia del
nostro gruppo, le sedute della serie 1906-7 non ci ar¬ recano novità di
rilievo, e sopratutto non ci portano verso le grandi e rare manifestazioni
della medianità plasmatrice : noi vogliamo, intensamente vogliamo vedere i
fantasmi, e una seconda edizione della famosa seduta di casa Avellino (v. Tomo
II, p. 214) è alla cima dei comuni desiderii. Ma, come fare ad ottenerla se in
Eusapia sembra diminuita la potenzialità medianica ? Per consiglio di
qualche abituale cultore dello spiritismo, che ha voluto portarci l’aiuto della
sua esperienza, abbiamo pensato che fosse il caso di rinforzare il “ circolo „
mercè l’intervento di persone notoriamente versate in materia, sim¬ patiche
alla medium e in parte dotate pur esse di poteri mediuinnici. Chi sa, ci
dicemmo, chi sa che un apporto di simpatie e di facoltà congeneri non valga a
produrre quella convergenza e coerenza di forze bio-psichiche, dalla quale,
secondo alcuni studiosi (p. es. Oohorowicz, Maxwell), di¬ pende il successo
delle sedute costituite da soli spiritisti ? Perocché l’esperienza insegna che
la presenza di certe persone rende più conseguibili i fenomeni, mentre la
presenza d’altri li disturba o li impedisce. È questo un fatto organico, ossia
dipendente da condizioni biologiche individuali, o non è in¬ vece un semplice
effetto psicologico di suggestione sul sen¬ timento d’autofiducia nel medium
? Non discuterò questo punto fino a che non si posseggano notizie più
attendibili intorno all’esistenza di una radioat¬ tività bio-psichica umana (ed
animale). Io ritengo prematuro trarre dalle sedute spiritiche, come sono oggi
organizzate, RINFORZO DELLA CATENA MEDIUMNIOA 415
le conclusioni del Maxwell, il quale parlando per l'appunto del
contributo diverso apportato dagli assistenti alla feno¬ menologia medianica,
scrive (1. c., p. 43): “ Si direbbe che la facoltà di emettere la ignota
forza (bio- psichica) sia diffusa inegualmente, che essa costituisce una pro¬
prietà fisica dell’organismo, e che a suo riguardo l'organismo stesso si mostri
positivo o negativo, emanante o assorbente Evidentemente l’egregio
magistrato-medico allude qui alle ipotesi sulla 6 polarità delle correnti „
sistemate da Chazarain e Dkcle, o a quelle consimili della “ forza „ e “ aura
ueu- rica „ enunziate da Baréty, Baraduo, Joire : ed io sono disposto a
riconoscere con lui che, avanzando con prudenza e con migliori metodi
sperimentali su questo terreno pres¬ soché vergine della biologia, noi
acquisteremo nozioni in¬ sperate. Ma osservando i fatti con occhio di
psicologo, mi è parso più probabile (almeno in riguardo alle grandi proie¬
zioni biofisiche della Paladino) che la partecipazione degli astanti ai
fenomeni si estrinsechi preferibilmente nella sug¬ gestione del subconscio e
nella stimolazione dell’automatismo del medium, pur lasciando una qualche
efficacia alla emis¬ sione e all’assorbimento mutuo di energia radiante, e
assai minore influenza alla trasmissione extrasensitiva ed extra- sensoriale
del pensiero (telepatia). Qualcuno mi aveva susurrato all’orecchio fin
dalle se¬ dute del 1901-2, che la Eusapia sia gelosa dolla propria supremazia,
e non vegga con piacere entrare nella catena altre persone dotate di poteri
medianimici, anche se deboli e limitati alla psicografia ed alla semplice
tiptocinesia : co¬ sicché, in luogo di aiutare, la presenza di queste possa
anche danneggiare le manifestazioni. Ciò ridurrebbe la cosa entro i confini del
semplicismo psicologico, adeguato alla menta¬ lità non troppo evoluta della
Napoletana. Ma la nostra scelta non poteva svegliare le ombrosità di Eusapia; i
nuovi ag¬ gregati al circolo di casa Berisso erano jersera il cav. Carlo
Peretti, la di lui moglie sig.a Giuditta e una di lui nipote signorina Delia
Susini, il sig. Luigi Montaldo e la con¬ sorte sig.* Attilia, coi quali tutti
la medium è in relazioni amichevoli da più anni, avendoli avuti molte volte
alle sue sedute di Genova, come ho narrato in altre mie Note (cfr. Tom. I, pag.
326 e Tom. II, pag. 215). Cosicché, mancando stasera E. Bozzano, siamo in
numero di dieci, oltre Eusapia; e questo numero dicono i fasti dello spiritismo
militante che sia ancora propizio : in troppi, nuocerebbero. Ma il
rinforzo del circolo di casa Berisso non ha dato tutto il frutto che ci
attendevamo : la Pitonessa ha fatto bensì lieta accoglienza ai nuovi venuti,
che per la loro perizia in spiritismo sarebbero stati come gli epoptici o
iniziati d’ul¬ timo grado dei Misteri Eleusini ; ma non ci ha portato fuori dal
girone esoterico, cioè pedantesco, di esperienze cui ci ba ormai assuefatti. È
proprio una “ legge di parsimonia come scriveva Kant, quella che domina adesso
nella media¬ nità della Paladino : non per la via più lunga e varia, nè più
interessante pei suoi clienti essa ora procede, ma per la via più corta ed
abituale. Non c’è qui la evidentissima dimo¬ strazione che tutto il suo
spiritismo di maniera — nel quale a me pare inconcepibile che qualcuno presti
fede “ spiriti¬ stica „ altro non è se non individuazione eusapiana della
attività ed abilità medianica? S è cominciata la seduta in circolo
tiptico, con la medium a ridosso del gabinetto, e la si è Unita in semicircolo
di spettacolo, con la medium sulla branda entro il gabinetto : per ciò due
parti separate nel programma. II. In catena attobno al
tavolo. Fanno catena, coi due vigilatori soliti, la signorina Susini, i
coniugi Montaldo, la sig.a Peretti: gli altri ne restano fuori, e il dott.
Venzano sta pronto a fotografare qualche buona le¬ vitazione di tavolo. Ma
Eusapia, ciarliera e distratta, non è in vena : non riesce a concentrarsi, e
non entra se non tardissimo in autoipnosi. Dopo un po' di aspettativa, il
tavolo ci ordina di mutar catena, e che al posto della signorina .Susini
venisse lo zio Peretti. Su questo incidente ritornerò più avanti. Così
perdiamo un'ora e mezza senz’ altri fenomeni che moti e levitazioni mediocri
del tavolo , picchi e raspatnenti per entro alla sua materia lignea, lo
scuotimento rumoroso della branda. e. infine, V avvolgi mento del materasso ad
una delle sue estremità ed il suo solici amento fino all’altezza della mia
spalla, dove mi sono sentito all’improvviso premere un voluminoso soffice
corpo, che mi dette subito la bizzarra impressione di un grosso ani¬ male
tardigrado avvicinatosi a me sotto il riparo dei drappi. Si noterà che questo
fenomeno telecinetico implica uno sforzo non piccolo, trattandosi di oggetto
ben poco maneggievole e pesante oltre 10 chili. Non fu questo però il
fenomeno culminante della prima metà di seduta ; altri ne ottenemmo, e non
comuni. A un certo mo¬ mento vedemmo Eusapia chinarsi dalla mia parte e
guardare con insistenza, e in atto di meraviglia, la sua veste : abbiamo allora
guardato anche noi, e abbiam visto un rigonfiarsi ed un arti
supplementari e telecinesie 417 afflosciarsi alterni
delle stoffe, come se al di sotto si formasse una specie di vescica prima tonda
e tesa, poi ad un tratto svuotata d'aria: co! tatto abbiamo percepito una
resistenza che qualcuno ha paragonata a quella d’un animale (cucciolo) na¬
scostosi fra le sottane della medium Mi sono sovvenuto delle osservazioni
congeneri fatte a Cambridge, e sulle quali la Johnson e la Sidgwick si fon¬
darono per gridare alla frode ; e mi è tornato in mente il fenomeno anteriore
della stadera toccata da un lembo di abito della Eusapia ed abbassatasi più
volte. Non c’era in¬ ganno, non dico ad opera delle mani che stavano control¬
late sul tavolo ; dico ad opera dei piedi, che i nostri piedi seguitavano a
sentire : eravamo in piena luce, e il fatto si presentava in condizioni
abbastanza sicure d’autenticità. 0 io e Barzini non siamo capaci di distinguere
un tallone di scarpa alzato di sotto le vesti da una donna, scambiandolo con
una grossa palla rigonfia (?!) ; e spero che ci si rispar¬ mierà questa patente
di stolidità. 0 fa d’uopo ricorrere alla ipotesi metapsichica della proiezione
di arti dinamici sopran¬ numerari conforme a quanto s'era più volte veduto
nelle serate del Circolo Minerva. Il sollevamento del tavolo non potrebbe
essere spiegato cosi? Iersera tentammo di fotografarne qualche levitazione: lo
sviluppo delle lastre ci darà forse una novella prova obiettiva di questa
elementarissima manifestazione della me¬ dianità. Noto però che mentre il
tavolo levitava e Barzini, per accudire alla macchina fotografica, aveva ceduto
il suo posto di controllore al padrone di casa, questi denunziò con parole
convenzionali un conato fraudolento della medium. Non consta che il sig. Berisso
abbia accertata la frode, ma ragionatamente ha sospettato che Eusapia tentasse
di avan¬ zare la punta del piede destro sotto la gamba del tavolino per
imprimergli una inclinazione significativa verso di me, che intanto mi sentivo
toccato e stimolato da un’ * entità „ invisibile formatasi alla mia
destra. Gii altri fenomeni in catena consistettero nella materializ¬
zazione di due “ entità occulte „ ohe hanno preteso anche sta¬ volta di
personificarsi, una dal lato destro d’Eusapia per Bar¬ zini, ed una dal lato
sinistro per me : inoltre, l’entità che mi riguardava ha tentato finalmente di
rendersi visibile e ricono¬ scibile, ma, come prima, non v’ò riuscita. La cosa
è troppo im¬ portante perchè io non le dedichi un ultimo capitolo.
III. In SKMIC1BCOLO PI FRONTE AL GABINETTO. Andata a male la
presentazione dei due “ disincarnati Kusapia, inopinatamente per l'assistenza,
ha voluto entrare nel gabinetto. Erano le 23.30; la seduta, pressoché sterile
ed atas- sica, ci aveva stancati, e non ci lusingavamo d’ottenere gran cosa
ripetendo l'esperimento della sera antecedente. Non si potè neanco legare la
medium, perchè le corde erano rimaste nell’anticamera; ed io consigliai di non
rompere i sigilli del¬ l’uscio, precauzione che mai avevamo tralasciato di
prendere. È proprio indispensabile che entrando nel vano nero per
coricarvisi e cadere in “ trance la medium sia fissata ogni volta? Non è
opportuno osservare i maggiori prodotti della mediumnità, le grandi
materializzazioni (dato che possano avverarsi), nella completa loro spontaneità
e col medium in condizione di estrinsecare le sue forze biopsichiche senza
coercizioni menomatrici ed inibitrici ?... E vero che la Pala¬ dino,
piagnucolando e gemendo, mi domandava ripetutamente di essere legata, quasi che
questa fosse condizione sine qua non del successo della sua attività onirica, e
come se con la legatura noi dovessimo stimarci al sicuro da ogni sua possibile
gherminella. Ma la storia dello spiritismo classico non impone, come abbiam visto,
il restraint dei medii nè dentro nè fuori del camerino nero : i maggiori
corifei della medianità, quali le Fox, la Cook, la Woold, la D’Espérance,
l’Eglinton, le ragazze di Villa Carmen, il Miller (senza par¬ lare degli altri
innumerevoli medii americani), operavano ed operano in libertà, e non per
questo le loro creazioni fan¬ tomatiche meritano maggiore o minor credito, sia
presso i credenti, sia presso i miscredenti nel dogma della soprav¬ vivenza e
ritorno dei trapassati. Gli spettri di “ Katie-King, di “ Yolanda di “ Bien-Boa
di “ Beisi/ „ e i loro con¬ fratelli non hanno avuto bisogno, per apparire, di
strappare funi nè di rompere chiavistelli. D'altronde, chi dice che la legatura
salvi dalle frodi, o è ingenuo o ignora la storia dell’argomento : i nodi più
complicati e stretti non impedi¬ scono la giunteria; tutto sta, dicono gli
intelligenti furbi, nel saper farsi legare. Oltre ai famigerati Fratelli
Davenport, smascherati prima a Parigi, poi a Itaca dagli studenti della
“Cornell University „, c’è da citare un’altra celebre medium americana, la
Annie Èva Fay, la cui abilità consisterebbe nel farsi legare ingegnosamente con
una benda di cotone : essa ingannò (dicesi) una commissione di scienziati
Inglesi, ma ora il suo giuoco è conosciuto da tutti i prestidigitatori.
apparizioni nel gabinetto osccro 419 Sembra che
anche Io Slade usasse un sotterfugio simile con Zollner e Pkchner nel lasciarsi
avvolgere da una corda (cfr. Cariungton, L cit., p. 44 e tav.). Per di
più abbiamo visto che Eusapia sa sciogliere, me¬ dianicamente o altrimenti, i
lacci onde essa è avvinta o coi finali le si fissano attorno gli strumenti di
segnalazione. Ed ecco il motivo per cui ho resistito ai lagni di Eusapia osses¬
sionata dalla abitudine del controllo. In luogo di fissarla sul suo lettuccio,
come avevamo fatto per l’innanzi, ho preferito, d’accordo con Barzini, di
invigilarne i movimenti tenendone stretto una mano con una nostra allungata per
di sotto alla tenda : noi abbiamo cessato questa sorveglianza diretta non appena
ci siamo accorti che essa si era calmata ed era caduta nella “ trance „
passiva. Eusapia. presa dall'impulso sonnambolico, s’era gettata prima
per traverso sul materasso, e vi si era frettolosamente raggo¬ mitolata di
contro alla spalliera da piè : l’abbiamo raggiustata noi stessi distendendola
colla testa verso la sinistra, coi piedi (scalzati) verso la destra
dell’assemblea: e mezz'ora appresso, cioè a mezzanotte in punto, si e veduta
una apparizione. 0 per dir meglio, coloro che erano in situazione prospettica
pro¬ pizia. Barzini e Venzano in prima fila, Peretti e Berisso in seconda, ei
hanno dichiarato tutti a un tempo di vederla. Io no, non lo potevo, perché la
“forma, è apparsa a sinistra del gabinetto, a circa m. 1.80-1.90 dal suolo,
nell’angolo in ombra costituito dalla sopratenda e dalla finestra; e nel posto
mediano dove sedevo la visuale m'era tolta dal cortinaggio. Chi lia
percepita la apparizione, l’ha descritta li per lì diversamente : per Barzini
era “ una cosa bianca che poteva somigliare ad una testa per Berisso una “
figura come di vecchia (?), col capo e col mento fasciati da una benda „. Io ho
scorto soltanto la stoffa moversi da quella parte, e un po’ d’ombra oscurare
l’anta verniciata in chiaro della finestra; Barzini, invece, avrebbe osservato
che “ la tenda non appa¬ riva spostata tanto quanto sarebbe stato necessario
pel pas¬ saggio di una testa vera Ad ogni modo, tra per la luce non viva
irradiata dalla lampadina elettrica a vetro rosso e tra per il fosco di quella
penombra, la percezione fu in tutti fuggevole e indefinibile la prima
volta. Si è da tutti domandato a gran voce che il fantasma tor¬ nasse; la
testa è riapparsa, e questa volta chi poteva scor¬ gerla ha denunziato che era
“ una figura bianca, dalla par¬ venza d’una pallida faccia vivente, circondata
da un panneggio bianco „. Nell’insieme mi sono fatta l’idea che Eusapia
ci desse una seconda edizione, anche stavolta cristallizzata nelle sue
modalità, di quella presunta Katie-King, che a casa Avel¬ lino si protese pure
dalla sopratenda verso di noi (Tomo II, p. 224) : i suoi sogni subiscono il
ritmo deU’automatismo, appena appena differiscono nella forza di
proiezione. Mentre ci comunicavamo reciprocamente le nostre impres¬
sioni, vediamo Kusapia irrompere semitrasognata, ma anche mutamente
incollerita, dal gabinetto, e sotto i nostri occhi stupefatti spogliarsi della
gonnella e della sottana gettandoli col fazzoletto in mezzo al circolo, e
rimanendo solo col sotto¬ vita o col busto, in camicia e mutandine. Honmj soit
qui mal y pen se, esclamò il re che raccolse la giarrettiera della sua bella ;
e naturalmente noi non abbiamo pensato che Kusapia ci volesse sedurre
mettendosi in quell’abbigliamento succinto : essa aveva di certo indovinato i
dubbii sottintesi nell'intonazione dei nostri discorsi, e ha voluto liberarsi
d’ogni indumento che potesse servire a foggiare degli pseudo-fantasmi.
Abbiamo ripreso fiducia, aspettandoci del meglio, e ci siamo immersi in un
lungo, silenzioso raccoglimento. Nella sala ri¬ schiarata debolmente in rosso
non si udivano che il respiro affannoso del medium e il sobbalzare del
lettuccio ai suoi sus¬ sulti d’ineubo : in queste condizioni rituali lo
spiritiamo ha sempre un che di misterioso e di triste, che agirà da potentis¬
simo fermento d’illusioni e di precognizioni nei cervelli toccati dalla labe
del misticismo. Alle 12.45 le due cortine si sono alquanto scostate nel
mezzo, e quasi all'altezza di m. 1.60-70 dal suolo è apparso un qualche cosa di
chiaro, di biancastro, a forma di grosso fuso, che ai miei occhi prese
l’apparenza di una zona media di volto sot¬ tostante ad una Bpcssa e alta
acconciatura bianca, però mala¬ mente discernibile a causa del sovrapporgli»
laterale delle stoffe nere. Direi d'avere percepito e riconosciuto i lineamenti
nebbiosi di un naso, di una bocca e di un occhio solo (il si¬ nistro) : quanto
agli altri astanti, basterà la descrizione di Luigi Barzini, che ha ottima
vista: * Nello spiraglio mediano, la luce della lampada colpisce di pieno
un volto femminile, circondato dallo stesso panneggio' degli altri, che gli
copre la fronte e si ravvolge alla beduina sulla bocca. Guarda con l’occhio
sinistro, si volge lento di fronte, sparisce — Quella testa... sembrava molto
grande, pro¬ babilmente a causa delle bende che impedivano di vederne il
contorno. Il suo sguardo era fisso; le sue palpebre non hanno mai battuto: le sopraciglia
erano leggermente aggrottate. La sua carnagione era pallida ,. Per la
maggioranza dei presenti il fenomeno è stato ge¬ nuino, ossia la
materializzazione di un “ fantasma „ che ci avrebbe guardato da quella fessura
: ma . la modesta riflessione che Easapia era libera e che quel guardarci aveva
dell’ a- stuzia e della puerilità a un tempo, fa rimanere perplessi. 1 - or
Berisso è stato in dubbio se anche la figura di vecchia (?) affacciatasi dal
fianco sinistro del gabinetto non fosse la testa d’Eusapia levatasi in piedi e
sportasi arditamente : e in questo caso il volto di mezzo sarebbe pure stato il
suo. Ecco una condanna formale della medium, cui non saprei associarmi senza
circospezione per i seguenti motivi : 1» Eusapia era, sì, libera, ma non
avrebbe potuto driz¬ zarsi nè porsi ginocchioni sulla branda senza che ce ne
ac¬ corgessimo. Ad ogni movimento di chi vi si corica il mobile cigola e
strepita nelle sue commessure, e noi che sedevamo a poco più di un metro dalle
tende, ne avremmo udito il rumore. Gravata del peso d’un individuo che si
spostasse verso i bordi del materasso, la branda avrebbe oscillato, e la per¬
sona stessa, perdendo l’equilibrio, sarebbe precipitata in mezzo alla sala. Di
tutto questo abbiamo noi stessi fatta jer- sera la controprova. Ma Eusapia non
s’è mossa! 2° La figura apparsa a sinistra sarebbe stata coperta di veli
o di bende : ora, noi abbiamo la certezza che Eusapia, ispezionata prima e dopo
della seduta, non possedeva con sè nulla con cui simulare quel turbante che
caratterizza le apparizioni : meno ancora lo avrebbe potuto per le bende della
seconda figura, ammenoché non si supponga che abbia usata la camicia, ma per
cavarsela di dosso avrebbe dovuto slacciarsi il busto e poi riallacciarselo
dopo di essersela ri¬ messa ; e per questa manovra noi non le lasciammo il
tempo. 3° La figura apparsa nel mezzo era ai miei occhi si¬ mile in tutto
a quella che con lo stesso atteggiamento si era mostrata la sera del 4 gennaio,
quando Eusapia era so¬ lidamente fissata : un fenomeno identico non può essere
ve¬ ridico una sera, falso o illusorio un’altra in condizioni diverse del
medium. 4“ La stessa figura centrale non mi ha offerto veruna somiglianza
con Eusapia ambedue le volte : era un viso più lungo, con occhi più grandi, con
fronte più alta... 5° Infine, rievocando la serie delle formazioni
fantoma¬ tiche Eusapiane, trovo che la mezza faccia di casa Berisso dev’essere
la medesima, che si presentò come faccia intera a casa Avellino (Tav. XI) , la
medesima che forse hanno veduto o intravveduto, con essa, altri cultori di
studi psi¬ chici : i teleplasmi fantomatici — per contrassegnare con tal nome
le forme organizzate, che sono qualcosa di più materiale dei fantasmi — sono
sempre riproduzioni. 422 PSICOLOGIA E SPIRITISMO,
II Comprendo ben bene che questi motivi non sono con¬ vincenti, e
che in una serata cotanto povera di manifesta¬ zioni, e col precedente poco
incoraggiante dei tiri di mano segnalatici dal Berisso, queste scene di
gabinetto raffreddano 1 entusiasmo di qualunque ricercatore, anche quando sia
pi oc live a benevola attesa: in chi non vede o non teme che ti anelli, cresce
poi il rancore verso studi chiaramente troppo lontani dalle regole severe del
metodo scientifico. Noi non eravamo certi d’avere veduto del vero,
marestavamo anche incerti di avere veduto del falso : e in questa curiosa
disposizione di animo interrompemmo aH’uua del mattino la lunghissima e
noiosissima seduta. La prova di rinforzare la nostra catena con elementi digià
omogeneizzati non era stata felice ; perciò, se dovessi riprendere le
esperienze con la Pa¬ ladino o condurle su altri medii, mi atterrò con fermezza
alla regola di non modificare 1’ “ambiente» : la medianità è in fun¬ zione di
circostanze mesologiche uniformi. Che Eusapia tendesse a fingere durante
buona metà della seduta, l’abbiamo capito dal tentativo sciocco e bambinesco
<;be essa ha fatto di poi, quando abbiamo voluto rinnovare la spenenza della
stadera. Come Richet allusola Roubaud, 1 abbiamo colta nell’atto di
sfuggire al controllo dei piedi di’ Barami accostati ai suoi e di portare
all’indietro uno dei suoi piedi per premere sulla piattaforma dell’apparecchio,
e in tal modo far segnare un peso maggiore al braccio di leva. L’in¬ ganno ora
manifesto ; ed Eusapia stessa, che s’è accorta di aver fatto cecca e che ha
letto sui nostri volti la ironia, ne è rimasta sconcertata ed avvilita: lagrime
calde e amaris¬ sime le solcavano le guancie, e s’è accasciata cupa e muta in
un canto. E un vero peccato che la ricerca metapsichica sia inqui¬ nata
da questo intruglio di finzioni ciarlatanesche, di astuzie professionali, di
menzogne e simulazioni isteriche. Ma il pianto d’Eusapia era sincero: talvolta
è il suo interesse che la porta a truccare, ma bene spesso è il suo subcosciente
che la tradisce. L’io magico non ha soltanto le facoltà ec¬ celse di cui lo
adorna Carlo Du Prel: ne ha altresì delle bassissime e vilissime : e forse
forse sono queste che, in¬ sieme alle semplicemente basse e a quelle di vile
prezzo, co¬ stituiscono la trama, su cui il subliminale di Myers arriva qualche
rara volta a ordire un po’ di risalto di valore. Nuovi insuccessi
nella presentazione di ‘ spiriti Tre entità spiritiche — voglio dire
anime di disincarnati fabbricate col “ perispirito „ d’Eusapia (?) — si
sarebbero presentate la sera del 7 gennaio ’07 : L II Mercurio del mondo
spiritico Elisa- piano. L’inevitabile “ John King „ è il primo venuto, ma
del resto è ormai relegato quasi sempre dietro le quinte (del sub- cosciente),
e se ne allunga fuori le braccia o le gambe solo per far danzare e parlare il
tavolino, anche in ciò si addi- mostra parchissimo di rivelazioni. Chiama e
introduce gli altri suoi compagni dell’Ultra-sensibile, ma in generale non li
nomina, non dà messaggi in nome loro, li lascia alle prese con la indifferenza
e con i sospetti degli astanti, senza curarsi troppo della sorte di quelle
semimute e appena gesticolanti ambascierie dell’Ultra. Per lo più si
giunge a sapere che oltre a John , cè “ qualcheduno „ quando noi lo domandiamo:
la sola rive¬ lazione della presenza di un altro “ spirito , da lui con¬ dotto
è data dal puntarsi ostinato del tavolino contro il petto di uno degli astanti,
e bisogna alla meglio interpre¬ tare questo singolare modo di preannunzio ad
hominem. D’altra parte, i chiamati dall’ Al di là variano poco: sono
sempre gli stessi, una volta che “ John „ si sia abituato ad andarli a prendere
nei labirinti dell’Altro Mondo. C è sicu¬ ramente di là, nell’Ombra
indeterminata, una folla innume¬ revole di sopravviventi con la loro coscienza
e personalità, ma essi si debbono spostare di continuo e invisibilmente tutt’attorno
ai loro superstiti.se d’ordinario sono subito pronti a “ comunicare „ non
appena “ John King „ li appella. E questi esseri ci si manifestano, non quando
nelle dure o gioconde traversìe della esistenza noi sentiremmo dippiù il
bisogno di associare quei cari morti ai nostri dolori ed alle nostre gioie: no,
allora essi restano inflessibilmente muti, e ciechi, insensibili al fiotto dei
nostri ricordi e al tumulto dei nostri memori affetti : allora essi tacciono,
allora essi si mantengono nel loro sempiterno assenteismo; e le braccia
che noi stendiamo implorando od esultando verso il Gran Mistero, non toccano
che il vuoto. E così: ed è una irrisione pei nostri sentimenti, ed una
lanciullaggine per la nostra ragione. II. Una “ disincarnata „
insistente, ma sempre più smemorata e confusa. Io speravo che, meglio
preparata dalle sue manifestazioni antecedenti, la “ Entità occulta „ o “
Intelligenza . venuta per me si sarebbe evoluta: infatti io dovrei essere, pel
subcosciente della Eusapia, una conoscenza più vecchia che non sia Barzini, e
sarebbe logico che con me lo sviluppo del comunicatore „ o della “
comunicatrice , si mostrasse più avanzato. 1 .d®“° comunicatrice „
perchè dalle risposte tiptologiche dateci dal subcosciente dell’Eusapia mi si
annunziava per la quarta o quinta volta la venuta di mia madre. E di nuovo ho
dovuto, per ragioni imperiose di Ricerca, trangugiare l'a¬ marezza di quella
profanazione. Del resto, non c’era novità al¬ cuna nel suo presentarsi: era la
solita ‘forma, semovente, na¬ scosta dalle tende, che. come farebbe un automa
mosso identi¬ camente dalle stesse identiche molle, mi è venuta dappresso, mi
ha toccato il braccio, mi ha battuto confidenzialmente sulle spalle, ha tentato
di scuotermi sulla sedia, mi ha spinto in IV gomito quasi per irridere al mio
controllo sulla mano In questa serie di atti, toccamenti e scherzi c’era
sicuramente della intenzionalità, ma non c’era della personalità, e men che mai
c era, argomento per identificare la defunta. Si tratta - non e chiaro. ^ delle
solite goffe, volgari e monotone manifesta¬ zioni degli esseri ultraumani,:
Barzini, dall’altro lato d’Eu- sapia, provava le stesse impressioni
stereoguostiche ! Ho cercato di aiutare del mio meglio il processo di sviluppo,
e accortomi ohe il tavolo voleva parlare, (lo si capisce sempre dai colpi
ritmici che arieggiano ad un segnale di appello) ho cominciato a rivolgergli
domande, giacché gli * spiriti non son sordi, ma son muti, e per essi discorro
alfabeticamente il mobile, non si capisce bene se influenzato a distanza dal
loro pensiero , che si trasforma in quel noioso e faticoso moto meccanico come
avviene del subcosciente del medium, o se non piuttosto scosso da un
prolungamento delle loro linee di lorza. Checche sia, il nostro dialogo è stato
breve, ma ha condotto a questi curiosi risultati: . L * essere occulto ,
che mi infastidiva coi suoi tocchi aveva nome Ros... ma non s’è potuto sapere
se questo prin- difficoltà dell’identificazione spiritica
425 cipio dovesse finire in Rosa, Rosina, Rosetta, Rosaura,
Rosalia, Rosalba, Rosm amia... b) era ‘ morta di 52 anni — infelice
ritorno dell’età segnalata al Circolo Minerva nel '902 (V. pag. 168); c)
aveva avuto ‘ tre figli , :correzione altrettanto er¬ ronea quanto la prima di
sei o di cinque (V. pag. 169); d) la * sua morte risaliva a venti anni fa
, : — ricordo sbagliato, perchè l’intervallo tra il 1874 e il 1907 è di tren-
tatre anni! Nessuno di questi connotati riguarda colei che mi si ma¬
nifestava secondo le prime annuenti risposte del tavolo, ammenoché (come dicono
gli spiritisti che avviene talvolta) uno “ spirito „ diverso non si sia
sostituito a quello di mia madre e non l’abbia soppiantato per burlarsi di me.
Tutto è possibile nell’Altro Mondo, come nel nostro: anche questi giuochi
birichini! Ma io non ho conosciuta, fra i miei morti, nessuna persona che in
vita avesse quei connotati: e allora? 0 il tentativo di identificazione è
rifallito miseramente — e questo risalterà agli occhi di chiunque ; o si adotta
la comodissima scusa che l’ Al di là può entrare in com¬ mercio coll’Al di qua
senza obbligo alcuno di ordine, senza alcun nesso con il determinismo psichico
di ambiente. I “defunti, son tanti che sarebbe vana pretesa identificarli
tutti, quando ci si annunziano col tavolo. E invero, speri¬ mentando con altri
medi, io mi sono trovato talvolta in comunicazione con i morti più diversi e i
più sconosciuti, persino con Turchi e con Cinesi... quando la stampa quo¬ tidiana
ci intratteneva ogni giorno cogli eccidi d’Armenia e con le gesta sanguinose
dei boxers in Cina! In queste sue creazioni indeterminate e generiche il
subliminale, o scorrazza a piacere pei campi sconfinati della fantasia onirica,
o ri¬ produce, durante il sonno dei centri superiori, le impressioni spicciole
della giornata. Se poi le creazioni sono o diventano determinate e specifiche,
il subcosciente legge invece il più spesso nei muscoli, talvolta, forse, nel
pensiero dei presenti. Ma l’ardimentoso subliminale d’Eusapia era jersera
in vena di creare delle “ forme „ : non s’è contentato di farmi comunicare
tangibilmente con quella “ entità , ; ha preteso mostrarmela. I miei
compagni hanno cominciato a vedere delle “ mani „, poi una ‘ testa , o, per lo meno,
delle * forme tondeggianti portate da lunghi colli „ protendersi verso di me
Costretto a guardare di fianco là dove cotali forme mi si annunziavano, non
riuscii dapprima a discernerle: soltanto vedevo delle pròfaggini scure a
contorni sfrangiati farsi avanti tra me e Bar- zini. Ma ad un tratto la voce
strozzata d’Eusapia mi ingiunge di stare attento e di guardare alla mia destra,
e finalmente, sullo sfondo nerissimo del gabinetto, sotto la tendina nera che
si è sollevata come se un invisibile personaggio la stirasse verso il mezzo,
veggo anch’io 1’ “ apparizione E una grande forma biancastra, allungata e
incurvata, a contorni abbastanza decisi sebbene digradati, che sembra fatta di
una sostanza nebulosa: da un lato e verso l'alto sembra un grosso trifoglio,
che potrebbe rassomigliare ad una testa acconciata con discriminatura mediana :
dall’altro, e verso il basso, consta di un prolungamento via via sbiadito che
si sperde nel fosco, in direzione di destra, ossia contrariamente alla po¬
sizione di Eusapia (Tav. XVIII). L'apparizione mi ricorda una cometa
chiomata e caudata, anche perchè nella porzione più larga (la “ testa „)
discerno alcuni punti più bianchi, dove si direbbe che la materia plastica
tenda a condensarsi come nel nucleo di certi corpi celesti. Non c’è dubbio: è
una forma androide in procinto di materializzarsi, ma non somiglia nei suoi
contorni a nes¬ suna persona che io conosca. Quella dentellatura superiore
potrebbe forse raffigurare due ciuffi di capelli divisi, rialzati e rigonfi,
siccome usano nel pettinarsi le donne: penso istin¬ tivamente, per un
rapidissimo raffronto, ad Eusapia che se ne stava immobile al suo posto, e
trovo che la rassomiglianza è piccola, sia perchè la medium non ha una capigliatura
così ricca come appariva nello spettro, sia perchè la sua faccia è
proporzionalmente assai più corta della spettrale. Non dico poi di quel collo
che sorpassa ogni possibilità antro¬ pomorfa: d’altronde, l’apparizione va
interpretata per un teleplasma parzialmente organizzato, e noi sappiamo già che
i fantasmi si mostrano d’ordinario frammentari, imperfetti e persin deformi,
ciò che gioverà di poi a permetterne lo sviluppo ulteriore mediante i ritocchi
suggeriti al subco¬ sciente o da esso attinti in via telepatica. Alla mia
esclamazione: — ‘ Ti redo, ti vedo! „ — il tavolino ha battuto tre colpi:
annuiva con gioia al fatto da me affer¬ mato. Ma alla mia domanda — Chi scia —
non ha risposto più il tavolo: per una di quelle contraddizioni di cui è tutta
materiata la tecnica spiritica, ha risposto in vece sua la voce rauca d'Eusapia
(impersonata in * John ,?): — Tu la conosci, tu la conosci! —
Hobsblij, Psicologia e Spiritismo, II. Tav. XVIU.
Fantasma incompleto materializzato da Eusapia la sera del 7 gennaio 1907
in una seduta di casa Berisso, a Genova. (Disegno di A. Bekisso dn
un mio schizzo a lapis). La Paladino ha forse voluto di nuovo presentarmi
la “ donna dal porro in fronte? Dal tono imperioso e ira¬ condo della voce, io
lo direi: fors’anco ha voluto sugge¬ stionarmi o allucinarmi, usando il
procedimento del mulatto indiano abate Custodi de Fabia, che ipnotizzava i suoi
sog¬ getti col comando: “dormite! „ Ma ho un bel rivangare nei recinti della
mia memoria ; non vi incontro nessuna donna con le fattezze attribuite a
quell’essere telefanico. Pur volendo assecondare la inflittami suggestione
e sup¬ ponendo mantenuto l’indirizzo personificatore delle prece¬ denti sedute
evocatorie d'Eusapia, ho richiamata l'imagine a me più nota della cara defunta:
e di primo tratto, ho creduto di ravvisare una certa rassomiglianza della “
testa trifogliforme „ con il contorno di un vecchio piccolo ritratto di mia
madre eseguito tra il 1861 e il ’66, e del quale tengo sul camino del mio
studio un ingrandimento fotografico. Yi si scorge la pettinatura dell’epoca:
fronte totalmente scoperta anche alle tempia, capelli stirati in su, spartiti
in mezzo e avvolti a rocchio da ambo le parti. Ma badiamo bene: ho detto
“ una certa rassomiglianza e in verità occorre un grande sforzo di imaginazione
per vedere riprodotto nel fantasma il contorno superiore del¬ l’acconciatura
del ritratto: ravvicinamento è da me effettuato solo per uno scrupolo di
investigatore. Se si considera però che il ritratto rappresenta mia madre non
ancora trentenne, ossia per lo meno 10-12 anni prima della sua prematura
perdita, il dubbio di una possibile evocazione si risolve in negativa. Tornano
forse i “ disincarnati „ colle foggie e coi caratteri fisici della loro
giovinezza? Logicamente (se vi è una logica nello spiritismo) dovranno
ripresentarsi cogli abiti e coi connotati degli ultimi loro momenti di vita,
cioè di quando si “ disincarnano e così avviene di fatto nella immensa
maggioranza dei casi “ documentati „ negli Annali spiritistici. Che anzi i
fantasmi non sono d’ordinario identifica¬ bili per i vestiti e le acconciature,
bensì per i lineamenti o per le espressioni o altre caratteristiche personali :
quasi sempre li avvolge il bianco paludamento, che nella sua uniformità serve a
celare la mancanza di un reale differenziamento e lascia adito alle sfruttabili
Incertezze del processo ricognitivo. Quel ripresentarmisi con acconciatura
retrodatata sarebbe stato pertanto una anomalia anche nel mondo e nelle co¬
stumanze dei sopravviventi. Ma poi, che strane contraddizioni in queste
comunicazioni ingenerate dalla medianità d’Eusapia ! 11 tavolo mi presenta una
defunta “ Ron . ultracinquantenne, pluripara, morta da vent’anni „ (ossia
nel 1887); e telefanicamente mi si offre un fantasma, il cui solo distintivo
riconoscibile sarebbe una foggia di pettinarsi di quaranta anni fa!
L'Eusapia non può aver veduto quel ritratto giovanile di mia madre, perchè
quando nel 1901 essa venne in casa mia io non lo possedevo ancora o, per lo
meno, non lo avevo esposto nello studio, dove intanto Eusapia non entrò mai.
Quindi cade pure la congettura che il suo subcosciente abbia teleplasmata la
forma su di una imagine criptomnesica. Neppur questo. Rimarrebbe la
ipotesi telepatica, che cioè abbia “ pompato „ (il termine è di stile) nella
mia subco¬ scienza quel ricordo oramai lontano, di quando io ero ancor quasi
fanciullo. La telepatia serve egregiamente a spiegarci un gran numero di
pretesi fatti spiritici, e anche per Eleon. Piper il prof. Hyslop pena
infinitamente per eliminarne, con fina ma non convincente dialettica, l’azione
subconscia. Ma in Eusapia la telepatia, per mia esperienza, ha poca effi¬
cacia; e noto inoltre che se ella avesse saputo leggere nel mio pensiero, vi
avrebbe rinvenuto (a parte le incongruenze della denominazione, dell’età, della
figliolanza...) la imagine di una donna quarantenne, sofferente, smunta dai
patemi fisici, con capelli diradati e pettinati in forma piatta. Se quella sua
produzione fantomatica, con la testa a trifoglio e il lungo collo di giraffa,
vuol raffigurare nelle sue inten¬ zioni una defunti, sarà sempre un modulo
generico, più o meno malleabile in un tipo o nell'altro, ma al quale per conto
mio nego risolutamente ogni e qualunque personifi¬ cazione che ini
riguardi. III. Una * evocazione „ irriconoscibile. Ho notato — e
l’avranno notato tutti gli studiosi — che gli “ spiriti , evocati sono
preferibilmente famigliaci ai due vigilatoci d'Eusapia, cioè agli assistenti
che sono con essa in immediato contatto e dai quali perciò può ricevere spinta
e attingere più agevolmente informazioni (emotive, musco¬ lari, ece.). E così
fu che un' * entità spiritica ,. non chiesta nè prean¬ nunziata da altro
indizio se non dal rigonfiarsi delle tende, s’c costituita pure dal lato di
Barzini mentre egli era al con¬ trollo: e per un momento è parso che si volesse
identificare. Dapprima, in forma tangibile, e l'ha toccato, premuto, abbrac¬
ciato; — di poi, in forma visibile, e una mano biancastra, che
evocazioni spiritiche mal mescite 429 tutti noi
abbiamo percepito, s’e sporta dal gabinetto poi gra¬ tificarlo d’una carezza.
Si è susurrato nel circolo cbe quegli atti particolari mi¬ rassero a
specificare lo spirito medesimo venuto sere prima per l’Albertini (ossia “
Giuseppe Giacomi ,): ma nè la ri- cognizione è stata possibile da parte di
Barzini, nè il pro¬ cesso di organizzazione fantomatica si è sviluppato
abbastanza per definirlo in chiara maniera. Un corto dialogo tiptico ha
fornito dei particolari di sta¬ tura, di età, di corporatura, cbe non
corrispondevano affatto a quelli ben noti del defunto, ed erano, d’altra parte,
irri¬ conoscibili. Il “ defunto „ non si è reso visibile se non con quella
mano: ma era troppo poco per farsi riconoscere. Co¬ sicché anche al fianco
destro d’Eusapia non s’è progredito: tutt’altrol Però, come s’è veduto
tante altre volte, P Interlocutore di destra si rivelò con picchi un po’
differenti dall’Interlocutrice di sinistra: debolissimo argomento per una
identificazione di¬ versa! È curioso cbe questi “ spiriti . raspino, bussino e
palpino, tutti , per annunziarsi. Ma cbe bussino pare naturale al Savaoe, giacché
“ chi è fuori di una porta, fosse la re¬ gina Vittoria o fosse Washington, deve
usare quel mezzo convenzionale per farsi aprire „ (Con telepathy expluiu ,
ecc., p. 30)1! Argomento ancor più fiacco e ingenuo del prece¬ dente, poiché
nessuna persona educata gratterà mai le zampe delle seggiole ai sedenti, e
neanco in confidenza farà loro il solletico nei fianchi. ♦ *
* L’adattabilità degli ‘ spiriti „ alle contingenze
dell’evocazione. C’è, dunque, un gran disordine in queste presentazioni
di “ spiriti di molti „ per opera della Paladino: e prima che essi si
personifichino occorre un'elaborazione talvolta lunga, spesso inefficace. La
psicogenesi del fenomeno risiede — non c’è ombra di dubbio — in questo
semplicissimo e chiarissimo fatto, che del resto non è affatto nuovo nello
spiritismo evocatorio, ma, direi quasi, lo caratterizza. Chi legge
attentamente, anche con mediocre acume psico¬ logico, il principio
dell’elaborata identificazione spiritica raggiunta da Hyslop con la Piper nelle
sue cinquecento sedute (potrebbero essere dieci o mille, il processo resterebbe
il me¬ desimo), cbi fiuta, insomma, con un po’ di discernimento nel miracolo di
Salem , vi trova riprodotto nelle pi-ime sedute il disordine caratteristico di
queste comunicazioni coll’Altro Mondo. La Piper era incerta ; e prima di
orientarsi col nuovo cliente gli presentò successivamente e confusamente vari
spiriti ignoti, quasi per cimentarlo ad identificarli : una “ Mar¬ garet „, una
“ Lillie „ , un “ Henry „, poi un' “ Alice „ cbe alla fine si trasformò in *
Annie „ , vieppiù accostandosi alla so¬ rella morta cui ei-a corso intanto il
pensiero dell’HvsLOP. Soltanto alla seconda seduta questi raccappezzò meglio il
significato delle comunicazioni, ecc. ecc. (cfr. “ Proc. of Soc. f. p. Res. „,
XIV, ott, 1901). Ora, qui noi vediamo un processo più o men graduato e
più o men rapido di adattamento: gli spiriti evocati a poco a poco si
conformano alla loro situazione, ed acquistano una personalità determinata dai
desideri, dalle idee, dai sen¬ timenti, dalle credenze dei comunicanti. — Sono
i “ comu¬ nicatori , cbe si mettono al livello di questi — gridano gli
spiritisti: no, risponde uno spiritualista vero e autorevole, Paolo Carus, è il
mondo spirituale cbe si adatta progres¬ sivamente al basso Mondo Terrestre
(cfr. *Monist.„, apr. ’02). Ed io aggiungo: perchè è questo mondo sensibile che
inventa, crea e foggia a modo suo 1’ Ultrasensibile , trasportandovi di
preferenza --- e con un’inevitabile contraddizione alle sue pretese ideali
sublimità — tutte le sue fanciullaggini e tutte le sue piccinerie. Porse
queste imperfezioni della pneumatologia e pneumato- fania sono più evidenti
ancora nella Paladino, così che hanno suggerito al Mangin il dubbio che alle
sedute di costei non avvengano apparizioni (* Ann. Se. psych. ’03). Egualmente
il Flammarion, che non vede alcun intervento di spiriti nel paladinismo, ha
assistito una sola volta alla presentazione di un fantasma personificato nella
figliuola di un sig. Pallotti ; ma nei suoi dubbi arriva soltanto ad ammettere
che fosse un “ essere tiuidico „. Certamente, nessuno dei medi italiani
forma materializza¬ zioni complete e durature, nè l’Eusapia, nè il Politi, nè
il Randone. Uisogna guardarsi sempre dall’affermare la com¬ parsa di “ fantasmi
„ là dove possono i nostri sensi cadere in deplorevoli inganni. Fra tutti i
medium plasmatori spes¬ seggiano i falsari imitatori abilissimi della realtà.
Anche in questi giorni mi tocca di leggere di smascheramenti formi-
„ «labili- Con Ceeil Husk seguitano a venire fantasmi al
buio, ma non c’è ria fidarsi molto : la Catterina Graham, di St. Louis, è stata
trovata in fallo, e buttata americanamente a terra dagli astanti mentre “
materializzava , fantasmi camuffata sotto merletti cosparsi di fosforo ; e il
Chambers è stato afferrato in persona, mentre si pompeggiava da “ entità
fantomatica Ad ogni modo, parlando di cose vedute da osservatori degni di
fede, sembra che “ Bien-Boa „ lo spirito Indiano di Villa Carmen sia migrato da
Algeri a Parigi coi medium che colà lo facevano comparire (Richet); ma non si
sa an¬ cora nulla di preciso sulle nuove sue apparizioni : eerto, mancando i
registri di stato civile a Golconda, dove “ egli „ funzionava da Gran Prete,
l’identificazione sarà un po’ difficile. Presentemente passa per autentico lo
spettro “Eleonora*, che si plasma in Barcellona ad opera della sig. Carmen Do-
minguez, e che si offre alla vista e al tatto dell’assemblea spiritistica con
tutte le apparenze della vitalità. Sarebbe una seconda edizione della “ Katie „
di Crookes: ossia solida, re¬ sistente, agente e parlante come “ Katie*,
alquanto differente dalla medium, con capelli più neri, con colorito più scuro,
col piede più lungo di 2 cent, (nell’impronta su mastice, il che diminuisce la
differenza), con voce 6 molto simile „ ma * con pronunzia diversa È il caso di
dire: chi vivrà, vedrà! Con Eusapia non si va tanto in là, ma si rimane
intanto più al sicuro: le sue apparizioni, come quella imperfetta di jersera (e
la imperfezione è qui indizio di veridicità), non sono “ spiritiche „ no, ma
sono state viste con occhi non abbacinati, nè ingannati. Sempre più mi sento
del parere di Mangin, che per questi fenomeni straordinari scriveva essere la
ipotesi della “ ideoplastia „ la più sostenibile. E veggo che anche pei
fantasmi materializzatisi alle sedute sperimentali del Mao-Nab, questi si
dimostrava (nel 1888) di già proclive ad una simile interpretazione. Molte
volte la fotografia rivela il meccanismo del fenomeno, come quando si è visto
sulla lastra il doppio fisiologico evidentissimo di chi posava davanti
all’obiettivo e pensava alla propria imagine {cfr. la fotografia degli “ Ann.
Se. psych. „, ottobre 1905, dove la rassomiglianza è visibilissima, e il
fantasma sembra persin prodotto da uno spostamento della lastra sensibile nel
fondo della camera oscura). Il Delanne enunzia il principio spiritico
cosi: — “La materia proviene dal medium, la f orma dallo spirito (dei
disincarnati) „. — Io lo muterei in quest 'altro: — “La materia proviene
dall’organismo del medio che la esteriora; servate a Parigi è stato
condotto a pensare proprio come Di guisa che, come io opinai hn dal 1901
(ctr t io san tT che^son o Ta ? so r^en te^d el iVEn orgia Tintesi' nei
fenomeni di medianità. Le “ visioni , della Eusapia. Durante il corso
delle mie esperienze ho rilevato che in il suo celebrato opuscolo: Memorie
di un visionario, messo un po’ in disparte dai kantisti antichi o nuovi per
pudore della scuola, oggi invece rimesso in onore dai neo-mistici. le “
visioni , del famoso illuminista svedese si collegano, nei capitoli dei
trattati di psicopatologia, con quelle meno metafìsiche e più realistiche di
H.lle Couésdon : risulta im¬ possibile segnare un confine tra le sublimi e le
ridicole; co¬ sicché vi sono dottrinari onesti e coerenti dello spiritismo che
non rifiutano V Arcangelo Gabriele della isterica Parigina, e dicono (in buona
fede, io spero) che alla fin fine le cose pos¬ sono anche esser vere, ossia le
visioni corrispondere a reali entità del Mondo Occulto che gli altri uomini non
riescono a vedere perchè mancano di chiaroveggenza. Nei circoli spiritici
privati i medi veggenti non sono rari, e ne ho citato uno, quello di Tours,
dove pare che le vi¬ sioni di disincarnati spettrificati avvengano tutte le
sere. Anche la Smith “ vedeva „ i personaggi del suo romanzo indo-rivoluzionario-marziano
a tre intrecci sovrapposti; ed ora, che è divenuta medium pittrice, “ vede „ il
Cristo cbe ha potuto disegnare, come scrivono gli ammiratori suoi, con
espressioni sovraumane. Eusapia si contenta di dire che “ vede „ fantasmi
per lo più impersonali, nè inai sovrabbonda in descrizioni di linea¬ menti e
altri connotati, che potrebbero compromettere l’in¬ dole sempre generica delle
sue creazioni. Stimolata perchè dia maggiori ragguagli, non va più innanzi :
l’indicazione di * un uomo „, una “ donna „, un “ giovine „, deve bastare,
secondo lei, alla bisogna ; e forse basterà ai “ fedeli „ che in proposito si
mostrano sempre arrendevoli e facili. Ma uno psicologo, anche ammettendo la
realtà dei suoi teleplasmi, si chiede se la dichiarata “ visione n sia reale, o
non debba essere attribuita ad altri processi fisiopsicologici. Prescin¬ diamo,
per un momento, dallo stato di veglia o di estasi medianica, poiché oramai a me
par dimostrato che la simula¬ zione incosciente le accomuna in maniera più che
sufficiente ; orbene, ecco altrettante condizioni causali delle visioni:
1“ Eusapia non vede nulla, ma dice di vedere per proselitismo spiritico: in fin
dei conti, sostengono gli scettici, lo spiritismo le dà guadagni! 2°
Eusapia non vede nulla, ma dice di vedere per sug¬ gestionare gli astanti e per
indurre in essi uno stato illu¬ sorio e, magari, allucinatorio. 3°
Eusapia nulla vede, ma con l’affermazione simbolica di visioni spettrali
preannunzia le ulteriori materializzazioni. Morseli i, Psicologia «
spiritismo, II. 28 4» Eusapia dice di vedere perchè
vedereatae^^ SVipnoide in cui avvengono, noi diciamo “ oniriche »•
, organizzazioni, che essa 5° Eusapia vede realmente le oigan for?a 0
ra. SSS » * » doppio annunzia, ed essi sono una rea solo a(j essen
pn- soprasensihile esiste e si remi s mistici, come S17.’
sraa-JSra ‘“..SJptT»”»- ““4i di M“m ,Sm* * ““ di
“neo-spiritualismo!»). . concreto rimane Si scorge da ciò che in ciascun
caso .conci ^ ^ arduo determinare la vera "f^j^zioni di Eusapia.
Certe molto da Bdarsi al tono deUe esclama* icm a ^ ^ volte essa si
mostra spavent _ . ^andona gotte gridi . lai (- • • «“»( artLmb» voglio
fuggire sui Vigi latori, s aggrappa a ’■ pho anche sentita alle minacele
di un personagg ’aifenda. ( Proteggete deprecare che la si salvi, che
assistono individui la figlia mia! „ — ); ecl 10 , )ar0]e esplicative
della creduli, quella agitazione sman , * ssionj e possessioni
oirx:ii ■« — . da delirio di
indemomamento. • di medi caduti Certo si è che furono descritti e^mp
. in deliri consimili; e la cosa multerà eompr^ ^ ^ chiunque consideri il
grave s provocheranno nella lucinazioni) e le reiterate disint.g j ,
aj^AKOFF) che pure era sintesi della personalità mte e • ^aii»ace0gliere la
puerile uno monte superi»», non « ponte ege cioè spiegazione avanzata dag
1 # ;onj degli spiriti » si possano verificare dell 1 straordinaria si
fatta (“ An. et Spir. », tr. frane., p. ' V è ^nche p selvaggio
acquiescenza alle superstizioni a t epilettico, una non ammetterà mai che
un attacco ateneo o^ pazzia furiosa con delirio sensoriale, ,ui ogni ni
Ani morbosi dipendenti da processi natuia incidente anormale dell’uomo vivente
è l’effetto di cause estranee, di influenze arcane, di poteri magici. E il più
spesso, se non sempre, sono le anime dei suoi “ non cari „ morti che lo
vilipendono, lo sopraffanno, lo torturano, gli arrecano disgrazia : sono esse
da cui bisogna guardarsi, perchè possono cercare di ritornare a vivere e a
godere dei beni terrestri impossessandosi del corpo di un vivo mentre dorme o
mentre è distratto... La fiaba dei vampiri nasce da quelle paure. Gli
spiritisti, che parlano di “ possessioni „ spiritiche, non sono dunque più in
alto dei popoli animisti riguardo a concetti psicologici ed escatologici: e
quelli che credono, senz’altro esame, alla realtà obiettiva delle visioni
d’Eusapia o d’altri medi veggenti, debbono escludere volta per volta le altre
cinque spiegazioni del fenomeno allucinatorio (vero o falso che sia) prima di
trarre illazioni da simile genere di * prove „ in favore del intorno sublunare
dei disincarnati. Sarà un lavoro un po lungo di critica , e forse bisognerà
rifarsi daccapo! Interferenze biopsichiche o strategia
medianica? Ho segnalato più su, con intenzione, il mutamento di catena
impostoci dalla medium quando dal tavolo ha fatto allontanare la signorina
Susini: ogni avvenimento di seduta ha la sua importanza psicologica.
Quell’ordine era forse un pretesto per giustificare l'assenza di
manifestazioni, quindi un atto di semplice tattica medianica? o non era invece,
come taluni spiritologi voglion dire, uno dei tanti casi dì interferenza
biopsichica fra il medium e qualcuno dea-li astanti ? -io Eusapia non era
in “trance,, e l’ordine mi sembrò capric¬ cioso, come tanti altri suoi
consimili del “ più luce „ , e * meno luce ». del raccoglimento o del “ parlate
„, ai quali si ubbidisce nella fiducia di assistere a qualcosa di insolito e
che poi restan senza effetto. Questa incoerenza reca un po’ di scompiglio nelle
indagini sul determinismo dei fenomeni, •-ono ordini e conti- ordini spesso,
non del subcosciente d’Eu¬ sapia, ma della sua vigile, anzi vigilantissima
coscienza nella «rima fase delle sedute, quando tenta di
mettersi in “trance,. 35£:3H?èlf*« IS^tggÉ^ii i'd^pTedì,
sbadigl^rìrequentemente come le accade nelle 86 Per ^gni*1 avvenimento di
sedute medianiche, sia grande quattro anche nel caso, come questo, d una
semplice n chiesta di mutamento di catena. l-.la r^enza'^ella
loro^uggestibilità individuale; ragion, di tattica , tradizionalismo tecnico,
jcc. chc ,a telepatia abbia larga2 efficacTa* nella fenomenologia,^
^<hum àlK'iaSdSpii al fenomeno che vuol produrre. _ .„.0
esistere antagonismi o SftEsrr-., - “tftsra pi" toSJ'Srto in
principio di qnort. «..conto dello XXV4^' \rSwifatf»: - il medium
ubbidisce a ordini impar- r!0:S^-s=“'‘ Non occorre molta fatica di
cervello per vedere che l’ul¬ tima spiegazione, così in questo come in ogni
altro evento delle nostre sedute con Eusapia (idem, con gb altri medi i) resta
la meno naturale, la meno logica, la più lontana da ogni dimostrabilità. Essa
è, poi, viziosa in quanto ammette 1 esi¬ stenza di un fattore occulto da
dimostrare, ed è superflua in auanto contraddice alla massima dell’ “ enfia non
sunt, vraeter necessitatem, muUiplicanda... „. Ci si fermerà, con maggior
profitto, all’una o all’altra delle tre prime stazioni. Il più semplice
modo di interpretare un atto di volontà conscia o subconscia del medium è di
guardarlo ai lumi del buon senso. Insistendo che si mutasse la catena, Eusapia
poteva, anzi tutto, esser mossa da sentimenti di ìndole, di¬ ciamo così,
sociale: simpatie ed antipatie personali. Certo, io non vorrei a priori
escludere la possibilità di un con¬ trasto più profondo fra la medium e i
partecipanti alle sue sedute. Qui la credulità e la incredulità non ci hanno che
fare: ormai ho le prove in mano che il percepire i fenomeni detti “ spiritici „
non dipende dal credere nello spiritismo, ma bensì dal fatto semplicissimo e
notevolissimo di impressioni reali che colpiscono i nostri sensi. C*è per
contro da ritenere, come affermano taluni pratici, che Eusapia tolleri di mala
voglia la vicinanza di persone dotate di medianità. È gelosia di mestiere, è
timore che 1 fenomeni siano attribuiti al potere altrui e non al suo r* non è
vero e proprio malessere fisico, originato da antago¬ nismi organici, da “
polarizzazioni „ diverse di forza biopsi- chica? Parrai difficile dirlo, e
sarebbe antiscientifico arrestarsi alla prima spiegazione d’ordine psicologico,
rifiutando ogni valore alla seconda di ordine psichicistico. Vi possono
certamente essere ignote sintonizzazioni e in¬ terferenze metapsichicbe fra gli
individui costituenti una riunione spiritica o mediumnica, come se ne
incontrano spe¬ rimentando sull’ipnotismo e sul magnetismo animale, sopra¬
tutto col processo donatiano della fascinazione. Questo ar¬ gomento delle
affinità e disaffinità elettive, per usare il termine introdotto da Goethe, è
appena sfiorato. Forse ne troveremo le ragioni dirigendoci verso l’indagine
spenmen- tale delle “ forze ignote non definite „ secondo A. Dk Roouas, ma
verosimilmente “ biopsichiche „, le quali emanino o ir- radiino dall’organismo
umano, se i dati un po troppo teorici che ancora le concernono acquistassero
maggior consistenza e... concordia. Ci sarà da risuscitare forse 1’ * od
, di Reiohenbacu e la “ neuraura „ del Dodee... E perchè no? Veggo,
senz’al- cun’ansia (lei mio animo rii positivista, che nei più recenti
investigatori in questo dominio incerto vi è la tendenza comune (ci pensino i
neo-spiritualisti!) a ravvicinare le ignote forze biopsichiche agli altri
agenti fisici naturali, fra i quali spesseggiano le facoltà attrattive e
ripulsive, che’ i grandi filosofi monisti della Grecia credevano simboleg¬
giate nell’ amore e nell’odio fra gli elementi cosmici. Cito alcuni fatti in
appoggio. Il Baiiéty dice che la “forza nenrica radiante e circolante,,
secondo Ini. nel corpo umano, è ineguale d’intensità nelle diverse persone; e
che da codesta ineguaglianza sembra risultare, in parte, la possibilità per un
individuo di influenzarne un altro (la parola “ influenza , sarebbe quasi da
adoperare, qui, in senso fisico!). Egli aggiunge che la facoltà posseduta da
certe per¬ sone di influenzarne altre con la loro ‘ neuricità „ non dipende
solo dalla varia intensità, ma fors’anche dalla ripartizione e direzione di
essa, massime nell’individuo suscettibile di essere “ neurizzato La forza
neurica avrebbe una spiccata analogia con quella della calamita. b) Le
“correnti di polarità, di Uhazarain e Décle hanno a un dipresso le stesse
proprietà, ma ancora più definibili in senso fisico. Vi è, essi sostengono, una
‘ corrente organica ascendente da un lato delle membra del tronco e della
testa, discendente dal lato opposto , ; — e la loro polarità seguirebbe “ la
logge mede¬ sima delle azioni elettriche , : sarebbe positiva a sinistra, nega-
twa a destra. Si dovrebbe desumere da ciò che vi possano essere differenze
individuali di potenziale bioneurico, tanto assolute e di tutto il corpo,
quanto relative e dei due lati : per cui si ren¬ dano probabile azioni mutue di
scarica dal -f- al — , e ripul¬ sioni tra poli isonomi, e attrazioni fra poli
eteronomi. c) Più recentemente il dott. Joirk, misurando col suo steno-
metro la “ forza neurica , radiante dalle punta delle dita, dice d aver trovato
che alcuni individui respingono , altri invece at~ traggono l’indice
orizzontale. Anche questo risultato, ove rice¬ vesse conferma, darebbe corpo
alla congettura che esistano po¬ larità contrastanti negli organismi
umani. d) J1 Pettisklli, di Savona, erede di avere scoperta una nuova “
forza biologica , dotata di proprietà, si direbbe quasi fisiche, di attrazione
e ripulsione. Ho già ricordato il metodo ed ho detto di avere ripetuto le
sperienze del fisico ligure : ma non mi sono convinto che la causa dei moti di
un apparato così grossolano sia ‘ biologica , : ad ogni modo, c’ù da tener
conto del fatto indiscutibile che alcune persone fanno girare la lamina
aH'innanzi, e altre all’indietro. e) Sull'esistenza di
un’atmosfera pericorporea di emanazioni o radiazioni, la quale potrebbe anche
possedere determinate nolarità è basata, come tutti sanno, la dottrina-dogma
del " peri spirito : e dopo le ultime scoperte della scienza fisico-
chimica, qualcuno ha tentato applicarle al vecchio concetto [A
sinistra del medium, in E, materializzazione integrale di uno spettro; — a
destra del medium, in E", materializzazioni parziali di « mani » e « piedi
> fluklici]. Kardechiano. Fra i tanti, citerò il greco Dr Pol Arcas,
che in un’opera II Segreto della Vita (della quale mi ha inviato un rias¬ sunto
in-fol., edito ad Atene. Tip. ‘ Hestia „ giugno ’07), spiega la telepatia, le
materializzazioni spiritiche e tutti i fenomeni psichici e spiritualistici mediante
una sua ipotesi dell’ “ Elet¬ tricità vitale che vuole però accuratamente
distinta dalle ipotesi magnetologicbe. A parte il lato della pubblicazione, che
potrebbe cadere sotto la lente dell’alienista, trovo che il saggio dell
elettrobiologo greco è interessante come documento della crisi formidabile
attraversata adesso dallo spiritismo. Ne riporto la figura molto espressiva con
cui l’A. cerca di spiegare le apparizioni e le materializzazioni. Attorno
al medium seduto e addormentato si forma, con le sue emanazioni, un’atmosfera
positiva (-(-). Alla sua sinistra uno spirito h, che per suo conto è carico di
corrente negatwa(—\ e attratto in quella sfera fluidica, ne assorbe una parte
(-+■) e si rende totalmente visibile. Alla destra, un altro spirito E" pur
esso negativo, volteggiando nello spazio, si accosta alla medium, ma non entra
del tutto nell'atmosfera di questa : vi immerge solo una mano (±) e un piede
(±), e cosi si mani- lesta con materializzazioni parziali, tangibili e
visibili. Io raf¬ fronterei volentieri questa ipotesi delTAacAs a quella del
Hor- kitno, che già riportai nell’opera (Tomo II, pag. 170): ma mi pi e noe,
pel momento, trarne soltanto la conseguenza pratica elle se 1 atmosfera
fluidica mediumnica fosse sempre positiva, sarebbe estremamente difficile
ottenere la cooperazione di due o piu medi troppo vicini in catena: le loro
polarità omonime si respingeranno! Senza andar oltre con le citazioni,
c’è nel materiale ancor dubbio fin qui raccolto il germe d’una rivoluzione del
problema dei sentimenti simpatetici ed antipatetici in ele¬ menti d ordine
meccanico. Io, come monista, non me ne stupirei nè dorrei certamente: ma come
se la caverebbero i neo-idealisti, che presumono di trovare negli studi meta¬
psichici argomenti nuovi e validi per la spiritualizzazione crescente
dell’Essere V Tuttavia, se io posso vedere nei fenomeni mediumnici le
prove dell esistenza di forze biopsichiche ignote, non trovo poi che le
esperienze fin qui fatte siano sufficienti a darmi un concetto qualsiasi sulla
loro intima natura: e parlare di neuricità radiante „, e paragonare codeste
forze ipotetiche alla elettricità, alla luce, alle correnti magnetiche, alle
ra¬ dioattività ultimamente discoperte, mi par prematuro ed anche pericoloso.
Si rimanga pure con Ostwald e con Mach nella Energetica, ma non si vada più in
là di congetture molto problematiche, alle quali non saprei assegnare, in
massima, altro valore se non di analogie metaforiche. La spiegazione, che
i mutamenti di tecnica voluti dalla Paladino siano semplicemente atti
psicologici di difesa dal dubbio o di tattica operatoria, è pedestre, si, ma
probabi- lissimamente più vicina al vero. Io opino che le varianti domandate
dal subconscio dei medii siano una conseguenza logica della loro singolare
situazione nei circoli: e prima di dare il passo alle spiegazioni
iperfisiche delle * affinità , od omogeneità „ fra i “ perispiriti „ o “ corpi
astrali „ (traduzioni più o meno libere delle “ neuricità , e delle forze
radianti „), vorrei che caso per caso si eliminassero i motivi d’ordine
psicologico. Spessissimo si vedrebbe allora che i medi, nel far mutare il posto
alle persone, nello strin¬ gere o rallentare il circolo, nel chiedere luce o
buio, si¬ lenzio o chiasso, luce rossa o luce verde, — se non sono guidati da
ragioni strategiche per la esecuzione dei loro piani non hanno altro scopo se
non di mostrarsi ligii alle tradizioni dei circoli, e di dare un falso o
simulato colorito di “ sperimentalismo „ alla loro tecnica frivola ed
inetta. Tutti questi campioni professionali dell’ Ignoto ultra¬
conoscitivo, tutti questi presuntuosi iniziati deH'esoterismo, si piccano
sempre di intuire di pensare e di operare al di fuori e al di sopra della
scienza: ma nonostante i loro ra¬ gionamenti acroamatici, cioè intelligibili
soltanto agli adepti, sono poi costretti dalle necessità della logica ad
appellarsi a quel metodo obiettivo e a quei procedimenti di ricerca, che
ostentano di dispregiare e di oltrepassare. L’ULTIMA SEDUTA.
Compendio della serata. Ultima e non fortunata seduta, questa del
10 gennaio! Siamo ridotti al gruppo primitivo di sperimentatori, salvo
l’aggiunta del giovane sig. ing. L. Pikeli.i di Milano; Eu- sapia è in ottime
disposizioni d’animo, perchè durante il soggiorno in Genova si sente
fisicamente migliorata, ed è anche fornita di non comune potenzialità
medianica: ma non ci giovano queste condizioni favorevoli per avanzare nella
pneumatologia conforme ai nostri desideri, e tutta la serata si consuma in fenomeni
che quasi più non ci de¬ stano interesse. I. In catena attorno al
tavolo. Io e Barzini invigiliamo la medium; il nuovo venuto, ing.
Pirelli, è seduto accanto a Barzini. a) Dimostrazioni elementari di
medianità, che ormai è inu¬ tile descrivere a parte a parte : — movimenti e
sollevamenti del tavolino, picchi e rumori di grattamento, bussate; — svolazzo
delle cortine : — fracasso entro il gabinetto, derivato dal sol¬ levarsi e
ricadere della branda col suo materasso; — palpatine, tocchi e stringimenti al
gomito e alla spalla; — spostamenti di oggetti anche pesantissimi (il tavolo
grande colmo di roba e strumenti); — formazione di corpi androidi attivissimi
sotto il cortinaggio, un dei quali in particolar modo agiva dalla sinistra
d’Eusapia, ossia su di me. — E tutto ciò in semi¬ oscurità, ma in modo
discernibilissimo , con una successione rapida, pressoché furiosa, di fenomeni,
ma nel tempo istesso con una lentezza studiata nello sviluppo di ciascun
fenomeno, come se ci si volesse lasciare — e ci si lasciava difatti — tutto 1’
agio di osservare , di verificare , di commentare e di interpretare.
Il fenomeno del mandolino. — Il più bel fenomeno teleei- netieo della
prima ora di seduta ci è stato offerto dal man¬ dolino. — Prima si è udito il
suo suonare spontaneo nell’interno del gabinetto, poi s’ò visto il suo
trasporto aereo sul tavolino dove posando s’è rimesso a suonare. I cantini
vibravano da sè sotto i nostri occhi, senza che alcuno li toccasse : soltanto
un lembo della nera cortina ne copriva la paletta del manico. Anche
stavolta 1 istrumento era isolato ; noi scorgevamo in semiluce, che la tavola
armonica era tutta scoperta. Le forti, ma disarmoniche vibrazioni dello
strumento avvenivano come se' una mano, situata entro la cassa, grattasse o
pizzicasse con le dita, non con la penna,, le corde: e la mano che strimpel¬
lava, non si vedeva. Noi tenevamo sicuramente le mani d’Eu- sapia, le quali
intanto battevano il tempo con le dita: io sentivo la sua sinistra, sopra la
mia destra, premermi a ritmo: ed è poi andata scherzosamente a solfeggiarmi
sulla fronte, mentre il mandolino riprendeva ad autosuonare ogni volta che lo
do¬ mandavamo. Aggiungo che una grossa piega della tenda s’era interposta tra
le nostre mani e il manico del mandolino. Per¬ tanto questo è uno dei fenomeni
più autentici che io abbia da segnalare. e) Una telepla.t mozione
fantomatica. — Mai ne avevo rice- yuto impressioni altrettanto realistiche di
consistenza, di mor¬ fologia umanoide, di attività vigorosa e intenzionale.
Natural¬ mente mi si è fatto sapere tiptologicamente che quell’automa ripetente
1 soliti gesti ed atti, era. “ essa „ ; ma, come per l’in- nanzi, mancava ogni
personalità. Però lo strofinarmi, il solleticarmi al fianco, il dar
colpetti sulla seggiola, il toccarmi con la mano aperta o con la punta di tre
dita distinte, 1 atterrarmi pel gomito, l’addossarmisi come per un abbraccio,
il retrocedere dell’ ‘ Invisibile , sotto quella tumidezza di stoffa, avevano
un’intensità impressionante, quasi che. essendo 1 ultima serata, mi si volesse
far sentire con mag¬ gior calore. Lna cosa grossa, sferoidale, lignea, mi si è
acco¬ stata in alto e m ha pigiato il capo ; nella superficie cutanea premuta
da quel corpo ho creduto riconoscere la sporgenza orbitaria esterna di una
fronte e lo zigoma d’una faccia os¬ suta, e rabbrividendo (lo dico
schiettamente) mi è parso d’a¬ vere addosso una testa di morto, un teschio,
spinto con forza da una persona nascosta nel gabinetto. Barzini ha guardato
sotto la tenda sollevatasi verso di me, e non ha veduto nulla di solido nè di
formato. h- il posto di una riflessione. Io penso che quella inter¬
pretazione strana derivi dal modo insolito col quale i nostri sensi cutanei
sono impressionati e dalla mancante correzione della vista, che raddrizzerebbe
le illusioni sensorie o, per lo meno, toglierebbe loro ogni carattere macabro
(“ spiritistico „). Se si vuole stare nella serena obiettività, bisogne¬ rebbe
analizzare sempre le impressioni: il processo percet¬ tivo implica una
ricognizione, che non si effettua mai rego¬ larmente qualora manchino gli
elementi comparativi. Ora, qui, di teste pigiantimisi al buio contro la tempia
io non ne avevo sentite mai, prima delle sedute. d) Fenomeni perspicui
telefonici. — Avemmo, in primo luogo, una quantità notevolissima di luci:
alcune si formarono in alto, sulla testa d’Eusapia, altre sulla stessa mia
persona, e precisamente sulla spalla destra di dove mi scesero saltellando
lungo il braccio spegnendomisi verso il pugno. Queste lumi¬ nosità
azzurrognole, ora fioche, ora più o meno splendenti, pul¬ santi, erano
indubitabilmente connesse con le materializzazioni tangibili : comparivano
quando la tenda s'avanzava, e Barzini, di fronte a me, scorgendola avanzare mi
preavvertiva che sarei stato toccato ; il toccamente io lo sentivo, poi, netto
e distinto. È una bella esperienza di correlazione perfetta fra due
ordini di percezioni, le visive di un percipiente, le tatto-muscolari di un
altro. Queste luci di Eusapia erano assai meno spettacolose di quelle “
dure come la cera, calde come il sangue, screziate di vene di bioplasma „ (?!),
che, al dire del Fakmer, il grande medium Eglinton si faceva comparire nelle
mani e che erano “ spiriti in via di organizzazione „, talvolta tenute in una
mano a mo’ di “ ciottoli luminosi „ (io direi irrivei'ente- mente, di
saponette!) da altri “spettri,. Certo, meno mira¬ bolanti, ma... più autentiche
ed autentieabili. e) Mani... sempre mani. — E avemmo, in secondo luogo,
la comparsa di una mano biancastra al di sopra della testa di Eusapia : io non
l'ho vista perchè in quell’istante volgevo le spalle al gabinetto, ma
distintissimamente l'han vista tutti gli altri ; e le mani della medium erano
controllatissime, anche perchè discernibili in mezza luce. II. Nel
gabinetto oscuro. Incuorati da queste materializzazioni visibili, alle
22,30 facciamo coricare la Eusapia entro il gabinetto, ed io la lego
solidamente agli anelli appositamente infissi nelle sponde della branda,
adoperando un grosso e resistente nastro di canapa, largo 2 cent. L’esperienza
sui medii (e sui pazzi nei vari Manicomi, dove s’applica tuttora la coercizione)
ha insegnato che i nodi di un nastro sì fatto si sciolgono assai diffìcilmente:
e per scioglierli Eusapia dovrebbe vincere le strettoje che non le lasciano ai
polsi e ai piedi piu di 25-30 centimetri di raggio. Rimaniamo illuminati
dalla veilleuse e dalla lampadina elet¬ trica a vetro rosso, di 5 candele :
posso leggere lo stampato di corpo 9 in un giornale e distinguere benissimo le
ore sul quadrante del mio orologio. . Dopo un po' d’attesa — e durante
questa si è consumato il solito ' numero „ del programma, ossia 1’ a solo
coreografico del tavolino — abbiamo assistito a un piccolo colpo di scena: le
tendine nere si sono scostate dalle sopratende delle due fi¬ nestre, e così la
testa e i piedi d’Eusapia giacente ci si sono resi ben visibili, come se ci si
volesse assicurare che la medium non si sarebbe mossa. Ma le grandi forme
materializzate che da tanto tempo aspettiamo, non sono comparse. In
queste condizioni d’esperimento, tre sorta di manifesta¬ zioni furono ottenute
: a) Formazione di una nebbia biancastra, “ odica ,„ che al¬
ternativamente s’elevava e s’abbassava lungo il corpo disteso della medium;
l’ho giudicata dello spessore di 12-15 centun. b) Comparsa di luci tonde,
azzurro-verdognole, a 40-50 cent, dalla testa della medium, le quali scendevano
lentamente, im¬ pallidendo, una dopo l’altra verso di essa, e poi
sparivano. c) Ripetuta apparizione di mani nel vano delle tende, le quali
non potevano essere le mani d’Kusapia, chè io le avevo allacciate con più nodi,
e tali le ho trovate al finire dello spet¬ tacolo. Le mani che s--i mostravano,
erano ora serrate a pugno, ora aperte coll'indice e col medio estese e con le
altre dita piegate nell’atto che si suol designare ‘ di predicatore „. Que-
st'ultima mano, dirò così, vescovile, sottile e a vola stretta, aveva forme
aristocratiche, ovvero femminili : ed io la diagno¬ sticai per una sinistra,
mentre proprio allora la sinistra di E. P. pendeva in risoluzione muscolare
sull'orlo opposto del materasso . Quanto ai pugni, alcuni apparvero dal lato
radiale o del pol¬ lice, altri dall’ulnare o del mignolo. d) Comparsa di
una forma biancastra, allungata, nel mezzo delle cortine nere, lo l’avrei
giudicata una terza edizione, peg¬ giorata perchè ancor meno definibile, del
mezzo volto affac¬ ciatosi allo stesso modo nelle sere precedenti ; e così la
pen¬ sano il dott. Venzano e il Berisso. Ma altri, fra cui l’ingegner Pirelli,
ha creduto riconoscervi una mimo : nel qual caso sa¬ rebbe stata quella di un
gigante. Era forse “ John King , che prendeva congedo e ci dava il saluto
d’addio?... Mi rincresce, ma noi lo avevamo congedato da un gran pezzo !
La apparizione di mani nelle sedute d’Eusapia fu anche segnalata nel ’92 dalla
Commissione di Milano, che però non si pronunziò sul loro conto. Questo
fenomeno è vecchio nella storia dello spiritismo: si sale oltre alle sorelle
Fox. Il Richet ha ripubblicato, due anni fa, la ingenua e istruttiva storia,
redatta da un teologo cattolico e stampata a Utrecht, di uno spirito “ Clemente
Zwesspenpauer [nomignolo] che nel 1641 tormentava una giovane ventenne molto
saggia e pia, Regina Fischerin, produceva “ luci brillanti „, appariva in forma
di vecchio, e per identificarsi stampava la sua “ marca di fuoco „ sulle stoffe
in forma di mano coi carat¬ teri del defunto (“ Ann. Se. psych. „, apr. ’05).
Allora i segni di identità erano dati dalle “ anime purganti „ 0 “ penitenti „
ovvero dai *■ diavoli „ : adesso lo sono dai dis¬ incarnati, che non dicono più
di venire dal Purgatorio o dall’Inferno, perchè pochi ci credono sul serio, ma
prote¬ stano di scendere da Altri Piani. Il processo psicogenetico è sempre il
medesimo: lo sforzo di autenticare in qualche modo le straordinarietà del
supernormale. III. Esperimento d’addio. L’ultima manifestazione di
medianità che ci ha voluto dare Eusapia prima di chiudere la serie delle nostre
sedute, è stato il solito esperimento dell’azione a distanza. Questa
volta fu. un piccolo organetto-giuocattolo. Dapprima, accostandogli la punta
delle dita, essa ne ha fatto girare il mec¬ canismo interno, traendone tre o
quattro striduli suoni ; in sèguito, senza toccarlo, gli ha impresso un
movimento di va e vieni sul piano del tavolino. La cosa fu chiesta da noi lì
per lì ; le mani d’Eusapia si protesero verso l'oggetto senza in¬ dugio e senza
precedenti sospettabili gesti ; la sala era rischia- ratissima ; i nostri occhi
non l'abbandonarono un istante : — il fenomeno ha dunque avuto tutte le
caratteristiche della sincerità. Una dimostrazione di questo genere ,
piana e sicura, ci ha servito di coronamento e di compenso per le lunghe ore
trascorse in quella penombra, in una fastidiosissima immo¬ bilità di attesa, in
una simulazione noiosa di credenze non condivise. Anche il più sistematicamente
incredulo, colui che facesse pompa di “ retetica „ come dicevano gli antichi
gno- seologi, ossia che si impuntasse di cercare la verità col pre¬ concetto di
non trovarla mai, dovrebbe ben riconoscere, a tali prove, che la telergia
esiste quale funzione eccezionale di certi organismi privilegiati o
anormali. Non chiudo questo sommario dei fenomeni veduti, senza ricordare
che la sera del 10 Eusapia volle e ottenne muta¬ menti di catena pel motivo che
non può tollerare il con¬ tatto di “ mani umide di sudore Forse non esiste,
qui, che una idiosincrasia isterica, comune del resto a molte persone
normalissime cui una mano sudante e fredda fa ri¬ brezzo. Ma fors’anco è vero
quello che dice la Paladino: che quel contatto le spiaccia, perchè le
diminuisce la potenzia¬ lità medianica. E perchè no? La catena tiptiea non le è
forse tanto necessaria, quanto la vigilanza delle sue membra operata dai
controllori : spessissimo le mani degli astanti si allontanano l una
dall’altra, o sono ritirate sotto il tavolo. Ma finché non si sia provocato lo
stato profondo di “ trance „ Eusapia cerca le mani dei vigilatori o di altri
fra i presenti, come se ne aspirasse porzione del psicodinamismo che poi
dispiega nei fenomeni. Ora, codesta verosimile trasmissione di forza può bene
essere aiutata o impedita da particolari condizioni fisiologiche delle persone
‘ incatenate „ ; e, come avviene di certe sostanze coibenti del flusso
elettrico, può la traspirazione cutanea costituire un ostacolo alla coope¬
razione fisica incosciente ed involontaria dei due vigilatori a ledere del
medium. Historia dilecteuole et ueridica di uno Ispirito,
che... Il I)1 Giorgio Dumas ha or ora riesumata la “ Histoire admirable „
di una isterica celebre negli annali della de¬ monologia cristiana, di Giovanna
Féry, che nel 1584-5 fu esorcizzata da un intero sinedrio di teologi diretti da
Mon¬ signore di Darleymont, “ illustrissimo e reverendissimo Ar¬ civescovo e
Duca di Cambrai, conte di Cambrésis, prin¬ cipe del Sacro Romano Impero „. Dopo
molte fatiche e traversie Giovanna fu liberata da tre demoni, che dissero
chiamarsi A anione, Gorgia e Cornuau (?), e dei quali que¬ st ultimo resistette
a lungo, intavolando — per bocca della indemoniata, s’intende — meravigliose
discussioni teologiche cogli esorcisti e spesso mettendoli in imbarazzo con lo
sue acute objezioni da calvinista eretico ed indurito (cfr. “ Rev. de Paris „,
aprile-maggio, ’07). Non sempre queste “ Istorie „ di ossessione
diabolica sono terminate in modo mite, come quella di Giov. Féry : molte, purtroppo
finivano in modo tragico, e tutti orma! lo sanno. Ma quando si tratta di
quegli io secondari, di quegli sdop- piamenti isterici di personalità, che come
quei discreti diavoli di Gorgia e di Nomane non portano a rovma nè al logo uè
al Manicomio l’ infelice in cui si costituiscono, si può anche guardarli con
occhio indulgente e con umore faceto. Lo stesso buonumore svegliano certi
spinti delll'®tessa; risma, che fanno capolino dall’ Al di la impersonandosi
nei medi più potenti, per es. il “ Capitano „ innominato che 4 controllò per un
po’ di tempo la celebre Fiorenza Cook Come; e là “ Sofia , e lo “ Spirito blu »
ch®.tu“odÌ C°n‘ inimicano con il Circolo spiritico kardeclnano di Tours in
Francia • e 1’ “ Abdullah „ e il “ Selim , del Bailey, dai dubbi apporti
assiro-caldaici; e il “ Bien-Boa , , di Villa CanM„, e il “ Bien-Aìssa „ del
giovine medium galiziano di Kolomar ( “ Psych St. „, ’05). Come fra i diavoli
del Medio-evo si sen- ; tiva l’eco della demonologia d’Oriente negli stessi
nomi di Astaroth, Mammone, Azaztele, ecc., cosi fra gli spimti-gnide dei grandi
medi si avverte, d’ordinario, quella intrusione di Turchi Arabi ed Indiani, che
serve mirabilmente a c°naet tere la pneumatologia Occidentale eoll’esoterismo
Orientale agli occhi degli abbacinati e suggestionabili gregani. Per- sfno la
imaginazione creatrice della Elena Smith, forse la più coordinata e ferace di
quante abb’aa° forato r >- manzi spiritici, .non ha saputo liberarsi da l
Onen e anto meno dall’India: la sua prmcipessa Simandmt e la ternmi nizzazione
drammatica del Falciro e del Càkya-mouni di casa Nokogerath 1 Per contro, “
John King , e la sua pa¬ rentela hanno una patria meno classica ed esoterica,
so emigrati, come sappiamo, dalle pianure americane neo-in- 17vèro cli'e'viohn
, oramai, alle sedute d’Eusapia coi nostri gruppi non si fa più vivo come
prima. Anche la tenome- L* delle sei serate dai Berisso ha avuto un car^ter®
impersonale: gli oggetti si muovono fremono, i carillon* stridono,
qualcuno invisibile „ ci tocca e ci sospinge o guasta dispettosamente ì miei
strumenti scientifici ; ma non si dice più che il turbolento sia “John,. Ornai
si Va avanti facendo dello “ spiritismo senza spinti, giacché “ nessuno .
ordinariamente c, si annunzia e men ehe mai ci si rende palese. Presentemente
in Eusajiia la in corporazione , del “ disincarnato , suo padre nord-americano
è aTsai scolorita. Nella seconda sera abbiamo progredito verso L comunicazioni
spiritiche, ma “ John „ ha continuato a tenerci il broncio ed è sempre, di
poi, rimasto nell’ombra- siccome oramai egli sa die ne conosco “ Vita e
miracoli è abbastanza prudente per non mostrarsi troppo. 1. Genealogia,
patria e virtuosità dello spi¬ rito “ John King ,. r , I ‘ Km/.* son?
«“a. famiglia dinastica, anzi, un vero clan , del mondo spiritico; comparvero,
secondo che Lo narrato, nel bel numero di 165 alle sedute che un Gionate Koon
teneva in casa sua con un figlio o nipote Nahuin • e fcfra“Tn
>irituale * Prendami* (dr. tomo 1, p. -2). Preadamiti, vorrebbe dire a
un dipresso uomini preistorici, dell'epoca della pietra- ed è al¬ lora
meraviglioso che avessero un cognome inglese puro sangue, e che si chiamassero
Gianni, Catterinetta, e forse orno barn, anticipazioni “premonitorie,, forse,
della storia futuia del neo-spintualismo ? L’origine dei “King, è volgare
puerile è la loro qualifica: si vede che la coltura dei due Koon si cn
coscriveva, da austeri quacqueri o ebrei che fos¬ sero, entro la sacra
Bibbia. Dal popoloso circolo di Power nell’Ohio i “ Kintr uas- sarono in
altri luoghi di America, e poi, entro la valigfa dei grand, medi nord-americani
professionisti in miracoli migrarono in Europa: e giunti sul nostro vecchio
Continente operarono mirabilia ancor più intense che non nel loro paese nativo
Diminuirono di numero fino a ridursi a due olio meX H K- P0<TÌalÌtà 6
S0|Jratutt0 si Personifica ìono meglio. I King , hanno vissuto oggimai nella
fede di tie o quattro generazioni di spiritisti, e sono sempre i privilegiati
Leviti dell’AI di Ih e dell’Ultra-sensibile Dure! ranno ancora molto?
Sopravviveranno alla disfatta dello “ di“"» 1 «•** — «1
<1,1)0 Senza dubbio fra “ John , e « Katie , vi sono differenze
personali: anche nelle famiglie di “spiriti, i due sessi ninno caratteristiche
diverse ; e perciò di tanto “John è adesso grossolano e ridicolo, di quanto
“Katie, è stata "od è graziosa e patetica; ma alla fin fine le due
personalità eccelse del mondo spiritico presentano una innegabile aria i miglia.
La “ Katie „ è la donzella anglo-britannica dal flirt ftn S ^ *
unosquiSto sapore romaùS John „ sotto la maschera napoletana che ha
assunto con Eusapia, conserva ancora nella sua valentìa ginnica qualche
Morselli. Psicologia « Spiritismo, H. Z9 lineamento di
nord-americanismo , come ne vediamo dei campioni nel Negro mezzo disbarbarito
che balla il goffo cake-walk sui palchi scenici dei nostri Teatri di
Varietà. Sono lunghi anni che “ John King „ lavora per la causa dello
spiritualismo nuovo : esso ha “ controllato » una vera folla di medi, di là e
di qua dell'Atlantico, sul nuovo e sul vecchio continente, negli Stati Uniti,
in Inghilterra, in Italia, in Olanda. Nessuno degli altri “ spiriti-guide „ può
stargli a fianco : in un concorso interplanetario di attività ed abilita
ultra-terrestri, il Giuri dovrebbe assegnare a “ John „ il diploma di merito.
Se non che, forse in causa dello stra¬ pazzo per tanto affaccendarsi, le sue
facoltà intellettuali si sono indebolite: a paragone di ciò che “ John „ era
capace di fare e di dire coi medium nei primi suoi anni di co¬ municazione „,
si deve purtroppo constatare che egli è m preda ad una vera degenerazione. Per
poco che durino, la “ sopravvivenza „ nell’Altro piano e il controllo n da
questa nostra Parte finiranno coll’incretinirlo. Eccone le prove
storiche. . . Notiamo dapprima un fatto singolarissimo che ha traver¬
sato tutte le vicende dello spiritismo moderno senza arre¬ stare mai (e pour
cause!) l’attenzione dei gregari: ed è il continuo mimetismo tra i medi. La
preponderanza di spinti Orientali, Indiani, Turchi e simili cui più su
accennavo, e diogià una prova di questa imitazione pedestre, in cui si sperde
la meschina imaginativa del subcosciente mediummco; ma che dire allora del contemporaneo
e successivo apparire deo-li stessi spiriti nella fenomenologia medianica?
Quando tra il ’ 70 e T ’80 era in auge la Fiorenza Cook, e, nonostante le
denegazioni del Voi.kmanm. trascinava all entusiasmo i cii- coli di Londra, un'
altra medium. Miss Showers, autosug¬ gestionata da quei trionfi, evocava due
spiriti che rispon¬ devano ai nomi precisi di... Florence e di Katie ! Accaduta
poi la catastrofe del gennaio 1880, quando la Corner fu sorpresa in flagrante
mendacio (come narrarono gli stessi periodici “ Spiritual notes, e “
Spiritualist „), l’imitazione a suo riguardo cessò: e da allora nessun medium,
per quanto mi consta, aveva più evocato “ Katie King , fino alla seduta di casa
Avellino, quando Eusapia, naturalmente poco versata in istoria dello spiritismo,
ha creduto bene di disotterrarla e di rimettercela sotto gli occhi. Ma “
John King , deve godere di simpatie eccezionali nei “ circoli „: è assai più
imitato e duro nel sopravvivere in rapporti con questo basso mondo, di quanto
sia stata la sua parente “ Katie „. Sembra un personaggio obbligato degli
spettacoli spiritistici, e, se non paresse irriverente, lo para¬ gonerei alla
maschera del “ Capitan Fracassa „ che non mancava mai nelle antiche commedie
italiane dell’ arte. La u Katie „ ha rinunziato presto ad essere la Colombina o
la Jtosaura della compagnia; ma “.John,, no: da cinquanta- einque anni precisi
non ha requie. 2. Peregrinazioni dello sjjirito “ John King „ in questo
mondo sublunare. Già in America, dopo aver guidato i due medi Ivoon, che
eb¬ bero l’onore di tirarlo giù dall’ “Altro Piano „, egli si è mani¬ festato
nei circoU degli Eddys e degli Holmes, e sicuramente in qualche altro che non
sono riescito a conoscere. Ma in Europa la filza dei suoi evocatori è assai
lunga, e le sue vicende ben più avventurose. Nel 1866-67 troviamo “ John
, e la sua compagna allora inseparabile “Kate„ (piccola variante nel nomignolo)
in casa Marshall, dove la signora da oltre tredici anni, ossia dal ’53, ha fama
di dare sedute meravigliose. I due spiriti concede¬ vano “ manifestazioni
vocali ossia comunicavano con la voce, però non direttamente, bensì per mezzo
di una “ trom¬ betta di carta , che stava per aria non tenuta da nessuno (al
bujo !) e serviva da portavoce tra PAI di là e l’Al di qua. 11 Colkman, un
pioniere valoroso dello spiritismo, ce ne dà preziose notizie (cfr. in
“Spiritual Magazine „, ott. ’67). Val la pena di riprodurre sommariamente le
sue narrazioni : Le * voci . che si udivano dai Marshall, ci fa sapere il
bravo Colemax, non erano, certo, quelle dei due padroni di casa: però egli
aveva sentite le * stesse voci „ alle sedute spetta¬ colose dei fratelli
Davenport, por cui si supponeva diggià che “John King, fosse migrato con essi
dall’America, nel loro famoso armadio, ... senza pagar dazio perchè merce
invisibile, D’ordinario ‘ John , aveva un contegno serio: riconosceva e
salutava col loro nome cognome e qualità i nuovi venuti, si interessava dei
lavori “ letterari . cni alcuni di essi atten¬ devano, dava loro consigli, discorreva
di questioni astratte e religiose, discuteva di teologia, citava la Bibbia,
ammoniva in materia di fede. E ben lo seppe il rev. pastore Bengough. che una
sera si sentì faro da “ John „ una terribile paternale, coll'accusa formale di
essere un troppo tepido credente e di non avere opinioni ortodosse. Ma
talvolta “ John , perdeva quel contegno di * gentleman „ pietista, e diventava
di carattere gioviale e scherzoso fino alla , li
trivialità. 11 rev. Bengough, che non gli perdonava quella la¬ vata di
capo, un bel dì s’accorse che * John „ dava un aspetto volgare e repulsivo
(sic) alle sue rappresentazioni. Non si dice in che consistessero queste
volgarità e grossolanità : si sa però che i due spiriti cantavano insieme dei
duetti a voce sfogata, ma stonatissima, e (narra un testimone) “
insopportabilmente „ : che anzi una volta 'John, ordinò all’assemblea che si
cantasse in coro, ed egli la accompagnò a suon di chitarra ma con discreta
assonanza. ‘ John „ si divertiva pure a zuffolare delle ariette, ma in modo
imperfetto. Promise persino di mostrarsi disegnatore e che avrebbe ritrattata
una signorina del circolo : infatti, poche sere appresso si trovarono su di un
foglio di carta due disegni. Il primo rappresentava una donna in forma
d’angelo, con grandi veli svolazzanti attorno, con una croce sulle spalle, e
con scritto sotto il termine greco Agape (V raf¬ frontare ai disegni
egualissimi che dava lo spirito * Joey „ con Eglinton!). L’altro figurava una
donna coronata, una regina con scettro in mano, ed era destinata — come fece
sapere la “ voce , spiritica — a rappresentare Lady Coleman; ma disgraziata¬
mente, o per inabilità del ritrattista, non c'era alcuna rassomi- nianza. Aggiungo
però che ‘ John ,, vista l’accoglienza calo¬ rosa fatta a quelle sue opere
d’arte, ne diede altre, ma sempre con le stesse identiche figure angeliche
(stereotipia a noi ben nota e di cui oggi Elena Smith, coi suoi ‘Cristi
sovraumani,, seguita a fornirci esempi non nuovi per noi. alienisti). In
alcune di queste manifestazioni si intravvede diggià il ‘John , paladiniano; ma
di quanto superiore! In allora ‘John,, oltre alla intellettualità dei messaggi,
oltre al brio che pale¬ sava nei colloqui" e nelle dispute coi
frequentatori di casa Marshall, profondeva ad essi altri ‘ miracoli , :
apportava pro¬ fumi e faceva piovere dal soffitto essenze liquide ed odorose
sulla loro testa. Aveva però un carattere meno allegro d'adesso : attaccava brighe
volentieri, ed era geloso di ‘ Kate , : esigeva che si conversasse soltanto con
lui. obbligava la sua compagna al silenzio, e si impermaliva se qualcuno gli
preferiva la ra¬ gazza. Però non si lasciò mai vedere : parlava ed agiva
restando invisibile, anzi esigendo l’oscurità più assoluta: egli però ci vedeva
benissimo nelle tenebre, e seguiva con fine attenzione tutti i movimenti
sospetti di chi voleva troppo accostarsi a... controllare la medium. Del resto,
a discolpa di "John, debbo dire che a quei tempi le ‘ apparizioni
fantomatiche divenute poi abbastanza comuni, erano rarissime: nel '67 non si
cono¬ scevano ancora che il fantasma della moglie del banchiere Livermore e
quello del ‘ Dr Pranklin , materializzati da una delle Fox, non che la ‘ dama
velata , vista da Roe. Dace Owkk (v. Tomo 1, p. 23). Inoltre gli spiriti
parlavano diffìcilmente: la disincarnata Livermore, apparendo nelle stanze già
abitate in vita, “ emetteva appena un mormorio incomprensibile , : solo la dama
bianco-velata di Owkk era arrivata alla necro¬ fonia ben distinta.
JOHN KING „ E ALFE. RUSSELL- WALLACE 458 Non
piccolo, dunque, è il merito dello spirito di ‘John King, ohe non solo parlava,
ma dialogizzava a fiato perduto con la sua cartacea trombetta. Che anzi questo
modo di comunicare aveva fatto nascere in cuore al Colkmam le più audaci spe¬
ranze: ‘ Gli spiriti, egli scriveva, ci hanno annunziato grandi comunicazioni
orali: non è dubbio che la predizione si realizzerà, e che i più fortunati fra
noi, non solo percepiranno gli spiriti sotto forma visibile, ma potranno anche
conversare (a tu per tu!) e riceverne istruzioni ». Tuttavia ‘ John „ e ‘ Rate
„ non si mo¬ strarono, solo diedero qualche ragguaglio sulla loro personalità:
dichiararono di essere i medesimi spiriti che accompagnavano i fratelli
Davenport, ma non spiegarono il ‘ mistero dell’ar- madio , e dei ‘ nodi
zollneriani ,! Per scusare poi le sue buf¬ fonate, ‘ John , confessò
francamente che quel genere di esi¬ stenza e quell’essere ancora legato al
nostro mondo sublunare per “fini voluti dalla Provvidenza », gli seccavano
molto, e che per ciò tanto lui, quanto la compagna “ Kate », procurando di
pigliarsela con filosofia, si divertivano più che potevano... alle spalle dei
miseri mortali (sic\ Quanto alla trombetta, debbo dire che una sera fu
afferrata in aria e la si trovò un po’ troppo vicina alla testa della si¬ gnora
Marshall: la scoperta fece un po’ di rumore, ma la cosa finì lì, per maggiore
tranquillità dei comunicanti. Aggiungo che la stampa londinese, internandosi in
polemiche spiriti¬ stiche e antispiritistiche come la italiaua di questi
giorni, accennò a strane facoltà di ventriloquio, sempre a carico della signora
: altri accennò a trasmissione di ‘ voci , traverso a tubi. Ma in verità nessun
trucco fu messo in luce, e poco dopo l’intervento del celebre naturalista
Alfredo R. Wallace mise in silenzio i denigratori di “ John » e ‘ Kate King
». Tutta questa storia amena ed onesta si legge scritta can¬ didamente
sul serio nei più autorevoli periodici spiritici del¬ l’epoca; ma il fatto più
culminante delle sedute di casa Marshall fu questo, che ci andò miss Nichol,
damigella di compagnia di una sorella di Alfe. R. Wallace, e che per mezzo o
eccitamento di lei ci andò anche il celebre emulo di Darwin. Credo che il
Wallace avesse già scritto il suo opuscolo : The scienti fic aspect of thè
supematural (Londra, ’66), ma non era ancora in buona vista presso gli
spiritisti or¬ todossi: o ne temevano la vasta coltura biologica, o non ne
credevano ben sicura la conversione alle loro dottrine. Il Wallace entrò
subito in cordiali relazioni con i due * King conversò a lungo con “John,, di
cui percepì la voce forte e maschile, e ammirò la vasta (!) conoscenza di cose
astratte. * Noi conversammo (queste le sue stesse parole) sui medium, sui
progressi dello spiritualismo, sulla vita nelle 454
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li altre sfere e su molti altri
soggetti; le risposte di John erano convenientissime, ed io lo trovai molto
intelligente, facile e pronto „ (sic). Orbene, fu questo giudizio benevolo del
sommo scienziato, che disarmò i sospetti dei circoli spiriti¬ stici; por mezzo
di “ John King , la immensa autorità di un Wallace fu guadagnata per sempre al
neospiritualismo. Scusate se è poco! La Niello) diventò, o già era un medium
efficace, massime- in “ apporti „ di fiori : essa dava sedute in casa dei
signori Houghton, dove accanto al Wallace sedeva allo stesso ta¬ volo magico il
drammaturgo-spiritista Damiani di Napoli. C’è bisogno di seguire altro filone
per discoprire donde sia passata ad Eusapia la suggestione dello spirito-guida
“John,? (Cfr. Tomo I, pagina 1.20). Nel 71, o giù di lì, troviamo miss
Nichol divenuta la seconda moglie di Samuele Guppy, un letterato mediocre,
destinato però ad essere il marito successivo di due medie potenti, giacché
anche la di lui prima moglie ha inscritto il suo nome nel libro d’oro dello
spiritismo (cfr. Podmo re, 1. cit., passim). Il Guppy era stato dapprima un
positivista, e aveva scritto un libro per spiegare chimicamente i fenomeni spiritici
(vedi Bibl., 1°, pag. xxxvn) ; ma poi, convertito dalle mogli, diventò uno
spiritista ferventissimo. In allora i medi si facevano spietata concorrenza: si
incolpavano a vicenda di ciar¬ lataneria (Home scagliò tale accusa a miss
Cook!), si dispu¬ tavano la clientela', e... si rubavano gli spiriti. Così fu
che “John, e “Katie, (non più “Kate„) passarono, forse insalutato hospite, da
casa Marshall a casa Guppy ; e qui acquistarono ambedue la facoltà del canto. “
John „ cantava con voce pro¬ fonda di basso, “ Katie „ faceva gli acuti, ma il
suo bisbiglio riusciva poco intelligibile. Per ciò spesso i due litigavano fra
loro : “ Katie , disillusa sulle proprie abilità canore non vo¬ leva cantare, e
“ John „ incollerito glielo ordinava ; e allora la poverina ci si provava,
dicendo: — sì, sì ; voglio, voglio — ma la voce era chioccia e il canto
falliva. Nell’anno 72 “John King „ fece la sua comparsa trionfale alle
sedute che un’altra zitella, la già citata Showers, teneva insieme con la sua
domestica Elena a Teignmouth nel De- vonshire, a circa 800 chilometri da Londra
! Miss Maria era appena sedicenne, ma medium potentissima ; fu con lei che “
John , cominciò i suoi straordinari esercizi di telergia. Quando essa cadeva in
“ trance , la casa era messa a soq¬ quadro : “ John „ cacciava i mobili persino
in strada (tipico esempio di “ casa fantasmogena „ e inizio della carriera
teleci- “ JOHN KING „ A TEIGNMOUTH, NAPOLI, PAKIGI, ECO.
4o;> netica ulteriore del corsaro). Per soprappiù a quelle
sedute tumultuose, esaudendo i voti del Coleman, apparivamo vari “ spiriti „ :
ci veniva “ John „ ci veniva “ Katie „, e ci veniva anche un “ Peter „ (?). Un
astante narra d’aver veduto coi suoi occhi “ John King „ involto in una stoffa
luminosa, con la testa circondata da un turbante, e vicino a lui, se¬ duto
comodamente su di un sofà, il suo nuovo compagno “ Pietro „ in abito da caccia
(sic!). La data della prima comparsa di “ John King „ alle se¬ dute della
Paladino in Napoli non è precisata, ma deve ca¬ dere verso il ’72 o il ’73
(cfr. Tomo I, p. 120 e seg .). Na¬ poli era in quegli anni, ed è tuttora un
buon centro di spi¬ ritismo; vi fiorivano parecchi circoli privati; e in casa
del prof. Capuano, detto il “ Nestore degli spiritisti partenopei „ , lo
spirito di Frate Angelico (!!) dava picchi e responsi tiptici ascoltatasi mi.
Infatti più tardi, in casa del cav. Ghiaia che era succeduto al Damiani
nell’ufficio di “ sviluppatore „ della medianità d’Eusapia, “ John King „ si
manifestava sempre in compagnia di “ Frate Angelico „, e faceva piovere rose e
monete (di stagno) : ma poi i due spiriti si distaccarono, ed ora “ John „
viene ordinariamente solo. Il gran pubblico e la immensa maggioranza
degli spiritisti che non ne sanno o ne tacciono la storia, credono che John „
sia esclusivamente impegnato con la “ Eusapia ,; ina pur¬ troppo, da vecchio
marinaio, egli si diletta di viaggiare . all’Estero. Dò alcune tappe del
suo itinerario. Nel '75, a Parigi, in casa della baronessa medium Ad. van
Vay il medium americano professionista Carlo Williams evocava “ John King „ene
faceva vedere 1’ “anima astrale, sotto forma d’una palla luminosa che saliva e
scendeva, entrava da un angolo della sala e scompariva traversando ì muri. Non
basta: “ Joku „ usciva allora dal gabinetto e si mostrava bene illuminato: un
astante, il Gledstanes, ne de¬ scrisse l’occhio nero e vivissimo (cfr. in
“Medium a. Day- break ,, ’75: cfr. Buse, Isis dévoilée, p. 179). Nel ’77,
il medium Alfredo Firman, descritto dal Sullivan, impersonava con molto successo
diversi spiriti, fra cui sua madre, due graziose ragazze che rispondevano ai
nomi di Alessandrina e di Natalia , un misterioso “ Glaucm (V), e... “ John
King , il venerabile anziano dell’ Al di là. Disgrazia¬ tamente questa
presentazione non va scompagnata dal ri¬ cordo dello smascheramento di sir
Firman: a Parigi fu sor¬ preso mentre opportunamente abbigliato si preparava a
tare da “ spirito d’nn Indiano ,. Ah quelle Indie! Nel ’77 e
’78 era ancora in voga, come medium ultrapo¬ tente, il detto Williams, che non
si separava più da una com¬ pagna, medium essa pure e celebre sotto il nome di
* Rita Il Williams, nelle sue serate migliori, faceva apparire “ John King „ in
abito da “pirata pentito, ( i sic). Ma disgraziata¬ mente anche per lui venne
il brutto quarto d’ora : una sera uno scettico astante afferrò lo spirito
Charlie, e si trovò tra le mani la “ Rita , palpitante e confusa : frugalo il
Williams gli si rinvennero indosso la barba nera posticcia di “ John, e alcuni
metri di mussolina pel suo turbante. La delusione fu grande nel campo
spiritico: ma quel signor Gledstanes sug¬ gerì che si risolvesse il dibattito,
consultando in qualche altra seduta d’un buon medium “ John King „ medesimo.
Come è possente la fede e come spiana le montagne ! Si parla infatti con
calore di “ John „ anche nei serii libri dogmatici di Oxon, come di uno spirito
ammirabile per la “ evidenza „ delle sue manifestazioni (cfr. Staixton Moses,
Spirit teachings, ult. edizv p. 44), e se ne parla anche in quelli della
Marryat (cfr. Bibl., I, p. xxxii). Ma il bello si è che “ John „ non si
contenta di messaggi tiptici, di comu¬ nicazioni incarnatorie, di fenomenologia
fisica : è pure “ psi- cometra „ ; e nel ’99, per opera del ben noto medium
Peters, si manifestò alla principessa Kakadja e le ripetè la sua ve¬ ridica
istoria: “ egli fu su questa terra un corsaro vissuto ai tempi della Regina
Elisabet ta (1558-1603) ,! Migliaia di persone, ribadisce la principessa, lo
hanno sentito e veduto in Inghilterra, ed egli è stato rappresentato più volte:
alle pareti della sala maggiore della “ Spiritualist Alliauce , di Londra è
appesa la fotografìa del “ repentant Pirate „ in varie pose ! Ma come
alla sua gloria non bastassero i fidi spiritisti, “ John King „ gode anche
credito fra i teosofi. Secondo le sette teosofiche in auge, “ John „ non è lo
spirito di un pirata, niente affatto, ma di un mago, che in vita fu po¬
tentissimo. Gli spiriti dei maghi, detti Nirmanakaya , segui¬ tano a possedere
le loro virtù magiche anche dopo la disin- eamazione: e forse è per questo che
“ John „ smuove i tavolini e suona la chitarra... senza mani visibili!
Nel 1903 “John, viaggiava nei Paesi Bassi, e guidava il medium olandese
Munstermann , dividendo bonariamente questa fatica con uno spirito collega,
nientemeno che “ Abdnl- Hamid ,, l’immancabile Orientale della compagnia (cfr.
in “ Het tookmshs Leven „, ’OS). Con Cecil Husk, medio notissimo (ma
discutibilissimo !) JOHN KING „ DISPUTATO E... BURLATO
457 a grandi materializzazioni, appaiono molti fantasmi. Uno
Ira i tanti, drappeggiato dalla testa alle spalle in una specie di scialle
bianco, con il viso scarno, con la barba nera e lunga, e “ di tipo orientale „
(?!), mosse una sera le labbra, emise una voce forte e potente, e annunziò di
chiamarsi... “ John King „ ! Il Fotherby, che racconta l’avventura, non crede
alla realtà dei fantasmi se non in quanto sono “ forme eteriche „ formate dal
pensiero del medium fcfr. “Ann. Se. psyeh. „, luglio ’06). Che più? Anche
il medium romano Politi, sulla cui since¬ rità corrono dubbi gravi fra gli
stessi spiritisti, è riuscito ad ottenere comunicazioni o, per lo meno, la
partecipazione di “ John King „ alle sue sedute (“ Luce e Ombra „, febbr. ’05).
Roma non vuole essere seconda a Napoli, e visto che il Pirata elisabettiano è
il più intraprendente e fortunato degli abi¬ tanti dell’iperspazio, bisogna
bene sfruttarne in qualche ma¬ niera la popolarità ! Ma la troppa
popolarità espone a rischio, e la soverchia fortuna trasciua ad atti temerarii.
Non altrimenti si spiega la gravissima disavventura toccata a “John King,
neU’8t> quando inabilmente egli si lasciò burlare e condurre a per¬ dizione
da Chicot, uno “ spirito „ inventato, al quale s’era dato il nome del buffone
dei re Enrico III e IV di Francia. La storiella è stata ampiamente narrata da
Roberto Bracco (v. Bibliogr.,I°, pag. 151-170), nè fa d’uopo ripeterla per in¬
tero; basterà un cenno di quella burla esiziale. Dal 1592. anno in cui
morì vittima della sua impertinenza da Guascone, Chicot non aveva fatto più
ridere nessuno: bi¬ sognava che lo evocassero alcuni distinti giovani
Napoletani venuti nel divisamente di mettere alla prova lo ‘ spiritismo , di
casa Chiaja. Sparsero pertanto la voce che in casa Goetzel avvenivano fenomeni
mirabolanti per virtù di medii potentis¬ simi, specialmente del contrabassista
sig. Franchi : i fenomeni erano giochi di prestigio, i medi abilissimi
imitatori, e gli spiriti comunicanti, fra cui * Chicot . del tutto imaginarii.
Intanto in casa del cav. Chiaja le sedute dei medii Eusapia Paladino (fisico¬
meccanica), Luisa Pellegrino (psicografo), ed Enrico Madia (psi¬ cografo) si
succedevano fertilissime e convincenti. Fra i due gruppi si venne ad un
accordo : tenere sedute miste, e associando la potenzialità di tanti medii.
giungere, se era possibile, alle cime dello spiritismo. E cosi fu fatto: gli
spiriti del circolo Chiaia, che erano John King, un Monary (?) e un Loriani, si
presentarono insieme a quelli (falsi) del circolo Goetzel : John ebbe, anzi, un
colloquio animatissimo con Chicot, e si dissero vicendevolmente le loro
generalità. Per mezzo dello psicografo Madia, lo '‘spirito. Chicot narrò
d’avere vissuto nel secolo XVIII e di essere morto a Roma (?); e tutto andò
benis¬ simo sino alla fine, cosicché il Chiaja e il prof. Capuano, presi
ingenuamente nella trappola da quei burloni, firmarono il verbale autenticando
in tal modo l’esistenza di... Chicot : ciò che vale, sia detto per finirla, la
inesistenza di John King... sia esso un pirata, sia un J nirmanakaya „ !
Nessun dubbio che la burla non sia espressiva, ma non nel senso attribuitole
dal Bracco e dal Pavoni, che se ne sono valsi per buttare ad Eusapia Paladino
la taccia di eiurmatriee. La burla non vale affatto in riguardo alla realtà e
autenticità dei fenomeni fìsici-meccanici prodotti da Eusapia; le sue telergie
rimangono veridiche anche se Chicot era falso. 1 colloqui tra .John e Chicot
significano soltanto che il primo è la riproduzione ormai automatica d’un
monoidesimo di origine suggestiva, tramandato per oltre mezzo secolo dall’una
all’altra generazione di medii, dall uno all’altro circolo di spiritisti.
3. Regresso mentale di “ John King , e sua psicogenesi . Adunque, John
King di Eusapia è un degradato : ha pèr¬ duta quasi ogni intellettualità; non
sa più nulla di teologia, non cita più la Bibbia, non disputa più intorno a
soggetti astratti, non canta, _ non suona, non parla se non per bocca del suo
medium, non regala più prolumi come faceva a casa Marshall, nè fiori, come a
casa Chiaia. Del resto, John si incarna ed immedesima talmente nei suoi medii
da dive¬ nirne quel * doppio isomero „, quell’ “ individualità allo¬ tropica „
di cui parla elegantemente il Delanne. Lasciata la qualità assurda di
Preadamita che i Koon nella loro ignoranza di preistoria (allora non nata) gli
avevano attri¬ buito, egli resta, per anamnesi tradizionale, il “ corsaro del
secolo XVI ma cambia carattere a seconda del medium che lo evoca o lo
personifica: è giocoliere coi Davenport, teologo e profumiere con la Marshall,
filosofo e baritono con la Nichol-Guppy, facchino addetto ai trasporti di mo¬
bili con la Shawers e con la Eusapia ; è giudizioso con W allace, è stupido con
Ghiaia. Il suo stato progressivo di decadenza sveglia commiserazione. Che
pensarne? Guardando al suo impoverimento in Eusapia, vien voglia di
pensare che John King sia ridiventato fanciullo, e che questo suo puerilismo
sia analogo a quello che il De Rocn as ha visto manifestarsi in taluni
ipnotizzati dietro una suggestione che li renda bambini. Il dotto colonnello
chiama “ regressione della memoria „ questo fenomeno, che ogni ipnotizzatore
avrà potuto facilmente produrre nei suoi sog¬ getti, e che per la psicologia
scientifica non altro è se non un caso della “ obiettivazione dei tipi „
studiata da Richet. Ala il De Rociias, e dopo di lui il Bouvier, avevano
supposto che con acconcie suggestioni fosse possibile far regredire la memoria
dei soggetti fino all’infanzia, poi fino alla na¬ scita, indi grado grado fino
a prima della nascita, traverso ciascuna delle loro precedenti incarnazioni
come le ammette il kardechismo dogmatico (cfr. “ Ann. Se. psych. ’06).
Per esempio, il soggetto di Bouvikk avrebbe rivissuto o, meglio, rammentato in
iscoreio e alla rovescia queste esistenze anteriori: — verso la metà del secolo
XIX, essa sarebbe stata una Margherita Duchesne, morta nel 1860: — nel secolo
XVIII. un Giulio Robert morto a Milano nel 1780; — alla fine ilei secolo XVII
una Jenni/ Ludovic di Ploermel (il luogo della Dinorah di Mkvkhukku!) morta nel
1702; — finalmente, tra il secolo XV e il XVI, un Michele Berron morto ad
Amiens. Non s’è riusciti a farle rivivere esistenze anteriori a quest'
ultima. Riguardo alle più antiche incarnazioni regressive non c’è modo di
verificarle: mancano gli atti dello stato civile! Ma per la più recente, quella
della sedicente Margherita Du¬ chesne, la ricerca era possibile, ed è risultata
falsa. Cosicché il De Rociias, anche per uno studio più esatto su altri
soggetti suscettibili a codeste suggestioni, ha finito col convincersi che le
esistenze anteriori indicate in ipnosi mai furono vissute. To mi domando
com’era sensato, per chiunque ha pratica di ipnotismo, credere che la “
regressione della memoria » ottenuta per suggestione servisse a consolidare
l’atavico dogma della Reincarnazione! Non la si può pertanto applicare
menomanente al John King di Eusapia, il quale non fa mostra del suo puerilismo
perchè, sopravvivendo, sia regredito per telepatia o per au¬ tomatismo alla sua
età infantile, ma perchè, come spirito¬ guida, è il degno prodotto della
mentalità “ guidata „. Piut¬ tosto si dovrebbe confrontarlo a tutti gli “
spiriti „ che hanno vissuto troppo a lungo: persino il Diavolo, questa sintesi
di tutto il mondo spiritico sub-umano, anche lui, poveretto, è
irrimediabilmente allenito e striminzito da quel che era ai tempi di Giovanna
Féry o delle Orsoline diLoudun. È fatale: gli “ spiriti „, di cui la
imaginazione dei primitivi, dei seivaggi e dei semi-civili popola l'aria, la
terra, gli astri e i cieli, invecchiarlo e soffrono da qualche secolo in qua
una vera moria: siano maliziosi come Namone, Mammone e Belzebù siano bonaccioni
come John o sentimentali come Katie, muo- Planf° P‘ano i S1, rÌ8°lvono nelle
paure dell'ignoranza, nelle fantasmagorie derivanti dall'isterismo, nei
monoteismi subcoscienti e suggestivi dei medium ; si dissipano alla luce della
scienza come la nebbia al sole. Les Esprits s’en vont! di (ari°SISSlmo’ Per n°n
dir altro, il ragionamento specioso Kimr esiste" EL'r':i_- iSe
n'ente C‘ ha Provato che John Pb/„ t ' nlent® c‘ ha P01 provato che egli non
esista „ V*9ch 7 P; 5p4)- Debbo semplicemente supporre che
ÌniStì'U,0i1S1ChlC1Sta n°D abbia saPuto sondare nella psiche dello spirema
Cercare abbastanza neUa storia allegra Le conseguenze psicologiche
di questo accoppamento di uno spinto-guida „? Eccole: John King è un io
secondario, una personificazione oni- nca, in tutti 1 medi che inspira o che
guida; — è stato inventato in America per un’autosuggestione di
ignoranza storica ; 6 — si è propagato. ed è passato da un Continente
all’altro, da un medium all altro, per mimetismo; - si svolge in ciascun
medium per suggestione d’am¬ biente, per invidie ed emulazioni professionali,
per falsifi¬ cazione impudente; v ~ quando è sincero, si ripresenta a
ciascun nuovo at¬ tacco medianico per automatismo ; — la sua
sopravvivenza è una credenza di origine ata¬ vica e mimetica ; 6 . la ?uo
personalità palesa la miseria e il puerilismo della imaginazione subliminale
; — la sua variabilità personale dimostra che le personifi¬ cazioni
medianiche sono trasformate dal prisma cerebrale cne le rifrange; ~ }a
s.*la s°i'te infelice ci lascia presumere quella di Spiritismo6 C0USlmi11
Pers°nificazioni su cui si fonda lo I romanzi subliminali e
la psicologia scientifica. Le “ comunicazioni meccaniche „ e le
presentazioni fan¬ tomatiche della Paladino sono così elementari , discontinue
e inintellettuali, che un abisso sembra separarle dai “ mes¬ saggi „ dei Magni
Spiriti che ogni tanto si fanno sentire vivi, col tavolo o con la psicografia,
nell' “ Altro Lato „, e dai coordinati e spesso eleganti prodotti della
coscienza subli¬ minale che crea i “ romanzi „ ultraterrestri e storico-palin-
gnostici delle Van Vay, delle Smith, dei Forsboom, delle Smead, delle Weldon, e
in generale dei medii acclamati in casa Nokggeratii o nei circoli spiritici
ortodossi. Eppure, lo schema è, in fondo, sempre il medesimo ; solo ne
variano il rivestimento, l’arricchimento, le efflorescenze onde ogni singola
fantasia mediumnica, ricca o povera che sia, empie i vuoti tra le linee della
intelaiatura o ricama a risalto la tela che serve loro di sostegno. Ma basta
che rocchio sagace del psicologo, e sopratutto del psicopatologo, vi si fissi
per scorgerne la trama grossolana e uniforme. Lo so bene : a prima vista,
par difficile assomigliare le gesta funamboliche di un “ John King „ o i
semplici pateticumi di una “ Katie King „ alle rivelazioni astrofisiche dello *
spirito Galileo „ o dello “ spirito Humboldt „, ai poemi dettati dallo “
spirito L. Ariosto „, alle romantiche vicende della indiana “ Principessa
Simandini „. Àncora più lontane da tanta miseria sembrano le sublimità poetiche
prorom¬ penti dalla subcoscienza di Carlo Hugo sotto la suggestione del suo
gran genitore, all’isola di Jersey, quando venivano a inspirarlo col tavolo 1’
“ Ombra del sepólcro „ oppure alcuni simboli astratti chiarissimamente
Vittorhughiani, come il “ Leone d’ Androide „, il “ Romanzo ,, 1’ “ Idea „, o “
La Morte „ (G. Bois). Queste inspirazioni mostrano che l'anima è profonda:
eppure, la profondità non scende oltre la capacità del cervello umano, nè oltre
ai dinamismi assegnati dal¬ l’Evoluzione bio-psichica alla sostanza
nervosa. Certo, la tribù dei “ King „, quantunque rappresenti in questi
ultimi cinquant’anni tanta parte del commercio tra il Mondo di Qua e il
Mondo di Là, è stravinta in potenza mi- mico-ra&gurativadai “ Cesari „ dai
“Santi lgnazi da Lojola, dai Robespierre , e dalle “ Marie Antoniette „ che si
muo¬ vono dignitosamente e artisticamente impersonati in altri inedn incarnatori.
E certo, le stamburellate e i sussulti tip¬ ici del “ Nirmanaltaya d’Eusapia „
sono un nulla rimpetto alle esecuzioni musicali e coreografiche delle belle
medium JNjdia e Maddalena. Lo so benissimo; e ne veggo e ne ap¬ prezzo la
distanza: ma non mi lascio impaurire dalle grida ostili degli adepti, che forse
se ne diranno offesi. Io penso e scrivo da alienista e neuropatologo qual sono,
che tra quell imaginoso mondo dell’Al di là e il povero nostro mondo terrestre
un ponte solido sotto i nostri piedi ih gettato dalla scienza psicologica, non
solo supernormale, bensì anche normale, massime mitosociologica (folklore) e
dalla anormale, massime patologica (psichiatria). La mia critica si
rivolge allo “ spiritismo „ in blocco, non facendo distinzione, sotto questo
punto di vista, tra il dogma (davisismo, kardecismo) e lo spiritismo-ipotesi
(battezzato, per opportunità come “ psichismo „). Hanno un bel dire quelli che
ci vorrebbero persuadere d’adottare lo spiritismo almeno come ipotesi di lavoro
„ : no, signori miei, il vostro spi¬ ritualismo chimerico, estratto dai fatti
di mediumnismo, non e che una riduzione del vecchio kardechismo; e ne conserva
la fisonomia o, se volete, lo scheletro; e i suoi corifei sono ancora i medn ad
incarnazioni più o meno romantiche Ci serviremo di costoro come di strumenti,
ma le loro fisime e halle neo-spiritualistiche non ci guideranno più
nell’interpre- tazione dei fatti. r Verissimo che certi
spirito-psichicisti odiernissimi, ve- (tendo la mala parata, gettan via come
cenci le “ comuni- «azioni intellettuali „ delle Smith e delle Smead. senza
neppur pm degnare di uno sguardo le “comunicazioni meccaniche „ delle Eusapie e
dei Politi. Ma purtroppo anche nella sfinge Eleonora Piper, il cui « mistero .
rimar¬ rebbe indecifrabile „ dalla scienza psicologica e perfino dalla
metapsichica, la continuità della fenomenologia spiri¬ tica dal falso “ Dr.
Phinuit „ al reduce spirito del “Tr. Hodgson e evidente: nè valgono le sottili
distinzioni del prot. Htslop per separare le ingenuità fanciullesche della
prima spintificazione „ dai sibillini messaggi della seconda reduce
personificazione. Di tanto è atavica o tolomaica la cosmologia a più
sfere dello spiritismo e dello spiritoccultismo, di quanto è antro-
l’epos del mondo spiritico 463 pomorfico e
volgare l’Epos dei suoi personaggi ultramon¬ dani. Costoro — 1 ho detto — sono
per lo più doppii in¬ tellettuali e morali del medium. Per ciò che è
intelletto, su mille “ comunicazioni „ delle Intelligenze occulte a fa¬ tica se
ne incontra una che al riceverla o al leggerla non faccia smascellare dagli
sbadigli o sorridere di compassione, tali e tante sono le banalità, le
sciocchezze, le incongruenze, le “ presuntuose corbellerie „ (frase di
St.-Mosss !), onde sono composte. E per ciò che è condotta o azione o virtù,
tutte le 1 Entità occulte, sono il riflesso dell’antropomorfismo più comune,
anche quando si presentano con nomi sonori. Vi sono indubbiamente dei
casi, in cui questo riflettersi della personalità del medium in quella delle sue
creazioni subliminali sembra mancare del tutto: ma sono rarissimi, e
bisognerebbe consegnarli uno per uno alle morse spremi- trioi di uno psicologo
di razza, come Tu. Floiìrnov , o Pietro .Tanet, o Sion. Freud, o Morton Prince
: che cosa ne sprizzerebbe fuori e che cosa ne rimarrebbe? Ne rimar¬ rebbe quel
tanto che, sotto le indagini d'uno psichiatra acuto come Jung, s’ò trovato
nelle insulse fantasticaggini del medium S. 3L W**, o quel tanto che lo stesso
psichi - cista Hyslop s’è veduto restare tra le mani frugando seria¬ mente nel
povero romanzo spiritico di M. Smead. Nessuno fra i psiehicisti e io,
credo, fra gli stessi indul¬ genti propugnatori dello spiritismo-ipotesi,
prende più sul serio le grandi comunicazioni in cui, fino a pochi anni fa, si soleva
sentire 1’ ‘ eco sublime dell’Infinito „. Spogliando le effemeridi
spiritistiche ho raccolto una lunga lista di ‘ spiriti comunicanti , : per
rivelarci tutta l'assurdità dello spiritismo classico basta che scegliamo a
caso alcuni nomi. — Per esempio, fra le (traudì figure della storia religiosa
si è osato evocare Mose, il profeta Daniele, Càkya-Muni, ilBudda, S. Giovanni
Battista, Gesù Cristo (!), S. Giovanni l’evangelista. San Pietro, San Francesco
d'Assisi, Lutero, Calvino, S. Ignazio di Loyola... ; fra i personaggi storici,
Nume Pompilio, Bruto, Giovanna d’Areo, la Clairon (attrice del secolo XVIIJ),
la Pom- padour, il convenzionale Couthon, l’Abate Grégoire, Saint- Just e
altri, la Théroigne (l’attrice che rappresentò la “Dea Ra¬ gione ,,), M.lle
Lenormnnd (famosa indovina e chiromante du¬ rante la Rivoluzione)...; fra i
filosofi, Pitagora. Socrate, Ipazia, Abelardo, Rousseau, Voltaire, Diderot.
Lamennais, Mamiani...; fra i rìsionarii e ciarlatani precursori, Swedenborg,
Cagliostro, Mesiner. e... Allan-Kardec... Come prendere sul serio tutti questi
reduci dall' A 1 di là ? Ce lo insegna un’autorità cara agli spi¬ ritisti. lo
Sta inton- Moses . “ L’abuso dei grandi nomi è uno dei fatti più sospetti,
sopratutto quando loro si attribuiscono le presuntuose corbellerie, le
ampollose volgarità e le inutili cianeie di cui si intessono le comunicazioni
tiptiehe e psico¬ grafiche „ (cfr. Spirti Identity). È vero che talvolta,
a dimostrazione della loro origine subcosciente, i sommi Morti parlano
pedestremente, come è accaduto a “ Dante , quando si è manifestato ad un
austra¬ liano sig. Smith (“ L. e 0. „ ’04, p. 230): ed è pur vero che i grandi
Defunti si rivelano senza accenni alle loro oc¬ cupazioni abituali, come il
pittore “ Giovanni Segantini „ che per opera del medium Fulton ha parlato molto
di filo¬ sofia, ma non ha disegnato affatto (“ Harb. ofLight,, ’04). Però
d'ordinario “ Dante „ si rifa vivo con terzine, lo * Sca¬ ramuccia „ con
buffonate, e “ M. de Staci „ con discorsi so¬ nori: il subliminale di certi
medi presenta a quel modo i suoi personaggi onirici per renderli riconoscibili,
nè si dà la pena di riflettere sempre che i poeti in vita non fanno solo dei
versi e i filosofi non solo delle meditazioni peripa¬ tetiche, mentre ai
buffoni dei re di Francia spesso le lagrime troncavano il riso. La venuta
degli “ Spiriti Magni . subisce le vicende della moda: essi si manifestano a
ritmo, come tanti sonetti a rime obbligate. Quando era ancora grande la fama di
Frax- cklix e di Byron, venivano l’inventore del parafulmine e il cantore di
Manfredo : questo fu l’ultimo strascico del roman¬ ticismo tubercolotico ed
epilettico tramontato, per fortuna per i vivi, verso il 1840-50, trapassato fra
i morti dopo il 1850: l’Al di là è sempre il prodotto della cultura popo¬ lare,
che è in ritardo su quella àe\V élite sociale. Poi, col fiorire del
naturalismo, fu il turno di “ Humboldt „ defunto da poco (Van Vay), e del
glorioso nostro * Galileo „ perchè il medium era un assistente d’osservatorio
(Flammarion). Muore Gounod? Eccolo rivelarsi alla Weldon, ma non come
musicista, forse perchè essa non sa di musica, bensì come “ poeta „. Ho già
accennato al Segantini... Ogni personaggio illustre non passa da questa vita
senza vedersi costretto a tornare dopo poco a battere ai tavolini o a fare
scorrere la “ tavoletta „ autoscrivente: è una punizione che l’ima- ginazione
del Divino Alighieri non ha saputo vaticinare a sè stesso ! Però fra gli eroi
popolari ve n’ha di prediletti dai medii ed altri no : “ Washington ,
furoreggia sempre di là dall’Atlantico, mentre da noi “ Garibaldi , preferisce
dor¬ mire a Caprera i suoi sonni soltanto funestati dai dissapori e dai
pettegolezzi della sua famiglia. Tutto ciò ai nostri posteri parrà stupido e
incredibile- eppure, è scritto a lettere cubitali nella storia dello “ sdì-
rituali sino moderno .. Già, “ moderno,!, e, per giunta sperimentale .11
La cosa è tanto chiara, che le personalità sporadicamente rivelante neUa “
trance , con quei nomi è con quei discorsi magniloquenti, sono adesso la
folla-zavorra che minaccia di colare a fondo la nave dello spiritismo.
Conosco una signora intelligente e colta, medium scrivente ottimo, che ha
scritto non so se romanzi o tragedie sotto la inspirazione di Akss Manzoni,,, e
non osa pubblicarle col nome suo per paura che la si supponga plagiaria o
discopri- tnce di scritti inediti del grande Lombardo. Ma 1 psichicisti
non hanno questi timori: per essere con¬ seguenti tacciono sul significato
intimo dei sogni e aneddoti spintici, oppure hanno, come M. Sage, il coraggio
di ripu¬ diare la medianità delle Elene Smith, appunto perchè oi è dentro
troppo ‘Cagliostro, e c’è troppo Indianismo spurio. Io direi, anzi, che una
reincarnazione mediumnica troppo insistente, una personificazione onirica
troppo romantica, mette oggi m sospetto. Un medium incarnatore corre il rischio
d essere appajato a una visionaria qual’èM "'Couèdon suoi attacchi
isterici di profetismo si incarna nell Arcangelo Gabriele , e da responsi con
voce alquanto piu grave della sua naturale, e in falsi versi tutti imbecil-
lescamente rimati in é o in er, come i seguenti: aJncfL* X*?f *
M"" °“a *“» — - u A- Rome tu vas étre appelé, “ Par un
personnage tu es protegé, « T„une r.0bbe couleur du sangje le vois
habillé; . lu va beaucoup voyager, Et par là tes ennuis seront de
courte durée, ecc. m<ldre ^ Mede Ma taumatur9a se una sua ^ Faut
pas te tourmenter, « fon enfant va mieux aller (bis). Je vais le
soigner. Et quand tu vas entrer , (-'h ! tu seras etonnée Uu changement
qui sera operé, ecc. Bambocciate poetico-mistiche, di cui gli alienisti
veggono Uouclu, Psicologia e Spiritismo, n. ^ ogni giorno esempi
nei Manicomi, fra i paranoici e i dementi precoci ! Certo, che lo spiritismo
odierno le ripudia, ma ciò non di meno esse hanno psicogeneticamente lo stesso
valore dei messaggi , non più di “ arcangeli „ , di “ demoni „ , di “ eroi „ o di
“ disincarnati di genio ma soltanto di disin¬ carnati comuni. Il “ Gabriele „
della Coiiédon va nel mondo dell’ Ultrasensibile a braccetto coll’ “ Alfredo „
e con la “ Maddalena „ del medium Politi, collo “ Stanislao Volpi „ della
medium sig'“ Ponzoni, e coll’" Arnaldo „ dell’altra me¬ dium sig"'k
0. de S. decantata da un bollente Achille (offen- bacchiano) dello spiritismo
meridionale. * L'infantilismo psichico domina, dunque,
inesorabile tra gli inspiratori dell’Al di là, tra gli amici dell’iperspazio
pro¬ creati nell’ officina della subcoscienza. Già, questo tatto si scorge nei
sogni, che sono il primo gradino nella scala sub¬ liminale del Myers : lo si
scorge poi anche nelle personalità multiple degli stati alterni di coscienza
d’origine isterica ; nè manca nei metabolismi di personalità dei paranoici. Lo
Schupp, che al Congresso psicologico di Parigi mise innanzi, a difesa della
ipotesi spiritica, questi esempi di ego duplex o triplex, come se ciò bastasse
a dimostrare l’arrivo e l’in¬ gresso di codeste * coscienze „ diverse dal di
fuori, s’è di¬ menticato tutto un capitolo ormai solido di
psicopatologia. Molti dei grandi medi incarnatori o presentatori di
fantasmi si creano uno spirito-guida fanciullo per giustificare la or¬ dinaria
scipitaggine e puerilità dei loro messaggi. Per bocca della celebre Mme
Thomson parlano o per le sue mani scrivono tre personalità spiritiche: una “
Mrs Cartwìght „, antica sua maestra di scuola, una “ Mme Z. „ ed una sua bam¬
bina ‘ Nell;/ „, morta in tenera età (M’ Veukàll). — lu Maria Barmes si
incarnano otto o dieci “ disincarnati un “ Hutto ,, una ‘ Mary Nick , una *
Mary Ann ,, un “ Tarn' a Darli ng „ (?), un giudice * Uneza „ (?), e fanno a
gara per inspirare sciocchezze atossiche alla medium, cosicché il Dr Wilson
pensa che avvenga in essa durante la 'trance, una dissociazione fra strati
profondi e strati superficiali della corteccia cerebrale (“ Proc. S. f. p. R. „
’05), precisamente come si crede avvenga nel cervello dei dementi precoci
(Alzheimer I. — E forse è per un consimile dissesto funzionale transitorio che
Miss Beauchamp di Boston si vede occupare la sua subcoscienza da due
personalità liti¬ ganti tra loro, una ‘ Sally „, nemica giurata della medium,
che ne deve sopportare dispetti ed ingiurie, ed una "X...,. apparsa
soltanto in sèguito, che ne prende le difese (MortonPhince). — Citerò ancora il
Miller, il medium oggidì in maggior fama quale evocatore di spettri: in una
seduta a Parigi egli è riu¬ scito a presentarne una ventina, fra i quali, oltre
a due più v meno riconosciuti da qualcuno dei presenti, sette sconosciuti
dall'assemblea, due defunte illustri per ragioni diverse, la “ Blawatski „ e la
“ Luisa Michel . (?), un ‘ DrDenton „, e i due suoi spiriti -guide abituali, un
“ Giuseppe , e la immancabile fanciulla, la * graziosa Betsy „. In altra seduta
il Miller presentò «lue sorelle ‘ Fox „. il ‘ Prof. Denlon ., ‘ Mona, regina
dell'A¬ tlantico , (!!!) e ‘ Betsy „. È quest’ultima che dà sempre il tono alla
rappresentazione. Ho anche notato in qualche punto di queste mie Note la
strana frequenza di Indiani, di Orientali, di Bramini e di Fakiri in tutta
questa popolazione dell’Oltre-tomba. Vi è del¬ l'India coi fakiri e del
Bralimanismo con Càkya-Muni, in quasi tutte le pagine liriche della Survie
della Noeugeratii ; e ahimè ! si deve pagare questo tributo all’Oriente, perchè
là è la patria sacra dell’esoterismo con cui lo spiritismo, hn dal suo nascere,
s’è accompagnato. C'è V Abdullah della d’Espérance; c’è “ V Abititi-
J/umid „ che si alterna con " John King , alle sedute dell'olandese Mun-
stermann. A Villa Carmen, colla medium Valencia Garcia, da¬ vanti agli occhi di
Richet s' è plasmato “ Bten-Boa un k uomo di lm 85 ,, dall’andatura lenta e
maestosa, dai gesti solenni, dalla barba nera, dagli occhi nerissimi ,,
coll’elmo in testa, ma anche coll’inevitabile turbante: e chi fu in vita? Fu un
bramino, gran sacerdote a Golconda. durante il XVII secolo. E con lui la non
meno immancabile personalità puerile, la “ Perlette e poi 4 Phygia , (?), e poi
‘ Zina „ e poi “ Abd-el- Kader , nientemeno!. l’Arabo che s’appaia sempre
coll’Indiano. E quando non provengono dall’India orientale od Asiatica,
sono per lo meno delle “ Indie occidentali , scoperte da Co¬ lombo: ossia
Indiani d’America. Nella folla di spettri incar¬ nati o materializzati dai medi
Americani c’è spesso, se non sempre, 1’ 4 Indiano gigante , : anche il “ I)' ,
Slade ne aveva due, uno di bassa estrazione chiamato “ Owasso „ che sapeva
l’inglese, e l'altro, un “ Gran capo „ che non lo sapeva e si alternava nelle
incorporazioni con un “ Dottore Scozzese „ ! Questi accenni al misterioso
Oriente ed al segreto rituale scendono dall'alto nella coscienza subliminale,
che li rumina silenziosamente nelle sue cripte, li elabora, e al momento del
sonno autoipnoide li ejacula, come razzi spontanei, fra i sogni del medium,
dove, ripetendosi, si sistemano, si organizzano, si cristallizzano. Poche
notizie derivate da una coltura superficiale e frettolosa, o informazioni
giunte dai margini della coscienza superiore bastano alla bisogna : la ima¬
ginazione subconscia li associa poscia a modo suo, li feconda, li complica e ne
costruisce i suoi “ romanzi spiritici E sono sempre i medesimi elementi : e
sono sempre, o a un di presso, gli stessi episodi, come nelle epopee
cavalleresche della Tavola Rotonda o nella favola ancora più vecchia del Renard
e Canteclaire. Noi, ordinariamente, vi troviamo : un ciclo astro-planetario, un
ciclo palitignostico-romantico, un ciclo genealogico-aneddotico-, i primi due
elaborati sponta¬ neamente, il terzo, sotto il nome di “ regressione della me¬
moria ,, rivelato sopratutto con la suggestione ipnotica (De Rochas). Nei casi
completi esistono, più o meno chiari, tutti e tre; negli incompleti, che sono
la maggioranza, or l’uno or l’altro dei cicli è più sviluppato, oppure
l’elemento tipico viene sostituito da altri consimili o equivalenti. I.
NeH’esempio classico di Elena MiUler-SmiV/i — che tutti conoscono — il cielo
planetario si aggira principalmente tra la Terra e Marte, e poi tra la Terra ed
Urano. 11 ciclo palingno- stico-romantico fe doppio, e si compie in Francia
all'epoca della Rivoluzione, e in India nel secolo XVI: i personaggi del sogno,
oltre ai Marziani, sono Cagliostro, Maria Antonietta (probabil¬ mente per
suggestione dei romanzi di A. Dumas sul processo della Collana ¥), la
principessa Simandini (forse per suggestione di qualche vecchia lettura . 11
ciclo aneddotico, quasi abortivo, consta della rievocazione di ricordi
individuali antichi, concer¬ nenti persone conosciute probabilmente
nell’infanzia o, come il vecchio parroco, sentite nominare in famiglia
(Floubhoy). II. Nella signorina S. W**, quindicenne, fortemente in¬
sidiata da eredità morbosa, un po’ rachitica nel cranio, note¬ volissima medium
a incarnazioni, con crisi grandi o crisi piccole di sonnambulismo isterico e di
emisonnamhulismo, lo spirito guida è suo ‘nanna,, ma gli si associano un ‘sigi.
/<***, fra¬ tello di un giovanotto che faceva troppo il galante alle dame in
seduta, un “ Ulrico di Gerberstem . parlante in vecchia lingua tedesca, e
sporadicamente altri “ spiriti r. L'io sonnambulico della W" si affaccenda
in un inviluppo di cicli ; viaggia nel¬ l'interspazio astrale: i suoi spiriti
sono * abitanti degli astri essa visita, ben s’intende, Marte, e come la Smith
ne descrive le genti in forme bizzarre, con macchine da volare, ecc. Il ciclo
storico s’aggira confusamente attorno a ‘ Napoleone , che abita in Marte (il
guerriero!), attorno alla Frederiea Kauff, la veg¬ gente di Prévorst, attorno a
Swedenborg l'illuminista, poi sale a ‘ Nerone „ all’epoca del quale la W"
fu una giovane cri¬ stiana morta vergine e martire. Il ciclo palingnostico b,
qui, assai ricco, ma caotico: la W** è stata anche una ‘ ebrea „ ai tempi
del Re David: poi si pretende sorella di ‘ Katie King „ come ‘ John King , è
suo fratello, e così per mezzo dei ‘ King » la medium svizzera si
imparentela . con la Eusapia Paladino! Suggestionabilissima , la W*‘
assorbe tutto ciò che legge o ascolta, e lo getta nel crogiuolo del suo sogno
medianico (Jung). III. La signora Smead, medium di Boston, ha elaborato
anch’essa nel suo subliminale uno scipito romanzo astro storico.
Due abitanti del pianeta Marte secondo disegni eseguiti dalla medium
sigr* Smead (Hyslop). (Prova di infantilità ancora più. evidente di
quella riprodotta addietro e appartenente allo stesso «ciclo marziano*. Da
raffrontare con le figure umanoidi eseguite dai nostri bimbi]. Il
ciclo planetario cominciò ad accennare a Giove, ma poi, sotto la suggestione
dei recenti popolari articoli sulle scoperte in Marte (Schiapparklli, Percival
Lowkll), s’è portato in questo pianeta : la veggente (?) ne descrive le case,
gli abitanti (v. fig), i costumi, le barche aeree, gli orologii... Ma il suo
‘Marte,, i suoi Marziani , sono meno differenziati dagli umani che non siano
quelli della Smith; il suo ‘ linguaggio marziano ,, ancor più di quello di ‘
Esenale ,, è un parlar negro, dove ricorrono le strop- piature filologiche
degli idiomi terrestri (p. es. mar, uomo, dal “male„ingl.; emerincenzen ,
Equatore, da ‘eoli,, metà; frain, pane, da ‘ finii n „ eco.). Il ciclo
storico è semplificato : chi si pre¬ senta è un * Hurrison Clarke i„.
tipografo, soldato, morto nella guerra di secessione; ma le notizie che dà di
sfe questo disincar¬ nato sono erronee ; egli si giustifica con sotterfugii
bambineschi. Accanto all’ “ Harrison , , che è una personalità
secondariasi- mulata, vengono altri * comunicanti ,, nei quali, ciò nondimeno,
I'IIysi.op , da cui tolgo tutti questi dettagli, crede di scorgere
caratteristiche spiritiche più autentiche (! !) di quelle dei per- sonaggi
onirici della Smith ; egli arbitrariamente separa il falso dal vero nella
mediumnità della Smead, attribuisce a costei facoltà evocatone di “
disincarnati , realmente vissuti, e la colloca in mezzo tra la Smith, che ripudia,
e la Piper, in cui vanta la quintessenza dello spiritismo. Ecco un modo curioso
di logica, che abbandono al criterio del lettore! IV. La nobile medium.
Donna Marinila Alice de la Correa, di cui ha parlato Soitza-Couto al Congresso
del 1900, ha, tra molti altri sogni abbastanza analoghi a quelli della Smith,
il suo ciclo planetario (‘ C. - r. Congrès „. ’02, p. 211). V. Carlo
Bailey, se non è totalmente un falsario, ha pure il suo ciclo storico, solo ne
ha spostata la sede nella America- precolombiana, 11 suo spirito-guida è un ‘
Prof. Robinson „ ar¬ cheologo, che gli fa rivivere l’epoca degli Aztechi e
Toltechi del Messico, degli Incas del Perù : poi con salti mortali traverso
l’Oceano, probabilmente passando per la leggendaria Atlantide, se non pel Pacifico,
lo trasporta fra i popoli asiatici della Meso- potamia fioriti 6-7000 anni pr.
d. Cristo. Nel ciclo palingnostico (forse simulato V) compaiono i soliti
spiriti orientali, un ‘Selimr, un Abdul „ , un parsi ‘ Ciandazan „, e, a
coronar l’opera, il solito 4 Prof. Denton ,, che ritengo possa essere
l'inventore delle impronte medianiche su paraffina. Si noterà l’analogia con le
evocazioni abbastanza dubbie del suo collega, il Miller. VI. 11 medium
Lay-Foncielle incarna uno spirito superiore chiamato Julia, che è 4 cristiano
,, ed in rapporto con tutte le famiglie spirituali superiori, particolarmente
con quelle coman¬ date (da Dio?) al governo generale del pianeta Terra. E
basti. Gli esempi addotti mostrano che dei pianeti il preferito dagli “ spiriti
, è Marte, ma anche gli altri corpi astrali non sono trascurati; Urano,
Giove, Mercurio . La Van Vay fu condotta spiritualmente in Mercurio dallo
spirito di “ Humboldt , e ne tornò con la descrizione di quella fauna: i suoi
disegni rappresentano delle specie di gatti dal lungo pelo arruffato e dalle
orecchie a coniglio, con una mescolanza di caratteri zoologici che rivela la
origine sua da sciocche associazioni subcoscienti di sogno (cfr. in A. Bastian,
loc. cit.). Questa tendenza astrale tradisce sempre l’antico concetto
precopernicano, rimasto nei bassifondi della co¬ scienza dei popoli
occidentali: è un sostitutivo del “ Cielo , ed è un equivalente del “ Paradiso
„. La letteratura romantico-spiritica si giova di codeste aspira¬ zioni
‘celestiali,. Urania e Lumen di Flammabion sono repu- tatissimi e popolarissimi
in Europa. In America lo è adesso un libretto per ragazzi: Stella ’s Adventures
in Star land, con intro¬ duzione astronomica di Elbbidgk H. Sabia (ed. Des
Moines, Jowa): l'eroina va in cerca di avventure in Mercurio, in Venere, in
Marte, in Nettuno, e porge curiose notizie su di una ‘ scuola , in Venere, che
speriamo non sia... venerea. Tutta questa pro¬ duzione pseudo-spiritualistica,
buona a leggersi dai ragazzi, fa¬ vorisce la corrente spiritica, fomenta
l’insorgere dei cicli astrali nella subcoscienza dei medii, ma non merita
d'essere nennco accostata alle stupende creazioni di un Vernf. o di un Wells,
dove la coscienza superiore manifesta la sua grande superio¬ rità sulla
inferiore. All'insipido romanzo marziano della Miiller- Smith ogni buongustaio
preferirà la Certa inty of a future Life in Mara del Guatala e. Un gran
numero di questi prodotti mediumnici sembrano componimenti scolastici,
imbastiti di reminiscenze. E già il Mykrs, analizzando le Lettera frotn Julia
edite dallo Stbau (Londra, ’97), aveva dovuto riconoscere la estrema rasso¬
miglianza tra le “ comunicazioni automatiche „ di Moses, della Piper, ecc. con
tutti i migliori romanzi sullo stesso argomento della vita ultraterrena, ma anteriori
alla esplo¬ sione dello spiritismo : per es. le storie mistico -occultistiche
di Lawrence Oliphant, la Seraphita di Balzai-, lo Zanoni del Bulwer-Litton,
ecc. ai quali sarebbero adesso da aggiun¬ gere l'Anima di IAUie di Mf.ry
Corellt, VAmias Frigoulet di Mab (pseudonimo della sig” Bosc), ecc. tutte
figliazioni evidentissime della letteratura swedenborghiana o illumi¬ nistica.
C’è pertanto da credere in una suggestione o mi¬ mesi più o meno conscia dai
romanzieri ai medi: e la ragione messa avanti dal Myers, che cioè si tratti di
sem¬ plici analogie , non di imitazioni letterarie, perchè “ gli spi¬ rili ci
comunicano ciò che è vero, e i romanzieri imaginano ciò che è vero ,, attesterà
bensì il candore di convinzione nel teorico del subliminale, ma non farà molto
onore alla sua logica superliminale. Nel periciclo della celeberrima
Piper — il campione grani¬ tico del neo-spiritualismo — manca o non è esplicito
l'elemento astrale : ma la sua medianità, che nacque per vero contagio psichico
da visite ai medii signora Orsat e signor Cocke o Cook.^ha il suo ciclo
storico-pulingnostico nello spirito-istrut¬ tore Dr. Phinuit medico francese,
morto in altro secolo, e derivato per suggestione degenerata dallo spirito ‘
Dr. Finny , del Cocke; in Sebastiano Back, il grande musicista tedesco del sec.
XVIII; in Loretta Ponchini, una cantante italiana, che poi rimase soccombente
davanti all'invasione del Phinuit. , come questi è stato a poco a poco
surrogato da Giorgio Pelham, che lia seguitato però a comunicare nello stesso
stile e con le iden¬ tiche imagini (cfr. I’omo II, p. 157). Non manca
l'elemento eso¬ tico e infantile nella (Monne, giovane Indiana (non dell’India
asiatica, bensì una Pelle Rossa!). Ma tutte le primordiali personalità
secondarie, sorto per eso- suggestione nella Piper, furono respinte nell’ombra,
come acu¬ tamente osservò (juolielmo .1 amks, quando ella arrivò a conoscere
gli io secondari i di Oxon (St. -Moses) e ne senti la maggiore potenzialità
medianica: allora, nel suo subcosciente si originò il solito intreccio del suo
mondo spiritico con quello di Moses, e comparve Rector, ricopiato dalla
pneumatologia del retore di Oxford. E il medesimo procedimento di mimetismo
psichico, per cui anche la Zurighese signorina W** innesta nel suo far¬
raginoso romanzo la Katie King, che ha copiato dalla Florence Cook e... da E u
. sapi a Paladino; ed è pur sempre il motivo iden- tico pel quale E usa pia
copia con * John * il piccolo mondo spiritico della Cook-Corner degli anni
giovanili. A sua volta Rector e Imperator di St.-Moses. imitati dalla duttile
imagina- tiva della media di Salem, non sono altro che rimembranze letterarie
di quello a Spiritus rector „ o dominante, con cui gli alchimisti medievali
indicavano la forza naturale capace di pro¬ lungare la vita umana e di
trasmutare i metalli. E sia pur vero che sono tutte mimesi meccaniche e
remini¬ scenze^ ossia inconsapevoli richiami e automatismi onirici del
subliminale, non ricordi evocati ad arte, n'e agguati della co¬ scienza vigile;
ma sono anche reminiscenze di concetti atavistici e ritmi di idee popolari che
emergono negli attacchi di sonno mediumnico, perchè la coscienza superiore, o
poco evoluta, o autosuggestionata dall abitudine, le aveva assorbite
avidamente. Per ine, psicologo, il lato più meraviglioso è questo, di
psichicisti come 1 Hodgson e I’Hvslop, i quali, dopo diciotto anni di
frequentazione e dopo centinaia di sedute, non Scor¬ gono codesti legami
psicogenetici dell’ “ Al di là „ nella epopea subliminale, abbastanza misera,
della loro eroina. Eppure, bastava conoscere i lavori classici di Maubt, Car-
penter, Delboeut, Sputa, De Sanotis, Tissik... per com¬ prendere e apprezzare
le origini di tutte quelle poetiche e spesso caotiche invenzioni dall’attività
soraniatrice dei medi. La sig."* Fbank-Miller ci ha dato un modello di
indagini psicoanalitiehe sulla derivazione delle sue creazioni oniriche
DISPOSIZIONI LUDICHE DEL SUBCOSCIENTE 473 da
ricordi della giornata: anch’essa aveva fra i personaggi onirici l’ immancabile
elemento esotico , l’azteco o indiano Chi-wan-to-pel, nato per suggestione, e
che equivale agli Ab- dullah, alle Chlorine e ai King del medianismo militante
(v. “ Arch. de Psychol. „, ’06, Y). Che dire poi della bambinesca maniera
di comunicare degli spiriti Piperiani? Bisogna ‘‘parlare alla titano della
medium „ (sic!), altrimenti non si ottiene risposta. Perocché non è esatto ciò
che scrive il Dr Visani-Scozzi, che gli spiriti comunichino telepaticamente
mediante il cervello dei medi : no, sarebbe un modo troppo elevato pel
subcosciente di un medium, di concepire i suoi rapporti eoH'Ultrasensibile. È
proprio la “ mano „ che impersona lo “ spirito „ ed è la “ mano „ che bisogna
interrogare, come è il tavolo d’Eusapia che si prega e si eccita con le nocche
affinchè risponda. 0 non è nel “ dito mignolo , della Smith che si incorpora il
suo Leopoldo- Cagliostro, il quale ne agita in aria la piccola e rosea punta
per segnare le lettere dell’alfabeto onde si com¬ pongono i messaggi
(Flournoy)? Scene da commedia e giuochi da bimbi ! E la psicogenesi
delle comunicazioni e presentazioni, siano intellettive, siano meccaniche o
teleplasmatiche, che bisogna investigare: e la psicopatologia e la psicologia
anormale ci dànno forse la chiave per aprire quasi tutte le porte del Mi¬
stero. L’isterismo sta là in nascondiglio, nelle latebre del subli¬ minale, per
trascinarlo seco nelle sue disposizioni ludiche. Come l'ipnotizzato
acconsente a seguire con docilità le imagini o idee che gli infligge il suo
suggestionatore ; e come nel sogno ipnotico provocato la fantasia, schiava
della prima suggestione, giuoca con gruppi associati di idee ed imagini; e come
l’isterica, abbandonandosi ai capricci della sua ima¬ ginazione, si diverte a
inventare e a simulare fino a smar¬ rirsi nelle concatenate menzogne della
pseudologia fantastica; così il soggetto in autoipnosi mediumnica crea
subconscia¬ mente i suoi sogni macabri e i suoi romanzi astrali. Ma purtroppo
una rigorosa analisi di tutte codeste creazioni ne rivela la inconsistenza, la
infantilità, la ristrettezza, il lato grottesco e inintelligente.
Ipnotismo, isterismo, mediuinnismo si sono strettamente legati a condizioni
fisiopsichiche, che rappresentano un re- 474 PSICOLOGIA
E SPIRITISMO, II gresso della mentalità verso il tipo infantile,
contraddistinto sopratutto dal dominio della fantasia, dalla deficienza del
criterio, dalla elementarità della logica, e dalla disposizione al giuoco, nel
quale si realizzi una vita di sogno ad occhi aperti o semi-aperti. La
produzione medianica ha tutte le note del piziatisrno isterico, come direbbe J.
Babinski: vi è la disin¬ tegrazione della sintesi mentale (personalità) ; vi è
il restrin¬ gimento del eampo della coscienza superiore ; vi è lo sdop¬
piamento, e magari il triplicamento della personalità; vi è la incapacità o la
insufficienza di regolare i reflessi elemen¬ tari organici e psichici; vi è la
suggestibilità ; vi è il pue¬ rilismo, che sdrucciola per divertimento nelle
balorde associa¬ zioni superficiali di idee e nelle consonanze insipide di
imagini, come quella fissazione del medium rosso (di capelli ?) MrBellet, il
quale nella scrittura diretta non usa che un lapis rosso perchè lo inspira “
.1/ j elìca „ , un defunto Indiano Pelle¬ rossa. Un neuropatologo è tratto a
pensare che forse conver¬ rebbe esaminare la ghiandola tiroide dei medi affetti
da codesti infantilismi mentali. lo faccio vibrare fortemente
quest’ultìma nota, perchè (lo dichiaro a voce alta) sono nauseato della
ostentazione con cui un gran numero di spiritisti e anche di psichicisti passa
accanto ai prodotti intellettuali del mediumuismo, lascian¬ done prudentemente
in ombra la insulsaggine. Un alienista non può esimersi, per eontro, dal
riflettere alla strettissima analogia che passa fra le gesta assegnate ai
disincarnati ed agli occulti con le stereotipie delle isteriche e dei pazzi, e
fra i termini inventati dal subliminale con i neologismi dei parauoidi e
dementi. Basta fermarsi sui nomi di certi “ spi¬ riti-guida „ che io ho citato.
L’esempio classico è il “ Mer¬ cedes, figlio di Dio , della medium Blin ; ma
che cosa dire del “ Dr Cypriot ,, sanitario serbo, che apporta consigli e
medicinali al belga sedicenne Pirks, potentissimo medium meccanico ? e il “
Néplientes o Nepentes , che pare uno spi¬ rito botanico; della D’Espéranee ? e
la “ Cordala „ , spirito di una religiosa che, col suo sacro rosario attorno ai
fianchi, controlla una medium di Berlino recentemente scoperta? 0 forse che i
linguaggi marziani, mereuriani, uraniani non sono un giuoco puerile, più
intralciato, è vero, ma sostanzial¬ mente identico, per uno psicologo
folklorista, al famoso — “ È arrivato V ambasciatore — col tira lira lera
. „ — che si giuoea da secoli sotto tutte le latitudini, fra le razze più
disparate, non appena tre o quattro bambini si son messi in circolo? Lo ha
dimostrato I’Henky per l'idioma pseudo- marziano della Smith: ritengo che la
dimostrazione sarà ancor più agevole per il marziano sgrammaticato della sua
com¬ pagna, la Smead. Il De Rochas, che è un ricercatore gagliardo, ha
fornito con le sue bellissime indagini ipnologiche sulla regressione della
memoria un argomento di primo ordine per la psico- genesi delle invenzioni
subliminali. I suoi soggetti passano in sogno ipnotico, a ritroso, per le loro
imaginarie esistenze anteriori: la sig"* Mayo, la sig““ Giuseppina, la
sign“- Giu¬ lietta da lui studiate (“Ann. d. Se. psye. ., “ Rev. d. Spiriti ,,
passim ) mutano successivamente la loro personalità, la loro coscienza dell’io,
a seconda che l’ipnotizzatore le conduce abilmente ai ricordi della prima
infanzia, della nascita, del periodo prenatale. Questi personaggi fittizi
rivestiti dal su¬ bliminale o sono indeterminabili, o dopo un’inchiesta risul¬
tano inventati: e appunto è qui l’importante dell’osserva¬ zione. Lo stesso De
Rochas riconosce la enorme analogia di queste creazioni etero-suggestive con
quelle auto- suggestive della Smith ; e per un psicologo, che frughi nella
medium- nità, ciò può bastare... Io non ignoro, anzi lo segno loro a
credito, che gli spiritisti, impauriti da sì fatte indagini psicologiche, si
affrettano ora a rinunziare agli “ Esenale , e ai “Leopoldo*, ai “ Phìnuit , e
alle u Chlorine „ , agli “ Abdullah , e ai “ Nephentes „, come hanno relegato
nel limbo dell’ Al di là i “ Dante ,, i “ Fénélon ,, gli “ Swedenborg , , i “
Manzoni „ e i “Goethe „. Ma insomma, è un bel rompicapo da sciogliere quello
che loro rimane: — fare il taglio netto e dimostrativo fra il romanzo o l’e¬
popea di imaginazione e l’aneddoto biografico o storico di identificazione. Per
ora sembra che, inombratosi nuovamente il “ Dr Phìnuit*, non restino altri
attori a recitare sulla scena dell’ Oltre-tomba se non il disorientato “
Giorgio Pelham , della Piper o la briosa “ Nelly „ della Thomson. Mi pajono una
troppo piccola brigata di difesa nel ridotto ultimo dove s'è rifugiato lo
spiritismo-ipotesi, e del quale, forse, smantelleremmo le mura posticele il
giorno in cui potessimo minarle con queU’iiTesistibile psieonalisi che ha
demolito il mondo spiritico della Smith e . della Eusapia Paladino.
Disillusioni di sperimentatori. Quando, finita la serie di sedute
eusapiane, il Dr Venzano ci annunziò di avere sviluppata la negativa di una
foto¬ grafia stereoscopica di “ levitazione di tavolo „ da lui presa la sera
del 7 gennaio e ce ne presentò la negativa, noi tutti spingemmo esclamazioni di
gioia: — la tavola che unisco spiega la nostra sodisfazione (Tav. XIX).
In quelle “ strie „ traversanti il campo di presa dell’obiet¬ tivo, in
quell’inviluppo di altre “ strie „ avvolgentisi attorno al tavolo, in
quell’amniasso di “ razzi „ alznntisi dal pavi¬ mento, ci parve a primo tratto
di avere, finalmente, sor¬ presa, acchiappata, fissata col processo chimico,
che non niente, la ancora ignota “ emanazione odica „ o tluidica o animica, che
si suppone dai teorizzatori dello psichismo costi¬ tuire la forza radioattiva
dai medii. Le recenti scoperte sulle radiazioni rendono comprensibile
l’illusione in cui siamo caduti, ma che poco dopo, con op¬ portune
investigazioni, abbiamo dissipato. Altri invece, meno guardingo, se n.’-è
lasciato ingannare, tanto più che negli archivii dello spirito-psichismo sono
depositati numerosi esemplari di fotografie assai somiglianti alla nostra, e
sulle quali taluno si è basato per credere nella formazione di “ corpi astrali
„ o ' fasci eterei , attorno ai medii ed alle ca¬ tene medianiche. Anche il Db
Rochas si dice in possesso di fotografie, dove si è reso visibile quel “
mediatore pla¬ stico „ che il Cudworth imaginò per spiegare l’azione del¬
l’anima (o delle “ anime , ) sul corpo, e che gli ocelli nostri non
percepiscono sempre, o al più percepiscono, come nelle ultime sedute di
Eusapia, in forma di “ nebula , attorno alle persone dei medii. I soggetti
sensitivi di Luys, di Db Ro¬ chas, di Baraduc, dicono divederlo emanare dal
proprio corpo. Nel caso nostro le strie radianti parvero in sulle prime
indicarci delle “ linee di forza „ o, meglio, dei * fasci di vibra¬ zioni
eteree „ di valore ancora sconosciuto, avvolgenti il medium in una specie di
atmosfera iperfisica; e il cumulo eruttante dal basso potè essere interpretato
per una esplosione dell’oc¬ culto biodinamismo proiettato dal medium stesso, in
conformità Morseli-!, Psicologia e Spiritismo, II. Tav.
XIX. “ Radiazioni „ spurie, di presunta origine biopsichica
comparse la sera del 7 gennaio 1907 in una fotografia istantanea di levitazione
di tavolo. Esempio di errore nell’interpretazione dei fantasmi
medianici). Il ? ■ • — forze E
radiazioni bio-psichiche 477 r .«il avara il tavolo: il
tutto non visto dagli JàT- 3» d3U uà» /««»*“ ' "-“*** ” dl
essa durante l'esecuzione del fenomeno. g-r dì S ‘«Sditi, * 10
SPILLO» O. "™" ““ 10 >* SS Z per 1 appunto
fenomeni raediumnici della Paladino. e psichica a un tempo “e accrescono
l’intensità, patiche, cooperano a quest . , tanto meno è
spirituale. La forza proiettata non finissima. Potrebbe essere una
sostanza mate ; dell'etere una derivazione eterea meno diffusa . Rstrale
da cui s’ongina, una sua incipiente nebulose Si abissi d°eTceie.o mentre
la nostra retina non le discerne. E in tal caso, la radiazione
fotografata da noi avrebbe essa arrecato » «*«£0. disino ,, de __ w” più
probabilmente essa sarebbe tato formo d»IP En.rgi. rggfg’S -
'mT“Lt?o»rx.TS— sr ".nM W e inaccessibile alla retina umana,
nullameno poten- tSima come agente di modificazioni sulle altre
formeconsi- SSrll ordinari. pM*. ^T=“rr^ord»‘XS„u medium o
degli astanti , e allora agire con apparenze di intenzionalità autonoma,
toccarci, far funzionare apparecchi e poscia assumere certe somiglianze col
corpo umano, allora in qualche maniera impersonarsi.... Così ci sorrideva
perfino la dottrina occulto-^osofica^ P seria e più coerente della spiritica:
sarebbe il ooipo astrale , li del medium che ne escirebbe e
diverrebbe animato, non già ad opera di spiriti disincarnati, bensì della
subcoscienza del medium stesso. Ci accostavamo nello stesso tempo alla ipotesi
fisio-psichicista di De Rochas, secondo la quale il soggetto che esteriore il
suo “ corpo astrale „ può modellarlo a vo¬ lontà, “come uno scultore modella la
cera sotto le sue dita Tutto ciò ci giungeva a galoppo nel fervore della
nostra “ scoperta Le “ strie „ erano il pensiero di traslazione degli oggetti
projettato da Eusapia; il “ razzo „ era l’idea subli¬ minale della levitazione.
Qui il pensiero, materializzandosi, prendeva aspetti conformi ai fenomeni
meccanici da pro¬ durre: altrove lo stesso pensiero crea e plasma al di fuori
imagini più complesse, perchè i fenomeni hanno un contenuto piu intellettuale.
Sono le psichieone del Baiìaduc? sono i thought-bodies o “ corpi di pensiero „
di certi psichicisti Inglesi recentissimi, ricordati anehe dal Fotiierby, e nei
quali il medium può materializzare volontariamente, in “ trance », coll'aiuto
del proprio organismo, un essere “ etereo . rap¬ presentante una persona o un
paesaggio? Sono le “ goccio eteree di preghiera „ fotografate dal Baraduo a
Lourdes?!... Che problemi, che enigmi! Ahimè! Dovevamo stare in guardia
contro gli entusiasmi di “scopritori,. Le fotografie dell’ “invisibile» sono
state un tra¬ collo per lo spiritismo : dei tre fotografi spiritualisti,
Mumler, Hudson Parìe?, Buguet, nessuno s’è salvato dall'eccidio che ne ha fatto
la Sidgwick ( “ Proc. S. f. p. R. ,, VII, 268): tutti impostori! Le stesse
fotografie tendono, pertanto, delle insidie anche agli sperimentatori
coscienziosi. I n esame accurato stereoscopico ci ha mostrato, in primo
luogo, che il “ mazzo di radiazioni energetiche , è fuori del tavolino; in
secondo luogo, ci svegliarono dubbi quelle efflorescenze lin¬ guiformi lucenti,
che interrompono o finiscono le fascie lumi¬ nose e i razzi. Con una lente di
ingrandimento mi riesci age¬ vole vedere che queste specie di campanule
luminose sono imagini di fiamme, e che la loro piccola base splendente è... la
stearica di una candela resa trasparente in quel punto dai raggi della sua
fiamma. Non c’era dubbio: tutte quelle apparenze ingannatrici sono date
da una candela accesa, che ha attraversato lo spazio più volte davanti
all’obiettivo aperto della macchina, perchè de¬ posta sul pavimento al di fuori
della nostra catena e davanti al tavolino, aveva servito a mettere la camera
oscura a foco... Tutto il nostro edificio induttivo crollava! E l’esperimento,
questo grande maestro di scienza vera, a un di presso come
la pratica della vita è madre della saggezza, l’esperimento raffreddò gli
entusiasmi, troncò ogni discussione. Si badi che sottoposta all’ esame di
parecchi fotografi professionisti e dilettanti egregii, la lastra enigmatica
rimase a tutti incomprensibile. Qualcuno aveva pensato a imagini di particelle
incandescenti di magnesio projettate dallo scoppio e rimaste fotografate, sia
durante la loro traiettoria, sia du¬ rante la loro combustione sul suolo: ma la
spiegazione non resse alla prova che ne facemmo noi medesimi in casa Berisso.
Diagnosticata però la “fiamma di candela, fu agevole ad un fotografo egregio
della città, al sig. Sdutto, eseguire espe¬ rienze dimostrative. Egli ha
trovato che una fiamma di candela stearica all’aperto, la stessa fiamma entro
un tubo di vetro, un lume a petrolio con o senza schermo di tubo di mica,
passati o lasciati alcuni Strie a ghirigoro e campanule luminose
ottenute su lastra fotografica mediante una candela. (Si raffrontino con
le strie e le campanule della Tav. XIX, non clie con le macchie, che sono
invece legittime, della tig. a pag. 2&1 di questo Tomo li].
istanti di fronte alla macchina, danno figure identiche o affatto simili
alle nostre : uc riproduco una soia che è caratteristica. La luce fioca
di questi corpi in combustione non esaurisce la sensibilità della lastra:
questa, dopo esserne rimasta impres¬ sionata, può ancora ricevere le
impressioni luminose più vio¬ lente date dal magnesio. E così nella negativa
(della Tav. XIX) _ _ «-MUTISMO, M * f^i«T™p»r »""
ribT* fotof»fi« di ■ corpi astrali ;„X * «mri t,c„iC o 'iT, ';
“'"!»»'« ii i„,J,i„ll0 quella commessa la sera dnl 7 dlDlentlcanze
del genere di „osp" t, »? ritwto“d;i4 nn, \m * »» e.» nostra
delusione, affinchè altri 7 d ar"° ia storia della TfoLD01'(i£xperÌmenium
c™cia d“ceCvaCRa lnav'redutamente a otograh0 spirito-psichiciste c^édo
chetC°NB- In ciare da capo. ’ creao che convenga ricomih-
"P . è Licenzio lo “ ani»,*- ° spiritismo
d’Eusanìa sSftS°àt?2‘s”“ ‘5"®11' *”« « mpro- Lusapia Paladino,
.e se doli j-S1 Producono in presenza di le quarta seri, di «dnV “° u"* **
"**. »° X £ ne ero infastidito, tanta è la n ,sen.so di sollievo-
oramai 1^*5 è ?« smaffirmaf dTsS° 7 dÌ * che " *%£. dire.
Quasi quasi rimpiangerei il 7 * Tar,are e di progre- superata, se non vi avp«=;
* J tempo perduto e la nni» Preziose amicizie e la conferma^0 17^ COuiPens° di
care e gU‘nt° c'nque anni prima. ^ delusioni cui ero mirabbPerÌffnZe
^^En^pia encredor Jhe 1* “ia Paz‘enza in h»ica potenzialità medianica Non
Perdt^a Parte della sua parere.- lo condividono con me ErneT » S°]° di questo
tor \ enzano, che studiarono pn« • “est<? Bozzano e il dot- due
competentissimi Sci M P’-3 ?el 1901‘2 e che sono pi* ^ e... meno 77 * nvo1^ *
mai, a medi Qualche medium cessa volontariamente dal dar sedute perchè ne
risente malessere e nocumento alla salute (per esempio v S’g' aVV‘ ,;N-
G- e la S1*T E- R- Genova, la sig~ P B di Paiigi, che io conosco
personalmente): qualche altro deve cessare per forza in causa dei perturbamenti
psichici che ° ^prendono (p. es. il giovane sig. A. T. di Chiavari, e la sig -
■ Q- di Genova, che ho avuto io stesso sotto cura) La mediamte troppo
esercitata altera e debilita spesso il fisico, disordina e sconvolge talvolta
la mente; e non sono soltanto gli individui predisposti e degenerati che ne
per¬ dono la testa: la stessa scnttura automatica è gravida di pencoli, perchè,
in fin dei conti, richiede una disgregazione d, coscienza. Per Ciurcot lo
spiritismo era un agente pro¬ vocatore di isterismo; e cinque anni fa
I’Hennbberg ha ìecato un contributo di casi molto espressivi dei rapporti u;a
spiritismo e pazzia (“ Arch. f. Psjchiatrie „ 02). L’alie- msta, che legga
certi periodici spiritistici o i resoconti dei Congressi spiritualistici, vi
incontra delle vecchie conoscenze da manicomio: e il Delaxne, spiritista
emerito, che si in¬ canta di indicarmele. UérTV C fr c2Tle ieQno"0n
?Ì*,una esaltata Ia àstica Rosa : U , £r: «* 1900> P- iddi. 0 un paranoico
il Deullin (p. J8), o un illuso lo stesso Bdtim (p. 142-3). o un
allucinato e infantile quel signore che 4 vede i morti , e domanda ai Con¬
gressisti se egli e o no un medium (p. 153), o una psicopatica Agullana clic
trova diamanti dentro le uova (p 162-201) o un paramnesico quel sig. Georges
che rinviene entro una poltrona d.d denaro perduto e ne da mento agli 4 spiriti
, (p. 164) v Non sono fanatici tutti quegl, spiritisti Ispano Americani che con
le loro intemperanze hanno trascinato il Congresso a votazioni dogmatiche non
meno intolleranti di un Sillabo papale? Bisogna, dunque, non stimolare
troppo i medii a dar sedute, coltivare lo spiritismo con discretezza, e non
dichia- 1'de«nSPint'f'VSenZa--m°lte CaUtele e riserve. come fanno a les o
gli studiosi piu austeri in materia e anche quelli che accolgono
tepidamente lo spiritismo quale “ ipotesi di lavoro -la senza implicare
sempre pericoli così allarmanti la s Indente nlu ™ perC0rrei'6 “na
Parabola ascendente e di¬ scendente nella maggioranza dei medii e scomparire
snon- mieamente. Qualcuno, forse presentendo il danno delle' pra- p r
troppo p.roi;n«*te- » e- troncarle a tempo: parrai che questo sia stato
il caso itrlante^fn0™- Vl7°BUN0 SARriou, che ebbe dal tavolino P ut. il
preavviso della scomparsa improvvisa della sua Morselli, Psicologia
e Spiritismo, II. 81 482 PSICOLOGIA E
SPIRITISMO, Il medianità, come difatti si avverò. La D’Espérance
l’ha per¬ duta d'un colpo, nè si è mai saputo perchè. È anche noto il
caso della famiglia Pety di New- York, com¬ posta di parecchi individui dotati
di poteri eccezionali media¬ nici, alcuni dei quali furono nel 1875 chiamati
dall’AKBAXOFF a sue spese fino a Pietroburgo, dove giunti si trovarono, con
grande loro scorno e con amaro disinganno del celebre psichi- cista, senza alcuna
forza. Un certo Frank, medium frequentatore del circolo Noeggeralh, è
rimasto privo di poteri dopo che un tale inopportunamente lo volle
ipnotizzare. Fors’anco le malattie fisiche deprimenti, quale sarebbe il
diabete ond’è affetta Eusapia, costituiscono un nocumento per l’organismo dei
medii, sebbene si sia narrato recente¬ mente dello Slade che è morto paralitico
in un Sanatorio mostrando ancora un po’ della sua potenzialità antica.
Certo si è che noi non siamo giunti con Eusapia ai punti eccelsi di “
spiritismo „ cui altri suoi osservatori dicono di essere pervenuti
(comunicazioni di morti identificati !). Veggo però che i “ miracoli spiritisti
„ sono attribuiti alla Paladino soltanto da adepti fanatici e da spiritologi di
vecchio stile, la cui opinione non può avere oggidì molto peso: oppure da
sperimentatori di indiscutibile fama, ma troppo notoriamente corrivi, e dei
quali la buona fede, il desiderio immoderato delle novità eterodosse e il
difetto abituale di metodo spie¬ gano im consentimento tardivo, ma non troppo
ponderato, alle dottrine spiritiche, il quale riuscirà forse dannosissimo alla
Metapsichica positiva in formazione. Mi si può dire te mi si dirà): — Voi
non avete avuto pazienza; dovevate attendere che gli “ spiriti „ si svilup¬
passero interamente: il processo di sviluppo talvolta è lungo: all’HonosoK,
all’ Hyslop, sono occorse centinaia di sedute prima di giungere ad una
convinzione : se aveste pazientato, anche in voi doveva fatalmente succedere la
conversione. — Ebbene: io credo di avere pazientemente, benevolmente se¬ guito
il processo di presentazione delle pretese “ entità occulte „ fin dove la
mediumnità di Eusapia, povera coni' è del fattore telepatico, sa giungere per
proprio conto e trasci¬ nare i suoi assistenti. Conosco a menadito tutta la
lettera¬ tura che la riguarda (parlo di quella degna di credito): e non so che
vi" siano altri psicologi, fisiologi e uomini di scienza, cui la medium
Napoletana abbia dato manifesta¬ zioni più numerose e intense e, diciamo così, più
“ spiritistiche , di quelle da me vedute al Circolo Minerva, in casa mia, e
nelle case Avellino, Berisso, Celesia e Peretti di Genova. È nella
sicurezza d’avere un fascio solido e scelto di ‘ fatti „ che io mi sento nel
diritto di trarne “ induzioni „ • sono convinto di essere in una fortezza
rispetto ai principi! della metodologia scientifica. Credo pertanto di avere
acqui¬ stata con buone ragioni la certezza che le evocazioni estem¬ poranee del
subliminale di Eusapia, anche se percepite esatta¬ mente dai nostri sensi e
apprezzate correttamente dal nostro intelletto, non hanno consistenza più che
non ne abbia l’ima- ginario “ John King „. Costui si è sistematizzato, e
all’in- grosso può ingannare, ed ha ingannato molti osservatori piu frettolosi
o piu indulgenti di me, con le sue parvenze di vita: ma ab imo rlisce oiimes; e
se queste parvenze sono fallaci in * John „ (starò a vedere se c’è chi possa,
novello Lazzaro, farlo risuscitare), non c’è sofistica nè metalogica
argomentazione che riesca a convincermi che sieno veridiche quelle degli altri
cosi detti “ spiriti In argomenti che si trattengono, per ora, su di un
terri¬ torio quasi totalmente extra-scientifico e solo per piccolis¬ simi
tratti entrano in quello prescientifico, ognuno ha il di¬ ritto di opinare in
conformità dei fatti che ha osservato Gin non pertanto mi conforta il sapere
che vi sono, per mia fortuna, e scampo, molti sperimentatori valentissimi ma,
pru¬ dentissimi nel concludere, ai quali è risultato, come a me illogico o, per
lo meno, superfluo parlare di “ spiritismo ’ al cospetto della fenomenologia,
pur cosi molteplice e in¬ tensa, della Paladino. Formeremo insieme un manipolo
ab¬ bastanza rispettabile Pro medianismo — Versus spiritismum. ì
e/,qne«St° -™1- (llstacc0 senza ostentazione di dispiacere dal falso
spiritismo, della Eusapia ; voglio dir meglio: lo licenzio definitivamente.
Altri vi trovi pure le rivelazioni . “n “ondo Occulto formicolante di “ entità
, acefale o (•imbambinite, o imbastardite; e altri vi vegga pure tutto impostura
o tutto illusione, lo reputo di essere nel vero collocandomi in mezzo alle due
correnti contrarie, eppure avanzando. Come dice Goethe, nel motto che premetto
alla larte 111, sempre indagato e sempre fondato, mai chiuso e spesso esteso,
conservato con fede il vecchio, abbracciato con gioia rinnovo, coll’animo
sereno e puri gli intenti, suvvia' si va avanti un bel pezzo! „ « Stcl»
gefoncht uni itela gegrilniet, Nìe geachloasen, oft ger Uniti, Aeltestes
bewahrt mit Treue, Freundlich aufgefuiates tiene, Ilei ter n Sinn uni
reine Zwecke, Xun! man kommt teohl etite Strecke ! » W. G-0ETH8.
I. I fenomeni medianici. Metapsichica e
medianità. La Metapsichica non ha un dominio ben definito ; essa non sa
ancora quali e quanti fatti naturali e apparentemente pre¬ ternaturali stiano
per uscire, ad opera sua, dalla zona tenebrosa dell'ignoto per entrare in
quella rischiarata della conoscenza. Nata nel 1 882, battezzata appena
nel 1905, la Metapsichica designa e abbraccia l'insieme di quei fenomeni ancora
male co* ■ nosciuti, che “ s'estendono dai fatti allegati dagli
spiritisti a quelli studiati dalla Società per le ricerche psichiche di Londra
e dall'Istituto generale psicologico di Parigi „ (Maxwell;. Però non è facile
stabilire — nella congerie di fatti empirici, leggen¬ darii, tradizionali,
storici, etnografici, psicofisiologici e psico- patologici, veridici illusorii
e falsi, accolti senza troppo acume critico nello Spiritismo — quali siano
quelli meritevoli di re¬ stare nel programma di indagini della giovine scienza:
in un > lavoro di coordinamento e di classificazione cui pur si dovrà
arrivare con cèrnita severa, è possibile che una forte porzione di quella
documentazione amorfa e anomiea ne rimanga fuori. Federigo Myehs è stato
il primo a tentare un ordinamento della ardua e molteplice materia ; nella sua
opera Human Per- sonnality (voi. II, p. 506 e seg.), si legge una stupenda “
Si¬ llepsi della facoltà vitale „ che abbraccia tutti i fenomeni da lui
designati col termine di “ supernormali Essa comincia, da un lato, colla “
visione del mondo materiale soltanto per mezzo delle impressioni sensorie
dall'altro con la “ nutri¬ zione fisica „ ossia coi due fatti fondamentali
della fisiologia normale. Ma poi, effettuando una vertiginosa ascesa traverso
le funzioni ordinarie della vita fisica e naturale, quindi tra¬ verso le
funzioni stesse governate dalla coscienza subliminale
o dal subconscio dell'individuo vivente odi ,Timiw „
ssssssnsg'" fr ■ nlle c/pcvre >ne*, c^onTt1 davanti
droSterioli IfSn^plrfl '^T^Y sssggspi:;: Ìoo: ir?’ -Pr ,m0,ksto:
('A,iL0 R™het, nd LTeldT iispsiiliii e i Da PnZ PretWldano 1
filoswfi ^Ua scuola, ! Mvkrs S1IP3SSSS55 1" Impressioni
risentite daanimali IVI- _ o<> ; , ■ tifi; — 3° presentimenti
realizzati- — 4> sòo-n?00"1” presen' previsioni deU'avvenire • > ’ .
. s<?om premonitori; stanza ; - 6» vista di fa tt7n TT^'^di Pensieri a
di’ dicanti la morlè di peSone lon tene - *?tan0 :- 7 S0^ni in' tasmogene
dell’ERMAcoRA); — 9» movimenti' 8|j/nfesta.f.e. (° laa- eausa apparente; — 10»
porte china» , ntl d. °2#etti senza da sé (?); - li» manici , tinni i,
catenaccio, che si aprono non ammalati; — jo« (}0‘:: a; _^pp0,“^0’
*°"tane) di viventi 1- doppu di viventi; — 13» manifestazioni
df mortT--”! hS^: 7 M* ™ailife»tezioni ed apparizioni vi vente che cLt 7
grandi distanze (senza nessun one cluami r) — 16° esperienze di
spiritismo. Neil elenco si veggono enumerati dei fatti di significato e
va- lore diversissimi , gli uni forse prodotto di errori e su^s izioni popohm
gli alte effetto di allucinazione e perturbamento ns^ spietata ^ tmm 81
V^li0 di »"■ ^tica ZSSSJZ. Pm seno, sebbene non sistematico, è il
programma di uno psicbidsta teorico di cui ognuno apprezza l’ingegno e la fede
anche se lo combatte come me: il prof. Hyslop di Boston Rae- onere d'0 “ u
•" lnazz? 8h argomenti diversi trattati nelle sue mStnentafieón°T "
.“7ntrjamo *>1 materiale più schietta- sdoriti dennwm lndlSI,arte 1
fenomeni tradizionali e stt.nu, di cui 1 egregio filosofo passa sotto silenzio
il significato tranne gli antichi oracoli, egli assegna alla psicologi
suner- normaleJo studio pur qui, dame coordinato): delsoTnl- delle illusioni ed
allucinazioni; delle premonizioni ; delle perce- ziom ultrasensone; della
memoria latente; degli stati di disso¬ ciazione e di polarizzazione della
coscienza; deir ipnotismo • deUe personalità secondarie; della telepatia della
SroZl genza : delle apparizioni; della cristalloscopia e cristaUomanzii-
*"“*>*!** . ri bsiei-meccanici in massa’) • e infine dei fenomeni
medianici, sopratutto della reincarnazione n i a quale si sa coni egli abbui
quasi illimitata fede dopo le sue espeuenze con Eleonora Piper. Lo
spiritismo, depurato dalle sue escrescenze ed efflorescenze c?,s,ì ad occuPare
11 posto che veramente gli spetta, e hi elamita passa ad essere un semplice
capitolo delta Metapsi- chica. Sotto questo aspetto è di sommo interesse
scientifico Li- ™ne,e lymldd, , -azioni ufficiali delta Society fot- p.v,
chimi iZitvt ndr<;- 6,1 “ S1,ÌHtÌstÌ » •'“»»« tentato ta Srii bolle
H™'t"Pl • U° f“ster0 programma tutta la roba che “? ' , dil ses*ant anni
nel loro anfrattuoso e compiacente ero- aiuolo . ma invano ! La Società è
rimasta rigidamente ferm i nel suo proposito «li chiudere le porte ai
dilettanti ed ai me- f ^uta‘ rigori1 dati iT*° UbbÌa d°VUt°iÌn taluni
l’UntÌ folcire suoi ngon, dati i fenomeni nuovi che le si venivano semi-
arido, io posso dire che il suo psicliismo tanto più si elabora claSa e
nnV1^0nsce- 'inanto più si scosta dallo spiritismo Gli spiritisti sono
stati, invece, d'una facilità enorme e quasi Sconsiderata, ne, primi decennii
dopo i picchi dTlrcadta: J l’elenco di Luigi Gahiiy (“
Messager * di Liegi) enumera 1177 “ fenomeni spiritici „ divisi in 77
categorie, dove, mi si scusi il paragone proverbiale, si è fatto di ogni erba
un fascio. Accanto a fenomeni di valore psicologico innegabile, come sono
la chiaroveggenza, la doppia personalità, la scrittura au¬ tomatica, le
ossessioni, rautomatismo medianico, il presenti¬ mento, le coincidenze dei
sogni, le suggestioni mentali, noi ve¬ diamo elencati fatti di dubbia
autenticità e pressoché ridicoli, ad esempio l’armadio dei fratelli Davenport,
l’acqua cambiata in vino (Gesù Nazareno alle nozze di Canaan ?) e il
ritrovamento d’oggetti per merito di * spiriti , informatori! Alcuni
fenomeni non hanno di supernormale se non la igno¬ ranza psicologica di chi li
pone fra gli spiritici; tali le attitudini straordinarie di certi individui, la
precocità dei fanciulli-pro- digii, le scoperte scientifiche, l’azione
moralizzatrice della sug¬ gestione, la disperazione del suicidio, ecc.
Finché non avremo eliminate queste superfetazioni paras¬ sitarle, la
Metapsichica incontrerà ostacoli quasi insormontabili per poter figurare in un
quadro sinottico della scienza; ma per arrivarci, converrà che essa definisca
il suo compito, e determini il suo campo di azione, dal fatto supernormale più
semplice e men lontano dalla normalità a quello più complesso, e oscuro, e meno
risolvibile in elementi noti. Ogni scienza si forma e si consolida mediante
quattro procedimenti conoscitivi graduali : l’osservazione e l’esperimento dei
fatti, che sono il suo mate¬ riale; la loro descrizione; la loro coordinazione
e classifica¬ zione ; la loro spiegazione. Si scorge da ciò quanta strada debba
percorrere ancora la Metapsichica prima di giungere al grado di disciplina
scientifica con un materiale coordinato e sistemato ! Tassonomia
generale della mediumnità. Io non intendo di fare la storia della
mediumnità traverso le trattazioni di tutti gli autori che se ne sono occupati,
principal¬ mente allo scopo di sistemare la intralciatissima materia; voglio
soltanto rammentare che fino ad oggi i tassonomisti dei fatti medianici hanno
seguito due criteri: uno empirico ed uno dottrinale, donde due gruppi di
classificazioni. Ne darò alcuni esempi. A.
Classificazioni empiriche. Queste sono piuttosto degli elenchi razionali
che delle coor¬ dinazioni sistematiche; e si comincia dal Crookes. 1 . In
Metapsichica, quando si vuole ricordare una indagine od una veduta che abbiano carattere
positivo, bisogna ritornare a (Jiiookes, come in antropologia si comincia da
Blumknbach, in paleontologia da Cuvier, in batteriologia da Pasteur e in
radiologia da Rontgen. Questo ragguaglio di stona delle scienze valga di
risposta a tutti coloro che, per antispiritismo iracondo e sarcastico, trovano
eccessiva la devozione degli spi¬ ritisti all’illustre scienziato Inglese.
Egli, nel descrivere i fe¬ nomeni medianici studiati con Home, fu pratico: mirò
preci¬ puamente a quelli fisici sui quali potè mettere in opera metodi
scientifici, e solo di scorcio parlò degli intellettuali; ma per lo meno iniziò
un'èra di sistemazione. 1. Movimenti di corpi pesanti, senza contatto, ma
senza in¬ terruzione meccanica; . 2. Fenomeni di percussione e produzione
di suoni; 3. Alterazione del peso dei corpi; 4. Movimenti di corpi
pesanti ad una certa distanza dal 5'. Tavole e seggiole alzato dal suolo
senza contatto di alcuno , 6. Innalzamento del corpo umano
(‘levitazione,); 7. Movimenti di diversi corpi di piccolo volume, senza
con¬ tatto di alcuno; 8. Scrittura diretta; 9. Apparizioni luminose
(di “ luci . 10. Apparizione di mani luminose per loro stesse, o visibili
coll'aiuto della luce; 11. Fantasmi, forme, figure; 12. Fatti comprovanti
l’intervento di un Intelligenza su- ' 13° Altri casi di carattere
composito (p. es., suono di un cam¬ panello, trasporto di funi, ecc.). I
fatti catalogati sotto il n. 12 sono tre, e non mi sembrano, in verità, molto
dimostrativi nè per l'intervento d’una Intelli¬ genza estranea al medium ed
agli astanti, nè per la superni rità „ di essa. Ma erano ancora i tempi nei
quali sarebbe stata p rematura l'analisi critica della parte intellettuale o,
meglio dirò, psicologica dello spiritismo; e d'altronde il (Jiiookes stu¬ diava
i fenomeni da fisico e da sperimentatore, non da psicologo. Ciò che mancava
alla nuova * scienza „ che da venti¬ cinque anni turbava i sonni degli
accademici, era la prova obiettiva; l’illustre fisico si accinse a
fornirgliela, e la forni difatti, com’egli scrisse al prof. Cociss nel ’73, *
per la realtà dei fenomeni detti spiritici Non raggiunse, invece, la prova per
la natura spiritica dei fenomeni stessi, come poi ha dichiarato sinceramente,
dimodocchè s'è continuato per rari anni a cercarla affannosamente, e lo Z5llner
vi sagri- ficava la sua fama, vi perdeva la sua salute. La si cerea tuttora, ma
inutilmente. 2. Un buon osservatore, dopo di Crookes, è stato Paolo
Gibier (1888), che sperimentando col medium Biade ottenne sopratutto fenomeni
di scrittura diretta su lavagne sigillate, o applicate contro il tavolo; quindi
i fenomeni 'seguenti: 1. Fenomeni di percussione, colpi, suoni
diversi: 2. Movimenti di corpi in lieve contatto del medium; 3.
Movimenti di corpi più o meno pesanti, senza contatto col medium ; 4.
Rottura di oggetti col semplice contatto del medium: 5. Trasporto di
corpi nelle stesse condizioni : 6. Fenomeni di estasi; aumento di forza
fisica; personifica¬ zione (nell'indiano ‘ Owasso ecc.); 7.
Materializzazioni di mani visibili; toccamente 0 Sono a un
dipresso questi i raggruppamenti empirici che si ripetono le dieci e le cento
volte nelle opere spiritiche : non va! la pena di insistervi, perchè dovremo
rivederli poco mutati nella sostanza, sebbene cresciuti di numero, nella storia
sinot¬ tica che io darò fra poco della fenomenologia Eusapiana. 3.
Ricorderò piuttosto un autore di notevole tempe¬ ranza nelle idee, che, pur
serbando fede alla dottrina spiri¬ tica, ne ha saputo presentare una sintesi
degna di conside¬ razione per la serietà della coltura psicologica e per la armonia
delle parti. È questi il dott, E. Gelev di Chambéry (= Gley), il quale intanto,
seguendo il luminoso esempio dato dall’AKSAKOFF (v. più av., pag. 495),
cominciò a separare i fenomeni psichici supernormali in due gruppi
caratteristici, degli * intramediumnici „ e degli “ extramediumnici „, con
particolare riguardo alle azioni a distanza. Cito dall'£ssat (1898);
Fenomeni che avvengono nella persona del medio, a a suo contatto
immediato (“ intramediumnici „): 1. Movimenti di oggetti pendolo,
bacchetta divinatoria o rabdomantiea, tavolo); . , ... ,. , 2.
Colpi (battuti sul tavolo, sui mobili vicini, ecc.; tipto¬ logia)
; 3. Scrittura automatica; 4. Medianità vocale, oratoria: a)
incarnazione per posses¬ sione (spiritica) ; - b) personificazione; - c)
trasformazione, ossia con modificazione del corpo e della fisionomia del medium
[rarissima]); U. Fenomeni che si effettuano fuori del medio e sema
contatto con la sua persona C extra medili m nici J: 1. Colpi e picchi a
distanza; . _ 2. Movimenti di oggetti senza contatto (teleeinesia); il
Ulet dà per esempi, a dir vero poco affini: d) la diminuzione o l’aumento
di peso e di statura del medio o di un mobile; b) la scrittura
diretta, con lapis o gesso sulla lavagna, oppure con macchina da scrivere
(?', 3. Apparizioni luminose ; 4. Apporti, con penetrazione della
materia. — Il '-.lev cita : a) i profumi (¥); — b) le formazioni di nodi in
funicelle senza fine; _ c) l’apporto di fiori ed altri oggetti non
preesistenti nella stanza; .Materializzazioni e dematerializzazioni: — a)
formazione apparentemente spontanea, breve ed effimera di gualche cosa (forma)
rappresentante più o meno esattamente, in totalità o in parte, un organismo
vivente, o un oggetto materiale t r! ; hi scomparsa istantanea o quasi,
in totalità o in parte, d un or- nanismo o di un oggetto. . , . n ,,
,, Di questo gruppo segnalatissimo di fenomeni il Dlky ta quattro
gradazioni: a) luccicori più o meno distinti: forme instabili, non
concedenti una investigazione pro¬ lungata (es., mani tangibili e toccanti, ma
k fluidiche , ; mani invisibili, ecc.). ,. 7) forme definibili e
copie esatte di un membro o di un corpo intero, tangibili e visibili; ,
, b) impronte lasciate da membra invisibili su sostanze pla¬
stiche. Il Gelry, perla sua competenza, per la concisione dello
stile e per il modo aforistico con cui presenta le sue idee personali, è un
autore di rara efficacia; mi piace citarne le seguenti defilimoni, elle servono
stupendamente a illuminare lo spiritismo dottrinalo odierno, che ha tenuto in
retaggio da <|uelJo di Allan-Kardec ij principio o dogma della
reincarnazione, ma 1 ha messo sotto il patrocinio delle nuove teorie
scientifiche: ‘ Si può descrivere la materializzazione : - una reincarna¬
zione anormale, relativa, rapida, momentanea; ‘ Si può descrivere la
reincarnazione: — una materializzazione normale, completa, lenta,
durevole 4. Infine, credo utile citare un autore antispiritista, il
pro¬ fessore Grasset, che si è fatto un nome per le sue opero sulla
psicopatologia e ^Occultismo (1906-71. Se non che, egli lm preso un criterio
diverso di classificazione dei fenomeni occulti quello della loro
dimostrabilità scientifica. Secondo lui, di fronte ai tatti psichici o
metapsichici (che confonda cogli occultisi icii noi siamo in una fase appena
prescienti fica; gli sembra che al- i uni gruppi di fatti non siano
dimostrabili se non in un lontano avvenire, mentre altri gruppi sarebbero
dimostratili più presto- anzi dee cercasi di dimostrarli prima. È un criterio
metodo- togieo astratto, che compromette inutilmente la dignità della scienza
potendo il cammino di questa riuscire affatto diverso dal previsto, potendo,
anzi, incontrare ostacoli maggiori là dove il procedere sembra oggi più comodo
e sicuro: la storia della scienza spesso ha sfatato i vaticini!, tanto in senso
troppo spe¬ ranzoso, quanto in senso troppo sconfortante. Checché stia per
avvenire rispetto olla più o meno prossima “ dimostrazione dei tatti „, ecco il
breve elenco del clinico di Montpellier: I. batti di possibile, ma
lontana dimostrabilità : 1. Telepatia. Premonizioni; 2. Apporti a
grande distanza ; 3. Materializzazioni (fantasmi, fotografie, ecc.).
II. tatti di dimostrazione forse prossima e più urgente: 1 . Suggestiono
mentale e comunicazione diretta del pensiero; 2. Spostamenti di oggetti
senza contatto; levitazioni; picchi 6. Chiaroveggenza. Non
c’è bisogno di far rilevare al lett ore che il prof. Grasset pur avendo rifatta
la sua opera in questi ultimi due anni, è in' arretrato : ì picchi (■ rape ),
le telergie, e anche le telefonie, che egli non cita, appartengono oramai al
patrimonio incontesta¬ bile della mediumnità fisica, e la suggestione mentale e
la te¬ lepatia sembrano, non di lontana, ma di vicinissima evidenza. li.
Classificazioni dottrinali. 1 Aless. Aks.vkoff ('95) ha reso un gran
servizio alla dello spiritismo quando ne ha coraggiosamente oomin- ■ ta j
riduzione. Egli lo doveva difendere da un avversano formidabile, qualora
Edoardo v. Hartmann ; e sua prima cura ,■ ,ij sfrondarlo di tutte le rame
parassitane innestategli mi¬ di- sso dal Kardechismo sistematico e
pseudo-religioso. La cenarazione dei fatti così detti spirito-mediummci
in tre orunni è notoria, ed io ne ho parlato in più punti dell'opera feti- Tomo
I", p- 54, II", p. 171, eco.) : - ma a chiarimento di quanto dirò
nell'ultimo capitolo del presente tomo, ne riporto le definizioni
significantissime: I. — Fatti di i-eusonismO : Fenomeni psichici
incoscienti, che si producono entro i limiti della sfera corporea del medium, o
i nt ramediumnici : — fra cui principalissima la personificazione, ossia
l'appropriazione 0 adozione del nome e carattere d’ima personalità
estranea. Questo gruppo di fenomeni sembra anche all' Aksakoif ridu¬
cibile aH’automatismo, alla cerebrazione incosciente : e ne cita conio esempii
la tavola parlante, la scrittura automatica, la parola incosciente medi oratori
„): su di che, siamo perlet- tamente d’accordo. II. — Fatti di
Animismo: Fenomeni psichici incoscienti, che si producono fuori dei
limiti della sfera corporea del medium, ossia extramediumnici, ^ di cui i
tipi principali sarebbero la trasmissione del pensiero, la telepatia, la
teleeinesia, le materializzazioni ecc. Questo troppo di fenomeni sembra
dovuto all esteriorazione di un ‘ qualche cosa , di ancora ignoto
dall’organismo de medium, del “ corpo animico „, o ‘ fluidico „, o odico „ del
“ metaorganismo , del Bar. von Hellenbach. — L Aksakofe ne fa cinque ordini
'• 1. Azioni extracorporee dell’uomo vivente, producenti ettetti
psichici: . , . a) fenomeni telepatici; b ) trasmissione di
impressioni a distanza. 2. Azioni extracorporee dell’uomo vivente, sotto
forma di effetti fisici: ... a fenomeni telecinetici; _ b) spostamento
di oggetti a distanza, ecc. Azioni extracorporee “trascendentali,
dell’uomo vivente coll'apparizione della sua propria imagine : a)
fenomeni telefaniei; . .... b) apparizione a distanza del 4 doppio , ;
allucinazioni veridiche. 4. Azioni extracorporee dell’uomo vivente,
manifestantisi sotto forma di apparizioni della sua imagine con attributi di
vera corporeità: n) fenomeni teleplastici; b) formazione di 4 corpi
„ materializzati. 111. — Fatti ni spiritismo, sensi i strictiore:
Fenomeni apparentemente di personùmo ed animismo, ma ri¬ conoscenti una causa
extramediumnica, superterrestre; ossia fuori della nostra esistenza.
Ordinariamente, dice I’Aksakoi'S', sono gli stessi elementi della personalità
che costituiscono l’anima, ma che qui sono fuori del corpo, anzi fuori della
sfera terrestre „. Ossia, sono gli 4 spiriti „ che agiscono sul medium o per
mezzo del medium, sia per incorporazione o possessione, sia per suggestione
mentale (in pochissimi casi gli 4 spiriti , si manifestano senza medi). Ma 4 è
un grande errore dei fanatici dello spiritismo 1 aver voluto attribuire a
spiriti tutti i fenomeni ordinariamente co¬ nosciuti sotto il nome di spiritici
Tutto sta nel provare 1 iden¬ tità dell’entità che si manifesta ; ora, questa
si prova spiritica¬ mente coi mezzi qui indicati: o) col parlare in
lingua sconosciuta al medium [questa e la 4 xenoglossia „ di C. Richet];
„ b) coll'usare stile ed espressioni caratteristiche del deiunto, ma
ignote al medium; c ) colla scrittura in caratteri eguali a quelli del
defunto ; d) col fornire informazioni su dettagli della di lui
vita, ignoti a tutti i presenti; . . e) col fornire particolari
noti esclusivamente al defunto; f) colle comunicazioni provocate dal
defunto mediante let- tcre sigillate; . g) con la presentazione di stati
psichici o fisici che aveva il defunto (disquilibrii mentali, dolori,
ece.l; h) finalmente, coll’apparizione della sua forma terrestre, sia in
visione mentale del medio, sia nella stessa visione con fo tografia simultanea,
sia in forma materiale e con comunicazioni intellettuali caratteristiche.
L'Aksakoff prudentemente ammonisce che non c è prova assoluta di una
identificazione: ma a parte questo ostacolo enorme, quasi insormontabile,
contro cui va ad urtare lo spi¬ ritismo, io chieggo se con le presentazioni
fantomatiche e con ie comunicazioni dateci dalla Paladino siamo
arrivati anche soltanto al margine di ciò che sia una identificazione conforme
al catechismo aksakoffiano. 2. 11 doti. Geley, in un secondo lavoro ('99
—'05), ha por¬ tato più innanzi la conoscenza psicologica dei fenomeni detti
spiritici, collocandoli sulla solida base della neuro-psicopato¬ logia, ed
approfittando delle ultime teorie metapsichiche sul- Pesteriorazione della
sensibilità e motricità. È forse il tenta¬ tivo fin qui più completo per non
lasciare isolati i fatti me- dinmnici e per connetterli alla serie di quelli
biologici. 1. Nevrosi (di cui sarebbe fondamentale, tipica l'isterismo)
; 2. .Manifestazioni di personalità doppia o multipla nello stesso
individuo; 3. Ipnotismo; 4. Ksteriorazione della sensibilità;
5. Azioni sensoriali a distanza (chiaroveggenza, lucidità); 6.
Esteriorazioni motrici a distanza (movimenti di oggetti, teleciuesie); 7.
Azioni a distanza di una facoltà organizzatrice e disor¬ ganizzatrice sulla
materia; esempli: u) produzione ora effimera ed incompleta, ora durevole
e completa, di organi, di forme, di oggetti (teleplastia, mate¬ ria lizzazioni)
; b) dematerializzazione del soggetto (medium) o di oggetti
esterni. 8. Azioni a distanza del pensiero snl pensiero : a)
lettura del pensiero ; b) suggestione mentale; cj telepatia.
9. Medianità, mediumnismo pr. detto, che comprende : a) fenomeni
intellettuali : — personalità mediumniche au¬ tonome, apparentemente
indipendenti, con facoltà e conoscenze diverse da quelle ilei soggetto (=
spiriti di morti); b) fenomeni fisici: — a) movimenti d’oggetti a
distanza: — fi) scrittura automatica; — f) scrittura diretta; — 6) lucci¬ cori;
— e) forme materializzate; — \) apporti, ecc., ecc. Per Geley è 1'“
essere subcosciente alias il subliminale del Mveiis, che si csteriora e produce
tutti questi fenomeni: alla morte questo “ essere , (del quale è però da lui
sottaciuta la natura) sopravvive, e ritorna in comunicazioni con la Terra.
Questo spiritismo classico è trasformato in esopsicologismo. 3. In
analoga situazione, per lo sviluppo delle dottrine spi¬ ritiche, si colloca
pure E. Anastay, il distinto psiehieista Marsigliese, la cui Nomenclatura
razionale dei fenomeni della sca nsa psichica (Congresso spiritistico del 1900,
“ C.-r. „ ’02, p. 5-J4-7 ) merita un cenno. Essa è molto complessa e lunga,
nella sua minuziosa enumerazione ili tutti i fatti che possono figu¬ rare nel
quadro della Metapsichica, e ragioni di spazio mi vie¬ tano di riprodurla
interamente. In sostanza, essa è basata sul- l’applicazione di due tricotomie:
quella dell Aksakokk, che già conosciamo, in fatti personistici, animistici e
spiritistici; ed una particolare bU’Anastay, il quale suddivide i fenomeni
psichici nei tre gruppi, di movimento o telecinesie, di sensibilità o tele-
stesie, e di organizzazione esteriorata o teleplastie. A questo modo si
compongono classi, ordini e famiglie di fenomeni. A. Pebsonistici. —
Risultati delle facoltà trascendentali d’ima personalità vivente isolata:
I. Telestesia personista: — esempi: la lucidità, e le previsioni dei
magnetizzatori; — la “ psicometria, degli occultisti, ecc. II. Telecinesia
personista: — es., la forza ectemca , di Thory, la “ forza psichica , di Cox e
Cuookes; — la^” esterio¬ rizzazione della motricità , ili A. De Rochas; la
scrittuia diretta , degli spiritisti ; — la “ levitazione „ ecc. ^ III.
Teleplastia personista: — es., certe allucina¬ zioni telepatiche,; la
formazione del “doppio ,; — ^ ‘ tocca- menti , e i rumori alle sedute
mediumniche; — certe appari¬ zioni , a carattere obiettivo; — gli “ apporti ,
di fiori, eoe. B. Animistici. — Risultati delle facoltà trascendentali
della personalità vivente, esercitatisi per mezzo d' un’altra personalità pure
vivente: I. T elestesia animica o telepatia , pr. detta; — es.,
trasmissione del pensiero; — allucinazioni per suggestione mentale; —
allucinazioni veridiche; — 4 toecainenti , e appa¬ rizioni a carattere
subiettivo (?). . II. Telecinesia animici! : — le stesse applicazioni
della precedente fenomenologia personistica, salvo che qui gli effetti sono
prodotti sotto l’influenza di un’altra personalità vi¬ vente, ad es. gli
astanti ad una seduta (fenomeni rari). III. Teleplastia animica : — a
effetti tattili, uditivi, visuali, eco. C. Spiritici, pr. detti. —
Risultati delle facoltà trascenden¬ tali della personalità morta corporalmente,
esercitantisi con o senza intermediarli: ovvero anche Risultati dell azione di
una personalità vivente su di una o più personalità morte corporal¬ mente
: Telestesia spiritica: — es., lucidità spiritica; — visione; -
lucidità del passato (ignoto ad altri) in forme parlanti o scriventi, intuitive
od organizzate tangibilmente, visibilmente, ecc. . . , II.
Telecinesia spirìtica: — es., incarnazione Ir) che ,, j,NASTAv chiama la vera
raediumnità; — i movimenti senza con¬ tatto (spiritici?): — gli apporti; — la
scrittura diretta, ecc. III. Teleplastia spiritica: — a effetti tattili,
uditivi, visuali e tangibili; p. es., luccicori; — impronte; — formazione di corpi
non conservabili, ecc. [1 saggio tassonomico dell’ANASTAY finisce, a
questo modo, in uri irto viluppo di fenomeni: ho tentato di applicarlo alle
manifestazioni medianiche della Paladino, ma francamente dirò che, per quanto
buon volere io ci abbia messo, non sono riuscito sempre a definirne la natura
conforme allo schema quassù riassunto. 4. Un filosofo-psicologo di
segnalato valore e nello stesso tempo psichicist» studioso e prudente, Esumo
Boieac, aveva proposto parecchi anni fa ( 1893) un saggio di classificazione
ilei fenomeni che egli denominava “ parapsichici „, dove era tenuto conto non
soltanto dei loro caratteri estrinseci, ma pur della loro probabile intima
natura. Distingueva, anzitutto, due or¬ dini principali. L'uno comprenderebbe
tutti quei fenomeni para- o metapsichici che sono scientifici, in quanto
sembrano potersi spiegare con le sole forze conosciute, supponendo sol¬ tanto
che queste forze agiscano secondo leggi tuttora ignote e più o men differenti
dalle leggi note; e il B. vi collocava l’ipno¬ tismo e la suggestione. L’altro
comprenderebbe i fenomeni che sono extrascientifici, in quanto sembrano
richiedere l’in¬ tervento di forze ancora sconosciute, ossia di agenti diversi
da tutti quelli scoperti e studiati dalla scienza: e il B. vi disponeva, p.
es., i fenomeni del magnetismo animale, della telepatia, dello spiritismo, ecc.
Indi, suddivideva i due ordini cosi : 1. Fenomeni parapsichici
scientifici, ila forze note : 1. Psicopatia, ossia modificazioni (pathos)
dell’anima; con esaltazione o inibizione di dato facoltà psicologiche o vitali
: «) Suggestione verbale, mimica, ecc. percepita pei sensi; b)
Ipnotismo. 2. Cripto ps ichia, ossia manifestazioni psichiche o in¬
tellettuali, di cui il soggetto non ha coscienza. (Corrisponde¬ rebbero ai *
fenomeni subliminali „). Esempii: a) Profetismo; b) Scrittura
automatica ; Spiritismo 4 almeno in parte , (Non è però indicato
chiaramente quale parte dei fatti 4 spiritici , il Boirac mettesse m questo
gruppo). up!, ',t,Fen°meHÌ ParaPsichiei ejctrascie ntifiei, da
forze d. Psicodinamia, ossia azione di un essere animato su altri
esseri o su oggetti materiali mediante forze ignote circolanti e radianti
analoghe al magnetismo, alla luce, alla elettricità ece «) Psicodinamia
vitale: - a) con effetti sull'uomo: — 3) ìd. sugli ammali; — y) ld. sulle
piante; « Psicodinamia materiale: - a) indiretta, ad es., ì’a-
!llaT magnetizzata (?); - 0) diretta; e qui il Bo.rac mamfestazion1 della
medianità fisica, ossia gli effetti visibili prodotti dai medi sulla materia,
tavoli giranti levita¬ zioni. materializzazioni, ecc. 4. lelepsichia,
ossia azione psichica esercitata a di¬ stanza e attraverso ostacoli: n)
Telepatia, pr. detta; b) Doppia vista, chiaroveggenza, lucidità; c)
<ì)e) Trasmissione di sensazioni - di idee (suggestione mentale, pr. detta),
— di volontà. 5. lloscopia. ossia fenomeni in cui la materia. (ilos)
sembra esercitare sugli esseri umani un'azione non spiegabile con le note sue
proprietà fisico-chimiche. Esempii :* o) 6)c) Influenza delle correnti
atmosferiche, — delle cor¬ renti sotterranee, — del magnetismo terrestre
; d) e)f) Influenza della calamita, dei metalli, dei legni e di altre
sostanze; e qui si metterebbero l’omeopatia, le azioni me¬ dicamentose a
distanza (?), forse l’opoterapia. Lo si vede: e un saggio costruito
con molta ampiezza, ma dove gli spiritisti lamentavano con ragione la piccola,
troppo piccola porzione assegnata nel quadro ai fatti di me- dmmmsmo e
spiritismo. Perciò il Boirac, in sèguito, ha ri¬ tatto con grande
semplificazione di linee il suo schema; e adesso (Psych incornine, 08) egli si
contenta di dividere i fenomeni di psicologia ignota „ in tre ordini •
1. Ip n oidi : — 1 enomeni che non implicano l'ipotesi d alcun agente
ignoto, ne di nessuna causa distinta da quelle mi ammesse nella scienza; ma che
sembrano potersi spiegare me diante agenti già conosciuti, mediante cause (o
forze) ancia adesso note, le quali però operano solo in condizioni nuove ancora
ma e o incompletamente definite, ossia secondo legg; diverse dalle conosciute.
- Es., i fenomeni di ipnotismo e di suggestione. II Magnetoiiii ( o
elettroidi): — Fenomeni che sem- lirano implicare l’ipotesi di cause (o forze)
ancora incognite, non catalogate, però di natura fisica, e più o meno analoghe
alle forze radianti della fisica, aria, luce, calore, elettricità, magnetismo,
ecc., differenti da esse ma pur sempre intranatu- rali ossia spettanti
naturalmente al nostro mondo. — Ks., i fe¬ nomeni del magnetismo animale e
della telepatia. 111. Spiri Ioidi : — Fenomeni che sembrano implicare
l'i¬ potesi di agenti ancora ignoti, ma di natura psicologica, più o meno
analoghi alle intelligenze umane, forse situati fuori del nostro mondo, in un
piano di realtà esterno a quello in cui viviamo e ci moviamo. In questa rubrica
si classificherebbero i fenomeni detti di “ spiritismo solo in quanto non si
potes¬ sero ricondurre ai due ordini precedenti. Queste idee dall'esimio
corrispondente dell’Istituto (è un titolo da ricordare a quegli incolleriti
spiritomani, che accu¬ sano sempre falsamente la scienza ufficiale e accademica
ili non occuparsi dei loro paradossi) sono state da lui applicate ad una
riedizione or ora comparsa di molti suoi scritti di metapsicologia. Ma nella
categoria degli “ spiritoidi „ il Boibao inette un breve resoconto di due
sedute d‘ Eusapia, dove proprio, anche a volerlo fare apposta, non c’è indizio
di fe¬ nomenologia extra-animistica nel senso aksakoffiano, e un ur¬ titelo
sulla teleeinesia medianica che pure nelle intenzioni dello scrittore è
spiegabile con forze magnetoidi, niente af¬ fatto con intervento di spiriti.
5. E con questa interessante contraddizione di un intel¬ letto colto e fino,
terminerei il noioso epilogo della tassonomia mediumnica. Ingenerale i
trattatisti si contentano di descrivere, pochissimi si azzardano di coordinare
i fatti descritti. L’Elbè, fra gli altri, distingue appena le manifestazioni in
sensitive, fisiche e intellettuali; il Moutin, che è un magneto-spiritista
combattente, sale la scala dello psichismo dalla suggestione mentale alla
chiaroveggenza, alla telepatia, poi aH’ammismo, infine allo spiritismo, ma
toglie da quest'ultimo tutta la fe¬ nomenologia fisica. Al contrario, lo
spiritista Winklf.ii, che per dieci anni di sèguito ha coltivata la misteriosa
e potente medium Berlinese detta “ La femme masquée „ ('05), elimina tutta la fenomenologia
intellettuale perchè troppo personale al medium e scientificamente priva di
valore (sic) ; e si ar¬ resta ai soli prodotti obiettivi, sperimentabili,
divisi da lui in sei ordini: due ottenuti ali’ aperto — cioè toni esplosivi,
moti di un ago calamitato; — e quattro in gabinetto oscuro, ben chiuso, che
egli chiama caverna — cioè rumori, proiezinne di oggetti, produzione di
materia, produzione di “forme, funzionanti. 0. Avrei da citare ancora il
Du Prel e il Myeiis; ma gli stilemi classifieatorii del filosofo tedesco e
dello psichi- cista inglese sono cosi impregnati di metafisica, che non pos¬
sono trovar posto in un opera, come la mia, destinata in massima al gran
pubblico; abbisognerebbero troppe diluci¬ dazioni dell espositore, e questi
dovrebbe internarsi in analisi critiche che troveranno meglio — io spero — il
loro posto altrove, in un'opera dedicata ai cultori della specialità. Mi
limito a dire che lo schema dato dal Du Prel nel suo Enigma untano è basato
sulla fantastica esistenza di un “ io magico „ o “ soggetto trascendentale , di
irrealizzabile di¬ mostrazione, il quale sarebbe capace di tre sorta di
fenomeni: la sua “coscienza soprasensoria, darebbe origine al sonnam-
bolLsmo ; — il suo “corpo astrale,, al doppio e alle materia¬ lizzazioni, da
cui proverrebbero lo spiritismo e la nascita ter¬ rena ('?!); — finalmente, la
sua “facoltà magica, spiegherebbe i fatti di magia nera, o stregoneria, e cU
magia bianca, o magnetismo animale e misticismo religioso. E uno schema degno
di alchimisti ed ermetisti medievali, assolutamente extra-scientifico. La
Sinapsi di Myebs si presenta con un contenuto tanto astratto e complesso e ha
tali caratteri di possente, ma arbi¬ traria originalità, che tino ad ora, per
quanto mi consta, non lu applicata allo studio della mediumnità. La morte
immatura del grande psichieista gli ha impedito, d’altronde, di darne una
spiegazione completa, che sotto molti aspetti avrebbe anche dovuto essere una
giustificazione dei suoi ardimenti biologici, dei suoi preconcetti filosofi
co-religiosi, e delle sue indimostrabili sintesi cosmologiche. Fra queste
ultime indi¬ cherò 1 ipotesi del “ metaetere ,, dal quale scenderebbero le
azioni spirituali dominatrici (control) sulle “ manifestazioni eteree (luce,
elettricità, gravitazione, coesione) ,. Fra i lire- concetti che il Myers ha
levato di sana pianta, in parte dall'occultismo teosofico, iri parte dalla
filosofia medievale, c’è quello che la vita (umana e animale) sul pianeta sia
una ‘ incarnazione transitoria „ di “ personalità spirituali , aventi una
esistenza prenatale, e fra di loro mutuamente attive, tanto nella sfera “
metaeterea „ quanto nell' “ eterea ,. Qui, evi¬ dentemente. navighiamo fuori
del mare aperto ai metodi ed ai lumi della Metapsichica positiva; è meglio
scendere mo¬ destamente a terra, con Eusapia Paladino.Tassonomia particolare
della mediumnitù. di Eusapia Paladino. Nessuno dei grandi medii viventi,
siano intellettuali come la Piper o la Thomson, siano fisici, come F. Miller o
C. Bailey, ha veduta la propria fenomenologia sottoposta a tanti tagli e sottotagli
elassificatorii, quanti sono quelli eoi quali fu smi¬ nuzzata e ricomposta la
ricca produzione medianica della Paladino. Anche qui mi restringerò a poche
citazioni. 1. La Commissione di Milano ( 1892) lu la prima a mettere
dell'ordine nella esposizione dei risultati ottenuti in presenza di Eusapia
Paladino. Essa divise i fenomeni secondo un criterio essenzialmente tecnico,
quello delle condizioni di rischiara¬ mento della stanza in cui tenne le
sedute: era una risposta perentoria a tutti coloro che credevano e credono
nella, frode, perchè favorita dalla mancanza di luce. Dalla stampa del fa¬ moso
rapporto della Società dialettica di Londra, lo spiritismo non aveva più
ottenuto in suo favore un documento di così alto valore, come la relazione
milanese sulla medium Napoletana. Tutti riconoscono che quel giorno si aperse
una fase nuova per gli studi psichici: l’elenco comprende tre grandi classi,
ventini ordini, e nove subordini di fenomeni autentici. Non 10 riproduco,
malgrado la sua importanza, perchè su di esso c sullo schema già citato del
Ckookes è basata in massima anche la classificazione che io presenterò fra
poco. 2. Gli sperimentatori del gruppo radunatosi a Roma in casa del
pittore Sif.miiìadzki ('94-95) e del quale faceva parte rOcHoaowioz, sono stati
più parchi nella descrizione: essi non parlano che di quattro categorie di
fenomeni, giacché ne fanno un raggruppamento troppo sintetico : — movimenti di
oggetti; toecamenti; apparizioni luminose; fenomeni uditivi. 3. Appena
migliore è la distinzione ilei De Fontenay i 97), 11 quale però molto
opportunamente separa i fenomeni in¬ tellettuali dai fisici: certo, i primi
sono relativamente poveri di contenuto ideativo, ma esistono lo stesso, non
fosse che nello stato fisiopsichico particolare della “ trance „. Però i
fenomeni eusàpiani, che egli descrive in maniera alquanto confusa, sono
pochi, nonostante clic loro dedichi 300 pagine: ma egli non assistette che a
due o tre sedute! Accanto ai tre stadi di * trance . di cui ho parlato
(Tomo II, pag. Ili), il De Funtenay si contenta di fare due classi di fenomeni
fisici, i meccanici e i luminosi. 4. Coll'opera di ViSANi-Scozzi.che ha
pur sempre Eusapia Paladino per soggetto, noi ci eleviamo di cento cubiti sulla
precedente. Le sedute furono appena un po' più numerose (quattro), ma i
fenomeni spesseggiarono, e l’A. li studia in più diretto rapporto con la
condizione psiconervosa del me¬ dium. Io ho già riportata in sunto la scala
delle cinque fasi ipnologiche del Yisani (Tomo I. pag. 210), però avverto che
la fenomenologia ivi classificata oltrepassa la zona concessa alla medianità
della Paladino. Si può escludere che questa dia manifestazioni di medianità
intuitiva , parlante , scrivente, quantunque per queste due ultime essa,
immedesimandosi in “ John King , e in altre personalità evocate, pronunzi
qualche parola o frase, e tenti anche di tracciare alcuni segni (s’è detto che
abbia scritta qualche parola!). Neaneo sono pro¬ dotte dalla Paladino delle
materializzazioni parziali perma¬ nenti : i lettori vorranno ricordarsi del
tentativo, assai dubbio, di lasciarmi dei capelli d una defunta (Tomo II. pag.
150). Nei suoi bellissimi commenti alle sedute il Yisani attri¬ buisce i
fenomeni di moto, rumore e luce ad una “ radia¬ zione dinamica del .medio „ ;
le materializzazioni, ad una “ obiettivazione concreta della idea ,, ; gli
apporti, ad una “ facoltà di sintesi, decomposizione e ricomposizione dei corpi
„, con qualche accenno alla “ quarta dimensione spa¬ ziale „. La distinzione è
acuta e costituisce un apprezzabi¬ lissimo tentativo di classificare i fenomeni
col criterio della loro intrinseca natura: disgraziatamente ci portiamo troppo
lontani dal dominio per ora concesso alla metapsichica spe¬ rimentale. 5.
Il libro severo e ragionato di E. Bozzano ( 1903), discute a lungo minutamente
i fatti k spiritici „ da lui osservati in un ben più grande numero di sedute
con Eusapia, ma non li dispone a gruppi, nè li coordina secondo le teorie
discusse. 6. Per contro il libro di J. Maxwell, uscito nel medesimo anno,
quantunque sia basato esso pure in buona parte sulle manifestazioni osservate
dall'Autore colla media italiana, porge ima, classificazione dei fenomeni
psichici ancor più ampia, per rispetto ad Eusapia, di quella del
Visani-Scozzi. La classe dei * fenomeni psichici d’ordine materiale e
fisico „ solo in parte è paladiniana ; nè la zOllneriana u penetrabilità della
materia nella materia nè i disegni a distanza, nè i “ can¬ giamenti di peso e
temperatura . entrano nel programma d 'Eusapia: anche gli apporti sono dubbi.
Allo stesso modo, nella classe dei k fenomeni psichici <1 ordine intellett
uale „ . come la forma il Maxwbll, la massima parte mi pare estranea alla
potenzialità della Pugliese : questa non mi lui dato che incerti fatti di
telepatia, di scrittura diretta, di voci dirette: e non ha presentato mai
fenomeni di grn iamatologia, di scrit¬ tura automatica, di chiaroveggenza e
chiaroudienza, di cri- stalloseopia. 7. Ultimo degli illustratori
precedenti di Eusapia fra gli scienziati è Camici, o Flammaiìion (’06-7), il
quale da uomo pratico, che desidera sopratutto convincere il gran pubblico, ha
dato nelle sue narrazioni e classificazioni il massimo posto al “ fenomeno
della tavola „ • La maggior parte di coloro che si interessano da anni, o
in prò’ o in contro dello spiritismo, è sempre stata e s è sempre messa (anche
ora!) in gran pensiero pei moti del tavo¬ lino, forse perchè questo è il dato
più caratteristico del neo¬ spiritualismo, il più popolare, il più facile da
riprodurre nei salotti mondani, dove si fa nocivamente del dilettantismo
spiritico. Ma la tiptocinesia è allabbiei delle manifestazioni eusapiane ; e
quando si è avuta la sorte a me toccata di as¬ sistere alle apparizioni di
fantasmi, il fenomeno del tavolino bussante danzante e parlante, pur
conservando il suo carat¬ tere di fatto obiettivo utilissimamente accertabile
con la fo¬ tografia, perde assai del suo rilievo cotanto preso di mira dagli
antipsichicisti, e va a collocarsi modestamente al suo posto nella schiera
numerosissima e complessa degli effetti fisici della mediumnità di Eusapia.
Tuttavia il Flammahion ha ragione: in una disciplina cosi nuova e materiata di
fe¬ nomeni tanto strani e vari, bisogna cominciare dal fissar bene la esistenza
dei più elementari. E allora si deve dare al “ ta¬ volo » la precedenza ! Su
ventitré categorie di fenomeni paladiniani, i moti tiptiei contano per dieci
secondo il Fi.am- marion, il quale poi lascia in disparte le vere manifesta¬
zioni spiritiche (evocazioni di defunti, materializzazioni di fantasmi),
accennandole di sfuggita. 8. Come segno dei tempi non lascierò sotto
silenzio i poteri straordinari che alcuni fanatici spiritisti assegnano alla medinmnità
della E. Paladino, esagerando la portata dei feno¬ meni da essa ottenuti.
L’anonimo autore di una pubblicazione popolare a dispense, che estiva alcuni
mesi or sono ^ Ge¬ nova (’07), ci fornisce un tipico campione di questo iper
spiritismo battagliero e... credulo. Eusapia Paladino possiede ventuna
facoltà «ediani che : - e iì, “"?•(.;!« a".* ^
fpSS°S«Lili Mote spontanee ,|iinndo 0 in Ipnosi, , - sZitJvo r sente la
presenza degl, spinti per mezzo d, una impressione vaga.); — pneumatografo
(scrittura diletta.). X - agente - motore -, - a traslazione; - ella
levitazione); - tipologico; - a effetti musical* (?); - «*- Snella ^ ,j stato
ai sonnambulismo , "“tiS *- Serializzazioni, di cinque gradazioni
dal 1 es okrtangi bili alle parlanti!?!); - fonico C provoca voci chiare e
distinte ,); - ad apporti; - calcografico. Non c’è bisogno di rilevare
quanta parte in questa enu¬ merazione di virtù medianiche abbia avuto pa
tantasia de percipienti. Cinque o sei anni -fa Giulio Bois,
brillantissimo, se non profondo indagatore di tutte le credenze e correnti
ammali Ili idee che si agitano e sembrano celarsi alla luce del sol in seno
alla nostra raffinata civiltà occidentale, parlando del “Solo moderno , e delle
« forze ignote proclamava Elis imi Paladino la vera “ ginnasta „ del psiclnamo
. ma e„ 2^3355 soltanto <k im « d» «*1. » “1 ”itt in ,•»*, del Daimex
o del K.oh.t, Se peto h a. stadt» con animo pacato, in un ambiente propizio, e
durante piu sene Ili sedute come io ho fatto, si giunge a considerarla come Il
atleta gigantesca del mediummsmo fisico contemporaneo. In circa trenta sedute
io le ho veduto compiere parecchie centinaia di fenomeni, ed ho i lettori lo
ncordemino rag- .tiiinto le vette della medianità palndimana, ciò die 1 sem
plie^ dilettanti e molti studiosi dello «1^0 ebbero immediatamente Ottenere,
senza indugio, fino dalla, pinna sera L’impazienza di alcuni sperimentatoli, 1
inespenenza di •litri fors’anco la troppo chiara diffidenza di taluni, ha loie
tolto di assistere a parecchie delle manifestazioni che io nas- sSLrò egli è
che le più importanti avvengono TASSONOMIA DEI FENOMENI
PAEADINIAN1 507 determinate finalità medianiche nella
sua subcoscienza questo è un gran colpo alla dottrina spiritica, girn e
. C la conclusone scientifica che i fenomeni sono dovuta alla
azione esclusiva dei medii e sono proporzionate agh elementi psichici o
subpsichici esistenti, per acquisto individuale o pe eredità cumulativa, nel
loro cervello. A. Fenomeni Subiettivi. Una prima grande
classe di fenomeni mediumnici è quella sia perchè si fondano sulla
cooperatone struttuiale Intrica (vitale) dell’organismo corporeo. , , te
Eusapia non sono cospicui, appunto, per la povertà de contenuto intellettuale
delle sue manifestaz.iom; neppure^ appariscenti per chiunque cerca nelle sue
sedute il fenomeno immediatamente percepibile della personificazione. la F
ceiosia può raccogliere, per contro, anche sul medio rnpo tetano una ricca
messe di osservazioni che concernono la n i tura e la liio-psicogenesi della
mediamta spiritica, bisogna "rò essere versati in fisiologia e patologia
mentale per con,- mende™ e gustarne la importanza. Mi limito a fare 1 e eneo
Ilei fatti subiettivi che io ho registrato nei miei lungli ap punti sulle
sedute. I Modificazioni dello stato di coscienza: a) Restringimento
o abbassamento, e oscuramento della cord» Z o snperliminate (Jet., .«eh.
»»e«» vigile e sociale); 508 PSICOLOGIA K
SPIRITISMO, III b ) Allargamento o approfondimento, e
intensificazione della coscienza inferiore o subliminale (delta anche marginale
o subcoscienza o pericoscienza). II. Modificazioni dello stato
fisiologico: a) Mutamenti delle funzioni organiche (circolo, respiro,
traspirazione cutanea e polmonare, ricambio materiale, pro¬ duzione di
bioelettricità, ecc.) ; b) Mutamento delle funzioni di innervazione
(sensibi¬ lità, motilità, refiettività, trofismo, ecc.) ; c) Mutamenti
nelle funzioni psico-sensorie (p. es. nella cenestesi) e nelle psicomotorie (p.
es. nella refiettività cere¬ brale). III. Radiazioni dal corpo del
medio: a) Radiazioni percettibili al termotatto; b) Radiazioni
percettibili alla vista (“ nebule „, “au¬ reole „, “ lingue di fuoco „).
IV. Autoipnosi, per concentrazione e restringimento della coscienza dell'io:
a) Fase preparatoria, analoga alla catalessi; b) Fase attiva, analoga al
sonnambulismo; c) Fase passiva, analoga al letargo. V. Amnesia del
periodo di “trance „ : a) Amnesia per ciò che concerne il soggetto (i
fatti interiori) ; b) Amnesia per ciò che concerne il mondo esterno (le
relazioni coll’ambiente e le reazioni fisio-psichiche). VI. Ester i or
azione della sensibilità: a) Telestesia spontanea (forse dubbia);
b) Telestesia sperimentale (rarissima). VII. Est eri or azione della
motricità; è la ca¬ ratteristica più nota e più intensa della medianità di
Eusapia Paladino : a) Paracinesie, ossia con lieve contatto cogli
oggetti; b) Telecinesie, ossia senza contatto cogli oggetti. Vili.
Suscettibilità ipno-magnetica: a) Ipnotizzabilità (relativamente
difficile e sempre molto debole); h) Magnetizzabilità, eoi passi
mesmerici (facilissima). FENOMENI INTRA MEDIUMNICI
509 IX. Suggestibilità esogena (dagli assistenti): a)
Suggestibilità mediante la parola (verbale); b) Suggestibilità mediante
altre percezioni sensorie, e sopratutto percezioni minime (tattili, muscolari,
ecc.). X. Monoidei s m i, offrenti molti dei caratteri dei sub- delirii
isterici, in rapporto col restringimento di coscienza e col dominio di
automatismi psichici: a) Ossessione della propria veridicità ; b)
Fissazione nella tecnica abituale (misoneismo); e) Credenza palingnostica
semipuerile in una evolu¬ zione spiritica del proprio io (esistenza anteriore,
nel secolo XVI-XVII, come pertinente alla famiglia “ King „!). XI.
Fenomeni onirici al luci natorii : a) Cenestetici: p. es. sensazioni di
volo; b) Visuali: p. es. visioni di fantasmi; c) Emotivi : p. es.
terrori onirici analoghi agli incubi, con subdelirio di possessione e di
persecuzione ad opera di enti fantastici. XII. A 1 1 tornati s m o , per
disgregazione della coscienza e con reiterazione ritmica dei medesimi fenomeni
ad ogni crisi di trance: a) Automatismo sensorio; b) Automatismo
motorio; e) Automatismo subpsichico (“ volontà subcosciente „).
XIII. Regressioni psichiche: nella disgregazione della personalità, che
contraddistingue la crisi autoipnoide del mediumnismo, si ha sempre il ritorno
a stati o a feno¬ meni di mentalità inferiore sorpassati nell’evoluzione tanto
etnico-atavica, quanto individuale : a) Predominio delle credenze e degli
errori popolari (“ sopravvivenze mentali »); b) Ritorni atavici, fra cui
principalissimo e fonda- mentalissimo l'aniinismo primitivo; c)
Infantilismi mentali: nelle idee, nei sentimenti, nella condotta; d)
Disposizioni ludiche, ossia alle creazioni fantastiche per giuoco, come
nell'isterismo. XIV. Personificazio n i , per formazione più o meno
effimera, più o meno completa di “ io secondarii sonnambulici » 510
PSICOLOGIA E SPIRITISMO, III con evidente perturbazione del sentimento
e del concetto del proprio io, e con sostituzione totale o parziale di un altro
io: a) Idea fissa di trasformazione della propria perso¬ nalità in
relazione alla suaccennata credenza palingnostiea < “ figlia di John King
„). b) Incorporazione accessuale, stereotipa, di un per¬ sonaggio defunto
(qualificato come lo “ spirito di John King „), con corrispondente
(mediocrissima) obiettivazione minio-drammatica del tipo incorporato; c)
Talvolta impersonazione (abbastanza dubbia, e ad ogni modo assai malamente
rappresentata) in altri “ esseri che ordinariamente sono anime di defunti
appartenenti alle famiglie degli astanti. Queste “ reincarnazioni „
spiritiche transitorie non costitui¬ scono però la specialità medianica della
Eusapia, che vi si addimostra di scarsissima imaginativa. XV.
Comunicazioni e messaggi (in lingua ita¬ liana), che risultano assai limitati
in Eusapia e di poverissimo contenuto intellettuale: a) Tiptologia
elementare, ossia comunicazioni bus¬ santi, per mezzo di pochi segni convenzionali,
regolanti la tecnica delle sedute; b) Tiptologia più evoluta o, come suol
dirsi, gram- matologia, assai rara e ridotta a poche stentate
espressioni; c) Tiptologia inimica: questa ricchissima, sebbene con note
spiccate di infantilismo. XVI. Comunicazioni in idiomi diversi dal
proprio, o “xenoglossia, in senso ampio: a) Comunicazioni in dialetti
italici differenti dal pu¬ gliese-napoletano parlato da Eusapia ; sono state
affermate da qualche osservatore, ma io non ne ho alcuna prova; b)
Xenoglossia pr. detta ; ossia comunicazioni hi lingue straniere (?): fenomeno
assai discutibile (nella Paladino, più che in ogni altra medium), e
probabilmente dovuto alla ri¬ scaldata imaginazione di qualche
percipiente. XVII. Pseudodivinazione del pensiero, per iperestesia nello
stato subipnoide: a) Lettùra muscolare del pensiero mediante le per-
cezioni minime, o marginali, dei moti e atteggiamenti mu¬ scolari degli
assistenti: b) Utilizzazione di piccoli indizi sfuggiti agli assi- FENOMENI
INTRAMEDIUMNICI 511 stenti stessi, e ohe vengono
rapidamente percepiti, associati ed elaborati nel subcosciente attivissimo
d'Eusapia. XVIII. Criptopsichismo , con ritenuta inconsape¬ vole di
antiche impressioni e idee, loro discesa nel subco¬ sciente, e loro
riapparizione automatica dietro stimoli esterni e sopratutto interni (stato di
‘‘trance»): a) Criptomnesie, propriamente dette, rare e ridotte in
Eusapia a pochi schemi; b) Suggestioni esogene a scadenza (da sedute
ante¬ riori! per opera dei formanti la catena. Suggestione mentale
artificiale, con trasmissione provocata e intimatoria di stati
fisiopsichici: a) Suggestione sensoria: fu da me tentata, ma senza
successo ; b) Suggestione ideo-motoria: ne ho fatto qualche saggio con
incerto risultato ; e) Suggestione emotiva, ideativa, volitiva, ecc. :
nessun effetto : d) Suggestione antagonistica: una o due volte con
principio di effettuazione; e) Suggestione organica: riuscita nelle
esperienze di De Rochas, non nelle mie. XX. Luciil ita, chiaroveggenza,
seconda vista: Contrariamente alle asserzioni di alcuni spiritologi,
Eu- Mpia mi è risultata incapace di questi fenomeni metapsichici,
< he cito soltanto per invogliare altri a farne la ricerva. XXI.
Telepatia intr aumana, ossia comunicazione spontanea di stati psichici, a
distanza, fra persone viventi, senza intermezzo normale dei sensi: a) Con
Eusapia soggetto passivo o percipiente: — quan¬ tunque essa narri qualche suo
aneddoto in appoggio (a pro¬ posito del turto, Tomo I, p. 132), e alcuni degli
sperimentatori, ■ Ite mi furono compagni di sedute, fra cui l’egr. dott.
Ven- z ano, propendano ad inserire anche la telepatia nella fenome¬ nologia
paladiniana, io dubito assai delle attitudini di Eusapia per questo fenomeno di
psicologia supernormale: certo, nelle evocazioni pseudo-spiritiche che mi
concernono, la telepatia mancò completamente; b) Con Eusapia, soggetto
attivo : — posso invece rite¬ nere che siano probabili, in alcuni casi, delle
induzioni di fatti illusori ed allucinatoli per azione di Eusapia sull as¬
sistenza, o, per lo meno, su alcuni predisposti tra gli assi¬ stenti.
XXII Telepatia i per -umana, ossia propriamente spiritica per azione di “ enti
occulti „ viventi in Altro Piano, su Eusapia. „ . . . . .. . , • •
Sebbene ammessa e sostenuta da taluni spirito-psichicisti (li. es. da "Vis
ani -Scozzi), questa l'orma del tutto fantastica di telepatia extranaturale non
ha diritto di figurale nel quadro della fenomenologia metapsichica sperimentale
e positiva di Eusapia Paladino perchè, seconde le mie esperienze, ne manca la
più elementare dimostrazione. B. Fenomeni obiettivi.
Anziché “ fisici » preferisco porre qui un termine piu psi¬ cologico, giacché i
fenomeni, che ora passo a catalogare, non appartengono soltanto a tutte le
sezioni della fisica, cioè alla meccanica, all’acustica, alla termodinamica,
all ottica, alla radiologia, fors’anco alla elettrologia, ma sottintendono po¬
teri plastici molto più simili ai fatti biologici (propriamente parlando, ai “
metabiologici .), e nello stesso tempo hanno sempre un valore intellettuale, in
quanto si veggono inten¬ zionalmente prodotti e rivolti ad un fine. Ogni
classificazione pecca di artificiosità; e cosi 1 raggrup¬ pamenti che io presenterò,
vanno intesi piuttosto come la espressioni delle modalità estrinseche dei
fenomeni, che non come i contrassegni di una loro sostanziale affinità o diver
sità dinamica. Ad esempio, nelle “ luci „ vi e il fenomeno lu¬ minoso, ma non
mancherà il termico; nelle forme materia¬ lizzate vi è il fattore teleplastico,
ma vi si trova pure spesso l’elemento visuale; nelle impronte su mastice v è la
esteno- razione di un’imagine, qualcuno dice anzi del doppio fisio¬ logico „
del medio, però v’è anche l’elemento telecinetico nel movimento di
impressione. Ma è principalmente la distinzione fra fenomeni subiettivi
ed obiettivi che, come ho più su accennato, rimane artifi¬ ciosa. Nei fenomeni
fisici c’è sempre dell ìntramedmmnico, poiché ognuno di essi è rivolto ad uno
scopo. La fenome¬ nologia di Eusapia ha caratteri di assurdità , di
infantilismo. FENOMENI EX TEAM EOI OMNI CI 513
di stolidità, ma non è mai atassica nè ateleologica: l’ele¬ mento
psichico si trova presente anche nel semplice pulsar di un tavolo o nel volitar
d’un giocattolo. Non dirò della tiptologia che, per quanto ridotta generalmenle
a pochi picchi, ha però sempre un significato mentale (si, no, luce , buio,
ecc.) : dico degli stessi fenomeni meno apparentemente intellettuali, come sono
le lucciole fluidiche, le bussate lontane sulle pareti, le ombre chinesi;
questi fenomeni vogliono esprimere, ; ,er lo meno, l’intenzione della medium di
farsi ammirare, di stordire, di indurre percezioni sensorie negli astanti a
contro¬ prova dei suoi poteri. Cosi si è potuto affermare con ragione . he nn
elemento di “ forza psichica ignota „ (Flammakion) invade, per così dire,
l’atmosfera attorno al medio e opera per esso, con esso e da esso; laddove
l’ipotesi di una “ forza neurica analoga all’elettricità „ (De Bochas, Maxwell)
ci man¬ terrebbe, è vero, nel campo della fisica, o iperfisica che sia, ma non
spiegherebbe l’intenzionalità evidente di tutti, o di quasi tutti i fenomeni
obiettivi. Per pura comodità, e per facilità di comprenderci, dividerò
anch’io questi fenomeni in classi o categorie e in gruppi, se¬ condo criterii
che chiamerò estrinseci, ossia in conformità dell’impressione o delle
percezioni che essi risvegliano negli astanti. Non è possibile adesso
distinguerli secondo la loro intrinseca natura, genesi e meccanismo di
produzione : questo sarà eòmpito della Metapsichica futura. I.
Paracinesie. — Fenomeni meccanici, con produ¬ zione di movimenti negli oggetti
esterni ancora a contatto con la persona del medio, ma con effetti
sproporzionati alla spesa di forza nerveo-muscolare normale da parte del medio
stesso. L’anomia di questi fenomeni consiste in ciò che col dinamometro si
riescirebbe a dimostrare la nessuna correla¬ zione tra i moti muscolari
(piccoli e lontani) del medio e gli spostamenti o urti degli oggetti su cui
egli tiene appli¬ cate le mani 0 con cui ha qualsisia contiguità. 1.
Oscillazioni e moti del tavolino, senza significato con- venzionale. — Fenomeno
comunissimo e frequentissimo ; più spesso autentico, però soggetto a facile
falsificazione. 2. Moti e picchi dei tavolino aventi un significato. —
Pur essi molto numerosi ; ordinariamente genuini, ma non senza miscela di
battiti prodotti a volontà (frodi): a) Linguaggio convenzionale per le
sedute (tipto¬ logia tecnica); b) Linguaggio mimico: molto vario e
intenso; Linguaggio alfabetico, ad enumerazione di picchi ; non molto
comune nelle sedute d’Eusapia e di poca inten¬ sità e durata. 3.
Sollevamento totale del tavolino, con lieve con¬ tatto delle mani del medium :
frequente, e il più delle volte sincero. 4. Movimenti di oggetti diversi
appena toccati dalle mani o dal corpo o dagli abiti del medium. —
Numerosissimi, talvolta intensissimi, e ordinariamente veridici. 5.
Movimenti, ondulazioni, gonfiamento delle tende del gabinetto medianico. — Immancabile
ad ogni seduta; im¬ possibilità di frode. li. Moti e gonfiamenti degli
abiti del medium. — Il più spesso spontanei, durante la produzione di moti
tiptici o di telergie; talvolta volontarii e allora... sospetti. 11. Tele
e ines i e. — Questi effetti meccanici si producono senza alcun contatto con la
persona del medio, a distanza, e questa può variare da pochi centimetri a
qualche metro. Sono i più disputati, perché mal si comprendono secondo le leggi
ordinarie della fisica meccanica e fisiologia: queste scienze ci insegnano,
difatti, che una forza meccanica deve agire direttamente sulle resistenze
opposte dai corpi mate¬ riali; qui, all’opposto, le azioni sembrano esercitarsi
“ per influenza „, da lontano. 7. Osoillazioni, fremiti, ondeggiamenti e
moti del tavo¬ lino senza contatto. — Comunissimi, or deboli ed ora forti;
generalmente autentici. 8. Sollevamenti autonomi completi del tavolino. —
Sono un fenomeno abbastanza comune, talvolta intensissimo; il più spesso in
condizioni incriticabili: qualcuno della durata di pochi secondi, qualche altro
di uno o due minuti: a) Levitazione semplice ad aeroplano ; b)
Danza a solo del tavolino, o tiptocinesi coreica. 9. Ondulazioni,
gonfiamento e gettito delle cortine del gabinetto. — estensibilissimo e frequente
fenomeno, sul quale in massima non c’è da emettere dubbii. 10. Movimenti
impressi da lontano a corpi materiali più o meno pesanti. — Manifestazione
generalmente terminale della seduta; nel maggior numero dei casi,
genuina: a) Telecinesie prodotte spontaneamente da Eusapia; b)
Telecinesie richieste dagli sperimentatori. 1 1. Movimento e spostamenti
apparentemente autonomi di oggetti diversi, a varia distanza dal medio. —
Fenomeno im- FENOMENI EXTBAMEDUTMNICI 515
passionante, abbastanza comune, quasi sempre in condizioni di
autenticità: a) Movimenti di oggetti o mobili entro il gabinetto
medianico, alle spalle di E. P. ; b) Movimenti di oggetti o mobili nella
stanza, tal- volta a 2-3 m. dal medium. 12. Trasporti di oggetti
lontani sul tavolino. — Fre¬ quenti, di grande effetto; veridici in massima,
pochissime volte (al buio) sospetti: a) Trasporti per mezzo delle tende
nere, che agi¬ scono da tramite e da usbergo alla forza medianica; b)
Trasporti in pieno spazio libero. 13. Spostamento, attir amento,
rivolgimento delle seg¬ atole dei vigilatori. — Fenomeno di ogni seduta;
impossibile incriminarlo (se la mano è sotto buon controllo !). 14.
Movimenti funzionali di ordigni meccanici posti a distanza. — Numerosissimi,
rapidissimi, e il più delle volte sicurissimi fenomeni per azione a
distanza: a) Telergie entro il gabinetto oscuro ; b) Telergie
attorno al circolo di assistenza. 15. Trasporti di oggetti da uri punto
all’altro. — Ali- bastanza frequenti e tali da impressionare; conviene però
dubitare dell’oscurità : a) Nella medesima stanza delle esperienze: ordi¬
nariamente veridici; b) Da una stanza all'altra : rari e
sospettabili. III. Anomie boriche. — Questa classe di fenomeni
meccanici concerne le alterazioni del peso dei corpi, e sarebbero pertanto in
contrasto colla legge di gravitazione. Insigni psichicisti ce ne garantiscono
la autenticità (Crookes, Aksa- koff, Df. Rochàs...), ma io debbo dire, per la
verità, che in genere mi son parsi fatti assai meno sicuri dei precedenti, seb¬
bene anche nelle telecinesie si abbia una infrazione del prin¬ cipio di inerzia
della materia. 16. Mutamenti spontanei di peso in una bilancia. —
Fenomeno eccezionale e (nel caso nostro) forse fraudolento. 17.
Oscillazioni di peso del corpo del medio. Pur esso eccezionale, e
verosimilmente illusorio o falso. 18. Sollevamento in aria della persona
del medio (“ le¬ vitazione „). — Rarissimo fenomeno: certamente sincero nel suo
inizio, forse illusorio per parte nostra nella sua continua¬ zione aerea al di
sopra del tavolo mediumnico; 19. Sollevamento d’una persona diversa dal
medium in condizioni inspiegabili con la meccanica ordinaria. — Una volta
sola e, a parer mio, non sicura. I V. F e n o m e ni ter m irò- r a ,ì i
a n t i. — È un piccolo gruppo di manifestazioni medianiche consistenti in
modifica¬ zioni apparentemente autonome, e perciò nnomiche, della tem¬ peratura
dei corpi materiali circostanti al medio. Si connettono torse alle radiazioni
dell’organismo, delle quali ho parlato nel paragrafo dei fenomeni
subiettivi. , . * m^° Qobinetto nero. — È frequentissimo, pei che
lo si sente ad ogni seduta : talvolta intensissimo, e quasi sempre
autentico; M. Abbassamento termico dello spazio aereo vicino al medio (
freddo sepolcrale „). — Abbastanza frequente, e in- spiegabile con la
frode. A . !• e n o m e n i a c u stic i. — Sono fenomeni anomici in
questo che la causa meccanica produttrice della vibrazione ma¬ teriale
percepita come suono o rumore rimane ignota o, quanto meno, non ascrivibile
direttamente per mezzo dei nostri sensi al medium. V 1 hanno rumori anorganici
e rumori organici. Al- euni di essi sono fatti acustici primitivi, autonomi ;
altri sono latti acustici secondarii, giacché dipendono dai fenomeni mec¬
canici superiormente elencati, i «piali per l’urto, per lo striscia¬ mento, per
lo scuotimento degli oggetti smossi, eec., sono accompagnati da percezioni
uditive. Ih. ( 'ólpi, picchi , e altri rumori nel tavolino. — La ma¬
nifestazione più comune della medianità fisica; centinaia di essi sono genuini,
pochi forse sono artificialmente prodotti. Ne sono varianti notevoli i seguenti
fenomeni: j Scricchiolìi, crepitìi, ecc. nella compagine del . ^
Raspamenti, grattamenti, ecc. ad opera di agenti invisibili e
intangibili; i) Colpi formidabili di pugno, di maglio, ecc. sul piano del
tavolino, anch’essi senza agenti personalmente ri¬ conoscibili. 23. Colpi
e picchi a distanza dal me.dio. — Frequen¬ tissimi e non ascrivibili, in
massima, alla persona del medium: li crederei per lo più veridici: a)
Entro il gabinetto medianico; i più comuni; ò) Nella stanza delle esperienze:
abbastanza fre¬ quenti, ora sulle pareti, ora sugli affissi, ora sui
mobili; « ) fuori didla stanza: se Eusapia ne produce, deb- bono essere
rarissimi ; io non ne ho percepito mai. Suoni di strumenti musicali. —
Fenomeno predi- , *♦„ nrT Eusapia ; difficilmente manca alla seduta, ed è
sempre di origine mediumnica pura, quando gli strumenti sono lon¬ tani-
dubitare dei fenomeni quando 1 ordigno è a portata di mano 'Fila a ^a)0
(trombetta, fischietto) ; b) Strumenti a corda (chitarra, mandolino); e)
Strumenti a battuta (pianoforte, tamburello) ; d) Strumenti a congegno
rotatorio (carillon»...). Rumori organici di mani, di piedi,
ecc. Rari e abbastanza sinceri quelli di mani plaudenti,
percotenti, schioccanti, ecc. in aria ; eccezionali, e forse illusore, quelli
di Diedi o scalpitìi entro il camerino. 26. Suoni vocali umani. —
Rarissimo fenomeno con Eusapia, e. a parer mio, sempre sospetto ; parlo, si
intende, ,Uh “ necrofonia „, ossia di voci articolate in aria attribuite a “
spiriti „ di umani disincarnati ; nel mio caso, sono molto dubbioso sé non vi
fu inganno (o illusione ?). VI Fenomeni iloplastici. — Designo con
questo neologismo che mi pare di buona lega, tutti i fenomeni consi¬ stenti in
segni lasciati su corpi materiali mediante azioni a distanza; e ve n’è di due
sorta: i grafici e i plastici pr. detti. Ma dei primi Eusapia è povera in
ragione del proprio analfa¬ betismo; perciò manca, come dissi, nella sua
fenomenologia su¬ biettiva la scrittura automatica, ed è fallito il nostro
tentativo di ottenerne la scrittura fra lavagne,. 27. Segni simbolici
lasciati a distanza. — Manifesta¬ zione eccezionale con Eusapia ; e nelle volte
in cui 10 1 avrei veduta, verosimilmente spuria. 28. Scrittura
diretta senza opera di mano ( spiritica » nr detta). — Fenomeno quasi estraneo
alla mediumnita di Eusapia : quando mi è accaduto (due o tre volte) erano segni
indecifrabili eseguiti al buio; lo ritengo, per ciò, da eliminare. 29.
Freghi sulla carta affamata. -- Si suggeriscono e si ottengono facilmente,
essendo riducibili ad una semplice te- lecinesia; . , 30. Impronte
a distanza su materie duttili, che conser¬ vino la impressione di estremità e
volti umani. — Non rari nella medianità d’Eusapia, questi fenomeni vanno pero
sog¬ getti, frequentemente, a censura; io non posso dire d averne ottenute in
condizioni di piena sicurezza che una 0 due volte. a) Impronte su fior di
farina: ci sono mancate; h) Impronte su creta, mastice, plastilina, ecc.:
ne ottenenimo, ma non di così espressive e profonde come Eusapia ne ha date
altrove ; c) Impronte e modellature in paraffina: furono ten¬ tate, ma
non riuscirono. VII. Fenomeni ilurgici o zollneriani. — Sotto tal nome,
in onore di Fed. Zììllner, si possono designare quei rari fenomeni medianici,
nei quali sembrano venir meno le proprietà fisiche della materia , la sua
inerzia, la sua coesione o aggregazione molecolare, la sua impenetrabilità.
Eusapia non ce ne ha dato molti di questa classe ; ma se i confini di questa
non si intendono troppo ristretti, alcune delle sue manife¬ stazioni arieggiano
lo ziillnerianismo. 30. Formazione di nodi su funicelle non toccate. —
L'abbiamo ottenuta una o due volte soltanto, e fu genuina. 32. Slegamenti
e rilegamenti di oggetti esterni e delle persone in catena. — Fenomeno
piuttosto raro, e che tuttavia mi è parso in massima genuino. 33.
Slegamento e rilegamento autonomo del medio. — Altro fenomeno straordinario, e
con tutte le apparenze della realtà nel maggior numero delle volte : a)
Lo abbiamo avuto mentre la media era in catena; h) E mentre era coricata sul
lettuccio, entro il ga¬ binetto medianico; due volte in condizioni assai
difficili, ricor¬ danti quelle dei fratelli Davenport. 34. Apporti. —
Fenomeno di primissimo ordine nei tasti spiritici, ma assai raro e sempre assai
dubbio con la Pa¬ ladino; i pochi che io ho veduto, non mi sono parsi sinceri,
0 almeno mi sembra che mancasse la prova : a) Apporti di corpi materiali
(sassi, chiodi, eco.); h) Apporti di corpi organici (fiori, ramoscelli).
35. Disgregazione della materia. — Eccezionalissimo, e quella sola volta
(scomparsa di capelli) probabilissimamente effettuato con frode: ci fu, per lo
manco, tuttala imprevi¬ dente apparenza dell'inganno. Vili. Teleplastie
esclusivamente tangibili {'‘materializzazioni stereoplastiche „), ma attive. —
Con questa classe disputatissima di produzioni obiettive della mediumnità si
entra nella fenomenologia più elevata, in quella che costi¬ tuisce la base
propria dello spiritismo. Si tratta di forme più o meno complete, a somatismo
androide (umano), offrenti i caratteri della materia organizzata vivente, ossia
la resistenza, la densità, la opacità, talvolta il calore, e fornite di
attività apparentemente autonome. Nel più dei casi sono continue
fenomeni extbamediummici 519 flp, medio, ma in
altri si debbono considerare * on ll1 Pers, •' contigue, e perfino indipendenti
a distanza. In soltanto a es^ si lasciano percepire solo col tatto e nTsePus“muscolare
(tangibili); e costituiscono propriamente S* “ ^^Toclhi^lpa^^^ strette di
mani fluidiche (in- • -i J t Comunissimi nelle sedute al buio e al semibmo;
tlcìli però da imitare per fraudolenza ; ma in maggioranza li 2 rite,1of
OraSzazione criptica eli fanne solide e abbastanza " r ,uti ! caratteri
morfologici e fisiologici di parti di stabili, affi e 1 JHJg0 u fmde lìd
gabinetto me- -'•PVr^ Fenomeno frequente nelle sedute di Eusapia, %
- caverna , (Winki.eh), e impossibile a simularsi. 'let d a) ' Forme tangibili
parziali, quasi frammenti di persona; tangibili più o meno
integrali. ^Organizzazione libera di forme tangibili, ma mvu ■1 ;; aeenti
la mole e la attività di una persona reale. I atto ’• 1 e issimo avvertito
mediante l’oscura percezione di uccezionaliss^rno ^ d sU vicin0; mi sembra d,
potere “lJETrbS-o. qn-.do la “presenza, era avvertita tatrno dall.
d. m. ' m rti „„„„„ mi.„, ’im S™tr.“l buio? in certi momenti l’h.
giudi e. to a) Organizzazione di “ mani „ o di dita carnee ,
defluenti al tatto e sfuggenti alla presa; „ b) Organizzazione di “ barbe
fluidiche pelli anumm,., . ^ dldVazUme delle forme pia- stanza
conveniente da E. P., sono sincere : sono queste manifestazioni attribuite agli
“Enti Invisibili ,. a) Funzionamento di strumenti musicali • . b)
Funzionamento di apparati fisici, fisiologici, ecc. , r) Funzionamento di
piccoli congegni piu o meno complicati; arrecati agU strumenti
scientifici (miso¬ neismo infantile e dispettoso del medium); deffii
astanti80^?”6 d‘ 0ggf-tti dallp tasche 0 dalle '«ani P«; pnS :T
*sg”ssi" •* a,,ì di lot'* n ^ Az!0n‘’ P,ù 0 lneno complesse, ora
blande e be- r«;,l e de*n . . “■ » •«li¬ di • ■* p“ •- siWSusaar .
. _ ,4!‘ Comparsa di nebbie o nubi biancastre attorno al corpo del
medium. — Sono piuttosto rare, e si formano in buone condizioni di verifica. no
m Comparsa di -luci,, punti luminosi, fiammelle ecc TJ1"-U
>>C <lrv' 7 Plu comuni delle precedenti, queste te- lefanie sono, d
ordinano, insospettabili per le loro apparenze per la distanza dal medium, ecc.
apparenze, dium i3'JÌTParSa dÌ "ureole !"mi>wse sulla testa
de! me- aium. — Karo, ma significantissimo fenomeno. a/tif'; TelePlasmi .
(“ materializzazioni „) visibili e Vn l’ e a volt.f! vis*b>l, e in una
tangibili. — bone le torme piu evolute tra le organizzazioni della virtù
plasmatrice a distanza: e per lo più debbono essere còni poste di sostanza
opaca che intercetta la luce, e per ciò si rendono visibili. Non escludo tuttavia
che certe materiali/ zaziom androidi pm o meno complete (“ fantomatiche „) pos¬
sano avere qualche piccola facoltà fotogenica. 45. Fuoruscita di forme
aventi piu o meno somialianza con mani teste e colli, da, gabinetto nero. -
Sono un feno¬ meno abbastanza frequente; e stante la loro indipendenza dalla
persona^ del medium, debbono considerarsi genuine certa t*l™L =f ^
P.roP“88>ni di morfologia in- S? ’ * d'"*“K |,er men,tr“
m"m°w b) Forme androidi meglio sviluppate: qualche volta agiscono
ricoperte dalle tendine nere del gabinetto o. Apparizioni di “ mani
spettrali „ ma senza con¬ notati personali. — Non sono rare, e figurano tra i
fenomeni piu antichi e anche piu sicuri della telepatia paladiniana-
piuttosto Ire?1*™10116 dl manÌ flUÌdÌChe SCUre: C'ueste sono Apparizione
di mani Huidiche biancastre, evane¬ scenti: meno rare. 47. Apparizione di
forme androidi oscure o chiare, Din o meno integrali, ma a carattere
indeterminato e imper¬ sonale. — Le direi “ larve „ od “ ombre „ nel puro
signi¬ ficato del termine, e non costituiscono una rarità: la loro forma
stravagante mi attesta che siano genuine. a) Apparizione di profili
larvali, al davanti o ai lati del medium; b) Apparizione di figure
larvali più o meno con¬ tigue (mediante “ filo dinamico „) alla persona del
medium; c) Apparizione di figure libere, non contigue; veri “ spettri „
presumibilmente autonomi; ma sono un’eccezio¬ naiità, e quella che mi si è
presentata, non aveva ima con¬ figurazione riconoscibile. 48. Apparizione
di forme umane aventi caratteri de¬ terminati e personali, visibili ed attive
in modo spontaneo. — Sono il prodotto culminante della mediuinnità di Eusapia e
credo che siano rarissime: io ne ho vedute alcune che non ini hanno lasciato
senza esitanze, e altre sulla cui autenticità posso quasi essere sicuro.
Distinguerò tre categorie di pro¬ duzioni fantomatiche: a) Produzioni di
fantasmi parziali, difficilmente ri- conoscibili perchè semicelati: da
sottoporre a revisione; h) Emifantasmi personificati, ma immaginarli e
senza rapporto coi presenti: la personificazione, nei casi da me veduti, è
stata fatta con criteri tradizionali non suscettibili di identificazione (‘
John King? „ “ Katie King „?); c) Emifantasmi personificati in rapporto
coi presenti : la personalità degli apparsi non è giunta con sicurezza alla
identificazione. È mancata nella lunga serie di manifestazioni
mediumniche della Eusapia Paladino qualsiasi formazione di fantasma in¬ tero, e
meu che mai di fantasma autonomo, visibile, tangi¬ bile ed attivo lontano dalla
medium. IL Le ipotesi sulla medianità. Fatti e
idee. Nella Prima Parte di quest’opera ho tracciata in poche pagine la
storia delle principali correnti di idee, che si sono delineate e svolte
durante gli ultimi decenni per trovare ima spiegazione dei tenomeni catalogati
nel precedente ca¬ pitolo (Tomo I. pp. 63-73). Perocché era impossibile
che, di fronte a fatti cotanto straordinari, la mente dei più restasse contenta
e soddisfatta di conoscerli soltanto nella loro reale e autentica effettua¬
tone : bisognava che per istinto o per curiosità o per de¬ siderio di trovar ad
essi un posto nel casellario sistematico della conoscenza, se ne cercasse
eziandio una spiegazione. Fuori della scienza austera e pura si crede
sempre che le “ formule „, le “ leggi ,, le “ teorie „ e magari le “ ipotesi „
enunciate dagli studiosi di ingegno sintetico, e accettate tem¬ poraneamente
quali idee o linee direttrici nella indagine dei fatti, o quali strumenti
utilizzabili di lavoro fino al loro consumo, siano realtà discoperte e verità
stabilite per sempre. Se la folla ha di queste “ illusioni , sul conto delle
dottrine o ipotesi scientifiche, gli uomini di studio hanno poi, per loro
conto, il torto frequente di un'adorazione sconfinata della scienza,
dimentichi, molti di essi, che questa scienza non è mai costituita nè fatta, ma
che continuamente si fa, si disfa e si rifà. L'ossatura solida dell'edificio
scientifico è formata unicamente ed intrinsecamente da fatti bene accertati: ma
tutti, tranne pochissimi scienziati-filosofi positivisti, corrono
frettolosamente a soddisfare il loro senso estetico nella am¬ mirazione delle
parti ornamentali e più appariscenti della fab¬ brica, offerte per l'appunto
dalle spiegazioni ipotetiche, dalle interpretazioni teoriche e dalle dottrine
sistematiche. Questa invece è purtroppo la parte caduca e rinnovabile
della Cono¬ scenza, la parte utilizzata per qualche tempo quale stru¬ mento’ di
lavoro, indi lasciata in disparte, nell’archivio sto¬ rico delle credenze delle
delusioni e degli errori via via sfruttati dall' umanità in cerca del
Vero. E il curioso si è che quanto più una categoria o un or¬ dine di
fenomeni fuoresce dall’ordinario e dal consueto, quanto più esso si trova nella
zona in penombra di cui ac¬ cennavo in principio dell'opera (Tomo I, p. 3-5), e
tanto più frettolosamente e insistentemente se ne spera e se ne esige una
spiegazione. Per i tatti che cadono sotto i nostri occhi ad ogni "momento,
ad esempio per la caduta dei corpi nel¬ l'aria^ per la combustione di una
candela, per lo sehiudimento di un ovo di pollo, ecc... tutti si contentano di
sapere che esiste una “ legge di gravitazione ,, o una “ legge di com¬
binazione degli elementi chimici „ o una “ legge di sviluppo dei germi ed
embrioni di viventi „... Ben pochi pensano e considerano che queste “ leggi „
sono semplicemente nostre rappresentazioni verbali, in cui riassumiamo, per
brevità e ,)er chiarezza, le nostre percezioni e idee sui fenomeni senza
mungere con ciò a disvelarne la intima natura. [ fisici, i chimici, i
fisiologi, i naturalisti, cioè quelli che si dicono “ uomini di scienza pura ,,
sia perchè sono ancora sotto il dominio di un positivismo falsato dalla
prigionia dei loro laboratori e musei, dove si pretendeva studiare soltanto i
fatti, sia perchè si versano invece con tutto 1 animo nella il¬ lusione di fare
della “ scienza esatta „ mentre noi psicologi fa¬ remmo, quasi, della
“letteratura,, guardano con ima cert'aria di superiorità le investigazioni
psicologiche. Qualcuno, meno austero degli altri, ci accusa di enunciare troppe
idee in ri¬ guardo alla genesi e natura dei fatti psichici. Eppure, aneli
'essi, da un lato, non vanno oltre all’esteriorità dei fenomeni che da secoli
osservano, raccolgono, registi-ano e classificano; dal¬ l'altro. si trovano,
nonostante le loro leggi, teorie ed ipotesi, nella impossibilità di spiegarci
perchè un grave cade verso il suolo, o perchè l’ossigeno si combina
elettivamente col¬ l’idrogeno, o perchè da una cellula-ovo si svolga un essere
morfologicamente e fisiologicamente individuato. Allo stesso modo, pur
raccogliendo e accertando e catalogando i fatti che diciamo psichici e
metapsichici, noi psicologi non do¬ vremmo arrossire al cospetto degli altri “
scienziati , per non poterne dare al gran pubblico un’idea chiara e limpida, e,
tanto meno, un’ipotesi esplicatrice completa e soddisfacente. Tuttavia
non si può passare vicino a fatti così eccezionali come sono i medianici
senza preoccuparsi almeno dei tentativi di loro spiegazione. Dal momento che
essi esistono e hanno realtà, bisogna bene collocarli in qualche parte dello
scibile, non fosse che ai confini verso l’Ignoto, salvo a farli poi en¬ trare nella
zona del Noto. Anche qui il compito della scienza esatta sta nel radunare e
sottoporre a critica tutte le spie¬ gazioni, ipotesi e teorie, che vennero
enunciate, o per istinto empirico, o per prematura generalizzazione, o per
bisogni di metodo investigatone, o per appagamento della curiosità in¬
dagatrice, o per ingenita tendenza a coordinare, a unifi¬ care, a sistemare i
fatti, com’è accaduto in ogni epoca e per ogni passo in avanti della Evoluzione
mentale umana. L’atteggiamento più sicuro per il filosofo è sempre quello
storico-critico : e il metodo migliore per accostarsi alla Verità è quello di
eliminare di mano in mano l'Errore. Mancanza d’una critica
comparativa delle ipotesi circa i fenomeni detti ‘ spiritici Guglielmo
Crookes, nelle sue Researches, è stato il primo , che abbia enumerate e poste
di fronte le possibili ipotesi a spiegazione dei fenomeni chiamati spiritici.
Egli nel 1873 ne riassumeva concisamente otto : I. “ I fenomeni sono
tutti il risultato di astuzie, di sagaci disposizioni meccaniche, o di giuochi
prestigiatori: i medium sono impostori e il resto della assistenza si compone
di de¬ menti r (ipotesi della frode I. II. “ Le persone presenti ad una
seduta sono le vittime d'una specie di follia o di illusione: si imaginano di vedere
dei fatti che non hanno esistenza fuori della loro fantasia , (ipotesi
deiriWttSMmr e allucinazione). III. “ Tutto è il risultato d'una azione
cosciente o inco¬ sciente del cervello , (ipotesi fieiopsicologiche dell'
automatismo, della disintegrazione di personalità , degli sdoppiamenti di co¬
scienza, ecc.). IV. “ Il risultato ottenuto è forse dovuto
all'associazione della psiche del medium con quella di alcuni dei presenti o
anche di tutta la assistenza „ (ipotesi della cooperazione psico- dinamica
collettiva). V. ‘ Sono azioni degli spiriti maligni, o diavoli, e si
operano per mezzo del medium che loro piace, nel modo che ad essi più conviene,
per rovinare il Cristianesimo e far perdere agli uomini l’anima „ (ipotesi
teologica del diabolismo o satanismo). “ Sono azioni (l'un ordine di
esseri conosciuti in tutti 1 e in tutti i tempi sotto i nomi di demoni, gnomi,
fate. Filetti, ecc. viventi sulla terra, ma invisibili e immateriali, ,-iò non
pertanto capaci, in date contingenze, di manifestare , ioro presenza „ (ipotesi
AelY occultiamo). VII. ‘ 1 fenomeni dipendono dall’azione dei defunti o
umani disincarnati , (teoria spiritica). Vili. “Il medium e il
circolo delle persone riunite attorno . 1 esso possiedono una forza o un potere
oppure un influenza ' virtù ’ mediante le quali gli esseri spirituali possono
produrre , fenomeni osservati , (ipotesi della forza psichica procedente
dall’organismo dei viventi e mediatamente utilizzata da Intel¬ ligenze estranee
al medium istesso). In disparte, e colle stesse parole del Sehgent
Cox, dal quale attinge l’ipotesi della “ forza psichica „ simile o assi¬
milabile alla “ magnetica il Crookes incorda una nona ipotesi, che è assai più
riservata della precedente. IX. “ ba forza, che esteriorandosi
produce il movimento fuori dei limiti del corpo, è la medesima che li produce
entro rodesti limiti, e che rimane diretta dalla intelligenza o anima regnante
all’interno della persona, dalla quale essa forza si origina » (ipotesi
deH’esopsic/iismo, del biopsicodinamtsmo). Scriveva il Cox : “ Noi
non pretendiamo di affermare che questa forza non possa essere presa e diretta
da qualche altra intelligenza diversa da essa : noi ci contentiamo di af¬
fermare che non esistono ancora se non prove ìnsutucienti in favore di an
agente direttivo diverso dall intelligenza del medium; sopratutto, non esiste
nessuna prova dell’intervento degli spiriti di morti. La controversia non sarà
risolta se non dopo una laboriosa serie di esperienze „. Nei
quarantacinque anni da che furono scritte queste linee austere e prudenti del
Cox, il lavoro sperimentale com¬ piuto ha ristretto, piuttosto che ampliato,
quelle che da principio, nel fervore del movimento spiritualistico, parvero «
evidenze , attendibili; d’altro canto, lo stesso lavoro in¬ vestigatone ha
dimostrato che sotto la molteplicità straboc¬ chevole dei fatti presentati come
“ spiritici „ esisteva una varietà indiscutibile di contenuto, di genesi, di
natura. Da ciò due conseguenze di primo ordine : 1° bisognava sepa¬ rare
accuratamente i fatti secondo questo loro carattere in¬ trinseco, procedendo ad
una revisione particolareggiata di ognuno ; 2° bisognava rinunciare forse ad
una spiegazione unica che li abbracciasse tutti. ... Gli spiritisti
dogmatici, i Kardecliisti specialmente, seguitimo a scegliere, fra le nove
spiegazioni elencate dal Crookes. la sola ipotesi spiritica, ma sono in errore.
Nel frattempo, entro lo spiritismo stesso si è operato un lavoro di separazione
e di riduzione ; e fuori dello spiritismo tradizionale, si sono avanzate,
massime per merito della psicologia analitica e della metapsichica positiva,
nuove spiegazioni per categorie speciali di fenomeni supernormali. r
L’Aksakoff, spiritista insigne, ha presa la via più corta. Nel confutare la
tesi di Ei>. v. Hartmann, che attribuiva gran parte dei fenomeni spiritici
alla forza nervosa del medio od alle allucinazioni dei presenti, e l’altra
minor parte spiegava con la sua ipotesi metafisica dell’Incosciente, egli non
ha quasi degnato di uno sguardo molte delle ipotesi elencate dal Crookes, e si
è chiuso in tre sole : — nella fisiopsicologica, che egli ha chiamato
personismo, senza però darne una de¬ scrizione adeguata al valore dei fatti che
le assegnava : — nella fluidiea e nella dinamistica, che ha fuso nel mal da lui
denominato animismo ; — e nella spiritualistica, che ha con¬ centrato nel suo
spiritismo ridotto (c-fr. a pag. 495). La grandissima maggioranza dei
successori del psichicista russo (p. es., Delanne, Erny, Pappalardo, ecc.) non
s’è oc¬ cupata di passare sotto il vaglio della critica comparativa le altre
ipotesi ond’è ricca questa materia di studio, e si è li¬ mitata a riprodurne le
idee. Al Congresso spiritistico del 1900 nessuno ha fatto le viste di
accorgersi che accanto alla ipotesi classica, ìcardechiana, ve ne erano molte
altre più degne di esame : solo gli spiritisti non reincamaziouisti, taluni
psichicisti e, in massima, gli occultisti e i teosofi pro¬ cedono spediti e
franchi sulla via della critica, sottoponendo le loro idee e dottrine al cozzo
delle avversarie (p. es. Papus). Persino al Podmore, che è uno storico
diligentissimo, si po¬ trebbe muovere l’appunto di ignorare un po’ troppo le
di¬ verse correnti esplicative nate in seno al neo-spiritualismo; perciò gli
spiritisti, ad es. il Dusart, che gli sono naturalmente ostilissimi, lo
accusano anche di non aver tenuto conto di tutte le loro “ prove di fatto e a
me non perdonano, nè mi perdoneranno d avergli prestato credito, siccome egli
si me¬ rita, per l'esattezza della coltura storica speciale. Quanto al Mters,
la sua figura nello sviluppo delle dottrine metapsi¬ chiche resta quella di un
creatore, di un innovatore ; e chi crea o innova non ha bisogno di fare della
critica. Lo stesso deve dirsi del Du Prel, tutt’inteso com’è stato negli ultimi
anni a ricavare dai fatti spiritici le argomentazioni per la sua dottrina
metafisico-monistica dell'anima. le spiegazioni dei patti
medianici 52 1 Nfei libri, opuscoli e periodici
spiritìstici — quasi esclusiva- mente rivolti alla apologia e propaganda della
dottrina — si cercherebbe invano un raffronto critico completo e pro¬ fondo fra
le diverse e contrastanti spiegazioni dei fatti: lo steSso stile, con cui sono
redatti i racconti di questi fatti , denota l'opinione preformata in favore dei
due dogmi fon¬ damentali dello spiritismo: la sopravvivenza dell'anima semi-
spirituale; e l’intervento dei trapassati nei fenomeni sotto os¬ servazione.
Contrariamente a ciò che ha obiettato Baudi di Vksme alla maniera usata dagli
scienziati antispiritisti, come me, per definire e per narrare i fenomeni
veduti (cfr. * Ann. de Se. psyeh. „, giugno ’07), l'appunto di sottintendere
una spiegazione preconcetta e determinata dei fenomeni dev’es¬ sere rivolta a
tutta intera la immane e confusa letteratura ufficiale od ufficiosa dello
spiritismo; essa resta, per ciò, quasi totalmente inutilizzabile dalla scienza
psichica. Questa condizione di cose ci spiega perchè fra gli adepti acritici
della nuova fede, fra i cultori troppo sistematici della psi¬ cologia
supernormale, e tra il gran pubblico, si sèguiti a non vedere e a non conoscere
più che un ristrettissimo nu¬ mero di idee direttrici, laddove la immensa
varietà dei fe¬ nomeni sottintende, implica ed esige forse altrettante varietà
delle possibili e verosimili spiegazioni. Uno scrittore popo¬ lare di
occultismo, il Berndt, le ha or ora ridotte tutte a sole tre : la frode, il
punto di vista spiritico, il punto di vista occultistico. Ma è un semplicismo
da empiristi! E vi sono dei presunti cultori positivi di questo larghis¬
simo e quasi sconfinato campo di fenomeni, i quali si sono messi a sostenere
che per istudiarli basti, anzi necessiti esclusivamente, quale guida di lavoro,
la ‘ ipotesi dello spiri¬ tismo „. Essi non conoscono, di sicuro, o non
vogliono ricor¬ dare che furono enunciate almeno una trentina di altre ipotesi
più o meno distìnte, delle quali ciascuna ha i suoi sostenitori, le sue ragioni
più o meno fondate, ciascuna trova qualche applicazione a ordini o a classi
particolari di fenomeni. Come escluderle in blocco ? e d’altronde, come
orientarsi in mezzo a tanta abbondanza e a tanto contrasto di teorie e di dot¬
trine ? E presumibile che col tempo si avrà l’abbandono totale della massima
parte di esse; che si otterrà la sepa¬ razione dei fatti in categorie numerose
differenti per natura ; e che, per compenso, alcune ipotesi si fonderanno
insieme per dar luogo ad un concetto sintetico. : Sguardo
alle principali ipotesi fin qui enunciate circa i fenomeni detti ‘
spiritici Non intendo esporre, intendo passare appena in rassegna codeste
ipotesi, e neaneo tutte quelle che eventualmente siano state enunciate; questo
mio è appena un saggio comparativo provvisorio, e per di più imperfetto: la
storia critica dello Spiritismo, esclusivamente da ogni idea preconcetta, è
tutta ancora da scrivere. Frattanto, senza dar troppo peso alle distinzioni che
propongo, e sopratutto col preavviso che non intendo dogmatizzare in nome di
una gnoseologia razionale assolutistica, separerò le ipotesi in tre gruppi, a
seconda dei loro rapporti con la scienza odierna: — naturalmente, da sin¬ cero
positivista, non escludo che la loro situazione non possa mutare col tempo, o
prima o poi, rispetto alla Conoscenza. A. Ipotesi extrasci
entità die. I. Le Teologiche. 1 . Satanismo. — I fatti spiritici
sarebbero l’opera di Sa¬ tana che con essi vuole condurre gli uomini a
perdizione, al¬ lontanarli dalla religione vera, trascinarli a parodiare coi
riti tanatocritici e psicopompi quelli del Cristianesimo, ecc., ecc. E la
tesi dei teologi cristiani ortodossi e sopratutto dei cat¬ tolici poco propensi
al modernismo, per esempio, del padre Franco della C. d. G . Non dico
altro : è penoso assistere alla risurrezione del “ Gran Maligno „ anche
fra gli spiritisti non ascritti alle religioni positive, con un regresso semi¬
fatuo a credenze che parevano abbandonate per sempre dalla umanità sensata.
Sembra davvero che Satana sia in gran ribasso, se tutti i suoi rnalefizi
terribili si riducono alle scioc¬ cherie innocue delle sedute di Eusapia
! 2. Diabolismo. — Variante della precedente, questa ipo¬ tesi, più
mitologica che teologica, se ne differenzia perchè in luogo di uno solo mette
in opera una folla indeterminata anonima o pseudonima di spiriti delle tenebre,
di esseri plu¬ tonici o infernali. f ", Anime purganti.
— È il contraccolpo della credenza • tjana dogmatizzata dal Concilio di Trento
(Sess. VI*), di nn periodo temporaneo di espiazione per le anime dei giusti non
'perfettamente degni ancora del Paradiso. — Fra le soffe- ze di questi penitenti
ultracorporei vi sarebbe quella di aggirarsi talvolta sulla Terra, per
impetrare le preci e le in¬ dulgenze dei superstiti. — Se non nei moti del
tavolino, ciò che sarebbe ridicolo, certo negli altri fenomeni spiritici
(fuochi fatui, apparizioni, spettri), la mente popolare sèguita a vedere, coma
nei conventi durante il Medio-Evo o nei secoli scorsi, l'opera
obbligatoriamente espiatoria di anime di morti. Spi¬ ritismo intinto di
pietismo ! II. Le Metafisiche. 4. Paicocosmismo, ilozoismo,
ecc. — Le comunicazioni , ol mondo degli invisibili consisterebbero nel
sommergersi e immedesimarsi dell'anima individuale (medium intuitivi, in¬
tellettivi, ecc.) coll’Anima universale, col Tutto onnisenziente e onnisciente
; e le azioni supernormali rompenti la catena delle leggi naturali sarebbero
dovute all’attingere delle energie individuali (medium fisici) nel Tutto
onnipotente, ossia nel serbatoio infinito delle forze cosmiche. — Astrazioni
de¬ rivate dall’ indeterminatezza dei concetti di psiche e di co¬ scienza, di
forza e di energia. 5. L’Incosciente. — A un dipresso è l’ipotesi
precedente passata attraverso al vasto e originale cervello di un filosofo
tedesco, di En. von Hartmann. — I fenomeni spiritici, quando non sono
allucinatorii, nè dipendenti dalla forza nervosa del medium, sopratutto quando
sono intellettivi (premonizioni, telepatia, messaggi!, sono rivelazioni
dell’Inconscio univer¬ sale che salirebbe a galla, per così dire, nella
subcoscienza dei medii. — L’Aksakoff ha criticato acerbamente questa idea
hartmanniana, ma in fondo essa è molto simile a quella del subliminale di Myers
e della coscienza più larga di Lodge : soltanto pecca troppo di
metafisicheria. 6. Intuizione dell’Essere. — Non so dove ho letto questo
pensiero filosofico, che ha carattere intermedio fra l'illuministico e
l’idealistico: — ossia che la psiche del medium possa, in certe condizioni,
avere l'intuizione dell’Essere uni¬ versale, nel quale infatti tutto si
ritrova, passato, presente e futuro, realtà e possibilità, necessità e contingenza,
generale e individuale, unico e multiplo. — Certi occultisti sostituiscono
l'Etere all’Essere. Ma sono i cavalli di Pegaso, che tras¬ portano il pensiero
umano pei campi sconfinati della fantasia. III. Occultistiche, esoteriche
e simili. 7. Ermetismo. — Che vi siano forze ignorate ancora, e che siano
in numero e di potenze probabilmente maggiori di quelle che fin qui conosciamo
e sfruttiamo, la scienza contemporanea ammette di buon animo : ma essa prevede
pure che se le discoprissimo e, meglio ancora, quando certo le discopriremo
(come ci è avvenuto di fare recentemente della elettricità, delle onde
herziane, dei raggi X, della radio- attività, ecc.), quando ne avremo
dimostrata l’efficacia e ce ne saremo resi più o meno padroni, ognuna di tali
forze ignote andrà a collocarsi accanto a quelle naturali già note ed accertate.
In Natura non v’è nulla di supernaturale. Invece gli occultisti, seguaci
che siano di Agrippa, di Saint-Martin,o di Eliphas Levi, congetturano — la
esistenza di “forze occulte, inconoscibili, insondabili, preternaturali „,
agenti però sulle naturali, a scapito o a malgrado di esse, pel¬ uria specie di
“ corrispondenza misteriosa, che lega il visi¬ bile coll’invisibile, il
disocculto coll’occulto... n — Questa sa¬ rebbe l’eredità sacra del
leggendario, e forse mai esistito, Ermete Trimegisto. La scienza non ha
obbligo di intrattenersi in un campo che le si dice precluso ; essa sdegna a
ragione di occuparsene : il suo ufficio è di scoprire e di definire, se le
riesce, le forze c> attività palesantisi nei fenomeni naturali percettibili
ai sensi e soggette, secondo le norme della ragione, a determinazione stabile,
possibilmente convertibili e reversibili l’una nell’altra. 8. Forze
magiche. — Oggi, con Lermina e con Guaita, con sir Peladan e col Bar. von
Hellenbapii, si regredisce anche verso la magia naturale, bianca o nera che
sia, come si ha il coraggio di tornare al demonismo. E penoso scorgere che nel
suo progresso la coltura debba, non solo percorrere la spirale allegoricamente
imaginata da Goethe, ma nel perio¬ dico ritorno su sè stessa toccare di nuovo punti
assoluta- mente micidiali per l’umano intelletto. Ed ecco sopragginn- gere la
stravagante credenza che — certi uomini agiscano per poteri magici,
ogniqualvolta possono alzarsi fino al piano astrale, al di là dei poteri
concessi all’Universo fisico sensi¬ bile: — i medii diverrebbero insomma
psichiurgi; e persino gli stati ipnotici, sonuambolici, isterici, ecc.,
sarebbero stati magici della mente. Carlo du Prel era uomo di nobile
ingegno, ma col suo “ io magico ,, al quale attribuiva virtù trascendentali e
che è statoci lercio mal compreso dai dilettanti di psicologismo *• monistico
„, ha incoraggiata una nociva riabilitazione della cosmologia folklorica e
dell’ontologia mito-erinetico-oeculti- stica. 9, Gli spiriti degli
elementi. — Secondo gli antichi alchimisti, con Paracelso alla testa, e secondo
gli ernietisti e i Rosafcroce odierai, — le cose naturali nascerebbero tutte da
elementi primigenii, — cioè dal fuoco, dall’aria, dall'acqua, dalla terra — cui
presiederebbero spiriti subumani ( * uma¬ nimali „, “ hominuculi „ di L. M. de
Figanièrks), di sottilis¬ sima sostanza, e rispettivamente Salamandre, Silfi,
Ondine e Gnomi!! — Sono “ spiriti „ nè buoni nè cattivi, che agiscono per
impulso esterno : sarebbero essi che, secondo certi oc¬ cultisti (Papcs), si
divertono a spese dei medium e degli astanti, presentandosi come Carlomagno o
Yittov Hugo, a scelta. Terribile ironia per lo spiritismo tradizionale !
Il quale, in¬ fatti, non sapendo come spiegare in modo ragionevole le biz¬
zarrie e incongruenze di certe sedute, dove il subcosciente dei medii proietta
le sue sciocchezze futilità e oscenità, parla vagamente di “ spiriti burloni „,
o di “ spiriti malevoli », non specificandone però mai la natura, non
sciogliendo il pro¬ blema pratico se siano anime di morti eterocliti che
vengono a disturbare le comunicazioni degli altri disincarnati, ovvero siano
entità “ spirituali „ di natura diversa dall’umana. Par¬ rebbe talvolta di
capire che si alluda a specie di Larve, di Vampiri, di Folletti e altre
consimili creazioni della fantasia popolare, sopravvissute dalla più remota
antichità, attivis¬ sime nei miti, nelle fiabe e nelle leggende... Ma non si
osa di parlar chiaro, tanta è la ridicolezza della ipotesi. 10. Entità
intelligenti e occulte — È il termine con¬ sacrato nei processi verbali
spiritistici, e ordinariamente sta a significare — le anime reduci dei
trapassati, i sopravviventi umani dell’altro Piano — ... Però questo va bene
per lo spi¬ ritismo, dirò così, ufficiale ; vi è accanto ad esso uno spiri¬
tismo semi-eretico, che non pronunciandosi in merito, riconosce bensì nei
fenomeni medianici la intellettualità, ma non vuole risolvere in senso spiritistico
la questione oscura della loro ori¬ gine. Qualcuno, essendosi accostato alle
dottrine occultistiche, esoteriche, teosofiche, illuministiche, eco., ecc.,
sembra che voglia con quei termini vaghi accennare ad — “ esseri intelli¬ genti
, celantisi negli abissi del Mistero Universale, chiamati
PSICOLOGIA K SPIRITISMO, III 532 attorno al Medio
da un istinto ignoto, come le farfalle at¬ torno al lume — . Ciò che
risulta chiaro, nel guazzabuglio occultistico, è solo questo, che i dottrinarii
o ipot.etizzatori assegnano a cotali entità una forma antropomorfa ed una
intelligenza del tipo umano : ne fanno cioè degli indeterminati esseri
androidi, o dei frammenti o porzioni di una personalità umana, non si sa se vissuta
o ancora prematura. Attenti bene! Non sono io ohe definisco tutto l’occultismo
un guazzabuglio ( g&chis ): è lo stesso occultista E. Bosc, che mi serve di
guida. Secondo i seguaci indisciplinati della scuola, ci sono al¬ meno
novecento varietà o categorie di “ entità intelligenti occulte , che possono
venire a fungere da “John-King, nelle sedute. Ci sono i Ninnanakaya degli
Indiani, maghi disin¬ carnati, ora buoni ed ora cattivi, che s’impadroniscono
dei medii e li fanno agire a loro piacere. — Ci sono poi i Le¬ muri, le Larve,
gli Incubi e Succubi, di monastica memoria, terrifici o lussuriosi a scelta. —
Poi vengono gli Eiementali, che sarebbero “ forze semi-intelligenti del regno
della Na¬ tura „, ingenerate dallo spirito umano e sopravviventi nel-
l’atmosfera terrestre sotto le specie di “ imagini od idee astrali „ , o
altrimenti, come dicono cprti teosofi, di “ gusci , (coquesW) capaci di
comunicare con noi viventi e di addos¬ sarsi a qualche persona di poca volontà:
generalmente essi sono sudicioni (sic). — Seguono gli Elementini, che sarebbero
fratelli minori, “ più piccoli „ dei precedenti. — E poi com¬ paiono gli
Elementari (questa volta coll’»-!), esseri di un ordine superiore e con facoltà
più ampie. — Tutti questi Esseri strani circondano il tavolo delle Eusapie; e
non si sa mai chi viene o chi si presenta : è un Lemure ? è un Elementino ? o è
un “ qualche anarchico dello spazio „ (sic), uno spirilo di pomofilo, di
ammazzato, di impiccato, di suicida, di ghigliot¬ tinato, che rivive un po' di
esistenza terrestre per il desiderio immondo o satirico di colpire i superstiti
con le sue ne¬ quizie o coi suoi scherzi di cattivo gusto? Mistero indeci¬
frabile! Neiroccultismo l’altra vita è, dunque, concepita e raffigurata come un
immenso comparto di vecchio Manicomio o di Bagno penale. 11. Esseri
terrestri superumani. — Qualcuno po¬ trebbe congetturare (mi diceva Giovanni
Papini, il valoroso apostolo del pragmatismo italiano) anche — la esistenza di
animali evolutisi sulla terra molto più in su dell’uomo, e che fossero in
possesso della facoltà di rendersi e restare invisibili, e di agire in uno
spazio diverso dal nostro... — Ingomma, si avrebbe qualcosa di più del
Metanthropos di certi antropologi ultraevoluzionisti, anzi una specie di “ su¬
peruomi™ . analoghi agli abitatori di Marte immaginati dalla potente fantasia del
romanziere inglese C. Wells. 12. Esseri terrestri preumani. — Ma si
obietta da altri che le azioni mediumniche danno in generale effetti in¬ sulsi,
e. di fronte alle sublimità ideali di un mondo ultra¬ umano, decisamente
bestiali. E allora viene in mente che alle sedute scorrazzino per la stanza
delle — anime di morti di ordine animale propriamente detto, delle anima)'
bellini- rum... — La serie delle creazioni mitologiche può prolun¬ garsi
all’infinito: ma certo, lo spiritismo e l'occultismo non hanno mai osato
affrontare e tanto meno risolvere, con coe¬ renza di idee, il gravissimo
problema della sopravvivenza dello “ spirito „ anche degli animali. Vi sono
animali evi¬ dentemente più degni di sopravvivere che non moltissimi uomini:
uno zoofilo troverebbe con facilità esempi ili cani, di cavalli, di elefanti
provvisti di intelligenza e di senso etico, con adattamento completissimo alle
esigenze della loro vita sociale, e perciò più evoluti di celti selvaggi e
crimi¬ nali. Il babbuino eroico, di cui scrisse Carlo Darwin, non sarebbe
idealmente preferibile al “ Corsaro pentito „ che soffia nelle trombette delle
sedute di Eusapia? IV. Le Teosofiche. 13 e 14. Il piano
astrale. — È ben difficile orientarsi nelle dottrine teosofiche, le quali sono
un impasto vario di tutto ciò che la scienza ha lasciato di residuo nel suo
cammino plu¬ risecolare, con idee provenienti dall’esoterismo d'ogni razza ed
epoca, con credenze occultistiche, magiche, kabbalistiche, teurgiche, e con
astrattezze etiche elevatissime attinte dal¬ l’Oriente (Brahmanismo, Buddismo,
Carsismo, ecc.). Per questo motivo io mi sono ben guardato dalTaccostarmi alla
cosi detta teosofia; temevo di non comprenderla abbastanza, o di non farmi
comprendere. Ciò che interessa al caso nostro è questo, che nelle scuole
teosofiche per lo più si insegna la costituzione ternaria dell’uomo, quale io
riportai dal Papus in altra parte dell’opera (Tomo I, pag. 30), e che in un
insegnamento teo¬ sofico più complesso ed elevato (p. es. quello di Annie
Bksant), i componenti della natura umana sarebbero sette inviluppati l’uno
nell’altro: 1“ il corpo fisico, mortale; 2° il corpo eterico, che sopravivrebbe
al più 4-5 giorni (?); 3° il corpo astrale, sede della sensibilità
deU’imaginazione e delle passioni animali, o altrimenti della coscienza
interiore o subli¬ minale : esso seguiterebbe a vivere più lungamente, massime
negli individui di men nobile sentire e ancora attaccati alla terra, avvolgendo
o rivestendo per un poco gli aitai quattro corpi nella loro evoluzione
iperoosmica, ma poi dissolvendosi anch’esso; 4° il corpo mentale, o “ raanas
inferiore ,, racchiu¬ dente le facoltà concrete della mente, la intelligenza,
la vo¬ lontà, l’io pensante; 5° il c. causale, corrispondente alla men¬ talità
astratta, o “ m alias superiore , degli Indiani; 6° il c. buddhico ,
raffigurante l’intuizione; 7° il c. atmico, il più puro, di origine divina, il
solo che al fine della evoluzione, spogliandosi dei sei precedenti, arriverebbe
al Nirvàna. La opinione dei teosofi intorno alla medianità è di gran
lunga superiore a quella degli spiritisti; anzi, per certi ri¬ guardi non è
molto lontana dalla dottrina positiva. Tutti i fenomeni spiritici, secondo i
teosofi, accadono nel piano astrale, vale a dire in un piano di ben poco
superiore al fisico, e loro rimangono estranei gli elementi superiori della
personalità cosciente. Dobbiamo però distinguere due sub-ipotesi teoso¬ fiche
in riguardo alla fenomenologia medianica. a) Premesso — : 1° che un gran
numero di fenomeni mediumnici palesano una falsa spiritualità, e sono fraudolenti;
— 2° che non c’è prova dell’intervento dei soli “ disincar¬ nati ,, ma che
probabilmente la pneumatologia del media- nismo è assai più varia, agendo forse
sul medio o attorno a lui più sorta di spiriti occulti (dementali) ; — 3° che
il corpo astrale è una sola cosa col perispirito di A. Kardbo, ma non è tutto
persistente all’infinito, non accompagna l’essere psi¬ chico nella sua
ascensione, bensì si divide alla morte in due parti, una che rimane col
cadavere e si dissolve (il corpo eterico), l’altra che inviluppa lo spirito
nella sua evoluzione astrale ma poi si distrugge, — un buon numero di teosofi
assegna la scarsissima fenomenologia mediumnica reputata autentica all’azione
di questo elemento astrale fuori della persona del medio. Insomma, è la ipotesi
dell’esopsiehisrao. b) 14. Un’ultra spiegazione d’origine teosofica, e
verso la quale sembrano ora volgersi le simpatie di non pochi psichi- cisti, è
quella delle'cosl dette imagini astrali, o, come si dice con metafora
abbastanza volgare, dei gusci o bozzoli eterici (“coques,). Noi abbiamo visto
che l’essere umano percorre una lunga via ascensiva di sviluppo, alzandosi
dal piano fisico a quello atmico, e traversando successivamente cln dice tre o
quattro, chi dice sette piani. Kiteniamo intanto che nulla si perde nel Creato,
che ogni cosa, ogni accidente naturale, ogni modificazione dinamica lascia una
traccia di sè nell’etere infinito, dove tutto è immerso. E allora (dicono i
teosofi) troveremo logico supporre che durante questa ascesa l’individuo lasci
nel piano astrale una imagine di sè stesso , come ve la lasciano tutte le idee
e azioni umane, le quali sono pei teosofi forze dinamico-materiali simili al
ca¬ lore ed all’elettricità. Ora, sarebbero queste iinagini, che quasi sempre
gli spiritisti prendono per la apparizione reale del¬ l'individuo evocato o per
sue comunicazioni: sarebbero questi •< «usci „ analoghi all'incosciente
quelli che si manifestano, mentre l'individualità cosciente del defunto non
c'entra af¬ fatto, seguitando a svilupparsi in altri Piani. In sostanza,
e non tenendo conto delle intricate altre ipotesi teosofiche ile qunli sembrano
sogni grandiosi di una mente esaltata dal misticismo), la spiegazione teosofica
dei fenomeni rnediurnnici è quadruplice : — frode ; — forza emanata dal medium
mediante il suo corpo astrale ; — imagini e residui dei defunti nel piano
astrale; — spiriti eiementali. Per la si¬ gnora Maui) Jovnt certi fantasmi sono
forme di “ sogno astrale , proiettate da un defunto, 0 al momento della morte
(ciò che potrebbe anche discutersi), o più tardi (ciò che resta
indimostrabile). H. Ipotesi ultraseientifìelie. V. Le
11’ESpazio pluridimensionale. — Il gruppo delle spie¬ gazioni iperfisiche,
immaginate da Tu. ZOllner, è rappre¬ sentato specialmente dall’ipotesi dello
spazio a n- dimen¬ sioni, che vale sopratutto pei fenomeni fisici,
sperimentabili, della medianità. Dicono gli spiritisti che se ne trova traccia
perfino nella Bibbia (Giorue, XI, 7-11; Paolo, Agli Efesi, III, 18); aggiungono
che Eeiccno poneva gli Dei in un “ metacomon , o “ intermuncUum dove cessavano
le leggi del nostro Mondo; e ricordano che H. More, un teosofo del XVII secolo,
aveva pensato ad un ampliamento del concetto di spazio, e che già nel XVIII un
Fischer e un Okt- tinger avevano cercato con esso di chiarire lo stato det¬
ratti ina dopo la morte. Le idee sono in un perpetuo ciclo 1 Gli
occultisti, che risuscitano l’ossessione kabbalistica ed ermetico-alchimica del
sacro numero 7, assegnano anzi allo spazio sette dimensioni: 1“ lunghezza, o
potere d’estensione; 2* larghezza, o potere d’espansione ; 3* profondità, o
potere di capacità ; 4“ aggregazione e disgregazione, o potere di pe¬
netrazione ; 5* propagazione, o potere vibratorio di trasferta; 6* bilocazione,
o potere di sdoppiamento dell’essere; 7“ di¬ mensione integrale, o potere di
creazione (divino). Coi feno¬ meni mediumnici saremmo alla vigilia della quarta
dimen¬ sione e ci incammineremmo a passi lesti verso la quinta e hi sesta,
rimanendo l’ultima e la settima dimensione riser¬ vate soltanto a Dio !
Adesso si avanza l’idea, non peregrina certamente dopo E. Kant , della
relatività dello spazio (cfr. Poincaré, in “ Année psychol. „, XIII, ’l>7) e
che la geometria Euclidea non sia più vera, ma solo più comoda delle altre. Ma
in uno spazio più complicato deH’euclideo, e dove, con Riemann, la somma degli
angoli di un triangolo fosse più grande di due retti, o dove, con
Lobatchewschv, la stessa somma fosse più piccola, si potrebbero forse più
facilmente spiegare i movi¬ menti d’oggetti non urtati né visibilmente
influenzati, la penetrazione della materia nella materia, e quelle aggrega¬
zioni semi-materiali- temporanee che si formano nelle seduti- di Eusapia?
16. Fluidismo. — La vecchia ipotesi dei fluidi, pas¬ sando dalla fisica
alla psicologia supernormale, ha dato ori¬ gine alla idea che il nostro corpo,
oltre allo k spirito con¬ tenga un “ fluido „ particolare idoneo a spiegarci
sopratutto i fenomeni mediumnici obiettivi, e fors’anco taluni dei super¬
normali subiettivi, ad es. la telepatia, la chiaroveggenza, eco. Il
fluidismo non è che un supermaterialismo, o un mecca¬ nicismo sublimato; e si
trova rappresentato, come già dissi (Tomo I, p. 66; II, p. 363), da una folla
di sostanze ed entità più o meno immaginarie, non più dimostrate finora di
quanto lo siano stati al loro tempo il fluido elettrico o il fluido vitale.
Tutti i pneumi, le ombre, gli spiriti vitati e animali degli antichi; l’flòuAov
di Platone ed IppocraTE ; Vaether animai vehimlum di Agrippa; il corpo sidereo
di Paracelso e Van Helmont, ne sono stati i precursori. Ma nel secolo XIX è
straordinariamente cresciuta la compagnia di queste creature pseudo-spirituali
o supermateriali, finissime, diffusissime, elasticissime; e ne sono arrivate
d’ogni parte, dal mesme¬ rismo, dalla fisica fluidistica, dall’occultismo,
dalla poesia. C’è stata una continua altalena tra la spiritualità e la
ma¬ terialità, giacché la mente umana oscilla sempre fra questi due poli. 11
poeta Wirland cantava 1" “ organo dell'anima di natura eterea ma il poeta
Kbbner, l’illustratore della veg¬ gente di Prévorst, abbassava il tono,
mettendo in rima lo “spi¬ rito nerveo ,, il Nervengeist. Di poi lo
Jcng-Stilling risaliva all’ k essere etereo luminoso n ; mentre lo Schelling
ricalava sem¬ plicemente al secondo “ corpo più fino,. E cosi I’Esohevmayeb
tornava a parlare di un “ etere organico , ; ma l'alienista soma- tista Groos
ridiscendeva al “ corpo incorruttìbile „ ; e il tra¬ massone Krause al suo “
corpo primordiale „ o “ Urleib „. S’alzava l’americano dott. Grimks col suo
etherium a con¬ cetti ultrafisici; ma Gdst. Feohner, l’insigne fondatore della
psicofisica, ritornava ad un semplice k cestito animiro post- mortale ,, ossia
a un “ Seelenkleid „ . L’altro americano Dodke rimetteva in voga 1’ * aura
neurica , o neurara; laddove il filosofo Em. Fichte, convertito allo spiritismo
dalle esperienze di Slade che aveva viste con lo Zòllser, associava i due
estremi nel suo “ corpo fantastico interiore , o “ Pkantasie- leib ....
Predomina tuttavia nei tempi ulteriori ed attuali la .semimaterialità; il
perispirito di Kardeo, il corpo astrale di Dp Prel. il metaorganismo
d’HELLKNiiACH, il corpo sidereo della Blawatsoht (risurrezione Ae\\' eoestrum
paracelsiano !), hanno tutti un che di iperfisieo, che non è più materia gros¬
solana e ponderabile, ma non è neppure spirito ; per ciò il loro posto comune è
qui, nella rubrica del fluidismo. Questo è un mezzo comodo (non troppo
filosofico) di risol¬ vere la difficoltà dell’unione del corpo con lo spirito:
si tenta di spiegarla gettando un ponte tra l’uno e l’altro la mercè di un
terzo componente, al quale si affibbiano le facoltà che sarebbe eccessivo di
attribuire al corpo, che sarebbe avvi¬ lente di attribuire allo spirito!
Secondo tutti i fluidisti, al di sopra del corpo organico e del componente
tluidico sottile e imponderabile, esiste nell'uomo il voOi;, I anima
immateriale semplice e immortale dello spiritualismo classico, la “ pura
spiritualità , di Em. Erm. Fichte, il “ principio psichico , (propriamente
animico) di Reichenbach, il “ soggetto tra¬ scendentale „ di Dij Prel, la “
personalità subliminale , di Myers, il “ corpo mentale-atmico , dei
teosofi. Le ipotesi fluidistiche non si contentano, dunque, di am¬
mettere e di osservare i nuovi fenomeni quali effetti di forze
538 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, HI indefinite
possedute daU’organismo ; pretendono, invece, di definirle e concretarle in una
sostanza a sé, in una “ entità », a un dipresso come facevano cento anni or
sono i fisici con il loro “ fluido calore „, col “ fluido elettrico „, ecc. o
come i biologi col “ fluido vitale ». Debbo dire, per vero, che nelle
recentissime ipotesi sulla dissoluzione della mateiia (cfr. in Le Bon) certi
fisici sembrano propensi a risuscitare la vecchia dottrina fluidistica,
inquantochè la materia, dissol¬ vendosi, verrebbe a trovarsi, secondo essi, in
uno stato inter¬ medio tra quello materiale a noi noto e quello etereo che
suppo¬ niamo esistere ovunque. Per ciò avrei torse dovuto mettere il fluidismo
fra le ipotesi prescientifiche, cioè fra quelle che non soltanto sono possibili
in astratto, ma possibili in con¬ creto ; ossia, riguardo alla loro più o meno
prossima dimo¬ strabilità, accanto alla ipotesi di una radioattività
particolare alTorganismo, della quale parlerò più avanti e con cui, in fondo,
la idea centrale dei fluidisti ha le maggiori analogie. VI. Le
metabiologiche. Unisco in questo gruppo le ipotesi oggi culminanti, che
pur prendendo a base della spiegazione l'uomo quale essere vi¬ vente, gli
attribuiscono un principio attivo per sé, unico o mul¬ tiplo, con qualità, con
poteri e con durata (“sopravvivenza») oltrepassanti i limiti visibili e
sperimentabili dell organismo. 17. Polizoismo umano, pluralismo psichico.
Vie una teoria biologica detta “coloniale», la qualevede in ogni am¬ malo
superiore o Metnzoario un aggregato, o colonia, derivato dalla associazione e
fusione di molte individualità semplici, primitive (cfr. le opere di Perrier,
Cattaneo, Durand-de-Gros). La teoria dell’aggregazione polizoica permette di
concepire anche un polipsichismo; ossia - la formazione della coscienza dell'io
mercè la unione di tutte le coscienze elementari: - - ciò che porta a
immaginare nell’Uomo la pluralità delle coscienze e la possibilità di una
disgregazione psichica all’estremo, la quale separi e renda libere ed autonome
le monadi coscienti inferiori. . , ,. Quest’ipotesi polizoopsichica
assomiglia a quella della dis¬ gregazione della personalità, di cui dirò più
avanti; ma se ne differenzia in quanto che parte da dati biologici, mentre 1
altra ha il suo fulcro nell’osservazione psicopatologica. D altronde, il
pluralismo psichico arieggia un po’ la moltiplicità di compo¬ nenti della
natura umana, fantasticata da certe scuole di i eo-sofia (come più su ho
detto). Il genialissimo Durano de Gros, che ne è il padrino in metapsichica,
non ha però avuto il tempo di illustrarla. 18. Animismo. — Io non credo
che vi sia sostanzialmente molta diversità tra il fluidismo e l’animismo, salvo
che il primo è derivato da concetti fisici, il secondo da concetti bio-psicolo¬
gici. Ho avuto occasione di parlarne più volte nel corso del¬ l’opera, giacché
Tipotesi animica si collega strettamente alla spiritica: 1’“ anima „
dell’AKSAKOFF e degli spirito-psichicisti suoi seguaci è il “ perispirito „ del
kardechismo ufficiale. A parte la denominazione che io di già protestai
scorretta, l’animismo ha del buono in quanto riconosce la causa dei fenomeni
medianici fisici e di parte degli intellettuali, così detti spiritici,
nell’organismo stesso del medium, e li fa correlativi delle sue potenzialità
individuali. Sarebbe il “corpo aniraico, (impropriamente, 1’ “ anima „) del
medium ciò che si esteriora dal suo corpo; è desso, che diventa capace di agire
oltre ai limiti di cpiesto, e anche di fuoruscirne. L’ipotesi del “doppio fi¬
siologico , — cnriosa risurrezione del “ doppio „ dei sel¬ vaggi — trae qui le
sue fonti ; e se non si dà al termine “ anima „ altro valore tranne quello di
un’astrazione irreale per rinsieme delle “ forze , che si esteri orano, questa
ipo¬ tesi è alle soglie della scienza metapsichica. Nè 1’ Aksakoff, nè
gli spiritisti in genere si arrestano però alla designazione astratta; secondo
essi, 1’ “anima, non è soltanto, caso mai, un prodotto effimero e contingente
dell’organismo senza del quale non avrebbe esistenza nè autonomia, ma è proprio
un’entità reale attiva, un quid di intermedio, per la sua natura, tra la
materia del corpo e la immateria dello spi¬ rito: l’anima, anzi, sarebbe
composta di una sostanza sottilis¬ sima, raffinatissima, affine alla corporea
abitata, di cui costi¬ tuirebbe un perfetto duplicato interno, disseminato o,
meglio, risiedente in tutti gli elementi cellulari deH’organismo: in¬ somma,
sempre il perispirito fiuidico. E avrebbe due ufficii: — agire per sè stessa,
in modo autonomo, esteriorandosi ; — lasciarsi captare dagli spiriti estranei
al medium, erranti nell’iperspazio, e sopratutto dalle anime dei morti che
invi¬ luppandosene avrebbero il mezzo di manifestarsi, di smuovere oggetti
materiali, di farsi visibili... Noi conosciamo diggià qualche raffigurazione
imaginosa di codesta ipotesi (Tomo II, pag. 170 e 439): ma giriamo in tondo,
poiché il pernio ri¬ mane pur sempre la ipotesi spiritica. 19.
Spiritismo. — La quale ipotesi, dopo tutto quello ohe ne ho scritto
nell’opera, mi pare meritorio verso il let¬ tore di accennare soltanto in
questo gruppo delle spiegazioni metabiologiche. * Lo spiritismo — ho scritto
altrove (Corriere della Sera, febbraio '07) — diffusissimo nei paesi civili,
colle¬ gato alle credenze e leggende degli antichi e alla storia di tutte le
grandi religioni e filosofie, merita attenzione e rispetto dal¬ l’uomo di
scienza, anche dal più “ liberale „ e 11 spregiudi¬ cato „ : esso ha in in suo
favore l’assenso di intelletti di primissimo ordine, e una immensa moltitudine
di documenti,. Ma l’attenzione e il rispetto andranno soltanto allo spiri¬
tismo quale espressione di un dato temperamento mentale di chi lo accetta e
sostiene, o quale opinione personale de¬ sunta dall’apprezzamento di fatti
individualmente percepiti e concepiti; non già alla ipotesi spiritica
introdotta abusi¬ vamente nel sapere o imposta alla psicologia
supernormale. Perchè una spiegazione di un qualsiasi gruppo di feno¬ meni
naturali oggi si imponga, non basta il criterio di au¬ torità, se non è
sorretto da larga e sicura prova sperimen¬ tale; ora, questa manca ancora del
tutto, e povero sarebbe 10 spiritismo qualora dovesse affidare le sue
sorti alla me¬ dianità delle Eusapie, o dei Politi, o dei Miller. L’edifizio
immane dello spiritismo sistematico e dogmatico fu elaborato, in poco più di
venticinque o trenta anni, con materiali ge¬ neralmente di dubbia provenienza e
di sospetta fattura; s è mantenuto vivo per un vero miracolo di statica, e
perché i suoi adepti si sono- sempre guardati dall’applicare ai fatti ed ai
documenti un vero metodo critico. Presentemente, è cominciato anche per esso un
lavoro di seria revisione, come è successo a tutte le dottrine trasmesseci dal
secolo XIX"; e coloro, che ancora credono nella sopravvivenza dell’io co¬
sciente personale e nelle comunicazioni con i defunti, sono i primi a
protestare contro le esagerazioni, pressoché assurde e ridicole, della prima
èra storica dello spiritismo. Tanto meglio! probabile che, ripensando e rivedendo,
tutto 11 vecchio materiale vada in fumo e più non se ne trovi uno nuovo,
e sicuro, e scientificamente provato, da sostituirgli. Non ho che da leggere le
opere di Hyslop per consolidarmi per ora nel mio autispiritisino, fortificato
da tutte le espe¬ rienze compiute con la Paladino. Non ho che da scorrere la
raccolta dei periodici di spiritismo per trovarmi d accordo (e la cosa,
davvero, è curiosissima) con Gastone Méry, spiri¬ tista esimio, sebbene
cristo-cattolico ; il quale, veduto all opera il Miller, com’io ho veduto la ,
Eusapia, se n’è partito convinto che la ipotesi demoniaca e la spiritica non
corrispondono ai fatti. Del resto, vi sono adesso molti altri
investigatori di vaglia — fisici, fisiologi, medici, psicologi, psicbicisti — 1
quali, dopo prova e riprova, la pensano precisamente come me a riguardo dei *
John King » e compagnia. E non ho altro, qui, da aggiungere.
C. Ipotesi prescientitìelie. VII. Le empiriche
negativistiohe. È un piccolo gruppo di spiegazioni, che io in altro luogo
ho criticate come troppo sollecitamente pratiche. 20. Frode e
prestidigitazione. — Tipica fra le spie¬ gazioni dettate dall’empirismo, questa
della fraudolenza per¬ petua e universale dei medii è l’opinione più
comunemente adottata dagli iperscettici, dagli increduli per progetto o per
inerzia, dai “ furbi , di cui, pare impossibile, è tanta inspe¬ rata dovizie
nel mondo soltanto a proposito della medianità, mentre difettano in riguardo a
tutte le altre cose, grandi e piccole, della vita ! È tesi indubbiamente
giustificata dal grande numero di smascheramenti di medii celebri
professionisti e dilettanti: io stesso l’ho esaminata più volte, e ho dovuto
riconoscere che la E. P. froda; non cosi spesso come si pre¬ tende, ma froda.
Però i suoi stratagemmi le servono sol¬ tanto per i piccoli fenomeni: sono
affatto incapaci di spie¬ gare la sua complessa fenomenologia, in cui io ho
potuto distinguere classi e categorie di manifestazioni subiettive ed
obiettive. Non insisto di più: ritengo per oramai acquistato alla metapsichica
un grosso numero di effetti reali ed auten¬ tici della medianità della
Napoletana, come è sicura, del resto, una buona parte della fenomenologia
fisica prodotta da altri medii potenti, siano professionisti, siano volontaria¬
mente operanti nei circoli privati. 21. Illusioni ed allucinazioni
sensoriali. — Altra tesi popolarissima, perchè empirica! — Tutto ciò che si
narre¬ rebbe di aver percepito, sentito, toccato, visto nelle sedute sarebbe il
prodotto di uno stato illusorio ed allucinatorio dei presenti. E questo si
originerebbe per attenzione aspettante, per credulità, per effetto di emozione
o di stanchezza, per impreparazione scientifica, per suggestione dell'ambiente,
per l’oscurità, per le convulsioni del medio, eec., tutte cause che
alterano la percezione, perturbano il raziocinio, diminuiscono il criterio...
— Anche su questa ipotesi mi sono intrattenuto più volte : le ragioni per
cui essa deve respingersi, sono intrinseche ed estrinseche. Fra le prime
indicherò solo questa : che nessun alienista al mondo conosce casi, in cui
possa succedere che sei, otto, dodici, talvolta venti persone sane di mente e
di sensi normali diventino ad un tratto, e tutte ad un tempo, illuse ed
allucinate senza un preesistente processo patologico del cervello; nessun
alienista ha mai veduto simili turbamenti morbosi inconcepibilmente effimeri,
di pochi minuti e secondi, apparire e sparire come per incantesimo magico. Fra
le estrin¬ seche citerò una ragione che vale abbastanza, almeno per me: tanto
al Circolo Minevra, quanto nelle altre sedi, noi abbiamo saputo sempre
discernere pochissimi tentativi di inganno, e li abbiamo quasi sempre sventati.
Aggiungerò le prove fotografiche: e basta! Vili. Le empiriche
psicopatologiche. Le ipotesi esplicative che seguono, hanno sulle
precedenti il vantaggio di abbandonare tutte le generalizzazioni troppo
astratte e di basarsi sulla analisi delle condizioni fisio-men- tali dei
soggetti, in presenza dei quali avvengono i fenomeni; ma hanno poi il torto di
non prendere in considerazione i fenomeni stessi nelle loro modalità
particolari per stabilire se tutti siano spiegabili, ad esempio, cogli stati
subiettivi del medium... Questo gruppo di spiegazioni della medianità è
.sopratutto a base fisio- psicologica e psico-patologica, e da un canto si lega
alla ipotesi empirica suaccennata degli errori di senso, in parte alle idee che
sono il patrimonio proprio della metapsichica. Per ragioni di studio io le
separerò l’uua dall’altra; ma in verità esse si incastrano tra di loro e co¬
stituiscono un nucleo unitivo di idee direttrici ed esplica- t rici, massime
dei fenomeni intramediumnici (press’a poco il * personismo „ d’ Aksakoff).
Questo nucleo rimane vigoroso anche se lo si associa ad altre ipotesi più
generali, quali sa¬ rebbero l'animismo, lo spiritismo, il Huidismo mesmerico,
ed anche l’esopsichismo o biopsicodinamismo. Infatti la condizione
fondamentale, sine qua non, del me- diumnismo resta sempre di natura
fisiopsichica, ed io l’ho lungamente dimostrato: adunque, delle spiegazioni di
con¬ tenuto psicologico anormale e psicopatologico saranno indubbiamente
applicabili al carattere interiore dei fenomeni mediumnici. Ed io le ho
accettate e difese da gran tempo, ed io le sostengo tuttora quali
interpretazioni parziali po¬ sitive e scientifiche, cosi dello stato di fondo
della medianità, come di molte sue manifestazioni, poiché le trovo pienamente
conformi alla mia esperienza di clinico ed alla logica scien¬ tifica. Ciò non
pertanto dichiaro subito che nessuna di esse ha il valore di una spiegazione
generale dello spiritismo - e neanco della medianità in azione. Da vari
anni, con inutili collere degli spiritisti, ho espresso il concetto che la
immensa congerie di fatti denominati “ spi¬ ritici „ e malamente riuniti sotto
una sola e medesima eti¬ chetta, si scinderà in tanti gruppi od ordini diversi,
ognuno dei quali chiederà e riceverà dalla scienza una interpretazione
particolare e differente. Di qui allora, taluni fenomeni su¬ biettivi
resteranno nel pieno dominio della patologia normale, della psicopatologia,
della neuropatologia (come loro appar¬ tengono diggià) ; altri, dopo essere
rimasti ancora per un po' di tempo nella penombra della psicologia
supernormale, o aberranti nella zona ultraconoscitiva, saranno assorbiti di
pien diritto dalla bio-psicologia allargata di tutto un capitolo su poteri
organici ritenuti adesso occulti o su forze bio-psi¬ chiche tuttora
ignote. 22. Isterismo, nevrosi, ipnotismo e stati affini. —
Sicuramente, l’Eusapia, come tanti altri medii, è un’isterica, e l’isterismo è
il progenitore comunissimo di centinaia e mi¬ riadi di fatti biopsichici
eccezionali : sicuramente, la media¬ nità esige che il soggetto entri, come io
ho provato, in uno stato di concentrazione autoipnotica della coscienza. Il
Car- binoton arriva a credere che persino i fatti meravigliosi della Piper non
siano altro che ipnotismo ! — Ma la morbosità costituzionale del medio e la sua
transitoria condizione di autoipnosi (“ trance „) non servono a spiegarne la
fenome¬ nologia objettiva: l’effetto non è una cosa sola con la causa. E prima
di tutto tale teoria non spiega le percezioni reali dei presenti, e poi non i
poteri straordinari in che consiste pro¬ priamente la medianità; e infine, non
gli effetti estrinseci o fisici di questa. Per la produzione dei fenomeni
metapsichici, in generale, è necessario, si, uno stato abnorme, talvolta
addirittura pa¬ tologico, la cui valutazione (questo vada detto ai dilettanti
infestatori del dominio nostro), non può essere eseguita se non da alienisti e
da neuropatologi ; ma l’isteria, l’ipnosi, la trance , sono avvenimenti
intramediumnici : come capire con essi la telecinesia, la telefonia, le
materializzazioni, ossia i fenomeni extra-mediumnici? 23. Suggestione ed
autosuggestione. — Questi ter¬ mini sono divenuti comuni ; e tutti li ripetono,
anche senza saperne il preciso significato, Si vuole perciò che — • tutta, la
fenomenologia di Eusapia sia il prodotto di suggestioni che essa eserciterebbe
sui presenti (ipnotizzandoli?); o di auto- suggestioni, che tanto il medium
quanto i suoi vigilatori e gli altri astanti proverebbero durante le
sedute... La cosa è vera in piccolissima, in minima parte, cioè per
quanto concerne la direzione data ai fenomeni dalla medium che è
suggestionabilissima, e per l’apprezzamento di certe per¬ cezioni ricevute da
taluni fra i pereipienti che siano sugge¬ stibili, per es. nelle percezioni
tattili e visive, e più ancora, secondo me, nelle presunte identificazioni di “
.spiriti fami¬ gliavi „. Ma alla ipotesi della suggestione intesa nei suoi veri
confini e poteri oggidì ammessi, sfuggono almeno i nove decimi, se non più,
delle manifestazioni paladiniane: inoltre, essa incontra l’ insormontabile
ostacolo che, se la medium cade in autoipnosi, gli astanti non cadono mai,
certamente, per opera sua in etero-ipnosi. 24. Disgregazione della
personalità. — È la teoria prediletta dai psicologi sperimentatori e dai
clinici psicopato¬ logi ci, i quali segtìono in ciò le vecchie, ma indelebili
orme segnate da Dura.vd (de Gros) rispetto al polipsichismo, dal- I’Azam nei
suoi studi celebri sugli stati di doppia coscienza, da P. Janet
sull'automatismo degli elementi inferiori della personalità, da Flocknoy sulle
alte manifestazioni intellet¬ tuali del sonnambulismo medianico. Ne ho parlato
molte volte nel contesto dell’ opera , e credo che i lettori ne ab¬ biano
oramai un concetto preciso. La teoria della disgregazione psichica ha dei
precedenti gloriosi nelle indagini di Chevreul, Faraday, Babinet, Thury, sul
meccanismo dei moti incoscienti, ed occupa un posto di pri¬ missimo ordine nella
psicopatologia moderna: ma se vale per i fenomeni subiettivi del mediumnismo, e
se può essere ap¬ plicata anche ad alcune piccole categorie di fenomeni extra-
mediumnici (per. es. alla tiptologia, a certe paraeinexie), rimane poi
inefficace per spiegare la intera fenomenologia “ spiritica „. Essa illumina,
certo, particolarmente i fatti di medianità intellettuale, poiché sarebbe in
una parte disgregata (inferiore) della personalità del medio e dei presenti,
che si elaborerebbero gli impulsi ideativi e motori capaci di dare lo
scrittura automatica, i moti subconsci trasmessi agli og- ,ti esterni, le
personificazioni, le azioni inimico-oratorie, fé presunte trasformazioni, le
memorie latenti, i romanzi spi- rit * i ere. Ma se si bada alla medianità
fisico-meccanica, che per Èusapia è in causa, la personalità disgregata
chiarisce forse le azioni a distanza? No. 25. Automatismo ed io
secondarii. — Sulla disgrega¬ zione della personalità si fondano le ipotesi
sussidiarie, che attribuiscono i fenomeni mediumnici all’ automatismo dei
centri inferiori cerebrali e alla formazione di io secondari. a) Una
delle teorie che presentemente fa più rumore, è quella detta “ poligonale „ del
prof. Gkasset (ctr. Le Spirit., [/Oc cult., Intr. à la Phil., ecc.). L’insigne
clinico, dopo aver costruito un teoretico schema geometrico dei diversi centri
funzionanti nella corteccia del cervello, suppone che quelli psicosensori e
psicomotori costituenti il “ poligono „ si libe¬ rino dall’egemonia del centro
ideogenetico (centro O), e agi¬ scano con autonomia, ciascuno per proprio
conto, o il più spesso associati. Non diversifica sostanzialmente dalla
precedente ipotesi, ma non spiega affatto il più gran numero di fenomeni
obiettivi. Anche il neuropatologo belga Croco l’ha adottata, ma senza riuscire
a dimostrarne la applicazione a fatti che mi sembra siano rimasti ignoti a lui
come al Grasskt. Con lo schema poligonale si schiariranno la danza del tavolo
quando è toc¬ cato, la psicografia, le personificazioni, forse le visioni cri-
stallomantiche, la criptomnesia, magari la xenoglossia e i romanzi
subliminali..., ma l'automatismo concerne l'elemento subiettivo della
medianità, non l’obiettivazione della forza psichica che opera extra. b) Cito
solo di passaggio l’ipotesi congenere del- 1’ “ io splancnico „ di Tissifi:
sarebbe una specie di coscienza inferiore, localizzata nei nervi e plessi
splancnici del gran simpatico, la quale rendendosi libera da ogni soggezione
verso la coscienza superiore, ingenererebbe i fenomeni della vita onirica, e
conseguentemente dell’ipnosi, auto-ipnosi, ecc. Qui c’è da rammentare che
anche certi teosofi (p. es. En- causse) collocano il “ corpo astrale „ nel
sistema nervoso gran simpatico, la cui funzionalità piuttosto oscura per¬ mette
questa e . altre cosi fatte imaginazioni. Le metapsichiche. Le ipotesi
che seguono, sono il patrimonio speciale della nuova psmolog1,, supernormale.
Un nesso innegabile le vin- ‘ alle spiegazioni fisiopsicopatologiche, senza
delle quali r«.,«bb.ro indecifrabili inni i potSi swSh «US .
*""*1|0 <*rcllS l»'"J»rre i fenomeni detti spintiti :
esse hanno, però, il carattere peculiarissimo di t ovars1 tuttora al di là del
territorio scientifico ; sono pos¬ sibili, forse anco probabili, ma non sono
per ora dimostrate Un lavoro sperimentale serio s’impone, perchè esse passino
dalla fase prescientifica alla scientifica. 1 26. Telepatia e suggestione
mentale. — Non si può più negare la possibilità della trasmissione del
peasfero 1 no percezioni, imagim, idee, emozioni, impulsi — da MWggetn°
alla rorisel'za l'intermezzo dei sensi ordinari- anima (ha scritto Paolo Carus,
forse con esagerazione) è una macchina telepatica .. E vero che i saggi
sferimentah SSriTfSfr ‘ Ri^.en?e han"° (pt0 finora Esultiti scarsi e
incerti (tir. Ricuet, Ermaoora, Podmore, ecc.); e anch’io dopo le mie
esperienze sulla Paladino, sarei tratto a dirla rarissima m costei e a non
ammetterla senza con.ronro va nè tanto facilmente, come fanno alcuni autori.
Però la telepatia esige forse un concorso spontaneo, non provocabile ad arte di
condizioni fisiopsichiche peculiari deiTe agenti sia dei trasmissore, sia del
peroipiente. ° Bisognerà fare una cèrnita accuratissima dei casi
sporadici (secondo i cntern che io mi sforzai di stabilire alcud annl meri- ° è
ln<rOIltestato die un buon numero di fenomeni Zìi?0? rrv; 'T dalIa
applicazione di codesta ipotes psichicista. Certo, ha torto I'Htslop che nega
la telenati , oTnchnn rfrr in * trance ” (?)- Ma P»i 1* estende sig ‘
SmGwicl f? a ,° -° Slnriti8,n0 (P- es Podmore hi Importata Va' t!l fnfale.'
P^hicisti Inglesi), ,,e esagera S h V1V1 P°tlà ehiarird- * « chiarisce
lft pr&hS„ d^' k dnaroveggenza, la psicometria, forse I h ! ma soPratutto
la divinazione del pensiero rJone dei “CHV°nl 6 CeftÌ TSSaggÌ Che s™°
all,/ identifi¬ cazione dei disincarnati „ (come, a mio avviso, sarà il
caso pm frequente delle rivelazioni della Piper e della Thomson)
non sussi?ta ragi°ne di sospettarvi frodi o illusioni psichiche; essa spiegherà
anche la direzione IPOTESI METAPSICHICIIE 547
assunta da certe sedute per suggestione mentale degli astanti : _ ma non
spiegherà mai la fenomenologia fisica, le azioni a distanza, le apparizioni
luminose, le materializzazioni. Quanto alla ipotesi che i medi caduti in
“ trance „, quando si personificano e danno comunicazioni, lo facciano perchè
sug¬ gestionati mentalmente ossia telepaticamente dagli k spiriti „ (ctr.
Visani-Scozzi), io la reputo una grossa petizione di prin¬ cipio: ammette per
dimostrato eif> che è da dimostrare. E poi, non si concilia con tale telepatia
fra vivi e morti il carattere realistico o artistico-drammatico, che prendono
le “ incarnazioni „ e che rammenta le disposizioni ludiche degli ipnotizzati
e... dei ragazzi, tenuto poi fermo che spesso il medium cade nel giro dei
monoideismi ossessionanti e mi¬ tomaniaci deiristerismo. L’Hyslop ha
capito così bene la gravità di queste obie¬ zioni alla ipotesi telepatica che,
pel caso della Piper, s’è af¬ frettato a combatterla tra vivo e vivo, ossia tra
la medium e i suoi clienti (cfr. Science a. a flit. Life, p. 257). Ma nè le sue
dieci ragioni sono convincenti, uè — lo ripeto — un caso unico, dato pure che
fossero eliminate tutte le difficoltà già accennate da W. James, da J. Jàbtbow
e da C. Bell, può bastare a costruire una fabbrica così imponente, come vuoisi
quella dello “ Spiritualismo moderno „. Potrei fare la critica minuta
delle dieci argomentazioni di Hyslop. — P. es. alla prima , che “ la telepatia
sia selettiva, accada cioè solo fra dati individui, mentre nella Piper av¬
viene con tutti i comunicanti „, si obietta agevolmente che qui si è scambiata
telepatia con suggestibilità mentale ; ora, questa potrebbe esistere nella
Piper in grado eccezionale, siccome infatti opinano alcuni psichicisti non
immortalisti di vaglia, e costituire perciò il fondamento di un vero pseudo-
spiritismo. — Alla quarta, che nella * trance „ di Eleonora si seguano
rapidamente parecchi “ comunicatori „ , mostrando così che sono spiriti di
disincarnati dall'Altra Parte, e non io secondari „ , si risponde (con un po’
di stupore per sì fiacca induzione psicologica!) che nei soggetti ipnotici le
trasmu¬ tazioni di personalità si creano con velocità ben maggiore, e che , per
giunta, si sono vedute in altri medii, p. es. nel sig. R... di Roma, succedere
prestissimamente in po’ più di mezz’ora sei o sette personificazioni oniriche
di un pueri¬ lismo desolante! — Alla decima, che tra il “ Rector „ e il “
Giorgio Pelham „, le due principali personificazioni me¬ dianiche della Piper,
esistano differenze essenziali, per cui la prima soltanto, secondo Hyslop,
sarebbe onirica e copiata s 548 PSICOLOGIA E SPIRITISMO,
III servilmente dai libri di Stainton-Moses, mentre la seconda
sarebbe... vera (11), io non oppongo nulla, perchè a chiunque abbia la più lieve
coltura in psicologia scientifica e si senta libero il processo logico da ogni
preconcetto, basterà l’enun¬ ciazione deH’argomento per apprezzarne il valore
eguale a zero!.... Ma non è il caso di incrudelire, da] momento che qui si
tratta di Eusapia Paladino, medium spurio secondo l'austero prof. Htslop, e non
della somma, incomparabile medissima americana. 27. Allucinazioni indotte
e telepatiche. — Taluno pensa che Eusapia Paladino ci abbia “ allucinati „ con
un procedimento, non ipnotico nello stretto senso della parola, bensì telepatico.
— Il medio possederebbe qualche potere ma¬ gnetico, o magico, o quidsimile, con
cui indurrebbe nel cer¬ vello dei presenti alle sue sedute tutte, le percezioni
tattili, muscolari, visive, uditive, che essi risentono e con le quali
descrivono e definiscono i fenomeni : e pur recentemente ci si è accusati di
essere caduti in siffatta condizione di “ al- lucinamento veridico „
(Tomhasina). — Anch’io non nego in modo assoluto questa possibilità per talune
percezioni, e l’evento mi parrebbe, ad ogni modo, sempre degno di studio : ma
lo reputo indimostrato per la massima parte della feno¬ menologia mediumnica,
e, nel caso nostro, improbabile per tutte le ragioni che ho qua e là
disseminate nel libro, e che è inutile ripetere. In particolare, rilevo che la
fotografia delle levitazioni tiptiche, i mutamenti di oggetti accertati dopo le
sedute, escludono anche questa spiegazione derivata per vie tortuose dalla
telepatica. 28. Esteriorazione della motricità e della sensi¬ bilità. Bei
nomi, e di buon tenore psicologico, introdotti dal De Rochas per indicare — la
facoltà dei medii di percepire le eccitazioni sensitive a distanza e di
proiettare fuori dei limiti tegumentali del corpo le incitazioni motorie con
che essi producono movimenti a distanza. — Però le due este- riorazioni ne
presuppongono una terza, che il colonnello non ha distinta nè denominata :
quella delle imagini, o esterio¬ razione propriamente psichica. Sarebbe con
quest’ultima che il medium organizza luci e forme a distanze : un movimento esteriorato
non spiega affatto le “ materializzazioni „, che sono il fenomeno più cospicuo
del medianismo. L’ipotesi deH’esteriorazione è ancora assai lontana dalla
dimostrazione, e dirò inoltre che i fatti per cui il De Rochas l’ha creata
(illusioni e visioni di soggetti ipnotizzati) lasciano sorgere dei forti
sospetti o di suggestione, o di simulazione : tuttavia è proprio vero che nelle
sue sedute Eusapia sembra uscire invisibilmente dal proprio corpo, e
sdoppiarsi, ed este- riorare la sua sensibilità sensoria e la sua attività
motoria, operando in tal modo lungi dalla sua persona fisica visibile. E con
queste ipotesi siamo, forse, a buon punto ; ma rimane oscura e quasi
incomprensibile la natura del quid che si esteriora e si ideoplasma: il De
Roohas ed il Maxwell hanno pensato che questo quid sia qualche cosa di analogo
all’ elet¬ tricità, e con tale supposto ci attacchiamo da una parte al
fluidismo e aH’animismo, dall'altra al metadinamismo di cui parlerò più
avanti. 29. Produzione psico-collettiva. — I risultati me- diummiei
derivano forse dall’associarsi della psiche del medio con quella di alcuni fra
i presenti (medii in latenza, medii in sviluppo), o anche di tutta l’assistenza
V — E stato sostenuto anche questo, e I’Ochorowicz ha legato il suo nome
all'ipo¬ tesi che i fenomeni siano un prodotto psichico collettivo ; bisogna
però che si supponga la presenza di un qualche ele¬ mento fisico o estrinseco,
sia essa una “ forza ignota „ spri- gionantesi dai presenti in seduta, sia essa
una “ emana¬ zione „ semimateriale ; per cui, in fondo, la ipotesi si riduce
alla congettura di una fusione o miscela di elementi meta¬ organici derivati
dall'assistenza. Non si tratta, dunque, soltanto di un contagio psichico,
di una psicologia inter-iudividuale, come la intendeva Ga¬ briele Tarde: ma
allora la ipotesi vale, forse, per i fenomeni che si effettuano in una
riunione, non serve invece per quelli sporadici, nè per quelli spiritici
propriamente detti. Ad es. ciascuno degli astanti potrà collaborare alla
tiptocinesia, che è un fenomeno percepito da tutti; ma che contributo fornirà
alle percezioni singolari, p. es. luminose, degli altri ? 30.
Esteriorazione dell’essere subcosciente. — As¬ sommando la sensibilità, la
motricità e l’inteHigenza esterio- rantisi dai medii in una unità che avrebbe
molte analogie cogli io secondarii della teoria disgregazionistica (vedi
retro), ma che possederebbe esistenza autonoma o quasi, e si renderebbe
indipendente dalla coscienza personale, si crea il concetto ipotetico del “
subconscio attivo ., dell’1* essere subcosciente,. Sarebbe quest'essere il
portatore di tutte le facoltà super¬ normali, l'agente nel sonno,
nell'ipnotismo, nell’isterismo, nella telepatia e nella medianità, la monade
Bruniana capace di separarsi già dal corpo organizzato del vivente e di
so¬ pravvivergli alla morte, recando con sè i caratteri ereditarii ed acquisiti
che ne fanno un io personale e cosciente. E la ipotesi riassuntiva
esposta dal Dr Geley e costruita con grande abilità; e pochè tien conto d'un
buon numero di tatti fisiopsicologici e psicopatologici, essa, a mio avviso,
costituisce il tentativo più serio di sintesi dello spiritismo “ scientifico ,
contemporaneo. L’ “ essere subconscio „ del medio entrerebbe in comunicazione
cogli esseri subconscii liberi ed autonomi (dei defunti), e li impersonerebbe
atteg¬ giandosi, esprimendosi e conducendosi, in raffigurazione, forse
suggestiva, degli invisibili. — Ma anche in questa ipotesi non è detto in che
consistano, nè la natura dell’essere agente, nè il meccanismo dell'azione sua
esteriorata : questo essere sub¬ conscio è, dunque, fatto di sostanza materiale
o semimate¬ riale, così che possa rendersi tangibile, visibile ed attivo? E un
incognita che il Gkley non dilucida e neanco esamina. •il. Il
subliminale, il sub-ego trascendentale. — Arditamente concepito e
battezzato da F. Myebs, il “ subli¬ minale „ altro non è se non un derivato del
subcosciente scoperto dai psicopatologi già ricordati; soltanto, che bisogna ampliarne,
anzi sconfinarne il concetto. Da principio il Myebs lo aveva concepito con
proprietà psicologiche bensì straor¬ dinarie, ma non eccedenti i limiti della
funzione psico-vitale vincolata all’organismo: solo più tardi, e principalmente
nella sua grande opera postuma, egli ne ampliò la capacità e gli attribuì tutte
le possibili facoltà supernormali, da quelle del sogno alla genialità, dalla
chiaroveggenza ipnotica alla so¬ pravvivenza spiritica. Ne consegue che il
subliminale risulta adesso una cosa sola con quella sua “ personalità trascen¬
dentale „, che in questa vita eccederebbe ogni potere e limite del corpo e che
alla morte si proietterebbe nel metaetere con tutte le sue caratteristiche
individuali acquistate durante i esistenza terrestre o durante le sue varie
esistenze. L’ipotesi del Myers ha recato un po’ di vigore all’ago¬
nizzante spiritismo, ma togliendogli la sua indole empirica e dandogliene una
ultrametafisica, non gli ha fatto perdere 1 aspetto .semireligioso: esorbitiamo
da ogni scienza positiva. Col subliminale, alla fine, si confonde
l’essere subcosciente del Gyel : ambedue, finché agiscono in un organismo, sono
capaci di percezioni, di attività e di creazioni extraorganiche. bono,
tutti, bellissimi ed elegantissimi pensieri, e si pos¬ sono applicare con
profitto ai fenomeni intellettivi del medianisrao: rimane perù sempre nella
" Sinopsi „ del Mveks una lacuna tra il fatto psichico e il fatto
meccanico... ammenoché non si assegni al subliminale la facoltà di esteriorarsi
in forma di agente invisibile, sia come materia assottigliatis- sima (etere?),
sia come forza ectenica o radiante. 32. La più estesa coscienza, il
Mega-ego ultracor¬ poreo. — Io opino che anche la ipotesi secondaria della “
coscienza più estesa , enunciata dall’illustre fìsico Ol. Lodue, si risolva
nelle due precedenti. Per il Lodge, che sembra èssersi parzialmente inspirato
alla “ frangia marginale „ del James — la nostra coscienza superiore vigile,
personale e sociale, non è che una piccola porzione di una coscienza più vasta,
perdentesi nell’oscuro e nell’indeterminato delle Cose: assegnando a questa
porzione, “ emersa come un iceberg dall’Oceano glaciale „, una certa facoltà
elastica di allargare e restringere i propri i margini, si comprende com’essa
possa acquistare percezioni ultrasensitive e produrre effetti ultra- Organici.
— Il Lodge non ha sviluppata, e tanto meno dimo¬ strata con sufficiente vigore
la sua ipotesi, che indubbiamente colpisce per una certa genialità. Questa sua
Vita, assoluta¬ mente distinta dalla Materia e dall’Energia, non riducibile nè
convertibile nelle altre “ forze „ conosciute dal fisico, risulta un potere a
sé, misterioso, pressocchè occulto, dis¬ seminato per tutto il cosmo, ma
latente, il quale si mani¬ festa solo quando incontra le condizioni propizie; e
allora “ si incarna „ in un organismo, come il magnetismo, pur esso sempre
latente, si rivela d’un tratto in una sbarra di ferro magnetizzata. Sono i
vecchi concetti dualistici che ritornano; ma quello che rimane inspiegato ed
inconcepibile, nonostante gli sforzi dell’insigne scienziato psichicista, è il
come possa persistere in questa Vita universale e diffusa la individualità
cosciente dopo che le condizioni della sua manifestazione “ incarnata „ si sono
disperse. X. Le metadinamichk. La sola interpretazione, alla
quale presentemente si debba attaccar peso, con riserva di accoglierla per
intero allora quando dallo stadio di probabilità sia passata a quello di
evidenza, è la ipotesi prescientifìca che suppone — la esistenza di particolari
“ forze biotiche , o * psichiche , (meglio “ bio- psichiche ,), agenti per
opera dell’organismo vivente anche fuori di esso, ma entro una determinata
cerchia del suo ambiente spaziale. — Ossia è l'ipotesi che attribuisce i
fenomeni straordinarii, sopratutto obiettivi e fisici, della Medianità ad
un’azione esclusiva della persona del medium, senza inter¬ vento alcuno di
agenti estranei superterrestri, e tutto al più con qualche probabile contributo
di un’azione consimile, / sebbene assai piu debole, fornita dagli altri
individui presenti. L’azione di codeste forze ancora ignote si potrà
esercitare anche da cervello a cervello, ma particolarmente si effettua all’esterno
; e i suoi effetti , percepiti ed apprezzati diversa- mente, fors anco aiutati
dai presenti conforme alla loro di¬ sposizione d animo, alla loro coltura, alle
loro credenze, co¬ stituiscono la fenomenologia del medianismo, che va dal
semplice moto del tavolo al fantasma. Le * forze bio-psi¬ chiche „ sono
scaricate dai centri nervosi nei quali esse si ingenerano; ma il pensiero e la
volontà (subcoscienti, auto¬ matiche) del medium ne dirigono le linee di
scarica, e si obiettivano al di fuori per mezzo dell’ intreccio e della si¬
stemazione di queste linee projettive. Quando alla ipotesi metadinamica
si uniscano quelle psi¬ copatologiche per comprendere lo sviluppo della trama
di fondo o della condizione fondamentale subiettiva esistente nella persona del
medium, e quando anche si adottino dalla Metapsichica le altre ipotesi che
servono a illuminare i fe¬ nomeni intellettuali (disgregazione della
personalità, automa¬ tismo subcosciente, telepatia...), si costruisce un
insieme di spiegazioni che può. quasi aspirare alla dignità di teoria.
Bisognerebbe contentarsi di un’ipotesi generica, non troppo determinata nei
suoi concetti, ma sufficientemente elastica, sì da potere poi, senza
deformazioni, col sussidio del metodo induttivo e sperimentale, acquistare una
maggiore determina¬ tezza. Voglio dire che ai progressi della Metapsichica
sarebbe più vantaggioso lasciare indeciso il quesito della natura di questo “
biodinamismo „ procreatore dei fenomeni medianici. Ma non è possibile arrestare
la mente degli investigatori in mezzo alle nebbie, e ciascuno aspira a trovare
la luce che gli rischiari la via : parecchi più ingegnosi o più ardenti
credono, anzi, di aprire uno spiraglio in tutta quella oscu¬ rità, e diggià
avanzano verso definizioni più determinate. 33. La radioattività
umana. — Un primo tentativo in questa direzione ha consistito nel definire le “
forze „ pro- jettate dal medium in conformità delle nuovissime scoperte sulle
radioattività fisiche. Taluno ha trovato persino un’ana¬ logia fra le
“emanazioni metabiotiche, dell’organismo e quelle del radio, dell'elio e
dei corpi chimici consimili, ben poco co¬ nosciuti, a dir vero, per prestarsi a
raffronti e a congetture. Il prof. Ijomuboso ha accennato fuggevolmente,
in articoli di giornali, a questa ipotesi della bioradiazione, ma non avendo
detto ancora gli argomenti sui quali si fonderebbe, mi sembra prematuro
discuterla. Soltanto desidero rilevare che, secondo lui, i fenomeni spiritici
puri (comunicazioni e presentazioni più o meno parziali di defunti) sarebbero,
forse, dovute alla facoltà posseduta dai medii di attrarre a sè o di percepire
codeste emanazioni radioattive provenienti per qualche tempo dai cadaveri e
conservanti qualche caratte¬ ristica personale, salvo a non avere poi una
durata troppo lunga. Ora, queste idee si trovano già enunciate in termini poco
diversi, tenuto conto dell’epoca, dal medico scozzese Gcgl. Maxwell (cfr. Tomo
I, p. 64) : egli attribuiva i suoi “ raggi corporei vitali „ anche agli
escrementi, al sangue ed alle parti separate dagli animali “ finché esse non si
fossero cambiate in altra cosa ,. La fine della putrefazione cadave¬ rica
diverrebbe pertanto il termine della sopravvivenza delle radiazioni bio-attive
personali. Paragonare le forze sprigionatisi dai medii alle emana¬ zioni
sottilissime dei corpi radio-attivi, col supposto che in tal modo ci verremmo a
trovare in un quid di intermedio tra la materia grossolana, capace solo di
tutte le nequizie, e l’etere finissimo, poco lontano dallo affialus divino, è
sem¬ plicemente un abuso della figura rettorica dell’analogia. I calcoli di
RuTnEnFouD, di Soddy, di Hamsay' (cfr. in “Nature,, 6 marzo 1908), hanno
trovato che i corpi intermedii inge¬ nerati dalla dissoluzione e trasformazione
di quelli radioat¬ tivi non durano più di pochi minuti o, al più, di pochi giorni:
certo, non sono costanti, tanto meno immortali! Se lo Spiritismo si appoggia da
quella parte, precipiterà nella sua tomba: la nuova Chimica, almeno per adesso,
gli ri¬ fiuta ogni sostegno. 34. Energetica. — Per altri studiosi le “
forze , par¬ ticolari circolanti ed emesse dall'organismo umano, fanno parte
del ciclo di trasformazione dell’unica Energia cosmica: sono, cioè, analoghe al
calore, alla luce, all’elettricità, e ne sono persino un equivalente. Il
dinamismo della mediumnità verrebbe, in tale ipotesi, a costituire
semplicemente un aspetto parziale del pandi- namismo cosmico; e gli effetti
suoi, tanto fisici quanto psi¬ chici, sarebbero paragonabili a quelli di tutte
le altre “ dinumidi „ (secondo il linguaggio di Keichenbaoh) , quando dallo
stato di riserva latente si rendono potenziali. Ciò por¬ terebbe a concludere
che la psicologia normale, anormale e supernormale, è un semplice capitolo
dell’Energetica. Indico fra gli enunciatori e sostenitori più recenti di questa
ipotesi dinamistica il Dk Fontenay in Francia, il Gaetani D’Ara- gona e i
dottori Augazzotti, Foà ed Hkrlitzka in Italia, perchè ne hanno discorso
proprio a riguardo dei fenomeni mediumnici di Eusapia. Qualcuno è corso più in
là , e ha emessa l’opinione che la forza esteriorata dai medii sia elet¬
tricità (Hammond), o analoga ad essa ( De Rooiias, Maxwell). Che la
psiche sia una forza a sè è un concetto caro ai neo¬ evoluzionisti ed agli
idealisti ; ma che la psiche stessa sia una forma di Energia fu sostenuto anche
da filosofi spiritualisti, -Jfl ad esempio dal prof. N. Grote di Pietroburgo.
Il Lodge, che bisogna ascoltare con rispetto per la sua doppia qualità e
autorità di fisico e di psichicista, e anche perchè trae in parte le sue
opinioni dalle esperienze con la Paladino, nega invece che la Vita sia una
medesima cosa coll’Energia. Non solo egli contesta ogni loro assimilazione, ma
oppone per di più l'una all’altra, in quanto che la prima non si risolve mai in
forme note della seconda: inoltre la Vita dirige, negli organismi, la Energia
(cfr. “ Hibbert Journal „,
genn. ’05 ; La Vie et la Matière, trad. frane., ’07). | La questione è troppo complessa e di troppo
alta me¬ tafisica per essere^ qui dibattuta: mi contento di osservare che,
forse, nell’assomigliare la Psiche (coscienza) o la Vita all’Energia si pecca
per analogismo, e si gira in un circolo vizioso, poiché ciò che chiamiamo
energia negli oggetti mate¬ riali viene costruito di elementi psichici
(rappresentazioni di movimento, senso di potere), e noi trasferiamo nella
Realtà esterna i nostri mutamenti subiettivi. Le difficoltà del pro¬ blema non
sono perciò risolte menomamente dal dualismo, ossia dall’opposizione tra Vita
ed Energia : sembra più le¬ gittimo, date le fonti e le facoltà della
Conoscenza umana, supporre la immedesimazione delle due entità, ossia che la
Energia sia nello stesso tempo Vita e Pensiero. 35. Psicodinamismo. — Il
meglio si è di rassegnarsi per ora a parlare di “ forze psichiche ignote „ e di
scorgere nei fenomeni di medianità, compresi i pochissimi spiritici che ancora
sfuggono al naufragio dello spiritismo-sistema, gli effetti o le risultanti di
un “ psicodinamismo „ di natura indefinibile, capace di manifestarsi così entro
come fuori del- i ipotesi dell’esopsichismo
555 l’organismo. Non si può escludere che lo posseggano gli
animali, o, almeno, certi animali superiori; ma è provato che nell’uomo esso
richiede per manifestarsi condizioni partico¬ lari non molto differenti dalla
malattia o dall’anormalità extrnfisiologica. Eusapia Paladino ne è un esempio
tipico. Perchè queste “ forze „ esigano tali predisposizioni e dispo¬ sizioni
individuali è altrettanto ignoto, quanto lo è la loro intima natura ; ma per la
scienza costituisce diggià un bel progresso, questo, di averne, fino a un certo
punto, stabilito il determinismo biologico. Queste forze psichiche,
conosciute solo pei loro effetti e pel¬ le condizioni individuali che le
sviluppano, debbono eviden¬ temente cessare dallo svilupparsi con la
disgregazione del meccanismo che le ingenera. Quindi i loro sistemi transitori
non possono sopravvivere all’organismo individuale, che è condannato a morire e
a dissolversi: perdureranno i loro ef¬ fetti soltanto nelle percezioni, nei
ricordi, nelle idee dell’ag¬ gregato sociale. Tutto al più, retrocedendo di
centinaia d’anni alle ingenue idee dell’animismo primitivo, ma questa volta coi
fatti telepatici e con le allucinazioni veridiche alla mano, si potrebbe porre
il problema se quelle “ forze , non riescano a sussistere parzialmente durante
un tempo limitatissimo (un nulla rispetto alTeternità !) per dileguarsi poi in
seno all’ln- determinato e all’Impersonale, presso a poco come avviene delle
vibrazioni sonore, delle ondulazioni elettriche e lumi¬ nose, le quali lanciate
nello spazio finiranno più o meno col dissiparsi nell’Energia cosmica,
nell'Essere infinito e uno. Ma non siamo neanche ai preliminari di una
lontanissima riso¬ luzione di tale problema. Il termine di “ forza „ non
può reputarsi compromettente : se lo usano i fisici, i chimici, i biologi, ben
lo possono usare anche i psicologi, con questa intesa, che “ forza „ significa
qui, puramente e semplicemente nel senso empirico, la causa reale degli effetti
che noi diciamo medianici. Noi psicologi non sappiamo, intorno alla intima
natura della forza o attività psi¬ chica, meno di quello che il meccanico
sappia del movimento; il fisico, della gravitazione o deiìl’ elettricità; il
chimico, An\\' af¬ finità; il biologo, della vita. Con questi termini la
scienza in¬ dica delle astrazioni, che pone a capo di ciascun ordine delle sue
indagini come tanti dati o principi eccedenti ogni possibi¬ lità di
dimostrazione : bisogna accettarli tali quali sono, e ci si manifestano. Non a
torto si lasciano alla metafisica. Chi pretendesse, adunque, di definire
la “ forza psichica „ agente nei fenomeni psichici, farebbe della speculazione
meta-fisica, non della scienza metapsieliiea. E di fronte a coloro che, non
contenti della posizione d’attesa in cui si pone la psico¬ logia supernormale,
domandano con alta e iraconda o ironica voce ai suoi cultori di dare una
definizione del biopsicodi- namismo rivelantesi nella medianità, nella
telepatia, nella lucidità e nei così detti “ fatti spiritici di fronte agli
altri, che non sodisfatti del metodo positivo si affrettano, col de¬ bole
fardello dei fatti accertati che loro tuttavia rimangono, ad appagare la
curiosità e la sete del meraviglioso delle folle, io ricordo agli investigatori
seni e calmi in questo dominio la raccomandazione del grandissimo Leonardo da
Vinci: — “ Fuggi i preciecti di quelli speculatori, che le loro ragioni non
sono confermate dalla isperienza r.
'^^?vv*W,Wivv^v^Sv;Sv^v^w^VS^NJs1^w*>A^Vw^v*vv^ m.
Le mie esperienze. La psicologia scientifica mi ha mandato “
antispiritista „ verso lo stadio dello spiritismo: e lo spiritismo, studiato
at¬ traverso la medianità di Eusapia Paladino (e di una mezza dozzina di altri
medii privati meno, famosi, ma non meno cari ai circoli spiritici), mi
restituisce “ antispiritista „ alla psicologia : al più, porto con me un
piccolo corredo di con¬ vinzioni metapsichiche guadagnatemi coll'esperienza.
E non posso essere spiritista, in riguardo ai fenomeni me¬ dianici di Eusapia,
per tutte le ragioni che ho dette nel¬ l’opera; e non posso diventarlo, in
riguardo all’insieme della dottrina, perchè mi sembra di poterne indurre il
vecchio adagio: ab uno disce omnes... Il dott. Cyuiax di Berlino ha
scritto un opuscolo notissimo intitolato: Perchè sono diventato spiritista ?,
ed io ho scritto e pubblicato questi due grossi tomi, con grande fatica per me
e con maggior fastidio dei lettori, allo scopo di dire le ragioni perchè mi
mantengo antispiritista. Avrei forse dovuto atten¬ dere, prima di fare questa
dichiarazione, e studiare, con altret¬ tanta pazienza, altri medi, seguendoli,
come ha fatto I’Hysloi* con la Piper, in cinquecento sedute ? Ma dove trovare
dei medi che, nella crisi attuale dello spiritismo, diano garanzia sicura che
mi mostreranno veramente i fatti “ spiritici „ che invano ho cercato nelle
sedute di Eusapia? Dovrò studiare i Zancing, i Bailey, i Miller, i Politi, le
Nydie e le Mad¬ dalene, le Virginie e le Dame mascherate, con quel po’ po’ di
sospetti che circondano tutti questi procreatori di “ mi¬ racoli moderni „ ,
non già da parte dei psicologi, fisiologie psichiatri, ma da parte dei
psichicisti e degli stessi spiritisti? Mi si dice: — badate, che lo
Spiritismo è in evoluzione, e voi non dovete più confondere quello odierno con
quello di A. K arduo : le vostre critiche sembrano talora non tare
distinzione fra l'uno e l’altro. — Lo dissi: nello spiritismo ci sono i
modernisti. E lo so: la sola accettazione dei quattro postulati psicologici,
che sono la azione e reazione dell’am¬ biente psichico, la telepatia, il
subliminale, ed i molteplici aspetti dell'io interiore, hanno distrutta la
compagine del Kardechismo. Vorrei però che mi si dicesse chi è che rap¬
presenta adesso la corrente “ autorevole „ dello spiritismo ripulito e rinfrescato.
È forse ancora il vecchio Wallace, come vorrebbe il Dr. Visani-Scozzi ? E
allora, le nove pro¬ posizioni dell’ illustre naturalista in che si
differenziano dal Kardechismo di trent'anni fa? — È forse Annue Besant? E
allora bisognerà sorbirsi tutto il beveraggio teosofico, col suo Karma e il suo
Mahathma ? — È forse il Delanne? E allora siamo da capo alla reincarnazione. —
È forse I'Htslop? E allora, mettiamo al bando tutta la medianità fisica.
Infatti mi si soggiunge: — badate che M. Sage, compe¬ tente e autorevole fra i
“ modernisti „, sbattezza Eusapia, e la esilia come falso medium, mentre la
Smith è, secondo lui, un altro medium spurio: la Pugliese perchè ha troppa me¬
dianità fisica, la Ginevrina perchè ne ha troppa della... in¬ tellettuale. — Ma
se rifaccio la vecchia carriera della Pala¬ dino trovo che, per contro, un
psicologo di valore come Angelo Brofferio si convertì per mezzo suo allo “
spiri¬ tismo più puro „ , e che un filosofo mistico di talento come Carlo Dd
Prel, tornando in Germania dopo averla veduta in sul lavoro, si affrettò a
proclamare che “ dopo la istrut¬ toria di Milano (sui fenomeni paladiniani),
tutto il mondo avrebbe nel secolo XX creduto allo spiritismo „ (sic). Se poi
tengo conto di quello che dalle sedute d’Eusapia deducono gli spiritisti
dichiarati e i psichicisti indecisi del momento attuale, leggo che fra le gesta
di questo * grande „ medium, sconfessato da una parte e acclamato dall’altra
nel seno stesso dello Spirito-psico-occultismo militante, si annovera la
dimostrazione della sopravvivenza più o meno lunga di k qualcosa assomigliante
all' anima „ del defunto pirata * John King, . E allora, a chi debbo
credere? Senza alcuna intenzione di mancare di rispetto verso le persone
, direi che i “ modernisti , in Spiritismo versano nelle medesime condizioni
mentali di incertezza e di abulia dei ‘ modernisti , in Cattolicismo. Nessuno
di essi ardisce tagliare apertamente e francamente la gomena, che li tiene
ormeggiati alla vecchia terra dove le loro credenze nacquero, misero radice e
fruttificarono. È il caso di gridar loro: Coraggio, tagliate; e andate una
bella volta al largo: tanto, già, ortodossi non lo siete più, e la vostra
eterodossia, fatta di ma e di se, non inganna certamente i capi e i fedeli
delle vecchie dottrine o chiese di cui siete figli semi-ribelli. *
Se medium vuol significare un soggetto che, messo in de¬ terminate condizioni
fisiopsichiche, produce fenomeni ancor non spiegabili con le leggi ordinarie
della fisica, della biologia e della psicologia, e se costui mi presenta tali
fenomeni come il risultato di un suo traffico coll’ Al di là, ossia con delle
entità occulte che si dicono le “ anime dei morti „, Eusapia Paladino è un
medium, checché possan dire e sospettare contro di lei la Johnson, I’Hodgson,
I’Hvslop, il Sage, il Carrington (per fermarmi agli studiosi competenti): ora,
la questione sta nel vedere con quale procedimento o dina¬ mismo essa produca
quei fatti, e se le sue rappresentazioni più o meno estetiche provino davvero
l'intervento dei disin¬ carnati che essa in sonno ed in veglia dice e protesta,
da oltre trenta anni, di far comparire. Orbene, per me, se ho raccolto un
copioso materiale in dimostrazione dei poteri eccezionali designati sotto
l'etichetta metaforica di “ medianità non ho poi veduto un solo fatto
autentico, incontestabile, ragionevole di “ spiritismo „ e tanto meno di “
spiritualismo „. Il libro di A. Brofi f.rio in (irò’ delle dottrine
spiritiche, tratto quasi esclusivamente dagli stessi fenomeni eusapiani da me
sperimentati (e anche molto meno efficaci), è un’opera sincera e briosa: ma le
sue ragioni, stringenti fin che si vuole uell'argomentare, perspicue e
lucidissime nello stile, non mi convincono più: e potrei ribatterle, coi fatti
alla mano, una per una. a) Dobbiamo, scriveva l’esimio filosofo, credere
che “ vengono i defunti, perchè sono essi che ce lo dicono „ . Ma non è vero;
lo bussa il tavolo per l'automatismo di “John King „: ora è possibile che
qualcuno creda più oggi sul serio alla esistenza di questo “ spirito „
arlecchinesco ? h) Dobbiamo crederlo, continuava l’arguto scrittore,
perchè le “ Intelligenze occulte pensano ed agiscono diversa¬ mente da quello
che sa pensa e vuole il medium „. Ma questa differenza non resiste all'analisi
psicologica delle incarnazioni ed evocazioni di Eusapia, la quale presenta dei
fantasmi-fantocci, e non delle “ personalità „; e se la diversità si
applica ai contrasti tra il suo volere e quello di “ John King „, io ne ho
dimostrato la superficialità e l'aspetto bambinesco. E poi, da una Eusapia non
si crea spontaneamente nessun “ de¬ funto „ : bisogna che ci sia una
preparazione, e... quale pre¬ parazione!... <•) Dobbiamo crederlo,
riprendeva il Bhokfekio, perchè “ le tradizioni, la storia, il consenso
universale narrano di apparizioni spontanee „... Ma il consenso delle plebi
intel¬ lettuali, le cronache e le fiabe ci trasmisero tale folla di er¬ rori e
di pregiudizi, che siffatta argomentazione, da G. Leo¬ pardi in qua, è poco
incoraggiante, massime in un periodo, come il nostro, nel quale non le sole
leggende, ma le teorie stesse scientifiche e filosofiche sono dimostrate
convenzioni e puri strumenti di ricerca... S’è detto, al Congresso spiri¬
tualistico di Londra del 1898, che lo Spiritismo era “ la democratizzazione
dell’ idea filosofica di immortalità „ ; ma la dico schietta : bisogna
diffidare, in filosofia e ovunque, d’ ogni “ ideale „ che si adatta alla
mentalità popolare. In tal caso sarà preferibile l’Occultismo ermetista, che
corrisponde meglio alla mentalità borghese, o la Teosofia, che rappresenta
l’ari¬ stocrazia nell’ordine gerarchico di queste tendenze mentali. È
inutile , è superfluo insistere a riguardo degli altri ar¬ gomenti brofferiani
in favore dello “ spiritismo „ (1?) della Paladino. La mia piena ed assoluta
denegazione ha l’assen¬ timento dei più autorevoli e non sospettabili
psicliicisti che la studiarono recentemente, ossia dopo che la dottrina spi¬
ritica ha sofferte le amputazioni che tutti sanno. Presente- mente mi risulta
naturale e logico ratteggiamento antispiri¬ tico di quasi tutti coloro che
avevano chiesto alla medianità di Eusapia almeno un principio di luce
spiritica. Il Maxwell, che l’ha tenuta in casa sua per tanto tempo, scriveva
pochi mesi fa: ‘La spiegazione spiritica è difficilmente accettabile: le
più gravi objezioni possono esserle fatte, e una delle più evidenti è la
contraddizione che si osserva nelle così dette comunica¬ zioni degli spiriti. —
Non ho la pretesa (egli soggiunge) di tron¬ care il dibattito: non posso che
esprimere una opinione sta¬ bilita su osservazioni lunghissime, pazientissime e
fatte senza preconcetti. Questa opinione non è favorevole all'ipotesi spiri¬
tica: non so e non voglio dire con ciò che essa sia sragione¬ vole in principio
; essa è conforme alle teologie più diffuse, e non diviene assurda che nelle
sue esagerazioni. È prudente giudicarla secondo i suoi rappresentanti più
autorevoli, e non secondo la massa dei suoi fedeli , (‘ Année psychol..
le screpolature dell’edifizio spiritico 561 Ebbene- io vado più in
là dell’egregio magistrato-medico, e affermo che negli esperimenti da me veduti
la tesi spiri¬ tica è sramonevole, superflua e assurda, anche senza ricon¬
durci ai fanatismi dei tempi di Allah K a unico. Quanto alle teologie non so di
nessuna che adotti lo spiritismo tal quale fu sistemato da costui e dopo di
lui: quello che ne rimane consiste unicamente della antichissima credenza nel
doppio sopravvivente e nelle sue apparizioni. Ma col folklore non si
costituiscono teologie, nè filosofie, nè teorie scientifiche. Ecco perchè
l’edifizio costrutto dagli spiritisti ha diggià tali screpolature, e grandi e
piccine, da non reggersi più in piedi, simile a un castello di carte da giuoco
che si innalza con abilità, ma che si fa cadere non appena lo si tocchi.
* Dal lungo elenco di ragioni da me esposte in quest'opera traggo,
fra le tantissime possibili, le seguenti conclusioni, le quali (si noti bene)
non sono il riepilogo dell'opera, ma piuttosto un questionario di difficoltà da
risolvere che io pongo a me stesso ed espongo agli studiosi in materia, ben
contento se mi si sapran segnalare delle risposte convincenti. la Lo
spiritismo non è degno del nome abusato di “ neo¬ spiritualismo » ; esso (anche
quando passa uttraverso le dot¬ trine teosofiche, assai più elevate delle “
spiritistiche „) è un materialismo più grossolano assai di quello che, si dà
l’aria di combattere. 2“ Lo spiritismo non ha contenuto filosofico, che
valga l’obolo che i defunti dovevano pagare a Caronte pel trapasso di
Acheronte. 3* Lo spiritismo parla di “ spiriti „ e di “ spiritualità „,
ma non sa che cosa siano, e non li definisce, salvo che con analogie tratte da
un gretto e popolare empirismo. •1^ La cosmologia, la filosofia, la
psicologia e la socio¬ logia dello spiritismo classico sono un verbalismo
affettato senza originalità , un miscuglio di vecchi e contradditorii concetti,
un misto di atavismi e di sopravvivenze. 5“ LI “ mondo degli spiriti „,
come essi lo descrivono per bocca dei medii, è ricalcato sul nostro con un
antropomor¬ fismo da primitivi e da ragazzi ; le sue gerarchie non sono che un
riflesso scipito di quelle creale e mantenute nella società umana dalla sua
evoluzione naturale, per cui l’ambiente ultrasidereo è una ripetizione
speculare della lueso- logia terrestre. 6* Gli “ spiriti „, che vengono a
comunicare, sono crea¬ zioni quasi sempre instabili, troppo spesso puerili o
ridicole, in correlazione colla personalità dei medi ; si veggono “ co¬
municare Bossuet e Maria Antonietta, che discorrono fra loro come potrebbe
farlo una cuoca „ (lo dichiarò lo spiritista E. Anastay al " Congresso „
del 1900, cfr. “ C.-r. ,, p. 528). 7* L’economa cosmica, regolatrice
delle comunicazioni spiritiche e delle intuizioni teosofiche, è il prodotto
della immaginazione (lo proclamò con ironia la spiritista Elisa Van Calcar allo
stesso Congresso!). 8“ L’esoterismo indianistico, brahmanistico,
ecc.,<t che ora si dà il vanto di rinvigorirlo, ma che in realtà inquina lo
spiritismo, è il risultato di un erroneo concetto sul va¬ lore delle così dette
civiltà antiche, massime Orientali. 9* La lotta fra gli spiritisti
d’Oriente e quelli d’Oc- cidente, cisatlantici e transatlantici, intorno al
dogma della reincarnazione, ha ucciso lo spiritismo in sul nascere. 10a
11 contrasto odierno fra occultismo, spiritismo e teosofia, sopratutto in
riguardo alla costituzione del mondo ultrasensibile ed alla sopravvivenza del “
perispinto „ o corpo astrale, rivela l’origine artificiosa e imaginosa, non po¬
sitiva nè scientifica, di tutte queste dottrine. 11* Le prove dello
spiritismo non sono sperimentali; è un artificio dite che il Crookes, nelle sue
esperienze, abbia fatto dello “ spiritismo no, fece solo della metapsichien, e
anche non andò a fondo, là dove sarebbe stato suo obbligo di andarci, nella
identificazione di “ chi „ si presentava. 12“ La identificazione degli “
spiriti „ non è ammessa dagli stessi spiritisti se non come un supposto
inverificabile ; essa è sfuggita fin qui, sempre e dovunque, alla evidenza:
bisogna ricominciare a provarla caso per raso, e quando si tenta la “ prova „,
tutto svanisce. 13* Un gran numero di comunicazioni sono false, o
bizzarre, o stolide; nessun argomento serio spiega codesto fatto, se non la
loro derivazione dagli strati inferiori della personalità dei medi. 14“
L’elemento psicopatologico entra per bnona parte nella sistemazione dello
spiritismo-dottrina: questo, lo rico¬ noscono e confessano gli stessi suoi
Maestri. 15* L'elemento menzognero e ciarlatanesco ha ingene¬ rato
un’altra parte dei fenomeni detti “ spiritici „, più an¬ cora che di quelli
esclusivamente “ medianici Alle sedute si ottengono talvolta comunicazioni di
„anne viventi e, magari, presenti; questo prova l’origine l i .nnscia e
automatica di tutte le altre. SU 17* È un artificio ed è un sofisma
separare nella feno- nlócrh intellettuale dello stesso medium (come fa
I’Hyslop • casi suoi) quello che sarebbe personistico, ammico e telepatico da
quello che si pretende “spiritico Te 1 1 8* Le personificazioni sono tutte
dello stesso valore, ' no esse di “ magni , o di mediocri spiriti, siano
di umani incarnati o di esseri superumani e subumani; ossia deri¬ vano tutte
egualmente dal fondo fantastico e mnesico di riserva del subcosciente.
19» Nei fatti onirici , che costituiscono la trama delle * comunicazioni
„ , si vede una selezione uniforme che alla 'un«a riduce tutte le
rappresentazioni e raffigurazioni dell Al di hi a pochi elementi mentali
popolari (cicli romantici, av¬ venture astro-planetarie, ecc.). 2o» u
fakirismo occidentale non è piu serio, ne piu * spiritualistico „
dell’orientale; quando non si riduca alle facolti esopsichiche autentiche, è il
figlio della bugia,, come visto or ora a Parigi col pseudo-conte
Sarak. *21* È assurdo e superfluo pensare che i fenomeni fisici della
medianità, dai moti del tavolo alla levitazione, dalle luci alla
incombustibilità, siano'dovuti all’intervento di dis¬ incarnati. ■ « 22“
Quando poi si pensasse Ima v e qualcuno che lo faccia "sul serio?)
aU’intervento di gnomi, ondine, folletti, diavoli, arcangeli, ecc., non si ha
più il diritto che la scienza si occupi e preoccupi di simili corbellerie, per
le quali fun¬ ziona una delle istituzioni più vantaggiose della civiltà mo¬
derna: il manicomio. 23* Lo spiritismo, largo o stretto che sia, nou si
pronuncia esplicitamente circa alla sopravvivenza degli animali e degli esseri
“ inferiori „ all'Uomo. Data la varietà individuale nelle facoltà psichiche
anche degli animali — ora manifestazione piena ed or rudimento di “ personalità
„ non si saprebbe segnare il limite del diritto dei viventi a sopravvivere:
forse agli animali domestici, perchè l’uomo li ha resi degni di accompagnarlo
nell Ombra? forse ai Mammiferi? o ai \ei- tebrati? o sigli Invertebrati? o alle
Amebe?... E se fino alle Amebe, perchè non anco alle Quercie ed a i Cristalli ?
Si crede forse che non potrei continuare in questa enu¬ merazione di
difficoltà, di assurdità, di contraddizioni? Lo potrei benissimo. Ma è ora di
finire, e mi riservo, in caso uei casi, di riprendere la discussione generale
sullo spiri¬ tismo in altro luogo e momento. Qui, però, mi si
obietta che, ciò nonostante, potrei accettare lo spiritismo almeno quale “
ipotesi di lavoro „, come hanno creduto di fare o di dire alcuni studiosi
autorevoli e spregiudi¬ cati. L ho tatto durante tutta questa mia opera sulla
medianità di Lusapia Paladino; ma mi sembra che i risultati siano poco
consolanti per una “ ipotesi , che ci si olire basata sul metodo dei residui,
cioè di quei pochi fatti che la scienza fisica biologica, psicologica e
sociologica trova in fondo al cro¬ giuolo dove ha depurate le credenze, le
novelle e gli empi¬ rismi plurisecolari dell’Umanità. 8 P Allo spiritismo
“ ipotesi di lavoro „ io tàccio due obiezioni tondamentali: — a) Non è lecito
presentarsi come tale ad un ipotesi che, per consenso dei suoi più serii
rappresentanti, liberata dalla zavorra immane di argomenti acritici, rimane in
possesso di un troppo tenue patrimonio di fatti presunti irriducibili (per
adesso): — b) Non è vantaggioso alla ricerca introdurvi un elemento superfluo,
immaginato in un periodo poco evoluto ed esclusivamente empirico
dell’osservazione. Questa è pure la tesi di uno spiritista coscienzioso ed
esperto come il Winklbb: bisogna, egli dice, riformare una bella volta lo
Spiritismo „, e la riforma consisterà nel buttarne inori via tutte le cosi
dette ipotesi medianistiche. animi- sticlie spmtishche, eoe., le quali non
hanno alcun valore scientifico ! I mi ipotesi non può aspirare ad
essere guida sicura nella iticerca quando, infrangendo le buone regole del ragiona¬
mento, essa afferma il conseguente e ne inferisce poi che può affermare
[antecedente (cfr. W. St. Jkvons, Lo,, ira). Senza dubbio, si investiga
talvolta col sussidio di un’ipotesi falsa • ed io stesso ho proceduto in questo
mio esame critico dello " spiritismo Paladiniano „ cercando di eliminare
l’errore o ciò che a me sembrava errore, e di accostarmi per via indi¬ retta al
vero. Ma insieme con la spiritica si devono saggiare tutte le altre spiegazioni
che io ho enumerate; oggigiorno esse hanno eguale diritto ad essere considerate
quali ipotesi di lavoro. Or dunque, un procedimento siffatto di Ricerca,
coll’ingombro di concetti essenzialmente cosi diversi, sarebbe faticosissimo ed
anche insolito nella scienza. Seguendo l’e¬ sempio della fisica, della chimica,
della biologia, della stessa psicologia moderna positiva, si dovrà, in ogni
caso, preferire nello studio dei fenomeni medianici la ipotesi più conforme al
patrimonio sicuro del sapere, quella che parte dai feno¬ meni più semplici e
non dai più complessi, quella che può essere provata in via induttiva e non
discendere da deduzioni, infine quella che intuisce le cause e le condizioni
determi¬ nanti dei fatti in analogia alle altre già note. Per ciò paruri
che, tutto sommato, la degnità di strumento efficace e sicuro di lavoro
spetterebbe pur sempre alla ipo¬ tesi psicodinamica, che scorge nel Cosmo
resistenza di “ forze psichiche ignote „ e le colloca provvisoriamente nella
serie delle altre “ forze „ naturali ammesse dalla scienza e dalla filosofia.
Posso ingannarmi, ma io credo che fra alcuni anni lo Spiritismo sarà eliminato
dalla Metadinamica e dalla Metapsichica. indice alfabetico delle
materie contenute nei due Tomi dell Opera Abitudine'’ I, 36®
; 11, W, 1,!- Y mistici, fenomeni : I, 19, 956, 3tfU ; II, 81. Vedi
Udito. Agenti occulti. Vedi Invisibili. Aquilana (mediani): I, 104 , 388.
Al 'ldmisti : 1, 19 .Al di là »: il, IO Allucinazioni, sonsoriee indotte:
veridiche : I, 8159 ; IX, 211. Ambienti spiritici Americanismo: I, 17,
933; li, 298. Amnesia degli spiriti: II, 179. _ del medium Androidi Fantasmi,
Forme, eoe. Anideismo: 1. 883. 396. Vedi Le- targo, « Trance » . Anima Animali
Anime purganti: II. 440. 528. Animismo , esteriorazione del corpo * animino »:
I, xxxv, oo, 24B. itili. religione naturale Apparizioni Apporti Arti fluidici.
Vedi Membra. Assistenza. Vedi Catena, (Eruppi, Percipienti. Astrale,
principio o corpo: 1, 01, 05; li, 373, 400, 533. Atomi, atomismo : II.
372. 374, 878. Attacchi nervosi: 1, 108, 126; II, 811. Attenzione: I.
252, 383, 400. Attrazione magnetica : 1 , 362, 425. Australiani :
I, 52. Autenticità dei fatti: 1, 42. 86; 13, 19, 229, 232. Vedi
Frodi. Autobiografìa dei rnedii: T, xxxi ; II, xin. Autoipnosi Automatismo
Autorità, criterio di : I, 84, Autoseopia Auto-suggestione Azioni a distanza Barbe
duidiche Bailey 0., medium: Bibliografìa dello spiritiamo : I, xm-XLviii ; di
Eusapia Paladino: I, 184- 170; n, xvu-xvm. Bioscopio Braccia flqidicho Membra.
Buddismo Cabbaia Cartesianismo Catalessi Catena, medianica Certezza : II, 20.
Vedi Autenticità, Autorità, Testimonianza. Cervello: I, 247; U, 182, 209.
Chiaroveggenza: I, 420. Cinesi : I, 62. Circolo « Minerva •: I,
173; n, 3. Classibc azione dei fenomeni su* I pernormali Comunicazioni
spiritiche Congressi spiritistici Connotazione degli spiriti. Vedi
Identificazione. Contrasto psichico Controllo, spirituale: I, 109.
Vedi Spiriti-guida. Controllo sul medium Cook-Cornor FI., medium: I,
67, 100; ir. 23, Ili, 195, 251. 450.' Coscienza dell’io; I, 65, 70, gJ8
249, 266, 812, 822; n, 65, HO,’ 113. 50:. 551. V. Io, Persona¬ lità,
Sdoppiamento, Subco¬ sciente, ecc. Cosmologia Credulità,
incredulità: : il, 19, 31, eco! Criptomnesia, criptopsichla : 11 18, 117. 339,
499, 511. - Cristalloseopia: I, 83. Decadenza dello spiritismo:
1.20 34 , 38; II, 407. 530, 568. Defunti Morti. Denta tarializzazione : 11,296.
Vedi Materia. D’Espéraneo E.t medium ; I, 104, 106; II, 44, 118, 296.
Dotermiuismo psichico: I, 189 209, 235, 246, 291, 866; II, 30l! Deutcroscopia:
II, 324. Diavolo, diabolismo Sata- nismo. Diuamometria Disgregazione
delia personalità: I, 229 : IT, 896, 544. Vedi Sdop¬ piamento.
Disincarnati: I, 51, 55; II, 118, 156, 178, 320, 404, 424. Divinazione: 1, 420;
II, 510. Dogmatismo spiritico : I, xx,81, 34. Doppio (ipotesi del) Dottrina
dello spiritismo: I, xx, 27. 31. 34, II, 309. 540, 55-3. Durata dei fenomeni :
r, 234. Ebrei : I, 61. Edeniche, forze Eso- psiehismo, Forze, eoe.
Ectoplasmi. Vedi Materializza¬ zioni. Effluvii neuriei: 1,64,67.421; II
263, 345. Egizii: I, 61; li, 874 . 406. Eglinton G., medium: T,
99,294; n, 51, 112, 116, 119, Elomeutnli, eco.: II, 531.
Elettricità animale e fisica Emanazioni : 963, 870, 439. Vedi Effluvii,
Forze, eoe. Emotività : I, 96; II, 186. Endofasia: ET, 208.
Energia, energetica: I, 187, 816; n, 247, 876, 477, 553. Entità occulte:
I, 167, 182, 820, 881; II, 87, 115,128 e passivi. — personali: I, 411,
444; II, 68, 128, 140, 187, 860, 891), 581. Epilessia: I, 111; II,
816. Ermetismo: I, 49; II, 530. Esop&ichismo : I, 242, 273, 325
, 421, 453; II, 247, 497,525. Vedi Esteriorazione, Forze, Radiazioni.
Esoterismo: I, 19; II, 530. Vedi Occultismo. Esperienza : II, 20. Vedi
Metodo, Sperimentalismo. Essere, intuizione dell’—: II, 529. —
postumo: I, 66. — subcosciente: II, 549. Esseri occulti. Vedi
Entità. — preumani, superumaui, ter¬ restri, II, 532-3. Estasi.
Vedi «Trance*. Esteriorazione (nnimica) Etere: T, 65, 67; II, 378,
534. Eusapia Paladino (DeWlaiz). Vedi Paladino E. Evidenza: I, 84 ,
453. Vedi Cer¬ tezza, Metodo. Evocazione spiritica Evoluzione: I, 94; 11,
408. Extracorporeità: II, 495. Fakiri: I, 13, 101; II, 806,
867. Fatica: I, 818; II, 70, 302. Falsi Reazione dei fenomeni : lì,
104. Fantasmi Fantomatiche creazioni Fantasmi, Materializza¬ zioni,
Spettri. « Femme masquée *, medium : li, 501. Fenomeni medianici Frodi.
Filantropismo: I, 81 : II. 158. Filosofia spiritica: T, 10. 18, 45, 289,
373; li, 561. Fisica trascendentale Zollner. Fisiopsicologia: I,
74, 218 e jhi8- 8im ; LI, 542. Flfddismo; I, xxxv, 29, 61, 64, 68, 411 ;
11, xii, 536. Folklore: I, 51, 371. Forme. Vedi Apparizioni, Fan¬
tasmi, Materializzazioni, Te- leplasmia, occ. Forza vitale: I, 62, 68,
818, 351. Forze bio-psichiche, ignote: I, 25, 137, 218, 242; li, 120,
178, 1x9, 209, 368, 395, 138, 499. — magiche: li, radianti: 1,24,68;
11,438. Vedi Effluvii, Esopsichismo, Ra¬ diazioni, eco. Fotogenesi:
I, 401. Vedi Luci. Fotografia Fox, sorelle, medium: I, 17 e pas¬ sim ;
II, 241, 452. Fraudolenza e medianità: 1, 96, 101; II, 298, 541. Vedi
Frodi, Isterismo , Medii , Simula¬ zione, ecc. Frodi del medium Autenticità.
Fuochi spiritici: I. 401; li, 890. Vedi Luci. Gailiiuetto oscuro,
medianico: I, 28, 178, 193, 195, 109; li, 120, 216, 280, 382, 444. <
«cavità (legge di): I, 19, 147; li, 292, 351, 869, 422, 515. Greci: I,
52. Gruppi di sperimentatori Gusci » ( co*/ ìi ), ipotesi dei — : II,
534. H<mie IX, medium: I, 15, 10*). 108, 282 e passim. Idee
fisse: I , 250; LI, 509. Vedi Monoideismi. — forze: I, 21, 281. 436; II,
192, 207, 392. Vedi Ksopsicliismo, Esteriorazionu. Telepsichia.
Identificazione , identità spiritica Entità, Personifica¬ zione, Spiriti,
ecc. Ideoplasma: Il , 173, L92, 208 ; 11,431. Ignoto, 1’—Illuminismo:
1, 16, 49; li, 432. Illusioni: I. 239.274,329.347,369, 405 ; II, 262,
331, 348, 396, 541. lloplastici, feuomeni : II, 516. Iloscopia: II,
500. ilozoismo: 11,529. Ilurgici, fenomeni. Vedi Zullne-
riani. Imflgini : 1, 243, 276, 314, 369; — astrali. Il, 534.
Imitazione dei fenomeni: II, 104, 163. Immortalità, immortaliamo: I, 102,
148: II, 135. Vedi Soprav¬ vivenza. Impronte ani mastice, creta,
eoe.: I, 262, 894, 420, 429; II. 212, 331. 313, 517. Incarnazione:
I. 80; II. 17, 117, 124, 180, 305, 459, 510. Vedi Personificazione.
Incorporazione. Vedi Incarna¬ zione, Personificazione, incosciente:
I, 28, 218; II, 529 e pawim. Vedi Coscienza, Sub- cosciente, Subliminale.
Indiani: I, 61; II, 467. Individuazione Identificazione, Personificazione,
ecc. Infantilismo: 1. 324; II, 402, 466. Vedi Puerilismo.
Intelligenze occulte: I. 168. 244, 320, 367, 377. 390, 452; II. 87, 98, 631,
559 e passim. Vedi Entità, Invisibili, Spiriti. lutellettualità: I. 322;
II, 15. Intenzionalità dei fenomeni: 1, 227, 364, 383, 387, ecc. Vedi
Volontà. Interferenze psichiche : II, 73. 145, 205, 435.
Interpretazione dei fenomoni: 1, 239, *259, 319 ; li, 100, 169 e pas¬ sim. Vedi
Percipienti . Tipo mentale. Invisibili Entità occulte. Intelli¬ genze,
Spiriti. Io. Vedi Coscienza. — magico, trascendente: li, 592.
— sonuamboliei : I, 391: II, Ilo, 545. Vedi Personificazione.
Iperestesia Ipotesi sui fenomeni: I, 28, 63, 242, 319 : II, 169, 189, 192,
‘243. Vedi Interpretazione. Ipnoidi, fenomeni: II, 500. Ipnosi,
ipnotismo: 1, 09. 71, 94, 105, 127, 136, 209, 209, 271, 313 ; II, 110, 113,
200, 301 . 309, 508, 543. Vedi Autoipnosi, Estasi, « Trance * .
Isterismo Kabbala. Vedi Cabbaia Kardoehismo : 1 , 48, 319 e pattivi ; [I, 528.
Vedi Spiritismo. «King*, famiglia di spiriti: I, II. 253, 449. _
Katie, spirito: I, 79, 123, I4S ; 11. 222, 250, 449 8 s. _ John,
spirito Laboratori! psichici: 1. 48, 72; 11, 277. Larve Apparizioni.
Fantasmi, Spet¬ tri. Lavagne (scritture su) : 1, 99, 363; li, 409.
Legatura del medium: I, 277,286; II, 47 . 219. 234 , 886. 418, 518. Vedi
Nodi. Letargo : I, 210 e pastini, l odi Me¬ dianità, «Trance».
Letteratura spiritica: 1, 40; 11, 171. Lettura del pensiero: 1, 101. 431
; II, 26, 152, 168, 180. 550. Levitazione del medium Gravità. — del
tavolo (impropr. detta): 1, 277, 331, 362, 124; II, 40, 48, 68, 101, 280, 316,
417, 515. Linee papillari: 1, 263; li, 332. Linguaggio tiptioo: I.
181. 230 e passim : li, 102. 327 , 382 e pat¬ tini. Vedi Tavolino. Tiptologia,
Locali delle sedute: I, 176, 327, 423, 442; II. 4, 95, 121, 216, 280. I
vocalizzazione nello spazio: 11, 214. Vedi Spazio. Luce nelle sedute: 1,
184, 193, 327, 356 ; II, 88 e pattivi. Vedi Oscu¬ rità, Rischiaramento.
Lucidità: II, 511. Luci spiritiche: I, 196 . 257, 298, 398,428: 11,49,96,
106, 330, 384 , 444 , 520. Vedi Fuochi, Vista. Luminosi
fenomeni : 1, 19, 22, 397 ; II, 520, eco. Vedi Apparizioni, Fantasmi, Forme,
Luci, eco. Magia: I, 14, 51 ; 11, 342. Magnetismo animale: 1, xxxv,
15, 19, 51, 65, 69, 265, 861 ; II, 170, 306, 501, 508. Mammone: I. 407;
lì, 199. Mani spiritiche: 1. 196, 198, 213, 393 , 398, 412, 432, 438, 111
; li, 41, 69, 148, 185. 288, 329, 385, 444-5, 520. Manierismo: 1, 122 e
pattini, l edi Stereotipia. Manifestazioni. Vedi Fenomeni.
Marshall, aig™, medium: 11,451. Martinismo: 1, 49. Materia
(penetrabilità della! Ilurgici fenomeni. Materialismo Materializzazioni Fan¬
tasmi. Forme, Spettri, Tangi* bilità. Teleplastia, eoe. Meccanici,
fenomeni: I. 81. 213 e pattini ; li, 81 o pattini. Azioni a distanza ,
Telecine- sie, eco. Medianità, mediumnismo Ipotesi, Me- diuw, Trance,
ecc. Medioiimnia : 11,802. Medium, medii Membra Iluidielie: I, 197,
241, 4218; d/Z indice alfabetico delle materie
li. Arti, Mani. Materializzazioni, Tangibilità, eoe. Memoria,
regressione della Amnesia. Mentoviamo: I, 81. Mesmerismo Magnetismo.
Messaggi spiritici Comuuieazioni, Spiriti. Metabiologin Metadinamismo Metafìsica
Metageometria Metapsichica Metodo nelle ricerche spiritiche Miller F., medium Misoneismo
Abitudine, Stereotipia. Miracolo spiritico : II, 15, 297. Mistero,
misticismo Monismo Monoideismo Idee fìsse. Movimenti del medium: 1, 146,
191, 231, 908, 384; li, 35, 212, 893. Vedi Esteriorazione. — di oggetti.
Vedi Azioni a di¬ stanza, Forze, Telecinesie,ecc. Morti : 1 . 53, 381 ;
II, 320, 342. Vedi Defunti, Disincarnati. Musica, musicali strumenti Azioni
a distanza. Necrofonia: I, 379, 418; II, 131, 143, 517. Vedi Voci
spiritiche. Neodinamismo: I, xxxv; II, xu. Neoidealismo : 1 , 8 ;
II, 418 o pas¬ sim. Neologismi spiritici: 1,85; 11,467.
Neospirituaiismo : I. 86 o passim. Vedi Spiritismo. Neovitalismo: I,
xxxv, 53; 11,537. Neurosi: 1,923,103. IH. 291; II, 302. 497.
543. Vedi Attacchi, Epilessia, Ipnotismo, Isterismo. Medianità, Trance (Grice: “She
fell”, “She fell on a trance”). Nodi
(allacciamento e slacciamento dei): Objettivi, fenomeni Occulto, occultismo Vedi
Entità occulte. Forze, Kahhala. Magia, eoe. Ombre. Vedi Apparizioni, Fantasmi,
Larve, eco. Onirici, fenomeni Vedi Ipnotismo, Sogni, Subco sciente,
Trance, eco. Organizzazione (facoltà di). Vedi Forme, Materializzazioni,
Teleplastia—McGinn on Grice’s TELE-mentationalism, eco. Orientali,
spiriti: Oscurità: Vedi Luce, Rischiaramento. Ossessioni spiritiche Paladino
Fusa pia: Medium. Paracinesie Tele-cinesie, Tiptologia. Parapsichici
fenomeni Pazzia Percezione, percipienti dei fenomeni Tipo mentale. Pericolosità
dei fenomeni Periodici spiritici Periodicità Ritmo. Perispirito: Personalità
(disgregazione della) Coscienza, Io Bon- nauibulici, ecc.
Personificazione Perso ni amo : Peso del medium Pianeti, cicli plnnetarii : I,
371 ; lì, 402, 468. Picchi, rumori Rapa ». Piper El., medium Plastica
delle forme: 1, 81; IT, 860. Vedi Materializzazioni, Telcplastia.
Pluralismo dell1 anima, polipsi- chisrno: 1, 58; H, 538. Pneunmtologia :
1, 57, 50; 11, 160, 181. Polarità, polarizzazione Ponderabilità dell’anima
Positivismo Possessioni spiritiche: 113; II, 305, 311. Vedi
Personificazione. Preipnosi Prestidigitazione Frodi. Psicliicismo,
ricerche psichiche Speri¬ mentalismo. Psieliicoue Ra/- diazioni.
Psicocollettivi, fenomeni: 1,316; li, 549. l’sicocosmismo Psicodinamismo
: I, 321. 325 e pas¬ sim ; 11, 478, 500, 554. Vedi Esopsichismo.Esteriorazione,
Forze biopsichiolie, ecc. Psicogenesi della medianità: I, xxxix ;
II, xv. Psicografia : 1 , 79, 106, 292 ; II, 304, 405. Vedi Automatismo,
Scrit¬ tura, ecc. Psicologia: I, 43, 84, 109, 200, 292; li, 181, 1300,
461. Psicomauzia : 1, 63. Psicometria: I, 83. Psicopatologia Puerilismo:
I, 323 , 413: II, 62,462 e seg. Vedi Infantilismo. Radiazione
biopsichica, neurica, ecc.: Effluvii, Forzo biopsi¬ chiche. Radio,
radioattività: 11,870,378. Rapporto magnetico Rappresentazioni (idee) :
II, 80, 204, 207. Vedi Idee-forza, Ima- gini, ecc. «Rapa* (colpi,
picchi): Telecrasia. Regressioni psichiche Reincarnazione: 1, 28, 80, 51,
156; II, 157, 509. Religione Ricerche psichiche: I, 25, 48,72; lì, 272,
407, 489. Vedi Labora¬ tori, Psichicismo, Sperimen¬ tazione.
Riconoscimento dei defunti : I, 449; IT, 143. Vedi Identifica¬ zione,
Personificazione. Rischiaramento del locale Luce, Oscurità. Ritmo:
I. 389. Vedi Periodicità. Rito, ritualismo spiritico: I, 185, 203 ; II,
122. 821. Romanzi spiritici: 1,820; 11,181, 361 e «eg. Vedi Pianeti Rosa
f Croce: I. 49. Rothe A., medium : I, 104, 373. Satana, satanismo:
I, 113; IT, 197, 528. Scetticismo Scienza e spiritismo Scrittura
automatica diretta Sdoppiamento di coscienza, del- l’io, della personalità Coscienza,
Io, Persona- I i t :'i . Sedute con E. P. : Selvaggi Sensazioni, sensi Illusioni
, Perce¬ zione, Telepatia, eoe. Sforzo del medium: I, 211, 871, 388; II,
85, 105^210, 394. Vedi Frodi. Medium. Movimenti. Sidereo, corpo. V.
Astrale, Teo¬ sofìa. Simultaneità, sincronismo dei fenomeni Slade Dr,
medium: Smascheramento dei medii : I, 160; H, 217. Smead M*., medium: 11.
462. Smith E., medium: I, 105, lòti, 272, 373 ; II. 18, 64. 119, 181,
254. Sogni Onirici fenomeni. Sonnambulismo, sonno: Ipnosi, Onirici,
ecc. Sopravvivenza Anima, Immortalità. Religione. Spazio, a
/«-dimensioni: 1, 86»^ 435, 440; II, 399. 410, 535. — (proiezione nello):
I. 435; Il 245. Sperimentalismo Psiohicismo, Ricerche. Spettri Apparizioni,
Fantasmi, Larve. Materializzazioni. Spiriti animali e vitali: I, 59, 60.
— guide, istruttori King ». Spiritismo (bibliografìa dello): I, xiii-xLvm
; II, v-xv. — definizione, dogmatismo e dottrina : I, 5, 8, 27, 87, 110,
192 ; li, 9. 90, 400, 461, 491. 589 e passim. — (fallimento dello metodo
e tècnica dello storia dello Spiritoidi. fenomeni: II. 501. Spiritualismo
antico e nuovo Stadera: li, 294, 422. Vedi <» ca¬ vità, Peso.
Stenomet-ro, stenonietria : 11,367. Stereoplasmi Formo , Materializza¬ zioni,
Telepl astia, ecc. Stereotipie: II, 194. Vedi Monoi¬ deismi. Studi
psichici: I, 5, 68, 72: II, 275 e passim. Vedi Psiohicismo, Ricerche,
eco. Subcosciente, subcoscienza : I, 55, indice alfabetico
delle materie Ui o 70, *234, 249, 906, 358 ; II. 55,
110, 390, 549. Vedi Coscienza, gub-ego: II, 11.5, 550. Vedi Inco¬ sciente,
Subliminale. Subiettivi, fenomeni: II, 507. Subliminale; I, 55, 267; II, 312,
337, 393, 461, 550 e passim . Suggestione, suggestibilità Ip¬ nosi, Medium,
eco. — mentale: I, 70, 258, 278, 393, 403, 431; II, 159, 511, 546 e
passini. Vedi Lettura del pen¬ siero, Telepatia. Snpernormale ,
supernormalità Metapsichica, Psichicismo. Sviluppo dei fantasmi : II,
151.429. \ «-di Connotazione, Identifi¬ cazione, Personificazione.
— dai medii. Vedi Medianità, Me¬ dium, Paladino. Tanatismo: II,
321. Tangibilità delle forme: I, 255, 409; II, 176, 185, 519-20.
Tatto, fenomeni tattili. V. Forme, Mat e ri al izzazioni . Tavolini
bussanti, danzanti, par¬ lanti, picchiatiti: Levitazione, Telocinesia, Tip¬
tologie, eco. Termica spiritico-iuedianica : I , 192, 906 ; U, 33, 187.
Telecinesi Azioni a distanza, Meccanici fenome¬ ni, Trasporti, eoe.
Telecmsiu (« rapa*): 1, 427. Vedi Picchi, «Rapa». Tel e fan! a Apparizioni.
Fantasmi, Fuochi, Luci, Ombre, Visuali fenomeni, ece.
Telepatia Allucinazioni, Lettura del pensiero, Suggestione. Teleplastia Fanta¬
smi, Forme, Materializzazioni. Telepsiehia: li, 500. Vedi Forze
biopsichiche, Radiazioni, eco. Telergia. V. Telocinesia. Telestesi
a : I, 248; n, 210, 498. Vedi Bsteriorazione. Teologia: II, 528.
Teosofia Teste fluid ielle: I, 240, 439 o pas¬ sim ; il, 337 e p.
Testimonianza (criterio di): I, 85; II, 22. Thomson, M\, medium: Tipo
mentale: 1, 274; II, 208, 398. Vedi PeroipientL Tiptocinesia. Vedi
Tavolino. Tiptologia: 1, 81, 194, 230, 253, 297, 330, 383; n, 99,
146. Tiptomimioa : I, 283; IT, 326. Toccamenti , « contatti » spiritici
Mani, Membra. «Trance*, estasi medianica Ipnosi, Medianità.
Trascendentale: II, 267,686, 660. Trasmissione del pensiero. Vedi Lettura
del —, Suggestione, Telepatia. Trasporto di oggetti Azioni a distanza.
Invisibili, Telecinesia. Trucchi. V. Fraudolenza, Frodi, Prest id igit
azione . Udit-o: Acustici fenomeni , Musica , Picchi, ♦ Rapa »,
Voci. Uniformità dei fenomeni Stereotipia. Uomo (costituzione
dell’): I, 29, 81; II, 533. Utilità dei fenomeni: I, 289. — delle
forze medianiche: 1,290. Veglia del medium: 1, 210, 272; n,
112. Velo spiritico: 1, 396 ; li, 349. Vento medianico: I, 196,218;
II, 102. 328, 516. Veridicità: I, 812. Vedi Auten¬ ticità. Certezza,
Evidenza , Frodi, eco. Vigilanza sul medium. Vedi Con¬ trollo.
Visibilità delle forme Apparizioni . Fantasmi , Larve, Spettri.
Visioni Vista, fenomeni visivi. Vedi Ap¬ parizioni, Fantasmi, Fuochi,
Luci, Materializzazioni, Spet¬ tri, eco. Vitalismo antico e nuovo: I, 58,
67. Voci spiritiche: I, 418; li, *131, 143, 153, 517. Vedi
Necrofonia. Volontà e medianismo Automatismo, Coscienza, Subco¬
scienza. Williams, medium Xenoglossia, discorso in lingue straniere Zollneriani,
fenomeni Hurgici, Materia. Zoofilia La Bibliografia dello Spiritismo
(II). Supplemento alle Note bibliografiche Le sedute medianiche con
Eusapia Paladino. seconda, terza e quarta]. .Serie U. Le cinque
sedute dell'inverno al Circolo scientifico Minerva di Genova.
Preliminari. Composizione e intenti del gruppo di esperimen- tatori
. Pag. La undicesima seduta (5 dicembre 1901). I fenomeni della
serata . , II medium e la sua sistemazione tecnica ....
L’autosuggestione e la fisiologia della “ trance , , Miseria intrinseca
dei miracoli Eusapiani... e del miracolo spiritico in genere . ,
L'accertamento dei fenomeni Esperienza e certezza GRICE INTENTION AND
UNCERTAINTY Il criterio della testimonianza (‘ autorità ,) , La
dodicesima seduta. Dal verbale della seduta 11 controllo Luce ed oscurità,
chiasso e silenzio illi sforzi muscolari del medio . , Il dubbio
sistematico Morselli, Psicologia e Spiritismo La tredicesima seduta (10
dicembre 1901). Interventi “ spiritici » sospetti .... Controlli di
sorpresa e salute dei medii . L’autofiducia del medium . La
quattordicesima seduta (13 dicembre 1901). Di meraviglia in meraviglia .
, 47 Le “ luci , spiritiche . , 49 Stato psichico del medium e
dell’assistenza . . „ 53 Le volizioni dell'io cosciente e le operazioni
dell’io subcosciente . 55 La personalità di “ John King Ritratto
morale di uno spirito-guida Ritratto fisico di uno spirito-guida CI
Psicogenesi delle ‘ Guida Invisibili La quindicesima seduta Dal verbale della
seduta . , 68 La fatica del medium . 71 Le interferenze psichiche .
73 Tangibilità e visibilità indiretta delle forme ma¬ terializzate Limitazione
fisiologica della spiritualità * spiritica „ , 81 In conclusione...
sempre per ora Sehik III. — Appunti su altre sedute della Eusapia Pa¬ ladino in
Genova, durante il 1901 e il 1902. Preliminari. 11 metodo e il
contenuto delle sedute spiritiche . La sedicesima seduta (12 giugno
1901). Ciò che è avvenuto in casa mia . Fenomenologia ridotta
. Trucchi iperbolici . False imitazioni di fenomeni . La
diciassettesima seduta (15 giugno 1901). Corani populo!. .
Coscienza, subcoscienza e ipnosi dei medii Entità spiritiche „ ed “io
sonnambolici La diciottesima seduta (23 dicembre 1901). Verso l’“ Altro
Lato . . Sommaiùo cronologico dei fatti I cinque * spiriti , della serata
. Pag. 128 I. L’occulta entità abituale (‘ John King ,1 . „ 130 li.
L'occulta entità puerile specificata L'occulta entità giovanile specificata Un'occulta
entità muliebre... da specificare „ 133 V. L'occulta entità senile
specificata Le mie comunicazioni coll"1 Al di Là Un deficiente principio
di identificazione La diciannovesima seduta (29 dicembre 1901). Frodi,
illusioni e suggestioni . . „ Fallimento del conato di identificazione Esperienze
di inibizione spiritica . „ Teleplastia e Pneumatologia La teleplastia La
personificazione . » La ventesima seduta Fenomeni accertati a viva luce .
. Ancora delle materializzazioni tangibili e visibili „ Le forze bio
psichiche radianti e l’ipotesi del “ doppio „ biopsichico Come forse si
organizzano le materializzazioni „ B. Come forse lo idee del medium si
tcleplasmano , Satanismo e Spiritismo . * La ventunesima seduta.
Seduta breve, ma espressiva Gli sforzi rappresentativi del medium in
relazione ai loro effetti . » Fenomeni di telestesia La ventesima
seconda seduta ( 1 0 marzo 1902). Ai fastigii della medianità
Eusapiana 11 luogo e le persone . » ivi II. La successione dei fenomeni .
, 217 Per l’autenticazione delle meraviglie vedute Per i fenomeni
telecinetici Per le materializzazioni di fantasmi . . „ 231 Caratteri
percettibili e apparenze di vitalità dei fantasmi Come Eusapia può aver
prodotto i fantasmi . . „ 243 Chi sarebbero i personaggi della
rappresenta¬ zione Eusapiana . , 249 I. La personificazione dello
spirito-guida . . „ ivi II. 11 ritorno di ‘ Katie King Una sconosciuta? .
» 257 IV. Un'evocazione di famiglia . . 258 Un tentativo di
fotografia spiritica . » 260 Sempre sulla stessa strada! Moussi. i.i,
Psicologia e Spiritismo Le sei sedute date da Eusapia Paladino a Genova,
nell'inverno 1906-1907. I. Perche ho smesso e perché ho ripreso 1 ar-
_ II. Lo^copo'e ii metodo delle nuove ricerche „ 278 III. Il nostro
ambiente sperimentale .... » La ventesima terza seduta< |
SSffSiSSi'SifV ’• : i Lo stato fisico-psichico del medium ;••••.”
A) Medi umnismo, ipnotismo e isterismo ...» B) Mediumnismo e automatismo John
King , nei sogni di Eusapia . » La ventesima quarta seduta (20 dicembre
1006). ^ j La ventesima quinta seduta (2 gennaio 1007). Compendio
della serata. \ stazi e ¥ stratagemmi maliziosi r Sulla definizione e
denominazione delle torme ma- ^ tecjalizzate . • • ‘ ,V ' ’ ot.»
Un’altra evocazione di defunto mandata a male . , oso Principio di
esperienze sulla radioattivi mediarnca , 361 La ponderabilità dell’anima
e le nuove ipotesi sulla materia . * La ventesima sesta seduta Compendio
doliti sera-in, Eusapia e noi. ossia il medium, 1 assistenza e controllo Psicologia
del medium . * b) Psicologia dell’ambiente " oqq Lo Spazio, l’ Iperspazio e
gli amici dello Spazio La forma e la sede degli agenti occulti , .y.
nello spazio L’attività iperspaziale degli spinti ..... La ventesima
settima seduta Compendio della serata . ’ I. Rinforzo della catena .
416 II. In catena attorno al tavolo In semicircolo di fronte al gabinetto
Nuovi insuccessi nella presentazione di 4 spiriti II Mercurio del mondo
spiritico Eusapiano * ivi lì Una disincarnata insistente, ma sempre più
smemorata e confusa . . » "o 111. Un’evocazione irriconoscibile • •
• « L’adattabilità degli spiriti alle contingenze del- l’evocazione
. » Le 4 visioni . di Eusapia Interferenze biopsichiche o strategia
medianica t...La ventesima ottava e ultima seduta (10 gen¬ naio 1907).
Compendio della serata Historia dilecteuole et ueridica di uno 1 spinto,
I romanzi "subliminali e la psicologia scientifica Disillusioni di
sperimentatori . » Licenzio lo 4 spiritismo , d’Eusapia e ne
trattengo la * medianità Riepilogo dei latti e delle ipotesi sulla
medianità di Eusapia Paladino. I fenomeni medianici. Metapsichica e
medianità Tassonomia generale della medianità Classificazioni empiriche .
B. Classificazioni dottrinali • • Tassonomia particolare della mediumnita
di tur sapia Paladino . Saggi precedenti . . Mio saggio di
classificazione : A. Fenomeni subiettivi . B. Fenomeni obiettivi Le
ipotesi sulla medianità. Fatti e idee . Mancanza di una critica
comparativa delle ipotesi circa i fenomeni detti spiritici Sguardo alle
principali ipotesi fin qui enunciate circa i fenomeni detti ‘ spiritici r
... . J’a;/. Ipotesi extra-scientifiche Le teologiche Le metafisiche Le
occultistiche, esoteriche e simili Le teosofiche . r 533 B. Ipotesi
ultrascientifiche Le iperfisiche o fisiche trascendentali Le metabiologiche .
533 C. Ipotesi prescientifiche Le empiriche negativistiche . r ivi
Le empiriche psicopatologiche . „ 542 Le metapsichiche Le metadinamiche Le
mie esperienze. Perchè sono e rimango antispiritistn Indice alfabetico
delle materie contenute nei due tomi dell’opera Illustrazioni Tavole
separate. Tav. Vili. — Fotografia di una levitazione di
tavolo (presa di pieno giorno) Calco in gesso dell’ impronta di ‘ volto
spiritico „ ottenuta in casa Ramorino, a Genova Calco in gesso dell’impronta di
piede spiritico, ottenuta al Circolo Minerva in Genova . Primo fantasma
materializzato nel ga¬ binetto da Eusapia in casa Avellino, la sera Secondo
fantasma, c. s . Terzo fantasma, materializzato fuori dal gabinetto Quinto e
sesto fantasmi, materializzati nel gabinetto, c. s . Eusapia Paladino Calco
in gesso dell’ impronta di due mani spiritiche, ottenuta in casa Gellona a
Genova Forme di arti andròidi, apparse in casa Ilerisso la sera Fantasma
incompleto, materializzato da Eusapia in casa Berisso, c. s. Radiazioni
spurie, di presunta origine bio-psichica, dipendenti da un errore ili tecnica
fotografica Figure intercalate nel testo. 22. Pianta della sala e disposizione
della catena nella seduta di casa Morselli . Pag. 95 23.
Disposizione della catena medianica Raffigurazione schematica dell'ipotesi
spiritica delle materializzazioni (Hornino) ILLUSTRAZIONI Apparizione di
una l’orma “ fluidica Figure spiritiche (diaboliche) apparse a Lipsia nel
'58 (Bastian) . % 27. Pianta della sala nella seduta di casa Avellino
Ja sera del 1“ marzo 1902 . „ 28. C’oin’è stata legata la Paladino
la stessa sera . „ 29. Ritratto del fantasma denominato ‘ Katie King
„ (Ckookes) . 80. Forme e radiazioni fluidiche invisibili e di
natura ignota, fotografate in casa Avellino Pianta della sala di casa
Berisso e disposizione iniziale della catena tiptica . „ 82. Altra
disposizione della catena tiptica nelle se¬ dute di casa Berisso .
„ 33. Calco in gesso di due impronte di mani tiuidiche „ 34. Il *
bioscopio „ del prof. Pettinelli di Savona I tre nodi di fune eseguiti dall' “
Invisibile Tappezzeria con paesaggio da un palazzo del pia¬ neta Marte,
disegnata dal medio signora Sinead (Hyslop) Esperimento degli anelli secondo lo
Zollneh La nostra percezione delle tre dimensioni spaziali „ 39.
Raffigurazione del processo di materializzazione secondo il Dr Pol Akoas
. „ 40. Due abitanti del pianeta Marte secondo disegni eseguiti
dalla medium signora Smead (Hvslop) „ 41. Strie a ghirigoro e campanule
luminose ottenute artificialmente in fotografia A. Addenda al Tomo
I. Pag. xi linea 12“ Il nome del sig' Brrisso, pittore, indicato
nella Prefazione (Abtcbo), si corregga in Alprkdo.H (dal tasso)
2* del tutta del tutto 4“ Kuke Enke
26“ Deio Delfo 10“ Acunta Arunt-a 11“
Estesionometria Estesiometria 7“ (dal basso) durante il “
trance ,, 3“ gli attacchi del ‘ trance,, 26“ il “
trance medianico Debbo avvertire che in quasi tutto il Tomo 1.
qui e in altri luoghi da pag. 245 a 889, non che in taluni del Tomo II, la
parola inglese “ trance „ appare mascolinizzata in italiano, sebbene originariamente
sia di genere femminile. Ciò e dipeso dall’aver voluto sottintendere Ogni volta
la frase ‘ lo stato medianico o mediumnico di trance , che, in verità, sarebbe
la più propria, essendoché la estasi o il rapimento = ingl. trance, é una
condizione psichica di origine varia (cfr. lo schema di pag. 267 del Tomo 1).
Nel resto del Tomo II ho però lasciato il termine “ trance , al
femminile. 25* Aggiungo altri particolari sulle vicende coniugali di K.
P. Il suo primo marito era Del Gaiz: pereiù essa figura talvolta in certe opere
straniere di psi- chismolp. es.in Flammarion, ediz.amer.), col doppio cognome
Paladino-Dei Gaiz. quasi sconosciuto in Italia. Nel corso del 1907, essendo
migliorata «lei din - bete. Eusapia è passata in seconde nozze con un giovane
venticinquenne, Fran¬ cesco Niola, la cui famiglia la aveva assistita
amorosamente durante la ma¬ lattia (Comunic. del C" Bai;di di
Vksme). in tuono di leggere 113 linea 3“
crurale crurale 114 . penultima quando quando
193 , 18* DaORET Darokt (e così in altri luoghi
del¬ l’opera). 11 meno che Il merlo male che 263 .
13* Tav. 1, HI. IV. (dal Basso) Tsthai.i e Hasdo 1 STRATI e
Hasdeu 288 , 4* (e. s.) Perelli Perett.i
314 . 19“ due primi tre primi 335 » 1* e 2*
mensche mai — men che mai — di uo figlio di suo figlio
339 . 13* reminiscenze ri sorgenze 356 , 5* (dal
basso) pag. 300 pag. 334 364 „ 12* variazioni
radiazioni 399 nel titolo del § Isperspazio Iperspazio
403 linea 26* ari stote tico aristotelico . 26“-27*
Forse qualche raro fenomeno mettilo a- gnetico rì deve ancora
attribuire alla mediumnitù fìsica, in vista che la medium * Femme
masquée » di Berlino produr- rebbe incontestabilmente, a quanto
pare, movimenti in un ago calamitato per vera actio in
distanti (C'fr. Winki.er, Reform d. sogenn. Spiritismus, tre sorta
quattro sorta Come Corner Abdul-Humid Abdul-Iiamid. Not to be confused with
Emilio Morselli. Enrico Morselli. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Morselli.”
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Mosca: a l’isola -- la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale – la scuola di Palermo -- filosofia siciliana – filosofia
italiana -- Luigi Speranza (Palermo).
Grice: “At
Oxford, we laugh at Witters and his fly in the wall – Mosca never would do
that!” -- Filosofo siciliano. Filosofo
italiano. Palermo, Sicilia. Grice: “When Austin was defending the ‘man in the
street,’ he was thinking Mosca!” -- Grice: “I like Mosca; he speaks of elites –
Gellner speaks of elites, too!” -- Grice: “Do Italians consider Mosca a
philosopher?” – Saggi: “Sulla teorica
dei governi e sul governo parlamentare,
Appunti sulla libertà di stampa, Questioni costituzionali, Le
Costituzioni moderne; Elementi di scienza politica, Che cosa è la mafia,
Appunti di diritto Costituzionale, Italia, Stato liberale e stato sindacale, Il
problema sindacale, Saggi di storia
delle dottrine politiche, Crisi e rimedi del regime parlamentare, Storia delle
dottrine politiche, Partiti e sindacati nella crisi del regime parlamentare,
Ciò che la storia potrebbe insegnare. Scritti di scienza politica (Milano), Il
tramonto dello Stato liberale (a cura di A. Lombardo, Catania) Scritti sui
sindacati (a cura di F. Perfetti, M. Ortolani, Roma) Discorsi parlamentari (con
un saggio di Panebianco, Bologna. Appunti di diritto costituzionale dall’Enciclopedia
Giuridica Italiana. Milano. La genesi
delle cottituzion imoderne. Cenni storici sulla scienza del diritto costituzionale.
Definizione dello stato e della sovranità. Condizioni sociali che prepararono
il regime rappresentativo. Dottrine politiche che integrano l'azione
del dizioni sociali. La costituzione inglese e sua importanza con
dello di tutte le costituzioni moderne. Origini. Ordinamenti politici ed
amministrativi dell'Inghilterra. La prima rivoluzione inglese. La restaura:
Vhabecis corpus. La seconda rivoluzione inglese. Il seconc
dei diritti e Patto di stabilimento. Lo svolgimento della costituzione
inglese nel decimottavo. Lo statuto
albertino. Caratteri delle prime costituzioni moderne. più dirette dello statuto
albertino. Il re. Sue prerogative e norme della succezione monarchica. Il
gabinetto, i ministri ed il presidente del consiglio. La responsabilità penale
dei ministry. La formazione delle due Camere. Varii sistemi di suffragio.
La legge elettorale politica. Prerogative
e funzioni dell» due Camere. Dell’ordine giudiziario. Dei diritti individuali. Dei
rapporti fra la chiesa e lo stato. Lo studio del diritto pubblico in genere e
del diritto costituzionale in ispecie richiede anzitutto la
definizione esatta di certi concetti che, per quanto non nuovi, non hanno
acquistato ancora un significato preciso e determinato e nello stesso
tempo accolto da tutti. Il concetto di Stato, che è il più
fondamentale di tutti, venne ad esempio elaborato fin dalla classica
antichità e corrisponde a ciò che i greci chiamavano “polis” ed i romani “respublica”.
Eppure anche oggi si disputa sulla origine e la natura dello stato. Fra
tutte le definizioni dello stato la migliore mi sembra quella che lo fa
consistere nella organizzazione politica e giuridica di un popolo entro
un determinato territorio, ma anche essa ha bisogno di spiegazioni e
commenti. Quando si dice infatti organizzazione politica di un
popolo, s' intende quella di tutti gli elementi che dirigono politicamente
un popolo ossia esercitano funzioni statuali. Nello stato moderno perciò
vanno compresi non solo tutti i pubblici funzionari, tenendo conto pure
di quelli fra costoro che non sono pubblici impiegati, ma anche i membri
del parlamento ed i consiglieri provinciali e comunali; e perfino gl’elettori
politici e comunali, quando sono convocati nei comizi, esercitano
funzioni statuali e perciò fanno parte dello stato. Ma per quanto in una
organizzazione statuale democratica lo stato comprende, almeno
giuridicamente dappoiché in fatto le cose vanno diversamente, la parte maggiore
della società, pure questa non si confonde mai intieramente collo stato. Perchè
anche nei paesi dove vige il suffragio universale vi sono molti individui che
pur fanno parte del sociale consorzio, come le donne, i minorenni e
coloro che per condanne sono esclusi dal suffragio, i quali in nessun caso partecipano
alle funzioni politiche o statuali. Ma se lo stato non è la società, esso
essendo costituito dal complesso di tutti gl’elementi che
partecipano alla direzione politica di questa non è certo al di fuori
della società. Il cervello non è tutto il corpo umano, ma ne fa parte e
senza di esso il corpo umano non può vivere. Bisogna però notare
che la vita del corpo sociale ha delle analogie non delle identità con
quelle dell'individuo umano. Infatti in questo ogni singola cellula è
fissata nell'organo di cui fa parte, mentre negl’organismi sociali più
perfezionati, nei quali le funzioni statuali sono suddivise in vari organi le
cui attribuzioni sono giuridicamente limitate, vediamo spesso che il medesimo
individuo fa parte dello stato nell'esercizio della sua pubblica funzione e é
sem-plice membro della società al di fuori della sua funzione e di fronte
a tutti gli altri organi dello stato. Ciò accade tanto al semplice
elettore che al magistrato ed allo stesso membro del parlamento, se non
vogliamo tener conto per i due ultimi delle poche speciali prerogative che
mirano a salvaguardarne l'indipendenza nell'esercizio delle loro
funzioni. Molti filosofi considerano intanto lo stato e la società
come due enti che per necessità vivono in continuo antagonismo, per
alcuni anzi lo stato è il perpetuo nemico della società. Dopo quanto si
è scritto risulta evidente che il loro concetto è per lo meno
inesatto e sopratutto è difettoso perchè contribuisce piuttosto a confondere
che a chiarire le idee che si possono avere sull'argomento. Nondimeno
esso non è del tutto falso e può essere anzi riguardato come una
interpretazione sbagliata di una condizione di cose in tutto od in parte
verace. È indiscutibile infatti che in una società vi possono essere
elementi dirigenti che dalla costituzione in vigore sono tenuti lontani
dalla organizzazione statuale. Ed allora naturalmente vi è una lotta
fra questi elementi e quelli già accolti entro lo stato che può assumere
la parvenza di una lotta fra stato e società. E può anche accadere che i
progressi del senso morale e giuridico di una società
abbiano oltrepassato quel livello che si era aggiunto nel momento
della formazione del suo organismo politico. Sicché questo, rimasto arretrato,
permette ai rappresentanti dello stato un'azione che
riesce vessatoria ed arbitraria per gli altri membri
della società. Ma in sostanza i periodi di antagonismo acuto
fra gl’elementi statuali e quelli extra-statuali di una società possono
essere considerati come eccezionali e sogliono ordinariamente precedere le
grandi rivoluzioni. Tutto quanto si è detto spiega perchè lo stato sia
l'organizzazione politica di un popolo. Se si tiene poi presente che, in
tutti i paesi che hanno raggiunto un certo grado di civiltà, le condizioni
in base alle quali si arriva all'esercizio delle funzioni statuali ed i
limiti di queste funzioni sono determinati dalla LEGGE si vede facilmente
come questa organizzazione sia non solo politica ma anche giuridica;
perchè essa crea fra i diversi organi dello stato e fra coloro che
esercitano le funzioni statuali ed i semplici cittadini una serie di
rapporti giuridici. Questi rapporti nascono in base ad una facoltà
che lo stato esclusivamente possiede: la sovranità. La sovranità consiste nel
potere di conchiudere convenzioni e trattati con un’ altro stato e di
creare il diritto e farlo eseguire in tutto il territorio sottoposto allo
stato. I filosofi, educati quasi esclusivamente alle concezioni del
diritto privato, si sono spesso trovati in qualche imbarazzo riguardo a
questo attributo della sovranità. Essi stentano a spiegaisi come e perchè
l'ente che ha facoltà di fare la legge, di modificarla e disfarla e *sottoposto*
alla legge. Per darsi ragione di questo fatto i filosofi hanno ricorso a
tante ipotesi, fra le quali la più divulgata è quella che lo stato a
sorto in base ad una convenzione, ad un “contratto”, ad un atto
giuridico tacito od espresso, ma ad ogni modo consentito da coloro che
fanno parte del consorzio sociale sul quale esso esercita la sua
sovranità. Prendendo a base il concetto che già si è adottato sullo stato
e dei suoi rapporti con la società non riesce difficile di risolvere
la difficoltà accennata. Già fin dal tempo dei filosofi e giureconsulti
romani si distinsero nello stato due personalità -- una di diritto PRIVATO, per
la quale esso potea contrarre obbligazioni come ogni altra persona
giuridica -- ed un'altra di diritto PUBBLICO che gli confere l'esercizio
dei poteri sovrani. L'esercizio di questi poteri produce la conseguenza che
lo Stato impone a tutti i cittadini degli obblighi, come ad esempio quello
dell'imposta e del servizio militare, senza offrire in cambio
alcun corrispettivo diretto. Senonchè è da osservare che nelle forme
di stato più perfezionato e sopratutto nello stato rappresentativo
moderno, quando si tratta d'imporre questi obblighi e di esercitare in genere
la funzione sovrana per eccellenza, che è quella di fare le leggi,
è necessario il consenso del capo dello stato e di tutte quelle forze
politiche che son rappresentate nei due rami del parlamento. Nel
momento nel quale, collettivamente e nelle forme volute, gl’elementi ai
quali è affidato il POTERE LEGISLATIVO esercitano questa funzione, essi
sono sovrani, cioè, SUPERIORI alla legge perchè la fanno e la
disfanno, in tutti gli altri momenti ed individualmente sono soggetti alla
sovranità, cioè all'impero della legge. A guardarci bene nello stato
moderno ciò non rappresenta una vera anomalia, perchè anche nell'esercizio
delle altre funzioni statuali gl’elementi che le disimpegnano agiscono,
sia individualmente che collegialmente, in nome dello stato e lo
rappresentano nei limiti delle loro attribuzioni. Mentre sono completamente
soggetti alla sovranità dello stato in qualunque *altra* manifestazione
della loro attività personale. Tanto i membri del POTERE GIUDIZIARIO che
gl’agenti del POTERE ESECUTIVO si trovano infatti nelle condizioni
accennate, colla differenza però che, quando esorbitano dalla
loro funzione ed anche nell'esercizio della loro funzione, è sempre
possibile di esercitare sopra di essi un controllo che riesce malagevole,
se non impossibile, di fronte al potere legislativo. Sia a
causa di una lontana parentela. etnica, sia perchè l'influenza
delle vicine colonie greche dell’ Ita- lia meridionale avrebbe agito
efficacemente fin dal se- sto secolo avanti l’era volgare, certo è che l’organiz-
zazione politica delle città italiche, all’inizio dell’epoca storica,
presenta molte analogie con quella dello stato- città ellenico.
In Roma infatti, che è la più nota fra le città italiche, troviamo
in origine il Re, il Senato composto nei tempi più antichi dai capi delle
diverse genti pa- trizie, ed i Comizi, ossia l’assemblea del popolo.
Abo- lita come in Grecia la regalità ereditaria e sostituita ad
essa il consolato e le altre magistrature temporanee, elettive e quasi
sempre multiple, sorse presto anche a Roma la lotta tra l’antica
cittadinanza patrizia, costi- tuita da coloro che facevano parte delle
antiche genti e la nuova cittadinanza plebea, composta a preferenza
dai discendenti degli stranieri domiciliati e dei servi liberati. E per
un certo tempo pare che due città coesiste nell’urbe, con magistrature speciali
all’una ed all’altra, finchè si fusero quasi intieramente con
una costituzione che ricorda molto il tipo ellenico
della città-stato, ma che si distingue da essa per alcune particolarità
originali. Le principali sarebbero la maggior facilità con la quale
veniva accordata gradatamente la cittadinanza, od una semicittadinanza,
alla parte migliore dei popoli vinti, il mantenimento di tutti i diritti di cittadinanza
ai coloni che si spedivano in siti abbastanza lontani dalla capitale, ed
infine il carattere spiccatamente aristocratico che conservò fino
all’ultimo secolo della repubblica la costituzione romana rispetto
a quella di quasi tutte 1é città greche. Infatti il Senato romano nell’epoca
storica era com- posto da coloro che erano scelti dal censore fra le
persone che avevano esercitato cariche elevate, e solo in un'epoca
relativamente recente i Comizi centuriati fu- rono riformati in maniera
da togliere in essi la pre- ponderanza alle classi altamente censite ed
accanto at Comizi centuriati furono ammessi i Comizi tributi, nei
quali prevaleva il numero sul censo. Però la legge non poteva essere
approvata se non nelia forma precisa con la quale i magistrati l'avevano
proposta, ed il Senato romano ebbe attribuzioni ed autorità assai più
larghe di quelle concesse ai corpi analoghi che si potevano trovare
in qualche città ellenica. Ed in quanto alle cariche elettive il costume,
più che lia legge, impedì sino agli ultimi tempi della repubblica che
fossero conferite a veri popolani. Infatti il tribunato militare, che era
il primo gradino che dovevano salire coloro che aspiravano alla carriera
politica, fino alla fine della repubblica non fu praticamente accessibile che
ai membri dell’ordine equestre, i quali dovevano possedere un censo
piuttosto elevato. Ma quando Roma, dopo avere sottomesso l'Italia,
ebbe conquistato quasi tutte le terre bagnate dal Mediterraneo apparì
chiaramente che la costituzione della città-stato, sia pure modificata nel
modo accennato, non poteva più funzionare. Infatti la lontananza
della. grande maggioranza dei cittadini era di ostacolo alla
regolare e pronta riunione dei Comizi nel foro, i quali in ultimo non
furono più frequentati che dalla pleba- glia che abitava nell’ Urbe.
Inoltre diveniva impossibile di conservare l’annualità delle cariche più
elevate quando i consoli dovevano fare un lungo viaggio per recarsi
nelle lontane province. Oltre a ciò era avvenuto un profondo rivolgimento nella
distribuzione della proprietà fondiaria, poichè questa si era a poco a
poco accentrata nelle mani di un piccolo numero di latifondisti, e quindi
era gradatamente diminuita quella classe di piccoli proprietari che per
lungo tempo aveva costituito il nerbo degli: eserciti romani. Per
riparare a questa deficienza furono promulgate due leggi: una proposta da Caio GRACCO,
mediante la quale l’armamento non era più a carico del soldato, ma
veniva. pagato dal pubblico erario, e l’altra proposta da Caio MARIO, il
riformatore dell’organizzazione militare romana, con la quale ve-. nivano
ammessi nelle legioni non solo i proletari ma anche i figli dei
liberti. Conseguenza di queste leggi e delle guerre lunghe e lontane fu
che all’esercito cittadino si andò mano mano sostituendo un esercito di
soldati di mestiere, reclutati negli strati più bassi della popolazione,
e praticamente il comando (imperium), prima corcesso solo temporaneamente
e con possibilità di revoca ai comandanti delle legioni, divenne
illimitato e si protrasse per molti anni; sicchè i soldati divennero
facili strumenti dei loro capi sostenendone gli ambiziosi di- segni
a patto di partecipare ai vantaggi della vittoria. In questa condizione
di cose bisogna ricercare una delle principali origini delle guerre civili, che
ebbero come conseguenza un sensibile spostamento della proprietà
privata; perchè durante la prima, e soprattutto durante la seconda
proscrizione, molte furono le terre che ven- nero tolte ai ricchi ed ai
medii proprietari e furono distribuite ai soldati, cioè ai proletari
armati. Viva è stata una disputa fra alcuni storici moderni, perchè
alcuni sostengono che OTTAVIANO vuole creare una nuova forma di governo,
sostituendo l’impero alla Repubblica, mentre altri invece opinano che
egli volle conservare la forma repubblicana ritoccandola dove e
necessario. A noi la questione sembra, in tali termini, posta male;
perchè le persone non troppo addentro nello studio dell’istituzioni romane
potrebbero in tal modo supporre che la repubblica in Roma antica fosse
una forma di governo presso a poco uguale alle moderne repubbliche
e che l'impero d’OTTAVIANO ha molta somiglianza con gl’imperi moderni. La
verità è che OTTAVIANO vide che l’antica costituzione dello stato-città
non puo più funzionare dopo che Roma aveva soggiogato tutte le coste del
Mediterraneo e che i cittadini romani sono diventati milioni e perciò
aggiunse a quelli antichi nuovi e più efficaci organi di governo,
adattando pure, per quanto era possibile, gl’organi antichi ai bisogni
nuovi. Quindi i comizi come organi legislativi comincia- rono ad
andare in disuso, sebbene Augusto abbia fatto .da essi approvare due
importanti leggi tutelatrici del- l'istituto familiare, cioè la legge
Papia Poppea de maritandis ordinibus e la legge Julia de
adulteriis. L’ultima legge approvata dai comizi, di cui si ha notizia, è
una legge agraria di NERVA (si veda). La funzione legislativa dei comizi
passò all’ Imperatore ed al Senato, il quale emanava Senatus consulta
aventi forza di legge. Però le antiche prerogative di questo corpo
politico furono notevolmente limitate; in- fatti gli affari finanziari e
la politica estera, che erano stati di sua competenza, furono in buona
parte affidati all’ Imperatore! Le province dell’impero furono divise in
imperiali e senatorie; le une erano amministrate direttamente dall’
Imperatore mediante funzionari da lui nominati, le altre da funzionari
nominati dal Senato. È da notare che le province imperiali erano quasi tutte ai
confini dell'impero ed in esse risiedevano le legioni delle quali era
generalissimo l’imperatore, il quale aveva conseguentemente nelle sue mani la
forza militare, e nelle province imperiali, dove vi era un governo militare,
esercita un’autorità assoluta. A Roma e nelle province senatorie l’mperatore
era un magistrato civile, però cumulava in sè tante cariche che la sua
volontà era preponderante. Le antiche magistrature repubblicane furono quasi
tutte con-servate, ma, accanto ad esse, si istituirono nuove e più
efficaci ciriche, coperte da semplici cavalieri o dai liberti dell’
Imperatore, che dipendevano direttamente da lui. Così a poco a poco la
burocrazia imperiale Nella civiltà. antica non si riscontra quella netta
suddivi- sione di attribuzioni fra i diversi organi sovrani che, almeno
teoricamente, esiste oggi nei paesi di civiltà europea ed americana;
poichè spesso la stessa attribuzione, come ad esempio il potere
legislativo, veniva a vicenda esercitata da due organi diversi. Di, fatto
poi a Roma, nei primi due secoli dell'impero, i poteri del Senato si
allargavano e restringevano secondo la volontà degli imperatori; più
rispettosi essendo in generale dell’autorità del Senato quelli che
lasciarono un buon nome, come ad esempio TRAIANO (si veda), meno assai
quelli che furono dai contemporanei e dai posteri giudicati malvagi.
oa soppiantò le antiche magistrature, che divennero col tempo
puramente onorifiche. Rimase soltanto, come traccia e ricordo
dell’antico regime politico, la /ex regia de imperio per la quale
nominalmente era il Senato, come rappresentante del popolo romano, che
conferiva all'Imperatore la sua potestà; sebbene di fatto era il favore
ed il disfavore dei pretoriani e poi delle legioni che creava ed abbat-
teva gli imperatori. Ad ogni modo la legge citata fa- ceva sì che, fino
alla fine del terzo secolo dopo Cristo, la costituzione dell'impero
romano si poteva distin- guere da quella degli antichi imperi orientali,
nei quali il sovrano era tale per delegazione del Dio nazionale O
per privilegio ereditario della sua famiglia. Di questo concetto relativo
all’origine dell’autorità dell’ imperatore romano si trova ancora il ricordo
nelle Pandette di GIUSTINIANO; e GREGORIO Magno, scrivendo all’ imperatore d’Oriente,
affermava che mentre i sovrani stranieri (reges gentium) erano signori di
servi, gl’imperatori romani (imperatores vero reipublicae)
comandavano ad uomini liberi. Uno dei punti più deboli della
costituzione impe- riale romana fu la incertezza della regola di
successione, la quale faceva sì che nascessero frequenti lotte fra
i diversi pretendenti al trono. I primi cinque imperatori
appartenevano per sangue o per adozione alla famiglia Giulia Claudia,
spentasi questa con NERONE; dopo un anno di guerre civili sottentra con tre
imperatori, Vespasiano, TITO e Domiziano, la famiglia Flavia. Con
quell’anno prevale il costume dell’adozione, mediante il quale
l’imperatore vivente designava il successore e, mercè questo.
costume, si ebbe una serie di buoni imperatori. In quell’anno si tornò alla
successione naturale, perchè ad ANTONINO (si veda) succedette l’indegno
suo figlio COMMODO (si veda) e, dopo che questi fu ucciso, nel 192
dopo Cristo, ricominciarono le guerre civili fra i candidati alla
successione, sostenuti ognuno dalle proprie legioni, e con il
ricominciare di queste lotte si manifestarono i primi indizi della
decadenza dell’ impero e della ci- viltà antica. Le dottrine
politiche dei filosofi romani non sono molto originali. I romani, uomini
eminentemente d'azione, amano poco di teorizzare. Inoltre nell’ultimo
secolo della Repubblica, epoca torbida di lotte civili, le teorie
servivano poco. Sotto l’ Impero manca il fine pratico per l’indagine teorica
dei problemi politici. Ad ogni modo fra i filosofi romani nei quali
si trovano pensieri che hanno rapporti con la vita politica si può anzitutto
ricordare LUCREZIO (si veda), il quale nel suo poema De rerum natura dopo
aver ammesso l'esistenza degli Dei, i quali però non si
occuperebbero delle cose di questo mondo, ricerca le origini degl’ordinamenti
politici. Afferma che in principio gl’uomini si riunirono in città
sotto capi scelti tra i più forti ed i più prestanti, poichè questo è il
significato che bisogna dare all’aggettivo pulcher che LUCREZIO usa;
costoro degenerando abusarono del loro potere raccogliendo nelle loro
mani tutte le ricchezze e suscitando così la ribellione dei governati, la quale
avrebbe provocato uno stato di anarchia che avrebbe reso necessaria la
for- mulazione delle leggi e l'elezione dei magistrati. Come
facilmente si vede vi è in queste teorie molto eclettismo e si sente in
esse l’ influenza di Platone e di Polibio. SALLUSTIO (si veda) nella sua
De bello jugurtino mette in bocca a CAIO MARIO una violenta
invettiva contro l’aristocrazia romana, inoltre nella descrizione
che fa della congiura di CATILINA mette in evidenza in maniera
efficacissima la corruttela della vita politica romana negl’ultimi tempi
della repubblica. Altro filosofo che si occupa anche di politica e
CICERONE che nel De republica, nel De legibus e nel De officiis esamina le
tre tradizionali forme di governo, affermando la sua preferenza per un
governo misto nel quale le tre forme erano fuse. Appare in ciò chiaramente
l’ influenza di Polibio. Oltre a ciò CICERONE parlando della schiavitù non
ammette la teoria aristotelica della disuguaglianza degl’uomini, ma la
giustifica con un principio di diritto internazionale, affermando
cioé che nella guerra i vinti ai quali si lascia la vita diventano
servi. Intanto è giusto ricordare che CICERONE tratta assai
umanamente i suoi schiavi, specialmente quelli colti che venneno
dall’Oriente, e difatti sono molto affettuose le lettere che scrive al suo
liberto e collaboratore Tirone. Seneca, basandosi sulla distinzione fra
diritto naturale e diritto civile, sostenne che la schiavitù non e
giustificabile dal punto di vista del diritto naturale, ma lo e in base
al diritto civile. TACITO nell’annali dice incidentalmente che i governi
misti di monarchia, aristocrazia e democrazia è più facile che siano
lodati anzichè effettuati e che, se sono effettuati, non durano. Non sembra che
TACITO sia stato repubblicano nel senso che avrebbe desiderato il ritorno
all’antica forma di governo anteriore a GIULIO Cesare e ad OTTAVIANO, egli e
soltanto avverso ai cattivi imperatori e lodava quelli buoni, che hanno saputo
conciliare il principato con la libertà, cioè col rispetto delle leggi e
dell’autorità del senato. Il più grande contributo alla elaborazione
della civiltà antica lo diede la Grecia, ma fu merito di Roma l’avere
esteso i risultati della cultura ellenica a buona parte dell’Asia,
all'Africa settentrionale ed a tutta quella parte dell’ Europa che sta a
mezzogiorno del Danubio e ad occidente del Reno e perfino alla parte
meridio- nale della Gran Bretagna. E merito anche maggiore di Roma
fu quello di avere introdotto, dovunque esten- deva il proprio dominio,
leggi, idee e costumi presso a poco uguali, sostituendo, senza apparente
coazione, in Occidente IL LATINO, in Oriente il greco, alla MOLTITUDINE
DEI LINGUAGGI BARBARICI e facendo col tempo sparire ogni distinzione fra
vincitori e vinti, conquistatori, e conquistati. Poichè con l’editto di CARACALLA
si estende la cittadinanza romana a quasi tutti i provinciali,
completando così quella unità politica e morale di tanta parte del mondo
civile, che, dall’ora in poi, non è stata più raggiunta. Urbem
fecisti quod prius orbis erat. Così canta il poeta gallico Rutilio
Namaziano al principio del quinto secolo dell’era volgare,
riassumendo in poche parole l’opera grandiosa che nel corso di parecchi
secoli Roma aveva compiuto. La ricerca delle cause che produssero la
caduta dell'Impero romano d'Occidente è ancora uno dei più oscuri
problemi fra quelli che presenta la storia. Poichè non si tratta soltanto
di spiegare il crollo di un organismo politico, ma la dissoluzione, sia pure
non completa ma certamente profonda, di una civiltà. Una osservazione, che forse
finora non è stata fatta, è quella che riguarda la China e fino ad un
certo punto l’ India, paesi la cui civiltà ha avuto pochi contatti con
quella ellenica e romana, e nei quali, pur essendosi succedute
parecchie invasioni barbariche, i conquistatori, in capo ad un paio di
generazioni hanno assorbito la civiltà dei vinti e questa ha continuato
il suo corso senza che la decadenza sia stata lunga e molto sensibile.
Ciò che non è avvenuto alla caduta dell'Impero romano d’ Oc-cidente,
ragione per la quale si può supporre che essa sia principalmente dovuta a
cause interne. È già noto che i primi gravi sintomi della crisi si
ebbero nel terzo secolo dopo Cristo e che essi sono visibili perfino
nell’arte e nella letteratura, che manifestano un notevole decadimento del
gusto e del pensiero. Si è pure accennato alla mancanza di una norma
regolatrice della successione al trono che diede occasione ad una serie di
guerre civili, durante le quali qualche volta si ebbero tanti imperatori
quante erano le province importanti. Contemporaneamente ebbero
luogo le prime irruzioni dei barbari, che sparsero la desolazione nella
Gallia e nella penisola balcanica ed arrivarono un momento perfino
nell'alta Italia. Gl’imperatori Illirici Claudio secondo, Aureliano,
Probo, Caro ed in ultimo Diocleziano riuscirono a respingere i barbari pur
abbandonando loro la Dacia e quella parte della Germania che era ad
oriente del Reno e si estendeva fino alle sorgenti del Danubio; poi
Diocleziano per rinforzare il potere centrale compiè l’evoluzione già iniziata
da Settimio Severo e diede all'impero il carattere di una monarchia
assoluta di tipo orientale, trasformando anche in questo senso l’e-
tichetta di corte. Egli cercò pure di fissare le norme per la successione
al trono in maniera da evitare le guerre civili, mercè la coesistenza di
due Augusti e di due Cesari che si rinnovavano per cooptazione. Ma,
dopo il ritiro di Diocleziano, si rinnovarono le guerre civili, finchè Costantino
ristabili l’unità dell’impero, che però durò poco e, dopo varie vicende,
si spezzò definitivamente alla morte di Teodosio. Durante tutto il quarto
secolo dell’era volgare e nei primi decenni del quinto la dissoluzione
politica, economica e morale dell'Impero romano di Occidente si
aggravò sempre più fino a diventare un male irreparabile. Come già si è accennato
è difficile di accertare quale sia stata la causa prima di questa
decadenza, dovuta probabilmente ad un complesso di cause, prevalentemente
di natura interna, alcune delle quali sono abbastanza note. E prima
di tutto bisogna segnalare la diminuzione della popolazione dovuta, oltre
che a qualche irruzione dei barbari, alle frequenti pestilenze ed alle
carestie. Nè l’igiene pubblica nè il sistema dei trasporti erano
allora così perfezionati da potere prevenire le stragi delle une e delle
altre. Si aggiunga che la natalità era scarsa, perchè il cristianesimo
non era ancora così diffuso nelle plebi rurali da sradicare l’uso del
procurato aborto e dell’esposizione degli infanti. La diminuzione
della popolazione produsse naturalmente l'abbandono della coltura di
molti campi, alla quale si cercò di riparare coll’istituzione del colonato, che
legava l’agricoltore ed i suoi figli alla terra, rimedio artificioso ed
insufficiente. Altra causa e la decadenza della classe media, dovuta
soprattutto all’eccessivo fiscalismo. Oltre alle dogane ed alla imposta
del cinque per cento sulle eredità, il maggior provento del fisco imperiale
consisteva nell’imposta sulla proprietà terriera. Essa veniva
ripar- tita mediante il sistema del contingente, in base al quale
il governo centrale stabiliva l'onere di cui era gravato ogni municipio.
Della riscossione erano incaricati i decurioni, ossia i membri del consiglio
muni- cipale reclutato fra i maggiori censiti, i quali erano tenuti
a ricoprire con le loro sostanze la differenza fra la somma stabilita e
quella realmente riscossa. I grandi proprietari residenti a Roma o nelle
‘principali città dell'impero si facevano esentare facilmente dal
decu- rionato, che così ricadeva tutto sulle spalle dei medi e
piccoli proprietari e li rovinava. Si aggiunga che l’incertezza del
valore della moneta doveva contribuire ad aggravare la crisi economica.
Durante il periodo dell’anarchia militare, nella seconda metà del terzo
secolo, si era cominciato a coniare mo- neta falsa, mescolando nelle
zecche dello Stato del piombo all’argento e qualche volta all’oro.
Natural- mente nel commercio queste monete erano accettate per il
loro valore reale con un conseguente rincaro dei prezzi. DIOCLEZIANO cerca
di ripararvi con un’unica tariffa che stabiliva in tutto il territorio
dell'impero i prezzi massimi di tutte le derrate e di tutti i
servizi. Ma ciò era assurdo, perchè fra le altre cose era im-
possibile che una derrata avesse lo stesso prezzo in: tutte le parti del
vastissimo impero, sicchè, malgrado le gravi pene comminate a chi la
violava, la tariffa non fu applicata. È noto anche che in molte
parti dell’impero il brigantaggio era una piaga permanente e
contribuiva. a turbare la sicurezza dei beni e ad impoverire a pre-
ferenza il medio ceto, perchè i ricchi si difendevano con le loro guardie
private ed i poveri erano difesi dalla loro stessa povertà. Ma
soprattutto ciò che aggravava le conseguenze degli errori del governo e
rendeva inefficaci quei provvedimenti che sarebbero stati utili fu la
corruzione della. numerosissima ed invadente burocrazia, la quale,
dopo il terzo secolo, avea conquistato sempre maggiori poteri a Scapito
delle libertà individuali e delle autonomie municipali. Gli storici
ricordano qualche caso tipico di questa corruzione. Quando i goti,
sospinti dagl’unni, chiesero verso la fine del quarto secolo di sta-bilirsi nel
territorio dell'impero a mezzogiorno del Danubio, gli imperatori accolsero la
loro domanda, e promisero loro viveri per un anno e sementi per coltivare
la terra a patto che consegnassero le armi. Or i funzionari incaricati di
questo servizio li derubarono dei viveri e delle sementi, e, lasciandosi
corrompere dai loro doni, lasciarono loro le armi. Sicchè i barbari
si ribellarono, devastarono la penisola balcanica e sconfissero ed
uccisero in battaglia l’ imperatore VALENTE (si veda). Altrò caso tipico
di corruzione burocratica fu quello narrato dallo storico Ammiano
Marcellino a proposito di una serie di inchieste che ebbero luogo in
Tripolitania. Senonchè tutto ciò spiega solo in parte la caduta
dell’ Impero romano d'Occidente e, fatto più grave di questa caduta, la
grandissima decadenza, per non dire la dissoluzione, della civiltà
antica. Perchè in ogni paese civile ed in ogni generazione, accanto alle
forze dissolvitrici, vi sono sempre quelle conservatrici e ricostituenti,
rappresentate dai caratteri nobili e devoti al pubblico bene; ed uomini
di questo carattere non mancavano nella società romana nel quarto e
quinto secolo dell’era volgare, tanto vero che la Chiesa ebbe
allora una serie di uomini superiori, come indiscutibilmente furono sant’Ambrogio,
son Girolamo, sant’Agostino, Paolino di Nola, Salviano, Paolo Orosio,
ecc. Ma questi uomini superiori per ingegno e moralità non
ritardarono la caduta dell'Impero romano d’Occidente perchè facevano parte
della gerarchia ecclesiastica; nella quale, sebbene non facesse difetto il
patriottismo, la salvezza dei corpi era posposta a quella delle anime.
All’ideale pagano (partecipazione attiva alla vita dello Stato,
sentimento del dovere civico e militare, concezione immanentistica della
vita), si so- stituiva, in gran parte e necessariamente, quello cristiano
(disinteresse per le cose di questo mondo e quindi anche per lo Stato,
aspirazione alla beatitudine eterna, concezione trascendentale della vita,
considerata come un esilio, un passaggio, un ostacolo al raggiungimento
della perfezione cristiana). Veniva cioè dissolvendosi quell’ insieme di
idee e di sentimenti che sino ad allora aveano diretto l’azione della civiltà
antica e per- ciò veniva a mancare quella forza morale che è il coefficiente
essenziale degli sforzi collettivi di ogni società umana, e tale mancanza
doveva di conseguenza produrre, sotto la spinta di un urto esteriore un
po’ grave, la dissoluzione dell’organismo politico e della civiltà
che erano da quella forza morale vivificati e sostenuti. Così morì l’
Impero romano d’Occidente, che, meno favorevolmente situato di quello
d’Oriente, ebbe inoltre la sventura di essere assalito ed invaso dai barbari proprio
nel periodo più acuto della crisi morale, occasionata dal diffondersi del
Cristianesimo fra la sua classe dirigente; mentre l'Impero d’Oriente ebbe
il tempo di reintegrare le proprie forze materiali e morali, di superare
il momento peggiore della crisi e potè ancora durare per quasi un
millennio. Colà il Cristianesimo, diventato nel sesto secolo dell’era
volgare e nei susseguenti religione nazionale dell’impero, contribuì ad
accrescerne la forza ed a mantenerne la compagine di fronte agli attacchi
prima dei Persiani, poi degli Arabi e per lungo tempo dei Barbari del
settentrione. Nè bisogna dimenticare che a cominciare dagli inizi
dell’ottavo secolo la lotta contro il culto delle immagini fu l’effetto, nella
società bizantina, di una reazione dell'elemento laico contro l’ascetismo
ed il monachismo. Nome compiuto: Gaetano Mosca. Mosca. Keywords: implicatura,
mafia. Stato liberale, stato sindacale, regime parlamentare, partito e
sindacato. Refs.: H. P. Grice: “Mosca’s liberalism;” Luigi Speranza, "Grice e Mosca," per il Club Anglo-Italiano,
The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Motta: la
ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – la scuola di Vercelli
-- filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Vercelli). Filosofo piemontese. Filosofo italiano. Vercelli, Piemonte.
Grice: “If Mill’s claim to fame is to some his examination of Mill, Motta’s
claim to fame is his examination of Rosmini!” -- Il conte Emiliano Avogadro della
M,. Nacsce dal conte Ignazio della M. e da
Ifigenia Avogadro di Casanova, entrambi appartenenti a nobili famiglie di
vassalli e visconti, i cui antenati risalgono a poco oltre il mille. Tra gli
Avogadro vi fu anche Amedeo, inventore della legge sui fluidi. Frequenta con
profitto gli studi e si laureò in utroque iure, ma proseguì lo studio in
diverse aree della teologia e della filosofia, trasformando le dimore familiari
in piccole accademie dove giuristi, filosofi, studiosi di diritto canonico e
vescovi si riunivano, per discutere vari argomenti ed approfondire la filosofia
moderna e i diversi aspetti del nascente socialismo. Ricevette
l'incarico, che già fu del padre, di riformatore degli studi del Vercellese e
in un'epoca in cui si guardava ancora con diffidenza all'istruzione delle
classi popolari, egli visitava ciclicamente le scuole d'ogni ordine,
scegliendone accuratamente gli insegnanti, convinto che l'istruzione e
l'educazione fossero un diritto di tutti e dovessero procedere
simultaneamente. Assunse la carica di Consigliere di Formigliana e
continuò a dedicarsi allo sviluppo culturale della natia Vercelli, ove fondò la
Società di Storia Patria, per incrementare gli studi sul glorioso passato della
città. Divenne membro del Consiglio Generale del Debito Pubblico e più tardi
sindaco di Collobiano e “Consigliere di Sua Maestà per il pubblico
insegnamento” La sua notorietà varcò i confini del Piemonte, allorché ricevette
l'eccezionale invito di partecipazione alla fase preparatoria della definizione
del dogma dell'Immacolata e le sue riflessioni ebbero un seguito fra alcuni
importanti gesuiti, come il direttore de La Civiltà Cattolica, che fece dono a Pio
IX del Saggio intorno al socialismo. Azeglio, richiamandosi a M., espresse la
propria preferenza per una condanna esplicita di tali errori, da includere
nella bolla di definizione del dogma, ma l'autore sollecitò apertamente la
distinzione di due argomenti (definizione del dogma e condanna degli errori)
dalla portata tanto diversa e lo stesso Pio IX incaricò la Commissione, che
aveva già lavorato sulla definizione del dogma, di esaminare gli errori moderni
e di preparare il materiale necessario per la bolla e chiese al cardinale
Fornari di invitare formalmente alcuni laici a collaborare. Avogadro fu l'unico
laico italiano ad essere interpellato e inviò a Roma una risposta singolare e
ricca di argomentazioni. Ben presto la Commissione incaricata abbandonò la
trattazione univoca dei due argomenti e la solenne definizione su Maria sarà
fatta da Pio IX, mentre l'esame degli errori si trascinerà per altri dieci
anni, mentre prevaleva in ambito ecclesiastico l'idea di una severa
condanna. Attività parlamentare Diventò membro attivo nella vita
politica, quale deputato eletto nel collegio di Avigliana e operò nelle file
dello stesso schieramento politico della Destra. La proposta avanzata in
Parlamento di ridurre il numero delle feste, indusse Avogadro a scrivere un
apposito opuscolo, per difendere la dignità dell'uomo che, in quanto
essere intelligente e creativo, «senza tempo libero non vive da uomo, e mal lo
conoscono gli economisti che altro non sanno procacciargli se non “lavoro e
pane”». In Parlamento prendeva spesso la parola contro il progetto di legge che
prevedeva l'obbligo del servizio militare e criticò la cessione di Nizza e
Savoia alla Francia, smascherando le reali intenzioni che sull'Italia nutriva
l'ambiguo Napoleone III. Riceve la decorazione della Croce di Ufficiale
dei Santi Maurizio e Lazzaro e continuò a scrivere, oltre a collaborare con
l'Armonia, l'Unità cattolica, l'Apologista, il Conservatore, rivista
quest'ultima stampata a Bologna e di cui è ritenuto uno dei fondatori e
collaboratori. Muore in Torino”, come annotano diversi giornali e riviste, non
ultima La Civiltà Cattolica, che gli dedicò un sentito necrologio. Saggi:
“Saggio intorno al Socialismo e alle dottrine e tendenze socialistiche” (Torino,
Zecchi); -- partito socialista italiano
-- “Sul valore scientifico e sulle pratiche conseguenze del sistema filosofico
di Serbati (Napoli, Societa Editrice Fr. Giannini); “Teorica dell'istituzione
del matrimonio e della guerra moltiforme cui soggiace, M. già Riformatore delle
R. Scuole provinciali degli Stati Sardi, a spese della Societa Editrice
Speirani e Tortone, Teorica dell'istituzione del matrimonio Parte II che tratta
della guerra moltiforme cui soggiace, per M., già deputato al Parlamento
Subalpino, Torino, Speirani e Teorica dell'istituzione del matrimonio e della
guerra a cui soggiace, -- che tratta delle difese e dei rimedi, con una
Appendice intorno alla ricerca del principio teorico morale generatore degli
uffizi e dei doveri coniugali,” Torino, Speirani e Tortone, M. deputato al
Parlamento Nazionale, Torino, Tipografia Speirani e Tortone, “Teorica
dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, Parte Documenti
per M. già deputato al parlamento nazionale (Torino, Speirani); “Gesù Cristo
nel secolo XIX, Studi religiosi e sociali, Modena, Tipografia dell'Immacolata
Concezione, “La filosofia di Serbati” (Napoli,
Giannini); “La festa di S. Michele e il mese di ottobre agli angeli santi,
Torino, Marietti, Il mese di novembre dedicato a suffragio dei morti, Torino,
Marietti); “Le colonne di S. Chiesa. Omaggi a S. Giovanni Battista e ai Santi
Apostoli nel mese di giugno e novena per la festa dei Santi Principi Pietro e
Paolo, Torino, Marietti); “Il mese di dicembre in adorazione al Verbo Incarnato
Gesu nascente e ad onore di Maria Madre SS.ma, Torino, Marietti); “Opuscoli di
carattere storico-giuridico; Rivista retrospettiva di un fatto seguito in
Vercelli con osservazioni al diritto legale di libera censura, Vercelli, De
Gaudenzi, Delle feste sacre e loro variazioni nel Regno sub-alpino, Torino,
Marietti); “Quistioni di diritto intorno alle istituzioni religiose e alle loro
persone e proprietà, in occasione della Proposta di Legge fatta al Parlamento
torinese per la soppressione di alcune corporazioni, Torino, Marietti, Cenni
sulla Congregazione degl’oblati dei SS. Eusebio e Carlo eretta nella Basilica
di S. Andrea in Vercelli e sulla proposta sua soppressione. Per un elettore
Vercellese, Torino, Marietti); “Parole di conciliazione sulla questione della
circolare di S. E. Arcivescovo di Torino); “Del diritto di petizione e delle
petizioni pel ritorno di S. E. l'Arcivescovo di Torino); “Lo statuto condanna
la Legge Siccardi, Torino, Fontana, Erroneità e pericoli di alcune teorie ed
ipotesi invocate a sostegno della proposta di Legge di soppressione di vari
stabilimenti religiosi” (Torino, Speirani e Tortone); “Alcuni schiarimenti
intorno alla natura della Proprietà Ecclesiastica allo stato di povertà
religiosa, ed alle quistioni relative ai diritti e ai mezzi temporali di
sussistenza della Chiesa. Con una Appendice intorno alla legalità nell'esecuzione
della legge sulle Corporazioni religiose” (Torino, Speirani); “Considerazioni
sugli affari dell'Italia e del Papa” (Torino, Speirani); “Una quistione
preliminare al Parlamento Torinese” (Torino, Speirani); “Il progetto di
revisione del Codice Civile Albertino e il matrimonio civile in Italia, Torino,
Speirani); La Rivoluzione e il Ministero Torinese in faccia al Papa ed
all'Episcopato Italiano. Riflessioni retrospettive e prospettive” (Torino,
Speirani); L'Armonia, Civiltà Cattolica, Rivista retrospettiva sopra la
discussione delle leggi Siccardi, Unità Cattolica, Angelo Ballestreri,
segretario della Famiglia, presso l'Archivio Storico di Torino. Enciclopedia
storico-nobiliare italiana, promossa e diretta dal marchese Vittorio Spreti, Milano,
Avogadro di Vigliano F., Pagine di storia Vercellese e Biellese, in Antologia,
M. Cassetti, Vercelli, Avogadro di Vigliano F., Antiche vicende di alcuni feudi
Biellesi degl’Avogadro di San Giorgio Monferrato (e poi Conti di Collobiano e
di Motta Alciata), dalla Illustrazione biellese, XIX, Biella, Corboli G., Per
le nozze del Conte Federico Sclopis di Salerano e della Contessa Isabella Avogadro,
Cremona, Feraboli, De Gregory G., Historia della Vercellese letteratura ed
arti, Torino, Di Crollallanza G. B., Dizionario storico-blasonico delle
famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, I, Sala Bolognese, Dionisotti C., Notizie
biografiche dei vercellesi illustri, Biella, Amos, Manno A., Il patriziato
Subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche
desunte da documenti, I, Firenze, I vescovi di Italia. Il Piemonte, Savio F.,
Torino, Bocca, Bonvegna G., Filosofia sociale e critica dello Stato moderno nel
pensiero di un legittimista italiano: Emiliano Avogadro della Motta in Annali
Italiani. Rivista di studi storici, Bonvegna G., Il rapporto tra fede e ragione
in Avogadro della Motta, in Sensus Communis,
Valentino V., Un difensore rigoroso dei diritti della Chiesa e del Papa,
in Divinitas, rivista di ricerca e di critica teologica, Volumi e tesi
sull'autore Bonvegna, M. Il pensiero filosofico-politico e la critica al
socialismo, Tesi, Filosofia. Università Cattolica, Milano, De Gaudenzi L.,
Ultima parola su di una pretesa ritrattazione di M., Mortara, Cortellezzi,
De Gaudenzi L., Un'asserzione di Paoli D.I.D.C. tolta ad esame, Mortara,
Cortellezzi, De Gaudenzi, Istruzione del
vescovo di Vigevano al Ven.do Suo Clero sul Matrimonio, Vigevano, Spargella,
Manacorda G., Storiografia e socialismo, Padova, Martire G., II, Roma, Omodeo,
L'opera politica di Cavour, Firenze, Pirri, Carteggi delL. Taparelli
d'Azeglio, XIV di Biblioteca di Storia
Italiana Recente, Torino, La scienza e la fede,
XXIV, Napoli Spadolini, L'opposizione cattolica da porta Pia, Firenze, Storia
del Parlamento Italiano, N. Rodolico, Palermo
Traniello F., Cattolicesimo conciliarista. Religione e cultura nella tradizione
Rosminiana Lombardo-Piemontese, Milano, Valentino, Il matrimonio e la vita
coniugale, Facoltà dell'Italia Centrale, Valentino, Un'introduzione alla vita e
alle opere, Vercelli, Saviolo, Valentino V., Un laico tra i teologi, Vercelli,
Valentino, Il pensiero di Gioberti, Genova, Verucci, Dizionario Biografico
Italiano, Istituto dell'Enciclopedia, Roma. Guido Verucci, Emiliano Avogadro
della Motta, in Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Opere di Emiliano Avogadro della Motta, Emiliano Della Motta
(Avogadro), su storia.camera, Camera dei deputati. DEL SOCIALISMO IN GENERALE. Origini
del socialismo nel razionalismo protestantico. Le prime eresie tentarono
soffocare la fede e la Chiesa; le seconde, viziar l'una, e sostituirsiall'altra.
Lutero e Calvinodistrussero il principio della fede, dell’amorale, dellasocietà.
Idolli germani cercarono rimedio nella scienza e nell'ecclettismo; la loro
filosofia, il loro diritto pubblico.Il protestantismo in Francia fa più audace e
ribelle.Combatiuto come selta religiosa produsse i liberi pensatori, che, a
titolo di scuola, ne dilatarono il razionalismo empio. Previsioni di Bossuet. Il
genio di Voltairee de'suoi discepoli fu essenzialmente anti-cristiano,
Paradossi del Gioberti. La guerra del filosofismo dcontro la fede e la scienza e
più radicale di quella del protestantesimo. Suo spirito non di separatismo,ma
dicosmopolismo. Da secoli la preponderanza nell'ordine delle idee e devoluta in
Europa alla Germania e alla Francia, colà bisogna cercare le fonti dell'errar.
Diverso carattere delle due nazioni. Nel razionalismo dell'una, nell'incredulità
dell'altra, stette deposto il primo articolo della carta socialistica. Non più
autorild Progressi del razionalismo e dell'incredulità nell'idealismo. Kant, il
suo antidommatismo; I suoi seguaci. Non vollero dirsi atei, loro panteismo
spurio peggiore dell'ateismo. Non vollero comparir scettici ne materialisti, ma
sovvertirono la scienza e la morale con l'i dealismo apriori. Hegel, el'idealismo
trascendentale e pratico. I teologi protestanti lo seguirono. Il
protestantesimo avea sfigurato fin da principio l'idea di un “Cristo”; a cosa
la ridusse Strauss. Apparente regresso in Francia dal materialismo e dalle
teorie rivoluzionarie. Principio di tolleranza mal applicato in tutte le
ristorazioni; indi l'indifferenti. Prefazione Saggio. L'incredulismo e il
filosofismo francese e nell'indifferentismo. I tedeschi pensatori seguirono
l'esempio, non la frivolezza dei volteriani. Smo religio sue políticone
gli ordini pubblici, l'eclettismo nella scienza. Gl’eclettici vollero mitigare l'idealismo
germanico; vollero parer rispettosi al cristianesimo, ma lo condannarono come
decrepito. La loro religione filosofica. Non ebbero pensatori. Lamennais, e i
razionalisti cattolici. L'idealismo o l'indifferentismo sono morbi quasi
insanabili. Questi compongono il secondo articolo del simbolo socialistico: la
fede all'Idea propria. Ne sorge l'amore all'indeterminato futuro, l'odio a ciò cheesiste.
Giudizio di Staudenmayer. L'uomo nello stato suo presente non comporta nè
dommatismo assoluto, nè razionalismo assoluto. La natura e il cristianesimo lo educano
colla sede e colla ragione, somministrandogli un'ontologia reale e certa Alcune
riflessioni sulle cose anzi esposte. Il protestantismo, il filosofismo francese,
e il tedesco, sono professioni d'ignoranza. Pongono fuori delle condizioni di
possibilità la religione e la scienza, e abbattono la ragione individuale con
un'assurda emancipazione. Tolgono lo scopo della ricerca della verità. La fede
per contro è scienza iniziale, anche negl’ordini naturali promettitrice. Gli
spiriti penetranti previdero da gran tempo il socialismo moderno; i più furi
bondi ne proclamarono e praticarono le massime. La religione e la società reale
erano già condannate in teoria dall'Idea dei sofisti, cui non possono
corrispondere in fatto. La Chiesa ne è la salute, perchè pre dica la verità positiva,
e muta le ipotesi de'sofisti. Questi falsificarono anche I principii positivi,
che vollero conservare per ricostrurre la società; tolsero la possibilità
dell'amore; sfigurarono le idee di libertà, di eguaglianza, di fratellanza, che
portate all'assoluto si escludono mutuamente. Il socialisino vuole ricostituire
con queste l'uman genere. Gli uomini di distruzione, e quelli dell'utopia, sorti
a slagellare l'umanità colle sperienze d'applicazione e tresta di d'esistenza delle
sette. Siappoggianoa un fiero dommatismo. Non inventano dottrine, ma scelgonoe volgarizzano
le più acconce ai loro fini. Sono la gerarchia, il sacerdozio, l'esercito della
filosofia anticristiana e antisociale, che senza di quelle non sarebbe
largamente perniciosa. Ora non sono più mere associazioni, ma trasformandosi
divennero società e governi sotterranei. Una buona storia delle sette sarebbe
un gran beneficio; come vorrebbe essere fatta. La miglior difesa contro di quelle
è farle conoscere. I sommi Pontefici lo vennero facendo, furono mal secondati. Le
sette massoniche. Veisaupte l'illuminismo. Le sette moderne teoriche ed
esecutive. La Giovine Europa e Mazzini. Loro tre mezzi d'influenza, le loro arti,
le loro forze. Non aspirano che alla propria supremazia e tirannia solto nome
di repubblica sociale. Gioberti le descrisse con somma perizia mutando
l'applicazione. Avvenire delle sette. Non sono esse sole il socialismo, ma ne sono
la virtù plastica e direttrice. Carattere e spirito del socialismo. È l'
eterodossia. Essa porta all'apice, all'universalità, a l l'atto, le empietà ed aberrazioni
de'secoli precedenti. Le sue idee sono Le sette secrete demagogiche. Esse
aggiunsero alle teorie un organismo artilizioso ed attivo. Tre aspetti, però terrene
e ristrette. È un cattolicismo umanoe diabolico, che vuol essere più universale
di quello di Cristo. Il suo Messianismo. Le sue stolte promesse e stolte accuse
contro la società. Professa odio a Dio e a Cristo, odio all'uomo, odio alla
giustizia. Sovverte il naturale eil supernaturale. L'idea socialistica non è intiera
nella mente diverün10 mo, il solo spirito del male ne può abbracciare e volere il
tutto. Nelle menti umane prende diversi gradi e forme. Coldomma dell'idea il socialismo
raccoglie a sè tutti gli spiriti erranti e passionati; disordina i difensori della
verità; esi infiltra nelle menti. Potenza seduttrice del l'Idea e delle Idee. Semisocialismo.
Unità di pensiero, di scopo, di forze morali e materiali nel socialismo, collimanti
contro il cristianesimo. Fa predetto dai santi Apostoli. Lamorte confuta il domma
e le speranze del socialismo, erende calamito se le sue promesse. Il comunismo.
È doppio; altro filosofico e in apparenza economico, altro apertamente Jadro e sensuale.
Il solo principio della comunanza non valea fondare veruna società che basti a
sè stessa. Esseni; comunanze monastiche; sistemi utopistici. Socialismo e
comunismo sono due estremi della stessa idea.La Francia è travagliata di preferenza
dal secondo, la Germania dal primo, il perchè. Il principio Cristiano non può ameno
di somministrare la soluzione di tutti i loro problemi sociali.Sentenza di
Jouffroy DEGLI SCOMPARTIMENTI PRECIPUI DEL SOCIALISMO . Delle scuole e dei sistemi
sociali più insigni, e in particalare dicoli. Hegel le aprì un orizzonte vasto
e pratico colla sua teoria sulla storia, e colle sue viste sul mondo germanico.
Con queste infiamm di pietistic protestanti e i politici ambiziosi, specialmentein
Prussia.Trovo eco fra novatorianche cattolici e israeliti. Le sette demagogiche
germaniche s'impadronirono dell'idea hegeliana di nazionalità, ostile alla
religione e alla civiltà romana. I sofisti la parodiarono altrove, adadulare le
proprie nazioni CATO II. Sansimonismo, umanitarismo. Il misticismo di Sansimone
s'indirizza alle passioni sensuali nobilitando le, alle ambizioni ultra-democratiche
esaltando le capacità individuali. I suoi discepoli l'organizzarono amodo di
religione panteistica umanitaria. Molti eclettici dell'università francese ne
adottarono I principii ideali, compiendo con questi la metafisica hegeliana. Leroux
e l'umanitarismo universale; gli umanitarii ricusano le idee di patria e di nazionalità.
Il principio saņsimoniano penetra largamente in Francia,e per ogni dove; esso
improntò al socialismo l'aria di religione lasciva e cosmopolitica.
L'emancipazione della carne e conseguenza logica del l'emancipazione del pensiero
dell'hegelianesimo e neo-egelianesimo. Owen e Fourrier vestirono l'idea
socialistica e comunistica di sistemi ri . Del svoialismo anarchico e
trascendentalmente empio . Prudhon, discepolo intelligente e sfacciato dei socialisti
tedeschi, sveld le vere esigenze del socialismo. Professa esplicitamente l'odio
a Dio, l'abolizione di ogni diritto, l'anarchia; cosa intenda con tal parola. Flagella
i socialisti e comunisti, ma è peggiore di loro. Le sue idee fanno impressione,
perchè sono l'espressione la più semplice della idea d'indipendenza assoluta. Lecoutrier,
la sua cosmosofia materialistica, prosessa il culto di sè stesso. Condanna la
filosofia e la civilizzazione. Il materialismo e l'anarchia spaventano in
Francia; ostinazione di certi razionalisti, che non dimenonon ne vogliono vedere
il rimedio additato già da Napoleone. Del socialismo operativo o militante, e
di quello latente. Il socialismo pensante sta nelle scuole panteistiche
incredule, l'operativo nelle sette e fazioni rivoluzionarie. I suoi fasti
recenti. Lo scopo principale è distrurre il caltolicismo. Perciò cerca di
rivoluzionare moral mente e materialmentela Chiesa. Adocchia l'Italia che ne tiene
il centro. Mazzini, la sua filosofia panteistica, le sue idee di nazionalità e
di primato italico parodia del primato germanico di Hegel. Sue contraddizioni.
È lo strumento del socialismo universale, che non vuol altro in Italia che non
più Papi. Per progredire il socialismo vesti in Italia tutte le forme e le ipocrisie.
Cerca di alluarvi il comunismo politico. Il socialismo latente. L'Inghilterra
ne possiede grandi elementi. Cenni sull'utopia del Moro.La Russia. Nissuna
rivoluzione eguaglia quella voluta dal socialismo. Che cosa è una rivoluzione.
Diverse specie di rivoluzioni parziali, che ora lutte s'informano
dellospiritodelsocialismo.Sono ingiuste,ruinose,infrenabili nei confini voluti
dai moderati, dai dottrinarii, dai liberali. Cos'è la riforma vera.Coloro non
sono riformatori,ma rivoluzionarji. Possono chiamarsi semisocialisti; lo sono
altri in religione, allri in filosofia, altri in politica. Fanno penetrare a tratti
a tratti l'idea, ed eseguiscono per parti l'opera socialistica. Sono
incoerenti. Giudizi di Joutfroye di Prudhon sui rivoluzionari al minuto.
Giudizi di Quinet sui cattolici democratici predicatori d'indipendenza. Non sorge
dai loro sistemi la vera democrazia, ma l'anarchia prudoniana in tutte le relazioni
degl’individui, e delle società fra loro. L'indipendenza assoluta non esiste al
mondo. Epilogo. Giudizio di Sterne sul principio rivoluzionario socialistico, eminentemente
anticristiano. Il termine della rivoluzione sociale. La rivoluzione universale
sociale non si compirà mai appieno. La rivoluzione religiosa, come è promossa dal
socialismo,è nata a far luogo addi questa; e del semi-socialismo. Della
rivoluzione universale e sociale; scompartimenti precipui Del panslavismo demagogico,
e del ruteno. Un detto napoleonico inverosimile, o malinteso. Il panslavismo. È
doppio. L'Idea russa; la suavivacità per forze morali e materiali. Le sue arti.
È ostile all'idea Latina e cattolica. È religiosa e politica, panslavi sticae panscismatica.
L'Italia ne èminacciata doppiamente. Calamità europea, che si è la dissoluzione
dellaGermania nell'anarchia religiosa e politica. L'idea russa, ora antirazionalistica
e antidemagogica, può col tempo mutare processo ed allearsi religiosamente al
protestantesimo, politicamentealla demagogia europea. La Chiesa non teme, ma
aspeita negli ultimi tempi un grande assalto dai popoli di quelle regioni, e dalla
apostasia dei propria figli. Quel panslavismo sembra destinato a chiudere l'era
del socialismo nostrale. laci, esuberanti, indefinite. La verità e l'autorità hanno
l'adesione della maggioranza, ma sono malconosciute. Il clerocattolico fa quella
vagliatura per ufficio, ma fra popoli colti la scienza e la dimostrazione è
necessaria. Parte dei laici. La filosofia dee essere ricondotta al suo stato normale,
da cui si di parti negando o trascurando l’ontologia cristiana e la scienza della
socieià universale degli spiriti. In Italia bisogna far conoscere le produzioni
della scienza straniera, dei paesi cioè in cui la controversiaè vivace. Bisogna
svelare il fondo dei sistemi socialistici; formolare con precision i problemi; porre
in lume i principii assoluti; questi non impediscono le temperazioni pratiche.
Si fa alcontrario. Esempio nella quistione capitalissima delle relazioni fra chiesa
e Stato. Questa in assoluto non è quistione di libertà, ma di autorità. Il principio
di libertà non basta a spiegare l'ordine morale.Teorie di Rosmini nel suo
saggio Della Costituzione. Il problema religioso vi è mal formolato. Il progetto
di costituzione rosminiana non guarentirebbe alla chiesa nemmeno libertà; include
l'indifferentismo politico; toglie all'ordine civile la base morale. Necessità
della professione religiosa dello stato. Il problema politico intorno al
diritto e alla giustizia sociale vi è del pari inesattamente formolato. Nel
criticare le costituzioni galliche Rosmini non netacci ai vizii principali. Quale
sia laquistione politica odierna; come sia formolata dai socialisti, come da
Lainennais. Le emende proposte dal Rosmini alle costituzioni da lui criticate
sono vane, o insufficienti a farargine al socialismo e comunismo.È inutile
adulare e contrastare a metà le idee di moda, se non si risolve il tema del
socialismo. Esso nega Dio e le due leggi provvidenziali per cui l'uo mo è
governato dall'uomo, e il diritto sulle cose materiali è diviso fra gl’uomini. I
dottrinarii italiani e francesi si contentano di massime generiche, di idee
dimezzate, scoza analisi e applicazione. Gli americo una nuova foggia di demonolatria;
la rivoluziones cientificaproducela perdita dell'unità di senso morale; la
civile,un'anarchia,e tirannia in curabile. La rivoluzione universale,se potesse
compiersi,distrurrebbe inultimol'umangenere.Come ilsocialismo l'odii dio dio satanico.
Il suo termine logico sarebbe la distruzione dell'ordine di natura e di so
prannatura. Il mondo non saràmai tutto socialista come fu tutto pagano, perchè la
chiesa ha delle promesse infallibili; ma le nazioni civili non ne hanno, e camminano
indolenti verso grandi ruine. Un altro socialism che si dispone a trasformare il
mondo europeo. Timori, speranze, rimedii contro l'invasione delle dottrine
socialistiche. Vuolsi una buona vagliatura delle idee, dei desiderii, delle
speranze fal mani italiani, e gl’anglomani francesi, non conoscono i tipi
stranieri che vogliono imitare. I cattolici idealisti e razionalisti non
comprendono che guastano e snaturano il cristianesimo colle misture
eterodosse,a vece di farne l'apologia. Quali sieno dunque le tre vagliature,or
peces sarie, delle dottrine e delle voglie del secolo. Ancora alcune
osservazioni sul modo di trattare ora le controversie. Partito violento. La rivoluzione
materiale è sopita, ma l'ideale si dilala. L'Italia odierna, e la Germania di tresecoli
fa. Dollinger. È quindiur gente il bisogno di grandi manisestazioni della verità,
per mezzo della fede e dellaragione. I governi, ora materialmente forti, sono
moralmente deboli; l'epoca presente di razionalismo e di opinioni indeterminate
piega alt ermine. Il socialismo vuol dommi e fatti, vuolsi contrap porgli la
scienza della fede cristiana, continuando il lavoro dei più grandi genii del
cristianesimo. Che cosa è una filosofia cristiana. La polemica dee essere
trattata con franchezza; tenendo conto di tutti i principii veri e di tutti i
fatti; distinguendo le ricerche di ciò che è giu sto, ediciò che è prudente. Non
dee contentarsidi debellare gl’errori singoli, ma metter in luce la storia fillosofica,
e il sistema universale dell'eterodossia .Ilpanteismo è lasostanza
dell'eterodossia moderna. Considerazioni sul panteismo, suls uo lungo regno, sulle
sue fasi.Non sarà l'ultimo errore.Voto umile e riservato per un oracolo della
Santa Sede, e una condanna dottrinale e solenne del socialismo e comunismo.
Motivi. Insufficienze e pericoli delle discussioni scientifiche. Il socialismo,
come sistema compiuto, ha del nuovo; spesso sembra sfuggire agli anatemi degli
errori antichi che rinnova. Fra icattolici stessi sinceri visono dubbiezze e
illusioni. La gloria del nome di Cristo è avvilita. L'idea di Cristo, e quindi quella
della Chiesa, sono meno mate in molte menti.Quella èl'antidoto a tuttol'errare moderno
.Lapedagogia pende ad insinuare ilnaturalism o e ilsensualismo. La Santa Sede spesso
unì alle decisioni, e condanne dommatiche contro gli errori, le lezioni
razionali a illustrar lementi dei fedeli. Esempi. Così bramerebbesi ora, perchè
da molti il socialismo e comunismo non sono conosciuti quali sono. Condannati, rimarrebbero
nolati d'infamia agli occhi del mondo cristiano, e resi moralmente impotenti. È
quel tutto un arcano di sata nasso, alla sola Santa Sede apparterrà svelarlo e
conquiderlo; a lei però sola il giudicare della opportunità dei mezzi. Intanto,
colle armi già pronte della fede e dellascienza, vuolsi da ognuno colle sue forze
combattere la rivoluzione ideale. Teologia e filosofia, rivelazione e ragione,
vogliono andar congiunte, distinte, ma non parallele. Un passo del Mancini. Due
filosofismi, due rivoluzioni, che neminaccia no una più terribile. Presunzione dei
moderni; giudizi dei posteri. Tutti i partiti scontenti del presentemirano all'avvenire;
I più sci occhi sono gli aspettanti e ineuirali. Il principio cristiano è
incarnato nella Chiesa, essa non fa quistioni di clericocrazia, quando parla
alle genti con autorità. L'Italia e isuoiri formatori sispecchino nella
Germania di tre secoli fa. La Chie sa benefica e invitta in tutti i secoli. I
fedeli hanno da incoraggirsi; fra l'idea socialistica e la cristiana sanno
quale abbia la verità,e quale ot Alcuni documenti intorno alle scriesegrere
demagogiche. SOCIALISJIO IN (iKNKRALE. Origini del socialismo nel razionalismo
protcstanlieo. T.p (uime eresie tenurono
soffocare la fede e la chiesa; le seconde, viziar r ona. e sosiiluirsi all'altra. JLulcro c
Calvino distrussero il principio della
fede, della morale, della società. I dotti germani ccrenronn rimedio nella
scienza e neireccletlismo; lo loro filosofia, il loro diritto pubblico. Il
protestantismo nella Gallia è più audace e ribelle. Combattuto come setta
religiosa produsse i liberi pensatori, che, a titolo di scuola, ne dilatarono
il razionalismo empio. Previsioni di Bossuct. L'increduUsmo e il filosofiimo gallo.
Il genio di Voltaire e de’suoi discepoli è essenzialmente anti-cristiano.
Paradossi di GIOBERTI (si veda). La guerra del filosofismo contro la fede e la
scienza è più radicale di quella del protestantesimo. Suo spirito non di
separatismo, ma di costnopolismo. Da tre secoli la preponderanza nell'ordine
delle idee è devoluta in Europa alla Germania e alla Gallia, colà bisogna
cercare le fonti dell'errar moderno.
Diverso carattere delle due nazioni. Nel razionalismo dell'una. nell'incredulità
dell’altra, stette dcposlo il primo articolo della carta sociali slica: iVoii
più autorità Progresti del razionalismo e de/r
nell' idealismo, e nell’indifferentismo.
I tedeschi filosofi segnirono l’esempio, non la frivolezza dei volteriani.
Kant, il suo anti-dommatismo; i suoi seguaci. Non vollero dirsi a-tei, loro pan-teismo spurio peggiore
dell’a-teismo. Non vollero comparir scettici nè materialisti, ma sovvertirono
la scienza e la morale coll'idealismo a priori. Hegel, e l’idealismo
trascendentale e pratico. I teologi protestanti lo seguirono. Il
protestantesimo sfigura fin da principio l'idea di Cristo; a cosa la riduce
Strauss. Apparente regresso nella Gallia dal materialismo e dalle teorie rivoluzionarie. Principio di
tolleranza mjl applicato ip tutte le ristorazioni; indi 1 indifiVreiiti Saggio smo rflit^iosu e
politicu nejilt ordini pubblici, 1 ecldtismu nella scienza. (ìli ccieltici
vollero tiiiiigare ridealismo che esiste. Giudizio dì Staudeiimayer. L'uomo
nello stato MIO presente non comporta nè dommatismo assoluto, nè razionalismo
assoluto. ìji natura e il crisUnnesimo
lo educano colla fede e colla ragioncj souuQÌoistraDdogU un'ontologia
reale e certa Alcune rifleuioni iulle cote anzi etpotle Il protestantismo, il filosofismo gallo, e il
tedesco, sono professioni d’ignoranza. Pongono fuori delle condizioni di
possibilità la religione e la scienza, e abbattono la ragione individuale con
un’assurda cmancU pallone. Tolgono lo
scopo della ricerca della verità. La
fede per contro è scienza iniziale, anche negl’ordini naturali promeititrìce.
Gli spiriti penetranti previdero da gran tempo il socialismo moderno; i pib
furibondi ne proclamarono e praticarono le massime. La religione g la società
reale sono già condannate in teoria dall' idea dei sofisti, cui non possono
corrispondere in fatto. La chiesa ne è la salute, perchè predica la verità
positiva, e muta le ipotesi de'sofisti. Questi falsificarono anche i prìncipiì
positivi, che vollero conservare per ricostmrre la società; tolsero la
possibilità dell’amore; sfigurarono le idee di libertà, d’eguaglianza, di
fratellanza, che portale alfassolalo si escludono mutuamente. Il socialismo
ruolo ricusiiiuire con queste l’unian genere. Gl’uomini di disinizione. e
quelli dell’utopia sorti a flagellare f umanità colle spcrienze d'applicazione Le
tette tecrete dema^o^icàe. Esse aggiunsero alle teorie un organismo nriifizioso
ed atlivo.Tre aspetti e tre stadi d'esistenza delle sette.
S’appoggiano a an fiero dommatismo. Non inventano dottrine, ma scelgono e
volgarizzano le più acconce ai loro fini. Sono la gerarchia, il sacerdozio,
rcsercito della filosofia anti-cristiana e anti-sociale, che senza di quelle non sarebbe largamente
perniciosa. Ora non sono piu mere associazioni, ma trasformandosi dirconero
società e governi sotlurranei. Una buona storia delle sette sarebbe un gran
benefizio; come vorrebbe essere fatta. La miglior difesa contro di quelle è
farle conoscere. I sommi Pontefìri lo vennero facendo, furono mal secondati. Le
sette tnassonirhe. Veisaupt e l'illuminismo. Le sette moderne teoriche ed
esecutive. La giovine Europa e MAZZINI (si veda). Loro tre mezzi d' ìiillaenza,
le loro arti, le loro forze. Non aspirano che alla propria supremazia e
tirannia sotto nome di repnbblica sodale. GIOBERTI le descrive con somma
perizia mutando l’applicazione. Avvenire delle sette. Non sono esse sole il
socialismo ma ne sono lu virtù plastica e direttrice Carattere e spirito del socialismo. t r
eterodossia. Essa porla all'apice, all'unìversalità, al1’atto, le empietà ed
aberrazioni de secoli precedenti. Le sue idee sono però lorrone c ri^trelic. K
un c.iUolicKmo umano e diabolico, die vuol essere più universale di quella dì
Cristo. Il suo messianismo. Le sue stolte promesse e stolte accuse contro la
società. Professa odio a Dio e a Cristo, odio all'uomo, odio alla giustizia.
Sovverte il naturale e il supernaiurole. L’idea socialistica non è intiera
nella mente di veron ito SuuiimoNiimo, umanifat
iimo. 11 inislicisnio di Sansimone s'indirizza alle passioni sensuali
nobilitandole, alle ambizioni ullradeuioi ratiebe esaltando le capacità
individuali. 1 suoi discepoli l'organizzarono a modo di religione panteistica
umani- Mria. Multi eclettici dell'università francese ne
adottarono i principii ideali, compiendo con questi la metafìsica hegeliana.
Leroui e l umaniia- risiilo universale; gli uinaniiarii ricusano
le idee di patria o di nazionalità. Il principio sansinioniano penetra
largamente nella Gallia, e per ogni dove; esso impronta al sorìalismo l’aria di
religione lasciva e co-
Miio|Kiiiiica. L'eiiiancipaziono
della carne è conseguenza logica delI’cmancipaziono
del pensiero Val tucùìlUnio anarchico t (rciiccnJeiUuImcnfc em/uo. Fi
udiion, disrcpolo intelligente e sfaccialo dei socialisti Icdcsclii svela le vere esigenze del
socialismo. Professa esplicitamente l’odio a Dio, l’abolizione di ogni
diritto l aiiarchm; cosa intenda con tal
parola. Flagella i socialisti e cotuunisiU ina
è (H.'ggiore di loro. Le sue idee
fanno iinpresaione, percliè sono respressimiu lo più sctnpiico della idea
d’indipendenza assoluta. Lecoutrier, la sua Cotmosufia materialìstica, professa
il culto di sé steiso. Condanna la filosofia e la civilizzazione. Il
iiintcrialisnio c ranarebia spaventano nella Gallia; ostinazione di certi
razionalisti, che non di meno non tic vogliono vedere il rimedio additato già
da Nopoleune Del socialitmo operaDto o
mtliftmle, e di quello latonte. Il socialismo pensante sta nelle scuole
panicistiche incredule, l'operalivo nelle selle c fiutoni rivoluzionarie. 1
suoi fasti recenti. Lo scopo principale distrurre il eattolicisino. Perciò
cerca di rivoluzionare nioraltiienle e riinterialmeiiie la chiesa. Adocchia l'ITALIA
che ne lime il centro. MAZZINI (si veda), la sua filosofia pan-teistica, le sue idee di nazionalità e di PRIMATO
ITALICO parodia del primato germanico di Hegel. Sue contraddizioni. C lo
striinienio dei socialismo universale, che non vuol altro IN ITALIA che non piA
/’opu. Per progredire il socialismo vesti IN ITALIA tutte le forme e le
ipocrisie. Cerca d’attuarvi il comuniSmo politico. Il socialismo latente. La
Britannia ne possiede grandi elementi.
Cenni siiU titopia di Moro. La Russia .1 d Della rivoluzione universale
e sociale: seompartimenti precipui di quetta; e del semi-socialismo. Nissuna
rivuluiione eguaglia quella voluta dal socialismo. Cito cosa è una rivoluzione.
Diverse specie di rivoluzioni parziali, che ora tutte s'infornianu dello spirito del socialismo.
Sino ingiuste, ruinose, infrenabili nei cuitlini voluti dai moderali, dai dottrinarii, dai liberali. Cos'èia
iiloiina vera. Coloro non sono rirorinalori, ma rivoluzioiiarit. Possono
chiamarsi semi-socialisti; lo sono altri in religione, altri in filosofia,
altri in polilira. Fanno penetrare a tratti a traili l’idea, ed eseguiscono per
partì l upera socialistica. Sono incoerenti. Ciudizi di Jouffroy e di |’ruuhn
sul rivoluzionari al mìmito. Giudizi di Qitinelsuì cattolici deinncruticì
predicatori d'indi(K!ndenza. Non sorge dai loro sistemi la vera democrazia, ma l’anarchia
prudoiiiana in tutte le relazioni degl’individui e delle società fra litro. L’indipendenza
assoluta non insiste al mondo, hiepiiogo. Giudizio di Sterne sul principio
rivoluzionario soiialislico, iiuiuenlcmentc aiUicrisiiauo. . u il termine della
rivoluzione sociale. La rivoluziono univcisalc
sociale non si compirà mai appieno. La rivoluzione Ecìigio^a, come è
promossa dal socialismo, è nata a far luogo atf (U»l una nuovfl di
dtHìonuiaitia; la rivoluzione scientifica produce ia perdita dell’unità di
senso morale; la cìvilci un'anarchia, e tirannia incurabile. La rivoluzione
universale, se potesse com|nersi, dìstrurrebhc iu ultimo l'nroan genere. Come
il socialismo Todii di odio satanico. Il
suo termine logico sarebbe la distruzione delt'urdioe di natura e di
soprannatnra. Il mondo non sarà mai tutto socialista come fu tutto pagano,
perchè la chiesa ha delle promesse
Infallibili; ma le nazioni civili non iic hanno, e camminano indolenti
verso grandi ruine. Un altro socialismo che sì dispone a trasformare il mondo europeo Del panslavismo demagogico, e del ruteno. Un
detto napoleonico inverosimile, o mal inteso. 11 panslavismo, è doppio.
L'Idea russa; la sua vivacità |>er
forzo morali e materiali. Le sue arti. £ ostile aU'idca LATINA e cattolica. È
religiosa e politica, panslavistka e pan-scismatica. L’ITALIA N’È MINACCIATA
DOPPIAMENTE. Calamità europea, che si è la dissoluzione della Germania nell’anarchia
religiosa e politica. L’idea russa, ora
anti-razionalisiica c aoUdemagogica, può col tempo mutare processo ed allearsi
religiosamente al protestantesimo, politicamente alla demagogia europea. La chiesa
non teme, ma aspetta negli ullìroi tempi un grande assalto dai popoli di quelle
regioni, e dalla a|K>stQSÌa dei propri! figli. Quel panslavismo sembra
desU- iiaio a chiudere l’era del socialismo oustraie a Timori, speranze, rimedii
contro l'invasione delle dollrine socialistiche. Vuoisi una buona vagliatura
delle idee, dei desiderii, delle speranze fallaci, esuberanti, indefinite. La
verità e l'autorità hanno Padesiune della maggioranza, ma sono mal conosciute.
11 clero cattolico fa quella vagliatura per ufiìzioi ma fra popoli colti la scienza e la
dimostrazione ò necessaria. Parte dei laici. La filosofìa dee essere ricondotta
al suo stato normale, da cui si diparti negando o trascurando l'ontologia
cristiana e la scienza della società universale degli spirili. IN ITALIA
bisogna far conoscere le prodazioni della scienza straniera, dei paesi cioè in
cui la controversia è vivace. Bisogna svelare il fondo dei sistemi
socialistici; formolare con precisione i problemi; porre in lume i
principU assoluti; questi non
impediscono le lempcrazioni pratiche. Si fa al contrario. Ksempio nella
quislione capitalissima delle relazioni fra chiesa sttato italiano. Questa in
assoluto non è quistione di libertà, ma d’autorità. Il principio di libertà non
basta a spiegare l’ordine morale. Teorie di SERBATI nel suo saggio Della CostUusione. Il problema
religioso vi é mal furmoialo. 1! progetto di
costituzione rosminiana non guarentirebbe alla chiesa nemmeno libertà;
include l’indifTercntisino politico; toglie all’ordine civile la base morale.
Necessità della prufessiono religiosa dello stato italiano. Il problema
polìtico intorno al diritto e alla
ginstizia sociale – GRICE SOCIAL JUSTICE -- vi
è del pari inesallamenlc
formolato. Nel criticare le costituzioni galliche SERBATI non ne taccia i vizii principali. Quale sia la
quistiono politica odierna; come sia formolaia dai socialisti, come da
I.amcnnois. L’emende proposte da SERBATI (si veda) alle costituzioni da lui
criticate sono vane, o ìnsuilicicnii a far argine al socialismo e comuniSmo. É
inutile adulare e contrastare a metà le idee di moda, se non si risolve il tema
del socialismo. Esso nega Dio e le due leggi
provvidenziali per cui Puoiiio è governato dalPiiomo, e il diritto sulle
cose materiali è divìso fra gli iiuniìiii. 1 dominarli italiani e francesi sì
runtentano di massime – GRICE MAXIMS -- generiche, d’idee dimezzate, senz’analisi
e spplicazìouc. Gli amcricomniii italiani, e gl’anglomani francesi, non
cono^ono i tipi stranieri clic vogliono imitare. 1 cattolici idealisti e
razionalisti non comprendono che guastano e snaturano il
crisiianesitiio colle misture eterodosse, vece di farne l'apologià. Quali aieno
dunque le ire vagliature, or necessarie, delle doUrtne e delle voglie del
secolo pug. j4ncora alcune ottervatìoni
ost- zione generale appoggiata con prove e dorumenli irrerragabili. Lnngi dall’avere
esagerato bisogna anzi dire che non ha approfittato di tutti i suoi vantaggi, perchè ha fottcr soltanto
una scelta di tante prove, che erano a sua disposizione Riccordt. ;lfanuale d'
ugni letteralurOf Milano,
Gl’addetti alle società segrete predicano alle genti il Barruel per un
bugiardaccio, impostore, sognatore e parabolano ma credono in famiglia che
niuno meglio di lui abbia svolto le dottrine, le finezze e gl’intendimenti di
Weissbaupi Germogli dell’illuminismo di
Weisshaupt sono tutte le odierne società segrete, ed hanno il medesimo
intendimento che si propone cotesto odioso e sfìdato nemico di Dio, del Re e di
tutta l’umana società. ( 3ìemori$ di
LionellOf nella Cii’titd Cattolica. Un grido d’indegnazione accolge queste
memorie che avrebbero potalo minacciare la sorte di molli intriganti ivi
oominali e l'esito delle loro consorterie; ma
niuno sì tolge a provare che sono calunniose, sebbene si trovassero
aliissimi personaggi menzionali come fautori o come membri delle sette occulte
colà istoriale. 1 fatti provano la verità delle dottrine e delle tendenze
altribuile all’illuminismo. Se Weissbaupt non l’avesse professale, converrebbe
dire che Barruel muta il nome del settario o ne fosse stato egli r inventore;
certo è che dopo l’apparizione
dell’illuminismo ic società segrete rivoluzionarie non ebbero altro codice,
altra niosutìa, altro sistema di governo
da quello già da più di cinquant'anni loro attribuito in tali àicmorie, la loro lingua, le loro opere, il loro scopo
sono sostanzialmente idcntUi anche ai di d’oggi Saggio intorno al socialismo,
Torino. VIAGGIO d'lN GENTIUOMO IRLANDESE
IN CERCA d’I’NA RELIGIO.NE, OPERA DI MOORE.
Quest’opera ha fatto nella Britannia il più grande incontro. Moore combatte il
protestantismo nelle sue basi, e più di venti opuscoli gli furon scritti
contro. Quest’opera, come dice l’autore, offre un programma completo del
protestantismo, e vi si vedono messi in mostra a lato degl’errori dogmatici i
vizi e gli scandali dei
riformaiori.Essa contribuì a
condurre alla fede parecchi dei nostri traviati fratelli; e cièche prova il suo
gran merito è la debolezza delle risposte che invano si tenta d’opporle Conseils pour former une bibliothègue LKTTKHF,
SH-L ITALI V CONSIUEIIATA SOTTO IL RAPPORTO DELLA RELIGIONE, OPERA DI
JOUX. Icitrrp S4 iiue
Jn un nrotrsontf ronvoriilu, tendono,i i
dei prolrsianli ed n diicndere la
nostra Rde. Meritano d'essi^r pu' siecui
Tra/Icnimcrifi dt ÀlarAcc, foli*
£cct7/en2a ddOi re/i^tone
di Milner» folle Lcltere di
Cobbett e fo^Ii altri senili rhc vider ta luce in questi tempi e rivelano tnUa
la (ìevole/za del nroleslantismn. Alle savie disrirssinni die quesl’opera
rarehiude c che produssero c produrranno
i più grandi elTeUi nei proteslanii c in tutti quelli che le leggeranno, I’Aulure ha rrapi>usic abilinenle delle
descrizioni inicressanii che ne Yendunu
aggradevole la Icllura c tic formano nn opera convenevole a darsi per
premio alla gioventù studiosa Cori* Sfi/J
pour formcr «n«
bibliothèquc Sl'L PRINCIPIO GENERATORE DELLE COSTITIZIOM POLITICHE E DELLE ALTRE IMANE ISTITLZIOM, SAGGIO DEL
CONTE MAISTRE. Il Saggio sul
principi» ^cncraiore doHc Coslilusiuni
po/t(icitc, è una di quelle opero fon cui Maistre impresse il suggello
dell’immorlalilA alla riputazione che già crasi acquistala grandissima colle
sne Considcmsioni sulla Gallia. Nel Saggio es^itiiina i) fomianieiiio della scienza, c rovescia dal
fondo l'ediGzio di quelle cflìnicre legislazioni, che da un mezzo secolo
si succedono e scompariscono r. Tpidamcnlc.
Vi approfondisce qnistioni molto importanti nell'ordine sociale c le sue
considerazioni si collegano agl’oggetti] MÙ gravi della religione c della
società. ( A. iliccurJi. Manuale d’ogni letteratura.Aii7aao /A'ò/, Rrescianì parlando
del De Maistre lo chiama uomo, non so se più acuto
poltlico o profondo filosofo t o cristiano
eminente. La Francia dà quasi
ogni momento altcstaU dell’ammirazione che
pròfessa pel grande
ingegno che illustra la Savoia il
conte Deinaistre, il Platone
dell’Alpi, come lo
chiama Lainartine, nell’Histoire
de la itestavration. Noi leggiamo nel A/idt, giornale che si stampa a Tolosa, che
l’Accademia dei Jeux-Florau:c decreto un premio d'eloquenza all’autore del
miglior elogio del
fonte IVemaistrc, uno de'più grandi-
*ìrui- lo annunzia che il concorso e ben
ragguardevole (Dall'
Armonia, il Vaggio
f53i , Il Conte De
Maislrc e Invialo del re Vittorio
Eromanuelc 1 alla Corte di
llnshia, e in tempi infelici in cui la
carica era atto di singolare devozione, da
)mihi ambita. Il Conte Do Maistre
è forse il primo fra i savi dell’età
presente e i? solo vero filosofo, senza che altri possa o%erlo
a male. Conte Soìaro della Margarita, nel Memorandum, Torino ISiif.
SAGGIO INTORNO AL SOCIALISMO E ALLE DOTTRINE E TENDENZE SOCIALISTICHE. Il
saggio intorno al socialismo è un libro profondo che merita d’essere oticntamcntc letto e studiato, ma
ciò non si farà imichò adesso i diziu> Ilari, i giornali, e i compendi
bastano a far gl’uomini eruditi e
sapienti (Conte Solaro della Margarita, nel Memorandum, Torino). Nome compiuto:
Emiliano Avogadro, conte Della Motta. Il conte Emiliano Avogadro. Emiliano
Avogadro Collobiano e Della Motta. Il Conte Emiliano Avogadro della Motta.
Conte Emiliano Avogadro della Motta. Avogadro di Vigliano, Motta. Keywords:
implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Motta” – The Swimming-Pool
Library.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!;
ossia, Grice e Motterlini: l’implicatura conversazionale e la critica della
ragione economica – il principio d’economia dello sforzo razionale – la scuola
di Milano – filosofia milanese -- filosofia lombarda -- filosofia italiana -- Luigi
Speranza (Milano). Abstract.
Grice: “When I started appealing to this or that conversational maxim, I
realised that my colleagues at Oxford could not care less about their status.
Strictly, the principle of conversational helpfulness depends on the view of
conversation as RATIONAL co-operation, and as such, on a view of the mutual
influencing as being MAXIMALLY efficient.’ Filosofo milanese. Filosofo
Lombardo. Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like Motterlini – he has written, echoing
Kant, a critique of economic reason, which Stalnaker should read before saying
I’m Kantian rather than Futilitarian!” Specializzato in filosofia della scienza, economia
comportamentale e neuro-economia, e noto per i suoi saggi in ambito psico-economico
su processi decisionali, emozioni e razionalità umana e per le sue ricerche in
ambito epistemologico sulla razionalità della scienza e il metodo scientifico.
Insegna a Milanodove. Consigliere per le Scienze Sociali e Comportamentali
della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si laurea a Milano, dove porta a
termine il proprio dottorato in filosofia della scienza. Ricercatore di economia
politica e professore associato di filosofia della scienza presso l'Trento;
Visiting Associate Professor al Department of Social and Decision Sciences della
Carnegie Mellon di Pittsburgh, Visiting Research Scholar al Department of Psychology
della UCLA. Professore di filosofia della scienza presso l'Università
Vita-Salute San Raffaele. Tra gli altri incarichi è collaboratore de Il
Corriere Economia, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, per cui ha curato
per anni il blog Controvento. È stato consulente scientifico di Milan Lab, A.C.
Milan, fondatore e direttore di Anima FinLab, di Anima Sgr, centro di ricerca
di finanza comportamentale e Scientific advisor di MarketPsychData, Ls
Angeles. È direttore del CRESA (Centro di ricerca in epistemologia
sperimentale e applicata), da lui fondato a Milano presso la facoltà di
filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele. I progetti di ricerca del
centro si concentrano su vari aspetti della cognizione umana, dal linguaggio al
rapporto tra mente e cervello, dall'economia comportamentale alle neuroscienze
cognitive della decisione, con particolare attenzione all'indagine sperimentale
multidisciplinare e alle sue ricadute pratiche e applicative (per esempio
nell'ambito del policy making e dell'evidence-based policy). A inizio, ha
avviato il progetto di finanza comportamentale per Schroder Italia, dal quale è
nato Investimente, un test psicofinanziario al servizio di risparmiatori,
promotori finanziari e private banker, per raccogliere e quindi analizzare i
dati riguardanti le decisioni di investimento e i bias cognitivi nell'ambito
della gestione del risparmio. Attualmente è direttore dell'E.ON Customer
Behavior Lab e Chief Behavior Officer di E.ON Italia; stesso incarico che
ricopre per il Gruppo Ospedaliero San Donato. Analizza la proposta
falsificazionista, rivelando le difficoltà in cui si imbatte il progetto de-marcazionista
e anti-induttivista. Affrontano quindi il modo in cui si ha preteso superare
alcune di queste difficoltà, e insieme raccogliere la sfida di Duhem circa il
carattere olistico del controllo empirico, tenendo conto delle immagini che il
filosofo ha della sua stessa pratica e riferendosi a particolari casi storici
come termine di confronto. Sull'orlo della scienza e in edizione ampliata. Nel
suo “Filosofia e storia” avanza una interpretazione del progetto razionalista come
il prodotto di una peculiare combinazione delle idee di Platone e Hegel. Ciò è
motivo della straordinaria fecondità di Platone, ma anche di una inesauribile
tensione al suo interno. Una tensione che viene illustrata affrontando la
relazione tra filosofia e storia della filosofia (unita longitudinale) in
riferimento alla questione della valutazione di una data metodologia in base
alle 'ricostruzioni razionali' o construzioni logica a cui essa conduce.
Nell'idea che la metodologia filosofica va confrontate con la storia della
filosofia è contenuto il germe di una logica della scoperta in cui i canoni non
siano fissati una volta per sempre, ma mutano nel tempo, anche se con ritmi non
necessariamente uguali a quelli delle teorie filosofiche. Si focalizza su
questioni di metodologia dell'economia da una prospettiva interdisciplinare che
combina riflessione epistemologica, scienza cognitiva, ed economia sperimentale
con aspetti più tecnici di teoria della scelta e della decisione individuale in
condizioni d'incertezza. Le ricerche di questo periodo analizzano criticamente
lo status delle assunzioni della teoria della scelta razionale, valutando
l'impatto delle violazioni comportamentali sistematiche alle restrizioni
assiomatiche imposte dai modelli normativi di razionalità. Avanzano quindi
ragioni epistemologiche per la composizione della frattura economia e
psicologia cognitiva in ambito della teoria della decisione; e suggeriscono di
guardare ai recenti risultati dell'economia cognitiva in prospettiva di una
nuova sintesi 'quasi-razionale' in cui i modelli neoclassici, integrati da
teorie psicologiche che tengano conto dei limiti cognitivi dei soggetti
decisionali, rafforzano le previsioni del comportamento economico degli esseri
umani. Neuroeconomia e evidence-based policy Le sue ricerche indagano le
basi neurobiologiche della razionalità umana attraverso lo studio dei correlati
neurali dei processi decisionali in contesti economico-finanziari, con
particolare attenzione al ruolo svolto dalle emozioni, dal rimpianto, e
dall'apprendimento sociale. Parallelamente progetta ed esperimenta i modi
in cui i risultati dell'economia comportamentale e della neuroeconomia possono
informare politiche pubbliche più efficaci e basate sull'evidenza. Queste
ricerche sono oggetto dei corsi di Filosofia della scienza e di Economia
cognitiva e neuroeconomia che insegna all'università San Raffaele, e hanno
altresì trovato diffusione attraverso numerosi articoli divulgativi e due
libri, Economia emotiva e Trappole mentali. Il suo ultimo libro è Psicoeconomia
di Charlie Brown. Strategia per una società più felice. Saggi: “Sull'orlo della
scienza,” – Grice: “Must say that ‘orlo’ is a genial word, wish Popper knew
it!” –Lakatos, Feyerabend: Pro e contro il metodo, Cortina, Milano. Popper, Saggiatore-Flammarion, Milano, Lakatos.
Scienza, matematica e storia, Saggiatore, Milano, Decisioni mediche. Un
approccio cognitive, Cortina, Milano.
Critica della ragione economica. Tre saggi: McFadden, Kahneman, Smith,
Saggiatore, Milano, Economia cognitiva et sperimentale, Bocconi Editore, Milano
La dimensione cognitiva dell'errore in medicina, Fondazione Smith Kline,
Angeli, Milano Economia emotiva
(Emotional Economics), Rizzoli, Milano Trappole mentali, Rizzoli, Milano Mente,
Mercati, Decisioni. Introduzione all'economia cognitiva e sperimentale, Egea,
Milano Psico-economia di Charlie Brown.
Strategia per una società più felice, Rizzoli, Milano Alcuni articoli
scientifici, Lakatos between the Hegelian devil and the Popperian blue sea. In
Kampis, G., Kvasz, L., Stoeltzner, M. Considerazioni epistemologiche e
mitologiche sulla relazione tra psicologia ed economia, Sistemi intelligenti,
Il Mulino, Metodo e standard di valutazione in economia. Dall'apriorismo a
Friedman, Studi Economici, Milano. A fMRI Study, PlosONE', Vai in laboratorio e
capirai il mercato (con Francesco Guala) Prefazione a Vernon Smith, La
razionalità in economia. Tra teoria e analisi sperimentale, IBL, Milano.. Neuro-economia
e Teoria del prospetto, voci Enciclopedia dell'economia Garzanti, Milano. Investimente.
Test dell'investitore consapevole
Recensione di Hacking sulla The London Review of Books IlSole24Ore 22.5.//ilsole24ore. com/art/cultura/-05-18/motterlini-spinta-riforme--shtml?uuid=ADAaR2J
A Sito su m. CRESA, su cresa. I am strongly inclined to
assent to a principle which might be called a Principle of Economy of Rational
Effort. Such a principle would state that where there is a ratiocinative
procedure for arriving rationally at certain outcomes, a procedure which, because
it is ratiocinative, will involve an expenditure of time and energy, then if
there is a nonratiocinative, and so more economical procedure which is likely,
for the most part, to reach the same outcomes as the ratiocinative procedure,
then provided the stakes are not too high it will be rational to employ the
cheaper though somewhat less reliable non-ratiocinative procedure as a
substitute for ratiocination. I think this principle would meet with Genitorial
approval, in which case the Genitor would install it for use should opportunity
arise. On the assumption that it is cha~acteristic of reason to operate on
pre-rational states which reason confirms, revises, or even (sometimes)
eradicates, such opportunities will arise, provided the rational creatures can,
as we can, be trained to modify the relevant pre-rational states or their
exercise, so that without actual ratiocination the creatures Grice
can be more or less reliably led by those pre-rational states to the thoughts
or actions which reason would endorse were it invoked; with the result that the
creatures can do, for the most part, what reason requires without, in the
particular case, the voice of reason being heard. Nome compiuto: Matteo Motterlini.
Keywords: critica della ragione economica, principle of economy of rational
effort, twice in Grice – in Reply, etc., maximally efficient – maximal efficiency
– cost-benefit – means-end -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Motterlini” – The
Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Musatti:
la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’erote collettivo
– filosofia fascista – filosofia del ventennio – Gruppo universario fascista – la
scuola di Dolo -- la scuola di Venezia -- filosofia veneziana -- filosofia
veneta -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Dolo). Abstract. Grice: “In my ‘Personal identity’, I focus
on Gallie’s ‘Someone is hearing a noise.’ It was ages later that I realised
that that verbs require a plural subject – il ‘noi’ colletivo as M. calls it –
such as ‘co-operate.’ The grammar is complicated. We need a pirot to talk, and
we neeed a pirot to EXPRESS what he says – we need a pirot to be helpful. It
may be argued that ‘cooperation’ does not quite equate to ‘helpfulness.’ But my
weak transcendental justification of rational co-operation behind conversation
depends on the ability of one pirot to represent the existence of some other
pirot, and act in ways that the first pirot furthers the second pirot’s goal,
and vice versa!” -- Filosofo italiano. Dolo, Venezia, Veneto. Grice: “Musatti
reminds me of Malcolm, “Tonight I had a dream,”” – Grice: “Musatti has explored
the implicatures of ‘who’s afraid of the big bad wolf?’, which comes strictly
from Grimm – this is a rhetorical question – and Grimm is implicating that
nobody should!” -- Ccesare luigi eugenio musatti. Tra i primi che posero le basi della psicoanalisi, in
Italia. Nato a Dolo, sulla riviera del Brenta, nella Villa Musatti a del
nonno paterno in cui i parenti erano soliti trascorrere la villeggiatura.
Figlio di Elia, ebreo veneziano e deputato socialista amico di G. Matteotti, e
della napoletana Emma Leanza, non fu né circonciso, né battezzato -- durante le
persecuzioni razziali si procura un falso certificato di battesimo dalla
parrocchia di Santa Maria in Transpontina di Roma -- e non professa mai alcun
credo religioso. Frequenta il liceo Foscarini di Venezia, poi si iscrive
dapprima alla facoltà di Scienze dell'Padova per il corso di Ingegneria, e
immediatamente dopo alla facoltà di Lettere e Filosofia, dove si laurea in
filosofia. Dopo la laurea, si iscrisse per due anni al corso di Matematica
della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali di Padova, ma non
sostenne esame alcuno. A diciannove anni fu chiamato a Roma per il
servizio di leva. Dopo un periodo di addestramento a Torino, e mandato al
fronte come ufficiale, con impegni marginali. Finita la guerra tornò a Padova
per terminare gli studi. Sulla cattedra di Psicologia Sperimentale c'era
Vittorio Benussi, allora chiamato per chiara fama a insegnare a Padova
dall'Graz. Si laurea in filosofia e l'anno successivo divenne assistente
volontario del Laboratorio di psicologia sperimentale. Benussi si uccise con il
cianuro a causa di una grave forma di disturbo bipolare, lasciando tutto nelle
mani di M. e di Silvia De Marchi, anch'essa assistente volontaria, che poi
divenne sua moglie. Il suicidio di Benussi fu scoperto da Musatti, il quale
però lo nascose per paura di ripercussioni negative sulla psicologia italiana
in una situazione di fragilità e precarietà accademica, sottoposta a pressioni
da parte sia del regime fascista, con le sue istanze gentiliane, che della
Chiesa Cattolica. Negli anni ottanta M. rivelò che Benussi s'era suicidato, non
era morto a causa di un malore. Musatti divenne direttore del Laboratorio
di Psicologia dell'Padova. Porta in Italia la Psicologia della Forma con
importanti lavori di livello internazionale. Dopo aver diffuso in Italia la
psicologia della Gestalt, divenne il primo studioso italiano di
psicoanalisi. Studiando la psicologia della suggestione e dell'ipnosi,
introdotta in Italia da Benussi, approdò alla psicoanalisi, sulla quale tenne
il primo corso universitario italiano. Il corso si tenne presso a Padova. Divenne
allora uno dei primi e più importanti rappresentanti italiani della
psicoanalisi. Nell'Italia le teorie di Freud non erano state accolte bene né
dalle Università, né dalla Chiesa cattolica, a causa dell'ideologia culturale
gentiliana assunta dal fascismo. La Società psicoanalitica italiana venne
limitata anche dalle leggi razziali fasciste che colpirono i membri ebrei della
società. Benché non fosse ebreo (poiché figlio di madre cattolica), e
allontanato dall'insegnamento a Urbino e declassato ad insegnante di liceo. Nominato
professore di Filosofia al Liceo Parini di Milano. Si ritrova con L. Basso, Ferrazzutto e altri vecchi socialisti
con l'intento di creare un partito erede del Partito Socialista Italiano; ebbe
l'incarico di trovare denaro per una prima organizzazione e di allacciare
rapporti col Partito Comunista clandestino. Musatti lavorò anche durante la
guerra. Nel periodo dell'occupazione nazista, fu tratto in salvo dall'avvocato
Paolo Toffanin, fratello diToffanin, che lo aiutò a trasferirsi a Ivrea, ospite
dell'amico Adriano Olivetti. Con il suo sostegno fondò un centro di psicologia
del lavoro. Ricoprì anche l'incarico di direttore della Scuola Allievi
Meccanici, scuola aperta per formare operai meccanici specializzati.
Successivamente fu richiamato dall'Esercito per andare sul fronte
francese. Ottenne all'Università degli Studi di Milano la prima cattedra
di Psicologia costituita nel dopoguerra in Italia, presso la Facoltà di Lettere
e Filosofia. Vi insegnò per venti anni. A Milano ebbe il periodo più florido
della sua ricerca scientifica: gli studenti affollavano le sue lezioni. M. fu
il leader del movimento psicoanalitico italiano nei primi anni del dopoguerra.
A quel periodo risale il suo “Trattato di Psicoanalisi”, pubblicato da Einaudi.
Divenne direttore della “Rivista di psicoanalisi”. Presidente del Centro
Milanese di Psicoanalisi fondato da Franco Ciprandi, Renato Sigurtà e Pietro
Veltri, che gli verrà intitolato dopo la sua morte. Nel 1976 è diventato
curatore della edizione italiana delle Opere di Sigmund Freud, della Casa
Editrice Bollati Boringhieri di Torino. Vecchiaia La località a lui
dedicata Musatti scrisse anche libri di letteratura, tra cui Il pronipote di
Giulio Cesare, che gli fece vincere il Premio Viareggio. Fu eletto per due
volte consigliere comunale di Milano nella lista del PSIUP e fu anche
consulente del Tribunale dei Minori del capoluogo lombardo. Sostenne sempre la
pace, il progresso dei lavoratori, l'emancipazione femminile ed i diritti
civili. M. era ateo, come ebbe a dichiarare in più occasioni, l'ultima
delle quali in uno dei martedì filosofici del Casinò di Sanremo. Muore nella
sua abitazione di via Sabbatini a Milano. L'indomani dopo una cerimonia laica
di commiato celebrata in forma strettamente privata, la sua salma e cremata a Lambrate. Le sue ceneri sono
tumulate, secondo le sue ultime volontà, nel cimitero comunale di Brinzio, località
in cui era solito trascorrere i periodi di vacanza. Il suo archivio è
conservato presso l'Aspi Archivio Storico della Psicologia Italiana
dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Il comune di Dolo ha
ribattezzato la sua località natale Casello 12 località M. e gli ha intitolato
il locale istituto professionale. Musatti e il suicidio di Benussi Anche
dopo la rivelazione che si era trattato di un suicidio, non parla mai
volentieri della morte del maestro. Nel generale silenzio dello studioso di
Dolo emerge un'intervista. Nell'intervista M. confessa di sognare a volte che
in una caserma dei carabinieri in cui viene tradotto, il commissario lo
interroga sulla morte di tre sue mogli (si sposò quattro volte), decedute
tragicamente, e di Vittorio Benussi. A fine colloquio il militare lo intima di
confessare di aver ucciso il maestro per prendere la cattedra di psicologia.
«Io gli rispondoprosegue Musatti, da buon psicoanalistache sicuramente nel mio
subconscio mi sono sentito responsabile per questa e per altre morti. Il
commissario, che non capiva nulla di subconscio, decide: “Mi spiace professore,
ma devo arrestarla”. Io allora gli rispondo: ”Non è possibile commissario,
perché si tratta di delitti commessi più di cinquant'anni fa, e quindi sono
prescritti!”». ‘Cesare’ è un riferimento al pro-zio M., medico pediatra,
uno che aveva visitato il piccolo, nato settimino. ‘Luigi’ e il nome del bonno
materno (L. Leanza, morto in carcere, partecipa alla rivolta anti-borbonica); ‘Eugenio’
e il nome di un altro pro-zio paterno, lo storico Eugenio Musatti; Musatti.
Forse la psicoanalisi è nata e morta con lui. Il nome allude alla fermata della
tranvia Padova-Malcontenta-Fusina che il nonno, presidente della Società Veneta
Lagunare, odierna ACTV, aveva fatto aprire per raggiungere più agevolmente
Venezia. Musatti IX-XIII. Archivio dell'Università degli Studi di
Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di Lettere e filosofia, Padova,
Carriere scolastiche della Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali,
Opuscolo del Centro Milanese di Psicoanalisi, a cura del Comitato Direttivo,
redatto da L. Ambrosiano Capazzi Gammaro Moroni, Reatto, Schwartz, M. Sforza, Stufflesser,
Milano Per una storia del Centro
Milanese di Psicoanalisi Chiari, Seminario presso il Centro Milanese di
Psicoanalisi Cesare Musatti, Milano Freud,
Opere (Torino, Boringhieri); S. Giacomoni, Cerimonia privata per M., la
Repubblica, è consultabile sul
dell'Aspi, all'indirizzo web AspiArchivio storico della psicologia
italiana, Università degli studi di Milano-Bicocca. D. Mont D'Arpizio, Vittorio
Benussi, Padre della psicologia padovana, in La Difesa del popolo, Mille anni
di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della
Scienza di Firenze, Mia sorella gemella
la psicoanalisi, 1Pordenone, Edizioni Studio Tesi,Luciano Mecacci, M. voce
dell'Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti. Il contributo italiano
alla storia del pensiero. Ottava appendice, Roma, Istituto della Enciclopedia
Italiana. Saggi: “Analisi del concetto di realtà empirica” (Solco, Città di
Castello); “Forma e assimilazione,” in: Archivio italiano di psicologia,
“Elementi di psicologia della testimonianza” (Rizzoli, Forma e movimento” (Ferrari,
Venezia, da: Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Gl’elementi
della psicologia della forma, Gruppo Universitario Fascista, Padova, Trattato
di psico-analisi (Boringhieri, Torino); Super io individuale e Super io
collettivo (Olschki, Firenze); Condizioni dell'esperienza e fondazione della
psicologia” (Universitaria, Firenze, Riflessioni sul pensiero psicoanalitico e
incursioni nel mondo delle immagini (Boringhieri, Torino); Svevo e la
psicoanalisi (Olschki, Firenze); I rapporti personali Freud-Jung attraverso il
carteggio, Olschki, Firenze, Commemorazione accademica, Olschki, Firenze Nino
Valeri, Olschki Firenze, Il pronipote di Giulio Cesare, Mondadori Milano A
ciascuno la sua morte (Olschki, Firenze); Hanno cancellato Livorno (Olschki,
Firenze); Mia sorella gemella la psicoanalisi (Riuniti, Roma). Una famiglia
diversa ed un analista di campagna, Olschki, Firenze, Questa notte ho fatto un sogno, Riuniti, Roma,
Chi ha paura del lupo cattivo?, Riuniti, Roma, Psicoanalisti e pazienti a
teatro, a teatro (Mondadori, Milano); Leggere Freud, Bollati Boringhieri,
Torino, Curar nevrotici con la propria auto-analisi, Mondadori, Milano:
Geometrie non-euclidee e problema della conoscenza, Aurelio Molaro, prefazione
di Mauro Antonelli, Mimesis, Milano,Treccani Enciclopedie oIstituto
dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. siusa.archivi.beniculturali, italiana di Cesare
Musatti, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. NOME
COMPIUTO: Cesare L. Musatti. Cesare Musatti. Musatti. Keywords: erote, Gruppo
Universitario fascista, il collettivo di Jung, l’ego e il noi collettivo. Refs.:
Luigi Speranza, “Grice e Musatti” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO; ossia, Grice e Musonio: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale del Musonio di Gentile -- Roma – la scuola di Bolsena -- filosofia
lazia – lingua lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza. (Bolsena). Abstract. Grice: “I don’t
know if it was Ryle, but for years, Roman philosophy was a no-no at Oxford.
Gone were the days of Walter Pater and his Marius The Epicurean!” -- Filosofo
italiano. Bolsena, Viterbo, Lazio. Esercita un
forte influsso sui contemporanei. Di famiglia equestre dell’etrusca
Volsini (Bolsena) suscita per la sua fama di filosofo l’invidia
di Nerone. Segue Rubellio Plauto nell'Asia Minore e lo incoraggia a
togliersi la vita quando Nerone lo condanna a morte. Ritorna a Roma, dove
e bandito insieme con Cornuto in occasione della congiura
di Pisone e confinato nell’isola di Gyaros nelle Cicladi, ove per la
sua rinomanza attira uditori da ogni parte.Verosimilmente richiamato a Roma
da GALBA, negli ultimi giorni di Vitellio si une ad una ambasceria del
Senato presso Antonio Primo per perorare la causa della pace fra i suoi
soldati, ma senza successo.Quando Vespasiano assunse il potere, M. accusa
davanti al Senato P. Egnazio Celere, quale delatore e falso testimonio nel
processo di Borea Sorano. Vespasiano lo escluse dalla prima espulsione dei
filosofi da Roma (71), ma poi lo esiliò per la seconda volta ; però Tito,
che già lo aveva conosciuto, lo richiamò dopo la sua assunzione al trono. In
seguito mancano notizie su di lui, ma da una lettera di Plinio il Giovane
sembra che non fosse più in vita. Non risulta che abbia composto e pubblicato scritti,
anzi sembra che si sia servito soltanto dell’insegnamento orale, del quale,
però, rimangono frammenti abbastanza numerosi. Essi comprendono 19 brevi
apoftegmi conservati da Plutarco, da Aulo Gellio e dallo Stobeo ; altri
apoftegmi e trattazioni filosofiche relativamente ampie raccolti da Epitteto
nel suo insegnamento-È e trasmessi i primi da Arriano, le seconde dallo Stobeo
; esposizioni o lezioni che si trovano nello Stobeo o costituiscono la parte
più estesa dei frammenti. È verosimile che provengano da uno scritto di quel
Lucio che si è già ricordato e che si deve ritenere la fonte più importante
dello Stobeo. Un’altra è Epitteto, cioè Arriano. Sembra che un Pollione
(probabilmente Valerio Pollione da Alessandria, vissuto sotto Adriano) compone
Memorabili di Musonio, ma non ne restano tracce. È giudicata falsa una lettera
di Musonio a un certo Paneratide. Le concordanze che si sono osservate tra i
frammenti di M, e il Pedagogo di Clemente di Alessandria hanno fatto pensare o
alla dipendenza di questo da uno scritto di Lucio o alla derivazione di ambedue
da una fonte più antica. Della forte azione di Musonio sui contemporanei sono prova
i suoi numerosi scolari, tra i quali si ricordano (oltre al genero Artemidoro,
amico e maestro di Plinio il Giovane), i filosofi Epitteto, Dione di Prusa,
Eufrate di Tiro e il suo scolaro Timocerate di Eraclea, e insigni romani, come
Plauto, Sorano e Minicio Fundano. M. si avvicina ai cinici nell’assegnare alla
filosofia finalità radicalmente etico-pratiche, accetta spunti dell’ascetismo dei
crotonesi. Ma nel complesso dipende dal Portico con influssi posidoniani. Nel
sno insegnamento non trascura le esercitazioni logiche e i frammenti toccano
argomenti di fisica, ma ciò che vi è detto degli dei, designati con le
denominazioni della religione tradizionale, non supera la sfera del pensiero
comune e non ha carattere filosofico determinato. Invece riporta al Portico
l'affermazione della necessità universale, che equivale alla teoria del fato.
Però l'interesse di M. si concentra sulla funzione pratica della filosofia, che
è assolutamente necessaria in quanto (secondo la tesi introdotta dai filosofi
dai Cinargo) gli uomini sono malati che richiedono una cura continua la quale
dev'essere prestata dalla filosofia, che perciò è necessaria a tutti, alle
donne non meno che agli uomini. La filosofia però è identificata alla ricerca e
alla realizzazione della virtù, per conseguire la quale non vi è necessità di
molti discorsi, nè di molte teorie. Inoltre, in essa l'esercizio ha maggiore
importanza dell’insegnamento o del discorso. Siccome la natura ha posto in ogni
uomo i germi della virtù, se il discepolo non è stato corrotto, una breve
dimostrazione è sufficiente per fargli riconoscere i principi etici
giusti. Ciò che soprattutto importa è che maestro e discepolo uniformino
la loro condotta ai propri principi. Si comprende che M. si interessasse in
primo luogo della formazione etica degli scolari. Nell’insieme, la morale
di M. si conforma alle dottrine tradizionali del Portico. Occorre distinguere
ciò che è e ciò che non è in nostro potere. Ora da noi dipende soltanto l’uso
delle rappresentazioni, cioè l'assenso dato alle opinioni sul bene e sul male,
dalle quali è determinata la giusta valutazione delle cose e quindi
l'intenzione quale atteggiamento interiore della volontà. In la volonta, se è
retta, consiste la libertà, la virtù, la felicità. Tutto il resto non dipende
da noi e perciò rispetto ad esso, ossia alle cose esterne, dobbiamo rimetterci
all’ordine necessario dell'universo e aecettare volentieri ciò che arreca.
Soltanto la virtù è bene, soltanto la malvagità è male e ogni altra cosa è
indifferente. Però, per rafforzare la volontà, M. ritene necessario, oltre
l'insegnamento e l’esercizio morale, anche l’indurimento fisico, perchè,
essendo il corpo uno strumento indispensabile dell’anima, occorre rafforzare
ambedue. In generale raccoman, avvicinandosi ai filosofi del Cinargo, la vita
semplice e conforme alla natura e accoglie dai crotonesi, il divieto dei
cibi carnei. Oltrepassando le opinioni di molti antichi filosofi del portico,
esige una vita morale severissima, raccomanda il matrimonio, condanna la
limitazione delle nascite e l’esposizione dei figli. Nell'insieme, i frammenti
di Musonio rivelano un’anima nobile e retta, appassionata per il bene e guidata
dal desiderio di educare gli spiriti, ma a queste doti non corrisponde il
valore scientifico degli insegnamenti, perchè i suoi pensieri sono molto
mediocri e privi di originalità. Inoltre non si può trovare nelle sue parole
l’espressione di una visione della vita vibrante di dolore e di amore simile a
quella di Seneca. Gaio Musonio Rufo. M. (Volsinii) è un filosofo
romano. Frammento di papiro (P. Harr.Col.), con parte di una
diatribe. Sulla vita di Gaio Musonio Rufo, stoico, si posseggono poche notizie
certe. È noto che nacque a Volsinii, corrispondente all'odierna Bolsena, in
Etruria, che fu cavaliere. Il ‘prae-nomen’ Gaio lo conosciamo solo attraverso
Plinio il minore che ci fornisce anche un’altra notizia su una sua figlia
(presumibilmente chiamata Musonia, secondo l’uso romano), sposata ad
Artemidoro, al quale Plinio presta aiuto anche per stima e affetto nei
confronti del suocero. Sappiamo dalla voce “Mousonios” della Suda che Musonio e
figlio di Capitone ma non abbiamo altre notizie sulla sua famiglia, che era
comunque di origine etrusca. In effetti, il nomen “Musonius” denotare la gens,
e viene indicato da alcuni studiosi della lingua etrusca come forma latina di
un gentilizio etrusco “Musu,” “Muśu-nia.”. E capo a Roma di un circolo o
gregge filosofico e si dedica anche alla politica, con idee abbastanza
tradizionali e moderate. Fa parte del gruppo creatosi intorno a Rubellio
Plauto, un discendente della famiglia Giulia. Quando Rubellio Plauto e allontanato
da Roma in via precauzionale da Nerone, M. lo segue in Asia. Due anni dopo giunge
l'ordine del principe di eliminare Rubellio Plauto. Musonio ritorna a Roma, ma,
in concomitanza della congiura di Pisone,
e mandato in esilio, in quanto allievo di Seneca, nell'isola di Gyaros,
inospitale e rocciosa nel Mar Egeo. Indicativi della sua integrità morale
e della sua coerenza sono altri due momenti della sua vita, entrambi riportati
da Tacito nelle Storie. Dopo essere ritornato dall’esilio, forse grazie a
GALBA, con il quale sembra fosse in amicizia, nella fase finale della guerra
civile seguita alla morte di Nerone, Musonio si rese protagonista di un primo
episodio significativo, rivelatore della sua generosa attitudine a mettere in
pratica i principi morali e gli ideali di pace che insegna. In una Roma che era
teatro di violenti scontri tra le fazioni avverse, il filosofo di Volsinii si
impegna a svolgere un’improbabile opera di pacificazione. “S’era mescolato agli
ambasciatori M., di ordine equestre, zelante filosofo e seguace dei precetti
dello stoicismo, ed in mezzo ai manipoli prendeva ad ammonire gli uomini armati
con le sue disquisizioni sui beni della pace e sui mali casi della guerra. Ciò
fu per molti motivo di scherno; per la maggioranza, di fastidio. E non mancava
chi l’avrebbe spinto via o l’avrebbe calpestato, se, dietro consiglio dei più
equilibrati e fra le minacce di altri, non avesse deposto la sua inopportuna
esposizione di saggezza.” Il secondo episodio, ci presenta Musonio Rufo
impegnato nella riabilitazione della memoria dell’amico Barea Sorano, che era
stato sottoposto a processo e condannato a morte insieme alla figlia Servilia e
a Trasea. Contro di lui era stata resa una falsa testimonianza da parte del suo
stesso maestro, Publio Egnazio Celere, anche lui appartenente alla corrente
stoica. Musonio, che pure nei suoi insegnamenti si dichiarava contrario ad
intentare cause per difendere se stesso dalle offese ricevute, in questo caso
non esita ad accusare in Senato il traditore per difendere la memoria
dell’amico condannato ingiustamente. Come scrive Tacito: “Allora Musonio Rufo
attacca Publio Celere, accusandolo di aver attaccato Sorano con una falsa
testimonianza. Evidentemente con quell’accusa si rinnovavano gli odii delle
delazioni. Ma l’accusato, vile e colpevole, non poteva essere difeso. Di Sorano
e santa la memoria. Celere, che fa professione di sapienza, testimoniando
contro Barea, ha tradito e violato l’amicizia.” Musonio porta avanti con
tenacia il suo impegno, che e coronato da successo. “Fu deciso allora di ri-aprire
il processo tra M. e Publio Celere: Publio venne condannato ed ai mani di
Sorano e resa soddisfazione. Quel giorno, che si distinse per la severità dei
magistrati, non manca nemmeno di elogi ad un cittadino privato. Si era,
infatti, del parere che Musonio avesse agito con giustizia in tribunale.
Opinione ben diversa si ha di Demetrio, seguace della scuola cinica, in quanto
aveva difeso, più per ambizione che con onore, un reo manifesto. Quanto a
Publio, non ebbe né animo, né eloquenza sufficienti in quel frangente.»
Più tardi M. riusce a guadagnarsi la stima di Vespasiano evitando la cacciata
dei filosofi. Ci e però un secondo esilio e, dopo il suo rientro a Roma, voluto
da TITO, le fonti tacciono. Potrebbe essere stato espulso da Roma, assieme agli
altri filosofi, a causa di un senatoconsulto sollecitato da Domiziano, che fa uccidere
Aruleno Rustico e cacciare Epitteto e altri. Da un'epistola di Plinio minore si
apprende che egli non era più in vita. Si proclama suo discendente il
poeta Postumio Rufio Festo Avienio. Probabilmente in modo volontario,
sull'esempio di Socrate o Grice e come fa anche il discepolo Epitteto, non
lascia nulla di scritto. I principi della sua predicazione filosofica si
ricavano da una raccolta di diatribe dovuta a un discepolo di nome Lucio, di
cui 21 ampi estratti sono conservati nell'Antologia di Stobeo. Essi sono
intitolati: “Che non è necessario fornire molte prove per un problema” “Su chi
nasce con un'inclinazione verso la virtù” “Che anche le donne dovrebbero
studiare filosofia” “Se le figlie debbano ricevere la stessa educazione dei
figli maschi” “Se è più efficace la teoria o la pratica” “Sul praticare la
filosofia” “Che si dovrebbero disprezzare le difficoltà” “Che anche un principe
deve studiare filosofia” “Che l'esilio non è un male” “Il filosofo perseguirà
qualcuno per lesioni personali?” “Quali mezzi di sostentamento sono appropriati
per un filosofo?” “Sull'indulgenza sessuale” “Qual è il fine principale del
matrimonio” “Il matrimonio è un ostacolo per la ricerca della filosofia?” “Ogni
bambino che nasce dovrebbe essere allevato?” “Bisogna obbedire ai propri
genitori in tutte le circostanze?” “Qual è il miglior viatico per la vecchiaia?”
“Sul cibo” “Su vestiti e riparo” “Sugli arredi” “Sul taglio dei capelli”. Lo
stile delle diatribe è semplice. In genere viene posta una questione iniziale,
poi sviluppata con chiarezza durante il testo, spesso costruito in modo
figurato, usando metafore e similitudini (spesso sfrutta il paragone con il
medico, alcune volte intervengono immagini di animali). Questa caratteristica
si adatta bene alla sua personalità e al suo tipo di insegnamento, tutto
rivolto alla schiettezza della vita. Ci restano, inoltre, frammenti
minori, spesso in forma di apoftegma. A parte quelli sempre di Stobeo (in
numero di 14), due frammenti conservati da Plutarco sono brevi aneddoti che
potrebbero essere definiti come "detti celebri", mentre tre brani di
Aulo Gellio conservano detti memorabili ed un quarto è lungo abbastanza da
rappresentare la sintesi di un intero discorso. C'è, poi, un aneddoto in Elio
Aristide ed Epitteto ne racconta una mezza dozzina (11, per la precisione).
Restano, inoltre, due epistole, concordemente ritenute spurie. M.
rappresenta, con Epitteto, Antonino e Seneca, uno dei quattro esponenti più
significativi del portico romano del principato. Egli, se per certi versi
corrisponde appieno alle istanze propugnate dalla temperie spirituale del suo
tempo, per altri si distingue e mette in luce, soprattutto per il recupero
radicale e profondo di una filosofia intesa come arte del vivere bene e onestamente,
cioè mezzo per conseguire uno scopo riscontrabile nei fatti. Il ruolo
della filosofia Egli crede che la filosofia (stoica) fosse la cosa più utile,
in quanto ci persuade che né la vita, né la ricchezza, né il piacere sono un
bene, e che né la morte, né la povertà, né il dolore sono un male; quindi
questi ultimi non sono da temere. La virtù è l'unico bene, perché da sola ci
impedisce di commettere errori nella vita. Del resto, sembra che solo il
filosofo si occupi di studio della virtù. La persona che afferma di studiare
filosofia deve praticarla più diligentemente di chi studia medicina o qualche
altra attività, perché la filosofia è più importante e più difficile da
comprendere di qualsiasi altra occupazione. Questo perché, a differenza di
altre abilità, le persone che studiano filosofia sono state corrotte nella loro
anima da vizi e abitudini sconsiderate, imparando cose contrarie a ciò che
impareranno in filosofia. Ma il filosofo non studia la virtù soltanto come
conoscenza teorica. Piuttosto, M. insiste sul fatto che la pratica è più
importante della teoria, poiché la pratica ci porta all’azione in modo più
efficace della teoria. Sostene che sebbene tutti siano naturalmente disposti a
vivere senza errori e abbiano la capacità di essere virtuosi, non ci si può
aspettare che qualcuno che non abbia effettivamente imparato l'abilità di
vivere virtuosamente viva senza errori più di qualcuno che non è un medico
esperto, un musicista, studioso, timoniere o atleta ci si poteva aspettare che
praticassero quelle abilità senza errori. In una delle sue diatribe, si
racconta il consiglio che offrì a un re in visita, dicendogli che deve
proteggere e aiutare i suoi sudditi, quindi sapere cosa è buono o cattivo,
utile o dannoso, utile o inutile per le persone. Ma diagnosticare queste cose è
proprio il compito del filosofo. Poiché un re deve anche sapere cos'è la
giustizia e prendere decisioni giuste, il principe studia filosofia, anche per
possedere autocontrollo, frugalità, modestia, coraggio, saggezza, magnanimità,
capacità di prevalere nel parlare sugli altri, capacità di sopportare il dolore
e deve essere privo di errori. La filosofia, sosteneva M., è l'unica disciplina
che fornisce tutte queste virtù. Per dimostrare la sua gratitudine il re gli
offrì tutto ciò che desiderava, al che il filosofo chiese solo che il re
aderisse ai principi stabiliti. Musonio sosteneva che, poiché l'essere
umano è fatto di corpo e anima, dovremmo allenarli entrambi, ma quest'ultima
richiede maggiore attenzione. Questo duplice metodo richiede l’abituarsi al
freddo, al caldo, alla sete, alla fame, alla scarsità di cibo, a un letto duro,
all’astensione dai piaceri e alla sopportazione dei dolori. Questo metodo
rafforza il corpo, lo abitua alla sofferenza e lo rende idoneo ad ogni compito.
Crede che l'anima fosse rafforzata in modo simile sviluppando il coraggio
attraverso la sopportazione delle difficoltà e rendendola autocontrollata
astenendosi dai piaceri. Musonio insisteva sul fatto che l'esilio, la povertà,
le lesioni fisiche e la morte non sono mali e un filosofo deve disprezzare
tutte queste cose. Un filosofo considera l'essere picchiato, deriso o sputato
come né dannoso né vergognoso e quindi non avrebbe mai litigato contro nessuno
per tali atti, secondo M.. L'opposizione di M. alla vita lussuosa si estendeva
alle sue opinioni sul sesso. Pensa che gli uomini che vivono nel lusso
desiderano un'ampia varietà di esperienze sessuali, sia legittime che
illegittime, sia con donne che con uomini. Osserva che a volte gl’uomini
licenziosi perseguono una serie di partner sessuali maschili. A volte diventano
insoddisfatte dei partner sessuali maschili disponibili e scelgono di
perseguire coloro che sono difficili da ottenere. M. condanna tutti questi atti
sessuali ricreativi. Insiste sul fatto che solo gli atti sessuali finalizzati
alla procreazione all’interno del matrimonio sono giusti. Denuncia l'adulterio
come illegale e illegittimo. Giudica i rapporti omosessuali un oltraggio contro
natura. Sosteneva che chiunque sia sopraffatto dal piacere vergognoso è vile
nella sua mancanza di autocontrollo. M. difende l'agricoltura come
un'occupazione adatta per un filosofo e nessun ostacolo all'apprendimento o
all'insegnamento di lezioni essenziali. Gli insegnamenti esistenti di Musonio
sottolineano l'importanza delle pratiche quotidiane. Ad esempio, ha
sottolineato che ciò che si mangia ha conseguenze significative. Crede che
padroneggiare il proprio appetito per il cibo e le bevande fosse la base
dell'autocontrollo, una virtù vitale. Sostene che lo scopo del cibo è nutrire e
rafforzare il corpo e sostenere la vita, non fornire piacere. Digerire il cibo
non ci dà alcun piacere, ragiona, e il tempo impiegato a digerire il cibo
supera di gran lunga il tempo impiegato a consumarlo. È la digestione che nutre
il corpo, non il consumo. Pertanto, concluse, il cibo che mangiamo serve al suo
scopo quando lo digeriamo, non quando lo gustiamo. M. sostenne la sua
convinzione che le donne dovessero ricevere la stessa educazione filosofica
degli uomini con i seguenti argomenti. In primo luogo, gli dei hanno dato alle
donne lo stesso potere di ragione degli uomini. La ragione valuta se un'azione
è buona o cattiva, onorevole o vergognosa. In secondo luogo, le donne hanno gli
stessi sensi degli uomini: vista, udito, olfatto e il resto. In terzo luogo, i
sessi condividono le stesse parti del corpo: testa, busto, braccia e gambe.
Quarto, le donne hanno un uguale desiderio per la virtù e una naturale affinità
con essa. Le donne, non meno degli uomini, sono per natura compiaciute delle
azioni nobili e giuste e censurano il loro contrario. Pertanto, concluse M., è
altrettanto appropriato che le donne studino filosofia, e quindi considerino
come vivere onorevolmente, quanto lo è per gli uomini. Suda μ 1305:
«Figlio di Capitone, etrusco, della città di Volsinii; filosofo dialettico e
stoico, vissuto ai tempi di Nerone, conoscente di Apollonio di Tiana e di molti
altri. Ci sono anche lettere che sembrano provenire da Apollonio a lui e da lui
ad Apollonio. Naturalmente per la sua schiettezza, le sue critiche e il suo
eccesso di libertà e ucciso da Nerone. Numerosi sono i discorsi filosofici che
portano il suo nome e anche le lettere. Epistole. Di origine etrusca: cfr.
Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, VII 16. Pittau, “Dizionario della lingua
etrusca (DETR), Dublino. Tacito, Annales, XIV, Epitteto, Diatribe, III 15, 14.
Storie, III 81. Storie, IV 10. Cassio Dione, Girolamo, Chronicon, a. 2095:Titus
Musonium Rufum philosophum de exilio revocat»; Temistio (Orationi, XIII, 173c),
inoltre, attesta l'amicizia tra Tito e M.. Cameron, Avienus or Avienius?, in
"Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik". L'attribuzione è data nell'estratto XV Hense:
sicuramente questo Lucio era un allievo di Musonio, e uno specifico riferimento
in cui M. parla da esule a un esule rivela che anche Lucio partecia al bando del suo maestro. Nella diatriba Lucio
riporta una conversazione di Musonio con un re siriano e dice, tra parentesi,
che c'erano ancora re in Siria a quel tempo, vassalli dei romani. -- nell'edizione
Hence. Una delle due è una lunga lettera scritta da M. a Pancratide sul tema
dell'educazione dei suoi figli. Diatriba VIII Hense. Cfr. anche il detto «Un re
dovrebbe voler ispirare soggezione piuttosto che paura nei suoi sudditi. La
maestà è caratteristica del re che incute timore reverenziale, la crudeltà di
quello che ispira paura» (in Stobeo, IV 7, 16). A differenza del suo allievo
Epitteto, che mostrava disprezzo per il corpo, M. sottolinea l'interdipendenza
tra anima e corpo. Questa visione, del tutto coerente con il panteismo stoico,
non è estranea al pensiero neoplatonico. Diatribe III e IV Hense; Nussbaum, The Incomplete
Feminism of M., Platonist, Stoic, and Roman, in The Sleep of Reason. Erotic
Experience and Sexual Ethics in Ancient and Rome, Nussbaum and J. Sihvola,
Chicago. Bibliografia C. Musonii Rufi reliquiae, edidit O. Hence (Lipsia,
Teubner); Lutz, Musonius Rufus, the Roman Socrates, Yale classical studies. Dillon, M. and Education in the Good Life: A Model of
Teaching and Living Virtue. University Press of America. Laurenti, Musonio,
maestro di Epitteto, in Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. Berlino, de
Gruyter, King, (Musonius Rufus: Lectures and Sayings. Edited by William B. Irvine. Create Space. DOTTARELLI,
M. l'etrusco. La filosofia come scienza di vita” (Roma, Annulli). Musònio Rufo,
Gaio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
Calogero, MUSONIO Rufo, Caio, in Enciclopedia Italiana, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana, Musonio Rufo, Gaio, in Dizionario di filosofia,
Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M., su Encyclopedia of Philosophy. Opere
di Gaio Musonio Rufo, su Open Library, Archive. VDM Stoicismo. Portale Antica
Roma Portale Biografie Categorie: Filosofi romani Filosofi del II
secoloRomani del II secoloStoici[altre] Grice e Tito – La clemenza di Tito –
“Titus M. Rufum philosophy revocat. Amico di Musonio. Grice e Galba. Grice e
Nerone – Grice e Vespasiano. Gaio M. Rufo, figlio di Capitone e degli stoici di
maggior grido in quell'età, e uno di quelli che si guadagnarono un maggior
numero di seguaci per l'efficacia del loro insegnamento. Plinio Secondo
infatti, lodando le virtú singolari del suo amico Artemidoro, assicura che per
esse ei merito che a C. M. ex omnibus omnium ordinum adsectatoribus gener
adsumeretur. E di Volsinio, in Etruria. Ma non si può dire se fosse nato sotto
Claudio o sotto Caligola. Benché sia più probabile la seconda supposizione. Appartenne
all'ordine equestre. L'incontriamo la prima volta in Roma, quando ne è mandato
in esilio da Nerone in quella serie di condanne che segui alla sventata
congiura di Pisone. A lui, come a Verginio Flavo, celebre maestro di retorica,
nocque, secondo Tacito, claritudo nominis nam Verginius studia iuvenum eloquentia,
Musonius praeceptis sapientiae fovebat. Tre anni innanzi era nell'Asia Minore
presso Rubellio Plauto, insieme con un altro filosofo, Cerano,il quale non si
trova nominato in altro luogo. Sicché è probabile che egli non tornasse in Roma
se non dopo la morte di Rubellio, per seguire il quale aveva dovuto lasciar
Roma, quando a Rubellio per ordine di Nerone convenne ritirarsi in Asia. Se,
adunque, il nostro M. poté essere il filosofo di Rubellio Plauto, del quale
vedremo con che ardore proseguisse lo stoicismo, la frase di Tacito ci dice che
egli dove esercitare in Roma l'insegnamento pubblico. Le relazioni avute con
Rubellio, che al dire di Tacito, omnium ore celebratur, e quei due anni
consecutivi d'insegnamento pubblico, devono avergli fruttato la claritudo
nominis che fu madre del suo esilio Nerone nella scoperta della congiura
pisoniana trova tra i congiurati più d'uno della setta stoica, come Seneca, a
quanto pare, e Lucano. Ed era naturale che anche M., l'antico maestro ed amico
del suo odiato Rubellio, lo stoico che suscita tanta ammirazione intorno a sé e
trasfondeva in tanti il suo entusiasmo, siccome apparisce da quel che ne dicono
Tacito e Plinio il giovane, facesse nascere nell'animo di Nerone sospetti e
timori e fors'anche invidia. Musonio, cacciato da Roma, e da Nerone relegato
nell'inospitale isola di Giaro, tra le Cicladi. E quivi dimora fino alla morte
di codesto imperatore. Ma neppur li si rimase dall'insegnare. Giacché
Filostrato, testimonio, in verità, non sicuro, ci fa sapere che in quell'isola
accorrevano a lui da ogni parte, e da uno dei frammenti conservatici da Stobeo
si scorge che in Giaro era alla scuola di Musonio il compilatore di quella
specie di 'Azurnusycuata, donde gli estratti musoniani di Stobeo sarebbero
tolti. A Giaro si rese benemerito dell'isola, dove non s'era mai vista
dell'acqua, ed ei seppe trovare una fonte. Per vedere la quale Filostrato
afferma che al suo tempo si visita ancora quell'erma isola. Quanto tempo vi
rimane si può precisare da un luogo del suo discepolo Epiteto; dove si ricorda
un detto di lui relativo alla morte di Galba, dal quale risulta che M. e già a
Roma sotto questo imperatore. Sicché molto probabilmente vi sarà tornato alla
morte di Nerone. Non altrimenti dello stoico Elvidio Prisco, cacciato anche lui
da Nerone e tornato a Roma all'avvento di Galba
all'impero. A Roma, M. si trovava durante il breve impero di Vinelio poicho 1 Potia Coria, sli api
basiatori to riti Tao qua dio qui (o in pa la da i, partando gravi Guasti l'ambasceria
è rimasta famosa; giacché le parole, onde ce la descrive Tacito, colpiscono una
delle debolezze più ridicole che si possano rimproverare ai filosofi: quella di
far della filosofia fuori di luogo. Grave il danno prodotto dai Flaviani fuori
della città. Il popolo, levatosi in armi, vuole uscire in massa contro gl’assalitori.
Tra poco scope terribile la guerra civile. Si convoca il Senato. E questo
sceglie dei legati, che si rechino ai duci di quell'esercito, per persuaderli
pel bene della repubblica alla concordia e alla pace. Tra i primi inviati c'è
uno de' più fervidi e sventurati stoici di quest'età, Aruleno Rustico, allora
pretore. Ma egli e i compagni, venuti da Ceriale, furono accolti assai male. Egli
anzi ferito. Il che eccita più che mai gli animi del popolo: auxit, dice Tacito
invidiam super violatum legati prae-torisque nomen propria dignatio viri. E
quest'offesa recata a un uomo di tanta riputazione della sua setta. non dovette
essere l'ultimo dei motivi che spinsero quindi Musonio a mischiarsi con gl’altri
legati, che andarono da Antonio. Ma già non deve parere strano, che un uomo
cosi illustre, cosi rispettato al tempo suo, e che sapeva di essere ammirato e
di poter contare sull'efficacia della sua nobile parola, s'inducesse a
confidare in questa per calmare gl’animi dei soldati, dimentichi perfino del
più sacro diritto delle genti. Sarebbe stata forse la prima volta che M. parla
a una moltitudine. Anche le Vestali si fecero apportatrici d'una lettera di
Vitellio ad Antonio. Pure non si può non sorridere leggendo in Tacito che
Musonio coeptabat permixtus manipulis, bona pacis ac belli discrimina disserens,
armatos monere. Id plerisque ludibrio, pluribus taedio: nec deerant qui
propellerent propulsarent-que, ni admonitu modestissimi cuiusque et aliis
minitantibus omisisset intempestivam sapientiam. Ci si sente Tacito
ammiratore del vecchio Agricola, anche in quelle considerazioni che l'aveva
sentito più volte a fare circa il suo amore per la filosofia - ultra quam
con-cessum Romano ac senatori; anche nell'avere conservato soltanto ex
sapientia modum: e pare che goda a metterci innanzi lo spettacolo comico e
pietoso della fatuità d'un filosofo fanatico. Ma sotto i colori aggiunti da
Tacito si scorge chiaramente un quadro, che è eloquente testimonianza
dell'atteggiamento morale e sociale di questo stoi-cismo: nei seguaci del quale
vedi l'anima piena di fede, ardente degli apostoli. In Musonio non c'è l'uomo
speculativo inesperto della vita, ma un'anima infiammata da profonde idealità,
non comprese dai molti. Un'anima compagna a quella dei martiri coetanei della
religione novella. Sotto la pretura d'un altro illustre stoico, Elvidio Prisco,
dopo il trionfo di Vespasiano, M. si riaffaccia nella storia di Roma. E questa
volta con un atto, che gl’attira l'ossequio di tutti gl’onesti. Era costume del
tempo, come sotto l'imperatori violenti, di darsi al mestiere di accusatore,
cosi sotto l'imperatori miti di dare addosso agli accusatori che più avevano
spadroneggiato. Chi non ricorda il commovente processo di Barea Sorano, che occupa
gli ultimi capitoli degli Annali di Tacito? In quell'imperversare contro tutti
i virtuosi che Nerone vedesse in Roma, mentre Marcello Eprio assale Trasea
Peto, Ostorio Sabino citava Barea Sorano a scolparsi dell'amicizia, che nel suo
proconsolato in Asia aveva mantenuta con Rubellio Plauto e delle speranze
sovversive sparse in quella provincial. E ne trascinava in Senato anche la
giovane figliuola Servilia, che, mossa dall'angustia del suo cuore filiale,
s'era indotta a consultare gli astrologi sulla sorte del padre (delitto anche
questo agli occhi di Cesare, che ci vedeva sotto trame e propositi ribelli di
novità). Invano il padre proclamava l'assoluta innocenza della sua Servilia: e
accorreva verso di lei per abbracciarla, ma i littori frappostisi glielo
impedivano.Venuta la volta de' testimoni, fra essi si fece a deporre contro il
padre, suo discepolo, e la figlia, che a lui s'era rivolta per il responso
desiderato sulla sorte del padre, quel malvagio stoicastro di Publio Egnazio
Celere, vecchio antenato di Tartufo, e che già conosciamo. Quantum
mise-ricordiae, dice Tacito, saevitia accusationis permoverat, tantum irae P.
Egnatius testis concivit. Ma Sorano e Servilia dovettero morire; e Tartufo ebbe
il solito compenso dei delatori: denari ed onori — benché Tacito un po'
ingenuamente conchiuda che « dedit exemplum praecavendi quo modo fraudibus
involutos aut flagitiis commaculatos, sie specie bonarum artium falsos et
amicitiae fallaces ». Dopo d'allora i professori di filosofia avrebbero dovuto
diventar tutti fior di galantuomini; il che veramente non pare.Ma tra gli
Egnazii per fortuna c'è sempre un Musonio. E Musonio, anni dopo il turpe fatto,
ri-staurato con la vittoria di Vespasiano il regno della giustizia, sorse a
vendicare la morte del compagno Sorano. Simile al suo sciagurato Rubellio oltre
che nella misera fine, nel desiderio di avere presso di sè un filosofo, che gli
facesse da mentore, quasi dottrina vivente. Musonio adunque assali Publio Egnazio
Celere, accusandolo di falso testimonio contro Sorano. Mentre Elvidio Prisco si
apprestava a fare altrettanto contro Eprio Marcello, accusatore di Trasea. Nota
Tacito, che con l'accusa di Musonio pareva si rinfocolassero I vecchi odii
delle delazioni. Ma che nessuno tuttavia poteva far nulla che giovasse a
salvare un accusato cosi vile e cosi apertamente reo: quippe Sorani sancta memoria; Celer professus
sapientiam, dein testis in Baream, proditor corruptorque amicitiae, cuius se
magistrum ferebat. Quel giorno però in cui fu presentata l'accusa, si stabili
che se ne trattasse il di seguente: e l'aspettativa era grande. Ma, entrato poi
Muciano in Roma e tradottosi ogni potere in mano sua, si disviò e rinviò anche
il processo di Egnazio, e non fu ripreso che al principio dell'anno seguente un
giorno che presiedeva il senato il figlio dell'imperatore, Domiziano.Egnazio fu
condannato all'esilio, e Sorano vendicato. Sorani manibus satisfactum, dice
Tacito, con onore di Musonio, il quale parve a tutti che fosse venuto a capo di
un'opera di giustizia. Vi fu chi ambitiosius quam honestius tentò la difesa
della spia: ipsi Publio neque animus in periculis neque oratio subpeditavit. Questa
condanna fu un trionfo dello stoicismo, e poté sembrare per un momento che
un'aura più propizia incominciasse per i suoi seguaci, grazie al governo mite
di Vespasiano. Ma poco dopo, sappiamo da Dione che essi furono da questo
imperatore per consiglio di Muciano cacciati tutti da Roma. Tutti, ad eccezione
di M., risparmiato forse per l'amicizia personale che lo stringeva, secondo
Temistio, a Tito. Si vede le ragioni di questo bando generale dei filosofi a
cui Muciano, secondo Dione, avrebbe indotto Vespasiano (che pur tanto favori la
cultura) sitofino alla morte, che non si può dire quando sia avvenuta. Ma pare
che fosse morto da un pezzo quando Plinio il giovane scrive al padre
raccomandandogli l'amico suo e genero di Musonio, Artemidoro, e ricorda
l'affetto misto di ammirazione che egli quantum licitum est per actatem, aveva
portato al filosofo etrusco. PLINIO, Epist. Lo ZELLER dice soltanto verosimile
che il Gaio M. di q. 1. sia il noto filosofo stoico. Ma il contesto della
lettera a me non pare che lasci alcun dubbio. Sur A, s.v.(3) TAcioo lo dice “Tusci
generis”; Ab excessu; e TUpprvóv FILOSTRATO,Vita Apoll. Ma SuIDA precisa anche
la città, confermata da un'iscrizione relativa al poeta Rufio Festo Avieno
discendente di Musonio e anch'esso Volsiniense: Corpus inscript. latin., VI,
587. Cfr, anche Epigramm. Anth. lat. (Burm.). Infatti la frase di PLiNIo,
Epist. et M., socerum eius (sc. Artemidori), quantum licitum est per aetatem,
cum admiratione di-lexi deve far pensare che Musonio fosse innanzi negl’anni
quando Plinio era ancora giovane; che perciò intorno all'80 avesse una
cinquantina d'anni. Zeller pone l'anno di nascita di lui tra il 20 e il 80 d.
C.TAc., Hist., III, 81. (1) Ab excessu, XV, 71. Cfr. DIoNE-SIFILINO, LXII, 27.
SUIDA (s. v.) dice: 8iàNépwvos dvoupsitar (cioè è ucciso: ma questo è certo un
errore). Da un frammento d'una lettera di GIULIANO l'Apostata, riferito da
Suida, si ricaverebbe che quando Nerone bandi Musonio, questi occupa una
pubblica carica aTe-jé?eto Bapüv = murorum curator erat; ed. Bernardy). Ma non
è chiaro se il frammento di Giuliano si riferisca al nostro Musonio, o al Musonio
vissuto sotto Gioviano, a cui si riferisce l'art. seguente di Suida. Тас., Аб
ехсеззи, XIV, 59. Ma forse è una stessa persona con lo scrittore di questo nome
ricordato da PliNio tra le fonti della Nat. Hist. A torto l'HALM (nell'Index
historicus, s. v. Coeranus nella sua ediz. di Tacito) sospetta che sia da
sostituire Cornutus nel detto luogo Ab exc.; perchè la lezione è sicura; e
d'altra parte Cornuto in quel tempo era in Roma. Su Cornuto, maestro di Persio
e Lucano, v. per ora MARTINI, De L. Ann. Cornuto, Lugd., Bat.;ZELLER;
TEUFFEL-SCHWARE, Roem, Litter.-Gesch.; e PAULY-WIssOwA, Real-Encyclopidie s. v.
Il Lipsio al cit. loc. di Tacito sospetta che il Coeranus dovesse con lieve
mutazione di lezione identificarsi con quel Claranus, condiscepolo di Seneca,
di cui questi parla nell'epist. 66. Ed invero la probabile data di questa
lettera (Hu-GENFELD) e il dirsi in essa
che Seneca aveva riveduto cotesto Clarano post multos annos combinano con
l'anno 63, nel quale ei si sarebbe trovato con Rubellio in Asia. Ma nè anche di
Clarano s'avrebbe altra notizia. Ab exc. A questo tempo si può riferire la
notizia di EPITETo (Diss.) di un rimprovero dato a Trasea Peto, che avrebbe
detto voler egli morire la vigilia di quel giorno, in cui gli sarebbe toccato
di lasciar Roma.TU ODU aUTÕ POSSOS SiTEV; El uéy d5 PapÚTEpOr ¿xTErA, TIS i
Mapia tÃsextorisi si d'ós xoupótepor, tis ool déduxev; aù d618i6 pelerãy
apxsiolesTỘ Siouévo. Quando Musonio tornò, Trasea e morto. Quanta incertezza ci
sia intorno all'autore dei frammenti musoniani di Stobeo, comunemente
attribuiti a quel CLAUDIo PoLLIoNE, che secondo SUIDA (Moudúvos) avrebbe scritto
appunto degli anourquoveú para Mouraviou vedidi thy puyny pains au Epaxévos pE
X.T.?, STon.Cir. WENDLAND, JULIANI epist. in Rhein. Mus., XIII, 24, Froste.,
Vita Apoll., VII, 16.Tutti gli altri luoghi di Filostrato in cui si nomina un
Musonio, si riferiscono a un altro Musonio, di Babilonia, cinico EPITETO (Diss.) dice: POÚpO TIS ElEYE,
l'álßa aparèvros,8t Noy Movoi o MóJHOE dOEia; "O 8à, Mi yap dyú ool tot',
egn, añò l'arßaнатвохейава, оть проова б хосноє діохвіто. Il concetto di Calba
accennato in questo passo M. non avrebbe potuto averlo se non a Roma, dopo
essere steto da lui richiamato ed averne sperimentato il governo assai mite
inconfronto del precedente. ZELLER cita anche (come il MoNasEN, Ind. plin.)
Tac., Hist. Ma questo luogo non proverebbe. È un evidente errore quello di Girolamo,
all'anno M. philisophum de exilio revocat/ Giacché nella cacciata Musonio fu
eccettuato, e rimase sempre in Roma sotto Vespasiano.Il CHRIST, Gesch. d.
griech. Litter., Nördlingen, dice che Musonio torna in Roma sotto Trajano! -Molto
probabilmente allora era morto. TAc., Hist., IV, Hist., III,
80,Tac., Hist. Miscuerat se legatis... ». Egli non era dunque propriamente
un legato.prodie tot, il vole di grinto rogu latativo. Bai minciava
sompre Era stato consul suffectus sotto Claudio nel 52; e apparteneva
forse alla famiglia Servilia (Ephem. Epigr.). Sua figlia infatti si chiamava
Servilia. Crimini dabatur amicitia Plauti et ambitio conciliandae provinciaead
spes novas. Tac. O 8è On MOÚTAOS Eri uE to duxopaurig nal xpipara Nai tudE EraßEpostquam
pecunia reclusa sunt. di Tac.. Barea Sorano dovette volgersi allo stoicismo
dopo il 52, perchè in quest'anno lo vediamo (TAc., Ab exc.) autore di quel
senatoconsulto (Pul-NIo, Ep., e SvEr., Claud.) in cui si decretavano le insegne
pretorie e 150 milioni di sesterzi a Pallante. Chi consideri il modo onde
Plinio parla di quel S. C., uno stoico non avrebbe commesso un tale atto;
mentre poi TAcITo, Ab excessu, dice che Cicerone volle distruggere la virtù
stessa, virtutem ipsam excindere concupivit, con l'uccidere Trasea e Sorano.(4).
Tum invectus est Musonius Rufus in P. Celerem, a quo
Baream Soranum falso testimonio circumventum arguebat. Tac., Hist. Il nome d'Egnazio, come
s'è visto più su, rimase tristamente celebre come sinonimo di delatore e
traditore vilissimo. Lo dimostrano le frequentiallusioni di Giovenale. Justum
officium [Nipperdey) explesse Musonius videbatur • Tac., Hist., IV, 40. Per la
condanna della spia cfr. DIONE-SirIL., e lo ScHoL. di Giovenale ad Sal., I, 33.
- TAcrro, l. c., continua: • Diversa [da quella di Musonio] fama de Demetrio
Cynicam sectam professo, quod manifestum reum ambitiosius quum honestius
defendisset Ma è da sospettare che Tacito abbia confuso il Demetrio cinico,
onorato da tutti gli stoici migliori del tempo (cfr. Ab exc.), col Demetrio
causidico, delatore di Nerone, ricordatodallo ScuoLIAsTE di Giovenale, ad Sat.,
Tac., 1. c. DIoNE-SIFIL., LXVI, 18.(5) Orat. XIII, 178.SvEr., Vesp. ingenia et
artes vel maxime fovit ..Epist., III, 11. Le lettere del lib. III di Plinio
devono essere state scritte tra il 101 o il 102, secondo il MouMsEN, Zur Gesch.
d. junger. Plinius, nell' Her. mes, III, 1869, p. 40 (v. lo stesso studio con
aggiunte nella Biblioth, de l'école des hautes étude, trad. par Morel, Paris,
Franck, Sulla vita di Musonio non v'è che la vecchia Dissertatio de M. R. di NIEUWLAND,
ristampata innanzi a C. M. R. Reliquiae et apophthegmata, cum ann. ed. F.
VENHUIZEN PEERLKAMP, Harlemi, e uno scritterello del REINACH, Sur un témoignage
de Suidas relatif à Mus. R., in Comples rendus de l'Acad. des inscriptions et
belles lettres. Rufo
(si veda). Tito Musonio Rufo. Gaio Musonio Rufo. Keywords: Etruria. Luigi
Speranza, “Grice e Musonio”, The Swimming-Pool Library. Musonio.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e
Mussolini: la ragione conversazionale e la storia della filosofia di Lamanna – la
scuola di Dovia di Predapio -- filosofia emiliana -- filosofia italiana – Luigi
Speranza
(Dovia di Predapio). Filosofo italiano. Grice: “I was thinking of Hitler,
when I was callled to the arms. It was only later that I added M. to my
thoughts!”—Grice: “I heard one Italian say, ‘Some like Mussolini, but Mussolin’s
MY man’ – by the first, he referred to the Duce, by the second, to the Duce’s broher,
the philosopher!” -- Dovia di Predapio, Forli-Cesena, Emilia-Romagna. QUADERNI DELL'ISTITUTO
NAZIONALE FASCISTA DI CULTURA. CARLINI, LA FILOSOFIA DI M. ISTITUTO NAZIONALE
FASCISTA DI CULTURA, ROMA, tipografia del Senato di Bardi Ci proponiamo di
mettere in rilievo, in rapidi cenni, un aspetto non ancora studiato della personalità
del nostro duce: il sua ‘filosofia,’ quale si può desumere da’ suoi atti. In
verità, i biografi di lui, indagando il periodo della formazione della sua
personalità, non hanno trascurato questo lato. Discepolo di Nietzsche è
definito anche recentemente. Egli stesso riconosce in Pareto un altro suo
maestro; e tutti [Il presente studio vuol essere soltanto un saggio, anzi una
semplice indicazione di un aspetto della personalità del duce: aspetto
implicante svariati e importanti problemi del pensiero fascista. Per uno studio
più ampio giover moltissimo la nuova, accurata, edizione de’ suoi scritti a cui
s’è accinto l’editore Hoepli. M. ricorda il periodo della sua vita e della
storia italiana da lui vissuta vertiginosamente, e aggiunge. Molti discorsi e
scritti sono legati al movente che li provocò : sono di circostanza ».
L’editore, anch’egli, dice che l’edizione « conterrà tutto ciò ch’è destinato a
lassare alla storia, nella forma originaria più ampia: eliminati, quindi, i
discorsi dei quali esiste solamente il riassunto ». Ci sia permesso di
esprimere l’augurio che accanto a questa edizione fatta per il gran pubblico si
trovi modo di raccogliere anche gli scritti minori o frammentari, i quali sono
talvolta, per lo studioso, più preziosi di quelli maggiori e più elaborati:
oltre di che il desiderio della compiutezza non sarà mai soverchio per
conoscere un uomo di così ricca e singolare personalità. I riferimenti vengon
dati qui alle edizioni correnti degli Scritti e Discorsi, la maggior parte
nell’edizione Alpes. La prima -parte di questo studio (qui riveduta e appena
ampliata in alcune note) uscì su la Nuova Antologìa » del 1° gennai» 1934.
Nuova è l’A ppendice.sanno che nell’elenco bisognerebbe mettere Renan, Sorci, e
molti altri, ai quali, anche se non vanno tra i filosofi nel più stretto
significato della parola, non si può negare il merito di avere influito, più o
meno efficacemente, anche std movimento del pensiero speculativo nell’ultimo
Ottocento o ai primi di questo secolo: nel periodo, appunto, della formazione
mentale e spirituale di M.. E come non aggiungere qui il nome di Marx, e di
Prudhon, e di Stirner, e non ricordare la letteratura che fu comune, in quel
tempo, a tutti coloro che guidavano il movimento socialista e s’ispiravano alle
opere, allora divulgatissime, degli apostoli della rivoluzione? Tempo, quello,
di rivoluzioni sociali, alimentate anche da un pensiero filosofico e religioso
che lavorava nel loro seno nascostamente. Positivismo e anticlericalismo
tingevano, allora, l’atmosfera, abbuiando più che chiarendo ; ma nel buio, nel
tramonto delle idee che avevano governato per tanti secoli la storia,
balenavano qua e là lampi di nuove idee e forze spirituali. Era una
continuazione e imo sviluppo, in fine, della rivoluzione francese: continuazione
e sviluppo, ch’è nel fondo ancora del pensiero e della vita contemporanea, non
ostante le critiche e revisioni a cui è stata sottoposta. Ma noi non di questo
vogliamo occuparci: se ci mettessimo in quest’ordine di ricerche storiche,
potremmo, si, avere la soddisfazione di veder sorgere e ingrandire la
personalità e mentalità di M. lungo una linea di coincidenza con il movimento
della storia, sì che il <( fenomeno )) di lui verrebbe illustrato e
spiegato, dal lato almeno delle idee, del tutto naturalmente. Si potrebbe, ad
esempio, per la parte filosofica, rifarsi al bergsonismo, al pragmatismo,
all’influsso esercitato su tutti i campi della cultura dal nuovo pensiero
idealistico italiano, e inquadrare li dentro anche il pensiero di M.. E per la
parte riguardante il problema religioso, similmente: citare tutti i documenti
che alla fine del secolo scorso e nel primo decennio di questo accennavano già
ad una considerazione più rispettosa, più intelligente, dei valori spirituali
contenuti nella fede religiosa; e ricordare la rinascita improvvisa di
sentimenti, che parevano sepolti e obliati, in quel grandioso esame di
coscienza dei popoli che fu la guerra mondiale. E via via. Ma per questa via
noi non vogliamo metterci, perché essa ci condurrebbe, sì, a spiegare il
fenomeno M. », ma il (( fenomeno », appunto, il (( fenomeno storico » : non
quello che c’è di proprio suo, nel suo pensiero, in sé e per sé,
indipendentemente dagli influssi subiti. Invece, noi proprio a questo vogliamo
guardare. Noi ci poniamo, dunque, questa domanda : c’è, in M., un germe di
pensiero che da rm punto di vista filosofico, anche nel più rigoroso
significato del termine, abbia qualche importanza per originalità e capacità di
ulteriori sviluppi? E c’è in lui, nel suo atteggiamento verso la questione
religiosa, qualcosa di nuovo, che accenni ad una possibilità di rinnovamento di
idee e sentimenti, anche in questo campo di secolari, anzi millenarie, lotte e
discussioni? >{s >{s La nostra intenzione è di essere, per quanto è possibile,
obiettivi, e di tenerci dentro all’argomento, non sconfinando in altri campi :
di trattare la questione, come si dice, tecnicamente. Non eviteremo neppure la
pedanteria delle citazioni, dove saranno necessarie. E cominciamo, secondo la
vecchia buona norma scolastica, dal dubbio. Non può ben risolvere le questioni,
disse Aristotele, se non chi, prima, ha dubitato, veduto il prò e il contro. Il
dubbio a metodico », in questo senso, è, come si vede, ben più antico di
Cartesio. Il (( contro » è buono ognuno ad addurlo : Mussohni è un politico,
non è un teoretico, un elaboratore di concetti, un costruttore di un sistema di
idee da inserire in quella storia peculiare dove si parla di Talete, di Platone
e di Aristotele, (fi Cartesio, di Kant e di Hegel. Senza un tal carattere
teoretico, che fa della filosofia una scienza, la quale, come ogni altra
scienza, ha il suo vero significato in una storia sua propria, nella storia
della filosofia stessa, senza un tal carattere e valore del pensiero, non si
può parlare di filosofia. Il temperamento M.ano è, anzi, all’antitesi di ogni
atteggiamento speculativo: tutto volto alla realtà concreta della vita, della
storia, dei fatti, per dirigerli e dominarli. Di metafisica, di costruzioni
astratte, di schemi e ideologie (a questo volgarmente vien ridotto il lavoro
del filosofo), nessuna traccia nel suo pensiero, nessun appiglio nel suo
temperamento. Egli ha detto una volta, sia pure per buon umore, ma tradendo, in
fondo, una sua convinzione, che i filosofi risolvono dieci problemi sulla
carta, ma sono incapaci di risolverne imo solo nella realtà della vita )). La
filosofia gli sa di scuola », di dottrine e dottrinari, con relative cattedre e
ristrettezze mentali e d’animo. Onde ha sempre consigliato i giovani di ((
rapidamente assimilare », ma (( di espellere non meno rapidamente » la cultura
universitaria. L’intelligenza è buona cosa, ma deve essere adoperata (( per
fare la critica del socialismo, del liberalismo, della democrazia » : per
illuminare le menti, dal punto di vista fascista, su i problemi della vita
contemporanea. Se no, se l’intelligenza fosse impiegata a criticare (( tutto
ciò che di criticabile vi è in un movimento così complesso come il movimento
fascista, allora io vi dichiaro schiettamente che preferisco al cattedratico
impotente lo squadrista che agisce » {Discorso alVAugusteo). In conchiusione:
il suo interesse è puramente pratico; anche se stima e promuove la cultura,
compresa in (juesta la filosofia, anzi a cominciare da essa, lo scopo è sempre
per le conseguenze e ripercussioni politiche, non mai per il valore del
pensiero in sé e per sé. Similmente si deve dire per il problema religioso. M.
è un laico, un purissimo laico. Della religione comprende e sente il lato umano
e storico in generale: no» ha mai lasciato trapelare un interesse a questioni
dogmatiche, anzi s’e guardato accuratamente dall’entrarvi anche quando
l’occasione gli veniva offerta naturalmente. È vero che con lui il nome di Dio
risuonò, forse per la prima volta, solenne e ammonitore, nella fredda e grigia
aula del Parlamento. È vero che si deve a lui la distruzione in Italia della
Massoneria, e la Conciliazione col Vaticano. Ma queste imprese non furono da
lui eseguite, e di fatto giustificate, con ragioni che non fossero
essenzialmente politiche e sociali. E se pure si ha da concedere qualche valore
religioso alla invocazione di Dio, essa non va più in là di una fede in un
principio del tutto indeterminato, troppo più vicino al vago principio di una
fede di stile mazziniano, che a quello ben definito, preciso e impegnativo, del
Cristianesimo, anzi del Cattohcismo. Senza dire che, anche per la parte,
diciamo così, pratica, nessun uomo sembra più alieno dall’atteggiamento
ascetico e mistico proprio delle anime veramente e profondamente religiose, che
0 si ritirano dal mondo, 0 nel mondo vogliono vivere solo per onorare e amare
Dio. Qui il seguace di Nietzsche )) si rivela senz’alcuna ombra di dubbio e di
possibili cavilli: la morale del Fascismo da lui fondato è tutta un’esaltazione
di principii fondamentalmente pagani, come già molti hanno messo in rilievo.
Tutte queste cose sono state dette, oppure è facile dirle: queste, ed altre
somiglianti. Se non che, proprio perché sono facili a dire, e sono state dette
facilmente, sorge in ognuno spontaneo il sospetto della loro superficialità, e
quindi, poiché la superficialità è sempre falsa, della loro non verità. Il
discorso vale, in primo luogo, per quella concezione puramente teoretica della
filosofia, come di una scienza avulsa dalla vita: oggi anche ogni mediocre
studioso di filosofia sa che, se pur c’è mai stata una tale aridità (non,
certo, nei veri filosofi, nei maestri), tutta la speculazione contemporanea è
diretta contro di essa. Chi definisse la filosofia come lo sforzo supremo
d’impadronirsi delle ragioni della vita, definirebbe quel ch’è il segreto del
filosofo moderno, il tormento profondo del suo pensiero e della sua vita
stessa. Segreto e tormento, del resto, che non è una prerogativa di colui che
noi chiamiamo filosofo )) ; ma è prerogativa e gloria dell’umanità pensante, di
cui la storia della filosofia è soltanto la documentazione, ed i singoli grandi
filosofi sono soltanto gli esemplari più cospicui, F, sono per questo, anche, i
più grandi educatori del genere umano (1), È negli scolari e passivi ripetitori
che la filosofia, svuotata della vita che l’animò, diventa sistema, dottrina,
astrazione, metafisicheria: e contro di essa, allora, ben vengano che son
salutari i motteggi ed i sarcasmi. Alle altre scienze si può perdonare se si
astraggono dalla vita (coine, se no, far della fisica e della matematica?):
alla filosofia, no, E non astrarsi dalla vita, non basta: ché, questo, è il
lato soltanto negativo. Bisogna viverci dentro, prima di filosofarci su {primum
vivere), o, piuttosto (ché il prima e il dopo son modi di dire volgare),
bisogna vivere e pensare insieme, con intensità di vita e insieme con
profondità di pensiero. (I) Nel discorso su la Conciliazione, alla Camera, M.,
parlando della riforma Gentile, disse : Io credo che, più che la filosofia, è
interessante la storia della filosofia, e più ancora della storia della
filosofia, la vita dei filosofi :^il conoscere come hanno lottato, come hanno
sofferto, come si sono sacrificati per conquistare la loro verità. Questo è
altamente educativo per i giovani che si affacciano alla vita dello spirito ».
Ma la vita, si dirà, non è soltanto quella politica, né al pensiero si offrono
soltanto i problemi del socialismo e del liberalismo. E noi risponderemo
raccomandando di non perdere il buon senso, e quindi di neanche supporre che
l’abbia perduto M.. Il quale deve essere persuaso più degli altri che fa la
miglior politica colui che non ne fa affatto: che bada a far l’ingegnere, se
ingegnere; il professore, se professore; il poeta, se poeta; il manovale, se
manovale: ciascuno, a far bene il suo dovere, nella famiglia e nella società,
nella sua arte o vocazione o mestiere per cui è nato. E sarebbe grottesco
fargli dire che tutti gli uomini di pensiero abbiano come unico argomento da
svolgere la critica del socialismo e del liberalismo, l’apoiogia del Fascismo.
Immaginate se la già enorme (e, naturalmente, mediocre per la maggior parte)
letteratura sul Fascismo dovesse accrescersi di quotidiane monotone trattazioni
in piccoli o grossi tomi, per opera di tutti coloro che hanno qualche barlmne
d’intelligenza e tengono una cattedra all’Università o nel movimento della
pubblica cultura! Non è questo, certamente, il senso del discorso su accennato.
È quest’altro, invece: che nessun uomo di pensiero, che si senta italiano, può
disinteressarsi dei problemi che sta vivendo e agitando il Fascismo nel mondo;
così come nessuno scienziato, e sia pure un cultore del calcolo infinitesimale,
può disinteressarsi dei problemi che riguardano la vita e il valore dell’uomo.
Tanto meno, poi, il filosofo. Dal quale, tuttavia, non sarebbe corretto di
esigere che, per questa maggiore vicinanza ai problemi della vita poUtica e
morale, si trasformasse in scrittore, esclusivamente, di questioni economiche e
sociali. In Italia c’è un gruppo di giovani dalle menti educate alla filosofia
che fa questo, e lo fa bene. Ma, come nell’universo materiale in ogni punto
s’incentra la realtà del tutto, tanto più questa considerazione vale per
l’universo spirituale: i problemi della filosofia hanno tutti un’intima
connessione con la vita ed una immancabile risonanza nell’azione, ma non tutti
l’hamio in modo manifesto ed immediato. Anzi, spesso, quanto meno un tal
rapporto è immediato ed evidente, tanto più è intimo e profondo. Il filosofo
trova soltanto alla fine, dopo un lungo giro di pensieri che sembrano i più
lontani dalle questioni della vita quotidiana, soltanto alla fine trova una via
soddisfacente alla soluzione di queste. Ne è prova ed esempio anche la
filosofia bergsoniana arrivata soltanto ora alla questione sociale, morale e
religiosa, dopo di essersi lungamente indugiata in problemi che parevano del
tutto alieni. I problemi della filosofia si illuminano e ravvivano l’un
l’altro, e nessuno ha luce e vita per sé. Essi si debbono, come si dice con
termine tecnico, mediare fra loro. Prenderne uno, esclusivamente, separato
dagli altri, è precludersi la via a intenderlo veramente. Questa, forse, è
anche la ragione della insoddisfazione che ci resta delle molte teorie
avanzate, pur da uomini d’ingegno e di dottrina, su lo Stato fascista e su i
problemi da esso suscitati. La superiorità di M., invece, non soltanto come
uomo politico, ma anche come pensatore, è la consapevolezza della risonanza che
hanno nello Stato tutti i problemi della vita spirituale. Noi, ripetiamo,
vogliamo essere obiettivi, tecnici. Rimosse le volgari obbiezioni, concediamo
senza fatica che nella specificazione delle varie forme dell’attività umana
(non entriamo in discussione sul valore di queste distinzioni), filosofo,
propriamente, è colui che più degli altri persiste nell’atteggiamento
critico-teoretico del pensiero e della riflessione sui problemi della vita e
della storia umana. Noi, quindi, non abbiamo nessuna diflicoltà a presentare la
nostra tesi nei termini più modesti: l’interesse predominante dello spirito
M.ano è, senza dubbio, pratico-politico; ma in lui è vivissima la consapevole
esigenza anche del valore del pensiero in sé e per sé, della considerazione
della vita sub specie aeternitatis, propria della filosofia e della religione.
Ma spingiamo la nostra tesi anche un po’ più in là: l’esperienza della vita e
del mondo storico, da lui vissuta con potente e originale personalità, dà anche
al suo pensiero una nota di originalità potente, della quale è possibile uno sviluppo
in sede puramente teoretica. Queste due parti della tesi sono, tuttavia, da
dimostrare. Per la prima, si potrebbe addurre l’interesse confessato per la
filosofia, per la storia della filosofia e delle questioni religiose, sin dalla
prima giovinezza, quando leggeva La morale dei positivisti dell’Ardigò e la
Storia della filosofia del Fiorentino, e più tardi, quando scrisse per suo
conto una storia della filosofia, un libro su Giovanni Huss, un abbozzo su le
origini del Cristianesimo. Ma, poiché i documenti ci mancano quasi del tutto,
non giova insisterci. Le prove, invece, abbondano ne’ suoi scritti più maturi.
Quante volte ha ripetuto che il Fascismo <( non è soltanto azione, è anche
pensiero » ; e che, pur rinunciando a formule e schemi, il Fascismo pena la
morte 0 , peggio, il suicidio, deve darsi un corpo di dottrine », le quali ((
non saranno, non devono essere delle camicie di Nesso che vincolino per
l’eternità, ma devono costituire una norma orientatrice » ! E nella lettera a
M. Bianchi, del 27 agosto 1921 (si noti, nel periodo più intenso Vedi nel
discorso commemorativo del Luzzatti (30 marzo 1927) l’accenno a le verità
eterne, senza di che la lotta dell’uomo contro l’uomo, di tutti contro tutti,
finirebbe nel caos selvaggio e nel tramonto di ogni civiltà». Arnaldo scrisse:
Egli ha saputo ricondursi alle grandi verità divine che resìstono all’urto dei
secoli». E Benito commenta: Con queste parole, Arnaldo dimostrava di conoscere
le intime e tormentate battaglie e vicende del mio spirito » {Vita di Arnaldo).
deH’azione rivoluzionaria), augurava che sorgesse presto una (( filosofia del
fascismo », e aggiimgeva; Attrezzare il cervello di dottrine e di solidi
convincimenti non significa disarmare, ma irrobustire, rendere sempre più
cosciente l’azione. I soldati che si battono con cognizione di causa sono
sempre i migliori. Il Fascismo può e deve prendere a divisa il binomio
mazziniano : Pensiero e Azione ». L’anno seguente ( Gerarchia », n. 3) forse
gli sembrò che una tale filosofia ci fosse già nel movimento idealistico
italiano: Questo processo politico è affiancato da un processo filosofico: se è
vero che la materia è rimasta per im secolo su gli altari, oggi è lo spirito
che ne prende il posto. Tutte le creazioni dello spirito, a cominciare da
quelle religiose, vengono al primo piano... Quando si dice che Dio ritorna,
s’intende affermare che i valori dello spirito ritornano ». In pieno
Parlamento, infatti, egli aveva fatto una specie di clamorosa professione di
idealismo: ((Voi socialisti siete testimoni che io non sono mai stato
positivista, mai, nemmeno quando era nel vostro partito. Non solo per noi non
esiste un dualismo fra materia e spirito, ma noi abbiamo annullato questa
antitesi nella sintesi dello spirito. Lo spirito solo esiste, nient’altro esiste:
né voi, né quest’aula, né le cose e gli oggetti che passano nella
cinematografia fantastica dell’universo, il (juale esiste in (pianto io lo
penso e solo nel mio pensiero, non indipendentemente dal mio pensiero. È
l’anima, signori, che è ritornata » {Discorsi dal banco di deputato, pag. 118:
questo è del 1“ dicembre 1921). L’accenno al problema gnoseologico, alla
centralità del pensiero conoscitivo nel problema della realtà del mondo, non è
il punto che più interessa qui; l’adesione all’idealismo è data sopratutto, io
credo, per lo spiritualismo implicito in esso. Questo è un punto che ancor oggi
presenta le maggiori difficoltà. Ad alcuni sembra (secondo chi scrive,
giustamente) che il carattere gnoseologico predominante nell’idealismo, mentre
non arriva a dar ragione di quella ch,’è la realtà oggetto dell’esperienza
comune e delPindagine scientifica, nello stesso tempo impoverisca e disperda in
schemi logici (la dialettica) rintimità della vita spirituale e il senso del
mistero, del Trascendente, in essa implicato. Di queste difficoltà M. non
sembra inconsaper vole, come dimostra il discorso tenuto il 31 ottobre 1926 al
Congresso degli scienziati. Qualche volta mi sono posto dinanzi al fatto
scienza, per vedere la mia posizione personale, la posizione del mio spirito di
fronte a questo fatto: prima di tutto per definirlo. La mia definizione non
dico che sia quella esatta, e potete anche respingerla, se la trovate inesatta,
oppure insufficiente: credo che sia Pindagine e il controllo dei fenomeni che
cadono sotto la nostra sensibilità e sotto quella degli strmnenti che noi
possiamo adoperare... Dove può arrivare la scienza? Molto in là. Il secolo
diciannovesimo ha fatto fare un balzo enorme alla scienza... Non c’è dubbio che
la scienza tende al massimo fine; non c’è dubbio che la scienza, dopo avere
studiato il mondo dei fenomeni, cerca affannosamente di spiegarne il perché. Il
mio sommesso avviso è questo: non ritengo che la scienza possa arrivare a
spiegare il perché, e quindi rimarrà sempre una zona di mistero, una parete
chiusa. Lo spirito umano deve scrivere su questa parete una sola parola: Dio.
Quindi, a mio avviso, non può esistere un conflitto fra scienza e fede. Queste
sono polemiche di venti o trent’anni fa. La filosofia ha il suo campo, quello dello
spirito. Vi è una zona riservata alla meditazione dei supremi fini della vita.
Quindi, la scienza parte dall’esperienza, ma sbocca fatalmente nella filosofia
e, a mio avviso, solo la filosofia può illuminare la scienza. Il testo, forse
preso da nn resoconto stenografico, non deve essere stato riveduto; ci siamo
permessi qualche ritocco. Il problema è troppo grave e complesso per discuterne
qui, tanto più che, come s’è detto, res sub judice adhuc est. Ma i termini di
esso sono ben quelli posti da M.: il mondo della conoscenza e della scienza è
(juello dell’esperienza sensibile (così come il mondo della vita sociale e
politica è quello del sentimento e della volontà); il problema dello spirito
(nel quale, del resto, sboccano alla fine tutti gli altri problemi) è il
problema proprio della filosofia: problema filosofico cb’è insieme un problema
religioso. Si comprende, quindi, il tono diverso del discorso tenuto il 26
maggio 1929 al Congresso dei filosofi: rivendicato il merito del Fascismo per i
valori dello spirito e della cultura; e riaffermata la sua convinzione su
l’importanza della filosofia cbe, se fatta in mezzo alla vita contemporanea, ((
serve ad animare gli orientamenti pratici dell’azione quotidiana », riconosce
cbe c’è un lamento generale, in Italia e fuori, perché l’arte e la filosofia
sembrano in un periodo di decadenza : Siamo in im periodo di transizione, siamo
in un periodo nel quale, per necessità contingenti, siamo affaticati da
problemi di ordine empirico materiale... D’altra parte, io penso che la grande
fioritura dello spirito non sia lontana: io credo che fra qualche tempo avremo
una grande filosofia, ima grande poesia, una grande arte. I materiali per
questo si stanno elaborando proprio mentre noi parliamo ». Quali sono questi
materiali che si stanno elaborando, e da cui dovrà sorgere una nuova grande
filosofia, secondo il pensiero e le speranze di Mussohni? Comincia di qui la
parte più difficoltosa del nostro argomento, perché, mancando accenni più
espliciti, dobbiamo servirci più d’induzioni che di dimostrazioni. Ci soccorre,
tuttavia, una tale abbondanza di documenti che permette di arguire, con
sufficiente approssimazione, quale sia la sua intenzione. Anzitutto è chiaro
che una parte almeno di quei materiali deve essere costituita da quanto di
meglio possono offrire i principali indirizzi del pensiero filosofico
contemporaneo. E però la mente corre, in primo luogo, a quelle correnti
dipensiero che anche in Italia ebbero grande divulgazione al principio del
secolo, e alle quali anche M., in via diretta o indiretta, deve qualcosa per la
formazione della sua mentalità : vogliam dire il contingentismo, il bergsonismo
e il pragmatismo. Abbiamo citato dianzi la sua affermazione di non essere stato
mai positivista, ma, nello stesso tempo, abbiamo usato la maggior cautela per
non presentarlo, quindi, senz’altro, coirne un idealista. Questo binomio, o
dilemma che dir si voglia, vale meglio per la generazione, cresciuta subito
dopo, esclusivamente dentro l’atmosfera dell’idea- Jismo italiano. M. s’è formato,
in un primo tempo, dentro il clima mentale europeo; e però non è stato mai
positivista perché ha compreso subito la vitalità e fecondità di cpiella
critica del positivismo che veniva eseguita, pm* dentro di esso, dagl’indirizzi
di pensiero ora ricordati. I risultati principali di quella critica ftuono
questi: la realtà del mondo, non più veduta negli schemi intellettualistici del
determinismo scientifico e del pesante grossolano positivismo, a sfondo
materialistico, ma ravvivata dal senso della novità e della creazione, per cui
il fenomeno si presenta sempre come qualcosa di singolare; il primato
dell’intuizione che meglio di tutte le analisi concettuali coglie l’intimità
delle cose e quella vita della coscienza in noi che, sola, ci guida a intendere
lo slancio vitale che pervade il mondo della natura; il primato, quindi, anche
dell’azione, come pensiero volitivo che realizza in concreto il mondo
inserendovi l’evento e il fatto talora decisivo. Non è il luogo, questo, per
mettere in rilievo (e d’altronde appartiene alla cultura filosofica corrente)
quanta "vivacità e freschezza di idee fossero contenute in tale mo-
Quaderni vimento di pensiero, che contribuì come nessun altro mai nella storia
delia filosofia a dileguare dalle menti secolari abitudini scolastiche, a
render più agile e penetrante Tin- telligenza, a dar vita nuova alla cultura, a
far sentire la superiorità dell’azione su un pensiero astrattamente
speculativo. Ma neppure è il caso di indugiarci a mostrare i difetti e le
deficienze di quel movimento di pensiero che, pur criticando il positivismo,
restava preso nell’orbita dei suoi problemi e del naturalismo in essi
dominante. Il contingentismo ha avuto la sua migliore applicazione nella nuova
scienza fisica, che segna il tramonto della vecchia concezione del determinismo
materialistico. Ma fuori di H non potè e non può andare: quando,- già nei
fondatori, si provò a ricavare qualche conseguenza d’ordine metafisico, di
quelle verità eterne )) che reggono, non i fenomeni fisici, ma la vita deU’uomo,
riuscì ben misera cosa. Ma lo stesso si deve dire del bergsonismo, e molto più
del pragmatismo. Quell’intuizionismo conchiudeva in una svalutazione, non solo
della scienza, governata esclusivamente da motivi pratici, ma della stessa vita
cosciente, ridotta a un fluire » evanescente, a cui soltanto la mirabile arte
dello scrittore prestava tesori di suggestioni. E che dire di quel vuoto ed e
ffim ero pragmatismo, a cui qualcuno ancor oggi tenta di fare buon viso?
L’azione per l’azione è come l’arte per l’arte: una frivolezza. L’azione,
svuotata del suo contenuto ideale e del pensiero che la illumina e guida,
diventa il principio di un volgare e inconchiudente praticismo. Veniamo
aU’idealismo italiano. Qui siamo in un ambiente del tutto diverso, e in casa
nostra, per cui, non soltanto la grandezza della costruzione (che ha posto,
d’un tratto, l’Italia in prima linea nel movimento del pensiero filosofico
contemporaneo), ma anche carità di patria ci persuade a utilizzare quanto più
materiale si può. A noi sembra, infatti, che la mentalità mussohniana abbia
assor- l»ito, e fatto propria sostanza, ciò che ha di più veramente originale e
duraturo quest’idealismo: Vacuto senso storico dei problemi e la concezione
spirituale della vita ( 1). Anche qui, anzi qui a maggior ragione, dobbiamo
resistere alla tentazione di allungare il nostro studio con citazioni di
pensieri e di atteggiamenti M.ani, che balzano alla memoria in folla. I suoi
scritti e discorsi, e quegli atteggiamenti rivelatori del suo orientamento mentale
così nelle grandi questioni internazionali come nel più modesto travaglio
intorno ai dati della statistica, sono ben vivi e presenti al pensiero e al
cuore di ogni italiano, anche se la riflessione comune inclini a trasvolare su
i particolari per coglierne e sentirne l’animazione del tutto. Piuttosto,
fermiamoei un momento per determinare i limiti entro i quali quei prineipii
dell’idealismo trovano un’eco nella mentalità M.ana. La questione (ripetiamo
ancora una volta) è oltremodo difficoltosa, perché si tratta di cosa non ancora
da lui dichiarata e definita: sì che si corre il rischio di sembrare che si
voglia sostituirsi a lui nell’interpretazione del suo pensiero, ovvero (peggio
che mai) sovrapporgli vedute nostre personali. Noi faremo del nostro meglio per
evitare entrambi gli inconvenienti. Osiamo, dunque, fissare questi punti, a
nostro avviso, di fondamentale divergenza del pensiero M.ano da quello
idealistico. In primo luogo, la sua lontananza dalla concezione idealistica in
quanto questa è ispirata ad un assoluto storicismo che erige metafisicamente la
Storia al signifieato e valore dell’Assoluto. Questa metafisica, che si risolve
in un panteismo storico », non è, ci sembra. Come espressione estrema della sua
adesione all’idealismo si debbono considerare le prime pagine dello scritto La
dottrina del Fascismo. nella convinzione di M.. Il quale, giustamente, per
quanto riponga tutta la dignità dell’uomo e della storia nel valore spirituale,
ha troppo preciso e sicuro il senso della finitezza deU’umano: del limite che,
mentre potenzia il pensiero e l’azione dell’uomo, ne delinea insieme
esattamente i confini. In altri termini, egli ha una concezione più veramente
storica della Storia. Ma, appunto per questo, egli si trova ad ugual distanza
da quella specie di umanismo teologico che in alcuni idealisti è rimasto come
residuo deU’hegelismo. È un idealismo, questo, di carattere fondamentalmente
razionalistico. In questo punto. M., se non c’inganniamo, tradisce il carattere
schiettamente cattolico della sua mentalità: se un Dio ci ha da essere, se c’è,
meglio che sia quello religioso del Cristianesimo, del Cattolicismo. Qui si
passa, quindi, ad una considerazione apparentemente opposta alla precedente:
l’idealismo è troppo umanistico )>: il suo razionalismo affievolisce e
smorza nell’uomo l’impulso aUa lotta e al sacrificio, l’anehto del futuro, il
senso <( pericoloso » della vita, l’audacia dell’iniziativa e il gusto
dell’eroico. Nell’uno come nell’altro caso l’uomo è agito dalla Storia, dallo
Spirito Universale, da una dialettica » che per (( deificarlo )) istrada ogni
sua azione e pensiero lungo una legge impersonale che ha la rigidezza del fato
(1), e lo spersonalizza. All’i mm anentismo, storico o razionalistico, manca
una parola magica: la fede. Se la usa, ne storpia il significato. La storia non
è un itinerario obbligato: la storia è tutta contrasti, è tutta vicende »
(Discorsi della rivoluzione). Proprio per questo, poi, essa non può esser
lasciata in balìa di se stessa, secondo che vorrebbe la crociana religione
della libertà». Di qui la necessità dello Stato, e degli Stati. Pronunziare
questa parola, tuttavia, è presentare il problema più arduo e assillante per
l’attuale coscienza contemporanea. M. lo sente, lo dichiara. Ci è venuto, a
questo problema, lentamente: Nella gioventù io non credevo affatto: avevo
inutilmente invocato il nome di Dio » (Ludwig, Colloqui). Invece, già afferma:
Se il Fascismo non fosse una fede, come darebbe lo stoicismo e il coraggio ai
suoi gregari? Solo una fede che ha raggiunto le altitudini religiose, può
suggerire le parole uscite dalle labbra ormai esangui di Federico Florio».
(Popolo d’Italia»). Non si può compiere nulla di grande se non si è in stato di
amorosa passione, in stato di misticismo religioso » [Discorso alla Scissa di
Milano). Fede dell’uomo in se stesso? E fede del fascista nell’idea stessa del
Fascismo? Certamente, anche questo. Può » gli domanda Ludwig (pag. 224 di
Colloqui) un discepo'lo di Machiavelli e di Nietzsche aver fede? ». M. gli
risponde: In se stesso: ciò sarebbe già qualcosa». E in Gerarchia» [Viatico):
Il Fascismo vince e vincerà finché conserverà quest’anima ferocemente unitaria
e questa sua religiosa obbedienza, questa sua ascetica disciplina. Fede,
dimque, non relativa, ma assoluta ». Ma l’assolutezza di questa fede nell’Idea
esclude la fede propriamente religiosa, in Dio, o, piuttosto, la presuppone? La
fede in se stesso, che direbbesi meglio fiducia », se non ha da essere mero
calcolo delle proprie forze, non potrebbe essere alimentata da una forza
superiore, ossia da una fede schiettamente religiosa? Al filosofo idealista
questo sembra un problema insolubile: o si ha fede nelle proprie forze, egli
dice, e si può procedere all’azione ; ovvero nelle proprie forze non si ha
fede, e allora nasce la sfiducia e l’inattività. Il dilemma, come sono tutti i
ragionamenti fatti a fil di logica, è troppo semplice: lo spirito umano è molto
più sottile e complicato di ogni dialettica e di ogni logica astratta. Vediamo
se dal pensiero di M. possiamo ricavare qpialche luce. Qualche volta egli ha
accennato a un processo interiore come a fonte comune così della politica come
dell’arte. Alla prima mostra del Novecento italiano disse: Ieri sera, dopo
avere attentamente esaminata la Mostra, alcuni interrogativi hanno inquietato
il mio spirito. Ve li accenno brevemente perché voi ne facciate oggetto di
meditazioni necessarie. Primo, quale rapporto intercede tra la politica e
l’arte? Quale tra il politico e l’artista? È possibile di stabilire una
gerarchia fra queste due manifestazioni dello spirito umano? Che la politica
sia un’arte, non v’è dubbio. Non è, certo, una scienza. Nemmeno mero empirismo.
È, quindi, un’arte. Anche perché nella politica c’è molto intuito. La creazione
politica, come quella artistica, è una elaborazione lenta e una divinazione
subitanea. A un certo momento l’artista crea coll’ispirazione, il politico con
la decisione. Entrambi lavorano con la materia e con lo spirito. Entrambi
inseguono un ideale che li pungola e li trascende. Egli prosegue domandandosi
se la guerra e il Fascismo abbiano lasciato tracce nell’arte : Il volgare
direbbe di no perché, salvo il quadro A noi, non c’è nulla che ricordi e ohimè!
fotografi gH avvenimenti trascorsi o riproduca le scene delle quali fummo in
varia misura spettatori o protagonisti. Eppure il segno degli eventi c’è. Basta
saperlo trovare. Questa pittura, questa scultura, diversifica da quella
immediatamente precedente in Italia. (1^ Sembra in contraddizione, ma non Io è,
la dichiarazione: Fra tutte le professioni la più affine al mio spirito è
quella dell’ingegnere » (Saluto agli elettrotecnici, 25 settembre 1926). Ha un
suo inconfondibile sigillo. Si vede che è il risultato di una severa disciplina
interiore. Questa disciplina interiore » è, dunque, un punto di coincidenza
della pobtica e dell’arte, e risulta da un’elaborazione lenta e una divinazione
subitanea ». La politica, l’azione, non è (( mero empirismo ». Parlando del
Luzzatti, disse : (( Egli aveva navigato per tutti i mari e negli oceani dello
scibile umano, senza cadere nelle secche dello scetticismo e della negazione,
perché egli credeva fermamente, e la fede è una sicura bussola per ogni viaggio
ideale ». Di quale fede si parla qui? Di una fede, non v’ha dub bio,
schiettamente religiosa. Nella Vita di Arnaldo si dice; <( Il giornalista
diventa scrittore quando si interiorizza, quando comincia a vedere le cose non
più sotto l’aspetto cinematico della contingenza, ma in quello della
trascendenza; quando piega il capo per riflettere su i problemi originari;
quando, come nel caso di Arnaldo, portato da un atroce dolore sulla cima, si
sente come liberato dagl’impacci che lo legavano alla pianura e respira oramai
nell’atmosfera delle cose infinite ed eterne. Il giornalismo del quotidiano
finisce e comincia la poesia. Poesia dell’amore e della morte; della speranza e
della rassegnazione; della vita terrena e del di là seducente e consolatore. La
precedente (( discipbna interiore » consiste, dunque, in questo (( liberarsi »
da ogni esteriorità, vivere <( nell’atmosfera delle cose infinite ed eterne
», cercarsi (1) Coloro che ancor oggi seguitano a invocare un’arte fascista»,
hanno meditato abbastanza queste parole? Il discorso termina con una
considerazione su l’arte che non ha nulla da invidiare, per finezza e senso
d’interiorità, alle Estetiche oggi più celebrate; Io guardo e dico: questo
marmo, questo quadro mi piace. Perché mi allieta gli occhi, perché mi dà il
senso dell’armonia, perché quella creazione vive ed io mi sento vivo in lei,
attraverso il brivido che dà la comunione e la conquista della bellezza ». alla
radice del proprio essere sino al punto in cui all’a a- spetto cinematico della
contingenza » subentra (( quello della trascendenza. Lì la poesia s’incontra
con la Religione. L’immagine più divulgata di M., anche all’estero, è quella di
una potente e fiera e intransigente volontà: egli è un dominatore ». Chi non
ricorda il motto: agli amici, tutto il bene, ai nemici tutto il male possibile
» ?. I Colloqui del Ludwig hanno ancor più divulgato il senso suo della
solitudine interiore, e il suo acuto pessimismo intorno agli uomini fatto di
compassione e di disprezzo. Trascendenza, ch’è anche (s’intende!) immanente,
come senso morale e religioso, aU’uomo. In questo significato si parla
^immanenza nel discorso su La Riforma legislativa (12 maggio 1928, al Senato):
E vengo allo Statuto. Bisogna intenderci, onorevoli senatori... Siamo sul
terreno dell’archeologia o della politica? 0, se volete, siamo sul terreno
dell’immanenza o su quello della contingenza? Si è mai pensato che una
costituzione od uno statuto possano essere eterni e non invece temporanei?
Immobili e non invece mntevoli? Di immanente, onorevoli senatori, di eterno,
non vi sono che le leggi religiose. Il decalogo, ad esempio, è immanente: dieci
articoli che vanno bene per tutti ì popoli, per tutte le altitudini,
longitudini e latitudini ». Il Bescson, nella
sua opera recente, Les deux soiirces de la morale et de la religion, dice: Nous
n’irons pas jusqu’à dire qu’nn des attributs du chef endormi au fond de nous
soit la férocité. Mais il est certain que la nature, massacreuse des individus
en méme temps que génératrice des espèces, a dù vouloir le chef impitoyable si
elle a prévu des chefs. L’histoire tout entière en témoigne. Cosi egli ha, in
certo modo, spiegato e inquadrato il principio nietzschiano della volontà di
potenza », facendone un principio della vita politica. Cfr. M. in Colloqui: a
La tendenza all’imperialismo è ima delle forze elementari della natura umana,
appunto come la volontà di potenza. Io non posso avere amici, io non ne ho.
Ludwig gli chiede quando egli si sentì più solo: da giovane, fra i suoi
compagni di partito, ovvero oggi ch’è il Duce del Fascismo? Oggi, disse egli
senza esitare. Ma anche prima: in fondo, fui sempre solo. Vedi specialmente il
Preludio al Machiavelli (in Gerarchia», maggio 1924). Ma, di disprezzo,
soltanto, egli dice (Colloqui), l’nn per cento. Questo è l’uomo e il mondo
guardato da un lato. Ma M. ne eonosce anche un altro : eccolo. Egli (Arnaldo)
fu un buono-, il che non significa debole, poiché la bontà può benissimo
conciliarsi con la più grande forza d’animo, col più ferreo compimento del
proprio dovere. Essa è il risultato di una visione del mondo, nella quale gli
elementi ottimistici superano i pessimistici, poiché la bontà non può essere
scettica, ma deve essere credente. Rimanere buoni tutta la vita: questo dà la
misura della vera grandezza di un’anima! Rimanere buoni, malgrado tutto. Il
buono non si domanda mai se valga la pena: egli pensa che vale sempre la pena.
Soccorrere un disgraziato, anche se immeritevole; asciugare una lacrima, anche
se impura; dare un sollievo aUa miseria, una speranza alla tristezza, una
consolazione alla morte: tutto ciò significa non considerarsi estranei
aU’umanità, ma partecipi — carne e ossa — di essa : significa tessere la trama
della simpatia, con fili invisibili, ma potenti, i quali legano gli spiriti e
li rendono migliori » {Vita di A.). Siamo, dunque, passati d’tm tratto, da
Nietzsche a Tol- stoi? L’apparenza può essere questa, la realtà è tutt’altra.
Il principio nietzschiano s’è venuto trasformando nell’animo e nella mente di
M. in un principio d’interiorità spirituale, che liberando l’uomo da ogni
interesse mondano lo innalza per questo stesso sul mondo e gli dà la forza di
dominarlo; ma, nello stesso tempo, raccogliendolo nella solitudine di se
stesso, gli fa scoprire la sorgente eterna d’ogni valore spirituale, la quale
è, in fine, anche, la fonte segreta della sua forza e azione nel mondo. Ciò
ch’è grande nell’uomo, diceva Zarathustra, è Tesser egli un ponte, non già una
mèta. Questa nota superumanistica )), come superamento del mero umanismo, Cfr.,
611 questo punto, Appéndice, II. è ben rimasta in M.. Così come lo spirito di
spregiudicatezza mentale, Tantifilisteismo, rantidemocratismo, l’avversione
alla vita comoda » e l’istinto guerriero > 1 . Ma egli non può più essere
persuaso di quel baccanale dell’Io in cui si risolve l’anticristianesimo del
Superuomo e il suo disprezzo per ogni tradizione morale e religiosa
dell’umanità. Il Titanismo, ancbe senza i fulmini più di nessun Giove, si
abbatte e distrugge da se stesso. Per lo spirito eroico non basta la coscienza
di possedere in sé il principio creatore della realtà: ci vuole ancbe la
coscienza di un principio superiore che dia valore permanente alla sua azione.
Quel dilemma, dunque, posto dal filosofo idealista è falso. Il che non fa
meraviglia. Può la filosofia, ossia il pensiero critico, esaurire le ragioni
della vita e della fede? Se tale esaurimento riuscisse alla filosofia e alla
riflessione, scomparirebbe, sì, la fede, ma con essa scomparirebbe anche la
vita. È misticismo, questo? Si, è misticismo. Fa paura la parola? Fa paura al
filosofo illuminista, non ha fatto paura ad un filosofo come Bergson. C’è misticismo
e misticismo, del resto: anzi, innumerevoli misticismi C’è quello buddistico e
c’è quello del Nietzsche (ch’è, anch’esso, un misticismo, per quanto opposto
all’altro). C’è un misticismo pagano e un misticismo cristiano: il Bergson ha
trovato in questo secondo la fonte autentica della moralità e della
religiosità. C’è un misticismo protestante e c’è un misticismo cattolico:
questo secondo è il meno mistico di tutti. Coinè la pensa M. in questo punto?
Lasciamo a lui la parola. Arnaldo era im credente, ma non com’egli disse
nell’ultima conferenza alla Scuola di Mistica fascista — credente in un Dio
generico che si chiama talvolta per sminuirlo Infinito, Cosmo, Essenza; ma in
Dio nostro Signore, Creatore del Cielo e della Terra, e nel suo Figliuolo che un
giorno premierà nei regni ultraterreni le nostre poche virtù, e perdonerà,
speriamo, i molti difetti legati alle vicende della nostra vita terrena » {Vita
di A.). Questa, la fede di Arnaldo. Quella di Benito segue poco dopo : (( Tutto
quello che fu fatto non potrà essere cancellato, mentre il mio spirito, oramai
liberato dalla materia, vivrà, dopo la piccola vita terrena, la vita immortale
e universale di Dio. Noi non abbiamo nessun interesse (e neanche competenza) a
entrare qui in questioni teologiche. Ci basta di aver dimostrato il nostro
assunto: che il problema filo- Nei Colloqui del Ludwig, dopo di aver accennato
alla possibilità di una soprannaturale apparizione», aggiunge: Negli ultimi
anni si è in me rinsaldata la fede che vi possa essere una forza divina
nell’universo. Urìstiana? Divina, ripete egli con un movimento della mano, che
lasciò la mia domanda in aria. Gli uomini possono pregare Dio in molti modi: si
deve lasciare assolutamente a ciascuno il proprio modo. Quella forza divina
nell’universo » non è in arnionia col principio d’interiorità puramente
spirituale da noi precedentemente posto. L’oscillazione spiega anche la sua
ammirazione, su tutti i Dialoghi di Platone, per il sublime » Fedone, la cui
prova dell’immortalità dell’anima dopo di averne esposto acutamente i punti
centrali —reputò incatenante, consolatrice, perfetta... di un’evidenza assoluta
» (vedi Nota su l’immortalità del- Panìma, in Gerarchia). Così anche l’antitesi
cristiana-divina potrebbe far supporre un’incertezza che, certamente, non è nel
pensiero di M.. 11 quale s’è espresso altrove diversamente. Parlando Per il
settimo annuale della fondazione dei Fasci (28 marzo 1926), disse: Il sacerdote
di quella religione che è dei nostri padri e nella quale crediamo, ha
consacrato sessantasette gagliardetti dei vostri gruppi». Negli stessi Colloqui
del Ludwig, ritornando su un argomento discusso già in Senato nel discorso per
la Conciliazione, è ribadita, sì, la sua opinione che, se il cristianesimo non
fosse giunto nella Roma imperiale sarebbe rimasto una setta sofico e quello
religioso sono tra i problemi più vivi nel pensiero e ueU’animo di M.. E
crediamo di aver raggiunta una sufficiente prova sia della prima e sia della
seconda parte della nostra tesi. Ma, forse, la prova per la prima parte
sembrerà raggiunta meglio che per la seconda. Quali germi di pensiero nuovo e
originale si domanderà, e fecondo di possibili sviluppi, sono contenuti in
questo diciam pure così — spiritualismo fascista? La risposta non può esser
dubbia: lo spiritualismo M.ano è orientato verso un principio di pura
interiorità, in cui trovano la loro coincidenza i problemi insieme della
filosofia e della religione, dell’arte e della vita sociale-politica, della
scienza e della storia lunana. Arrivati a questo punto, ognuno concederà che, a
rigor di termini, avremmo il diritto di fermarci. Il diritto, e ebraica » ; ma,
egli dice, si deve aggiungere che tutto era preparato dalla Provvidenza. Prima
l’impero, poi la nascita di Gesù, e finalmente Paolo apinodato a Malta e giunto
qui. Sì, certo, così era predestinato da una Provvidenza che dirige tutto.
Forse più caratteristica di tutte è la dichiarazione seguente: Il cupi»
dissolvi non appartiene alla religiosità dei ruraR italiani. Il contadino
italiano non si angustia troppo, per sapere se l’inferno c’è o non c’è. EgU si
mette in regola per il caso che ci sia, e basta» [Tempi della rivoluzione
fascista). D cupio dissolvi non è, certamente, del misticismo M.ano : ed è del
tutto giusto che tale religiosità dei rurali è perfettamente italiana ». La
Sarfatti l’ha giudicato bene: Austero e rude, malgrado i suoi sporadici
tentativi di rivolta, è in fondo un cattolico asceta-guerriero » [Dux). Qui non
si deve costruire: si dovevano soltanto indicare i mate- riaU » e il punto di vista
» che, presumibilmente, nel pensiero di Musso- Rni, potranno servire alla
filosofia da lui auspicata. Chi desiderasse una prova ulteriore della
origiuaRtà e fecondità deRo spiritnaRsmo mnssoR- niano, potrebbe confrontarlo,
ad esempio, con queRo deU’ultimo Bergson, il forse anche il dovere: ché, quando
il filosofo si avventura in campi estranei alla sua scienza, corre sempre il
rischio di sbandarsi. È, bensì, vero che la filosofia pervade tutta la vita,
tutti i campi della realtà; ma, cosi considerando le cose, il filosofo si trova
riportato al livello di ogni uomo, e non sempre, allora, egli può competere con
gli altri per ampiezza e ricchezza di vita e di esperienza. Ma lasciamo andare
la questione dei diritti e dei doveri. Sta di fatto che questo saggio, per
quanto voglia esser modesto, non può terminare qui: non si può trattare del
pensiero di M. senza almeno un cenno al suo capolavoro. Il capolavoro di M. è
lo Stato fascista, il quale è, bensì, un’opera di creazione politica, ma è
tutto permeato di pensiero e di convincimenti, che rivelano, a chi ben
consideri, quello stesso atteggiamento filosofico e religioso che noi abbiamo
cercato di ricostruire dianzi sulla base de’ suoi scritti e delle sue
dichiarazioni. Noi abbiamo non solo il diritto, ma anche il dovere di
aggiungere, si potrebbe dire, la prova sperimentale della tesi esposta
precedentemente. In corrispondenza con tale tesi, dunque, noi dovremmo far
vedere, in primo luogo, che non può comprendere lo Stato fascista chi si pone
da un punto di vista filosofico e religioso diverso da quello del suo creatore;
e in secondo luogo, passando al lato positivo, che in tale creazione politica
agiscono quegli stessi motivi originali di interiorità e senso della
trascendenza che noi abbiamo indicati prima come posizione peculiare del suo
atteggiamento mentale quale, anch’esso, fa leva sugli stessi principi
fondamentali dell’interiorità e della trascendenza. Ma, mentre nel filosofo
francese tale interiorità oscilla fra biologismo e psicologismo, essa si pone
nell’italiano, passato attraverso l’idealismo, con la possibilità (non vogliamo
dir di più) di una determinazione più pura. E similmente si dica per il Dio
bergsoniano. Le differenze si riflettono, poi, anche nella diversità di
concepire la funzione dello Stato, tanto dal lato sociale, quanto da quello
della storia in generale. e spirituale in rispetto a tutti i problemi della
realtà e della vita. Come premessa comune a entrambi i lati del problema cbe
qui si presenta, bisogna far attenzione a questo fatto: die noi ora passiamo a
considerare !’(( uomo » non più nella sua intimità e interiorità, in quella
solitudine in cui soltanto Dio gli fa compagnia; ma nella vita sociale e
politica, dove la sua vita è condizionata dalla vita comune e dal mondo
storicamente determinato in cui egli si trova a inserire la sua azione di ogni
giorno. La sua intimità e interiorità egli la deve vivere in questo mondo; la
sua personalità egli la deve costruire come individualità cbe ha un significato
e xm valore essenzialmente sociale; egli ha qui per giudice, non più Dio
direttamente, ma il mondo della storia e della civiltà umana. L’uomo del senso
comune, ch’è spesso anche l’nomo del buon senso, può trovare motivo di
diffidare, anzi di sorridere, di ogni spiritualismo che non tenga conto di una
tale condizionalità : che parli di nn’interiorità che si consuma dentro se
stessa senza prodursi nel mondo; quasi che il filosofo e il mistico potessero
mai realizzare una spiritualità pura, incorporea. Invece, lo spirito umano ha
bisogno del corpo per realizzarsi, la vita è attaccata a interessi materiali:
bisogna far i conti con la materia per realizzarsi spiritualmente. Non per
questo la questione economica non è nna questione spirituale anch’essa:
l’animale non ha nessuna questione economica da risolvere (già, l’animale non
ha problemi di nessuna specie). È per l’uomo che il mangiare, il bere, il
vestir panni e le altre necessità della vita, si presen- (1) Le filosofie
neospiritualistiche, con quel loro ondeggiare continuo- fra la metafisica e la
lirica sono perniciosissime per i piccoU cervelli (ilarità). Le filosofie
neospiritualistiche sono come le ostriche: gustosissime al palato... ma bisogna
digerirle!... (ilarità) ìì: M., nel primo discorso parlamentare (Discorsi dal
banco di deputato). tano, non come cose a cui pensa la natura o il caso, ma
come risultato della sua libera attività, del suo lavoro e ingegno; è per
l’uomo, in quanto la società gli rende possibile la sua vita, che il lavoro è,
oltre un diritto, xm dovere: un dovere sociale. Ma, d’altra parte, è pure ovvio
che la spiritualità della questione economica esprime soltanto la condizione
umana di quella spiritualità più profonda che l’uomo trova nella sua pura
interiorità ; e che scambiare la questione economica con la questione morale,
come fece il socialismo, è scambiare la condizione con il condizionato, i mezzi
con il fine. Chiediamo scusa se la premessa sembrerà un po’ troppo lunga; ma
essa era necessaria per spiegare nel modo più breve la nostra insoddisfazione
per tutte le teorie fin qui addotte su lo Stato fascista. Preghiamo, con piena
sincerità, il lettore di non sospettare che si abbia noi la pretesa di
possedere il segreto di quella teoria. Teniamo estremamente, anzi, a dichiarare
che innanzi all’opera di M. ci sentiamo disorientati. Solo vorremmo che anche
gli altri confessassero questo disorientamento. Intorno allo Stato fascista s’è
scritto oramai una biblioteca, fra l’Italia e l’estero. E naturale che gli
scritti migliori siano quelli degli Italiani, tra i quali sono uomini di
prim’ordine per cultura, e per intelligenza. E tuttavia avviene qui quel che
avviene nei commenti di ogni capolavoro, poniamo della Divina Commedia', c’è
qualcosa che, dopo tutte le indagini e i chiarimenti, sfugge. Nella poesia e
nell’arte si può dar la colpa alla critica che non arriva mai a tradurre in
concetti l’intuizione sentimentale. Qui, nell’opera politica di M., a noi
sembra che la colpa sia dei teorici che restano al di sotto del punto centrale
in cui lavora il suo genio creatore fra problemi di azione e di pensiero che
costituiscono la sua personalità vivente. Facciamo almeno qualche cenno più
esplicito. La letteratura su accennata può dividersi in opere di economisti, di
giuristi, di politici, di filosofi. I discorsi fatti in generale sono,
necessariamente, sempre un po’ vaghi. Ma noi qui abbiamo un interesse ben
determinato, e non abbiamo nessun dovere di allontanarci da esso per entrare
nella discussione dei particolari. A cominciare, quindi, dai filosofi,
dichiariamo che una filosofia capace di penetrare in ciò che ha di più
singolare lo Stato fascista non esiste ancora. I filosofi che ne hanno fin qui
parlato (e alludiamo non soltanto agli itahani, ma anche agli stranieri),
s’indugiano ancora in posizioni che M., anzi la storia guardata dal punto di
vista fascista, s’è lasciato dietro le spalle. Ad esempio : c’è chi è ricorso
allo Hegel per dimostrare ch’egli è il vero precursore della nuova civiltà del
mondo inaugurata dal Fascismo. Non c’è bisogno di molta dottrina per far
osservare che nel secolo intercorso fra lo Hegel e il Fascismo sono avvenute
queste cose fondamentali; la critica fatta allo spirituahsmo
idealistico-teologico dello Hegel da parte del marxismo da una parte, e del
liberalismo dall’altra; e poi la critica, che già corre per il mondo, del
Fascismo contro entrambi questi. Il marxismo ebbe tutte le ragioni di
richiamare quello spiritualismo astratto alla base materiale-economica per
intendere il concreto mondo storico e agire in esso. Il liberahsmo ebbe
altrettanta ragione di non volerne sapere di quel teologismo, perché quel che a
lui premeva era la libertà dell’uomo, e però dell’individuo vero e reale. Oggi
il Fascismo ha superato, per parlare lo stesso linguaggio hegeliano, non
soltanto l’astrattezza ed erroneità dello hegelismo, ma anche l’angustia
mentale (ch’era una astrattezza ed erroneità opposta) comune al marxismo e al
hberalismo. Come ritornare, dopo questo, a Hegel? Precursore? Ma, allora,
ricominciamo da Platone e da Aristotele! QÙRnto inchiostro versato in questi
anni per dimostrare che non c’è Hbertà senza autorità; che l’individuo
s’identifica con lo Stato; che economia etica e politica sono la stessa cosa;
che la sovranità dello Stato è un Assoluto che non può ammettere altro Assoluto
fuori di sé, ed altrettali filosofemi caratteristici della filosofia hegeliana!
La quale risolveva dialetticamente tutti i problemi del mondo e della storia in
un processo logico del pensiero che alla fine si poneva come l’Assoluto
metafisico, come il vero Dio, e vanificava, così, quelli che sono i concreti
problemi del mondo storico e dell’uomo. Noi non intendiamo, con questo, di dire
che tanto inchiostro sia stato versato inutilmente. Tutt’altro! È stato del
tutto opportuno, per rinfrescare la memoria delle persone colte e per dirozzare
la mente degli ignari su quelle che sono le premesse del pensiero contemporaneo
e della civiltà moderna. Intendiamo di dire, invece, che quelle argomentazioni
sono fuori fuoco: non colgono il Fascismo nel suo punto vitale. Per cogliere
questo sono preferibili le poche meravigliose pagine, che veramente dànno il
nuovo senso dello Stato », contenute nel discorso del Duce all’Assemblea
quinquennale del Regime. Lo Stato come organismo giuridico, come la nazione
stessa organizzata politicamente, come la sostanza etica di un popolo, e
altrettali definizioni, colgono la propria natura dello Stato fascista?
Filosofi, giuristi, politici si affaticano insieme a cercar di adattare le
vecchie definizioni al corpo della realtà nuova. C’è un concetto che ritorna
frequentemente in tutte le definizioni : quello della personalità dello Stato,
come di una personalità superiore che assorbe, o deve assorbire, quella
inferiore degli individui che lo compongono. Ma basta poca riflessione per
accorgersi che quello Stato è una formula, una realtà anonima, una personalità
che è tale soltanto nel senso in cui si parla di (( persona » in giurisprudenza
quando si vuol dire di un ente o istituto che ha un riconoscimento dalla legge
ed è (1) Son riportate e illustrate in Appendice, V. Quaderni soggetto » di
diritti. Ossia, è una personalità ehe è il massimo della impersonalità. La
personalità, inveee, dello Stato fascista consiste in questo: che c’è un Capo,
una personalità e volontà in carne e ossa, che governa e dirige tutta la
complessa vita statale. Lo Stato come Costituzione, come organismo
politico-giuridico con tutti i suoi attributi e le sue forme di sovranità,
resta come un presupposto che il Fascismo non ha nessuna intenzione di negare,
perché, appunto, lo presuppone come un dato acquisito dalla coscienza giuridica
e politica moderna. Se no, si tornerebbe al tipo delle Signorie, della
coincidenza immediata di Stato e Principe (già notata da M. nel suo Preludio al
Machiavelli) (1). Ma, come Aristotele diceva già sin da allora, che l’ordine e
la forza di un esercito li fa sopratutto il buon comandante, così il Fascismo
pensa che per uno Stato forte e capace di contar qualcosa nella determinazione
della storia mondiale, quel che più conta è la volontà e capacità di chi siede
al governo, dirige e determina la via da seguire. In quella volontà si debbono
organizzare tutti i voleri, in quella personalità debbono prender corpo tutte
le gerarchie, classi e categorie dello Stato, tutte le attività della Nazione.
Gerarchie, classi e categorie, le quali collegano il Capo con il resto del
corpo politico, sì che, per il tramite di esse, la personalità dello Stato,
espressa in sommo grado dal Capo, arrivi via via sino al popolo e alla massa
altrimenti amorfa e sbandata. È questione, dunque, di libertà e di autorità?
Certamente! Ma non in quei termini astratti, non in una dialettica che per
dimostrare troppo non dimostra niente, o può dimostrare ugualmente bene
l’opposto. M. non s’è mai indugiato in tali esercitazioni : dichiarando che la libertà
è un mezzo, non un fine » ha risolto la questione perentoriamente. Questo è
autoritarismo, dispotismo, ecc., ha esclamato e tentato di dimostrare un
filosofo liberale, a cui hanno fatto eco altri filosofi e politici stranieri.
Strano! Quel filosofo passa la sua vita nella meditazione della Storia, e non
s’è ancora accorto che la Storia la fa non l’individuo isolato con la sua
astratta libertà, ma l’individuo in quanto volontà e libertà organizzata in
quell’organismo spirituale che è lo Stato. Sono gli Stati che decidono del
mondo storico-sociale, non gl’individui come tali: così come sono gli eserciti
che determinano la vittoria, non i soldiati singolarmente presi (1). Stato
etico )), si dice: e questo, si aggiunge, almeno questo, è pure un concetto di
marca schiettamente hegeliana. Per cui, dall’altra parte, si protesta: eccoci
tornati, col Fascismo, alla (( morale di Stato )), alla morale governativa » :
quale aberrazione filosofica e morale ! Se non che, anche qui, non si può
raccomandare abbastanza di non perdersi in queste discussioni, e di attingere
direttamente alla fonte delle parole e del pensiero di M.. Prendiamo un passo:
Né si pensi di negare il carattere morale dello Stato Fascista, perché io mi
vergognerei di parlare da questa tribuna se non sentissi di rappresentare la
forza morale e spirituale dello Stato. Che cosa sarebbe lo Stato se non avesse
im suo spirito, una sua morale, che è quella che dà la forza alle sue leggi, e
per la quale esso riesce a farsi ubbidire dai cittadini? Che cosa sarebbe lo
Stato? Una cosa miserevole, davanti alla quale i cittadini avrebbero il diritto
della rivolta e del disprezzo. Lo Stato Fascista rivendica in pieno il suo
carattere di eticità: è Cattolico, ma è Fascista, anzi sopra- Nella silenziosa
coordinazione di tutte le forze agli ordini di uno solo, è il segreto perenne
di ogni vittoria » {Tempi della rivoluzione fascista, pag. 166). Non basta,
dunque, dire con Tidealismo che il mondo storico è una creazione dell’uomo.
Bisogna aggiungere; deU’uomo organizzato nella società, e in primo luogo in
quella forma più potente di società h’è lo Stato fascisticamente inteso.
3tutto, esclusivamente, essenzialmente Fascista. Il Cattoli- cismo lo integra,
e noi lo dichiariamo apertamente, ma nessuno pensi, sotto la specie filosofica
o metafisica, di cambiarci le carte in tavola » (1). Vediamo di non cambiargli
le carte in tavola. Contro una Chiesa che, movendo dal principio di esclusivo
monopolio nella direzione delle coscienze, tende a tener per sé, come si dice
nel linguaggio scolastico (del tempo in cui si faceva questione fra Papa e
Imperatore per il governo del mondo), tutto (( lo spirituale », e a lasciare
allo Stato la sola cura dei beni materiali: contro tale Chiesa M. adduce, di
pieno diritto, la rivolta della sua coscienza, del suo senso di Capo di uno
Stato moderno, che sa di governare degli uomini liberi e non già un gregge, di
guidare un popolo verso un ideale di civiltà e non già di essere un sentplice
amministratore di beni, ed afferma il carattere spirituale dello Stato e il
fondamento morale che sostiene la sua autorità di Capo. Ma da questo al
concetto che risolve il problema morale nel problema dello Stato, c’è un molto
rispettabile intervallo, anzi xm abisso, che a noi non risulta in alcun modo
che M. abbia mai tentato di varcare. Stato unitario, totabtario : tutto nello
Stato, per lo Stato, nulla fuori e, sopratutto, nulla contro di esso. E può
essere diversamente data la nuova concezione fascista? Come in guerra tutte le
forze materiali e spirituali della Nazione vengono organizzate, senza residuo,
per la vittoria delle armi; così in pace lo Stato fascista ha bisogno di tutte
le forze, fisiche, morali e intellettuali, de’ suoi cittadini per vincere
quella più grande battaglia che determina il posto di uno Stato nel mondo e il
corso della storia stessa. Discorso aUa Camera per Gli accordi del Luterano.
(2) Io considero la politica come una milizia o combattimento (Tempi della
rivoluzione fascista). Il Fascismo non vuole, dentro Quindi nulla, di quanto
l’individuo può dare, sfugge all’interesse dello Stato fascista: la sua
ctdtura, la sua educazione, la sua coscienza morale, la stessa sua coscienza
religiosa. Ma questo non implica un assorbimento » del-- l’individuo nel senso
che lo Stato ne succhi e svuoti la personalità ! Tutt’altro : lo Stato fascista
ha ogni interesse, anzi, a potenziare la personalità fisica e morale
dell’individuo, a sollecitarne la libera iniziativa, a trar profitto dalla sua
vocazione e dalle sue inclinazioni, e, ove occorra, anche dalle sue ambizioni e
dalle legittime aspirazioni al benessere e agli agi materiali. Non, dunque, che
sia erronea la così detta identificazione dell’individuo con lo Stato; ma,
presentata in quella dialettica astratta, non dice nulla di positivo, e può condurre,
ripetiamo, anche a dire il contrario ( 1). Così, per la questione economica.
Stato corporativo, sì, certo : è un caposaldo dello Stato fascista, che qui si
lascia di nuovo dietro le spalle il socialismo e il liberalismo insieme. Ma se
da questo si vuol dedurre che l’originalità e importanza dello Stato fascista
sia tutta in questo punto, nell’aver immessa una coscienza statale » nel giuoco
degli interessi lo Stato, la lotta: vuole, anzi, Tarmonia e la collaborazione.
Ma nel confronto con le forze estranee sente che la vita è un combattimento
continuo, incessante », da accettare con grande disinvoltura, con grande
coraggio, con la intrepidezza necessaria » {Per il settimo annuale della
fondazione dei fasci). Non si tratta di mera coincidenza o non coincidenza
della volontà deU’individuo con quella dello Stato, ma di un processo che si
può ben chiamare di educazione dell’individuo per opera dello Stato fascista :
La politica è l’arte di governare gli uomini, cioè di orientare, utilizzare,
educare le loro passioni, i loro egoismi, i loro interessi in vista di scopi
d’ordine generale che trascendono quasi sempre la vita individuale perché si
proiettano nel futuro ». L’individuo, infatti, non educato politicamente, tende
a evadere continuamente: tende a disubbidire alle leggi, a non pagare i
tributi, a non fare la guerra: pochi sono coloro — eroi o santi — che
sacrificano il proprio io sull’altare dello Stato » (Preludio al Machiavelli),
Sul concetto di Stato fascista come Stato educatore, ved. Appendice, pag. 55.
materiali che governano l’economia di un Paese, c’è l’evidente pericolo di fare
del Fascismo un’antitesi, sì, del comuniSmo e bolscevismo, ma su lo stesso
piano. In somma: economia, etica, politica sono, bensì, legate
indissolubilmente nello Stato fascista, ma non per questo l’una è la stessa
cosa dell’altra. E veniamo, infine, alla tanto dibattuta questione religiosa.
Stato confessionale? No, certo: si è detto e ripetuto. Allora, Stato
superconfessionale » ? Sì, certo, nell’ovvio senso in cui, negandosi che sia
confessionale, si vuole pure affermare la sua religiosità. La religiosità, si
ha ima grande premura di aggiungere e ripetere a sazietà, immanente ». Non ha
detto il Duce: (( tutto nello Stato, nulla fuori dello Stato »? Ma la
conseguenza, al solito, è tratta troppo facilmente, con una argomentazione che,
per voler esser troppo profonda, resta alla superficie della questione e del
pensiero di M.. Il quale non ha mai sognato di fare della religione una
questione meramente politica. Dal dire che lo Stato fascista ha estremo
interesse a coltivare la coscienza religiosa della Nazione; a dire che, quindi,
è lo Stato stesso che crea quella coscienza e ne è l’arbitro, ci corre quel
solito intervallo o abisso che M. non consta abbia tentato di abolire. Ancora
una volta ! Noi non abbiamo nessuna nostra filosofia da esibire, e non
pretendiamo a nessun brevetto di scopritori o interpreti del pensiero M.ano. Ci
limitiamo a esibire dei (( materiali » e dei punti di vista », quali possono
essere rigorosamente documentati da fatti e da scritti. E però domandiamo :
quella teoria (( immanentistica » è in accordo con ciò che consta del pensiero
e dell’azione mus- soliniana? Abbiamo addotto sufficienti documenti in
precedenza, e però rispondiamo: non consta, anzi consta il contrario. Diciamo
meglio e di più: quel che consta è un’impostazione del problema
politico-religioso in termini del tutto nuovi e fecondi di sviluppi
nell’avvenire della coscienza politico-religiosa, non soltanto degli Italiani,
ma dell’uomo semplicemente, in universale. C’è un fatto: che lo Stato ha
affermato la sua assoluta sovranità nel mondo dello spirito storicamente
considerato ; e contemporaneamente la Chiesa ha rinunciato a entrare più nelle
questioni interne allo Stato e nelle competizioni, di qualsiasi specie, fra gli
Stati. Le due sfere si sono, per la prima volta dacché esistono, delineati e
definiti esattamente, per lo meno in via di diritto, i rispettivi confini. Con
questa reciproca delimitazione hanno posto, insieme, il loro preciso rapporto :
quindi né assoggettamento della sovranità dell’uno all’altra, né separazione
nel senso che l’uno non voglia saper nulla dell’altra. Lo Stato fascista,
proprio perché è uno Stato etico, sa che, per parlare in termini bergsoniani,
ci sono due fonti, o si dica due punti di vista, della vita morale e religiosa
dell’uomo, a seconda che questa si consideri nella realtà sociale-politica
della storia, ovvero in quella interiorità dell’uomo e della personalità ch’è
la sua spiritualità pura. Abbiamo spiegato a sufficienza, dianzi, che questi
due punti di vista non si escludono, anzi sono vitalmente e indissolubilmente
legati. Lo Stato fascista può, dunque, liberamente riconoscere che, fra tutte
le religioni esistenti, quella Cattolica è più delle altre consona alla sua
mentalità e ai suoi fini: per la spiritualità ch’è alla base del Cristianesimo,
e per il senso della vita morale concepita nel Cattolicismo secondo quegli
stessi principii di disciplina, di gerarchia, di obbedienza all’autorità, che
sono alla base della concezione politica del Fascismo. Lo Stato ha tutto da
guadagnare da questo accordo della coscienza religiosa con la coscienza
politica degli Italiani, che pon termine a un dissidio rimasto, secondo
Fespressione di M. stesso, come una spina confitta nel profondo dell’anima
nazionale. Ma la Chiesa non ha da guadagnare di meno; anzi, ha innanzi un
programma da realizzare anche più vasto e profondo: liberata dagl’interessi
politici, accostarsi sempre di più alle coscienze nella pura interiorità, parlare
ad esse un linguaggio più intelhgibile e persuasivo, rinnovare nelle menti e
nei cuori i motivi di quella fede che fece la sua grandezza in altri tempi,
anzi in ogni tempo. Solo per questa via alla conciliazione fra essa e lo Stato
potrà seguire l’altra fra essa e il pensiero moderno. ILa Sarfatti {Dux)
riporta dal giornale repubblicano, Il pensiero romagnolo », una buona parte di
uno studio giovanile di M. su La filosofia della forza, nel quale sono
riassunti i motivi della sua ammirazione per il Nietzsche, e insieme quelli del
suo dissenso da tale filosofia. I primi si risolvono nella concezione
attivistica della vita come creazione di nuovi valori spirituali: Questa
volontà di potenza, che si esplica nella creazione di nuovi valori morali o
artistici o sociali, dà uno scopo alla vita. Creare! Ecco la grande redenzione
dai dolori, e il conforto della vita. Il superuomo — ecco la grande creazione
nitciana. Quale impulso segreto, quale interna rivolta hanno suggerito al
solitario professore di lingue antiche nell’università di Basilea questa
superba nozione? Forse il taedium vitae: della vita quale si svolge nelle
odierne società civili dove l’irrimediabile mediocrità trionfa. E Nietzsche
suona la diana di un prossimo ritorno all’ideale; ma a un ideale diverso
fondamentalmente da quelli in cui hanno creduto le generazioni passate ». Che
il Nietzsche non abbia esposto sistematicamente la sua filosofia, non importa:
Ciò che v’è di caduco, di sterile, di negativo in tutte le filosofie, è
precisamente il sistema: questa costruzione ideale, spesse volte illogica e
arbitraria. L’avversione al sistema », nel senso scolastico di una dottrina
chiusa nel cerchio di astratte definizioni e di procedimenti puramente
razionali, dà, per lo meno estrinsecamente, il carattere più originale della
filosofia contemporanea. Il punto veramente debole della concezione nitciana è,
invece, quello colto sin da allora da M., là dove posto il principio che
l’istinto di socievolezza è inerente alla natura stessa dell’uomo », onde non
si concepisce un individuo che possa vivere avulso dall’infinita catena degli
esseri », nota la contraddizione in cui fatalmente doveva aggrovigliarsi il
Nietzsche, il quale (c sentiva la fatalità di questa che potrebbe dirsi legge
della solidarietà universale, sì che per uscire dalla contraddizione il
superuomo, l’eroe nitciano, dall’interno scatena la sua volontà di potenza
aH’esterno... Ma, o il superuomo è unico, e non ubbidisce a leggi; o ammette
delle limitazioni al suo arbitrio individuale, e allora rientra nella mandria.
Davanti a questo dilemma Nietzsche immagina che la società rovini e crepiti
come un gigantesco fuoco d’artificio Anche l’anticristianesimo nitciano è
veduto nel suo significato più positivo e, in fine, contingente: Per
comprendere questo feroce anticristianesimo nitciano, dobbiamo esaminare alcun
poco il mondo interno del Nietzsche. Egli era profondamente antitedesco. La
gravità teutonica e il mercantilismo inglese erano ugualmente indigesti
all’autore di Zarathustra. Forse il suo anticristo è l’ultimo portato di una
violenta reazione contro la Germania feudale, pedante, cristiana ». Il
volumetto Giovanni Huss, il veridico (Roma, Po- drecca e Galantara) è una
buonissima monografia di carattere schiettamente storico. L’intenzione anticlericale
vi è aggiunta nella Prefazione, e qua e là incidentalmente, e in ogni modo non
oltrepassa il limite doveroso del rispetto verso il Cristianesimo: verso di
questo, anzi, è evidente una sincera simpatia. Ancora ima volta Huss si difende
dall’accusa di eresia. Egli non si proponeva che la purificazione del clero
dagli elementi che lo demoralizzavano... Stridente antitesi! Mentre i prelati
alti e bassi della chiesa non miravano che ad arricchire, e talvolta lasciavano
in retaggio ai figli e ai nepoti ricchezze favolose, l’eretico Huss, come il
Cristo, null’altro lascia alPinfuori di alcuni poveri indumenti. Huss non aveva
solo predicato, ma anche praticato, e come San Francesco d’Assisi aveva sposato
coram populo, madonna Povertà.Gli eretici parlano in nome del popolo e al
popolo. È un ritorno al Vangelo, eh’essi vogliono: un ritorno alla vita povera,
ma solidale, delle prime comunità cristiane. Non cosi, tuttavia, i seguaci di
Huss, che (( superarono in barbarie la Chiesa di Roma » : essi si ispirarono a Jehova,
(( non al mite apostolo di Nazareth. Ispirazione, dunque, questa dominante nel
volumetto su Huss, da riformatore, e però morale, e in fine religiosa. La
religiosità, tuttavia, è concepita e sentita al di fuori di ogni dogma: Cosi
[con l’eresia di Huss], la storia della progressiva liberazione del genere
umano dai ceppi delle credenze dogmatiche non subisce di secolo in secolo
soluzione di continuità. Dal senso vivo d’interiorità (ch’è il senso stesso
della individualità e personalità puramente spirituale) deriva, per
contrapposto, tanto più vivo quello dell’esteriorità e del dominio meditato
della volontà sul mondo in cui l’uomo deve agire. Negli scritti e discorsi di
M. si accenna più volte ad un tale senso della vita interiore, ch’è, poi, la
fonte prima del problema filosofico e religioso. Già nel 1914, fondando Il
Popolo d’Italia», scriveva: Non tutti i miei amici d’ieri mi seguiranno; ma
molti altri spiriti ribelli si raccoglieranno attorno a me. Farò un giornale
indipendente, liberissimo, personale, mio. Ne risponderò solo alla mia
coscienza e a nessun altro ». E nel 1929 (Su gli Accordi del Laterano », alla
Camera) : (( Ecco che io mi son trovato di fronte a una di quelle
responsabilità che fanno tremare le vene e i polsi di un uomo. E non potevo chiedere
consiglio a chicchessia: solo la mia coscienza mi doveva segnare la strada
attraverso penose, lunghe meditazioni ». Nei momenti più solenni l’uomo si
sente solo: solo con se stesso e con Dio ((( Cosi Iddio mi assista nel condurre
a termine vittorioso la mia ardua fatica »). Il Barnes {Gli aspetti universali
del Fascismo), scrive : È questa l’attitudine di M. innanzi ai problemi pratici
della vita: una profonda coscienza del bene e del male, un infinito senso di
responsabilità... Ne deriva una continua autocritica ed un automartirio che, se
non fossero la sua fede, il senso di dovere verso la sua vocazione, il suo
coraggio morale, lo spingerebbero verso una vita contemplativa. Sant’Ignazio di
Loyola, e non Napoleone, è la figura spirituale che può essere compagna a M. ».
Tenendo presente quanto abbiamo notato dianzi sul rapporto fra il senso
d’interiorità e quello del dominio della volontà sul mondo esteriore, è facile
vedere sino a qual punto colga giusto Fosservazione del Barnes. Il paragone
coglie un aspetto della personalità del Duce che andava messo in rilievo contro
chi vede di quella soltanto il lato esteriore, l’atteg- giamento napoleonico »,
del conquistatore o dominatore, o meglio, per dirla con parola corrente e più
vicina all’idea, del realizzatore ». Ma quell’aspetto, separato dall’altro,
vien fuori deformato. Il senso d’interiorità è in M. anche la fonte segreta
della sua forza di volontà. In conchiusione, M. è una sintesi nuova che assorbe
e trasfigura interamente i vecchi termini in contrasto. Che cosa ci pongono di
fronte gli avversari? Niente: delle miserie. Sono ancora in arretrato di 50
anni in fatto di filosofia. Stanno postillando tutte le fantasie dei
positivisti : fantasie, dico, poiché come non vi è un uomo più pericoloso del
pacifista, così non vi è un ideologo più pericoloso del positivista. Tutto il
processo di rinnovazione spirituale delle nuove generazioni è a loro ignoto »
[Nel quinto anniversario della fondazione dei Fasci). Idealismo è il termine
generale più acconcio a comprendere il movimento della filosofia contemporanea
sorto contro il positivismo che aveva dominato la cultura europea nel periodo
precedente a quello a cui M. accenna. In quanto antipositivista, il pensiero
M.ano si può hen definire idealista. Che i fatti non si intendano senza
l’attività del pensiero, e che la realtà non si domini senza un principio
spirituale, è verità messa in gran luce dall’idealismo contemporaneo, svoltosi
poi in svariate direzioni. La varietà di queste direzioni dipende, da una
parte, dalla diversa valutazione del positivismo criticato; e dall’altra, dalla
diversità di significato del principio spirituale ispiratore. Per la prima
parte, la critica più avveduta ha cercato di salvare, nel positivismo,
l’esigenza di concretezza, il senso della realtà dell’esperienza lunana
(conoscitiva e pratica): l’idealismo è andato d’accordo, qui, col positivismo
nella tendenza contro la metafisica e la logica astratta. Per ìa seconda,
l’atteggiamento generale dell’idealismo è stato per una rivalutazione dei
principii religiosi, di cui l’illuminismo aveva fatto troppo buon mercato :
senza di essi, infatti, neppiure s’intende il valore morale della vita e il
dovere del sacrificio per gl’ideali che fanno grande l’uomo. Ma, poi, non
sempre l’idealismo ha salvato abbastanza, da un lato, il senso di concretezza
del mondo dell’esperienza; dall’altro, il senso veramente religioso della vita
spirituale. I/idealismo assoluto, in modo particolare, viene oggi criticato da
entrambi i lati, ed è questa la ragione per cui gli si oppongono, da una parte,
correnti di pensiero più vicine ai problemi dell’esperienza e della scienza, e
dall’altra lo schietto spiritualismo. Questi problemi, interni all’idealismo,
sono presenti, sia pure germinalmente, anche nel pensiero di M., sopratutto
nelle pagine in cui espone le idee fondamentali della Dottrina del Fascismo,
che ora passiamo ad esaminare. (( Come ogni salda concezione politica, il
Fascismo è prassi ed è pensiero, azione a cui è immanente una dottrina che,
sorgendo da un dato sistema di forze storiche, vi resta inserita-e vi opera dal
di dentro. Ha, quindi, una dorma correlativa alle contingenze di luogo e di
tempo, ma ha insieme un contenuto ideale che la eleva a formula di verità nella
storia superiore del pensiero. Non si agisce spiritualmente nel mondo come
volontà umana dominatrice di volontà senza un concetto della realtà transeunte
e particolare su cui bisogna agire, e della realtà permanente e universale in
cui la prima ha il suo essere e la sua vita. Non c’è concetto dello Stato che
non sia fondamentalmente concetto della vita: filosofia o intuizione, sistema
di idee che si svolge in ima costruzione logica, o si raccoglie in una visione
o in una fede ». Quaderni [Si noti, nel primo passo, il rapporto posto fra la contingenza
o realtà della storia, in cui vive l’uomo, e U valore universale del pensiero
che la illumina. Ivi si accenna anche all’altro problema del rapporto fra il
pensiero e l’azione: o, come meglio si vede nel secondo passo, tra filosofia e
fede religiosa. Il pensiero filosofico si svolge, di necessità, in un sistema
concettuale; nella fede il pensiero è soltanto intuizione, e diventa, così,
principio di vita e di azione]. Così il fascismo non s’intenderebbe in molti
dei suoi atteggiamenti pratici, come organizzazione di partito, come sistema di
educazione, come disciplina, se non si guardasse alla luce del suo modo
generale di concepire la vita. Modo spiritualistico. Il mondo per il Fascismo
non è questo mondo materiale che appare alla superficie, in cui l’uomo è un
individuo separato da tutti gli altri e per sé stante, ed è governato da una
legge naturale che istintivamente lo trae a vivere una vita di piacere
egoistico e momentaneo. L’uomo del Fascismo è individuo che è nazione e patria,
legge morale che stringe insieme individui e generazioni in una tradizione e in
una missione che sopprime l’istinto della vita chiusa nel breve giro del
piacere per instaurare nel dovere una vita superiore libera da limiti di tempo
e di spazio; una vita in cui l’individuo, attraverso l’abnegazione di sé, il
sacrifizio dei suoi interessi particolari, la stessa morte, realizza
quell’esistenza tutta spirituale in cui è il suo valore di uomo )). [Il a modo
spiritualistico )) di concepire e sentire la vita è qui esposto con tutta
chiarezza nelle sue ragioni morali. Non implicherà esso un principio anche di
fede religiosa? Come, infatti, richiedere all’individuo l’abnegazione di sé e
la rinuncia ai suoi interessi, alla vita stessa, senza una fede trascendente?]
(( Dimque, concezione spiritualistica, sorta anch’essa dalla generale reazione
del secolo contro il fiacco e materialistico positivismo dell’Ottocento.
Antipositivistica, ma positiva: non scettica, né agnostica, né pessimistica, né
passivamente ottimistica, come sono in generale le dot* trine (tutte negative)
che pongono il centro della vita fuori dell’uomo, che con la sua libera volontà
può e deve crearsi il suo mondo. Il Fascismo vuole l’uomo attivo e impegnato
nell’azione con tutte le sue energie: lo vuole virilmente consapevole delle
difficoltà che ci sono, e pronto ad affrontarle. Concepisce la vita come lotta,
pensando che spetti all’uomo conquistarsi quella che sia veramente degna di
lui, creando prima di tutto in se stesso lo strumento (fisico, morale,
intellettuale) per edificarla. Così per l’individuo singolo, così per la
nazione, così per Fumanità. Quindi l’alto valore della cultura in tutte le sue
forme (arte, religione, scienza), e l’importanza grandissima dell’educazione.
Questa concezione positiva della vita è, evidentemente, una concezione etica. E
investe tutta la realtà, nonché l’attività umana che la signoreggia. Nessuna
azione sottratta al giudizio morale; niente al mondo che si possa spogliare del
valore che a tutto compete in ordine ai fini morali. La vita, perciò, quale la
concepisce il fascista, è seria, austera, religiosa. Il Fascismo è una
concezione religiosa, in cui l’uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una
legge superiore, con una volontà obiettiva, che trascende l’individuo
particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale. Chi
nella politica religiosa del regime fascista si è fermato a considerazioni di
mera opportunità, non ha inteso che il Fascismo, oltre a essere un sistema di
governo, è anche, e prima di tutto, un sistema di pensiero », [Innegabilmente,
questo spiritualismo è d’ispirazione schiettamente religiosa. Ma e questo è un
punto di capitale importanza per l’intelligenza della religiosità immanente
allo spiritualismo caratteristico della dottrina fascista — non vuole che il
senso religioso della vita svigorisca, o neghi addirittura, l’attività
dell’uomo e la sua fede nella propria volontà. Fascismo è, anzi, spirito
d’iniziativa, audacia, senso eroico della vita. Dottrine negative di
quest’attivismo, si dice nel passo ora riferito, sono tutte quelle che pongono
il centro della vita fuori dell’uomo. Tali, aggiungiamo noi, tutte le forme di
panteismo. Il Cristianesimo non è panteismo: e però — salvo in alcune
interpretazioni e manifestazioni secondarie — non nega la volontà e l’attività,
e può, anzi, rinvigorire il senso morale della vita col dare un valore assoluto
anche al dovere di sacrificare la vita stessa per un ideale puramente umano
come quello della Patria. Non si scordi che è proprio del Cristianesimo il concetto
della vita come milizia. Il cristiano, infatti, pone, bensì, il suo Dio oltre
di sé, trascendente, ma non fuori di sé: lo trova nella più profonda
interiorità della sua stessa vita spirituale. Queste considerazioni, da noi
aggiunte, non paiono in contrasto con il motivo ispiratore del passo riferito.
La loro conformità, anzi, a esso sarà anche più chiara, se si tiene presente
che il Fascismo, non solo non è soltanto (( un sistema di governo », ma non è
neppure soltanto un sistema di pensiero » : è anche, come s’è veduto innanzi,
una fede (1)]. (( Il Fascismo è una concezione storica, nella quale l’uomo non
è quello che è se non in funzione del processo spirituale a cui concorre, nei
gruppo familiare e sociale, nella nazione e nella storia, a cui tutte le
nazioni Questo principio della fede basta a differenziare l’agnosticismo
religioso da quello areligioso di origine positivista. Dio non è, certamente,
oggetto di conoscenza. Ma non per questo la sua esistenza è ipotetica! Mettiamo
qui questa considerazione per chiarire il significato di talune espressioni di
M. in altri scritti. Nello scritto che stiamo esaminando, Dio, infatti, vien
definito, a scanso di equivoci, come volontà: oggetto, dunque, di fede, non di
conoscenza (intesa, questa, nel senso della scienza). Si badi, però, di non
cadere in un altro equivoco EQUIVOCO GRICE su la parola oggetto » : la volontà
non è mai oggetto, e la volontà di Dio, a cui s’ispira l’uomo religioso, vien
sentita, amata e. seguita, nella pura interiorità della coscienza, che poi si
manifesta nell’azione. Fcollaborano. Donde il gran valore della tradizione
nelle memorie, nella lingua, nei costumi, nelle norme del vivere sociale. Fuori
della storia l’uomo è nulla ». [L’uomo non può vivere la sua vita di azione, e
realizzare in sé i più alti valori umani, fuori della società, ossia fuori del
mondo storico in cui la sua vita si trova, di fatto, inserita. Questo è,
evidentemente, il significato della proposizione: Fuori della storia l’uomo è
nulla». Il problema deH’immortalità dell’anima è, qui, fuori causa. E sarebbe,
reputiamo, fraintendere il pensiero di M. interpretare queste parole come
l’affermazione di un panteismo storico, o di uno storicismo assoluto (1), cbe
risolvesse tutto l’uomo, senza residùo, nel mondo della storia]. Perciò il
Fascismo è contro tutte le astrazioni individualistiche, a base materialistica,
tipo secolo xviii: ed è contro tutte le utopie e le innovazioni giacobine. Esso
non crede possibile la felicità su la terra, e quindi respinge tutte le concezioni
teleologiche per cui a un certo periodo della storia ci sarebbe una
sistemazione definitiva del genere umano. Questo significa mettersi fuori della
storia e della vita che è continuo fluire e divenire. Il Fascismo politicamente
vuol essere una dottrina realistica: praticamente, aspira a risolvere solo i
problemi che si pongono storicamente da sé, e che da sé trovano o suggeriscono
la propria soluzione. Per agire tra gli uomini, come nella natura, bisogna
entrare nel processo delia realtà e impadronirsi delle forze in atto ». [Parole
d’oro: ricche di senso realistico, del senso positivo della storia e dei
problemi, sempre concreti e determinati, che l’uomo d’azione si trova innanzi].
Anti-individualistica, la concezione fascista è per lo Stato; ed è per l’individuo
in quanto esso coincide con quanto si disse a pag. 19.CARLINI lo Stato,
coscienza e volontà universale delFuomo nella sua esistenza storica. Il
liberalisnio negava lo Stato nell’interesse deH’individuo particolare: il
Fascismo riafferma lo Stato come la realtà vera dell’individuo. E se la libertà
dev’ essere l’attributo dell’ uomo reale, e non di quell’astratto fantoccio a
cui pensava il liberalismo, il Fascismo è per la libertà. È per la sola libertà
che possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell’individuo nello
Stato. Giacché, per il fascista, tutto è nello Stato, e nulla di umano o
spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato. In tal senso, il
Fascismo è totalitario, e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni valore,
interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo ». [Già a pag. 37,
abbiamo chiarito in quale significato, a nostro avviso, va intesa l’eticità
dello Stato fascista, e la sua totalitarietà. Non si tratta, dicemmo, di un
assorbimento e svuotamento della personalità spirituale dell’individuo! Si
tratta, invece, del contributo che l’individuo, col suo lavoro e con la sua
cultura, può e deve dare ai fini della vita nazionale, alla potenza materiale e
spirituale dello Stato. Sarebbe, dunque, anche qui, un fraintendere il pensiero
di M. l’allargare il significato dell’affermazione : nulla di umano o
spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato », sino a fargli
dire che nello Stato si risolve tutta, senza residuo, la vita spirituale, e che
nulla esiste fuori dello Stato. L’esistenza di Dio, per lo meno, fa eccezione
(1)]. ^ Lo scritto prosegue con altre riflessioni: sul socialismo, stri
sindacalismo, su la democrazia, ecc. Prendiamo nota di alcuni punti soltanto,
che giovano all’intelligenza Questo diciamo in relazione ad una possibile
interpretazione diver^ gente, di un umanismo teologico», secondo quanto si notò
a pag. 20. della peculiarità dello Stato fascista, da noi precedente- mente
accennata, e su la quale torneremo fra poco. Il Fascismo, si dice, è un’idea
che nel popolo si attua quale coscienza e volontà di pochi, anzi di Uno, e
quale ideale tende ad attuarsi nella coscienza e volontà di tutti. Di tutti
coloro che dalla natura e dalla storia traggono ragione di formare una nazione,
avviati sopra la stessa linea di sviluppo e formazione spirituale, come una
coscienza e una volontà sola...: moltitudine unificata da un’idea, ch’è volontà
di esistenza e di potenza: coscienza di sé, personalità ». Nel sentimento
nazionale, infatti, si esprime la coscienza e volontà di tutti come una stessa
coscienza e una volontà sola. Ma questa medesimezza e unità è ben lontana dal
trovare la sua vera e concreta espressione se non interviene lo Stato. Nel
sentimento nazionale essa resta — e potrebbe restare per secoli — allo stato
potenziale. È lo Stato che traduce il sentimento nazionale dalla potenza
all’atto. È lo Stato che lo attua. E lo attua come volontà ch’è personalità:
personalità effettiva, attuale, concreta, del Capo del governo, la cui volontà
prende corpo, per mezzo della disciplina, nei gerarchi (1), e giù (1)
Gerarchia^, come si sa, è il titolo della rivista da lui fondata nel 1920, Si
vegga, ivi. Stato, antistato e fascismo: Che cosa è lo Stato? Lo Stato vien
definito conte Vincamazione giuridica della nazione. La formula è vaga. Lo
Stato è anche questo, ma non è soltanto questo. Senza volere elencare tutte le
definizioni che del concetto di Stato furono date, nei secoli, dai (Cultori
delle scienze politiche — il che sarebbe inutile e prolisso — mi pare che lo
Stato possa essere definito come un sistema di gerarchie. Lo Stato è alle sue
origini im sistema di gerarchie. Quel giorno in cui un uomo, fra un gruppo di
altri uomini, assunse il comando perché era il più forte, il più astuto, il più
saggio o il più intelligente, e gli altri per amore o per forza ubbidirono,
quel giorno lo Stato nacque e fu un sistema di gerarchie, semplice e
rudimentale allora, com’era semplice e rudimentale allora la vita degli uomini
agli albori della storia. Il Capo dovè creare necessariamente un sistema di
gerarchie per fare la guerra, per rendere giustizia, per giù sino alia massa
popolare. Soltanto in questo modo, a noi sembra, si può parlare della
personalità delio Stato: riferendosi allo Stato fascista. Una conferma di
questo modo di vedere è data da quanto segue nello scritto di M., dove dice che
(( non è la nazione a generare io Stato, anzi la nazione è creata dallo Stato,
che dà al popolo, consapevole della propria unità morale, una volontà, e quindi
un’effettiva esistenza ». Il diritto di una nazione — si aggiunge a questa
esistenza, ossia all’indipendenza, deriva da una coscienza attiva, da una
volontà politica in atto e disposta a dimostrare il proprio diritto: cioè, da
una sorta di Stato già in fieri ». sic Stato fascista è Stato educatore. Esso
(( non si può limitare a semplici funzioni di ordine e tutela, come voleva il
liberalismo ». E non è semplicemente un meccanismo giuridico, o economico: sia
pure come corporativismo. Lo Stato fascista è forma e norma interiore, e
disciplina di tutta la persona: penetra la volontà come l’intelligenza. Il suo
principio, ispirazione centrale dell’umana personalità vivente nella comunità
civile, scende nel profondo e si annida nel cuore dell’uotno d’azione come del
pensatore, dell’artista come dello scienziato. Il Fascismo, insomma, non è
soltanto datore di leggi e fon- amministrare i beni della comunità, per
ottenere il pagamento dei tributi, per regolare i rapporti fra l’uomo e il
soprannaturale. Ma in tutti i casi lo Stato si estrinseca in un sistema di
gerarchie, oggi infinitamente più complesso, adeguatamente alla vita ch’è più
complessa in intensità e in estensione. Ma perché le gerarchie non siano
gerarchie morte, è necessario ch’esse fluiscano in una sintesi: che convergano
tutte ad uno scopo a. Questo scopo è, certamente, una volontà comune, ma
impersonata soprattutto nel Capo, e via via nei gerarchi da lui dipendenti.
datore d’istituti, ma educatore e promotore di vita spirituale. Vuol rifare uon
le forme della vita umana, ma il contenuto, l’uomo, il carattere, la fede. E a
questo fine vuole disciplina, e autorità clie scenda addentro negli spiriti, e
vi domini incontrastata » (1). (1) Cfr. Per il settimo annuale della fondazione
dei Fasci-. Voglio correggere gl’italiani da qualcuno dei loro difetti
tradizionali. E li correggerò... Se mi riuscirà, e se riuscirà al Fascismo di
sagomare così come io voglio il carattere degli Italiani, state tranquilli e
certi e sicuri che quando la ruota del destino passerà a portata delle nostre
mani, noi saremo pronti ad afferrarla e a piegarla alla nostra volontà ». E
Alle genti della Liguria (1926) diceva: Noi governiamo il popolo italiano con
assoluta purezza d’intenti. Non siamo mossi da stupide vanità e da ridicole
ambizioni. Non ci consideriamo i padroni, sibbène gii educatori di questo
popolo che merita e avrà un sempre migliore destino ». Il motto M.ano Fare di
tutta la propria vita tutto il proprio capolavoro », comprende, dunque, nel suo
programma, in quanto uomo di governo, anche quel capolavoro, a cui egli attende
assiduamente, di educare rifare la coscienza del popolo italiano. Poche pagine,
scritte quasi occasionalmente. Egli si preparò con la lettura del Machiavelli,
e di alcuni, pochi, scritti su lui: Ho riletto attentamente il Principe e il
resto delle opere del grande Segretario, ma mi è mancato tempo e volontà per
leggere tutto ciò che si è scritto in Italia e nel mondo su Machiavelli ».
Quanto si è scritto su Machiavelli! Si vegga il Vil- lari, la letteratura
citata nella celebrata sua opera, e tutto quello che s’è scritto dopo sino a
oggi. Il problema dell’interpretazione e valutazione del Principe è ancora un
problema aperto: e si fa, sembra, più ardente e attuale ogni giorno.
Apparentemente, M. non dice nulla di nuovo, come dichiara egli stesso. Si pone
questa domanda : A quattro secoli di distanza che cosa c’è ancora di vivo nel
Principe? ... Il valore del sistema politico del Principe è circoscritto
all’epoca in cui fu scritto, quindi necessariamente limitato e in parte caduco,
o non è invece universale e attuale? ». La risposta si compone di due parti: la
prima constata che, essendo la politica l’arte di governare gli uomini, il suo
elemento fondamentale è l’uomo; la seconda stabilisce, con opportune citazioni,
(( l’acuto pessimismo del Machiavelli nei confronti della natiura umana. Per
questa preparazione si veggano i manoscritti diM. esposti alla Mostra della
Rivoluzione. Per runa e per l’altra parte è facile addurre che quello era stato
osservato e detto da altri molti. Si trova già in Aristotele, ad esempio,
questo pensiero: che l’uomo di governo (il politico », egli diceva), dovendo
procurare il bene dei governati, deve conoscere profondamente la psicologia,
perché soltanto così può fare (( i cittadini buoni e obbedienti alle leggi ». E
quanto al pessimismo di Machiavelli (che traduce nel campo politico la
concezione cristiana della originaria malvagità della natura lunana), altri
l’avevano notato. Napoleone l’aveva condiviso in pieno. E tuttavia queste poche
pagine, nella loro scheletrica forma, hanno una strana malia: hanno il fascino
delle verità semplici ed elementari. Il prof. Casella, deirUniversità di
Firenze, ha recentemente curata una edizione nuova, riveduta su codici, del
Principe (Libreria d’Italia, Milano), e in fondo al volume ha posto le
interpretazioni di Ugo Foscolo, di Giuseppe Ferrari, di Francesco De Sanctis,
di Alfredo Oriani e di Benito M.. Perché mai il valente critico ha sentito
bisogno di aggiungere all’eletta schiera (basta il De Sanctis a illustrarla)
anche M.? Si potrebbe rispondere che, mentre gli altri si diffondono su
l’aspetto storico, su quello estetico, su quello scientifico o politico nel
senso angusto della parola (il F errar! e l’Oriani ne fanno una critica
spietata, fuori luogo infine). M. ha lasciato da parte il superfluo e
l’incerto, ed ha fissato il punto essenziale del famosissimo trattato. La
risposta è giusta, e potrebbe bastare, per chi si contenta di quello che le
poche pagine dicono effettiva- Non si vuol comprendere come superfluo l’aspetto
storico, né quello estetico: ma sì vuol dire soltanto che l’essenziale, quello
intorno a cni tanto ancora si disputa, non è lì. mente. Ma, se uno le legge con
gli occhi vorrei dire di M., ci trova dentro, in iscorcio, tutto un mondo di
pensieri, ignoto agrinterpreti precedenti: ci trova dentro un Machiavelli quale
soltanto un uomo come M. poteva vedere, e ha veduto. Un Machiavelli guardato
alla luce del nuovo concetto che dello Stato ha il Fascismo. M. non ha avuto né
tempo né voglia di chiarire la differenza fra la dottrina del Machiavelli, così
come si presenta nel Principe, e la dottrina fascista. Differenza enorme!
abisso incolmabile! Meglio: colmabile con tutta l’esperienza sociale, politica
e morale, dei secoli intermedi. Manca, infatti, nel Principe l’esperienza del
passaggio dalla politica italiana del tempo delle Signorie a quella europea
delle grandi Monarchie nazionali, dei governi assoluti e dei principi
riformatori; manca la rivoluzione francese con la rivendicazione dei diritti
dell’uomo, e la conseguente rivoluzione liberale ed economica attraverso tutto
il secolo scorso. Manca, per chi bene intende il valore del termine, tutto il
contenuto spirituale dello Stato fascista, nettamente. E tuttavia, in questa
lontananza di secoli e in questa vuotezza di contenuto dello Stato
machiavellico, M. ha pur veduto in fondo al Principe le due sole cose- che lo
fanno ancor oggi un monumento di sapienza politica incomparabile, per le quali
ha resistito alia diversità dei tempi e dei climi mentali, e resisterà ancora.
L’una è i’iunanità pura, la laicità, come carattere fondamentale della vita
politica e dello Stato moderno ; l’altra è la forma caotica, anarchica,
amorale, in cui si presenta Fumanità come massa, come popolo non ancora educato
alla vita politica, non ordinato e guidato dallo Stato e da un Governo. Nei
Colloqui M. ricorda il motto di HegeL per cui il popolo è queUa parte della
nazione che non sa quello che vuole ». Quello che M. sottintende è il contenuto
spirituale che dà egli stesso allo Stato machiavellico. Quella laicità non
ignora il problema religioso (e neppure Machiavelli, in verità, l’ignorava);
quel Principe, ch’è Stato e Capo di governo, per quanto trascenda con la sua
autorità la massa, non è estraneo a essa: non è un despota, una volontà
arbitraria, che, affidandosi all’astuzia, alla forza 0 al caso, s’impadronisca
della massa cittadina e senza scrupolo la maneggi, quasi materia da plasmare
per suo solo gusto o interesse particolare. Il Capo è volontà che in sé illumina
e potenzia la volontà oscura e fiacca della massa, e personifica nella
personalità propria le aspirazioni e le virtù dei migliori che costituiscono la
tradizione più degna e viva della nazione. Egli si sente responsabile innanzi a
Dio e al mondo intero. Soltanto così lo Stato fascista può diventare ima
potenza che s’inserisce nella storia e concorre allo svolgimento della civiltà
umana. Incontestabile merito del Fascismo è di aver datO' aglTtaliani il senso
dello Stato. Tutto quello che abbiamo fatto e che vi ho riassunto, scompare di
fronte a ciò che abbiamo fatto creando lo Stato. Per il Fascismo lo Stato non è
il guardiano notturno, che si occupa soltanto della sicurezza personale dei
cittadini: non è nemmeno un’organizzazione a fine puramente materiale, come
quello di garantire un certo benessere e una relativa pacifica convivenza
sociale, nel qual caso, a realizzarlo, basterebbe un consiglio di
amministrazione; non è nemmeno una creazione di politica pura, senza aderenze
con la realtà mutevole e complessa della vita dei singoli e di quella dei
popoli. Lo Stato, cosi come il Fascismo lo concepisce e l’attua, è un fatto
spirituale e morale, poiché concreta l’organizzazione politica, giuridica,
economica della na¬ zione; e tale organizzazione è, nel suo sorgere e nel suo
sviluppo, una manifestazione dello spirito. Lo Stato è ga¬ rante della
sicurezza interna ed esterna, ma è anche il custode e il trasmettitore dello
spirito del popolo così come fu dai secoli elaborato nella lingua, nel costume,
nella fede. Lo Stato non è solamente presente, ma è anche passato e, sopra
tutto, futuro. È lo Stato che, trascendendo il limite breve delle vite
individuali, rappresenta la coscienza immanente della nazione. Le forme in cui
gli Stati si esprimono, mutano, ma la necessità rimane. È lo Stato che educa i
cittadini alla virtù civile; li rende consapevoli della loro missione; li
sollecita all’unità, armonizza i loro interessi nella giustizia; tramanda le
conquiste del pensiero nelle scienze, nelle arti, nel diritto, nell’umana
solidarietà; porta gli uomini dalla vita elementare delle tribù alla più alta
espressione di potenza umana che è l’Impero; affida ai secoli i nomi di coloro
che morirono per la' sua integrità e per ubbidire alle sue leggi; addita come
esempio, e raccomanda alle generazioni che verranno, i capitani che lo
accrebbero di territorio, o i geni che lo illuminarono di gloria. Quando
declina il senso dello Stato e prevalgono le tendenze dissociatrici e
centrifughe degl’individui o dei gruppi, le società nazionali volgono al
tramonto ». {All’assemblea quinquennale del Regime). Abbiamo già notato (pag.
33) che queste parole dànno <( il senso dello Stato, creato dal Fascismo,
meglio di tutte le teorie che si attardano ancora nei vecchi schemi della
scienza politica. Ora ci domandiamo: che cos’è questo senso dello Stato che il
Fascismo, M., ha creato nella coscienza degl’italiani, e come s’inserisce nella
nostra tradizione politica? È forse un’apparizione casuale, che può esser,
quindi, anche effimera? Che non sia tale, credo che basti a dimostrarlo il
fatto che M. stesso sente il Fascismo come una continuazione e uno sviluppo
dell’opera iniziatasi col Risorgimento : Il Risorgimento non è stato che
l’inizio, poiché fu l’opera di troppo esigue minoranze ». {Messaggio per Vanno
nono ». Il che non porta alla conchiusione che il problema del Fascismo sia lo
stesso di quello del Risorgimento : Io penso che una rivoluzione è rivoluzione
solo in quanto affronta e risolve i problemi storici di un popolo. È una
rivoluzione il Risorgimento perché affrontò il problema capitale dell’unità e
deU’indipentlenza italiana; rivoluzione è quella fascista che crea il senso
dello Stato e risolve, man mano che si presentano, i problemi che il passato le
ha lasciato ». (Stt gli Accordi del Laterano, alla Camera). Qui è già indicata
la differenza: il Risorgimento ebbe per scopo l’indipendenza e l’unità della
nazione, e creò lo Stato italiano come affermazione di tale indipendenza e
unità nazionale. Lo Stato, qui, è ancora una forma, un mezzo per un contenuto
diverso da essa: non è il problema dello Stato per se stesso. Pure, dopo la
costituzione dell’unità nazionale, quando nel 1876 venne la Sinistra al potere,
non mancò tra gli uomini della vecchia Destra chi avvertì che lo Stato è qualcosa
più di una forma meramente estrinseca, e pose sin d’allora il problema in
termini abbastanza vicini a quelli in cui l’ha posto M.. Si vegga, infatti, il
volumetto pubblicato dal Gentile col titolo: Francesco Fiorentino: Lo Stato
Moderno e le polemiche liberali (De Alberti, Roma). In esso è riportato il
concetto che dello Stato ebbe Silvio Spaventa : Lo Stato per me è la coscienza
direttiva, per cui una nazione sa di essere guidata nelle sue vie, la società
si sente sicura nelle sue istituzioni, i cittadini si veggono tutelati negli
averi e nelle persone. Nello Stato, adunque, avvi giustizia, difesa, direzione.
Questa direzione fa dello Stato quello che è oggi lo Stato moderno: lo Stato,
il quale dirige un popolo verso la civiltà; lo Stato, il quale non si restringe
solamente a distribuire la giustizia ed a difendere la società, ma vuole
dirigerla per quelle vie che conducono ai fini più alti dell’umanità ». E lo
stesso Spaventa altrove: Quanto all’autorità e forza dello Stato, ho riflettuto
molte volte sopra le accuse e i lamenti che si sono fatti di questa eccessiva
forza ed autorità; e mi sono domandato: siamo noi uno Stato forte davvero?
Abbiamo fatto l’unità d’Italia: credete che questa unità sia già forte da
resistere agli luti dei secoli? Machiavelli diceva che gli Stati nuovi che sono
deboli. 6Ì perdono. Ora la forza e autorità vera degli Stati consiste, oggi più
che mai, nel rappresentare veramente ed efficacemente gl’interessi comuni: nel
dirigere, come dicevo, la società nelle sue vie, non a prò di questa o quella
classe, di questo o quell’uomo, sihbene di tutti. Voi siete adoratore dello
Stato? Sì, io sono adoratore dello Stato. Quando viviamo in un’epoca, dove
tutto si distrugge, poeo o niente si edifica, la fede nella patria e la fede
nella solidarietà lunana, la fede in qualche cosa che non sia solamente il
nostro miserabile egoismo, questa fede io la credo necessaria e salutare per il
mio paese. Fiorentino elabora e svolge ampiamente il concetto spaventiano.
Dirigere non è manomettere, non è violentare, non è distruggere. Dato uno Stato
che sappia e che voglia, è impossibile che non manifesti la sua coscienza; e
manifestandola, è impossibile che non comprenda, non unifiehi, non indirizzi la
coscienza nazionale pei gloriosi sentieri della civiltà universale. O forse,
per ovviare a questa legittima intromissione dello Stato, si vorrebbe che non
fosse altro che vuota forma, destituito di autorità, non avente una finalità
propria? Oggi lo Stato è fatto mezzo all’individuo, come anticamente l’individuo
era mezzo allo Stato. La verità consiste nella conciliazione di sì opposte
sentenze. Lo Stato tutela ed assicura l’individuo, e come tale è mezzo; ma egli
esige dagl’individui il sacrificio degli averi, della vita, e qui dimostra e fa
valere la propria finabtà. Di che riluce la varia misura in cui stanno i due
termini nel vicendevole rapporto: lo Stato può richiedere il sacrificio
dell’indivìduo; ma non viceversa. Onde tra le due esagerazioni, dello Stato
antico e di quello concepito dagli uomini di Manchester, la prima rasenta il
vero più della seconda » (pag. 41 e segg.). E anche nel Fiorentino l’idea si
anima nel sentimento sino a raggiungere quello che M. chiama il senso dello
Stato: (( Che qualcuno, attirato da vecchie, astratte e straniere dottrine, si
ostini a negare perfino la Quaderni IV, 5. realtà dello Stato; ovvero ne
ammetta imo vacuo di ogni attività, privo di ogni efficacia, ciò non mi storna
dall’in- vitta fede che ho nel fato della storia, e specialmente della storia
nostra. Dov’è lo Stato? chiedono costoro; chi lo vede? Per le vie non
s’incontrano se non individui: lo Stato è una fimzione, una idea astratta.
Poveri a noi, se non fossero reali se non le cose sole che si vedono e si
toccano! Neppure la provincia, neppure il comune si vedono: non si vede neppure
la vantata libertà degl’individui, quella in grazia di cui s’impugna la realtà
dello Stato. La libertà, quando si traduce in fatti (ed allora soltanto si
vede), non è più libertà, ma forza, semplice forza. Se non restiamo immersi
nella stupidità della vita animalesca, lo dobbiamo appunto a questo qualcosa
d’invisibile e intangibile, contro cui a torto ci ribelliamo. Ma non si vede
proprio lo Stato? Non si avvertono le sue funzioni? Il contrario è anzi la
verità. Oveché ci voltiamo. 10 Stato, quasi atmosfera spirituale, ci accerchia
e compenetra: non un atto solo della nostra vita veramente umana gli sfugge, né
per questo cessa di esser libero: che libertà non significa arbitrio. La mente
dello Stato delibera nel parlamento; il suo criterio giudica nei tribunali ; la
sua volontà si compie nei gabinetti dei ministri ; 11 suo braccio colpisce con
la forza dei suoi eserciti. Dai merlati bastioni egli assicura le frontiere
delle sue terre, dalla tolda delle sue navi protegge le coste delle sue marine.
All’ombra della sua bandiera, simbolo della sua potenza, i cittadini, ovunque
essa sventoli, si sentono protetti e sicuri; e quando quella potenza è
minacciata, tutti sentono nella coscienza l’offesa di quella minaccia, tutti il
bisogno ed il dovere di rintuzzarla: né v’ha sacrificio che arresti
quest’impeto generoso e concorde, fosse anche quello della propria persona, È
forse una finzione chi fa tutto questo? O non è il più pieno e attuoso ideale?
E questo ideale, che accende gli entusiasmi delle moltitudini, guida pure i
propositi dell’uomo di Stato » (pag. 46 e segg.). Il senso della vita politica,
dello Stato, l’Italia l’Iia ereditato da Roma. Le durissime esperienze durante
l’evo medio e moderno invasioni e predomini di genti straniere, lotte senza
fine fra comuni e signori italiani o fra potenze che venivano qui a decidere le
loro questioni per l’egemonia mondiale — hanno raffinato e approfondito quel
senso come in nessun altro popolo. Di qui sono usciti in ogni tem,po i primi
maestri della storiografia politica, del diritto, delle teorie intorno allo
Stato. Il Fascismo, riprendendo il problema della Destra, riprende il problema
della nostra tradizione millenaria più che secolare. Resta, tuttavia, ancora
una questione: constatato che, ciò che M. chiama il senso dello Stato, ha un
precedente prossimo in alcuni pensatori del Risorgimento, quale, poi, è la
differenza tra il senso ch’egli rivendica come creazione propria del fascismo,
e quello di tali vecchi liberali? Dopo quanto si è accennato a pag. 33, la
nostra risposta non può essere che questa: per quanto quei pensatori si
avvicinino al senso fascista dello Stato, questa realtà dello Stato svanisce o
in un’affermazione generale della realtà di ogni ideale che stringa
gl’individui in una comunità di vita spirituale, ovvero nell’astrattezza della
pura forma politica dello Stato: astrattezza, alla quale uomini come lo
Spaventa e il Fiorentino si sforzano di dare un’anima e una vita nel loro
sentimento profondamente patriottico. Si rileggano i passi addotti. Lo Stato è,
per essi, una coscienza direttiva, che ha la realtà stessa del comune e della
provincia, salvo che comprende e promuove tutte le forme della vita civile di
un popolo e la tutela della sua indi- pendenza. Esso compie tale sua funzione per
mezzo dei suoi organi legislativi, esecutivi, giudiziari, militari. È, dunque,
lo Stato quale (( organismo giuridico-politico », lo Quaderni Stato
Costituzionale », che qui si ha presente. In esso si dovrebbe esprimere quella
volontà comune », che supera la volontà dei singoli solo perché è cosi
definita. Ma tale comunità » si prestò troppo bene a quella interpretazione
democratica, per la quale, non essendo essa, in realtà, la volontà concreta di
nessuno in particolare, e non essendo d’altronde facile constatarla per tutti,
potè diventare la volontà della maggioranza. Che è il baco roditore del
liberalismo, anche di quello più tenacemente attaccato all’idea della forza e
autorità dello Stato. Di qui, anche, la frigidità di questo Stato. L’individuo
lo sente fuori di sé, e ha bisogno infatti di persuadersi di dovergli obbedire.
Questo accade sempre che l’autorità si presenti nella forma soltanto di una
legge » : di una legge che non sia ima persona viva, alla quale ci leghi il
sentimento di amore e di devozione. L’uomo religioso, che la sa,
istintivamente, più lunga del filosofo razionalista, sia pur questi un Emanuele
Kant, non ammette un imperativo categorico, una legge morale, che non sia
l’espressione di una volontà superiore, di Dio. E similmente, il fanciullo che
non ha bisogno di persuadersi dell’autorità del padre e della madre, perché
quell’autorità è per lui cosa viva, la sua stessa vita attuale e condizione del
suo avvenire. Il senso dello Stato che il Fascismo, M., ha creato, e sta
creando, è questo sentire nello Stato la forma più alta, più ricca e concreta,
della nostra esistenza e personalità storicamente determinata in quella
famiglia, società, patria o nazione, in cui Dio (altri dica il destino) ci ha
fatto nascere. Ognuno a un posto ch’è di comando e insieme di obbedienza.
Ognuno con una responsabilità ben determinata: a cominciare da chi dirige tutti
gli altri. Mondo di personalità, dove soltanto la persona è legge concreta alla
persona. Soltanto in questo modo, l’individuo può dare tutto se stesso,
pènsiero e azione, intelligenza e volontà, interessi materiali e spirituali, la
stessa vita, per quella che si dice (( la causa comune ». Soltanto così, lo
Stato si può porre come educatore, nel senso più grandioso della parola: ch’è
il senso stesso dello Stato a cui, se non erriamo, va la mente di M. S’intende
che questo senso dello Stato trova un’espressione eccezionalmente persuasiva
nella personalità di un Capo di Governo come M.. Ogni altro dovrebbe (oltre le
qualità personali che impongono autorità per se stesse) poter dire come lui: Io
ho una vasta esperienza che mi ha reso possibile conoscere la psicologia delle
masse, e di avere quasi una sensibilità tattile e visiva di quello che le masse
vogliono, pensano in un determinato momento » (La funzione storica del
sindacalismo fascista). E però, anche: Se qualcuno attentasse alla nostra
indipendenza o al nostro avvenire, egli non sa ancora a quale temperatura io
porterei tutto il popolo italiano! Non sa a quale temperatura io porterei la
passione di tutto il popolo italiano, quando fosse insidiata nei suoi sviluppi
la Rivoluzione deUe Camicie Nere » (Discorso di Livorno, 1930). E già Nel
quinto anniversario della fondazione dei Fasci: Si dice: voi governate con la
forza... Ma la forza è il consenso. Non vi può esser forza se non c’è consenso,
e il consenso non esiste se non c’è la forza. Governare significa sentire nel
proprio cuore battere il cuore di tutto il popolo ». Governo forte è, dunque,
queUo che persuade, ha l’intimo consenso dei governati; ed ha questo consenso
perché la sua volontà è forte, s’impone per se stessa, non per una legge
anonima, astratta. Qui è esplicitamente definito il senso fascista dello Stato,
che non è forte solo perché fa, semplicemente, rispettare la legge. Nella
conchiusione del nostro scritto precedente abbiamo accennato all’idea (potremmo
dire, Faugurio) che la conciliazione fra lo Stato e la Chiesa, avvenuta per
opera di M., segni il principio, non soltanto di una nuova concezione,
veramente religiosa, dello Stato moderno in generale, ma anche di un possibile
rinnovamento della Chiesa Cattolica nel senso di una più generale conciliazione
fra essa e il pensiero moderno. Ma, poiché l’autore di questo scritto può,
giustamente, essere in sospetto per la sua provenienza dalla filosofia
neoidealistica italiana, che non è ortodossa, è bene, penso, che il lettore
senta anche la parola di persona proveniente, in questo punto, dal campo
opposto. Ecco, dunque, il Barnes, del quale abbiamo già avuto occasione di
citare il volume Gli aspetti universali del Fascismo, con prefazione di M., il
quale assicura che (( il Barnes è preparato al suo compito: conosce il Fascismo
nella sua elaborazione dottrinale e nelle sue realizzazioni pratiche. Egli non
è un filosofo di professione ; ma, poiché di una filosofia non poteva far a
meno per il suo argomento, professa di aderire alla filosofia che oggi combatte
l’idealismo per un ritorno all’(( incomparabile dottrina )) di S. Tommaso: Io
penso che il neoscolasticismo sia, preso nella sua totalità, la più vitale
scuola filosofica dell’Europa odierna, e quella che più di ogni altra sia
capace di assimilare quanto di veramente importante vi sia nelle altre scuole,
contribuendo, cosi, allo sviluppo del progresso filosofico » (pag. 25). E per
essere più sicuro di interpretare bene questa dottrina, si è rivolto a un
professore di teologia dogmatica della Pontificia Università Gregoriana di
Roma, il quale lesse il suo manoscritto e lo aiutò a rendere il testo più
accurato nella sua parte filosofica )). Si può, dunque, stare tranquilli. Si
noti che il libro del Barnes è stato pubblicato prima della Conciliazione: il
che fa onore alla sua perspicacia, come ora diremo. Che dice, dunque, il libro
del Barnes? Esso è stato, in parte, scritto con lo scopo di dimostrare che il
Fascismo non è incompatibile con gl’insegnamenti della Chiesa cattolica, e
sopratutto che i principii fondamentali della Chiesa, nei riguardi della natura
e finalità di uno Stato, sono interamente e veramente consoni a quelli che ha
abbracciato quel gruppo di fascisti che rappresenta, di fatto, la corrente
principale di questo movimento. Questa è, secondo me, l’idea centrale, il
fulcro del movimento fascista: l’assoluto disdegno di ogni materialismo, di
ogni teoria naturalistica dello Stato, siano esse del tipo professato da
Maurras o da Marx o da Hegel, da Rousseau e dagli altri innumerevoli filosofi
pullulati non appena la cultura cessò di avere le sue radici nel pensiero
cristiano... Io non esagero. Questa è, secondo me, l’origine della Rivoluzione
fascista, che può essere generalmente definita una furiosa rivolta contro le
varie forme di materialismo che dall'epoca della Rinascenza pagana hanno
chiaramente dominato la nostra civiltà. Che il Fascismo, nella sua dottrina,
sia contro il materialismo, e però sia su una linea dì spiritualismo, non
saremo, certamente, noi a porre in dubbio: ci sono troppe esplicite
dichiarazioni, su questo, di M. stesso. Ma che dalla Rinascenza a oggi la
filosofia moderna non sia altro che materialismo, è, questo, un paradosso che
non ha bisogno di confutazione: si presenta da sé come un errore evidente. E
sarebbe troppo facile (e perciò vi rinunciamo) ritorcere l’accusa proprio
contro la dottrina scolastica, o neoscolastica, dimostrando che, se ce n’è una
che sostenga la (( teoria naturalistica dello Stato », è quella. Noi non
abbiamo nessun interesse, qui, a metterci in discussione col Barnes per la sua
filosofia. Anzi, l’interesse maggiore per noi è proprio il fatto che siamo agli
antipodi nel modo di pensare, e tuttavia (e questo è un fatto che ha estremo
interesse per tutti) concordiamo nelle con- chiusioni. Dopo, dunque, aver
constatata la consonanza dei prin- cipii fondamentali della Chiesa cattolica
con i principii fondamentali del Fascismo, il Barnes soggiunge: « Non si deve,
per questo, ritenere il Fascismo legato necessariamente all’ortodossia. Questo
oramai è per me chiaro e vi sono molti italiani, fascisti, che rigetterebbero
energicamente una simile affermazione. Con loro, l’intera e forte scuola dei neoidealisti
e Gentile ripudierebbero questa teoria. Se io avessi posto questa distinzione
avrei meglio chiarito la portata universale del Fascismo. Nonostante ciò, io
sostengo la mia tesi principale: io rimango convinto che il Fascismo, non solo
sarà il mezzo per conciliare il disaccordo tra Chiesa e Stato in Italia; ma
farà sì che, sotto il suo sforzo, sia possibile alla Chiesa assimilare la
cultura moderna. Io ritengo che le conseguenze del Fascismo saranno tremende
nei riguardi della Chiesa. Sono d’opinione che il risorgere dell’ortodossia col
Fascismo, affermerà vittoriosa questa tendenza. Lai Chiesa dovrà allora
convincersi di non esser più una rocca chiusa, e, nell’assimilare la cultura
moderna, dovrà perdere ogni sua diffidenza verso di questa e riassumere, ancora
una volta, le direttive della cultura umana moderna. Alla huon’ora! Dunque, le
conseguenze del Fascismo saranno tremende nei riguardi della Chiesa, perché
costringe la Chiesa cattolica a rinnovarsi, a mutare il suo atteg- giumento
verso la cultura moderna. Possiamo, allora, accettare anche questa conchiusione
del Barnes: «Riassumendo, io sostengo che il Fascismo è il principio di una
nuova sintesi politica e culturale, in cui. prendendo a paragone un’elissi, la
tradizione romana dell’autorità sia politica che ecclesiastica rappresenterà i
fuochi. Questa è una profezia, e solo il tempo potrà dimostrare se io abbia o
no ragione » (ivi). Come la pensa il nostro Duce in proposito? Non è troppo
azzardato, noi crediamo, di supporre che egli la pensi, per l’appunto, cosi, o
in un modo vicino a questo. Lo si può arguire anche dal fatto che — per quanto
egli distingua fra credenti e praticanti (« partecipare al culto è affare
personale »: Colloqui) — pure non esclude che un fascista possa essere
cattolico nel senso più ortodosso. Disse di Michele Bianchi: «Voglio anche
ricordare il modo della sua fine. L’uomo che aveva strenuamente combattuto per
un decennio sotto i duri simboli delle verghe e della scure, volle
cattolicamente morire nel conforto dei riti e delle speranze, della millenaria
religione del popolo italiano. E di Arnaldo: « Egli era un cattolico convinto e
praticante, ma altrettanto convinto e fermissimo Mi ci) Ripetiamo: la polemica
filosofica non c’interessa qui. Ma ognuno vede la contraddizione, in cui cade U
Barnes, nel suo giudizio su il pensiero e la, cultura svoltasi dal Rinascimento
ai nostri giorni. Quando la Chiesa si sarà rinnovata egli aggiunge cesseranno
di esistere le menzogne contenute nel neoidealismo e nel modernismo, e questi sistemi
non saranno, in complesso, più ricordati che come sintomi della rivolta, come
strumenti del periodo di transizione. Sino a quel eiomo. dun-qne. sembra che le
menzogne del neoidealismo e del modernismo abbiano vnsj loro ragion d’essere e
verità degna di molto rispetto. lite della Rivoluzione e difensore dei
legittimi diritti dello Stato» (Fifa, pag. 58). Il problema, infatti, non è un
problema cbe si possa risolvere su la carta: è un problema di fede, oltreché di
pensiero; e va vissuto dall’individuo nella sua pura interiorità, prima ancora
che dibattuto fra i due maggiori istituti storici quali lo Stato e la Chiesa.
Pa Il senso d’interiorità Positivismo, idealismo e spiritualismo Il Preludio a
Machiavelli . . 58 V. n senso dello Stato Il problema del Caltolicismo
In his history of philosophy for ‘i licei classici’, he rewrote his Manuale di
filosofia into a ‘Sommario’. – The history goes smoothly up to Kant. The third
volume is about M.. He is the only philosopher he cares to capitalize. He also
capitalizes fascism into FASCISMO, which is odd seeing that his main source is
M.’s own entry for ‘fascismo’ in the Treccani which does not give it such a
status. The third volume is ITALO-CENTRIC, from VICO onwards, FARLINGIERI, and
notably GENTILE to end with M.. The idea is presented by L. as a
‘riconstruzione dello stato’ – we are talking of the ‘stato moderno’ – il stato
liberale borghese is in ruins – and although he plays with the ‘socialist
state’ he does not consider it within the realm of the proper history of
philosophy when he talks of French illuminism. So his concern is wht the idea
of the state in the liberal party – the philosophy of the laissez-faire. It
provides NEGATIVE freedom. Freedom from the other. And there is competition.
Also, as he notes, liberalism lies in that the ‘condizioni iniziali’ are hardly
‘equal’ for every member of society, so that liberalism only pays lip service
to ‘liberale’. With the socialist state, the problem is the opposite: the state
becomes a gestore – and there is this idea of an endless dialectic among the
classes. So how does M. reconstruct all this. He calls it ‘stato fascista’ –
Had L. continued from Kant to Fichte and Hegel, the student would be more
prepared! M.’s idea of the state is Hegel’s – it is the NAZIONE-STATO. While M.
speaks of the ‘individui’ of this nazione, he means the Italians (not the Jews,
etc.). SO this NAZIONE however, is MORE than the sum of its individui.
Individui come and go – but the state remains. The state becomes governo. M.’s
prose is machist and homosocial, and Lamanna has to lower down the rhetoric,
but nothing is said about Germany. It is ITALY which is seen as proposing this
new or novel idea of the state (after la rivoluzione fascista) with a Kantian
approach. Since L. has only read Kant seriously, he applies Kantian categories
here: M.’s fascist state gives each individual POSITIVE freedom – to be a slave
to the CAPO or Duce who ‘knows’ how to command. L. quotes from CICERONE to the
effect that it is obeying the law that makes us free. The emphasis is
constantly on the azione or prassi, which is understandable since the pupils
are supposed to learn about philosophy. So where is the dotttina? M. is candid
about this. When ‘I all started it’ I did not know where I was going. It was
the ANTI-PARTY movement --. L. provides the editorial. During the ventennio,
this action, which is the INSTINCTIVE FORCE OF THE SPIRIT OF THE NATION,
becomes legalistic, a party is formed, and indeed a government (polizia,
politeia) established. But M. accepts castes in society. Even the religion, a
civil religion, is subdued and one can very well be allowed to worthip the God
of the Heroes. It is an ‘etica guerriera’ and it targets the male – virtu,
andreia. Being commanded by one know knows is a privilege. Ths is interesting
because this is conceived after the temporary successes in Africa – M. romano e
africano – and before the problems of the second world war. For the first time,
Italians FEEL they are part of a NATION. The seeds are in the Risorgimento, but
this got stuck with a liberal kind of state, which only provides negative
freedom, anyway, and where the initial conditions are unequal. Lo stato
fascista does not play with parlamentarism, so Congress is closed, and the only
party is the national party. Jews are excluded from PUBLIC service -- even if
some wrote panegirici for fascism, like Mondolfo. The philosophical foundations
are found in Hegel. If Hegel concentrated all in the Kaiser of Prussia, M. does
so with himself. GENTILE did not really help, although he was the official
voice of fascist philosophy --. The student of philosophy then is taught the
lessons of history (philosophy is IDENTIFIED with its history) and
indoctrinated in the final stages into a particular IDEOLOGY. The tone is
catechistic, and there is no idea of dissent. L. however emphasises that the
stato fascista still recognizes the indidivuality and the personality of each
member – as the stato comunista or socialista would not!” Tra gli scritti di M.
figurano, in ordine di pubblicazione: Dio e patria nel pensiero dei rinnegati,
New York, s.n., 1904. L'Uomo e la Divinità. Contraddittorio avuto col pastore
evangelista Alfredo Taglialatela la sera del 26 marzo 1904 alla "Maison du
peuple" di Losanna, Lugano, Cooperativa tipografica sociale, 1904. [Testo
di una conferenza tenuta a Losanna per commemorare la Comune di Parigi,
conosciuto anche col titolo di Dio non esiste, col quale viene a volte
ristampato] La filosofia della forza. Postille alla conferenza dell'on. Treves,
Predappio 1908. Pio Battistini, 7 settembre 1891. Discorso commemorativo,
pronunciato nel diciannovesimo anniversario dell'assassinio, Forlì, Lotta di
Classe, 1910. Claudia Particella. L'amante del cardinale, romanzo pubblicato a
puntate su "Il Popolo", Trento, 1910. Il Trentino veduto da un
socialista. Note e notizie, Firenze, La rinascita del libro, 1911. La mia vita,
Roma, Editrice Faro, Huss. Il veridico, Roma, Podrecca e Galantara, 1913.
[pubblicato nella collana de «I martiri del libero pensiero» col dichiarato
intento di suscitare nei lettori «l'odio per qualunque forma di tirannia
spirituale e profana», fu dall'autore censurato nel 1921 e, dopo la stipula del
Concordato del 1929, scomparve dalle biblioteche e dalle librerie] La guerra
per la libertà e per la fine della guerra. Lettera ai socialisti d'Italia di
Benito M. con l'aggiunta delle sue ultime dichiarazioni dopo le dimissioni da
direttore dell'Avanti, Firenze, Nerbini, 1914. Il mio diario di guerra (1915 -
1917), Milano, Imperia, 1923. My Autobiography, New York City, Charles
Scribner's Sons, 1928 [pubblicato inizialmente a puntate sul Saturday Evening
Post e poi in volume nello stesso anno il libro, scritto come opera di
propaganda per i lettori americani, è stato scritto in realtà dall'ambasciatore
statunitense Richard Washburn Child, il quale viene riportato come
"traduttore", insieme a Luigi Barzini con materiale fornito da
Margherita Sarfatti e con la possibile collaborazione di Arnaldo M. . Il libro
vide la sua prima traduzione italiana solo nel 1971 come La mia vita, da non
confondersi con La mia vita dal 29 luglio 1883 al 23 novembre 1911 spesso
ristampato e riportato abbreviato con lo stesso titolo] La dottrina del
fascismo Vita di Arnaldo, Milano, Il Popolo d'Italia, 1932. Scritti e discorsi
di Benito M., 12 voll., Milano, Hoepli. Parlo con Bruno, Milano, Il Popolo
d'Italia. Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota, Milano,
Mondadori, 1944 ( versione digitalizzata.). Memoriale del nord del duce,
(scritto tra il 1944 e il 1945, mai pubblicato) Opera omnia di Benito M., 44
voll., a cura di Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice Firenze, poi Volpe Roma.
Bertoni, Saffi. L'ultimo "vescovo" di Mazzini, Forlì, Cartacanta. ^
Sulla questione della meta finale di M. la comunità scientifica è tuttora
divisa fra sostenitori di una possibile "fuga in Svizzera" e coloro
che invece ritengono che M. avesse altri scopi immediati. ^ Per la tesi a
favore di una fuga, vedi, per esempio Aurelio Lepre, La storia della repubblica
di M. ; Salò: il tempo dell'odio e della violenza, 1ª ed., Mondadori. «Svanita
ogni speranza di trattare, cercò la salvezza personale nella fuga. In questo
non si comportò diversamente da come si erano comportati Vittorio Emanuele III
e Badoglio l'8 settembre, perché lasciò gli uomini che gli erano rimasti fedeli
senza ordini e senza guida. Visto, infatti, dall'interno, con gli occhi degli
uomini che gli erano più vicini, il comportamento di M. non appare dissimile da
quello di Vittorio Emanuele III così come è stato descritto da Paolo Puntoni» ^
Per la tesi a favore di una fuga, vedi anche Franco Bandini, Vita e morte
segreta di M., 3ª, 1981, Mondadori Dal capitolo "Il tiranno è morto",
premettendo i seguenti fatti all'epilogo) Occorre cominciare appena un poco più
indietro, nel momento in cui M. – spinto da un cupo demone – si avvia con passi
esitanti e già guidati da una sottile paura, a quella fuga che sarà, prima
dell'altra, la sua vera morte. Dimentico di se stesso, di una vita pur sempre
cominciata nelle battaglie e nel rischio, incurante dell'ancor possibile
rispetto e dei suoi e della Storia, che non assolve, ma pesa ogni atto
dell'uomo potente su bilance inesorabili, M. sceglie di cadere da vile,
ingannando, moralmente uccidendo coloro che gli sono ancora rimasti fedeli, pur
nella certezza della fine imminente. Va stancamente, miserabilmente verso il
nord, mezzo inclinato alla fuga in Svizzera, mezzo turbato dai fieri propositi
che ode attorno a sé, per "l'ultima battaglia" in Valtellina: e
rivolge nel pensiero non la forte accettazione del fato che si compie, ma i
cavillosi punti della sua difesa di domani, quando – come spera – potrà ancora
allineare fiumi di logore parole e giocare su vecchi e nuovi equivoci e forse
galleggiare indefinitamente sullo scontro degli opposti giudizi, come il
sargasso immobile tra il turbinare delle correnti. È disposto a tutto, anche al
cappotto tedesco, anche a tradire chi vorrebbe ancora morire per lui, i vecchi
fascisti, i suoi ministri, persino Claretta: e finge irresolutezza fin dal
momento della Prefettura di Milano, la sera del 25 aprile, non perché sia
davvero incerto tra la morte e la vita, ma perché – ancora una volta – è
incapace di dire "andiamo" e preferisce che lo dicano altri, che la
cosa "nasca da sola", perché ha forse già in mente altri articoli
"del tempo del bastone e della carota", destinati ad illustrare come
questi nuovi passi che sta facendo siano colpa di questo e di quello, di
cardinali e militari, di traditori e servizi segreti, di tutti, meno che sua» ^
Il colonnello statunitense Lada Mocarski, in un rapporto scritto per conto
dell'Office of Strategic Services riguardo un'inchiesta da lui condotta sugli
ultimi giorni del dittatore, afferma invece che «nessuna prova circa le
intenzioni e i piani di M. è stata raggiunta durante l'indagine e forse non
esisteva alcun piano definito. È infatti ovvio che i movimenti del Duce fossero
il risultato di improvvisazioni non appena le condizioni di fatto cambiavano».
Dino Messina, Ordine da Milano: eliminate il Duce, in Corriere della Sera Spinosa,
"Parte quarta: Il cappotto tedesco. Infauste sponde", in M. . Il
fascino di un dittatore, Milano, Mondadori. «Imbruniva quando una colonna di
automobili lasciava la prefettura e usciva da Milano, la città in cui ormai
tutti gli tendevano una trappola, i partigiani, i tedeschi, gli alleati. Doveva
fuggirne per evitare il peggio. Già quella sera, a tarda ora, si apprese che le
auto fuggitive avevano raggiunto Como ^ Fra i molti, da Renzo De Felice, in
diverse opere, e Denis Mack Smith in M. . ^ Palla, p. 15. ^ cit. D. Mack Smith,
Storia d'Italia, Laterza, rectius Renzo De Felice, M. il rivoluzionario,
Einaudi. Giorgi Giorgi De Giorgi Grimaldi, La cattedra che M. non ebbe, in
«Storia Illustrata» n. 271, giugno 1980, p. 6. ^ Pier Mario Fasanotti, Tra il
Po, il monte e la marina. I romagnoli da Artusi a Fellini, Neri Pozza, Vicenza
M., Benito, in The Columbia Encyclopedia, New York, Columbia University Press,
2008. ^ B. M., Opera Omnia. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 31
e 36. ^ L'esistenza di una relazione sentimentale non trova riscontri univoci.
È invece accertata presso la maggior parte delle fonti la sua influenza
nell'avvicinamento di M. al marxismo. ^ La teoria dell'equilibrio economico in
Vilfredo Pareto, in Ztl Macerata.. ^ Raffaello Uboldi, La presa del potere di
Benito M., su books.google.it, Arnoldo Mondadori Editore M. più tardi
dirà[senza fonte] di essersi iscritto alla Facoltà di Scienze sociali di
Losanna, ma non vi è riscontro documentale. Gentile, Le origini dell'ideologia
fascista, Bologna, Il Mulino. ^ Furono diffuse notizie inattendibili sul suo
frequentare le università di Zurigo e di Ginevra (quest'ultima falsa notizia è
riportata nella biografia ufficiale della Sarfatti), mentre è vero che
nell'estate trascorse due mesi all'università di Losanna. ^ Mack Smith. ^
Monografie verbanensi, su verbanensia. «Nel giugno del 1904 ottiene il permesso
di lavoro annuale, e in quello stesso anno succede a M. come corrispondente
dalla Svizzera del giornale italiano «Avanguardia Socialista»» ^ Mack Smith,
1981, p. 24. ^ B. M., La mia vita, p. 136. ^ Nel 1908, Benito M. in Riviera, su
sanremonews.it. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario, cit., pagg. 49 n. 5 e 52.
^ R. De Felice, M. il rivoluzionario, cit., pag. 57. ^ Trento, italiana, si trovava
nel territorio dell'Impero austro-ungarico. ^ Rosa Broll, la «santa di Susà».
Intervista di M. ., in LaValsugana.it. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario,
cit., pagg. 74-5. ^ Lo sfratto di un italiano dall'Austria, in La Stampa Questa
l'interpretazione di (DE) Hans Woller, Ante portas. M. in Trient 1909, in
Regionale Zivilgeselllschaft in Bewegung - Cittadini innanzi tutto. Scritti in
onore di Hans Heiss, a cura di Hannes Obermair, Stephanie Risse, Carlo Romeo,
Vienna-Bolzano, Folio . ^ Antonio Mambelli, Archimede Montanelli nella vita e
nell'arte. Un maestro del Duce, Valbonesi, Forlì, 1938. ^ El violín de M. (in
spagnolo).. ^ Benito M., L'amante del cardinale. Claudia Particella, Salerno
M., Il Trentino veduto da un socialista - note e notizie (PDF), a cura di
Giuseppe Prezzolini, Firenze, Casa Editrice Italiana. Sul rapporto Nenni-M. si
veda: Duilio Susmel, Nenni e M. mezzo secolo di fronte, Rizzoli, Milano, 1969;
Nicholas Farrell, Giancarlo Mazzuca, Il compagno M., Rubbettino, Catanzaro,
2013; Alberto Mazzuca, Luciano Foglietta, M. e Nenni amici nemici, Minerva
Edizioni, Bologna, 2015. ^ A. Spinosa, M. . Il fascino di un dittatore,
Mondadori, Milano, Smith, Storia d'Italia, Laterza, 1973 [manca numero pag]. ^
Quello scatolone di sabbia che unì M. e Nenni. ^ Renzo De Felice, M. il
rivoluzionario, Collana Biblioteca di cultura storica, Einaudi, Torino.
Sull'argomento vedasi anche: Maurizio Degl'Innocenti, Il socialismo italiano e
la guerra di Libia, Roma, Editori Riuniti, 1976. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario.
^ I quattro avrebbero poi dato vita al Partito Socialista Riformista Italiano.
^ R. De Felice, M. il rivoluzionario. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario,
cit., pagg. 136-9. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario. In realtà il pensiero
anti-massonico era già stato portato innanzi nel XIII congresso del 1912 a
Reggio Emilia (cfr. ibid. pag. 125), nel congresso regionale socialista
romagnolo di Forlì, 16 giugno 1912, (ibid., pag. 674) e in vari altri ambienti
fin dal 1904, compreso un attacco M. ano . ^ cfr. Alfonso Maria Capriolo,
Ancona 1914: la sconfitta del riformismo italiano, in Avanti! . ^ Valerio
Castronovo et alii, La stampa italiana nell'età liberale, Laterza, 1979, p.
212. Vd. anche Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pag. 188. ^ Cfr.
Renzo De Felice, M. il rivoluzionario, , Collana Biblioteca di cultura storica,
Einaudi, Torino, 1965. ^ Luciano Lucci, M. partecipa alla "Settimana
rossa”, ma senza convinzione 10 giugno 1914, su alfonsinemonamour.racine.ra.it.
^ M. propose il 27 luglio 1914 uno sciopero generale insurrezionale nel caso
dell'entrata italiana nel conflitto. Vedi Leo Valiani, Il partito socialista
italiano nel periodo della neutralità, Milano, . ^ Stando alle dichiarazioni di
Filippo Naldi del 1960, citate in Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit.,
pagg. 274-75 e 286-87. M. interventista: l’espulsione dal PSI, su
fattiperlastoria.it. URL consultato il 21 dicembre 2023. ^ Valerio Castronovo
et alii, La stampa italiana nell'età liberale, Laterza, 1979, p. 248. ^ R. De Felice,
M. il rivoluzionario cit., pagg. 229-236. ^ M. interventista e la cacciata dal
Partito Socialista Italiano, su vanillamagazine.it. URL consultato il 21
dicembre 2023. ^ Cfr. Antonio Spinola, M. . Il fascino di un dittatore,
Mondadori, Milano, 1989.[manca il numero della pagina]. ^ Claudio M., Grande
guerra, la verità su M. interventista, «Corriere della Sera. ^ Scrive Renzo De
Felice: «Secondo Filippo Naldi, direttore del Resto del Carlino, alle prime
spese per il giornale fecero fronte alcuni industriali di orientamento più o
meno interventista o, almeno, interessati ad un incremento delle forniture
militari: Esterle (Edison), Bruzzone (Unione zuccheri), Agnelli (Fiat), Perrone
(Ansaldo), Parodi (armatori)». Renzo De Felice, M. il rivoluzionario, Einaudi,
p. 277. ^ M. resterà alla direzione del Popolo d'Italia fino al novembre 1922,
quando verrà nominato Presidente del Consiglio. ^ Vd. la relazione della
Commissione d'inchiesta sul caso M. in Renzo De Felice, M. il rivoluzionario
cit., pagg. 684-88. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 276-77
e il "Rapporto Gasti" presentato alle pagg. 723-37, in particolare
pagg. 732-33. ^ Massimo Novelli, l giovane M. al soldo della Francia (PDF), in
La Domenica di Repubblica Nel fascicolo "Corrispondenza, b. 1, fascc. 17,
fotografie 1" del fondo "Treves" conservato presso la Fondazione
di studi storici "Filippo Turati", è presente una ricca
corrispondenza sull'episodio. ^ Piero Treves, Ma perché quel giorno non infilzò
M. ?, La Stampa, 30 giugno 1992, pag. 19. Anche in: Piero Treves, Scritti
novecenteschi, Bologna, Il Mulino, 2006, pp. 182-184. ^ Renzo De Felice, M. il
rivoluzionario, cit. ^ Renzo De Felice, M. il Rivoluzionario cit., pagg.
321-22. ^ Da cui sarà tratto il libro Il mio diario di guerra. ^ a causa di ciò
ricevette un anno di licenza di convalescenza, seguito da altri sei mesi al suo
rientro in ospedale allo scadere del primo permesso. Cfr. Foglio matricolare di
M. Benito di Alessandro, matricola 12467 D.M. di Forlì in M. il rivoluzionario.
Alla morte del Senatore Giuseppe Tusini, il Duce inviò un telegramma di
condoglianze alla famiglia dove citava con riconoscenza il suo intervento
chirurgico risolutivo all'Ospedale di Ronchi di Soleschiano. Cfr. P. Marogna,
Giuseppe Tusini, Archivio italiano di chirurgia Vedi anche: AA. VV., Studenti
al fronte, LEG (GO). ^ Enzo Biagi, Storia del Fascismo, Mondadori. Smith, 1981,
p. 54. ^ Ludwig, Colloqui (1932), pag. 50. ^ M. Sarfatti, Dux, pag. 158. ^
Pini, M.. ^ Sebbene alcuni abbiano recentemente sostenuto ipotesi differenti
sulle cause del congedo, attribuendolo a condizioni generali di salute non
buone legate a malattie infettive, la presenza di tali patologie è stata negata
dal referto autoptico relativo al cadavere di M. . ^ Renzo de Felice, M. il rivoluzionario
cit., pag. 353. ^ In una lettera dal fronte ad Ottavio Dinale dell'11 settembre
1916 M. mostrava già di aver voglia di modificare il sottotitolo del giornale.
Vd. Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 405-6, 687 e 734. La
spiegazione del cambiamento venne data comunque in breve fondo del 1º agosto
1918 dal titolo Novità... ^ Grandi, Le origini, pag. 52. ^ Alessio Altichieri,
Le cento sterline che M. intascava dalla "perfida Albione", 6 ottobre
2009.. Il tenente colonnello Hoare, nelle sue memorie, riportò le parole che M.
gli fece pervenire nonché le proprie conclusioni: «"Mobiliterò i mutilati
di Milano, che spaccheranno la testa a ogni pacifista che tentasse di tenere
una manifestazione di strada contro la guerra". E fu di parola, i fasci
neutralizzarono davvero i pacifisti milanesi». ^ (EN) Benito M. was MI5's man
in Italy., articolo del The Times, del 14 ottobre 2009. ^ Renzo de Felice, M.
il rivoluzionario cit., pagg. 353-56. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit.,
pagg. 414-15. Mack Smith Un rapporto della stessa sera della Polizia di Milano
indicava circa 300 presenti, compresi giornalisti e curiosi. Vd. Renzo De
Felice, M. il rivoluzionario cit., pag. 504. ^ Chiurco, vol. I, pag. 22. ^
O.O., vol. XIV, pp. 88, 102-133. ^ Vd. la relazione di Giovanni Gasti in Renzo
de Felice, M. il rivoluzionario cit., pag. 520-21. ^ O.O., vol. XVIII, pag.
201. In un fondo dal titolo Non subiamo violenze! del 18 aprile 1919 dice noi
dei Fasci non abbiamo preparato l'attacco al giornale socialista, ma accettiamo
tutta la responsabilità morale dell'episodio. ^ Mack Smith, 1981, p. 65. ^
O.O., vol. XIII, pag. 231. ^ O.O., Felice, pag. 727[Non è chiaro di che libro
si parli]. ^ La questione fiumana era già dibattuta da tempo. Erano stati
deliberati, nelle riunioni dei Fasci di combattimento, gli invii di diverse
centinaia di volontari. Vd. Renzo De Felice, M. il rivoluzionario Carteggio
Arnaldo-Benito M., . ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pag. 572. ^
È interessante il modo con cui Giuseppe Ungaretti - all'epoca corrispondente da
Parigi per «Il Popolo d'Italia» - visse gli arresti di M. e Marinetti del 18
novembre 1919. Il poeta, molto preoccupato, cercò d'organizzare una
manifestazione a Parigi in favore degli arrestati. Racconterà Ungaretti in
un'intervista del 1933: «Nel ’19, a Parigi, facevo il corrispondente e seguivo
i lavori della Conferenza della Pace per incarico del «Popolo d’Italia». Gli
italiani si radunavano in un grande albergo dove era stabilita la delegazione
italiana. Non rammento con precisione la composizione della delegazione
italiana. Credo Nitti o Tittoni al posto di Sonnino e Orlando (…). Chissà se
fra le carte di S. Ecc T. si troveranno forse un giorno una mia lettera in cui
gli dicevo che avesse fatto bene attenzione perché oltre all’Italia ufficiale,
delle schede e dei portafogli, c’era una Italia tremendamente giovane, che
avrebbe vinto per forza o per amore. Signor delegato, gli dicevo, ho il dovere
di avvertirvi che rappresento qui il giornale dell’Italia Nuova e vi prego di
fare attenzione ai mali passi! Vi furono in quel periodo degli arresti a
Milano. Organizzai allora una specie di Manifestazione in difesa degli
arrestati alla quale aderirono tutti gli intellettuali più in vista di Parigi
alla testa dei quali si misero gli scrittori di Littérature e del gruppo Dadà,
Aragon, Breton, Tristan Tzara, ecc., che erano quelli che facevano più chiasso.
Avevamo intenzione di invadere l’Ambasciata. Io feci annunciare a Nitti che gli
avrei bucato la pancia. Ma poi non se ne fece nulla perché gli arrestati
vennero rilasciati (Intervista di Alfredo Mezio ad Ungaretti, «Il Tevere»,
17-18 luglio 1933. Su questa vicenda si veda anche F. Pierangeli, Ombre e
presenze. Ungaretti e il secondo mestiere, premessa di E. Giachery, Loffredo,
Napoli 2016, p. 86; lettera di M. a Soffici del 2 dicembre 1919, in G.
Ungaretti, Lettere a Soffici 1917-1930, a cura di P. Montefoschi e L. Piccioni,
Sansoni, Firenze; Ungaretti e M.. Più pacati furono i toni usati in
quell'occasione da M. che nel dicembre 1919 cercò di tranquillizzare il suo
corrispondente parigino: «Carissimo, Marinetti è in libertà. Tutto bene»
(Biglietto inviato da M. ad Ungaretti, Vita d'un uomo. Saggi e Interventi,
Mondadori, Milano 1986, p. 910). ^ Per tutta la vicenda vedi Renzo De Felice,
M. il rivoluzionario cit., pagg. 573-77. ^ Renzo De Felice, M. il
rivoluzionario cit., pag. 544, pag. 590 e sgg. ^ O.O.. ^ Renzo De Felice, M. il
rivoluzionario , M. il fascista - La conquista del potere, Einaudi, Torino,
1995, pag. 29. A volte le richieste di denaro erano quasi esplicitamente
ricattatorie, vd. M. il rivoluzionario cit. pag. 354 e M. il fascista - La
conquista del potere cit., pag. 45. ^ M. Drago, Allievi marescialli nelle forze
armate. Teoria ed esercizi per la preparazione alla prova di preselezione dei
concorsi, Alpha Test,. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario. ^ Emilio
Gentile, E fu subito regime: Il fascismo e la marcia su Roma, Gius.Laterza et
Figli Spa. ^ Andrea Leccese, Inciucio forever: La costante del trasfmormismo
nella politica italiana, Armando . ^ Giolitti aveva esplicitato la sua
intenzione di avere con sé i "patrioti" e i "partiti
nazionali" il 1º aprile 1921. Vd. Renzo De Felice, M. il fascista - La
conquista del potere cit., pag. 64. ^ La lista di associazioni che aderirono al
blocco è consultabile in Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del
potere Dal Corriere della Sera del 1º gennaio 1922. ^ Dall'8 aprile al 14
maggio risultano 105 morti e 431 feriti. Renzo De Felice, M. il fascista - La
conquista del potere. ^ Camera, 11 marzo 1925, pag. 2438. ^ Renzo De Felice, M.
il rivoluzionario, Torino, 1965. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La
conquista del potere cit., pag. 111, 138. ^ Renzo De Felice, M. il fascista -
La conquista del potere cit., pag. 151. ^ O.O., vol. XVI, pagg. 241 e 297. ^
Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 222. ^ Se
i treni, se le poste hanno funzionato non lo si deve alle misure preventive
prese dal Governo, ma al concorso spontaneo, disinteressato, entusiasta degli
elementi nazionali. in Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del
potere Per i pareri negativi riguardo allo sciopero vedi ibidem pagg. 222-24:
Lo sciopero generale proclamato ed ordinato dall'Alleanza del Lavoro è stato la
nostra Caporetto. Usciamo da questa prova clamorosamente battuti. ^ Enzo Biagi,
Storia del Fascismo cit. ^ Amendola, Una battaglia Nitti, Rivelazioni, pagg.
346-7. ^ Mack Smith, 1981, p. 87. ^ Antonino Repaci, vol. II, pagg. 125 e 132.
^ M. stesso asserisce, nel discorso di insediamento in Parlamento, che le
camicie nere sarebbero state ben 300 000. ^ Secondo Badoglio sarebbe bastato
arrestare al massimo una dozzina di persone e i fascisti avrebbero perso al
primo scontro[senza fonte], asserì, inoltre che "al primo fuoco, tutto il
fascismo crollerà". Renzo de Felice, M. il fascista - La conquista del
potere. ^ Renzo de Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag.
358. ^ Secondo Renzo De Felice la parte destrorsa del fascismo era di tendenza
o monarchica e conservatrice di ispirazione nazionalista, oppure revisionista,
normalizzatrice e moderatamente parlamentarista. Vd. M. il fascista - La
conquista del potere cit., pagg. 365-66. ^ Paolucci, pag. 240. ^ cfr. "Il
Parlamento è morto". Discorso pronunziato alla Camera dall'on. Filippo
Turati il giorno 17 novembre 1922 sulle Comunicazioni del Governo, in
"Critica Sociale. ^ Vedi anche Atti Parlamentari, Camera dei deputati,
Discorsi, XXVI legislatura, Tornata. ^ Rendo De Felice, M. il fascista - La conquista
del potere Bianchi, Da Piazza San Sepolcro a Piazzale Loreto, Vita e Pensiero,
Roma. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag.
481 n. 4. La legge sarà la n. 1601 (G. U. 15 dicembre, num. 293), vd. qui
(PDF).. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere Renzo De
Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pagg. 524 e 535. ^ Italo
Scotti, Bollettino di informazioni costituzionali e parlamentari 1 (1984): Il
fascismo e la Camera dei deputati: I - La Costituente fascista (PDF)
(archiviato dall'url originale il 4 novembre 2013).. ^ Renzo De Felice, M. il
fascista - La conquista del potere. ^ "The
Italo-Greek Crisis." Economist London, England: 356+. The Economist
Historical Archive, 1843-2012. . ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La
conquista del potere cit., pagg. 561-62. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La
conquista del potere cit., pagg. 557-570. ^ Renzo De Felice, M. il fascista -
La conquista del potere cit., pag. 563. ^ Regio Decreto Legge . ^ Renzo De
Felice, M. il fascista - La conquista del potere anche Prassi italiana di
diritto internazionale - I casi della prassi Visani, La conquista della
maggioranza, M., il PNF e le elezioni del 1924, Fratelli Frilli Editori, 2004,
in particolare nel cap. 4 l'elenco dei fatti di cronaca riguardanti risse,
aggressioni, provocazioni raccolte dall'A. nelle carte dell'ACS provenienti da
prefetture, questure, stazioni di RRCC e dalla stampa coeva Nella fattispecie i
fascisti uccisi durante la campagna elettorale furono 18 e i feriti 147: cfr.
Fabio Andriola, M. prassi politica e rivoluzione sociale, e.f.c. Le vittime
della violenza fascista, invece, secondo Renzo De Felice, furono
"centinaia di feriti e non pochi morti" (fra questi anche il deputato
Antonio Piccinini), quasi tutti appartenenti a partiti d'opposizione, ma anche
alle frange dissidenti del fascismo (come nel caso di Cesare Forni e Raimondo
Sala) cfr. Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag.
583. ^ Fin dalla presa del potere M. e il Governo tentarono di arginare la
violenza squadristica non più necessaria, vd. Renzo De Felice, M. il fascista -
La conquista del potere soprattutto Alessandro Visani, La conquista della
maggioranza, M., il PNF e le elezioni del 1924, Fratelli Frilli Editori, in
particolare il capitolo 4 e 5 e la prefazione di Giovanni Sabatucci. ^ Renzo De
Felice, op. cit. nonché Alessandro Visani, op. cit.[Manca numero di pagina]. ^
Riferisce infatti A. Visani (op. cit.), p. 146, come particolare cura dovesse
essere tenuta nell'esporre bene che sulla scheda elettorale non andasse apposto
altro segno che la croce sul partito scelto, e soprattutto si dovessero evitare
slogan e frasi d'ogni genere. Ci si riferiva infatti alla possibilità riferita
dalle prefetture che agenti in incognito dei partiti di minoranza avessero
volontariamente spinto i più ingenui elettori del blocco nazionale a scrivere
sulle schede "Viva M. !", una pratica che avrebbe portato
all'annullamento della scheda stessa. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La
conquista del potere cit., pag. 563 n. 2. ^ ibidem. ^ Si veda il resoconto
stenografico della seduta, Camera dei Deputati. ^ Così chiamata in richiamo
alla secessione della plebe ai tempi della res publica romana i quali si
riunirono sull'Aventino. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del
potere cit., pagg. 620 sgg. ^ La morte di Matteotti infatti sarebbe stata
causata accidentalmente, durante la colluttazione seguita al prelevamento da
parte degli squadristi. ^ Scheda biografica di Matteotti, su treccani.it. ^
Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., p. 622. ^
Ibidem, pag. 646; Renzo De Felice, M. il fascista - L'organizzazione dello
Stato fascista, Einaudi Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit.,
pag 703. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere Felice, M.
il fascista - La conquista del potere cit., pag. 701. ^ Renzo De Felice, M. il
fascista - La conquista del potere Felice, M. il fascista - La conquista del
potere Felice, 'M. il fascista - La conquista del potere. ^ Indignatissimo il
settimanale della sinistra fascista Impero scriverà un pezzo intitolato
Rivoluzione, non criminalità nel quale si accusava M. di far "di tutto per
portarsi sul terreno della non-rivoluzione". Vd. Renzo De Felice, M. il
fascista - La conquista del potere Per i varii articoli giornalistici del
fascismo intransigente contrario al moderatismo M. ano vd. Renzo De Felice, M.
il fascista - La conquista del potere cit.. ^ Ibidem, pag. 715. ^ Renzo De
Felice, M. il fascista - La conquista del potere. ^ R. De Felice, M. il
fascista, Einaudi, . ^ Discorso alla Camera dei Deputati sul delitto Matteotti,
testo integrale di Benito M. del 3 gennaio 1925 su Wikisource. ^ Dopo il
delitto Matteotti, infatti, alcuni esponenti liberali e fascisti propendevano
per l'idea secondo cui M. dovesse "mettersi a disposizione della
giustizia". Vd. Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere.
Col discorso ha inizio il regime dittatoriale fascista, data confermata dallo
stesso M. nel libro "Storia di un anno: Il tempo del bastone e della
carota", Mondadori (in Opera Omnia). Renzo De Felice, M. il fascista - La
conquista del potere. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del
potere Felice, M. il fascista - La conquista del potere . ^ Renzo De Felice, M.
il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista In particolare " La
Giustizia.", cfr. ibidem, pag. 142, "La Rivoluzione liberale" e
"Il Popolo". ^ Simonetta Falasca Zamponi, Lo spettacolo del fascismo,
Soveria Mannelli, Rubbettino Sforza, Gli attentati a M., Per pochi centimetri
fu sempre salvo, in La storia illustrata: "Un gruppo di squadristi si
lanciò sull'attentatore: più tardi sul suo cadavere furono contate quattordici
pugnalate profonde, un colpo di pistola e tracce di strangolamento".
Sforza, Gli attentati a M., Per pochi centimetri fu sempre salvo, in La storia
illustrata: "Lasciamo la parola all'ex capo dei servizi politici presso la
Direzione generale della PS, Guido Leto. "Furono sospettati a turno"
egli scrive "Farinacci, Balbo, Arpinati, quest'ultimo perché proveniente
dalle file anarchiche e amico della famiglia Zamboni, e lo stesso Federzoni, ma
le indagini accurate che furono eseguite dalla questura di Bologna, diretta
allora da un eccellente funzionario, il questore Alcide Luciani, e da un altro
espertissimo funzionario, perfetto conoscitore dell'ambiente bolognese,
Michelangelo Di Stefano, giunsero alla conclusione che non v'era alcun elemento
apprezzabile per sostenere la tesi di un complotto organizzato nei ranghi
fascisti. Ve n'erano, invece moltissimi per convalidare quella di un gesto di
un isolato". ^ Marco Cesarini Sforza, Gli attentati a M., Per pochi
centimetri fu sempre salvo, in La storia illustrata: "Un'inchiesta segreta
fu anche compiuta, in seguito, per iniziativa del Sottosegretario all'interno,
conte Giacomo Suardo, dal magistrato Noseda del Tribunale Speciale; ma i
risultati non differirono da quelli stabiliti dalle indagini della
polizia". ^ Renzo De Felice, M. il fascista - L'organizzazione dello Stato
fascista. ^ Mack Smith. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - L'organizzazione
dello Stato fascista. ^ Sebbene Federzoni avesse intimato lo scioglimento dopo
la presa del Ministero e molte squadre vennero ricreate dall'ambiente
farinacciano provinciale e rimasero attive per diversi anni, pur con le minacce
di ritorsioni da parte di Federzoni e dello stesso M. . Cfr. Renzo De Felice,
M. il fascista - L'organizzazione dello Stato fascistacit In occasione delle
violenze di Firenze M., riunendo il Gran consiglio del fascismo il giorno 5,
fece approvare un ordine del giorno in cui si ordina lo scioglimento immediato
di qualsiasi formazione squadristica di qualsiasi specie perché esse non hanno
più, a tre anni di distanza dalla Marcia su Roma, alcuna giustificazione
storica e politica. . ^ Aniante. ^ Arpinati Felice, M. il fascista -
L'organizzazione dello Stato fascista. ^ Alfio Caruso, Arrivano i nostri,
Longanesi &C. ^ Matteo di Figlia Alfredo Cucco, Quaderni Mediterranea . ^
G. Tricoli, Alfredo Cucco. Un Siciliano per la Nuova Italia, ISSPE, . ^
InStoria - Mafia e Fascismo.. ^ Non è da escludersi tuttavia che Cucco fosse
stato trascinato in una vera e propria trappola politica, poiché egli - essendo
dell'area farinacciana - era notevolmente inviso a M., che proprio in quel
periodo stava "epurando" i vertici del partito degli elementi vicini
a Farinacci. Cfr. Matteo di Figlia Alfredo Cucco, Quaderni Mediterranea 1979. ^
Sospetti di affiliazione mafiosa restarono, tuttavia, come fa notare il
biografo Matteo di Figlia in op. cit. ^ Ibidem, nonché cfr. Alfio Caruso, op.
cit. ^ Ibidem. Giampietro aveva iniziato perfino una campagna contro le...
gonne sopra al ginocchio, tanto da essere invano richiamato alla moderazione
dallo stesso ministro Rocco. Caruso, op. cit. ^ Ibidem. ^ La mafia e la
crociata del prefetto Mori..Non è vero che la mafia dei salotti impone a M.
l'allontanamento di Mori. È vero viceversa che i suoi modi hanno allarmato
Roma; che M. ritiene il problema liquidato e che può ora liquidare il
liquidatore". ^ DDI. ^ Graziotti Smith. ^ Regio decreto. ^ Legge Re,
regina, reggente, principe ereditario e primo ministro. ^ Sergio Romano,
Vademecum di storia dell'Italia unita, Rizzoli, Milano, . ^ Enzo Biagi, Amori,
Rizzoli il patto fu siglato e firmato. Salata riporta che nel protocollo della
sigla fu concordato che il patto avrebbe portato la data del 7 giugno,
indipendentemente dalla data della firma, un atto espressivo della volontà del
governo. Vedi Francesco Salata Il patto M., ^ Francesco Salata, Il patto M.,
Mondadori, Salata, Il patto M., Mondadori L'origine del sistema pensionistico
italiano va comunque fatta risalire, legge con l'istituzione di una «Cassa
Nazionale di previdenza per la invalidità e per la vecchiaia degli operai», con
contributi su base volontaria. ^ Nel momento dell'uccisione di Dollfuß, la
moglie e i figli erano ospiti di M. presso una sua residenza balneare. ^
All'origine dell'incidente di Ual Ual, Salvatore Minardi, , S. Sciascia
(Caltanissetta). ^ R. De Felice, M. il Duce ^ A tale accordo si fa riferimento
in Langer, William L. (a cura di) An Encyclopaedia of World History, Houghton
Mifflin Company, Boston. ^ R. De Felice, M. il duce. ^ Del Boca Ministero per
la Guerra, Relazione dell'attività svolta per l'esigenza A.O., Istituto
Poligrafico dello Stato, Roma, , allegato n. 76. ^ Del Boca, p. 193. ^ Per un
quadro completo quadro sull'uso sistematico delle armi chimiche sul fronte
Etiopico si veda Angelo Del Boca, I gas di M., Il fascismo e la guerra d'Etiopia,
Editori Riuniti, Roma. ^ Del Boca. ^ Del Boca. ^ Del Boca, p. 196. ^ Del Boca.
^ Del Boca Del Boca. ^ Del Boca. ^ Del Boca. ^ F. Cardini e R. Mancini, Hitler
in Italia. Dal Walhalla a Ponte Vecchio, maggio 1938, Bologna, Il Mulino. ^ È
il caso per esempio del prefetto Cesare Mori. ^ Per un primo approccio
sull’origine, motivazioni e caratteristiche del diffuso consenso che il
fascismo riscosse dagli intellettuali italiani si veda, ad esempio, A. d’Orsi,
La cultura a Torino tra le due guerre, Einaudi, Torino ; G. Belardelli, Il
Ventennio degli intellettuali, Laterza, Roma-Bari ; A. Tarquini, Storia della
cultura fascista, Laterza, Roma-Bari. ^ A proposito dell'adesione di Giuseppe
Ungaretti al fascismo, ed in particolare al suo rapporto con M., si veda:
Robert S. Dombroski, L’esistenza ubbidiente, letterati italiani sotto il
fascismo, Guida, Napoli; Filosofia fantastica. Prose di meditazione e
d’intervento, a cura di Carlo Ossola, UTET, Torino; L. Piccioni, Vita d'un
poeta, Rizzoli, Milano 1970, p. 66; W. Mauro, Vita di Giuseppe Ungaretti,
Camunia, Milano Guida, Ungaretti privato. Lettere a Paul-Henri Michel, Pensa
multimedia, Rovato-Lecce. Copia archiviata, su laltraverita.it... ^ Allocuzione
"Vogliamo anzitutto".. M. e il papa .. ^ Copia archiviata, su
anpi.it..ilmanifesto.it /25aprile/02_25Aprile /9502rs14.01.htm in Internet
Archive. A Trieste operarono alcuni dei principali responsabili della
cosiddetta "Aktion Reinhardt", l'operazione che aveva portato allo
sterminio di milioni di ebrei deportati nei campi della Polonia Orientale.
Comandante delle SS e della SD nel settore adriatico (e quindi anche incaricato
della caccia agli ebrei) era il generale delle SS Odilo Globocnik, già
comandante del settore di Lublino e quindi responsabile dei campi di Belzec,
Majdanek, Sobibor e Treblinka; a Trieste operavano con lui Franz Stangl, già
comandante di Treblinka, e Christian Wirth uno degli ideatori delle camere a
gas, poi ucciso dai partigiani. Benito M., MEMORIA SEGRETA DI M. SULLA CONDOTTA
DELLA GUERRA, Schede tecniche aerei militari italiani e storia degli aviatori,
su alieuomini.it. ^ Si veda Pietro Badoglio (L'Italia nella seconda guerra
mondiale), che riporta questa affermazione come ricevuta direttamente da M.
durante un loro colloquio. ^ Dalle colonie inglesi, e in particolar modo
dall'India, giunsero migliaia di soldati, che non era stato possibile
mobilitare precedentemente. ^ Già a Capo Spada venne affondato un incrociatore
italiano e alcune navi italiane furono affondate da un attacco aereo nel porto
di Taranto. L'ultimo scontro di rilievo si ebbe a Capo Matapan, una delle più
gravi sconfitte nella storia della Marina. ^ Alfassio Grimaldi, U., Bozzetti.
[i. e. millenovecentoquaranta il giorno della follia. Italia: Laterza. ^
Ciabattini. ^ Ciabattini. ^ La conquista fu completata in poco più di un mese.
^ Renzo De Felice, M. l'alleato, Einaudi, Ciabattini Ciabattini. ^ Ciabattini
M. e il re avevano un colloquio privato due volte alla settimana, il lunedì e
il giovedì. L'unica persona ammessa era il Ministro della Real Casa. Iniziati,
gli incontri proseguirono ininterrottamente fino al , per ventuno anni.
Ciabattini. ^ Ciabattini Poi arrestato dai tedeschi e trucidato alle Fosse
Ardeatine). ^ Benito M., Memoirs, Weidenfeld et Nicolson, London. Il testo si
trova anche qui: MEMOIRS, su oudl.osmania.ac.in. Franco o Francesco Maugeri, su
digilander.libero Cicchino, Saverio Polito e il viaggio di Rachele a Rocca
delle Caminate su historyfilesnetwork. ^ Marco Riscaldati, DAL GRAN CONSIGLIO
AL GRAN SASSO I 50 terribili giorni che videro l’Arma protagonista, in
Notiziario storico dell'Arma dei carabinieri. ^ Sandro Russo, M. prigioniero a
Ponza, su Ponza Racconta. ^ Cfr. Fabrizio Montanari. Nenni-M., amicizia
impossibile, in Quotidiano on line 24emilia.com. ^ L'8 febbraio 1943, alla
vigilia del suo compleanno, Nenni fu arrestato dalla Gestapo a Saint-Flour, in
Rue de la Franze n.13, nella Francia di Vichy (cfr. Mimmo Franzinelli, I
tentacoli dell'Ovra: agenti, collaboratori e vittime della polizia politica
fascista, Bollati Boringhieri, Nenni, Intervista sul socialismo italiano,
Laterza). Venne condotto prima a Vichy e poi fu rinchiuso nel carcere parigino
di Fresnes per circa un mese (cfr. Enzo Santarelli, Pietro Nenni, UTET, Il 5
aprile venne consegnato dai tedeschi a due carabinieri alla frontiera del
Brennero, probabilmente su richiesta di M., che così lo salvò dalla
deportazione nei campi di concentramento nazisti. Condotto nel carcere romano
di Regina Coeli, Nenni fu poi confinato nell'isola di Ponza. ^ Cfr. Arrigo
Petacco, La Storia ci ha mentito, MONDADORI, che riporta degli appunti che il
Duce scrisse durante il crepuscolo di Salò. ^ La grande storia, Rai Tre. ^ Di
Michele, Vincenzo,, L'ultimo segreto di M., Felice, M. l'alleato: la guerra
civile, Torino, Einaudi. La Provincia autonoma di Lubiana era stata annessa
all'Italia nel 1941. De iure, continuò a essere considerata tale fra paesi
dell'Asse fino alla fine del conflitto. Ovviamente, tale annessione non era
considerata legittima dagli Alleati. ^ Renzo De Felice, M. l'Alleato, tomo II,
Einaudi. ^ Il Teatro Lirico aveva assunta la funzione della Scala, gravemente
colpita dai bombardamenti alleati. Elena Aga Rossi e Bradley F. Smith
Operazione Sunrise, Mondadori. ^ Mack Smith, "La ragione offerta (in cui è
difficile scorgere un qualsiasi senso logico) fu lo shock subito
nell'apprendere che i tedeschi erano scesi a patti senza informarlo". ^
Per l'intera vicenda, cfr. Fabio Andriola, Appuntamento sul lago e Carteggio
Segreto Churchill M., SugarCo. ^ Mack Smith, . ^ Secondo, fra gli altri,
Raffaele Cadorna (La riscossa: dal 25 luglio alla liberazione, Milano), Leo
Valiani (Tutte le strade conducono a Roma, Firenze) e Silvio Bertoldi (La
guerra parallela, Milano 1996), M. avrebbe appreso il 25 aprile della decisione
del CLNAI di giustiziarlo. Secondo Silvestri (Turati l'ha detto: socialismo e
democrazia cristiana, Milano, ), che però è fonte isolata, avrebbe proprio
confidato questa valutazione. ^ Fabio Andriola, Appuntamento sul lago e
Carteggio Segreto Churchill M., entrambi per i tipi della SugarCo. ^ Pier Luigi
Bellini delle Stelle, Urbano Lazzaro, Dongo: la fine di M., ed. MondadoriChe a
seguito dell'armistizio aveva per decreto luogotenenziale assunto tutti i
poteri costituzionali. ^ Comandante del Corpo Volontari della Libertà ^
Raffaele Cadorna, Milano, La riscossa: dal 25 luglio alla liberazione, . Per la
sintesi del vasto relato del generale, si è fatto riferimento a Ray Moseley
(M., Taylor Trade Publications). Audisio, In nome del popolo italiano, Edizioni
Teti. ^ Fondazione ISEC - cronologia dell'insurrezione a Milano.. Fondazione
ISEC - cronologia dell'insurrezione a Milano.. ^ Vincenzo Costa L'ultimo
federale, il Mulino. Sempre secondo Costa, nell'attentato partigiano erano
morti cinque soldati tedeschi della Propaganda Staffel e due popolane milanesi.
Una trentina fra civili e militari germanici erano i feriti. ^ Giorgio Pisanò,
Storia della guerra civile in Italia, fotografie Fra i molti testimoni, era
presente anche il giornalista Indro Montanelli. ^ L'autopsia effettuata sul
corpo di M.., Controstoria. ^ Filmati e foto d'epoca girati a Piazzale Loreto -
Milano e all'obitorio.. ^ Tettamanti Franco, , commando a Musocco Rubata la
salma del duce, in Corriere della Sera. Ex multis, recentemente, Pasquale Chessa,
Guerra civile. Casini Editore, Santarcangelo di Romagna collana Frammenti di
storia. ^ Come ravvisabile ad esempio nel discorso pronunciato da M. a Milano.
^ Domenico Venturini con prefazione di Amilcare Rossi. Pubblicazioni d'Opere
per l'incremento della Letteratura fascista. Dante Alighieri e Benito M. .
Roma, Casa Editrice Nuova Italia Gervaso, Il dito nell'occhio, Rusconi. ^ Renzo
De Felice, M. il rivoluzionario, Einaudi .. ^ Copia archiviata, su cssem.org.
Baioni. Risorgimento in camicia nera. Studi, istituzioni, musei nell'Italia
fascista. Roma, Carocci, . ^ Brano tratto da La Dottrina del fascismo, di
Giovanni Gentile e Benito M., ( cfr.(archiviato dall'url originale il 30 marzo
2009).), sviluppata sin dal 1929, inserito nell'edizione de L'Enciclopedia
Italiana: «Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di
tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano, mentre la vera
effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete. La
democrazia è un regime senza re, ma con moltissimi re talora più esclusivi,
tirannici e rovinosi che un solo re che sia tiranno. Il fascismo respinge nella
democrazia l'assurda menzogna convenzionale dell'egualitarismo politico e
l'abito della irresponsabilità collettiva e il mito della felicità e del
progresso indefinito. Ma, se la democrazia può essere diversamente intesa, cioè
se democrazia significa non respingere il popolo ai margini dello stato, il
fascismo poté da chi scrive essere definito una 'democrazia organizzata,
centralizzata, autoritaria.» ^ Emilio Gentile, La Grande guerra e la
rivoluzione fascista, su treccani.it. «Ateo militante negli anni giovanili,
quando era socialista rivoluzionario, dopo la conversione all’interventismo e
l’espulsione dal Partito socialista, M. era rimasto ateo, anticlericale e
pagano, e tale si professava quando diede vita al fascismo: «Noi» scriveva
all’indomani della sconfitta» ^ Emilio Gentile, La Grande guerra e la
rivoluzione fascista, su treccani.it. «Pochi mesi dopo, nell’agosto, M.
inneggiava all’impero spirituale del cristianesimo «che non ha territori, ma ha
ancora un’idea nella quale si raccolgono quattrocento milioni di uomini sparsi
sulla faccia della terra»: «È un impero che conta oramai la sua vita a
millenni. Sui flutti agitati della storia è ancora la barca del divino ebreo
Gesù quella che galleggia meglio di tutte le altre»64. E un mese dopo, M.
ripudiava l’anticlericalismo e l’anticattolicismo» ^ Fonte: Corriere della Sera
M. rubacuori. Ha avuto 15 amanti".. ^ M. Sarfatti The Life Of Benito M.
scaricabile. ^ Mimmo Franzinelli, Il duce e le donne. Avventure e passioni
extraconiugali di M., Mondadori, Luzzatto, Così il Duce distrusse la famiglia
segreta, su archiviostorico.corriere.it, Archivio storico del Corriere della
Sera.Pieroni, La vera storia del bigamo Benito, su archiviostorico.corriere.it,
Archivio storico del Corriere della Sera. Zeni, La moglie di M., Trento, Effe e
Erre, Serri, Claretta l'hitleriana, Longanesi Bertotto, Tutti i fgli di Benito
M. Voceditalia.it, su voceditalia.it. ^ Claretta Petacci, M. segreto. Diari
1932-1938, Rizzoli, È morta Elena Curti, la figlia naturale di M., in
repubblica.it Festorazzi, La pianista del duce. Vita, passioni e misteri di
Magda Brard, l'artista francese che strego Benito M., Milano, Simonelli
Spinosa, I figli del duce, Milano, Rizzoli, 1983 Milleduci. Si è spenta Curti,
figlia naturale del dittatore. Da Albino Benito a Glauco di Salle e Asvero
Gravelli, chi sono i M. illegittimi, segreti e sospetti., su tag43.it. ^ M. :
una figlia segreta da una pianista, su news.ch. Quirinale: dettaglio decorato..
Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Diggins, L'America, M. e il fascismo,
Laterza. ^ Saggio per l'Enciclopedia italiana scritto insieme a Giovanni
Gentile. Bibliografia Antonella Astorri, Patrizia Salvadori, Storia Illustrata
della prima guerra mondiale, Giunti Editore, 2Badoglio, L'Italia nella seconda
guerra mondiale, Milano, Mondadori. Bollone, Le ultime ore di M., Milano,
Mondadori, Bollone, La psicologia di M., Milano, Mondadori, Stelle, Dongo: la
fine di M., Milano, Mondadori, 1962. Giorgio Bocca, M. socialfascista,
Garzanti, Milano, Mauro Canali, Il delitto Matteotti, Il Mulino, 2004. Giovanni
Cecini, I soldati ebrei di M., Milano, Ugo Mursia Editore, Ciabattini, Il Duce,
il Re e il loro 25 luglio, Bologna, Lo Scarabeo, Collier, Duce! Duce! Ascesa e
caduta di Benito M., Ugo Mursia Editore, Felice, M. il rivoluzionario: , Giulio
Einaudi Editore Felice, M. il fascista, Giulio Einaudi Editore, 1995. Renzo De
Felice, M. il duce, Giulio Einaudi Editore. Renzo De Felice, M. l'alleato,
1940-1945, Giulio Einaudi Editore. Renzo De Felice, Storia del Fascismo,
Luce/Libero, 2004. Valentina De Giorgi, M. . Glorie e disonori del primo
Novecento italiano, Alpha Test, 2004,Boca, Italiani, brava gente? Un mito duro
a morire, Vicenza, Neri Pozza, Fiorani, Alessandra Minerbi, Storia Illustrata
del Nazismo, Giunti Editore, 2002. Flavio Fiorani, Storia Illustrata del
Ventesimo Secolo, Giunti Editore, 2000. Flavio Fiorani, Storia Illustrata della
seconda guerra mondiale, Giunti, Franzinelli, Il duce proibito: le fotografie
di M. che gli italiani non hanno mai visto, Milano, Mondadori, Franzinelli,
Fascismo anno zero. 1919: la nascita dei Fasci italiani di combattimento,
Milano, Mondadori, Max Gallo, Vita di M., Laterza, 1Gentile, Fascismo. Storia e
interpretazione, Laterza. Hermann Kinder, Werner Hilgemann, Atlante Storico,
Garzanti, 2003. (EN) Harold J. Laski, Lenin and M., in Foreign Affairs, Lepre,
M. l'italiano: il duce nel mito e nella realtà, 2ª ed., Milano, Laterza, 1997,
ISBN 88-04-42682-9. Denis Mack Smith, Denis Mack Smith, M., Rizzoli,
Montanelli, Il buonuomo M., Milano, Edizioni riunite, 1947. Indro Montanelli,
Mario Cervi, L'Italia Littoria, Rizzoli. Indro Montanelli, L'Italia in Camicia
Nera, Rizzoli, M., Scritti e Discorsi, La Fenice, . Romano M., Il duce, mio
padre, Rizzoli. Romano M., Ultimo atto - Le verità nascoste sulla fine del
duce, Rizzoli, O'Brien, M. in the First World War. The
Journalist, The Soldier, The Fascist, Oxford, Berg Publishers, 2005. Paul
O'Brien, Al capezzale di M. . Ferite e malattie (PDF), in Italia
Contemporanea, Palla, M. e il fascismo, Firenze, Giunti, Passerini, M.
immaginario: storia di una biografia Laterza, Petacci, M. segreto. Diari a cura
di Mauro Suttora., 2ª ed., Rizzoli, Petacco, L'uomo della provvidenza,
Mondadori, Pisanò, Gli ultimi cinque secondi di M., Milano, Il saggiatore,
Salvatori, La Roma di M. dal socialismo al fascismo, in Studi Storici, XLVII,
n. 3, 2006, pp. 749-780. Antonello Spinosa, M.Il fascino di un dittatore,
Milano, Mondadori, Staglieno, Arnaldo e Benito, due fratelli, Mondadori.
Francesca Tacchi, Storia Illustrata del Fascismo, Giunti Editore, 2000. Roberto
Vivarelli, Storia delle origini del fascismo. L'Italia dalla grande guerra alla
marcia su Roma, Società editrice il Mulino Zizzo, M. . Duce si diventa,
Gherardo Casini. Benito Amilcare Andrea Mussolini. Mussolini. Keywords: tea
with Mussolini. Refs.: Luigi Sperana, “Grice e Mussolini.” Mussolini.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice e Mustè: la ragione conversazoinale e l’implicatura
conversazionale nella filosofia dell’idealismo italiano – il dialogo di Socrate
e il dialogo di Gentile – la scuola di Roma – filosofia romana -- filosofia
lazia – lingua lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Abstract. Grice: “It was only late in life that I realised
that ‘freedom’ is the key philosophical concept. M. knew it all along!” Grice: “At
Oxford, I learned to refer to idealists such as Bradley as eggheads – not M.!”
-- Flosofo italiano. Roma, Lazio. Laurea
in filosofia con la tesi, “Marx,” borsista dell'Istituto italiano per gli studi
storici di Napoli, dove ha svolto attività didattica e di ricerca, collaborando
con Gennaro Sasso. Redattore della “nuova serie” della “Rivista trimestrale”.
Consegue il titolo di dottore di ricerca alla Sapienza. Lavora alla
"Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici"
dell'Università "La Sapienza" in qualità di “Segretario e Curatore
dell'archivio e della biblioteca di Gentile”. È stato professore a contratto di
Storia della filosofia. Insegna a Roma. È membro del Consiglio
scientifico della Fondazione Gramsci e della Commissione scientifica per la
Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Ha collaborato con
l'Enciclopedia Italiana, in particolare ai volumi: Il contributo italiano alla
storia del pensiero. Filosofia (ottava appendice), Enciclopedia machiavelliana
e Croce e Gentile. La cultura italiana e l'Europa. Ha diretto la rivista
"Novecento". Fa parte del Comitato scientifico di alcune riviste, tra
cui: "Giornale critico della filosofia italiana", "Annali della
Fondazione Gramsci", “La Cultura”, “Filosofia italiana”. Scrive su diverse
riviste scientifiche, tra le quali, con maggiore continuità: "Giornale
critico della filosofia italiana", "La Cultura", "Studi
storici", "Filosofia italiana". Nel è stato nominato dal Ministero dei beni
culturali Segretario del "Comitato nazionale per il bicentenario della
nascita di Bertrando Spaventa". Dal
al ha insegnato Ermeneutica
filosofica, in qualità di Visiting Professor, alla Pontificia Università
Antonianum. Ricerche Le sue ricerche si sono rivolte alla storia della
filosofia italiana, con contributi dedicati all'idealismo e al marxismo. Per
quanto riguarda l'idealismo italiano, ha indagato i momenti e le figure
fondamentali (sino al profilo complessivo) e le premesse nella filosofia
dell'Ottocento, specie in relazione al pensiero di Vincenzo Gioberti
(soprattutto con il libro su La scienza ideale). Di particolare interesse gli
studi su Bertrando Spaventa e le monografie su Omodeo e Croce. Ha dedicato
saggi e ricerche al pensiero di Antonio Gramsci e ad altri momenti del pensiero
marxista italiano: del è la monografia
su Marxismo e filosofia della praxis, che ricostruisce la storia del marxismo
italiano da Labriola a Gramsci. Sono noti i suoi studi sul pensiero politico
nell'Italia contemporanea, con particolare riguardo alle figure di Rodano,
Balbo, Noce. Ha approfondito lo studio dell'opera di Marx e in generale
la storia della filosofia tedesca tra Hegel e Nietzsche. Particolare
attenzione ha poi rivolto (con il libro
su La storia e con altri scritti, tra cui quelli sull'evento e sulla
teoria delle fonti) alle questioni specifiche della teoria della
storiografia. Metodi Conduce l’indagine teoretica in stretta relazione
con gli studi di storia della filosofia e di storia della storiografia, in
generale nell’ambito della storia delle idee, adottando un metodo
storico-critico che spesso privilegia l’uso di fonti archivistiche e di
documentazione inedita. Il suo metodo cerca di coniugare l'analisi strutturale
delle opere filosofiche con la ricerca filologica sulle fonti e sulla
tradizione dei testi, con particolare riguardo ai processi di lungo periodo
della filosofia italiana moderna e contemporanea. Saggi:“Storiografia”
(Mulino, Bologna); “Croce, Morano, Napoli
Franco Rodano. Critica delle ideologie e ricerca della laicità” (Mulino,
Bologna); “Carteggio Croce-Antoni, Mulino, Bologna Politica e storia in Bloch,
Aracne, Roma La scienza ideale. Filosofia e politica” (Rubbettino, Soveria
Mannelli, Franco Rodano. Laicità, democrazia, società del superfluo, Studium,
Roma Grice: “’superfluo’ is possibly one of the most unsuperfluous words in the
Italian philosophical dictionary – cf. “I was in New York, which was black
out.” -- Gioberti, Il governo federativo” (Gangemi Roma) – nazione e stato
federale – federazione, governo federativo -- Rodano, Cristianesimo e società opulenta,
Edizioni di storia e letteratura, Roma, Il giudizio sul nazismo. Le
interpretazioni -- La storia: teoria e metodi, Carocci, Roma, La filosofia
dell'idealismo italiano, -- Grice: “filosofia” is superfluous here, seeing that
idealism already ENTAILS philosophy!” -- Carocci, Roma, Croce, Carocci, Roma
Tra filosofia e storiografia. Hegel, Croce e altri studi” (Aracne, Roma); “La
prassi e il valore -- la filosofia dell'essere” Aracne, Roma “Filosofia della
praxis” Viella, Roma); “In cammino con Gramsci, Viella, Roma. L'ermeneutica, in
«Rivista trimestrale», Il problema del mondo nel «Tractatus» di Wittgenstein,
in «Rivista trimestrale», Le fonti del giudizio marxiano sulla rivoluzione
francese in «Annali dell'Istituto
Italiano per gli Studi Storici», L'orizzonte liberale di Dahrendorf, in
«Critica marxista», Sturzo e il popolarismo – POPOLARISMO -- nel giudizio, in
Sturzo e la democrazia europea, Laterza, Roma-Bari, Croce e il problema del
diritto, in «Novecento», Metodo storico e senso della libertà” “La storiografia
crociana, in «La Cultura», Omodeo. Il pensiero politico, in «Annali
dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», Libertà e storicismo assoluto:
per un'interpretazione del liberalismo di Croce, in Croce e Gentile fra
tradizione nazionale e filosofia europea, Riuniti, Roma, “La società civile
democratica, in «Novecento», Sul giudizio
politico, in «Novecento», Il marxismo politico nell'interpretazione di Noce, in
«Poietica», Gioberti e Cartesio, in Bibliopolis, Napoli, Comunismo e
democrazia, in La democrazia nel pensiero politico del Novecento” (Aracne, Roma);
Guido Calogero, in «Belfagor», Gioberti e Leopardi, in «La Cultura», Verità e
storia, in «Storiografia», “La morale”, Rosmini e Gioberti. G. Beschin e L.
Cristellon, Morcelliana, Brescia, Il destino dell'evento nella nuova storia”
francese, in «La Cultura», Carattere e svolgimento delle prime teorie estetiche
di Croce, «La Cultura», Liberalismo
etico e liberismo economico, in Croce filosofo liberale, -- cf. Grice, “Do not
multiply liberalisms beyond necessity: ‘liberalismo semiotico’” – Grice: “Muste
is very witty in distinguishing between liberalism and liberrism!” Reale, LUISS
University Press, Roma, La teoria della storia in Croce, in «Giornale critico
della filosofia italiana», L'idea di “Risorgimento” in Gioberti, in «Quaderni
della Fondazione Centro Studi Noce», Il significato delle fonti storiche, in
«La Cultura», La storia: teoria e
metodi, in «History and Theory», Il passaggio all'anti-fascismo di Croce, in
Anni di svolta. Crisi e trasformazione nel pensiero politico della prima età
contemporanea, Sciullo, Rubbettino, Soveria Mannelli, Alterità e principio del
dialogo in Calogero, in L'idea e la differenza. – principio dialogo – il noi --
Noi e gl’altri, ipotesi di inclusione nel dibattito contemporaneo, M.P.
Paternò, Rubbettino, Soveria Mannelli Il principio del nous nella filosofia di
Calogero, in «La Cultura», La filosofia come sapere storico, in Il Novecento di
Garin. Atti del Convegno di studi, Vacca e Ricci, Istituto della Enciclopedia
Italiana, Roma, Gioberti, in Il contributo italiano alla storia del pensiero.
Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Lo
storicismo italiano nel secondo dopoguerra, in Il contributo italiano alla
storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia
Italiana, Roma, Il problema della libertà nella filosofia di Scaravelli, in «La
Cultura», La libertà del volere nella filosofia di Croce, in Filosofia e
politica. Cesarale, M., Petrucciani, Mimesis, Milano, Il senso della dialettica
nella filosofia di Spaventa, in "Filosofia italiana", apr. Storia, metodo, verità, in «La Cultura»,,
Gentile e Marx, «Giornale critico della filosofia italiana», Togliatti e Luca,
«Studi storici», Gentile e Socrate, (Grice: cf. caricature of Gentile as
Aristotele in ‘La scuola d’Atene”) -- in La bandiera di Socrate. Momenti di
storiografia filosofica italiana nel Novecento, Spinelli e F. Trabattoni,
Sapienza Università, Roma, Gentile e Gioberti, «La Cultura», Gramsci, Croce e
il canto decimo dell’Inferno di Alighieri, «Giornale critico della filosofia
italiana»,, Spaventa e Gioberti, «Studi storici»,, La presenza di Gramsci nella
storiografia filosofica e nella storia della cultura, «Filosofia italiana»,
Dialettica e società civile. Gramsci “interprete” di Hegel, «Pólemos. Materiali
di filosofia e critica sociale», Marx e i marxismi italiani, «Giornale critico
della filosofia italiana», La “via alla
storia” di Ginzburg, in Streghe, sciamani, visionari. In margine a Storia
notturna di Ginzburg, Presezzi, Viella, Roma, Filosofia e storia della
filosofia nella riflessione di Sasso, «Filosofia italiana», Opere Sapienza
Roma. Dipartimento di studi filosofici ed epistemologici, su lettere uniroma1.
Intervista sulla storia della "Rivista trimestrale" Intervista di M.
su Croce del //diacritica/ letture-critiche/lo-
storicismo-di-croce-e-la-morte-della- metafisica-intervista-a- M. Socrate e
Gentile. Se consideriamo i libri custoditi presso la biblioteca personale di Gentile,
troviamo, a proposito di Socrate, soprattutto opere di autori italiani, con alcuni
dei quali da tempo era in corrispondenza: oltre le vecchie versioni di Ferrai
(Padova), vi figurano le edizioni dell’Apologia curate da Acri (riproposta da
Guzzo) e da Manara Valgimigli (Bari); le opere di Giovanni Maria Bertini (fra
cui l’edizione di Senofonte), che, come si dirà, avevano occupato la critica di
Bertrando Spaventa; quindi i libri che via via, nella prima metà del secolo,
erano apparsi in Italia: quelli di Zuccante, che Tocco aveva presentato alla
Reale Accademia dei Lincei, poi quelli di Covotti, Mignosi, Labriola, Banfi,
Levi, Brocchieri. Ma a proposito di
Socrate, Gentile utilizzò anche altri mo- menti della storiografia filosofica
italiana, appoggiandosi, per esem- pio, ad alcuni testi dello storico del
cristianesimo Alessandro Chiap- pelli e del romanista Pascal. Se allarghiamo lo
sguardo oltre i confini nazionali, i riferimenti principali rimangono quelli di
Zeller (a cui si era prevalente- mente richiamato Spaventa), ma anche di
Gomperz e di Tannery. Di Zeller, Gentile possede i primi due volumi
dell’edizione Mi piace ricordare che la ricerca su libri, opuscoli e
periodici posseduti da Gentile 1 può ora essere svolta online sul sito della
Biblioteca di Filosofia della Sapienza di Roma, grazie al lavoro di
digitalizzazione del catalogo compiuto sotto la direzione del dott. Gaetano
Colli: cfr. Colli. Anche il catalogo dei corrispondenti dell’archivio di
Gentile (custodito presso la “Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi
Filosofici” a Villa Mirafiori) è consultabile nel progetto “Archivi on-line”
del Senato della Repubblica. italiana della Filosofia dei Greci curata da
Mondolfo; e di Tannery conservava la seconda edizione, di Pour l’histoire de la
science hellène, che la moglie Erminia aveva donato, con dedica, al figlio Giovannino.
A Zeller, come si sa, dedicò un ampio necrologio nel quale elogiò la sua opera
di storico criticandone tuttavia i princìpi neokantiani2; e avvicinandovi, ap-
punto, i nomi di Tannery e quello, «così geniale», di Gomperz. Proprio a
Gomperz, d’altra parte, aveva fatto un più che positivo riferi- mento nella
prolusione palermitana su Il concetto della storia della filosofia, dove parlò
di un «concetto equivalente al mio, che nella storia della filosofia si
riassuma tutta la storia dell’umanità»4; e, nella lunga recensione che nel 1909
dedicò al Socrate di Zuccante, ne parlò come di «uomo di gusto», sia pure privo
del «bernoccolo del filosofo», assumendone soprattutto la critica della
testimonianza di Senofonte. Gentile si trovò di fronte, fin dalla giovinezza,
due modelli inter- pretativi, tra loro, per altro, connessi. In primo luogo le
pagine che Ber- trando Spaventa aveva dedicate a Socrate, dapprima discu- tendo
sulla “Rivista contemporanea” la memoria torinese di Giovanni Maria Bertini
Considerazioni sulla dottrina di Socrate6, poi nel grande corso sulla filosofia
italiana, dove aveva aggiunto, come appendice, lo Schizzo di una storia della
logica, nel quale riprendeva il tema socratico7. Il secondo riferimento è
Labriola, la cui memoria su La dottrina di Socrate era stata ripubblicata da
Benedetto Croce per l’editore Laterza. Per quanto, in maniera caratteristica,
nel discorso preliminare del all’edizione degli Scritti filosofici di Spaventa,
si limitò a un breve cenno alla discussione con Bertini8, e anche nella
Prefazione al Gentile. Bertini. Ma la memoria, a cui Spaventa si riferisce, era
stata presentata in una seduta. Poi in Bertini. Da una lettera a Spaventa, si
apprende che l’articolo di Bertrando era solo il primo di una serie di scritti
socratici, che poi non realizzò: cfr. Spaventa La filosofia italiana nelle sue
relazioni con la filosofia europea, in Spaventa Gentile Gentile e Socrrate
volume Da Socrate a Hegel mancò di entrare nel merito della questione9, è da
ritenere, per le ragioni che si vedranno, che l’influenza spaven- tiana pesasse
in maniera determinante nella sua prima lettura di Socrate. Spaventa confuta
l’interpretazione di Bertini, cercando di definire i rapporti, da un lato, tra
Socrate e la filosofia antica, e, d’altro lato, tra Socrate e la filosofia
moderna. Per tale confutazione, si era appoggiato al capitolo hegeliano delle
Le- zioni sulla storia della filosofia e all’opera di Zeller, ma anche, per
deter- minare i caratteri generali del pensiero greco, alla traduzione francese
di Claude Joseph Tissot della Storia della filosofia di Heinrich Ritter10.
Tuttavia, la lettura di Socrate risultò ben diversa da quanto quei libri
potevano suggerirgli. Possiamo dire, in breve, che se per Hegel è Parmenide il
vero iniziatore della filosofia, perché ha sollevato il pensiero alla massima
astrazione dell’essere11, per Spaventa la filosofia inizia propriamente con
Socrate, che ha scoperto la dimensione del “concetto”, superando il naturalismo
immediato della precedente vita greca. La critica a Bertini si appuntava su
questo aspetto. Per Bertini, di fronte all’attacco dei sofisti, Socrate aveva
restaurato l’ethos greco, sal- vandolo dalla dissoluzione. Per Spaventa, le
cose andavano diversa- mente. Non solo Socrate non aveva restaurato la vita greca,
ma le aveva inferto «il vero colpo di grazia» (La dottrina di Socrate, in
Spaventa), ponendo un nuovo principio, quello della «soggettività universale»:
caratterizzata la filosofia presocratica come indistinzione immediata di
pensiero ed essere, Socrate aveva inaugurato l’antitesi dei due termini, senza
tuttavia trovarne l’unità e la sintesi, e anzi la- sciando al pensiero moderno
questo compito ulteriore. I sofisti, dun- que, lungi dall’essere dei
distruttori, si presentavano quali profondi innovatori, anche se il loro
soggettivismo era piuttosto un individuali- smo, fermo alla dimensione naturale
ed empirica dell’individuo. So- crate trasformava, con la dottrina del
concetto, questo individualismo in un autentico, universale soggettivismo: «in
questo senso» – scriveva Spaventa – «Socrate e Cartesio, che che ne dica il
professor Bertini, si rassomigliano». Spaventa Parmenide, Hegel [Ritter Cfr.
Hegel Ma soprattutto, per il riferimento a Da questo punto di vista,
Socrate non appariva affatto come un fi- losofo pratico o morale, ma come un
filosofo schiettamente teoretico. Più precisamente, il carattere della sua
filosofia veniva indicato in un radicale formalismo. Bisogna prestare
attenzione all’uso che Spaventa fece di questa espressione, per certi versi
anticipando i temi della sua riforma della dialettica. Formalismo significava
che Socrate, scoprendo il principio nuovo della «soggettività universale», lo
riconosceva solo nella forma, nell’attività dialogica della ricerca della
verità, in quanto presupponeva, alla maniera di tutto il pensiero antico, il
contenuto og- gettivo e naturale: se per i moderni, scriveva, la soggettività è
non solo «universale» ma «assoluta», «il puro rapporto del pensiero a se
stesso», per Socrate «non è già il soggetto che determina l’essere oggettivo,
ma l’essenza oggettiva delle cose che determina il soggetto». La visione
moderna – per cui, come si chiarirà nella riforma della dialet- tica, il
pensiero è negazione determinante dell’essere -- appariva qui rovesciata, nel
senso che l’essere si delineava come il cercato, come la verità ideale del
soggetto. Questa tesi del formalismo era quella vera- mente decisiva
nell’interpretazione di Spaventa, poiché a essa veni- vano ricondotti tutti i
temi della riflessione socratica: l’induzione, il dialogo, l’ironia, e poi
soprattutto l’ignoranza, interpretata come con- sapevolezza della mancanza di
verità del soggetto, quasi come ammis- sione del limite storico della propria
posizione. E ancora, l’eudemoni- smo socratico diventava (seguendo qui i Magna
moralia) l’assenza del concetto del Bene e, quindi, la sua identificazione con
l’utile. Infine, ed è un altro aspetto di rilievo (e qui la fonte era in parte
aristotelica in parte hegeliana), mancava in Socrate la psicologia, cioè la cognizione
della parte irrazionale dell’individuo, delle passioni: la sua soggettività
«universale» non riusciva a cogliere né il contenuto del concetto né la base
irrazionale dell’individuo, restando sospesa tra il particolare e l’universale
e non potendo intravedere la sintesi e l’unità tra i due momenti, cioè
l’autentica realtà e immanenza del concetto. Nella memoria su La dottrina di
Socrate, con la quale vinse il premio della Regia Accademia di Scienze Morali e
Politiche di Napoli, Labriola non citò mai lo scritto di Spaventa, ma certo ne
riprese [Si veda per questo aspetto Mustè La dottrina di Socrate, in Spaventa. Gentile
e Socrate 43 almeno un paio di aspetti14. In primo luogo riprese la tesi del
formali- smo, a cui dedicò la parte centrale dello scritto e che anzi sviluppò
fino alle conseguenze estreme, mostrando come «il suo di Socrate sapere è pura
esigenza» e «quello che egli cerca deve ancora trovarlo» (Labriola). In secondo
luogo, insisté sulla mancanza in Socrate di ogni notizia di psicologia, con
accenti e motivi molto simili a quelli che Spaventa aveva adoperato nella
polemica con Ber- tini. Ma certo mutava il quadro complessivo
dell’interpretazione, anzi tutto per la scelta, molto radicale, di affidarsi
esclusivamente o quasi alla testimonianza di Senofonte, non attribuendo,
scriveva, «a Socrate nessun principio, massima, o opinione che non sia, o
esplicitamente riferita, o indirettamente accennata da Senofonte»; poi per il
fatto che la tesi spaventiana del formalismo serviva ora a recidere i rapporti
tra Socrate e la tradizione filosofica presocratica (ibid., 555), superando il
problema stesso che aveva animato la discussione tra Spaventa e Bertini. Per
Labriola, Socrate non era affatto un filosofo: «Socrate come semplice filosofo
– scriveva – è un parto d’immagina- zione» (ibid., 569); e tanto meno poteva
essere considerato come «il creatore del principio della soggettività», neanche
di una soggettività «universale» come quella di cui Spaventa aveva parlato. Al
contrario, la figura di Socrate era ricondotta a due linee fondamen- tali di
lettura, tra loro convergenti: da un lato il processo di sviluppo della
religione greca, dove Socrate aveva inserito l’idea della divinità «come
intelligenza autrice e reggitrice del mondo», riuscendo per questo «a isolare
la sfera morale dalla naturale; d’altro lato, in relazione agli studi che
allora conduceva per «una storia dell’etica greca» interpretò Socrate come
concreta espressione della crisi della storia greca, come l’emergere di una
colli- sione tra forma della tradizione e volontà dell’individuo: per cui,
sorge nell’individuo «il bisogno di rifarsi da sé quella certezza» che
l’opinione comune ha smarrito, tornando a porre, con l’esercizio del dialogo,
le[ L’interpretazione di Labriola è stata analizzata da Cambiano, Il Socrate di
Labriola e la storiografia tedesca e da Spinelli, Questioni socratiche: tra
Labriola, Calogero e Giannantoni che si leggono rispettivamente nel primo e nel
terzo volume di Punzo3, Spinelli ricorda opportunamente un breve quanto penetrante
articolo di Giannantoni, Il Socrate di Labriola, apparso nel supplemento di
“Paese sera”. Tra gli altri studi, mi limito a ricordare Cerasuolo, e le lucide
osservazioni di Poggi domande induttive sulla definizione, sul «cosa è» la
giustizia, la virtù, la santità. Per certi versi, Labriola seguiva la linea
interpretativa di Spa- venta, ma ne modificava la prospettiva, calando Socrate
non più nel centro problematico della storia della filosofia ma in quello della
vita religiosa e sociale del mondo greco. A prescindere dallo sviluppo
peculiare che ebbe nella memoria di Labriola, la tesi spaventiana del
formalismo di Socrate restò alla base delle prime riflessioni di Gentile. Già
nella tesi di laurea su Rosmini e Gioberti – dove il problema principale, sulle
orme di Donato Jaja, era quello dell’intuito, e quindi della profonda
differenza tra l’intuito ro- sminiano dell’essere puro e quello, platonico ma
soprattutto prove- niente da Malebranche, delle idee determinate e formate
(Gentile) – i riferimenti a Socrate risentono della discussione di Spa- venta
con Bertini. Lo si vede, soprattutto, nella nota che inserì per di- scutere la
memoria di Aurelio Covotti Per la storia della sofistica greca. Studi sulla
filosofia teoretica di Protagora (pubblicata nel 1896 negli “An- nali” della
Regia Scuola Normale Superiore di Pisa), dove, criticando le interpretazioni di
Wilhelm Halbfass e di Theodor Gomperz, ribadì la necessità di distinguere
l’individualismo empirico di Protagora dal soggettivismo di Socrate, pur sottolineando
la sua distanza dal kanti- smo, mancando ancora in Socrate «il concetto del
pensiero come pro- duttività» (Gentile). Una lettura, questa, che trovò poi uno
sviluppo più organico nella recensione al Socrate di Zuccante, dove criticò
«l’interpretazione soggettivistica» di Protagora, che l’autore aveva dato,
insistendo piuttosto sul rapporto con Demo- crito: con riferimento a un
articolo di Victor Brochard, affermò anzi che la tesi dello storico francese
andava «rovesciata», perché non Demo- crito aveva appreso da Protagora i
princìpi della gnoseologia sofistica, ma viceversa questo, Protagora, era stato
«scolaro» di quello, di Democrito (Gentile). Questo tema del rapporto tra
Socrate e Protagora era d’altronde essenziale nell’equilibrio del libro, perché
tanto Rosmini che Gioberti avevano appunto confuso i due momenti
(l’individualismo e il soggettivismo), lasciando oscillare la figura di Socrate
tra Protagora e Platone: «il Gioberti» – spiegava Gentile Gli articoli di
Brochard vennero ristampati in Brochard (ma si veda la 4° edizione ampliata,
Paris, con l’introduzione di Delbos). Gentile e Socrate 45 «come il
Rosmini, non conosce altro soggettivismo che il falso antro- pometrismo
protagoreo», e perciò, aggiungeva, si vede costretto a tro- vare in Socrate
Platone, «altrimenti del maestro di Platone non si fa che una ripetizione di
Protagora» (Gentile). Alla maniera di Spaventa, insomma, il soggettivismo di
Socrate non andava confuso né con l’individualismo di Protagora né con la
successiva dottrina pla- tonica delle idee. Questo atteggiamento spiega anche
la presenza di Socrate nel saggio su La filosofia della prassi, dove, per
dimostrare che Marx aveva assunto il concetto della prassi dall’idealismo, e
non dal mate- rialismo, chiamò in causa il «soggettivismo di Socrate», facendo
dell’antico filosofo greco il primo idealista, anzi il primo teorico della
praxis: perché, spiegava Gentile, Socrate non concepiva la verità come un bene
formato da trasmettersi, ma come il risultato di un «personale lavorio
inquisitivo», cioè del dialogo e dell’arte maieutica: «il sapere – concludeva –
importava per Socrate un’attività produttiva, ed era una soggettiva
costruzione, una continua e progressiva prassi» (Gentile). Altrove scriveva che
il merito di Socrate «consiste appunto nel superamento di quella dualità di
volontà e intelletto, che è presup- posta così dal determinismo come dal
concetto del libero arbitrio»: e arrivava ad affermare che, se avesse
approfondito questo aspetto, sa- rebbe stato condotto «al concetto hegeliano
dell’unità di libertà e ne- cessità razionale» (Gentile). Di questa singolare
definizione di Socrate come primo idealista, Gentile darà una spiegazione, nei
Discorsi di religione, quando dirà che, con Socrate, «la filosofia acquista
coscienza del suo carattere idealistico», anche se questa co- scienza «si
oscurerà tante volte nel corso del suo sviluppo storico»: e quasi per dare un
esempio di tale oscuramento, ricordava l’«idealismo ancora naturalistico» di
Platone e Aristotele, che aveva ricompreso l’intuizione socratica nel realismo
del «mondo delle idee» e in quello di «Dio, forma o atto puro, o pensiero del
pen- siero. . Questi primi riferimenti, in larga parte ispirati dalla posizione
di Spaventa, cominciarono a complicarsi negli anni appena successivi, quando
Gentile iniziò a elaborare la filosofia dell’atto puro, e quindi, bisogna
aggiungere, ad approfondire la distanza tra dialettica del pen- sato e
dialettica del pensare, tra pensiero antico e pensiero moderno. Un preludio
della successiva lettura di Socrate può essere indicato, d’altronde,
nella lunga recensione al Socrate di Zuccante, dove Gentile, richiamandosi
implicitamente (senza mai citarla) alla posizione di Spaventa, chiarì due
aspetti fondamentali della pro- pria interpretazione. In primo luogo, in un
passaggio di particolare im- portanza, rielaborò e chiarì la tesi del
formalismo socratico, definito appunto come la sua «gloria». Scrisse infatti:
la verità è che la ricerca socratica è prevalentemente umana, perché l’uomo coi
sofisti era venuto al primo piano della speculazione, segna- tamente nella
rettorica. E lo stesso tentativo di sollevare a scienza la rettorica, operato
dai sofisti, ne mette a nudo l’essenziale formalismo, e fa sentire il bisogno
di quella più schietta e più concreta scienza dello spirito, che Socrate
persegue col suo motto divino: conosci te stesso. Qui è la radice dell’unità
del suo interesse speculativo, teorico, e del suo interesse morale, pratico:
qui anche la radice del formalismo spe- culativo e morale, a cui s’arresta lo
stesso Socrate. Il quale supera la forma rettorica con l’affermazione del
contenuto della rettorica (giusto, ingiusto ecc.): ma di questo contenuto non
definisce altro che la forma: il concetto come universale, non intravveduto da
nessuno dei filosofi precedenti: il concetto di ogni cosa (logica) e il
concetto stesso del giusto (morale). In che consiste il valore di questa
scoperta, che è la gloria di Socrate (Gentile). In secondo luogo, stabilito il
senso del formalismo socratico, Gentile chiariva il significato della scoperta
logica di Socrate, affermando che si trattava non solo, e non tanto, della
scoperta del concetto, ma del «concetto del concetto», della «essenza dello
spirito»: se i filosofi prece- denti sempre avevano adoperato concetto e
definizione, ora Socrate sollevava il pensare a «pensiero del pensiero»,
conferendo agli uomini una «seconda vista», quella della schietta universalità.
Grazie a Socrate, il pensiero diventava, per la prima volta, oggetto di sé
stesso, sostituendosi all’orizzonte della natura: e questo, oltre quello più
limitativo dell’assenza di un contenuto assoluto, era il carattere del suo
formalismo, inteso appunto come considerazione della forma logica in sé stessa.
Negli scritti di questo periodo, l’accento cominciava a battere con più forza
sulla continuità tra Platone e Aristotele, perché – scriveva – «con Aristotele
[non] si fa un passo avanti» rispetto al metodo trascen- dente di Platone
(Gentile). Non solo infatti, come precisò nella prolusione palermitana su
Il concetto della storia della filosofia, Platone aveva «trasformato» il
concetto socratico in «idee eterne e immobili, puro oggetto della mente»; ma
iniziò a riportare la filosofia di Platone alla fonte eraclitea e soprattutto a
quella parme- nidea, che ai suoi occhi costituiva il vero approdo del Teeteto e
del So- fista: «Platone» – scriveva – «non vide mai altro che l’essere immobile
e realmente immoltiplicabile, tal quale l’essere (fisico) degli Eleati. Qui si
doveva arrestare una filosofia ignara della natura dello spirito». Più che
Socrate, dunque, la filosofia di Platone in- contrava, con la teoria delle
idee, l’essere di Parmenide, superando in esso anche la primitiva lezione di
Cratilo. Fu nel primo volume del Sommario di pedagogia che il giudizio su
Socrate cominciò ad assestarsi. Gentile vi si soffermò in due diverse parti
dell’opera: in primo luogo, nella sezione su L’uomo, a proposito dei concetti;
in secondo luogo, nella parte terza, su Le forme dell’educazione. Il capitolo
che dedicò al «merito di Socrate sco- pritore del concetto» finì per risultare
piuttosto singolare. Riconobbe a Socrate il «merito straordinario» di avere
affermato «il carattere uni- versale del vero» (Gentile); ma subito aggiunse
che quel con- cetto non era poi il vero concetto, il conceptus sui, ma una
forma che, conseguita per via induttiva, con «un processo di generalizzazione»,
era piuttosto irreale, astratta, lontana dalla concreta determinazione del
mondo: offrì insomma del concetto socratico una lettura singolar- mente
negativa, quasi rappresentandolo nella figura degli pseudocon- cetti o finzioni
che, nella Logica e nella Filosofia della pratica, Croce aveva teorizzato. Di
più, in un capitolo successivo, affermò che il concetto socratico, «base
dell’erronea teoria platonica e aristotelica del concetto», presupponeva la
scissione tra teoria e pratica: ne- gando dunque a Socrate proprio quel merito
che, come abbiamo osser- vato, gli aveva riconosciuto nel saggio su La
filosofia della prassi. La considerazione trovava uno sviluppo rilevante, come
si diceva, nella terza parte dell’opera, dove Gentile poneva la figura di
Socrate all’origine del concetto di «educazione negativa», collocandolo sulla
stessa linea che, nell’epoca moderna, avrebbe prodotto la «possente» opera di
Rousseau. A questo principio dell’educazione negativa, Gen- tile tornava a
rivolgere un elogio, perché capace di implicare «l’imma- nenza del divino
nell’uomo» e dunque di anticipare lo
spi- rito di libertà di Rousseau: ma anche qui osservava che Platone
aveva convertito la maieutica socratica in un innatismo delle idee, come
un ritorno dell’anima «a quella pura cognizione originaria che ella si reca in
sé dalla nascita». Una critica, d’altronde, che si legava all’idea, sostenuta
ancora nei Discorsi di religione, secondo cui il pen- siero antico non poté mai
accedere al problema morale, perché privo del principio stesso della volontà
(Gentile). In tutta la prima fase della sua riflessione, Gentile tenne fermo il
Socrate di Spaventa, cioè la tesi del formalismo e della scoperta della
soggettività universale, via via innestandovi i motivi essenziali nella propria
filosofia: così, nell’Introduzione alla filosofia parlerà di So- crate come del
«primo grande martire degl’interessi più profondi dell’uomo e della sua nobiltà
e grandezza» (Gentile), come di colui che, con il Nosce te ipsum, aveva vinto
l’antico naturalismo e sco- perto la «concezione umanistica del mondo»; e nella
più tarda Filosofia dell’arte arriverà a svolgere il motivo spaventiano (e labrioliano)
della mancanza di una psicologia in Socrate nella tesi, ben più radicale,
dell’assenza del sentimento e, in generale, del principio dell’arte in tutto il
pensiero antico (Gentile). Ma la trasforma- zione essenziale e decisiva avvenne
certamente nelle opere più siste- matiche dell’attualismo, in modo particolare
nel Sistema di logica, quando Socrate, come ora vedremo, acquistò il volto più
complesso di fondatore del logo astratto: che era uno svolgimento dell’idea,
comun- que presente in Spaventa, che proprio in lui, in Socrate, e non in Par-
menide e nei filosofi presocratici, andava indicato l’autentico inizio della
filosofia occidentale. Nella Teoria generale, dove il problema fondamentale era
quello dell’individuo e dell’individualità, si faceva più nitido il quadro
dell’intero sviluppo della filosofia greca, ponendo al centro del natu- ralismo
quella che definì «la disperata posizione di Parmenide» (Gen- tile 1959b, 107),
quintessenza dell’intero mondo mitico e presocratico e carattere della «seconda
natura» delle idee, stabilita da Platone. Tra Parmenide e Platone, Socrate
appariva come colui che aveva operato «la netta distinzione tra genere e
individuo», non riuscendo certo a trovare la sintesi tra i due momenti, ma
lasciando aperta, con il suo formalismo, tanto la via platonica tanto quella
aristotelica. Di fronte a entrambi, a Parmenide e a Platone, Socrate era
delineato come colui che «scopre il concetto come unità in cui concorre la va-
rietà delle opinioni»: affermazione di grande significato, Gentile e
Socrate perché, almeno in senso formale,
indica una rottura dell’intero natu- ralismo antico, un presagio – se così può
dirsi – della sintesi e della vera individualità, che solo il pensiero moderno,
osservando il con- cetto come conceptus sui e come autocoscienza, arriverà,
dopo il cri- stianesimo, a compiere. Però, come si diceva, solo nei due volumi
del Sistema di logica, la figura di Socrate acquistò una nuova luce e un più
preciso significato, all’interno della dialettica del logo astratto e del logo
concreto. Possiamo dire che il punto centrale della considerazione delle forme
storiche del logo astratto è proprio il passaggio da Parmenide a Socrate, che è
poi il passaggio dal naturali- smo antico alla logica del pensiero pensato, inteso
come momento eterno e insuperabile del logo. Il punto socratico è quello
fondamen- tale, se non altro perché, superando la posizione, disperata e
assurda, di Parmenide, Socrate pone, nel concetto universale, l’intero circolo
del pensiero antico, che in Platone (con la teoria della divisione) e in
Aristotele (con la teoria del sillogismo) troverà solo uno sviluppo coerente e
un adeguamento. All’altezza della dottrina del logo astratto, Gentile segnava
con meno forza, rispetto ai testi precedenti, il distacco tra So- crate e
Platone, ma indicava con molta più forza la differenza tra So- crate e
Parmenide. È vero che, in un passaggio non privo di ambiguità, disse che
Parmenide rappresentava «il fondatore della logica dell’astratto», colui che
«per primo cominciò a intendere in tutto il suo rigore il concetto del logo
quale presupposto del pensiero» (Gentile). Ma subito precisò che tale
fondazione del logo era in verità una negazione del pensiero, perché il suo
essere, privo di determina- zione e di differenza, è in realtà mancanza di
pensiero, il nulla del pen- siero, il semplice immediato: e per Gentile, così
come per Spaventa, non è l’essere di Parmenide a segnare l’inizio della logica,
come acca- deva in Hegel, ma il concetto universale di Socrate. È con Socrate
in- fatti, come ripete più volte (concordando, per altro, con quanto Croce
aveva sostenuto nella Logica), che «nasce formalmente la scienza della logica»
(Gentile), che viene posto non «l’immediato essere astratto», ma la
«mediazione», il «rapporto tra soggetto definito e predicato onde si
definisce», per cui, concludeva, «l’astratta identità dell’essere naturale di
Parmenide e di Democrito qui è vinta». E altrove Croce. chiariva: «la logica comincia propriamente
con Socrate, quando l’es- sere spezza la dura crosta primitiva della
immediatezza naturale, in cui s’era fissato nelle concezioni degli Eleati e
degli Atomisti, e si me- dia nella forma più elementare possibile del pensiero:
identità che sia unità di differenze» . Nel concetto socratico, nella
definizione, è già tutta la logica antica, che troverà nella dialettica
platonica e nel sillogismo aristotelico solo uno sviluppo necessario. Più
precisamente, Socrate diventa, nel Si- stema di logica, il fondatore della
logica dell’astratto, che non si esprime più nell’assurda immediatezza di A
(essere naturale), ma nel rapporto A=A, che indica il principio d’identità e
l’intero «circolo chiuso», come lo definì, del logo astratto: rapporto che è
già rapporto di pensiero, perché il primo A si distingue dal secondo A,
generando la figura del giudizio, sia pure di un giudizio analitico e
definitorio. Così, il passaggio (che impegnò il secondo volume dell’opera) dal
logo astratto al logo concreto indicava anche il merito e il limite della
posizione socra- tica, il suo elogio e la sua critica: perché il «circolo
chiuso» che Socrate aveva fondato, immettendo l’uomo nella regione del
pensiero, era pur sempre un circolo, una mediazione e un movimento, e perciò
inclu- deva, sia pure in maniera inconsapevole, il riferimento del pensato al
pensare, dell’astratto al concreto. Lo includeva, come spiegò, nella forma
«mitica» di tutto il pensiero antico, non ancora come «pensa- mento del logo
astratto nel concreto», ma viceversa come «pensamento del logo concreto nell’astratto»
(Gentile). La lettura del momento socratico sembrava così compiuta nei ter-
mini fondamentali. Ma negli ultimi mesi della sua vita, Gentile delineò una
intera storia della filosofia, che doveva fare parte della collana «La civiltà
europea» della casa Sansoni, e di cui riuscì a scrivere solo la prima parte,
fino a Platone. Di questa opera, che è stata pubblicata a cura di Bellezza, ci
rimane, tra le carte del filosofo, l’in- dice dell’intero lavoro (che si
sarebbe dovuto concludere con la consi- derazione di Varisco, Martinetti, Croce
e Gentile stesso) e il manoscritto di un «prospetto» che si riferisce alla
parte successiva e non scritta sulla filosofia antica, fino alla sezione terza,
che avrebbe dovuto occuparsi di epicurei, stoici, scettici, accademici e
neoplatonici. Archivio della “Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi
Filosofici”, manoscritti pubblicati. Gentile e Socrate 51 In questo ultimo
scritto sulla filosofia antica, Socrate diventava ve- ramente il centro
dell’intera considerazione, lo snodo decisivo tra na- turalismo e metafisica.
Più chiara e conseguente risultava, in primo luogo, la ricostruzione della
filosofia presocratica. Le due figure prin- cipali di questa epoca, Parmenide
ed Eraclito, rappresentavano due aspetti complementari della medesima
intuizione della natura e del cosmo, priva della luce del pensiero: nell’essere
di Parmenide, che è lo stesso fuoco di Eraclito fermato nel suo eterno ardere,
si riassume il peccato capitale della prima filosofia greca, che ora Gentile
definiva come «misticismo» (Gentile), come «intellettualismo» e «for- malismo»,
cioè – spiegava – come il primo esempio di una filosofia «che fa lavorare il
cervello, ma lascia, si può dire, vuoto e inerte il cuore». E tutto il
successivo atomismo, soprattutto in Demo- crito, gli appariva come l’esito
naturale di tale originaria assenza del pensiero, che finì, come doveva finire,
nel «pretto materialismo», dove «il pensiero è identico alla sensazione». S’intende
perché, nella linea che già era stata di Spaventa, Gentile riservasse parole di
elogio alla sofistica: a Protagora, come a colui che scopre «il tarlo se- greto
che rode questo essere a cui pur tutto, per chi pensa e ragiona, si riduce», e
che costituisce, dunque, tanto l’autocritica in- terna quanto il logico
compimento del naturalismo eleatico; e soprat- tutto a Gorgia, che scopre «la
potenza della parola», di quell’elemento attivo e umano che l’essere di
Parmenide non poteva includere né spie- gare: una potenza, quella della parola,
che rappresenta l’emergere di un nuovo mondo, di cui «non siamo più soltanto
gli spettatori, ma vi facciamo da attori». Sono i sofisti, perciò, che
«preparano Socrate e tutta la filosofia del logo che ne deriva», che «rendono
possibile la scoperta di questo nuovo mondo». E il capitolo su Socrate, come si
diceva, co- stituisce il cuore di tutta l’interpretazione che qui Gentile
proponeva del pensiero antico. A differenza di Labriola, anzi tutto, e in parte
an- che di Spaventa, Gentile mostrava di privilegiare nettamente il Socrate di
Aristotele, considerando inattendibile la descrizione di Senofonte, che ne fa
«un troppo bonario e grossolano pensatore», e in fondo anche quella di Platone,
che nei dialoghi presenta «un Socrate idealizzato e platonizzante»: «il Socrate
storico – scriveva – non è il Socrate platonico». «Più attendibile» dunque
Aristotele, pur «ne’ suoi cenni sommari», perché in Aristotele emerge-
rebbe la vera fisionomia di Socrate, autore di una sola ma fondamen- tale
scoperta, quella del concetto, o meglio della definizione e del giu- dizio,
cioè del pensiero: non il termine, ma il giudizio, «quel giudizio che come atto
del pensiero rivolto all’essere naturale Parmenide e i seguaci suoi avevano
dimostrato impossibile». Così Socrate
compie il «passo gigantesco», «trova il pensiero», e «il pensiero, per la prima
volta, si viene a trovare alla presenza di se stesso: di se stesso nell’oggetto
che può conoscere, e conosce».. Per questo, e solo per questo, Socrate rimane
per sempre «il modello da imitare» per ogni filosofo successivo, come «una
delle incarnazioni più splendide dell’ideale umano, se umanità vuol dire, come
vide So- crate, pensiero». La preferenza che Gentile accordava alla fonte
aristotelica derivava, d’altronde, da un lungo percorso, che aveva trovato
nella discussione con Zuccante un punto di particolare chiarezza. In quella oc-
casione, appoggiandosi ad alcune analisi di Gomperz e soprattutto di Joël,
aveva definito i Memorabili come l’opera «più sciagurata uscita dalla penna di
Senofonte: pesante, monotona, tutta infarcita di banalità e di vere caricature
dello spiritoso e malizioso dialogo socratico» (Gentile), soprattutto per la
tendenza ad attribuire a Socrate «una specie di prammatismo», eliminando
quell’elemento «logicistico» che per Gentile ne costituiva, invece, il tratto
saliente. Di conseguenza, aveva rifiutato l’intera impostazione di Labriola,
che aveva as- sunto il «Socrate senofonteo» come la pietra di paragone di ogni
altra testimonianza. Non si può tacere che, in tale uso delle fonti, si celava
una certa tendenziosità e forse qualche equivoco. Anzi tutto, come è facile
osservare, il richiamo ad Aristotele era, in verità, un riferimento quasi
esclusivo ai passi della Metafisica su Socrate come «fondatore della filosofia
concettuale» e «scopritore dell’universale» (Maier), con una larga
sottovalutazione di quanto, nella fonte aristotelica, rinviava alle dottrine
etiche e morali. Anche la contrappo- sizione fra la testimonianza aristotelica
e quella senofontea, seppure giustificata da un dibattito interpretativo allora
in corso (si pensi alle 18 Si ricordino, a questo proposito (soprattutto con
riferimento a Labriola, il cui scritto è definito «il migliore studio italiano
sull’argomento», e a Joël), le osservazioni di Calogero nella voce Socrate del
dell’Enciclopedia italiana. Gentile e Socrate diverse letture di
Döring e di Joël), trascurava i possibili legami che alcuni autori, come
Heinrich Maier o Georg Busolt, avevano stabilito tra i passi socratici di
Aristotele e i Memorabili senofon- tei19. Si trattava, insomma, di una
semplificazione del ben più arduo problema delle fonti socratiche, ma di una
semplificazione necessaria affinché, nel discorso di Gentile sulla filosofia
antica, emergesse in piena luce il posto assegnato a Socrate, come iniziatore
della logica e superatore del precedente naturalismo. Dunque Socrate appariva,
nelle pagine che ora Gentile vi dedicava, come la rappresentazione vivente
della scoperta del concetto come giudizio, e a questo principio del logo
andavano ricondotti tutti gli aspetti della biografia. Socrate fu, pertanto, il
maggiore dei Sofisti (Gentile), perché convertì la parola di Gorgia nella nuova
«fede nel pensiero», restituendo a quel mondo umano, che pure i sofi- sti, con
la loro opera distruttiva, avevano scoperto, il pregio dell’uni- versalità e
della verità. Questo era il senso dell’ironia e del dialogo: il dialogo,
possiamo dire, si superava nel logo, e si risolveva in esso, per- ché, come
aveva chiarito Platone nel Teeteto, era in verità un monologo, «un interno
dialogare della mente con se stessa» (ibid., 170), dove il concetto unico e
universale costituiva il presupposto e la mèta, l’inizio e la fine, dentro cui
i dialoganti, lungi dal distinguersi, si unificavano come simboli di un solo
ritmo logico. Certo Gentile riprendeva lette- ralmente l’indicazione
spaventiana del «formalismo socratico», ma in certo modo, come ora vedremo, ne
metteva piuttosto in rilievo l’aspetto positivo, schiettamente logico, rispetto
alla costru- zione successiva di una metafisica, culminante nell’opera di
Platone. «Formalismo» significava, perciò, visione formale del concetto e del
giudizio, fede nella forma del pensiero, non ancora fissato in un tra-
scendente mondo delle idee. Per molte ragioni non potrebbe dirsi che Gentile
trasformasse la fi- gura di Socrate in quella di un precursore dell’attualismo,
come per esempio era accaduto, a proposito di Gesù di Nazareth, ad Omodeo o a
Ruggiero: la sua prosa si manteneva più sobria, [Si ricordi la netta
affermazione del Maier, che risale all’edizione di Tubinga del Sokrates: «debbo
confessare che mi riesce incomprensibile come mai si siano potute dare tanta
importanza e tanta fiducia alle sue [di Aristotele] scarse osservazioni» (Maier)
controllata, ma certamente tendeva ad assegnare a Socrate un valore unico in
tutto l’orizzonte della filosofia antica20. Il «formalismo» indi- cava un
merito, non un difetto. E in tutto il capitolo sull’«essere come concetto», ne
sottolineò l’importanza, senza mai indicare il limite della visione socratica.
Limite che emerse piuttosto nelle pagine successive, quelle sull’«essere come
idea», dove, per spiegare il passaggio a Pla- tone, accennò pure al «problema
centrale di Socrate», consistente nel «dualismo da vincere» tra il mondo umano
e il mondo naturale, tra il concetto e l’esperienza, perché – scriveva –
Socrate «non aveva saputo dir nulla di quella natura che ci sta davanti, in cui
si nasce, si vive e si muore, e con cui all’uomo che pensa per concetti rimane
pur sempre da fare i conti» (Gentile). Era necessario segnare il limite di
Socrate, per offrire una spiegazione del passaggio successivo, quando il suo
«formalismo» ripiegò in una compiuta metafisica, tornando di fatto al
naturalismo e al mito eleatico dell’essere immutabile. E il lungo capitolo
sull’«essere come idea», che copre quasi la metà della parte scritta
dell’opera, costituisce in effetti una delle pagine più importanti, e in fondo
drammatiche, che Gentile abbia composto negli ultimi giorni della sua vita.
Parlò di «un nuovo abisso, che si de- lineava tra Socrate e Platone, come
quello che aveva diviso la filosofia umana di Socrate da quella naturalistica
che lo aveva preceduto; e ne preparò l’analisi con una sottile considerazione
delle scuole socrati- che minori, culminante nella figura di Euclide, che
«proveniva dall’eleatismo» e che per primo, inaugurando l’opera che sarà di
Pla- tone, «trasferiva il concetto o universale socratico dalla mente dell’uomo
nella realtà in sé. Di fronte al dualismo irri- solto di Socrate, tornava, fin
da Aristippo o Teodoro, il vento gelido della vecchia cultura, che riempiva il
«formalismo» di un contenuto antico, quello della natura, della trascendenza,
del realismo. Platone stesso, in fondo, compì questa opera necessaria,
appoggiandosi ai suoi veri maestri, l’«eracliteo Cratilo» e Parmenide, e ab-
batté «la barriera tra l’umano e il divino», innalzandovi sopra quell’edificio
possente che è la metafisica. All’analogia tra Socrate e Gesù, Gentile aveva
fatto riferimento nella recensione a G. Zuccante, Socrate. Fonti, ambiente,
vita, dottrina (Gentile). Per Omodeo, il rinvio è a Omodeo; per Ruggiero, al
primo volume di Ruggiero Gentile e Socrate Quando, in una decina di pagine di
forte intensità, entrò all’interno di questo meccanismo, e cercò di spiegare
con più precisione il passag- gio che si era consumato dal formalismo di
Socrate alla metafisica di Platone, Gentile non mancò di osservare che la
«soluzione» che la dot- trina delle idee aveva dato al «problema» di Socrate,
unificando ciò che nel maestro si conservava diviso, era in fondo fallimen-
tare, perché metteva capo a un nuovo e più duro dualismo, quello che si apriva
tra eraclitismo ed eleatismo: due anime – scrisse – inconciliabili: né Platone
riuscì più a mettere una a tacere, come in qualche modo erano riusciti a fare
Parmenide ed Era- clito e lo stesso Socrate. Il poderoso sforzo da lui tentato
di strin- gere insieme le due opposte esigenze pur nella forza indomabile
dell’energia con cui esse reciprocamente si escludono, non potrà non fallire. La
vicenda post-socratica delineava dunque la storia di un falli- mento; e di un
fallimento, bisogna aggiungere, che aveva un prezzo elevato per la filosofia:
perché l’idea di Platone altro non era che l’es- sere di Parmenide («dire idea
– scriveva – è lo stesso che dire essere») e il dialogo, che Socrate aveva
coltivato come ricerca sogget- tiva della verità, si irretiva nella dialettica
oggettiva delle idee trascen- denti, dell’essere, nella «dialettica consistente
nella relazione che hanno le idee in se stesse», in «dialettica oggettiva, che
è norma e fine della soggettiva» Gentile parlava bensì di conquista del
pensiero platonico, di progresso, ma in tutta la sua pagina circolava
l’impressione del regresso e della decadenza, del passo indietro, della
chiusura metafisica. Impressione che si fece nitida nel brano in cui, mettendo
a diretto confronto i due filosofi, Socrate e Platone, affermò che il primo, di
fronte all’antico naturalismo, aveva scoperto il pen- siero come «relazione»,
«soggetto, predicato e loro relazione», mentre l’altro quella relazione aveva
ricondotta «in un’idea suprema», unica e universale, e perciò l’aveva
annientata e assorbita nell’ordine ogget- tivo dell’essere che nega e dissolve
il pensiero: «quest’idea – spiegava – pel fatto stesso che totalizza la
relazione, l’annienta; perché l’idea delle idee, essendo unica, è irrelativa».
E dunque metteva capo all’«unità massiccia, immota, morta, che è tutto un
blocco, da prendere LA BANDIERA DI SOCRATE o lasciare. Proprio come
l’Essere eleatico. Pare pensiero, e non è. Che era una critica della metafisica
platonica e, al tempo stesso, il più alto riconoscimento a Socrate: il quale
restava, così, al centro di questa storia, come una possibilità inesplosa
dell’antico, che solo il pensiero moderno, dopo il cristianesimo, avrebbe
ripreso e realizzato. Nota bibliografica BERTINI, “Considerazioni sulla
dottrina di Socrate.” Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino. Opere
varie. Biella: Amosso. CERASUOLO.“Il “Socrate” di Labriola.” In La cultura
classica a Napoli. Napoli: Pubblicazioni del Dipartimento di Filologia Classica
dell’Università degli Studi di Napoli. BROCHARD, Études de philosophie ancienne et de
philosophie moderne. Paris: Alcan. COLLI.
Biblioteche di filosofi nella biblioteca di filosofia della Sapienza romana.”
Culture del testo e del documento. CROCE, Logica come scienza del concetto
puro, Bari: Laterza. DE RUGGIERO, GUIDO, Filosofia del cristianesimo, Dalle
origini a Nicea. Bari: Laterza. GENTILE Recensione a Zuccante, Socrate. Fonti,
am- biente, vita, dottrina (Torino). La Critica. Sistema di logica come teoria
del conoscere. Firenze: Sansoni. Rosmini e Gioberti. Saggio storico sulla
filosofia italiana del Risorgi- mento. Firenze: Sansoni. Sistema di logica come
teoria del conoscere. Firenze: Sansoni. La filosofia di Marx. Firenze: Sansoni.
Teoria generale dello spirito come atto puro. Firenze: Sansoni. Storia della
filosofia (dalle origini a Platone), a cura di V.A. Bellezza. Firenze: Sansoni.
La religione. Firenze: Sansoni. Gentile e Socrate. La riforma della dialettica
hegeliana. Firenze: Sansoni. La filosofia dell’arte. Firenze: Sansoni. Introduzione
alla filosofia. Firenze: Sansoni. Sommario di pedagogia come scienza filosofica.
Firenze: Sansoni. Spaventa. Firenze: Le Lettere. HEGEL, GEORG WILHELM
FRIEDRICH, Lezioni sulla storia della filosofia. Firenze: La Nuova Italia. Lezioni
sulla storia della filosofia (vol. II). Firenze: La Nuova Italia. Scienza della
logica. Roma-Bari: Laterza. LABRIOLA,“La dottrina di Socrate secondo Senofonte
Platone ed Aristotele.” In Tutti gli scritti filosofici e di teoria dell’educa-
zione, a cura di L. Basile e L. Steardo. Milano: Bompiani. MAIER, Socrate. La
sua opera e il suo posto nella storia. Firenze: La Nuova Italia, ed. or.
Sokrates: sein Werk und seine geschichtliche Stellung. Tübingen: Mohr. MUSTÈ,
“Il senso della dialettica nella filosofia di Bertrando Spaventa.” Filosofia
italiana. OMODEO, Gesù e le origini del cristianesimo. Messina: Princi- pato,
POGGI, STEFANO, Introduzione a Labriola. Roma-Bari: Laterza. PUNZO Labriola.
Celebrazioni del centenario della morte. Cassino: Edizioni Dell’università
Degli Studi di Cassino, RITTER, Histoire de la philosophie ancienne, 4 voll.,
traduit de l’allemand par C.J. Tissot. Paris: Ladrange, SPAVENTA. Lettere,
scritti e documenti pubblicati da Benedetto Croce. Napoli: Morano, SPAVENTA,
Opere, a cura di Gentile. Firenze: Sansoni. NOME COMPIUTO: Marcello Mustè. Mustè. Keywords:
la filosofia dell’idealismo italiano, popolarismo, governo federativo,
democrazia, kratos – natoli, il potere – un concetto di kratos – dirito, il
principio politico, liberalismo – H. P. Grice, “liberal” --, partito liberale
italiano, comunismo, il libero
economico, il libero etico, libero politico, ri-sorgimento italiano, libertà del
volere, “Gentile e Socrrate” -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mustè” – The
Swimming-Pool Library.


No comments:
Post a Comment