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Tuesday, July 15, 2025

LUIGI SPERANZA -- GRICE ITALO A-Z M

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Moiso: la ragione conversazionale e ROMOLO, o dell’implicatura conversazionale della filosofia della mitologia – la scuola di Torino -- filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Torino). Abstract. Grice: “Quine, sometime Eastman professor at Oxford, said that Pegasus did not exist!” Filosofo italiano. Torino, Piemonte. Grice: “I like Moiso; I would think my two favourite of his treatises is one on the ‘filosofia della mitologia’ (think Beowulf!) --; the other is a consideration on Goethe on ‘nature and her forms’ – having built my career on the natural/non-natural distinction, it cannot but fascinate me!” Esperto di storia della filosofia e della scienza di fama internazionale, ha insegnato nelle Torino, Macerata e Milano. Le sue ricerche hanno riguardato la filosofia post-kantiana, con particolare attenzione al pensiero di Salomon Maimon, l'idealismo tedesco, con ricerche su Kant, Fichte, Schelling e Hegel, Goethe e l'età goethiana, Achim von Arnim, il concetto di esperienza ed esperimento nel Romanticismo, la filosofia di Nietzsche nel suo rapporto con le scienze, il pensiero di Mach. È stato membro della Schelling Kommission per l'edizione critica di Schelling. Ha partecipato alla Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche di Rai Educational con due interventi sulla La filosofia della natura tedesca e sulla "Scienza specialistica e visione della natura nell’età goethiana". Presso l'Udine è stato istituito il Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Morfologia. Fondamentali per la ricerca filosofica e le oltre 100 pagine dedicate a “Pre-formazione ed epigenesis”, in “Il vivente -- aspetti filosofici, biologici e medici,” – Grice: “Interesting idea, ‘il vivente’ – we don’t have that thing in English, ‘a loose liver’ --. Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana. Caratteristica degli suoi studi è la connessione tra ricerca storico-filosofica e impianto teoretico, fatto particolarmente evidente in suo saggio su Schelling. “La filosofia di Maimon” (Milano, Mursia); “Natura e cultura” (Milano, Mursia); “Vita, natura libertà” (Milano, Mursia); “Pre-formazione ed epigenesi nell'età goethiana, in “II problema del vivente” Aspetti filosofici, biologici e medici, Verra, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana);  Nietzsche e le scienze” (Milano, Martino)-- Grice: cf. ‘gaia scienza’ – “Tra arte e scienza” (Milano, Marino);“La natura e le sue forme,” C.  Diekamp (Milano, Mimesis); “La filosofia della mitologia,” M. Alfonso (Milano, Mimesis); “Il nulla e l'assoluto” "Annuario Filosofico", “Teleo-logia dopo Kant” in: Giudizio e interpretazione in Kant. Convegno sulla Critica del Giudizio (Macerata, Genova, Idee in Schelling, in IDEA  Colloquio, Roma, Fattori e Bianchi (Olschki, Firenze); Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario A. Pieper e O. Höffe  (Milano, Guerini); Le Ricerche: una svolta in Schelling?, in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi (Milano, Guerini); “Dio come persona,” in Schelling, "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana: e gli oggetti che vi sono connessi", Commentario Pieper e Höffe (Milano, Guerini); “I paradossi dell'infinito, in: "Romanticismo e modernità", Torino, La scoperta dell’osso inter-mascellare e la questione del tipo osteologico, in Giorello, Grieco, Goethe scienziato” (Torino, Einaudi); “Schelling: il romano antico nella filosofia dell'arte, in "Rivista di estetica", Torino, pensatore e narratore dell'Europa, Milano, Gargnano del Garda, Milano: Cisalpino (Acme/Quaderni); E ho visto le idee addirittura con gl’occhi, in: Goethe: la natura e le sue forme, atti del Convegno Arte, scienza e natura in Goethe; Torino (Milano, Mimesis); C.  Diekamp,  Experientia/experimentum nel Romanticismo, in Veneziani, Experientia” (Firenze: Olschki); “L'albero della malattia -- motivi della medicina in età romantica, in Atti della sofferenza. Atti del seminario di studi. Udine,. Casale e Garelli, Itinerari,  La percezione del fenomeno originario e la sua descrizione, in: Arte, scienza e natura in Goethe. Torino, R. Pettoello, In memoriam, "Acme", Alfonso, Matteo, In guisa di introduzione. La filosofia della luce di Fichte, in "Rivista di storia della filosofia,” Ivaldo, La fichtiana dottrina della scienza, In memoria di  M.. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", Ziche, "Un terzo più alto, la loro sintesi comune". Teorie della mediazione, In memoria di  Moiso. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico",  S. Poggi, Dopo Schelling, dopo Goethe. lettore di Mach, La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", F. Vercellone, Da Goethe a Nietzsche. Tra morfologia ed ermeneutica, in In memoria di M.. La filosofia della natura, in "Annuario Filosofico", Giordanetti, Interprete di Kant", in Rivista di storia della filosofia, Frigo, Natura della forma e storicità della sua comprensione, testimonianze di colleghi e allievi, Torino,  La responsabilità dell'uomo per la natura nel pensiero degli scienziati romantici in Testimonianze (Torino, Trauben); F. Cuniberto, Corpo e mistero, in Testimonianze (Torino, Trauben, M. Alfonso, I corsi: una lezione di ricerca, in Testimonianze (Torino, Trauben); Giordanetti, Il kantismo di Nietzsche, Testimonianze” (Torino, Trauben); L. Guzzardi, Tra filosofia della natura e morfologia dei saperi: un ruolo per l'enciclopedismo, in Testimonianze” (Torino, Trauben);  Viganò, Morfologia e filosofia: la filosofia della natura come "tropica" del reale, in Testimonianze (Torino, Trauben); Potestio, Lo Schelling di Heidegger (Torino, Trauben); Mainardi,  L'estetica pittorica di Friedrich, Testimonianze, Torino, Trauben,  Cazzaniga, La filosofia dell'evoluzione, testimonianze Torino, Trauben, La natura osservata e compresa: saggi in memoria, Viganò, Milano, Guerini,  Moro, In ricordo, in "Rivista di Storia della Filosofia",  antzen, In memoriam: In ricordo, Università degli Studi di Milano, Sala Crociera Alta,  La rivoluzione di Lavoisier, in Enciclopedia delle Scienze, Goethe e la natura, in Enciclopedia delle Scienze Filosofiche, Goethe poeta e scienziato, in Enciclopedia delle Scienze La ri-culturalizzazione della scienza, in Enciclopedia delle Scienze Filosofiche, Scheda biografica su Mimesis. Grice: “Plato is clear about this: other than predicated of ‘shape’ (forma), ‘beautiful’ has no SENSE! Moiso learned that from Gothe –problem with Goethe is that he was interested in the German mandibule!” Grice: “Pliny understood this best: it’s one boring thing to see Apollo Belvedere, larger than life. The good thing is to see or experience a ‘symtagm’, such as ‘I lottatori’ della Tribuna – a statuary group of two males – one may say there is ONE form in the Lottatori – Goethe would say that each body is a form – and so there are two forms.  -- Francesco Moiso. Moiso. Keywords: la morfologia e la fisiologia del vivente --. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moiso” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Mondin: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell ritorno dell’angelo – la semantica filosofica – semantica pel sistema G – interpretazione e validità – la scuola di Monte di Malo -- filosofia veneta -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Monte di Malo). Abstract. Grice: “I thank God that we at Oxford don’t systematise philosophy as they do in Bologna, with things such as the chair in ‘Filosofia della lingua.’ It is true that some Oxonian philosophers HAVE written tracts on ‘the philosophy of language’ – such as Blackburn – but they were NEVER taken seriously. Myself, I did my part in my seminars, which myself being a university lecturer, were in theory ‘open to any member of the university’ – including most of my enemies!” -- Filosofo italiano. Monte di Malo, Vicenza, Veneto. Grice:“Trust an Aquino to provide a systematic philosophy! Mind, I’ve been called a systematic philosopher, too!” Grice: “At Oxford, we are very familiar with angels – but only Mondin takes angeologia seriously! Trust an Italian! Ponte Sant’Angelo comes to mind!” Dottore di Filosofia e Religione a Harvard. È stato decano della Facoltà di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. Mondin membro della Congregazione dei Missionari Saveriani. Nei suoi studi, le principali figure di riferimento sono state AQUINO e Tillich, da cui ha tratto l'ideale di un accordo e di un mutuo sostegno tra filosofia e teologia.  “Etica, Etica e politica, Filosofia, Antropologia filosofica, Manuale di filosofia sistematica, La Metafisica di Aquino e i suoi interpreti,” “Storia dell'antropologia filosofica” Antropologia filosofica e filosofia della cultura e dell'educazione; “Epistemologia e cosmologia; “Logica, semantica e gnoseologia; Ontologia e metafisica Storia della metafisica, Storia della metafisica, Storia della metafisica, “Ermeneutica, metafisica, analogia in Aquino; Storia della filosofia medievale Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale Il sistema filosofico di Aquino Corso Introduzione alla teologia Dio: chi è? Elementi di teologia filosofica Scienze umane e teologia Cultura, marxismo e cristianesimo I teologi della liberazione, “Il problema del linguaggio teologico dalle origini ad oggi” Filosofia e cristianesimo I teologi della speranza I grandi teologi Professore  I grandi teologi Professore  I teologi della morte di Dio Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale. Software Filosofia della cultura e dei valori Le realtà ultime e la speranza cristiana Religione Nuovo dizionario enciclopedico dei papi. Storia e insegnamenti Commento al Corpus Paulinum (expositio et lectura super epistolas Pauli apostoli) La chiesa primizia del regno. Trattato di ecclesiologia Mito e religioni. Introduzione alla mitologia religiosa e alle nuove religioni L'uomo secondo il disegno di Dio. Trattato di antropologia teologica Preesistenza, sopravvivenza, reincarnazione Teologie della prassi L'eresia del nostro secolo Società Storia dell'antropologia filosofica Antropologia filosofica. L'uomo: un progetto impossibile? Philosophical anthropology Una nuova cultura per una nuova società. In ricordo di M..  Un tomista ed "oltre" del XX secolo: M. di PMontini, Congresso tomista internazionale, Roma,  nel sito "E- Aquinas" Studium thomisticum. Grice: “M. attempts a systematic semantics. Rather he has a section on ‘semantics’ --. The expressions have to be used carefully. System itself, should be used alla Gentzen, or as Myro does with System G in my gratitude. A semantics for System  BATTISTA M. introduzione  alla  filosofia Problemi, Sistemi, Filosofi) M. INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA PROBLEMI - SISTEMI - FILOSOFI Con guida alla lettura  di alcune opere fondamentali  e glossario dei principali termini filosofici MASSIMO - MILANO Carmagnani collabora alla revisione del pre-  sente volume ed ha curato i « questionari », le « sintesi contenutistiche »  e le « chiose a margine ». Massimo  Corso di Porta Romana, Milano. Altre opere filosofiche dello stesso Autore: Corso di storia della filosofia, Massimo, Milano. L'uomo: chi è? (Elementi di antropologia filosofica), Massimo, Milano.   Introduzione alla teologia, Massimo, Milano. Cultura, marxismo e cristianesimo, Massimo, Milano.   Storia della filosofia medievale, Pontificia Università 'Urbaniana, Roma. Una nuova cultura per una nuova società (Analisi della crisi epocale della cul-  tura moderna e dei progetti per superarla), Massimo, Milano.   Il sistema filosofico di Tommaso d'Aquino (Per una lettura attuale della filo-  sofia tomista), Massimo, Milano. Il valore uomo, Dino Editore, Roma.   I Verori fondamentali (Definizione e classificazione dei valori), Dino Editore,   oma.  In quale modo contribuire alla trasformazione dell'uso di un testo  per lo studio della filosofia, affinché esso divenga lo strumento vivo  di ricerca e di riflessione?   Questa quarta edizione di Introduzione alla filosofia, completa-  mente rinnovata rispetto alla precedente, risponde a questo obiettivo,  offrendo non solo una presentazione sistematica di contenuti, ma  anche indicazioni metodologiche atte a sviluppare un processo di ri-  cerca attivo e dialogico, alla luce della propria tradizione culturale,  attraverso l'esercizio della riflessione, per arrivare a soluzioni con-  formi alla ragione e alla natura dell'uomo.   L'Autore ha introdotto, nella prima parte dedicata ai problemi filosofici, tre nuovi problemi, che durante l'ultimo decennio si sono imposti all'attenzione di tutti, quello culturale, quello epistemologico e  quello assiologico. Questi tre problemi suscitano oggi particolare in-  teresse perché ci si è resi conto che la grave crisi spirituale, che ha  colpito l'umanità intera, trova la sua ragione più profonda nella  disgregazione della cultura e dei valori e nella confusione che si fa  tra scienza e tecnica. E questo vale per chi vuole fare dello studio  della filosofia non un semplice esercizio accademico, ma, come già  pensavano i greci, uno strumento fondamentale e l’unico razional-  mente possibile, per la soluzione dei problemi della vita e della no-  stra società.   Le parti seconda (dedicata ai sistemi filosofici) e terza (dedicata  alla presentazione dei principali filosofi) sono state ampliate con  l'aggiunta di altre « scuole filosofiche », specie quelle sorte negli ulti-  mi decenni e di numerose altre « schede » sui maggiori filosofi. Nella  quarta parte, dedicata alla presentazione di alcuni grandi testi filo-  sofici, è stata inserita l'opera: Introduzione alla metafisica, che è tra  le più significative e rappresentative di Heidegger, uno dei maggiori  filosofi. Infine, il volume è completato da una quinta  (nuova) parte che contiene un « glossario » dei principali termini  filosofici, che sarà di aiuto a chi si accosta per la prima volta alla  filosofia. Questa edizione dell'opera è stata rielaborata seguendo an-  che le indicazioni di molti insegnanti che hanno usato il testo nel  passato e che sono stati da noi interpellati con « schede-inchiesta ».   Ogni capitolo del testo è corredato di questionari, di concetti da  ritenere, di sintesi contenutistiche e di chiose a margine, che, opportunamente utilizzati, costituiscono un adeguato sussidio per un mi-  gliore approfondimento e una rapida consultazione. I questionari assolvono la duplice funzione propedeutica e di    verifica: a) i questionari propedeutici sono finalizzati a suscitare il  problema nei suoi aspetti fondamentali; b) i questionari di verifica  e discussione consentono il controllo del processo di apprendimento  in ordine ai contenuti, il raccordo tra le successive fasi di lavoro e  la discussione sui temi di maggior rilievo. I concetti da ritenere sono finalizzati alla corretta acquisizione  del linguaggio tecnico e alla capacità di gestire con maggiore facilità  qualsiasi testo filosofico. Le sintesi contenutistiche, elaborate alla fine di ogni capitolo,  hanno lo scopo di favorire la padronanza costante dei contenuti acquisiti.  Le chiose, ai margini del testo permettono di individuare su-  bito i temi centrali presentati. Alla fine di ogni capitolo una breve ed aggiornata bibliografia  segnala, secondo le necessità, opere per approfondire temi parti-  colari.   Questa opera, oltre che per uso scolastico, date le sue caratteri-  stiche che ne fanno una piccola enciclopedia filosofica (da consul-  tare nelle più svariate occasioni), la riteniamo molto utile anche per  tutti coloro che vogliono conoscere gli elementi fondamentali della  filosofia come studio dei grandi problemi dell'umanità e vogliono  aggiornarsi su di essi.   Ricordiamo, infine, che l'Autore ha curato presso la nostra edi-  trice un Corso di storia della filosofia, in tre volumi, con le stesse  caratteristiche metodologiche della presente opera e con un'ampia  antologia di testi dei maggiori filosofi di ogni epoca. Il terzo volume  del Corso suddetto, di pp. 616, presenta in modo esauriente la filo-  sofia degli ultimi due secoli e può diventare un o ttimo strumento  per far conoscere le maggiori correnti filosofiche contemporanee ad  ogni persona di cultura media superiore. QUESTIONARIO PROPEDEUTICO Chi sono? Da dove vengo e dove vado? Che cosa è la vita? Sono questi  i « perché » fondamentali che l’uomo si pone. Quali risposte dare a questi perché? Rispetto agli altri esseri viventi, che cosa significa essere uomo?   4. Che cosa significa essere dotato di intelligenza, di volontà, di capacità  di amare?  Che cos'è il pensiero? Che cos'è la realtà? Che rapporto c'è tra la capa-  cità di pensaree la realtà? Che cos'è la verità? 6. Che cosa significa essere libero? Che cosa significa essere condizionato? Qual è il criterio che deve regolare il rapporto con i propri simili e con l’uso delle cose? Che cos'è il bene? Che cos'è l'utile? Che rapporto c’è tra bene e utile? . 7. Ciascuno di noi ha bisogno degli altri. Come e perché? L'uomo, si dice, è naturalmente filosofo, cioè « amico della sa- pienza »; bramoso di sapere, egli non si accontenta di vivere alla giornata e di accettare passivamente le informazioni che l’esperien- za immediata gli offre, come fanno gli animali. Il suo sguardo inquisitivo vuole conoscere il perché delle cose, soprattutto il perché della propria vita. Che cos'è la filosofia 1.1 La conoscenza intellettuale L'uomo è un essere che pensa: egli è dotato di una capacità cono- scitiva superiore a quella degli altri esseri viventi appartenenti sia al regno vegetale che a quello animale. Gli animali, ad esempio, pos- sono avere coscienza ma non autocoscienza; essi sanno, ma non sanno di sapere; desiderano, ma non sanno di desiderare; amano, ma non sanno di amare; crescono, diventano adulti e muoiono, ma non sono consapevoli di queste trasformazioni del loro essere. L'uomo non solo percepisce con i sensi gli eventi particolari, come Come è accennato nella presentazione dell'Editore, i questionari pro- pedeutici hanno lo scopo, attraverso l'esercizio della riflessione e dell’autorifles- sione, di suscitare la partecipazione attiva degli allievi alla costruzione previa della lezione, Superiorità della conoscenza umana Conoscenza razionale e conoscenza simbolica Varie definizioni del termine ‘‘filosofia’’ gli altri esseri viventi, ma con la sua ragione è in grado di acquisire idee generali o di formulare giudizi universali. Egli non conosce solo i fatti ma anche i « perché ». La conoscenza intellettuale, di cui l'uomo è dotato, assume due forme principali: quella razionale o logica (che opera con i concetti) e quella simbolica o analogica (che opera con le immagini, i simboli, i miti, le parabole, ecc.). La prima è di tipo speculativo e astratto, mentre la seconda è di tipo figurativo, concreto. La conoscenza simbolica non è necessariamente inferiore a quella razionale, anzi per alcune sfere della realtà (per esempio: arte e re- ligione) essa è più congeniale della seconda. me il valore della vita e della conoscenza umana, la libertà, la natura del male, l'origine e il valore della legge morale. Di questi problemi si occupa soltanto la filosofia. In secondo luogo, perché, mentre le scienze studiano questa o quella dimensione della realtà, la filosofia ha per oggetto l’intero, la totalità, l'universo preso globalmente. Ecco, pertanto, la prima caratteristica che distingue la filosofia da qualsiasi altra forma di sapere: essa studia tutta la realtà ò, co- munque, cerca di ottenere una comprensione completa ed esauriente di ogni settore della realtà. Essa si preoccupa soprattutto, di sapere, di comprendere; mentre la scienza si accontenta di analizzare e di calcolare. 1.3 Natura della filosofia Ma ci sono anche altre tre qualità che contribuiscono a dare al sapere filosofico un carattere proprio e specifico: a) lo strumento di ricerca; b) il metodo; c) il fine o scopo. a) Lo strumento di ricerca, di analisi di cui si serve la filosofia è la ragione, la pura ragione, il « puro ragionamento », come dice Platone. Essa non dispone di microscopi, telescopi, macchine foto- grafiche, ecc. Non può effettuare controlli con strumenti materiali né affrettare le sue operazioni ricorrendo agli elaboratori. Anche gli strumenti conoscitivi, di cui si serve ogni uomo e ogni scienziato, i sensi e la fantasia, al filosofo servono solo nella fase iniziale, per ottenere quelle cognizioni del reale, su cui poi indirizza lo sguardo penetrante della ragione. Il lavoro vero e proprio dell'indagine filo- sofica è compiuto dalla sola ragione, Ia quale per sottrarsi a qualsiasi distrazione si chiude dentro il suo sacro recinto, lontana dal frastuo- no delle macchine, dalla seduzione dei piaceri e dalla prassi, dalia confusione dei sensi, in solitaria compagnia col proprio oggetto. b) Il metodo della filosofia è essenzialmente raziocinativo, anche se non esclude qualche momento intuitivo (sia nella fase iniziale sia in quella terminale). I procedimenti raziocinativi sono però mol- 9 La filosofia può esaminare ogni cosa La filosofia, a differenza delle singole scienze, studia ogni settore della realtà Lo strumento di ricerca della filosofia è la ragione La fiiosotia nella su ricerca ha un metodo e un fine La filosofia elementare è soprattutto narrativa: si esprime attraverso i miti Con l’indagine razionale è sorta la filosofia scientifica teplici, di cui i più importanti sono l’induzione e la deduzione. La filosofia li adopera entrambi: il primo per risalire dai fatti ai prin- cipi « primi », il secondo per ridiscendere dai principi primi ed illu- minare ulteriormente i fatti, per comprenderli meglio. c) La filosofia si distingue dalle scienze anche nel fine. La filo- sofia non è volta a fini pratici e interessati, come la scienza, l’arte, la religione e la tecnica, le quali, in un modo o nell'altro, hanno sempre di mira qualche soddisfazione oppure qualche vantaggio. La filosofia ha per unico obiettivo la conoscenza; essa mira semplicemente a ricercare la verità per se stessa, a prescindere da eventuali utiliz- zazioni pratiche. La filosofia ha uno scopo puramente teoretico, ossia contemplativo; non ricerca per nessun vantaggio che sia ad essa estraneo, ma per se stessa; essa è quindi come ha detto egregia- mente Aristotele nella Metafisica — « libera », in quanto non è asservita ad alcuna utilizzazione di ordine pratico, e quindi si realizza e si risolve nella pura contemplazione del vero. 2. Le origini della filosofia 2.1 Filosofia elementare e scientifica L'uomo  l'abbiamo già visto è per natura filosofo: in quan- to essere ragionevole egli è portato ad interrogarsi su tutto ciò che c'è, tutto ciò che accade, tutto ciò che compie e tutto ciò che vale. Le questioni ultime non sono una riserva di caccia aperta soltanto ai dotti e ai letterati, ma è aperta anche all'uomo della strada, an- che all'analfabeta. Esiste pertanto una filosofia elementare che è comune a tutti gli uomini. a La forma letteraria della filosofia elementare è quella del rac- conto: è essenzialmente filosofia narrativa (non è filosofia argomen- tativa, raziocinativa, sistematica); la filosofia elementare si esprime attraverso miti, presentati in racconti, poemi, diari. Sotto queste forme essa è presente in tutte le civiltà, in particolare nelle grandi civiltà orientali (cinese e indiana) e nelle antiche civiltà del vicino Oriente (egiziana, assiro-babilonese, ittita ed ebraica. Ma, come abbiamo già spiegato in precedenza, oltre alla filosofia elementare esiste anche una filosofia scientifica, sistematica, spe- cializzata. Questa forma di filosofia, storicamente, si è sviluppata soltanto in Occidente (al pari della scienza e della tecnologia). Per quale motivo? Perché soltanto gli occidentali, a partire dal popolo greco, sono riusciti a mettere a punto gli strumenti concettuali (la logica, la dialettica, il puro ragionamento) che sono necessari per elevare la filosofia dal livello elementare a quello scientifico. Infatti anche nelle altre culture, specialmente in quelle derivanti dalle grandi civiltà mediorientali ed orientali, elementi filosofici appaiono in contesti di carattere prevalentemente religioso e pertanto non 10 possono essere definiti « filosofia » in senso scientifico vero e pro- prio. Che i problemi ultimi si possono affrontare e risolvere col puro ragionamento (controllato dalle regole della logica) fu scoper- to da Parmenide, Eraclito, Platone e, soprattutto, da Aristotele. Que- ste grandi intelligenze dell’Ellade cercarono la filosofia come scien- za. La filosofia è quindi una conquista degli occidentali e, fino ai giorni nostri, è rimasta una prerogativa del pensiero occidentale. È per questo motivo che ogni storia della filosofia coincide pratica- mente con l'esposizione delle teorie dei filosofi dell'Occidente. 2.2 Mito e filosofia L'umanità primitiva (lo si può constatare presso tutti i popoli) per qualsiasi problema si è accontentata di dare delle spiegazioni mitiche. Così alla domanda: « Perché tuona? » ha risposto: « Per- ché Giove è adirato »; alla domanda: « Perché tira vento? » ha ri- sposto: « Perché Eolo si è infuriato ». A noi moderni queste soluzioni paiono semplicistiche e sbaglia- te. Tuttavia, storicamente, esse hanno grandissima importanza, in quanto rappresentano il primo sforzo fatto dall'umanità per render- si conto della natura delle cose e delle loro cause. Sotto il velo fan- tastico c'è in esse un'autentica ricèrca delle « cause prime » del mondo. Per questo motivo, riteniamo opportuno spendere qui qualche parola sul mito, sulla sua definizione, sulle sue interpretazioni prin- cipali e sul passaggio dalla mitologia greca alla filosofia. Il Turchi, noto studioso della storia delle religioni, definisce così il mito: « Il mito, nella sua accezione generale e nelia sua scaturigi- ne psicologica, è l'animazione dei fenomeni delia natura e della vità, dovuta a qualche forma primordiale ed intuitiva della conoscenza umana, in virtù della quale l'uomo proietta se siesso nelle cose, cioè le anima e personifica dando loro figura e atteggiamenti sugge- riti dalla sua immaginazione; esso è, insomma, una rappresentazio- ne fantastica della realtà spontaneamente delineata dal meccani- smo mentale ».! Di questa lunga definizione possiamo ritenere l’ulti- ma parte: il mito è una rappresentazione fantastica, intuitivamen- te delineata dal processo mentale dell'uomo, al fine di dare un'’in- terpretazione e una spiegazione ai fenomeni delia natura e della vita. Come s'è detto, sin dall'inizio l'uomo ha cercato di indagare l'origine dell'universo, la natura delle cose e delle forze cui egli si sentiva soggetto. A questa indagine, sotto la spinta cella fanta- sia creatrice e dell’intuizione, doti così vive ancor oggi presso i po- poli primitivi, egli ha dato colore e forma, costruendosi un mondo di esseri viventi (con sembianza umana oppure ferina), dotati di storia. La loro funzione è di fornire una spiegazione per qualsiasi ! TURCHI, Le religioni dell'umanità, Assisi. 11 Ii mito è ia prima riscosta dell’umanità ai fenomeni delia naiura e delia vita Rivaiutazione del mito quale risposta “‘prelogica’’ ai problemi dell’esistenza umana evenio della natura e dell’esistenza umana: per la guerra come per la pace, per la quiete come per la tempesta, per l'abbondanza come per la carestia, per la buona salute come per la malattia, per la na- scita come per la morte. Tutti i popoli antichi, gli assiri, i babilonesi, i persiani, gli egiziani, gli indiani, i cinesi, i romani, i galli, i greci, hanno i loro miti. Però, fra tutte le mitologie, la greca è quella che spicca maggiormente per ricchezza, ordine e umanità. Non c'è quindi da essere sorpresi se fu proprio dalla mitologia greca che prese svi- luppo la filosofia. Del mito sono state fornite le più svariate interpretazioni, di cui le principali sono due: mito = verità, mito = favola. Secondo l’interpretazione « mito = verità », il mito è una rappre- sentazione fantastica che intende esprimere una verità. Secondo l'interpretazione « mito = favola », il mito è un racconto immagi- noso senza nessun intento teoretico. I miti, secondo la prima inter- pretazione, sono le uniche spiegazioni che l'umanità, ai suoi primor- di, era in grado di fornire delle cose, ma sono spiegazioni in cui credeva fermamente. I miti, nella seconda interpretazione, sono raffigurazioni fantastiche in cui nessuno ha mai creduto, e meno degli altri i loro creatori. I primi a considerare i miti delle pure favole furono i filosofi greci. A loro più tardi si sono associati volentieri i Padri della Chiesa, gli scolastici e la maggior parte dei filosofi moderni. Ma, a partire dall'inizio del nostro secolo, vari studiosi di storia delle religioni (Eliade}, di psicologia (Freud), di filosofia (Heidegger), di antropologia (Lévi-Strauss), di teologia (Bultmann) hanno inco- minciato ad appoggiare l'interpretazione mito = verità, indotti a ciò dall’argomento che l'umanità primitiva, pur non potendo darsi del- l'universo una spiegazione « logica », cioè concettuale, ragionata e metodica, tuttavia deve aver cercato di darsi una spiegazione più o meno intuitiva di fenomeni come la vita, la morte, il bene, il male, ecc., fenomeni che colpiscono la mente di qualsiasi osservato- re, per quanto poco istruito. Secondo molti studiosi contemporanei, i miti nascondono, pertanto, sotto la maschera di immagini più o meno eloquenti, la risposta « prelogica » fornita dall'umanità pri- mitiva a questi grossi problemi. Tale risposta, a loro giudizio, me- rita d'essere presa in considerazione anche oggi, perché l’umanità primitiva, semplice e attenta, in alcuni casi può aver colto intuitiva- mente nel segno più dell'umanità progredita, troppo smaliziata e distratta che si vale dei metodi raffinati della logica, della dialettica e della scienza. Dall'analisi degli studiosi del nostro tempo risulta che presso i popoli antichi il mito ha svolto tre funzioni principali: religiosa, sociale e filosofica. Anzitutto « il mito è il primo gradino nel processo di compren- sione dei sentimenti religiosi più profondi dell’uomo; è il prototipo 12 della teologia »? Però, allo stesso tempo, esso è anche ciò che se- gnala e garantisce l'appartenenza ad un gruppo sociale piuttosto che ad un altro; infatti la diversa appartenenza dipende dai miti particolari che uno sposa e coltiva. Infine il mito svolge anche una funzione affine a quella della filosofia in quanto esso rappresenta il modo di autocomprendersi dei popoli primitivi. Anche l’uomo del- le civiltà antiche è consapevole di certi fatti e valori, e cristallizza la causa dei primi e la realtà dei secondi in quelle rappresentazioni fantastiche che sono appunto i miti. Noi siamo del parere che il mito sia denso di significato sia religioso che filosofico, sia sociale che personale. Però non siamo disposti a rivalutarlo fino al punto. di stabilire una equiparazione diretta tra mito e filosofia. Questa, pur proponendosi essenzialmen- te lo stesso obiettivo del mito, ossia quello di fornire una compren- sione esaustiva delle cose, cerca di conseguirlo in un modo comple- tamente diverso. Infatti il mito procede con la rappresentazione fan- tastica, con l'immaginazione poetica, con intuitive analogie suggeri- te dall'esperienza sensibile; pertanto resta al di qua del /ogos, ossia al di qua della spiegazione razionale. Invece la filosofia opera con la sola ragione, con rigore logico, con spirito critico, con motiva- zioni razionali, con argomentazioni stringenti’ basate su principi il cui valore è stato previamente assodato in forma esplicita? 3. | problemi filosofici fondamentali Abbiamo già detto che ogni cosa è suscettibile di indagine filo- sofica; si può, quindi, dare una filosofia dell'uomo, degli animali, del mondo, della vita, della materia, degli dèi, della società, della politica, della religione, dell’arte, della scienza, del linguaggio, dello sport, del riso, del gioco, ecc. Di fatto, però, coloro che si chiama- no filosofi hanno studiato di preferenza soltanto alcuni problemi, quelli che vanno sotto il nome di logica, gnoseologia (o problema del- la conoscenza), epistemologia, metafisica, cosmologia, antropologia, etica, teodicea {o religione), politica, estetica, pedagogia, cultura, linguaggio e assiologia, le quali costituiscono pertanto anche le parti principali della filosofia. La logica si occupa del problema del- l'esattezza del ragionamento; la gnoseologia della conoscenza; l'e pi- stemologia, nell'accezione attuale del termine, della scienza, del suo fondamento e del suo valore; la metafisica, del fondamento ultimo ? GILKEY, I! destino della religione nell'èra tecnologica, Roma. ? Aristotele dice che la differenza specifica tra scienza ed esperienza sta nel fatto che la seconda testimonia che qualcosa è accaduto e ne rappresenta il come, mentre la prima cerca di chiarirne il perché. A nostro avviso, anche la differenza tra mito e filosofia sta proprio qui. Il mito ci dice come si struttura l'universo, ossia il mondo degli dèi, degli uomini e delle cose. La filosofia invece vuole spiegare il perché del mondo, dell'uomo e di Dio. 13 | fondamenti filosofici sono le costanti della riflessione umana delle cose in generale; la cosmologia, della costituzione essenziale delle cose materiali, della loro origine e del loro divenire; l'antro po- logia, dell'uomo, della sua natura e del valore della sua persona; la teodicea, del problema religioso ossia dell'esistenza e della natura di Dio e dei rapporti che gli uomini hanno con lui; l’etica, dell'origine e della natura della legge morale, della virtù e della felicità; la politica, dell'origine e della struttura dello Stato; l’estetica, del problema del bello e della natura e funzione dell’arte; la pedagogia, dell’educazio- ne; la cultura del complesso delle conoscenze e dei comportamenti dell'uomo; l'assiologia, dei valori. Essendo queste le costanti del filosofare, che in forma più o meno accentuata sono presenti in tutte le epoche della storia, prima di iniziarne lo studio sistematico è opportuno acquisire un'idea abba- stanza precisa dei problemi che esse abbracciano e intendono risol- vere. A tale esigenza si propone di rispondere il presente volume. Esso non è diretto agli specialisti ma a chi inizia a studiare la filosofia. Per questo motivo, i singoli problemi sono esposti e di- scussi in forma semplice, precisa, essenziale. Di ogni problema si illustrano le origini e gli sviluppi storici, le soluzioni prospettate dai vari filosofi attraverso i secoli e le questioni tuttora aperte e pendenti. CONCETTI DA RITENERE Conoscere; filosofia; filosofo Intelletto; razionalità; logicità — Ricerca; metodo; finalità — Scienza; tecnologia; scientificità — Induzione; deduzione — Mito; favola; risposta « pre-logica » o intuitiva. SINTESI CONTENUTISTICA Che cos'è la filosofia  La conoscenza umana è superiore a quella degli altri esseri viventi. A livello intellettuale essa assume due forme: razionale o logica e simbolica o analogica. L'uomo è naturalmente « filosofo », egli cerca sempre il perché delle cose. Vengono chiamati « filosofi » coloro che hanno come primo scopo queste ricerche condotte in modo sistematico, per arrivare ad avere delle risposte ai grandi interrogativi che da sempre si è posta l’uma- nità. La filosofia ha una sfera particolare di competenza. Non è facile però stabilire in modo specifico il campo di ricerca proprio della filosofia. In realtà i filosofi si sono occupati non solo dello studio dell'uomo, ma anche del lin- guaggio, dell'essere, della storia, dell’arte, della cultura, della politica, ecc. Si può dire pertanto che la filosofia si occupa di ogni cosa, ricercandone le cause e le ragioni fondamentali. Inoltre, mentre le singole scienze studiano una par- ticolare dimensione della realtà, la filosofia ha per oggetto l'universo preso nella sua totalità. . 2) La specificità della filosofia è data dal fatto che essa si vale: a) di uno strumento di ricerca, che è dato dalla ragione; b) di un metodo raziocinativo, valendosi dell’induzione e della deduzione; c) dell'obiettivo specifico della co- noscenza. 14 3) Le origini della filosofia — Filosofia elementare (comune a tutti gli uomini) e scientifica (sistematica, specializzata). Rapporto tra mito e filosofia. Due principali interpretazioni del mito: mito = verità, mito = favola. Mentre sino al secolo scorso ha dominato il concetto del mito = favola, dall’inizio del secolo XX molti studiosi hanno ripreso il concetto di « mito = verità » in quanto l'umanità primitiva, non potendo dare una spiegazione « logica » del- l'universo, ha cercato una spiegazione intuitiva ai grandi fenomeni come la vita, la morte, il bene, il male, ecc. I miti, sotto la maschera di immagini varie, danno una risposta « prelogica » a questi fenomeni. Dalla mitologia greca prese sviluppo la filosofia. Funzione religiosa, sociale e filosofica del mito. 4) I problemi filosofici fondamentali — La logica (studio dell'oggetto del pensiero in quanto tale) si divide in formale, trascendentale e matematica. Il « sillogismo » aristotelico; l'epistemologia (teoria generale del sapere scienti- fico) e la gnoseologia (teoria filosofica della conoscenza); la cosmologia (studio della forma e delle leggi dell'universo); l'antropologia {studio dell’uomo); la metafisica (studio dell'essere in quanto tale); l'etica o morale (studio dell'agire umano con riferimento all'ultimo fine); l’estetica (studio dell'attività e della produzione artistica); la politica (studio dell'origine e del fondamento dello stato); la teodicea {studio di Dio); la storia (lo studio del senso della storia); la pedagogia (scienza dell'educazione); la cultura (l'insieme di costumi, valori, ecc., propri di un popolo); l’assiologia (studio dei valori). QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Animali e uomo: in che cosa consiste la differenza? 2. Quali forme assume, nell'uomo, la conoscenza intellettuale? 3. Perché l’uomo è stato sempre naturalmente filosofo? L'uomo come si differenzia dagli altri esseri viventi? 4. Che cosa sono la filosofia e il filosofo? 5. La differenza tra filosofia e scienze consiste nell'oggetto o nel metodo? 6. Quali sono le principali concezioni cosmologiche della scienza contem- poranea? 7. Che cosa è il mito? Come è sorto? 8. Perché si dice oggi che il mito è una risposta « prelogica » dell'umanità? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI 1. Sul concetto di filosofia: AA.Vv., Enciclopedia Garzanti di filosofia, Garzanti, Milano 1986°. AA.Vv., Scienza e filosofia oggi, Massimo, Milano 1980. GENTILE M., Che cosa è il sapere, La Scuola, Brescia. MARITAIN J., Introduzione alla filosofia, Massimo, Milano 1986. Morra G.F., Filosofia per tutti, La Scuola, Brescia 1974. PIEPER J., Per la filosofia, Ares, Milano 1966. RicoBELLO A., Perché la filosofia, La Scuola, Brescia 1979. VERNEAUX R., Introduzione e logica, Paideia, Brescia 1956. 2. Sui rapporti tra mito, religione e filosofia: ABBAGNANO N., Filosofia, religione, scienza, Taylor, Torino 1960. CopLESTON F.C., Religione e filosofia, La Scuola, Brescia 1977. MonpoLro R., Alle origini della filosofia della cultura, Il Mulino, Bologna 1956. SERVIER J., L'uomo e l'invisibile, Borla, Torino 1967. 15 SNELL B., La cultura greca e le origini del pensiero europeo, Einaudi, Torino 1963. VERNANT J., Mito e pensiero presso i greci, Einaudi, Torino 1970. 3. Sui problemi fondamentali della filosofia: AA.Vv., Studio ed insegnamento della filosofia, A.V.E., Roma 1966, 2 voll. AA.Vv., Concetti fondamentali di filosofia, Queriniana, Brescia 1982, 3 voll. AA.Vv., Storia antologica dei problemi filosofici, collana diretta da Ugo Spirito, Sansoni, Firenze 1965 ss. VOLKMANN-SCHLUCK, Introduzione al pensiero filosofico, Città Nuova, Ro- ma 1986. Per un aggiornamento generale segnaliamo la rivista quadrimestrale Per la filosofia (Filosofia e insegnamento), dell'Ed. Massimo di Milano, con temi monografici e una seconda parte di aggiornamento didattico per gli insegnanti. (Si può chiedere lo « specimen » della rivista con i sommari dei vari numeri usciti). 16 Parte prima: I PROBLEMI FILOSOFICI IL PROBLEMA LOGICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Esiste una relazione del pensiero con se stesso? 2. Eventualmente, esso come si esprime e quale valore ha? 3. Quale rapporto è possibile stabilire tra pensiero e, discorso? 1. Natura del problema La conoscenza umana è un fenomeno complesso e misterioso. Al suo studio si interessano particolarmente tre discipline filoso- fiche, la psicologia, la gnoseologia e la logica: la prima ne esa- mina l'origine e i tipi principali; la seconda ne accerta il valore, studiando il rapporto che intercorre tra la conoscenza e gli oggetti conosciuti; la terza, infine, studia le condizioni essenziali al co- stituirsi della conoscenza e fissa le regole per il suo retto funziona- mento. La logica non presuppone la gnoseologia, di cui è piuttosto uno strumento indispensabile per il raggiungimento della verità. ‘Pre- suppone invece la psicologia, perché è da quest’ultima che essa viene a sapere quali sono i tipi di conoscenza di cui è dotata la mente umana. Ottenute queste informazioni (per l'appunto dalla psicologia), la logica procede allo studio delle condizioni fondamen- tali che rendono possibili tali tipi di conoscenza ed a stabilire le norme per il loro retto funzionamento. (*) Il termine greco /ogos (dal verbo /égein = dire) presenta nella lingua originaria una pluralità di significati, che esprimono però tutti una stretta con- nessione reciproca; dal più semplice al più complesso sono i seguenti: parola, discorso, ragionamento, mente, intelletto. Il termine indica quindi sia il sog. getto pensante, sia il procedimento proprio del pensiero, sia il linguaggio nel suo irisieme che la parola nel suo valore di comunicazione e di specchio astrat- to delia realtà. La logica, di fatto, finisce per essere lo studio della retta corre- lazione di tutti quesii elementi. 17 La logica ricerca le condizioni ed il loro retto funzionamento per giungere alla gonoscenza La storia della filosofia conferma la dipendenza della logica dalla psicologia Il problema della logica si impone da sé. La logica: l’oggetto del pensiero in quanto tale La logica è lo studio degli enti di ragione Tale dipendenza della logica dalla psicologia è chiaramente con- fermata dalla storia della filosofia. Aristotele, per esempio, distin- gue tre tipi di conoscenza intellettiva (apprensione, giudizio e ra- gionamento) e così nella sua logica fissa le regole per il retto fun- zionamento dell’apprensione, del giudizio e del ragionamento. Hu- me e Stuart Mill pensano che tutta la conoscenza umana faccia capo alla fantasia e pertanto nella loro logica stabiliscono delle re- gole per il retto funzionamento della fantasia. Kant, da parte sua, distingue tre operazioni conoscitive: sensazione, giudizio e ragiona- mento, e pertanto esplora le condizioni trascendentali che rendono possibile il loro funzionamento. Il problema logico, anche se a qualcuno può sembrare artificio- so, si impone da sé. Esso prende forma non appena ci si accorge che alcune conoscenze possono essere interpretate in maniera diver- sa, oppure che la conclusione di un certo ragionamento non può essere valida. Ecco due esempi. Primo: di notte ho la sensazione d'essere colpito mortalmente da una fucilata e mi sveglio di so- prassalto; in un primo momento non so se si tratta di una per- cezione oggettiva oppure semplicemente d'un sogno. Cosa è che distingue queste due forme di conoscenza? Secondo: dalle proposi- zioni: « tutte le oche sono bipedi » e « tutti i galli sono bipedi », qualcuno potrebbe trarre la conclusione: « tutti i galli sono oche ». Per quale motivo una simile argomentazione è errata? La logica si propone, quindi, di fornire una risposta ai seguen- ti interrogativi: Ciò che esprimo quando parlo, che cos'è? E quali sono le sue strutture? Quale la sua organizzazione interna? Della logica sono state date molte definizioni. Una di quelle su cui quasi tutti gli autori si trovano d'accordo è la seguente: « è la scienza che studia il pensato in quanto pensato ». Che significa « il pensato in quanto pensato »? Vuol dire che la logica studia un oggetto di pensiero {il pensato) in quanto oggetto di pensiero (in quanto pensato) e non in quanto rappresentazione di questa o di quella cosa. Per esempio, la logica prende in esame l'idea di tavolo non in quanto è la rappresentazione più o meno fedele di questo o di quel tavolo, oppure per spiegare in che modo tale idea è entrata nella nostra men- te, ma considera il tavolo in quanto, diventato pensiero, esso assume certe particolari caratteristiche (che come oggetto fisico non ha), come l'universalità, la predicabilità, la definibilità, ecc. Così, quando spiego che nella proposizione « il tavolo è quadrato » tavolo è sogget- to e quadrato è predicato faccio un discorso che appartiene alla lo- gica e non alla fisica. Spesso si dice che la logica non studia enti reali ma enti di ragione. E questo è vero. Infatti le caratteristiche del pensato, delle idee, come l'universalità, la predicabilità, ecc. sono entità che non esistono nella natura delle cose (non sono entità fisiche), ma esistono solo nella mente. La logica si divide in tre grandi branchie: logica formale, logica trascendentale e logica matematica. 18 La logica formale esamina le caratteristiche delle idee al fine di stabilire le norme del retto argomentare. Si dice « formale », ap- punto perché ciò che l’interessa sono le caratteristiche delle idee e non i loro contenuti. Ne consegue che le norme che essa stabilisce garantiscono la correttezza del discorso ma non la sua verità. La logica trascendentale tratta della validità delle nostre cono- scenze, ossia delle condizioni alle quali esse devono la loro possi- bilità e verità, e perciò del peculiare modo di essere del pensato in quanto pensato. La logica matematica non parte da un determinato discorso al fine di determinare le regole che ne garantiscono la verità, ma procede nel senso inverso: stabilisce anzitutto un gruppo di regole sulle relazioni di certi termini tra di loro e poi procede a determi- nare quale discorso sia possibile una volta accettato tale gruppo di regole. La logica matematica viene pertanto costruita come un puro calcolo. 2. Panorama storico Aristotele ci ha dato le prime norme della logica formale: « La scienza della logica è stata scoperta dai Greci. Ciò non significa che prima di essi non vi sia stato pensiero logico: questo infatti è antico quanto il pensiero, poiché ogni ideazione fertile è con- trollata dalle regole della logica. Ma una cosa è applicare tali regole inconsciamente nelle operazioni del pensiero pratico, e un’altra for- mularle esplicitamente, in maniera da sistematizzarle sotto forma di una teoria. Spetta ad Aristotele il merito d'aver iniziato lo studio organico delle regole logiche ». Il merito principale d’Aristotele è avere fissato con grande pre- cisione le regole dell'argomentazione deduttiva, nella forma del sillogismo. Il sillogismo consta di tre proposizioni di cui le prime due sono chiamate « premesse » e la terza « conclusione ». Le tre propo- sizioni sono costruite soltanto con tre termini, denominati « me- dio », « maggiore » e « minore ». Il medio è quello che compare due volte nelle premesse ma non figura nella conclusione. Il mag- giore e il minore figurano sia nelle premesse sia nella conclusione. Il maggiore è quello che ricorre nella premessa maggiore e il mi- nore quello che ricorre nella premessa minore. Per esempio, nel sillogismo: « Tutti gli uomini sono ragionevoli; Socrate è un uo- mo; quindi Socrate è ragionevole », « uomo » è il termine medio; « ragionevole » è il termine maggiore; « Socrate » è il termine minore. ! H. REICHENBACH, La nascita della filosofia scientifica, Il Mulino, Bolo- gna 1961, p. 208, 19 La logica si divide in: — formale — trascendentale — matematica Aristotele fissa ie regole dell’argomentazione deduttiva (il sillogismo): si ha la logica ‘‘formale’’ Le quattro figure del sillogismo L’induzione: dal particolare all’universale Critica al sillogismo: da Sesto Empirico, Cartesio, Stuart Mill Del sillogismo si danno quattro figure principali, le quali si ca- ratterizzano per la diversa posizione assunta dal termine medio nel- le premesse. La prima figura si ha quando il termine medio è sog- getto della maggiore e predicato della minore; la seconda figura, quando è predicato in tutt'e due le premesse; la terza, quando è soggetto in entrambe le premesse; la quarta quando è predicato nella maggiore e soggetto nella minore. Perché il procedimento sillogistico sia retto Aristotele ha fissato otto regole fondamentali Oltre che dell’argomentazione deduttiva Aristotele s'è occupato anche di quella induttiva. Il procedimento induttivo, o induzione, si ha quando una proposizione universale viene inferita da due gruppi di proposizioni particolari. Per esempio: a) il ferro è un me- tallo, il bronzo è un metallo, l'oro è un metallo, il rame è un me- tallo, ecc.; b) il ferro è un buon conduttore di elettricità, l'oro è un buon conduttore di elettricità, il rame è un buon conduttore di elettricità, ecc.; c) dunque i metalli sono buoni conduttori di elet- tricità. L'enumerazione dei casi non può essere completa, perché i casi sono potenzialmente infiniti, ma dev'essere sufficiente a far co- gliere la ragione del fenomeno (per esempio, che l’esser metallo è la ragione della buona conducibilità). Lo studio della deduzione e soprattutto quello dell'induzione fu ulteriormente approfondito da altri filosofi dopo Aristotele. Gli Stoici e alcuni filosofi medioevali hanno sviluppato lo studio delle deduzioni imperfette, vale a dire delle argomentazioni ipotetiche e disgiuntive. Invece Bacone * e Stuart Mill5 hanno fissato alcune re- gole per rendere l’induzione più feconda e sicura. Le tabulae di Bacone offrono metodi di enumerazione dei casi; le regole di Stuart Mill precisano vari metodi di ricerca della ragione di fatti sperimentali. L'utilità del procedimento sillogistico è stata contestata da vari autori lungo il corso dei secoli, per esempio, da Sesto Empirico, Cartesio, Stuart Mill. C'è però da osservare che le loro difficoltà non muovono tanto dalla logica quanto dalla teoria della conoscenza, la quale .viene concepita in modo diverso da quello di Aristotele. ? Le otto regole del sillogismo sono: 1. I termini debbono essere soltanto tre; 2. I termini debbono avere la medesima estensione nelle premesse e nella conclusione; 3. Il medio non deve mai entrare nella conclusione; 4. Il medio deve essere preso almeno una volta in tutta la sua estensione; 5. Due premesse negative non danno nessuna conclusione; 6. Due premesse afferma- tive risultano necessariamente in una conclusione affermativa; 7. Due premesse particolari non danno nessuna conclusione; 8. La conclusione segue sempre la parte più debole, ossia se una premessa è negativa la conclusione dev'essere negativa; se una premessa è particolare, la conclusione dev'essere particolare. ? Sulla logica aristotelica cfr. B. MONDIN, Corso di storia della filosofia, vol. I, pp. 122-123, Massimo; Milano 1983. MONDIN, Corso di storia della filosofia, vol. II, pp. 103-107, Massi- mo, Milano 1984. 5 Cfr. B. MONDIN, Corso di storia della filosofia, vol. III, pp. 184-186, Massi- mo, Milano 1985, 20 Sesto Empirico e Stuart Mill negano i concetti universali, e quindi per loro è assurdo pretendere di passare dall'universale al singo- lare come si fa nel sillogismo. Invece Cartesio afferma la corioscenza intuitiva sia degli universali che dei particolari, e pertanto per lui diviene superflua qualsiasi argomentazione tesa a passare da un ordine all’altro. Invece secondo Aristotele noi abbiamo la capacità di acquistare concetti universali, ma non per intuizione, bensì me- diante l’astrazione dai particolari. L’astrazione però non comporta la conoscenza di tuiti i particolari. Così nella deduzione si vengono a conoscere nuovi casi singoli che nell'universale erano presenti sol- tanto potenzialmente. Un altro tipo di logica, detta logica trascendentale, volta a stabi lire le condizioni essenziali che rendono possibili i vari tipi di cono- scenza, fu elaborata da Kant. Questi, convinto della validità della scienza, ha esaminato quali siano gli elementi che fondano tale validità. A suo giudizio, essi non possono procedere dall’espe- rienza che non è mai dotata di necessità e universalità, ma dal sog- getto stesso: sono forme o categorie con le quali il soggetto accoglie, interpreta e classifica l’esperienza. Nella sua logica trascendentale Kant determina appunto le forme (di spazio e tempo) e le categorie (dodici) che danno ordine all'esperienza. Secondo Kant l'intelletto spontaneamente foggia gli oggetti dell'esperienza (per esempio, fa sì che essi siano regolati dai principi di causalità, di ordine, ecc.), ma non li crea; esso fornisce le condizioni a priori mediante le quali, sol- tanto, qualcosa può essere pensato come oggetto. Queste condizioni sono l'oggetto della logica trascendentale kantiana, la quale studia pertanto l'origine, la validità oggettiva e l'estensione (sempre limitata all'ordine fenomenico) delle nostre conoscenze a priori. La logica trascendentale non prescinde da ogni contenuto come la logica formale, ma solo dal contenuto empirico (sensibile) delle conoscenze. La teoria kantiana della logica trascendentale ha dato luogo ad innumerevoli dispute. C'è chi l’ha salutata come la soluzione più adeguata al problema della conoscenza scientifica; invece altri l'ha respintaoperchéprivadi fondamento oppure perché non neces- saria. Alcuni ne hanno contestata la validità, negando alla matemati- ca, alla geometria e alla fisica quelle caratteristiche di certezza asso- luta che Kant ascriveva loro. Ora, se questa obiezione è fondata, come i più recenti sviluppi della matematica e delle scienze speri- mentali sembrano attestare, è evidente che crolla il terreno su cui Kant ha costruito il suo edificio. Altri non mettono in questione la validità della scienza, ma per spiegarla non ritengono necessario po- stulare elementi conoscitivi a priori (forme e categorie). Seguendo Aristotele affermano che l’universalità e la necessità delle idee e dei giudizi non è il risultato di una sovrapposizione di queste caratteri- stiche sui dati dell'esperienza, bensì di una lettura approfondita di tali dati: non sono frutto di una sintesi dell'elemento a posteriori con 21 Kant elabora le condizioni essenziali della conoscenza: si ha la logica ‘‘trascendentale”’ Dalla critica a Kant deriva il recupero della logica aristotelica Nell'ultimo secolo si è sviluppata la logica ‘‘matematica’’ costruita come un calcolo di simboli La sintassi del linguaggio comprende: — regole di formazione — regole di deduzione Il sistema assiomatico deriva dai due tipi di regole quello a priori, bensì di un'astrazione effettuata dall’intelletto sugli oggetti dell'esperienza. L'ipotesi aristotelica rispetto a quella di Kant ha il vantaggio di salvaguardare meglio l'obiettività del conoscere e, allo stesso tem- po, è in condizione di render conto della mobilità delle scienze (fi- siche e matematiche).£ In Hegel la logica formale di Aristotele e quella trascendentale di Kant non sono abbandonate ma acquistano un senso nuovo: esse non si riferiscono più semplicemente alla sfera del pensiero, ma an- che a quella della realtà, perché, secondo Hegel, tra le due sfere c'è perfetta coincidenza: « tutto ciò che è razionale è reale e tutto ciò che è reale è razionale ». Durante l’ultimo secolo, per merito di Frege, Peano, Whitehead, Russell e altri, ha ottenuto considerevole sviluppo un terzo tipo di logica, la logica matematica {detta anche logica simbolica oppure logistica). Questa, come s'è detto, viene costruita come un calcolo di simboli, i quali non hanno nessun altro senso che quello assegna- to loro dalle rispettive regole. Il primo passo della logica matematica è stabilire la sintassi del linguaggio: ossia fissare le relazioni dei segni tra di loro, mediante alcune regole generali. Tale sintassi viene costruita indipendente- mente dalla semantica del linguaggio, la quale si occupa del rapporto dei segni con ciò di cui si parla. La sintassi comprende due gruppi di regole: di formazione e di deduzione. Le regole di formazione stabiliscono prima quali se- gni scritti (per esempio, q, p, v, -) sono espressioni del linguaggio, e poi quali combinazioni di tali espressioni sono formule ben for- mate ossia espressioni sensate, distinte dalle altre (non sensate). Alcune di queste formule ben formate vengono assunte quali as- siomi, ossia quali primi enunciati validi. Le regole di deduzione poi determinano mediante quali procedimenti (per esempio, sostituzione di una espressione ad un’altra) altri enunciati validi possono essere derivati, ossia dedotti, dagli assiomi iniziali. Sia gli assiomi sia gli enunciati dedotti sono chiamati teoremi del sistema. Il sistema che ne risulta è detto sistema assiomatico, in quanto tutti i teoremi vi sono dedotti da pochi assiomi. Come s'è detto, i sistemi assiomatici sono costruiti in modo del tutto indipendente dal significato che potrà poi essere attri- buito ai loro teoremi, quando siano applicati ad una scienza; ed i loro assiomi non hanno affatto la pretesa di essere evidenti. Per- ciò «la deduzione non consiste nell’inferire da verità evidenti altre verità, mediatamente evidenti (come nel sillogismo); ma consiste solo nel trasformare date formule assunte come primitive (ossia gli assiomi), in modo da ottenerne altre (le formule derivate): tutte ‘ Cfr. B. MONDIN, vol. II, pp. 338-347. * Cfr. B. MoNDIN, vol. III, pp. 74-80. 22 queste formule — ossia tutti i teoremi — risultano così tra di loro concatenati in un unico sistema. I sistemi sono però usualmente costruiti in vista della loro interpretazione, ossia applicazione ad una data scienza; sicché l'utilità di un sistema sta tutta nella sua ca- pacità di fornire un criterio rigoroso di distinzione di date formule — i teoremi, eventualmente interpretabili come enunciati veri di una data scienza — dalle altre formule. L'interpretazione di un sistema è data dalle regole semantiche che mettono ogni sua espressione in rapporto o con un nesso logico (disgiunzione, implicazione, ecc.) o con una delle entità (oggetto, proprietà, relazione, proposizione, ecc.) studiate in una data scienza. Il sistema e la sua interpretazione sono costruiti in modo tale che ad ogni teorema del sistema corri- sponda una proposizione vera di quella scienza in cui esso viene inter- pretato »} Perché un sistema assiomatico sia corretto e logicamente inter- pretabile si esige che sia non-contraddittorio, tale cioè che due for- mule di cui una nega quello che l’altra afferma, per esempio, « A » e « non A », non siano ambedue in esso deducibili. Senonché nel 1931 Gidel fece una scoperta che ebbe del sensa- zionale: dimostrò che la non-contraddittorietà del sistema non può essere dimostrata nel sistema stesso: ossia espréssa in un enunciato che sia teorema o assioma del sistema. Sicché per affermare valida- mente la non-contraddittorietà d'un sistema occorre usare espressio- ni estranee al sistema stesso. Si prese così coscienza dei limiti interni della logica matematica. Più tardi ci si accorse che difficoltà ancora maggiori provenivano dall'esterno, nel momento in cui si passava dal calcolo simbolico alla traduzione semantica dei sistemi assioma- tici. E in effetti le difficoltà apparvero insormontabili allorché nella traduzione dei sistemi assiomatici, in un primo tempo, si adot- tarono regole semantiche come quelle del neopositivismo, regole troppo rigide e del tutto inadeguate ad esprimere la ricchezza e varietà dell'esperienza umana. Si cercò di superare tale difficoltà abbandonando il neopositivi- smo e sviluppando una nuova filosofia del linguaggio, la filosofia analitica. Questa insegna che ogni tipo di discorso deve avere una logica sua propria e che la logica matematica si addice soltanto al discorso scientifico. Dalla filosofia analitica i logici matematici hanno appreso l’impor- tante lezione di mantenere una rigorosa distinzione tra la loro opera e quella dei semantici. In effetti i logici matematici contempo- ranei (Carnap, Quine, Church) costruiscono dei calcoli puramente formali, intesi cioè come sistemi di segni privi di significato. Solo in un secondo tempo si chiedono se vi siano delle verità significate da RIVETTI BARBO', « Il problema logico », in Studio e insegnamento della posse, Ave, Roma 1966, pp. 159-160. MONDIN, vol. III, pp. 450-456. » Cfr. Ivi, pp. 456-460. 23 L’interpretazione di un sistema: — nesso logico (disgiunzione, implicazione, ecc.) — entità (oggetto, proprietà, relazione, proposizione, ecc.) Il problema della non contradditorietà e i limiti della logica matematica La filosofia ‘‘analitica’’ insegna che la logica matematica è solo del discorso scientifico Logica ‘‘formale’’ e logica ‘’simbolica”’: affinità e differenze Oggi risulta chiaro che la logica è una tecnica ordinatrice del pensiero quei segni, e quali esse siano. Le risposte variano dal nominalismo (Quine) al platonismo (Church). Al suo primo apparire, la logica matematica parve a molti incom- patibile con la logica formale tradizionale. Questo giudizio oggi non è più condiviso da nessuno. In effetti tra le due discipline non esiste nessuna incompatibilità. Tant'è vero che in uno dei testi più classici di logica matematica (quello del Quine), tutta la prima parte non fa altro che riproporre, in forma simbolica, la logica formale di Ari- stotele. Esistono tuttavia sicuramente alcune importanti differenze tra logica formale e logica simbolica. In quest'ultima è più netta la se- parazione tra il calcolo logico e l’interpretazione semantica; mentre in Aristotele regole logiche e principi semantici sono spesso mesco- lati insieme. In secondo luogo, l'apparato della logica matematica è assai più vasto e complesso di quello della logica formale. Infine, mentre la logica tradizionale partiva dalla definizione degli enti lo- gici (concetto, giudizio, ragionamento) e poi ne ricercava le strut- ture, la logica matematica si limita a costruire i sistemi formali la- sciando alla semantica di determinare, in un secondo tempo, di quali enti si tratti. Grazie alla netta separazione tra logica e semantica oggi risulta più evidente una verità che i filosofi del passato non hanno sempre visto chiaramente: che, cioè, la logica, propriamente parlando, non è una parte della filosofia (e tanto meno tutta la filosofia come pre- tendeva Hegel) bensì una tecnica generale per ordinare rettamente il pensiero, qualsiasi pensiero. Essa è pertanto un presupposto fon- damentale di tutte le scienze, inclusa ovviamente anche la filosofia. CONCETTI DA RITENERE Psicologia; gnoseologia; logica — Logica formale, trascendentale, matematica — Sillogismo; deduzione, induzione — Sintassi del linguaggio; regole di formazione; regole di deduzione — Sistema assiomatico — Filosofia analitica SINTESI CONTENUTISTICA I. IL PROBLEMA 1. La conoscenza umana è un fenomeno complesso e misterioso. Tre disci- pline filosofiche si interessano ad esso: la psicologia {ne esamina l'origine e i tipi); la gnoseologia (ne accerta il valore); la logica (ne studia le condizioni essenziali e le regole del retto funzionamento). x 2. La logica non presuppone la gnoseologia, di cui è strumento, ma presup- pone la psicologia che le indica i diversi tipi di conoscenza. 3. Il problema logico si pone da sé quando ci si rende conto che alcune conoscenze e alcuni ragionamenti possono condurre a conclusioni diverse. Na- 24 scono allora questi interrogativi: Ciò che esprimo quando parlo che cos'è? Quali sono le sue strutture? Quale la sua organizzazione interna? 4. La logica studia un oggetto di pensiero (il pensato) in quanto oggetto di pensiero (in quanto pensato) e non in quanto rappresentazione della realtà. 5. La logica è così distinguibile: a) logica « formale »: suo oggetto sono le idee e i loro contenuti; stabilisce le regole del retto argomentare; b) logica « trascendentale »: tratta della validità delle nostre conoscenze e della loro possibilità e verità; c) logica « matematica »: è un puro calcolo che stabilisce un gruppo di regole sulla relazione tra certi termini e determina quale discorso sia possibile. PANORAMA STORICO Aristotele ha fissato nel sillogismo le regole dell’argomentazione dedut- tiva. Egli si è occupato anche dell’argomentazione induttiva, che inferisce una proposizione universale da una particolare. 2. Lo studio della deduzione e dell’induzione si è protratto nei secoli attra- verso gli stoici, Bacone, Cartesio e Stuart-Mill. 3. La logica trascendentale deve la sua paternità a Kant che attribuisce alle forme pure dello spazio e del tempo e alle categorie il compito di organiz- zare l’esperienza. 4. In Hegel la prospettiva aristotelica e quella kantiana assumono carat- tere metafisico: la realtà è il pensato del pensiero. 5. Nel sec. XX Frege, Peano, Whitehead, Russell, ecc. hanno elaborato la logica matematica o simbolica orientata a stabilire la sintassi del linguaggio incentrata sulle regole di formazione e di deduzione. Queste ultime portano alla individuazione dei sistemi assiomatici. La correttezza del sistema assioma- tico sta nella sua non contraddittorietà. Gòdel nel 1931 ha scoperto che il cri- terio di non contraddittorietà del sistema è posto fuori dal sistema stesso. 6. Una nuova filosofia del linguaggio, la filosofia analitica, insegna che ogni tipo di discorso deve avere una sua logica e che la logica matematica si addice solo al discorso scientifico. 7. Tra logica formale e logica simbolica vi sono importanti differenze: nella prima sono spesso mescolate regole logiche e princìpi semantici; nella seconda il calcolo logico e l’interpretazione semantica sono più nettamente separati. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Quale relazione intercorre tra psicologia, gnoseologia e logica? 2. Che cosa contraddistingue la logica e qual è l'oggetto del suo studio? 3. La logica in quante branchie si divide e quale significato ha ciascuna di esse? 4. Che cosa sono il sillogismo e l’induzione? 5. Quale rapporto intercorre tra la logica formale e lo studio dell'analisi logica di una lingua? 6. C'è un campo di applicazione specifica della logica matematica o simbo- lica nella nostra cultura a tecnologia avanzata? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI BocHENSKI J., La logica formale, 2 voll., Einaudi, Torino 1972. CAsARI E., La logica del Novecento, Loescher, Torino 1981. Corpi I., Introduzione alla logica, Il Mulino, Bologna 1982. 25 FucHs W.R., La nuova logica, Rizzoli, Milano 1982. GRANA N,, Filosofia della logica, Loffredo, Napoli 1982. MORANDINI F., Corso di logica, P.U.G., Roma 1971. PASQUINELLI A., Introduzione alla logica simbolica, Einaudi, Torino 1953. PIageET J., Logica e psicologia, La Nuova Italia, Firenze 1971. ‘PropI G., Storia naturale della logica, Bompiani, Milano. QuINE W.V.0., Manuale di logica, Milano 1960. REICHENBACH H., La nascita della filosofia scientifica, Il Mulino, Bologna 1961. SANGUINETI J.J., Logica e gnoseologia, Urbaniana Univ. Press, Roma 1983. SELVAGGI F., Elementi di logica, P.U.G., Roma 1979. VANNI RovIGHI S., Elementi di filosofia, I, La Scuola, Brescia 1963. VERNEAUX R., Introduzione e logica (Corso di filosofia tomista), Paideia, Brescia 1966. 26 Capitolo secondo IL PROBLEMA GNOSEOLOGICO (o problema della conoscenza) QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Che cosa si può ritenere necessario per la conoscenza? 2. È possibile analizzare i caratteri del proprio modo di conoscere? 3. Quale rapporto intercorre tra verità, errore e conoscenza? Il problema della conoscenza, s'è osservato nel capitolo preceden- te, è un problema complesso, i cui aspetti principali sono tre: primo, origine e strutturazione; secondo, valore; terzo, retto funziona- mento. Il primo aspetto è trattato dalla psicologia, il secondo dalla critica e il terzo dalla logica. Nel capitolo precedente abbiamo esa- minato l'aspetto logico; ora, nel presente capitolo, ci occuperemo sia di quello critico che di quello psicologico. I principali problemi di ordine psicologico sono due, uno riguar- da le forme della conoscenza umana e l’altro la loro origine. 1. Le forme della conoscenza umana Per quanto concerne la conoscenza umana, è evidente che anche noi come gli animali siamo dotati di alcune forme di conoscenza sensitiva: vista, udito, gusto, odorato, tatto. 'Possediamo inoltre, anche un'altra capacità, la memoria, la quale ci consente di richia- mare alla mente notizie che appartengono al passato. Vi è infine la fantasia, che ci permette di rappresentare le cose in modo originale, diversamente da come le abbiamo ricevute dall'esperienza. Così, per esempio, possiamo immaginare un bue con la testa di leone e la coda di coccodrillo, anche se di fatto un simile animale non esiste nella realtà. Sul possesso di queste facoltà non esiste nessun dubbio; perciò la filosofia non ha nulla da disputare al riguardo. Senonché la conoscenza umana fornisce anche altri dati singo- lari, appartenenti all'ordine scientifico, religioso, morale, estetico, ecc., che includono idee universali e astratte, principi generali e asso- luti, leggi necessarie, e che presentano quindi caratteristiche del tutto dissimili dalle conoscenze ottenute mediante i sensi e la fanta- sia. Di fronte a tali dati sorge inevitabilmente l’interrogativo: di che 27 Aspetti del problema della conoscenza: — orlginl e strutturazione — valore — retto funzionamento Alcune forme della conoscenza: — conoscenza sensitiva — memoria — fantasia Parmenide e i Pitagorici danno valore assoluto alla conoscenza razionale Conoscenza sensitiva e conoscenza intellettiva: orientamento platonico e orientamento aristotelico genere di conoscenze si tratta? A quale sfera appartengono? Questo è un problema impegnativo e spetta al filosofo risolverlo. Le soluzioni possibili, come ci insegna la storia della fiiosofia, sono molte. Il problema fu già dibattuto dai presocratici, i quali presentano subito una soluzione contrastata: Parmenide e i Pitagorici ricono- scono apertamente oltre alla conoscenza sensitiva anche quella ra- zionale, ma soltanto a quest’ultima ascrivono valore assoluto. In- vece Protagora, Gorgia e gli altri Sofisti ammettono solo l’esistenza della conoscenza sensitiva e in tal modo ritengono di riuscire a spiegare le profonde divergenze che si incontrano tra gli orizzonti conoscitivi di membri appartenenti a diverse società o anche allo stesso gruppo sociale. In generale, però, durante il periodo classico, quasi tutti i filosofi riconoscono l’esistenza di almeno due ordini conoscitivi: quello dei sensi e quello dell'intelletto. Ma all’interno di questo ampio accordo di fondo, si danno alcune divergenze significative tra i pensatori di orientamento platonico (Platone, Plotino, Agostino, san Bonaven- tura) e quelli di orientamento aristotelico (Aristotele, Averroè, Al- berto Magno, Tommaso d'Aquino). I platonici suddividono sia la conoscenza sensitiva che quella intellettiva in due tipi: — conoscenza sensitiva per immagine diretta, — conoscenza sensitiva per immagine indiretta, ossia mediante una copia, — conoscenza intellettiva per ragionamento (che Platone chiama dianoia e Agostino ratio inferior), — conoscenza intellettiva mediante visione (che Platone chiama noesis e Agostino illuminatio)? Gli aristotelici mantengono la prima distinzione, ma le assegna- no scarsa importanza; respingono invece la seconda in quanto a lo- ro avviso la nostra mente non è dotata di conoscenza intuitiva, ma solo astrattiva e raziocinativa.* Il problema gnoseologico assume un'importanza singolare nel- l'epoca moderna a partire da Cartesio. Questi comprende che dalla soluzione del suddetto problema dipende la soluzione di tutti gli altri. Anche nel periodo moderno come in quello classico, di fronte al problema dei tipi di conoscenza i filosofi si dividono in due grandi schieramenti: alcuni ammettono sia la conoscenza sensitiva che quella intellettiva; sono i razionalisti (Cartesio, Spinoza, Malebran- che, Leibniz) e gli idealisti (Kant, Fichte, Hegel, Croce). Altri ammet- tono soltanto la conoscenza sensitiva: sono gli empiristi (Berkeley, ! Cfr. B. MONDIN, vol. I, pp. 60-61. ? Cfr. Ivi, pp. 62-64. ? Cfr. Ivi, pp. 85-87; 217-219. ‘ Cfr. Ivi, pp. 137-139. 28 Hume), i positivisti (Comte, Spencer, Mill) e i neopositivisti (Russell, Ayer). Oggi, il problema delle forme della conoscenza rimane ancora aperto e tutto lascia prevedere che neppure nel futuro si arriverà ad una soluzione conclusiva. Ci sarà sempre anche in seguito, come nel passato, chi basandosi su ciò che è immediatamente sperimentabile affermerà che l’unica conoscenza di cui siamo dotati è quella di or- dine sensitivo. Altri invece, prendendo seriamente in esame alcune espressioni della nostra conoscenza che non sono riconducibili al- l'ordine sensitivo (come le conoscenze scientifiche, religiose, etiche, estetiche, ecc.) riterrà necessario ammettere che siamo dotati anche di una forma di conoscenza trans-sensitiva, ossia intellettiva. 2. Origine della conoscenza Le idee di cui noi siamo in possesso da dove provengono? Sono riproduzioni di oggetti esterni a noi o sono invece creazioni della nostra mente? Anche per questo problema, come per quello pre- cedente si possono dare varie soluzioni. Si può pensare che le idee siano esclusivamente frutto dell’azione dell'oggetto su di noi, oppure che siano, viceversa, il risultato dell’opera del soggetto solamente, oppure, infine, che siano dovute all'azione combinata del soggetto e dell'oggetto. (Le divergenze, però, non finiscono qui. Abbiamo visto che quasi tutti i filosofi riconoscono almeno due forme di conoscenza: quella sensitiva e quella intellettiva. Ne consegue che le tre ipotesi prece- denti vanno moltiplicate per due. E in effetti si può pensare: 1. tutta la conoscenza (sia sensitiva che intellettiva) viene pro- dotta dall'oggetto (Platone); 2. tutta la conoscenza (sia sensitiva che intellettiva) è prodotta dal soggetto (Hegel); 3. la conoscenza intellettiva è prodotta dal soggetto e quella sensitiva dall'oggetto (Occam); 4. la conoscenza intellettiva è prodotta dall'oggetto e quella sen- sitiva dal soggetto (Berkeley); 5. la conoscenza intellettiva è il risultato dell'azione combinata del soggetto e dell'oggetto, mentre invece la conoscenza sensitiva è dovuta esclusivamente all’azione dell'oggetto {Aristotele); 6. la conoscenza sensitiva e quella intellettiva sono entrambe il risultato dell'azione combinata del soggetto e dell'oggetto (Kant). Storicamente le grandi linee di sviluppo del problema dell'origine della conoscenza sono le seguenti. ‘Platone, il quale è il primo filosofo ad affrontare questa questione in maniera esplicita e sistematica, ritiene che tutta la conoscenza umana sia sensitiva che intellettiva abbia la sua origine dall'oggetto. Dato però che nel mondo fisico che esperimentiamo non esistono 29 Forme della conoscenza: è un problema aperto Le idee: — riproduzione di oggetti esterni — creazione della mente — relazione soggetto “oggetto Sei soluzioni al problema delle forme e delle origini Sviluppo storico: — Platone: l’origine è nell’oggetto (reminiscenza e anamnesi) — Aristotele: azione del soggetto In virtù dell’intelletto — Sant'Agostino: le verità eterne e l'illuminazione — San Tommaso: l’azione astrattiva dell’intelletto — Berkeley: Dio causa delle idee — Hume: il primato della sensazione oggetti universali e necessari, Platone, per spiegare l'origine della conoscenza intellettiva, ritiene necessario postulare l’esistenza di un mondo ideale costituito appunto di oggetti universali, necessari e pertanto immateriali. L'anima è stata a contatto con questo mondo delle Idee prima di entrare nel corpo: è quindi preesistita al corpo. Attualmente, quando conosciamo verità assolute noi non facciamo altro che prendere coscienza (reminiscenza, anamnesi) di quanto ab- biamo già esperito precedentemente, nell'Iperuranio.5 Aristotele considera la teoria platonica dell'origine della cono- scenza intellettiva artificiosa, arbitraria e non corroborata in alcun modo dall'esperienza. La conoscenza intellettiva a suo parere, è do- vuta in larga misura all’azione del soggetto, il quale è dotato di una potenza particolare (l'intelletto) mediante la quale elabora i dati offertigli dall'esperienza così da cogliere in essi l'elemento universale e necessario e pertanto essenziale. Sant'Agostino condivide la tesi platonica che le idee universali (le verità eterne) sono prodotte in noi dall'esterno, perché a suo giudi- zio se esse fossero causate da noi stessi non potrebbero avere quei caratteri di assolutezza, certezza, universalità, immutabilità di cui sono dotate, essendo noi esseri contingenti e fallibili; ma la modifica in un aspetto importante: la causa della loro origine non sono le Idee ma Dio. Questi le infonde nella nostra mente con la sua azione il- luminatrice (illuminatio). San Tommaso ritiene che la teoria agostiniana misconosca l’auto- nomia dell'uomo proprio in quella che è la sua facoltà più propria e specifica e che lo innalza al di sopra del regno degli animali. Ripro- pone quindi la teoria aristotelica: la conoscenza delle idee universali è dovuta all’azione dell'intelletto umano, il quale le astrae dalle cose.! Sulla linea di Platone continuano a muoversi alcuni eminenti filosofi moderni (Cartesio, Malebranche, Rosmini, Gioberti); invece altri si muovono sulla linea di Aristotele (Locke, i Neotomisti). Ma durante l'epoca moderna si affacciano soluzioni diverse da quelle tradizionali. Così, per esempio, Berkeley afferma che le idee sono tutte particolari, ma non hanno come causa della loro origine gli og- getti materiali, bensì Dio stesso.’ Hume fonda tutta la nostra cono- scenza sulla sensazione; ma non sa spiegare in che modo si formano in essa i dati iniziali Ad ogni modo, presupposti tali dati, tutte le nostre conoscenze fattuali, a suo avviso, sono frutto dell’azione della fantasia la quale le ottiene associando oppure dissociando i dati pri- mari in base alla loro contiguità nello spazio e nel tempo, alla loro 5 Cfr. Ivi, pp. 85-87. 6 Cfr. Ivi, pp. 137-139. ? Cfr. Ivi, pp. 217-219. * Cfr. Ivi, pp. 286-290. * Cfr. B. MoNnDIN, vol. II, pp. 229-230.  somiglianza e dissomiglianza, e alla loro successione causale.! Kant spiega sia la conoscenza sensitiva che quella intellettiva come il risul- tato di una sintesi di elementi forniti in parte dal soggetto e in parte dall'oggetto. L'oggetto fornisce la materia, il soggetto la forma. C'è pertanto un elemento a posteriori (la materia) ed uno a priori (la forma). Kant distingue pertanto vari elementi formali: nella cono- scenza sentitiva sono lo spazio e il tempo; nella conoscenza intellet- tiva, le dodici categorie. In tal modo Kant ritiene di aver superato l'impasse tra razionalisti ed empiristi e di avere fornito una valida spiegazione dell'origine della conoscenza scientifica." Ma la sua spie- gazione viene ben presto contestata dagli idealisti; essi escludono qualsiasi apporto dell'oggetto nella formazione della conoscenza, ritenendo che soltanto così si può salvare l'autonomia del soggetto; e affermano che la conoscenza è creazione spontanea del soggetto." Oggi si cerca di sbloccare il problema dell'origine della conoscen- za facendo intervenire nella sua formazione molti altri fattori oltre a quelli tradizionali (soggetto, oggetto, Dio). Gli psicanalisti danno rilievo al fattore subcoscienziale ed istintivo; gli strutturalisti a quello sociale; gli esistenzialisti, in particolare Heidegger, e i teorici della nuova ermeneutica (Gadamer) al fattore storico; gli analisti a quello linguistico. A nostro avviso, però, la soluzione conclusiva del problema della conoscenza non va ricercata nell’affermazione di una sola di queste componenti ad esclusione delle altre, bensì nella giusta armonizza- zione di tutti questi coefficienti tra di loro e con quei due coefficienti indispensabili che sono il soggetto e l'oggetto. 3. Valore della conoscenza Anche per quanto concerne l'aspetto critico i problemi fonda- mentali sono due: a) che valore ha la conoscenza umana? b) qual è il metodo più efficace per garantire alla nostra conoscenza il raggiun- gimento della verità? Esaminiamo anzitutto il primo problema. Il valore della nostra conoscenza diventa un problema nel mo- mento in cui facciamo esperienza dell'errore. Allora ci domandiamo: possiamo fidarci delle nostre facoltà conoscitive? Le conoscenze che esse ci procurano sono valide? Quando e in che misura? Storicamente il problema del valore della conoscenza è uno dei primi affrontati dai filosofi, i quali, poi, non hanno più cessato di dibatterlo, fino ai nostri giorni. Per risolverlo, Parmenide traccia una netta distinzione tra cono- ‘ Cfr. Ivi, pp. 234-236. " Cfr. Ivi, pp. 337-345. !? Cfr. B. MonDIN, vol. III, pp. 31-32; 67-77. 4 Cfr. Ivi, pp. 222-227; 406-414; 456-460; 468472. 31 — Kant: la conoscenza come sintesi soggetto- oggetto Valore della conoscenza: — i Sofisti: relativismo gnoseologico — Socrate: valore assoluto della conoscenza intellettiva — Platone: immortalità, assolutezza e necessità della conoscenza intellettiva — Aristotele: intelletto, essenza e verità — Agostino: evidenza dell’esistenza scenza sensitiva ed intellettiva: solo la seconda può attingere la verità; la prima al massimo può generare opinioni. I Sofisti, i quali come s'è visto hanno una concezione sensistica della conoscenza non le riconoscono in nessun caso valore assoluto: né nel campo speri- mentale né in quello filosofico né in quello religioso né in quello giuridico. Contro il relativismo e lo scetticismo dei Sofisti, Socrate fa vedere che oltre alle conoscenze dei sensi l'uomo possiede anche altre conoscenze che travalicano la sfera sensitiva come le idee di bontà, giustizia, felicità, bellezza, verità; le quali hanno valore as- soluto." Platone cerca di considerare la posizione di Socrate distinguendo due piani di realtà, quello fisico e quello ideale ed assegnando all’in- telletto la conoscenza del secondo mentre ai sensi appartiene la cono- scenza del primo. Ora, come il piano ideale è immutabile, eterno, in- corruttibile, così anche la conoscenza intellettiva è necessaria, im- mutabile e assoluta. Per contro, essendo il piano materiale mutevole e corruttibile, anche la conoscenza sensitiva è mutevole e soggetta ad errore." Aristotele condivide il pensiero di Socrate e Platone circa l’essen- ziale validità della conoscenza intellettiva, ma non la spiegazione fornita da Platone. Sono le cose stesse a suo giudizio a contenere un nucleo fondamentale sempre identico a se stesso, l'essenza. Questa non si trova al di fuori delle cose, separata, ma nelle cose. E l’intel- letto umano attinge la verità afferrando per astrazione tale essenza. Dopo Platone e Aristotele la filosofia greca attraversa un profondo travaglio, che sfocia nell’abbandono dei loro poderosi sistemi meta- fisici e nel ripiegamento, con gli Stoici e gli Epicurei, su specula- zioni di carattere etico e politico. Ma la crisi della metafisica fornisce un ulteriore motivo per mettere in dubbio il valore della ragione umana: così sorge lo “scetticismo”. Secondo questa filosofia l’uomo non può mai raggiungere con certezza la verità." Durante l’ultimo secolo avanti Cristo e nei primi secoli dell'era cristiana lo scetticismo diviene la teoria di moda oltre che in Grecia anche a Roma. Persino Agostino la condivide durante una fase della sua vita; ma poi, convertito al cristianesimo, la respinge ferma- mente, mostrando che anche ammettendo di cadere continuamente nell'errore, uno ha ciononostante e proprio per questo motivo il possesso di almeno una verità: che esiste. Si fallor, sum. « Chi può dubitare d'essere vivo, se ricorda, capisce, desidera, pensa, conosce e giudica? Dal momento che egli ha questo dubbio, egli vive; se egli dubita, pensa. Per quanti dubbi egli abbia, quindi riguardo ad altre cose, egli non deve aver dubbi riguardo a questa; poiché se egli non * Cfr. B. MONDIN, vol. I, pp. 49-51; 61-65; 70-74. * Cfr. Ivi, pp. 81-87. “ Cfr. Ivi, pp. 137-139. ” Cfr. Ivi, pp. 177-179. 32 esistesse, non potrebbe aver dubbi riguardo ad alcuna cosa »." Il valore della conoscenza umana, almeno di quella intellettiva, è apertamente affermato e difeso da san Tommaso e dagli altri Scola- stici. Ma col tramonto della Scolastica spunta nuovamente lo scetti- cismo. Alla fine del Cinquecento esso fa presa su molti spiriti tanto che non è esagerato dire che il « Que sais-je? » non è solo il motto di Montaigne ma di tutta la sua epoca. Quando Cartesio decide di rin- novare l’edificio filosofico, la visione imperante nel mondo dei dotti è ancora quella scettica. E così si comprende perché il padre della filosofia moderna inizi la sua costruzione filosofica, sottoponendo al vaglio della critica l’ordine della conoscenza, onde verificarne il valore e la portata. Egli inizia, com'è noto, facendo le massime con- cessioni allo scetticismo; ma questo non gli impedisce di cogliere una prima fondamentale verità: dubito, quindi penso; penso, quindi sono: Cogito, ergo sum. Da questa verità Cartesio deduce poi tutta una vasta serie di proposizioni di ordine metafisico, religioso e anche fisico. Alla fine egli ritiene di potere riscattare dal dubbio non sol- tanto le conoscenze di ordine intellettivo ma anche quelle di ordine sensitivo, in quanto neppure queste ultime sarebbero frutto del- l’esperienza bensì il risultato di un'attività « innata ».!° A fianco di Cartesio e a difesa del valore della conoscenza intel- lettiva si schierano alcuni grossi nomi della filosofia moderna, come Spinoza, Malebranche, Leibniz, Wolff: è il gruppo dei filosofi razio- nalisti. Ma allo stesso tempo si sviluppa anche una forte corrente contraria a Cartesio e alla sua interpretazione ottimistica del feno- meno conoscitivo: è la corrente degli empiristi (Locke, Berkeley, Hume) i quali o negano qualsiasi forma di conoscenza intellettiva oppure ne contestano l'utilità. Secondo gli empiristi l’unica cono- scenza che consente all'uomo di ottenere informazioni fattuali è quella dei sensi, la quale tuttavia non può mai rivendicare per sé i caratteri dell’universalità e della necessità. Pertanto la verità come sicura corrispondenza tra le nostre idee e le cose non esiste. Come si vede, siamo di nuovo ripiombati dentro lo scetticismo, anzi nello scetticismo più radicale. Tale è in effetti la conclusione cui giunge la ricerca filosofica di Hume.® Dalle posizioni assunte dagli empiristi e dai razionalisti, ma te- nendo allo stesso tempo anche conto delle posizioni di prestigio ac- quisite dalla scienza moderna, muove Kant quando affronta e pren- de nuovamente in esame il problema critico. Questo a suo giudizio non può essere risolto che in modo positivo dati i successi ottenuti dalle scienze sperimentali. Ossia si deve riconoscere la validità della conoscenza intellettiva. Ma secondo Kant si deve circoscrivere il suo ambito ad oggetti diversi da quelli che volevano assegnarle i ra- zionalisti e gli empiristi. La conoscenza intellettiva non ha di mira # AGOSTINO, De Trinitate, X, 10, 14. ' Cfr. B. MONDIN, vol. II, pp. 137-139. ® Cfr. Ivi, pp. 224-243. 33 — Cartesio: dall’'evidenza del pensare all’evidenza dell’esistere — Kant: la soluzione critica Tendenze attuali circa il valore della conoscenza: scetticismo che si basa sulla scienza e sulla prassi la cosa in sé (ossia la realtà oggettiva), ma i fenomeni. Soltanto come conoscenza dei fenomeni essa attinge la verità, cioè la necessità e l'universalità. Quando mediante la ragione l’uomo vuole oltrepas- sare la sfera dei fenomeni per raggiungere quella del noumeno, egli si perde necessariamente in una selva di antinomie.* La soluzione indubbiamente geniale ma discutibile di Kant, la quale se per un verso aveva il merito di chiarire la struttura della conoscenza scientifica, per un altro verso aveva anche il demerito di precludere ogni soluzione teoretica proprio per quei problemi che maggiormente interessano e tormentano l’uomo (come la pro- pria origine, la natura del proprio essere, la sopravvivenza dopo la morte, l’esistenza di Dio, la libertà, ecc.): tale soluzione non viene ac- colta per molto tempo. Dopo qualche decennio i filosofi ricadono nuo- vamente nelle due classiche alternative: quella intellettualistica (spo- sata dagli idealisti, gli intuizionisti, i neotomisti) e quella sensistica (accolta dai positivisti, gli empiriocriticisti, i materialisti, i neopo- sitivisti). î Oggi, la tendenza generale per quanto concerne il valore della conoscenza è contraria al razionalismo ed è favorevole ad uno scetti- cismo più o meno oltranzistico. È, però, una tendenza che assume toni e sfumature diverse, di cui le espressioni più significative sono due. Una è rappresentata da coloro che ritengono che la verità si debba sempre ricercare per via conoscitiva, ma sono convinti che è necessario escludere qualsiasi forma di metafisica: per scoprire la verità bisogna affidarsi soprattutto alle tecniche delle scienze umane, la psicanalisi, la nuova ermeneutica, lo strutturalismo oppure alle scienze sperimentali. L'altra è rappresentata da coloro che cercano la verità non attraverso la speculazione bensì attraverso la prassi. Secondo un gruppo di pensatori del XIX secolo, che fanno capo a Marx e a Engels, la validità di una concezione, d'una teoria, d'un sistema non si può provare con argomenti aprioristici, ma emerge nella prassi, nell'azione. Ma a questo punto il nostro discorso è scivolato fuori da quello che era l'argomento specifico di questa sezione, il problema critico, ed è entrato in un altro argomento, quello del metodo. Eccoci quin- di, ora, a trattare la questione del metodo nei suoi sviluppi storici. 4. Il metodo Il problema del metodo, in quanto si propone di trovare una via che dia sicure garanzie di attingere la verità, coincide in larga misura col problema logico, ma non interamente, perché il problema logico prescinde dai contenuti, mentre invece il problema critico si rivolge soprattutto ai contenuti. 2 Cfr. Ivi, pp. 336-346. 34 Il problema del metodo è già avvertito dalla filosofia greca (c’è il metodo maieutico di Socrate, il metodo dell’ascensus e del descen- sus di Plotino, il metodo dialettico di Platone, il metodo induttivo e deduttivo di Aristotele) e dalla filosofia cristiana (c'è il metodo alle- gorico di Origene, quello introspettivo di Agostino, quello analogico di Tommaso d'Aquino), ma acquista importanza capitale soprattutto nella filosofia moderna. Sorpresi e abbagliati dal successo delle scienze sperimentali i filosofi si persuadono che anche la filosofia potrebbe aspirare ad analoghi risultati, qualora disponesse di un buon metodo. E perciò si preoccupano o di trasferire direttamente alla ricerca filosofica gli stessi metodi della scienza (Bacone, Galilei)? e della matematica (Cartesio, Spinoza, Leibniz) oppure cercano di escogitare nuovi metodi. I più noti sono: — il metodo del « cuore » di Pasca — il metodo della verifica « storica » (verum est factum) di Vico ® — il metodo associativo di Hume * — il metodo « trascendentale » di Kant 7 — il metodo dialettico di Hegel * — il metodo positivo di Comte ” — il metodo pragmatico di James ” — il metodo intuitivo di Bergson *! — il metodo fenomenologico di Husserl” — il metodo della verifica sperimentale dei neopositivisti * — il metodo della falsificabilità di Popper.* Oggi molti autori sono propensi ad abbandonare tutti questi me- todi di tipo teoretico e ritengono che l'unico metodo valido sia co- stituito dalla prassi. È la prassi, l’azione, la vita che rivela se una teoria, un sistema sono validi. È nell'impatto con la storia, con la realtà vissuta che emerge il valore di un'idea. A nostro avviso questo metodo della prassi ha certamente dei pregi, perché la testimonianza dei fatti contribuisce senza dubbio a decidere della bontà o meno di un'idea, una teoria, un sistema. Ex fructibus eorum conoscetis eos, diceva Gesù. Ma non pensiamo che esso possa essere assunto come criterio supremo di verità, come 1% ? Cfr. Ivi, pp. 103-110. ® Cfr. Ivi, pp. 134-137; 163-164. 2 Cfr. Ivi, pp. 203-204. * Cfr. Ivi, pp. 273-275. * Cfr. Ivi, pp. 234-236. 2" Cfr. Ivi, pp. 336-344. * Cfr. B. MonpIN, vol. III, pp. 77-78. 2 Cfr. Ivi, pp. 178-181. * Cfr. Ivi, pp. 346-348. # Cfr. Ivi, pp. 253-254. ® Cfr. Ivi, pp. 389-392. ® Cfr. Ivi, pp. 450-453. * Cfr. K.R. PoPPER, Logica della scoperta scientifica, Torino 1970. 35 Metodo maieutico e metodo dialettico: Socrate e Platone Nuovi metodi di ricerca sotto l'influsso dello sviluppo della scienza Il metodo della prassi La valutazione critica di G. Reale guida infallibile delle nostre azioni. Qualsiasi azione, per non essere cieca e stolta, ha bisogno di venire guidata, illuminata, e la sua guida, ovviamente, non può essere l’azione. Su questo punto a noi pare che abbia perfettamente ragione Giovanni Reale quando scrive: « Quando sulla scia del pensiero marxistico o di estrazione marxi- stica si asserisce che la filosofia non ha da contemplare ma da can- giare la realtà [...] non si sostituisce semplicemente una visione filosofica ad un'altra, ma si uccide la filosofia: il cangiare la realtà può infatti essere solo un momento conseguente al vero ricercato e trovato, e più che filosofare è, al massimo, corollario del filosofare. Il cangiare può essere solo impegno etico, politico, educativo e non può mai essere, dal punto di vista filosofico, momento primario, per- ché presuppone strutturalmente che si sappia e si accerti preliminar- mente perché, come e in che senso e misura cangiare; dunque sup- pone sempre a monte il momento teoretico (cioè propriamente filo- sofico) come condizionante. Né vale obiettare, come coloro che, quasi sentendosi in colpa di fronte all’obiezione prassistica, asseriscono che, sì, cangiare la realtà non è filosofare, ma che, tuttavia, l'uomo di oggi deve filosofare per cangiare qualcosa. Anche questa posizione è decettiva: infatti, chi filosofa con questo spirito perde la libertà, e l'ansia del cangiare fatalmente condiziona e turba il momento del contemplare; lo turba al punto che, rovesciati i termini, e aggiogatisi al carro della prassi, la speculazione pura diventa ideologia e quindi cessa di essere filosofia »,5 CONCETTI DA RITENERE — Conoscenza sensitiva; conoscenza intellettuale — Relazione soggetto-oggetto — Scetticismo; metodo SINTESI CONTENUTISTICA I. LE FORME DELLA CONOSCENZA UMANA 1. La conoscenza umana, complessamente articolata, consta di una forma sensitiva (vista, udito, gusto, odorato, tatto); della memoria che custodisce il passato; della fantasia che rappresenta le cose in modo originale rispetto al- l'esperienza. Sull’evidenza di questa conoscenza la filosofia non ha nulla da discutere. Problematiche sono invece le conoscenze astratte che suscitano in- terrogativi circa il loro genere e la sfera di appartenenza. 2. Il problema gnoseologico è stato dibattuto in modo contrastante. Dalle origini del pensiero occidentale ad oggi si è verificata la seguente alternanza di orientamenti: a) compresenza della conoscenza sensitiva e di quella razionale (Parme- nide, pitagorici, platonici, aristotelici); * REALE, I problemi del pensiero antico dalle origini a Platone, Celuc, Milano 1972, pp. 52-53. 36 b) primato della conoscenza sensitiva su quella razionale (i sofisti, gli em- piristi, i positivisti, i neopositivisti); c) primato della conoscenza razionale su quella sensitiva (i razionalisti e gli idealisti). 3. Nell’età moderna il problema gnoseologico va acquisendo un graduale primato, decisamente affermato soprattutto da Cartesio; nel nostro tempo re- sta un problema aperto. II. ORIGINE DELLA CONOSCENZA 1. Le idee sono riproduzioni di oggetti esterni a noi o sono creazioni della nostra mente, oppure esse sono il risultato dell’azione combinata del soggetto e dell’oggetto? 2. Si sono delineate per i tre interrogativi sei piste di soluzione: a) tutta la conoscenza è prodotta dall'oggetto (Platone); b) tutta la conoscenza è pro- dotta dal soggetto (Hegel); c) la conoscenza intellettiva è prodotta dal soggetto e quella sensitiva dall'oggetto {(Occam); d) la conoscenza intellettiva è prodotta dall'oggetto e quella sensitiva dal soggetto (Berkeley); e) la conoscenza intel- lettiva è risultato dell'azione combinata del soggetto e dell'oggetto; f) la cono- scenza sensitiva è dovuta all’azione dell'oggetto {Aristotele). III. VALORE DELLA CONOSCENZA 1. Il valore della conoscenza diventa un problema DS momento in cui fac- ciamo esperienza dell’errore. 2. Storicamente il problema del valore è stato tra i primi ad essere affron- tato: Parmenide: la conoscenza intellettiva attinge alla verità, la conoscenza sensitiva genera opinioni; Sofisti: la conoscenza non ha mai valore assoluto; Socrate e Platone: le conoscenze intellettuali hanno valore assoluto, le cono- scenze sensitive sono soggette ad errore; Aristotele: l'intelletto umano attinge la verità afferrando per astrazione l'essenza delle cose; Agostino: inoppugna- bile verità dell’esistenza; San Tommaso: afferma il valore della conoscenza intellettiva; Prospettiva scettica della filosofia del ’500; Cartesio: dal dubbio metodico al valore assoluto della conoscenza intellettiva; Empiristi: primato della conoscenza sensibile e negazione della verità; Kant: mediazione tra cono- scenza sensibile e conoscenza intellettiva; Tendenza scettica della cultura con- temporanea. IV. IL METODO 1. Già avvertito nel pensiero classico (Socrate, Platone e Aristotele), il pro- blema emerge nell'età moderna con particolare riferimento al sapere scientifico (Bacone e Galilei) e al sapere matematico (Cartesio, Spinoza e Leibniz). 2. Dal metodo del « cuore » di Pascal al metodo della falsificabilità di Pop- per il pensiero moderno e contemporaneo si è impegnato in una costante ri- cerca. Oggi, abbandonata la strada teorica, si attribuisce validità di metodo alla prassi (la storia e la realtà vissuta convalidano un'idea). QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Qual è l'origine della conoscenza umana e quali le sue forme fonda- mentali? 2. Quale valore ha la conoscenza umana? 3. Come si arriva al raggiungimento della verità per la nostra conoscenza? 4. In che cosa consiste il problema gnoseologico? Quali sono i suoi aspetti princi pali? 5. Qual è il pensiero dei platonici, degli aristotelici, dei razionalisti, degli empiristi, degli idealisti sulla divisione, l'origine e il valore della conoscenza? 37 6. Come sorge il problema critico? Quale impostazione assume in Socrate, Agostino, Cartesio, Kant e Husserl? 7. Che cos'è il metodo? Quali sono i metodi proposti da Platone, Aristotele, Cartesio, Spinoza, Vico, Leibniz, Hume, Kant, Hegel, Husserl, Wittgenstein, Mara? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI BLANDINO G., I! problema della conoscenza, Abete, Roma 1972. FagRO C., Percezione e pensiero, Morcelliana, Brescia 1961. HEEGGER M., Sull’essenza della verità, La Scuola, Brescia 1977, MARCUSE H., L'uomo a una dimensione, Einaudi, Torino . MARITAIN J., / gradi del sapere, Morcelliana, Brescia 1981. Miano V., Problemi di gnoseologia e metafisica, L.A.S., Roma 1966. PENATI G.C., Problemi di gnoseologia e metafisica, Vita e Pensiero, Milano 1979. Poppi A., La verità, La Scuola, Brescia . RINALDI G., Critica della gnoseologia fenomenologica, Giannini, Napoli 1979. RIVETTI BarBò F., Dubbi, discorsi, verità. Lineamenti di filosofia della cono- scenza, Jaca Book, Milano 1985. SAMEK Lopovici E., Metamorfosi della gnosi, Ares, Milano . SANGUINETI J.J., Logica e gnoseologia, Ed. Urbaniana, Roma 1984. VANNI RovIGHI S., Gnoseologia, Morcelliana, Brescia 1979. 38 Capitolo terzo li PROBLEMA EPISTEMOLOGICO {o problema della scienza) QUESTIONARIO PROPEDEUTICO I. Che cosa si intende per scienza oggi? E che cosa si intendeva nel passato? 2. Quale valore è da attribuire al sapere scientifico? $. Evoluzione del concetto di scienza nei corso dei seceli Da quando Comte negò alia filosofia una propria sfera di oggetti e le affidò come compito specifico lo studio delle scienze, ia determi- nazione dei loro oggetti e dei loro compiti, la loro divisione e coor- dinazione, l’attenzione dei filosofi si è rivolta sempre più insistente- mente in direzione della scienza, la quale è divenuta per molti l’ar- gomenta principale e centrale della loro analisi. Del resto, un'inda- gine più attenia e approfondita delle caratteristiche e delle funzioni del sapere scientifico era richiesta, oltre che dall’orientamento posi- tivistico delia filosofia, anche dagli enormi sviluppi e dall'importanza straordinaria che la scienza aveva acquisito durante gli ultimi due secoli, un periodo in cui essa ha mostrato di essere un sapere estre- mamente fecondo e pratico. Da tali istanze ha preso il via quelia speciale disciplina che si chiama filosofia della scienza o episiemologia. Questa si identifica « con la critica metodologica della scienza, nelia misura in cui tale critica tende all’'esplicitazione consapevole e sistematica del metodo e delle condizioni di validità dei giudizi — particolari, o singolari, e universali — fatti propri dagli scienziati e persegue così una “rico- struzione razionale”, convenzionalmente qualificata in senso empiri- co-pragmatico, del concetto di conoscenza scientifica ». Gli interrogativi a cui l'epistemologia si propone di rispondere sono i seguenti: « Cos'è la conoscenza scientifica? In altre parole, in che cosa cohsiste propriamente il lavoro dello scienziato? Cosa fa egli quando fa scienza? Interpreta, descrive, spiega, prevede? Le sue sono soltanto congetture oppure asserzioni (generali e singolari) rispecchianti fedelmente tratti (generali e singolari) dei fatti? E quan- do lo scienziato spiega, cos'è che egli spiega dei “fatti”? La fun- FO A. PASQUINELLI, Nuovi principi di epistemologia, Feltrinelli, Milano 946, p. 56. 39 La riflessione sulla scienza: caratieristiche s funzioni L'epistemotpgia: critica metodologica della scienza Gli interrogativi fondamentali — induzione — causalità — oggettività Presa di coscienza della problematicità del sapere scientifico Trasformazioni nel tempo del concetto di scienza: — divisione aristotelica: matematica, fisica, metafisica — età moderna: l’aspetto denotativo ristretto ai fenomeni sperimentabili e calcolabili zione, l'origine, la genesi, l'essenza, il fine? Qual è lo status logico delle leggi nella scienza? Sono essi l'esito di procedimenti induttivi (e poi che cosa vuol dire induzione nella scienza?), ovvero congetture della fantasia scientifica che dovranno venir sottoposte ad una terribi- le lotta (prove empiriche) per l’esistenza? Inoltre, in che senso si par- la di causalità (e di cause) nelle scienze empiriche? Quand'è, poi, che possiamo dire che una teoria è “migliore” di un’altra? E che cos'è che intendiamo allorché diciamo che le scienze empiriche sono og- gettive? Qual è il ruolo dell'esperienza nella ricerca scientifica? Sono questi tutti interrogativi che sgorgano dalla domanda iniziale su che cosa sia la conoscenza scientifica »? Questi interrogativi hanno cominciato ad imporsi all'attenzione dei filosofi verso la fine dell'Ottocento con Boutroux, Poincaré, Duhem, Mach, ecc., allorché all’atteggiamento di ottimistica fiducia e cieca esaltazione della scienza, è subentrato un atteggiamento di pacato scetticismo e di critica penetrante nei confronti della cono- scenza scientifica. Si deve appunto alla presa di coscienza della pro- blematicità di tale conoscenza (coscienza che era ancora assente in Cartesio, Newton, Kant, Comte, Spencer, ecc.) la nascita e lo sviluppo della filosofia della scienza o epistemologia. Il concetto di scienza ha subìto profonde trasformazioni lungo il corso dei secoli sia per quanto attiene all'aspetto connotativo (il significato del termine) sia a quello denotativo (il campo di applica- bilità). Aristotele, per primo, definì la scienza come cognitio rei per causas: conoscenza di una cosa attraverso i suoi principi (cause) costitutivi, o, più brevemente, « conoscenza ragionata, argomentata, delle cose ». Aristotele divideva le scienze in tre grandi rami: mate- matiche (scienze dei numeri), fisiche (scienze delle cose materiali) e metafisiche (scienze delle realtà indipendenti dallo spazio e dal tempo). Durante l'epoca moderna, a partire da Bacone, c'è stato un cam- biamento per quanto concerne l'aspetto denotativo: perché l'ambito di applicazione del termine « scienza » un po’ alla volta è stato ri- stretto allo studio di fenomeni sperimentabili fisicamente e calcola- bili matematicamente; ma allo stesso tempo interveniva anche un cambiamento concernente l'aspetto connotativo, dato il nuovo si- gnificato che andava assumendo nel pensiero moderno il concetto di causa. Per « causa » Aristotele ed in generale tutti i pensatori dell'an- tichità e del Medioevo intendevano l'essenza, la natura delle realtà (sia materiali che spirituali) e credevano che per spiegare ‘un fatto, un fenomeno, bastasse conoscere l'essenza della cosa che lo pro- duce. Così, per es., per spiegare il fenomeno dell'ebollizione del- l'acqua quando viene messa sul fuoco, pensavano che fosse necessario ? D. ANTISERI, La filosofia del linguaggio, Morcelliana, Brescia 1973, p. 95. 40 e sufficiente conoscere la natura dell’acqua e del fuoco. Da tale con- cetto di scienza e di causa derivava quell'interessamento per le es- senze delle cose tanto caratteristico del pensiero antico. Nel pensiero moderno si registra un cambiamento radicale. Da Bacone (1561-1626) in poi l'oggetto della scienza non è più l'essenza delle cose che si nasconde dietro i fenomeni, bensì i rapporti co- stanti, le leggi che legano i fenomeni fra di loro. Anche secondo la concezione moderna la scienza studia la causa dei fenomeni ma, per causa, non si intende più l’essenza e l'elemento qualitativo delle cose, ma solo gli aspetti quantitativi e la relazione costante che lega i feno- meni fra di loro, cioè la legge. La legge indica puramente una relazio- ne di fatto fra due termini. Anziché un rapporto causale propriamente detto la legge esprime una certa regolarità fenomenica. Per esempio, che ad una certa variazione di temperatura coincide nel metallo una certa variazione di dilatazione. Questo però non dice nulla riguardo alla natura ontologica del calore e del metallo o della causalità del mondo materiale. Il problema che si pone lo scienziato non è più quello del perché e dell'essenza delle cose, ma quello del come e del comportamento delle medesime. Nasce così il concetto moderno di legge naturale che viene a prendere il posto della natura, essenza, o forma aristotelica. La legge non è la definizione dell'essenza della co- sa, bensì la formulazione del rapporto costante tra due grandezze va- riabili, non è dunque che la descrizione del comportamento di un fe- nomeno, espressa in forma matematica. Questo cambiamento nella concezione dell'oggetto della scienza è avvenuto, come già detto, nel sedicesimo e diciassettesimo secolo. In tempi assai più recenti si è effettuato un cambiamento non meno sensazionale riguardo alla concezione dei rapporti tra scienza e realtà. Fino alla fine del secolo scorso si è sempre concepita la scienza come una fedele riproduzione della realtà. Scienziati e filo- sofi hanno universalmente ritenuto che la scienza riveli all'uomo la struttura effettiva delle cose e gli manifesti esattamente la realtà. Secondo tale concezione dei rapporti tra scienza e realtà, per esem- pio, le « definizioni » di Euclide non indicano semplici costruzioni mentali nostre, in certo modo convenzionali e che potrebbero perciò essere diversamente formulate, ma designano essenze reali concepite di per sé esistenti. Allo stesso modo è concepita la sostanza e lo spazio. Molti antichi credono non solamente in questa fedele corri- spondenza tra scienza e realtà ma arrivano persino ad identificare il razionale con il reale. Così, per esempio, poiché cerchio e sfera, per l'equidistanza di tutti i punti dal centro e quindi la simmetria ed ar- monia che presentano, sono figure « perfette », Aristotele e gli astro- nomi antichi deducono che gli astri, che sono gli esseri materiali più « perfetti », devono avere forma sferica e muoversi secondo orbite circolari. La scienza moderna invece, fondandosi sull’osservazione di fatto, ha dimostrato che la terra è schiacciata ai poli e che le orbite dei pianeti sono ellittiche. La concezione classica di esatta Oggi si studia Il comportamento delle cose Daila scienza come riproduzione della realtà si passa alla scienza come sistemazione dei dati dell'esperienza Dogi si ritiene che i cencetti filosofici fon corrispondono esattamente alla realtà corrispondenza tra scienza e realtà è durata per molto tempo anche nell'età moderna e non raramente si è spinta la corrispondenza tra lo scientifico e il reale fino a tal punto da identificare lo scientifico col reale, sicché è reale solo quello che è scientifico. È famoso il caso delle proprietà primarie (figura, estensione e numero) e secon- darie (colore, odore, sapore, ecc.). Secondo Galilei, Cartesio e mol- tissimi altri scienziati e filosofi moderni, poiché la considerazione scientifica si limita alle qualità primarie, queste sono ritenute ogget- tive e perciò reali, mentre le qualità secondarie sono considerate sog- gettive e quindi irreali. Estensione, moto e numeri, cioè i concetti che hanno preso il luogo prima occupato dalle forme e essenze arista- teliche non sono concepiti da Galilei e Newton meno realisticamen- te di quanto non lo siano state ie forme e sono considerati l'essenza costitutiva della realtà naturale. Col crollo di molti punti cardinali della scienza moderna, co- struita da Newton e ritenuta per un paio di secoli infallibile come i dogmi rivelati, la concezione classica di esatta corrispondenza tra scienza e realtà cominciò a vacillare. Oggi la maggioranza degli scienziati ritiene che i concetti scientifici non corrispondano esatta- mente alla realtà. Essi non concepiscono la scienza come una ripro- duzione fedele della realtà ma come una semplice sistemazione dei dati dell'esperienza. La scienza, quindi, non è valida in quanto rivela all'uomo la struttura effettiva dei fenomeni ma in quanto permette all'eomo di orientarsi nella congerie dei fatti che gli presenta l’espe- rienza, di prevederne la successione futura e di poter quindi meglio attendere all'organizzazione della propria vita. Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955), paleontologo e teologo, ha scritto a questo proposito: « Se prendiamo nel suo insieme l’edificio di onde e di particelle costruito dalla nostra scienza, risulta chiaro che questa bella architettura contiene di “noi-stessi” almeno quanto contiene delle “cose”. Giunte ad un certo grado di ampiezza e di sottigliezza, le costruzioni della fisica moderna lasciano intravedere distintamente la trama intellettuale dello spirito del ricercatore sotto la marea dei fenomeni. Di qui il dubbio che fotoni, protoni, elettroni e altri elementi della materia non abbiano né maggiore (né minore) realtà fuori della nostra mente di quanto ne abbiano i colori fuori dei nostri occhi. Di conseguenza il vecchio realismo dei laboratori si incammina verso una specie di idealismo scien- tifico ».3 Sullo stesso argomento il matematico Jules-Henri Poincaré (1854- 1912) si è espresso nel modo seguente: « Le teorie matematiche (dei fenomeni fisici) non hanno lo scopo di rivelarci la vera natura delle cose; questa sarebbe una pretesa irragionevole. Il loro unico scopo è di coordinare le leggi fisiche che l'esperienza ci fa conoscere, ma che senza il concorso delle matematiche non potremmo neppure e- ? P. TEILHARD DE CHARDIN, L'énergie humaine, Parigi 1962, p. 144. 42 nunciare. Interessa poco che l'etere esista effettivamente, questo è un problema che interessa i metafisici: l'essenziale per noi è che tutto si svolga come se di fatto esistesse ».* Le parole di Poincaré sono assai autorevoli, perché è stato lui a provare che lo spazio di cui tratta la geometria euclidea non è né la riproduzione esatta della realtà, come aveva creduto la scienza classica, né una forma a priori come aveva sostenuto Kant, ma è una costruzione mentale escogitata dall'uomo per riordinare i dati dell'esperienza ed eliminare da essi il carattere complesso e contrad- dittorio con cui si presentano. Anche il concetto di numero ha mutato significato per lo scienziato moderno. Mentre per gli antichi il nu- mero era un elemento essenziale della realtà materiale e per alcuni l'essenza stessa delle cose, per gli scienziati del nostro tempo i nu- meri sono un simbolismo, come le parole, introdotto dall'uomo per esprimere e riassumere certi caratteri dei fenomeni, come la esten- sione, la molteplicità, la direzione, ecc. I principali argomenti che si adducono a favore della nuova con- cezione della scienza e del significato delle teorie scientifiche sono tre. Il primo e più importante è quello che si fonda sulla verità che tutte le nostre idee hanno solo una corrispondenza parziale con le cose. La realtà individuale è troppo complessa e la mente umana per comprenderla deve sempre sottoporla a riduzioni, semplificazioni, schematizzazioni che rappresentano le cose solo in modo imperfetto e inadeguato. Per questo motivo gli scolastici affermavano che tra conoscenze umane e cose non vi è relazione di univocità ma di ana- logia. E tutti sanno che l'analogia comporta una piccola somiglianza là dove c'è grande differenza. Un altro importante argomento 2 fa- vore della nuova interpretazione è il fatto che il soggetto conoscerite è sempre coinvolto nell'evento che sta osservando, e, per certi espe- rimenti, l'osservazione si risolve sempre in una modificazione de! fe- nomeno. È questo il significato dei famoso principio di indetermina- zione formulato dal fisico Werner Heisenberg, che afferma l’impos- sibilità di determinare assieme la posizione e la velocità di un elet- trone, perché la determinazione delia posizione richiede che l’eiet- trons sia illuminato, il che ne altera inevitabilmente la velocità. Analoga conclusione si ricava dal famoso teorema di Gòdel,' il quale dice che « di qualsiasi sistema logico è indimostrabile la non-con- traddittorietà con i mezzi offerti dal sistema stesso ». Il terzo arga- mento è la constatazione che tante teorie scientifiche ritenute incroi. labili in un non lontano passato, recentemente sono risuitate se non proprio errate quanto meno insufficienti: inapplicabili ai nuovi fe- nomeni che sono venuti alla luce con l'ampliarsi dell'orizzonte delia scienza. ‘ H. PoINCARÉ, La science et l'hypothèse, Parigi 1902, p. 245. 5 Kurt Géodel (1906-1978) matematico statunitense di origine morava, che, doro l'avvento del nazismo, andò negli USA ad insegnare nell'università di rinceton. 43 Dal carattere essenziale 21 carattere simbolico del numero Tre argomenti a favore delia concezione moderna della scienza: — if concetto di analogia — ii principio di indeterminazione —- il priterie d! falsificeditità Nozione non univoca di scienza La matematica e la geometria come rappresentazioni formali Probabilismo e relativismo del sapere scientifico Stando così le cose, si può ritenere filosoficamente valida la con- cezione moderna della scienza e la nuova interpretazione della rela- zione tra scienza e realtà, in termini di analogia (cioè di parziale cor- rispondenza tra teorie scientifiche e mondo reale), perché si tratta semplicemente di un'applicazione in un campo particolare (quello scientifico) dell'unica interpretazione corretta del rapporto tra cono- scenza umana in generale e le cose materiali. La nuova interpreta- zione sottrae definitivamente le scienze sperimentali al pericolo al quale si sono trovate sistematicamente esposte in passato: il pericolo di identificare il razionale col reale, lo scientifico col fisico, il quan- titativo col qualitativo. Oltre che alla interpretazione dei rapporti tra scienza e realtà, se- condo alcuni epistemologi (Maritain, Agazzi, Tonini, ecc.) il concetto di analogia si addice perfettamente anche alla definizione della no- zione di scienza. Questa non è una nozione univoca (che si applica cioè esattamente allo stesso modo a tutte le scienze), bensì analoga. In effetti il rigore e l'oggettività, che sono gli elementi specifici del sapere scientifico, non si applicano allo stesso modo alle varie scienze, ma variano da scienza a scienza: altro è il rigore e l’oggettività che si richiede nella fisica, nella chimica, nell’anatomia, ecc. e altro il ri- gore e l’oggettività che si esige in psicologia, sociologia, antropologia culturale, ecc.9 2. Classificazione delle scienze e natura del sapere scien- tifico secondo gli epistemologi contemporanei I primi risultati significativi di questa nuova disciplina riguar- dano la matematica e la geometria, le quali non sono più concepite come scienze reali, come rappresentazioni di situazioni obiettive, bensì come costruzioni formali: come sistemi fondati su postulati scelti arbitrariamente e costruiti con la tecnica della deduzione lo- gica delle conseguenze che tali postulati comportano. Così, per opera di Hilbert, Poincaré, Peano, Riemann, Frege, Russell e di altri stu- diosi, la matematica e la geometria prendono coscienza della loro specificità come scienze del possibile, distinte dalla fisica che è invece scienza del reale. Per quanto concerne la fisica e le scienze sperimentali in ge- nerale si passa dalla visione statica e meccanicistica ad una visione dinamica, probabilistica e relativistica delle leggi della natura. Que- sto cambiamento fu motivato dalle scoperte della entropia, della radioattività, della relatività, dei quanta, ecc... In conseguenza di tali scoperte i concetti di uno spazio e di un tempo assoluti come pure quelli di simultaneità persero ogni valore. L'idea dello spazio curvo ‘ Cfr. E. AGAZZI, « Analogicità del concetto di scienza », in Epistemologia e scienze umane, Massimo, Milano 1979, pp. 57-76. 44 prende il posto dell'idea euclidiana dello spazio rettilineo; l’idea di rapporti necessari di causalità è sostituita dall'idea di indetermi- nazione. Nelle scienze della natura, all'inizio del Novecento, acquista ri- lievo una serie di questioni filosofiche relative al carattere e alla fun- zione della conoscenza sperimentale. Le scienze naturali non figu- rano più nel campo del sapere come conoscenza assoluta e onnipo- tente, ma come una forma singolare di conoscenza, con caratteri- stiche e limiti propri. Il suo campo è la quantità. In tal modo la fisica guadagna un profilo matematico, relegando in secondo piano le intenzioni ontologiche e gli elementi sensibili. Di qui la tendenza di ridurre la conoscenza sperimentale a puri dati metrici e allo sche- ma relazionale di tali dati. Questo sforzo di quantificazione e mate- maticizzazione della fisica accentua i tratti che la distinguono sia dalla conoscenza ordinaria che da quella filosofica. ‘Per quanto concerne la filosofia della scienza propriamente detta, essa ha avuto uno sviluppo considerevole nel nostro secolo, dando origine a tre movimenti principali: il neo-positivismo, l’interpreta- zione metafisica e il razionalismo scientifico. I sostenitori più qualificati del neopositivisnio sono Schlick, Wittgenstein, Carnap, Ayer e Russell. I neopositivisti dividono le scienze in due grandi gruppi: a) quelle logico-matematiche e b) quelle sperimentali. Le prime sono costituite da proposizioni analitiche ossia tautologiche, mentre le seconde sono composte di proposizioni fattuali. Le proposizioni lo- giche e matematiche, prive di contenuto, non sono altro che regole per l'utilizzazione dei simboli e per l'ordinazione delle proposi- zioni. 'Le proposizioni sperimentali o fattuali sono quelle il cui conterfuto è verificabile empiricamente. In contrasto radicale col neopositivismo si colloca la concezione metafisica della scienza. Questa afferma che la scienza implica una metafisica e soltanto in questa trova il suo ultimo fondamento. Se- condo tale concezione l’opera della scienza si presenta o come la scoperta progressiva della realtà oppure come l’automanifestazione dello spirito umano attraverso la ricerca scientifica. Nel primo caso si tratta di una concezione metafisica realistica; nel secondo caso di una concezione metafisica idealistica. Uno dei più autorevoli esponenti del realismo metafisico è il francese Meyerson. Questi afferma che la scienza « non è positiva e non contiene neppure dati positivi, nel senso pre- ciso che è stato dato a questo termine da A. Comte e dai suoi se- guaci, ossia di dati sprovvisti di qualsiasi ontologia. L'ontologia fa corpo con la scienza stessa e non può esserne separata ».” È il reali- smo del senso comune, secondo Meyerson, che si prolunga nella scienza senza soluzione di continuità. La scienza, avanzando nella ? E. MEyERson, /dentité et réalité, Parigi 1926, pp. 438-439. 45 La filosofia della scienza oggi: — il neopositivismo: scienze logico- matematiche e scienze sperimentali  la concezione metafisica: la scienza come automanifestazione dello spirito  il ‘“selettivismo soggettivo”’ di Eddington: attività spontanea dell'intelletto — il razionalismo scientifico: la scienza come opera della ragione Esperienza e ragione: il ruolo direttivo dell’eilemenio teorics direzione del senso comune, crea delle essenze il cui carattere reale non solamente non viene eliminato ma si intensifica. L'interpretazione metafisica idealistica della scienza ha avuto invece un valido sostenitore nell’inglese Eddington. L'idea centrale di questo pensatore è la « selezione », che egli stesso designa come « selettivismo soggettivo ». Nella sua epi- stemologia l'idea di selezione occupa il posto che nell’epistemologia realista detiene l’idea di astrazione. La selezione corrisponde ad una attività del nostro intelletto, sorta spontaneamente e di cui lo scien- ziato inglese si compiace di accentuare la soggettività. In tal modo, al concetto di scoperta egli contrappone quello di creazione, intesa in senso idealistico, come apprensione del proprio lavoro intellettivo nell'universo. Fra le leggi fisiche, Eddington distingue quelle che egli chiama « leggi epistemologiche ». La loro caratteristica peculiare è di essere deducibili mediante il solo studio dei nostri metodi di osservazione. Queste leggi necessarie, universali ed esatte costituiscono l'elemento a priori della fisica e delle altre scienze sperimentali. Secondo un altro gruppo abbastanza nutrito di autori la scienza è opera della ragione umana, una specie di macchina creata da essa, di cui si tratta di riscoprire le strutture e le leggi interne. Mentre l'interesse dell’interpretazione metafisica si rivolgeva alla infrastrut- tura ontologica della scienza e quello del neo-positivismo ai suoi contenuti in quanto tali, appresi nel loro grado massimo di cristalliz- zazione oggettiva, lo sforzo del razionalismo scientifico, per contro, è teso a chiarire il senso dell'opus rationale che costituisce la scienza. Principale esponente di questa interpretazione è il francese Gaston Bachelard (1884-1962). Secondo questo studioso la filosofia della scienza dei nostri giorni non può accogliere né la soluzione rea- listica né quella idealistica, ma deve collocarsi in una via di mezzo ira realismo e idealismo, in cui vengono entrambi ripresi e superati: « un realismo che si è incontrato col dubbio scientifico non può più essere della stessa specie del realismo immediato [...] un razionali- smo che ha corretto i giudizi a priori, come è avvenuto nelle nuove ramificazioni della geometria, non può più essere un razionalismo chiuso ».3 Nella sua gnoseologia, Bachelard pone la coppia esperienza- ragione alla base di tutta la conoscenza umana. Non si tratta tuttavia di un condominio di potenze eguali, perché l'elemento teorico si ma- nifesta con maggior forza. In effetti è l'elemento teorico che svolge il ruolo direttivo: « Il senso del settore epistemologico ci appare assai netto. Esso va certamente dal razionale al reale e non, nell’or- dine inverso, dalla realtà al generale come professarono tutti i filo- sofi da Aristotele a Bacone »/ ; Sd RSCHELARD, Le nouvel esprit scientifique, 5° ed., Parigi 1949, pp. 2-3. Vi, p. 9. 46 Il procedimento scientifico si configura, pertanto, come « rea- lizzante », in quanto realizzazione del razionale e del matematico. È così che un certo matematicismo si impadronisce del pensiero di Bachelard, fino alla dissoluzione della realtà nella matematica, e il reale non si presenta più al limite che come un caso particolare del possibile. In questo senso la posizione filosofica di Bachelard si po- trebbe definire come un « razionalismo applicato », in cui primeggia la direttrice che va dalla ragione all'esperienza e che corrisponde alla supremazia della fisica- matematica. Mentre l’empirismo, secondo Bachelard, è la filosofia della conoscenza volgare, il razionalismo ri- sponde alle istanze della conoscenza scientifica. Anche Bachelard, come Gadamer e l'ultimo Popper, ritiene che l'osservazione scien- tifica si realizza sempre movendo da una teoria precedente e prepara- trice e non viceversa. Una posizione analoga a quella del Bachelard è quella difesa da Karl Popper. Anch'egli respinge decisamente l'empirismo in nome di una certa forma di razionalismo. « L'epistemologia empiri- stica tradizionale e la storiografia tradizionale della scienza — scrive K. Popper — sono ambedue profondamente influenzate dal mito baconiano secondo cui l’intera scienza parte dall'osservazione per poi lentamente e con cautela procedere verso le teorie ».!° Ma le cose non stanno così. Il primum {logico e genetico) nella costru- zione della scienza sono i problemi e con essi le ipotesi, le conget- ture e non le osservazioni. Noi osserviamo sempre da un punto di vista, sempre sotto lo stimolo di un problema. Tutte le nostre cono- scenze sono risposte a precedenti problemi. Noi acquistiamo le co- noscenze che si prestano a risolvere i nostri interrogativi, i nostri problemi. Pertanto le teorie scientifiche non sono cumuli di osser- vazioni, ma sistemi di azzardate e temerarie congetture. La scienza è anzitutto invenzione di ipotesi; l’esperienza svolge il ruolo di con- trollo delle teorie. Il controllo delle teorie, la convalida delle proposizioni scienti- fiche, secondo Popper, non si ottiene come vogliono i neopositivisti, direttamente, facendo ricorso alla verifica sperimentale, bensì indi- rettamente mediante il processo della fa/sificabilità. Questo criterio stabilisce che una teoria può considerarsi scientifica soltanto se sod- disfa a due condizioni: a) essere falsificabile, ossia poter venir smen- tita e contraddetta in linea di principio; b) non essere ancora stata trovata falsa di fatto. Secondo Popper « una teoria che non può venir confutata da nessun evento concepibile non è scientifica. L'in- confutabilità di una teoria non è (come spesso si ritiene) una virtù, bensì un vizio... Il criterio dello stato scientifico di una teoria è la sua falsificabilità o confutabilità o controllabilità ».! Non la verifi- cabilità è il criterio di demarcazione tra teorie empiriche e teorie non !° K. PopPER, Conjectures and Refusations, 2* ed., Londra 1965, p. 137 {ora tradotta in Italia dall”Ed. Il Mulino, Bologna). # K, PopPPER, Scienza e filosofia, Einaudi, Torino, p. 130 s. 47 Il ‘‘razionalismo applicato”: — dalla ragione all'esperienza — primato della fisica-matematica Popper: problemi- ipotesi e congetture sono il “primum” logico e genetico Dal criterio di verificabilità al processo di falsificabilità empiriche (per es., le metafisiche, le teologie della storia, le utopie, ecc.), ma la loro falsificabilità. In effetti, una legge scientifica non potrà mai essere completamente verificata, mentre invece può essere totalmente falsificata. 3. Conclusione La nostra breve rassegna delle posizioni degli epistemologi con- temporanei ha messo in luce come, anche in questo nuovo settore della filosofia, la ragione umana non sia riuscita a raggiungere una soluzione soddisfacente, su cui ci si possa trovare tutti d'accordo. Anche nella filosofia della scienza si sono rinnovate le classiche al- ternative: idealismo o realismo? razionalismo o positivismo? Nonostante la persistente problematicità, il compito della filosofia è quello di non arrestare mai il suo cammino di ricerca, ma di conti- nuare ad esprimere la profonda esigenza dell'uomo di trovare una spiegazione radicale ed esauriente ai suoi interrogativi. CONCETTI DA RITENERE — Epistemologia — Aspetto connotativo; aspetto denotativo — Nozione di analogia; principio di indeterminazione; criterio di falsifi- cabilità — Neopositivismo; interpretazione metafisica; razionalismo scientifico SINTESI CONTENUTISTICA I. IL PROBLEMA DELLA FILOSOFIA DELLA SCIENZA 1. Nel pensiero contemporaneo, sulla scorta del positivismo di Comte, na- sce la filosofia della scienza, che si interroga su: che cos'è la conoscenza scien- tifica? Qual è l’attività propria dello scienziato? Di che natura sono le sue affer- mazioni? Che cosa egli spiega? Qual è lo status logico delle leggi della scienza? 2. Nel tempo il problema della scienza si è trasformato sia nell'aspetto connotativo (significato del termine) sia nel campo denotativo (campo di ap- plicabilità). 3. Nel pensiero classico la scienza aveva per oggetto l'essenza delle cose (Aristotele). Nel pensiero moderno l’oggetto divengono i rapporti costanti, le leggi che legano i fenomeni tra loro (da Bacone a Newton). Nel pensiero con- temporaneo si è ormai pervenuti alla convinzione che la scienza è una costru- zione mentale dell'uomo per ordinare e semplificare i dati dell'esperienza (Teil. hard de Chardin, Poincaré, ecc.). 4. Ne consegue un ridimensionamento del valore del sapere scientifico a cui si attribuisce la nozione scolastica di analogia, il principio di indetermina- zione di Heisenberg e il criterio di falsicabilità. II. CLASSIFICAZIONE DELLE SCIENZE E NATURA DEL SAPERE SCIENTIFICO SECONDO GLI EPISTEMOLOGI CONTEMPORANEI 1. Nel pensiero contemporaneo si passa dalla visione statica della scienza alla visione dinamica, probabilistica e relativistica. 48 2. All’inizio del ’900 le scienze naturali si pongono come una forma singo- lare di conoscenza con caratteristiche e limiti propri. 3. La filosofia della scienza nel nostro tempo si orienta in tre direzioni: neopositivismo, interpretazione metafisica, razionalismo scientifico: a) neopositivismo — distingue le scienze in logico-matematiche (costituite da proposizioni analitiche o tautologiche) e in sperimentali (il cui contenuto è verificabile empiricamente); b) interpretazione metafisica — si configura in due orientamenti: 1) meta- fisica realistica: la scienza, che ha il suo fondamento nella metafisica, è consi- derata come scoperta progressiva della realtà (E. Meyerson); 2) metafisica idealistica: la ricerca scientifica è automanifestazione dello spirito {A.S. Ed- dington); c) razionalismo scientifico — preoccupato di chiarire il senso dell’« opus rationale » che costituisce la scienza {G. Bachelard e Popper). QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Che cosa è l’epistenwologia e a quali interrogativi risponde? 2. Oggi in che cosa si differenzia l'epistemologia dalla gnoseologia? 3. L’epistemologia a quali movimenti ha dato origine? . 4. Nella cultura del nostro tempo quale rapporto intercorre tra scienza e religione? 5. In che misura il secolo XX ha promosso un progetto uomo finalizzato alla scienza? 6. Quale rapporto intercorre oggi tra scienza e potere politico? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI AA.Vv., Epistemologia e scienze umane, Massimo, Milano . AA.Vv., Scienza e filosofia, Massimo, Milano 1980. AcassI J., Epistemologia, metafisica e storia della scienza, Armando, Ro- ma 1978. 'ANTISERI D., Epistemologia e didattica, L.A.S., Roma 1976. BALDINI M., Epistemologia e storia della scienza, Città di Vita, Firenze 1974. BRAITHWAITE R.B., La spiegazione scientifica, Feltrinelli, Milano 1966. FILIASI CARCANO P., Epistemologia delle scienze umane e rinnovamento filo- sofico, Bulzoni, Roma . GEIMONAT L., /l pensiero scientifico, Garzanti, Milano 1954. HEMPEL C.G., Filosofia delle scienze naturali, Il Mulino, Bologna 1968. 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Caratteri della lingua La lingua è una proprietà primaria, fondamentale dell’uomo, ed è inoltre una proprietà che lo caratterizza nettamente nei con- fronti degli altri esseri di questo mondo, viventi e non viventi. Anche gl’animali sono dotati di una forma elementare di lingua, ma possono servirsene solo come strumento di sopravvivenza, per segnalare agl’animali della stessa specie situazioni di vitale importanza, come presenza di cibo, di pericolo, ecc. L'uomo, invece, adopera la lingua per scopi e nei modi più svariati: come strumento di espressione di se stesso, dei propri sentimenti, desideri, idee, per comunicare con gli altri, per descrivere le cose, per domandare, per educare, per pregare, per cantare, come strumento di lotta, di propaganda, di divertimento, ecc. L'uomo — scrive Heidegger — parla sempre. Noi parliamo nella veglia e nel sonno. Parliamo sempre, anche quando non proferiamo parola, ma ascoltiamo o leggiamo, ci dedichiamo ad un iavoro o ci perdiamo nell’ozio. In un modo o nell'altro parliamo ininterrottamente. Parliamo perché il parlare ci è connaturato. Il parlare non nasce da un particolare atto di volontà. Si dice che l’uomo è per natura parlante, e vale per acquisito che l’uomo, a differenza della pianta e dell'animale, è l'essere vivente capace di parole. Dicendo questo non si intende affermare soltanto che l’uomo possiede, accanto ad altre capacità, anche quella del parlare. Si intende dire che proprio la lingua fa dell’uomo quell’essere vivente che egli è in quanto uomo. La lingua costituisce un problema per i cultori di molte discipline: per lo storico che cerca di conoscerne l'origine e lo sviluppo, per il fisiologo che studia gli organismi interessati alla emissione dei suoni, per lo psicologo che esamina l'incidenza del lin- ! M. HEIDEGGER, In cammino verso il linguaggio, Mursia, Milano. guaggio sulla sfera del conscio e dell'inconscio, per il logico che studia la lingua in vista di rimuovere da esso oscurità e ambiguità e promuovere una sua intrinseca chiarificazione, per il critico letterario che esamina lo stile che gli scrittori imprimono alla lingua, per il sociologo che si interessa all’influsso della lingua sui movimenti sociali, sulle dottrine, gli ideali, gli usi, i costumi di una società, ecc. Per il filosofo la lingua fa problema quanto all'origine, alla natura, alla funzione e al valore. Sono questi i punti della problematica linguistica che prenderemo in esame nel presente capitolo e a questo scopo sarà opportuno chiarire il significato di alcuni termini e di alcune distinzioni. Anzitutto lo stesso termine lingua. Secondo una definizione molto comune per lingua si intende ogni SISTEMA di SEGNI che può servire come mezzo di COMUNICAZIONE Esso comporta, quindi, una struttura essenzialmente INTENZIONALE. In effetti la lingua vuole SEGNALARE INTENZIONI, idee, sentimenti, cose, ecc. Si può dire a buon diritto che la lingua è lo strumento ideale della intenzionalità essenziale dell'uomo, che è un essere aperto e in continuo movimento, orientato verso tutta la realtà che lo circonda e sovrasta. Tale apertura dispone alla comunicazione, e la comunicazione si effettua principalmente mediante la lingua. Altri termini che ricorrono spesso nel discorso linguistico sono lingua, parola, significante, significato. Diversamente dalla lingua, la quale indica la funzione generale della comunicazione, la lingua significa il sistema linguistico usato d’una determinata società (lingua latina, italiana, greca, russa, danese, inglese, ecc.). La lingua, pci, viene distinta a sua volta dalla parola. La lingua è il sistema sovra-individuale di segni grazie ai quali gli uomini possono comunicare tra di loro: il sistema secondo le regole stabilite dalla grammatica e dalla sintassi e secondo i significati generali registrati nel dizionario. La parola, invece, è la forina concreta ed individuale assunta dal sistema, secondo i’uso di una determinata persona, secondo i significati personali, soggettivi, emotivi da essa voluti. Abbiamo infine i termini significante e significato. Il significante indica una realtà come essa è denotata e strutturata dalla lingua, mentre il significato indica il modo sempre parziale e storico in cui la lingua parlata attualizza il significante. Per esempio “padre” è un significante che ha il proprio senso grazie alle relazioni all’interno della costellazione familiare. Il significato rappresenta l'attuazione di questo significante in un determinato discorso e in una cultura determinata. LALANDE, Dizionario critico di filosofia, ISEDI, Milano. 51 Origine, natura, funzione e valore della lingua La lingua come sistema linguistico di una società Significante e significato: denotazione di una realtà e sua attualizzazione storica Lingua: origine naturale o origine convenzionale? La teoria evolutiva è la tesi odierna: onomatopea caso convenzione Preminenza di parole onomatopeiche nelle lingue europee. Origine della lingua Sulla questione dell'origine della lingua le soluzioni possibili, in definitiva, sono due: o la lingua è stato ricevuto (dalla NATURA oppure da Dio – Grice: “Use ‘God’ as exegetical device’), o è stato inventato dall'uomo (imitando la natura oppure in un modo affatto convenzionale). Entrambe le soluzioni hanno incontrato il favore di numerosi sostenitori sia nell'antichità sia ai nostri giorni. Mentre però la prima soluzione è largamente seguita nel passato, oggi trova pochi sostenitori. Secondo Humboldt, la lingua non può essere stato inventato dall'uomo stesso, perché l’uomo è uomo soltanto mediante la lingua, ora, per inventare la lingua, egli dovrebbe essere già uomo. Oggi, però, la tesi più comune è che la lingua abbia avuto origine per evoluzione. Ma ci sono modi diversi di interpretare questo evento. Alcuni ritengono che l'evoluzione è stata determinata dall'’onomatopea. Altri invece assegnano la parte principale al caso e alla convenzione. La teoria che la lingua nasce formando suoni onomatopeici (ossia imitando suoni già esistenti in natura, per esempio, il sibilo del vento, il mormorio dell’acqua, il canto degli uccelli, ecc.) è già stata ventilata dal PORTICO e più tardi da Leibniz, ma fu proposta per la prima volta in modo scientifico solo da Herder, il quale già nella sua tesi di laurea afferma: Il primo vocabolario è costituito da suoni raccolti da ogni parte del mondo. Da ogni natura emettente un suono si ricava il suo nome: l’anima umana si vale di tali suoni quali segni per indicare le cose. Recentemente la tesi dello Herder è stata ribadita con dovizia di argomenti da BRUNI (vedasi). Secondo questo studioso, la tesi dell'origine naturale della lingua, mediante l’onomatopea, è l’unica scientificamente sostenibile. I glottologi e gli psicologi, che ritengono la lingua di origine naturale, hanno sempre pensato che l’onomatopea sia stata la madre più feconda delle parole. Renan afferma che nelle lingue semitiche, e specialmente nell'ebraico, la formazione della onomatopea è sensibilissima per un grande numero di radici, e soprattutto per quelle che hanno un carattere spiccato di antichità e di monosillabismo Del parere di BRUNI (vedasi) è anche MERLO (vedasi). Questi afferma che le prime parole create dall'uomo sono certo onomatopeiche, imitative dei suoni risonanti al nostro orecchio; onomatopeiche sono le prime parole che il bambino crea e che poi presto dimentica per le ereditarie. Il lessico delle lingue europee è pieno di parole onomatopei- HuMmBOLDT, Ueber das vergleichende Sprachstudium, ER CIUO H. ARENS, Sprachwissenschaft, K. Alber Verlag, Friburgo-Monaco » P. IUS. 5 BRUNI (vedasi), L'origine della lingua, Studium, Roma. che; molte ne conosce di sue proprie il lessico della lingua latina; e perché alle ereditarie non sarebbero venute ad aggiungersene altre, e molte altre, in età latina tarda, e nelle singole lingue romanze? Secondo moltissimi studiosi la lingua ha origine convenzionale. È l’homo sapiens che escogita certi suoni per espletare determinate operazioni. A questa teoria ha dato espressione autorevole il Wittgenstein nelle sue Philosophical Investigatiovs. In quest'opera egli sostiene che l'assegnazione di nomi alle cose è arbitraria così come è arbitrario l'accordo sulle regole per fare un determinato gioco. La lingua stessa è concepita da Wittgenstein come un gioco (Sprachspiel). Come esempio del formarsi del gioco linguistico Wittgenstein cita il caso dell'accordo che si stabilisce tra un muratore e un manovale a riguardo di un certo arnese. Supponi che un arnese adoperato da un muratore per costruire porti un certo segno, un'etichetta. Quando il muratore mostra al ma- novale il segno (l'etichetta), il manovale gli porta l’arnese che porta quel segno. È press'a poco in questo modo che un nome significa e viene assegnato ad una cosa. Si rivelerà assai utile in filosofia ripetersi di tanto in tanto che denominare è una operazione simile all’affibbiare un'etichetta ad una cosa ».? A nostro giudizio queste due tesi sull'origine della lingua non sono necessariamente contraddittorie, ma si possono integrare vicendevolmente. Dando per certo che la lingua è un'invenzione dell’uomo e non un dono della natura o di un essere superiore, ci pare che questa invenzione abbia avuto luogo inizialmente mediante l'imitazione dei suoni emessi dagli animali e dalle cose. Così, per designare il cane, si ripete il verso del cane; per designare il lupo, si ripete il verso del lupo; per designare il vento, si ripete il rumore del vento, e così per tante altre cose. Questa origine prima della lingua è confermata dalla larga quantità di suoni onomatopeici presenti in tutte le lingue. Ed è pure confermata dal modo con cui il bambino apprende a parlare, imitando i suoni che sente dalla mamma. Su questa base onomatopeica l’uomo ha in seguito manovrato con libertà e genialità, escogitando suoni nuovi, oppure combinando in maniera diversa suoni vecchi (per es., automobile, televisione, aeroplano, ecc.). Per questo motivo gran parte della lingua attualmente in uso ha origine convenzionale. Condizioni essenziali della lingua La lingua presuppone tre condizioni essenziali, tre costanti o componenti assolute: ? Citato in ivi, p. 8. WITTGENSTEIN, Philosophical Investigations, n. 15. 53 L’“homo sapiens” e l'origine convenzionale: la teoria di Wittgenstein Integrazione tra naturalismo e convenzionalismo Tre condizioni essenziali del linguaggio: soggetto, oggetto, interlocutore Divisione dicotomica: conoscenza et esistenza — soggetto che parla (e si esprime parlando); ; — oggetto di cui si parla (e si rappresenta mediante la parola); — interlocutore a cui si parla e al quale si vuole dare una comu- nicazione parlando. « È chiaro che ci sono tre elementi in gioco: il parlante, l’ascol- tante o gli ascoltatori, e la comunicazione che si stabilisce tra loro. Un noto psicologo ha riassunto questo triplice aspetto del linguaggio in una chiara formula: dal punto di vista del parlante, l'atto lingui- stico è un sintomo, un'indicazione di ciò ch'egli ha in mente; dal punto di vista dell’ascoltatore è un segnale, che lo stimola ad una de- terminata azione; dal punto di vista della comunicazione è un sim- bolo, un segno cioè che sta per qualsiasi cosa il parlante intenda trasmettere ».° A ragione, quindi, Macquarrie afferma che la lingua è un complesso di relazioni fondate su tre termini: i tre termini sono ovviamente la persona che dice qualcosa, la materia di cui si parla e la persona o le persone alle quali si parla. È la lingua che fa da intermediario per la relazione triadica, anzi è esso che la costituisce. Funzioni e valore della lingua iFino a qualche anno fa si soleva presentare una divisione dico- tomica delie funzioni del linguaggio. Vi si distinguevano, da una parte, una funzione descrittiva o conoscitiva o denotativa o rappre- sentativa o simbolica, e, dall'altra, una funzione emotiva, esisten- ziale o personale. Così Ogden-Richards, Carnap, Ayer, Stevenson, e altri. Ultimamente però sono diventati sempre più numerosi gli autori che propongono una divisione tricotomica, aggiungendo alie due funzioni precederti quella comunicativa o intersoggettiva. Sono di questo parere Schbkel, Polanyi, Barbotin, Ullmann e vari altri stu- diosi. Noi troviamo quest'ultima divisione più giustificata della prima, in quanto essa risulta dalle ire componenti essenziali costitutive del linguaggio, che abbiamo visto essere ii soggetto che parla, ciò di cui si parla e ia persona alla quale si parla. Iì linguaggio esercita una funzione diversa rispetto alle sue tre componenti: — ha una funzione rappresentativa o descrittiva o denotativa ‘nei confronti dell'oggetto; — ha una funzione espressiva o esistenziale o emotiva nei con- fronti del soggétto; ? S. ULLMANN, La semantica, Il Mulino, Bologna 1966, p. 27. MACQUARRIE, Ha senso parlare di Dio?, Borla, Torino. — ha una funzione comunicativa o intersoggettiva nei confronti della persona cui si dirige il discorso. In connessione con la questione delle funzioni dei linguaggio si affaccia anche la questione del suo valore, la quale, fra tutte le que- stioni concernenti il linguaggio è quella oggi più assiduamente e vi- vacemente dibattuta. Se ne occupano tutti i filosofi (sia gli esistenzia- listi che gli strutturalisti, sia i neopositivisti che gli ermeneuti, sia i tomisti che i marxisti) e anche i teologi e gli scienziati. ‘Le soluzioni di questa questione sono molte e assai disparate. C'è chi assegna al linguaggio un valore puramente strumentale. Questa è la soluzione tradizionale, tuttora largamente condivisa dai neopositivisti, dagli analisti, dai tomisti, dai marxisti, e da tanti altri. C'è invece chi gli assegna un valore fondamentale, di ordine esistenziale. 4. Funzione descrittiva Una folta corrente filosofica del nostro tempo, la corrente neo- positivistica e analitica ha riconosciuto valore conoscitivo alla fun- zione denotativa (descrittiva, conoscitiva, oggettiva) e ha proscritto come insignificanti e prive di senso le altre funzioni. Secondo tale corrente, solo la funzione denotativa abilita l'uomo a raggiungere e a trasmettere la verità. Questa funzione è svolta in modo eccellente dal linguaggio scientifico, il quale è dotato della massima chiarezza, precisione e oggettività. Qualsiasi altro linguaggio acquista più o me- no valore nella misura in cui si conforma al linguaggio scientifico. La ragione dell'eccellenza di quest'ultimo sta nella semplicità del suo criterio di significazione, che è la verifica sperimentale, il quale prescrive di riconoscere significato descrittivo soltanto a quelle pro- posizioni che sono traducibili in una catena di dati sensitivi. La teoria dei neopositivisti e degli analisti inglesi ha suscitato fortissime reazioni da parte di filosofi di tutte le scuole, i quali han- no potuto provarne l'infondatezza appellandosi a vari argomenti, di cui i principali sono i seguenti: a) ilcriterio della verifica sperimentale è un postulato metafisico privo di qualsiasi fondamento, è una proposizione metafisica sensa- zionale che si squalifica da sola perché è inverificabile." " Ecco alcune critiche radicali al principio della verifica sperimentale. «Il principio di verifica sperimentale significa ridurre all’assurdità sia la conoscenza che il significato... Perché l'intenzione di riferire al trascendente l'esperienza immediata è l'essenza della conoscenza e del significato ». (LEVIS Experience and Meaning, in Readings in Philosophical Analysis, P. . «Il principio della verifica è una dichiarazione metafisica e, perciò, il positivismo logico deve essere considerato senza significato ». (JoAD, A critique of Logical Positivism). Il principio di verificabilità è una dichiarazione metafisica ‘sensazio- nale’ ». (WIspom, Philosophy and psychoanalysis, Oxford). Cfr. anche: A.C. EwING, Meaninglessness [CITATO DA H. P. GRICE, “MEANING” OXFORD SEMINAR], in Mind; MACQUERRIE, Ha senso parlare di Di0?, cit. 55 Il vaiore del linguaggio: strumentale, esistenziale Neopositivismo: valore conoscitivo e funzione denotativa Posizioni critiche al neopositivismo Funzione espressiva e funzione comunicativa b) la preferenza per il linguaggio scientifico è del tutto ingiusti- ficata, perché ci sono molti altri linguaggi che per la esistenza uma- na sono altrettanto importanti quanto quello scientifico, per es., il linguaggio ordinario, il linguaggio etico, il linguaggio artistico, il linguaggio poetico, il linguaggio mistico." c) la preferenza per la funzione descrittiva o conoscitiva del lin- guaggio è la conseguenza di una tradizione intellettualistica e razionalistica che è stata estremamente dannosa perché ha creato un'im- magine distorta e depauperata dell'uomo.”* 4.2 Funzione comunicativa Da questi argomenti risulta che non si può ascrivere valore sol- tanto alla funzione conoscitiva ma si deve riconoscere anche l’im- portanza fondamentale che hanno le altre funzioni, sia quella espres- siva, che quella comunicativa. Del resto è abbastanza facile rilevare che il linguaggio umano non ha soltanto e neppure principalmente valore a causa della sua fun- zione conoscitiva (descrittiva o denotativa). La sua funzione princi- pale è infatti comunicativa e la comunicazione, in moltissimi casi, non intende affatto offrire descrizione di oggetti, cose, fenomeni, leggi della natura, ma affetti, sentimenti, desideri, comandi. È soprattutto su questo punto che gli studi più recenti hanno gettato nuova luce. Qui ci limiteremo a riferire alcuni risultati ac- quisiti dal Barbotin nel suo saggio, profondo, ricco e illuminante, Humanité de l'homme. In quest'opera egli mette in evidenza il valore comunicativo esistenziale e prassistico del linguaggio. Il linguaggio è lo strumento privilegiato della‘comunicazione, nonché della pre- senza e della socialità. L'uomo, diversamente dalle cose che sono chiuse in e su se stesse, è aperto, si vuole dare agli altri e dagli altri vuole ricevere; si vuole rendere presente... La parola trasforma la nostra presenza puramente fisica e passiva — semplice giustapposizione nello spazio — in presenza attiva che ci impegna reciprocamente. «Io sono presente a me stesso nella misura in cui sono fuori di me, in un movimento di donazione che mi rende libero. La parola, per la precisione, è donatrice; al di là dei propositi, essa mira allo scambio dei due « Io »; nella preghiera mi dono, mi consegno a Dio, mi getto nelle sue mani »." Questo potere esistenziale della parola, questo potere di renderci presenti agli altri, e gli altri a noi stessi è stato meravigliosamente rafforzato dalle moderne scoperte della radio, del telefono, dei re- !? GADAMER, « Che cos'è la verità », Rivista di filosofia. ) ! Cfr. ivi, pp. 253 ss.; RICOEUR, Finitudine e colpa, Il Mulino, Bologna  4 E, BARBOTIN, Humanité de l'homme. 56 gistratori, ecc. Riuscire, oggi, a registrare le voci di persone che ci sono care, oppure di personaggi importanti modifica sensibilmente il salto, l'abisso della morte e i nostri rapporti con i defunti: poter risentire la loro voce ci dà la sensazione che la morte non abbia operato una separazione completa tra noi e loro. La funzione fondamentale del linguaggio è quindi quella della comunicazione. Tuttavia dobbiamo dolorosamente constatare che è una comunicazione che il linguaggio non ci consente mai di realiz- zare pienamente. « La parola scambiata, dice bene Barbotin, mette in comunicazione due persone tra di loro, essa risveglia, mantiene e consacra l'apertura reciproca; ma allo stesso tempo conserva qual- cosa di inesprimibile. E questo non è dovuto alla doppiezza, bensì alla ineffabilità della persona, delle sue intenzioni, della sua libertà: la parola lascia filtrare qualche raggio, ma ne conserva, per forza, se- greto il focolare. Sempre ineguale rispetto a ciò che manifesta, la parola è di conseguenza necessariamente molteplice — se fosse perfetta sarebbe invece unica — e provoca nell'interlocutore interro- gativi a non finire; essa esaudisce lo spirito, ma non lo sazia mai ».! Che il linguaggio abbia aspetti ambigui è cosa evidente ed è stata ripetutamente rimarcata già dai filosofi dell'antichità, in par- ticolare da Platone, Aristotele e Agostino. Esso è strumento di for- mazione (educazione), ma si presta anche molto facilmente alla de- formazione e alla corruzione, come rileva Socrate contro i Sofisti. In un capitolo celebre di Sein und Zeit Heidegger ha mostrato come l’inautenticità degli individui è dovuta soprattutto al linguaggio: la maggior parte degli uomini non pensa da sé, non giudica con la pro- pria testa, non decide per proprio conto: ma pensa giudica decide, ecc. secondo quanto sente dire dagli altri. 4.3 Funzione e valore esistenziale Il linguaggio è importante non soltanto per la funzione descrittiva e comunicativa, ma anche per la funzione esistenziale. Esso infatti oltre che a descrivere oggetti e a comunicare sentimenti serve anche a testimoniare agli altri e a noi stessi la nostra esistenza. Suppo- niamo, per es., che uno si sia smarrito in una foresta oppure su una montagna. A chi scrive capitò una volta scalando il Monte Rosa. Eravamo a quota 3.000 e, alle dieci di sera, non eravamo ancora giunti al rifugio Quintino Sella. Era buio fitto e ad un certo punto avevamo completamente smarrito la pista. Allora abbiamo comin- ciato a gridare con la speranza che qualcuno dal rifugio ci sentisse e ci fornisse qualche elemento per orientarci. In effetti fu così. Da sopra ci risposero alcune voci d'uomo. Esse bastarono da sole a li- berarci dall'angoscia e a restituirci fiducia in noi stessi e padro- 4 BARBOTIN, op. cit., p. 141. Sui limiti del linguaggio vedi anche G. GuSsDORF, Filosofia del linguaggio, Città Nuova, Roma, pp. 78-92. HEIDEGGER, Essere e tempo, Longanesi, Milano, pp. 140 ss. 57 La funzione fondamentale della comunicazione Parola e determinazione dell’esistenza La densità esistenziale del nome Funzione del nome nanza della montagna. Quelle voci improvvise invasero tutto lo ssa- zio che stava intorno, conquistarone il mondo silenzioso delie cose e lo trasformarono conferendogli un nuovo significato. Così avvenne che un universo senza voci in cui ci trovavamo smarriti, divenne un universo in cui l'uomo parla. Certo lo smarrimento non avviene soltanto là dove l'uomo non parla; in certi casi ciò accade anche in luoghi dove sono troppi co- loro che parlano, facendo fracasso e confusione. Eppure anche in questi casi, è di nuovo una voce, una voce familiare che ci rassicura della nostra esistenza. Si pensi al caso di un bambino che si smar- risce in mezzo alla folla... Basta che ad un certo punto senta la voce del babbo o della mamma che lo chiama da lontano perché riacquisti la serenità e la pace. Dunque la parola testimonia la mia esistenza a me stesso e agli altri. E non si tratia di una testimonianza vaga, indeterminata, gene- rica, ma determinata, precisa e qualificata. Infatti quando sono adi- rato adopero un particolare tono di voce ed un certo tipo di lin- guaggio, che sono del tutto diversi da quelli che uso quando insegno oppure quando prego. Fare corrispondere perfettamente un certo linguaggio con i vari modi di essere dei loro personaggi è una spe- cialità degli attori. Ma ciò che questi ultimi sono in grado di fare per molti personaggi, noi lo facciamo tutti i giorni per quel perso- naggio singolare che ciascuno di noi è naturalmente. La parola acquista densità esistenziale soprattutto attraverso il nome. Avere un nome significa possedere un'esistenza. Ma a causa della pubblicità del nome, per mezzo di esso anche ia mia esistenza acquista una certa pubblicità. Lo nota bene il Barbotin guando scri- ve: « Il nome è la parola che mi rivela, mi esprime agli altri, aprendo loro l’accesso al mio essere. Io non esisto veramente che per coloro che conoscono il mio nome; l'anonimato, l’incognito sono alibi che aggiungono ai vantaggi della presenza fisica in un determinato luogo il beneficio di una certa “assenza sociale”. [...] Però, se il mio nome mi esprime agli altri, allo stesso tempo esso mi consegna a loro, mi mette in loro potere. Dichiarando il mio nome, io rinuncio a parte della mia autonomia; ormai gli altri mi dominano e mi posseg- gono. La prima preoccupazione del direttore di un internato non è forse quella di imparare il nome dei suoi ragazzi per controllare le iniziative e mantenere la disciplina? I servizi di polizia non svolgono un'attività vigile per conoscere i nomi e i molteplici soprannomi delle persone sospette e, in tal modo, poter controllare i loro movi- menti? ».!” . Sta di fatto che il nome fa sempre da sostegno alla propria pre- senza. Ovunque il nome di una persona è conosciuto, pronunciato, ricordato, ha luogo la sua presenza intenzionale presso gli altri, e soddisfa in qualche modo quel desiderio di ubiquità che è insito " E. BARBOTIN, Op. cit., p. 155. 58 in ogni uomo. Ma oltre che a superare i limiti dello spazio, il nome ci consente anche di scavalcare i confini del tempo: la nostra presenza continua a perdurare anche dopo la morte, fintanto che il ricordo del nostro nome permane vivo. Questo spiega il desiderio che noi tutti abbiamo perché il nostro nome sia famoso, acquisti notorietà: è il nostro modo di conquistare un'illusione di eternità. 5. Rapporto del linguaggio con. il pensiero, con le cose e con gli interlocutori Passiamo ora a considerare la questione del valore del linguag- gio dall'altro punto di vista: quello dei suoi rapporti col pensiero, con le cose e con i due interlocutori. Al linguaggio si assegna valore diverso a seconda del modo di- verso di come viene concepito questo rapporto. C'è chi si preoccupa esclusivamente del pensiero; altri invece si preoccupa soltanto degli interlocutori. Nell’analisi linguistica la preoccupazione è centrata sulle cose; nell’esistenzialismo è centrata sul soggetto pensante; nell'ermeneutica, nel personalismo e nello strutturalismo è centrata sugli interlocutori. In tutti i tre casi si danno però due alternative (e qualche volta anche tre). Per il rapporto pensiero-linguaggio, la soluzione comune è di vedere nel linguaggio uno strumento subordinato e secondario del pensiero. Oggi gli strutturalisti e gli ermeneuti tendono a sovvertire questo rapporto e a mettere il pensiero al servizio e alle dipendenze del linguaggio. La tesi di questi ultimi non può essere pienamente accolta, perché tutti abbiamo esperienza di pensieri per i quali non riusciamo a trovare le parole adatte per esprimerci. Tuttavia è una tesi che contiene della verità, in quanto tra pensiero e linguaggio intercorre un rapporto assai profondo. Con un linguaggio nitido an- che il pensiero guadagna in chiarezza e precisione.! Anche per quanto concerne i rapporti tra linguaggio ed essere ci sono due opposte tendenze. Generalmente al linguaggio si rico- nosce valore semantico, indicativo, segnalatore dell'essere. Oggi strutturalisti ed ermeneuti vogliono ascrivere al linguaggio una den- sità ontologica molto più profonda: l’essere trova la sua manifesta- zione nel linguaggio; soprattutto l'essere dell’uomo ha il suo soste- gno, il suo modello nel linguaggio. Anche a questo proposito ci pare di non poter accogliere la secon- da tesi integralmente perché, se seguita fino in fondo, essa sfocia inevitabilmente in una nuova forma di idealismo; tuttavia è una tesi ! Ivi, pp. 133-144, 59 Il rapporto linguaggio-pensiero La subordinazione del linguaggio al pensiero Linguaggio e intersoggettività: due tesi opposte che contiene anche un importante nucleo di verità: essa esprime il carattere storice e creativo dell’uomo.! Quanto al terzo tipo di rapporti, quelli fra linguaggio ed interlo- cutori, si danno anche qui due tesi opposte: una che afferma il valore capitale del linguaggio per l’intersoggettività, valore tanto più grande in quanto oggi si vede nell'uomo un essere essenzial- mente intersoggettivo; oggi la persona umana non è intesa in chiave egocentrica, cartesiana, ma in chiave sociale. L'altra tesi assegna uno scarso valore intersoggettivo al linguaggio, in quanto muove da una concezione egocentrica, angelicata dell’uomo. Noi riteniamo che il linguaggio abbia effettivamente importanza capitale per la funzione intersoggettiva. Tale importanza risulta da quanto è stato detto in precedenza sulla funzione comunicativa del linguaggio. Ma essa risulterà ancor più evidente in seguito, quando ci occuperemo del problema politico e sociale e vedremo che il lin- guaggio costituisce il mezzo necessario, principale ed ideale per rea- lizzare la socievolezza umana. CONCETTI DA RITENERE Linguaggio; lingua; parola Significato; significante Origine naturale, convenzionale, evolutiva; onomatopea Soggetto; oggetto; interlocutore Sintomo; segnale; simbolo Funzione descrittiva, emotiva, comunicativa SINTESI CONTENUTISTICA CARATTERI DELLA LINGUA Proprietà primaria e fondamentale dell'uomo che lo distingue dagli altri esseri viventi per l’uso che ne fa, in ordine a scopi e modi diversi. La lingua è uno degl’elementi che costituisce l'uomo in quanto uomo. Esso ha una struttura intenzionale che lo fa mezzo della comunicazione degli uomini tra loro. Esiste una distinzione tra lingua (funzione generale della comunicazione), lingua (sistema linguistico usato da una determinata società) e parola (forma concreta e individuale assunta dal sistema linguistico). Differenza tra i termini significante e significato. Il significante indica una realtà come è denotata dalla lingua; il significato indica il modo parziale e storico in cui la lingua parlata attualizza il significante. ORIGINE DELLA LINGUA. Tre ipotesi: origine naturale (tesi ormai abbandonata); origine convenzionale; origine evolutiva (tesi più comune oggi). La prima ipotesi annovera tra i suoi sostenitori Humboldt, Herder, BRUNI (vedasi) e MERLO (vedasi) che attribuiscono al- MANCINI, Lingua e salvezza, Vita e Pensiero, Milano. l'onomatopea la maternità delle parole. La seconda è autorevolmente espressa da Wittgenstein: la lingua è un gioco di cui l’uomo ha stabilito le regole. Come terza ipotesi si può dire che oggi l’azione creativa e libera dell’uomo sull'onomatopea ha prodotto una lingua convenzionale che può essere chiamato evolutivo. CONDIZIONI TRASCENDENTALI DELLA LINGUA I trascendentali o costanti della lingua sono: il soggetto che parla l'oggetto di cui si parla l'interlocutore a cui si parla L'atto linguistico dal punto di vista: del soggetto è un sintomo, dell'oggetto è un segnale, dell'interlocutore è un simbolo. La lingua è l'intermediario di una relazione triadica. FUNZIONE E VALORE DELLA LINGUA Si sono delineate tre connotazioni delle funzioni del linguaggio: la funzione descrittiva (o conoscitiva, denotativa, rappresentativa, simbolica); la funzione emotiva (o esistenziale, personale); la funzione comunicativa o inter-soggettiva. RAPPORTI DELLA LINGUA COL PENSIERO, COLLE COSE E COGLI ‘INTERLOCUTORI (Alla lingua s’assegna valore diverso in relazione al rapporto nel quale viene colto: rapporto pensiero-lingua: la lingua è uno strumento subordinato e secondario del pensiero; rapporto pensiero-cosa: in genere s’attribuisce alla lingua un valore semantico; oggi strutturalisti e ermeneuti considerano la lingua una manifestazione dell'essere; rapporto lingua-interlocutore: importanza fondamentale della lingua per l'essere umano inteso come essere inter-soggettivo; scarsa importanza della lingua per l'essere umano inteso in senso egocentrico. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE Quali delle diverse forme della lingua umana sembrano predominare nella nostra cultura? In quale misura la lingua identifica l’uomo come essere di relazione? Che cosa si intende per lingua, parola, significante, significato? Quali sono le principali teorie sull'origine del linguaggio? Quali sono gl’elementi costitutivi, essenziali, trascendentali della lingua? Quali sono le principali funzioni della lingua? Quale rapporto è possibile stabilire tra lingua e concezione dell'uomo? Che rapporto intercorre tra pensiero, lingua e cose? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI ANTISERI (vedasi)., La filosofia del iinguaggio, Morcelliana, Brescia. BENVENISTE, Problemi di linguistica generale, Il Saggiatore, Milano. BERRUTO (vedasi), Nozioni di linguistica generale, Liguori, Napoli.  BRUNI (vedasi), L'origine della lingua, Studium, Roma. CASTELFRANCHI -PARISI, Lingua, conoscenza e scopi, Il Mulino, Bologna. CoRrRapI-FIUMARA-GEMMA, Funzione simbolica e filosofia della lingua, Boringhieri, Torino. Guspore (vedasi), La filosofia della lingua, Città Nuova, Roma. GALIMBERTI, Lingua e civiltà, Mursia, Milano. HEIDEGGER, In cammino verso la lingua, Mursia, Milano. HEILMANN Corso di linguistica teorica, Celuc Libri, Milano. Linsky L., Semantica e filosofia della lingua, Mondadori, Milano. Lyons, Introduzione alla linguistica teorica, Laterza, Bari. M., La lingua teologica, Paoline, Roma. PracET J., Lo strutturalismo, Il Saggiatore, Milano. RoBINS, Storia della linguistica, Il Mulino, Bologna. ULLMANN, La semantica, Il Mulino, Bologna. WARTBURG WALTER VON-ULMANN, Problemi e metodi della linguistica, Il Mulino, Bologna. IL PROBLEMA COSMOLOGICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Il mondo ha un'origine e uno scopo? Quali? 2. È possibile individuare la struttura dell'universo? In quale imaniera? ‘i. Problematicità dell’universo L'universo è una realtà problematica sotto molteplici aspetti: la sua origine, i suoi elementi costitutivi fondamentali, la sua durata, il suo fine ultimo. La branca del sapere che si occupa della costitu- zione dell'universo per definirne la forma e le leggi che lo gover- mano, viene denominata cosmologia {dal greco kosmos,! che significa ordine, mondo e logos = discorso); quanto riguarda la sua origine e il suo fine ultimo viene invece studiato dall'ontologia e dalla tsleologia. i Intorno all'universo e in ordine alla soluzione dei suddetti pro- blemi si può fare un duplice discorso, scientifico e filosofico. Nel primo caso si propone una descrizione dei fenomeni, specialmente nelle loro relazioni d'insieme e nel loro divenire, interpretandoli se- condo criteri logici, tendenti a stabilire tra loro un ordine, una struttura, una legge di conservazione e di evoluzione. Nel secondo si presenta un’interpretazione generale dei fenomeni dell'universo, nella loro natura essenziale, nelle loro proprietà, nel loro ultimo fondamento. Questa distinzione tra discorso scientifico e filosofico è una con- quista piuttosto recente del pensiero umano. Essa è divenuta possi- bile soltanto col sorgere delle scienze sperimentali, vale a dire du- rante il secolo XVII. Prima si consideravano le ricerche dei metafisici e gli studi degli astronomi e dei fisici come facenti parte d'una unica grande disciplina, la filosofia. ‘ Il termine kosmos ìn greco indica ìn senso proprio l'armonia universale regolata da leggi precise e inviolabili. Contrapposto al termine kaos, che nella mentalità dei Greci era espressione non solo di disordine indifferenziato, ma anche di tutto ciò che contiene in sé la forza del negativo, il kosmos rap- presentava per gli antichi tutto ciò che è positivamente conforme alla volontà degli dèi e che è pertanto vita e bene. 63 La cosmologia studia la costituzione dell’universo {forma e leggi) Discorso scientifico e discorso filosofico Una soluzione mitica ai primi interrogativi sul cosmo Il problema dell’uno e del molteplice in Talete 2. La cosmologia nel pensiero occidentale Il problema cosmologico è uno dei primi che la mente umana si sia posto. Appena ha acquisito il potere di riflettere, l'uomo ha cominciato ad interrogarsi sull'origine delle cose: qual è la loro causa ultima? e in che modo tale causa ha prodotto tutto il comples- so sistema dell'universo? Qual è il costitutivo fondamentale del mondo? A questi interrogativi gli uomini hanno cercato di dare una ri- sposta molto tempo prima di scoprire gli strumenti logici di ricer- ca propri della filosofia, servendosi degli strumenti espressivi del mito. Documenti preziosi di alcune spiegazioni cosmologiche di caratte- re mitico sono i poemi di Omero e Esiodo. Nelle loro opere l’uni- verso è considerato come una grande città, di cui fanno parte oltre gli uomini anche gli dei. Come la città così l'universo sta sotto il governo di un grande monarca. Tutto ciò che accade nel mondo è opera sua e degli altri dei; tutti i fenomeni naturali sono promossi dai numi: i tuoni e i fulmini sono scagliati dall'alto da Zeus, i flutti del mare sono sollevati dal tridente di Poseidone, i venti sono so- spinti da Eolo, e così di seguito. Nella sua Teogonia Esiodo ha fissato con precisione il quadro cosmico, entro cui in seguito si muo- verà la spiegazione cosmologica dei filosofi. Secondo la spiegazione esiodea della genesi dell'universo, dapprima si generò il Caos, poi si generò Gea (ossia la Terra), nel cui ampio seno sono tutte le cose. Nella profondità della Terra si generò il Tartaro buio, e, da ultimo, Eros (l’amore) che, poi, fece generare tutte le altre cose. Talete, vissuto a cavallo tra il VII e VI secolo avanti Cristo, è il primo pensatore che si domanda espressamente e sistematica- mente: « Qual è la causa ultima, il principio supremo di tutte le cose? », e che per rispondere a tale interrogativo non fa ricorso a raffigurazioni mitiche ma si vale di concetti filosofici. Talete si domanda se, nonostante l’esperienza, la quale ci pre- senta il quadro impressionante di una molteplicità infinita di fe- nomeni apparentemente irriducibili, sia possibile derivare la realtà da un unico principio supremo. È un problema colossale che oltre- passa i confini della cosmologia ed invade il terreno della stessa metafisica: il problema dell'uno e del molteplice, problema che tormenterà i filosofi d'ogni tempo. A questa domanda ardita ed im- pegnativa, Talete offre una risposta ingenua e rudimentale. Gli sembra che tra i quattro elementi che il buon senso considera pri- mordiali e costitutivi d'ogni cosa, l’acqua abbia una priorità sugli altri. E conclude che l'acqua è il principio da cui traggono origine tutte le cose. Dall'acqua per condensazione deriva la terra, per rare- fazione derivano l'aria e il fuoco. ? Cfr. B., MONDIN,, vol. I, pp. 39-40. 64 Più che come una città, alla stregua di Omero e Esiodo, Talete concepisce il mondo come una casa. In questa casa c'è movimento, c'è mutamento, c'è caldo e freddo, fuoco e umidità, c'è fuoco al centro, e su di esso una marmitta con acqua. La casa è esposta ai venti e alle correnti; ma è una casa e questo significa sicurezza e stabilità. Per tre secoli il problema cosmologico conserva l'impostazione che gli aveva data Talete, un'impostazione ambigua, in cui il pro- blema metafisico del principio supremo d’ogni cosa si confonde col problema cosmologico dell'origine e della strutturazione di questo mondo. La distinzione tra problema metafisico e problema cosmologico viene finalmente percepita e lucidamente formulata da Platone. Questi distingue due piani di realtà, uno di ordine fisico (che è quello di questo mondo materiale) e l’altro di ordine metafisico: è il piano delle idee. Della origine e strutturazione del mondo mate- riale egli presenta una famosa spiegazione nel Timeo. Il mondo è stato prodotto dal Demiurgo. Questi contemplando le Idee (ossia prendendo le Idee come modelli), assistito e coadiuvato da altre Potenze, plasma la materia informe, facendole assumere quelle qua- lità e caratteristiche che sono proprie degli esseri che popolano questo mondo. Portata a compimento la formazione del mondo, il Demiurgo vi infonde un'anima universale, la quale ha la funzione di conservare in vita il mondo, senza bisogno di un continuo inter- vento da parte del Demiurgo? Aristotele, in Metafisica, compie un esame ancora più approfon- dito del problema cosmologico, almeno per quanto concerne l’aspet- to della natura essenziale delle cose materiali e del loro divenire. Secondo Aristotele il mondo non ha né origine né fine: è eterno. Ma non è affatto immobile, statico, perché il divenire è uno dei suoi tratti più caratteristici. Ma a che cosa è dovuto questo perenne divenire? C'è anzitutto una causa estrinseca: la tensione delle cose verso il loro ultimo traguardo, Dio. Ma c'è anche una causa intrinseca: la costituzione stessa delle cose materiali, le quali sono composte di materia e forma. La materia è di natura corruttibile ed è quindi la ragione intrinseca del continuo succedersi di nuove forme sulla sce- na di questo mondo. La materia è inoltre il fondamento ultimo del- l'estensione e quindi dello spazio. Invece il divenire è la ragione pro- fonda del tempo. Da parte sua la forma è la ragione della distinzione delle cose in molte specie diverse. Le specie fondamentali secondo Aristotele sono quattro, e, di conseguenza, quattro sono anche i grandi regni degli esseri terrestri: minerale, vegetale, animale e uma- no. Particolarmente interessante ed acuta è l’analisi condotta da Aristotele intorno al divenire, di cui distingue e definisce quattro tipi principali: quantitativo (crescita e diminuzione), qualitativo * PLATONE, Timeo, 5 ss. 65 Platone e le due realtà: fisica e metafisica Aristotele e la sua concezione sulla costituzione del cosmo: materia, divenire, forma L'esistenza e la perfezione del Movente immobile La concezione atomista di Democrito ed Epicuro Agostino e Tommaso: la temporalità del mondo e la sua eternità (alterazione di qualità), sostanziale (generazione e corruzione) e lo- cale (spostamento da un luogo ad un altro).* Ma come s'è detto, secondo Aristotele, il divenire delle cose non ha soltanto una causa intrinseca ma anche una estrinseca: le cose divengono per un fine ed è appunto il fine che le induce a trasfor- marsi, ad acquisire ulteriori gradi di realizzazione. Ciò porta Ari- stotele a riconoscere l'esistenza di un Movente immobile, che pro- voca tutti i fenomeni, tutte le generazioni, tutti i movimenti di questo mondo. Aristotele deduce la necessità del Movente immobile continuando la sua analisi del divenire. Si deve dare un movente in ogni forma di divenire perché il soggetto del divenire, non può darsi da sé ciò che non ha: « Tutto ciò che è mosso, è mosso da un altro ». Dalla esistenza delle varie forme di divenire e di movimento esistenti nel mondo Aristotele deduce l'esistenza di un Movente immobile, non subordinato a nessun genere di movimenti, causa im- mediata del movimento totale dell'universo, e causa mediata di tutti i movimenti particolari. Il Movente immobile è, secondo Aristotele, eterno, unico, del tutto immobile cioè talmente perfetto da non essere suscettibile di qualsiasi perfezionamento; inesteso non però come sono inestesi di natura loro la materia o i punti, ma perché superiore a tutto il mondo della materia e dell'estensione. Una concezione profondamente diversa e sotto molti aspetti con- traria a quella di ‘Platone e di Aristotele hanno sviluppato alcuni loro contemporanei, detti atomisti, i cui massimi esponenti sono Democrito ed Epicuro. Secondo questi filosofi il mondo è composto di una moltitudine infinita di atomi o elementi fisicamente invisibili, a causa della piccolezza delle loro dimensioni. Queste particelle si muovono nel vuoto e unendosi producono la nascita dei corpi e se- parandosi la distruzione. Fino a questo punto Democrito ed Epicuro sono perfettamente d'accordo. Divergono invece nella maniera di concepire il moto degli atomi. Mentre secondo Democrito tale moto assume una direzione rettilinea, Epicuro ritiene che per spiegare il mutamento e la combinazione degli elementi tra di loro occorre concepire il moto come passibile di deviazioni spontanee (clinamen): è proprio grazie a tali deviazioni che gli atomi danno origine a com- binazioni così molteplici e diverse, quali noi osserviamo in questo mondo I pensatori cristiani per spiegare la struttura intrinseca delle co- se materiali di solito si rifanno alla dottrina aristotelica; mentre in- vece per spiegare l'origine del mondo ricorrono alla nozione biblica di creazione: il mondo è scaturito dal nulla per volontà di Dio. Ma quando è stato creato questo mondo? Per rispondere a questo in- terrogativo gli autori cristiani hanno avanzato due soluzioni: una fa capo ad Agostino ed è quella più comune; l'altra è quella di Tom- 4 Cfr. B. MONDIN, vol. I, pp. 129-133. 5 Ivi, pp. 134-136. 6 Ivi, pp. 52-54; 174-177. 66 maso d'Aquino. Secondo il Vescovo di Ippona il mondo è stato creato nel tempo, così vuole la Scrittura e così esige anche la natura contingente e mutevole delle cose materiali. Invece secondo l’Aqui- nate, in linea di principio (vale a dire assolutamente parlando senza tener conto di quanto la ragione umana ha acquisito dalla Rivelazione) non si può escludere l’esistenza eterna del mondo, in quanto Dio ha potuto crearlo da sempre.” L'epoca moderna si apre con uno spiccato interessamento per il problema cosmologico. L'’Umanesimo e il Rinascimento sono carat- terizzati appunto da un interesse straordinario per il mondo, per la natura. Gli uomini del Quattro e Cinquecento (Cusano, Telesio, Pico della Mirandola, Ficino, Bruno, ecc.) sono incantati, abbagliati dalla bellezza, grandezza, fecondità, potenza della natura e su di essa ap- puntano il loro sguardo indagatore. Ma le loro spiegazioni di so- lito, sono pure fantasticherie, che non possono vantare maggiore solidità di quelle di alcuni pensatori greci, dai quali traggono ispi- razione. Eppure, ciononostante, le loro ipotesi costituiscono il pro- logo essenziale allo sviluppo di una nuova cosmologia, la quale assu- me la veste di ricerca scientifica anziché quella di indagine filo- sofica.? Già con Galilei non ci si interessa più delle essenze delle cose materiali e delle loro cause ultime, ma si concentra tutta l’attenzio- ne sui fenomeni e sulle leggi che li regolano. Sono soprattutto le leggi che contano. Si tratta di una rivoluzione che ha prodotto copiosi frutti. Un po’ alla volta, per merito di Galilei, Keplero, Newton, Lavoisier, Einstein e tanti altri, l'indagine scientifica è riuscita, almeno in parte a dipanare la complessa voluminosa ed intricata matassa delle leggi che regolano i fenomeni dell’universo. Tutte le cosmologie antiche, quella egiziana, babilonese e gre- ca, mettevano sempre al centro dell'universo la Terra, circondata e sostenuta da un oceano e sopra la volta del cielo. Nel secondo secolo dopo Cristo, il matematico ed astronomo alessandrino Tolo- meo Claudio rielaborò tutti i risultati delle ricerche precedenti e sviluppò un complesso sistema geocentrico, basato su una serie di circonferenze, in cui la Terra era al centro ed il sole e la luna le giravano intorno, mentre gli altri corpi celesti avevano dei percorsi eccentrici. Questo sistema fu accettato per oltre un millennio, sino a che Niccolò Copernico non elaborò il suo sistema eliocentrico, nel 1507, secondo cui i pianeti si muovono intorno al sole su orbite com- plementari. Si deve soprattutto agli studi di Galilei la diffusione del sistema copernicano. Un altro elemento caratteristico della cosmologia moderna trae origine da Galilei: il meccanicismo. Applicando allo studio dell’uni- ? Ivi, pp. 221-223; 285. * B. MONDIN, vol. II, pp. 48-50. 67 Il naturalismo della cultura rinascimentale Il cammino verso la scienza: da Galilei ad Einstein Il ‘‘meccanicismo’’ di Galilei Teoria cinetica e teoria molecolare: movimento perpetuo e struttura atomica I corpi celesti e la distanza infinita Teoria stazionaria e teoria evolutiva: creazione continua ed esplosione originaria verso il metodo matematico, come aveva insegnato Galilei, i filosofi e gli scienziati moderni non si interessano più delle qualità e delle forme, ma guardano esclusivamente alla quantità e ai numeri. Viene in tal modo a cadere la spiegazione vitalistica delle cose di questo mondo: le piante e gli animali non svolgono determinate attività perché sarebbero dotati di un'anima ma semplicemente perché sono forniti di elementi fisici capaci di svolgere movimenti più o meno complicati Il meccanicismo peraltro non è mai riuscito a sradicare il vitali- smo, il quale conta anche oggi molti validi sostenitori. È comunque al meccanicismo che si ispirano alcune importanti ipotesi scientifiche dell'ultimo secolo, come la teoria cinetica e quel- la molecolare. La teoria cinetica constata un perpetuo movimento disordinato delle particelle dei gas, tanto più rapido quanto maggio- re è la temperatura. In quésto disordine si possono tuttavia applicare le leggi del calcolo delle probabilità, e trovare delle relazioni tra grandezze macroscopiche direttamente misurabili. Secondo la teoria molecolare la struttura della materia risulta da un'aggregazione di atomi, tutti di una specie se si tratta di un corpo semplice, di tante specie diverse quanti sono i componenti semplici, se si tratta di un composto o di un miscuglio. Di ciascuna specie di atomi si conosce esattamente il peso, indicabile con H per l'idrogeno, 238 H per l’ura- nio, ecc. 3. La cosmologia nel secolo XX In questo secolo, grazie allo sviluppo di nuovi strumenti di ri- cerca, è stato possibile penetrare sempre più a fondo nel cuore della materia e individuarne gli elementi costitutivi più minuscoli, come le molecole, gli atomi, gli elettroni, ecc. Anche del più piccolo organismo vivente, la cellula, si è riusciti a decifrare in larga misura la complessa e meravigliosa struttura. Dal lato opposto lo sguardo umano, sospingendosi sempre più lontano, è riuscito a raggiungere corpi celesti che si trovano ad una distanza pressoché infinita dalla terra. In tal modo l’uomo ha acquistato una coscienza più acuta della vastità e della complessità dell'universo che lo circonda, un universo di cui gli riesce sempre più difficile cogliere le ragioni del suo inizio, il tempo della sua durata e il momento della sua fine. Per risolvere questi problemi enormi oggi si avanzano varie ipotesi: le più note sono quella stazionaria e quella evolutiva. Secondo la teoria stazio- naria, oggi meno accettata, vi è una creazione continua di materia, che mantiene l'universo ad una densità costante, nonostante la sua espansione, che si desume dall'ipotesi del moto di allontanamento * Ivi, pp. 107-110; 143. 68 delle galassie. Secondo la teoria evolutiva, vi fu un’esplosione origi- naria in un universo superdenso, il cosiddetto « big bang », circa 10 o 12 miliardi di anni or sono. Oggi comunque la parola definitiva è affidata alla ricerca che si vale di strumenti sempre più perfezionati. Ma a parere di molti filosofi e scienziati moderni, i quali riten- gono valida la distinzione kantiana tra realtà fenomenica e realtà noumenica, cioè pensata, non è possibile trovare una risposta con- clusiva agli interrogativi ultimi della cosmologia (origine del mondo per creazione o per caso, durata finita oppure infinita, estensione li- mitata oppure senza limiti, movimento teleologico oppure necessario, ecc.), in quanto ad ogni tesi è possibile contrapporne un'altra di segno contrario. Ma qui sono la natura e il valore della ragione umana e più spe- cificamente della speculazione filosofica che sono chiamati in causa. E qualora si rifiuti di accogliere la prospettiva kantiana, e si ascriva alla ragione il potere non solo di cogliere i nessi tra i fenomeni ma la verità stessa delle cose, allora si può anche ritenere che il pre: blema cosmologico non sia un problema insolubile. A nostro avviso esiste una filosofia in grado di fornire una risposta valida anche a questo difficile problema: è la filosofia dell'essere. Questa filosofia (lo vedremo meglio nel capitolo dedicato al problema ontologico) muove dalla « intuizione » del valore infinito della per- fezione dell'essere e dalla constatazione che nel mondo tale perfezio- ne si realizza sempre e soltanto in modi limitati. Ora, la finitudine e contingenza dell'essere di tali modi, ossia delle cose dell'universo, fanno comprendere l'esigenza della realtà di un Essere infinito, che ne segni l'origine e lo mantenga in vita, la necessità d'un Incondizio- nato che regga tutta la serie delle condizioni. Pertanto l'universo trae origine da Dio. Questi lo genera compiendo un atto singolare, che nessuna creatura può compiere, l'atto della creazione. Crea- zione significa la produzione di una cosa che prima non era in nessun modo, né in se stessa né nella potenza d'un soggetto (o ma- teria). Il termine « creazione » quindi evidenzia la totale inesisten- za dell'universo prima della sua produzione da parte dell'Essere sussistente; esso pone l'accento sul nulla del punto di partenza rispetto all'oggetto, l'universo. Con l’atto creatore l'Essere sussi- stente comunica il suo essere all'universo. Il suo è un dono del tutto straordinario, perché dal suo darsi nasce la realtà dell'universo là dove prima c'era soltanto il puro nulla. Il termine « creazione » pone quindi l'accento sull'inizio dell'universo, punto di partenza che è tutto nell'Essere sussistente, nella sua generosa dedizione, una dedizione che non ha nulla a che vedere né con l’emanazio- ne necessaria dei neoplatonici, né con l'alienazione dell'Assoluto degli idealisti. Si tratta però, ovviamente, di una comunicazione limitata. L'Essere sussistente non crea un altro essere sussistente, !° J. DE FINANCE, Existence et liberté, Vitte, Paris 1955, pp. 152-207. 69 La risposta della filosofia dell'essere L’atto creativo dell’Essere sussistente (Dio) Insoluto il problema cosmologico della durata ma un ente contingente. Per questo motivo l'universo non eguaglia la perfezione di Dio e tanto meno si identifica con la sua realtà. Esso semplicemente partecipa alla perfezione dell'Essere sussistente, os- sia possiede in modo particolare, limitato, imperfetto, quella perfe- zione che nell’Essere sussistente si attua in modo totale, illimitato e perfetto. C'è tuttavia una tensione permanente nel modo di fare ritorno alla sua prima sorgente, all'Essere sussistente; e questo spiega il profondo dinamismo che lo pervade, la costante trasformazione e la meravigliosa evoluzione che lo animano: l’universo è in cammino verso Dio. Questi è pertanto allo stesso tempo sia il punto Alfa che il punto Omega dell’universo."! Abbiamo così chiarito, facendo appello ai principi della filosofia dell'essere, i due principali problemi della cosmologia: origine e fine dell'universo. Resta ancora insoluto il problema della durata. Qual è la distanza temporale che deve percorrere l'universo prima di raggiungere il punto Omega? ‘Per trovare una risposta a questo interrogativo non possiamo fa- re appello a nessuna filosofia, neppure alla filosofia dell'essere. Si tratta certamente di una distanza finita, come affermano oggi una- nimemente gli scienziati; ma è una distanza che la ragione non riuscirà mai a misurare. CONCETTI DA RITENERE Teogonia Condensazione-rarefazione Materia; forma; divenire Motore immobile — Geocentrismo; eliocentrismo; meccanicismo — Teoria cinetica, molecolare, stazionaria, evolutiva; creazione SINTESI CONTENUTISTICA I. ‘PROBLEMATICITÀ DELL'UNIVERSO 1. ‘L'universo è una realtà problematica in ordine alla sua origine, ai suoi elementi costitutivi, alla sua durata, al suo fine ultimo. 2. La risposta al problema può essere scientifica o filosofica. Nel primo caso si propone una descrizione dei fenomeni. Nel secondo una interpretazione generale dei fenomeni dell’universo. 3. La distinzione tra i due ordini di soluzione risale al sec. XVII. Il problema cosmologico è uno dei primi che la mente umana si è posto: "! B. MONDIN, Il sistema filosofico di Tommaso d'Aquino {Per una lettura at- tuale della filosofia tomista), Massimo, Milano 1985. 70 qual è la causa ultima delle cose? in che modo ha prodotto il sistema dell'uni- verso? qual è il costitutivo fondamentale del mondo? 2. Le cosmogonie e le teogonie del mondo antico (da Esiodo ad Omero) sono state i primi tentativi di soluzione. 3. Il problema sta alla base della filosofia ionica {Talete, Anassimene, Anassimandro) che prospetta ambiguamente il problema cosmologico con il problema metafisico. 4. La distinzione tra i due problemi viene posta da Platone con la sua di- stinzione tra il mondo fisico e il mondo metafisico (natura e mondo delle Idee). 5. Aristotele approfondisce il problema cosmologico: it mondo è eterno e il divenire è uno dei suoi caratteri, poiché le cose tendono verso il proprio perfezionamento. Un Motore immobile provoca tutti i fenomeni, tutte ie gene- razioni, tutti i movimenti del mondo. 6. Gli atomisti (Democrito e Epicuro) pongono all'origine del mondo atomi invisibili per le loro dimensioni che unendosi e separandosi provocano la na- scita o la distruzione. Democrito afferma che il movimento degli atomi è retti- lineo; Epicuro afferma che avviene per deviazione spontanea. 7. I pensatori cristiani per spiegare la struttura intrinseca delle cose si rifanno ad Aristotele, mentre spiegano l'origine del mondo come atto creativo deila volontà di Dio. 8. L'Umanesimo e il Rinascimento privilegiano il problema cesmologico (Cusano, Telesio, Pico della Mirandola, Ficino, Bruno). Le visioni sono spesso fantasiose e animistiche. 9. Progressivamente, nel corso dell'età moderna e contemporanea, la co- smologia passa dalla dimensione metafisica a quella scientifica attraverso i traguardi segnati da Galilei, Newton, Lavoisier e Einstein. Il meccanicismo so- stituisce il vitalismo rinascimentale, lasciando successivamente il posto alla teoria cinetica e alla teoria molecolare. III. LA COSMOLOGIA NEL SECOLO XX 1. I nuovi strumenti di ricerca hanno consentito di penetrare i segreti del- la materia e di individuarne gli elementi costitutivi fondamentali: molecole, atomi, elettroni. 2. La teoria stazionaria afferma la creazione continua di materia; la teoria evolutiva afferma l'origine di un universo superdenso da un'esplosione ori- ginaria. 3. La filosofia dell'essere offre una valida soluzione al problema dell'origine dell'universo stabilendo una relazione tra gli esseri finiti e contingenti e l’Es- sere infinito e incondizionato. L'universo trae, pertanto, origine da Dio per atto creativo, in virtù del quale l'Essere sussistente comunica il suo essere al- l'universo con un atto di generosa dedizione. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Quali rapporti intercorrono tra metafisica e cosmologia? 2. Che cosa caratterizza la distinzione tra discorso mitico, scientifico e filo- sofico circa il mondo? 3. Quali correlazioni è possibile stabilire tra scienza e cosmologia? 4. In che misura il problema cosmologico si incontra con il problema religioso? 5. Quali sono i principali aspetti del problema cosmologico? 6. Quali sono le interpretazioni cosmologiche più significative del pensiero occidentale? Quali interpretazioni sono state date al problema dello spazio e del tempo? 8. Che cosa sono il meccanicismo e il vitalismo? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI ARCIDIACONO G., Relatività e cosmologia, Veschi, Roma. AuBERT J.M., Cosmologia, Paideia, Brescia 1968. BERTOTTI B., Lo cosmologia, Le Monnier, Firenze 1980. CRICK F., Uomini e molecole, Zanichelli, Bologna 1970. HOENEN P., Cosmologia, Università Gregoriana, Roma 1956. JoLIVET R., Trattato di filosofia, vol. II: Cosmologia, Paideia, Brescia 1957. MARCOZZI V., Caso e finalità, Massimo, Milano 1978. MERLEAU PonTY J., Cosmologia del secolo XX, Il Saggiatore, Milano 1974. Monop J., I! caso e la necessità, Mondadori, Milano 1970. OraISsoN M., I! caso e la vita, SEI, Torino 1971. SELVvaGGI F., Filosofia del mondo fisico, PUG, Roma 1977. TEILARD DE CHARDIN P., Il fenomeno umano, Il Saggiatore, Milano 1968. TONINI V., La scienza della vita, Jouvence, Roma 1983. TORALDO DI FRANCIA G., L'indagine del mondo fisico, Torino 1976. VAN Hacens B., Filosofia della natura, Urbaniana ‘University Press, Roma 1983. 72 Capitolo sesto IL PROBLEMA ANTROPOLOGICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Quali interrogativi l’uomo si pone in relazione a se stesso? 2. Perché l'uomo ha bisogno di capirsi? 3. Di che cosa si ha più bisogno per stare bene con se stessi? 1. Natura del problema La filosofia ha sempre fatto dell'uomo argomento del suo studio e delle sue ricerche. Però, lungo l'arco della sua storia plurimille- naria, ci sono momenti in cui l’attenzione del filosofo s'è rivolta all'uomo in maniera distinta e privilegiata. Così, nell'antichità, dopo che lo sforzo dei primi filosofi greci, teso a scoprire la causa ultima delle cose era riuscito vano, con Socrate e i Sofisti la ricerca filo- sofica si concentra tutta sull'uomo, al fine di comprenderne la vera natura, determinarne le capacità e intenderne i doveri e la missione. « Conosci te stesso »: ecco l'obiettivo preciso della filosofia di Socrate e dei suoi contemporanei. Altrettanto è accaduto molti secoli più tardi, alla fine del Medio- evo, dopo i vani tentativi degli Scolastici di fissare in bell’ordine gli elementi molteplici che compongono l'universo. Ancora una volta l'indagine filosofica torna a riflettere anzitutto e soprattutto sul- l'uomo, per conoscerlo più profondamente. In seguito, tutta la filosofia moderna ha assunto un indirizzo spiccatamente antropocentrico. Oggi, anche chi crede nella possibi- lità della metafisica ossia nella possibilità di un sapere filosofico in- torno all'essere assoluto, ritiene di doverla sviluppare partendo dal- l'uomo. Attualmente persino i teologi ritengono opportuno se non proprio necessario dare alla loro disciplina un'impostazione antro- pocentrica. Ma questa tendenza dei metafisici e dei teologi di portare l'uomo al centro delle loro considerazioni rende più acuto che mai il pro- blema di sapere chi sia l'uomo. Infatti senza una soluzione adegua- ta di questo problema ogni tentativo di elaborare dottrine metafi- siche, etiche, politiche, religiose, sociali è inevitabilmente destinato al fallimento. Chi è, dunque, l'uomo? 73 Nel secoli la filosofia ha sempre studiato l’uomo L’interrogativo fondamentale: l’uomo chi è? La complessità della realtà ““uomo”' definito ‘‘mistero’’ da sant'Agostino Il problema antropologico si riferisce all'essenza propria dell’uomo Tre prospettive di ricerca sull'uomo: Sant'Agostino, che è uno degli autori che hanno studiato più at- tentamente la realtà umana, a questo interrogativo risponde di- cendo: « Grande mistero è l'uomo ».! L'uomo, infatti, a causa della complessità del suo essere, fisico e psichico ad un tempo, confinato in una piccola zona dello spazio col suo corpo, ma in grado di scaval- care tutti i confini dell'universo con la sua mente, è effettivamente una realtà di cui è impossibile ottenere una comprensione e fornire una spiegazione sicura ed esaustiva. L'uomo è una realtà estremamente complessa. Ciò è vero anzitut- to nell'ordine dell'azione. Egli esplica attività d'ogni genere: cono- sce, studia, scrive, parla, lavora, gioca, prega, canta, ama, soffre, gode, mangia, ecc. Ed ognuna di queste attività solleva interrogativi e problemi di non facile soluzione. Ma la complessità diventa ancora più accentuata quando si passa dal piano dell'azione a quello dell’es- sere. Allora ci si domanda: chi è questo individuo singolare che chiamiamo Io e che qualifichiamo come persona? Che cos'è che con- sente al suo corpo di esplicare le suddette attività molte delle quali trascendono così palesemente i confini della materialità? È mai pos- sibile decifrare l'essere profondo dell’uomo? Il problema-uomo investe pertanto tutti i campi della filosofia, dalla logica alla gnoseologia, alla cosmologia, alla metafisica, all’eti- ca, alla politica, alla cultura, all'arte, alla psicologia, alla religione. Una antropologia generale dovrebbe affrontarlo nella sua tota- lità e trovare una risposta per ogni specifico interrogativo. Ma, di solito, quando si parla di problema antropologico non si intende riferirsi al problema di questa o di quella attività umana (per esem- pio al problema della conoscenza oppure della libertà, del lavoro, ecc.) ma al problema della natura umana in quanto tale: qual è l'essenza propria dell'uomo? quali sono i suoi elementi costitutivi fondamentali? in che rapporto si trovano tra di loro? quale l’ori- gine prima e il fine ultimo dell’uomo? È appunto di questa serie di interrogativi che noi terremo conto tracciando il quadro storico del problema antropologico. 2. Panorama storico Agli interrogativi: chi è quell’essere vivente che chiamiamo uomo? quali sono gli elementi costitutivi della sua natura? in che rapporto si trovano tra di loro? sono state date le risposte più disparate, le quali tuttavia sono riducibili ad alcuni tipi fondamentali, qualora si tenga conto della prospettiva in cui si sono collocati i filosofi op- pure del metodo che hanno impiegato nell’elaborarle. Le prospettive principali sono tre, cosmocentrica, teocentrica e antropocentrica. ! S. AcostINO, Confessioni, IV, 14. 74 La prospettiva cosmocentrica assume come punto d'osservazione il mondo. È la prospettiva della filosofia greca. Platone, Aristotele, gli Epicurei, gli Stoici, i Neoplatonici quando studiano l'uomo lo situa- no all’interno del mondo e lo considerano alla luce della visione che hanno di quest’ultimo. La prospettiva teocentrica assume come punto d'osservazione Dio. È la prospettiva della filosofia cristiana dei Padri e degli Sco- lastici. Questi si accostano all'uomo in un contesto teologico ossia tenendo conto di quanto Dio stesso ha fatto conoscere all'umanità riguardo alla realtà divina, umana e cosmica. La prospettiva antropocentrica prende come punto di riferimento l'uomo stesso, focalizzando questo o quell'altro suo aspetto caratte- ristico. È la prospettiva propria della filosofia moderna. A partire dall’Umanesimo tutte le antropologie, quella di Cartesio come quella di Hume, quella di Kant come quella di Hegel, quella di Comte come quella di Freud, quella di Nietzsche come quella di Heidegger, ecc., pur tra grandi e profonde divergenze, concordano nell’assumere la stessa prospettiva antropocentrica. Se, però, per classificare le antropologie, anziché la prospettiva si prende come fondamento il metodo, allora si ottengono quattro ti- pi principali: — antropologie metafisiche, le quali si valgono del metodo me- tafisico. Sono quelle di Platone, Aristotele, Plotino, Agostino, Tom- maso, Cartesio, Spinoza, Leibniz, ecc. — antropologie naturalistiche, le quali applicano anche allo studio dell’uomo il metodo positivo-scientifico. Sono le antropologie di Darwin, Comte, Spencer, Freud, ecc. — antropologie storicistiche, le quali adoperano il metodo sto- rico. Di queste le più rappresentative sono quelle elaborate da Vico, Marx, Croce, Gadamer, ecc. — antropologie esistenziali, le quali si servono del metodo fe- nomenologico. A questo gruppo appartiene la maggior parte delle antropologie più recenti. Tra queste ricordiamo le analisi di Scheler, Heidegger, Sartre, Ricoeur, Merleau-Ponty, Marcel, Gehlen, ecc. Qui, a motivo dei limiti che ci siamo imposti nel presente scritto, non ci è consentito di tracciare un panorama completo delle antro- pologie che abbiamo ricordato. Illustreremo soltanto alcune posi- zioni più rappresentative e storicamente più influenti. Sono posi- zioni che si trovano già delineate nella filosofia greca. Nella cultura greca la posizione dell'essere umano nell'universo assume indubbiamente maggior rilievo che nelle altre culture ad es- sa contemporanee sia del Medio che dell'Estremo Oriente (cultura babilonese, egiziana, ebraica, indiana, ecc.). E tuttavia anche nella cultura greca la posizione dell'uomo rimane sempre una posizione in- certa, contrastata, subordinata: egli non è padrone dell'universo e neppure della sua storia. Tutti gli sforzi ch'egli compie per affermare se stesso, la propria autonomia, la propria libertà, e per far valere i 75 — cosmocentrica: l’uomo e la visione del mondo — teocentrica: l’uomo e la rivelazione di Dio — antropocentrica: l’uomo a partire da se stesso Quattro metodi di ricerca antropologica: metafisico, naturalistico, storicistico, esistenzialista Soprattutto nella cultura greca emerge lo studio dell’uomo Visione predominante: il fato incombe sull'uomo Altre visioni: — Platone: natura spirituale con libertà assoluta — Aristotele: il limite della corporeità — Plotino: il ritorno dell’anima all’Uno I quattro problemi fondamentali diritti della propria intelligenza sono destinati al fallimento, perché egli rimane inesorabilmente incatenato alle forze del Fato, della Natura e della Storia. La libertà è una vana aspirazione, come pure vana aspirazione è quella di sfuggire alla morsa della morte per rag- giungere l'eternità. Intelligente, coraggioso, forte e astuto l’uomo greco si sente circondato da potenze soprannaturali che sono più forti, intelligenti ed astute di lui. Prometeo incatenato è la figura più emblematica della visione antropologica ellenica. Da tale visione si staccano peraltro le concezioni dell’uomo ela- borate dai filosofi Platone, Aristotele e Plotino. Platone afferma la libertà assoluta dell’uomo, riconoscendogli una natura spirituale che non può in nessun modo essere incate- nata dalle forze del mondo, del tempo e del fato. L'uomo per Platone è essenzialmente anima, spirito. Perciò la sua sopravvivenza, la sua immortalità è fuori questione e non presenta nessun problema. L'u- nico problema per l’uomo è quello di riscattare la sua anima dalla prigione del corpo.’ Aristotele è meno ottimista di Platone riguardo al carattere tra- scendente dell'uomo e all’eternità del suo destino. A suo giudizio l'uomo non è puro spirito, non è essenzialmente ed esclusivamente anima. Come tutti gli altri esseri di questo mondo anche l’uomo è composto di materia (il corpo) e forma (l’anima). Ora, dato che l'anima svolge il ruolo di forma, proprio per questo motivo, nono- stante la sua evidente superiorità rispetto al corpo e alla sua capa- : cità di dedicarsi ad attività sublimi come quella della contempla- zione, non pare tuttavia in grado di sfuggire alla corruzione e di sot- trarsi al flagello della morte. Plotino riprende e sviluppa ulteriormente la concezione plato- nica. Afferma anch'egli la dicotomia tra anima e corpo ed assegna all'anima un'attività che appartiene soltanto ad essa, la contempla- zione. L'anima che conosce la verità può sottrarsi alla prigione del corpo e del mondo, può ritrovare se stessa e ricongiungersi con l'Assoluto, l’Uno. Il ritorno dell'anima alla sua fonte originaria è reso possibile da una tensione che le è connaturale. È una tensione che all’inizio si afferma come impulso oscuro e pressoché inconsa- pevole, ma è già sufficiente a determinare un senso di disgusto per tutto ciò che è molteplice e diveniente. Le tappe del ritorno del- l'anima all’Uno sono tre: ascesi, contemplazione, estasi. Oggi, queste tre visioni antropologiche elaborate da ‘Platone, Ari- stotele, Plotino potranno sembrare inadeguate. Esse hanno comun- que il merito singolare d'avere quanto meno individuato i problemi fondamentali di qualsiasi indagine antropologica: — determinazione di ciò che caratterizza essenzialmente l’uomo, ossia il problema della natura umana; ? MONDIN, vol. I, pp. 88-91. ? Ivi, pp. 137-139. * Ivi, pp. 185-186. 76 — funzione e consistenza dell'elemento psichico, ossia proble- ma della sostanzialità dell'anima; — rapporti tra elemento psichico ed elemento somatico, ossia problema dei rapporti tra anima e corpo; — destino ultimo dell'essere umano: ossia problema dell’immor- talità dell'anima. Su questi quattro problemi fondamentali si è incentrata l'atten- zione di tutti i filosofi posteriori, del Medioevo e dell’epoca moderna, allorché hanno affrontato il problema antropologico. Sul problema della natura umana, fino al secolo scorso c'è stato un accordo costante tra i filosofi nel situarla nell'elemento razionale, come avevano già indicato Platone, Aristotele e Plotino: l’uomo è essenzialmente animale ragionevole (anima! rationale). Agostino, Tommaso, Scoto, Occam, Cartesio, Spinoza, Locke, Leibniz, Kant, Hegel, convengono tutti su questo punto. Ma da un secolo a questa parte si è cominciato a rilevare che nell'uomo esistono altre dimensioni e manifestazioni altrettanto ti- piche e fondamentali quanto quella del conoscere, come il parlare, il lavorare, il giocare, l’amare, il pregare, ecc. Sono così sorte nuove antropologie che definiscono l'uomo in base a queste altre sue at- tività. Tra le definizioni che hanno suscitato maggior interesse ricor- diamo quelle di Marx (essere economico), Freud (essere sessuale), Heidegger (essere ex-sistente), Marcel (essere problematico), Fink (essere ludico), Gadamer (essere storico), Ricoeur (essere fallibile), Buber (essere dialogante), Bloch (essere utopistico), Luckmann (essere religioso), Eliade (essere mitologizzante), Tillich (essere a- lienato), Sartre (essere libero). Per ultima riportiamo quella di Scheler che definisce l'uomo « l'essere capace di dire di no all’im- pulso istintivo ». Anche altri filosofi, come Plessner, Gehlen, Litt han- no confermato il concetto che il tratto essenziale dell'uomo sia la rottura con l’istinto, valendosi dei risultati delle ricerche biologiche. Naturalmente in questa sede non possiamo esporre le ragioni con cui i vari autori giustificano le loro definizioni della realtà umana. Possiamo tuttavia affermare che in generale si tratta di ragioni valide. Essi fanno vedere che sotto l’aspetto della tecnica, del linguaggio, del gioco, della cultura, della religione, dell'amore, ecc., l'uomo sovrasta infinitamente tutti gli esseri che lo circondano e che, pertanto, ci si può servire di ciascuno di tali aspetti a modo di principio erme- neutico della natura umana. Occorre tuttavia riconoscere che la com- prensione di tale natura riesce più chiara e profonda se non la si ac- costa alla prospettiva di una sola attività, ma di molte. Le antropo- logie pluriprospettiche sono quindi preferibili alle antropologie che esplorano l'uomo da un solo punto di vista. Queste ultime riescono difficilmente ad aggirare lo scoglio del riduttivismo. Il problema dell’esistenza dell'anima e del suo carattere sostan- ziale è indubbiamente il più difficile dei problemi antropologici. Pla- tone fu il primo ad affrontarlo in modo esplicito e rigoroso. Nel 77 L’essenza razionale della natura umana La pluralità delle dimensioni Validità delle antropologie pluriprospettiche Platone: spiritualità e immortalità dell'anima Agostino, Cartesio, Leibniz: la sostanzlalità dell’anima Lucrezio, Hobbes, Marx, Comte e altri: l’anima epifenomeno della corporeità Fedone egli prende in esame l'obiezione di coloro che negano al- l'anima il carattere sostanziale, dicendo che essa non è altro che un epifenomeno del corpo: l’anima non sarebbe altro che uno splen- dido accordo degli elementi che costituiscono il corpo. Platone re- spinge l’obiezione rilevando che l’anima, lungi dall'essere in accordo col corpo, si trova praticamente in costante dissidio con esso; infatti le esigenze dell'anima sono in perenne contrasto con quelle del corpo. Per esempio « nel corpo c’è arsura e sete, e l’anima lo tira al contrario a non bere; c'è fame, e l’anima lo tira a non mangiare, e così in mille altri casi in cui vediamo che l’anima si oppone alle passioni del corpo ».î Quindi per Platone non c'è nessun dubbio che l'anima è una sostanza, una sostanza di natura spirituale, incorrutti- bile e immortale. Essa stessa costituisce la vera autentica essenziale natura dell'uomo. L'uomo è l’anima. Il corpo è la prigione in cui l'anima espia le sue colpe. Dopo Platone il problema della sostanzialità dell'anima continua a suscitare dispute assai vivaci, ricevendo soluzioni molto diverse e contrastanti. Alcuni autori (Agostino, Cartesio, Leibniz) seguendo l'esempio di ‘Platone affermano che l’anima è una vera sostanza e che la sua sostanzialità si identifica con quella dell’uomo. Le ragioni che adducono a sostegno di questa tesi sono in parte di ordine mo- rale (come l'aspirazione dell'uomo ad una vita di perfetta felicità, che non può trovare attuazione in questo mondo) e in parte d'ordine gnoseologico (per esempio, il possesso di verità assolute che non sembrano tratte dall’esperienza)£ Secondo un altro gruppo di filosofi (Lucrezio, Pomponazzi, Hob- bes, Marx, Comte, i neopositivisti, gli strutturalisti e molti altri pensatori contemporanei) l’anima non è affatto una sostanza ma semplicemente una trasformazione inconscia ed immaginaria (un epifenomeno) della corporeità. Le ragioni che adducono a sostegno della loro posizione sono note. A loro giudizio la fonte unica d'ogni cosa è la materia. Da essa si sviluppa tutto quello che noi osserviamo nell'universo, compreso l’uomo. Anche ciò che c'è di più alto e di più sublime in lui, come la scienza, l’arte e la morale, è tutto frutto della potenza inesauribile della materia. Quindi anche l'insieme di quegli aspetti superiori dell'uomo per spiegare i quali di solito si postula l’esistenza dell'anima non sono il frutto di « uno spirito che abita nella macchina », ma il risultato più o meno casuale di un alto grado di evoluzione della materia.” Secondo san Tommaso, il quale su questo punto ritiene di inter- pretare il pensiero autentico di Aristotele, e secondo la nutrita schie- ra di discepoli che l’Aquinate ha avuto durante la Seconda Scolastica (Silvestri, Caietano, Suarez) e durante la rinascita neotomistica (Mer- 5 PLATONE, Fedone, c. 43. * Cfr. B. MonpIN, ‘vol. I, pp. 226-227; vol. II, pp. 189-191. ? Cfr. J. Monop, Il caso e la necessità: saggio di filosofia naturale e della biologia contemporanea, Mondadori, Milano 197 78 cier, Gilson, Maritain, Masnovo, De Finance, ecc.) il possesso da parte dell’uomo di un'anima spirituale è una verità indiscutibile, ma essi non condividono la tesi di Platone secondo cui l’anima si identifica con l'uomo, perché l'anima da sola non è in grado di svol- gere tutte le attività che sono tipiche dell'uomo, come sentire, par- lare, lavorare, giocare, ecc. E tuttavia essendo l’anima dotata di al- cune attività proprie come il riflettere, il ragionare, il giudicare, il volere liberamente, anch'essi affermano che l'anima è dotata di un suo proprio atto di essere e che pertanto è una sostanza completa: è una sostanza completa in ordine all'esistenza ma non in ordine alla specificazione. Essa ottiene la propria specificazione nella scala de- gli esseri soltanto unendosi al corpo. C'è infine un altro gruppo di filosofi che ha per capostipiti Hume e Kant, il quale, per ragioni d'ordine gnoseologico, nega che si possa risolvere il problema della sostanzialità dell'anima. Questo è un pro- blema che riguarda « la cosa in sé », mentre la nostra mente è com- petente soltanto su quanto concerne la sfera dei fenomeni? Oggi, con la crisi profonda che sta attraversando la metafisica e con quello scetticismo che sta aggredendo anche la scienza, la posizione, agno- stica di Kant e di Hume incontra un numero sempre più grande di sostenitori. Strettamente connessi col problema della sostanzialità dell'anima sono gli altri tre problemi principali dell'’antropologia: origine del- l'anima, rapporti dell'anima col corpo, e destino ultimo dell'essere umano. Per il problema dell'origine dell'anima i filosofi hanno proposto le seguenti soluzioni: — traducianesimo, ossia derivazione dell'anima dei figli da quella dei genitori (analogamente a quanto succede per il corpo). Questa posizione è stata assunta da Tertulliano e Agostino per rendere in- telligibile la trasmissione del peccato originale; — emanazione dall'essere supremo: dal Logos secondo gli Stoi- ci, dall'Uno secondo i Neoplatonici, dalla Sostanza secondo Spi- noza, dallo Spirito assoluto secondo gli Idealisti; — creazione simultanea di tutte le anime prima oppure nel mo- mento stesso dell'origine del mondo. Questa tesi è stata proposta da Platone, Filone Alessandrino e Origene; — creazione individuale e diretta di ogni singola anima da parte di Dio nel momento stesso della formazione del corpo. È la tesi più diffusa tra i pensatori cristiani d'ogni tempo, condivisa anche da quasi tutti i massimi esponenti della filosofia moderna (Cartesio, Vico, Campanella, Locke, Berkeley, Leibniz, ecc.); * Cfr. B. MONDIN, vol. I, pp. 289-290. MONDIN, vol. II, pp. 345-347. 79 Da Aristotele e Tommaso al neotomismo: sostanzialità dell'anima e specificazione in unione al corpo L’agnosticismo di Hume e Kant. La crisi scettica attuale Il problema dell’origine: traducianesimo, emanazione, creazione, evoluzione Creazione ed evoluzione Origine spirituale dell'anima: è creata da Dio Il rapporto anima- corpo: a) unione accidentale — evoluzione dalla materia: è la tesi patrocinata da tutte le cor- renti moderne di ispirazione materialistica. Di queste soluzioni le prime tre oggi non trovano più sostenitori e il campo delle scelte è pertanto ridotto a due: creazione individuale da parte di Dio e evoluzione dalla materia. Qual è quella giusta? Le anime discendono direttamente da Dio o sono invece derivate dal- la materia? A nostro avviso la seconda soluzione ha un solo argomento dalla sua parte: la promozione della conoscenza scientifica a metro esclu- sivo di qualsiasi verità e, conseguentemente, il rifiuto di prendere in considerazione fenomeni che non sono suscettibili di verifiche sperimentali, come il fenomeno della riflessione, della libera scelta, dell'autotrascendenza, ecc. Ma per chi non vuole prestar fede al dog- ma dello scientismo, la derivazione dell'anima dalla materia non trova nessuna giustificazione e diviene, per contro, plausibile la tesi della sua origine per creazione. Anzi, una volta che per spiegare fenomeni come la riflessione, il giudizio, il ragionamento, l’auto- trascendenza, la libera scelta, ecc., si ammetta nell'uomo l’esistenza di un elemento spirituale, l’anima, non è più possibile derivare il suo essere dal basso, dal mondo fisico, dalla materia, perché tra l’a- nima quale si rivela nella sua essenza e nelle sue proprietà e il mondo fisico si spalanca un abisso che nessun processo evolutivo di ordine materiale ha la possibilità di colmare. ‘Pertanto su questa questione ci pare che abbiano perfettamente ragione quei filosofi i quali riten- gono che l’anima abbia origine dall'alto, abbia cioè un'origine spi- rituale e non materiale. Il loro argomento, ridotto all'osso, è il se- guente: l’origine dell'anima dev'essere conforme al suo essere. Ora, essendo il suo essere di natura spirituale, è necessario concludere che anche la sua origine abbia carattere spirituale, vale a dire essa non può essere causata che da Dio; si deve pertanto trattare di crea- zione, perché così si chiama l’azione con cui Dio causa l'esistenza del- le creature. Quanto al problema dei rapporti tra anima e corpo, anch'esso ha ricevuto soluzioni molto disparate, che tuttavia in generale sono perfettamente coerenti con le posizioni che gli autori hanno assunto sul problema della natura dell'anima e della sua sostanzialità. Le più significative sono le seguenti: — unione accidentale. È una delle tesi che ha trovato il più ampio coro di consensi; patrocinata anzitutto da Pitagora e Platone è stata in seguito ripresa e sviluppata dai loro innumerevoli disce- poli di cui i più illustri sono Agostino, Bonaventura, Cartesio, Mà- lebranche e Leibniz. Tutti questi autori considerano l'unione tra anima e corpo un'unione accidentale, ossia un'unione tra due so- stanze già completamente strutturate, ciascuna dotata d'un proprio atto di essere, due sostanze assolutamente eterogenee e pertanto aliene da qualsiasi saldatura profonda e duratura. Com'è noto, Pla- tone paragona l'unione dell'anima col corpo a quella del nocchiere 80 alla nave o del cavaliere al cavallo. Malebranche parla di una unione puramente occasionale; Leibniz di un'armonia prestabilita. Cartesio, infine, fissa una localizzazione ben precisa alla saldatura tra l'anima e il corpo: essa avviene nella ghiandola pineale;! — unione sostanziale. È la tesi che Aristotele ha contrapposto a Platone e Tommaso ad Agostino. Secondo lo Stagirita e l’Aquinate l'unione tra l’anima e il corpo è una unione profonda, sostanziale, duratura, perché non è l'incontro fra due sostanze già dotate di un loro essere autonomo prima di incontrarsi, bensì di due elementi sostanziali di cui almeno uno, il corpo, non dispone di un suo proprio atto di essere. La loro unione è simile a quella della materia con la forma sostanziale: due elementi che si compenetrano da capo a fondo, così da formare una sola, unica sostanza;! — identificazione dell'anima col corpo. È la tesi dei materialisti, positivisti, neopositivisti, strutturalisti e di altri autori i quali negando all'anima qualsiasi carattere sostanziale, risolvono il suo es- sere in quello della corporeità; . — posizione agnostica. È la posizione di Hume, Kant e dei loro rispettivi discepoli, i quali, ritenendo che nulla si possa dire del- l'anima come « cosa in sé », concludono logicamente che non è neppure possibile pronunciarsi sulla natura dei suoi rapporti col corpo.!? Anche il problema del destino ultimo dell'essere umano segue la strada già segnata precedentemente dalle soluzioni che i vari autori elaborano per il problema della natura dell'anima e della sua sostan- zialità. Le soluzioni basilari sono tre: — estinzione dell'essere dell'uomo con la morte: la morte non segna soltanto la fine del corpo ma di tutto l'essere dell'uomo, anima compresa. Questa tesi che fino agli inizi del secolo scorso aveva in- contrato il favore di pochissimi pensatori, a partire da Feuerbach, Marx, Comte, Nietzsche, diviene la tesi maggiormente seguita. Og- gi è sostenuta dalla maggior parte degli esistenzialisti, dai neo- positivisti, dai materialisti, dai marxisti, dagli strutturalisti e da molti altri ancora; — sopravvivenza dell'anima dopo la morte del corpo. Questa te- si avanzata in sede filosofica per la prima volta da Pitagora, Socrate e Platone è stata in seguito ripresa e sviluppata con ogni sorta di argomentazioni da quasi tutti i filosofi del Medioevo e dell’epoca moderna. Tra gli argomenti più suggestivi a favore dell'immortalità dell'anima ricordiamo i seguenti: a) argomento di Platone. È basato sulla conoscenza che l'anima ha delle idee del Bello, del Bene, del Vero, del Giusto, del Santo, ecc. Ora, questa conoscenza si raggiunge non mediante i sensi, ma pi$t- tosto con l’allontanamento da essi. Vi è quindi una vita propria dello !° MONDIN, vol. I, ‘pp. 88 ss.; vol. II, pp. 1402142; 189-191. 1! Ivi, pp. 137-139; 286-290. !? B. MONDIN, vol. II, pp. 238-239; 345-347. B1 b) unione sostanziale c) identificazione d) agnosticismo Il destino ultimo: estinzione o sopravvivenza? Immortalità dell'anima secondo: — Platone: l’affinità dell'anima con il mondo delle idee — Agostino: la conoscenza delle verità eterne — Tommaso: il desiderio naturale della sopravvivenza — Cartesio: non si può provare la corruttibilità dell'anima spirito, che si svolge tutta sola, indipendentemente dal corpo. « Quan- do compie da sola la ricerca, l’anima si slancia verso ciò che è puro, eterno, immortale e sempre uguale a se stesso; e, sentendo la pro- pria affinità con esso, vi dimora per tutto il tempo che le è con- cesso, e trova pace nel suo errare, e posta in contatto con tali realtà, permane essa stessa costante e immutabile ».* L'affinità, la parentela con l'Idea, che è eterna, è il perno dell'argomento platonico. In quanto spirito la nostra anima è fatta per l’Idea e di essa si nutre e per essa vive della vita dello spirito. Ora l’Idea è eterna, immuta- bile. Di conseguenza anche la nostra anima, che è affine ad essa e vive di essa, è eterna ed immutabile; b} argomento di sant'Agostino. È basato anch'esso sulla cono- scenza delle verità eterne. « L'anima, dice Agostino, nella conoscen- za intellettiva attinge la verità. Ora, in quanto sede della verità, l’a- nima è immortale allo stesso modo della verità. Infatti se ciò che si trova in un soggetto è eternamente duraturo, è necessario che lo stesso soggetto sia eternamente duraturo. Ma poiché ogni scienza risiede sempre in un soggetto, è necessario che l’anima duri per sem- pre. Ma dato che la scienza è verità e la verità dura per sempre, anche l’anima dura per sempre, né si potrà mai dire che essa muore »;! c) argomento di san Tommaso. È basato sul desiderio naturale che l'uomo ha di sopravvivere alla morte e di non morire mai. Ecco come ragiona san Tommaso: « È impossibile che una tendenza na- turale sia vana. Ora l'uomo brama per natura di durare in perpetuo. E questo appare chiaro dal fatto che l'essere è ciò che da tutti è desiderato; l’uomo poi mediante l'intelletto percepisce l'essere non soltanto in un dato momento (come si trova realizzato hic et nunc), a modo degli animali bruti, ma assolutamente. Dunque l’uomo con- segue la perpetuità nella sua parte spirituale, vale a dire l’anima, per la quale percepisce l'essere assolutamente e secondo ogni tempo »;! d) argomento di Cartesio. È basato sull'impossibilità di provare che l’anima umana sia logorata dal tempo e destinata a perire: « Non abbiamo nessun argomento e nessun esempio che ci persuada che la morte, o l'annientamento di una sostanza quale lo spirito, debba seguire da una causa così leggera come un cambiamento di figura, il quale non è altro che un modo, e di più un modo del corpo e non dello spirito... Non abbiamo nessun argomento né esempio che ci possa convincere che vi sono delle sostanze spirituali soggette ad essere annientate »; — posizione agnostica. È la posizione di coloro che ritengono che il problema della sopravvivenza dell’uomo dopo la morte del corpo sia insolubile. Tracce di questa posizione si incontrano già 4 :PLATONE, Fedone, c. 27. 4 S. AcosTINO, Soliloquia, II, c. 13. 4 S. TomMaso, Summa contra gentiles, II, c. 79. * CARTESIO, Meditazioni, Laterza, Bari 1954, p. 156. 82 in alcuni filosofi del Medioevo (Abelardo, Scoto, Occam) e del Rinascimento (Valla, Zabarella, Caietano); ma diviene una posizione molto seguita dal momento in cui essa ottiene il suffragio di due dei massimi esponenti della filosofia moderna: Hume e Kant, i quali come sappiamo, in conseguenza dei loro postulati epistemologici, ritengono che la sfera della realtà oggettiva (sia essa materiale oppu- re spirituale) sia inaccessibile alla nostra mente. La posizione agno- stica è molto diffusa anche ai nostri giorni. Ci sono, oggi, tanti stu- diosi i quali non negano l'immortalità dell'anima ma ritengono che non sia possibile risolvere questo problema mediante prove attinte dalla metafisica. C'è poi un gruppo di teologi capeggiato da Barth e Cullmann, il quale considera la teoria dell'immortalità dell'anima incompatibile con la Rivelazione biblica e, pertanto, ritiene che il cristianesimo primitivo si sia reso colpevole di un errore imperdo- nabile allorché ha tradotto la dottrina biblica della risurrezione dei morti nella teoria greca dell'immortalità dell'anima.” Tale è, a grandi linee, il quadro del problema antropologico così come si è venuto delineando attraverso i secoli. Con la sua lunga serie di tentativi di soluzione, tentativi quasi sempre insoddisfacen- ti, esso comprova l'esattezza della affermazione di Agostino: « Gran- de mistero è l'uomo ». In effetti, messi di fronte a noi stessi, per cercare di cogliere la vera natura del nostro essere ed il nostro ultimo destino, dobbiamo riconoscere che non riusciamo a realizzare que- sta impresa: capaci di risolvere complicati problemi relativi alla fisica, alla matematica, all'astronomia, all'economia, alla politica, ecc., non siamo però in grado di spiegare con sufficiente chiarezza la problematicità del nostro essere, della nostra vita e del nostro de- stino. 3. Il significato dell’autotrascendenza Una delle costanti del comportamento umano è di superare, tra- scendere sistematicamente quello degli animali: l'uomo sorpassa gli animali nel pensiero, nella libertà, nel lavoro, nella parola, nel di- vertimento, nella tecnica ed in tante altre cose. ° Ma ciò che è ancor più singolare è la presenza in tutte le espres- sioni dell'agire umano di un altro tipo di superamento, di trascen- denza, la quale non è più volta verso l'esterno, verso gli altri esseri viventi, bensì verso l'interno, verso l’uomo stesso: questi in tutto ciò che fa, dice, pensa, vuole, desidera, mostra di tentare costante- mente di superare se stesso. L'uomo è essenzialmente segnato dal- l’autotrascendenza. .I filosofi del nostro tempo ancor più che i filosofi dei secoli pre- ” O. CULLMANN, « Immortalità dell'anima o risurrezione dei morti», in Protestantesimo, 1956, pp. 48-74. 83 Insolubilità del problema: l’agnosticismo da Abelardo a Kant Barth e Culmann: incompatibilità tra immortalità e risurrezione Trascendenza e autotrascendenza: la tensione oltre il limite Soluzione egocentrica: il perseguimento della propria perfezione Ritrovare se stessi in pienezza cedenti vedono nell’autotrascendenza il tratto più caratteristico del- l'essere umano e ritengono quindi che si possa giungere alla com- prensione di quest'ultimo soltanto chiarendo il senso dell'auto- trascendenza. Ma su questo punto le loro opinioni sono discordi. Vo- lendo schematizzare si possono ridurre a tre. Secondo alcuni l’auto- trascendenza ha come obiettivo il perfezionamento del soggetto che si autotrascende (soluzione egocentrica). Secondo altri il suo obiet- tivo è il perfezionamento della comunità, dell'umanità (soluzione filantropica). Secondo altri ancora il suo obiettivo primario è Dio: chi si autotrascende si distacca da se stesso per raggiungere Dio (soluzione teocentrica). a) Soluzione egocentrica - In tutte le epoche della storia troviamo filosofi insigni che interpretano l'autotrascendenza come supera- mento di ciò che l'uomo è attualmente al fine di raggiungere uno stato superiore di esistenza, di perfezione, di felicità. Tra i sosteni- tori più rappresentativi di questa soluzione figurano Platone, Aristo- tele, gli Stoici, Cartesio, Hegel, Nietzsche, Sartre. ‘Sul senso ultimo dell'esistenza umana tutti gli autori citati ma- nifestano un sostanziale accordo. Secondo il loro modo di vedere, l'uomo nella vita presente si trova in una situazione precaria, piena di deficienze e di miserie. C'è però nell'uomo una tensione (più o meno forte a seconda dei casi) di superare tale situazione e di libe- rarsi-dalla schiavitù dell'ignoranza, dell'errore, della paura, delle passioni. Ma questo sforzo di autotrascendenza non vuole essere un’alienazione da se stessi e un'immersione in qualche altro essere diverso da sé. L'intento dell’autotrascendenza è di ritrovare se stessi mediante l'acquisto di un essere più vero, più proprio e più autentico, effettuando una attuazione più piena e più completa delle proprie possibilità. A nostro parere questa interpretazione dell’autotrascendenza è valida nei limiti di ciò che afferma. Essa riconosce giustamente che l'uomo supera costantemente se stesso non per disfarsi della propria realtà ma per realizzarla più pienamente. L'uomo vuole acquisire nuovi livelli di conoscenza, nuovi gradi di cultura e di benessere, ma senza buttare a mare quanto già conosce, può e possiede. L'auto- trascendenza non è una restituzione della macchina vecchia per l’ac- quisto di quella nuova, ma è piuttosto una revisione e un nuovo col- laudo della macchina vecchia. L'autotrascendenza non è un'immola- zione di se stessi a vantaggio di qualche altro. Ma essa è anzitutto e soprattutto ricerca d'un essere personale più perfetto. Però in questa interpretazione dell’autotrascendenza rimane insoluto il problema di come si possa portare a compimento questo processo di più completa autorealizzazione, in quanto da tutti gli autori sopracitati questa impresa è affidata alla iniziativa e alle forze dell'uomo. Ora, l’esperienza insegna che nella maggior parte dei casi i nostri sforzi vengono sistematicamente frustrati: non acqui- siamo mai né il sapere, né l'avere, né il potere, né l'essere che vor- 84 remmo. Ma allora l’autotrascendenza non diviene uno sforzo insen- sato e vano? A questo interrogativò cruciale l’interpretazione ego- centrica non offre nessuna risposta. Per avere una risposta dobbia- mo rivolgerci alle altre due interpretazioni. b) Soluzione sociocentrica - A partire da Marx e Comte numerosi autori hanno visto nell’autotrascendenza un movimento di supera- mento dei confini dell’individualismo e dell'egoismo e un tentativo di dare origine ad una nuova umanità affrancata dalle miserie indi- viduali e dalle diseguaglianze sociali e quindi in grado di conseguire la perfetta felicità. Recentemente questa concezione dell'autotrascen- denza ha trovato dei validi interpreti soprattutto nei marxisti revisio- nisti, Bloch, Marcuse e Garaudy. A nostro avviso questa interpretazione contiene un punto assai positivo: il riconoscimento che il movimento di autotrascendimento ha anche una dimensione sociale: è l'uomo come essere socievole che si autotrascende e non come una monade senza porte e senza finestre. Del resto questo trascendimento a livello sociale oggi è am- piamente testimoniato dalle contestazioni che le giovani generazioni (ma non soltanto loro) sollevano contro le strutture attuali della so- cietà (di qualsiasi società sia capitalista che socialista). Ma il riconoscimento che l’autotrascendenza abbia una compo- nente sociale non significa affatto che essa non comporti anche un elemento personale. Quanto è stato affermato dalla concezione ego- centrica non può essere ignorato completamente come fanno tutti i marxisti, sia quelli ortodossi che i revisionisti. E pertanto la soluzione che Marx e discepoli offrono al problema dell'autotrascendenza non può essere accolta. Pure ammesso (anche se ciò è decisamente assai improbabile) che nel suo progressivo auto- trascendersi l'umanità raggiunga uno stadio finale di perfetta rea- lizzazione di se stessa e delle proprie esigenze, questo non offre nes- suna risposta al problema della propria, personale autotrascendenza. In effetti nessuna comunità storica organizzata, nessuna economia, nessuna politica, nessuna cultura umana riescono ad esaurire l’esi- genza di totalizzazione delle persone che trova espressione nell’auto- trascendenza. Per questo motivo assegnare al movimento di autotra- scendenza traguardi affascinanti e spettacolari che potranno essere raggiunti dall’umanità soltanto in un lontano futuro, come fanno Marx, Comte, Bloch, Garaudy e altri, significa lasciare completa- mente disattese e deluse speranze reali degli uomini d'oggi, che oltre che collettivamente e socialmente sperano anche e soprattutto individualmente e personalmente, ciascuno per il proprio essere, e non tanto per la realizzazione di una nebulosa « società senza clas- si », di cui siamo ben poco sicuri di poter mai far parte.!? Ha ragione quindi Helmut Gollwitzer quando scrive: « Tutti i o Cfr. J. DE FINANCE, Essai sur l'agir humain, Gregoriana, Roma 1962, P. S. Ivi, pp. 185 ss. 85 Soluzione sociocentrica: la realizzazione di una nuova umanità Componente sociale ed elemento personale Contingenza dei fenomeni ed esigenza del significato dell’uomo Soluzione teocentrica: Dio è l'Alfa e l’Omega dell’autotrascenden- za L’autotrascendenza come prova dell’esistenza di Dio fenomeni di questo mondo sono destinati a decadere col tempo; non possono quindi conferire un senso permanente alle cose. Non rimane allora che l’uomo a dare un significato all'uomo. Ma il prossimo che è altrettanto transitorio e imperfetto, non è capace di fornire questa spiegazione — per quanto ci si possa, nel caso pratico individuale, attaccare al prossimo nella speranza di trovare in lui il significato dell’esistenza —. Sembra allora più qualificata a far ciò l'umanità nel suo complesso, la cui durata supera di gran lunga quella dell’indi- viduo. Essa però è un'astrazione di grado elevato e bisognerebbe chiudere gli occhi per ignorare il fatto che anch'essa è un fenomeno passeggero nel cosmo. Per trovare un significato, si deve presuppor- re un'istanza permanente. Mancando questa, s'impone all'uomo e al- l'umanità un peso che non possono portare, un compito che non possono svolgere ».® c) Soluzione teocentrica - Molti studiosi all'autotrascendenza danno un senso teocentrico: l’uomo esce incessantemente da se stesso e oltrepassa i confini della propria realtà, perché vi è sospinto da una forza superiore, Dio. Questi grazie alla sua grandezza, bontà, perfezione e onnipresenza polarizza su di sé tutte le creature, in particolare l'uomo. Dio è il punto A/fa e Omega dell'autotrascen- denza. I più validi esponenti di questa interpretazione dell'autotrascen- denza sono Blondel, Rahner, Marcel, Metz, Boros e De Finance. Ma contro questo modo d'intendere l’autotrascendenza si solleva una grossa difficoltà, che è la seguente: l’autotrascendenza teocen- trica dà per scontata la realtà di Dio. Ora questa è una concessione che la filosofia moderna non è affatto disposta a fare. Oggi c'è tutta una schiera di filosofi i quali affermano che Dio è assolutamente in- conoscibile e indimostrabile, oppure dicono che l’idea di Dio è sol- tanto una ipostatizzazione dei bisogni e degli ideali dell'uomo, cioè Dio è una creatura della mente umana. A questa grave difficoltà Blondel, Rahner, De Finance e gli altri sostenitori del senso teocentrico dell’autotrascendenza replicano che la loro interpretazione del movimento di autotrascendimento non presuppone nessuna dimostrazione dell’esistenza di Dio, ma al con- trario essa fa vedere che è questo stesso movimento a fornire un chiaro documento a favore della realtà divina. Infatti l'autotrascen- denza, essendo un movimento, esige un senso, un traguardo, una meta. Ma s'è già visto in precedenza che né l’io né l'umanità possono fornire il senso richiesto. Perciò non resta altra possibilità che rico- noscere che il senso ultimo dell'autotrascendenza è Dio. Perciò a nostro avviso commettono grave errore quei filosofi (e sono molti) che contrappongono la trascendenza orizzontale a quella verticale, come se si trattasse di due tensioni antitetiche, quando ®* H. GOLLWITZER, La critica marxista della religione e la fede cristiana, Morcelliana, Brescia. 86 invece ci sono fondati motivi per credere che la trascendenza oriz- zontale acquista senso e realtà soltanto mediante la irascendenza verticale. Lo stesso Merleau-Ponty ha giudicato stolto il tentativo di opporre trascendenza orizzontale e trascendenza verticale, attri- buendo alla prima quello che si toglie alla seconda e concependo la Storia infinita e progressiva come « una Potenza esteriore », di cui l'uomo non sarebbe che strumento senza sostanza interna. « Non è mai stata tipica di nessuna filosofia, — assicura Merleau-Ponty, — la scelta tra le trascendenze, per esempio quella di Dio e quella del- l'avvenire umano; che anzi è sforzo costante di ogni filosofia me- diare tali trascendenze ».? Questo incontro tra le due trascendenze è stato ultimamente lu- cidamente esplorato da Antoine Vergote. Egli descrive in modo e- gregio la trascendenza orizzontale (egocentrica) nei termini seguen- ti: « L'uomo è corporalmente legato al mondo che lo porta. Ma ne è il centro movente. Tutte le direzioni di senso, in avanti e all’in- dietro, in lontananza e in vicinanza, a destra e a sinistra sono relative alla totalità del suo io corporeo. Centro contingente e asso- luto, riferisce tutto a sé e, nel guardare, toccare o semplicemente nel camminare, si muove nello spazio ambiente. La dimensione oriz- zontale gli offre il campo che si estende davanti a lui. Egli vi sfoggia la sua potenza, lo ordina e gli dà senso. L'orizzontalità è il terreno delle sue possibilità e delle sue realizzazioni. Egli vi mostra la propria vita nell'immediato. Vi si muove instancabile, padrone di quanto lo circonda, dando forma ai suoi desideri e alle sue idee ». Ma nell’uo- mo la trascendenza orizzontale si apre spontaneamente e chiaramen- te verso la trascendenza verticale. Questa è felicemente illustrata dal Vergote nel brano seguente: « Il desiderio dell’uomo, il suo pensiero e il suo linguaggio si slanciano senza tregua al di là del mondo de- gli oggetti o si volgono verso la loro origine, verso la sorgente ori- ginaria da cui scaturiscono. La scissura verticale scava la sua pre- senza negli uomini e nelle cose, perfino quando vuole recuperarsi tra- mite un ritorno orizzontale. Ed è precisamente la presenza interiore di una liberatrice deiscenza verticale che crea nelle cose un'apertura, salvaguardandole da ogni reificazione. È essa che garantisce così al mondo ambiente la sua separazione e la sua autonomia, nei limiti definitivi di un orizzonte del mondo in perpetua estensione ».? A conclusione della sua penetrante analisi del senso della trascen- denza verticale il Vergote scrive: « Il cielo non sovrasta l'uomo come un'oscura trascendenza minacciosa. E non è neppure il miraggio di un paradiso che aliena dai problemi della terra. Delimita invece la terra come dimora e regno dell'umano. Esso è anche l’indizio di un ? M. MERLEAU-PonTY, Signes, 1960, pp. 88-89. Ro La teologia e la sua archeologia, Esperienze, Fossano 1974, pp. 79-80. 87 integrazione della trascendenza orizzontale e verticale Il cielo delimita la terra ma non la nega L’Altro assoluto sorgente dell’ipseità e superamento del limite superamento che non spezza mai il legame terrestre della condizione umana ».# L'uomo non esce dai confini del proprio essere per sprofondare nel nulla, ma esce da se stesso per buttarsi in Dio, il quale è l'unico essere capace di portare l’uomo alla perfetta e perenne realizzazione di se stesso, « Ciò che è necessario riconoscere, è che lo slancio verso l'Ideale non è possibile e non ha significato che a causa della presen- za affascinante e in certo qual modo aspirante dell’Ideale sussi- stente o, per dargli il nome sotto il quale l’invoca la coscienza reli- giosa, di Dio. È lui e lui solo — l'Altro assoluto e cionondimeno la sorgente della mia ipseità — che pur consegnandomi a me stesso mi strappa al mio io; è la sua presenza che introduce in me un principio di tensione interiore e di oltrepassamento ».* Così, lungi dal fondare l’'Ideale, l'autotrascendenza dell’uomo tro- va il suo ultimo fondamento. CONCETTI DA RITENERE — Cosmocentrismo; teocentrismo; antropocentrismo — Antropologia metafisica, naturalistica, storicistica, esistenziale — Traducianesimo; emanazione; creazione simultanea; creazione indivi- duale e diretta; evoluzione; unione accidentale; unione sostanziale; identifica- zione anima/corpo — Posizione agnostica — Estinzione, sopravvivenza — Autotrascendenza; soluzione egocentrica, filantropica, teocentrica SINTESI CONTENUTISTICA I. NATURA DEL PROBLEMA 1. Interesse costante della filosofia per l’uomo fino a farne l’obiettivo pri- vilegiato con i Sofisti e Socrate. 2. La filosofia moderna assume un indirizzo spiccatamente antropocentrico, Oggi persino i teologi ritengono opportuno dare alla loro disciplina una impo- stazione antropocentrica. 3. Diviene pertanto sempre più urgente rispondere all'interrogativo chi sia l'uomo e confrontarsi con la complessità della sua natwira e del suo mistero. Il problema antropologico investe il problema della natura umana in quanto tale: qual è l'essenza propria dell'uomo? quali i suoi elementi costitutivi? quale la sua origine e il suo fine? PANORAMA STORICO DELLO STUDIO DELL'UOMO 1. Storicamente si sono delineate tre prospettive di studio: cosmocentrica, teocentrica, antropocentrita: i A a) la prospettiva coòmocentrica (Platone, Aristotele, Epicurei, Stoici, Neo- platonici) situa l'uomo nell'ordine dela natura e lo studiano in relazione ad esso; ® Ivi, p. 107.  J. DE FINANCE, Op. cit., p. 191. 88 b) la prospettiva teocentrica (filosofia cristiana dei Padri della Chiesa e degli Scolastici) considera l’uomo come « immagine di Dio» e lo studia in prospettiva teologica; c) la prospettiva antropocentrica è propria della filosofia moderna e con- temporanea (Umanesimo, Cartesio, Hume, Kant, Hegel, Comte, Freud, Nietz- sche, Heidegger, ecc.) e assume come punto di riferimento l’uomo stesso accen- trandone questo o quell’aspetto. 2. Le antropologie possono distinguersi anche in ordine al metodo: 1) an- tropologie metafisiche (Platone, Aristotele, Plotino, Agostino, Tommaso, Carte- sio, Spinoza, Leibniz, ecc.); 2) le antropologie naturalistiche (Darwin, Comte, Spencer, Freud, ecc.); 3) le antropologie storicistiche (Vico, Marx, Croce, Ga- damer, ecc.); 4) le antropologie esistenziali (Scheler, Heidegger, Sartre, Ricoeur, Merleau-Ponty, Marcel, Gehlen, ecc.). 3. Nel panorama antropologico domina il problema della libertà: a) nel mondo classico essa è una vana aspirazione vinta dalle forze del Fato; b) nel mondo post-cristiano emerge come il dono di Dio all'uomo responsabile così della sua storia e del suo destino; c) nell'epoca moderna la libertà legittima il graduale distacco dell'uomo da Dio; d) nell'epoca contemporanea l’antropolo- gia oscilla tra arbitrarietà e condizionamento. 4. Il problema della natura umana è così determinabile: — problema della sostanzialità dell'anima — problema dei rapporti tra anima e corpo . — problema dell'immortalità dell'anima. Il pensiero contemporaneo ha progressivamente accentuato altri aspetti da cui derivano definizioni dell'uomo in base alla sua attività fondamentale: eco- nomico (Marx); sessuale (Freud); esistenziale (Heidegger); storico (Gadamer); fallibile (Ricoeur); dialogico (Buber); utopico (Bloch); religioso (Luckmann); mitologizzante (Eliade); alienato (Tillich); libero :(Sartre); problematico {Mar- cel); ludico (Fink). III. IL SIGNIFICATO DELL'AUTOTRASCENDENZA 1. Il comportamento umano supera quello degli animali. L’agire umano, inoltre, non esprime solo una trascendenza rivolta all’esterno, ma anche ri- volta verso l’uomo stesso. L'uomo è autotrascendente. 2. L'autotrascendenza dell’uomo è interpretata in tre direzioni: a) egocentrica (Platone, Aristotele, Stoici, Cartesio, Hegel, Nietzsche, Sar- tre): l'uomo tende a ritrovare se stesso mediante l'acquisto di un essere più vero, più autentico, attuando pienamente le proprie possibilità; b) sociocentrica (Marx, Comte, Bloch, Marcuse, Garaudy): l’autotrascendi- mento è uscita dall’egoismo e ha una dimensione sociale; c) ieocentrica (Blondel, Rahner, Marcel, Metz, Boros, De Finance): l’uomo esce incessantemente da se stesso e oltrepassa i confini della propria realtà sospinto da una forza superiore, Dio. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Perché l'uomo è un problema a se stesso? Sotto quali aspetti si presenta come un problema filosofico? 2. Quali sono le principali prospettive in cui si sono collocati i filosofi per risolvere il problema antropologico? 3. Quali sono i metodi usati dai filosofi nello studio dell'uomo? 4. Come interpretano i rapporti tra anima e corpo Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso, Cartesio, Spinoza, Malebranche, Leibniz? 5. Perché secondo Kant il problema antropologico è insolubile? 6. Perché la morte del corpo non implica necessariamente la fine di tutto l’uomo? 89 7. A che cosa è riconducibile il problema metafisico e religioso come esi- genza peculiare della natura umana? 8. In che rapporto si trova il singolo con le strutture sociali, economiche, politiche? 9. Quali sono le principali opinioni sul significato di autotrascendenza del- l'essere umano? 10. Quale rapporto è possibile stabilire tra l’autotrascendenza e la dimen- sione etica e politica dell'uomo? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI AA.Vv., Il problema filosofico dell'antropologia, Morcelliana, Brescia 1977. AA.Vv., Umanesimo cristiano e umanesimi contemporanei, Massimo, Mila- no 1982. AA.Vv., Antropologia e filosofia della religione, Benucci, Perugia 1982. 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Che cosa accadrebbe se esse scomparissero dal linguaggio umano? 1. L'origine del termine L'origine del termine metafisica è legata all'opera di‘ Aristotele e al destino dei suoi scritti dopo la sua morte. Aristotele morendo lasciò la propria biblioteca al discepolo Teo- frasto. Essa conteneva, oltre le opere pubbliche degli altri filosofi e di Aristotele, anche gli scritti privati del maestro, riservati alla stretta cerchia dei discepoli, tra i quali la Metafisica. A sua volta, morendo, Teofrasto lasciò con la propria biblioteca anche quella di Aristotele a Neleo, discepolo di ambedue. Questi la trasportò a Scepsi, nella Troade, sua patria. Qui i suoi eredi, per sottrarla alle ricerche dei sovrani di Pergamo e di Alessandria, che intendevano ar- ricchire le proprie raccolte acquistando tutte le opere importanti su cui riuscivano a metter mano, la nascosero in un sotterraneo, dove ri- mase poi abbandonata e quasi ignorata fino verso il 100 a.C., anno in cui il bibliofilo Apellicone la scoprì, l’acquistò e la portò ad Atene. Quando nell'86 a.C. Silla conquistò la città, fece portare i preziosi manoscritti a Roma, dove furono affidati ad Andronico di Rodi, affin- ché ne curasse l'edizione completa. Egli li suddivise e, poiché dopo avere ordinato le opere di fisica si era trovato davanti ad un gruppo di 14 libri senza nome, allora aveva deciso di chiamarli «i libri che vengono dopo la fisica » (tà metà tà physicà). Il nome, originato in modo così casuale, corrispondeva effettivamente al contenuto dei volumi: essi infatti trattavano di realtà, qualità, perfezioni, es- seri, che non si trovano oppure non si restringono al mondo fisico, ma vanno oltre, sono cioè « metafisiche »; tutto ciò costituiva per Aristotele la « filosofia prima ». Quindi il nome dato ad un gruppo delle sue opere è passato giustamente a designare quella parte della filosofia che si occupa delle cause ultime, dei principi costitutivi su- premi delle cose. 91 II problema delle cause ultime e dei principi supremi La scienza dell'essere in quanto tale Scetticisti, empiristi e materialisti: negazione della metafisica Il dibattito metafisico non è più controverso di quello scientifico La validità della definizione aristotelica 2. Oggetto della metafisica La metafisica è stata variamente definita: come « scienza suprema in assoluto, che studia l'essere in quanto tale e le proprietà che lo accompagnano necessariamente » ed è « la scienza che esplora le cause prime e i primi principi » (Aristotele); come « scienza dei principi primi della natura e della morale » (Kant); come « immer- sione della propria esistenza nelle possibilità fondamentali dell’esse- re considerato nella sua totalità » (Heidegger); come « riflessione sui principi primi » (Gilson). L'elenco delle definizioni potrebbe con- tinuare ancora, ma quelle riportate bastano ad indicare qual è la preoccupazione che dà vita all'indagine metafisica: è la preoccu- pazione di scoprire le ragioni supreme della realtà. La possibilità della metafisica è stata messa in questione ripetuta- mente per ragioni diverse. Prima dagli scettici a causa della loro sfi- ducia nelle capacità conoscitive dell'uomo, poi dagli empiristi a causa della loro riduzione della conoscenza umana all'esperienza sensitiva, più tardi dai positivisti, dai materialisti, dai marxisti a motivo della loro riduzione di tutta la realtà all'ordine materiale, e, infine, dagli analisti del linguaggio a causa della loro riduzione di tutti i pro- blemi, compresi quelli filosofici, a puri problemi linguistici. Però pare che nessuna delle suddette ragioni abbia valore pro- bativo. Anzitutto non è affatto vero che quando i filosofi discutono della realtà delle cose, della loro origine, del loro essere, della loro natura, del loro divenire, ecc., discutano soltanto sul significato dei termini « realtà », « origine », « natura », « essere », « divenire », per il semplice motivo che i dispareri tra i filosofi non sono di natura diversa da quelli che si incontrano tra gli scienziati. Ora nessuno vorrà affermare che quando i dotti della Sorbona non condividevano la teoria dei coniugi Curie a proposito del radium, il loro disaccordo riguardasse solamente la parola « radium ». Altrettanto si deve dire del disaccordo dei filosofi a proposito dei principi primi della realtà, della natura, dell'essere delle cose. Non sono semplicemente disac- cordi verbali; il disaccordo non verte sul significato delle parole ma sulle cose stesse. Neppure è vero (e la prova è stata fornita nel capi- tolo dedicato al problema epistemologico), che l'uomo è dotato sol- tanto di conoscenze sensitive. Noi possediamo anche una conoscenza superiore a quella sensitiva, di ordine intellettivo, capace di raggiun- gere la verità entro certi limiti. Vengono così a crollare le obiezioni mosse dagli scettici e dagli empiristi alla possibilità della metafisica. Ma, ammessa la legittimità dell'indagine metafisica, qual è l’og- getto al quale essa è diretta? Aristotele, come abbiamo ricordato, determina l’oggetto della metafisica con la celebre espressione: l'essere in quanto tale e le proprietà che l'accompagnano necessariamente. Quasi tutti i filosofi sono d'accordo sulla bontà di questa definizione: chi fa metafisica 92 scruta il mistero dell'essere degli enti al fine di scoprire che cosa sia che dà loro consistenza, che li riempie di realtà. Alla domanda « che cos'è l'essere dell'ente » si arriva così: si osserva anzitutto nelle cose una molteplicità di aspetti, che le ren- dono interessanti, meravigliose, spaventose, problematiche, ecc. A poco a poco, però, un aspetto attira con maggior forza la nostra attenzione, l'aspetto della loro esistenza, il loro essere: anziché non essere, le cose sono! Improvvisamente la mente avverte la fondamen- talità di tale aspetto a paragone di tutti gli altri e comincia ad in- terrogarsi sull'essere delle cose, sull'essere dell'ente e nell’ente. È a questo punto che l'indagine metafisica spicca il suo volo. Quindi l'indagine metafisica è indagine intorno all'essere del- l'ente 0, che è poi lo stesso, indagine intorno all'ente in quanto es- sere. La metafisica è essenzialmente ricerca intorno all'essere. Quan- do invece il filosofo abbandona la questione dell'essere, egli si al- lontana automaticamente dal terreno della metafisica. Da ciò che siamo venuti dicendo risulta che l'oggetto formale della metafisica non è questa o quella cosa, questa o quella qualità, questo o quel principio; oggetto formale della metafisica non è nep- pure l'ente, nessun ente: né l'ente materiale né quello spirituale, né l'ente necessario né quello contingente. Lo studio di questo o quel- l'ente particolare, di questa o di quella specie di ente non spetta alla metafisica ma ad un altro ramo della filosofia oppure ad una delle scienze sperimentali. L'oggetto formale della metafisica è l'essere in quanto tale. L'ente materiale non è il suo oggetto formale ma solo il suo punto di partenza. Solamente l'essere dell'ente (l’ente consi- derato nella sua qualità di essere, l'ente in quanto è, l'ente conside- rato dal punto di vista dell'essere) costituisce l'oggetto formale del- la metafisica. Naturalmente la metafisica non si accontenta di parlare dell'ente in quanto essere, perché il suo resterebbe un discorso puramente a- stratto. Essa deve parlare anche di tutto ciò che è implicato in una risposta esauriente all'interrogativo: « Che cos'è l'essere dell'ente? ». Però è bene precisare che non tutto appartiene al discorso metafisico allo stesso modo. L'essere dell'ente costituisce l'oggetto formale; il resto rientra nel discorso metafisico come risultato dell'indagine. Quindi se per spiegare l'essere dell'ente occorrerà parlare di Dio, questi non entrerà a far parte dell'oggetto formale della metafisica, ma dei suoi risultati. 3. Metodo della metafisica Dunque l'oggetto della metafisica è l'essere in quanto tale. Se- nonché dobbiamo constatare, come osserva giustamente Heidegger, che l'essere non è mai accessibile direttamente e immediatamente: l'essere non si manifesta mai da solo; non ci parla mai a tu per 93 L’essere oggetto della metafisica L’uomo: l’ente che si interroga sull’essere Metodo deduttivo e metodo induttivo Esigenza di tre metodi: fenomenologico, induttivo e deduttivo tu; ma è sempre velato, nascosto sotto la maschera di un ente par- ticolare. Perciò, si può arrivare all'essere soltanto passando attra- verso gli enti. Ma, attraverso quale ente? A quale dei moltissimi en- ti che affollano la grande scena dell'universo è più opportuno rivol- gersi per spiare la natura dell'essere? C'è qualche ente privilegiato che meglio di ogni altro possa svelarci i segreti dell'essere? Gli esi- stenzialisti hanno sottolineato il fatto che il nostro ente (quell’ente che noi chiamiamo « uomo ») ha per l’essere un interessamento del tutto particolare: è l’unico ente che si interroga sull'essere; gli importa molto di scoprire che cosa sia l'essere in quanto tale, e so- prattutto che cosa sia l’essere del nostro ente. Gli esistenzialisti tro- vano in questa singolare vicinanza del nostro ente all'essere un mo- tivo sufficiente per iniziare la metafisica con lo studio dell'essere dell'uomo, uno studio che essi conducono secondo il metodo fenome- nologico. Invece nel passato per risolvere il problema metafisico i filosofi ricorrevano generalmente o al metodo deduttivo oppure a quello in- duttivo. Platone, Plotino, Agostino, Avicenna, Bonaventura, Cartesio, Leib- niz e molti altri, movendo dal presupposto che la mente umana co- nosce a priori o per illuminazione divina i principi primi e le idee universali oppure considerando il conoscere non come un apprendere ma come un creare, hanno potuto procedere nell'indagine metafisica servendosi esclusivamente del metodo deduttivo. Altri filosofi, tra cui Aristotele, Tommaso d'Aquino e molti mo- derni, non ammettendo le idee a priori e neppure una illuminazione speciale da parte di un essere metaempirico e neanche concependo il conoscere come un creare bensì come un rappresentare, hanno im- piegato il metodo induttivo. A nostro avviso, l'indagine metafisica per essere seria, feconda e concreta, esige l’uso di tre metodi: quello fenomenologico, quello induttivo e quello deduttivo. I primi due servono ad assicurarle una solida base nel concreto, mentre il terzo va incontro all’esigenza del- la metafisica di offrire una visione sistematica del reale. 4. Sguardo storico Tracciare la storia del problema metafisico equivale sostanzial- mente a tracciare la storia della filosofia occidentale, ché la primà e massima preoccupazione di tutti i filosofi dei periodi antico, me- dioevale e moderno è sempre stata quella di fornire una spiegazione conclusiva dei fenomeni che noi esperimentiamo, scoprendo la cau- sa suprema, la ragione ultima del loro essere. L'intento metafisico è già chiaramente presente nei filosofi io- nici: è la causa ultima che essi ricercano, anche se poi in effetti 94 la situano in uno dei quattro elementi costitutivi della materia, l’acqua, l'aria, la terra, il fuoco. Con Parmenide la metafisica non è più una semplice aspirazione ma diviene un'autentica realtà. Infatti, additando l'essere quale prin- cipio unico e supremo d'ogni cosa, egli introduce la metafisica nel- l'ambito che le è proprio e che resterà tale per sempre. Platone approfondisce la ricerca dell'essere, distinguendo tra ciò che veramente è e ciò che invece è solo in modo apparente, finito, contingente. Ciò che veramente è egli io identifica col mondo delle Idee: esso è ingenerato, eterno, incorruttibile; mentre ciò che sem- plicemente appare lo identifica col mondo materiale: esso è finito, mutevole, contingente, corruttibile. Ovviamente, per Platone, il mon- do ideale è il fondamento, la causa di quello materiale. In che mo- do? È noto che su questo punto Platone non ha mai raggiunto una posizione definitiva. Egli ha formulato due ipotesi: quella della par- tecipazione delle cose nelle Idee, e quella della imitazione delle Idee da parte delle cose. Ma entrambe presentavano alcune grbsse diffi- coltà e questo gli impedì di ascrivere certezza assoluta alle sue ipo- tesi metafisiche.’ - Aristotele, l'abbiamo già detto e ripetuto, definisce il problema metafisico come « studio dell'essere in quanto tale e delle proprietà che l'accompagnano necessariamente ». Egli identifica tale studio con quello delle quattro cause: materiale, formale, efficiente, finale. Ma le quattro cause di che cosa? Ovviamente, del mondo materiale che ci circonda. È scoprendo i principi fondamentali che sorreggono questo mondo che si dischiude il mistero dell'essere. Peraltro, quan- do si tratta di determinare la natura specifica delle cose materiali egli rifiuta la teoria platonica delle Idee ritenendola come puramen- te fantastica e del tutto superflua. L'essenza delle cose, a suo giu- dizio, non sta fuori delle cose ma nelle cose stesse. E tuttavia, quan- do vuole rendere ragione del fondamento ultimo delle cose, anche Aristotele ritiene necessario postulare, come aveva fatto Platone, l’esistenza di una realtà spirituale, Dio. Questi però non lo conce- pisce come causa efficiente del mondo, ma come suo ‘fine ultimo: Dio è il movente supremo, che col suo fascino determina l’evolu- zione del mondo. L'impostazione e la soluzione data al problema metafisico da Pla- tone e da Aristotele esercitarono un influsso decisivo su tutta la speculazione posteriore. Le si ritrova sostanzialmente inalterate presso gli Stoici, i Neopiatonici, i Padri della Chiesa, gli Scolastici e anche presso la maggior parte dei filosofi moderni. Lo studio del- l'essere degli enti finiti e contingenti li porta tutti a postulare l'’esi- stenza di un Essere infinito, assoluto, necessario. Questi per gli Stoici, ! B. MONDIN, vol. I, pp. 82-85. 2 Ivi, pp. 124-136. 95 L'emergenza metafisica in Parmenide Platone: l'essere è il mondo delle idee Aristotele: l'essere e le sue proprietà Influenza di Platone e Aristotele sulla speculazione posteriore L’Essere sussistente nella filosofia cristiana Il graduale primato della gnoseologia sulla metafisica da Cartesio a oggi L’impossibilità della metafisica per Hume e Kant è il Logos, per i Neoplatonici l’Uno, per i Padri e gli Scolastici Dio, per Spinoza la Sostanza, per Leibniz la Monade suprema. Ma, nella filosofia cristiana, pur conservando essenzialmente l’im- postazione che gli avevano dato i due massimi esponenti della filo- sofia greca, il problema metafisico fa un notevole passo avanti e raggiunge un definitivo chiarimento su uno dei punti più difficili ed oscuri, quello concernente i rapporti che intercorrono tra gli enti finiti e l’Essere sussistente. Questo punto viene chiarito mediante l'introduzione della dottrina della creazione, la quale insegna che gli enti finiti (il mondo) devono tutta la loro realtà all'Essere sussi- stente, a Dio. Senza Dio il mondo è assolutamente nulla, e prima d’es- sere stato prodotto da Lui non aveva alcuna realtà. Ma anche do- po che è stato posto in essere, esso deve la sua consistenza alla presenza attiva di Dio. Tratto dal nulla, il mondo si muove continua- mente sull'orlo del nulla. E tuttavia proprio perché ha Dio per pa- dre e creatore, il mondo non sarà mai sopraffatto dalle insidie del nulla. Al contrario, sviluppando le possibilità che Dio gli ha con- ferito esso si allontana gradualmente dall’abisso del nulla e si avvi- cina al regno inespugnabile e indistruttibile dell'Essere sussistente.’ Il problema metafisico, s'è detto, abbraccia gran parte della spe- culazione filosofica fino agli inizi del secolo XIX. Occorre però preci- sare che già a partire da Cartesio esso cede il primato, che prima era sempre stato suo, al problema gnoseologico. Ciò che occorre affron- tare per primo è il problema del valore e della portata della nostra conoscenza. Solo se si risolve positivamente questo problema, è le- cito passare all'indagine metafisica. Diversamente si rischia di co- struire dei castelli in aria. Sappiamo che Cartesio, Spinoza, Pascal, Malebranche, Leibniz, Vico e, parzialmente, anche Locke, considerano obiettivamente valida la conoscenza della ragione umana e, conseguentemente, se ne val- gono per risolvere il problema del fondamento ultimo della realtà. Di esso Cartesio, Malebranche, Pascal, Vico, Leibniz offrono una soluzione che non si discosta gran che da quella degli autori cristia- ni che li avevano preceduti; mentre invece profondamente ‘innova- trice è la soluzione di Spinoza. Secondo questo autore la realtà ma- teriale non rimanda ad un piano superiore di ordine spirituale: i due piani, materiale e spirituale, a suo avviso, sono strettamente con- giunti tra di loro, e rappresentano le facce d'una unica Sostanza.* Ma, dopo che il problema metafisico ha ceduto il primo posto a quello gnoseologico, si intuisce facilmente come esso possa venire soppiantato del tutto da quest'ultimo e definitivamente soppresso: basta soltanto contestare il valore obiettivo e trascendente della ra- gione umana. È la posizione che adottano prima gli empiristi inglesi e poi Kant. Per i primi non si dà altra conoscenza fattuale al di ? Ivi, pp. 221-223; 283-286. ‘ B. MONDIN, vol. II, pp. 164-168. 96 fuori di quella dei sensi, i quali, ovviamente possono ben fornire catene di dati ma non garantirne l’obiettività e tanto meno proporre una spiegazione profonda ed esaustiva della loro esistenza. Per Kant la mente umana è sì in grado di fornire un'interpretazione ge- nerale, scientifica della realtà fenomenica, ma soltanto di questa, non della realtà in sé (la realtà noumenica). A proposito di quest’ul- tima è lecito sollevare degli interrogativi, ma non fornire delle ri- sposte valide e sicure. Il fondamento della realtà è irraggiungibile ed incomprensibile.’ Così con Hume e Kant la sorte della metafisica è definitivamente segnata. La situazione per la metafisica non migliora nel nostro secolo, quando, dopo aver esperimentato la sterilità dell’'impostazione cri- tica della ricerca filosofica, alcuni autori {ci riferiamo ai neo- positivisti e agli analisti) operano una seconda rivoluzione coperni- cana, affermando che l’unica via per risolvere i problemi metafisici non è quella che parte dall'essere e neppure quella che parte dal co- noscere, ma quella che muove dal linguaggio. La questione fondamen- tale, che dev'essere affrontata prima di ogni altra, è la questione del senso delle nostre parole. Risolta questa questione anche le più astruse questioni metafisiche non presentano più nessuna difficoltà. Questa impostazione linguistica dell'indagine filosofica di per sé non è ostile alla metafisica; di fatto però ha condotto alla sua negazione radicale, perché i filosofi del linguaggio per determinare quali parole siano sensate e quali prive di senso hanno assunto un criterio non meno rigorosamente empiristico di quello che i filosofi inglesi del secolo XVIII avevano usato per risolvere il problema del valore della conoscenza. Secondo tale criterio, detto della verifica sperimentale, una proposizione ha significato soltanto se è tradu- cibile in una serie di proposizioni sperimentali. Quando « una pro- posizione non è traducibile in proposizioni di carattere empirico [...] non è affatto un’asserzione; non dice nulla; non è altro che una se- rie di parole vuote; è semplicemente senza senso »$ Con questo criterio di significanza crolla ovviamente e voluta- mente qualsiasi metafisica. « È impossibile » dichiara Carnap « ogni metafisica che voglia inferire il trascendente, cioè ciò che giace al di là dell'esperienza, dall'esperienza stessa. [...] Non c'è affatto una filosofia come teoria, come sistema di proposizioni con caratteristiche proprie, che possano stare accanto a quelle della scienza ».” È per- tanto impossibile qualsiasi visione del mondo che abbia la pretesa di essere l’ultima risposta all'ultima domanda, che voglia fornire la 3 Ivi, pp. 345-347. $ R. CARNAP, Philosophy and Logica! Syntax, Londra 1935, pp. 13-14; trad. it., Sintassi e logica del linguaggio, Silva, Milano 1961. ? R. CARNAP, « Ueberwindung der Metaphysik durch logische Analyse der Sprache » (JI superamento della metafisica mediante l'analisi logica del lin- guaggio, pubblicato nel 1932 a Vienna), in Erkenntnis II (1931-1932), p. 240. 97 Linguistica e metafisica: il problema del senso delle parole Il crollo della metafisica per il criterio della significanza Oggi la metafisica riemerge costantemente chiave risolutiva del problema del fondamento dell'essere degli enti. Abbandonata la metafisica, ai giorni nostri si cerca di trovare una risposta agli interrogativi ultimi rivolgendosi o alle scienze positive o alla storia oppure, più recentemente, alle scienze umane (psico- logia, psicanalisi, etnologia, sociologia, ecc.). Ed oggi il dibattito sul rapporto metafisica-scienza nell’ambito della storia della scienza è tornato a svilupparsi in modo intenso (v. Kuhn, Lakatos, Feyera- bend, Strawson, ecc.). Ma le risposte che si ottengono da queste discipline, anche se di notevole interesse, non riescono neppure a scalfire il problema del fondamento ultimo della realtà. E allora la metafisica fa di nuovo capolino in uno dei due modi seguen- ti: o come esigenza di superare i confini angusti della storia, delle scienze positive, delle scienze umane; oppure, e questo è il modo più comune, mascherandosi dietro il paravento della visione gene- rale delle cose che ognuno porta necessariamente in se stesso e che, però, quasi mai si è disposti a riconoscere e tanto meno a concet- tualizzare rigorosamente. Così attualmente, nonostante la generale ostilità per la metafisica teoretica, c'è una metafisica esigenziale ed esistenziale che è più viva che mai. E questo conferma quanto avesse ragione Kant quando di- ceva che l'uomo è un animale essenzialmente metafisico. CONCETTI DA RITENERE — Essere; ente — Oggetto formale; metodo induttivo, deduttivo; fenomeno logico — Mondo delle Idee; Essere sussistente; enti finiti; creazione — Metafisica esigenziale, esistenziale SINTESI CONTENUTISTICA I. L'ORIGINE DEL TERMINE L'origine del termine « metafisica » è legata all'opera di Aristotele e al destino dei suoi scritti dopo la sua morte. Essi, dopo alterne vicende, furono af- fidati ad Andronico di Rodi, il quale, ordinate le opere di fisica, si trovò davanti a un gruppo di libri senza nome che chiamò « i libri che vengono dopo la fisi- ca » (tà metà tà physicà). Il nome dato in modo casuale corrispondeva al con- tenuto relativo alle realtà che vanno oltre il mondo fisico. II. OGGETTO DELLA METAFISICA 1. Variamente definita, la metafisica esprime l'esigenza dell'uomo di sco- prire le ragioni supreme della realtà. Nel corso dei secoli la sua possibilità è stata messa ripetutamente in discussione da quegli orientamenti filosofici che tendevano a ridurre l'ambito conoscitivo dell’uomo (scettici, empiristi, positi- visti, marxisti, materialisti in genere, strutturalisti, ecc.). 2. La capacità propria della natura umana di esercitare, oltrela conoscenza sensitiva, quella intellettiva legittima tuttavia l'indagine metafisica. 3. L'indagine metafisica verte sull'essere dell'ente, è essenzialmente ricerca 98 intorno all'essere. Oggetto formale della metafisica è l’essere in quanto tale. L'ente materiale è solo il suo punto di partenza. METODO DELLA METAFISICA 1. L'essere non è mai accessibile immediatamente e direttamente, è sem- pre velato dall'ente. C'è allora qualche ente privilegiato che ne favorisca la rivelazione? 2. Nel nostro tempo gli esistenzialisti hanno colto nell'uomo, l’unico ente che si interroga sull’ente, il punto di partenza per l'indagine metafisica. 3. Nel pensiero classico la ricerca metafisica ha assunto ora il metodo de- duttivo ora quello induttivo. I filosofi di orientamento platonico e razionalistico sulla base dell'innatismo delle idee hanno accentuato la deduzione. I filosofi aristotelico-tomisti hanno usato invece il metodo induttivo. 4. Una completezza di indagine richiede tre metodi: il fenomenologico, l’'induttivo e il deduttivo. I primi due le danno una base nel concreto, il terzo offre la visione sistematica della realtà. IV. SGUARDO STORICO 1. Il problema metafisico nel mondo classico è caratterizzato dall’intreccio con la cosmologia nella filosofia ionica; dalla centralizzazione del problema dell'essere con Parmenide; dall’approfondimento di Platone che lo riconduce al mondo delle Idee; dalla definizione del problema in Aristotele: « studio del- l'essere in quanto tale e delle proprietà che lo accompagnano necessariamente ». 2. Platone e Aristotele influenzano la filosofia medioevale. Con san Tom- maso il problema metafisico risolve il problema del rapporto tra gli enti finiti e l’Essere sussistente in virtù dell’atto creativo. 3. Nell’età moderna con Cartesio questo problema cede il posto a quello gnoseologico ed entra in una grave crisi con il criticismo kantiano, che chiu- dendo la conoscenza nell’ambito dell’esperienza, nega la possibilità della meta- fisica come scienza. 4. Nel pensiero contemporaneo, dopo il passaggio dalla metafisica dell’es- sere a quella della soggettività, segnata dall'idealismo, con il positivismo la metafisica entra in una crisi ulteriore. I filosofi del linguaggio, in particolare, ne decretano la fine affermando la validità solo di quelle proposizioni che sono traducibili in proposizioni di carattere empirico. Nel nostro tempo la metafisica tende tuttavia a riemergere come metafisica esigenziale ed esistenziale. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Qual è il significato etimologico del termine « metafisica »? Da chi è stato introdotto? 2. Come viene definita la metafisica da Aristotele, Kant, Heidegger? 3. Qual è l'oggetto, il fine, il metodo della metafisica? 4. Perché molti filosofi hanno messo e mettono tuttora in dubbio la possi- bilità della metafisica? 5. Perché si dice che Parmenide è il « padre della metafisica »? 6. Che cosa si intende per creazione, emanazione, evoluzione, partecipa- zione? 7. Che cosa si intende per sostanza e accidente, materia e forma, atto e Potenza, essenza ed esistenza? 8. In che misura il problema metafisico coinvolge il problema gnoseo- logico? 9. Quali sono i punti di interazione e di contrasto tra metafisica ed epi- stemologia? 99 10. Quali rapporti si possono stabilire tra il problema metafisico e il pro- blema religioso? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI Metafisica e ontologia, Gregoriana, Padova, Metafisica e scienze dell'uomo, a cura di B. D'Amore e A. Ales Bello, Borla, Roma 1982. 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Si tratta peraltro di una manifestazione che, abbracciando l’intera umanità sia in ordine allo spazio che al tempo (e non soltanto quesito o quell'altro gruppo di un'epoca storica particolare), assume proporzioni notevolissime. Gli antropologi ci informano che l’uomo ha sviluppato una attività religiosa sin dalla sua prima comparsa sulla scena della storia e che tutte le tribù e tutte le popolazioni di qualsivoglia livello culturale hanno coltivato qualche forma di religione. D'alironde è cosa risapu- ta che tutte le culture sono profondamente segnate dalla religione e che le migliori produzioni artistiche e letterarie non solo delle civiltà antiche ma anche moderne si ispirano a motivi religiosi. È pertanto ragionevole affermare che l'uomo oltre che sapiens, volens, faber, loquens, ludens, ecc., è anche religiosus. Né il fatto che oggi la religione stia attraversando una crisi profonda e si in- contrino molti individui che si professano areligiosi, costituisce un argomento plausibile contro la rilevanza del fenomeno religioso. In effetti, noi consideriamo l’uomo ludens, loquens, faber, sapiens, ecc., anche se non tutti gli uomini giocano, lavorano, parlano, pensa- no. Altrettanto vale per la dimensione religiosa: essa si impone come una costante dell'essere umano, anche se non è coltivata da tutti gli individui della specie. La religione è quindi un fenomeno reale, tipico dell’uomo, ma è anche un fenomeno molto problematico, forse il più problematico di tutti. Infatti mentre le altre attività umane si rivolgono ad oggetti la cui esistenza è fuori di discussione, l’attività religiosa, per contro, si dirige verso un oggetto, di cui si vede messa in questione persino l'esistenza. — Iti queste poche pagine noi cercheremo di dare un'idea della na- 101 La religione dimensione universale ed esclusiva dell’uomo Problematicità del fenomeno religioso Nella storia la questione religiosa è sempre esistita Controversie interpretative dei filosofi degli ultimi secoli Riconoscimento del valore oggettivo della religione in Hume e in Kant tura e della complessità del problema religioso. A tal fine procede- remo secondo l’ordine seguente: anzitutto tracceremo una breve storia delle interpretazioni del fenomeno religioso così com'è stato visto dai filosofi; poi faremo un approfondimento teoretico del pro- blema, elaborando una definizione della religione ed esaminando i rapporti che essa mantiene con le altre attività umane. 2. Le principali interpretazioni filosofiche della religione La questione religiosa è stata sempre presente nella storia della filosofia. Nel periodo antico se ne interessarono Senofonte, Prota- gora, Platone, Aristotele, Lucrezio, Plotino; in quello medioevale Avicenna, Averroè, Maimonide, Tommaso d'Aquino, Scoto, Occam; agli inizi dell'epoca moderna, Giordano Bruno, Campanella, Spi- noza, Hobbes, Locke. Ma è stato soprattutto a partire da Hume e da Kant che la questione religiosa è divenuta uno dei punti cen- trali della riflessione filosofica, e possiamo dire che, a partire da questi, ha inizio una vera e propria « scienza delle religioni » che è andata sempre più sviluppandosi sino ad oggi. Fu Muller che usò per la prima volta nel 1877 il termine religionswissenschaft, cioè « scienza delle religioni », che ebbe uno sviluppo notevole, va- lendosi molto dell’antropologia culturale. Più tardi, alla « scienza delle religioni » fu dato l'apporto dei sociologi, soprattutto di Durk- heim che elaborò, nel 1912, una teoria generale della religione. “Sulla questione religiosa i filosofi moderni si sono schierati su due fronti opposti. Da una parte alcuni hanno cercato di mostrare che la religione è priva di qualsiasi fondamento oggettivo: essa sarebbe una più o meno astuta invenzione dell'uomo, dovuta alla paura (Feuerbach), alla prepotenza (Marx), all'ignoranza (Comte), al ri- sentimento (Nietzsche), alla sublimazione degli istinti (Freud), ad abusi linguistici (Carnap), ecc. Dalla parte opposta altri autori difendono il valore oggettivo della religione, in quanto essa si fon- derebbe su un rapporto dell'uomo con la realtà assoluta (Hegel, Croce, James, Bergson, Scheler, Otto, Jaspers, ecc.). I primi svilup- pano una critica negativa e demistificante; invece i secondi elaborano una critica positiva e costruttiva del fenomeno religioso. 2.1 Demistificazione della religione Hume e Kant, pur assegnando basi diverse al fenomeno religioso (Hume l'aveva fondato sull’istinto e Kant sulla ragione pratica), non ne avevano messo minimamente in dubbio il valore essenzialmente oggettivo. Tale valore, più tardi, venne nuovamente ribadito dagli idealisti, in particolare da Hegel. L'orizzonte culturale entro il quale Hegel interpreta la religione è quello della « religione nei limiti della pura ragione » di Kant. 102 Essa costituisce il secondo momento del sapere assoluto, quando lo spirito prende piena coscienza di se stesso e diventa « autoco- scienza ».! Feuerbach, discepolo di Hegel, partendo dal pensiero di questi, arrivò a negare il valore oggettivo della religione. Contro il postulato hegeliano il quale afferma che tutto procede dall’Assoluto e ogni cosa, l’uomo compreso, non è altro che un mo- mento del suo automanifestarsi, Feuerbach sostiene che le cose stan- no esattamente all'opposto: Dio è solo un'idea escogitata dall'uomo allo scopo di conseguire la piena realizzazione di se stesso; pertanto la realtà suprema non è Dio ma l'uomo. Nel famoso saggio L'essenza del cristianesimo Feuerbach argomenta che la religione trae origine da un processo di ipostatizzazione dei bisogni e degli ideali dell’uo- mo: l'uomo proietta tutte le qualità positive che ha in sé in una persona (ipostasi) divina e fa di essa una realtà sussistente, capace di sopperire ai suoi bisogni e alle proprie lacune? In Karl Marx, anche egli discepolo di Hegel, le critiche avanzate da Feuerbach al pensiero del maestro hanno certamente contribuito ad avviare anche lui alla contestazione del fenomeno religioso, alla negazione di Dio e alla condanna di ogni chiesa. Ma a fargli sposare la causa dell’ateismo, più che argomenti di natura filosofica e meta- fisica sono stati motivi di ordine storico e sociale? La sua identifica- zione della società ideale con la società senza classi e la ricerca della instaurazione di tale società mediante la demolizione delle strutture sociali vigenti ai suoi tempi, l'hanno portato necessaria- mente a confrontarsi con la religione. Ora, tutta una serie di circo- stanze storiche gli hanno fatto credere che la religione fosse uno dei maggiori ostacoli alla realizzazione della nuova società e, per- tanto, concludere che la religione non può essere che un'invenzione delle classi privilegiate per meglio sfruttare le classi subalterne: essa è strumento di evasione per gli sfruttati e di giustificazione per gli sfruttatori. La religione è l'oppio del popolo. « La religione è il sospiro della creatura oppressa dalla sventura, l'anima di un'epoca senza spirito. È oppio per il popolo. [...] Il fondamento della critica religiosa è questo: l'uomo crea la religione, non è la religione che crea l’uomo ».* Nel XIX secolo la critica della religione di maggior riscontro non fu quella di Marx e Feuerbach, ma quella di Comte, il padre del positivismo. Secondo Comte tutto l'universo procede dalla materia per via di evoluzione. Anche l’uomo è un portato dell'evoluzione. Con la sua comparsa sulla scena del mondo ha inizio la storia, le cui fasi principali, secondo la celebre classificazione del padre del po- ! B. MONDIN, vol. III, pp. 67, 79-80. 2 Ivi, pp. 142-144. » Cfr. W GOLLWITZER, La critica marxista della religione e la fede cristiana, Morcelliana, Brescia 1970. ‘+ B. MONDIN, vol. III, pp. 153-156. 103 La crisi post- hegeliana: Dio autoproiezione dell'uomo Negazione di Dio e condanna della Chiesa in Marx La critica di Comte alla religione L'esperienza religiosa come stadio primitivo dell’umanità Nietzsche: la ‘morte di Dio” e l'autonomia del Super-uomo Il cristianesimo messaggio di debolezze e di mediocrità sitivismo, sono tre: religiosa, metafisica, scientifica. Le tre diverse fasi corrispondono a tre diversi modi di concepire e di spiegare le cose. Nell’epoca religiosa l’uomo si dà una spiegazione mitica defenomeni naturali escogitando cause soprannaturali; nell'epoca me- tafisica egli ottiene una spiegazione dei fenomeni ricorrendo a prin- cipi reconditi, quali sostanza, accidenti, essere, ecc.; nell'epoca po- sitiva infine egli elabora una spiegazione ragionata, scientifica delle cose per mezzo delle leggi naturali, le quali bastano da sole (senza che ci sia bisogno di ricorrere a Dio oppure a principi metafisici) a spiegare tutti i fenomeni che noi constatiamo. Tutte le attività e tutte le branchie del conoscere passano per questi tre stadi: la politica come il diritto, l'economia come la morale, la fisica come l’astrono- mia, ecc. All’inizio dell'epoca moderna, con lo sviluppo del metodo scientifico, l'umanità ha raggiunto finalmente l'età adulta e può, quindi, lasciarsi alle spalle sia la religione, sia la metafisica. An- ziché rivolgere la sua attenzione ad esseri soprannaturali o recon- diti essa può ora prendere cura di se stessa. Questo è l’unico culto (cioè il culto dell'Umanità) che essa deve promuovere. Un altro autorevole esponente della critica negativa del fenomeno religioso, nel secolo scorso, è Nietzsche. Di lui tutti conosciamo il famoso proclama: « Dio è morto ». Questa sentenza, che rappresenta il leit-motiv della predicazione di Zaratustra è anche il motivo do- minante della riflessione filosofica di Nietzsche. Questi vuole svi- luppare l’idea di un uomo (il Super-uomo) assolutamente autonomo, padrone di se stesso, sovrano della natura e della storia, affrancato dai vincoli e dalle costrizioni imposte dalla morale, dal diritto, dalla religione. Studiata alla luce dell'idea del Super-uomo a Nietzsche la religione appare una ingegnosa invenzione degli uomini, però non dei forti per tenere sotto il loro giogo i deboli, bensì dei deboli per di- fendersi dalla prepotenza dei forti, dei super-uomini. Di tale origine della religione il Nietzsche ritiene di trovare conferma nel cristia- nesimo. Qui i deboli, gli umiliati, gli oppressi elevano il loro ideale di debolezza, di vigliaccheria, di rassegnazione ad ideali universali e fanno di tutto per costringere anche gli uomini forti, i potenti, i su- per-uomini, ad accettarlo. « Solo il misero è buono, proclama il cri- stianesimo, il povero, il debole, l'umile solamente sono buoni; l’am- malato, il bisognoso, colui che fa ribrezzo soltanto è pio. Solo a co- storo viene promessa la felicità e la salvezza eterna. Mentre a voi potenti, aristocratici, a voi viene detto che siete per tutta l'eternità cattivi, perversi, ingordi, insaziabili nemici di Dio e che perciò siete eternamente infelici, condannati, maledetti »f Un'altra importante forma di critica della religione è stata intro- dotta all'inizio del nostro secolo da Freud mediante la psicanalisi. Da Freud l'infondatezza della religione è data per scontata in quanto 5 Ivi, pp. 178-181. $ Ivi, pp. 217-222. 104 a suo giudizio è cosa ovvia che fuori del mondo dell’uomo non esiste alcun altro essere. Allo studioso rimane perciò solo il problema di spiegare come sia sorta la « illusione religiosa ». A pa- rere del fondatore della psicanalisi essa non è sorta in conseguenza di una lotta di classe tra classi dominanti e classi dominate, come voleva Marx, e neppure in conseguenza di una lotta tra deboli e potenti come sosteneva Nietzsche, bensì attraverso un processo di sublimazione di una lotta primordiale tra i membri del focolare do- mestico, con la conseguente proiezione, fuori della psiche sul piano cosmico, dell'idea di padre. L'oggetto della religione — Dio — è appunto il risultato di tale proiezione. L'idea di questo Essere su- premo riflette, sul piano cosmico, la polarità affettiva amore-adio, che i figli sentono nei confronti del padre.” Altre forme di demistificazione del fenomeno religioso sono state sviluppate nel nostro secolo dagli esistenzialisti (in particolare da Sartre e da Heidegger) e dai neopositivisti. Mentre però il pensiero di Sartre è chiaro ed inequivocabile, non si può invece*stabilire con sicurezza quali siano le vedute di Heidegger riguardo alla religione. In effetti le sue opere più recenti contengono tracce inconfondibili di misticismo. Una cosa, peraltro, è fuori discussione: secondo l’autore di Sein und Zeit la filosofia non può dare che un giudizio negativo per quanto concerne l’idea di Dio. Infatti, a suo parere, tale idea è aberrante sia nei confronti della metafisica, in quanto fa decadere il problema dell'Essere nel problema di un ente; come pure nei confronti del problema della esistenza umana, perché la distoglie dal- le sue vere, autentiche possibilità.* L'ultimo importante tentativo di demistificare il fenomeno reli- gioso è stato compiuto dal neopositivismo. Per questo movimento, com'è noto, la filosofia consiste essenzialmente nell'analisi del lin- guaggio: solo in questo modo essa può determinare la verità o la falsità di una dottrina. Ma, per effettuare l’analisi del linguaggio occorre anzitutto un criterio per distinguere le proposizioni che hanno significato da quelle che ne sono prive. Ora, secondo i neo- positivisti per le proposizioni fattuali (non per quelle logiche) l’'u- nico criterio possibile è quello della verifica sperimentale. Vale, per- tanto, anche per la religione quanto abbiamo citato precedentemente da Carnap circa la metafisica” Da queste premesse i neopositivisti traggono la conclusione, logica e necessaria, che il linguaggio etico, estetico e religioso è privo di senso, non dice nulla: è privo di qual- siasi valore oggettivo. Pertanto « dire che Dio esiste è un'espressione metafisica che non può essere né vera né falsa. E, per lo stesso mo- tivo, nessuna proposizione che miri a descrivere la natura di un ? Ivi, pp. 224-221. ® Ivi, pp. 410-413. ° Vedi cap. VII, nota 7. 105 Freud: Dio proiezione dell'immagine paterna Ateismo e misticismo nelle filosofie esistenzialiste La negazione della reiigione nel neopasitivismo fl valore positivo della religione Kierkegaard: il primato della fede per giungere allo stadio religioso Bergson e il valore dell’esperienza mistica Dio trascendente può avere significato letterale... Tutte le espressioni riguardanti la natura di Dio sono prive di senso ».! 2.2 Difesa della religione Contro le opinioni espresse dai demistificatori del fenomeno re- ligioso hanno preso posizione molti ‘filosofi del secolo scorso e del nostro, affermandone il valore positivo e considerandolo anzi una delle manifestazioni più proprie, autentiche e genuine dello spirito umano. Qui non possiamo riferire le vedute di tutti coloro che si sono espressi in questo senso. Ci limiteremo a riferire il pensiero di alcuni autori più rappresentativi, cominciando da Kierkegaard. Contro la concezione hegeliana della religione, la quale vede in essa puramente un momento logico, naturale dell'evoluzione dello Spirito Assoluto e contro qualsiasi subordinazione della religione al- la filosofia, Kierkegaard proclama che la religione non può essere ridotta ad un momento logico d'un sistema generale di pensiero, perché essa appartiene alla sfera dell’esistenza, della vita. Allo stadio religioso non si giunge attraverso l'intuizione come sosteneva Hegel, ma mediante la fede. L'incontro con Dio non si dà nell’immediatezza della visione, ma nelle tenebre della fede. E questa non è la con- seguenza d'un ragionamento bensì un atto di decisione che com- porta un salto al di là di tutto ciò che poggia sulla sicurezza delle leggi scientifiche e dei codici morali. Quando l’uomo crede in Dio e avverte l’infinita differenza che separa la natura divina dalla pro- pria, allora si prostra davanti a Lui e Lo adora." Lo sforzo di Kierkegaard di riabilitare la religione nel suo signi- ficato autentico non ebbe successo. Durante la seconda metà del- l’Ottocento, come s'è visto, per opera di Marx, Engels, Comte, Niet- zsche, Freud, esplode la demistificazione della religione la quale incontra vasti consensi e moltissimi sostenitori nel momento in cui impera il positivismo e il materialismo. Ma quando questi sistemi cominciano a vacillare, anche la demistificazione della religione per- de terreno. Anzi è proprio l'impossibilità dell’accettazione di una simile interpretazione del fenomeno religioso che induce autori co- me Bergson, James, Scheler, Otto, Blondel a prendere posizione contro il positivismo e il materialismo. Bergson, nel celebre saggio Le due sorgenti della morale e della religione, prende in esame il fenomeno religioso in alcune delle sue manifestazioni più elevate, quali il misticismo greco ed orientale, il profetismo ebraico e il misticismo cristiano. Attraverso l’esperienza dei mistici egli arriva all'esistenza di Dio. Questa, già presentita nella speculazione filosofica dello slancio vitale (é/an vital), si impone ora in maniera incondizionata. In che modo? In base alla testimonianza 0 A.J. AYER, Language, Truth and Logic, New York (senza data), p. 115; trad. it., Linguaggio, verità e logica, Feltrinelli, Milano 1961. ! B. MONDIN, vol. III, pp. 212-216. 106 di coloro che hanno l'esperienza delle cose divine. Bisogna credere ai mistici in queste cose così come si crede ai medici e agli ingegneri quando si tratta di problemi attinenti alle loro specializzazioni: gli uni e gli altri sono degli esperti; sanno quello che dicono." L'esempio di Bergson esercitò un grande influsso anzitutto in Francia e poi anche altrove. Tra i suoi seguaci si distinse in par- ticolare Maurice Blondel. Questi, tuttavia, nel difendere il valore oggettivo della religione, si colloca in una prospettiva diversa da quella del suo maestro. Mentre Bergson giustifica il fenomeno reli- gioso partendo dalle sue espressioni più autentiche, Blondel cerca di fondarlo sull'analisi del dinamismo umano considerato nella sua struttura essenziale. Secondo Blondel un esame attento e appro- fondito dell’azione conduce logicamente al riconoscimento dell’esi- stenza di Dio. Infatti « L'azione è in perpetuo divenire come trava- gliata dall’aspirazione di una crescita infinita. [...] Noi siamo costretti a voler divenire ciò che da noi stessi non possiamo né raggiungere né possedere. [...] È perché ho l'ambizione d'essere infinitamente che sento la mia impotenza: io non mi sono fatto, non posso ciò che voglio, sono costretto a superarmi. [...] Ora, questa spinta verso l'infinito, che dilata continuamente la mia azione, è Dio. Egli non. ha altra ragion d'essere per noi perché è ciò che noi non possiamo essere né fare con le nostre sole forze ».! Noi siamo la sproporzione tra l'ideale e il reale, ma tendiamo verso la loro identità: tale iden- tità è Dio stesso. Un'abile difesa del valore e del significato dell'esperienza reli- giosa è stata condotta anche dal filosofo americano William James, in particolare nell'opera Le varie forme dell'esperienza religiosa. La sua difesa è basata su motivazioni d'ordine mistico come in Bergson, piuttosto che su speculazioni d'ordine teoretico come in Blondel, James non crede che sia possibile trasformare la religione in un siste- ma di proposizioni scientifiche dimostrabili apoditticamente. A suo giudizio il fondamento della religione non è la ragione, ma la fede, il sentimento ed altre esperienze particolari come la preghiera, conver- sazioni con l'invisibile, visioni, ecc. Tutto questo però non significa che la religione sia priva di concetti e di dottrine. Anzi James rico- nosce che una religione che sia veramente autentica deve logicamen- te guardare ad un certo tipo di metafisica o di cosmologia teistica, e che perciò la fede in Dio, i cui attributi sono essenzialmente « mo- rali » o connessi con l’esperienza umana, può essere difesa come un elemento necessario dell'esperienza religiosa, sebbene non possa ser- vire come base di una teologia razionale." Ma i più autorevoli assertori del valore oggettivo dell'esperienza religiosa non sono venuti dalla Francia o dall'America, bensì dalla 12 Ivi, pp. 257-258. 4 M. BLONDEL, L'action, Parigi 1893, pp. 352-354; trad. it., L'azione, La Scuola, Brescia. “4 B. MONDIN, vol. III, pp. 348-349. 107 Blondel: esperienza religiosa e dinamismo umano James: la dimensione interiore della religione e l’esiysnza delle dotirine Il valore oggettivo dell’esperienza religiosa Scheler: la critica all’interpretazione evoluzionistica L'automanifestazione di Dio Otto: le differenti modalità dell'esperienza religiosa (il sentimento del numinoso) Germania. Si tratta di una vasta schiera di profondi pensatori di cui i più noti sono: Scheler, Otto, Schmidt, Guardini, Adam, Tillich, Dessauer, Lang. Per esigenze di spazio noi qui ci limiteremo a rias- sumere brevemente il pensiero dei primi due. Max Scheler pone il fenomeno religioso al centro della sua ricerca filosofica. In polemica coì positivismo, che come abbiamo visto riduce la religione ad un momento transitorio dello sviluppo pro- gressivo della storia dell'umanità, Scheler afferma il carattere asso- luto e perenne dell'esperienza religiosa. Egli respinge categoricamen- te la teoria positivistica della nascita della religione per un processo evolutivo che va dal feticismo, all'animismo, alla magia, ecc., al po- liteismo e finalmente al monoteismo. Rifacendosi per la parte storico- positiva agli studi di W. Schmidt, in particolare alla sua tesi del monoteismo primitivo, Scheler rileva come fenomenologicamente « anche il feticcio più primitivo presenta, per quanto rozzamente, l'essenza indeducibile del divino, quale sfera globale dell’essere as- soluto corredato con tutte le caratteristiche del santo ».5 In esso, e tramite esso, l'intenzione religiosa intende, sente, vede la totalità dell'essere assoluto e santo e non un semplice oggetto naturale in cui per entropia introduce una vita psichica. Per quanto concerne la sfera religiosa Scheler ritiene che il motivo ultimo della sua accet- tazione sia l'evidenza immediata dell'oggetto che si dà come tale in atti di conoscenza specifica, nel caso, negli atti religiosi. Pertanto il fondamento ultimo della religione non può essere che l’automani- festazione di Dio. Tale automanifestazione della realtà personale di Dio, secondo Scheler, può avvenire solo tramite gli uomini religiosi, culminanti nel « santo originario », che egli individua nella figura di Cristo.! Rudolf Otto, nel suo famoso saggio Das Heilige (Il sacro), de- scrive con acutezza straordinaria le differenti modalità dell’espe- rienza religiosa. Questa si configura anzitutto come sentimento del numinoso. Il numinoso è una categoria che fa parte della categoria più complessa del « sacro ». È una categoria del tutto sui generis, che è completamente inaccessibile alla comprensione concettuale e, in quanto tale, costituisce un arreton, qualcosa di indefinibile, ineffa- bile, proprio come il « bello » sul piano estetico. In questo senso appartiene al dominio dell’« irrazionale », e rappresenta l'elemento più intimo che è comune a tutte le religioni. Il numinoso a sua volta assume due aspetti che lo caratterizzano in modo inequivocabile: a} l'aspetto di mysterium tremendum e b) l'aspetto di miysterium fascinans. Il primo costituisce l'aspetto ripulsivo del numinoso, il se- condo ne rappresenta invece l'aspetto attrattivo e « affascinante ». Però il sacro oltre che un aspetto « irrazionale », rappresentato dalla categoria del numinoso, riveste anche un aspetto « razionale »; que- 5 M. SCHELER, L’eterno nell'uomo, Fabbri, Milano. i 4 Cfr. G. FERRETTI, Max Scheler. Filosofia della religione, Vita e Pensiero, Milano 1972. 108 sto trova espressione soprattutto nei « simboli » e nei « dogmi ». Grazie a queste categorie, attraverso « segni » stabili e universal- mente validi, il sacro acquista una struttura solida, che gli conferisce il carattere di « dottrina » rigorosa, oggettivamente valida, e l’op- pone per ciò stesso alle stravaganze dell’« irrazionalismo » fanta- stico e sognatore. 3. Definizione della religione e sua distinzione dall’arte, dalla filosofia e dalla morale « Tutti quelli che si occupano di scienza della religione — nota A. Lang — tutti quelli che della religione intendono favorire lo svi- luppo, tutti quelli che la vorrebbero estirpare, offrono una defini- zione della sua essenza »."” Noi proponiamo come definizione sufficientemente descrittiva la seguente: « La religione è l'insieme di conoscenze, di azioni e di strutture con cui l’uomo esprime riconoscimento; dipendenza, ve- nerazione nei confronti del ‘sacrò ».' Questa definizione, come si vede, comprende due elementi, uno riguardante il soggetto e l’altra l'oggetto. Quanto al soggetto essa indica l'atteggiamento che l’uomo assume quando si esprime religio- samente. In effetti non ogni‘rapporto col Sacro è attività « religiosa ». Se per esempio si studia il processo di trasformazione e di sviluppo delle religioni, i loro influssi e Manifestazioni, non si può fare a meno di occuparsi anche dell'oggetto dell'esperienza religiosa, tuttavia ci si muove sul piano della storia, non della religione. « Si può par- lare di un atto religioso, soprattutto d'un atto religioso fondamentale, solo quando l'uomo assume di fronte al Sacro e al Divino un atteg- giamento soggettivo del tutto particolare, cioè quando viene emoti- vamente colpito e attratto dall'oggetto ed entra in contatto DErR0: nale con esso. Questo è il lato psichico o interiore della religione ». Come s'è detto, l'aspetto soggettivo del fenomeno religioso è costi- tuito dal riconoscimento della realtà del Sacro, dal sentimento di to- tale dipendenza nei suoi confronti e dall’atteggiamento di venera- zione verso di esso. Dell’oggetto della religione la nostra definizione indica ciò che lo caratterizza in modo esclusivo, vale a dire di essere-sacro. Sacro è un concetto primario, fondamentale, come i concetti di essere, di vero, di bene, di bello, e pertanto non lo si può spiegare ulteriormen- te rifacendosi a categorie estranee alla sfera religiosa. Su questo punto mi pare che Scheler e Otto abbiano perfettamente ragione. Ma non per questo lo si deve considerare un concetto non suscetti- " A. LANG, Introduzione alla filosofia della religione, 2° ed., Morcelliana, Brescia 1969, p. 25. 4 Ivi, p. 48. 109 L'aspetto razionale del sacro: simboli e dogmi Una definizione della religione L’atto religioso fondamentale come atteggiamento soggettivo di fronte al Divino Il ‘Sacro’ è un concetto primario e fondamentale Le caratteristiche del Sacro: oggettività, assiologia, trascendenza, personalisticità L'elemento oggettivo distingue la religione dalla filosofia bile di qualche delucidazione. Infatti, all'interno della sfera reli- giosa il Sacro assume caratteristiche sue proprie, inconfondibili, che consentono di descriverlo in modo inequivocabile. Tra le carat- teristiche più perspicue ricordiamo quelle così bene evidenziate da Rudolf Otto: la numinosità (o sacralità), la misteriosità, la maestà, il fascino. Ma sue caratteristiche importanti sono anche queste al- tre: l'oggettività, l’assiologia, la trascendenza e la personalisticità. Anzitutto l’oggettività: il Sacro finché permane sacro e quindi og- getto della religione non può essere considerato una trovata della fantasia umana, una proiezione e ipostatizzazione dei bisogni, de- sideri, ideali dell'uomo. L'atto religioso è rivolto ad una realtà effettivamente esistente: « sempre i contenuti religiosi si presentano con la pretesa d'avere consistenza e validità anche al di fuori della coscienza e dell'esperienza religiosa ».” La trascendenza: anche se non è collocato fuori del mondo, il Sacro viene sempre conside- rato come qualcosa che supera infinitamente il mondo stesso e tut- to ciò che nel mondo è compreso, in particolare l’uomo. L'assio- logia: il Sacro rappresenta il valore supremo, cui fanno capo tutti gli altri valori. La personalisticità: l'uomo religioso non si colloca in rapporto con un oggetto, ma con un Tu, con una persona. « C'è qualcuno di fronte a lui. Io esperimento un Tu. E io me lo immagino sotto la forma di un dèmone o di un dio ».® Determinata in questo modo l'essenza della religione, risulta evi- dente in che cosa essa si distingua dalla filosofia, dall'arte e dalla morale. Ciò che la distingue dalla filosofia è soprattutto l'elemento soggettivo; infatti sia la religione che la filosofia si occupano del Sacro, del Divino, della « realtà ultima », ma fanno ciò in un modo totalmente diverso. La filosofia procede astrattamente e con fina- lità puramente speculative; invece la religione « è una presa di po- sizione personale che va oltre la semplice conoscenza della verità, è l'atteggiamento in cui tutto l’io si raccoglie nella sua singolarità »,% con un impegno supremo (ultimate concern)? Ciò che distingue la religione dall'arte è invece soprattutto l'elemento oggettivo: la re- ligione ha per oggetto il reale, l’arte l'ideale. Infine, anche religione e morale, nonostante siano legate l'una all'altra nel modo più stret- to, sono essenzialmente distinte. « La prima è incontro con Dio: contatto personale con Lui, riconoscimento umile e devoto del suo valore assoluto e della sua santità. Alla seconda spetta la cura e la realizzazione dei valori che corrispondono all'essenza dell’uomo ».# » Ivi, p. 79. i i 2° G. VAN DER LEEUW, L'uomo primitivo e la religione, Einaudi, Torino 1961, p. 144. 2 A. LANG, Op. cit., p. 110. ® P. TiLIcH, Systematic Theology, Chicago 1951, vol. I, pp. 22 ss. 3 A. Lanc, Op. cit., p. 118. 110 4. Fondazione teoretica della religione A questo punto, se si vuole passare dal piano formale della de- finizione della religione a quello della sua verità obiettiva, occorre affrontare il problema della verità dell’ oggetto della religione, un problema di capitale importanza ma anche estremamente arduo qualora ci si voglia affidare esclusivamente alle forze della ragione. Per risolverlo si possono battere due vie: la metafisica e l’erme- neutica storica; però né l'una né l'altra sono in grado di garantire il sicuro raggiungimento del traguardo e sono tutte due SOSpAFE di grosse difficoltà. La metafisica ha il pregio di far leva esclusivamente sulle forze della pura ragione; ma proprio per questo ha ben poche probabilità di risolvere un problema così difficile come questo. Anche nell’even- tualità che riesca ad elevarsi fino al piano religioso, la ragione spe- culativa non potrà mai fornire un quadro sufficientemente preciso, dettagliato, concreto ed esistenziale. La sua massima aspirazione è provare l’esistenza di Dio, la creazione del mondo e la possibilità della rivelazione. Ma queste verità non sono sufficienti ad alimentare la vita religiosa, una vita fatta di intimità, amore, devozione, ado- razione, preghiera. Da Leibniz in poi a quella parte della metafisica che si occupa del problema di Dio si è dato il nome di teodicea (difesa di Dio; dal greco theos = Dio; dikein = difendere). I limiti inevitabili che accompagnano questa disciplina sono ovvi per la natura sovrannaturale del suo oggetto: Dio, che rimane anche per il filosofo un mistero tremendo e fascinoso, il quale acceca qualsiasi intelligenza che pretende di catturarlo. Lo stesso san Tom- maso confessava che il modo migliore di parlare di Dio è quello x« per negazioni », perché « Dio rimane avvolto nella notte oscura del- l'ignoranza, ed è in questa ignoranza che noi ci avviciniamo a Dio durante la nostra vita. Infatti in questa fitta nebbia abita Dio ». Ma altra cosa è riconoscere i limiti di una disciplina, altra cosa conte- starne la legittimità e la possibilità. A partire da Kant sono state sollevate contro la teodicea tali dif- ficoltà da mettere in dubbio la sua stessa legittimità e possibilità. Kant ha sollevato obiezioni di ordine gnoseologico; Wittgenstein di ordine semantico; Heidegger di ordine metodologico. In breve, Kant confinando la conoscenza umana all'ordine dei fe- nomeni, concede alla ragione il potere di sollevare la questione di Dio ma le nega la possibilità di risolverla positivamente. Wittgen- stein, ritenendo che si possa parlare sensatamente soltanto di oggetti verificabili empiricamente, poiché Dio non appartiene a questo or- dine di oggetti, dichiara che di Lui non si può parlare: né sollevare questioni, né dare risposte. Infine, Heidegger ritiene che la meta- fisica abbia come oggetto proprio lo studio dell'essere degli essenti (« Perché vi è, in generale, l’essente e non il nulla? ») e come metodo 111 II problema della verità dell'oggetto ‘religioso Il compito della “‘teodicea’’ Obiezioni contro la teodicea I limiti dell’ermeneutica e della ragione storica proprio la fenomenologia e di conseguenza sostiene che non c'è spazio per una riflessione autenticamente metafisica su Dio: la teo- dicea non può essere altro che una onto-teo-logia. Alle obiezioni di Kant, Wittgenstein e Heidegger non è difficile replicare: basta denunciare la loro pretesa di bloccare la conoscen- za umana dentro il mondo dei fenomeni, il linguaggio sensato den- tro la sfera delle cose verificabili, la metodologia appropriata per accostarsi alla realtà al solo metodo fenomenologico. Se tali pre- clusioni non vengono ritenute legittime, allora lo studio di Dio divie- ne per il filosofo non solo una possibilità ma anche un dovere, poiché esprime l’esigenza insopprimibile della natura umana di afferrare il senso della sua origine e del suo fine ultimo. L'ermeneutica, cioè l’arte della interpretazione, da parte sua, assumendo come punto di partenza un evento storico particolare (la rivelazione biblica, oppure quella cristiana, quella islamica, ecc.) si trova nella difficoltà di provare come un evento storico di carattere particolare (situato in un dato momento spazio-temporale) possa assurgere a valore universale, assoluto. Essa dovrebbe mostrare che è l'unico evento capace di rispondere alle istanze fondamentali della natura umana e di appagarle pienamente. Ma dove trovare argo- menti decisivi a sostegno di questa pretesa? La ragione storica non sembra in grado di scoprirli. Qualcuno potrebbe pensare di risolvere il problema unendo in- sieme le due vie. Ma questa è un'impresa irrealizzabile, perché la metafisica e l’ermeneutica storica si dirigono verso oggetti che non hanno nulla di comune tra di loro. Tutto ciò lascia intendere che la soluzione adeguata del problema religioso non si può ottenerla con la pura ragione, ma soltanto me- ‘ diante la fede, cioè mediante un'umile e completa sottomissione di tutto l'essere dell'uomo a colui che costituisce il centro, il cuore, l'anima della sfera religiosa, Dio. CONCETTI DA RITENERE — Stadio religioso — Numinoso; arreton; mysterium tremendum — Soggetto e oggetto della religione — Numinosità; misteriosità; maestà; fascino; oggettività; assiologia; tra- scendenza; personalisticità SINTESI CONTENUTISTICA I. I TERMINI DEL PROBLEMA a) La religione è una manifestazione tipicamente umana che ha caratteriz- zato tutti i tempi e tutte le culture. Essa si impone come una costante dell'es- sere umano, anche se non è coltivata da tutti gli uomini. b) :La problematicità della religione risiede nel fatto che l’attività religiosa è rivolta verso un oggetto di cui si vede messa in questione persino l'esistenza. ‘112 II. LE PRINCIPALI INTERPRETAZIONI FILOSOFICHE DELLA RELIGIONE 1) La questione religiosa ha interessato sia il pensiero classico che quello medioevale e moderno. Ma è a partire da Hume e da Kant che essa assume una connotazione centrale. Nella cultura contemporanea si delineano due orien- tamenti: uno tendente a demistificare la religione, l’altro a difenderla. III. DEMISTIFICAZIONE DELLA RELIGIONE Iniziatore di tale orientamento è Feuerbach che sottraendo alla religione ogni valore oggettivo la riduce a fenomeno in proiezione di alcuni bisogni fon- damentali dell’uomo: Dio èsolo l’idea che esprime ciò che l’uomo aspira ad essere. — Sulla scorta di Feuerbach, Marx radicalizza l’interpretazione affermando che la religione è una delle sovrastrutture prodotte da una determinata strut- tura economica e che di essa la classe egemone si è sempre servita per man- tenere lo stato di sottomissione della classe subalterna. — La soluzione della questione economico-sociale prospettata dal comuni- smo decreta la scomparsa della religione. — Comte, padre del positivismo, colloca l’esperienza religiosa nella fase primitiva della storia dell'umanità, che nella sua fase matura {quella del pro- gresso industriale e scientifico) è chiamata ad esprimere un unico culto, quello di se stesso: il culto dell'Umanità. — La religione viene considerata un fenomeno proiettivo e illusorio anche da Freud, che considera il fatto religioso come espressione dell'idea del padre che l'inconscio umano porta dentro di sé. — Nietzsche giunge perfino a decretare la « morte di Dio », con particolare riferimento al Dio cristiano, in un mondo in cui il Super-Uomo non lascia più spazio alla realtà dei miseri, dei deboli, degli umili, dei poveri. — Esistenzialisti (per esempio Sartre ed Heidegger) e neopositivisti (Car- nap, Ayer) negano alcun valore alla dimensione religiosa, i primi impegnati totalmente sulla dimensione dell’immanenza e dell’esistenzialità dell'uomo, i secondi perché ritengono valide solo le proposizioni il cui contenuto è speri- mentalmente verificabile. IV. DIFESA DELLA RELIGIONE — Kierkegaard attribuisce allo stadio religioso il grado più elevato del- l’esistenza umana che affida il proprio senso alla fede e all'adorazione di Dio. — Bergson arriva all'esistenza di Dio attraverso l’esperienza dei mistici, che egli considera gli esperti delle cose divine. — Blondel cerca di fondare il fenomeno religioso sull'analisi del dinami- smo umano considerato nella sua struttura essenziale; l’azione, che trova solo in Dio la giustificazione della sua spinta all'infinito. — James afferma che fondamento della religione sono la fede, il sentimen- to e la preghiera. Una religione autentica deve guardare a una certa metafisica o a una certa cosmologia razionale e la fede in Dio, i cui attributi sono « mo- rali », può servire da base ad una teologia razionale. Il valore oggettivo della religione è stato ribadito soprattutto da pensatori tedeschi: — Scheler afferma il carattere assoluto e perenne dell'esperienza religiosa. Il fondamento ultimo della religione è l’automanifestazione personale di Dio, che avviene attraverso gli uomini religiosi, culminanti nel Cristo, il « Santo originario ». — Otto configura il fenomeno religioso come sentimento del numinoso che assume due aspetti: il mysterium tremendum (aspetto repulsivo) e il myste- rium fascinans (aspetto attrattivo e affascinante). L'aspetto irrazionale si ac- compagna a quello razionale dei simboli e dei dogmi, che conferiscono al sacro il carattere di dottrina rigorosa, oggettivamente valida. 113 — Ricordiamo tra gli assertori del valore oggettivo dell'esperienza reli- giosa anche Schmidt, Guardini, Adam, Tillich, Dessauer, Lang. V. DEFINIZIONE DELLA RELIGIONE E SUA DISTINZIONE DALL'ARTE, DALLA FILOSOFIA E DALLA MORALE 1. La religione è stata definita da Lang come l'insieme di conoscenze, azioni, strutture con cui l’uomo esprime riconoscimento, dipendenza, venerazione nei confronti del sacro. 2. Soggetto della definizione è l'atteggiamento assunto dall'uomo nell’espri- mere la sua religiosità; oggetto è l'essere Sacro. Sacro è un concetto primario, fondamentale, come l'essere, il bene, il vero, ecc. Pertanto può essere spiegato solo attraverso le categorie dell'esperienza religiosa. 3. Le categorie del sacro sono state ben evidenziate da R. Otto: numinosità, misteriosità, maestà, fascino, oggettività, assiologia, trascendenza, personali- sticità. 4. a) La religione si distingue dalla filosofia in ordine all'elemento sogget- tivo: quest’ultima procede astrattamente e speculativamente, mentre la prima è un atteggiamento totale, personale .e singolare dell'io; b) la religione si di- stingue dall'arte in ordine all'elemento oggettivo: per la prima esso è il reale, per la seconda è l'ideale; c) religione e morale pur strettamente legate sono distinte: la prima è incontro personale e contatto con Dio, la seconda è realiz- zazione dei valori che rispettano l’uomo. VI. FONDAZIONE TEORETICA DELLA RELIGIONE 1 La fondazione è possibile attraverso due strade: a) la metafisica fa leva sulla forza della ragione. La sua aspirazione è di provare l’esistenza di Dio, la creazione del mondo, la possibilità della rivelazione; b) l’ermeneutica assume come punto di partenza un evento storico particolare (ad esempio la rivela- zione biblica). 2. Limite della metafisica è quello di non poter alimentare la vita religiosa (intimità con Dio, amore, adorazione, preghiera). Limite dell'ermeneutica è quello di poter provare come un evento storico particolare può assurgere a valore universale assoluto. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. In quale misura la dimensione del mistero circonda la vita umana e si sottrae al possesso della conoscenza e dell'indagine scientifica? L'uomo può veramente ignorare questa dimensione? 2. Perché la religione è un fenomeno problematico? 3. Come provano l’esistenza di Dio Aristotele, Agostino, Tommaso, Ansel. mo, Cartesio, Leibniz? 4. Che cosa si intende per prova ontologica? 5. Kant quale classificazione presenta delle prove dell’esistenza di Dio? Che valore assegna alle prove tradizionali? 6. Su quali ragioni basano la demistificazione della religione Feuerbach, Marx, Comte, Freud, Nietzsche, Sartre, Carnap? p 7. Che funzione assegnano alla religione Spinoza, Hegel, Croce? 8. Su che cosa fondano la religione Schleiermacher, James, Bergson, Otto, Scheler? © 9. Come ha avuto origine la religione? Che cos'è il sacro? Qual è la sua relazione col profano? | 10. In che rapporto si trovano religione e cultura, religione e cristianesimo, ‘religione e filosofia, religione e scienza, religione e mito, religione e morale, ‘religione e arte? 114 11. Fino a che punto il nostro tempo ha perso il senso del mistero e di Dio? Quati le conseguenze storico-culturali ed etiche più evidenti? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI AA.Vv., L'ateismo: natura e cause, Massimo, Milano 1983. 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WINDELBAND W., Filosofia e filosofia della religione, Benucci, Perugia 1982. 115 Etica: studio dell’attività umana riferita al suo fine ultimo Prospettiva critica: indagine sui codici morali e le prescrizioni Capitolo nono | IL PROBLEMA ETICO O MORALE QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Che cosa caratterizza il comportamento umano? In che misura libertà e capacità di scelta orientano l’azione? 2. Come si può definire il valore morale? L'etica o morale, secondo una delle definizioni più comuni, è lo studio dell'attività umana con riferimento al suo ultimo fine, che è la piena realizzazione dell'umanità. Il problema etico assume due aspetti principali: uno riguarda il fondamento e il valore dei codici, dei principi, delle norme, delle persuasioni morali già esistenti; è la prospettiva critica. L'altro ri- guarda le condizioni che rendono possibile l’azione morale in asso- luto; il criterio di ciò che è morale e immorale per l’uomo; il fine ultimo della vita umana e i mezzi più adatti per raggiungerlo. Que- sta è la prospettiva teoretica. Le due prospettive non sono disgiunte l'una dall'altra, ma intimamente connesse, in quanto la prima fa da preambolo alla seconda: infatti la teorizzazione sistematica della morale richiede la valutazione critica dei comportamenti comuni. 1. La prospettiva critica La prospettiva critica riguarda gli interrogativi suscitati dalle prescrizioni e dalle norme dei codici morali. Infatti, se tali codici non sono suffragati dall'autorità divina, è naturale che ci si domandi: Chi li ha stabiliti? Che valore hanno? Si possono cambiare? A chi spetta il diritto di sostituirli con altri? Tocca alla collettività, oppure ai singoli, o ai governanti? Nella storia della filosofia questi sono gli interrogativi che han- no dato il via alla riflessione morale. Essi sono già dibattuti vivace- mente dai Sofisti, ma poi sono ripresi anche dalla filosofia morale di Socrate, Platone, Aristotele e dagli Stoici. Il contesto politico e culturale dell'età di Pericle era particolar- mente propizio allo sviluppo della critica della morale tradizionale. Le guerre con i Persiani e il commercio con gli altri popoli avevano rivelato ai greci nuovi stili di vita, e di pensiero, costituzioni civili e consuetudini morali diverse dalle proprie. Questo induce i Sofisti, 116 che già avevano rinunciato alla riflessione sul mondo per concentrare la propria attenzione sull'uomo, ad interrogarsi sul fondamento del- le norme che regolano la condotta umana. La constatazione che tali norme presentano notevoli divergenze presso i vari popoli li induce a concludere che esse non si fondano sulla natura umana bensì su determinate convenzioni sociali. Gli stati fissano per i propri citta- dini le convenzioni che giudicano più opportune per il loro benessere individuale e sociale. Ovviamente i Sofisti ritengono che il popolo greco possegga le convenzioni morali più elevate di qualsiasi altro popolo barbaro. Ma poiché non si tratta di principi morali innati bensì acquisiti, occorre farli apprendere alla gioventù mediante una apposita istruzione ed educazione. Di qui l’importanza che assume l'insegnamento morale nella polis greca. I Sofisti dicono di assumersi la responsabilità di tale insegnamento e si presentano perciò come « maestri di virtù ». Il problema del fondamento dei codici e delle consuetudini mo- rali viene ripreso ed approfondito da Socrate il quale lo fa con tale originalità di vedute da meritare di essere considerato*il creatore della filosofia morale: « Socrate è il principale punto di partenza da cui si distaccano tutte le successive linee di sviluppo del pensiero etico greco; le speculazioni sulla condotta umana prima di Socrate, a nostro avviso, sono semplicemente un preludio alla effettiva rap- presentazione ».! Socrate prende nettamente posizione contro le due tesi basilari dei Sofisti. Contro la prima la quale dice che i codici morali, le per- suasioni etiche, i concetti fondamentali dell'etica (come buono, giu- sto, onesto, ecc.) sono frutto di convenzioni sociali, Socrate sostiene che essi trovano invece il loro fondamento nella natura stessa delle cose e dell’uomo. Parimenti contro la seconda tesi la quale afferma che le idee e i principi morali si apprendono mediante l’insegnamen- to, Socrate mostra che l'insegnamento presuppone il possesso di tali principi ed idee, e contribuisce tutt'al più alla presa di coscienza ri- guardo ai medesimi. Ma Socrate non si accontenta di respingere le tesi dei Sofisti contrapponendo ad esse altre tesi che si ispirano alla visuale filosofica opposta; egli sposta l'indagine morale ad un livello più profondo domandandosi come si possano giustificare le valuta- zioni morali. Certo, valutazioni morali se ne davano anche prima di Socrate. Per esempio Eutifrone (il personaggio dell'omonimo dia- logo di Platone) riteneva « empia » la condotta di suo padre e per questo aveva deciso di denunciarlo; ma l’incontro con Socrate gli impone in sostanza questo problema: « Perché giudico empia la con- dotta di mio padre? Che cos'è l’empio e che cosa invece il suo op- posto, il santo? ». Si badi bene, la domanda non è « che cosa è empio e che cosa è santo » — questo può indicarlo anche l'ordine E Outlines of the History of Ethics, Macmillan, London 1949, Pp. . 117 L'’interrogativo dei Sofisti sul fondamento della norma morale Socrate: critica al convenzionalismo e fondamento naturale della morale Il fondamento ultimo della moralità La nozione di bene e di male Prospettiva teoretica: le condizioni trascendentali dell’agire morale costituito (quell’ordine in base al quale Eutifrone aveva deciso di procedere contro suo padre) — bensì « che cos'è l’empio e i/ santo », ossia che cosa sono l’empietà e la santità, che cosa sono cioè quei valori in base ai quali si può dichiarare empia o santa una deter- minata azione, e giustificare questa valutazione. Come si vede, Socrate non si accontenta di prendere in esame i codici morali correnti e di verificarne la legittimità. Egli si spinge più avanti e si interroga sul fondamento ultimo della moralità in quanto tale. In tal modo egli oltrepassa il problema critico e si cimenta con quello teoretico. La sua soluzione di questo pro- blema è nota. Scavando sotto le apparenze le quali danno l’im- pressione che non esista nessun principio morale assoluto, univer- sale, Socrate mostra che l’uomo è in possesso di un criterio su- premo di moralità che lo aiuta a distinguere il bene dal male. È vero che gli uomini considerano buone cose diverse: uno pone il suo bene nella ricchezza, un altro negli onori, un altro ancora nella virtù; ma è anche vero che ogni uomo possiede la stessa nozione di bene e di male. Un uomo può amare le ricchezze e considerarle buone, un altro può considerare buoni gli onori, un altro i piaceri. Ma, osserva Socrate, nessuno dirà che il bene è male e che il male è bene; ognuno cercherà quello che egli considera bene e fuggirà quello che considera male. È evidente, dunque, che in ciascun uomo c'è la nozione o concetto di bene e di male, in se stessa sempre ugua- le, anche se la sua applicazione è diversa. Il problema critico del fondamento e del valore dei codici e delle consuetudini morali dopo Socrate viene ripreso spesse volte da molti altri filosofi, ma senza più uscire dall’alternativa già emer- sa nel dibattito tra Socrate e i Sofisti, l'alternativa tra convenzio- nalismo (la soluzione dei Sofisti) e naturalismo (la soluzione di So- crate). A favore del convenzionalismo si schierano gli epicurei, gli scettici, i nominalisti, Cartesio, gli empiristi, i positivisti, gli esi- stenzialisti, i marxisti e altri ancora. Si mettono invece dalla parte del naturalismo Platone, Aristotele, Plotino, i neoplatonici, la mag- gior parte degli scolastici, gli idealisti, i neorealisti e i neotomisti. 2. La prospettiva teoretica La prospettiva teoretica verte sulle condizioni trascendentali del- l'agire morale e sul criterio supremo per distinguere il bene dal male. Quanto alle condizioni trascendentali tutti i filosofi sono d’ac- cordo nel riconoscere che la prima di tutte le condizioni è la libertà. Essi potranno discutere sulla possibilità o meno di provare teoretica- mente che l'uomo possiede questa qualità, ma non sul principio che se l'uomo non è libero non si può assolutamente parlare di mora- lità. Questa verità già lucidamente illustrata da Aristotele nell’Etica nicomachea fu ulteriormente approfondita dagli Scolastici, in parti- 118 colare da san Tommaso, da Cartesio e da Kant. Questi considera la libertà la conditio essendi della morale e fa di essa il primo postu- lato della ragion pratica ossia della filosofia morale. A proposito della libertà Vanni Rovighi osserva giustamente che essa è non soltanto una condizione ma anche una componente co- stante dell'atto morale. Essa non precede la scelta e poi viene meno, ma accompagna la scelta dall'inizio alla fine. « La scelta è sempre libera, perché sempre il tradurre in azione un giudizio valutativo esige impegno. Il valore da attuare in concreto non ci determina mai necessariamente perché non incarna mai totalmente il valore, per- ché non è mai la pienezza del valore. Un’azione giusta e generosa è sempre abbastanza scomoda e faticosa per poter essere guardata sotto questi aspetti negativi, e quindi scartata, e il giudicare che hic et nunc è il mio vero bene, che l’autentica attuazione di me stesso è questa, anche se impone un sacrificio, esige sempre, come si diceva, un impegno, un atto di volontà »- Un'altra condizione trascendentale della morale è là consapevo- lezza o coscienza. Di per sé questa è già implicita nella condizione precedente:peressere veramente libera un'azione implica che si conosca ciò che si fa. Uno dei principi più elementari della morale cristiana dice giustamente che, per essere grave, un'azione cattiva dev'essere compiuta con piena avvertenza, ossia con consapevolezza. L'assenza di questa condizione può essere determinata da due motivi: a) errore riguardo a ciò che si fa (si sceglie una cosa per un'altra); b) mancanza della facoltà raziocinativa o impedimento del suo uso in chi agisce (per esempio, il bambino che non ha ancora l’uso di ragione, il pazzo, l'ubriaco, ecc.). La terza condizione trascendentale della morale è che la libertà sia guidata da qualche norma, da qualche principio direttivo. Una libertà assoluta che rifiuti di sottostare a qualsiasi legge, come quella affermata da Nietzsche e Sartre, diventa necessariamente una libertà amorale. Ma a quali norme deve sottostare la libertà? Qui tocchiamo già la questione del criterio supremo della moralità, una questione che vede i filosofi profondamente divisi. Da una parte si trova una va- stissima schiera d’autori che assegnano la funzione di criterio su- premo al fine ultimo verso cui si dirige l'uomo nelle sue azioni. Dall'altra si trova un gruppo abbastanza nutrito di filosofi che asse- gnano il ruolo di criterio supremo alla legge, al dovere. Le morali costruite sul principio del fine si chiamano teleologiche; invece quelle costruite sul principio del dovere si chiamano deontologiche, Dato, però, che tutt'e due i principi, fine ultimo e dovere, sono suscettibili di diverse interpretazioni (così, per esempio, il fine ultimo può essere identificato col piacere, oppure con l'interesse, 2 S. VANNI RovIGHI, « Il problema morale », in Studio ed insegnamento della filosofia, Ave, Roma 1969, vol. I, pp. 294-295. 119 Costante interazione tra libertà e scelta La consapevolezza 0 coscienza Morali teleologiche e morali deontologiche Le concezioni relativistiche o situazionali Edonismo: il bene morale è il piacere sensibile Epicuro: il piacere come assenza di dolore La virtù mezzo per conseguire il vero piacere l'utile o privato oppure della società, con la felicità, con i valori, ecc., e il dovere può essere fondato su leggi divine oppure naturali oppure civili, ecc.) ne consegue che si possono sviluppare vari tipi sia di morali teleologiche sia di morali deontologiche. Nel gruppo delle morali teleologiche i'tipi principali sono: edo- nismo, utilitarismo, eudemonismo e l'etica dei valori. Mentre nel gruppo delle morali deontologiche i tipi principali sono due: stoici- smo e formalismo kantiano. Ci sono però alcuni filosofi che rifiutano di costruire la morale su di un principio assoluto, sia esso il fine ultimo oppure il dovere. Ammettono senz'altro che l’uomo ha doveri da compiere, leggi da osservare, fini da realizzare, ma questi mutano da un'epoca all'altra, da un luogo all’altro, da una circostanza all'altra. Pertanto ritengono che si possano elaborare soltanto etiche relativistiche o situazionali. Nelle pagine che seguono esporremo brevemente questi tipi fon- damentali di morale teleologica, deontologica e situazionale, riferen- doci a qualcuno degli autori più rappresentativi. a) Edonismo - L'edonismo assume quale criterio supremo della moralità il piacere sensibile e, pertanto, identifica il bene morale con quest'ultimo. Esso è stato professato anzitutto da alcune cor- renti della filosofia greca: i Sofisti, i Cirenaici e gli Epicurei, e poi da vari autori dell'epoca moderna: Montaigne, Hobbes, Helvetius, Bentham, Stuart Mill, Freud. I più noti assertori dell'etica edonistica sono gli Epicurei, ai quali si deve senz'altro l'elaborazione più rigorosa di questo tipo di morale. Epicuro giustifica la scelta del piacere quale criterio supremo della morale nel modo seguente: « Noi diciamo che il pia- cere è principio e fine della vita felice, perché abbiamo riconosciuto che tra i beni il piacere è il primo e quello più connaturale a noi ». In effetti è sempre per il piacere che noi scegliamo di fare o di fuggire qualche cosa. a Il piacere in cui Epicuro fa consistere la felicità è la vita pacifica, l'assenza di qualsiasi preoccupazione (atarassia). Il piacere è quindi concepito come assenza di dolore piuttosto che come soddisfaci- mento di qualsiasi passione: « Quando diciamo che il piacere è il bene supremo non intendiamo riferirci ai piaceri dell'uomo corrot- to, che pensa solo a mangiare, bere e alle donne ». La virtù è il mezzo per conseguire il vero piacere. Virtuoso è colui che coglie il vero diletto secondo moderazione e misura, e limita il suo desiderio a quei piaceri che non turbano l’anima. Per il pieno raggiungimento dell’atarassia, della felicità, Epicuro raccomanda di liberarsi dalle tre preoccupazioni che maggiormente assillano l'uomo: gli dèi, la morte e la politica? L'etica edonistica teorizzata da Epicuro e propagandata dai suoi ' Cfr. B. MONDIN, vol. I, pp. 176-177. 120 discepoli in tutte le regioni dell'impero ellenistico, aveva già trovato dei convinti assertori in alcuni filosofi del secolo V a. C., soprattutto tra i Sofisti e i Cirenaici (questi ultimi capeggiati da Aristippo). Le loro teorie avevano richiamato l’attenzione di Platone e di Aristotele, i quali elaborano le loro dottrine morali in costante polemica con le posizioni degli edonisti, mettendone in luce i gravissimi limiti. In- fatti la natura umana si caratterizza per la sua componente spiri- tuale, l'anima, e, quindi, non può avere per fine il piacere, bensì la virtù, in particolare la virtù della sapienza. Questa e non il pia- cere costituisce il criterio supremo della moralità, e per conseguire la sapienza l'uomo dev'essere disposto a compiere qualsiasi sacrificio. Una critica altrettanto perentoria dell’edonismo si ha col cristia- nesimo che esalta l’amore come superamento dell’egoismo e del- l’edonismo, e rivela i lati positivi del dolore, i quali lo rendono per- fino amabile, non in sé, ma come mezzo insostituibile di purifica- zione e di perfezione individuale, e di redenzione per gli altri. b) Utilitarismo - L’utilitarismo assume come criterio supremo della morale l’utile, l'interesse, il vantaggio. Di esso si danno due ver- sioni principali, dette utilitarismo egoistico e utilitarismo altruisti- co o sociale. Il primo fa valere come criterio l'utilità, l'interesse del singolo; invece il secondo fa valere l'interesse, il vantaggio della collettività. Il sostenitore più convinto dell’utilitarismo egoistico è Hobbes; mentre quasi tutti gli altri massimi esponenti della filosofia inglese (Bacone, Locke, Hume, Stuart Mill, Russell) sostengono l’u- tilitarismo altruistico e criticano severamente la posizione di Hob- bes. Così, per esempio, Hume osserva, contro Hobbes, che la lode e il biasimo che noi accordiamo ad azioni virtuose compiute lontano da noi (lontananza di tempo e di spazio) oppure da un nostro avversario e che possono anche nuocerci, provano l’esistenza, all’ori- gine dei nostri sentimenti, di qualcosa che sfugge all’istinto egoista e che non pretende di far appello nemmeno ad un interesse privato immaginario. Vi sono inoltre inclinazioni in noi, come la generosità, l’amore, l'amicizia, la compassione, la rettitudine, che hanno « cause, effetti, oggetti, operazioni » totalmente diverse da quelle delle pas- sioni egoistiche. L'ipotesi di una benevolenza disinteressata, distinta dall'amore proprio, è realmente più semplice e più conforme all'e- sperienza dell'ipotesi che pretende di risolvere ogni sentimento u- manitario attraverso l'egoismo. Vi sono esigenze naturali e passioni mentali che ci spingono verso l'oggetto senza alcuna considerazione di puo interesse. A Stuart Mill spetta il merito d'avere elaborato una forma sofi- sticata di utilitarismo in cui cerca di far coincidere il piacere indi- viduale (fissando una ingegnosa « scala dei piaceri ») con l'utilità della collettività. La coincidenza si realizza allorché si dà la prefe- renza ai piaceri del « cuore » (devozione e altruismo), inesauribili produttori di gioie incessantemente rinnovate per colui che dà come 121 L'utilitarismo egoistico di Hobbes Stuart Mill: piacere individuale e interesse collettivo Eudemonismo in Aristotele e Tommaso: la felicità come piena realizzazione dell’essere Contemplazione filosofica e contemplazione teologica per colui che riceve. Il traguardo di questa mirabile fusione non è frutto di calcoli egoisticamente sottili, ma piuttosto di un pro- cesso psicologico di associazione delle idee. Secondo Mill, grazie a tale processo, la nozione di interesse proprio e ia nozione di interesse altrui diventano così strettamente fuse che l'individuo non può più pensare alla propria felicità senza, automaticamente, pensare a quella degli altri: donde l’aspetto d'obbligazione e di spontaneità, allo stesso tempo, che assume la vita morale presso l’in- dividuo realmente virtuoso. c) Eudemonismo - Per l’eudemonismo (dal greco eudaimonia), il criterio supremo della morale è la felicità, cosicché un'azione è giudicata moralmente elogiabile oppure riprovevole a seconda che sia o no compiuta in vista della felicità, I massimi esponenti di questo tipo di morale sono Aristotele e Tommaso d'Aquino. Secon- do entrambi questi autori ogni azione è diretta ad un fine, ma que- sto non basta a renderla eticamente valida; ciò avviene soltanto nel caso che il fine particolare in vista del quale è compiuta sia in ar- monia col fine ultimo verso cui è orientato colui che la compie. Il fine ultimo d'ogni ente è la sua piena realizzazione, e questa si ottiene con lo svolgimento a pieno ritmo di quell’attività che gli è propria, ossia di quell'attività che attua la sua natura specifica. Dal raggiun- gimento dell'ultimo fine dipende la sua felicità. Quanto all'uomo, l’attività che lo distingue dagli animali è il pensiero, la cui espres- sione massima è la contemplazione. Perciò la felicità dell'uomo non consiste né nelle ricchezze né negli onori e tanto meno nel piacere (tutte cose che anziché contribuire alla piena realizzazione della men- te umana, la disturbano e persino l’offuscano interamente), bensì nella contemplazione. Ma contemplazione di che cosa? Su questo punto c'è una parziale divergenza tra Aristotele e Tommaso. Secondo Aristotele la contemplazione che assicura all'uomo la piena felicità è quella della verità assoluta nei tre campi della fisica, della mate- matica e della metafisica. Invece per san Tommaso la contempla- zione ha un senso eminentemente teologico: secondo il pensatore di Aquino l’unica contemplazione che può esaurire tutte le esigenze del pensiero e che perciò può ricolmare l’anima di felicità è la con- templazione di Dio. Per comprendere bene il pensiero di san Tom- maso su questo punto occorre però fare una precisazione: la cono- scenza di Dio in cui egli ripone la piena felicità dell'uomo non è certamente quella conoscenza analogica di Dio che la nostra mente può raggiungere durante la vita presente. Neppure la conoscenza metafisica più eccelsa può bastare a farci felici, dato che la rîfles- sione filosofica ci fa vedere più quello che Dio non è, che quello che egli è. Persino la conoscenza che otteniamo mediante la fede è insufficiente a farci felici: essa mette a disagio la nostra mente piuttosto che appagarla. La sola conoscenza in cui san Tommaso ri- pone la nostra felicità è la visione beatifica di Dio, una conoscenza 122 soprannaturale che possiamo ottenere solamente nella vita futura. S'è detto che la moralità d'una azione secondo Aristotele e Tom- maso dipende dal rapporto che intercorre tra il fine al quale essa è di fatto diretta e il fine ultimo. Ora, a questo proposito sorge spon- taneamente la domanda: come fa l’uomo a determinare la moralità delle proprie azioni? Chi lo istruisce sui rapporti esistenti tra le azio- ni che vuole compiere e il suo fine ultimo? Sia secondo Aristotele che Tommaso, questa è la funzione propria della legge, la quale è essenzialmente l’espressione della moralità d'una azione. Si danno però due tipi principali di legge. C'è anzitutto una legge naturale, la quale è conosciuta infallibilmente solo nei suoi principi più univer- sali, come, per esempio, « fa' il bene e evita il male ». Da questi principi generali della legge naturale l’uomo può procedere a deter- minare la moralità delle singole azioni mediante il ragionamento. E questo è il compito principale dell’etica e di chi fa filosofia morale cioè del saggio. Senonché questo è un lavoro che ben pochi hanno la possibilità e capacità di svolgere. Ecco allora che subentra la legge positiva (umana per Aristotele, anche divina per Tommaso), la quale ha la funzione di determinare la legge naturale e di applicarla ai casi concreti.‘ d) Stoicismo - Lo stoicismo assume come criterio supremo della morale la pratica della virtù. I tratti essenziali dello stoicismo etico sono già presenti in Platone. Questi nel Gorgia dimostra che merita più compassione chi commette ingiustizia che colui che la soffre; con lo stesso ragionamento nella Repubblica dimostra che è più fe- lice il giusto in croce che l'ingiusto che nuota in un mare di piaceri. Infine, nel Fedone insegna che per raggiungere la felicità è necessario rinunciare ai piaceri e alle ricchezze e dedicarsi alla pra- tica della virtù. Gli insegnamenti etici di Platone sono stati ripresi e sviluppati con maggiore organicità da Zenone e dai suoi discepoli (ossia dagli Stoici). Il loro principio fondamentale è che condotta morale significa condotta secondo ragione (vale a dire secondo il Logos). Condotta secondo ragione vuole dire pratica della virtù. Pertanto la virtù costituisce il criterio supremo della moralità. Ma che cosa intendono gli Stoici per virtù? La virtù è una dispo- sizione interna dell'anima per la quale essa si trova in armonia con se stessa, ossia col proprio Logos. La virtù non consiste come aveva creduto Aristotele nel giusto mezzo tra due difetti opposti, bensì in uno dei due estremi: e precisamente nell'estremo conforme alla ragione (mentre l’altro estremo è conforme alle passioni). Tra virtù e vizio non si dà via di mezzo; uno non è più o meno vizioso o più o meno virtuoso: o è virtuoso o è vizioso. E di fatto, chi vive secondo ra- 4 Ivi, pp. 139-141. 5 Ivi, pp. 92-93. 123 La funzione regolatrice della legge morale Il criterio morale supremo dello stoicismo è l'esercizio delle virtù La virtù: condotta secondo ragione La virtù è l'assoluto dominio della ragione La ‘‘apatia’’ degli Stoici: superamento dell’egoismo e immedesimazione nel Logos Il formalismo etico: l'esecuzione del dovere L’“‘imperativo categorico’’ di Kant come norma suprema della moralità gione, cioè il saggio, fa tutto bene e virtuosamente; invece chi è privo della retta ragione, lo stolto, fa tutto male e in modo vizioso. La pratica della virtù secondo gli Stoici consiste nell’apatia (a- patheia), cioè nell'annullamento delle passioni e nel superamento della propria personalità. Solo superando la propria personalità, che è l'indice estremo dell’egoismo, perdendo la propria individua- lità, è possibile congiungersi col Logos. Per questo è necessario liberarsi dalle passioni che sono le catene che legano l’anima al cor- po e le impediscono di unirsi al Logos. Per raggiungere questa libertà di spirito bisogna essere indifferenti alle contingenze della vita quotidiana, e a tutto ciò che non è in nostro potere. La morale stoica con i suoi spunti fortemente ascetici e con il suo impegno squisitamente interioristico e spirituale presenta una considerevole affinità con la morale cristiana. Questo spiega perché essa abbia incontrato il favore della chiesa primitiva e abbia indotto i padri della chiesa e molti scolastici ad incorporarla nella loro dottrina morale. Ciò è durato fino a quando san Tommaso, riabili- tando Aristotele, introdusse una nuova visione dell'uomo e delle cose in cui si esaltano non soltanto i valori dell'anima e del cielo ma anche quelli del corpo e di questo mondo. Il felice connubio du- rato tanti secoli tra stoicismo e cristianesimo fu allora interrotto. e) Formalismo etico - Il formalismo etico pone il criterio supre- mo della morale nella pratica della virtù, nell'esecuzione del dovere, nell’obbedienza alla legge, come lo stoicismo. Ma esso insiste ancor di più di quest’ultimo sulla non pertinenza dei contenuti al fine di determinare il valore morale di una azione: ciò che conta è esclusiva- mente la forma e questa è data dall’obbedienza alla legge per la legge, dall'esecuzione di un'azione solo per puro amore del dovere. Questa è la nota concezione della morale che Kant sviluppa nella Critica della ragion pratica. In quest'opera Kant sostiene che il cri- terio supremo della morale non può essere derivato dall’esperienza, perché in tal caso si avrebbe un criterio soggettivo e particolare, per- ciò variabile e contingente, che determinerebbe la volontà ad agire per un fine esterno ad essa e non per la legge morale che la volontà dà a se stessa: la volontà sarebbe eteronoma e non autonoma, come invece esige la moralità dell’azione. Perché il criterio supremo della moralità abbia validità assoluta e universale, è necessario che sia indipendente da ogni possibile oggetto particolare e si riferisca ad una forma a priori incondizionata. Come la conoscenza è universale e necessaria non per il contenuto fornito dall'esperienza, ma per la forma a priori che la riveste; così un'azione assume valore morale non in forza dell'oggetto a cui è rivolta bensì per una forma a priori, una legge pura. Tale forma a priori, tale legge pura, per Kant è l'im- perativo categorico: « obbedisci alla legge per la legge stessa e per ‘ Ivi, pp. 171-174. 124 nessun altro motivo ». L'obbedienza a questo imperativo costituisce l'essenza della morale. « L'essenziale d'ogni determinazione della vo- lontà mediante la legge è: che essa come volontà libera, quindi non solo senza il concorso degli impulsi sensibili, ma anche con l’esclu- sione di tutti quegli impulsi, e con danno di tutte le inclinazioni, in quanto possono essere contrarie a quella legge, venga determinata solo mediante la legge ». Kant, però, è consapevole che la norma dell'imperativo categorico è troppo astratta e indeterminata per costituire una guida valida ed efficace della vita morale, e pertanto suggerisce alcune formule che consentono a chi agisce di verificare se la propria azione sia con- forme all'imperativo categorico o no. Le formule sono le seguenti: Prima: « Agisci in modo che la massima della tua azione possa sempre valere al tempo stesso come principio universale di con- dotta ». Seconda: « Agisci in modo da trattare l'umanità sia nella tua persona che negli altri come fine e mai come mezzo ». Terza: « A- gisci in modo che la tua volontà possa considerare se stessa come istituente una legislazione universale », ossia agisci secondo mas- sime tali che la volontà d'ogni uomo, in quanto volontà legislatrice universale le possa approvare. f) Etica dei valori o assiologia? - Da alcuni autori (Meinong, Hart- mann, Scheler, ecc.) il tentativo di Kant di uscire dal soggettivismo facendo appello ad un principio a priori non è ritenuto valido, e que- sto per due ragioni. Prima, perché deriva il criterio dell’imperativo categorico esclusivamente da un dettame della coscienza indivi- duale. Seconda, perché prescinde completamente dal contenuto delle azioni. Al fine di restituire obiettività al criterio supremo della mo- rale essi si richiamano alla tradizione classica, la quale come s'è visto, assegna la funzione di norma suprema della morale al bene. Questo però viene da loro concepito non tanto come fine ultimo quanto come valore. Di qui il nome della loro etica. Il massimo esponente di questa concezione del fondamento della morale è Max Scheler. Nell'opera Formalismo nell'etica e l'etica ma- teriale dei valori egli fa vedere che la critica kantiana all'etica ma- teriale può valere soltanto se riferita a dei beni particolari, ma non vale se riferita al bene inteso come valore. Questo infatti non è per nulla un dato empirico come pretende Kant, ma qualcosa di as- soluto. Il valore, precisa Scheler, è l'oggetto proprio dell'etica così come l’essere è l'oggetto della metafisica, il bello dell'estetica, il sacro della religione, il fatto della storia. E pertanto come per la percezione del bello, del sacro, dell'essere, ecc., si danno organi specifici, simil- mente l’anima possiede un organo particolare per la percezione del valore. Quest'organo non è né la fantasia, né il senso, né la ragione, ® I KANT, Critica deîla ragion pratica, Laterza, Bari 1924, p. 87. $ B. MONDIN, vol. 1I, pp. 320-326. ? L'etica dei valori (o assiologia) è trattata più ampiamente nel cap. XIV. 125 Le tre massime universali di Kant L’etica dei valori: recupero del contenuto delle azioni Scheler: il valore - oggetto della morale L’apprensione emozionale come sentimento intenzionale I valori della persona e i valori delle cose Relativismo morale e gnoseologia scettica ma qualcosa di diverso, che Scheler chiama « organo emozionale ». L'organo emozionale che ci pone a contatto col valore si articola in un « sentire » che coglie i singoli valori, in un « preferire » che ne stabilisce la gerarchia, e in un « amare » che precede il sentire e il preferire nella ricerca di nuovi valori, « come un pioniere e una guida ». Siffatta apprensione emozionale non ha nulla a che vedere con la sensibilità empirica, perché il valore è una qualità che sussi- ste del tutto indipendentemente, non una proprietà connessa sostan- zialmente con l'oggetto che ne è il portatore; tanto è vero, osserva Scheler, che la « sfumatura di valore » di un oggetto, ad esempio il carattere simpatico o antipatico di una persona, è colto prima an- cora che si colga distintamente l'oggetto stesso. E neppure si tratta di un sentimento psicologico, bensì di un sentimento intenzionale, che è « un originario riferirsi o indirizzarsi a qualcosa di oggettivo », qual è appunto il valore. Determinato il criterio fondamentale dell’etica e la facoltà co- noscitiva atta a riconoscerlo, Scheler passa a considerare quali sono di fatto i valori che l’uomo conosce e con quale ordine gerar- chico si presentano. Scheler distingue due classi di valori: valori di persona {Personwerte) e valori di cosa (Sachwerte). Ovviamente i valori di persona sono quelli che si riferiscono alla persona, e cioè anzitutto il valore dell'essere stesso della persona e poi i valori delle virtù. Invece valori di cosa sono quelli che contribuiscono a formare quelle unità axiologiche cosali costituenti i « beni », siano essi beni materiali (utili o piacevoli), beni vitali (come quelli economici), beni spirituali (come la scienza e l’arte), o siano in genere i beni culturali. Di queste due classi solo la prima abbraccia i valori propriamente etici, perché questi, come già osservava Kant, hanno per portatore essenzialmente la persona. Ciò significa che un'azione, che contri- buisce alla formazione e allo sviluppo della persona, in sede etica, merita d'essere giudicata positivamente; mentre invece un'azione che danneggia la persona va giudicata negativamente. g) Relativismo e situazionismo - Con questi due termini si designa una teoria etica, la quale si sforza di dimostrare che le esigenze morali sono determinate da condizioni mutevoli dalle quali derivano, per tali esigenze, contenuti non solo diversi ma anche in parte con- traddittori, cosicché è logico pensare che nessuna istanza morale può essere veramente vincolante. Il relativismo morale come pure il situazionismo si presentano in due forme principali. La prima forma è a base gnoseologica e ha avuto diffusione anche di là dal campo dell'etica filosofica e délla stessa scienza. I suoi principali sostenitori si trovano tra i sofisti, gli scettici, i nominalisti. La seconda forma è a base ontologica: è il relativismo proprio del materialismo storico elaborato da Marx e da Engels. In entrambe queste forme di relativismo, proprio perché si nega 126 l'esistenza di un criterio supremo della moralità, qualsiasi discorso etico diviene arbitrario e, in ultima analisi, privo di senso. A questa conclusione è giunta ultimamente anche la corrente filo- sofica del neopositivismo, in base a considerazioni che a prima vista sono di ordine linguistico, ma guardando a fondo, sono di ordine gno- seologico: si tratta sempre di una concezione empiristica e quindi relativistica della conoscenza umana. I neopositivisti e i loro discendenti, gli analisti del linguaggio, ritengono errata l'impostazione tradizionale della filosofia morale come del resto anche di tutte le altre parti della filosofia. La que- stione primaria e specifica della filosofia in ogni suo settore non è esaminare contenuti e tanto meno stabilirli, bensì studiare il lin- guaggio con cui vengono espressi. Pertanto, per quanto concerne l’e- tica, il compito del filosofo non è di ricercare il criterio supremo della moralità, ma di esaminare il linguaggio proprio della morale al fine di determinarne il vero significato. Secondo i neopositivisti il linguaggio della morale non può avere significato oggettivo, perché non si può controllarlo mediante la « verifica sperimentale »: esso esprime disposizioni soggettive di chi parla oppure è teso a suscitare determinate disposizioni sogget- tive di chi ascolta. È pertanto un linguaggio che ha un valore essen- zialmente emotivo. I filosofi della corrente analitica ritengono arbitraria e falsa la teoria neopositivista del linguaggio, in quanto privilegia indebita- mente un tipo di linguaggio, quello delle scienze sperimentali, ad e- sclusione di tutti gli altri. Il linguaggio modello a loro avviso non è quello scientifico bensì quello ordinario. Il significato e il valore degli altri linguaggi va determinato mettendoli a confronto col lin- guaggio ordinario. L'esito di questo confronto per quanto concerne il linguaggio morale varia da autore ad autore. C'è peraltro una tendenza a riconoscerne il valore oggettivo ed universale.! 3. Il problema etico ha delle soluzioni? Il quadro che ci presenta la storia della filosofia morale è indub- biamente uno dei più sconcertanti: all'uomo che ha bisogno di di- rettive sicure per le sue azioni e di un'indicazione precisa sul senso e il significato ultimo della sua esistenza esso offre i suggerimenti più diversi e contraddittori. Che significa tutto questo? Forse, che ci tro- viamo davanti a problemi insolubili? Molti filosofi, tra cui alcuni anche di ispirazione cristiana, pensano di sì. Noi non siamo di questo parere. Ammettiamo senz'altro che an- che per la morale come per je aitre parti della filosofia sia impossibile ottenere soluzioni dogmatiche, si tratta in effetti di problemi estre- 1° Per il problema del linguaggio vedi cap, III 127 Neopositivismo: determinazione del senso del linguaggio morale Analisi del linguaggio: l'assunzione del linguaggio ordinario come modello Impossibilità di una soluzione dogmatica Esigenza della correlazione antropologica, metafisica e teologica naturale Rapporto tra valore e volontà mamente difficili, la cui soluzione si raggiunge soltanto per la tor- tuosa via della speculazione. Ma ciò non toglie che tale speculazione possa avere esiti positivi e conseguire soluzioni valide. Per raggiungere questo traguardo però occorre sviluppare l'etica su basi teoretiche sufficientemente sicure, derivandole dall’antropo- logia, dalla metafisica e dalla teologia naturale. Una morale autono- ma, totalmente disgiunta dalla metafisica e dalla teologia naturale e indipendente dalla filosofia dell'uomo, così come la concepisce Kant, sfocia necessariamente nel soggettivismo e nel relativismo. D'altronde è inammissibile che si possa dare autonomia etica per un essere come l'uomo, un essere finito, creato da Dio, dal quale riceve oltre all'esistenza, anche lo scopo della sua vita e le regole e i mezzi per conseguirlo. Pertanto la morale è essenzialmente legata alla metafisica e tale nesso si coglie bene nel concetto di valore. La morale, come dicono molti autori, è la scienza dei valori e il suo obiettivo è di promuovere valori come la giustizia, la carità, la pace, la speranza, la sapienza, la modestia, ecc. Ma che cosa sono essenzialmente questi valori? Qual è il loro fondamento? Forse il capriccio individuale? È la volontà umana che stabilisce che cosa è bene, cosa è giusto, cosa è vero, cosa è puro, o è la realtà stessa che porta con sé questi caratteri? La riflessione metafisica può mostrare che è la realtà stessa che pos- siede questi valori. D'altra parte il concetto di valore dice rapporto ad una volontà (valore è la caratteristica per cui una cosa è degna d'essere voluta). Ciò significa che la realtà è in quanto tale voluta; « vuol dire che all'origine delle cose c'è una Volontà intelligente, vuol dire che il supremo Essere, quello da cui procede ogni realtà, è volontà intelligente ».!! Su queste basi metafisiche si può innalzare un edificio morale sufficientemente robusto, universalmente valido e, allo stesso tem- po, solidamente ancorato alla realtà concreta e alla storia. CONCETTI DA RITENERE — Problema critico; problema teoretico — Edonismo; utilitarismo; stoicismo; formalismo etico; etica dei valori o assiologia; relativismo o situazionismo — Apatia; imperativo categorico SINTESI CONTENUTISTICA . I. CARATTERI DEL PROBLEMA 1. L'etica o morale è lo studio dell’attività umana con riferimento al suo fine ultimo, ovvero la sua piena realizzazione. 2. Il problema riveste due aspetti o prospettive: a) critico (fondamento e 4! S. VANNI ROVIGHI, Articolo citato, p. 292. 128 valore dei codici, dei principi, delle norme); b) teoretico {condizioni che ren- dono possibile l'azione morale in assoluto). II. LA PROSPETTIVA CRITICA 1. Si impone da sé a partire dalle norme e dalle leggi che i membri di una società devono osservare. Si pongono i seguenti interrogativi: Chi le ha stabi- lite? Che valore hanno? Si possono cambiare? Chi ha diritto di farlo? ecc. 2. I Sofisti, a motivo delle diversità presenti nei vari popoli, ritengono che le norme etiche siano determinate dalle convenzioni sociali e che i giovani deb- bano essere educati ad esse. 3. Socrate, al contrario, afferma che le norme e i principi etici hanno il loro fondamento nella natura umana e l'educazione pertanto non è finalizzata all’ap- prendimento, bensì alla presa di coscienza di ciò che è innato. 4. Nel corso dei secoli il convenzionalismo avrà i suoi sostenitori negli epicurei, scettici, nominalisti, in Cartesio, negli empiristi, neopositivisti, esisten- zialisti e marxisti. Il naturalismo sarà invece condiviso da Platone, Aristotele, Plotino, dai neoplatonici, dagli scolastici, dagli idealisti, dai neorealisti e dai neotomisti, III. LA PROSPETTIVA TEORETICA 1. Prima condizione trascendentale dell'azione morale è concordemente ritenuta dai filosofi la libertà. La questione aperta da Aristotele «(Etica nico- machea), è stata approfondita da s. Tommaso, da Cartesio e da Kant. 2. Seconda condizione trascendentale è la consapevolezza o coscienza. L'assenza di essa può essere determinata da: a) errore circa ciò che si fa; b) mancanza di facoltà raziocinativa o impedimento momentaneo del suo uso. 3. Terza condizione trascendentale è che la libertà sia guidata da un princi- pio direttivo. Una libertà assoluta (Nietzsche e Sartre) diviene libertà amorale. 4. Circa il criterio supremo della moralità si prospettano due concezioni: la teleologica (basata sul principio del fine); la deontologica (basata sul prin- cipio del dovere) con delle diversificazioni al proprio interno; una terza posi- zione, dettata da orientamenti relativistici, è quella situazionale (leggi e fini mutano attraverso i tempi, i luoghi, le circostanze). Le specificazioni interne ai due criteri sono: — edonismo (Sofisti, Cirenaici, Epicurei, Montaigne, Hobbes, Helvetius, Bentham, Stuart Mill, Freud): criterio supremo è il piacere sensibile, con il quale si identifica il bene morale; — utilitarismo: criterio supremo è l’utile, l'interesse, il vantaggio. Esso si distingue in: a) utilitarismo egoistico (Hobbes) che fa valere come criterio l'utilità e l'interesse del singolo; b) utilitarismo altruistico (Bacone, Locke, Hume, Stuart Mill, Russell) il quale tende a far coincidere la realizzazione del- l'utile individuale con quello della collettività; — eudemonismo (Aristotele, S. Tommaso): criterio supremo è la Felicità: un'azione è morale nella misura in cui fa conseguire la felicità, che esprime la piena realizzazione della persona; — stoicismo: criterio supremo è la pratica della virtù. La prospettiva, già presente in Platone (Gorgia, Repubblica, Fedone) è maggiormente sviluppata dagli Stoici, secondo i quali la pratica della virtù consiste nell’apatia (annulla- mento delle passioni e superamento della propria personalità). L'ascetismo, che caratterizza la morale stoica, ha fatto sì che essa fosse ben accetta dalla Chiesa primitiva; — formalismo etico: il criterio supremo sta nell'esecuzione del dovere e nell'’obbedienza alla legge. Ciò che conta è soprattutto la forma, cioè l’obbe- dienza alla legge (cfr. Kant, Critica della Ragion pratica). — etica dei valori o assiologia {Meinong, Hartmann, Scheler): esprime anzitutto una critica nei confronti del formalismo etico kantiano e si richiama 129 alla tradizione classica, assegnando al bene Ja funzione di norma suprema. Il bene è concepito però come valore più che fine ultimo. Scheler in Formalismo nell’etica e l'etica materiale dei valori afferma che il valore è l'oggetto dell'etica così come l'essere lo è della metafisica, il bello dell’arte, il sacro della religione. L'anima possiede pertanto un organo specifico per percepirlo, che Scheler chiama « organo emozionale » che « sente » i singoli valori, li « preferisce » gerarchicamente e « ama », ovvero ricerca valori nuovi, come « un pioniere e una guida ». Scheler distingue inoltre i valori di persona e i valori di cosa. — relativismo e situazionismo: secondo tali concezioni le esigenze morali sono determinate da condizioni mutevoli dalle quali derivano contenuti non solo diversi ma anche in parte contraddittori: a) la forma a base gnoseologica (sofisti, scettici, nominalisti) ha avuto dif- fusione anche al di là del campo dell'etica e della scienza. b) la forma a base ontologica è quella propria del materialismo storico elaborato da Marx ed Engels. Il relativismo è oggi condiviso dai neopositivisti e dagli analisti del linguaggio. IV. ETICA E METAFISICA 1. È impossibile per il problema etico trovare soluzioni dogmatiche, ma è possibile avere esiti positivi e conseguire soluzioni valide. 2. È necessario pertanto reperire basi teoretiche sufficientemente sicure nell'antropologia, nella metafisica, nella teologia naturale. 3. Il nesso tra etica e metafisica si coglie nel concetto di valore. La rifles- sione metafisica, infatti, può mostrare che è la realtà stessa che possiede i va- lori, mentre il concetto di valore rivela che c'è un rapporto tra realtà e volontà (cioè che una cosa è degna di essere voluta: quindi la realtà in quanto tale è degna di essere voluta). QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE Come si configura il nostro orizzonte culturale in ordine all’antropolo- gia, alla metafisica, alla teologia e conseguentemente all'etica? 2. Che cosa studia la morale? 3. Che cosa si intende per prospettiva critica e teoretica della morale? 4. Qual è il compito del filosofo riguardo alla morale? 5. Su che cosa si fondano i codici morali? Qual è l'opinione dei massimi filosofi al riguardo? 6. Quali sono i principali tipi della morale filosofica? Che cosa si intende per edonismo, utilitarismo, eudemonismo, formalismo etico? 7. Che cosa rappresenta la libertà per la morale? 8. Quali sono le condizioni essenziali dell'atto morale? 9. Che cos'è l’etica dei valori? 10. Qual è il fine ultimo della vita umana secondo i massimi filosofi? 11. Quali dovrebbero essere i termini di una correlazione tra scienza ed etica? . 12. In che relazioni si trovano morale e religione, morale e metafisica, mo- rale e arte, morale e politica? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI AA.Vv., Valori morali e democrazia, Massimo, Milano 1986. ARISTOTELE, Etica nicomachea, Laterza, Bari 1973. 130 BAUSOLA A., Filosofia morale: lineamenti, Celuc Libri, Milano. BourKkE V.J., Storia dell’etica, Armando, Roma 1972. CaLoceRo G., Etica giuridica, politica, Einaudi, Torino 1946. CAPOGRASSI G., Introduzione alla vita etica, Studium, Roma 1977. CHIaVvACCI E., Introduzione all'etica sociale, Studium, Roma 1966. CoMPostTA D., Morale fondamentale ed etica sociale, Urbaniana University Press, Roma 1983. CROCE B., Etica e politica, Laterza, Bari 1981. DE FINANCE J., Etica generale, Del Circito, Bari 1975. GREGOIRE F., Le grandi dottrine morali, Guida, Napoli 1969. 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WARNOCK G., Filosofia morale contemporanea, Armando, Roma 1974. 131 Educazione: esigenza dell’uomo di realizzare le sue infinite capacità Solo gli esseri umani possono acquisire mediante insegnamento e apprendimento: ciò è l'educazione Interazione tra discorso filosofico e quello sull'educazione Capitolo decimo a ee IL PROBLEMA PEDAGOGICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Qual è il significato etimologico dei termini « pedagogia » ed « educa- zione »? 2. Che cosa dovrebbe caratterizzare in modo particolare l'educazione? 3. L'educazione è un'azione o una relazione? 1. La pedagogia come teoria pratica Pedagogia è una parola di derivazione greca, che significa « arte di guidare il fanciullo » ed è generalmente usata come sinonimo di « scienza dell'educazione ». L'educazione è un dato di fatto che non ha mai cessato di esistere. Si tratta, in effetti, di un'esigenza fondamentale dell’uomo il quale nasce con sconfinate capacità di agire ma senza l'abilità di realiz- zarle. Egli deve apprendere dagli altri come esplicare le sue capa- cità: come nutrirsi, camminare, parlare, leggere, scrivere, lavorare, ecc. Il fenomeno dell'educazione è tipicamente umano. Solo l'uomo può e deve educarsi; nel mondo animale è possibile tutt'al più un addestramento. Questo perché, mentre l’animale è un essere già « specializzato » sin dalla nascita, dotato istintivamente di determi- nate abilità e soltanto di quelle, l'essere umano è, invece, inizialmen- te privo di qualsiasi specializzazione, ma con la capacità di acquisire, mediante l'insegnamento e l'apprendimento (vale a dire tramite l’e- ducazione) le specializzazioni più disparate: nel cibo, nel vestito, nel lavoro, nello studio, nello sport, nella religione, nell'arte, ecc. Mediante l’opera educativa esso si specializza e, conseguentemente, si individualizza, diventa un « io ». In tal modo acquista una per- sonalità che, tra l’altro, è in continua evoluzione e maturazione. Naturalmente la concezione che si ha dell'educazione dipende dal- la concezione che si ha dell’uomo e del suo destino, cioè, come af- ferma il Laberthonnière « esiste tra l'educazione e la concezione che si ha della vita un rapporto che dovrebbe essere impossibile contestare ».! È quindi evidente il necessario rapporto che esiste tra il discorso filosofico ed il discorso sull'educazione. Quest'ultimo è ! L. LABERTHONNIÈRE, Teoria dell'educazione, La Scuola, Brescia 1965, p. 3. 132 il logico coronamento dei discorso antropologico ed etico: dopo che sì è compreso chi è l'uomo e quai è il traguardo ultimo della vita umana, si pone necessariamente il problema di come guidarlo alla conquista di tale traguardo. La pedagogia è, dunque, una teoria pratica, € cioè « una teoria che ha per oggetto di riflettere sui sistemi e sui procedimenti di edu- cazione al fine di valutarne il valore, con ciò illuminando e dirigendo l’azione degli educatori ». La pedagogia è nata come esigenza delle persone e dei pcpoli per due motivi. In primo luogo, perché sarebbe rischioso lasciare l’edu- cazione esclusivamente all'istinto e alla tradizione. in secondo luogo, perché lo stesso pensiero, cercando di spiegare l’esistenza del- l'uomo ed il suo impegno etico, ha dovuto necessariamente incon- trarsi con la realtà educativa. 2. Autcnomia della scienza pedagogica e interdisciplina- rietà L'evoluzione della cultura ha contribuito alla configurazione an- che della pedagogia come scienza autonoma. Nelle civiltà antiche le varie cognizioni sulla realtà costituivano un sapere indifferenziato, identificato generalmente con la filosofia, di cui faceva parte anche la pedagogia. Nel Medioevo questa venne assorbita dalla teologia. Solo dopo la fine del Medioevo, con l’ap- profondirsi delie diverse conoscenze, le scienze acquistarono pro- gressivamente la loro autonomia rispetto sia alla filosofia che alla teologia. Nell'antichità vediamo pertanto che la pedagogia è considerata come parte della politica, la quale a sua volta è vista come ramo della filosofia morale. Infatti, l'ideale educativo dei greci e dei ro- mani era la formazione dell'uomo in quanto cittadino. Aristotele afferma che, essendo uno solo il fine della comunità politica, « è ma- nifesta la necessità che l'educazione sia una sola e identica per tutti, e che la cura di essa sia affidata allo Stato e non ai privati »? La rivoluzione intellettuale, morale e sociale operata dal cristia- nesimo portò in primo piano il problema etico-religioso. Per questo motivo, anche la pedagogia non fa più parte della politica, ma di- venta un capitolo della morale teologica durante tutto il Medioevo. Con l’umanesimo e il Rinascimento l'ideale educativo non è più il perfetto cittadino o il santo, ma l'uomo colto. Gli studi filosofici si approfondiscono e influenzano anche la pedagogia, che sente sempre più l'esigenza di un'impostazione di carattere filosofico evi- ? A. LALANDE, Dizionario critico di filosofia, ISEDI, Milano 1971, p. 620, 3 ARISTOTELE, Politica VII, c. 1. 133 La pedagogia come taoria pratica Con l'evaluzione della cultura la pedagogia è divenuta scienza autonoma Oggi la pedagogia, che rappresenta l'educazione dell’uomo, si vale di scienze ausiliarie (psicologia, etica, biologia, sociologia) Prospettiva integrale e autonomia della pedagogia Pedagogia e destino dell'uomo tando peraltro qualsiasi subordinazione ad altre discipline filo- sofiche. Oggi, l'affermarsi delle scienze positive sta influenzando anche il campo pedagogico. Si riconosce che se la pedagogia riguarda es- senzialmente l’uomo, è necessario un contributo di tutte le scienze; ma non per questo essa deve essere considerata una sintesi oppure un aggregato di varie scienze, « un ammasso più o meno incoerente di ricette », come afferma il Mialaret.* Senza dubbio, la pedagogia è una scienza dell'uomo, ma ha vn ambito -specifico diverso da quello delle altre scienze: l'educazione dell'uomo. Le scienze che maggiormente concorrono alla conoscenza dell'uomo e costituiscono pertanto il necessario presupposto della pedagogia sono la psicologia, l'antropologia, l'etica, la biologia e la sociologia. Queste, che sono chiamate « scienze ausiliarie » della pedagogia, sono importanti nella scienza della educazione perché, considerando l'uomo nella sua evoluzione verso una maturazione fisico-biologica, psicologica e sociale, affrontano problemi e acqui- siscono cognizioni che sono di importanza capitale per l’impostazio- ne dell’opera educativa. In effetti, se lo scopo dell'educazione è la liberazione totale dell'educando, il raggiungimento di tale fine si verifica tenendo conto delle situazioni biologiche, psicologiche, an- tropologiche, sociologiche e storiche vissute concretamente dal sog- getto. Inoltre, se l'educazione dev'essere integrale, cioè riguardante sia l'aspetto materiale che spirituale dell'uomo, deve mutuare prin- cipi, criteri, metodi dalla filosofia, dall’etica, dall’estetica, ecc., a se- conda dei problemi specifici che deve affrontare nel suo ambito. La pedagogia è quindi una scienza autonoma, pur esigendo un ap- prodo interdisciplinare. Di tutte le discipline, la filosofia è quella che dà il massimo con- tributo al costituirsi della scienza pedagogica. Perché? Abbiamo affermato precedentemente che la pedagogia è il logico coronamento dell'antropologia (la quale spiega chi è l'essere u- mano) e della morale (la quale stabilisce il fine ultimo della vita umana); conseguentemente l'educazione è sempre, necessariamente condizionata da una visione dell'uomo e del destino umano. Infatti, come già s'è detto, « specialmente riguardo all'uomo, di cui le scienze studiano molteplici aspetti, sono molti i problemi che nes- suna di esse affronta (mentre li suppone già risolti), come il valore della vita e della conoscenza umana, la natura del male, l'origine e il valore della legge morale. Di questi problemi si occupa soltanto la filosofia ». Esistono tuttora due posizioni opposte per ciò che riguarda il rapporto tra pedagogia e filosofia: coloro che identificano le due * G. MIALARET, Introduzione alla pedagogia, Armando, Roma 1970, p. 9. 5 B. MONDIN, vol. I, p. 8. 134 scienze, considerando la pedagogia una semplice appendice della filosofia e coloro che, al contrario, negano qualsiasi discorso filo- nell’ambito della pedagogia. Riteniamo queste posizioni er- rate, perché ogni corrente filosofica trae dai suoi principi una propria pedagogia ed ogni pedagogia ha come fondamento una data imposta- zione filosofica. Ma la pedagogia ha un campo di ricerca suo proprio, e dispone di metodi e criteri specifici che non sono quelli più gene- rali della filosofia. Ed è pertanto da considerarsi come ambito spe- cifico della ricerca filosofica, alla pari dell'etica e della politica. 3. Soggetto e finalità delia pedagogia La pedagogia moderna, capovolgendo il rapporto tradizionale tra maestro e discepolo, ha affermato il ruolo primario di quest'ultimo nel processo della sua educazione e di fronte al maestro stesso. Il moderno pensiero pedagogico ha coniato la espressione rivoluzione copernicana dell'educazione per indicare il sostanziale mutamento avvenuto nel rapporto tra educatore ed educando, derivando tale lo- cuzione dal capovolgimento della relazione Terra-Sole operata da Copernico. Che cosa significa « rivoluzione copernicana dell'educazione »? Come Copernico in campo astronomico aveva rivoluzionato la concezione tolemaica della centralità della terra nel sistema solare, affermando la centralità del sole rispetto a tutti i pianeti del sistema solare, così, in campo pedagogico, non è più il maestro il perno del- l'azione educativa, ma il discepolo, alle cui esigenze il maestro deve adeguarsi, cercando di scoprirle e facendo in modo che egli si auto- promuova. In questa prospettiva, l’attore e l'autore primario nel processo educativo è il fanciullo stesso (puerocentrismo). Il sogget- to quindi dell'educazione è certamente l'educando, come essere at- tivo, personale ed originale; ma è bene precisare che per « educando » non si deve intendere esclusivamente il bambino, il ragazzo, il gio- vane, ma l'uomo, perché l'educazione non ha mai termine, né limiti di età, ma continua per tutta la vita (da questo è derivato il con- cetto di educazione permanente). Soggetto allora dell'educazione è l’uomo, ma egli è persona ed è tale nella misura in cui realizza la propria personalità. Attingendo dalle affermazioni della scienza psicologica, soffermiamoci un mo- mento su quest'ultimo concetto. La personalità dell’uomo è la risultanza di elementi nativi, ere- ditari e di elementi acquisiti mediante la propria esperienza. Co- munque, tali strutture sono dinamiche e non rigidamente definibili e quindi la personalità è una realtà « plastica », dinamica, determi- nantesi con atteggiamenti differenziati a seconda delle situazioni che l'individuo incontra e vive concretamente. L'uomo non è determi- nato (almeno non lo è totalmente) dalla sua struttura originaria, 135 Nel rapporto ira filosofia e pedagogia questa ha un ambito specifico di ricerca La ‘‘rivoluzione copernicana” in pedagogia: l’educando come protagonista (puerocentrismo) Educazione permanente per la continua realizzazione della personalità umana L’educazione dura tutta la vita Promozione a autopromozione dell’individuo: aspetto personale Aspetto sociale: relazione interpersonale e convivenza con gli altri Aspetto culturale: trasmissione dei valori e custodia della civiltà dalla sua essenza, ma può anche migliorare, peggiorare o, comunque, cambiare. E se c'è sempre una possibilità di mutamento, allora è valido quanto già detto: l'educazione dura per tutta la vita. Ciò che si è detto a proposito del soggetto dell'educazione con- sente di esaminare le finalità di un certo tipo di processo educativo che permette ad ogni individuo di giungere allo sviluppo della pro- pria personalità. ‘4. I tre aspetti fondamentali dell'educazione L'educazione, dal punto di vista teoretico e scientifico, presenta tre aspetti fondamentali: personale, sociale e culturale. a) Personale: perché l’educando è una persona e non una cosa od un oggetto; è soggetto dotato di attività, di personalità e di creati- vità. Egli pensa ed agisce seguendo energie interiori. L'educazione dunque deve promuovere o meglio fare in modo che l'individuo si autopromuova. Rimandiamo qui al concetto di maieutica socratica già espresso nel Corso di storia della filosofia Come è la madre che genera il bambino e l’ostetrica l’aiuta soltanto a darlo alla luce, così il vero educatore non comunica la « verità », ma mette l’educando nelle condizioni di trovare la risposta da sé. Innanzitutto, quindi, l'educazione è autopromozione della personalità del soggetto che si educa... b) Sociale: e questo sia come fatto che come obiettivo. Anzitutto come fatto perché l'educazione è un evento eminentemente inter- personale e sociale, perché coinvolge quanto meno due persone, l’e- ducando e l'educatore. In secondo luogo, come obiettivo perché tra le finalità primarie che l’opera educativa si propone è inclusa quella di far conoscere gli altri e di abituare a vivere insieme con essi, in loro armonia, per la realizzazione di un bene superiore comune a tutti. L'educazione pertanto « socializza » il singolo, perché « la no- stra vita personale si esplica in una vita sociale. Certo ci può essere una vita sociale che al limite ignora o soffoca la vita personale ed è questo che va evitato ».’ Il fine primario dell'educazione lo si ottiene operando sui singoli soggetti e non sul gruppo. Però è necessario an- che l'apporto del gruppo, che spesso opera inconsciamente, per me- glio sviluppare l'educazione del singolo. Anzi in molti stati, oggi l'e- ducazione è attuata operando sul gruppo, e in tal modo si raggiun- gono anche i singoli. c) Culturale: perché l'educazione trasmette alla persona i valori culturali elaborati dall'umanità nel corso delle generazioni, tra- 6 Ivi, p. 70. ? C. PERUCCI, in Educare, U.C.L.I.M., Varese 1572, p. 67. 136 sformando un essere incolto in un essere che può contribuire al progresso della civiltà in cui è nato. È evidente che questi tre aspetti della educazione sono interagenti poiché formare la personalità del soggetto significa promuovere la socialità e, trasmettendo la cultura e la civiltà, l'educazione fa parte- cipe il soggetto dei progressi dell'umanità stessa. In conclusione, la finalità educativa consiste: in primo luogo nella realizzazione della personalità intesa come affermazione della individualità e originalità di ognuno; in secondo luogo nella capa- cità di partecipazione alla vita sociale. Tale centralità della persona e dell'individuo non ha sempre costituito l'ideale educativo in’ seno alle varie civiltà: Infatti, ciò che attualmente secondo un certo si- stema politico e filosofico si apprezza ed esalta come individuale, era per i greci un aspetto negativo. 5. Autoeducazione ed eteroeducazione Tenendo presente il fine da realizzare si possono distinguere due concezioni radicalmente opposte dell'educazione. Da una parte si afferma che educare un fanciullo vuol dire ren- derlo conforme ad un modello prestabilito, per cui il fine dell'educa- zione è posto fuori dal fanciullo (= eteroeducazione) e l'educazione si risolve in un adattamento delle disposizioni del fanciullo ad un ordine preesistente, di fatto o di diritto. Dall'altra parte si dice che educare significa permettere al fan- ciullo di sviluppare tutto ciò ch'egli ha in se stesso (autoeducazione), per cui il fine è il fanciullo stesso e l'educazione mira a favorire la realizzazione della sua personalità ed il suo armonico sviluppo. L'eteroeducazione si fonda sul presupposto che le strutture con- crete della civiltà attuale (sociali, economiche, morali, religiose, ecc.) impongano di adattare il fanciullo in modo che da adulto possa age- volmente integrarsi in esse, per cui un'educazione sarà ritenuta va- lida se riuscirà ad adattare l’uomo all'ordine stabilito, considerato come assoluto, sia esso la classe sociale, la chiesa, lo stato. In questo caso l’educatore rivelerà le sue doti nella misura in cui la sua abilità tecnica sarà capace di realizzare tale scopo, senza troppe preoccupa- zioni delle esigenze soggettive dei singoli educandi. Per contro, l’autoeducazione mira ad assicurare, per quanto è possibile, l’armonico sviluppo delle varie tendenze e capacità pre- senti nel fanciullo, senza fare appello ad ideali preesisienti. Educa- zione quindi che rifiuta ogni intervento autoritario esterno e lascia alla spontaneità naturale del fanciullo di sviluppare le naturali forze bio-psichiche che operano in lui; all'educazione inoltre è dato il ° A. AGAZZI, Problemi attuali della pedagogia e lineamenti di pedagogia sociale, La Scuola, Brescia, 1968, pp. 9-10. 137 Eterceducazione: confermità a un modello Autoeducazione: armonice sviluppo di tendenze e capacità Interazione di eteroeducazione e autoeducazione compito di preservare il fanciullo stesso dalle influenze che dall’ester- no potrebbero turbare l’armonico sviluppo della personalità. Che dire di queste due opposte concezioni dell'educazione? A nostro avviso un'educazione integrale non può essere né pura- mente estrinsecistica come ritengono i fautori della eteroeducazione, ma neppure semplicemente innatistica come affermano gli assertori dell’autoeducazione. Ma dev'essere l'una e l’altra insieme. Se è vero infatti che una valida educazione non può trascurare i condizionamenti dell'ambiente familiare, sociale, politico, religioso, ecc., è anche vero che il voler considerare tali fattori come assoluti, e riconoscerli come norme intangibili cui sottomettere gli elementi personali dell’educando, è un palese controsenso, date le variabilità e precarietà del cosiddetto « ordine stabilito ». D'altra parte, « che il fanciullo possa spontaneamente e con le sole sue forze, senza l'intervento di un'autorità esterna, disciplinare se stesso e diventare capace di libere scelte, è stato il paradosso di Rousseau, fondato sulla bontà naturale dell'uomo, al quale però lo stesso Rousseau sembrò non concedere molta fiducia quando con- sigliava agli educatori di lasciar credere all'educando di essere lui il padrone, ma di non permettergli di esserlo, di fatto. In definitiva, un sistema educativo che si limiti a rispettare nel fanciullo ciò che l'osservazione psicologica, scientificamente anche la più perfetta e accurata, permette di osservare in lui, non è sufficiente ad edu- carlo veramente »? Autentica educazione dev'essere quindi autoeducazione, perché non è concepibile una maturazione integrale inconsapevole e priva di impegno personale; e dev'essere inoltre eteroeducazione perché la presenza del docente non è solo auspicabile, ma necessaria. Oc- corre, peraltro, tener ben presente che nell'opera di educazione il do- cente non può né deve sostituirsi all’educando; egli è solo la guida e la forza stimolatrice delle energie che devono svilupparsi spontanea- mente dall’interiorità del soggetto (secondo i canoni della maieutica socratica). Nel rapporto educatore-allievo esiste, senza dubbio, un pericolo che occorre assolutamente evitare: quello di « manipo- lare », « foggiare » ed inoltre di distruggere la personalità dell’edu- cando per far emergere quella dell’educatore. Educare significa, in- vece, aiutare ad autodeterminarsi come essere libero, e ciò è possi- bile soltanto attraverso il libero esercizio delle proprie attitudini. 6. L’attivismo pedagogico Tra le tante teorie dell'educazione, l'attivismo è senza dubbio quella che ha suscitato maggior interesse durante il nostro tempo. * A. VALERIANI, « Il problema dell'educazione », in Studio ed insegnamento della filosofia, I, AVE-UCIIM, Roma 1966, pp. 315-316. 138 Essa però ha qualche riferimento nel passato. I Sofisti ritenevano che l'educazione deve essere sottratta ad ogni autoritarismo e dog- matismo. Nel Medioevo viene ripreso talvolta il concetto di sant'Ago- stino, il quale riteneva che l'educazione deve essere un processo au- tonomo di autoeducazione: il maestro comunica solo le parole, ma la vera educazione è « autoeducazione », data da Dio per illumina- zione. Con l’inizio del Rinascimento inizia il superamento delle vecchie tradizioni e con Bacone si ha la prima grande affermazione del carat- tere attivistico del sapere. Comenio, poi, con il suo « naturalismo » e la sua « pansofia » intende dare a tutto il sapere una connessione si- stematica, seguendo gli indirizzi della nuova scienza sperimentale. In Rousseau, infine, sono già presenti le varie motivazioni con cui l'attivismo di oggi giustifica l'introduzione del lavoro nella scuola. L'attivismo pedagogico si presenta come reazione alla pedagogia tradizionale, la quale era di tipo estrinsecistico e teoretico. L'ideale del mondo classico e, generalmente, anche del mondo cristiano, era la vita come attività teoretica, come conoscenza e come contempla- zione. L'educazione consisteva nell’insegnamento di principi, dottri- ne, ideali trascendenti e assoluti. La pedagogia contemporanea ha compiuto un rovesciamento radicale, risolvendo il conoscere nel- l'agire, la verità nel fatto. Ma è necessario subito riconoscere che in quel rovesciamento si ritrovano il valore ed, insieme, i limiti dell'at- tivismo pedagogico contemporaneo: il valore, perché l'ideale del mondo classico non poteva soddisfare la mobilità sociale e l'ansia di attività dell'umanità moderna; i limiti perché molto spesso l'agire viene ridotto ad un semplice fare meccanico, ad un fare per il fare, anche contro le attese degli stessi fautori dell’attivismo. :iA fondamento dell'attivismo sta, come s'è detto, un atteggia- mento di rifiuto del metodo tradizionale. Ma l’attivismo non è sol- tanto protesta: esso è anche proposta, e propone una educazione proiettata verso l'avvenire, quindi dinamica, centrata sul soggetto, quindi aperta ed esistenziale: una scuola attiva sostitutiva di quella passiva.! ‘Applicando i criteri dell'autoeducazione, l’attivismo si pone al servizio delle attitudini, dei bisogni, dei modi di sentire e di agire pro- pri del fanciullo che deve poter liberamente esprimere tutto se stesso ed apprendere quanto sarà utile per sé e per la società nella quale si troverà a vivere da adulto. Da parte sua, l’educatore, anziché in- tervenire per trasmettere un sapere dall'esterno o inculcare principi morali assoluti, è chiamato a fornire all’educando occasioni ed ali- menti al suo appetito di conoscere e di agire, ponendolo a contatto con l’esperienza che è la vera maestra della vita, ad aiutare lo svi- luppo spontaneo della intelligenza e della volontà dell'allievo, se- !° AGAZZI, « Scuole nuove e attivismo », in Questioni di storia della pedagogia, La Scuola, Brescia 1963, p. 972. 139 L’attivismo pedagogico: reazione alla pedagogia tradizionale L’attivismo come educazione proiettata verso l’avvenire Attivismo e autoeducazione Psicologia, attivisma e scuola nuova Concezione ateo- materialista dell’attivismo guendo le linee dei suoi interessi scientificamente determinati. Ne- cessità, quindi, di muovere dal fanciullo, « ma non dal fanciullo in sé, considerato in astratto, ma dal fanciullo come individuo origi- nale ed unico, dalla ricchezza della sua spontaneità naturale da co- noscere e da dirigere. Lo studio della psicologia sarà pertanto a fon- damento della preparazione e dell’azione dell'educatore e la scuola su misura sarà il nuovo credo didattico del puerocentrismo ».! Le idee dominanti dell’attivismo sono, pertanto, le seguenti: azio- ne, spontaneità, vita. Delle prime due s'è già parlato. Quanto alla terza essa fa parte di un'espressione cara all’attivismo, l’espressione scuola-vita. Secondo l’attivismo la scuola deve preparare alla vita, deve essere essa stessa vita, adeguarvisi e strutturarsi secondo le forme reali della vita. Sulla legittimità dell’attivismo pedagogico ci siamo già implicita- mente pronunciati parlando dell’autoeducazione. Abbiamo escluso che si possa realizzare pienamente il processo educativo col solo me- todo dell'autoeducazione. È un metodo che si fonda su una visione troppo ottimistica dell’uomo, considerato esente da ogni debolezza e da ogni cattiva inclinazione e già intimamente incamminato verso il bene e la virtù. Ma troppo spesso l’attivismo è anche basato su una concezione materialistica ed atea dell’uomo. Questi è visto come creatore d’ogni valore e, allo stesso tempo come il prodotto ultimo dell'evoluzione della materia. Fondate su tali premesse, anche le tesi più interessanti e, in se stesse, legittime, dell’attivismo pedagogico diventano discutibili e sospette. Per acquistare piena legittimità occorre che siano fondate sul riconoscimento dei valori più auten- tici della persona (libertà, spiritualità, immortalità) e sulla realtà di Dio, creatore del mondo, padre di tutti gli uomini, termine ultimo delle nostre più profonde aspirazioni. CONCETTI DA RITENERE — Pedagogia come teoria pratica — Liberazione totale; educazione integrale — Rivoluzione copernicana dell'educazione — Aspetto personale, sociale, culturale — Autoeducazione (modo innatistico), eteroeducazione (modo estrinse- cistico) — Attivismo pedagogico SINTESI CONTENUTISTICA I. LA PEDAGOGIA COME TEORIA PRATICA 1. Il termine pedagogia (« condurre il fanciullo ») indica l’« arte» o la « scienza dell'educazione ». L'educazione esprime l'esigenza dell'uomo che na- ! A. VALERIANI, Op. cit., p. 324. 140 sce con molteplici capacità, ma ha bisogno di essere aiutato a realizzarle nel corso della sua crescita. 2. L'educazione è quindi un fatto propriamente umano. L'uomo si educa, l’animale si addestra. La concezione dell'educazione si ricollega alla concezione che si ha del- l'uomo: il discorso pedagogico è collegato al discorso antropologico e al di- scorso etico. La pedagogia è una teoria pratica, cioè ha per oggetto di riflettere sui si- stemi di educazione per aiutare l’azione degli educatori. II. ‘AUTONOMIA E INTERDISCIPLINARIETÀ DELLA PEDAGOGIA 1. Nelle civiltà antiche la pedagogia faceva parte dei diversi sistemi filo- sofici. Spesso essa è riferita alla politica, che a sua volta dipende dall’etica. L'ideale greco-romano è la formazione dell’uomo in quanto cittadino. 2. Nel Medioevo la pedagogia diventa un capitolo della teologia a motivo del primato assunto dal problema etico-religioso: dal cittadino al santo. 3. Nell'epoca dell'Umanesimo e del Rinascimento l’ideale diviene quello dell'uomo colto. La pedagogia avverte, pertanto, l'esigenza di una imposta- zione di carattere filosofico. ; 4. Nella cultura contemporanea l'affermazione delle scienze positive, ha collocato la pedagogia in una posizione interdisciplinare. La psicologia, l’an- tropologia, l'etica, la biologia e la sociologia si configurano come scienze ausi- liarie della pedagogia, offrendole elementi di integrazione e di approfondi- mento circa gli scopi che le sono propri. 5. L'educazione può avere come scopo: a) la liberazione totale dell’educan- do e necessita del contributo della biologia, della psicologia, dell’antropologia, della sociologia e della storia; b) l'educazione integrale e si dovrà rivolgere alla filosofia, all’etica, all'estetica, ecc. al fine di promuovere sia la dimensione spi- rituale che quella materiale dell’uomo. 6. Il rapporto tra pedagogia e filosofia è visto attraverso due posizioni: a) l’identificazione tra le due scienze; b) la dipendenza della pedagogia dalla filosofia. Una conclusione opportuna appare la seguente: la pedagogia gode di una autonomia nel campo di ricerca, dei metodi e dei criteri. Afonda comunque le sue radici in una determinata visione filosofica, di cui è una ramificazione al pari dell'etica e della politica. SOGGETTO E FINALITÀ DELLA PEDAGOGIA 1. La pedagogia moderna è orientata dalla cosiddetta rivoluzione coperni- cana dell’educazione: il perno dell'azione educativa non è più, come nel mondo classico-medioevale, il maestro, bensì il discepolo. 2. La prospettiva puerocentrica guarda all’educando come ad un soggetto attivo, personale e originale. Occorre però ricordare che in senso proprio l’edu- cando è l’uomo nelle diverse tappe della sua vita e che pertanto l'educazione è un fatto permanente, un cammino continuo senza meta terminale. 3. Poiché la persona è la protagonista dell’azione educativa, l'educazione avrà come scopo la formazione della personalità. La personalità è la risultanza di elementi originari, ereditari e acquisiti. Essa è quindi una struttura dinamica e in perenne trasformazione. Compito dell'educazione è di orientare la trasformazione sempre verso la positività. IV. I TRE ASPETTI FONDAMENTALI DELL'EDUCAZIONE1. Aspetto personale dell'educazione: l’educando è una persona, soggetto dotato di attività, personalità e creatività. L'educazione deve promuovere la persona e renderla capace di autopromozione. 2. Aspetto sociale dell'educazione: a) è un fatto perché l'educazione è un 141 evento interpersonale e sociale {rapporto educatore-educando); b) è un obiet- tivo perché l'educazione si propone di formare gli individui alla conoscenza reciproca, alla vita in comune, all'armonia sociale, al bene comune. 3. Aspetto culturale dell'educazione: l'educazione trasmette di generazione in generazione i valori elaborati dall’umanità, facendo di ogni individuo un essere capace di dare il proprio contributo alla civiltà. I tre aspetti sono interagenti; infatti sono propri della finalità educativa sia la realizzazione della personalità e dell’originalità dell'uomo, sia la forma- zione della sua capacità di partecipazione alla vita sociale. AUTOEDUCAZIONE E ETEROEDUCAZIONE 1. L'autoeducazione mira ad assicurare l’armonico sviluppo delle varie ten- denze e capacità presenti nel fanciullo senza riferimento ad ideali preesistenti. Rifiuta l'intervento autoritario, promuove la spontaneità e preserva dalle in- fluenze esterne. Tale concezione può anche essere definita innatistica. 2. L'eteroeducazione vuole adattare il soggetto umano alle strutture con- crete sociali, economiche, morali, religiose, ecc. Il processo educativo raggiunge il suo scopo se l'educando saprà adattarsi all'ordine stabilito, considerato come un assoluto {concezione estrinsecistica). 3. Alla concezione innatistica e a quella estrinsecistica si può opportuna- mente opporre quella integrale, per cui il processo educativo fonde le esigenze della libertà e dell'originalità della persona con l’ineliminabile presenza del condizionamento ambientale. L'autoeducazione, pertanto, favorisce una matu- razione integrale e consapevole attraverso l'impegno personale, mentre l’etero- educazione forma nell’educando il senso del limite e gli dà la misura di ciò che significa vivere con gli altri. L'ATTIVISMO PEDAGOGICO 1. La pedagogia contemporanea ha compiuto un rovesciamento radicale, risolvendo il conoscere nell’agire, la verità nel fatto. 2. Il valore dell’attivismo pedagogico, la teoria dell'educazione che ha tro- vato maggiore risonanza nel nostro secolo, sta nel fatto che, puntando sul. l'autoeducazione, stimola la partecipazione attiva dell'educando nell'esperienza scolastica. L'educatore fornisce all'’educando occasioni di esperienza al suo de- siderio di conoscenza e orienta le sue attitudini ed i suoi interessi, individuati scientificamente. 3. Azione, spontaneità e vita sono le idee dominanti dell’attivismo pedago- gico. L'espressione scuola-vita indica, inoltre, la convinzione che la scuola deve adeguarsi e strutturarsi secondo le forme reali della vita. 4. L’attivismo pedagogico si fonda: a) su una antropologia ottimistica che ignora in realtà la debolezza della natura umana; b) su una visione essenzial- ‘mente materialistica ed atea, QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Che cosa si intende per pedagogia? Qual è il significato etimologico di questo termine? 2. Perché l'educazione è un fenomeno tipicamente umano? 3. Quando la pedagogia si è costituita come scienza autonoma? Prima, în quale disciplina era incorporata? 4. Che rapporti intercorrono tra pedagogia e filosofia? 5. Quali sono gli aspetti fondamentali dell'educazione? 6. Che cosa si intende per autoeducazione e per eteroeducazione? 7. Che cosa si esige per una educazione integrale? 142 8. Che cos'è l’attivismo pedagogico? Quali sono i pregi e i limiti di questo metodo educativo? 9. Quali contraddizioni pedagogiche e strutturali ostacolano nell’ordina- mento scolastico attuale una educazione integrale della persona? 10. Quali implicazioni si possono individuare tra pedagogia e formazione della coscienza democratica? 11. Nel nostro tempo quali sono le esigenze emergenti per una individua- zione di opportuni obiettivi educativi in vista di un progetto-uomo aperto al secondo millennio? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI Questioni di storia della pedagogia, La Scuola, Brescia 1963. ABBAGNANO N.-VISALBERGHI A., Linee di storia della pedagogia, Paravia, To- rino 1959, 3 voll. AGAZZI A., Problemi dell'educazione e della pedagogia, Vita e Pensiero, Mi- lano. BARONI A., Pedagogia moderna, Studium, Roma 1960. 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Viotto P., Per una filosofia dell'educazione secondo J. Maritain, Vita e Pensiero, Milano 1985. VoLPICELLI L., L'educazione contemporanea, 2 voll, Armando, Roma 1964. 143 Socialità e politicità dell’uomo Preminenza del problema politico e sociale nel nostro tempo Origine, fondamento e fine dello Stato Capitolo undicesimo IL PROBLEMA POLITICO E SOCIALE QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. L'uomo ha bisogno degli altri per vivere o è autosufficiente? 2. Qual è lo scopo del vivere associato? 3. Da che cosa nasce la realtà sociale e politica dell'uomo? Come deve es- sere regolato il rapporto uomo-libertà-bene-utile-società-Stato? 4. Che rapporto c'è tra politica e morale. È possibile considerarle separate? 1. I termini del problema L'uomo è un essere vivente atto a una vita sociale e politica, come aveva già osservato Aristotele nella sua Politica. Nelle condi- zioni delle età precedenti, queste caratteristiche hanno trovato un'’at- tuazione ristretta; allora era perfino possibile condurre una vita ri- tirata, eremitica, lontano dalle vicende del mondo e considerarsi una monade « senza porte e senza finestre », secondo la nota espressione di Leibniz. Oggi tutto questo è impensabile, oltreché impossibile. Il più piccolo atto umano e qualsiasi realtà per quanto minuscola sono coinvolti in un regime sociale e politico che li dirige e li compenetra da ogni parte. Così, nel nostro tempo i problemi politici e sociali hanno acqui- stato importanza capitale. 'Nel presente capitolo tratteremo anzitutto del « problema po- litico », che è quello di cui i filosofi si sono occupati da sempre. Poi nella seconda parte studieremo quello che è stato chiamato « pro- blema sociale », un problema che i filosofi hanno cominciato ad af- frontare sistematicamente soltanto nel secolo XVIII al sorgere del- la questione sociale derivante dalla rivoluzione industriale determi- nata dall'introduzione della macchina nell’attività produttiva. Il problema politico è il problema relativo all'origine e al fon- damento dello Stato (polis), alla sua organizzazione, la sua forma migliore, la sua funzione e il suo fine specifico, alla natura della azio- ne politica e ai suoi rapporti con l'azione morale, ai rapporti tra Stato e individui, tra Stato e Chiesa, tra Stato e partiti. Questo problema così vasto e complesso, è stato studiato nei suoi aspetti diversi quando le istanze storiche l'hanno richiesto. Così per esempio la questione dell'origine dello Stato, della sua struttu- razione e della sua forma migliore è stato dibattuto quando guerre 144 o rivoluzioni hanno messo in questione o posto termine ad uno Stato oppure ad una forma di governo per sostituirli con altri. Ciò è avve- nuto, in Grecia, nel secolo V in conseguenza delle guerre con i Per- siani, delle guerre tra Atene, Sparta e Tebe e delle guerre civili all’interno di queste tre città-stato. Furono tali congiunture storiche ad indurre i Sofisti, Platone e Aristotele ad esaminare il problema del- l'origine dello Stato, della sua funzione e della sua forma ideale. Al- trettanto accadde nel secolo XVII, al tempo delle guerre religiose, della guerra dei Trent'anni, delle rivoluzioni e delle guerre civili del- l'Inghilterra e della Francia. Questi eventi determinarono le spe- culazioni politiche di Hobbes, Bacone, Locke, Campanella, Hume, Rousseau. In tempi recenti hanno trattato del problema dello Stato Hegel, Marx, Engels, Lenin, Gramsci e la Scuola di Francoforte, determinando larghe correnti di pensiero e attuazioni ispirate alle loro ideologie; va inoltre ricordato il contributo particolare ad una soluzione cristiana di tali problematiche dato da Jacques Maritain e da Luigi Sturzo. î Trattando il problema politico nei suoi vari aspetti non si può dimenticare quello dei rapporti tra Stato e Chiesa che ha acquistato rilevanza soprattutto nel Medioevo, allorché la Chiesa assunse una strutturazione sociale da far concorrenza a quella dello Stato. Di qui le teorie politiche di Innocenzo III, san Tommaso, Bonifacio VIII, Occam, ecc. Il problema dei rapporti tra politica e morale ha potuto svilup- parsi soltanto nell'epoca moderna, nel momento in cui le varie forme di sapere e di operare si sono affermate nella loro autonomia rispetto alla teologia e alla filosofia. Questo ha consentito prima a Machiavel- li e poi a Hobbes e a tanti altri di proporre una concezione dell’a- zione politica come qualcosa di assolutamente distinto da qualsiasi altro tipo di attività. Il problema dei rapporti tra lo Stato e i partiti, tra lo Stato e i suoi membri è diventato d'attualità nell'epoca contemporanea, quan- do alle forme monarchiche e assolutistiche di governo sono suben- trate quelle parlamentari e democratiche, e ai sistemi capitalisti si sono opposti quelli socialisti e comunisti. 2. Natura sociale dell’uomo L'uomo — come è stato già detto — è essenzialmente socievole: da solo non può venire al mondo, non può crescere, non può edu- carsi; da solo non può neppure soddisfare i suoi bisogni più ele- mentari; né realizzare le sue aspirazioni più elevate; egli può otte- nere questo solo in compagnia con altri. Perciò sin dalla sua prima comparsa sulla terra troviamo sempre l'uomo collocato in gruppi so- ciali, inizialmente assai piccoli (la famiglia, il clan, la tribù) e poi sempre più vasti (il villaggio, la città, lo stato). Man mano che il 145 Dagli eventi storici ha origine lo studio del ‘‘problema Stato” Rapporti tra: — Stato e Chiesa — Politica e morale — Stato e partiti La socialità come condizione originaria Riflesso sociale delle azioni umane Oggi c’è il primato della dimensione sociale livello culturale dell'umanità si innalza, anche la dimensione della socievolezza si espande e si arricchisce. Oggi essa ha raggiunto un orizzonte sconfinato: da nazionale è diventata, prima, internazionale, poi, intercontinentale e ormai sta assumendo proporzioni planetarie. I moderni mezzi di comunicazione hanno messo ciascuno di noi in contatto con ogni vicenda (importante o insignificante) che ac- cade in qualsiasi parte del mondo. La vita di ciascuno di noi, ora, « può essere sconvolta da cima a fondo a causa di un avvenimento che capita in una parte del mondo ove egli non ha mai messo piede e di cui forse si fa un'immagine alquanto vaga ».' « Il più piccolo atto umano e qualsiasi realtà per quanto minuscola sono coinvolte in un regime sociale che le dirige e compenetra da ogni parte. Non posso compiere il più piccolo atto commerciale, pretendere il più modesto salario, regolare il contratto più elementare senza sentirmi immediatamente accerchiato da ogni parte — anche sostenuto — dalla solidarietà economica, sociale, giuridica, che costituisce la base stessa del mio contratto, del mio lavoro, del mio commercio, indipen- dentemente e al di fuori delle mie intenzioni. E questo in un interse- carsi che, da un capo all'altro del mondo, moltiplica senza fine una rete inestricabile ed invincibile: un colpo della borsa di New York accresce, oggi, senza che io me ne interessi, il mio capitale, e domani la mia piccola impresa potrebbe crollare sotto la concorrenza tra- volgente dell'industria giapponese. Lo stesso si deve dire per qual- siasi altro settore ». Quanto l'intreccio sociale oggi sia vasto e pro- fondo l’ha mostrato negli anni ‘70 e '80 l'embargo del petrolio nei confronti dell'occidente attuato dagli Stati arabi nel conflitto arabo- israeliano. Questo espediente degli arabi è bastato a mettere in crisi l'immenso castello della civiltà dei consumi, il concetto stesso di progresso e il modello di sviluppo del mondo occidentale. 'La dimensione sociale durante il nostro secolo ha assunto tali proporzioni che può venire legittimamente considerata un fenomeno tipico del nostro tempo. La dimensione privata è praticamente scom- parsa. A stento possiamo occultare i nostri pensieri e i nostri desi- deri; ma appena questi si traducono in azione, essi diventano appan- naggio anche degli altri e grazie alla televisione e alla radio e alla stampa in un batter d'occhio vengono divulgati nei quattro angoli della terra. L'isolazionismo, oggi, non è più possibile. « Se dobbiamo in qualche modo sopravvivere, è chiaro che sopravviveremo solo come membri gli uni degli altri. La linea tra il privato e il pubblico diventa sempre più confusa. Bene o male, questa in cui viviamo è l'epoca della pianificazione: dell'assistenza sociale, della compro- prietà e, sul piano internazionale, delle organizzazioni soprannazio- nali. La capacità dell'individuo di agire, e persino di pensare, con una certa indipendenza dal suo ambiente sociale o in contrasto con ! MARCEL, L'uomo problematico, Borla, Torino. a MD. CHENU, L’évangile dans le temps, Du Cerf, Parigi 1964, pp. 89-90; trad. it., Il Vangelo nel tempo, A.V.E., Roma 1968. 146 esso si va costantemente riducendo [...] Ciò significa, tra l’altro, che il nostro ideale di libertà e di società libera non può essere semplice- mente definito in termini di in-dipendenza. Per l’uomo contempora- neo la redenzione coincide con la sua capacità di diventare non già un individuo — la cui indipendenza sarebbe, in realtà, impotenza di fronte alla gigantesca macchina dello Stato — bensì una persona che possa trovare (e non perdere) se stessa nell’interdipendenza del- la comunità. Il contenuto della sua salvezza in seno alla società consiste, per l’uomo moderno, nello scoprire se stesso come persona che deliberatamente decide a favore d'un rapporto d'interdipen- denza con gli altri; consapevole che la sua natura è fatta per mettersi in relazione con i simili, egli vuole positivamente questa interdipen- denza, anziché subirla per effetto delle pressioni della sua epoca. . L'alternativa al “loro” non è l’“io”, ma il “noi” ».? Nel momento attuale, mentre da una parte i diritti della persona umana e la sua esigenza di libertà ottengono riconoscimento uni- versale, dall'altra i sistemi politici, le strutture economiche e so- ciali, le scoperte della scienza e della tecnica, e l'apparato statale minacciano di soffocarli inesorabilmente. Questa situazione ripropone con particolare urgenza il problema tante volte dibattuto anche nelle epoche precedenti, circa l'origine, la natura e le funzioni dello Stato, e dei rapporti tra gli individui e la società. 3. L'origine dello Stato Lo Stato è una realtà empirica la cui esistenza è incontrovertibile, ma è anche una realtà estremamente mutevole: nasce, si sviluppa, sviluppandosi assume molte forme, e spesse volte e per ragioni varie si indebolisce e dissolve. Tutto questo fa dello Stato una realtà problematica. Anzitutto problematica per quanto concerne la sua origine. Da che cosa nasce lo Stato? Chi ne è l’autore, la causa, il fondamento? A questo interrogativo sono state date molte risposte, di cui le principali ci sembrano le seguenti: a) origine naturale dello Stato: sappiamo che l'uomo è socie- vole e da solo non può soddisfare i suoi bisogni né realizzare le pro- prie aspirazioni; può ottenere questo soltanto in compagnia con gli altri. Quindi è la natura stessa che induce l’individuo ad associarsi con altri individui e ad organizzarsi in comunità, in Stato. I princi- pali teorici dell'origine naturale dello Stato sono Aristotele, Hegel e Marx. Secondo Aristotele « è evidente che lo Stato è una creatura della natura e che l'uomo è per natura un animale politico. Colui che per natura è senza Stato è superiore oppure inferiore all'uomo, vale a dire o un dio oppure una bestia. Il motivo per cui nasce lo Stato RoBINSON, /! corpo, Gribaudi, Torino 1967, pp. 20-21. 147 L'esigenza di riscoprire la propria persona: salvezza dell’uomo contemporaneo Le attuali strutture economico-politiche minacciano i diritti della persona Stato: realtà empirica e mutevole Origine naturale: l’uomo è essenzialmente politico Hegel: lo Stato come volontà dello Spirito assoluto Marx: lo Stato deriva dalla necessità di unirsi per soddisfare i bisogni dei singoli Origine convenzionale: autonomia originaria e logica della sopraffazione è quello di rendere possibile la vita e anche una vita felice. E poiché il traguardo della vita umana è la felicità, la ragion d'essere dello Sta- to è di facilitare il raggiungimento della felicità ». In Hegel la natura di Aristotele diviene lo Spirito Assoluto, per- ciò lo Stato ha origine per volontà dello Spirito Assoluto, di cui è anzi l'attuazione conclusiva. Infatti, secondo Hegel, lo Spirito Assoluto si esprime e si sviluppa nella storia, la quale è essenzial- mente storia dell'uomo. Questi come essere socievole si unisce spon- taneamente con gli altri. In tal modo sorgono le varie organizzazioni: anzitutto la famiglia poi la società civile ed infine lo Stato. La fami- glia è l'unione amorosa di almeno due persone. La società civile è una condizione in cui c'è una mutua dipendenza di tutte le persone da tutte le altre, essendo esse già una collezione di individui indi- pendenti. Essa poggia su di un sistema di bisogni. Lo Stato è una isti- tuzione concreta, che unifica e dà una realtà più alta alla vita etica dei suoi membri individuali. Pertanto lo Stato è « l’Idea dello Spirito Assoluto nella manifestazione esterna della volontà umana e della sua libertà ». Anche per Marx come per Aristotele (e linguaggio idealistico a parte come per Hegel), lo Stato deve la sua origine alla natura stes- sa delle cose (non a patteggiamenti convenzionali o a prevaricazioni contro qualche ordine soprannaturale): deve la sua origine alla na- tura stessa dell’uomo la quale è fatta in modo tale che le è consen- tito di soddisfare i suoi bisogni più elementari di sopravvivenza soltanto con l’aiuto, il concorso, l'assistenza di altri uomini. Non si può dire invece altrettanto delle varie forme concrete che lo Stato assume nella storia. Esse non sono dovute alla natura ma all’arbitrio umano: alla sua decisione di distribuire in un modo o in un altro i tre elementi costitutivi fondamentali della struttura fondamentale dello Stato che è quella economica: il lavoro, il capitale e gli stru- menti di produzione.‘ b) Origine convenzionale. Questa teoria dice che all'inizio, al suo primo apparire sulla faccia della terra, l’uomo, il singolo indi- viduo era pienamente autosufficiente e perciò per vivere e svilupparsi non aveva bisogno di unirsi agli altri. Senonché la presenza di tanti altri piccoli centri di potere (quali erano gli altri uomini) ha inevita- bilmente dato luogo a conflitti, per evitare i quali è stato necessario trattare con gli altri, mettersi d'accordo con loro, rinunciando a qualche diritto e assoggettandosi a qualche dovere. Così, sulla base di tale accordo, è sorto lo Stato. Questa teoria che era già stata avanzata dai Sofisti fu ripresa e sviluppata da molti filosofi moderni, in particolare da Spinoza, Hobbes, Locke e Rousseau. Ciascuno di questi autori ha presentato una versione personale della teoria convenzionalistica o contrattuale; per Spinoza e Hobbes il contratto sociale ha carattere irreversibile: MoNnDIN, vol. III, pp. 548-550. 148 una volta rinunciato ai propri diritti per costituire lo Stato non si può più ritirarli e tornare indietro. Invece per Locke e Rousseau il contratto sociale ha carattere reversibile. c) Origine preternaturale. Questa teoria considera lo Stato come conseguenza di una caduta dell'uomo da una condizione originaria di perfezione e di felicità dove non abbisognava di sostegno e di aiuto da parte degli altri. Già annunciata da Platone, la teoria del- l'origine preternaturale dello Stato è stata sviluppata in forma orga- nica da due grandi pensatori cristiani, Agostino e Vico. Agostino afferma l’esistenza di due grandi associazioni di spiriti: la civitas Dei (città di Dio) e la civitas terrena (città terrena o Stato). Tutt'e due sono fondate sull'amore. Ma mentre la città di Dio è fon- data sull'amore di Dio, un amore così altruistico che non teme d'ar- rivare fino al sacrificio totale di se stesso, della propria vita, la città terrena è fondata sull'amore di se stessi, un amore talmente cieco ed egoistico che arriva fino al disprezzo e al rinnegamento di Dio. « Ciò che anima la società terrena (civitas terrena) è l'amore di se stessi al punto di disprezzare Dio; ciò che anima la società divina (civitas coelestis) è l'amore di Dio al punto di disprezzare se stessi. L'una basa il suo orgoglio in se stessa, l'orgoglio dell'altra è in Dio; una cerca la gloria fra gli uomini, l’altra ritiene che la conoscenza di Dio sia la gloria più grande »% L'essenziale nel regno terreno così come in quello spirituale è il debitus finis, vale a dire lo scopo che deriva dall'intrinseca natura della cosa: dunque in questo caso la realizzazione di valori puramen- te terreni. Questi includono, per cominciare, « il corpo e i suoi beni, cioè una buona salute, sensi acuti, forza fisica e bellezza, parte di essi essenziali per una vita migliore, e quindi più desiderabili, parte di minor pregio. Poi, la libertà, nel senso che uno crede di essere libero quando è padrone di se stesso, cioè nel senso desiderato dagli schiavi. In terzo luogo i genitori, le madri, una moglie e dei bambini, i vicini, i parenti, gli amici, e, per coloro che condividono il nostro modo di vedere (quello greco-romano) l'appartenenza ad uno Stato, nonché gli onori, le ricompense e ciò che è chiamato favore popolare. Infine il denaro, intendendo con questo termine tutto ciò che posse- diamo legalmente, o che abbiamo il potere di vendere o di cui possiamo altrimenti disporre ».” Storicamente l'origine della civitas terrena risale alla caduta dei primogenitori; ma essa trova la prima espressione emblematica nel- la Torre di Babele. Come nella Torre di Babele, così nella civitas ter- rena regna costantemente la confusione, la violenza, la malvagità, la miseria. Ma, a parere di Agostino, l’espressione più mostruosa la civitas terrena l'ha raggiunta nell'Impero Romano, esempio supremo 5 MONDIN, vol. II, pp. 162-173 (Spinoza);  (Hobbes);  (Locke);  (Rousseau). € S. AcosTINO, De civitate Dei XIV, c. 28. ? S. AcostINO, De libero arbitrio, I, 15, 32, 149 Origine preternaturale: Agostino e Vico Agostino: regno terreno (‘civitas terrena’) e regno spirituale (‘‘civitas Dei””) Dal peccato originale ha origine la '‘civitas terrena” Vico: lo Stato come creazione provvidenziale di Dio Per Platone e Aristotele: — costituzioni giuste (monarchia, aristocrazia, repubblica) di brutale conquista e sfruttamento, che si può definire come « brigantaggio su vasta scala ». Anche per il Vico lo Stato deve la sua origine al peccato, ossia ad un atto di ribellione dell'uomo nei confronti dei disegni di Dio. Tuttavia Vico non ha affatto dello Stato quell’opinione così negativa e pessimistica dataci da Agostino; in effetti l’autore della Scienza nuova, anziché un'invenzione degli uomini per meglio soddisfare le loro brame egoistiche, vede nello Stato una creazione provviden- ziale con cui Dio cerca di trar fuori gli uomini dalle loro miserie. « E sommamente da ammirare la provvidenza divina la quale, in- tendendo gli uomini tutt'altro fare, ella portògli in prima a temere la divinità (con il primo fulmine)... Appresso, con la religione me- desima, li dispose ad unirsi con certe donne in perpetua compagnia di lor vita: che sono i matrimoni, riconosciuti fonte di tutte le po- testà; di poi con queste donne si ritrovavano aver fondato le fa- miglie, che sono il seminario delle repubbliche. Finalmente, con l'aprirsi degli asili (per dare rifugio a quei giganti che non si erano piegati alla religione), si truorono aver fondato le clientele onde fussero apparecchiate le materie tali che poi, per la prima legge a- graria, nascessero le città sopra due comuni di uomini che le com- ponessero: una di nobili che vi comandassero; l’altra di plebei che ubbidissero ».* 4. Le forme di governo Lo Stato può assolvere la sua funzione essenziale di garantire pace, giustizia e benessere per tutti soltanto se dispone di un governo, e di un governo autorevole e giusto, il quale sappia far rispettare i diritti e far osservare i doveri da parte di tutti i cittadini. Di go- verni capaci di realizzare queste funzioni se ne possono ipotizzare molti. Però tutte le ipotesi possibili si trovano già chiaramente for- mulate in Platone ed Aristotele, i primi due grandi maestri del pen- siero politico. Movendo dal principio che scopo dello Stato è facilitare il rag- giungimento del bene comune, sia Platone che Aristotele dividono le costituzioni possibili (ossia le forme di governo ipotizzabili) in due categorie: giuste ed ingiuste, e affermano che si danno tre forme di costituzioni giuste e altrettanto di ingiuste. Sono costituzioni giu- ste quelle che servono il bene comune e non solo quello dei gover- nanti. Tali sono: la monarchia, ossia il comando di uno solo che cura il bene di tutti; l'aristocrazia, ossia il comando dei virtuosi, dei mi- gliori, che curano il bene di tutti senza attribuirsi alcun privilegio; la repubblica o politia, ossia il governo popolare che cura il bene di tutta la città. Sono invece costituzioni ingiuste quelle che servono * G. Vico, Scienza nuova, ed. Nicolini, p. 629. 150 il bene dei governanti e non il bene comune. Tali sono: la tirannia ossia il comando di un solo capo che persegue il proprio interesse; l'oligarchia, ossia il comando dei ricchi che cercano il bene econo- mico personale; la democrazia, ossia il comando della massa popo- lare che vuole sopprimere ogni differenza sociale in nome dell’egua- glianza. Queste sono sostanzialmente anche le ipotesi che hanno avanzato nel Medioevo san Tommaso, Dante, Marsilio Ficino, Occam, e du- rante l'epoca moderna Spinoza, Hobbes, Locke, Montesquieu, Rous- seau, Fichte, Marx e molti altri ancora. Si nota però una diversità di opinione, anzi una vera e propria inversione di pareri tra i filo- sofi dell'antichità e del Medioevo da una parte, e i filosofi moderni dall'altra. Mentre i primi ritenevano, normalmente, che la forma ideale di governo fosse la monarchia assoluta e la forma più imper- fetta quella democratica, i secondi, in generale, giudicano l’'asso- lutismo monarchico la forma peggiore e invece ritengono che la for- ma ideale sia o quella della monarchia parlamentare oppure*quella della repubblica. La complessità delle strutture attuali della società, la diffusione della cultura in tutti gli strati sociali, l'esigenza di rendere tutti i membri della società direttamente partecipi dei benefici del potere, la consapevolezza dei rischi che corre la libertà individuale allorché il governo viene affidato ad uno solo, tutti questi motivi ci sembrano dar ragione ai filosofi moderni: essere cioè la forma repubblicana quella più adatta a tutelare i diritti di tutti e a procurare il bene comune. 5. Rapporti tra politica e morale a partire dall'epoca mo- derna Fino agli inizi dell'epoca moderna si pensava che la politica non disponesse di criteri di giudizio suoi propri e che dovesse mutuarli dalla morale e dalla religione. Perciò, quando un sovrano doveva pren- dere una decisione, suo primo compito era consultare la Bibbia e la propria coscienza. Se queste gli dicevano che una certa azione era moralmente illecita oppure contraria agli interessi della religione, egli doveva considerarla anche politicamente riprovevole. Il primo assertore dell'autonomia della sfera politica rispetto a tutte le altre, in particolare rispetto alle sfere della morale e della religione, in quanto disporrebbe di principi normativi suoi propri, è Niccolò Machiavelli. Per la prima volta, la politica viene indaga- ta dal Machiavelli nella sua cruda realtà, nella sua nudità; per la prima volta essa viene fissata nella sua logica interna spregiudicata- mente, fuori cioè da ogni preoccupazione d'ordine morale e teolo- MonDIN, vol. I, pp. 78-97 (Platone); 120-143 (Aristotele). 151 — costituzioni ingiuste (tirannide, oligarchia, democrazia) Dall’epoca moderna si capovolge il concetto di governo ideale Garanzie della forma repubblicana Machiavelli: — l'autonomia della politica dalla morale — la politica come forza positiva e autonoma Kant: distinzione e interazione tra etica e politica gico; e, come risultato di questo metodo, per la prima volta essa viene affermata nella sua peculiarità. Il Machiavelli, attingendo es- senzialmente dalla lezione delle cose, « proclama che la politica non è né la morale, né la negazione della morale, ma una forza positiva, impossibile ad eliminare dal mondo, come ogni altra forza della na- tura, che contribuisce a tener su e far camminare il mondo. In quanto forza positiva, non riducibile quindi alla negatività del male ma insieme non identificabile, per l’invincibile resistenza delle cose a tale identificazione, con la moralità, essa sta per sé, è cioè una forma particolare dell'attività spirituale. La politica è la forza del mondo dello spirito, della forza “cruda e verde”, come si dirà più tardi, che, in quanto forza spirituale, non può essere che forza co- sciente, cioè volontà forte, solida, coerente, indirizzata risolutamente al fine. L'uomo politico, degno di questo nome, è dotato di questa forza, di questa volontà, senza la quale non sarà in grado né di fondare né di mantenere lo Stato: che è lo scopo della sua azione, a conseguire il quale egli calcola l'utilità di tutti i mezzi nella situazio- ne disponibili, tenendo fisso lo sguardo alla realtà effettuale, libero da pregiudizi e scrupoli, persino morali, e invece pronto a sfruttare, ove sia il caso, ossia ove ciò sia utile e necessario, le altrui preoc- cupazioni, credenze e scrupoli ».! Dopo Machiavelli, i filosofi della politica si dividono in due cor- renti, una favorevole a Machiavelli e l’altra contraria. Gli antima- chiavellici (Campanella, Vico) tentano di ricondurre la politica alla dipendenza dalla morale. Per contro, i machiavellici (Spinoza, Hob- bes e poi Marx e Lenin) ribadiscono la totale autonomia della politica dalla morale e dalla religione. La questione dei rapporti tra morale e politica viene per qualche tempo accantonata dagli illuministi (Rousseau, Montesquieu), i quali preferiscono concentrare la loro attenzione nella ricerca del governo più conforme ai lumi della ragione. Ma il problema del rap- porto morale-politica si ripresenta con forza in Kant. Questi, pur mantenendo una rigorosa distinzione tra le due sfere, afferma che né la politica può sottrarsi alla giurisdizione universale dell'etica, né l'etica può prescindere dalla politica, ossia dalla società civile, che è il mezzo e quasi il luogo ideale della sua espiicazione mondana: «La condizione formale sotto cui soitanto ia natura può raggiun- gere questo suo scopo finale (la moralità) è quella costituzione nei rapporti degli uomini tra loro, che in un tutto che si dichiara società civile, oppone una resistenza legale alle infrazioni reciproche della libertà, perché solo in tale costituzione si può effettuare il massimo sviluppo delle disposizioni naturali » (Kant). Qualsiasi distinzione tra etica e politica viene invece respinta !° A. ATTIANI, « Politica », in Enciclopedia filosofica, Sansoni, Firenze 1957, vol. III, col. 1497. 152 da Hegel, perché secondo questo filosofo la fonte suprema d'ogni moralità è lo Stato. Il pensiero di Marx sui rapporti tra etica e politica è ambivalen- te. Nella polemica contro l’idealismo e contro il capitalismo egli riduce l'etica e la politica a semplici sovrastrutture dei fatti econo- mici, i quali si svolgono e trasformano in diretta dipendenza rispetto a questi ultimi. Invece nella progettazione della società ideale in cui tutte le discriminazioni e le differenze di classe saranno tolte, Marx vede nell’etica uno dei valori fondamentali e nella politica uno strumento necessario per la sua realizzazione. « Marx crede nella so- vranità della coscienza morale, che condanna l'ingiustizia nel mondo e anela alla instaurazione della giustizia e della libertà spingendo a maturazione le condizioni che ne rendano possibile l'avvento. La po- litica, allora, sotto questo aspetto ha da servire alla instaurazione dell'ordine morale nel mondo e, questo instaurato, a mantenerlo, di- fenderlo e potenziarlo ».! Ma che cosa è questo « ordine morale » vagheggiato da Marx? In forza del principio che le trasformazioni economiche determi- in molte parti del mondo e che ha assunto una dimen- sione planetaria in base allo sfruttamento dei pochi paesi ricchi sul resto dell'umanità. Il motivo fondamentale della difficile situazione politica e so- ! A. ATTIANI, Art. cit., col. 1501. 153 Hegel: lo Stato fonte suprema della morale Giudizio ambivalente di Marx: lo Stato è regolatore delle condizioni morali per edificare la dittatura del proletariato L’ordine morale costringe l’individuo ad una unica volontà sociale Per Maritain la realtà morale deve ispirarsi ai principi morali evangelici Esigenza del recupero della morale cristiana che ha l’amore al centro della vita talmente assorbito nella dimensione religiosa ed ha cercato questa riabilitazione nel se- parare l'uomo da Dio. L'umanesimo che ne è nato e che si è svilup- pato nelle varie formule — capitalistiche, marxistiche, idealistiche — è un umanesimo antropologico, finalizzato all'uomo e realizzato dall'uomo attraverso la sua ragione, la sua coscienza, la sua tecnica, le sue violente reazioni contro le alienazioni emergenti dalla storia del suo tempo. Si tratta di un umanesimo naturalistico, che si chiude in un materialismo senza sbocchi. Volendo dimenticare che nell’uo- mo vi è una componente negativa, l’antropocentrismo naturalistico ha dovuto subire tutto il male che è nell'uomo senza poterlo spie- gare o spiegandolo erroneamente come imputabile a un « sistema » storicamente dominante, o all'’imperfezione del grado di progresso conseguito, o a oscure ragioni psicologiche del profondo. In particolar modo, sotto la spinta dell’interpretazione marxi- stica della storia, lo sforzo di liberazione dell'uomo si è incentrato nella lotta contro un sistema economico fondato sulla fecondità del denaro. Ma in questa azione di liberazione della classe operaia si è assunto come valore la forza dell'odio e la violenza, mentre la prospettiva da realizzare è posta in un materialismo che vuole solo procurare le maggiori quantità di beni materiali, ricopiando in tal modo lo schema della società neocapitalistica, che operando sui fat- tori tecnica, produzione e pubblicità ha prodotto la società consumi- stica. « Le realtà della vita sociale, economica e politica sono state ab- bandonate alla legge della carne, sono state sottratte alle esigenze del Vangelo. Ne è risultato che è sempre più difficile viverle. Contem- poraneamente, la morale cristiana, non essendo più praticata nella vita sociale dei popoli, s'è isterilita — non già in se stessa o nella Chiesa — ma nel mondo, nel comportamento pratico della civiltà, in un universo di formule e di parole ».! « Per vincere questa fatalità occorre il risveglio della libertà e del- le forze creatrici. E l'uomo ne diviene capace non in virtù dello 1 J. MARITAIN, Che cosa è l'uomo: discorso per la città fraterna, in « Vita e Pensiero », 1973 (LV), n. 1, p. XXV. 154 Stato o di una pedagogia di partito, ma nell'amore che pone il centro della vita infinitamente al di sopra del mondo e della storia tem- porale ».! 6. Rapporti tra Stato e Chiesa Lo « Stato » è per definizione una società perfetta con un fine ul- timo suo proprio (il bene comune degli uomini in questo mondo) e con mezzi adeguati per raggiungerlo. Ma anche la « Chiesa » si con- sidera una società perfetta, avente un suo fine ultimo da raggiungere (la salvezza eterna dell'uomo) e mezzi appropriati da utilizzare per conseguirlo. a dei due poteri: quello dello Stato e dei regni terreni e quello di Dio e della Chiesa, corpo mistico di Cristo: questi due poteri sono essenzialmente di natura diversa come diversi sono i loro fini: il primo si occupa della felicità terrena dell’uomo, il se- condo ha per fine la sua felicità eterna; secondo, anche il potere della società politica viene dall'alto: Omnis auctoritas a Deo. Con questa affermazione si vuol intendere che il potere terreno trova la sua giu- ” Ibidem. 155 Stato e Chiesa: due società perfette in teoria completamente separate Conflitto e interazione dal Medioevo ai giorni nostri tra Stato e Chiesa Le diverse soluzioni: — subordinazione indiretta delio Stato alla Chiesa (san Tommaso) — subordinazione diretta dello Stato alla Chiesa (Bonifacio VIII) — subordinazione diretta della Chiesa allo Stato (Marsilio da Padova) Età moderna: tendenza alla separazione Maritain: uomini liberi sotto la provvidenza di Dio stificazione non in sé ma in Dio, e quindi si afferma un nesso con il potere dato alla Chiesa. Ma Gesù non volle determinare le applicazioni concrete di questi principi universali. Questo deve essere il compito di tutti i cristiani inseriti nella propria epoca storica. olitica dalla morale e dalla religione le teorie di Bo- nifacio VIII, Marsilio e Tommaso cadono in disuso e si dà sempre maggior credito alla teoria della netta separazione tra Stato e Chiesa. Ma anche questa ipotesi, in pratica non è scevra di difficoltà, per la ragione che abbiamo ricordato più sopra: cioè che gli stessi indi- vidui fanno parte sia dello Stato che della Chiesa. Ora può accadere (e in effetti accade di sovente) che le decisioni dello Stato siano in contrasto con quelle delle varie Chiese. Così quella separazione che si era ipotizzata teoricamente, nella realtà quotidiana non è ‘facil- mente realizzabile. Su questo contrastato problema ha fatto delle acute considera- zioni Maritain, il quale analizzando la costituzione americana, os- serva che il suo spirito si oppone all'idea di una società umana che si tenga lontana da Dio e da ogni fede religiosa. In realtà la distin- zione tra Stato e Chiesa che la costituzione americana afferma è in funzione di una reale cooperazione, escludendo ogni privilegio nel- l'una e nell’altra parte. Si tratta di far vivere uomini liberi sotto la 156 provvidenza di Dio (under God). In questa linea lo Stato ha tutto da guadagnare riconoscendo alla Chiesa una influenza immateriale sulle anime attraverso l'insegnamento del Vangelo. Ma alla base del contrasto moderno che vuole l'opposizione to- tale tra Chiesa e Stato, sta il malinteso di chi non intende considerare la Chiesa se non in termini umani, non riconoscendole altro valore che di istituzione umana, nata nella storia, come fatto umano che può come tutti i fatti umani esser modificata o distrutta. Chi consi- dera la Chiesa come fatto umano — prosegue Maritain — tende a riversare tutte le colpe, che gli uomini in essa viventi manifestano, alla Chiesa stessa. Bisognerebbe riconoscere che anche se il cristia- nesimo fosse tradito dai cristiani (ma in realtà vi sono sempre uo- mini che realizzano pienamente il cristianesimo in ogni epoca) ciò non infirmerebbe gli ideali e la realtà che la Chiesa porta nel mondo. Allo stesso modo che sul piano delle civiltà umane, queste non si giu- dicano dal comportamento dissennato di parte dei membri di esse. Rapporti tra fede e politica Il problema del rapporto politica-religione oggi non si configura più solo come studio dei rapporti tra Stato e Chiesa, intesi come due associazioni autonome e complete in se stesse. Ogni Chiesa oggi è vista come una comunità spirituale che tiene uniti i suoi membri con il solo vincolo dell'amore, senza strutture temporali che possono farla apparire come uno !Stato in concorrenza con gli altri Stati. Ma non per questo si può estromettere la Chiesa o le Chiese dalle vicende di questo mondo e confinarle in un mondo impalpabile delle anime. Molti teologi in questi ultimi anni hanno sottolineato l’impor- tanza della dimensione politica del messaggio cristiano e, di conse- guenza, dell'impegno politico di ogni cristiano sia singolarmente che collettivamente. Si rileva, anzitutto, che destinatario della Pa- rola di Dio e della sua opera di salvezza è l'uomo. Ora, questi non è una monade, un angelo, un monaco, ma un essere essenzialmente socievole. Egli non si realizza nella clausura della sua anima, con- templando la verità, ma nella apertura intersoggettiva, nel rapporto recettivo e comunicativo con gli altri, inserendosi in una società e avvalendosi delle sue molteplici strutture. Questo aspetto politico dell'essere umano è al centro della rivelazione nella Bibbia (Antico Testamento), la quale sì occupa costantemente delle strutture so- ciali e politiche del ponolo ebraico, l’eletto dal Signore, sottraendolo MARITAIX, L'uomo e io Stato, Vita e Pensiero, Milano 1971, pp. 224- 227, passim. 157 Il contrasto moderno Il rapporto fede- politica oggi La dimensione politica del messaggio cristiano al dominio dei suoi nemici (v. Esodo), determinando la sua organizza- zione in tribù, assegnandogli determinate forme di governo, ecc. Reazione del potere Nel Nuovo Testamento l'attenzione alla dimensione politica è politico meno esplicita, ma si trova sempre presente. Pur non intraprendendo all'insegnamento di iniziative politiche, Gesù è coinvolto nella politica. La sua condotta Gesù e il suo insegnamento provocano la violenta reazione dei poteri po- litici costituiti. Egli diviene la loro vittima. Ma il « potenziale sov- versivo » della sua dottrina e della sua grazia non sarà soffocato. Esso opererà profondamente sui rapporti umani, sulle strutture sociali e a poco a poco li trasformerà radicalmente. Esiste quindi un impatto inevitabile della fede sulla politica. E Fede e liberazione —se questo può essere vero di qualsiasi fede, lo è in modo singolare totale della fede cristiana, che è fede nella liberazione dell'uomo: a ciò contribuisce il cristiano con la testimonianza della sua fede, la quale, di conseguenza, non è passiva accettazione né estatica contempla- zione della parola di Dio, ma è fattiva attuazione delle promesse divine in ordine alla piena realizzazione del regno di Dio che Gesù ha annunziato. 8. Lettura politica del messaggio evangelico Queste importanti ragioni (la natura dell'uomo e il processo sto- rico della rivelazione di Dio) autorizzano una lettura « politica » del messaggio evangelico. Questo, tuttavia, non può essere letto esclu- sivamente in chiave politica, come pretendono alcuni oggi. Quello politico, infatti, è soltanto un aspetto del messaggio cri- Una lettura politica —stiano. Questo ha di mira anzitutto la singola persona (e poi la so- del messaggio cietà) e in ogni persona considera in primo luogo la dimensione evangelico interiore: la conversione dello spirito, la trasformazione del cuore. I profeti dell'Antico Testamento e Gesù Cristo vogliono instaurare un nuovo tipo di rapporti, basato essenzialmente sull'amore, tra l'uomo e Dio e tra i singoli uomini. Ma non intendono realizzare tale obiettivo con la forza, con la violenza, con le armi, bensì con la tra- sformazione interiore delle anime, sollecitandole alla conversione con la testimonianza delle opere, con l'insegnamento della verità, con la pazienza, la carità e il sacrificio di se stessi. Il comandamento [L'amore per Dio e per il prossimo è il vero comandamento « po- dell'amore è il litico » di Gesù. Però non un amore romantico ma un amore critico, comandamento non inteso solo come aiuto caritativo al prossimo, ma come dedizione politico di Gesù. piena alla giustizia, alla libertà e alla pace. Questo comporta una cri- tica decisa contro ogni forma di potere puro e un impegno concreto: per trasformare ogni situazione politica oppressiva degli uomini. Impegno del Di fronte ai grandi temi politici, concretamente, il cristiano sa che cristiano per il bene la vita politica tende ad un bene comune che è superiore alla sem- comune e la plice somma dei beni individuali, un bene che deve riversarsi sulle promozione Umana —rersone umane cioè un bene che riguardi innanzi tutto il miglioramento della vita umana, non già sul solo piano degli squilibri eco- nomici, ma anche su quello dei valori spirituali, permettendo a cia- scuno di vivere sulla terra come uomo libero e di godere i frutti della intelligenza umana. Per il cristiano la libertà è una realtà di cui deve rendersi degno; l'uguaglianza con gli altri uomini si instaura soltanto in un clima di rispetto reciproco e di fraternità, e non già in una lotta per l’afferma- zione di una sola classe sulle altre; la giustizia è la forza di conserva- zione della comunità politica e la condizione indispensabile per per- mettere all’« amicizia civica » di prendere forma « conducendo gli ineguali all'uguaglianza ». Si potrebbe obiettare che il cristiano, secondo questa visione ideale, appare tutto proteso in una visione verticale, tutto rivolto all’affermazione di principi spirituali e morali, che lo disincarnano dal mondo attuale. È la nota accusa dell’alienazione del cristiano dalle responsabilità del mondo presente. In realtà nella natura uma- na è presente anche un movimento orizzontale, anch'esso determi- nante per la piena e totale realizzazione dell’uomo in se stesso. Tale movimento orizzontale riguarda l'evoluzione dell'umanità e rivela progressivamente la sostanza delle forze creatrici dell'uomo nella storia. È il movimento orizzontale della civiltà, che se è orientato ver- so fini temporali autentici, aiuta la tensione verticale dell'umanità. L'ideale supremo cui deve tendere l’opera politica e sociale del- l'umanità è l'inaugurazione di una città fraterna, la quale non com- porta che tutti gli uomini saranno un giorno perfetti sulla terra e si ameranno fraternamente, bensì la speranza che lo stato esistenziale della vita umana e le strutture della civiltà si avvicineranno sempre più alla perfezione, la cui misura è la giustizia e la fraternità. « Questo ideale supremo è anche quello della democrazia au- tentica, l'ideale di una nuova democrazia che tutti attendiamo. Essa esige non solo il potenziamento di tutte le strutture tecniche e una organizzazione socio-politica salda’ e razionale nelle società degli uomini, ma soprattutto una filosofia eroica della vita e il fermento interiore vivificante dell’ispirazione evangelica ».” 9. Capitalismo o socialismo? Il mondo attuale si presenta diviso in due blocchi contrapposti: da un lato i paesi che gravitano nell'orbita della Russia governati da un regime politico-economico di tipo socialista; dall'altro i paesi detti « dell'Occidente », che comprendono l'America del Nord, l’Eu- ropa occidentale, il Giappone e l'Australia, a regime capitalista sotto la guida reale dell'altra superpotenza mondiale (gli Stati Uniti d’Ame- rica). Vi sono poi i cosiddetti « paesi non allineati » (o. del Terzo 4 Ivi, p. XXIX. 159 Libertà, uguaglianza e giustizia cristiana Visione verticale ed orizzontale del cristiano L'ideale di una città fraterna I due blocchi politici contrapposti Due sistemi economici, due scelte di civiltà Horkheimer: la società capitalista è una diretta conseguenza dell’Illuminismo Individualismo, liberalismo e Stato di diritto “Mondo) rappresentati dalla maggioranza dei paesi « poveri ». Ma anche questa distinzione non fa che ribadire la contrapposizione mon- diale dei « due blocchi ». Si tratta di una contrapposizione non soltanto di due sistemi economico-politici, ma di due concezioni di vita da cui derivano ri- percussioni profonde umane e sociali. Entrambi si pongono come « scelte di civiltà » affermando di possedere la garanzia del futuro individuale e sociale del mondo. Di fronte all’alternativa per quale dei due sistemi optare, è difficile pronunciare un giudizio sereno e spassionato. La propagan- da e la lotta politica hanno confuso e oscurato fatti e dottrine, fino al punto di radicalizzare la convinzione ideologica degli individui e delle masse che vivono nei due schieramenti contrapposti. Tutta- via per molti uomini d'oggi, all'interno dell'uno e dell'altro schiera- mento, si pone un urgente problema di coscienza: per quale dei due sistemi è giusto schierarsi? Prima di tentare di avanzare una risposta, è necessario richiama- re i punti essenziali su cui si fondano i due sistemi e le differenzia- zioni che si sono sviluppate nel loro seno. 9.4 Il capitalismo classico Giova innanzitutto avere delle idee chiare sulla ‘situazione sto- rica degli ultimi secoli, in cui si è sviluppata la società attuale. La società, infatti, non è un prodotto naturale, ma il risultato di un lungo processo storico. Ci sembra utile a questo proposito ricordare che, muovendo dai suddetti presupposti, Horkheimer e i suoi col- leghi della Scuola di Francoforte hanno condotto uno studio accu- rato sulle origini della società capitalista contemporanea, stabilen- do che essa affonda le sue origini nell’illuminismo e nelle sue distor- sioni. Con questi studi Horkheimer arriva a concludere che «la manipolazione, lo sfruttamento e l'oppressione che si registrano nella nostra società sono la diretta conseguenza della concezione illuministica del sapere e del ruolo che l’illuminismo ha preteso di assegnare al sapere ».” Il sistema economico chiamato capitalismo non può essere effet- tivamente compreso nella sua essenza se non come conseguenza di una concezione dell’uomo detta « antropocentrica »: l’uomo non ha altro fine all'infuori di se stesso. Egli è destinato a promuovere il proprio sviluppo nella storia, sotto la guida della ragione, nella to- tale espansione della propria libertà. In questa concezione dell’uomo si esalta l'individuo nei confronti della società (individualismo) e si proclama la sua libertà incondizionata (liberalismo). Lo Stato, e- spressione delle libertà individuali, si regge sulla democrazia rap- MONDIN, vol. III, pp. 540-541. " Ivi, p. 541. 160 presentativa e sulle garanzie della Legge (stato di diritto). Sul piano economico la libertà dell'individuo (o dei gruppi) si estende quanto si estendono le sue possibilità economiche. All'iniziativa privata del capitale non vengono posti limiti né di natura legale né di ordine sociale. L'uomo, spinto dal suo esclusivo egoismo, mette in atto una sfrenata « lotta per il successo », e basandosi esclusivamente sulle leggi inevitabili della economia-libera concorrenza, concentrazione dei mezzi di produzione e dei capitali nelle mani di uno o di pochi (trusts, oligopòli, multinazionali, ecc.) esercita una forza di pressione su governi, partiti politici, opinione pubblica, allo scopo di assicu- rarsi copertura ideologica sugli intrighi utilitaristici. È questo il capitalismo classico !# che ha avuto il suo massimo svi- luppo nel secolo scorso e nei primi anni del nostro secolo; esso si fonda sul principio secondo il quale l’attività economica nasce nel li- bero gioco tra capitale e lavoro; due forze nel cui equilibrio non devono interferire né lo Stato né la morale, perché il solo rapporto economico è sufliciente a bilanciarne gli eccessi. In realtà il capitale, con l'enorme concentrazione di potere in suo dominio, riusciva ad arrogarsi ogni vantaggio, lasciando alle forze del lavoro (proletariato) appena di che mantenersi e ripro- dursi. La legge ineluttabile che si diceva essenziale all'ordine eco- nomico, continuava a mantenere ed accrescere la ricchezza in mano di pochi, mentre il lavoro, pur derivante dalla produzione di molti, li condanna allo sfruttamento e a una disumana condizione di vita. La critica a questo sistema scaturisce dalla sua insanabile ingiu- stizia e dalla inammissibilità di un sistema che mette le persone umane (i lavoratori) in balia di una cosa (il capitale). Ma anche sul piano strettamente economico l'errore su cui si fondava il capitali- smo non tardò a rendersi evidente: l’uomo non è sensibile esclusiva- mente a stimoli di ordine economico. Le tensioni sociali che si mani- festarono a partire dalla metà del secolo XIX nascono dalla presa di coscienza che l'uomo non può essere schiavo delle leggi econo- miche, ma queste devono servire al suo sviluppo sociale e morale. Questa presa di coscienza deriva soprattutto dalla nascita di asso- ciazioni di lavoratori sorte verso la metà del secolo scorso in Inghil- terra per la difesa dei propri diritti, inizialmente soprattutto di ca- rattere economico, soprattutto dei cosiddetti sindacati. 9.2 Il neocapitalismo Il crollo del rendimento produttivo dei lavoratori e la loro cre- scente avversione ai datori di lavoro condussero il capitalismo a profonde modificazioni. Con Taylor X Il capitalismo nasce dalla rivoluzione industriale, in forza della quale la macchina, applicata alla produzione, assorbì gran parte della mano d'opera nelie fabbriche. Secondo Marx ciò ebbe inizio nel 1735 con l'introduzione del- la macchina per filare di Wyatt. 161 Capitalismo classico e sfruttamento del proletariato L’uomo non è schiavo delle leggi economiche Nel neocapitalismo c’è l'intervento condizionatore dei sindacati dei lavoratori e dello Stato La crisi del ’29 e il “Nuovo corso” Effetti sociali della tecnostrutiura che modifica i processi produttivi La ‘‘società dei consumi” e la manipolazione dei ‘mass-media’ nasce negli Stati Uniti il neocapitalismo che riconosce al lavoratore «dipendente, sia pure dopo dure e lunghe lotte dei sindacati operai, e allo Stato un intervento condizionatore dell'attività economica, non più lasciata ai soli automatismi di mercato. Riconoscendo al lavoratore il diritto a migliorare le condizioni di lavoro, il neocapita- lismo supera il gretto concetto di sfruttamento della mano d'opera. Si elabora una organizzazione scientifica di pianificazione del lavoro (scientific management) e al lavoratore vengono riconosciuti il di- ritto a tempi ragionevoli di lavoro, il diritto a un'istruzione specifica, il diritto alla cooperazione tra direzione manageriale e lavoratori. Dopo la grande crisi economica, con il New Deal di Roosevelt, il potere politico viene coinvolto sempre più decisamente nel processo economico e la nuova politica economico-sociale dello Stato rappresenta uno strumento di redistribuzione dei redditi della produzione economica a più larghi strati della popolazione, e- sercitando una forte pressione sugli automatismi economici. Soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, con l'avvento della tecnostruttura, l'automazione introdotta nei processi produttivi in- serisce nel processo economico gli scienziati e i tecnici, condizionan- do una volta di più la potenza del capitale e riducendo il proletariato tradizionale a sempre più esigue minoranze. Ma il neocapitalismo sa approfittare ancora una volta delle mu- tate condizioni di produzione con l’estendere su larga scala la pro- duttività di beni di consumo e favorire in tal modo i consumi di massa. Nasce la « società dei consumi » (affluent society) il cui ideale è di produrre sempre di più per rendere più umana la vita dell’indi- viduo, fornendogli un numero sempre crescente di beni di consumo. La critica a questo sistema emerge dal fatto che l'uomo viene stritolato nel rapporto produttività-consumi, rapporto che si confi- gura come una nuova e più sofisticata forma di sfruttamento di massa:. l’uomo della civiltà dei consumi vive costretto a produrre ciò che dovrà consumare. Di qui uno stato di insoddisfazione sempre crescente, cui s'aggiunge l'alienazione derivante dalla mercificazione della cultura e dallo svuotamento delle menti prodotto dai mass media. H. Marcuse ha tratteggiato amaramente l’uomo « unidimen- sionale » emergente dalla nuova società creata tanto dal consumismo dell'Occidente, quanto dall'industrialismo sovietico: « Una confor- tevole, democratica non-libertà prevale nella società industriale a- vanzata ».!? 9.3 Il labourismo e la socialdemocrazia Nel 1883 sorge a Londra la « Società Fabiana » (Fabian Society) che si pone come fine la elevazione della classe lavoratrice, in modo che essa possa arrivare ad assumere il controllo dei mezzi di produ- # H. MARCUSE, L'uomo a una dimensione, Einaudi, Torino 1967, p. 21. 162 zione. Questo fine doveva essere raggiunto in modo graduale, « tem- poreggiando ». Da qui il nome di questa società, derivante dal con- sole romano Fabio Massimo, detto il « temporeggiatore ». Dopo qual- che anno (nel 1900) dalla Società Fabiana e dalle Trade Unions (i sindacati operai, sorti agli inizi del secolo XIX come associazione di mutuo soccorso tra gli operai dell'industria metallurgica inglese) fu fondato il partito labourista inglese (Labour Party = partito del la- voro) che assume il programma del socialismo (per cui il controllo dei mezzi di produzione deve passare ai lavoratori) senza fare però un dogma dei suoi principi filosofici tratti dal marxismo. Esso diven- ne nel giro di alcuni decenni uno dei due partiti fondamentali della Gran Bretagna, andando al potere diverse volte a partire dal 1924. I mezzi di lotta adottati per raggiungere le mete prefissate sono stati: una imponente azione di propaganda tra le masse popolari per farle crescere culturalmente e renderle coscienti dei propri diritti di esseri umani sullo stesso piano di tutte le altre classi sociali; gli scioperi, attraverso il sindacato, anche a livello nazionale e di sostegno tra le varie categorie di lavoratori, per ottenere dallo Stato una legislazione sia di assistenza sociale (dalla culla alla tomba) onde migliorare le condizioni di vita, sia per sancire il passaggio allo stato o un suo di- ritto di controllo delle aziende di interesse nazionale (comunicazioni, miniere, energia, banche, ecc.), e per ottenere dal padronato adeguati miglioramenti salariali ed una partecipazione, sia pure indiretta, alla gestione dell'azienda. Come in Inghilterra, così anche in altri paesi dell'Europa occiden- tale come Germania, Olanda, Danimarca e in Scandinavia i partiti socialisti, sorti nei primi decenni del XX secolo, non fecero la scelta rivoluzionaria, ma presero la strada del riformismo e della gradualità per la trasformazione della società capitalista. :IIl nome di partiti « socialdemocratici », che essi assunsero, era una indicazione della loro scelta democratica, cioè del pieno rispetto della volontà dei cittadini. Alcuni di essi, che erano sorti basandosi sul marxismo, specie dopo il secondo dopoguerra, fecero una esplicita rinuncia al materialismo storico e dialettico di Marx, accettando nella pratica il sistema neocapitalista con cui convivere tranquillamente. Il partito socialdemocratico della Germania occidentale e quelli scandinavi sono gli esempi più significativi di questo socialismo in perfetta simbiosi con il capitalismo; anche i partiti socialisti france- se, italiano e spagnolo, pur restando in teoria marxisti, nella pratica sono da tempo dei partiti socialdemocratici che hanno accettato le tesi del neocapitalismo per il quale lo sviluppo massimo della pro- duzione con l'utilizzazione della tecnica moderna, permette la cre- scita di tutta la società e l'aumento dei consumi per ogni categoria sociale (v. il paragrafo sul neocapitalismo). Dal fabianesimo alle ‘Trade Unions”’ inglesi e al labourismo Il socialismo riformista dell'Europa occidentale: la socialdemocrazia Marx: abolizione dello sfruttamento e comunismo Lotta di classe e collettivizzazione dei mezzi di produzione Il ‘Manifesto del partito comunista’’ e la coscienza di classe L'Internazionalismo socialista I partiti dei lavoratori italiani 9.4 Il socialismo marxista Karl Marx (1818-1883), fondatore del socialismo scientifico, si propone di fondare una società in cui sia abolito lo sfruttamento dell'uomo e a tutti venga assicurato il soddisfacimento dei loro bisogni materiali e spirituali (comunismo). Marx vede nel possesso privato dei mezzi di produzione il prin- cipio di ogni male, non solo economico, ma anche individuale e sociale. Da questa privatizzazione nasce il rapporto salariale per cui l'operaio vende il proprio lavoro per un salario sul quale l’im- prenditore lucra ingiustamente il « plusvalore », cioè il profitto. La lotta di classe, cioè la lotta per la conquista della proprietà collettiva dei mezzi di produzione da parte del proletariato sfruttato dai ca- pitalisti, è, secondo Marx, un fatto ineluttabile della storia che deve condurre all'eliminazione della classe padronale. Tolta di mezzo quest'ultima, nascerà un nuovo tipo di umanità, senza più classi né egoismi: uomini che vivranno in una società di uomini « comuni », solleciti al bene degli altri quanto e forse più che non al bene proprio. Nel 1848 Marx lanciò un appello a tutti gli operai, con il « mani- festo del partito comunista » firmato anche da Engels, in cui il pro- letariato veniva sollecitato a prender coscienza della propria con- dizione e della propria individualità, per diventare una forza sociale contro lo sfruttamento. Con la fondazione della I* Internazionale dei Lavoratori (Londra) le varie correnti socialiste sviluppatesi prima e durante la diffusione del marxismo si associarono, non senza contrasti pro- fondi. In Inghilterra prevalse il sindacalismo delle « trade unions » riformista e antirivoluzionario; in Germania il socialismo democra- tico mirava alla trasformazione dello Stato, mentre in Francia an- ziché alla conquista del potere il movimento operaio tendeva a or- ganizzarsi e a liberarsi dallo sfruttamento senza ricorrere alla rivo- luzione. Ma vi furono anche movimenti dichiaratamente anarchici, terroristici e rivoluzionari ispirati da Bakunin, fiero oppositore di Marx. In Italia, con la fusione dei movimenti operai preesistenti, nacque a Genova il Partito dei Lavoratori Italiani (l'anno seguente prese il nome di Partito Socialista Italiano), in cui ben presto si ma- nifestò la divisione tra socialisti riformisti e socialisti radicali, rivo- luzionari, i quali sotto la spinta della rivoluzione bolscevica del 1917 in Russia finirono per separarsi e fondare a Livorno nel 1921 un nuovo partito denominato « Partito Comunista d’Italia », cam-° biando poi il nome nell'attuale Partito Comunista Italiano. 9.5 Il marxismo-leninismo-stalinismo Con la rivoluzione d'ottobre 1917, in Russia, ad opera di Lenin si ebbe la creazione di uno Stato collettivista, senza distinzioni di 164 classe. Lenin stabilì tutto il potere al vertice, non già nella classe — come avrebbe voluto Marx — ma nel partito. Stalin giungerà ancor più avanti: alla dittatura personale del capo unico. Il paese fu spinto con la forza alla collettivizzazione della terra, all'industrializzazione a tappe forzate, alla compressione continua e spietata dei consumi. Le libertà individuali o di gruppo furono abolite e con Stalin venne accentuato il regime poliziesco repressivo con continue « purghe » e con l'invio di milioni di persone nei famigerati campi di lavoro in Siberia. Questo terrorismo dispotico venne poi denunziato al XX Congresso del Partito Comunista da Kruscev nel 1956, dopo la morte del dittatore. Anzi, dopo questa denunzia, venne iniziata la cosid- detta fase di « destalinizzazione », in cui tutti gli errori e le deficienze del sistema vennero addebitate al dittatore scomparso. Sul piano dell'economia e dei diritti umani non cambiò pratica- mente nulla, pur con qualche accenno di liberalizzazione attuata in qualche settore e solo per brevi momenti. La rigida organizzazione centralizzata avente come perno il Partito Comunista, fonte di ogni potere e costituito da un gigantesco apparato burocratico, è rimasta invariata in questi ultimi 30 anni, in quanto il marxismo-leninismo è rimasto la filosofia ufficiale dell'Unione Sovietica. Questo sistema in cui praticamente domina lo sfruttamento delle masse da parte di una oligarchia costituita dall’apparato del partito e dalla macchina statale, è stato imposto a tutti i paesi del blocco dell'Europa orientale, caduto sotto il dominio comunista alla fine della seconda guerra mondiale. 9.6 L'esperienza del maoismo in Cina Una esperienza diversa si è attuata in Cina da Mao-Tse-tung, quando, dopo una lunga lotta rivoluzionaria contro il regime di Chiang-Kai-sheck, riuscì a conquistare il potere nel 1949, costituen- do la Repubblica Popolare Cinese su basi marxiste. Mao-Tse-tung — che era stato uno dei fondatori del Partito Comunista Cinese, sorto nel 1921 a Shangai — divenne il capo cari- smatico del comunismo cinese e dell'immenso paese asiatico, che ha ora 900 milioni di abitanti. Egli, dopo la morte di Stalin nel 1953, si proclamò unico difensore e interprete del marxismo-leninismo, accusando di revisionismo i paesi del blocco sovietico. In realtà il suo socialcomunismo si è differenziato da quello proclamato da Marx e Lenin, soprattutto per alcuni punti qualificanti: a) stretta unione tra teoria e prassi; b) legame completo e continuo con le masse; c) sviluppo dell’autocritica. In realtà, Mao ha creato un nuovo tipo di comunismo, in cui le verità universali del marxismo vengono ri- pensate per un popolo contadino, povero, fortemente socializzato attraverso un incessante indottrinamento — i « pensieri di Mao » — » M., vol. III, pp. 514-515. 165 La rivoluzione del ’17: dai marxismo- leninismo alla dittatura di Stalin Mao e ii ripensamento del marxismo per un popolo contadino Caratteri militari e monacali del maoismo: la rivoluzione culturale Il processo di revisione del maoismo a partire dal 1976 ‘‘Marxismi’’ e ‘‘postmarxismo”’: la devianza eterodossa in forza del quale si tenta di cambiare la natura degli uomini, il loro modo di pensare e di comportarsi, accentuando una forte tendenza nazionalistica e volontaristica. Accentuando il valore «teoretico » della prassi, più che Marx ed Engels, Mao è stato soprattutto un utopista pragmatico e per questo, vedendo diminuire nel quadro del partito la spinta ideale iniziale, si fece promotore nel 1966 della cosiddetta « rivoluzione cul- turale » con un appello diretto alle masse, specialmente ai giovani, per controllare l’attività dei dirigenti di partito che si erano im- borghesiti e burocratizzati e combattere chi non condivideva le sue tesi politiche riunite nel « libretto rosso ». Come risultato si ebbe una ventata di violenze con processi sommari e centinaia di mi- gliaia di vittime innocenti e l'anarchia in tutto il paese, con lo scardi- namento di tutto l'apparato produttivo. Solo dopo la morte del dittatore, nel 1976, i nuovi dirigenti, sotto la guida attenta di Deng Hsiao-ping, eminenza grigia del regime, hanno iniziato un graduale processo di revisione delle direttive maoi- ste, rivalutando i dirigenti vittime della « rivoluzione culturale » ed avviando una politica economica più duttile, aperta alle esperienze dei paesi capitalisti. Facendo un primo bilancio del maoismo, si può dire che esso, co- me il bolscevismo russo dei primi decenni, era incentrato sul partito come motore di tutta l’attività del paese, fondata sulla cieca ubbi- dienza di tutti i sudditi, trattati solo come strumenti di produzione. Una delle sue debolezze fondamentali, ereditate dal marxismo, è stata la sua incapacità di affrontare le realtà insopprimibili della vita e della morte. E questo perché ignorava le preoccupazioni fondamen- tali di ogni essere umano. 9.7 Crisi del marxismo ortodosso: i nuovi marxismi Dopo un settantennio di esperienza di comunismo sovietico e circa quarant'anni di quella, simile nei principi, della Repubblica Popolare Cinese e delle altre costituzioni « socialiste », si può tentare di formulare un giudizio di validità e di merito. Il pensiero di Marx che in questo secolo ottenne una grande diffusione e fu assunto come dottrina di Stato, indiscutibile come un dogma, sia in Russia che in Cina e nelle altre « democrazie popo- lari », ebbe da parte di qualche eminente studioso marxista, spe- cialmente dell'Europa occidentale, delle nuove interpretazioni che . modificarono alcune delle sue tesi classiche. Tanto che da alcuni decenni non si parla più di marxismo ma di « marxismi » e di « post- marxismo ». Naturalmente queste nuove interpretazioni furono su- bito condannate come eterodosse dagli organismi culturali ufficiali dei governi comunisti. L'elemento che distingue maggiormente il marxismo non orto- dosso o revisionistico da quello ortodosso è che per quest’ultimo la 166 dialettica regola con leggi inderogabili tutti gli eventi della natura e della storia, mentre per i nuovi marxismi la dialettica non ha leggi e non riguarda affatto la natura bensì il soggetto singolo nei suoi rapporti con la storia. Anche nelle società a regime comunista occor- re lottare contro la disumanizzazione e l'alienazione delle singole personalità. Inoltre mentre per i marxismi ortodossi la religione è soltanto « oppio del popolo » e perciò da distruggere, per i nuovi marxismi la religione è considerata come un importante fattore di superamento e di liberazione dalle presenti situazioni di oppres- sione e di sofferenza in cui si dibatte l'umanità ed anche di sostegno delle aspirazioni per un mondo migliore. (I più qualificati rappresen- tanti di queste nuove correnti di pensiero marxista sono stati An- tonio Gramsci, Max Horkheimer, Herbert Marcuse ed Ernst Bloch, i quali hanno esercitato un notevole influsso nei movimenti culturali del nostro tempo). ‘Assolutizzando l'influsso che le strutture esercitano sull'uomo e sulla società Marx scorge nella base economica il peccato d’origine che determina l’uomo, la sua coscienza, le sue alienazioni. Ciò com- porta una visione materialistica dell'uomo, la quale ne autorizza la strumentalizzazione e la manipolazione, subordinandolo alla ideolo- gia, né più né meno di quanto avviene ad opera del capitalismo. Anche per il capitalismo l’uomo conta soltanto in quanto è iavoro, senza alcun riferimento superiore o trascendente. Non si può quindi credere ingenuamente e acriticamente che una semplice scelta capitalista o socialista sia in grado di eliminare, automaticamente, i molteplici mali, ingiustizie, discriminazioni, op- pressioni che affliggono la società attuale. I mali della società non derivano tanto dai sistemi, quanto dagli uomini. L'origine dello sfrut- tamento sociale e dell’oppressione risale alla volontà dell'uomo di ser- virsi egoisticamente e brutalmente di un altro uomo. Occorre dire poi che queste critiche di ordine teoretico (filoso- fico o scientifico) non avevano mai fatto grande impressione a molti altri studiosi, ammiratori di Marx e non avevano scalfito minima- mente la fede di milioni di comunisti militanti dei vari partiti comu- nisti dell'Europa occidentale. Per tanti anni, neppure le pesanti conseguenze di ordine pratico (sociale, economico, politico) che accompagnarono il marxismo, specie in Russia, erano bastate ad intaccare la convinzione delia intrinseca bontà di tale sistema. Anche quando gli innumerevoli cri- mini di Stalin divennero di dominio pubblico, la grande intelligentsia dei paesi occidentali continuò ad aderire al marxismo, sottovalutan- do o facendo finta di non vedere gli stermini, le oppressioni, le pur- ghe, i campi di concentramento che avevano flagellato il popolo rus- so da quando i comunisti conquistarono il potere. Senonché, a partire dagli anni ’60, sia in Russia che nei paesi occidentali, cominciò a serpeggiare un senso di sfiducia nella capa- 167 de Marxisma revisionistico: la dialettica e ii soggetto singoio nella storia; îa religione come fattore di liberazione La subordinazione dell’uom& all’ideologia Le colpe dell’ ‘‘intelligentsia’’ occidentale filomarxista Le crisi di fede nel marxismo e l'““arcipelago Gulag” L’interesse del cristianesimo per il problema economico-sociale cità del marxismo di creare quella nuova società perfetta, senza di- seguaglianza, senza ingiustizie, senza divisioni di classe, promessa da Marx. Le ragioni di questa crisi di fede nel marxismo sono molteplici. Ma quella fondamentale, a mio avviso, è il vuoto culturale del marxi- smo stesso. Questo sistema, come ha mostrato Karl Popper, dove ha la pretesa di parlare « scientificamente » non può produrre che ipotesi falsificabili. Mentre per quelle dure realtà quali il male, il dolore, la morte, il senso della storia, non ha nessuna parola da dire. Un'altra ragione che ha messo in crisi la fiducia nel marxismo è stata la pubblicazione di Arcipelago Gulag di A. Solzenicyn. Per molti lettori di fede marxista questo libro è stato una rivelazione sensazionale, «decisiva, che li ha scossi profondamente e da fedeli e zelanti seguaci di Marx li ha trasformati, tutto d'un tratto, nei suoi critici più severi e nei suoi più violenti avversari. 10. Le dottrine sociali di ispirazione cristiana Sarebbe oltreché ingiusto, acritico, pensare che la soluzione alla questione sociale sia venuta soltanto dai movimenti socialistici del- l'Ottocento e, in modo particolare, dalla dottrina di Karl Marx. Il cri- stianesimo non si disinteressò mai, nel corso della sua millenaria storia religiosa e sociale, dell'uomo nei confronti del problema eco- nomico-sociale e delle ingiustizie conseguenti alle soluzioni impo- ste dall'egoismo umano. Le soluzioni cristiane possono ridursi a due tipi, spesso integran- tisi: da un lato una forma prevalentemente (anche se non esclusiva- mente) assistenziale-caritativa (cristianesimo caritativo) e dall'altro, una forma che proponeva la revisione delle stesse strutture econo- mico-sociali (cristianesimo sociale). La prima forma, che è essen- ziale al cristianesimo stesso, è presente in tutti i secoli dell’era cri- stiana e cerca di lenire con la fattiva carità le esasperate conseguen- ze della violenza, di qualsiasi tipo, che l'uomo e la società fa sul- l'uomo..È questo uno dei frutti più originali del Vangelo che ha a cuore i poveri, gli umili, gli oppressi, i diseredati. Sono innumerevoli le opere di efficace aiuto realizzate, nei secoli, dalla Chiesa in questo campo. Né si può dimenticare la precisa condanna nei confronti del- l'usura, del profitto ingiusto e speculativo, dell’ingiustizia economica derivata dallo strapotere della ricchezza. Il cristianesimo sociale si è preoccupato invece di individuare, accanto all'azione caritativa, anche il problema della giustizia. Di qui le sollecitazioni, specialmente da parte del magistero della Chiesa cat-, tolica, a interventi individuali, di categoria, statali per rimuovere le cause dell’ingiustizia sociale, derivante dalla concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi. Il magistero della Chiesa cattolica ha elaborato, a partire dalla 168 seconda metà del secolo XIX," una sempre più precisa critica al prin- cipio di libertà — uno dei miti della società nata dall'Illuminismo — applicato sul piano della realtà sociale ed economica. Inoltre non si è abbandonata la tesi della legittimità del principio di proprietà pri- vata, « la quale è conforme alla natura umana e vantaggiosa per l’or- dine sociale »? ma ci si è sforzato di condizionarlo con le esigenze sociali, attribuendo allo Stato il diritto di determinare i limiti nel- l'uso del bene privato in vista del bene comune. Nella discussione tra legittimità delia proprietà privata e bene comune, spesso non si di- stingue tra proprietà e uso che se ne fa: nella mancata distinzio- ne tra proprietà e uso — e quindi, in certo senso, tra proprietà privata e destinazione universale dei beni — sta la radice sia dell'in- dividualismo capitalistico che del comunismo. Dal fatto che i beni sono fatti per tutti, il comunismo deduce la dottrina e la prassi che i beni devono essere di tutti; dal fatto che i beni devono essere ap- propriati e sono di fatto appropriati, l’individualismo capitalistico ricava che essi sono fatti solo per i singoli, i quali, quindi, possono disporne senza curarsi per nulla degli altri. Entrambe queste solu- zioni commettono lo stesso errore. . In questa linea di principio, le soluzioni proposte negli ultimi cento anni alla questione sociale riguardano soprattutto lo Stato, che deve promuovere l’uso dei beni, pur posseduti in privato, a effet- tivo vantaggio sociale, a promozione del bene comune. I sindacati dei lavoratori, per la rivendicazione dei loro diritti individuali, fami- liari e di categoria, nonché la loro partecipazione alla ripartizione delle ricchezze prodotte con il proprio lavoro a vantaggio non di alcuni, ma di tutti, devono egualmente svilupparsi e potenziarsi. 11. Îl cristiano e la promozione delia coscienza sociale e politica: la mediazione culturale e l'impegno politico Soprattutto nei tempi più recenti, si è sviluppata nella coscienza individuale del cristianesimo la consapevolezza che non si tratta più di vivere interiormente la propria fede, ma di esprimerla come “ I documenti principali sono: l’enciclica Rerum novarum del pontefice Leone XIII (1891); l'’enciclica Quadragesimo anno di Pio XI (1931); Radiomes- saggio per il 50° della Rerum novarum di Pio XII (1941); l’enciclica Mater et magistra di Giovanni XXIII (1961); l’enciclica Pacem in terris di Giovanni XAIII (1963); la costituzione Gaudium et spes del Conc. Vaticano II (1965); l'enciclica Popolorum progressio di Paolo VI (1967); la lettera apostolica Octogesima adveniens di Paolo VI; il documento su « La giustizia nel mondo » del III Sinodo dei Vescovi (1971); l’enciclica Laborem exercens di Giovanni Paolo II (1981) e l’istruzione della Congregazione per la dottrina della fede Libertà cristiana’ e liberazione (1986). Si suggerisce come testo di consul- tazione il volume / documenti sociali della Chiesa (da Pio IX a Giovanni Paolo II, 1864-1982), Massimo, Milano 1983. © PIo XI, Quadragesimo anno, n. 73. ® GUZZETTI, L'uomo e i beni, Marietti, Torino 1956, p. 215. 169 La dottrina sociale della Chiesa dal sec. XIX a oggi H problema della proprietà privata in rapporto al bene comune Responsabilità dello Stato e promozione del bene comune Esperienza di fede e testimonianze di impegno di azione sociale Un nuovo modello di civiltà e l'appello all’immaginazione sociale Gli insegnamenti del Concilio Vaticano li La ‘‘mediazione culturale”: congiunzione e sintonia tra fede e coerenza politica impegno di azione sociale, testimonianza di una autentica volontà di rinnovare il mondo secondo l'ideale cristiano. Ma accanto a questa preliminare posizione del cristianesimo, anzi come conseguenza della conversione personale, nasce l'impegno di chi vuol vivere la sua fede cristiana in una azione politica. Verso questa testimonianza cristiana nel mondo politico-sociale contemporaneo sono orientati oggi i cristiani più sensibili e consa- pevoli dell'urgenza dei problemi che il mondo è chiamato a risol- vere. Il cristiano sa che non si tratta più di affrontare i problemi sociali emergenti dal conflitto capitale-lavoro, bensì di affrontare l’urgente problema di un nuovo modello di civiltà. In nessun'altra epoca come nella nostra l'appello all'immaginazione sociale è stato così esplicito. Occorre dedicarvi sforzi di inven- tiva e capitali altrettanto ingenti come quelli impiegati negli arma- menti e nelle imprese tecnologiche ».* Oggi si incomincia a vedere con chiarezza che nessuna delle ideo- logie dominanti porta con sé la proposta di un mondo veramente instaurato sulla democrazia, sulla giustizia e sulla non violenza. Le ingiustizie del capitalismo sono note ed evidenti. Ma anche là dove esso è stato debellato secondo la soluzione socialista-marxi- sta non mancano gravi problemi che si impongono a una coscienza umana sincera e non prevenuta. Una perenne tensione divide il mondo e pone « due continenti ideologici » in uno stato di guerra e di inconciliabile opposizione. L'urgenza e la consapevolezza di questi problemi impegnano de- cisamente i cristiani che nel corso dell'ultimo ventennio, soprattutto sulla scorta degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, si sono tro- vati a compiere lo sforzo di attuare una corretta modalità di pre- senza. Il cristiano, infatti, nell'impegno politico ha dovuto confron- tarsi e guardarsi sia dal rischio di attuare una presenza politica, in cui la scelta di fede e l'azione politica non siano sintonizzate da alcun legame di coerenza, arrivando a compiere scelte ideologiche di formulazione anticristiana, come dall'altro rischio che deriva dalla pretesa di attingere l'indicazione della teoria e della prassi politica direttamente dalla dimensione di fede e dal contenuto delle verità ultime. Possiamo dire pertanto che il cristiano deve operare per « co- struire la città dell'uomo a misura d'uomo; e questo lo impegna a superare stati d'animo di disinteresse, di diffidenza, talora di rifiuto della politica fino a forme di gretto qualunquismo ».® . Sorge così l'esigenza di pervenire all'elaborazione di una « me- diazione culturale » per operare in sintonia tra scelta di fede e * :PaoLO VI, Lettera apostolica Octogesima adveniens del 14-5-1971, n. 19. * Questo concetto è preso dal volume La città dell'uomo di Giuseppe Laz- zati, scomparso recentemente, splendida figura di uomo politico cristiano, di studioso, che fu rettore dell’Università Cattolica di Milano. 170 coerenza politica. Le mediazione culturale si pone, inoltre, come la linea di confine lungo la quale realizzare il confronto ideologico e stabilire i termini di possibilità del dialogo nel pluralismo delle culture e degli orientamenti politici. 12. | nuovi problemi impongono una nuova concezione di società 12.1 La nuova società « post-industriale » o della comunicazione Come è stato detto nei paragrafi precedenti, l'immenso progresso negli ultimi decenni della scienza ha permesso l'applicazione delle tecnologie più avanzate, soprattutto la robotica e l'informatica, in ogni settore dell'attività produttiva. Per distinguere questa nuova fase della società industriale si è creato il termine di « società post-industriale » la quale pur avendo risolto molti problemi che a- vevano pesato sull’umanità nei secoli scorsi, si è trovata ‘a fronteg- giare altri nuovi gravi problemi, sorti soprattutto per effetto della nuova civiltà della comunicazione e dell'immagine che ha svilup- pato una serie di nuovi bisogni, dando origine alla « società dei con- sumi » e a nuove forme di potere disumanizzanti della vita indivi- duale, familiare e comunitaria. Nella società comunista come in quella capitalista sono nati i «nuovi poveri » che si sostituiscono a quelli creati nel secolo scor- so dalla rivoluzione industriale: i drogati, i disadattati, i deviati, gli emarginati d'ogni tipo; cresce la difficoltà del dialogo tra generazio- ni; si moltiplicano le forme di discriminazione razziale, culturale, religiosa, nonché quella meno apparente ma altrettanto grave del- l'emarginazione di coloro che sono improduttivi come i vecchi, i ciechi, gli handicappati. La civiltà dell'immagine, sorta soprattutto con la televisione, ha sviluppato la violenza ed ha contribuito anche ad una eccezionale crescita della criminalità organizzata che ha reso insicura la vita di tutti. Infine, lo sfruttamento irrazionale per i propri fini egoistici delle risorse terrestri minaccia l’ambiente na- turale e di conseguenza il contesto umano stesso. Sarebbe semplicistico ridurre tutti questi problemi — ed altri an- cora dello stesso genere — al semplice conflitto tra capitale e lavoro. È una società intera che, nonostante abbia iniziato da qualche ge- nerazione la soluzione dei suoi problemi in termini di « capitale- lavoro », oggi riconosce amaramente che la società tecnologica, sia essa a servizio del capitalismo o sia a servizio del proletariato, ha aperto il passo a conflitti umani che richiedono un superamento ra- dicale della concezione della società e dell'uomo. L'invocazione che emerge da questi gravissimi conflitti è che si debba al più presto sorpassare ogni sistema e ideologia attualmente vigenti, per trovare 171 Nella società post- industriale sorgono nuovi problemi sociali I nuovi poveri: gli emarginati, i devianti, i disadattati Occorre giungere ad una nuova concezione della società e dell’uomo Pesante costo sociale delia odierna societa tecnologica Gsisi dell’era tecnologica perché essa appare troppo pericolosa Il giudizio di Abbagnano {sa scensiderato delia tecnologia nuove forme di democrazia, libera e sociale, che sia un autentico con- trappeso alla invadenza della tecnocrazia.® 12.2 La « crisi epocale » della società nell'era tecnologica L'era tecnologica e dell'informatica ha determinato, come è stato detto, nella società trasformazioni di dimensioni tali da creare una « crisi epocale » della nostra società. Questo progresso, infatti, se da un lato ha portato immensi van- taggi all'umanità, dall'altro lato ha avuto un pesante costo, non solo in termini economici, ma soprattutto per quanto riguarda la difesa della natura, la salute e l'integrità della persona. Di questa « crisi epocale » segnaliamo qui appresso gli aspetti più rilevanti: a) Crisi tecnologica - « La crisi della tecnica è esplosa dopo anni di infatuazione per i risultati spettacolari che la tecnologia moderna è riuscita a conseguire: treno, auto, aereo, radio, televisione, trat- tore, carro armato, veicoli spaziali, missili, grattacieli, metropolitane, calcolatori elettronici, polmoni e reni artificiali. La crisi è scoppiata quando la gente ha cominciato ad accorgersi che il gioco tecnologico è troppo costoso e troppo pericoloso. «Davanti al costo enorme di certe armi (missili, bombardieri, sottomarini atomici, bombe atomiche, ecc.) e soprattutto dei viag- gi spaziali, molta gente ha cominciato a chiedersi se questo impiego della tecnologia sia lecito, morale, o se non sia invece più giusto indirizzare la tecnologia ad obiettivi ben più urgenti come il pro- blema della fame, la cura dei tumori, ecc. ».” « Oggi come oggi — nota Nicola Abbagnano — il senso di una insicurezza radicale che investe tutti gli aspetti della vita è assai diffuso e costituisce il carattere dominante del tempo. I capisaldi sui quali, da qualche secolo in qua, si fondava la certezza dell'uomo riguardo al suo destino non stanno più in piedi. Non si crede più al progresso ineluttabile della storia. La scienza e la tecnica hanno realizzato conquiste enormi e insperate, ma i contraccolpi negativi di esse, i costi enormi naturali ed umani, sono diventati evidenti ed appaiono sempre più pesanti ed insostenibili ».* « Oltre che per i suoi costi altissimi la tecnologia viene messa in crisi dai pericoli e dai danni assai gravi che essa procura sia alla natura sia all'uomo. « Nel mondo della natura l'uso sconsiderato della tecnologia ha provocato danni gravissimi forse irreparabili. [....] ì « Oltre che per i danni che sta provocando nella natura, la tecno- logia viene messa in crisi per gli effetti perniciosi che ha sull'uomo. * PaoLo VI, Ivi, par. n. 47. . Î ? M., Una nuova cultura per una nuova società, Massimo, Milano. ABBAGNANO, L'uomo progetto 2000, Dino, Roma 1980, pp. 231-232. 172 Essi riguardano anzitutto l'ordine fisico, materiale, economico. [....] « Un altro effetto negativo della tecnologia è di produrre disoc- cupazione: essa, appena può, sostituisce l'uomo con la macchina e annulla moltissimi posti di lavoro. Ancor più grave è l’avvertimento che ci viene dalla tecnologia allorché essa viene impiegata per fare esperimenti sulla struttura genetica dell'uomo. È un'aberrazione gravissima, mostruosa. [...] Infatti intervenire sulla struttura genetica è far violenza all'uomo, alla sua libertà, la quale non è solamente quella qualità e quel diritto a cui noi moderni teniamo maggiormente, ma quella capacità che insieme all'intelligenza costituisce il vero nucleo essenziale del no- stro essere ».? b) Crisi morale - Anche sull'ordine morale le ripercussioni nega- tive della tecnologia sono allarmanti. « Una delle ragioni dello sfacelo morale del nostro tempo è stato il dimenticare che l'uomo diviene autenticamente uomo soltanto col- tivando se stesso, plasmando il proprio essere, disciplinando i propri istinti, tenendo lo sguardo fisso su certi valori fondamentali che for- mano la morale naturale: quelli già scoperti dal pensiero greco (bel- lezza, bontà, giustizia, prudenza, temperanza, amicizia, ecc.) e quelli aggiunti più tardi dal cristianesimo (amore, sacrificio, umiltà, pu- rezza, eguaglianza, solidarietà, ecc.). [...] « Con questo è chiaro che ultimo responsabile degli effetti per- versi della tecnologia e del suo cattivo uso è l'uomo. La responsabi- lità della “crisi epocale” ricade sulla società che ha introdotto la tecnologia e sugli uomini che l'adoperano. Essi hanno smarrito il cor- retto impiego della tecnologia dal momento in cui hanno smarrito la verità dell'uomo e della società ».® c) Crisi dei valori - « Storici e letterati, scrittori e giornalisti, filosofi e teologi, sociologi e psicologi, uomini politici ed ecclesia- stici, tutti riconoscono che la ragione fondamentale per cui la nostra società sta precipitando nel caos è il suo abbandono dei valori fonda- mentali che l'avevano informata e ispirata per secoli, cioè Dio, la Pa- tria, la Famiglia, lo Stato, la Chiesa, la Scuola, il Diritto, la Persona, la Solidarietà, la Filantropia, la Giustizia, ecc. ».* « Tutta la società è rimasta sconvolta dalla crisi dei valori tradi- zionali e dal loro capovolgimento. Ma la vittima principale, che pa- ga il prezzo più alto, è la gioventù, la quale spesso soffre di un vuoto interiore spaventoso che cerca di colmare rifugiandosi nei paradisi artificiali della droga oppure nell’inferno della criminalità e della violenza. Sono, però, soprattutto gli stessi giovani a restare delusi dalla cultura di oggi e a contestarne i risultati morali. Essi respin- gono assolutamente il principio base del consumismo, secondo cui * B. MONDIN, Una nuova cultura..., cit., pp. 169-172. ® Ivi, pp. 172-175. # Sul problema dei valori vedere il cap. XV. 173 Grave crisi morale della società attuale Grave crisi dei valori Una dura verità che deve essere annunciata Giovanni Paolo Il: occorre pensare non all'uomo astratto ma a quello reale, concreto Mediazione tra fede e cultura l'uomo tanto vale in quanto è un principio di produzione e di con- sumo ».® 12.3 È necessario un nuovo progetto culturale « Ciò che è urgente e inderogabile per trarre l'umanità fuori dalla barbarie è darle una nuova forma spirituale, ossia una nuova cul- tura, la quale, dopo Cristo, non può più essere una forma semplice- mente umana ma dev'essere una forma cristiana. Per i laicisti questa è una dura verità ma è la verità, e il cre- dente non può nasconderla sotto il moggio, per non offendere la loro miopia. La verità va annunciata, proclamata con coraggio, con chiarezza, non a mezzi termini, con circonlocuzioni più o meno oscu- re. E questo vale anche per la cultura. Il credente sa che solo Cristo (il quale fa parte della storia e l'ha anche profondamente trasformata) possiede la verità sull'uomo e sulla società e ce ne ha resi partecipi. [....] « Perciò per chi rifiuta il messaggio evangelico ed il suo insegna- mento equivale ad escludersi automaticamente dalle condizioni per rielaborare un progetto culturale adatto alla nostra società ».* L'ha proclamato in un modo estremamente chiaro il papa Gio- vanni Paolo II nella enciclica Redemptor hominis indirizzata alla u- manità intera: « Non si tratta dell'uomo astratto, ma reale, dell'uomo concreto, storico. Si tratta di ciascun uomo, perché ognuno è stato compreso nel mistero della redenzione, e con ognuno Cristo si è unito, per sempre, attraverso questo mistero. L'uomo così com'è voluto da Dio, così come è stato da lui eternamente scelto, chiamato, destinato alla grazia e alla gloria: questo è proprio ogni uomo, l'uo- mo il più concreto, il più reale; questo è l’uomo in tutta la pienezza del mistero di cui è divenuto partecipe in Gesù Cristo, mistero del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini vi- venti sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito » (Enc. Redemptor hominis, n. 13). « Con ciò non si intende identificare fede e cultura, perché la cultura non si deduce immediatamente, direttamente dalla fede, ma deve avvalersi delle varie mediazioni fornite dalla scienza, dalla filosofia, dalla sociologia, dalla politica, ecc. Ma il pilastro portante, a pietra angolare, storica, reale, è Cristo. Chi lo rifiuta non potrà mai produrre un progetto culturale atto a promuovere il bene reale della persona umana e della società ». M., Una nuova cultura..., cit., pp. 176-179. ® Ivi, pp. 188-189. CONCETTI DA RITENERE — Origine dello stato naturale, convenzionale, preternaturale — Civitas terrena; civitas Dei; debitus finis — Costituzioni giuste e ingiuste: monarchia; aristocrazia; repubblica o politfa; tirannia; oligarchia; democrazia — Autonomia della sfera politica — Ordine morale; volontà sociale — Stato; Chiesa; società perfetta; subordinazione diretta; subordinazione indiretta — Mediazione culturale — Città fraterna — Capitalismo; individualismo; liberalismo; stato di diritto; trust; oligo- poli; multinazionali; capitalismo classico; capitale; proletariato; sfruttamento — Neocapitalismo scientifico; management; New Deal; tecnostruttura; af- fluent society — Socialismo marxista; comunismo; salario; plus-valore; profitto; lotta di classe — Marxismo; leninismo; stalinismo; maoismo; labourismo — Marxismo revisionista; postmarxismo; neomarxismo — Cristianesimo caritativo; cristianesimo sociale; testimonianza; impe- gno; nuovo modello di civiltà; immaginazione sociale; continenti ideologici SINTESI CONTENUTISTICA I. I TERMINI DEL PROBLEMA 1. Il carattere essenzialmente politico e socievole della natura umana, già evidenziato da Aristotele nella sua Politica, ha assunto oggi una rilevanza quasi predominante. 2. Il problema politico investe l'origine e il fondamento dello Stato, la sua organizzazione, la sua forma migliore, la sua funzione, il suo fine specifico, la natura dell'azione politica e i suoi rapporti con l’azione morale, i rapporti tra Stato e Chiesa, tra Stato e partiti. 3. Le diverse istanze storiche hanno accentuato di volta in volta uno dei diversi aspetti: a) durante la crisi della polis (Sofisti, Platone, Aristotele) e durante le vi- cissitudini dell'età moderna e contemporanea (Hobbes, Bacone, Locke, Cam- panella, Hume, Rousseau, Hegel, Marx, Engels, Lenin, Maritain, ecc.) è emersa la questione dell'origine dello Stato; b) nel Medioevo e per taluni aspetti nell'età contemporanea (ad esempio, nel contesto dell’unificazione nazionale) si è affrontato il problema dei rapporti Stato-Chiesa; c) la relazione « politica-morale » ha trovato soprattutto riscontro nell'età moderna (Machiavelli e Hobbes); d) i rapporti Stato-partito sono oggetto soprattutto della riflessione con- temporanea. II. NATURA SOCIALE DELL'UOMO 1. Sin dall'origine della sua storia l'uomo è vissuto in relazione a un grup- po sociale (inizialmente la famiglia, il clan, la tribù, successivamente il villag- gio, la città, lo Stato). La dimensione sociale dell'uomo si perfeziona in rela- zione alla sua crescita culturale. 2. Oggi la socialità ha assunto una fisionomia planetaria favorita anche dai 175 mezzi di comunicazione di massa. A motivo di ciò la socievolezza ha assunto dimensioni tali da poter essere considerata un fenomeno tipico del nostro tempo. 3. ‘Per l'uomo contemporaneo la redenzione coincide con il diventare una persona capace di trovare se stessa in interazione con la comunità. 4. Caratteristica del momento attuale è il fatto che da un lato vengono affermati i diritti inviolabili della persona e la sua libertà e dall'altro alcuni sistemi politici, strutture economiche e sociali e il primato tecnologico-scien- tifico tendono a soffocarli. Lo Stato è una realtà empirica di natura incontrovertibile. Tre sono le interpretazioni che ne spiegano l’origine: a) Origine naturale: l’uomo, essenzialmente socievole, può soddisfare i suoi bisogni e realizzare le sue aspirazioni solo in relazione ai suoi simili. — Secondo Aristotele il traguardo della vita umana è la felicità e lo Stato ne facilita il conseguimento. — Secondo Hegel, lo Stato è originato dalla volontà dello Spirito Assoluto, principio metafisico della realtà, che nello Stato si attua compiutamente. Fami- glia, società civile e Stato sono le diverse tappe di questa attuazione che, par- tendo dall'unione d'amore di due persone, arriva alla realizzazione di una isti- tuzione concreta che organizza la vita etica dei suoi membri. — Secondo Marx, lo Stato nasce dal bisogno degli uomini di soddisfare i loro bisogni elementari attraverso l’aiuto reciproco. Le forme che successiva- mente lo Stato assume nella storia sono invece dovute all'arbitrio umano circa la distribuzione dei tre elementi costitutivi della struttura fondamentale dello Stato che è la struttura economica: lavoro, capitale, mezzi di produzione. b) Origine convenzionale: l'originaria autosufficienza degli individui sa- rebbe stata inficiata dal progressivo costituirsi di piccoli centri di potere. I con- seguenti conflitti hanno dato origine allo Stato come garanzia di stabilità e di accordo sulla base della rinunzia a qualche diritto e con l’assoggettazione a qualche dovere. I Sofisti avanzarono per primi questa ipotesi, sviluppatasi suc- cessivamente attraverso altri filosofi. — Secondo Hobbes e Spinoza il contratto sociale ha carattere irreversi- bile: la delega allo Stato dei propri diritti non può essere revocata. Per Locke e Rousseau, invece, il contratto è reversibile. c) Origine preternaturale: lo Stato è conseguenza di una caduta dell'uomo da una condizione di perfezione originaria, Avviata da Platone, tale concezione è sviluppata da Agostino e da Vico. Agostino distingue la civitas Dei, fondata sull'amore di Dio e sulla ca- rità, dalla civitas terrena fondata sull'amore di se stessi fino all'egoismo e al rifiuto di Dio. L'essenziale di entrambi i regni è il debitus finis, l'uno ricerca la gloria di Dio, l’altro la gloria degli uomini. Secondo Agostino l’espressione più mostruosa della civitas terrena è stato l'Impero Romano. — Vico, pur attribuendo l'origine dello Stato al peccato, non ha la conce- zione pessimistica di Agostino. Egli vede però nello Stato un intervento prov- videnziale di Dio per trarre gli uomini dalle loro miserie. IV. LE FORME DI GOVERNO 1. Platone e Aristotele, considerando lo Stato in relazione al consegui- mento del bene comune, distinguono le costituzioni possibili in giuste ed in- giuste:  GIUSTE INGIUSTE — la monarchia: governo di uno so- — la tirannia: governo di uno solo lo che cura il bene di tutti che persegue il proprio interesse — l'aristocrazia: governo dei virtuo- — l'oligarchia: governo dei ricchi si che curano il bene di tutti sen- che cercano il bene economico za attribuirsi privilegio personale — la repubblica: governo popolare — la democrazia: governo della che cura il bene di tutta la città massa popolare che vuole sop- primere ogni differenza sociale Nei filosofi dell'età moderna le ipotesi hanno avuto una inversione di ten- denza rispetto a quelli dell'antichità e del Medioevo: mentre questi ultimi rite- nevano la monarchia assoluta la forma ideale di governo, i primi si sono fatti assertori della monarchia parlamentare e della repubblica. Oggi la forma repubblicana è considerata la più adatta alla tutela dei di- ritti e al perseguimento del bene comune. POLITICA E MORALE 1. Machiavelli fu il primo assertore dell'autonomia della politica sia ri- spetto alla morale che rispetto alla religione. Egli riteneva infatti che la poli- tica disponesse di principi normativi suoi propri. Essa è posta come una for- ma particolare dell'attività spirituale, non riducibile in quanto forza eminen- temente positiva rispetto alla negatività del male. 2. Dopo Machiavelli i teorici della politica si dividono tra coloro che sono favorevoli alla sua teoria e coloro che sono contrari: a) Vico e Campanella tendono a ricondurre la politica alla morale; b) Hobbes e Spinoza rivendicano la totale autonomia della politica. 3. Dopo una pausa segnata dall’interesse degli Illuministi solo sulla ricerca delle forme ideali di governo, il problema viene nuovamente approfondito: — Kant, pur distinguendo le due sfere, afferma che né la politica può sot- trarsi agli obblighi morali, né la morale può sottrarsi all'impegno nella vita civile. — Per Hegel la distinzione è inammissibile, poiché lo Stato è la fonte su- prema di ogni moralità. — Marx presenta una prospettiva ambivalente: a) polemica contro l'idea- lismo e il capitalismo: l’etica e la politica sono sovrastrutture dei fatti econo- mici; b) progettazione della società ideale: l'etica è uno dei valori fondamentali e la politica è uno strumento necessario per la sua realizzazione. Non diversamente da Hegel, nella seconda prospettiva, Marx attribuisce allo Stato il com- pito regolatore della volontà collettiva. Nella prospettiva cristiana, Maritain riafferma non solo la stretta cor- relazione tra morale e politica (la morale orienta i fini della politica e ne giu- dica i mezzi di realizzazione), ma ribadisce inoltre l'ispirazione lievitante e liberante del Vangelo, capace di dirigere l’azione dell’uomo e il suo significato oltre i limiti della natura e della storia. STATO E CHIESA 1. Stato e Chiesa sono entrambi caratterizzati dalla definizione di società perfetta, il primo finalizzato al bene comune terreno, la seconda finalizzata alla salvezza eterna e ai mezzi per conseguirla. 2. La legittima distinzione tra i due ordini non può comunque intendersi come una separazione poiché i soggetti delle due società sono gli stessi: i cit- tadini di uno Stato sono per lo più anche i membri di una Chiesa. Inoltre gli obiettivi si integrano: né il vero benessere della persona può disgiungersi dalla sua salvezza; né la salvezza è disgiunta dal benessere materiale. 177 3. La questione « Stato-Chiesa », acuta nel Medioevo a motivo dell’univer- salismo dell'Impero e della Chiesa di Roma, si ridimensiona nell'età moderna con gli stati unitari e le pluralità confessionali dopo la Riforma. Le linee risolutive principali restano comunque le seguenti: a) S. Tommaso: subordinazione indiretta dello Stato alla Chiesa (il fine della seconda è superiore a quello del primo); b) Bonifacio VIII: subordinazione diretta dello Stato alla Chiesa: 1) Lo Stato è al servizio della Chiesa. 2) Il Papa riceve di- rettamente l’autorità da Dio; l'Imperatore la riceve dal Papa; c) Marsilio da Padova: subordinazione diretta della Chiesa allo Stato, che provvede al benes- sere totale dei cittadini; il Papa e la gerarchia ecclesiastica sono funzionari incaricati del benessere spirituale dei cittadini; d) Età moderna-contempora- nea: progressiva netta separazione tra le due società. RAPPORTO FEDE-POLITICA 1. È maturata oggi la consapevolezza che la Chiesa è essenzialmente una comunità spirituale vincolata dall'amore, senza strutture temporali che la fac- ciano apparire uno Stato in concorrenza con gli altri stati. 2. La concezione integrale dell'uomo e la fede in un Dio che si è incarnato ha fatto sì che la teologia contemporanea abbia sottolineato l’importanza della dimensione politica del messaggio cristiano, esplicitamente al centro dell’An- tico Testamento (in particolare nel libro dell'Esodo), ma presente anche nel Nuovo {la condotta e l'insegnamento di Gesù provocano la violenta reazione dei poteri politici costituiti). 3. La testimonianza del cristiano non è accettazione passiva né estatica contemplazione della parola di Dio, ma fattiva attuazione delle promesse divine per la piena realizzazione del Regno. VIII. LETTURA POLITICA DEL MESSAGGIO EVANGELICO 1. La legittimità di una lettura politica del messaggio evangelico non la giustificano come lettura esclusiva. Scopo fondamentale del messaggio cristia- no è anzitutto la conversione del cuore. 2. Il cristiano sa che la vita politica deve tendere al bene comune, che la libertà e l'uguaglianza sono diritti inalienabili della persona. 3. Il cristiano è consapevole del fatto che nella natura umana è presente un movimento orizzontale anch'esso determinante per la totale realizzazione dell’uomo in se stesso. In questa direzione l’ideale verso cui deve tendere l'opera politica è l'inaugurazione di una città fraterna (Maritain). CAPITALISMO O SOCIALISMO? 1. Capitalismo e socialismo sono i due sistemi economici contrapposti che oggi si spartiscono le sorti del mondo. Entrambi sono caratterizzati al loro interno da alcuni punti essenziali e da alcune differenziazioni. CAPITALISMO Capitalismo classico: sistema economico conseguente ad una concezione antropocentrica dell’uomo: l’uomo non ha altro fine all'infuori di se stesso. e Affermazione prioritaria dell'individuo rispetto alla società (individua- lismo) e sua libertà incondizionata (liberismo). e Lo Stato (espressione delle libertà individuali) si regge sulla democrazia rappresentativa e sulla Legge (stato di diritto). e Economicamente la libertà dell'individuo si estende sulla base delle sue possibilità economiche. È e La lotta per il successo porta all'organizzazione di trust (oligopoli, mul- tinazionali, ecc.) che esercitano pressione sui governi e sull’opinione pubblica. e Accresce se stesso sulla base dello sfruttamento del proletariato. B) Neocapitalismo: nasce negli Stati Uniti con Taylor a 178 motivo del crollo del rendimento produttivo dei lavoratori e del loro conflitto con i datori di lavoro. e Si riconosce allo Stato capacità di intervento condizionatore nell’attività economica e ai lavoratori di associarsi liberamente per difendere i propri diritti. e Lo scientific management regola i tempi di lavoro, di istruzione specifica e di cooperazione tra direzione manageriale e lavoratori. e Dopo la crisi del 1929, il « New Deal » di Roosevelt, lo Stato viene maggiormente coinvolto nel processo economico con un intervento di ridistri- buzione dei redditi attraverso una forte pressione sugli automatismi economici. e La tecnostruttura degli anni ’30 inserisce scienziati e tecnici nel processo economico per un'ulteriore riduzione dell’area proletaria. e Nel secondo dopo-guerra nasce la « società dei consumi », il cui scopo è il miglioramento delle condizioni di vita in base alla disponibilità sempre mag- giore dei beni di consumo. Ma l’uomo di questa società iperproduttiva finisce per vivere costretto a consumare sempre di più ciò che produce. SOCIALISMO Socialismo marxista: Marx si propone di fondare una so- cietà in cui sia abolito lo sfruttamento e garantito a tutti il soddisfacimento dei bisogni fondamentali (comunismo). e La proprietà privata è considerata l'origine di ogni male individuale e sociale. x e La privatizzazione fa generare il rapporto salariale sul quale l’impren- ditore lucra il « plus valore » o profitto. e iLa lotta di classe è il mezzo per risolvere lo stato di sfruttamento e av- viare la società verso il comunismo. e Con la I° Internazionale dei Lavoratori (Londra 28-9-1864) le varie cor- renti socialiste si associano seppure con profondi contrasti. e Dalle posizioni di Bakunin nasce l'orientamento anarchico. e In Italia, a Genova, nasce il partito dei lavoratori italiani (poi P.S.I.). Labourismo e socialdemocrazia: il primo (Labour Party) sorge in In- ghilterra all’inizio di questo secolo come naturale frutto politico della Fabian Society, fondata nel 1883 a Londra con lo scopo della elevazione della classe lavoratrice e delle Trade Unions, i sindacati operai che avevano iniziato la loro attività nei primi decenni del 1800 come società di mutuo soccorso tra gli operai metallurgici. Come it socialismo, il labourismo si è data la meta di arrivare a dare alla classe lavoratrice la proprietà dei mezzi di produzione, senza accogliere però i principi filosofici di quello. I mezzi di lotta per raggiungere le mete stabilite è l'educazione delle masse e lo sciopero attraverso il sindacato per ottenere dallo Stato e dal padronato migliori condizioni di vita, salariali ed una legislazione sociale a difesa del lavoratore. Sulla linea del labourismo sorgono in altri paesi dell'Europa occidentale (come Germania, Olanda, Danimarca, Scandinavia) partiti socialdemocratici i quali ripudiano la via rivoluzionaria per il riformismo, per attuare nel tempo le proprie mete. Entrambi questi due socialismi riformisti e democratici non combattono il capitalismo, trasformatosi nel contempo in neocapitalismo, ma convivono con esso, accettando la tesi dello sviluppo massimo della produzione come strumento per migliorare le condizioni dei lavoratori e rendendoli partecipi della vita sociale e politica del proprio paese. C) Marxismo-leninismo e maoismo: nel 1917 con la Rivoluzione d'ottobre 179 Lenin crea in Russia uno Stato collettivista, con un potere di vertice esercitato dal partito in modo assoluto. e :La terra fu collettivizzata; furono negate le libertà individuali e di grup- po. Con Stalin il regime assume un carattere dittatoriale estremo. e Nel 1956 al XX Congresso del Partito Comunista il dispotismo staliniano viene denunziato. e Nel 1949 in Cina Mao-Tze-Tung costituisce la Repubblica Popolare Cinese. Furono collettivizzate l'agricoltura, l'industria e i commerci. e I capisaldi del marxismo vengono ripensati per un popolo povero e con- tadino che viene indottrinato secondo una metodologia nazionalistica e volon- taristica. Il socialismo maoista ha caratteri militaristi. Dopo la morte di Mao- Tze-Tung il regime comunista cinese diviene meno rigido. D) Marxismo revisionista o neo-marxismo: dopo sessant'anni di marxismo sovietico e nonostante la notevole diffusione del marxismo in Occidente, vi è stato un evidente allontanamento nell’area degli intellettuali dalle tesi classiche. e Peri nuovi marxismi, ad esempio, la dialettica non ha leggi, non riguarda la natura, ma il soggetto singolo in rapporto con la storia. e La religione è considerata un fattore di liberazione e apertura alla speranza. e Tra i rappresentati del nuovo marxismo: Gramsci, Horkheimer, Mar- cuse, Bloch. X. LE DOTTRINE SOCIALI DI ISPIRAZIONE CRISTIANA 1. Le soluzioni cristiane alla questione sociale si distinguono in due tipi: — forma assistenziale caritativa {cristianesimo caritativo): la prima forma essenziale al cristianesimo è presente in tutti i secoli cristiani, come frutto dell'attenzione evangelica agli umili, agli oppressi, ai diseredati; — forma propositiva di revisione delle strutture economico-sociali (cristia- nesimo sociale): si è preoccupata di individuare accanto all'azione caritativa, il problema della giustizia a partire dalla seconda metà dell’800. e Il magistero della Chiesa ha elaborato a partire dalla fine del XIX se- colo una coraggiosa dottrina sociale che legittima la proprietà privata nel ri- spetto del bene comune, rivendica i pieni diritti del lavoratore e indica i com- piti dello Stato per un giusto equilibrio sociale ed economico. La testimonianza cristiana nel mondo socio-politico si traduce in un im- pegno capace di promuovere un nuovo modello di civiltà e di favorirne la realizzazione. 2. Il cristiano sente tutta la responsabilità di essere la coscienza critica dei « due continenti ideologici » del capitalismo e del socialismo e di dover offrire all'uomo del nostro tempo il terreno di una mediazione culturale sul quale egli possa recuperare la propria integrazione personale e sociale. XII. I PROBLEMI DI UNA NUOVA CONCEZIONE DELLA SOCIETÀ 1. Tra i fenomeni emergenti del nostro tempo appaiono l’'urbanesimo e la civiltà dell'immagine e della comunicazione presenti sia nell’area comunista che nell’area capitalista. 2. Questi fenomeni hanno generato la realtà dei « nuovi poveri »: delin- quenti, drogati, disadattati, devianti, emarginati in genere. 3. Si sono acutizzate le discriminazioni razziali, culturali e religiose. Si ri- fiutano i deboli, i vecchi, gli handicappati perché improduttivi, 4. Il nostro tempo mostra l'urgenza del recupero di una mentalità che ri- trovi l'amore per l’uomo inventando nuove forme di democrazia libera e sociale. 180 5. « La « crisi epocale » della società attuale è soprattutto crisi tecnologica, morale e dei valori, 6. In questa situazione di « crisi epocale » emerge la necessità di un nuovo progetto culturale, ispirato dal Vangelo, che abbia come centro del suo inte- resse l’uomo concreto, storico. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE i. Che cosa si intende per politica? 2. A che cosa deve la sua origine lo Stato? 3. Quali sono le opinioni dei filosofi antichi e moderni riguardo allo Stato? 4. Qual è la costituzione politica ideale secondo Platone, Aristotele, Tom- maso, Hobbes, Campanella, Locke, Hegel, Marx? 5. Che rapporto c'è tra politica e morale? Qual è lo scopo dello Stato? 6. Come sono stati intesi i rapporti tra Stato e Chiesa da Agostino, Tom- maso, Bonifacio VIII, Marsilio da Padova, Machiavelli, Mazzini, Croce? 7. Politica e morale si distinguono tra di loro? Come? 8. Che rapporto intercorre tra fede e politica? C'è una funzione politica nel messaggio evangelico? 9. Cosa si intende per stato democratico, liberale e totalitario? 10. Quali sono le caratteristiche del capitalismo e del socialismo? Che cosa è il neocapitalismo? E il labourismo e la socialdemocrazia?* 11. Quali sono le caratteristiche del marxismo-leninismo-stalinismo rispetto al maoismo? Che significano i termini « nuovi marxismi » e « postmarxismo »? 12. Il neocapitalismo e il marxismo riescono a superare i mali della so- cietà odierna? Perché si dice società dei consumi? 13. Che cos'è il cristianesimo sociale? Il cristiano come deve operare in campo sociale e politico? 14. Quali possono essere considerate le cause determinanti che hanno pro- gressivamente subordinato il potere politico al potere economico? 15. È legittimo oggi parlare non solo di continenti ideologici ma addirit- tura di dittature planetarie? 16. In quale misura è possibile stabilire un rapporto tra il deterioramento attuale dell'orizzonte metafisico, antropoiogico ed etico e il disorientamento politico contemporaneo? 47. In quale prospettiva e perché una sana mediazione culturale può fare dell'esperienza religiosa la coscienza critica dei sistemi politici ed economici degenerati? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI AA.Vv., Fede e politica oggi, Massimo, Milano 1982. AA.Vv., Economia, politica e morale, Morcelliana, Brescia 1958. AA.Vv., Filosofia e impegno politico, Massimo, Milano 1982. AA.Vv,., Politica e filosofia, F. Angeli, Milano. ARANGUREN J., Etica e politica, Morcelliana, Brescia 1966. Biscione M., La filosofia politica del Novecento in Italia, Bonacci, Roma 1981. BruNELLO B., Dottrine politiche, La Scuola, Brescia 1955. CARMAGNANI R.-PALAZZO A., Mediazione culturale e impegno politico in Stur- zo e Maritain, Massimo, Milano 1985. CipoLLA C., La partecipazione politica, Città Nuova, Roma. 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Il problema estetico riguarda la natura dell'opera d'arte, il suo fine e i rapporti che intercorrono tra l’attività estetica e le altre attività umane. Questi tre aspetti capitali del problema estetico, già esplorati tante volte nel passato, continuano ad essere oggetto di discussione anche ai nostri giorni. Nel presente capitolo noi cerche- remo di determinare il senso di questi aspetti del problema estetico e presenteremo inoltre un quadro sintetico delle soluzioni più si- gnificative elaborate dai filosofi antichi e moderni. 1. Natura dell’opera d’arte Che cos'è l'opera d'arte in se stessa? Quali sono le ragioni per cui qualche cosa viene considerata artistica mentre altre cose no? Per esempio, perché lo scarabocchio d'un bambino non viene rite- nuto artistico, e invece se porta la firma di Picasso sì? Oppure, per- ché si giudica artistica una cattedrale gotica, ma non un palazzo in cemento armato? Ancora, quando un artista produce un'opera d’arte, che cosa fa di preciso: crea oppure imita, inventa oppure copia, e- sprime se stesso, i propri sentimenti, le proprie passioni, oppure dà corpo a valori universali intuitivamente percepibili da ogni uomo? Questi sono appena alcuni degli interrogativi che si affacciano alla mente quando ci si trova di fronte ad un'opera d'arte. Per prenderne coscienza non occorre nessuna preparazione speciale e nessun grado elevato di cultura. Ma la risposta non è affatto ovvia e molto spesso neppure le menti più acute e preparate sono riuscite a trovarne una soddisfacente. Il problema estetico è tra i primi che si presentano alla riflessione dei greci, per la necessità di intendere anzitutto come ad un mondo di poesia possa affiancarsi o anteporsi un mondo di idee, e come l'essere possa persistere nella sua assorbente sovranità, pur lascian- 183 La natura dell’opera d’arte, il suo fine, il suo rapporto con le altre attività umane I caratteri essenziali dell’opera d’arte Platone: l’arte imitazione della Bellezza La poesia come procreazione spirituale Aristotele: la bellezza è ‘‘un bene che piace” Filosofia cristiana e concezione mimetica: Dio, che è bellezza, è oggetto di imitazione do sussistere accanto e di fronte a sé la scialba e inconsistente realtà del mito e della poesia. Questo problema ha appassionato soprattutto Platone, il quale ha cercato di risolverlo nel contesto della sua teoria delle Idee, fa- cendo dell'estetica una specie di controprova di tale teoria. L'arte viene intesa da Platone come imitazione -della natura e questa, a sua volta, è concepita come imitazione delle Idee. L'oggetto della imi- tazione è la Bellezza. Nel Filebo Platone descrive la Bellezza come un preludio sensibile del Bene inaccessibile, quasi si trattasse del « portico » della casa del Bene. Nel Fedro egli parla del Bello come di un'idea corporea, l’unica tra le idee che ebbe in sorte il privilegio di rendersi visibile ai mortali, per poter essere da loro ardentemente amata. Nel Convito Platone oltrepassa la concezione mimetica del- l'arte e formula una teoria dell’arte intesa come creazione, una pro- duzione dall'interno, un « parto » (tokos). Eros, il simbolo divino del Convito, è fecondato dall’anelito verso la Bellezza oggettiva e asso- luta, quando si rende capace di generare e procreare nel Bello. Quand'uno già brama di generare e procreare, allora soltanto si lan- cia alla ricerca del Bello e, trovatolo, genera e procrea ciò di cui da lungo tempo era pregno. Poesia è questa procreazione spirituale, per cui nessun particolare requisito si chiede ai « buoni poeti », eccetto che siano generatori e inventori. Alla concezione mimetica dell’arte si attiene anche Aristotele, no- nostante il suo rifiuto della teoria platonica delle Idee: per lui l’arte è essenzialmente imitazione della natura. L'imitazione, però non è in- tesa come semplice riproduzione, ma piuttosto come emulazione della natura, considerata maestra. Dal punto di vista soggettivo, Ari- stotele definisce la bellezza come « un bene che piace » e la distin- gue, pertanto, sia dal bene che dal piacere. Infatti, mentre il bene è oggetto della volontà e il piacere delle passioni, il bello interessa le facoltà conoscitive: è un piacere suscitato nelle facoltà conoscitive. Gli elementi fondamentali che contribuiscono a rendere bella ossia artistica una cosa sono tre: l'ordine, la simmetria e la determina- tezza. La concezione mimetica dell’arte viene ripresa anche dai filosofi cristiani i quali peraltro la modificano su di un punto fondamen- tale: oggetto dell'imitazione non è più la natura oppure le Idee, ma Dio stesso. L'arte umana dovrà risultare imitazione dell'atto con cui Dio crea la natura. Si tratta di una modificazione profonda che non riguarda soltanto la maggior eievatezza della realtà imitata, ma anche la natura stessa dell'imitazione, perché questa diviene imi- tazione dell'attività creatrice di Dio, un'attività che i greci non ave- vano mai conosciuto. Ne consegue che « unità, armonia, proporzione, integrità, congruenza, convenienza della forma bella, tutti i concetti estetici insomma, che i cristiani avevano ereditato dalla classicità, acquistano un nuovo timbro nella loro riesecuzione: tutte queste sono note della bellezza, per loro in quanto appartengono all'atto -184 espressivo e manifestativo dello Spirito Assoluto che contiene il mon- do nella sua potenza creatrice e perciò lo rende bello. Nessuna cosa sarebbe bella, se non venisse da Dio: è il motivo che ricorre dalle Confessioni di S. Agostino all'Itinerarium di FIDANZA (vedasi). Il Dio cristiano è il « genio della nuova estetica ».! Dal punto di vista soggettivo, i pensatori cristiani, seguendo Aristotele definiscono la bellezza come una relazione: « pulchrum est quod visum placet » (bello è ciò che piace alla vista). Come la bontà così pure la bellezza è una relazione di convenienza, di ar- monia, ma non più tra le cose e la facoltà appetitiva (come nella bontà), bensì tra cose e facoltà conoscitive. Tuttavia la bellezza si distingue anche dalla verità, in quanto pur essendo come quest’ulti- ma una relazione tra cose e facoltà conoscitive, diversamente da essa non è una relazione di corrispondenza, ma di eccitazione e di sod- disfazione. Dal punto di vista oggettivo anche gli autori cristiani, come Aristotele, fondano la bellezza sull’integrità, l'ordine e lo splendore (integritas, proportio, claritas). % Durante il Rinascimento, che è anche l’epoca d'oro delle arti figurative, non potevano mancare indagini intorno alla natura del- l'opera d’arte. Tali indagini in alcuni casi sono svolte dagli autori stessi di alcuni dei più celebri capolavori di pittura, scultura, archi- tettura di tutti i tempi; Leon Battista Alberti, Leonardo da Vinci, Giorgio Vasari, ecc. Le loro considerazioni si rifanno oltre che ad Aristotele anche, anzi soprattutto, a Platone. Di lui si apprezzano in particolare ie dottrine sull'amore (eros), sulla generazione creativa (tokos) e sull’entusiasmo lirico (mania). Una svolta decisiva alla storia dell'estetica fa registrare Giam- battista Vico. Da lui l'arte non viene più concepita secondo la ma- niera mimetica, ma come un modo fondamentale ed originario di e- sprimersi da parte dell'uomo in una determinata fase del suo svilup- po. Secondo il Vico, com'è noto, tale sviluppo comporta tre fasi o età: del senso, della fantasia e della ragione. L'arte è il modo carat- teristico di esprimersi dell'età della fantasia: in quell'età l’uomo diede espressione al suo modo di intendere la realtà nelle creazioni della fantasia, nei poemi, nei miti, ecc. « La sapienza della gen- tilità dovette cominciare da una metafisica non ragionata e astratta qual è questa degli addottrinati, ma sentita ed immaginata quale dovette essere da tali primi uomini ». La mente degli uomini antichi, incapace di usare la ragione logica e ribelle alla fatica dell’astrazio- ne e del ragionamento, è naturalmente portata a sostituire o antici- pare il processo astrattivo mediante la fantasia. E in tal modo an- ziché universali logici si foggia universali fantastici, fantasmi o im- ! STEFANINI, Estetica, Studium, Roma 1953, p. 19. 185 La bellezza: relazione di convenienza e di armonia tra cose e facoltà conoscitive Umanesimo- Rinascimento: amore, generazione creativa e entusiamo lirico Vico: l’arte come una delle espressioni fondamentali della natura umana L'accoglienza di Vico da parte dei filosofi idealisti Kant: l’opera d’arte nasce dai sentimento che esprime l’universale nel particolare Idealisti e neohegeliani: l’arte rappresentazione sensibile deli’Assoluto L'arte come meccanica psicologica e come sovrastruttura magini che tengono il posto di veri universali, ossia delle idee o con- cetti elaborati dalla ragione.” La concezione vichiana dell'estetica, corabattuta aspramente ai suo primo apparire, in quanto urtava contro il pregiudizio cartesiano allora imperante, secondo cui soltanto la ragione può attingere la verità delle cose, fu più tardi calorosamente accolta e ampiamen- te seguita dai romantici e dagli idealisti (Schelling e Hegel) i quali reagendo contro gli eccessi del razionalismo e dell'illuminismo, a- scrivevano grande importanza alle facoltà della fantasia e del sen- timento in ordine alla conoscenza della verità. Una singolare teoria della natura dell'opera d’arte, teoria in parte dettata da esigenze di sistema, viene elaborata da Kant nel- l'opera Critica del giudizio. In essa l'autore cerca di mostrare che l’opera d’arte non è né un'imitazione della natura e neppure un'inter- pretazione metafisica della realtà e che pertanto non è prodotta né dalla fantasia né dall’intelletto. Essa è invece essenzialmente frutto deì sentimento il quale nell'opera d’arte percepisce ed esprime l'’uni- versale nel particolare, l'intelligibile nel sensibile, ii noumeno nel fenomeno. E così fa sorgere il piacere estetico che appaga tutto l’uo- mo in quanto produce una profonda armonia tra le opposte facoltà dei sensi e dell'intelletto. Il problema estetico occupa un posto di singolare rilievo nelle speculazioni degli idealisti e dei neohegeliani (Croce, Gentile). Ii lorc obiettivo è fondere ì motivi più originali delle teorie di Vico e Kant. Dal primo riprendono la tesi secondo cui l’arte rappresenta un momento preciso e di capitale importanza nella storia dell'uma- nità; dal secondo mutuano la tesi secondo cui l’arte è una rappre- sentazione dell’Assoluto in forma sensibile. Il significato spirituale dell'opera d'arte è stato però ripetuta- mente messo in questione durante l’ultimo secolo da autori che si ispirano più o meno direttamente al positivismo. Alcuni come il Taine riconducono l’arte ad un teorema di meccanica psicologica, legata ai tre fattori concorrenti della razza, dell'ambiente e del mo- mento; altri, come Marx, vedono nell'arte una sovrastruttura de- terminata dai rapporti tra i mezzi di produzione all'interno di una particolare società; altri, come Freud, considerano l’arte una su- blimazione dell'istinto sessuale; altri infine, come Dvorak, conside- rano l’arte come criterio ermeneutico della storia della culiura e così identificano la storia dell’arte con la storia della cultura. Contro queste interpretazioni positivistiche dell’opera d’arte han- no preso posizione i filosofi della Gestaltschule (scuola della figura). Secondo questi autori la conoscenza delle condizioni storico-psico- logiche non giova affatto alla comprensione di una opera d’arte. La sola cosa che importa è la figura sensibile, cioè importano i valori ? MONDIN', vol. II, pp. 238-240. 3 Ivi, pp. 321-322. 186 tattili o quelli della pura visibilità oppure gli elementi contrappun- tistici e tonali dell'esecuzione musicale, presi globalmente, come un tutto, e non frammentariamente. Attualmente molti filosofi che si ispirano al neopositivismo e agli analisti del linguaggio, non affrontano più il problema della natura dell'opera d'arte in se stessa, ma in modo assai indiretto, cercando di stabilire quale sia il senso del linguaggio estetico e se esistano dei criteri validi per accertarne la presenza (come per determinare il significato oggettivo delle proposizioni scientifiche esistono i criteri della verifica sperimentale oppure della falsificabilità). La lezione che possiamo raccogliere alla fine di queste brevi note intorno alla storia del problema della natura dell'opera d’arte mi pare che possa essere la seguente. L'opera d'arte non è una semplice imitazione di idee archetipe o di fatti naturali. Per caratterizzarsi come esteticamente bella un'opera dev'essere qualcosa di più e di diverso da ciò che esiste già nel mondo della natura oppure della cultura. Per avere opera d'arte ci vuole originalità, creatività. L'ope- ra d'arte è in un certo senso (certo non proprio in senso letterale) una creazione, più esattamente una trasformazione radicale degli ele- menti che l’artista ha a sua disposizione: gli elementi fornitigli dalla. tecnica, dalla osservazione, dalla ispirazione. Ciò che ne risulta si qualifica come bello se presenta tratti d'assoluta novità. Il lavoro dell'artista può essere paragonato a quello dell’ape: egli non crea ma, assimilando elementi già preesistenti, produce una realtà asso- lutamente nuova.‘ 2. Il fine dell’opera d’arte Oggetto dell'attività estetica è il bello (così come oggetto di quella scientifica è la verità, di quella etica il buono, di quella reli- giosa il sacro). L'artista facendo un’opera d’arte si propone anzitutto di dare espressione sensibile alla bellezza. Ma oltre a questo fine specifico i filosofi generalmente assegnano all'opera d’arte anche altre finalità più o meno importanti. Così, per Platone, Agostino e Tommaso essa ha una finalità eminentemente pedagogica; perciò raccomandano solo le opere d'arte che giovano all'educazione e condannano quelle che favoriscono la corruzione. Platone nella Repubblica condanna la commedia e la tragedia so- prattutto per due motivi. Primo, perché i comici e i tragici rappre- sentano gli dèi e gli eroi attribuendo loro bassezze e passioni pro- prie della natura umana e in questo modo snaturano il senso reli- gioso. Secondo, perché, componendo le loro opere, non si fondano sulla ragione ma sul sentimento e sulla fantasia; e invece d'essere d'aiuto alla ragione agitano le passioni, provocando il piacere e il * Cfr. F. MEI, La filosofia del concreto, Marzorati, Milano 1961, pp. 101-104. 187 L'opera d’arte è creazione Il fine: esprimere sensibilmente la bellezza Da Platone a Tommaso: scopo pedagogico dell’opera d’arte Platone: la musica come educazione all’armonia interiore Scopo teoretico dell’opera d’arte: conoscenza delle verità ultime Idealisti tedeschi e neohegeliani: scopo metafisico dell’arte Pedagogico, catartico e metafisico: scopi secondari dolore. Secondo Platone, una sola arte merita d'essere coltivata as- siduamente: la musica. Essa educa al bello e forma l'anima all’ar- monia interiore. Per Aristotele, Plotino e Schopenhauer l’arte ha uno scopo es- senzialmente catartico: va coltivata in quanto aiuta l’anima a libe- rarsi dalle passioni, a purificarsi, a elevarsi verso la contemplazione.‘ Per Vico, Schelling, Hegel, Croce, Gentile l’arte ha una finalità eminentemente teoretica: ha di mira la conoscenza delle verità ul- time, della natura profonda delle cose, del mondo intelligibile, del- l'Assoluto. Vico respinge espressamente le opinioni di Platone e di Aristotele. A suo parere, l’arte non ha primariamente né funzione pedagogica né catartica: essa non è al servizio né dell'estetica né della pedagogia. L'opera d'arte ha anzitutto e soprattutto una fun- zione teoretica e metafisica in quanto costituisce una comprensione ed espressione profonda delle cose da parte di un essere intelligen- te, nel quale la ragione non ha ancora raggiunto la piena matura- zione e che, quindi, riesce ad esprimersi meglio per mezzo della fan- tasia e del sentimento. Questo intento metafisico dell’arte, com'è noto, è stato ribadito dagli idealisti tedeschi del secolo scorso e dai neohegeliani italiani (Croce e Gentile) del nostro secolo. Per tutti questi autori l’arte è una delle attività supreme dello Spirito Asso- luto. Il suo scopo specifico è esprimere l'Assoluto in forma sensi- bile. Pertanto un’opera è artistica soltanto e nella misura in cui è una manifestazione concreta dell’Assoluto. Oggi queste finalità secondarie dell’opera d'arte (pedagogica, catartica e metafisica) non riscuotono troppi consensi tra i filosofi. Generalmente si afferma, e a nostro parere giustamente, che l'arte ha una sua funzione autonoma, che è fine a se stessa, come la scienza, la religione, la morale, la politica, l'economia. Per quanto concerne l'autonomia si paragonano le opere d'arte alle opere della natura. Allo stesso modo come quest'ultime hanno una consistenza propria e una propria autonomia, altrettanto si deve pensare delle prime: an- che le opere d’arte devono essere considerate come aventi una fina- lità loro propria. La natura produce delle realtà (animali, laghi, fo- reste) che non vanno riferite a qualche cosa d'altro per essere com- prese, ma sono studiate direttamente in se stesse. Altrettanto si deve far anche per le opere d’arte. Producendo l’opera d'arte, l'artista in- tende creare qualcosa: vuole metterci davanti ad una realtà nuova, La sua creazione, questa nuova realtà, va guardata in faccia diret- tamente, per conto proprio, senza la pretesa o la preoccupazione di trovarvi dei significati reconditi, delle seconde intenzioni. Tutto quello che l'artista ha voluto dire è quanto egli è riuscito di fatto : Cfr. B. MONDIN, vol. I, pp. 96-97. > Ivi, p. 142 (Aristotele); pp. 185-186 (Plotino); vol. III, pp. 208-209 (Schopen- hauer). * B. MONDIN, vol. III, pp. 79-80. 188 a manifestare. E quello ch'egli è riuscito a manifestare sta lì davanti a noi. C'è però una precisazione da fare riguardo all'autonomia del- l'arte. Quando si dice che l’arte è essenzialmente autonoma non si vuole escludere che essa venga adoperata anche per altri scopi, teo- retici o pratici. Si vuole solo affermare che se lo scopo teoretico e pratico per cui l’opera d'arte viene compiuta è innalzato a fine pri- mario, in tal caso si priva l'opera d'arte della sua autonomia e quindi della sua vita. Quindi se un’opera d'arte ha intenti pedagogi- ci, religiosi, politici, ecc. essa può ancora riuscire come opera d'arte alla sola condizione che tali intenti non siano quelli primari ma se- condari. In conclusione, il principio dell'autonomia delle singole attività e discipline, che è stata la grande conquista dell’epoca moderna, vale certamente anche per l’attività estetica. Quindi nell'esplicarla e nel valutarla non si deve tener conto d'altri criteri al di fuori di quelli che sono intrinseci alla natura stessa dell’opera d'arte. . 3. Arte e morale Alla questione dei rapporti tra arte e morale s'è già fatto cenno alla fine del precedente paragrafo. Questo problema è stato diversa- mente risolto dai filosofi a seconda della finalità ch’essi hanno rite- nuto giusto assegnare all'attività estetica. Sia gli autori che come Platone e Aristotele attribuiscono all'arte una finalità essenzialmen- te pedagogica e catartica, come pure gli autori che col Vico le ascri- vono una finalità metafisica sottomettono in modo più o meno di- retto, più o meno esplicito, l’arte alla morale, e, di conseguenza, condannano dal punto di vista estetico quelle opere che giudicano moralmente riprovevoli. Il riconoscimento dell'autonomia dell’arte dalla morale è una conquista piuttosto recente e va ascritta a merito degli idealisti, in particolare di Benedetto Croce. ‘Secondo Croce l’arte è assolutamente autonoma: non è soggetta né alla filosofia, né alla morale, né alla pratica. L'arte come arte è amorale, cioè al di qua del bene e del male. « L'arte per avere carattere d'arte, per essere vera arte, deve essere vera espressione. Espressione di che? Che volete che esprima l'artista se non le sue im- pressioni? i sentimenti che prova? ».* Per fare vera arte bisogna espri- mere ciò che si ha in sé: chi lo esprime bene, è artista. Ma l’uomo e l'artista sono due realtà distinte. Per essere artista basta esprimere bene i propri sentimenti mentre l’uomo deve essere anche morale, saggio, pratico. Quindi, pur non essendo soggetto alla morale come artista, l'artista è soggetto alla morale come uomo: « Se l'arte è al © B. CROCE, Breviario di estetica, Laterza, Bari 1933, p. 49. 189 Non è il fine secondario a determinare il valore dell’opera d’arte Autonomia dell’arte dalla morale: conquista recente Croce: amoralità dell’arte Arte e morale: subordinazione indiretta di là della morale, non è di qua né di là, ma sotto l'impero di lei è l'artista in quanto uomo, che ai doveri dell’uomo non può sottrarsi, e l'arte stessa — l’arte che non è e non sarà mai la morale — deve considerare come una missione, esercitare come un sacerdozio ».? Di capitale importanza è la precisazione contenuta nell'ultima citazione: « L'arte è al di là della morale... ma sotto l'impero di lei è l'artista in quanto uomo ». L'uomo infatti, nonostante la molte- plicità delle sue attività e delle sue facoltà, costituisce un'essenziale unità. Ora l’unità è possibile soltanto se le varie attività sono ordi- nate ad un unico fine ultimo. Ma, dato che il fine ultimo dell'uomo è la piena realizzazione di se stesso, qui sta il suo bene supremo, la sua felicità, e poiché spetta alla morale riconoscere tale fine e stu- diare i mezzi per conseguirlo, ne deriva una certa subordinazione dell'arte alla morale. Quindi tra arte e morale c'è un rapporto simile a quello che abbiamo registrato tra morale e politica: è un rapporto di subordinazione indiretta. Anche l'arte come la politica deve con- tribuire al raggiungimento del fine ultimo dell'uomo. Questo però è l'obiettivo primario e principale della morale. CONCETTI DA RITENERE — Unità; armonia; proporzione; integrità; congruenza; convenienza — Ordine; splendore — Eros, tokos; manìa — Rappresentazione dell’Assoluto; meccanica psicologica; sublimazione della pulsione istintuale; sovrastrutture — Figura sensibile; valori tattili; visibilità; elementi contrappuntistici e tonali SINTESI CONTENUTISTICA I. LA NATURA DELL'OPERA D'ARTE 1. Il problema estetico riguarda la natura dell’opera d’arte, il suo fine, i rapporti intercorrenti tra l’attività estetica e le altre attività umane. 2. Il problema estetico è tra i primi a presentarsi alla riflessione dei Greci: rapporto tra il mondo della poesia e il mondo delle idee (complementarietà o opposizione); rapporto tra la sovranità dell'essere, il mito e la poesia. 3. Platone (Filebo, Fedro, Convito) intende l’arte come imitazione della natura, che a sua volta è imitazione del mondo delle Idee. La Bellezza è il pre- ludio sensibile al Bene inaccessibile. In una fase ulteriore egli intende l’arte come creazione, « parto » (tokos): Eros, il simbolo divino del Convito, è fecon- dato dall’anelito verso la Bellezza oggettiva e assoluta, quando diviene capace di generare il Bello. La poesia è questa procreazione spirituale; ai poeti non si chiede altro che siano procreatori e inventori. 4. Aristotele ritiene che l'arte, imitazione della natura, sia emulazione. La bellezza è un « bene che piace », distinto sia dal bene morale che dal piacere. Tre elementi caratterizzano il bello artistico: l'ordine, la simmetria, la determinatezza. 9 Ivi, p. 33. 190 5. Per i filosofi cristiani l’arte è imitazione dell'atto con cui Dio crea la natura. Unità, armonia, proporzione, integrità, congruenza, convenienza della forma belia sono concetti ereditati dalla concezione classica che i cristiani ri- conducono all'atto di Dio che rende bello ciò che crea {S. Agostino, S. Bona- ventura). 6. Nel Rinascimento predomina la concezione platonica sull'amore {eros), sulla generazione (tokos) e sull’entusiasmo lirico. 7. Nell’età moderna fondamentale è l’estetica di G.B. Vico, secondo il quale l'arte è un mondo primario ed originario dell’espressività dell'uomo in quella fase del suo sviluppo che è dominata dalla fantasia. 8. Kant nell'opera Critica del giudizio afferma che l’opera d'arte è essen- zialmente frutto del sentimento, il quale in essa percepisce ed esprime l’uni- versale nel particolare, il noumeno nel fenomeno. Il piacere estetico è, per- tanto, l’appagamento che l’uomo riceve dall’armonia tra le opposte facoltà dei sensi e dell'intelletto. 9. L'idealismo e il neoidealismo, riecheggiando sia Vico che Kant, danno grande importanza al ruolo dell’arte nella storia dell'umanità e la considerano la rappresentazione sensibile dell’Assoluto. 10. Nella seconda metà del secolo XIX si sono succedute le seguenti inter- pretazioni dell’arte: a) Taine riconduce l’arte ad una meccanica psicologica regolata dai tre fattori della razza, dell'ambiente e del momento; b) Marx considera l’arte come una delie sovrastrutture dei meccanismi di produzione; c) Freud la considera prodotto del meccanismo di sublimazione della pul- sione sessuale; d) Dvorak afferma che l’arte è un criterio ermeneutico della storia della cultura e identifica la storia dell’arte con la storia della cultura; e) i filosofi della Gestalischule (scuola della forma) ritengono che a deter- mirare l’opera d'arte è la figura sensibile, i valori tattili, quelli visibili, gli elementi contrappuntistici e tonali, assunti nella loro globalità; f) oggi l'interesse è soprattutto rivolto alla ricerca del senso del linguaggio estetico e alla ricerca dei criteri validi per accertarne la presenza. II. IL FINE DELL'OPERA D'ARTE Oggetto dell'attività artistica è il bello e fine dell'arte è quello di dare espressione sensibile alla bellezza. 2. Oltre al fine specifico, i filosofi hanno assegnato all’arte altre finalità: — Platone, Agostino e Tommaso le hanno attribuito scopi pedagogici; — Aristotele, Plotino, Schopenhauer le hanno assegnato uno scopo ca- tartico; — Vico, Schelling, Hegel, Croce, Gentile hanno attribuito all'arte una fina- lità teoretica e metafisica. Un'opera è artistica solo e nella misura in cui è manifestazione concreta dell’Assoluto. 3. L'estetica contemporanea tende ad affermare che l’arte ha una sua fun- zione autonoma, che essa è fine a se stessa. In tal senso l’opera d’arte è parago- nabile all'opera della natura. ARTE E MORALE 1. I filosofi che attribuiscono all'arte fine pedagogico o catartico o metafi- sico in modo più o meno diretto sottomettono l’arte anche alla morale. 2. Croce, invece, ha decisamente affermato l'autonomia dell’arte dalla mo- rale. L'arte in quanto tale è amorale, al di là del bene e del male. Ma anche se l'artista non è soggetto alla morale in quanto tale, lo è in quanto uomo. A motivo, quindi, della unità essenziale dell'uomo, anche per il rapporto tra arte e morale si può parlare di subordinazione indiretta della prima alla seconda. 191 QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Quali sono i principali aspetti del problema estetico? 2. Quali sono gli elementi costitutivi dell’opera d’arte? In che cosa consiste l’opera d’arte? 3. Qual è l'organo specifico che coglie la bellezza delle cose oppure di un’opera d'arte? 4. Come definiscono l’arte Platone, Aristotele, Kant, Vico, Schelling, Hegel, Croce, Freud, Marx? 5. In che cosa consiste il piacere estetico? 6. Qual è il fine dell’opera d’arte secondo Platone, Aristotele, Plotino, Vico, Kant, Hegel? 7. Quale ruolo ricopre l’arte nella cultura contemporanea? 8. La società a tecnologia avanzata conserva il senso della bellezza? 9. In quale misura e in quali contesti specifici della storia dell'umanità l’arte è stata asservita all'ideologia? 10. In che rapporti si trovano arte e morale? 11. È legittima la possibilità di rapporto tra messaggio artistico e messag- gio politico? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI Aporno TH.W., Teoria estetica, a cura di E. De Angelis, Einaudi, Torino 1975; ANCESCHI L., Autonomia ed eteronomia dell’arte (1936), Garzanti, Milano 1976. AssuNTO R., Teoremi e problemi di estetica contemporanea, Milano 1960. BANFI A., I problemi di una estetica filosofica, Milano-Firenze 1961. Ip., Filosofia dell’arte, Editori Riuniti, Roma 1962. BaARATONO A., Arte e poesia, Bompiani, Milano 1966? BIGNAMI E., La poetica di Aristotele e il concetto dell’arte presso gli antichi, Sansoni, Firenze 1932. CaLogeERO G., Estetica, semantica, istorica, Einaudi, Torino 1947. CaraccioLO A., L'estetica e la religione, Urbaniana, Roma 1972. 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IL PROBLEMA STORICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO Che rapporto intercorre tra la propria realizzazione e il trascorrere del tempo? 2. Che definizione si può dare del tempo? 3. Consapevolezza, ricordo e attesa: che rapporto c'è tra queste parole e il tempo? Il problema storico riguarda il senso della storia: la storia, nella sua movimentata sequenza di avvenimenti, ha un senso? Quale? Dove si situa il fulcro della storia: nel passato, nel presente oppure nel futuro? E se la storia ha un senso ed un punto di riferimento decisivo, è possibile effettuare una ricostruzione scientifica delle vicende umane? Il carattere problematico della storia è stato riconosciuto dai filosofi di tutti i tempi. Ma mai come nel nostro secolo, durante il quale il succedersi degli eventi ha assunto un ritmo incredibile sco» nosciuto alle epoche precedenti, la problematicità della storia si è imposta all'attenzione degli studiosi. 1. Il concetto di storia 'La storia si definisce diversamente a seconda che per essa si intendano gli avvenimenti in se stessi (senso oggettivo) oppure la nostra conoscenza dei medesimi (senso soggettivo). La storia in senso oggettivo è la marcia dell’uomo attraverso il tempo. Invece la storia in senso soggettivo ‘è lo studio degli avveni- menti umani che accadono nel tempo, nelle loro cause e nei loro ef- fetti, ed inoltre nel loro significato ultimo.! La storia di cui ci occu- piamo in queste pagine direttamente è la storia come scienza (sen- so soggettivo) ed indirettamente anche la storia come vicenda (senso oggettivo). ! Si suole distinguere tra storia empirica e storia filosofica. La prima si occupa solamente delle vicende umane nelle loro cause e nei loro effetti. Invece la seconda si propone di scoprire il loro significato ultimo. 193 La storia ha un senso? Senso oggettivo e senso soggettivo della storia Scetticismo storico: — apparenza degli avvenimenti — casualità degli eventi — discordanza degli avvenimenti Realismo storico: è possibile una scienza degli eventi storici 2. Possibilità della scienza storica Una scienza storica è possibile? A questo interrogativo si posso- no dare e di fatto sono state date due risposte antitetiche. Si può rispondere negativamente e allora si ha lo scetticismo storico. Op- pure si può rispondere affermativamente e allora si professa il rea- lismo storico. 2.1 Scetticismo storico La negazione della scientificità della storia poggia sui seguenti argomenti: a) Gli avvenimenti sono solo apparenti. Il mondo della esperien- za quotidiana è un mondo illusorio, apparente, senza alcuna consi- stenza e perciò senza senso. La filosofia indiana, Eraclito, Schopenhauer e altri filosofi si sono appellati a questo argomento per negare la possibilità della scienza storica. b) Gli eventi non accadono secondo un piano ordinato. Gli eventi sono reali e non illusori. (Anzi per molti pensatori che si appellano a questo argomento i fatti sono l’unica realtà). Però essi non hanno un significato, perché non hanno una direzione. Un evento suc- cede all’altro senza che nulla vada mai avanti. La storia è un ca- vallo che mentre va per la strada improvvisamente si imbizzarrisce e allora si lancia per i campi o ritorna indietro o si butta nel pre- cipizio. c) Discordanza nella interpretazione dei fatti storici. L'interpre- tazione dei fatti è molto diversa secondo che la storia sia scritta da un positivista, da un laicista, da un marxista o da un cristiano, anche escludendo che si tratti di falsificazioni volute a scopo di propa- ganda o di errori dovuti a documentazioni o indagini insufficienti. Basti pensare alle interpretazioni tanto discordanti del Medioevo, della Controriforma e del Risorgimento. 2.2 Realismo storico ‘Per realismo storico s'intende quell’indirizzo filosofico che am- mette la possibilità di una scienza degli eventi storici. Questo può avvenire in due modi, a seconda che la possibilità della scienza degli eventi storici si fondi su una visione deterministica o non determini- stica della storia. Si dà quindi un realismo storico deterministico o un realismo storico non deterministico. Nel primo i fatti accadono necessariamente, nel secondo liberamente. Tanto nel realismo storico deterministico quanto nel realismo storico non deterministico si danno due interpretazioni principali. In quello deterministico c’è chi ritiene che nella successione dei fatti non ci sia nessun progresso, mentre altri ci vede un divenire, una 194 evoluzione verso mete sempre più alte. Il primo è il realismo storico deterministico statico; il secondo, il realismo storico deterministico dinamico. Tra i fautori del primo tipo vanno annoverati tutti i pen- satori greci; tra quelli del secondo molti filosofi moderni, soprattutto gli idealisti e i materialisti. Ciò che distingue i materialisti dagli idealisti è il punto di partenza del divenire storico: per i primi è la materia, per i secondi è lo spirito. Nel realismo storico non-deterministico c'è chi sostiene che gli eventi storici si svolgono secondo un piano esclusivamente naturale, mentre altri sostengono che essi accadono secondo un piano sopran- naturale. Sostenitori della prima teoria (che chiamiamo realismo sto- rico non-deterministico naturalistico) sono gli illuministi e soprat- tutto Kant. Sostenitori della seconda teoria (che chiamiamo reali- smo storico non-deterministico cristiano o semplicemente realismo storico cristiano) sono tutti gli storici cristiani e i filosofi cristiani della storia. Riducendo questa divisione a schema, essa si presenta così: statico (pensatori greci) materialistico (Marx) deterministico | idealistico (Hegel) È dinamico REALISMO STORICO naturalistico (Kant) non deterministico cristiano : (Agostino, Bossuet, Vico) a) Realismo storico deterministico statico - Secondo il pensiero filosofico greco la storia si svolge su un piano circolare, in cui l’in- dividuo ha una certa libertà (una libertà relativa) mentre l’universo è soggetto alle leggi matematiche di una eterna palingenesi. La stra- da del tempo è una pista rotonda su cui tutte le società, tutte le civiltà, tutte le istituzioni si succedono con un ritmo inesorabile e dopo un breve periodo di gloria scompaiono. Il tempo, e quindi la storia, « è l'immagine mobile dell’immobilità eterna », esso è « quel- l'immagine senza fine che si svolge secondo le leggi dei numeri » (Pla- tone, Timeo). « Dio guida l'universo nel suo percorso circolare, ma una volta compiuti i periodi del tempo che gli sono fissati, esso riprende il suo movimento in senso inverso » (Platone, Politica). Questa concezione circolare della storia è condivisa da quasi tut- ti i pensatori greci (cfr. Empedocle, Platone, Stoici, ecc.). b) Realismo storico deterministico dinamico - Non è possibile qui effettuare una esposizione soddisfacente delle complesse dottrine della filosofia della storia insegnate in questo ultimo secolo dai ma- terialisti e dagli idealisti. Del resto ne abbiamo già trattato distesa- mente nel terzo volume della nostra storia della filosofia, ora ci pre- me solamente indicare una caratteristica fondamentale comune tan- to al realismo storico degli idealisti quanto a quello dei materia- 195 Piano naturale della storia: Kant Piano soprannaturale: storici e filosofi cristiani — Realismo storico deterministico statico: assenza di progresso (pensatori greci) — Realismo storico deterministico dinamico: cammino evolutivo (materialisti, idealisti) Identificazione tra storia e realtà Il teleologismo storico di Kant e degli illuministi: ottimismo e progresso Rivelazione, ordine soprannaturale e libertà dell’uomo listi. In tutti e due la storia viene identificata con la realtà: tutta la realtà si esaurisce negli eventi storici: al di fuori della storia non c'è più nulla. Questa identificazione della storia con la realtà si chia- ma storicismo. A nostro avviso questa interpretazione della storia è insosteni- bile, per almeno tre ragioni. Anzitutto perché essa implica la nega- zione del trascendente, di Dio. La seconda ragione è la negazione della libertà umana. Negando all'uomo la libertà lo storicismo idealistico e materialistico condan- na alla disperazione l’uomo come persona singola, che invano cerca la salvezza dal male e dalla morte che lo stringono nel tempo. Que- sta filosofia della storia rappresenta la forma estrema della disper- sione dell'essere dell'uomo. Infine lo storicismo, nonostante le apparenze, svaluta la storia perché la considera uno sviluppo incessante nel quale tutto viene superato e mutato. I valori di ieri non sono quelli di oggi. I prota- gonisti della storia, gli uomini, sono prigionieri del presente, poiché negano il passato e negheranno a loro volta l'avvenire. Rimane una sola realtà: l'eterna legge della mutazione. c) Realismo storico non-deterministico naturalistico: Kant - Se- condo Kant e molti illuministi la storia si svolge su un piano ordi- nato ‘(teleologico) voluto dalla natura. « La storia è l'attuazione di un nascosto piano della natura ». « Il fine della storia è la realizza- zione di una società che universalmente viva secondo il diritto » (Kant, Idea per una storia universale dal punto di vista cosmopo- litico, pr. 5 e 8). Altrettanto si legge nel saggio Se il genere umano sia in continuo progresso verso il meglio: « Ora io affermo di poter predire alla stirpe umana, anche senza avere spirito profetico, il suo progresso verso il meglio, escludendo che questo progresso possa conoscere sostanziali pericoli di involuzione ». Questa visione ottimistica della storia, nata dal successo bor- ghese della seconda rivoluzione industriale e dall'entusiasmo per il progresso scientifico, ha verificato i suoi limiti davanti ad una umanità provata dall’orrore di due guerre mondiali, artefice del peri- colo dell’autodistruzione atomica, del disastro ecologico e vittima di un consumismo che antepone il valore delle cose a quello delle persone. d) Realismo storico cristiano - Secondo il pensiero filosofico cristiano la storia si svolge secondo un piano determinato dall’incon- tro di due volontà libere: quella di Dio e quella dell'uomo. Di qui l'estrema difficoltà ad interpretare un così complesso disegno che è possibile comprendere solo in virtù dell'intervento di Dio e della ri- velazione da parte sua del senso fondamentale della storia. Dalla Rivelazione sappiamo che la storia non si svolge secondo un piano circolare ciclico e tanto meno secondo leggi fatalistiche e 196 meccaniche, e nemmeno secondo un ordine puramente naturale. Dio ha voluto liberamente inserire l'uomo in un ordine soprannaturale; in tale ordine, cui l’uomo corrisponde liberamente, Dio continua ad intervenire per adattare il suo piano di grazia alla corrispondenza dell'uomo di modo che nonostante le deviazioni umane, la storia pro- cede verso destini sempre più alti. Il piano cristiano della storia si può raffigurare diagrammatica- mente con una linea ascensionale in cui ci sono varie deviazioni verso il basso, ma tutto sommato la parte terminale è più alta di quella iniziale. Dalla Rivelazione si viene a conoscere: a) il significato di tutta la storia che ci precede {attraverso i dogmi della creazione, del pec- cato e della redenzione); b) il punto della storia in cui ci troviamo at- tualmente (cioè tra la prima e l'ultima venuta di Cristo); c) che cosa ci riserva l'avvenire (cioè la fine del mondo e il ritorno trionfale del Messia dopo che il suo messaggio sarà stato annunziate a, tutti gli uomini). ‘Attraverso la Rivelazione conosciamo quindi il grandioso piano divino della storia: il piano generale, non i singoli momenti e i parti- colari di esso, sempre avvolti nel mistero. Sappiamo che la storia non è in regresso, non è un circolo su cui si ripetono eterni ritorni, ma è progresso verso la salvezza. Ampliiando le conoscenze dateci dalla fede mediante quelle che ci sono fornite dalia scienza sappiamo che l'umanità esiste sul pianeta da circa mezzo milione di anni. Però la serie delle civiltà è cominciata appena da 10.000 anni, mentre le generazioni future possono percorrere un altro mezzo miliardo di anni. Il Cristianesimo appartiene quindi all'infanzia della storia dell'umanità. La Chiesa non è che ai primi passi del processo che tende a fare di lei la provincia terrena del Regno dei cieli, motore e scopo della storia della umanità. Su questa concezione cristiana della storia sono state scritte pagine interessanti in tutti i tempi, in particolare da S. Agostino (De civitate Dei), Bossuet (Discorso sulla storia universale), Vico (La scienza nuova), Maritain (Sulla flosofia della storia), De Lubac (Cattolicesimo), von Balthasar (Teologia della storia), Toynbee (A study of history), Mouroux {I! mistero del tem po), Cullmann (Cristo e il tempo). 3. La storia è veramente una scienza? Molti filosofi pensano di poter accordare alla storia il titolo di scienza, definendo la conoscenza storica come sintesi di fatti e di idee, di particolare e di universale. Anche a noi pare che la storia sia una scienza, ma non secondo il concetto ciassico di scienza, bensì secondo il concetto moderno, secondo il quale la scienza non è una riproduzione precisa, ma solo una sistemazione approssimativa 197 il diagramma ascensionale del piano cristiano della storia La scienza storica come sistema approssimativo ‘‘Cognitio certa per causas”’: — “per causas’’ (il nesso che unisce due eventi) — “‘certa’’ (futuro: necessario e universale; passato: anche particolare e contingente) La ricerca dell’unità storica: l’universale che si realizza ripetutamente Carattere ipotetico dell’universale storico La Rivelazione come garanzia del senso della storia della realtà che è troppo complessa per essere pienamente intelligi- bile. Come la scienza sperimentale si chiama scienza sebbene sia soltanto una schematizzazione conveniente, perché permette all’uo- mo di intendere il mondo complicato della natura fisica, così la sto- ria si può chiamare scienza anche se non può vantarsi di riprodurre con fedeltà la connessione causale che lega le vicende umane tra di loro, perché permette all'uomo di avere una certa comprensione della successione di tali vicende. La storia, come la scienza sperimentale, può chiamarsi cognitio certa per causas. Il per causas va inteso in storia come nelle scienze sperimentali, non come il mezzo per conoscere un evento, ma come il nesso, la legge che unisce due eventi. Quanto al certa non v'è dubbio che anche in storia si può rag- giungere certezza. Nella visione cristiana della storia ci sono dei pi- lastri assolutamente certi, posti dalla Rivelazione, che permettono di costruire una storia universale di valore categorico almeno nel- le linee generali. In più si può dare certezza per molti fatti singoli non conosciuti per fede. Circa tali fatti si può dare certezza anche se non sono universali e necessari. Infatti, pur essendo vero che quando si tratta del futuro abbiamo la conoscenza « certa » solo del- l’universale e necessario, quando si tratta invece del passato ab- biamo certezza anche del particolare e del contingente, perché quan- to è accaduto nel passato ha per noi posteri la stessa necessità e immutabilità dell'universale e necessario che accadrà nel futuro. Qualche storico ha creduto che l'oggetto della storia non sia sol- tanto certo, perché necessario e immutabile, ma anche universale. Basandosi su questa convinzione, storici come Vico, Toynbee, Spengier sono andati alla ricerca dell'unità storica, dell'universale storico (la nazione, la civiltà, ecc.) che torna a realizzarsi ripetuta- mente, come l’idea universale di uomo continua ad avere ripetute realizzazioni, (con la sola differenza che mentre l'individuo umano ha una breve durata di 50, 100 anni, l’unità storica ha una durata di migliaia di anni). Che dire di questo universale storico? A noi pare che non sia una cosa impossibile, tuttavia rimane qualcosa di estremamente ipotetico, non esistendo nessun criterio certo per determinare quale raggruppamento di eventi abbia i ca- ratteri di universalità e ripetibilità. Possiamo infine domandarci se una storia universale vera sia raggiungibile. Come abbiamo precedentemente sottolineato, sono l’esistenza di Dio e il mistero della sua incarnazione a consentirci una autentica visione dei fatti, poiché la storia è comprensibile soio nella sua du- plice dimensione naturale e soprannaturale. 198 4. L’interpretazione della storia Nel nostro secolo la problematica della storia ha acquisito uno spessore del tutto sconosciuto ai nostri antenati. Nel passato l'uomo era abituato a guardare la storia dall'alto come uno spettatore. Certo lo spettacolo non era di facile comprensione, ma almeno si pensava di poterlo osservare pacificamente dal di fuori. Invece in seguito al cumulo di eventi che ci sono piombati addosso durante gli ultimi decenni e in conseguenza degli scossoni che hanno subito tutte le nostre cognizioni della realtà e tutte le nostre convinzioni morali e religiose, nonché i nostri rapporti con gli altri e con il mondo, ci siamo accorti che noi stessi siamo immersi nella storia, che faccia- mo parte dello spettacolo; in altre parole che il divenire storico non riguarda soltanto il mondo, ma il nostro stesso essere. Perciò anche l’uomo è un essere storico. La presa di coscienza della nostra storicità, dice giustamente Gadamer, è «-verosimilmente la più importante tra le rivoluzioni da noi subite dopo l'avvento dell’epoca moderna. La sua portata spiri- tuale sorpassa probabilmente quella che noi riconosciamo alle rea- lizzazioni delle scienze naturali, realizzazioni che hanno visibilmente trasformato la superficie del nostro pianeta. La coscienza storica, che caratterizza l’uomo contemporaneo, è un privilegio (forse perfino un fardello) quale non è stato imposto a nessuna delle generazioni pre- cedenti ».? Ora, la presa di coscienza della storicità del nostro essere implica una revisione profonda non solo della scienza storica ma anche della teoria generale della conoscenza umana. Questa non può più essere concepita né come diretto riflesso della realtà, come volevano i realisti antichi e moderni (compresi i positivisti) e neppure come creazione originaria dell'Io (come affermavano gli idealisti); ma va intesa come interpretazione (ermeneutica) di situazioni: un essere storico comprende se stesso, gli altri, la cultura e le vicende del passato soltanto interpretando. Egli fa necessariamente parte di un circolo ermeneutico: gli vengono offerte dal passato delle tradi- zioni che egli riceve interpretandole, e di nuovo le comunica agli al- tri, i quali a loro volta le fanno proprie interpretandole. L'uomo coglie la realtà storica soltanto interpretandola per due ragioni. Primo, perché la storia è essenzialmente movimento e nel movimento c'è sempre qualcosa che rimane e qualcosa che muta; perciò per risalire al senso originale delle tradizioni occorre passare attraverso i vari sviluppi. Secondo, perché il passato non ci è estra- neo ma entra a far parte del nostro essere, della nostra vita; però en- tra a far parte del nostro spessore soggettivo solo mediante l'inter- pretazione. Noi siamo eredi di tradizioni che non sono semplici ? H. GADAMER, Il problema della coscienza storica, Guida, Napoli 1969, p. 27. 199 Gadamer: una rivoluzione fondamentale del nostro tempo è la presa di coscienza deila nostra storicità Gadamer: la storia come ermeneutica delle situazioni Due ragioni dell’esigenza interpretativa: — mutamento e permanenza nel movimento storico — appartenenza del passato al nostro essere I tre principi ermeneutici: — il conoscere è un interrogare — i documenti storici come risposta alle domande informazioni da registrare, ma fanno parte della nostra realtà, de- terminano le nostre prospettive e le nostre progettazioni, il riostro modo di vedere e di agire. « Comprendere è operare una mediazione tra il presente e il passato, è sviluppare in se stessi tutta la serie con- tinua delle prospettive attraverso cui il passato si presenta e si ri- volge a noi ».? Ma, accertata la verità del carattere storico del nostro essere e del nostro conoscere, come si sviluppa la nostra conoscenza intesa come interpretazione, ossia il pensare ermeneutico? Secondo Gadamer, che è il principale teorico della teoria della interpretazione (ermeneutica) storica, il pensare ermeneutico si sviluppa sulla base di tre principi. Il primo dice che ogni conoscenza è la risposta ad una domanda. Il che significa che il conoscere è anzitutto un interrogare, e que- st'ultimo, secondo Gadamer, è sempre determinato da una situa- zione particolare: « Non al giudizio, ma alla domanda spetta il pri- mato nella logica, come dimostrano storicamente il dialogo plato- nico e l'origine dialettica della logica greca. Ma il primato della domanda rispetto alla proposizione significa che la proposizione è, per sua natura, risposta. Non c’è proposizione che non sia una spe- cie di risposta e perciò non si può intendere una proposizione se non rifacendosi ai criteri intrinseci alla domanda di cui è una risposta... Certo non è facile trovare fa domanda, di cui una data proposizione è effettivamente la risposta, soprattutto perché una domanda non è mai qualcosa di semplice e primo, a cui si possa ar- rivare solo che lo si voglia: ogni domanda è ancora una risposta e questa è la dialettica in cui siamo impigliati. Ogni domanda è mo- tivata e anche il suo significato non è mai dato interamente in es- sa ». In conclusione, « l'orizzonte di ogni proposizione è il sorgere da una situazione problematica », e « una conoscenza si mostra fe- conda in quanto appiana una situazione problematica ».* Il secondo principio dice che qualsiasi documento storico, qual- siasi testo letterario e anche tutti i monumenti artistici, le istituzioni sociali, politiche e religiose sono la registrazione di certe conoscenze, le quali, come vuole la dialettica del conoscere, rappresentano le ri sposte alle domande che i loro autori si sono fatte in certe situa- zioni. Pertanto, per comprendere tali documenti occorre riportare le risposte che essi contengono nel coniesto, nell'orizzonte degli in- terrogativi da cui sono sorte, un orizzonte che conteneva la possi- bilità di molte altre risposte. In certo qual modo la formulazione conclusiva che esse hanno assunto deve essere ricondotta al movi- mento della conversazione. Questo è il compito dell'ermeneutica: « trarre il testo fuori dallo stato di alienazione in cui gtace (a causa della forma immobile che esso ha assunto nella composizione scrit- 3 Ivi, p. 93. * H. GADAMER, « Che cos'è la verità », in Rivista di filosofia 1956, pp. 261-262. 200 ta) e riportarlo al presente vivo del dialogo, Ia cui forma originaria è sempre quella della domanda e della risposta ».ò Il terzo principio afferma che nessuna conoscenza è « pura », « impregiudicata », ma è sempre « mista », accompagnata e condi- zionata da « pregiudizi ». Questo terzo postulato, nel pensiero del Gadamer, è la logica conseguenza della sua concezione dell'uomo come essere storico e, perciò, legato a certe tradizioni, prospettive, situazioni. Sono queste tradizioni, prospettive, situazioni a formare i pregiudizi. Come si vede, Gadamer dà al termine « pregiudizio » un signi- ficato che si discosta sostanzialmente da quello usuale per due ra- gioni. Anzitutto nel significato usuale il pregiudizio è una « cono- scenza errata » che impedisce di vedere e giudicare rettamente in certe situazioni. Ora, per Gadamer il pregiudizio non ha questa con- notazione negativa di falsità e falsificazione. ‘Per lui il pregiudizio è soltanto una « conoscenza previa », la quale può essere sia vera che falsa. La seconda ragione è che nella accezione comune il pregiudizio è qualcosa di contingente, qualcosa quindi che si può superare, neu- tralizzare. Invece per il Gadamer questo è impossibile, in quanto, come si è detto, i pregiudizi fanno parte della storicità dell'uomo e perciò accompagnano necessariamente la sua esistenza. Il che tut- tavia non significa che la conoscenza umana debba essere schiava dei pregiudizi. Questo no, anzitutto perché essa può prenderne coscien- za e, così, in certo qual modo li può dominare, e in secondo luogo erché di certi pregiudizi si può anche disfare. Ma come è possibile per l'interprete uscire dall’orizzonte dei suoi « pregiudizi » e mettersi in cumunicazione con l'orizzonte altrui, in particolare con quello di un testo che appartiene ad altri tempi lon- tani da lui? Non esiste forse tra passato e presente un abisso insor- montabile? Del resto, la storicità non richiude necessariamente l'in. terprete dentro il vicolo cieco del suo soggettivismo? Gadamer, pur riconoscendo e affermando l’alterità tra passato e presente, esclude che fra loro esista una scissura completa. La sto- ricità esige piuttosto il contrario: essa fa sì che la distanza tempo- rale sia « colmata dalla continuità delia tradizione e della trasmissione, grazie alle quali tutto ciò che ci viene trasmesso si rivela a noi ».$ Ma neppure il fatto che l'orizzonte conoscitivo dell’interprete sia circoscritto da « pregiudizi » è tale da rinchiuderle nel soggetti- vismo e «a impedirgli l’incontre con altri orizzonti. Infatti i « pre- giudizi » non sono tutti « egocentrici » e, soprattutto, i « pregiudizi » non sono la prima cosa: al di là e al di sotto dei « pregiudizi » esiste un accordo fondamentale, che Gadamer chiama « accordo portante ». Questo « punto di stabilità », questa solida piattaforma che rende 5 H. GADAMER, Wahrheit und methode, Mohr, Tiibingen — ogni conoscenza è mista al pregiudizio il pregiudizio come conoscenza previa e come contingente superabile La tradizione colma la separazione tra passato e presente L’‘accordo portante’ rompe il rischio del soggettivismo il linguaggio punto di stabilità e dì fusione La storia come tradizione: permanenza della forma e identità delia struttura La conoscenza del passato, del presente e del futuro come proiezione verso l'eternità possibile l’incontro e la fusione tra i vari orizzonti è fornita dal linguaggio. « Io credo che il linguaggio operi la sintesi perenne tra l'orizzonte del passato e quello del presente. Nci ci intendiamo reci- procamente, perché ci parliamo, perché, pur svolgendosi sempre il nostro discorso su piani diversi e non convergenti, alla fine, per mez- zo delle parole, riusciamo a metterci reciprocamente di fronte le cose dette con le parole ».' Come si vede, nella interpretazione gadameriana della storicità della conoscenza umana, si riscontra uno sforzo notevole di superare lo scoglio delio storicismo, del relativismo e del soggeitivismo in cui erano generalmente incappate le precedenti interpretazioni del- lo stesso fenomeno. In effetti, la proprietà della storicità non significa necessaria- mente queste interpretazioni scettiche del conoscere. Infatti, che cos'è la storia? È solo divenire senza permanere; sequenza di muta- menti senza alcuna costante? La natura della storia e conseguentemente della storicità non può essere diversa da quella del tempo. Ora, il tempo, ci dice Bergson, è essenzialmente durata. Perciò la storia più che successione di av- venimenti di natura diversa è tradizione di fatti, di azioni e, quindi, essa ha come suo connotato essenziale la permanenza della forma e l'identità di struttura, nonostante tutti i possibili mutamenti. La storia non è pura successione casuale di avvenimenti sconnessi e discontinui, ma un flusso, un trascorrere di una medesima sostan- za fondamentale; non è un divenire occasionalistico e frammentario, ma uno sviluppo organico e continuo. In conclusione, riconosciamo senz'altro che il nostro conoscere è segnato dal sigillo del tempo. Ma affermiamo che, come il tempo ha tre « estasi » (passato, presente e futuro), così il nostro conoscere ha una triplice estensione: quella in direzione del passato, quella in direzione del futuro e quella rivolta verso il presente. Inoltre il nostro conoscere gode di una considerevole padronanza rispetto a queste estasi, in quanto può protendere il suo sguardo oltre ogni orizzonte segnato dal passato e dal futuro e proiettarsi verso l’eter- nità. CONCETTI DA RITENERE — Senso oggettivo; senso soggettivo — Scetticismo storico — Realismo storico, deterministico, statico e dinamico — Realismo storico non deterministico naturalistico; realismo storico cristiano — Ermeneutica storica; pregiudizio; accordo portante; punto di stabilità GADAMER, « Che cos'è la verità, SINTESI CONTENUTISTICA I. IL CONCETTO DI STORIA La storia si definisce a seconda che per essa si intendano gli avvenimenti in se stessi (senso oggettivo) oppure la conoscenza dei medesimi (senso sog- gettivo): a) il senso oggettivo indica il cammino dell’uomo attraverso il tempo; b) il senso soggettivo è lo studio degli avvenimenti umani che accadono nel tempo, nelle loro cause, nei loro effetti, nel loro significato ultimo. II. POSSIBILITÀ DELLA SCIENZA STORICA Gli orientamenti nei confronti della scienza storica si distinguono in scet- ticismo storico e in realismo storico. A. Lo scetticismo storico posa sui seguenti argomenti: 1. Gli avvenimenti sono solo apparenti: a) Il mondo dell'esperienza è un mondo illusorio e perciò senza senso; b) Assertori dell'argomento sono, ad esempio, la filosofia indiana, Eraclito e Schopenhauer. 2. Gli avvenimenti non accadono secondo un piano ordinato: a) Gli eventi sono reali ma non hanno significato poiché sono privi di direzione. b) Il loro susseguirsi non determina un progresso. 3. Discordanza nella interpretazione dei fatti storici: a) L’interpretazione dei fatti storici è soggetta. al filtro ideologico dello storiografo. B. Il realismo storico ammette la possibilità di una scienza degli eventi storici. Il realismo presenta due orientamenti: il deterministico e il non-determi- nistico. 1. Realismo storico deterministico afferma l'accadimento necessario dei fatti e si distingue in: a) Realismo storico deterministico | nella successione degli avvenimenti statico | non vi è progresso — Secondo il pensiero greco la storia si svolge su un piano circolare, in cui l'individuo gode di una libertà relativa e l’universo è soggetto alle leggi ma- tematiche dell'eterna palingenesi. Il tempo è l’immagine mobile dell'eternità immobile (Platone, Timeo e Politica). b) Realismo storico deterministico | il divenire storico procede verso me- dinamico te sempre più elevate — Tale concezione tipica della filosofia contemporanea accomuna materia- listi e idealisti. Viene affermata una sostanziale identità tra realtà e storia ‘(sto- ricismo). — Lo storicismo implica la negazione della trascendenza di Dio, nega la libertà della persona e sostiene la continua transitorietà dei valori. 2. Realismo storico non-deterministico afferma che i fatti accadono secon- do libertà e si distingue in: a) Realismo storico non-determini- }la storia si svolge su un piano ordi- stico naturalistico | nato voluto dalla natura — È la concezione kantiana secondo la quale fine della storia è una so- cietà che vive secondo il diritto e che il genere umano progredisca sempre verso il meglio. . | la storia si svolge secondo un piano deter- b) Realismo storico cristiano } minato dall'incontro di due libertà: quella ( di Dio e quella dell’uomo . — Il piano della storia può essere raffigurato come una linea ascensionale con deviazioni verso il basso, ma il cui punto terminale è più elevato di quello iniziale. 203 — La Rivelazione ci svela: a) il significato della storia che ci precede; b) il punto della storia in cui ci troviamo; c) che cosa ci riserva l'avvenire. — Appartengono a tale concezione: S. Agostino, Bossuet, Vico, Maritain, De Lubac, von Balthasar, Toynbee, Mouroux, Cullmann.III. LA STORIA È UNA SCIENZA? 1. La storia, come la scienza sperimentale, può chiamarsi cognitio certa per causas. Il per causas è il nesso, la legge che unisce due eventi. 2. Anche nella storia si può raggiungere certezza. Nella visione cristiana la Rivelazione pone dei pilastri assoiutamente certi, che permettono di costruire una storia universale di valore categorico almeno nelle linee generali. 3. Vico, Toynbee, Spengler, in base alla convinzione che l'oggetto della storia non sia soltanto certo ma anche universale, hanno ricercato l’unità sto- rica, l’universale storica che torna ripetutamente a realizzarsi (nazione, civiltà, ecc.). IV. L'ERMENEUTICA STORICA 1. La consapevolezza della storicità dell'uomo, come afferma Gadamer, è una delle più importanti rivoluzioni del nostro tempo. 2. La scienza storica subisce una profonda trasformazione, poiché diviene interpretazione (ermeneutica) di situazioni: un essere storico comprende se stesso. 3. L'uomo coglie la realtà storica interpretandola per due ragioni: a) la storia è movimento, perciò per risalire al senso originale delle tradi zioni occorre passare attraverso vari sviluppi; b) il passato non è estraneo all'uomo, ma fa parte del suo essere, entra quindi a fare parte della soggettività mediante l’interpretazione. 4. Secondo Gadamer il pensare ermeneutico si sviluppa sulla base di tre principi: a) Ogni conoscenza è la risposta ad una domanda. Il conoscere è anzitutto un interrogare e l'interrogativo è sempre determinato da una situazione par- ticolare. b) Qualsiasi documento storico è la registrazione di certe conoscenze. I documenti per essere compresi richiedono che le risposte, che contengono, siano riportate nell'orizzonte da cui sono sorte. c) Nessuna conoscenza è « pura », ma è sempre condizionata da pregiudizi. In Gadamer il termine pregiudizio significa « conoscenza previa », che in quanto tale può essere sia vera che falsa. I pregiudizi fanno parte della storia dell'uomo, vanno in ogni caso dominati e se necessario eliminati. Al di là dei pregiudizi esiste tra i diversi orizzonti interpretati la possibilità di un accordo fondamentale, che Gadamer chiama « accordo portante ». Questo punto di sta- bilità è fornito dal linguaggio che opera la sintesi tra l'orizzonte del passato e quello del. presente. 5. Caratteristica dell’ermeneutica storica è il tentativo di essere il supera- mento dello storicismo, del relativismo e del soggettivismo. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Che cosa è la storia? Come si definisce in senso soggettivo e in senso oggettivo? 2. È possibile una conoscenza scientifica della storia? Quali sono gli argo- menti pro e contro? 3. Quali sono le principali interpretazioni del senso della storia? 4. Che cosa si intende per storicismo? 5. Che significa materialismo storico? 204 6. Qual è la concezione vichiana della storia? 7. È possibile una « filosofia » cristiana della storia? 8. Che cosa è l'universale storico È possibile identificarlo con sicurezza? 9. Quale rapporto è opportuno stabilire tra antropologia e concezione della storia? 10. In quale misura la concezione della storia contribuisce all'elaborazione di un progetto-uomo? 11. Che cosa si intende per ermeneutica storica? Quali sono i principi fon- damentali su cui essa si regge? 12. È legittimo ritenere che l’ermeneutica storica possa contribuire a un recupero dei valori morali da parte della coscienza personale e collettiva del nostro tempo? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI AcosTINO, La città di Dio, Città Nuova, Roma 1978. BERDJAEV N., Il senso della storia, Jaca Book, Milano 1977. CAPPELLO C., La visione storica in VICO (vedasi), Einaudi, Torino . CASTELLI E., I presupposti di una teologia della storia, Cedam, Padova. Croce, Filosofia e storiografia, Laterza, Bari 1949. Ip., La storia come pensiero e azione, Laterza, Bari 1954. DANIELOU J., Saggio sul mistero della storia, Morcelliana, Brescia 1963. 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RIGOBELLO A., Il futuro della libertà, Studium, Roma. VICO (vedasi), La scienza nuova, Nicolini, Bari 1934. 205 Valore e funzione della cultura nello sviluppo della civiltà Cultura, termine plurisemantico: senso elitario, pedagogico, antropologico la Capitolo quattordicesimo IL PROBLEMA CULTURALE QUESTIONARIO PROPEDEUTICO Quale etimologia attribuire alla parola cultura? 2. In quale misura e perché caratterizza la realtà dell’uomo? 3. Si può stabilire un rapporto tra cultura e civiltà? La cultura « è l'ultimo e più alto mezzo per il fine ultimo del- l'uomo, ossia la sua più perfetta coerenza con sé medesimo »} ha affermato Fichte in La missione del dotto, facendosi porta- voce, già sul finire del XVIII secolo, di una consapevolezza nuova che l'uomo aveva ormai raggiunto di questa sua radicale dimensione. L'uomo, nella sua storia, ha sempre fatto cultura poiché egli è un essere essenzialmente culturale oltre che naturale, ma questa verità è diventata oggetto della riflessione filosofica soltanto durante gli ultimi decenni. Ciò è accaduto per due ragioni principali: a) lo sviluppo dell'antropologia culturale come scienza, la quale ha messo in luce il valore e la funzione che ha la cultura nello sviluppo della civiltà e nella caratterizzazione dei popoli; b) la crisi epocale che sta attraversando da qualche tempo la cultura occidentale. È stata so- prattutto questa crisi radicale a sollecitare uno studio più attento e più approfondito di ciò che è la cultura in se stessa, per l'individuo e per la società. 1. Definizione « Cultura » è un termine plurisemantico che storicamente e attual- mente ha tre significati e tre usi principali che possiamo chiamare elitario, pedagogico e antropologico. Nel senso elitario cultura si- gnifica una gran quantità di sapere, sia in generale che in qualche settore particolare. Così, per esempio, quando si dice che una certa persona possiede una vasta cultura scientifica, filosofica, artistica, letteraria, ecc. o quando si dice semplicemente che è « molto colta ». Nel senso pedagogico cultura sta ad indicare l'educazione, la forma- zione, la coltivazione dell'uomo: è la paideia dei greci, ossia il pro- cesso attraverso il quale l’uomo (il bambino, il ragazzo, l'adulto) FICHTE, La missione del dotto, La Nuova Italia, Firenze 1973, p. 86. 206 perviene alla piena maturazione e realizzazione della propria per- sonalità. Infine, nel senso antropologico, che è quello che si è andato consolidando nel nostro secolo, cultura significa quell'insieme di co- stumi, di tecniche e di valori che contraddistinguono un gruppo so- ciale, una tribù, un popolo, una nazione: « è il modo di vivere pro- prio di una società » (Taylor). i A noi, nel presente capitolo, interessano soltanto gli ultimi due significati di cultura, in particolare il terzo. Ma il secondo e il terzo sono strettamente legati tra loro: in effetti la cultura è dimensione di un gruppo sociale, di una società, perché è anzitutto dimensione, proprietà dell'uomo in quanto uomo. Premesse alcune informazioni sulla storia del problema culturale, gli argomenti di cui ci occuperemo sono i seguenti: l'uomo come essere culturale, la cultura come forma spirituale della società, i fondamenti della cultura, classificazione delle culture, rapporti tra cultura e religione, urgenza del rinnovamento della cultura. 2. Il problema della cultura nella storia della filosofia Fino ad un paio di secoli fa il problema culturale coincise sostan- zialmente con quello pedagogico. Fino all'Illuminismo si concepiva la cultura essenzialmente come paideia, come formazione della persona e non come struttura fondamentale della società. Di con- seguenza, il problema culturale veniva affrontato dalla prospettiva antropologica, ignorando totalmente quella etnologica. Quanto la filosofia è riuscita a dire della cultura come paideia l'abbiamo visto nel capitolo riguardante la pedagogia, e qui lo diamo per acqui- sito. Ora ci interesseremo degli ulteriori sviluppi che ebbe il pro- blema culturale allorché, a partire dal secolo XVIII, fu affrontato oltre che dalla prospettiva antropologica, anche da quella etnologica. A prendere coscienza della verità che la cultura è un feno- meno che interessa oltre che la singola persona anche il gruppo so- ciale in quanto tale, in quanto essa rappresenta il suo sistema di vita e costituisce il vincolo che unisce tra loro i membri di un determi- nato gruppo e li distingue dai membri degli altri gruppi, furono gli illuministi tedeschi Herder e Humboldt. Questi due filosofi con- cepiscono entrambi la cultura sia come vincolo spirituale che tiene strettamente uniti tra loro i membri di una nazione sia come realiz- zazione di un particolare progetto di humanitas. Secondo Herder l’obiettivo primario della cultura è l’uomo stesso, la coltivazione dell'uomo per renderlo sempre più uomo e avvici- narlo all'ideale della umanità, la humanitas. « A questo scopo evi- dente è organizzata la nostra natura; per esso ci sono dati sensi ed impulsi più raffinati, per esso ci è data la ragione e la libertà, una salute delicata e durevole, il linguaggio, l'arte e la religione. In ogni condizione e in ogni società, l'uomo non può avere altro in vista 207 Cultura: dimensione dell’uomo in quanto uomo Fino al secolo XVIII coincidenza di cultura e pedagogia Herder e Humboldt: cultura, vincolo spirituale di un popolo Humboldt: funzione principe del linguaggio nella cultura Dal XIX secolo si sviluppano l’etnologia e l’antropologia culturale né può costruire altro che l'umanità, così come la pensa in se stes- so »? La realizzazione dell'ideale dell'umanità varia da popo a po- polo, da individuo a individuo, ma progredisce incessantemente stro alla fine dei tempi. Anche per Humboldt, come per :Herder, la cultura è la forma spi- rituale di un popolo, di una nazione. Egli insiste soprattutto sulla funzione che compete alla lingua quale fattore principale della cul- tura. A suo parere la cultura è una forma spirituale dell'umanità caratterizzata da una determinata lingua, individualizzata rispetto alla totalità ideale. « L'individualità divide, ma in una maniera così meravigliosa che proprio mediante la divisione risveglia il senti- mento dell'unità, anzi appare un mezzo per costituire questa unità almeno nell’idea [...1. Qui, in modo davvero meraviglioso, gli viene in aiuto il linguaggio, che unisce anche quando isola e che, nella veste della più individuale espressione, racchiude la possibilità di universale intelligenza. Il singolo, dove, quando e come vive, è un frammento staccato di tutta la sua stirpe, e il linguaggio dimostra e mantiene questo eterno nesso che guida il destino del singolo e la storia del mondo »} Dopo Herder e Humboldt e per merito loro, la cultura come forma spirituale della società diviene un tema importante sia per l'indagine scientifica sia per la riflessione filosofica. Dalla seconda metà dell'Ottocento in poi gli etnologi e antropo- logi francesi, tedeschi, inglesi, italiani, americani che si dedicano allo studio delle civiltà antiche o dei popoli primitivi elaborano teo- rie generali intorno ai fenomeni della cultura e formulano ipotesi varie circa la sua origine, il suo sviluppo, i traiti universali, la classificazione, l'assimilazione, il collegamento fra le parti di una cultura, ecc. Altrettanto fanno i filosofi. Questi, normalmente {e logi- camente) affrontano e risolvono i problemi della cultura alia luce dei postulati generali della loro cosmovisione. Così gli idealisti (Cas- sirer, Croce, Gentile, Husserl) vedono nella cultura di un popolo le varie tappe della presa di coscienza dell’Assoluto; i vitalisti (Dilthey e Spengler) considerano la cultura come massima espressione della vita; i marxisti (Marx e iLenin e i loro seguaci) interpretano la cultura come rispecchiamento delle condizioni economiche di una società; gli strutturalisti fanno della cultura un prodotto del Pensiero inconscio (così Lévi-Strauss e Foucault). I filosofi hanno dibattuto con vivacità i rapporti della cultura con la politica, la religione e la tecnologia, giungendo alle soluzioni più disparate: di conflitto, di armonia, di inclusione, di esclusione, di correlazione, ecc. Ad analoghi risultati è approdato il dibattito in- torno alla priorità tra cultura scientifica e cultura umanistica (ma 2 JG. HERDER, /dee per la filosofia della storia dell'umanità, Il Mulino, Bologna 1971, p. 137 # W. v. HUMBOLDT, « Ueber die Verschiedenheiten des menschlichen Sprach- baues », in Gesammielte Schriften, Berlino 1904, vol. VI/1, p. 125 ss. 208 questo è un dibattito che toesa maggiormente il problema pedago- gico che quello etnologico). In questi ultimi anni — dopo che la cultura moderna o occi- dentale ha dato segni evidenti di una crisi profonda, forse irrever- sibile — l’attenzione dei filosofi si è concentrata maggiormente sui fondamenti della cultura, sui suoi elementi costitutivi, sulle sue funzioni, sui valori che animano una cultura, sulla progettazione di una nuova cultura. E se è vero, come perisano molti, che la cultura moderna ha ormai esaurito le sue risorse e va verso una completa dissoluzione, allora si deve ammettere che il compito più urgente a cui sono chiamati attualmente i filosofi è quello di elaborare un nuovo progetto culturale che risponda alle esigenze della nascente società che dovrà affrontare e risolvere non più problemi di interesse particolare e locale, ma problemi di interesse planetario e universale. Per una società planetaria occorre studiare un progetto di cultura planetaria.‘ 3. L'uomo come essere culturale Abbiamo già osservato più volte nei capitoli precedenti che l’uo- mo non è solo un essere naturale ma anche culturale: ciò significa che al momento della nascita la natura gli dà appena il mirimo ne- cessario, l'essenziale, per essere uomo e affida a lui stesso il compito di farsi, di formarsi, di realizzare pienamente il proprio essere me- diante la cultura. L'integrazione della dimensione naturaie dell'uomo nella dimen- sione culturale viene così teorizzata da J. Maritain: « Essendo l'uomo uno spirito animatore di una carne, ia sua natura è di per sé una natura progressiva. Il lavoro della ragione e della virtù è naturale nel senso che è conforme alle inclinazioni essenziali della natura umana, di cui mette in moto le energie essenziali. Non è naturale nel senso che sia dato bell'e fatto dalla natura. [...] La cultura è naturale per l'uomo nello stesso senso del lavoro, della ragione e della virtù, di cui è il frutto e il compimento terreno ». Mentre l’animale acquisisce tutto dalla natura e lungo l'arco della sua esistenza non fa altro che eseguire puntualmente, istiniiva- mente, meccanicamente, quanto sta iscritto nel suo DNA, l’uomo riceve dalla natura un DNA che gli spalanca immense possibilità: col DNA la natura consegna all'uomo un progetto, ed è compito di tutta la sua vita quello di tradurlo in realtà e di portarlo a compimento. La filosofia classica (Platone, Aristotele, Zenone, Plotino, ecc.) ‘ ‘Per un'analisi critica di vari progetti culturali laici e cristiani di rinnova- mento della cultura si veda B. Mondin, Una nuova cultura per una nuova società, (Analisi della crisi epocale della cultura moderna e dei progetti per superarla), 2° ed., Massimo, Milano . 5 J. MARITAIN, Religione e cultura, Morcelliana, Brescia 1973, p. 15. 209 Crisi detta cultura e indagine sui suoi fondamenti per un nuovo progetto culturale Maritain: la cultura è naturale per l’uomo La concezione naturalistica dell’uomo nel mondo classico La concezione storicistica dell’età moderna Non tutto l’uomo è opera della cultura La cultura dimensione delia natura umana considerava l’uomo come essere naturale: costituito di un'essenza immutabile che gli viene data dalla natura, dalla quale egli deriva non soltanto le leggi biologiche ma anche i dettami morali: « Agisci secondo natura » era l'imperativo categorico della filosofia greca. Era chiaramente una concezione statica dell'uomo, fondata sul pri- mato dell'intelletto sulla volontà, della contemplazione sull'azione, della natura sulla storia. La filosofia moderna ha operato una svolta radicale. Essa non vede più nell'uomo un parto della natura, ma piuttosto un prodotto di se stesso. È la tesi di Nietzsche, Hegel, Sartre, Heidegger e della maggior parte dei moderni. È una concezione « storicistica » del- l'uomo, basata sul primato della volontà e della libertà sulla cono- scenza, della prassi sulla teoria, dell'esistenza sull'essenza, della storia sulla natura. Sul piano morale non esiste nessun altro impe- rativo al di fuori di quello di tradurre in atto le proprie possibilità (la propria potenza!). Tra queste due vie antitetiche c'è però una terza via: che è quella che considera l'uomo né come essere naturale né come essere sem- plicemente storico, bensì come essere culturale. Ciò significa che non tutto l’uomo è prodotto della natura e neppure della storia, ma in parte della natura e in parte della storia, e questo amalgama tra natura e storia si chiama cultura. Non tutto l’uomo, però, è opera della cultura. Molto di quanto c'è in lui proviene dalla natura. Tutta la sua dimensione somatica e bio- logica è prodotta direttamente dalle forze naturali. Quel piccolo esse- re umano che viene alla luce dopo nove mesi di gestazione nel grembo della madre è frutto delle leggi genetiche che la natura ha iscritto nei corpi dei genitori. Gli organismi e le facoltà di cui sono muniti il bambino e l'adulto provengono dalla natura. Anche gran numero delle attività somatiche e psichiche che noi svolgiamo dipendono dal- le leggi della natura. ‘Però gran parte di ciò che noi possediamo e che facciamo già da bambini di un anno non è frutto della natura bénsì della cultura. Questa è la caratteristica più rimarchevole, che distingue immedia- tamente l’uomo dagli animali e dalle piante. Diversamente dagli altri viventi il cui essere è interamente prodotto dalla natura, l’uomo è in larga misura l'artefice di se stesso. Mentre le piante e gli ani- mali subiscono l’ambiente naturale che li circonda, l'uomo è capace di coltivarlo e di trasformarlo profondamente, adeguandolo ai pro- pri bisogni. La cultura non è qualche cosa di accidentale per l’uomo, un passatempo, ma fa parte della sua stessa natura, è un elemento costitutivo della sua essenza. In passato per distinguere l’uomo dagli altri esseri ci si basava sulla ragione, sulla volontà, sulla li- bertà, sul linguaggio, ecc. Oggi si è compreso che un aspetto, una dimensione non meno specifica dell'uomo è la cultura. Questa carat- terizza l'uomo e lo distingue dagli animali non meno chiaramente della ragione, della libertà, del linguaggio. In effetti gli animali non 210 hanno culiura, non sono artefici di cultura: tutt'al più sono passivi ricettori di iniziative culturali compiute dall'uomo. Per crescere e sopravvivere gli animali sono muniti dalla natura di certi istinti e di determinati sussidi, sia a scopo di difesa sia a scopo di prote- zione; invece « l'uomo al posto di tutte queste cose possiede la ra- gione e le mani, che sono gli organi degli organi, in quanto col loro aiuto l'uomo può procurarsi strumenti di infinite fogge per infiniti scopi ».î L'uomo è un essere culturale in due sensi, anzitutto in quanto è artefice della cultura, ma anche, come s'è visto, in quanto è lui stesso il primo destinatario e il massimo effetto della cultura. La cultura, nelle sue due principali accezioni di formazione del singolo (acce- zione soggettiva) e di forma spirituale della società (accezione ogget- tiva), ha di mira la realizzazione della persona in tutte le dimensioni, in tutte le sue capacità. Scopo primario della cultura è coltivare l’uo- mo in quanto uomo, l’uomo in quanto persona, cioè il singolo uomo, in quanto esemplare unico ed irripetibile della specie umana. Obiettivo della cultura — in senso antropologico — è sempre stato quello di fare dell’uomo una persona, uno spirito pienamente svilup- pato, in grado di portare alla completa e perfetta realizzazione quel progetto-uomo che la Provvidenza gli ha consegnato. « Fare di se stessi, dal fanciullo che si è stati da principio, dall'essere mal diroz- zato che si rischia di rimanere, far nascere l’uomo pienamente uomo, di cui si intravede l'ideale figura: tale è l'opera di tutta la vita, l’uni- ca opera a cui questa vita possa essere nobiimente consacrata ».” L'uomo, in quanto essere culturale, non è prefabbricato: egli deve costruirsi con le proprie mani. Ma secondo quale progetto? Quale modello, se ce n'è uno, deve tenere davanti agli occhi? Pla- tone, gli stoici, i neopiatonici dicevano che il suo modello è l'uomo ideale. I Padri della Chiesa, richiamandosi al Vangelo, hanno pro- posto come modello l’imago Dei, cioè Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, il grande Pedagogo. Qui emerge l'importanza capitale dell'antropologia filosofica che è l'unica disciplina razionale in grado di determinare chi è l’uomo e di conseguenza di elaborare quel progetto su cui impostare la col- tivazione dell'uomo. Spetta infatti all’antropologia filosofica e non alle scienze particolari rispondere ai grandi quesiti relativi alla na- tura dell'essere dell'uomo, alla sua origine prima e al suo ultimo destino. L'antropologia filosofica ha la possibilità di evidenziare la dimensione spirituale dell'uomo e il suo destino eterno. Essa mette in luce il primato dello spirito sulla materia, dell'anima sul corpo: verità capitale questa per stabilire con esattezza le linee di un pro- getto culturale teso alla piena realizzazione dell'essere dell'uomo. Affinché sia valido, un progetto-uomo deve assegnare il primato alla $ TomMaso D'AQUINO, S. Theol., I, 76, 5 ad 4 m. MARROU, Storia dell'educazione nell'antichità, Studium, Roma L’uomo artefice destinatario ed effetto della cultura L'importanza dell’antropologia filosofica: delinea il primato della dimensione spirituale La cultura ‘forma spirituale della società” Elementi costitutivi della cultura: lingua, costumi, tecniche, valori dimensione spirituale, la dimensione interiore, la dimensione che riguarda la crescita nell'essere anziché nell'avere. 4. La cultura come forma spirituale della società L'accezione oggettiva del termine « cultura » esprime soprattutto la crescita e la creatività del gruppo umano e l'incidenza che esse assumono nel cammino della storia. « Invece del termine cultura, che si riferisce allo sviluppo razionale dell'essere umano considerato in generale, si può ugualmente usare quello di civiltà, che si riferisce a questo stesso sviluppo, considerato però in un caso eminente, cioè nella produzione della città e della vita civile, di cui la civiltà è come il prolungamento e lo sviluppo ».* J. Maritain ci offre con questa riflessione una intelligenza ade- guata della cultura come caratteristica che specifica, unificandoli e distinguendoli, i vari gruppi sociali. Così la cultura è ciò che di- stingue un popolo dagli altri popoli. ‘Intesa come proprietà della società, la cultura viene definita essenzialmente come « forma spirituale della società » e descrittiva- mente come quell'insieme « di oggetti materiali, di istituzioni, di mo- duli di vita e di pensiero che non sono peculiari dell'individuo ma che caratterizzano un gruppo sociale. [...] La cultura è la vita di un popolo, così come si formalizza in contatti, in istituzioni, in apparati tecnologici che sono tipici; essa comprende inoltre concetti, com- portamenti, costumi e tradizioni caratteristici. [...] La cultura quindi significa tutte quelle cose, istituzioni, oggetti materiali, reazioni ti- piche alle situazioni, che caratterizzano un popolo e lo distinguono da altri ».° Da un'accurata analisi della cultura come forma spirituale di una società risulta che dei molteplici elementi che la costituiscono (lingua, letteratura, arte, poesia, religione, istituzioni politiche, giu- ridiche, pedagogiche, sport, macchine, strumenti di lavoro, costumi, leggi, religioni, riti, miti, valori, ecc.) alcuni sono più essenziali, altri meno (per esempio la lingua è più essenziale della scrittura, della matematica; la religione dei riti; i valori morali delle leggi, ecc.) e così si può giungere alla conclusione che gli elementi costitutivi fondamentali essenziali per avere una cultura sono quattro: la lin- gua (che sorregge il pilastro simbolico), le abitudini o i costumi (che sorreggono il pilastro etico), le tecniche (che formano il pilastro tecnologico) e i valori (che rappresentano il pilastro assiologico). MARITAIN, WALLIS, Culture and Progress, McGraw-Hill, New York 1930, p. 32. * Secondo Malinowski e molti altri antropologi le componenti fondamen- tali della cultura sono tre: l'economia, la politica e l'educazione. Con queste attività ogni società riesce a far fronte ai propri bisogni: con l'economia pro- duce, conserva e usa i beni necessari per il proprio sostentamento; con la po- 212 Per acquisire un'idea più adeguata della cultura è necessario analizzare l'apporto dato da ciascuno di questi quattro elementi alla formazione della realtà culturale. 5. Gli elementi fondamentali della cultura Come s'è detto, gli elementi fondamentali della cultura sono quattro: la lingua, le abitudini, le tecniche e i valori. Il primo elemento fondamentale è la lingua. Dove non c'è una lingua non ci può essere una società, non ci può essere una nazione, e pertanto non si può sviluppare nessuna cultura. La lingua è il pri- mo elemento che fa uscire il singolo da se stesso e lo mette in comu- nicazione con gli altri. E il raggruppamento sociale avviene anzi- tutto e soprattutto sulla base di una lingua. Anche i blocchi etnici che si formano all’interno delle nazioni, per esempio, degli operai italiani in ‘Germania, dei portoricani negli Stati Uniti, ecc., hanno per prima causa la lingua. Gli italiani che vanno in Germania non sanno il tedesco e pertanto continuano ad associarsi con i conna- zionali che parlano italiano. In tal modo formano dei blocchi in cui si conserva la cultura e non soltanto la lingua italiana. Ma la lingua da sola non basta per dare origine ad una determi- nata cultura. Ci sono tanti popoli e nazioni che parlano la stessa lingua (per esempio, l'inglese è parlato dagli inglesi, dagli irlandesi, dai canadesi, dagli australiani, dagli americani, ecc.) ma posseggono una cultura diversa. Occorrono altri elementi. Uno assai importante oltre la lingua sono le abitudini. Queste possono riguardare tutto: il cibo, il vestito, il camminare, il gesticolare, l'educazione dei bam- bini, l'attenzione per gli anziani, le credenze religiose, ecc. Nelle abi- tudini si incarna e si esprime lo stile di vita di un popolo, il suo modo di concepire e di affrontare l’esistenza, la visione e l’atteggia- mento peculiare che assume di fronte alla realtà totale: la natura, la società, la sfera del sacro. Le abitudini riguardano il comporta- mento in generale e quindi solo in minima parte cadono sotto l’or- dine morale. Oltre che abitudini comportamentali ogni gruppo umano svi- luppa delle tecniche di lavoro sue proprie. Queste corrispondono alle esigenze dell'ambiente, alla capacità, alla creatività e al livello di civiltà di un popolo. Così gli stessi popoli cacciatori, pescatori, agricoltori, industriali inventano tecniche differenti per pescare, per litica regola i rapporti tra i membri del gruppo sociale; con l'educazione adde- stra e forma i suoi membri secondo gli ideali che sono stati consacrati dalla tradizione del gruppo. La classificazione del Malinowski è corretta se si con- sidera la cultura dal punto di vista funzionale (come insieme di attività volte a provvedere ai bisogni di un gruppo sociale). Se invece si assume il punto di vista ontologico, che intende cogliere ciò che la cultura come forma specifica di una società è in se stessa, allora risulta che i suoi elementi costitutivi es- senziali sono quanto meno quattro: lingua, tecniche, costumi e valori. 213 La lingua mezzo di comunicazione con l’altro Le abitudini: incarnazione della vita di un popolo Le tecniche: espressione delle esigenze dell'ambiente La sfera dei valori: “sapienza di un popolo’ La vita: valore primario di ogni popolo Dibattito sul rapporto tra cultura e altre espressioni simboliche cacciare, per arare i campi, per lavorare i metalli, ecc. Altrettanto fanno i sarti, i cuochi, i falegnami, i giocatori, i maestri, ecc. Ogni cultura porta con sé tutta una serie di stili di ordine tecnico e gli individui che né sono in possesso mostrano chiaramente di fare par- te del gruppo sociale che possiede tale cultura. Così dal modo di giocare, di cantare, di dipingere, di cucinare, ecc., si può facilmente arguire se uno è italiano, francese, russo, cinese, indiano, ecc. Un altro elemento costitutivo fondamentale di ogni cultura sono i valori. Ogni cultura si caratterizza per apprezzamenti speciali in ordine a determinate azioni, abitudini, tecniche, cose. Si tratta di a- zioni, abitudini, tecniche o cose che rivestono straordinaria im- portanza per il gruppo sociale, il quale le assume come criteri, come norme, come ideali. Tutti insieme essi costituiscono la serie dei va- lori. Ogni popolo possiede una coscienza dei valori, che forma anche ciò che si chiama « sapienza di un popolo ». Mediante tale « sapien- za » il popolo riconosce, più o meno intuitivamente, il valore posi- tivo o negativo della realtà, e sa quale deve essere il suo comporta- mento davanti ad essa. In tutte le culture il primo posto nella sfera dei valori è occupato dalla vita. La vita è ciò che conta maggior- mente: è il valore supremo. Gli altri valori come la pace, la giu- stizia, l'onestà, la bellezza, ecc., sono subordinati ad essa. Le abi- tudini, le tecniche e il linguaggio circondano la vita come sostegno, come difesa, come promozione, ecc. Lingua, abitudini, tecniche e valori sono pertanto gli elementi costitutivi fondamentali di ogni cultura. Sulla base di tali elementi ogni popolo sviluppa tutti gli altri aspetti che contribuiscono a conferirgli una sua forma specifica: l’arte, la filosofia, la religione, la scienza, la letteratura, la politica, ecc. 6. Rapporti tra cultura e religione Nel breve excursus attraverso la storia del problema culturale abbiamo visto che nell'ultimo secolo ci sono state vivaci dispute intorno ai rapporti tra la cultura e le altre espressioni simboliche {scienza e religione in particolare), economiche e politiche della società. In realtà molti di questi problemi sono stati mal posti e il loro conflitto è stato determinato dal fatto che essi erano espressioni di presupposti teorici e ideologici molto diversi, determinati proprio dall'ambiguità del termine cultura, ai quali abbiamo già fatto rife- rimento: cultura come erudizione, come formazione (educazione), come struttura (forma spirituale della società). ° Chi tiene conto della condizione piurisemantica del termine cul. tura si avvede immediatamente che mettere a confronto la scienza (oppure la politica) con la cultura è una cosa possibile e legittima se il termine cultura viene inteso nel primo oppure nel secondo sen- 214 so, perché si tratta di dimensioni o complessi totalmente distinti; mentre la cosa diviene impossibile e assurda se la cultura viene presa nel terzo senso; perché secondo questo senso essa ha un valore on- ninclusivo: abbraccia tutte le espressioni tipiche di un gruppo socia- le, tutti i suoi prodotti e quindi anche la scienza e la politica. In tal caso domandare che rapporti intercorrono tra scienza e cultura oppure tra cultura e politica come se si trattasse di due regni di- stinti o di due edifici separati è incorrere in un inutile sofisma. Con questo non intendo sostenere che quando il termine cultura viene usato in senso etnologico la questione risulti del tutto impro- ponibile. La questione è proponibile purché si tenga presente che essa riguarda i rapporti di una parte col tutto; in questo caso i rap- porti della politica oppure della scienza come parti della cultura. Posta in questi termini la questione ha senso e ha anche un peso non indifferente, perché tocca un problema assai importante, e cioè: quale ruolo compete alla scienza oppure alla politica o alla tecnologia in seno al vasto regno della cultura, È in questi termini che intendiamo sollevare qui una questione che ha diviso profondamente gli spiriti in Italia e altrove da oltre un secolo: la questione dei rapporti tra cultura'‘e religione. Nel capitolo dedicato al problema religioso abbiamo visto come dopo Kant la religione sia stata sottoposta a tutta una critica serrata: partendo da posizioni differenti, i materialisti, i vitalisti, gli psica- nalisti, gli esistenzialisti, i neopositivisti, gli strutturalisti hanno cercato di demolire tutte le basi razionali della religione, conside- randola un'interpretazione del mondo infantile, non scientifica, alie- nante e degradante. Queste interpretazioni marcatamente illuministe e razionaliste del fenomeno religioso non potevano non pregiudicare seriamente la questione dei rapporti tra cultura e religione. Così i pensato- ri che si occuparono di questo problema da Nietzsche in poi, men- tre non potevano negare che nelle culture tradizionali la religione aveva sempre occupato un posto importante e aveva svolto un ruolo fondamentale, sostenevano quasi tutti che essa aveva ormai esau- rito la sua funzione storica ed era giunto il momento di dare alla società una cultura senza religione. Questa tesi dei filosofi — favo- rita indirettamente dalle scoperte della scienza e dalle conquiste della tecnologia — fece presa su molti spiriti, che l'accolsero come il nuovo vangelo (il vangelo dell’ateismo). In breve tempo, la reli- gione, ignorata dalle manifestazioni pubbliche e sociali della vita, fu ridotta ad una questione personale, ad un affare privato. Così la religione è scomparsa dalla cultura come forma spirituale della so- cietà. Ma è proprio vero che il sodalizio tra cultura e religione si è di- sciolto per sempre e che, in futuro, la religione non troverà più posto nella cultura come sua componente fondamentale? Molti an- tropologi culturali e molti filosofi lo negano. Per citare soltanto 215 La cultura come valore onninclusivo La cultura e il ruolo delle diverse scienze Rapporto tra cultura e religione Cultura moderna e contemporanea: esaurimento della funzione storica della religione La religione: esigenza della cultura La religione come garante dei valori assoluti e fondamento della cultura la dignità che loro com- pete. Da ciò risulta che tra cultura e religione non si dà nessuna incom- patibilità e si comprende per quale motivo in tutte le culture tradi- zionali la religione rappresenta la dimensione primaria, dominante. È in effetti la religione che facendo da sostegno ai valori assoluti‘ garantisce un sicuro fondamento anche a tutti gli altri elementi del vasto edificio della cultura. Pertanto, per passare dalla filosofia alla storia dei giorni nostri, si può dire che la nostra società secolarizzata ed atea, se vuole uscire dalla crisi epocale che la divora, deve restituire alla religione quel  la nuova cultura non vuole ricadere nell'errore gravis- simo della modernità che ha coltivato l’immanenza con l'esclusione della trascendenza, allo stesso tempo non vuole neppure ricadere nell'errore della cultura cristiana medioevale e delle culture orientali che hanno coltivato la trascendenza a spese dell’immanenza. CONCETTI DA RITENERE — Significato elitario, antropologico, pedagogico di cultura — Accezione soggettiva e accezione oggettiva di cultura SINTESI CONTENUTISTICA I. DEFINIZIONE 1. Ii problema culturale si è affermato negli ultimi decenni per lo sviluppo dell'antropologia culturale e per !a crisi epocale che attualmente la nostra civiltà sta vivendo. 2. Cultura è un termine plurisemantico con tre significati e tre usi prin- ‘cipali: — elitario: la cultura come quantità di sapere generale o specifico. — pedagogico: la cultura indica l'educazione globale e progressiva del- Yuomo. — antropologico: ba cultura è l'insieme dei costumi, tecniche e valori che contraddistiaguono un gnippo sociale, una tribù, un popolo, una nazione.  lL PROBLEMA DELLA CULTURA NELLA STORIA DELLA FILOSOFIA 1. Fino all’illuminismo si concepiva la cultura essenzialmente come paideia, formazione della persona. Il problema veniva quindi affrontato solo in pro- spettiva antropologica ignorando auella etnologica. 2. Herder e Humboldt, illuministi tedeschi, presero coscienza che la cul- tura è un fenomeno che riguarda anche il gruppo sociale: la cultura è sia il vincolo spirituale che tiene uniti i membri di una nazione sia la realizzazione di un particolare progetto di humanitas. Dalla seconda metà dell’’800 in poi gli etnologi e antropologi, sia europei che americani, elaborano teorie generali sui fenomeni culturali e formulano ipotesi sull'origine, lo sviluppo, i tratti universali, la classificazione, l'assimila- zione, il collegamento tra le parti di una cultura. 217 Una nuova cultura della trascendenza 4. I filosofi affrontano e risolvono i problemi della cultura a partire dalla loro visione della realtà: — Idealisti (Cassirer, Croce, Gentile, Husserl): Ja cultura di un popolo è segnata dalle varie tappe del processo di autocoscienza dell'Assoluto. — Vitalisti (Dilthey, Spengler): la cultura è la massima espressione della vita. — Marxisti (Marx, Lenin, ecc.): la cultura è rispecchiamento delle condi- zioni economiche di una società. — Strutturalisti (Levi-Strauss e Foucault): la cultura è prodotto del Pen- siero inconscio. 5. Negli ultimi anni l’attenzione dei filosofi si è concentrata maggiormente sui fondamenti della cultura, sui suoi elementi costitutivi, sulle sue funzioni, sui valori che la animano, sulla progettazione di una nuova cultura. I caratteri planetari del nostro tempo prospettano l'esigenza di una cultura planetaria, III. L'UOMO COME ESSERE CULTURALE 1. La filosofia moderna ha integrato la concezione classica dell'uomo come essere naturale con l'affermazione che egli è anche essere culturale: diversa- mente dagli altri viventi, il cui essere è interamente prodotto dalla natura, l'uomo è in larga misura l'artefice di se stesso. La cultura è elemento costitu- tivo della natura umana. La cultura nelle sue due principali accezioni di formazione del singolo (accezione soggettiva) e di forma spirituale della società (accezione oggettiva) ha lo scopo di realizzare l’uomo in tutte le sue dimensioni e capacità. 3. Esiste pertanto una profonda interazione tra cultura e antropologia filo- sofica, poiché è quest'ultima che fornisce alla prima le linee secondo le quali tracciare il suo progetto-uomo. LA CULTURA COME FURMA SPIRITUALE DELLA SOCIETÀ E I SUOI ELEMENTI FONDA- MENTALI 1 La cultura è anche l'insieme di quei caratteri che specificano, unifican- doli e distinguendoli, i vari gruppi sociali. In questa prospettiva la cultura rap- presenta la vita di un popolo nella sua peculiare identità. 2. L'analisi degli elementi, che costituiscono la cultura come forma spiri- tuale, ha fatto giungere alla conclusione che gli elementi costitutivi fondamen- tali di una cultura sono quattro: la lingua {che sorregge il pilastro simbolico), i costumi (che sorreggono il pilastro etico), le tecniche (che formano il pilastro tecnologico), i valori (che rappresentano il pilastro assiologico). 3. La lingua è il primo elemento che fa uscire il singolo da se stesso e lo mette in comunicazione con gli altri. Il raggruppamento sociale avviene anzi- tutto e soprattutto in base alla lingua. 4. Le abitudini o costumi incarnano ed esprimono lo stile di vita di un popolo, il suo modo di concepire la vita, la sua visione della natura, della so- cietà, del sacro. 5. Le tecniche corrispondono alle esigenze dell'ambiente, alla capacità, alla creatività, al livello di civiltà di un popolo. Ogni cultura porta in sé una serie di stili di ordine tecnico e gli individui che ne sono in possesso mostrano chia- ramente di fare parte del gruppo sociale che possiede tale cultura. . 6. I valori sono caratterizzati da azioni, abitudini, tecniche e cose che rive- stono straordinaria importanza per il gruppo sociale, che li assume come cri- teri, norme, ideali. In tutte le culture il primo posto nella sfera dei valori è occupato dalla vita. Sulla base degli elementi fondamentali ogni popolo sviluppa tutti gli altri aspetti che generano la sua identità: arte, filosofia, religione, scienza, let- teratura, politica, ecc. RAPPORTI TRA CULTURA E RELIGIONE 1. Nel passaggio dalla cultura moderna alla cultura contemporanea la reli- gione, progressivamente soppressa dalle manifestazioni pubbliche e sociali della vita e relegata alla sfera della dimensione privata, è scomparsa dalla cul. tura come forma spirituale della società. 2. Tillich, Maritain, Dawson, Niebuhr, Croce, Berger, Luckmann, Guardini, Toynbee sostengono che la religione ricomparirà nell'orizzonte culturale del- l'uomo: infatti la scomparsa della prima determina la disgregazione del secondo. 3. La stessa essenzialità dei valori nella struttura costitutiva della cultura richiede uno stretto rapporto tra cultura e religione, poiché solo quest’uitima è in grado di garantire ai valori quella assolutezza e quella dignità che compete loro. La religione sostenendo i valori assoluti garantisce inoltre anche tutti gli altri elementi del vasto edificio della cultura. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE  Che cosa è la cultura e quali significati gli si può dare? Perché l'uomo è chiamato essere culturale? ù 3. Quali sono gli elementi fondamentali della cultura? 4. Quali possono essere considerati i caratteri più propri della cultura contemporanea? 5. Quale rapporto ci può essere ira cultura e storia e tra cultura e re- ligione? 6. Una cultura planetaria a quale progetto-uomo dovrebbe guardare? 7. Quali valori, che possono dirsi smarriti, l'uomo del terzo millennio do- vrebbe impegnarsi a riconquistare? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI ABBAGNANO, L’uome progetto 2000, Dino Editore, Roma 1980. BARONE F. - Ricossa S., L'età tecnologica, Rizzoli, Milano . BAUSOLA A., Natura e progetto uomo, Vita e Pensiero, Milano . BoBBIo N., Politica e cultura, Einaudi, Torino . CassIRER E., Saggio sull'uomo. 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WHITE L.A., La scienza della cultura. Studio sull'uomo e la civiltà, Sansoni Firenze . Capitolo quindicesimo IL PROBLEMA DEI VALORI. O ASSIOLOGICO QUESTIONARIO PROPEDEUTICO 1. Quale significato dare alla parola « valore » e che cosa possono rappre- sentare i valori nelia vita dell’uomo? 2. In che rapporto stanno essi con la realtà? Perché oggi si parla di « crisi di valori »? Il problema dei valori ha assunto nel nostro tempo particolare rilievo. La coscienza dei valori assoluti e perenni quali la verità, la bontà, l'essere, l'amore, la vita, la giustizia, l'onestà sembra essersi offuscata. ‘La nostra cultura appare caratterizzata da un diffuso rela- tivismo etico, in nome del quale la condotta è regolata dal cri- terio dell'utile e del piacere individuale, piuttosto che dal riferi- mento ai valori oggettivi e universali. Tuttavia la strada di ritorno verso i valori sembra essere ria- perta proprio dal malessere esistenziale provocato dalla loro per- dita, cosicché oggi l'assiologia,) ovvero la scienza dei valori, è colti- vata più che nel passato. Un tempo, infatti, il compito proprio dell'assiologia era svolto dalla metafisica, scienza delle « cause ultime », dell’« assoluto », dei « principi supremi », delle « questioni fondamentali ». Il tramonto della metafisica nell'orizzonte speculativo dell'età moderna e con- temporanea ha provocato il progressivo emergere dell’assiologia che, cercando di comprendere la natura dei valori assoluti e di verificarne la consistenza ontologica, realizza di fatto le stesse funzioni della metafisica. Essa si colloca pertanto tra le forme più elevate del sapere umano. In questo capitolo, dopo un breve excursus attraverso la storia dell’assiologia, ci occuperemo delle seguenti questioni: che cosa sono i valori in se stessi? Nell’universo che ci circonda che posto occupano? Quali sono le loro proprietà e le loro funzioni? Qual è la facoltà con cui percepiamo i valori? C'è una gerarchia nel mondo dei valori? Si può operare rina classificazione dei valori? Quali sono i valori che contano di più? Esistono anche valori assoluti? Quali sono? ' Il termine assiolcgia ritrova la sua etimologia nell’aggettivo greco acsios, che significa « valido », « degno ». Indica quindi in senso proprio la riflessione su ciò che è degno di pieno riconoscimento da parte della coscienza umana. 221 Importanza attuale de!lo studio dei valori L’assiologia al posto della metafisica Recente fondazione del problema: la transvalutazione di Nietzsche Lotze: regno dei fatti; regno delle leggi universali; regno dei valori Hartmann e l’ultrarealismo: sussistenza dei valori 1. Informazioni storiche sull’assiologia Dei grandi problemi filosofici quello dei valori è stato messo a tema per ultimo. ‘Esso è diventato oggetto di analisi sistematica ed approfondita — dando origine a quella nuova disciplina che porta il nome di assiologia — soltanto dopo che Nietzsche tentò la famosa operazione della trasvalutazione dei valori con la quale cercava di trasformare la gerarchia dei valori tramandata dalla cultura greca e dal cristianesimo. Nietzsche, infatti, cercò di demolire tutti i valori assoluti della logica (verità), della morale (virtù), della metafisica (essere) e della religione (Dio) facendo vedere che essi erano valori decadenti e alienanti: un vero blocco sulla strada che conduce l’uo- mo verso il traguardo del super-uomo. Al posto dei valori assoluti della logica, della morale, della religione e della metafisica collocò i valori dinamici e mutevoli della vita, una vita che accetta fatalistica- mente e innocentemente se stessa in tutte le sue espressioni. Si può quindi affermare che l’assiologia è nata con Nietzsche anche se il suo padre effettivo è un suo contemporaneo: Lotze. Questi nel suo capolavoro, Microcosmo, distin- gue tre regni di ricerca: regno dei fatti, regno delle leggi universali, regno dei valori. I primi due riguardano soltanto i mezzi, il terzo i fini. I primi due sono studiati dalla ragione col metodo analitico e possono essere considerati in prospettiva meccanicista. Il terzo è appreso dal sentimento e implica necessariamente una prospettiva spiritualista. Infatti, fondamento ultimo di tutti i valori e valore assoluto esso stesso è Dio: « La realtà vera che è e dev'essere non è la materia e neppure l'Idea hegeliana, ma lo spirito vivente e per- sonale di Dio ». Sulla linea realista tracciata da Lotze si mossero Rickert, Eucken e Hartmann. Nicolaj Hartmann (1882-1950) per quanto concerne lo statuto ontologico dei valori professa una specie di ultrarealismo. I valori, a suo giudizio, non hanno fondamento né nell'uomo né in Dio, bensì in se stessi: sono sussistenti alla pari delle Idee di Platone; essi sono dotati di aseità (Ansichsein). Il valore sussiste indipendentemente ? La filosofia dei valori (l'assiologia) si costituì come disciplina autonoma solo dopo Nietzsche, ma spunti di filosofia dei valori si possono rinvenire lungo tutto il corso della storia della filosofia: in quella greca (Platone e Plotino in particolare), in quella medioevale (Tommaso e Bonaventura) e in quella moderna (Pascal e Kant). Quanto a Nietzsche, a giudizio di Heidegger, il suo pensiero è essenzialmente « una metafisica dei valori ». La metafisica nietzschiana comprende due momenti, negativo e positivo. Nel primo «i valori supremi vengono svalutati ». Quei valori che sono stati ritenuti dalla tradizione del pensiero occidentale come i più alti (l'essere, il vero, il buono, il bello, ecc.) vengono svuotati del significato fondamentale che avevano man- tenuto nel corso dei secoli. Il momento positivo è quello in cui Nietzsche opera il « capovolgimento ». Valore è per Nietzsche tutto ciò che contribuisce al mantenimento e all'aumento della durata della vita, la quale per svolgersi dispone di un solo mondo: il mondo materiale e storico. 222 dall'essere riconosciuto, così come due più due continua a fare quat- tro anche se nessun uomo ne avesse coscienza. Un altro argomento a favore della autonomia dei valori risulta dal fatto che ci si può sbagliare e anche riconoscere d'aver sbagliato nella valutazione dei valori: « Non il valore bensì la percezione del valore è variabile ». Hartmann però rifiuta di dar consistenza ontologica ai valori fon- dandoli in Dio, perché Dio non esiste né può esistere se l’uomo è li- bero. Secondo Hartmann l’esistenza di Dio renderebbe impossibile la libertà e la responsabilità dell’uomo, quindi il valore morale. Alla interpretazione « realista » dei valori si opposero Ehrenfels e altri filosofi tedeschi che sostennero la tesi contraria. Secondo Christian von Ehrenfels (1859-1932) i valori sono semplici stati soggettivi. In un primo tempo li identificò con il desiderio; succes- sivamente incluse come componente essenziale anche la « deside- rabilità »; cosicché il valore comprende sia il desiderio in atto di ciò che non si possiede sia la desiderabilità, cioè il desiderio poten- ziale che sorgerebbe se si venisse a conoscere un determinato oggetto o se se ne fosse privi. Pertanto « il valore — afferma Ehrenfels — è una relazione tra un oggetto e un soggetto, per cui il soggetto o desi- dera effettivamente l'oggetto, o lo desidererebbe nel caso che fosse informato della sua esistenza ». La tesi secondo cui i valori sono semplicemente degli stati soggettivi (gusti personali) — tesi soggettivista — fu categoricamente respinta e vigorosamente criticata da Max Scheler (1874-1928), mas-' simo assiologo del secolo XX. Discepolo di Eucken, Scheler subì so- prattutto l'influsso di Husserl, dal quale apprese il metodo fenome- nologico, di cui fece largo impiego nella elaborazione della sua filo- sofia dei valori. La sua opera principale si intitola Der Formalismus in der Ethik und die materiale Wertethik (Il formalismo in etica e l'etica materiale dei valori), « l'opera di gran lunga più significativa apparsa da molto tempo » {Hildebrand). In effetti, l’analisi fenome- nologica della esperienza morale effettuata da Scheler assumendo la prospettiva assiologica è stata tra le più fertili del pensiero con- temporaneo. Mediante i’elaborazione di un'etica dei valori, in cui si rivendica a questa entità una dimensione ontologica che sfugge a tutte le minacce dello psicologismo, Scheler sottrae la morale a quelle visioni soggettiviste o positiviste che erano diventate di moda alla fine dell'Ottocento: nominalismo, psicologismo, pragma- tismo, formalismo kantiano, idealismo neokantiano, positivismo, ecc. Scheler definisce i valori come « oggetti autenticamente oggettivi, disposti in ordine eterno e gerarchico ». La sua assiologia si carat- terizza pertanto come realista è come gerarchica (in forza della stes- sa definizione che egli offre dei valori) ed inoltre come personalista e teocentrica. ‘Per fissare la gerarchia dei valori Scheler suggerisce i criteri se- guenti: durata, indivisibilità, fondamentalità, soddisfazione e grado di relatività. I valori sono tanto più alti quanto più durano e quanto 223 — Dio rende impossibile il valore morale Von Eherenfelds: soggettività dei valori e desiderabilità Scheler: — etica dei valori e fondazione ontologica — assiologia realistica, gerarchica, teocentrica — valori sensibili, vitali, spirituali, religiosi — modello personale — concretezza del valore — fondamento e garante dell’oggettività dei valori è Dio (teocentrismo) La diffusione dell’assiologia dalla Germania all’Europa sono indivisibili, cioè mentre la partecipazione di più individui a beni di carattere materiale (per esempio, una torta) è possibile sol tanto mediante la suddivisione di tali beni, vi sono opere di eultura e di arte per le quali la fruizione di più individui non richiede tale divisione. Ancora, i valori sono tanto più alti quanto è più profonda la soddisfazione da essi prodotta. Inoltre, il valore che fonda è ovviamente più alto rispetto al valore fondato. Infine, ci sono valori relativi a determinate sfere, come per esempio i valori vitali, e va- lori assoluti, cioè indipendenti da una determinata sfera, come per esempio i valori morali. Grazie a questi criteri Scheler fissa una gerarchia dei valori che comprende quattro livelli: valori sensibili (gradevole-sgradevole), valori vitali (salute-malattia), valori spiri- tuali (vero-falso, buono-cattivo, ecc.), valori religiosi (saero-profano, beatitudine-infelicità, ecc.). La terza caratteristica dell’assiologia scheleriana è di essere per- sonalista. Nella prefazione alla seconda edizione di Der Formali- smus ha scritto: « Il principio fondamentale secondo cui tutti i va- lori debbono essere subordinati al valore di persona [...] è così im- portante per l’autore che egli, nel titolo del libro, ha anche qualif- cato il suo saggio come un “nuovo tentativo di personalismo” ». Il carattere personalista della assiologia scheleriana emerge anche dalla teoria dei modelli personali. Secondo Scheler ai valori danno sostanza, concretezza, si potrebbe dire corporeità, i modelli perso- nali. Così, per apprezzare e seguire il valore-giustizia, occorre guar- dare al Giusto, per il valore-fortezza all'Eroe, per il valore-santità al Santo, ecc. La quarta caratteristica dell’assiologia scheleriana è di essere feocentrica. Per Scheler Dio occupa il primo posto sia come persona sia come valore e fa da fondamento e da sostegno di ogni altra per- sona come pure d'ogni altro valore. « Tutti i valori possibili — scrive Scheler — sono fondati sul valore di uno Spirito infinito e sul “mon- do dei valori” che gli sta di fronte. Gli atti, che comprendono i valori, in tanto comprendono valori assolutamente oggettivi in quanto ven- gono compiuti “in” Lui, e i valori sono valori assoluti soltanto in quanto compaiono in questo regno ». Dal purito di vista fenomeno- logico Dio fonda tutti i valori in quanto lui solo può assicurare loro quell’assoluta oggettività che non può essere garantita mediante una misura valutativa semplicemente umana: soltanto il valore del sa- cro fa sì che l’assiologia trascenda la sfera antropomorfica e a for- tiori quella vitalista. Gli sviluppi più importanti e più originali dell’assiologia ebbero dunque luogo in Germania per merito dei filosofi che abbiamo ricor- dato. Successivamente il problema assiologico destò l'interesse an- che di filosofi italiani (Stefanini e Prini), francesi (Lavelle e Le Senne), spagnoli (Ortega y Gasset), argentini (Derisi), inglesi (Moore), americani (Dewey), ecc. Qui noi riferiremo ancora brevemente sul 224 pensiero di Lavelle e Le Senne in quanto, a nostro avviso, offrond spunti interessanti per la soluzione del problema assiologico. Per Louis Lavelle il problema assiologico ha un carattere essenzialmente metafisico. Il fatto contingente che talune filosofie dei valori abbiano assunto un carattere antintellettualistico, sentimentalistico e irrazionale, non deve interferire col genuino pro- blema del valore, il quale, al di fuori di ogni moda di tempi e di luoghi, è di competenza della metafisica. Il principio supremo della metafisica teorizzata da Lavelle è l’es- sere, la cui essenza è atto, inteso come perfezione assoluta, efficacia pura, sorgente di ogni determinazione e di ogni valore. Da questo principio si snoda la teoria assiologica del Lavelle. Se « l'essere alla sua radice è atto, cioè interno a se medesimo; se è un sé che è anche un per sé, è evidente che c’è identità fra l'essere e la sua giustifi- cazione. Di qui l'impossibilità di staccare l’ontologia ‘dall’assiolo- gia ». Non a caso la filosofia classica aveva accostato, fino a confon- derle, le due nozioni dell'essere e del bene. Approfondendo il concetto di valore, Lavelle osserva che il va- lore non si identifica col bene, tuttavia esso ha col bene un rapporto analogo a quello che ha l’esistenza con l'essere. Come l'esistenza è l'essere in quanto si incarna e diventa concreto, così îl valore è il bene in quanto riferito a un oggetto di cui facciamo uso, a una vo- lontà che si sforza di coglierlo; e come l’esistenza è l'essere in quanto riceve una forma interiore e individuale, così il valore è il bene, in quanto implica un'attività che tende a realizzarlo. Perciò, mentre il bene ha sempre un carattere assoluto, il valore ha un carattere re- lativo. Ma — avverte Lavelle — su questa relatività del valore oc- corre essere cauti: infatti il valore è nelle cose ciò che esprime la loro relazione all'assoluto; è ciò che permette di elevare all’asso- luto ogni cosa relativa. Pertanto il valore non è una proprietà statica ma fortemente dinamica: esso provoca il soggetto e lo tra- scina all’azione. « L'errore più grave — dichiara Lavelle — è pen- sare che il valore sia un oggetto che si contempla, mentre al contrario è sempre un'azione da farsi e una pratica da seguire ». Nel suo Breviario di metafisica assiologica René Le Senne respinge sia il naturalismo sia il nichilismo, e si oppone sia al sociologismo sia allo psicologismo per affermare ad un tempo tan- to la trascendenza quanto l'immanenza, sia il carattere oggettivo che soggettivo dei valori: « Il valore deve, per la sua origine, esserci tra- scendente », ma « tale estrinsecità resterebbe sterile se il valore non fosse fatto per discendere nella nostra esperienza: tale discesa può essere spirituale solo grazie al concorso degli spiriti umani per i quali il valore deve rendersi attuale. [...] Il valore universale deve rinfrangersi e persino frazionarsi secondo la diversità di sfu- mature e la profondità dei tagli consentiti dall'unità e dalla moltepli- cità relativa degli spiriti ». Della filosofia dei valori si sono occupati anche vari neotomisti: Lavelle: — assiologia e ontologia: identità tra l'essere e la sua giustificazione (carattere metafisico) — rapporto analogico tra essere e bene Le Senne: trascendenza del valore I neotomisti: oggettività e fondazione ontologica del valore Difficoltà di definire il valore Il valore in economia, in etica, in ontologia Wittmann, Rintelen, De Finance, Derisi, ecc. Questi filosofi difendono l'oggettività dei valori e escludono sia l’interpretazione psicologistica che riduce i valori a meri sentimenti personali sia l’interpretazione ultrarealistica che fa dei valori realtà sussistenti analoghe alle Idee platoniche. Il valore ha carattere oggettivo in quanto si fonda sul- l'essere. Però, a giudizio di questi filosofi, il valore non costituisce una proprietà trascendentale dell'essere distinta dal bene: sostan- zialmente il valore si identifica col bene, anche se connota più del bene una relazione al soggetto, all'uomo. In effetti, « il valore, qua- lunque esso sia, non ci si rivela pienamente che nell'atto in cui è effettivamente amato, stimolato, desiderato, ecc. [...] Nel desiderio e nell'amore in atto, e lì soltanto, il bene — esercitando la sua causalità propria — si manifesta e diviene, per il soggetto, in “atto ultimo” un valore » (De Finance). 2. Definizione del valore Come tante altre parole dense di significato (ente, realtà, verità, tempo, onore, ecc.) anche la parola « valore » a prima vista sembra chiara, quasi ovvia; ma poi, ad una considerazione più attenta ed approfondita, essa risulta nebulosa, oscura, difficile a definirsi. « Il senso esatto di valore — osserva André Lalande — è difficile da de- finire rigorosamente perché il più delle volte questa parola esprime un concetto instabile, un passaggio dal fatto al diritto, dal desiderato al desiderabile » Nella lingua italiana essa possiede tre significati principali: eco- nomico, etico, ontologico. In economia significa « danaro »; in etica indica la virtù con cui si affrontano gravi pericoli e si compiono grandi imprese; in ontologia dice la qualità per cui una cosa possie- de dignità ed è, quindi, degna di stima e di rispetto: « valore — in questo senso — è ciò per cui un essere è degno di essere, un'azione è degna di essere compiuta ».* Di questi tre significati quello che interessa quando si affronta il problema assiologico è soprattutto l'ultimo, che è senza dubbio il più importante, ma anche il più oscu- ro, il più problematico, il più disputato. Il suo regno è vastissimo: infatti, tutto ciò che è ritenuto prezioso, e che in qualche modo può contribuire al perfezionamento dell'uomo o come singolo o come es- sere sociale, merita stima ed è perciò un valore. Dalla complessità delle questioni relative alla categoria del valore, come risulta anche dall’excursus storico precedente,.quello che ha dato luogo alle dispute più accese e alle soluzioni più di- sparate è il problema dello statuto ontologico dei valori. Per questo »? LALANDE, Dizionario critico della filosofia, ISEDI, Milano 1971, p. 977. GUARDINI, Libertà, grazia, destino, Morcelliana, Brescia e anche perché la sua soluzione condiziona praticamente la soluzione di tutti gli altri problemi, lo affrontiamo per primo. 3. Lo statuto ontologico dei valori La questione dello statuto ontologico dei valori si domanda che cosa sono i valori in se stessi: sono entità reali, oggettive come una casa, un tavolo, il Monte Bianco, la luna; oppure sono realtà fittizie, semplici aspirazioni soggettive o ideali astraiti, come una montagna d'oro oppure una società seriza classi? Qui vale la pena precisare che la questione riguarda la categoria del valore in generale e non valori singoli (come la bontà, la verità, la persona, ecc.). Ed è chiaro che si tratta di due problemi distinti come chiedere chi è l’uomo è certamente altra cosa dal domandarsi chi è ‘Pietro, Paolo o Giovanni. D'altronde la questione dello statuto ontologico espressa in forma generale ha senso solo con riferimento al valore in generale, perché solo ad essa si può dare una risposta univoca. Se si solleva con riferimento alle singole cose che sono dotate di dignità assiologica, si possono ottenere un'infinità di ri- sposte, perché ci sono valori reali e valori possibili, valori concreti e valori astratti, valori spirituali e valori materiali, ecc. Dall’excursus storico risulta che tre sono le principali soluzioni che sono state daie alla questione dello statuto ontologico dei valori. La prima afferma che sono entità oggettive, sussistenti in se stesse (Lotze, Windelband, Scheler, Hartmann). La seconda sostiene che i valori sono semplicemente dei sentimenti e perciò non hanno nes- suna realtà propria, ma esistono esclusivamente come fenomeni sog- gettivi, come disposizioni o aspirazioni della psiche (Meinong, Ehren- fels, Freud). La terza considera il valore né come una entità a sé stante né come un fenomeno soggettivo, bensì come una proprietà trascendentale dell'essere e lo identifica generalmente con il classico trascendentale del bene (De Finance, Lavelle, Hammer). A mio avviso nessuna di queste tre soluzioni è adeguata, anche se ciascuna esprime una parte di verità. La verità parziale sottolineata dalla prima è l’obiettività del valore; quella messa in luce dalla seconda è il suo rapporto col soggetto, l'uomo; quella indicata dalla ierza è il suo rapporto col bene. Si tratta effettivamente di tre pro- prietà dei valore, ma nessuna di esse esaurisce tutta la sua realtà. Ma, allora che cosa è il valore in se stesso? Il valore è un trascen- dentale, come afferma la terza teoria, cioè è una qualità che appar- tiene all'essere in quanto tale, e perciò è presente in ogni cosa come gli altri trascendentali (unità, bontà, verità, bellezza). È una pro- S Per le posizioni personali della maggior parte degli autori ricordati in questo capoverso si veda: C. Rosso, Figure e dottrine della filosofia dei valori, Guida, Napoli 1973.  I valori: entità reali o fittizie? Il problema vale per il valore in generale Tre soluzioni: entità oggettive- sussistenti sentimenti proprietà trascendentale dell'essere Il valore: proprietà dell’essere Il valore è un trascendentale a sé Proprietà comuni agli altri trascendentali: — coestensività — convertibilità prietà trascendentale e non predicamentale: è cioè una proprietà universale che accompagna tutte le cose e non è ristretta ad una sola classe di esseri, ad una sola categoria. Il valore è un trascendentale perché di tutte le cose si può chiedere sensatamente se è un valore: dell’aria come dell’acqua, del sole come delle stelle, di una bambola come di un pallone, di un libro come di un quadro, di una capra come di un elefante, di un fiume come di una montagna, ecc. Mentre non si può sensatamente chiedere se il fiume è una montagna, se la capra è un elefante, ecc. Nel regno dei trascendentali il valore occupa un posto a sé, distinto da quello occupato dal bene, dal vero, dal bello. Infatti il valore è la dignità di una cosa, non la verità, non la bontà e neppure la bellezza. Il valore è una facciata dell'essere distinta dalle altre tre grandi facciate; tant'è vero che in noi mette in moto una facoltà di- versa da quelle che sono interessate alle altre tre facciate: la verità mette in moto la conoscenza, la bellezza, l'ammirazione e il piacere; la bontà il desiderio e la volontà; mentre il valore, la dignità di una cosa ci provoca alla estimazione, alla valutazione. Come trascendentale il valore ha in comune con gli altri trascen- dentali alcune proprietà importanti. Anzitutto la coestensività con l'essere: là dove c'è essere c'è valore e dove c'è valore c'è essere. Il valore non si distingue dall'essere e dagli enti (cioè dalle incarna- zioni dell'essere) fisicamente, materialmente e neppure realmente; perché separare il valore dall'essere significa distruggerio, sprofon- dandolo nell'abisso del nulla. Il valore si distingue dall'essere concet- tualmente, logicamente, il che non vuol dire arbitrariamente, perché si tratta di una distinzione concettuale fondata nell'essere stesso, nel- la sua pluriprospetticità rispetto alle nostre facoltà e alle nostre possibilità. Il valore esprime una modalità dell'essere che l’accom- pagna necessariamente e non accidentalmente; la sua dignità, una modalità che nel nome puro e semplice dell'essere o degli altri tra- scendentali rimane inespressa” Una seconda proprietà del valore, in quanto trascendentale, è di essere convertibile con l'essere e con gli altri trascendentali: verità, bontà, bellezza. Coestensivo con l'essere è necessariamente coesten- sivo con gli altri trascendentali che sono a loro volta coestensivi con l'essere. E, dato che anche tra gli altri trascendentali e l'essere si dà soltanto una distinzione logica e non una distinzione reale, ne segue che, per quanto concerne la realtà, tutti i trascendentali coincidono, pur restando logicamente e necessariamente distinti tra di loro. Per questo motivo, grazie alla convertibilità, nell'essere e negli enti tanto c'è di vero altrettanto c'è di buono, tanto c’è di buono altrettanto c'è di bello, e tanto c'è di buono, di vero e di bello e altrettanto c'è di valore. £ Su questa proprietà dei trascendentali vedi AQUINO (vedasi), De veritate, q. I, a. l. 228 Una terza proprietà che il valore ha in comune con gli altri tra- scendentali è la relazione bipolare: il valore ha due poli, un polo soggettivo e un polo oggettivo. Per quanto si dice che il valore è una correlazione: correlazione tra dignità ed estimazione, analoga alla correlazione tra verità e conoscenza, tra bontà e desiderio, tra bel- lezza ed ammirazione. Che il valore abbia bisogno di due poli e che si tratti effettivamente di una correlazione tra due poli, risulta dal fatto che è un trascendentale, cioè una modalità dell'essere (e non una fetta di essere), che non spunta dall'essere da sola come un ramo dal tronco di un albero, ma solo in rapporto ad una facoltà di un es- sere intelligente e grazie alla sua azione. E come il vero nasce dal rapporto dell'essere con la conoscenza, il buono dal svo rapporto con il desiderio o la volontà, il bello dal suo rapporto cor l'ammira- zione, così il valore nasce dal suo rapporto con la estimazione. Come tutti gli altri trascendentali, anche il valore possiede due dimensioni, una soggettiva ed una oggettiva. Tali dimensioni deri- vano immediatamente e direttamente dalla sua proprietà di essere una correlazione. Con questo si vede quanto siano infondate ed errate sia la teoria degli psicologisti, che riducono il valore al sen- timento, sia quella dei platonici che fanno dei vaiori delle realtà sussistenti. Anzitutto il valore gode della prerogativa dell’oggettività, e a provario ci vuol poco. Basta tener presente la verità che il valore è una proprietà trascendentale dell'essere (che è l’oggettività per essenza). il valore è radicato nell'essere; è una facciata dell'essere, è uno dei suoi aspetti fondamentali e più interessanti. Ti valore è og- gettivo come è oggettiva la verità, come è oggettiva la bellezza, come è oggettiva la bontà. Ma c'è anche un secondo argomento che con- ferma l'esattezza di questa assegnazione: dell’oggettività ai valore. In quanto trascendentale il valore è oggettivo perché non è una creazione e neppure un'arbitraria invenzione della psiche umana. Ci sono valori creati dall'uomo, ma non il valore come proprietà fon- damentale dell'essere. Non si può parlare seriamenie di creazione del valore da parte dell'uomo. L'uomo può produrre oggetti, cose, ma non il loro valore. L'attività creatrice dell'uomo è volta agli og- getti non ai valori; può produrre una bella statua, ma non il valore artistico; può compiere una buona azione, ma non generare il valore della bontà; può inventare la radio, ma non il valore delle comu- nicazioni. L'uomo può solo produrre oggetti di valore non il valore. Cosicché gli oggetti e le azioni di valore, per quanto concerne la di- mensione del valore, rinviano ad un fondamento diverso dall'uomo e a lui superiore. Del resto, quanto meno in rapporto a determinati valori, l’uomo ha la sensazione netta di non esserne l’inventore e il padrone, bensì il servo e il discepolo. Di fronte a valori quali la giustizia, la verità, la saggezza, la prudenza, l’amore, la bontà, ecc., l’uomo si sente più passivo che attivo: sono valori che agiscono su di lui; lo guidano, lo provocano, lo stimolano, lo attraggono, lo 229 — relazione sipolare Ls due gdimensioni diei valori: oggettiva e soggettiva Valore come proprietà trascendentale dell'essere I valori fanno crescere l’essere dell’uomo Il polo soggettivo: ia stima è valore senza l’uomo resta inespresso Necessità di un’educazione della facoltà dei valori elevano e lo arricchiscono. Non è l'uomo che comunica l'essere ai valori, ma viceversa sono i valori che contribuiscono a far crescere l'essere dell'uomo. L'uomo ha indubbiamente il potere di scoprire i valori ma non il potere di crearli. « Ogni vero valore porta in se stesso il suo significato. La “fortezza” è appunto fortezza e, in quanto fenomeno originario, non può essere derivato da nessun altro. Perciò l'uomo la può realizzare solo muovendo da essa, in quanto agisce “fortemente” e diviene “forte” ». Ma per avere il valore non basta il polo oggettivo: la dignità dell'essere; occorre anche quello soggettivo: la stima da parte del- l’uomo. Come non c'è bellezza senza ammirazione, né verità senza conoscenza, né bontà senza volontà, così non fiorisce la dignità dell'essere o di un ente senza l’estimazione. In effetti, il valore emerge nel momento in cui c'è un soggetto, l’uomo, che compie un atto positivo di valutazione, di estimazione e che, così, riconosce la dignità di una cosa, di una persona o di un'azione (analogamente alla verità: questa emerge nel momento in cui una intelligenza cono- sce una cosa). Il valore, senza l’uomo, rimane inespresso, occulto, celato: non risplende; è come un sovrano senza sudditi, vale a dire non esiste più come sovrano. Può rimanere il regno dell'essere, ma scompare il regno dei valori. Si può dire che il valore, in quanto trascendentale, è essenzial- mente dotato sia di oggettività sia di soggettività. Possiede oggetti- vità perché è fondato sull'essere. Il valore non è una chimera ma un aspetto primario, fondamentale, costante, perenne dell’essere e degli enti. Però il valore è oggettivo non alla maniera di una cosa, diuna sostanza e tanto meno alla maniera di un'idea sussistente, ma alla maniera di una relazione. Ed è oggettivo perché il primo termine della relazione assiologica è appunto l’essere. Ma il valore è anche dotato di soggettività, perché il secondo ter- mine della relazione assiologica è il soggttto: l'uomo o un altro es- sere intelligente. In forza del polo soggettivo il valore può sbocciare soltanto dove c'è predisposizione e preparazione per accoglierlo, per riconoscerlo. I colori sono oggettivi ma i sassi non li vedono. Ci vuole la vista per percepirli. Certi odori o profumi sono oggettivi ma ci vuole un particolare addestramento per avvertirli (cani da caccia, cani poliziotto, ecc.). Altrettanto accade per i valori. La dignità del- l'essere e degli enti, ia dignità della natura e degli animali, la dignità della famiglia e della patria, la dignità dell'uomo e la dignità di Dio è indubbiamente oggettiva ma per coglierla occorre un'adeguata educazione della facoltà dell’estimazione da parte del soggetto, da parte dell'uomo. Senza un'appropriata educazione della facoltà dei valori, in particolare quando si tratta di valori assoluti, trascendenti, pe- renni, si perde la capacità di percepirli. Allora i valori si offu- ? R. GUARDINI, Libertà, grazia, destino, Morcelliana, Brescia scano, si eclissano, scompaiono. È, purtroppo, quanto sta suc- cedendo nella nostra cultura e nella nostra società. Gerarchia e classificazione dei valori Dopo avere chiarito che il valore è una relazione trascendentale dotata di un polo soggettivo e di un polo oggettivo e che il primo affonda le radici nell'uomo e il secondo nell'essere, possiamo risolvere due complesse questioni assiologiche, che hanno visto i filosofi diversamente schierati circa le questioni delia gerarchia e delia classificazione dei valori. a) La gerarchia dei valori - Nel campo del valore, come nei campi della bontà, della bellezza e della verità vi è una varietà di gradi (rispetto al valore non tutte le cose e ie azioni stanno alla pari, ma ci sono quelle che hanno maggior valore e quelle che hanno minor valore) e c'è pertanto una gerarchia, ia quale presenta al ver- tice un valore massimo, con dignità piena, assoluta, totale, incon- dizionata, perenne, mentre alla base, cioè sui gradini più bassi, pre- senta valori con poca dignità: una dignità caduca, relativa, condizio- nata, parziale, provvisoria, evanescente. Che rispetto al valore, come rispetto al bene, alla verità e alla bellezza esistano dei gradi pare cosa abbastanza ovvia; perché se il valore è una proprietà trascendentale dell'essere, essendoci grada- zioni nell'ordine dell'essere, ci sono gradazioni anche in quello del valore, e certo nell'ordine dell'essere ci sone gradazioni: non c'è pa- rità di essere tra un lombrico e un cane, e ira un cane ed una donna! Il grado del valore corrisponde a quello dell'essere. Quanto più ele- vato è il grado di essere che una cosa possiede, tanto più grande è il suo valore. E che questo sia vero lo conferma anche il fatto che, obiettivamente parlando, noi riconosciamo maggior valore ad un animale che ad un pezzo di legno, ad un bambino che ad un cane, ad una persona che ad una cosa. Ma se il principio della gradazione dei valori risulta abbastanza ovvio, non si può dire altrettanto della ijoro gerarchia. In effetti, su questo punto, ancor più che altrove, non solo non si registra nessun accordo nella prassi quotidiana, ma neppure nelia speculazione degli studiosi. I filosofi dei valori hanno proposto scale gerarchiche molto disparate (basta confrontare la scala di Nietzsche cor quella di Scheler, o la scala di Marx con queila di Lavelie!}. Questo perché nel fissare le loro gerarchie hanno assunto prospettive spesso diametral- mente opposte. A mio avviso c'è un criterio valido per stabilire una gerarchia og- gettiva e completa dei valori. S'è visto che i valori non sono entità astratte, cose in sé, ma dimensioni della realtà, più esattamente re- lazioni, che hanno vitale, capitale importanza per l'uomo. I vaiori 231 Varietà di gradi 6 gerarchia i Corrispondenza ira grato cCell’essere e grad dei valore Disaccordo sulla Gerarchie dei valori Criterio di riferimento: il valore e la realizzazione del progetto-uomo Progetto-uomo e dimensione religiosa: Dio al vertice Valori economici, culturali, spirituali sono le guide, i mezzi che lo aiutano a realizzare il proprio progetto di umanità. Ecco, quindi il criterio per stabilire la gerarchia dei valori: il criterio è fornito dall’apporto che una cosa, una persona, un'azione può dare alla realizzazione del progetto-uomo e del valore- uomo. Una realtà occupa uno scalino tanto più elevato nella gerarchia dei valori, quanto maggiore è il suo apporto in tal senso, e tanto più basso quanto minore è il suo contributo. In effetti, le gerarchie dei valori sono state stabilite da quasi tutti gli studiosi con questo criterio. E se le gerarchie risultano disparate e contrastanti, lo si deve semplicemente al disaccordo che regna tra i filosofi intorno al progetto-uomo. Se si accetta il progetto nietzschiano si ottiene una gerarchia che ha al vertice la volontà di potenza; se si accoglie il progetto marxista il primo posto nella gerarchia dei valori tocca al lavoro; se si assume il progetto freudiano si elabora una gerarchia fondata sul primato del piacere. Invece, un progetto-uomo che — per essere fedele a tutti i dati della nostra esperienza — tiene conto anche della esperienza della trascendenza e perciò non trascura né soffoca la dimensione religiosa, non può non collocare al vertice della scala dei valori che Dio stesso. Lui — già degno della massima stima, rispetto e lode in se stesso — è anche degno della massima considerazione in rapporto al pro- getto-uomo, perché Egli solo è in grado di assicurare all'uomo l’at- tuazione piena del proprio progetto di umanità. Un progetto-uomo studiato sulla base di una visione globale di ciò che l'uomo è e di ciò che nel piano di Dio è chiamato a diventare, riesce non solo ad accertare che Dio è il valore sommo e che sta quin- di in cima alla scala gerarchica dei valori, ma è anche in grado di individuare, sempre in base al progetto-uomo, gli altri gradini più importanti, perché sa che l'uomo è costituito essenzialmente di tre dimensioni: corpo, anima e spirito. Dopo Dio, vengono pertanto altri tre ordini di valori, che sono quelli che contribuiscono alla realizzazione del progetto-uomo a livello somatico, a livello psichico e a livello spirituale: si tratta dei valori economici, dei valori cultu rali e dei valori spirituali. I valori economici o vitali sono quelli che contribuiscono alla pre- servazione della vita e alla conservazione, sviluppo, salute e piacere del corpo. I valori culturali, in senso stretto, sono quelli che con- tribuiscono immediatamente alla coltivazione, crescita, elevazione dell'anima o più esattamente della mente. I valori spirituali sono quelli che giovano alla cresciia, allo sviluppo e al perfezionamento dello spirito. Qui è opportuno notare — per non incorrere nell’accusa di' sog- gettivismo — che scegliere l'uomo come punto di riferimento nella determinazione della gerarchia dei valori è altra cosa dal fare del- l'uomo la misura, il metro dei valori o il loro creatore. I valori han- no la loro consistenza ed autonomia e si trovano ad un livello più o meno elevato rispetto all'uomo secondo la loro dignità intrinseca 232 e secondo il contributo che danno alla realizzazione del progetto- uomo. Certo, il riferimento al progetto-uomo spiega ancor meglio quella dimensione soggettiva che è propria del valore, di cui si è detto in precedenza: perché colui che coltiva e incarna i valori non è la natura in astratto, ma l'individuo concreto (Pietro, Paolo, Luca, Carlo, ecc.), la persona storica, la quale per la realizzazione del pro- prio progetto di umanità può essere maggiormente interessata ad alcuni valori (economici, spirituali, culturali) che ad altri. Né l'assunzione del progetto-uomo come criterio per stabilire la scala dei valori fa scomparire la distinzione fondamentale tra valori assoluti (che sono quelli che hanno dignità e sono meritevoli di stima e di rispetto in se stessi e non in ordine ad altri valori) e valori strumentali (che hanno dignità e sono meritevoli di stima solo in quanto giovano alla realizzazione dei valori assoluti). La distinzione rimane salva (anzi, più salva che mai), perché la realizzazione di un valore assoluto partecipato, qual è l'uomo, reclama l’esistenza di valori assoluti sussistenti, in particolare di quel valore assoluto sussistente, fondamento ultimo di ogni altro valore, che è Dio. b) Classificazione dei valori - Il regno dei valori è immenso: pra- ticamente abbraccia ogni pensiero, ogni azione, ogni cosa e ogni per- sona. È possibile allora effettuare una classificazione dei valori? Pare di sì e molti autori ci hanno provato. Una delle classificazioni più note è quella di Scheler, la quale riduce tutti i valori a quattro gruppi principali: valori edonistici, vitali, spirituali e religiosi. Questa classificazione è buona per distinguere, come in effetti voleva Scheler, i vari gradi dei valori, ma non serve per determinare le gran- di aree assiologiche. A tal fine credo che si riesca ad ottenere una classificazione più adeguata distribuendo i valori in dieci grandi gruppi. Si tratta di una classificazione empirica, ma abbastanza sod- disfacente in quanto riesce a trovare una sistemazione a tutto ciò che possiede una dimensione assiologica. I dieci gruppi sono: 1. valori ontici (il primo valore è l'essere); 2. valori personali (il primo è la persona); 3. valori sociali (il primo è la famiglia); 4. valori economici (il primo è il lavoro); 5. valori culturali (il primo è la cultura); 6. valori somatici (il primo è il corpo); 7. valori noetici {il primo è la verità); 8. valori estetici (il pri- mo è la bellezza); 9. valori morali (il primo è la bontà); 10. valori re- ligiosi (il primo è il sacro). Come si vede in ogni gruppo c’è un valore primario, un valore principe, un capofila. Intorno ad ogni valore primario si dispone una costellazione più o meno grande di altri valori che appartengono allo stesso ordine e partecipano alle qualità del valore primario. Così, tutto ciò che gode della perfezione dell'essere partecipa anche al suo valore e diviene pertanto un valore ontico. E quanto più grande è la perfezione di una cosa in rapporto all'essere tanto più elevato è il suo valore ontico. Sono dotate di valore ontico le piante, le 233 Progetto-uomo e dimensioni soggettive La classificazione dei valori secondo Scheler Valore primario e costellazione di valori Gruppo di valori e scienza principale Percezione dei valori: col sentimento o con i‘ intuizione? Percepire i valori con la facoltà estimativa case, i fiumi, i laghi, ie persone, la terra, il cielo, la natura..., Dio, Valore assoluto in tutti gli ordini e fondamento di ogni altro valore, Dio è il primo (non in quanto prototipo ma in quanto fuori serie) anche nell'ordine ontico. Per lo studio di ogni singolo gruppo di valori esiste una scienza principale, che è quella che si occupa direttamente del valore pri- mario, e tutta una serie di altre scienze, che sono quelle che studiano gli altri valori della stessa costeliazione. Così per esempio, per il primo gruppo c’è la metafisica, che si occupa direttamente e prima- riamente dell'essere. A fianco della metafisica per lo studio dei vari gradi dell'essere siedono la teologia (che studia Dic), l'astronomia {che studia i corpi celesti), la fisica (che studia la natura), la ma- tematica (che studia i numeri), l'antropologia (che studia l’uomo). 5. La facoltà dei valori Qual è la facoltà con cui percepiamo i valori? Anche questo è un problema che è stato molto dibattuto dai filosofi dei valori e le soluzioni che sono state proposte sono varie. Secondo aicuni la facoltà dei valori è il sentimento. Questo però viene inteso da alcuni come una disposizione totalmente soggettiva (come quella che percepisce il piacere, il dolore, la gioia, ecc.), men- tre da altri viene considerato come un sentimento del tutto speciale, che ha una intenzionalità squisitamente oggettiva. Secondo altri fi- losofi la facoltà dei valori è l'intuizione: una specie di visione in- tellettiva, che coglie immediatamente i valori, così come la visione sensitiva coglie immediatamente i colori. Noi siamo del parere che il valore sia, come gli altri trascenden- tali, oggetto di una facoltà particolare. Come la verità è oggetto della conoscenza, il bene della volontà e del desiderio, la bellezza dell’am- mirazione, così dev'essere anche del valore. Ma qual è la sua facoltà? Forse il sentimento, oppure l'intuizione? Non v'è dubbio che l’in- tuizione interviene in alcuni casi e un sentimento del tutto parti- colare (l’empatia) in altri. Ma in generale non direi che la facoltà che percepisce il trascendentale del valore o la dimensione assiolo- gica di una determinata cosa o di una certa azione sia il sentimento oppure l'intuizione, bensì la facoltà valorativa e cioè l’estimativa, che è altra cosa sia dal sentimento sia dall’intuizione, pur non esclu- dendoli. L'estimazione, cioè la percezione dell'essere o di un ente come va- lore, non è né una semplice intuizione (nuda riproduzione dell’og- getto come nella percezione della verità) né puro sentimento {cioè un rapporto affettivo ed emozionale come nella tendenza appetitiva verso un bene). L'estimazione, come s'è detto, li può comprendere en- trambi, senza tuttavia risolversi né nella prima né nel secondo e neppure nella simbiosi di tutt'e due. 234 Il valore è l'oggetto proprio dell’estimativa, così come il colore Io è della vista, il sapore del gusto, la verità della conoscenza, il bene della volontà, la bellezza dell’ammirazione. L’estimativa co- glie l'oggetto come più o meno degno, più o meno valido, così come il gusto lo coglie come più o meno gradevole, l'udito come più o meno rumoroso, l'intelligenza come più o meno evidente, la volontà come più o meno buono o utile, l'ammirazione come più o meno bello. E non può essere che così perché, come abbiamo mostrato in pre- cedenza, la dimensione dell'essere che viene alla luce attraverso il valore è una dimensione diversa da quelle che emergono attraverso la verità, la bellezza e la bontà, ed è logico che come queste tre ci inter- pellano ciascuna mediante una distinta facoltà, altrettanto accada per il valore: la sua facoltà è l'estimativa. ‘Per il costituirsi della categoria del valore l’estimativa è indi- spensabile. Dove non c'è apprezzamento, estimazione, si danno bruta facta, oggetti, cose; non affiorano ancora i valori. Alla pari della facoltà gnoseologica (che coglie la verità), etica (che coglie la bontà) ed estetica (che coglie la bellezza), anche la facoltà assiologica opera in diversi modi a seconda del livello (grado) dei valori che è in gioco. Ai diversi gradi di valore corrispondono dif- ferenti operazioni assiologiche. Nel caso dei valori materiali si può realizzare un’estimazione in base ad una semplice intuizione della cosa oppure di un'analisi ed un processo raziocinativo più o meno prolungato. Nel caso dei valori assoluti sussistenti (Dio, la Trinità, ecc.), l'estimazione è sostenuta dal ragionamento oppure dalla fede. Nel caso dei valori morali (prudenza, castità, coraggio, fedeltà, ecc. spesso interviene l’empatia, una specie di giudizio per connaturalità. Ciò succede quando tali valori sono avvertiti come rispondenti alle nostre più intime aspirazioni — in questo sta la loro connaturalità. Sono valori per i quali sentiamo una profonda sintonia, un’intima corrispondenza col nostro progetto di umanità e sono perciò in grado di condurlo verso una sua realizzazione più piena. La facoltà dell’estimazione che ci mette a contatto con i valori comprende tre funzioni: quella del capitare velorativamente che co- glie i singoli valori; quella del preferire che ne stabilisce la gerarchia e quella dell'aspirare che porta alla scoperta di nuovi valori e precede il captare e il preferire come una specie di pioniere o di esplo- ratore. L'uomo è naturalmente dotato della facoltà valorativa, così come è naturalmente doiato della facoltà conoscitiva, appetitiva ed este- tica. Ma alla pari di queste facoltà anche quella valorativa va col- tivata. Come l'intelligenza perché possa conoscere la verità dev’esse- re istruita e come la volontà, perché possa scegliere il bene autentico, va educata, altrettanto l'estimativa, perché si apra all’apprezzamen- to e all'assimilazione dei valori dev'essere guidata ed ammaestrata. In tutte le sue facoltà l’uomo è essenzialmente educabile e col- 235 La facoltà estimativa coglie l’oggetto nel suo valore Valori materiali: estimazione per intuizione o per analisi Valeri assoluti sussistenti: estimazione e fede Valori moraii: estimazione ad La funzione deil’estimazione: Captare valorativamente preferire aspirare Necessità di coltivare la facoltà valorativa Il ricorso all'esperto Necessità di una nuova assiologia tivabile. Ciò è dovuto al fatto che nasce più come un progetto aperto che come un’opera finita. E, dato che abbiamo visto che la realiz- zazione del progetto-uomo dipende soprattutto dalia scelta dei va- lori, l'educazione dell'estimativa, cioè della facoltà dei valori, as- sume capitale importanza. L'educazione non occorre per tutti i gradi di valore. Così, per esempio, per certi valori vitali (come l’aria, l’acqua, il pane) la valutazione è istintiva e non c'è bisogno di edu- cazione. Non così per la maggior parte dei valori appartenenti al li- vello culturale e al livello spirituale. Anche per essi ci può essere un impulso istintivo o empatico. Così l'uomo nasce con una specie di apprezzamento istintivo delia verità, della bontà, della giustizia, delia solidarietà, della castità, ecc. Ma senza un'adeguata coltiva- zione tale impulso facilmente si indebolisce e si perde. C'è di più. Nel campo degli apprezzamenti e delle valutazioni è molto facile errare e, così, molto spesso si trovano in circolazione pseudo-valori. Per questo motivo, per stabilire quali sono i valori autentici e quali quelli inautentici, è necessario ricorrere agli e- sperti, agli specialisti. Quando si tratta di perle preziose, di monete antiche, di francobolli rari non ci fidiamo di noi stessi e ricorriamo al giudizio di un perito. Perché non si deve fare altrettanto per quei valori che contano di più per la realizzazione del progetto-uomo, i valori spirituali, trascendenti, perenni? Già Aristotele diceva che, nel caso dei valori etici, è bene ricorrere al giudizio dell'uomo sa- piente. Ciò che urge maggiormente nella nostra società culturalmente di- sorientata è una nuova assiologia che sappia restituire il primato che loro compete ai valori assoluti, trascendenti, perenni e, conse- guentemente, una nuova pedagogia altamente umanistica che faccia risplendere la luce di tali valori alle menti dei giovani, menti che avvertono istintivamente la dignità dei valori perenni e sentono fortemente il loro fascino e sono pertanto naturalmente inclinati ad assumerli come guida della propria esistenza, come componenti essenziali del proprio progetto di umanità. CONCETTI DA RITENERE  Assiologia; trasvalutazione; sentimento; aseità — Statuto ontologico; ultrarealismo; tesi soggettivistica Assiologia realistica, gerarchia, personalistica, teocentrica Valori sensibili, vitali, spirituali, religiosi Assiologia metafisica Trascendentale; estensività; convertibilità; relazione bipolare Sentimento; intuizione; empatia; estimativa Captare valorativamente; preferire; aspirare SINTESI CONTENUTISTICA I. IL PROBLEMA E LE SUE CARATTERIZZAZIONI STORICHE 1. Il problema ha assunto particolare rilievo nel nostro tempo. La scienza dei valori ha sostituito la metafisica e i suoi interrogativi sulle ragioni ultime della realtà, ponendo l’accento sulla natura dei valori assoluti e sulla loro con- sistenza ontologica. 2. L'assiologia ha assunto dignità speculativa in tempi relativamente re- centi, dopo che Nietzsche ha teorizzato la sua trasvalutazione, demolendo i valori assoluti della logica (verità), della morale (virtù), della metafisica (esse- re), della religione (Dio). Padre dell’assiologia è Lotze. Nel suo capolavoro, Microcosmo, egli distingue il regno dei fatti, il regno delle leggi universali, il regno dei valori. I primi due riguardano i mezzi, il terzo i FINI – GRICE: ENDS. I primi due sono suscettibili di interpretazione meccanicistica, il terzo è appreso dal sentimento. Fondamento ultimo dei valori e valore assoluto per eccellenza è Dio. Hartmann è assertore di un ultrarealismo assiologico: i valori hanno il proprio fondamento in se stessi. Essi sono sussistenti, sono dotati di aseità. Hartmann, peraltro, nega l’esistenza di Dio, poiché secondo lui l’esistenza di Dio vanificherebbe la libertà e la responsabilità dell'uomo e quindi il valore morale. i 5. C. von Ehrenfels {1859-1932) è assertore al contrario del soggettivismo assiologico: il valore comprende sia il desiderio in atto di ciò che non si pos- siede sia la desiderabilità, desiderio potenziale di un determinato oggetto. 6. Max Scheler (1874-1928), massimo teorico dell’assiologia, influenzato dal- la fenomenologia di Husserl, elabora un'etica dei valori (I! formalismo in etica e l'etica materiale dei valori) a fondamento ontologico. L’assiologia di Scheler è realista, gerarchica, personalista e teocentrica: Realista: i valori sono oggetti autenticamente oggettivi, secondo un ordine eterno e gerarchico. — Gerarchica: a) i criteri sono la durata, l’indivisibilità, la fondamentalità, la soddisfazione, il grado di relatività. b) i quattro livelli della gerarchia sono: valori sensibili, vitali, spirituali, religiosi. — Personalista: a) la persona è il valore ai quale debbono essere subor- dinati tutti i valori. b) i modelli personali danno concretezza ai valori: ad esempio il Giusto, l’Eroe, il Santo, ecc. — Teocentrica: tutti i valori sono fondati sul valore di uno Spirito infinito e sul « mondo dei valori » che gli sta di fronte. L'interesse per l'assiologia si è diffuso successivamente in Italia (STEFANINI (vedasi) e PRINI (vdasi)); in Francia {(Lavelle e Le Senne); in Spagna (Ortega y Gasset), in Argentina (Derisi), in Inghilterra (Moore), negli Stati Uniti (Dewey). 8. L. Lavelle (1883-1951) elabora una assiologia di carattere metafisico: l'essere — la cui essenza è atto, perfezione assoluta, efficacia pura — è sorgente e determinazione di ogni valore. Ne consegue un legame inscindibile tra assio- logia e ontologia. Il valore ha, pertanto, con il bene un rapporto analogo a quello che intercorre tra l'essere e l’esistenza: così come l'esistenza è l’essere che si concretizza, il valore è il bene in quanto riferito a un oggetto di cui fac- ciamo uso, il valore è il bene in quanto implica un'attività che tende a realiz- zarlo. Il valore è una proprietà dinamica che trascina il soggetto all'azione. 9. R. Le Senne (1882-1954) afferma sia l'immanenza che la trascendenza del valore, sia il suo carattere oggettivo che quello soggettivo. 10. I neotomisti Wittmann, Rintelen, De «Finance, Derisi ed altri difendono  l’oggettività dei valori, che essi considerano fondati sull'essere. Il valore non costituisce però una proprietà trascendentale dell'essere distinta dal bene, ma si identifica con esso. II. DEFINIZIONE DEL VALORE Nella lingua italiana la parola “valore” possiede tre significati principali: economico, etico, ontologico. In economia significa denaro, in etica virtù, in ontologia indica le qualità che danno dignità a una cosa. 2. Il terzo significato è quello che interessa l’assiologia che riconduce im- mediatamente alla complessa questione dello statuto ontologico dei valori. LO STATUTO ONTOLOGICO DEI VALORI 1. I valori sono entità reali, oggettive; oppure sono realtà fittizie, aspira- zioni soggettive o ideali astratti? La storia dell'assiologia indica tre piste interpretative: a) oggettività e sussistenza dei valori (Lotze, Windelband, Scheler, Hart- mann); b) soggettività e fondazione sentimentale o psicologica dei valori (Meinong, Ehrenfels, Freud); c) il valore come proprietà trascendentale dell'essere, identificato con il bene (De Finance, Lavelle, Hammer); d) un'ultima interpretazione può essere elaborata a partire da elementi delle prime tre: il valore è un trascendentale, che nel regno dei trascendentali occupa un posto a sé: esso è la dignità di una cosa. In quanto trascendentale ha in comune con gli altri trascendentali alcune proprietà: — Coestensività con l'essere: dove c'è essere c'è valore e dove c’è valore c'è essere. Il valore esprime una modalità dell'essere che lo accompagna ne- cessariamente. — Convertibilità: poiché la distinzione tra l'essere e i suoi trascendentali è solo logica e non ontologica, tutti i trascendentali coincidono: tanto c'è di vero, altrettanto c'è di buono, di bello, di valore. — Relazione bipolare: il valore ha un polo soggettivo e uno oggettivo: a) oggettività: 1) il valore è radicato nell'essere; '2) il valore è scoperto dall'uomo, ma non è creato dall'uomo; b) soggettività: il valore emerge nel momento in cui l'uomo lo scopre. GERARCHIA E CLASSIFICAZIONE DEI VALORI 1. Il grado del valore corrisponde a quello dell'essere: quanto più elevato è il grado «li essere che una cosa possiede, tanto più grande è il suo valore. Il criterio per stabilire la gerarchia dei valori è fornito dall’apporto che una cosa, una persona, un'azione può dare alla realizzazione del progetto uomo e del valore uomo. Un progetto-uomo globale che tenga conto di tutte le dimensioni dell’uomo e del suo bisogno di Dio apre alla seguente gerarchia di valori: — valori economici o vitali: contribuiscono alla preservazione della vita e alla conservazione del corpo. — valori culturali. contrilsuiscono alla coltivazione, all’elevazione della mente. — valori spirituali. giovano alla crescita, al perfezionamento dello spirito. 3. La classificazione dei valori più nota è quella formulata da Max Scheler: valori edonistici, vitali, spirituali, religiosi. Questa classificazione distingue i vari gradi dei valori, ma non determina le aree assiologiche, in relazione alle quali è possibile produrre la seguente classificazione: Valori;- Primo valore ontici > essere personali persona sociali famiglia economici + lavoro culturali -+» cultura somatici «corpo noetici verità estetici bellezza morali  bontà religiosi  sacro LA FACOLTÀ DEI VALORI 1. Secondo alcuni filosofi la facoltà che percepisce il valore è il sentimento, inteso secondo alcuni come una disposizione totalmente soggettiva, secondo altri come una intenzionalità oggettiva. Per altri ancora la facoltà dei valori è l'intuizione. 2. Il valore sembra comunque essere più propriamente oggetto dell’esti- mativa: infatti, dove non c'è apprezzamento, estimazione i valori non emergono. L'estimativa comprende tre funzioni: a) captare valorativamente: cogliere i singoli valori; b) preferire: stabilire la gerarchia; c) aspirare: scoperta di nuovi valori. 3. L'uomo è naturalmente dotato della facoltà valorativa, che al pari delle altre facoltà va coltivata. Se per i valori vitali la valutazione è istintiva, per i valori culturali e spirituali è necessario l'intervento dell'educazione. “ QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Che cosa sono i valori? Quando è sorta l'assiologia? 2. Chi è stato il massimo teorico dell’assiologia? 3. Perché l’assiologia viene chiamata realistica, gerarchica, personalistica e teocertrica? 4. Chi sono stati altri grandi studiosi dei valori? 5. La parola « valore » quali significati ha nella lingua italiana? 6. Qual è lo statuto ontologico dei valori? 7. Quali sono le gerarchie e la classificazione dei valori? 8. In che modo, con quali facoltà percepiamo i valori? 9. È legittimo stabilire delle correlazioni tra l’assiologia, il problema sto- rico, quello politico e la riflessione sulla scienza? 10. È possibile ritenere che l'assiologia possa restituire alla cultura tecno- logico-scientifica il senso del sacro e del mistero? SUGGERIMENTI BIBLIOGRAFICI Il problema del valore, Atti del XII Convegno del Centro di Studi filosofici di Gallarate, Morcelliana, Brescia . Il valore - La filosofia pratica fra metafisica, scienza e politica, Li- breria Gregoriana Editrice, Padova. BATTAGLIA, I valori tra la metafisica e la storia, Zanichelli, Bologna . CAMPANALE, Scienza, ontologia e valore, Bari 1963. FERRAROTTI F. {a cura di), Forme evolutive dei valori nel quadro della mo- bilità odierna di grandi gruppi umani, Angeli, Milano. HARTMANN [discusso da Barnes e Duncan Jones a Corpus], Introduzione all'ontologia critica, Guida, Napoli 1972. ILAMBERTINO A., Max Scheler: fondazione fenomenologica dell'etica dei va- lori, Firenze . MAGNANI G., Itinerario al valore in R. Le Senne, Gregoriana, Padova 1971. MARCHELLO G., Valori e tecniche di avvaloramento - Studi sull'etica dei valori, Giappichelli, Torino. MonpIN' B., Il valore uomo, Dino, Roma 1983. Paci Pensiero, esistenza e valore [GRICE CONCEZIONE DEL VALORE], Principato, Milano. Rizzo A,, Infinito e persona - Ermeneutiche cristiane di fronte alla crisi di senso, Iarma, Roma. Romano P., Ontologia del valore, studio storico critico sulla filosofia dei valori, CEDAM, Padova 1949. Rosso C., Figure e dottrine della filosofia dei valori, Guida, Napoli . ScHELER M., L’eterno nell'uomo, Fabbri, Milano. StoETZEL J., I valori del tempo presente. Un'inchiesta europea, SEI, Torino: I SISTEMI FILOSOFICI PRINCIPALI * Come si vede qui di seguito i primi sistemi filosofici presentati sono quelli della Grecia antica. Ci si è posti il problema del perché la filosofia, come forma di sapere organizzata spesso in modo che possiamo chiamare scientifico e come ricerca di una spiegazione or- ganica ai problemi dell'universo, si sia sviluppata inizialmente pres- so i greci, e precisamente nei territori fuori della Grecia in cui si era trapiantata la civiltà greca. Perché non ci furono scuole filosofiche nelle altre più antiche ci- viltà medio-orientali, quali quella egiziana, assiro-babilonese, persia- na, o in quella ebraica? Esaminando queste civiltà si possono riscon- trare in ciascuna di esse elementi filosofici, inseriti specialmente in insiemi dottrinari di carattere religioso e che pertanto non possono essere definiti filosofici nel senso stretto della parola. Inoltre, per il mancato sviluppo di una vera mentalità filosofica, sono da sottolinea- re le differenti situazioni politiche in cui si sono sviluppate le varie civiltà, che normalmente avevano regimi autocratici o teocratici, con il dominio assoluto dei monarchi o dei loro rappresentanti sul resto della popolazione; e questo aveva impedito un libero sviluppo del pensiero individuale. Nel secolo VIII e VII la Grecia aveva sviluppato, a contatto con altri popoli del Medio Oriente, le sue particolari doti di intrapren- denza in attività commerciali ed industriali, creando un vero impero commerciale, con numerose colonie, specie nell'Italia meridionale (la Magna Grecia). L'aristocrazia terriera che aveva nella madre patria dominato sino ad allora, aveva perso pian piano potere a vantaggio degli artigiani e dei commercianti e tutto ciò aveva sviluppato una nuova forma di governo, quella repubblicana delle città-stato, in cui tutti i cittadini partecipano alla cosa pubblica. È l’inizio della democrazia. * Per notizie sulla vita e le opere dei filosofi, vedere la Parte terza. Per quanto riguarda le date di nascita e morte di gran parte dei filosofi dell'anti- chità, per mancanza di dati precisi, esse si devono ritenere approssimative. 241 Nelle colonie insediate e diffusesi fuori della Grecia, il sorgere della democrazia fu facilitato dalla mancanza di una aristocrazia terriera, padrona del potere politico; al suo posto dominavano in- vece coloro che si erano dati al commercio, traendone ricchezze e benessere. Questa fiorente attività commerciale li aveva messi in contatto con le grandi civiltà orientali, da cui avevano saputo attin- gere con intelligenza il meglio delle conoscenze scientifiche ed aveva permesso la fioritura delle arti e delle scienze. Si era perciò sviluppato in tutto il mondo greco il senso dell’osservazione, dello studio e della ricerca ed aveva portato ad un libero dibattito, nei vari campi. Pertanto le prime scuole filosofiche si erano sviluppate, prima che nella madrepatria, nelle città dell'Asia minore e della Magna Grecia. I filosofi che facevano capo a queste scuole in generale erano scienziati (matematici, astronomi, medici, ecc.) che però allo stesso tempo indagavano intorno a sé per cercare di trovare un principio unitario di tutte le cose, e per conseguire questo obiettivo ricorre- vano sia alla mitologia che alla speculazione razionale. 1. Scuola ionica o di Mileto Fondatore: TALETE Dottrine principali: La ricerca di questa scuola, che è stata la più antica scuola greca di filosofia, sorta a Mileto, sulla costa dell'Asia minore, verso il VII e VI secolo a.C., è volta a dare espressione filosofica al problema del- l'esistenza di una causa suprema di tutto. Il principio viene quindi individuato di volta in volta in un elemento naturale o materiale: acqua, aria, fuoco... Maggiori esponenti: TALETE, il quale pone l'acqua come principio da cui traggono origine tutte le cose per condensazione o rarefazione. :ANASSIMANDRO, matematico e astronomo di Mileto, il quale va oltre Talete e pone come principio primo qualcosa di indeterminato (apeiron). Il suo eterno movimento determina nella materia, per separazione, i contrari. ANASSIMENE, discepolo di Anassimandro, il quale ripone il principio primo nell'aria, eterna e in continuo movimento. Scuola pitagorica Fondatore: PITAGORA  Dottrine principali: La scuola pitagorica sviluppatasi a Crotone, nella Lucania, 242 era composta da discepoli di Pitagora (nato a Samo da cui do- vette fuggire per motivi politici) uniti insieme con uno scopo di vita comune. La ricerca scientifica era considerata come mezzo a servizio di questa comunità. Della prima scuola pitagorica si conosce solo il nome del fondatore Pitagora, e questo per la segretezza che circondava la vita di quella comunità che viveva con un codice mo- rale impegnativo. Anche i pitagorici, come gli ionici, sono impegnati alla ricerca del principio unitario, ma superano il primitivo prin- cipio unitario di natura. Per essi, il principio delle cose e la sostanza dell'universo è il numero. La monade (dal greco monàs = unità) è il termine usato dai pitagorici per indicare l'unità originaria dalla quale deriva la serie dei numeri. Dai numeri, con una serie di pas- saggi, si arriva alle figure solide; da queste derivano i singoli corpi i cui elementi costitutivi sono il fuoco, l'acqua, la terra e l'aria. Per Pitagora l'anima è immortale perché trae origine dall’etere che è incorruttibile; essa è composta dall’intelligenza, dalla ragione e dal- l'impulso passionale. 3. Scuola eleatica Fondatore: PARMENIDE (520-440 a.C.) Dottrine principali: Secondo Parmenide, l’unica realtà è l'essere; nessuna altra realtà è possibile, neppure il divenire come diceva invece Eraclito di Efeso, in Asia minore, vissuto nella stessa epoca. Infatti, o una cosa è o non è. Se è, non può divenire perché è già. Se non è, non può divenire perché dal nulla non si può ricavare che il nulla. In tal modo veniva rilevaia la correlazione tra l'essere e il pensiero. Maggiori esponenti: ‘PARMENIDE, di Elea, colonia greca in Lucania, scrisse il poema Della Natura. Egli è considerato il primo grande metafisico. ZENONE, di Elea (vissuto nel V sec. a.C.), scrisse il poema Sulla Natura. La dottrina dell’« è » parmenideo si trasforma in quella di una realtà, che non può essere molteplice e si presenta come l'« uno » assoluto. È stato un formidabile dialettico, noto per i suoi paradossi. 4. Scuola atomista Fondatore: DemocRITO (460-370 a.C.) Dottrine princi pali: Democrito di Abdera, in Tracia, sostiene sia l'immutabilità del- l'essere, sia la realtà del divenire. L'essere è costituito da atomi, 243 che sono particelle invisibili e immutabili, immerse nel vuoto. Dal movimento degli atomi derivano tutte le cose, secondo un meccanico determinismo. Queste particelle non hanno nessuna qualità eccetto l’impenetrabilità; differiscono fra loro solo per fi- gura e dimensioni. L'anima umana è costituita da atomi leggeri e sottili, di carattere igneo. Il fondatore della « scuola atomistica » di tipo fisico scrisse molte opere, andate tutte perdute. Per lui la felicità non consiste nel piacere dei sensi ma nell'armonia della ragione e nella pace dell'anima, la tranquillitas animi che deriva soprattutto dal non darsi troppo da fare, né per faccende private né per quelle pubbliche, dal sapersi accontentare di una condizione moderata. 5. Scuola sofista Fondatore: PROTAGORA (480-410 a.C.) Dottrine principali: I sofisti si caratterizzano come una corrente filosofica alla ri- cerca dell’arte del persuadere invece che della ricerca della ve- rità. Essi sollevarono per primi la questione se l’uomo avesse o no la capacità di conoscere l’intima natura delle cose e la legge morale assoluta. La loro risposta fu che l'uomo non le può conoscere, perché la realtà e la legge naturale stanno al di sopra delle capacità conoscitive dell'uomo. Quindi tutto quello che l’uomo conosce in filosofia e in etica è prodotto della sua coscienza. Da qui il famoso detto dei sofisti: « L'uomo è misura di tutte le cose ». Quindi: non è possibile una conoscenza vera, ma solo probabile; non c'è una legge morale assoluta, ma solo leggi convenzionali, In questa dimensione empirica della conoscenza umana il piacere si pone come unico traguardo per l’uomo. Maggiori esponenti: PRroTAGoRA di Abdera, in Tracia: sostiene che non c’è nessuna verità assoluta. L'uomo interpreta a suo modo e a suo vantaggio i dati della sensazione. Il sapiente, ossia il sofista, con l’arte della per- suasione, fa sì che appaiano migliori non le opinioni più vere, ma le più vantaggiose. Protagora insegna una morale convenzionale, ma non arbitraria, basata sui princìpi divini del rispetto e della giu- stizia che Giove ha comunicato a tutti gli uomini. Gorgia (484-375 a.C.) di Lentini, in Sicilia, spinge il relativismo di. Protagora verso il più radicale scetticismo. La sua filosofia so- stiene che: l'essere non esiste; una cosa è il pensare, altra cosa è l'essere; la parola detta è altro dalla cosa significata. Conclusione: bisogna rendersi conto che ciò che appare è solo probabile. Altri esponenti della scuola sofista sono: ProDpIco di Ceo ed IPPIA di Elide. 244 6. Scuola eclettica o fisico-pluralista Fondatore: GIRGENTI (vedasi) Dottrine princi pali: Questa scuola viene chiamata pluralistica o « eclettica » per- ché si propone di selezionare e raccogliere il meglio delle teorie sino ad allora conosciute. Empedocle, di Agrigento, sostiene che la causa ultima delle cose risiede in 4 elementi (terra, fuoco, aria e acqua), che sono originari e immutabili e che il divenire è causato dalla lotta tra due forze primordiali: Amore e Odio. L'altro grande rappresentante di questa scuola è Anassagora il quale sostiene che l'essere è costituito da corpuscoli qua- litativamente diversi. Il divenire è causato dal moto rotatorio e dalla Mente Suprema che è costituita anch'essa di materia. 7. Scuola socratica Fondatore: SOCRATE (469-399 a.C.) Dottrine principali: Il convincimento fondamentale di Socrate è che si danno va- lori assoluti sia nell'ordine gnoseologico che in quelli metafi- sico ed etico. In questo egli si oppone ai sofisti, i quali sosteneva- no che tutto è relativo: le opinioni cambiano da individuo ad individuo, i costumi da città a città, da popolo a popolo. Invece, se- condo Socrate, esistono principi assoluti, verità eterne, leggi morali immutabili ed eguali per tutti. A suo giudizio la vita umana merita e dev'essere vissuta in obbedienza a tali valori etici e metafisici, an- che se questo può esigere enormi sacrifici, perché l'uomo è destinato a raggiungere la sua piena realizzazione soltanto dopo la morte, al- lorché l’anima si libera dal peso del corpo. Fermo oppositore dei sofisti, si occupa essenzialmente delle cose umane, ma raggiunge risultati ben diversi: l'immortalità dell'anima, la possibilità di giun- gere al concetto universale, l’uso efficace del metodo induttivo. Per Socrate è essenziale la distinzione di male e bene; la felicità consiste nella pratica della virtù. Maggiori esponenti: ‘SOCRATE nacque e visse ad Atene; si dedicò alla ricerca, volendo insegnare agli uomini la verità. Non ha lasciato alcuno scritto. ANTISTENE ( V-IV sec. a.C.), il quale esaspera l'ascetismo di Socrate esigendo un totale distacco dai beni materiali e l'assoluta indipen- denza dalle vicende di questo mondo. Da lui prese il via la scuola cinica. ArISTIPPO di Cirene (V-IV sec. a.C.), il quale accentua talmente l'assenza di valore per quanto concerne il mondo materiale, il corpo, 245 le passioni, i piaceri sensibili, da ritenere che sia perfettamente in- differente occuparsi di loro ed assecondarli. A lui fa capo la scuola cirenaica. EucLIDE di Megara (450-380 a.C.), il più fedele discepolo di So- crate: egli, che fu influenzato anche da Parmenide, considera il bene come l'unica realtà e fa consistere la felicità nella pratica della vir- tù. È il fondatore della scuola megarica. PLATONE, il quale è certamente il massimo esponente del socra- tismo, ma col suo possente ingegno gli conferisce una struttura fi- losofica più solida e soprattutto originale, dando origine ad uno degli indirizzi più significativi della storia della filosofia. 8. Scuola platonica Fondatore: PLATONE di Atene (427-347 a.C.) Dottrine principali: L’intuizione fondamentale del filosofo ateniese è la dottrina delle Idee, cioè la convinzione che, esistendo il mondo sensibile, deve esistere anche il mondo intelligibile, che di quello è la causa e il modello. A dimostrazione dell’esistenza del mondo intel- ligibile egli adduce tre argomenti: della reminiscenza, della vera conoscenza, della contingenza. Le principali proprietà delle Idee sono: semplicità, incorporeità, immutabilità, eternità. Non tutte le Idee hanno lo stesso valore ontologico. Circa la concezione di Dio Platone è convinto che Dio costituisce un grande mistero. L'origi- ne del mondo sensibile è attribuita al demiurgo (Artefice sovrano). La caratteristica dominante del pensiero platonico è il dualismo. Platone considera il mondo materiale come un mondo decaduto ed alienato, una riproduzione imperfetta, una imitazione malfatta, una partecipazione limitata di un mondo ideale, perfetto, eterno, incor- ruttibile, divino, il mondo delle Idee. Questo dualismo si riflette in tutti i settori della filosofia: in logica, dove si segue il procedimento dialettico; in gnoseologia, in cui si svaluta la conoscenza sensitiva riducendola alla funzione di ravvivare il ricordo delle Idee (teoria della reminiscenza); in psicologia, con la identificazione dell'uomo con la sola anima, spirituale ed immortale, considerando il corpo una prigione ed un ostacolo alle attività dell'anima; in etica, dove si or- dina un rigido controllo, anzi la completa soppressione degli istinti, delle passioni, onde rendere possibile il distacco dell'anima dalla prigione del corpo e la contemplazione delle Idee; in estetica, con la svalutazione della commedia, della tragedia e delle arti figurative, perché non giovano alla elevazione dello spirito; in politica, con la divisione della società in classi e l'assegnazione del governo al filosofo-re. 246 Maggiori esponenti: Il platonismo costituisce il massimo filone della storia della filo- sofia; esso ha avuto validi rappresentanti in tutte le epoche: in quelia ellenistica con la Vecchia e la Nuova Accademia e con il Neo- platonismo (PLoTINO; in quella patristica (con CLEMENTE ALESSANDRINO, OriceNE [185-254], BasiLIo [330- 379], S. AgcostINno [354-430], Pseupo-DioNIGI i[V sec.], Boezio [480- 524]; in quella scolastica (con AOSTA (vedasi), FIDANZA (vedasi), Cusano; in quella moderna (con CARTESIO [1596-1650], MALEBRANCHE [1638-1715], Vico [1668-1744], LEIBNIZ, SCHELLING e HegeL). 9. Scuola aristotelica Fondatore: ARISTOTELE di Stagira, in Tracia (384-322 a.C.) Dottrine princi pali: La visione filosofica di Aristotele si caratterizza per lo sforzo di cogliere la realtà in modo unitario (contro il dualismo di Platone) e, allo stesso tempo, per il tentativo di ricondurre le cause ultime di tutto ciò che è mutevole e contingente ad un principio unico tra- scendente. A tal fine Aristotele postula quattro cause fondamentali: la materia e la forma (per spiegare la struttura intrinseca delle realtà corporee), l'agente e il fine (per spiegare l'origine delle co- se e il loro dinamismo). Egli si vale di questi principi per risol- vere tutti i massimi problemi: problema cosmologico (composizione ilemorfica delle cose, ossia esse sono costituite di materia e forma, le quali si trovano in rapporto di potenza e atto); problema teleologico (il dinamismo delle cose e il loro divenire sono causati dal Primo Motore Immobile, che è il loro fine ultimo); problema antropologico (l'uomo non è solo anima, come affermava Platone, ma è il risultato dell'unione sostanziale di anima e corpo, la prima concepita come forma e il secondo come materia; l’anima, tuttavia comprende un elemento spirituale, divino, immortale); problema gnoseologico (la conoscenza intellettiva si fonda su quella sensitiva, in quanto le idee si ricavano dalle sensazioni mediante il procedimento astrat- tivo); problema metafisico (la metafisica è il sapere più importante ed elevato, perché studia l'essere in se stesso e ha di mira la scoperta delle cause ultime delle cose); problema etico (la perfetta felicità e la piena realizzazione del proprio essere, per l'uomo, non può con- sistere solo nella contemplazione delle Idee, ma esige anche un adeguato soddisfacimento dei sensi, perché l'uomo è essenzialmente costituito di corpo oltre che di spirito); problema teologico (esiste un Essere supremo, che è la causa ultima d'ogni divenire in qua- lità di Motore Immobile). Aristotele ha realizzato una grandiosa costruzione filosofica. Ele- 247 menti validi di questa sono soprattutto un efficace metodo di ricerca (logica) e la forma espositiva, un'analisi acuta degli elementi costi- tutivi del mondo fisico, una visione realistica del mondo e dell’uomo, ed infine un'acuta concezione per il suo tempo della trascendenza di Dio. Maggiori esponenti: La scuola fondata ad Atene da Aristotele (e chiamata anche peri- patetica, perché Aristotele insegnava nel corridoio [peripatos] del lyceum, sacro ad Apollo Licio) in un primo tempo non ebbe nessun esponente di rilievo e così il pensiero del maestro cadde ben presto in oblio. Riemerse tuttavia prepotentemente durante il Medioevo, prima nel mondo arabo e poi in quello cristiano. Dall'incontro del pensiero aristotelico con l’islamico uscì la Scolastica araba (AVICENNA [980-1037] e AverRoÈ [1126-1198]); mentre dall'incontro col cristiane- simo sorse la grande Scolastica cristiana (ALBERTO Magno [1205- 1280], S. Tommaso [1225-1274], Ruscero BACONE [1214-1293], DUNS Scoro [1265-1308], OccaM [1290-1349]). Anche nel Rinascimento (con POMPONAZZI (vedasi) e TELESIO (vedasi)) e agli inizi del- l'epoca moderna (con Locke [1632-1704]) questa scuola continuò ad avere validi rappresentanti. 10. Scuola stoica Fondatore: ZENONE di Cizio (336-274 a.C.) Dottrine principali: Lo stoicismo è il movimento filosofico più originale dell'epoca ellenistica, sorto dopo la nascita dell'impero di Alessandro Magno, e che ha avuto la:maggiore durata di tempo rispetto alle altre scuole filosofiche dell'antichità; è essenzialmente una dottrina morale, la quale fa consistere la felicità e quindi il fine ultimo dell’uomo nella pratica della virtù e nel rifiuto di qualsiasi concessione ai sensi e alle passioni. Però esso comprende anche alcune importanti dottrine sul- la conoscenza e sulla struttura del cosmo. Per quanto concerne il problema gnoseologico, gli sioici si allontanano sia da Platone che da Aristotele per il modo di concepire la verità. Mentre per Platone e Aristotele essa consiste essenzialmente nella perfetta corrispon- denza tra la rappresentazione mentale e la situazione reale delle cose, per Zenone e i suoi discepoli sta nella totale comprensione o catalessi dell'oggetto, per cui la mente è costretta all’assenso. Per quanto concerne il problema cosmologico, il mondo, secondo gli stoici ri- sulta costituito di due elementi primordiali, la materia ed il Logos. La prima, essendo indefinita ed inerte, rappresenta il principio pas- sivo; il secondo, essendo animato e pieno di energia, rappresenta il principio attivo. 248 Maggiori esponenti: Lo stoicismo, fondato alla fine del IV secolo a.C., continua a fiorire fino ad oltre il III secolo dopo Cristo. Altri esponenti di questa scuola, che si chiama stoica perché l'insegnamento era tenuto da Zenone sotto i portici (stoà) di Atene, sono: CRISPINO (281-208 a.C.), SENECA (4 a.C.-65 d.C.), EPITTETO e ANTONINO (vedasi). 1i. Scuola epicurea Fondatore: EpPicuRo di Samo Dottrine principali: Davanti ai grandi problemi filosofici l’epicureismo assume una posizione di netto contrasto con lo stoicismo, rifiutandone il rigo- rismo etico e lo spiritualismo antropologico e metafisico. L'epicurei- smo sviluppa, pertanto, una concezione materialistica per quanto concerne i principi primi delle cose (tutte le cose, compresi gli dei e le anime, sono costituiti di atomi e vuoto); meccanicistica riguardo ai fenomeni della natura i quali sono ascritti esciusivamente al moto e alla sua legge; sensistica per il problema della conoscenza, che è tutta ricondotta alle facoltà sensitive, mentre il concetto viene con- siderato come semplice anticipazione (prolessi) del futuro; edoni- stica per quanto riguarda il problema morale: la felicità, il bene supremo dell'uomo consiste nel piacere (edoné). Maggiori esponenti: L'epicureismo ha avuto sempre dei seguaci, ma soprattutto nel mondo romane con Lucrezio (98-54 a.C.) e Orazio (65-8 a.C.) e nel mondo rinascimentale con VALLA (vedasi)  e MONTAIGNE. 12. Scuola neoplatonica Fondatore: PLOTINO di Licopoli, in Egitto  Dottrine princi pali: Viene chiamato « neoplatonismo » il movimento filosofico che riprende e sviluppa, dal III al VI secolo dopo Cristo, le dottrine platoniche. Questa scuola, fondata ad Alessandria d'Egitto da Am- monio Sacca, fu sviluppata dal suo discepolo Plotino che poi si trasferì a Roma, dove aprì una scuola che ebbe grande successo. L'impegno maggiore della riflessione filosofico-religiosa di Plotino riguarda l'Assoluto e i nostri rapporti con Lui. Valendosi di sugge- stioni che gli venivano dall’ebraismo e dal cristianesimo, ch'egli bene conosceva, il pagano Plotino è in grado di superare i limiti 249 materia, che in tal modo si trova all'estremo opposto dell’Uno e del Bene e per questo si identifica col male. Al processo di emanazione fa riscontro un processo di ritorno e di riassorbimento delle cose nell’Uno. L'attuazione dell’epistrofé (ri- torno) spetta all'uomo, il quale la realizza percorrendo tre tappe: ascetica o catarsi (mediante l'esercizio delle quattro virtù cardinali), contemplazione (conoscenza dell’Uno mediante la filosofia) ed estasi (unione mistica, immediata, con l'Uno). Maggiori esponenti: ‘Profondo è stato l'influsso dei pensiero di Plotino su tutta la filo- sofia medioevale e moderna. Tra i maggiori esponenti ricordiamo i discepoli PoRFIRIO (232-303) e ProcLOo (410-485) (due filosofi pagani), PsEupo-DroNIGI (V sec.) e Boezio (480-524), l'arabo AvICENNA (980- 1037), NiccoLò Cusano (1401-1464) e MarsiLio FIcINO (1433-1499), e i moderni LEIBNIZ (1646-1716), ScuELLING (1775-1854) e HEGEL. Scuola agostiniana Fondatore: AgostINo d'Ippona Dottrine principali: La visione filosofica agostiniana è frutto della esigenza di trovare una base razionale per la fede cristiana. Per conseguire questo obiet- tivo Agostino fa ricorso alla filosofia di Platone e, in tal modo, ottiene una visione che viene giustamente qualificata come platonismo cri- stiano. In effetti in tutti i problemi fondamentali la matrice platonica è chiaramente riconoscibile: nel problema della conoscenza con la dottrina della illuminazione; nei problema antropologico con la so- stanziale identificazione dell'essere dell’uomo con l’anima; nel pro- blema metafisico con la teoria delle verità eterne (idee) e delle ragioni seminali cioè queile impresse sino dalla creazione; nel problema etico con la dura condanria di ogni piacere sensibile e delle passioni e di tutto ciò che appartiene al mondo naturale. Però, nella visione ago- stiniana, gli elementi platonici non costituiscono dei blocchi isolati, 250 ante e con- clusivo. Alla visione agostiniana resteranno fedeli tutti i medioevali sino a San Tommaso, e molti altri dopo di lui: basti ricordare i nomi di ANSELMO, Uco (1096-1141) e RICCARDO DI S. VITTORE (1123-1173), BERNARDO (1090-1153). Dominante è l’elemento agostinia- no nei pensatori francescani: BONAVENTURA (1221-1274), ALESSANDRO DI HALES (1180-1245), DuNnS ScoTo (1265-1308). Sulla scia di Agostino si muovono anche alcuni grandi filosofi moderni, in particolare CARTESIO (1596-1650) e Vico (1668-1744). Al vescovo di Ippona si ri- fanno infine LuTERO (1483-1546) e CaLvino (1509-1564). 14. Scuola tomista Fondatore: ToMMaso d'Aquino (1225-1274) Dottrine principali: ione dell'essere negli enti è dovuta ad una potenza, ossia all'essenza. Quindi negli enti si dà una distin- zione reale tra essere ed essenza; tra i singoli enti, come pure tra gli enti e l’Essere supremo, c'è analogia ossia semiglianza, perché sono tutti imparentati con la stessa perfezione. Alla luce della sua con- cezione dell'essere Tommaso risolve tutti i principali problemi filo- sofici: il problema epistemologico (la verità consiste nella corrispon- 251 denza tra il pensiero e l'essere); il problema teologico (Dio è l’ipsum esse subsistens); il problema cosmologico (il mondo trae origine per creazione mediante una comunicazione dell’essere da parte di Dio); il problema antropologico (l'anima umana è naturalmente immor- tale in quanto possiede un atto di essere suo proprio indipendente- mente dal corpo); il problema politico (come in Aristotele, viene affermata l'origine naturale dello Stato che è una società perfetta; però l'altra società perfetta, cioè la Chiesa, ha la preminenza, in quanto il fine di questa è il « bene soprannaturale » dell’uomo). Maggiori esponenti: Il pensiero tomista ha avuto poi rappresentanti di grande va- lore del secolo XVI (il Caretano [1468-1533], SUAREZ [1548-1617], DE VITORIA [1483-1546]) e nel secolo XX (card. MERcIER [1851-1926], GiLson [1884-1978], MARITAIN [1882-1973], RAHNER [1904]). 15. Scuola francescana Fondatore: BoNAVENTURA da Bagnoregio (1221-1274) Dottrine principali: Il pensiero dei maestri francescani, in particolare di S. Bona- ventura, che è il loro caposcuola, si caratterizza per una sintesi non sempre organica ma di grande respiro, di elementi desunti da varie fonti, soprattutto da Platone e Agostino, ma anche da Aristotele e da Avicenna, e ovviamente dalla rivelazione biblica. Le dottrine spe- cifiche della scuola francescana sono le seguenti: in epistemologia, la teoria della illuminazione e la conoscenza diretta e immediata sia di se stessi che delle singole cose (senza far ricorso al processo astrat- tivo); in ontologia, la concezione univoca dell'essere e ia negazione della distinzione reale tra essenza ed esistenza; in cosmologia, la dottrina dell’ilemorfismo universale (cioè tutte le cose, compresi gli angeli, sono costituiti di materia e forma) e la negazione dell’eter- nità del mondo; in antropologia, la teoria della pluralità delle forme (una per il corpo, un'altra per l’anima vegetativa e sensitiva ed un'al- tra ancora per l’anima razionale); in teologia naturale, la dottrina dell’evidenza immediata dell’esistenza di Dio, secondo alcuni autori (Alessandro di Hales e Bonaventura), oppure della sua indimostra- bilità, secondo altri autori (Duns Scoto e Occam). Maggiori esponenti: La scuola francescana ha avuto validissimi esponenti soprattutto nei secoli XIII e XIV {(BonavENTURA [1221-1274], ALESSANDRO di HaLEs [1180-1245], Duns Scoro [1265-1308], Occam [1290-1349], RucceRo BaconE [1214-1293] e OLIVI [1248-1298]). 252 - 16. Scuola razionalista Fondatore: CARTESIO (1596-1650) Dottrine principali: Per svariate ragioni, a partire da Cartesio, la preoccupazione dominante del filosofo non riguarda più l'essere, la realtà in sé, le cause ultime delle cose, Dio, ma riguarda l'uomo, ia sua capacità di conoscere il mondo e di trasformarlo. Ciò che conta maggiormente è stabilire il valore della conoscenza umana e scoprire una metodo- logia appropriata per la ricerca filosofica. Cartesio, padre del razio- nalismo, affascinato dalla matematica e dalla geometria, ritiene che l'unica conoscenza valida sia la conoscenza che non proviene dai sensi ma si trova innata nell'anima. Quanto al metodo, Cartesio propone quello della messa in dubbio di qualsiasi conoscenza che non risulti immediatamente chiara e distinta. Chiarezza e distinzione infatti co- stituiscono per lui le proprietà essenziali d'ogni vera conoscenza. La conoscenza razionale ha per oggetto l’universale e il necessario, ed è, quindi, capace di afferrare la natura vera, immutabile delle cose. Così la metafisica diviene possibile: si può conoscere Dio (anzi la sua esistenza è praticamente evidente: per riconoscerla basta l'argomento ontologico) e si può provare l'immortalità dell'anima. L'uomo raggiunge la perfetta felicità facendo trionfare la potenza della ragione sugli istinti e le passioni e dedicandosi alla contempla- zione amorosa di Dio (amor intellectualis Dei, secondo la bella e- spressione di Spinoza). Maggiori esponenti: Le tesi razionaliste di Cartesio sono state riprese e sviluppate da MALEBRANCHE, SPINOZA (1632-1677), LEIBNIZ (1646-1716) e in parte anche dagli illuministi e dagli idealisti. 17. Scuola empirista Fondatore: FRANCESCO BACONE (1561-1626) Dottrine principali: Nel secolo XVII il punto di partenza della riflessione filosofica non è più il problema dell’essere, bensì quello del conoscere. Mentre, però, i filosofi continentali (Cartesio, Spinoza e Leibniz) lo affron- tano a partire dal modello delle scienze esatte (matematica e geome- tria) e questo li conduce ad evolvere una concezione razionalistica della conoscenza e delia realtà, i filosofi inglesi si trovano in una temperie culturale profondamente diversa: nel loro paese fioriscono non tanto le scienze matematiche guanto quelle sperimentali: la bo- tanica, la chimica, l'astronomia, la meccanica, ecc. ed è perciò logico che la loro preoccupazione sia volta alla ricerca d'una teoria della 253 conoscenza e di un metodo di ricerca che corrispondano alle esigenze di tali scienze. Ora, le scienze sperimentali muovono dalla costata- zione di eventi particolari, dall'esperienza di certi fatti concreti (non da idee astratte, da principi universali); loro obiettivo è il supera- mento dei fatti, con la scoperta di rapporti costanti, leggi stabili, così da rendere possibile l’anticipazione di ulteriori esperienze. La problematica epistemologica della filosofia inglese consiste essenzialmente in questo: com'è possibile, partendo dall'esperienza sen- sitiva risalire a leggi universali? Senonché proprio la tesi che tutta la conoscenza procede dall'esperienza (= empirismo) li induce a con- cludere che anche le idee astratte e le leggi scientifiche conservano la stessa incertezza, instabilità e particolarità della conoscenza sen- sitiva. La mente umana non afferra niente di universale e necessario. In tal modo la metafisica diviene impossibile: nulla si può sapere intorno alla esistenza e natura di Dio, sulla origine prima e sull'ulti- mo fine della vita umana, sulla essenza delle cose materiali. Nep- pure in campo morale si danno norme assolute: buono o cattivo è ciò che viene approvato o disapprovato dalla società. Maggiori esponenti: L'empirismo è la filosofia congeniale al popolo inglese. Nel se- colo XVII l'hanno professato FRANCESCO Bacone {1561-1626), HoBBES (1588-1679) e Locke (1632-1704); BERKELEY (1685- 1753) e HUME (1711-1776); nel secolo XIX SPENCER (1820-1903) e MILL (1806-1873); nel secolo XX RussELL (1872-1970), AYER (1910), RYLE (1900-1976) e molti altri. 18. Scuola illuminista Fondatore: VOLTAIRE (1694-1778) Dottrine principali: L'illuminismo più che una scuola o un sistema filosofico è un complesso movimento culturale, tipico del secolo XVIII e caratterizzato da una sconfinata fiducia nella ragione umana, ritenuta capa- ce di diradare le nebbie dell'ignoto e del mistero, che limitano e oscurano lo spirito umano, e di rendere migliori e felici gli uomini illuminandoli ed istruendoli. L’illuminismo è essenzialmente un an- tropocentrismo, un atto di fede appassionato nella natura umana. È un nuovo vangelo di progresso e di felicità. L'illuminismo predica un messianismo nuovo, un'era nuova, in cui l’uomo vivendo in con- formità con la sua natura, sarà perfettamente felice. I caratteri fon- damentali dell'illuminismo sono: venerazione della scieriza, con la quale si spera di risolvere tutti i problemi che affliggono l'umanità; empirismo: tutto ciò che sta al di là dell'esperienza non mantiene alcun interesse e cessa di valere come problema; razionalismo: scon- finata fiducia nella ragione, il cui potere è ritenuto illimitato; anti 254 con BECCARIA (1738-1794) e GIANNONE (1676-1748). 19. Scuola idealista Fondatore: IMMANUEL KANT (1724-1804) Dottrine principali: Ii credo fondamentale degli idealisti è l'affermazione del pri- mato assoluto delia funzione conoscitiva rispetto a qualsiasi altra at- tività (estetica, economica, tecnica, politica, religiosa, ecc.). Secondo ii loro punto di vista il conoscere diviene un principio sussistente: la Coscienza, il Sapere, la Ragione, lo Spirito Assoluto, l'Io puro. E, logicamente, il principio conoscitivo non si attua come rappresen- tazione, bensì come creazione di oggetti. Dall'attività dello Spirito traggono origine la natura, la storia e l'umanità. Nel suo agire, lo Spirito non si propone altro fine al di fuori di quello di realizzare pienamente se stesso acquistando una perfetta autocoscienza. L'i- stanza dell’idealismo è già presente nel sistema kantiano, ma Kant la sviluppò soltanto parzialmente, affermando gratuitamente l'’esi- stenza di un mondo oggettivo, della cosa in sé, che esiste fuori di ogni esperienza {il noumer0). Ma tale postulato era possibile a prezzo d'una grave contraddizione: l'attribuzione del concetto di causa, il quale secondo i princisi kantiani di per sé è applicabile solamente ai fenomeni, anche alla cosa in sé. Ai discepoli di Kant (Fichte, Schel- ling e Hegel) riuscì facilmente il tentativo di raggiungere l’idealismo assoluto: fu sufficiente liberare il criticismo dall’applicazione inde- bita del principio di causalità, trascurare la cosa in sé, e condurre alle ultime conseguenze il cuncetto kantiano dell'Io come attività ordinatrice e unificatrice dell'esperienza esterna ed interna. Con que- sta ultima operazione l'io da unificatore diviene creatore di tutta la realtà; l’'autocoscienza diviene il principio assoluto di tutto il reale e di tutto ciò che è; ogni limite al pensiero non può essere posto che dal pensiero, e dal pensiero anche superato. In breve, l'io penso è 255 insieme il mondo e Dio, il fenomeno e il nowmeno, il soggetto e l’og- getto. In tal modo ogni differenza qualitativa tra Dio e la natura, tra l'Assoluto e la storia viene cancellata. La natura, la storia, l'umanità non sono altro che i momenti decisivi della manifestazione dell'As- soluto. Maggiori esponenti: L'idealismo è stato professato, anzitutto, dai tre grandi discepoli di Kant: FIicHTE (1762-1846), SCHELLING (1775-1854) e HEGEL (1770- 1831), i quali però lo svilupparono in modo diverso, in forma etica il primo, estetica il secondo, logico-storica il terzo. Alla fine del se- colo XIX e all'inizio del XX l’idealismo ebbe validi esponenti in Fran- cia (con RavaIsson [1813-1900], BrunscHvICG [1869-1944], HAMELIN [1856-1907]), in Inghilterra (con BrapLEY [1846-1924] e Mc TAGGART [1866-1925]), in America (con Royce [1855-1916]) e in Italia (con Croce [1866-1952] e GENTILE [1875-1944]). 20. Scuola volontarista Fondatore: ARTHUR SCHOPENHAUER (1788-1860) Dottrine principali: L'esaltazione del potere della ragione che con l'Illuminismo e l'Idealismo aveva toccato momenti di autentica follia, dopo la morte di Hegel (1831) scatenò tutta una serie di vivaci reazioni a favore della dimensione opposta dello spirito umano, la dimensione affettiva della volontà, delle passioni, degli istinti. Un gruppo di filo- sofi. di grande levatura contestò l’importanza che si ascriveva alla ragione e la sua abilità a condurre l’uomo verso la completa realiz- zazione di se stesso, ne evidenziò i limiti di fronte ai problemi più gravi e più profondi e l'incapacità di fornire un orientamento sicuro per l'avvenire. Secondo il loro punto di vista ciò che conta maggior- mente nell'uomo non è la ragione, la speculazione, la logica, la me- tafisica, bensì la volontà, l'istinto, la fede. C'è però chi (p. es.: Nietzsche) guarda alla dimensione volitiva dell'uomo con eniusiasmo, fiducia, ottimismo e, quindi, professa un velontarismo fatto di coraggio, potenza, azione, un volontarismo volto al superamento del- la condizione attuale dell'umanità e allo sviluppo di un uomo supe- riore (super-uomo). C'è invece chi (come Schopenhauer, Kierke- gaard) considera la situazione dell'uomo in modo pessimistico: l’uo- mo è alienato e oppresso da un male insanabile, governato da una volontà perversa, a cui con le sue forze non riuscirà mai a sottrarsi né potrà mai guarire. Egli potrà uscire da questa situazione in due modi: o sopprimendo la propria individualità (Schopenhauer) op- pure affidandosi alla grazia di Dio (Kierkegaard). 256 Maggiori esponenti: Oltre a Schopenhauer, KIERKEGAARD (1813-1855) e NIETZSCHE (1844 1900) che abbiamo già ricordato e che sono i massimi esponenti del volontarismo; da ricordare anche HERBART (1776-1841) e FREUD (1856-1939). 21. Scuola positivista Fondatore: AUGUSTE COMTE (1798-1857) Dottrine principali: Nel secolo XIX gli scienziati moltiplicavano le loro scoperte su aspetti della natura e dell'uomo per i quali nei secoli precedenti la filosofia aveva cercato invano di fornire spiegazioni valide. Tutto questo parve giustificare l’illazione che l'unica vera filosofia fosse la scienza stessa. E questa è precisamente la tesi centrale del positi- vismo, il quale è, pertanto, la logica conseguenza degli insuccessi della metafisica da una parte e dei trionfi della scienza dall'altra. Il positivismo si propone di rispondere alla istanza di estendere il dominio dell’uomo sulla natura per mezzo della scienza, e, insieme, all'esigenza di organizzare per mezzo della scienza lo stesso mondo umano; onde può, sotto tale aspetto, considerarsi una prosecuzione o una riaffermazione dei motivi illuministici contro le arbitrarie co- struzioni metafisiche e le aprioristiche filosofie della natura fiorite nell'età romantica. Oltre che con l'illuminismo, il positivismo è im- parentato anche con il materialismo: entrambi vedono nella materia il principio supremo, la causa ultima di tutta la realtà. Uno degli aspetti più originali ed interessanti del positivismo è la preoccupa- zione umanistica. Da una parte esso si propone di liberare l’uomo da tutte le alienazioni ideologiche a cui l'avevano precedentemente incatenato la religione e la metafisica. Dall'altra vuole acquisire una cognizione esatta dell’uomo come essere sociale, valendosi del metodo delle scienze sperimentali: come le scienze sono idonee a for- mulare le leggi relative al dispiegarsi della realtà naturale, così deb- bono essere idonee a formulare le leggi relative al dispiegarsi del mondo sociale umano. Maggiori esponenti: Come l’illuminismo anche il positivismo, il cui termine fu coniato da Saint-Simon e poi adottato da Comte, è un movimento filoso- fico di portata europea, anzi, si può dire, mondiale, avendo avuto sostenitori e seguaci in tutte le parti del mondo. Però i suoi espo- nenti più illustri appartengono alla Francia (SAINT-SIMmon [1760- 1825) e Comte [1798-1857], all'Inghilterra (DARWIN [1809-1882], SPENCER [1820-1903], STuART MiLL [1806-1873]), alla Germania HaEc- KEL [1834-1919]) e all'Italia (ArpIGÒ. Scuola materialista-marxista Fondatore: KarL Marx (1818-1883) Dottrine principali: I fattori che maggiormente concorsero alla formazione di una interpretazione materialistica della realtà in Karl Marx furono tre: lo sviluppo della scienza, la dialettica hegeliana e l’acuirsi dei pro- blemi economico-sociali. I trionfi riportati dalla scienza durante il secolo XIX favorirono l'affermarsi del materialismo perché fecero credere che l’unica spiegazione vera delle cose sia quella scientifica, non quella religiosa o quella metafisica. Anche l’acuirsi dei problemi economico-sociali con il progredire della civiltà industriale operò a favore del materialismo, in quanto ben presto uomini politici, so- ciologi e filosofi cominciarono a considerarli fondamentali, condizio- nanti rispetto a tutti gli altri. Ma la spinta decisiva per il trionfo del materialismo la fornì Hegel stesso con l'eliminazione della dico- tomia tra reale ed ideale, tra realtà pensante e realtà estesa, tra spirito e materia, e con la risoluzione di tutta la realtà nella storia. Facendo assurgere la storia a realtà assoluta, Hegel spalancò la porta al materialismo perché, partendo da queste premesse, era fa- cile trarre la conclusione che nello sviluppo storico pesano assai più i fattori economici che le teorie filosofiche e religiose: i primi costituiscono la struttura fondamentale, le seconde sono semplice- mente sovrastrutture. Il principale artefice della « conversione » del- l'idealismo nel materialismo fu Marx. Questi ha voluto dimostrare scientificamente che l’esistenza or- ganizzata degli individui, ossia la società, è il risultato della organiz- zazione dei mezzi di produzione e della loro distribuzione tra gli uomini; ha fornito una acuta e chiara diagnosi della società mo- derna come società basata sulla produzione e appropriazione pri- vata della ricchezza socialmente prodotta, come società che spacca la comunità dei soggetti in classi contrapposte, capitalisti e lavora- tori; da questa iniqua distribuzione della ricchezza prodotta ne de- riva inevitabilmente la lotta di classe e che questa a sua volta sfocerà nella rivoluzione dei proletari di tutto il mondo che porterà alla fine del capitalismo e al trionfo del comunismo. Maggiori esponenti: Il materialismo dialettico elaborato da Marx con la collaborazio- ne di EncELS (1820-1895) fu ripreso e sviluppato « secondo la lettera » da LENIN (1870-1924), STALIN (1879-1953) e Mao (1893-1976); secondo tendenze revisionistiche da GRAMSCI, MARcUSE (1898- 1979), BLocH (1885-1977) e GARAUDY (1913). 258 23. Scuola pragmatista Fondatori: JAMES (1842-1910) e PEIRCE (1839-1914) Dottrine principali: Il pragmatismo è un indirizzo filosofico tipicamente americano, sorto negli Stati Uniti alla fine del secolo scorso, ma si inquadra in quella temperie culturale che, a cavallo del secolo, domina l’Euro- pa: la reazione al positivismo e al materialismo positivista. Mentre in Europa la reazione viene condotta sotto l’insegna dello spiri- tualismo, in America percorre una via nuova ed originale, la via del successo pratico: questo viene assunto come criterio generale nel determinare la bontà di una conoscenza, di un sistema, di una norma di condotta. Il termine pragmatism fu coniato da Ch. S. PEIRCE (intorno al 1872) per indicare che la funzione del pensiero consiste precisamente nell’imporre una regola d'azione, un comportamento, una « credenza » (belief); ne deriva che il concetto di un oggetto si identifica con gli effetti pratici che se ne possono trarre. Le tesi del Peirce sono state riprese ed efficacemente propagandate da W. James nel celebre saggio Pragmatism (1907), dove il succo del nuovo indirizzo filosofico viene così espresso: « Il metodo pragmatico con- siste nello studio delle varie dottrine dal punto di vista delle con- seguenze pratiche. Quale differenza ci sarebbe, in pratica, se fosse vera questa dottrina anziché quella? Se non si può riscontrare nes- suna differenza pratica, allora le dottrine hanno in realtà la stessa importanza e qualsiasi discussione è superflua. Quando una discus- sione è seria, dovremmo essere capaci di mostrare le differenze pra- tiche che devono derivare dal fatto che una alternativa è vera e l’altra no. Tutta la funzione della filosofia è di accertare se l'accettazione di questo o quel sistema come vero implica una differenza nei miei o nei tuoi riguardi in un momento particolare della nostra vita ». Maggiori esponenti: Oltre a CH. S. PEIRCE e W. JAMES, che ne sono i fondatori, il prag- matismo è stato professato con qualche variazione da J. DEWEY(1859- 1952) e G.H. MEAD (1863-1931). Alle tesi del pragmatismo hanno par- zialmente aderito anche pensatori europei, in particolare J. ORTEGA Y GassET (1883-1955) e E. LE Roy (1870-1954). 24. Scuola neopositivista Fondatore: WITTGENSTEIN (1889-1951) Dottrine principali: Il neopositivismo è, essenzialmente, l'applicazione delle teorie classiche dell’empirismo inglese all'analisi del linguaggio. Non a caso esso si è sviluppato soprattutto nel mondo anglosassone (Inghil- 259 terra e Stati Uniti), anche se i suoi inizi ebbero luogo a Vienna, dove un gruppo di scienziati ebrei capeggiato da Wittgenstein e Schlick si propose di elaborare un linguaggio scientifico rigoroso sottoposto a criteri infallibili di verità. I motivi che hanno determinato la tra- sformazione dell’empirismo da teoria della conoscenza in teoria del linguaggio sono due. Primo, il convincimento che molte discussioni filosofiche siano dovute ad una insufficiente chiarezza e precisione di linguaggio. Secondo, il desiderio di scoprire un linguaggio univer- sale ed un criterio di significazione assoluto, validi per tutte le disci- pline scientifiche e filosofiche. I canoni fondamentali del neopositi- vismo, detto anche positivismo logico, sono i seguenti: a) i problemi filosofici possono essere risolti solo con l’analisi del linguaggio; b) so- lo le proposizioni sperimentali o fattuali, ossia le proposizioni che sono passibili della verifica sperimentale, hanno senso; c) le proposi- zioni della metafisica come pure quelle dell'estetica, della religione, della morale, ecc. non hanno un contenuto, in quanto ogni contenuto proviene dali’esperienza e, perciò, sono prive di senso. Su questi po- stulati si fonda la tesi centrale del neopositivismo: quella della as- surdità (più esattamente, della non-sensatezza) della metafisica, del- l'etica, dell'estetica e della religione. Maggiori esponenti: Nella forma rigida che abbiamo esposto il neopositivismo è stato sostenuto oltre che da Wittgenstein (il primo Wittgenstein) e SCHLICK (1882-1936), anche da NEURATH (1882-1945), REICHENBACH (1891-1953), CARNAP, RussELL (1872-1970) e Ayer (1910). Ma, allorché si riconobbe l'insostenibilità del principio della verifica sperimen- tale come criterio assoluto di significanza, la corrente neopositivista si trasformò in corrente dell'analisi del linguaggio. Questa cessa di privilegiare il linguaggio scientifico sopra tutti gli altri e adotta come linguaggio base il linguaggio ordinario. Quanto al criterio di significanza molti sono disposti ad accogliere quello proposto da K. PoPPER (1902), detto criterio di falsificabilità. 25. Scuola esistenzialista Fondatori: HEIDEGGER (1889-1976) e KIERKEGAARD (1813-1855) Dottrine principali: La prima guerra mondiale mostrò la vacuità di tutti i sistemi filosofici, dall'idealismo al volontarismo, dal positivismo al materia- lismo, mettendo in scacco i valori da essi esaltati, e fece sentire l’ur- genza d'un rinnovamento sostanziale della filosofia. Interprete di tale istanza di rinnovamento e, allo stesso tempo, testimone della situazione di angoscia in cui il flagello orrendo della guerra aveva sprofondato l'umanità è l’esistenzialismo, un movimento di pensiero che — rifacendosi anche al pensiero di Kierkegaard — concepisce 260 la speculazione filosofica come una minuta analisi dell'esperienza umana quotidiana, in tutti i suoi aspeiti, teorici e pratici, indivi- duali e sociali, istintivi ed intenzionali, ma soprattutto degli aspetti ‘irrazionali della vita umana. I caratteri fondameniali deil’esistenzia- lismo sono i seguenti: a) il metodo fenomenologico: questo consiste essenzialmente in uno sforzo di chiarificagione della esperienza con- dotto non alla luce di principi metafisici ma nell’ambito dell’espe- rienza stessa mediante l'osservazione obiettivadella realtà così come essa si manifesta;! b) il punto di parienza antropologico: la ri- flessione filosofica comincia dall'uomo e si incentra sempre su di lui; c) il tentativo di integrare le dimensioni dell'uomo comunemen- te considerate irrazionali, come gli istinti, i sentimenti e ie passioni, in una visuale più comprensiva; d) la subordinazione dell'essenza al- l'esistenza: l'uomo non è concepito come un essere naturale com- pletamente configurato nella sua essenza sin dalla nascita, ma come un individuo che, esistendo, crea la propria essenza mediante l’uso della libertà; e) i criteri della condotta morale ron sono ricavati dal- la natura e neppure da Dio bensì dalla storia e precisamente dalle possibilità concrete che si presentano quotidianamente ad ognuno di noi. È autentica ossia morale la vita di coiui che sa tradurre in atto le proprie possibilità, mentre invece è inautentica la vita di chi le trascura. Maggiori esponenti: L'esistenzialismo attuale ha avuto i suoi rappresentanti più iliu- stri in Germania (con HFipEGcER e Jaspers [1883-1969]), dove tra l'ai- tro esercitò un influsso decisivo sulla teologia, dando origine al mo- vimento denominato teologia della crisi (BARTH [1886-1968], ILLICH [1886-1965], GocarTEN [1887-1967], BuLTtMANnN [i884-1976]), e in Francia (con SARTRE [1905-1980], CAMus [1913-1960], MarczL [1889- 1973], MERLEAU-PONTY [1908-1961] e LaveLLE [1883-1951]); in Italia con ABBAGNANO. 26. Scuola personalista Fondatore: RENOUVIER (1815-1903) Dottrine principali: Il personalismo è un importante movimento filosofico contem- poraneo che ha avuto per culla la Francia (già alla fine del secolo scorso), ma poi ha trovato molti seguaci sia negli altri paesi eu- ropei come in alcuni paesi dell'America sia del Nord sia del Sud. Si caratterizza per l’attenzione che rivolge alla persona. Contro tutti quei sistemi filosofici che trascurano la persona o facendone un mo- mento dell’Assoluto (idealismo) o della Storia (storicismo) o della Vita (vitalismo) o della Natura (materialismo) o subordinandola alla 1 Vedere più avanti la Scuola fenomenologica. 261 ori religiosi (cattolici, protestanti, ebrei). Ciò spiega come il loro discorso sulla persona si apra necessariamente verso la Trascendenza: Dio è il Tu supremo che chiama, interpella e porta a compimento la progettualità umana tesa all'infinito. Maggiori esponenti: Tra i cattolici: RENOUVIER (1815-1903), E. MOUNIER (1905- 1950), J. QuiLEes, R. GUARDINI (1885-1968); tra i protestanti: P. Ri- COEUR (1913), E.S. BRIGHTMAN; tra gli ebrei M. BuUBER e E. LÉvInAs (1906). 27. Scuola spiritualista Origine: È un vasto movimento di pensiero che si sviluppa in Europa (in particolare in Francia, Italia e Germania) negli ultimi decenni del- l'’Ottocento e nei primi del Novecento in contrapposizione al positi- vismo, allo scientismo e al materialismo. 4 Dottrine principali: Lo spiritualismo accoglie nelle sue file pensatori di svariate ten- denze che hanno in comune tra di loro tre cose: a) il rifiuto del ma- terialismo positivista e scientista che aveva dominato la scena cul- turale europea durante la seconda metà del secolo XIX; b) la riaf- 262 fermazione del primato della dimensione spirituale su quella ma- teriale della realtà; c) la critica della concezione positivista delle conoscenze che aveva identificato scienza e ragione e, allo stesso tempo, assolutizzato i poteri della scienza. Denunciando le assurde pretese scientiste del positivismo, gli spiritualisti riaprono la porta alla riflessione metafisica. Questa però viene realizzata in svariati modi: secondo il modo più interioristico ed antropologico di Agosti- no, oppure secondo il modo più oggettivo ed ontologico di san Tom- maso, oppure secondo il modo trascendentale di matrice kantiana, oppure secondo il modo dialettico di ispirazione pascaliana, ecc. Così si è avuto lo sviluppo di uno spiritualismo agostiniano (con Blondel, Lavelle, Sciacca, Lazzarini, Guzzo); di uno spiritualismo neoscolastico o neotomistico (Gilson, Maritain, Masnovo, Fabro, Bontadini); di uno spiritualismo neokantiano (Lotze, Rickert, Ca- rabellese, Martinetti). Divisi nelle vie da percorrere gli spiritualisti si trovano però uniti nel traguardo finale: la riaffermazione di Dio quale centro spirituale dell'universo, principio primo del possente dinamismo insito nell'uomo e nelle cose, valore supremo che assi- cura un solido fondamento a tutti gli altri valori (morali, religiosi, sociali, personali) in particolare al valore assoluto della persona. Maggiori esponenti: Tra i primi e principali esponenti dello spiritualismo, oltre i nomi di cui abbiamo riferito sopra, occorre ricordare F. RAVAISSON (1813-1900), CH. RENOUVIER (1815-1903), J. LACHELIER (1832-1918), E. BouTRoux (1845-1921), che, in certo modo, possono anche dirsi fon- datori di questo movimento. 28. Scuola di Francoforte Fondatore: M. HoRKHEIMER (1895-1973), che è stato il principale ani- matore dell'indirizzo di pensiero che ebbe nell'Institut fiir Sozial- forschung (Istituto per la ricerca sociale) di Francoforte il suo cen- tro di irradiazione. Storia e dottrine princi pali: L'Istituto, fondato nel 1924 e diretto da Karl Griinberg, fu do- minato poi dalla personalità di Horkheimer, che fu chiamato a di- rigerlo nel 1931. Horkheimer diede notevole impulso agli studi del- l’Istituto, proponendosi di promuovere la elaborazione di una « teo- ria della società esistente considerata come un tutto », avvalendosi di una ricerca interdisciplinare che contava soprattutto sull’apporto oltre che della filosofia, della psicanalisi, della antropologia, della sociologia. Nel 1932 nacque la rivista Zeitschrift fiir Sozialforschung (Rivista per la ricerca sociale), come organo ufficiale dell'Istituto. Questo, nel 1933, a causa dell'avvento del nazismo che ne aveva de- cretato la soppressione, fu trasferito prima a Parigi e successiva- 263 movimento di pensiero che, nello studio della realtà, assegna il primato alle strutture anziché ai contenuti. Dello strutturalismo si danno due versioni principali, guella lingui- stica e quella filosofica. Fondatore delia prima è F. De Saussure, della seconda C. Lévi-Sirauss. Poiché la versione filosofica dipende stret- tamente da quella linguistica, si può coglierne il significato soltanto tenendo presenti le tesi basilari di quest'ultima, che sono le se- guenti: nello studio strutturalistico di una lingua i isrmini non vanno trattati come entità indipendenti ma vanno considerati nelle loro reciproche relazioni, cioè l’analisi deve basarsi sulle relazioni fra i termini; la lingua va vista come un sistema, mostrande che ci sono sistemi fonologici concreti e scoprendo le loro strutture; in- fine si cerca di arrivare, sia con l’induzione sia con la deduzione, alla conoscenza di leggi generali e a formulare relazioni necessarie. Dal campo della linguistica Lévi-Strauss ha trasferito lo strutturalismo allo studio generalizzato dell’uomo e della società, ritenendo di poter trattare i membri della società alla stregua dei singoli termini di 264 logia, dalla macchina, e si vede sempre più gravemente lesa nella sua libertà e nella sua autonomia. Ciò che è accaduto, secondo ‘Foucauli, è la morte dell’uomo; e, in effetti, più che la « morte di Dio », lo strutturalismo « annuncia la fine del suo uccisore [...] l'assoluta dispersione dell’uomo ». Maggiori esponenti: I maggiori rappresentanti dello strutturalismo sono: C. LÉvI- STRAUSS (1908) che concepisce l'antropologia strutturale come inven- tario delle possibilità inconsce da cui emergono le strutture proprie di una società; M. FoucauLT (1926), studioso dell’epistema, ossia del- l’a priori storico di alcuni periodi della civiltà occidentale. 30. Scuola fenomenologica Fondatore: EDMUND HussERL (1859-1938) Dottrine principali: Come suggerisce il termine « fenomenologia » — che è quello che dà il nome a questa scuola — lo studio dei fenomeni costituisce l’obiettivo primo e principale della filosofia secondo Husserl e i suoi seguaci. Senonché il loro concetto di fenomeno ha ben poco in co- mune con il classico concetto kantiano, il quale rimanda necessaria- mente alla « cosa in sé », il noumeno. Secondo Husser! il fenomeno è il dato immediato ed ultimo, e la questione della cosa in sé non si pone neppure. Il fenomeno, si potrebbe dire, è la cosa in sé, e in effetti per Husserl e per i suoi seguaci studiare i fenomeni significa studiare la realtà quale essa si offre alla intelligenza al fine di evi- denziarne i contenuti essenziali. Per quesio è essenziale l’epoché (termine greco che significa « sospensione », « messa in parentesi »): vale a dire la sospensione di qualsiasi conoscenza previa intorno ai fenomeno preso in esame, compreso il presupposto deila coscienza naturale che al di là del mondo conosciuto (mondo eidetico, dei significati) esista anche un mondo esterno. Il metodo fenomenologico — di cui Husserl fu il geniale inven- tore — fu accolto con entusiasmo e fu ampiamente utilizzato da 265 molti filosofi del sec. XX, soprattutto dagli esistenzialisti, ma anche dai personalisti, dagli psicanalisti, dagli analisti del linguaggio, da- gli antropologi, dai sociologi, dai filosofi della religione, ecc., i quali, però si appropriarono della teoria husserliana con una buona dose di libertà, depurandola quasi sempre da quella venatura idea- listica che c'era in Husserl. Della fenomenologia salvaguardarono i due canoni fondamentali: l'epoché (cioè sospensione di ogni cono- scenza o precomprensione di ciò che costituisce oggetto di studio) e intenzionalità (che è il riconoscimento del carattere essenzialmente referenziale della coscienza e dei suoi contenuti), mentre lasciarono cadere gli altri elementi che avevano condotto Husserl sui sentieri dell'idealismo e del solipsismo. ; Maggiori esponenti: L'indirizzo fenomenologico ha avuto un largo seguito, e l’uso del metodo fenomenologico ha consentito a numerosi pensatori di conseguire importanti risultati: a SCHELER (1874-1928) di esplorare il mondo dei valori; a HEIDEGGER (1889-1976) il mondo dell’esistenza; a MERLEAU-PONTY (1908-1961) il mondo del corpo; a WITTGENSTEIN (1889-1951) il mondo del linguaggio; a RICoEUR (1913) il mondo del simbolismo religioso; a LÉvINAS (1906) il mondo dell'altro; a MARCEL (1889-1973) il mondo della fede, della speranza e della carità; a SARTRE (1905-1980) il mondo della libertà; a GADAMER (1900) il mon- do della storia. 31. Scuola epistemologica Una vera e propria scuola! che porti questo nome non è mai esi- stita e non esiste. Nella storia della filosofia invece si registra forte attenzione a numerosi problemi della conoscenza come la natura, i fondamenti, i limiti e le condizioni di validità del sapere scientifico nei vari campi delle scienze; ciò è avvenuto soprattutto a partire da Cartesio e con maggior impegno nell'ultimo secolo. Tale attenzione è il tratto comune di tutto il pensiero moderno ed è ciò che lo di- stingue dal pensiero antico e medioevale. Mentre questo aveva un orientamento marcatamente metafisico, il pensiero moderno ha pre- so un orientamento marcatamente gnoseologico o epistemologico: la discussione fondamentale e principale riguarda il conoscere e non più l'essere. Da questo indirizzo generale e comune si distaccano sva- P ! Per avere una scuola non basta un bel tema. La metafisica e l'etica, per esempio, sono temi bellissimi eppure non esistono né una scuola metafisica né una scuola etica. Perché si dia una scuola occorre anzitutto un maestro e poi un discreto numero di discepoli che per qualche tempo ne abbiano ripreso il pensiero. Sui grandi temi (e questo è anche il caso dell’epistemologia) sono state proposte, come è detto sopra, svariate interpretazioni ed elaborazioni da parte di numerosi maestri insigni che pertanto hanno dato luogo a molte scuole, non ad un'unica scuola. 266 riate ramificazioni: la scuola razionalista (con Cartesio, Spinoza e Malebranche) nel secolo XVII; la scuola empirista (con Locke, Berkeley e Hume); la scuola illuminista (con Voltaire, Rousseau, Lessing) e la scuola criticista (con Kant) nel secolo XVII; la scuola positivista (con Comte e Spencer) nel secolo XIX; la scuola neopo- sitivista o neoempirista (con Carnap, Popper, Wittgenstein, Russell, Ayer) nel secolo XX. I recenti sviluppi della riflessione epistemo- logica (di Bachelard, Popper, Kuhn, Agazzi) ha fruttato un ridimen- sionamento delle pretese della scienza e ha rimesso in luce questio- ni preliminari sulla natura stessa del conoscere e del soggetto che svolge l’attività scientifica che debordano i confini dell’epistemolo- gia e invadono il terreno della metafisica. 32. | « Nuovi Filosofi » Non rappresentano una scuola nel senso proprio del termine, ma rappresentano sicuramente una delle correnti‘ di pensiero più indicative della crisi. della coscienza contemporanea. Giovani intel- lettuali marxisti, ‘protagonisti del maggio 1968 in Francia, sono diventati progressivamente assertori di una critica radicale alla complessità teorica e pratica del marxismo nelle .sue formulazioni di principio e nelle sue attuazioni storiche. Le ragioni di questa crisi profonda nei confronti del marxismo sono state provocate soprattutto dalle tragiche vicende degli intellet- tuali sovietici del dissenso e dalla pubblicazione di Arcipelago Gulag (1978) di A. Solzenicyn. Maggiori esponenti: JAMBET (1949), Guy LARDREAU (1947), JEAN-MARIE BENOIST (1942), JEAN PAUL Dottè (1939), MicHEL GUERIN (1946), BERNARD- Henry LEvy (1949), ANDRÈ GLUCKSMANN (1937). Kk xk Abbiamo presentato i sistemi principali delle filosofie occiden- tali. Il motivo di questo è dato dal fatto che « soltanto gli occidentali, a partire dal popolo greco, sono riusciti a mettere a punto gli stru- menti concettuali (la logica, la dialettica, il puro ragionamento) che sono necessari per elevare la filosofia dal livello elementare a quello scientifico. Infatti, anche nelle altre culture, specialmente in quelle derivanti dalle grandi civiltà mediorientali ed orientali, elementi fi- losofici appaiono in contesti di carattere prevalentemente religioso e pertanto non possono essere definiti “filosofia” in senso scientifico 267 vero e proprio ».! Altrettando non si puè dire delia filosofia islamica, la quale approfondì e Sviluppo la filosofia scolastica prima ancora che essa si sviluppasse in Europa. I massimi rappresentanti della filo- sofia islamica sono AVICENNA, nato nell'Asia centrale nel 980 e morto nel 1037 duranie una campagna militare; AVERROÈ, nato a Cordova, in Spagna, nel 1126 e morto nel 1198. Anche nel mondo ebraico si di- stinsero, rel Medioevo, due filosofi che hanno tentato di approfon- dire le più importanti verità della fede, servendosi anche delia spe- culazione aristotelica e neoplatonica: AVICEBRON, nato a Malaga, in Spagna, verso il 1820 e morto a Valencia fra il 1058 e il 1069; MAIMONIDE, nato a Cordova nel 1135 e morto a Il Cairo nel 1204. Naturalmente, alla suddivisione delle Scuole illustrate nel pre- sente volume, specie per quanto riguarda quelle degli ultirni se- coli, si possono fare delle obiezioni. Non è possibile seguire un cri- terio rigido e uniforme. Molti filosofi appaiono in più di una Scuola, sia per l'evoluzione del loro pensiero che per i, multiformi contributi dati da numerosi filosofi a più di un indirizzo filosofico. Per questo, è utile consultare la ZII Parte, che presenta le schede dei maggiori filosofi, dall'antichità ad oggi. ! B. MONDIN, vol. I, p. 9. 268 Parte terza: I PRINCIPALI FILOSOFI" Abbagnano Filosofo italiano, nato a Salerno, fu allievo di Aliotta e docente in varie università. Distaccatosi dall’idealismo, in Italia fu tra i pri- mi a cogliere e segnalare l’importanza della nuova prospettiva esi- stenziale nello studio della realtà, che proveniva dalla Germania e dalla Francia, propugnando, peraltro, una sorta di esistenzialismo positivo, in contrapposizione a quello essenzialmente negativo di Heidegger, Jaspers, Sartre. Successivamente, dopo il 1945, approfon- dendo il pragmatismo e lo strumentalismo anglo-americano, divenne assertore convinto di una concezione del mondo che, pur afferman- do la dignità assoluta della persona e dei suoi diritti, allo stesso tempo riconosce apertamente i limiti della ragione umana, la quale deve rifuggire ogni tentazione di onniscienza ed onnipotenza e col- tivare la via del « limite ». Opere principali: La struttura dell’esistenza; Introduzione all'esistenzialismo (1942); Esistenzialismo positivo (1948); Storia della filosofia, in 3 voll. (1946-1950); Possibilità e libertà (1956); Di- zionario di filosofia (1960). Abelardo Pietro (1079-1142) Filosofo e teologo francese nato a Nantes, fu una mente enciclo- pedica e un dialettico formidabile. Discepolo a ‘Parigi di Roscellino (nominalista) e di Guglielmo di Champeaux (ultrarealista), ben pre- sto prese posizione contro i suoi maestri, aprendo nuove strade sia in filosofia (con la teoria del realismo moderato), sia in teologia (col metodo dialettico del sic et non). Fu maestro prima di dialettica e successivamente di teologia a Parigi (nella scuola di Notre Dame * In questa Parte terza vengono presentate le schede dei filosofi delle grandi Scuole del periodo antico, medioevale e moderno; un maggior sviluppo è riservato ai filosofi dell’epoca contemporanea. Le date di nascita e morte di gran parte dei filosofi dell'antichità, per mancanza di dati precisi, si devono ritenere approssimative. 269 e nel monastero di san Vittore) ottenendo grande successo tra la folla dei suoi auditori. Ma incappò in due grossi infortuni: quello sentimentale a causa del suo sventurato amore per la sua giovane allieva Eloisa che aveva sposato in segreto e che gli costò l’evira- zione e la chiusura in convento a Chalons sur Saòne fino alla morte; quello dottrinale che gli attirò la condanna dei concili di Soissons (1121) e di Sens (1141). In teologia la tendenza di Abelardo è razio- nalistica: mira a sottoporre all'analisi critica della ragione anche le verità di fede. In filosofia hanno avuto vasta risonanza la sua so- luzione del problema degli universali secondo la linea del realismo moderato, e la dottrina della buona intenzione quale criterio unico della bontà di un'azione. Opere principali: Dialectica; De unitate et trinitate divina (in cui tenta di accostare le tre persone della Trinità alla triade neoplatonica Uno, Mente, Anima); Nostrorum petitioni sociorum; Ethica seu liber scito teipsum; Ingredientibus. A carattere teologico scrisse, tra l’al- tro: Introductio ad theologiam, Theologia christiana. Adler Max (187 1937). . È annoverato” tra È ‘tapiscuola dell’è ‘austromarxismo », la nuova scuola nata ‘da’ una « Comunità spirituale », frantumatasi, nel 1914, per le divergenze sorte in merito alla valutazione del problema della partecipazione alla guerra, dei nazionalismi e dei caratteri della rivo- luzione bolscevica. i Questione primaria dell’austromarxismo è la fondazione dei va- lori del socialismo e la verifica di quanta scienza sia presente nel marxismo o quanto meno derivabile da esso. La sua riflessione è polarizzata su tre questioni fondamentali: a) il concetto di pro- gresso; b) l'interrogativo circa l’interpretazione del materialismo; c) il carattere metafisico e metodologico della dialettica. Opere principali: l'opera nella quale Adler elabora le linee fonda- mentali della sua riflessione è Problemi marxisti (1920); altre sue opere sono: La condizione dello Stato nel marxismo; Democrazia e consigli operai; Socialismo e intellettuali. Adorno Theodor Wiesegrund (1903-1969) Filosofo, sociologo e musicologo, nacque a Francoforte, dove visse e lavorò sino all'avvento del nazismo, quando si trasferì negli U.S.A. insieme ad Horkheimer, dal ’34 al '50. Tornato in Germania, divenne condirettore dell'Istituto per le Ricerche Sociali, la famosa Scuola di Francoforte, che era stata fondata nel 1924, e dal 1931 al 1933 venne diretta da Horkheimer, di cui Adorno fu sempre il più sti‘etto collaboratore. Insieme a questi curò la stesura delle due opere fondamentali: Dialettica dell'Illuminismo e Lezioni di sociologia. Da marxista pienamente convinto, quale fu sino agli anni ‘’40, divenne un critico preciso del pensiero di Marx, sia come ideologia che come filosofia, impegnandosi, soprattutto negli ultimi anni, ad 270 analizzare criticamente i miti del progresso ed il loro sviluppo nelle società capitaliste avanzate. Nel contempo, come studioso della filosofia della musica, di cui può dirsi fondatore, indicò nell'arte il mezzo per riproporre in modo continuo la dimensione utopica per la risoluzione della crisi culturale moderna. Opere principali: Dialettica dell'illuminismo (1944); Lezioni di sociologia (1947); Personalità autoritaria; Minima moralia (1951); Tre studi su Hegel (1963); Dialettica negativa (1966). Come musicologo è notevole La filosofia della musica moderna (1949); In- troduzione alla sociologia della musica (1962). Nel 1974 è uscita po- stuma ed incompleta la sua Teoria estetica. Agostino di Ippona (354-430) Nato a Tagaste (nell'attuale Algeria) da madre cristiana (la futura santa Monica), si dedicò a studi letterari e filosofici e poi all’insegna- mento. Aderì in epoche diverse a filosofie diverse. Passò a Roma e poi a Milano: qui, anche per l’incontro con sant'Ambrogio, si con- vertì al cristianesimo e ricevette il battesimo. Tornato in Africa, di- venne prete e poi vescovo di Ippona. Morì nel 430. Scrisse molte opere su svariati argomenti di interesse filosofico e teologico. Sant'Agostino è il massimo esponente della filosofia cristiana du- rante il periodo patristico. Egli ha operato una sintesi armoniosa di cristianesimo e di neoplatonismo. Egli dà alla sua filosofia una netta impostazione interioristica (« la verità abita nell'uomo interiore ») ed è essenzialmente attraverso l’interiorità umana che egli ascende a Dio. Nell'uomo, che è mutevole — osserva Agostino —, vi è la verità, che è immutabile: in ultima analisi, Dio è la Verità che si fa riconoscere nel cuore dell'uomo. Al problema se l'uomo possa conoscere la verità Agostino rispon- de con una serrata critica dello scetticismo, dimostrando che l'uomo conosce con certezza alcune verità. La conoscenza delle verità eterne, che è il vertice della conoscenza intellettiva, ha luogo attraverso la illuminazione divina. Il linguaggio ha funzione strumentale: la pa- rola serve per comunicare le idee. Momento centrale della sua riflessione è il tema della creazione del mondo messo in rapporto al problema dell'eternità e del tempo. Il tempo per Agostino è una dimensione propria dell'animo umano, è la durata di una natura finita che ha bisogno di tappe successive e continue per realizzarsi. Il tempo è un presente che passa, l'eternità, invece, è un presente che non passa. La mente è la misura del tempo: 1) la memoria è il presente del passato; 2) l'intuizione è il presente del presente; 3) l'attesa è il presente del futuro. Il mondo è stato creato da Dio nella sua intierezza, sin dall'inizio, con tutte quelle virtualità, che si sarebbero venute sviluppando nel- la storia (ragioni seminali). Inoltre, nell'affrontare il problema del male, comune alla tradizio- 271 ne del neoplatonismo, afferma che il male non deriva da Dio, ma dalle creature, in quanto non è una realtà positiva, ma una privazio- ne della realtà. Contro il manicheismo sostiene la libertà dell'uomo, contro il pelagianesimo il valore della grazia. La centralità riservata da Agostino all'interiorità dell'uomo fa sì che nel suo pensiero il problema dell'anima acquisti una particolare incidenza. Per Agostino l’uomo è « un'anima ragionevole che si serve di un corpo mortale terrestre ». Gli argomenti per dimostrare la spi- ritualità e l'immortalità dell'anima sono: 1) o l’anima esplica la sua attività (volere, pensare, dubitare, ecc.) senza il corpo e allora è spi- rituale, o ha sempre bisogno «del corpo e allora è materiale. (C'è un caso in cui l'anima non ha bisogno del corpo ed è quando conosce se stessa come sostanza che vive, ricorda e vuole, ecc.; 2) la prova del- l'immortalità è di ispirazione platonica: l’anima si trova in continua relazione con la verità; vi è pertanto un'intima unione tra la mente che contempla la verità e la verità che è contemplata. Con Agostino ha inoltre origine nel pensiero occidentale una vera e propria teologia della storia, innestata su una nuova filosofia della storia, ben diversa da quella del mondo classico. La storia non è più concepita come un susseguirsi di cicli che si ripetono periodicamen- te, ma un cammino in linea retta che sale dalla terra al cielo. Lo svolgersi della storia è la lotta tra la città terrena e quella celeste. La storia è divisa in tre grandi periodi (l'origine, il passato, il fu- ‘turo) rischiarati dalla luce della Rivelazione cristiana. Infine, per Agostino, i rapporti fra la « città celeste » (o Chiesa) e la « città terreno » (o mondo) sono chiariti ricorrendo alla dialettica dei due amori: l’amore di Dio; l’amore di sé. Opere principali: Contra academicos; De beata vita; De ordine; Soliloquia (quattro opere scritte tra il 386 e il 387); De immortalitate animae (387); De libero arbitrio (388); De vera religione (390); Con- fessiones (13 libri scritti tra il 397 e il 401); De Trinitate (15 libri scritti tra il 399 e il 419); De civitate Dei (22 libri scritti tra il 413 e il 426). Alberto Magno (1205-1280) Filosofo e teologo tedesco. Fece i suoi studi a Bologna e a Padova e nel 1223 entrò nell'ordine domenicano. Insegnò teologia a Parigi e poi a Colonia, dove morì. A Parigi ebbe come allievo Tommaso d'Aquino. Fu uno dei primi pensatori medievali a valorizzare la filo- sofia e la scienza aristotelica, dichiarandola compatibile con la fede cristiana; ne raccomandò l'assunzione da parte della Chiesa e diede egli stesso l'esempio di ome si poteva utilizzare le dottrine scientifi- che e metafisiche di Aristotele a vantaggio del cristianesimo. A tal fine cercò di liberare il pensiero del filosofo greco dalle distorsioni che gli aveva procurato l’interpretazione di Averroè. In tal modo egli spianò la strada al discepolo Tommaso d'Aquino, che riuscì ad operare 272 quella grande sintesi del pensiero aristotelico con la rivelazione cri- stiana, che costituisce una delle massime conquiste del Medioevo. Opere principali: Commentari alle opere di Aristotele; Tractatus de natura boni; Summa de creaturis; commento alle Sentenze di Pietro Lombardo; Summa theologiae. Althusser Louis (1918) Filosofo francese, nato ad Algeri e discepolo di Bachelard, ha insegnato a lungo all’« École Normale Superieure » di Parigi sino a quando fu colpito da una malattia mentale. Appartiene con Bloch e Garaudy al neomarxismo francese. Egli ritiene che la dialettica hegeliana sia funzionale in ordine alla prassi marxiana, leninista e maoista e pertanto vada o abbando- nata o ridefinita; asserisce, inoltre, che in Marx è presente una « rottura epistemologica » tra la nozione fondamentale di « modo di produzione » e l'umanesimo degli scritti giovanili. Assume, pertanto, il metodo strutturale come chiave di lettura dei testi marxiani con soluzioni opposte a Bloch e a Garaudy. Egli nega infatti che nelle opere giovanili di Marx esista la prospettiva di un « umanesimo socialista », attribuendo al concetto di umanesimo una valenza ideologica e al concetto di socialismo una valenza scien- tifica. Marx, secondo Althusser, si è impegnato in un affrancamento dai pregiudizi filosofici e, anche se non ha eliminato l'ideologia, ha creato le condizioni storiche per conoscerla, ponendosi così da un punto di vista scientifico. L'approccio scientifico all'ideologia avreb- be pertanto costituito il vero merito di Marx e del marxismo. Opere principali: Per Marx (1965) e Leggere il « Capitale » (scritto con i suoi allievi nel 1965); Lenin e la filosofia (1969), Umanesimo e stalinismo (1973), Elementi di autocritica (1974). Anassagora (500-428 a.C.) Originario di Clazomene, in Asia Minore, introdusse la filosofia ad Atene. Fu filosofo e scienziato. Ad Atene divenne maestro di Pe- ricle. Imprigionato a causa delle sue teorie astronomiche, fu liberato per intercessione di Pericle e morì in esilio. Anche per Anassagora, come per Democrito, l'essere è costituito da atomi qualitativamente diversi, le « omeomerie ». La diversità dei corpi è data dal prevalere di determinate omeomerie. Per primo Anassagora pone come causa del divenire una Mente Suprema (Nous), principio ordinatore delle cose. Così egli supera la spiega- zione naturalistica dell'universo ed apre orizzonti nuovi al pensiero greco. Della sua opera Sulla natura rimangono 12 frammenti. Anassimandro (610-546 a.C.) Matematico e astronomo di Mileto, oltre che filosofo. Successe a Talete nella guida della Scuola ionica. Pone come principio primo di tutte le cose qualcosa di indeterminato (àpeiron). Il suo eterno 273 movimento determina nella materia, per separazione, i contrari. L'àpeiron (infinito) di Anassimandro è un concetto nuovo e importan- tante perché introduce elementi metafisici, che trascendono cioè le co- se « finite ». Della sua opera Della natura rimane un solo frammento. Anassimene (585-528 a.C.) Nacque a Mileto, come Talete e Anassimandro, di cui fu disce- polo. Ripone il principio primo nell'aria, che è eterna e in continuo movimento, rifiutando così il concetto dell’àpeiron del suo maestro Anassimandro. È l’espressione più compiuta della filosofia ionica. Della sua opera Sulla natura rimane un solo frammento. Anselmo d'Aosta (1033-1109) Nato ad Aosta entrò, adolescente, nell'abbazia benedettina di Bec, in Normandia, nel 1086 ne divenne abate. Una decina d'anni più tardi fu nominato vescovo di Canterbury in Inghilterra. Anselmo è il massimo pensatore cristiano del secolo XI e dà l’avvio alla rinascita del pensiero filosofico e teologico medioevale. Egli studia, tra l'altro, due problemi di fondamentale importanza per la filosofia cristiana: il problema dei rapporti tra fede e ragione che risolve secondo la linea dell'armonia nella sottomissione della ragio- ne alla fede e il problema della esistenza di Dio, che risolve con la celebre prova ontologica (movendo cioè dal concetto che Dio è l’esse- re massimo che si possa concepire: id cuius maius cogitari nequit). Opere principali: Monologion; Proslogion; Cur Deus homo; De veritate; De grammatico. Ardigò Roberto (1828-1920) . Nato a Casteldidone (Cremona), mentre compiva gli studi classici a Mantova si sentì chiamato alla vocazione sacerdotale. Venne ordi- nato prete nel 1851 a Mantova, dove fu nominato canonico della cattedrale nel 1863. Dopo un lungo periodo di crisi, abbandonò il sacerdozio nel 1871. Nel 1881 fu chiamato alla cattedra di storia del- la filosofia nella università di Padova. Ricoprì tale incarico per quasi 30 anni. Morì suicida a Mantova dove si era ritirato. Ardigò fu il più illustre rappresentante del positivismo in Italia. Rifacendosi a Spencer, Ardigò insegna che tutta la realtà è una « for- mazione naturale » che va dal sistema solare alle più elevate espres- sioni del pensiero umano; pertanto egli considera la vita psichica quella che rivela nel modo più singolare la vita stessa dell'universo. Secondo Ardigò la differenza tra l’uomo e l'animale è soprattutto organica. Nell'uomo la più perfetta organizzazione del sistema rer- voso e specialmente del cervello, consente uno sviluppo psichico più perfetto. Tutta la realtà è omogenea; perciò non esiste l’inconosci- bile (Dio) ma soltanto l'ignoto. Quindi non esiste trascendenza ma pura e assoluta immanenza, per cui non si possono superare i confini della coscienza o del mondo umano. 274 Opere principali: La psicologia come scienza positiva {1870); La motale dei positivisti (1879); Relatività della logica umana (1881); Il fatto psicologico della percezione (1882); Sociologia (1886); La scienza dell'educazione (1893); L'unità della coscienza (1898). Aristotele (384-322 a.C.) Nato a Stagira (Tracia), visse ‘soprattutto ad Atene; fu discepolo di Platone e precettore di Alessandro Magno; fondò ad Atene il « Li- ceo » o Scuola peripatetica (335). Insieme a Platone, Aristotele è la figura dominante della storia della filosofia, dall'antichità sino al- l'epoca moderna. Ha scritto su moltissimi argomenti: sulle scienze, sulla logica, sulla filosofia. Mentre Platone preferisce il dialogo, Aristotele usa il trattato filosofico come espressione del suo pensiero. È il creatore della logica, cioè dello studio sistematico dei concetti e dei loro rapporti. Nel campo del ragionamento propone due metodi: la deduzione e.l’induzione. | ‘« Afistotele sostiene che la'scienza:è superiore all'esperienza, per- tte la*scienza è conoscenza medi nte lepanse. Là Metafisica è l’opera if cui i Aristotele : si occupa dei ‘principi. ‘primi delle cose. La verità prima e fondamentale è il principio. di non-contraddizione, principio noto, assoluto, indimostrabile. Quanto al costitutivo essenziale delle cose, Aristotele rifiuta la teoria platonica delle Idee perché essa, a suo avviso, non spiega né l'essenza delle cose, né il loro divenire, né il loro rapporto con le Idee, né in che modo l’uomo le possa conoscere. La spiegazione della realtà va ricercata nella realtà stessa, costituita di sostanze e di ac- cidenti ed i cui elementi costitutivi sono la materia e la forma. Materia e forma esistono soltanto insieme (« sinolo »): alla sostanza la forma conferisce i caratteri specifici; la materia conferisce le ca- ratteristiche individuali. Attraverso un'approfondita analisi del divenire, Aristotele giunge alla scoperta delle nozioni di potenza e di atto. È la « potenza » che rende possibile il divenire. Il divenire delle cose deriva dal passaggio della potenza all'atto. Solo Dio è Atto puro, unico, eterno. L'uomo, come tutti gli esseri, è costituito di materia e forma: la materia è il corpo, la forma l’anima che ha tre funzioni: vegetativa, sensitiva e intellettiva. La conoscenza umana ha come sua prima sorgente l’espe- rienza sensitiva. Secondo Aristotele la felicità dell’uomo consiste nel- l'attività della ragione mediante l'esercizio delle virtù dianoetiche o dell'intelletto e le virtù morali. Per lui lo Stato ha origine naturale e non convenzionale; esso deve facilitare la completa realizzazione delle capacità umane. Esistono tre forme di costituzioni giuste (monarchia, aristocrazia, repubblica) e tre forme ingiuste (tirannia, oligarchia, « democrazia ». L'estetica di Aristotele è una filosofia dell’arte, cioè un'attività che mira a pro- 275 durre una cosa bella. La funzione dell’arte è duplice: pedagogica e catartica (cioè di purificazione teoretica delle passioni). Aristotele ha realizzato una grandiosa costruzione filosofica i cui elementi fondamentali sono: efficace metodo di ricerca (logica) e forma espositiva; analisi acuta degli elementi costitutivi del mondo fisico; visione realistica del mondo e dell’uomo; concezione alta (per i tempi) della trascendenza di Dio. Elementi caduchi sono invece: inadeguata analisi della natura; mancato riconoscimento della causa efficiente del mondo; eternità della materia; concezione di Dio come motore immobile; dualismo di fondo del sistema. Opere principali: Metafisica (14 libri); Fisica (8 libri); Etica nico- machea {10 libri); Politica (8 libri); De anima (3 libri); Poetica. (1 libro). i Averroè (il suo nome arabo è Ibn Rushd) (1126-1198) Filosofo e scienziato arabo spagnolo, nacque a Cordoba, e di quella città fu anche per vari anni gadì (giudice). Genio polivalente operò in molti campi: teologia, diritto, medi- cina, matematica, astronomia e filosofia. Ma egli è ricordato soprat- tutto come commentatore di Aristotele, tanto che è chiamato « il commentatore » per antonomasia: « Averrois che '1 gran commento feo », dice Dante nella Divina Commedia. Averroè contribuì in modo determinante alla diffusione del pensiero di Aristotele tra gli scola- stici cristiani. L'interpretazione letterale delle opere di Aristotele operata da Averroè lo poneva spesso in contrasto con alcune dottrine fondamentali del cristianesimo. Per questo fu criticata da Alberto Magno e san Tommaso, i quali promossero una nuova interpreta- zione che si armonizzava più facilmente con la loro fede. Di religione musulmana, Averroè pone invece una netta separazione tra fede re- ligiosa e pensiero filosofico. Opere principali: Commentari (grande, medio, piccolo) alle opere di Aristotele (1169-1180); La distruzione della distruzione; Esposi- zione dei metodi di dimostrazione relativi ai dogmi della religione. Avicenna (il suo nome arabo è Ibn Sina) (980-1037) Filosofo e scienziato persiano, nacque a Bukara nell'Asia centrale (Uzbekistan). Ragazzo prodigio acquistò una cultura enciclopedica. Si affermò soprattutto come medico e come filosofo. A 17 anni era già un medico famoso e durante il Medioevo, in Europa, egli godeva più fama come medico che come filosofo. Per quanto concerne la filosofia, Avicenna è il massimo rappresen- tante della filosofia araba. Su una base sostanzialmente neoplatonica e utilizzando ampiamente le categorie metafisiche di Aristotele (ma- teria-forma, atto-potenza, sostanza-accidenti, ecc.) egli creò una im- 276 ponente sintesi tra il pensiero religioso musulmano e il pensiero filo- sofico greco. Opere principali: della sua prodigiosa produzione letteraria che venne molto diffusa nell'Occidente cristiano, sono noti soprattutto: il breve Najat (un compendio di metafisica); il voluminoso Chifa (conosciuto dai medioevali sotto il titolo di Liber sufficientiae: un'o- pera che comprende trattati sulla logica, la fisica, la matematica, la psicologia e la metafisica); il Canone (una grande enciclopedia me- dica in cinque libri); Direttive e rilievi; Libro di scienza. Bachelard Gaston (1884-1962) Epistemologo francese, nato a Bar sur Aube, insegnante per molti anni alla Sorbona di Parigi; come rappresentante del raziona- lismo scientifico è impegnato a chiarire il senso dell’opus rationale che costituisce la scienza. Egli si oppone sia al positivismo che allo spiritualismo. Nella sua gnoseologia Bachelard pone la coppia esperienza-ragione alla base di tutta la conoscenza umana. L’elemen- to teorico però svolge il ruolo direttivo. Il procedimento scientifico si configura come « realizzante », cioè come realizzazione del razionale e del matematico. La posizione filosofica di Bachelard potrebbe essere definita co- me un « razionalismo applicato », in cui primeggia la direttrice che va dalla ragione all'esperienza e che corrisponde alla supremazia della fisica-matematica. Come Gadamer e Popper, anche Bachelard ritiene che l'osservazione scientifica si realizza sempre muovendo da una teoria precedente e preparatrice e non viceversa. Opere principali: I! valore intuitivo della relatività (1929); Il nuo- vo spirito scientifico (1934); La formazione dello spirito scientifico (1938); Il razionalismo applicato (1949); Il materialismo razionale (1953). Bacone Francesco (Francis Bacon) (1561-1626) Nato a Londra da una famiglia dell'alta borghesia, si diede alla carriera politica ottenendo onorificenze e cariche importanti. Nel 1621 fu accusato e condannato per corruzione nell'esercizio delle sue funzioni di lord cancelliere. La pena inflittagli gli fu risparmiata per la protezione di cui godeva presso il re. Bacone elabora il nuovo metodo induttivo: con gli esperimenti si deve raccogliere una sufficiente informazione e poi, per mezzo della ragione, si devono elaborare ipotesi generali che consentano di arri- vare a riconoscere la causa del fenomeno studiato. Il fine della scienza è pratico, l'oggetto è la causa delle cose naturali. Nella sua opera Novum Organon contrappone una nuova logica induttiva a quella aristotelica, essenzialmente deduttiva. Nella 1? parte, pars destruens, demolisce quegli ostacoli (idola tribus, specus, fori, theatri) che possono impedire la ricerca scientifica; nella 2°, pars costruens, indica il procedimento per arrivare ai risultati. 277 Bacone ha il grande merito di essere stato il primo a porsi in maniera sistematica il problema del metodo proprio delle scienze sperimentali, del loro oggetto e del loro fine. Pur non avendo dato nessun contributo concreto al progresso di qualche scienza, il suo apporto è fondamentale perché ha fatto progredire la scienza in quanto tale. Opere principali: Discorso in elogio della conoscenza (1592); De sapientia veterum (1609); Instauratio magna scientiarum (1609) (in sei parti, ma ne portò a termine solo due: De dignitate et augmen- tis scientiarum e Novum Organon); Saggi. Bergson Filosofo francese, nato a Parigi. Nel 1900 ottenne la cattedra di filosofia al Collegio di Francia, dove le sue lezioni ebbero un gran- dissimo successo. Nel 1927 ricevette il premio Nobel per la lettera- tura. La sua influenza sui suoi contemporanei e sulle generazioni successive (tra cui è da ricordare Maritain) fu notevole. È stato uno . dei  niaggiori rappresentanti dello spiritualismo- francese, in forte polemica ‘cori. il positivismo. e-lo scieritismo della fine .del secolo XIX e gli inizi del XX: è stato la loro coscienza critica. Esercitò una grande influenza anche sull'esistenzialismo francese, sul pragma- tismo e sulla fenomenologia. Bergson ha elaborato una filosofia antimeccanicistica e anti- materialistica imperniata su due tesi fondamentali: 1) la realtà è durata; 2) la realtà è colta mediante l'intuizione. La realtà scaturisce da una evoluzione creatrice colma di possenti energie, differente- mente impegnate (torpore vegetativo, istinto, intelligenza) e orientate in due direzioni: ascensionale {verso la vita), discendente (verso la materia). Oggetto della filosofia è lo slancio vitale, che si manifesta nel continuo divenire degli esseri: dalla materia allo spirito e dallo spi- rito alla materia. L'applicazione alla morale della distinzione fra ragione e intuizione dà origine rispettivamente alla morale « chiusa » e a quella « aperta ». La medesima distinzione vale per la religione « statica » e la religione « dinamica ». La pratica della religione di- namica è la vita mistica (il cui vertice è il misticismo cristiano). At- traverso l’esperienza dei mistici, Bergson arriva all'esistenza di Dio. La mistica, però, esige la « meccanica »; come la meccanica esige la mistica. Opere principali: Materia e memoria (1896); Il riso (1901); Intro- duzione alla metafisica (1903); L'evoluzione creatrice (1907); L'intui- zione filosofica (1911); L'energia spirituale (1919); Le due fonti della morale e della religione (1932); Il pensiero e il movimento (1934). Berkeley Irlandese, fu professore al « Trinity College » di Dublino. Nel 1709 prese gli ordini sacri nella Chiesa anglicana. Viaggiò in Inghil- 278 terra, Francia e Italia. Nel 1721 si recò in America per erigervi un seminario, ma dovette rinunciare. Nel 1723 fu nominato vescovo. Berkeley, che era un'anima profondamente religiosa, fu molto sensibile agli argomenti che i materialisti portavano contro la re- ligione, per cui tutta la sua attività filosofica fu rivolta alla difesa del teismo e all'affermazione del primato dello spirito sulla materia. Sua tesi fondamentale è quella secondo cui l'essere delle cose si risolve nell'essere pensato (tutte le qualità sono secondarie). La materia è passività, lo spirito è attivo; ed è nella mente (umana o divina) che le idee esistono. La propria esistenza è conosciuta im- mediatamente; la conoscenza degli altri spiriti è mediata e indiretta; la conoscenza di Dio è mediata ed evidente. Contro Locke sostiene che non esistono idee astratte e generali. La filosofia studia le idee ed il linguaggio attraverso il quale Dio si manifesta (la filosofia reli- giosa berkeleiana si ispira al neoplatonismo). ‘Solo la fede rivelata, infine, è in grado di illuminare la vita e di avere effetti benefici su- gli uomini. ù Opere principali: Commentari filosofici (1707-1708); Teoria della visione (1709); Trattato sui principi della conoscenza umana (1710); tre Dialoghi tra Hylas e Philonus (1713); De motu (1721). Bernstein Eduard (1850-1932) Nato a Berlino e passato attraverso l’esperienza dell'esilio sviz- zero, fu il massimo teorico del revisionismo socialdemocratico. Col- laboratore di Marx ed Engels, fu particolarmente amico di quest'ul- timo e ne ottenne l'affidamento delle opere postume. Nel 1919 iniziò una dura polemica contro il leninismo e il sistema rivoluzionario russo. Bernstein, che rifiuta la dittatura del proletariato sulle altre classi, affida al socialismo il compito etico di favorire la collaborazione tra le classi, realizzando delle riforme in seno alle stesse istituzioni borghesi al fine di realizzare l'integrazione dei lavoratori nella strut- tura produttiva. Egli ritiene fallite le previsioni fondamentali di Marx e vede come limite del marxismo il dualismo tra economia e politica. Il revisionismo-riformista di Bernstein deriva dalla sua convinzio- ne che la democrazia è un inizio e un fine al tempo stesso: soppres- sione del dominio di classe e perseguimento di una società migliore, quale impegno costante, senza fine, attraverso passaggi graduali e progressivi. Opere principali: Per la storia e la teoria del socialismo (1901); Ferdinand Lassalle (1914); I presupposti del socialismo e i compiti della socialdemocrazia (1919). Bloch Filosofo tedesco, tra i massimi esponenti del marxismo revisio- nista. Nacque a Ludwigshafen. Durante la prima guerra mondiale si 279 ritirò in Svizzera, mentre durante il dominio nazista si rifugiò negli Stati Uniti. Terminata la seconda guerra mondiale si trasferì nel 1949 nella Germania orientale, a Lipsia, occupando la cattedra di filosofia. Ma nel 1961, accusato di revisionismo, abbandonò la Ger- mania orientale e si trasferì a.Tubinga per ricoprirvi una cattedra di filosofia. Bloch ha operato una revisione profonda del marxismo soprattutto in due punti: a) nell'abbandono del principio della dia- lettica, ch'egli sostituisce con quello della ‘possibilità (del « non- ancora »); b) nell’incentrare l’interpretazione della storia in una nuova concezione dell'uomo, invece che nello studio dei fenomeni economici, come aveva fatto Marx. Anima dell’antropologia blochia- na è la speranza e l'utopia; a questa dimensione Bloch assegna un primato assoluto nei confronti di tutte le altre: vita, volontà, amore, pensiero ecc. La religione è la sfera in cui l’uomo proietta la sua brama di una esistenza riconciliata. Dio non è altro che un tenta- tivo di dare un volto allo « spazio utopico ». La costruzione della sua filosofia della speranza però è fragile e insostenibile. Opere principali: Spirito dell'utopia (1918); Soggetto-oggetto. Commento a Hegel (1949); Il principio speranza (1954-1959); Diritto naturale e dignità umana (1961); Ateismo nel cristianesimo (1968); Il problema del materialismo: storia e sostanza (1972). Blondel Maurice (1861-1949) Nato a Digione, collaborò con l'organo del movimento moder- nista Annali di filosofia cristiana, fondato da Laberthonnière. Quan- do, nel 1907, Ia Chiesa condannò il movimento modernista, Blondel cessò la sua collaborazione alla rivista. Ispirandosi al metodo volontaristito di Agostino e Pascal, cerca di dare un fondamento sicuro al riconoscimento dell’esistenza di Dio, mediante la dialettica dell'azione. Infatti agire è volere e volere è volere qualcosa: ciò che è proprio dell’agire è il continuo risorgere in esso di uno squilibrio tra il potere e il volere, tra la volontà voluta e la volontà volente. Ne deriva una insoddisfazione che non si appaga fino a che la volontà voluta non abbia soddisfatto pienamente al de- siderio infinito della volontà volente raggiungendo un oggetto ade- guato al suo desiderio infinito, cioè Dio. Blondel vuole dimostrare che la natura umana è aperta verso l'alto ed è predisposta, sia pure in modo passivo, ad essere inserita in un ordine di realtà superiore alla sua natura, che è il solo che possa realizzare completamente le tendenze dell'uomo. Opere principali: L'azione. Saggio d'una critica della vita e d'una scienza della pratica (1893); Storia e dogma{(1904); Il pensiero (1934); L'essere e gli esseri (1935); La filosofia e lo spirito cristiano (1944- 1946). Boezio Severino (480-524) Filosofo ed uomo politico, nacque a Roma dalla nobile famiglia 280 degli Anici. Fu console e primo ministro del re ostrogoto Teodorico. Accusato di tradimento, fu imprigionato, processato e giustiziato a Pavia. Nella sua opera più celebre, De consolatione philosophiae, scritta in prigione mentre attendeva l'esecuzione capitale, egli cerca di risolvere il problema eternamente dibattuto della sofferenza degli innocenti, e dei problemi con esso connessi, quali la provvidenza di Dio e la libertà umana, il tempo e l’eternità. Boezio è considerato uno dei padri della Scolastica e questo per due motivi: per la tradu- zione in lingua latina degli autori (Platone, Aristotele, Porfirio ecc.) ai quali gli scolastici attingeranno molte loro dottrine; e per la de- finizione di alcuni concetti fondamentali quali quello di persona, eternità, felicità ecc. che saranno ripresi e costantemente adoperati dai filosofi medioevali. Opere principali: l’attività letteraria di Boezio fu eccezionale. Tradusse in latino e commentò molte opere di -Platone, Aristotele, dei neoplatonici, degli scrittori di matematica, geometria, astronomia, musica del periodo ellenistico. Scrisse inoltre piccoli trattati di filosofia (De Trinitate; De hebdomadibus), di teologia (De fide catho- lica; Contra Eutichen et Nestorium), di musica (De institutione musicae). Ma la sua opera più celebre è il De consolatione philo- sophiae. Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274) Nato a Bagnoregio (Viterbo), entrò nell'ordine francescano an- cora molto giovane. Studiò teologia a Parigi e fu nominato maestro di teologia. Nel 1255, fu esonerato dall'insegnamento, assieme a san Tommaso d'Aquino, per opera dei maestri secolari dell'università di Parigi. Nel 1257 fu reintegrato nell'insegnamento e poco dopo fu nominato ministro generale dell'ordine francescano. Teologo, !filosofo e santo. È ricordato col titolo di doctor sera- phicus. S. Bonaventura sottolinea con vigore la coesistenza di ragione e fede e la subordinazione della prima alla seconda. L'oggetto della filosofia è l’esemplarismo, cioè la proprietà che le cose hanno di essere immagine di Dio. Egli considera assurda la dottrina di una creazione nel tempo; ritiene che la « materia » (che non è concepita come qualcosa di corporeo) eniri nella costituzione di tutti gli es- seri finiti. L'uomo, pur essendo una sola natura, è costituito di corpo e di anima. La conoscenza umana si vale sia dell’astrazione sia della il- luminazione. La volontà, nell'uomo, è più importante dell’intelletto. L'esistenza di Dio è evidente. In ‘Lui ci sono tre tipi di conoscenza: approvazione, visione, intelligenza. L'essenza divina è il modello di tutte le cose. ‘In una delle sue opere più importanti, il trattato mistico Itinera- rium mentis in Deum, afferma che il nostro processo di ascensione 281 dalle cose sensibili verso Dio avviene per gradi: per conoscenza dei vestigi della Trinità nel mondo sensibile, per conoscenza dell’im- magine che abbiamo della Trinità nella nostra anima; per conoscenza diretta di Dio. Opere principali: Commentario alle Sentenze (quattro volumi scritti fra il 1250 e il 1254); Quaestiones disputatae: De scientia Christi (1254), De mysterio Trinitatis (1254), De perfectione evange- lica (1255); Breviloquium (1254-1257); Reductio artium ad theolo- giam (1254-1255); Itinerarium mentis in Deum (1259). Bontadini Gustavo (1903) ‘.. Filosofo italiano, nato a Milano, professore di filosofia teoretica nelle università di Urbino e Pavia e poi all'Università Cattolica di Milano. È da annoverarsi tra i rappresentanti più significativi ed au- torevoli della neoscolastica italiana. Inizialmente seguace dell'ideali- smo gentiliano, ben presto l’abbandonò per orientarsi decisamente verso una visuale metafisica cristiana che assume come principio fondamentale la creazione del divenire o « teorema della creazione ». Secondo Bontadini la mediazione metafisica dell'esperienza è neces- saria per rimuovere quella contraddizione che si presenta sul piano fenomenologico: la contraddizione costituita dall’identità del posi- tivo e del negativo nel divenire. Opere principali: Saggio di una metafisica dell'esperienza (1938); Studi di filosofia moderna (1966); Metafisica e deellenizzazione; Conversazioni di metafisica (1971). Boutroux Emile (1845-1921) Nato a Montrouge, studiò filosofia, matematica e fisica. Si laureò alla Sorbona. Insegnò all'università di Nancy e poi alla Sorbona. Boutroux fa una critica radicale al positivismo meccanicistico, in nome della libertà della natura e dello spirito, e di una nuova concezione della scienza. L'unica vera legge necessaria è quella del principio di identità che è una legge del pensiero e non delle cose. La scienza della natura deve accontentarsi di leggi contingenti. Le leggi del I gruppo (logiche, matematiche, meccaniche, fisiche) si prestano meglio al calcolo matematico, quelle del II gruppo ({biolo- giche, psicologiche, sociali) sono più vicine alla realtà. Oltre lo spi- rito scientifico, vi è la « ragione » che si occupa delle ragioni umane e divine. Opere principali: Sulla contingenza delle leggi della natura (1874), L'idea della legge naturale nella scienza e filosofia contemporanea (1895); La natura e lo spirito (1904-1905); Scienza e religione nella filosofia contemporanea (1908). Bruno Giordano (1548-1600) Nato a Nola, entrò nell'ordine domenicano e dopo essere stato accusato di eresia, lasciò l'abito talare. Dopo aver peregrinato in 282 Svizzera, Francia, Inghilterra e Germania, fu denunziato al tribunale dell’Inquisizione e, non volendo ritrattare, fu arso sul rogo a Roma. Per Bruno la realtà è costituita da due principi fondamentali: il principio attivo o anima del mondo, e quello passivo o materia. Dio si identifica con l’anima del mondo che genera eternamente un mondo infinito (panteismo). Dio non è conoscibile; lo spirito uma- no è spinto dall’'eroico furore a tendere sempre più in alto e ad avvi- cinarsi a Dio, disinteressandosi di ciò che prima lo teneva avvinto. Opere principali: De la causa principio et uno (1584); De l’infi- nito universo et mondi (1584); La cena delle ceneri (1584); Spaccio della bestia trionfante (1584); Eroici furori (1585); De monade (1590). Buber Martin (1878-1965) Filosofo tedesco nato a Vienna da famiglia israelita, ha insegnato etica ebraica a Francoforte e dal 1938 si è trasferito in Palestina; è il più importante rappresentante del personalismo religioso ispi- rato dalla tradizione ebraico-hassidica. È morto a Gerusalemme. Secondo Buber la persona è un essere in relazione, caratterizzato dall'esperienza dialogica /o-Tu. Il dialogo con Dio è la garanzia della comunione tra gli uomini. Buber contrappone il rapporto « Io-Tu » che è proprio della relazione dialogica al rapporto « Io-Esso » che è quello dell’affermazione individuale. L'individualità appare in quanto si distingue da altre individualità. La persona appare in quanto entra in relazione con le altre persone. La prima è il legame naturalizzato, la seconda è la forma spirituale della indipendenza na- turale. Il rapporto « Io-Esso » è caratterizzato dall'uso, dal possesso, dal dominio, dalla fatalità. Il rapporto « Io-Tu » è caratterizzato dal dia- logo, dall'incontro, dalla dedizione, dall'amore, dalla libertà, dal destino. Opere principali: La leggenda di Baal Shem {1908); la sua opera fondamentale Jo e Tu; Gog e Magog (1941); I racconti dei chassidim (1949); Sentieri in Utopia (1950); Immagini del bene e del male (1952). Butler Joseph (1692-1752) Filosofo inglese, fu vescovo di Durham e cappellano della casa reale. Aperto avversario e critico intelligente del deismò radicale e dell'illuminismo antireligioso, Butler sostenne la complementa- rietà e convergenza tra natura e rivelazione, evidenziando tutta una serie di analogie che intercorre tra i due ordini. Ciò vale anche per l'ordine etico: in effetti la coscienza, voce naturale di Dio nell'uomo, mentre gli rivela la sua miseria e i suoi limiti, allo stesso tempo gli testimonia la sua vocazione soprannaturale. Opere principali: Quindici sermoni sulla natura umana (1720); Analogia della religione naturale e rivelata con la costituzione e il corso della natura (1736). 283 Calvino, nome italianizzato di Jean Cauvin (1509-1564) Nato a Noyon, in Francia, fu contemporaneo di Lutero e fu con lui il padre deila Riforma protestante. Di famigiia borghese, rice- vette dapprima una formazione umanistica a Parigi; poi per volontà del padre si dedicò agli studi giuridici nelle università di Orleans e Bourges, conseguendo il dottorato in giurisprudenza. Quando co- minciò a interessarsi della Riforma luterana si rifugiò nel 1534 in Svizzera, prima a Basilea e poi a Ginevra, dove fomentò e capeggiò la rivolta contro la Chiesa di Roma; fondò una nuova chiesa di cui divenne il leader indiscusso, onnipotente e intollerante. La sua opera principale è intitolata Institutiones religionis christianae. I punti chiave del suo sistema sono i seguenti: sovranità assoluta ed esclusiva della Parola di Dio, cioè della Scrittura; predestinazione di alcuni uomini alla salvezza e di altri alla dannazione eterna. La vera Chiesa è quella dei predestinati alla vita eterna e, in concreto, di coloro che aderiscono a Cristo con fede sincera; tale adesione si manifesta esteriormente con i sacramenti del Battesimo e della Cena e con le opere buone. Campanella Tommaso (1568-1639) Nacque a Stilo, in Calabria. Domenicano, nel 1599 preparò una insurrezione della Calabria contro la Spagna. Imprigionato, rimase in carcere per 27 anni. Liberato nel 1633, si rifugiò poi a Parigi, dove morì, sotto la protezione del re Luigi XIII. Campanella segue in parte la teoria di Telesio del sensismo e del naturalismo, ma lo supera per la sua teoria della conoscenza innata di sé (sensus inditus) che precede e condiziona ogni altra conoscenza. Nelle cose l’autocoscienza diventa sensus abditus cioè nascosto per- ché le cose subiscono un forte influsso dall'esterno. Nella Città del Sole Campanella formula il suo stato ideale, il cui governo è teo- cratico, con perfetta fusione del potere politico e religioso. Tenta di fondere il cristianesimo (religio addita) con la religione naturale (religio indita) dettata dalla ragione. Opere principali: Philosophia sensibus demonstrata (1591); La città del sole (1602); Philosophia rationalis (1606-1614); Theologia (1613-1624); Philosophia realis (1619); Metaphisica (1623). Carnap Rudolf (1891-1970) Filosofo tedesco, nato a Ronsdorf, tra i massimi esponenti del positivismo logico. Dopo gli studi a Jena, si trasferì a Vienna dove entrò a far parte del Wiener Kreis, ai cui lavori partecipò attiva- mente fino al 1935 quando, con l’avvento del nazismo, fu costretto a trasferirsi negli Stati Uniti, prima a ‘Chicago e poi a Los Angeles, sino alla morte. Lucido e convinto asseriore delle tesi de] positivismo logico o neopositivismo, Carnap afferma recisamente che compito della filosofia non è quello di elaborare teorie e costruire sistemi, ben- sì quello di sviluppare un metodo: il metodo dell'analisi logica o lin- 284 guistica e, con esso, vagliare tutto quanto viene affermato nei vari campi del sapere. Tale metodo ha una duplice funzione: togliere di mezzo le parole prive di significato e così pure le pseudo-proposi- zioni; chiarire i concetti e le proposizioni aventi significato, per dare in tal modo una fondazione logica alla scienza sperimentale, e alla fisica in particolare. Per decidere del significato delle propo- sizioni Carnap opta per il criterio della verifica sperimentale, per cui « se una proposizione significa qualcosa, può significare soltanto un dato empirico ». Con questo criterio di significazione ultraradi- cale egli elimina tutti gli enunciati metafisici, etici, religiosi, estetici. Questi non possono avere significato teoretico o conoscitivo, ma semplicemente emotivo, soggettivo. Opere principali: La costruzione logica del mondo (1928); La sin- tassi logica dei linguaggio (1934); Introduzione alla semantica (1942); Formalizzazione della logica (1943); Fondamenti logici della proba- bilità (1950). Carneade (219-129 a.C.) Filosofo greco nato a Cirene, è tra i maggiori esponenti della Se- conda Nuova Accademia, di cui ebbe anche per qualche tempo la direzione. Assertore di uno scetticismo moderato, ammette per l’uo- mo la possibilità di conoscere ciò che è probabile, anche se non gli riconosce il potere di raggiungere con certezza la verità. Per Car- neade il sapiente è colui che, pur sapendo che la verità è irraggiun- gibile, non desiste dal cercarla assiduamente. Nella vita pratica, sa- piente è colui che segue ciò che gli sembra più vicino alla verità e al bene. Non ha lasciato nessuno scritto; il suo pensiero ci è pervenuto attraverso le testimonianze trasmesse da Cicerone e Sesto Empirico. Cartesio (René Descartes) (1596-1650) Nacque a La Haye in Touraine. 'Studiò nel collegio dei gesuiti di La Flèche. Viaggiò in Germania, Olanda, Italia, Francia. Cartesio, che fa assumere alla filosofia una impostazione pretta- mente critica e gnoseologica, può essere considerato l’iniziatore della filosofia moderna, sia per l'orientamento epistemologico della sua filosofia, sia per il soggettivismo ed il razionalismo che sono impli- citi nel suo filosofare. Ritiene che l'indagine ‘filosofica debba comin- ciare con lo studio della mente umana per accertare la natura e la possibilità della conoscenza. Primo scopo che si propone Cartesio è quello della ricerca di un metodo adatto per la conquista del sapere. Scopre questo metodo prendendo in considerazione quello matema- tico, secondo il criterio di chiarezza e distinzione. Pone come prin- cipio fondamentale di tutta la conoscenza il « cogito ergo sum », cioè la certezza del proprio pensiero e della propria esistenza. In base ad esso ricostruisce tutto l'universo della metafisica clas- sica: prova che l'essenza dell'uomo (composto di materia e spirito) consiste nel pensiero (r2s cogitans); dimostra l'esistenza di Dio con la 285 prova ontologica; afferma che il mondo è essenzialmente estensione (res extensa). Opere principali: Discorso sul metodo (1637); Meditationes de pri- ma philosophia (1641); Principia philosophiae (1644); Trattato sulle passioni dell'anima (1649). Comte Auguste (1798-1857) Filosofo e sociologo francese, nacque a Montpellier da genitori cattolici, ma perdette la fede quand'era ancora molto giovane. Stu- diò all'École Polytecnique di Parigi. Per qualche tempo fu discepolo e collaboratore di Saint-Simon, dal quale apprese l'interesse per la sociologia e per la storia. Nel 1826 dette inizio a Parigi ad un corso di lezioni di filosofia positiva; ma le precarie condizioni di salute e le opposizioni ai suoi insegnamenti lo costrinsero prima a sospen- derlo e poi ad interromperlo definitivamente. Nel 1845 ebbe un'altra grave crisi nervosa e si unì a Clotilde de Vaux la quale morì nel 1846. Da questo legame ricavò l'ispirazione per una religione mi- stica umanitaria. L'intento primario della riflessione filosofica di Comte, che è con- siderato il fondatore del positivismo, è duplice: a) elaborare una filosofia della storia fondata non sul principio del divenire dialettico (come aveva fatto Hegel) ma sul principio della evoluzione progres- siva dell'umanità; b) costruire una teoria scientifica della società. Secondo Comte tutto l'universo procede dalla materia per via di evoluzione. Anche l'uomo è un prodotto dell'evoluzione della mate- ria. Quando l'evoluzione raggiunse lo stadio umano ebbe inizio la storia, le cui fasi principali sono tre: religiosa, filosofica e scientifi- ca. Attualmente l'umanità ha raggiunto la fase scientifica e si è quin- di lasciata alle spalle la interpretazione religiosa e filosofica della realtà. Il traguardo ultimo della ricerca scientifica è « giungere allo studio sistematico della umanità, sola sua stazione finale ». Opere principali: Piano di lavori scientifici necessari per riorga- nizzare la società; Sistema di politica positiva (1824); Corso di filosofia positiva (opera in sei volumi scritta fra il 1830 e il 1842); Calendario positivista (1849); Sistema di politica positiva o trattato di sociologia che istituisce la religione dell'umanità (opera in quattro volumi scritta fra il 1851 e il 1854); Catechismo positivista (1852). Croce Benedetto (1866-1952) Filosofo e uomo politico, nacque a Pescasseroli (L'Aquila). Nel 1903 iniziò la pubblicazione de La Critica. Nel 1920, durante l’ultimo governo Giolitti, fu ministro dell'educazione. Quando Mussolini salì al potere, si ritirò dalla politica. . Croce identifica la filosofia con la storia (storicismo) per cui concepisce tutta la realtà come storia, cioè come opera dello spirito. Il compito dello storico è quello di capire i fatti storici; in senso as- soluto nella storia non c'è mai decadenza (storicismo assoluto). Lo 286 spirito nella ricerca della sua piena autocoscienza, esercita quattro attività: estetica, logica, economica ed etica. Le prime due sono attività teoretiche, le ultime due pratiche. Le attività estetica ed eco- nomica hanno per oggetto l’'individuale; le attività logica ed etica hanno per oggetto l’universale. Il rapporto fra le varie attività è regolato dal principio del nesso dei distinti che integra la dialettica hegeliana degli opposti, in quanto i termini non si annullano come gli opposti ma armonizzano fra loro come momenti dello spirito. Il rapporto fra i diversi gradi è chiamato « circolarità dello spirito ». Delle quattro attività dello spirito quella che Croce ha analizzato più acutamente è quella estetica. Definisce l’arte « intuizione lirica del particolare », cioè l'immagine estetica è una sintesi di intuizione e sentimento: il sentimento è l'elemento materiale, l'immagine è quello formale. Il valore dell'arte, che è autonoma, non può essere né pratico, né intellettualistico ma solo teoretico e conoscitivo. Opere principali: di carattere filosofico: La storia ridotta sotto il concetto generale dell'arte (1893); Materialismo storico ed economia marxista (1900); Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale (1902); Logica come scienza del concetto puro (1905); Filo- sofia della pratica (1909); La filosofia di Vico (1911); Saggio sullo Hegel (1913); Etica e politica (1931); Il carattere della filosofia mo- derna (1940); Filosofia e storiografia (1949); Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici (1952). Di carattere letterario: Ariosto, Sha- kespeare e Corneille (1920); La poesia di Dante (1921); Poesia popo- lare e poesia d'arte (1933); Poesia antica e moderna (1941). Cusano Nicolò (Nicola Crypffs)  Nacque a Cues (Germania), e fu matematico e astronomo. Fu nominato cardinale e vescovo di Bressanone. Sî propone la rinascita religiosa e concepisce il ritorno al platoni- smo (inteso come sintesi del pensiero religioso dell'antichità) come condizione di tale rinascita. Dalle teorie di Occam desume l’impossi- bilità di conoscere Dio per via raziocinativa. Tuttavia afferma che possiamo avere l’intuizione di Dio; quanto alla natura divina sostiene che è assolutamente inconoscibile (docta ignorantia). Opere principali: De concordantia catholica (1433); De docta ignorantia; De coniecturis (1441); Apologia doctae ignorantiae (1449); Idiota (1450); De visione Dei (1453); De venatione sapientiae (1463); De apice theoriae (1464). Darwin Charles Robert (1809-1882) Biologo e naturalista inglese, nato a Shrewsbury e morto a Down. Dopo alcuni anni di studi di medicina che aveva iniziato a Edim- burgo e di teologia a Cambridge, si dedicò a quelli delle scienze naturali a Cambridge. Nel 1831 ebbe la possibilità di imbarcarsi in qualità di naturalista sul brigantino Beagle al seguito di una spedi- zione scientifica intorno al mondo. Il viaggio durò cinque anni e gli 287 consentì di raccogliere moltissimo materiale intorno alla flora e alla fauna di vari continenti e sulle formazioni geologiche della terra. Dallo studio di tale materiale, al suo rientro in patria, poté pubbli- care nel 1839 un diario col titolo Viaggio di un naturalista intorno al mondo e nel 1859 il famosissimo Sull’origine della specie per selezione naturale. In questo scritto Darwin getta le basi dell’evolu- zionismo scientifico. Secondo Darwin tutti gli esseri viventi traggono origine da pochi esemplari per evoluzione, secondo leggi ben precise, di cui le principali sono le seguenti: « Crescita (cioè moltiplicazione degli esseri) con la riproduzione; ereditarietà, che è quasi implicita nella riproduzione; variabilità in conseguenza dell’azione diretta e indiretta delle condizioni di vita e dell'uso o disuso degli organi; un aumento così grande da portare alla lotta per la vita e conseguen- temente alla selezione naturale implicante la diversificazione di tipi e l'estinzione delle forme meno sviluppate » (Origine della specie). La teoria darwiniana dell'evoluzione ha esercitato un'influenza im- mensa in tutti i campi, ed anche in quello filosofico, ed è diventata assieme alla psicanalisi di Freud e all'analisi socio-politica di Marx uno dei tre pilastri portanti della cultura occidentale dell'ultimo secolo. Da tempo, però, quello dell’evoluzione, alla pari degli altri due pilastri, mostra crepe allarmanti. Democrito (460-360 a.C.) Nacque ad Abdera, in Tracia. È il vero fondatore della Scuola atomistica, secondo cui l'essere è costituito da atomi, particelle indivisibili e immutabili, immerse nel vuoto. Dal movimento degli atomi derivano tutte le cose, secon- do un meccanico determinismo. È il primo filosofo che si occupa dell'origine del linguaggio. Opere principali: Mikròs diàkosmos (Piccolo ordinamento del mondo); Logikà (Canoni); Hypothékai (Consigli); Perì Ideon. Dewey John (1859-1952) Filosofo e pedagogista americano, nato nel Vermont (Stati Uniti), insegnò all’università di Chicago e poi alla « Columbia University » di New York. Passò dall’idealismo ad un evoluzionismo naturalistico influenzato dal pragmatismo e, nel 1896, diede vita alla « scuola- laboratorio », fondata sull'attivismo pedagogico. Fondò un partito di tendenza riformista e, nel 1937, denunciò i crimini dei processi staliniani. La funzione della mente umana e quindi della conoscenza è di ricercare le vie più sicure del progresso. Ne deriva che il pensiero ha per Dewey un carattere essenzialmente strumentale. L'uomo è inteso non come parte del meccanismo naturale, bensì come forza il cui agire possa modificare in meglio le condizioni del mondo. L'agire dell'uomo deve tendere dunque alla socializzazione, alla so- lidarietà, affinché si costituisca una società veramente democratica, 288 capace di realizzare il dominio completo della natura, sottometten- dola ai nostri fini. In campo pedagogico insiste sull’attivismo nell’apprendimento e sul fine sociale dell'educazione che può risolvere tutti i problemi sociali e realizzare la vera democrazia. ‘Opere principali: Il mio credo pedagogico (1897); Scuola e società (1900); Studi sulla teoria logica (1903); Etica (1908); Democrazia ed educazione (1916); Ricostruzione filosofica (1920); Esperienza e na- tura (1925); Filosofia e civiltà (1931); Logica, teoria dell'indagine (1938); Libertà e cultura (1939); Il conoscente e il conosciuto (1949). Dilthey Filosofo e storico tedesco, nato a Biebrich, in Renania, è stato un oppositore del positivismo ed il massimo rappresentante dello sto- ricismo tedesco contemporaneo; studiò a Berlino e insegnò a Ba- silea, Kiel, Breslavia e Berlino. Morì a Siusi, in Alto Adige. Sulla scorta di Rickert, Dilthey sostiene che i fenomeni culturali o spirituali possono essere colti solamente attraverso l’Erlebnis, cioè l'esperienza vissuta. Dell'Erlebnis, Dilthey distingue tre aspetti inseparabili: 1) la vita (momento della soggettività, dell'immediatezza, della singolarità); 2) l’espressione e 3) l’intendimento (momento dell’universale e del- l'oggettività). Le scienze dello spirito si «distinguono pertanto dalle scienze «della natura sia per l'oggetto che per il metodo. Dilthey è inoltre preoccupato di determinare i rapporti tra storia e (filosofia, che finisce per identificare, poiché la vita è la realtà suprema e la storia (unica vera filosofia) è l’espressione unica e ge- nuina della vita. I principi che giustificano tale identificazione sono i seguenti: 1) l'uomo si conosce solo attraverso la storia; 2) un'epoca è compren- sibile solo se se ne conoscono i precedenti storici; 3) i sistemi filosofici riflettono la mentalità di un dato popolo e di un dato periodo, perciò sono comprensibili solo se studiati storicamente. Dilthéy distirigue tre sistemi filosofici fondamentali: a) il mate- rialismo {primato della categoria di causa); b) l'idealismo oggettivo (primato dell'idea di valore); c) l'idealismo soggettivo (primato dell'idea di fine). Causa, valore e fine rappresentano diverse relazio- ni dell'uomo con il mondo. Opere principali: Introduzione alle scienze dello spirito (1883); Idee per una psicologia descrittiva e analitica (1894); La nascita del- l'ermeneutica (1900); L'essenza della filosofia (1907); La costruzione del mondo storico nelle scienze dello spirito (1910). Eckhart Johannes (1266-1327) Domenicano della provincia tedesca, discepolo di Alberto Magno e contemporaneo di Occam, Meister Eckhart fu per oltre un decen- nio provinciale dei domenicani tedeschi. Accusato di eresia nel 1326 289 fu sottoposto a processo. Questo si concluse due anni dopo la sua morte con la condanna di 26 proposizioni tratte dalle sue opere. La visione filosofico-religiosa di Eckhart si caratterizza come un misticismo di tipo idealistico. Fine ultimo dell'uomo è l'unione con Dio. Questi è concepito come identità di pensiero ed essere, ma con la priorità del pensiero sull'essere, anziché dell'essere sul pensiero come aveva insegnato san Tommaso. Poiché l'essere di Dio si identifi- ca col conoscere, l'uomo ascende a Lui man mano che si avvicina al- l'intellettualità. Nell'intelletto e più precisamente nella contempla- zione si realizza l'unione e l'immersione dell'anima in Dio. Opere principali: gli scritti di Eckhart comprendono oltre ad un'opera sistematica di vaste proporzioni in lingua latina, intito- lata Opus tripartitum, alcuni saggi in lingua tedesca, che gli hanno meritato il titolo di « creatore della prosa tedesca »; Quaestiones de esse; Commento al Parmenide di Platone. Empedocle (fine V sec. a.C.) Nato ad Agrigento, fu medico ed ebbe la fama di mago. iLe dottrine principali della sua filosofia riguardano la causa prima di tutte le cose che è riposta nei quattro elementi (terra, ac- qua, fuoco e aria) assolutamente originali e immutabili e il mecca- nismo della conoscenza che è spiegato mediante la teoria dell'ana- logia. Il divenire consiste nell'unirsi e disunirsi dei 4 elementi ed è causato dalla lotta di due forze primordiali: Amore e Odio. Opere principali: Sulla natura; Carmen lustrale. Engels Friedrich (1820-1895) Filosofo tedesco nato a Barmen da una famiglia facoltosa che aveva interessi nell'industria tessile inglese, conobbe Marx a Parigi, in un viaggio nel 1844 e ne divenne intimo amico. Dopo i moti in Germania del 1848 a cui partecipò, si trasferì in Inghilterra e nel 1869 si stabili a Londra lavorando intensamente insieme a Karl Marx sul piano politico e intellettuale. Dalla visione idealistica passò a quella materialistica, dopo la lettura dell'opera L'essenza del cristianesimo di Feuerbach. In col- laborazione con Marx scrisse il famoso Manifesto del partito comu- nista e La sacra famiglia in cui si criticano le dottrine di Bauer e degli altri hegeliani di sinistra. Operando in stretta collaborazione con Marx, dopo il 1844 non è facile distinguere i tratti originali del suo pensiero. Comunque, si può stabilire con sicurezza che per la sua competenza in campo economico-commerciale e la conoscenza della situazione sociale inglese fu Engels a fornire a Marx il taglio economico e sociale del suo materialismo. In alcuni saggi Engels ha cercato di illustrare la diversità tra i materialismi precedenti e quello professato da lui e da Marx. La differenza fondamentale sta nel fatto ‘che, mentre i materialismi precedenti guardavano alla natura come un insieme di realtà sta- 290 tiche, « il materialismo moderno vede nella storia l'evoluzione stessa dell'umanità secondo un movimento, e il suo scopo è di riconoscerne le leggi ». In altre parole, il nuovo materialismo di Engels e di Marx non è più naturalistico ma storico e inoltre non è più statico ed im- mobilistico, bensì evolutivo e dinamico. Opere principali: La situazione della classe operaia inglese (1845); Origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato (1884); Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca (1888). Dopo la morte dell'amico condusse a termine il secondo e terzo vo- lume de // Capitale. Epicuro Filosofo greco, fondatore della scuola filosofica che da lui prende il nome e che ebbe largo seguito durante il periodo ellenistico. Nato a Samo da genitori ateniesi, Epicuro fu praticamente un autodidatta. Nel 310 fondò una scuola a Mitilene; nel 306 si trasferì ad Atene dove comprò una casa con un giardino (il famoso « giardino di Epicuro »), dove fissò stabilmente la sua scuola e che lasciò in eredità ai suoi discepoli. Intollerante e polemico verso gli altri filosofi, Epicuro fu verso i suoi discepoli di somma affabilità e generosità, guadagnan- dosi una venerazione che col tempo divenne vero e proprio culto. Scrisse molto, ma tutte le sue opere andarono perdute tranne al- cune massime, tre lettere e il Testamento che sono stati conservati da Diogene Laerzio nel libro X delle sue Vite. Alla conservazione, alla diffusione e quindi alla fortuna dell’epicureismo contribuì mol- tissimo Lucrezio col suo poema, De rerum natura, nel quale il poeta latino addita la dottrina di Epicuro come farmaco supremo ai mali umani, dovuti a superstizioni e a falsi timori. Davanti ai grandi problemi filosofici che angustiano la mente umana, Epicuro assume una posizione di netto contrasto con lo stoicismo. Epitteto (50-138) Era un liberto di Nerone, il quale lo emancipò. Andò alla scuola del filosofo Musonio Rufo. Quando Domiziano, nel 92, cacciò dal- l’Italia tutti i filosofi, si rifugiò nell'Epiro e lì fondò una sua scuola. È il più celebre rappresentante dello stoicismo. Il suo pensiero filosofico è contenuto nel Manuale e nei Discorsi. Più ancora che in Zenone e Crisippo (i fondatori della scuola stoica) in Epitteto lo stoicismo diviene un sistema di vita, una dottrina morale. Si tratta d'una morale molto rigida, che nulla concede agli istinti e alle passioni, nulla agli onori, alla ricchezze e ai piaceri, e punta tutto sulla interiorità, sull'amore per il prossimo e l'unione col Logos. Questi, sotto l'influsso del cristianesimo, in Epitteto acquista le caratteristiche del Dio persona, provvidente e paterna, dei cristiani. Secondo Epitteto tutto quello che accade all'uomo, accade per volere del Logos, il quale agisce sempre secondo ragione e mai arbitraria- 291 mente. Il Logos esercita sull'uomo e su tutte le creature una perfetta provvidenza, senza lasciare nulla all'arbitrio umano. L'uomo è libero in quanto si uniforma alle leggi del Logos. Opere principali: Manuale; Discorsi. Eraclito (550-480 a.C.) Nato ad Efeso, secondo la leggenda, fu uomo aristocratico ed eccentrico. Avversò la democrazia nella sua città e si rifiutò di colla- borare alla stesura della nuova costituzione. Sostiene che la realtà è in continuo divenire (pànta rèi) e pone come principio di questo divenire il fuoco, ricollegandosi agli Ionici. La forza che opera l'unificazione del molteplice è il Lògos. Opere principali: unica opera di cui si abbia notizia è Perì phy- seos (Sulla natura delle cose), che gli procurò la fama di pensatore enigmatico e oscuro. Feuerbach Ludwig (1804-1872) Nacque a Landshut (Baviera). Studiò prima teologia e poi filo- sofia. Frequentò, a Berlino, le lezioni di Hegel. Nel 1828 ottenne la libera docenza all'università di Erlangen. Riprende le critiche a Hegel sulla religione, proprie di Sturm e Bauer. Nega ogni valore al cristianesimo. La filosofia religiosa di Feuerbach è pertanto uno studio dell'origine dell'idea di Dio e dei suoi attributi. L'origine dell'idea di Dio ha il carattere di ipostatiz- zazione: l'uomo proietta le qualità positive che ha in sé in una per- sona divina e ne fa una realtà sussistente di fronte alla quale si sente schiacciato come un nulla. All'adorazione degli enti divini bisogna sostituire il culto dell'umanità. Per Feuerbach non è il pensiero che causa la materia, ma la materia a svilupparsi in pensiero, quando tocca i vertici della sua evoluzione. Opere principali: Pensieri sulla morte e l'immortalità (1830); Per la critica della filosofia hegeliana (1839); Essenza del cristianesimo (1841); Principi della filosofia dell'avvenire (1843); L'essenza della fede secondo Lutero (1844); L'essenza della religione (1846); Lezioni sull'essenza della religione (1851); Teogonia (1857). Fichte Johann Gottlieb (1762-1814) Nacque a Ramenau in Sassonia, studiò all'università di Jena. Fu discepolo di Kant. Nel 1807, durante l'invasione napoleonica della Prussia tenne presso l'università di Berlino i famosi Discorsi alla nazione tedesca. Fichte fu il primo ad avvertire le contraddizioni che minacciavano il criticismo di Kant e a risolverle in direzione dell'idealismo. Ne- gando l’esistenza della cosa in sé (noumeno), la realtà ha un unico fondamento che può essere solo di natura spirituale, ossia il pen- siero. Il pensiero è l'Io puro. Ma alla funzione del pensare non è292 sufhciente l'identità del pensiero con sé stesso: occorre un soggetto pensante e un oggetio pensato. L'io puro origina quindi il soggetto pensante o « io empirico » e l'oggetto pensato o « non io». Fra io puro, io empirico e non-io esiste una netta distinzione. L'io puro ha una priorità assoluta sull'io empirico e sul non io. Il fine ultimo del- l'io empirico sta nel raggiungimento dell'io puro; per raggiungere tale traguardo deve rimuovere tutti gli ostacoli frapposti dal non-io. L'uomo è in continuo progresso verso il traguardo della perfetta coerenza con sé stesso. Nell'ultima fase del suo filosofare Fichte offre una nuova consi- derazione dell’assoluto, che viene concepito come un Dio sussistente e, a suo modo, trascendente. Opere principali: Rivendicazione della libertà di pensiero; Contributi per rettificare i giudizi del pubblico sulla rivoluzione fran- cese (1793-1794); Fondamenti dell'intera dottrina della scienza (1794); Alcune lezioni sulla missione del dotto (1794); Fondamenti del diritto naturale (1796-1797); Il sistema della dottrina morale {1798); La mis- sione dell'uomo (1799); Introduzione alla vita beata (1806); Discorsi alla nazione tedesca. Filone Alessandrino Nato ad Alessandria d'Egitto da una nobile famiglia ebraica della diaspora, fu rabbino di quella città, contemporaneo di Cristo e autore di numerosi commenti alla Sacra Scrittura. Filone è considerato da tutti come l’iniziatore di un nuovo modo di interpretare la Sacra Scrittura, il modo allegorico (0 metodo alle- gorico). Ma da molti oggi è ritenuto anche fondatore di un nuovo tipo di speculazione, chiamata filosofia religiosa. In effetti Filone ha ela- borato un sistema in cui si saldano armonicamente le dottrine fonda- mentali della fede biblica con le principali dottrine di Platone e degli Stoici: dottrina delle Idee, del Logos, dell'immortalità dell'anima, della contemplazione ecc. La filosofia religiosa iniziata da Filone esercitò grande influsso sui padri della chiesa e anche sugli scola- stici che la continuarono e perfezionarono. Opere principali: Commento allegorico sulle sante Leggi; Sul de- calogo; Sulle leggi particolari; Sulia migrazione di Abramo; Sulla provvidenza; Sull’eternità del mondo, Foucauli Michel (1926-1984) Filosofo e saggista francese, nato a Poitiers, ha studiato al- l’« École Normale Supérieure » di Parigi e poi in Germania, Polo- nia e Svezia. Di vasta esperienza culturale (medicina, filosofia, psico- logia, storia), si è ben presto affermato tra i massimi esponenti della rivoluzione culturale dell'ultimo ventennio. È stato professore al « Centro Universitario Sperimentale » di Vincennes e ha insegnato dal 1970 storia dei sistemi di pensiero al « Collège de France ». Dallo studio della storia della medicina, Foucault è passato, par- 293 tendo da Heidegger, ad una indagine epistemologica delle strutture fondamentali del conoscere che sono alla base dei vari momenti della storia della moderna civiltà occidentale. Foucault svilupperà l'analisi strutturalistica del linguaggio di de Saussure spostandola dal livello dei fonemi a quello degli enunciati e concentrerà la sua attenzione sulle società evolute moderne piut- tosto che su quelle primitive. Secondo Foucault ogni cultura ha il suo « a priori storico », sot- tofondo comune a tutte le arti, scienze e ideologie di un determinato periodo. In ordine al problema del linguaggio Foucault distingue l’analisi della lingua dall'analisi degli enunciati, così come distingue la storia del discorso dall'analisi del campo discorsivo. Infine, sotto- linea come l’analisi enunciativa sia soprattutto un'analisi storica, che si tiene fuori da ogni interpretazione. Opere principali: Malattia mentale e psicologia (1954); Storia della follia (1961); Nascita della clinica (1963); Parole e cose (1967); Archeologia del sapere (1969); Sorvegliare e punire (1975); La vo- lontà di sapere (1976). Freud Sigmund (1856-1939) Nato a Freiberg, in Moravia, da famiglia israelita, si laureò in medicina all'università di Vienna nel 1881; nel 1885 conseguì la li- bera docenza specializzandosi in neuropatologia e nel 1886 aprì un gabinetto privato per lo studio delle malattie nervose. Nel 1938, con l'annessione dell'Austria alla Germania di Hitler, fu costretto a emi- grare a Londra, dove morì, l’anno dopo, all'età di 83 anni. Secondo Freud, che fu il fondatore della psicanalisi, la nostra psiche è costituita da tre livelli (o topiche): un livello profondo o inconscio che si chiama Es (0 Id), sede della pulsione libidica e orien- tato alla soddisfazione del bisogno sessuale; il livello dell'/o o della coscienza razionale; ed infine, il livello del Super-Io, risultato dell’introiezione delle figure parentali e sede della legge morale. Il costante conflitto tra Es e Super-Io spesso provoca uno stato patologico, proprio delle diverse forme di nevrosi. La pulsione libidi- ca, che muove l’attività sessuale dell'individuo, trova pertanto una possibilità di sfogo nell'attività onirica, quando l'abbassamento tem- poraneo della soglia cosciente lascia libero spazio all'Es, ai suoi de- sideri, alla sua conflittualità repressa. Fondamentale per la cultura contemporanea come scoperta del dinamismo psichico e come terapia, la psicanalisi che negli scritti freudiani dell'ultimo periodo viene teorizzata come una weltan- schauung, ha finito per presentare i suoi limiti, che sono stati evi- denziati in questi ultimi decenni da molti studiosi. Opere principali: Le origini della psicanalisi (1887-1902); Studi sull'isteria (1895); Psicopatologia della vita quotidiana (1901); Tre saggi sulla teoria sessuale (1905); Totem e tabù; Introdu- 294 zione alla psicoanalisi (1915-1917); Al di là del principio di piacere (1920); L'avvenire di un'illusione (1927); Il disagio della civiltà(1929); L'uomo Mosé e la religione monoteista (1934-1938). Galilei Galileo (1564-1642) Nato a Pisa, fu matematico, fisico, astronomo. Nel 1589 ebbe l'insegnamento di matematica all'università di Pisa e nel 1592 passò all'università di Padova. Nel 1609 inventò il cannocchiale. Nel 1616 la sua teoria eliocentrica venne condannata dalla Chiesa. Processato una seconda volta, fu costretto, nel 1633, a rinnegare le sue teorie scientifiche. Morì ad Arcetri, nell'isolamento obbligato e colpito da cecità. È considerato il creatore della fisica moderna e il decisivo promotore del metodo sperimentale, avviato da Bacone, nelle sue applicazioni pratiche. Merito di Galileo è di aver provato la netta distinzione tra filo- sofia, scienza e religione, mostrando che il loro oggetto specifico è di- verso. Perciò lo studio scientifico dei fenomeni umani è libero. Per la scienza diverso è anche il metodo, « induttivo-deduttivo ». Tipico di questo metodo è l’uso della matematica. In sintonia con tale im- postazione vi è la riduzione della realtà materiale ai soli aspetti quantitativi (ma in Galilei più che di un meccanicismo filosofico si tratta di un meccanicismo metodologico e scientifico). Opere principali: De motu (1589); Sidereus Nuncius (1610); Di- scorso intorno alle cose che stanno în su l'acqua (1612); Il saggiatore (1623); Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano (1632); Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, attinenti alla meccanica e i movimenti locali (1638). Galluppi Pasquale (1770-1846) Filosofo italiano, nato a Tropea, studiò all'università di Napoli, dove insegnò filosofia teoretica dal 1831 sino alla morte. La filosofia di Galluppi, che è uno degli esponenti maggiori del realismo critico italiano, vuole essere essenzialmente una risposta al kantismo che egli critica soprattutto per quanto concerne la inconoscibilità del- l'io e della cosa in sé, e la apriorità delle categorie. A proposito della inconoscibilità dell'io e della cosa in sé, egli afferma che la coscienza testimonia immediatamente la conoscenza sia del primo sia della seconda (il mondo) e che pertanto occorre ammetterli tutt'e due co- me assolutamente certi. Assodato il carattere obiettivo del cono- scere, Galluppi, contro Kant, mostra che anche l’esistenza di Dio risulta dimostrabile. Opere principali: Saggio filosofico sulla critica della conoscenza (6 voll. 1819-32); Elementi di filosofia (6 voll. 1820-27); Lettere filo- sofiche (1827); Lezioni di logica e metafisica; Filo- sofia della volontà (4 voll. 1832-40); Considerazioni filosofiche sul- l'idealismo trascendentale e sul razionalismo assoluto (1841). 295 Garaudy Roger (1913) Filosofo francese, nato a Marsiglia, è un esponente prestigioso e originale del revisionismo marxista; si iscrisse giovanissimo al Partito Comunista francese e alternò l’attività sindacale all’insegna- mento della filosofia. Nel 1970 fu radiato dal partito per il duro atteggiamento polemico assunto nei confronti dell'U.R.S.S. per l'in- vasione della Cecoslovacchia. Caratteristica del pensiero revisionista di Garaudy è il ripen- samento del problema del socialismo nella società contemporanea e l'apertura al cristianesimo, presente però anche nei suoi primi scritti, quando egli attribuiva alla chiesa cattolica il merito di avere realiz- zato alcune fondamentali trasformazioni della società, come l’aboli- zione della schiavitù e l'uguaglianza della donna e di avere affermato il valere della persona, dell'amore, della libertà e della trascendenza. Per Garaudy la « trascendenza » è un umanesimo prometeico e faustiano che porta al superamento del limite; ed è convinto che solo nell’organizzazione politico-sociale del comunismo esso possa trovare la sua piena realizzazione. A seguito del rifiuto del modello sovietico, Garaudy approda alla convinzione che il socialismo possa trovare la sua pienezza aprendo un dialogo con il cristianesimo, al quale è accomunato dalla passione per l'uomo, dall'impegno di trasformazione del mondo, dalla dimen- sione profetica. Opere principali: La teoria materialista della conoscenza (1953); Karl Marx (1965); Marxismo del XX secolo (1966); Lenin (1968); Tutta la verità (1970); Riconquista della speranza (1971); L’alterna- tiva (1973); Parola di uomo (1974). Gentile Giovanni (1875-1944) Nacque a Castelvetrano (Trapani) nel 1875. Insegnò nelle uni- versità di Palermo, Pisa e Roma. Aderì al regime fascista e nel 1922 fu nominato ministro della Pubblica Istruzione. Nel 1943 aderì alla Repubblica Sociale e fu trucidato dai partigiani nel 1944 a Firenze. La ‘filosofia idealista di Gentile si chiama attualismo, in quanto l'assoluto è concepito come atto puro. Le cose non sono altro che momenti di tale atto, sono l'atto puro stesso in un momento del suo generarsi. Realmente c'è solo il pensiero attuale che pone sé stesso (autoctisi). L'atto puro di Gentile, come l'idea di Hegel, svolge la sua attività secondo un processo triadico, che ha per momenti princi- pali l’arte, Ja religione e la filosofia. L'arte è il momento soggettivo; la forma immediata dello spirito assoluto. La religione è l'antitesi dell'arte, il momento oggettivo. La filosofia costituisce la sintesi del momento soggettivo con l'oggettivo, riconoscendo l'assoluto nell'atto che pone se stesso attraverso una dialettica eterna. Lo Stato è consi- derato l'incarnazione suprema dello Spirito, volontà sovrana e as- soluta da cui discende sia la morale che il diritto. La filosofia di Gen- 296 tile ha occupato un posto centrale nello sviluppo del pensiero specu- lativo italiano nei primi decenni del nostro secolo. Opere principali: Rosmini e Gioberti (1898); Sommario di peda- gogia come scienza filosofica (1912); I problemi della scolastica e il pensiero italiano (1913); Studi vichiani; Fondamenti della fi- losofia del diritto (1916); Teoria generale dello spirito come atto puro (1916); Sistema di logica come teoria del conoscere (1917-1922); Le origini della filosofia contemporanea in Italia (quattro volumi, scritti fra il 1917 e il 1923); I/ pensiero italiano nel Rinascimento (1920); Studi sul Rinascimento (1923); Filosofia dell’arte (1931). Gilson Etienne (1884-1978) Filosofo e storico francese, nato a Parigi, si è addottorato in lettere e filosofia alla Sorbona; ha insegnato a Lilla, Strasburgo, Parigi. Trasferitosi in Canada, nel 1929 vi ha fondato l’« Institute of Medieval Studies » di Toronto che diresse sino alla morte avvenuta nel 1978 a Cravant. Con Jacques Maritain, Gilson è colui che ha maggiormente contribuito alla rinascita del tomismo nella prima metà del sec. XX e della sua diffusione nel mondo nord-americano. AI] centro della sua riflessione è il concetto di « filosofia cristiana » di cui Gilson sostiene la legittimità, affermando che la filosofia cri- stiana non comprende verità che appartengono essenzialmente al- l'ambito della fede e della rivelazione, ma solo di fatto, storicamente. Oggetto specifico della filosofia cristiana non è il « rivelato », ma il « rivelabile », cioè verità di per sé accessibili alla ragione come l’unità di Dio, l'immortalità dell'anima, il senso della storia, la per- sona, la libertà ecc. La filosofia cristiana è stata elaborata dai Padri della Chiesa e dagli Scolastici, che hanno conferito evidenza a verità attinte dalla Bibbia e alle quali i Greci non erano pervenuti quali l'unicità di Dio, la creazione, la libertà, la persona, la storia, la contingenza, la causalità delle creature e dell'uomo, la bontà della materia e del corpo umano, la provvidenza, ecc. I filosofi cristiani hanno conferito a queste verità una espressione razionale, filosofica, che gli storici non cristiani hanno attribuito alla filosofia moderna. Per Gilson questa è una falsificazione della storia, che ha dimostrato in modo preciso ne Lo spirito della filosofia medioevale e in altre opere. Sul problema della conoscenza dell'essere, Gilson dimostra che essa non si realizza mediante un’astrazione, ma mediante il giudizio di esistenza, che è un atto di composizione che la mente compie tra un soggetto e l’atto di esistere, attribuendoglielo. Opere principali: I/ tomismo (1919); La filosofia nel Medioevo (1922); San Bonaventura; Sant'Agostino (1929); Lo spirito del- la filosofia medioevale (1932); Duns Scoto (1952). Delle sue opere a ca- rattere teoretico citiamo: Il realismo metodico (1934); Dio e la filo- sofia (1941); Realismo tomista e critica della conoscenza (1945); 297 L'essere e l'essenza (1948); L'essere e alcuni filosofi; Introduzione alla filosofia cristiana (1960); Il filosofo e la teologia (1960). Gioberti  Nato a Torino, fu ordinato prete nel 1825. Laureatosi in teologia, fu preso da una crisi di fede e si orientò verso il panteismo. Par- tecipò a circoli rivoluzionari per cui fu arrestato ed esiliato nel 1833. Si rifugiò in Belgio e in quel periodo si riconciliò con la Chiesa. Passò gli ultimi anni della sua vita a Parigi, dedito allo studio della filosofia, nella povertà e nella solitudine. Gioberti ha gli stessi motivi ispiratori di Rosmini: si vale del- l’idea dell'essere ma sostiene che per salvare l'oggettività dell'idea dell'essere bisogna darle materialità, realtà. Cioè bisogna porre l'a priori non nell’idea dell'essere ideale, ma in quella dell'essere reale, Dio (ontologismo). Dio crea il mondo e opera intrinsecamente allo spirito umano, mentre a Dio il mondo ritorna grazie al progresso umano (l'ente crea l'esistente, l'esistente ritorna all'ente). Gioberti ha anche studiato la realizzazione di un piano per l’unità e l’indipenden- za d'Italia. Opere principali: Teoria del sovrannaturale (1838); Introduzione allo studio della filosofia (1840); Del bello (1841); Del primato morale e civile degli italiani (1843); Del buono (1843); Del rinnovamento civile d'Italia (1851). Giovanni Damasceno (675-750) ‘Dottore della Chiesa (di lingua greca), santo. Nacque a Damasco e morì probabilmente a Gerusalemme. Discendente da una nobile e ricca famiglia arabo-cristiana (suo padre era ministro del tesoro presso la corte del Califfo) ebbe un'eccellente educazione letteraria e filosofica. Consacrato prete da Giovanni V patriarca di Gerusalemme si ritirò nel monastero di San Saba in Palestina e si dedicò soprat- tutto all'insegnamento della sacra Scrittura e della teologia e si adoperò sia con la parola sia con gli scritti per la difesa del culto delle immagini sacre (opponendosi coraggiosamente all’iconoclastia). È stato per lungo tempo uno dei pilastri della teologia della Chiesa cattolica orientale ed anche oggi è un riferimento nel dialogo ecu- menico fra le varie confessioni cristiane. Nella sua sintesi teologica vengono adoperati non pochi elementi filosofici da lui appresi in parte dagli arabi e in parte dai Padri greci. C'è in lui un influsso ari- stotelico nella concezione della logica e della metafisica, e c'è anche un influsso platonico e neoplatonico derivato dallo Pseudo-Dionigi. iLa sua opera maggiore è la Fonte della conoscenza che si suddi- vide in tre parti riguardanti la filosofia (Capitoli filosofici), le eresie (Libro delle eresie) e la fede (Sulla fede ortodossa). Glucksmann André (1937) Laureato in filosofia, fu maoista e partecipò ai movimenti rivolu- 298 zionari del '68. Attualmente lavora al « Centro nazionale per la ri- cerca scientifica ». Critico implacabile del sistema marxista, è im- pegnato in una denuncia sistematica dei crimini sovietici. Nelle sue ultime opere denuncia il carattere disumano del sistema marxista e accusa l’U.R.S.S. di essere una potenza capitalistica, violenta e ter- roristica, di cui il Gulag è l'espressione più terrificante. Tra le molte critiche che Glucksmann muove al marxismo la più radicale è quella con cui gli contesta di essere un sistema socialista. Opere principali: Il discorso della guerra (1967); La cuoca e il mangiauomini (1977); I padroni del pensiero (1978); L'atto antitota- litario (1983). Gramsci Uomo politico e pensatore italiano; nato ad Ales (Cagliari) si tra- sferì successivamente a Torino, dove interruppe gli studi letterari per dedicarsi alla vita politica. Nel 1921 con Bordiga e Tasca fondò a Livorno il Partito Comunista Italiano, di cui divenne segretario nel 1924. Arrestato dai fascisti e condannato a 20 anni di carcere, morì nel 1937 in una clinica, dopo undici tormentati e dolorosi anni di prigionia. Il pensiero filosofico di Gramsci si articola intorno al superamen- to del dilemma idealismo o marxismo; alla fondazione della filosofia della prassi, in cui risalta il carattere storicistico del conoscere e il suo carattere pratico; e infine alla dimensione storica quale tratto qualificante della filosofia della prassi. Gramsci recupera inoltre la conoscenza come creatività e non solo come rispecchiamento della realtà. Riguardo al problema politico l'ideologia gramsciana si snoda lungo le seguenti direttrici: 1) il potere va conquistato attraverso una guerra di posizione che sottragga alla classe dirigente prima il consenso e poi il dominio; 2) la rivoluzione non è violenta ma cultu- rale; nel progetto rivoluzionario gramsciano il cristiano deve giun- gere ad abbandonare la sua religione per accedere a forme più ri- spondenti al divenire storico; 3) ogni nazione ha diritto di realizzare il proprio stato socialista conforme alla propria storia, cultura e tradizioni; 4) il Partito comunista è il Nuovo Principe: esso è la fonte di ogni potere, di ogni diritto, di ogni legge; la sua attività è essenzialmente morale. Realizzatori della guerra di posizione e successivamente del rap- porto tra il Nuovo :Principe e la base proletaria sono « gli intellet- tuali organici », prima interpreti della rivoluzione culturale e suc- cessivamente garanti del consenso ideologico. Gramsci appare sensibile al problema religioso che considera la grande utopia delle classi subalterne. Come la metafisica, essa è or- mai superata dal comunismo che ha pienamente compiuto il processo di secolarizzazione del mondo moderno. Opere principali: gli scritti di Gramsci sono distinti in due 299 periodi: a) Scritti giovanili (1914-1918); L'Ordine Nuovo (1912-1920); Socialismo e fascismo (1921-1922); La costruzione del Partito Comunista; b) Quaderni del carcere, scritti durante la pri- gionia. Guardini Romano (1885-1968) Filosofo e teologo tedesco, di origine italiana (nacque a Verona), conoscitore profondo della storia moderna, fu il primo a coprire la cattedra di Weltanschauung cattolica all'università di Berlino. Allon- tanato -dall'insegnamento dal nazismo, lo riprese dopo la seconda guerra mondiale prima a Tubinga e poi a Monaco sino alla morte. In base al concetto di opposizione polare Guardini afferma che ogni concetto fondamentale è distinto da un aliro, ma al tempo stes- so lo presuppone e lo implica, poiché nessun elemento pilò essere pensato senza il suo opposto. Il mondo storico è concepito da Guardini come il concreto viven- te, ed è essenzialmente mondo della cultura, mondo dell’uomo. Convinto della crisi dell'età moderna, si impegna a riaffermare il principio cattolico della unità e collaborazione tra fede e ragione, convalidata dalla tesi della polarità. In base a tale tesi, Guardini ela- bora una serie di binomi capaci di descrivere la struttura della real- tà: atto-struttura, immanenza-trascendenza, unità-pluralità, affinità- distinzione, originalità-regola. Egli riscontra inoltre la crisi del mondo moderno in tre settori principali: quello della natura, quello del soggetto, quello della cul- tura. La natura viene percepita come estraneità, il soggetto è pri- gioniero della massa e delle macchine, la cultura ha perduto la sua credibilità per lo scacco storico delle sue convinzioni. Guardini abbozza, pertanto, il progetto di una « nuova società » e di una nuova cultura sulla base della riaffermazione del valore assoluto della persona; del controllo della potenza; del coraggio del- la verità; della libertà dello spirito. Opere principali di carattere filosofico: L'opposizione polare (Sag- gio per una filosofia del concreto vivente) (1925); La fede nella ri- flessione (1928); La morte di Socrate. Una interpretazione degli scrit- ti di Platone: Eutifrone, Apologia, Critone, Fedone (1943); La fine del- l'epoca moderna (1951); Religione e soprannatura. Habermas Filosofo e sociologo tedesco, nato a Gummersbach; dopo essersi laureato a Francoforte, si è dedicato a studi e ricerche nell’ambito dell'Istituto per le ricerche sociali di Francoforte fondato da Horkheimer e di cui egli è il continuatore. Per Habermas, compito di una scienza sociale filosoficamente fondata, è l'elaborazione del nesso tra teoria e prassi che penetri i meccanismi della comunicazione intersoggettiva, la sua struttura lin- guistica, i processi di creazione del consenso e della legittimazione 300 per raggiungere una Verità che è nel contempo illuminazione pra- tica e formazione di una volontà collettiva. Opere principali: Storia e critica dell'opinione pubblica (1962); Teoria e prassi (1963); Logica delle scienze sociali (1967); Conoscenza e interesse (1968); Tecnica e scienza come ideologia (1968); La crisi della razionalità nel capitalismo maturo (1973); Per la ricostruzione del materialismo storico (1976). Hartmann Nicolai Filosofo tedesco, nato a Riga e morto a Gottinga. Assertore della filosofia dei valori e vigoroso critico del positivismo, aderì all'inizio della sua formazione culturale al criticismo e in seguito alla feno- menologia di Husserl. La sua concezione ontologica dei valori è caratterizzata da una sorta di ultrarealismo platonico: i valori non hanno fondamento né nell'uomo né in Dio, ma in se stessi, sono sussisienti al pari delle Idee di Platone e sono dotati di aseità. In nome dell'autonomia dei valori Hartmann giunge perfino a negare l’esistenza di Dio, poiché la sua esistenza sàrebbe incompa- tibile con la libertà dell'uomo. Opere principali: Principi di una metafisica della conoscenza (1921); La filosofia dell'idealismo tedesco (1923-1929); La costru- zione del mondo reale (1940); Filosofia della natura (1950); Estetica (1953, postuma). Hegel Georg Wilhelm (1770-1831) Nacque a Stoccarda e fece gli studi teologici nel seminario di Tubinga. Nel 1801 fu nominato professore presso l'università di Jena, poi insegnò ad Heidelberg e infine a Berlino dove ottenne gran- de successo. Morì di colera a 61 anni. Hegel è uno dei protagonisti della filosofia contemporanea ed elaborò l’idealismo logico e storico. Egli si inserisce nel recupero romantico del concreto e del reale, ma per attuarlo radicalmente. Si impegna a coniugare la valorizzazione della creatività del pensiero e della libertà con l'esigenza di fondare razionalmente la realtà, in- tesa come costruzione logica del mondo; perviene così all'esito fi- nale del processo storico culturale moderno: un umanesimo asso- luto che sfocerà, dopo Hegel, in un ateismo assoluto (l’uomo è il fon- damento immanente delle realtà). Scopo della filosofia hegeliana è, quindi, la comprensione razio- nale del mondo e della storia, caratterizzati dalla presenza del ne- gativo e dalla nostalgia dell'armonia perduta. La storia è caratteriz- zata dalla scissione: essere-non essere; bene-male; infinito-finito; Dio-mondo. La consapevolezza di queste realtà fa dell'uomo una « co- scienza infelice », che tende a liberarsi della contraddizione. Per Hegel la realtà è Idea (tutto ciò che è razionale è reale e tutto ciò che è reale è razionale). Da questa affermazione deriva il nome 301 dato alla filosofia di Hegel di idealismo logico. L'unico metodo ade- guato per lo studio di una realtà in perpetuo divenire è quello della logica speculativa o dialettica. Esso è costituito di tre momenti: tesi, antitesi e sintesi. La tesi è il momento dell'essere in sé, l’antitesi è il momento dell'essere extra sé, la sintesi è il momento del ricongiungimento delle due parti poste dalla tesi e dell'anti- tesi in un unico tutto che annulla le imperfezioni dei momenti pre- cedenti mentre ne conserva la positività. Lo studio della triade fondamentale riconduce alle tre parti principali del sistema hege- liano: logica o studio dell'idea in sé, filosofia della natura, filosofia dello spirito, forma in cui l'idea si attua pienamente, ritornando in sé dall’alienazione della natura. Anche la vita dello spirito si svolge dialetticamente in tre momenti: spirito soggettivo (o indi- viduale), oggettivo (o sociale) e assoluto (che si attua nelle opere artistiche, religiose, filosofiche). Per Hegel la religione è mito e la teologia è mitologia. Egli sva- luta la Rivelazione e afferma l’esigenza di una religione nazionale sul modello di quella della polis greca. In una fase successiva Hegel com- pie un'autocorrezione, rivalutando la prospettiva storico-filosofica del cristianesimo come espressione del «rapporto dialettico » tra universale-particolare, pensiero-vita, infinito-finito. L'amore cristia- no si presenta come il superamento di ogni dualismo. Supera in tal modo la « dialettica servo-signore » del giudaismo e si presenta come sintesi Dio-mondo. Hegel considera il suo pensiero come sintesi del pensiero occiden- tale da Talete a Schelling. La sua critica si rivolge in particolare al- l'impostazione kantiana della cosa in sé e alla scissione tra sfera teoretica e sfera pratica. Per Hegel la storia è lo studio delle manifestazioni dello spirito oggettivo. Essa è la manifestazione progressiva dell’assoluto; in es- sa tutto quanto avviene ha un carattere razionale. Il male è solo un momento della dialettica della ragione. Per manifestare se stesso nella storia, lo spirito si vale dello Stato e della nazione: la storia si esprime nelle successive egemonie dei popoli. Opere principali: Scritti teologici giovanili (Religione popolare e cristianesimo; La vita di Gesù; La positività della religione cri- stiana; Lo spirito del cristianesimo e il suo destino); Fenomenologia dello spirito (1807); Scienza della logica; Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio; Lineamenti di filosofia del diritto (1821). Infine quattro opere postume: Filosofia della storia; Estetica; Filosofia della religione; Storia della filosofia. Heidegger Martin (1889-1976) Nacque a Messkirch, in Germania. Si avviò verso la carriera sa- cerdotale che poi interruppe. Fu discepolo di Husserl. Nel 1928 ebbe la cattedra di filosofia all'università di Friburgo, come successore del suo maestro Husserl. Durante il periodo nazista si ritirò dall'insegnamento e lo riprese dopo la guerra. La prima speculazione di Heidegger, che è il massimo esponente del movimento esistenzialista, ed uno dei maggiori filosofi del nostro secolo, è diretta alla soluzione del problema dell'essere. Porta di accesso all'essere è l’uomo. Nell'uomo vi sono alcuni tratti fondamentali caratteristici del suo essere, o esistenzia- li: essere-nel-mondo, esistenza (essere fuori di sé), temporalità. Tra i primi due esistenziali, essere-nel-mondo e esistenza c'è aperto contrasto: l’uno incatena l’uomo al passato, l’altro lo proietta verso il futuro. A seconda che l'uomo si lasci guidare dal primo o dal secondo la sua vita sarà inautentica o autentica. La prima è quella di assuefazione al mondo, la seconda è quella interiore che conduce colui che vive in vista della morte. Secondo Heidegger la morte ap- partiene alla struttura fondamentale dell'uomo, perché è solo nella morte che l’uomo conquista la totalità della sua vita. L'uomo diventa consapevole della sua soggezione alla morte nell’angoscia che è un'al- tra disposizione fondamentale del suo essere. L'essere è ciò che fa presente l’ente e ciò che in esso si manifesta: ma l'essere è indicibile. L'uomo è « il custode dell'essere », ma non gli è dato sapere come avvenga il costituirsi dell'ente per mezzo dell'essere. La manifesta- zione dell'essere si realizza attraverso il linguaggio. Opere principali: Essere e tempo (1927); Kant e il problema della metafisica (1929); Dell'essenza del fondamento (1929); La dot- trina platonica della verità (1947); Introduzione alla metafisica (1953); Il principio di ragion sufficiente; Nietzsche (1961); La tesi di Kant sull'essere (1963); Tempo ed essere (1968); Il trattato di Schelling sull'essenza della libertà umana. Herbart Johann Friedrich (1776-1841) Filosofo e pedagogista tedesco. Discepolo di Fichte e Schiller si orientò nella linea di pensiero idealistica, che ben presto criticò e superò elaborando la sua concezione filosofica di un pluralismo rea- listico immobilistico, in cui riserva particolare attenzione ai pro- blemi pedagogici. Esercitò l'insegnamento universitario a Gottinga e poi a Kénigsberg, dove fondò un seminario di pedagogia e una scuola sperimentale. Herbart sostiene che la filosofia è analisi critica dell'esperienza e superamento delle sue coniraddizioni. L'esperienza ci dà una pluralità di esseri mutevoli, mentre l'essere è sempre se stes- so, unico e immobile. Alla base della sua concezione pedagogica vi è l’idea di istruzione educativa, tesa a promuovere la plurilateralità, il complesso delle tendenze e delle attitudini dell'’educando, senza al- terare le proporzioni e la forma dell’individualità, senza indebolire la forza del carattere. Opere principali: Manuale di psicologia; Pedagogia dedotta dal fine dell'educazione; Disegno di lezioni di pedagogia; Metafisica ge- nerale secondo i principi della filosofia della natura. 303 Herder Filosofo, teologo e letterato tedesco, nato a Mohrungen e morto a Weimar. Studiò teologia a Kénigsberg, avendo come maestro Kant. Dopo essere stato alcuni anni a Riga, in Lettonia, come predi- catore, andò in Francia e di lì, per interessamento di Goethe, si tra- sferì come pastore di corte a Weimar, dove rimase sino alla morte, salvo il periodo di viaggio in Italia nel 1788-1789. Scrisse moltis- simo in vari campi e può essere ricordato come uno dei testimoni maggiori di quella stagione della cultura tedesca che costituisce il suo periodo aureo. In filosofia i campi che coltivò con maggiore successo furono l'estetica, la storia, la linguistica. Nell’estetica af- ferma la relatività della nozione di bellezza. Nella storia egli vede una rivelazione divina: natura e storia, a suo parere lavorano secondo il disegno di Dio per l'educazione dell'umanità. Infine, per quanto concerne la linguistica, Herder considera il linguaggio come espres- sione spontanea della soggettività: essa può essere intesa sia come prodotto della sensazione immediata, sia come opera della « rifles- sione ». Il linguaggio è quindi un fattore nella costruzione sintetica della coscienza, ed occupa un posto fondamentale sia nella costru- zione sia nella espressione della cultura di un popolo. Opere principali: Saggio sull'origine del linguaggio; Il conoscere e il sentire dell'anima umana; Idee per la filosofia della storia del- l'umanità. Hobbes Thomas (1588-1679) Nato in Inghilterra, conobbe Galilei e (Cartesio e ne subì gli influssi culturali. Fece lunghi viaggi in Francia e in Italia. Hobbes apre la serie dei grandi filosofi inglesi del XVII secolo, le cui principali caratteristiche sono empirismo e politicità. Per Hobbes l’unica sostanza è la materia: ad essa si riporta ogni essere come al puro e trascendentale principio del suo esistere. La cono- scenza si basa esclusivamente sull'esperienza. È bene ciò che causa piacere, male ciò che procura dolore. Nel Leviathan, apologia del- l'assolutismo, sostiene che lo Stato nasce da un volontario assogget- tamento degli uomini a un sovrano, in cui si accentrano tutti i di- ritti, per uscire dallo stato di natura, in cui regna una lotta sel- vaggia tra gli altri uomini (homo homini lupus). Opere principali: Elementi di legge naturale e politica (1640); Obiezioni alle « Meditazioni » di Cartesio (1641); De cive (1642); Leviatano; De corpore (1655); De homine (1658); Behemoth. Horkheimer  Fondatore e animatore della « Scuola di Francoforte », il cui cen- tro principale è l'« Istituto per le Ricerche Sociali ». L'Istituto seguì Horkheimer quando questi emigrò a Parigi e, durante la seconda guerra mondiale, a New York. Fece ritorno a Francoforte insieme 304 col suo fondatore nel 1950. Il nucleo della Scuola di Francoforte era costituito oltre che da Horkheimer, da Adorno, Fromm e Marcuse. Per la sua formazione filosofica Horkheimer si colloca lungo l'e- redità del marxismo occidentale. Ma dal punto di vista politico la sua posizione era totalmente eccentrica, in quanto non intendeva avere rapporto alcuno con le organizzazioni di partito. Horkheimer e la sua scuola concentrarono le ricerche sulla società e sulle sue istituzioni, sviluppando una teoria critica anziché un progetto utopistico come avevano fatto Marx e Engels. La teoria critica si propone di smascherare le ingiustizie, i mali, le deviazioni, le lacune che affliggono la società in un determinato momento storico. Da Marx accetta le seguenti tesi: priorità della prassi; priorità della società sull’individuo; negazione della metafisica. In altri punti si discosta dal marxismo: socialismo e politica del partito comunista non coincidono; la dialettica ha un dominio più vasto; la religione merita un giudizio più favorevole. La società è un fenomeno storico e dinamico. La società contem- poranea affonda le sue radici nell’illuminismo; ma questo, nel com- battere il mito, prende esso stesso la forma di mito. La ragione è arte- fice e vittima dei mali provocati dall’illuminismo (manipolazione e dominio dell’uomo sull'uomo). L'ideale che Horkheimer assegna alla società è la felicità di tutti gli individui in questo mondo, in una concezione rigorosamente storicistica e immanentistica. Più tardi il filosofo accoglierà un'apertura teologica, verso la nostalgia di una perfetta e consumata giustizia. Opere principali: Autorità e famiglia (1936); Dialettica dell'illu- minismo (1944); Eclisse della ragione (1947); Studi sul pregiudizio (1950); Teoria critica (1968); La società di transizione (1972). Humboldt Karl Wilhelm von (1767-1835) Filosofo, linguista, letterato tedesco, nato a Postdam e morto a Tegel. Ebbe una educazione illuminista; si specializzò in giurispru- denza a Francoforte e a Gottinga. Dopo una breve permanenza a Parigi nel periodo della rivoluzione, si trasferì a Jena, dove divenne amico di Schiller e Goethe. Dal 1802 al 1809 fu a Roma come rap- presentante del re di Frussia presso il Papa. Rientrato a Berlino si occupò della strutturazione della nuova università. ‘Il nome di Humboldt è legato soprattutto alle sue profonde ricer- che nel campo della linguistica. Egli ha portato avanti le ricerche iniziate da Herder e con lui è il maggior rappresentante della filo- sofia romantica tedesca. Per lui il linguaggio è sintesi di dati ogget- tivi e di elementi soggettivi (tesi ripresa da Kant, che però l'aveva applicata al fenomeno della conoscenza); esso è, poi, parziale ri- flesso della totalità oggettiva nelle lingue particolari. La lingua, per Humboldt, non è opera compiuta, bensì attività: la sua definizione non può essere altro che genetica. Essa costituisce un importante 305 documento di identificazione per quelli che sono i tratti caratteri- stici di un popolo. Opere principali: Sull'origine delle forme grammaticali e il loro influsso sulle idee; Sulla differenza della struttura linguistica del- l'uomo e sulla sua influenza sullo sviluppo spirituale del genere umano. Hume Nacque ad Edimburgo, in Scozia. Nel 1735, si recò in Francia per continuare gli studi. Partecipò all'attività politica e fu segre- tario dell'ambasciata in Olanda, Italia, Austria. Nel 1756 tornò in Francia. Fu amico di Rousseau, con cui poi venne a rottura. Fu an- che sottosegretario di stato. Hume è sostenitore di un empirismo radicale. Principio fonda- mentale della sua filosofia è il principio di immanenza, interpretato empiristicamente: l’unica fonte di conoscenza è l’esperienza e l’og- getto dell'esperienza non è la cosa esterna ma la sua rappresenta- zione. In base a questo principio le rappresentazioni o impressioni costituiscono il dato ultimo della conoscenza umana. Hume trasfor- ma quindi l’empirismo in fenomenismo. Critica il rapporto di cau- salità in quanto la relazione tra causa ed effetto non è necessaria, ma nasce dall'esperienza. L'esistenza di Dio non è dimostrabile. Dio rimane un'ipotesi e un atto di fede. La morale è improntata a un utilitarismo altruista: è buono ciò che è utile e perciò approvato dalla società; è cattivo ciò che è dannoso e perciò condannato dalla società. Le passioni sono impressioni riflesse, connesse alle idee di sensazione. Le principali sono: orgoglio-umiltà, amore-odio. La virtù è un'attività conforme a quella particolare specie di passioni che causano piacere. Opere principali: Trattato sulla natura umana (1739-1740); Saggi morali e politici (1741); Ricerca sull’intelletto umano (1748); Ricer- ca sui principi della morale (1751); Discorsi politici (1752); Quattro dissertazioni (1757); Dialoghi sulla religione naturale (1779). Husserl Edmund (1859-1938) Nacque a Prossnitz, in Germania. Laureatosi in scienze matema- tiche a Berlino, si trasferì per alcuni anni a Vienna. Rientrato in Germania, insegnò filosofia all'università di Gottinga e di Friburgo fino all'avvento del nazismo. È il fondatore della Scuola fenomenologica. La fenomenologia studia l'oggetto quale si manifesta nella sua effettiva realtà, assoluta- mente puro. Il metodo fenomenologico consta di due momenti prin- cipali, negativo e positivo. Quello negativo, chiamato da Husserl epoché o riduzione fenomenologica è quello in cui si isola l’oggetto (fenomeno) da tutto ciò che non gli è proprio perché possa svelarsi nella sua purezza. Il momento positivo è quello in cui lo sguardo del- 306 l'intelligenza si dirige verso la cosa stessa e si immerge in essa e lascia che si manifesti. Mediante l'elaborazione del metodo fenomenologico, Husserl ha offerto un apporto decisivo allo sviluppo dell’esistenzialismo, for- nendogli un metodo di indagine che rispondeva perfettamente alla sua esigenza, quella di effettuare un'analisi minuziosa dell’esperienza umana. Opere principali: Filosofia dell’aritmetica (1891); Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica (in tre volumi, di cui il primo nel 1913 e gli altri due posiumi nel 1952); Logica for- male e trascendentale (1929). Molte opere postume: Meditazioni car- tesiane (1950); La crisi delle scienze europee e la fenomenologia tra- scendentale (1954); Mondo, io e tempo (1955); Filosofia prima (1956); Psicologia fenomenologica (1962); Analisi delle sintesi passive. James Nato a New York, fu per molti anni titolare delle cattedre di filosofia e psicologia all'università di Harvard, dove fondò uno dei primi laboratori di psicologia sperimentale. Rappresentante del pragma- tismo, James dette a questa corrente di pensiero un carattere marca- tamente volontaristico. Nell'uomo la facoltà principale non è la ragione ma la volontà; perciò una dottrina viene accolta non perché la ragione la riconosce come vera, ma perché la volontà la trova utile al conseguimento di un determinato obiettivo (pragmatismo). Il mondo è costituito da un insieme di parti che non armonizzano perfettamente tra loro. In questa concezione è evidente il pluralismo di James il quale difende anche l’individualismo. Opere principali: Principi di psicologia (1890); La volontà di cre- dere e altri saggi di filosofia popolare (1897); Le varietà dell'esperien- za religiosa (1902); Pragmatismo (1907); Il significato della verità (1909); Un universo pluralistico (1909); Alcuni problemi di filosofia (1911, postumi); Saggi sull’empirismo radicale (1912, postumi). Jaspers Scienziato, psicologo e filosofo tedesco, Jaspers fu uno dei massi- mi esponenti dell’esistenzialismo. Nacque a Oldemburg in Germania. Insegnò per molti anni filosofia nell'università di Heidelberg. Costret- to dal regime nazionalsocialista ad abbandonare la cattedra, riprese l'insegnamento universitario nel 1945. Nel 1947 si trasferì a Basi- lea dove insegnò e risiedette sino alla morte. La sua filosofia ha come punto di partenza la distinzione tra esserci (Dasein) ed esistenza (Existenz). L'esserci è la realtà empi- rica, la vita naturale dell'uomo soggetia alle leggi del tempo e dello spazio e esposta allo studio preciso delle scienze sperimentali. L'esi- stenza è la capacità dell'uomo di superare costantemente la situa- zione, il suo trovarsi sempre sistematicamente fuori di sé, oltre se 307 stesso. L'esistenza autotrascendendosi non si dissolve nel nulla, ma si muove verso l'orizzonte dell'essere, il quale mi circonda da tutte le parti: è l'’onnicomprensivo (das Umgreifende). Senonché alla ra- gione umana resta impossibile determinare il senso di tale orienta- mento. Questo può esser svelato soltanto dalla fede. Opere principali: Psicopatologia generale; Psicologia delle visioni del mondo (1919); Filosofia (1932); Ragione ed esistenza (1935); Nietzsche (1936); Descartes e la filosofia (1937); Filosofia del- l'esistenza (1938); Il problema della colpa (1946); Sulla verità (1948); La fede filosofica (1948); Introduzione alla filosofia (1950); I grandi fi losofi (1957); Ragione e libertà (1959); La fede filosofica di fronte alla rivelazione (1962). Jung Carl Gustav (1875-1961) ‘Psichiatra svizzero, fondatore della psicologia analitica, nato a Kesswil e morto a Kiisnacht. Conseguita la laurea in medicina, en- tra nel 1900 in qualità di assistente nell'ospedale psichiatrico di Zurigo. Dopo vari anni di ricerche giunge alla conclusione che per comprendere le manifestazioni psicotiche occorre soprattutto tener conto della storia individuale del malato. Nel 1907 pubblica la Psico- logia della demenza precoce nella quale formula l'ipotesi dell'origine psichica della schizofrenia, interpretando il comportamento e il linguaggio del malato come espressione di fantasie inconsce che hanno sostituito completamente l’attività della coscienza. Nel 1912 pubblica la Trasformazione e simboli della libido che segna la defi- nitiva differenziazione del pensiero di Jung da quello di Freud, dif- ferenziazione che riguarda tutti i punti fondamentali della psicana- lisi: il concetto di inconscio, la libido, la funzione dei simboli, il metodo terapeutico. Queste tesi, Jung le riprende e sviluppa ulterior- mente nelle opere successive: Tipi psicologici; Energetica dell'anima; L'io e l'inconscio; Psicologia e religione. In quest'ultima opera Jung, diversamente da Freud, riconosce l'importanza della religione nella vita dell'individuo e della società e vede in essa una profonda esi- genza della natura umana stessa: questa ha bisogno e si serve della religione per dare espressione simbolica alle sue ricchezze interiori. Ma a parere di Jung, « una dottrina intorno a Dio nel senso di un'esistenza non psicologica non può essere sostenuta ». Kant Immanuel (1724-1804) Nacque a Kénigsberg (Prussia). Studiò filosofia, matematica e teologia all'università della sua città natale. Fu precettore presso alcune famiglie patrizie. Nel 1755 ebbe la libera docenza e nel 1770 ottenne la nomina a professore ordinario di logica e metafisica all’uni- versità di Kònigsberg. Nel 1794 il re di Prussia gli proibiva, con una lettera, di insegnare le idee critiche nei confronti della religione. Kant si adeguò e non tenne più corsi sulla filosofia della religione. Morì nella sua città natale che non aveva mai abbandonato. 308 La filosofia di Kant non parte dal presupposto che ci sia una realtà esteriore preordinata, ma che la realtà è costruzione nostra, in quan- to soggetti intelligenti. L’atto conoscitivo è sintesi a priori di due elementi: contenuto e forma; la forma è fornita dal soggetto, il contenuto dalle cose. Vi sono tre gradi nel processo del pensiero: ap- prensione, giudizio e raziocinio. Il contenuto del I grado è il com- plesso dei dati sensoriali, la forma è l'ordinamento che ne facciamo nello spazio e nel tempo. Il risultato che è una sintesi di carattere sensibile, o apprensione, serve di contenuto del secondo grado di conoscenza, di cui la forma è l'elaborazione secondo alcuni criteri intellettivi che Kant chiama categorie. Ne derivano i giudizi o sintesi concettuali. Questi primi due gradi dell'attività conoscitiva si inte- grano a vicenda. Nel raziocinio si hanno tre idee regolatrici dell’atti- vità stessa: anima, mondo e Dio. Anche questa attività è unificatrice, anzi è quella che tende alla sintesi suprema: ma questa non è mai realizzabile obiettivamente. Pertanto la metafisica, tradizionalmente intesa, non è possibile come scienza positiva. La reale conoscenza u- mana è limitata all'esperienza sensibile. Per Kant i postulati della vita morale sono tre: l’esistenza-di Dio, l'immortalità dell'anima, la libertà. La prima formula del dovere morale o imperativo categorico è: Agisci sempre ed esclusivamente per amore della legge, prescindendo da qualsiasi risultato utile o dannoso. Nella terza opera fondamentale (Critica del giudizio) Kant tratta dei giudizi fondati sul finalismo, che riconosciamo nella nostra vita e nella natura e dei giudizi estetici, che sorgono spontanei dalla ripercussione nel nostro spirito di tale riconoscimento. I meriti maggiori della filosofia kantiana sono il tentativo di uscire dal ristagno del razionalismo e dell'empirismo, il riconosci- mento della ragione pratica e del « sentimento ». Inoltre è riuscito a dare espressione filosofica alla Weltanschauung del popolo germanico, che è caratterizzata da una profonda coscienza del dovere e dal culto per la legge e per la disciplina, dall'amore per la natura. Opere principali: Storia universale della natura e teoria del cielo (1755); Monadologia physica (1756); Studio sull'evidenza dei prin- cipi della teologia naturale e della morale (1764); Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime (1764); Critica della ragion pura (1781); Prolegomeni ad ogni futura metafisica che voglia presentarsi come scienza (1783); Primi principi metafisici della scienza del- la natura; Critica della ragion pratica; Critica del giu- dizio (1790); La religione nei limiti della semplice ragione (1793); La fine di tutte le cose (1794); Metafisica dei costumi (1797). Kautsky Karl (1854-1939) Filosofo e uomo politico tedesco, nato a Praga e morto ad Amsterdam, compì i suoi studi a Vienna. Conobbe personalmente Marx e dopo avere diretto nel 1883 Neue Zeit (Tempo Nuovo), la ri- vista teorica della socialdemocrazia tedesca, redasse il Programma 309 di Erfurt (1891) e il suo commento al Programma del Partito social. democratico costituì la formulazione di piena ortodossia per gli aderenti alla Seconda Internazionale in contrasto con l’ala revisio- nista di Bernstein. Kautsky opera una sintesi tra l'evoluzionismo darwiniano e l’or- todossia marxista. Il suo socialdarwinismo è elaborato a partire dalla sua concezione di dialettica intesa naturalisticamente come intera- zione organismo-ambiente. Egli si interroga se la storia dell'umanità non sia in fondo un caso particolare della storia degli esseri viventi. Nonostante la sua pretesa ortodossia fu spietato critico del bolsce- vismo che accusò di dittatura personale. ” Opere principali: Le dottrine economiche di Karl Marx (1887); Etica e concezione materialistica della storia (1906); La rivoluzione sociale (1909); La concezione materialistica della storia (1927). Kierkegaard Sòren (1813-1855) Nacque a Copenaghen, nel 1840 si laureò in teologia a Berlino. Visse sempre a Copenaghen. Fu un filosofo ripiegato totalmente su se stesso, sulle riflessioni del suo intimo, incentrate soprattutto su tre grandi fatti: il suo rapporto con il padre; il tormento da lui chia- mato « pungolo della carne » e la sua breve relazione sentimentale con Regina Olsen. Fu critico efficace del sistema hegeliano e del cristianesimo uffi- ciale, da lui accusato di formalismo. Obiettivo della sua filosofia è quello di riabilitare i concetti di « esistere » e di « interiorità » facen- doli gravitare intorno alla categoria fondamentale di singolo, ovvero l'uomo nel concreto della sua specificità. Secondo Kierkegaard la drammatica complessità dell'esistenza non può essere giustificata al- l'interno di un sistema logico totalizzante, cui si sottraggono la pre- carietà e la sofferenza della persona, ma può trovare il proprio senso solo nella realtà di ogni singolo e nella dialettica delle sue scelte di vita, in una continua alternanza di scelte, dominate dall'angoscia, e regolate o dalla decisione per il piacere traseunte ed egoistico (stadio esistenziale estetico o del Don Giovanni); o dal senso del dovere e dell'impegno personale (stadio etico o del padre di famiglia) o dall'ab- bandono incondizionato all'imperscrutabile volontà di Dio con un atto di fede senza ritorno (stadio religioso o di Abramo). Dio è l’Es- sere ed ha due modi di manifestarsi: naturale e soprannaturale. Sulla scia di una radicale prospettiva luterana, Kierkegaard espri- me la consapevolezza che tra Dio e uomo, tra natura divina e natura umana vi è una infinita differenza qualitativa, cosicché la conoscenza religiosa finisce per manifestarsi come passione per l'infinito. La mancanza di garanzia oggettiva fa sì che la fede sia vissuta come un rischio, ma la sua accettazione non è irrazionale. Il salto dalla inno- cenza al peccato non è spiegabile con la dialettica « quantitativa » di Hegel; esso si spiega con la dialettica « qualitativa ». Nella storia di Adamo è delineata la sequenza dall’innocenza alla colpa. La coscienza 310 del peccato costituisce il singolo; ma Cristo ha liberato l’uomo dal peccato senza privarlo della individualità. Opere principali: Sul concetto dell’ironia con particolare riguardo a Socrate (1841); Aut-aut (1843); Timore e tremore (1843); La ripresa (1843); Briciole di filosofia (1844); Il concetto dell'angoscia (1844); Stadi del cammino della vita (1845); La malattia mortale (1849); Esercizio del cristianesimo (1850); Discorsi edificanti. Opere po- stume: Diari; Libro su Adler; La dialettica della comunicazione etica ed etico-religiosa. Korsch Karl (1886-1961) Filosofo tedesco nato a Tostedt, si laureò in giurisprudenza nel 1912. Si iscrisse al Partito Socialdemocratico tedesco indipendente di Kautsky. Nel 1920, alla scissione di questo, entrò nel Partito Comunista filosovietico. A causa del nazismo abbandonò la Germa- nia e più tardi si trasferì negli Stati Uniti dove morì a Cambridge, nel Massachussets. Le sue critiche colpirono soprattutto la teoria gnoseologica del rispecchiamento di Lenin, secondo la quale la coscienza di classe sa- rebbe estrinseca alla prassi proletaria. Ciò farebbe della dittatura di Lenin una dittatura sul proletariato e non una dittatura del pro- letariato. Korsch tende inoltre a recuperare la dimensione hegeliana della totalità, valutando criticamente la « scientificità » del Capitale, che tende a separare economia, politica è cultura. Opere principali: Marxismo e filosofia (1923; l’opera che ne decre- tò l'espulsione dal Partito); Il materialismo storico (1929); Karl Marx. Labriola Filosofo italiano, nato a Cassino, docente successivamente di filosofia morale e pedagogia e quindi di filosofia della storia a Roma, dove morì; introdusse lo studio del marxismo in Italia. Ebbe rap- porti diretti con Engels e fu critico di Bernstein e Sorel. In base al metodo genetico egli guarda alle cose non più come entità fisse, ma come funzioni. Inoltre, con un deciso atteggiamento di distinzione tra marxismo e naturalismo positivista, egli differenzia un « terreno naturale » da un « terreno artificiale »: gli uomini sono originariamente dipendenti dalla natura, ma la storia dell'umanità è la storia della società che varia ad opera del comune impegno del lavoro umano. Opere principali: il suo pensiero è elaborato in tre saggi fonda-' mentali: In memoria del manifesto dei comunisti (1895); Del mate- rialismo storico. Delucidazione preliminare (1896); Discorrendo di socialismo e di filosofia (1898). Leibniz Gottfried Wilhelm (1646-1716) Nato a Lipsia, partecipò alla vita politica, ottenendo incarichi di- 311 plomatici. Studiò filosofia all'università di Lipsia e matematica a Jena. Scoprì ii calcolo infinitesimale contemporaneamente a Newton e inventò il regolo calcolatore. Dietro suo consiglio fu fondata a Berlino l’« Accademia della Scienza », di cui fu il primo presidente. Fu a Parigi, dove propugnò la riunificazione della Chiesa cattolica con quelle protestanti. Questa missione lo impegnò per tutta la vita. La sua fine fu solitaria e triste. La filosofia di Leibniz si presenta come reazione al dualismo car- tesiano e all'empirismo inglese. È reazione al dualismo cartesiano in nome dell'unità degli esseri (ogni essere è essenzialmente uno: una monade, centro di attività e di energia, che riproduce in se stessa la struttura di tutta la realtà); non esistono due sostanze, quella spirituale e quella materiale; ma una sola: quella spirituale. È inol- tre reazione all’empirismo inglese in nome dell'originalità della cono- scenza intellettiva che non è una semplice reazione passiva alle idee dei sensi, ma lo sviluppo di idee che l'intelletto ha già germinalmente presenti sin dalla nascita (idee innate). Le facoltà conoscitive del- l'uomo sono: senso, memoria, ragione. Le conoscenze della ragione si dividono in verità di ragione (principio di non contraddizione) e verità di fatto (principio di ragione sufficiente). L'esistenza di Dio è provata con il procedimento ontologico, par- tendo dal concetto di possibilità; da ‘Dio trae origine il mondo per folgorazione. La perfezione delle creature viene da Dio, l’imper- fezione dalla loro limitazione, in cui sta anche la causa del male. Opere principali: De arte combinatoria (1666); Discorso di meta- fisica (1686); Nuovo sistema della natura, della comunicazione tra le sostanze e dell'unione tra l'anima e il corpo (1695); Nuovi saggi sul- l'intelletto umano (1703); Saggi di teodicea (1710); Principi della na- tura e della grazia fondati sulla ragione (1714); Monadologia (1714). Lenin Nikolay (1870-1924) Pseudonimo di Vladimir Ilijc Uljanov, laureatosi in legge a Pietro- burgo, iniziò la professione legale, svolgendo nel contempo attività politica sulla scorta del pensiero di Marx. Passato attraverso l’espe- rienza dell'esilio, diresse l’ala avanzata del partito socialdemocratico russo chiamato bolscevico. Rientrato in patria allo scoppio della Rivoluzione del '17, dopo l’esperienza parziale della Rivoluzione del 1905, portò al potere il suo partito, le cui linee programmatiche sono contenute nelle cosiddette « tesi di aprile » del 1917: rivendica- zione della rivoluzione socialista (potere ai Soviet), costituzione di una repubblica dei Soviet, nazionalizzazione delle banche e della terra. Capisaldi del pensiero di Lenin sono: 1) il divenire dialettico della materia con la distinzione tra concetto filosofico e concetto scientifico di materia; 2) la partiticità della filosofia in base alla quale sono vere quelle dottrine che sono utili al partito; 3) la ditta- 312 tura del proletariato come forma necessaria per il passaggio dallo stadio del capitalismo a quello del comunismo. Opere principali: L'imperialismo fase estrema del capitalismo (1899); Stato e rivoluzione (1917); L’estremismo, malattia infan- tile del comunismo (1920). La sua opera filosofica più importante è Materialismo ed empirio-criticismo (1909). Lessing Gotthold (1729-1781) Critico drammaturgo e filosofo. Nato a Kamenz, in Sassonia, stu- diò a Lipsia e passò la sua vita fra le città di Breslavia, Berlino e Amburgo. Morì a Brunswick. È la figura più rappresentativa dell'illuminismo tedesco ed è il sostenitore di un radicale razionalismo religioso. Nei suoi scritti fi- losofici, in cui si uniscono motivi illuministici e senso storico, egli ri- prende i motivi comuni dell'illuminismo: critica di tutte le manife- stazioni della cultura, tendenza a « rischiarare le menti » ed a rea- lizzare la felicità dell'umanità; ottimismo, ossia fiducia nella con- tinuità del progresso umano sulla via del suo perfezionamento spi- rituale. Molto influsso ha esercitato la sua svalutazione dell'elemento storico della figura di Cristo e dei Vangeli. A suo parere una decisione di fede e la salvezza eterna non possono dipendere da eventi storici che sono necessariamente contingenti e difficilmente accertabili. Lessing ritiene che l'elemento storico non possa avere l'importanza che le chiese cristiane gli ascrivono e che la fede, considerata come inserimento dell'uomo in una determinata tradizione storica sia qual- cosa di accessorio. L'essenza della religione è comune a tutte le re- ligioni e prescinde dai dogmi delle varie tradizioni cristiane e non cristiane. Opere principali: Sulla genesi della religione rivelata (1735-1755); Il cristianesimo della ragione (1753); Laocoonte (1766); Sulla prova dello spirito e della forza (1777); L'educazione del genere umano (1780); Dialoghi per massoni (1780). Lévinas Emmanuel (1906) Nato in ‘Lituania, ha svolto parte dei suoi studi in Russia e suc- cessivamente a Strasburgo. A Friburgo entrò in contatto con Hus- serl e Heidegger. Naturalizzato francese, insegnò prima a Poitiers e poi alla Sorbona. Da Husserl Lévinas riprende il metodo fenomenologico come ri- chiamo a pensare ciò che è implicito e sottinteso. L’epoché viene utilizzata come superamento dell’ovvietà e ritorno all’originario « prima » del pensiero. L'intenzionalità viene vista da Lévinas nel suo aspetto assiologico, come intenzionalità dei valori morali e fondamento dell'etica. La fenomenologia trascendentale diviene, in- fine, lo strumento principe per l'elaborazione del personalismo etico proprio del filosofo lituano. 313 Tale personalismo è detto propriamente etico-metafisico, poiché l'etica non è, secondo Lévinas, fondata dalla metafisica ma è essa stessa metafisica, capace di fornire una spiegazione esaustiva della realtà umana. Per accedere all’Assoluto, Lévinas parte dalla contingenza della responsabilità, pilastro dell'etica. La via etica è eminentemente auscultazione dell’Assoluto, dell’Infinito, dell'Altro, di Dio, a cui si accede seguendo la traccia del volto dell'altro, il prossimo; quindi dall'altro (il prossimo) si accede al Totalmente-Altro (Dio). Nella nudità e povertà inerme dell'uomo risplende, infatti, la traccia di Dio, fondamento di ogni rapporto etico e di giustizia. L'etica è essenzialmente rapporto con l'altro, esercizio della propria libertà come assunzione della responsabilità dell'altro. La « responsabilità per gli altri » è il principio di individuazione della persona, Nella prospettiva della responsabilità Lévinas conferisce una so- vradeterminazione etica alle categorie ontologiche: essere, ente, to- talità, infinito, differenza divengono elezione, convocazione, sostitu- zione, espiazione, ostaggio, volto. Opere principali: Totalità e infinito (1979); Quattro lettere talmu- diche (1981); Altrimenti che essere o al di là dell'essenza (1982); Etica e infinito (1983); Dal sacro al santo (1984). Lévi-Strauss Claude (1908) Nato a Bruxelles da genitori francesi, dopo gli studi filosofici, a seguito dell'insegnamento presso la cattedra di sociologia di San Paolo, dopo l’esperienza di spedizioni scientifiche in Brasile, ap- prodò allo studio dell'antropologia di cui è uno dei maggiori studiosi. Lo strutturalismo di Lévi-Strauss si fonda sulle premesse lingui- stiche di De Saussure ed egli ritiene che la priorità dello strutturale sul contenuto significativo non sia proprietà esclusiva della lingua, ma è comune a tutte le manifestazioni culturali. Il linguaggio si ri- vela pertanto come il principale elemento della vita culturale. Il metodo strutturale conferisce così all’antropologia culturale un carattere rigorosamente scientifico consentendole di separare certe proprietà in una data serie di fenomeni e nel tentare di sta- bilire definite relazioni fra di loro. Attraverso lo studio dei « sistemi di parentela », Lévi-Strauss ne scoprì l'analogia con i sistemi fonologici. I felici risultati di questi studi indussero lo studioso ad elaborare una antropologia strut- turale completa capace di cogliere al di là della immagine cosciente le infinite possibilità inconscie. L'umanità è un continuo divenire, fondato su un sostrato inalte- rabile: compito dell'antropologia è far emergere questa struttura soggiacente inconscia, che determina anche il formarsi di tutte le diverse forme di società. L'inconscio non ha però una valenza metafisica, è piuttosto la 314 mente collettiva della società che si evolve e si trasforma con la società stessa. Opere principali: Tristi tropici (1955); Antropologia strutturale (1958); Il pensiero selvaggio (1962); Il crudo e il cotto (1964); L'ori- gine delle buone maniere a tavola (1968); Antropologia strutturale due (1973); La via delle maschere (1975). Lévy Bernard-Henry (1949) ‘Autore del libro La barbarie dal volto umano che ebbe grande fortuna e prestigioso rappresentante dei « nuovi filosofi », attacca con grande virulenza il marxismo, giungendo ad identificare lo sta- linismo con il socialismo in senso proprio. Ciò che lo ha indotto a lasciare il marxismo è stata la lettura dell’Arcipelago Gulag di Solzenicyn. A suo modo di vedere la radice delle aberrazioni del socialismo è l'utopia illuministica del progresso, fatta propria da Marx e dai suoi discepoli, eredi e continuatori dell'illuminismo. Lévy sostiene inoltre che il marxismo non è altro che una eari- catura del cristianesimo del quale « va assumendo nel meglio e nel peggio l’integralità della [...] vocazione ». Non diversamente da ciò che avviene nella Chiesa, anche il marxismo si distinguerebbe in un marxismo d'élite e in un marxismo di massa, non meno alienante del cristianesimo. Opere principali: Barbarie dal volto umano (1975); Il testamento di Dio; L'ideologia francese. Locke John (1632-1704) Nato a Wrington in Inghilterra, studiò a Oxford. Da concezioni politiche assolutistiche passò più tardi a posizioni opposte. Accusato di complicità in moti politici fu costretto a esiliare e si rifugiò in Olanda. Il suo pensiero è soprattutto riunito nell'opera « Saggio dell’in- telletto umano » in quattro libri che trattano rispettivamente delle idee innate, del processo della conoscenza, del linguaggio e del valore della conoscenza. Locke critica la dottrina cartesiana delle idee innate. L'anima umana al momento della nascita è una tabula rasa: la conoscenza umana incomincia con l’esperienza sensibile. Vi sono due tipi di idee: idee semplici e idee complesse. L’idea di sostanza è inconoscibile, in quanto supera i limiti della conoscenza sensibile. Quindi l'uomo può conoscere solo l’esistenza delle cose e non la loro essenza. In politica Locke nega lo stato di natura affermato da Hobbes, so- stenendo che gli uomini possono vivere in perfetto accordo. Ammette il contratto sociale da cui nasce lo stato, ma non è una abdicazione ai propri diritti, bensì una delega della loro difesa all'autorità. È an- che assertore della tolleranza e della libertà religiosa. 315 Opere principali: Saggio sulla tolleranza (1667); Epistula de tolerantia (1688); Trattati sul governo civile (1690); Saggio sull’in- telletto umano (1688); Pensieri sull'educazione (1693); Ragionevo- lezza del cristianesimo (1695). Lotze Hermann (1817-1881) Medico e filosofo geniale, nato a Bautze, professore di filosofia a Gottinga e a Berlino, è uno dei rappresentanti della filosofia dei valori sorta in Germania come reazione al positivismo che era sfo- ciato nella distruzione di tutti i valori (nichilismo). Sostiene che fra le leggi meccaniche e la natura dell'uomo non vi è alcun contrasto. Rappresentante del pensiero assiologico Lotze afferma che i valori assoluti hanno carattere trascendente e hanno come ultimo fonda- mento Dio stesso. Per Lotze, inoltre, la realtà di Dio risulta irrefu- tabile se solo si ammette che Dio è, per definizione, essere perfet- tissimo. Opere principali: Microcosmo. Idee sulla storia naturale e sulla storia dell'umanità (tre volumi scritti fra il 1856 e il 1864); Metafisica (1841); Logica (1843); Sistema di filosofia (due volumi scritti nel 1874 e 1879); Scritti minori (1885-1891, postumi). Lukéacs Gyérgy (1885-1971) Nato a Budapest, si presenta come il teorico più complesso e interessante del marxismo occidentale. L’Italia, Heidelberg e Vienna sono le tappe in successione del suo prestigioso itinerario culturale che si è svolto in un ambito etico-estetico. Il suo pensiero si articola su tre poli di interesse: l'etica, l’este- tica e l'adesione al comunismo. L'ortodossia marxista è per Lukécs una metodologia volta all'interpretazione della società e della classe operaia intese come totalità, i cui eventi vanno colti dialetticamente nelle loro connessioni più profonde. Circa l’arte, essa non può essere considerata come rispecchia- mento della realtà, ma a partire dal « tipo », lo strumento che con- sente la riflessione estetica. Il tipo è il risultato della convergenza dialettica delle contraddizioni sociali, morali e psicologiche più significative di un'epoca. La fantasia è la generatrice del tipo. Opere principali: Il dramma moderno (1908); L'anima e le forme (1911); Teoria del romanzo; Goéthe e il suo tempo (1948); Il giovane Hegel (1948); Thomas Mann e la tragedia dell'arte moderna (1953); La distruzione della ragione (1954). Il suo capolavoro poli- tico è Storia e coscienza di classe (1923). Lutero Martin (1483-1546) Padre della Riforma protestante, teologo insigne, polemista, esege- ta della sacra Scrittura e possente oratore. Nacque ad Eisleben in Sassonia. Nei 1505 entrò nell'ordine degli agostiniani, dove compiuti celermente gli studi teologici fu ordinato sacerdote. Nel 1517 con la 316 pubblicazione delle famose Novantacinque Tesi, prese energica posi- zione contro l'abuso della predicazione delle indulgenze indetta dal pontefice Leone X, un male diffuso ovunque ma soprattutto in Ger- mania. Fu scomunicato. Alla Dieta di Worms (1521) ruppe definitiva- mente con la Chiesa di Roma, seguito da molti principi, vescovi, preti e laici tedeschi, essendo considerato come difensore del popolo tedesco. L'essenza del pensiero di Lutero sta in una nuova concezione della salvezza: questa non dipende dall'uomo, dalle sue opere buone, ma esclusivamente dalla misericordia di Dio. Per salvarsi occorre quindi un totale fiducioso abbandono in Dio. In tale prospettiva non occorrono più intermediari: papa, vescovi, preti, santi, sacra- menti, reliquie. E anche se si vogliono ammettere mutano completa- mente di importanza e significato. Opere principali: 95 tesi sulle indulgenze (1517); Alla nobiltà cri- stiana di nazione tedesca per la riforma del ceto cristiano (1520); De captivitate babylonica ecclesiae praeludium; De libertate christiana (1520); De votis monasticis (1521); De abroganda missa privata (1521); Esortazione alla pace; Piccolo catechismo (1529); Grande catechismo (1529). Luxemburg Rosa (1870-1919) Nata a Zamo$é, in Polonia, da famiglia ebrea, militò sin da gio- vane nel movimento socialista polacco, di cui divenne ben presto una dirigente. Nel 1897 si trasferì in Germania, di cui prese la cittadi- nanza e divenne collaboratrice di Karl Liebknecht nel 1914 alla fondazione della Spartakus-Bund (Lega di Spartaco) caratterizzata da acceso spirito internazionalista e rivoluzionario. Due capisaldi della sua teorizzazione sono il diritto di sciopero generale e la teoria della catastrofe, quale autodistruzione del ca- pitalismo in base allo sfruttamento e alla conquista indiscriminata di nuovi mercati. Rosa Luxemburg condusse inoltre una spietata accusa contro il bolscevismo di Lenin. Morirà a Berlino, uccisa dai soldati del go- verno socialdemocratico, durante uno scontro con gli spartakisti. Opere principali: Riforma sociale o rivoluzione? (1899); L'accu- mulazione del capitale (1913); Questione nazionale e sviluppo capi- talista; Tra guerra e rivoluzione (1921 postumo). Malebranche Nicolas (1638-1715) Filosofo francese nato a Parigi. Sacerdote della Congregazione del- l'Oratorio, si distaccò apertamente dalle posizioni della filosofia aristotelico-tomistica. Amico e discepolo di Cartesio accoglie le tesi fondamentali di questi in metafisica (anche per lui la realtà si divide in pensiero ed estensione) ed in epistemologia (il criterio supremo di verità è l'idea chiara e distinta). In due punti però oltrepassa il 317 pensiero di Cartesio: nel problema della conoscenza ed in quello della causalità. Per Malebranche in ‘Dio è fondato sia l'essere che l'agire, includendo nell'ordine dell'agire prodotto da Dio la stessa attività intellettiva della mente umana: le nostre idee sono le perfezioni di Dio che egli ci fa vedere nella sua infinita essenza. La visione delle idee in Dio è possibile perché Egli è immediatamen- te presente nel nostro spirito. Si avvale del principio dell’occasionalismo inoltre per risolvere il problema dei rapporti tra anima e corpo: essendo queste due realtà di genere diverso, non possono entrare in comunicazione di- retta né esercitare un influsso reciproco. Le disposizioni dell'anima e del corpo servono soltanto da occasione per l'intervento di Dio, il quale svolge direttamente ed esclusivamente tutte le azioni sia del corpo sia dell'anima. Opere principali: La ricerca della verità (1675); Trattato della na- tura e della grazia (1680); Colloqui sulla metafisica e la religione (1688); Trattato dell'amore di Dio (1698). Mao Tse-tung (1893-1976) Nato da famiglia contadina, fu tra i fondatori del partito comu- nista cinese sorto nel 1921 a Shangai. Sconfitta la Cina nazionalista di Chang Kai-shek (1949) dopo la « lunga marcia », da lui guidata attra- verso migliaia di chilometri, divenne il capo carismatico della Cina Popolare e antagonista della Russia sovietica. I punti qualificanti del pensiero di Mao sono: a) unione tra teoria e prassi; b) stretto legame con le masse; c) sviluppo dell’autocritica. Nel 1966 si fece promotore della « rivoluzione culturale » che appellandosi alle masse e ai giovani intendeva esercitare un controllo sui quadri del partito e stimolarli a mantenere intatta la carica ri- voluzionaria. Purtroppo questa operazione politica degenerò rapida- mente e ne derivarono delle stragi di centinaia di migliaia di persone, coinvolte senza alcun motivo. Obbligò gli intellettuali a impegnarsi periodicamente nel lavoro dei campi e in fabbrica per evitare il ri- schio di discriminazioni con le masse. Si oppose inoltre rigidamente alla cultura tradizionale, considerando incompatibili Marx, Lenin, se stesso con Confucio, di cui era impregnata da secoli la cultura e la tradizione del popolo cinese. Opere principali: Mao scrisse solo due opere a carattere filosofico: Sulla contraddizione (1937); Sulla prassi (1937). Da questi volumi furono tratti dei brani che formarono il famoso « libretto rosso », punto di riferimento dei giovani durante la rivoluzione culturale e che divenne di moda presso i giovani dell'Occidente durante la contesta- zione sorta nel 1968. Marcel Gabriel (1889-1975) Filosofo e scrittore francese, uno dei maggiori esponenti del- l'esistenzialismo cattolico. Fu professore nei licei, si occupò di gior- 318 nalismo e di critica letteraria. Compose numerosi drammi teatrali. Nel 1929 passò dall’ebraismo al cattolicesimo. La metafisica è « ricerca di ciò che è », dell'essere, compiuta da ciascuno per proprio conto alla ricerca della verità, assurta a valore vitale, qualcosa cioè di vissuto, frutto di una esperienza personale. Egli rifiuta di definire esistenzialista il proprio pensiero e lo qua- lifica come « socratismo cristiano ». Per Marcel, mentre la scienza può parlare del reale in terza persona, la riflessione filosofica è il regno della domanda e della risposta, dell'io e del tu, in cui domina la seconda persona. Fra tutte le realtà suscettibili di ricerca meta- fisica il primato spetta all'essere perché gode di una duplice prio- rità: nei confronti del pensiero e nei confronti dell’avere. L'uomo è un essere incarnato, itinerante (homo viator), animato dalla speran- za, in atteggiamento di adorazione davanti a Dio. Alla trascendenza si arriva per intuizione: l'uomo è fatto per Dio. Opere principali: Giornale metafisico (1927); Essere e avere (1935); Dal rifiuto all’invocazione (1940); Homo viator (1945); Il mi- stero dell’essere (1951); In cammino, verso quale risveglio? (1971). Marcuse Herbert (1898-1979) Nato a Berlino, frequentò l'università di Friburgo. Fece parte del- l'’« Istituto per la ricerca sociale » di Francoforte. Nel 1933 lasciò la Germania e si rifugiò negli Stati Uniti, insegnando in diverse uni- versità americane. ‘Per lo sviluppo del suo pensiero utilizza tre fonti principali: da Freud deriva la tesi che l'essere profondo dell'uomo consiste nel- l'istinto del piacere; da Hobbes proviene la distinzione di due stati nella vita umana: quello di natura e quello sociale. La terza compo- nente fondamentale della visuale filosofica marcusiana trae origine da Marx, da cui Marcuse deriva la prospettiva del materialismo sto- rico e dialettico e la tesi che tutte le lotte sociali sono dovute a ra- gioni economiche. Anche nella società contemporanea esiste una ten- sione tra stato, natura e società e tutto si risolve a favore della so- cietà, che si è trasformata in realtà autonoma, assoluta, onnipotente, fine a se stessa. L'uomo, schiavo della società industriale, non può liberarsi dallo stato repressivo in cui si trova. Solo gli inetti, gli emarginati, gli sfruttati, cioè coloro che restano fuori dal pro- cesso democratico, che si oppongono al sistema, sono una speranza di liberazione. Opere principali: L'ontologia di Hegel e la fondazione di una teoria della storicità (1932); Ragione e rivoluzione (1941); Eros e ci- viltà (1955); Marxismo sovietico (1958); L'uomo a una dimensione. L’ideologia della società industriale avanzata (1964); Critica della tolleranza (1965); La fine dell'utopia (1967). 319 Maritain Jacques (1882-1973) Filosofo e diplomatico francese, discepolo di Bergson. Nato a Parigi da agiata famiglia protestante, dopo aver aderito per un po’ di tempo al socialismo rivoluzionario, nel 1906, con l’aiuto di Léon Bloy, si convertì con la moglie al cattolicesimo. ‘Insegnò all'« Istituto cattolico » di Parigi e, in seguito, in alcune università degli Stati Uniti. Fu ambasciatore di Francia presso il Vaticano dal 1945 al 1948. Dal 1961 sino alla sua morte si ritirò presso la comunità dei « Piccoli fratelli di Gesù » di Tolosa. Ardente sostenitore della filosofia tomista, di cui è stato il più autorevole rappresentante nel nostro secolo, ne mise in rilievo l’ap- plicabilità ai problemi moderni: politica, arte, pedagogia, scienza. Particolarmente importante il suo contributo al pensiero politico. Maritain è il teorico di un tipo di democrazia di ispirazione cristiana, ch'egli chiama nuova cristianità, per distinguerla dalla cristianità medioevale. Mentre la cristianità medioevale non riusciva a mante- nere sufficientemente distinti ordine sacro e ordine profano, la nuova cristianità, pur facendo del sacro una categoria che ordina a sé la creatura per quanto concerne il fine ultimo, riserva allo spazio strut- turale del mondo una configurazione categoriale profana, ovvero di- stinta dal sacro. Maritain propone l'umanesimo integrale, assegnando alla de- mocrazia, ispirata in modo cristiano, cinque caratteristiche: plura- lismo, infravalenza del temporale, libertà della persona, autorità de- legata e collaborazione. Egli ha avvertito profondamente la decaden- za e la « miseria » della nostra civiltà ed era sicuro di una sua immi- nente fine apocalittica. Queste sue previsioni ed illuminazioni spie- gano il fiorire dopo la sua morte in varie parti del mondo di centri di studio del suo pensiero. Opere principali: La filosofia bergsoniana (1914); Arte e scola- stica (1920); Distinguere per unire o i gradi del sapere (1932); Sul re- gime temporale e sulla libertà (1933); Sette lezioni sull'essere e sui primi principi della ragione speculativa (1934); Scienza e saggezzà (1935); Umanesimo integrale (1936); Da Bergson a Tommaso d'£ quino (1944); Cristianesimo e democrazia (1948); L'uomo e lo Stato (1951); Ateismo e ricerca di Dio (1953); L’intuizione creativa nell'arte e nella poesia (1953); Il contadino della Garonna (1966); La Chiesa del Cristo (1973). Marx Karl Nacque a Treviri, in Germania, studiò presso l'università di Ber- lino. Dopo la laurea si dedicò al giornalismo, rivolgendo aspre cri- tiche ai governi assolutisti del tempo. Nel 1843 e 1844 si rifugiò due volte a Parigi per sfuggire alla caccia della polizia tedesca. Nel 1848 pubblicò il Manifesto del partito comunista insieme a Engels, con cui ebbe una grande amicizia e dimestichezza di lavoro comune (an- che Il Capitale fu preparato valendosi dell'apporto dell'amico) e nel 320 1849 dovette riparare in Inghilterra. Nel 1864 convocò a Londra la Prima Internazionale per coordinare l’attività rivoluzionaria del proletariato di tutto il mondo. L'intuizione geniale di Marx consiste nell'aver scoperto nella natura e nella storia dei rapporti economici quella logica immanente, quella dialettica progressiva che regola la storia della coscienza in Hegel. L’unica realtà è quella della storia, la quale a sua volta non è altro che l'evoluzione della materia in tutte le sue fasi, compresa quella umana. Il materialismo storico è quindi quella concezione della storia la quale afferma che nelle vicende umane il fattore fon- damentale è quello economico. Un altro punto fondamentale della teoria marxista è quello che riguarda il plus valore, cioè il guadagno superiore all'investimento che il capitalista ricava dal prodotto. Per Marx la religione è una sovrastruttura contingente e fonda il suo ateismo su tre postulati: 1) il materialismo metafisico e dialet- tico; 2) il materialismo storico; 3) l'umanesimo assoluto che situa l’uomo al vertice del cosmo. Opere principali: Manoscritti economico-filosofici del 1844; Ideo- logia tedesca (1845-1846); Miseria della filosofia (1847); Manifesto del partito comunista (1848); Il Capitale (1867, insieme a Engels). Merleau-PontyÈ nato a Rochefort-sur-Mer, in Francia. Fu professore all'università di Lione, poi ordinario di psicologia pedagogica alla Sorbona. Prese il posto di Lavelle nell'insegnamento al College de France. Fondò, insieme a Sartre, il mensile Les temps modernes e lo diresse dal 1945 al 1953. La sua filosofia è di indirizzo fenomenologico. Essa si sviluppa su due linee: 1) come critica interna della psicologia sperimentale e convinzione che la riduzione fenomenologica ci riconduce ad una coscienza sempre più definita dal corpo, rapporto originario con il mond, e dalla situazione storica, rapporto originario tra soggetto e soggetto; 2) come riflessione sul marxismo: da una proposta di let- tura esistenzialistica degli scritti del giovane-Marx, ad una successiva interpretazione dello stalinismo come tragedia giustificata da una storia rivoluzionaria, il cui fine fondamentale è tuttavia il consegui- mento di rapporti comunitari, per giungere infine ad una concezione del marxismo come componente indispensabile, accanto ad altre, della cultura contemporanea e di Marx come di un punto di riferi- mento ormai classico ma inattuale. Opere principali: La struttura del comportamento (1942); Feno- menologia della percezione (1945); Umanismo e terrore (1947); Senso e non senso (1948); Le avventure della dialeitica (1955); Segni (1960); Il visibile e l'invisibile (1964, postumo). 321 Mill John Stuart (1806-1873) Nacque a Londra. Filosofo ed economista. Fu in Francia e in Inghilterra dove si dedicò alle scienze e alla giurisprudenza. Genio precocissimo, fu scrittore molto fecondo e per alcuni anni membro della Camera dei Comuni. Il problema speculativo che lo preoccupò maggiormente fu l'ela- borazione di una logica induttiva valida e completa, basata sulla gnoseologia dell'empirismo inglese, la quale non ammette concetti, idee universali. A tal fine egli escogitò vari metodi di cui i principali sono: metodo dell'accordo, metodo della differenza, metodo dell'ac- cordo e della differenza. Opere principali: Sistema di logica deduttiva e induttiva (1843); Principi di economia politica (1848); Sulla libertà (1859); Conside- razioni sul governo rappresentativo (1861); Utilitarismo (1863); Comte e il positivismo (1865); Tre saggi sulla religione (1874, po- stumi). Mounier Emmanuel (1905-1950) Ritenuto da molti il vero fondatore del personalismo, fu per un ventennio (1930-1950) una delle voci più autorevoli e più ascoltate del mondo cattolico europeo. Dopo aver iniziato gli studi alla facoltà di scienze di Grenoble dove era nato, passò a quella di filosofia della Sorbona, superando il disagio, provocatogli dalla filosofia ideali- sta, attraverso il rapporto con Maritain, Guitton e il teologo P. Payet. L'incontro fondamentale resta però quello con il pensiero di C. Péguy. Fondò la prestigiosa rivista Esprit (1932). Mounier colpisce con la sua critica sia il carattere oppressivo dell'economia capitalista sia il carattere generico, utopistico, ateo e collettivista del marxismo. Al capitalismo e al marxismo contrappone il personalismo (I/ Personalismo, 1949) le cui linee fondamentali sono: 1) la struttura psicofisica della persona umana; 2) la trascendenza della persona ri- spetto alla natura; 3) l'apertura verso gli altri e verso il mondo me- diante la comunicazione; 4) la dinamicità; 5) la vocazione; 6) la libertà. Secondo Mounier le difficoltà di carattere materiale e sociale che ostacolano la realizzazione della vocazione della persona possono essere ridimensionate da una democrazia che sia politica e socio- economica al tempo stesso. Opere principali: Rivoluzione personalista e comunitaria (1935); Dalla proprietà capitalista alla proprietà umana (1936); Personalismo e cristianesimo; Manifesto al servizio del personalismo (1936); I cri- stiani e la pace (1939); Trattato del carattere (1946); Che cos'è il per- sonalismo (1947); Rottura fra l'ordine cristiano e il disordine stabili- to; Il lavoro; Il denaro; Tentazioni del comunismo; Aspetti del cor- porativismo. 322 Nietzsche Friedrich (1844-1900) Figlio di un pastore protestante, nacque a Rochen, in Germania. Studiò filosofia classica nelle università di Bonn e di Lipsia. Nel 1869 fu chiamato ad insegnare all'università di Basilea lingua e let- teratura greca. Nel 1879, per il suo precario stato di salute, lasciò definitivamente l'insegnamento e iniziò a soggiornare senza fissa di- mora in Svizzera, Italia e Francia, specie in riviera. Nel 1889 fu colto, a Torino, da un nuovo e più grave attacco di pazzia che, sia pure con brevi periodi di sosta, non lo lasciò più e lo portò alla morte, che avvenne a Berlino. Nietzsche si oppone criticamente all'idealismo di Hegel e al pessimismo di Schopenhauer e contesta aspramente ogni religione. La base del suo pensiero è il concetto che la realtà sia una esplo- sione di forze disordinate. Davanti a questa strepitosa esplosio- ne di potenza, che non può essere imbrigliata da nessuna legge della ragione, si può assumere un duplice atteggiamento: di debo- lezza (quello del gregge), di forza e potenza (del superuomo). Il gregge, di fronte alla potenza sregolata della natura, invènta la re- ligione. Contro la massa dei mediocri (il gregge) Nietzsche, per bocca di Zarathustra, il protagonista del suo famoso libro Così parlò Zarathustra, proclama che l’esistenza dell'uomo è completamente ter- rena e che Dio non esiste: « Dio è morto », L'etica del superuomo, l'uomo forte, « il leone », come egli lo chiama, è il trionfo della propria personalità, al di là del bene e del male, purché si affermi sugli altri; come è per il bambino, deve saper « dire di sì alla vita » in tutte le sue forme e deve creare nuovi ideali di esistenza, nuovi simboli sacri (Dioniso al posto di Dio). Nietzsche recupera la dottrina dell'eterno ritorno, che ha come proprio centro la volontà creatrice dell'uomo. Opere principali: La nascita della tragedia dallo spirito della mu- sica (1872); Considerazioni inattuali (1873-1876); Umano troppo uma- no (1878); Il viandante e la sua ombra (1880); La gaia scienza (1882); Così parlo Zarathustra (1883-1885); Al di là del bene e del male (1886); Genealogia della morale (1887); Il caso Wagner (1888); Cre- puscolo degli idoli (1888). Opere postume: L'Anticristo; Ecce homo; Nietzsche contro Wagner. Occam (di) Guglielmo (1290-1349) Francescano, studiò e insegnò ad Oxford. Per le sue dottrine so- spette nel 1314 fu invitato a presentarsi alla corte papale ad Avi- gnone per rispondere delle idee eretiche di cui era accusato. Fuggì da Avignone con un gruppo di francescani dissidenti e in seguito si rifugiò a Monaco di Baviera, presso l'imperatore Ludovico il Ba- varo, venendo così scomunicato. Egli afferma che gli universali esistono solo nella mente e non hanno nessun rapporto con le cose; sono solo puri concetti. Quindi bisogna eliminare le entità astratte {rasoio d’'Occam). 323 Tra fede e ragione non esiste armonia: non si possono conoscere le verità soprannaturali; sono solo oggetto di una fede cieca. Opere principali: Commento alle Sentenze; Summa logicae; Opus nonaginta dierum; De dogmatibus papae Johannis XXII (1334); Dialogus; Octo quaestiones; Breviloquium de potestate papae; De imperatorum et pontificum potestate. Parmenide (I metà del V sec. a.C.) Nacque a Elea (colonia greca in Lucania). Fondatore della Scuola eleatica, pone come unica realtà l’essere, negando il divenire considerato come illusione dei sensi. Secondo Parmenide l’unica realtà ‘è l'essere; nessun'altra realtà è possibile in quanto senza l'essere nulla è pensabile: « la stessa cosa è pensare e il pensiero che è ». Con questo Parmenide intende dire che l'oggetto del nostro pensiero è l'essere, e che il non essere non è pensabile. Coerente con questo postulato, passando dalle esigenze del pensiero a quelle dell'esperienza, conclude iogicamente che il nasce- re e il perire delle cose, ossia ogni forma di divenire, sono solo nomi, esprimenti le fallaci opinioni degli uomini. Parmenide è considerato il primo grande metafisico della storia perché è il primo filosofo che si preoccupa di chiarire la nozione fondamentale dell'essere. Opere principali: scrisse il poema Della natura. Pascal Blaise (1623-1662) Nacque a Clermont Ferrand. Di grande ingegno fin da ragazzo, studiò matematica e fisica. A 18 anni si trasferì con il padre, alto magistrato da cui aveva avuto la prima educazione, a Parigi e qui frequentò il circolo culturale guidato da Mersenne. Si distinse per le sue ricerche e scoperte di geometria e di ‘fisica. Questa sua vita completamente indirizzata agli studi rese la sua salute fragile e gli abbreviò l'esistenza, morendo a Parigi non ancora quarantenne. Nel 1646 aderisce al giansenismo, per cui attacca violentemente sia i gesuiti francesi, che accusa di predicare una morale lassista, sia i cosiddetti « libertini », ai quali rimprovera il mancato impegno per la salvezza finale. Abbracciò il misticismo del monastero di Port-Royal e nel 1654, dopo una breve crisi mondana, ebbe una specie di visione mistica (la famosa notte del 23 novembre) e si convertì definitiva- mente. Pascal critica il metodo geometrico di Cartesio che pretende di ridurre tutto ad idee chiare e distinte. Ad esso contrappone il metodo affettivo (esprit de finesse); alle idee chiare e distinte le idee emozio- nanti. Più che opporre la ragione al cuore, intende integrare la ra: gione col cuore: e valersi di entrambi nella difesa del cristianesimo di cui fu ardente seguace e abile apologista. Oltre che scienziato di grandissimo valore e forte polemista, fu dotato di uno spirito finissimo, l'esprit de finesse, di cui fu pieno il suo pensiero filosofico che partiva da una conoscenza penetrante, 324 quasi intuitiva, delia realtà umana nella sua condizione storica con- creta. Opere principali: Trattato sulle sezioni coniche (1639); Lettere provinciali (1656); Apologia della religione cristiana (del progetto rimasero solo alcuni frammenti raccolti poi nei famosi Pensieri). Peirce Charles Sanders (1839-1914) Filosofo e matematico statunitense, studiò alla « Harvard Uni- versity » e dal 1859 al 1891 lavorò presso il servizio geodesiaco e costiero degli Stati Uniti. Visse gli ultimi anni nella solitudine e nella povertà. Può essere considerato il fondatore del pragmatismo, corrente nata in America come reazione al positivismo e al materiali- smo positivistico e che risolve il criterio di verità delle diverse teorie nel loro successo pratico, operando induttivamente e poi veri- ficando. L'impostazione di Peirce è infatti empiristica e sperimenta- lista; egli però nega che la sua tesi abbia esiti soggeîtivistici e uti- litaristici. Opere principali: La grande logica; Raccolta di scritti di Ch. S. Peirce (in 8 volumi fra il 1931 e il 1958, postumi); Corne rendere chia- re le nostre idee (1878). Piaget Jean (1896-1980) Nato e vissuto in Svizzera è annoverato tra gli studiosi più ge- niali della psicologia contemporanea. Notevole il suo contributo an- che di carattere epistemologico. Nel 1954 foridò a Ginevra il notis- simo « Centro internazionale di epistemologia genetica ». A partire dall’osservazione del comportamento Piaget sottolinea che il pensiero del fanciullo differisce da quello dell'adulto non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente e ciò perché il pen- siero umano è evolutivo. Tappe dell'evoluzione del pensiero infantile sono: 1) l'intelligenza serisomotoria; 2) l’attività rappresentativa; 3) l’attività imitativa differita e il linguaggio verbale. Piaget ritiene, inoltre, di poter cogliere una stretta correlazione tra linguaggio e pensiero attraverso tre fasi fondamentali di svilup- po: 1) il pensiero egocentrico (il fanciullo attribuisce valore assoluto alla propria esperienza); 2) il pensiero realista (primato dei dati per- cettivi su quelli rappresentativi); 3) lo sviluppo intellettuale vero e proprio nelle due evoluzioni successive che vanno dai nove ai dieci anni e dai quindici ai sedici anni. Partendo dall'evoluzione del pen- siero umano, Piaget affronta due questioni fondarnentali di episte- mologia genetica: quelia relativa allo sviluppo della nozione e quella relativa alla cognizione della nozione. Opere principali: Il linguaggio e il pensiero del fanciullo (1923); Il giudizio e il ragionamento nel fanciullo (1925); La rappresentazio- ne del mondo nel fanciullo (1926); Il giudizio morale nel fanciullo (1932); La nascita dell’intelligenza (1936); La formazione del sim- bolo (1947); Introduzione all’epistemologia genetica (1950); Le trasformazioni delle operazioni logiche (1952). 325 Pitagora Nacque a Samo, isola greca del Mar Egeo. Fu un genio multi- forme che coltivò ad un tempo la matematica, l'astronomia, l’asce- tica e la mistica. Fondò a Crotone la scuola pitagorica, la cui dot- trina fondamentale è che il numero è l'essenza di ogni cosa. Da cui la derivazione della molteplicità dell'unità. Il concetto matematico con cui Pitagora spiega i fenomeni è superiore a quello degli Ionici, perché è astratto e più razionale. Per Pitagora l’anima è eterna e rinasce in altri corpi di uomini o animali (metempsicosi). Alla sua scuola diede un indirizzo spiccatamente religioso. I suoi membri vi- vevano in comunità, compiendo pratiche ascetiche molto elevate. Platone (427-347 a.C.) | Nacque ad Atene da una famiglia fra le più nobili della Grecia. È uno dei più grandi filosofi della storia. Fu discepolo di Cratilo e poi di Socrate. Dopo la tragica fine di questi, per evitare delle rappre- saglie, si allontanò da Atene e si rifugiò a Megara e più tardi iniziò a viaggiare, visitando varie città della Grecia e dell’Italia, sofferman- dosi a Siracusa, dove ritornò alcuni anni dopo. Tornato ad Atene, vi fondò nel 387 a.C. l'Accademia che può essere considerata la prima università a carattere scientifico. Per secoli questo prestigioso centro di studi attrasse le migliori intelligenze della Grecia. Scrisse moltis- sime opere, in parte andate perdute. Platone fu il primo filosofo meta- fisico: per spiegare il mondo sensibile sentì il bisogno di ipotizzare un altro mondo ideale, immateriale. Infatti, caratteristica dominante del pensiero platonico è il dualismo: esistono due mondi: uno intelligibile o mondo delle Idee, che sono le essenze eterne, divine e immutabili delle cose e il mondo sensibile, che è prodotto dal De- miurgo, l'artefice sovrano, plasmando la materia informe a immagi- ne delle Idee. Caratteristica della filosofia platonica è la tesi secondo cui il conoscere umano non è altro che un ricordare. Per Platone l'uomo è un'unità accidentale di anima e di corpo: essenzialmente l’uomo è soltanto anima. Tutta la sua filosofia ha un orientamento etico: l'uomo è sulla terra di passaggio, nel desi- derio dell'eternità. iPer raggiungere la felicità occorre rinunciare ai piaceri e alle ricchezze e dedicarsi alla pratica della virtù, per cui è meglio subire l'ingiustizia che commetterla. La filosofia è l’unica via sicura per giungere alla giustizia e al bene. All'incontro con le cose di questo mondo, copie delle Idee, nell'anima umana si risve- glia il ricordo delle ‘Idee che aveva contemplato in una vita prece- dente (mito della caverna). Anche la concezione politica di Platone è ideale e si fonda sulla divisione dei compiti e del lavoro tra le classi dei lavoratori, guerrieri e magistrati che corrispondono alle anime concupiscibile, irascibile e razionale dell'individuo. Dall'’armonia di queste tre classi nasce il raggiungimento del Bene, del Giusto, del Vero. Per lui lo Stato ha origine dal fatto che l'individuo non può bastare a se stesso. 326 Opere principali: a) Dialoghi giovanili (Apologia di Socrate; Critone; Ipparco; Protagora; Menesseno); b) Dialoghi della matu- rità (Gorgia; Menone; Cratilo; Repubblica; Fedone; Fedro); c) Dia- loghi della vecchiaia (Teeteto; Parmenide; Sofista; Timeo; Crizia); Lettere. Plotino (205-270) Nato a Licopoli (Egitto), entrò nella scuola di Alessandria diretta da Ammonio Sacca e partecipò a una spedizione bellica contro i per- siani. Poi si trasferì ad Antiochia e infine a Roma, dove fondò una scuola. Morì in Campania, nella sua villa. Fu l'ultimo grande espo- nente del pensiero classico e il principale esponente del neoplato- nismo, movimento che opera una sintesi tra la filosofia di Platone e le religioni pagane orientali. Per inclinazione naturale e dato una certa conoscenza dell'ebraismo e del cristianesimo in Roma, ha con- centrato la sua speculazione sul problema religioso, in particolare sul rapporto dell'anima con Dio. Plotino accentua i concetti di semplicità e di trascendenza ri- guardante l'Assoluto che chiama Uno. All’Uno quindi: non si può attribuire nessuna qualità positiva (teologia negativa). Dall'Uno trag- gono origine tutte le altre realtà mediante emanazione, secondo un ordine: il Nous o intelligenza, la vita, l’anima universale, le anime, la materia. La missione dell'anima umana è di ristabilire l'unità originaria delle cose, riconducendole all’Uno, attraverso tre tappe: ascetica e catarsi, contemplazione, estasi. Opere principali: i suoi scritti furono ordinati dal discepolo Porfirio e sono noti sotto il nome di Enneadi. Popper Karl Raimund (1902) Nacque a Vienna, dove studiò fisica, matematica e poi filosofia. Data la sua origine ebraica nel 1937 emigrò in Nuova Zelanda dove insegnò a Christchurch. Nel 1945 si trasferì a Londra, iniziando ad insegnare alla London School of Economy. Popper fu, in un primo tempo, uno degli esponenti più qualificati del Circolo di Vienna e del neopositivismo, ma poi abbandonò questo sistema e sviluppò una concezione originale dei fondamenti della scienza e del metodo scientifico, che può essere definita come razionalismo critico, in forte contrasto con la Scuola di Francoforte a cui rimprovera, oltre la dialettica, lo « storicismo », per cui si fan- no previsioni della storia nella totalità del suo corso che viene con- siderato essere diretto in modo ineluttabile verso una meta prefis- sata, come la società senza classi prevista da Marx. I punti qualificanti della sua concezione in campo epistemologico sono due: il carattere sostanzialmente deduttivo (anziché induttivo) della scienza; e il criterio di demarcazione tra teorie scientifiche e non scientifiche, che viene chiamato criterio di falsificabilità. Que- sto stabilisce che una teoria può considerarsi scientifica soltanto se è falsificabile, ossia se si può indicare dei casi in cui risulterebbe 327 falsa, cioè smentita in linea di principio e non per essere stata consta- tata falsa di fatto. Notevole anche l'apporto di Popper alla filosofia politica con la sua appassionata difesa della « società aperta », vale a dire la difesa di una società che non solo tolleri, ma stimoli la cri- tica dei singoli e dei gruppi in vista della soluzione razionale dei problemi più gravi come quello delia fame e dell'ignoranza. Opere principali: La logica della scoperta scientifica; Che cos'è la dialettica; La ‘società aperta e i suoi nemici; Miseria dello storicismo; Congetture e confutazioni; Conoscenza oggettiva. Frotagora Filosofo greco, massimo esponente della sofistica. Dalla sua natia Abdera (in Tracia), si trasferì ancora in giovane età ad Atene, dove insegnò ad una folta schiera di studenti entusiasti. Si guadagnò la stima e il favore di Pericle, il quale lo incaricò di stendere la costituzione della colonia di Thurii. Data e luogo della sua morte sono incerti, e ja causa sembra sia stata un naufragio. L'attenzione precipua della riflessione filosofica di Protagora non è più voita come nella maggior parte dei presocratici allo studio della natura e della causa o principio primo, bensì verso l’uomo ed è tesa, soprattutto, a scoprire quali sono le possibilità umane in or- dine alia conoscenza e alla morale. In entrambi i casi Protagora sposa una tesi sostanzialmente relativistica: non esistono verità asso- lute nell'ordine gnoseologico né leggi universali nell'ordine etico; sia le verità sia le leggi sono relative. Questa tesi è espressa nel ce- lebre detto di Protagora: « L'uomo è misura di tutte le cose; di quelle che sono perché sono e di quelle che non sono perché non sono ». È la stessa condizione naturale dell’uomo, la sua struttura corporea a non consentirgli di raggiungere né il vero né il bene in maniera assoluta e definitiva: «La materia — afferma Protagora — è flut- tuante, e fluendo essa ininterrottamente, si verificano aggiunte al posto delle perdite, e le sensazioni mutano e variano secondo l'età e secondo le altre costituzioni dei corpi ». Opera principale: La verità o Discorsi sovvertitori. Renouvier Charles (1815-1903) Filosofo francese, nato a Montpellier e morto a Prades, nei Pirenei Orientali. Nella sua opera del 1903, I/ personalismo, ha fornito spunti fondamentali al personalismo contemporaneo offrendo addirittura la denominazione che lo caratterizza e che è desunta da una indagine filosofica centrata sull'uomo concreto e sulla sua dimensione dia- logica. ‘ Per Renouvier il carattere specifico della persona umana è Îa conoscenza da intendersi come apertura verso il mondo e verso l'as- soluto e capace di portare l’uomo a riconoscere l’esistenza di una Persona prima e creatrice. Il riconoscimento della sua esistenza è imposto al nostro assenso dal carattere di unità armonica delle leggi 328 che regolano l’intendimento degli esseri intelligenti e reggono il mondo. È favorevole ad una specie di religione filosofica. Opere principali: Saggi di critica generale (1854-1864); La nuova monadologia (con L. Prat, 1899); Il dilemma della metafisica pura (1901); Il personalismo (1903). Rickert Filosofo tedesco, nato a Danzica, fu docente di filosofia ad Heidel- berg dove morì e direttore delia scuola di Baden; sviluppò la « fiia- sofia dei valori », distinguendo la scienza delio spirito dalle scienze della natura. Critico del positivismo, distingue due forme di conoscenza e due logiche ad esse correlate: 1) la logica delle scienze spirituali o sto- riche da un lato; 2) la logica delle scienze naturali dall'altro. 'La realtà per Rickert è quella che ci rivelano le scienze spirituali o che i loro giudizi valutativi determinano. La natura, invece, è solo un'immagine astratta e abbreviata della realtà, creata per il bisogno che l'uomo ha di dominare, classificandola e uniformandola, l'infi- nita varietà degli individui, di cui consta l’esperienza., Le scienze naturali, pertanto, tendono all'astrazione; mentre le scienze spirituali o storiche tendono a determinare il valore dei fatti, che sono il presupposto stesso della storia. Opere principali: L'oggetto della conoscenza (1892); Scienze della cultura e scienze della natura (1899); La filosofia della vita (1920); Sistemi di filosofia (1921); La logica del predicato e il problema dei- l’ontologia (1930); Problemi fondamentali della filosofia (1934). Ricoeur Paul (1913) Filosofo francese, nato a Valence, docenie di filosofia ciella storia prima alla Sorbona e poi all'università di Parigi-Nanterre, può essere annoverato sia tra i fenomenologi che tra gli esistenzialisti e i personalisti. Assertore di una interessante visione antropologica, Ricoeur la fonda sul concetto di fallibilità, che la storia delle religioni docu- menta aîtraverso i simboli del male e dei peccato. La fallibilità è una prerogativa dell’uomo, realtà essenzialmente progettuale, che può fallire nella realizzazione dei proprio progetto. La persona per Ricoeur è un progetto di umanità. Attività fonda- mentali della persona sono il conoscere, il cui oggetto è il vero; il volere, il cui oggetto è il bene; il sentire, il cui oggetto è l’affettività. Alla sfera del sentimento appartengono l'amicizia (apertura verso i propri simili) e la deiezione (apertura verso il mondo delle Idee, la Trascendenza, Dio). Opere principali: G. Marcel e K. Jaspers (1947); K. Jaspers e la filosofia dell'essere (1947); Filosofia della volontà; Finitu- dine e colpa (1960); Il conflitto delle interpretazioni; La sfida semiologica (1974); Metafora viva (1975). 329 Rosmini Antenio (1797-1855) Nacque a Rovereto e fu ordinato sacerdote nel 1821. Nel 1828 fondò la congregazione religiosa dei « rosminiani »; morì a Stresa sul Lago Maggiore; Nel 1848 fu ambasciatore a Roma di Carlo Al- berto presso Pio IX; suo compito era quello di cercare un accordo col Pontefice per una confederazione di stati italiani, ma la missione fallì. In quella stessa occasione, furono messe all'indice due opere in cui egli propugnava il rinnovamento della Chiesa. Amareggiato, si ritirò a Stresa, dedicandosi esclusivamente alla filosofia. Rosmini tentando di porre un freno all'estensione del sensismo e dell’empirismo, riconosce come elemento a priori oggettivo della co- noscenza l'idea dell'essere, che non è l’idea dell'Essere reale (Dio) ma dell'essere ideale, astratto, indeterminato che deriva dall’Essere reale. L'essere ideale è forma di ogni conoscenza, ma in se stesso non rappresenta nessun oggetto determinato. Deve incontrare e unire qualche dato della sensibilità. La conoscenza si sviluppa in diversi gradi: intuizione, affermazione, astrazione. Opere principali: Nuovo saggio sull'origine delle idee (1830); Principii della scienza morale (1831); Antropologia in servigio della scienza morale (1838); Trattato della coscienza morale (1839); Filo- sofia della politica (1839); Filosofia del diritto (1845); Teodicea (1845). Opere postume: Saggio storico-critico sulle categorie e la dialettica; Antropologia soprannaturale; Teosofia. Rousseau Filosofo svizzero di lingua francese, nacque a Ginevra. Orfano di madre, a soli sedici anni iniziò una vita di vagabondaggi. A Parigi frequentò gli ambienti dell'Enciclopedia. Si attirò molti nemici. Fuggì in Svizzera e in Inghilterra. Rientrato in Francia, passò gli ultimi anni nella solitudine e nella povertà, continuando a scrivere fino alla morte. Massimo esponente dell'illuminismo francese, Rous- seau scrisse moltissimo occupandosi degli argomenti più disparati: dalla storia alla musica, dalla pedagogia alla politica, dalla metafisica alla religione. Nel Contratto sociale espone la sua concezione politica in cui, pur assegnando allo Stato un'origine convenzionale, non gli si ascri- ve mai poteri assoluti e definitivi, ma ogni decisione dello Stato sotto- stà all'approvazione dei cittadini. Altre due sue opere espongono la dottrina pedagogica. Questa si caratterizza per una completa fiducia nelle capacità autoeducative del fanciullo: alla scuola della natura egli ritiene di ottenere un'educazione assai migliore di quella che somministra normalmente la società ai suoi membri. Opere principali: Discorso sulle scienze e le arti (1750); Discorso sull'origine e i fondamenti della diseguaglianza tra gli uomini (1755); Lettera sulla provvidenza (1756); Lettera sugli spettacoli (1758); Emilio o dell'educazione (1762); Contratto sociale (1762); Lettera a 330 Christophe de Beaumont (1763). Opere postume: Dialoghi: Rousseau giudice di Jean-Jacques; Meditazioni di un viandante solitario. Russell Nacque (e vi morì anche) nel Galles da famiglia nobile. A 23 anni entrò nel « Trinity College » di Cambridge, dove fece gli studi di ma- tematica e filosofia. Scienziato e filosofo tra i più celebri del no- stro secolo. Scrisse moltissimo. Russell fu uno spirito profondamente inquieto, mai soddisfatto delle soluzioni acquisite, in continua evoluzione di pensiero. Egli aderì successivamente all’idealismo, al realismo, al neopositivismo, alla analisi linguistica, al fenomenismo. Tuttavia, nonostante la perenne instabilità e icambiamenti, talora radicali, di vedute, di teo- rie, di sistemi, c'è una prospettiva di fondo cui egli ha mantenuto sempre fede durante la sua quasi centenaria esistenza: è la prospet- tiva empirista propria della filosofia inglese, la quale è caratterizzata da un forte attaccamento alla esperienza ed uno spiccato interesse per le questioni di ordine epistemologico e morale, anziché metafisico e teologico. In logica sono importanti le considerazioni svolte da Russell intorno alla definizione degli individui, delle classi, dei tipi e delle « descrizioni ». In gnoseologia finì per professare un empiri- smo radicale, riducendo la conoscenza ad un fascio di sensazioni, ch'egli preferisce chiamare « una classe di particolari »; il filosofo ha proposto sia una concezione « dualistica » della verità (corrisponden- za tra fatti e proposizioni) sia una concezione « umanistica ». Nella filosofia del linguaggio ci sono vari punti in comune con i neopositi- visti, dai quali si allontana circa il criterio di significazione, distin- guendo il senso dal significato. Russell nega alla morale la carat- teristica di vera scienza e circa la religione la sua posizione è agno- stica. Opere principali: Saggio sui fondamenti della geometria (1897); Principi della matematica (1903); Principia Mathematica (1910- 1913); Sulla conoscenza del mondo esterno (1914); Elementi di etica (1910); Analisi della mente (1921); Atomismo logico {1924); Perché non sono cristiano (1927); Libertà e organizzazione (1932); Educa- zione e ordine sociale (1932); Storia della filosofia occidentale (1945); Il mio sviluppo filosofico; Autobiografia (1967-1969). Saint-Simon Claude-Henry de Di famiglia nobile nato a Parigi, dove morì, è un filosofo e stori- co francese. Allievo del d’Alembert, seguì dapprima la carriera mi- litare. Poi, dopo essersi proficuamente occupato di affari, nel 1798 si dedicò totalmente alla filosofia, rovinandosi ben presto finanzia- riamente fino a cadere nella più squallida miseria, pur non cessando per questo gli studi. Rappresentante del positivismo, Saint-Simon fu tra i primi a sottolineare l’importanza del fattore economico nella costituzione e 331 nella trasformazione delia società. A suo parere il problema eco- nomico soverchia, per imporianza, tutti quanti gli altri, compresi quello palitico e quello religioso. La crisi profonda che sta attraver- sando ia società moderna è dovuta soprattutto a ragioni economiche, e non poeîirà essere superata se non ponendo a capo della società i grandi industriali e gli womini di scienza. Nei nuovo sistema d'orga- nizzazione della società ia direzione spirituale deve passare dal clero agli scienziati, Ia cura degli interessi materiali dalla nobiltà alla bor- ghesia, dalla corona alie banche. Queste teorie del Saint-Simor: eser- sitarono un profondo influsso su alcuni grossi nomi della filosofia dell'Ottocento, in particolare su Comte e su Marx. Opere principali: /miroduzione «i lavori scientifici del XIX se- celo (1808); Ricrganizzazione della società europea (1814); Nuovo cristianesimo (1825), che però fu incompiuto. Santeyana George {1863-1952} Filosofo e scrittore statunitense d'origine spagnola, nacque a Madrid. Fu professore alla università di Harvard dove aveva fatto gli studi di filosofia, fino al 1912. Cessato l'insegnamento si trasferì in inghilterra, quindi in Francia e infine in Italia dove morì a Roma. Santayana professa un realismo di ispirazione platonica, basato su un dualismo esasperato tra « essenze » ed « esistenze ». L'esistenza è la materia, i'essenza è lo spirito. L'anima è la vita di un organismo in cui è incarnato lo spirito e funge pertanto da mediatore tra la materia e le essenze. I due mondi delle essenze e delie esistenze co- stituiscono un dualismo irriducibile; ia vita è divisa, scissa tra questi due regni; e l’aitività umana non è che lo sforzo assurdo, grottesco e tragico di conciliare l'essenza (l’idea) con l’esistenza e l'esistenza con l'essenza (l’idea). Tutto quanto gli uomini fanno e pensano (istituzioni sociali, riti religiosi, sistemi filosofici ecc.) nen è che un immenso, vano tentativo di accordare la vita animale e la contemplazione spirituale, quasi una condanna imposta all'uma- nità. Opere principali: La vita della ragione (5 voll., 1905-1906); Soli- loqui in Inghilterra (1922); Scetticismo e fede animale (1923); Dia- loghi nel Limbo (1925-26); I regni dell'essere (4 voll., 1927-1940); Dominazioni e poteri (1951). Sartre Jean-Paul (1905-1980) Nacque e morì a Parigi, dove, all’« École Normale Supérieure », studiò filosofia che insegnò poi per diversi anni nei licei di Le Havre e Parigi. Iniziò la carriera letteraria come giornalista, romanziere, saggista, drammaturgo e sceneggiatore cinematografico. Dopo il 1945 viaggiò moltissimo, anche per motivi politici, data la sua mili- tanza nel Partito Comunista francese, di cui poi assunse dall'esterno il ruolo di critico. Negli anni del dopoguerra fu la personalità più popolare in Francia e più discussa in Europa. 332 Sartre, come Heidegger, concentra la sua analisi filosofica sul- l'essere ai fine di coglierne il significato profondo e di svelarne la natura. Però per Sartre l'essere, che egli chiama essere-in-sé per distinguerlo dalla coscienza (essere-per-sé) è una massa inerte, gon- fia, qualcosa di ripugnante. Ma la caratteristica sua particolare è l'assurdità: nell’assurdità sta la chiave della esistenza di ogni cosa. L'uomo si distingue dagli altri esseri perché ha la coscienza che è l'opposto dell'essere. Per vivere, la coscienza ha bisogno di nulli- ficare l'essere, in quanto è per sua natura il non-essere, il vuoto, il nulla. L'attività nullificatrice della coscienza ha come sbocco neces- sario la « nausea ». Questa nasce dal fatto che la coscienza trova sempre davanti a sé qualche cosa di troppo. Ma ciò che è il dato costitutivo essenziale dell'uomo non è la coscienza ma la libertà, senza limiti e non vincolata da nessuna legge morale. L'uomo desi- dera fondamentalmente di essere in sé, poiché il per sé (o essere della coscienza) è un puro nulla. Questo ideale è ciò che può essere chia- mato Dio, il quale perciò è una semplice ipostatizzazione di questo ideale. Opere principali: La trascendenza dell’Ego (1936-1937); L'imma- ginazione (1936); La nausea (1938); Abbozzo di una teoria delle emo- zioni (1939); L'immaginario (1940); L'essere e il nulla (1943); Il muro (1943); Le mosche (1943); A porte chiuse (1945); Materialismo e rivo- luzione (1946); Questioni di metodo (1957); Critica della ragione dia- lettica (1960); Le parole (1964); Kierkegaard vivo (1966); Conversa- zione sull'antropologia (1966); L'idiota di famiglia (1971-1972); Ri- bellarsi è giusto (1974). Scheler Max (1874-1928) Filosofo tedesco, nato a Monaco e morto a Francoforte. Già di- scepolo di Dilthey, Eucken e Simmel ed influenzato da Nietzsche, subì in seguito fortemente l’influsso di Husserl, dal quale apprese il metodo fenomenologico, di cui fece ampio uso nel suo studio del- l'uomo, della persona, dei suoi atti, della conoscenza (intenzionalità ed oggettività) ed in particolare della esperienza morale. Importante il suo tentativo di uscire dall’'etica formalistica di ispirazione kan- tiana, conferendole un contenuto materiale desunto dai valori. La sua opera principale porta per titolo // formalismo in etica e l'etica materiale dei valori (1916), « l'opera di gran lunga più signifi- cativa apparsa da molto tempo » (Hildebrand). Mediante l’elabora- zione di un'etica dei valori, in cui si rivendica a queste entità una dimensione ontologica propria che sfugge a tutte le minacce dello psicologismo, Scheler sottrae la morale oltre che al formalismo kantiano anche a tutte quelle visioni soggettivistiche e positivistiche che erano diventate di moda alla fine dell'Ottocento (nominalismo, psicologismo, positivismo, pragmatismo ecc.). Scheler definisce i valori come « oggetti autenticamente ogget- tivi, disposti in ordine eterno e gerarchico ». La sua assiologia si ca- 333 ratterizza pertanto come realistica, come gerarchica ed inoltre come personalistica (in quanto tutti i valori dei gradi inferiori sono subor- dinati alla persona) e teocentrica (in quanto al vertice di tutti i va- lori, come valore supremo, viene posto Dio). Scheler si sottrae al rischio immanentistico presente nel metodo fenomenologico distin- guendo la fenomenologia dei valori dalla filosofia della religione. Senonché questa distinzione viene abbandonata negli ultimi scritti, dove Scheler assume una visione immanentistica e pertanto pan- teistica della realtà. Opere principali: Il formalismo in etica e l'etica materiale dei valorî {1916); Essenza e forme della simpatia (1923); Le forme del sapere nella società (1926); La posizione dell'uomo nel cosmo (1927); La visione filosofica nel cosmo (postuma). Schelling Nacque a Leonberg, nel Wiirttemberg, studiò a Tubinga dove ha come condiscepolo Hegel. È chiamato a sostituire Fichte a Jena, poi passa ad insegnare a Wiirzburg, a Monaco e a Berlino. Schelling ha una concezione dell’assoluto come sintesi degli opposti: dell'io e della natura, del soggetto e dell'oggetto, dello spi- rito e del mondo. L'assoluto origina la natura, forma oggettiva, per acquistare per mezzo di essa maggiore coscienza della propria sog- gettività. Quindi la natura è preistoria della coscienza, pensiero pie- trificato. L'uomo è l'essere in cui l'assoluto acquista coscienza di sé diventando spirito. La comprensione dell'universo in cui natura e spirito non sono più contrapposti ma armonizzati si attua nell'attività estetica. L'opera d’arte è manifestazione dell'infinito sotto forma finita. Opere principali: Sui miti, le leggende storiche e i filosofemi del mondo antico; Lettere filosofiche sul dogmatismo e sul cri- ticismo (1795-1796); Nuova deduzione del diritto naturale (1796- 1797); Sistema dell'idealismo trascendentale; Esposizione del mio sistema di filosofia; Filosofia e ragione (1804); Ricerche’ filosofiche sull'essenza della libertà umana. Opere postume: Filosofia dell'arte; Le età del mondo. Schlegel Critico e filosofo tedesco, nacque ad Hannover e studiò giurispru- denza dedicandosi allo studio «della letteratura greca. Insegnò priva- tamente a Parigi e poi a Colonia. Fu a Vienna, dove si impegnò in un movimento tardo romantico fiancheggiato dalla rivista Concordia. Morì a Dresda. Dopo una fase in cui Schlegel si distinse per i suoi contributi di natura storico-filologica, egli cominciò a orientarsi verso gli studi filosofico-estetici. I suoi primi contributi in questo senso, appaiono, a partire dal 1797, nella rivista Atheneum, organo del Circolo di Jena, 334 raccolti più tardi col titolo Lezioni filosofiche del 1804-06. Dopo la conversione al cattolicesimo, avvenuta nel 1808, Schlegel orientò il suo pensiero verso un nuovo spiritualismo fondato sull'esperienza cristiana. Opere principali: Sul valore dello studio dei greci e dei romani (1797). Schleiermacher Friedrich Daniel Ernst (1768-1834) Filosofo e teologo tedesco. Nacque a Breslavia e morì a Berlino. Studiò teologia all'università di Halle, che era il centro dell’illumi- nismo tedesco. Come Kant, ricevette una formazione religiosa di stampo pietistico. Amico di Schlegel, si aprì per il suo tramite al romanticismo. Durante l'occupazione napoleonica con Fichte fu uno dei più ardenti difensori del nazionalismo tedesco. Dopo la ca- duta di Napoleone riprese l'insegnamento alla università di Berlino dove fu anche preside della facoltà di teologia per oltre un ventennio. Schleiermacher è più teologo che filosofo; i suoi argomenti pre- feriti sono la ‘Scrittura, la fede, il cristianesimo, la religione, ai quali si accosta da una prospettiva che fonde insieme istanze ra- zionalistiche, romantiche e idealistiche. Il suo apporto maggiore riguarda la natura della teologia e il metodo teologico e il suo inse- gnamento in questo campo avrà un influsso rimarchevole dando origine a quel movimento che porta il nome di protestantesimo li- berale. Notevole anche il suo insegnamento relativo all'essenza della religione. Due sono i principi su cui egli fonda il suo concetto della religione: 1) la religione è una determinazione del sentimento; 2) l'essenza della religiosità sta nel fatto di essere coscienti della propria dipendenza da Dio. Il sentimento, come lo concepisce Schle- iermacher è qualcosa di più della comune accezione dello stesso. È una facoltà che si colloca tra la ragione e la volontà. Per lui il cristianesimo è superiore alle altre religioni « non per il valore ra- zionale dei suoi contenuti dottrinali, ma per il maggiore grado di ade- guatezza con cui questi contenuti attestano e suggeriscono il senti- mento fondamentale della nostra dipendenza da Dio ». Opere principali:. Discorsi sulla religione (1798); Monologhi; La fede cristiana. La maggior parte dei suoi corsi accademici vennero pubblicati postumi nell'edizione delle Opere complete (1834-1864). Schopenhauer Arthur (1788-1860) Nacque a Danzica da famiglia agiata. Costretto dal padre a se- guire la carriera commerciale, l’abbandonò nel 1805 alla morte del padre e studiò a Gottinga e poi a Jena, dove, nel 1813, si laureò in filosofia. Ottenne la libera docenza all'università di Berlino, ma le sue dottrine pessimistiche come risultavano nella sua opera Il mondo come volontà e rappresentazione, pubblicata nel 1819, non trova- 335 rono molta fortuna. Nel 1833 si stabilì a Francoforte ove risied&tte fino alla morte. Schopenhauer, opponendosi alla tesi idealistica della razionalità della storia, evidenzia gli elementi negativi della natura e della storia. Movendo dalla distinzione kantiana fra fenomeno e noumeno, ma rovesciandone i significati, identifica il mondo dei fenomeni (della rappresentazione) col mondo della ragione e il mondo noumenico (reale, vero) con quello della volontà, una volontà cieca e irrazio- nale, da cui traggono origine tutte le cose e tutti gli avvenimenti. Gli individui non sono altro che l’oggettivazione della volontà. Tutto nel mondo è volontà, desiderio di ciò che non si possiede, perciò l’u- manità è in preda a un continuo dolore nato dall’insoddisfazione dei suoi desideri. L'unico modo per liberarci da queste dolorose volontà di vivere è quello consistente nella noluntas, nella rinuncia alla pro- pria individualità. Essa avviene in tre momenti: arte, simpatia, a- scesi. Opere principali: Sulla vista e i colori (1816); Il mondo come vo- lontà e rappresentazione (1814-1818); Sulla volontà della natura (1836); Sulla libertà del volere (1839); Sul fondamento della morale (1840); I due problemi fondamentali dell'etica (1841); Quadruplice radice (1847); Parerga e paralipomena (1851). Scoto Duns (1265-1308) Nacque a Maxton in Scozia. Entrò giovanissimo nell'ordine fran- cescano. Fece gli studi ad Oxford e a Parigi. A Parigi ottenne il ti- tolo di magister theologiae. Nel 1298 tornò in Inghilterra dove com- mentò le Sentenze di Pietro Lombardo. Poi ancora a Parigi. Finì la sua vita nello studentato francescano di Colonia. Scoto si sforzò di operare una sintesi fra la corrente francescana e quella aristotelica. Le dottrine più originali della sua metafisica so- no l'univocità dell'essere, l’ecceità e la distinzione formale tra essenza ed esistenza. L'oggetto della metafisica è l'essere in quanto perfe- zione massimamente indeterminata. L'« ecceità » (0 « questità ») è una forma particolare che conferisce l’individuazione. Tra essenza ed e- sistenza non vi è distinzione reale, ma « formale ». L'esistenza di Dio deve essere dimostrata: la prova più convincente è quella della causalità. Sia in Dio sia nell'uomo la volontà ha priorità rispetto al- l'intelletto. L'uomo è essenzialmente composto di anima e di corpo. Intelletto e volontà sono formalmente distinte dall'anima, pur costi- tuendo con essa una sola realtà. Distanziandosi da s. Tommaso, Scoto afferma la priorità della volontà sull’intelletto. Opere principali: Commentari ad Aristotele; Opus oxoniense; Re- portata parisiensia; De primo rerum principio. Seneca Lucio Anneo (4 a.C.-65) Nacque a Cordova, ma si trasferì a Roma sin da fanciullo. Qui ebbe come maestri di filosofia gli stoici Attalo e Sozione. Assimilò 336 in modo personale le loro dottrine e divenne il massimo rappresen- tante dello stoicismo nel mondo latino. Diventò massimo consigliere di Nerone. Ma, caduto in disgrazia di questi, si ritirò dalla vita pub- blica. Accusato di aver partecipato ad una congiura contro Nerone, fu da questi indotto al suicidio. Secondo Seneca l'universo è composto di due principi: uno passi- vo, la materia, e uno attivo, Dio. Questi è l’anima dell'universo, ra- gione (logos) diffusa in tutte le cose, fonte immanente di vita, legge suprema che connette in un'unica catena di cause tutti gli eventi e condiziona l'unità organica del cosmo. Seneca è il filosofo pagano che maggiormente ha compreso il valore della libertà come diritto costitutivo fondamentale di ogni uomo. La lotta di Seneea eontro la schiavitù è incondizionata. L'uguaglianza è un diritto naturale. Fine ultimo della vita umana è l'autonomia della persona di fronte ad uo- mini ed eventi: è la libertà dello spirito da tutto ciò che può pro- fanare la divina serenità dell'animo. Opere principali: 9 Tragedie; De clementia; De beneficiis; Dia- logorum libri; 124 Lettere a Lucilio; Naturalium quaestionum libri VII. Socrate (469-399 a.C.Nacque e visse ad Atene nell'epoca del suo maggior splendore arti- stico e della maggiore potenza militare ed economica. Condusse una vita molto semplice e frugale. Nel 400 a.C. venne accusato di empietà e corruzione della gioventù. Non volle salvarsi andando in esilio pri- ma del processo. Condannato a morte, morì bevendo la cicuta. Eser- citò una grande influenza sulla filosofia greca. La missione a cui si sentì chiamato dall’oracolo di Delfi fu di in- citare gli uomini a preoccuparsi degli interessi della loro anima con l'acquisto della saggezza e della virtù. Contro i Sofisti si preoccupò di definire i concetti universali di bene, giustizia, felicità e virtù, iden- tificando la conoscenza con la moralità e la felicità con la pratica del- la virtù. Infatti per lui è essenziale la distinzione di male e di bene. Il metodo ‘da lui usato nelle conversazioni con i discepoli fu quel- lo dell'ironia che spinge l'interlocutore a porsi nuovi problemi (maieutica). Non ha lasciato alcuno scritto. Spencer Herbert (1820-1903) Nato a Derby, Inghilterra, compì studi scientifici e avanzò la tesi dell’evoluzionismo scientifico dalla iettura delle opere di Lyell. Successivamente, trasferendo l'evoluzione dal campo scientifico a quello filosofico, ne ha fatto una vera e propria visione del mondo sia cosmico che biologico, sia umano che sociale. Valendosi dell’evo- luzione anche per spiegare l'ordine dell'universo, Spencer ascrive a tale ordine un'origine meccanica e non intenzionale {o finalistica). Non per questo egli ritiene di dover negare l’esistenza di Dio, che 337 anzi egli ammette, perché sfugge alla ragione. Questa realtà assoluta è l’Inconoscibile, l'essere assoluto che l'uomo chiama Dio. Opere principali: Statica sociale (1850); Principi di psicologia (1855); Primi principi (1862); Principi di psicologia (1870-1872); Principi di etica (1879-1892); Individuo e Stato (1884); Autobiografia (1904, postuma). Spinoza Baruc (1632-1677) Nacque ad Amsterdam da una famiglia di ebrei profughi dal Por- togallo. Il padre lo avviò allo studio delle sacre Scritture e delle dottrine rabbiniche, ma Spinoza coltivò anche lo studio della filo- sofia e della teologia protestante. Asserendo che l’interpretazione tradizionale della sacra ‘Scrittura era errata, nel 1656 fu scomuni- cato dalla comunità israelita ed espulso per eresia. Abbandonò Am- sterdam e si trasferì a Leida dove visse nella riservatezza e nella povertà. Spinoza, quasi ignorato per oltre un secolo dopo la sua morte, avvenuta a l’Aia, fu messo poi in luce dai filosofi tedeschi come Lessing, Herder e gli idealisti che divennero suoi ferventi ammira- tori e gli assicurarono un posto tra i più grandi pensatori dell'uma- nità. Come Cartesio egli incentra tutta la sua riflessione filosofica su due realtà: Dio e l’uomo. Il suo obiettivo non è la conquista della verità ma il raggiungimento della felicità. Spinoza risolve il dualismo cartesiano di res cogitans e res extensa considerandole come i due attributi conoscibili dell'unica so- stanza esistente, Dio, costituita da infiniti attributi. Il mondo è iden- tico a Dio (Natura sive Deus): Dio è natura naturans, cioè infinita attività produttrice e il mondo è natura naturata, infinito prodotto. L'etica di Spinoza si risolve nell’amor intellectualis Dei, cioè nella conoscenza della sostanza divina che si ha quando è raggiunto il trionfo della ragione e il dominio delle passioni. In politica Spinoza è uno dei primi assertori della teoria dell’origine contrattuale dello Stato. Opere principali: Breve trattato su Dio, l'uomo e la sua feli- cità; Ethica more geometrico demonstrata; Tractatus de intel- lectus emendatione; Principia philosophiae cartesianae; Trac- tatus theologico-politicus (1670). Spirito Ugo (1896-1979) L'itinerario filosofico di U. Spirito, filosofo italiano nato ad Arez- zo e morto a Roma, iniziò con un'adesione piena ed entusiastica al- l’attualismo di Gentile, che lo Spirito difese contro le obiezioni che da varie parti sorgevano contro di esso. Ma poi proseguì su una linea autonoma, dando all’attualismo una piega marcatamente anti- intellettualistica oltre che fortemente immanentistica ed atea, cui viene dato il nome di problematicismo. Come spiega lo stesso Spi- rito, il problematicismo è « una concezione della vita come ricerca, 338 che non ha scetticamente rinunciato alla verità e che anzi sa bene quanto dogmatica e contraddittoria sia tale rinuncia, ma che non si illude d'averla già in suo possesso ». « Esso non si presenta come una filosofia bensì soltanto come un'aspirazione alla filosofia: non pretende di avere valore assoluto [...] ma non si definisce nep- pure come relativismo, perché non comprende come si possa rinun- ciare alla speranza dell’assoluto ». Al termine del suo movimentato itinerario filosofico Spirito si attestò su una posizione sostanzialmente neo-positivistica, assumen- do la scienza come principio chiave per la comprensione del mondo e come criterio supremo per decidere di qualsiasi problema, inclusi i problemi di ordine etico ed assiologico. In tale prospettiva marcata- mente scientista, Spirito affida alla scienza — e non più alla meta- fisica e alla religione — il compito di fungere da strumento connet- tivo della società e di fissare una nuova tavola di valori. Opere principali: Il pragmatismo nella filosofia contemporanea (1921); Scienza e filosofia (1933); La vita come ricerca (1937); Il pro- blematicismo (1948); Dall’attualismo al problematicismo (1976). Stalin (1879-1953) Pseudonimo di Josif Visarionovic Dzugasvili, nato in Georgia, uomo politico russo, fondatore, con Lenin e Trotzsky, del Politburo del Partito Bolscevico russo e collaboratore di Lenin nella fase di ricostruzione della Russia; stroncò le opposizioni interne con dure repressioni, facendo assassinare persino Trotzsky quando già si tro- vava in esilio in Messico (1940). Lo stalinismo è il frutto più specifico del dogmatismo ideologico di Lenin. Nei suoi brevi scritti, Stalin segue la linea del suo maestro Lenin, sforzandosi di dimostrare che questi era il più diretto e orto- dosso seguace di Marx e che la dottrina derivante messa a punto da Lenin, il marxismo-leninismo, era la più completa teorizzazione fi- losofica per lo sviluppo dell'umanità. Il XX Congresso del Partito comunista russo del 1956, quando era salito al potere Kruscev, rinnegò e condannò l’opera di Stalin, avviando il cosiddetto processo di « destalinizzazione ». Opere principali: Sul! materialismo dialettico e sul materialismo storico, Principi del leninismo {1924); Questioni del leninismo (1926). Stein Edith (1891-1942) Ebrea di razza e di fede, nata a Breslavia in Germania, fu disce- pola e assistente di Husserl. Convertitasi al cattolicesimo nel 1922, nel '32 entrò nel Carmelo di Colonia, dove fu arrestata dai nazisti nel 1942. Morì nel lager di Auschwitz il 9 agosto dello stesso anno. Carattere centrale del suo pensiero è l'impegno di rivedere tutto l'impianto della metafisica aristotelico-tomista in chiave fenomeno- logica. Nella sua tesi di laurea Sul! problema dell'empatia sviluppa uno studio pregevole e originale sul sentimento dell’empatia, con cui l'io « percepisce condividendola » la realtà dell'altro. 339 ILa Stein intende approfondire la riflessione avviata da Lipps e Husserl: pur avendo quaicosa in comune sia con la percezione ester- na, sia con la memoria, sia con l'immaginazione, l’empatia è un'espe- rienza sui generis: è l’esperienza che un Io in generale ha di un altro Io. Con l’empatia, considerata come atto di compartecipazione, si entra nel « regno dello spirito », che è il regno dei valori. Opere principali: Su! problema dell'empatia (1917); La fenome- nologia di Husserl e la filosofia di san Tommaso d'Aquino (1929); Essere finito ed eterno (1950, postuma); La scienza della croce (1950, postuma). Suarez Francisco (1548-1617) Nacque a Granada. Fu filosofo e teologo. Mentre studiava nel- l'università di ‘Salamanca entrò nell'ordine dei gesuiti. Insegnò filosofia a Segovia e teologia a Valladolid. Tra il 1580 e il 1585 insegnò a Roma al « Collegio Romano ». Poi rientrò in Spagna e continuò a insegnare. Suarez è il pensatore più profondo e originale della Controri- forma. Col suo tentativo di conciliare il tomismo con le dottrine do- minanti dopo Occam e con le nuove teorie che lo sviluppo della scienza moderna andava evolvendo, egli inaugura un nuovo tipo di filosofia scolastica, il cui obiettivo principale è di operare una sin- tesi tra le posizioni di san Tommaso e il pensiero moderno. La sua opera principale, Disputationes metaphysicae, è la prima trattazione sistematica completa delle questioni discusse dalla filosofia scola- stica, in forma indipendente sia dalla teologia che dalle opere di Aristotele. In tal modo Suarez costituì la metafisica nella sua spe- cificità e totalità. In una prima parte tratta dell'essere in generale e delle sue cause, nella seconda dei vari enti esistenti: Dio, l’uomo e il mondo. Opere principali: De Verbo incarnato (1590); Disputationes me- taphysicae (1597); Varia opuscola theologica; De vera intel- ligentia (1605); De legibus ac Deo legislatore. Talete Matematico, astronomo e filosofo di Mileto. Fondatore della Scuo- la ionica. Descritto nell'antichità come una personalità poliedrica. A lui sono attribuiti numerosi teoremi di geometria e la scoperta del- la formula per misurare l'altezza delle piramidi attraverso la misu- razione dell’ombra da queste proiettata. Pone l’acqua come prin- cipio da cui traggono origine tutte le cose, per condensazione o ra- refazione. Telesio Bernardino (1509-1588) Originario di Cosenza, studiò fisica, medicina e filosofia a Padova dal 1527 al 1535. Si ritirò poi, per circa dieci anni, in un convento benedettino. 340 È il primo importante esponente di una nuova filosofia della na- tura che scorge in essa solo forze naturali che si devono spiegare con i suoi principi. L'indagine sulla natura deve procedere non dalla ragione ma dal senso. Ed è quest’ultimo a rivelare che nella natura non agiscono principi astratti come le forme o le cause finali, ma le forze, che sono cause meccaniche, principi agenti. I due principi agenti sono il caldo e il freddo. Dal loro contrasto deriva la realtà dei fenomeni fisici. Con questi due principi Telesio spiega anche la conoscenza umana, ridotta a sensazione. Telesio riconosce, comunque, la presenza nell'uomo anche di un'anima soprannaturale, divina e infusa da !Dio, la cui presenza non è testimoniata solo dalla rivelazione, ma anche dal bisogno innato che l’uomo ha di iDio e di una giustizia, ultraterrena. Conse- guentemente quest'anima è immortale. Opere principali: De rerum natura juxta propria principia (1586); Varii de rebus naturalibus libelli (1590, postumi). Tommaso d'Aquino (1225-1274) Nato a Roccasecca, presso Aquino (Frosinone), ricevette la pri- ma educazione dai benedettini di Montecassino. Studiò a Napoli ed entrò nell'ordine dei domenicani. Imprigionato dai fratelli perché contrari alla sua scelta religiosa, quando uscì di prigione lasciò l’Ita- lia e andò in un convento domenicano di Parigi, sotto la guida di Alberto Magno. Insegnò teologia alla Sorbona e fu teologo papale presso la corte pontificia. Passò gli ultimi anni nel convento di Na- poli componendo la Summa theologiae e predicando al popolo. Papa Gregorio X lo invitò al Concilio di Lione. Durante il viaggio si ammalò e fu trasportato nell'abbazia cistercense di Fossanova (in provincia di Latina) e qui morì il 7 marzo dello stesso anno. Tommaso d'Aquino, una delle maggiori figure della filosofia occi- dentale, portò a compimento quella straordinaria sintesi tra la gran- de eredità classica e la metanoia cristiana, che pone l’uomo al centro della creazione. Nella sua filosofia la conciliazione tra cristianesimo e aristo- telismo avviene in seno ad una altissima concezione dell'Essere se- condo cui l’Essere è la perfezione assoluta; l'origine degli enti è dovuta alla creazione; la creazione è una partecipazione per somi- glianza della perfezione dell'essere da parte degli enti; tra i singoli enti e l’Essere c'è solo analogia. In tale prospettiva, fede e ragione sono modi di conoscere diver- si, che non si contraddicono ma si completano reciprocamente: 1) la ragione accetta una verità nell'ordine delle cose naturali in base alla loro evidenza; 2) la fede accetta una verità nell'ordine del sopranna- turale sulla base dell'autorità di Dio rivelante. 341 Filosofia e teologia sono di conseguenza due scienze diverse, che non si contraddicono poiché Dio è il loro autore comune. (Circa la concezione antropologica, Tommaso considera l’uomo come un composto {sinolo) di anima e corpo, in cui l’anima è l'unica forma del corpo. La conoscenza umana è autosufficiente per cui non abbisogna di interventi straordinari per avere luogo. L'anima è im- mortale, di immortalità personale perché essa è « forma assoluta, che non dipende dalla materia ». Pur riconoscendo all'anima un più elevato grado di perfezione ri- spetto al corpo nella gerarchia degli esseri, egli crea una antropologia integrale, nella quale al corpo viene restituita tutta la sua dignità nell'ordine della creazione. Tommaso considera la conoscenza dell'uomo autonoma da un intervento diretto di Dio e risultato di un processo che l'intelletto compie a partire dall'esperienza. Definisce inoltre la coscienza quale « ritorno completo del soggetto in se medesimo »: la coscienza, in virtù dell'intenzionalità, pone se stessa in relazione con le cose e, confrontandosi con esse, conquista la propria identità. iLa consapevolezza di Tommaso della dignità dell’uomo è tale che sia l’esistenza di Dio (cinque prove) che l'immortalità dell'anima ven- gano dimostrate dalla ragione. In Tommaso trova spazio anche il problema politico, in relazione al quale egli asserisce l'origine naturale dello Stato, che considera una società perfetta poiché ha un fine proprio, il bene comune, e mez- zi sufficienti per realizzarlo. Nel conflitto tra i due poteri, tipico del suo contesto storico, egli fu assertore della dipendenza indiretta dello Stato dalla Chiesa, che è una società più perfetta in ordine ai fini e ai mezzi che le sono propri: lo Stato dipendente indirettamente dalla Chiesa nell'ordine dei fini soprannaturali dell’uomo. È opportuno sottolineare come oggi molti noti studiosi, ca- me ad esempio Jaspers, hanno riconosciuto che le analisi sulla volontà, la libertà e le passioni umane fatte da Tommaso sono pro- fonde e precise, valide anche per la filosofia contemporanea. Opere principali: De ente et essentia; Commentari alle principali opere di Aristotele; Summa contra gentiles; Summa theo- logiae (iniziata nel 1269 e rimasta incompiuta); De unitate intellectus contra averroistas (1270); De veritate; De potentia; De malo; De spiritualibus creaturis; Expositio super Job; De regimine princi pum; Compendium theologiae; De substantiis separatis. Vico Gianbattista (1668-1744) Nato a Napoli, studiò filosofia presso i gesuiti, sotto la guida di padre Rissi. Dal 1699 fu professore di retorica all'università della stessa città. Visse poveramente fra incomprensioni e ostilità. Nel 1732 gli fu conferito l’incarico di storiografo regio. L’intuizione fondamentale di Vico dal punto di vista filosofico è 342 espressa nella formula « verum est factum », cioè per conoscere ve- ramente una cosa è necessario essere in grado di farla. In base a questo criterio l’uomo non può conoscere la natura perché creata da Dio, non può conoscere il proprio essere in quanto non si è auto- creato. Oggetto della conoscenza umana è la storia in quanto opera dell’uomo. La legge universale che regola la storia è una legge di sviluppo attraverso la ritmica ripetizione delle tre epoche del corso storico (età degli dei, degli eroi, degli uomini). Questa legge della ripetizione dei corsi non sopprime la libertà umana, non è un ostacolo al proces- so della civiltà, è necessaria e voluta da Dio per riportare l’uomo cor- rotto dalla ragione alla religione. Oltre alla dimensione storica, Vico riabilita, in sede filosofica, quella estetica. Per lui l’arte ha una funzione metafisica, in quanto è l'espressione profonda delle cose da parte di un essere intelligente, in cui la ragione non ha ancora raggiunto la piena maturazione e che perciò riesce a esprimersi per mezzo del sentimento e della fantasia. . Opere principali: De nostri temporis studiorum ratione (1708); De antiquissima Italorum sapientia; Liber physicus; Liber moralis; Il diritto universale; De universi iuris uno principio et fine uno; De constantia iurisprudentis; Principi d'una scienza nuova dintorno alla natura delle nazioni (Scienza nuova prima, 1725; Scienza nuova seconda, 1730; Scienza nuova terza, 1744). Voltaire (soprannome di Frangois Marie Arouet) (1694-1778) Nato a Parigi, studiò presso i gesuiti della stessa città. Fre- quentò l’ambiente libertino di Parigi e si prese un anno di prigione per il suo spirito dissacratorio e anticonformista. Tra il 1726 e il 1729 fu in Inghilterra. Tornò in Francia per un decennio circa, riti- rato in un castello della Lorena, poi andò a Berlino alla corte di Fe- derico II. Trascorse gli ultimi venti anni a Ferney, in Francia, impe- gnato a far conoscere le sue idee sulla tolleranza religiosa e sulla libertà. Massimo esponente dell'illuminismo francese, tentò di operare una sintesi tra il razionalismo di Cartesio e l'’empirismo di Newton. Dalla contingenza del mondo egli argomenta a favore dell’esistenza di Dio, ma resta profondamente agnostico per quanto concerne la sua natura e i suoi attributi. Anche riguardo all’immortalità dell'ani- ma sostiene che bisogna credervi anche se non esistono argomenti probativi per dimostrarla. In conformità con le esigenze dell’illuminismo Voltaire è massimamente critico di ogni religione istituziona- lizzata, in particolare del cristianesimo. Egli attacca con critica spietata, ingiusta e beffarda tutte le dottrine e le strutture della Chiesa cattolica. Opere principali: Edipo (1718); Lettere filosofiche, Trattato di metafisica (1734); Elementi della filosofia di Newton 343 (1737); Il secolo di Luigi XIV; Dizionario filosofico; Candido; Trattato sulla tolleranza (1763); Questioni sui miracoli; Filosofia della storia (1765); Filosofo ignorante (1766); Bisogna prendere partito (1772); Questioni sull’Enciclopedia (1776). Whitehead Alfred North (1861-1947) Matematico e filosofo inglese, nato nel Kent, a Ramsgate e mor- to negli U.S.A. a Cambridge, nel Massachusetts. Giunse tardi alla filosofia, dopo avere insegnato per molti anni geometria e mate- matica all'università di Londra. Dal 1924 al 1937 occupò la cattedra di teoretica all'università di Harvard. In collaborazione con Russell scrisse i famosi Principia mathematica, opera volta a dimostrare che le matematiche pure (compresa la geometria pura) sono un ramo del- la logica e le loro proposizioni sono analitiche e non sintetiche a prio- ri come aveva sostenuto Kant. Sulie orme di Peano e Frege, White- head pone come proposizioni iniziali pochi principi logici, rappresen- tati da simboli formali, da cui, con un calcolo logico, si deducono al- tre proposizioni. Con questo metodo vengono man mano introdotti e dimostrati principi e teoremi. Il processo è puramente analitico e a priori, indipendentemente dalle cose e dallo spirito. Non per questo Whitehead sposa una visione idealistica della realtà: il mondo non emerge dal soggetto come per gli idealisti, ma piuttosto il soggetto dal mondo. Ma questo non significa che il soggetto procede dalla ma- teria come insegnano i materialisti. La realtà è concepita come un processo, costituito da eventi in connessione reciproca. Oltre che dagli eventi il processo è costituito da forme e struiture ricorrenti che Whitehead chiama « oggetti eterni ». Al più alto grado gli og- getti eterni costituiscono i valori {il bene, il bello, il vero) che si rea- lizzano occasionalmente nel processo. Di qui la singolare concezione del divino proposta da Whitehead: Dio è insieme ia « natura origi- naria », in quanto contiene in sé la totalità degli oggetti eterni, e la « natura conseguente », come realizzazione progressiva, interna al processo, di tutti i possibili valori dell’esistenza. Dio, principio del bere e degli altri valori supremi, è in lotta con ii male. Egli soffre per iiberarsene insieme a quanti vivono e soffrono ia vicenda della vita. Alia filosofia del processo di Whitehead si è ispirato un impor- tante movimenio teologico statunitense, chiamato « teologia del processo » {Process theology). Opere principali: L'organizzazione del pensiero (1917); Ricerca sui principi della conoscenza naturale (1919); ii concetto di natura (1920); La scienza e ii mondo moderno (1525); Processo e realtà (1929); Avventure delle idee; Modi di pensiero (1938); Scienza. e filosofia (1947). Wittgenstein Ludwig (1889-1952) Logico e filosofo del linguaggio, massimo esponente prima del neopositivismo e poi dell'analisi linguistica. Nato a Vienna, compì gli 344 studi in Germania e in Inghilterra. Qui svolse anche la sua attività accademica a partire dal 1939 operando con B. Russell, a Cambridge, dove morì. Le due opere Tractatus logico-philosophicus e Osserva- zioni filosofiche rappresentano due diverse concezioni della filosofia del linguaggio, per cui si è soliti parlare di un Wittgenstein I e di un Wittgenstein II. il primo (che è quello del Tractatus) concepisce il linguaggio come rappresentazione delle cose, privilegia il linguaggio scientifico su tutti gli altri e assume come criterio di significazione la verifica sperimentale. Il secondo (che è quello delle Philosophical Investigations) considera il linguaggio come un gioco le cui regole so- no fissate arbitrariamente. Riconosce molti giochi linguistici validi, purché siano regolati da un preciso e stabile gruppo di norme. Ri- tiene che la funzione di linguaggio-guida, criterio di verifica per ogni altro linguaggio, non spetti al linguaggio scientifico bensi al linguag- gio ordinario. Opere principali: Tractatus logico-philosophicus (1918); Osser- vazioni filosofiche (1964); Quaderno blu (appunti del 1933-34); Qua- derno marrone (1934-1935); Osservazioni sui fondamenti della mate- matica (1956); Grammatica filosofica (1969); Della certezza‘(1969). Wolff Christian (1679-1754) Nacque a Breslavia e nel 1706 fu nominato professore nell'uni- versità della stessa città. Il re Federico, convinto dai suoi avversari, gli tolse l'insegnamento per il suo razionalismo religioso. Il succes- sore Federico II, però, lo riconiermò nell'insegnamento. Discepolo di Leibniz, è l'autore di una sintesi poderosa tra il pensiero filosofico tradizionale di stampo razionalistico e le scoperte scientifiche del suo tempo. Egli divide tutta la filosofia in sette parti principali: /ogica, antologia, cosmologia, psicologia empirica, psicologia razionale, teo- fogia naturale, filosofia moraîe. Questa divisione verrà regolarmente seguita dalla maggior parte dei filosofi dei secoli successivi. Riguardo aì contenuto la filosofia di Wolff è sostanzialmente leibniziana. Come Leibniz, Wolff elabora una spiegazione della realtà partendo da tre principi: ragion sufficiente, armonia prestabilita, ottimismo. Offre, però, due importanti novità: abbandono del concetto della monade, come sostanza semplice costituente lo spirito e la materia; riduzione del principio di ragion sufficiente al principio di non contraddizione. Opere principali: Philosophia rationalis sive Logica (1728); Philo- sophia prima sive Ontologia (1729); Philosophia moralis sive Ethica {1750-1753); Oeconomica (1750). Zenone (336-274 a.C.) Nato a Cizio, nell'isola di Cipro, si trasferì ad Atene dove fre- quentò le scuole di diversi filosofi. Tenne ie sue lezioni sotto il Portico Dipinto (Stoà Poikilé) di Atene. Da qui prese il nome ia sua dottrina filosofica: lo « stoicismo ». La sua dottrina è essenzialmente di ordine morale, ma comprende 345 anche importanti elementi di metafisica e cosmologia. E i suoi inse- gnamenti morali, estremamente rigorosi (soppressione delle passioni e degli istinti, eliminazione del piacere, pratica della virtù) sono in perfetta armonia con la sua visione metafisica. Questa pone al vertice di tutte le cose il Logos (la ragione), il quale irradia la sua forza sulla materia a modo di semi (/ogoi spermatikoi); questi germi svi- luppandosi danno origine agli individui. I semi irradiati dal Logos non sono altro che frammenti del Logos stesso. Anche l'uomo, come tutti gli altri esseri, è costituito da un frammento del Logos (l’anima) e da una parte di materia (il corpo). L'uomo può essere immortale solo in quanto cerca di identificarsi col Logos, cioè in quanto cerca di superare la sua individualità, distaccandosi dalla materia. Opere principali: La repubblica; I segni; Il discorso; La natura; La vita secondo natura; Le passioni, 346 Parte quarta: GUIDA ALLA LETTURA DI ALCUNE OPERE DI FILOSOFIA" « Il Fedone », di Platone « Il discorso sul metodo », di Cartesio « La missione del dotto », di Fichte « Manifesto del partito comunista », di Marx- Engels « Introduzione alla metafisica », di Heidegger Non c'è via migliore alla conoscenza del pensiero dei filosofi della let- tura diretta delle loro opere. Ma è evidente che per uno studente di liceo (e non soltanto per lui) questa è un'impresa impossibile, dovendo egli, nel breve giro di tre anni, prendere contatto con tutta la folta schiera di pen- satori che va dal primo sorgere della filosofia fino ai giorni nostri. Cio- nondimeno, per ogni epoca della storia della filosofia, i programmi gover- nativi prevedono che lo studente effettui una lettura accurata e critica di almeno un'opera di un grande autore. La scelta dell'opera è general- mente affidata al professore. Quando insegnavo storia della filosofia in liceo ai miei studenti facevo leggere tre opere, le quali oltre che importanti e significative in se stesse, e per il nome dei loro autori, sono anche singolarmente adatte ad intro- durre lo studente alle tre grandi epoche della storia della filosofia: an- tica, moderna e contemporanea. Tali opere sono: — Il Fedone, di Platone — Il discorso sul metodo, di Cartesio — La missione del dotto, di Fichte Per venire incontro alle richieste di diversi insegnanti e per una mi- gliore completezza storica del pensiero filosofico contemporaneo, abbia- mo aggiunto poi due opere, che riteniamo significative, dei secoli XIX e XX: — Manifesto del partito comunista, di Marx-Engels — Introduzione alla metafisica, di M. Heidegger. * Le traduzioni di cui si siamo serviti sono le seguenti: PLATONE, Fedone, tr. di M. VALGIMIGLI, Laterza, Bari 1946. CARTESIO, Il discorso sul metodo, tr. di G. BONTADINI, La Scuola, Brescia 1957. FICHTE, La missione del dotto, tr. di C. MAZZANTINI, Società ‘Editrice Interna- zionale, Torino. MARx-ENGELS, Il manifesto del partito comunista, tr. di E. CANTIMORI MEZZA- MONTI, Laterza, Bari 1974. HEIDEGGER, Introduzione alla metafisica, tr. di G. Masi, Mursia, Milano 1979. 347 Le accuse a Socrate Difesa di Socrate: educazione del giovani all'esercizio della virtù I. «IL FEDONE » Platone (427-347 a.C.) 1. Ambientazione storica dell’opera Nel 399 a.C. Socrate viene condannato a morte dai governanti di Atene sotto l'imputazione di empietà e corruzione delia gioventù, due accuse che gli erano state mosse da varie parti già da molto tempo. Ancora nel 423, nella commedia Le Nubi, Aristofane aveva attaccato Socrate proprio in quanto, col suo spirito critico, incitava i giovani a considerare con di- sprezzo la tradizione etico-politica della città, e in quanto con i suoi inse- gnamenti si metteva fuori della stessa tradizione religiosa seguita da tutti i cittadini. Alcuni anni più tardi ii poeta tragico Meleto aveva dichiarato: «Commette reato Socrate, non ritenendo dèi quelli che considera tali lo Stato e tentando inoltre di introdurre altri enti demoriaci nuovi; com- mette ancora reato corrompendo i giovani ». In questo clima si spiega la denuncia contro Socrate, che appariva a molti non soltanto l'avversario più accanito della cultura allora impe- rante (quella sofista) ma anche come l'esponente intellettuale più te- mibile per gli aristocratici che governavano la città. Probabilmente l'o-biettivo dei suoi avversari era che egli se ne andasse in esilio e in effetti gli proposero questa soluzione; ma Socrate volle affrontare il pro- cesso, in cui respinse entrambe ie accuse: il suo obiettivo non era quello di corrompere la gioventù, ma di sollecitarla alla pratica della virtù e al ‘perseguimento dei più elevati valori morali; quanto alla religione, egli non avversava affatto la tradizione, ma cercava di ‘adeguarla alle esi- genze di una maggiore razionalità. In tribunale, i più dovettero avere ia chiara impressione che Socrate non intendeva affatto modificare ii suo atteggiamento; ed i voti di coloro che si pronunciarono per la sua asso- luzione furono inferiori a quelli necessari. Quando si trattò di definire il tipo di pena che gli sarebbe stata inflitta, Socrate chiese ironicamente che gli venisse decretata una pensione a vita, come benemerito dello Stato. La cosa suonò come una provocazione e come un insulto alle isti- tuzioni cittadine; anche parecchi di quelli che avevano votato a favore della sua assoluzione gli furono infine contrari; ed egli fu condannato a bere la cicuta. L'esecuzione della pena capitale, che di per sé doveva aver luogo im- mediatamente, fu rimandata d'un paio di settimane, perché in quei giorni sì stavano celebrando le Delie (le feste in commemorazione della impresa di Teseo) e pertanto non si potevano eseguire pene capitali. In attesa dell'esecuzione della sentenza Socrate fu rinchiuso in prigione. È ap- punto questo il luogo e il momento in cui si svolge il dialogo tra Socrate e i suoi discepoli circa il destino ultimo dell'uomo, 348 2. Ii dialogo, metodo dell’opera La metodologia filosofica ai tempi di Platone è ancora in fase di gesta- zione e assestamento. Î primi pensatori greci avevano dato espressione poetica alle loro meditazioni filosofiche. Più tardi Aristotele introdurrà quelia che diventerà la forma definitiva: quella sobria e rigorosa del trattato. Per esporre il suo pensiero Platone si vale di una via di mezzo: meno libera ed alata di quelia poetica, ma anche meno arida e sistema- tica di quella del trattato, ia via del diaiogo. Il dialogo e il trattato perseguono lo stesso obiettivo ma cercano di raggiungerlo in maniera diversa. Tutt'e due svolgono una tesi; ma mentre nel trattato il discorso è sviluppato da una sola mente, la quale prima di accoglieria con certezza definitiva, vaglia tutti i pro e contro della tesi, i! cialogo è tun discorso tra due o più persone, le quali di fronte ad una tesi particolare, assumono ciascuna una posizione perso- nale, Diversamente che nel trattato, dove le obiezioni rimangono pure difficolrè. astratte da superare, nel dialogo le tesi contrastanti si inca: nano in personaggi vivi: esse rappresentano il loro modo di intendere le cose e di vivere ia vita. uesto è vero in rarticolare del Fedone, del quale il Valgimigli scrive a ragion veduia che « quì non abbiamo a che fare con un’opera filosofica pura e semplice, la quale possa essere considerata esclusivamente nella sua astrattezza razionale, sia pure nel vivo diaiettizzarsi del pensiero; qui abbiamo a che fare con un'opera ci filosofia che si concreta s si avvia in una vera azione, che anche dai punto di vista formale esterno si sviluppa in un vero dialogo, cioè in una scena che si muove tra persone vere, non tra simboli, tra persone le quali, sì, ragionano, ma anche sono agitaie e travagliate e conimosse e hanno un’ansia di ricerca che non ie interessa solc intellettualmente, ma ie prende e conquide nella loro più profonda umanità. Lo stesso Socrate avverte più volte, e scherzando se ne giustifica, che questo ragionare lo tocca assai da vicino; e ci sono intorno a lui il giovanetto Fedone e il vecchio Critone, e i due ospiti te- bani, e Apollodoro che meno degli altri, guando Socrate beve il far- maco, riesce a frenare il pianto; e tutti infine si velanc il capo e si traggo- no da parte, e nella stanza ormai fatta oscura e silenziosa biancheggia ii iettuccio dov'è disteso il maestro, il compagno e l’amico, con gli occhi e le labbra appena chiusi per sempre dal pio atto di Critone ».i 3. Divisione e sintesi dell’opera Ii dialogo si divide in due grandi parti (separate da un breve ma splendido intermezzo), costruite in perfetta simmetria tra di loro. La prima comprende i capiîci! 1-34; la seconda i capitoli 36-66. Entrambe le parti si articolano in tre tempi: primo, annotazioni biografiche (nella prima parte Socrate è seduto sui suo lettuccio, accanto a iui è Santippe, intorno gli amici, e Critone com ia sua premura affettuosa e le sue rac- comandazioni un poco inopporiune; nella seconda parte Socrate si trova nuovamente sul suo Jettuccio con intorno gli amici piangenti); secondo, ! M, VALGIMIGLI, intrcduzione a PLATONE, Fedone, Laterza, Bari 1946, pp. 1-2. 349 La metodologia platonica dei dialogo Distinzione tra dialoge e trattato Il ‘“Fedone’”: un’opera di pensiero e concretezza Struttura simmetrica del dialogo Un dialogo tra amici su Socrate Gli ultimi istanti della vita di Socrate La sopravvivenza dell'anima dopo la morte Filosofia e musica: aftinità tra mitologia e filosofia dimostrazione dell'immortalità dell'anima (nella prima parte con le pro- ve della reminiscenza e della affinità dell'anima con la sfera delle Idee: nella seconda parte con la prova dei contrari e della partecipazione del- l'anima al mondo delle Idee); terzo, miti (nella prima parte, il mito della metempsicosi; nella seconda parte, il mito della condizione delle ani- me dopo la morte). Il dialogo .tra Socrate e i suoi amici, in :particolare con Simmia e Cebete, due pitagorici, è collocato in un contesto più vasto, che ha come interlocutori Echecrate e Fedone. Questi, ritornando ad Atene dopo il volontario esilio che si era imposto dopo la morte del maestro, passa da Fliunte patria di Echerate, il quale coglie l'occasione per chiedere all'amico come Socrate avesse trascorso i giorni del carcere. Echecrate domanda informazioni a Fedone riguardo agli ultimi mo- menti della vita di Socrate; più esattamente gli chiede due notizie: — Come mai passò tanto tempo tra ‘la condanna e l'esecuzione della pena? — Chi era presente alla morte di Socrate? ‘Alla prima domanda Fedone risponde che la ragione del lungo inter- vallo fu la coincidenza della condanna a morte di Socrate con la celebra- zione delle Delie, durante le quali non si poteva dare esecuzione a nes- suna pena capitale. Alla seconda domanda risponde che erano presenti alcuni ateniesi, tra cui Critone, due forestieri, Simmia e Cebete, che pro- venivano da Tebe {cc. 1-2), e la moglie di Socrate, Santippe. Poi Fedone passa a descrivere le prime vicende dell'ultimo giorno: l'allontanamento sofferto ma deciso di Santippe da parte di Socrate dalla prigione, e lo scioglimento di Socrate dalle catene. Quest'ultimo fatto offre a Socrate lo spunto per introdurre il tema che gli sta a cuore, la sopravvivenza dell'anima dopo la morte. Stropicciandosi la gamba indo- lenzita, Socrate pensa al singolare caso di due esseri i quali, pur essendo tra loro contrari, piacere e dolore, non possono stare separati; e chi fa per inseguire l'uno e lo prende, ecco che gli viene subito dietro anche l’altro, quasi ‘che fossero legati insieme a un unico capo: cosicché, dice, se Fisopo ci avesse posto mente, certo ne avrebbe composta una del. le sue favole. Allora si introduce Cebete il quale chiede a Socrate: a proposito, com'è che da quando sei qui, ti sei messo a musicare favole di Esopo e un poema ad Apollo? Me l’ha domandato più volte anche l’amico Eveno. E tu digli la verità, gli risponde Socrate: più volte nella vita passata mi apparve un sogno, ora in questo, ora in quell’aspetto, e sempre mi di- ceva la stessa cosa: — O Socrate, componi ed esercitati nella musica. — Ed io credevo in verità che il sogno mi incitasse a quello che già facevo, ossia a filosofare, ritenendo appunto che la filosofia fosse la più alta350 musica. Ma venuto qui sono stato assalito dal dubbio che il sogno volesse intendere musica proprio nel significato usuale e comune del termine; e allora mi parve bene obbedire comunque al sogno; e così composi un inno ad Apollo e ho messo in musica alcune favole di Esopo? Dì, dunque, all'amico Eveno, conclude Socrate, che questa è la ragione della mia applicazione alla musica e alla poesia; e digli inoltre che « se è savio, mi venga dietro al più presto ». Queste mie parole, insiste Socrate, non devono sorprendere nessuno, perché tutti i veri filosofi desiderano di morire, anche se non è loro consentito procurarsi la morte con ila propria mano. A questo punto Cebete obietta: « Come dici, o Socrate, che far vio- lenza a se stessi non è lecito, e d'altra parte che chi è filosofo possa avere desiderio di andare dietro a chi muore? » L'obiezione interessa molto Socrate, anche perché, a chi è sul punto di intraprendere il viaggio per il mondo di là, niente si addiceè meglio che meditare intorno a questo viaggio. SEZIONE SECONDA (cc. 6-13) 2. Immortalità dell'anima è Tesi di Socrate: Al filosofo è lecito desiderare la morte Prima formulazione della tesi — Socrate risponde all’obiezione di Cebete che per certi uomini e in certe circostanze è meglio morire che vivere, però è loro vietato procurarsi la morte da se stessi perché « noi uomini siamo come in una specie di carcere, e quindi non possiamo libe- rarci da noi medesimi e tanto meno svignarcela », infatti: « Dei sono coloro che hanno cura di noi uomini e noi siamo una delle cose in pos- sesso degli Dei » (c. 6). Obiezione di Cebete — Appunto perché siamo nelle mani degli Dei non è lecito al filosofo desiderare di morire. Si tratta infatti di una cosa assurda che una persona saggia come il filosofo desideri sottrarsi al ser- vizio di coloro che sono i migliori dominatori, dato che gli è impossi- bile provvedere meglio a se stesso divenendo libero (c. 7). Seconda formulazione della tesi — Socrate risponde a Cebete dando una formulazione più completa della sua tesi. Afferma che è lecito desi- derare di morire perché egli crede che dopo la morte si va presso altre divinità savie e buone, insieme a uomini morti migliori dei vivi. « Data questa speranza, io non ho ragione di rammaricarmi alla pari di chi eguale speranza non abbia; e anzi io sono pieno di fede che per i morti ? Platone accenna ad una teoria che gli è molto cara: quella delle affinità tra mitologia e filosofia: « C'è un “fare miti” o poetare che non contraddice propriamente al “fare logoi” 0 filosofare, e anzi sono ambedue, in vario senso, più compiuto o più limitato, un “fare musica”; e codesto far miti o poetare può dar luogo esso al filosofare, e anche concludere il filosofare, quando in questo far logoi il logos sia giunto a un punto estremo oltre il quale non può più avere svolgimento senza mutarsi in mito » (Ibidem, pp. 4-5). Questo spiega perché Platone accompagri sistematicamente le sue argomentazioni filosofiche con immagini mitiche. Nel Fedone alle dimostrazioni dell'immor- talità dell'anima, fa seguire il mito della metempsicosi e il mito della con- dizione delle anime dopo la inorte. 351 I veri filosofi desiderano la morte Non è lecito ad alcuno procurarsi la morte La vita Immortale in La vita ascetica del filosofo puro ragionamento si rivela la verità Astrazione e contemplazione La morte è indispensabile al raggiungimento della sapienza, verità e virtù qualche cosa ci sia, e come anche si dice da tempo, assai migliore per i b i che per i cattivi» (c. 8). Dimostrazione della tesi (cc. 9-13) — Al filosofo è lecito deside- rare la morte, anzi, durante tutta la vita non si cura di nient'altro se mon di morire ed essere morto, perché la morte è la separazione dell'anima dal corpo, e questa separazione è desiderabile per tanti motivi: Primo motivo. Durante la vita non vale la pena interessarsi del corpo, e questo per quattro ragioni: 1) I piaceri del corpo sono troppo caduchi. Perciò « il filosofo in tutte le cose sopra dette (mangiare, bere, vestire...) cerca di liberare quanto più può l’anima da ogni comunanza col corpo, a differenza degli altri uomini » {c. 9). 2) Il corpo impedisce l’acquisto della sapienza. Vista e udito, che sono i sensi più perfetti, non ci fanno conoscere niente di preciso e di sicuro, e invece di farci conoscere la verità ci tirano in inganno. È solo nel puro ragionamento che si rivela all'anima la verità. « L'anima ragiona con la sua migliore purezza quando non la conturba nessuna di cotali sensa- zioni. Né vista, né udito, né dolore e nemmeno piacere; ma tutta sola si raccoglie in se stessa, dicendo addio al corpo; e, nulia più partecipando del corpo, né avendo contatto con esso intende con ogni suo sforzo la verità » (c. 10). 3) Le idee di giustizia, bontà, ecc. non possono essere percepite dal corpo; esse possono essere percepite solo da chi « con purità perfetta massimamente si adoperi di avvicinarsi a ciascun oggetto col solo pensie- ro, senza né aiutarsi, nel suo meditare, con la vista o con altro senso [...] anzi astraendo, per quanto può, da occhi e da orecchi e insomma da tutto il corpo, come quello che perturba l'anima e non le permette di acqui. stare verità e intelligenza, quando abbia comunanza con esso » (c. 10). « Fino a quando abbiamo il corpo e la nostra anima è mescolata e con- fusa con un male di tal natura, noi non saremo mai capaci di conqui- stare compiutamente quello che desideriamo e che diciamo essere la verità » (c. 11) o « sapienza » (cfr. c. 11 più avanti). 4) I) corpo stesso è causa delle inquietudini che lo tormentano: « Infinite sono le inquietudini che il corpo sì procura per le necessità del nutrimento [...] Guerre, rivoluzioni, battaglie, chi altri ne è cagione se non il corpo e le passioni del corpo? » (c. 11). Secondo motivo. La morte è desiderabile perché completa quella separazione tra anima e corpo che è indispensabile per il raggiungimen- to della sapienza; separazione che il filosofo ha cercato di attuare du- rante tutta la sua vita con l’ascesi di purificazione. La purificazione con- siste nell'adoperarsi « in ogni modo a tener separata l’anima dal corpo e abituarla a raccogliersi e a racchiudersi in se medesima fuori da ogni elemento corporeo. Se il filosofo non desiderasse la morte com- metterebbe una grande contraddizione, perché il filosofo è per ogni ri- spetto in discordia con il corpoe ha desiderio di essere solo con la propria anima e solo con la morte questo diviene possibile (c. 11; cfr. la bellis- sima finale). Terzo motivo. La morte è necessaria non solo per raggiungere la verità (o sapienza), ma anche per raggiungere le altre virtù: giustizia, fortezza e temperanza. Solo i filosofi considerano la morte un bene; tutti gli altri la mettono nel numero dei grandi mali. Per cui, fatta eccezione per 352 il filosofo, tutti gli altri sono coraggiosi perché sono vili e hanno paura, sono temperanti per la loro intemperanza, per paura di restar privi di certi piaceri. Tutto quello che Socrate ha detto sulla desi- derabilità della morte è vero solo a patto che l’anima sia immortale, ma molti uomini temono che, « quand’ella sia distaccata dal corpo, non esista più in alcun luogo, e si guasti e perisca il giorno stesso in cui l’uomo muore » (c. 14). :Perciò affinché sia possibile accettare quello che Socrate ha detto sulla desiderabilità della morte e sulla vita futura è necessario che Socrate provi prima che l’anima seguita ad esistere quando l’uomo è morto, e poi che ella conserva potere e intelligenza (c. 14). Socrate accetta la richiesta e adduce vari argomenti a favore dell'immortalità dell'anima. 1) Il primo argomento è basato sulla dottrina dei contrari — I con- trari (piacere-dolore, buono-cattivo, vita-morte, caldo-freddo, etc...) si avvicendano in modo ciclico. Perciò i vivi si generano dai morti e i morti dai vivi. Aspetto religioso dell'argomento. Dottrina della metempsicosi: « C'è una antica dottrina che esistono colà anime giuntevi di qui e che di là nuovamente tornano qui e che si rigenerano dai morti nuovi esseri » {c. 15). Aspetto filosofico dell'argomento. Ogni essere che ha il suo contrario, non da altro si genera se non da quello appunto che è il suo contrario. « Ebbene, disse, al vivere c'è qualcosa di contrario, come all'essere sveglio è contrario il dormire? Certamente, disse. E che cosa è? L'essere morto, disse. E, dunque, questi due stati, se è vero che sono contrari fra loro, non si generano così l’un dall'altro? [...] Senza dubbio » (c. 16). « Dunque da ciò che è morto, o Cebete, si genera ciò che è vivo, e insomma dai morti si generano i vivi? » — È chiaro, disse. — Dunque le nostre anime sono nell’Ade. — Così pare (c. 16). Necessità di un perpetuarsi ciclico nel passaggio da un contrario al- l'altro. « Perché non ci fosse tra gli esseri, nel loro generarsi, una corri- spondenza perpetua degli uni con gli altri, come se ruotassero in cerchio; e invece il processo generativo si svolgesse esclusivamente da un essere al suo opposto, come in linea retta, e non girasse più all'indietro verso il primo punto e non compisse il suo giro, tu capisci bene che tutti gli esseri finirebbero con l'assumere la stessa forma e si troverebbero nelle stesse condizioni e insomma cesserebbero di generarsi » (c. 17). « Se tut- te le cose che muoiono rimanessero in tale forma e non più riprendessero il corso verso la vita, sarebbe necessario che alla fine tutto fosse morto e più niente vivesse » (ib.). 2) Il secondo argomento è tratto dalla dottrina della reminiscenza — Senza la preesistenza dell'anima la reminiscenza è impossibile. La remi- 353 Argomenti a favore dell’immortalità dell’anima I contrari si generano l’uno dall'altro Ciclicità della generazione dei contrari Resistenza e reminiscenza: prove di immortalità fl ricordo delle idee come criterio di giudizio Reminiscenza e perdita delle conoscenze alla nascita Tutto ciò che è vivo si genera da ciò che è morto x niscenza non « è possibile se l'anima nostra non esistesse già in qual. che luogo prima di generarsi in questa nostra forma umana. Cosicché anche per questa via appare che l’anima è qualcosa di immortale » (c. 18). Socrate distingue due modi di reminiscenza: a) reminiscenza per contiguità; per esempio, vedendo la lira dell’innamorato ci si ricorda del- la sua figura; b) reminiscenza per somiglianza; per esempio, vedendo i’im. magine di Simmia, ci si ricorda della sua persona. Poi, esaminando il se- condo tipo di reminiscenza {quello fondato sulla somiglianza) trova che non è possibile giudicare della somiglianza tra varie cose senza avere una idea universale di eguaglianza, dell’eguale in sé. Ma questa idea dell’egua- le in sé non può essere ricavata dall'esperienza. Infatti, nell'esperienza, le cose che giudichiamo eguali sono sempre difettose, non sono perfette come l’eguale in sé. Ora per giudicare di questa discrepanza tra l’eguale in sé e le cose eguali, colui che giudica « ha da essersi pur fatta dapprima in qualche modo un'idea di quel tale essere a cui dice che la cosa veduta s'assomiglia, ma rispetto alla quale è difettosa » (c. 19). « Dunque prima che noi cominciassimo a vedere e a udire, insomma a far uso degli altri sensi (cioè prima di nascere) bisognava pure che già ci trovassimo in possesso della conoscenza dell’eguale in sé, che cosa realmente esso è, se poi dovevamo, gli eguali che ci risultavano dalle sensazioni, ripor- tarli a quello, e pensare che tutti quanti hanno una loro ansia di essere come quello, mentre poi gli rimangono al di sotto » (c. 19). Questo si- gnifica che « prima di nascere e subito dopo nati conoscevamo già non so- lo l’eguale e quindi il maggiore e il minore, ma anche tutte insieme le al- tre idee; perché non tanto dell’eguale stiamo ragionando ora, quanto anche del bello in sé e del buono in sé e del giusto e del santo [...] » (c. 20). Il meccanismo della reminiscenza viene spiegato nel modo seguente: « Acquistate delle conoscenze prima di nascere noi le perdiamo nascendo; e poi, valendoci dei sensi relativi a certi dati oggetti, veniamo recupe- rando di ciascuno di essi quelle conoscenze che avevamo già anche pri- ma » (c. 20). Poi Socrate mostra che la reminiscenza è l’unico modo di spiegare il fatto che noi non conosciamo immediatamente le idee appena nati (cfr. c. 21). In conclusione: la reminiscenza delle idee postula la preesistenza dell'anima. « Se veramente esistono questi esseri di cui an- diamo ragionando continuamente e il buono, e il bello e ogni altro si- mile e a ciascuno di questi riportiamo e compariamo tutte le impressioni che ci vengono dai sensi riconoscendo che essi sono gli esemplari prima già posseduti dal nostro spirito, non è necessario, per la stessa ragione onde questi esistono, che anche esista la nostra anima prima ancora che noi siamo nati? » (c. 22). Dimostrazione che l'anima continua ad esistere anche dopo la morte del cor po. All’argomentazione di Socrate Simmia obietta: « Che cosa vieta che ella si generi e si formi da qualche altra parte ed esista anche prima di giungere nel corpo umano; ma che poi, quando vi sia giunta e se ne distacchi, allora finisca anch'ella di esistere e si perda compiutamente? » (c. 23). Risposta di Socrate. « Ebbene, o Simmia e Cebete, disse Sacrate, è dimostrato fin d'ora anche questo: purché vogliate congiungere insieme il nostro presente argomento con l’altro sul quale già ci mettemmo d'ac- cordo prima, e cioè che tutto ciò che è vivo si genera da ciò che è morto. Infatti, se l’anima esiste anche prima, ed è necessario che, entrando 354 essa per la sua generazione nella vita, non da altro si generi se non dalla morte e dall'essere morti; come non è parimenti necessario che ella seguiti ad esistere anche dopo la morte, se è vero che deve poi nuova- mente rinnovarsi? Ed ecco dunque che anche questo secondo punto ri- mane dimostrato senz'altro » (c. 23). (Digressione sul fanciullo dentro di noi [la parte irrazionale dell'anima che non vede il bene e tende solo al piacevole], che si spaventa davanti alla morte) (c. 24). 3) Il terzo argomento a favore dell'immortalità dell'anima è basato sulla semplicità del suo essere — L'anima non è soggetta a decompo- sizione perché il suo essere non è composto, ma semplice. Ora solo gli esseri composti sono soggetti a corruzione. L'anima è semplice perché è costante, invariabile e invisibile. L'anima ha queste doti perché è « congenere alle idee che sono costanti, invariabili e invisibili ». Le idee sono invariabili. « L'eguale in sé, il bello in sé e insomma ogni data cosa che è in sé, l'ente, c'è mai caso che patisca mutazione veruna? — No » (c. 25). Le idee sono invisibili. « Quelle che rimangono costanti non c’è altro mezzo col quale le possa apprendere se non col pensiero e con la medita- zione: perché quelle di questa specie sono invisibili e non si possono per- cepire con la vista » (c. 26). Il corpo invece è mutevole e visibile perché è simile alle cose sensibili. Per cui l’anima soggeita al cotpo « va errando qua e là e si conturba e barcolla come ebbra » mentre l'anima indipen- dente dal corpo « se ne va colà dov'è il puro, dov'è l’eterno e l’immuta- bile e l’invariabile... e cessa dal suo errare, e rimane sempre invariabil- mente costante. fondato sulla fun- 4) Il quarto argomento a favore dell'immortalità è è padrona del corpo. zione dell'anima nei riguardi del corpo — L'anima Ora questa è una funzione divina {(c. 28). 5) Il quinto argomento si basa sul fatto che neppure il corpo, pure appartenendo alla sfera del corruttibile, si corrompe immediatamente, perciò tanto meno potrà essere distrutta l'anima dalla morte, che appar- tiene alla sfera dell'incorruttibile. « Ebbene dunque, se tale è l'anima, non se n’andrà ella a ciò che le è simile, cioè, dico, all’invisibile, al divino, al- l'immortale, all’intelligente, dove giunta potrà essere in realtà felice [....]? » (c. 29)? 4. Metempsicosi Dopo aver provato l'immortalità dell'anima del filosofo, Socrate espone la sorte che tocca ai filosofi e agli altri uomini dopo la morte. ? Gli studiosi sono in disaccordo circa il numero delle prove che Platone elabora nel Fedone: chi ne conta tre, chi cinque, chi otto. Però se si tiene conto della struttura dialettica dell’opera, la quale esige che si considerino le singole argomentazioni non come qualcosa di autonomo, completo e defi- nitivo, ma come elemento di un unico tutto, allora si può ‘dar ragione a chi ritiene che Platone, alla fin fine, sviluppi un'unica grande prova. Non figura peraltro nel Fedone la prova della semovenza (cioè la prova fondata sulla proprietà che ha l’anima di muovere se stessa e d’essere causa del proprio agire), a cui Platone dà ampio risalto nel Fedro (cfr. B. Monpin, Corso di storia della filosofia, cit., pp. 90-91). 355 Semplicità e immortalità dell'anima L’anima Incontaminata ritorna agli dei L'arnlma contaminata è nuovamente “incaîenata al corpo” La filesofia conduce agli dei La morte non è per Socrate una sventura L'anima che durante la vita non è stata contaminata dal corpo, cioè l'anima del filosofo, ritorna fra gli Dei. Quest'anima « si diparte pura dal corpo; nulla del proprio conpo traendo seco, come quella che nulla in vita, per quanto poté, volle avere in comune con esso e anzi fece di tutto per fuggirlo e starsene tutta raccolta in sé medesima. L'anima che in questa vita è stata contaminata dal corpo, alla morte « si parte dal corpo contaminata e impura, come quella che fu sempre assieme col corpo e lo servì e Io amò e si lasciò affascinare da esso, e cioè dalle sue passioni e dai suoi piaceri » (c. 30). Quest'anima non può ritornare tra gli Dei, ma, vinta dalla sollecitudine del corpo, « sarà tratta di nuovo in giù verso la ragione visibile, per paura dell’invi- sibile, o, come dicono, dell’Ade; e se ne andrà girando intorno alle tombe e ai sepolcri [...] fino a che, per l’insaziabilità di quel corporeo che sempre l’accompagna, non è di nuovo incatenata in un corpo» (c. 30). « Queste anime che durante la vita furono contaminate dal corpo, si reincarneranno e assumeranno forme corporee diverse secondo le con- suetudini diverse che ebbero in vita: così per esempio, quelli che furono dediti a gozzoviglie o a violenze carnali, ecc. diventeranno asini e simili bestie; altri che furono ingiusti o rapaci, diventeranno lupi e sparvieri e così via » (c. 31). Conclusione. Per raggiungere gli Dei occorre mettersi sotto la guida della filosofia. « La filosofia, prendendo ad educare la loro anima in tali condizioni (la condizione di essere «incollata al corpo e costretta ad indagare la verità attraverso questo, come attraverso un carcere »), cerca a poco a poco di guidarla e addirittura si adopera di liberarla dal corpo » (c. 33). Sotto la guida della filosofia «l'anima cerca di conquistare la propria serenità da codeste passioni, seguendo il razio- cinio e in esso persistendo ininterrottamente, attendendo alla contem- piazione del vero, del divino e di ciò che non è soggetto all'illusione dei sensi. Quando Socrate ebbe finito di parlare domandò se ci fosse qualche manchevolezza nei suoi ragionamenti. Simmia risponde che ha dei dubbi, ma non osa manifestarli « per la preoccupazione che potesse riuscirgli fastidioso questo domandare in un momento così malaugurato ». Socrate protesta che se è così, cioè se è vero che hanno paura di fargli delle do- mande, vuol dire che non è ancora riuscito a convincere i suoi amici che egli non reputa sventura la sua condanna a morte, e che essi lo riten- gono da meno dei cigni, i quali, con un canto più lungo e più bello, sanno predire, quando si avvicina la morte, che andranno al Dio, di cui sono devoti. Ma « anch'io credo di essere compagno di servizio coi cigni e sacro al medesimo Iddio (Apollo) e di avere avuto dal Dio Signore non meno di loro l'arte della divinazione; e perciò anche credo di potermi allontanare dalla vita con non minore letizia » (c. 35). 356 (cc. 36-66)  (cc. 36-40) 1. Le obiezioni di Simmia e Cebete Obiezione di Simmia — Simmia osserva che tutto quello che Socrate ha detto riguardo all'anima e al corpo si può ugualmente dire dell’ac- cordo e della lira; anche l'accordo, come l’anima, è invisibile, incorporeo, bello, divino; anche la lira come il conpo è visibile, corporea, terrena, e insomma congenere del mortale. Possiamo noi ammettere, secondo il tuo ragionamento, che, rotta la lira, possa seguitare ad esserci l'accordo? Ora, l’anima è una specie di accordo degli elementi che costituiscono il corpo; e dunque se il corpo, che è condizione indispensabile per l’esistere dell'anima, verrà meno, anche l’anima necessariamente, per quanto di- vinissima, dovrà venir meno; e anzi verrà meno prima del corpo, che durerà ancora per qualche tempo, fino a che non sia arso dal fuoco o consumato dalla putredine. Obiezione di Cebete — Cebete dice che Socrate, con l'argomento della reminiscenza non ha fatto un passo avanti nella dimostrazione dell'immortalità. Ha dimostrato che l’anima esiste già prima del nostro nascere; ma che ella seguiti a vivere eternamente, questo non pare an- cora dimostrato. Non già che egli sia d'accordo con Simmia, perché crede che l'anima è più resistente del corpo: ma questo non basta a dimostrarne l'immortalità. Facciamo un esempio: chi dura più a lungo, il tessitore o il suo mantello? Chiaro, il tessitore. Infatti egli consuma diversi mantelli e rispetto a questi mantelli si può dire che egli è morto dopo. Però se il tessitore è morto non si può provare che egli è ancora vivo portando come prova che l’ultimo mantello che si era tessuto e portava non è ancora consumato. Applichiamo questo esempio alle relazioni tra l'anima e il corpo. L'anima può via via consumare e ritessere sopra di sé più corpi, come il tessitore più mantelli; e un giorno che ella venga a morire avrà sopra di sé l’ultima sua tessitura e morirà prima di questa. Si può quindi concedere che sopravviva a più corpi, ma chi potrà mai avere coscienza che il proprio corpo non sia precisamente l’ultima tessi- tura della propria anima, e con codesto, anzi prima, muoia anche la sua anima? Ecco perché io dico che sulla soglia della morte ognuno ha ragione di temere che in quel momento avvenga anche per la sua anima l'estrema dispersione e distruzione (c. 37). Gli argomenti di Simmia e di Cebete fanno molta impressione sugli astanti che sono presi da un certo senso di scoraggiamento e temono che la immortalità dell'anima non sia dimostrabile (c. 38). Allora Socrate li ammonisce contro la malattia della misologia (cioè dell’avversione al ragionamento) e raccomanda Îoro di « non diventare misologi come si diventa misantropi. Perché non può capitare a uno peggior guaio di questo, che gli vengano in odio i ragionamenti » {c. 39. Vedi la bellissima spiegazione dell’origine della misantropia). Se un argomento appare una volta vero e un'altra falso non è colpa sua: il ragionamento rimane sempre lo stesso, o vero o falso. La colpa è solo di chi ragiona o meglio della sua imperizia nell'arte del ragionare. E sarebbe molto pietoso se « per piacere di liberarsi dal tormento di si- 357 Argomento di Simmia: l’accordo e la lira come l’anima e il corpo Argomento di Cebete: l’anima è più resistente del Corpo, ma non necessariamente eterna; il tessitore e il suo mantello Sopravvivenza, ma non eternità Socrate contro la misologia che distrugge il sano ragionamento L’imperizia nell’arte di ragionare La tesi di Simmia non spiega il vizio e la virtù C'è contrasto tra anima e corpo Socrate e i naturalisti; come spiegare l’eguale esito dei processi contrari? mile alternativa, egli finisse col respingere da sé quella che è unicamente sua colpa e la gettasse addosso ai ragionamenti stessi, e così ormai seguitasse tutto il resto della sua vita, odiando e maledicendo ogni ra- gionamento, e si privasse della conoscenza e della verità di ciò che real- mente esiste » (c. 39). Quindi, conclude Socrate, le obiezioni di Simmia e Cebete « non devono scoraggiare più voi di quello che turbino me, e io non ne sono certamente turbato perché non mi preoccupo tanto di fare apparire vero a voi quel che dico, quanto che apparisca vero a me prima che ad ogni altro, diversamente dai sofisti che non si curano già dove sia la verità in ciò di cui stanno ragionando bensì di fare apparire vere a chi discute con loro le questioni che essi stessi pongono » Secondo Socrate l’obie- zione di Simmia, basata sulla concezione dell'anima come epifenomeno del corpo, non regge per tre motivi: a) Essa mette Simmia in contraddizione con se stesso, perché egli accetta l'argomento della reminiscenza e sostiene allo stesso tempo che l’anima non è altro che l'accordo degli elementi del corpo. Ora chi accetta l'argomento della reminiscenza deve ammettere che l’anima esi- ste prima del corpo mentre chi concepisce l'anima come accordo deve negare che l’anima esista prima del corpo (come l’accordo non può esi- stere prima delle corde della lira) (c. 41). b) L'anima non può essere concepita come accordo, perché in tal caso non si potrebbe spiegare cos'è il vizio e la virtù; perché, in tal caso si dovrebbe dire che la virtù è un accordo di un accordo ed il vizio un di- saccordo di un accordo. Se l’anima è per definizione un accordo, « nessu- na anima pcetrà avere più di un'altra né disaccordo né accordo e ancora se questa è la sua condizione, nessun'anima potrà avere più di un’altra né vizio né virtù, ammesso che vizio è il disaccordo e virtù è accordo. L'anima non può essere concepita come accordo, perché tra anima e corpo non c'è accordo, ma disaccordo, contrasto, lotta, guerra. « Per esempio, nel corpo c’è arsura e sete, e l’anima lo tira, ai contrario, a non bere; c'è fame, e l’anima lo tira a non mangiare, e così in mille aitri casi in cui vediamo che l’anima si oppone alle passioni del corpo » (c. 43). Risposta all'’obiezione di Cebete — Passando alla obiezione di Cebete, Socrate dice che in sostanza Cebete domanda che sia dimostrato che l'anima nostra è indistruttibile ed immortale {c. 44). « Non è cosa da poco, o Cebete, quello che cerchi; bisognerà rifarsi a ricercare in genere la causa della generazione e della corruzione delle cose. Ora io ti dirò a questo proposito, se vuoi, quello che è capitato a me e se qualche cosa di quello che sono per dirti ti sembrerà utile potrai usarne. All’inizio Socrate seguì i naturalisti. « Quand’erc giovane fui preso da una vera passione per quella scienza che chiamano indagine della na- tura ». Ma poi « finii col persuadermi che a questa specie di indagini io 358 ero nato assai meno di ogni altro. E a persuadertene basterà questo. Che quelio che già prima sapevo con chiarezza [...] ecco che allora, per effetto di queste ricerche mi si abbuiò totalmente cosicché disimparai anche quello che prima credevo di sapere [...] » {c. 45). Il problema che tormen- tava Socrate e a cui i naturalisti erano incapaci di dare una risposta era come sia possibile con due processi contrari (per es., sottrazione e addi- zione) ottenere lo stesso risultato (per esempio si può ottenere con l'addizione di due unità e con la divisione di 4 in due parti eguali) e come una stessa cosa possa essere chiamata a volte grande e a volte piccola. Poi si entusiasmò per Anassagora. « Ma udito una volta un tale leggere da un libro, come egli diceva, di Anassagora, e dire che dunque c'è una Mente ordinatrice e causa di tutte le cose, io mi rallegrai di questa causa, e mi parve, secondo un mio modo, che questo porre Ja Mente come causa di tutto, convenisse sommamente. Presi con grande sollecitudine quei suoi libri, mi misi a leggerli con la maggior rapidità, perché volevo, con la maggior rapidità, conoscere il meglio e il peggio » {c. 46). Ma Socrate restò deluso da Anassagora, quando si accorse che anziché attribuire alla causalità della Mente l'origine delle cose, la attribuiva alle cose mate- riali. « Ed ecco, invece, o amico, che da così alta speranza io mi sentivo cadere giù e portar via man mano che, procedendo nella lettura, vedevo quest'uomo non valersi affatto della Mente, non assegnarle alcun prin- cipio di causalità nell'ordine dell'universo, bensì presentare come cause e l’aria e l'etere e l’acqua e altre cose, e tutte quante fuori di luogo; e mi parve fosse proprio lo stesso che se uno, pur dicendo che Socrate tutto quello che fa lo fa con la mente, quando poi si provasse a determi- nare.le cause delle cose che io faccio, incominciasse col dire che ora, per esempio, io sono qui seduto per il fatto che il mio corpo è composto di ossa e nervi [...] senza curarsi affatto di dire quelle che sono le cause vere e proprie: e cioè che, siccome agli Ateniesi parve bene votarmi contro, per questo anche a me è parso bene restarmene a sedere qui, e ho ritenuto mio dovere non andarmene via [ ...]}. Ma chiamar cause ragioni di questo genere non ha a che fare assolutamente. Ché se uno dice che io, senza avere di codeste cose e ossa e nervi e tutto quello che ho non sarei capace di fare quello che mi sembra di dover fare, sta bene, costui dirà il vero. Ma dire che queste sono la causa per cui io faccio quelio che faccio, e dire ai tempo stesso che io opero con la mente, ma senza che ci sia per mia .parte la scelta dei meglio, questo in verità è il più grossolano e insensato modo di parlare. Questo significa essere incapaci di discernere «che altro è la causa (aition) vera e propria, altro quella cosa senza cui la causa non potrà mai essere causa » (c. 47), ossia altro è la causa e altro è la condizione necessaria. Ora questa è precisamente una distinzione che Anassagora non era riuscito a vedere. La ricerca della vera causa condusse Socrate alla scoperta della dot- trina {ipotesî) delle « idee »  Disgustato di Anassagora, Socrate abban- donò la filosofia dei naturalisti e si mise alla ricerca della vera causa, e disse che per trovarla dovette rifugiarsi nei concetti (logoi) e « consi- derare in essi la realtà delle cose esistenti » {c. 48). «Io mi misi dunque per questa via; e assumendo caso per caso come vero quel concetto che io giudicassi più sicuro e più saldo, ie cose che a questo concetto mi par- vero accordarsi, queste ritenevo come vere, sia rispetto alla causa, sia rispetto a tutte ie altre questioni; quelle che no, io ritenevo come non 359 Socrate come Anassagora: le cose sono originate dalle cose materiali e non dalla mente Distinziene tra causa e origine delta causa in quanto fale La ricerca della vera causa nei concetti La presenza 0 comunanza delle cose al suo concetto La dottrina delle Idee spiega l’essere e il divenire Apparente contraddizione della tesi sulla teoria delle idee con l'argomento contro Cetete Occorre distinguere i contrari nelle cose dai contrari in sé Le cose nartecipano dei contrari, ma non sono necessariamente contrarie in sè vere. Ma voglio chiarirti meglio ciò che intendo dire, perché penso che tu ora non capisca » (c. 48). Socrate passa quindi a dimostrare apertamente qual è la specie di causa che si è costruita. « Poniamo dunque che esista, (si tratta quindi di un'ipotesi) un bello in sé, un buono in sé, un grande in sé, e così via: le quali cose se tu mi concedi e ammetti che esistano realmente io ho speranza, movendo da queste di scoprire la vera causa e di dimostrarti che l’anima è immortale ». Infatti, ammesse le Idee, Socrate trova che esse sono la vera causa. « A me pare infatti che, se c'è cosa bella all'infuori del bello in sé per nessuna altra ragione sia bella se non perché partecipa di codesto bello in sé. E così dico naturalmente di tutte le altre cose [....]. Niente altro fa sì che quella tale cosa sia bella se non la presenza o comu- nanza di questo bello in sé (e ekeinu tu kalù eite parusia eite koinonia) o altro modo qualunque onde codesto bello le aderisce. Perché io non insisto affatto su questo modo, e dico soltanto che tutte le cose belle sono belle per il bello » (c. 49). La dottrina delle Idee spiega non solo l'essere delle cose finite, ma anche il loro divenire. Infatti, dice Socrate, una data cosa si genera in quanto viene a partecipare di quella essenziale realtà che è propria di quella data idea onde essa partecipa; e così nei casi sopraddetti, tu non hai altra causa da addurre di codesto diventar due, se non la parteci- pazione alla dualità, e che di questa dualità bisogna che partecipino tutte ie cose che sono per diventare due e dell'unità le cose che sono per diventare uno » {c. 49). C'è però una difficoltà: come si spiega con la teoria delle Idee che la stessa cosa è chiamata grande e piccola (ad esempio, Socrate è chia- mato grande rispetto a Cebete e piccolo rispetto a Simmia)? Socrate ri- sponde che ia difficoltà è puramente verbale. In realtà « non solo la grandezza non vuole mai essere grande e piccola al medesimo tempo, ma altresì la grandezza che è in noi non vuole mai accogliere la picco- lezza e tanto meno esserne superata: e allora delle due l'una o fugge o cede il posto, quando il suo contrario, la piccolezza, le si avvicina, o addirittura quella sopravvenendole perisce; ma di restar ferma aì suo posto e ricevere in sé la piccolezza, e essere diversa da ciò che era prima, questo non vuole assolutamente » {c. 50). Qui pare però che Socrate si contraddica con quello che aveva affer- mato prima riguardo ai contrari, cioè che un contrario genera l’altro e Cebete fa presente a Socrate la difficoltà. Socrate chiarisce la difficoltà facendo vedere che essa deriva da un semplice malinteso: « Prima non si ragionava dei contrari, ma delle cose che hanno in sé i contrari (alle quali per questo si dà pure il nome di contrari). Ora parliamo dei con- trari in sé che noi riteniamo non vorranno mai accettare di generarsi gli uni dagli altri » (c. 50). Ultima dimostrazione dell'immortalità dell'anima (cc. 52-56) — Ora Socrate applica la dottrina che due contrari non possono partecipare l’uno dell'altro, (perché si oppongono e si escludono; e nel caso che so- pravvenga l’altro contrario il primo deve allontanarsi o perire) a quelle cose che non sono contrarie (solo le Idee si possono chiamare propria- mente contrarie) ma partecipano essenzialmente dei contrari {per esem- pio la neve e il fuoco non sono contrari, ma partecipano essenzialmente del freddo e del caldo che sono contrari). Tali cose quando sopravviene l’altro contrario non possono riceverlo, 360 ma'devono 0 allontanarsi o perire. Così, per esempio, la neve partecipa essenzialmente del freddo. Se sopravviene il caldo essa deve o allontanarsi o perire. Infatti, poiché partecipa essenzialmente del freddo, essa non può più essere neve se perde il freddo. Ciò che è essenziale non può essere ab- bandonato senza perire. Questo è precisamente il caso dell'anima. L'anima non è un contrario (perché non è un'Idea) ma partecipa essenzialmente ad uno dei contrari (la vita). Per cui l’anima, quando sopravviene l’altro contrario (la morte), deve o allontanarsi o perire. Secondo Socrate l’anima non può perire perché incorruttibile. Cebete concede che bisogna am- mettere non solo che l’anima è immortale (cioè non soggetta al contrario della vita, la morte) ma anche che è imperitura, perché se si ammette che « l'immortale che è eterno si corrompa » sarebbe impossibile poter cre- dere che nel mondo esista alcunché di incorruttibile (cc. 52-55 a). 3. Conclusione Non solo Dio e l’Idea della vita sono incorruttibili e imperituri, ma anche l’anima. « E quindi se la morte si abbatte sull'uomo, la parte di lui che, come sembra, è mortale, muore: la parte che è immortale, se ne va via salva e incorrotta sfuggendo la morte » (c. 56). ; Simmia però non è completamente pago della dimostrazione di So- crate. Questi gli dà ragione perché « quelle nostre prime ipotesi (le Idee), se anche non sono a te e agli altri cagione di dubbio, gioverà in ogni modo, per ragione di sicurezza, riesaminarle da capo » (c. 56). Però Socrate ritiene che se anche le prove non sono del tutto convincenti, l’a- nima è senza dubbio immortale. Dopo l'esposizione del mito meraviglio- so del giudizio delle anime dei morti e la descrizione della terra ideale, Socrate conclude: « Certo, ostinarsi a sostenere che le cose siano proprio così come io le ho descritte non si addice a uomo che abbia senno; ma che sia così o poce diverso da così delle anime nostre e delie loro abitazioni dopo che s'è dimostrato che l’anima è immortale, sostenere questo mi pare che si addica e anche si possa avventurarsi a crederia » (c. 63). Quanto a sé. conclude Socrate serenamente e solennemente, egli non ha nulla da temere perché « timori per la propria anima non deve avere chi nella vita disse addio ai piaceri del corpo e ai suoi ornamenti, sa- pendo che gli sono estranei, e persuaso che più gli possono far male che bene; e si curò invece dei piaceri deli'apprendere, e l'anima adornando non di ornamenti a lei alieni, ma di quelli suoi propri, temperanza, giu- stizia, fortezza, libertà, verità, attende così preparato l'ora del suo viaggio all’Ade, pronto a pigliare la sua strada appena il! destino lo chiami » {c. 63). SEZIONE TERZA (cc. 57-66) 4. Il mito delle anirne dopo la morte « Ebbene, o amici, questo se non altro, sarà bene sia chiaro nella mente: che se l’anima è immortale essa ha il diritto che se ne abbia cura; né solo per questo spazio di tempo che chiamiamo vita, ma per sempre e che ormai, dopo quel che s'è detto, anche il pericolo, a chi non ne abbia 361 L’anima partecipa a uno dei contrari: la vita Incorruttibilità e immortalità Non teme ia moris chi ha vissuto bene la vita Avere cura per l’anima che è immortale Sosmogratia pitagorica, dicotomia plaionica e mito della caverna Ultime parole dii Socrate cura, dovrà apparire assai grave. Infatti, se la morte fosse una libera- zione da ogni cosa, gran fortuna sarebbe per i trisii, morendo, sentirsi liberi non solo dai corpo, ma, nello stesso tempo, insieme con l'anima anche delia loro tristezza. Ma ora che l’anima ci si è rivelata immor- tale, nessuno scampo essa potrà avere dai mali, né alcuna salvezza, se non in quanto diventa il più possibile virtuosa ed intelligente. Perché nient'altro l'anima ha seco, andando all’Ade, all'infuori della sua cul- tura e dei suo costume, che è ciò appunto come dicono che grande- mente giova o nuoce a chi muore, subito al principio del suo viaggio all’al di là » (c. 57). 5. Figura e dimensione delia terra (cc. 58-61) Questi capitoli sono importanti per tre motivi: a) sono un docu- mento molto interessante per la conoscenza cella cosmografia pitagorica: ia terra non è piatta (come dicevano gli Ionici), ma sferica; è molio gran- de ed è collocata nel mezzo dell'universo; b) Platone vi espone la distin- zione fondamentale tra mondo sensibile ed intelligibile, tra la nostra terra e la terra ideale; c) c'è infine una chiara allusione al mito della caverna (cfr. c. 58, 109c - ii0 Db). 8. La morte di Socrate (cc. 64-66) Ultime parole di Socrate: « O Critone, disse, noi siamo debitori di un gallo ad Asclepio: dateglielo e non ve ne dimenticate. Il significato di questa ingiunzione è il seguente: chi guariva da una malattia, in segno di gratitudine usava offrire un gallo ad Asclepio (detto anche Esculapio), il dio della medicina. Ora, essendo per Socrate l’esistenza corporale una malattia e la morte una guarigione ed una liberazione, è quindi giusto che morendo si mostri grato ad Esculapio. Intanto la cicuta che Socrate aveva bevuto da poco, comincia a produrre il suo effetto letale. Tutti intorno scoppiano in lacrime. Socrate si corica sul suo lettuccio e poco dopo muore. Critone gli chiude le labbra e gli occhi. « Questa, o Eche- crate — soggiunse Fedone — fu la fine dell'amico nostro: un uomo, noi possiamo dirlo, di quelli che allora conoscemmo il migliore; e senza paragone il più savio e il più giusto ». QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE + Che senso ha la vita per Socrate? . Che valore assegna Platone alla conoscenza intellettiva? . Come giustifica il valore assoluto della conoscenza intellettiva? . Quali sono le principali prove dell'immortalità dell'anima? . Come formula la prova basata sulla reminiscenza? . Come formula la prova basata sulla « parentela » o affinità dell'anima con il mondo delle Idee? 7. Come formula la prova basata sulla partecipazione dell'anima all’Idea della Vita, ossia al contrario dell’Idea della Morte? 8. Quali sono le obiezioni di Simmia e Cebete alla tesi di Socrate? 9. Che valore annette Socrate alle sue argomentazioni? 10. Confrontare le prove del Fedone con quella del Fedro. SAAWwWNA 362 11. Che rapporto pone Platone tra immortalità dell'anima e la teoria delle Idee? 12. In che cosa consiste il mito della metempsicosi? Sviluppare la conce- zione platonica dei rapporti tra mito e filosofia. 13. Su quali ragioni fonda Platone la dottrina delle Idee nel Fedone? 14. Quali sono le implicazioni etiche della dottrina della immortalità del- l'anima? — Illustrare l'ascesi platonica: rapporti tra teoria e prassi.363 A Cartesio si deve l'impostazione della filosofia moderna Le quattro caratteristiche presentate nell’opera sono: autonomia, gnoseologia, metodo e antropocentrismo Obiettivo di realizzare una scienza universale e rigorosa li. IL « DISCORSO SUL METODO » Cartesio (René Descartes, 1596-1650) 1. Origine dell’opera Cartesio è universalmente riconosciuto come il padre della filosofia moderna. A lui in effetti spetta il merito d'aver dato a quest'ultima i li- neamenti che la caratterizzano: autonomia della filosofia rispetto alla teologia; orientamento spiccatamente gnoseologico anziché metafisico: il primo e massimo problema da risolvere è quello della conoscenza, del suo valore e della sua portata; preoccupazione per il metodo: per dare solidità e organicità alla ricerca filosofica occorre valersi di un metodo sicuro e rigoroso; attenzione per l’uomo, che ora viene posto al centro di tutte le ricerche e di tutte le cose: dal teocentrismo si passa all’antro- pocentrismo. Il « manifesto » della nuova filosofia è la prima importante opera filo- sofica di Cartesio, Discorso sul metodo. In questo breve e tuttavia ri- voluzionario saggio, si annunciano chiaramente i quattro lineamenti ca- ratteristici della filosofia moderna: autonomia della filosofia, orientamento gnoseologico, interessamento per il metodo, antropocentrismo. Cartesio aveva avvertito la necessità di rinnovare lo studio e l'insegna- mento della filosofia ancora quando frequentava la scuola dei gesuiti a Parigi. Ma un piano preciso di revisione gli si presentò alla mente per la prima volta nel 1619 durante una visione. Allora Cartesio, che si era arruolato con le schiere degli imperiali (era scoppiata da poco la Guerra dei Trent'anni), si trovava in Germania. All’inizio dell'inverno, dove si erano fermati a svernare, « non trovando alcuna conversazione che lo svagasse, e non avendo d'altronde né preoccupazioni né passioni che lo turbassero, restava tutto il giorno solo accanto ad una stufa, dove aveva tutto l’agio di intrattenersi con i suoi pensieri ». Ed ecco, appunto, a risultato della assidua e profonda meditazione, la visione. Gli comparve l'Angelo della Luce e gli fece comprendere che il metodo matematico che aveva adoperato con tanto profitto nelle studio dell'algebra e della geometria era un metodo valido per tutte le scierize, compresa la filo- sofia. Di qui la risoluzione di Cartesio di tradurre in realtà la « scoperta mirabile »: si propose di elaborare una scienza universale dotata di quella rigorosità, certezza e precisione tipiche della matematica. Per alcuni anni lavorò all'applicazione della matematica alla fisica, facendo vedere che « la fisica, la quale fino al suo tempo era ancora unita alla medicina e alla filosofia si poteva tradurre in numeri ». Più tardi cercò di compiere la stessa impresa anche per la filosofia: Dio e gli angeli, i misteri del tempo e dello spazio, delle piante e degli animali, le complicate relazioni sociali, anche quella creatura complessa e sfuggente che è l’uomo, dove- vano essere tradotte in idee chiare e distinte come se si trattasse di quan- 364 tità matematiche. « Tutte le scienze », scrive Cartesio, « sono legate tra loro da una catena; non è possibile afferrare alcuna di loro senza aver compreso le altre e pertanto senza abbracciare contemporaneamente tutta l'enciclopedia del sapere ». E ancora: « Tale scienza dovrebbe in- cludere tutti i primi rudimenti della ragione umana, e il suo dominio dovrebbe estendersi fino a comprendere la conoscenza di tutte le cose ». Pertanto, il mondo e qualsiasi conoscenza sono raggiungibili col nuovo metodo. Per quanto Cartesio ascriva la sua « mirabile scoperta » ad una visione (a qualcosa di imprevisto, subitaneo e in certa misura soprannaturale), in effetti non si trattava di un'idea priva di precedenti. Uno dei suoi pro- fessori al collegio dei gesuiti, padre Clavius, ch'egli stimava e apprezzava moltissimo se n'era fatto già da tempo convinto assertore. Nelle sue Opere matematiche; stampate nel 1611, aveva scritto: « Le discipline matematiche dimostrano e giustificano con le più solide ragioni tutto ciò che è oggetto di discussione, cosicché esse producono effettivamente la scienza e scacciano dalla mente dello studente qualsiasi dubbio. La stessa cosa non si può assolutamente affermare delle altre scienze, nelle quali molto spesso la mente resta incerta e dubbiosa circa il valore delle con- clusioni, talmente numerose sono le opinioni e contrastanti i giudizi. I teoremi di Euclide come pure quelli degli altri matematici, oggi sono ancora così veri, sicuri nei loro risultati, solidi nelle loro dimostrazioni, come erano molti secoli orsono [...] Ora, siccome le discipline matema- tiche sono così completamente assorbite dall'amore e dal culto della verità, che nel loro ambito nulla di falso viene recepito e neppure ciò che è meramente probabile non si dà alcun dubbio che tra le varie scienze il primo posto spetta alla matematica ». Queste teorie del padre Clavius erano certamente note a Cartesio, il quaie le fece sue. Un po’ alla volta esse fermentarono nella sua mente fino ad esplodere nella celebre visione del 1619. Come s'è detto, Cartesio in un primo tempo effettuò l’applicazione del metodo matematico alle scienze sperimentali e poi, in un secondo tempo, alla filosofia. Dopo una decina d'anni di ricerche ininterrotte un nuovo sistema cominciò a delinearsi con chiarezza nella sua mente, un sistema che si distingueva nettamente sia da quello di Platone come da quello di Aristotele e degli Scolastici. Nel 1628 Cartesio si sentiva ormai così sicuro di sé che non esitò a prendere parte ad una discussione pub- blica, tenuta a Parigi alla presenza del nunzio pontificio, il cardinale Berulle, e di padre Mersenne, con alcuni dei massimi filosofi e scienziati del tempo. Con le sue istanze di chiarezza, rigorosità e precisione in materia di metodo, Cartesio impressionò profondamente il Berulle, il quale lo invitò a mettere per iscritto le sue teorie per controbattere gli argomenti degli scettici e degli atei. Cartesio aveva portato a compimento una vasta opera di fisica e di filosofia, intitolata /l Mondo, ma la notizia della condanna di Galileo lo indusse a non procedere alla sua pubblicazione. Da essa stralciò tre trattati (Diottrica, Meteore e Geo- metria), ai quali appose come introduzione il Discorso sul metodo, e li consegnò alle stampe nel 1637. Il piano di quest’ultima opera era già stato definito l’anno precedente. Nel marzo del 1636 Cartesio ne aveva dato l'annuncio all'amico Mer- senne con queste parole: « L’opera comprenderà quattro trattati, tutti in francese, e il titolo generale sarà: Progetto di una scienza universale che 365 La connessione tra le scienze Primato epistemologico delle discipline matematiche Metodo matematico dalle scienze sperimentali applicato alla filosofia La chiarezza cartesiana a servizio del dibattito teologico Il ‘‘Discorso’’ come proposta e come pratica Divisione dell’opera in sei parti possa elevare la nostra natura al più alto grado di perfezione. Più la Diot- trica, le Meteore e la Geometria: in cui le più curiose materie, scelte per prova della Scienza universale proposta dall’Autore, sono spiegate in modo che possano essere intese anche da coloro che non le hanno mai studiate ». Seguiva un sommario delle materie studiate nei tre saggi. Quando Cartesio così scriveva a Mersenne, non aveva ancora steso tale parte preliminare. La compose invece alcuni mesi dopo, nello stesso anno, in autunno, secondo l'attestazione ch'egli ci fornisce alla fine della III Parte del Discorso. 'In una sua lettera al padre Vatier confessa ch'egli finì di scrivere il Discorso mentre, essendo già composto tutto il resto, il libraio pressava perché gli mandasse quella parte. La quale, è da sup- porre, soltanto allora venne fuori col titolo, che poi mantenne, di Discorso sul metodo. Intanto, quando nel marzo del 1637 Mersenne ricevette il pacchetto delle bozze del volume completo, dovette meravigliarsi di non trovare il preannunciato « quarto trattato », ma semplicemente un « discorso » e ne scrisse a Cartesio, il quale così gli rispose: « Non capisco bene ciò che voi obiettate riguardo al titolo: io non ho messo Trattato, ma Discorso, ch'è come dire Prefazione o Avvertenza, e ciò perché fosse chiaro ch'io del metodo non pretendo di offrire una trattazione da insegnare agli altri ma soltanto di parlarne (come di esperienza personale): perché, come si vede anche da ciò che vi ho detto, esso consiste più nella pratica che nella teoria, e vi ho inserito qualcosa di metafisica, di fisica e di medicina per mostrare che tal metodo si estende a ogni sorta di materie ». Ottenuta l'autorizzazione del re per il libraio, il volume poté finalmente uscire recando nel frontespizio la dicitura stabilita: « Discours de la Méthode pour bien conduire la raison, et chercher la vérité dans les sciences ». 2. Divisione e sintesi dell’opera In apertura del Discorso Cartesio stesso fornisce al lettore una lucida divisione dell'opera. Essa consta di sei parti le quali trattano nell'ordine: I. L'esperienza scolastica di Cartesio e il suo giudizio sulle varie di- scipline studiate al collegio dei gesuiti. II. Le principali regole del metodo. III. I principi fondamentali della morale. IV. II dubbio metodico e i fondamenti della metafisica, Dio e l’anima umana. V. Il corpo umano, spiegazione del movimento del cuore, la differenza che passa fra l’anima umana e quella delle bestie. VI. Considerazioni sul progresso delle scienze e motivazioni per la pubblicazione dell’opera in lingua francese anziché in latino. Gli uomini, che pure sono tutti eguali in fatto di intelligenza (che Car- tesio chiama « buon senso » o « ragione »), ottengono tuttavia risultati diversi a seconda del metodo adoperato. Di qui l’importanza capitale del metodo. Ma i metodi finora usati non sono affatto buoni; per questo i ri- sultati conseguiti sono stati quasi sempre meschini. Cartesio informa il lettore di avere scoperto un metodo particolarmente efficace e perciò ha deciso di renderlo pubblico, non con lo scopo di insegnare a tutti come devono condurre la propria ragione ma soltanto per mostrare agli altri come egli abbia condotta la sua (pp. 7-10). 2. La storia della propria educazione e l'utilità dello studio delle materie sco- lastiche (pp. 10-20) Cartesio racconta che aveva iniziato gli studi dai gesuiti con la per- suasione che per mezzo delle varie discipline scolastiche avrebbe potuto acquistare una cognizione chiara e sicura di tutto ciò che è utile alla vita. Ma dopo alcuni anni di studio si accorse che sebbene l'istruzione scola- stica gli avesse insegnato molte cose utili ed interessanti, perché tutte le discipline (storia, poesia, retorica, filosofia, teologia, ecc.) gli avevano fatto apprendere qualche cosa, non aveva tratto altro profitto... se non quello di aver scoperto sempre più la sua ignoranza (p. 10). Infatti nessuna disciplina è capace di insegnare tutto quello che è utile alla vita. Non la storia che ci dà del passato notizie sempre impre- cise e talora false e ci lascia completamente ignoranti della situazione presente e futura. Non la retorica e l’arte poetica, che sono del tutto su- perflue dato che la stessa cosa si può benissimo dire senza retorica e senza arte poetica. Non le matematiche, perché « non vedevo ancora il loro vero uso » (p. 16) sebbene lo dilettassero per la certezza ed evidenza delle loro ragioni. Non l'etica naturale degli antichi, perché « fabbricata sulla sabbia e sul fango » (p. 17). Non la teologia, perché non è necessaria per andare in cielo: « la via di esso non è meno aperta ai più ignoranti che ai più dotti» (p. 18) e non riesce a dissipare il velo del mistero. Non la filosofia, perché fino ad oggi non è riuscita a dirci niente di indiscu- tibilmente vero. Non le altre discipline, perché « siccome esse prendono i loro principi dalla filosofia, giudicavo che non si poteva aver fabbricato nulla di solido su basi così poco ferme. Lo studio del mondo attraverso i viaggi (pp. 20-22) Per queste ragioni non appena l’età gli permise di uscire dalla sog- gezione dei suoi genitori, Cartesio abbandonò interamente lo studio delle lettere e si mise a viaggiare con lo scopo di imparare dal libro della na- tura quello che non aveva imparato sui libri di carta. Però, viaggiando trasse l'impressione che, per quanto riguarda la morale, le cose stessero come in filosofia: considerando «i costumi degli altri uomini vi notavo quasi tanta diversità quanta ne avevo rilevata prima tra le opi- 367 . Esigenza del metodo per il conseguimento del fine Studio e consapevolezza della propria ignoranza Nessuna disciplina insegna tutto ciò che è utile alla vita Lo studio di se stesso riesce meglio che non attraverso viaggi e libri Un solo autore costruisce meglio Necessità della revisione della propria mente e della propria cultura nioni dei filosofi. Così « imparavo a non credere troppo ferny mente a ciò di cui non ero persuaso che a cagione dell'esempio e del. l'usanza; e così mi liberavo a poco a poco da molti errori che possono offuscare la nostra luce naturale e renderci incapaci di intendere la ragione. 4. Lo studio di se stesso  « Dopo che ebbi impiegato alcuni anni a studiare così nel libro del mondo e a procurare d’acquistare un po’ di esperienza io presi un giorno la risoluzione di studiare anche me stesso, e di impiegare tutte le forze della mia mente a scegliere le vie che dovevo seguire. Il che mi riuscì assai meglio, mi sembra, che se non mi fossi mai allontanato né dal mio paese né dai miei libri » . Terminati gli studi al « La Flèche » (il collegio dei gesuiti), Cartesio si era arruolato nell’esercito degli Imperiali. Questo tuttavia non gli impediva di continuare ad occuparsi di filosofia. In particolare, durante la sosta forzata che l'inverno imponeva alle azioni militari in quei tempi, aveva tutto l’agio di dedicarsi alla riflessione filosofica, trascorrendo il tempo accanto ad una stufa, immerso nei suoi pensieri. 2. Prima considerazione Le opere composte di molti pezzi e fatte da molti maestri sono spesso più imperfette di quelle cui ha lavorato uno solo. Così si vede che gli edifici che un architetto ha iniziato e compiuto da solo sogliono essere più belli di quelli che molti hanno cercato di riadattare, servendosi di vecchie muraglie, che erano state costruite per altri fini. Altrettanto si può dire delle scienze e della politica. La ragione per cui c'è tanta im- perfezione nelle scienze e nelle costituzioni è che esse :sono il prodotto di molte mani diverse (pp. 25-27). 3. Seconda considerazione È vero che non si buttano giù tutte le case di una città, allo scopo di rifarle in un altro modo e di rendere le vie più belle; ma si vede che molti demoliscono le proprie case per ricostruirle, e che anzi talvolta vi sono costretti, quando esse sono in pericolo di cadere da sé, e le loro fonda- menta non sono ben ferme. Da questo esempio Cartesio trae la conclusione che sarebbe stato completamente inverosimile proporsi di riformare tutto il corpo delle scienze e l'ordine stabilito nelle scuole per inse- gnarle; tuttavia avrebbe potuto riformare la sua mente e la sua culturà, togliendo via tutte le opinioni raccolte nel passato, per rimetterne in seguito delle altre migliori o anche le medesime, quando le avesse ag- giustate al livello della ragione {pp. 27-29). 368 4. Ammonimento Cartesio avverte il lettore che non intende consigliare a nessuno il suo esempio. Infatti ci sono due specie di ingegni ai quali non conviene affatto seguirlo: quelli che quando si sono presi una volta la libertà di dubitare dei principi che hanno ricevuto e di allontanarsi dal cammino comune non potrebbero mai tenere il sentiero che bisogna prendere per andare più diritti e resterebbero sviati per tutta la loro vita; e quelli che, essendo meno capaci di altri di distinguere il vero dal falso, hanno sufficiente modestia per mettersi alla scuola di altri. 5. Decisione di procedere alla ricerca di un nuovo metodo, essendo la logica e la matematica metodi insufficienti — Lalogica serve solo a spiegare ad altri quello che già sanno. — La matematica è troppo complicata. In entrambi i casi si tratta di discipline che si riferiscono a materie astrattissime appesantite da una montagna di regole che ne hanno fatta « un'arte confusa e oscura che imbarazza la mente, invece, che una scien- za che la coltivi ». 6. Le regole del nuovo metodo (pp. 35-36) Così finalmente Cartesio si decide a cercare un nuovo metodo, sem- plice, facile, basato su pochissime regole. E trova finalmente un metodo che consta solo di quattro regole. Ecco le quattro famose regole: a) Non accogliere mai nulla di vero, che non si conosca evidentemen- te come tale: « Non comprendere nei miei giudizi niente di più di quello che si presentasse così chiaramente e distintamente alla mia mente che io non avessi alcuna possibilità di metterlo in dubbio ». In questa regola Cartesio indica il criterio di verità che egli intende adottare: è il famoso criterio della chiarezza e distinzione. Nei Principia philosophiae esso viene così precisato: chiamo chiara un'idea che è presente e manifesta a uno spirito attento: come quando diciamo di vedere chiaramente gli oggetti, allorché essendo presenti agiscono assai fortemente sui nostri occhi disposti a guardarli. E distinta, quella che è talmente precisa e diffe- rente da tutte le altre, che non comprende in sé che ciò che sembra ma- nifestamente a chi la considera come conviene (Princ. phil. 1, n. 45). b) Dividere ciascuna difficoltà che si incontra in tante parti quante è possibile... per meglio risolvere le difficoltà stesse. c) Condurre con ordine i propri pensieri, cominciando dagli oggetti più semplici per salire a poco a poco, come per gradi, sino alla cono- scenza dei più composti. d) Far dappertutto delle enumerazioni così complete e delle rassegne così generali, da non omettere nulla. 7. Fecondità del nuovo metodo (pp. 37-38) Col nuovo metodo si possono conoscere tutte le cose, purché soltanto ci si astenga dall'accoglierne alcuna per vera che non lo sia e si serbi sempre l'ordine che occorre per dedurre le une dalle altre. 369 Cartesio denunzia i rischi della sua scelta critica Le regole del nuovo metodo: — chiarezza e distinzione — divisione delle difficoltà — ordine nel pensieri — completezza delle enumerazioni 8. Applicazione del nuovo metodo alla matematica Cartesio fa la prima applicazione del nuovo metodo alla matematica per due ragioni. Anzitutto perché era necessario partire dalle verità più semplici e più facili. E poi perché tra tutti gli scienziati solo i matematici erano riusciti fino ad allora a trovare delle dimostrazioni convincenti, « cioè delle ragioni certe ed evidenti ». 9. ‘Primi risultati Esiti positivi del ‘L'esatta osservanza di questi pochi precetti che Cartesio aveva scelto, nuovo metodo gli procurò tale facilità di risolvere tutti i problemi a cui si estendono quelle due scienze (algebra e geometria), che nei due o tre mesi che impiegò ad esaminarli, non soltanto venne a capo di molti di essi, che altra volta aveva giudicato difficilissimi, ma gli parve anche, verso la fine, che poteva determinare in quelli stessi che ignorava, con quali mezzi e fin dove fosse possibile risolverli (p. 39). 10. Applicazione del nuovo metodo alla filosofia Cartesio allora si propone di applicare lo stesso metodo anche alle altre scienze. «Ma avendo notato che i loro principi dovevano essere at- tinti dalla filosofia, nella quale non ne trovavo ancora di certi, pensai che bisognava prima di tutto che io cercassi di stabilirvene LE MASSIME DELLA MORALE PROVVISORIA E L'ESERCIZIO DEL METODO 1. Necessità di una morale provvisoria Necessita una Come uno che, dovendo ricostruire in modo diverso la casa dove abi- morale provvisoria: ta, si provvede di un'altra casa dove abiterà mentre si lavora alla nuova, — diversità di così occorre al filosofo trovarsi una morale provvisoria con cui regolarsi comportamento circa fino alla scoperta della vera. Infatti non è possibile comportarsi verso le È opimiani porca azioni allo stesso modo come ci si comporta verso le opinioni. Si possono REAZIONE sospendere le opinioni, ma non si può essere irresoluti nelle azioni. « E così, giacché spesso le azioni della vita non tollerano nessuna dilazione, è x una verità certissima che, quando non è in nostro potere discernere le opinioni più vere, dobbiamo seguire le più probabili » (p. 49). ! Delle quattro regole: la prima fissa il criterio di verità. Le altre si riferi- scono al metodo, i cui momenti principali sono due: l’analisi {seconda regola); la sintesi (quarta regola). i L'originalità di Cartesio sta nella sua preoccupazione di dare ampio svi- luppo al primo momento, quello dell'analisi, in modo da preparare alla sin- tesi un terreno solido. Al momento dell’analisi appartiene la critica laboriosa di tutte le opinioni incerte, accettate dalla tradizione e dall'ambiente e la di- mostrazione di come si arriva ai primi principi e alle definizioni (Cartesio rimanda questa dimostrazione alle Meditazioni). Per Cartesio l'unica intuizione che ha valore è quella intellettuale; l’in- tuizione sensitiva è fonte di innumerevoli errori e perciò va scartata. 370 2. | principi della morale provvisoria Primo. Obbedire alle leggi e ai costumi del proprio paese, praticando la religione nella quale si è stati istruiti sin dall'infanzia, e regolarsi in ogni cosa secondo le opinioni più moderate. A giustificazione di questo principio Cartesio adduce la seguente ragione: « cominciando da allora a non contare per nulla le mie proprie perché volevo sottoporle tutte all'esame, ero sicuro di non poter far meglio che seguire quelle dei più assennati ». Egli sottolinea peraltro il carattere provvisorio di tale accet- tazione: « Fra parecchie opinioni ugualmente ammesse, io non sceglievo che le più moderate, e anche queste solo in modo provvisorio, e avrei pensato di commettere un grande delitto contro il buon senso, se, per il fatto che approvavo allora qualche cosa, mi fossi obbligato di prenderla per buona, anche dopo che avesse forse cessato di esserlo o che io avessi cercato di stimarla come tale » (p. 48). Secondo. Essere fermo e risoluto nelle azioni e opinioni a cui si fosse determinato. « Imitando in ciò il viaggiatore che trovandosi smarrito in qualche foresta non deve errare girando da una parte e dall'altra e ancora meno fermarsi in qualche posto, ma camminare sempre quanto più diritto è possibile in una sola direzione [...] almeno si arriverà così in qualche parte » (p. 49). : Terzo. Sforzarsi sempre di vincere se stesso piuttosto che la fortuna, e di cambiare i propri desideri piuttosto che l'ordine del mondo; e gene- ralmente di abituarsi a :credere che non c'è nulla che sia interamente nostro tranne i nostri pensieri e perciò non bisogna affannarsi troppo per le cose esterne. Né questo riesce difficile se noi « consideriamo tutti i beni che sono fuori di noi come ugualmente lontani dal nostro potere ». Allora « non avremmo maggior rammarico di mancare di quelli che sembrano esser dovuti alla nostra nascita, allorché ne saremo privati senza colpa, di quel che ne abbiamo per non possedere i regni della Cina e del Messico ». « Ma confesso che c’è bisogno di un lungo esercizio e d'una meditazione spesso reiterata per abituarsi a guardare da questo punto di vista tutte le cose » (pp. 49-50). 3. Rassegna delle varie azioni per scegliere la migliore Cartesio trova che la cosa migliore è « impiegare tutta la vita a coltivare la ragione e progredire quanto più è possibile nella conoscenza della verità ». Questa è la migliore occupazione per due ragioni: a) Perché la vita intellettuale è piena di soddisfazioni. « Avevo provato così elevate soddi- sfazioni da quando avevo cominciato a servirmi di questo metodo che non credevo se ne potesse ricevere delle più dolci e delle più innocenti in questa vita » (p. 51). 9) Perché progredendo nella conoscenza si progre- disce nelle virtù, « infatti, siccome la nostra volontà non si determina a seguire né a fuggire alcuna cosa se non secondo il nostro intelletto gliela rappresenta buona o cattiva, basta ben giudicare per ben fare e giudicare meglio perché si possa fare anche tutto il proprio meglio. Esercizio del metodo viaggiando e studiando Dopo essersi così rassicurato di queste massime e di averle messe da parte insieme alle verità della fede, Cartesio giudica che, per tutto il 371 — obbedienza alle leggi e ai costumi del proprio paese — scelta delle opinioni moderate — risolutezza nelle azioni e nelle opinioni determinate — vincere se stessi piuttosto che l’ordine del mondo — valore della vita intellettuale Distruggere per arrivare alla verità; conservare ciò che può dare cognizioni certe Il dubbio metodico come sospensione della conoscenza umana in generale resto delle sue opinioni, poteva liberamente cominciare a disfarsene. E poiché sperava di poter venire meglio a capo conversando con gli uo- mini... si rimise a viaggiare. Intanto, mette in pratica il nuovo metodo, guidato da due norme: a) non distruggere per distruggere (come gli scet- tici), ma per arrivare alla verità; b) non distruggere tutto, ma conservare quello che può servire per arrivare a cognizioni certe. Dopo nove anni di viaggi, per applicare il nuovo metodo alla filosofia si ritira nella solitudine in Olanda.? Il dubbio metodico Per uscire dall’incertezza in cui era stato gettato dalla diversità delle opinioni e costumi, Cartesio decide di rigettare come assolutamente falso tutto quello in cui potesse immaginare il minimo dubbio, allo scopo di vedere se gli restasse dopo ciò qualche cosa che fosse interamente indubitabile. Così decide di scartare: tutta la conoscenza sensitiva, « siccome i no- stri sensi qualche volta ci ingannano »; tutta la conoscenza razionale, « poi- ché ci sono uomini che si ingannano ragionando »; tutta la conoscenza umana in generale: « considerando che tutti i medesimi pensieri che ab- biamo da svegli ci possono venire anche quando dormiamo, senza che ve ne sia allora alcuno che sia vero, risolvetti di fingere che tutte le cose che mi erano mai entrate nella mente non fossero più vere delle illusioni dei miei sogni.3 ? a) Morale provvisoria e morale definitiva - La morale definitiva, che Cartesio esporrà più tardi nel libro Les passions de l’àme è in sostanza iden- tica alla morale provvisoria. L'una e l'altra sono di marca stoica. Unica diffe- renza: la prima legge della morale definitiva non è di obbedire alle leggi e costumi del proprio paese, ma di obbedire alla ragione e adoperarla costan- temente per scoprire quel che è doveroso fare. Inoltre nella morale defini- tiva è aggiunta qualche precisazione alla terza legge con l'intento di indi- care quello che è necessario fare per vincere se stessi (e le proprie passioni) e rendersi completamente indipendenti dal mondo. Per raggiungere un com- pleto dominio sulle cose e su se stessi (cioè sulle passioni) serve molto medi- tare su due verità fondamentali: presenza e provvidenza di Dio e immortalità dell'anima. Facendo questo si può raggiungere il fine ultimo, la contempla- zione di Dio. b) Errore e male - Cartesio riduce la questione del male a quella dell'er- rore. Il male consiste nell'errore. Egli però risolve il problema dell'errore. adoperando i principi tomistici per la risoluzione del problema del male. Così l'errore come il male è una « carentia perfectionis debitae » (responsa- bile di tale carenza non è Dio, ma l'uomo). L'errore però non è causato dal- l'intelletto, ma dalla volontà. Infatti per Cartesio affermare, dubitare, negare non sono atti della ragione, ma della volontà. In definitiva l'errore è dovuto a un cattivo uso del libero arbitrio... :(cfr. E. GIiLson, La doctrine cartésienne de la liberté et la théologie, pp. 211-235). ? Il dubbio metodico - Il dubbio metodico di Cartesio non è un dubbio universale, ma è un dubbio parziale. Non è un dubbio universale anzitutto perché un dubbio universale non è possibile; di fatto poi risulta chiaro che  2. La prima verità indubitabile: il « cogito ergo sum » Ma, mentre cercava di dubitare di tutto, Cartesio s'accorge di una verità: « mentre in tal modo volevo pensare che fosse tuito falso, biso- gnava necessariamente che io che lo pensavo fossi qualche cosa. E no- tando che questa verità: IO PENSO DUNQUE SONO era così ferma e così sicura che tutte le più stravaganti supposizioni degli scettici non erano capaci di scuoterla, giudicai che potevo riceverla senza scrupolo come il principio della filosofia che io cercavo.* Cartesio non intende adottare il dubbio universale. Nella parte terza ha detto che applicando il metodo del dubbio non bisogna scartare tutto e che esa- minando criticamente le proposizioni che costituivano il sapere del suo tempo, « non ne incontrava alcuna sì dubbia che non ne traesse sempre qualche con- clusione abbastanza certa, non fosse altro che questa: che non conteneva nulla di certo » (p. 54). Cartesio quindi non intendeva dubitare di tutto, ma solo tentare di dubitare quanto più fosse possibile per potere con più sicurezza raggiungere la verità. Così inteso il dubbio è legittimo. Si tratta infatti solo di una sospensione prov- visoria della nostra conoscenza ordinaria per arrivare ad una giustificazione critica della medesima; non è perciò negazione, svuotamento, annullamento del pensiero, ma solo sospensione dell’assenso. « Ciò che Cartesio già sa, ciò che forma il suo patrimonio mentale, ricco o povero che sia, è l'immediato, dal quale egli parte, come ogni uomo, ogni filosofo, parte dal suo. Egli è filosofo precisamente in quanto si propone di rivederlo criticamente, di discuterlo, di fondarlo, di meditarlo. L'atteggiamento implicito nel dubbio cartesiano, visto nelle sue giuste dimensioni, non esagerato, non fatto slittare sul viscido di qualche espressione del testo, è l'atteggiamento filosofico come tale: non SA cata del pensatore 'di La Haye » (G. BoNTADINI, Discorso sul me- todo, p V Nelle Meditazioni la fondazione del dubbio metodico prenderà molto più rilievo: essa occupa tutta la prima Meditazione. Anche la formulazione verrà radicalizzata per mezzo del genio maligno. Nelle Meditazioni il dubbio meto- dico rischia di diventare dubbio scettico. Sulla validità di un dubbio metodico spinto fino a questi punti l'ermeneutica cartesiana è discorde, Comunque se si può riportarla alla interpretazione che abbiamo data alla formulazione del Discorso sul metodo noi riteniamo che sia un procedimento valido. Se, invece, il dubbio diventa un autentico dubbio positivo (e non sem- plice negativo) universale, esso porta necessariamente allo scetticismo, e costituisce quindi un procedimento invalido. ‘ Significato del cocito — A proposito del Cogito è necessario notare che non si tratta di una dimostrazione ma di una intuizione. Il dunque (ergo) non ha valore di conseguenza, ma è semplicemente pleonastico. Se il Cogito fosse la conclusione di una dimostrazione, ossia un entinema, allora sarebbe neces- sario sottintendere una premessa universale (per esempio: dovunque c'è co- noscenza c’è esistenza) e non sarebbe quindi più possibile considerare il Cogito come la prima verità metafisica. Quanto all'esistenza provata dal Cogito non si può trattare che del. l'esistenza del pensiero, della realtà pensante (res cogitans) non già della realtà distinta dal pensiero. Così per la sostanza intuita nel Cogito, si deve dire che essa non è altro che il pensiero stesso e non già qualche cosa di di- stinto dal pensiero e soggiacente ad esso. Dicendo del pensiero che esso è una sostanza Cartesio viene ad affermare che il pensiero è qualche cosa che sta da sé, indipendentemente dalla realtà corporea. Infatti questo « star da sé » è la sostanzialità. Ecco il motivo della sostituzione alle espressioni « cogito » e « cogitatio » di queste altre: « Sub- stantia cogitans» o «res cogitans» («res cogitans» che è contrapposta alla « res extensa » 0 sostanza corporea). Non solo l'esistenza provata dal Cogito riguarda soltanto il pensiero ma ha anche carattere momentaneo, contingente, riguarda l’hic et nunc. Nulla è provato della sua esistenza nel passato e nel futuro. ‘Perciò il Cogito è un cri- terio universale di verità solo in un senso molto ristretto. Anzi più che criterio Prima verità indubitabile: dal dubbio all'evidenza del pensare e dell’esistere Esame della natura del ‘‘sum’’ (l’esistenza) Chiarezza e distinzione come criterio di verità 3. L'essenza dell'uomo consiste nel pensiero Dal Cogito Cartesio passa a considerare la natura del « sum » (= l'esi- stenza) che vi aveva intuito e osserva che poteva fingere di non aver alcun corpo..., ma che non per questo poteva fingere di non esistere e che, al contrario, dal fatto stesso che pensava a dubitare della verità delle al- tre cose, seguiva evidentissimamente e certissimamente che egli era: laddove se appena avesse cessato di pensare, ancorché tutto il resto di ciò che aveva immaginato fosse stato vero, non avrebbe mai avuto nes- suna ragione di credere che esisteva; conobbe da ciò che era una sostanza della quale tutta la essenza o la natura non è che di pensare e che, per, non ha bisogno di alcun luogo e non dipende da alcuna cosa materiale. « Di modo che questo io, vale a dire l’anima, per la quale io sono ciò che sono, è interamente distinta dal corpo ed anzi è più facile a conoscere di questo e dato pure che questo non fosse non cesserebbe di essere tutto quello che è. Il criterio di verità: chiarezza e distinzione Conseguiti questi risultati sensazionali, Cartesio passa a considerare che cosa è necessario ad una proposizione per essere vera e certa; perché dal momento che ne aveva trovata una che sapeva essere tale, pensava che doveva altresì sapere in che cosa consisteva questa chiarezza. Edavendo notato che non vi è niente in questo « 10 PENSO DUNQUE SONO » che ci assicuri di dire la verità se non il fatto di vedere chiarissimamente che per pensare bisogna essere, ritenne di poter prendere per regola generale che le cose che noi concepiamo ben chiaramente e ben distin- di verità esso è una illustrazione del criterio di verità. Infatti per Cartesio il criterio di verità è la chiarezza e distinzione. Come esemplificazione, il Cogito ha valore, ma non un valore così esclusivo come credeva Cartesio. Ci sono molti altri principi (per esempio, il principio di non-contraddizione) in cui la verità risplende immediatamente e possono essere presi come illustrazione del criterio di verità. Spesso si paragona il Cogito di Cartesio al si fallor di S. Agostino. Tanto Cartesio come S. Agostino hanno fatto uso del dubbio metodico, ma in modo diverso e per questo il Cogito ha una portata diversa del si fallor. Il si fallor mira soprattutto al superamento dello scetticismo e per S. Agostino, esso non costituisce la prima e unica certezza. Il Cogito non mira tanto al supera- mento dello scetticismo quanto al fondamento della verità e costituisce la pri- ma certezza metafisica. 5 Dualismo di spirito e materia, anima e corpo - Questa distinzione è il ri- sultato di un paralogismo. Cartesio commette un passaggio illecito quando dal fatto che l'anima può essere conosciuta senza che sia richiesta la conoscen- za del corpo conclude che essa esiste senza che sia richiesta l’esistenza del corpo. Dalla constatazione che l’anima è distinta dal corpo è illecito concludere che essa è un ente diverso dal corpo e capace di esistere senza di esso. Cartesio « ha fuso e confuso il fatto gnoseologico col fatto ontologico, ha modificato il cogito nella res cogitans, ha sostituito alla proposizione vera « io sono nell'atto della mia coscienza » la proposizione non vera « io sono l’atto della mia co- scienza » (F. MEI, La filosofia del concreto, Marzorati, Milano, p. 48). Cartesio eviterà di ripetere questo paralogismo nelle Meditazioni, dove svolge una trat- tazione a parte per provare la teoria del dualismo tra spirito e materia. Ad ogni modo, il dualismo tra spirito e materia, anima e corpo è insostenibile non solo dal punto di vista ontologico (anima e corpo formano una unità sostanziale), ma anche dal punto Si vista’ psicologico, perché l'anima non conosce direttamente se stessa senza l'uso del corpo. 374 tamente sono vere, ma che vi è soltanto qualche difficoltà nel ben discer- nere quali siano quelle che concepiamo distintamente (pp. 65-68)$ 5. Dimostrazione dell’esistenza di Dio Trovato il principio fondamentale della metafisica e il supremo criterio di verità, Cartesio passa a dimostrare l’esistenza di Dio, e la prova in quattro modi: a) Dal fatto che abbiamo l'idea di perfetto e non possiamo essere noi la causa di tale idea — « Riflettendo sul fatto che io dubitavo e che per conseguenza il mio essere non era tutto perfetto, perché vedevo chiara- mente che era una più gran perfezione conoscere che dubitare, mi proposi di cercare donde avessi imparato a pensare qualche cosa di più perfetto che io non fossi, e conobbi con evidenza che doveva essere da qualche natura che fosse in realtà più perfetta [...j poiché non vi è meno ripu- gnanza che il più perfetto sia una conseguenza e una dipendenza del meno perfetto di quel che dal nulla proceda qualche cosa [...] di ma- niera che restava che essa fosse stata messa in me da una natura che fosse veramente più perfetta di quel che io non fossi e che anzi avesse in sé tutte le perfezioni delle quali potevo avere qualche idea, vale a dire per spiegarmi in una parola che fosse Dio » (pp. 68-69). b) Dal fatto che non mi sono dato io stesso la mia esistenza — Se è vero che io, pur avendo l'idea di perfetto, non sono perfetto, vuol dire che non mi sono dato l'esistenza da me, perché altrimenti mi sarei data un'esistenza perfetta; cioè conforme all'idea che posseggo; solo Dio dun- que, cioè l'essere perfettissimo, può aver creato me avente l'idea di per- fetto (p. 70). A questo punto Cartesio fa una breve digressione sulla natura divina: « Di tutte le cose di cui trovavo in me qualche idea (consi- deravo) se fosse perfezione o no il possederle, e ero sicuro che nessuna di quelle che denotavano imperfezione era in Lui, ma che tutte le altre vi erano » (p. 71). c) Dall'idea di perfetto — « Tornando ad esaminare l’idea che avevo di un essere perfetto, trovavo che l’esistenza vi era compresa allo stesso modo che è compreso nell’idea di triangolo che i suoi tre angoli sono uguali a due retti, o in quella di una sfera che tutte le sue parti sono equidistanti dal centro, ed anche più evidentemente; e che per conse- guenza è altrettanto certo che Dio, che è questo Essere perfetto, è o esiste, quanto potrebbe esserlo qualunque dimostrazione di geometria » (p. 72). d) Dalle conseguenze disastrose che la negazione dell'esistenza di Dio implica, cioè dal fatto che in tal caso qualsiasi certezza diviene impos- sibile. « Infatti donde si sa che i pensieri che vengono in sogno sono più falsi degli altri, visto che spesso non sono meno vivi e precisi? E anche se i migliori ingegni vi studino quanto più loro piacerà non credo che pos- sano dare alcuna ragione che sia sufficiente a togliere questo dubbio, se non presuppongono l’esistenza di Dio. Giacché [...] anche quella che io testé ho presa come regola, cioè che le cose che noi concepiamo in modo $ Il criterio di verità proposto da Cartesio suscitò aspre critiche da parte di molti autori, in particolare da parte di Pascal (che lo tacciò di raziona- lismo: «ci sono verità che soltanto il cuore può capire ») e del Vico (che lo accusò di soggettivismo e di superficialità. Al criterio cartesiano del verum est certum il Vico contrappose il suo verum est factum). 375 Dio causa dell’idea di perfezione Prova ontologica dell’esistenza di Dio Dio garante della conoscenza Dio garante della verità Dalla metafisica alla cosmologia chiarissimo e distintissimo sono tutte certe, non è accettata che dal fatio che Dio è o esiste, che Egli è un Essere perfetto e che tutto ciò che è in noi viene da lui » {p. 76) . Funzione psicologica dell’esistenza di Dio Dopo che la conoscenza di Dio e dell'anima l’ha reso certo di questa regola (chiarezza e distinzione), Cartesio dice di poter accettare con indu- bitabilè certezza tutte le altre idee che si presentano col carattere della chiarezza e distinzione, « perché non è possibile che Dio, che è somma- mente perfetto e verace » ce le abbia messe in mente per ingannarci.VERITÀ DI ORDINE FISICO - NATURA DELL'ANIMA UMANA 1. Il corpo degli animali e dell’uomo Cartesio ora deduce dalle verità metafisiche dimostrate nella quarta parte (Cogito ergo sum, ed esistenza di Dio) alcune verità circa il mondo, adoperando sempre il criterio di verità della chiarezza e distinzione ed ? a) Dimostrazione dell’esistenza di Dio — La più conosciuta delle prove di Cartesio è la terza, che è spesso chiamata argomento ontologico. Si chiama argomento ontologico perché parte dal concetto di Dio per provarne l’esi- stenza. L'argomento ontologico di Cartesio come quello di S. Anselmo (Deus est esse cuius maius concipi nequit) è ritenuto invalido dalla maggior parte dei filosofi, perché l'uomo non ha un'idea adeguata del perfetto, ma solo un concetto negativo, ricavato dalle cose per viam mnegationis et eminentiae. Cartesio però sosteneva che l’idea di perfetto non è ricavata dalle cose, ma è un’idea innata, prodotta da Dio nella nostra mente, perciò capace di rappre- sentare Dio adeguatamente. Le prime due prove sono cogimolo siche, partono cioè da fatti che noi espe- rimentiamo. La prima è un’esemplificazione della prova agostiniana delle verità eterne. b) La natura di Dio — Una delle dottrine più caratteristiche di Cartesio circa la natura divina è quella che riguarda la volontà di Dio. Secondo Car- tesio in Dio non v'è alcuna distinzione tra intelletto e volontà, altrimenti la volontà dovrebbe dipendere dall’intelletto e non sarebbe più libera. La vo- lontà divina invece è assolutamente libera e tutto quello che essa fa è un pro- dotto della sua libertà. La conseguenza più grave di questa dottrina è che anche le verità eterne, per esempio, le verità matematiche, sono creazione della libera volontà di Dio. Esse tuttavia sono eterne e immutabili perché la volontà di Dio è eterna e immutabile. * Il circolo vizioso — Cartesio prima dimostra l’esistenza di Dio valendosi della regola della chiarezza e distinzione; poi dice che il valore di tale regola dipende da Dio. Chi garantisce la chiarezza e distinzione, cioè la verità del mio pensiero? L’esistenza di Dio. Ma chi garantisce l’esistenza di Dio? La chiarezza e distinzione. Si tratta chiaramente di un circolo vizioso. Cartesio ha certato di difendersi da questa accusa sostenendo che la veracità di Dio è invocata solo per dare valore alla memoria. Ma non pare che sia una risposta soddi- sfacente, perché, nella dimostrazione dell’esistenza di Dio, Cartesio deve ap- poggiarsi su vari principi che sono accettati adoperando il criterio della chia- rezza e distinzione (cfr. F. CopLESTONn, History of Philosophy, IV, pp. 105 e ss.; tr. it., Storia della filosofia, 5 voll, Paideia, Brescia). 376 il metodo geometrico. Si tratta però solamente di un riassunto del libro Il mondo o Trattato sulla luce. Le due dottrine più importanti esposte in quel libro sono quella della duce e quella della circolazione del sangue. Esse vengono riportate per esteso nella quinta parte del Discorso sul metodo. Dal punto di vista filo- sofico la cosa più interessante di questa parte è la dottrina della na- tura del corpo animale ed umano. Rispetto al corpo Cartesio afferma che non c'è alcuna differenza tra uomini ed animali: essi sono tutti degli automi o macchine semoventi. Il movimento è causato dagli spiriti ani- mali, « che sono come' un vento sottilissimo o piuttosto come una fiamma purissima e vivissima che, salendo continuamente in grande abbondan- za dal cuore nel cervello, si reca di lì attraverso i nervi nei muscoli e dà il movimento a tutte le membra ». Ciò che distingue l’uomo dagli altri animali è l'anima. Gli animali non hanno l’anima, nessun’anima; l’uomo invece ha un'anima creata da Dio. In pratica, dato che l’anima è invisibile, l'uomo si distingue dagli animali per due caratteristiche: il linguaggio e la libertà. 1) Gli animali mai potrebbero usare parole né altri segni compo- nendoli come facciamo noi per comunicare agli altri i nostri pensieri (p. 98). 2) Anche se essi facessero parecchie cose bene o forse anche meglio di alcuni di noi, essi « sbaglierebbero infallibilmente in certe altre, me- diante le quali si scoprirebbe che non agiscono iper coscienza, ma solo per disposizione degli organi » (p. 99). 2. Natura dell'anima Al termine della quinta parte Cartesio indica brevemente qual è la natura dell'anima. Essa in nessun modo può essere tratta dalla potenza della materia, così come le altre cose delle quali aveva parlato, ma essa deve espressamente essere creata; e non basta che sia posta nel corpo umano come un pilota nella sua nave, se non forse per muovere le sue membra, ma bisogna che essa sia congiunta ed unita più strettamente con esso per avere, oltre a ciò, sentimenti ed appetiti simili ai nostri e così comporre un vero uomo (pp. 101-102)? ? a) L'universo cartesiano — L'universo cartesiano è costituito da due tipi di realtà profondamente diverse: realtà pensante (res cogitans), e realtà estesa (res extensa). La realtà pensante costituisce il mondo spirituale; quella estesa costituisce il mondo fisico. I due mondi si incontrano nell'uomo, ma senza compenetrarsi: essi si toccano appena nella glandola pineale. b) La definizione di sostanza — Tanto il mondo fisico come quello spi- rituale contengono molte sostanze, ma sono tutte imperfette, perché per esistere dipendono da Dio. L'unica sostanza perfetta è Dio e solo a Lui si può applicare in modo proprio la definizione che Cartesio dà di sostanza: Res quae ita existit ut nulla re alia indigeat ad existendum. c) Il mondo fisico — L'essenza del mondo materiale è l'estensione. Il mo- to dà all’estensione diverse forme. Così dall’estensione, per mezzo del moto, si ottiene l'origine di tutte le cose. Delle varie proprietà che noi attribuiamo alle cose solo quelle primarie (spazio, figura e numero) appartengono effettiva- mente ad esse; quelle secondarie sono dovute ai sensi. (Esempio di un pezzo di cera odorosa colorata messa sul fuoco: l'odore se ne va, il colore cambia... Resta solo qualche cosa che occupa spazio, ha qualche figura ed è capace di essere divisa) (cfr. /I° Meditazione, in Meditazioni filosofiche, Pa- ravia, Milano, p. 30). Nel Metodo questa dottrina è appena accennata (vedi Parte V, p. 83). 377 Meccanicismo e animismo | caratteri peculiari dell’uomo: linguaggio e libertà L’anima espressamente creata e strettamente congiunta al corpo cempone un vero uomo SESTA PARTE RAGIONI DELLA MANCATA PUBBLICAZIONE DE « J{ Mondo » In questa parte Cartesio dà le ragioni che lo hanno portato a differire la pubblicazione de Il Mondo già terminato prima del Discorso. Le ra- gioni principali sono due: timore che il libro potesse essere condannato dalla Chiesa; il fatto che l'opera non era molto progredita e poteva dare origine a molte controversie tra gli scienziati. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE I. Di quante parti si compone il Discorso sul metodo? 2. Cosa intende Cartesio per « buon senso »? 3. Che giudizio dà Cartesio della storia e della teologia? 4. Quali sono le quattro regole del metodo cartesiano? 5. Confronta il metodo di Cartesio con quelli di Aristotele, Galilei, Bacone e Hegel. Quali sono le somiglianze e le differenze? 6. Cosa intende Cartesio per « chiarezza e distinzione »? 7. Il criterio delle idee chiare e distinte che valore ha? 8. Cosa si intende per dubbio metodico? 9. Che differenza passa tra il dubbio metodico e il dubbio scettico? 10. Che cosa sono le idee innate? Quali sono le idee innate secondo Carte- sio? Che differenza c’è tra l'innatismo cartesiano e quello leibniziano? 11. Che funzione svolge il Cogito nel sistema di Cartesio? 12. Qual è la concezione cartesiana dell'uomo? Che rapporti pone Cartesio tra anima e corpo? Paragona la dottrina di Cartesio cor quelle di Platone, Ari- stotele, San Tommaso d'Aquino e Spinoza. 13. Quali sono i quattro argomenti con cui Cartesio prova l'esistenza di Dio? 14. Metti a confronto l'argomento vniologico di Cartesio con quelli di Sant'Anselmo e Leibniz e con la quarta via (quella dei gradi di perfezione) di san Tommaso d'Aquino. 15. Quale considerazione ha Cartesio per îa religione? Pone sullo stesso piano la religione « filosofica » e le varie religioni positive? Quali sono i fondamenti della morale cartesiana? Quale è l'essenza del mondo materiale secondo Cartesio? 18. Tra qualità primarie e secondarie che distinzione pone Cartesio? 19. Quali sono, a parere di Cartesio, gli elementi che distinguono il corpo dell'anima da quelio degli animali? 20. Perché si dice che Cartesio è un razionalista e quali sono i limiti di tale posizione? d) Relazione tra anima e corpo — L'anima muove il corpo mediante la volontà. Il corpo eccita le sensazioni dell'anima mediante gli stimoli mec- canici che arrivano al cervello (glandola pineale). Tuttavia le sensazioni sono atti della sola anima; esse sono innate, sono prodotte dall'anima stessa in cor- rispondenza a quanto avviene nel corpo. e) Facoltà dell'anima — Nelle Meditazioni Cartesio ascrive all'anima tre facoltà: sensazione, immaginazione (fantasia) e ragione. Inoltre divide le idee in tre classi: avventizie (quelle che dipendono dai sensi}; fattizie (quelle che dipendono dalla fantasia); innate (quelle che dipendono esclusivamente dalla ragione). Nei Principi Cartesio ritiene ancora verbalmente le tre facoltà del. l'anima, ma elimina la classificazione delle idee innate, fattizie e avventizie, a favore delle sole idee innate. Così però rende inutili anche due facoltà: la sensazione e l'immaginazione. « LA MISSIONE DEL DOTTO » Fichte. Origine e importanza dell’opera La missione del dotto (Einige Vorlesungen iiber die Bestimmung des Gelehrten), composto nel 1794, allorché Fichte contava appena 32 anni, è uno dei suoi primi scritti. Fu preceduto soltanto da Kritik aller Offenbarung, un saggio che, pubblicato anonimo, in un primo momento era stato attribuito erroneamente a Kant, ma poi, dopo la smentita e la rettifica di quest’ultimo, aveva fatto segnalare il nome di Fichte all’at- tenzione del mondo filosofico. La missione del dotto occupa un posto di capitale importanza non solo nello sviluppo del pensiero del suo giovane autore, ma.anche nello sviluppo della stessa storia della filosofia, in quanto segna il distacco di Fichte da Kant, e il superamento del criticismo in direzione dell’idealismo. A grandi pennellate Fichte vi traccia tutto il quadro della sua visione idealistica della realtà e vi enuncia chiaramente tutte le tesi fondamentali del suo idealismo: la negazione della cosa in sé, l'affermazione del pri- mato assoluto dell’autocoscienza, la derivazione della realtà materiale dall’Io assoluto come momento dialettico di quest'ultimo, il ruolo essen- ziale della scienza e della filosofia nello sviluppo della storia dell'uma- nità, l'impegno etico, politico e sociale del filosofo. La missione del dotto appartiene ad un gruppo di scritti abbastanza consistente, in cui Fichte si rivolge ad una vasta cerchia di lettori, con intento divulgativo. Di qui il suo stile semplice, chiaro, immediato, fa- cilmente comprensibile anche a studenti di liceo. L'opera comprende cinque lezioni (Voriesungen) che Fichte tenne agli studenti dell’Università di Jena, durante l'estate del 1794, ogni domenica mattina dopo il rito religioso. Gli argomenti trattati nelle cinque lezioni sono i seguenti: 1) la mis- sione dell'uomo in sé; 2) la missione dell'uomo in società; 3) la distin- zione fra gli stati sociali in società; 4) la missione del dotto; 5) critica della tesi di Rousseau circa i rapporti tra cultura e moralità. 379 Questa opera segna il distacco di Fichte da Kant Intento divulgativo dell’opera Senso della struttura dell’opera e il rapporto dotto- società Ciò che è e non è l’uomo Confutazione dei materialismo trascendentale L’uomo come fine a se stesso 2. Divisione e sintesi dell’opera PRIMA LEZIONE LA MISSIONE DELL'UOMO IN SÉ 1. Introduzione Fichte esordisce enunciando il programma delle sue lezioni. Esso comprende quattro argomenti principali: a) la missione dell'uomo consi- derato in se stesso; b) la missione dell'uomo in società; c) la missione del. l'uomo nelle singole classi sociali; d) la missione del dotto. Alla tratta- zione di questi quattro argomenti sono destinate le prime quattro lezioni. :In una quinta lezione esaminerà la teoria del Rousseau circa i rapporti tra cultura e moralità. A giustificazione dell'ordine indicato, che a prima vista potrebbe sem- brare poco opportuno, dato che l'obiettivo primario del breve corso di lezioni è illustrare la vocazione e la missione del dotto (ossia del filosofo), Fichte dice che siccome il dotto è pensabile soltanto in una società, oc- corre anzitutto chiedersi quale sia la missione dell'uomo nella società. E poiché a quest'ultima domanda non si può rispondere, se non si cono- sce qual è la missione dell'uomo in se stesso, è necessario premettere una lezione sullo studio della missione dell’uomo considerato in se stesso, come singolo individuo. Nella parte conclusiva dell’introduzione (pp. 76-77), Fichte mette in risalto l'importanza del suo argomento. Egli afferma che la missione del- l'uomo in generale è il primo problema della filosofia, e la missione del dotto « è l’ultimo problema d'ogni ricerca filosofica ». 2. Natura e missione dell’uomo in se stesso Prima Fichte spiega quello che l’uomo non è, poi quello che è. L'uomo, il suo principio spirituale, non è causato dal Non-io. Il materialismo tra- scendentale, che sostiene il contrario, è falso. Il principio spirituale del- l'uomo è invece causa del Non-io. Però il principio spirituale dell'uomo (l'Io puro) non può esistere senza essere qualche cosa (un Io empirico) e l'Io empirico non può essere qualche cosa senza essere determinato dal Non-io. Conclusione: « Dicendo perciò che si vuol considerare l’uomo in se stesso e isolato, non si vuol intendere di considerarlo [...] semplicemente come Io puro, senza rapporto alcuno con nessuna cosa che sia estranea a questo suo Io puro. S'intenderà soltanto pensarlo fuori di ogni rapporto con esseri ragionevoli simili a lui » (p. 79). Tuttavia la natura dell'uomo appare ben diversa a seconda che si consideri come ragione o come qualche cosa. L'uomo in quanto ragione è fine a se stesso, è indipendente e attivo: è assolutamente, è perché è. L'uomo in quanto è qualche cosa è passivo (senziente) e dipendente, non è fine a se stesso ma ha per fine l’Io puro. Rapporti fra ragione e sensi- bilità: ambedue devono sussistere l'una accanto all'altra. La ragione non dev'essere annullata dalla sensibilità. Ma a sua volta non deve sopprimere quest'ultima. 380 Conclusione: « L'uomo deve essere ciò che è soltanto per questa ra- gione, che egli è. In altri termini tutto ciò che egli è, deve essere riferito al suo Io puro, al suo semplice essere come Io, o Iità. Tutto ciò che egli è, dev'esserlo esclusivamente per questo, che egli è un Io; e ciò che egli non può essere per questa sola ragione, egli non deve assolutamente essere » (pp. 81-82). 3. La legge morale dell’uomo considerato in se stesso Dato che il fine dell'Io empirico è l'Io puro, da questo Fichte deriva le regole della condotta dell'Io empirico. Dalla natura dell'Io puro egli ri- cava la condotta dell'uomo considerato in se stesso e le seguenti leggi: a) L'uomo deve essere sempre uno (coerente) con se stesso, perché l'Io puro è perfetta e assoluta unità. Ossia, l’uomo non deve contraddirsi, non si deve mai lasciar determinare da qualcosa di estraneo, cioè dalle cose esterne, perché nell’Io puro non c'è diversità e perciò non può es- sere determinato da alcuna cosa estranea, ma è sempre uno ed identico con se stesso. In altre parole, che Fichte riprende da ‘Kant, l’uomo deve essere determinato in quel. modo, nel quale avrebbe potuto eternamente essere determinato, cioè senza nessun riguardo per le cose che lo circon- dano nel tempo, perché l'Io puro agisce come se non ci fosse il Non-io. Quindi, « agisci in modo che tu possa pensare la massima della tua volontà come legge eterna per te » (p. 83). b) L'uomo deve cercare di modificare le cose (che nella loro molte- plicità sembrano irriducibili all'unità e all'identità), e portarle ad accor- aarsi con la forma pura dei suo Io. Per questo non basta la sua volontà. Ci vuole anche una certa abilità, e questa si acquista solo con l'esercizio e la cultura. c) L'uomo deve estirpare le cattive inclinazioni, dovute all’influsso delia natura quando la ragione non si era ancora destata. Anche per questo non basta la sola volontà e occorre abilità, e, perciò esercizio e cultura. La cultura « è l’ultimo e più alto mezzo per il fine ultimo del- l'uomo, ossia, la sua perfetta coerenza con se medesimo » (p. 86). 4. Il fine ultimo, il sommo bene, ia perfezione Il fine ultimo dell'uomo, che Kant chiama Sommo Bene, e Fichte preferisce chiamare perfezione, è « la perfetta coerenza dell’uomo con se stesso, e, appunto perché egli possa raggiungere questa coerenza, anche la perfetta coerenza di tutte le cose esterne a lui (con la sua volontà) » (p. 86). Il fine ultimo, considerato come coerenza dell'uomo con se stesso {della sua volontà con la volontà dell'Io puro, cioè del suo vero essere), costituisce il bene morale. Il fine ultimo, considerato come accor- do delle cose fuori di noi con la nostra volontà, costituisce /a felicità. Però, osserva Fichte, l’ultimo fine è qualcosa di assolutamente irraggiun- gibile per l'uomo: è un Sommo Bene, una perfezione che rimarrà eter- namente irraggiungibile. La missione dell'uomo consiste in questo: avvi- cinarsi all'infinito, al suo uliimo fine, perfezionarsi all'infinito. « Egli esi- ste per divenire egli stesso sempre moralmente migliore, e per rendere tutto ciò che trova intorno a. sé riigliore sensibilmente e anche [...] moral. mente; e in questo modo fare se stesso sempre più felice. Questa è la missione dell'uomo in quanto lo si consideri isolato, e cioè senza relazione con nessun essere ragionevole simile a lui » (p. 88). 381 L’io come dover essere dell’uomo L’uomo non deve contraddire la sua identità La cultura come mezzo alla perfetta coerenza dell’uomo a se stesso ll bene morale come perfetta coerenza dell’uomo a se stesso Ls felicità: accordo delle cose fuori di noi con la volontà La missione dell’uomo: perfezionarsi sempre più La società: rapporto reciproco tra gli esseri ragionevoli | due presupposti della società: la presenza di esseri ragionevoli fuori di noi — la possibilità di distinguerli dagli esseri irragionevoli tra coscienza interiore e coscienza esteriore Finalità e libertà: criterio di distinzione degli esseri ragionevoli LEZIONE MISSIONE DELL'UOMO IN SOCIETÀ 1. Introduzione — La soluzione dei problemi filosofici non può essere basata sul buon senso come pretendono i filosofi popolari (Nicolai, Mendelsohn, ecc.), ma su ragionamenti rigorosi. — Scopo della seconda lettura: « stabilire quale sia la missione del- l'uomo nella società » (p. 95). — Definizione di società: « Col termine società intendo designare il rapporto reciproco di esseri ragionevoli tra loro » (p. 96). 2. Esistenza della società Fichte enumera anzitutto le cose che la società presuppone per poter esistere e poi formula i problemi riguardo all'esistenza della società, I presupposti della società sono due: 1) « Che vi siano esseri ragione- voli fuori di noi »; 2) Che « noi li possiamo distinguere da tutti quegli altri esseri che sono invece irragionevoli » (p. 96). Perciò due sono i pro- blemi che riguardano la società: 1) Problema del fondamento razio- nale della credenza nell'esistenza di altri uomini; 2) Problema del criterio per distinguere gli esseri ragionevoli dagli esseri privi di ragione. Quindi Fichte passa a risolvere il problema del fondamento razio- nale della credenza nella esistenza di altri uomini. Scarta anzitutto una soluzione ch'egli giudica errata, quella fondata sulla esperienza. Secondo Fichte tale soluzione è errata per due ragioni: 1) anche i solipsisti (gli egoisti) hanno l’esperienza di altri esseri ragionevoli, ma non credono alla loro esistenza; 2) l'oggetto dell'esperienza è la rappresentazione, non la cosa in sé (vedi pp. 96, 97, pagine chiarissime!). Al posto della soluzione fondata sull'esperienza, Fichte propone una soluzione basata sulla esigenza della esistenza di altri esseri ragio- nevoli perché l'uomo possa raggiungere il suo ideale di perfetta coe- renza con se stesso. L'uomo, argomenta Fichte, non può raggiungere l'ideale della coerenza interiore senza mantenere la coerenza esteriore. Ma, affinché ci sia perfetta coerenza esteriore, per « ciascun concetto che si trova nell’fo, deve trovarsi nel Non-io l'oggetto corrispondente ». Ora « nell'uomo si trova anche il concetto di ragione, e di un agire, e di un pensare alla ragione conforme ». Perciò per tale concetto è necessario che nel Non-io si trovi l'oggetto corrispondente, cioè è necessario che si trovino degli esseri ragionevoli. « Tra le sue esigenze (dell'Io) va anno- verata anche questa: che si trovino, nella realtà a lui esterna, esseri ra- gionevoli simili a lui » (p. 100). 3. Il criterio per distinguere gli esseri ragionevoli dagli esseri privi di ragione. Il criterio è duplice: finalità e libertà. Quello della finalità, da solo, è insufficiente e va integrato con quello della libertà. Primo criterio: finalità — « Il primo carattere che subito ci si presenta per riconoscere la ragionevolezza è quello della finalità ». Infatti, « tutto ciò che porta impresso il carattere della finalità può avere un autore ra- gionevole » (ib.). Però la finalità è un criterio insufficiente perché è equi- 382 voco. « L’unificazione del molteplice in un tutto coerente è certo carattere della finalità ma vi sono parecchie specie di unificazioni consimili che si lasciano spiegare con semplici leggi naturali (non certo meccaniche, ma organiche) (pp. 101-102) ». Dove c’è ordine, c'è finalità. Ma l'ordine può avere cause naturali. Secondo criterio: libertà — Questo è un criterio sicuro: « qualsiasi unificazione di un molteplice in un tutto coerente, la quale fosse operata mediante la libertà sarebbe una caratteristica sicura e non equivoca, che il fenomeno stesso ci offrirebbe della ragionevolezza » in quanto « la na- tura anche là dove opera secondo fini, opera però secondo leggi neces- sarie; la ragione invece opera sempre con libertà » (p. 102). Ma, in pratica, è possibile distinguere se un effetto si produce per mezzo della necessità o per mezzo della libertà? A questa difficoltà Fichte risponde che non è possibile avere esperienza della libertà perché la libertà è presupposta a qualsiasi esperienza. Si può avere esperienza del- l'assenza di costrizione e « questa non consapevolezza di una cosa esterna si potrebbe anche chiamare consapevolezza della libertà » (p. 103). Per- tanto, ogni volta che per una azione io non conosca altra causa, non riesca anzi a supporne nessuna ali'infuori di una volontà libera, che si decida per motivi ragionevoli corrispondenti a quelli che hanno guidato la mia volontà libera, allora :potrò concludere con certezza che si tratta di un'azione prodotta da un essere ragionevole come me, 4. Società e Stato Secondo Fichte, tra società e Stato vi è differenza profonda. Lo Stato è qualcosa di contingente e transitorio mentre la società è qualcosa di necessario e permanente. Quindi «la vita nello Stato... non può dirsi uno dei fini dell'uomo. Essa è piuttosto un mezzo... per la fonda- zione di una perfetta società » (pp. 105-106). Quando si arriverà alla costituzione di una società perfetta allora «saranno divenuti superflui tutti quei vincoli i quali costituiscono lo Stato » (p. 106). 5. Fine e missione della società La società è fine a se stessa (p. 107). Però più avanti (cfr. p. 113), riprendendo lo stesso tema, Fichte dirà che « l’ultimo e più alto fine della società è la totale unificazione e concordia di tutti i possibili suci membri ». La missione della società è il perfezionamento della specie umana per rendere sempre più vicino l'ideale della unificazione. Questo progressivo perfezionamento è inevitabile. Infatti, « ciascun individuo ha il suo proprio ideale dell’uomo in genere; tutti questi ideali sono di- versi non per materia, ma per grado. E ciascun individuo valuta ogni altro, che egli riconosca conìe uomo, secondo il proprio ideale dell'uomo. Ciascuno desidera in virtù di quella aspirazione fondamentale di trovare ogni individuo simile al proprio ideale dell'uomo; lo mette alla prova perciò e lo esperimenta in tutti i modi. Nel caso poi che lo irovi inferiore a quell’ideale cerca di sollevarlo alla medesima altezza. in questa iotta tra spirito e spirito vince sempre colui che è uomo in senso migliore e più elevato » {p-p. 107-108). Conclusione: « L'uomo ha la missione di vivere per la società. Questa missione per la società in generale è [...], tuttavia, in quanto mero im- 383 La ragione opera secondo libertà Volontà libera: causa dell’azione dell’essere ragionevole Stato, mezzo per giungere ad una società perfetta Missione della società: perfezionamento della specie umana Rapporto tra morale sociale e morale individuale Coordinazione delle volontà Unità perfetta degli uomini come dell’uomo pulso, subordinata a quella legge più alta della stabile coerenza con noi stessi » (p. 109). 6. La morale sociale fondamentale è la coerenza dell’uomo con se stesso. Da questa legge su- prema della morale individuale Fichte deduce le seguenti leggi della morale sociale: a) L'impulso alla socievolezza non deve entrare in contraddizione con se stesso. Questo accadrebbe se l'uomo trattasse gli esseri ragione- voli da schiavi. Infatti la ragionevolezza consiste nella relazione reciproca, e quindi l'impulso alla socievolezza è rivolto alla relazione reciproca. Ma se ci comportiamo verso gli altri uomini da padroni « mettiamo il nostro impulso alla socievolezza in contraddizione con se medesimo. Quindi la nostra condotta non deve mirare alla subordinazione degli altri, ma alla coordinazione della nostra volontà con quella dei no- stri simili. « Chiunque si ritiene padrone degli altri uomini è egli stesso uno schiavo » (p. III). b) Non adoperare mai gli altri esseri ragionevoli come mezzi per i propri fini. « È lecito all'uomo usare le cose irragionevoli come mezzi per i suoi fini; ma non gli è lecito agire nello stesso modo con gli esseri ragionevoli. Adoperarsi perché tutti gli altri uomini raggiungano l’ideale della perfezione. 7. Il fine ultimo e la missione dell'uomo nella società Il fine ultimo dell’uomo in quanto essere socievole è l’unità perfetta’ con gli altri individui. Però anche questo fine, come anche quello della perfetta coerenza con se stesso, è irraggiungibile. « Se tutti gli uomini potessero diventare perfetti e raggiungere così il loro più alto e supremo fine, essi sarebbero allora totalmente simili l'uno all’altro; formerebbero anzi un solo essere, un solo soggetto », cesserebbero di essere uomini per essere Dio (p. 113). La missione dell'uomo in società è il progressivo avvicinamento al- l'ideale dell'unità. Fichte chiama questo indefinitivo avvicinamento uni. ficazione. 8. L'educazione alla socievolezza Per realizzare la missione dell’unificazione occorre una duplice abi- lità: abilità nel dare ossia nell’agire sugli altri in quanto esseri liberi; abilità nel ricevere. LA DISTINZIONE TRA GLI STATI SOCIALI 1. Introduzione Dopo aver studiato la missione dell’uomo in se stesso e nella società, Fichte dovrebbe ora passare allo studio della missione del dotto. Però, 384 poiché il dotto non è solo uno dei membri della società, ma è altresì un membro di un determinato stato sociale, Fichte deve premettere allo. studio della missione del dotto, lo studio dell'origine della diseguaglianza tra gli uomini, che è il presupposto della distinzione tra gli stati sociali. 2. La diseguaglianza tra gli uomini Nella lezione precedente Fichte ha mostrato l’esistenza di fatto della molteplicità degli esseri ragionevoli, ma non la possibilità di tale fatto. Ora, nella terza lezione, egli mostra che la molteplicità e la diversità degli Io empirici si fonda, in ultima analisi, sull'influsso che il Non-Io finito esercita sopra gli esseri ragionevoli finiti: « Il Non-Io, come quel fonda- mento dell'esperienza che è indipendente da noi, e che può anche chia- marsi natura, è molteplice; nessuna sua parte è perfettamente simile a nessun'altra [...]. Quelle parti diverse agiranno perciò sullo spirito umano in modo diversissimo e non potranno mai sviluppare in egual modo le capacità e le disposizioni. Da questi diversi modi di agire della natura nascono gli individui, e vien formata quel che in ciascuno di essi so- gliamo chiamare la loro semplice natura empirica individuale. Si tratta perciò di una diseguaglianza inevitabile: 1) perché non dipende dalla nostra volontà essendo causata dal Non-Io; 2) perché l'ideale della coerenza, il quale, come s'è visto, riporterebbè gli esseri ragionevoli all'unità, è irraggiungibile. Tuttavia mediante la socievolezza si deve fare tutto il possibile per ridurre le diseguaglianze ed eliminare le differenze. « E qui si presenta l'efficacia dell'impulso alla socievolezza, il quale è diretto al medesimo fine e diventa mezzo per quell’avvicinamento all'infinito che la legge da noi pretende ». L'impulso alla socievolezza comprende sia l'impulso alla partecipazione, cioè l'impulso a dare, sia l'impulso a ricevere (pp. 128-129). Conclusione: « Così, per opera della ragione e della libertà viene corretto l'errore che la natura ha commesso. « La ragione si tro- va impegnata in una lotta senza tregua con la natura; né questa guerra potrà mai avere termine, se pure non dovremo diventare iddii. Tuttavia potrà e dovrà diventare sempre più debole l'influsso della natura e sem- pre più forte invece quello della ragione » (pp. 130-131). Questa lotta con- tro la natura fa nascere una nuova solidarietà tra gli uomini e li stringe assieme come a formare un nuovo corpo (p. 131). 3. La scelta dello stato [La natura fornisce ogni uomo di particolari impulsi, o attitudini. Si sceglie uno stato quando si sceglie di sviluppare una certa attitudine. Facendo questa scelta « io stabilisco una volta per tutte di non tener più conto da allora in poi di certe opportunità che la natura forse potrebbe fornirmi, e di applicare invece esclusivamente tutte le forze e le qualità naturali allo sviluppo di una sola, o magari di parecchie, ma sempre ben determinate attività » (p. 133). 4. La scelta dello stato non è obbligatoria, ma jibera La scelta dello stato non è obbligatoria, ma libera perché se fosse ob- bligatoria, allora dovrebbe essere possibile « dedurre dalla suprema 385 Molteplicità e diversità degli ‘‘lo’’ fondate sul “non-lo”’ Gli individui originati dai diversi modi di agire della natura La socievolezza come riduzione Libertà e ragione in lotta contro l’errore della natura Scelta di uno stato di vivere e sviluppo di determinate attitudini Scelta nella libertà Scelta di uno stato: atto di libertà e restituzione alla società di quanto Partecipazione al perfezionamento dell'umanità e immortalità legge razionale l'impulso il quale spinga alla scelta di uno stato allo stes- so modo con cui abbiamo dedotto riguardo alla società un impulso ana- logo ». Ma la legge suprema dice soltanto: « Educa tutte le tue attitudini completamente ed uniformemente per quanto ti è possibile. Essa non arriva a determinare se io debba esercitare quelle mie attitudini imme- diatamente sulla natura o solo attraverso la mediazione degli altri uo- mini: la scelta perciò si trova, a questo riguardo, interamente lasciata alla mia prudenza » (pp. 134-135). « La legge non vieta di scegliere uno stato; neanche però comanda [...]. Mi trovo sul terreno del libero arbitrio: mi è semplicemente lecito di scegliere uno stato » (p. 135). Tuttavia la scelta dello stato è consigliabile perché ogni uomo ha il dovere di restituire alla società quanto ha da essa ricevuto. Questo è facile se si sceglie uno stato. Nessuno ha diritto di lavorare per la propria soddisfazione soltanto. « Questo non è lecito. Egli deve almeno sforzarsi di pagare alla società il suo debito; deve occupare il proprio posto; deve fare almeno ogni tentativo per elevare in qualche modo il grado di perfezione della specie che tanto ha lavorato per lui » (p. 136). Per raggiungere questo fine, due vie gli si aprono davanti: o cercherà di elaborare la natura in ogni sua parte, ma questa è un'impresa impos- sibile. Oppure affronterà solo una porzione determinata della natura: quella della quale gli sia forse più accessibile tutta la elaborazione prece- dentemente compiuta, quella per la elaborazione della quale egli forse dalla natura e dalla società fu già nel tempo anteriore specialmente for- mato. Questa seconda via è senz'altro la migliore. Quando uno si dedica a questa speciale porzione, egli ha scelto il proprio stato. Conclusione: « La scelta di uno stato è una scelta per mezzo della libertà; perciò nessuno deve essere costretto ad abbracciare uno stato, come nessuno deve essere escluso da uno stato. È però una scelta consi- gliabile perché la particolare abilità che uno ha è in un certo senso un prodotto, un legittimo possesso della società, e ognuno ha il dovere di restituire alla società quello che da essa ha ricevuto secondo le proprie possibilità ». 5. La partecipazione al perfezionamento dell'umanità assicura come premio l'immortalità Qualcuno si chiederà: che vantaggio ha l'individuo a lavorare per il perfezionamento dell'umanità? Secondo Fichte ha due vantaggi: è di utilità agli altri: «il felice pro- gresso di un membro è infatti non meno felice progresso degli altri » (p. 140); è di utilità a se stesso: si assicura infatti l'immortalità. Ogni uomo è « un anello necessario della catena, la quale dalla generazione del primo uomo, avanza verso la piena consapevolezza della sua propria esi- stenza nell’eternità. Ogni uomo può avvicinare di più alla sua perfezione quel tempio di- vino che i suoi predecessori furono costretti a lasciare interrotto. È vero che ogni individuo morirà. Ma se egli partecipa a questa sublime im- presa non si estinguerà completamente, perché la morte non può inter- rompere la sua opera, giacché la sua opera, mentre deve essere terminata, non può essere terminata nel tempo. Egli è eterno. LA MISSIONE DEL DOTTO 1. Introduzione È ora necessario passare a parlare della missione del dotto, « una missione molto onorevole, molto elevata, nettamente superiore a quella degli altri stati » (p. 148). Forse, il fatto che sia un dotto innanzi a dotti in via di formazione, a parlare della missione del dotto, potrebbe causare imbarazzo (timore di offendere gli altri stati, di apparire superbo ecc.). Ma se questo ci trattenesse dal nostro compito, peccheremmo di falsa modestia. Non c'è infatti nessun pericolo di insuperbirsi, né di offendere gli altri se l'esposizione della missione del dotto viene fatta in modo oggettivo e si tiene presente che « non lo stato, ma la degna afferma- zione di esso, nobilita l’individuo ». Non lo stato, ma il perfetto compimento del proprio dovere è quello che importa. Dopo questo preambolo Fichte mostra la necessità di uno stato speciale, d'una professione particolare, quella del dotto, muovendo dalla definizione di società perfetta. A suo giudizio è perfetta quella so- cietà in cui si è provveduto « allo sviluppo e alla soddisfazione di tutti i bisogni, e anzi al loro uguale sviluppo e alla loro uguale soddisfazione. Questo non è possibile senza la professione del dotto. 2. La società perfetta richiede lo stato (la professione) del dotto La società perfetta ha bisogno di tre cose cui può provvedere una sola professione, quella del dotto: 1) Perfetta conoscenza dell'uomo nella sua interezza, delle sue atti- tudini, di tutti i suoi impulsi e bisogni (perché senza tale conoscenza è im- possibile provvedere allo sviluppo uguale di tutte le attitudini). Questo è l'oggetto della filosofia. 2) Conoscenza dei mezzi per sviluppare Ie attitudini e soddisfare i bisogni (perché la semplice conoscenza delle attitudini e dei bisogni, senza la conoscenza dei mezzi sarebbe vuota e inutilissima). « Con quella conoscenza dei bisogni deve dunque andare unita la conoscenza dei mezzi per soddisfarli; e questa conoscenza dovrà legittimamente essere posse- duta dal medesimo stato sociale, dato che una conoscenza senza l’altra non può mai arrivare ad essere perfetta, né tanto meno viva ed efficace » (p. 153). La conoscenza dei mezzi è l'oggetto della scienza filosofico- storica. 3) Conoscenza del grado di cultura in cui si trova in un determinato momento storico una società e quale grado essa dovrà raggiungere per primo partendo da quello che ora occupa; e infine di quali mezzi essa possa disporre per questo fine. Questo è l'oggetto della scienza storica. Conclusione: «La sintesi di queste tre forme di conoscenza costi- tuisce quella che si chiama, o almeno ciò che esclusivamente dovrebbe chiamarsi dottrina » (pp. 154-155), e lo stato di coloro che si dedicano allo studio della dottrina, si dovrebbe chiamare stato (o professione) dei dotti. 3. Definizione del dotto « Dotto si chiama colui che all'acquisto di tali conoscenze (filosofica, filosofico-storica e storica) dedica la sua vita» (p. 155). 387 Lo stato del dotto e la società perfetta La missione del dotto e la dottrina: — filosofia — scienza filosotico- storica - — scienza storica Il dotto e le sue regole di vita: elevare il grado delle scienze; agire con piena moralità; sviluppo della socialità; essere maestro dell'umanità; essere guida nelle circostanze particolari; essere modello eccellente II dotto sacerdote della verità 4. La missione del dotto « Così ci si rivela finalmente la vera missione dello stato dei dotti; tale missione consiste nella suprema vigilanza sopra il progresso reale della stirpe umana in genere e nell'attività continuamente diretta a promuovere questo progresso » (p. 155), specialmente il progresso delle scienze: infatti « dal progresso delle scienze dipende in modo immediato il progresso del genere umano. Chi ferma quello, ferma questo » (p. 156). 5. La morale del dotto (La morale professionale) Le principali leggi che regolano la vita del dotto sono le seguenti: — « Sforzarsi per portare a un grado più elevato le scienze, e in parti- colare quel ramo della scienza che egli ha prescelto », altrimenti il dotto si mette in contraddizione con la sua missione che consiste appunto nel promuovere il progresso delle scienze. Questa legge è dedotta dalla suprema legge della morale individuale (non-contraddizione, unità- coerenza). — Nella propria attività non deve adoperare mai mezzi che non siano perfettamente morali; il dotto non cadrà mai nella tentazione di far ac- cettare agli uomini le convinzioni proprie con mezzi coercitivi, con l'uso della violenza fisica. Questa legge è dedotta dalla suprema legge della morale sociale (coordinazione e non-subordinazione). — « Sviluppare in se stesso quanto più gli è possibile le disposizioni socievoli, la capacità di ricevere e quella di comunicare » (p. 160), perché il dotto è destinato alla società, « esiste in virtù della società e per il vantaggio della società » (ib.). Questa legge è dedotta dalla missione del- l'uomo nella società (che consiste nel perfezionamento della società attra- verso la politica del dare e del ricevere). — « Deve portare gli uomini alla consapevolezza dei loro bisogni, alla conoscenza dei mezzi atti a soddisfarli » (p. 161). È possibile attuare que- sta legge? Sì, perché gli uomini hanno fiducia nella dottrina e abilità degli altri; inoltre tutti gli uomini hanno un certo senso di verità. Da questa legge il dotto è costituito maestro dell'umanità. Si può dunque affermare che il dotto, secondo quel concetto di lui che finora è stato sviluppato, è per la sua missione stessa maestro dell'umanità. — « Il dotto non deve soltanto istruire gli uomini sopra i loro bisogni e sopra i mezzi necessari per soddisfarli in generale. Deve anche guidarli, in particolare, in un determinato tempo e in un determinato luogo, a prendere coscienza dei bisogni che si presentano in quelle particolari circostanze e a scoprire quei mezzi particolari che servono per raggiun- gere i fini in certo modo imposti dalla situazione presente » (p. 163). Da questa legge il dotto è costituito educatore (guida) dell'umanità. — Il dotto infine deve dare buon esempio, deve essere un modello perché il dotto « deve essere l'uomo moralmente migliore della sua età » {p. 167). Da questa legge il dotto è costituito modello dell'umanità. Conclusione: Fichte conclude la quarta lezione col seguente pane- girico sulla missione del dotto: « Questo è l'ufficio a cui sono chiamato, a rendere testimonianza della verità. Nulla importano [...] la mia vita e la mia sorte, ma l'ufficio che io compio ha un'importanza infinita. Io sono un Sacerdote della verità. Appartengo alla sua milizia; ad essa ho prestato giuramento di fare, di osare, di soffrire tutto fedelmente per lei! » (p. 168). CRITICA DELLE AFFERMAZIONI DI ROUSSEAU ÌNTORNO ALL'INFLUSSO DELLE ARTI E DELLE SCIENZE SOPRA LA FELICITÀ DELL'UOMO 1. ìntroduzione ‘Per la scoperta della verità, dice Fichte, la confutazione degli errori opposti non è di considerevole importanza. La critica degli errori, però, è sempre di grande utilità per mettere meglio a fuoco la verità già sco- perta: « Il confronto della verità con gli errori costringe ciascuno di noi ad osservare i caratteri distintivi dell'una rispetto agli aitri; e ci conduce a formare un concetto più perspicuo e meglio definito della verità stessa » (p. 136). 2. L'errore di Rousseau Secondo Rousseau il fine dell'uomo è raggiungibile solo nello stato di natura. La civiltà, la cultura (lo stato dei dotti) « costituiscono se- condo lui la sorgente e nello stesso tempo la espressione più completa della corruzione umana » (p. 177). Questo è in diretta e completa con- traddizione con tutto l'insegnamento di Fichte, che « ha riposto la mis- sione della umanità nel progresso continuo della cultura e nello sviluppo parallelo e continuo di tutte le sue attitudini e dì tutti i suoi bisogni » (p. 177). 3. Critica dell'errore di Rousseau Fichte fa dell'errore di Rousseau una duplice critica. Anzitutto egli rileva che, nonostante la sua dottrina secondo cui la felicità è raggiungibile solo nello stato di natura, Rousseau ha educato le proprie attitudini in un grado molto raffinato; e coll'educazione che ha ricevuto da questo alto grado di cultura egli si adopera quanto può a convincere l'umanità della giustezza delle sue affermazioni. Quindi, « le sue azioni contraddicono in modo flagrante i suoi principi ». Poi, fichte svolge una critica molto dettagliata della dottrina di Rousseau. Gli argomenti principali sono i seguenti: — La dottrina di Rousseau non è dedotta « per via meramente razio- cinativa, da un principio più fondamentale ». Infatti « su nessuna que- stione il Rousseau ha approfondito la sua ricerca fino a raggiungere gli ultimi fondamenti di tutto il sapere umano » (pp. 178-180). — Tutto quello che dice Rousseau si fonda sul sentimento e non sulla ragione e quella del sentimento è una conoscenza malsicura, in cui il vero si trova commisto al falso, « perché ogni giudizio fondato sul sen- timento greggio e immediato presenta come equivalenti cose che non sono punto tali » (p. 180). — Tuttavia la deduzione delle conseguenze non viene fatto da Rous- seau secondo le leggi del sentimento, ma secondo quelle della ragione: « Se egli avesse lasciato al sentimento un influsso anche sulla deduzione delle conseguenze, il sentimento l'avrebbe poi riportato sulla strada giu- sta, dalla quale prima l’aveva sviato » (p. 181). — La dottrina di Rousseau anziché avere una base razionale ha una motivazione psicologica: la constatazione che il suo alto ideale del dotto 389 Confutazione degli errori e focalizzazione delle verità scoperte Critica a Rousseau: — non raggiunge i fondamenti primi del sapere — deduce secondo le leggi della ragione e nor del sentimento La dottrina dello stato di natura ha conseguenze disastrose Due incompatibilità:stato di natura e indipendenza dai Bisogni Con il ‘’non-lo’’ si ha l’ideale di perfetta coerenza Rousseau: energia gel sopportare, fiuttosto che energia dell’agire non trovava alcuna attuazione nella realtà tra i suoi contemporanei; an- zi, i dotti del suo tempo mettevano il loro ingegno a servizio dei soldi, degli onori, e delle ricchezze, e cercavano di far passare come virtù la corruzione degli uomini. Questa dolorosa constatazione spiega la sua avversione per la cultura e il suo odio per l'umanità (pp. 180-185). « Ecco donde sorge nel Rousseau l'aspirazione allo stato di natura. Nello stato di natura, così come egli lo intendeva, le attitudini proprie della umanità non dovrebbero ancora essersi sviluppate; non dovrebbero anzi nep- pure essersi manifestate. L'uomo non dovrebbe avere nessun bisogno oltre a quello della sua natura animale; dovrebbe vivere come le bestie vivono nei campi sotto i suoi occhi. E certamente in uno stato simile non troverebbe posto nessuno di quei vizi che avevano acceso l'ira del Rousseau. L'uomo, in quello stato, mangerà quando avrà fame e berrà quando avrà sete. Una volta saziato non avrà nessun interesse a pri- vare gli altri di quel nutrimento che egli non può in quel momento utiliz- zare » (p. 186). — La dottrina dello stato di natura come stato ideale è inaccettabile per le sue disastrose conseguenze. « Certo il vizio viene in questo staio di- strutto totalmente, ma col vizio viene distrutta la virtù e senz'altro la ragione. L'uomo diventa allora un animale » (p. 187). — Lo stato di natura rende impossibile il conseguimento del fine che Rousseau si propone, quello di « riflettere sopra la sua missione e sopra i suoi doveri per poter così nobilitare se stesso e i suoi fratelli in uma- nità » (p. 189). — Rousseau vuole due cose incompatibili: a) il ritorno allo stato di natura; b) l'indipendenza dell'uomo dai bisogni della sensibilità. Queste due cose sono incompatibili perché si trovano in proporzione inversa. Infatti, «quanto più la ragione estenderà il suo dominio, tanto meno l'uomo avrà di bisogno » (p. 190). — ‘Rousseau si raffigura come qualche cosa che noi siamo già stati quello che invece dobbiamo diventare; si rappresenta il fine che noi dob- biamo raggiungere corne qualche cosa che noi abbiamo perduto (p. 191). — Rousseau dimentica che l'umanità si può, anzi si deve avvicinare a questo stato soltanto attraverso la sollecitudine, la fatica, il lavoro. È attraverso la progressiva, laboriosa conquista del Non-io (natura) che l’uomo realizza il suo ideale di perfetta coerenza, «l'aspirazione di essere simile a Dio » (p. 192). Ma l'uomo è, quanto alla sua natura, pigro e inerte. Ecco come nasce la dura battaglia tra il bisogno e la pigrizia naturale; il primo vince, ma la seconda si lagna amaramente, non il biso- gno è l'origine del vizio; il bisogno è invece lo stimolo che spinge alla attivita e alla virtù. L'origine del vizio è nell'inerzia naturale. « Non v'è per l'uomo nessuna salvezza, finché questa sua inerzia naturale non sia stata combattuta e sconfitta; finché l'uomo non riponga nell'attività, e soltanto nell'attività, tutte le sue gioie e tutto il suo piacere » (pp. 192-193). — «In definitiva lo sbaglio di Rousseau è il seguente: aveva anche lui urna certa energia, ma era piuttosto l'energia del sopportare che non l'energia dell'agire (l'energia di piangere invece di operare). Egli è l'uomo della sensibilità sempre sofferente, ma non è nello stesso tempo l’uomo dell’attività in lotta. « La lotta della ragione contro le passioni, la vittoria strappata a poco a poco [...] tutto questo egli lo nasconde ai nostri oc- chi » (p. 195). 390 Conclusione: Fichte conclude la quinta lezione con una infuocata esortazione a fuggire l'esempio di Rousseau: « Agire! agire ancora. Questa è Ja ragione per la quale noi esistiamo » {D. 196). QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Per chi fu scritto La missione del dotto? 2. Quante e quali sono le parti di La missione del dotto? 3. Con quali argomenti Fichte respinge il materialismo e fonda l'idealismo? . Tra Io-puro e Io-empirico che rapporti pone Fichte? Confronta la dot- trina fichtiana con quelle di Schelling e Hegel. 5. Che cos'è il non-Io? Che atteggiamento assume Fichte nei confronti del non-Io? Metti a confronto il pensiero di Fichte su questo punto cor quello di Spinoza. 6. Quali sono secondo Fichte gli elementi caratteristici, essenziali del. l’uomo? 7. A parere di Fichte, è possibile esperire la libertà degli aitri? 8. Da che cosa deduce la necessità degli stati sociali, ossia delle vatie pro- fessioni? Confronta la dottrina fichtiana sull'origine della società con guelie di Aristotele, Hobbes, Spinoza, Rot:sseau. 9. Su che cosa fonda Fichte il progresso deila società? 40. Cosa intende Fichte per scienza filosofica, filoscfico-storica e storica? Cosa insegna sullo stesso argomento nelle altre opere? 11. Chi è il dotto e quali sono i suoi compiti? 12. Quali sono le principali leggi dell'etica individuale, sociale e professio» nale? Confronta i principi etici di Fichte con: quelli di Kant. 13. Secondo Fichte a quale immortalità può aspirare l'individuo? Può spe- rare nell'immortalità individuale? Paragona la dottrina jichtiana sull’immor- talità con quelle di Platone, Spinoza e Kant. 14. Quali sono le critiche più acute che Fichte muove a Rottsseati? LS 391 Rivoluzioni e trasformazioni socio- politiche agli inizi del XIX secolo L’opera nasce in occasione del primo Congresso internazionale della ‘Lega dei Giusti” Engels invita Marx a formulare l’opera come un catechismo IV. il MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA » K. Marx e F. Engels. Quando nel 1848, Marx e Engels scrissero il Manifesto tutta l'Europa sì trovava in stato di agitazione: una nuova ondata rivoluzionaria la scuoteva da capo a piedi dopo quelle del 1789, del 1821 e del 1830. In conseguenza delle precedeni rivoluzioni le strutture politiche della società avevano già subito profonde trasformazioni: in varie nazioni l'assolutismo aveva dovuto cedere il posto al parlamentarismo e alla de- mocrazia e quasi ovunque l'aristocrazia era stata soppiantata dalla bor- ghesia. Solo il proletariato continuava ad essere oppresso e sfruttato come per il passato, anzi più ancora che nel passato. In effetti verso la metà dell'Ottocento !e sue condizioni di sfruttamento e asservimento avevano toccato il punto estremo. Ma l'atmosfera rivoluzionaria che stava attraversando l'Europa fece credere a Marx e a Engels che l'ora fosse propizia anche per la libera- zione del proletariato, mediante la soppressione del capitalismo e l’avven- to del comunismo. Essi erano del parere che « la rivoluzione borghese in Germania, compiendosi in condizioni di grande progresso della civiltà europea e con un proletariato più progredito che non ci fosse stato nella rivoluzione inglese e francese, avrebbe rapidamente preparato la rivo- luzione proletaria » (E. Cantimori Mazzomonti), la quale si sarebbe conclusa con la conquista del potere da parte della classe operaia. La circostanza storica immediata che indusse Marx e Engels a com- porre il Manifesto fu il primo congresso internazionale della Lega dei giusti (un movimento operaio d'origine inglese, ma che contava seguaci in tutta l'Europa) ai primi di giugno del 1847. In quella occasione, Engels aveva proposto di cambiare la denominazione della Lega in « Lega dei comunisti ». Il suo suggerimento venrie accolto. Presidente della nuova comunità di Bruxelles fu eletto Karl Marx. Nella seconda metà di ottobre Marx fu invitato a partecipare personalmente al secondo congresso, nel quale sarebbe stata discussa anche la professione di fede politica della Lega. Di questa professione di fede, nei mesi che intercorsero ira i due ‘congressi si occupò soprattutto Engels, ma senza poriare a compimento la stesura del saggio. Poco prima della partenza per il congresso egli scriveva a Marx: « Pensaci un po’ tu alla professione di fede. Credo sia la miglior cosa abbandonare la forma di catechismo e intitolare la cosa: Manifesto comunista ». Verso la fine di novembre Marx raggiunse Engels a Londra per partecipare al secondo congresso della Lega. { principi pro- grammatici e tattici suoi e di Engels furono accettati, e il congresso in- caricò entrambi di stendere il Manifesto. Appena tornato a Bruxelles e cioè a metà dicembre del 1847, Marx si mise al lavoro. Verso la fine di gennaio il manoscritto era pronto e fu spedito a Londra. La stampa del 392 Manifesto si protrasse per quasi tutto il mese di febbraio. Pochi giorni prima dello scoppio della rivoluzione, il Manifesto del partito comunista uscì dalla stamperia di J.E. Burghard, in Londra, in 30 pagine di formato 8°. Sul frontespizio non figura nessuna indicazione dei nomi degli au- tori: solo il titolo, l’indicazione « febbraio 1848 » e il motto: « Proletari di tutto il mondo unitevi ». Il Manifesto, come del resto tutti gli altri scritti di Marx e Engels, ebbe poca diffusione e poca influenza in questi anni; cominciò a esser largamente letto, diffuso e tradotto solo dal 1870 in poi. 2. Divisione e sintesi dell’opera Il Manifesto si articola in quattro parti, precedute da una breve in- troduzione. Le quattro parti portano i titoli seguenti: 1) Borghesi e pro- letari; 2) Proletari e comunisti; 3) Letteratura socialista e comunista; 4) Posizione dei comunisti di fronte ai diversi partiti di opposizione. Nell’Introduzione Marx e Engels tratteggiano con brevi ma vigorose pennellate la situazione di guerra ingaggiata dalla « vecchia Europa » contro il comunismo. Contro questo sono scesi in campo « papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi » (p. 51). Ma la lotta, argomentano gli autori, è anche un indizio positivo: si- gnifica che « il comunismo è di già riconosciuto come potenza da tutte Je potenze europee » (p. 52). Perciò, concludono Marx e Engels, « è ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito sîesso » (p. 52). PRIMA PARTE BORGHESI E PROLETARI In questa parte Marx e Engels enunciano i principi fondamentali della loro concezione della storia, una concezione in cui si assegna il primato assoluto alle strutture economiche; espongono la storia della borghesia e del proletariato; e, infine, mostrano che i tempi sono ormai maturi per l'abbattimento della borghesia e ia conquista del potere da parte del proletariato. JI punti più salienti della loro trattazione sono i seguenti: 1) La storia dell'umanità concepita come storia di lotte di classe. Muovendo dal postulato secondo cui « la storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi » (p. 54), e valendosi di tale postulato quale principio ermeneutico per ia comprensione delle vicende storiche, Marx e Engels ricostruiscono schematicamente la storia dell'umanità come una sequenza ininterrotta di antagonismi tra le classi 393 Prima edizione a Londra Nella ‘‘vecchia Europa’’ i nemici del comunismo Storia della borghesia e del proletariato La storia dell'umanità come di lotta tra le classi sociali politico e potere economico La concezione Qorghese dell’uomo la dignità deila persona Trasformazione sociale e irasformazione economica La sovrapproduzione la causa delîa crisi della borghesia il proletariato è una creazione del di classe e prospettiva : in Grecia tra liberi e schiavi, a Roma tra patrizi e plebei, nel Medioevo tra feudatari e servi della gleba, nell'epoca moderna tra borghesia e proletariato {pp. 54-55). 2) Storia della formazione della borghesia: i suoi inizi sono fatti risa- lire aila fine del Medioevo. Coincidenza dell’accrescimento del potere politico cella borghesia con l'aumento del suo potere econo- mico. Così alla fine dello sviluppo della classe borghese « dopo la crea- delle grandi industrie e del mercato mondiale, la borghesia si è con- quistata il dominio politico esclusivo nello Stato rappresentativo mo- derno. TI potere stataie moderno non è che un comitato che amministra gli affari comuni di tutta ia classe borghese » (p. 57). Anche la borghesia come qualsiasi altra classe sociale è salita al potere con la lotta, la rivoluzione (pp. 57-58). 3) Le aberrazioni della concezione borghese dell’uomo e della società: nella concezione borghese sono stravolti ia dignità personale, la libertà de} singolo (p. 58), il significato delle professioni, i rapporti familiari so- ciali e nazionali (pp. 59-62). 4) Il dinamismo di trasformazicne della società: un tipo di società si qualifica in forza dei rapporti economici esistenti tra i suoi membri, ossia secondo la distribuzione dei inezzi di produzione. Una società si trasforma allorché i rapporti economici subiscono un cambiamento so- stanziale. Così, alla società feudale è subentrata la società borghese allorché, «a un certo grado di sviluppo dei mezzi di produzione e di scambic, le condizioni nelle quali la società feudale produceva e scam- biava, l'organizzazione feudale dell’agricoltura e della manifattura, in una parola i rapporti feudali della proprietà, non corrisposero più alle forze produttive ormai sviluppate. Essi inceppavano la produzione invece di promuoverla. Si trasformarono in aitrettante ‘catene. Dovevano essere spezzate e furono spezzate. Ad esse subentrò la libera concorrenza con la confacente costituzione sociale e politica, con il dominio economico e ‘politico della classe borghese » (pp. 62-63). 5) Crisi della società borghese: « La società borghese moderna che ha creato per incanto mezzi di produzione e di scambio così potenti, ras- somiglia al mago che non riesce più a dominare le potenze degli inferi da lui evocate. Sono decenni ormai che la storia dell'industria e del commercio è soltanto storia della rivolta delle forze produttive moderne contro i rapporti moderni della produzione, cioè contro i rapporti di proprietà che costituiscono le condizioni di esistenza della borghesia e del suo dominio » (pp. 63-64). La causa principale della crisi della società borghese è « l'epidemia della sovraproduzione » (pp. 64-65). 6) La svolta verso il comunismo: essa è preparata dallo stesso capita- lismo mediante la creazione di una nuova classe sociale, la classe del pro- letariato (p. 65). Questa classe sta ingrossando vieppiù mediante l'assor- bimento di tutte le classi intermedie (pp. 67 e 72). 7) Le cause della ribellione del proletariato: la disumanizzazione del lavoro, l'ingiusta retribuzione, lo sfruttamento, l’asservimento (pp. 66-67). 8) La dialettica della lotta di classe: da lotta di piccoli gruppi un po' alla volta essa si sta trasformando in lotta massiccia dell'intera classe operaia contro la classe dei padroni (p. 68); da lotta nazionale in lotta internazionale (p. 74). 9) Definizione del proletariato: « Il proletario è senza proprietà; il suo rapporto con moglie e figli non ha più nulla di comune con il rapporto 394 familiare borghese; il lavoro industriale moderno, il soggiogamento mo- derno al capitale, identico in Inghilterra e in Francia, in America e in Germania, lo ha spogliato di ogni carattere nazionale. Leggi, morale, religione sono per lui altrettanti pregiudizi borghesi, dietro i quali si nascondono altrettanti interessi borghesi » (p. 73). 10) La via al comunismo: consiste nella eliminazione dell’attuale si- stema di appropriazione e nella conquista delle forze produttive della società « attraverso il violento abbattimento della borghesia » e la sop- pressione della proprietà privata: «I proletari non hanno da salvaguar- dare nulla di proprio, hanno da distruggere tutta la sicurezza privata e tutte le assicurazioni private che ci sono state fin qui » (p. 74). 11) Certezza della vittoria del proletariato sulla borghesia: perché quest’ultima contiene in se stessa i germi della sua dissoluzione. Essa e- sige infatti la moltiplicazione incessante del capitale, ma ciò non si può ottenere che con uno sfruttamento sempre più iniquo della classe operaia. E questo conduce inevitabilmente alla reazione violenta da parte del proletariato e alla rivoluzione PROLETARI E COMUNISTI In questa parte Marx e Engels, dopo una breve dilucidazione dei rapporti tra proletariato e comunismo, prendono in esame e respingono con fermezza, ad una ad una, tutte le critiche più gravi che vengono sollevate contro la visione comunista della società. 1) Distinzione tra proletari e comunisti: anche i comunisti sono dei proletari, ma non si identificano con essi; se ne distinguono come ii partito di punta del proletariato nella lotta contro i! capitalismo (p. 78). 2) Obiettivo immediato ‘del comunismo: « Abbattimento delia bor ghesia e conquista del potere da parte de! proletariato » {p. 78). 3) Obiettivo ultimo del comunismo: abolizione della proprietà privata. 4) Legittimazione della soppressione della proprietà privata: questa è un'istituzione che è essenzialmente incompatibile con la giustizia so- ciale. Infatti, nel sistema borghese, «il lavoro dei proletario crea il capitale, ossia quella proprietà che sfrutta il lavoro salariato, che può moltiplicarsi solo a condizione di generare nuovo lavoro salariato, per sfruttarlo di nuovo » (p. 80; ofr. anche p. 83). 5) Ingiustizia del lavoro salariato: nella società borghese esso è ap- pena sufficiente a garantire all’operaio « la sua nuda esistenza » (p. 81). 6) Funzione del lavoro nella società borghese e nella società comu- nista: « Nella società borghese il lavoro vivo è soltanto ur: mezzo per mol. tiplicare il lavoro accumulato. Nella società comunista il lavoro accu- mulato è soltanto un mezzo per ampliare, per arricchire, per far pro- gredire il ritmo d'esistenza degli operai » (p. 81). 7) Diversità tra concezione borghese e concezione comunista della libertà e della persona umana (pp. 82-84). 8) Diversa funzione della cultura, del diritto, della religione, della morale nella società comunista e nella società borghese {p. 85). Subordi- 395 Legge, morale e religione: pregiudizi borghesi La via al comunismo: sconfitta della borghesia, fine della proprietà Lo sfruttamento conduce alla rivoluzione del proletariato Alsune importanti affermazioni di principio risultano dall'esame delia situazione La tradizione del socialismo in Europa Adesione dei comunisti ad ogni forma di rivoluzione contro il sistema in atto. nazione della cultura, del diritto, della religione e della morale alla strut- tura economica (p. 85). 9) Storicità delle espressioni culturali (p. 85). 10) Subordinazione dell'educazione al sistema economico vigente in una determinata società. Superiorità dell'educazione comunista nei con- fronti di quella borghese (p. 86). 11) Le diverse concezioni della famiglia e della nazione (p. 86). 12) Approfondimento del tema dei rapporti tra struttura economica e sovrastrutture culturali (pp. 88-90). 13) Dieci provvedimenti riguardanti l’abolizione della proprietà pri- vata (pp. 91-92). 14) Abolizione della divisione della società in classi: «Il proleta- riato [...] facendosi classe dominante attraverso una rivoluzione, ed abo- lendo con forza, come classe dominante, gli antichi rapporti di produ- zione, abolisce insieme a quei rapporti di produzione le condizioni di esi- stenza dell'antagonismo di classe, cioè abolisce le condizioni di esistenza delle classi in genere, e così anche il suo proprio dominio in quanto clas- se. LETTERATURA SOCIALISTA E COMUNISTA In questa parte Marx e Engels presentano una rassegna critica della letteratura socialista e comunista del loro tempo, soffermandosi in par- ticolare sul « socialismo cristiano » dei romantici cattolici francesi (Lam- menais e Montalembert) (pp. 97-98), sul « socialismo piccolo borghese » di Sismondi {pp. 99-102), sul « socialismo tedesco » di Bauer e Hess (pp. 103-109), sul « socialismo borghese » di Proudhon (pp. 109-113), e sul «‘comunismo critico-utopistico » di Saint-Simon e iFourier (pp. 113-120). QUARTA PARTE POSIZIONE DEI COMUNISTI DI FRONTE AI DIVERSI PARTITI DÌ OPPOSIZIONE In questa parte conclusiva gli autori delineano brevemente la posi- zione dei comunisti di fronte ai diversi partiti operai già costituiti e ai movimenti rivoluzionari già operanti in Francia, Svizzera, Polonia e Ger- mania. Particolare attenzione riservano a quest'ultima nazione perché, a loro giudizio, la Germania offre le condizioni socio-politiche più pro- pizie per la lotta e per la vittoria del proletariato contro il sistema bor- ghese. Le linee direttrici indicate da Marx e Engels sono le seguenti: «I comunisti appoggiano dappertutto ogni movimento rivoluzionario diretto contro le situazioni sociali e politiche attuali. Entro tutti questi movimenti essi mettono in rilievo, come problema fondamentale del movimento, il problema della proprietà, qualsiasi forma, più o meno svi- luppata, esso possa avere assunto. Infine, i comunisti lavorano dappertut- to al collegamento e all’intesa dei partiti democratici di tutti i paesi. I 396 comunisti sdegnano di nascondere le loro opinioni e le loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro fini possono esser raggiunti soltanto col rovesciamento violento di tutto l'ordinamento sociale finora esistente. Rovesciamento Le classi dominanti tremino al pensiero d'una rivoluzione comunista, Violento del sistema I proletari non hanno da perdervi che le loro catene. Hanno un mondo anto: da guadagnare. PROLETARI DI TUTTI Ì PAESI, UNITEVI. QUESTIONARIO DI VERIFICA E DISCUSSIONE 1. Che cosa è la « Lega dei giusti » e dove sorse? 2. Quando e dove sorse la « Lega dei comunisti »? 3. Chi ne fu il primo presidente? 4. Il libretto « Manifesto del partito comunista» quando e dove venne pubblicato? 5. Marx come concepisce la storia dell'umanità? 6. Dalla concezione borghese della società che cosa deriva? 7. Quale era la crisi della borghesia che Marx intravvedeva? 8. Questa crisi, a distanza di un secolo, era reale? 9. Come vengono considerate da Marx le leggi, la morale e la religione? 10. Che distinzione c'è tra proletari e comunisti? . 11. Per quali motivi Marx giustifica la soppressione della proprietà privata? 12. Quale funzione ha il lavoro nella società comunista? 13. Quale è la posizione dei comunisti rispetto agli altri partiti operai sorti in Europa? 397 Obiettivo della metafisica: risposte esaustive agli interrogativi ultimi Nei secoli XVIII e XIX la scienza come sapere assoluto Attualità della metafisica, ‘‘inattualità’’ dei suoi risultati Denunciati gli errori del passato e nuove soluzioni per il futuro Organicità e maturità delia trattazione V. « INTRODUZIONE ALLA METAFISICA » Martin Heidegger (1889-1976) 1. Premessa I limiti della scienza, i pericoli della tecnologia, la caducità delle cose, la finitudine del mondo, il non-senso della storia, il nichilismo che ci circonda e assedia da ogni parte, hanno conferito nuova attualità (tanto da farne secondo alcune previsioni il sapere del futuro) a quella che già fu per molti secoli regina di ogni sapere, la metafisica. Definita già da Aristotele come studio delle cause ultime oppure come studio « dell’ente in quanto ente », l’obiettivo della metafisica è stato sempre quello di esibire una risposta esaustiva agli interrogativi ultimi, gli interrogativi che riguardano il senso della vita, l'origine del mondo, il valore della conoscenza, il problema del male e della libertà, la verità, la morte, ecc. Con l'avvento della scienza e con l'illusione che questa potesse affer- marsi come un sapere assoluto, si è creduto di poter dichiarare il tra- monto della metafisica. Il XVIII e il XIX secolo hanno espresso una cul- tura essenzialmente antimetafisica; ma la scienza, che si è sempre più perfezionata nel calcolare i fenomeni per poterli controllare e dominare, si è invece arrestata davanti alla porta dei problemi ultimi. Così il loro esame e possibilmente la loro soluzione sono oggi nuovamente demandati alla metafisica. L'uomo, diceva Schopenhauer, è essenzialmente un essere metafisico: lo è in forza della sua natura spirituale, lo è grazie al suo conoscere intel- lettuale. Come essere metafisico egli è da sempre chiamato ad interro- garsi su se stesso, sul proprio essere e sugli enti che lo circondano con l'obiettivo e la speranza di pervenire ad una risposta soddisfacente e conclusiva. Il suo oggetto e il suo compito rendono, pertanto, la meta- fisica sempre attuale, anche se i suoi risultati sono costantemente messi in crisi dall'inarrestabile tensione di ricerca della mente umana. 2. Origine e obiettivi dell’opera Dei filosofi del nostro secolo nessuno come M. Heidegger — che molti studiosi considerano il più grande di tutti — si è occiipato con altrettanto impegno e costanza della metafisica, denunciando, da una parte, gli er- rori in cui sono incorsi i filosofi del passato e proponendo, dall'altra, nuo- ve impostazioni e soluzioni per il futuro. Dei molti scritti in cui Heidegger affronta il problema della metafisica la Einfiihrung in die Metaphysik (Introduzione alla metafisica) si racco- manda in modo particolare per la organicità, completezza e maturità della trattazione. Questo saggio occupa « una posizione centrale e peculiare nel- lo svolgimento del pensiero di Heidegger [...] tanto che esso si può col. 398 locare accanto a Seiti und Zeit (Essere e tempo) come seconda cpera chia- ve per la comprensione dell’intero suo pensiero » {Vattimo). Concepita e scritta nel 1935 — a quasi dieci anni di distanza da Essere e tempo — nello sviluppo del pensiero heideggeriano Introduzione alla metafisica è il documento principale della grande svolta (Kehre) in dire- zione dell'essere. In Essere e tempo, per risolvere la questione ontolo- gica (quella dell'essere), Heidegger aveva seguito il cammino ascendente (dagli enti all'essere), assumendo come punto di partenza quell’ente pri- vilegiato che è l’uomo, che è colui in cui l'essere si interroga e si mette in questione. Ma questa strada Jo aveva condotto in un vicolo cieco: anziché alla sponda dell'essere approdava a quella del nulla. Così, in Introduzione aila metafisica, Heidegger segue il cammino inverso: dal- l'essere agli enti. L'essere è il punto di partenza, è il fondamento, la sor- gente da cui tutto discende. Gli enti o essenti sono le parole, il raccogli- mento, la non-latenza, la verità, l’epifania, il disvelamento dell'essere. In taì modo Heidegger ritiene di sfuggire alla trappola in cui — a suo avviso — è caduta tutta la metafisica tradizionale {greca, medioevale, moderna), che assumendo come punto di partenza questo o quell’ente o questa o quella modalità dell'essere non era mai riuscita ad oltrepas- sare l'orizzonte degli essenti ossia l'orizzonte della fisica e finiva rego- larmente nella identificazione dell'essere con l'Ente supremo. (Kehre), oltre che un nuovo cominciamento della comprensione dell'essere, comporta anche la ricerca di un nuovo lin- guaggio, « adatto », cioè adeguato al contenuto di un pensiero che non in- tende più avvalersi delle categorie metafisiche tradizionali e vuol met- terle in discussione nelia loro stessa radice. Anche di questo sforzo arduo e grandioso la Introduzione costituisce il primo importante documento e, fino a Cammino verso il linguaggio, resterà l'unico saggio di una certa ampiezza ed organicità. Introduzione alla metafisica consta di quattro capitoli che trattano 399 in ‘‘Essere e îempo’’ cammino ascendente: dail’ente al nulla in questa opera cammino discendente: dall'essere agli enti La storia dischiude l'essenza dell’essere Le quattro delimitazioni dell’essere: divenire, apparire, pensare, dovere La grande svolta: nuovo sominiciamento e nuovo linguaggio Le tre priorità della domanda metafisica fondamentale: ampiezza, profondità, origine La domanda fondamentale: evento, salto, non suscettibilità di verifica La filosofia come sapere: inattuale inutile ambiguo fecondo difficile rispettivamente di: 1) La domanda metafisica fondamentale; 2) Gram-. matica ed etimologia della parola « essere »; 3) La domanda sulla es- senza dell’essere; 4) La limitazione dell'essere. 3. Divisione e sintesi dell’opera LA DOMANDA METAFISICA FONDAMENTALE 1. La domanda metafisica fondamentale È la seguente: « Perché vi è, in generale, l’essente e non il nulla? ». Questa è la domanda metafisica per eccellenza e gode su qualsiasi altra domanda di una triplice priorità: in ordine all'ampiezza « è la più vasta »; in ordine alla profondità: « è la più profonda »; in ordine all'origine: « è la più originaria ». L'interrogativo riguarda tutti gli enti senza nessuna distinzione: « In ragione della sua portata illimitata tutti gli enti per essa si equivalgono ». Perciò « bisogna evitare di porre in primo piano un ente particolare, anche l’uomo [...]. Non sussiste nessun motivo perché, per entro l’essente nella sua totalità, si debba porre in primo piano quel- l'essente chiamato uomo, alla cui specie noi stessi per caso appartenia- mo » (pp. 15-16). Ta domanda metafisica fondamentale, già singolare in se stessa, as- sume capitale e vitale importanza per colui che la solleva: è un evento nella sua esistenza. L'evento consiste in un salto, che comporta l’abban- dono di tutte le precedenti certezze; ma si tratta di un salto singolaris- simo, che si esplica più in maniera passiva che attiva, è un salto origi- nario (Ur-sprung). La domanda metafisica non è suscettibile di verifica; perciò non si può stabilire con certezza se essa è autentica oppure inautentica. Tuttavia, almeno una cosa è certa: non è autentica quando si presta a ricevere una risposta sicura, precisa, definitiva; per esempio, la risposta biblica: c’è l'essente perché Dio l’ha creato. D'altronde questa è una di quelle do- mande che si colloca fuori dall’orizzonte della fede: l’interrogarsi sul- l'essente in rapporto al suo fondamento per il credente è « una follia » (p. 19). 2. Caratteristiche della filosofia i- sica. Ma se si risale al significato originale del termine physis, il quale voleva dire « ciò che si dischiude da se stesso (come, ad esempio, lo sbocciare di una rosa), l’aprentesi dispiegantesi e in tale dispiegamento l’entrare nell’apparire e il mantenersi in esso, in breve: lo schiudentesi- permanente imporsi », allora si può ben dire che oggetto della filosofia è nient'altro che la physis, in quanto «la physis è lo stesso essere, in forza del quale soltanto l'essente diventa osservabile e tale rimane; « l'essente come tale nella sua totalità è physis, cioè ha come essenza caratteristica lo schiudentesi-permanente imporsi » (p. 28). Per- tanto studiare la physis e studiare l'essere è la stessa cosa. Senonché non è a questo studio dell'essere come tale che ha atteso la metafisica tradizionale: volendo scavalcare la physis essa ha fallito il suo obiettivo, l'essere, sin dall'inizio. « Per chiunque si ponga dal nostro punto di vista, diviene chiaro che l'essere come tale risulta in realtà na- scosto alla metafisica, resta obliato, e ciò in maniera così radicale che la dimenticanza dell’essere, col cadere essa stessa in oblio, viene a costi- tuire l'impulso, ignoto ma costante, che sollecita il domandare metafi- sico » {p. 30). 4. Il ricominciamento deila filosofia Per fare autentica filosofia occorre ricominciare da capo, sollevando di nuovo la domanda fondamentale: « Perché vi è, in generale, l'essente e non il nulla? ». Questa domanda ha ‘carattere fortemente personale. Per affrontarla non ci sono né maestri, né guide, né compagni, né sostituti: « è un andare avanti domandando [...] che non comporta nessuna com- pagnia » (p. 31). Essa ha, inoltre, carattere di ri-soluzione, di impegno: « interrogare significa voler-sapere. Chi vuole, chi pone tutto il suo es- sere in un volere, è risoluto » (p. 32). Infine, ha anche carattere di eser- cizio: l'atteggiamento interrogativo dev'essere sviluppato, fortificato con l'esercizio (p. 33). 5. Svolgimento della domanda fondamentale AI fine di chiarirne meglio il senso, Heidegger vi distingue tra l'inter- rogato {l'essente) e ciò su cui verte l'interrogazione: il fondamento (Grund) dell'essente. A prima vista, si ha l'impressione che la domanda sia tutta rinchiusa in « perché l’essente?» e che l'aggiunta « e non il nulla » abbia una funzione meramente pleonastica. Tuttavia, se si fa mag- 401 straordinario La ‘‘physis’’ oggetto della filosofia: è studiare l’essere Carattere personale e carattere di risoluzione della dumanda fondamentale sull’essente Il nulla è legato alla logica del pensare Priorità del sapere filosofico e dei psetare sui sapere scientifico Distinzione dell’essere dall’essente La crisi dell'Occidente: oblio dell’essere e frenesia dell’essente Ripetizione del cominciamento e ricollocazione dell’esistenza storica dell’uomo gior attenzione si vede che c'è almeno urna ragione storica per integrare la dorranda cor l'espressione « e non il nulia »: il fatto che la filosofia si è posta sin dall'inizio insieme alla domanda sull’essente anche la doman- da sul non-essente, sul nulla. Ma c'è di più: il divieto di interpellare il nulla, perché il nulla è nulla, è sì legato alla logica del pensare, ma si tratta di una logica che opera all’interno di una determinata precom- prensione dell'essente, e potrebbe essere che « ogni pensiero che obbe- disce solamente alle regole della logica tradizionaie si trovi fin da prin- cipio neli'impossibilità anche solo di comprendere, in generale, la do- imanda circa l’essente, e tanto più nella impossibilità di svilupparla real- mente e di pervenire ad una risposta. Solo la logica del pensiero scientifico vieta il discorso sul nulla. Ma (e questa è tesì assai cara a Heidegger) il sapere filosofico e il poetare godono di un'assoluta priorità sul sapere scientifico (pp. 36-37). Ci sono pertanto delle buone ragioni (storiche e teoretiche) per includere nella domanda fondamentale la frase «e non il nulla ». Questa aggiunta conferisce alla domanda un più ampio respiro e le apre un orizzonte diverso. Nella forma abbre- viata l'orizzonte e il respiro restano sempre quello dell’essente; così, si è tentati di rinvenire il fondamento nello stesso ordine {un essente su- periore}. Invece, includendo il riferimento al nulla, ciò che si vuol scoprire è la ragione deila ‘vittoria dell’essente sui nulla (pp. 38-39). 6. La differenza ontologica tra essente ed essere Di che natura è questa differenza basilare, primaria? Non è soltanto una differenza logica, concettuale, bensì una differenza reale. Anche se inafferrabile, l'essere rimane sempre distinto dall’essente, è altra cosa rispetto all’'essente. E ciò implica una qualche comprensione dell’es- sere: solo grazie a tale comprensione noi possiamo interrogare l’essente a proposito del suo essere. L’essere non è incluso nella definizione dell’essente (del cavallo, del- l’uomo, del gesso, ecc.) eppure senza l'essere nessun essente è. E, tut- tavia, l’essente non è percepibile immediatamente, non è qualcosa che si vede (pp. 44-46). Ma tutto questo non giustifica la tesi nietzschiana secondo cui l'essere è « fumo, esalazione, errore ». Quella sull'essere è domanda estremamente seria, che tocca direttamente il destino del. l'Occidente. Dal rapporto che l'umanità assume nei confronti dell’es- sere ne va del suo destino, della sua storia. in effetti, l'oblio dell'essere e la frenesia per l’'essente sono la causa vera e profonda della crisi e della rovina dell'Occidente e del mondo intero {pp. 48 ss.). Del tutto singolare è la responsabilità del popolo tedesco che « è il popolo metafi- sico per eccellenza » (p. 49), nei confronti dell'essere. 7. La ripetizione del cominciamento, superando gli errori della ontologia Dopo la « morte dell'essere » sentenziata da Nietzsche, solo un co- minciamento nuovo, originario, può restituire all'interrogativo « che cosa è dell'essere », quella forza, quella rilevanza, quel peso che gli è proprio come interrogativo fondamentale. La ripetizione del fondamento riguarda anzitutto e soprattutto il concetto di « essere », sottraendolo a quell’appiattimento che l’ha ridotto a « concetto più generale di tutti », come è stato normalmente inteso dalla ontologia (pp. 49-51). Per realiz- 402 zare la ripetizione del cominciamento occorre « ricollocare l'esistenza storica dell'uomo [...] nella potenza dell'essere da rivelarsi in modo ori- ginario: tutto ciò, beninteso, solo nei limiti del potere concesso alla filosofia. Porre questo nuovo cominciamento è una « decisione storica » per l'Europa e per tutto il globo terrestre (p. 53). 8. Urgenza del ricominciamento Esso è indispensabile per vincere quel depotenziamento dello spirito che si registra ovunque oggi nel mondo (pp. 56 ss.). Definizione dello spiri- to come « dischiudimento (ent-schlossenheit) originario verso l'essere ». Ed è per questo che l'interrogarsi sull’essente come tale nella sua totalità, «il proporre la domanda sull’essere, costituisce una delle condizioni fondamentali, essenziali, per un risveglio dello spirito, per il porsi di un mondo originario dell'esserci storico, per arrestare il pericolo di un oscuramento del mondo e per una assunzione della missione storica del nostro popolo considerato come centro dell'Occidente. Il ricominciamento — che ha luogo quando si instaura un autentico rapporto con l'essere — è anche condizione essenziale per restituire al linguaggio la sua funzione e il suo significato SULLA GRAMMATICA E SULLA ETIMOLOGIA DELLA PAROLA « ESSERE » 1. Condizioni preliminari all'esame grammaticale ed etimologico :Si impone anzitutto un'autentica rivoluzione del nostro rapporto con la lingua; anche se è vero che la determinazione dell'essenza del lin- guaggio e il nostro stesso modo di interrogarci si conformano alla nostra concezione dell'essenza dell’essente e dell'essere, tuttavia è pur vero che « l'essenza e l'essere parlano nelia lingua ». Di qui la necessità « di chia- rire l'essenza stessa dell'essere, per quanto riguarda la sua essenziale implicazione con la natura del linguaggio » (pp. 64-65). 2. La grammatica della parola « essere » « Come sostantivo “l'essere” deriva dal verbo. Per questo si dice che la parola “l'essere” è un sostantivo verbale. Con questa forma gram- maticale si può considerare esaurito quanto c'è da dire, sul piano lin- guistico, delia parola “essere” » (p. 66). E tuttavia rimane aperto e sco- perto un problema: «il problema di sapere se la forma originaria della parola come sostantivo e come verbo rappresenti effettivamente il ca- rattere originario del dire e del parlare. Tale questione include in sé, in pari tempo, quella dell’origine del linguaggio » {p. 66). Ma non ci si può accontentare di questa indicazione assai generica. Per verificare quale sia stato in origine il rapporto linguaggio-essere occorre esplorare come siano andate le cose nella lingua greca, la quale «è accanto alla tedesca la più potente ed insieme la più spirituale » (p. 67). Heidegger si sofferma anzitutto sulla distinzione tra onoma e rema: onoma è manifestazione ed espressione della cosa, rema dell’azio- ne; il primo corrisponde al sostantivo, il secondo al verbo. Ma questa 403 Lo spirito: dischiudimento verso l’essere Necessaria una autentica rivoluzione de rapporto con la lingua La parola ‘‘essere’' e l’origine del linguaggio Analisi dei termini greci: ‘“onoma”’ (manifestazione della cosa), ‘‘rema”’ (dell’azione) L’‘‘emergenza dell’essente come lotta: ‘“polemos”’ Essere come vivere: dischiudersi, permanere L’inafferrabilità dell’essere analisi dice ancora poco. Perché la ricerca approdi a qualche risultato apprezzabile occorre spingersi più avanti, e cercare di comprendere come i greci concepivano il linguaggio (pp. 68-69). Heidegger fa vedere che nella lingua greca l’essente è concepito come qualche cosa che si rende presente assumendo un limite (telos), una forma (morfé), un aspetto (idea), una natura (physis), una verità {a-letheia), cioè come « un fuoruscire dalla latenza » (pp. 70-72). L'emergenza dell’essente come qualcosa di distinto e determinato è concepita come polemos (lotta). Quando la lotta cessa l’essente perde la sua identità, e viene ridotto a mero oggetto di considerazione teorica, di calcolo, di produzione: « resta pur sempre l’essente [...] ma l'essere si è ritratto da lui » (p. 73). In conclusione, « per i greci “essere” significa stabilità (Stàndigkeit), e ciò in duplice senso: 1) Lo stare in sé nel senso del prodursi, del pro-cedere (Ent-stehen): physis. 2) Lo stare in sé come tale, come qual. cosa di “stabile”, che rimane, di permanente (Verweilen): ousia. Non-es- sere, per conseguenza, significa l’uscire da tale stabilità proceduta da se stessa: existasthai. “Esistenza” ed “esistere”, significano quindi per i Greci precisamente: non-essere » (p. 74). A questo punto Heidegger fa seguire una sottile disquisizione sulla forma infinitiva delle parole (pp. 77 ss.). 3. Etimologia della parola « essere » Le tre radici del verbo « essere » (che si possono cogliere nelle pa- role indogermaniche, greche e latine), determinano i tre significati prin- cipali che questa parola ha avuto sin dalle origini nella lingua greca: vivere, dischiudersi, permanere. « Ma a questo punto ci si presenta una domanda decisiva: come si accordano e in che cosa convergono le tre radici citate? Cosa è che regge e dirige il dire dell'essere? Su che cosa si fonda il nostro dire dell'essere secondo le varie flessioni della lingua? Questo dire e la comprensione dell'essere sono o no la stessa cosa? Come è presente (west), nel dire dell'essere, la differenza fra l'essere e l’essente? » (p. 82). 4. Questioni pendenti ‘A questo punto Heidegger segnala una serie di importanti questioni ancora aperte ed irrisolte, in particolare: 1) Quale tipo di « astrazione » era in gioco nella formazione della parola « essere »? 2) Qual è il signifi- cato fondamentale predominante (dei tre significati iniziali) che può avere presieduto alla fusione verificatasi? 3) Il senso dell'essere che, stando alle interpretazioni puramente logiche e grammaticali, ci si pre- senta come « astratto » e come qualcosa, per conseguenza, di puramente derivato, può essere in se stesso pieno e originario? (pp. 82-83). Conclusione: Quando si tenta di spiegare il significato della parola «essere » ci si trova subito in imbarazzo, perché è un voler cogliere l'inafferrabile. « Con tutto ciò, noi siamo continuamente attratti dall’es- sente, inseriti in esso, portati a considerare noi stessi come degli “es- senti”. “L'essere”, per ora, non è per noi che un semplice vocabolo, un termine frusto. Se non altro, bisogna che cerchiamo almeno di impadro- nirci di quest'ultimo resto rimasto in nostro possesso » (p. 83). È quanto 404 si è tentato di fare nel secondo capitolo mediante la ricerca grammati- cale e filologica intorno alla parola « essere ». CAPITOLO III :LA DOMANDA SULL’'ESSENZA DELL'ESSERE 1. La strategia da seguire per determinare l'essenza dell’essere Chi vuole realizzare un effettivo « cominciamento » ed ha constatato che l’essere è diventata la parola più generica e più vuota di tutte, può essere tentato a Jasciare in disparte questa parola e rivolgersi ai vari ambiti dell’essente. Senonché a questo punto sorge un grosso problema: come stabilire che qualche cosa è davvero un essente? « E come stabilire, d’altra parte, che in un certo tempo, in un certo luogo, un supposto es-. sente non è, se non siamo già in grado di distinguere con chiarezza fra essere e non essere? E come compiere questa decisiva distinzione, se non sappiamo, in modo altrettanto decisivo e determinato, che cosa signi- fichino l'essere e il non essere che vengono qui appunto distinti? Come può, nel caso specifico e in generale, un essente essere per noi un essente, se prima non comprendiamo che cosa significhino “essere” e “non esse- re”? » {p. 87). 2. Il significato della parola « essere » « Essere », questa parola apparentemente tanto vaga ed indeterminata, tuttavia è così densa di significato da fornire una sicura e decisiva linea di demarcazione sia nell'ordine del pensiero sia in quello del linguaggio. « Riflettendo più attentamente su questa parola risulta alla fine questo: malgrado ogni obliterazione, mescolanza, genericità del suo significato, noi pensiamo in essa qualcosa di determinato. Questo qualcosa di deter- minato è così determinato ed unico nel suo genere che occorre fare la seguente aggiunta: quell’essere che tocca a qualsiasi ente e che si sperde in ciò che vi è di più comune, è, per eccellenza, quanto vi è di più unico » (p. 88). Pertanto « proporsi di abbandonare l’“essere”, come parola vuota di senso, per rivolgersi all’essente in particolare, è cosa non solo avventata ma oltretutto eminentemente incerta » (p. 89). ‘Heidegger illustra questa tesi ricorrendo all'applicazione di un con. cetto generale (per esempio, albero) ai casi singoli e mostrando che questi sono identificabili (come alberi) solo grazie al concetto generale. Ma, si potrebbe obiettare che il caso dell'essere è molto diverso da quello del- l'albero, perché l’essere non è un genere. Tuttavia, risponde Heidegger, « la necessità di comprendere già in anticipo la parola “essere” è la più alta ed ineguagliabile » (p. 91). Ciò che ‘va approfondito (« erigere in sa- pere ») è la particolarità, unica nel suo genere, di questo nome. 3. Accertamento della conoscenza dell'essere Che si dia una certa cognizione dell'essere lo si può provare quanto meno indirettamente. ‘Infatti, senza una cognizione dell'essere risulte- rebbe impossibile qualsiasi dischiudersi dell’essente in quanto tale, e ri- sulterebbe impossibile anche il linguaggio, perché parlare è sempre dire 405 Capire ‘‘essere’’ e “‘non-essere'’ per giungere all’essente L’unicità dell’essere Parlare è sempre dire l’essere L'uomo è l’essere capace di ‘‘dire’’ La necessità di interrogare l'essere Il linguaggio luogo del dischiudimento dell'essere Determinazione del senso dell’essere: presenza presenzialità consistenza sussistenza permanenza avvenire e Il fatto che noi comprendiamo l'essere, anche se in modo indetermi- nato ed opaco, « ha per il nostro esserci il più alto valore, in quanto vi si manifesta una forza nella quale si fonda tutta la possibilità essen- ziale del nostro esserci. Non si tratta di un fatto qualunque, ma di qual- cosa che per il suo peso esige la più alta valutazione, a patto che il no- stro esserci, che è sempre qualcosa di storico, non rimanga per noi qual- cosa di indifferente. D'altronde anche perché il nostro esserci possa ri- manere per noi un'entità indifferente, occorre comprendere l'essere. Sen- za questa comprensione non saremmo neanche in grado di dire di no al nostro esserci » (p. 92). Interrogare l’essere (non il rispecchiarlo o rap- presentarlo c l'apprenderlo) è l'unica via da seguire per sottrarlo al suo nascondimento. E « il nostro interrogare risulta tanto più autentico quan- to più ci atteniamo con aderenza e costanza a ciò che più merita di essere investigato, e precisamente al fatto che l'essere è ciò che per noi risulta compreso in modo completamente indeterminato e tuttavia eminente- mente determinato » {(p. 93). L’interrogare verte sul senso dell'essere cioè sulla sua « apertura ». 5. La filosofia come accesso all'essere Il dischiudersi dell'essere è un evento ed un evento è anche la filosofia in quante cerca di ri-effettuare taje dischiudimento. La via però che la filosofia ha da percorrere nen è quella ascendente della metafisica tradi- zionale {dall'essente verso l'essere), bensì quella discendente: « dall’es- sere a ciò che si deve problematizzare della sua apertura. La « di- scesa » da seguire è quella tracciata dalia lingua, perché il dischiudersi dell'essere ha luogo nel linguaggio: « l'essere stesso è legato alla parola in un senso del tutto diverso e più essenziale di qualunque altro ente. 6. L'orizzonte del senso deli’essere . Mediante una vasta esemplificazione ed esplorazione dei vari sensi dell'essere, Heidegger perviene alla conclusione che essi si inscrivono tutti dentro un certo orizzonte, che corrisponde a quello del pensiero greco: « C'è una certa linea unitaria che li percorre tuiti. Essa orienta la com- prensione dell'essere verso un determinato orizzonte dal quale trae il suo significato. La determinazione dei senso dell’essere si circoscrive nell'am- bito della presenza (Gegenwartigkeit) e della presenzialità {(Anwesenheit), della consistenza {(Bestehen) e deila sussistenza (Bestand), della perma- nenza (Aufenthait) e dell'avvenire (Vor-kommen) LA LIMITAZIONE DELL'ESSERE In questo capitolo Heidegger tenta un’altra via per raggiungere il di-schiudersi dell’essere (oltre a quella ciel linguaggio: grammatica ed eti- mologia), quelia di mettere a confronto e di contrapporre l'essere con slcune sue modalità fondamentali: l'apparire, il divenire, il pensare e il dever-essere, modalità queste che hanno trovato espressione nelia sto- ria della filosofia {per cui il dischiudersi dell'essere coincide, come vuole iIeidegger, con la storia della filosofia), le prime due modalità nella filosofia greca, le ultime due nella filosofia moderna. 1, Fsssre e divenire Storicamente questa è la prima distinzione e contrapposizione presa in considerazioni dai filosofi (Parmenide, Eraclito, ecc.). Contropposto al divenire « l'essere si mostra come la solidità propria dello “stabile in sé raccolto”. Qui Heidegger introduce una importante osservazio- ne concernente la storia della filosofia: che non è semplice altalena di affermazioni e negazioni, di tesi e antitesi, come si suol credere, bensì un discorso unitario intorno alla stessa cosa la quale « possiede in realtà come sua interna verità l’inesauribile ricchezza di essere ogni giorno come al suo primo giorno. 2. Essere e apparenza ro  Le modalità fondamentali deli’essere: apparire, divenire, pensare, dover essere La filosofia: discorso unitario intorno alia stessa cosa L’unità recondita di essere e apparenza L’apparenza come possibilità intrinseca dell’essere La lotta dei greci per la conquista dell’essere Tre vie per un giusto rapporto dell'essere con l’'essente: la via dell'essere, del nulla, dell'apparenza Il pensare: modalità dell'essere Carattere prospettico del pensare e valore prospettico del conoscere sembrare è conseguenza dell'essere stesso come sua possibilità intrin- seca in quanto — come physis — consiste nell'apparire, nell'emergere per prospettive (p. 114). a sperimentato, sulla via del- l'essere, la tempesta capace di trascinarlo via, a colui cui lo spavento della seconda via, quella che conduce all’abisso del nulla, non è rimasto estraneo, e che pure ha saputo accettare il rischio sempre incombente della terza via, quella della apparenza. vo del Dasein, è anzitutte modalità dell'essere. ia distinzione esse- re-pensiero va studiata con la massima attenzione, in quanto precede tutte ie altre distinzioni e, per intenderla rettamente occorre ricondurla alle origini: anche per essa è necessario il « ri-cominciamento », di modo che la verità primigenia venga restituita nei suoi propri limiti e con ciò nuovamente fondata. Occorre anzitutto prender nota del ca- rattere prospettico del pensare: esso accade sempre dentro un determina- to orizzonte, un determinato campo di osservazione. Non tenendo conto del valore prospettico del conoscere — assolutizzandolo — la gente in- 408 corre spesso in gravi errori e deviazioni, talché « non riconosciamo più guono tre tipi principali di a. predicativa: di attribuzione, di proporzionalità propria e di proporzio- nalità metaforica. L'a. è una categoria fondamentale per la verifica del linguaggio metafisico e religioso. Anima - Deriva secondo i filologi o dal greco anaigma (senza sangue) o dal greco dnemos (soffio, vento). Il termine viene universalmente ado- perato per significare il principio primo della vita. I pensatori antichi e medioevali solevano distinguere tre a. vegetativa, sensitiva e razio- nale. Secondo molti scolastici nell'uomo le tre a. sono formalmente di- stinte; invece secondo san Tommaso si dà nell'uomo soltanto l’a. razio- nale la quale svolge anche le attività delle a. inferiori. A. si distingue dalla parola spirito, sia in quanto contiene l'idea di una sostanza’ spiri- tuale, sia in quanto è più comprensiva, dal momento che la parola spirito si applica soprattutto alle operazioni intellettuali. Antropologia - È lo studio dell'uomo {dal greco anthropos = uomo, logos = studio). Si danno tre tipi principali di a.: culturale (o scienti- fica), filosofica e teologica. La prima studia l'uomo con criteri scienti- 416 fici e si propone di ricostruire gli elementi costitutivi delle culture pri- mitive o tradizionali. L'a. filosofica cerca di risolvere col puro ragiona- mento l'enigma umano in tutti i suoi molteplici aspetti: ontologico, etico, politico, religioso, storico, ecc. Infine l'a. teologica procura di ottenere un'intelligenza approfondita e sistematica del mistero dell'uomo alla luce della «Parola di Dio. Arte - L’a. è ogni produzione di bellezza da parte di un essere co- sciente. L'oggetto dell’attività artistica (o estetica) è la bellezza, come oggetto di quella scientifica è la verità, di quella etica la bontà, di quella religiosa il sacro, di quella tecnologica l'utile. Perciò l'a. si distin- gue dalla tecnica. L'artista facendo un'opera d'a. si propone anzitutto di dare espressione sensibile alla bellezza (in un disegno, un edificio, un quadro, ecc.). L'opera d'a. non è mai una semplice riproduzione di fatti naturali. Perché si dia opera d'a. occorre originalità, genialità, creatività. Aseità - Indica la condizione dell'essere che esiste di per sé. Il con- cetto di a. è presente nella patristica in relazione alla natura di Dio. In Cartesio e Spinoza riguarda la sostanza. Nell’assiologia di Nicolai Hart- mann l'a. è riferita alla sussistenza dei valori. Assiologia - È lo studio filosofico dei valori (dal greco arxios = degno, valido; e logos = studio). È una disciplina che deve le sue origini, al- meno indirettamente, a Nietzsche con la sua aspra critica dei valori tradizionali e il tentativo di capovolgerli in valori « mondani », terrestri. Ma il suo vero fondatore fu Lotze, un contempo- raneo di Nietzsche. Egli distingueva tre regni di ricerca: regno dei fatti, regno delle leggi universali e regno dei valori. I primi due sono studiati dalla ragione con il metodo analitico e possono essere considerati in prospettiva meccanicistica, il terzo è appreso dal sentimento e implica necessariamente una prospettiva spiritualistica. Infatti, secondo Lotze, fondamento ultimo di tutti i valori e valore assoluto esso stesso è Dio. Astrazione - Denota l’attività con cui l'intelletto (agente) ottiene la conoscenza delle idee universali. La loro conoscenza, secondo la teoria dell’a. (che fu elaborata per primo da Aristotele e fu ripresa nel Medio- evo da san Tommaso), non avviene né per anamnesi, cioè il ricordo di quanto l'anima ha contemplato nell'Iperuranio prima di entrare nella prigione del corpo (Platone), né per illuminazione divina (Agostino), ben- sì mediante l’azione dell'intelletto, che ricava dai dati della fantasia ciò che è fondamentale, essenziale, trascurando ciò che è accidentale, pe- culiare di un fenomeno particolare. Così, per esempio, dal fantasma (immagine) di questo colore (bianco, verde, ecc.) l'intelletto ricava l’idea di verde. Ateismo - È la negazione di Dio (dal greco a-theòs = senza Dio). Fe- nomeno già noto nell’antichità, ha acquistato vasta diffusione soltanto dopo la rivoluzione francese. Si distinguono due forme principali di a.: teorico e pratico. Il primo è il risultato di una speculazione più o meno sistematica e rigorosa (e viene anche chiamato a. scientifico), il secondo corrisponde all’indifferenza religiosa, ed è la negligenza di ciò che riguarda Dio nella vita quotidiana. Atto - Categoria fondamentale della metafisica aristotelica insieme al 417 suo correlativo, la potenza. A. designa tutto ciò che è perfezione, com- pletezza, realizzazione, definizione, mentre la potenza indica ciò che è imperfetto, incompleto, indefinito. Nelle cose materiali l’a. non si iden- trascendentale dell'essere. Bene - Secondo la classica definizione di Aristotele, il b. è tutto ciò che è oggetto di appetizione, di desiderio. Il b. interessa sia la metafisica sia l’etica. Dalla prima è visto come una delle qualità trascenden- tali dell'essere (insieme all'uno, al vero e al bello). Dalla seconda è considerato come il fine a cui l'uomo indirizza costantemente le proprie azioni. Categoria - Significa classe di predicati (o predicamenti). Aristote- le, che fu il primo a fissarne la classificazione, definisce le c. come idee generali che non sono riconducibili a nessun'altra. Sono dieci: sostanza, «qualità, quantità, azione, passione, relazione, tempo, luogo, posizione e rivestimento (abito). Per Kant e la scuola kantiana, le c. sono i concetti fondamentali dell'intelletto puro, forme a priori della nostra conoscenza, che rendono possibili tutte le funzioni del pensiero discor- sivo. Causa - È tutto ciò che in qualche modo contribuisce alla produ- zione di qualche cosa. È di Aristotele la classica divisione delle c. in quattro specie: materiale, formale, efficiente e finale. Le prime due de- signano la materia e la forma, e per questo sono dette c. intrinseche, mentre la c. efficiente indica l'agente e la c. finale lo scopo per cui una cosa viene prodotta o un'azione compiuta. Non rientrando tra gli ele- menti costitutivi di ciò che viene prodotto, le c. agente e finale sono dette c. estrinseche. Molto si è disputato nella filosofia moderna sia intorno alla c. agente come a quella finale, 418 Concetto - Denota una conoscenza universale, astratta ed è pratica- mente sinonimo di idea universale. Le diverse scuole filosofiche differi- scono profondamente sia nella spiegazione dell'origine dei c. sia nell’as- segnazione del loro valore. Quanto all'origine, Platone propone la teoria dell’anamnesi, cioè del ricordo; Aristotele la teoria dell'astrazione; Ago- stino la teoria dell’illuminazione e Kant quella della struttura a priori dell'intelletto. Quanto al valore, si sono proposte tre soluzioni: i c. non hanno nessun valore, essendo dei puri nomi (flatus vocis); hanno valore totalmente oggettivo e rispecchiano realtà sussistenti in rerum natura: le Idee dell’Iperuranio; hanno un valore parzialmente oggettivo e par- zialmente soggettivo: oggettivo quanto al contenuto, soggettivo quanto alla forma (l'universalità esiste solo nella mente). La prima è la soluzio- ne dei nominalisti e degli empiristi; la seconda è la soluzione di Platone e dei suoi discepoli; la terza è la soluzione di Aristotele, di san Tom- maso e dei loro rispettivi seguaci. Conoscenza - Il termine è usato sia per designare l'attività con cui si diviene consapevoli di qualche cosa, di qualche oggetto, sia l’infor- è usato per quella parte che stu- dia la realtà materiale (dal greco cosmos = mondo e logos = studio). Aristotele questa parte l'ha chiamata Fisica. Il suo obiettivo non è sem- plicemente quello di spiegare la costituzione fondamentale dei corpi (ma- teria e forma), la ragione della loro individuazione, le condizioni del loro esistere (spazio e tempo), ma anche l'origine prima e il fine ultimo del mondo materiale. Creazione - In senso lato indica ogni genere di produzione; in senso stretto designa l'azione con cui Dio trae dal nulla tutte le cose. Secondo la definizione latina la c. è productio rei ex nihilo sui et subiecti: è pro- durre una cosa dal nulla rispetto sia alla forma, sia alla materia (su- biecti). Mentre gli uomini nelle loro « creazioni » traggono le cose dal nulla rispetto alla forma (in effetti l’uomo può soltanto trasformare ma- teriali già esistenti) e non rispetto alla materia; è privilegio di Dio trarre le cose dalla condizione di totale inesistenza. Insegnata dalla Bibbia (Gn. 1,1 ss.) questa verità è stata ripresa sul piano razionale dalla filosofia cristiana, della quale è divenuta una delle dottrine emblema- tiche. Cultura - Della c. si danno tre accezioni principali: elitaria, pedago- gica e etnologica. Secondo la prima accezione, c. significa erudizione (ha c. chi possiede molte cognizioni, o in generale o in un campo ristretto, come l’arte, la musica, la filosofia, ecc.). Secondo la seconda accezione, c. significa educazione: è la c. del corpo {c. fisica) o dell'anima (c. morale e spirituale), c. degli istinti o degli affetti, ecc. Di questa c. si occupa la pedagogia. Secondo la terza accezione, la c. è la forma spirituale di una società, tutto ciò che la unisce all’interno e la distingue dalle altre so- cietà all’esterno (come fa la c. italiana per gli italiani, quella francese per i francesi, quella cinese per i cinesi, ecc.). La c. intesa in questo ultimo senso costituisce l'oggetto sia dell’antropologia culturale sia della filosofia della c. Deduzione - È un procedimento raziocinativo con il quale da prin- cipi o proposizioni generali o universali si discende verso conclusioni meno universali o particolari. La forma ideale e perfetta della d. è il sillogismo, il quale è un ragionamento che consta semplicemente di due premesse e di una conclusione. Creatore della scienza della d., cioè della Logica, fu Aristotele. Kant denomina « deduzione trascendentale » il suo procedimento con cui cerca di stabilire quali sono i concetti a priori (cioè le categorie) che vengono applicati agli oggetti dell'espe- rienza nei vari tipi di giudizi. Definizione - Secondo Aristotele, la d. è « l'enunciato che esprime la quiddità, cioè l'essenza di una cosa ». La filosofia moderna si rifiuta di dare alla d. un senso così marcatamente ontologico e metafisico e per d. intende semplicemente un’operazione logica mediante la quale si de- zzo filosofico chiamato nuova ermeneutica (Gadamer, Ricoeur), il termine e. ha acquisito un significato più esteso e più profondo e sta ad indicare una prospettiva di pensiero che asse- gna sia alla filosofia che alla teologia il compito di interpretare, poiché l'uomo stesso è un essere che vive nella precomprensione e nell’inter- pretazione delle cose e della storia. Esistenza - Nel linguaggio più comune il termine denota semplice- mente il fatto che qualche cosa è. In filosofia ha acquisito valenze se- n sono distinguibili fisicamente ma sol- tanto metafisicamente. Secondo san Tommaso, e. ed esistenza si trovano nel rapporto di potenza e atto: in effetti è l’esistenza (più esattamente l'atto dell'essere, actus essendi) che conferisce attualità ad un'e. In Dio e. ed esistenza si identificano. Essere - Da sempre il termine e. è plurisemantico e, secondo i casi, varia da un minimo di comprensione (quando si limita a significare la presenza o posizione di una cosa, come dice Kant) ad una comprensione 422 sconfinata, che « abbraccia tutte le perfezioni », come afferma san Tom- maso. Secondo Aristotele, Tommaso e Heidegger studiare l’e., le sue proprietà e le sue manifestazioni è compito primario della metafisica. Estetica - Termine tratto dal greco aisthesis {= sensazione), e creato da Baumgarten come titolo della sua opera Aestetica (1750), che aveva per oggetto l’analisi e la formazione del gusto. Di solito la si adopera per denominare quella parte della filosofia che si occupa dell'arte: della sua natura, principi, funzioni e distinzione dalle altre attività dello spirito. Etica - Dal greco ethos = costume. È la scienza che ha per oggetto il fine della vita umana e i mezzi per raggiungerio. Storicamente la pa- rola e. è stata applicata alla morale sotto tutte le sue forme, sia come scienza del comportamento effettivo degli uomini, sia come arte di guidare il comportamento. Propriamente l’e. si dovrebbe occupare del bene quale valore primario da assumere dalla libertà come guida delle proprie scelte. Fede - In generale si intende la disposizione del credente ad abban- donarsi fiduciosamente nelle mani di Dio e ad accettare umilmente la sua parola. In modo ulteriore, la f. è definita come assenso della mente e della volontà alle verità rivelate da Dio e proposte dalla Chiesa come tali e accettate non in forza della loro intrinseca evidenza, bensì sull’au- torità di Dio stesso il quale non inganna né può ingannare. Come dice sant'Agostino, la f. consiste nel credere, nell'accettare ciò che non è manifesto alla ragione. Il suo oggetto proprio sono i misteri. Felicità - È la condizione di completo soddisfacimento di tutte le proprie aspirazioni, soprattutto di quelle che assecondano maggiormente la piena realizzazione del proprio progetto di umanità. A seconda dei ‘vari progetti di umanità proposti dai filosofi (eroe, ‘filosofo, gaudente, santo, ecc.), di volta in volta, la f. è stata riposta nella forza, nella con- templazione, nel piacere, nell'unione beatificata con Dio, ecc. Fenomeno - Dal greco phainomenai = apparire. Il termine è usato so- prattutto da Kant, Hegel e Husserl e dai loro seguaci, con valenze se- mantiche distinte. Per Kant il f. è l'oggetto del nostro conoscere, un pirito? E in che rapporto si trova lo spirito con la materia? Il corpo è prigione dell'anima (Platone), strumento dell'anima (Agostino, Cartesio), compo- nente essenziale ma subordinata all'anima (Tommaso) o in qualche altro rapporto? Quello gnoseologico si preoccupa di verificare se questioni come questa, della natura profonda dell'essere dell'uomo e della sua pos- sibile sopravvivenza dopo la m. siano questioni alla portata della ragione umana o enigmi insolubili. Una cosa comunque è certa: anche per chi il problema di tutti i problemi, il problema principe della ricerca filosofica. È disci- plina importante anche per la teologia perché l'intelligenza della fede (che è l’obiettivo della teologia) si opera al massimo livello, quando si ricorre al più alto grado di intelligibilità, e questo è appunto quello onto- logico o metafisico. Pace - La p. è quella tranquillitas ordinis (ordine tranquillo) di cui 430 gode una società quando tutto funziona bene al suo interno e non pa- venta pericoli dall'esterno. Due sono pertanto le principali espressioni della p.: internazionale e sociale. La prima riguarda i rapporti di uno Stato con gli altri Stati, mentre la seconda riguarda i rapporti tra le classi e gli individui di uno stesso Stato (nazione). Passione - In generale significa una inclinazione veemente, un senti- mento forte, prepotente, difficilmente controllabile. Nonostante una certa connotazione negativa del termine, la p. può essere sia buona sia cattiva: è buona se è volta ad uno scopo, un oggetto moralmente buono; è cat- tiva nel caso contrario. Le p. hanno costituito argomento di studio da parte di moltissimi filosofi, in particolare di Aristotele, Tommaso d'Aqui- gli educatori » (Lalande). Pensiero - Comunemente si dice di tutti i fatti cognitivi, in oppo- vidua substantia incommunicabilis (una sostanza individua e inco- municabile di natura ragionevole). iPer i medioevali, fondamento della p. è l'essere, più esattamente il possesso di un proprio atto d'essere, in- vece per i moderni fondamento è l’autocoscienza, mentre per i contem- poranei fondamento è l’intersoggettività oppure l’autotrascendenza. In tutte queste tesi c'è qualche cosa di vero e, per questo, come definizione adeguata della p. si può proporre la seguente: un essere sussistente dotato di autocoscienza, intersoggettività e autotrascendenza. Politica - È lo studio dei fatti politici, cioè dei fatti che riguardano lo Stato e il governo, in opposizione ai fatti economici, culturali e so- ciali. La filosofia politica studia principalmente la questione dell’origine’ dello Stato, la sua strutturazione e la sua forma migliore, la questione dei rapporti tra lo Stato, le classi sociali, i partiti e la persona singola, la questione dei rapporti tra politica e morale, politica e cultura, poli- 431 tica e religione ecc. E in effetti, tutti questi problemi sono stati affron- tati dai filosofi nel corso dei secoli a partire da ‘Platone e da Aristotele. Potenza - Nel suo significato più comune il termine indica la ca- pacità e l'abilità di compiere un'azione. Denota pertanto l’idea di at- tività e di efficacia. Nella metafisica aristotelica e scolastica p. si Studiare e risolvere i p., cioè le questioni aperte, è compito sia della scienza (Popper) sia della filosofia. Compito specifico della filo- sofia è affrontare e risolvere i problemi ultimi (cfr. « Filosofia » e « Me- tafisica »). Prospettiva - È il punto di vista che si assume nel vedere, nel consi- derare, nello studiare una cosa. La filosofia contemporanea vede in tutte le conoscenze umane, compresi i sistemi scientifici e ‘filosofici, semplice- mente delle prospettive più o meno allargate; in tal modo rifiuta ogni forma di olismo, cioè di visione e spiegazione totale, completa, esaustiva perfetta della realtà. Prova - Operazione mentale con cui si cerca di stabilire la verità di un’asserzione o la validità di una tesi. Normalmente si tratta di qualche forma di ragionamento (induttivo o deduttivo), ma può trattarsi anche di semplice ostensione dei fatti, allora si chiama p. ostensiva. . Ragione - Comunemente oggi si intende la facoltà conoscitiva propria dell’uomo e di cui lui solo è dotato. Sostanzialmente questo è il senso che ha il termine anche nella filosofia scolastica e moderna fino a Kant. È una facoltà discorsiva, che raggiunge la verità non immediatamente,432 per intuizione (come fa invece l'intelletto), ma mediante qualche forma di ragionamento. Kant restringe l'uso del termine r. {Vernunft) alla co- noscenza dell'eterno e dell’assoluto, che però sortisce risultati estrema- mente deludenti, in quanto la r. in questo campo può soltanto avvertire e impostare dei problemi senza essere in grado di risolverli. Relazione - È sostanzialmente sinonimo di rapporto. :È un concetto fondamentale per molte scuole filosofiche. Nella filosofia hegeliana la r. è la categoria primaria; in effetti, per Hegel, tutta la realtà non è altro che una vastissima trama di r. Nella filosofia aristotelica è una delle dieci categorie, e di tutte sembra la più debole, fragile, povera, dato che non esiste in se stessa e neppure può vantare una consistenza ontologica analoga a quella della quantità, della qualità o dell’azione. Per acquisire consistenza ontologica la r. richiede quanto meno due real- tà, perché si tratta di una specie di ponte, che si regge soltanto quando ci sono almeno due enti a farle da sostegno. Eppure, la r. è un veicolo potentissimo di realtà, soprattutto quando si tratta della r. di causalità, cioè della r. tra causa ed effetto, perché l’effetto in quanto effetto deve tutta la sua realtà, tutto il suo essere alla causa: questa è causa soltanto nella misura in cui è in r. con l’effetto e gli comunica qualche cosa del proprio essere. Si è soliti distinguere tra r. reali e logiche: le prime sono quelle che influiscono sull'essere dei termini rapportati, le seconde non influiscono. La categoria di r. riveste, infine, una importanza fondamen- tale nel personalismo contemporaneo, che, centrato sulla struttura dia- logica della persona umana, ne coglie come costitutiva la r. io-tu, fonda- mento di ogni possibile forma di comunicazione. Una sintesi concettuale che accomuna i personalisti è quella relativa all'uomo come essere-di- relazione. Religione - Dal latino religare = legare insieme. È l'insieme dei miti (racconti, testi sacri) e dei riti (preghiere, azioni, sacrifici) con cui l’uo- mo esprime e attua i suoi rapporti con Dio. La r. è l’espressione spon- tanea, naturale della condizione di finitezza e creaturalità dell’uomo. Ogni popolo, sviluppando la propria cultura, si crea anche una r. (che nella maggior parte dei casi, storicamente, assume un carattere animi- stico, politeistico, mitologico, magico). Oltre alle r. « naturali » esistono anche tre r. « storiche » o rivelate: l’ebraismo, il cristianesimo e l’isla- mismo, a cui forse va aggiunto anche il buddismo, se lo si considera una r. e non una semplice filosofia. Riflessione - Vedi « Autocoscienza ». Rivoluzione - R. è «lo sviluppo di nuove forme di potere che divi- dano ed indeboliscano il vecchio ordine e facciano posto al sorgere del nuovo, e che nello stesso tempo siano in grado di stabilizzare il nuovo al suo sorgere in mezzo al vecchio » (R. Schaull). È una categoria che si applica a qualsiasi ordine di cose, così si può parlare di r. religiosa, filosofica, scientifica, letteraria, economica, politica, ecc. Ma più comu- nemente si usa per l'ordine socio-politico. In tutti i casi, la r. è un valore strumentale e non assoluto, ed è un valore positivo quando serve la causa dell'uomo {della società, della nazione, del popolo) non gli inte- ressi di una sola classe, di un partito e tanto meno di una sola persona. 433 Sacro - In senso generale e più proprio, questo termine denota un ordine di cose separato, riservato e inviolabile, che deve essere oggetto di rispetto religioso da parte di un gruppo di credenti. È correlativo di profano. Il s. è la qualità specifica che caratterizza la dimensione religiosa (questa è per definizione la dimensione del s.), come il vero è la qualità specifica della dimensione gnoseologica e il bene della dimen- sione appetitiva. È una qualità analogica che ha per analogato principale Dio (che è il s. per eccellenza) e per analogati secondari tutte le cose o persone che si trovano o vengono messe in rapporto con Lui: come libri (libri s.), attività (arte s., musica s., ecc.) persone (persone consa- crate). Scienza - Termine polivalente, la cui gamma semantica va dal conosce- re in generale alla conoscenza metodica più rigorosa e sofisticata. Di soli- to, comunque, si intende una conoscenza sistematica intorno ad un deter- minato oggetto, condotta con rigore ed obiettività. È un concetto essen- zialmente analogico, in quanto sia il rigore sia la obiettività variano da oggetto ad oggetto. Grazie alla sua metodologia assai precisa e al- l'obiettività facilmente verificabile nell'epoca moderna e contempora- nea non solo si è visto nella scienza sperimentale il tipo ideale del sapere scientifico, ma spesse volte si è identificato la s. con esso sic et simpli- citer (così l’illuminismo, il positivismo, il neopositivismo, il materiali- smo, ecc.). Oggi che le ambizioni della s. sono state fortemente ridimen- sionate sia quanto alla portata sia quanto al rigore e all’obiettività, si ritorna a riaffermare il valore analogico del termine s. Segno - Tutto ciò che ha il potere di richiamare l’attenzione oltre che su se stesso anche su un'altra cosa. Così, il fumo in quanto richiama l'idea del fuoco, le nubi in quanto richiamano l’idea dell’acqua, la co- lomba in quanto richiama l’idea della pace, un suono vocalico in quanto richiama l’idea di un determinato significato, ecc. Il regno dei s. è va- stissimo, infinito. Se ne distinguono molti generi: naturali e conven- zionali, iconici e arbitrari, vocalici e scritti, ecc. Area massimamente importante è quella dei s. linguistici. In effetti, il linguaggio non è altro che un insieme di s. volto alla comunicazione tra gli uomini. Due sono le discipline principali che si occupano dello studio del linguaggio: la linguistica che studia i s. dal punto di vista fonetico, grammaticale e sintattico e la semantica che studia il linguaggio dal punto di vista del significato. Simbolo - Dal greco symballo = comporre, mettere insieme. Il ter- mine si adopera per significare tutto ciò che si collega intenzionalmente con qualche altra cosa e perciò serve a richiamarla. In genere viene con- siderato come sinonimo di segno; ma qualche autore (per esempio, Tillich) assegna al s. una pregnanza semantica più forte, in quanto, mentre i segni possono essere prodotti puramente convenzionali, ciù non si avvera nel caso dei s., in quanto questi comportano una partecipa- zione nella realtà della cosa di cui sono simboli (così, per esempio, l’ac- qua battesimale, s. della purificazione dell'anima). Nel linguaggio eccle- siastico la parola s. è stata adoperata sin dalle origini per indicare una formula di fede ufficiale, che serve come carta di identità, come tessera distintiva anzitutto di appartenenza alla Chiesa e in secondo luogo di 434 ortodossia (per esempio, il Simbolo apostolico, il Simbolo costantino- politano, ecc.). Sintesi - In generale significa composizione: il mettere insieme ele- menti dapprima separati. In particolare e in senso tecnico, s. indica quel processo logico — tipico delle scienze sperimentali — per cui si passa da nozioni più semplici o da dati particolari per ottenere asserzioni più complesse e universali. Società - Qualsiasi gruppo di individui che si riuniscono per il con- seguimento di determinati obiettivi. In questo senso il termine s. ha un'estensione vastissima: si applica alla famiglia, alla Chiesa, allo Stato, ai gruppi sportivi, culturali, economici, ecc. In senso proprio, il termine designa un « insieme di individui i cui rapporti sono consolidati in isti- tuzioni nonché, per lo più, garantiti dall'esistenza di sanzioni, sia codi- ficate sia diffuse, che fanno sentire all'individuo l’azione e la costrizione della collettività » (Lalande). Sociologia - Termine di accezione recente nel linguaggio filosofico e delle scienze umane e risale alla filosofia positivistica di Augusto Comte (metà del sec. XIX), il padre della s. Egli l’ha considerata la forma di sapere positivo per eccellenza, essendo lo studio del predotto proprio della natura umana: la società. Anche successivamente il termine ha continuato a mantenere il significato di scienza dell’« attività sociale » e, poiché questa attività è sempre orientata a sistemi sociali, si può anche dire che la s. è la scienza dei sistemi e dei gruppi sociali (piccoli e grandi). Sostanza - In filosofia questo termine ha un significato tecnico ben preciso: secondo la classica definizione che ne ha dato Aristotele, la s. « è ciò che è in sé e non in un'altra cosa ». S. è qualsiasi realtà dotata di un proprio atto di essere e ha quindi una sua consistenza ontologica. È il contrapposto di accidente, che non ha un proprio atto di essere, ma per esistere, deve appoggiarsi, deve inerire (inesse) alla s. di cui è un frutto più o meno avventizio (per questo si distingue tra « accidenti propri» e « accidenti accidenti » o « accidenti puri»). Nella filosofia moderna, a partire da Locke, il termine s. è stato svuotato di questa densità ontologica e ridotto a mero sustrato, inattingibile dall'intelletto umano, in quanto questo, ristretto ai dati dell'esperienza sensitiva, non può andare oltre i fenomeni. Spazio - Nel linguaggio filosofico questo termine significa il luogo o ambiente illimitato e indefinito in cui gli oggetti reali appaiono collo- tati. Questo concetto è stato variamente inteso dalle scuole filosofiche antiche e moderne. Le soluzioni proposte si possono ridurre a tre: quel- la ultrarealistica o realistica che vede nello s. una realtà interamente oggettiva sussistente in se stessa, come un grande recipiente che con- tiene tutte le cose materiali (Platone, Newton); una idea puramente sog- gettiva, una forma a priori della sensibilità, che mette ordine ai feno- meni materiali (Kant); una costruzione mentale con fondamento nelle cose (Aristotele). Speranza - Il termine indica un atteggiamento fondamentale dello spirito umano: quello di fiducia verso il futuro, più precisamente di 435 attesa fiduciosa di qualche futuro evento. C'è una s. umana, quando è fondata su calcoli umani; c’è una s. cristiana o religiosa quando è fon- data sulla parola di Dio, le sue promesse, la sua grazia. Generalmente trascurata da tutta la riflessione filosofica antica e moderna, la s. è diventata argomento fondamentale nelle riflessioni e nei « sistemi » di Bloch (Il principio speranza), Marcel (Homo viator), «Pieper (Speranza e storia). SPIRITO. Con questo termine si denota qualsiasi realtà immateriale, cioè superiore alla materia e indipendente da essa, quanto meno nel- l'ordine ontologico. Con riferimento all'uomo si dice dell'anima, in con-trapposizione al corpo; con riferimento all'universo si dice di Dio in contrapposizione al mondo e alla materia. La parola s. viene adoperata spesso e volentieri anche da una cultura fortemente sensistica e mate- rialistica qual è la nostra. Pur negando Dio e tutto il mondo della tra- scendenza, che — in sede ontologica — è l'unico mondo che meriti effet- tivamente il nome di s., la cultura laica, e talvolta ostentatamente atea del nostro tempo, non esita a parlare con rispetto di « valori spirituali », ad esaltarne l’importanza e a invocarne la riabilitazione per salvare la nostra società. Ma è chiaro che tutto questo è vaniloquio se nell'uomo e al di sopra dell’uomo stesso non esiste una dimensione, una realtà effet- tivamente spirituale. Storia - È l'insieme degli eventi di cui l’attore principale è l'uomo. Analogicamente il termine si applica anche alla natura e perciò si parla anche di s. naturale. La s. nel senso che si è detto è un concetto squisi- tamente biblico e cristiano, ignoto alla filosofia greca, anche se come sequenza di eventi il concetto è già presente nei narratori greci (Tuci- dide, Erodoto). Sulla natura, senso, periodizzazione della s. e sulla co- scienza storica la riflessione filosofica s'è concentrata soltanto nell'epoca moderna a partire da Vico, dando luogo a tre soluzioni principali: cri- stiana (che fa intervenire nelle vicende umane anche la Provvidenza di- vina), idealista (che fa della s. una manifestazione diretta dello Spirito Assoluto), atea, che esclude totalmente Dio dal processo storico e lo con- sidera esclusivamente un'opera dell'uomo. I due orientamenti più re- centi circa l’interpretazione della s. sono quelli dell’Historie e della Geschichte: il primo considera la storia solo in relazione al fatto nella sua contingenza e relatività; il secondo considera la storia come « tempo- ralizzazione » dei valori (o degli anti-valori), che contrassegnano la condotta umana. Tecnica - È l'insieme di procedimenti ben definiti e trasmissibili de- stinati a conseguire un risultato utile. In altre parole: sono i procedi- menti e gli strumenti escogitati dall'uomo per dominare la natura e as- servirla ai propri bisogni. È una delle componenti.fondamentali della cultura insieme al linguaggio, ai costumi e ai valori: costituisce in un certo qual modo la sua esteriorizzazione. La t. rappresenta il risvolto pratico, applicato, della cultura: è l'applicazione al mondo della natura delle acquisizioni simboliche. Per questo, scienza e t. camminano di pari passo. Man mano che progredisce la conoscenza teorica delle leggi della natura, avanza anche la capacità dell'uomo di sfruttare le sue risorse. Così la storia della t. coincide sostanzialmente con la storia della scienza. Alle conoscenze prescientifiche corrispondono t. estremamente 436 elementari di tipo manuale ed artigianale. Poi, col sopraggiungere della conoscenza scientifica, ha inizio l'invenzione di i. sempre più complesse, che trasformano l’uomo da semplice homo faber in homo tecnologicus (vedi anche « Lavoro »). Tempo - In generale per t. si intende una durata infinita di momenti, simile all'estensione spaziale, entro la quale durata trovano posto tutte le altre durate più o meno lunghe degli anni, delle stagioni, dei mesi, dei giorni, delle ore, ecc. La riflessione dei filosofi sul tempo ha camminato di pari passo con la riflessione sul t. e ha dato luogo sostanzial- mente alle stesse soluzioni: ultrarealistica o realistica (Platone, New- ton), concettualistica (Kant) e logico-realistica (Aristotele). È di Aristo- tele la celebre definizione: « Il tempo è la misura del movimento secondo il prima e il poi ». Intendiamo, infine, per « tempo cronologico » quello segnato dagli eventi inconsapevoli della natura e per « tempo storico » quello che è oggetto della coscienza riflessa dell’uomo, che contrassegna il t. cronologico con l'incidenza delle sue azioni consapevoli e libere. Teodicea - Termine coniato da Leibniz e che etimologicamente signi- fica « difesa di Dio » (dal greco dîìke = difesa e theòs = Dio). Si dice di quella parte della filosofia che si occupa dell’esistenza di Dio, della sua natura e dei suoi attributi. Questa parte si chiama anche « teologia na- turale ». Intorno alla possibilità di questa disciplina i filosofi sono di- visi in due grandi partiti: quelli che, assegnando alla conoscenza razio- nale un valore obiettivo, la ritengono possibile (e sono quasi tutti i filo- sofi antichi, medioevali e moderni fino a Kant) e quelli che, riconoscendo al conoscere un valore puramente soggettivo, la giudicano impossibile (questa è la tesi di molti filosofi dopo Kant). TEORIA. Dal greco theoria = visione di uno spettacolo, oppure visione intellettuale. Nel linguaggio filosofico ha due valenze semantiche prin- cipali, una in opposizione alla conoscenza volgare e l'altra in opposizione a quella pratica. Nel primo caso, significa una concezione metodica organiz- zata sistematicamente e rigorosamente (e ciò vale sia per il campo scienti- fico sia per quello filosofico); nel secondo, t. significa ciò che è oggetto di una conoscenza disinteressata, indipendentemente dalle sue applica- zioni. Tradizione - Comunemente il termine t. significa ciò che in una so- cietà, piccola o grande, si irasmette in maniera viva, sia per mezzo della parola sia della scrittura e dei modi di agire. In questo senso, la t. rappresenta la vita stessa di una cultura, la sua storia. Pertanto non ci può essere cultura senza t. né t. senza cultura. Il valore di una t. va controllato con la bilancia del valore-uomo. Questo controllo consen- tirà di constatare che, analogamente alle culture, nessuna tradizione è un valore interamente positivo sotto ogni aspetto in tutte le circostanze, perché in nessuna t. si realizza pienamente quel valore o quei valori in cui una cultura intende specializzarsi e tanto meno tutto l'universo dei valori. Per questo, nessuna t. dal punto di vista della ragione appare divina, assoluta, perfetta, sacra e intoccabile. Per contro, ci sono culture e anche t. molto povere e talvolta anche gravemente difettose ed er- rate. Colui che le possiede ha il diritto e il dovere di rivederle, criticarle, correggerle e, se necessario, anche abbandonarle.  Trascendentale - In filosofia questo termine conosce due usi princi- pali, quello aristotelico-scolastico e quello kantiano. Nella filosofia ari- stotelico-scolastica sta ad indicare le proprietà fondamentali dell'essere, che secondo alcuni autori sono tre: l'uno, il vero e il bene, secondo altri sono quattro (ai tre precedenti aggiungono anche il bello). Nella filosofia kantiana t. sta ad indicare le condizioni a priori del conoscere e il loro studio (estetica t., analitica t. e logica t.). Trascendenza - Dal latino trans-ascendere = salir su, valicare. Il con- cetto di t. è attinto dall'esperienza sensibile e in tale ambito denota una relazione spaziale: di superamento, sconfinamento, oltrepassamento, ecc. Successivamente questo concetto dalle cose materiali è stato tra- sferito a quelle spirituali e astratte. Così si è potuta, dire che il mondo dello spirito trascende quello della natura, che Dio trascende il mondo, ecc. In termini recenti in filosofia, ha acquisito un significato tecnico e sta ad indicare la realtà divina; la t. è Dio. Però, oltre che per parlare di Dio, il termine t. viene adoperato oggi anche per parlare dell’uomo e lo si adopera soprattutto per indicare la capacità che l’uomo ha di superare costantemente se stesso in tutto ciò che fa, che dice, che pensa e che è. È questa, dell'autotrascendenza, una delle proprietà specifiche dell'uomo e più ricche di significato al fine di una comprensione del suo essere profondo. Umanesimo - Questo termine è usato sia come nome proprio sia come nome comune. Nel primo caso indica quel movimento spirituale rappre- sentato dagli « umanisti » del Rinascimento (Ficino, Valla, Pico della Mi- randola, Erasmo, ecc.) e caratterizzato dallo sforzo di sollevare la dignità dello spirito umano e di rimetterlo in valore richiamandosi all’antichità classica greca e romana. Come nome comune significa qualsiasi dot- trina che esprime e sottolinea il valore dell'uomo. Ciò si può fare asso- lutizzando il valore dell’uomo con l'esclusione di Dio e allora si parla di u. ateo, o affermando il valore dell'uomo in coniugazione e subordina- zione al valore di Dio e allora si parla di u. religioso o cristiano. Univocità - È la funzione semantica propria di un termine che viene applicato a molti soggetti sempre con lo stesso significato. Per esempio, l'applicazione del termine « uomo » a Pietro, Paolo, Giovanni, Marco, ecc. Utopia - Dal greco ou = non e topos = luogo e pertanto significa una realtà che non esiste in nessun luogo. Il nome fu introdotto da Tom- maso Moro nel titolo della sua famosa opera De optimo reipublicae statu, deque nova insula Utopia, nella quale descrive un popolo perfettamente saggio, forte e felice grazie alle istituzioni ideali di cui gode, il quale abita appunto nell'isola di Utopia. Organizzazioni ideali ed immaginarie della società umana, sull'esempio di Moro, furono escogitate da Cam- panella, da Fénelon e, con pretese più scientifiche, da Comte e da Marx. Del ruolo dell’u. nella dinamica sociale e culturale la filosofia ha co- minciato ad occuparsi soltanto recentemente. A questo riguardo occorre evitare sia la posizione di rifiuto categorico come se l’u. fosse soltanto un fattore alienante, sia quello di approvazione incondizionata, come se l’u. fosse la panacea di tutti i mali. Valore - « Il senso esatto di valore è difficile da definire rigorosa- mente perché il più delle volte questa parola esprime un concetto instabile, un passaggio dal fatto al diritto, dal desiderato al desiderabile » (Lalande). In italiano v. possiede tre significati principali: economico, etico, ontologico. In economia significa « danaro », in etica la virtù con cui si affrontano gravi pericoli e si compiono grandi imprese; in ontolo- gia la qualità per cui una cosa possiede dignità ed è quindi degna di stima e di rispetto. La scienza dei v. — cioè l'assiologia — si occupa del concetto di v. inteso secondo il terzo senso e cerca di comprendere qual è la sua natura effettiva, le sue caratteristiche essenziali, i suoi rapporti con gli altri trascendentali dell'essere e di fissare l'ordine e la gerarchia dei v. Verità - Questo termine assume in filosofia un significato veramente fondamentale, perché il sapere filosofico si configura anzitutto come amore e ricerca della v. Secondo la definizione più classica, la v. è la conformità della mente, cioè della conoscenza con la realtà. Questa si chiama anche v. logica. Ad essa si contrappone la v. ontologica, che è la corrispondenza delle cose alla mente divina, che le ha ideate. C'è anche una terza forma di v. ed è la v. morale che è data dalla corrispondenza delle proprie intenzioni con le esigenze della moralità. Non c'è dubbio che la v. è un valore fondamentale anzitutto nell'ordine noetico, perché essa costituisce l’obiettivo principale di detto ordine, ma è valore primario anche per altri ordini: pedagogico, epistemologico, onto- logico e culturale. Della v. i filosofi si sono occupati da sempre sia per definirne l'essenza, sia per scoprire le vie per raggiungerla, come pure per determinare i criteri per identificarla. Due sono i criteri per deter- minare ia v.i quello oggettivo dell'evidenza e quello soggettivo della certezza. L'integrazione dei due criteri è proprio delle filosofie intellettua- listico-realiste (da Aristotele a S. Tommaso a Maritain, ecc.). Il primato del criterio della certezza è proprio delle filosofie idealistico-dogmatiche (da Plaione a Cartesio ad Hegel, ecc.). Virtù - Con questo termine generalmente si intende un'abitudine, cioè una disposizione ferma e costante, ad agire bene: è un'’inclinazione al bene che si è consolidata, tanto che il virtuoso è portato ad agire bene (per esempio, ad essere casto, generoso, coraggioso, umile, ecc.) con spontaneità, anzi con veemenza. La v. è oggetto primario dell'etica, in quanto questa studia il fine dell'uomo e i mezzi per raggiungerlo e la v. è appunto il mezzo principale. La ‘v. si può dividere e classificare in tanti modi. Importante è la divisione tra v. etiche e v. dianoetiche: le prime sono le disposizioni ad operare bene nell'ordine morale; le seconde nell'ordine speculativo o intellettuale. Vita - È la qualità per cui un essere è capace di muovere se stesso. Dal punto di vista della biologia molecolare la v. consiste esclusivamente in una singolare e più complessa strutturazione delle molecole rispetto alla strutturazione che si incontra nella sostanza inorganica. Fenome- nologicamente la v. si manifesta come un movimento che diversamente da quello meccanico è immanente (cioè va a vantaggio del soggetto che lo produce) e spontaneo (è prodotto direttamente dal soggetto stesso grazie alla sua costituzione intrinseca). Le caratteristiche principali della v. sono: potere di crescere, di rispondere all'ambiente e di riprodursi. Si è soliti distinguere tre gradi di v.: vegetativa, sensitiva, razionale; la prima è propria delle piante, la seconda degli animali, la terza dell'uomo. 439 Vocazione - Con questo termine generalmente si intende la chiamata che una persona sente dentro di sé a svolgere determinate attività e ad assumere un certo ruolo nella società. Nella concezione secolarizzata della vita la v. è semplicemente siffatta inclinazione. Invece nella vi- suale cristiana, la diversità di attitudini fa parte del piano provviden- ziale che Dio ha concepito per ogni singolo uomo e la v. non è altro che il modo con cui Dio fa sentire a ciascuno la chiamata alla realizzazione del suo piano o progetto. Tema raramente trattato nella storia della filosofia, quello della v. ha acquisito rilevanza speculativa soprattutto per merito dei personalisti e degli esistenzialisti cristiani (Marcel). Volontà - È il nome che si dà alla facoltà che ha l'uomo di tendere verso il bene; si dice anche appetito razionale, per distinguerlo dall’ap- petito sensitivo che è proprio degli animali. Mentre l'appetito sensitivo è una tendenza istintiva, quello razionale cioè l'inclinazione della v., è un appetito guidato, calcolato, libero. Il privilegio della v. è in effetti quello di essere libera: cioè padrona dei propri atti e quindi anche degli oggetti verso cui si porta con le sue decisioni. In filosofia due sono le grosse questioni che sono state dibattute in ogni tempo a proposito della v.: una riguarda proprio la libertà. La questione è di sapere se, nono- stante tutti i condizionamenti cui viene sottoposta la v. umana, essa può dirsi veramente libera (è la controversia tra i deterministi e gli inde- terministi). La seconda è se nell'uomo conta maggiormente la cono- scenza o la v. {è la controversia tra intellettualisti che assegnano il primato alla conoscenza e volontaristi che per contro assegnano il pri- mato alla v.). Battista Mondin. Keywords. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mondin” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Mondolfo: l’italiano ebreo e la ragione conversazionale della filosofia romana – antica filosofia italica – la scuola di Senigallia – filosofia ebrea -- filosofia marchese -- la filosofia italiana – Luigi Speranza (Senigallia). Grice: “Like at Oxford – Berlin, Hart, Honore, Ayer, etc. – Italy also has her share of Hebrew philosophers!” -- Filosofo italiano. Senigallia, Ancona, Marche. Grice: “Mondolfo is one of the few who have focused on ‘gli eleati’ as involving a locus – pretty much as I do when I talk of Oxonian dialectic.” Grice: “Mondolfo’s study of the politics of Risorgimento is good; especially since every Englishman seemed to endorse it!” -- essential Italian philosopher. Like Grice, Mondolfo believed seriously in the longitudinal unity of philosophy and made original research on the historiography of philosophy, especially during the Eleatic, Agrigento, and later Roman periods. Figlio di Vito Mondolfo e Gismonda Padovani, una famiglia benestante di commercianti. Aderisce alle idee marxiste e socialiste. Studia a Firenze. Si laurea con F. Tocco, discutendo una tesi su Condillac dal titolo: "Contributo alla storia della teoria dell'associazione", un saggio da cui saranno poi tratti alcuni dei suoi primi saggi di storia della filosofia. Frequenta un gruppo socialista. Insegna a Potenza, Ferrara, Mantova, Padova, Torino, e Bologna. Consigliere comunale nelle file del Partito Socialista. Collabora con la rivista "Critica Sociale" fino a quando viene soppressa dal regime fascista. Compone "Saggi per la storia della morale utilitaria" di Hobbes ed Helvetius”; "Tra il diritto di natura e il comunismo", "Rousseau nella formazione della coscienza moderna", "Il materialismo storico in F. Engels" (Formiggimi, La Nuova Italia) "Sulle orme di Marx". E tra i firmatari del manifesto degli intellettuali anti-fascisti, redatto da Benedetto Croce. Si dedica alla filosofia italica antica. Ciò nonostante, pur in questo periodo, grazie alla politica di Gentile che volle coinvolgere filosofi di diverso orientamento nell'impresa, collabora con l'Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Compone la voce Socialismo. In seguito alle leggi razziali fasciste che vietavano agli ebrei di ricoprire cariche pubbliche, Mondolfo scrisse il proprio curriculum di benemerenze e vi inserì lo stesso Gentile come testimone il quale ha a propormi per il Premio Reale di filosofia presso i lincei". Gentile autorizza Mondolfo a citarlo tra i testimoni e tenta inutilmente di farlo ri-entrare tra gli esclusi dalle leggi razziali. Costretto a lasciare l'Italia Gentile scrive ad Alberini e lo aiuta a trovare lavoro in Argentina. Il suo archivio personale è depositato in parte a Firenze presso la Fondazione di Studi Storici Filippo Turati ed in parte presso Milano. Altre saggi: Sulle orme di Marx,” – Grice: “Whitehead used to say that metaphysics has been but footnotes to Plato; and Strawson used to say that to rob peter to pay paul you must show first that pragmatics is but footnotes to Grice!” -- Grice: “But of course a footnote is not a footprint – only similar!” – Grice: “While ‘footprint’ involves Roman pressum, ‘orma’ obviates that!” -- Cappelli); “L'infinito nel pensiero dei greci, Felice Le Monnier, La Nuova Italia); “Problemi e metodi di ricerca nella storia della filosofia” (Zanichelli, La Nuova Italia, Firenze, Milano, Bompiani, “Gli albori della filosofia in Grecia,” «La Nuova Italia», Editrice Petite Plaisance, Pistoia,. La comprensione del soggetto umano nella cultura antica, La Nuova Italia (Milano, Bompiani ). Alle origini della filosofia della cultura, Il Mulino, “Il pensiero politico nel Risorgimento italiano,” Nuova accademia, Cesare Beccaria, Nuova Accademia Editrice,. “Moralisti greci: la coscienza morale da Omero a Epicuro,” Ricciardi, “Da Ardigò a Gramsci,” Nuova Accademia, “Il concetto dell'uomo in Marx,” Città di Senigallia, “Momenti del pensiero greco e cristiano,” Morano, “Umanismo di Marx. Studi filosofici, Einaudi, “Il contributo di Spinoza alla concezione storicistica, Lacaita, Polis, lavoro e tecnica, Feltrinelli, Educazione e socialismo, Lacaita, “Gli eleati,” Bompiani,. Note Vedi Paolo Favilli, Dizionario Biografico degli Italiani, riferimenti in. Fu una delle prime donne italiane a conseguire la laurea (cfr. Le donne nell'Firenze). Sposò civilmente a Firenze in Palazzo Vecchio Cesare Battisti. La sorella di Ernesta, Irene, sposerà Giovanni Battista Trener, per anni collaboratore di Cesare. Amedeo Benedetti, L'Enciclopedia Italiana Treccani e la sua biblioteca, "Biblioteche Oggi", Milano, Enciclopedia Treccani, vedi alla voce futuro di Cesare Medail, Corriere della Sera, Archivio storico. «SOCIALISMO» la voce nella Enciclopedia Italiana, Volume XXXI, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana; Paolo Simoncelli41. Paolo Simoncelli42. Paolo Simoncelli43. Vedi Fabio Frosini, Il contributo italiano alla storia del PensieroFilosofia, riferimenti in. Archivio, Inventari Stefano Vitali e Piero Giordanetti. Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio Centrale per i beni archivistici. Archivio Rodolfo Mondolfo. Inventari, Stefano Vitali e Piero Giordanetti, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio Centrale per i beni archivistici, Paolo Simoncelli "Non credo neanch'io alla razza" Gentile e i colleghi ebrei, Le Lettere, Firenze, L. Vernetti, R. Mondolfo e la filosofia della prassi, Morano, E. Bassi, Rodolfo Mondolfo nella vita e nel pensiero socialista, Tamari); A. Santucci, Pensiero antico e pensiero moderno in Mondolfo, Cappelli, Bologna); Bobbio, Umanesimo di Rodolfo Mondolfo, in Maestri e compagni, Passigli Editore, Firenze 1984. M. Pasquini, Del Vecchio, il kantismo giuridico e la sua incidenza nell'elaborazione di Rodolfo Mondolfo (Alfagrafica, Città di Castello); C. Calabrò, Il socialismo mite: tra marxismo e democrazia, Polistampa, Firenze); E. Amalfitano, Dalla parte dell'essere umano. Il socialismo di Rodolfo Mondolfo, L'asino d'oro, Roma. TreccaniEnciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. su siusa.archivi.beniculturali, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. Opere su openMLOL, Horizons Unlimited srl. Opere Fabio Frosini, MONDOLFO, Rodolfo, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero: Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,. Vita opere e pensiero Diego Fusaro, sito "filosofico.net". Fondo Rodolfo Mondolfo Università degli Studi di Milano. Biblioteca di Filosofia. Fondo Rodolfo Mondolfo Fondazione di Studi Storici Filippo Turati. Italiani emigrati in Argentina – Antica filosofia italica. La filosofia italica sin dai tempi antichi era cosi deita, e quel che più monta, dai Greci stessi, e l'autorità non sospetta di un Platone e di un Aristotele, che non la chiamarono con altro nome, ci sembra dar peso alle ragioni di quanti la vogliono originaria, contro l'opposta opinione di chi tra noi la dice portata dalle colonie greche. Comunque sia, certo è che in questa seconda supposizione, l'Italia non perde tutto il suomerito, perchè la scienza quisorse più splendida mercè il concorso del genio e il sussidio delle tradizioni italiane. Le scuole di cui essa può menar vanto sono due, la di Crotone/Ponto/Taranto e la dei velini. La setta di Crotone e fondata da Pitagora, di cui si tiene incerta così l'origine come iltempo della nascita; l'origine, perchè è dubbio s'ei nascesse à Samo della Ionia od a Samo della Magna Grecia; il tempo, perchè chi lo vuol nato nell'anno 584 av. C.,chi nel 608,e chi ancor prima, ai tempi di Numa, il quale, come ciè noto, mori nel 672, dopo quarantatrè anni di regno. Tra i filosofi che vi appartennero, chiamati ancor essi pitagorici, con un ARCHITA di TARANTO (il più celebre di tutti), che capitana più volte gl’eserciti, e non fu mai sconfitto, si ricordano un FILOLAO, probabilmente di Crotone, un TIMEO di LOCRI, ed un OCELLO di LUCANIA. Taciamo i minori o dimen nota dottrina, come LISIDE, CLINIA, EURITE, ZELEUCO, e CARONDA -- i quali due ullimi, legislatori entrambi, di Locri l'uno, l'altro di CATANIA, insigni rese l'efficacia che, per loro opera specialmente, ha allora la filosofia negl’ordini civili, quando, mutata la forma, i governi regi si convertirono in popolari. La setta di CROTONE ha vita dal bisogno di una scienza, che, professata da uomini austeri e ornati di grandi virtû, e con giunta all'operosità civile -- in ciò la consorteria pitagorica, chè tale fu veramente, distinguesi dalle indiane -- serve di criterio per una riforma riconosciuta necessaria in mezzo al guasto ognor crescente della religione, dei costumi e della libertà; lo che ci spiega le persecuzioni a cui andò soggetto. Scuola pitagorica. -Nuovo affatto è nella scienza il metodo recatovi dai CROTONESI. Questo metodo -- e lo stesso dicasi del linguaggio -- è il matematico; il quale consiste nell'applicare le idee di quantità alla natura interna ed esterna, ed al principio sommo della medesima; metodo che, tutto essendo nel mondo capace di numero e di misura, non sarebbe forse tanto strano quanto a prima vista appare, se non fosse che i Crotonesi all'esperienza, che la verità ci rivela nell'ordine dei contingenti, il più delle volte preferirono il ragionamento a priori, error palese a chi consideri che dal concetto, per esempio, di circolo, di triangolo, di pentagono, non si può argomentare che questi tipi si effettuino in natura, e chi lo fa si espone al pericolo manifesto di costruire da sè un mondo fantastico, un mondo che non esiste fuori della sua mente. Ma i crotonesi sono educati allo studio delle matematiche; perciò non è meraviglia cheil metodo di queste scienze trasportassero nelle regioni della filosofia. Il gran problema metafisico dei CROTONESI riducesi adunque al seguente: trovare la legge mentale della quantità effettuate nella realtà, e con queste salire alla prima cagione. Ed ecco perchè tutto è numero nel loro sistema. I principi delle cose sono i numeri. Un numero, una unità parziale è ogni cosa. Un numero, una unità generale il loro complesso, cio è l'universo o mondo, il quale comprendendo in sè tutti i numeri od unità parziali, à in sè la pienezza d'ogni grado di entità, epperciò è decade; e la prima cagione, il principio di tutti iprincipi delle cose, la causa che ad ogni altra causa antecede, è numero essa pure, ma il numero per antonomasia, e quindi può chiamarsi l'unità, la diade, la triade, il quadernario (o solido), il settenario e la decade. Ma lasciamo da banda questo gergo simbolico, e vediamo che di sostanziale si peschi in fondo alla dottrina dei Crotonesi, e come s'abbia a intendere la sua formula. Ogni cosa è un numero. Che cosa è il numero per eccellenza, la Monade somma, infinita, il divino dei Crotonesi? E che sarà l'essere individuo? Che cosa il mondo od universo? Il divino èl'ente che in sè contiene la propria essenza e quella di tutti gl’esseri, epperò tutti i contrari, cioè le cose più opposte e disparate (inito ed infinito, dispari e pari, uno e più, positivo e negativo, quiete e moto, luce e tenebre, bene e male, ecc.), ed inoltre la moltiplicità loro insieme concilia, risultandone una suprema unità, un'armonia universale. Il divino, insomma, è l'unità suprema di tutti icontrari. Le cose particolari, gl’esseri derivati da lei sono immagini sue, epperò consteranno anch'esse di elementi contrari, a unità ed armonia ridotti; dunque ogni essere è un numero ed armonia parziale. Poni assieme tutti questi numeri, tutti gl’esseri finiti, e in modo che i contrary non cozzino, ma formino un solo numero, una sola unità vastissima, immagine essa pure della monade divina. Tale il mondo od universo dei crotonesi, il quale e l'assieme dei contrari, non già nell'unità somma inesistenti, ma in atto e dal divino ridotti ad armonia. Ora, in qual modo la generalità dei contrari, cioè la decade, il mondo in esi steva nell'unità per eccellenza, nel divino? Qui crotenesi tacciono, di modo che nulla di positivo e certo può rilevarsi dalla loro dottrina. Bensi e'ci apprendono come l'universo o mondo si venisse formando per ispirazione od aspirazione.La monade universale e suprema, contenente in sè le unità particolari, da principio e una, continua, indivisa, ma non indivisibile, e da ogni parte circondata da un vuoto immenso; il quale, aspirato da essa,come l'aria entra nei polmoni, si introduce fra i contrari,ossia fra le monadi particolari, e cosi separandoli, individuolli, e produsse la grande moltiplicità delle cose mondiali. La formola esprimente l'armonia universale (tuttoènumero) per la scuola pitagorica può dirsi il principio di tutta la filo sofia, dappoichè essa l'applicò in tutti tre gl’ordini --metafisico, logico e morale. Che cosa è l'anima umana, la quale, dice Filolao, giace nel corpo come in un sepolcro? Risponde il crotonesi: un numero, un'armonia, insieme conciliando essa due contrari, cioè i sensi e la ragione, che sono ilnegativo ed il positivo, l'irragionevole ed il ragionevole. E la verità, la co gnizione che cosa è mai ? Un numero, un'armonia, come fuor dell'armonia è l'errore, essendo che per l'acquisto della medesima cooperano gli stessi contrari, quantunque la ragione si spinga più oltre dei sensi, i quali non escono dalla sfera dei contingenti o fenomeni. E che sarà, infine, la virtù? Un numero, un'armonia, che risulia anch'essa dall'accordo dell'irragionevole col ragionevole, essendo la virtù riposta nella soggezione dei sensi all'impero della ragione, toltalaquale, all'armonia sotten traladisarmonia, alla virtû il vizio. Vadasè che la virtù ci rimena alla monade suprema, all'ordine od armonia universale, che d'ogni essere è principio e fine. Critica. Bene esaminando la dottrina dei crotonesi, si scuopre nella medesima un error capitale, che à per sorgente l'abuso del metodo trascendentale, come quello che li condusse a trasportare nell'ordine delle realtà le astrazioni della matematica, e a concepir il divino quasi unità generica o numero per eccellenza, che è come dire quale un'essenza in cui si contengono e si immedesimano le cose tutte quante. Nè a salvarli dal panteismo implicito bastano le alte verità frammischiatevi, eladichia Senofane, schernitore dei politeisti, i qualiammettono più dei, e degli antropomorfisti, che li fingono a loro immagine e somiglianza, insegna che il divino è potentissimo, uno ed eterno; potentissimo, perchè egli è l'ente (entità, forza, energia e potenza per la scuola italica sono termini sinonimi). Uno, perchè, tra più dèi uguali, nessuno è potentissimo per l'uguaglianza, e se inferiori, nessuno è potentissimo per inforiorità; eterno, perchè l'ente non può non essere, e il non ente non può divenire. Si fosse egli qui arrestato! ma fra gli altributi divini ne annovera un quinto, dal quale poi con falsa logica deduce una (1) Colonia ionica di Elea. (2) Velia ha un'altra scuola, fondatavi da Leucippo e Democrito, i quali spiegavano la formazione del mondo con ammettere nel vacuo immenso una infinità di atomi eterni, il cui fortuito accozzamento avrebbe dato origine a tutte cose (atomismo). Questa scuola,chiamata fisica,non siconfonda coll'eleaticasemplicemente detta, e denominata anche metafisica per distinzione. Uno razione di Filolao, Dio essere imperatore e duce sommo, ed eterno, potentissimo, supremo e diverso dalle altre cose; per chè d'uopo è che accetti le conseguenze chi non rinunzia al l'erroneità dei principi. E l’erroneità del principio pitagorico sta appunto nel far di Dio un tutto, un numero che comprende in sè ogni altro numero. Il sentimento religioso e morale, scri ve il dottissimo Bertini (Idea d'una filosofia della vita) induce va i Pitagorici a collocare Dio molto al dissopra del mondo;ma il fato della logica li forzava sovente ad immedesimarli in una sola sostanza, e ricacciavali nel panteismo . La scuola eleatica ebbe tal nome da quello della città dove sorse, poco dopo la di Crotone, per opera di Senofane, che, nato a Colofone della Ionia tardi migra di là per l'invasione della patria,e venuto nella Magna Grecia, prenfr stanza in Velia, e vi morì nella grave età di oltre a cent'an ni.- SenofaneebbediscepoloParmenide,eParmenideZenone, buon patriota, che, condannato a morte da un tiranno, corag giosamente sostenne ilsupplizio.Questi due,d'Elea entrambi, con Melisso di Samo, il quale capitano gl’Italioti contro Pericle, continuarono la dottrina del primo, e vi dettero forma più rigorosa, se non incremento. D'altri nomi più famosi non la menzione la storia della filosofia eleatica. Una dottrina si ripugnante al senso comune non poteva menarsi per buona; perciò si levarono a impugnarla e combat terla gli empiristi, o fautori del metodo a posteriori, sostenendo contro gli Eleati el'esistenza reale di sostanze finite, e la loro contingenza e varietà, e la mutabilità loro, attestata dall'evidenza dei fatti. Zenone, quel valente Zenone che Aristotele riconobbe quale inventore della dialettica -- scienza ed arte di ragionare e disputare -- come lo fu senza dubbio tra gli Occidentali, a sua volta non lascia senza difesa la filosofia della sua scuola e del suo maestro, anzi incalzò gliavversari con molta lena e con buona copia d'argomenti diretti a dimostrare, per una parte la fallacia dei sensi e l'autonomia della ragione, per l'altra, e con sofismi ad homincm, che l'empirismo, ilquale all'autorità della ragione oppone quella dei sensi, contiene in sè contraddizioni ben più gravi di quelle che si dicevano implicite nella metafisica eleatica. Ed allora, se la memoria non ci falla, sorse la prima delle po lemiche che, per la loro importanza, ànno meritato una pagina nella storia della scienza. ~ Famoso argomento di Zenone deyto l'Achille. strana conseguenza: l'ente è tutto od intiero, epperò nulla a lui può aggiugnersi; donde segue che nulla può incominciare ad essere.Qui l'error di illazione, il sofisma del conseguente è manifesto; quanto viene all'esistenza è forse un che d'aggiunto all'infinitudine divina? D'altronde, se nulla può nascere o di venire, che pensare degli esseri contingenti e mutabili, cosi detti perchè nei vari momenti del tempo sono e non sono, e mutano continuamente ? Senofane se la spicciò nettamente con negare a dirittura l'esistenza delle sostanze finite, e sentenziò: Tali cose non ànno altra vita fuorchè l'apparenza, ed appartengono all'opinione. O che! sarà dunque menzognera sempre la voce dei sensi ? E ci ingannerà di continuo l'intimo sentimento ? Che si, rispondono in coro gli Eleati, quanto ci rilevano i sensi altro non è che illusione; e la ragione è il mezzo unico per giungere al vero; e il vero è che tutto è uno, e l'uno è tuito. Critica. Ma l’arte dei Zenoni, che con sofismi strani pro pugnano la falsità del vero, e quel che è più, l'incertezza del l'evidente, e, prova non dubbia di grande acume, perfin riesco no a dimostrare, contro la possibilità del moto, che nella più rapida sua corsa il più celere cavallo non raggiungerà mai una tartaruga,quantochè tardissima, la quale anche di poco la preceda, tutta l'arte dialettica, ripeto, non sarà mai da tanto che possa collocare sopra una base solida isistemi della scuola Filosofia presso i Greci antichi. Principio, mezzo e fine; infanzia,virilità e decrepitezza, o decadimento, ecco i tre stadi o periodi, le tre età dell'antica fi losofia greca. Tra il principio e la fine corrono ben sette secoli, all'incirca; ma noi li percorreremo in minor tempo, se non ci manchi lena. da l'alete a Socrate. La prima età della filosofia greca antica incomincia con Talete, e termina al comparire della filosofia socratica. Talete, già è delio, nacque 600 anni av. C. e Socrate nel 170 ; qui dunque abbiamo press'a poco un periodo di centotrenť anni, durante i quali sorsero due scuole, la ionica e la sofistica; le quali, aggiunte alla pitagorica ed all'eleatica, ci dànno in com plesso l'antica filosofia designata col nome di italo-greca. Scuola ionica. Fondata in Mileto della Ionia, sua patria, da Talete,primo tra i filosofi greci conosciuti, ma forse non tale veramente, que sta scuola è, come vedremo, la men filosofica di tutte le pre cedenti. Nè la ragione è difficile a comprendersi da chi sappia che la scienza ebbe allor contrari i voluttuosi costumi e la ser vitù di quelle cit tà, soggette ai Lidi ed ai Persiani, e che, a giudicarnedalsilenzioe dai pochi cenni della storia, coloroi quali la professavano erano ben lontani dalle virtù che adorna vano i pitagorici; virtù che col venir meno a poco a poco, pois cleatica; e sono tre: l'idealismo logico, perchè si nega l'au torità dei sensi, per riconoscere soltanto quella della ragione; l'idealismo metafisico, perchè si esclude la materialità, ilmolte plice ed ogni mutamento; e, conseguenza di ciò, ilpanteismo, che ammette la sola esistenza dell'ente immutabile ed eterno, e cosi rimuove ogni concetto di creazione. Il primo nacque colla scuola pitagorica,mada Senofane fu recatoasistema ;ilsecon do venne accolto dagli Eleati per evitare le contraddizioni della medesima, che nell'uno identificava le cose più opposte; il terzo sidirebbe comune alle due scuole,se non fosse che nell'eleatica si lasciò da banda la parte corporea e mutabile, e così si riusci a un panteismo parziale, al panteismo idealistico. Grice: You have to love Mondolfo. As a Jew he was into Sartre’s existentialism, and the rest of it – when Gentile inhibited Jews from teaching Italians, M. had to stream his energy into the study of ‘antica filosofia italica’! for our glory!” -- o ABBAHU di Cesarea Rabbi Abraham educazione, in Filone) Achei Acheronte Acherusia, vedi Acheronte Achille Adamo Adamson Ade AEZIO Africa, africani Afrodite Agamennone ACATARCO AGATONE Agostino agostiniana corrente filosofia Aiace Albertelli ALCEO Alcibiade ALCMEONE ALESSANDRINA FILOSOFIA ALESSANDRINI MATEMATICI Alessandro, vedi Paride. ALESSANDRO Afrodisia Alessandro Magno ALESSIDE Alfieri Altamura Ambrogio Amerio Amicizia Amleto Amore ANACARSI di Scizia ANACREONTE Ananke ANASSACORA DISCEPOLI di - ANASSIMANDRO ANASSIMENE Anfione Anima universale Anselmo ANTICHI POETI E SAGGI ANTICHITÀ CLASSICA antica scienza, cultura, antico spirito, pensiero, etc. ANTICO TESTAMENTO ANTIFANE ANTIFONTE Antigone ANTIcoNo di Caristo ANTISTENE Apatia stoica Apocalissi di Pietro Apollo Apollo Lairberos (santuario di) Aquitania ARCAICo pensiero ARCESILAO ARCHELAO ARCHILOCO ARCHIMEDE ARCHITA Ardizzoni AREIOs DIDYMOS Areopago Aridea, vedi Thespesio. ARISTARCO ARISTIPPO ARISTOCLE ARISTOFANE ARISTOSSENO ARISTOTELE Armstrong Arnauld Arnim ARTE Artemide ASCLEPIO commentatore di Aristotele Asclepio (dio) Asia minore Asiatico principio AssIoco Atarassia epicurea Atargatis (dea) Ate Atena Atene, ateniesi ATENIONE di Atene ATOMISMO, ATOMISTI Atreo Atride Augusto Aulide Aymard Baccanti Вассо Bacone Bacone Baeumker Bailey Baius Barbari del nord Barth BASILICA PITACORICA della Porta Maggiore a Roma Battaglia F. Bauch B. Beare Becker 0. Behaviourismo Bello Bene Bergk Berkeley BIANTE BIBLICA tradizione Bignone Bill A. Billeter Binder Blanchet Blankert Blondel Boas Lovejoy Boemia Bolland Bossuet Bovis Bréhier Breier Brochard Brune Buccellato Buonaiuti Burnet Bywater CARNEADE CARONDA Carteron H. Cartesio, cartesiano Cassandra Cataudella Cattolicesimo Cattolici filosofi, storici Cefalo CELSO CENSORINO Centimani Ceramone Cerbero Cesarea Charisio Charu Cherecrate CHEREMONE Cherniss Chimera Chronos Ciaceri Cibele CICERONE, ciceroniano Ciclopi Caino Cairo Calcidio Callahan CALLICLE CALLIPPO Calogero Calvino Cameron A. Campanella Campidoglio Canosa Cantarella Carcopino Carlini Cilento Cilonidi CINICI CIRENAICI Classicista concezione CLASSICO spirito, mondo, CA cultura Claudio CLEANTE CLEIDEMO CLEMENTE alessandrino Clitennestra Clodd Cohn CoLòTE di Lampsaco Colchide Combarieu COMMEDIA DI MEZZO COMMENTATORI DI ARISTOTELE Comparetti Comte Condillac E. B. de CoNoNE di Samo Contese Croiset Croce Cusano Cypselo arca di Dahlmann Daimon Dal Pra M. DAMONE Danaidi Dante Dardania, Dardano Daremberg Ch. e Saglio E. Dario Dedalo Controriforma Copernico Coribanti Corinto, corinzi Conford CORPUs HIPPOCRATICUM COSMOLOGHI (primi) Couissin Cousin Covotti CRATETE CRATILO Credaro Creso Creta Crimine oggettivo CRISIPPO Cristianesimo, cristiano spirito, pensiero, cristiana era, na, filosofia, etc. Cristo CRITIA Criticismo kantiano Critone Ctesibio Delatte DELFICA religione, DELFICO «ePto, le a Delfi Del Grande Del Re R. Delvaille Demetra DEMETRIo cinico DEMETRIO LACONE DEMOCRITO DEMOCRITEA tradizione DEMOCRITEO-ARISTOTELICA stinzione di Demoni del cristianesimo 401. DEMOSTENE Deonna W., vedi De Ridder A. Derenne De Ridder A. e Deonna Derketo Ruggiero Descartes, vedi Destino De Strycker Deucalione Dewey Dialettica moderna Diano DICEARCO Diderot Diela Diels Diès Dieterich Dike Diller Dimenticanza Dio natura persona DIODORO CRONO DIODORO SICULO DIOGENE di Enoanda DIOGENE DIOCENE LAERZIO Dione DIONE CRISOSTOMO DIONISIACO culto, spirito Dioniso Discordia Discorsi menzogneri Aiacol Royor Divinazione Doering Dornseiff Fr. Dostoiewski DRACONE 430. Ducati Dümmler Dupréel EBRAICO-CRISTIANE eredenze, reli- gione, tradizione EBRAISMo, ebrei EBRAICA religione EBRAICHE suggestioni ed ispirazioni EBRAICE elementi Ecabe Ecate EcATEo d'Abdera EcATEo di Mileto Eden Edipo Efesto EcESIA di Cirene Egisto Egitto Egizi EGIZIANO tradizionalismo ELEATI, ELEATISMO, scuola, dottrina Elena Elettra Eleusi Eleutherna ELLENICO genio, spirito, pensiero, etc. ELLENISMO ELLENISTICA eredità ELLENISTICA ROMANA filosofia 2ELVIDIO PRISCO EMPEDOCLE, EMPIRISTICHE correnti Empusa Endimione Enea ENESIDEMO Enoanda Enoch pentimento, in Filone Enos speranza, in Filone Enriques EPICARMICO principio EPICUREI, EPICUREISMO EPICURO Epidamno Epifanio EPIMENIDE Epimeteo EPITTETO Erarmeno (mito di) Era Eracle ERACLIDE PONTICO ERACLITO FRACLITEA dottrina esigenza proposizione ERACLITISMO BRASISTRATO BRATOSTENE Brinni ERMIPPO ERMOTIMO Ernout Erodico di Selimbria ERODOTO ERoFILo di Calcedone Eros Esaminatore interno (elenchos) ESCHILO ESCHINE Esculapio ESICHIO EsIoDo ESIODEO principio Espero Età post-omerica Eteocle ETICA ANTICA, CLASSICA cristiana e moderna GRECA morale moderna STOICA Etiopi Ettore Eucken EUDEMO EuDosso Eumenidi Eumeo Euromo di Polignoto EURIPIDE Euristeo Eusebio Eva Evangeli evangelico messaggio Fabre Falaride, toro di, Farrington B. Fatica Fato Fedra FERECRATE Festa Festugiere Feuerbach Fichte Ficino Fidia Fiere FILEMONE FILISCO Fränkel Frazer Friedländer Frigia Frinide Furie GALENO Galileo Callavotti Gallia Ganter 201. Gassendi Gea Geffcken Geiger GELLIO AULO Gelosia degli dei Genius malignus di Cartesio Gentile GEREMIA Germani Сет FILODEMO FILOLAO FILONE FILONIANO testo Filoponia FILOSOFIA NATURALISTICA (ionica) FILOSOFIA OCCETTIVISTICA FILOSOFIA PRESOCRATICA FILOSSENO FILOSTRATO FISICI ANTICHI Fitzralph Flegias Flint FoCILIDE Fougères Frank Gerusalemme GesÚ figlio di Sirach GIAMBLICO Giansenio Gige, anello di, Gigon Gileon GIMNOSOFISTI indiani GIoBBE Giovanni di Rodington GIOVANNI FILOPONO Giove GIOVENALE GIUDAISMO, giudaica chiesa, etc. Giuliano imperatore Giuliano di Eclano pelagiano Giussani Glaser Glauco di Chio Glotz GNoMIcI poeti CNOMICA saggezza GNOSEOLOGIA ANTICA GRECA medievale NEOPLATONICA Goedeckemeyer Gomar Gomperz Gomperz Goodenough GORCIA Gorgoni Gottschalk Grande Anno GRECA morale GRECA tragedia, vedi TRAGEDIA. GRECI, greco pensiero, popolo, spirito, etc.; greca anima, arte, cultura, filosofia, etc. Grecia Greene Grilli Grousset Guthrie Guyau Halbfass Harnack Hegel Heidel W. A. Heinemann Heinze Henz Herbertz Herder Hermann Hermes Hildebrand Himeros Hirzel Hobbes Hoffmann Howald E. Hume Hus Huyghens Hybris Ida Idealismo assoluto cristiano GRECO postkantiano Idealisti Idra IEROCLE Ifigenia Ilio ILLUMINISMO, ILLUMINISTI, etc. Musionismo Indiani Inferi (Enfers) Inganno Inge Innocenzo III Intelletto Invidia degli dei Lo Ionia, ionico mondo, ionica civil- ta, etc. JONICA poesia IONICI poeti IONICI Glosofi IONICA filosofia scienza Ipermestra IPPIA (sofista) IPPOCRATE, IPPOCRATICI, ippocrati- ci scritti, trattati, Ippolito Ippolito Iris Isaac (= natura, in Filone) Isaac (Abn Jacob Jsaac?) ISAIA Isdoso scolastico Isis isiaco culto ISOcRATE, pseudo Issione Jaeger Jago Jacob ascetismo e perfezione, in Filone Janet Jardé Jehova Jeat Kaibel Kant Kêr, Kêres Kern Kierkegaard Kirk Kitto Kleingünther Klimke Kock Kranz Krokiewicz Kronos Laas Laberthonnière Labriola Lachesi Lachete Laconia Laio Lamennais Lamenti Laminette auree Lana Langerbeck Latini Lattanzio Latzarus Laurent Lavagnini Leibniz Leonardo da Vinci Leone Ebreo Leonte di Salamina Leonzio Leroux Lesky LeuCIPPO Levi Levi Lévy-Bruhl Licurgo Lidia, Lidi Liénard E. IONICO-EOLICA LISIA Locke Lodge LOGICA ANTICA Logos divino Loisy Losacco Lotte Lovejoy LUCIANO Lucido Lucifero Lucilio LUCREZIO Lugdunum (Lione) Luria Lusitania Lutero Maddalena Magalhães Vilhena Y. De Magia Maieutica Maier Malcovati Mancini Manetti MANICHEISMO Marbach Marchesi Marchesini MARCO AURELIO Mario Vittorino Marouzeau Marsia Martin Martinazzoli Marx MASSIMO TIRIO Mazziotti M., vedi Enriques F. Meautis MEDICI EMPIRICI O METODICI IPPOCRATICI mediche scuole Medievale gnoseologia, scienza, filosofia, teologia — coscienza Medio Evo MECARICA teoria MECARICI Meineke MELIsso di Samo MENANDRO Menelao Menzel MENONE Mercier Messaggio evangelico, ellenizza- zione del METRODoRo di Chio Milesi Mill Milton Minucio MISTICA, MISTICA soggettività, MI-CORRENTI, CRECO (medievale) MITOLOGIA ANTROPOMORFICA CRECA, mitologiche rappresentazioni OMERICO-ESIODEA Mitre Modernismo Moderni, moderno spirito, pen- cultura, hlosofia, sia, etc. Ix, Moeller Moira Momigliano Mondo classico cristiano greco precristiano ionico arcaico orientale, greco, romano, germanico M. A. M. vedi Zel-Monoteismo cristiano e greco MORALISTI GRECI Morrison MOSCHIONE Mose Mullach Murray MUSoNIo RUFo 5Nardi Natorp NATURALISMO PRESOCRATICO, NATURALISTI PRESOCRATICI Nauck Nausicaa Neikos Nekyia omerica Nenci NEOACCADEMICI Neohegeliani NEOPITAGORICI NEOPLATONICI, NEOPLATONISMO, NEOPLATONICA teoria, etc. Nestle Nestore Newmann Nicia di Atene Nietzsche Noè (- giustizia, in Filone) Norden NUMENIO Nuovo Testamento Occhio di Zeus Occhio vendicatore degli dei Oceanidi OCCETTIVISMO ANTICO Olimpica religione Olimpo, olimpici dei Olimpo Olivieri OMERO OMERICHE concezioni Ontologica prova ontologico argomento ORACOLO DELFICO, lemma dell', vedi DELFico precetto. Oratorio ORAZIO Oreste Orfeo ORFICI, ORFICO misticismo, religione, etc oRFISMO Oriente, orientali Origene Otium Otto OVIDIO Pacioli PAGANESIMO, PAGANI FILOSOFI, etc. Palamede Pan PANEZIO Paolo Paratore Parche Paride PARMENIDE DISCEPOLI di parmenideo ente mondo parmenidea Pascal Pascal Pasquali Patristica patristica eredità Pearson Peipers Pelagio, pelagianismo Pelasgo Pelope Penía Pericle PERIPATETICI, PERIPATETICA teo-ria, etc. Пері téXvNS Perrotta Perse Persiani Pesce Petelia Petersen Petrarca Pettazzoni Philippson Piat Pico della Mirandola Pieper Pilade PINDARO Piriflegetonte PIRRONE PITAGORA PITAGORICI, PITACORISMO, etc. Pittura greca etrusca PLATONE PLATONICO mito PLATONISMO PLAUTO Pleiadi PLINIO PLOTINO PLUTARCO POETI COMICI TEOCONICI TRAGICI Pohlenz PoLIBIO Policleto POLICRATE Polignoto di Taso Polinice POLITEISMO PoLo Poppe PORFIRIO Puech Póros Porzig Posidone PoSIDONIO POSTARISTOTELICA epoca, filosofia, etc., POSTARISTOTELICI FILOSOFI Praechter K., vedi Ueberweg Pragmatismo, pragmatisti Predestinaziani 424. Positivismo, positivisti 29, 578. PRESOCRATICI FILOSOFI, NATURALI-STI, etc., PRESOCRATICA filosofia Priamo PRIMI FILOSOFI Primitivi popoli PROCLO PRODICO Prometeo PROTAGORA PROTAGORISMO Protestanti, protestantesimo protestante storiografia Provvidenza PSICOLOGIA « behaviourista, del comportamento platonica Radamanto Radermacher RAFFINATI del Teeteto Ragione divina Regenbogen Regnum hominis Reinach Reinhardt Reminiscenza platonica ReyRinascimento rinascimentale distinzione rivoluzione rinascimentali celebrazioni — innovatori scrittori Ritter Rivelazione Rivaud Robin Rohde Roma Romanticismo Rosmini Ross Rossi Rosei Rostagni Rousseau Rudberg Ruvo Saffo Saglio E., vedi Daremberg Ch. Saitta SALLUSTIO SALOMONE Satana Saturnia età Saturno SCETTICI, SCETTICISMO SCETTICA critica Schaerer Schiller Schleiermacher Schmid Schuhl Sciacca Scilla Seiti Scolastica, etc. Scrittura, Scritture Sacre Segni indicativi, teoria dei, Segni memorativi, utilizzazione dei SENECA SENOFANE SENOFONTE Senso comune aristotelico Senso interiore agostiniano Serse Sertillanges SESTIO, SESTIL, scuola dei EMPIRICO Sette savi Shakespeare Shorey Sibari Sibilla SIMONIDE di Ceo SIMPLICIO SINESIO Siri Sisifo Snell SOCRATE SOCRATICA esigenza esperienza predica SOCRATICI, SOCRATISMO Sofferenze 86. SOFISTI, SOFISTICA SOFOCLE Sofronisco Soggettivismo cristiano-moderno Sogni Solari Soliman SOLONE Sorley Sparta Spencer Spengel Spengler SPEUSIPPO Spinoza Spirito classico antico cristiano moderno greco classico Spiritualisti cristiani, spiritualismo cristiano Stefanini TEOCONIE, TEOGONICI POETI Teologi di Oxford Teone Stein Stenzel Stige STILPONE SToBEo STOICI, STOICISMO, etc. Sroic, HOMAN Storicismo, storicistica concezione Stragi STRATONE di Lampsaco Strycker TALETE Tannery Tantalo Tarozzi Tartaro tartareo abisso Tatto interno Taylor Tebe Teeteto Teggart Temesa TEMISTIO Tempo Tenebre TEODETTE TeodoretoTeodoro di Beza TEOFRASTO TEOGNIDE TERENZIO Тевео Thamus Thaumante Theiler Thespesio Theuth Thurii Tieste Tifeo Tifone Tilgher TIMEO TIMONE TIMOTEO Tindaro Tiresia Tiro TISIA Titani Titano Tizio Tommaso Tomismo, etc. Traci TRADIZIONE DEMOCRITEO-EPICUREA Traducianismo TRAGEDIA TRAGICI POETI TRASIMACO Traversari Treves Trieber Troia, troiani Tuchulca TUCIDIDE Türk Tylor Tzetzes Uccisioni Ueberweg Ulisse 4Uno Untersteiner Usener Uxkull Vaihinger Weil Wendland Wilamowitz Windelband Wundt Wycliffe algimigli Vangelo Vangelo Vaso arcaico di Palermo Vespasiano Vico Vidari Vlastos Walzer Wehrli Zafiropulo ZALEUCO ZARATHUSTRA ZENONE ZENONE Zeller. L'eredità in T. Tasso, in «Archivio di psichiatria, scienze penali ed antropologia criminale, Torino, Memoria e associazione nella scuola cartesiana (Cartesio, Malebranche, Spinoza), con appendice per la storia dell'inconscio, M. Ricci, Firenze. Per le relazioni fra genialità e degenerazione: Guerrazzi, in «Archivio di psichiatria, scienze penali ed antropologia criminale, Torino, Spazio e tempo nella psicologia di Condillac, in «Rivista filosofica, Pavia, Scienza e opinioni di B. Varisco, in «Scienza sociale, Palermo, Uno psicologo associazionista: E. B. de Condillac, R. Sandron, Palermo. In esso viene riportato anche lo scritto sullo spazio e il tempo in Condillac precedentemente citato Il concetto di bene e la psicologia dei sentimenti in Hobbes, in Rivista di filosofia e scienze affini, Bologna, L'educazione secondo il Romagnosi, in Rivista filosofica, Pavia, Ora anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti a cura di R. Medici, CLUEB, Bologna Ancora a proposito di refezione scolastica: il pensiero di Romagnosi, in Critica Sociale, Milano, Saggi per la storia morale utilitaria: I - La morale di Hobbes, Drucker, Padova Saggi per la storia morale utilitaria: II - Le teorie morali e politiche di Helvétius, Drucker, Padova La politica degli insegnanti, in Critica Sociale, Milano, Il dubbio metodico e la storia della filosofia, Prolusione a un corso di storia della filosofia nell'Università di Padova, con appendice storico-critica, Drucker, Padova. Per una filosofia naturale, in Rivista di filosofia e scienze affini, Bologna, Recensione a G. Marchesini, La funzione dell'anima, Laterza, Bari 1905, in Critica Sociale, Milano, L'insegnamento liceale della filosofia. Considerazioni pratiche, in Rivista di filosofia e scienze affini, Bologna L'insegnamento della filosofia nei licei e la riforma della scuola media al congresso di Milano, in Rivista di filosofia e scienze affini, Bologna, Per la riforma della scuola media: la scuola unica, in Critica Sociale, Milano, Anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del 900 alla Riforma Gentile), a cura di T. Pironi, Laicata, Manduria Ancora per la riforma della scuola media: polemica fra colleghi, in Critica Sociale, Milano, Di alcuni problemi della pedagogia contemporanea, in Rivista di filosofia e scienze affini, Bologna, Anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), Dalla dichiarazione dei diritti al Manifesto dei comunisti, in Critica Sociale, Milano, Con alcune variazioni è stato inserito da Mondolfo anche nella raccolta Tra il diritto di natura e il comunismo: studi di storia = •archive.org INTERNET ARCHIVE e filosofia, parte I, Tip. degli operai, Mantova Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Intorno al convegno filosofico di Milano, in Rivista di filosofia e scienze affini, Bologna Politica scolastica: per la riforma della scuola media, in Critica sociale, Milano, Questioni varie: il problema della laicità nella scuola media, in Rivista di filosofia e scienze affini, Bologna Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), Ancora Mazzini e il socialismo, in La fiaccola», Senigallia Altre obiezioni alle idee di Salvemini sugli esami, in Nuovi doveri», Palermo Il contratto sociale e la tendenza comunista in J. J. Rousseau, in Rivista di filosofia e scienze affini», Bologna, Tra il diritto di natura e il comunismo: studi di storia e filosofia, parte II, Tip. degli operai, Mantova Il pensiero di Ardigo, Mondovì, Mantova. La dottrina della proprietà del Montesquieu, in Rivista filosofica», Pavia Tra il diritto di natura e il comunismo: studi di storia e filosofia, parte II, cit. 30. La filosofia della proprietà alla Costituente e alla Legislativa nella rivoluzione francese, in Rivista di filosofia e di scienze affini», Bologna, Pubblicato anche in Tra il diritto di natura e il comunismo: studi di storia e filosofia, parte II, cit. Sulla laicità della scuola, in Critica sociale», Milano Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), Religione, fanciulli, educazione, in Nuovi doveri», Palermo, Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), La fine del marxismo?, in Critica sociale», Milano, Umanismo di Marx. Studi filosofici a cura di N. Bobbio, Einaudi, Torino Roberto Ardigò nelle scuole di Mantova. Notizie e documenti, Tip. Operai, Mantova. Studi sui tipi rappresentativi. Ricerche sull'importanza dei movimenti dell'immaginazione, nelle funzioni del linguaggio, nelle pseudoalluci-nazioni e nella localizzazione delle immagini, in Rivista di filosofia», Roma, I, 2, marzo-aprile, pp. 38-92. Tra il diritto di natura e il comunismo: studi di storia e filosofia, parte I, Tip. Operai, Mantova. La filosofia di Feuerbach e le critiche del Marx, in La Cultura filosofica», Firenze Accolto in Sulle orme di Marx. Studi di marxismo e di socialismo a partire dalla prima edizione (Cappelli, Bologna con il titolo Feuerbach e Marx. È stato poi successivamente integrato di due capitoli, precisamente il sesto e il settimo, nella terza edizione (Cappelli, Bologna Ora anche disponibile, sempre con il titolo Feuerbach e Marx, in Umanismo di Marx. Studi filosofici La filosofia della storia di Ferdinando Lassalle (Per nozze Mondolfo-Sacerdote), Pirola, Milano. Poi nelle prime due edizioni de Sulle orme di Marx: Cappelli, Bologna Cappelli, Bologna Recensione a G. Vidari, L'individualismo nelle dottrine morali del secolo XIX, in Cultura Filosofica», La riforma della scuola media: fra la Commissione Reale e il congresso della federazione, in Critica sociale», Milano, Politica scolastica: il dovere presente della federazione degli insegnanti, in Critica sociale», Milano La vitalità della filosofia nella caducità dei sistemi, Prolusione all'Università di Torino Cultura filosofica», Firenze Rovistando in soffitta, in Critica sociale», Milano, Pubblicato anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici Fra l'ideale e l'azione: per l'unità di teoria e praxis, in Critica sociale», Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici La filosofia di Bruno e l'interpretazione di Felice Tocco, in La Cultura filosofica», Firenze, V, n. 5-6, aprile, pp. 450-482. Pubblicato poi a sé: La filosofia di Giordano Bruno e l'interpretazione di Felice Tocco, Tip. Collini e Cencetti, Firenze Sul concetto di plus-valore, in Critica sociale», Milano La pretesa antieticità del materialismo storico - il sopravalore e il passaggio dalla necessità alla libertà) de Il materialismo storico in Federico Engels, Formiggini, Genova Nell'edizione del (La Nuova Italia) Il concetto di necessità nel materialismo storico, in Rivista di filosofia II fatalismo materialistico o dialettico e il concetto di necessità storica) de Il materialismo storico in Federico Engels La Nuova Italia, Firenze Umanismo di Marx. Studi filosofici Il materialismo storico in Federico Engels, Formiggini, Genova. I ginnasi magistrali, in Unità», Firenze, Partiti politici e generi letterali, in Unità», Firenze Intorno alla filosofia di Marx, in Critica sociale», Milano, Presente anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici La crisi magistrale, in Unità», Firenze, La preparazione dei maestri elementari, in Unità», Firenze, Intorno alla morale sessuale, in Critica sociale», Milano, Ancora la morale sessuale, in Critica sociale», Milano, Rousseau nella formazione della coscienza moderna, in Rivista pedagogica», Roma Saggio che Mondolfo ripropone nel volume Per il centenario di Rousseau (Formiggini, Genova) e poi con alcune modifiche nell'Introduzione alle opere di Rousseau (Discorsi e il Contratto sociale, a cura di R. Mondolfo, Cappelli, Bologna Rousseau e la coscienza moderna (La Nuova Italia, Firenze, di cui si ha una precedente edizione in lingua spagnola (Rousseau y la consciencia moderna, Imán, Buenos Aires Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Socialismo e filosofia: I. La crisi e la necessità di un orientamento filosofico; II. Materialismo, realismo storico e lotta di classe; III. La necessità della filosofia della praxis, in Unità», Firenze, Ristampato nelle prime due edizioni di Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Nella terza edizione in due volumi (Cappelli, Bologna) fu pubblicato privato della prima parte (La crisi e la necessità di un orientamento filosofico) e con qualche aggiunta. Anche in La cultura italiana del '900 attraverso le riviste, a cura di Golzio e Guerra, Einaudi, Torino Umanismo di Marx. Studi filosofici Personalità e responsabilità nella democrazia, in La Cultura filosofica», Firenze Per l'amore della moralità e per la moralità dell'amore, in Critica sociale», Milano La preparazione degli insegnanti, in Unità», Firenze, La crisi della scuola media e il compito delle Università, in Nuova Antologia», Roma, Ripubblicato da Mon-dolfo, con alcune modifiche, in Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, Cappelli, Bologna Discutendo di materialismo storico, in Rivista di filosofia neoscolastica», Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, Zur soziologie der Geschlechtsmoral, in Archiv für Sozialwis-senschaft und Sozialpolitik», Tübingen, Mohr, Per la biografia di Bruno, Rivista d'Italia», Roma, Appunti di Storia della filosofia La filosofia di Giordano Bruno, R. Università di Torino, Facoltà di Lettere e filosofia, Torino Acri e il suo pensiero, Discorso tenuto nella R. Università di Bologna, Zanichelli, Bologna. Il pluralismo nell'etica, in Rivista d'Italia», Roma Acri, in Rivista pedagogica», Roma La filosofia in Belgio, Rivista di filosofia», Genova La crisi del socialismo e l'ora presente, in Unità», Firenze La cultura italiana del '900 attraverso le riviste, vol. V, a cura di Golzio e Guerra, Einaudi, Torino Revolutionärer Geist und historischer Sinn, in Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung, her-ausgegeben von Prof. Carl Grünberg Hischfeld Verlag, Leipzig. Successivamente in italiano: Spirito rivoluzionario e senso storico, in Nuova Rivista Storica Roma, Le matérialisme historique chez F. Engels, Trad. de l'Italien par S. Jankelevitch, Giard et Brière, Paris. 72. Chiarimenti sulla dialettica engelsiana Rivista di filosofia Genova Sulle orme di Marx con il titolo La dialettica di Engeis (Cappelli, Bologna Cappelli, Bologna Il materialismo storico in Federico Engels. Ristampato anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Spirito rivoluzionario e senso storico, in Nuova rivista storica, Roma, Revolutionärer Geist und historischer Sinn, in Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung, herausgegeben von Prof. Carl Grünberg, Hischfeld Verlag, Leipzig. Nella versione italiana è apparso anche nella prima edizione di Sulle orme di Marx (Cappelli, Bologna e nelle successive. Presente anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici Dai sogni d'egemonia alla rinuncia della libertà. Discorso letto per la solenne inaugurazione degli studi nell'Università di Bologna il 5 novembre 1917, Zanichelli, Bologna. Confluito con una nota introduttiva e con il titolo La teoria della egemonia tedesca in Filosofi tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna Mondolfo e la guerra delle idee. Scritti a cura di G. Ferrandi, Museo storico del Trentino e Società aperta di Trento, Trento Imperialismo e libertà, in Unità Il primo assertore della missione germanica: Herder, Rivista delle nazioni latine Mondolfo e la guerra delle idee - Scritti Tra il primato d'un popolo e la missione universale delle nazioni, in Nuova rivista storica, Milano, Mondolfo e la guerra delle idee - Scritti Leninismo e marxismo, in Critica sociale, Milano,Poi in Sulle orme di Marx, a partire dalla seconda edizione (Cappelli, Bologna Studi sulla rivoluzione russa, a cura del Centro Studi di Critica Sociale, Morano, Napoli Umanismo di Marx. Studi filosofici Leninismo e socialismo, in Critica sociale, Milano Sulle orme di Marx, Ristampato anche in Studi sulla rivoluzione russa Il socialismo e il momento storico presente, in Energie Nove, Torino, Poi inserito nelle prime due edizioni di Sulle orme di Marx: Cappelli, Bologna Cappelli, Bologna Il socialismo dopo la guerra): Cappelli, Bologna Recentemente anche in M. e la guerra delle idee - Scritti L'insegnamento di Marx, in Critica sociale, Milano, Saggio apparso anche come Prefazione alla prima edizione di Sulle orme di Marx. Studi di marxismo e di socialismo, Cappelli, Bologna Sulle orme di Marx. Studi di marxismo e di socialismo, Cappelli, Bologna. Per una coscienza realistica della storia e della rivoluzione sociale, in Critica sociale, Milano Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Visioni realistiche e utopie rivoluzionarie. Presente anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici Problemi concreti: la scuola: I. L'azione pro schola» e la difesa della coscienza laica, in Critica sociale, Milano, Campane d'allarme, in Il Progresso, Bologna Problemi concreti: II. Il proletariato e la scuola media. La difesa dellafunzione sociale della finalità educativa della scuola di Stato, in Critica sociale, Milano Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile Problemi concreti: III. Linee di un programma d'azione scolastica: Premesse generali; il concetto di servizio pubblico e la scuola, in Critica sociale, Milano Problemi concreti:L'amministrazione della scuola, in Critica sociale, Milano Problemi concreti: d) La partecipazione del proletariato alla cultura, in Critica sociale, Milano, Riportato anche in Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, Gli adulatori del proletariato, in Cultura popolare, Milano Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura Intorno al progetto Rignano, in Critica sociale, Milano, Recensione a E. di Carlo, Ferdinando Lassalle, in Critica sociale, Milano, Ardigò, in Critica sociale, Milano, Bevilaqua, C'è uno spettro in Italia, Modernissima, Milano Critica sociale, Milano Ardigò, in Il Tempo Socialismo e lezioni della realtà, intervista con Rodolfo Mondolfo, in Il piccolo della sera, Trieste, 24 settembre. Il marxismo e la crisi europea, in Scientia Il problema sociale contemporaneo, relazione al IV congresso italianodi filosofia, in Rivista di filosofia, Bologna, Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Parte di questo articolo apparve con il titolo Le condizioni della rivoluzione, in Critica sociale, Milano, Anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici Le condizioni della rivoluzione, in Critica sociale Sulle orme di Marx, 2ª edizione accresciuta di nuovi saggi, Cappelli, Bologna. La rivoluzione e il blocco, in La Giustizia, Reggio Emilia, 11 dicembre, p. 1. Per la realtà del socialismo, in La Giustizia, Reggio Emilia Le condizioni della rivoluzione, in La Giustizia, Reggio Emilia, 1 gennaio, p.1. Martoff contro Zinovieff e l'antitesi fra socialismo e bolscevismo, in Critica sociale, Milano Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Studi sulla rivoluzione russa Introduzione a F. Turati, Le vie maestre del socialismo, Cappelli, Bologna. Forza e violenza nella storia, Introduzione a S. Panunzio, Diritto, forza e violenza. Lineamenti di una teoria della violenza, n. III della Biblioteca di Studi sociali diretta da R. Mondolfo, Cappelli, Bologna. Pubblicata con l'aggiunta di alcune note in Sulle orme di Marx, II vol., Cappelli, Bologna Umanismo di Marx. Studi filosofici 1 corsi di esercitazione nelle Università, in Educazione nazionale, Roma funzione sociale della finalità educativa della scuola di Stato, in Critica sociale, Milano, Più recentemente in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile Problemi concreti: III. Linee di un programma d'azione scolastica: a) Premesse generali; b) il concetto di servizio pubblico e la scuola, in Critica sociale, Milano, Problemi concreti: c) L'amministrazione della scuola, in Critica sociale, Milano Problemi concreti: La partecipazione del proletariato alla cultura, in Critica sociale, Milano, Riportato anche in Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, Gli adulatori del proletariato, in Cultura popolare, Milano Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, Intorno al progetto Rignano, in Critica sociale, Milano, Recensione a E. di Carlo, Ferdinando Lassalle, in Critica sociale, Milano, Ardigò, in Critica sociale, Milano, Recensione a G. Bevilaqua, C'è uno spettro in Italia, Modernissima, Milano Critica sociale, Milano,Ardigò, in Il Tempo, 16 settembre. Socialismo e lezioni della realtà, intervista con Rodolfo Mondolfo, in Il piccolo della sera, Trieste, 24 settembre. Il marxismo e la crisi europea, in Scientia Il problema sociale contemporaneo, relazione al IV congresso italiano= • archive. di filosofia, in Rivista di filosofia, Bologna Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Parte di questo articolo apparve con il titolo Le condizioni della rivoluzione, in Critica sociale, Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici Le condizioni della rivoluzione, in Critica sociale Sulle orme di Marx, 2ª edizione accresciuta di nuovi saggi, Cappelli, Bologna. La rivoluzione e il blocco, in La Giustizia, Reggio Emilia, Per la realtà del socialismo, in La Giustizia, Reggio Emilia, Le condizioni della rivoluzione, in La Giustizia, Reggio Emilia, 1 gennaio, p.1. Martoff contro Zinovieff e l'antitesi fra socialismo e bolscevismo, in Critica sociale, Milano Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Studi sulla rivoluzione russa, cit., pp. 55-63. Introduzione a F. Turati, Le vie maestre del socialismo, Cappelli, Bologna. Forza e violenza nella storia, Introduzione a S. Panunzio, Diritto, forza e violenza. Lineamenti di una teoria della violenza, n. III della Biblioteca di Studi sociali diretta da R. Mondolfo, Cappelli, Bologna. Pubblicata con l'aggiunta di alcune note in Sulle orme di Marx, II vol., Cappelli, Bologna Umanismo di Marx. Studi filosofici 1 corsi di esercitazione nelle Università, in Educazione nazionale, Roma Il proletariato e la scuola, in La squilla Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile La scuola e i partiti, in Il Progresso, Bologna, marzo. I discorsi di F. Turati ai Congressi Socialisti, in Critica sociale, Milano, Il saggio corrisponde ad alcuni paragrafi tratti dalla prefazione di R. Mondolfo a F. Turati, Le vie maestre del socialismo, Cappelli, Bologna Collaborazione e lotta di classe, in Critica sociale, Milano Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Per la comprensione storica del fascismo, in Critica sociale, Milano, Il saggio corrisponde ad alcuni paragrafi (in particolare il IV e parte del V) dell' introduzione alla raccolta Il fascismo e i partiti politici italiani, I volume, Cappelli, Bologna Significato e insegnamento della rivoluzione russa, in Critica sociale, Milano, La contraddizione iniziale; La conquista compiuta; La nuova contraddizione risultante e la progressiva consapevolezza del problema. Ristampati con alcune modifiche e aggiunte in Studi sulla rivoluzione russa, cit., pp. 67 ss. Estratto poi in edizione Benporad, Firenze Significato e insegnamento della rivoluzione russa, in Critica sociale, Milano, La rivincita della realtà; L'inevitabile soluzione: dal libero commercio al capitalismo; La lotta e l'immediato rapporto delle forze L'anello e la catena; Le nuove condizioni del proletariato e la sua scissione in gruppi concorrenti; I nuovi problemi del Governo: la rivalutazione della moneta; Gli insegnamenti: a) non il dissolvimento ma lo sviluppo è condizionato dalla rivoluzione; on ne détruit que ce qu'on substitue; Le condizioni di un regime socialista: produzione e distribuzione; I limiti dell'azione politica: forza ed economia. Ristampato con alcune modifiche in Studi sulla rivoluzione russa, La libertà della scuola, in Critica sociale, Milano, Riportato in Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, cit., pp. 9-23. Recentemente in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile Scuola e Stato. Lettera a Luigi Miranda, in Il Tempo, Roma Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, La libertà e la scuola, in Il Tempo, Roma, 16 giugno, p. 3. L'esame di Stato, in Critica sociale, Milano, Libertà della scuola, esame di stato e problemi di scuola e di cultura, La formazione storica delle arti e dello spirito umano in Vitruvio, in L'Arduo, Bologna Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Sempre nuove opposizioni al progetto su l'esame di Stato, in L'istru-zione media, Perugia-Bologna-Firenze, Lettera a Gobetti, in La Rivoluzione liberale, Torino Ricostruire, in La Giustizia Per la comprensione storica del fascismo, introduzione alla raccolta Il fascismo e i partiti politici italiani, I volume, Cappelli, Bologna. Per la difesa della libertà, in Critica sociale, Milano, Il problema della cultura popolare, in Critica sociale, Milano Il comunismo è la negazione del marxismo, in La Giustizia, Milano, 1 ottobre. Libertà della scuola, esame di Stato e problemi di scuola e di cultura, Cappelli, Bologna Prefazione a S. Diambrini Palazzi, Il pensiero filosofico di Antonio Labriola, Zanichelli, Bologna. Educazione e rinnovamento sociale in Mazzini e in Marx, in Rivista di filosofia Con alcune modifiche anche in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Mazzini e Marx, in Critica sociale, Milano, Poi confluito in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna, Il monito delle tradizioni del Risorgimento nazionale, in Istruzione media Scuola, patria e libertà, in La Giustizia, quotidiano del Partito Socialista Unitario, Milano, n. 52, 2 marzo 1923, p. 2. Più recentemente anche in Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del 900 alla Riforma Gentile Scuola, patria e libertà, in La Giustizia, quotidiano del Partito Socialista Unitario, Milano, Il materialismo storico: conferenza all'Università Proletaria di Milano, in L'Avanti!, Milano, 13 marzo. Volontà e necessità nella storia, scambio di lettere con Longobardi L'Avanti!, Il materialismo storico, in La Rivoluzione liberale, Torino Umanismo di Marx. Studi filosofici Mentre la riforma si compie, in L'istruzione media, I punti oscuri, in L'istruzione media La riforma della scuola, in Critica sociale, Milano Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile Il problema sociale in Mazzini e Marx, in Critica sociale, Milano, Con alcune modifiche confluito in Sulle orme di Marx, Cappelli, Bologna Scuola e libertà (Note polemiche), in Critica sociale, Milano,196. Risposta all'inchiesta tra scrittori italiani: Dove va il mondo?, Libreria politica moderna, Roma. Aspetti della crisi contemporanea, in Studi politici La riforma universitaria, in Critica sociale, Milano Libertà e funzione sociale della scuola nella riforma Gentile, in Cultura popolare Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del 900 alla Riforma Gentile Si chiedono dati statistici, in L'istruzione media L'esperimento russo, in La Rivoluzione liberale, Torino, Verso la scuola confessionale?, in L'istruzione media Si chiedono dati statistici, in L'istruzione media La lotta di classe in Russia, in La Rivoluzione liberale, Torino Le attività del bilancio, in Critica sociale, Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici Contadini e proletariato nella Rivoluzione russa, in Nuova rivista storica, Milano Sulle orme di Marx, 3ª edizione in due volumi, Cappelli, Bologna: vol. 1 Studi sui tempi nostri, vol. Il Lineamenti di teoria e di storia critica del marxismo. La filosofia e l'insegnamento di Francesco Acri (commemorazione nel decennale della sua morte), in Rivista di filosofia Significato e insegnamenti della rivoluzione russa, con prefazione di C. Treves, Bemporad, Firenze Contributo a un chiarimento di idee, in Critica sociale, Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici Il rispetto dei diritti acquisiti e l'interesse della nazione, in L'istruzione media Marxismo e revisionismo, in Libertà, quindicinale della gioventù socialista, Milano La filosofia politica in Italia Raccolta sulla Storia d'Italia a cura dell'Istituto superiore di perfezionamento pergli studi politico sociali e commerciali in Brescia, Litotipo editrice, Padova Dal naturalismo di Feuerbach allo storicismo di Marx, in Rivista di psicologia, Bologna Estratto da Feurbach e Marx Sulle orme di Marx. Si trova anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Ricordando Antonio Labriola, in Critica sociale, Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici L'esame di Stato professionale, in L'istruzione media Rousseau, Discorsi e Contratto sociale, cur. M., Cappelli, Bologna. L'idealismo di Jaurés e la funzione storica delle ideologie, in Cri-tica sociale, Milano, Ristampato in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Dopo il primo esperimento, in Istruzione media Le cose più grandi di lui (i programmi degli esami di Stato), in Istruzione media Momigliano, in Rivista di filosofia, Torino Prefazione a F. Dal Monte, Filosofia e mistica in Bonaventura da Bagnorea, Libreria di scienze e lettere, Roma. Sintomi premonitori in Russia. Nuove forze politiche in vista, inCritica sociale, Milano, Studi sulla rivoluzione russa, Opere scelte di Beccaria, con introduzione e note a cura di Mondolfo, Cappelli, Bologna La questione istituzionale, in La Rivoluzione liberale, Torino Fiorentino, in Nuova rivista storica, Milano, Da Ardigò a Gramsci, Nuova Accademia, Milano Discussioni marxiste, in La Rivoluzione Liberale, Torino Umanismo di Marx. Studi filosofici Intorno ai nuovi concorsi, in L'Istruzione media I punti del problema: per definire la discussione marxista, in La Rivoluzione Liberale, Torino Umanismo di Marx. Studi filosofici Liberalismo della vecchia destra, in Critica sociale, Milano, L'opera di Ferdinande Lassalle, in Critica sociale, Milano, Il problema delle classi medie, in Critica Sociale, Milano, Uscito anche come opuscolo con un preambolo di Filippo Turati nell'edizione La Giustizia, Milano 1925. Il pensiero di Engels e la prassi storica della classe lavoratrice, in Critica sociale, Milano Proletariato e ceti intellettuali, in La Giustizia Beccaria e Kant, in Rivista Internazionale di Filosofia del Di-ritto, Genova Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti La negazione della realtà dello spazio in Zenone di Elea, in Rendiconti dell'Istituto Marchigiano di scienze, lettere ed arti Problemi del pensiero antico, Zanichelli, Bologna Per la serietà dell'esame di Stato, in Istruzione Media, Parma Critiche esagerate?, in L'istruzione media, Parma Veritas filia temporis in Aristotele, in Scritti filosofici per le onoranze nazionali di Bernardino Varisco, Vallecchi, Firenze. Presente anche in Momenti del pensiero greco, Morano, Napoli 1964, pp. 1-20. 185. Das Problem der Mittelklassen in seiner Bedeutung für den Sozialismus in Italien, in Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung, herausgegeben von Carl Grünberg, XII, p. 1 ss. 186. Beccaria filosofo, in Rivista di filosofia, Torino, XVI, n. 1, dicembre, pp. 1-11 ss. Tratto dall' introduzione a Opere scelte di Cesare Beccaria, Cappelli, Bologna Risposta a un'inchiesta sull'idealismo, in Il Baretti, Torino, Un cervello maschile, un cuore materno. In memoria di Anna Kuliscioff, in Critica Sociale, Milano Moto e vuoto, in Il Baretti, Torino. Il problema etico e culturale del socialismo nei rapporti col movimento socialista, in Critica sociale Materialismo, idealismo, realismo critico-pratico, in Il Quarto Stato, Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici Per la revisione del bilancio idealistico, in Il Quarto Stato, Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici Primum intelligere..., in Il Quarto Stato, Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici Dall'esperienza agricola russa al problema contadino occidentale, in Critica sociale, Milano Studi sulla rivoluzione russa Diderot, D'Alambert e il Trattato delle sensazioni, in L'idealismo realistico, Roma Condillac contro Condillac. Critica della prima parte del Trattato delle sensazioni, in Rivista di Psicologia, n. 1. Sulla nozione di progresso, sintesi di una comunicazione al Congresso della Società per il progresso delle Scienza (sezione scienze filosofiche), in Atti del Congresso di Bologna. Il trattato delle sensazioni di Condillac, con introduzione su L'Opera di Condillac, Cappelli, Bologna. Spinoza e la nozione del progresso umano, in Rivista di filosofia. Anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolo interprete della coscienza moderna. Scritti La polemica di Zenone di VELIA contro il movimento, Rivista di Filologia e d'istruzione classica, Torino, Confluito poi con alcune aggiunte in R. Mondolfo, Problemi del pensiero antico, Der Faschismus in Italien (sotto lo pseudonimo di Rerum italicarum scriptor), in Internationaler Faschismus, herausgegeben von C. Landauer und H. Honegger, Karlsruhe. La polemica di Zenone di VELIA contro il movimento, parte II, in Rivista di Filologia e d'istruzione classica Problemi del pensiero antico, Zanichelli, Bologna Fichte, in Dizionario di scienze pedagogiche Vallardi, Milano, Confluito poi nella raccolta Filosofi tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna Il realismo di Roberto Ardigò, in Rivista di filosofia Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Nel primo centenario di Roberto Ardigò, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, Roma Romagnosi, in Dizionario di scienze pedagogiche, vol. II, Vallardi, Milano, Il pensiero antico. Storia della filosofia greco-romana, esposta con tesi scelti dalle fonti, Società Editrice Dante Alighieri, Roma-Genova-Milano-Napoli. Sintesi storica del pensiero antico, Società Editrice Dante Alighieri, Roma-Genova. Rassegne di storia della filosofia: I. Filosofia del Rinascimento, in Rivista di filosofia, XX, Torino L'antinomia fondamentale nella visione della vita e della storia di F. Nietzsche, in L'idealismo realistico Die Anfänge der Arbeiterbewegung in Italien bis 1872 und der Konflikt zwischen Mazzini und Bakunin, in Archiv für die Geschichte des Sozialismus und der Arbeiterbewegung, herausgegeben von Prof. Carl Grünberg, Hischfeld Verlag, XIV, heft 3, Leipzig Il superamento dell'utilitarismo e la coscienza morale nella dottrina epicurea, in Rendiconto delle sessioni della R. Accademia delle scienze dell'Istituto di Bologna, vol. 3, Azzoguidi, Bologna. Confluito poi in Problemi del pensiero antico, c Responsabilità e sanzione nel più antico pensiero greco, in Civiltà moderna, Firenze Problemi del pensiero greco Razionalità e irrazionalità della Storia: per una visione realistica del problema del progresso, in Nuova Rivista Storica, Milano Collaborazione alla Encyclopedia of the Social Sciences della Columbia University di New York; voci: T. Campanella, A. Costa. I primordi del movimento operaio in Italia avanti il 1872 e il conflitto tra Mazzini e Bakunin, in Nuova Rivista Storica Die Anfänge der Arbeiterbewegung in Italien bis 1872 un Konflikt zwischen Mazzini und Bakunin Riproposto poi da Mondolfo in una rivista argentina Nella versione italiana, anche in Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Collaborazione alla Enciclopedia Italiana (Istituto Treccani); voce: Giordano Bruno, vita ed opere, religione e filosofia, dio e l'universo: il monismo, l'etica Nella sua versione rielaborata Mondolfo ripropone questo articolo in Figure e idee del Rinascimento, trad. di L. Bassi, La Nuova Italia, Firenze Tarozzi, L'esistenza e l'anima, in Nuova Rivista Storica Enciclopedia Italiana (Istituto Treccani); voci: Comunismo (esposizione critica della dottrina e della storia Filone di Alessandria, Helvétius Collaborazione alla Encyclopedia of the social Sciences della Columbia University di New York; voci: Epicure and epicureanism, Giuseppe Ferrari, Gaetano Filangeri, Pasquale Galluppi, Melchiorre Gioia, Gian Vincenzo Gravina, Theodor Karl Grün, Peter Alexeyevitch, Antonio Labriola. Collaborazione a Pedagogia (Enciclopedia delle Enciclopedie, Formiggini, Roma); voci: Didattica della filosofia Libertà e Laicità della scuola Entrambi riportati in Educazione e cultura come problemi sociali, Cappelli, Bologna Comunicazione al Congresso della Società Italiana per il progresso delle scienze su Criteri di studio del problema riguardante le origini della filosofia greca. Germi in Bruno, Bacone e Spinoza del concetto marxistico della storia, in Civiltà moderna, Firenze Germania nel 1932 (cfr. n. 228) e, successivamente, nel sulla rivista argentina Dialéctica Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti Un educatore scomparso: Marchesini, in La Cultura popolare Rapporti tra la speculazione religiosa e la filosofia nella Grecia antica, I, in La Nuova Italia, Firenze, II, dicembre, pp. 463-468. Intorno al contenuto dell'antica teogonia orfica, in Rivista di Filologia e d'istruzione classica Rapporti tra la speculazione religiosa e la filosofia della Grecia antica, II, in La Nuova Italia, Firenze Il concetto della umwälzende Praxis e i suoi germi in Bruno e Spinoza, in Grünbergs Fetschrift, C. L. Hirschfeld, Leipzig, pp. 365-376. I Discorsi e il Contratto sociale di Rousseau, trad. con introduzione e commento, 2ª edizione, Cappelli, Bologna. Collaborazione alla Enciclopedia Italiana (Istituto Treccani); voci: Labriola Internazionale e Internazionalismo Il Giansenismo in Italia di Jemolo, in Rivista di Filosofia, Torino. Discutendo il problema dei caratteri differenziali tra filosofia antica e moderna, in Rivista di filosofia, Milano Nota sul genio ellenico, inserita nell'edizione italiana di E. Zeller-R.Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, I Presocratici; vol. 1: Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, La Nuova Italia, Firenze Arte e religione in Grecia secondo gli schemi del neoumanesimo, in Civiltà moderna, Firenze Tratto da M., Nota sul genio ellenico in E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, vol. I: Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, Nota sulla divisione in periodi della filosofia, in Archivio di storia della filosofia Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, 1 presocratici, Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, La Nuova Italia, Firenze La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: I presocratici, vol. II: lonici e Pitagorici, La Nuova Italia, Firene Encyclopedia of the Social Sciences della Columbia University di New York; voci: Lucretius, Karl Geory Winkelblech (Karl Marlo). E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, vol. I: Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, traduzione e aggiornamenti, La Nuova Italia, Firenze. Studi sopra l'infinito nel pensiero dei Greci, in Memoria della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, classe di scienze morali, Gamberini e Parmeggiani, Bologna Azzoguidi, Bologna Eternità e infinità del tempo in Aristotele, in Giornale Critico della Filosofia Italiana, Firenze Il contributo di Zenone di VELIA alla scoperta dell'infinitesimale, in Archivio di storia della filosofia La preparazione dei greci alla comprensione dell'infinito, in Civiltà moderna, Firenze La concezione dell'Empireo in Platone, in La Nuova Italia, Firenze, marzo. 242. Il passaggio dal teleologismo al determinismo nella dottrina peripatetica dell'eternità del mondo, in Rivista di filosofia, Milano L'infinito nel pensiero dei Greci, Le Monnier, Firenze L'infinità divina nelle teogonie greche presocratiche, in Studi e materiali di storia delle religioni, Roma L'infinito nel pensiero dei greci, Le Monnier, Firenze L'infinità della potenza divina in Aristotele (Dal concetto negativo al concetto positivo dell'infinito), in Ricerche religiose, Roma L'infinito nel pensiero dei greci, Le Monnier, Firenze 1934. L'infinità dell'essere in Melisso di Samo (contributi a un processo di riabilitazione), in Sophia, Padova L'infinità divina da Filone ai neoplatonici e ai suoi precedenti, in Atene e Roma, Firenze, Le Monnier L'Infinito nel pensiero dei greci, Le Monnier, Firenze L'infinità del numero dai Pitagorici a Platone e ad Archimede, in Archivio di filosofia, Roma Prassi che rovescia o Prassi che si rovescia?, in Rivista internazionale di filosofia del diritto, Roma, XIII, fasc. VI, pp. 743 ss. Scritto che viene successivamente inserito da Mondolfo in Il materialismo storico in Federico Engels Collaborazione alla Enciclopedia italiana; voce: Materialismo storico Il contratto di lavoro nella voce Il lavoro Encyclopedia of the Social Sciences della Columbia University di New York; voce: Paruta. Lezioni di storia della filosofia svolte da M., a cura di Bortolotti e Wittig, Bologna, Facoltà di filosofia, Bologna La genesi storica della filosofia presocratica, in La Nuova Italia, Firenze, 20 marzo, pp. 82-94. Prefazione al libro di G. Fontanesi, Il problema filosofico dell'amore nell'opera di Leone ebreo, Libreria Emiliana, Venezia, pp. I-XIII. Problema umano e problema cosmico nella formazione della filosofia greca, Memoria presentata all'Accademia delle Scienze di Bologna nella sessione del 17 marzo, Azzoguidi, Bologna Problemi del pensiero antico Note sull'eleatismo di VELIA: a proposito degli Studi sull'eleatismo di G. Calogero, in Rivista di filologia e d'istruzione classica, Torino Problemi del pensiero antico, Zanichelli, Bologna I problemi dell'infinità numerica e dell'infinitesimo in Aristotele, in Rivista di filosofia, Milano L'infinito nel pensiero dei greci, Le Monnier, Firenze 1934. Caratteri e sviluppi della filosofia presocratica, in Sophia, Roma, luglio-settembre, pp. 274-288. La giustizia cosmica secondo Anassimandro ed Eraclito, in Civiltà moderna, Firenze L'infinito nel pensiero dei Greci, Le Monnier, nella Collezione di Studi filosofici diretta da G. Gentile, Firenze. Recensioni in Pan: A. Rosemberg Storia del bolscevismo da Marx ai giorni nostri, Sansoni, Firenze, in Rivista internazionale di filosofia del diritto; N. Festa, I frammenti degli stoici antichi, vol. I, Laterza, Bari; G. Della Valle, Tito Lucrezio Caro e l'epicureismo campano, Accademia Pontaniana, Napoli 1933; Id., Dove nacque T. Lucrezio Caro?, Stab. industrie editoriali meridionali, Napoli 1933, in Sophia; G. Pasquali, Pagine stravaganti di un filologo, Carabba, Lanciano 1933; Conte di Gobineau, Il rinascimento, trad. di F. Gentile Tarozzi, Cappelli, Bologna Civiltà moderna; G. Mayer, Friederich Engels: Eine Biographie, M. 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La genesi e i problemi della cosmogonia di Talete, in Rivista di filologia e d'istruzione classica, Torino Physis e theion: intorno al carattere e al concetto centrale della filosofia presocratica, in Atene e Roma, Firenze, Le Monnier Il principio universale di Anassimandro, in Civiltà moderna, Firenze Questioni di storia della scienza greca, in Rivista di filosofia, Torino L'infinito e le antinomie logiche nel pensiero greco, relazione al Congresso della Società italiana per il progresso delle scienze, tenutosi a Palermo il 12-18 ottobre, Società italiana per il progresso delle scienze, Roma. Confluito poi in R. Mondolfo, I problemi del pensiero antico, Zanichelli Enciclopedia italiana: Sindacalismo, Socialismo Scienza (classificazione delle scienze e storia della scienza Problemi del pensiero antico, Zanichelli, Bologna 1935. Lezioni di storia della filosofia, a cura di Zambrini, Università di Bologna, Facoltà di lettere e filosofia, Bologna. 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Mantica, Libreria y Editorial Ciencia, Rosario, Descartes, Discorso sul metodo, a cura di M. e Garin, Sansoni, Firenze La traduzione e le note di M. vennero pubblicate anonime in questa prima edizione, mentre ricompaiono nelle ristampe successive Descartes, Principi di filosofia, a cura di M. e E. Garin, Sansoni, Firenze, pp. XXXIII-82. La traduzione e le note di Rodolfo Mondolfo vengono pubblicate anonime in questa prima edizione, mentre ricompaiono nelle ristampe successive Sócrates, edición de la Universidad Nacional de Córdoba, Córdoba. Anche in Moralistas griegos. La conciencia moral de Homero a Epicuro, Imán, Buenos Aires 1941. Sugestiones de la técnica en las concepciones de los naturalistas presocráticos, in Archeion de la Universidad Nacional del Litoral Trad. it di L. Bassi: Suggestioni della tecnica nelle concezioni dei naturalisti presocratici, in Alle origini della filosofia della cultura, introduzione di R. Treves, Il Mulino, Bologna Moralistas griegos. La conciencia moral de Homero a Epicuro, Imán, Buenos Aires. Trad. it. accresciuta a cura di V. E. Alfieri, Moralisti greci. La coscienza morale da Omero a Epicuro, Ricciardi, Napoli-Milano Espíritu revolucionario y conciencia histórica, in Revista Mexicana de Sociología, Universidad Nacional Autónoma de México El pensamiento antiguo, historia de la filosofia greco-romana, 2 vol., Losanda, Buenos Aires. El problema del conocimiento desde los presocráticos hasta Aristóteles, Publicaciónes del Instituto de Humanidades de la Universidad Nacional de Córdoba, n. 19, Córdoba. La teoría del sentido interior en San Agustín y sus antecedentes griegos, in Insula, Buenos Aires. 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Storia della filosofia e storia della cultura, in Educazione cultura come problemi sociali Intorno a Gramsci e alla filosofia della prassi, in Critica sociale, Milano Critica sociale, Milano 1955, con prefazione di E. Bassi. Successivamente compreso nel volume Da Ardigò a Gramsci, Nuova Academia, Milano Umanismo di Marx. Studi filosofici Antologia di Aristotele, La Nuova Italia, Firenze. La comprensión del sujeto humano en la cultura antigua, Imán, Buenos Aires. Trad. it. a cura di L. Bassi, La comprensione del soggetto umano nell'antichità classica, La Nuova Italia, Firenze 1958. Giuseppe Mazzini y los orígenes del movimiento obrero en Italia hasta 1872. El conflicto entre Mazzini y Bakunin, in Cuadernos de la cultura de Italia, Buenos Aires, Sócrates, Colección filósofos y sistemas, Losange, Buenos Aires. Edizione ampliata de Sócrates, edición de la Universidad Nacional de Córdoba, Cordoba I moralisti greci. La coscienza morale da Omero a Epicuro, Ricciardi, Milano-Napoli Lavoro e conoscenza nelle concezioni dell'antichità classica, Sag-giatore, Torino. Poi in Educazione e cultura come problemi sociali, Successivamente anche in Polis, lavoro e tecnica, a cura di M. V. Ferriolo Espíritu revolucionario y conciencia histórica, Ediciones Populares Argentinas, Buenos Aires. Evolución del socialismo, Ediciones Populares Argentinas, Buenos Aires. Historia de la Universidad de Bologna, in La Torre, Puerto Rico, Universidad de Puerto Rico, 3, 12, ottobre-dicembre, pp. 45 ss. Trad. it. Storia dell' università di Bologna, in La vita italiana, nel volume Estudios italianos en la Argentina, publicado dal Centro di studi italiani, Buenos Aires Cultura y libertad en el pensamiento de B. Croce, in Homenaje a Croce en el primer aniversario de su fallecimiento, Facultad de Filosofía y Letras de Buenos Aires. Trabajo y conocimiento en las concepciones de la antigüedad clásica, in Cuadernos Americanos, México, Universidad Nacional Autónoma de México, Titolo originale: Lavoro e conoscenza nelle concezioni dell'antichità classica, in Saggiatore Torino. Storia dell'università di Bologna, in La vita italiana, nel volume Estudios italianos en la Argentina, publicado dal Centro di studi italiani, Buenos Aires Educazione e cultura come problemi sociali, L'infinito nel pensiero dell'antichità classica, La Nuova Italia, Firenze. El genio helénico: formación y caracteres, Editorial Columba, Buenos Aires. La ciencia de la lógica de Hegel, trad. de Augusta y M., prólogo de M. Hachette, Buenos Aires. La división del trabajo y la tarea de la educación, en Estudios sociológicos (congreso de sociologia), México, y en La Nación, Buenos Aires, abril. El materialismo histórico en Engels y otros ensayos, nueva traduccion de la 2ª edicion italiana con agregados, Editorial Raigal, Buenos Aires. Alle origini della filosofia della cultura, trad. it di L. Bassi e con introduzione di R. Treves, I Mulino, Bologna. Bolscevismo e dittatura (la conseguenza del sistema), in Critica sociale, Milano Studi sulla rivoluzione russa, cit., L'esigenza del nesso fra storia della filosofia e storia della cultura, in AA. VV., Verità e storia: un dibattito sul metodo della storia della filosofia, Società filosofica romana, Arethusa, Asti Aristotele. Antologia, 1ª ristampa, La Nuova Italia, Firenze. La coscienza morale e la legge interiore in Plutarco, in Filosofia, Torino, Sul concetto di lavoro, in Il comune, Senigallia, febbraio. Successivamente in S. Anselmi, Incontro con Rodolfo Mondolfo. In appendice: M. Il concetto di lavoro, Libr. editrice Sapere, Senigallia 1961. La filosofia della Critica sociale, in Esperienze e studi socialisti: in onore di U. G. Mondolfo, La Nuova Italia, Firenze, pArte, religión y filosofía de los Griegos, Columba, Buenos Aires. La deuda de Aristóteles con Platón, in La Nación, Buenos Aires, 10 de febrero. Acerca de la primera traducción directa de la Ciencia de la lógica de Hegel, in La Prensa, Buenos Aires, 13 de enero. La filosofía como problemática y su continuidad histórica, in Revista de filosofía de la Universidad de Costa Rica, San José de Costa Rica, Prólogo a A. Nogueira, Ideas vivas e ideas muertas, Colecão Rex, Río de Janeiro. Problemas de cultura y educación, Hachette, Buenos Aires. Trad. it Educazione e cultura come problemi sociali, Cappelli, Bologna 1957: Prólogo a Lamanna, Historia de la Filosofía, I: El pensamento antiguo, trad. de Caletti, Hachette, Buenos Aires. Educazione e cultura come problemi sociali, Cappelli, Bologna. Edizione spagnola: Problemas de cultura y education, Hachette, Buenos Aires. La historia de la filosofía y la historia integral, in Revista de la Universidad de Buenos Aires, Buenos Aires, Note intorno alla storia della filosofía, in Rivista critica di storia della filosofia», Milano, L'influenza storica e la perennità di Socrate, in Il Dialogo, Bologna, Evidence of Plato and Aristotele relating to the ekpyrosis in Heraclitus, trad. D. J. Allan, in Phronesis, Intorno al problema storico di Hilferding, in Critica sociale, Milano, Ristampato in R. Mondolfo, Umanismo di Marx. Studi filosofici, Filosofi tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna. Il pensiero stoico ed epicureo. Antologia di testi, a cura di R. M. e D. Pesce, La Nuova Italia, Firenze. Determinismo contro volontarismo in Nietzsche, in Il Dialogo, Bologna, nTitolo originale: Determinismo contra volontarismo en la filosofia de Nietzsche, in Minerva, Buenos Aires. Nella sua traduzione italiana il saggio si trova anche in Id. Filosofi tedeschi: saggi critici, trad. di L. Bassi, Cappelli, Bologna Prospettive filosofiche: la filosofia come problematicità e lo storicismo, con bibliografia degli scritti di R. Mondolfo, in Il Dialogo, Bologna, Titolo originale: La filosofía como problematicidad y el historicismo, in Philosophia, Universidad Nacional De Cuyo, Mendoza, Rispetto all'originale spagnolo, Mondolfo inserisce una breve postilla di aggiornamento. La comprensione del soggetto umano nell'antichità classica, trad. it. L. Bassi, La Nuova Italia, Firenze. Titolo originale: La comprensión del sujeto humano en la cultura antigua, Imán Buenos Aires Prefazione a L. Conti, L' assistenza e la previdenza sociale. Storia e problemi, Feltrinelli, Milano. Aristotele. Antologia, La Nuova Italia, Firenze Eraclito e Anassimandro, La Nuova Italia, Firenze. Eraclito e Anassimandro (Dalle note di aggiornamento Zeller-Mondolfo, vol. III: Capitoli su Eraclito), in Filosofia, Torino, I frammenti del fiume e il flusso universale in Eraclito, in Rivista critica di storia della filosofía, Milano El flujo universal de Heráclito y el símbolo del río, in Cultura Universitaria Anche in E. Zeller e R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, Eraclito, La Nuova Italia, Firenze, Il pensiero politico del Risorgimento italiano, La Nuova Accademia, Milano. Titolo originale: La filosofia política de Italia en el siglo XIX, Imán, Buenos Aires. Rispetto all'edizione castigliana quella italiana presenta aggiornamenti e arricchimenti. El pensamiento antiguo. Historia de la filosofia greco-romana, Losada, Buenos Aires. Sócrates, Editorial Universitaria, Buenos Aires. El sol y las Erinias, según Heráclito, in Universidad, Universidad Nacional del Litoral, Santa Fe, La idea de una misión del filósofo, en el pasado y en nuestros días, in La Nación, Buenos Aires, octubre. El flujo universal de Heráclito y el símbolo del río, in Cultura Universitaria, Caracas, Direccion de Cultura. Departamento de Publicaciones, Nota sobre los Antecedentes en la historia de la filosofía, in Philosophia, Mendoza, Universidad Nacional de Cuyo, Facultad de Filosofía y Letras, Instituto de Filosofía, La conflagración universal en Heráclito, in Philosophia, Mendoza, Revista del Instituto de Filosofía, Universidad Nacional de Cuyo, Facultad de Filosofía y Letras, Los seminarios de investigación filosofíca, in Revista de Educación, La Plata, La missione della filosofia nell'epoca attuale, in Critica sociale, Milano, Anche in Prospettive storiche e problemi attuali dell'educazione. Studi in onore di Ernesto Codignola, La Nuova Italia, Firenze Guía bibliográfica de la filosofía antigua, Losada, Buenos Aires. Cesare Beccaria, La Nuova Academia, Milano. Edizione italiana, con complementi ed aggiunte de Cesare Beccaria, Editorial Depalma, Buenos Aires Moralisti greci. La coscienza morale da Omero a Epicuro, trad. a cura di V. E. Alfieri, Ricciardi, Napoli-Milano. Titolo originale: Moralistas griegos. La conciencia moral de Homero a Epicuro, Imán, Buenos Aires Rispetto all'originale edizione spagnola, quella italiana si presenta accresciuta. O genio helénico, en V. de Magalhães Vilhena, Panorama do pensamiento filosófico, Cosmos, Lisboa. En los orígenes de la filosofía de la cultura, 2ª edición ampliada, Hachette, Buenos Aires. La Universidad latino-americana como creadora de cultura, Cultura universitaria de Caracas Universidad de la República, Montevideo; Universidades (Unión de Universidades de América latina), Buenos Aires, IMarx y marxismo, Estudios histórico-críticos, Trad. esp. parciale de M. H. Alberti, Fondo de cultura económica, México-Buenos Aires. Socrates, 3ª edición, Eudeba, Buenos Aires Bibliografía heraclitea, in Anales de filología clásica, Buenos Aires, Il pensiero stoico ed epicureo. Antologia di testi, introduzione critica e commento a cura di D. Pesce, La Nuova Italia, Firenze. Presentazione a AA.VV, Senigallia, a cura di S. Anselmi, Libreria Editrice Sapere, Senigallia. Socialismo e cristianesimo, in Critica sociale, Milano, El genio helénico y Arte, religión y filosofía de los griegos, Editorial Columba, Buenos Aires. Notas heraclíteas. La identidad de los caminos opuestos (B 59 y B 60), in Philosophia, Mendoza, Universidad Nacional de Cuyo, Facultad de Filosofía y Letras, Instituto de Filosofía, Heráclito y Parménides, in Cuadernos filosóficos, Universidad Nacional del Litoral, Rosario, De las notas de actualización de Zeller-Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico. Problemas y métodos de la investigación en la historia de la filosofia, 2ª edición ampliada, Edit. Universitaria, Buenos Aires. Il pensiero neoplatonico. Antologia di testi, scelta, traduzione e note introduttive di M., introduzione critica e commento di D. Pesce, La Nuova Italia, Firenze. Il pensiero antico. Storia della filosofia greco-romana esposta con testi scelti dalle fonti, 3ª edizione aggiornata, La Nuova Italia, Firenze. E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, I Parte: 1 Presocratici, vol. IV: Eraclito, La Nuova Italia, Firenze. E. Zeller-R. Mondolfo, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico La filosofia post-aristotelica, vol. VI: Giamblico e la Scuola di Atene, trad. di E. Pocar, a cura di G. Martano, La Nuova Italia, Firenze. Nel centenario di Filippo Turati, in Quaderni italiani dell'Istituto italiano di cultura, Buenos Aires. Arte, religion y filosofia de los Griegos, Columba, Buenos Aires. Veritas filia temporis en Aristóteles, in Revista de la Universidad Nacional de Córdoba, Personalità e responsabilità nella democrazia, I parte, in Critica sociale, Milano, Il movimento operaio fino al 1860, in Critica sociale, Milano, S. Anselmi, Incontro con Rodolfo Mondolfo. In appendice: M., Sul concetto di lavoro, Libreria editrice Sapere, Senigallia. 1962 Personalità e responsabilità nella democrazia, Il parte, in Critica Sociale, Milano, Il concetto dell'uomo in Marx, in Il dialogo, Bologna, e a cura del Comune di Senigallia. Si tratta di una conferenza tenuta all'Università di Montevideo per i corsi del Consejo Interuniversitario Regional di Argentina, Cile e Uruguay, nel febbraio del 1962. Successivamente pubblicata in spagnolo (trad. a cura di O. Caletti) nel testo Humanismo de Marx, Fundo de la cultura económica, México Ora in Umanismo di Marx. Studi filosofici Personalidad y responsabilidad en la democracia, in Buenos Aires. Revista de Humanidades, Buenos Aires, La conciencia moral de Homero a Demócrito y Epicuro, Eudeba, Buenos Aires Materialismo histórico. Bolschevismo y dictadura, Ediciones nuevas, Buenos Aires. Le opere complete di Antonio Labriola, in Critica sociale, Milano, in numero di ripubblicazione dell Tesi di Critica Sociale, Rousseau y la conciencia moderna, Eudeba, Buenos Aires. Homenaje a M., Universidad Nacional de Córdoba. Da Ardigò a Gramsci, La Nuova Accademia, Milano. Testimonianze su Eraclito anteriori a Platone, in Rivista critica di Storia della filosofia, Milano, Fratelli Bocca Eraclito, Testimonianze e imitazioni, a cura di M. e L. Tarán, La Nuova Italia, Firenze Breve historia del pensamiento antiguo, Losada, Buenos Aires. Siete opiniones sobra la significación del humanismo en el mundo contemporáneo, in Revista de la Universidad de Buenos Aires, Buenos Aires Un precorrimento di Vico in Filone alessandrino, in AA. VV., Miscel-lanea di studi alessandrini in onore di A. Rostagni, Bottega d'Erasmo, Torino, Successivamente in R. Mondolfo, Momenti del pensiero greco e cristiano, Morano, Napoli Morale e libertà in Labriola, recensione a Dal Pane, Ricerche sul problema della libertà e altri scritti di filosofia e pedagogia Critica sociale, Milano, L'uomo greco secondo Pohlenz, in Il Ponte, Firenze, La Nuova Italia, Poi in Momenti del pensiero greco e cristiano, Morano, Napoli, Fromm y la interpretación de Marx, in La Nación, Buenos Aires, julio. La Universidad y sus antecedentes, in La Gaceta, del Fondo de Cultura Económica, Mexíco. Personalidad y responsabilidad en la democrazia, Buenos Aires. Sócrates, Mestre Jou, São Paulo. Sócrates, 4ª edición, Eudeba, Buenos Aires. En torno a la contemporaneidad de la historia, in La Torre, Puerto Rico, Universidad de Puerto Rico, Trad. it. Intorno alla contemporaneità della storia, in Critica sociale, Milano, La obra de Condillac, prólogo a Condillac, Tratado de las sensaciones, Eudeba, Buenos Aires. Problemas y métodos de la investigación en la historia de la filosofía, Eudeba, Buenos Aires. Fromm e il concetto dell'uomo in Marx, in Critica sociale, Anche in R. Mondolfo, Umanismo di Marx. Studi filosofici, Figure e idee della filosofia del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze. Trad. it. Figuras e ideas de la filosofía del Rinacimento, Losanda, Buenos Aires. La fondazione del materialismo storico (A proposito di recenti studi), in Il Dialogo, Bologna, Ristampato in Umanismo di Marx. Studi filosofici, Nuovi studi su Feuerbach e Marx, a cura di M. e A. Testa, in Il Dialogo, Bologna, Marxismo e libertà, in Il Ponte, Firenze, Anche in Umanismo di Marx. Studi filosofici, Le antinomie di Gramsci, in Critica sociale,Decartes, Discorso sul metodo, a cura di M. ed E. Garin, Sansoni, Firenze. Galileo e la scienza, in Critica sociale, Milano, Ripubblicazione del saggio (cap II: Il pensiero di Galileo e i suoi rapporti con l'antichità e con il Rinascimento) apparso nella raccolta Figure e idee del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze In memoria di Gino Luzzatto, in Critica sociale, Galileo y el método experimental, in La Nación, junio. Momenti del pensiero greco e cristiano, Il Morano, Napoli. A quarant'anni della prima edizione de La Rivoluzione Liberale, M. a Piero Gobetti, Centro Studi Gobetti, Quaderno Torino. El humanismo de Marx, trad de O. Galetti, Fondo de la Cultura Económica, México-Buenos Aires. Origen y desarrollo histórico de la universidad, in Revista de la Universidad de Córdoba, Córdoba. O pensamento antiguo, 2 tomos, Maestre You, São Paulo. Momentos de pensamiento griego y cristiano, versión castellana de O. Caletti, Paidós, Buenos Aires Materialismo histórico como humanismo realista, in La Gaceta, del Fondo de la Cultura Económica, México, septiembre. Si tratta di una conferenza tenuta all'Università di Montevideo per i corsi del Consejo Interuniversitario Regional di Argentina, Cile e Uruguay, nel febbraio del 1962. Pubblicata anche nel testo Humanismo de Marx, Fundo de la cultura económica, México. La versione italiana (I materialismo storico come umanismo realistico) si trova in Il Dialogo, Bologna, e in M., Umanismo di Marx. Studi filosofici, Discussioni su un testo di Parmenide (Die Fragm. d. Vorsokr. -- Rivista critica di storia della filosofia, Milano, Sul valore storico delle testimonianze di Platone, in Filosofia, XV, ottobre, pp. 583-601. Anche in Eraclito, Testimonianze e imitazioni, a cura di M. e L. Tarán, La Nuova Italia, Firenze, Platón y la interpretación de Jenófanes, in Revista de la Universidad Nacional de Cordoba. La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: I presocratici, vol. Il: Ionici e Pitagorici, La Nuova Italia, Firenze. K. Marx, Crítica de la filosofia del derecho de Hegel, trad. del alemán, con notas aclaratorias de R. Mondolfo, Ed. Nuevas, Buenos Aires La lotta di classe secondo Juan B. Justo, in Critica sociale, Milano, Riproduzione dell'Introduzione a AA. VV., Bilancio del marxismo, Cappelli, Bologna; e con il titolo Conclusioni sul marxismo, in П Dialogo, Tecnica e scienza nel pensiero antico, in Athenaeum, Pavia, El pensamento antiguo, trad. del italiano por S. A. Tri, tomo I-II, 5ª edición, Losada, Buenos Aires. Introduzione a Bilancio del marxismo, Cappelli, Bologna. Le testimonianze di Aristotele su Eraclito, in Filosofia, Torino, Anche in Heraclitus, Testimonianze e imitazioni, cura di R. Mondolfo e L. Tarán, La Nuova Italia, Firenze, Aristotele. Antologia, 4ª edizione, La Nuova Italia, Firenze. Verum ipsum factum desde la antigüedad hasta Galileo y Vico, in La Torre, Puerto Rico. Verum ipsum factum dall'antichità a Galileo e Vico, in Il Ponte, Firenze, La prima inchiesta sul fascismo, in Critica sociale, Milano, Il centenario di Filippo Turati e introduzione e parti di F. Turati, Le vie maestre del socialsimo, Morano, Napoli. Universidad: pasado y presente, Eudeba, Buenos Aires. Sócrates, Eudeba. Heráclito, textos y problemas de su interpretacion, prologo de R. Frondizi, trad. de O. Caletti, Siglo XXI, México, Madrid, Buenos Aires Battisti, in Critica sociale, Milano, La lucha de clases según ]. Justo, in Concepto humanista de la historia, Libera, Buenos Aires. Chiarimenti sulla filosofia della prassi, in Critica sociale, Anche in R. M., Umanismo di Marx. Studi filosofici, Prefazione e saggi: Per la comprensione storica del fascismo e il fascismo in Italia in AA. VV., Il fascismo e i partiti politici italiani. Testimonianze, a cura di R. De Felice, Cappelli, Bologna. Cesare Battisti socialista, in Critica sociale, Milano, Zeller-M., La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte II: Da Socrate ad Aristotele, Aristotele e i Peripatetici più antichi, trad. di C. Cesa, a cura di A. Plebe, La Nuova Italia, Firenze. La testimonianza di Platone su Eraclito, in De homine, Roma, Anche in Eraclito, Testimonianze e imitazioni, a cura di R. Mondolfo e L. Tarán, La Nuova Italia, Firenze Zeller-M., La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte I: 1 Presocratici, vol. Origini, caratteri e periodi della filosofia greca, testo della 5ª edizione tedesca con nuovi aggiornamenti, La Nuova Italia, Firenze. Zeller-M., La filosofia dei Greci, Parte I: 1 Presocratici, vol. III: Eleati, a cura di G. Reale, La Nuova Italia, Firenze. Il pensiero antico. Storia della filosofia greco-romana: esposta con testi scelti dalle fonti, La Nuova Italia, Firenze. Estudios sobre Marx (histórico-críticos), Mestre You, São Paulo. La questione delle ideologie, in Critica sociale, Milano, Problemas de cultura e de educaçao, trad. de Maillet, Mestre You, São Paulo. Rousseau y la conciencia moderna, Eudeba, Buenos Aires. Capitalismo di stato sovietico, in Critica sociale, Milano. Figuras y idéias de filosofía da Renascença, Mestre You, São Paulo. L'infinito nel pensiero dell'antichità classica, La Nuova Italia, Firenze. La comprensione del soggetto umano nell'antichità classica, La Nuova Italia, Firenze. Il pensiero neoplatonico. Antologia di testi, introduzione critica e commento di Domenico Pesce, La Nuova Italia, Firenze. Aristotele. Antologia, La Nuova Italia, Firenze. Alessandro Levi socialista, in Critica sociale, Milano, Espiritu revolucionario y conciencia histórica, Escuela, Buenos Aires. Historia de ideas, Escuela, Buenos Aires. Studi sulla rivoluzione russa, a cura del Centro Studi di Critica sociale, Morano, Napoli. Umanismo di Marx. Studi filosofici, a cura diBobbio, Einaudi, Torino. 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Pesce, La Nuova Italia, Firenze Heráclito: textos y problemas para su interpretación, Siglo Veintiuno, México Mazzini e il movimento operaio in Italia fino al 1872, introduzione di Tramarollo, in Nuova Antologia» Firenze, Zeller-M., La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, Parte III: La filosofia post-aristotelica, I precursori del Neoplatonismo, trad. di Pocar, a cura di R. del Re, La Nuova Italia, Firenze La comprensión del sujeto humano en la cultura antigua, Eudeba, Buenos Aires Aristotele. Antologia, La Nuova Italia, Firenze, Figuras e ideas de la filosofia del Rinacimiento, Icaria, Barcelona El pensamiento antiguo: historia de la filosofía greco-romana: desde los orígenes hasta Platón, Losada, Buenos Aires El pensamiento antiguo: historia de la filosofía greco-romana: desde Aristóteles hasta los neoplatónicos, Losada, Buenos Aires Q Turati, Le vie maestre del socialismo, a cura di M, in AA. VV., Il riformismo socialista italiano, a cura di O. Pugliese, Marsilio, Venezia Marx y marxismo: estudios histórico-críticos, Fondo de Cultura Económica, México Heráclito: textos y problemas de su interpretación, prólogo de R. Frondizi, trad. de Caletti, Siglo Veintiuno, México Polis, lavoro e tecnica, introduzione e cura di M. Venturi Ferriolo, con un saggio di A. Aymard, Feltrinelli, Milano Pensamiento antiguo, I-II, Trad. di S. Trí, Losada, Buenos Aires Il pensiero stoico ed epicureo. Antologia di testi, introduzione critica e commento a cura di D. Pesce, La Nuova Italia, Firenze Su pensamiento filosofico historico y social, Instituto de Intercambio Cultural y Cientifico Argentino-Israeli, Buenos Aires Il pensiero stoico ed epicureo. Antologia di testi, introduzione critica e commento a cura di Domenico Pesce, La Nuova Italia, Firenze Il pensiero stoico ed epicureo. Antologia di testi, La Nuova Italia, Firenze Aristotele. Antologia, La Nuova Italia, Firenze Tra teoria sociale e filosofia politica. Rodolfo Mondolfo interprete della coscienza moderna. Scritti, a cura di R. Medici, CLUEB, Bologna Turati, Le vie maestre del socialismo, a cura di M e G. Arfè, Laicata, Manduria Lettere inedite a Santino Caramella, a cura di F. Armetta, Theológos» Sócrates, Eudeba, Buenos Aires La conciencia moral de Homero a Demócrito y Epicuro, 3a edición, Eudeba, Buenos Aires Prologo alla traduzione spagnola della Scienza della Logica di Hegel, in «Il Cannocchiale: rivista di Studi Filosofici» M e la guerra delle idee - Scritti, a cura di Ferrandi, Museo storico del Trentino e Società aperta di Trento, Trento Breve historia del pensamiento antiguo, Losada Breve, Buenos Aires Zeller, Compendio di storia della filosofia greca. Con una guida bibliografica di Rodolfo Mondolfo, ristampa anastatica, La Nuova Italia, Firenze Rousseau, Discorsi sulle scienze e sulle arti, sull'origine della disuguaglianza fra gli uomini, introduzione e note di L. Luporini, trad. Di M., Rizzoli, Milano El pensamiento antiguo: historia de la filosofía greco-romana, Desde los orígenes hasta Platón, Losada, Buenos Aires El pensamiento antiguo: historia de la filosofía greco-romana, Desde Aristóteles hasta los neoplatónicos, trad. de A. Trì, Losada, Buenos Aires Breve historia del pensamiento antiguo, Losada, Buenos Aires Figuras e ideas de la filosofía del Renacimiento, Losada, Buenos Aires. Educazione e socialismo. Scritti sulla riforma scolastica (dagli inizi del '900 alla Riforma Gentile), a cura di Pironi, Laicata, Manduria-Bari- Roma Guía bibliográfica de la filosofía antigua, Losada, Buenos Aires 2005. Feuerbach y Marx: la dialéctica y el concepto marxista de la historia, Claridad, Buenos Aires Heraclitus, Testimonianze, imitazioni e frammenti, a cura Tarán, M. Marcovich, introduzione di Reale, Bompiani, Milano Gli albori della filosofia in Grecia, introduzione di G. Casertano, Petite Plaisance, Pistoia. Zeller-M.-G. Reale, Gli Eleati da La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico, con un aggiornamento bibliografico di Girgenti, Bompiani, Milano 2011. L'attrattiva della bellezza poetica, con cui Lucrezio adorna la sua esposizione della teoria del progresso nella filosofia dell’orto intensifica il potere suggestivo di questa sulla mente dei filosofi romani. Cooperano, a Roma verso la visione ottimistica del progresso, altri influssi, come quelli del lizio e del portico che si riconosceno nella celebrazione da Cicerone del divino potere creatore dell'intelligenza dell’uomo. L'influsso democriteo si ripercuoteva in Diodoro Siculo attraverso Ecateo di Abdera. Quello dell’Orto agiva non solo sul grande poema di Lucrezio, ma anche (attraverso questo) sulla filosofia di Virgilio, Orazio, e Vitruvio. Certo, a Roma ci si mostrano due orientamenti opposti. Quello ottimistico, assertore ed esaltatore del potere creatore dello spirito umano e del progresso. Quello pessimistico, ispirato all'idea di una inferiorità naturale dell'uomo rispetto agl’animali, ovvero di una sua caduta dalla perfezione e felicità primordiali della mistica età saturnia alle miserie, alle fatiche e ai conflitti dell'epoca storica. Queste voci tetre risuonano in Ovidio e Plinio, come già anteriormente in quella di Sallustio (Catilina). Ovidio, in Metamorph.-, influsso di Cicerone (De natura deorum), esalta la nascita dell'uomo (« natus est homo »), come dell'animale piú savio e di maggior capacità mentale tra tutti, dominatore della natura, di figura simile a quella degli dèi, l'unico che per la sua posizione eretta possa contemplare il Cielo. Ma Ovidio limita l'epoca beata dell’uomo all'età d’oro, quando non ancora l'uomo aveva scoperto i metalli, né inventato la navigazione, né le armi, né le fortificazioni, e neppure l'aratro e iutte le altre creazioni tecniche che sono per Ovidio fonti di pene e di danni per il loro inventore. La creatività della mente dell’uomo ha cosí un riconoscimento in Ovidio, ma come causa lamentevole d'infelicità. “Contra te sollers, hominum natura, fuisti, et nimium damnis ingeniosa tais Amores). D'altra parte Plinio (Natur. hist.) vuole umiliare l'orgoglio di coloro che - come Cicerone in De natura deorum, — affermano che il mondo fu creato *per* l'uomo; e li richiama alla considerazione di tutti gli elementi d'inferiorità che ha l'uomo rispetto agli altr’animali, e dei motivi della sua infelicità: un'anticipazione del pessimismo del “De miseria hominis.” Ma nell'atteggiamento di Ovidio il riconoscimento (fatto a denti stretti) del potere creatore dell'intelligenza dell’uomo, rivela la forza con cui, nonostante ogni pessimismo, tale idea s'imponeva allo spirito dell'epoca. Aiutata certo nella sua diffusione dalla condizione storica, cioè dall'espansione trionfale del potere di Roma. Ma ispirata nella sua affermazione da suggestioni teoriche derivanti da filosofi. Dall’orto attraverso l'affascinante esposizione poetica di Lucrezio, e da Cicerone. Influenze combinate si devono riconoscere appunto in Cicerone, nella sua celebrazione dell'eccellenza dell'uomo, del potere creatore dello spirito umano, del lavoro, dell'industria e della co-operazione tra gl’uomini, come fonti delle grandi conquiste della civiltà, che troviamo in “De natura deorum”, “De finibus bonorum et malorum”, “De legibus”, e “De officiis”. L'uomo, dice Cicerone in “De legibus,” questo animale previdente, sagace, molteplice, acuto, dotato di memoria, pieno di ragione e di prudenza, ha da dio la sua natura privilegiata, anzi partecipa con la sua ra- lavor dichiarate alle he Coceo in “De officis”, L, s, dove ri corda che Panezio ha sviluppato molto ampiamente e con numerosi esempi ciò che i capitoli 3-5 sintetizzano, specialmente intorno alla co-operazione tra gli uomini, indispensabile per la creazione di tante arti -- “senza le quali la vita non meriterebbe d'esser vissuta” . . Modernamente l'influenza di Panezio è sione di richiamare l'attenzione nel saggio L'infinito nel pen siero dell'antichità classica, Firenze, La Nuova Italia] gione alla natura e alla comunità divine 7. Seminato sulla terra, ha ricevuto il dono divino dell'anima e la capacità della virtú, che è la natura perfezionata in se stessa ed elevata al suo grado sommo (“in se perfecta et ad summum perducta natura”); e, mediante l'imitazione della natura maestra, la ragione umana, usando la sua capacità industriosa (“sollerter”), è pervenuta all'invenzione di un numero infinito di arti (“artes innumerabiles repertae sunt”). La natura diede all'uomo — mediante i sensi messaggeri, la rapidità della mente e la luce dell'intelligenza -- i fondamenti della scienza (“quasi fundamenta quaedam scientiae”), di modo che, per se stessa, la natura umana sempre piú progredisce ed avanza (“ipsam per se natu-ram longius progredi”) e, da sé, senza aver bisogno di maestri (“etiam nullo docente”), arriva a consolidare e a perfezionare la ragione, partendo dalle cose le cui specie ha conosciuto per mezzo della intelligenza primordiale ed iniziale (“ex prima et inchoata intelligentia”) In tal modo — ripete Cicerone alla fine dell'Hortensius (come riferisce Agostino, De trinit.), con Aristotele, Protrept. fr. c Walzer (Rose), l'intelligenza è forza visiva e sforzo attivo della mente (“mentis aciem”), animata dal desiderio attivo dell'investigazione (“ratione et investigandi cupiditate”). E come la sua attività è rivolta ugualmente e congiuntamente [Eredità di ARISTOTELE, Protreptico, fr. c Walzer = 61 Rose (che Anoke qul Cierone a apia al concet aristotelice dele potenza che per se stessa tende all'atto. La potenza fondamentale dell'intelligenza (“inchoatae intelligentiae”) considerata qui, è tanto teorica (argumentamur, etc.) quanto pratica (conficimus), e non è privilegio di pochi eletti, ma possesso di tutti (“communis omnium”). E Cicerone aggiunge ciò che già diceva Sofocle nel coro dell'Antigone e tornerà a dire nel rinascimento Pico nel suo “De hominis dignitate”, cioè che l'uomo ha nella sua natura la doppia possibilità, d'elevarsi verso la sommità del bene o di sprofondare negli abissi del male alla conquista della scienza e alla creazione delle arti, cosí — ripete Cicerone, “De finibus”, con lo stesso Protreptico di Aristotele - si deve riconoscere che l'uomo è nato per una doppia finalità, mentre ogni animale è nato per un unico compito: il cavallo per la corsa, il bue per arare, il cane per cercare, ma l'uomo, come un dio mortale, per due attività creatrici, intendere ed operare (“ut ad cursum equum, ad arandum bovem, ad investigandum canem, sic hominem ad duas res, ut ait Aristoteles, ad intelligendum et agendum esse natum, quasi mortalem deum”). Queste idee hanno piú ampio sviluppo in “De natura deorum”, dove la superiorità dell'uomo sugli animali è affermata da Cicerone, seguendo le orme di Panezio, negli aspetti seguenti. La costituzione del suo corpo, la cui posizione eretta gli permette la contemplazione del cielo e gli dà la possibilità di conoscere il corso degli astri, di determinare le divisioni del tempo, di prevedere i fenomeni astronomici per tutto l'avvenire (“in omne posterum tempus”) e di trarre dall'ordine di essi la nozione della divinità legislatrice e governatrice del mondo. I sensi che alla percezione associano i giudizi di distinzione e di valutazione delle impressioni, e si fanno pertanto ispiratori della creazione di arti rivolte a cogliere e ad usare le sensazioni (“ad quos sensus ca-piendos et perfruendos, plures etiam quam vellem artes repertae sunt”); l'intelligenza che comprende, definisce, connette le cose e crea una scienza di tale potere ed eccellenza, che neppure in dio c'è qualcosa di superiore (“qua ne in deo quidem est res ulla prestantior” § 59). E per questa via l'uomo crea anche le arti, le une per le necessità della vita, le altre per il diletto (secondo la distinzione tradizionale di Democrito e Aristotele); e a questi risultati coopera anche il linguaggio che, come mezzo di comunicare le conoscenze e di influire sul sentimento e la volontà altrui, e il vincolo sociale che trasse l'umanità fuori della vita ferina primordiale (“haec nos iuris, legum, urbium societate devinxit: haec a vita immani et fera segregavit”). Ma nella creazione delle arti Cicerone torna a far notare, con Anassagora, l'opera della mano, la cui conformazione e agilità permettono all'uomo di operare tanto nelle arti di diletto (pittura, scultura, musica), quanto in quelle di necessità (agricoltura, edilizia, tessitura, cucitura, confezione di strumenti di metallo, etc.). «Per cui si comprende che noi abbiamo conseguito tutto ciò che concerne le cose scoperte dallo spirito e percepite dai sensi, mediante l'applicazione delle mani degli operai, per poter essere protetti, vestiti e salvi, e avere città, difese, domicilii, templi ». Possiamo prendere l'ali-mento e conservarlo; allevare e utilizzare animali per il trasporto e per l'agricoltura; estrarre i metalli nascosti dalle profondità della terra e forgiarli in strumenti e decorazioni; tagliare alberi per riscaldamento, cottura di alimenti, edificazione di case, costruzione di navi, che a noi — unici al mondo — permettono di dominare la forza del mare e dei venti. In conclusione, l'uomo si converte in inventore delle arti e in dominatore della natura, cioè in creatore di una nuova realtà, quella del mondo della cultura. «Noi usufriamo dei campi, noi dei monti; nostri sono i fiumi, nostri i laghi; noi seghiamo le messi, noi tagliamo gli alberi; noi, mediante l'immissione di acque, diamo fecondità alle terre; noi chiudiamo i fiumi tra dighe, li inalveiamo, li deviamo; insomma cerchiamo di creare con le nostre mani una specie d'altra natura nella natura delle cose ». Non seguiremo Cicerone nella sua dimostrazione successiva della tesi che il mondo fu creato al servizio dell'uomo, che è la tesi contro cui polemizza Plinio, ma che non interessa il nostro tema. Ciò che ci importa è la celebrazione menzionata del potere creatore dell'umanità, che si può considerare un eloquente commento esplicativo della citazione che il “De finibus” trae dal Protreptico aristotelico, la quale dichiara che l'uomo è nato per la doppia attività, conoscitiva e creativa, come un dio mortale. L'uomo contemplato qui da Cicerone è appunto quello che crea il mondo della cultura e lo sovrappone al mondo della natura; e Cicerone offre una formula efficace per esprimere tale creazione: « nostris denique manibus in rerum natura quasi alteram naturam efficere conamur». Formula che, insieme alla ricordata definizione (“dio mortale”) tratta da Aristotele, ispira le 'linee memorabili dello Spaccio della bestia trionfante di Bruno, che sintetizzano il contenuto essenziale della dimostrazione ciceroniana: « gli dèi avevano donato a l'uomo l'intelletto e le mani, e l'avevano fatto simile a loro, donandogli facultà sopra gli altri animali; la qual consiste non solo poter operar, secondo la natura ed ordinario, ma, ed oltre, fuor le leggi di quella; acciò, formando o possendo formar altre nature, altri corsi, altri ordini con l'ingegno.... venesse a serbarsi Dio de la terra » (Gentile, Dialoghi morali, Bari, Laterza). Anche quello che segue nella pagina bruniana, sulle necessità che acuiscono gli ingegni e fanno inventare le arti — di modo che « sempre piú e piú.... allontanandosi dall'esser bestiale, piú altamente s'approssi-mano a l'esser divino › poteva ispirarsi alle frasi di Cicerone relative all'uomo che « se segregavit a vita immani et fera »; frasi che, tuttavia, esprimevano un concetto comune ad altri filosofi antichi, da Democrito a Lucrezio, i quali insieme a Cicerone influiscono sulle celebrazioni della dignità dell'uomo e della creatività dello spirito, rinnovate dagli scrittori rinascimentali, da Manetti a Bruno e Campanella ?. Ma in un particolare caratteristico il luogo citato dello Spaccio bruniano poté ispirarsi alla I Georgica di Virgilio, vale a dire nel considerare la mitica età dell'oro come epoca di pigrizia e di stupidità umane, e nel celebrare invece la dura necessità come causa del risveglio dell'intelligenza e della creazione delle arti. « Ne l'età de l'oro,” dice Bruno, “per l'Ocio gl’uomini non eran piú virtuosi, che sin al presente cultadi, risorte le necessitadi, sono acuiti gl'ingegni, inventate le industrie, scoperte le arti; e sempre di giorno in giorno, per mezzo de l'egestade, dalla profundità de l'intelletto umano si eccitano nove e maravigliose invenzioni. Onde, sempre piú e piú per le sollecite ed urgenti occupazioni allontanandosi da l'esser bestiale, piú altamente 'approssimano a l'esser divino » Senza dubbio il mito dell'età aurea o saturnia, pertamente svalutato qui da Bruno, e motivo di sogni nostalgici per i filosofi dell'epoca d’Ottaviano, quando Ovidio lo evoca in Metamorph., collegandolo con l'altro mito esiodeo delle cinque età della degradazione umana, e lo stesso Virgilio torna a sognare un ritorno del regno di Saturno (« redeunt Saturnia regna ») nella profezia della Sibilla nell'Egloga IV. Tuttavia questi miti si trovavano già in Esiodo in conflitto con la celebrazione del lavoro condizionante la dignità della vita, oltre che ogni acquisizione di beni. 3 Cfr. anche Gentile, «Il concetto dell'uomo nel rinascimento › ne Il pensiero del rinascimento, Firenze. E il problema torna a porsi per Virgilio, che lo risolve nella I Georgica in un modo che precorre Bruno. L’abbondanza e la facilità di vita della mitica età saturnia significano ozio e letargo mentale; e Giove, che nel detronizzare Saturno introduce le difficoltà, l'indigenza e la necessità del lavoro, da agli uomini per questa via il dono inestimabile dell'attività dell'intelligenza, creatrice delle arti e trionfatrice di tutte le avversità per mezzo del lavoro. «Giove, il padre (pater ipse), volle che non fosse facile la via della coltivazione, e dapprima fa lavorare i campi per mezzo dell'arte, e acuí per mezzo delle preoccupazioni gli spiriti dei mortali, e non permite che il suo regno s'intorpidisse in un pesante letargo », come accadeva prima del suo governo, quando nessuno lavora la terra, e questa concede tutto senz'esser sollecitata dal lavoro umano. Giove cancella totalmente le facilità e comodità, « affinché la necessità suscitasse le diverse arti, a poco a poco, mediante la meditazione ». Cosí nasce l'agricoltura. Si scopre il modo di accendere il fuoco con la pietra focaia. Si incanalano i fiumi. Si inventa la navigazione, e il navigante impara a conoscere e nominare le stelle. Si inventano gl’artifici della caccia e della pesca. Si forgia il ferro e se ne fanno strumenti come l'ascia e la sega. «Allora vennero le varie arti; trionfano di tutte le difficoltà il lavoro instancabile e l'indigenza che assilla [gli uomini] nell'asperità delle condizioni di esistenza »: Tum variae venere artes; labor omnia vicit improbus, et duris urguens in rebus egestas. In tal modo, per Virgilio, la necessità e il lavoro, che Ovidio lamenta come una maledizione per la vita umana, sono una vera benedizione, perché risvegliano l'intelligenza e l'attività creatrice dell'uomo, e stimolano quella meravigliosa creazione delle arti e della cultura, i cui momenti e aspetti Virgilio sintetizza ispirandosi alla ricostruzione storica tracciata nel V libro di Lucrezio. Certo, Virgilio s'allontana da Lucrezio nell'accettare il mito dell'età saturnia, pur valutandolo negativamente rispetto a ciò che è piú essenziale e nobile nell'umanità, vale a dire, l'intelligenza e la creatività dello spirito. Ma un'eco piú fedele della concezione lucreziana sulla condizione primordiale dell'umanità risuona in Orazio (“Satyr.”) con la descrizione dei primi uomini che, come gl’altri animali, formano un gregge muto e turpe (mutum et turpe pecus), lottano tra loro con unghie e pugni, poi con bastoni e piú tardi con altre armi per soddisfare i primordiali bisogni di cibo e di riparo, finché non creano il linguaggio, desistendo dalle guerre, edificando città e creando leggi che impediscano i delitti. In una generazione successiva Giovenale (“Satyr.”, VI e XIII) ripresenta una descrizione analoga dello stato bestiale dell'umanità primitiva, satirizzando l'idea dell'età saturnia: anch'egli, probabilmente, influenzato da Lucrezio e dalla concezione epicurea della storia dell'umanità. Tuttavia, l'eco piú importante, teoricamente, di tale concezione ci si presenta nell'età d'Ottaviano (come oggi si torna a riconoscere da parte della critica storica) con Vitruvio, il quale sembra raccogliere dagli ambienti colti della sua epoca o compiere lui stesso una fusione delle idee esposte da Lucrezio con altre di varia provenienza, relative al progresso umano, derivanti da Cicerone, al cui insieme aggiunge l'intuizione dell'importanza che hanno per il progresso due fattori, apparentemente contrari, ma connessi da lui in una dipendenza mutua, che sono la divisione del lavoro e l'unità organica della cultura umana. Vitruvio mette in rilievo, nella sua concezione del progresso storico dell'umanità e della creazione della cultura, una molteplicità di fattori cooperanti: la durezza primordiale della vita; le esperienze fortuite che suggeriscono qualche mezzo per mitigare tale durezza; le capacità e potenze congenite negli uomini, che sono stimolate al loro esercizio dai due fattori suddetti, e sono avviate cosí ad uno sviluppo progressivo e alla produzione di risultati crescenti; la ripercussione che hanno i fattori citati sulla formazione di raggruppamenti umani permanenti, a partire da quelli temporanei primordiali, e sulla creazione del linguaggio; l'effetto prodotto da tali innovazioni, che non solo permettono l'assommarsi delle capacità individuali, ma provocano il loro acerescimento progressivo, dovuto sia al mutuo aiuto e all'esperienza dei vantaggi della cooperazione, sia allo stimolo reciproco derivante dall'attrito degli ingegni; il sussidio poderoso, che dà a tale processo l'uso di due strumenti meravigliosi, che sono il linguaggio, generato dalla convivenza sociale, e il possesso della mano, organo naturale incomparabile per afferrare ed elaborare le cose, la cui efficacia, già intuita da Anassagora, ha di nuovo posta in rilievo Cicerone; e infine l'imitazione e trasformazione della natura effettuate dalle arti, dove il conoscere è un fare e l'esperienza è un esperimento. Questo fare e sperimentare воло геві possibili precisamente dal possesso e dall'uso delle mani, che rendono capace l'uomo di tentare i piú vari modi di combinazione ed elaborazione dei mezzi naturali, di modo che, a partire da principi minimi, le arti si elevano nel loro sviluppo verso risultati sempre maggiori e progressivi affinamenti delle loro capacità creative. Tutti questi elementi sono messi in rilievo da Vitruvio nel cap. I del libro II del De Architectura: Sulla vita degli uomini primitivi e sugl’inizi e incrementi della civiltà e dell'architettura.” La prima esperienza che, secondo Vitruvio, ha una funzione decisiva per togliere gli uomini dalla vita ferina primordiale e generare la convivenza sociale permanente, fu quella dell'incendio di selve prodotto da qualche tempesta. L'impressione di terrore iniziale è seguita dalla curiosità, per la quale gli uomini, dopo esser fuggiti, tornano ad avvicinarsi e, sentendo il calore del fuoco, intuiscono la sua utilità per la vita. Attratti dallo spettacolo, gl’uomini si riuniscono, concepiscono la possibilità di continuare ad alimentare il fuoco. E cosí iniziano la loro convivenza ed una comunicazione mutua delle loro impressioni mediante voci, che a poco a poco, con il tempo, si convertono in linguaggio. La posizione eretta e il possesso delle mani, che permettono il maneggio di qualunque oggetto, portano gl’uomini alla prima creazione di ripari e di tetti, mediante escavazione di tane o costruzioni di rami e fango che imitano quelle dei nidi di rondini. Lucrezio e Cicerone insieme suggerivano a Vitruvio questa concezione delle fasi e dei fattori del processo. Vitruvio aggiunge l'idea di un'analogia generale di questo sviluppo storico presso i diversi popoli, allegando i documenti offerti da resti di costruzioni primitive che si trovavano in paesi civili come sul Campidoglio di Roma, e dalle edificazioni che continuavano a farsi in paesi barbari (Gallia, Aquitania, Colchide, Frigia, etc.). Queste osservazioni comparate, che presentano il passato dei popoli civili come analogo al presente dei barbari, potevano suggerire l'idea di un futuro progresso dei barbari verso uno sviluppo analogo al presente dei popoli civili, tanto piúin quanto Vitruvio rileva l'impulso che danno al progresso le relazioni mutue nell'interno d'ogni popolo. L'osservazione reciproca (egli nota) desta non solo la capacità d'imitazione, ma anche l'emulazione, per cui si perfezionano con il tempo i prodotti e si affinano la stessa intelligenza e la facoltà di giudizio dei produttori. Allora con l'osservazione delle costruzioni altrui e l'aggiunta di novità per mezzo delle riflessioni proprie, di giorno in giorno andavano migliorando il tipo delle costruzioni. Ed essendo gli uomini capaci d'imitazione e d'istruzione, nel celebrare giornalmente le loro invenzioni, si mostravano tra di loro i risultati delle loro costruzioni; e in tal modo, nell'esercitare i loro ingegni in competizioni, di giorno in giorno si facevano di giudizio piú raffinato ». Quest'ultima frase, “in dies melioribus iudiciis efficiebantur,” anticipa l'idea di Bruno, che gli uomini acquistano progressivamente giudizio « piú maturo »; il che si determina, secondo Bruno per tre fattori: l'accumulazione delle osservazioni, l'attività riflessiva e inventiva del pensiero, e la varietà delle cose osservate. Ma Vitruvio aggiunge un altro fattore piú importante: l'esercizio attivo del potere dell'ingegno, stimolato dalla emulazione (exercentes ingenia certationibus). In ciò Vitruvio raccoglie la suggestione di Aristotele relativa all'affinamento progressivo del giudizio per via del suo esercizio costante. Ma in Aristotele tale esercizio nasce dall'insoddisfazione e dalla critica delle idee altrui. In Vitruvio dallo sforzo d'emulazione. In entrambi, tuttavia, il processo si realizza tanto nello spirito individuale quanto in quello collettivo; e Vitruvio riconosce cosí la formazione storica dello spirito dell'umanità, considerando il vincolo e l'azione reciproca tra il perfezionamento dei prodotti dell'arte e lo sviluppo dello spirito produttore.Vitruvio esprime cosí u concetto tipicamente storicistico, nel riconoscere che lo spirito umano è in sé e per sé storia e sviluppo; concetto considerato abitualmente « tutto proprio dell'età moderna», come lo define Gentile (Il pensiero del rinascimento, cit.), nel trovarlo espresso da Bruno. Vitruvio riconosce e spiega tale carattere storico dello spirito in rapporto con la storia dell'architettura, che nel suo sforzo di perfezionamento progressivo, per rispondere sempre piú alle esigenze umane, si fa, secondo lui, generatrice di altre arti e discipline, per via dell'esercizio continuo cui obbliga la mente, che in tal modo si potenzia e sviluppa in se stessa nuove capacità, madri di arti e scienze nuove. « Come, dunque, con l'attività costante (quotidie faciendo) avevano [gli uomini] rese piú esperte ed abili le loro mani per ogni costruzione (tritiores manus ad aedificandum perfecissent), e mediante l'esercizio instancabile dei loro ingegni (solertia ingenia exercendo) erano giunti con l'uso incessante alla creazione delle arti, allora l'attività industriosa aggiunta da essi ai loro spiriti (industria in animis eorum adiecta) fece sí che quelli che erano piú ben disposti e diligenti (studiosiores) si convertissero in artefici professionali (fabros se esse profiterentur) ». Nasce in questo modo, dal progresso delle capacità intellettuali e pratiche, la divisione del lavoro; ma nasce e si mantiene legata all'unità organica della cultura, affermata già, con notevole vigore, da Vitruvio nel I cap. del libro I. Dove si fa notare per l'architettura il vincolo reciproco dell'attività pratica (fabrica) e di quella teorica (ratiocinatio), che non permette di raggiungere la perfezione dell'arte né al puro homo faber né al puro homo sapiens, ma solo a chi riunisce in sé entrambe le condizioni; e aggiunge Vitruvio che l'architetto ha bisogno di conoscenze di letteratura, disegno, geometria, storia, filosofia, musica, medicina, diritto, astronomia, cioè di possedere una cultura organica: « tutte le discipline hanno tra loro un vincolo ed una comunicazione mutua e la [cosí detta] disciplina enciclica come un corpo unico è costituita di tali membri ». Certamente, come tecnico e teorico dell'architettura, convinto e preoccupato dell'importanza preminente della sua arte, Vitruvio nel I cap. del libro II, che stiamo analizzando, sembra che spieghi l'unità e connessione reciproche di tutte le arti e discipline come dovute ad un germinare di tutte dalla radice comune dell'archi-tettura, che per le sue esigenze ed i suoi sviluppi genererebbe le altre arti e scienze, e ne determinerebbe i progressi. « Dalla costruzione degli edifici progredendo gradualmente verso le altre arti e scienze (e fabrica-tione aedificiorum gradatim progressi ad ceteras artes et disciplinas) e utilizzando le armi del pensiero e la riflessione deliberativa', con cui la natura rafforzò le loro menti (cum natura cogitationibus et consiliis arma-visset mentes), essi trassero l'umanità dalla vita ferina e selvaggia a quella civile (e fera agrestique vita ad mansuetam perduxerunt humanitatem) ». Allora si genera negli uomini la capacità di prepararsi nel loro spirito, e di guardar lontano per mezzo dei pensieri piú grandi, che nascono dalla varietà delle arti (tum autem instruentes animo se et prospicientes maioribus cogitationibus ex varietate artium natis); il che Vitruvio applica, indubbiamente, ai progressi del-l'architettura, ma è un concetto che s'estende da sé ad ogni sviluppo culturale. « Poi con le osservazioni degli 1 Se leggessimo, con qualche edizione, conciliis anziché con siliis, dovremmo pensare che Vitruvio rilevasse qui non già l'importanza della riflessione deliberativa (consilia), bensi quella della convivenza e della cooperazione sociale (concilia). Ma queste ul- time sono per Vitruvio creazione umana e non dono della natura. studi portarono [le loro opere] dai giudizi errati ed incerti alle ragioni certe delle simmetrie. Quindi mediante le loro cure alimentarono e adornarono di piaceri l'eleganza della vita, accresciuta dalle arti (trac- tando nutriverunt et auctam per artes ornaverunt vo- luptatibus elegantiam vitae) ». Si presenta pertanto, nella concezione di Vitruvio, tutto un processo storico nel quale l'uomo, spinto dai bisogni, guidato dalle esperienze, rafforzato dall'eserci-zio, sviluppa e traduce progressivamente in atto le sue potenze naturali, creando le arti e le scienze; ma in questo processo i prodotti reagiscono sul produttore; l'esercizio intensifica i poteri dello spirito e genera nuove capacità; i risultati realizzati si convertono in mezzi e impulsi per creazioni ulteriori; e in questo modo l'umanità progredisce e si sviluppa, creando il mondo della cultura e creando nello stesso tempo spiritualmente se stessa per mezzo del suo lavoro, come causa ed effetto insieme dei suoi progressi. La concezione della creatività dello spirito appare, dunque, raggiunta in pieno da Vitruvio. Lo scambio d'azione che Vitruvio vedeva effettuarel tra lo spirito produttore e i suoi prodotti nella creazione e nello sviluppo progressivo delle arti e delle scienze, significava per se stesso un processo storico di autocreazione e d'autosviluppo incessanti dello stesso spirito umano, che logicamente doveva presentarglisi come un processo infinito. Ma Vitruvio non segnalò, e forse non intuí neppure questa conseguenza della sua conce- ' (Appare in questa visione un barlume del processo chiamato da Marx il processo della umwälzende Praxis, cioè dell'attività dell'uomo che si rovescia su se stessa e sull'uomo, trasformandolo nel trasformare se stessa. zione, cosí come non l'aveva espressa né vista Aristotele, benché riconoscesse che il potere intellettuale dell'uomo va aumentando sempre, quantitativamente e qualitativa- mente, con l'esercizio attivo delle sue capacità di indagine e di riflessione critiche. La prima affermazione esplicita dell'infinità del progresso spirituale umano ci appare nell'antichità classica con Seneca, che tuttavia era stato precorso parzialmente da Filone ebreo, come diremo. Ma mentre nella concezione di Vitruvio l'infinità potenziale del progresso è in rapporto con il processo di creazione e sviluppo delle arti, a cui egli collegava la scoperta delle scienze, Seneca invece nella polemica contro Posidonio ripudia l'unità e identità tra l'homo faber e l'homo sapiens, che quello aveva affermato (cfr. Epist.). Contro la celebrazione del progresso tecnico, inserito da Posidonio nello sviluppo stesso della saggezza, Seneca nella sua polemica sembrava ripudiare la creazione umana delle arti, accusandola di complicare e render difficile la vita, e sembrava ritornare, con l'evocazione di Diogene, all'ideale cinico-stoico della semplicità primordiale della vita conforme alla natura, che facilmente soddisfa le sue esigenze minime. «Non fu tanto nemica la natura, da concedere la facilità della vita agli altri animali e volere che solo l'uomo non potesse vivere senza tante arti.... Siamo noi che ci rendemmo tutto difficile per la nostra tendenza a stancarci (fastidio) delle cose facili. Tutte queste arti, per le quali la città si eccita e rumoreggia, lavorano per il corpo, a cui prima si imponeva ogni [sa-crificio] come ad uno schiavo, mentre ora gli si prepara ogni [godimento] come ad un padrone » (epist. cit.). Tuttavia questa posizione polemica non rappresenta integralmente l'orientamento spirituale di Seneca. Seneca è ben lungi dall'identificare la saggezza nel cui culto vede l'unica attività che possa render degna la vita umana - con la supposta felicità primordiale dello stato di natura. « Per quanto egregia e priva di inganni fosse la vita di quelli (primitivi), essi non furono savi.... non avevano ingegni perfezionati (consum-mata).... La natura non dà la virtú, e il diventar buono è un'arte.... Quelli erano innocenti per ignoranza; ma c'è una gran differenza tra il non volere e il non saper peccare (multum interest utrum peccare aliquis no-lit an nesciat). Mancava loro la giustizia, mancava loro la prudenza, la temperanza, la fortezza. La loro vita incolta aveva qualcosa di simile a tutte queste virtú; ma la virtú non è conseguita se non da uno spirito edu-cato, istruito e portato mediante l'esercizio assiduo fino al vertice. Certo nasciamo per questo, ma senza que-sto; e anche negli uomini migliori, prima che posseggano l'educazione, esiste la materia della virtú, ma non la virtú stessa » (ibid.). In tal modo, la virtú torna a presentarsi connessa alla cultura in questa stessa Epistola 90, dove la critica a Posidonio sembrava portare ad una rivendicazione della natura primordiale, simile a quella dei cinici. La virtú, dunque, per Seneca non è un'ingenuità ignorante, ma deve avere chiara coscienza del male e del vizio per trionfare di essi. Seneca fa in certo senso presentire il concetto che ispira in tempi moderni la filosofia della storia di Fichte (Caratteri fondamentali dell'epoca con- temporanea), secondo cui l'umanità, dopo di essere uscita dalla sua primitiva rettitudine incosciente, abbisogna della piú profonda coscienza ed esperienza del peccato, per elevarsi alla sua cosciente redenzione. Con la rivalutazione della cultura come condizione e fondamento dell'etica e della filosofia, tornano ad essere pertanto rivalutate da parte di Seneca anche le arti, ed è riaffermato il concetto del Protreptico aristotelico, della doppia e indivisibile funzione che incombe al- Q l'uomo, cioè quella di esercitare tanto l'attività intellettuale quanto quella pratica. Aristotele aveva affermato, secondo la testimonianza di Cicerone (De finibus), che l'uomo nacque per due cose: intendere e operare («ad duas res, ad intelligendum et agendum esse natum »); e Seneca (De otio) ripete che la natura volle che facessimo le due cose: operare e coltivare la contemplazione. « Natura autem utrumque fa-cere me voluit, et agere et contemplationi vacare ». Anzi, aggiunge che egli le fa entrambe, perché sono insepa-rabili, giacché neppure la contemplazione può esistere senza azione: « utrumque facio; quoniam ne contem-platio quidem sine actione est »'. Nessuna virtus è un bene reale, finché non passa all'azione (“in otium sine actu proiecta”). «Chi potrebbe negare che essa deve comprovare nelle opere i suoi progressi, e non limitarsi a pensare ciò che si deve fare, bensí esercitare anche le sue mani e portare a realtà le sue meditazioni? sed etiam aliquando manum exercere, et ea quae meditata sunt ad verum perducere? Questa rivalutazione dell'attività pratica, a causa del legame che l'attività teorica ha con essa, doveva portar seco anche un apprezzamento delle creazioni delle arti, che per questa via tornano ad inserirsi nel processo creativo della cultura, dove si afferma il potere e il valore dello spirito umano. Una celebrazione caratte ristica di questa creatività dello spirito, applicata alle opere della civiltà e delle arti, merita di esser segna- É evidente la derivazione da Seneca del noto luogo dello Spaccio bruniano (ed. Gentile): « e per questo ha determinato la providenza, che vegna occupato ne l'azione per le mani, e contemplazione per l'intelletto; de maniera che non con-temple senza azione, e non opre senza contemplazione. Ne l'età dunque de l'oro per l'Ocio gli uomini non erano piú virtuosi, che sin al presente le bestie son virtuose ». lata nell'Epistola, relativa all'incendio che in una sola notte aveva distrutto la città di Lione (Lugdunum), che era per la sua bellezza la gloria della Gallia. Seneca si rende conto che le opere dei mortali sono. condannate a perire e che noi viviamo tra cose caduche: « omnia mortalium opera mortalitate damnata sunt. Inter peritura vivimus». Ma questo carattere mortale delle opere è superato dall'imperitura energia creatrice del-l'umanità, che ricostruisce sempre ciò che è caduto e lo ricostruisce piú bello e perfetto, di modo che le distruzioni si convertono in fattore di progresso. Multa cecide-runt ut altius surgerent et in maius. Come Roma sempre risorse piú bella e potente dalle ceneri degli incendi subiti, cosí anche a Lione tutti competeranno per ricostruirla in forma piú grande e piú solida di quella per-duta: « ut maiora certioraque quam amisere restituant. Ciò che caratterizza l'uomo, dunque, consiste per Seneca nell'esigenza e nello sforzo costanti di superamento; per il loro mezzo lo spirito immortale dell'umanità si sovrappone al carattere mortale delle sue creazioni. Sono mortali - sembra dire Seneca — le creazioni partico-lari; ma è immortale la creazione progressiva della cul-tura, per essere immortale e inesauribile lo spirito creatore. In questo sforzo interminabile di superamento, le attività pratiche delle arti e della tecnica in generale si unificano, per Seneca, con le attività teoriche della scienza e della filosofia. Possiamo dire che Seneca precorre Lessing nel considerare che questo sforzo spirituale costituisce il valore della vita, che pertanto si afferma solo in quanto l'uomo amplia progressivamente il suo orizzonte e le sue aspirazioni. Se mai l'umanità potesse giungere ad un possesso pieno della scienza, e non avesse piú davanti a sé un cammino ulteriore da percorrere e difficoltà nuove da superare, non avrebbero piúsignificato la vita e il mondo in cui si sviluppa l'attività umana. È lo sforzo ciò che costituisce il valore della vita; la sua persistenza inestinguibile e il suo rinnovamento incessante presuppongono l'impossibilità perenne di raggiungere il fine ultimo; ma questa condizione non significa per l'uomo una maledizione o condanna ad una tensione vana che non può mai essere soddisfatta, bensí alimenta e mantiene il valore della vita come milizia ' ed aspirazione dignificatrice, che sono nello stesso tempo perfezionamento spirituale progressivo. Quest'idea, dell'infinità dello sforzo e del progresso umano, derivante dall'impossibilità di conseguire il fine supremo, era stata intuita ed espressa parzialmente, prima di Seneca, da Filone ebreo. La posizione degl’uomini in qualsivoglia delle loro attività, dice Filone, sta sempre nel mezzo tra l'inizio e la fine: « Noi siamo trattenuti nell'intervallo tra la fine e l'inizio nell'impa-rare, nell'insegnare, nel lavorare la terra, nell'operare in ciascuna delle altre cose (Quis rerum divin. heres sit); ma questa inferiorità che caratterizza la nostra imperfezione costante in confronto alla perfezione assoluta di Dio, non significa ristagno e immobilità spi-rituali, bensí movimento e progresso incessanti: « A misura che uno avanza nelle scienze e si pone stabilmente sul loro terreno, si fa tanto piú incapace di raggiungere i loro limiti. La scienza per i piú capaci è una sorgente sempre in movimento, che produce sempre nuovo afflusso di idee» (De plantat. Noë). In tal modo per Filone ogni approfondimento della nostra conoscenza è nello stesso tempo un approfondi- [Cfr. Epist.: Atqui vivere, Lucili, militare est. Itaque qui iactantur et per operosa atque ardua sursum ac deorsum eunt, et expeditiones periculosissimas obeunt, fortes viri sunt, primo- resque castrorum; isti, quos putida quies, aliis laborantibus, mol- liter habet, turturillae sunt, tuti contumeliae causa. mento della coscienza della nostra ignoranza: dalla conoscenza acquisita spuntano sempre problemi nuovi; ma dai problemi nasce il movimento progressivo dell'intel-ligenza, in un processo che non finisce mai a causa dell'impossibilità di raggiungere, con il pensiero, il termine ultimo. Questo, per Filone, si raggiunge certo nel rapimento dell'estasi, che è estinzione di ogni movimento attivo della mente; ma fuori della soluzione mistica, c'è solo un processo infinito, conseguenza dell'infinita di- stanza, che ci divide dall'irraggiungibile oggetto supremo. Vero è che di questi pensieri di Filone non ebbe alcuna notizia Seneca, il quale giunse per una via parzialmente analoga all'idea dell'infinito progresso conoscitivo, cou- siderandolo determinato dall'infinita distanza, che ci separa sempre dal fine supremo delle nostre aspirazioni e dai nostri sforzi. Ci sono delle realtà — osserva Seneca in Natur. quaest., a proposito dell'igno-ranza del suo tempo riguardo alle orbite e alle. leggi di movimenti delle comete: - che non possono essere colte dai nostri occhi, o perché permangono in luoghi sottratti alla nostra vista, o perché la loro sottigliezza è irraggiungibile per la nostra acutezza visiva, o forse anche perché non abbiamo la capacità di percepirle, nonostante che riempiano i nostri occhi. Tutte queste realtà sono accessibili unicamente allo spirito (animo) e debbono essere contemplate con il pensiero (cogitatione). Ma lo stesso pensiero che ci porta fino all'idea dell'esistenza di Dio, che creò tutto l'universo intorno a sé e lo governa, ed è la parte mag- derlo nella giore e migliore della sua opera, non arriva a comprenderlo nella sua essenza. « Non possiamo sapere che cos'è ciò, senza di cui nulla esiste, e ci stupiamo per non conoscer bene certi piccoli fuochi (le comete), mentre ci resta celata la parte maggiore dell'universo, dio. Quid sit hoc, sine quo nihil est, scire non possumus, et miramur si quos igniculos parum novimus, cum maxima pars mundi, deus, lateat »). Ma da questa situazione nasce in noi uno stimolo all'indagine, che si intensifica con l'esperienza dei pro-gressi già realizzati. Ci sono conoscenze che abbiamo acquisito di recente, altre in gran numero che ancora non abbiamo raggiunto; ma - aggiunge Seneca - verrà un tempo in cui queste cose, che ora permangono occulte, le porterà alla luce un giorno futuro ed una indagine assidua di piú lunga durata.... Verrà un tempo in cui i nostri posteri resteranno stupiti che noi igno-rassimo cose che per essi saranno tanto evidenti. Multa venientis aevi populus ignota nobis sciet; multa saeculis tune futuris cum memoria nostri exoleverit reservantur. Pusilla res mundus est, nisi in illo quod quaerat omnis mundus habeat. Questa inesauribilità dell'indagine e delle scoperte supera con la sua infinità la gradualità progressiva. ma limitata, del processo delle iniziazioni ai misteri, a cui Seneca la paragona. Certo che, come ad Eleusi non si mostrano tutte le cose sacre al novizio, riservandosi le piú importanti per gli iniziati, cosí si può dire che la natura non concede in una sola volta ed a chiunque tutti i suoi sacri segreti, e anche quando ci crediamo iniziati, siamo ancora nel vestibolo del tempio e gli arcani rimangono chiusi nel sacrario interno. Ma nelle cerimonie mistiche gli iniziati pervengono, alla fine, a veder tutto; e nella scienza, invece, il processo di sco-perta non finisce mai. Dei suoi segreti, alcuni potrà sco-prirli la nostra età, altri le età successive (« aliud haec aetas, aliud quae post nos subibit aspiciet »); ma ri-marrà sempre campo per le investigazioni di « tutto il mondo ». E anche nell'ipotesi che gli uomini si dedi-chino completamente all'indagine e alla comunicazione reciproca delle conoscenze acquisite, Seneca dice che a mala pena (vix) si giungerebbe a quel fondo dove è collocata la verità che ora cerchiamo alla superficie e con leggerezza (ibid., cap. 32); e l'esplorazione di questo fondo, secondo le dichiarazioni precedenti, esigerebbe sempre uno sforzo investigativo infinito. La sospensione dello sforzo e del lavoro, dunque, non solo ritarda o impedisce del tutto le grandi conquiste ulteriori (« tarde magna proveniunt, utique si labor ces-sat »: ), e impedisce che si trovi alcunché di ciò che gli antichi indagarono in modo insufficiente, ma fa perdere anche le stesse scoperte già realizzate (« adeo nihil invenitur ex his quae parum investigata antiqui reliquerunt, ut multa quae inventa erant obliterentur). Donde la necessità e l'obbligo morale, per cia-scuno, di mantenere attivo lo sforzo incessante e di cooperare attivamente alla grande opera di conquista collettiva dell'umanità. Coloro che rimangono soddisfatti delle acquisizioni già realizzate dagli antecessori, non si rendono conto dell'immenso cammino da percorrere, che si estende davanti a noi. «Non si troverebbe mai nulla, se restassimo contenti con ciò che è già stato trovato. Inoltre, chi si limita a seguire un altro, non trova nulla per conto suo, anzi, non cerca neppure. Ma coloro che hanno promosso queste investigazioni sono per noi guide, non padroni. [Il cammino del]la verità è aperto a tutti, non è ancora occupato, anzi gran parte di esso resta ancora da percorrere agli uomini del futuro › (Epist.). Confidiamo pertanto e molto nel giudizio dei grandi uomini, ma rivendichiamo anche l'uso del giudizio nostro. Forse neppur essi ci han lasciato scoperte effettuate, ma indagini da compiere » (* Num illi quoque non inventa, sed quaerenda nobis reliquerunt »: Epist.). «Non mi sembra che i predecessori si siano impadroniti con la forza (praeripuisse) di ciò che si poteva dire, ma che ce lo abbiano solamente mostrato (ape-ruisse). Se non che c'è molta differenza tra l'avvicinarsi ad una materia esaurita (consumptam) e ad una solamente preparata (subactam): questa va crescendo giorno per giorno, e le invenzioni effettuate non sono ostacoli per chi realizzerà invenzioni ulteriori (« crescit in dies, et inventuris inventa non obstant »: Epist.). Anzi, chi ha qualcosa da insegnare agli altri, deve spargerlo come semente feconda (« seminis modo spargenda sunt»), la quale, per quanto piccola, cadendo in terreno adatto sviluppa le sue forze, e dalla sua piccolezza originaria, crescendo fino alle sue dimensioni massime, si diffonde (« ex eo minimo in maximos auctus diffunditur»). Gli insegnamenti son come le sementi: ancorché siano limitati (angusta), possono sviluppare una grande efficacia, purché una mente idonea li accolga e li raduni in se stessa; e a sua volta questa mente ne genererà molti altri e renderà piú di quello che ricevette » (Epist.). Naturalmente questo processo storico di accrescimento progressivo della cultura, nella successione delle generazioni e delle comunicazioni da maestri a disce-poli, esige l'attività vivente degli spiriti ricettori. Quindici secoli piú tardi G. Bruno dirà che se « di questi alcuni, che son stati appresso, non siino però stati piú accorti, che quei che furon prima.... questo accade per ciò che quelli non vissero.... gli anni altrui, e, quel che è peggio, vissero morti quelli e questi negli anni pro-prii » (Cena delle Ceneri, ed. Gentile). Una esigenza analoga aveva affermato Seneca nella Epist. 84, dichiarando che gli insegnamenti devono, come alimenti digeriti, trasformarsi in forze e sangue di chi li assimila in vires et sanguinem transeunt. Le conoscenze ingerite non debbon lasciarsi tali e quali sono (integra), affinché non restino come cose estranee (alie-na): dobbiamo digerirle (concoquamus), affinché sianonutrimento dell'ingegno e non peso della memoria. I discepoli o le generazioni successive devono assomigliare ai loro maestri e padri come figli viventi e attivi, non come immagini morte: « imago res mortua est »; e nella trasmissione della cultura, invece, occorrono spiriti viventi che (come dirà Bruno) vivano attivamente gli anni dei predecessori e non vivano morti gli anni propri, bensí progrediscano sempre piú. Si deve imprimere la forma della propria personalità a tutti gli elementi di cultura che si raccolgono, affinché confluiscano in una unità (in unitatem illa competant) come le voci di un coro. Tale voglio che sia il nostro spirito, che abbia in se stesso molte arti, molti precetti, gli esempi di molte generazioni, ma facendoli confluire tutti in una unità», vivente e attiva (« ut multae in illo artes, multa praecepta sint, multarum aetatum exempla, sed in unum conspirata). L'Epistola 84 integra pertanto l'affermazione del-l'Epistola 80, che lo spirito (animus) non è come il corpo, che abbisogna dall'esterno di molto alimento, di molta bevanda, di molto olio e di lunghe cure; lo spirito invece (continua l'Epistola) cresce da se stesso, si alimenta e si esercita da sé, ed abbisogna solo della volontà per il suo perfezionamento. L'Epistola 84, dunque, riconosce che anche lo spirito abbisogna del suo alimento, che consiste nella cultura che riceve dalle generazioni precedenti e dall'ambiente sociale in cui si sviluppa, e che anch'esso deve, non meno del corpo, assimilare il suo alimento e trasformarlo in proprio sangue e forza attivi. Certamente egli deve avere in sé l'energia della volontà richiesta dall'Epistola 80: ossia deve, secondo il paragone dell'Epistola 39, essere come una fiamma che s'innalza in linea retta e che non può essere inclinata e oppressa, né tanto meno aver tregua: cosí lo spirito è in movimento ed è mobile e attivo tanto piú quanto piú è energico. Ma questa energia, questa attività, questo movimento spirituali non si esercitano nel vuoto, bensí nel mondo della cultura, che è creazione dello spirito; nel qual mondo si forma cosí la tradizione vivente e attiva, che è conservazione e accrescimento in-cessanti. Seneca ha visto che questo doppio aspetto della tradizione implica un doppio atteggiamento spirituale: di dipendenza e d'indipendenza rispetto al passato. I diritti del passato devono essere riconosciuti, ma come condizione e mezzo di salvare e assicurare i diritti dell'avve-nire, che sono diritti di un progresso infinito. Venero pertanto — dice l'Epistola 64 - le invenzioni della sapienza e i loro inventori; bisogna avvicinarsi ad essi come ad una eredità collettiva. A nostro beneficio sono state effettuate queste acquisizioni e questi lavori. Ma comportiamoci come buoni padri di famiglia; rendiamo piú ampia l'eredità ricevuta, cosi che questa passi da noi alla posterità fatta maggiore. Molto lavoro resta ancora da compiere, e molto ne resterà poi; né a nessuno, anche se nasca dopo migliaia di secoli, sarà preclusa l'occasione di aggiungere ancora qualcosa di piú ». Anche nell'ipotesi assurda, che gli antichi avessero inventato tutto, resterebbero sempre nuove l'utilizzazione, la scienza e la disposizione delle invenzioni altrui. Ma siamo ben lungi dalla possibilità di ammettere l'ipotesi citata. Quelli che esistettero prima di noi « multum ege- runt, sed non peregerunt ». Certamente dobbiamo ammirarli e onorarli come dei, e professare verso « i precettori del genere umano, da cui ci vennero i principi di un bene tanto grande, la stessa venerazione che dobbiamo ai nostri maestri personali ». Tuttavia l'onore migliore, anzi l'unico onore degno ed efficace che i discepoli possano rendere ai mae- stri e i figli ai padri, consiste, secondo le affermazioni esplicite di Seneca già citate, nel far viva e operante la loro eredità, nel proseguire le vie che essi ci aprirono, cioè nel compiere per ciò che possiamo il progresso della cultura, la cui infinità esige sempre l'attività creatrice di ogni generazione nel trascorrere infinito del tempo. In questo senso devono intendersi le affermazioni della Epistola 102, relative allo spirito: « Lo spirito umano è una realtà grande e generosa, che non tollera gli si pongano mai limiti che non gli siano comuni anche con Dio»; cioè afferma la sua esigenza di infinità e vuole tradurla in atto nel doppio aspetto spaziale e temporale. Lo spirito pertanto non accetta che gli si attribuisca una patria umile e limitata, come sarebbe la città natale di ciascuno, e reclama come propria patria tutto l'universo; e «non permette che gli si assegni un'epoca limitata: tutti gli anni sono miei (dice); nessun tempo è inaccessibile al pensiero ». Ma questa doppia esigenza di infinità - che significa coscienza di un potere infinito, e che, quanto al tempo, si estende ugualmente verso il passato e verso il futuro — vale, secondo il pensiero espresso di Seneca, tanto per la contemplazione quanto per l'azione creativa. La contemplazione si realizza per mezzo dell'investigazione e (come vedemmo) piccola cosa sarebbe il mondo se in esso non avesse sempre tutto il mondo qualcosa da investigare (Nat. quaest.); ma d'altra parte (come vedemmo) neppur la contemplazione può darsi senza azione: ne con- templatio quidem sine actione est › (De otio). Talché lo spirito deve effettuarle entrambe ad un tempo, nella loro mutua correlazione, e considerare l'infinita estensione dell'universo in tutte le sue dimensioni, e del tempo nella sua doppia direzione di passato e futuro, non solo come oggetto di contemplazione conoscitiva, ma anche come campo d'azione creativa. Per questa via, nellaconcezione delineata da Seneca, lo spirito riconosce ве stesso nell'infinita creazione della cultura, opera del suo infinito passato e compito del suo infinito avvenire 1. m). In tal modo, nell'affermare esplicitamente e mettere in evidenza sotto vari aspetti l'infinità del processo storico di creazione della cultura e d'accrescimento dello spirito umano, Seneca portava la teoria del progresso al suo piú alto grado di compimento nell'antichità. Dopo di lui, nonostante l'attivismo della gnoseologia e della pedagogia di Plutarco e di Plotino, il predominio crescente dell'orientamento mistico nella filosofia non favorí certo nuovi sviluppi della teoria del progresso; la cui tradizione, tuttavia, lungi dal perdersi, appare conservata — come abbiamo visto a proposito di Aristotele anche in scrittori tardi come Asclepio e Giovanni 1 Meritano di essere ricordate alcune altre dichiarazioni signi- Epansa (Sice rel Eple 65) Eaar dee appreanere ne che a riferisce alle cose divine e alle umane, alle passate e alle future, alle caduche e alle eterne, al tempo, etc.»; e qui Seneca cita esempi delle « innumerabiles questiones» che si pongono per la conoscenza di ogni sfera e di ogni aspetto della realtà universale. Ma il De otio, mostra che all'infinito numero dei problemi corrisponde l'infinita curiosità (curiosum ingenium) dell'uo- mo: il desiderio di conoscere lo sconosciuto (cupiditas ignota no-scendi) ci spinge ai viaggi ed alla navigazione, alle investigazioni naturali ed agli scavi, alle ricerche storiche relative all'umanità ad che poe eseri al dd a del come o aire dacueione dei probiem pelaurs ar ateria dd ale epifio) relativi alla materia ed allo spirito, etc. Nello stesso capitolo del “De otio” aggiunge (come abbiamo già ricordato) che la contemplazione non può mai essere senza azione, e che le cose meditate esigono la loro realizzazione mediante l'esercizio della mano; di modo che il processo infinito di creazione della cultura è inteso nell'unità di teoria e pratica. Filopono; e la loro fonte al riguardo, Aristotele, ci attesta che tale teoria si è trasmessa senza soluzione di continuità. Ma Plutarco ci fa udire l'eco tanto di idee provenienti da Archita e Democrito, intorno alla funzione che spetta alla necessità nel processo storico delle creazioni umane, quanto dell'ordine cronologico in cui Democrito e Aristotele distribuivano la creazione progressiva delle arti di necessità, di quelle di abbellimento e delle scienze. E nello stesso II secolo cui appartiene Aristocle, un documento caratteristico ci dimostra la diffusione raggiunta dall'idea del progresso umano nella coscienza pubblica dell'epoca; documento che consiste nell'utilizzazione che fa Luciano (“Erotes”) di questa idea con fini satirici. L'apologia paradossale dell'amore per gli efebi, che Luciano fonda sul principio che, essendo creazione piú recente dell'amore per le donne, deve costituire un progresso rispetto a questo, poteva avere significato come satira solo in un clima spirituale dove l'idea del progresso figlio del tempo fosse divenuto generale e dominante. Nella sua esposizione di questa teoria, Luciano dipende specialmente dalla tradizione democriteo-epicurea, ma con infiltrazioni della tradizione platonico-ari-stotelica relativa al rinnovamento ciclico successivo alle catastrofi, e con derivazioni anche da altre fonti. Da Democrito ad Epicuro deriva la descrizione della vita ferina primordiale: « i primi uomini nati dovevano cercare un rimedio per la fame d'ogni giorno, e per il fatto che erano preda della indigenza presente e che la pe- o chi il ato nuria non permetteva loro alcuna scelta del migliore, dovevano mangiare le erbe che trovavano, e le radici tenere che dissotterravano, e soprattutto le ghiande delle querce. Mentre la loro vita permaneva cosí incolta e non concedeva loro ancora la comodità per esperimenti giornalieri al fine di trovare il meglio, essi dovevano accontentarsi di quelle stesse cose necessarie, poiché il tempo, incalzandoli, non permetteva loro l'invenzione di un buon regime». Anche per ciò che concerne la necessità di difese, gli uomini subito, all'inizio della vita, avendo bisogno di coprirsi, 'avvolgevano nelle pelli delle fiere scorticate ed escogitavano come rifugio contro il freddo le grotte delle montagne o le cavità disseccate di radici o alberi antichi». piú che democritea, poiché è scomparsa in essa, come pia wete Questa descrizione è evidente eredità epicurea ancor tra gli epicurei, la distinzione introdotta da Democrito tra i momenti successivi della prima fase di vita del- l'umanità. Manca inoltre in Luciano ogni allusione all'introduzione della convivenza sociale e del linguaggio e alla scoperta del fuoco, già considerati dall'epicurei-smo; ma la suggestione epicurea si riconosce nella spiegazione che dà tanto dell'uscita dallo stato primordiale mediante l'agricoltura, quanto delle invenzioni della tessitura e dell'edilizia per via di un'imitazione dei ripari naturali (pelli e caverne) usati primordialmente. La capacità di un'imitazione dei processi naturali, che ripro-ducendoli li modifica e li adatta alle proprie esigenze e finalità, era già per gli epicurei un carattere che differenziava l'uomo dagli altri animali, incapaci di uscire dalla loro condizione naturale originaria. Tuttavia sembra che in Luciano si perda la comprensione della funzione attribuita dagli epicurei alla necessità come forza stimolante dell'intelligenza umana; Luciano la considera piuttosto un ostacolo alla ricerca del meglio. Solamente (dice) « dopo che le necessità urgenti ebbero fine, le intelligenze (zoyouo) delle generazioni successive, liberate dalla necessità, trovarono l'occasione d'inventarequalche miglioramento, e di lí a poco a poco s'accreb-bero al tempo stesso le scienze. E questo ci è possibile congetturarlo dalla considerazione delle arti piú perfezionate ». Può esservi in queste linee un'eco (certo confusa) della distinzione democriteo-aristotelica dei tre momenti successivi di creazione progressiva: delle arti di neces-sità, di quelle d'ornamento e delle scienze disinteressate; certo Luciano -- utilizzando l'esempio dell'arte tessile, preso dagli epicurei, e quello dell'architettura, derivante forse da Vitruvio - insiste specialmente sul carattere graduale e quasi insensibile dei progressi, dicendo che «le arti presero per maestro il tempo » e progredirono « segretamente». E questa idea di un processo graduale sembra associarsi a quella di un rinnovamento ciclico, cioè alla teoria platonico-aristotelica della rinascita progressiva della cultura dopo le catastrofi distruttrici - idea rievocata nel II secolo da Aristocle - poiché Luciano scrive che « ciascuna di queste arti e scienze, che giaceva muta e coperta in molto oblio, come da un lungo tramonto a poco a poco si levò nella sua luce raggiante ». Questa confluenza di elementi di derivazione tanto diversa è un indice interessante della conservazione di differenti rappresentazioni del progresso nell'epoca di Luciano, che le mescola senza preoccuparsi molto dei loro eventuali contrasti. E cosí, nonostante la sua apparente accettazione della teoria ciclica platonico-aristote-lica, Luciano delinea un processo di sviluppo della cul-tura, che per se stesso gli si presenta infinito, cosí come era apparso a Seneca. « Poiché ciascuno che faceva qualche scoperta la trasmetteva alla posterità; e quindi la successione di quelli che ricevevano l'eredità, facendo aggiunte a ciò che avevano appreso, continuò a riempire le lacune esistenti ». E cosí ‹ le scienze varie... mediante sforzi (uoris) si preparano per arrivare (EUENOV 7ÇELV) alla loro chiara manifestazione, spinte dal tempo infinito (úò To aiovos), che non lascia niente senza indagare. Ma ciò che agisce attivamente sugli uomini attraverso il corso del tempo è (per dichiarazione esplicita di Lu-ciano) « l'intelligenza (ppóvnois), che si accompagna alla scienza e trae dal frequente sperimentare la possibilità di scegliere l'ottimo ». Pertanto « dobbiamo considerare necessario lo studio dell'antico, ma onorare come migliore ciò che la vita seppe trovare poi, dopo aver raggiunto la possibilità di dedicarsi alla riflessione razionale (поугомоїс) ». Torna cosí in Luciano il concetto della tradizione vivente, che non è conservazione cristallizzata, bensí creazione progressiva continua realizzata dalla vita; torna l'idea dell'infinità di questo processo, che si estende dal passato e dal presente verso l'avvenire. Riassumendo, possiamo dire che per tutti gli assertori antichi dell'idea del progresso umano la natura offra il punto di partenza allo sviluppo dell'attività creatrice dell'intelligenza dell'uomo; quindi le conquiste compiute da ogni generazione offrono alle successive i mezzi e gli stimoli per nuovi incessanti esperimenti e nuove acqui-sizioni; e in tal modo la creazione della cultura progredisce insieme con l'intelligenza creatrice. L'antichità dichiara con Cicerone ciò che tornerà a dichiarare il rinascimento con Bruno; cioè che l'umanità è caratterizzata dal suo sforzo incessante di creare, mediante l'opera della sua intelligenza e delle sue mani, un'altra natura, altri corsi e altri ordini al di sopra di quelli che le furono dati naturalmente; e per questa creatività del suo spirito l'uomo merita d'esser considerato «come un dio mortale» o « dio della terra. Dai presocratici e dai poeti tragici fino a Seneca innegabilmente l'idea della creatività dello spirito si afferma e si sviluppa nell'antichità, e si ripercuote poi sugli ultimi secoli della cultura classica, da Luciano ed Aristocle ad Asclepio e Giovanni Filopono. Per negare agl’antichi il raggiungimento di tale intuizione, occorre chiudere gli occhi alla realtà storica e cancellare l'ampia documentazione che conferma la sua esistenza. Rodolfo Mondolfo. Mondolfo. Keywords: antica filosofia italica. Refs.: Luigi Speranza, "Grice, Mondolfo, e la filosofia greco-romana," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia. Mondolfo

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Monferrato: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – la scuola di Casale Monferrato -- filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Casale Monferrato). Filosofo italiano. Casale Monferrato, Alessandria, Piemonte. Autore di opere di teologia e scienza e legato pontificio. Entra nell'ordine francescano nella provincia genovese. Docente presso lo studio francescano di Assisi. Compone il saggio. “Quaestio de velocitate motus alterationis, Venezia. In esso presenta un'analisi grafica del movimento dei corpi uniformemente accelerati. La sua attività di insegnamento in fisica matematica influenza gli studiosi che operarono a Padova e Galilei che ri-propose idee simili. ‘Giovanni da Casale’, Treccani. Filosofia Filosofo del XIV secolo Teologi italiani Casale Monferrato Storia della scienza. Grice: “Casali dicusses the velocity of motion of alternation. He wisely remarks that if one takes the example of the quality of hotness, one may conceive of a UNI-FORM hotness throughout – ‘just as a rectangular parallelolgram is formed between two equidistant lines, such that any part you wish is equally wide with another. ‘Let there be throughout a UNIFORMLY DIFFORM hotness, such that it is a triangle!” – Nome compiuto: Giovanni da Casale Monferrato. Monferrato. Keywords: corpi inanimati, corpi animati, inerzia, un corpo animato non e un missile guidato – Grice. La liberta dei corpi animati, uniform, uniformly difform, difformly difform. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Monferrato” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Monimo: all’isola – la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale -- Roma – filosofia siciliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Grice: “Cicero used to say, ‘once a slave, always a slave,’ referring stupidly to Monimo!” --  Filosofo italiano. A former slave. Wrote two books. Monimo.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Montanari: la ragione conversazionale -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Cf Mazzino Montanari. Massino Montanari.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Montani: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale e il debito del segno – implicatura riflessiva – la scuola di Teramo -- filosofia abruzzese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Teramo). Abstract. Grice: “At Oxford, ‘thing’ is not considered a philosophical lexeme, but ‘object’ is – thus an apple matters less to us than the representation of it – this is what Montani calls the ‘debito del segno’ since while a rose by any other name would smell so sweet, the ‘segno’ “rosa” is inodorous!” -- Flosofo italiano. Teramo, Abruzzo. Allievo di GARRONI (si veda), è Professore di Estetica alla Sapienza Roma, è stato Directeur d'Études Associé presso all'EHESS di Parigi e ha insegnato Estetica al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. La sua ricerca si concentra oggi principalmente sui temi di filosofia della tecnica.  Allievo di Emilio Garroni, per M. l'estetica non va considerata come filosofia dell'arte, ma come una teoria della sensibilità umana, che ha la peculiarità di essere aperta agli stimoli del mondo esterno. La riflessione di M. si snoda in diversi passaggi e attraverso il confronto con alcuni dei protagonisti della filosofia, della linguistica, della semiotica e della teoria del cinema del Novecento, avendo sempre come punto di riferimento la filosofia critica di Kant.  Pensiero Ermeneutica e filosofia critica. Pubblica Il debito del linguaggio, in cui, partendo dal confronto con le teorie strutturaliste, in particolare quelle di Jakobson e Mukarovsky, mostra come la questione del significato del testo poetico non possa essere risolta mediante l'individuazione del codice linguistico o semiotico di riferimento, ma rimandi ad una condizione estetica della significazione. Questo tema viene ulteriormente approfondito in Estetica ed ermeneutica. Prendendo le mosse dalla filosofia critica kantiana, propone di ripensare la verità nel senso heideggeriano dell’ “a-letheia”, del “dis-velamento” dell'essere come una situazione ermeneutica strettamente legata all'effettiva esperienza del soggetto, seguendo la rilettura della filosofia di Heidegger proposta da Gadamer.La formazione e il pensiero di M. sono stati segnati dal suo interesse per il cinema e in particolare per Vertov e Ėjzenštejn. Di entrambi ha curato l'edizione  degli scritti.  Nel testo “L'immaginazione narrative” (Guerini) coniuga l'interesse per il cinema con quello più strettamente filosofico per il tema dell'immaginazione. Propone di considerare l'immaginazione nei termini in cui, in Tempo e racconto, Ricœur parla della narrazione, ovvero come di un processo di “rifigurazione” dell'esperienza del tempo da parte dell'uomo. Per Ricoeur la narrazione ha il potere di far fare al lettore esperienza di un tempo propriamente umano. Montani fa propria la tesi di Ricoeur, applicandola però, all'ambito della narrazione cinematografica. M. ritiene che il territorio dell'immaginazione in cui lavora il cinema sia quello dell'intreccio tra finzione e testimonianza, tra la costruzione dell'intreccio narrativo e la documentazione del reale. La trasformazione dell'esperienza del tempo avviene, così, ad un livello più profondo e creativo. Tecnica ed estetica Con Bioestetica si inaugura la fase più recente del pensiero di M., dedicata all'approfondimento del rapporto tra tecnica e estetica. Attraverso il paradigma della bioestetica M. propone di leggere i fenomeni di biopotere che caratterizzano l'epoca contemporanea a partire dalla loro natura innanzitutto tecnica ed estetica, cioè a partire dal fatto che la sensibilità dell'essere umano viene sempre più orientata ed organizzata tecnicamente. Il biopotere consiste proprio nella capacità di canalizzare la sensibilità umana. In L'immaginazione intermediale Montani prende in analisi i modi in cui il cinema risponde alle forme di anestetizzazione. Prendendo le mosse dalla spettacolarizzazione della politica emersa in seguito all'attentato delle Torri Gemelle, Montani introduce il concetto di "autenticazione dell'immagine", che non consiste nell'accertamento del referente fattuale dell'immagine (il vero, il reale) ma nella rigenerazione di un orizzonte di senso condiviso, la capacità di riferimento dell'esperienza e del linguaggio, in un'epoca caratterizzata da crescenti fenomeni di “indifferenza referenziale” La riflessione sul rapporto tra estetica e tecnica continua in “Tecnologie della sensibilità”, in cui viene teorizzata l'esistenza di una terza funzione dell'immaginazione: accanto a quella produttiva e riproduttiva vi è una funzione inter-attiva. L'immaginazione inter-attiva diventa il paradigma attraverso cui leggere l'epoca contemporanea, attraversata profondamente da fenomeni dell'inter-attività digitale e dalla proliferazione di ambienti virtuali. Saggi: “Il debito del linguaggio: l'auto-riflessività nel discorso,” – Grice: “There is the ‘debito’ and there is the ‘credito’ or ‘price’ of semiosis, too!” -- Marsilio, Venezia; -- Grice: “Actually, Montani uses ‘aesthetic self-reflection,’ using ‘aesthetic’ etymologically, as per what he calls ‘ermeneutica sensibile’ --  Fuori campo: studi sul cinema e l'estetica, Quattroventi, Urbino; Estetica ed ermeneutica: senso, contingenza, verità, Laterza, Roma);  L'immaginazione narrativa: il racconto del cinema oltre i confini dello spazio letterario, Guerini, Milano); Arte e verità dall'antichità alla filosofia contemporanea: un'introduzione all'estetica, Laterza, Roma); L'estetica contemporanea: il destino delle arti nella tarda modernià,  Carocci, Roma; Lo stato dell'arte: l'esperienza estetica; Carboni e M., Laterza, Roma); Bioestetica: senso comune, tecnica e arte” (Carocci, Roma; L'immaginazione intermediale: perlustrare, ri-figurare, testimoniare il mondo visibile, Laterza, Roma); Tecnologie della sensibilità. Estetica e immaginazione interattiva, Cortina, Milano. M., Il senso, Rai Scuola, su raiscuola.rai.  I percorsi dell'immaginazione. Studi in onore di M., Pellegrini, Censi, Cine-occhi e cine-pugni: due modi di intendere il cinema, su Nazione Indiana,  L'immaginazione estatica. Estetica, tecnica e biopolitica, su giornaledifilosofia.net. 2 lAlessandra Campo, Biopolitica come an-estetizzazione. Il significato estetico della biopolitica, su sintesidialettica. Montani, L'immaginazione intermediale, Laterza,, M., L'immaginazione intermediale, Laterza, Anna Li Vigni, Gli occhiali per immaginare, Il Sole 24 Ore. La vita immersa nell’estetica del virtuale, su ilmanifesto. Nome compiuto: Pietro Montani. Montani. Keywords: il debito del segno, Narciso e la reflexione. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Montani” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Montinari: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del sovrumano – torna a Surriento – la scuola di Lucca -- filosofia toscana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Lucca). Abstract. Grice: “We don’t study Nietzsche at Oxford, but they do, at Cambridge!” -- Filosofo toscano. Filosofo italiano. Luca, Toscana. Grice: “If I were asked to identify the main difference between the Italian philosopher and the Oxonian philosopher is that the Italian philosopher takes Nietzsche seriously! But then he lived at Torino!”  «Nelle istituzioni esistenti, sostenute da immani forze di produzione e di distruzione, viene assimilata e mercificata ogni e qualsiasi protesta, persino quella dei Lumpen, ogni tentativo di lasciare la «nave dei folli». Se il metodo di Nietzsche può ancora aiutarci, allora l'unica forza che ci è rimasta è quella della cultura, della ragione.»  Considerato uno dei massimi editori e interpreti di Nietzsche. Ha definitivamente dimostrato che Nietzsche non ha mai scritto un'opera dal titolo “La volontà di Potenza” e che le cinque diverse compilazioni che la sorella del filosofo e altri editori dilettanti hanno pubblicato sotto questo titolo sono testi del tutto inaffidabili per comprendere il pensiero di Nietzsche. Si era formato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all'Pisa, presso la quale si laureò con una tesi, “I movimenti ereticali a Lucca.” Caduto il fascismo, divenne un attivista del Partito comunista, presso il quale si occupava della traduzione di scritti dal tedesco. Mentre visitava la Germani a Est per motivi di ricerca, fu testimone della rivolta. Successivamente, in seguito alla repressione della Rivoluzione ungherese del 1956, si allontanò dall'ortodossia marxista e dalla carriera nel partito. Mantenne tuttavia la sua iscrizione al PCI, e rimase fedele agli ideali del socialismo. Collabora con le Edizioni Rinascita, e per un anno fu direttore dell'omonima libreria in Roma. Dopo averne rivisto la raccolta di opere e manoscritti in Weimar, Colli e M. decisero di iniziarne una nuova edizione critica. Essa divenne lo standard per gli studiosi, e fu pubblicata in da Adelphi. Per questo lavoro fu preziosa la sia abilità nel decifrare la scrittura a mano (praticamente incomprensibile) di Nietzsche, fino a quel momento trascritta solo da "Gast“ (Köselitz).  Fonda la rivista Nietzsche-di cui fu coeditore. Attraverso le sue traduzioni ed i suoi commenti di Nietzsche, diede un contributo fondamentale alla ricerca storica e filosofica, inserendo Nietzsche nel contesto del proprio tempo.  Saggi: “Che cosa ha detto Nietzsche”  Roma, Ubaldini, ripubblicato come  “Che cosa ha detto Nietzsche,” [Grice: “I convinced Montinari that ‘veramente’ is a trouser word and should be avoided!” -- Campioni, Milano, Adelphi. Su Nietzsche, Roma, Riuniti,  Teoria della Natura, Torino, Boringhieri, Milano, SE,  F Nietzsche, Lettere a Rohde, Torino, Boringhieri, Nietzsche, Opere, (Milano, Adelphi,  Nietzsche, Il caso Wagner: Crepuscolo degli idoli; L'anticristo; Scelta di frammenti, S. Giametta, Ferruccio Masini, Giorgio Colli, Milano, Mondadori Editore, Ecce homo; Ditirambi di Dioniso; Nietzsche contra Wagner; Poesie e scelta di frammenti postumi, Milano, A. Mondadori, Nietzsche, Schopenhauer come educatore, Milano, Adelphi, Epistolario di Nietzsche, Pampaloni Fama, Milano, Adelphi,  Nietzsche, Scritti, Milano, Adelphi, Schopenhauer, La vista e i colori Carteggio con Goethe,Abscondita,  Nota introduttiva a Genealogia della morale, Nietzsche e Van Gogh, due cardini del pensiero occidentale moderno di  Bettozzi (Liberal democaratici), su liberal democratici..  «Tant qu'il ne fut pas possible aux chercheurs les plus sérieux d'accéder à l'ensemble des manuscrits de Nietzsche, on savait seulement de façon vague que La Volonté de puissance n'existait pas comme telle (...) Nous souhaitons que le jour nouveau, apporté par les inédits, soit celui du retour à Nietzsche.» (Deleuze)  Aveva infatti ottenuto una borsa di studio della Scuola Normale Superiore a Francoforte sul Meno.  Rinascita Che era stato il suo maestro. Giuliano Campioni, Dizionario Biografico degli Italiani stituto dell'Enciclopedia italiana Treccani Giuliano Campioni, Giuliano Campioni, Lanata, Esercizi di memoria, Bari, Levante, (notizie su M. M. nell'articolo su Colli anche a proposito dell'Enciclopedia di autori classici, Boringhieri, progettata e diretta da Colli e a cui M. M.collaborò). Paolo D’Iorio, L'arte di leggere Nietzsche, Firenze, Ponte alle grazie,Giuliano Campioni, Leggere Nietzsche. Alle origini dell'edizione critica Colli-Montinari. Con lettere e testi inediti, Pisa, M.: l'arte di leggere Nietzsche Paolo D'Iorio, Pubblicato da Ponte alle grazie, Studi germanici  Di Istituto italiano di studi germanici — Pubblicato da Edizioni dell'Ateneo, Originale disponibile presso la l'Università della Virginia — "M., Nietzsche", di Tuca Giuliano Campioni, Da Lucca a Weimar: M. e Nietzsche in Nietzsche. Edizioni e interpretazioni,  Fornari, ETS, Pisa, Die "ideelle Bibliothek Nietzsches". Von Charles Andler M. Pensiero di Schopenhauer Roscani Torino#Filosofi Giuliano Campioni, M., in Dizionario biografico degl’italiani,  Istituto dell'Enciclopedia. Opere di M., Centro interdipartimentale di studi Colli-M. su Nietzsche e la Cultura Europea — Pisa, Lecce, Padova e Firenze (Centronietzsche.net), su centronietzsche.net. Grice: “Montinari is right that ‘la volonta di potenza’ ‘n’existe pas’ – vacuous name. Torna a Surriento.   Umano, troppo umano, uscito cento anni fa, più precisamente nel 1878, e dedicato al centenario della morte di Voltaire, è tra le opere di Nietzsche quella che ha avuto il più lungo periodo di gestazione. Nella mighore e più attendibile biografa di Nietzsche che mai sia stata scritta e che troppe volte non viene presa sul serio, voglio dire in Ecce homo, leggiamo:  « Umano, troppo umano è il monumento di una crist. Dice di essere un libro per spiriti liberi: quasi ogni frase vi esprime una vittoria - con quel libro mi sono liberato da ciò che non apparteneva alla mia natura... qui il termine " spirito libero" deve essere inteso solo in un senso: uno spirito diventato libero, che ha ripreso possesso di se stesso ». Ciò che non apparteneva alla natura di Nietzsche era la speculazione metafisica di Schopenhauer, il pensiero mitico di Wagner (più in generale il • pensiero impuro » dell'artista). L'approdo alla liberazione dello spirito è dunque un processo; esso — per il Nietzsche del 1878 - doveva essere compreso in una sorta di tirocinio, al cui inizio stavano le Memorie di un'idealista  di Malwida von Meysenbug e alla fine l'Origine dei sentimenti morali (1877) di Paul Rée. Tra i due nomi, che sembrano in contrasto tra loro, si compie una parabola tipica per la situazione spirituale di un gruppo importante di intellettuali del tardo Ottocento, cui anche Nietzsche appartiene. La vecchia quarantottarda Malwida (an-no 1816) acquisisce negli anni della rivoluzione e dell'esilio (Herzen, Mazzini, Kinkel) una concezione del mondo intrepidamente materialistica ed ateisti-ca, anche se illuminata dall'idealismo pratico-poli-tico e poi sostenuta (dopo l'incontro con Wagner)  dalla pessimistica (e consolatoria) metafisica schopen-haueriana. Ciò spiega, tra l'altro, l'entusiasmo concui ella nell'inverno 1876-77 a Sorrento accolse, per il tramite di Nietzsche, l'‹ ottimismo del temperamento » coniugato al • pessimismo della conoscenza », secondo la formula adoperata da Jacob Burck-hardt per definire il carattere dei Greci. (Questa formula doveva avere fortuna particolare da noi in Italia, nel passaggio dalla Meysenbug a Romain Rolland, e da costui a Antonio Gramsci).  Quindi Paul Rée (anno 1849): il giovane filosofo positivista si era educato alla scuola di Schopenhauer (e di Eduard von Hartmann, al quale anche il giovane Nietzsche doveva qualcosa), ma anche di Darwin e dei nuovi moralisti inglesi, con una considerevole aggiunta di nichilismo russo (Turgenev). Non mi sembra casuale che sia proprio Rée a scoprire (per regalarlo poi alla Meysenbug e a Bay-reuth) il giovanissimo Heinrich von Stein (anno  1857, allievo di Eugen Dühring, filosofo della « realtà »), anche lui schopenhaueriano (e poi wagneria-no) e autore di un libro dedicato agli « ideali » del  « materialismo ».  Questa schiera di personaggi, spiriti più o meno li-beri, tra i quali si trovavano amici e ammiratori di Nietzsche, vive la crisi di un'epoca satura di scienza, che può essere solo onestamente materialistica ed è al tempo stesso intimamente insoddisfatta, perché non riesce a scaldarsi al pallido, nordico agnosticismo königsberghiano, né ad entusiasmarsi per la nuova fede ottimistica e scientista del senile D.F.  Strauss. Le rimangono tutt'al più i paradisi artificiali e neoromantici del dramma musicale di Ri-  chard Wagner.  Dopo il grande tentativo wagneriano della Nascita della tragedia, la serie delle Considerazioni inattuali e più ancora la grande massa dei frammenti postumi stesi tra il 1872 e il 1876 si presentano ai nostri occhi come la preparazione del Nietzsche nuovo di Umano, troppo umano. Al di là della predicazione e dell'invettiva del Nietzsche inattuale è possibile infatti cogliere quel processo di intellettualizzazione radicale e di distruzione di ogni convinzione che è uno degli aspetti fondamentali della libertà di spi-rito, come viene enunciata nelle ultime pagine di Umano, troppo umano. Le illusioni e le consolazioni dell'arte, della metafisica, della religione cadono « in balia della storia», e solo la storia può rievocarle - e questa è ancora la nostra fortuna: poter mantenere in noi la possibilità della rievocazione storica dell'umanità passata. L'importanza della conoscenza storica è sottolineata da Nietzsche proprio in rapporto alla fine della metafisica, quando nell'aforisma 37 di Umano, troppo umano scrive:  * Qual è comunque la proposizione principale a cui giunge, attraverso le sue penetranti e taglienti analisi dell'umano agire, uno dei più arditi e freddi pensatori, l'autore del libro: Sull'origine dei sentimenti morali [cioè Paul Rée]? " L'uomo morale" egli dice "non è più vicino al mondo intelligibile (metafisico) dell'uomo fisico". Questa proposizione, temprata e affilata sotto i colpi di martello della conoscenza storica, potrà forse un giorno, in un qualche futuro, servire come l'accetta che reciderà alla radice il " bisogno metafisico" degli uomini: se più a benedizione che a maledizione del benessere gene-rale, chi saprebbe dirlo? ma in ogni caso come una proposizione dalle più importanti conseguenze, feconda e terribile insieme, e che scruta il mondo in quel modo bifronte, proprio di tutte le grandi co-noscenze». Dieci anni più tardi Nietzsche citerà ancora una volta in Ecce homo la proposizione di Rée, presentandola come il preannuncio della sua « trasvalutazione di tutti i valori ». Ho l'impressione che nessuno degli esegeti di Nietzsche abbia preso sul serio quel ritorno estremo a Paul Rée.  A Rée mancano tuttavia la disciplina e l'esercizio del senso storico che troviamo invece in tutta l'opera di Nietzsche, a partire proprio da Umano, troppo umano. Né il nome del massimo rappresentantedell'età dei lumi, di colui che Goethe chiamava la  • luce di noi tutti » si trova sul frontespizio della prima edizione del « libro per spiriti liberi » a celebrare la casualità di un giubileo. Esso rappresenta invece il nuovo programma di Nietzsche, che consiste nel risuscitare e lo spirito dell'Illuminismo e dello sviluppo progrediente » contro lo spirito di Rousseau, padre ambiguo delle « mezze verità » della Rivoluzione francese e del romanticismo. L’antagonismo Voltaire-Rousseau rientra per Nietzsche in una sorta di schema storico, che vale per l'età moderna nei due momenti dell'Umanesi-mo-Rinascimento e dell'Illuminismo. L'Umanesimo-  Rinascimento è un movimento di civiltà che viene interrotto da una rivoluzione (la Riforma) e da una reazione (la Controriforma), così come l'Illuminismo è stato interrotto dalla Rivoluzione francese e dalla reazione romantica. Dalla reazione romantica maturano però risultati imprevisti: da un lato il senso della storia, come forma superiore e prosecuzione dell'Illuminismo, dall'altro, - come prodotto diret-to, secondo Nietzsche, del senso storico, - il socialismo (rivoluzione) e l'oscurantismo moderno (in Germania nelle forme ideologiche del conservatorismo cristiano degli Junker e dell'antisemitismo).  Nietzsche è dalla parte del Rinascimento, dell'Illu-minismo e del senso storico, a cui si contrappongono di volta in volta le coppie rivoluzionario-reazionarie che abbiamo visto.  I valori positivi del passato non sono di coloro che hanno combattuto o reagito contro la Riforma e contro la Rivoluzione francese, come nel presente non è la reazione antisocialista (nel 1878 si hanno le leggi antisocialiste di Bismarck) a cui Nietzsche senta di aderire. La pacata riflessione storica dello spirito libero si colloca piuttosto nella vita contempla-tiva; questa comporta non tanto la rinuncia all'immediatezza vitale dell'azione, quanto e soprattutto il dominio dello « spirito » sulla pienezza e ricchez-za della « vita » (e quel dominio avrà significato in proporzione diretta a questa ricchezza e pienezza).  Un modello di questo dominio è il classicismo illu-ministico, tollerante e cosmopolitico di Goethe, che è il saldo punto di riferimento di tutto il libro.  guerra, bensi come la constatazione del definitivo crepuscolo degli « ideali » metafisici (Schopenhauer)  e mitici (Wagner), a cui secondo lui avrebbero dovuto approdare per onestà della ragione anche i suoi amici e seguaci. Tranne alcune rilevanti eccezioni (Overbeck, in particolare, ma anche Burck-hardt e Karl Hillebrand, che tuttavia non erano propriamente né amici né seguaci) gli amici (Richard e Cosima Wagner, Erwin Rohde, Malwida von Mey-senbug) rimasero costernati e, anzi, si sentirono attaccati e provocati, abbandonati e traditi. Così Nietzsche stesso, che pochi mesi prima aveva scritto cpistole dedicatorie di Umano, troppo umano a Ri-chard e Cosima Wagner, una di esse persino in (brutti) versi, dovette rendersi conto dell'abisso che lo separava non solo dai suoi vecchi amici, ma anche dal suo proprio passato: « Quell'offuscamento metafisico di tutte le cose vere e semplici, la lotta condotta con la ragione contro la ragione, con la mira di vedere in ogni e qualsiasi occasione chissà quali immense meraviglie, per giunta un'arte barocca di ipereccitazione e esaltazione della smodera-tezza, intendo dire l'arte di Wagner: queste due cose messe insieme avevano finito per rendermi sempre più malato e quasi ad estraniarmi dal mio buon temperamento... Mi resi pienamente conto di tutto ciò nell'estate di Bayreuth: fuggii via, dopo le prime rappresentazioni a cui avevo assistito, e mi rifugiai sui monti, e là in un piccolo villaggio in mezzo alla foresta, nacque il primo schizzo, all'incirca un terzo del mio libro, allora sotto il titolo del Vomere ». Cosi scriveva Nietzsche all'inconsola-bile Mathilde Maier, un'amica di Wagner, nel luglio del 1878, e nella stessa epoca a Rée: « I miei conoscenti ed amici (con pochissime eccezioni) si comportano come se gli avessi rovesciato il pentolino del latte. Dio li aiuti - io non posso fare altrimenti ».  Umano, troppo umano non era nato come libro po-lemico, lo ripetiamo, ma come superamento di una crisi, che non era solo di Nietzsche. Perché non vada perduto, nella presente pubblicazione che non ha commento, riproduciamo qui ciò che l'autore volle premettere nel 1878 alla prima edizione, ‹ in luogo di una prefazione », affinché serva come avviamento alla lettura della prima grande opera veramente sua. Si tratta della traduzione di un brano tratto dalla versione latina del Discorso del metodo di Cartesio:  *- per un certo tempo considerai le occupazioni disparate alle quali gli uomini si dedicano in questa vita, e feci il tentativo di scegliere la migliore tra queste. Ma non è necessario qui raccontare quali pensieri mi vennero nel far ciò: basti dire che, per parte mia, nulla mi sembrò essere meglio che attenermi rigidamente al mio proposito, vale a dire: impiegare tutto il tempo della vita a sviluppare la mia ragione e a seguire le tracce della verità così  come i mi re proponi queche i ri che gali  che, secondo il mio giudizio, non si può trovare in questa vita nulla di più gradevole e di più in-  nocente; oltre a ciò, da quando mi ero giovato di quel modo di considerare le cose, non passava giorno senza che io non scoprissi qualcosa di nuovo, che era sempre di un qualche peso e niente affatto conosciuto dalla generalità degli uomini. La mia anima finalmente divenne allora cosi piena di gioia, che tutte le altre cose non potevano più offenderla in alcun modo. Mazzino Montinari. Montinari. Refs. Luigi Speranza, “Grice e Montinari: l’implicatura di Nietzsche” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Monte: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – la prospettiva e la filosofia della percezione – la scuola di Pesaro -- filosofia marchese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Pesaro). Abstract. Grice: “For some resason – most likely due to the empiricist tradition prevalent in these islands, the philosophy of perception is quite popular at Oxford. Our moral professor of philosophy, Austin, spent most of his terms teaching it – “Sense and sensibilia”!” -- Filosofo italiano. Pesaro, Marche. Grice: “I like to illustrate a ‘scientific revolution’ with Del Monte’s refutation on the equilibrium controversy, since it involves a lot of analyticity that only a philosopher can digest!” -- essential Italian philosopher. Il marchese Guidubaldo Bourbon Del Monte (Pesaro), filosoMecanicorum liber, Suo padre, Ranieri, originario da un famiglia benestante di Urbino, discendente dalla schiatta dei Bourbon del Monte Santa Maria, fu notato per il suo ruolo bellico e fu autore di due libri sull'architettura militare. Il duca di Urbino, Guidobaldo II della Rovere, gli attribuì, per meriti, il titolo di Marchese del Monte, dunque la famiglia divenne nobile solo un generazione prima di Guidobaldo. Alla morte del padre, ottenne il titolo di Marchese. Studia matematica a Padova. Mentre era lì, strinse una grande amicizia con Tasso. Combatté nel conflitto in Ungheria, tra l'impero degli Asburgo e l'Impero Ottomano. Al termine della guerra, torna nella sua tenuta a Mombaroccio, vicino Urbino, dove passava i giorni studiando matematica, meccanica, astronomia e ottica. Studia matematica con l'aiuto di Commandino. Divenne amico di Baldi, che fu anch'esso studente di Commandino. Ispettore delle fortificazioni del Granducato di Toscana, pur continuando a risiedere nel Ducato di Urbino.  In quegli anni, corrisponde con numerosi matematici inclusio Contarini,  Barozzi e Galilei  e con alcuni di loro si dice abbia avuto anche relazioni più che professionali.  L'invenzione per la costruzione di poligoni regolari e per dividere in un numero determinato di segmento qualsiasi linea fu incorporata come caratteristica del compasso geometrico e militare di Galileo. Proprio fu fondamentale nell'aiutare Galilei nella sua carriera, che e un promessa ma disoccupato. Raccomanda il toscano al suo fratello Cardinale, che a sua volta parla con il potente Duca di Toscana, Ferdinando I de' Medici. Sotto la sua protezione, Galileo ha una cattedra di matematica all'Pisa. Guidobaldo divenne un amico fidato di Galileo e lo aiutò nuovamente quando dovette necessariamente fare domanda per poter insegnare matematica all'Padova, a causa dell'odio e della macchinazione di Giovanni de' Medici, un figlio di Cosimo de' Medici, contro Galileo. Nonostante la loro amicizia, M. fu un critico di alcune teorie di GALILEI, come quella relativa alla legge dell'isocronismo delle oscillazioni. Compone un importante saggio sulla prospettiva, “Perspectivae Libri VI”, pubblicato a Pesaro che ha ampia diffusione. E sicuramente, anche secondo il parere di Galileo, uno dei massimi studiosi di meccanica e matematica. “Mechanicorum liber”. Pisauri. Saggi: “Mechanicorum” (Pisauri, Girolamo Concordia – Venezia, Deuchino -- Mecanicorum); “Plani-sphaeriorum universalium theorica” (Pisauri, Girolamo Concordia); “De ecclesiastici calendarii restitutione" (Pisauri, Girolamo Concordia); “La prospettiva” (Pisauri, Girolamo Concordia -- Roma); “Problematum astronomicorum” Venezia, Giunta); De cochlea,” Venezia, Deuchino);  “Le mechaniche nelle quali si contiene la dottrina di tutti gl’istrumenti principali da mover pesi grandissimi con picciola forza”  (Venezia, Franceschi); “Lettere” (Venezia); “La teoria sui planisferi universali” (Firenze). Galileo (che nel frattempo era stato molto probabilmente anche suo ospite) puo occupare la cattedra di Padova, grazie anche all’intervento delduca., che nell’ambiente veneto poteva contare, oltre che sull’amicizia di un Contarini e di un Pinelli, sull’autorità e l’influenza di M., generale delle fanterie della Repubblica": Fondazione cardinal Francesco maria delmonte -- guidobaldo-del-monte. A. Giostra, La stella o cometa nelle lettere a Giordani, Giornale di Astronomia. Galilei. Guidobaldo II della Rovere Mombaroccio, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Grice: “There possibly is no equivalent to perspective for the other senses. Prospettiva, as the Italians call it. They are obsessed with it. Consider the human body. Consider Apollo del Belvedere – it is not just a body perceiving another body, there is a perspectival side to it!” Nome compiuto: Giambattista del Monte. Guido Ubaldo de’ marchesi Del Monte; Guidobaldo Del Monte. Monte. Keywords: implicature, perspective in statuary. Refs.: Luigi Speranza, "Grice e del Monte," per Il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria, Italia.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Monterosso – filosofia italiana – Luigi Speranza  (Roma). Abstract. Grice: “I invented Deutero-Esperanto; Monterosso invented neo-Latin!” -- Filosofo italiano. Roma, Lazio. Vede le stampe a Buenos Aires il progetto di M.,  denominato neo-latinus. I casi fin qui esaminati non esauriscono la moltitudine di quelli che vedeno la luce. Si ricordino pertanto anche i contributi di Tommaso Valperga di Caluso (grammatica universale,  1800), ROVERE (vedasi), Proposta del provenzale come lingua internazionale, CONSOLI (vedasi), Lingua nazionale della terra; PORTALUPI (vedasi), Sten.ling.; FACCIOLI (vedasi), Lingue de nazioni e lingua universale; MAGLI (vedasi), Anti-Babele; ALLIONI (vedasi) BOELLA (vedasi) Boella (999  Cod.: codice di corrispondenza amichevole internazionale), HERPITT (vedasi), Niuspik; CALABRESI (vedasi), Omni-Lingua; ARGENTERI (vedasi), Lingua Euratlantica; PELLEGRINI (vedasi), Grammatica de lingua italiane semplificate; CIARLANTINI (vedasi), Metodo tachigrafico. I progetti ivi citati non sono stati esaminati perché le informazioni che li concernono sono, per ora, di difficile reperimento. Antonio da Monterroso. Monterosso. Keywords: implicatura, lingua universale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Monterosso.” Monterroso.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Moramarco: la ragione conversazioane e l’implicatura conversazionale della tradizione massonica filosofia emiliana – filosofia italiana – Luigi Speranza (Reggio nell’Emilia). Grice: “At Oxford, masons are usually forbidden!” -- Filosofo italiano. Reggio, Emilia. Grice: “Unlike Moramarco, what most people know about massoneria is via “Il flauto magico”!” Grice: “Moramarco analyses massoneria aa a philosophical cult, talking about ‘brotherly link’ ‘vincolo fraterno’ – he has unearthed a few fascinating details about massoneria in Italy. Esponente della Massoneria te assertore di una sintesi religiosa tra Mazdeismo e Cristianesimo. Discende da un'antica famiglia di Altamura, di ascendenze latino-germaniche, cresciuta e ramificatasi durante il dominio dei Farnese. Studioso di Massoneria, ha scritto la Nuova Enciclopedia Massonica in tre volumi, importante testo di ricerca massonologica. Un suo precedente volume, La Massoneria ieri e oggi fu tra i primi, sull'argomento, pubblicati in Russia dopo il crollo del regime sovietico, che aveva proscritto le Logge.  Iniziato nel Grande Oriente d'Italia, divenne Maestro Venerabile della Loggia Intelletto e Amore, ricevette la decorazione all'Ordine di Bruno, conferita a quanti si distinguono nello studio e nella diffusione degli ideali massonici. Coordinatore scientifico del Convegno Internazionale anni di Massoneria in Italia, al quale parteciparono studiosi quali Paolo Ungari, Alessandro Bausani, Mola, Basso, Roversi Monaco, Ricca. Il convegno fiorentino costituì la prima risposta pubblica, da parte della Comunione massonica di Palazzo Giustiniani, alle degenerazioni della P2.  Nello stesso anno, in qualità di Garante d'Amicizia tra il Grande Oriente d'Italia e la Grand Lodge of South Africa, richiese, d'accordo con il Gran Maestro Armando Corona, che tutte le Logge sudafricane, peraltro già avviate in tale direzione  (quando un gruppo di Liberi Muratori della Massoneria Prince Hall era stato ammesso nella Loggia "De Goede Hoop" di Cape Town), abrogassero l'apartheid, scelta che esse fecero, qualificandosi tra le prime associazioni bianche a superare la segregazione razziale. Uscì dal Grande Oriente d'Italia, rigettandone il laicismo, per ravvivare i nuclei massonici di impronta cristiana e spiritualista, che assunsero la denominazione Real Ordine degli Antichi Liberi e Accettati Muratori. Su tale concezione della Massoneria ha scritto La via massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide e cristiano (), un testo dal quale emerge, fra l'altro, l'importanza della devozione alla Vergine Maria, come madre del Cristo ed espressione umana della divina Sophia, nella genesi della spiritualità massonica.  Ha ricostruito le vicende della Gran Loggia d'Italia, l'altra associazione maggioritaria di Liberi Muratori in Italia, nel volume Piazza del Gesù. Documenti rari e inediti della tradizione massonica italiana, contribuendo in seguito alla realizzazione di programmi tematici per varie emittenti televisive, tra le quali Rossija 24, Reteconomy e È TV Rete7.  Ha conseguito il 33º grado del Rito scozzese antico ed accettato e il VII del Rito filosofico italiano, che nel secondo decennio del Novecento vide tra le sue fila i neopitagorici Arturo Reghini e Amedeo Rocco Armentano. Fonda in Italia l'Antico Rito Noachita su patente ricevuta presso il British Museum dall'ex Maestro Venerabile della Loggia "Heliopolis" di Londra.  Ha realizzato una colonna sonora per i rituali massonici, dal titolo Masonic Ritual Rhapsody. presso la Loggia "Gottfried Keller" di Zurigo, è stato ricevuto come membro nell'Independent Order of Odd Fellows.  Già attivo con Joseph L. Gentili,  editore del newsletter Brooklyn Universalist Christian, in un progetto di restaurazione della Chiesa Universalista d'America, contro la deriva liberal di quel movimento, ha ricevuto il navjote zoroastriano. Nel volume Il Mazdeismo Universale propone una visione eclettica di tale religione, collegando ad essa elementi del misticismo ebraico, del dualismo platonico e cristiano, del buddhismo Mahāyāna, e riconoscendo in Gesù il saoshyant (divino soccorritore, messia) profetizzato dall'antica religione iranica, in una prospettiva teologica di tipo mazdeo-cristiano, intorno alla quale si è formata una Fraternità Mazdea Cristiana.  Si è avvicinato alle correnti latitudinaria e mistica dell'Anglicanesimo e al percorso religioso di Loyson, confluendo in una comunità religiosa di orientamento eclettico, ove ha potuto conservare la doppia appartenenza, cristiana e zoroastriana. Entro tale gruppo, che nel gennaio  ha assunto la denominazione Reformed Cloister of the Holy SpiritUnione Riformata Universalista, è un oblato di San Pellegrino delle Alpi, secondo la Regola che, ispirandosi alle tradizioni fiorite intorno alla vita di quell'eremita del Cristianesimo celtico, contempla almeno un atto quotidiano "di giustizia, o di soccorso fraterno" anche nei riguardi di animali e piante.  Laureatosi cum laude in Filosofia presso l'Bologna,, con una tesi sul pensatore indiano Sri Aurobindo (relatore il noto indologo e sanscritista Giorgio Renato Franci), nella seconda metà degli anni Ottanta si è formato in Training autogeno e Psicoterapia con la procedura immaginativa sotto la guida di Luigi Peresson.  Ha trattato dei nessi tra Zoroastrismo e Cristianesimo nei libri La celeste dottrina noachita (e I Magi eterni, di fenomenologia del sacro ne L'ultima tappa di Henry Corbin e di tanatologia in Psicologia del morire. Ha scritto sulle esperienze di autogestione dei lavoratori nel mondo e sui rapporti tra socialismo e religione per Azione nonviolenta, la rivista fondata da Aldo Capitini. Con il saggio Per una rifondazione del Socialismo partecipò al simposio "Marxismo e nonviolenza" (Firenze) nel quale intervennero, tra gli altri, Bobbio e Garaudy. -- è un sostenitore della lingua ausiliaria internazionale Esperanto. Ha aderito al gruppo esperantista bolognese "Achille Tellini".  In ambito narrativo, ha scritto Diario californiano e Torbida dea. Si è occupato di storia dello spettacolo, scrivendo I mitici Gufi, sul celebre quartetto di cabaret degli anni sessanta, e partecipando all'allestimento del programma Gufologia per Rai Sat; con l'ex "Gufo" Roberto Brivio ha collaborato sia nella riproposta del repertorio del gruppo in teatri e circoli culturali, sia nella realizzazione di un laboratorio teatrale e musicale che vide attivamente coinvolti numerosi alunni portatori di disabilità, presso l'Istituto medio superiore in cui insegnò psicologia.  Ha inciso quattro CD, Allucinazioni amorose (meno due), Gesbitando, Come al crepuscolo l'acacia e Existenz, che contengono sue canzoni e brevi suites strumentali, ricevendo il plauso, tra gli altri, di critici come Maurizio Becker, Mario Bonanno (Musica et Parole) e Salvatore Esposito (Blogfoolk), di autori come Bruno Lauzi, Ernesto Bassignano, Giorgio Conte e dei jazzisti Giulio Stracciati e Shinobu Ito.  Nel dicembre  è stato chiamato da Luisa Melis, figlia e continuatrice dell'opera di Ennio Melis, il patron della RCA Italiana, a far parte della giuria del Premio De André.  Saggi: “La Massoneria” (Vecchi, Milano), “La Massoneria: cronaca, realtà, idee (Vecchi, Milano), “Per una rifondazione del socialismo, in: Marxismo e non-violenza (Lanterna, Genova) – PARTITO SOCIALISTA ITALIANO --; “La Libera Muratoria” (Sugar, Milano); “La Massoneria. Il vincolo fraterno che gioca con la storia” (Giunti, Firenze) Diario (Bastogi, Foggia) Grande Dizionario Enciclopedico POMBA (Torino); Antroposofia, Besant, Cagliostro, Radiestesia, ecc.). L'ultima tappa di Henry Corbin, in Contributi alla storia dell'Orientalismo, Franci (Clueb, Bologna) “La Massoneria in Italia” (Bastogi, Foggia) Enciclopedia Massonica (Ce.S.A.S., Reggio E.; Bastogi, Foggia); Psicologia del morire, in  I nuovi ultimi (Francisci, Abano Terme) Piazza del Gesù. “Documenti rari e inediti della tradizione massonica italiana” (Ce.SA.S. Reggio Emllia); Sette Lodi Massoniche alla Beata Vergine Maria (Real Ordine A.L.A.M., Reggio Emilia) La celeste dottrina noachita (Ce.S.A.S, Reggio E.) I mitici Gufi (Edishow, Reggio Emilia); “Torbida dea. Psicostoria d'amore, fantomi et zelosia (Bastogi, Foggia); Il Mazdeismo Universale. Una chiave esoterica alla dottrina di Zarathushtra (Bastogi, Foggia ) I Magi eterni. Tra Zarathushtra e Gesù (Om, Bologna ) La via massonica. Dal manoscritto Graham al risveglio noachide (Om, Bologna ) Massoneria. Simboli, cultura, storia (consulenza scientifica di M.M.) (Atlanti del Mistero/Giunti-Vecchi, Firenze ) Introduzione alla Libera Muratoria (Settenario, Bologna ) Musica Allucinazioni amorose (meno due)  (Bastogi Music Italia) (Bastogi Music Italia) Gesbitando, (Bastogi Music Italia ) Come al crepuscolo l'acacia  (Heristal Entertainment, Roma ) Existenz ((Heristal Entertainment, Roma ). Note  Aplogruppo Mola, Un valido impulso per una Massoneria "à parts entières", in 250 anni di Massoneria in Italia, F. Ferrari, La Massoneria verso il futuro (una conversazione con Michele Moramarco) v. )  Una breve rassegna di testi fondamentali sulla Massoneria si trova sul sito del Cesnur diretto da Massimo Introvigne. Vedi anche le recensioni di E. Albertoni ne Il Sole 24 Ore, inserto domenicale, e di G. Caprile ne La Civiltà Cattolica, Il volume fu pubblicato nell’anno della dissoluzione dell'URSS, dalla casa editrice Progress, V. Brunelli, Massoneria: è finito con la condanna della P2 il tempo delle logge e dei "fratelli" coperti, in Corriere della sera, Il Corriere della Sera dedicò un lungo articolo allo "scisma" (v. ). Del Real Ordine A.L.A.M. si è occupato anche il centro di ricerca Cesnur, diretto dal noto storico e sociologo delle religioni Massimo Introvigne, v.//cesnur.org/religioni_italia/a/ appendice_02.htm. Il termine Real non aveva alcun riferimento alla storia italiana, ma si richiamava alla leggenda, contenuta negli Antichi doveri, secondo cui l'Ordine Massonico ricevé le sue proto-costituzioni dal re Atelstano d'Inghilterra (Æðelstan); recentemente il Real Ordine ha assunto la denominazione di Unione Cristiana dei Liberi Muratori  Rito filosofico italiano  Antico Rito Noachita  Masonic Ritual Rhapsody, Bastogi Music Italia, youtube.com/watch?v=rSs0 4kpA36U. A questa esperienza è collegata la sua iscrizione alla SIAE come autore musicale  Del percorso che lo ha condotto verso la visione di Zoroastro (Zarathushtra) si è occupata la rivista parsi di Bombay, Parsiana, così come il quotidiano torinese La Stampa v. mazdeanchristian.wordpress.com/  latitudinarismo, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana,  v. riformati universalisti.wordpress // In questa comunità si ritrovano, su vari temi, idee tratte dal Manicheismo, dall'Arianesimo, dal Quaccherismo, dall'Unitarianismo, dal Giurisdavidismo e dall'universalismo hindu-cristiano del movimento Navavidhan fondato da Keshab Chandra Sen. Frequenti e significativi sono altresì i riferimenti al pensiero di aint-Martin e alla "religione aperta"o della "compresenza dei morti e dei viventi"elaborata da Capitini, Stracciati  Ito  E. Albertoni, Tante fedi, nessun dogma (recensione della Nuova Enciclopedia Massonica, Il Sole 24 Ore,I, inserto culturale domenicale) M. Chierici, Nasce la Lega dei Venerabili (Corriere della Sera) S. Esposito, Dalle radici del Mazdeismo all'Alleanza Mazdea CristianaIntervista con M. (in Secreta Magazine S. Esposito, Gesbitando: intervista con M. (Blogfoolk) F. Ferrari, La Massoneria verso il futuro (una conversazione con M.) (Bastogi, Foggi8) S. Semeraro, Tra la via Emilia e l'Est. Così parlò Zoroastro (La Stampa, Torino) S. Sari, Unico e plurimo al contempo, Dio secondo gli Zoroastriani [intervista a M.M.](Libero) G. Giovacchini, Cultura e spiritualità della Massoneria italiana [prefazione di M.] (Tiphereth, Acireale-Roma )  Zoroastrismo Universalismo Massoneria Rosacroce michelemoramarco.  blog del Real Ordine A.L.A.M., su realordine.wordpress.com. Pagina sul sito di Heristal Entertainment, su heristal.eu. blog degli anglicani latitudinari, su riformatiepiscopali.wordpress.com. Grice: “The Romans are obsessed with what Moramarco calls ‘paganesimo romano’ – the word ‘pagano’ only makes sense in opposition to Christ. It would be very inappropriate of the greatest Italian philosopher ever, Antonino, to consider his self pagan!” -- Michele Moramarco. Moramarco. Keywords: la tradizione massonica italiana. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moramarco” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Morandi – la lingua di Firenze – filosofia italiana – Luigi Speranza (Firenze). Abstract. Grice: “At Oxford, ‘rule’ has a meaning that was adopted by Austin, and therefore, disadopted by me! – Cicerone should know better – REGVLA – from ‘reign’ – the rule of law. In my “Logic and Conversation” I occasionally and informally refer to the ‘conversational rule’ of the ‘conversational game’, i. e. the rule that states which ‘conversational mve’ should follow which!” Filosofo italiano. Firenze, Toscana. Trabalza cita. REGOLE DELLA LINGUA FIORENTINA C ["kabalza. A quanto dico del notevolissimo documento che qui esce pella prima volta alla luce, sono in grado, per speciale favore usatomi dal mio illustre maestro ed amico senatore Morandi, d’aggiungere alcune notizie di grande importanza storica, anticipando le conclusioni a cui egli è giunto, com'è suo costume, dopo largo e profondo studio, e che illustra col noto suo magistero di dottrina e di stile in un saporitissimo saggio. Nella Antologia M. segnala l'importanza della grammatichetta vaticana, narrando le vicende del manoscritto; e poiché egli stesso m'esorta a pubblicarlo per intero, annunzia fin d'allora ch'io la mette come appendice ad ogni grammatica razionale o ragionata. Continuando però le sue indagini con rigore di metodo intorno ai primi vocabolari e alle prime grammatiche della nostra lingua, M. puo ha tra le altre cose provare che la nostra grammatichetta e molto probabilmente opera di Lorenzo il Magnifico, non certamente d’ALBERTI (si veda), com'e stato supposto; e che anche Vinci abbozza una grammatica della lingua d’Italia, dimettendone forse il pensiero, quando ha notizia, come apparisce da due suoi ricordi, della grammatichetta del magnifico. Lo studio di M. s’occupa poi distesamente dei materiali raccolti da VINCI per fare il vocabolario italiano, il latino-italiano e una specie di dizionario illustrato dell’armi Prefazione antiche, pel quale sa attingere d’una fonte classica sfuggita ai lessicografi latini suoi contemporanei. Per tutto questo M. adduce fatti fin qui ignorati o fraintesi; ed attorno alla grammatichetta vaticana e all'opera filologica di VINCI tratteggia e documenta i traviamenti degl’altri primi come de'posteriori grammatici e vocabolaristi, italiani e latini, e ha occasione di ri-parlare, sotto nuovi aspetti, de'punti più capitali della questione della lingua, dimostrando, in concordia e in conferma del principio che egli viene sostenendo da tanti anni, come il Magnifico, VINCI (vedasi) e MACHIAVELLI (vedasi) hanno criteri linguistici assai più giusti di’altri loro contemporanei e di molti moderni. Sicché il suo saggio, mentre, integrando le sue ben note trattazioni precedenti, prende un cospicuo posto nella secolare letteratura della questione dell'unità della lingua, viene a colmare, sotto il rispetto storico, una vera lacuna. Ed ora poche parole sull'edizione della grammatichetta; poche, perchè i criteri da noi tenuti appariranno ben chiari dal testo che qui segue. S'è cercato di conservarlo in tutta la sua integrità anche sotto il rispetto puramente materiale: quindi nessuna sostanziale modificazione nel sistema ortografico e di punteggiatura, che qui poi ha un maggior valore, mancando nella grammatichetta qualunque principio d'interpunzione e d'ortografìa; nessuna sostituzione di corsivo, anche là dove forse pella chiarezza del testo sarebbe stato di qualche utilità. Anche l'incertezza nell'uso delle maiuscole e delle minuscole s'è lasciata. Per Yu e il v, benché sempre rappresentati dall’autore coll'?^, s'è adottata la distinzione grafica dell'ordine delle lettere. Si sono conservati i più e i cosi e simili, senz'accento, di contro all'a, preposizione, accentata. S'è mantenuta anche la disposizione dei titoli de'capitoli. Si sono invece sciolti i pochi nessi, anche perchè si son trovati di non i1 In 536,36 dopo e, 537,8 dopo O, 537,38 dopo come, 540,10 dopo o, 543.2 dopo amiamo e amiate, 545,10- dopo compositione, 546,22 avanti a che il punto o la virgola sono stati cancellati, 533 incerto intendimento; i dubbi sono stati accennati in nota. Ma le comuni abbreviature grammaticali, come di pir. per plurale, dov'erano, si son mantenute, senza per altro tener conto di qualche /.'per plr., che è il più frequentemente adoperato. Frantendimenti e lacune del copista, che certo non mancano, sono stati corretti e colmati nel testo colle parentesi quadre o nelle note. All'evidente (l) spostamento subito nella rilegatura dal foglio 11 (si ricordi che la grammatichetta e il De Vulgari Eloquentia hanno scambiato nel nostro codice le guardie: v. qui, pp. 13-14 u) s'è provveduto col dare questo foglio risolutamente nel luogo dove deve stare, ma lasciandogli la numerazione che ha nel codice. Qualche altra particolarità è stata descritta in nota. Poiché, infine, i segni delle lettere e degl’accenti ortografici adoperati nell'ordine delle lettere e nello specchietto delle vochali non erano riproducibili coi tipi comuni, abbiam creduto opportuno, benché solo pochissimi siano adoperati poi nel testo, dare un facsimile delle due pagine in cui si trovano: alle quali rimandiamo i lettori per ogni altra cosa che ad esse si riferisca. Uno di quei pochissimi segni è Ve articolo e pronome che il nostro A. scrive con un apostrofo non a destra, ma postogli sopra perpendicolarmente. Non valendo la spesa il farlo fondere appositamente, potevamo renderlo coll'apostrofo laterale; ma abbiam preferito di renderlo coll'accento acuto, che pur è meno esatto, perchè quell'<? ricorre anche in casi, come in elio, dove l'apostrofo non si sarebbe potuto più mantenere. Evidente non solo pell'ordine che richiede la trattazione, ma anche pel segno del fine (una croce tratteggiata negli angoli) posto all'ultima parola della e. 11 B. Dobbiamo qui esprimere i nostri più vivi ringraziamenti all'egregio amico nostro Zucchetti che ha compiuto per noi la diligente fatica di collazionare la nostra copia e le prime bozze sull'originale vaticano. urJM / SV et ' tfftmtme U ImmniAftm tvn efitrr fktn cvtwmt' ti ' tum ?»t?w ijtfini y mti st* < brtpriA, di' c<rh datti yoUjbet ', cerne '?*tP wuwdmo /" / f ff ' ' f m irteli ; erta* d?t*rrt*n* Mttìl* crtvrr : nette** aiu/h tufJhf tyu(t»ou> in (tinaie ut racwi [ufi id [a unntA rwjVto tn unnwmc- (lunata-turni ; omì cof* #mU' -futre otiti* 1W (r<*n4' t' ) ìtuA0S% frvfs* t* vrect prima, e' fa «rifa <tc ì-lMimi: Crchtflnifiif * i t i \, «^_ tfnejfc' sunti* ammanitimi .wtr* i jerù/erc' V fonai** atre/ scnzA ecmmeia. $uc nmc urwti.ihes nur' jm Afte' anale' e >U S{& rn ia .tnoiiA y^Avi Ufticr ttm e' intende mv.fr ' Ovài ne ae'.ie it*Hrc' . i r t d b n H m e r* 0 et < r L > / /V C crj M Tav. I. \roc^M * e' e i o 0 h e' e e" r7 - -» / CónmniTte vermi* Arftculns c't <nro tir/ fiUw ci -zembe H- iirolfr' fora a perei aneti* cyr f piiUfdtc'. QlSl bnmU e dilhvnc' Tcfiiwii fini/ce ' ( ' f f ( ' ' f (> (," ' w KoCfi*c .- scis fiixyhM ArHchoa acromi L C c\)c(c ' iti molH pnrtt' \)WHq in mmis. tifimi, 4%c' mzwhni nomi, v/m Utmo - tfen^tuj e-tvjmujrci e rum attrfi cf majiuliiict c'i&mwitut; t nSHtri Ufim fi -fmo wdcww. f iflfa/l 'in orni nmf ' (rtino l* Mnm* shmltret ffitfto /tifi iti cgr> cdf S^^<: «fi."?!»*4 Importante. Morandi. Keywords: lingua, linguaggio, Alberti, storia della grammatica razionale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Morandi.”

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Moravia: la ragione conversazionale – personologia -- l’implicature conversazionali dei ragazzi – la scuola di Bologna -- filosofia emiliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Bologna). Grice: “Perhaps I should have followed Morava and called my construction routine of metaphysical transubstantiation, by which a specimen of Homo sapiens sapiens becomes a person – personologia!” Filosofo italiano. Bologna, Emilia-Romagna. Grice: “I like Moravia: he has philosophised on what makes us ‘human,’ (“il pungolo dell’umano”) – his analysis of ‘il ragazzo selvaggio’ is sublime – and he has played with ‘reason,’ hidden and strutturata – and the universi di senso with which I cannot but agree! – provided we don’t multiply them ad infinitum!” -- Grice: “I like Moravia’s idea of ‘la ragione nascosta’ – you have indeed to seek and thou shalt find!” -- “Il Nietzsche che prediligo è il Nietzsche terreno, umano, presente nel tempo. È il Nietzsche intrepido esploratore del sottosuolo dell'uomo e dei disagi della civiltà. È il Nietzsche che fertilmente e sofferentemente (non narcisisticamente) vive e pensa il nichilismo: ma per andare oltre il nichilismo. È soprattutto il Nietzsche cheneo-illuminista forse malgrado luivuole conoscere, capire, dare un (nuovo) senso alle cose.” Professore a Firenze. Allievo diGarin, si è formato in ambiente fiorentino conseguendovi la laurea in filosofia nel 1962 con tesi su Gian Domenico Romagnosi. Professore incaricato, è poi diventato ordinario di Storia della Filosofia all'Firenze. Nel corso della sua carriera, si è interessato particolarmente dell'illuminismo francese e del pensiero del Novecento, della storia e dell'epistemologia delle scienze umane, con particolare attenzione all'antropologia, la filosofia della mente e l'esistenzialismo. I suoi studi e le sue ricerche hanno aperto nuove prospettive interdisciplinari fra pensiero filosofico e scienze umane. Attualmente, le sue attenzioni sono rivolte verso l'opera e il pensiero del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche del quale pubblica già una celebre antologia dal titolo La distruzione delle certezze e, nel 1985, una raccolta di saggi intitolata Itinerario nietzscheano. Proprio un nuovo modo di avvicinarsi e concepire il pensiero del filosofo tedesco lo hanno reso uno dei suoi interpreti più originali e più discussi. Grazie ai suoi studi e contributi filosofici, è stato visiting professor presso l'Università della California a Berkeley, l'Università del Connecticut a Storrs e il Center for the Humanities della Wesleyan University. Conferenziere presso altre sedi universitarie americane (fra le quali, Harvard, UCLA, Boston) ed europee (Francia, Belgio, Germania), è cofondatore della “Società italiana degli studi sul XVIII secolo”, nonché membro del Comitato direttivo delle Riviste filosofiche “Iride” e “Paradigmi”. Collabora ai giornali Corriere della Sera, Quotidiano nazionale, La Repubblica. Saggi: “Il tramonto dell'Illuminismo -- filosofia e politica” (Laterza, Roma); “La ragione nascosta” (Sansoni, Firenze); La scienza dell'uomo” (Laterza, Roma); “L’antropologia strutturale” (Sansoni, Firenze); “Esistenziale” (Laterza, Roma); “La teoria critica della società” (Sansoni, Firenze); “Gl’idéologues -- scienza e filosofia” (Nuova Italia, Firenze); “La distruzione delle certezze” (Nuova Italia, Firenze); “Linguaggio, scuola e società not ‘storia’! -- Guaraldi, Firenze); “Filosofia e scienze umane nell'età dei Lumi” (Sansoni, Firenze); “Pensiero e civiltà” (Monnier, Firenze); “Il ragazzo selvaggio dell'Aveyron.” Pedagogia e psichiatria nei testi di Itard, Pinel e dell'anonimo della "Décade" (Laterza, Roma); “Itinerario nietzscheano, Guida, Napoli); Educazione e pensiero, Monnier, Firenze, Filosofia: storia e testi, Monnier, Firenze, “L'enigma dell’animo” Laterza, Roma); Compendio di filosofia, Monnier, Firenze, L'enigma dell'esistenza -- soggetto, morale, passioni nell'età del disincanto, Feltrinelli, Milano, L'esistenza ferita -- modi d'essere, sofferenze, terapie dell'uomo nell'inquietudine del mondo, Feltrinelli, Milano, Filosofia dialettico-negativa e teoria critica della società, Mimesis, Milano; “Ragione strutturale e universi di senso” (Lettere, Firenze); “La Massoneria. La storia, gli uomini, le idee, Mondadori, Milano); “Firenze e l’Umanesimo. Arte, cultura, comunicazione” (Lettere, Firenze); Lo strutturalismo, Lettere, Firenze); “Filosofia e psicoanalisi (POMBA, Torino); “L'universo del corpo, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, “Animo e realtà psichica” (Borla, Roma, "L'esistenza e il male", in: "Mysterium iniquitatis", Gregoriana, Padova, Linterpretazione personologico-esistenziale dell'uomo", in: La questione del soggetto tra filosofia e scienze umane, Monnier, Firenze) – PERSONOLOGIA – PIROTOLOGIA – Grice, persona -- Lettura Magistrale" al Convegno Dalla riabilitazione psicosociale alla promozione della salute(Montecatini), "S.I.R.F. News", "Mente, soggetto, esperienza nel mondo", in La filosofia italiana in discussione -- La filosofia italiana in discussione, Società Filosofica Italiana, Firenze), Bruno Mondadori, Milano, "Crisi della cultura e relazioni generazionali nel mondo contemporaneo", in Giovani e adulti: prove di ascolto, Sansepolcro (AR), "La filosofia degli idéologues. Scienza dell'uomo e riflessione epistemological, Letteratura italiana tra illuminismo e romanticismo, Convegno, Italianistica, Padova, "Libertà, finitudine, impegno -- genesi e significato della responsabilità nel mondo", in: V. Malagola Giustizia e responsabilità (Convegno, Firenze), Giuffré Milano, "Dal soggetto persona alla relazione interpersonale", Maieutica, De-mitizzazione e de- valorizzazione. La crisi della 'forma famiglia' nella società", in: Interazioni, "Illuminismo e modernità", Hiram, "Prove d'ascolto. Crisi della cultura e relazioni generazionali nel mondo contemporaneo", Studi sulla formazione, "La guerra giusta", Hiram, "La filosofia, la conoscenza dell'umano, il dialogo col pensiero religioso", Hiram, "Esistenza e felicità", Hiram, "L'Occidente e la pace. Luci e ombre all'alba del terzo millennio", Hiram,"La filosofia e il suo 'altro'. La riflessione metafilosofica di Adorno in 'Dialettica negativa'", Iride, "L'uomo: una storia infinita", in: Per una scienza dell'umano, Arezzo, "L’'interpretazione personologico-esistenziale dell'uomo" – PERSONALOGIA – Grice, PERSONA. in: L. Neuro-fisiologia e teorie della mente, Vita et Pensiero, Milano, "La scoperta dell'inconscio, l'ambiguità del freudismo e il lavoro della psicoanalisi sull'animale, Convegno "Meta-psicologia”, Napoli, La Biblioteca, Bari, "Un mondo negato. L'assolutizzazione del corpo nella psico-umanologia contemporanea", UMANOLOGIA – ibrido -- Hermeneutica, Corpo e persona, "Complessità, pluralità, confini", in: Dal coordinatore al coordinamento,Coordinatori pedagogici in Emilia-Romagna, Assessorato Servizi Sociali, Bologna, Bruno Maiorca, Filosofi italiani contemporanei. Parlano i protagonisti, Bari, Dedalo, su sapere, De Agostini. Gran Loggia del GOI dal titolo "Tu sei mio fratello" Registrazione video della Lectio Magistralis "Al di qua del bene e del male Nietzsche esploratore dell'umano" Modena e Reggio Emilia Tavola rotonda del GOI "Pedagogia delle libertà Libertà civili" Convegno del GOI "La scienza non sia ostacolata dall'ideologia, dalla politica e dalla religione" tavola rotonda della Comunità Oasi "Significato e funzione della pena, della punizione e della penitenza nella promozione umana e sociale" "Catturati dall'effimero?" all'interno del Convegno Giovanile alla Cittadella di Assisi" dsu arcoiris. Sergio Moravia. Moravia. Keywords: ragazzi, personologia. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moravia” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; osia, Grice e Mordacci: l’implicatura convresazionale e la norma – la scuola di Milano -- filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Abstract. Grice: “At Oxford, we don’t do philosophy of history – and if we do – as Berlin did – we don’t call him a philosopher, but an ideologue!” -- Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like Mordacci – in a way, like I did with J. L. Mackie, Mordacci opposes both ‘assolutismo’ and ‘relativismo’ – and tries to ‘construct’ an ‘inter-personal’ reason out of a full-fledged personal reason. Whereas it would seem that we enjoin the principle of conversational helpfulness out of altruism, there is this balance between conversational self-love and conversational other-love; and we only ‘respect’ the other that respects us as ‘pesonal;’ against Apel, the logic of the inter-personal reduces, in a complex way, to the logic of the personal; without it, we would be annihilating the autonomy of the will.” Grice: “I like Mordacci’s emphasis on reason for normativity – interpersonal reason, as he calls it!” È preside della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele dove è Professore di Filosofia Morale. È Direttore del Centro Internazionale di Ricerca per la Cultura e la Politica Europea. Laurea in filosofia presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Dottorato in bioetica presso l'Università degli Studi di Genova. Ha svolto attività di ricerca e insegnamento presso la Scuola di Medicina e Scienze Umane dell'Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele. Insegnato presso l'Università Vita-Salute San Raffaele, prima presso la Facoltà di Psicologia e dal 2002 presso la Facoltà di Filosofia che ha contribuito a fondare insieme con Cacciari, Edoardo Boncinelli, Michele Di Francesco, Andrea Moro. Ha contribuito a progetti di ricerca ed è stato membro del Consiglio d'Europa per l'insegnamento della bioetica. Dal è preside della Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, essendo stato rieletto nel giugno per il secondo mandato. Membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze per la Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dal al è stato membro del Comitato Scientifico per EXPO come delegato del Rettore dell'Università Vita-Salute San Raffele. Dal è membro della Commissione per l'Etica della Ricerca e la Bioetica del consiglio nazionale delle ricerche e del consiglio direttiva della Società Italiana di Filosofia Morale. Si è dedicato in particolar modo dei temi: "Etica e ragioni morali", "Etica pubblica e rispetto", "Neuroetica". Attraverso l'indagine delle "ragioni morali" e dell'"identità personale" e ispirandosi alla filosofia kantiana, propone una forma di "personalismo critico" in base alla quale il fondamento dell'esperienza morale viene individuato nella ricerca, che ognuno compie, delle "buone ragioni" che danno forma alla propria individualità personale attraverso l'agire. Riconoscere ogni persona come autrice della propria identità fonda un'etica del rispetto delle persone in quanto a ogni individuo viene riconosciuto il diritto e il dovere di esprimere le proprie abilità e costruire la propria personalità. Si è inoltre occupato di bioetica essendo anche stato coordinatore del progetto Bioetica della genetica: questioni morali e giuridiche negli impieghi clinici, biomedici e sociali della genetica umana del Miur (FIRB, Tra i suoi interessi più recenti, la disciplina della Film and Philosophy: la riflessione su come i film possono fare filosofia e se possono argomentare vere e proprie tesi filosofiche. In questo contesto ha dato vita al Laboratorio di Filosofia e Cinema presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele, conduce il sabato pomeriggio la rubrica "Al cinema col Filosofo" su TgCom24 (stagioni - e -) e la rubrica "Imparare ad amare i film" all'interno di Cinematografo Estate () su Rai 1. Riviste È membro del comitato scientifico dell'Annuario di Etica (ed. Vita e Pensiero), dell'Annuario di Filosofia (ed. Mimesis) e della rivista online Etica et Politica. Dalla sua fondazione è membro del Comitato Scientifico della rivista scientifica a cura del Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi. Attività teatrale Romeo e Giulietta: nascita e tragedia dell'io moderno, Eloisa e Abelardo: passione e negazione, Occidente, o identità fragile: Auster e le Follie di Brooklyn, analisi filosofiche con letture sceniche, ciclo "Aperitivi con Sophia", Teatro Franco Parenti,La violenza e l'ingiustiziaGorgia, ciclo "Filosofi a teatro" M., Teatro Franco Parenti, L'individuo, la libertà e il perdono. Hegel legge Dostoevskij, lettura scenica di M. e Sorel, ciclo l'Intelligenza e la Fantasia, Teatro Strehler,L'isola della verità. Divagazioni fotografiche e filosofiche, lettura scenica di M., Traini e Stepparava, Cluster Isole, Mare e Cibo, Padiglione P03-Expo Milano (Rho-Fiera), Kant e il mare, lettura scenica di Roberto Mordacci e Francesca Ria, agosto Saggi:“Bio-etica della sperimentazione,” Angeli, Milano; “Salute e bio-etica,” Einaudi, Milano); “Una introduzione alle teorie morali,” Feltrinelli, Milano, La vita etica e le buone ragioni, Mondadori, Milano, “Ragioni personali, ragione inter-personali: Saggio sulla normatività morale,” Carocci, Milano, Elogio dell'Immoralista, Mondadori, Milano; Rispetto, Cortina, Milano. Bioetica, Mondadori, Milano. L'etica è per le persone, San Paolo, Cinisello Balsamo. Al cinema con il filosofo. Imparare ad amare i film, Mondadori, Milano. La condizione neomoderna, Einaudi, Torino,. Ritorno a utopia, Laterza, Bari,. Note Università Vita-Salute San Raffaele, su unisr. Governo/bioetica, su governo.M., su Le Università per Expo,Commissione per l’Etica della Ricerca e la Bioetica, Consiglio Nazionale delle Ricerche, su cnr. Organi della società | SIFM, su sifm. Intervista a L'accento di Socrate, su laccentodi socrate. Rai 1, Cinematografo estate, su rai.tv. Scienza e etica: in uscita la nuova rivista della Fondazione Veronesi, su Fondazione Umberto Veronesi. Chi siamo su scienceandethics. fondazioneveronesi. Feeding the Mind: Expo-Bicocca Conversation Hour, su unimib. Lettura scenica de "I Sensi del Mare", su//elbareport. 1 Pearson Imparare sempre su pearson. 1º agosto. Bioetica Mordacci Robertoe Book Mondadori BrunoSai cos'è?FilosofiaePubIBS, su ibs. L'etica è per le personeEdizioni San Paolo, su edizionisanpaolo. Riflessioni sul senso della vita intervista di Ivo Nardi, sito "Riflessioni", settembre. Ci vuole più rispetto intervista a Roberto Mordacci, Famiglia Cristiana. Ma l'etica non è un'intrusa, intervista a Roberto Mordacci, Avvenire, Ora smettiamola di parlare inglese, intervista a Roberto Mordacci, Il Giornale. La storia costituisce per la filosofia contemporanea un ambito di indagine costante e pervasivo: quasi tutta la filosofia dopo Hegel ha pensato il proprio oggetto, cioè l’uomo, la conoscenza, l’agire e l’essere stesso, come essenzialmente storico. Questa “svolta storica”, che ha preceduto e favorito la cosiddetta “svolta linguistica”, ha significato per buona parte della filosofia contemporanea l’adozione di un metodo in cui la storia di un concetto e delle sue incarnazioni storiche sono dive nu te rilevanti almeno quanto la definizione teorica di esso. Tuttavia, in questo diffuso storicismo, che attraversa la filosofia dall’hegelismo all’ermeneutica, si è in parte persa di vista la specificità del l’ambito di riflessione che si può chiamare filosofia della storia. La specifica interpretazione dell’agire storico suggerita dallo storicismo, come svolgimento di un «destino» dello spirito, ha infatti occultato gran parte della riflessione che la tradizione filosofica ha prodotto, nel corso dei secoli, sull’agire storico in quanto tale. Questa preminenza del paradigma storicista ha inoltre favorito la nascita delle tesi circa la cosiddetta «fine della storia»: una percezione che, dalle riflessioni di Spengler sul «tramonto del l’Occidente» alle provocazioni del postmoderno, ha finito per estendersi ad ampi settori della cultura contemporanea. Quest'ultima appare per questo in estremo disagio, oggi, nel progettare il futuro: pensando l’intero dell’essere come contenuto nella storia «fino al momento presente», la cultura odierna rifugge dai tentativi di prefigurare un fine della storia come compimento, soprattutto perché questo tentativo appare come intrinsecamente ideologico e, quindi, non più credibile. Si può quindi ancora pensare la storiaa venire? Mettere in discussione questa precomprensione storicista della storia è uno degli obiettivi di questo volume. La filosofia della storia è oggi un’area vasta di riflessioni sul senso dell’agire storico che non può essere affatto ridotta all’idea di un «destino» immanente dell’Occidente o del mondo. Anche una semplice e non pregiudiziale ricognizione di alcune concezioni filosofiche della storia che si rintracciano nella tradizione mostra come l’interpretazione di essa sia assai varia e più aperta alla possibilità di pensare il futuro in modo non ideologico e soprattutto aperto al cambiamento, pur senza che esso sia abbandonato alla completa anomia. In questo senso, il volume mira a riabilitare una disciplina che, a volte affrettatamente, si è considerata così intrinseca alla pratica filosofica da non esserne distinguibile come un ambito di studi specifico. Si tratta, innanzitutto, di contribuire a rimuovere l’identificazione della filosofia della storia con il racconto di un «destino» ineluttabile. Questa interpretazione è stata resa canonica anche attraverso la preziosa ricostruzione condotta da Karl Lòwith in Significato e fine della storia,1 un libro che è stato, di fatto, il più autorevole e pressoché unico manuale di filosofia della storia dalla fine degli anni quaranta, quando fu scritto, a oggi. Lòwith ha una tesi tanto affascinante quanto riduttiva sulla vicenda della filosofia della storia. Definita essenzialmente come secolarizzazione dell’escatologia cristiana, essa evidentemente può esistere solo in certe condizioni culturali: in sostanza, quelle che si sono date da Gioacchino da Fiore a Marx. Si tratta di una lunga epoca, che pensa il tempo interamente in rapporto a un fine che, al suo apparire finale, svela l’autentico significato di tutto il movimento storico. Prima di quel momento finale, il cui modello è 1° Apocalisse cristiana ma che nella modernità si traduce in varie forme di realizzazione di un programma filosofico o sociale, le vicende storiche mostrano il loro senso solo a colui che si è elevato al punto di vista della fine. Quest’ultima è dunque il criterio di valore grazie al quale si possono giudicare tutti i momenti della storia. A partire dai movimenti millenaristi, di cui Gioacchino da Fiore è interprete, quella fine è comunque posta all’interno del tempo, vuoi come apparire dell’ Alfa e Omega che apre e chiude la storia, vuoi come luogo di inizio di una nuova epoca, contraddistinta dalla conoscenza, dalla società senza classi, dalla libertà pienamente realizzate. Il negativo, l’orrendo e il tragico che affligge la storia presente è comunque destinato a sciogliersi in quella sintesi finale, che mentre svela il senso del passato apre un futuro di armonia e libertà. La potenza di questa immagine ha tenuto prigioniera più di un’epoca, eppure non è stata senza rivali, nemmeno nello stesso Occidente, il quale, pur pensandosi forse inconfessata men te come il luogo di quella realizzazione, ha saputo anche tenere aperte interpretazioni diverse dei corsi dellastoria. Nell’interpretazione di Lòwith, l’idea di “senso” della storia diviene sinonimo di ciò che la parola “fine” nomina nella tradizione ebraico-cristiana. La chiave di volta è la speranza, la promessa di un avvenire di salvezza o di vita piena. È questa speranza ad aprire il futuro, perché esso non sarà la ripetizione del già visto da sempre, come invece può solo essere in una concezione ciclica. La promessa, inoltre, non è determinata nei dettagli e apre su un oltre della storia: per questo è possibile progettare un futuro diverso dal presente. Al tempo stesso, il compimento della promessa è certo, atteso e desiderato, e questo anima le coscienze più efficacemente dell’idea della ripetizione di cicli sempre ritornanti. Questa concezione, dunque, rimanda a una profondissima responsabilità individuale, sociale e universale per l’uomo, giacché quella destinazione non si può compiere, ricordano queste filosofie della storia, senza la partecipazione attiva degli individui, senza l’impegno soprattutto di coloro la cui coscienza ha scorto quella fine all’orizzonte e per questo deve operare per realizzarla. Simili filosofie della storia sono dunque vere e proprie concezioni morali del mondo e del tempo, capaci di mobilitare le energie individuali e di costituire cause ideali di grandi rivoluzioni attese o annunciate. La previsione dell’avvento necessario dell’epoca finale è pensato come compatibile con il riconoscimento della piena libertà umana, ma questa ipotesi di conciliazione è fonte di tensioni irrisolte sul piano sia concettuale sia pratico: la necessità di un “destino” mal sopporta il riconoscimento di un’autentica libertà personale. Così, la concezione moderna della storia è tesa fra la ricerca di leggi storiche e il riconoscimento della responsabilità dell’uomo, basato sulla tesi irrinunciabile dell’autonomia del volere. Questa oscillazione è visibile in Tocqueville (La démocratie en Amérique è del 1835-1840; la democrazia come destino e come missione), in Spengler (Der Untergang des Abendlandes è del 1918-1923: Zivilisation come tramonto, come fato naturale e decisione storica), in Toynbee (A Study of History: nascita e crollo delle civiltà, attesa di una nuova chiesa). Il destino è segnato ma è nelle nostre mani farlo accadere; come Lòwith riassume efficacemente in una domanda: «Lo storico classico si chiede: come si è giunti a ciò? Quello moderno si chiede: come andrà a finire?».2 Così la storia diviene universale: mentre il movimento che ha condotto alla costituzione di una specifica cultura, di un particolare modo di vita, si può ricostruire limitandosi a concentrare i fattori causali in formazioni peculiari, che contingentemente si sono intrecciati in un luogo e in un tempo, l’idea di una fine, specialmente di una ‘fine di tutte le cose”, non può che avere un respiro totalizzante, universale appunto, perché a esso contribuiscono tutti i fattori storici e culturali in grado di influenzare la storia. Si guarderà quindi non alla storia locale ma ai grandi movimenti storici, agli spostamenti di assi epocali, da Est a Ovest, da Nord a Sud (come è di moda fare ora), cercando di rintracciare la legge necessaria di questi spostamenti e, quindi, di rendere possibile una ‘futurologia”, una previsione scientifica del corso della libertà umana. Ora, i tentativi di ricostruire questi movimenti e le loro leggi sono apparsi a buona parte della cultura contemporanea come sostanzialmente fallimentari. Le utopie del futuro si sono spesso rivelate come ideologie politiche che, in nome del progresso, della società post-classista, del trionfo degli spiriti forti, hanno mobilitato le masse verso strutture politiche e forme del potere che hanno causato tragedie mondiali lungo tutto il XX secolo. La consapevolezza del pericolo che si cela dietro a una filosofia della storia ha così motivato molta parte della reazione contemporanea contro questo tipo di prospettive, fino a revocare in dubbio non solo la modernità, bensì l’intera storia come luogo dell’accadimento di eventi umani dotati di senso. Uno dei nomi di questa reazione è “postmoderno”, un movimento di pensiero che, fra molto altro, include la tesi secondo cui della storia non si deve anzitutto dare un’interpretazione complessiva, che anzi in tal senso non vi è affatto una “storia”, bensì una costellazione di eventi frammentaria e casuale: cercare di ordinarla tramite un significato è una forma di violenza, una contraddizione rispetto alla libertà che si pretende di veder realizzata proprio in quella necessità del movimento storico. La liberazione da questa immagine è uno degli obiettivi che l’arte, la filosofia e la letteratura postmoderna perseguono come un modo di riaprire il movimento storico alla creatività, alla possibilità e all’effettiva eguaglianza. In questo movimento non ci sono criteri di valore, secondo questa tesi non c’è una direzione e per questo non vi è un metro di giudizio: la storia è costituita da accadimenti che ci si rifiuta di valutare se non in un’ottica pragmatica o meramente descrittiva. Si può giudicare più o meno bella una data composizione dei fatti, ma nessuna di esse è né assolutamente reale né definitiva: ogni rotazione del tempo crea una nuova immagine. Tuttavia, si potrebbe avanzare la tesi secondo cui il postmoderno non sia in fondo altro che una patologia del moderno. Proprio il rifiuto di un senso della storia incluso nel tempo, e al tempo stesso la rinuncia a un criterio di giudizio sulla storia in nome della liberazione dalle filosofie ideologiche della storia, mostrano che l’ideale di libertà tipico della modernità, rinunciare al quale è per noi impossibile e ingiusto, è ancora l’anima del tempo presente. Si può piuttosto interpretare la reazione postmoderna più semplicemente come la fine dell’idealismo storicista, il quale è in sé un movimento profondamente anti- moderno: la pretesa di imbrigliare la storia nel movimento dell’idea o dello spirito assoluto è in fondo incompatibile tanto con la ricerca illuminista di un criterio di sviluppo cognitivo e morale che prevede espressamente la possibilità di progressi e regressi, quanto con la rivendicazione romantica di parametri di valore legati al genio, all’apparire improvviso del senso anche nel mezzo delle crisi più profonde e perfino con la coscienza cristiana di una dimensione trascendente del tempo, di un rapporto con l’eterno che non è la fine della storia bensì la sua dimensione ortogonale, l’asse su cui si colloca l’attesa dell’avvento ultimo, improvviso e non prevedibile tramite alcuna dialettica storica. Questa patologia è stata diagnosticata con chiarezza già da Nietzsche a partire dalla seconda Inattuale, ma con l’errore (che molti ripetono) di omologare idealismo e Illuminismo, di considerare l’idea di un progresso morale e sociale sullo stesso piano della postulazione di un incessante Auffeben, di un movimento necessario e prevedibile. In realtà, sotto questo profilo fra Kant e Hegel vi è un’assoluta discontinuità. L’unilateralità idealistica ha poi il suo contraltare nel positivismo estremo e nell’empirismo radicale e proprio nel rifiuto, in nome della libertà dal pregiudizio storicista, di ogni canone di valutazione degli eventi storici. La delegittimazione diviene così pratica universale, perché non si è distinto, a partire dall’idealismo, il portatore dal messaggio, l’agire dal significato che attraverso di esso gli individui cercano di realizzare limitatamente alle condizioni in cui si trovano e secondo le loro capacità. Per uscire da questa impasse occorre allargare la visuale sulle filosofie della storia. Contrariamente a quanto pensava Lòwith, pur con la sua grande capacità di sintesi, avere una filosofia della storia non comporta affatto leggere tutta la storia in base a un fine che le dia significato, soprattutto se questo fine è pensato come un punto preciso del corso del tempo che, giungendo alla fine, ne sveli l’intero senso. L’idea di un giudizio sugli eventi storici non richiede necessariamente che si pensi una “fine” e nemmeno uno “scopo”. Vi sono anzi state nella storia del pensiero numerose interpretazioni dello svolgersi del tempo come anzitutto regolato da proprie leggi, da ritmi ciclici o alternati e dinamiche di continuità e ripetizione che non presuppongono una fine nel tempo bensì magari solo, come nel caso del cristianesimo, del tempo. Non si tratta solo della concezione greca del tempo come di un ciclo incessante e non orientato a un fine (che qui non è trattata ma che è per altro ben nota), bensì anche di concezioni cristiane e moderne in cui, senza rinunciare a porre un criterio di giudizio sulla storia, si è però posto tale criterio non in un fine bensì in una dimensione per così dire verticale del tempo, che è coinvolta nel suo movimento orizzontale come paradigma del valore, del senso e della possibilità sempre presente di perdere il contatto con essi. Possono essere interpretate in questo senso, per esempio, la dicotomia fra città di Dio e dell’uomo in Agostino, il rapporto fra corsi e ricorsi da un lato e Provvidenza dall’altro in Vico, l'ideale regolativo della pace perpetua in Kant, la dialettica fra vita e storia in Nietzsche. Oltre alla lettura “lineare” del progresso bisogna dunque riconoscere anche nel cuore della modernità almeno anche una lettura “ondulatoria”, secondo cui il rapporto fra tempo e verità non si dipana lungo una direttiva ascendente ma conosce alti e bassi, vertici e abissi, il cui canone di riferimento è il rapporto con l’assoluto, con la pienezza vitale, con la promessa salvifica o con la realizzazione di una società armonica e pacificata. Riaprire la molteplicità degli sguardi sulla storia di cui l'Occidente è stato ed è capace è un’esigenza imprescindibile per il tempo presente: la capacità di progettare un futuro dipende esattamente, da un lato, dalla denuncia di concezioni chiuse della storia e, dall’altro, dalla ricerca di un criterio di valutazione reale, obiettivo sugli eventi storici, che non rinunci alla volontà di giudicare del tempo per animare l’azione di valore umano e soprattutto dell’impegno delle libertà personali verso qualcosa che mostri di meritare la nostra dedizione. Questo volume si presenta dunque un utile strumento per l’introduzione alla comprensione filosofica dell’agire storico e del tema della storicità dell’esistenza. Scritto pensando anzitutto a chiarire le concezioni della storia che emergono dai principali autori della tradizione filosofica, il volume non intende però dare un panorama completo ed esaustivo di tutta la disciplina, troppo vasta e dispersiva. La selezione dei temi ha seguito il criterio della rilevanza degli autori trattati, con una chiara inclinazione verso il moderno e il contemporaneo. Gli autori dei testi sono docenti universitari noti per la competenza sull’autore trattato e dottorandi del Corso di dottorato in Filosofia della storia (l’unico di questo genere in Italia) istituito congiuntamente dall’Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze e dalla Facoltà di Filosofia dell’Università VitaSalute San Raffaele di Milano. L’esperienza di collaborazione che ha portato a questo volume si è concentrata soprattutto nell’attività didattica e per questo ha ricevuto uno speciale contributo dalla discussione con gli studenti, ai quali molti dei testi qui raccolti sono stati presentati in una prima stesura. Anche questa genesi del testo ne spiega la vocazione e l’ambizione esplicita: quella di essere la porta di accesso a una disciplina che, nell’epoca di una presunta quanto fallace “fine della storia”, ha più che mai bisogno di rinascere. Note 1K. Léwith, Significato e fine della storia, trad. Tedeschi Negri, Einaudi, Torino. Roberto Mordacci. Mordacci. Keywords: la norma, filosofia dela storia, Vico. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mordacci” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Morelli: la ragione conversazionale, l’implicatura conversazionale e la filosofia del digiuno – filosofia lombarda -- italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: ‘I once told Austin, I don’t give a hoot what the dictionary says;’ ‘And that’s where you make your big mistake,’ his crass response was!” -- Grice: “I once told Ackrill, ‘should there be a manual of philosophy, must we follow it?’ He replied, “One thing is to know the manual, another is to know how to abide by it!”  Si laurea a Pavia  e l'anno dopo assolve all'obbligo di leva a Trieste dove presta attenzione alle problematiche relazionali dei militari nello svolgimento delle proprie mansioni; si è poi specializzato in Psichiatria presso l'Università degli Studi di Milano. Direttore dell'Istituto Riza, gruppo di ricerca che pubblica la rivista Riza Psicosomatica ed altre pubblicazioni specializzate, con lo scopo di "studiare l'uomo come espressione della simultaneità psicofisica riconducendo a questa concezione l'interpretazione della malattia, della sua diagnosi e della sua cura". Inoltre è direttore delle riviste Dimagrire e Salute Naturale.  Dall'attività dell'Istituto Riza è sorta anche la Scuola di Formazione in Psicoterapia ad indirizzo psicosomatico, riconosciuta ufficialmente dal Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Vicepresidente della Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Partecipa a numerose trasmissioni televisive sia per la RAI sia per Mediaset (Maurizio Costanzo Show, Tutte le mattine, Matrix, ecc.) e per la radio.  Nelle sue opere ci sono molti riferimenti alle dottrine orientali. Saggi: “Verso la concezione di un sé psico-somatico. Il corpo è come un grande sogno della mente (Milano, UNICOPLI, Milano, Cortina); La dimensione respiratoria. Studio psico-somatico del respiro, inspiro, expiro – spiro --  Milano, Masson Italia, Dove va la medicina psico-somatica (Milano,  Riza); Il sacro. Antropoanalisi, psico-somatica, comunicazione, Milano, Riza-Endas, Convegno internazionale Mente-corpo: il momento unificante. Milano, Atti, Milano, UNICOPLI, Riza, I sogni dell'infinito, Milano, Riza, Autostima. Le regole pratiche, Milano, a cura dell'Istituto Riza di medicina psicosomatica, Il talento. Come scoprire e realizzare la tua vera natura, Milano, Riza, Ansia, Milano, Riza, Insonnia, Milano, Riza, Cefalea, (Milano, Riza); Lo psichiatra e l'alchimista. Romanzo, Milano, Riza, Le nuove vie dell'autostima. Se piaci a te stesso ogni miracolo è possibile, Milano, Riza, Conosci davvero tuo figlio? Sconosciuto in casa. Dal delitto di Novi Ligure al disagio di una generazione, Milano, Riza, Come essere felici, Milano, Mondadori, Cosa dire e non dire nella coppia, Milano, Mondadori, Come mantenere il cervello giovane, Milano, Mondadori, Come affrontare lo stress, Milano, Mondadori, Come amare ed essere amati (Milano, Mondadori); Come dimagrire senza soffrire (Milano, Mondadori); Come risvegliare l'eros, Milano, A. Mondadori, Come star bene al lavoro, Milano, Mondadori, Come essere single e felici, Milano, A. Mondadori,  Cosa dire o non dire ai nostri figli, Milano, A. Mondadori, La rinascita interiore, Milano, Riza, Volersi bene. Tutto ciò che conta è già dentro di noi (Milano, Riza); L'amore giusto. C'è una persona che aspetta solo te, Milano, Riza, Vincere i disagi. Puoi farcela da solo perché li hai creati tu, Milano, Riza); Felici sul lavoro. Come ritrovare il benessere in ufficio, Milano, Riza, I figli felici. Aiutiamoli a diventare se stessi, Milano, Riza, La gioia di vivere. Scorre spontaneamente dentro di noi, Milano, Riza, Essere se stessi. L'unica via per incontrare il benessere, Milano, Riza, Accendi la passione. È la scintilla che risveglia l'energia vitale, Milano, Riza, Alle radici della felicità. Editoriali dpubblicati su Riza psicosomatica, rivista mensile delle Edizioni Riza, Milano, Riza, Ciascuno è perfetto. L'arte di star bene con se stessi, Milano, Mondadori, Il segreto di vivere. Aforismi, Milano, Riza, Realizzare se stessi, Milano, Riza, Vincere la solitudine, Milano, Riza, Dimagrire senza fatica, Milano, Riza, Amare senza soffrire, Milano, Riza, Guarire con la psiche, Milano, Riza, Superare il tradimento, Milano, Riza, Dizionario della felicità, 6 voll, Milano, Riza, Non siamo nati per soffrire, Milano, Mondadori,L'autostima. Le cinque regole. Vivere la vita. Adesso, Milano, Riza, Conoscersi. L'arte di valorizzare se stessi. Via le zavorre dalla mente, Milano, Riza,  I figli difficili sono i figli migliori, Milano, Riza, Il matrimonio è in crisi... che fortuna!, Milano, Riza, Autostima, I consigli di M. per un anno di felicità, Milano, Riza, Le parole che curano, Milano, Riza, Perché le donne non ne possono più... degli uomini, Milano, Riza, Le piccole cose che cambiano la vita, Milano, Mondadori, Come trovare l'armonia in se stessi, Milano, Mondadori,  Ama e non pensare, Milano, Mondadori, Curare il panico. Gli attacchi vengono per farci esprimere le parti migliori di noi stessi, con Vittorio Caprioglio, Milano, Riza, Non dipende da te. Affidati alla vita così realizzi i tuoi desideri, Milano, Mondadori, L'alchimia. L'arte di trasformare se stessi (Milano, Riza); Il sesso è amore. Vivere l'eros senza sensi di colpa, Milano, Mondadori, Puoi fidarti di te, Milano, Mondadori, La felicità è dentro di te, Milano, Mondadori, L'unica cosa che conta (Milano, Mondadori); La felicità è qui. Domande e risposte sulla vita, l'amore, l'eternità, con Luciano Falsiroli, Milano, Mondadori, Guarire senza medicine. La vera cura è dentro di te (Milano, Mondadori); Lezioni di autostima. Come imparare a stare beni con se stessi e con gli altri (Milano, Mondadori); Il segreto dell'amore felice, Milano, Mondadori, La saggezza dell'anima. Quello che ci rende unici (Milano, Mondadori); Pensa magro. Le 6 mosse psicologiche per dimagrire senza dieta (Milano, Mondadori); Vincere il panico. Le parole per capirlo, i consigli per affrontarlo, cosa fare per guarirlo (Milano, Mondadori) Nessuna ferita è per sempre. Come superare i dolori del passato (Milano, Mondadori); Solo la mente può bruciare i grassi. Come attivare l'energia dimagrante che è dentro di noi (Milano, Mondadori); Breve corso di felicità. Le antiregole che ti danno la gioia di vivere (Milano, Mondadori); La vera cura sei tu (Milano, Mondadori); Il meglio deve ancora arrivare. Come attivare l'energia che ringiovanisce (Milano, Mondadori); Il potere curativo del digiuno. La pratica che rigenera corpo e mente (Milano, Mondadori). Segui il tuo destino. Come riconoscere se sei sulla strada giusta (Milano, Mondadori); Il manuale della felicità. Le dieci regole pratiche che ti miglioreranno la vita (Milano, Mondadori); Pronto soccorso per le emozioni. Le parole da dirsi nei momenti difficili (Milano, Mondadori). Movie. Grice: “Should there be a ‘dizionario della felicita,’ I would perhaps follow Austin’s advice and go through it!” –. Raffaele Morelli. Morelli. Keywords: la dimensione respiratoria, inspirare, respirare, spirare, “breathe (why?)” – H. P. Grice -- spirito, il corpo animato spira – il corpo spira – corpo spirante, corpo animato – Old English/Anglo-Saxon spirian, not related, though. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Morelli” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Moretti: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale e la segnatura romantica – i romantici di roma – filosofia lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Grice: “When I ‘coined’ ‘implicatura’, I possibly wasn’t thinking of Moretti’s ‘segnatura’!” Filosofo italiano. Roma, Lazio. Grice: “I like Moretti – he uses a good metaphor, ‘the wounded poet,’ unless we mean Owen, but he was more than wounded, even if that implicature is cancellable --.” Grice: “I like Moretti also because he wrote on ‘ermeneutica sensibile,’ which is exactly what I do.” Grice: “I like Moretti also because he uses ‘segnatura’ etymologically, when he writes of the ‘la segnatura romantica’ – talk of tokens!” Nasce nel borghese quartiere Trieste, primo di due fratelli. Ottiene il diploma di maturità classica presso il Liceo Giulio Cesare. Successivamente consegue una prima laurea in Giurisprudenza, con una tesi in filosofia del diritto, e, nel una seconda in filosofia, con una tesi in filosofia morale, entrambe presso l'Roma La Sapienza. È poi borsista presso l'Friburgo in Brisgovia, dove imposta un progetto di ricerca che, partendo dall'interpretazione di Heidegger, mira ad un'analisi critica delle categorie filosofico-estetiche del “romantico” in Germania, con particolare attenzione alle opere di autori del romanticismo di Heidelberg, quali Creuzer, Görres, i Fratelli Grimm e Bachofen, che contribuisce a tradurre e a far conoscere in Italia. Al suo rientro insegna dapprima materie letterarie nelle scuole medie e, in seguito, filosofia presso la Scuola germanica di Roma.  La sua ricerca si amplia poi al pensiero estetico di Novalis, di cui cura la prima edizione completa in lingua italiana della Opera filosofica; durante questo periodo consegue il dottorato di ricerca in Estetica presso l'Bologna. Vince la cattedra di professore associato di Estetica all'Bari; Professore a Napoli L’Orientale.  Redattore di Itinerari e Studi Filosofici, collabora con varie altre riviste filosofiche (Agalma, Rivista di Estetica, Studi di Estetica, aut aut, Nuovi Argomenti, Filosofia e Società, Filosofia Oggi, Estetica) e ha spesso partecipato a trasmissioni RAI su temi filosofici e a numerosi convegni.  Saggi: ”Il romantico: poesia, mito, storia, arte e natura” (Itinerari, Lanciano); -- roma – romantico -- “Anima e immagine: sul poetico” (Aesthetica, Palermo); “Nichilismo e romanticismo -- estetica e filosofia della storia” (Cadmo, Roma); La segnatura romantica (Roma, Hestia); “Interpretazione del romanticismo” (Ianua, Roma); “Estetica: analogia e principio poetico nella profezia romantica” -- Rosenberg et Sellier, Torino); “La segnatura romantica -- filosofia e sentimento” (Hestia, Cernusco L.); “Il genio” (Mulino, Bologna); “Il poeta ferito.” Hölderlin, Heidegger e la storia dell'essere” (Mandragora, Imola); “Anima e immagine.” Studi su  Klages, Mimesis, Milano, Heidelberg romantica. Romanticismo e nichilismo” Guida, Napoli, Introduzione all'estetica del Romanticismo, Nuova Cultura, Roma,  Il genio, Morcelliana, Brescia. Per immagini. Esercizi di ermeneutica sensibile” (Moretti et Vitali, Bergamo); Heidelberg romantica. Romanticismo tedesco e nichilismo europeo, Morcelliana, Brescia, Novalis. Pensiero, poesia, romanzo Morcelliana, Brescia, Romano Guardini, Hölderlin, Morcelliana, Brescia. Novalis, Scritti filosofici, Morcelliana, Brescia. J. J. Bachofen, Il matriarcato (Marinotti, Milano); Novalis, Opera filosofica,  I, Einaudi, Torino, Un video con una trasmissione RAI. Un video con un intervento di Moretti. Giampiero Moretti. Moretti. Keywords: roma, romanzo, romanzare, romanzato – non vero. Romanticismo filosofico, I filosofi romantici italiani  Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moretti: il romanticismo romano” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Mori: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale e la coerenza dell’intransigenza – la ripproduzione sessuata fra i antici romani – la scuola di Cremona -- filosofia lombarda -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Cremona).  Filosofo lombardo. Filosofo italiano. Cremona, Lombardia. Grice: “I like Mori; he wrote a treatise on Stephen, better known as Virginia Woolf’s father; which reminded me of Bergmann who once called me an English futilitarian!” -- Professore a Torino e presidente della Consulta di Bioetica Onlus, un'associazione di volontariato culturale per la promozione della bioetica laica. L’etica e la bioetica con le varie problematiche connesse sono le tematiche al centro dei suoi interessi filosofici e teorici.  Mori ha studiato all’Università degli Studi di Milano, dove ha conseguito la laurea (con Bonomi e Pizzi) e il dottorato sotto Scarpelli e Jori. Insegnato ad Alessandria e Pisa, prima di essere chiamato a Torino. Studia i temi della meta-etica e della logica dell’etica con le problematiche della teoria etica. Tra i primi a occuparsi di bioetica, nella quale ha dato contributi in tutti i principali settori, con particolare attenzione all’aborto e alla fecondazione assistita. Sollecitato dai casi Welby e Englaro ha dato contributi anche sul fine-vita a difesa dell’autonomia individuale. Per primo teorizza la contrapposizione paradigmatica tra bioetica laica e bioetica cattolica, derivante dal fatto che quest’ultima propone un’etica della sacralità della vita caratterizzata da divieti assoluti, mentre l’altra avanza un’etica della qualità della vita senza assoluti e soli divieti prima facie. Presta grande attenzione al problema della liberazione animale. Fonda Bioetica. Rivista interdisciplinare (Ananke Lab, Torino). Membro di numerosi comitati, tra cui il comitato scientifico di Notizie di Politeia, di Iride del Journal of Medicine and Philosophy e altre. Saggi: “Manuale di bioetica: verso una civiltà bio-medica secolarizzata” (Lettere, Firenze); “Introduzione alla bioetica. temi per capire e discutere” (Piazza, Torino); Il caso Eluana Englaro. La “Porta Pia” del vitalismo ippocratico ovvero perché è moralmente giusto sospendere ogni intervento, Pendragon, Bologna, Aborto e morale. Per capire un nuovo diritto” (Einaudi, Torino); “La fecondazione artificiale. Una forma di riproduzione umana” (Laterza, Roma-Bari); “La fecondazione artificiale: questioni morali nell'esperienza giuridica Giuffrè, Milano); “Utilitarismo e morale razionale. Per una teoria etica obiettivista, Giuffrè, Milano, La legge sulla procreazione medicalmente assistita. Paradigmi a confronto, Net, Milano, Laici e cattolici in bioetica: storia e teoria di un confronto, Le Lettere, Firenze, La fecondazione assistita dopo 10 anni di legge 40. Meglio ricominciare da capo!, Ananke editore, Torino, Questa è la scienza, bellezze! La fecondazione assistita come novo modo di costruire le famiglie, Ananke Lab, Torino.   Mori ha rappresentato, nella nostra infernale esperienza di famiglia, un riferimento grazie al quale trovare un senso agli eventi che si succedevano, i qua-Ii, ai nostri occhi, un senso proprio non lo possedevano.  Ho avuto in lui un osservatore attento, un interlocutore profondo, un contestatore intelligente.  Come direttore di «Bioetica. Rivista interdisciplina-re» è stato il primo a dare rilievo pubblico alla vicenda di mia figlia, e ha sollecitato in vari modi la riflessione sul caso Eluana. Gli sono inoltre debitore di numerose conversazioni chiarificatrici, di lezioni private concesse in esclusiva, e lo considero il filosofo che meglio di ogni altro è stato in grado di tenere testa ai miei, notoriamente poco accomodanti, modi e argomenti.  Auspico che questa lettura possa sortire lo stesso effetto in tutti coloro i quali insieme a lui si apprestano, ora, a partire per questo viaggio nel ragionamento etico.  Nel panorama bioetico italiano la sua posizione non mi pare sia assimilabile ad alcuna predefinita corrente di pensiero, anche perché i suoi maestri e amici hanno manifestato originalità e indipendenza. Credo che il libro vada considerato e letto per le argomentazioni che adduce senza schemi precostituiti.  Può darsi che in alcuni passaggi sia un libro scomo-do. Di questo non c'è da stupirsi, ma da prenderne atto.  Scomodo, dunque. Come mia figlia. Come me. Una scomodità che suscita dibattito e stimola la riflessione. Invece di gridare allo scandalo, si deve cogliere l'impegno a riflettere, sempre e senza compromessi. Così è stato nello sforzo compiuto, alla ricerca di una modalità per farrispettare la legittima volontà espressa da mia figlia. La riflessione seria comporta anche scontri, ardenti e auten-tici, che restano per sempre vivi nella memoria. Essere grandi amici non implica certo un accordo incondizionato di vedute. La franchezza delle nostre collisioni dialettiche mi rimane, indimenticabile, nel cuore. La condivisione dei valori di fondo, comunque, rafforza la sintonia e la stima reciproca.  Questo libro propone una riflessione filosofica di ampio respiro sui problemi sollevati dal caso Eluana. Ma oltre a questo contiene la storia di Eluana ripercorsa nelle sue principali tappe, una cronaca precisa degli eventi noti e meno noti che si sono verificati in questi ultimi mesi di continuo travaglio e logorio. Al trionfo dello stato di diritto, rappresentato dai pronunciamenti della Corte di Cassazione prima e della Corte d'Appello dopo, è succeduto un orrore. Non mi è nota, al momento, altra fonte in cui la narrazione dei fatti, la ripresa del dibatti-to, la ricostruzione degli avvenimenti si sia così fedelmente attenuta ai nostri effettivi trascorsi. Il lettore rimarrà certamente colpito dalla presentazione lineare e puntuale degli eventi, e forse, in qualche caso, ne resterà anche perplesso.  In questo testo è inoltre dimostrata la possibilità di difendere gli stessi valori, di reclamare gli stessi diritti, a partire da percorsi differenti: quello che la mia famiglia ha sempre sentito come un insopprimibile bisogno, connaturato e viscerale, di poter decidere riguardo se stessi - tanto più quando in gioco è la fine della propria vita -, Maurizio  Mori lo dimostra come il risultato di una esigente, legittima e rigorosa riflessione etica. Vi sono argomentazioni morali che sono sostenute da così poderose ragioni da apparire dotate di evidenza. Egli ci costringe al ragionamento leale sui nostri sentimenti e pregiudizi più profondi.  E lui più degli altri ha compreso che non mi può cambiare nessuno.Come i magistrati hanno capito questo di Eluana.  Oltre ai giudici che hanno avuto il coraggio di andare fino in fondo, in favore di una delle nostre libertà fonda-mentali, Eluana avrebbe ringraziato anche lui, Maurizio: per la riflessione filosofica compiuta, per il tempo speso, per il mutuo soccorso, per le andate e i ritorni in mille iniziative, per avere lanciato il sasso ed aver mostrato la mano.  In attesa di sapere quale direzione prenderanno gli eventi, mi fa piacere vedere che la vicenda di Eluana e della nostra famiglia sia stata presentata in un testo così autorevole e umanamente ricco. Maurizio Mori. Mori. Keywords: la coerenza dell’intransigenza.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO; ossia, Grice e Moriggi: la ragione conversazionale e la stretta di mano – Ercole e Cerbero – le tre implicature conversazionali – la scuola di Milano -- filosofia lombarda -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Milano). Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like it when Moriggi does substantial metaphysics; he has edited a collection on ‘why is there something rather than nothing?” – hardly rhetoric – and the subtitle is fascinating: the vacuum, the zero, and nothingness! All in Italian, to offend Heidegger!” Specializza in teoria e modelli della razionalità, fondamenti della probabilità e di pragmatism. Insegna a Brescia, Parma, Milano e presso la European School of Molecular Medicine è conosciuto al grande pubblico attraverso la trasmissione TV E se domani di Rai 3 e per alcuni interventi ad altre trasmissioni. Saggi: “Le tre bocche di Cerbero” (Bompiani. Perché esiste qualcosa anziché nulla? Vuoto, Nulla, Zero, con Giaretta e Federspil (Itaca) Perché la tecnologia ci rende umani  (Sironi) Connessi. Beati quelli che sapranno pensare colle macchine (San Paolo) School Rocks! La scuola spacca, con Incorvaia (San Paolo, ), con prefazione rap di Frankie Hi-nrg. Nome compiuto. Stefano Moriggi. Moriggi. Keywords: le tre bocche di Cerbero. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Moriggi” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Morselli: la sistematicita della filosofia – la scuola di Vigevano – la filosofia della ligua – parola, ragione, segno, comunicazione -- filosofia lombarda – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Vigevano). Abstract. Grice: “The Italians distinguish between Morselli and Morselli. The second wrote a ‘manuale di semejotic’ – the first did not!” Filosofo italiano. Vigevano, Pavia, Lombardia. Grice: “What I like about Morselli is that his is mainstream (Lombardia) and that he approached philosophy systematically. Only Morselli could conceive of a ‘dictionary’ – and he also wrote a ‘storia della filosofia’!” – Per li scettici antichi, l’afasia, Osn!:d P*%r OdMi WHMJOTECA CAPWvj|a£. dico) = Il silenzio, fllos., il tacere, è il risultato della sospensione di qualsiasi giudizio o affermazione circa la vera natura dello cose. L’uomo conosce soltanto ciò che appare, và 9aiv6jj.Eva, la pura apparenza: se si vuolo oltrepassarla, ci si trova di fronte a ragioni contrarlo e d'uguale forza; perciò il saggio, se vuol conservare l’impassibilità e l’equilibrio dell’anima (derapala), non afferma nuLa, neppure l’impossibilità della scienza. (psicol.): l’afasia ò la perdita totale o parziale dello funzioni del linguaggio. Affettivo (lat. a/Hccrc. p. 0. dolore, laeiiiìa addolorare, rallegrare) (psicol.): si dico delle modificazioni e dei modi di essere dei soggetto, dei processi essenzialmente soggettivi, come il niacore, il dolore, le emozioni, 1 sentimenti, lo passioni, io inclinazioni, che formano una dello tre grandi attività in cui si distribuisce solitamente, per comodità d’analisi, la vita psicologica, cioè l’intelligenza, il sentimento, la volontà. Affezione (affectio) (psicol.): in generale designa una disposizione, uno 0 stato, un mutamento dovuti a causo esterne o Interne, sempre con un carattere di passività. In senso più particolare esprime il piacere, il doloro e lo emozioni elementari. A fortlorl (logica): ò la forma di prova che, dimostrando vera una proposizione, afferma che un’altra proposizione, di quella più 1 meno estesa, più o mono generalo, ò vera con più forte ragione; p. es.: se il santo pecca, a /ortiori pecca la comune umanità; so ò immorale la menzogna, tanto più è Immorale la calunnia, clic è una menzogna diretta consapevolmente a recar danno. Agatologia (gr. rò àyaflóv = 11 bene, e Xóyo; = discorso : scienza del bene) tfilos.): termine usato da SERBATI per indicare la dottrina del bene, che viene considerato come il principio primo della filosofia ; tale esso è nel sistema platonico, in cui l’idea del Bene è l’idea più alta, dalla quale tutto lo altre idee ricevono luce e alimento. Agnosticismo (gr. éc-yvcooto; = non conoscibile) (fllos.): ò un termine creato dal naturalista Inglese Huxley; si applica a quelle dottrine che, corno l’cvolnzionismo di Spencer, ammettono bensì al di là dei fenomeni e delle loro leggi un ordine superiore di realtà, ma lo dichiarano inconoscibile per la mento umana, considerando cosi insolubili i problemi metafisici, o relativo il sapere umano. Agorafobìa Anagogia Agorafobia: vedi fobìa. Agostlnismo (fllos.): designa Io spirito della dottrina di S. Agostino o l’ispirazione mistica comune allo filosofie di AOSTA, FIDANZA, Pascal, Malebranche e, in misura inferiore, ad altri sistemi. 11 presupposto fondamentale ò l'atto di adesione alTordine soprannaturale, a Pio che libera la volontà dal senso mediante la grazia e la mente dallo scetticismo mediante la rivelazione; Pio. che è verità© amore, costituisco il centro della dottrina, della quale sono principii essenziali il primato della volontà, la debolezza peooumiuo.su dcH’iiomo, la metafisica delTespcrlenza interiore e della conversione, la prescienza divina o la predestinazione, cec. Agrafia, gr. a priv. o YPtt?» scrivo) ( psicol., è quella forma particolare di perdita della memoria, che colpisce, sopprimendoli, i movimenti necessari! alio scrivere. Allucinazione ilat. alucinaiio, da alueinor = agisco vanamente, sogno) (psicol.): consiste nel percepii*© come presenti esseri, oggetti, fonomeni che in realtà non sono presenti. Si osserva nel delirio, nella febbre alta, ma anche in stuti apparentemente normali. Alogico (gr. a priv. o XÓyo$) {topica): si dice di ciò che é estraneo, indifferente alla logicu, di ciò clic aucora si sottrae olle leggi della logica, come è di sentimenti, passioni, fatti accidentali, cec. Non ò da confondersi con illogico, che si applica a ciò che ò contrario alle leggi logiche. Alterità (gr. éTepórv)^; opposto: identità) (logica): ò il carattere di ciò che ò altro, cioè differente o distinto. Nel Sofista di Platone l'altro, conio categoria, è diverso dall’essere; e così vicn ristabilita, contro Parmenide, resistenza del non essere. Nicola ( Tjìano all’unità divina fa corrispondere Taltcrità (e cioè la. varia molteplicità) delle cose del mondo. Altruismo (opposto: egoismo) (morale): comprendo le tendenze o 1 sentimenti che hanno per oggetto il bene o l’interesso dei nostri simili. La dottrina di Bentham o di G. Mill vuole spiegare, con l’associazione delle idee, il passaggio, nella vita sociale, dal sentimenti egoistici a quelli altruistici, dalla considerazione dell’utile proprio a quella dell'utile altrui, che ò poi il fine più alto della morale, secondo Tuffi»tarismo. Amnesìa (gr. a priv. c {iva, tema di {UfJLvy) croco = ricordo) (psicol.): è la perdita totale o parzialo della memoria, che ora annulla o riduce la capacità di fissare i ricordi, ora sopprimo la facoltà di richiamarli, ora cancella tutto il passato o una data classe di ricordi (p. e. una lingua straniera, le nozioni di musica, eco.). Amorale = ò ciò che non è né morale né immorale, ciò elio non ha rapporto con la morale, ò indifferente di fronte alla distinzione di bene o di mule. Amore (in generale): comprendo lo tendenze elio portano verso un oggetto o una persona, quando non mirano esclusivamente alla soddisfazione d’un bisogno materiale o d’uu fino egoistico. (filos.) : Empedocle vuol spiegare il divenire con Tumore (q>tXiÓT7)£), grazie al qualo il molteplice tende n costituirsi in unità, mentre la discordia (vetxoc) scioglie l'unità per dar luogo alla pluralità degli clementi o delle cose. per Platone l'amore è un'os pi raziono al mondo divino delle Idee, cui l’anima, tratta dui desiderio della bellezza, ascende, per gradi, da un corpo bello a due, da due a tutti, c da tutti i corpi belli alle belle istituzioni, alle belle scienze, finché perviene alla stessa idea del bello (Conrito); l'amore è pertanto la forza che determina il passaggio da una conoscenza più povera a una conoscenza più ricca. con S. Agostino l’umore non ò più un movimento dal basso verso l’alto, dal mondo reale verso il mondo Ideale e divino, ma un movimento che dall’alto scende verso gli esseri inferiori per elevarli a sé; è puro, non mescolato con interessi, timori o speranze, è la perfetta carila, umore del prossimo in Pio, è un amore che viene da Pio o porta verso Pio. per Spinoza dalla conoscenza intuitiva, per cui la mente umana abbraccia tutta la molteplicità delle cose come uno sviluppo della sostanza infinita e divina, sorge un infinito amore di Dio (amor inUUcctualis dei) e la beatitudine perfetta corno effetto della conoscenza più adeguata, in cui lo spirito coglie Pio stesso e ne gioisco; però « chi ama veramente Pio non pretenderà elio Pio ricambi il suo umore . Anagogìa (gr. àvaYCoyq = elevazione) (rclig.): ò detto anagogico II significato più profondo e simbolico delle sacre Scritture, quello iu cui sono adombrato le cose del mondo divino, Analisi 10 Anamnesi (/iloti. ) : è adoperato da Leibniz tome sinonimo di induzione. Analisi (dal greco ava aG eo = «dolgo, separo; opposto: sintesi) (in generale ): è un procedi mento del pensiero eh© consiste nei risolvere un composto negli clemeuti che lo costituiscono. (/ ilos.): si procedo per analisi quando, per còglierò la realtà ultima delle cose, si vuol giungere agli elementi piti semplici che la compongono; p. oh.: - a) Vatomistica di Democrito, che scioglie i corpi in atomi indivisibili; è) Vcmpirismo, eh© tende a scoprii© gli elementi più semplici della coscienza, gli atomi psichici (cioè sensazioni, sentimenti, volizioni), costruendo o ricostruendo con questi lo operazioni più ulte della mente: la memoria, la fantasia, il ragionamento, eoe. (Locke, Uuare, Taixjb); d) la dottrina di Kant, che, per chiarire l’attività conoscitiva, la scioglie nel suoi elementi (forma e materia) e nei suoi fattori ( sensibilità, intelletto, ragione). -(psicol.): la mente analitica considera e rileva nelle cose i loro elementi ; la mente sintetica le vede nel loro insieme. Pascal denomina lo spirito analitico esprit de géomitric, che ò penetrante, scorge i particolari, ricerca l'esattezza nell’osservazione dei fatti, segue uu principio fin nello sue ultime conseguenze; mentre lo spirito sintetico, detto da lui esprit de finesse, ama, più che il rigore del ragionamento astratto, la visione unitaria e complessiva delle cose, l’intuizione dei rapporti che le uniscono. la filosofia dell’i nfuizione considera l’analisi un procedimento che si arresta all'osservazione esteriore, si lascia sfuggire la vita interiore o l’essenza dello cose e considera un tutto vivente come un meccanismo da smontare pezzo per pezzo. Chi vuol conoscere c descrivere un essere vivente, ne trae prima fuori lo spirito; allora ha in sua mano le parti, ma, ahimè l non c’è più la vita che unifica (Goetite, Faust). Analitica trascendentale (filos.)Kant designa con questo termine quella sezione della ('ritira della fingi(m para, clic espone la dottrina dello categorie, cioè delle forme a priori deWiutrillilo, intendendo per intelletto la fa colta di pensare o ridurre a scienza gli oggetti dell'Intuizione, ossia i fenomeni, collegandoli o ordinandoli, appunto mediante le categorie. Analitici (filos.): Aristotele chiamò analitici i libri nei quali studia le leggi formali del pensiero o *rà àvaXuTtxà il complesso delle sue ricerche logiche fondamentali. Kant denomina analitico il giudizio in cui il predicato è contenuto implicitamente nel soggetto e si rendo esplicito con ranalisi del soggetto; è a priori e non aggiungo alcuna conoscenza nuova; p. cr. i corpi sono estesi, V. sintetico. Come proprietà delle cose, analogia, gr. àva-Xoytx rapporto, proporzione, logica ì, indica una somiglianza di rapporti fra oggetti differenti; p. ee. sono analoghi gli organi che, pur non avendo la stessa forma o appartenendo a due classi di esseri distinti, compiono però le stesse funzioni: cosi per Platone l’anima razionale (vou^) nell'uomo c la classe dei filosofi nello stato sono analoghe. per AQUINO e i suoi sequaci gl’attributi applicati a Dio, come potenza, bontà, sapienza ecc., debbono essere intesi in significato analogico, cioè non sono applicabili nello stesso senso e misura all’uomo e a Dio, come, per es. t l’aggettivo ridente non ha lo stesso significato se riferito a un viso umano e ad un paesaggio. come procedimento di ricerca runalogia è un ragionamento che da una somiglianza fra due cose in alcuni punti deduce una somiglianza su altri punti; p. e. : « se la Temi e Marte hanno comuni le note a, b, c, si può inferire che anche la nota d, la vita, si trova in Marte. Il procedimento analogico non dà certezza, ma solo probabilità. Anamnesi (gr. àvàjxvyjoriq =reminlscenza, ricordo alquanto vago) (filos.): per Platone il vero sapore (èTriOTi^fjLV)* cioè la scienza delle idee) è ricordare, c reminiscenza, c Ignorare è aver dimenticato. L’anima, prima di nascere, è vissuta nello spazio sopracoleste (TÓ7TO£ ur:spoupàvio£) contemplando la realtà vera, lo idee, la giustizia, la saggezza, la scienza; cadendo poi in un corpo sulla terra, l’anima dimentic a ciò che ha veduto; ma alla presenza delle cose sensibili, copie imperfette e sbiadite delle idee, degli esemplari sopmeelesti (rrapa$siy(AaTa), questi ritornano davanti alla niente in modo più o meno confuso. [X7}Ttx4v); e. intenneillnrin fra i dm'. l’appetito irascibile (tò Per Mostotele l'aninm è la /ormo del corpo, al uuaic dà la Illuni, il movimento, l’armonia, e sta ad esso come la visione, oyte. all'occhio ; è vegetativa nelle piante, in più è tensilira midi animali razionale nell 'uomo, vii Khituiìi, seguendo l’atomismo democriteo, pensano l’anima materialisticamente formata d’atomi e mortale, mentre gii Stoici. ispirandosi ad Eraclito, la credono un fuoco sottile, un sodio x{a): termine ndoperato da Leibniz per designare «dò cho fa sì che un corpo è impenetrabile a un altro » ( aUribulum per quod vialeria est in spatio). Antropocentrismo {/ilos.): ò la concezione antropomorfica cho pone l’uomo come il centro o lo scopo di tutta la realtà, corno se Lordine universale delle cose fosse creato o disposto per l’uomo o le sue esigenze, ft por lo più Antropologia 13 A posteriori legata al geocentrismo (yyj = terra), cioè alla teoria, comunemente detta tolemaica, cho poneva la terra nel centro dell’universo, e die cadde per opera di Copernico, di Galileo e di Giordano Bruno. Antropologia (gr. £v9porito? »= uomo, o Xóyog = discorso) Un generale); è la scienza che tratta della storia naturale dell’uomo, ricercandone le origini e descrivendone le diverso rozze. -( filos,.): Kant distingue un 'antropologia teorica, che cuna psicologia empirica o tratta delle facoltà umane; un'nn* tropologia pragmatica, eh© studia l’uomo per aumentarne e perfezionarne l’abilità; uu’antropologia morale, che ha per line la saggezza della vita in modo conformo ai prindpii della Metafisica dei costumi e della morale. Antropomorfismo (gr. àv9pco-oc = uomo o (j.op(py;= forma, liguri») (psicol.): è la tendenza spontanea dell’uomo a rappresentarsi le cose, gli esseri, Dio stesso sul modello delia propria natura ; p. e. attribuire alia divinità forma corporea e passioni umane. Skxojane, fondatore dolla scuola identica, è uno del primi elio condannano l’antropomorfi•smo religioso. Apatia (gr. àrriOcia. da a prlv. o 77x9-, tema di TTarryco = io soffro) (in generute): s’intendo una specie d’insensibilità, d’indolenza, che si rileva dalla lentezza delle reazioni, sia psicologiche, sia morali. (filos.): per gli Stoici l’apatia è lo stato in cui viene a trovarsi l’uomo quando vive operando in modo conformo alla ragione, ossia quando non si lascia turbare dagli affetti Irragionevoli, dalle passioni, dai beni eslcriorl, e diviene uuo spirito sereno, eguale, imperturbabile. Apodittico (gr. i-oSeiy.Tiy.óc, da SEty.vupu = mostro, provo) (logica) : si dico di ciò che si afferma incondizionatamente come necessario, certo, inconfutabile, sla per una dimostrazione deduttiva, sia per la sua intrinseca evidenza. Apologetica (gr. àrroXoyÉo|iai = mi difendo) (retto.): l’apologetica cristiana comprendo l’arto dialettica e gli scritti aventi por line la difesa della religione cristiana eoutro gli attacchi della (ilo80 lia antica, dei potere politico e delia religione pagana,, e miranti a ottenere per i Cristiani la tolleranza delle leggi, nonc hé a dimostrare che la vera religione è la cristiana. Apologeti sono: Tertulliano, Giustino, Minucio Felice, Ireneo, eoo. (II e III soc. d. Cr.). Aporèma (gr. x-ópy)|zx, da àrtopéto = sono In dubbio) (logica): è un sillogisnio dubitativo, che vuol dimostrare Pugnai valore di due ragionamenti opposti. Aporia (gr. à Tropea = imbarazzo, situazione senza uscita) (logica): è il dubbio logico proveniente da difficoltà insolubili. Sono famose le aporie di Zenone D’Elea, che mirano a ridurre all'assurdo le tesi contrarie all’idea deli’Dno immobile di Parmenide e affermanti l’esistenza reale della pluralità e del movimento. I filosofi scenici sono detti anche aporetici, per lo stato di dubbio in cui alla fine vengono a trovarsi dopo aver ricercato la verità, e per cui sospendono ogni giudizio (èizoyjr) o asseti tUrnie rclcntio, come ilice Cicerone). A posteriori (opposto: a priori) (filos.): le due espressioni « a priori e • a posteriori », assai importanti nel linguaggio filosofico, derivano tini procedimento arlstotclieo, per il quale il concetto, l'i/n iversale, i> designato corno logicamente anteriore, il particolare come posteriore : ' non è lo stesso ciò che ò primo per natura ( 7 tpÓTSpov Ty (juierst) e ciò che è primo per noi (7tpè; fyjtà; TCpórepov); è primo per natura l’universale, il concetto; è primo per noi, o per opera del senso, il particolare, il singolo ». Questi termiul diventano comuni nella Scolastica : per Alberto di Colonia provare ex priori bus significa dimostrare partendo dui principi!, dalle cause; provare ex posterioribus significa dimostrare partendo dalle conseguenze, dagli effetti; per S. Tommaso non si può dimostrare a priori l’esistenza di ilio, perché questi è causa prima: occorre partire dagli ottetti (p. e., il movimento) o di qui risalire alla causa prima. -Nei tempi moderni, quando l'indagine filosofica si sposta, e dalla ricerca delle cause dell'» essere » si trascorre a indagare le cause o le fonti dei « conoscere -, si ha un notevole cambiamento : a priori è ciò che è dovuto alio sviluppo spontaneo della ragione, ciò che questa trae da sé, dalla sua interiorità, in maniera, Indipendente dall’esperienza, o quindi lia, por Kant, i caratteri dell'unfversalità e delia necessità: a posteriori è ia conoscenza che proviene dall'osperienzu o ha il suo fondamento mdl'osperienza o manca perciò di quei caratteri, Perché è ristretta ai casi effettivamente sporlmentati. Appercezione Arianesimo _ Nella teoria dell'evoluzione (Spencer) 6 « priori per l'Individuo ciò che si trova In lui come un prodotto dell'esilerienza della aporie, trasmesso per ereditò, e che per la. spedo, quindi, è a posteriori ; « posteriori per l’Individuo è ciò che egli acquista con la sua esperienza: si tratta dunque (l'un’anteriorlrìv cronologica o psicologica, non logica o razionale. In realtii per l'evoluzionismo, che è una forma di empirismo, la conoscenza è interamente a posteriori. perché tutta, originariamente, deriva dall'esperienza. Appercezione (in generale): b il prender possesso d'un’idea eon un lavoro attivo della mente che la rende piu chiara e meglio definita. -(/«os.) per Leibniz è la conoscenza chiara odistinta, clic differisce di grado dalla percezione oscura e confusa; è rrprarsr n/al io multi liuti tris in imitate. Ka.N 1 distingue Vnpitercezionc empirica ila quella trasreintentate: la prima è in sé dispersa, senza legame col «oggetto, di guisa clic I fenomeni psichici percepiti non sono vissuti come facenti parte d’nn’unità superiore, d'un io. ma rimangono isolati e disgregati a guisa di atomi: la seconda è l'atto di riferire una rappresentazione, una conoscenza alla coscienza pura, originaria, superiore al senso e da questo distinta, cioè aìVitmtUa. cho accompagna c stringe i-ln un tutto, in una sintesi, le varie rappresentazioni, ed è in ogni coscienza una e identica, non derivata da altro; p. e. il senso percepisce due fenomeni « c b isolati, senza collegamento: Vinlelletta quando dice: •Alt raggi solari) è causa (j.aT0S = incorporeo, da a prlv. c eròica, corpo) (fibui.): secondo gli Stoici sono asomatlci il vuoto, il tempo c gli oggetti del pensiero. Assenso (il lat. assensvs traduce 11 termino stoico auv-xaTaftsaic il norie, raffermare) (logica): in generale ò l’atto col quale l’intelletto accoglie o fi) sua un’idea o uu’affeminzlono altrui. per gli Stoici si dà l’assenso a una rappresentazione, la si accoglie come vera, quando questa, quasi impressa, suggellata in noi da un oggetto, s’impone allo spirito por la sua forza, la chiarezza, l'evidenza,Ci tira per i capelli, come essi dicevano. Assertorio (giudizio) (logica): b quello elio esprime la realtà, l’esistenza, con la copula: «è, «non è ", senza Implicare la necessità, essendo possibile il contrario. Assioma (gr. àjicojxa = dignità, postulato; da &£toc degno; hit. munfiatimi) (logica): è in generale in affermazione, un principio considerate come vero per la sua evidenza e accolto come vero senza bisogno di dimostrazione. -i matematici greci l'applicarono pei primi alle proposizioni evidenti: p. e.; tra due punti la linea più breve è la retta. con AniITOTELE si è esteso ni principjt logici: al ] trincipio di identità, di contraddizione, ccc. Spinoza denomina assiojni alcuni principi! fondamentali della sua Etica « more geometrico i/cmonstratu », Associazione delle idee 16 Astrazione Associazione delle idee ( psicol. ): designa la tendenza comune ai processi psichici a collegarsi fra loro, in modo r-lie, quando uno di essi risorge nella coscienza, tende a richiamare altri stati psichici, o per coni ignita, cioè per essere entrati contemporaneamente nella coscienza, ^ per ragioni di somigliansa, o anche per ragioni di contrasto. Si può ricondurre a due leggi generali : a) la legge Cinica razione, per cui un processo psichico tende a ricostituire il complesso mentale di cui ha fatto parte ; b) la legge dell* interesse, per la quale fra gli stati psichici richiamati si opera una selezione dovuta all’interesse attuale clic offrono pel soggetto. L'associazione delle idee è descritta per la prima volta da Platone noi Fedone (cap. 18 ), per spiegare l’idea del1 ’ anamnesi . Humk sviluppa e determina la teoria dell’associazione e la pone a fondamento della vita psicologica. Associazionismo ( filos è la dottrina sostenuta dagli inglesi H ARTLKY, Hv; me, Stuart Mill, Bàin, ecc., secondo la quale l’associazlono delle idee ò la leggo fondamentale della vita dello spirito e del suo sviluppo. È collegata a una concezione atomistica della vita spirituale, per cui un numero determinato di elementi psichici, analoghi agli atomi della chimica (cioè sensazioni, sentimelili, immagini), associandosi, danno origine alle funzioni superiori (memoria, intelligenza, fantasia, ragione) © le spiegano. Assoluto (dal lat. absolvcrc = separare, perfezionare ; quindi assoluto = ciò che è indipendente e perfetto ; opposto : relativo) (/ ilo 8 .): esprime l’essere cho è sciolto da ogni limite, relazione o condizione, indipendente da ogni altro essere o cosa, e a un tempo perfetto ; quindi l’easere che esiste in só e per sé. l’assoluto può essere inteso come il fondamento primo di tutte le cose, che per il materialismo è la materia, per lo spiritualismo lo spirito pensato come sostanza, per l’idealismo il pensiero nel suo più ampio significato, ecc. Newton pone a fondamento della sua meccanica il tempo assoluto e lo spazio assoluto, che cioè hanno esistenza in sé, mentre ]>er Kant tempo e spazio sono attività della nostra sensibilità, c, quindi, dipendenti da questa, ad essa relative (v. spazio e tempo). Assurdo (Ionica): si dice d’un’hlea o d’un giudizio che viola le leggi fondamentali del pensiero, perché contiene elementi incompatibili fra loro o contraddittori. la dimostratone per assurdo (o riduzione all’assurdo, deducilo ad absurdum) è quella che vuol dimostrare o confutare una determinata tesi, esponendo la falsità evidente e la contraddittorietà delle conseguenze che no derivano. Astratto (dal lat. abs-trahcrc = trarre fuori; opposto; concreto) (psicol.): si dice della parte n dell'elemento che venga tratto fuori (abstrachim) da un tutto o considerato separatamente, p. e. la forma, il colore d’un oggetto; perciò prende il senso di pensato \ * concettuale », in opposizione a ciò che ò dato immediatamente nell’intuizione. Astrazione (gr. d^aeCpsot?, da à = traggo fuori, lat. abstraho ): questo tonnine passa per due fasi principali (Euoken): 1 . fase logico-metafìsica: per Arisi oTELE è il procedimento che, omessi i caratteri accidentali cruna cosa, ne rileva le qualità essenziali c le considera per so stesso; quindi sono astratte (è5 àcpaipéoEox; XsyójjLeva) lo forme separate dalla materia, come lo grandezze matematiche, l'idea della statua separata dal masso di marmo. Nello stesso senso è intesa nel Medio evo: abstrahere. formam a materia int dicchi separare la forma dalla materia mediante l’intelletto. Nella logica astrarre consiste generalmente nel passare, mediante la soppressione d’una o di più note d’un concetto, a un concetto più generalo; p. e. togliendo ai concetti di quercia, olmo, pioppo ecc. alcune note, cioè quelle che li differenziano, si salo al concetto più generale di albero, cosicché quanto più l’astrazione procede, tanto più diminuisce il contenuto del concetto, cioè la sua comprensione (che ò il numero dello note che esso include), e cresce invece l'estensione (che è il numero degli individui che esso abbraccia), come si vede passando, p. e., dal mammifero al vertebrato, àlTanimale, all’essere vivente ecc. 2 . fase psicologica (con Locke, Berkeley ecc.): è l'operazione spontanea per cui il pensiero isola progressivamente, nella massa dei fenomeni, le qualità comuni ai singoli oggetti e le esprime mediante un nomo comune, un concetto, un’idea generale, trascorrendo dall osservazione dei singoli individui alla specie e al genere, grazio a quell 'al* Atarassia 17 Autarchia tra operazione spontanea che è la generalizzazione, per cui si estende a tutta una classe, a una specie, a un genere ciò eho si osscrra in uno o più individui. Atarassia (gr. àrapaSta, da a prlv. e rapaOCTtij = turbo, agito) (filos.): è la serenltù dello spìrito che per K Pier no è l’ideale del saggio; è una conquista della ragione mediante la saggezza (, c vede in questo atto la prova Intuitiva della propria esistenza. _per Kant Invece l'io conosce so stesso non come sostanza, ma come « soggetto », corno attività; ossia l'io è il termine comune a tutti i processi di coscienza, quasi il ilio invisibile ohe 11 tiene collegati; separato da essi, è pura astrazione., Autoctisi (gr. auró? e etici!.? creazione di se stesso) (/ilos.): termine usato dal Gentile per esprimere che lo spit rito, pensandosi, prendendosi come oggetto, creo se stesso, si sviluppa incessantemente, grazio a una. vivente | dialettica del pensiero (v. dialettica). Automatico (gr. aÙTÓ[.taTO? = che s muove da Bé) (in generale): si dice di ciò che si muove da sé in maniera meccanica, senza l’intervento di forze psichiche o di una volontà intelligente, psicol.: si applica all’attività incosciente, cioè a quegli atti che si ripetono in maniera indipendente dalla volontà. Autonomia (gr. coìtó? e vólto? = il dare a se stesso lo legge, il reggersi con proprio leggi; opposto: eteronomia, dal gr. c~po? = altro, e vópio?= legge; che significò: il reggersi con leggi date da altri) (morale): per Kant consiste nel fatto che la volontà umana 6 una volontà legislatrice universale, in quanto l'uomo nell’ordine morale obbedisco a una legge che emana non da una volontà a lui esteriore (sia questa Dio, la società, la naturo, come avviene nella morale eleronoma), ma dalla sua volontà di essere ragionevole, dalla suo coscienza. Autorità (principio di) ) (in generale): consiste ncll'accogliere come vera una cognizione da una persona cui si riconosce una superiorità intellettuale o morale, rinforzata spesso dalla tradizione, /ilos.: nel Medio Evo Aristotele gode d'un'autorità assoluta nella scienza e nella filosofia, donde il detto: ipse dirit (traduzione del greco aùvò? 2pY)Tlx6?), cioè della piena esplicazione delle tor-,c spirituali, della vita contemplativa che offre la conoscenza più alta, quella del macrocosmo e delle sue leggi eterne. per B u Stoici si raggiunge nell apatia ànà&Eia, nel dominio della ragionc sulle passioni e sul dolore; per TOPI ceno nell’atorossla, che e data dal1 l’assenza del dolore, da una scelta Bapiente'del piaceri e dall’armonia della vita. per Spinoza 1 ’uomo raggiunge la beatitudine, la quiete definitiva, solo nella conoscenza del terzo grado, cioè nella «conoscenza intuitiva», per cui la ragiono vede le cose In Dio, nel loro aspetto eterno (sub specie acf erri itati»), che è poi un conoscerò Dio stesso nella sua unità, quasi un coincidere con lui. Beavlorlsmo (inglese: behariour comportamento, condotta) (psicol.): ts il metodo di ricerca psicologica, che consiste nell’indagare 11 modo di reagire alle impressioni esterne, la maniera di comportarsi, di condursi nelle differenti circostanze della vita. Questo metodo, applicato dapprima agli animali, s’è poi esteso all'nomo. Bello (/ ilos.): nell'antichità: per Platone il hello è ciò che offre all’occhio e alla, mente proporzione e armonia, ordine e misura. In modo cho la varlotà degli elementi si disponga In gradi e si componga in un tutto plasmato o ordinato dalla vita dello Bpirito, il quale,. liberandosi gradatamente da tutto ciò cho è corporeo e sensibile, può essere tratto verso il bello In sé, verso l’idea del bello eterna, perfetta, immortale (v. dialettica). L’arte dell’uomo non ò altro che un’imitazione della natura, che alla sua volta c un’imitazione dell’idea, quindi un'imitazione dell’imitazione, non un'cspressione dirotta del hello. Per Aristotele gli elementi del hello sono: l’ordine (Tpia|.iévov); la fonte del bello è nel senso innato del ritmo e dell’armonia e nell’istinto d’ìniitazione, raffinato dalle due facoltà del genio ellenico: veder le cose con meravigliosa chiarezza; rappresentarsele con perfetta obbiottività. _per Plotino il bello con è nella simmetria, ma « è ciò cho rispleudc nolla simmetria »; una statua è bella « per In forma che l’arte vi ha introdotto », i-apà top stSou?, 2 èvfixvjv 7] t éyvv)). È l 'intuizione dell’artista, il suo genio che cren l’unità fra le parti molteplici d’un oggetto e dona a questo ciò che lo spirito ha di più profondo, mediante una raffinata elaborazione tecnica; l’arte non è più imitazione, come per Piatone o Aristotele, ma creazione dell’intelligenza, del voù?. Questa teoria viene ripresa nel Hinascinicnto. nei tempi moderni : per KANT è hello ciò che procura una soddisfazione di carattere universale, non esprimibile mediante concetti, libera da qualsiasi fino uti itarlo o morale: le coso non sono belle perla loro intima costituzione, che In se stessa rqpta a noi sconosciuta, ma perché sono capaci di eccitare c tendere In maniera armoniosa le nostre forze spirituali. per CROCE il bello non è un fatto fisico, non ha nulla da vedere con rutile, col piacere, col dolore, con la morale. non è oggetto di conoscenza concettuale; è dunque ciò ohe produce uno stato d’animo libero da ogni interesse pratico o logico, un’impressione che si esprime in una pura Immagine, oggetto di intuizione, ebe è conoscenzaimme¬diatao fantastica d’un momento della vita dello spirito considerato nella sua singolarità. Intuizione cui dà coerenza e unità il sentimento. Bene (in generale): ò tutto ciò cne ri* spondo o si crede che risponda a un bisogno e porta n un fine voluto o desiderato. morale: è ciò che nell’ordine dell azlone ò oggetto d’approvazione, ciò il cui possesso è causa di soddisfazione e avvia alla perfezione. -_il gommo bene (summutn bollimi) è, per la filosofia antica, l’oggetto ultimo al quale deve tendere la volontà morale • quindi un bene bastante a so stesso, cui tutti gli altri beni sono subordinati e rispetto a cui son da considerarsi come mezzi. _ gli scolastici, Cartesio, Spinoza, Leibniz seguono la tradizione antica. Kant giudica che 11 dovere è anteriore al bene morale, che questo deriva da quello e gli è subordinato ; giacché li bene è ciò che si fa per dovere: ossia l’asione morale trae U suo valore non Biogenetica 20 Carattere dallo scopo al quale tende, non dal bene che attua, ma dal principio cui la volontà obbedisce, apendo unicamente por rispetto olla leppo morale : perciò la lepgo morale incondizionata determina il bene, non il beno determina il dovere. Biogenetica (legge) (gr. (Uos = vita, yeveatS = origine): ò la legge, oggi contestata, che ebbe questo nome dal naturalista tedesco K. Haeckkl, per la quale le fasi dello sviluppo individuale ricapitolano in breve le fasi dello sviluppo della specie. La formula è: Yontogenesi ripete la filogenesi (v. ontogenesi). Biologia (gr. plot; = vita, Xóyos = discorso). È la scienza dei fenomeni generali della vita, comuni agli animali e alle piante. Comprende la morfologia, la f isiologia, la patologia, secondochó si considerano lo forme, le funzioni, i fenomeni anormali degli organismi viventi. Bisogno, psicol – GRICE NEEDS --: è la consapevolezza che qualche cosa manca al nostro organismo, o anche, in senso più alto ameno usato, alla vita intellettuale, giacché ogni essere per vivere, svilupparsi o raggiungere 1 fini che gli sono proprii deve prendere al mondo esteriore lo materie e gli elementi necessari all’esistenza. Si distinguo dal desiderio, perché il bisogno ò indeterminato nel suo oggetto, mentre il desiderio si dirigo verso un oggetto determinato: ho bisogno di nutrirmi o desidero un determinato cibo. Buon senso: per Cartesio ò sinonimo di ragione, intesa come facoltà di diBcernere il vero dal falso; quindi ò la capacità di ben giudicare, che non viene concessa a tutti gli uomini nella stessa misura. L’asino di Buridano, filos., cosi s’intititola rargomentazione attribuita a Burlo ano» rettore dell’università di Parigi; ossa consiste ncH’affcrmarc, a proposito del libero arbitrio, che un asino affamato, posto davanti a duo socchi d’avena perfettamente uguali, si troverebbe nell’impossibilità di faro una scelta fra duo cose che lo sollecitano in ugual misura, o morrebbe di fame, (V. anche ALIGHIERI, Paradiso. L'argomentazione non si trova negli scritti di Buridano; ed ò forse dovuta ai contemporanei, per deridere il suo determinismo psicologico, secondo cui la volontà si decide, tra più beni, pel bone maggiore; donde l’indecisione di fronte a due boni uguali. c Cabala (dall’ebraico Kabbalah = tradizione) (rclig.): opera di filosofìa religiosa, che si considera un’interpretazione segreta della Bibbia, trasmessa per tradizione da Adamo ad Àbramo, attraverso una serie ininterrotta di iniziati. Tratta dello sviluppo di Dio, che prendo coscienza di sé generando tutto lo coso dalla propria sostanza per via d’emanazioni; contiene l’enumerazione dello milizie celesti, il simbolismo dei numeri ecc. Campo della coscienza (psicol.): designa l’insiemo dei processi psichici (idee, sentimenti, emozioni), cho in un determinato momento sono presenti nella coscienza d’uu individuo. Campo visivo (psicol.): ò l’insieme degli oggetti cho sono percepiti simultaneamente dall’occhio in un dato momento; mentre il punto visivo è l’oggetto cho nel campo visivo si presenta con maggior chiarezza. Canonica (dal gr. xavtóv = regolo, regola, norma) (logica): ò cosi detta da Epicuro la parte introduttiva della sua dottrina, che tratta del criterio di verità, cioè della validità obbiettiva dello nostre cognizioni, che egli fa consistere noU’immediata evidenza delle percezioni sensibili. Carattere (dal gr. x a pacrcrco = scalfisco, donde '/apaxTyp = impronta) (in generale): indica la qualità propria, la « impronta » che serve a distinguere o a definire un oggetto. -(psicol.): ò l’unità stabile, costante dello disposizioni intellettuali, sentimentali e volontario che distinguono un individuo dagli altri, il nucleo permanente che dirige la sua evoluzione psicologica, Vimpronta che egli lascia nei suol atti, tenendo presente che le qualità costitutive del carattere, le quali formano un fascio di energie diretto verso un fine, si manifestano nelle contingenze della vita, soprattutto in quelle arduo e gravi. (metafisica) : Kant concepisce l’uomo come cittadino di due mondi: del mondo fenomenico e di quello noumcnico; come parte del mondo sensibile l’uomo ha un carattere empirico, che si inserisco nella catena delle cause naturali, di guisa che le sue azioni sono sempre determinate, o cioè non sono libere; invece come parte del mondo nouraenico ha un carattere intelligibile, sottratto alla serie delle cause naturali, e quindi libero .Caratterologia 21 Categoria _ (morale): aver un cara’lere morale significa possedere stabilmente quelle qualità del volere per cui il soggetto tien fermo a principi o a norme pratiche c morali determinate, che egli si ò prescritto con la ragione. Caratterologia (psicol.): neologismo che servo a indicare la scienza del carattere, la quale studia l’essenza, l’evoluzione del carattere, mira a fissarne i tipi fondamentali. Cardinali (virtù): v. virili. Carità (tcol.): è la maggioro dello tre virtù teologali (lede, speranza e carità) ed eeprime l’amore di Dio e l’amore del prossimo in Dio; è il principio d’ognl virtù. (morale): consiste nel far del bene al prossimo senza mira alcuna di vantaggio proprio. Cartesianismo: si può Intenderò: 1 ” la filosofia di Cartesio nello sue tesi fondamentali: l'idea di sostanza, 11 dualismo fra anima o corpo, il meccanicismo del mondo fisico, l’evidenza corno criterio di Terità eoe.; 2» la filosofia dei discepoli o dei successori di Cartesio, cioè ili Malebranche, Oeclinx, Bpinossa, occ., benché non sia facile stabilire ciò che del pensiero di Cartesio ò divenuto pensiero comune dei cartesiani, i quali mirano a risolvere i problemi posti ma non risolti da Cartesio: i rapporti fra pensiero ed estensione, fra anima e corpo, fra Dio c 11 mondo. Casistica (morale): è quella parto della morale pratica che tratta dei « casi di coscienza *, cioè dell'applicazione di norme morali olle circostanze particolari, o ancho nei loro rapporti con la religione, Bpeelalmcnte quando rincontro o l’intreccio fortuito degli avvenimenti della vita umana portano a conflitti di doveri di non facile soluzione. -in senso peggiorativo, s’usa per indicaro distinzioni sottili o abili con cui si vuol giustificare un atto che spesso la inoralo non approva. Caso (gr. ’M/tj, slitapirivi)) (fn generale): si dico elio un fatto è dovuto al caso, quando è fortuito, inaspettato o so ne ignorano le causo. ( Hlos .): già Aristotele intorpreta il caso corno un avvenimento dovuto al fatto che due o più serie di fenomeni s’incontrano in un punto in maniera imprevedibile, o dà l’esempio dello scavatore che trova un tesoro. in senso più comprensivo il caso si ha ciuando una modificazione insensibile e impercettibile nello cause d’un avvenimento produce una modificazione nell’effetto; p. e. il ritardo d’un attimo di un fatto qualsiasi può produrre o far evitare un accidente gravissimo per lo sue conseguenze. Catalettica (fantasia) (gr. cpavvaota y.xTaXvjTTTixr,, lat. risum impressum e//ictumque: t ic.): è per gli Stoici una rappresentazione che ei si presenta, con tale evidenza (èvàpysia) o forza, riproducendo lutto le qualità dell’oggetto. elio ci afferra (y.aTaXa|j.[ 3 àvet) o ci costringe ad accoglierla come vera. 10 il fondamento del criterio stoico di verità. Catarsi (gr. xdt&apot Q, da xaDmpio = purifico) (Hlos.): per Platonf., come più tardi per Plotino, consisto « nel separar-, e rimovore (ytopi) quanto più è possibile l’anima dal corpo c assuefarla a raccogliersi in só medesima, rimanere sola, sciolta dai vincoli del senso > (Fedone). La catarsi ha por fine di preparare l'anima allo più olevate attività spirituali. Per i Neo pi, atonici è un avviamento alla mistica, aH’unione con Dio. (estetica): Aristotele parla d’una calarsi traffica, che sarebbe l’effetto prodotto dalla tragedia sopra gli uditori: raziono tragica, suscitando la compassione e il terrore, compio la funziono di purificare da tali sentimenti l'animo dello spettatore, sollevandolo dalle angustie dolln vita quotidiana. (psicol.): nella psicanalisi la catarsi consiste nel richiamare un’idea o un ricordo, che, represso, produce perturbazioni fisiche e psichiche, mentre, conosciuto e chiarito, diviene innocuo. Categoria (gr. xanj-fopta, da xccrv)yopEtv = affermare; lai. praedicament avi : Boezio) (logica): per Aristotele le categorie sono lo affermazioni, i predicati più generali delle cose, le differenti classi di predicati che si possono affermare d’un oggetto qualsiasi, c quindi 1 sommi generi del reale (xanjYOptòcl toO Svuoi;); ne distingue dicci, traendole, forse, dallo parti del discorso: sostanza, qualità, quantità, relazione, luoao, tempo, situazione, avere, lare, patire. -per Kant le categorie sono le /orme a priori del conoscere, con le quali l'intelletto unisco il molteplice offerto dalVintuizione sensibile: c cioè I fenomeni che il senso percepisce slegati, isolati, sono dall 'intelletto collegati in una sintesi per mezzo delle categorie: p. e. gli organi di senso percepiscono duo fono meni isolati, il calore e la dilatazione d'un corpo; l’inteUetto li unifica con la categoria di causa : il coloro ò causo della dilatazione. lCont. enumera dodici categorie: tre della quantità (unità, pluralità, totalità), tro dello qualità {realtà, negazione-, limitazione), tro dello relazione ( sostanza, causa, reciprocità (iasione), tro della modalità (possibilità, esistenza, necessità). -Schopenhauer ammette la sola categoria di causa: il mondo come semplice rappresentazione è una molteplicità di fenomeni disposta nello spazio e nel tempo, ordinata o pensata secondo il principio di causa. -per Rosmini la categoria unico e suprema è l'idea dell’essere in universale, cioè di quella vj(n?= il sentire) (psicol.): designa il complesso delle sensazioni provenienti dagli organi interni del corpo, lo stato psichico totale risultante dall’azione simultanea e complessiva dolio impressioni interne. Certezza (opposto: dubbio ) (jwricoZ.): è lo stato dello spirito intimamente persuaso di possedere la verità, o por via immediata, dovuta all 'evidenza, o per dimostrazione, o anche per fede; iu questo terzo caso s'accost-’. olla credenza (V. credenza). Cinestetiche 23 Compositivo _ (logica): è il carattere di ciò che non lascia aperta alcuna via al dubbio ed è dovuto al fatto che i principi! logici sono osservati. Cinestetiche (sensazioni) (dal gr. xtvéo>= muovo, atat>r,a'.; = sensazione) ( psicol.): sono le sensazioni che provengono dai movimenti degli organi corporei. Circolo vizioso = vedi diallelo. CI inamen (è la traduzione, luereziana del greco exxXtai:, da èxxXivetv = devìai-e, declinare) (filos.): Emerito ammette che gli atomi, invece di cadere dall’alto al basso in linea retta (ché in tal caso non potrebbero incontrarsi, né, quindi, formare i mondi c i corpi composti). subiscono, per un Impulso interiore, una deviazione dalia linea verticale (che è appunto il clinamcn), la quale ne tende possibile l'urto. Por tale tendenza spontanea la necessità meccanica cedo nell'uomo il posto ulla volontà libero, essendo anche l'anima formata di atomi. Cogito ergo sum (8 . Tojimaso). Contingentismo o filosofia della contingenza (filos.): servo a designare il complesso dello dottrino che nella spiegazione dell’universo assegnano ima parto più o meno grande alia contini gema. _ il francese Emilio BoCTROOX ha dato particolare rilievo a questa dot1 trina; egli pensa infatti che a mano a Contraddittorio 26 Cosa in sè mano che si sale dalle formo Inferiori degli esseri alle forme superiori, dalla chimica alla biologia o da questa alla psicologia, si introducono nuovi modi di realtà (la qualità, la rtta, la coscienza, l’auto-coscienza), In cui il ferreo con catcnamento di causa od effetto ohe si osserva nel mondo tìsico si viene atte nuando, fino a scomparire nella libertà spirituale umana; perciò la vita del ponsiero è una novità continua, In cui il nuovo non si può spiegare col vecchio. Il superiore con l’Inferiore, perché contiene qualcosa di più e di nuovo (contingente), che nella realtà inferiore non c'era. Contraddittorio (logica): due giudizi, due concetti dloonsl contraddittoril, quando l'affermazione del primo irnpllI ca la negazione del secondo ; ò contraddittoria anche una proposizione in cui il predicato affermi una qualità o modo di essere opposta a quella espressa dal soggetto. Contraddizione (logica): il principili di contraddizione ò cosi formnlnto da Aristotele: «due giudizi, dei quali l’uno nega quello stesso che l’altro afforma (A è B, A non è B), non possono essere veri nel medesimo tempo e otto il medesimo rispetto, poiché non ò possibile ammettere che alcuno pensi cho la stessa cosa sia o non sla» (àSuvavOV Ù7TOAaupàvetv vaùv&v elvat xal (xv) elvoci). -Leibniz lm dato di questo principio una formula più semplice: «A non ò non A», cioè un giudizioò falBO quando ' soggetto e predicato si contraddicono. (filos.): Hegel pone la contraddiziono nel cuore della realtà vera, ossia nel pensiero: ogni idea contiene in sé la sua negazione, ciò' un’idea opposta che spinge a un nuovo concetto più alto comprendente e conciliante in sé i due primi : il primo concetto ò la tesi, il secondo ’ antitesi, il erzo la sintesi. Quest'ultimo subisce lo stesso destino, c cosi il movimento dello spirito i recede sempre più oltre, finché tutta la realtà è trasformata in puro ponsiero, in una « reto di concetti »: l’attività pensante diviene processo cosmico, che abbraccia tutte lo cose e tutte da sé lo produce (V. coincidcntia oppositorum). Contradictio in adiecto (logica): è la contraddizione fra un termino e ciò che vi si aggiunge ( adiectum ), aggettivo o sostantivo; p. e.: legno ferreo. Contrario (logica): sono contrarie due proposizioni opposte e universali, l'una affermativa e l'altra negativa; p. e.: 1 ogni uomo è mortale ; nessun uomo ò mortale » ; sono contrari due concetti, quando l’aiiermazione dell’uno implica la negazione dell'altro; p. e.: bianco, non bianco. Contrattualismo (diritto): è la teoria dell’origine contrattuale dello Stato, che ebbe la sua forma più perfetta e famosa nel Contratto sociale di G. G. Rousseau ( 1762). Il principio è: lo Stato si fonda sulla volontà individuale dei consociati, i quali l’hanno costituito per mezzo di un contratto. Se si pensa con I’Hobbes che, nel dar vita allo Stato, l’Individuo rinunzia a ogni suo diritto, si ha il governo dispotico, so con Locke si stabilisce ina rapporto bilaterale fra individuo e Stato, si ha il governo liberale ; so col Rousseau si considera innlicnaliilo ogni diritto individuale, cosicché i singoli, riuniti in assemblea, possono, con un semplice atto di volontà, far tabula rasa d’ogni governo e magistrato esistente, si ha il governo radicale. Corpo (filos,): per Cartesio e Spinoza ò corpo ciò che ha estensione o moto, il quale non è altro che una successione di luoghi occupati da un corpo nell’estensione; per Berkeley o Hume, negata resistenza della materia, il corpo è un complesso di idee o sensazioni associate. Corsi e ricorsi (filos.): è la legge universale che per il Vico regge la vita dei popoli e rispecchia le fasi di sviluppo dello spirito individuale: il senso, la fantasia, la mente pura, corrispondenti, nella vita pratica, alla passione ferina, alla soggezione a una legge di forza e arbitrio, alla libera osservanza dei dettami della ragione. Cosi ogni popolo trascorrenecessariamente dalla violenza dolio stato ferino alla vita civile, e, in conformità dell'eterna natura umana, dove ripercorrere il suo corso, ricadere, per un processo degenerativo, nel senso o nella violenza, e dalla barbarle riprenderò il moto ascensivo, iniziare 11 ricorso. Vico trasse questa sua dottrina dalle indagini sulla storia di Roma, generalizzata e integrata, qua e là, con quella di Grecia. Cosa in sè (opposto: fenomeno): esprime il carattere dello coso considerate por sé, fuori dei soggetto che le conosce, o in maniera da questo indipendente. per Kant è il quid inconoscibile che si cela dietro ai fenomeni e no è il fondamento; è posta fuori del tempo e dello spazio, non vi si possono appi!-Cose e persone 27 Creazione care lo categorie, valido solo poi fenomeni. Schopenhauer vedo la cosa in so nella volontà metafisica, fondamento ultimo o immanente del divenire cosmico: volontà ili vivere, for/.a cieca, inconscia, elio « si accendo ima lampada noi corvello umano », cioè si fa consapevole solo nell’uomo. --corno concetto limite la cosa in sé stabilisco, per Kant, il confine fra il conoscibile o l incomiscibile £ è ciò che ó al di là dell’esperienza, oggetto di una intuizione non sensibile, ma solo intellettuale, elio è negata all’uomo. Cose o persone (morale): per Kant lo cose sono mezzi, oggetti per i nostri bisogni (in linguaggio economico: beni materiali ); lo persouo sono non mezzi ma /ini in si, hanno un valore assoluto che si misura non dall’uso oho so ne può fare, corno avviono delle cose, ma dal rispetto che si deve all’esscro ragionevole. in ciò che ha di intimo o inviolabile. Coscienza (lat. conscirc = sapere insieme, detto di più persone che conoscono le stesse cose; gr. erjvei8r, = giudico, esamino): in generale consiste nel sottoporre ad esame un principio, un’asserzione, un fatto, per stabilirne il grado di credibilità o il valore prima di accoglierli come veri; cosi avviene, p. e., nella critica storica. -per Kant ò una ricerca intorno alla ragione umana in tutto le sfere della sua attività (nel conoscere, nelPoperare moralmente, nel sentimento del bello). La critica tende a separare ciò che allo spirito umano proviene passivamente Criticismo 29 Deismo dal mondo esterno, ossia ciò che ò empirico, a poste riori, e che Kant denomina materia, da ciò che ù un’attività oiternaria della stessa ragione, ossia da ciò che ò puro, a priori, o che vien detto forma. Cosi nel conoscere sono a priori le intuizioni dello spazio o del tempo e lo categorie; nella condotta morale la leggo morale non deriva dall’esperienza ma è un fatto della ragione, è pura forma; nel giudizio estetico l’essenziale non è la realtà empirica dell’oggetto che si dice bello, ma la rappresentazione, cioè un’attività dello spirito. Infine, per spiegare certe produzioni della natura, non spiegabili col meccanismo, si ricorro alla finalità Interna, cioè si afferma che nella natura l’idea del tutto ò In ragiono dell’esistenza e dell’accordo delle parti, corno avviene negli esseri viventi, nei quali la natura s’organizza grazio a un’arte tutta intcriore, non per una causa esterna, qual è quella, ad es., che agisce in un orologio. Criticismo (filo»-)' ò la dottrina di Kant o della sua scuola, fondata su questi principi!: a) lo spirito umano impone ai fenomeni le sue forme, le sue attività costitutive, vaio a dire le intuizioni puro dello spazio e del tempo c le categorie; b) lo categorie, cioè i concetti puri dell’intelletto, non possono applicarsi a oggetti posti fuori dell'esperienza (l’anima, il mondo, Dio); l’uomo conosce solo fenomeni e l’assoluto gli sfugge. Cruciale (dal lat. crux = croce, come segno indicatore della via da prendere) (logica): per Bacone instantiac crucis (fatti cruciali) sono le esperienze risolutive che decidono fra due ipotesi contrarie. D Darwinismo; è la dottrina di C. Darwin che, accolto il principio della variabilità dello specie animali, vugl spiegarlo mediante: 1) la lotta per l esistenza che dà la vittoria ai meglio adatti; 2) l’ambiente elio crea modificazioni organiche o qualità; 3) 1 ereditarietà, per cui i caratteri acquisiti dall’individuo si fissano nella specie, e si accrescono grazie anche alla correlazione di sviluppo, per cui i mutamenti In una parto del corpo determinano mutamenti anche nelle altre parti. Dato (s’oppone a ciò che ò costruito, elaborato, dedotto) ( filos .): designai principi! generali, le condizioni, i fatti che sono una premessa necessaria per rispondere a una questione o risolvere un problema. Deduzione (opposto: induzione) (logica): è il procedimento logico che va daH’universale al particolare, dai principi! allo conseguenze, o anche da una o più proposizioni a una o più altre proposizioni,come necessarie conseguenze. (.'osi nella fisica da una legge ottenuta per via Induttiva si possono dedurre altre leggi subordinate o applicazioni di essa; CARTESIO, dalla proposizione: « Dio ò un essere verace », trae quest'altra: «egli non può ingannarci quando ci fa credere all’esistenza reale d’un mondo esterno ». La forma tipica della deduzione ò data dal sillogismo aristotelico. Vedi Sillogismo. Deduzione trascendentale (filos.): ò per Kant il procedimento che ricerca se le categorie possono applicarsi ai fenomeni, so sono la condiziono necessaria e sufficente dell'esperienza. La soluzione ò data dall 'immaginazione creatrice, « funziono cieca dell’anima ma indispensabile », facoltà Intermediarla fra la sensibilità e l’intelletto, per la quale l’io si realizza, entra in rapporto con la molteplicità delle cose sensibili, le unifica, dando l’oggettività alle leggi della natura; quindi non solo cogito ergo sam, ma anche cogito, ergo rea sunt (v. schema). Definizione (logica): ha per fine di determinare l’essenza d'una cosa, d'un’idea, enumerandone lo note essenziali. La Scolastica dice: definitio fit per genus proximum et per differcntiam specif icam, intendendo per genere prossimo la classe di cui una cosa è parte, e per differenza specifica i caratteri propri! della cosa stessa: p. es., definendo l’uomo un mammifero bimane, il termine mammifero ò il genere prossimo, il termino bimane la differenza specifica. Degnità: tormino usato dal Vico nella Scienza nuova ; equi vaio ad assioma, (gr. à^o>|Aa, da (z^ioc degno) e sorve a indicare le idee fondamentali intorno alla fantasia, all’intelletto, al mito, alla religione ecc. Deismo: è l’idea della divinità ottenuta per opera della sola ragione, senza l’ausilio della fede rivelata e dei dogmi, e resistenza. Questa concezione domina Demiurgo 30 Determinismo soprattutto nell'ILLUMINISMO (sec. XVII e XVIII): è pure la religione del Mazzini. Demiurgo (gr. SmuoopYÓG, da = popolo e rad. épy = opero, lavoro; quindi: chi lavora pel pubblico, artefice); ( filo8 .): con questo nome vicn designato nel Timeo di Platone il dio artefice dell'universo, che plasma il cosmo dando forma all’informe, regola c ordine a ciò che ò senza regola o ordine, tenendo l’occhio fisso alle idee, come a modelli perfetti ed eterni di tutte le cose. Il cosmos, opera del demiurgo, è por Platone un essere vivente, fornito di ciò che v’ò di più nobile ed essenziale in un essere vivente, l'amma, che ò poi l’anima del viondo. Democrazia (gr. $7)(jtoxpaT(a = potere del popolo) (filos.): per Platonf. ò il governo dei molti (ol 770 XX 0 O, avente per fine la libertà, la quale può, per eccessivo desiderio d’uguaglianza, degenerare facilmente in anarchia e tirannide. -Aristotele, nella sua celebro teoria delle forme di governo, considera le forme pure, cioè quelle che hanno por fine d’attuare la giustizia, o sono la monarcàia, Varistocrazia, la democrazia (secondoché governa uno solo, una minoranza o la generalità dei cittadini). A queste corrispondono tre formo corrotte: la tirannide, 1 Oligarchia, la demagogia, quando il governo ò esercitato a Bolo beneficio di chi lo tiene. -oggi è la forma di governo in cui la sovranità risiede nella volontà popolare, intesa come l’espressione della maggioranza numerica dei cittadini riuniti in assemblea (Rousseau). Demone (gr. Sat(jL6>v) {filos.): è un segno o uno spirito o, meglio, una voce ammonitrice, cosa al tutto intima e personale di Socrate, non una personificazione divina: « è come una voce che io ho in me fin da fanciullo, la quale ogni volta che mi si fa sentire, sempre mi dissuade da cosa che io sia per fare, e non mai ad alcuna mi persuade; è questa che mi vieta d’occuparnii delle cose dello Stato e mi pare faccia ottimamente a vietarmelo ». Questo Satjj.6vióv ti è dunque un segno personalissimo, come ognuno In certi casi e momenti della vita può sperimentare più o meno sensibilmente per conto proprio (Valgimigli). Deontologia, tò Séov = il dovere, e Xóyogica, è la divisione d’un concetto in due concetti generalmente contrarii, o anche la classificazione d’un genere in due specie che ne esprimono tutto il contenuto; p. o. gli animali in vertebrati o invertebrati. Dictum de omni et nullo (Zotica): esprime la nozione che tutto ciò che è affermato o negato d’un genero ò puro affermato o negato delle specie o degli individui contenuti nel genere. Differenza (metodo di ) (logica): ò il secondo del metodi dello Stuart Mill per la ricerca della causa. La formula è: se un caso nel quale il fenomeno si verifica e un caso nel qualo non si verifica hanno in comune tutte lo circostanze meno una, che si presenta nel primo caso e non nel secondo, questa è la causa del fenomeno : p. e. la causa per cui la colonna del mercurio s'innalza nel barometro si può ricercare facendo II vuoto; ossia: sopprimendo la pressione atmosferica, mentre tutto I lo altre circostanze restano immutate, e vedendo il mercurio scendere, si concludo elio la causa ricercata è il peso dell’aria. SI riconnetto alla tabula ab sentine di Bacone. Gli altri metodi dello Stuart Mlll sono: di concordanza, delle variazioni concomitanti, dei residui (v. questi termini). Differenza specifica: v. definizione . Dignità (in generale): ò il sentimento di rispetto che l’uomo deve avere verso se stesso, come essere ragionevole. (morale): in opposizione a prezzo, per Kant esprime il valore assoluto dell’essero ragionevole, come fine in sé. Dilemma (gr. SiaXap^àvco = prendo da due parti) (logica): è un sillogismo composto, che pone due alternative, dalle quali vien tratta una conclusione identica, in modo da non lasciare una via d’uscita; p. e.; contro la tortura: « o il torturato è forte tanto da sopportare I tormenti, e dirà quel eli© vuole; o è debole da non poter resistere, e dirà quel che vogliono i giudici: in ambedue i casi la tortura non conduce alla verità ». Dinamico e dinamismo (dal gr. Suva(Xi£= forza; opposto: meccanico o meccanismo) (filos): si applicano tali denominazioni a quello dottrine che vedono nella forza o neW energia l’essenza dell’universo; forza che agisco non dall’esterno ma dall’intorno, con spontaneità e attività trasformatrice o creatrice incessante, quindi irriducibile alle leggi meccaniche. Lo teorio dinamiche pongono il tutto prima delle parti, ciò che è vivente prima di ciò che è privo di vita, ciò che ò superiore atto a spiegare ciò che è inferiore. In opposizione a statico si usa a Indicare ciò che si trasforma, si sviluppa, diviene senza tregua. Dio; GII aspetti e i significati principali di questo termino complesso e oscuro nel suo sviluppo storico si possono cosi riassumere : a) nelle religioni piii antiche l’Idea di Dio sembra sorgere da un antropomorfismo spontaneo, cioè si concepisce Dio sul modello dell’Uomo, sia che si colleghi con la fede nella sopravvivenza dei morti c col culto degli avi, sia che lo si pensi come il simbolo del gruppo sociale; si oscilla fra l’idea di Dio pensato come una forza, e l’idea di Dio concepito come Un essere più o meno personale ; b) per l’azione del pensiero filosofico e scientifico Dio è pensato come l’unità essenziale di tutti gli elementi dell’universo: unità della sostanza prima, come nei Presocratici; idea dell’essere puro, come in Piatone o in Aristotele; superiore a tutte le categorie logiche e ad ogni idea di persona, ineffabile, come in Plotino; costituente la realtà essenziale del mondo, col quale si identifica, come nel panteismo (v. panteismo). Dio essere morale, giusto e buono, rispondente all’esigenza che ha l’uomo di credere al valore della propria azione. Dio 33 Discorsivo e discorso a un essere che sia garante dei nostri fini più alti, cioè dei valori spirituali. -Tra gli altri, 11 francese M. Blondel vede nell’idea di Dio tre aspetti, ciascuno dei quali tendo a predominare In tempi e mentalità diverse: il Dio del* TAntico Testamento, il rigido dominatore che riferisce tutto a sé. oggetto di rispetto e, più, di timore;è) il Dio intelligenza o tutto chiarezza e verità, dovuto alla tradizione ellenica; c) il Deus charitas, tutto amore per le creature, il Dio Cristiano. Dio (prove dell’esistenza di ) ( filos .); "Te* principali sono: 1. la prova cosmologica, cho dall’esisten/.a del mondo, cioè del condizionato, del contingente o doll’imperfotto, conchiude all’esistenza d’una causa prima, d’un incondizionato, necessario o 1 l>erfetto. Cosi per Aristotele Dio, spirito puro, è la causa prima d’ogni movimento, è primo motore immobile ( 7TpcoTOV x.ivoOv àx(vT)TOV); è seguito dalla Scolastica (S. Tommaso ecc.). Oppone Kant cho dal fatto ohe noi affermiamo una causalità nel inondo dei fenomeni, non si può logicamente de| durre ohe v’è una causalità del mondo fuori del mondo, dato cho essa è al di fuori del campodellanostraesperienzaempirica, alla quulo soltanto può la nostia monto applicare la categoria di causa. 2. prova ontologica, eho dall'idea di Dio, come dell'essere più perfetto, deduce la sua esistenza, giacché un essere soltanto pensato, ma non esistente, non sarebbe l’essere perfetto; è concepita da S. Anselmo, respinta da S. Tommaso, seguita da Cartesio, Spinoza, Leibniz, Hegel, occ. Kant nega che nel concetto d’una cosa sia contenuta Tesistonza corno nota essenziale: cento talleri reali non contengono più noto essenziali di conto talleri pensati. Ma, osserva Hegel, conto talleri non sono un concetto, e tanto mono paragonabili con l’idea di Dio; in questa resistenza è implicita, non come un'idea cho s’aggiunge a un’altra idea eterogenea: l’idea di Dio e 1'osistenza coincidono, come dove avvenire nel più alto principio cui possa giungere la filosofia; 3. prova teleologica o fisico-teologica: le cose della natura non solo rivelano ordine o regolarità, inspiegabili con la nozione di causa, ma formano un sistema. convergono verso un’unità suprema, come a un fine ultimo ; donde la necessità d’ammettere l’esistenza d’un essere cho pone e attua i fini manifestantisi nella vita della natura. È sostenuta da Socrate, Platone, Aristotele, dalla Scolastica occ. Kant fa osservare che, pur ammettendo essere lo opere della natura paragonabili a quello d’un artista, si giungo solo a un Dio artefice ordinatore della materia, non a un Dio creatore; per passare dalla considcraziono d’un ordino nel mondo all’eslstcuza d’un essere necessario o perfetto, bisogna far ricorso alla prova cosmofogica e ontologica, lo quali vanno inoontro egli dice ud altre obbiezioni non meno gravi (v. sopra); 4. prova morale o etico-teologica, che dall'esistenza della legge morale in noi trae la prova dell’esistenza di Dio fuori di noi. Kant, per accordare l’idea doV dovere con la felicità, ammette un pr cf grosso indefinito verso la santità, cioè verso la virtù perfetta che esigo la soppressione della sensibilità; na ciò è possibile solo se la nostra personalità persiste, ossia so ò immortale, grazie nH’uziouo sul mondo d’un essere in cni l'unione della santità o della felicità è attuata. Però questa prova non consento la conoscenza metafisica d’una sostanza divina, ma solo una credenza razionale, che s’accorda col risultati della Critica della ragion pura. Hegel oppone cho Kant, appoggiando la prova dell* esistenza di Dio alia credenza monile, presuppone implicita ncll'idqa di Dio 1 ’esistcnza; cade perciò in una gravo eoutraddizione, perché lia prima condannato tale identità, che ò il fondamento della prova ontologica, da lui respinta. Discontinuo (opposto: continuo) (/ posizione scompare. Dogma (gr. Sóyfxoc, da Soxéco: opinione. decreto) (relig.): esprimo il decreto d’un concilio, un principio religioso considerato verità inoppugnabile. ( filos .): designa comunemente un principio piii affermato che provato, o anche imposto da un’autorità o accolto senza esame critico. Dogmatismo (opposto: scetticismo) ( filos.): Kant chiama dogmatici i filosofi cho fanno uso di principii o di concetti senza ricercare per quale via e con che diritto si pervenga ad affermarli, ossia senza una critica preventiva del nostro potere di conoscere. Dolore ( psicnl .): ò uno stato affettivo indefinibile per la sua semplicità, che si presenta come dolore fisico, cioè come sensazione penosa più o meno localizzata, o come dolore morale (v. piacere), (filos.): il dolore è considerato dai Greci corno un ostacolo alla felicità cui l’uomo aspira naturalmente, come qualche cosa di ostile cho dovessero eliminato con ogni mezzo; mentre il Cristianesimo ha sublimato il doloro, che diviene mezzo di purificazione e di elevazione morale, soprattutto per l'azione dell'esempio di Gesù, che, assumendo corpo mortalo, ne ha preso tutto le infermità, è stato vinto, deprezzato, umiliato o ha subito il supplizio dello schiavo. Doppia verità (/ito.): ò la dottrina introdotta da Averrok, secondo la quale può essere vero nella filosofia ciò elio è ritenuto falso ed errato nella religione, e inversamente; donde nna scissione interiore dello spirito. Dovere (morale): in senso concreto è una norma determinata di condotta, un'obbligazione ben definita: p. e. i doveri verso la famiglia, la patria. in senso generale e astratto è l’obbligazione morale, considerata separatamente dal suo contenuto, ima legge, un comando, cui si deve obbedire. per Kant consiste ueirobbodiro a un comando, a un imperativo categorico, valido incondizionatamente por ogni essere ragionevole, che si può, ma non si deve trasgredire. Dualismo (opposto: monismo) (relig .): applicato per la prima volta da Hyde per designare un sistema religioso in cui a un principio buono s’oppone un principio cattivo, l’uno e l’altro eterni e in eterno contrasto fra loro, come nella religione di Zoroastro. (filos.): si applica alle dottrino che ricorrono a due principii opposti e irriducibili por spiegare l’universo o quindi Ri presenta, anzitutto, come dualismo cosmico: in Platone fra la materia, oscura, ostile, causa del perpetuo cangiamento e del perenne fluire di tutte le cose, c lo spirito, il mondo delle idee, essenze eterne, fuori del nostro pensiero, sostegno del mondo reale; in Aristotele fra la materia, docile alle esigenze dello spirito, plasmabile, o la forma, l’idea che s’inserisce nella materia, la, plasma e la perfeziona; in Cartesio fra la res cogitans, lo spirito, e la res extcnsa, la materia; in Kant fra il mondo dello cose in sé, inconoscibile, e il mondo dei fenomeni., aporto alla nostra conoscenza. dal dualismo cosmico discende un dualismo conoscitivo, che fissa e scinde duo formo di conoscenza, derivanti da due facoltà dello spirito, il senso e la Dualità 35 Edonismo ragione, donde la conoscenza sensibile o la razionale, e il loro opposto valore. -o’è un dualismo morale, che dori va dal contrasto fra senso e ragione, cioè fra il piacere e l'utile da una parte, posti a fondamento della morule dell’edonismo di Aiustippo di Cirene, di Epicuro e del moderno utilitarismo, e l'attività razionate dall'altra, caratterizzata dal disinteresse verso i boni sensibili e dall'obbedienza allo norme dettate dalla ragione, come nell’cticn di Platone e di Kant. Dualità: il Gioberti dà a questo termino un senso più generale che a dualismo: Ogni ordino di conoscibili, egli dice, ci si manifesta come una dualità, che è quanto dire che non possiamo ponsare un oggetto, senza che la cognizione di esso importi quella d’un oggetto congiunto e correlativo. Cosi l'idea di Dio inchiude quella dell'universo, il concetto dell'universo comprendo quella di Dio; essa si reitera in una successione indefinita, fino all’ultima specie materiale, e risplendo in tutti gli ordini della natura ». Dubbio (in generale): stato di Incertezza, di indecisione, in cui viene a trovarsi 10 spirito per la difficoltà grave, o anche Insormontabile, di giungere a un’afferinaziono conclusiva. (filos.): si distingue un dubbio metodico, cho consiste nel sospendere provvisoriamente il giudizio Intorno al valore d’un'Idea, d'una teoria, o anche della scienza (Cartesio), finché la ricerca non giunga a conclusioni sicure o a un principio certo; e un dubbio scettico, cho consiste nel pensare che né 11 senso né la ragiono siano capaci di cogliere la verità, la realtà vera delle cose, e cho l’uomo perciò apprenda solo apparenze. Durata ( filos .): pel francese E. Bergson 6, non il tempo matematico, quantitativo, concepito come una serie discontinua di momenti eguali, a somiglianzà dei punti d’una linea geometrica, ma il tempo vissuto, che sentiamo fluire nella coscienza, una successione continua di processi qualitativi., di esperienze spirituali, cho si compenetrano, si fondono in uno sviluppo continuo, imprevedibile, libero, passano l’una nell'altra come una corrente intcriore, ininterrotta, a guisa d’un fiume che trascini seco tutto le sue acque, cosicché il passato vivo nel presente e l'uno e l'altro si prolungano nel futuro, costituendo la vita profonda dello spirito, mascherata e deformata per lo più dalle abitudini meccaniche. Da durata vione colta nella sua purezza e semplicità dall’intuizione (vedi questo termine) per via immediata, cho perù esige preparazione o sforzo. E Ecceità (lat. scol. haecceitas, da haecce res, che traduce l’aristotelico rò róSe ti = questa cosa qui) (filos.): termino coniato da Duns Scoto per designare il principium individuationis, cioè i caratteri che distinguono un individuo da un altro e dei quali il più importante, ultima realitas, è la volontà. Il principio ildl’liaecceitas è perciò collegato ad una tendenza volontaristica (v. volontarismo) in contrasto con l'inlcUettualismo (V. questo termine) di S. Tommaso. Eclettismo (dai gr. èy.)dfsiv = scegliere) (filos.): in senso largo consiste nella tendenza a cogliere in tutte le filosofie le affermazioni positive (considerando che ogni sistema filosofico è falso in ciò che nega, vero in ciò che afferma), lo verità che l'esperienza dei secoli ha consacrate, a conciliarle o comporlo In una dottrina armonica o coerente, che sia quasi il credo filosofico del genere umano. Eclettica è, ad cs., la dottrina di Cicerone. in senso più preciso, eclettismo è la conciliazione di tesi diverso o anello contrarie, che si raggiungo subordinando quelle tesi a un principio superiore: p. e. Victor Cocsin, capo della Scuola eclettica francese, s’appoggia al fatto che in ogni uomo esisto un senso del vero, il quale contiene allo stato latente le verità filosofiche eterno cho si discoprono interrogando la coscienza e ricorrendo alla riflessione; la ragione è come una luce cho illumina l’anima umana, una specie di rivelazione universale. Economica (teoria) della conoscenza: v. teoria economica della conoscenza. Edonismo (dal gr. Y;Sovvj = piacere) (filos.): comprende lo dottrine che pongono come principio unico della morale il piacere, che e il bene più alto, mentre il suo opposto, il doloro, è da evitare come un male; in senso rigoroso si applica alla dottrina di Aiustippo di Cirene, meno propriamente all’epicureismo e all'utilitarismo di Bentham e di G. Stuart Mii.l (quest’ultimo Effetto 30 Empirico stabilisco tra i piaceri differenze qualitative, distinguendo piaceri più o meno elevati, mentre Aristippo, come poi Bentham, prendo come misura delle cose l’intensità dei piaceri). La calma dello spirito, l 'atarassia di Epicuro o la ricerca doU'utilc sociale dello Stuart MII 1, che arriva lino al sacrificio di sé pel fieno comune, sono perciò molto lontani dall'edonismo vero e proprio. Effetto = vedi causa. Efficente (dal lat. eflicere = produrre, gr. 7 toi 7 )Tiy. 6 v = efficiens, Ciò,) (lilos.): in senso generale si applica alla causa intesa nella sua piena ostensione. in senso piti ristretto: è il terzo significato dato da Aristotele al termino causa, cioè quella « donde è il principio del movimento » ( oi>£v 7 ) àp /.')) tt)S xiVYjfTEtoq): è la causa motrice. Egocentrismo (lilos.): letteralmento consiste nel fare del proprio io il centro doll’tiniverso, ossia nel riferirò tutte lo coso al proprio io, che divieue il centro del piccolo mondo elio ci sta intorno o poi anche del cosmo in generale; quindi, in un linguaggio più rigoroso, consiste ncU'identideare i valori personalI coi valori del mondo circostante o i valori del mondo circostante col mondo del valori in generalo. Egoismo (opposto: altruismo) (psicol.): è l’amore di se stesso, la tendenza naturale a protessero la propria esistenza e i propril fieni; «l'istinto fondamentale nell’uomo come nell'animale èl'egoismo, cioè l’impulso a vivere e a ben vivere « (Schopenhauer). (morale)-. 6 la tendenza a subordinare il beno e le esigenze altrui al fieno e alle esigenze proprie e ad applicare questo principio come criterio per giudicare gli atti altrui e i proprii. -(metafisica)-, l’egoismo metafìsico corrisponde a solipsismo, che è vocabolo più usato, o sta nel considerare l’esistenza degli altri esseri come illusoria o dubbia: soltanto il mondo della mia coscienza esiste o l’affermazione d’nna realtà fuori della mia coscienza è contraddittoria. (Per Schopenhauer ehi la pensa cosi non ha bisogno d’essere confutato, ma solo d’iuta cura medica). Egotismo (in generale)-. 6 la coltura esclusiva delVio, della propria personalità, l’educazione raffinata dei sentimenti egoistici, con tendenza estetica o creduta tale. Eidetico (gr. el&oq, tema i§, da cui vedere, idea) (psicol.): b! dice eidetica la tendenza, frequente nei fanciulli, a richiamare t ricordi recenti sotto forma di immagini visive, dette anche eidetiche, o a proiettarle all’esterno. (lilos.): nella Fenomenologia di Husserl, filosofo tedesco contemporaneo, l’aggettivo eidetico si riferisco all'essmza ideale, alla forma o idea nel senso platonico-aristotelico, o si oppone a empirico: le essenze pure, oggetto dello scienze eidetiche, sono strutture universali, extratemporali, indipendenti dai fatti empirici. Elemento: in generale gli elementi sono lo parti semplici cho compongono i corpi e in cui questi si possono risolvere. Acqua, aria, terra e fuoco erano 1 quattro elementi di cui si credeva composta la materia (Empedocle). Dieonsi elementi aueho i primi rudimenti delle arti o delle scienze. Emanazione (dal lat. emanare = scorrere fuoji; opposto: creazione) (lilos.): esprime il processo, affermato dagli Gnostici c dai Nkoplatonky, mediante il qualo la molteplicità delle cose, sia materiali, sia spirituali, cho forma l’universo, si svolge, esco fuori dall’essere uno cho no costituisce il principio, senza cho vi sia discontinuità in questo sviluppo, vi sia o no diminuzione dell’Essere uno in tale operazione. Il Cesano distingue due sensi di questo termine: imanatio in divini» duple» est, una genrratin, altera per nwdum ro- l untali», introducendo cosi nellYaumazione l’opera della volontà, che è propria della creazione, della generatili. Eminentiae via (lilos.): è una dello provo dell’esistenza di Pio, comune nella Scolastica: « Le cose belle della terra sono il segno rivelatore della bellezza più alta, le coso pure della purezza perfetta, le cose elevato della più elevata (pulchra puìeherrimum, sublimili alti»simum, pura purisstmum ostendunt). Emozione (lat. emoveo = pongo in movimento, scuoto) (psicol.): in generale s’appllea ad ogni stato affettivo o sentimentale. in senso stretto s’applien agli siati affettivi, reazioni d’ima certa Intensità, d’apparizione brusca, spontanea, e di breve durata, a costituire i quali concorrono stati di piacere o di dolore accompagnati o seguiti (por W. James, invece, preceduti) da movimenti e reazioni fisiologiche. Le emozioni possono essere piacevoli o spiacevoli, eccitanti o deprimenti, forti o deboli. Empirico (gr. SjjLTretpoq = che sa per esperienza; opposto: razionale, puro)Empiriocriticismo Ent( scienza) : si applica all’osservaziono fondata sull'applicazione diretta dei sensi all‘oggetto della ricerca, all’esperienza metodica cui partecipa 1 intelligenza, • i ciechi solo hanno bisogno di guida, ma chi ha gli occhi nella fronte e nella mente di quelli si ha da servire per iscorta (Galileo); ò sinonimo di sperimentale. (filos.): per Kant ò ciò che ò dato nell’esperienza sensibile, ciò che giunge a noi dal mondo esterno per la via dei sensi; equipollente di a posteriori (vedi questo termine). in senso peggiorativo, è opposto a sistematico e si dice di ciò che ò frutto di osservazione superficiale, non guidata da principii e norme metodiche. Empiriocriticismo ( filos .): è la « filosofia dell'esperienza pura « concepita da Riccardo Avexariub, che vuole liberare l'idea d 'esperienza da tutte lo aggiunto del pensiero, dalle Ideo della speculazione metafisica e anche della vita pratica, fondando una teoria economica della conoscenza (v. teoria e. d. c.). L’esperienza pura sarebbe il semplice contenuto della percezione. Empirismo (gr. ètXTCEipta = esperienza; opposto: raziottftltàmo) (filos.): comprende lo dottrino che considerano l'esperienza sensibile, le Impressioni dei sensi come il fondamento e la fonte prima, essenziale, insostituibile del conoscere umano; vi appartengono: nell’antichità la scuola cirenaica, la cinica, 1* epicurea, la stoica, e, nel tempi moderni, la filosofia di Bacon e, di |v = eterno) (filos.): lo gnostico Valentino denomina Pone perfetto il principio primo dell’universo, Pio, donde escono trenta coni minori, cho sono esseri intelligibili e intermediari fra Pio e l’uomo; l’ultimo cono, Sofia, ò presa dalla curiosità o dal desiderio Inestinguibile di contemplare 11 Padre o di scoprire il segreto della sua natura (to Se tox&oc; elvat ^7)TY) = contendo; quindi: arte di contendere con la parola) (lavica): è l’arte di discutere, adoperando, por vincere nella disputa, argomenti sottili e ingannevoli ; è la degenerazione della dialettica al tempo dei sofisti. Eros (gr. £po>s = amore) (filos.): per | Plato.ve ò l'amore rivolto alle ideo, la i tendenza filosofica che trasporta Pani! ma dall'amore por il bello alla visiono del perfetto esemplare della bellezza, cioè all'idea del bello, e di qui all'idea più alta, a quella del Beno (v. amore). Errore (logica): in generale si distinguono due classi d’errori: 1. errori logici, che dipendono dalla violazione delle norme logiche del pensiero, p. e. del principio di contraddizione (v. coniraddizione); 2. errori reali, inerenti alle Idee stesse, quando queste non siano, in tutto o in parte, conformi allo cose che rappresentano come ut viene per gl ter rori de i sensi. -per gli Epicurei la possibilità dclTcrrore non ò nella sensazione presa in se stessa, ma nel giudizio che pronunziamo intorno allo cose percepite. per Cartesio un’idea presa in sé e per sé non è né vera, né falsa: lo diviene solo se viene posta in relazione con altre, cioè negata o affermata mediante il giudizio, che ò un atto della volontà, ed erra quando afferma o nega ciò che l’intelletto non vede in modo chiaro e distinto, essendo il potere volontario disposto, per la sua stessa natura libera, a varcare i limiti dell’intelletto, sul quale ò fondato il criterio di verità (vedi criterio c verità). per Spinoza Terrore non è nulla di positivo, è solo una privazione dovuta all’imperfezione del senso, che percepisco una realtà parziale e no fa una realtà totale, come quando si prende la distanza apparente del sole per la distanza reale. Escatologia (gr. Ict^octoc = ultimo o Xóyos = discorso) (filos.): è quella parte della filosofia che ha per oggetto l’esame dei fini ultimi dell’uomo e dell’imi* verso. Esistenza (filos.): è la proprietà attribuita a ciò che ò oggetto dell’esperienza attualo o dell’esperienza possibile. Quando si dice: questa cosa esiste, si esprime un giudizio sulla sua realtà. gli Scolastici oppongono essenlia ad existcntia: la prima ò la natura concettuale della cosa, l’idea costitutiva di essa; la seconda ò la piena attualità, ultima actualitas, un quid che, aggiungendosi all’essenza, la pone nel mondo della realtà. per S. Anselmo essenza od esistenza in Dio coincidono o anche Spinoza nella I definizione dell’Effco dice: 7 vr causata sui (cho è la sub stantia, sire Deus) intclligo id cuius essenlia invol vii existrnf iam. V. Gioberti distingue essere da esistere: « in latino cxsistcre, cho suona apparire, uscir fuori, emergere, mostrarsi, s’usa a significare la manifestazione d’una cosa che prima ora come avviluppata, Implicita in un’altra, e che, uscendo, si rende visibile di fuori; quindi prodotta da una sostanza che la contiene potenzialmente, in quanto è atta a produrla », giacché II verbo sistere e I suoi derivati, p. e. subsislcre t contengono puro il concetto metafisico di sostanza; quindi Fesisfen/e non può concepirsi senza VEnte che ne ò la causa creatrice, donde la formula ideale (come il Gioberti la chiama): l’Ente crea Tesistento ». Esistenziale (giudizio) = (logica): è il giudizio che afferma o nega semplicemente Tesistenza d’una cosa o d’una classe di cose. Esoterico (gr. IdtoTSpixóq = interiore) (filos.): dicesi particolarmente dell'insegnamento cho Aristotele impartiva ai discepoli già istruiti; per estensione si dice, in generale, dell’insegnamento impartito a pochi, fino a raggiunEsperienza 40 Essere gere il significato di sapere occulto, accessibile a pochi iniziati (v. acroamatico ). Esperienza (dal lat. experior pongo alla prova) (ingenerale): ò la conoscenza diretta,Immediata, omediata, elicsi può acquistare dei fatti o dei fenomeni che si succedono in noi o fuori di noi. Y’ò un'esperienza comune o vulvare che procede in maniera spontanea, incoerente, senza regola e precauzione, obbedendo a impulsi sentimentali o utilitari; e v’ò un’esperienza scienti fica, già detta dagli Stoici è[X“£tpta {jlsO’oSlxt) (esperienza metodica ), che nelle sue ricerche applica all’osservazione dei fatti, alla loro interpretazione e al loro coordinamento le norme suggerite dalla ragione nel suo sviluppo storico, c dall’esperienza passata. l’idea moderna d’esperienza si costituisce nel Hi nascimento soprattutto per opera di Galileo, seguito poi dall’empirismo inglese. Locke riconosce due fonti dell’esperienza: il senso esterno e il senso interno (cioè la riflessione ), e quindi vede già nell’attività dell’Intelletto una condizione importante dell’esperienza. (filos.): per Kant l’esperienza consta di due fattori: a) della conoscenza doi fenomeni, cioò delle impressioni clic ci pervengono dal mondo esterno per la via dei sensi o dal inondo interno per la via della coscienza: materia passiva; b) dello spirito, che elabora il rozzo materiale delle sensazioni, cioè dei fenomeni, con le intuizioni pure o a priori dello 6pazio e del tempo e con le categorie, cioò con le forme attive. Questi duo fattori sono intimamente e indissolubilmente fusi nel l’esperienza. Esperienza possibile (filos.): si ha quando, dice Kant, « io mi rappresento insieme tutti gli oggetti sensibili esistenti in tutti i tempi e in tutti gli spazi, ossia gli oggetti che si trovano in quella parte dell’esperienza verso la quale debbo ancora progredire ». Esperienza pura (ItTos.): è la dottrina che vuole liberare il pensiero da tutto le aggiunte artificiose e superflue, come causa, tempo, sostanza eoe. e costituire ' un’idea naturale del mondo mettendo nella sua vera luce il puro dato immediatamente vissuto, cioè la sensazione. Così R. Avkxarius c Vempirio-cri deismo. Esperimento (scienza): consiste nel riprodurre artificialmente fenomeni naturali col lino di poterli osservare isolandoli, ripetendoli, « provando e riprovando » nelle condizioni più favorevoli per l’indagine scientifica. Galileo è stato uno dei primi e più geniali sperimentatori. Essenza (lat. csscntia da esse) (logica): designa il complesso delle determinazioni, cioò dei caratteri che definiscono nelle sue note costitutivo un oggetto del pensiero. Aristotele Ja definisce: oùaCa àveo CXyjs, ossia la sostanza senza la materia; p. es.: l’essenza dell’albero ò data dallo qualità costitutive del concetto di albero, distinte dalla sua materia; forma c materia, unite, dànno la sostanza (oùoCa). (filos.): è ciò che costituisce il nucleo costanto d’una cosa in opposizione alle modificazioni che non lo toccano se non superficialmente e temporaneamente; così la intende Cartesio. Spinoza aggiunge che l’essenza d’una cosa ò ciò senza di cui questa non può né esistere né essere concepita e, viceversa, ciò che senza la cosa non può né esistere né essere concepita: id sine, quo res et vice versa quod sine re nec esse nec concivi potest. Essere (filos.): in opposto a divenire indica ciò che esiste o sussiste stabilmente, non ostante i mutamenti che può subire; è dunque una realtà permanente, costante, presente nell’esperienza o anche accessibile al solo pensiero; por gli uni (per cs.: Parmenide o Platone) l’idea dell’essere è la più ricca di contenuto; per gli altri (per es.: Hegel o Rosmini) è l'idea più semplice o più povera di contenuto; ma sempre di grande valore speculativo. Parmenide por primo pensa l'essere come la realtà vera, immutabile, perfetta, senza passato né futuro, posta In un eterno presente, unità del tutto omogenea, accessibile al solo pensiero logico; mentre il non essere ò apparenza mutevole o dipendente dall’esperienza ingannevole dei sensi. per Democrito l'essere è posto nella pluralità degli atomi, che si muovono nel vuoto, cioè nel non essere, il quale ò quindi una realtà anch’essa. per Platone ressero è nelle Idee. per Hegel, so ad una cosa si tolgono tutto le determinazioni e le qualità, rimane la pura affermazione* questa cosa è; ossia l’idea più semplice, più astratta, più povera di contenuto, che richiama alla mente l’idea opposta, cioè quella del non essere. È il punto di partenza (Iella logica hegeliana, e della diaEssoterico 41 Esterno lettica (v. questo termine) ; infatti « la verità dell'essere {tesi) e del non essere (antitesi) è la loro unità, la quale ò divenire ( sintesi ); l’essere, se vicn pensato nel divenire, è un formarsi, un incominciare ; invece il non essere ò un passare ». L’idea decessero è un’idea della ragione (v. qui sotto l’esempio citato nel Nuovo Saggio del Rosmini). -anche pel Rosmini se dall’idea concreta di M. nostro amico voglio rimovero ciò che ha di proprio e originale, non mi resta più l’idea del mio amico, ma solo l’idea comune di un uomo; se poi astraggo le qualità proprie dell’uomo, mi resta un’idea più generale, cioè l'idea d’un animale; io posso allo stesso modo colla mia mente astrane dalle qualità proprie dell’animale o mi resta allora l’idea d’un puro corpo privo di sensitività, dotato solo di vegetazione; voglio ancora colla mente togliere da lui ogni vegetazione, allora la mia Idea ò divenuta l’idea d’un corpo in genero; se infine non voglio badare a ciò che ha di proprio il corpo, rimane allora l’idea più universale di tutte, cioè l’idea d’un ente, senza che questo nel mio pensiero sia determinato da nessuna qualità cognita, l’idea dell’essere è dunque quella, tolta la quale, è tolto interamente il pensare ed è resa impossibile qualsiasi altra idea ». Però l’idea dell’essere « che è la verità prima e la ragione suprema, presuppone chi dia l’essere alle coso che esistono, ossia l’essere in sé, Dio, causa ». Essoterico (gr. èScoTepixò»; Xóyo|xv) = sentenza) (in pflBile): si usa a indicare la saggczzi^Riq s’esprime per mezzo di sentenze morali, proverbi, aforismi: filosofia gnomica, poesia gnomica (Solone, Focilide, Teognide). Gnoseologia (gr. yv&at? = conoscenza e Xóyo? = discorso) (filos.): ò quella parte della filosofia che studia il problema della conoscenza (vedi conoscenza). Gnosi (gr. yvcócu? = conoscenza, saggezza) (rch' 0 .): è lo stato del Cristiano illuminato che distinguo chiaramente la propria fèdo da quella dei pagani, le divinità dei quali gli appaiono pure finzioni. (filos. e rclig.): ò una forma di conoscenza che trasforma la fede in scienza; è però una conoscenza concreta, giacché per gli Gnostici conoscere Dio vuol dire possederlo, non per via discorsiva, dialettica, o per la certezza soggettiva della fede, ma per via mistica. che si complica con gli clementi provenienti dallo religioni orientali o dalla filosofia; giacché gli Gnostici, per superare l’antitesi fra Dio, principio del bene, e la materia, principio del malo, imaginano una serie di coni (alcove?), realtà intelligibili uscite dal Primo principio ineffabile, una delle quali, degenerando, ha prodotto la materia e il male. La creazione e 1 a redenzione cristiane sono episodi di quella lotta. Principali rappresentanti della gnosi sono Valentino e Marcione (II sec. d. Or.) (v. Eoni). Grazia ( relig .): è un dono gratuito fatto da Dio alle creature umane, senza che vi abbiano .alcun diritto; in questo senso non v’è cosa alcuna che non sia una grazia, poiché Dio basta a sé e dona liberamente e gratuitamente tutto ciò che dà. In un senso meglio determinato da S. Agostino la grazia ò un dono gratuito che Dio fa all’uomo (posto dal peccato originale nello stato di natura decaduta e pervertita) per rendere possiGusto 4ft Idea bile la salvezza di pochi eletti, Bcelti dalla sua imperscrutabile volontà, giacché l’uomo da sé non può risollevarsi e lo Spirito Santo soffia dove vuole (spiriius sanctus apirat ubi vult, non merita seqiUns, sed merita facicns). _ Lo stato di grazia implica una partecipazione più o meno consapevole dell'anima alla vita soprannaturale, che oltrepassa l’ordine croato, cioè la natura o la conoscenza razionale; è oggetto di fede (v. natura). (estetica): La grazia è il sentimento, non beilo definibile» che nasce alla vista idola tori, gli Idoli del mercato, cioè provenienti dai rapporti sociali: p C, gli errori per cui si prendono corno reali le coso fittizie designate da terminll del linguaggio; d) idola thratri, consistenti nell'azione esercitata sulla mente dai sistemi filosolidi, elio si succedono sulla scena della storia, come le rappresentazioni fantastiche della realtà si svolgono sulla scena d'un teatro. _ (teoria della conoscenza) : per E cicli HO tutto le coso reali emettono efflussi d'atomi. quasi Involucri vuoti isimularm. 11 dice Cicerone), i quali riproducono la struttura generalo e le qualità del^ corpi donde emanano e, movendosi con grondo velocità, pervengono attraverso 1 sensi fino al cuore, dove producono le sensazioni. Possono provenire audio da corpi non piti presenti ai sensi; di qui 1 fantasmi del sogno e del delirio. Ignava ratio (gr. ip-fòc; Xbyo r, = vita) (filos.): è la teoria comune ai più antichi filosofi greci, secondo la quale la materia è considerata non solo come attiva, ma come animata, vivente: materia e lotiche sono Indistinto. Immaginazione (psicol.): è l’attitudine mentalo a formare immagini c rappresentazioni ; si presenta sotto duo forme : --a) rappresentativa, o riproduttrice, che sta nel potere psicologico di riprodurre nella mente gli oggetti già percepiti, non presenti: li) creatrice, che consiste nei comporre, nel creare nuove immagini; è alliue a fantasia o ha una funzione importante nell’arte. (/ilo».): per Spinoza la imaainalio è il grado inferiore del conoscere, visione oonfusa, disordinata, incompiuta * delle" coso. per Kant l’immaginasionc creatrice è « una funzione cieca ma indispensabile % che applica le categorie deU’in* folletto ai fenomeni, collognndo lo forine dell'intelletto con lo forme della sensibilità e rcndondo cosi possibile la costituziono doli'esperienza; per FICHTE l’immaginazione creatrice produce il non io, che si oppone all'io puro o lo limita; opera In maniera Incosciente. Immagine (psicol.): In generalo ò la rappresentazlono montalo d'un oggetto percepito, o anche una nuova rappresentazione formata d’elementi psichici elio già si trovano nella coscienza, come le immagini poetiche. Immanente (opposto: trascendente ) (/»/os.): già nel soc. XIII immanens (opposto a transiens c transitiva) i> detta un’azione od una causa elio rimanga nell'Interno dol soggetto agente, mentre transitiva è dotta quando, uscendo dal soggetto, s'cserclta sopra un'altra cosa; cosi S. Tommaso: duplex est actio, una qua e transil in citeriorem materiam, ut calc/acerc et secare, alia quac manci in agente, ut intclligcre, sentire et rette (= duplice è l'azione; una che passa nella materia esterna, come riscaldare o tagliare, l’altra cho rimane nell’agente, come intendere, sentire e volere). Spinoza Intende in questo senso il termine immanente, quando dice: Deus est omnium rerum causa immanens non vero transiens (Ilio è causa immanente di tutte le cose, non transitiva), perché, contenendo in sé il mondo (v. panteismo), non esco fuori di sé quando agisce, ma resta in so stesso. -per Kant è immanente ciò che sta entro i limiti dell’esperienza, trascendente ciò clic sta fuori deH'esperienza a non è conoscibile. Immanentismo Imperativo in dottrina eli Blondel (vedi: azione) ò detta una « trascendenza immanente », perché la divinità che è trascendente, può, per un atto della volontà individuale, consapevole della propria incompletezza e insuiHeionza. divenire immanente, entraro nella vita umana, compenetrarla, facendo cosi l’uomo partecipo della vita soprannaturale per un dono gratuito, cioè per tuia grazia, la quale però risponda a un appello interiore, a un’intensa aspirazione della coscienza. Immanentismo (relìg.): è la teoria attribuita al clero modernista cattolico e condannata dall’enciclica Pascendi, pei duo principi! di cui consterebbe : a) il sentimento religioso è un prodotto dell'attività interiore o incosciente dello spirito ed ò il germe d’ogni religione, che così apparo un frutto proprio o spontaneo della natura; b) Dio è immanente nell’uomo, perciò la sua aziono si confonde con quella della natura e 11 sovrannaturale viene eliminato. Immanenza (filosofia dell' )(filos.): ò la dottrina di G. Schuppe, secondo cui l’io, la coscienza ò il fatto primo, supcriore ad ogni dubbio, irriducibile, e la pluralità delle cose di cui l’io è conscio è l’oggetto inseparabile della coscienza, per cui ogni oggetto non pensato, non presente al soggetto e da questo indipendente, è inconcepibile; ogni cosa è solo in quanto è presente al soggetto, in quanto entra nella sfera della sua luce e della sua realtà (ossia è immanente nella coscienza). Ciò non vuol dire che il mondo sia nell'io, ma solo che l’io e il suo oggetto sono due momenti inscindibili d’uno stesso atto: • quando lo ho la sensazione d’un disco rosso posto a nna.corta distanza o d’una data grandezza, ciò non vuol dire altro so non che io ho coscienza di esso, clic esso è oggetto della mia coscienza ». La realtà è perciò il contenuto della coscienza. non dello singole coscienze!, ma d’unti « coscienza generica >, che è il soggetto pensato nella sua perfezione c nella sua purezza, avente un’esistenza concreta solo nello coscienze particolari. Immaterialismo (filo».): cosi denomina Berkeley la propria filosofia, clic, opponendosi al materialismo del suo tempo, vuol dimostrare resistenza reale delle sole idee e dell’anima e riduce la materia a un complesso di idee, intese nel senso di processi psichici. Immediato (opposto: medialo) (logica): ò immediata un’inferenza, quando il passaggio da un giudizio a un altro, da una proposiziono a un’altra avviene senza un termine medio, senza un terzo giudizio intermediario; p. e. dalla proposizione : i triangoli sono poligoni », si deduce immediatamente: « alcuni poligoni sono triangoli ». (/ilo*.): è immediata la conoscenza che coglie un'idea, un sentimento per via dirotta, intuitiva, senza passare per un termine medio, come invece avviene nella conoscenza discorsiva e analitica; cosi Platone intuisce l’idea del Bello e del Bene, Cartesio il cogito ergo sum. Immoralismo (/ ilos .): per Nietzsche designa l'aspirazione verso nuovi valori morali, cho si dovrebbero concretare nelle virtù forti ed eroiche del superuomo (v. questo termine), e dovrebbero sostituirsi ai vecchi valori, soprattutto allo virtù umili e inclini alla rinunzia, esaltate dalla morale del Cristianesimo. Immortalità (filo*, o velia.): è il sopravvivere indefinito dcU’anima al corpo, conservando la propria individualità. La dottrina dell 'immortalità personale è por la prima volta affermata con prove da Platone (specialmente nel Fedone). per Aristotele. ò immortale solo l 'intelletto attiro (v. questo termine), che è la forma dell’anima ed entra in questa dall’esterno. per Kant l'immortalità dell’anima è un postulato della ragion pratica ; è fondata sopra l'esigenza, por l’essere umano finito, di attuai*© la perfezione morale In un progresso indefinito verso la santità. Imperativo (morale): ò un comando, una norma obbligatoria che l’uomo deve imporre a se stesso pel raggiungimento d’un fine. Kant distingue due specie di impè* rat ivi : a) ipotetici, che sono comandi condizionati, mezzi da servire a un determinato fine, e sono regole d’abilità o consigli di prudenza; p.e.: sii temperante se vuoi vivere a lungo ; categorici che comandano in modo assoluto, incondizionato, non sono subordinati ad altro fine ed esprimono la necessità dannazione, in quanto è buona in 60 stessa; sono norme razionali, che esprimono la forma che deve rivestire un'azione per essere giudicata Implicito 53 Indifferenza morale; provenendo dalla ragione, non dall'esperienza, sono universali e necessari ; p. e. : non mentire, avvenga olio può . Implicito (opposto; esplicito) {logica): un’idea o un giudizio sono impliciti.in un’altra idea o giudizio, se, affermati questi, sono affermati e sottintesi quelli ; p. e.: essere ragionevole 6 implicito in uomo. Impressione ( filos.): ò il principio fondamentale della dottrina di HUME, pel quale « Bono impressioni le sensazioni, lo passioni, le emozioni elio compaiono per la prima volta nella coscienza . mentre le idee e lo rappresentazioni sono copie dello impressioni, ma più tenui o meno vivaci. Per Humc non v’è idea senza impressione, non vi sono concetti a priori e non vi è metafisica. Impulsione e impulsivo (dal lat. impellere = incitale; opposto: inibizione) (psicvl.): esprime la tendenza spontanea e immediata all’azione. Un carattere è impulsivo quando passa dirottamente dalla concezione d’un atto alla sua esecuzione; allora il potere inibitorio agisce debolmente e noi casi patologici è annullato (v. inibizione). Imputabilità (da,, lat. imputare = mettere in conto, attribuire a qualcuno un atto) ( diritti> e morale): è 11 carattere d’un atto, die, trasgredendo la legge civile o la legge morale, può essere imputato a una persona. Ha un aspetto oggettivo, in quant o si considerano gli untecedenti deiratto imputabile, cioè la persona agente, la condiziono elio permette ad ossa di operare e la circostanza, ossia l’occasione più o meno favorevole ad agire; e ha un aspetto soggettivo, che è la libera decisione della volontà, l’aver agito consapevolmente e liberamente. La responsabilità e la pena non sono necessariamente connesse all'imputabilità, giacché le cause che diminuiscono il valore razionalo della persona agente (p. e. la passione c l’ignorau/a invincibile), ne diminuiscono pure e, in certi casi estremi, ne annullano la responsabilità. L’imputabilità morale esige pjù particolarmente l'apprezzamento morale dell’atto in relaziono col valore morale della persona agente. Incondizionato (filos.): è ciò che ha in sé la ragione del suo essere e, quindi, non sottosta ad alcuna condizione; può quindi essere inteso come assoluto. Inconoscibile {filos.): è ciò che, pur essendo reale, si sottrae ni nostri mezzi di conoscenza, ò un assoluto che sta dietro i fenomeni; lo Spencer lo pone a fondamento della sua dottrina (v. «gnosticismo). Incosciente (opposto: cosciente) (psi’col.): si dice dei processi psicologici (sensazioni, rappresentazioni, volizioni, ecc.) che, pur essendo reali e attivi nel nostro interno, non sono avvertiti dalla coscienza. -Leibniz pel primo ha richiamato l’attenzione su questi processi psichici oscuri (petites, insensitiva percepìurna), che costituiscono la vita delia monade nel suo grado più basso: p. e. il movimento d’ogni singola onda marina dà u na percezione debole, confusa, inavvertita, incosciente, e deve fondersi coi movimenti delle altre ondo per essere percepito distintamente. (filos.): pel tedesco Kdourdo Hahtmaxx rineosciento è l'essenza della realtà, un principio universale, dovunque presento, attivo, intelligente, manifostuntesi nella materia, nella vita, nel pensiero; In se stesso ò sopracosciente, per nói è incosciente; ò una sostunza operante, analoga alla volontà ili Schopenhauer, itila quale l’inconscio deH’Hnrtmann ò sostituito come principio primo dell'essere o del divenire. Indetenninismo (opposto: determinismo) (filos.): ò lu dottrina elio afferma la libertà del volere, per cui la volontà non dipende nelle sue decisioni né da forze esterne, né da processi interiori c mentali, non è determinata da cause, è dotata di spontaneità, lia la facoltà di decidersi senza causa. il Bol'tkoux o il Bergson estendouo questa spontaneità a tutta la realtà, nella quale si possono rilevare novità, creazioni, produzioni originali, elio il determinismo non riuscirebbe a spiegare (v. contingenza ). Indifferenza (filos.): per Aiustippo di Cirene è indifferente una sensazione clic non è né piacevole né dolorosa, paragonabile al mare in bonaccia., (morale): per gli Stoici sono indifrercnti, cioè prive di valore pel saggio, le cose che non dipendono da noi, come la vita, la morte, la salute, la malattia, la ricchezza, la povertà; la virtù è il solo bene c il vizio il solo male. per gli Scettici tutte le cose sono indifferenti (àSldccpopa, da a priv. o àiacpépco = distinguo), perché l’uomo conosco le coso come appaiono, non come sono in se stesse; quindi le cose sono Indifferentiae 51 Ineffabile (.ulte no» differenti, cioè uguali, sono pure apparenze. per sk'UKmxu l’indiffcreuza è il carattere del principio supremo dcll’universo, clic dove concepirsi indeterminato, comprendente in sé. Indistinti, l’oggetto o il soggetto, la materia e lo spirito, o conciliante in sé tutti 1 coulrasti e gli opposti: tale principio è la natura creatrice, natura naturimi!, spirito clic diviene. Materia 0 spirito sono per lo Schelling inni differenti, coincidono: la materia è spirito ohe sonnecchia, lo spirito è materia in formaziono (v. identità). Indifferentiae (libertini artritrium) ): v. arbitrio. Individualismo (opposto: universalismo) ifilos.): consiste nel concepire l’individuo corno line a se stesso. Per questa dottrina tutte le forme sociali (la famiglia, l’associazione, lo Stato) sono mezzi creati dall’individuo per lo sviluppo dell’individuo, o la society non è altro die un uggrnppumento d’individui. (morale): è la dottrina per cui ciò che piu importa è la formazione e il perfezionamento morale dell'individuo, o la società ha valore in quanto favorisco lo sviluppo morale indefinito della persona umana, [ruiividualistica è la morale di Kant. Individuazione (principio di ) (Jat. mediev. : principi um individuai ionio) (filos.): nella Scolastica 6 ciò che conferisce a un essere l’esistenza concreta, determinata nel tempo c nello spazio, cioè individuale. Questo principio è la nuitcria per AQUINO, la e verità (haccccitas) per Duxs Scoto; per Leibniz è ciò che fa si che un essere possieda non solamente un tipo speci fico, ma un’esistenza singolare, concreta, determinata nel tempo o nello spazio e che lo distinguo da tutti gli altri : por SCHOPENHAUER è il tempo e lo spazio, grazie ai quali la volontà iti vivere, che ò il fondamento mota fisico della vita universale, sempre identico a se stesso, si manifesta come diverso e molteplice negli esseri individuali. Individuo (gr. &-to[AOV = indivisibile, che Cicerone traduce con in-dividuum) (in generale): 6 ciò cho costituisce un tutto determinato, concreto, distinto e distinguibile dagli esseri della stessa specie (Boezio: dicitur irui irido um quoil (minino secavi non potrai, ut unitas vet menu: dicitur id euiiis praedicatio in nllqua similia non convenit, ut Socrafes). (filos.): individuo ò l'uomo iu quanto rappresenta un mondo a parto o riflette in maniera particolare Putiiverso ; ò un microcosmo, cioò una concentrazione della realtà, del macris-osmo. Questa concezione risale a Plotino o ricompare in Nicola Cusano, in Giordano Bruno e in Leibniz. Induzione (Ionica): in generale ò l’operazione che consiste nel passare da fatti, affermazioni, proposizioni particolari o singolari a proposizioni e a principi! generali. L’induzione ha duo forme: a) induzione perfetta, quella aristotelica, detta enumeratio prr/ccta, che da ciò che ò stato provato dello singole parti d’un tutto procede al tutto stesso(v. epagoge): b) l’induzione moderna, o enumcralio imper/ecta, cho vu dalla parte al tutto, da ciò che si ò osservato in alcuni individui d’una classe a tutta la classe, è conclude con Un principio generalo, con una legge; ò divenuta un procedimento comune nella scienza dopo Bacone e Gallico; Mill vorrebbe che fosse riservato il uomo d’induzione a questo solo procedimento. (filos.): in che modo si giustifica l’induzione come passaggio dalla parto al tutto 1 Alcuni ricorrono al principio di causa: • qunudo lo stesso condizioni sono attuate in due momenti diversi del tempo c in duo punti diversi dello spazio, gli stessi fenomeni si riproducono, mutando solo lo spazio o il temilo (PAINLEVÈ). pel Lacuki.ikh è fondata su duo principi, cioè sul principio di causa, In Virtù del quale i fenomeni formano serie in cui l’esistenza del precedente determina quella del seguente, e sul principio delle cause finali, per cui lo serie dei fenomeni formano sistemi (come, p. e., specie e generi), nei quali l’idea del tutto determina l'esistenza delie parti (p. e.; l'idea dell'uomo determina l’esistenza dei singoli uomini). Questo secondo principio assicura l’ordine nella natura, il quale alla sua volta assicura la costanza delle leggi meccaniche del movimento, ossia l'induzione stessa. il fisico K. MACH considera l iuduziono solo come un principio regolati co, un’ipotesi utile nello ricerche scientifiche, non un principio costitutivo e corto. Ineffabile (gr. SpprjTop. 7)11x4;). Che nasce, o muore col corpo, è illuminato dall’intelletto attivo, è materia rispetto a questo che è forma; Intellettualismo 56 Intelligibile per Plotino emana direttamente dall’l/no, è intelletto universale, come poi per G. Bruno, pel quale « esso empie il tutto, illumina l'universo, è fabro del mondo », simile al demiurgo del Timeo platonico, che plasma il mondo sensibile con rocchio fisso alle idee. -per Spinoza è la facoltà che ha la nostra mente di collegare le idee in un ordine obbiettivo uguale per tutti, mentre 1’ associazione psicologica le ordina secondo le affezioni del corpo, collegato fra loro da rapporti nou necessari!, ma puramente accidentali e variabili ; -per Kant è la facolta di giudicare, cioè l'attività che subordina rappresen| tazioni diverse a un concetto unico, è l’organo delle categorie, che collega i fenomeni dati dalla sensibilità; per Schopenhauer ò l’organo che coordina le rappresentazioni mediante il principio di causa, la sola categoria da lui ammessa. Intellettualismo (opposto: volontarismo) ( filos .): il termine ò di recente formazione e risale a Schelling, ma l’idea è antica, e consiste nel subordinare alla ragione teoretica (vou? &so>p7)Tixós di Aristotele) la ragione pratica (voo£ 7rpax?ixó$); ossia nel porro il centro di gravità dell’esistenza umana nell'!zitelle tto, considerato come la sola funzione che le possa dare forza, calore, vita, giudicando l’azione pratica come secondarla e subordinata al conoscere, c affermando che le norme valide pel pensiero sono pure valide per le altre attività vitali, il sentimento e la t*olontà. -I filosofi greci ci diurno un esempio tipico dell’intellettualismo: convinti che l’uomo fa parte d’un cosmo retto da leggi immutabili che lo circonda con la sua certezza c il suo splendore, non vedevano nulla di più grande della conoscenza d’un tale mondo (D-eopCa) mediante l’intelletto (vouc). Con Socrate e Platone l’intelletto diviene anche la guida sicura della condotta morale: non è possibile fare il bene senza conoscerlo, né è possibile che, conoscendolo, non lo si faccia. -nei tempi moderni tipici rappresentanti dell’intellettualismo sono Leibniz, il qualo afferma essere il pensiero la potenza fondamentale dell’anima, ed Hegel, pel quale l’universo è la ragione realizzata, la realtà ultima è quella accessibile al solo pensiero, e « lo spirito è la causa del mondo « (v. volontarismn). -in senso peggiorativo ò 1 tendenza a rinchiudere la realtà vivente entro schomi rigidi e quadri artificiali, che invece di riprodurla fedelmente la deformano, toccando solo la superficie delle cose o disconoscendo le esigenze del sentimento e della volontà. Intelligenza (psicol.): in generale equivale a «organo della conoscenza» e quindi compie tutte quello funzioni psicologiche che contribuiscono al conoscere (percezione, associazione dello idee, memoria, immaginazione, ragione); suo operazioni importanti sono; distinguere e generalizzare. -(filos.): per S. Tommaso l'intelligenza è l’intelletto nella sua effettiva attività: inteUigentia significai ipsum actum inkllcclus qui est intelligcrc ; -per Hpinoza ò l’attività mentale, essenziale alla ragione: nulla est via rationalis sinc inteUigentia. il Bergson contrappone l’istinto e Tintuizione all’intelligenza : questa ha una funzione analitica, discorsiva, vuol comprendere ciò che si sottrae al meccanismi, ossia la vita e lo spirito, mediante le leggi meccaniche che governano i corpi solidi; perciò si lascia sfuggire il carattere profondo e originale della vita e dello spirito, che è divenire spontaneo, imprevedibile, creatore. Intelligibile (gr. voyjtó$, da voéo = penso, comprendo con la mente; opposto: sensibile) (filos.): in generale indica ciò che può essere soltanto pensato, conosciuto dall’intelletto. più particolarmente, l’ospresBione monito intelligibile (xó; il Logos è Gesù, Il Verbo mediante il quale tutto è stato creato, la luce che illumina ogni uomo, il figlio unico di £>io o Dio egli stesso; xal ò Xóyos vjv Tcpò? ateòv, xal ?)V 6 Xóyo^ (il Verbo era presso Dio: e Dio era il Verbo). La teologia cristiana interpreta il Logos come il verbo che s’ò fatto carne nel figlio di Dio; è un mutamento importante nella storia di questo termine e, anche, del Cristianesimo. per Filone d'Alessandria, il logos è intermediario fra Dio e il mondo; per mezzo del verbo Dio é creatore del mondo, ò il primogenito di Dio, un secondo Dio, forza cosmica ordinatrice del tutto; per Plotino ò in generale ogni attività spirituale, e più particolarmente l’immediata produzione dell’t’no, la seconda ipostasi, il V 0 U£» la ragiono che contiene in sé lo idee e da sé le produce: vosi và 6 vva xal ucplaT7] vento. questa ido» viene ripresa nei Rinascimento e per N. Cusano l'uomo ò un parvus munxtus, uno specchio, una quintessenza dell'universo, poiché fra il grande e il piccolo cosmo i termini si corrispondono e abbondano lo analogie. Magia: in gemcrale è una delle arti taumaturgiche occulte, assai diffusa anche nel Rinascimento, la quale insegna a conoscere le forzo segreto della natura eglispiritiche in questa agiscono, per trarli a vantaggio dell’uomo con mezzi 0 pratiche occulte. il poeta-filosofo tedesco Federico Novaus ò Fautore cl’un idealismo magico, per cui l’uomo può entrare in rapporto di simpatia o d'azione diletta con l’universo, compiere l'unione misteriosa dell’io con la natura per via intuitiva: « l’artista, simile all’uomo primitivo, ò un visionario; tutto gli apparo come spirito ». Maieutica (gr. (xatsuTiXY) TéyvY] = Forte dell’ostetrica) (filos.): è il metodo seguito da Socrate che, interrogando, fa scoprire a ciascuno la verità che egli porta in sé: « hai sentito dir© che io son figlio d’una levatrice molto valente e seria, Fenarete, o che m’occupo della stessa arte, ma con riguardo alle anime e non ai corpi * 1 (Platone, Teeteto), Male (il problema del ) (filos.): deriva dalla difficoltà di conciliare resistenza d’un Dio buono o onnipotente con a presenza del male nell’universo, sia che si consideri come male morale nel peccato, sia come male metafisico nell’imperfezione di tutte ie cose, sia come male fisico. Tale problema si presentii soprattutto nelle religioni e nelle filosofie ottimistiche (v. manicheismo). per lo Stoicismo il male, se è osservato non in sé ma in relazione ool tutto, dipende da condizioni posto perii bene, o anche ò un mezzo per attuare un bene, oppure dipende dalla stoltezza dell’uomo che disconosce le leggi della ragione cosmica e Berve alle passioni. per Plotino, seguito spesso dalla Scolastica, il male ò pura apparenza, perché colpisce Bolo l’uomo empirico che vive tutto nel mondo esteriore e Manicheismo Meccanica por i boui materiali, non l’anima olio s’elevi, purificata, nella sfera della ragione o dell’Uno. Leibniz afferma la superiorità del bene sul male nel mondo, il quale nel 1 suo insieme ò un’opera buona, preferibile al nulla. Anche VIlluminismo ò ottimistico. Manicheismo (relig.): dottrina fondata da Mani, persiano del III sec. d. Or., che vuol spiegare il mondo con la lotta frtt duo potenze sovrane e infinite, di cui la prima ò il Principe della luce, la causa o l’essenza del bene, l’altra il Principe delle tenebre, la causa e la sostanza del male. s. Agostino professò tale dottrina nella sua gioventù. Massima {morale): per Kant ò il principio soggettivo del volere, norma di condotta elio l’uomo si dà come valida per la sua volontà, senza riferirsi ad altre persone. Materia (opposto: spirito) (, filos .): per Platone è qualcosa di rozzo, di rosistente e di ostile allo spirito, il quale non riesce a dominarla interamente. -per Aristotele ò una realtà Indeterminata e inerte, ohe riceve determinazione e vita accogliendo la forma (v. questo termine), alla quale si adatta e la, serve docile, essendo a ciò predispostadalla stessa natura: è la potenza di ciò che, grazie alla forma, è tradotto in atto; p. e. il marmo rispetto alla statua. -per Cartesio ò la rea extensa, essendo l’estensione la sola qualità del corpo la quale si presenti a noi chiara e distinta ; è retta da leggi meccaniche, e lo stesso corpo umano è una macchina, benché mirabilmente foggiata. nei tempi moderni o s’ammette resistenza d’uria materia distinta dalla forza e se ne ha una concezione meccanica, come in Cartesio; oppure materia ed energia si identificano, o allora se ne ha una concezione dinamica, come in Leibniz; nel primo caso la causa del movimento ò esteriore, nel secondo è interiore e opera dall’interno verso l’esterno. Materialismo (opposto: spirUualismoy {filos.): ò la dottrina che considera la materia come l’unic a sostanza o il principio primo dell’universo, concepito coinè una molteplicità di corpi posti nellospazio e accessibili ai sensi. Si presenta sot to diversi aspetti, per la difficoltà di spiegare* l’esistenza dello spirito: a) nella forma 'attributiva Io spirito è considerato un attributo, una qualità inerente alla materia,, che appare animata, come nei Presocratici, materialisti inconsapevoli; b) nella forma causale lo spirito è un effetto della materia, à un epifenomeno dell’attività cerebrale, o anche l’insieme dello reazioni clolTorganisnto corporeo: «E la coscienza, come il pensiero, è un prodotto della materia « (B Corner); c) nella forma equaliva i processi psichici sono pensati come materiali nella loro essenza, crjuali essenzialmente agli elementi materiali; per Democrito, mi cs., 1’anima consta di atomi lisci, rotondi. simili u quelli del fuoco. Materialismo storico (filos.): Marx ed Engels, asserendo che l'uomo, nella sua essenza, é un essere che ha fame e sete, ha bisogno di nutrirsi, di vestirsi, in una parola subisce un certo numero di necessità vitali e dipende in ogni istante dolla sua vita dai mezzi atti a soddisfarle, cioè dai mezzi cconsnnici, materiali, deducono che il fattore economico determina, in maniera pili o meno visibile, ina reale e decisiva, ogni ‘ nostra azione; quindi bisogna dire, contro Ìidealismo classico, specialmente di Hegel, che non l’attività dello spirito ma le condizioni materiali d’esistenza sono gli organic 1 motori della storia, elio la produzione economica genera e domina il fenomeno giuridico, politico, morale, e, iu qualche modo, anche quello religioso, intellettuale, artistico. Questa dottrina viene anello detta determinismo economico, che però non esclude un’azione dello spirito sulle condizioni materiali della vita. Meccanica (opposto: dinamica ; gr. rj (i.y)/avtx.7) 'ziyyrr = l'arte di compor macchine ponendo a profitto Io forze della natura): in venerale è là teoria che spiega la formazione della natura in maniera analoga dlle opere dell’uomo, benché la natura operi con mnggior finezza dell’uomo (Aristotele). (filos.): l’idea di meccanismo dalla fisica s’estende a tutti i gradi della realtà, dando luogo a una teoria meccanica del mondo, che appare per la, prima volta nell’. 4 tomTsfica di Democrito : Il mondo, così vario e mutabile, ò sempre e dovunque lo stesso, giacché ogni cangiamento dipendo dal fatto che il substrato materiale é soggetto a movimenti d’ogni sorta, c tutti i fenomeni si succedono obbedendo al principio di causa, non esclusi i fenomeni psichici, che, seguendo le leggi Mediato (in Metempirico dcHVwffWwciofli’ delle idee, si ntlrng-, sono o si respingono, veri àtomi psì-r. chic!, come irli atomi Usici ; questa teoria lia li carattere d'nn deiermintomo universale. •,_ n Laplacp: cosi formula la consegui n/.a di tale teoria: Un’intelligenza elio conoscesse tutto le forze onde è animata la natura c la posizione rispettiva degli esseri che la compongono, so poi fosso cosi vasta da poter nssoggettaro questi fatti all’analisi, comprenderebbe in un’unica formula i moti dei più grandi corpi dell’universo o quelli delPatomo più leggero; nulla sarebbe incerto o l’avvenire come il passato sarebbe presento ai suoi occhi ». Mediato (ragionamento) (Apposto: immediato) (logica): è la forma di ragionamento che consisto nel passare da un giudizio a un altro mediante un terzo giudizio; p. e. f il sillogismo. Medio (logica): è nel sillogismo il termino che serve per eollcgaro il termine maggiore col minore: p. e. mortale si collogu a Sacrale, mediante uomo, nel sillogismo: • l’uomo è mortalo; Socrate è uomo ; dunque Socrate è mortale », Memoria (psicol.): ò la funzione psicologica clic consiste nel fatto che i processi psichici giù vissuti si conservano e si ri presentano nella coscienza, quindi vengono riconosciuti come ricordi, o localizzati, cioè riferiti al passato non in generalo, ma in un punto preciso, (ora, luogo, circostanze); se quest’ultimo carattere manca, si ha solo una reminiscenza. si ha memoria affettiva quando con la rappresentazione si rivive più o meno intensamente lo stato affettivo, il sentimento che da essa fu determinato. : (filo 8 .): il Bergson distingue: a) una memoria abitudine, per la quale il passato sopravvive In un sistema di movimenti; s’acquista con la ripetizione, servo all’azione, è localizzata nel sistema nervoso; b) una memoria pura, in cui il passato sopravvive in ricordi indipendenti di fatti onici, che non sì ripetono mai nello stesso modo, perché neirintcrvallo fra il processo psichico originale e il suo richiamo l’io è mutato; il processo integrale non è quindi piìi lo stesso, perché rappresenta uno «tato d’animo unico, che non toma più. Questa memoria è indipendente dal corpo: la prima ha carattere meccanico, la seconda dinamico. Metafisica ffilos.): nella storia del (ormino è già abbozzato il significato: Andronico di Rodi (I sec. d. Cr.),nell‘ordinare Io opero d’Aristotelo, collocò gli scritti ri f cren tisi alla filosofia prima it:?cót 7] 91X0009ta) dopo quelli riferontisi alla filosofia naturale (và yvai'/.óc.): quindi la filosofìa prima (quella che ha per oggetto la realtà ultima e l’essenza immutabile di tutte le coso) fu detta và [xsvà và 9omxà, ossia u/7)v = al di là della psiche) ( psicol.) : è il nome dato da C. Richkt, nel 1911, a quel ramo della psicologia che tratta dei processi psichici rari e anormali, come la telepatia, la divinazione, la chiaroveggenza, che dovrebbero rivelare facoltà psichiche ancora ignorate 0 costituire una nuova scienza. Metempirico (film): è ciò che sta fuori dei limiti dell'esperienza. Metempsicosi 04 Mito Metempsicosi (gr. lctt., trans-animazione;) (filos. o retiti.): ò la dottrina antichissima, sorta in Oriente, giti nota a Pitagora c accolta da Platone, la quale ammette il trapasso dell’anima da un corpo all’altro, per cui una stessa anima pn successivamente dar vita a pia corpi, sia umani, sia animali, o anche vegetali. Metessi (gr. [lébcV-t = partecipazione, da uET-é/m = partecipo) (/ilos.). e ! pensata dà Platone per spiegare 1 rapporto fra le idee c le cose sensibll, i che sarebbero una «partecipazione, di quelle. Viene usata anche dal GIOBERTI I ì u significato nillne per chiarire il rapporto fra l’Idea, l’Ente, la divinità, e l’esistente, il mondo; è intermediaria fra l’atto creatore c il suo effetto, è partecipazione degli esistenti alla realtà originaria dell’Ente, per cui gli esistenti imperfetti, cioè gli esseri umani, aspirano alla perfezione dell’Ente. Metodo (gr. uéDoSoc, da o 684 ? = via; quasi: in via) (ionica): esprime l’Indagine e audio i mezzi per compierla, i procedimenti col quali si ordinano e si estendono lo cognizioni; donde: il metodo sistematico (dal gr. cr'-> v fomiti = raccolgo con ordino), che indica lo norme con le quali il sapere viene ordinato; p. o. la dassWcazionc : _ 2) il metodo inventivo, che offre l procedimenti col quali dallo cognizioni note si passa a quello Ignorate; p. e. ) induzione. _ Il metodo inventivo si suddivido alla sua volta in: _n) metodo induttivo, che da le nonne per tra ire dall’osservazione dei fatti lo leggi che li reggono, per estendere a tutta una classe di fenomeni elo che si è constatato in alcuni casi ’ omerale e narrazione favolosa ta cui esseri Impersonali, p. e. 1# forzo del natura, vengono personificati per spiegare simbolicamente fenomeni e avModalità 85 Movimento veni menti ; noi tempi uniteli! costituì* scolio II fondo delie credenze religiose. -(filos.): per Platone è una narra* ziono fantastica di ciò clic può avvenire al .il li dei limiti dell'esperienza e della ragiono; p. e. le vicende dell'anima dopo la morte: dove termina l’ufficio delia ragione, supplisce li mito o il Himbolo, come nel (forvia, nel Fettoni’. nel Fedro, nella Repubblica: dimostrata razionai monto l’immortalità (loirauima, si può favoleggiare iito&oAoysìv) intorno al destino dell’uomo dopo la morte. ()(rs | por mito s'intende anche un’idea fondata sull'intuizione o la fede, che può divenire il sostegno o il motore interno (l’un movimento politico, sociale o religioso (p. o. li mito della razza). Costruito, almeno in parte, su elementi fantastici, trae 11 suo valore dalle conseguenze più o meno buone, più o meno utili, non dal suo contenuto di verità, «Difforme alla dottrina pragmatistica (v. pragmatismo). Modalità {Ionica): b per Kant la funzione dei giudizi, fondata sul valore della copula; essi sono problematici, assertori, apodittici, serondocl»! la relazione «'enuncia come possibile, come esistente nella realtà, come necessaria: le formule rispettivo cono: può essere, è, deeVsscrc. Modo (filos.): per Spinoza i modi sono affezioni, cioè gli stati, le modi ttoazioni transitorie della sostanza, sono sii esseri particolari o Uniti; p. o. le idee sono modi della res rogitans, i corpi della res extensa, cioè degli attributi della sostanza. per Locke 1 modi sono una classe di idee coniposte, che sono o idee di azioni umane (p. cs. : uccisione), o modi di comportarsi (p. c. gratitudine), oppure modi di essere (p. e. triangolo, che è un modo di essere dello spazio). Monade ter. uovi; = l’unità, il semplice) Oilos.ì: al dire d*Aristotele i Pitagorici pensavano i corpi composti di pimti, « di monadi che hanno posto nello spazio ». -per (ì. Bruno minimo, punto, atomo, monade dicono la stessa cosa, cioè un primum indivisibile delle cose, che è insieme corpo c anima, sostanza mateaie e centro di forze vivente e animato. per Leibniz le monadi sono sostanze spirituali seni [ilici, chiuse in sé, senza porte nò fi nestr e -, dotate (l’appetizione e di percezione, veri punti metafisici, M'spn retiia nti ciascuna l'unlrcnp, disposti in gradi ascendenti, che vanno dalla più bassa, ancora inconscia, alla più alta, Dio, monade delle monadi. Monadismo "(/iTós.): si ilice dei sistemi dinamici cito pensano il mondo formato di monadi spirituali, in opposizione all’atomismo meccanico di Domocrito; tale la dottrina di (I. Bruno e di LeibNIZ. Monismo (gr. fióvo? unico) (opposti: dualismo c pluralismo) (filos. ) : è la dottrina checonsidera la natura e lo spirito. Il corpo e l’anima subordinati a un terzo principio o aliasi inseriti .in esso. Il Tooco ne distingue duo specie: a) monismo dell'essere: ammette un solo essere e considera la molteplicità delio cose un'illusione (corno gli KleaTtcì), o almeno come accidente fuggevole dell’unica sostanzaicomeSi’iNOZA) ; monismo della qualità.: all’essere unico sostituisce una pluralità originarla di esseri, tutti però della stessa natura, materiale per gli uni (gli Atomisti), spininole, per gli altri (Leibniz). Monoteismo (opposto: politeismo) (retiti.): indica lo religioni cito, come il Cristianesimo, il Giudaismo, il Maomettismo, ammettono un solo Dio, distinto dui mondo. In tllosotla il Dio di Platone e d’AiusTOTEt.E rientra in questo sistema. Morale = v. etica. Moralismo (filos.): si applica alle dottrine filoso Urbe che, come quella del FICHTE, considerano la legge morale e l’esigenza dell’azione pratica corno principio filosofico fondamentale. Motivo (dal lat. morrò) (morale): si dice (Fogni processo intellettuale o affettivo che muove la volontà a compiere ttu determinato atto. La norma indica una direzione da seguire, il motivo ngisee stilla porsona in modo più o meno imperativo, perché segua tale direzione e sia persuaso a seguirla. Motrice (causa) = v. efflcentc (causa). Movimento (in generale): è fi cambiamento di posizione d'ttn corpo nello spazio, considerato In funzione del tempo e, quindi, fornito d'una determinata velocità; fi semplice mutamento nello spazio è uno spostamento. (filos.): per .Aristotele è fi passaggio da uno stato a un altro, è ogni mutamento ((ArratpoXYj), elio suppone l’esistenza di una materia cnpnee di riceverò una forma. ; quindi è ugualmente fi passaggio dalla potenza (S'iva|Als) all'atto (ivépys tal. Nativismo Cd Neo-hegelismo -S. I ommaso accetta la concezione aristotelica (moneti est cri re de txilintiii '«tinnì e. conio Aristotele, voile nel movimento un tierstuiNlvo ui-gomcnto n prova dell'esistenza di Ilio: |.er spiegare il niovimontn c rieereurne la eati.su, bisogna passare di causa in causa, essendo ogni movimento prodotto da un altro movimento, ina è necessario arrestarsi tavàyxv; trrijvat) a un primo motore immobili cri y.tvoòv àz.tvyj-rov), a Din. che muovo l'universo come l'oggetto umilio attrae colui che l'ama, come il desiderio agisce sull'anima per una sollecitazione tutta interiore. N ' ' Nativismo v. innatismo. Natura (gì. (piiai.; da = nascnr) (fylos.): nel senso piti antico esprime l'idea d una sostanza primordiale diesi determina e si sviluppa da sé. l’idea di dò che ò primario, persistente, in opposizione a ciò elle è derivato, secondario, transitorio. Tale significato ha nei tirimi filosofi greci: e di riui i significati sorti in seguito. è il complesso delle qualità o proprietà elio definiscono l’essenza d’una «•osa, quindi anche tutto ciò ohe è Innato: p. c. la natura d'un uomo, cioè il suo carattere e il suo temperamento. denota le cose conio sarebbero al di fuori d ogni intervento umano: cosi pel Rocsseai: lo „ stato di natura è quel fondo della lealtà umana elle resto dopo aver eliminate le deformazioni e le falsificazioni operatevi dalla civiltà, ossia ciò che è semplice, piano spontaneo, originarlo. denota 11 sistema totale delie cose con le loro proprietà, l'insieme di tutto Ciu die esiste, in una parola, l’universo in Kant natura è ciò che obbedisce al principio di causa nel mondo dei fenomeni, in opposizione al mondo dei lini in cui vige la liberto incondizionato. ~ ( rehy.): 1 ordine della natura, cioè I ordine delle cose terrene, accessibile alla sola indagine della ragione viene opposto all'ordine della prozio, che è 1 ordine delle cose soprannaturali e di\j n *' tvistotele adombra questa distinzione nelle parole: r, oótitc Szt[tovia aÀ>, oli lista = la natura è ammfrevole. ma non divina (v. prozio). Natura naturans e natura naturata ( film .): natura naturans è, in sostanza, Ulti come untore e principio d ogni cosa; natura naturata c l'Insieme delle creatura o di tutto ciò clic ò stato creato: espressioni adoperato dalia Nrolastira, da li. ltm .vi, e da Spinoza, chc le rese comuni: per naturalo naturatilem noèta intcìlìqenduiii est i,l (Juw i tn se est et im ise etnicipitur. tuu • est j> eU s quatcnu» ut causa libera eonsidrraturper naturatali t inielli,,,,... rrs, /uae ff * Dea sani et quac si,,,tira neiesse nec connpt possunt • Naturalismo (/Kos.): comprende le dottrine che non ricorrono a prlncipli trascendenti, ma rimangono entro la cerehia dell’esperienza e ilei fenomeni soggetti al principio di causa o concepiscono anche la vita dello spirilo come un prolungamento della vita organicasi oppone a spiritualismo, idealismo' eti e lift)no a positivi tot io. Necessario (opposto: conti geni) Ui • bis.): si dice di ciò che non può, senza contraddizione, essere altrimenti né essere pensato altrimenti da quello cUc o; cosi Hi applica ai fenomeni elio si succedono secondo il principio di causa,, alio proposizioni derivate, implicito In proposizioni piò generali', alle conseguenze di principi! posti come veri. per Spinoza Dio è un essere necessario, ma la necessità In virtù della quale egli esiste e produce io cose gli e essenzialmente Interiore e razionale. deriva didla sua, stessa essenza, e Dio e causa sui; ò determinalo ad agiredalia sua soia natura, o quindi la sua ò una • necessità libera», t ecessità, (opposto: eunt inpenza ) ( fi. bis.): e la qualità asti-alta di ciò elle è ruressario, di ciò che non può essere diverso da ciò elio è. Neo-criticismo o neo-kantismo i/ifos.t: ò la dottrina elio Iniziò in Oermunia il movimento tU ritorno alla Hlosotta di Kant, al criticismo, verso il ISOO, come reazione al materialismo allora dominante; riprende i principi della teoria kantiana delia conoscenza il relativismo, è ostile alla metafisica c all idea della rosa in . e vuol ilare alle /unzioni aprioristiche dello spirito un fondamento psicologico. In Italia furono neo-kantiani. In vario modo. ««• -rir:" .Ielle idee penerfllt. e.n n^ gplrlto; r„ a òn mtirskb^eoncepire^td^ di nò curvilineo, ne rettilineo, i nit0 '-srìxssns*nSTSU™ e ' si) Atomisti tutta la realtà Ita duo parti, lo kikizìo pieno occupato dagli atomi, o lo spazio vuoto eho rosi 6 concepito altrettanto renio quanto I corpi. --per Hegel il non essere è l'Idea eho nella prima triade dialettica (v. dialettica) fa da antitesi all'idea dell’essere (tesi) o con Questa si fondo nella sintesi del divenire; e poiché l'essere è l'idea più semplice, più astratta, indeterminatissima c priva ili contenuto, ma è pur sempre un’affermazione positiva del pensiero, è • in realtà non essere, non piti e meno di nulla ». cioè la negazione d’ogni qualità e d’ognl contenuto positivo (s. essere). Non io: v. io. Norma: modello concreto o anello regola che indica ciò eho si deve fare por raggiungete un dato line; vi sono nonno Illiriche, etiche, estetiche eoe. Normale: in generale designa ciò eho è conforme alla regola, ciò che è più comune in ogni singola categoria o classe, ciò che rappresenta in media in un dato tipo eli società e In un dato tempo; quindi ò un termine variabile e un po’ vago. Normativo: diconsl spesso normativo la logica, l’etica, l'estetica in quanto offrono una norma, cioè un modello ideale cui si guarda come a qualche cosa di perfetto, elle per la logica è il vero, per l'etica il bene, per l’estetica Il hello (WtiNPT). Noumeno (dal platonico voo>i(jtevov, part. di voéio = penso, quindi: ciò che è pensato) (/t'ios.): Platone lo applica al mondo delle ideo, in opposizione al mondo sensibllo. Kant l’adopera in due significati: a) negativo: ò ciò che sta a fondamento dei fenomeni, il loro substratum ; ma ò soltanto pensato, ed ò inaccessibile sia ai sensi, sia all’intelletto; perciò è un limite 'posto alla conoscenza umana, clic non può oltrepassare i fenomeni; b) positiva: è il sovrnsensibilc, l'incondizionato, posto fuori dell’esperienza; può essere oggetto d’ima intuizione intellettuale (v. intuizione), hi quale però è negata itll’uomo; ha un carattere metafisico, giacché 6 bensì la causa dei fenomeni, ma la causalità è qui non una categoria dell’Intelletto, sditene una causalità Intelligibile, cioè esistente solo nell’ordine metafisico, ni di là dei fenomeni. Nous (gr. voù; = la mente) (fitta.): per Anassagora è ciò che mette in moto, plasma e ordina le otneonicrie.; ò un principio lntelllgcnto, «la più sottile o più pura di tutte lo cose ». per Platone e Aristotele ò la parte razionale dell’anima umana; per Plotino è la prima emanazione dell’Ctno ( v. intelletto). Nulla (/ilos,): è la negazione doll'essere, lutto non essere (v. questo tcrmiue). Parmenide ha posto l’essere come principio primo della filosofìa o ha negato qualsiasi realtà al non essere: « soltanto l’essere è, il non essere non 6 ». Invece Platone ammette la realtà del non essere, eho per Itd è la materia soggetta al divenire; mentre per Democrito ò il vuoto (to xevóv), in cui avviene la caduta degli atomi. Numero ( filos .): per Pitagora e per i suoi seguaci è la vera essenza delle coso, per cui gli elementi dei numeri sono gli elementi dello cose, c il coseno é numero e armonia. Aristotele dico pure che pei Pitagorici i numeri sono i modelli che le cose imitano, e questo rapporto fra i numeri e le cose ita ispirato evidentemente Platone, clic considera la matematica conte propedoutiea noeossnria alla dialettica, cioè alla intuizione delle idee, modelli delle coso sensibili. per Galileo la matematica ò II linguaggio coi quale s’esprimo la natura: » 1 universo è scritto in lingua maternnt'ca e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure, senza i quali mezzi ò difficile intenderne umanamente parola, ò un aggirarsi vanamente in un oscuro labirinto » (Il Saggiatore). La formula matematica divionc, dopo Galilei, l'espressione esatta dalia legge fisica. o Obbiettità (filos.): per Schopenhauer, che ha coniato questo termine ( Obiek■ tildi), i] corpo è l’obbiettivarsl, cioè la manifestazione esteriori?, visibile, e, per I uomo, (tura e semplice rappresentazione, della volontà che è concepita come forza c imput-n cieco, sempre attivo, non guidato da alcuna ragione, ed è poi il principio metafisico posto a fondamento dell’universo. Questo universo non è altro cito Voggcttità, l’ap1 mrire all’esterno sotto forma di rappresentazioni coordinato dalla categoria di causa («il mondo ò la mia rappresentazione ») della volontà cosi intesa. Obbligazione 69 Ontologia Obbligazione (morale): è il carattere imperativo che costituisco la forma della legge morale, donde la consapevolezza d’un'obbodieuza incondizionata ad una norma inorale, il sentirei interiormente legati a una determinata regola di condotta (sentimento del dovere), per cui si prova inquietudine e dolore quando essa viene in qualche modo contrariata o impedita nel suo libero svolgimento. Occasionalismo: v. cause occasionali. Occultismo: comprende le arti che, crome le divinatorie, apprendono a scoprire 11 futuro, o, come le taumaturgiche, apprendono il compimento di atti che si sottraggono al corso ordinario della natura (v. magìa). Oggettivo (opposto: soggettivo) (in generale): è ciò che ò posto di fronte o davanti allo spirito o ai sensi e può offrire materia alla loro attivi tei : ò impl cita pertanto una distinzione fra soggetto e oggetto, cioè fra l’atto del pensare o ciò che è peusato, fra chi percepisco e ciò che ò percepito. nella scienza ò oggettivo ciò che il lavoro elei pensiero trae dall'osservazione c dall’esperienza, seguendo 1 metodi del l’indagine scientifica; ò soggettivo ciò che l’individuo pensa e sente riferendosi alle sue Inclinazioni, alle sue preferenze, ai suoi interessi, in, modo più o mono consapevole. (filos.): per Duxs Scoto, Cartesio o Berkeley è oggettivo, esiste oggettivamente, ciò che costituisco un’idea, cioè l’oggetto di una rappresentazione dello spirito, non una realtà sussistente per sé e indipendente «mentre subiectimis e formalis corrispondo a reale, a ciò elio appartiene all’oggetto). -per Kant ha validità oggettiva tutto ciò che è fondato sui principi costitutivi dello spirito umano e comuni a tutti gli uomini, e cioè sullo forme pure della sensibilità (spazio e tempo) e su quelle dell’intelletto (categorie). Ogg e tt° (gràvTi-xsi{X£VOV, traduz. lat.: ob-iectum posto di fronte agli occhi o allo spirito, opposto: soggetto): ciò che si ha presente nella percezione esterna o nel pensiero, con un certo grado di consapevolezza. (filos.): ciò che possiede un’esistenza in sé, indipendente dalla conoscenza che esseri pensanti possono averne; in questo senso lo spazio per Newton è oggetto. come lo ò il mondo esterno per il realismo conoscitivo (v. realismo), e per Kant il noumeno positivo (v. noumeno). ò tutto ciò che è rappresentato o pensato solo in quanto lo si distinguo dall’atto col quale lo si pensa: donde la « logge UgUu coscienza » espressa dal Fichte e accolta da Schopenhauer: • senza soggetto non v*ò oggetto, senza oggetto non v’è soggetto ». Oligarchia; governo di pochi: è, per Aristotele, forma corrotta dell’aristocrazia (v. democrazia). Omeomerie (gr. ó{xoio(jtipeiat da 6{XOioc; = simile e [iipo$ = parte) (filos.): così denominò Aristotele lo particelle originarie, impercettibili, divisibili all’inttnito, clic Anassagora considera come gli elementi primi, tutti diversi di qualità, dapprima mescolati insieme, che costituiscono l’universo o le singole cose, essendo innumerevoli lo loro differenze qualitativo: « come il capello può derivare da ciò che non è capello e la carne da ciò che non è carne? ». Affinché l’animale abbia carne, ossa, capelli, bisogna che vi siano particelle di carne, ossa, capelli negli alimenti di cui esso si nutre. Il tutto ha, insomma, la stessa natura delle parti che lo compongono: di qui appunto il nome di ^)meomerle (= parti simili) dato agli elementi primi. Questi costituiscono l’Essere immutabile, eterno, che viene messo In moto, ordinato o distinto dall’inteUlgenza (voo^), «lapiu pura o la piu sottile di tutte le coso », con un’azione separatrice che si esercita sugli clementi, cioè sulle omeomerie. Omogeneo (opposto: eterogeneo) (filos.): ciò che consta di parti qualitativamente identiche. K. Spencer spiega l’evoluzione cosmica come un passaggio dall’omogeneo all ‘eterogeneo (v. evoluzione ). Ontogenesi (dal gr. 6v = ente o yévsai? = origine) (scienza): è lo sviluppo sia fìsico sia mentale dell'individuo, seguito dalla prima Infanzia fino al pieno sviluppo, mentre la filogenesi (gr. * 6 per gli stoici la rinvolta,eseguente aU’èxiwpcotn;, oioe alla conflagrazione del coamo (v. ritorno Panenteismo (gr. nàv b ta? = tutto in Dio) (/ilo».)', nome dato (lai tedesco ' KuitnsB alla sua musetta, e apnttcabile a quella di Spinoza, por Indiano che non Dio è nel inondo, come nel panteismo stoico, ma il mondo è in Dio. è contenuto In Dio. Panlogismo (gr. itSv = tutto. Xójo, ragione; tutto è ragiono) (/ito».). si applica alla tilosotla di HEGEL, pel quale l'universo è sviluppo totero-,rione Immanente in esso, e la uglui è una metafisica. Se Vè ancora dell ir razionale, ossia qualche cosa che non sia ancora penetrato dalla ragione*) organizzato In concetti, esso è trans! torio; dondo la formula; ciò che t razionale è reale, e ciò che è reale è ramo naie (vedi razionale). _ Panpsichismo (gr. Ttav = tutte, e .S.jyr, = anima; tutto ò anima) V'tos.)dottrina alquanto vaga, seoondola quale tutto è animato in divorai grad e fornito d'un'attivitè. analoga alla vita psicologica dell'uomo, comprendendovi anche i processi incoscienti,. si la questo nome alla dottrina dogli /tocoisti onci (che però non fanno :ancom distinzione fra materia e vita), degli Stoici, di Sfingea, di se, eluso. di Lotze occ., Panteismo, griwtv = tutto e uso, Dio; tutto ò Dio) i/ilos.: e in generale la dottrina che identifica Dio eoi mondo. c concepisce la divinità come un principio supremo d’uniftoazione o d vita che fa sentire la sua azione nello cose tutte o ne costituisce la realtà esBezusiale. per il portico il cosmo e un prmndo organismo vivente, tutto penetrato e animato dal soffio divino, simboleggiato nel fuoco, cioè da una sostanza eterea. Impercettibile o intelligente. _per li. Bruno il principio divino dii vita al tutto, lo ordina e l'unillca. C r anima dol inondo. (V. questo termino). _per Spinoza, la sostanza. Din, la natura (substant ia sive De un si ve natura) sono termini d'identico valore; però Dio non coincido col mondo cui pirico, come negli Stoici, uiu lo contiene in sé (V. panentns.nor. il pensiero e l'estcnsiono sono due dei suol muniti attributi c tutte lo cose particolari (l modi) sono determinazioni provvisorio di quegli attributi. Il parallelismo psicofisico, pstool., e la teoria psicologica, secondo hi quale la serio dei processi psichici corrisponde punto per punto, alla serie del processi fisiologici, noi senso che od ogni reno meno psicologia) corrisponde un fenomeno nervoso (non però viceversa). 1 due fenomeni sono pertanto come due aspetti dello stessa esperienza; le due serie, psichica o nervoso, scorrono pa "f/OM )'• per Spinoza il corpo e lo spirito (ree ectenia e ree rag.fan» sono due aspetti diversi ed essenziali dello stesso essere, cioè della sostanza divina, la serie dei processi corporei e quella dei processi spirituali si svolgono ciascuna lu so stessa, senza mai inoon trarsi c senza turbamenti fazioni .reciproche, e tuttavia runa e l altra s accordano perfettamente, termine per termine, perché la loro emerita 'unica c. come attributi di Dio. sono Identici a Dio. sono Dio stesso. Cosi svanirebbe l’opposizione fra corpo o spirito, posta, ma non risolta da Cartesio. Paralogismo, da gr. *°Y ov contro la ragione, topica, e M» ragionamento errato che simula 11 vero, un errore logico Involontario. Kast denomina « paralogismi della ragione le affermazioni metafisiche dira la sostanzialità. la scmplteitói e Vunità dell'anima, perché esse don vano dal fatto clic si scambia il soggetto Intrico (v. somtetto) del pensiero con una sostanza metafisica. „ Particolare (giudizio) (tornea), e aneli in Olii il predicato s'afferma o si nega d'una parte del soggetto, proso ne la 1 sua estensione-, P. e.: alcuni uomini sono veramente colti. Parusia (gr. itapouola = presoli», « wb-etui) (/ilo».): la presenza dello idee nel mondo sensibile (p. e. la presenza dell’idea del hello nelle cose beile) è uno dei modi pensati da alatone per chiarire il rapporto fra » mondo intelligihlle 0 quello sensibile (v. me tessi o mimesi). rf fHvo Passione (psicol.): e uno stato affettivo intenso c persistente, un'inol nazione che predomina sulle altre inclinazioni „ anche le annulla quasi confiscando,v suo proli.lo tutta l'attività psicologica; p. e. la passiono del giuoco, Passività 72 Percezione -pur gii Stoici è una perturbazione dovuta a un errore ili giudizio, e ut* nello etiiuaro veri beni quelli che tali non sono. Le passioni fondamentali sono: il piacere (yjSovtj = voluptaa), il dolore (XÓtt/j = atgritudo), il desiderio (èn&ujjita = libido), il timore (96^01; = metus). 1 per Cartesio è un’emoziono, un moto puramente sensibile che l’anima prova per l’azione del corpo ocheimpedisco il retto giudizio intorno allo cose. -per Spinoza ò dovuta allo Idee inadigitate, alla conoscenza sensibile, in quanto questa determina l’azione pratica. Tutto le passioni rappresentano uifimporteziono, ma non tutte sono asHoiutamonto cattivo; lo passioni fondamentali sono il desiderio ( cupidità»), il piacere, 11 doloro. -per Kaxt procedo dalla facoltà di desiderare; ò una tendenza sensibile, un delirio che cova un’Idea, s’imprlme con tenacia sempre crescente », Impedendo alla volontà di agire per doveri:, di obbedire alla legge morale. Passività: è l'ultima dolio dieci categorie aristoteliche, espressu dal verbo Ttadjrtiv (= pati, ricovero passivamente) (v. recettività). Patristica (/ibis.): è la dottrina dei Padri della Chiesa; difendo il Cristianesimo contro lo critiche e lo accuse della lilosolia e della religione antica e contro le numerose eresio che venivano sorgendo nei secoli III, IV, V, e si volge all’elaborazione e alla definizione dei dogmi e a porre 1 fondamenti d’una filosofia cristiana, attingendo largamente al pensiero greco. Per la Patristica la filosofia non ba altro ufficio che di offrire ni dogma l’ausilio delle sue dottrine, e quindi è al sorvizlo del dogma cristiano; essa tratta delle questioni riguardanti la trascendenza di Dio, la Provvidenza, l'immortalità dell’anima, la finalità dell’universo,la dlpendenza dell’uomo dalla divinità. Pedagogia (dal gr. -il' = fanciullo, 0 àyci>YT) = condotta, da ttyzw, lat. ducere : donde educazione): è la scienza e Varte dell'educazione, cioè della formazione del fanciullo considerato nel suo aspetto fisico, intellettuale e morale; perciò come scienza si fonda sopra una concezione della vita, cioè sopra una filosofia, c come arte esige una conoscenza diretta della psicologia del fanciullo e dell'adolescente c particola ri qualità, neiroduoatore, virtù pratiche, come la devozione e lo spirito di sacrificio. Pedologia (g r . Trocu; = fanciullo, o X = passeggio) {filos.): sono cosi denominati i seguaci della filosofia aristotelica, che furono numerosi, dall’abitudine attribuita ad Aristotele di tenere una parte delle suo lezioni passeggiando in un giardino o sotto un portico del Liceo in Atene. Per sé ifilos.): si dice di ciò che esiste e può essere concepito senza l'aiuto d’altra cosa o di altra idea; p. e. la sostanza divina, per Spinoza, per se etmcipUur. Persona (lat. persona = maschere. teatrale, poi carattere rappresentato dalla maschera) (filos.): tonnine trasmesso a uoi da BOEZIO e dalla Scolast ica : persona est rationalis naturar individua substantia (la persona è un essere individuale di natura ragionevole). Leibniz pone l’essenza della persona nella coscienza di s . nella consapevolezza d’un’identità, d’essere sempre la stessa nel diversi momenti e mutamenti dell'esistenza individuale. -Kant aggiungo che la persona, come essere ragionevole e libero, ò anche responsabile, è un essere morale, un f ine in sé, cioè non dovessero mai trattato corno un semplice mezzo. In conclusione: la personal un essere cosciente di e moralmente autonomo. Pessimismo (opposto: ottimisnw) {filos.): consisto nella convinzione elio la vita coi suoi dolori, le sue preoccupazioni e le sue miserie senza line, è un mole o, anche, cho nell’esistenza la somma dei mali è sui>criore alla somma dei beni. >• Noi sentiamo il doloro, dico Schopenhauer, non l’assenza del dolore, sentiamo la cura uou la sicurezza, la malattia non la salute: la vita dell’uomo oscilla come un pendolo fra il dolore e la noia ». Ri conseguenza, come pensa anche la filosofia indiana, lo sforzo per liberarsi dal male, o, almeno, per attenuarne il ppso costituisce la somma saggezza umana. Petizione di principio {Ionica): ò un sofisma che consisto nell'accogliere corno dimostrato ciò che invece ò da dinio-, strare {si postula fin da principio, àpX7j$» ciò che si dove appunto dimostrare) ^ e piti specialmente nel fondale la verità d’un principio sopra una proposizione che, per essere vera, ha bisogno della verità di quel principio (p. e.: Tanima ò sostanza spirituale, perché ò immortale). Piacere (opposto: dolore) {psicol.): il piacere o il dolore, essendo dati immediati della coscienza, sono indefinibili, sono i due poli estremi e opposti della vita del sentimento, Secondo ima teoria già ammessa da Aristotele, il piaceli) sarebbe legato ad ogni atto naturalo e normale della vita e segnerebbe un aumento dell’attività vitale, tiu consumo più elevato o più libero dell’energia, mentre il doloro indicherebbe una diminuzione della vitalità, quasi uti grido d’allarme di fronte ul pericolo; ma tale teoria oggi è in parte contestata. ( filos .): per Artstippo di Cirene, il piacere, che è dato dal movimento dolco della sensazione presente e libera da ogni cura per 1'avvenitc, è il fondamento c la misura di ogni bene: questo ò 11 principio dc.W edonismo. il piacere inteso come assenza del dolore, calma dello spirito, è il principio dell’etica epicurea. per Aristotele il piacere affina e perfeziona Ratti'vità anche nei suol gradi più elevati; p. ‘e., la gioia cho accompagna la musica è incitamento naturalo alla creazione musicale., Houbes, appoggiandosi al principio materialistico che la sensazione è un movimento del corvello, pensa che, so questo movimento è favorevole idi'insieme delle funzioni vitali, produco 11 piacere, nel caso contrario il dolore: donde duo motivi essenziali d’azione: la ricerca dei piacere e la tendenza a fuggire il dolore. -per la dottrina intellettualistica di Leibniz il piacere è un processo intellettuale oscuramente percepito, una «petite, insenslble perceptlon : p. e., il piacere della musica è dato dall‘accordo e dal numero delle vibrazioni sonore percepito dall'orecchio in maniera confusa. per Kant il piacere è iu diretto rapporto con lo stato favorevole dell’or** Pigra ragione 71 Positivismo gallismo c deli-anima: « Il piacere è un sentimento che stimola in vita, il dolore Invece le è d’impodimento «. Pigra ragione = v. innova rotto. Pirronismo (/ ilo *.): i» stretto ilesigna la dottrina scettica di PnrnoNE. giunta a noi nei frammenti del suo discepolo TIMONI', in SlLLOOKAFO (sec. I 1 a Cr ) o negli scritti di Sesto Ejiruuco (circa 11 200 d. Cr.); in senso tergo e sinonimo di soettteismo. di cui Pinone È considerato II fondatore (v. scrii,n877JO ). ., Pleroma (gr. 7uXr 4 pco(j.a. ila TtXTjpoo = riempio) (filos.): ò per gli amatici (vedi) il complesso degli Koni che escono dal principio originario, daU’Kone perfetto, cioè dalla divinità (y. Eone). Pluralismo (opposto: monismo ) (filo».): designa le dottrine che pongono piii principi! essenziali e distinti per spiegare la composizione dell’universo; appartengono, fra gli altri, a questo indirizzo: _Empedocle, che alla materia unica del naturalismo ionico sostituisce «quattro radici di tutte le cose »: fuoco, acqua, etere, terra, che sono l’ essere immutabile; il loro mescolarsi o disgregarsi è dovuto a due forze, l 'amore ioiXÓttk) e la discordia (veixoc); _gli atomisti, che affermano due principi: Vatomo e il vuoto; gli atomi sono Infiniti di numero, materiali, della stessa qualità, eterni ; le cause del loro movimento sono la gravità e il vuoto (TÒ xcvóv);, „, \ v asm agora . nel quale gli elementi dell'universo sono le omeomerie (v. questo termine), messe in moto da una materia sottile e impalpabile. l'Intelligenza (voucj). * cosa infinita, padrona di sé. ocÙTOxpaTéc. che è in sé e per sé «, la più fine e più pura di tutte le cose ; Leibniz, pel quale le vere sostanze costituenti l’universo sono le monadi. tornite di attività o forza propria, unità spirituali cho sono disposto per gradi, i quali vanno dalla monade oscura e confusa alla monade delle monadi, a Dio. Pneuma (gr. 7tve0(itx, da irveto 8 ° r_ Ho. spiro) (/ilo*.): per gli Stoici è la forza originaria divina che anima il cosmo, un softtn vitale caldo ohe appare in forme e gradi diversi nel corpi Inorganici, nelle piante, negli animali; e nell’uomo appare come ragiono ( AoyOC). conservando sempre la sua unità, giacchi) il grado Inferiore si conserva o opera nei grado supcriore. Pneumatico (gr. da nvgùlJ.X= alito, sofflo) ir,'Ha. o /ilo*.): usato spesso nel Suor » Testamento nel senso di spirituale. , K . r gii Gnostici gli uomini, secondo Il grado di perfezione spirituale, sono detti ilici (= materiali, da uX’f] = materia), psichici (= esseri animati) c pneumatici (*= originati dallo spirito). Polidemonismo (dal gr. TtoXu;molto e SiUojv = demone) Ir, tir/.): credenza che scorgo in ogni fenomeno naturale il prodotto di entità spirituali. Pollmatia (gr. ToXu-na&ta = esteso sapere) i/ilos.): è il procedimento che ERACLITO rimprovera a ITTauora. di dedicarsi a indagini particolari, alla minuta erudizione che impedisco la visione diretta e unitaria del cosmo: iroX'J[.ia{Hx vóov e/mv ou Stòaoxei (rapprender molte cose non educa 1 intelletto), e cioè: la rieoroa personale è migliore della tradizioni;. Politeismo (relig.): è la concezione religiosa che ammette l’esistenza di piu divinità personali e distinte. Positivismo Uilos.Ynel tempi moderni ne pose il principio Davide Hume; la percezione è la fonte unica del conoscere; senza di essa non v c idee, n concetto; un a priori, come lo pensa il razionalismo, è impossibile, c ogni metafisica che oltrepassi respeiienza deve respingersi. Il nome di positivismo fu introdotto da Augusto CoMTK, secondo il quale la civiltà e la scienza percorrono tre fa-si ; _ a) fase teologica, in cui la spiega | zione dei fenomeni è riferita ad esseri soprannaturali;, fase metafisica, in cui la spiegazione dei fenomeni è riferita ad entità astratte, forze, sostanze, cause occulte; . . . *, _ c) fase positiva, in cui la scienza »» per oggetto la ricerca rigorosa dei fatti e dello leggi, cioè dei rapporti costanti che col legano i fenomeni osservati nella loro genuina realta; più in la non * pnù andare e la metafisica si perde in astrazioni vuote e in vani sogni: la scienza è ricerca di relazioni, di leggi, è retati ra, ma, permettendo di prevedere gli effetti anche lontani e di calcolarli, risponde ai bisogni umani, « al servizio del l’uomo. _ dopo il f’omte 11 positivismo si trasforma in un atteggiamento dello spirito ehc ha soprattutto una tendenza antimotafisica e vuole attenersi alla pura esperienza. Positivisti ni vano Positivo Predestinazion e senso sono considerati G. STO ART Mill, K. SPKNCEB, I. TAINE, R. AUOIOÒ, h. Mach ecc., „ .., Positivo (scienza): è ciò ohe e effettivo, reale, constatato mediante l'esperienza, c anche il prodotto d'un processo storico; p. e. religione positiva, diritto poPoEsibii e e possibilità (AtoOj W* senta diverse formo; la possibilità è. __„) fisica, nuando un fenomeno non contraddice ad alcun fatto o ad alcuna legge empiricamente stabilita; _ l,) delVesperienza o reale, per Kant è possibile ciò che «'accorda con le condizioni formali dell'esperienza, ossia con le forme dell'Intuizione pura dello spazio e del tempo, e con le forme dell intelletto, cioè con le categorie; _e) Ionica, quando ciò che e pensato o affermato non contraddice ai principi della ragione; però dal fatto ohe una oosa è logicamente possibile, non si può oonoludero alla sua esistenza reale; e) metaf isica : per AulSTOTKUJ la materia contiene la possibilità di ciò che nuó attuarsi mediante la forma -,, Pe. un masso di marmo può divenir statua. Post hòc ergo propter hoc c un sofisma che consiste noli affermare che un fatto è causa d un altro fatto solo perché lo precede nel tempo. Postulato er akiHTOTELE la materia è l'essere in potenza, l'essere allo stato virtuale, possili lita che tonde verso la torma, verso 1 essere determinato (v. atto), Pragmatismo (gr. rpayiia azione) ( fiios .): è la dottrina sostenuta in America da W. James e in Italia da G. 1 Apini giovane, secondo la quale la conoscenza è uno strumento al servizio dell’attività umana; il valore d un idea è riposto nell'esperienza e la verità d'uua proposizione dipende dalle conseguenze che ne derivano, cioè dal fatto che essa è utile, che riesce ad uno Hcopo, dà soddisfazione, quindi se le conseguenze sono buone, cioè conformi a ciò che l’uomo si propone, allora 1 asserzione è giustificala, cd é vera, e falsa nel caso contrario: ossia la verità o la falsità d'un'ldea dipendono dalle sue applicazioni, sostituendosi in tal modo alla ragione l'esperienza, al sapere I azione. Per esemplo, nella questione se sia vero il materialismo oppure lo spiritualismo. la decisione spetta a esame delle conseguenze: il miiterialismo. Densa W. James, nei suol ultimi risultati pratici è desolante, . cade In un oceano di disillusioni -, mentre lo spiritualismo, con la sua “razione d un ordino morale, apre la via alle migliori speranze, -si riferisce sempre a un mondo di promesse •. _ Prammatici (imperniivi)(«orale), sou per Kant consigli di saggezza P ratica che contribuiscono alla felicita. Pratico (gr. irpotxTiwSs da = opero: opposto: teoretico) i/iloa.). la distinzione e l’opposizione di iwa^co c teoretico risalgono ai Greci. Aristotele attribuisce all'Intelletto pratico (vou? ™«XTIx6?) l'ufilclo di occuparsi delle cose umane soggetto al mutamento e legate all'azione, e lo considera subordinato all'Intelletto teoretico (vou? &so>pr]Tix6?), che ha per oggettola conoscenza dell'universo e delle sue lepori eterne. VVT1T r11f . _Cristiano Wolff nel sec. XM1I dir fonde le espressioni di filosofia teoretica e di filosofia pratica, attribuendo la superiorità alla prima. K!a.nt capovolge questo rapporto, perché nel dominio dell'attività morale la ragione raggiunge una P iena aut nomia e apre all'uomo uno spiraglio sopra una verità assoluta (il regno dei fini, ili cui domina la libertà), mentre l'attività teoretica si limila alla conoscenza del fenomeni, cioè a una verità relativa, a un mondo in cui regna la necessità (v. primato della ragion praPredestinazlone (reWff.): è ia dottrina posta in termini rigorosi da 6}. MQPredeterminismo Primum anso: tutto ù già fermo o prodestiI nato ab aclerno uol giudizio divino; ciò elio deve accadere accadrà o l’uoino nulla nc può mutare; la sua parto nel mondo è in ogni punto prestabilita e soltanto la grazia può liberarlo dal male derivato dal primo peccato. Dopo ia colpa originale lo stato dell’uomo è: non posse non peccare, mentre la libertà d’Adamo era posse non peccare, e quella dei beati 6 non posse peccare. Perciò la volontà umana nulla può senza la grazia, e tutto ciò che l’uomo fa di bene, è Dio che lo fa in luì: potestas nostra ipsc est. Predeterminismo (filos. e rclig.): ò la dottrina di S. Tomtuaso secondo la quale gli atti liberi umani non solo sono previsti da Dio ( v. prescienza), ma sono predeterminati da Dio nella sua provvidenza: ex hoc ipso quod nihil volunlati divinae resista, seguitar quod non solum fiant ca quac deus cult fieri, sed quod fiant contingcnter vel necessario quae sic fieri vutt. Quindi l’uomo è mosso in antecedenza e naturalmente da Dio au agire in questo o quel modo, Ina la divinità ha predisposto pure che agisca liberamente, ossia la sua azione c a un tempo necessaria e libera. Kani, opponendo determinismo a predeterminismo, si chiede: so ogni atto è determinato da cause anteriori, da fatti passati che non sono più in nostro potere, come può questo conciliarsi con la libertà, la quale esige che nel momento d’agire l’atto dipenda dal soggetto, cioè sia libero l « Questo è ciò ohe si vuol saperi* e che non si saprà inni . Predicabile i,r n,,om )• nella dottrina di Kasr eonivale al termine a priori, cioè Indipendente dall’esperienza, razionale tper es nelle espressioni: ragion pura, intulzlone pura, concetto puro). Ouadrivlo: nella Scolastica è la divisione degli studil superiori costituenti la Facoltà delle arti-, comprende 1 anlau lica la geometria, la musica e 1 astronomia; mentre il Invia, che lo precede, comprendo hi grammatica, la retorica, la dialettica. Oualità (psicol.): indica gli aspetti sensI bili offerti dalla percezione d’uu corno facendo astrazione dalla loro intensità e quantità: p. es.: un suono, un colore, un sapore, un profumo; e anche ciò che dà valore o perfezione ad una cosa, come quando si apprezzano i pregi d’nn’opera d'arto oppure le virtù o lo abilità d'una persona. __t logica): è una categoria del pensiero logico che risponde in Aristotele alla domanda: ttoIo; = gitana?, ed esprime la maniera d'essere d’un soggetto; p. e.: quest'uomo è bello, è brutto ccc. Secondo questa categoria fondamentale, 1 giudizi logici sono affermativi o negatici, ossia attribuiscono o negano una data qualità a un soggetto. Qualità primarie e secondarie Job ): già per Democrito e poi per Galileo, Cartesio o Locke sono primarie le qualità costanti, universali, oggettive, rispecchianti la realtà nella sua vera natura, come la grandezza, la forimi, il numero, la posizione, il movimento: «per veruna immaginazione, dice il Galilei, posso separare una sostanza corporea da queste condizioni; secondane sono invece le qualità accidentali e mutevoli, come sapori, odori, colori, suoni, che « tengono lor residenza nel corpo, sensitivo, si che, rimosso l’animale, sono levate e annichilate tutte queste qualità; le quali sono dunque soggettive. Quantità (in generale 1* si applica a ciò che può essere misurato ed espresso numericamente, e perciò presenta la possibilità del piti e del meno, è suscettibile d'aumento e iti diminuzione. __ (logica): b una categoria fondamentale che per Aristotele risponde alla domanda: jtfjdov guaritami-, per essa l giudizi, secondo Kant, possono essere universali, particolari, singolari, sccondoche 11 soggetto ò preso in tutta la sua estensione (p. e.: lutti gli uomini sono mortali), o in una parto della sua ostensione (p. e.: alcuni uomini sono poeti), o nella sua singolarità (p. o.: quost’nomo è scultore). Quiddità (lat. scolast. guidditas) (logica): risponde alla domanda guid est ? ed esprime l’essenza d'ima cosa, la torma nel senso aristotelico. Quietismo (in generale): b la dottrina che ripone la quiete e la felicità dell anhna nell'allontannrsi dalle coso ilei inondo o nel ritrarsi nella meditazione Interiore e di Dio. _ 6 la dottrina dello spagnuolo Michele 1 do Molinos, secondo la quale si può raggiungere la perfezione e ottenere una quiete assoluta dell'anima mediante un atto di fede e un assoluto abbandono a Dio, che dispensa dalla necessità di ogni pratica religiosa e attività morale, e, in generale, ili opero esteriori. Quintessenza: signitlea dapprima la . quinta essenti» -, il quinto elemento cosmico, l'etere, considerato il più sottile e puro; poi l’estratto condensato, essenziale il’uu corpo, d una dottrina, infine sottigliezze complicate e vane. Ragionamento (logica): b un'operazione dell’intelligenza che si svolge ili piu momenti, cioè in una serie di preposizioni collegate fra loro per giungere a una conclusione che in tutto o in parte è già Implicita in esse. Ragione (/ ilos.): in generale, è la facoltà naturale di ben giudicare, di saper distinguere 11 vero dal false, disporre m una serie coordinata e libera da contraddizioni idee, giudizi, esperienze, col (ine di raggiungere un sapere oggettivo e universale, ossia valido per tutte le intelligenze, anche se poche sono in grado di riconoscerlo, di rifare da sé la via che ha condotto a tale sapere. _ per Platone la ragione (vou?) e l'attività più elevata dell’anima, quella cho può rappresentarsi le idee eterne; _. per Aristotele è ciò che distingue l'uomo dagli altri esseri; _ per s. Tommaso intellect.is e la taeoltà superiore e intuitiva ili conoscere. Razionalo Ragion sufficiente ratio è In facoltà di conoscere diversiva [nomea rattorti* sumitur ab inquininone et discussa; hdellrc us nomai sumitvr ab intima penetratimi ver itati*)* __ „ er SPINo'/.v la. ratio da la conoscenza vera, adeguata, dell’essere; «appartiene a lla natura della ragione il contemplare le cose non come contingenti, ma come necessarie * (pr. II, 14); essa ci apprende le cose sotto un «corto aspetto delle* ternità, sub queula.nl acternitidìs specie; apro la via alla conoscenza pin alta, I alla « scindili intuitiva -, a veder le cose sub specie aelernitatis. _ per Kant la ragione in senso largò ò il intasare a priori, è la Incolta che ci fornisco: a) i principi! o le forme a priori della conoscenza, che sono le intuizioni dello spazio c del tempo, le categorie, le idee; b) i principi! a priori dell'azione, ossia la regola della, moralità, la legge morale: nel primo caso è ragione teoretica, nel secondo è ragione pratica; o l’una e 1 altra sono indlpondout 1 dall’ospcrienzn. _ In senso ristretto la ragione è per Kant la facoltà di pensare lo idee allo quali non corrispondono oggetti nell’esperienza, cioè lo idee di Dio, dell'anima, del mondo. -iu oppos. a tede rivelata è l'organo della, conoscenza autonoma, a cui l’uoilio giunge con le sole sue forze; cosi l’intende anello ( : A I.II.KO che scrive. . la Scrittura dovorebbo essere riserbata nell'ultimo luogo; quello degli effetti naturali ohe o la scusata esperienza ci pone innanzi a gli occhi o lo necessarie dimostrazioni oi concludono, non deve in oont-o alcuno c-scr revocato in dubbio por luoghi della Sorittura • (Lett. al Costelli). È dunque il procedimento naturalo dello spirito umano ncU’acquisto del sapere. ^ Ragion sufficcnte (logica) : u il principio formulato dal Leibniz, secondo il quale nulla avviene senza ragione o motivo, cioè « nulla avviene senza che vi sia una causa o ragione determinante, che possa servire a render conto a priori perché una cosa csisxc o non esiste, è in un modo piuttostochò in uu altro », 8CHopenHAU ek lo rappresenta sotto quattro forme: a) ratio estendi, principio dell’essere: ogni parte dello spazio o del tempo è In relazione con le altre parti, in modo che ciascuna è determinata e condizionata dalle altre ; _ b) ratio /fendi, principio del dlvoidro: ogni nuovo stato (effetto) dev’essere preceduto da un altro (causa); _ c ) ratio coanoscnuU, principio del conoscere: ogni giudizio che esprime una cognizione deve avere un fondamento sufficcnte; _ _,/) ratio spendi, principio dell agire. ogni atto della volontà dev’essere preceduto da un motivo. Rappresentazione (psicol.); è il nprescntarsi, 11 riprodursi nella nostra mente d'uua percezione anteriore, o quindi È affine a\V immagine ed è soggetta a un'elaborazione interiore dipendente dall’azione continua delle altre rappresentazioni ; perciò si dice che essa ha una sua vita propria, come rimmagtne. _ Locke denomina rappresentazioni e Idee tutto ciò che è presente alla mento, ciò elio questa percepisce in sò, o ciò che è oggetto Immediato della percezione e del pensiero, mentre HOME distinguo nettamento percezione e la corrispondento rappresentazione, copia debole o sbiadita della prima. _peiLeibniz. è la funzione più importante della monade, ò la facoltà di percepire e ili ridurre la molteplicità all’unità (p erceptio nihil aliud est qiiam inultorum in uno exprtssum, est rcpracscntatio multitudinis in imitate). Ogni monade si rappresenta, eioò percepisce, l'universo da un punto di vista proprio, ohe s'accorda con quello delle altro monadi (v, armonia prestabilita), f n percezione ò chiara, quando la conoscenza ohe abbiamo d uu oggetto ci permette di differenziarlo dagli altri, oscura nel caso opposto; distinta, quando un oggetto ò percepito o conosciuto nello sue qualità particolari ed essenziali, contusa noi caso contrario; p. es.: un giardiniere può avere un'Idea chiara d un iioro, ma non distinta; un botanico ne ha un'idea chiara c distinta, Sc®OPENHAC'EK col suo principio: . il mondo ò la mia rappiesentazione « esprimo l’essenza' dell» idealismo conoscitivo » (v. idealismo). Razionale (in generale ): ò ciò che ò conforme alla ragione c al suoi prinelpii, ciò che da questa trac la sua origine, (p. e. lo categorie kantiane), o ciò che in esse ha 11 suo fondamento, o quindi non dipende dall’esperienza (p. e. le matematiche, la meccanica razionale). Woijp distingue una cosmologia, una ontologia, una psicologia c una teologia razionali, che Kant sottopone ad RazionalismoRegno dei fini e8 amo crltioo per dimostrare l’impossibilità e le contraddizioni d'nna metafisica razionale (v. ciascuno di quei termini). _per Hi-'.cei. • ciò che è razionale è reale, e ciò che è reale è razionale », esprimendo con ciò il fatto elle il concetto ò l'essenza delle coso (come in Aristotele le idee sono nelle gose stesse), cho tutta la realtà data noU’csperienza umana ò accessibile alla.ragione c può essere inquadrata noi concetti della ragione; cho so vi ò qualche cosa di irrazionale, questa non ha che un’esistenza provvisoria. Però tale formula c non serve a giustificare tutto ciò che avviene, p. es. : un errore di stampa o uno sternuto; ma cho gli uomini vivano in imo Stato si chiarisce come razionale », ossia lo Stato è l’attuarsi, l’incamarsi d’uu’idea. Razionalismo (opposto: e mpiris mo e irrazionalismo) (filos.): b la dottrina che, avendo fede assoluta nella ragione, afferma che la conoscenza della verità si apro non al scuso e all’esperienza, o alla fede rivelata, ma allo piti alte funzioni dello spirito, il quale non ò un recipiente vuoto, una tabula rasq. ma porta in sé e trae dalla sua interiorità principi!l’attività, idee (p. e. di causa e di sostanza), che consentono di penetrare nella realtà, considerata razionale nella sua essenza, comprenderla, ordinarla, volgerla a beneficio dell'uomo nell’opera di dominare la natura. Razionalisti si possono considerare nell’antichità Parmenide, Platone, Aristotele; Cartesio inizia il razionallsmo moderno, seguito da Spinoza, Leibniz, Kant, Hegel, eoo. --dai principi costitutivi della ragione il razionalismo trae un diritto, una morale, uua religione naturali. Intendendosi qui per naturale ciò cho ò concepito e costruito dalla ragione, quindi opponendosi a diritto positivo (cioè lealmente in vigore), a morale tradistimale, a religione positiva o storica. -Kant, per dare un fondamento solido alla conoscenza, fonde empirismo e razionalismo, distinguendo la materia, cioè il complesso delle impressioni cho ci giungono dall’esterno per la via dei sensi, e la /orino, cioè 1 principi! che lo spirito trae da sé per ordinare la materia. Perciò l’uomo conosce le cose, 1 fenomeni solo In quanto e nel modo ondo trapassano nelle forme dello spazio e del tempo e delle caie\ gorie, cosicché non i concetti si modellano sulle cose, ma le cose sui concetti, e l’intelletto non attingo le sue leggi dalla natura, ma gliele impono. Quosta dottrina può definirsi un razionalismo critico. Realismo (filos.): in oppos. a nominalismo o a concettualismo è la dottrina cho nel problema degli universali ammette che le ideo generali hanno un’esistenza indipendente dolio spirito che le concepisce e dagli esseri individuali; si collega a Platone che pone lo idee fuori del mondo sensibile, e ad Aristotele che le pone nelle coso stesse. -in opposizione a idealismo si applica alle dottrino cho ammettono l’esistenza reale d'un mondo esterno, d’un oggetto indipendente dal soggetto pensante o di natura diversa da esso; vi appartengono moltissimi filosofi antichi o moderni. -In estetica esprime la tendenza artistica alla riproduzione esatta della realtà naturale e degli avvenimenti umani ; è sinonimo di naturalismo, che la riproduzione fedele, integrale o artistica delia natura vorrebbe rivolta anche ad un fine scientifico. Realtà (filos.): in opposizione a possibilità o a irrealtà esprime ciò che è attualmente esistente, sia sotto forma materiale e sensibile, sia sotto forma intellettuale o ideale. in opposizione ad Apparenza indica ciò ohe veramente è: p. e., un bastone posto di traverso neU’ncqua corrente sembra spezzato, ma in realtà non ò. iu opposizione alla realtà empirica v’è una realtà metafisica, che è al di là dei fenomeni percepiti dal sensi; è accessibile olla sola ragione o anche ineonosoibilo, come la cosa in si di Kant. (logica): realtà è una delle tre categorie kantiane della modalità (realtà, possibilità, necessità ); il giudizio di realtà enuncia semplicemente un fatto o un rapporto di fatti come effettivamente esistente (v. modalità). Recettività (dal hit. recipere = accogliere passivamente; opposto: attività) (filos.): b la disposiziono a ricevere passivamente impressioni e suggestioni dall'esterno. per Kant la sensibilità è recettiva, ossia ò la facoltà di ricevere impressioni per la via dei sensi, che formano la materia del conoscere. Regno dei fini (morale): nell’etica di Kant è l’idealo di una unione sistematica degh esseri ragionevoU, per i quali Regressus in inflnitum è cosa spontanea l’obbodicnza alla lecite morale «li cui essi stessi sono sii untori: fc il regno della libertà in opposizione al mondo fenomenico, In cui domina la causalità c, quindi, la necessità. Regressus in inflnitum (/ito*.): secondo gli Scettici antichi il filosofo dogmatico è costretto a un regresso ail’iullnlto, cioè a risalire, senza mai fermarsi, nella serie dei principii, se vuol non lasciare alcuna affermazione indlmostrata c non porro corno primo principio una proposizione arbitraria o un’ipotesi elio ha bisogno d'essere dimostrata. Ha il oorrispettivo nel prògressus iti infittitimi (v. questo termine). _per Kant il regressus nella serio «lei fenomeni dell’universo conduce in il idefinitum, cioè la serie dei fenomeni è potenzialmente illimitata, non dollnlta. Relativismo (/ito*.): si applica alle dottrine cho accolgono lo. relatività della conoscenza umana, limitata ai fenomeni c «ile loro relazioni tostanti, ossia olio lauri, dichiarando che citi cho si pono ai di là di ossi, o è inconoscibile. come pensa lo Spencer, o non esisteaffatto, come dice C'omte, Relatività (/ito*.): è il carattere ohe si può attribuire alla conoscenza, di essere relativa (v. relativo). Relativo (opposto: assoluto) (/ito*.): è relativa la conoscenza, in quanto la si fa dipendere dalla costituzione soggettiva dello spirito umano, dal rapporto fra il soggetto o l’oggetto e si esclude la possibilità di cogliere con l'intelletto unii verità assoluta. -la relatività della conoscenza è sostenuta già dallo Scetticismo greco con Enesidemo, mediante dieci tropi che ponovano in rilievo la soggettività dello percezioni dovuta alle differenze fra gli uomini, diversi di corpo, di temperamento, di anima, dominati da disposizioni o condizioni variabili, come la, salute, l’età, le malattie; che percepiscono diversamente socondo le distanze, le posizioni, la complessità degli oggetti, la rarità e la frequenza dei fenomeni ecc. -anche per Kant la conoscenza è relativa, essendo limitata al fonomeni e ai loro rapporti, mentre la cosa in sé, che sta dietro ad essi, è inconoscibile. un’Importante concezione delia relatività è quella odierna dell’EiNoTBix, che estende ni movimenti accelerati e alia stessa gravitazione la relatività ammessa in meccanica: la massa d'uti corpo non è costante, ma varia in funzione della velocità; non v’è spazio e Religione tempo assoluto, le dimensioni ilei tarpi sono relative, giacché un corpo, trascinato in una traslaziono, subisco una contrazione nel senso del movimento; spazio, tempo, energia sono fra loro collegati; si Invecchia piti in un Inogo che in un altro. _ vi ù anche una concezione relativa della attirale : i principi dell’apprezzamento o della condotta morale dipendono dal carattere, dal grado di civiltà d’un popolo, dall'iunbionte nslco o sociale, dalla tradizione eco.; non esistono principii morali assoluti. a 31 osò, ai profeti, e, in maniera completa, insegnate agli uomini dii Cristo e consegnate nelle .Sacre Scritture. Romanticismo (opposto: classicismo, illuminismo): v un Importante movimento spirituale Iniziatosi verso la due del scc. XVIII, che ha un'aziouo rilevante sui filosofi sorti dopo Iva.it (Fiotti:, Sm maino, Hegel eco.). L'Idea centtale è quella di vita pensata come forza originarla, immateriale, irriducibile, incosciente, spontanea, che rivela una verità piti profonda «li quella offerta dalle • Idee chiare e distinte li! Cartesio e dell'Illuminismo; il senti• mento vi appare più complesso e più ricco della ragiono astratta, il arnia ò superiore «vile regole, l 'istinto più forte delle convenzioni, dello istituzioni, dei calcoli della scienza. T)1 qui le conseguenze: «) di fronte all'ordine e ai modelli classici è una rivolta contro lo regole e le convenzioni, un'esaltazione di tutto le potenze della vita, un’affermazione della rclativitii di tutti gli ideali o della mutabilità delle Torme estetiche; b) «'accosta alla natura, alle intuizioni infallibili d'un istinto collettivo, inventa il genio della rozza, l'anima dei popoli, pone l’ispirazione e il genio al disopra del sapere e deìl’abilità tecnica; ai giardini e al parchi ben disegnati preferisce ipaesaggi grandiosi e selvaggi, le solitudini (Rousseau); al razionalismo oppone l’irrasionalismo, si stacca dai soggetti e dalle tradizioni classiche per rivolgersi al Modto Evo, considerato più spontaneo, alla tradizione cavalleresca, alla cattedrale gotica; ha il gusto e il senso della storia ; contro l’antistoricismo degli illuministi ò storicistico. s Saggio (gr. 0096? = sapiente) i/ilos.): l’ideale del saggio è definito, dopo Aristotele: l’uomo die incarna la virtù intesa come sapere, abilità, prudenza, giustizia, indipendenza dai beili esterni. Rispondono a questo ideale i Sette saggi, come anello il « saggio stoico » clic ne attua il tipo morale più alto, offrendo il modello pratico alla Roma «lei primi due secoli dopo ( ‘risto. La saggezza non 0 soltanto liberazione dalle passioni o dal l’utilitarismo volgare, ma anche scienza ed esperienza armoniosamente operanti nella vita o gni ftte da un ideale superiore. Sanzione (diritto e nomile): la sanziono giuridica, ossia la pena, ó determinata da tre fattori: dallo esigenze della difesa sociale; dall'offesa clic il delitto reca al sentiment o «li giustizia, pel quale 11 colpevole, partecipe della ragione, è considerato come persona razionale, trattato come tale o quindi costretto a subordinarsi alla ragione comune, infine dall’offesa portata all’ordine morale, per cui, oltre al ripristinnmento deU'ordino giuridico, la pena mira anche ad educare possibilmente il colpevole a sentimenti migliori. La sanzione morale, cioè la riprovazione e il rimorso, è una reazione della Volontà morale Idealo contro la volontà inoralo Imperfetta, che ha violato la legge morale: il fondamento di essa va corcato nella responsabilità di noi verso noi stessi (Martinetti). Scetticismo (gr. ay.irrzrjij.xi = Investigo ; opposto: dogmatismo) i/ilos.): è la dottrina fondata da l'iuuoNi:, secondo la quale la mente umana non può cogliere verità alcuna intorno alla vera realtà delle cose, ma solo apparenze. Non esiste un criterio di verità che permetta di distinguere le rappresentazioni vere «la quelle false, donile l’astensione dti ogni giudizio iZTZoyT,) e l’indifferenza (àSiatpopta). il dubbio Schema Scolastica sistematico c una tranquillità d’animo Inalterabile (&Tapoc££a). Dapprima, mediante la disciplina della condotta morale, mira alla calma e alla quiete dell’esistenza, ma alla line diviene anche una disciplina dello spirito scientifico, grazie al suo atteggiamento eri-fico e al severo esame cui sottopone le dottrine filosofiche contemporanee, specialmente Pepicureismo e lo stoicismo. Schema (gr. cr/-? (i iia = forma, esteriore), figura) (//los.): in generale indica il disegno, la figura che rappresenta in maniera semplificata le linee essenziali d’un oggetto o d’un movimento. -per Kant lo schema trascendentaleindica una rappresentazione intorme* diaria fra un’intuizione sensibile (per es. : d’uri dato triangolo) e un concetto (per es.: 11 triangolo in generale); ed è affine da un lato al concetto puro, in quanto non contiene nulla d’empirico, e dall’altro lato alle percezioni, e quindi all’ordine sensibile. Perciò esso permetto di applicare indirettamente agli ; oggetti dell'esperienza i concetti puri dell’intelletto, cioè lo categorie, che sono inapplicabili per via diretta. Cosi lo sohema della sostanza, cioè la rappresentazione sotto la quale si raccolgono i fenomeni per poter loro applicare la categoria di sostanza (v. questo termine), è il substrato che permane nel tempo; lo schema della quantità è il numero, mediante il quale la continuità dei fenomeni è distribuita in quantità determinate. Questi schemi sono creati dall'immaginazione, che ò una facoltà intermediaria fra l’intelletto o la sensibilità, con essa Kant vuol risolvere l'antico problema dell’accordo fra le idee, le categorie o le cose; per risolvere il quale Cartesio era ricorso allaveracità divina, Malebranche alla rivelazione, Spinoza al parallelismo (per cui l’estensione e il pensiero sono gli attributi d'un unica sostanza, di quella divina), Leibniz all’armonia prestati• •Scienza: è un complesso di cognizioni dovute a ricerche metodiche (fondato sull’esperienza guidata dalla ragione), disposte in un sistema ben coordinato, suscettibili di dimostrazioue e aventi per oggetto una parte ben definita della realtà naturale. I suoi strumenti 6ono: l’osservazione diretta dei fenomeni, l’csperimento, l 'induzione, la deduzione. Galileo apro ima via nuova alla scienza, sostituendo olla ricerca delle qualità, propria del metodo aristotelicoscolastlco e ancora presente in Bacone, la ricerca «iella quantità, esprimibile con formule matematiche; quindi non più forz e qualità occulte, ma elementi spaziali c numerici. Anche oggi gli atomi, gli ioni, gli elettroni c le loro composizioni quantitativo sono l'oggetto dell'indagine scientifica. * L 'aggetto della scienza è duplice, secondo filosofi c scienziati (BENTHAM, Ampère, Hill, Hegel, Wcndt, ecc.), cioè: la natura o lo spirito, donde le scienze della natura e le scienze dello spirito (o morali). Il Windklbanp divide le scienze In nomotetiche (gr. VÓ(AO£ = legge, e tU1yjjì.i= pougo), come la chimica o la fisica, che ricercano le leggi secondo cui si svolgono i fenomeni naturali; o ideografiche (gr. = particola^ e ypàcpstv = scrivere), cioè lo scienze storiche, che studiano gli avvenimenti passati, considerati nella loro Impronta individuale e non ripetibili. Scolastica (dal lat. setola, che è l’insognamento per eccellenza del Medio evo, quello della teologia o della filosofia; scholasticus ò il titolare di tuie insegnamento) ( /ilos .): ò la filosofia dominante in Europa dal hoc. X al XIV : le sue tesi fondamentali sono: a) dualismo fra Dio. che è atto puro, puro spirito, e la creatura, nella quale si mescolano l’atto e la potenza, la forma e la materia, l'anima o il corpo; b) Dio è persona spirituale, ha creato il mondo dal nulla e lo trascende ; c) la parola di Dio manifestata nelle Sacre Scritturo è l'espressione infallibile della verità; quindi, pur mirando a conciliare ragione e fede, cioè la filosofia antica, specialmente quella d’Aristotele, col dogma cristiano, la Scolastica afferma che la'ragione non può andare contro la fede, ma subordinarsi a questa; d) la distinzione flit soggetto conoscente e oggetto conosciuto, pensato come reale, indipendente dal soggetto nella sua esistenza; e) la distinzione fra teologia e filosofia : la prima ha per oggetto l’ordine soprannaturale in quanto è rivelato dalla parola di Dio; la seconda investiga l’ordine naturalo per mezzo della ragione, ma accordandosi con la teologia. In senso peggiorativo si dice che ima dottrina si trasforma in una scolastica quando si irrigidisce in formulo verbali, in distinzioni e divisioni numerose. sottili e astratte, in tesi imSecondarie Simbolo mutabili, o perciò diviene stagnante, incapace di progredire. Secondarie (qualità) = v. qualità. Sensazione (psicol.): è la piò semplice modificazione della coscienza, il processo psichico nella sua forma elementare; presenta due aspetti: a) è recettiva, cioè passiva, in quanto è prodotta da stimoli esterni o Interni; p. o. un raggio di luce, la contrazione d’un muscolo, che dònno rispettivamente una sensazione visiva o muscolare: li) è successivamente attiva, in quanto le impressioni provenienti dagli stimoli sono elaborate dalla coscienza, nella qualo già si trova ima molteplicità, d’elementi psichici, di ricordi, di immagini, occ. ; perciò la sensazione ò il prodotto dell'analisi e dell’astrazione. Sensibilità (furimi.): è la facoltà d’aver sensazioni, di conoscere por mezzo doi sensi, o anche di provare piacere o dolore che accompagnano lo sensazioni; _da Kant la dottrina della sensibilità, clic ò la capacità di ricovero passivamente impressioni da oggetti osterni por la via del scusi, ma ordinate nello forme a priori dolio spazio c del tempo, è detta estetici i. Sensismo (filos.): dottrina che consiste nel far derivare tutto le nostro facoltà o le nostre conoscenze dalla seusuzione ; ò rappresentato dal C ONDII*i*ao (sec. XVIII), che dalla sensazione fa derivare la memoria, l’attenzione, il giudizio, il sentimento, lo volizioni. Si distinguo én\Yempirismo, in quanto questo ammette duo fonti del conoscere: la sensazione o la riflessione. Senso ( psùvl .): è la facoltà (p. e. la vista, l’udito, il tatto) che mette gli esseri viventi in rapporto col mondo esterno c dà luogo a una determinata classo di sensazioni (visivo, uditivo, tattili eoe.). _ (morale): il senso morale consiste in una facoltà innata dì distinguere intuitivamente Il bene dal male, facoltà ohe dove considerarsi parto integrante della natura umana; tale dottrina è sostenuta per la prima volta dagli inglesi SnAFTEsnniY o Hvtchkson. Senso comune: comprende un’insieme indeterminato di opinioni c ili cognizioni condivise quasi universalmente, che si impongono o por la loro evidenza o per il loro valore pratico, o anche per l'autorità della tradizione. (Jilos.): per Aiustotklk II senso comune (Jtotvi) crìa&r,oiz) è una specie di senso interno cho ci dà la coscienza della sensazione o, al tempo stesso, coordina I dati offertici dai singoli sensi particolari (udito, vista, ecc.): esso costituisco quindi l'unità del soggetto senziente di fronte all'oggotto sentito. _I*a scuola scozzese del senso comune (Reto, Dcoai.p Stkwaht) ammottesenza discussione come validi i principi accolti da tutti gli uomini, oppure « cosi indispensabili nella condotta della vita elio il rinunzlarvi equivale a cadorc in numerose assurdità speculativo e pratiche »(Roid), e anzitutto afferma l’esistenza realo dell’oggetto, indipendentemente dall’attività percettiva del soggetto. Il senso oomuno sostituisco la ragione nella filosofia e,anohe nello matematiche. Sentimento (psicol.): In senso ampio esprime il complesso degli stati allei Ziri, cioè di tutti quei processi soggettivi, interiori, gradevoli o sgradevoli, legati con lo funzioni vitali e con la psiche dell’Individuo, come le emozioni, le passioni ecc. m in senso piò ristretto è uno stato affettivo stabile, o ancho un’attitudine costante a provare emozioni, corno il sentimento estetico, morale, intellettuale, il qualo ultimo consisto nel piacere complesso cho dà l’esercizio dello funzioni intellettuali. Sentimento fondamentale corporeo: ò l’cspressiono usata dal Rosmini per indicare la cenestesi (vedi). Sillogismo (gì-, ouXXo^tojxó;, da uoXXévw = raccolgo) (lattica): Aristotele, che ne ha creato la teoria, cosi lo definisce: ò un ragionamento (Xó-fb?), nel qualo, posto alcune cose, ohe p. o. « l'uomo ò mortalo ".e 0 Socrate ò uomo », un’altra cosa no risulta necessariamente, che « Socrate è mortalo », per qu sto solo cho 1 primo sono posto. Consta di tre proposizioni, di cui Io primo due diconsi premesse ; la terza, implicita in queste, conclusione-, e comI prendo tre termini: il maggiore, che ò il concetto più esteso (nel sillogismo citato: mortale), il minore (Socrate), il medio (uomo), che ò il ponto di passaggio. Corrisponde ai noti principi: ciò cho è contenuto nel genere ò puro contenuto nella specie; e nel linguaggio matematico: tiue quantità ugnali a una terza sono uguali fra loro. Simbolo = «offro insieme) ( psicol .): in generale consiste nell’esistenza di disposizioni identiche in due o più individui della stessa specie o di specie diversa. nella sua forma più umile è un accordo di movimenti, detto sinergia, come si osserva nel riso o nello sbadiglio, che si propagano quasi per contagio. nella sua forma superiore ò un accordo di sentimenti, una sinestesia, un movimento che ci porta verso gli altri, a gioire della loro presenza, a partecipare allo loro gioie c alle loro pene, c alla fine si muta in «unore attivo, che supera i limiti della nostra co¬ scienza per rivelarci la presenza imme¬ diata d’un’altra coscienza; scopro va¬ lori (come pensa Max Scholer), men¬ tre l’intelligenza dà solo rappresenta¬ zioni. (morale): è il fondamento della mo¬ rale dell’inglese Adamo Smith: * la fonte della nostra sensibilità per le sof¬ ferenze altrui, egli dico, è la facoltà di collocarci con 1 ’immaginazione al loro posto, facoltà ohe ci rende capaci di concepire ciò che essi sentono o d'es¬ serneaffetti »; por essa giudichiamo moralmente delle azioni altrui e delle nostre. Sincretismo (gr. ouY-xpiJTurpóc» no¬ me derivato daH’unione dei Cretesi di fronte al nemico, nonostante lo dissen¬ sioni intorno) (in generale): esprime l'u¬ nione artificiosa, senza critica, di idee o teorie di disparata origine, nel campo della filosofia come in quello della re¬ ligione. Sinderesi (forse derivata da auvirrjpnjai? = sorveglianza, o, per deforma¬ zione, da vet$Y)el libero consenso degli indivi¬ dui ed è fondato sopra la volontà della nuiggioranzu, espressa mediante 1 rap¬ presentanti del popolo, donde lo Stato liberale rappresentativo coi suoi tre poteri ben distinti: legislativo, giudi¬ ziario, esecutivo, quale traeeorà più tardi Montesquieu por Rousseau lo stato sorge pure dallo stato di natura per un contratto pel quale l’individuo, naturalmente buono, trasferisce il buo diritto al po¬ polo, riunito in assemblea, la cui sovra¬ nità è assoluta c inalienabile; la volontà generale, manìfestantesi nelle decisioni della maggioranza o nel potere legislativo, che è il potere supremo, implica la volontà di tutti gli individui. Di qui il governo democratico. Stato etico (filos.) : per Hegel lo Stato è Tincarnazione suprema della moralità, l’attuazione delle Idee morali, lo spirito del popolo divenuto visibtlo; perciò il suo fine non è di assicurare la libertà individuale, la sicurezza, la proprietà dei singoli, giacché l’individuo non ha obbiettività, verità, moralità se non in quanto è parte dello Stato, e la vera volontà dell’individuo (la quale ò pensiero attuautesi nella realtà) è volontà razionale, quindi ani versale o, alla fine, identica alla volontà dello Stato: la rappresentanza del popolo non deve ingerirsi negli affari dello Stato, ma solo eccitare il governo a rendere pubblica ragiono dei suoi atti, elevandone cosi la vita a un grado di coscienza Stoicismo 91 Superuomo sempre più alto. Questa dottrina dell’Hegcl è l'affermazione dell’onnipotenza dello Stato. Stoicismo (/ iloa .) o PORTICO,: dottrina della Scuola filosofica fondata da Zenone di Cizio, elio fu aperta in Ateno nel ITI scc. a. Cr. nello Stoa Pecilo (portico ornato delle pitture di Poiignoto) od ebbe cinque secoli di vita e duo periodi, quello preco o quello minano (con Seneca, M. Aurelio, Kpittcto): professò un panteismo secondo il quale 11 mondo è animato da una forza immanente, la ragionecosmica simboleggiata nel luoco, della quale l'anima ù una particella. 11 lino supremo della condotta umana è per essa l 'avalla, che si raggiungo con la virtù, cioè liberandosi dallo passioni, obbedendo alle leggi inflessibili, ma ottime, con le quali la divinità reggo 11 mondo. Storicismo (/flottitela tendenza a considerale un oggetto della conoscenza come il prodotto d’uu’cvoluzione storica; ha un duplice aspetto: . d) in opposizione all' filmai mano, considera 1 prodotti spirituali non come l'effetto della ragiono, concoplta uguale dovunque e costante, ma corno Il risultato Ionio d'uno sviluppo storico, durante il qualo 1 caratteri essenziali si conservano, mentre quelli accidentali cadono ; - i>) In opposizione al naturalismo meccanico, considera e interpreta il tutto come una manifestazione dello spirito umano nel suo svolgimento storico : cosi per Heokl la storia ò lo sviluppo successivo della ragione c l'essenza di quosta appare o si do finisce eoi caratteri che sorgono in tale evoluzione idealo; l'essenza della filosofia è quindi da rioeroursì nella storia della filosofia. Subcosciente tpsicol.): si dice del processi psichici debolmente e oscuramento percepiti. Per primo il Leibniz ammise esservi nell’attività psicologica « petites insensiblcs perceptions che, riunite e fuse Insieme, possono produrre una percezione chiara; p. e. il rumore d’un’ondata marina è dato da un numero incalcolabile di rumori infinitamente piccoli, non percettibili separatamente. S’usa anche come sinonimo d 'incosciente. Sublime (estetica): è il sentimento prodotto nell'animo dalla visione diretta o dall'idea vivamente rappresentata della potenza.naturale n della grandezza morale e intellettuale. -Kant distingue: a) 11 sublime matematico, provocato dalla visiono o intuizione d'una grandezza assoluta nel senso dell’estensione; p. e. la vista dell’oceano immenso, l’idea dell'immensità degli spazi cclesti; i) Il sublime tlinamico, dovuto alla visiono della potenza non disgiunta dal senso di sicurezza dello.spettatore: p. c. la vista d'un vulcano jn eruzione, dell'oceano in tempesta. Questi spettacoli » elevano le forzo dell’anima sopra la loro ordinaria mediocrità c discoprono in noi un potere di resistenza che ci dà il coraggio di misurarci con l'apparento onnipotenza della natura. Il sublimo quindi non è nelle coso, ma nel nostro spirito, ci eleva al disopra della natura che è In noi, o di quella che è fuori di noi . Sufismo (relig.): è una dottrina, dovuta a ispirazione neo-platonica c seguita da una setta mistica mussulmana: Dio è il beno assoluto, l'essere puro, la bellezza eterna, 1'unica o vera realtà, mentre il mondo del fenomeni è un semplice riflesso della divinità, non essere, puro fantasma. Una vita spirituale rigidamente ascetica, la stretta osservanza dei precetti sacri sono la condizione necessaria per raggiungere il fine supremo proposto da questa dottrina all uomo. l'annientamento in Dio. Suggestione (psieol.): nel significato più generale f> l'evocazione, il suggerimento d’un’ideu o d’un sentimento cho qualcuno esercita, volontariamente o no, sulla coscienza d’un altro Individuo o ambe di se stesso (autosuggestione), e che agisce, senza trovare resistenza, sulla condotta e sul modo di pensare di questo. È comune nella vita sociale. _ La suggestione ipnotica consiste in un comando cui il soggetto obbedisco senza riflettere, senza cho II suo consenso intervenga: per una specie «Vautnmatismo irresistibile, egli compie tutto ciò elio gli viene suggerito, subisce, illusioni, allucinazioni, iperestesie, anestesie dei sensi ccc. Superuomo: termine usato da Goethe nel Faust o reso popolare da Nietzsche ; è la concezione idealo d’un tipo futuro di personalità superiore, d'una specie lituana meglio dotata di quella attuale. nell’umanità deve apparire tuia specie più forte, un tipo superiore, che abbia all re condizioni, per creare c conservare, clic rurnno medio Tn una prima conSussunzione Tempo codone U superuomo era per Nietzsche il gonio che s’innalza sulla folla e la domina. Sussunzione (dal lat. subsumcre = subordinare; gr. u 7 c 6 X 7 )^/i£) {Ionica): è una forma di ragionamento che consiste nel pensare un individuo come compreso in una specie, o una specie in un genere, o un fatto come l'applicazione d’una leggo. .-per Aristotele il unionismo di sussunzione è il solo perfetto ; in esso il termine medio è soggetto nella premessa maggiore e predicato nella minore; p. e: « l’uomo è mortale, Socrate è uomo; quindi Socrate è mortale ». T Tabula rasa {film.): a una tavoletta di cera su cui nuda è scritto viene paragonata daU’empirtono l’anima umana, la quale nel suo nascere non ha ideo o cognizioni innate. L’espressione si trova nel De anima d "Aristotele: &rsT:tp èv Ypa[xu.o!T£t(p té \j.r,Sh ùitxpxsi y£vpx'j.;j.£VOv {sirut tabula rasa in qua nihil est scriptum, traduce 8. Tommaso). Teismo (/ilo*.): si applica alle dottrine ohe ammettono un Dio personale, trascendente, creatore del mondo; 6 proprio del Giudaismo, dcllTsliunismo e, più particolarmente, del Cristianesimo. Teleologia (dal grt£Xo; = fine e Xóyo? discorso: scienza dei fini) (/iios.): dottrina che ammetto una specie di ragione cosmica o un essere supremo ohe agisca per cause finali, cioè per l’attuazione di determinati fini nel mondo e negli esseri. È iniziata da Anassagora, sviluppata da Platone, da Aristotele, dagli Stoici ccc. per Kant la vita della nat uni, pur essendo soggetta al principio di causa e a leggi meccaniche, rivela tuttavia un’arte tutta interiore, grazio alla quale essa si organizza, produco esseri organizzati o viventi, che possono essere detti fini della natura. Però l’ammettere questi fini non ha il valore di un principio costitutivo, ma solo regolativo, cioè «esprime la regola senza la quale l’organizzazione della natura sarebbe inesplicabile per la nost ra intelligenza ». Temperamento (gr. xpaot? = mescolanza; trad. lat. temperamentum)(psicof.): dalla mescolanza dei vari umori del corpo {sanane, bile, atrabile, linfa) e dai predominare d’uno di essi i Greci dedussero la distinzione dei quattro temperamenti (sanguigno, bilioso o collerico, melanconico, linfatico), distinzione che tuttora si conserva. II temperamento lia il suo fondamento nella vita fisiologica, specialmente nel sistema nervoso, consideralo in relazione con l’attività psicologica; è ereditario. Tempo ( filo ».): vi sono due principali concezioni del tempo : realistica o oggettiva, die ci ò data nella sua forma tipica da Newton per cui il tempo lia esistenza reale, assoluta, senza relaziono con le coso esterne, o scorre in so stesso in maniera uniformo per sua propria natura, seuzu rapporto col mutamento. È bensì vero che !a divisione umana del tempo in ore, giorni, mesi, anni è relativa; perù tale relatività diponde dalia mancanza d’un movimento uniforme atto u misurare il tempo in modo preciso e noti contraddice al carattere assoluto ili questo. (La relatività della misura umana del tempo è sostenuta duo secoli dopo da E. Poincaré, fondandosi sul fatto che tale misura si compie sulla durata dell’anno solare, la quale ò variabile; la nostra misura del tempo è soltanto comoda, utile por le usigenzo umane, non vera e assoluta). idealistica e soggettiva: preannunziata da Leibniz, pel qualo il tempo esprimo l'ordine di successione dello nostre percezioni, appare nel suo carattere più spiccato in Kant: il tempo è intuizione pura, la forma a priori dei fenomeni del senso interno, cioè dei processi psichici, la condizione necessaria e universale dello nostro percezioni; quindi è soggettivo, in quanto è un’attività dello spirito umano, ma è al tempo stesso oggettivo. In quanto è condizione d'ogni possibile esperienza. secondo Aristotele a noi è dato solo il tempo itrescnle, perchè 11 passato non 6 più c il future non ò ancora; quindi il presente è il limite fra 11 passato o il futuro; fra tempo e movimento esiste un rapporto, in quanto il primo è la misura numerica del secondo e contiene in sé distinzioni e divisioni che possono essere calcolate o sommate. Agostino, pur affermando che Dio ha creato il tempo, e con ciò attribuendo valore oggettivo al tempo, però quando lo considera nel suo aspetto umano e psicologico, lo interiorizza, 10 pensa come soggettivo, lo definisce una distenmo animar, per la quale tutto 11 tempo è presente, giacché il passato Teodicea Teosofia ò presente nella memoria, li futuro nell’aspettazione, mentre l’attenzione ci dà la coscienza del momento presente (v. durata). Teodicea (gr. = dioc 8t*/.aia= cose giuste) (/ ilos .): tonnine coniato da Leibniz per indicale quella parte della teologia naturale che tratta della giustizia di Dio, ossia mira a giustificare j la presenza del malo nel mondo e a conciliarla con la bontà divina, o ad accordare inoltre la libertà umana con* la realtà della provvidenza e pre-scienza di Dio. Per estensione comprende la trattazione. dell’esistenza e degli attributi della divinità. Quindi, se il nome è recente, l’argomento è oggetto di studio fin dall’antichità greca (Platone, Aristotele, Stoici ecc.). Teofania (dal gr. 9 -eó; = dio c «patveiv ss apparire) ( filos. c relig.): ò il manifestarsi della divinità, sia in maniera diretta, sia, in un significato più esteso, indirettamente nelle sue opero o nell’universo. Teologali (virtù): v. virtù.'reologia (gr. dio e \ 6 yo$ = discorso) ( relig . e filos.): è la dottrina che ha per oggetto la divinità, i suoi attributi, i suoi rapporti con l’universo e l’uomo. -la teologia rivelata o sacra s’appella. nella sua trattazione, solo alla parola di Dio rivelata nelle Sacre Scritture o ai dogmi. la teologia razionale sottopone l’oggetto della fede all’esame critico della ragiono. Teoria (gr. -ilstopCa = investigazione intellettuale, scienza) (filos.): in opposizione a prativa, designa la ricerca pura, disinteressata, indipendente dalle applicazioni pratiche, non solo nella filosofia, ma anche nelle scienze, come la fisica c la chimica. in opposizione a sapere volgare esprime la trattazione metodica, sistematica, conforme a determinati principi, o anche appoggiamosi a ipotesi scientifiche. nel significato (li contemplazione, vedi questo termine. Teoria biologica della conoscenza (filos.): è la dottrina che fa derivare l’impulso al conoscere dalla vita, intesa nel suo significato biologico, fondandosi sopra l’ipotesi che lo spirito umano sia soltanto un’efllorescenza, una sublimazione, un prolungamento della vita: perciò la conoscenza risponde alle necessità prime e fondamentali doll’esistenza; la conoscenza, dapprima confusa e soggettiva, conio nell’te/w/o, si va facendo più cosciente e cliiara, toccando lo suo torme più elevate nella scienza c nella filosofia. Teoria della conoscenza (filos.): ò la dottrina cho serve da introduzione alla filosofia e rivolge l’attenzione non sull’oggetto conosciuto, ma sullo stesso soggetto in guanto conosce, sullo spirito umano nella funzione del conoscere; in altre parole, è il ripiegarsi della mente sopra se stessa per indagare il potere che essa ha di conoscere. È stata concepita con chiarezza da Locke e, ancor più profondamente, da ICant, che mira con la sua Critica della ragion pura a ricercare le fonti, i limiti, il valore della facoltà conoscitiva deiruomo. Hegel nega la possibilità d’una teoria della conoscenza, affermando cho ò Impresa chimerica voler fissare 1 limiti della ragione, anzitutto perché una ragione limitata non è più una ragione; in secondo luogo perché la ragione soltanto può far la critica della ragloue e, se questa riconosce e definisce i propri! limiti, con ciò non fa altro che oltrepassarli, dal momento che la conoscenza del limite implica necessariamente la conoscenza di ciò che sta al di là del limite. Teoria economica della conoscenza (filos.): designa la dottrina cho, per comprendere il legame tra i fenomeni, rinunzia al principio di causa e si vale soltanto dell'idea di funzione (si vegga questo termine), riducendo a una pura convenzione la differenza tra fenomeno fisico o fenomeno psichico. Ufficio essenziale della conoscenza ò soltanto di descrivere 1 fenomeni e i loro rapporti funzionali nel modo più semplice e con la maggior possibile economia, riducendo una lunga serie di esperienze a una formula abbretriata, cho risparmi! ulteriori esperienze, dispensi da ràgionamentì o eolcol 1 ?omplicatÌ, e riduca la trattazione dei fatti alla più semplice descrizione. È rappresentata da H. Avenarius (v. empiriocrilicismo ), dal fisico Mach e dalla Scuola di Vienna: ha tendenza antimetafisica. Teosofia (gr. fi-sóc = dio e 009£a = saggezza): si può dire una metafisica religiosa, in cui entrano clementi di varia natura e di diversa provenienza. L’idea-comune alle varie dottrine teosofiche è di giungere alla conoscenza di Dio e delle cose divine mediante l'apTermini 94 Tradizionalismo profondiment o della vita interiore e obbedendo al precetto mistico clic « rientrare In sé j equivale ad « elevarsi a Dio: in hurnano animo idem est minimum quoti intimimi : nell’anima ciò che vi è di più alto e di più profondo coincidono (Riccardo di S. Vittore). Questo procedimento rivela forze spirituali che si sottraggono alla volontà umana o diurno luogo alla saggezza, alla calma e serenità interiore. Una credenza teosofica caratteristica è l'evoluzione dell'anima attraverso la catena dello esistenze, la dottrina della reincarnazione. I ermini del sillogismo = v. sillogismo. Terminismo (filos.): è il nome dato al nominalismo di Guglielmo d’Occam, pel quale ogni cosa reale ò individualo (quaclibet res co ipso quoti est, est haec rcs) e sono vere lo proposizioni quando si riducono a termini, cioè ad espressioni vorbali che esprimano esseri individuali. Terzo escluso (principio del) (logica) : afferma che di due proposizioni contraddittorie se l’una è vera, l'altra ò necessariamente falsa; una terza proposizione non ò possibile. È stato formulato da Aristotele. Iesi £48-1600). anima del mondo, antropocentrismo, coineklentia oppositorum, individuo, intelletto, monade, monadismo, panteismo, principio, umanesimo. Buchnkr: materialismo. Bit RH) A no: Buridano (asini» .n). CAMPANELLA: conosci te stesso, pri nudità. CANTONI: neo-kantismo t 'arnkadk: Accademia, ignava ratio, progressus in intìnitum, relativo. Cartesio: auCoscienza, autorità, bene, buon senso, cartesianismo, cogito, conosci te stesso, corpo, creazione continuata, criterio, deduzione, Dio, dualismo, dui», bio, errore, essenza, estensione, esterno (mondo), formale, gianduia pineali?, idea, illuminismo, immediato, innato, legge, lume naturale, materia, oggettivo, ontologica (prova), parallelismo, passione, percezione, qualità primarie, schema, sostnnzialismo, spazio, spiriti animali, spiritualismo. CICERONE: anticipazione, aporia, catalettica, cosmopolitismo, eclettismo, etica, neo-pitagorismo. Comtk: discontinuo, filosofia della storia, positivismo, relativismo, sociologia. COXPTLLAO: sensismo. Condorcet: progresso. ( Vij’krnico: antropocentrismo. Cousin: eclettismo. CROCE: bello, neo-hege Usino. Cesano: alterità, coincidentia oppositorum, doeta ignorantia, emanazione, explicatio, individuo, macrocosmo. Darwin: darwinismo. De Bonald: tradizionalismo. Democrito: analisi, anima, atomo, essere, filosofia, infinito, materialismo, meccanico, monadismo, nulla, qualità primarie, spazio. Dkstutt de Tràcy: ideologia. Dilthey: comprendere. Dubois-Reymond: ignorabimus. Dugàld Stewart: senso comune Duns Scoto: anima, eeceità, individuazione, volontarismo. Einstein, relativo. Empedocle da GIRGENTI: amore, elemento, infinito, pluralismo. ENEsrDEMO: relativo, tropi. Epicurei: anima, anticipazione, edonismo, empirismo, errore, etica, piacere. Epicuro: atarassia, atomo, beatitudine, canonica, dinamen, dualismo, idoli, intermuncU, spontaneo, utilitarismo. Epitteto: stoicismo. Eracuto: anima, attualismo, coincidentia oppositorum, conosci te stesso, divenire, logos, polipiatin. Esiodo: etica. Euckkn: astrazione, attivismo. Euhemkro (IN’ sec. a. Cr.): ovemerismo. Fechner: legge di K., jwicofiaica. Feuerbach: umanismo. Fichte: antitesi, esterno (mondo), idealismo, immaginazione, io, moralismo, romanticismo. Stato, volontarismo. FICINO: Accademia, neo-platonismo. Filone: logos. Focilide: gnomica. Freud: psicanalisi. Galileo: antropocentriamo, autorità, causa, compositivo, empirico, epagoge, esperienza, esperimento esterno (mondo), filosofia naturale, induzione, legge, numero, qualità primarie, ragione, risolutivo, scienza. Gall: frenologia. GENTILE: atto puro, attualismo, autoetwi, idealismo attuale, neo-hegelismo. Geulinx: cartesianismo, cause occasionali. Gilsox:’ illuminazione. GIOBERTI: creazione, dualità, ente, esistenza, formula ideale, intuito, metessi, ontologismo. Giustino: apologetica. Gnostici: gnosi, intuizione, pleroma, non essere. Goethe: analisi, superuomo, umanesimo, volontarismo. Haeckiu: biogenetico. Hamilton: intuizionismo. IXartley): associazionismo. Hartmann: incosciente. Harvrt: anima. Hegel: acosinismo, antitesi, attualismo, conosci te stesso, contraddizione, dialettica, Dio, essere, esterno (mondo), evoluzione, fenomenologia, filosofia della storia, idea, idealismo, intellettualismo, io, liberti politica, non essere, ontologica (prova), ottimismo, panlogismo, rappresentazione, razionale, razionalismo, religione, romanticismo. Stato otico, storicismo, teoria della conoscenza, tesi, volontà. Heidegger: angoscia. Helmuoltz: proiezione. Herbart: appercezione, pluralismo, volontà. Herder: umanesimo. Hobbes: contrattualismo, illuminismo, piacere. Stato. Humboldt: coltura. Hume: abitudine, analisi, associazione delle idee, associazionismo, corpo, credenza, empirismo, osterno (mondo), fenomenismo, idea, impressione, positivismo, religione, soggettivo. Husserl: eidetico, fenomenologia. Hutciieson: senso morale. Huxley: agnosticismo. Hyde: dualismo. James: emozione, pragmatismo, volontà di crederà Janssen: giansenismo. Kant: analisi, analitica, antinomia, antitesi, antropologia, a posteriori, appercezione, apriorismo, assoluto, autocoscienza, autonomia, bello, bene, carattere, categorie, conosci te stesso, cosa in sé, cose e persone, coscienza trasccnd.. cosmologia razionale, credenza, oritiea, criticismo, deduzione trascend-, dialettica, dignità, Dio, dogmatismo, dovere, dualismo, empirico, epigenesi, esperienza, esperienza possibile esterno (mondo), estetica, etica, fenomeno, filosofia, line in sé, forma, generatio spontanea, giustizia, idea, identità, illusione metalisica, immaginazione, immanente, immortalltà. imperativo. individualismo, innato, in sé, intelligibile, intendimento, intenzione, intuizione, legalità, legge, libertà, limitativi, metafisica. modalità, natura, neokantismo, noumeno, oggettivo, oggetto, ontologia, ontologica (prova), |iaralogiamo, passione, pensiero, persona, piacere, [inssibile, pratico, predeterminismo, primato, progresso, psicologia razionale, ragione, razionalismo, recettività, regno dei tini, regressus, relativo, romanticismo, schema, sensibilità, sintesi, soggettivo, soggetto, sostanza, spazio. Stato, sublime, tempo, teoria della conoscenza, trnnoendontale, trascendente, volontà, volontà buona, volontarismo. Kirkegaard: angoscia. Ivlaues (vivente): anima. Krause: panenteismo. Lachelier: cause finali, i riduzione. 1. A lande (vivente): logistica. Lamennais: tradizionalismo. Laplace: meccanica. Leibniz: antitipla, appercezione, appetizione, armonia prestabilita, atto puro, bene, contraddizione, Dio, energia, entelechia, idealismo, identità, illuminismo, incosciente, individuazione, individuo, infinito, innato, intellettualismo, male, materia, monade, monadismo, monismo, ontologica (prova), ottimismo, percezione, pesona, piacere, pluralismo, ragion sufficente, rappresentazione, schema, sostanzialismo, spazio, spiritualismo, spontaneo, subcosciente, tempo, teodicea. Leonardo da VINCI: filosofia naturale. Lessino: umanesimo. Locke: analisi, astrazione, contrattualismo, empirismo, esperienza, esterno (mondo), ideo, modo, qualità primarie, rappresentazione, ritleesione, spazio, Stato, teoria della conoscenza, tolleranza. Lotze: panpsichismo, valori (filosofia dei). LUCREZIO: elmamen, internimid ;, progresso. M,|M 1018V fenomenismo, induzione, Uacii u . ft Bell» con»poHÌtivfeino, icona t .ri-,)«gostinismo, corMalebranche -e: etica, gnomica. Spencer: agnosticismo, altruismo, a posteriori, associar. One dello idee, associazionismo, evoluzione, inconoscibile, libertà, omogeneo, relativismo, sociologia. Specsippo: Accademia. Spinoza: acosmismo, adeguato, amore, animo del mondo, assioma, attributo, beatitudine, bene, cartesianismo, causo sui, cor[x>, determinazione, determinismo, Dio, ente, orrore, esistenza, essenza, estensione, esterno (mondo), immaginazione, inimanente, in sé, intelletto, intelligenza, Intelligibilc, monismo, necessario, panenteismo, panpsichismo, panteismo, parallelismo, passione, per sé, ragione, razionalismo, schema, sostanzialismo, spazio. Staiil: animismo. Stoici: adialora, uuima, anima del mondo, anticipazione, apatia, ascetismo, asoroatieo, assenso, atarassia, autarchia, beatitudine, catalettica, cosmopolitismo, empirismo, esperienza, etica, filosofia, ignava ratio, indifferenza, legge, logos, macrocosmo, male, nihil est in intelleotu, ottimismo, panpsichismo, panteismo, passione, religione, ritorno eterno, saggio, spirito, stoicismo, teleologia, teodicea, virtù. Stuart Mill: altruismo, associazionismo, concordanza, differenza, edonismo, etica, induzione, positivismo, residui, variazioni. Tainb: analisi, associazionismo, positivismo. Talete: filosofia, uno. TempieR: Averroismo. Teognidf. : etica, gnomica. TertulUANO: allegorica, traducianismo. Timone: pirronismo. TOCCO: monismo, neo-kantismo, AQUINO: analogia, anima, a posteriori, a priori, contingente, contmgentia mundi, cosmologica (prova), creazione, determinismo teologico. Dio. forma, idea, immanenza, individuazione, intelligenza, ipostasi, metafisica, movimento, neo-scolastica, neo-tomismo, ontologica (prova), prcdeterminismo, ragione, sinderesi, spiritualismo, Stato, tabula rasa, tomismo, univoco, volontarismo. Tonnies: sociologia. Vaihinoer: come se, iinziouc. Valentino (II sec.): coni, gnosi. Valkby: identità. Vauhmioli: demone. VICO: corsi e ricorsi, degnila, filosofia della storia, legge, provvidenza, verità. Vittorini: mistica, teosofia. Voltaire: ottimismo. Winuelband: scienza, valori. Wolff: pratico, psicologia razionale, razionale. Wundt: metafisico, normativo, psicologismo, scienza, volontarismo. Zenone Ozici: stoicismo. Zenone Eleatico: antinomia, dialettica. z za jr'srs' PRINCIPI DI LOGICA, LIVORNO, GIUSTI, Livorno, Tipografia di Raffaello Giusti. Una tendenza naturale e invincibile dello spirito umano in ogni momento della sua storia e del suo sviluppo lo spinge a conoscere e a spiegare i fenomeni che cadono sotto i sensi; un tale bisogno s’applica dapprima alle cose che hanno o sembrano avere un’utilità pratica e sono favorevoli alla conservazione e al miglioramento dell’esistenza ; più tardi, quando la lotta per la vita è divenuta meno aspra, la curiosità e la ricerca si l’anno a mano a mano disinteressate e sono coltivate per sè stesse, senza mirare in modo esclusivo alle necessità pratiche. Sorge allora il sapere scientifico, si formano lentamente le singole scienze e la filosofia, le quali si possono ben considerare come il prodotto più elevato e più pregevole dell’ intelletto umano, del quale mettono in chiara luce tutta la mirabile potenza. Qualunque scienza oggi si consideri, si possono in essa distinguere duo cose : la materia ossia Voggetto studiato ; la forma ossia l’insieme delle operazioni che la mente nostra compie e dei procedimenti che adopera per conseguire la scienza di quell’oggetto e per giungere alla conoscenza vera delle cose. Valga a chiarire tale distinzione l’esempio della psicologia sperimentale : la materia di questa scienza è costituita da fatti psichici, cioè da quei fatti che ognuno può constatare nella propria coscienza come sensazioni, percezioni, idee, sentimenti, desideri, volizioni ; ma per ottenere la conoscenza scientifica della materia psicologica occorrono svariate operazioni tra loro strettamente connesse. Innanzi tutto è necessario formarsi un concetto ben chiaro del fatto psichico, determinando con precisione i caratteri che gli sono propri e che lo distinguono dagli altri fatti naturali, oggetto delle altre scienze; inoltre, poiché i fatti psichici, come si presentano alla nostra osservazione, mostrano fra loro differenze più o meno spiccate, sorge l’esigenza d’una classificazione in fatti di conoscenza, di sensibilità, di volontà, dei quali bisogna poscia ottenere una descrizione accurata, indagare le connessioni, ricercare e stabilire le leggi. In queste operazioni e in altre simili ad esse, che prescindono dalla materia e dal contenuto delle varie cognizioni, consiste l’ufficio della logica, la quale si può quindi definire come quella parte importante della filosofia, che ricerca e studia i principi formali della conoscenza, ossia, per parlare con maggior chiarezza, qnellc cond izioni che debbono essere soddisfatte, affinchè una cognizione, qualunque possa essere il suo contenuto, si debba considerare come validamente costituita, ben fondata e vera, non come un semplice caso o una supposizione inconsistente. In questo modo mentre le altre scienze s’occupano d’oggetti particolari, le matematiche del numero e dello spazio, la fisica dei fenomeni luminosi, elettrici, termici eco., la fisiologia dei fenomeni vitali, la logica si occupa invece delle condizioni generali della scienza stessa, in quanto mira ad assicurarci della verità formale di ciò che pensiamo, delle nostre idee e dei nostri ragionamenti, qualunque ne possa essere il contenuto. Si comprende quindi facilmente come la logica venga ritenuta una disciplina filosofica generale al pari della metafisica e della teoria della conoscenza o, con parola greca, gnoseologia, le quali si riferiscono a tutto il contenuto del nostro sapere e non a parti determinate di esso. 2. Divisione generale della logica. I principi formali della conoscenza si distinguono generalmente in semplici e complessi, secondochè si riferiscono alle forme elementari del pensiero, oppure alle forme dette metodiche, a costituir le quali ultime le prime contribuiscono come dementi. Quindi la divisione più razionale della logica è quella che distingue in essa due parti principali: la prima comprende lo studio delle forme elementari del pensiero, che sono il concetto, il giudizio, il sillogismo, nei quali si risolve ogni pensiero, per quanto grande sia la sua complessità ed ai quali corrispondono gli elementi linguistici, la parola, la proposizione, il ragionamento. La seconda parte abbraccia lo studio delle forme metodiche che le scienze vengono applicando per acquistare nuove cognizioni e por ordinare e provare le cognizioni acquistate ; onde questa parte dicesi metodologia, e tratta del metodo inventivo che indica le norme, con le quali si possono estendere le nostre conoscenze, e del metodo sistematico, cioè dei procedimenti coi quali la scienza ordina le sue conoscenze. La storia della scienza ci dimostra chiaramente che il metodo non si costituisce a priori, cioè prima che una scienza sia formata, ma piuttosto si deduce dalla scienza, quando questa ha raggiunto un certo grado di sviluppo ; anzi si può dire che il metodo si trova spesso in ritardo rispetto al cammino che percorre la scienza, nello stesso modo che i trattati dell’arte poetica sono l’espressione tardiva dell’arte contemporanea. Infine bisogna notare che ogni scienza speciale presenta un complesso particolare di norme e di procedimenti, che però non rientra nella trattazione della logica generale, essendo strettamente collegato con la materia che costituisce il contenuto d’ogni singola scienza ; così il fisico, il chimico, il fisiologo, oltreché delle conoscenze generali di logica, fanno uso nelle loro osservazioni e nelle loro ricerche di regole e di mezzi speciali di indagine, che sono propri della scienza alla quale dedicano le loro forze intellettuali. Logica e psicologia ; relazioni e differenze. Le operazioni che formano l’oggetto della logica possono essere considerate sotto due diversi aspetti, ossia sotto l’aspetto logico e sotto l’aspetto psicologico. La psicologia tratta le operazioni logiche come tutti gli altri processi che sono offerti allo studio dello spirito umano, senza occuparsi per nulla della loro validità o della loro forza dimostrativa, stimando clie un cattivo ragionamento valga quanto uno buono, nello stesso modo che pel chimico lo zucchero e il vetriolo sono due corpi d’egual valore per l’osservazione scientifica. La logica invece è stata detta una « scienza ideale », perchè ricerca le leggi che il pensiero deve seguire per procedere alla conoscenza delle cose, ossia ricerca la forma ideale del ragionamento, ciò che dev’essere un buon giudizio, un buon ragionamento. La psicologia studia lo spirito umano qual è, per conoscerne i caratteri, la natura, le leggi e, tende a mostrare come si formano le idee, i giudizi, i ragionamenti e, in una parola, ha per fine di conoscere le condizioni reali delle nostre operazioni intellettuali; la logica mira a conoscere le forme ideali di queste stesse operazioni. Quindi l’una non fa che constatare fenomeni, l’altra ne considera il valore; l’una ricerca come noi pensiamo ordinariamente, l’altra come pensiamo correttamente ; la logica va dal semplice al composto; concetto, giudizio, o legame di concetti, ragionamento, o legame di giudizi ; la psicologia ripudia questo ordine come artificiale, e pone il giudizio come elemento primitivo, affermando che l’uomo ha cominciato a parlare per frasi esprimendo un giudizio e che questa frase può essere o una sola parola, Vatirihuto, o due parole, soggetto e attributo, o tre parole, soggetto, attributo e copula ; ma che sotto queste forme diverse la funzione fondamentale rimane sempre la stessa : affermare o negare. Così, per citare ancora un esempio, che renda più evidenti le differenze che corrono tra la psicologia e la logica, quest’ultima considera il giudizio nella sua forma compiuta, quale lo possiamo trovare nella scienza, nella letteratura, nei dogmi religiosi, o anche nelle affermazioni del buon senso, e che si esprime per mezzo di proposizioni le quali alla loro volta si compongono, nella maggior parte dei casi, di più termini. Invece il psicologo, ben lungi dall’indagare ciò che dev’essere un giudizio affinchè si possa ritenere valido, si chiede ciò che è come operazione mentale e in qual modo si forma : dietro i termini del giudizio egli ricerca le idee, dietro le idee le rappresentazioni ; nelle proposizioni scorge un potere d’analisi o di sintesi capace di dissociare gli eiementi che l’esperienza presenta legati, d’unire quelli che l’esperienza presenta isolati, e vuol trovare l’origine di questo potere dello spirito umano, seguendone l’origine e lo sviluppo, rifacendosi dalle forme più semplici del giudizio quali si presentano nell’ infanzia, per risalire alle forme adulte e più elevato. In conclusione, mentre lo psicologo si pone il seguente problema : per quali influenze fisiologiche, psicologiche e sociali si sviluppa nell’uomo l’abitudine di giudicare, d’affermare e di credere? il logico si propone invece quest’altro: quali caratteri deve avere il ragionamento, a quali esigenze e a quali leggi deve obbedire affinchè possa dirsi regolare, libero da contraddizioni? La logica dunque vuole offrire al nostro pensiero un modello da seguire, se inteude di apprendere l’uso retto e rigoroso del ragionamento ; però, se un tale modello deve avere un valore reale, bisogna che abbia la sua base nella realtà, ossia nella conoscenza degli elementi e delle energie più profonde e costanti dello spirito umano; di qui l’importanza e la necessità della psicologia per lo studio della logica. Le origini della logica razionale. Una lunga civiltà ha abituato non solo gli uomini poco istruiti, ma ancor più quelli educati dalla disciplina scientifica ad ammettere senza riflessione che la log ica razionale, oggettiva, esatta sia sorta in modo spontaneo e naturale e che i logici altro non abbiano fatto che «strame le regole. Vi sono invece buone ragioni per affermare che la logica razionale taira è il risultato acquisito d'unn lunga evoluzione e che la facoltà di ragionare e di inferire, suscitata e alimentata dai bisogni e dalle necessità della vita, è stata essenzialmente pratica ' e ha dovuto fare i suoi primi passi in modo incoerente e poco sicuro. Si è scritto molto e si son fatte numerose congetture intorno nlla costituzione mentale dell'uomo primitivo ; ma lasciando da una parte qualsiasi ricostituzione deU'uomo appartenente alla preistoria, vi sono i selvaggi attuali che, a torto o a ragione, si considerano come equivalenti a quello, e intorno ai quali si hanno notizie numerose, svariate e positive. In questi il livello delle facoltà logiche è assai basso e si mostrano evidenti l'incapacità all'astrazione e la difficoltà estrema a collegare le idee secondo rapporti oggettivi; essi sanno invece rag ionare praticamente, per mezzo di percezioni e di immagini che conducono al risultato atteso cioè, alla conclusione, e hanno il loro fondamento e l'origine nelle necessità vitali e nelle questioni che si pongono di fronte agli agonti naturali e soprannaturali. Per convincersi di ciò basta pensare ai mezzi che l’uomo primitivo ha escogitato pel soddisfacimento dei suoi bisogni : pel nutrimento, la caccia e la pesca ; per difendersi dalle intemperie, le vesti e l'abitazione; per l'attacco e la difesa contro gli animali e i suoi simili, le armi. La costituzione d’uua .logica pura progredisce di pari passo coi progressi della tecnica, secondo le attestazioni dei documenti sturici, che dimostrano essere la tecnica la madre della logica razionale : l'invenzione degli strumenti, degli utensili, della fusione dei metalli, della navigazione, dell’astronomia, dell'agrimensura ecc. Ita costretto a poco a poco lo spirito umano a sottoporsi alla disciplina del ragionare. Terò questi “ ragionamenti, non sono liberi dagli elementi affettivi e fantastici ; infatti noi sappiamo che operazioni profane, come il fabbricare uno strumento o l'edificare una capanna, esigevano un intervento soprannaturale, preghiere, sacrifici, incantesimi, riti vari, forinole magiche ; tutte queste cose erano considerate intermediari indispensabili per arrivare allo scopo, o solo per l’influenza della coltura e della civiltà appare manifesta 1 indifferenza e la vanità di questi mezzi e si fa complota l'emancipa' zione della logica razionale. Quando questo strumento naturale d'esplorazione che è il ragionamento si è affermato e perfezionato con l'esercizio, l'abitudine e l'applicazione perseverante a materie di varia natura, sono venuti i logici clic hanno analizzato, dilucidato l’inferenze corrette o hanno dettato le regole per ragionare correttamente, incominciando con Aristotile al LIZIO a studiare le forme più astratte o più rigorose del ragionamento. Però sono stati primi i sofisti – della SICILIA, come GIORGIA LEONTINO, i più antichi maestri d’eloquenza, che tentarono di rilevare le regole del pensiero corretto, nonché le regole grammaticali e le parti del DISCORSO, delle quali tutti si servivano senza saperlo; l’arte del pensare, le regole della dimostrazione e della confutazione divennero necessarie in quel'giorno, in cui la forza della PAROLA potè modificare il verdetto d'un tribunale o l'opinione d'un’assemblea politica. Ma a questo proposito, non bisogna confondere tra loro la logica e LA DIALETTICA, perchè quest’ultima è, come dice Aristotile, l’arte che apre la strada al vero mediante la discussione dello opinioni; discute, intorno ad un dato soggetto, le opinioni favorevoli e quelle contrarie, no rileva le difficoltà e le contraddizioni, si può, in una parola, considerare come l’arte della discussione. La potenza della (Rjbot, La logique des sentiinents, F. Alcnn] PAROLA – GRICE STUDIES IN THE WAY OF WORDS -- è stata per un certo periodo della storia greca, lo strumento principale per governare; e non solo nelle assemblee del popolo, ma anche nei tribunali, dove sedevano centinaia di giudici, LA PAROLA è come un’arme che adoperala abilmente, raddoppia le probabilità della vittoria, e chi ne è privo, nel seno della propria patria e nella pace più profonda, è cosi esposto agl’attacchi degl’avversari, come se si fosse precipitato nel tumulto della pugna senza spada e senza scudo. Si comprende quindi facilmente come nelle democrazie di quel tempo, LA RETORICA – GRICE LEECH -- , la quale è per metà dialettica e per metà stilistica, siasi coltivata per la prima volta come una professione e prende un posto importante nell'educazione della gioventù. LA LINGUA e il ragionamento. LA PAROLA si deve considerare non solo come un mezzo per comunicare le idee, ma anche come uno strumento efficacissimo per lo sviluppo del pensiero e del ragionamento. L’osservazione della psiche infantile ha dimostrato che non è possibile un certo sviluppo mentale senza l’aiuto della PAROLA nei primi anni di vita del bambino, durante i quali egli percepisce, esperimenta e ragiona senza possedere una lingua propriamente detta, che si sviluppa poscia a poco a poco per un BALBETTIO SPONTANEO – GRICE SIGNIFICATO NATURALE --, pell’ESPRESSIONE dei sentimenti e per influenza della lingua che si parla intorno a lui e che egli cerca d’imitare. Preyer riconosce nel fanciullo una logica senza parole – PAROLA greco PARABOLA parlare parlamento -- che precede di molto lo sviluppo integrale della lingua – GRICE ANALOGUE OF CONVERSATIONAL MAXIMS BEYOND. Infatti, quando il bambino allontana rapidamente la mano dalla fiamma che il giorno prima lo ha bruciato, non compie forse un vero e proprio giudizio di riconoscimento? L’ufficio della PAROLA – greco PARABOLA, parlare, parlamento -- diviene importante quando sorgono l’idee generali, pelle quali LA PAROLA diviene un mezzo indispensabile; infatti i sordo-muti che non hanno appreso la ‘lingua’ tattile esprimono le loro osservazioni in modo vivo o individuale per mezzo di gesti o di movimenti d’imitazione; e appunto per questo carattere individuale e concreto – PARTICLARIGGIATO – IDIOSINCRATICO -- delle loro descrizioni non riescono a formare idee generali chiare e distinte, le quali non si staccano mai bene dalle rappresentazioni singolari. Così, per indicare il cibo e il pasto, essi accennano al proprio corpo, indicano il rosso toccando le proprie labbra, esprimono col gesto l’atto di innalzare un muro, di tagliare un abito; ma non sanno indicare l’idea generale di queste azioni, mancando loro l’udito e la parola. LA LINGUA ha quindi una doppia funzione: una funzione sociale, in quanto è il mezzo piti potente di COMUNICAZIONE – GRICE STEVENSON -- del pensiero; una funzione che si può dire individuale – IDIOSINCRATICA GRICE -- nel senso che ferma per mezzo di formule stabili i nostri pensieri più fuggevoli e più sottili – GRICE: IN WAYS THAT AN ANIMAL CANNOT M-INTEND -- , e li rende ai nostri occhi più chiari e più resistenti. Ammettiamo pure che la potenza del pensiero varchi i limiti d’espressione forniti dalla LINGUA, e che una serie più o meno lunga d’idee possa de-correre nella nostra mente senza che ad essa corrisponda una serie concatenata di parole – GRICE MODELS OF IMPLICATURE --. Così per esempio io posso passeggiare solo attraverso i campi, fermarmi un secondo sulla sponda d’un fosso che io debbo passare: io ne apprezzo coll’occhio la larghezza, misuro lo sforzo che debbo fare e mi trovo senz’accorgermi sull’altra riva. Tutte queste operazioni contengono una serie di giudizi – GRICE JUDGING – EVEN ANIMALS – PIROTOLOGY -- veri e propri, di atti silenziosi. Però in questo e nei casi simili, le idee appaiono quasi come annebbiate, dai contorni indecisi, e sfuggono con estrema facilità, se LA LINGUA – IL DEUTERO-ESPERANTO DI GRICE -- non interviene; e se poi QUALCHE PAROLA improvvisamente viene a mancare, s’arresta in modo brusco l’enunciazione del giudizio, e il pensiero esce con fatica e spesso incompleto od offuscato. Il possedere una lingua ricca e atta ad esprimere le più tenui sfumature del pensiero, equivale, pel pittore, all’avere una tavolozza ricca di colori – GRICE FREGE FARBUNG and/but -- coi quali si possano porre in rilievo i minimi particolari d’un quadro. Certo non bisogna dimenticare che se UNA LINGUA ben fatta e abbondante è il migliore strumento di progresso per l’intelligenza, tuttavia occorre che questa senta il bisogno di servirsene. Il vocabolario usuale d’una persona dedicata agl’uffici più umili – dice BERNSTEIN -- della vita si compone tutt’al più di qualche centinaio di parole, appunto perchè queste sono sufficienti alle sue necessità intellettuali; e la povertà della LINGUA d’alcuni popoli – GRICE’S ESKIMO -- che vivono in uno stato di rozzezza primitiva, non è la causa, ma l’effetto della loro po Hoffding, Psychologie, Alcan] vertà mentale. Infine è da notarsi che se il concetto non può far di meno d’una forma espressiva, la forma espressiva non ha per sua necessaria condizione una forma logica o un concetto. La logica e l’educazione dello spirito. Lo storico Tucidide dice che in una nazione colta e civile si esige non già che tutti i cittadini debbano essere capaci di trovare la soluzione dei problemi che loro si presentano, ma che sappiano giudicare con criterio retto ed equanime le soluzioni trovate ed affermate dagli specialisti. Per raggiungere questo fine, oltre ad un certo complesso di cognizioni letterarie e scientifiche, sono indispensabili le buone abitudini intellettuali, che ci avvezzano a considerare le cose con pazienza, a scorgere facilmente la falsità delle soluzioni affrettate e troppo semplici, e a convincerci che a conoscer bene la realtà occorrono analisi prudenti e ossorvazioni accurate e ripetute. Inoltre lo spirito deve avere l’amore disinteressato del vero, assoggettarsi alla sola evidenza razionale, veder chiaro nelle proprie idee, non prendere le proprie preferenze per buoni argomenti, i propri pregiudizi o le proprie passioni per dimostrazioni valide. Lo studio coscienzioso della logica può recare un aiuto efficacissimo a questo scopo, divenire quasi un’igiene dello spirito e la preparazione necessaria ad ogni istruzione scientifica seria e profonda; e questo si può affermare per più ragioni. Anzitutto la logica è utile considerata come scienza per sè stessa ; infatti, poiché V intelligenza è lo strumento indispensabile in ogni ramo di cognizioni scientifiche e queste ultime non si possono pensare senza di quella che in certo modo le crea e le sviluppa, ne viene che è necessario all’uomo conoscerne l’intima struttura ed il valore intrinseco, nello stesso modo che nessuna persona sensata vorrà adoperare uno strumento qualsiasi senza possederne una qualche cognizione. In questo caso la necessità è di gran lunga maggiore, poiché si tratta di conoscere come opera e come funziona ciò che Bacone ha denominato instrumentum instrumentorum. Però lo studio delle operazioni logiche del pensiero ha un’altra ragione pur grave, se si considera come disciplina dell’intelligenza, come conoscenza tecnica necessaria per aguzzare e rafforzare la facoltà del ragionamento e per rendere più pronto e più sagace lo spirito d’osservazione. Il vedere come la nostra mente, partendo dall’osservazione dei fatti e paragonandoli fra loro, riesce ad ottenere una cognizione generale, una legge naturale che ordina e rischiara tutta una serie di fatti, ci aiuta a comprendere come si acquista il sapere e per quali condizioni questo sapere deve rispondere alla verità, e rendere più forte l’attitudine a cogliere i rapporti fra le cose. Invece, l’accettare da altri una scienza bell’e fatta, la quale non richiede da noi altra briga che quella, troppo leggera, di credervi, non ci fornisce l’abito della critica, il desiderio della prova rigorosa, e ci abitua a prestar la stessa fede ai fatti constatati, alle leggi saldamente stabilite, e alle ipotesi probabili e solo possibili ; il sapere che una verità è ammessa come certa non è come sapere in qual maniera, con quali procedimenti e con quante precauzioni quella si stabilisce, come nacque, come crebbe e venne formandosi. Solamente in questo modo si impone il rispetto e l’amore della verità scientificamente fondata e si formano le intelligenze libere, attive, desiderose di conoscere, educate all’osservazione e alla critica, e tolleranti delle opinioni altrui. Un pregiudizio assai diffuso pone la memoria come unica base dell’educazione intellettuale, e si considera come cosa importantissima il versare nella mente il più gran numero possibile di cognizioni, il ripetere con precisione tutto ciò che è entrato passivamente nel cervello. E questo un errore fatale, poiché s’è constatato infinite volte che in un breve periodo di tempo si dimentica una gran parte di ciò che si è studiato meccanicamente con grande fatica. Ciò che più importa è invece abituarci a pensare colla nostra testa, formare lo spirito d’iniziativa : il fanciullo che impara a camminare, impara appunto perchè va colle sue gambe e non colle altrui ; insegnare ad osservare, scrive il Gabelli, è insegnare a pensare, a operare, a vivere, è infine formare la testa, intento principalissimo dell’ istruzione ; quando invece l’offrire, o l’imporre dogmaticamente le cognizioni bell’e fatte, è annegliittire l’intelligenza, uccidere la spontanea attività del pensiero, consumare l’anima. Certo non si può negare che si può divenire un grande scienziato e un finissimo ragionatore senza aver latto uno studio speciale della logica, nè questa sa rendere forte e penetrante uno spirito che è naturalmente falso ed ottuso; ma come lo studio coscienzioso della grammatica, senza formare da sè solo lo scrittore, gli concede il possesso sicuro della lingua, così lo studio delle leggi che il pensiero segue nella conoscenza rende più sicuro e robusto l’organo del ragionamento. Quindi, se la logica riflessa è insufficiente quando le venga meno l’aiuto della logica naturale, la quale non si impara sui libri e nelle scuole, ma si ha dalla natura, quando invece questa vi sia, la nostra mente può essere più facilmente avviata ad usare del pensiero con abilità e con frutto. Gabelli, L’istruzione in Ilalia, Bologna, Zanichelli. Poiché la logica mira ad assicurarci della verità e della validità delle nostre cognizioni e dei nostri ragionamenti, si presenta naturale la domanda se esistano principi o leggi fondamentali, alle quali ogni nostro pensiero debba obbedire affinchè possiamo essere certi della sua verità. Il principio di identità, il principio di contraddizione, quello del terzo escluso fra i contradditori, e il principio di ragion sufficiente esprimono appunto le condizioni necessarie per le quali noi possiamo pensare correttamente, e sono leggi di ogni realtà spirituale valevoli per le creazioni estetiche non meno che pei pensieri logici e per la vita pratica. Il principio d’identità si esprime colla formula: A è A, ed afferma l’identico dell’identico, che ogni cosa è uguale a sé stessa. La parola identità, presa nel suo significato etimologico indica che la cosa, che noi ci rappresentiamo in diversi tempi sotto diversi nomi, in diverse combinazioni è sempre identica a sé stessa ; però questo principio non deve affermare che nel giudizio il soggetto e il predicato debbano dire esattamente la stessa cosa, essendo un tale giudizio affatto vuoto di senso, come se dicessi che « un circolo è un circolo » che « questa mano è questa mano » ; un giudizio di tal fatta è una vera e propria tautologia priva d'un valore qualsiasi per la conoscenza e, non a torto è stato detto giudizio idiotico, giacché solo un idiota potrebbe compiacersene. Occorre invece che il predicato esprima qualcuna delle qualità che appartengono, oppure che possono aggiungersi al soggetto: Galileo è il fondatore della fisica, Newton ha scoperto le leggi dell’attrazione universale. Il principio di identità enuncia dunque l’impossibilità di pensare un concetto dato e i suoi caratteri come dissimili reciprocamente: vi è equivalenza assoluta tra un tutto e la somma delle parti che 10 compongono, tra un concetto e la totalità degli attributi che lo costituiscono ; cosi si può dire che una cosa è uguale a sè stessa, oppure A = A. Anche quei giudizi nei quali in apparenza il soggetto e il predicato sono parole identiche, in realtà non sono tautologici. Così quando dico: la guerra è la guerra, intendo di manifestare il pensiero' che, una volta intrapresa una guerra, non è da maravigliarsi delle conseguenze triste che ne possono derivare; quando dico: i bimbi sono bimbi, col soggetto voglio esprimere solo l’età infantile, col predicato le qualità ad essa congiunte. Il principio di contraddizione dice che due giudizi dei quali l’uno nega quello stesso che l’altro afferma: A è B, A non è B, non possono essere veri nel medesimo tempo, ma se l’uno è vero, l’altro è necessariamente falso. Aristotile dà questo significato al principio di contraddizione, che giudica il più certo di tutti (aùii) TtaaCtv iait $e$a.'.oxb.Tt] tC5v àpx® 7 )» poiché non è possibile che alcuno pensi che la stessa cosa sia e non sia (àSuvzrov yàp ÓvtivoOv Taùxòv OnoXa|i^àv£iv efvzt xai fitj eivat). Molti secoli dopo il filosofo tedesco Leibniz ha dato un’altra formula del principio di contraddizione, che è la seguente: A non è non A; mentre la formolo aristotelica riguarda la relazione tra un giudizio affermativo ed uno negativo, invece quella del Ijiilmiz si riferisce alla relazione che passa tra soggetto e predicato in uno stesso giudizio, e significa che un giudizio è falso quando il soggetto e il predicato si contraddicono ; Aristotile ha voluto dare non già un criterio per stabilire la verità o la falsità d’un giudizio, ma solo negare la possibilità di ritener vere nel medesimo tempo l’affermazione e la negazione; invece Leibniz ha inteso di porre un principio, per mezzo del quale si potesse riconoscere la verità in tutte le forme della conoscenza. Però le due formule esprimono alla fine una sola e stessa legge del pensiero umano. Infatti che/significa: un predicato B è in contraddizione con un soggetto A? che un affermazione, la quale attribuisce il predicato B al soggetto A, per es. il sangue caldo ai rettili, contiene una contraddizione. Non vi è altra via, per la quale una contraddizione divenga possibile se non questa, che il giudizio il quale attribuisce il predicato B al soggetto A, contraddica ad un altro giudizio, il quale neghi che il predicato B possa convenire al soggetto A; e poiché quest’ultimo giudizio; A non è B, i rettili non hanno il sangue caldo, è evidente di per sé o per altre ragioni note, la contraddizione annulla il primo giudizio ; e ciò avviene secondo il principio enunciato da Aristotile, che le due proposizioni non possono essere vere ambedue nel medesimo tempo. Il filosofo greco Eraclito sostenne la coesistenza ilei contrari, partendo dal principio fondamentale del suo sistema, pel quale attribuisco alla materia il cambiamento continuo delle formo e delle proprietà, cosicché tutto ciò che vive è soggetto nd una distruzione incessante e ad nn incessante rinnovamento, o quando il nostro occhio crede di afferrare qualche cosa di permanente, è vittima d’una illusione, giacché tutto in realta è in un perpetuo divenire, navi* pei. Noi non possiamo, egli dice, discendere due volte nel medesimo fiume, perchè di continuo porta nuove acque; quindi noi discendiamo nel medesimo fiume e non vi discendiamo, noi siamo e non siamo; il bene o il male sono una sola o stessn cosa; la dissonanza è in armonia con se stessa; l’armonia invisibile (cioè quella che risulta dei contrari) è migliore di quella visibile,. Ora con una concisione degna d’un oracolo, ora con precisione e ampiezza mirabile, formula la proposizione che la legge del contrasto regge tanto la vita degli uomini quanto la natura, e che non sarebbe meglio por questi ottenere ciò che desiderano, vale a diro vedere tutti i contrari fondersi in una vana armonia. Il principio del terzo escluso e il principio di ragion sufficiente. Il principio del terzo escluso afferma che tra due giudizi contradditori, A è B, A non è B, non è possibile un terzo modo di essere, una terza via d’uscita, e che uno dei giudizi è necessariamente vero, perchè ambedue non possono essere negati nel medesimo tempo; mentre il principio di contraddizione dice che uno dei due è necessaria Siowart, Logil-. Freiburg i. B., Mohr. (®) Gompebz, Les pene tur8 de la Orice. . F. Alcan] mente falso, perchè ambedue non possono essere affermati nel medesimo tempo. L’applicazione di questo principio incontra difficoltà apparenti, le quali dipendono unicamente dal fatto che una cosa viene osservata in momenti diversi e sotto diversi aspetti. Cosi, mentre il sole tramonta, è vero tanto raffermare che 1 LOGICA. ima chimera, un non-valore. Tra queste due opposte estremità sono possibili molte gradazioni, le quali contribuiscono a formare una « scala di valori » . In modo simile, pel malato una determinata medicina, che può dargli la guarigione, ha un grande valore, mentre per l’uomo sano non ne possiede alcuno. In conclusione il valore è una qualità che noi attribuiamo alle cose, come i colori, ma che in realtà, come i colori, non esiste fuori di noi, ed ha quindi una vita essenzialmente soggettiva. La nozione di valore ò penetrala lentamente e tardi nelle scienze filosofiche; qualcuno ha voluto farne risalire l'origine a Kant, fondandosi sopra alcuni passi di interpretazione alquanto dubbia; ò invece più esatto attribuirne il inerito a Lotze, il quale espose il principio che mette in rilievo la nozione di valore colle seguenti parole: là dove due ipotesi sono ugualmente possibili, l'una che s'accorda coi nostri bisogni morali, l'altra che ad essi contraddica, bisogna sempre scogliere la prima. In realtà però codesto concetto è d’origine economica, e bisogna ricorcarne la fonte prima nell’opera La ricchezza delle nazioni dell’inglese Smith, pel quale il valore ò ricondotto all'utilità, e alla sua volta l'utilità alla soddisfazione dei bisogni e dei desideri dell'uomo. Ai nostri tempi il principio di valore è divenuto quasi popolare, grazio aU’opora di Federico Nietsche, sia che egli voglia stabilire una tavola di valori oppure restaurare “ l’equazione aristocratica dei valori „, o biasimare acerbamente i valori di decadenza,, o rifare in senso inverso il lavoro dei moralisti, operando una trasmutazione di tutti i valori,, o celebrare i ‘ forti che creano i valori,. Il campo, nel quale si applica la nozione di valore, è estesissimo o comprende la morale, l'estetica e le scienze sociali, la religione ecc. Nella morale si ritrovano i concetti del sommo bene, dell'imperativo categorico, del bene, della simpatia, della giustizia, della carità, della solidarietà, dell’utilità individuale o generale, dell'obbedienza a una legge rivelata, alla religione ecc. Nella vita sociale vi sono i concetti di teocrazia, di monarchia, democrazia, feudalesimo, il regime di casta, la schiavitù, il lavoro libero, il salariato, che variano di valore secondo i tempi, le condizioni sociali e i bisogni. Infine nella religione vediamo che il monoteismo, il dualismo, il politeismo, i dogmi sono variamente apprezzati nelle diverse religioni. Le percezioni, le immagini, le idee astratte e generali forniscono la materia indispensabile al ragionamento, il quale, nel suo significato più esteso, è un atto dello spirito che consiste nel passare dal noto alV ignoto. La forma pia semplice di ragionamento è quella che va da una cognizione particolare ad un’altra cognizione particolare e che si può già osservare nel bambino: questi, che ripete ed applica alcuni nomi generali, forma una proposizione colltegando due nomi, come quando un oggetto, che evoca in lui uu nome, evoca pure un altro nome, abbozzando cosi le prime frasi incomplete e sprovviste di verbo. Quando per esempio un cane scorge in un ruscello un liquido scorrevole, inodoro, incoloro e chiaro, questa percezione suscita in lui, in virtù d’un'esperienza anteriore, l'immagine d’una sensazione di freddo, e la percezione e l’immagine s’uniscono per formare una coppia; nel fanciullo invece, grazie al linguaggio, la medesima percezione evoca la parola acqua ; la medesima immagine evoca la parola freddo e le due parole s’associano insieme a formare una proposizione, un giudizio. In molti di questi accoppiamenti di termini che si suggeriscono reciprocamente si riscontrano i caratteri del ragionamento, come quando uu segno presente suggerisce una realtà non veduta distante o futura, per es. le nubi e la pioggia ; qui abbiamo vere e proprie inferenze. Però nella logica il nome di inferenza si applica ad operazioni mentali più complesse, ossia a quelle per le quali da uno o più giudizi dati si passa ad uu nuovo giudizio. L’inferenza è immediata, quando il giudizio risultante è una conseguenza necessaria del giudizio dato ed è ottenuta senza che sia necessario ricorrere a giudizi intermedi; cosi, se dal giudizio che i triangoli sono poligoni io deduco che alcuni poligoni sono triangoli, avrò un’inferenza immediata.Si avrà invece un 'inferenza mediata, quando da un giudizio si passi ad un altro ricorrendo ad un terzo giudizio. Cosi dal giudizio « gli uomini sono mortali » posso dedurre queat’altro che Pietro è mortale, per mezzo d’un terzo giudizio, vale a dire che Pietro è uomo. Tanto nel primo, quanto nel secondo caso occorre che i giudizi posti in relazione non abbiano contenuto affatto diverso l’uno dall’altro, poiché allora non vi potrebbe essere tra loro alcuna relazione logica, ossia dalla verità o falsità dell’uno non si potrebbe dedurre la verità o la falsità dell’altro. Trasformazione dei giudizi per subalternazione, per opposizione, per equipollenza. Quando la relazione è immediata, il contenuto dei due giudizi dev’essere identico, ma diversa o la quantità, o la qualità, o la relazione, o la ino? dalità; dal primo giudizio si deduce il secondo senza ricorrere ad un giudizio intermediario, e mentre la materia dèi raziocinio, cioè il soggetto e il predicato, resta inalterata, si muta invece la forma. Le relazioni immediate dei giudizi si possono ridurre a tre specie principali: «) Per subalternazione, che ha luogo tra giudizi identici di contenuto e di qualità, ma diversi di quantità o di modalità. Per opposizione, che ha luogo tra giudizi identici di contenuto, ma diversi di qualità, oppure di qualità e di modalità insieme, mentre la quantità può rimanere identica o mutare. c) Per equipollenza che avviene tra giudizi di contenuto identico, ma o diversi di qualità, o diversi di relazione. Affinchè apparisca più chiaramente la diversità dei giudizi posti in relazione fra loro, i logici indicano con la lettera A il giudizio universale affermativo, con E il giudizio universale negativo; con I il giudizio particolare affermativo, con 0 il giudizio particolare negativo; e tale convenzione fu espressa con artificio mnemonico in questi due versi: Asserit A, nogat E, sed univejsaliter ambo, Asserit I, negat 0, sed particulariter ambo ; e dal filosofo bizantino Michele Psello del secolo XI fu proposto il quadro che può vedersi nella pagina seguente. a) La relazione per subalternazione ha luogo tra giudizi identici di contenuto e di qualità ma diversi di quantità : il primo è universale e dicesi subalternante, il secondo è particolare e dicesi subalternato. Le regole che stabiliscono il passaggio da una ad altra forma sono: Dalla verità del giudizio subalternante (generale) si conchiude la verità del giudizio subalternato (particolare); ma dalla verità del subalternato non si può dedurre la verità dol subalternante, poiché, come è facile comprendere, ciò che A opposti contrarii g è vero d’un'intera classe è vero anche d’una parte di essa, ma non viceversa. Così, se è vero che gli uccelli sono muniti di becco, è vero pur che alcuni uccelli sono muniti di becco; ma se è vero che alcuni popoli sono monoteisti, non si può per questo concludere che tutti i popoli sono monoteisti. Dalla falsità del giudizio subalternato si conchiude la falsità del subalternante, ma dalla falsità del giudizio subalternante non s’inferisce la falsità del subalternato. Se è falso che alcuni uomini sono perfetti, è pure falso che tutti gli uomini sono perfetti; ma se è falso che tutti gli animali sono provvisti di sistema nervoso, non ne segue che sia falso l’altro giudizio, che alcuni animali sono provvisti di sistema nervoso. La relazione per opposizione ha luogo fra giudizi che sono identici di contenuto, ma diversi di qualità. Diconsi opposti contrari se sono entrambi universali, opposti subcontrari se sono entrambi particolari, opposti contraddittori se hanno diversa la quantità e la qualità. I passaggi da un giudizio ad un altro opposto contrario sono retti dalla regola seguente: Se uno di essi è vero, si può inferirne la falsità dell’altro, non potendo essere veri entrambi insieme ; ma non è possibile l’inverso, poiché se uno di essi è falso, non si può affermare che l’altro sia vero, potendo essere falsi tutti e due. Cosi, se è vero che tutti i popoli civili dell’Oriente sono monoteisti, sarà falso l’altro giudizio che nessun popolo civile dell’Oriente è monoteista; ma se è falso che tutti gli uomini sono onesti, non sarà perciò vero raffermare che nessun uomo è onesto. I giudizi subcontrari possono essere ambedue veri, non possono essere ambedue falsi ; quindi dalla verità dell’uno non si conchiude alla falsità dell’altro, ma si può invece dalla falsità dell’uno dedurre la verità dell’altro; cosi se è vero che alcuni uomini sono giusti, non ne segue che sia falso l’altro che alcuni uomini non sono giusti; ma, se è falso che alcuni geni sieno in tutto malefici, è vero il giudizio che alcuni geni non sono in tutto malefici. Per V opposizioìie contraddittoria vale la regola seguente: dalla verità dell’uno si inferisce la falsità dell’altro, e dalla falsità dell’uno la verità dell’altro; se è vero che ogni uomo è mortale, è falso che certi uomini non siano; se è falso che tutti gli uomini sono saggi, è vero che alcuni uomini non sono saggi. Le trasformazioni logiche per equipollenza dei giudizi sono di molte specie; l’equipollenza tra giudizi d’identico contenuto può aver luogo o per mutate qualità, o per mutata relazione, o per mutazione della quantità nella modalità e di questa in quella, o per mutata posizione dei termini nel giudizio, o per mutata posizione dei termini e insieme per mutata quantità del giudizio. Vediamone qualche saggio. Quando si tratta di giudizi di identico contenuto e diversi di qualità, dato un giudizio, se ne può derivare un altro con diversa qualità; es. « se ogni vizio è biasimevole, nessun vizio sarà da non biasimarsi » ; quindi il giudizio universale affermativo e il particolare affermativo hanno ciascuno i loro equipollenti qualitativi nell’universale negativo e nel particolare negativo infiniti. Però, come è stato osservato, se si bada bene, si vede che le trasformazioni per equipollenza qualitativa non danno illazioni, perchè il contenuto logico e materiale dei due giudizi è lo stesso. Il principio, duplex negatio afflrmans, indica questa identità; riducendosi ad espressioni dello stesso giudizio in diversa forma, sono più del dominio della grammatica che di quel della logica. Due forme di raziocinio immediato s’ottengono con la conversione e la contrapposizione dei giudizi. Si ha la conversione del giudizio trasportando il soggetto nel posto del predicato e il predicato nel posto del soggetto. Il giudizio reciproco può avere la stessa quantità del giudizio diretto, e allora la conversione è semplice; es. « nessun accusatore può fare da giudice, nessun giudice può fare da accusatore; oppure può avere quantità diversa, e allora la conversione si fa per accidente; es. « i triangoli sono poligoni, alcuni poligoni sono triangoli ». Le universali affermative si convertono per accidente in particolari affermative; es. « i benefici mal collocati sono malefici, alcuni malefici sono benefici mal collocati. Si convertono semplicemente tutti i giudizi universali uegativi: es. «nessun pesce respira per polmoni, nessun animale respirante per polmoni è pesce. Sono pure convertibili semplicemente i giudizi particolari affermativi; es. * qualche uomo è saggio, qualche saggio ò uomo » . Se però il predicato fa parte del soggetto la conversione semplice non è possibile; se infatti dico: alcuni parallelogrammi sono quadrati, non posso dire : alcuni quadrati sono parallelogrammi, poiché tutti i quadrati sono parallelogrammi. I giudizi particolari negativi non presentano regola di conversione; dal giudizio « qualche uomo non è medico », non si può inferire che qualche medico non è uomo. La contrapposizione consiste nel poter derivare da un giudizio universale un altro giudizio di diversa qualità, mentre si scambia l’ufficio dei termini, passando il soggetto a predicato, e il predicato a soggetto. Quindi i contrapposti dei giudizi affermativi, sono negativi e quelli dei giudizi negativi sono affermativi; es. « se tutti gli atti virtuosi sono lodevoli, nessun atto non lodevole sarà virtuoso; se nessun superbo è contento, talune persone scontente son superbe » . Si è osservato dallo Stuart Mill che le regole logiche della conversione e della contrapposizione dei giudizi non si possono ritenere come regole del ragionamento, poiché le proposizioni reciproche e quelle contrapposte non sono illazioni, e dicono in forma verbale indiretta la stessa cosa che le proposizioni dirette; vi è illazione solo quando v’è passaggio da una nozione nota ad una ignota. Però se in molti casi si può affermare che le trasformazioni dei giudizi non hanno altro scopo che di farcene conoscere con maggior chiarezza il contenuto, tuttavia in alcuni casi, come nella conversione dei giudizi universali quando non è artificiosa, e nel contrapposto del giudizio universale affermativo, l’illazione ci dà qualche cosa di nuovo. Una delle cause più. frequenti d’errori, là osservare il Bain, consiste appunto nella tendenza a convertire le affermative universali senza limite; quando si dice: tutti i grandi ingegni hanno il cervello voluminoso, si passa facilmente ad affermare che tutti i cervelli voluminosi sono grandi ingegni ; cosi pure quando si dice: tutte le cose belle sono gradevoli, tutte le virtù conducono al benessere, ogni evidenza suppone testimonianze contemporanee, sorge in noi la tendenza a convertire senz’altro queste proposizioni. Di qui la necessità di applicare le forme logiche per mettersi in guardia contro simili errori. 8. L’evoluzione psicologica del giudizio. Come abbiamo già detto, si può considerare il giudizio nella sua forma completa, quale si trova nella scienza, nella letteratura, nei dogmi religiosi o nelle affermazioni dol sonso comune, ed ò espresso per mezzo di proposizioni composte di piii termini, che dall'analisi vengono ridotti al minor numero possibile: soggetto, attributo, copula; questo è l’aspetto logico. Lo psicologo, invece di ricercare ciò che de*’ essere un giudizio affinchè sia valevole per la nostra ragione, si chiede che cosa esso è quando si consideri come operazione mentale, e come si forma. Sotto le parole egli trova le idee e le rappresentazioni, nelle proposizioni un potere d'analisi e di sintesi; nella genesi deU’affermaztone distinguo diversi momenti; in una parola, considera il giudizio non come un prodotto completo, ma come una funziono di cui descrive gli organi e l'attività. 11 punto di partenza dell’evoluzione del giudizio, secondo un autore recente, si deve ricercare nelle manifestazioni della vita fisiologica. Ogni organismo, a incominciare dal più semplice, ha il potere d’entrare in movimento di porse stesso ; questa spontaneità non è del tutto indipendente, poiché l'animale vive in un ambiente determinato, dal quale riceve eccitamenti diversi, ai quali risponde Ruyssen, L'éi'olution psychologique tlu jugement, F. Alcan] in maniera diversa, e può anche moversi automaticamente per l’azione interna; quindi il movimento organico elementare è un movimento d’oscillazione dall’esterno all'interno e viceversa, uu alternarsi ritmico di consumo e di ncquisiziono che i biologi chiamano “ reazione circolare La cellula vivente ha una costituzione propria che la rende atta a reazioni originali, è un sistema conservatore fondato sul principio della ripetizione, in una parola è fornita d’ abitudine . Se l'ambiente esterno fosse sempre costante, la reazione circolare per ripetizione basterebbe ad assicurare alla vita qualsiasi durata; ma noi sappiamo che l'essere vivente è di continuo esposto alle variazioni termiche, meteorologiche, luminose, alle quali deve adattarsi o perire; \'adattamento è appunto la seconda facoltà caratteristica della cellula; anche gli organismi monocellulari sanno ricercare ed evitare con un discernimento prodigioso gli agenti che sono loro favorevoli od ostili. L'adattamento segue una via ascendente; anzitutto si scorge nelle reazioni motrici dell'animale e del fanciullo, nelle quali si possono riconoscere le primo manifestazioni della vita; il primo periodo della vita infantile costituisce il fondo d’abitudini sul quale vengono ad innestarsi gli adattamenti ulteriori; le risposte dell’organismo agli eccitamenti successivi divengono a ninno a mano più facili c più sicure, preparando così il terreno alla vita cosciente. Con l’apparizione della coscienza si notano nuovi adattamenti motori provocati specialmente dalle sensazioni della vista e dell'udito; nelle quali si coglie la forma più dementare del giudizio. 11 fanciullo risponde ad eccitamenti diversi per mezzo di reazioni non più diffuse, ma precise, localizzate nelle parti distinto dell'organo eccitato; così il suono d'una voce famigliare lo fa muovere e gesticolare, un oggetto luminoso gli fa alzare e tendere le mani; in una parola, le sue sensazioni quanto più variano e s'arricchiscono, tanto più facilmente provocano reazioni motrici adattate al loro scopo, dove si può quasi scorgere la traccia d’una scelta intelligente. Il prender coscienza del piacere e del dolore è il principio d'adattamenti più variati e più efficaci. A queste reazioni sensorio-motrici, che formano una specie d’attuazione primaria, succedono lo reazioni ideo-motrici che presuppongono il sorgere de\V attenzione secondaria, del riconoscimento, dell’associazione delle idee, e quindi del linguaggio e della facoltà di generalizzare. Con queste diverse operazioni il fanciullo acquista gli elementi necessari pel suo sviluppo mentale. I giudizi che pronuncia il fanciullo di due anni e quelli dell'uomo adulto possono differire in estensione e in profondità, ma non pel meccanismo; non avranno le qualità accessorie di rapidità, di esattezza, di sincerità, ma 1 essenza sarà identica ; in una parola lo affermazioni del fanciullo e dell’adulto differiscono solo per la forma, non per la materia. Così pel fanciullo giudicare vuol dire, almeno da principio, adattare in maniera appropriata i propri movimenti agli stimoli della sensibilità: apprezzare una distanza equivale a rinnovare 10 sforzo necessario per percorrerla; riconoscere una persona equivale n tenderlo le braccia, sorriderle, nominarla in maniera adeguata; comprendere un segno è come riprodurlo. Nell’adulto la cosa non avviene in modo troppo diverso; malgrado le apparenze, nei movimenti quotidiani, nel camminare, nel gestire, nel parlare noi non facciamo altro che ripetere reazioni motrici che abbiamo acquistato per le prime. Anche quando il pensiero arriva al suo completo sviluppo, quando s eleva alle più alto astrazioni della scienza e della filosofia, non si libera completamente dall’elemento motore; 11 linguaggio diviene qui ora sostegno indispensabile del pensiero astratto. Bisogna pero notare che se l’operazione intellettuale del giudizio ha le suo radici nel terreno biologico, non ne segue che il suo valore soffra qualche diminuzione e che gli elementi ideali e attivi cresciutivi intorno nel corso dell'evoluzione debbano perdere patte del loro profumo e della loro freschezza; la stessa osservazione si dove fare riguardo agli altri fatti riferentisi allo sviluppo dello spirito untano, la famiglia, l'amore, il sentimento morale, il pudore ecc. Già secondo Aristotile i procedimenti che il pensiero umano adopera nella ricerca sono di due specie ben distinte Ira loro: V induzione, èTCaYwy^i muove dal l'atto per risalire alla legge e al principio, dai giudizi particolari per ascendore a giudizi universali, è il ragionamento che afferma d’un genere ciò che si sa appartenere a ciascuna delle specie di questo genere; ossia quella forma di ragionamento, per la quale dall’esame e dal paragone d’una serie di casi particolari si passa ad una proposizione generale che riguarda non solo i casi osservati, ma anche un numero indeterminato d’altri casi che sono coi primi in una certa relazione di somiglianza. Cosi se dico: i processi di conoscenza, di sensibilità, di volontà presentano come carattere essenziale la coscienza i processi di conoscenza di sensibilità, di volontà sono (tutti i) processi psichici, e quindi tutti i processi psichici hanno come carattere essenziale la coscienza; faccio un ragionamento induttivo. TI secondo procedimento è la deduzione, che dal principio e dalla legge vuole discendere al fatto, da un giudizio universale andare ad un giudizio particolare; cosi, per usare l’esempio precedente, se dico partendo da un principio noto: tutti i processi psichici hanno come carattere essenziale la coscienza i processi di volontà sono psichici dunque hanno come carattere essenziale la coscienza; compio un ragionamento deduttivo. In ogni modo tanto l’una quanto l’altra for ma di ragionamento si imo formulare per mezzo del sillo gismo, che si può di conseguenza considerare come la forma più semplice ed elementare del raziocinio. Aristotile è l’inventore della teoria del sillogismo (da auXXéYO) raccolgo), che egli cosi definisce: Il sillogismo è un discorso nel quale, poste alcune cose, un’altra cosa ne risulta necessariamente, per questo solo che quelle sono poste : £uXÀoYtopòs S è èoxi Xóyo; èv (Ti xe&évxwv xivwv, gxepóv xi x&v xeipivwv àvàyxrjs oupPaivec x(7> xaOxa efvai, ossia: quando si parte da due proposizioni, di cui l’tina afferma una proprietà data appartenente a tutta una classe d’oggetti, e l’altra afferma che uno 0 più oggetti appartengono a quella classe, si passa ad una terza proposizione nella quale la proprietà suddetta è attribuita anche a questi ultimi casi. La parola sillogismo si legge già in Platone, ma solamente nel significato generale di ragionamento; Aristotile le diede il significato speciale che tuttora conserva; il principio fondamentale su cui esso posa consiste in questo, che ciò che è contenuto nel genere è pure contenuto nella specie. Inoltre dalla definizione aristotelica derivano al sillogismo i seguenti caratteri : che l’illazione o conclusione derivi dalle premesse, che derivi necessariamente, e che enunci cosa diversa da quella che è enunciata nelle premesse. Ogni sillogismo comprende due premesse, Ttpoxxoei? 0 U7to9, last;, ed una conclusione, aupxépaopa, cosi detta perchè unisce i due termini estremi, ulpaxa. Nelle premesse entrano tre termini, Spoi, il termine maggiore, xò pec^ov Sxpov, il termine minore, xò gXaxxov fixpov, il termine medio, péao; 5po; che non entra mai nella conclusione, ma serve a produrla, e jleve invece entrare in ciascuna delle due premesse. Di queste l’una si chiama premessa maggiore 0 contiene il predicato della proposizione che fa da conclusione, l’altra dicesi premessa minore e contiene il soggetto della conclusione. Aristotile considera come il tipo del raziocinio e il solo perfetto quello di sussunzione (subsumtio) nel quale appunto due idee sono poste nella dipendenza come di specie a genere, di cosa individuale a legge generale. Cosi nel noto sillogismo ; Tutti gli nomini sono mortali Pietro è uomo Dunque Pietro e mortale l’idea Pietro, termine minore è posta in dipendenza (subsumitur) di mortale, termine maggiore, la sussunzione si opera per mezzo del termine medio uomo. Le regole del sillogismo, secondo la logica tradizionale, sono otto, delle quali quattro si riferiscono ai termini, e quattro alle proposizioni. Il sillogismo non può avere più di tre termini: terni ìnus esto triple:/', meclius, maiorque minorque. Se in un sillogismo vi fossero due termini medi invece duino solo, si avrebbero come premesse due giudizi che non avrebbero termine comune, dalle quali nessuna illazione, o solamente un’illazione erronea potrebbe deri\aie, ciò appare cosi nel caso che i due termini medi siano diversi nel significato come nel caso che, differenti nel significato, sieno identici nel nome, come chi dicesse: borsa è una costellazione, ina l’orsa vive nelle selve, dunque una costellazione vive nelle selve. I termini maggiori e minori non debbono essere presi nella conclusione più universalmente che nelle premesse: latius Ima quarn praemissae conclusi o non vult. Se i termini maggiori o minori fossero presi nella conclusione più universalmente che nello premesse, si avrebbe allora un ragionamento che andrebbe dal particolare all’universale, non dall’universale al particolare, come è richiesto dalla natura stessa del sillogismo; tale errore è manifesto nell’esempio seguente : gli empi sono nocivi alla società alcuni scienziati sono empi dunque gli scienziati sono nocivi alla società. Il termine medio non deve entrare nella conclusione: nequaquam medium capiat conclusio oportct. Questa regola deriva dal carattere fondamentale del sillogismo esposto più sopra; non la osserverebbe chi dicesse per es. : Napoleone fu un grande statista Napoleone fu un grande generale dunque Napoleone fu un grande statista e un grande generale ; qui non si è fatto altro che riunire le due premesse, facendo una proposizione composta, non una conclusione vera e propria. Il termine medio dev’essere preso almeno una volta universalmente : aut semel aut iterum meclius generaliter esto. Questa regola vieta che il termine medio sia preso tutte e due le volte particolarmente, non potendo allora seguirne alcuna conclusione o solo una conclusione erronea ; così dalle premesse: le piante sono corpi organici gli animali sono corpi organici, non si potrebbe dedurre altro che la conclusione seguente: gli animali sono piante; e similmente dalle premesse: alcuni filosofi sono materialisti, alcuni filosofi sono spiritualisti, seguirebbe la conclusione: alcuni spiritualisti sono materialisti. Non si concliiude negativamente da premesse affermative: ambae affirmantes nequeunt generare negantem. In fatti se le premesse sono affermative, dicono che i termini maggiore e minore convengono col medio e quindi convengono tra loro, escludendo la conclusione opposta a questa. Errerebbe chi dicesse per esempio: il giudice dev’essere imparziale il tale e giudice dunque non dev’essere imparziale. Non si conchiude da premesse negative: utraque si praemissa neget, nihtt inde sequetur. Se confrontiamo il termine maggiore e il minore col medio e vediamo che non convengono con esso, non è possibile affermare nè che convengano, nè che non convengano fra loro. Quale conclusione si può, per esempio, trarre dalle due premesse seguenti: l’animale non è eterno l’uomo non è eterno? oppure da queste altre: l'acqua non è un corpo semplice la cellula non è un corpo semplice? 7°. Non si conchiude da premesse particolari: vii seguitar geminis ex partici/iaribus unquam. Per questa regola vale la dimostrazione che abbiamo data per la seconda regola sui termini. La conclusione segue la parte più debole delle premesse: peiorem sequitur semper canclusio partem. I logici chiamano parte più debole la proposizione negativa rispetto all affermativa, la particolare rispetto all’universale; perciò la regola suona in questi termini: se una delle premesse è negativa, la conclusione è negativa; se una delle premesse è particolare, la conclusione è particolare. Nel primo caso una delle premesse afferma che uno dei termini conviene col medio, l’altra premessa afferma che l’altro termine non conviene col medio; donde si deduce facilmente che i termini minore e maggiore non convengono fra loro; cosi se affermo che logico conviene con uomo, ma che libero dall’errore non conviene con nomo, i due termini estremi: logico e libero dall’errore non convengono evidentemente fra loro: Nessun uomo è libero dall’errore Tutti i logici sono uomini Dunque nessun logico è libero dall’errore. Pel secondo caso vale la dimostrazione che si è data per la seconda regola sui termini. Le figure e i modi del sillogismo. Il sillogismo categorico è quello in cui le premesse e quindi anche la conclusione sono giudizi categorici, o fungono come giudizi categorici: secondo il posto che il termine medio occupa nelle premesse il sillogismo categorico presenta quattro ligure, che indicando con la lettera M il termine medio, con P il termine maggiore, con S il termine minore, sono le seguenti : 1° MP-SM-SP Il termine medio fa da soggetto nella premessa maggiore, da predicato nella minore, come nell’esempio: I martiri della scienza onorano l’umanità Molti uomini sono stati martiri della scienza Molti uomini onorano l’umanità. Il sillogismo della prima figura è per Aristotile il tipo più perfetto del ragionamento deduttivo, perchè va dalla causa all’effetto, dalla legge al fenomeno, dalla condizione al condizionato; la sua validità dipende da queste due regole, che la maggiore sia sempre universale e la minore affermativa. 2° PM SM SP Nella seconda figura il termine medio fa da predicato nelle due premesse; inoltre la premessa maggiore dev’essere universale, e una delle premesse deve essere negativa; es.: Nessuna scienza è corruttrice Ogni oscenità è corruttrice Nessuna osceuità è scienza. MP MS SP Nella terza figura il termine medio fa da soggetto nelle due premesse; la premessa minore dev’essere affermativa e la conclusione particolare; es.: Nessuna frode è nobile Ogni frode è atto di ragione Qualche atto di ragione non è nobile. 4° PM MS SP Nella quarta figura il termine medio fa da predicato nella premessa maggiore, da soggetto nella minore; es.: Tutti i romboidi sono parallelogrammi Nessun parallelogrammo è un trapezio Nessun trapezio è un romboide. Quest’ultima figura è stata da Averroè attribuita al medico Oaleno, mentre le prime tre furono stabilite da Aristotile. Però si nega generalmente che possa esservi una quarta figura, o almeno si ammette che questa si può ridurre con molta facilità ad una delle precedenti. Oltre alle figure si sogliono distinguere nella logica i m° 09S > a sillogismo dialettico, che, per provare la verità, discute il prò e il contro e serve di preparazione alla scienza. Il sofisma, oó^tapa, da oo;pf£o|i.ai o sillogismo eristico (eristica da ip££nrticolare dall’universale-, provare scientificamente significa dimostrare le ragioni in forza delle quali l’affermazione ha valore incontestabile; tali ragioni si ritrovano solo nell universale. La sillogistica diviene cosi il nucleo centrale della logica aristotelica e della logica tradizionale fino ai nostri giorni. I punti fondamentali di questa dottrina sono i seguenti : L illazione è la derivazione d’un giudizio da due altri; poiché in un giudizio un concetto (il predicato) viene affermato d un altro concetto (il soggetto). Tale affermazione è valida solo quando il legame avviene per mezzo d’un terzo concetto, il termine medio, il quale deve però avere coi due primi una certa relazione, espressa in due giudizi, cioè nelle due premesse; 1 illazione consiste appunto in quel processo del pensiero, il quale dalle relazioni tra un unico concetto e due altri, vuole manifestata la relazione che corre fra questi due ultimi concetti. Delle relazioni possibili fra concetti una se ne trova alla quale la logica aristotelica, conforme ai suoi principi, ha posto speciale attenzione: quella della subordinazione del particolare al generale. La sillogistica vuol conoscere le condizioni del pensiero, per le quali con l'aiuto d’un termine intermedio, può determinare se la subordinazione d’un concetto ad un altro può aver luogo o no. Aristotile ha dato a questo problema una risoluzione feconda di ottimi risultati; in essa consiste il merito imperituro della sua sillogistica, ma anche il limite del valore di questa. Per mezzo della deduzione, così determinata, la mente umana può solo acquistare cognizioni meno generali di quelle più generali dalle quali sono tratte. Qui appare il carattere (limitato) del concetto che gli antichi si erano formato intorno alle qualità essenziali del pensiero, il quale può solo abbracciare e spiegare la realtà data, non creare nuove verità. Perciò la scienza che deduce, prova e spiega poteva di nuovo dedurre ciò, che in un sillogismo serviva da premessa, come conclusione d’un sillogismo più generale; alla fine però deve partire da premesse che non possono più essere nè dedotte, nè provate, nè spiegate e neppure essere ricondotte al termine medio; la verità di esse è quindi immediata (ìpsoa), indeducibile, non suscettibile di prova, inspiegabile e consiste in quei principi più generali e forniti di immediata certezza, che costituiscono il punto di partenza delle operazioni scientifiche. La sillogistica aristotelica nell’antichità e nel medio-evo. Già sin dall’antichità, qualche secolo dopo la morte di Aristotile, avvenuta nel 332 a. Cr. sorsero dubbi e discussioni vivaci intorno al valore del sillogismo; tra i critici più notevoli a questo proposito troviamo Cameade di Cirene e Sesto Empirico, vissuto intorno al 200 dell’era volgare. Windelband, Qeschichte der PhUosophie. Mohr, Tubingen] Cameade, che è annoverato fra gli scettici della seconda Accademia, insegnava che non si poteva fondare nessuna dottrina sicura nè sopra il senso per le apparenze fra loro contrarie e inconciliabili, nè sopra la ragione, perchè in tutto ciò che forma oggetto di ragionamonto, si può ugualmente provare il prò e il contro; egli dimostrava pure che ogni prova rende necessario un « regressus in infinitum », giacché per la validità delle sue premesse presuppone altre prove; e questa conseguenza era importante per gli scettici, i quali non ammettevano verità immediate, come abbiamo visto che le ammetteva Aristotile. Più radicale di Cameade è il medico Sesto Empirico, il quale dice che il vero scettico sottopone ad esame qualsiasi affei inazione, reca il dubbio in ogni cosa e si astiene tanto dall affermare quanto dal negare; egli fa un’analisi spietata del sillogismo, il quale non riesce per nulla ad estèndere il campo delle nostre cognizioni, poiché non serve a farci passare da una verità nota ad una vorità ignota. Ecco le parole di Sesto Empirico nel suo capitolo contro la logica d’Aristotile contenuto nell’opera intitolata « UoiboVSÌat U7tOTU7ttt)a£l£ » . Quelli che dicono: Ogni uomo è mortale Socrate è un uomo Dunque Socrate è mortale, per provare quest’ultima proposizione per mezzo della prima commettono un circolo vizioso (e: C xòv 5t’ ianin touol)» poiché ammettono che tutta la certezza della prima proposizione non può derivare che da un’induzione di casi particolari dello stesso genere di quelli che s’affermano nella conclusione. Infatti se, prima d’enunciare la proposizione generale: «ogni uomo è mortale, noi non siamo già convinti della verità di tutte le proposizioni particolari che essa contiene, non si potrebbe ragionevolmente ammetterla per vera. Di qui egli conclude che nessun sillogismo o catena di sillogismi potrà mai farci conoscere qualche cosa di diverso da ciò che prima già sapevamo, e che la deduzione, ben lungi d’essere la forma tipica e più corretta del ragionamento, non è che un artificio sofistico atto a mascherare la nostra ignoranza e a far passare come prova delle nostre opinioni le nostre stesse opinioni espresse sotto altra forma. Nel Medio Evo fin quasi verso la metà del secolo XII la logica aristotelica si studiava assai più nelle opere dei commentatori, che negli scritti originali, pochissimi dei quali erano conosciuti; però Aristotile è considerato come il filosofo che ha raggiunto il limite estremo della sapienza il maestro di color che sanno come lo chiama il Divino poeta, e quindi, il giudice inappellabile della verità; donde la frase « ipse dixit » foggiata probabilmente dall’arabo Aven'oè(112(1-111*8) «che il gran comento féo» considerato come il più illustre commentatore dello Staggita, che egli chiama « regola e modello, creato dalla natura a mostrare l’ultima perfezione umana, la cui dottrina è la somma verità, poiché il suo intelletto segua il limite dell’umano intelletto». Ma già durante il Rinascimento incomincia una forte opposizione contro la logica aristotelica, specialmente per opera di TELESIO, che vuol fondare la scienza della natura sopra l’esperienza, e accusa Aristotile di aver voluto spiegare la realtà con ipotesi arbitrarie; e di Patrizi. Gli Umanisti affermavano risolutamente, come fecero più tardi Giordano Bruno, Bacone da Verulamio e Renato Cartesio, che la sillogistica dev’essere amplificata e perdere il predominio tradizionale; che il sillogismo è incapace di farci acquistare nuove cognizioni ed è una forma del pensiero infruttuosa. Bacone e Mill. Bacone considera la scienza come lo strumento e il mezzo più efficace per volgere le forzo della natura all’utilità degli uomini e per dare all’osservazione dei fatti naturali un carattere imparziale ed oggettivo, combatte la dottrina tradizionale e intende di offrire un nuovo metodo nella sua opera capitale Instauratio magna scientiarum, che comprende due parti distinte : la prima intitolata De dignitate et augmentis scientiarum, la seconda Novum organimi in opposizione all’Organo di Aristotile. Egli combatte aspramente il sillogismo aristotelico, attribuendo all’induzione, il nuovo organo, l’ufficio più importante nella ricerca delle nuove verità scientifiche; sostiene che il sillogismo è viziato profondamente da una petizione di principio, poiché se la conclusione non è vera, non è vera neppure la premessa maggiore; in questa critica Bacone s’accorda quindi coi filosofi precedenti, specialmente con Sesto Empirico. L’idea fondamentale della logica, quale è stata concepita dallo Stuart Miti (1806-1873), consiste nel ricondurre la logica ai fatti e all’esperienza, affinchè possa diventare una scienza come le altre, ossia abbia per oggetto le cose quali sono; essa diventa «la scienza delle operazioni intellettuali che servono all’estimazione della prova, cioè del procedimento generale che va dal noto all’ ignoto, delle operazioni ausiliarie di codesta operazione fondamentale», è insomma una logica reale che ha per oggetto i fatti e non le idee. La teoria del sillogismo è profondamente trasformata nella dottrina del^Mill. Anzitutto egli dichiara che .ogni sillogismo, considerato nella sua forma ordinaria, contiene una petizione di principio; così (piando si dice: Tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un uomo Socrate è mortale la conclusione è presupposta nella premessa maggiore; noi non possiamo essere sicuri della mortalità di tutti gli uomini, se prima non siamo sicuri della mortalità di ciascun uomo; se si dice che la mortalità di Socrate è dubbia prima d’essere estratta dalla premessa maggiore, questa è colpita pure di incertezza e non può per conseguenza servire a legittimare la conclusione. Il principio generale, ben lungi dal provare la verità del caso particolare, non può essere accolto come vero, se rimane l’ombra d’un dubbio sopra uno dei casi che esso contiene. Quindi nessun ragionamento dal generale al particolare può, come tale, provare qualche cosa, giacché da un principio generale non si possono dedurre che i fatti particolari supposti conosciuti da quel principio. Pertanto sembra che il sillogismo ci fornisca ogni giorno la conoscenza di verità non ancora constatate o stabilite; vi sarebbe dunque in esso la possibilità di trarre inferenza, possibilità disconosciuta e quasi soffocata da formule artificiali; infatti è incontestabile che la seguente proposizione: il duca di Wellington è mortale, deve considerarsi come un’inferenza: ma si può trarla da quest’ultra proposizione: tutti gli uomini sono mortali? Bisogna rispondere di no. L’errore che qui si commette dipende dal fatto che si dimentica che nel procedimento filosofico vi sono due operazioni e due parti, quella dell’ inferenza e quolla dell'abbreviazione e che si attribuisce alla seconda la funzione della prima. Infatti che cos’è, una proposizione generale? Non è altro che un registro abbreviato delle nostre osservazioni e delle inferenze che ne abbiamo dedotte; quando dalla morte di Giovanni, di Pietro, e di tutti gli individui dei quali abbiamo sentito parlare concludiamo che il duca di Wellington è mortale, noi non possiamo senza alcun dubbio passare per la proposizione generale: tutti gli uomini sono mortali, come passeremmo per una stazione intermedia; però l’inferenza non risiede in questa metà del cammino che va da tutti gli uomini al duca di Wellington; essa è fatta (piando noi abbiamo osservato che tutti gli uomini sono mortali. La garanzia della mortalità del duca di Wellington è la mortalità di Giovanni, di Pietro, di Giacomo e di tutti gli altri uomini a noi conosciuti ; dal fatto che tra il primo e l'ultimo stadio del ragionamento noi interponiamo una proposizione generale, la prova come tale non riceve alcun giovamento. Quale è dunque la vera funzione del sillogismo? Tutte le inferenze primitive si fanno dal particolare al particolare; per esempio il bambino che, essendosi bruciato il dito, si guarda bene dall’accostarlo alla candela, ha ragionato e concluso, benché non abbia mai pensato il principio generale: il fuoco brucia; egli si ricorda del dolore provato, e fondandosi su questa attestazione della memoria, crede che, quando vede la candela, se pone il dito sulla fiamma, si brucierà ; egli n ensa ciò in tutti i casi simili che gli si offrono, senza guardare più in là del caso presente; non gener ali zza, ma i nferisce un fatto particolare da un altro fatto particolare . Le proposizioni generali sono quindi semplici registri abbreviati di inferenze già fatte e formule assai concise utili per dedurne altre. Bisogna perciò dire non già che la conclusione del sillogismo è dedotta dalla premessa maggiore, ossia dalla proposizione generale, ma solo conformemente a questa; la premessa reale, o, meglio, l'antecedente logico della conclusione, è la somma dei fatti particolari, dalla quale l’induzione ha estratto la proposizione generale. Noi abbiamo potuto dimenticare questi fatti individuali; ci resta però sempre al posto di essi una breve annotazione, un memorandum, che, rammentandoci che certi caratteri sono sempre legati a certi altri caratteri, ci permette di passare dalla presenza degli uni all’esistenza degli altri. Ma realmente l’inferenza ha luogo partendo dai fatti dimenticati e condensati nella formula generale al fatto particolare di cui si tratta; il sillogismo quindi è essenzialmente un’inferenza dal particolare ni particolare, la quale ha il suo fondamento e quasi la sua autorizzazione in un’inferenza anteriore dal particolare al generale ; la conclusione è ritrovata nella premessa maggiore, na non è provata da questa. Altre obbiezioni contro il sillogismo. Un altro celebre filosofo inglese, Spencer muove pure aspra critica al sillogismo. Egli dice che noi non ragioniamo mai per sillogismi, e che se vi sono verità che sembrano stabilirsi per mezzo dello due premesse, ve ne sono altre che richiedono un procedimento o più semplice o piii complesso, come le affermazioni elementari che inseriamo spontaneamente, senza ricorrerò ad alcun termine intermedio, e le conclusioni che deduciamo da un sistema di numerosi o svariati rapporti. Ma nuche ristretto entro limiti più modesti, è il sillogismo la forma vera del ragionamento? Sia il sillogismo seguente: Tutti i cristalli hanno un piano di clivaggio Questo è un cristallo Dunque ha un piano di clivaggio. Quosta serie di proposizioni esprime forse l’ordine voro nel quale i nostri pensieri si succedono per produrre la conclusione? Si può sostenere che prima di pensare a questo cristallo, io ho pensato a tutti i cristalli e sono disceso dal generalo al particolare? Vi sarebbe qui una coincidenza fortuita e affatto inesplicabile, poiché l’idea di questo cristallo ha dovuto precedere la mia concezione di tutti i cristalli, ed è quindi uno degli clementi della conclusione che mi ha suggerito uno degli elementi generali della premessa maggiore. Liart>, Lee ìogìciens auglais contetnporains, pag. 24. F. Alcali] Se per evitare l’obbiezione, si imita il posto delle premesse, si può sempre affermare che prima di pensare alla proposizione generale: tutti i cristalli hanno un piano di clivaggio, io ho già scorto in questo cristallo tale proprietà; è vero che le mie esperienze anteriori mi determinano a riconoscere la proprietà indicata nel caso particolare, ma il ricordo delle esperienze passate non s'offre al mio spirito prima che io abbia osservato il caso individualo; esso hanno lasciato in me la tendenza a considerare, nel cristallo in questione, il piano di clivaggio piuttosto che qualunque altro attributo; di qui io sono portato a pensare alla proposizione generale che mi suggerisce la proposizione particolare, e da quella ritorno a questa. Quindi ogni deduzione incomincia con un rapporto inferito spontaneamente, ed ogni inferenza è ossenzialmente induttiva. Al ragionamento dal particolare al particolare, secondo il concetto del Mill, si può ricondurre la deduzione, diminuendo continuamente il numero dei fatti affermati e osservati ; esso è a mela cammino fra le due forme di ragionamento, è quasi la comune radice donde ambedue partono. Oltre allo obbiezioni mosse al sillogismo dal Mill, dallo Spencer e dai loro discepoli, pei quali la logica si riduce alla teoria dell'Induzione e dolla prova sperimentale, e il sillogismo nd un'induzione mascherata, vi sono altre obbiezioni di filosofi che, senza proporre le radicali riforme propugnate dai primi, pure s'accordano con questi nel condannare la logica d’Aristotile, per sostituirvi un sistema nuovo e più conforme alla verità scientifica. Questi affermano che il sillogismo è una tecnica delle relazioni dei concetti, cioè serve a rendere più chiare le relazioni che corrono fra le nostre idee, e che il principale strumento della ricerca è sempre l’induzione. In conclusione le obbiezioni che si movono al sillogismo si possono ridurre essenzialmente a due principali: Il sillogismo non ci dà nella conclusione nulla di nuovo. 2". Pur affermando la novità della conclusione, si nega a questa il carattere di novità scientifica, poiché l’inferenza dal particolare al particolare non può offrire che conclusioni probabili, o in alcuni casi, false; nel sillogismo classico: Gli uomini sono mortali lo sono uomo Io sono mortale la conclusione non contiene più di verità che la premessa maggioro; secondo i logici della scuola di Mill, bisognerebbe dire: Gli uomini del tempo passato sono morti, Io sono uomo Dunque è probabile ch'io muoia. La metodologia è la seconda parte della logica, che ha per line di determinare le regole riguardanti la ricerca e la prova delle verità scientifiche. Il metodo (da |i£xà e éòój, via) abbraccia quindi lo studio dei mezzi coi quali lo spirito umano estende ed ordina le sue conoscenze; donde la distinzione in metodo inventivo, che esamina i procedimenti e le operazioni del pensiero per le quali dalle cognizioni note si passa a quelle ignote; e metodo sistematico (da auv-:oxT]p.t, pongo insieme) che invece studia le forme con le quali le cognizioni vengono ordinate in un complesso di cui le singole parti abbiano tra loro relazione e dipendenza reciproca. Per rendere più chiara tale distinzione osserviamo l’esempio della psicologia ; questa scienza adopra nelle sue ricerche, ossia ne)l' estender e le sue conoscenze, due strumenti essenziali che sono Vintrospezione od osservazione interna e Vosservazione esterna, cui vanno unite V indagine sperimentale e la misura 1, al secondo ufficio, cioè a quello sistematico, la psicologia soddisfi con la definizione del processo psichico, per distinguerlo dagli altri fenomeni naturali, con la classificazione in fatti di conoscenza, di sensibilità, di volontà ecc. Però bisogna osservare che la logica tratta soltanto delle nozioni metodologiche generali, di quelle operazioni che si presentano come indispensabili in ogni singolo ramo di scienza ; non v’è scienza che possa fare a meno della definizione e della classificazione e dei procedimenti più semplici e più generali. Inoltre il metodo di ogni parte del sapere comprende un certo complesso di particolarità, che solo gli specialisti hanno il dovere di conoscere e di applicare nelle loro indagini; così al chimico soltanto spetta di apprendere tutto quell’insieme di particolari procedimenti che sono propri della chimica, l’uso degli strumenti, le precauzioni da osservarsi quando si osserva e si sperimenta ecc. Questo compito, come è facile comprendere, sta fuori del dominio della logica. Considerando la storia dello sviluppo delle scienze, si può constatare che il metodo non si costituisce a priori, ma piuttosto si deduce dalle scienze stesse quando abbiano raggiunto un certo grado di progresso; anzi si può ben dire che il metodo si trova non di rado in ritardo rispetto al cammino che percorre la scienza, nello stesso modo che vediamo i trattati dell arte poetica essere in generale l’espressione ritardata dell’arte contemporanea. Ed è facile comprendere la causa di questo fatto, la quale dipende da ciò, che il perfezionamento delle regole metodiche è dovuto per lo più alle intuizioni e alle scoperte dell’uomo di genio, per cui vediamo Galileo, Newton, Claudio Bernard, Darwin portare alle teorie logiche contributi preziosi, che poscia divengono indicazioni e guida indispensabile per gli scienziati posteriori. Ad ogni modo lo studio delle operazioni metodiche, quantunque spesso il ricercatore si affidi, con molta cautela, al suo buon senso naturale e trovi qualche volta nel caso un utilissimo ausiliario, disciplina e regge la nostra intelligenza, abbrevia il tempo della ricerca e ci fa conoscere più profondamente l’organismo e il valore della scienza. « Quelli che camminano lentamente, dice Cartesio, possono percorrere un buon tratto di strada, se sanno tenere la via dritta assai più di quelli che corrono qua e là allontanandosene. Il sapere scientifico incomincia a sorgere quando un popolo raggiunge un certo grado di civiltà ed ha il suo fondamento in un bisogno pratico della vita. E assai probabile che ogni scienza sia derivata da un’arte corrispondente, la medicina dall’arte di medicare comune anche ai popoli selvaggi, l’astronomia dalle esigenze della navigazione, e forse anche la matematica ha attraversato nel suo inizio un periodo, nel quale le verità acquisite venivano considerate come conoscenze utili e derivavano dalle necessità inerenti alla costruzione delle case, alla misurazione dei campi ecc. In questo primo momento cognizioni pratiche e conoscenze teoriche formavano una sola e identica cosa; cosi da principio in una persona si riunivano strettamente diversi uffici, il medico, lo stregone, il mago, il sacerdote, che doveva combattere le malattie, molte delle quali pel loro carattere epidemico e violento suggerivano facilmente l’idea di uno o di più principi malefici che s’introducevano nel corpo, donde la necessità di ricorrere, per cacciarli, all’aiuto di forze sovrannaturali. Con molta lentezza, quantunque non ancora completamente, la divisione del lavoro sociale e la conoscenza delle leggi naturali hanno separato queste funzioni tra loro discordanti, distinguendo lo stregone dal sacerdote e il medico dall’uno e dall’altro. L’opinione ora dominante consiste nel considerare la teoria come fondamento indispensabile delle applicazioni pratiche, pur rimanendo l’uua e le altre indipendenti tra loro; perciò vediamo che chiunque voglia oggidì dedicarsi all’arte della medicina, deve prima d’ogni altra cosa apprendere le scienze, come l’anatomia, la fisiologia, l’embriologia ecc., le cui conoscenze applicherà poi nelle malattie che dovrà curare. Di qui la distinzione tra le scienze teoretiche e le scienze pratiche-. le prime tendono alla cognizione pura e hanno trasformato il mezzo in fine, acquistando coscienza d’una finalità propria, la quale consiste nella spiegazione della natura, cioè d’una massa enorme di fenomeni che l’uomo vuole ordinare razionalmente e spiegare per mezzo di leggi; le seconde invece si fondano sopra le scienze per applicarne i risultati ai vari scopi che l’uomo o la società possono proporsi di raggiungere, e perdono quindi il vero carattere di scienza. In questo modo, con lo svolgersi della conoscenza, il lavoro scientifico si è a mano a mano diviso in due grandi parti: alcune discipline s’occupano esclusivamente della teoria ed altre della pratica; quasi in ogni ramo del sapere la parte teorica si è venuta staccando nettamente dalla parte pratica. A noi spetta di considerare solo le scienze teoriche, ossia le scienze nel senso più esatto e meglio determinato della parola. Se si considera una scienza qualsiasi, la fisica o la chimica, la botanica o la zoologia, si scorge senza difficoltà che esse hanno di mira non -la conoscenza dei singoli corpi e dei singoli esseri e fenomeni separati e distinti completamente gli uni dagli altri ma fatta eccezione, come si vedrà in seguito, della storia,’ tendono a raggiungete concetti generali, i caratteri che le cose hanno comuni, ciò che si ripete nei fenomeni, ossia la c/usse, la legge. Vediamo qualche esempio, per chiarir meglio il vero significato di queste osservazioni e le proprietà distintive di una delle produzioni più mirabili dell’umano intelletto, quale è la scienza. Lo studio del regno animale ha per fine precipuo di presentare in modo compiuto e ordinato un quadro comprendente tutti gli esseri viventi nella natura; e raggiunse la meta dividendoli e suddividendoli in gruppi, in classi, secondo 1 caratteri comuni a ciascuna di queste, in mammiferi, in uccelli, in pesci ecc. La psicologia considera i processi psichici non in quanto sono individuali, ma in quanto sono generali; essa non osserva, per esempio, questo o quel determinato atto volontario, questa o quella determinata serie di percezioni, ina vuole stabilire i caratteri generali dell’atto volontario e della percezione. In fine la fisica mira a stabiiire non come cada questo o quel corpo, ma la legge generale della caduta dei corpi, ossia come, date le attuali con-' ( izioni dell universo, la caduta dei corpi. si ripeta in quel dato modo ovunque e in ogni tempo. Però il concetto di scienza non è sempre stato lo stesso, giacche vediamo che, ad esempio, gli antichi avevano di essa un opinione assai diversa da quella che ha valore nell’epoca nostra. Per spiegare l’ordine che ammirava nell’universo, Aristatile ricorse alla nozione di essenza, di forma, di tipo-, eoli pensa che la costituzione effettiva delle cose risulti di due fattori: I tipi immateriali, che tendono costantemente a realizzarsi nella materia, ed hanno, a quel che pare, un’esistenza eterna ed ininterrotta; cosi il tipo « quercia comune » guerci,s rmir esiste, ed io son certo che ad ogni momento vi è nell’universo almeno un esemplare individuale della quercia comune. La materia, che subisce l’influenza dei tipi immate• riali, si lascia muovere e ordinare da essi, opponendo però una certa resistenza, di guisa che dove maggiore è la quantità di materia, ivi è più viva la resistenza di questa ad assumere la forma dei tipi, e minore appare quindi l’ordine : perciò nei cieli eterei l’ordine è perfetto; invece ''nella regione sublunare o della materia bruta vi è molta irregolarità e disordine. I tipi sono dunque eterni, permanenti e si riproducono nella materia docile e resistente nel medesimo tempo. L’epoca nostra non ha accettato questa dottrina, della quale ha messo in rilievo gli errori e le conseguenze assurde ; essa non ammette nè la costanza dell’ordine, nè l’esistenza di .irregolarità risultante dall’opposizione della materia. Infatti, come già abbiamo detto, i tipi naturali, minerali, vegetali, animali non sono permanenti, ma vanno soggetti a continue trasformazioni; il nostro sistema solare sappiamo essere la trasformazione d’una nebulosa, la terra essere stata un tempo un anello gassoso, poi una sfera liquida, la flora e la fauna terrestre aver avuto un principio, essersi arricchite successivamente e non aver cessato di trasformarsi. L’ordine è certamente una delle qualità che appaiono in modo più spiccato a chi osserva e studia i fenomeni dell’universo; può anche darsi che sia di questo uno degli elementi essenziali; ma, ben lungi dall’essere costante, è soggetto a mutazioni e a trasformazioni. In secondo luogo la scienza moderna nega che vi siano fenomeni contrari alle leggi naturali, che esistano deviazioni, anomalie risultanti da ima resistenza più o meno, grande della materia; poiché anche nelle mostruosità e nei casi patologici le leggi non soffrono eccezioni ; cosi se scorgiamo una piuma salire verso l’alto invece di tendere al centro della terra, non affermiamo certo essere questo fatto un’ infrazione della legge di gravità. In conclusione, una scienza è un sistema di verità e di cognizioni generali, che sono dovute ad un lavoro metodico dello spirito e della riflessione razionale dell’uomo. Il popolo greco ha diritto a più d’un titolo di gloria: a lui, o almeno ai suoi grandi geni, era concesso di fare i più brillanti sogni speculativi, di creare con la poesia e le arti plastiche capolavoii incompaiabJi; ma vi è un altra creazione dello spirito greco, che si può dire non solo incomparabile, ma unica. Noi possiamo oggi gloriarci del predominio che esercitiamo sulla natura grazie alla conoscenza che abbiamo acquistato delle sue leggi; ogni giorno i nostri sguardi penetrano sempre più addentro, se non nell'essenza delle cose, certo nel succedersi dei fenomeni; questi trionfi a chi son dovuti, se non ai creatori della scienza greca? 1 legami che in tale materia uniscono l’opera moderna ai tempi antichi sono bene evidenti. A Iato ad un immaginazione creatrice d’una ricchezza miìabile il Gieco possiede uno spirito del dubbio sempre vigile, che esamina tutto freddamente; e non sosta davanti ad alcuna audacia; ad un irresistibile bisogno di generalizzare si congiunge un’osservazione così attiva e penetrante da non lasciare sfuggir la più leggera sfumatura; una religione che accordava piena soddisfazione ai bisogni del cuore, senza per nulla impedire la libera azione di una intelligenza che minacciava o anche distruggeva lo sue creazioni. Aggiungansi numerosi centri intellettuali aventi ciascuno il piopiio emettere, 1 attrito continuo delle forze che escludeva ogni possibilità di stagnazione, un’organizzazione politica e sociale elio frenava i desideri vaghi e puerili della gente mediocre, senza mettere in serio pericolo lo slancio degli spiriti superiori: tali sono i doni naturali e le condizioni favorevoli che hanno dato allo spirito greco la preminenza e gli hanno concesso di porsi e di mantenersi al primo posto nel dominio della ricorca scientifica, La classificazione delle scienze. Ora che abbiamo v isto che cos è una scienza, possiamo chiederci quale relazione colie fra le diverse scienze; poiché, volendo queste offrirci la conoscenza dell’universo, ossia d’un complesso di fenomeni connessi gli uni cogli altri, non si può negare che tra esse vi sieno legami e relazioni. Di qui la necessità d’una classificazione delle scienze, che è stata tentata fino dall antichità e che forma anche ai nostri tempi oggetto di discussione. Aristotile ammette una scienza fondamentale, la filosofìa prima, '-fùcoCfix npwTTj, avente per oggetto la realtà ultima e 1 essenza immutabile delle cose, alla quale sono su oi Gojipebz] bordinate tutte le scienze, cioè la teoretica, la quale comprende la matematica, la fisica, la storia naturale, la pratica, che corrisponde alla morale, e la poetica, ossia l’estetica. Bacone tracciato una classificazione delle scienze fondata sulla sua teoria delle facoltà dell'intelletto riducibili a tre principali, che sono: la memoria, l’immaginazione, la ragione; dalla prima facoltà deriva la storia, che può essere civile e naturale', dall’immaginazione deriva la poesia, che può essere narrativa, drammatica e parabolica; infine sulla ragione è fondata la filosofia, la quale ha un triplice oggetto: Dio, la natura, l’uomo; donde la teologia, ossia la scienza che tratta di Dio, degli angeli, e dei demonii; la filosofia naturale che comprende la metafisica, la fisica e la matematica; la filosofia umana o antropologia, che contiene la medicina, la psicologia, la logica ecc. Comte, fondatore della filosofia positiva, è l’autore d’una celebre classificazione delle scienze, che esporremo qui brevemente. Egli ha diviso prima di tutto il sapere, per rispetto al fine che questo può proporsi, in teoretico e pratico. Alla loro volta le scienze teoriche si possono considerare sotto un doppio aspetto: o ricercano leggi valevoli per tutti i casi possibili, come le matematiche e la fisica, e allora sono generali e astratte ; oppure applicano tali leggi alla spiegazione dei vari esseri esistenti in natura, e sono particolari, descrittive, concrete. Per esempio, lo studio delle leggi generali della vita è oggetto d’una scienza astratta, la biologia ; mentre il determinare il modo d’esistere di ciascuna specie di esseri viventi mediante le leggi scoperte dalla biologia, dà luogo a scienze concrete, quali sono la botanica e la zoologia; queste ultime quindi sorgono dopo e per effetto delle prime. Le scienze astratte sono enumerate dal Comte nell’ordine seguente: matematica, fisica, chimica, biologia, sociologia ; e una tale divisione non è arbitraria, ma fondata sopra diverse e importanti ragioni. Anzitutto il Comte osserva che i fenomeni si presentano alla nostra osservazione in una serie di generalità decrescente e di complessità crescente, poiché ciascun ordine di fenomeni è meno generale di quello che lo precede, ma più complicato; infatti, per poter osservare un fenomeno in un maggior numero di casi, bisogna spogliarlo (estrarlo) da un maggior numero di circostanze, e inversamente un fenomeno che conserva un maggior numero di circostanze, si riscontra meno frequentemente; anche in questo caso la comprensione e Y estensione stanno ira loro in ragione inversa, come abbiamo osservato a proposito dei concetti subordinati. Cosi i ienomeni tisici sono meno generali, ma più complessi di quelli matematici; i fenomeni chimici meno generali ma più complessi di quelli fisici. Inoltre questa scienza è gerarchica, poiché ciascuna scienza presuppone quella che la precede e ne dipende, almeno nei tratti essenziali, non potendosi studiare il fenomeno più complesso senza conoscere quello più semplice, la fìsica senza la matematica, la chimica e la biologia senza le scienze precedenti. Inoltre la serie è storica, nel senso che le scienze sorsero 1 una dopo l'altra nell’ordine indicato. Qui non bisogna confondere il sorgere, il costituirsi delle singole scienze col loro sviluppo. La classificazione del Comte è strettamente legata al suo sistema di filosofia, al positivismo, e non è possibile accettare la prima rifiutando il secondo. Si può ben dire che il problema della classificazione razionale della scienza è un problema essenzialmente filosofico. In questi ultimi anni le classificazioni delle scienze si sono moltiplicale; il problema ha assunto un aspetto filosofico, e ciascuno che si accinge a risolverlo, è guidato dalle sue vedute filosofiche o scientifiche. Noi citeremo qui due fra quelle classificazioni che hanno ora maggior voga, quella di Guglielmo Wundt, e quella del Windelband, esaminandole brevemente nelle loro linee generalissime, come quelle che rispecchiano due fra gli indirizzi filosofici ora predominanti. Secondo IPundt, se si classificano le scienze secondo il loro oggetto, si è condotti, dato lo stato attuale delle conoscenze, a distinguerne tre gruppi: lo scienze matematiche, le scienze della natura, le scienze dello spirito. Le matematiche sono puramente formali, lo scienze della natura e quelle dello spirito sono reali. Le scienze naturali indagano il contenuto dell’esperienza facendo astrazione dal soggetto conoscente; mentre le scienze dello spirito, che hanno come fondamento principale la psicologia, studiano quei fenomeni, nei quali l’uomo, considerato come fornito di volontà e di ragione, è un fattore essenziale: alle leggi dello spirito debbono essere subordinate le leggi della natura, e la causalità fisica è governata da leggi assai diverse da quelle che governano i fenomeni psichici; poiché, mentre nel mondo fìsico si nota pur nel variare delle sue energie, una rigidità immutabile, il mondo dello spirito invece manifesta un continuo accrescimento d’energia, dovuto al fatto che ogni processo psichico è una sintesi, un prodotto affatto nuovo fornito di proprietà che invano si ricercano negli elementi che lo compongono. Inoltre in ciascuno di questi due gruppi bisogna distinguere: lo scienze che hanno per oggetto la scoperta di leggi che reggono i fenomeni attualmente dati dall'esperienza, scienze fenomenologiche; le scienze che studiano le cose nella loro genesi, scienze genetiche ; 3° le scienze che, considerando non piu i mutamenti passeggeri ma gli oggetti o almeno i risultati durevoli, determinano per comparazione le relazioni di queste cose, ne formano concetti distinti e riuniscono questi concetti in sistemi, scienze sistematiche. Di qui il soguente quadro: 1° scienze formali: matematiche. scienze scienze naturali se. fenomenologiche : fisica, chimica, fisiologia, se. genetiche : Mimologia, geologia, scienza doll'crolulionc degli organismi. se. sistematiche: mineralogia, holanica, zoologia. reali scienze se. fenomenologiche : psicologia. dello se. genetiche: storia. spirito se. sistematiche: diritto, economia politica. Windelband e Jlickert distinguono le scienze naturali, quali la fisica, la chimica, la psicologia, che studiano le relazioni tra i fenomeni, le quali sono date da giudizi universali e necessari, ossia da leggi, e sono quindi scienze rette da leggi; e le scienze storiche, quali la meteorologia, la geologia, la storia, che studiano la realtà considerata sotto l’aspetfo individuale e si limitano a stabilire una pura successione di fatti, sieno essi naturali o morali. La storia considera un organismo collettivo per sé stesso, come qualche cosa d’individuale, di particolare, d’unico, mirando a rilevare i Wundt, Einleitung in die rhilosophie, E rate r Theil, Leipzig, Engelmann] caratteri che lo distinguono da tutti gli altri organismi collettivi ; ingomma, un gruppo d’individui, una famiglia, una nazione, lino stato sono esseri concreti al pari degli individui, e sotto questo aspetto deve osservarli la storia, che non è altro che la scienza del particolare, doli' individuale, di ciò che non esiste che una volta sola e non si ripete mai. Quindi, mentre le leggi naturali s’applicano ai fenomeni che si ripetono sempre nella stessa maniera e non variano essenzialmente nelle loro manifestazioni, invece nella vita storica non è possibile in alcun modo stabilire leggi simili a queste, che si possano applicare tanto all’avvenire quanto al passato, appunto perchè non esistono due individualità storiche identiche, due avvenimenti che si possano ricondurre sotto la medesima legge generalo. Gli avvenimenti storici non costituiscono se non serie di fatti che si sono prodotti una sola volta nel corso del tempo e non si riprodurranno mai più; e ciò è tutto l’opposto della nozione di legge» che dà la formula dei fatti che si sono sempre prodotti e sempre si riprodurranno: questa è la differenza essenziale ed importantissima che corre tra le scienze naturali e le scienze storiche. I principali procedimenti che il pensiero umano adopera per estendere le nostre conoscenze, per passare dal noto all’ ignoto e che fanno parte del metodo inventivo, sono: Vinduzione, la deduzione, l’analogia e l'ipotesi. Il metodo induttivo c’insegna la via per risalire dai fatti alle leggi, ossia, come s’è già accennato, ai rapporti costanti e necessari tra due fenomeni, dei quali il primo dicesi causa e il secondo effetto ; il primo mezzo per raggiungere questo scopo è l’osservazione. L'osservazione si fa generalmente consistere in un atto immediato del conoscere, nell’applicare il potere percettivo alla constatazione dei fenomeni. Gli strumenti principali che adoperiamo nell’osservare sono i sensi quando si tratta di fenomeni esteriori, la coscienza quando vogliamo esaminare processi interni, pei quali è però sempre indispensabile anche l’osservazione esterna. I sensi limitati e imperfetti ricevono un aiuto prezioso dagli strumenti scientifici, i quali possono o aumentare il potere di percezione, come il telescopio e il microscopio, o rendere più esatte le osservazioni che noi facciamo, come i cronometri che permettono di misurare un secondo e parti minime d’un secondo, oppure sostituirli ai sensi stessi, quando i fenomeni da osservarsi sono fuggevoli e difficilmente afferrabili, come ce ne porge esempio la fotografia applicata allo studio dei fenomeni celesti, o quando i fenomeni non possono essere da noi percepiti. Cosi la retina dell’occhio non è sensibile ai raggi ultra violetti, dei quali invece rimane traccia sopra la lastra fotografica. Però l’osservazione scientifica ha il suo fondamento essenziale e la sua guida nella ragione, nell’ intelligenza la quale dirige la ricerca, interpetra e classifica i fatti e ne trae le conseguenze; in una parola, è il buon osservatore che fa le buone osservazioni ; lo spirito di chi indaga sempre vigile, attento anche ai ienomeni che sembrano più insignificanti, paziente nel persistere nelle ricerche, imparziale, cioè libero da qualsiasi pregiudizio, può giungere a risultati e a scoperte di grande valore, come ce ne porge un mirabile esempio il Galilei, che possedette in grado eminente l’ingegno critico; e si deve solo a questo se dalle sue indagini intorno ai fenomeni naturali seppe trarre conseguenze e cognizioni importantissime: il suo metodo, come afferma egli stesso, si fonda tutto sulla sensata esperienza non mai disgiunta dal ragionamento. Innumerevoli persone avranno senza alcun dubbio osservato le oscillazioni della lampada sospesa nel celebre Duomo, ma solo una mente severa e indagatrice come quella del Galilei poteva da quel fatto avere il primo impulso a stabilire rigorosamente le leggi del pendolo. L’osservazione dev’essere quindi esatta, cioè fedele e scrupolosa: bisogna raccogliere il maggior numero di fatti, nulla omettere e nulla aggiungere. A questo fine occorre che l’osservatore sia fornito d’un ricco corredo di cognizioni, affinchè non si lasci sfuggire quelle indicazioni minuziose che spesso collegano tra loro fenomeni i quali in apparenza non presentano nulla di comune, e possa compiere un’analisi completa del fenomeno considerato, che solo uno spirito acuto, provvisto di profonda cultura, sereno, libero di preconcetti è in grado di compiere. È inoltre necessario che l’osservatore determini chiaramente la scelta dei fatti che prende per soggetto dei suoi studi, giacché tutti i fatti non hanno lo stesso valore, ma alcuni conducono più agevolmente allo scopo, altri invece ne allontanano, e i fenomeni che la natura ci presenta sono innumerevoli, e tra essi la mente umana deve sapersi muovere con grande discernimento. In conclusione, se è vero che quando i fatti che servono di base al ragionamento siano male stabiliti o erronei tutto l’edificio rovinerà e le teorie scientifiche fondate sopra di quelli saranno false, è però innegabile che nelle buone qualità e nella perspicacia dello spirito risiede la condizione più preziosa per una buona osservazione. Cosi, per citare un esempio, alcuni astronomi prima di Guglielmo Herschell avevano visto una stella nella costellazione dei Gemelli, e l’avevano presa per una stella fissa; ma l’Herschell non s’arrestò alle osservazioni superficiali dei predecessori : esaminò la qualità della luce, l’ingrandimento che presentava al telescopio, e conchiuse che non poteva essere una stella fìssa; osservò quindi il suo spostamento e dapprima io paragonò con quello delle comete e vide che non coincideva; lo paragonò con quello dei pianeti e, confermando l’ipotesi già formata, conchiuse che era un nuovo pianeta, chiamato poscia Urano. Galilei così descrive con somma finezza la grande ricchezza della natura nel produrre i suoi effetti: Nacque già in un luogo assai solitario un uomo dotato da natura di un ingegno perspicacissimo e d’una curiosità straordinaria; e por suo trastullo allevandosi diversi uccelli, gustava molto del loro canto, e con grandissima maraviglia andava osservando con che bell'artifizio, colla stess’aria colla quale respiravano, ad arbitrio loro formavano canti diversi o tutti soavissimi. Accadde che una notte vicino a casa sua sentì un delicato suono, nè potendosi immaginare che fosse altro che qualche uccelletto, si mosse per prenderlo, e, venuto nella strada, trovò un pastorello, che soffiando in certo legno forato, e movendo le dita sopra il legno, ora serrando ed ora aprendo certi fori che vi erano, ne traeva quelle diverse voci, simili a quelle d'un uccello, ma con maniera diversissima. Stupefatto e mosso dalla sua naturai curiosità, donò al pastore un vitello per avere quello zufolo, e ritiratosi in sè stesso, e conoscendo che, se non si abbatteva a passar colui, egli non avrebbe mai imparato che ci erano in natura due modi da formar voci e canti soavi, volle allontanarsi da casa, stimando di poter incontrare qualche altra avventura. Ed occorse il giorno seguente che, passando presso un piccolo tugurio, sentì risonarvi dentro una simil voce, e per certificarsi se era uno zufolo o pure un merlo, entrò dentro e trovò un fanciullo che andava con un archetto, eli ei teneva nella man destra, segando alcuni nervi tesi sopra un certo legno concavo, e con lo sinistra sosteneva lo strumento e vi andava sopra movendo le dita, e senz'altro fiato ne traeva voci diverse e molto soavi. Or qual fusse il suo stupore, giudichilo chi pnrticipa dell’ingegno e della curiosità che aveva costui, il quale vedendosi sopraggiunto da due nuovi modi di formar la voce ed il canto, tanto inopinati, cominciò a credere ch’altri ancora ve ne potessero essere in natura. Ma qual fu la sua maraviglia quando, entrando in certo tempio, si mise a guardare dietro la porta per veder chi aveva sonato, e s’accorse che il suono era uscito dagli arpioni e dalle bandelle nell'aprir la porta! Un'altra volta spinto dalla curiosità, entrò in un’osteria, e credendo d’aver a vedere uno che coll’archetto toccasse leggermente le corde di un violino, vide uno che, fregando il polpastrello d'un dito sopra l'orlo d’un bicchiere, ne cavava soavissimo suono. Ma quando poi gli venne osservato che le vespe, le zanzare e i mosconi, non come i suoi primi uccelli col respirare, formavano voci interrotte, ma col velocissimo batter dell'ali rendevano un suono perpetuo, quanto crebbe in esso lo stupore, tanto si scemò l’opinione ch’egli aveva circa il sapere come si goueri suono; nè tutte l’esperionze già vedute sarebbero state bastanti a fargli comprendere o credere che i grilli, giacché non volavano, potessero non col fiato, ma con lo scuoter l’ali cacciar sibili cosi dolci e sonori. Ma quando ei si credeva non poter esser quasi possibile cbe vi fossero altre maniere di formar voci, dopo l’avere, oltro ai modi narrati, osservato ancora tanti organi, trombe, pifferi, strumenti da corde, di tante e tante sorte, e sino a quella linguetta di ferro, che sospesa fra i denti, si servo in modo strano della cavità della bocca por corpo della risonanza e del fiato pel veicolo del suono; quando, dico, ei credeva di aver veduto il tutto, trovassi più che mai rinvolto nell’ignoranza e nello stupore nel capitarli in mano una cicala, e che né por serrarle la bocca, nè per fermarle l’ali poteva nè pur diminuire il suo altissimo stridore, nè le vedeva muovere squame nè altra parte, e che finalmente alzandole il casso del petto, e vedendovi sotto alcune cartilagini dure, ma sottili, e credendo cbe lo strepito dorivasso dallo scuoter di quelle, si ridusse a romperle per farla chetare, e tutto fu invano, sinché, spingendo l'ago più a dentro, non 10 tolse, trafiggendola, con la voce la vita; sicché neanche potè accertarsi se il canto derivava da quelle; onde si ridusse a tanta diffidenza del suo sapere che, domandato come si generavano i suoni, generosamente rispondeva di sapere alcuni modi, ma che teneva per formo poterveue essere cento altri incogniti ed inopinabili. lo potrei con altri esempi spiegar la ricchezza della natura nel produrre suoi effetti con maniere inescogitabili da noi, quando 11 senso e l'esperienza non lo ci mostrasse, la quale anco talvolta non basta a supplire alla nostra incapacità Il Saggiatore. Un altro mezzo efficacissimo nel raccogliere i fatti è Vesperimento, che consiste nel riprodurr e artificialmente i fenomeni natnrali, per poterli stud iare nelle c ondizioni p iù fa vorevoli . I vantaggi che lo sperimentare offre sopra l’osservazione pura e semplice si possono ridurre ai seguenti : I fenomeni che lo sperimentatore può procurarci sono più numerosi di quelli offerti dalla pura osservazione naturale, potendo esso ripeterli e moltiplicarli a sua volontà. Però l'esperimento non si può estendere a tutti quanti i fenomeni dell’universo, e molti di essi non si possono in alcun modo riprodurre. Cosi Galileo potè osservare due volte il più straordinario e il più misterioso tra i fenomeni celesti: l’apparizione e l’estinzione totale di stelle fisse, che vincevano in splendore tutte le altre stelle e i pianeti: anzi una di esse si vedeva in pieno mezzogiorno. Fenomeni di questo genero sono assai rari e si sottraggono naturalmente alla prova dell’esperimento. b) I fenomeni forniti dall’esperimento sono spesso più chiari, più evidenti ed hanno un valore dimostrativo assai maggiore di quelli forniti dall’osservazione, giacché, mentre la natura procede sinteticamente, e in un medesimo essere si riscontra una moltitudine d’esseri, in un effetto una moltitudine d’effetti; l’ esperimento invece separa questi elementi, isola que sti effetti, pres enta un fenomeno separato dai fe nomeni concom itanti, rendendone qui ndi più facile l’esame. Cosi ! osservazione della caduta dei corpi, quale si prosoma in natura, è difficile o dà risultati assai scarsi; mentre studiando tale fenomeno come si produce colla nota macchina d’Atwood, tutti gli elementi e le circostanze di esso si possono rilevare con precisione. Lo sperimentatore può variare indefinitamente il gruppo delle cause insieme agenti, e raccogliere con tal mezzo più fàcilmente gli indici rivelatori dei rapporti di causalità, e ottenere anche fenomeni nuovi, che in natura non si possono constatare, come la caduta dei gravi nel vuoto, la liquefazione dell’idrogeno e dell’ossigeno. Come è fàcile scorgere, anche nello sperimentare, se si vogliono ottenere buoni frutti, il predominio spetta sempre al potere discernitivo della ragione ; anche in questo campo, come in quello dell’osservazione pura, la natura non rivela i suoi secreti e le sue leggi se non al ricercatore illuminato e guidato dalla luce dell’intelligenza. La ricerca della causa. U osservazione e 1 ’esperimento si possono denominare operazioni preparatorie, in quanto servono quasi a fornire il materiale, il complesso dei fenomeni, che verranno poi elaborati dall’ induzione per trarne le leggi generali ; quest’ultimo compito, che ha nella scienza un’importanza essenziale e ne è il fine più alto, procede anzitutto dalla ricerca della causa. Vediamo quindi di chiarire il concetto di causa, soggetto di tante discussioni tanto nella filosofia quanto nella scienza dei tempi nostri. Il principio razionale di causalità consiste nell’affermazione che « nell’universo ogni fenomeno ha una causa » .Quindi allorché si presenta un nuovo fenomeno, ossia quando nell’universo ha luogo un mutamento qualsiasi, dobbiamo considerarlo come la conseguenza, la continuazione, la trasformazione d’un fenomeno anteriore. Noi diciamo che esiste un rapporto causale tra due fenomeni, quando li consideriamo cosi strettamente legati l’uno all’altro, che quando è dato il primo, l’altro si presenta inevitabilmente. Perciò mentre nel significato volgare la causa si restringe a indicare il fenomeno antecedente d’un altro fenomeno, a designare ciò che produsse una cosa o un fatto, invece nel significato scientifico i due termini causa ed effetto sono correlativi, l’uno non può sussistere senza l’altro, e il passaggio, la transizione dal fenomeno antecedente al fenomeno conseguente apparisce come il punto vitale, il « proprium quid » della causalità. Si giunge così ad affermare l’identità della causa e dell’effetto, a considerarli come due manifestazioni d’un’identità fondamentale, benché differenti nel tempo. In conclusione, si può dire collo Stuart Mill che « la causa è la somma delle condizioni positive e negative, che, essendo date, sono seguite da un conseguente invariabile ». Cosi, quando esprimiamo la legge biologica generale: Vaumento eli temperatura produce un’azione eccitante su tutti i processi vitali, vogliamo indicare che se è dato l’aumento della tempelatura, n e se £ ue > invariabilmente il crescere dell’energia e della ìapidità del movimento in un essere vivente. Valore del principio di causa. Il principio di causa e una ipotesi che è accertata solo fino ad un certo punto e si può sostenere che non si potrà mai avere una verificazinne completa del principio di causalità per mezzo del1 esperienza. Il principio di causalità stabilisce un ideale, che pei la nostra coscienza non potrà mai avverarsi. Anzitutto 1 esperienza non può mai dimostrarci che vi sia tra i fenomeni una continuità assoluta ; giacché in tutte le evoluzioni che noi possiamo seguire, si trovano sempre /acune, differenze non spiegate. Quando si sarà spiegato il passaggio dal fenomeno A al fenomeno B scoprendo ]’ intermediario k, si avranno due questioni invece di una: come si spiega il passaggio da A a k e quello da k a B? In secondo luogo l’esperienza non ci palesa nessuna ripetizione assoluta, la quale sarebbe una condizione necessaria per applicare la legge di causa. Anche quando noi siamo convinti che A è la causa di B, non avremo con ciò il diritto di applicare questo principio ai casi futuri, se non nel caso che ci rappresentiamo A sempre in modo identico; il che avviene solo in maniera approssimativa, giacché vi sono sempre circostanze accessorie, gradazioni infinite, le quali lanno sì che una data situazione non si possa mai riprodurre due volte nell’identica forma. Ciò è vero non solo pei fenomeni organici, psichici e storici, dove le condizioni e gli elementi sono assai numerosi, ma anche nel mondo inorganico: la ripetizione assoluta è un ideale. In terzo luogo la serie delle cause è infinita precisamente come sono infiniti il tempo e lo spazio. Ogni arresto nella nostra investigazione è sempre fortuito o arbitrario; e poiché secondo il principio di causa, ogni causa diviene alla sua volta effetto, il volersi fermare ad una causa prima sarebbe come un contraddire a quel principio; se anche nelle ipotesi più ardite siamo costretti di fermarci ad un certo punto, questo non è che un limite di fatto-, noi concludiamo sempre con un punto d'interrogazione, giacché in virtù del principio di causa, vi è sempre un nuovo problema da porre e da risolvere. Perciò si può dire in un certo senso che nessun fenomeno è completamente spiegato. In realtà però si può sostenere che, anche ammettendo il pensiero dell’ Hurne che noi non percepiamo mai la causa, ma solo una successione, tuttavia per un numero estesissimo di fenomeni la successione è inevitabile e continua, come dovremmo attenderci se il principio di causa fosse vero. Evoluzione del concetto di causa. L’idea di causa ha una origine interna, soggettiva, ci è suggerita dalla nostra attività motrice. Un essere, che per ipotesi fosse puramente passivo e vedesse o sentisse successioni esterno costanti, non potrebbe avere alcuna idea della causalità. Tutti i fatti di attività mentale che si manifestano per mezzo di movimenti contribuiscono a far sorgere in noi l'idea empirica di causa, come azione transitiva e conio mutamento; tra essi quello più importante è la coscienza dello sforzo f. muscolare, ossia la coscienza d'un complesso di sensazioni provenienti dalle articolazioni, dai tendini, dai muscoli, dalle variazioni della respirazione ecc.; e la coscienza dello sforzo consiste sovrattutto nella coscienza AeW'effetto prodotto, alla quale s’aggiunge T idea confusa d’una creazione che emana da noi, d’una capacità che noi abbiamo di produrre un fatto nuovo. Noi estendiamo poscia questa capacità individuale e soggettiva di modificare la nostra persona e le cose, a ciò che ci circonda, giacché in forza d’una tendenza istintiva l’uomo suppone intenzioni, volontà, una causalità analoga alla propria in ciò che intorno a lui agisce o reagisce, nei suoi simili, negli esseri viventi e in quelli clic pei loro movimenti simulano la vita, come le nubi, le acquo correnti ecc. È questo il periodo del feticismo primitivo elio s'osserva in tutte le mitologie e in tutte le lingue; se ne scorgono ancor oggi le trnccie noi fanciulli, nei selvaggi, negli animali, per es. nel cane che morde la pietra che lo colpisce, e anche neH’uomo civile, quando tornando ad essere per un momento un uomo primitivo, va in collera contro una tavola elio lo urta. Dalla concezione popolare, pratica, esteriore della causalità che deriva dal fatto, che ogni mutamento suggerisce all’uomo normale che no è testimonio la credenza invincibile in un agente noto o ignoto che lo produce, si passa al secondo periodo, che incomincia colla riflessione filosofica e si sviluppa col lento costituirsi delle scienze. Questo cammino si può riassumere nel seguente modo: Hoffding, Psychologie. Alcan. si spoglia a poco a poco la nozione di causa del suo carattere soggettivo, umano, senza che si arrivi totalmente a raggiungere questa meta ideale; si riduce il carattere essenziale di tale nozione a un rapporto fisso, invariabile, costante tra un antecedente e un conseguente determinati; si scorge nella causa e nell'effetto non altro che due aspetti o due momenti d’nn solo e medesimo processo, il che alla fino equivale all'affermazione d’una identità.. I quattro metodi sperimentali di Mill. Come abbiamo già detto, la scienza non bì ferma alla constatazione e alla descrizione dei fenomeni, ma tende come ad ultimo fine alla ricerca delle cause, e quindi delle leggi; queste ultime consistono in rapporti invariabili di successione tra i fenomeni, e la causa non è altro che l'antecedente invariabile dell’effetto; quindi la ricerca della causa e quella delle leggi costituiscono in ultima analisi un unico problema, o almeno due problemi tra loro indissolubilmente congiunti, e la soluzione del primo conduce in modo facile alla soluzione del secondo. Il problema della ricerca della causa si può esprimere nel modo seguente; « fra una moltitudine di rapporti di successione, trovare un rapporto di causalità». Ogni fenomeno che cade sotto i nostri sensi ha per antecedente non solo il fenomeno che ne è la causa, ma altri fenomeni a questo concomitanti, e in simile maniera ha per conseguenti non solo il suo effetto, ma altri fenomeni concomitanti di tale effetto. Quindi il problema da risolvere consiste nel saper distinguere con esattezza il fenomeno causa tra gli antecedenti che non sono causa, oppure tra i conseguenti che non sono effetto il fenomeno che è veramente effetto. Se i fenomeni, invece di prodursi riuniti in aggregati più o meno complessi, costituissero una serie unilineare, noi comprenderemmo con grande facilità che ogni fenomeno è causa di quello che segue, ed è effetto di quello che lo precede; ma la roaltà delle cose è diversa, e bisogna quindi ottenere per mezzo della ragione ciò che non ci è dato direttamente dalla natura: ossia bisogna mediante il ragionamento sperimentale (i) Kibot, L’évolutìon des idée» generai e Bgg. F. Alcan] in mezzo al complesso dei fenomeni isolare il fenomeno causa e il fenomeno effetto. I quattro metodi induttivi messi innanzi dallo Stuart Mill servono in parte a questo scopo; essi sono il metodo d’accordo, il metodo di differenza, il metodo delle variazioni concomitanti e quello dei residui. Metodo d’accordo. Il canone di questo metodo è il seguente: Se due o più casi d’un fenomeno concordano in una sola circostanza, sempre presente, questa è la causa, del fenomeno. Sia da ricercare la causa del fenomeno a accompagnato dai fenomeni ab, preceduti dai fenomeni ABC, nòe diconsi antecedenti, ABC conseguenti; se in un secondo esperimento s’ottiene il gruppo ode, preceduto dal gruppo ADE, si può concludere che A ò causa di a. Infatti non si può affermare che siano B o C la causa di a, perchè nel primo esperimento questi mancano ed a invece vi appare ; per una ragione identica non si possono considerare come causa nò D nè E. Esempio: più corpi in circostanze differenti, entrano in fusione e si volatilizzano parzialmente, quando sono sottoposti ad una forte temperatura: la fusione e la volatilizzazione dei corpi hanno dunque evidentemente per causa il calore, unica circostanza comune. Metodo di differenza. Il canone di questo metodo è il seguente: Se un caso nel quale il fenomeno si verifica, e un caso nel quale non si verifica, hanno in comune tutte le circostanze meno una, questa presentandosi solo nel primo caso, la circostanza per la quale sola i due casi differiscono, è la causa. Se in un primo esperimento si ottiene il gruppo dei conseguenti abe preceduto dal gruppo degli antecedenti ABC e in un secondo esperimento si ha il gruppo he preceduto dal gruppo BC, si può conchiudere che A è causa di a. La dimostrazione in questo caso è assai semplice. Esempio: Tutte le volte che la pressione atmosferica si esercita nella camera barometrica, il mercurio si eleva nel tubo .barometrico: sopprimiamo questa pressione facendo il vuoto: se vediamo il mercurio scendere, la causa cercata sarà il peso dell’aria; cosi pure in tisiologia la funzione d'un nervo si può stabilire con precisione, quando, tagliato il nervo, cessa la funzione. Metodo delle variazioni concomitanti. Il canone suona così: Un fenomeno clie varia in una certa maniera tutte le volte che un altro fenomeno varia nella stessa maniera, è una causa di questo fenomeno. Se in un primo esperimento abbiamo abc preceduto da ABC e se in un secondo esperimento facendo variare A vediamo che varia pure a, diciamo che il primo è causa del secondo. Variando ad esempio la quantità di calore in un corpo, osserviamo il variare concomitante della sna dilatazione; e giungiamo così a porre la legge che il calore dilata i corpi; il calore (antecedente) si assume come causa della dilatazione (conseguente). 4° Metodo dei residui. Il canone è il seguente: Sottratta da un fenomeno la parte che si sa per induzioni anteriori essere l’effetto di determinati antecedenti, ciò che resta fra i conseguenti sarà effetto di quello fra gli antecedenti che si è trascurato. Supponiamo che si abbiano gli antecedenti ABC e i conseguenti abc. Per induzioni precedenti sappiamo che causa di b è B e che causa di c è C; resterà che causa di a sia A. Con questo metodo l’odore sparso nell’aria dall’elettricità guidò a scoprire l’ozono; così pure, poiché il movimento d’Urano si spiegava nel suo insieme per mezzo di cause note, le irregolarità di questo movimento formavano un residuo che, determinato con precisione, condusse il Leverrier alla scoperta di Nettuno. Un bell’ esempio di questo metodo è l’induzione con la quale Galileo trovò la causa del candore cinereo della luna. Le cause possibili sono quattro, la luce del sole, quella delle stelle, una luce propria, quella riflessa dalla terra; non può essere la prima perchè si prova che quella parte della luna nella quale si scorge il candore cinereo non è illuminata dal sole ; non la seconda, perchè il candore cinereo si dovrebbe vedere anche nelle ecclissi, il che non avviene, nè per la stessa ragione può essere la terza. Quindi la luce riflessa dalla terra è la causa del candore cinereo. Osservazioni intorno ai metodi di Mill. I quattro metodi sopra descritti, che hanno il loro fondamento comune nell 'eliminazione di tutte le circostanze che sono la vera causa del fenomeno in questione, hanno per le ricerche scientifiche in generale un’importanza relativa, la quale dev’essere ridotta nei suoi giusti limiti, giacché vediamo spesso il fisico, il chimico, il fisiologo ricorrere, nello stabilire esattamente la causa d’un fenomeno, a mezzi diversi da quelli proposti dal celebre filosofo inglese. Anzitutto è stato osservato giustamente che l’uso di questi metodi induttivi presuppone due condizioni, che non sempre si verificano nella realtà, ossia: « che ogni effetto fibbia una sola causa, e in secondo luogo che gli effetti di ciascuna causa possano essere tenuti distinti dà quelli delle altre ». Anche nella % r ita quotidiana noi osserviamo un numero considerevole di fenomeni, che possono essere prodotti d a iiiii cause, tali sono per es. TI movimento, il calore, il piacei e. la morte : in questi casi è quasi impossibile ridurre le esperienze in formule così nette e precise, come quelle che sopra abbiamo rappresentato per mezzo di lettere alfabetiche, ed è molto difficile non omettere qualcuno degli antecedenti tra i quali vi è la causa che si ricerca; quindi si comprende facilmente come l a pluralità delle cause renda difficile il metodo di concordanza, anche quando si moltiplicano le osservazioni e gli esperimenti. Cosi l’ignoranza del peso dell’aria indusse i fisici ad attribuire al vuoto, o, meglio, come essi dicevano, all’orrore del vuoto l'ascensione dell’acqua nelle pompe. La seconda esigenza rende dubbio il metodo di differenza; cosi nelle esperienze fisiologiche i risultati ottenuti per mezzo della vivisezione rimangono non di rado dubbi, giacché il fenomeno prodotto dalla soppressione oppure dalla lesione d’un organo, come sarebbe ad esempio, il cervello, non è sempre da attribuirsi in tutto ad esse, mà è spesso il contraccolpo più o meno lontano prodotto dalla soppressione o dalla lesione d’un determinato organo sopra un altro, o anche sopra l’insieme dell’organismo preso a soggetto d’esperieuza. Per questa ragione le precauzioni e le cautele che deve prendere il fisiologo sono rigorose e infinite, se non vuole cadere in errore. Un’altra difficoltà, per citarne ancora una, si presenta quando avviene che più cause insieme s’uniscano a produrre un medesimo effetto, come il salire d’un areostato nell’atmoslera, prodotto dal combinarsi dell’azione della gravità con altre cause, che non si possono trascurare, se si vuol dare uua spiegazione esatta del fenomeno; oppure quando la causalità è reciproca. Non osservando l a reciprocità delle cause, cadono in errore quelli che sostengono essere il fenomeno economico la causa unica e diretta del determinarsi degli altri fenomeni sociali, politici, religiosi, giuridici, artistici e morali; mentre sono più nel vero quelli che sostengono che i fenomeni sociali sopra indicati possano alla loro volta esercitare un’azione determinatrice sopra il fenomeno donde hanno tratto l’origine; così è innegabile che se la produzione economica stimola il movimento scientifico, questo alla sua volta con l’invenzione di macchine, di strumenti ecc. stimola e rende più perfetta la produzione economica. 8. Eccezioni apparenti del principio di causa. Vi sono due idoe, che pare si sottraggano all’universalità del principio di causa o che malgrado lo sviluppo del pensiero scientifico hanno tuttora molta forza; sono le idee del miracolo e del caso. J1 miracolo, preso non nel significato religioso, ma nel significato etimologico più gouorale [mirari), è un avvenimento raro, imprevisto, che si produce fuori oppure in opposizione del coreo ordinario e naturale delle cose. Però esso non porta alla negazione della causa intesa nel senso popolare, giacché suppone sempre un antecedente: la Divinità, o una potenza ignota; ma ammette una derogazione al determinismo, nega la causa nel senso scientifico; il miracolo sarebbe la causa senza la legge. Per molto tempo nulla ò sembrato più naturale del miracolo: nel mondo fisico l'apparizione d'una cometa, le ecclissi e altri feuomoni simili erano considerati come prodigi e presagi, e tuttora sono causa d’inquietudine per molte persone; nel campo della vita codesta credenza è più tenace; nel secolo XVII spiriti illuminati ammettevano ancora gli errore s o lusus naturar, stimavano la nascita di mostri segno di cattivo augurio ecc. Peggio avveniva nel campo della psicologia; sono noti i pregiudizi, così diffusi nell'antichità, non ancora scomparsi, intorno ai sogni profetici, al mistero onde si è circondato per tanto tempo il sonnambulismo naturale o provocato e gli stati analoghi. Infine anche nella vita sociale vi sono molti utopisti, cho pur respingendo la realtà del miracolo, l'ammettono però con grande facilità nell'ordine politico o ricostruiscono la società umana ab imis fundanientis seguendo i loro sogni. L’idea di caso è più oscura e controversa. Nel significato volgare esso è un avvenimento elle non presuppone nè causa nè leggo, un'eccezione alla regola generale, secondo la quale ogni fatto è un effetto. Molti pensano che il caso sia uua causa reale, ma oscura e impenetrabile, un principio di disordine e di confusione, che con irresistibile potenza agisce nel mondo a dritto e a torto, producendo ora con ostinazione capricciosa, una serio continua e strana di avvenimenti, ora fenomeni isolati e mostruosi. Ma già nell’antichità Aristotile, intravedendo la verità, scrisse: “ si dice che alcune cose avvengono per caso, altre no, pur sapendo che tanto le prime quanto le seconde si possono spiegare riferendosi a qualcuna delle cause ordinarie,. Anche Hume afferma essere il caso non altro che l’ignoranza delle cause vere. Il Cournot, studiato profondamente tale problema, dice die gl’avvenimenti prodotti dall’incontro o dalla combinazione di altr’avvenimenti che appartengono a serie indipendenti le uno dalle altro sono chiamati fortuiti o risultati del caso,. Innumerevoli sono gli esempi di questa congiunzione o incrociamento di due o più serie di cause e di effetti, indipendenti all'origine le uno dalle altre e non destinate per la loro natura ad una influenza reciproca; cosi una serie di cause e d’effetti conduce un viaggiatore a prendere un determinato treno e una serie di cause e d effetti totalmente distinti produce in un luogo e momento determinato, un accidente che uccide il nostro personaggio. Rappresentandosi con una linea continua la catena delle ragioni che spiegano un fenomeno, se questa catena 6 attraversata da un’altra catona e questa linea vioue tagliata da una linea che parte da un altro punto, il risultato di tale intersezione è qualcosa di fortuito, un caso, che non è altro quindi che l'incontro di due serie di cause non solidali, o non presenta quel carattere di assurdità che si scorge in un fatto senza causa, giacché suppone il concorso di più cause; si potrà dire con maggior precisione che è un fatto senza legge. Tra la definizione del Cournot e quella antica di Aristotile, come è stato osservato, esisto una profonda analogia, e si può almeno diro che tanto per il primo quanto pel secondo il fortuito consisto nell'incontro imprevedibile di cause e d'effetti fino a quel punto indipendenti. Ribot Da G. Miltiaud e H. Piérox nella Heviie de Métapht/sique et de Morale. Dopo che si è osservato che a’ intenda per causa, è facile comprendere che cosa s’intende per legge, sempre però nel campo delle scienze che sono anche dette nomotetiche, appunto perchè mirano a stabilire leggi. Quando noi esprimiamo giudizi universali, come i seguenti : tutti gli uomini sono mortali, tutti i raggi luminosi che cadono sotto un angolo di 30 gradi, sono riflessi sotto un angolo di 30 gradi; noi vediamo tosto che essi furono veri noi passato e saranno nell’avvenire [manto nel pres ente. Quando il chimico dice che ogni combinazione dello zolfo con l’ossigeno avviene secondo rapporti fissi di peso, non si riferisce ad un momento, ad un giorno, ad un anno, ad un secolo, ma Quindi nello stesso modo che davanti a giudizi di tal fatta è lecito porre la parola sfM pg£ dominane, si può mettere anche la parola sempre, la quale £. richiamerebbe insieme col tempo presente anche il passato e il futuro: sempre e dovunque le combinazioni di zolfo o (l’ossigeno si sono fatte, si fanno e si faranno secondo rapporti fissi di peso. Però il tempo presente che si adopera in queste proposizioni categoriche universali non deve essere inteso nel senso che indichi una realtà permanente ed eterna', giacché la scienza considera i fenomeni fìsici e chimici, l’esistenza degli organismi viventi, le attività psichiche, gli aggruppamenti sociali, c ome semplici possibilità : ossia tutti questi fenomeni sono, possibili sempre e doni nane, quando ne sian o date le condizioni, non vuol già dire che siano perpetuamente reali; la quale affermazione evidentemente sarebbe erronea. Tediamo di dare le ragioni di questo possibile * errore. Posso io dire in forma di giudizio categorico: sempre e d ovunque i corpi si combinano secondo rapporti fissi di peso? la combinazione dei corpi è una realtà costante ed eterna ? No certo; la chimica non insegna forse che «ad una certa temperatura tutte le attività chimiche sono sospese? Può esservi stato nel tempo trascorso, potrà esservi nell’avvenire un periodo di freddo universale nel quale alcuna combinazione chimica non era e non sarà possibile; bisognerebbe quindi esprimersi con maggior precisione nel seguente modo: sempre e dovunque, se alcuni corpi si combinano, le loro combinazioni avvengono secondo rapporti lissi di peso.' Negli enunciati generali della fisica si può constatare un fatto simile. Così la legge d’attrazione non si può esprimere per mezzo d’un’affennazione categorica ed universale come la seguente: tutti i corpi si attirano; ma assai meglio e in modo più preciso in una forma condizionale: sempre e dovunque, se due corpi pesanti sono soggetti, senza causa perturbatrice o inibitrice, all’influenza che essi esercitano l’uno sull’altro secondo le loro masse, la forza della loro attrazione è direttamente proporzionale al prodotto della massa e inversamente al quadrato della distanza. L ’impenetrabilità ci mette in presenza d’un problema analogo. A prima vista nulla di più categorico di questa asserzione: tutti i corpi nello spazio occupano un posto; che cos’è un corpo? è un aggregato che ha un certo volume e una certa stabilità; vi sono corpi, ve ne sono sempre stati e sempre ve ne saranno. Eppure possiamo chiederci con ragione se la scienza non deve ammettere come possibile uno stato dell’universo, nel quale ogni aggregato sarà sciolto e gli elementi veri verranno separati e rimarranno indipendenti. Non vi sarebbero quindi corpi percettibili per la nostra mano o per le nostre bilance, non vi sarebbero più atomi o elettroni ; gli atomi e gli elettroni sono essi impenetrabili? lo sappiamo noi di vera scienza? Isaville, La primauté des jngements condiiiunnels, “ Rovue philos.] In conclusione possiamo dire che alle leggi e ai teoremi universali conviene non la forma categorica, ma la forma condizionale, poiché espri m ono affermazioni relative a rap p orti e ad avveni menti consid erati solo come possibili, ossia soggetti a determinate condizioni, le quali col tempo possono anche venir meno. I caratteri della legge naturale. Chiarito in tal modo il concetto di legge naturale, possiamo chiederci: perchè noi crediamo, anche sulla testimonianza d’un caso solo, che i casi futuri saranno simili ai casi sperimentati? come da un certo numero di casi si trae una legge e si estende a * r** 6 " tutti i casi omogenei possibili? perchè, ad esempio, dopo r '“y ' m t, ’ z aver esperimentato una o più volte che un corpo immerso in un liquido perde tanto del proprio peso quanto è il peso del liquido spostato, il fisico passa a stabilire la legge generale: sempre e dovunque se un corpo è immerso nell’acqua perde tanto ecc. ecc.? Il fondamento logico di quest’affermazione è da ricercarsi in un postulato, cioè in un principio indimostrabile, c he dev’essere ammesso affinché la realtà riesca comprensibile : tale postulato è quello deU.’uniformità della indura, il quale è alla sua volta fondato sul principio dì causa inteso nel senso che cause simili in condizioni simili producono effetti simili e sul principio della conservazione della materia e dell’energia. Il postulato àe\Vuniformità della natura, la cui esigenza era già stata compresa dagli antichi nell’espressione: natura non facit saltus, non indica già che la realtà naturale è costante e uniforme, ma che, pur essendo essa in perpetua evoluzione e trasformazione, i mutamenti incessanti avvengono secondo leggi costanti e uniformi. Il principio della conservazione dell’energia, che dà alla scienza contemporanea della natura il suo carattere proprio, trova la dimostrazione più evidente nella chimica, la quale, appoggiandosi a tale supposizione, confermata da un gran numero d'esperienze, afferma che la somma delle particelle materiali o atomi rimane sempre la stessa in tutti i mutamenti che la materia subisce. Perciò quando un corpo riceve nuove proprietà, ciò si spiega per mezzo d’una modificazione nell’insieme e nelle modificazioni delle parti: produzione o soppressione d’una sostanza significa aggregazione o disgregazione d’atomi che già preesistevano, benché in altre combinazioni. Ammettendo quindi che la materia persista attraverso a tutti i suoi mutamenti, si ammette ancora che la somma dell'energia ossia la capacità di lavoro, di vincere la resistenza che si manifesta nella natura materiale, rimane sempre la stessa; e solo in apparenza avviene che l’energia nasca o si distrugga, come si può dimostrare con qualche esempio: La forza colla quale una pietra cade a terra dipende dall’altezza dalla quale cade, e, alla sua volta, l’altezza dipende dalla forza con la quale la pietra era stata sollevata. Quando la pietra s’è fermata sulla terra, pare che la forza si perda, giacché la pietra non ha apparentemente il potere di muoversi dal suo posto; ma, anche allora, il dileguarsi della forza significa solamente che questa si è convertita in qualche altra cosa, in calore. Lo stesso fenomeno avviene quando il movimento non cessa del tutto, ma è solamente rallentato dall’attrito, giacché la forza perduta dal corpo, per l’azione dell’attrito, non si perde in modo assoluto, ma si trasforma in calore. Esperienze ripetute, sempre confermate, dimostrano che la quantità di forza, o, meglio, d’energia che scompare sotto una forma, trova il suo equivalente esatto in un’altra forma, cosicché la stessa quantità della stessa specie d’energia potrà essere di nuovo restituita, e qualunque sia la metamorfosi che può subire ciascuna delle differenti forme d’energia, considerate a parte, la loro somma rimane sempre la stessa. L ’importanza di questo principio è grandissima per la s cienza, benché come legge generale della natura non abbia ell e un valore ipotetico, giacche, non potenao mai conoscersi il contenuto totale del la natura, non potrà inai ess ere confe rmato dall’espe rienza se non in maniera approssimativa. Esso si deve quindi considerare come~u n~;7r7nc7'»fo o un 'idea che ci dirige nelle nostre investigazioni. Infatti quando si presenta ai nostri sensi un nuovo fenomeno, ossia HJmnsc] quando ha luogo un mutamento dentro o fuori di noi, esso ci invita a scorgere nel nuovo fenomeno non altro che la continuazione o la trasformazione del primo, o almeno a ricercare un fenomeno antecedente, del quale sia la conseguenza inevitabile, donde il principio di causalità, secondo il quale due fenomeni ci appariscono cosi strettamente legati rimo all’altro, che, dato il primo, l’altro si presenta inevitabilmente. La formula dell’induzione, ossia la legge scientifica si può dunque esprimere nei seguenti termini: Ogni rapporto di causalità è costante. Il rapporto constatato tra i fenomeni A e B è un rapporto di causalità. Il rapporto tra A e B è costante. Se, come ha dimostrato l'Helmoltz, esiste veramente la legge di conservazione dell’energia, essa deve valere tanto per la natura animata, quanto per quella inanimata. Poiché la natura animata, dice un tisiologo idealista, è composta della stessa materia dell’inanimata ed è in continuo ricambio materiale con ossa, e poiché per mezzo delle sostanze assunte certe forme d’energia son trasportato dalla natura inanimata in quella animata, la leggo di conservazione dell’energia sarebbe interrotta, se nella sostanza viva l'energia perisse o sorgesse, cioè se la stessa quantità d’energia introdotta nei corpi vivi, non fosse ridata di nuovo alla natura inanimata, sia durante la vita, sia dopo la morte. Studi recenti hanno dimostrato che tutta l’energia assorbita dall’organismo coila nutrizione dalla natura inanimata, abbandona poi di nuovo il corpo sotto altre forme; nell’organismo non vi ha produzione nè perdita d’alcuna minima quantità d’energia. L’evoluzione del concetto di legge. Nello sviluppo del concetto di legge si possono distinguere tre periodi principali: quello delle immagini generiche, quello delle leggi concrete o empiriche, quello delle leggi teoriche e ideali. Nella prima fase la mente umana si forma una concezione meccanica della regolarità d’un fenomeno, la quale si estende ad un numero assai ristretto di avvenimenti: è il risultato della ripetizione costante o frequente di alcuni cicli, Verworx, Fisiologia generale, Torino, Bocca] come, ad esempio, del corso del sole, della lima, delle stagioni ; molti uomini non hanno che questa ombra, questo simulacro di legge, che riposa sulla pura associazione, sull’abitudine pratica, sull’ attesa spontanea d’una ricorrenza che è stata percepita più volte. Questa nozione, quantunque sia assai umile, tuttavia è stata assai utile nei primi passi percorsi dall’umanità sul cammino della scienza, poiché ha frenato la tendenza vivissima dell’immaginazione a popolare il mondo di cause capricciose e senza regola: è stata la prima affermazione d’una credenza nella regolarità. In un periodo posteriore la riflessione e la ricerca metodica fanno sorgere lentamente le leggi empiriche, che consistono nella riduzione d’un gran numero di fatti in una formula unica, senza però dare di essi la ragione esplicativa. Nel corso degli avvenimenti la mente scopre tra due o più fatti un rapporto costante di coesistenza o di successione, il quale viene esteso ad altri casi; qui non è del tutto necessaria la costanza, basta la frequenza. La legge empirica è identica ai fatti, ossia legge e fatti non sono che due aspetti della stessa cosa. Si assimila facilmente la legge empirica a un fatto generale; cosi in psicologia si dice: la legge d’associazione o anche il fatto generale dell’associazione. In secondo luogo la legge empirica è non di rado complessa ; non riuscendo sempre a rinchiudere in una formula unica e breve molti fatti, essa deve scindersi in più casi e adoprare lunghe formule per potere contenere i casi particolari e le eccezioni. Appaiono infine le leggi teoriche o ideali, che sono le più astratte e le più semplici; sono costruzioni dello spirito che divengono sempre più approssimative a mano a mano che salgono e s’allontanano dall’esperienza; e non possono essere applicate, discendere dalla teoria alla pratica se non mediante rettificazioni o addizioni. Per gli spiriti abituati alla disciplina delle scionze rigorose la legge ideale è la sola valevole, onde considerano con un certo disprezzo e con certa diffidenza le formule che sono un semplice riassunto dei risultati dell’esperienza. Il carattere approssimativo delle leggi teoriche deriva dal loro carattere ideale. Cosi si è detto che « le leggi fisiche sono verità generali sempre più o meno falsate in ogni caso particolare » ; per es., non è sempre assolutamente vero che un movimento sia uniforme e rettilineo; la legge teorica delle oscillazioni del pendolo non si può constatare in modo assoluto, giacché non esiste un mezzo non resistente, una forza affatto rigida e che non possa estendersi, nè un apparecchio di sospensione capace di moversi senza attrito; un pianeta non potrebbe descrivere una ellissi esatta, se non nel caso che girasse solo intorno al Sole, e poiché vi sono più pianeti che agiscono e reagiscono gli uni sugli altri, la legge di Keplero rimane vera solo idealmente. Si sa da ricerche compiute con estrema precisione, che la legge di Mariotte sopra i rapporti tra la densità d’un gas e la pressione che sopporta, non è rigorosamente esatta in nessuno di essi ; però tra la teoria e la realtà le differenze sono così tenui, che nei casi ordinari si possono trascurare. Neppure le leggi della termodinamica (conservazione dell’energia, correlazione delle forze) adoperate con tanta frequenza ai nostri giorni pel loro carattere di generalità e che qualcuno considera come il principio ultimo dei fenomeni, non hanno un valore assoluto; infatti non è del tutto esatto il dire che ogni cambiamento dia luogo a un cambiamento capace di riprodurre il primo senza addizione o perdita. L’enumerazione delle leggi ideali sarebbe lunghissima. Oggidì la nozione di legge è comune a tutte le scienze od è usata nel significato più rigoroso nelle scienze matematiche e fisico-chimiche. Però non è sempre avvenuto così. Nell'antichità il termine è adoperato in un senso quasi esclusivamente sociale, giuridico, morale, per cui si considerano le leggi naturali come norme impartite ai fatti da una volontà soprannaturale, nello stesso modo che il legislatore impone ni cittadini il proprio volere con norme non trasgreditoli; con gli stoici l’idea di legge è trasportata per la prima volta dai fatti morali ai naturali, e con la scuola epicurea cominciò a considerarsi come la manifestazione spontanea della realtà intima dei fenomeni. Il concetto di legge nel senso moderno si è formato tardi o assai lentamente; Copernico o Klepero nel secolo XVI si servono della parola “ ipotesi il Galilei chiama assiomi le leggi fondamentali della natura e leoi-emi quelle che ne derivano secondo la torminologia dei matematici. Descartes incomincia la sua filosofia della natura ponendo alcune lìegulae sire leges vaturales. Newton dice: Axiomata sire leges motti ». L’estensione della pai'ola logge è dovuta assai probabilmente al bisogno di stabilire una divisione netta tra gli assiomi astratti dei matematici e i principi ai quali si attribuisce un valore oggettivo e un esistenza nella natura. Infine con la celebro delinizioue del Montesquieu (1689-1755): “ le leggi sono i rapporti necessari che derivano dalla natura dello cose, il concetto di logge ha preso il più alto grado di generalizzazione. Un altro fatto degno d’osservaziono è il seguente : Cartesio chiama lo leggi della natura 41 regolo „ in quanto esse servono a spiegarci i fenomeni; lo chiama “ leggi „ in quanto Dio le ha stabilite all'origine dell’universo come proprietà della materia. Tiù tardi la natura pronde il posto di Dio; il che è una sopravvivenza d una concezione panteistica del mondo; poscia predomina la tendenza a designare lo leggi coi nomi dei loro scopritori: legge di Mariotte, di Oay-Lussac, d'Avogadro, di Weber ecc. Nel secolo XVII è Dio che stabilisce le leggi della natura; nel XVIII è la natura stessa; nel XIX sono gli scienziati stessi che si assumono un tal compito. 4. Cenno storico della teoria logica dell’induzione. Benché abbia avuto il suo massimo svolgimento nella scienza moderna, tuttavia la teori a logica dell’induzione risale all’antichità, e la vediamo formulata per la prima volta da Aristotile, pel quale l’induzione è il procedimento opposto al sillogismo deduttivo, e consiste nel ragionamento che procede biamo tenerci lontani dai pregiudizi e dalle illusioni, ch’egli chiama Mola e distingue in quattro classi : Mola tribus, che derivano dalla natura e dalle tendenze proprie dell’uomo; Mola spedis prodotti dal carattere e dalle particolarità individuali proprie di ciascun nomo; Mola fori, che sono gli errori che sorgono dal commercio cogli altri uomini, specialmente per mezzo del linguaggio; Mola theatri, cioè gli errori che si ricevono per la via della tradizione, dell’insegnamento e dell’autorità altrui, quando si accolgono senza critica. Liberato il terreno da questi ostacoli, sarà assai piè agevole salire dai fatti constatati per mezzo dell’osservazione e dell’esperimento alle leggi; in ciò consiste la vera induzione, che egli considera come la via migliore per costruire la scienza. Egli però non attribuisce alla parola legge il significato odierno, ma il senso d’una semplice generalizzazione empirica; d à valore di prova solo all’induzione completa, all’ennmerazione compieta, che nella maggior parte dei casi non è possibile, dimodoché non è mai stata adoperata da nessuno dei grandi maestri della scienza. Si è osservato giustamente che l’induzione baconiana trascende in un volgare empirismo, poiché, c oncedendo minima importanza al ragionamento, non ci permette di vedere distintamente se la connessione osservata tra vari fenomeui è puramente casuale e sarà contraddetta da ulteriori osservazioni, o se dipende da ragioni profonde che fanno estendere il principio generale ottenuto anche a fatti non ancora esaminati. Bacone dichiara che la scoperta di nnove verità può ottenersi soltanto per mezzo d’una raccolta metodica di fatti, la quale deve essere fatta in modo da distinguere i fatti in tre categorie, disponibili in tre tabelle differenti. La prima, che vien chiamata tabula essentiae et presentine, contiene esempi concordanti nella presenza del fenomeno che si vuole investigare; la seconda detta tabula declinationis sive absentiae in proximo contiene esempi che mancano nel fenomeno, ma che sono connessi cogli esempi in cui il fenomeno accade, ciascun esempio corrispondendo per quanto è possibile a quelli già inclusi nella primn tavola. La terza, che prende il nome di tabula graduimi si ve tabula comparativa, comprende i fenomeni in cui il carattere ricercato si trova in grado più o meno intenso, sia elio la variazione avvenga nollo stesso soggetto, sia che in diversi soggetti paragonati fra loro. Come è facile accorgercene, il procedimento induttivo viene in tal modo sottoposto a troppe lungaggini, che ne rendono l’uso assai difficile o poco pratico, benché Bacone abbia con lo sue tavole intraveduto i tre primi dei quattro metodi dello Stuart Mill. Il creatore del metodo sperimentale è BONAIUTI Galilei che vide più chiaramente di Bacone il vero carattere dell’induzione e seppe accoppiare ad una mente critica e indagatrice di supremo valore un’abilità insuperabile nello sperimentare. Noi salutiamo oggi il Galilei (cito a bello studio le parole non sospette d’uno straniero) come il vero fondatore della scienza della natura, alla quale egli ha dato il metodo più acconcio; noi salutiamo in lui lo scopritore della legge della caduta dei gravi, con la quale ha posto la base alla scienza del movimento, alla dinamica, e ha aperto in tal modo la prima porta a tutta la fisica; con profonda ammirazione pensiamo alle sue osservazioni astronomiche, e sopratutto alla scoperta dei satelliti di Giove, delle stelle Medicee, mondo copernicano in piccolo: egli stesso visse e soffri per la dottrina di Copernico, per la conoscenza scientifica dell’universo. Il metodo tjalileiano, cioè il metodo sperimentale che riunisce armonicamente l’induzione e la deduzione, l’esperienza e il pensiero, rappresenta, come ha già affermato Emmanuele Kant, una rivoluzione dell’indagine scientifica; l’antica filosofia naturale è condannata, per lasciare il posto alla moderna scienza. Tutta l’opposizione fra questa e quella, il progresso grande fra l’una o l’altra si può esprimere con brevi parole: invece di chiedere: perchè cadono i corpi, da quale specie di impulso, da quale ignota causa vengono sospinti ; il Galilei si pone il problema : come cadono i corpi, secondo quale legge. Questo mutamento in apparenza leggero nel porre la questione scientifica separa due età della conoscenza umana, collocando al posto dell’inutile e ingannevole ricerca intorno all’essenza delle cause il s olo compito possibile di indagare e ritrovare l e leggi dei fenomeni. Riehl, Philosophie der Gegenwart, Lipsia, Teubner Galilei concepisce le forze naturali come capaci di peso e di misura nelle loro azioni, e dice quin di essere la natura scritta in caratteri matematici, e i caratteri essere t riang oli, centri e altre figure geometriche, e quindi senza questi mezzi essere impossibile di intenderne umanamente parola; adopera i sensi nelle esperienze, l’immaginazione per rappresentarci all’intelletto le apparenze possibili o avverate dei corpi, la ragione tanto nell’indagare le intime leggi del pensiero, quanto a ricercare con le matematiche le leggi intelligibili del mondo esterno, essendo ogni cosa creata con peso, numero e misura. Egli sottomette all’analisi ogni benché minimo accidente, con instancabile pazienza r ipete l’oss ervazione e l’esperimento variando le circostanze e rimovendo ' g li ostacoli che ne potessero diminuire la sincerità. Tutte queste precauzioni, dice il Fiorentino, sarebbero rimaste inu-j tili, senza quella geniale divinazione dell’ingegno, che, quasi lampo attraverso d’una nuvola squarciata, gli faceva alla lontana intravedere la possibile causa d’un fatto. Vede oscillare una lampada, ne osserva i movimenti equabili, li misura ai battiti del polso e corre col pensiero all’ isocronismo del pendolo. Si sovviene aver veduto nelle tempeste cadere piccoli 1 grani di grandine misti con mezzani e con grandi, tutt’ insieme, nè gli uni aver anticipato l’arrivo in terra a preferenza degli altri e medita la legge della caduta dei gravi. Raschia con uno scarpello di ferro tagliente una piastra ottone per levarle alcune macchie, e movendolo con velocità sente fischiare ed uscirne un sibilo molto gagliardo e chiaro;! guarda su la piastra e vede un lungo ordine di virgolette! sottili, egualmente distanti l’una dall’altra; rifà l’esperienza e s’accorge che il fischio s’ode soltanto quando più veloce vi striscia, più inacutisce il suono e più inspessisconsi le virgolette; ed eccolo pensare alle proporzioni delle onde sonori ed alla teorica degli accordi musicali. Il pensiero e il senso la natura e la ragione si trovarono riunite nell’ingegno del sommo Galilei, ed a questo propizio congiungimento si del: bono le sue maravigliose scoperte : non trascurar nulla di ciò che la sensata sperienza ci porge ; nè d’altra parte arrestarsi impigliato nell’immediatezza del fatto; tale fu la giusta misura ch’egli seppe trovare tra le angustie del senso o gli sfrenati ardimenti del vuoto intelletto (Telesin). Una trattazione profonda e singolare della teoria induttiva è data dall’ inglese Mill, che definisce la logica « la scienza delle operazioni intellettuali che servono all’estimazione della prova, ossia la scienza del procedimento generale che va dal noto all'ignoto, e delle operazioni ausiliario di quell’operazione fondamentale. Salire dal noto all’ignoto significa ragionare, e ragionare, in senso esteso, è sinonimo d’inferenza, la quale, come abbiamo già detto, nella sua forma originaria va sempre dal p articolare al particolare: la logica ci mostra appunto come da questa forma primitiva e irreducibile di ragionamento spunta l’induzione scientifica ossia quella che va dal parti colare al generale. Il carattere essenziale di quest’ultima consiste nel concludere che « ciò che è vero in un caso particoc olare sarà trovato vero in tutti i casi che rassomigliano al primo. E chiaro che una tale operazione ha come prejmp pjgjounpostulato, giacche per credere che ciò che s^pro d otto in un caso particolare si riprodurrà in tutti i casi simili, bisogna prima ammettere « che vi sono in natura casi paral leli, che ciò che è avvenuto una volta avverrà pure in circostanze simili e avverrà tutte le volte che le stesse ciscostanzo si ripresenteranno » o, in altre parole, è necessario credere che i l corso della natura è uniforme, e l’uniformità della nat ura alla sua volta riposa su l principio della causalità universale che, secondo il Mill, trae la sua origine dall’esperien za" Egli censura la definizione comune della causa ; gi aedi è, "se due fenomeni che si succedono in ordine di tempo fossero l’uno causa dell'altro, bisognerebbe dire che il giorno è la causa della notte e viceversa; invece noi sappiamo bene che tale successione è soggetta a una condizione, il levarsi del sole sull’orizzonte; è quest’ultimo fenomeno quello che fa succedere la luce alle tenebre e, se venisse a mancare, non vedremmo più il giorno alternarsi alla notte. Bisogna quindi definire la causa d’un fenomeno « l' antecedente o la riunion e d’ antecedenti, di c ui il fenomeno è invariabilmente e incondizionatamente la conseguenza. Dopo l'apparizione dell'opera capitale del Alili “ Sistema di logica, si La una vera fioritura importante di opere che trattano di questioni logiche, e in particolare della teoria induttiva; frale più importanti noteremo le seguenti: A. Baiu, La logique induttive et deductive (trad. dall’inglese); Dii fondement de l'induction di Lacheli er; Sigwart. Logik; Wundt, Logik. Degna di nota è la dottrina della contingenza sostenuta in Francia da una schiera valorosa di pensatori, tra i quali emergono Emilio B outro ux ed Enrico Bergson. Secondo tale dottrina la contingenza è al fondo della natura, e l a necessità dello leggi naturali è solame nte r elativ a, perchè la coni» non spiega mai tutto l'effetto, e se questo facesse una cosa sola con la causa, non si potrebbo considerare come un vero effetto. Si osserva quindi che nella naturn ad ogni grado s'a ggiu nge sempro qualch e cosa di nuovo.qualche elemento che non si trova nel grado precedente : cosi la coscienza s'aggiunge alla vita, la vita alla materia, nella materia lo proprietà fisiche e chimiche s’uniscono allo proprietà matematiche ecc. ecc. La contingenza che si nota in ogni forma de ll’eBsere è il segno manifesto della libertà che agisce nel mondo dei fenomeni; ossa scuote il postillato che rende inconcepibile l'intervento della libertà nel succedersi dei fenomeni, la massima secondo la quale nulla si crea o nulla si distrugge; essa ci porta ad ammettere uua libertà che discenderebbe dalle regioni soprassensTbili, per mescolarsi ai fenomeni e dirigerli per vie impreviste. (La tendenza ad estendere la libertà e la conti ngenza ai fenomeni della natura o dell'uomo tocca il minto culminante nella dot trina del Bergso n, pel quale gli stati psichici profondi, quelli elio formano la baso fondamentale dello spirito, costituiscono un’eterogeneità assoluta: essendo ciascuno qualche cosa di unico nel suo genere, non diviene uè causa nè effetto, non potendo la causa riprodurre sè stessa; e non ha alcun rapporto colla quantità, essendo qualità pura; alla quantità egli oppone la qualità, al meccanismo dello spirito il dinamismo, allo spazio la durata pura, al determinismo la libertà. Però una tale questione esco dai limiti della logica, per entrare nel campo della metafisica. Uno dei seguaci del Bergson, il Le Roy, afferma che l e leggi s cientifiche diventano rigorose solo un mulo si trasformano in con1 vonzione e si appoggiano a circoli viziosi: il corso degli avvenimenti è regolare, abituale, ma non necessario; cosi la legge della caduta dei gravi ha valore, ma solo quando forze estranee non la turbano: Boutroux, De la contingence des loie de la nuture. Alcali] la conservazione dell’energia s’applica solo ai sistemi chiusi, i quali sono quelli appunto in cui l'energia si conserva. Importante nel movimento del pensiero contemporaneo, è pure la teoria di Ernesto Mach, fìsico e filosofo illustre. Questi pensa elio le scienze fisiche c naturali non sieno altro elio descrizion i di fatti naturali, ossia di fatti di coscienza, di sensazioni, e che quindi tra il mondo della materia e Quello dello spirito non viT~) Euyssex] Ma, è stato osservato, le forze naturali e il tempo bastano per spiegare le irregolarità della crosta terrestre, senza ricorrere ai cataclismi; nè si può affermare che il periodo attuale risalga solo a sei mila anni, ma a molte migliaia di più; inoltre a periodi differenti non corrispondono specie differenti, poiché certe specie appaiono in diversi strati successivi, mentre altre si sono estinte prima che avesse fine l’epoca alla quale appartenevano. Queste ed altre obbiezioni pur gravi fecero tramontare l’ipotesi del Cnvier, della quale prese il posto e si diffuse rapidamente quella del Darwin, Bisogna risalire fino al Rinascimento, per trovare i primi tentativi d’interpretazione del mondo organico per mezzo dell’evoluzione naturale. Se no trovano accenni in opere di scienziati e filosofi appartenenti alle scuole più diverse, in Bruno, in Leibniz, in Cesalpiuo, in Buffon, in Goethe, e più chiaramente in Damarli ecc. Darwin ha il merito, senza dubbio, grandissimo di aver saputo mettere. insieme tutti i fattori dell’evoluzione organica : vide nella lotta per l’esistenza la causa della selezione naturale, a cui la variabilità offre la materia, che poi l’eredità trasmette; accanto a questi fattori principali pose come fattori ausiliari l’azione dell’ambiente sull’organismo, l’influenza dell’ uso e del non uso degli organi, la scelta sessuale, la legge di correlazione di sviluppo. L 'influenza dell’ambiente è la causa più in vista; piante e animali si modificano mutando clima e paesi; di tutti gli esseri viventi sopravvivono solo quelli che sanno adattarsi all’ambiente. Gli animali debbono lottare non solamente contro il suolo e il clima, ma anche fra di loro: le piante sembra che si contendano i raggi del sole e il nutrimento della terra; gli animali adoprano l’intelligenza e l’energia che possiedono per procurarsi da vivere; gli uccelli da preda provvedono alla propria esistenza mettendo a morte gli uccelli più piccoli e più deboli; questi alla lor volta si nutrono di insetti, i quali vivono a spese del regno vegetale; dimodoché tutti gli esseri, dall’animale più perfetto alla pianta, si movono di continuo una guerra violenta e accanita; e in questa lotta per resistenza vincono i più forti e i più fecondi. I caratteri che assicurano il trionfo degli individui e delle specie si sviluppano producendo nell’organismo modificazioni più o meno profonde, giacché le diverse parti delPorganismo sono così strettamente collegate fra di loro, che i mutamenti che accadono in una si fanno sentire più o meno anche nelle altre, donde la legge di correlazione di sviluppo ; infine Veredità fissa nella specie i caratteri acquistati dall’individuo. In tal modo la selezione naturale, mediante continue modificazioni, conduce ad una trasformazione continua e progressiva degli esseri animali e vegetali, assicurando la sopravvivenza dei più perfetti. L ipotesi darwiniana, appoggiata ad una grandissima copia di fatti, di osservazioni e di prove, contribuì a spiegare molti fenomeni che fino allora erano rimasti senza spiegazione, oppure erano stati spiegati in modo imperfetto; non è quindi a meravigliarsi se oggi essa è accettata dalla maggior parte dei naturalisti come legittima; benché le differenze nel modo di intenderla siano assai gravi, e benché abbia segnato il principio d’una rivoluzione radicale nell’ interpretazione scientifica della natura. E se oggi la selezione naturale solleva non poche obbiezioni e appare di per sé sola insufficente a spiegare tutti i fenomeni della vita organica, tuttavia i principi messi innanzi dal Darwin devono figurare come la regola il « metodo » generale che bisogna seguire nell' interpretazione dei fenomeni naturali. L’analogia. Il procedimento analogico ha pure, come abbiamo già accennato, molta importanza nella ricerca scientifica. La parola « analogia » ha però bisogno d’esser chiarita nei suoi significati essenziali, affinchè si possa comprendere il valore che essa possiede nella ricerca scientifica. Nel linguaggio volgare tale vocabolo s’adopera generalmente come sinonimo di somiglianza, mentre in realtà non è che ima forma imperfetta di somiglianza. In tutte le scienze si possono ritrovare esempi d’analogia. Cosi nella chimica vi sono corpi analoghi, cioè capaci di combinarsi con un altro corpo dato, producendo composti paralleli ; in fisica SARLO (vedasi), Studt di filosofia. Roma, Loeschcr] il suono è analogo alla luce, avendo amendue un carattere comune che è la vibrazione, malgrado la differenza del mezzo che serve di veicolo. L’analogia riesce ancor più evidente e frequente negli esseri viventi; così malgrado le differenze grandi che a prima vista passano tra un uomo e un uccello e tra un uccello o un pesce, pure la loro struttura è analoga, poiché tutti constano d’nna serie di segmenti vertebrali, che formano appunto la colonna vertebrale; hanno tutti un capo che è collocato all’estremità anteriore di questa colonna, un tubo digestivo che ne percorre tutta la lunghezza e una certa quantità d’organi che si corrispondono a vicenda. L’analogia, considerata come un procedimento dello spirito che mira a nuove cognizioni, si può dire un’ inferenza che da una rassomiglianza constatata di alcuni punti conchiude alla rassomiglianza su altri punti; è un procedimento instabile, ondeggiante e multiforme, che può dar luogo ad aggruppamenti imprevisti e ad invenzioni originali, come ci dimostra la storia delle scoperte scientifiche, e in generale tutti i prodotti della fantasia e dell’immaginazione. Negli spiriti poco precisi e rigorosi nelle loro osservazioni Yanalogia si fonda per lo più sopra il numero degli attributi paragonati, benché non sia raro il caso di analogie singolari basate su pochissimi caratteri comuni; cosi un bimbo vede nella luna circondata dalle stelle una madre colle sue figlie ; gli aborigeni dell’Australia, racconta un viaggiatore, chiamarono un libro una « conchiglia », perchè si apriva e si chiudeva come la valve di questo animale. L’analogia è più profonda quando ha per base la qualità o il valore degli attributi messi a confronto; allora s’appoggia sopra un elemento variabile che oscilla dall’essenziale all’accidentale, dalla realtà all’apparenza; cosi tra i cetacei e i pesci le analogie sono molte pel profano, tenui pel naturalista. Valore dell’inferenza analogica. L’analogia può riferirsi ai termini oppure ai rapporti', cosi se da una rassomiglianza di natura fra due organi si inferisce la rassomiglianza delle funzioni, nella prima rassomiglianza abbiamo un’analogia clie si riferisce ai termini; nella seconda ima analogia elle si riferisce ai rapporti. L’inferenza analogica si distingue dall’induzione per due caratteri principali: 1° L’analogia è in realtà una deduzione fondata sopra una precedente induzione, benché in apparenza proceda dal particolare al particolare. Sieno per esempio i fenomeni A e B che abbiamo in comune i caratteri a b c d ; constatando nel primo un quinto carattere x, posso inferire che esiste pure un’analogia fra i due fenomeni anche rispetto al carattere x, ossia affermo che anche in B si trova quest’ultimo carattere; per es. Franklin nota che alla scintilla elettrica e al fulmine sono comuni alcuni caratteri, e conclude che hanno pure comune la causa, donde la scoperta della causa del fulmine e del mezzo per mitigarne gli effetti. Bisogna però notare che il legame che esiste tra i caratteri a b c d e il carattere x dev’essere costante e necessario, ossia deve avere il valore d’una legge ottenuta mediante il procedimento induttivo; non dev’essere un fatto accidentale, giacché, come è facile comprendere, in tal caso l’analogia non sarebbe possibile o sarebbe per lo più errata. Molti errori di ragionamento che commette l’osservatore volgare o poco circospetto dipendono spesso da false analogie. Uanalogia è sempre ipotetica, mentre ciò non si può dire dell’induzione. Se per es. io osservo sulla terra i caratteri abed. l’atmosfera, il calore, l’umidità e la vita, e constato nel pianeta Marte i caratteri abe, sono tratto a inferire che anche in Marte esiste il carattere d, ossia la iuta; però evidentemente questa inferenza è ipotetica, e rimarrà tale finché l’esperienza non ne abbia provato la verità. Quindi il ragionamento analogico è di uso assai delicato, e può condurre ad errori assai frequenti anche nell’osservazione scientifica, come ce ne fanno fede tanto le scienze che hanno per oggetto lo studio della natura, quanto le scienze storiche. Un esempio celebre di fallaci analogie è quella già citata di Newton intorno alla luce; è pure fallace quella che Platone stabili fra lo stato e l’individuo, in forza della quale conchiude che debbono esservi tre categorie di cittadini : servi, guerrieri, reggitori, come vi sono tre facoltà dello spirito, sensibilità, affettività, ragione; Platone non volle vedere che le proprietà osservate nell’individuo non corrispondono esattamente alle funzioni esercitate dallo Stato ; in un errore simile sono caduti recentemente quegli studiosi che hanno stabilito un’analogia molto stretta fra l’organismo e la società e hanno affermato che le funzioni sociali debbono corrispondere alle funzioni dell’organismo, riconoscendo nella società un cervello, i tessuti, la circolazione del sangue, un sistema nervoso, muscolare ecc. La logica dell' invenzione. Per ben comprendere la scienza nei suoi caratteri essenziali, per coglierne lo spirito sotto le apparenze superficiali, bisogna ancora considerare brevemente l 'invenzione, la ricerca creatrice, la quale non di rado trascura i metodi, le forme e le vie comuni dell’indagine, giacché il lavoro della mente che crea si compie spesso come in un’atmosfera nebbiosa e oscura, spinto quasi da un presentimento della verità che è anteriore al possesso chiaro e cosciente di questa. In qualche caso lo spirito dell’ inventore è avvolto dalle contraddizioni, non ha la coscienza ben chiara di ciò che compie e dello scopo a cui mira, manca di rigore, di precisione, d’evidenza; spesso nello scoprire una verità, grazie alla potenza intuitiva del suo ingegno, salta a piè pari gli anelli intermedi che congiungono una verità con un’altra, senza curarsi in nessun modo della continuità e della concatenazione dei suoi ragionamenti. La storia ci prova ampiamente che una conclusione nuova e giusta è uscita spesso da falsi ragionamenti, che un edificio creato dalla nostra mente può essere esatto, mentre ne sono false tutte le singole parti; non so quale scienziato ha un giorno esclamato: « Io non vorrei raccontare il succedersi dei miei pensieri in una ricerca, perchè mi potrebbero giudicare o un imbecille o un pazzo » . L’amore esclusivo dell’ordine, della chiarezza, della logica razionale, l’orrore per la contraddizione, che si ritrovano negli spiriti comuni e mediocri, sono non di rado assenti neigrandi inventori. Il Turgot, uno dei più saggi filosofi del secolo XVIII ha scritto : « Se si elevassero monumenti agli inventori nelle arti e nelle scienze, vi sarebbe un minor numero di statue per gli nomini, che pei fanciulli, per gli animali, e soprattutto, 4 per la fortuna » . L’importanza del caso nelle invenzioni scientifiche è •] stata spesso esagerata, e va messa nei suoi giusti limiti; esso 1 va inteso in un doppio senso: 1°. In senso largo, il caso dipende dalle circostanze inteI riori e psichiche. Si sa che una delle migliori condizioni per I inventare è l’abbondanza dei materiali, l’esperienza accumuj lata, un periodo preparatorio lungo, complesso, laborioso, parI ticolare o generale, che rende poscia lo sforzo efficace e facile; I nel dominio del pensiero, come negli altri campi, non esiste 9 generazione spontanea. Le confessioni degli inventori non lasciano alcun dubbio 9 intorno a questo punto, cioè intorno alla necessità d’un gran I numero di schizzi, di saggi, di abbozzi preparatori, sia che i si tratti d’uua macchina o d’un poema, d'un quadro o d’uu J edificio ecc. ; un’ incubazione profonda precede sempre l’e&pvjxa. 1 Qui il caso ha la sua funzione incontestabile, ma dipende • J infine dall’ individualità, e da questa spunta la sintesi impreM vista di idee che costituisce la scoperta. 11 caso, in senso limitato, preciso, è un accidente for1 tunato che suscita l’invenzione, ma che non ha in questa il merito maggiore : si può dire che sia piuttosto la convergenza jj di due fattori, l’uno interno, il genio individuale, l’altro 9 esterno, l’avvenimento fortuito. È impossibile determinare 9 tutto ciò che l’invenzione deve al caso inteso in questo senso;* certo nell’ umanità primitiva l’efficacia ne deve essere stata I enorme: la scoperta del fuoco, la fabbricazione delle armi, degli* utensili, la fusione dei metalli sono state suggerite da accidenti 9 assai semplici, come, per esempio, la caduta d’un albero attra1 verso un corso d’acqua può aver suggerito la prima idea d’un 9 ponte. Nei tempi storici la raccolta dei fatti autentici forme-'® rebbe un grosso volume; chi non conosce il pomo di Newton, la lampada del Galilei, la rana del Galvani? Huyghens ha I dichiarato che senza un concorso imprevisto di ch’costanze, l’invenzione del telescopio avrebbe richiesto un « genio sovrumano », mentre si sa che è dovuta ad alcuni bimbi che® giocavano con vetri nel laboratorio d’un ottico; lo SchònbeinH scopre l’ozono grazie all’odore fosforico dell’aria quando è attraversata da scintille elettriche; si dice che la vista d’un granchio abbia suggerito a Giacomo Watt l'idea d’una macchina ingegnosa. Le scoperte di Grimaldi e di Fresnel sulle interferenze, quelle di Faraday, Arago, Foucault, Fraunhofer, Kirchhoff e di altri cento debbono qualche cosa al caso. L’ufficio del fattore esterno è chiaro, mentre è men chiaro quello del fattore interno, benché sia capitale. Infatti lo stesso avvenimento fortuito passa davanti a milioni d’uomini senza suscitare nessuna idea nuova. Quanti Pisani avevano visto oscillare la lampada nel celebre Duomo prima del Galilei! Il caso fortunato tocca solo a quelli che lo meritano ; per profittarne occorre prima un acuto spirito d’osservazione, l’attenzione sempre desta e vigile, infine, se si tratta di invenzioni scientifiche o pratiche, la penetrazione che coglie i rapporti tra le cose e avvicina caratteri ed elementi, che nessuno aveva pensato di riunire; in conclusione il caso è un’occasione, non un agente di creazione. (*) Il Voltaire attribuiva ad Archimede tanta immaginazione quanta a Omero; A. Baili, C. Bernard, Th. Ribot hanno poscia determinato con una certa precisione l ’importanza che l’immag i nazione ha nell e scienze. Tra i caratteri essenziali dell’immagi nazione, il cui meccanismo sempre e dovunque è presso a poco lo stesso, sono notevoli i seguenti: 1°. Un’invenzione qualsiasi ha sempre i caratteri d’un’opera d’arte, e nella sua unità rassomiglia ad un organismo vivente; essa non è mai ottenuta mediante un lavoro d'intarsio discorsivo, ma è il frutto d'un pensiero intenso e profondo più che metodico e minuzioso. 2°. Ogni inventore è un uomo d’azione; il suo pensiero, cosi diverso da quello del contemplatore o del critico, va dritto, rapido, è essenzialmente concreto e specifico, flessibile, prudente, capace di adattarsi al variare delle circostanze e alle minime indicazioni dell'esperienza. Si sa che l'abbondanza dei ricordi non è una condizione sufficiente uè necessaria per creare; si è anzi osservato che un’ignoranza relativa è qualche volta utile per innovare, e favorisc e l’audacia; vi sono invenzioni scientifiche elio non si sarebbero fatte séTIoro autori fossero stati trattenuti dai dogmi e dalle opinioni Ribot, L'imagination créatrice, Alcali] dominanti nei loro tempi e ritenuti come incrollabili ed eterni. La mente dell’inventore mira al fatto, al risultato. 3°. La facoltà inventiva per eccellenza, come ha osservato il Bain, consiste nella facoltà di identificare, di percepire somiglianze e differenze, e suppone quindi una singolare attitudine a pensare per analogie e por immagini; lo scienziato non si distingue in questo punto dal poeta.Il metodo sistematico ha per fine essenziale di dare alle cognizioni scientifiche un ordinamento razionale e di ottenere la prova della verità. Mediante queste operazioni l’insieme dei fenomeni che costituiscono l’oggetto di lina scienza diviene un complesso ordinato nel quale tutte le parti hanno relazione e dipendenza reciproca. Al primo ufficio la logica soddisfà con la teoria della definizione e della divisione, che comprende la classificazione ; al secondo con la teoria della prova e dei principi di prova. Quest’ultimo ufficio viene anche attribuito ad una parte speciale del metodo, che appunto dicesi dimostrativo. In tutte le scienze tali operazioni hanno molta importanza per diverse ragioni: una raccolta di fatti e di cognizioni, come possiamo osservare nella tìsica, nella botanica, nella zoologia ecc., quando viene fatta con ordine sistematico, mette in maggiore evidenza la verità delle cognizioni rintracciate, che vengono presentate in tal modo alla nostra intelligenza come riunite in un quadro dai contorni chiari e ben determinati; in ciò il sapere scientifico si distingue specialmente dal sapere comune e volgare che è per lo più disordinato, confuso, e non distingue le nozioni importanti e generali da quelle che sono meno importanti e particolari, ciò che è vero da ciò che è falso. Il valore e l’utilità d’un ordinamento razionale si possono chiaramente stabilire osservando l’ufficio che esso compie anche nelle raccolte di minore importanza, come quando si tratta d’una biblioteca, d’un museo, d’un erbario eco., il disordine fa perdere tempo all’osservatore e gli impedisce di apprezzare l’importanza degli oggetti che ha davanti agli occhi. La definizione è In più semplice delle forme sistematiche; precede la divisione e la classificazione, poiché, se ogni nozione generale, come già abbiamo visto nella prima parte, ha ima comprensione che è la somma dei caratteri che essa racchiude, ed un’estensione, che è il numero degli esseri che, possedendo in comune quei caratteri, trovansi raggruppati sotto quella nozione, la comprensione determina l’estensione, e quindi la definizione determina la divisione. Ufficio primo della definizione è quello di determinare con chiarezza e precisione le idee che sono l’oggetto d’una scienza, ossia il co nte nuto dei singoli concetti; ora la definizione d’un concetto si esprime, nel modo più semplice, mediante un giudizio, nel quale il soggetto è il concetto che dev’essere definito e dicesi appunto definito o definiendo ; e il predicato è quella nota o quell’insieme di note, mediante le quali il soggetto viene definito, e dicesi definiente. La definizione si può prendere in tre significati : è l’operazione o l’insieme d’operazioni che mirano a determinare l’essenza delle cose ; e in questo senso l’intendeva Socrate, che pel primo, al dire d’Aristotile, applicò la mente alle definizioni. Definire era per lui cercare razionalmente l’essenza delle cose, xò li iotiv ; cosi egli voleva determinare l’idea della giustizia, della sapienza, della prudenza, l’idea dell'uomo politico, del giudice ecc.; la definizione di queste idee e di quelle simili permetteva di misurarne esattamente l’oggetto e il valore e quindi di regolare meglio la nostra vita pratica. E chiaro che in questo significato la definizione è il mezzo della scienza, in quanto tende alla conoscenza dei caratteri essenziali delle cose; la definizione può anche essere il fine della scienza, ossia la nozione, il concetto, nel quale si rende stabile il risultato della ricerca scientifica ; infine la definizione può essere intesa come l’operazione, la quale consiste nello sviluppare in una proposizione o giudizio il contenuto d’un concetto ottenuto mediante la ricerca scientifica. In quest’ultimo significato è l’espressione della scienza, la formula esplicita e breve dei risultati della scienza. I caratteri e le note che formano il contenuto d’un concetto possono essere numerosi e di specie diversa e di valore disuguale, e non possono di conseguenza entrare tutti nella definizione scientifica; ma, poiché la scienza ha per oggetto il generale, la definizione ha per oggetto ciò che dicesi l’essenza ed esclude il particolare, l’accidente. Vediamo quindi che vuol dire essenza d’un concetto. L’essenza è costituita dall’insieme dei caratteri intimi che persistono in mezzo al variare delle relazioni e delle modificazioni accidentali ; è ciò che l’essere possiede in sé stesso, ciò che non può cessare d’appartenergli, senza che esso cessi tosto di esistere. Li’accidente è ora un rapporto fortuito, come ad esempio il posto occupato da un individuo o da un oggetto nello spazio e nel tempo, ora una modificazione accessoria che altera, per cosi dire, soltanto la superficie dell’essere che la subisce, senza toccarne il fondo, è, in generale, tutto ciò che avviene negli esseri per un concorso fortuito di circostanze esteriori. Si comprende quindi come la definizione escluda l’accidente e accolga solo ciò che è essenziale. Però bisogna avvertire che questi due concetti non hanno limiti fissi, giacché l’accidente può alla sua volta divenire oggetto di definizione; cosi, se non si può definire l’uomo per mezzo di qualche malattia, cui vada soggetto, si può però definire la malattia nei suoi caratteri essenziali, escludendone gli accidenti particolari, ai quali esso può andare incontro. Però non tutte le nozioni si possono definire in modo preciso e determinato, e nelle diverse scienze, oltre le definizioni approssimate, come le idee di colore, tono, sapore, vi sono definizioni oscillanti, come avviene per le idee che si arricchiscono di continuo per mezzo dell’esperienza e mediante caratteri che vengono aggiunti dalle nuove scoperte. Per esempio, dice Taine, la nozione che un uomo ordinario ha del corpo umano è assai misera e incompleta: per lui è una testa, un tronco, un collo, quattro membra d’un colore e di una certa forma; e questi pochi caratteri gli sono sufficienti per la pratica usuale della vita ; ma è chiaro che i caratteri propri del corpo umano sono infinitamente più numerosi ; l'anatomico vuol sezionare, notare, descrivere, disegnareil manuale che si dà agli studenti ha mille pagine, e occorrerebbe un bel numero d’atlanti e di volumi per contenere le hgure e l'enumerazione di tutte le parti che l’occhio nudo ha constatate. Se poi l’occhio s’arma d’un microscopio, questo numero si centuplica; al di là del nostro microscopio, uno strumento piu potente aumenterebbe ancora la nostra conoscenza; continuando per questa via la ricerca non ha termine. Inoltre in alcune scienze le detinizioni segnano come il punto d’arrivo della ricerca scientifica, in altre invece segnano il punto di partenza. Cosi nella geometria, dove nessun ragionamento e possibile senza le definizioni, queste debbono essere stabilite da principio; mentre nelle scienze sperimentali, dove esprimono i risultati ottenuti, debbono rappresentarne le conclusioni. E evidente che le definizioni del triangolo, del circolo, del quadrato ecc. debbono precedere qualsiasi ragionamento intorno a queste figure; e che la definizione delia « vita » nelle scienze biologiche non può essere che il risultato di un gran numero di ricerche e di studi che riguardano i fenomeni vitali. Infine nella definizione debbono entrare quelle note che sono sufficienti per distinguere il concetto definendo sia dai concetti simili, sia dai concetti che appartengono ad altre classi; per questo si dice che la definizione si fa pel genere prossimo e per la differenza specifica, de/ìnitio, dicevano gli Scolastici, fit per genua proximum et differentiam specificavi. Definire pel genere prossimo, cioè per quel genere che più, s avvicina alla comprensione del definendo, equivale a indicare il gruppo di cui un oggetto o un individuo fa parte, e ' quindi attribuirgli implicitamente i caratteri di questo gruppocosi per definire l’uomo è inutile dire che è un animale vertebrato, mammifero-, quest’ultimo carattere, che esprime il genere prossimo, è sufficiente, giacché implica i due primi. Definire per la differenza specifica vuol dire constatare e determinare 1 caratteri speciali che appartengono solo al definendo e lo distinguono da tutti gli altri esseri del medesimo gruppo. Cosi se al carattere « mammifero » noi aggiungiamo, per designare l’uomo, quello di bimane, gli attribuiamo con quest’ultimo concetto un carattere che lo distingue da tutti gli altri mammiferi. Diverse specie di definizioni. Il metodo che si adopera nel lare una definizione può essere duplice, positivo e negativo. Il primo consiste nel riunire nella definizione tutti i caratteri che servono a determinare il definendo; il secondo mira invece a stabilire i caratteri che debbono essere esclusi e non possono attribuirsi al definiendo. Quest’ultimo metodo ó assai meno perfetto e si può considerare, nella maggior parte dei casi, come un complemento del primo. La definizione si suole distinguere in nominale e reale. La definizione nominale ha per fine di spiegare e di determinare in forma precisa il valore e il significato d’una parola, o di fissare il senso costante di alcune parole attraverso le varietà mutabili delle significazioni particolari. Essa ha valore logico non in quanto sia una semplice spiegazione etimologica o sintattica, nel qual caso la definizione rientra nel campo della grammatica, ma solo in quanto serva di preparazione alla definizione reale. Vi è un certo numero di parole che non sono facilmente definibili pel numero e la varietà degli elementi che contengono e che spesso sono il prodotto di varie epoche storiche; di qui la difficoltà che s’incontra nel definire la « società » oggetto di tante dispute nella scienza sociale contemporanea, la religione, lo stato ecc. La definizione reale tende a darci invece l’essenza d’un concetto, il valore intrinseco del definiendo, indicando i caratteri che questo ha comuni con gli altri concetti simili, e quelli che ne lo differenziano; si fa quindi, come s’è già detto, pel genere prossimo e per la differenza specifica. Anche qui le difficoltà per ben definire non sono poche, quando si tratti di concetti che si considerano come un prodotto storico o di concetti scientifici, ai quali nuove esperienze possono di continuo aggiungere nuovi elementi; sono minori per altre scienze, come ad esempio perle matematiche, dove sono possibili definizioni perfette. Inoltre la definizione, considerata sotto un altro aspetto, può essere anche analitica o sintetica. E analitica quando risolve il concetto del definito in più altri concetti; per es. l’eredità fisiologica è la trasmissione di caratteri speciali dell’organismo dai progenitori ai discendenti; oppure: il cerchio è una curva chiusa che ha tutti i punti^ della circonferenza equidistanti dal centro. L sintetica la definizione, quando nel determinare i caratteri del concetto segue il processo col quale il definiendo si è venuto formando, ossia costituisce un concetto per mezzo di altri concetti più semplici. In questo senso la definizione può essere detta genetica, in quanto espone la genesi d’un concetto ; e questa si può considerare come la forma più perfetta del definire. Un esempio di definizione genetica è il seguente : Se in un piano, tenendo ferma una retta ad un suo estremo, la muovo sempre nello stesso senso e in modo che essa torni alla sua posizione di partenza, descrivo una figura che dicesi circolo. Si sogliono anche distinguere due specie di definizioni genetiche, la diretta e V indicativa: è diretta quando essa stessa produce e costituisce il definiendo; è indicativa quando espone il modo col quale il definiendo può essere prodotto da cause che sono distinte dal nostro pensiero, come avviene delle cose prodotte dalla natura, per es. dei ghiacciai, dei venti ecc. 5. Regole della definizione. Le principali regole che si debbono seguire per ottenere una buona definizione logica sono le seguenti : i concetti defi nienti non debbono essere una semplice tautologia del concetto definito o definiendo, ossia il definiente non deve ripetere colla stessa o con diversa forma grammaticale il definito, come quando si dice che uomo bugiardo è colui che dice bugie. Questo errore assai comune viene indicato dalla logica tradizionale colle note parole latine : idem per idem definire. la definizione non dev’essere circolare, ossia non ci deve spiegare il delùdente mediante il definito e viceversa, ricordando 1 errore del circolo vizioso, come quando si definisce la coscienza per la percezione dei fatti interni, e questi ultimi vengono definiti per quei fatti che si producono nella nostra coscienza. c) la definizione non dev’essere negativa, ossia deve dire non già quello clie il definiente non è, ma quello che è, ed esporre i suoi caratteri propri. Sarebbe negativa la definizione che chiamasse la virtù la qualità opposta al vizio.la definizione dev’essere infine chiara ed esatta, non dev’essere sovrabbondante, non essere nè troppo ampia, nè troppo ristretta, deve evitare le espressioni improprie, oscure, e anche le espressioni figurate, quando non contribuiscono a chiarire il concetto. Cosi quando si dice che il bello è lo splendore del vero, non si giunge ad avere del bello un concetto nè chiaro nè esatto. Le definizioni di questo genere nascondono spesso l’ignoranza di cognizioni sicure e profonde intorno all’oggetto che si vuole definire, oppure anche l’imperfezione della scienza. 6. La divisione. La divisione, intesa come operazione logica, determina l’estensione d’un concetto, mentre la definizione ne determina la comprensione ; essa si riduce quindi a un giudizio, nel quale s’espongono le diverse specie d’una idea generale, e il dividendo, che rappresenta il genere, fa da soggetto, mentre il dividente, che contiene l’enumerazione delle diverse specie contenute nel dividendo, fa da predicato. Anzitutto nella divisione bisogna considerare le note contenute nel concetto da dividere, distinguere in esso gli elementi generici, che sono costanti, dagli elementi variabili, che costituiscono il cosiddetto fondamento o principio della divisione. Cosi nella nota divisione delle lingue in monosillabiche, agglutinanti, flessive, le parti divise sono queste ultime, il dividendo è il concetto lingua, e la divisione è fondata sulla morfologia. Le regole della divisione sono le seguenti: La divisione deve corrispondere esattamente all’oggetto suo, ossia le sue parti debbono riprodurne tutta l’estensione, in modo che nessuna parte ne sia trascurata e non ve ne sia alcuna superflua. Ogni divisione dev’essere fatta secondo un unico principio. Così se dividiamo le opinioni professate dagli uomini in vere, false e dubbie, la divisione posa sopra un doppio principio, la verità e la certezza: le opinioni tutte, comprese quelle dubbie, sono vere o false ; cosicché converrebbe fare due divisioni: a) tutte le opinioni sono o vere o false; b) tutte le opinioni sono o certe o dubbie. 3°. La divisione non dev’essere negativa, ossia ogni specie divisa deve avere caratteri propri, non già essere una semplice negazione dei caratteri della specie opposta. Così è negativa l’antica divisione degli animali in vertebrati e invertebrati. Le parti divise debbono essere coordinate ed opposte: bisogna far in modo che nessun oggetto o nessun essere possa venir collocato in due termini d’una medesima divisione. Cosi chi dividesse i fenomeni naturali in fisici, chimici, psichici e volontari cadrebbe nell’errore che è cagionato dal non osservare la presente regola ; infatti i fenomeni volontari non sono nè opposti uè coordinati a quelli psichici, ma subordinati ad essi, e ne sono parte. La divisione più semplice è quella die dicesi dicotomia, la quale consiste nel dividere il genere in due specie opposte, che si distinguono per la presenza nell'una e l'assenza nella seconda d’un solo e medesimo carattere. La classi fic azion e delle scienze concepita dal fisico Ampère è una vera e propria divisione dicotomica ; egli infatti distingue le scienze in due grandi regni, scienze cosmologiche che si occupano del mondo materiale e studiano la natura, e scienze nooloyiche che studiano il mondo morale e spirituale. Ciascuna di queste classi si suddivido alla sua volta in altre due classi minori e così di seguito; l'Ampère giunge con questo metodo a stabilire cento ventotto scienze speciali, che abbracciano tutte le cognizioni umane. La classificazione; utilità e specie diverse. Una forma sistematica del sapere scientifico più importante di quella precedente è la classificazione, la quale tende a presentare in modo compiuto e ordinato tutte le parti che compongono un complesso di cognizioni omogenee. Essa si può dire una divisione complessa risultante da una divisione principale e da una o più divisioni subordinate o suddivisioni. Nella classificazione lo scienziato parte da un concetto generale, ne distingue prima le specie immediate e più generali ; in ciascuna di queste poscia le specie rispettive, finché giunga fino alle ultime specie per mezzo di successive divisioni e suddivisioni. I vantaggi che presenta un tale ordinamento delle cognizioni scientifiche sono evidenti. Anzitutto il contenuto di nna data scienza viene compreso in un prospetto sintetico, che abbrevia il tempo necessario per apprendere, riducendo in un certo senso il numero delle cognizioni indispensabili; cosi per es. il regno animale abbraccia probabilmente non meno di 600000 specie, che lo zooologo riesce a conoscere in modo relativamente completo riducendo gli individui in specie, le specie in generi, i generi in famiglie ecc.; il quadro in tal modo semplificato può essere facilmente ritenuto e riprodotto dalla memoria, benché non ci fornisca che una cognizione schematica o scheletrica della natura, che per la scienza è però sufficiente e, pur sopprimendo i caratteri particolari, estende mirabilmente il campo delle nostre conoscenze. In secondo luogo la classificazione ci permette di apprendere non solo un numero infinito di esseri o di oggetti, ma anche la loro 'parentela mediante le loro affinità naturali. In tal modo l’immensità della natura viene riassunta non solo in una forma concisa, ma anche in una forma ordinata ed armonica. Inoltre la somiglianza e le affinità constatate tra gli esseri appartenenti ad un dato gruppo permettono spesso di inferire altre somiglianze ed affinità prima ignorate. Così, come dice il botanico Adriano de Jussieu, quando sappiamo che un certo numero di piante costituiscono una famiglia, di solito siamo tratti ad attribuir loro le medesime proprietà economiche e medicinali. La classificazione può essere artificiale o naturale. La classificazione artificiale, che ha uno scopo essenzialmente pratico e mnemonico, tende a darci la conoscenza degli oggetti o degli esseri che si vogliono classificare fondandosi sopra un numero ristretto di caratteri, i quali vengono scelti fra i più appariscenti, senza badare alla loro importanza intrinseca; un esempio di classificazione artificiale è l’ordinamento d’una biblioteca, dove i libri vengono disposti o secondo l’ordine alfabetico, o secondo il formato, o, meglio, secondo il contenuto. La classificazione naturale invece si ha quando, per riprodurre in certo qual modo l’ordine della natura, è fondata sopra la scelta dei caratteri più importanti, manifesti oppure occulti, permanenti oppure evolutivi. La forma più perfetta di classificazione naturale è quella detta genetica (da yiveatc nascita, origine, formazione) la quale tende a classificare gli esseri secondo l’ordine della loro apparizione. Cosi la biologia mira, secondo tale principio, alla classificazione genetica delle forme viventi, la psicologia a quella dei fatti psichici, la filologia comparata a quella delle lingue. Fondamento della classificazione. Il fondamento della classificazione naturale è da ricercarsi, come si comprende facilmente da ciò che già si è detto, non nelle pròprietà apparenti, ma nelle primarie o causali, ovvero in quelle che sono segni di proprietà primarie o causali; ossia bisogna fermare 1 attenzione sopra i caratteri che si posson chiamare dominatori, perchè la presenza di ciascuno di questi trae seco necessariamente quella d’un certo numero di caratteri subordinati, essendovi tra un carattere dominante e i caratteri subordinati ad esso uniti un rapporto costante e necessario, una legge non di successione, ma di coesistenza, di contemporaneità. In altre parole, la presenza di certi caratteri fondamentali fa supporre con certezza l’esistenza di altri caratteri; come avviene specialmente nei gruppi animali. Per questa ragione le classificazioni zoologiche sono fondate sui caratteri anatomici e fisiologici più importanti ed essenziali; per esempio il pipistrello, che in apparenza ha maggior affinità cogli uccelli, tuttavia è messo fra i mamini. ' b 01cllè ^ questi ultimi possiede i caratteri dominanti; in modo simile la balena è mammifero e non pesce ecc. E pur sempre per questo motivo di regola generale nelle classificazioni scientifiche si va dall’idea più generale a quelle che sono a queste immediatamente subordinate, e così di seguito a mano a mano alle specie più distinte, senza omettere alcun anello intermedio. Il metodo dimostrativo ha per fine di giustificare la verità delle conoscenze scientifiche, di accertare noi stessi e gli altri d’una verità già scoperta facendola derivare dalla verità d’altre conoscenze, per offrire in questo modo un fondamento logico alle nostre osservazioni. La prova o dimostrazione, cosi concepita è un complemento necessario delle altre operazioni logiche, le quali forniscono ed ordinano le cognizioni scientifiche, ma non ce ne danno la giustificazione che appaghi la nostra mente, collegando la verità d’una conclusione alla verità delle premesse, come fa la prova. Nella prova bisogna distinguere tre elementi principali : la tesi da provare. Ti*’er sé stesse in-, dimostrabili. Spesso nella vita pratica, quando si vuole ottenere qualche line particolare, si parte dalla tesi supposta vera e si dimostra come essa non porti a nessuna conseguenza falsa. La prova diretta e regressiva o induttiva che dir si voglia parte d ai particolari, come abbiamo già d et to, p er salire al principio generale ; dimodoché la verità di questo si deve am 300 0 00000 mettere grazie alla verità dei particolari sui quali si fonda. Questa forma di dimostrazione ha la sua base nella verità del principio dell’ induzione, intorno alla quale già a lungo si è discorso, essa si adopera in tutte le scienze, ma più specialmente nelle scienze naturali, e meno nelle matematiche. •Sia per esempio da provare la tesi seguente: la celerità della I erra nella sua orbita intorno al Sole é in ragione inversa della distanza da esso; la prova si ottiene osservando se è verificata almeno in due casi particolari, cioè quando la Terra si trova nel punto più lontano dal Sole ossia nell’afelio, o quando raggiunge la massima vicinanza col Sole, ossia nel perielio. La prova diretta regressiva è d’uso assai frequente anche nella iuta pratica, quando per esempio si vuol provare la bontà d un provvedimento o d’un disegno qualsiasi, applacandolo nei casi e nelle circostanze particolari ; così Focione disapprovava nna spedizione di poche navi che gli Ateniesi volevano tare contro una città, dicendo che era troppo piccola per un’impresa ostile, e troppo grande per un atto d’amicizia. Prova indiretta. La prova indiretta e progressiva si ha quando si prova la falsità della tesi opposta o aj^gpi partendo da due principi generali. Sia per esempio da provare la tesi : due rette perpendicolari ad una terza sono perpendicolari fra di loro; si prova la falsità dell’antitesi: due parallele perpendicolari ad una terza non sono parallele fra di loro, partendo dal principio generale che « da un punto preso fuori di una retta non si può sulla medesima abbassare che una perpendicolare. Una seconda forma della prova indiretta e progressiva si ha quando si dimostra che V antitesi conduce a conseguenz e le duali o jono assurde, o sono in co ntraddizione con prin cipi, la cui verità è solidamente stabilita e non si può in nessun casomeitere m dubbio. Sia per esempio da provare la tesi seguente : il triangolo equilatero non può essere rettan golo; si ammette, per ipotesi, che sia vera la tesi opposta: il triangolo equilatero può essere rettangolo; in tal caso la conseguenza è che il triangolo equilatero dev’essere anche equia ngolo ; e poiché ciò non è possibile ammettere, perchè dovrebbe avere dille angoli retti, si conchiude essere falsa l’antitesi e vera la tesi da provare. La prova indiretta regressiva, che dicesi anche ap^gogica o induttiva, si ha quando si vuol provare la tesi esponendo quali principi assurdi bisognerebbe accogliere se si ritenesse T vera l’antitesi. Cosi per dimostrare la necessità del governo che diriga e regoli l’attività dei cittadini, si espone quali principi falsi bisognerebbe ammettere intorno agli uomini, per j~~l dimostrare che l’anarchia è utile e giovevole alla società umana. I principi supremi delle scienze. Le scienze hanno per fine proprio la spiegazione della natura, la quale si presenta a noi come una massa enorme di fenomeni; spiegare i quali vuol dire per la mente umana ricondurli sotto rapporti di più in più semplici e generali, finché si giunga ai princip! supremi e irriducibili di ciascuna scienza, cioè a quei! principi e a quelle leggi che non si possono derivare d a i.rin-l o c a leggi piu__semplici. La dimostrazione ci conduce in i ultima analisi a tali principi supremi, giacché, dovendo una di giostrazione fondarsi senti r e soura altre verità già areni? ] t a^e, dipende da altre dimo str azioni ole presuppone: ina in u imo devesi giungere n e cessariamente a verità fondamen' ^ mdimos trabil i, e che sono evidenti per sè stesse . osi nella meccanica i principi irriducibili sono le leggi fondamentali e più generali del movimento; nella fisica l’inerzia. l’equivalenza e la trasformazione delle forze; nella chimica la teoria atomica; nella biologia, la contrattilità, l'assimilazione e la proliferazione dell’elemento anatomico, ossia la vita, che le scienze biologiche studiano in tutte le sue svariate manifestazioni. L’irriducibilità di queste leggi appare manifesta: il moto non si può dedurre dalla quantità, nè 1 attrazione dal movimento, nè l’attività dall’attrazione. ) E necessario però notare che se ciascuna scienza ha prin li -riducibili e fondamentali, tuttavia le scienze tutte formano nel loro complesso una specie d’organismo, le cui parti sono strettamente collegate fra loro e si aiutano di continuo a vicenda; giacché sappiamo che nè il fisico può fare a meno nelle sue ricerche delle cognizioni matematiche, nè il chimico delle cognizioni fisiche, nè il fisiologo delle cognizioni di fisica e di chimica e cosi di seguito. \ odiamo inoltre che i principi fondamentali costituiscono una sene di nozioni di complessità crescente, in modo simile a . quello che è già stato osservato nella classificazione delle scienze del Cointe; infatti c iascun a nozion e, pur contenendo un fiuid irriducibile, cade sotto l’estensione del principiar piecede, e diviene di questo un caso par ticolare . Così, coni* piuta per mezzo dell’astrazione e dell’analisi la distinzione delle proprietà fondamentali, ne succede tosto la sintesi: il movimento s’aggiunge alla quantità, l’affinità chimica all’attrazione, al movimento e alla quantità ecc. Definizioni, ipotesi, postulati, assiomi. I principi supremi delle dimostrazioni si possono ridurre a quattro classi principali: le definizioni, le ipotesi, i postulati, gli assiomi. Le definizioni, secondo quanto s’è già stabilito, conten-UPF'iNf£) Gomperz] dere, dipendono sopratutto dall’esame critico e dal buon senso dell’osservatore. Il secondo caso è quello della verisiiniglianza quantitativa, o calcolo delle probabilità, che consiste nel determinare quale di due affermazioni di materia identica, ma opposte, sia più probabile; se la causa a ha ora per effetto b, ora per effetto c, sicché sia vero ugualmente che a produce b e che a non produce b, si tratta di vedere quale dei due effetti b o c è più probabile; chiamando m i casi di b ed n quelli di c, evidentemente sarà più probabile quello degli effetti, che ha per sé il maggior numero di casi favorevoli. Il probabilismo ha le sue radici nell’antichità e si può dire che sia sorto con l’arte oratoria; i primi retori siciliani Corace e Tisia considerano il verisimile (sìxós) come lo strumento necessario della retorica, e distinguono due specie ‘»i, ver isimiglianza, 1 assoluta (eìxój àTUÀòi;) e la relativa (eìxó? Tt); i filosofi della Nuova Accademia, soprattutto Arcesilao e Cameade acuti osservatori della vita, sostengono che in nessun dominio del sapere noi possiamo raggiungere la verità e, per conseguenza, la certezza assoluta, ma che dobbiamo in ogni caso accontentarci di semplici probabilità. Probabile aliquid esse (dicebat) et quasi verisimile eaque se uti regula et in agenda vita et in qunerendo ac disserendo CICERONE, Acad.). Dopo saggi importanti di Pascal, di Bernouilli e di Leibniz, la logica del probabile trova, nei tempi moderni, due cultori eminenti nel Laplace e nel Cournot. Il grande Trattato del Laplace comprende due parti: una parte matematica, la Teoria analitica delle probabilità, e una parte filosofica, Saggio filosofico sulle probabilità, che espone, senza l’aiuto dell’analisi matematica, i principi della teoria delle probabilità, i suoi risultati generali e le applicazioni più importanti. Il calcolo delle probabilità riposa, secondo il Laplace, sulla nozione del caso che ha il suo fondamento nella nostra ignoranza delle cause e serve a dissimulare la nostra debolezza, giacché nell’universo tutto è rigorosamente determinato e bisogna considerare lo stato presente del mondo come l’effetto dello stato anteriore e come la causa di quello che deve seguire. La causa che è manifesta in certi fenomeni semplici, per es. nei fenomeni celesti, ci sfugge in altri fenomeni più complessi, che noi, nella nostra ignoranza, attribuiamo al caso. Benché la scienza tenda a eliminare sempre più i casi fortuiti, tuttavia non è sempre facile respingere l’ipotesi del caso: perciò le probabilità hanno una grandissima importanza nelle conoscenze umane. « Le questioni più importanti nella vita sono per la maggior parte problemi di probabilità; anzi, parlando con rigore, si può dire che quasi tutte le nostre conoscenze sono solamente probabili, e, che nel piccolo numero di cose, che, nelle stesse scienze matematiche, possiamo sapere con certezza, i mezzi principali per giungere alla verità, l’aualogia e l’induzione, si fondano sulle probabilità. Cournot nel 1843 pubblica la sua Esposizione della teoria dei rischi e delle probabilità », colla quale vuole insegnare alle persone, che non conoscono le matematiche superiori, le regole del calcolo delle probabilità, senza le quali, non possiamo renderci un conto esatto nè della posizione delle misure ottenute nelle scienze d’osservazione, nè del valore dei numeri forniti dalla statistica, nè delle condizioni del successo di molte imprese commerciali. Chiamasi probabilità matematica d'un avvenimento il rapporto esistente tra il immero dei cas i favorevoli a questo avvenimento e il numero di tutti gli altri casi possibili ; laonde tutti questi casi debbono essere egualmente possibili. Prendiamo un paio di dadi da giocare, in forma di cubi geometricamente regolari e affatto eguali; in queste condizioni non si può ammettere che, gottando i dadi nel modo consueto, i dadi caschino sopra una faccia piuttosto che sopra un’altra; in altri termini, i casi di caduta d’ogni dado sono ugualmente possibili. Ogni faccia dei dadi è segnata con numeri (dall'uno al sei eompreso) e tutti e due i dadi si gettano nel medesimo tempo; è chiaro che ogui faccia d’uno dei dadi può cadere con ogni faccia dell'altro dado; si avrebbero così 36 casi possibili di combinazione di numeri a due a due. Indicando l'uno dei dadi con A e l’altro con B, possiamo comporre la seguente tabella dei 36 casi possibili. TAam» o Cl l u A B 11 1 2 1 3 1 4 1 5 1 6 A B 2 1 2 2 2 3 2 4 2 5 2 6 A B 3 1 3 2 3 3 3 4 3 5 3 6 A B 4 1 4 2 4 3 4 4 4 5 4 6 A B 5 1 5 2 5 3 5 4 5 5 5 6 A B 6 1 6 2 6 3 6 4 6 5 6 6. Come si disse, tutte le combinazioni di questa tabella sono ugualmente probabili: cosi l’avere il numero 5 sul dado A e il numero 2 sul dado B, è ugualmente probabile cbe l’avere 6 e 6 su tutti e due i dadi. Ma se consideriamo la sortita dei numeri 2 e 5 indipendentemente dal dado sul qualo possono comparire, allora la probabilità di sortita di questa coinbinnzione si distinguer» dalla probabilità di sortita dell'altrn combinazione 6 o 6 per questo, che la prima combinazione s'avrà tanto con 5-2 cbe con 2-5, mentre la combinazione 6 e 6 rimarrà limitata n una sola volta fra le 36 coppie di numeri. In questo modo la probabilità matematica di sortita dei numeri 5 e 2 (rimanendo indifferente cbe ciascun d’essi appaia sul dado A o sul dado B) sarebbe di */j 0 ossia di ‘/ist mentre pei numeri 6 e 6 è solo di '/ss Se poi consideriamo la sortita, sui due dadi, di numeri tali che la loro somma corrisponda ad una quantità desiderata, allora la probabilità d'avere questa somma sarebbe, por le differenti qualità, affatto diversa. Così per os. il numero 2 si potrebbe avere in un modo solo, cioè coll’uscita dei numeri 1-1, mentre il numero 7 si potrebbe avere nei seguenti modi : 1-6, 6-1, 2-5, 5-2, 3-4, 4-3, per cui la probabilità dell'uscita del numero 2 sarebbe di l jn, del numero 7 sarebbe di e / 3 «. Dalla definizione data della probabilità matematica, risulta che essa è sempre una frazione, vale a dire un numero di parti dell’unità, alla quale questa probabilità s’avvicina tanto più quanto maggioro è il numero dei casi favorevoli all’avvenimento in confronto doi casi possibili. Questa frazione potrebbe cambiarsi nell’unità solo quando non esistesse nessun caso sfavorevole all'avvenimento aspettato; ecco perchè l’unità si considera come il simbolo della certezza. Carattere generale delle scienze storiche 2. Oggetto delle scienze storiche ~ 3. Svolgimento del concetto di storia 4. La storia ì> una scienza o un’arte? La critica storica 6. Esiste una scienza generale della società? Il metodo nello studio dei fenomeni sociali. Carattere generale delle scienze storiche. Come si è già accennato parlando della classificazione delle scienze, la storia ha per oggetto il particolare, l’ individuale, ciò che esiste una volta sola e non si ripete mai. Per comprendere il valore di questa affermazione e per stabilire a quali scienze si può sicuramente applicare, bisogna anzitutto determinare con esattezza il significato dell’espressione: fatto o avvenimento individuale di cui si occupa lo storico. Individuale è, in questo caso, ciò che si riscontra una sola volta nel mondo, tanto se il fatto è singolare, cioè non appartiene che a un solo corpo o essere, quanto se è generale, cioè comprende una collettività, è comune a più esseri. In tal senso si considerano come fatti individuali : la sovrapposizione degli strati, terrestri, la quale non si è mai ripetuta nel corso del tempo ; le specie vegetali e animali scomparse che hanno popolato la terra solo in un’epoca determinata; tutti i fatti storici propriamente detti, che non si sono prodotti che una sola volta nel passato, come gli imperi egiziano, babilonese, persiano, la civiltà greca, la conquista macedone, la dominazione romana, l’invasione dei barbari, il feudalismo, l’impero di Carlo Magno, le Crociate, l’emancipazione dei Comuni, lo assolutismo del secolo XVII, la Rivoluzione francese e così di seguito. Tutti questi fatti e gli altri simili ad essi sono individuali, perchè si constatano una sola volta nelle formazioni dello spazio e in quelle del tempo. I fatti più universali sotto l’aspetto dello spazio possono entrare nel quadro della storia tostocliè vengano individualizzati nel tempo, ossia quando si sono prodotti una sola volta nei secoli decorsi. Appunto in questo senso, secondo la nota ipotesi del Laplace, il nostro sistema planetario è passato dalla nebulosa primitiva allo stato attuale attraverso a tappe successive che non si sono mai riprodotte nel corso del tempo. La stessa cosa si può affermare delle modificazioni subite dalla crosta terrestre, dei fatti della storia umana: si è vista una sola volta l’epoca della pietra rozza, una sola volta l'epoca della pietra levigata e quella del bronzo; gli uomini d’un paese sono pure passati una sola volta dallo stato di cacciatori a quello di pastori, e da questo allo stato di agricoltori. Anche quando sembra che i fatti storici si ripetano, codesta ripetizione è talmente differente, che i fatti, i quali paiono ripetersi, in realtà sono nuovi. Cosi la produzione letteraria si è manifestata in tutte le epoche; ma in ciascuna epoca essa ha rivestito un carattere particolare: la letteratura classica del periodo aureo in Grecia e in Roma è ben diversa dal nostro Cinquecento o dalla letteratura francese dell’epoca di Luigi XIV. Ciò che bisogna considerare in queste fioriture letterarie non è già il fondo comune umano, la tendenza ad esprimere il bello mediante la lingua, ma la forma diversa colla quale tale tendenza si è manifestata. Lo stesso avviene di tutti gli altri fatti storici: tutti si ripetono, poiché l’uomo rimane sempre il medesimo, coi suoi bisogni e colle sue aspizioni; ma il contenuto delle sue produzioni varia di continuo e le opere sue sono sempre differenti, possiedono un carattere individuale. Ben diversa è la concezione dei fatti universali nel tempo, ossia di quelli che si ripetono con differenze trascurabili, come la rivoluzione dei pianeti intorno al Sole, la circolazione dell'acqua sulla terra, lo scambio d’ossigeno e d’acido carbonico tra le piante e gli animali ecc. Sono fatti che si sono prodotti, si producono, e, possiamo dire, si produrranno anche nel futuro, quando siano date le condizioni necessarie in forza del postulato dell’uniformità delle leggi di natura, di cui già si è parlato diffusamente. Invece, dei fatti storici si può affermare che sono fatti di successione, i quali sono avvenuti una sola volta e non avverranno più; il che porta ad una eouseguenza importante, cioè che i fatti storici non si possono esprimere, come i fatti naturali, per mezzo di leggi universali e necessarie. \ Questa è la differenza più grave che corra fra le scienze che si possono dire di sviluppo e di successione e le ricerche teoriche, cioè quelle che studiano i fatti di ripetizione. Alcuni sociologi hauuo creduto di ritrovare nella storia alcune leggi sui generis: essi, considerando le serie intere di fatti successivi come fatti singolari, le hanno riunite in fasci c ne hanno tratte leggi mediante gli stessi procedimenti che le scienze nomotetiche applicano ni fatti singolari di ripetizione. In tal modo si è tentato di formulare la Ugge dell’evoluzione religiosa, secondo la quale le concezioni religiose sono sempre passale attraverso a tre stati consecutivi : il feticismo, il politeismo e il monoteismo (Spencer, Gumplowicz); la legge dell’evoluzione politica, espressa nella formula seguente: la serie politica incomincia con l'anarchia, passa pel clan famigliare, per la tribù repubblicana dapprima, più tardi monarchica e aristocrntica, giunge alla monarchia dispotica, e infine, con uu ritorno corretto verso le sue origini, arriva ni governo parlamentare (Letourneau); la legge dell'evoluzione della pittura, che nei suoi primordi è religiosa, per dare origine alla pittura mitologica come ramo parallelo, la quale alla sua volta divieue pittura storica; da quest’ ultima si stacca la ritrattistica, che dà origine al genere, per giuugere infine per il paesaggio alla natura morta (Brunetière). Ma non una di queste leggi e delle altre simili può reggere all'esame dei fatti; esse non sono che generalizzazioni arbitrarie, che non hanno il più piccolo fondamento nella realtà delle coso. (') 2. Oggetto delle scienze storiche. Adunque la storia, concepita nel suo significato più logico, ha per fine essenziale di esporre lo sviluppo complessivo dell’universo, a cominciare dalla formazione dei corpi celesti, svoltisi dalla nebulosa primitiva secondo il principio ipotetico del Laplace, per giungere, attraverso alla geologia e alla trasformazione successiva degli organismi vegetali e animali, allo sviluppo dello spirito umano, al quale in modo più speciale s’applica il nome di storia. In questo complesso entrano tanto i fatti universali quanto i fatti singolari considerati nello spazio, ma che sono però XÉNOPOi., Le caracthrcde l’histoire, in Jievue phil.. Lee principes fondatHeniau.r de l’histoirè. Paris, Lerotut. tutti individuali considerati nel tempo, ossia che non si sono prodotti che una sola volta nel corso del tempo e non si riprodurranno più nell’ identico modo : ogni fatto è unico e non rassomiglia ad alcun altro in maniera completa. Tali sono per esempio: la successione di zone sedimentarie nei terreni secondari o terziari; le trasformazioni successive attraverso le quali sono passati i sauriani rettili per mutarsi in uccelli, o quella dell ’elephas antiquus per divenire l’elefante che osserviamo ai nostri giorni; oppure le vicissitudini per le quali ha dovuto passare l’Impero germanico o la Penisola italica per arrivare alla forma unitaria attuale, o la trasformazione dell’epica cavalleresca leggendaria e primitiva nelle opere individuali del Pulci, del Boiardo e dell’Ariosto. Per evitare equivoco, è però necessario in questo punto uno schiarimento; cioè bisogna stabilire una distinzione tra l’esposizione scientifica naturale e l’esposizione storica d’un oggetto o d’una classe d’oggetti, per esempio degli esseri viventi, della società umana ecc. Cosi la biologia concepita come scienza naturale, che mira a farci conoscere le leggi generali che governano la vita degli animali e dei vegetali, non si deve confondere colla biologia considerata come scienza storica, la quale ha in vece per fine di studiare le successive modificazioni e trasformazioni dei medesimi esseri sulla superficie della terra dal primo momento, se è possibile, della loro apparizione fino ai nostri giorni ; in modo simile la società umana può essere oggetto d’una scienza naturale, in quanto questa la studia e l’analizza nella sua maniera di essere, di vivere, nella dipendenza dei suoi elementi ; e può anche essere oggetto d’una esposizione storica nel senso comunemente inteso, in quanto ne espone le vicende successive. È quindi evidente che nello studio di certe classi di oggetti il metodo naturale, che vuole stabilire leggi, e il metodo storico, che vuole invece stabilire il modo di successione dei fenomeni, possono alternarsi, ma non confondersi; giacché le leggi naturali non si applicano che ai fenomeni che si ripetono e non esprimono che il carattere quantitativo dei rapporti tra Rickert, Die Qrensen der naturwisseuschaftlichen liegriffsbildung. Leipzig, Mohr i fenomeni, mentre la storia si occupa solo del lato qualitativo dei fenomeni, e afferma che non vi sono due individualità storiche che si rassomiglino, due avvenimenti che si possano ricondurre sotto la medesima nozione generale o legge che si applichi tanto al presente quanto al passato. Noi ci limiteremo qui ad esporre per sommi capi le regolo metodiche più. importanti che riguardano lo studio dei fatti umani, cioè che riguardano la storia propriamente detta, la quale ci interessa più da' vicino. Svolgimento del concetto di storia. Le varie trasformazioni cui il concetto di storia andò via via soggetto servono a mettere in evidenza i vari elementi che lo compongono e a farne conoscere meglio la vera indole e lo scopo. L’idea di cercare un disegno generale della storia non si era presentata, nè si poteva presentare, agli antichi, i quali non avevano un concetto chiaro dell’unità del genere umano. Erano talmente immedesimati nella società e civiltà in cui vivevano e di cui facevano parte, che non sapevano riconoscere e pregiare il valore d’un’altra : lo straniero era per essi un barbaro; essere civile, pei Romani che conquistarono il mondo, voleva dire accettare le leggi, le istituzioni, le idee di Roma, divenire in una parola, romano. La storia ha però trovato in Grecia e in Roma cultori di grande valore ; pel primo Tucidide rivolge lo sguardo sui fattori politici e, quasi, sulla base naturale degl’avvenimenti, le cause dei quali ricerca non già nelle disposizioni di esseri sopra-naturali, ma soprattutto nelle condizioni in cui si trovavano i popoli, negli interessi degli stati, e, in piccola misura, nei capricci e nelle passioni degl’individui; egli vuol descrivere il corso delle cose umane, come farebbe per quello dei fenomeni naturali, ricerca la verità con zelo infaticabile, e nessuno sforzo, nessun sacrificio risparmia, per raggiungerla, per dare dei fatti un’esposizione esatta. Col cristianesimo si diffuse il concetto d’un Dio unico, creatore e guidatore del mondo, innanzi a cui tutti gli uomini sono eguali; e cosi sorge anche il concetto d’un disegno, Kickkbt, nella storia, d’una niente superiore, che conduca ad un fine determinato. E noto che questo concetto apparve per la prima volta nella Città di Dio d’Agostino e nelle Storie del suo discepolo Orosio. Cosi comincia quella che fu chiamata scuola teologica, la quale in sostanza era la negazione del vero metodo storico e la rendeva impossibile. Infatti l’uomo diveniva un cieco strumento, senza proprio valore, nelle mani di Dio. che guidava i popoli come un cocchiere guida i cavalli; i popoli sorgono o cadono, perchè Iddio avvicina o allontana da essi la sua mano; le leggi dei fatti bisogna cercarle nella mente divina, in cui ai mortali non è dato penetrare. Quindi l’errore fondamentale non stava già neU’ammettere un Dio creatore dell’uomo e. regolatore della storia, ma nel metodo che si voleva seguire. Anche Galileo Galilei credeva in un Dio creatore del mondo, autore dello leggi della natura; ma egli cercava queste ultime studiando la natura e i suoi fenomeni. Invece gli scrittori del Medio Evo pensano che gli avvenimenti storici sieno esclusivamente opera della Provvidenza divina, considerano l’uomo come un semplice strumento e la vita terrena non altro che una preparazione alla vita celeste. Coi grandi storici del Rinascimento italiano questo concetto è totalmente abbandonato; nelle storie del Machiavelli e del Guicciardini, infatti, la Provvidenza è scomparsa del tutto; essa non è mai chiamata a spiegare qualcuno dei grandi avvenimenti storici. Tutto ciò che avviene nella storia è, per gli scrittori del Rinascimento, opera dell’uomo, e dell’nomo individuo civile, razionale. Però l’uomo non è considerato come parte integrante della società, ma isolato, immutabile. Così il Machiavelli nel primo libro delle sue Storie narra gli avvenimenti dell’Europa nel Medio Evo: perchè i barbari si precipitano sull'impero? perchè uno o un altro generale romano offeso, geloso, irritato, li chiama per vendicarsi. Perchè seguono le Crociate? perchè Urbano II, non avendo altro da fare, pensò di darsi ad una « generosa impresa. V’è sempre un capitano, un politico, un uomo di Stato, che è la causa di tutto ; è esso che fa le leggi, che fonda una repubblica o una monarchia, che muta i governi, che apparecchia le congiure, le grandi rivoluzioni e le conduce al fine desiderato; non vi sono forze generali d’alcuna specie che operino : l’uomo rimane sempre lo stesso, e le differenze che vediamo di secolo in secolo, da nazione a nazione, sono secondarie, più apparenti che reali. Queste idee durarono fino al secolo 2àlll. Il primo che osò prendere una via a fiat io diversa fu Vico. Egli accetta il pensiero degli uomini del Rinascimento, cioè che le cause dei fatti storici sono da ricercarsi unicamente nell’uomo e nelle modificazioni dello spirito umano, « questo mondo delle nazioni è pur fatto dagli uomini e bisogna quindi ricercarne leej-ipiegazione nella mente umana * ; non crede però che l’uomo rimanga sempre lo stesso attraverso a tutte le trasformazioni sociali, ma assicura invece che lo spirito umano muta col mutar dei tempi e che, se vogliamo, per esempio, comprendere l’infanzia del genere umano, dobbiamo uscire di noi stessi, rifarci in certo qual modo fanciulli. Questo è il concetto che avviò la storia per una via nuova e che fa del Vico il precursore dell’indirizzo seguito più tardi dal Wolf, dal Niebuhr, dal Savigny. Questi ultimi iniziarono un nuovo metodo, studiando con metodo scientifico e con grande pazienza i linguaggi, le mitologie, il diritto, la società primitiva, le antiche istituzioni. Questa scuola pose in evidenza che la mitologia, i linguaggi, le società nascono e crescono secondo leggi determinate, senza essere creazione personale dell’uomo: l’uomo non appariva più, quale una volta, come un essere immutabile in tutti i tempi, i tutti i luoghi, con facoltà sempre identiche in ogni età, in ogni razza o civiltà diversa ; ma d’ora in ora continuamente mutabile, ed in questa sua mutabilità, in questo suo continuo diveìiire doveva essere studiato. Di qui ha avuto principio quell’immenso lavoro di indagini che va rinnovando ab imis fundamentis tutta la storia del passato e disseppellendo ad una ad una le antiche civiltà ; si tende ad una ricostruzione completa degli avvenimenti storici, fondata sulla conoscenza critica delle fonti e di tutte le forze che agiscono nei gruppi sociali e dei bisogni che cagionano i movimenti delle masse umane. Intorno alla Vili.ari, Scritti rari; il saggio “La Storia è una scienza? „ passim. Bologna, Zanichelli] Pane natura di questi bisogni spuntano le divergenze delle concezioni storiche, oggidì assai numerose. Secondo la concezione eroica non sono altro che ^bisogni degli eroi e dei geni che póngono in moto quella màis in(ììgéstaqtte moles che è l’umanità; è una spiegazione insufficiente, che riposa sopra una concezione antiscientifica della causalità, confonde l’occasione del movimento storico con la sua causa e cade in un circolo vizioso, poiché conclude dall’importanza dei risultati ottenuti dall’uomo di genio a quella della sua energia, e fa poi di questa energia supposta la causa dei risultati ; già Niccolò Machiavelli ha notato che la storia insegna che i tempi porgono l’occasione ai grandi e questi sanno afferrarla, mutando spesso il corso degli avvenimenti. Una concezione ideolo gica della storia si ritrova nella celebre opera di H. Th. Buchle « Storia della civiltà in Inghilterra ; » le azioni umane, secondo questo scrittore, vengono determinate parte dalla natura, parte dallo spirito. Il primo fattore si assoggetta il secondo, ed è quindi preponderante, nelle zone calde e fredde, mentre nei paesi temperati, come nell’Europa, la natura è subordinata allo spirito; gli Europei debbono la loro civiltà ai progressi del sapere e dell’ intelligenza ; però la civiltà non è già il prodotto arbitrario e casuale di cieche forze fisiche o di potenze spirituali, ma si deve considerare come il risultato necessario d’una serie di cause strettamente tra loro concatenate. La concezione collettivista, sorta di recente, vede la causa dei movimenti indicati in un « bisogno delle masse », e specialmente in un bisogno economici) ; la forma più importante di questa concezione economica della storia è il cosiddetto materialismo storico, che ha il suo principale rappresentante e fondatore in Marx. Questi sostiene che t utto lo sviluppo sociale è determinato dal sistema economico, che alla sua volta dipende dalla forma e dallo svilnpup della produzion e. La struttura economica della società, egli dice, è la base reale, su cui s'eleva poi 1 edificio giuridico e politico, cosicché i (_ modo dì produzione della vi ta m&tedale domina in generale lo sviluppo della vita sociale, politic» o Il Principe, ed. carata da Lisio. Firenze, Sansoni] intellettuale . Marx distingui nella storia dell’umanità tre periodi principali : il periodo a ntico, il f eudale, il borghese o capitalista, tutti caratterizzati dal differente modo di produzione : ciascuno porta ingenita la sua propria contraddizione e ci mostra il progresso come uno sviluppo storico necessario. Il regime borghese, nel quale viviamo, è d’origine recente, giacché incomincia nel secolo XVI, quando i grandi proprietari invadono a poco a poco il dominio dei grandi coltivatori, spingendo nelle città gli abitanti delle campagne. La soppressione dei mestieri e l’invenzione delle macchine hanno dato un grandissimo sviluppo all’industria, nella quale s’ impiega un numero sempre crescente di lavoratori. La storia è c|uindi dominata dal sistema economico e non avrebbe c he una fonte p rincipale: i Jjiso^ni mat eriali dell nomo; l’organizzazione economica che oravecliamo non è l’espressione di leggi economiche eterne, ma non altro che una modificazione dell’organizzazione economica medioevale, che alla sua volta deriva dall’antica. Il fatto economico è per natura sua esclusivamente umano ; precede nel tempo tutti gli altri fenomeni sociali, poiché, come Aristotile ha già osservato fino dall’antichità, gli uomini non potevano porsi a speculare prima d’aver provveduto ai loro naturali bisogni ; infine è tra i fatti sociali il più semplice. È innegabile che i fatti economici hanno sopra gli altri fatti sociali una efficacia spesso decisiva, e che quindi la loro conoscenza ha molta importanza nella spiegazione dello svolgimento storico delle società umane. Però non bisogna dimenticare il legame che uni sce gli uni agli altri i fenomen i s ociali: il diritto, l a religione, la morale, reconomia, la po Jitìca. tutte le categorie di fatti che l’analisi distingue sono unite fra loro da reciproche influenze ; lo stesso Marx ha notato ciò che v’è di contingente nei progressi della tecnologia, ciò che questa deve al caso, alle gr andi inv enzioni e all’im t elligenza . Quindi il materialismo storico, secondo recenti interpreti, LABRIOLA e CROCE, fornisce una somma di nuovi dati, di nuove esperien ze., che entra nella coscienza dello storico, si risolve in un ammonimento a tener presenti le osservazioni fatte da esso come nuovo sussidio a intendere la storia. La storia è una scienza o un’arte? Importante è pure la questione non ancora chiusa se la storia sia una scienza oppure un arte; ponendola alcuni risolutamente fra le scienze, altri fra lo arti, ed altri accordandole i caratteri d’una scienza e nel medesimo tempo d un’arte. Notevoli sono le argomentazioni chq il Croce pone innanzi per sostenere che la storia è un’arte: egli distingue nella conoscenza umana due forftd: la còrios'ceuza intuitiva e la conoscenza logica, conoscenza per la fantasia e conoscenza per l intelletto, conoscenza dellWimrfnalc e àeW universale, delle cosse delle loro relazioni; l'una è produttrice d’imagini, l’altra produttrice di concetti. Lo intuizioni sono: questo fiume, questo lago, questo rigagnolo, questa pioggia, questo bicchiere d’acqua; il concetto è: 1 acqua, non questa o quella, ma l’acqua in genere, in qualunque luogo o tempo si roalizzi. Le manifestazioni più alte della conoscenza intuitiva e dolla conoscenza intellettuale sono arte e scienza. La stona è un’arte, come la poesia, la pittura, la musica; essa ò una pittura vora e propria, descrivo gli avvenimenti, vuole rappresentare vivamente all’immaginazione degli uomini i fatti passati; racconta e non fa deduzioni nè induzioni, secondo il metodo adoperato nelle scienze, non ricerca leggi, nè foggia concetti, è diretta art narrandum non ad demonstrandnm. Il questo qui, Vindividuimi umilino determinatimi è il suo dominio, od è il dominio medesimo dell arte; la storia rientra perciò sotto il concetto dell’arte. 1', un sofisma quello di credere che la storia abbia por oggetto il concetto dell’individuale, donde si conchiude che la storia sia conoscenza logica o scientifica; la storia elaborerebbe il concetto d un personaggio, di Carlo Magno o di Napoleone ; d’un’opoca come del Ri nascimento o dolla Riforma: d’un avvenimento come della Rivoluzione trancoso e dell'unificazione d’Italia, allo stesso modo che la Geometria elabora i concetti delle forme spaziali. Ma di tutto ciò non è niente: la storia non può se non presentare Napoleone o Carlo Magno, la Riforma o il Rinascimento, la Rivoluzione francese o l’unificazione d’Italia, fatti individuali, nella loro fisionomia individuale, proprio nel senso cho dai logici si dico che dell individuale si dà non concetto ma rappresentazione. Tra aite ola storia corre quosta differenza: la prima è la conoscenza d una cosa, d’un sentimento, d’un carattere, la conoscenza della lealtà possibile, non della realtà esistente e reale, oggetto della storia 5. La critica storica. Lo storico trae la materia della narrazione o dai fatti che egli stesso ha veduto, oppure dai CROCE, Estetica. Palermo, Sandron. Croce fatti che altri in tempi o luoghi lontani hanno osservato; d’onde la necessità di valutare il grado di certezza delle testimonianze, per avvicinarsi più che è possibile alla verità. Bisogna notare che l’uomo lascia traccia di sè e delle sue opere non solo nei racconti scritti o tramandati di generazione in generazione, ma anche nelle armi, negli ornamenti, negli strumenti che adopera nella caccia, in casa ecc. ecc. La preistoria è basata quasi esclusivamente sopra questi ultimi monumenti, non esclusi gli avanzi fossili del regno animale e di quello vegetale. Il materiale per ricostruire il periodo che segue alla preistoria ci viene fornito da una grande quantità di monumenti, come iscrizioni, monete, sculture, edifici, opere pubbliche ecc., che provengono dagli stessi autori degli avvenimenti o dai loro contemporanei ; l’interpretazione di essi rientra propriamente nel campo dell’archeologia storica, la quale fornisce pure un prezioso sussidio alla storia propriamente detta. Importante è il criterio per stabilire la certezza della tradizione scritta e della tradizione orale, per le quali s’incontrano non poche e gravi difficoltà, se si pensa che non di rado per fatti e avvenimenti di lievissima portata e a noi contemporanei, le testimonianze di persone oneste e coscienziose sono incerte e contraddittorie ; per fatti di molto maggior gravità e che possono riguardare tutto intero un popolo, le passioni, l’intelligenza, il partito politico, gl’interessi degli osservatori possono turbare la narrazione spesso in modo irrimediabile ; tali testimonianze debbono essere vagliate con grandi cautele e con tutti gli speciali sussidi forniti dal metodo storico, e con tutto ciò non sempre si riesce ad eliminare le alterazioni sia volontarie sia involontarie. Avvenimenti come la origine del Cristianesimo, la Riforma protestante, la Rivoluzione francese sollevano ancor oggi polemiche e pregiudizi, che impediscono e offuscano la retta valutazione di essi. n. quindi chiaro che il principio di verisimiglianza e di probabilità, come dice Croce, domina tutta la critica storica ; l’esame delle fonti e delle autorità è diretto a stabilire le testimonianze più credibili. Chi parla d’induzione e di dimostrazione storica fa un uso metaforico di queste parole, le quali nella storia assumono un aspetto affatto diverso da quello che hanno nella scienza. La convinzione dello storico è la convinzione indimostrabile del giurato, che ha ascoltato i testimoni, seguito attentamente il processo ; sbaglia, senza dubbio, delle volte, ma gli sbagli sono una trascurabile minoranza di fronte ai casi in cui coglie il vero. La storia è quindi ciò che l'individuo o l’umanità ricorda del suo passato, ricordo dove oscuro, dove chiarissimo, ricordo che con industri esami si procura di allargare e precisare il meglio possibile; ma tale che non se ne può far di meno e che, preso nel tutto insieme, è ricco di verità. Solo per spirito di paradosso si potrà dubitare che non sia mai esistita una Grecia, una Roma, un Alessandro, un Cesare, un’ Europa feudale e una serie di rivoluzioni che l’abbatterono; che si videro affisse le tesi di Martin Lutero alla porta della chiesa di Wittemberga e che fu presa dal popolo di Parigi la Bastiglia. Che ragione rendi tu di tutto questo?, chiede ironicamente il sofista : l’umanità risponde : Io ricordo. Chi si accinge a scrivere un’opera di storia deve attendere a quattro operazioni principali, a ciascuna dolle quali risponde una parte distinta della metodica : Raccogliere il materiale, donde Veuristica: ossia dottrina delle fonti. Analizzarlo, donde la critica delle fonti. Comprendere i fatti in sè e nei loro rapporti, donde la co Riprensione dei fatti e loro rapporti. Esposizione dei fatti. Queste quattro operazioni nella pratica s’intrecciano e si confondono, giacché nel tempo stesso che, ad esempio, si raccoglie il materiale, questo viene vagliato, e non si può vagliarlo senza comprendere il valore dei fatti che esso fornisce. Le fonti sono il materiale da cui si attinge la storia; dapprima furono tradizioni orali e canti popolari, poi note scritte e anche, occasionalmente, iscrizioni e documenti: più in là nell’età antica e nel medio evo non si andò; solo nell’età moderna si pose mano a ricercare ed usufruire iscrizioni, documenti, monete, tutti i prodotti dell’arte, e persino gli avanzi preistorici. Tutto il materiale storico si può dividere in due categorie: a) avanzi ossia tutto ciò che di un l'atto è rimasto ed esiste ancora, con semplici reliquie o parti di fatti e di atti umani interamente spogli d’ogni idea di ricordo per la posterità e innanzi tutto i resti corporei degli uomini, poi la lingua, le abitudini, i costumi, le feste, i giuochi, culti, istituzioni, leggi, utensili, monete, armi, edifizi; tra gli avanzi sono da annoverarsi i monumenti nel senso più largo, vale a dire tutto ciò cui è inerente l’intenzione di conservare la memoria dei fatti; b) la tradizione, che mira a conservare il ricordo degli avvenimenti col proposito appunto di essere fonte o materiale storico. Si distingue in figurata, orale e scritta, secondo che consta di rappresentazioni di persone di luoghi (ad es. carte geografiche, piante di città e simili) e avvenimenti storici, oppure di racconti orali, leggende, proverbi, canti storici, oppure di iscrizioni storiche, alberi geneologici, calendari annuali, cronache, ricordi, biografìe e storie d’ogni genere. Ufficio della critica storica è quello di stabilire la verità effettiva dei dati contenuti nelle fonti, cioè decidere se e fino a che punto siano da ritenersi come veri o come falsi, come realmente avvenuti o no. Ciò si fa sempre affermando o negando, sotto forma d’un giudizio, sia nei rapporti delle fonti coi fatti, sia dei fatti tra loro; come indica anche il significato fondamentale del verbo xpfveiv (separare, distinguere, giudicare) da cui è derivata la parola critica. La metodica insegna i principi, le regole, l’arte onde s’adempie a quell’ufficio. Tutto si riduce al raffronto di ciò che sottoponiamo a critica con altri dati di cui siamo sicuri, all’esame, in una parola, dell’incerto col certo. Si deve alla critica veramente metodica o scientifica, se la storia è diventata una vera e propria scienza, giacché solo il metodo scientifico ha reso possibile l’accertamento dei fatti storici, cioè lo sceverare il vero dal falso, la storia, dalla leggenda. La critica dicesi estrinseca, quando esamina se una data fonte sia da considerare o no, e fino a che punto, come testimonianza storica, come vera e propria fonte storica; e ha quindi per ufficio di a) provare l’identità delle fonti ; b) stabilire quando, dove e da chi e per che modo (se originali o derivate) furono prodotte; c) stabilirne il contesto originale (recensione) e pubblicarle (edizione). La critica dicesi invece intrinseca, quando esamina i rapporti delle testimonianze coi fatti, cioè se le testimonianze corrispondano, e fino a che punto, alla realtà. Il suo ufficio somiglia a quello del giudice istruttore, il quale deve constatare la realtà d’un delitto dalle dichiarazioni dei testimoni e dalle immediate tracce di esso; essa esamina la forza dimostrativa delle singole tracce o testimonianze, raffronta e bilancia le ime colle altre. Esiste una scienza generale della società? I primi saggi d’osservazione scientifica della vita sociale si ritrovano in alcune opere di Platone e di Aristotile; ma solo nei tempi nostri lo studio dei fenomeni sociali ha preso uno sviluppo notevolissimo e un’ importanza veramente straordinaria. Augusto Comte nel suo « Corso di filosofia positiva » lo ha innalzato al grado di scienza indipendente, dandogli il nome di « sociologia », che viene ormai generalmente accettato ; nella nota classificazione comtiana delle scienze, la sociologia tiene 1 ultimo posto, essendo sorta di recente e presentando maggior complessità e minor generalità delle altre scienze. Ma la sociologia è ben lungi dall’aver determinato con chiarezza e precisione il suo oggetto e i suoi metodi; anzi alcuni negano ad essa il diritto all'esistenza, affermando che i fatti che studia formano oggetto di altre scienze già costituite. La sociologia viene generalmente intesa come la scienza dei fenomeni sociali, cioè dei fenomeni che sono propri della vita della società. Questo però non è sufficiente per determinare l’oggetto della sociologia, poiché i fenomeni sociali sono già studiati da un gran numero di discipline particolari, storia delle religioni, del diritto, delle istituzioni Manuale Sei metodo storico di A. CnivEU.ucci, pnssim. Pisa, Spocrri (è la traduzione dei capitoli 3° e 4° del Manuale del m. st. del Berkheim).] politiche, statistica, scienza economica ecc. Ora due sono le soluzioni principali date a questo problema. Secondo alcuni la sociologia è una scienza distinta dalle scienze sociali particolari, ha un’individualità sua propria, considera in tutta la sua complessità la realtà sociale, che le scienze particolari dividono e decompongono per astrazione; essa è una scienza concreta, sintetica, mentre le altre sono analitiche ed astratte. In questo modo lo Stuart Mill afferma che la sociologia ha per oggetto « gli stati di società » che si succedono nella storia dei popoli; l’insieme degli elementi che formano lo stato di società è costituito dai fenomeni sociali più importanti, come il grado d’istruzione e di cultura morale nella comunità e in ogni classe, le condizioni dell’industria, del commercio, della ricchezza, le occupazioni ordinarie della nazione, la sua divisione in classi, la forma di governo, le leggi, i costumi ecc. La sociologia dev’essere quindi come una filosofia delle scienze sociali particolari, e, come la biologia ha preso il significato di filosofia delle scienze biologiche, cioè d’una scienza che studia i fenomeni essenziali ed universali della vita sotto le sue molteplici forme, cosi essa dev’essere la scienza generale della società, deve analizzare le caratteristiche generali dei fenomeni sociali e stabilire le leggi più alte dell’evoluzione sociale. Altri invece affermano che la sociologia non può essere che il sistema, il «corpus» delle scienze sociali; la moltitudine innumera dei fatti sociali viene studiata dalle discipline speciali, che diventano in tal modo come rami particolari della sociologia e devono prendere un nuovo indirizzo e un nuovo metodo, derivanti dalla considerazione che i fatti sociali sono tra loro intimamente legati e debbono considerarsi come fenomeni naturali soggetti a leggi necessarie. Un esempio di questa trasformazione ci viene presentata dalla storia. Sotto gli avvenimenti particolari e contingenti che costituiscono la storia apparente delle società umane, si cominciò a cercare qualche cosa di più fondamentale e di più permanente, le istituzioni ; con ciò la storia cessa d’essere uno studio narrativo e si apre all’analisi scientifica. I fatti che vengono eliminati o considerati di secondaria importanza, sono i più refrattari alla scienza, essendo propri ad ogni individualità sociale considerata in un dato momento della sua vita ; mutano da una società ad un’altra, e nel seno d’una medesima società: le guerre, i trattati, gli intrighi delle corti o delle ‘assemblee, gli atti degli uomini di Stato costituiscono delle combinazioni che non si ripetono mai nello stesso modo e non sono soggetti a leggi definite ; la storia in questo senso si limita a stabilire una pura successione di fatti. Invece le istituzioni nel loro svolgimento conservano caratteri essenziali per lunghi anni e anche, qualche volta, per l’intero corso d’un’esistenza collettiva, poiché esprimono ciò che vi è di più essenziale in un aggregato umano ; in questo campo i fenomeni sociali non possono più essere considerati come il prodotto di combinazioni contingenti, di volontà arbitrarie, di circostanze locali e fortuite, ma di cause generali permanenti e definite. Quindi sotto l’azione dei principi, degli uomini di Stato, dei legislatori, che era considerata un tempo come preponderante, si è scoperta l’azione decisiva delle masse, si è compreso che una legislazione non è che la codificazione dei costumi, che non può vivere se non profonda le sue radici nello spirito dei popoli, e inoltre che i costumi, le abitudini, lo spirito dei popoli non sono cose che si creano a volontà, ma sono l’opera dei popoli stessi. Non pochi sono gli argomenti cho si adoperano per dimostrare 1 impossibilità d'uua scienza generale della società; si ricorre alle definizioni tra loro discordanti che i sociologi propongono di essa, del suo metodo, del suo oggetto; per gli uni la caratteristica dei fenomeni sociali è la continuità o storicità, per altri la reciprocità d’azione, o la giustizia, o la sociabilità, o la coscienza della specie; l'elemento primario e costitutivo della società è ora l' individuo, ora la famiglia, ora l' orda ; nè può avvenire altrimenti quando si pensi alla complessità estrema, alla variabilità di tali fenomeni, le quali però, se attestano della gravissima difficoltà dell'impresa, non sono prove sufficienti per poterne affermare l’impossibilità. Il metodo nello studio dei fenomeni sociali. Intorno al metodo da adoperarsi nello studio dei fenomeni sociali si notano divergenze simili a quelle che abbiamo trovato nelle opinioni intorno al vero oggetto della sociologia. Per un certo periodo di tempo ha avuto molta fortuna la concezione biologica della società ; ma oggi per l'importanza maggiore acquistata dalla psicologia e per altre cause lia perduto gran parte della sua importanza e conta minor numero di sostenitori. L’analogia biologica si fonda sul metodo induttivo e consiste nella comparazione d’una società ad un organismo per la corrispondenza e il parallelismo di non pochi caratteri fra l’una e l’altro. Cosi in ambedue il punto di partenza, è uno stato semplice, indefinito, relativamente omogeneo; lo sviluppo della società come degli organismi s’effettua per differenziazione, successione e coordinazione delle parti differenziate ; all’accrescimento della massa e del volume corrisponde la complicazione graduale della struttura e delle funzioni, e, come gli individui, gli aggregati sociali nascono, si sviluppano e muoiono. In secondo luogo l’individuo nella società è l’equivalente dell’elemento anatomico nell’organismo, e come i, io opino, credo, e quindi opinione imposta da un’autorità posta al di fuori e al disopra di ogni critica) afferma che il nostro sapere non ha limiti, che lo spirito umano può giungere a conoscere la realtà quale essa è. Dogmatici sono stati Platone e Aristotile e i razionalisti. Lo scetticismo rappresenta una dottrina opposta al dogmatismo; esso (da oxémopai, esamino) afferma che il dubbio si estende a tutte quante le cognizioni. Vi è uno Kulpe, EinUitung in die rhilosophie, p. 131. Leipzig, Hirzel] scetticismo relativo, pel quale tutte le nostre cognizioni sono relative, vale a dire dipendenti dalle circostanze accidentali in cui sono sorte, e quindi valevoli solo per determinati luoghi o tempi; e uno scetticismo soggettivo, pel quale la verità è una cosa affatto dipendente dall’ individuo. Manca quindi un criterio assoluto della verità: la debolezza e l’imperfezione dei sensi rendono impossibile una percezione sicura, e la ragione per la sua stessa natura è condannata alla contraddizione. La scesi ha la sua massima fioritura nell'antichità fino dall'epoca dei Sofisti. Protagora, fondandosi sul principio d’Eraclito che tutte le cose sono soggette a una mutazione inces-, sante, ne trae la conseguenza che le coso sono ciò che pare a ciascuno in un dato momento, e che la verità dipende, corno il gusto, dal sentimento momentaneo degli individui, cadendo cosi nello scetticismo che abbiamo denominato soggettivo: l’uomo è la misura di ogni cosa, egli diceva : nàvitov xp 1 il i, ‘ xa,v M T P SV Sv&puiitoj. Però questa frase si riferisce solo alla teoria della conoscenza, non alla morale, corno sposso si dico. 11 Goethe, guidato dall'istinto d’uno spirito superiore, ha compreso ciò: noi possiamo, egli dice, osservare, misurare, calcolare, pesare la natura, ma ciò avviene sempre secondo la nostra misura e il nostro peso, giacché l’uomo ò la misura di tutto le cose. Questa espressione equivale dunque a dire: il reale solo può essere percepito da noi, l’irreale non può in alcun modo divenire oggetto della nostra percezione; noi uomini non possiamo varcare i limiti dalla nostra natura, e la verità, per quanto può essere percepita da noi, deve trovarci entro questi confini. Gorgia Leontino cercò di dimostrare le seguenti tre tesi: nessuna cosa è; anche se qualche cosa fosse, non sarebbe conoscibile; quando pure fosse conoscibile, la cognizione che un uomo potesse acquistarne, non sarebbe comunicabile ad altri ; in conclusione la verità non esiste, tutto ò falso. Infine Pirrone, capo della Scesi, afferma che le cose sono inaccessibili tanto ai sensi quanto alla ragione, e che noi possiamo di esse affermare o negare quello che vogliamo; il meglio che ci rimane a fare consiste nell’astenerci da qualsiasi giudizio. Fra gli scettici posteriori sono da ricordarsi Arcesilao e Cameade. Nei tempi moderni gli scettici più famosi sono Montaigne e Charron. Gompebz conclusioni;. Il positivismo restringe il valore della conoscenza al campo dell’esperienza e delle scienze positive, ai fenomeni e alle loro relazioni. Noi non possiamo conoscere l’essenza dei fenomeni, le cause prime e i fini ultimi, ma solo, mediante l’osservazione, l’esperimento e la comparazione, le relazioni costanti tra i fenomeni, il loro succedersi, le somiglianze, le leggi. Pertanto il positivismo elimina dalle scienze qualsiasi ricerca estranea a quella delle leggi e rapporti costanti di coesistenza e di successione tra i fenomeni. La filosofia positiva procede come le vere scienze, badando solamente ai fatti e restringendosi a spiegare un fatto per mezzo di altri fatti; e il fatto non è altro che il fenomeno. Il fondatore del positivismo è Comte, del quale abbiamo già esposto la classificazione delle scienze. Secondo Comte la coscienza passa per tre fasi principali, la fase teologica, la metafisica, e infine la positiva. Nella fase teologica lo spirito umano considera i fenomeni dell'universo come effetti di forze e di esseri soprannaturali; anzitutto si considerano tutti i corpi esteriori come animati, vivouti (feticismo), quindi si ammetto l'esistenza di esseri invisibili, ciascuno dei quali presiede ad una classe distinta d'oggetti, di avvenimenti (politeismo), finché tutte le divinità particolari vengono comprese nell'idea d’un Dio unico, che, dopo aver croato il mondo, lo governa sia direttamente, sia indirettamente per mezzo di agenti soprannaturali. Nella fase metafisica i fenomeni vengono spiegati non più per mezzo di volontà soprannaturali coscienti, ma mediante astrazioni considerate come esseri reali: ciò che governa il mondo è una forza, una potenza, un principio; si vogliono spiegare i fatti colle tendenze della natura, cui si attribuisce ad esempio, la tendenza alla perfezione, l’orrore del vuoto, una forza salutare ecc. Infine nel periodo positivo si lasciano in disparte lo entità astratte, come cause, forze, sostanze, e si ricerca la spiegazione dei fatti nei fatti stessi, confrontandoli, ricercandone le affinità e classificandoli per ragione di somiglianza ; la storia dell'umano pensiero cammina, secondo il Comte, verso la sintesi, l’organizzazione dello scienze, mentre il regno della metafisica volge al suo termine. II criticismo, s’oppone tanto allo scetticismo, che, negando la possibilità di qualsiasi conoscenza, finisce anche col negare sè stesso, quanto al dogmatismo che ha una cieca fiducia nella ragione; mentre il positivismo ammette solo la scienza positiva e come fine di questa la ricerca della legge, il criticismo riconosce allo spirito umano altri campi di ricerca. Esso investiga ed esamina lo stesso potere, conoscitivo, distinguendo quali problemi può risolvere, e quali invece rimangono senza soluzione e fuori del suo dominio. Kant ammette la conoscibilità del fenomeno, di ciò che è dato alla nostra esperienza, e afferma l’inconoscibilità dell’essenza delle cose; però vi è in noi una tendenza naturale a valicare i i limiti del mondo dei fenomeni, e a penetrare nel mondo dei noumeni, tò voupevov, il pensato, la cosa in sè, l’oggetto quale noi supponiamo che esiste in sè stesso, in opposizione al fenomeno, che è l’oggetto quale noi ci rappresentiamo nell’esperienza. Questa dottrina di Kant che vien detta anche razionalismo idealistico si può cosi riassumere: noi possiamo conoscere la realtà a priori mediante la ragione pura, non come è in sè stessa, ma solo, come appare a noi e sotto l’aspetto formale. Le scienze si possono anche dividere in formali e scienze della realtà; alle prime appartengono la logica e la matematica e hanno per oggetto idee che non sono tratte dagli oggetti reali; cosi i numeri e le figure della matematica vengono costruiti e determinati dalla nostra mente. Le altre invece studiano oggetti presi dalla realtà, dal mondo interno, dal mondo esterno, dal passato, dal presente e che si impongono alla coscienza dell’osservatore. Ora, si può chiedere se questi 0 £f?®tti) studiati dalle scienze reali, esistono assolutamente, in se stessi, quindi in maniera indipendente dalle rappresentazioni che noi ne possiamo avere, oppure si può dare al problema un’altra soluzione. Le principali risposte a tale questione sono tre: il realismo, il fenomenalismo, l’idealismo. Il realismo rappresenta la più antica concezione, giacché si presenta a noi come naturale il fatto di pensare che le cose che stanno fuori di noi cosi come noi stessi, siano quali sono apprese dalla coscienza che le considera come gli ori li) Pauusv, jB ’inleitung in lite Philosojihie. Berlin, Cotta] ginali ritratti dalle nostre sensazioni; quindi crediamo che gl’oggetti sono realmente rossi e verdi, chiari e oscuri, lisci e ruvidi, dolci e amari. Però questo realismo ingenuo, che ha ancora la sua influenza nella vita pratica, come quando ad es. diciamo di vedere il sole levarsi e tramontare malgrado la scoperta di Copernico, non dura a lungo; molti fatti vengono presto a dimostrare che le rappresentazioni non sono una copia della realtà: le illusioni, le allucinazioni, i sogni, la cecità dei colori parziale o totale, le differenze individuali nell’acutezza visiva e uditiva ci convincono che la percezione sensibile dipende in modo naturale da fattori soggettivi; si aggiunga a ciò la relatività della percezione sensibile, pella quale ciò che ad uno sembra freddo è percepito come caldo d’un altro, a questo un movimento pare lento, a quello veloce, e uno stesso oggetto al medesimo individuo si presenta sotto diversi aspetti secondo le circostanze, gli strumenti coi quali s’osserva, la luce, ecc. ecc. Quindi non è più possibile pensare che lo spirito sia come uno specchio che rifletta fedelmente l’immagine degli oggetti esteriori. L 'idealismo è stato iniziato nella sua forma tipica dal filosofo inglese Berkeley secondo il quale tutte le qualità dei corpi che percepiamo sono meramente relative a noi, e i corpi non si riducono ad altro che a gruppi di qualità, le quali esistono solo nelle nostre percezioni, sono pure parvenze e la loro esistenza si riduce semplicemente all’essere percepite, esse est percipi; che cos’è, per esempio, una mela? un complesso di sensazioni visive, olfative, gustative, tattili e nulla più. Infine la dottrina del fenomenalismo fondata da Kant afferma che tutto ciò che ci viene dato nell’esperienza è costituito dai fenomeni; noi possiamo conoscere le cose non come sono in sè, ma come appaiono a noi. Le leggi fondamentali, alle quali la natura obbedisce e che ci aiutano a comprenderla, non esprimono che le condizioni d’esistenza della nostra intelligenza. La ragione è questa; poiché noi pensiamo il mondo dei fenomeni, bisogna ammettere che vi sia una correlazione tra le leggi dell’ universo e le leggi della nostra intelligenza; ora, per spiegare questa correlazione sono possibili solo due supposizioni: o lo spirito ha ricevuto dal inondo, mediante i sensi e l’esperienza, le leggi costitutive conforme alle quali esso pensa; oppure lo spirito impone al mondo le sue leggi proprie e l’obbliga in certo modo a costituirsi in modo che la natura fenomenica gli divenga intelligibile. Kant accoglie quest’ultima ipotesi, e quindi le cose che noi pensiamo sono per noi ciò che il nostro spirito le fa essere; il nostro pensiero attuale e cosciente non fa che prendere conoscenza d’un mondo di fenomeni, che gli preesiste e che, diventando oggetto di conoscenza, ha già subito la legge del pensiero umano in ciò che esso ha di essenziale e di costitutivo, di guisa che tutto ciò che noi pensiamo non esiste in sè stesso, ma solo per rapporto a nyi. L’importanza che i problemi sopra accennali hanno per la scienza, va sempre più crescendo non solo presso i filosofi, ma anche presso gli scienziati, tra i quali non pochi, benché siano di continuo a contatto deU'esperieiiza. meditano o s'accingono a risolvere problemi filosofici gravissimi. Cosi un cèlebre fisiologo, Verworn, nell’introduzione alla fisiologia generale, pone come fondamento a tutta l’opera una teoria della conoscenza, giungendo alla conclusione “ che il mondo fisico è un frammento della nostra psiche e cho è quindi naturale il fenomeno, cosi meraviglioso sotto un altro aspetto, che le leggi le quali reggono il mondo fisico sieno del tutto identiche a quelle che reggono la nostra psiche; questo fatto ci pare tanto più probabile in quanto troviamo che i fenomeni del mondo fisico sono ordinati secondo lo spazio, il tempo, la causalitù, ossia secondo lo leggi logiche della nostra mente; le leggi cho noi assegnamo al mondo fisico sono le leggi proprie del pensiero, le leggi secondo le quali avvengono i fenomeni psichici, perchè il mondo è solo ima nostra rappresentazione. Il mondo esteriore è quindi pura illusione, l’idea d' una realtù oggettiva è affatto insostenibile Helinhol t z matem a tico, fisico o fisiologo di grand e. valore, speriinentatoro geniale, pensatore profondo e limpido, cho ha lasciato una traccia luminosa nei campi più diversi della scienza, ha pure proclamato la verità che ogni discussione scientifica mena dritta all'analisi e alla critica della conoscenza, che qualsiasi riflessione sul movimento scientifico non può non metter capo a quesiti d'ordine conoscitivo; egli tenta la soluzione del problema della conoscenza dal punto di vista della psico-fisiologia e pensa che la [Verwork] conoscenza deve essere analizzata, esaminata per scoprire in essa i fattori, gli elementi impliciti, i presupposti che la rendono possibile. La filosofia moderna, dice Riehl, vive nelle opere di Mayer, Helmholtz, e Hertz. Dal breve, ma profondo scritto del Mayer Osservazioni intorno all'equivalente meccanico del calore si svolge chiaramente tutto il compito e il metodo della conoscenza naturale e nel medesimo tempo i limiti di essa, E fino agli ultimi tempi l'Helmholtz ha rivolto la sua attenzione alle questioni della conoscenza teoretica, separando le condizioni per l'intelligibilità delle cose dalle rose stesse, e tentando, dapprima sulle orme del Kant, poscia scostandosene, di esaminare con intendimento critico le basi della scienza della natura. Un ottimo esempio del modo onde filosofia e scienza possono accordarsi in un’opera comune e feconda si ritrova nei Princip i della meccanica, dell' Hertz. 11 metodo adoperato in quest’opera è il metodo generale delle scienze teoretiche della natura, già conce-»' due correnti riunendosi insieme vengono a costituire la scienza ; non diversamente pensano i più illustri scienziati dei nostri tempi. Non potrà ritornare un'epoca, nella quale la scienza creda di aver raggiunta la sua meta, quando abbia accumulato fatti sopra fatti, nè un'epoca in cui la filosofia osservi con disdegno il lavoro indispensabile di proparaziono compiuto dalla scienza. Il costruire e il plasmare i mattoni per innalzare un edificio è tanto importante quanto l'opera dell'architetto che abbozza il disegno e guida l'esecuzione della casa. Quindi come alla conoscenza verrebbe meno il materiale senza il paziente e faticoso lavoro delle ricerche empiriche, così all’edificio scientifico mancherebbe un disegno senza l'elaborazione intellettuale dei fatti: l a scienza ha bisogno della filosofia, e se ne foggia una per proprio conto, quando non ne trova altre. Perciò può accadere che ricerchi i limiti del conoscere là dove sono le condizioni di essa, oppure scambi i segni delle cose per le cose stesse. In simile maniera l a filosofia non può fare a meno dell a srionzfl. uon deve perdersi in vuote speculazioni, o restringersi ad una teoria puramente formale della conoscenza, la quale non possa raggiungere il nocciolo del sapere, i fatti offerti dall’esperienza. La ricerca scientifica e la filosofia formano una cosa sola, si completano a vicenda. Sull’ingresso della scuola di Platone, come si dice, si leggeva: Nessuno, che non conosca la geometria, ossia, come si direbbo oggi, che non conosca la scienza esatta, può entrare. Una iscrizione analoga dovrebbe incidersi sulle porte dei nostri laboratori e dei nostri gabinetti scientifici: non può entrare chi non abbia studiato la filosofia. L'educazione filosofica è parte dell’educazione speciale d’ogni scienziato; essa gli insegna a conoscere lo strumento dei suoi strumenti e gli offre la norma per le sue ricerche. Rieiil., Vortrag, passim. Voglio offrire una Raccolta di alcune fra le voci più comuni nella logicn. Accidente: Aristotile contrappose l’accidente (oupjìelltjxòf da oóv cum e |ia£vci> evento (recido ) allo sostanza (oùo£a), come ciò die non può esistere da sé, ma solo nella sostanza; è quindi una qualità o modificazione che non appartiene all’essenza della cosa e si ritrova in questa senza esser legata necessariamente alla sua idea; oggi s’adopera comunemente nel senso di cosa non necessaria, che può essere e non essere, senza che la cosa muti o sparisca; cosi si può concepire una roccia, senza pensare che sia aguzza o arrotondata: queste ultimo qualità, rispetto al concetto di roccia, sono accidentali. Un significato del tutto diverso ha nel ‘ sofisma per accidente „ e nella “ conversione per accidente. Si dice argomento AD HOMINEM quello che si fonda sopra un principio accettato come vero dall’avversario, il quale si vede quindi costretto, per non parere in contraddizione con sè stesso, ad accettare la tesi. Agnosticismo, da a-fvoioxog, et neg. e yiYvtòoxo, inconoscibile, s’applica a quelle dottrine che affermano l’esistenza noi mondo di qualche cosa che non si può conoscere, che è inaccessibile alla mente umana, e che bisogna ammettere per potere spiegar l’universo; la filosofia di E. Kant, che pone l’esistenza della cosa in sè, e l’evoluzionismo di E. Spencer che dichiara inconoscibile l’assoluto, sono dottrine agnostiche. Un buon dizionnrio di scienze filosofiche is quello compilato da RANZOLI (vedasi), Hoepli. ANALISI -da àvoi, prep. che esprime in composizione l'idea di retrocedere, di rifarsi da capo, e Xóo> sciolgo -nel significato pin generale è l'operazione del pensiero mediante la quale si scioglie un tutto nei suoi elementi, nelle parti componenti, o si distinguono in un composto una o più parti; il metodo analitico parte dai fatti particolari per salile ad un principio generale, come f induzione ; la prova analitica è quella elio va dagli effetti alle cause; giudizio analitico è, secondo il Kant, quello il cui predicato è contenuto necessariamente nel soggetto: i corpi sono estesi. Analogia: (àvee Xéyou pei matematici greci significa: nel medesimo rapporto), è un'operazione logica per la quale, quando nell'idea od oggetto A e nell’idea od oggetto C si sono riscontrali elementi o caratteri comuni, si afferma che un altro o altri caratteri che sono in A debbono pure ritrovarsi in B; l’analogia porta quindi a conclusioni ipotetiche, elio possono poi essere confermate dall’esperienza. Anfibolia: designa l'equivoco di senso prodotto dall'uso di termini forniti di doppio significato, oppure di una speciale costruzione sintattica d'uua frase; dal greco A;isp£-PoAog, elio va da due parti, dubbio, da cui anfibologia parlare clic può prendersi in duo significati anche opposti, es. : aio te Hannibalen vincere posse. Antecedente e conseguente: in un rapporto logico dicesi antecedente il primo termine, conseguente il secondo; cosi la causa è l’antecedente, l'effetto il conseguente. Apodittico: (da àitoSetxvojxt, dimostro); l'apodittica è quella parte della dialettica che insegna il modo di dimostrare la verità d'un principio mediante il semplice ragiouameuto; Kant ha chiamato giudizi apodittici quelli nei quali il predicato appartiene necessariamente al soggetto, intendendosi per necessità l’inconcepibilità del contrario; quindi pei giudizi necessari affermativi la formula è: dev’essere; pei negativi: non può essere. Aporema, da ànopèui: dubito, è, secondo Aristotile, il sillogismo dubitativo, quello che mostra l'ugual valore di due ragionamonti contrari. A posteriori, a priori: la prima espressione significa ciò che risulta dall’esperienza; così le idee a posteriori sono quelle fornite dall’esperienza; la seconda esprime ciò che è dato anteriormente all’esperienza, ciò che non proviene dai fatti; così si è detta scienza a-priori la matematica o scienza a-posteriori la storia. Però tanto tra i Latini quanto tra i filosofi medioevali l’espressione “ dimostrare a-priori, significa dimostrare dalle cause; dimostrare a-posteriori dimostrare dagli effetti. Aquino nega che Dio si potesse conoscere a-priori, perchè non si può conoscere dalle cause, ma solo dagli effetti. Asserzione: ò l’atto dell'esprimere una semplice verità di fatto, e giudizi assertori ha chiamato il Kant quelli nei quali il predicato appartiene al soggetto, senza annettervi T idea di necessità o di possibilità. Assioma: (dal greco oj degno donde à{j(to|ia la stima che si fa d'una cosa, poi principio evidente; VICO (vedasi) nella scienza chiama gli assiomi degniti) è una verità evidente per sè stessa, indimostrabile, che serve di fondamento por altre proposizioni; secondo gli empiristi trae la sua origine dall’esperienza, secondo gli aprioristi dalla ragione indipendentemente dall'esperienza. Astrazione: (traduzione di àcpaipsoij da ino ab o atpéw traggo, fu dapprima adoperata dagli scultori per esprimere l'atto di estrarre il primo abbozzo dal masso informe) per Aristotile ò il processo montale con cui, omesse le qualità accidentali della cosa, si separano le qualità essenziali e si considerano per loro stesso; in generale significa considerare separatamente ciò che in realtà non è separato, decomporre una nozione in elementi. Canone: per Mill, che nel suo sistema di logica ha formulato cinque canoni fondamentali dell'induzione scientifica, è sinonimo di norma, di regola da seguirsi; canonica (da xaV(év, xavóvoj, regolo per tracciare linee diritte) chiamarono gli Epicurei la logica, la quale era un complesso di regole del pensalo, di norme per discernere il vero dal falso. Categoria: le categorie sono i concetti più generali delle cose, i generi supremi in cui si dispongono le nostre idee, p. e. sostanza, qualità, quantità; il giudizio categorico è quello che afferma o nega senza soggiacere ad alcuna condizione; sillogismo categorico 6 quello composto di giudizi categorici. Causa: nel significato comune e popolare ò ciò che produce un fenomeno, ciò che agisce, l'antecedente d'un altro fenomeno; però un po' di riflessione basta a far comprendere che la causa è determinata come tale solo dall’effetto, che i due termini sono correlativi e l’uno non può sussistere senza l'altro; secondo il Mill la causa non è altro che l'antecedente invariabile e incondizionato di un fenomeno; il principio di causa o di causalità esprime il fatto che nulla vi ha senza causa, che tutto ciò elio incomincia ad essere lia la propria ragion d'essere in qualche cosa di anteriore e che cause simili in circostanze simili producono effetti simili, secondo il principio (ipotetico) dell’uniformità del corso naturale delle cose. Il CIRCOLO VIZIOSO è un sofisma il quale consiste nel provar la verità d’una proposizione, appoggiandosi ad un'altra, la quale alla sua volta non può essere provata se non appoggiandosi alla prima. Composizione: ò il complesso dei caratteri che sono contenuti in un’idea, l’insieme degli elementi o note, che costituiscono ciò che si dice anche “ connotazione „ d'un concetto. Concetto, dal latino conceptum che corrisponde ni greco da ooXXappàvm, prendo insieme, concipio, per significare che mediante il concetto apprendiamo il significato della cosa; i greci chiamarono il concetto anche 8poj, termine da ipt^io 10 termino, è l'unità delle cose essenziali dell'oggetto. Non è da confondersi colle rappresentazioni, che sono varie, individuali, mutevoli. Il concettualismo è la dottrina filosofica che ha per principale rappresentante Abelardo, secondo la quale gl’universali, ossia i generi e le specie, pur essendo nomi comuni che designano qualità che appaiono solo negli individui, hanno però, come concetti, una realtà nello spirito di chi li pensa. Due fatti sono detti concomitanti quando si accompagnano e avvengono sia simultaneamente sia uno dopo l'nltro; cosi sono fatti concomitanti l'aumento di calore e l’ innalzarsi del mercurio nel termometro. Concreto: si adopera in opposizione di astratto, e pare che'sia d’ori gine latina e significasse dapprima denso, spesso; Cicerone dice aer concretilo come opposto ad aer fusilo; si applica a ciò che è fornito di tutte le sue qualità ed ha un’esistenza reale per sé. Contingenza e contingente', s’oppongono a necessità e a necessario; il vocabolo aristotelico xò ou|ipepr,aóg tradotto in latino accidens e contingens designa ciò che avviene, ma che potrebbe anche non avvenire; s’intende generalmente in un doppio significato: contingente è ciò che lo spirito può concepire come non esistente o esistente in modo diverso; oppure ciò che in realtà potrebbe non essere o essere diversamente. Criterio: (da xptxiqpiov che deriva da xpivm, giudico) è il segno o la regola, mediante la quale si può riconoscere e distinguere il vero dal falso o che socondo alcuni ò posto nell’ intelletto, secondo altri nella sensazione, nel senso comune, neU'autorità ecc. ecc. Deduzione: forma di ragionamento, che consiste in genorale nel partire da un principio generale noto, per trarne conseguenze particolari, o nel trovare il principio ignoto d'una conseguenza nota; si adopera tanto nelle scienze di puro ragionamento, quanto nello scienze sperimentali. Definizione è la determinazione del contenuto d’un concetto che può essere espressa mediante un giudizio, nel quale il soggetto è il concetto da definire, il defìniendo o il definito-, e il predicato è l'insieme di note con lo quali il primo viene de¬ finito e dicesi definienle. Determinismo: è la dottrina secondo la quale ogni fenomeno naturale è l’effetto necessario d’una causa, oppure, secondo il pensiero di Mill [“More Grice to The Mill”], ogni fenomeno ha per condizione d’esistenza un insieme di circostanze positive e negative che costituiscono il suo antecedente incondizionale, non già nel senso che l'antecedente incondizionale produca effettivamente il conseguente, ma solo nel senso che ne è seguito in maniera invariabile; il determinismo universale consisto quindi neU’ammettere che il principio di causa ha valore tanto per la natura materiale quanto per la natura spirituale. Si suole distinguere il determinismo fisico, che riguarda i fenomeni fi sici, e il determinismo psicologico, che riguarda quelli psi¬ chici e afferma che in ogni caso particolare, dati i nostri mo¬ tivi d'agire, le nostre risoluzioni sono determinate e seguono di necessità il motivo prevalente. Non si deve confondere determinismo con fatalismo, secondo il quale gli avvenimenti sono determinati ab aetemo in modo necessario da un agente esteriore. DIALETTICA (8tà attraverso e ^éyio raccolgo) è l'arte che apre la strada al vero o quindi alla scienza mediante il raffronto e la discussione delle varie opinioni; Platone dico noi Cratilo:“ colui che sa interrogare e rispondere come lo chiameremo se non dialettico?, osso quindi espone ed esamina con arte polemica le opinioni favorevoli e quelle contrario intorno ad un dato soggetto, rivelandone le difficoltà e le contraddizioni. Dictum de omni aut de nullo: è l’espressione usata dagli scolastici per significare che ciò che si dice d'un complesso di cose o di esseri, si dice pure dei singoli, e ciò che si nega d'un complesso, si nega pure dei singoli; esprime quindi il principio fondamentale del sillogismo. DIFFERENZA SPECIFICA è l'insieme dei caratteri, mediante i quali una specie si distingue da un’altra o dalle altre, appartenenti al medesimo genere. “DISCORSIVO” designa la conoscenza e il ragionamento mediato, nel quale entra come fattore importante il lavoro della ragione; si oppone a intuitivo, giacché la conoscenza intuitiva è quella che avviene per un atto immediato, subitaneo, senza passaro da un’ idea ad un’altra, senza la comparazione di più idee, come avviene nella conoscenza discorsiva. Divisione: nel linguaggio logico, è l'operazione mediante la quale si determina l’estensione d’un concetto, mentre la definizione ne determina la comprensione; la forma più semplice della divisione è una proposizione in cui il soggetto ossia il dividendo è il genere, e il predicato ossia il dividente enumera le specie contenuto sotto quel genere. Dogma: o domma (da Box ito, io penso, donde 8óf|ia: ciò che è pai’so conveniente, opinione, principio professato, deliberazione) significa in generale un'opinione che viene imposta da un’autorità posta al di fuori e al disopra d'ogni critica e d'ogni esame; il dogmatismo, in opposizione allo scetticismo, ammette la possibilità di conoscere la realtà quale essa è. Il dubbio metodico consiste nel sospendere il nostro giudizio intorno a qualsiasi cosa, respingendo le opinioni anteriormente stabiite, finché la verità non si imponga con assoluta evidenza ni nostro spirito; si distingue quindi dal dubbio scettico, che nega la possibilità stessa di conoscere alcnna cosa. Eclettismo (da èx-Xéyto, scelgo): si dice del metodo filosofico che consiste nel raccogliere da sistemi filosofici diversi e anche opposti opinioni e dottrine, che si cerca di conciliare armonicamente. Empirismo, da èpReipia esperienza, icatpdco io sperimento, è la dottrina filosofica che fa derivare dall'esperienza tutto ciò che conosciamo, e considera il fenomeno come unico oggetto della nostra conoscenza. Ammette un’esperienza esterna basata sul potere dei sensi ed un’esperienza interna basata sul potere della riflessione; si distingue quindi dal sensismo, che ammette essere i sensi la sola fonte di tutte le nostre cognizioni. Eristica: (da spij, contesa, ipf£o>, io contendo) è l'arte di disputare, di contraddire ad ogni affermazione dell’avversario pel solo scopo o pel piacere di voler contraddire, è una derivazione e una degenerazione della sofistica, con la quale non si devo confondere. Esplicito: un giudizio o una nozione diconsi espliciti quando sono chiaramente e precisamente espressi nella proposizione. Essenza (essentia da esse, traduzione del greco cuoia) è un’espressione di vario significato; è stata usata dai Greci por indicare ciò cbe persiste identico sotto la varietà e la molteplicità dei fenomeni, ciò elio cade solo nel dominio della conoscenza razionale. Per gli scolastici l'essenza è il complesso delle qua¬ lità indicate dalla definizione e dalle idee che rappresentano il genere e la specie; designa quindi ciò che nell’essere è intelligibile e concorre a definirlo, ossia i suoi attributi fondamentali. Estensione d’un concetto: è il complesso degli individui e degli os seri, dei quali un concetto o una qualità può essere affermato come attributo, ossia il numero dei concetti cbe contiene sotto di sé. Fenomenalismo: o fenomenismo, è la dottrina filosofica la quale af¬ ferma resistenza dei fenomeni essere l'unica realtà, negando l'esistenza della sostanza, della cosa in sé; noi conosciamo le coso come appaiono a noi, non come sono in sè stesse. Forma: por Aristotile la forma (popoli, et8oj) è attività ed energia, la materia (OXv)) è passività o potenzialità; la forma trae dalla materia, per mezzo del perpetuo moto che in essa suscita, la molteplicità dei particolari, ciò facendo secondo certe regole e quindi introducendo in quella ordine e uniformità; la forma è inscindibile dalla materia. Oggi per materia della conoscenza s’intende il contenuto di questa; la materia è ciò cbe indi¬ vidua i fatti e distingue, per esempio, il pensiero a dal pensiero ò, dal pensiero c e cosi via: per la materia una proposizione logica di scienza giuridica si distingue da una di etica, una legge economica da una legge estetica; ma la logica che non entra nei dibattiti delle varie discipline, ed ha per oggetto il pensiero in universale qualunque ne sia il contenuto, la materia, prescinde da questa e contempla la forma. Però un’affermazione logica, per esempio una qualsiasi affermazione di scienza, non può esser vera formalmente o falsa material¬ mente, perchè, in concreto, la sua forma b inseparabile dalla sua materia; la logica non può prescindere dalla verità dei concetti, dei giudizi, dei ragionamenti, per quanto prescinda da questi o quei concetti, giudizi, ragionamenti. (Croce). Genere: in una serie di concetti in cui l'estensione va crescendo e diminuisce la comprensione, dicesi genere il concetto più esteso e meno comprensivo rispetto ai concetti meno estesi e più comprensivi: animale, per esempio, rispetto a vertebrato, vertebrato rispetto a uomo, uomo rispetto a Europeo e cosi via. Giudizio ; fu detto dei Greci àitócpaaij, o Xóyos ànotpaxtxój, da &7ti e ig) il dubbio degli scettici. Scolastica: è il secondo periodo della filosofia del medio evo; è preceduta dalla Patristica o filosofia dei SS. Padri, è seguita dal Rinascimento ed ha per iniziatore Scoto Erigeua e per centro Parigi; la Scolastica dipende strettamente dalla religione, nella quale ritrovavano la verità; è essenzialmente dogmatica e manifesta in generale una sfiducia e una diffidenza più o meno grando verso la ragione o la scienza; una questione capitale che si agitò nella Scolastica è quella che riguarda gli universali. SINTESI, da ouv-xIS-rjpt: pongo insieme, nel significato più lato designa ogni operazione che tendo a riunire in un tutto elementi diversi. Si intende anche il processo mediante il quale dai principi si scende alle conseguenze. SISTEMA – Myro: System Ghp – a highly powerful/hopefully plausible version of System G -- (da oov-£<mj|u: metto insieme) è in generale un tutto nel quale le singolo parti sono ordinatamente collegate fra loro, un complesso di idee subordinate ad uno o a più principi generali e fra loro coordinate. SOSTANZA (substautia, loti.: ciò elio sta sotto, traduzione della parola aristotelica: &Ro-xe!|ievov, composta di imo sotto e xsìpat io giaccio) è ciò che permane identico in mezzo al variare delle qualità, del colore, della forma; per gli scolastici è ciò che sussiste per sé (ens quod per se subsistit), mentre gli accidenti sussistono nella sostanza e quindi per la sostanza. SUB-ORDINAZIONE è la relazione che corre fra due concetti di cui l’uno ò contenuto nell’estensione dell’altro. Cosi il concetto di uomo e subordinato a quello di mammifero, che dicesi concetto sopraordinato. SUSSNZIONE (subsumptio, da subsumere) è una specie di ragionamento che consiste nel porre due idee nella dipendenza come di specie a genere, di caso individuale a legge. Pel Lizio il sillogismo di sussunzione, che corrisponde al sillogismo di pi ima figura, è il tipo perfetto del raziocinio. Emilio Morselli. Morselli. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Morselli.”

 

Grice e Morselli – metafisica e psicologia filosofica – semeiotica -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Modena). Abstract. Grice: “Stevenson, an American, states that spots only ‘mean’ measles – strictly, a spot does not mean. Italians don’t have this problem – witness Morselli and his semejotica, as he spells it!” Grice: “When I arrived at Oxford, psychology was philosophy, and philosophy was psychology – or rather, philosophers were armchair psychologists, and vice versa! I never recovered. Abstract: Grice’s intention. Filosofo italino. Enrico Agostino Morselli  Born Modena Died Genova Occupation(s) Physician, psychical researcher Enrico Agostino Morselli is an Italian physician and psychical researcher. M. is a professor atTurin. He is best known for the publication of his influential book Suicide: An Essay on Comparative Moral Statistics claiming that suicide is primarily the result of the struggle for life and nature's evolutionary process. According to Shorter "M. is known outside of Italy for having coined the term dysmorphophobia. In Italy, he is known for the psychiatry textbook A Guide to the Semiotics of Mental Illness." M. is a eugenicist and some of his writings have been linked to scientific racialism. M. is also interested in mediumship and psychical research. He studies the medium Eusapia Palladino and concludes that some of her phenomena is genuine, being evidence for an unknown bio-psychic force present in all humans.  Selected works Science Suicide: An Essay on Comparative Moral Statistics; A Guide to the Semiotics of Mental Illness (Manuale di SEMEIOTICA [SEMEJOTICA] delle malattie mentali Psychical research  M., E. . Eusapia Paladino and the Genuineness of Her Phenomena. Annals of Psychical Science. M., Psicologia e “Spiritismo”: Impressioni e Note Critiche sui Fenomeni Medianici di Eusapia Palladino. Turin: Fratelli Bocca. References  Stark, Rodney; Bainbridge, William Sims. Religion, Deviance and Social Control. Routledge. Maj, Mario; Ferro, Anthology of Italian Psychiatric Texts. World Psychiatric Association. Farberow, Norman L. "History of Suicide" In "Suicide Basics" article, Encyclopedia of Death and Dying.  Weaver, Sadly Troubled History: The Meanings of Suicide in the Modern Age. McGill Queens University Press. Shorter, A Historical Dictionary of Psychiatry. Oxford, Cassata, Building the New Man: Eugenics, Racial Science and Genetics in Twentieth-Century Italy. Central European University Press. Bashford, Alison; Levine, Philippa. The Oxford Handbook of the History of Eugenics. Oxford  Brancaccio, M.'s Psychology and "Spiritism": Psychiatry, psychology and psychical research in Italy. Studies in History and Philosophy of Biological and Biomedical Sciences External links Wikisource logo Works by or about Enrico Morselli at Wikisource Categories: 1852 births 1929 deathsItalian psychiatristsParapsychologistsAcademic staff of the University of Turin   ,   Prof. ENRICO MORSELLI  Direttore della Clinica delle malattie nervose o mentali nella Università di Genova   PSICOLOGIA <. i SPIRITISMO,, Impressioni e note critiche sui fenomeni medianici di Ensapia Paladino   TOMO PRIMO  con VII tavole e 21 figure   Apri alla Verità, che viene , il petto.  Dante Amohiku. f\T»/  TORINO  BOCCA MILANO - ROMA Torino - Vincknio Bona, Tipografo .lolle LL. MM. e dei KB. Principi Lo studio accurato e serio dei fenomen i di trance e degli stati medianici, è una delle necessità più urgenti della Psicologia. James. Quest’opera non è nè vuol essere, almeno nelle intenzioni dell’Autore, un trattato didascalico della ma¬ teria di cui porta il titolo in fronte; e neanche una monografia completa sul soggetto, di cui indica ^ i 1 nome nel sottotitolo, cioè sul medium Eusapia Pa¬ ladino. . .  Per svolgere a fondo il vastissimo ed intralciatis¬ simo argomento dello “ Spiritismo ,, non avrei an¬ cora l’esperienza e l’autorità elio si richiedono, io lo studio da anni, ma appena posso dire d'aver varcato le soglie del tempio. Colui che ha scritto il libro più stimato sullo spiritismo contemporaneo, Alessandro Aksakoff, ci ha messo trent’auni ; ma neppur ci ha data un'esposizione intera o sistematica dei latti e ddle dottrine! E quegli che ha raccolto il materiale piu copioso sulla psicologia supernormale, Federico Myers, ci lia messo tutta la vita; ma neppure la sua grande opera postuma esaurisce la tesi e risponde alla antitesi. Questi esempi hanno fin qui dimostrato agli stu¬ diosi e cultori di Metapsichica che su un terreno così incerto o scottante bisogna procedere con prudenza, e li hanno distolti dal sodisfare al desiderio espresso da C’aklo Rum et, che s’augurava la comparsa di un trattato organico della materia. Mi dovrei perciò trat¬ tenere anch’io dal dare oggi alla luce il presente libro; e in verità per oltre cinque anni me ne sono trattenuto. Perocché esso è scritto da un pezzo nelle sue parti sostanziali, ma è rimasto in un cassetto del mio scrittoio per due ragioni principali: prima, perché reputai inopportuno lanciarlo in mezzo alle burrascose dispute che erano scoppiate all’epoca delle prime mie investigazioni nel campo della medianità; poi. perché colTallontanarmi dalle cose stupefacenti che io avevo vedute, crescevano i dubbi: e nell’esitaxe giu¬ dicai necessario che le mie opinioni fossero consolidate da nuove esperienze. La conferma é venuta nello scorso inverno, ed io, rompendo l’attesa, pub¬ blico il libro. Ma, certo, se lo avessi dato fuori allora (nel 1902), avrei precorso molti che passano per in¬ novatori in questo campo di ricerche, e non incorrerei nel rischio di sentirmi dire: u troppo tardi! „.  Al punto cui siamo adesso e col profluvio di scritti in prò’ ed in contro della Eusapia Paladino, é diffi¬ cile che si trovino nella mia opera cose non vedute e non giudicate da altri osservatori, sia perchè mi hanno preceduto nelle stampe parecchi di coloro in¬ sieme ai quali io ho studiato la medium (prof. E. Pobko, L. A. Vassallo, E. Sozzano, dott, E. Venzano, Luigi Bakzini), sia perchè costei, dopo quei nostri studi e anzi in conseguenza di essi, è divenuta meno restia alle indagini scientifiche d’ordine fìsico e fisiologico, e qualche studioso ha forse potuto a quest’ora portarle più avanti di me.  Ben più difficile è poi che i competenti in psichismo e spiritismo rinvengano, qua entro, idee nuove e pe¬ regrine: oramai tutte le spiegazioni possibili o vero¬ simili dei fenomeni sono state avanzate, e anc ìe il gran pubblico le conosce, almeno di nome.  fi mio scopo è limitato. L’opera, divisa per neces¬ sità di formato, in due tomi, si compone di tre parti. La prima è un conciso e rapido sguardo ai problemi generali dello spiritismo e della mediamta. La se¬ conda, assai più estesa, consta delle A ote e degli p- punti critici che io, volta per volta, ho scritto, assistendo dal 1901 al 1907 a oltre trenta sedute della Paladino. La terza, pur essa breve, presenta a mo di epilogo la sintesi dei fenomeni osservati e delle ra¬ gioni per cui non ne accetto ancora la spiegazione spiritistica. Non è improbabile che quest ultima parte diventi, col tempo, il nucleo di altro libro rivolto a esporre e a discutere i fondamenti, i metodi e le dot¬ trine della Metapsichica. Sia dunque ben inteso fra me e il lettore che il contenuto principale e le conclusioni del presente la¬ voro si riferiscono solo ai fatti che io ho veduto e studiato. Forse le mie analisi e deduzioni psicolo¬ giche potrebbero facilmente applicarsi ad altri molti fatti consimili, che figurano fra il materiale di prova dello Spiritismo; ma la cerchia di questo è assai piu ampia di quella nella quale, per ora, io mi muovo e volontariamente mi chiudo. Del resto, quando nello scrivere se n’è offerta l’occasione, non mi sono impe¬ dito dall’ operare ravvicinamenti, paragoni e persili digressioni, delle quali però ogni studioso saprà scorgere il filo connessivo e le conseguenze.  ^ L’opera, constando in massima di osservazioni e di riflessioni buttate giù in fretta allusene da ogni se¬ duta. ha un solo pregio agli occhi del suo Autore : questi l’ha, per così dire, vissuta, giacche sostanzial¬ mente essa è la storia di una convinzione e di una opinione, che furono acquistate prova per prova e giorno per giorno. Ma io non mi illudo sull acco¬ glienza che le toccherà; essa ha troppi difetti di forma e di contenuto per potere sfuggire alle critiche: tut¬ tavia, prima che gli altri me li dicanoe affinchè non mi si rinfaccino, dirò e confesserò io stesso fin dal bel principio i difetti che ci veggo e riconosco.  Rispetto alla forma, l’opera è troppo lunga, none sistematica, e presenta delle ripetizioni. Ma la sua lunghezza dipende dalla quantità e qualità veramente eccezionale dei fatti cui in quella trentina di sedute ho assistito, e dalle riflessioni particolareggiate che occasionavano. Si pensi che dopo sole quattro o cinque sedute di blusa pia, altri osservatori hanno scritto volumi di 300 e sin 500 pagine! Ad ogni modo, ho cer¬ cato di rimediarvi, ommettendo un gran numerp di appunti meno interessanti e restringendo il discorso intorno alle ultime sedute. Quanto alla mancanza di ogni sistemazione nel contesto, l'ho voluta di propo¬ sito, per mantenere al libro il suo primitivo carattere di freschezza e di schiettezza : io Ilio composto (salvo gli indispensabili ritocchi di stilo) cogli appunti ge¬ nuini che dettavo d’impulso e senza piano prestabi¬ lito a seconda di quanto era caduto sotto i miei sensi. E più che descrivere i fenomeni uno per uno, pedan¬ tescamente, ho badato a riflettere sul loro signifh ato e sul loro insieme; nè mi rileggevo mai. Cosi, data In uniformità fondamentale delle cose osservate, sono naturalmente tornato sugli stessi subietti; ma si vedrà che ritornandoci con sempre maggiore esperienza, io compio quasi ogni volta un passo in avanti, e le ti- petizioni sono più apparenti che reali.  Rispetto al contenuto, i conoscitori potranno rile¬ vare nel libro lacune e qualche inesattezza storica,; ma in un campo cosi vasto e complesso non v è di¬ ligenza che salvi dalle sviste e dallo ommissioni. Però il difetto più grave risiede nelle contraddizioni che forse risalteranno qua e là agli occhi dei lettori. Nè io le nego: esse esistono certamente, sia tra le ma¬ niere diverse con cui descrivo alcuni fatti, sia tra i pareri che progressivamente esprimo in loro riguardo.  ( 'iò nonostante le lascio tali e quali le ritrovo, dopo anni e mesi di riposo, nel manoscritto: esse sono il ritiesso sincero delle oscillazioni e fasi diverse per le quali è passato il mio animo dalla prima all ultima seduta; del che si accorgerà ben presto qualsiasi let¬ tore colto e illuminato.  Mi si chiederà perchè riconoscendo tante mende nell’opera, io la pubblichi egualmente. Ecco: la pub¬ blico, perchè, quantunque redatta in grandissima parte per me, essa può servire a chi, interessandosi delle opinioni d’un alienista in argomento, vuol saperne lo sviluppo e le ragioni. Poi l’avevo annunziata, e da qualcuno ora ed è benevolmente attesa: mi pare giunto il momento di mantenere la promessa. Essa accerta la realtà di fatti, che molti contestano ancora o pon¬ gono in ridicolo; essa dimostra che un uomo di scienza può, anzi devo investigarli senza menomare il carat¬ tere scientifico dei propri lavori e anche senza abiu¬ rarci a nessuna norma del metodo positivo; essa esa¬ mina e discute, come forse non si era ancora fatto (se il sentimento di paternità non mi inganna), il de¬ terminismo intrinseco dei fenomeni medianici; essa ne prospetta alcuni lati meno oscuri e può valere di traccia per un programma di ricerche future; essa conferma i resultati di altri osservatori degnissimi di fede, eppure sospettati o accusati di soverchia inge¬ nuità; essa giunge a conclusioni cui un certo numero di essi è pure arrivato, ma le rinvigorisce con argo¬ menti non volgari; essa, infine, espone un processo mentale di convincimento graduato e, a quanto credo, ragionato, e perciò, oltre essere costituita di un ma-   X   prefazione   terni le sostanzialmente psicologico, è, a sua volta, un’esperienza di psicologia introspettiva e di logica in azione. Però chi vorrà cercarvi una spier/azione dei fenomeni medianici che lo appaghi e, non tro¬ vandola, resterà deluso nel leggermi, voglia benevol¬ mente considerare che per ora l’argomento è appena sfiorato e che io stesso non considero esaurito il mio compito ed il mio dovere rispetto alla Verità.  Certo, le conclusioni cui giungo per adesso di fronte alla questione generale, scontenteranno i miei amici “ positivisti „, non contenteranno i miei colleglli " spi¬ ritisti È la sorte di tutti coloro che assumono una posizione mediana, tra la negazione assoluta e la af¬ fermazione incondizionata. Ma io non credo di venir meno ai principi che per tanti anni ho professato: non mi sono mai preclusa la strada a modificare le mie idee, se la ricerca compiuta con metodo speri¬ mentale mi vi avesse condotto, nè intendo precluder¬ mela neanco adesso. Mi duole, si, di staccarmi pei molti riguardi da uomini d’eletto ingegno e di spe¬ ciale coltura psichicistica, coi quali ho avuto comune il campo di studio: io penso, ciò nondimeno, che il mutuo rispetto delle opinioni personali contraddi¬ stingua i veri studiosi. Alle recriminazioni, alle ironie e fors’anco alle ingiurie dei settari e dei fanatici ho l’animo preparato e ben temprato!  Esprimo qui un ringraziamento ai molti amici che mi hanno stimolato a scrivere e mi hanno sor¬ retto nella redazione dell’opera. Il mio memore pen¬ siero evoca, a capo di tutti, la cara imagine di Lumi Arnaldo Vassallo, che fu un grande ed integerrimo pubblicista, un convinto ma tollerantissimo spiritista ; e mi agevolò l’occasione di queste indagini di Meta- psichica, Sono poi debitore di molte preziose contri¬ buzioni al sig. E un k sto Bozzano e al dott. Giuseppe Venzano, due fra i pochissimi psichicisti davvero competenti ed autorevoli in Italia. Accanto ad essi ricordo gli italiani C"e Baudi ur Vesme, direttore delle “ Annales des Sciences pst/cliii/ues ., di Parigi; A. Mar- zorati, direttore del u Luce e Ombra „ di Milano; A. Reghinj, preposto alla. u Biblioteca tilosotica „ di Firenze; V. Cavalli, da Napoli; E. Cahreras, da Roma; e i reputatissimi stranieri Carlo Richet, Oi.. Lodge, von Schrenck-Notzing, A. Le maitre, J. Jung, E. Botrac, L. Gardy, E. Anastay, ciascuno dei quali o con la parola o con doni mi ha prestato aiuto cortese. Ma in particolare sono riconoscente al distinto pittore italo-argentino, Arturo Berisso, che ha accettato di tradurre ed ha egregiamente tradotto i miei abbozzi su taluni fenomeni medianici in di¬ segni di lino gusto artistico e raffiguranti con esat¬ tezza. le vive impressioni di chi li percepisce in un ambiente di seduta.  Eusapia non mi leggerà, perchè è analfabeta, ed è stato un gran bene, per gli studi compiuti sulla sua personalità eccezionale, che essa lo sia. Ma se qual¬ cheduno vorrà, o ingenuamente o per malizia o per zelo settàrio, farle sapere ciò che io penso e sciavo di lei, lo prego a volerle anche ricordare e spiegare il vecchio aforisma metodologico di Biagio Pascal: “ lì funi savoir donici' où il fa ni, assurer où il faut, se sonmettre où il foni ,,. Ed io 1 ho recato . in atto.   Genova, autunno del 1907.   Prof. Enrico Morselli.   LA BIBLIOGRAFIA DELLO SPIRITISMO   Per intraprendere con profitto lo studio dei fenomeni che vanno sotto il nome di “ spiritici „ io penso che sia neces¬ sario conoscere, almeno nelle sue produzioni F» e caratteristiche, la letteratura dello Spiritismo. Questa let teratura è quasi tutta di data recente, e ciò nonostante è oltremodo ricca: si contano a migliaia i volumi e gli jpu- scoli venuti alla luce negli ultimi sessantanni; e si contano a centinaia i periodici nati ed estinti, fioriti e vissuti per poco, o tuttodì fiorenti, che sono esclusivamente dedicati alla descrizione dei fenomeni, alla illustrazione ed alla pro¬ paganda delle dottrine spiritiche. . ,  Quando gli adepti di queste dottrine ammoniscono gli scet¬ tici e i critici di non accostarsi alla fenomenologia, sulla duale esse sono fondate, senza prima averne una conoscenza teorica, hanno perfettamente ragione. Nessun ramo di scienza può essere coltivato nella parte sperimentale senza un av¬ viamento preparatorio del discente nella parte teorica. Non si salta a piè pari entro nessuno dei recinti destinati al sa¬ pere positivo: e poiché lo spiritismo non e costituito solo dai fitti, ma altresì da una loro spiegazione sistematica anch’esso ha diritto che chiunque intende osservale quelli e giudicare questa, si accinga a ciò con un coiTedo suffi; ciente di nozioni preliminari tanto storiche, quanto dottr fiali È poi inutile rammentare come, trattandosi di fenomeni in massima parte di indole psichica, e che per giunta ci si presentano con caratteri di straordinarietà quasi Atr^cen^®"‘  tale o come oggi si suol dire, di supernormahta, sia neces¬ saria per bene apprezzarli, una buona coltura psicologica, tanto nel campo della psicologia normale patologica quanto in quello dei nuovi “ studi psichici , o metapsi ciuci „.  Questo volume si apre, dunque, in modo insolito: con una “ Bibliografia dello Spiritismo La quale però è un sem¬ plice elenco di ciò che presentemente forma, secondo le mie informazioni, la porzione veramente importante della copio¬ sissima, strabocchevole produzione libraria sull’argomento. In questa produzione io ho, ben si comprende, fatta una cèrnita, indicando preferibilmente le opere che a mia saputa hanno un reale valore, sia per la storia e lo sviluppo dello spiritismo, sia per l’autorità incontrastata degli autori. Quando mi ò stato possibile, ho dato tutte le indicazioni che, se¬ condo le buone norme della Bibliotecnica, mirano a prestar servizio sicuro ai ricercatori ed agli studiosi.  Generalmente gli scrittori dello spiritismo, massime se sono adepti di qualcuna delle scuole dogmatiche in cui esso è diviso, si mostrano assai trascurati nelle indicazioni bi¬ bliografiche. Spesso le loro citazioni sono monche e imper¬ fetti; il piti delle volte è accennato il solo nome dell'autore o il solo titolo del libro o dell’articolo; non raramente anche questo titolo è enunciato in modo diverso, o nelle loro traduzioni, senza richiamo all’edizione originale, all’anno e al luogo di stampa, ecc. Studiando per lungo tempo questa letteratura, in massima parte costituita da opere polemiche e teoriche, non ho potuto a meno dal vedere la sua grande somiglianza con la produzione religiosa dogmatica e rituale, dove pure si trascura ogni esattezza bibliografica e si citano le opere e le idee delle autorità riconosciute senz’alcun accenno che valga a guidare lo studioso neofita nel rile¬ vamento delle fonti. Questa particolarità bibliografica (non dispiaccia il raffronto agli spiritisti) ha qualche cosa del confessionale, del mistico: vengono in mente le innumere¬ voli edizioni della Bibbia, dell 'Imitazione o del Catechismo! E in realtà, per certi seguaci dello Spiritismo o Spiritua¬ lismo moderno, questo ha o dovrebbe avere l’indole chiusa di una scuola con maestri indiscussi e allievi fanatizzati, o di una Chiesa o setta con Precursori, Messia ed Apostoli, a un dipresso come il Cristianesimo dei primi tempi, col quale disgraziatamente e a torto l’attuale movimento spiritico è stato paragonato.  Io non presumo di aver fatta una scelta che possa con¬ tentare tutti. Vi sono certamente opere da ine sottaciute od onimesse, che qualcuno troverebbe degne di figurare nella bibliografia dello spiritismo, e ve ne sono forse parecchie che io vi ho inscritte e che altri giudicherebbe degne invece di oblio. Neanche pretendo che questo elenco, sebbene possa a qualcuno parere esuberante, esaurisca tutti gli aspetti dello spiritismo: io ne ho lasciato a bella posta in dispaile tutto quanto sconfina troppo verso 1 occultismo, la teosofia,  ] Illuminismo od altri territori contermini.  Restringendomi però ai lavori puramente o quasi esclu¬ sivamente spiritici, mi sono sfuggite senza dubbio od ho i onorato opere di qualche valore, tors’anco di valore supe¬ riore a quelle di parecchie fra le citate. E dichiaro pertanto in precedenza, a scanso di critiche assai facili, che la mia lista conterrò qualche errore: chi si è accinto una sola volta a compilare un fastidioso, eppur tanto utile indice biblio¬ grafico, saprà scusarmi le sviste e le lacune in cui even¬ tualmente io possa essere caduto.  Io non mi sono occupato in generale che di libri, ossia delle pubblicazioni autonome di maggior mole: pochi opu¬ scoli, frale migliaia e migliaia venute in luce, ho indicato ; e pochissimi articoli di periodici ho prescelto, fermandomi a quelli che hanno avuta, secondo ine, importanza storica nell’osservazione e interpretazione dei fenomeni.  Si troveranno divise le opere in alcune rubriche, ma anche queste divisioni vanno intese, dal benevolo lettore, più come un semplice mezzo di orientarsi nello studio dell’argomento, che come indicazione precisa della natnra intrinseca di ciascun lavoro citato. In particolar modo la distinzione tra opere dog¬ matiche e opere polemiche era ardua. Lo spiritismo ha incon¬ trato sempre, tino dai primi suoi passi, ostacoli .fierissimi, ha vissuto combattendo, ed è cresciuto polemizzando di continuo, per cui anche nei libri dei suoi Apostoli, quali fu¬ rono ad esempio Ar.. Aksakoff o Cablo Du Prkl, molto posto è assegnato alla discussione con iscapito della spontaneità dello scrittore: a mala pena si conterebbero sulle dita le opere di dogmatismo puro quali sono quelle del Dai is e dell’ Allan-Kahdeo che sono il Battista dello spiritismo americo-anglosassone ed il Mosè di quello celto-ibero-latino !  Quanto ai periodici, fra i morti aventi valore storico e i tut¬ todì esistenti, che salirebbero a centinaia, io ho scelto quelli che a giudizio dei competenti offrivano miglior carattere scien¬ tifico, o che sono indizio più sicuro e autorevole del movi¬ mento spiritico e psichico.  Da ultimo, mi scagiono di un’altra facile accusa: ed è di voler far pompa di erudizione in un subietto che per essere ben conosciuto e seriamente approfondito dovrebbe, al dite desili adepti, costituire per anni ed anni, fors’anco per tutta la vita l'unico ed esclusivo pabulum mentale d'uno studioso. Dichiaro subito che non ho letto, naturalmente, tutti i libri e periodici di cui dò i titoli, ma fra essi ne conosco m numero e di pregio tale da ritenermi sufficientemente istruito sul conto dello “ spiritismo „ e dello “ psichismo „. D’al¬ tronde, il presente libro non è un trattato organico della materia: e perciò il saggio bibliografico, raccolto di mano in mano che me lo imponevano le esigenze di scrivere le mie Noie ed impressioni sui fenomeni medianici di Eusapia Paladino , ha più il valore di una guida particolare per chi le leggerà e vi troverà citati molti nomi di autori, che non quello di una vera guida generale per lo studio completo ed esauriente dello Spiritismo.  Debbo, prima di concludere, una parola sincera di ringra¬ ziamento al sig. Ernesto Bozzano di Genova, il quale con cortesia ineguagliabile ha voluto mettere a mia disposizione, non solo la sua ricca libreria privata, ciò che già sarebbe stato un segnalatissimo favore, ma anche gli ammaestramene di quella solida e vasta erudizione in materia che fa di lui incontestabilmente il più istruito e autorevole fra 1 cultori degli studi psichici in Italia.   Genova, 30 giugno 1907. fino al giugno 1907.   1. — Per la storia dello Spiritismo:   [Vedi anche § n, A, B e C].   A) in senso apologetico:  Aksakofe Alex., Predvestniki Spiritizma za poslednie 250 lyet. Pietroburgo, 1895, un voi. [1 precursori dello spiritismo durante gli ultimi 260 anni].  — — VorUlufer des Spiritismus. Trad. dal russo. Leipzig, 0. Mutze, 1904. p. 384 (trad. frane. Les précurseurs dn Spi¬ ritismo, Paris, Libr. Spir.).  Bachi di Vk.sme Conte Cesare, Storia dello Spiritismo. Tonno, Tìoux, Frassati e C°, 1896, due volumi di pp. 379 e 674 [L’opera diligentissima' non completata nell’edizione italiana, poiché si ferma al secolo XV111].  — — Geschirhte der Spiritismus. 'l'raduz. di 1 eilgenlinuer. Leipzig, Mutze, 1904, in tre volumi [L’opera è portata piu avanti nella edizione tedesca (III” voi., p. 386), ma non è ancora com¬ pletata].  Blanc Hvfpoi.ite, Le merreilleux dans le Jansénisme, le ma - gnétisme . le spiritismo. Paris, H. Plon, 1865.  Bonnkmère, L’dtne et ses manifestations dans l’Histoire. Paris, Libr. Sciences psychologiques, 1899.  Bozzano E., Cesare Lombroso e la psicologia supernormale, nell’opera giubilare pubb. pel Congresso Antropologico-crim. Torino, Fr. Bocca, 1906, pp. 48-56.  Cavalli V., William Crookes e lo Spiritismo. Appunti critici. Napoli, Valerian, 1896, op.  Clémf.ns, De l’intervention des Invisibles dans l'Histoire moderne. Paris, Leymarie, 1906. 12*, p. 48.  CnouzKT I. P. L., liépertoire da Spiritisme. Guide, etc. Paris, Libr. Spirite, 1872.   Morselli, Psicologia e spiritismo.   ii   XVIII   PSICOLOGIA E SPIRITISMO   Cbowk (Catteuina), Nightside of Nature, 1850? ('1 rad. dall ingl. Les cótte obscurs de la Nature, oh fantómes et vogante. Pana, Leymarie, 1900, nella serie di opere psichiche pubbl. per cura  DANKMAn G L., Die kulturelle Lcige Europa « bei ut if lederei - trachea dee moderne,! Okkultitmus. Leipzig, Mutze, 190o, m-8 gr.  (H pag. xl-6‘26 [Dalla Rivoluzione francese al 1859, anno di  nubblicazione del “ Livre dea Esprits „]. „ c  1 Daumek G. Fu.. Das Geìsterreirh tn Glauben, 1 orstellung, Suge u mrklichke.it. Dresden, 1867, due voi.  ' Elbé Louis, La vie future devant la sagesse anttque et la scieuce moderne. Paris, Perrin, 1905, un voi. in- 18 , p. 404. Edmonds u. Dexter, Spirituali sm. New-Aork, 1853-5 (vane ed.1.  _ _ Jjetters oh Spiritualism. Londou, Burns, 18(4.  Ellenbkeoer Henri, Révélation, kabbale, mngnétisme et spi ri¬ tirine, chaìne une et continue. 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Mutze, 1901, in tre gr. volumi [La parte storica di questa importante opera b mescolata colla esposizione critica dell’argomento nel II" e TIT° volume].  Il orni no D., Neue Geheimnisse de» 'Jages. — Durch Geistes- Magnetismus rermittelte Geister-Manifestationen aus dem imeni- hililten JenseiU. Leipzig, 1857, con tav  — — Kundgcbuiigen a. d. Geisterreiche. Berlin, 1862, con ti^,.  _ — Spiri Inali* lische Mitiheìlungen aus der Geisterwelt (due  serie). Berlin, 1859 e 1862, con tav. , . ,  Howitt W„ The history of thè Supernatural m alt agc aeict nahons. London, Longmans Green a. C., 1863, due voi. in-e ,  pp. 489 e 473. _ _ .  Iacoli.iot Louis, Le Spiritismi • dans le monde. Pans. Marpon et Flammarion, s. d., in-18“, p. 364. m  Keknkr .1., Die Seheriu von Fréeorst. Stuttgart, 1838, III ediz. con 8 tav. [Edita più volte: ve n’è anche una recente trad. frane, del Dusart, Libr. Spirite].  XIX   Kiksbwettkr Carl, Die Entwickelungsgeschichte rie* Spiritismi voti der Urzeit bis zur Gegenuart. Leipzig, M. Spohr, 1893, op.  — — Geschichte der neueren Okkultismus. Leipzig, M. Spohr, 1891, un gr. voi. in-8°.  — — Die Qeheimwissenschaften. Leipzig, id., Il* ediz., 1895.  — — Der O/d-ultismus des Alterthums. Leipzig, id., 1896, 2 voi. Krkyukk I„ Die mystischen Erscheinungen des Seelenlebens und  die biblische IVunder. Stuttgart, 1881, in 2 volumi.  Lkymahik P.-G., llistoire du Spiritisene, in “ Compte-rendu du <Joug spirite et spiritual, intera, de 1889 „. Paris, Libr. spi¬ rito, 1890, pp 3-45.  Leymahik (Mad.). Procès des Spirites. Pnris, Libr. spirite, 1876 ISullo smascheramento dei medii-fotografi e loro difesa].  Maloras J., Les Pionniers dii Spiritisene en Frane». Paris, Libr. Sciences psychol., 1906, 8°, di p. 800 con 62 ritratti.  Mììller Gustav, Aus Amerikanischen Leben. Cbemnitz, Libr. B. Lasch, 1905. [interessante relazione di un viaggio fra gli spiritisti odierni del Nord- America].  Passaro Enrico, Sulle manifestazioni spontanee misteriose. Studio, intr. al libro di Zingauopoli, Le gesta di uno spirito, eoo. Napoli, Detken-Rocholl, 1904, p. i-lxxvii (Trad. in ted.).  Pellegrini G., Nuore scoperte sui tavoli e corpi semoventi e metodo per bene eseguirne /’ esperienze . Pisa, Vannucchi, 1853, in-16", p. 32. [Questo egregio nvvocato-fìlosofo scrisse lunga¬ mente, fra i primi in Italia, di magnetismo e spiritismo, sotto lo pseudonimo di Lisimaco Vekatti].  Phaneu E., Louis XVII et V Astrologie. Paris, Dujarric et C., 12°, 68 pag. [Sul famigerato Nauendorff, pseudo-Delfino di Francia, che è stato un precursore del moderno spiritismo].  Bossi imi Giustiniani, Le Spiritualismo dans l’Histoire. Paris, Libr. de Psych., 1899.  Rouxel le Dr, llistoire et philosophie du Magnetismo. Paris, Libr. Spirite, Libr. du Magnét., 1895-6, in 2 voi.  — — Le Spiritismo urani le nom. Paris. Libr. 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Paris, 1850 [Delle numerose opere di questo magnetizzatore occultista, indico solo la più affine agli studi  8PgÌken]teoi'ilo, Lo Spiritismo in senso cristiano. Torino, Unione Tip.-Editrice, 1898, un voi. p. 360. [L’A. fe pseudonimo].  (■ox E W. What am I? The mechanism of Man. 2 voi., London 1873-4; IH ediz., 1876-77; TIP ediz., 1879  Dabcey Emmanuel, IT Nomine terrestre. Paris, Libr. de Sciences psych., 1904, di pag. 173.  Daumbr G. Fr.. Das lìeùh des wundersamen and gelici m- nissvolleu Thatsache u. Theorie. Regensburg, 1872.  Delanne Gaurirl, IT Mutimi animique. Essai de psychol phy- siologique suirant le spiritarne. TP ed., Parigi, Chamuel, 189 1,  in- 18°, pag. 360. . . . ,  _ _ L’/ime est immortelle. Démonstratton expér mentale.  Parigi, Chamuel, 1899, in-18", p. 468.  Dénis L., Après la mori. Exposé de la doctrine dea Esprits. Paris, Libr. Se. psych. (17° migliaio). Trad. ital. di Pialek, Mi¬ lano, “ Luce e Ombra », 1904, 18°, pag. 333.  — — Dans V invisible. 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(trad. in ted. col titolo : Das Leipzig, Mutze, 1903). Nouv. édit Paris, Flammarion. 1907,]). 391.  Nns Euoène, Choses de Vautre Monde. Paris, Marpon et Flam¬ marion, 1890.   XXIV   PSICOLOGIA E SPIRITISMO   Nus Eocène, Les Grand* Mgstéres, Paris, ivi, s. d.. IV» ediz.  _ _ 4 la recherche des destinées. Paris, ivi, 1891.  Owen Bob Dale, The dehatable Land beticeen this World and thè next. New-York. London, 1871 (trad. in ted. col titolo: Da* streitige Land, in due volumi, di p. 725. Leipzig, 1876).  _ ' _ Footfalls on thè boundanj of an other icorld. 1 tula-  delpliia, 1877. ... ,  Perty Max, Die mystischen Erschemungen der menschltchen  Natur. Leipzig, 1861, due voi., II* ediz., 1872.  _ _ siici fc in das ver barge ne Gebiet der Menschengeister.  Leipzig-Heidelberg, 1869. .  _ _ f)er jetzige Spiritualismus n. erwandte Erschetnungen  der Verqangenheit a. Gegenwart. Leipzig. Winter, 1877  _ _1 Sie sichtbare und unsichtbare Welt. Leipzig, ul., 1881.  _ — Ohne mystischen Thatsachen keine erschopfende Psycho-  logie. Leipzig, id., 1883. , „ , -  Pezzami A., La pluralità des existences de l Ante conforme a la doctrine de la pluralité des monde ». Paris, Didier, 186o, 8* e 12", due ediz. Paris, 1875. . ,  Piocabdi G., Manuale scientifico popolare di Spiritismo. .Mon¬ tevarchi, Pulcini, 1906. . . .Qnq  _ — Elementi di una nuova luce, l' irenze, Materassi, 19U0.  Pike Richard, Life’s Borderland and Beyond (Vision of thè duina Appe.arenr.es in dreams ecc. ecc. als Helps to belief in a future Life). London, Off. of ‘ Light „, 1906, 8", p. 312  Prei. (Baron Cari, du), Der Tod, das Jenseits , das Leben un Jenseits. Miinchen, 1898 (La Mori. VAu-delà, la Vie datisi Au- delà. Trad. frane, sulla ediz. ted., introd. di De Rochas. I ans, Chacornac, 1904, un voi. p. 139).  __ — Da* Riitsel des Menschen. Leipzig, Mutze, 188o, pag. lUd. (. L'enigma umano. Introd. allo studio delle scienze psichiche. Trad. ital. con prefaz. di A. Brotferio. Milano, Galli, 1894).  - _ Monisti sche Seelenlehre. Ein Beitrag auf LSsung des Menschenràthsels. Leipzig, E. Gunther, 1888, in-8“ gr., p. vi-378 [Opera fondamentale per la dottrina dello spiritismo moni¬ stico „, sebbene poco citata dagli spiritisti |.  — - Philosophie der My stile. Leipzig, Gunther, 1880.  — — Studien aber tieni Gebiete der Geheimwtssenschaftm.  Leipzig, W. Friedrich, 1890-91, di p. 252. .  - _ [>,*,- Spiritismus. Leipzig, Reclam, s. d., in-8 , p. Jt. _ — Di? Magic als Natur ivissenschaft. Jena, f'ostenoble,  1895.  — — Die Entdeekung der Seele durch die Géhetmwissen-  schaften. Leipzig, Gunther, 1894-5. ,  Rack C.-G., Psychology, as a naturai Science, applted to thè solution of occult psychic phenotneno . Philadelphia, 1889.  Reich Ed., Der Kosmos des Uebersinnlichen und die Entwi- ckelung der Wesen. Prag, 1897, un voi. di p. 302.  Roubtaino J.B., Le Spiritisme chrétien,ou Bévélation de la Ré-      vdlation, ecc. 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Verstich einer kritische.n PrUfung d. mediti mnistischen Phaenomene, ecc. Trad. dal russo in ted. per cura di Wittig, Leipzig, 0. Mutze, 1890 (la IV* ediz. in 2 voi., p. 752, è del 1902). [Opera fondamentale per la conoscenza dell'argomento].  _ _ Animarne et Spiritismo. Essai d’un examen critique des  phénomènes mMiumniqites. Trad. de l'cdition russe par. B.Sandow, Paris. Libr. Seieuc. psych., 1895. 8° gr., p. xxxii-634 contav. Bennett E. T., Spiritualista. The physical Phenomena. London,   ‘ Light ,, s. d. Un voi. illustr.  Bomsco Constantin, Traìts de lumière. Hecherches pstjchiquts. Spiritismi' expé rimeritai. Paris, Chacornac, s. d., un voi. con fig.  Bonuglioli Gasimi ho, Lo Spiritismo nella Umanità. Bologna, Success. Monti, 1888, in-8" gr., p. 564. [Conciliazione tra Cri¬ stianesimo o Spiritismo].  Borre au J.-B., Comment et pourquoi je suis decenti spirile. Paris, Ledoyen, 1864.  Bouvéhx .1.. Le Spiritismi • et V Anarchie divani la Science et la Philosophie. Paris, Chamuel, 1897, in-8° gr., p. 464.  Bozzano Ernesto, Ipotesi spiritica e teorie scientifiche. Genova, Douath, 1903, un voi. in-8°gr., p. 509, con illustr. [Opera di molto pregio pel rigore dell’argomentazione].  Broffekio Angelo, Per lo Spiritismo, I" ediz. Milano, Briola, 1892; li" e III" ediz. ‘ Picc. Bibl. di scienze moderne Torino, Fratelli Bocca, 1903, p. 309 ( fO stato tradotto in tedesco: FUrden Spiritismus, Berlin, 1894). [Libro di una dialettica stringente].  Capuana Luigi, Spiritismo ? Catania, N. Giannotta, 1887.   xxvi   PSICOLOGIA E SPIRITISMO   Cavalli V., 1 punti oscuri dello Spiritismo. Note alla rinfusa- Trani, Vecchi, 1900, in-8° gr., p. 170.  _ _ Spiritismo non è Satanismo. Salerno, Jovene, laUl,  in-8° gr., p. 142.  Coates James. Seeing thè Invisi bl e. l’ractieal Studies in psycho- metry, ... telepathy ... London, Off. * Light „, 1906.  Cvuiax B., Wie idi ein Spiritualist yeioorden bin i' II ediz. ampi. Leipzig, Mutze. 1900? | L’Autore è anche un medium].  Dallas Hei.en, Objections to Spiritualism. London, Spiritualist Alliance, 1905, in-12°. _ .  Damiani G., Spirito e Materia, dramma in 6 atti. Napoli, R. Acc. delle Scienze, 1860, in-4", p. 134 [Il D. è lo spiritista militante che ha scoperta e sviluppata la medianità di Eusapia Paladino]. .  Delanne Gahuikl. Le Spiritisme devant la Science. Paris, Cha-   muel, 1895, III" ediz., in-18“, p. 470.  — — Le phénomène spirile. Thnoiynage des sor ante. V* ediz.  Paris, Chamuel, 1897, in-18", p. 315, con fig.  Dénis L., Christianisme et Spiritisme. Paris, Leymarie, 1898,   in-8". p. 415.  Dupody Dr Edmund, Sciences occultes et physiologie psychique. Paris, Soc. d’édit. scicntif., 1898, un voi. di p. 312.  Di uand (de Gros) J. P., Le merveilleux scienti fique. Paris, F. Alcun, 1894, un voi. in-8" gr.. pag. 345.  Eh fi a hot (L. Fr. von). Spiritismus and Ekrenwort. Eia A ufmif zar Kampfe fiìr (Vahrheit and sittliche Menschheitsenticiclcelung.  Leipzig, M. Spohr, 1905.  Falcomer M. T„ Contributo di fatti per la soluzione del pro¬ blema in psicologia: — Pro o contro lo Spiritismo ? — Ales¬ sandria, Tip. Sociale, 1898, di p. 80 (trad. in ted., Leipzig, 1899).  Fichte v. 1. H., Der neutre Spiritualismus, sein Werth and scine Eorschungen. Leipzig, 1878-9.  Gahdy Lotus, Cherchons ! Réponse auxconférences de M.Yung, ecc. Genève. Burkardt, 1890, 8°, p. 273.  Gelohi G., Spiritismo. Confutazioni e studi. Bologna, 1905, op. Giiuek Paul, Le Spiritisme (falci risme Occidental). Elude kist., crii, et expér. Paris, Doin, 1887, un voi. in-180 (con bibliografia).  Gtel (le Dr. Gelcy), Essai de mie generale et d’interprétation synthétique dìi Spiritisme. Paris, Cliamirel, 1898, in-8°, p. 106 [Ottimo!]. ........  Metzukr D.. Étuiles psychiques. Essai de Spiritisme scienttpque. Paris, Libr. Sciences psyeh., 1894, un voi. iii-18*, pag. 455, Myehs Fr., The human personalità and its suryival to bodilg Death. London, Longmans, ecc., 1902, due gr. voi. di pag. 200 e66Ó. [Opera di primo ordine e che rappresenta lo sforzo supremo dello Spiritismo dottrinale più serio].  — — La personnalit ( kumaine. Sa surricance, ses manifesta-  tions supernormales. Riduz. in frane, dall’opera preced. per cura di Jankewitch. Paris, F. Alcun. 1905. un voi. in-8°, p. xvi 424.    Myers Fr., Humun personality. New and ubridged edition. London, Office of “ Light „, 1907, un voi. di pag. 470.  N. N., Riddles of thè SpJiinx. A studi) in tlie philosophy of Evolution, by “ Troolodyte „. London, Swan-Sonnenschein, 1891. [Opera anonima di notevole pregio].  Rieuann D., Eia auskliirendes Wort ilber den Spiritismus. Berlin, 1900.  Riho A. J., Hct onderzuek vati spiritualistische Versehijnselen m Vreemde Feiten. Con introd. di M. Kniants. Gravenhage, [1907], 8°, p. 240, illustr.  Scotti Giulio, Lo spiritismo c i nuovi studi psichici. Bergamo, Conti, 1898, in-8" gr., p. 100.  Seei.ino M ax, Mei tic Erfahrungen ciuf de in Gebiete der Spi¬ ritismus. Leipzig, Mutze, 1898, in-8“, con illustr.  — — Die Seelenlehre du Prel’s und anderer Weltsanschauungen, in “ Beitr. zur Grcnzwissenschaft ,, Jena, Costenoble, 1899.  — — Ernst Haeckel und der Spiritismus. Leipzig, O. Mutze, 1900 [Critica ai Problemi dell’ Uniremo di Haeckel].  — — Die Kardmaìfraye der Menschheit. Ivi, id., 1906, p. 128. [Curiosa fusione dello spiritismo coll'occultismo, colla teosofia e... col cristianesimo!].  Senillosa F., Concordanciu del Espiritismo con la Ciendai Buenos-Aires, M. Biedma, 1891, due voi. in-88 gr., p. 330 e 889.  Smith L, Science versus Spiritualismus. Melbourne, Bruce a. Davies, 1905.  Stead W., Reni Ghost Stories. London, 1897. [Interessante per l’autorità del celebre pubblicista],  Tournikr V., Philosophìe du boti sens. Le Spiritarne devant la Raison, etc. Tours, cbez M"1' Tournier, 1900, un gr. voi. in-4°, p. 775, con ritr. [Contiene altri scritti polemici].  Tummolo Vincenzo, Sulle busi positive dello Spiritualismo, ov¬ vero alcune risposte, ecc. Viterbo, Donati, 1905, un gr. voi. in-88 di p. 700 con tav. [In questa opera di viva polemica sono presi di mira gli scienziati “materialisti .. Mcynert, Baillarger (?), Ilaeckel, Sergi, Morselli, Blaserna(y), Moleschott, Maudsley ecc.].  Tubiselo P., Lo Spiritismo italiano e la Scienza. Napoli, Tip. R. Università, 1897.  Uluici H., Der sogennante Spiritismus. Eine irissenschaftliche Erage. Antwort auf Un. Prof. Wundt. Halle, Pfeffer, 1879.  Visani-Scozzi Paolo. La medianità. Firenze, Bemporad, 1901, un voi. in-8” illustr. [Uno dei migliori libri sullo spiritismo].  Wallace Alfred Russell, The scienti/ic aspeet of thè super¬ imi arai. London, 1866 (trad. in tedesco. Leipzig. 1874).  — — On Miracles and modem Spiritualism, pubb. da J. Burns. London. 1873 (numerose ediz. e traduz. ; la trad. frane. Paris, Leymarie, in-8“ gr., p. 382). [Opera di alto valore perla dottrina].  Wippbecht, Der “ Spiritualismus , vor der Forum der TJ'is* senschaft. Leipzig, 1880.     C) Scettici e contrarii:  Arcklin Adbien, La dissociativi psychologique. ‘ Revue des qutst sdentifiques „ Bruxelles, 1901. (Estr. m un voi. Paris,  B'bois Junes, Le Miracle moderne. Paris, Libr. Ollendorft, 1907, V* odi-/ 8° "f . P- xli-411. [Critica briosa, ma alquanto leggera,.  Dnp Okkulte Fallen und Fallenstellen. Schunedeherg, R., umano 1907, op., 8», p. 78. [Contro le ciurmerie dei medi], Colacurcio G., Scienza o mistero ? Napoli, 1905 [Contrario in  senso teologico cattolico]. _ . .  Cowan Cn . Thoughts on Satamc inflttence, or Modera Spi) i- tualism considered. London, 1854. [Teologo protestante]  Cuoco (le Dr.) (fila), L'Hypnotxsme scxentifique II écLt Paris, Soc d'édit. scientif., 1900, in-8° gr.. p. 612. [Cfr. PP 455^506].  Davfnpout R. B., The death blow to Sptntuahsm, New- York, 1888. [Sullo smascheramento o apostasia delle due sorelle Doxj.  Davis Pii-, La fin da monde des esprit». Le spiritisme devant la raison et la Science. Paris, s. d. . „ i  Dechambre [Hai.m-Thomas], Art. Spini, ente in Dici, en-  cvclopéd. des Sciences médicales Paris, lobi».  • p0gSA prof. rev. Giov., La chiave dello' Spiritismo. Milano, Gasa editr. Volonté, s. d. [Critica in senso cattolico].  P Gl. G. (d. C. d. G.), Lo Spiritismo. Manuale scien¬ tifico popolare. Roma, Tip. Artigianelli, 1893. [Attribuisce i tutti  8Pg1asset 3* Le Spiritisme decani la Science. Montpellier, Cou- let et F ■ Paris, Musson et C., 1 ediz. 1904, p. 392.  — — L’ Occultismo hier et aujourd’hui. Le Merceilleux pre-  scientifique. Montpellier, Paris, id. id., 1907 in-8* picc., p. 4, •>• Gotberlet C., Dee Spiritismi, s. Fulda e Leipzig, 1885 [Cat  ^Haeckei. E., Die WeltrSthsel , 1“ ediz„ Bonn, Strauss, 1899, cfr Confer. XP-XVI*. [Di quest’opera v. anche la trad. ital. con una mia Introd. e molte Note, di cui quelle a pag. 177,  284-7. 415, concernono lo spiritismo]. .  Hammond W. A., Spiritualista and allied eondttions ofnervous derannements. New-York e London. 18<6, in-8 , di P. 366 Hartmann (von) Ed., Der Sptrittsmus. Berlin, 1885 (trad. in in^l ) [È l’opuscolo che ha provocato la memorahile polemica con Aksakoff: questi ha risposto con la sua grossa opera : Amimi.  Und_ ^^Die^Geisterlnjpothese des Spiritismus und seine Phan- tome. Leipzig, Friedreich, 1891, in-8“, p. 126. [Controreplica al  libro polemico di Aksakoff]. .. ,  Hcbbelt. G. C„ Facts and fu nei, inS,nmtual,sm. Theosophy and psychical research. Cincinnati, R. Clarke, 1902, m-8 , p. 20 Hutchinson G., D reame and their meantngs. London, Longmans Green a. C., 1901, in-8°, p. 330.      Jacolliot Louis [= Philyps), La fin du Monde de* Esprit». Paris, 1867? [Svelamento elei trucchi usati dai medium spi¬ ritici: importante pel nome dell A.].  Jankt Pierre, Le Spirititene contempo ratti. Rovue philoso- phique „, tomo XXXIII, 1892, pp. 413-442.  — — L’automa lisine psychologique. già cit., pp. 380-410. Jastrow, Faci and fatile in Psychology. Boston, Houghton,  London, Macmillan, 1900. ,  Jones John, Spiritualism, thework of Demone. Liverpool, 18/1. La no Andr., Cock lane and common-sense. London, Longmans  Green a. C., 1894. . . ., 1U(17  _ _ The hook of dreams and Ohosts. Ivi, ìd.» lo»/.  — — Magic and Religion. Ivi, id., 1901. [In tutte le opere del celebre mitografo e folklorista si trovano accenni alle ori¬ gini ataviche e all’evoluzione della ipotesi ammo-spiriticaj.  Lapponi G., Ipnotismo e Spiritismo. Studio medico-critico. Roma, Lesclée- Lefel» vre , 1906, 1 voi., trad. in ted. e m frane. [Catto¬ lico, medico dei Papi. Di quest’opera esiste una 1“ ediz.. tip.  Poliglotta, 1897]. . , *  Lévéqle CnABLEs. La Science de l Intnsible) études depsycho- logie et de ihéodicie. " Bibl. Philos. cont. Paris, Germer-Bailliere,  1865, in-8", p. 190. _  Li Ta’ì, le D' (pseudonimo), Le Mystère posthume. Cu usff***f médicales sur la Mori et sur la Survie. Paris, Schleicher, 1704, 12° p. 192. [Critica in senso umoristico, ma di buona legaj.  Lj\min A., Spiritismus triumphatus (die wissensch aftliche L nt- Milana des Sp.). Trad. Leipzig, Mutze, 1905, op. di p; 36.  Loeweneeld L., Somnambnlismus und Spiritismus, in Grenz- Fragen des Nerven- und Seelenlebens ,, I. Wiesbaden, Berg-  munii, 1900, p. 5 1 . , , . , 7 4  M ir ville (M.i8 de) J. E., Pneumatolog te. Des espnts et de lem s manifestations diverses ( fhiidiques,historiques , etc.l. Paris, 1“ ediz., 1853; 11“ ediz., Krayet de Surcy, 1854, in-8° gr., di p. 4,5; JV* ediz., di p. 482; ediz. ultima in 5 voi. Paris, 18bu-64.  Oldfielu Tk. (pseudon. di Samson G. W.), The Daimonion, or thè spiritual medium, its nature illustrated by thè htstory , etc. Boston. 1852, di p. 157 [11 ‘ demonio „, qui, e il principio  V1 Ottolenohi Salvatore, La suggestione e le. facoltà psichiche occulte in rapporto alla pratica legale e medico-forense, Blbl. antrop. giurid. „. Torino, Frat. Bocca, 1900, gr. voi. 8 , p. ilL Parisii Edm., Ueher die Trugwahrnehmungen (ffaìluematum und Illusioni. Leipzig. Abel, 1894, 8", p. 246 [Critica protonda delle allucinazioni dei sani in veglia e delle illusioni da lrodoj. P^lin G., Les phénomhies du Spiritisme dévoiles. I ans,  E. Dentu, 1865. in-6", p. 104. , . _ ,  Peppeu, Leidy, W kir-Mitcekll ed altri. Preliminari / Report of thè Seubert’s Commission appointed bg University of Pennsilvania. Philaiìelphia, Lippincott, 1887, in-8*, p. 159. [Il lascito Seybert      di L. 60.000 per lo studio dei fenomeni psichici fu esaurito con questa celebre relazione del tutta negativa!].  Kidglky Evans, Uours u-ith thè Gosts. Chicago, Laird-Lee, 1897, p. 302. [Risultati sfavorevoli di uno studio obiettivo].  RomNsoN W. E., Spini slate-writing and kindred phenomena, New York, London, 1899. |Le scritture dirette spiritiche su la¬ vagna dimostrate un trucco].  Kogers E.C., Philosophy of miste) ious Agente human and man¬ dane, or thè di aa mi e Lame and relations of Man. Boston. 1853, di p. 336. [Le “ spiritual manifestations , spiegate come feno¬ meni naturali].  Rolfi [Padre], Magia moderna. Mondavi, 1900. Il* ediz. (trad. frani;, par K. Méric, sulla 111"’ ediz., 1902).  S. E. [Padre Savino], Il magnetismo, l’ipnotismo e lo spiri¬ tismo, onero Satana o la moderna magia, i curatori misteriosi e gli indovini. Benevento, De Martini, 1895.  Schixtze Fa., I>te Grundyedanken des Spiritismus and deren Kritik. Leipzig, tìiinther, 1883.  Seboi G., Animismo e Spiritismo. Torino, Fr. Bocca, 1902, op.  Sioowick Hknby, Art. Spiritualism, in ‘ Encyclopaedia Bri¬ tannica .. IS édit. [Più tardi l'A. parve mutare opinione].  Sorvillo Enrico, Stadio sullo spiritismo considerato in ordine alla teologia e alle scienze speculative. Chieti, Tip. del Popolo, 1904, n p. 173.  Sundiìrt.anu Laiiov, The trance and correlative phenomena. Chi¬ cago, 1868. [Attribuisce tutti i fenomeni “ odici , a suggestione].  Sdriii.eoGc Y>v.),Spiritu(disme et spiritismi’. Paris, Douniol, 1898.  — — Spirites et médiums. Choses de l'autre monde. Paris, Charles Amat, 1901, in-12°, p. 534 [Contrario in senso cattolico].  Tissandiur, Pes Sciences occulte S et da Spiritisme. (‘ Bibl. Phil. contemp. „).* Paris, Gcrmcr Baillière, 1866, in-8“. p. 180.  Tissor 1., L'imagination... surtout dans le domaine da mer- peilleux. Paris, Didier, 1868.  \V KATKttLv and Maskklvnh 1. N„ The supernatural. London, 1891. [1 ‘ fenomeni „ spiegati con la prestidigitazione].  Wìclmann J.. Rnthilllen/en ilher d. Treiben d. Spiritisten. Ham¬ burg, 1885, con fig. [Smascheramento di medi truccatori].  — — Moderne. Il 'under. Natilrliche Erkl&rung der Geheimnisse d. Spiritisten a. Antispiritisten, eoe. Leipzig, 1877, III* ed. eon 71 fig. [Questo prestidigitatore notissimo cerea spiegare, con lo solito gherminelle della sua professione, i fenomeni spiritici].  WiritOT \V., Per ‘ Spiritismus „. Rine soyenannte trissenschaft- liche Fra te. Leipzig, Engelmann, 1879. [Polemica eon UlrieiJ.  Yunu É.milr, Hypnotisme et Spiritisme. Faits positifs et faits pri!sumés. Genève Paris, 1890, iu-8“ gr., p. 174.  Zerffi G. E., Spiritualism and animai magnetism. London, 1871. [Attribuisce i fenomeni ad allucinazioni d’origine ma¬ gnetica].   NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO   XSXI   j[I_ _ per la descrizione e autobiografia  della medianità.   [Vedi anche § II, A e B, e § V].   A) (li contenuto fideistico:  A. (le général), Le Problime de VAu-de-là. Conseils des invi- * iblea, reoueillÌ8 par... Paris, Libr. se. psych., 1902.  AksaKoff Alex., Un cr/s de dimatérial ieation partitile du corpi d'un m/dium. Trad. dal ted. Paris, Libr. Art. indip., 1896, con fìg. [Il medium è la D’Espéranco).  Bokmann W., Dei- Scimi te Home. Eia physiopsychischer Zeut/e des Transcendenten im XIX Jahrliundert, Leipzig, Mutze, p. 100. [Studio apologetico su Home, “ il più potente dei medi „ fin qui sottoposti a ‘ prova ,].  Daii.ky Ami., Molile Fancher : an authentical statement... of thè psychologienl morrei of thè XIX Century. Brooklyn, U. S. A., 1899, di p. 362. [Panegirico di una celebre isterica, ‘ medium veg¬ gente „. del genere della notissima Mlu' Coufidon).  Davis A. .Jakson, The yreat Harmonia , beiny a philosophical Retei ation of thè naturai, spiritual a. celestini Universe. Boston, Colby, 1890, 5 voi. in-8° gr„ ult. ediz. [Questa e forse la prin¬ cipale e più caratteristica opera ‘ inspirata , del celebre vi¬ sionario, profeta e precursore, del quale gli spiritisti ameri¬ cani non reincarnazionisti si proclamano discepoli].  — — The princìples of Nature, her divine Revelations and a  voice of Mankind. Boston, “ Banner of Light „. P XXX\ “ ediz., in-8 ’gr., p. 786. (Trad. ted. Prinzipien der Nat-ur. Leipzig, 1869);  Belarne E., Recherches sur la médiumnité. Paris, Libr. de psych., 1902, in-8*, p. 515. [Tratta specialmente dei medi psi¬ cografi].  D’Escéranck E., Shadow Land, or Light front thè other Side. London, 6. Redway, s. d. (1897), di p. 414, con fotografie di fan¬ tasmi (Trad. tram,:. : Au paga de l’ombre, Paris, Leymarie, 1899; ted.: Im Reich der Schatten, Berlin, Siegismund, 1901). [Autobio¬ grafia di questa celebre medium con materializzazioni strabi¬ lianti di spettri !J.  D'Oitmu Cu., Nos Invisibles. Paris, Chacoruac, 1907, un voi. in 4", con illustr. [Opera di lusso — “ Comunicazioni di grandi spiriti „, come Lacordaire, il curato D’Ars, Maupassant, ecc., e superbe tavole a colori del rinomato acquarellista italiano Mainella, le migliori di tutta la iconografia spiritica).  Farmer John 8., Ttvixt tiro World» : a narrative of thè life and worlc of William Eglinton. Londou, The psychol. Press,   XXXII   PSICOLOGIA E SPIRITISMO   i noe AO di p. 200. con ritr. e 8 gr. tav. [Apologia entu-  188*v.„ a-ì innata con gran lusso, «li questo medium altret¬ tanto famoso per le scritture dirette, i nodi in corde anulari, le luci le apparizioni di spettri interi... quanto per la sua ca- auta finale in bugarde manovre]. ^ ^ ^ Berlh, K.  SiegTsmund, 1890-97. [Opera di ‘ gran lena , per lo spiritismo •lì rivelazione, sullo stile (li Davis, Moses, eco..]. T • :«  Kiufsk Rob., Stivimeli aus devi Reich der Geister. Leipzig, Mulze, IV* ediz., 1903, 8°, p. 472, con tav. [Comunicazioni e  mite and other psychic phenomeva New-York, Funck a. Wagnall, 1905 [Il Funck è editore spiritista . (ìabtjv L Le mèdium llome, sa vie et son taiactère, ecc.  «gaJStss.'K £»«.'”■ » <*. n- m*-**  Ph. Wellhy, 1905, in-8u, p. 304. [Scelta di saggi spintici dalle  -WS Karl Max, Auf den 'l'iefen dee Traumlebens. Halle,  ^GaArs Fa! Contr. allo studio della psicografìa. Napoli, Pietro- u, iHQ3 od fSnl medio scrivente A. Frezza).  ■ H^vIbach Lazab (Fr. von), Etne Philosophie des gesunden Menschenrerstandes. Leipzig, Mutze, s.d., P- 290. [Contiene a - tulli articoli interessanti sui fenomeni psichici supernorinali  SUHn^eDrSS David (medio), Incidente in my Life. London, 1863 (TrJd. in frane, col titolo: Récilations sur ma me surna- /tirelle 1 HI* édit. Paris, Dentn-Didier, 1864, un voi., pag. 337).  _ _ Lights and shadows of Spirituahsm. London l877  (Trad. in frane, col titolo : Les lumières etlesombres du Spt- aitimi istìtp nei* cura di La Luberne. I aris, lo-oj.  HoSsì^ora), Daniel Dunglas Home : IJis life. and mediumship.  London^Trilbner^lSSS^ ^ ^ Kegftn Patll> 1890,  ^ HowrrnWATER (M.r!), Pioneers of thè Spiritual Reformation. London, 1883. [Messaggi e disegni mediumnici duna psico-  grKA«ADÌA Mary (Princ.). Mot Ljuset. Stockolm. d. 1 [In svedese], — - Spiritistische Phaenomene. Leipzig, M. Spohr, •  [Comunicazioni medianiche. La Pnncipessa Karadja e una fervente apostolessa suedo- turca dello spiritismo nel Nor J.  Marrva/flobence, There is no death. Leipzig, Heineman Bahistier, 1892, in-18», p. 304. [OsservaMoniaccmrate della ce¬ lebre scrittrice su molti dei medi piu famosi. Nel 1894 op. e stata trad. parz. in ital. dalla cont. MamardiJ.  _ _ The Spirit World. Leipzig, Tauchnitz, 1894, P- 3 •  Moses Stai.nton W. lM. A. Oxon), Psychoyraphg, London, 1878 f   NOTE BIBL10GBAFICHE SULLO SPIRITISMO   xxxm   Moses Stainton W. (M. A. Uxori), The higher aapects of Spiri- tualiam. Lomlon, 1880.  — — Spiri! Teuchings , through thè mediumship of W. S. M., London, Office of ‘ Light „ 1883 (varie edizioni, fra cui la “ me- niorial , del 1898, p. 291; trad. frane.: Les enaeignements spi- ritualiates; trad. ital., Sampierdarena, 1907).  — — Spirit Identità- London, Spiritualist Alliance, 1902, in-8", p. 152 (varie edizioni e traduz.).  Olcott H. S., Feople front thè other World. Hartford, Conn., Ainer. Pubi. Comp., 1875, 8°, p. 492.  Owen Robert, New existence of Man iipon Earth. London, 1855. [Contiene molte “ comunicazioni „ fatte al celebre socialista e filantropo dagli * spiriti  Phblfs M" Stuart, Au delà dea Port.es. Trad. de l’nngl., Paris, Carrington, 1903.  Piudington, On thè types of phenomenu disphtyed iti M" Thom¬ pson’ a trance. London, Soc. f. p. R., 1904. [Rapporto sulla oramai famosa Sigr‘ Thompson, pubbl. nei “ Proc. S. f. p. R. » XV111],  Piti hytko fi W. v., Die Mediumsehaft der Frau E. r. Fribyt- t.-off [sua moglie], Trad. dal russo. Leipzig, O. Mutze, 1905,8°, p. 160, con fig.  Reichel Wii.lt, Kreuz a. guer durch die Welt. Okkultistische Reiseerlebnisse. Leipzig, Mutze, 1906, 8°, p. xxn-214 (trad. frane.: .1 travet' s le Monde , ecc., Paris, Gittler, 1907, 12°, p. 112. [No¬ tizie sommarie su molti medi americani, massime sul Miller].  Rossi-Padroni P. e Morosi dòtti.. Alcuni saggi di medianità ipnotica. Pesaro, 1888 (trad. frane., Paris, Leymarie, 1896).  Schnììtgen Paul, Die zeitgenossische Geisterseherin voti libiti. Leipzig, Mutze, 1906, p. 72. [Osservazioni su una visionaria o “ medium veggente , di Colonia].  Simokin A., Dialogues elitre de grande Esprìts et un vivant. Paris, Launaz, 1893.  Sinnbtt A. P. (medio teosofico), Le monde occulte , hypnolisme transcendant ett Orient. Trad. dall’ingl. Paris, 1887 (con un rap¬ porto di Hodgson alla “ Soc. for psyeh. Re9. ,).  Smf.dley Alfred, Some reminiscences on experim. Science, e CC. London, Office of “Light,, 1900. [Esperienze con M." Wood, medium ad apparizioni].  Soc. Ért riES psycb. de Ge.néve, Autour “ Des Inde a à la pia¬ néta Mare „, Bflle-Genève, Georg et Cie, 1901, di p. 222. [Critica di D. Metzger, in senso spiritico, dell’opera di Th. Flournoy].  [Stead W.], Letter fiotti Julia, or Light front thè Borderland. London, Gtant Ricliards, 1899, in-18“. p. 120.  Strwbns E. W., The Watseka wonder. Chicago, 1887 [Stato ‘ meraviglioso , di doppia coscienza durato alcune settimane con apparenze spiritiche].  Tuttle HrDsoN, Arcana of Spirituali sm. A M attuai of spiritual Science and Philosophy. Manchester, * Two Worlds ,, 1900, in-8° [Scrittore medianico di valore].   Mokrki.i.i, Psicologia e spiritismo .   in     TJnderwood Sarah, Automatic or spiri,  ( ’hicaeo T. Newmann, 189o. ìn-e , p. *>*» ^ tev^Eroduzione medianica di scritture identificate (?)  dÌWvS', Adklma Fr., nata cont. Wurmbranu Stadie* . after die Geistesieelt. Leipzig, 1876. [Le companva M^ de H^boldt^ le dava notizie e disegni sugli abitanti del pianeta Mercurio da appaiare con quelli del pianeta Marte visti poi dalla Smith .].  J . , IB E. W. a. M. E., A guide to medtumshtp. London, Office of ‘ Light 1906. [Buona guida per comprendere la psicoge-  n8WELooN Gborgina,1 Vingt ans après... Paris, Libr. Se. «P»r- et nsych.. 1902. [Autobiografia e poesie. Comunicazioni poetiche, strambe e inverosimili, dello ‘ spirito , di Gounod .].  Woou H., Ideal suggestion through mentili Photography. Boston,  T.ee-Shepard, 1899, iin voi. di p. 163. '  L Writino Lima», After her Death.-The story of a summer. London, Sampson Low a. C., 1899, di p. 180. [Messaggi di una giovine defunta, ottenuti per mezzo della PiperJ.  j}) con metodo i njv’estig'a torio :  Hnc C Spiritisi», hypnotism and telepalhy, a» involved in thè caTof MrsZonora Pipe,, ‘ Med -legai Journal New-York, 1900 [Critica dei * fenomeni , della famosa medium].  Boni Euicn, Der Fall Rothe. Fine kn mtnal-psychologi sche Tlntersuchuna Breslau, Schottlander, 1901, 8°, p 158, con fi„.  — 1 — u.' Busse H., Geistenschriften und Drohbnefe. Munchen,  K 8chiiler 1902. [Dimostrazione dei trucchi usati da certi medi, fra cui a fomigenrta Anna Rothe, la ‘ medium dai fior, e aranci , /mascherata dallo stesso ‘ occultista . Bohn!].  Fi.ouksoy prof. T., Des Indes à la planète Mars. Essai sur un cas de somnambulisme aver glossolalie. Pans-Geneve, Alena et f • i Q(io rii n 400 con 44 ficr. [Questo studio sulla  Siu“lile"s„V (*1“ un JUl « i—*— »  p8,t.)logio.^Bjntìc: ,ur „„ .... de tomnam/mlume.  Genève 1901, un voi. di p. 160. [Appendice al precedente].  1Goodr*ch-Frerr]. Essays in psychieal Research. London, G Rcdway 1895, p. 330. [Buone ricerche sulla criataUosoopia]. G RiZZcì V SoLolism and Psycheism. Il* ediz London, 18ol. ratudio di ‘ Emma , la famosa visionaria e profetessa].  Hodgson Richard, Observations of eertain phenomena of trance . Pr“ S f p R TUI, 1898, p. 284-582. [Primo rapporto d, un autore competente sulla celebre medium Sig^ Piper].  Htslop James E., Science and a future Life. Boston, 11. lurncr 1905 8“ un voi. p. 372. [Studio continuato per piu anni sulla psicogenesi delle comunicazioni spiritiche della celebre medi» americana signora Piper. L’A. pubblicò prima su costei un lungo   NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO   XXXV   rapporto d’oltre p. 600 nei “ Proc. of thè Soc. for psych. Research „ di Londra, 1901].  Jung Dr C. G., Zar rsychologie und Politologie sogenannter okkulter Phànomene. Leipzig, Mutze, 1902, p. 121. [Studio dili¬ gentissimo d’un medico-alienista su di una sonnambula-medium offrente molte rassomiglianze con la Elona Smith di Fi.ournoy].  Paladino Eusapia. [Per questa medium, veggasi Biblio¬ grafia speciale, raccolta nel Cap. Ili, della Parte Prima del presente libro],  , Saok M.. Madame Piper et la Soditi anglo-américaine poter ìes recherches psychiques. Paris, Leymarie, 1902. 18°, p. 272.  Soi.ovyokf, Su di una moderna sacerdotessa di Iside (in russo). St.-Pietroburgo, 1894 ». [Studio critico arguto sulla famosa si¬ gnora Blawatsky, medium teosofico, sbugiardata anche dalla * Soc. f. p. R- »£  Vkhball A. W. (signora), On a series of automatic Writings, London, Soc. f. psych. Res., 1906, di p. 432. (Importantissimo studio della esimia psichicista sulla scrittura automatica, pubbl. nei “Proc. S. f. p. Res. XX, 531].   IV. — Pel fluidismo e neo-dinamismo [“ animismo „] in relazione al “ magnetismo animale ».  [Vedi anello § II, A e B; e 8 V].   All ara Vincenzo, Il magnetismo negli animali e nelle piante. Milano, Chiesa, 1893.  Assier (d’) Ad., Revenants et fantòmes. Essai sur l’IIumanité posthume et le Spiritisme. Paris, J.-B. Baillière, 1883, 18°, p. 308. . [Importante per le idee personali dell'A. che spiega i fatti spiritici e la esistenza temporanea dei “ fantasmi „ coll’etere mesmerico].  Balfour-Stewart, Un thè conservation of Energy. “ Intera. Scient. Series ». VI, London, Kegan Paul, 1873. [Alla ediz. americana e all’italiana (Milano, Dumolard, 1875), sono ag¬ giunti saggi di Le Coste, Al. Bain, Robert, sulla : Correlazione della forza ritale e nervosa colle forze fisico-chimiche].  Balfour-Stewart et Tait, The unseen World, or Physical spe- culation on a future state. London, Macmillan, 1875 (L’ Uni ver s invisible. Trad. de Bangi. Paris, Germer Baillière, 1888).  Baraduc H., La force vitale, notre corps fluidique, sa formule biométrique. Paris, 1894.  — — L'&me humaine, ses mourements, ses lumières et V icona- • graphie del’ invisible fluidique. Paris, G. Carré, 1896,in-8°'gr., p.299.  — — Les forces inconnues: la force vitale, in ‘ Chron. mé¬ scale „, 111, 1897, pp. 257-265.   XXXVI   PSICOLOGIA E SPIRITISMO   Baradcc H., L’iconographie en anses. Paris, 1902.  — — Los vibrati/) >is de la vitalité humaine. Paris, J.-B. Bail- lière, 1904, un voi. di p. 280.  Bahétv, Le magnétisme animai étudié sous le nom de force neurique ra pannante, eco. Paris, Doin, 1887, in-8° gr.  — — Force neurique rayonnante. Paris, 1882.  Bi.ondlot, Les rayons N. Paris, Gauthier-Villars, 1904.  Bois Jules, Le monde indsible. Paris, E. Flainmarion, 1902  [Brillante studio critico],  — — ‘ L’Au-delà , et les forces inconnues. — Opinion de l'elite sur le mystère. Paris, Ollendorff, 1902, di p. 387.  Bosc Ernest, L’homme incisible. r.t. .sur l'aura humaine, ses couleurs eoe. Paris, Libr. Bodin, s. d , p. 48.  — — La psychologie devant la Science, ecc. Od et fluide odtque , polarità humaine, ecc. Paris, Chacornac. 1896, un voi.  Botto» Gamhieb, Psychic force. An exper. investigation of a littloknoicn power. London, ‘ Light », un opusc.  Brat Charles, On force, ite mental and mora! correlates,... with speculation on spiritual i»m and other attorniai conditions of Mind. London, 1867, in-8", di p. 164.  Carrington Herward, The physicàl phenomena of Spiritualism. Boston, Turner, 1907.  Charpignon J., Pliysioloyie, moderine et mHaphysique du ma¬ gnétisme. Paris, Germer-Bailli'ere, 1848.  Chassaioneae. Essai sur un quatrième Hat de la Matière. Paris, A. Maioine, 1906, 8°.  Ohazaraine et Dècle, Découverte de la polarità humaine, Paris, Doin, 1886.  Chevillard A., Ét. expérim. sur ceri. phén. nerveux et solution rationnelle du probllme spirito. Paris, 1869, op. [IV* ediz. 1895],  — — Les coltrante do la polarità dans l’aimant et dans le corps humain. Ivi, 1887, di p. 130, con fig.  Gox Seri. kant, The mechanism of Man. An answer to thè question: ‘ What am /? », già cit. ecc. Il* ediz. London, 1876. [La prima aveva solo il titolo ‘ Wliat am 1? ,].  — — Beweise filr die Existem einer psychischer Kraft (trad. dall’ing. di Aksakotf). Leipzig, Mutze, 1884.  Crookes W., Experimental investigations on psychic force. London, H. Gillmann, 1871 (Riprod. poi nelle qui sotto cit. Researches, ecc. Trad. frane. Paris, Libr. Se. psych., 1897).  — — Researches in thè phenomena of Spirittialism. London, Burns, 1874. [Opera di valore eccezionale per lo sviluppo delle dottrine psichiciste ; trad. in tutte le lingue, in ted., Leipzig 1874 ; in ital., Locamo, 18?7 ; in frane., Paris, 1878, ecc.; più volte edita].  Dklannk E., Le périsprit. Paris, Chamuel, 1899.  Dialectical Society, Repori on Spiritualism of thè Committee of thè D. S. London, 1871,8°, p. 412. [Primo saggio di una osser¬ vazione scientifica seria ed imparziale dei fenomeni spiritici],  - Rapport sur le Spiritualismo e cc. Trad. frane, par Dcsart»   NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO   XXXVII   «nm la dir de A. De Rochas. Paris, Libr. Spirite. 1903, p. 352. (Vi è pure una trad. tedesca per cura di Wittig: Biricht, eoe.  Leinzig Mutze, p- 535). . . •  lìnns Rover .1.. Spirit manifestano»», exgmtned and explatned. Mi>w York 1854. [Spiedate mediante 1’ ‘ elettricità vitale ,] nnavo LE Henry, Traiti expérim. de Magnèti»,»*. Thèorie» et ^,'Ss PariB Libr. du Magnetismo, 1898, due voi. in-32»,  C°Fhvy' Alfred Le Psychisme expèrimental. Étude dea phènomines JSSirSK Kl— io». .895, di p. 34. |P,«E. ,).  1 Fkchneu. Erinnerungen a. d. letzen lage d. Odlehre u. I tir  1 ’f^mmaiuon^cImIlle. Le» force» naturali»» inconnues. Paris, E. Flammarion, 1907, 18-, di p. 604, con molte fig. [Vedi anche:  HFuua.ron, Essai sur le» phinom. électrique» dee (tre» virante. Explication scient. des phénomènes spirite ». L aris, Libr. Magnet.,  ^Ga'sc-Deskossès Ed., Magnèti»,»» citai. - Contrite fxpèrim.à V étude par le galea no mitre de V ilectro-magnetisme miai. Pana, Soc ÉdU Scient., 1898. 1“ ed., p. 325: altra edu. Pana, Ru- He vai 1907. di p. 500. [Utilissimo per le vedute odierne].  Gasfarin AgéUe (Cernite de), Des tables tournantes du sur . nature! en général, ecc. Paris, 1854, già cit. [Classico],  Grimrs J. 8., Etherology and thè phreno-p hilosophy of mesmer i sm and magic eloquence. Boston a. London, 1850. , . ,  Guppy Samuel, Mary Jane , or Spirituali»», chemically ezplatned.  London. 1863, in-8* gr. di p. 379.  Hkrméis (pseudonimo), Des forces natureltes tnconnues. Paris.  Didier 1865; nouv. édit., Libr. Soc. psych., 1902. .  Leumann. Aberqlaube and Zauberei, trad. ted. dal dan. di Petersen. Stuttgart, Enke. 1898. [Critica acerba delle celebri  esperienze di W. Crookes], v i _  Lazellk U. M., Matiire, force et esprit. Irad. de l ungi, par Moutonnier. Già cit. [Da consultare pel neo-dinamismo].  Lafontainr, Ij Art de magnètiser ou le magnèti», ne citai. \ euit. Paris’, F. Alcun, 1886.  Mahan Asa, Modem Mysterie» explatned and exposed. Boston, Cleveland Umv., 1855, in 8», di p. 466.  Morir A.-S., Du Magnèti», ne et des Sciences occulte». I aria,  Libr. du Magndtisme. , „ , . iaQA  Perronnet Cl., Magnèti», ne animai. Lons-le-Saulnier. 1884.  _ _ Force psychique et suggestion mentale. I aria, 1880.  Petuovo-Solovovo, Mediai nieheskiga fizicheskiya 1 avlemya » ikh nauchnoe Izsledovanie. St-Petersburg, 1900. [Sui fenomeni fisici della medianità: eccellenti osservazioni].  P etti nei. li I)r Parisino, Una nuova forza biologica che agisce medianicamente a distanza. Savona, Bertolotti, 1903. op. con g. Pictet R., Étude critique du Matérialisme et da Spirituahsme   XXXVIII   PSICOLOGIA E SriBITISMO   par la Physique expérimentaU. Genève, Georg: Paris, F. Alcun 1896, un gr. voi. in-8°.  Pioda A.. Memorabili a. Bellinzona, C. Colombi, 1891, 32*,p.531. [Contiene la traci, delle famose memorie di Crookes e di Tih-ry, più un Commiato „ del traduttore sullo spiritismo in genere]. Porro Fr., Le forze psichiche, in “ Confer. fiorentine, (1905) Milano, Treves, 1907, voi. II, pp. 425-471.  Reichenuach v. Fb. Ch., Physikalisch- physiolog. Untersuch. iiber die Dynamide dea Magnetismus, der Elektricitilt eie. in ih rea Beziehungen zu Lebenskraft. Braunschweig, 1“ ediz. 1845 , 11“ ediz 1850, in due voi. (trad. in ingl. London, 1851; trad. in frane! rocent. per cura di A. de Rociias, col titolo: Ben phénomcnes odigueiì. Paris, Chacornac, 1904, un voi. in-8», con tìg.. di p. 562).  — — Odisch- magnetiche fìriefe. Stuttgart, 1* ediz., 1852;’  | ® .?•» 1°*>6 (Irad. in fr. : Lettres odigues-magnét ignee. Paris,  G. Bailhère, 1858, in-6", p. 126).  — — Per sensitive Mensch u. sein Verhalten zar Ode. Stuttgart 1854 5o, due voi.  — — Wer ist sensitiv wer nicht? Kurze Anleitung sensitive Persone n zu finden, ecc. Wien, 1856.  — — Aphorismen iiber Sensitivitlit und Od. Wien, 1866, con tre tav. [Indico soltanto le cinque più caratteristiche fra le opere numerose dello scopritore dell’ ‘ od  Rocuas Alb. (Comte de), Les forces non dt'fìn ies. Reeh. histor. et expérim. Paris, Musson, 1887. [Opera che fa epoca nella storia dello psichismo odierno].  — — Les frontiires de la Science. 1“ et II8 sèrie. Paris Libr Se. psychiques, 1902 e 1904, due voi.  — — Le fluide des magnetiseurs. Prède dee expèriencee du Bar. de Reichenbach. Paris. E. Carré, 1891.  Rocxel, Rapports dii Magnètisme et du Spiritisme. Paris Cha¬ cornac, 1894, in-8" gr.  Santini, Photographie des effluvee humaines. Histor., discuss., eie Paris, 1906, con fig.  Sterne C., Vie Wahrsagung aus d. Bewegungen lebloser Kiirper unter d. Einfl. d. mensch. Band. Weimar, 1862, con fig. [Buon contributo sperimentale, e della prima ora!].  Stinde J., Dos Od rilthsel. Leipzig, 1884.  Ttictry A., Les tables tournantes considèrées au point de tuie de la question de physique gènèrale. Genève. Kes.pnann. 1855.  ~ — dprès treni ans. App. alla riediz. dell’opera di A. de  Gasbarin, * Les tables tournantes „. 1888. [V. anche Pioda].  Varley Cromwell H., Report ut thè dialectical Society. Lon¬ don. 1869. [Idee originali sulle * forze ignote ,].  Zolle Kit Tu., \frtssenschaftliche Abbondi ungen in 3 voi. _  B<1- III : Die trascendentale Physik u. die sogenannte Philosophie Leipzig Stachmann, 1878-79 (trad. ingl.). [Questa famosa me¬ moria basò parte della fenomenologia medianica sulla ipotesi dello spazio a n dimensioni].     V. — Per gli studi metapsichici e per la psicogenesi della medianità.  [Vedi anche II, 0; IH, B; e IV],   Acevedo M. Otero, Fakirismus und Wissenschaft. Trai), dallo spagn- Leipzig, Mutze, 1901, op. di p. 57.  Azam F., Hypnotisme, doublé conectence et altérations de la personnalité. Bibl. scient. contemp. „). Paris, .1. B. Baillie re, 1887, in-18", p. 300.  _ — Hypnotisme et doublé eonscienee. ungine de leur  elude, ecc. Paris. F. Alcun, 1893, in-8° gr., p. 375.  Beard G. M., Nature and phenomena of trance. New- York, 1881.  _ — The studi/ of trance, muscle-reading ami allitd nervous   phenomena. New-York, 1882.  Bbnnktt Ed tv., La Soditi anglo-amérieaine pouf les recherches psychiques. Trad. par M. Sage. Paris. Libr. Bodin, 1906.  Bezemer Fn„ Die Gangli'èn-Psyche. Meiding tot de stadie der occulte Wetenschappen. Amersl'oort. 1906, 8°, ili., p. 418.  Bigelow, Le mystère du sonimeli. Paris, Fischbaeber, 1906, 12°. p. 230.  Binet Ai.f. (et Féré Cu.), Le magnétisme animai. (“ Bibl. scient. int-ernat.). Paris, F. Alcun, 1887, in-8°, p. 284.  — — Les altérations de la personnalité. (Ivi). Paris, id., 1892,   in-8°, p. 325.  — — Doublé consciousness, ‘ Monist „. Cliicago, 1891.  Bonnet E., Transmission de la pensée. Paris, Libr. Bodin, 1906. Bourrc et Bi rot, La suggestion mentale et l’action à distance des substances médicamenteuses et toociques. Paris, J.-B. Bail-   lifere, 1887.  Braid J.,. Neurhynology. London, 1843.  — _ The power of Mimi over thè Dolly. London, 1846.  Braun P., Die Frweckung u. Entwicklung der hBheren Gei- steskràfte ini Menschen (Hypnotismus, Psychometrie, Hellsehen, Fernetdrken). Bitterfeld, F. E. Bauraann, 1899. un voi. di p. 160.  Brei er .1. u. Freud S , Studien ilber Hysterie. Wien, F. Deu- tickc, 1895. in-8“gr., p. 278. [Ottimo per gli stati morbosi della coscienza nell’isterismo. — Cfr. gli scritti ulteriori di Freud).  Buttlf-row A. M., Die spiritischen Methoden auf dem Gebiete der Psychophysiologie (trad. dal russo). Leipzig, Mutze, 1896.  Coste (le Dr), L’Inconsdent. Elude sur V hypnotisme. Paris, J.-B. Baillibre, 1889, in-12“, p. 158.  Coste Ad., Les phénomènes psychiques occultes. Thèse. Moirt- pellier-Paris. 1894; li4 ediz., 1895.  Crookes W., Discours récents sur les recherches psychiques. Trad. dall’ingl. di M. Sage. Paris, Leymarie, 1903.   XL   psicolooia e spiritismo   Dai. Pozzo Enrico, Un rapitolo rii Psicofisiologia. Folio-rio, Sgariglia. 1885, in-8". p. 416. [Libro pieno di idee originali”].  Dessoir Max, Dos Doppel Ich. Berlin, C. Siegismund, 1889, p.90.  Duiiet A„ Les Hallucinations. Ét. synthét. ... du fiommeil, de la Mediumnité et du Magisme. Paris, Libi-, Magnét., 1904, un voi.  Durville II., Magnétisme personnel ou psychique. tAucation de la pensée, eto. Paris, Libr. du Magnét., 1906, 8°, p. 262.  hi-, co cani Icilio, Società e scienza nella psicofìsica. Roma, Unione cooperativa, 1898, in-8” gr., p. 110.  Ermacora (I., La Telepatia. Padova-Crescini, 1898, in-8" gr., estr. dalla ‘ Riv. St. psichici di pag. 150.  — — L’attività subcosciente e lo Spiritismo. Padova, estr. [Psichicista esimio e tra i primi, l’Ermacora avrebbe dato altri frutti bellissimi del suo ingegno se la vita non gli era tron¬ cata tragicamente avanti l’ora],  Fi.ammarion Cn., L inconnu et les probtèmes psychiques. Paris, Flammarion, 1900, varie ediz. (Trad. ital., Bari, Laterza, 1904).  Ctiirney, Myers and Podmore, Phnntasms of thè Livinfj. London, Trubner and C„ 1886, due voi.: I» di p. l.xxxiii-5'73; II" di p. xxvit-i33 [Trattato classico della materia, sul quale si basa e dal quale si svolge tutto il corpo dottrinale della nuova psicologia supernormale o metapsichica].  — -Les hallucinations télépathiques, réduetion par L Ma- riUier. Paris, F. Alcan, II* ediz., 1892 (trad. in ted. Leipzig, Mutze, 1897).  Gyei. E. (Dr Geley), L’étre subeonscient. Essai de synthèse explica- tire des phénomènes obscurs de psychologie normale et anormale. IP ediz. Paris, Alcan. 1905. [Libro eccellente per la sistema¬ zione spiritica , della psicologia supernormale].  Hart É.. ffypnotùm and mesmerism, and thè new Withcraft. London a. N.-Y., 1893, di p. 182; II* ediz., 1896, di p. 212.  Hvblop J. H., Borderland ofpsychical Research. Boston, Turner, s.d. [1903?].  — — Enigma» of psycliical Research. London, G. P. Putnam, 1906, in-8°, p. 427. [Conclude con molte prudenti riserve],  Janet Pierre, L’automatisme psychologique, già cit.  — — Etat mental des hystériques. (“ Bibliot. Charcot-De- bore „). Paris. Rueff, 1893-4, due voi. in-18".  — et Raymond F., Ne'vroses et idéesfixes. Paris, F. Alcan, 1898-9; due voi. in-8" gr., I", p. 407; 11", p. 332.  — — — — Obsessions et psgchasthénie. !d., id.. 1903, due  voi. in-8" gr., passim.  Iastrow $., The subconscious. Boston, Londres, A. Constable, 1906. [Critica delle idee del Myers sul subliminale].  Lkfi.vrf L., Les phénomènes de sugyestion et d' autosuggestion, précédés d un Essai sur la psychologie physìologique. Bruxelles, Lamertin, 1903, 8°, VI1I-294.  Liébaclt A. A., Étude sur le Xoomagnétisme. Paris, Nancy NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO   XLI   Lombroso Cesari:, Le spiritismi et la psychiatrie, in 4 Ann. Sciences psychiques ,, 1892, p. 148. .  _ _ Sui fenomeni spiritici e la loro interpretazione. La  Lettura ,, Milano, N° nov. 1906. [Sono i due soli lavori sinte¬ tici sulla questiono fin qui pubblicati dal celebre Maestro].  Loose P„ 1 Vie wirke teli in die Ferite? Praktische Auleti, zur Ausilbum 7 der Telepatie, ecc. Leipzig, Fiedler, 1907, 111‘ediz.,  op., p. 22. ,  Lijys J., Le» imotious dans l'Hypnotisme et l action a distane e des substances mèdicamente! tses et toxiques. Paris, .T.-B. Baillière, 1890, un voi. con tav.  Mason H. P., Telepathy and thè subliminal Self. New-Y orli,  Maurv Alfred, Le Somme.il e.t les Reves. Ili' édit., Paris, Didier, 1865. [Opera giustamente assai reputata].  Maxwell ,1., Les phinom&nes psychiques. Reeherches, observations, méthoits. 4 B ibi. de Phil. oontemp. ,. Paris, F. Alcan, 1905. [La¬ voro di un osservatore serio e imparziale].  — — Revue de M/tapsychique, in “ Année psyehologiquc „,  XII'-XIU" années. Paris, Masson, 1906-7, pag. 525-549 e 100-114.  Melcior et Farse, Los eslados subconscientes et las aberrrteiones de la persnnnalidad. Barcelona, Carbonell, 1904, un voi. >  Méric Elia, Il Meraviglioso e la Scienza. Studio sopra I ipno¬ tismo. Torino, tip. Salesiana, 1889, in-8°, p. 448 [Cattolico].  Metzger D., Ipnotismo e Spiritismo. Trad., Torino, 189 1. di  ^Milse-Bramwbll J., Ilypnotism: itshistory, practice, and t henry. London, Grant Richàrds, 1903, p. 478.  Moll A., Der 4 Rapport , in der Hypnose. Untersuchunyen uh. d. thierischen Maynetismus. Leipzig, Abel, 1892, in-8°, p. 242.  _ _ Sypnot tnus, mit Einschluss der ITauptpUnkte der  Psychotherapie u. des Oceultismus. IV* Aufl. Berlin, 1907, 8" gr., p. xi-642. .  Morselli E., Il magnetismo animate, Ih fascinazione e gli stati ipnotici. Torino, Roux, 1886, II* ediz.. in-18", di p. 427.[Confr. pp. 7-41, e passim], . „ . .  _ — I fenomeni telepatici e il neo-misticismo, in Ardi.  Antrop. Psicol. od Etuot.,. Firenze. 1897, p. 60. [Nonostante che sulla possibilità ed estensione delle azioni psichiche a di¬ stanza (telepatia) io mi sia formata oggi un'opinione più favore¬ vole, tengo però fermo tutte le mie considerazioni d allora sul metodo nelle ricerche metapsiehiche].  Morton Prince, A dissociatimi of Personality. Boston, _T urne r, 1906. [Studio diligentissimo di un raro caso di sdoppiamento con fenomeni 4 spiritici ,].  Moctin L., Le magnè.tisme huiuain, l hypnotisme et, le Spiritua¬ lismi moderne. Paris, Libr. acc. Perrin, 1907, p. 47/.  Mììller Rudolph, Naturwissenschaftliche Seelenforschung. Lei¬ pzig, 1897-98.   XLII   PSICOLOGIA B SPIRITISMO   Myers Fh., The subliminal Consriousness, in ‘ Proc. S. f. p. R. ,» voi. VII-1X (traci, in “ Ann. Se. psych. ,).  — — The human personalità, già cit.  Ochorowicz J., La suggestion mentale. Paris, 0. Doin, 1886, 18°, p. 560. [Opera di sommo pregio per lo sviluppo della meta- psichica],  — Magnetismus unti Hypnotismus. Leipzig, 0. Mutze, 1897.  Otto LENO ni S., Le facoltà occulte, già cit.  Pappai. aiuio A., La telepatia. Milano, Hoepli, 1899.  Podmobk Fa., Apparitions and Through-transference ‘ Contemp. Scient. Serie» „. London, Walter Scott, 1894, p. 395.  — — Studies in psychical Research. London, Kegan Paul, 1897, un voi. in-8, p. 458.  Rambosson J., Phénomènes nerveux, intellectuels et moraux : leur transmission, ecc. Paris, 1883, 8" gr., p. 400.  K iciikt Charles, I)u Sontnumbttlisnu proroqué, “Journ. de l'Anat. et de la Phys. , 1875, e * Revue philosophique „, X, 1880 (Vedi pure: “ Rev. philos. ,, XV, 1883).  — — La suggestion mentale et le caletti de probabilità», in “ Rev. philos. „ XVII, 1884.  — — Discours prMdentiel, in “ Proceed. Soc. f. psychical Research ,, 1902. [Magistrale revisione della metapsichica e programma completo di studi],  Rocuas (Df.) A., V extàriorisation de la sensibilità. Ét. expér. et histor. 11“ ediz. , Paris, Cbamuel, 1895, in-8" gr., p. 250; V* ed., Paris, Chacornac, 1905, p. 300.  — — L’extériorisation de la motricité. Recueil d’obserrations et d'expériences. Paris, Chamuel, 1896, 1 voi. in-8", di pp. 482, con fig. e tav. (1* ediz.); la IV* ediz. h del 1906.  — — Les ét ut s profonde de l'IIgpnose. Paris, Chacornac, 1892.  — — Les états superfluide de V Hypnose. Paris, Chacornac, 1902. [Tutte opere, queste, di primo ordine per la Metapsichica].  Roncin, Ltude physiologique sur les Fakirs. Thfese de Paris, Lihr. Micholon, 1904.  Sage Michel, La zone frontière entre l' “ autre monde „ et cclui-ci. Paris, Leymarie, 1900, 18", p. 818.  — — Le sonimeli naturel et l’hgpnose. Paris, F. Alcan et Leymarie, 1904. 18ò, p. 367.  Sciisiimuraz Z., Psych ologie der Suggestion. Stuttgart, Enke. 1892, gr. voi. in-8" gr., p. 424.  Schopield A. T., The uncottscious liind. London, 1898, p. 436.  — - — The force of Mimi, or thè mental factor in Medicine.  London, Churchill, 1902, in 18", p. 309.  Schhesck-Notzino (Fr. von) u. Schdltze O., Die Traumtiinzerin Magdeleine G... Line psgchologische Stadie ilber Hypnose u. dra- matische Kunst. Stuttgart, Euke, 1904, in-8", p. 176 [Riduzione del “ meraviglioso „ caso della celebre ipnotizzata coreo-musi¬ cale alla nota legge psicopatologica dell’obbiettivazione dei tipi per autosuggestione ipnotica. — V. anche Manche].     Sedir, Le Fakirieme Indou. Paris, Chacornac, 1906.  Sirus Boris, The psychology of Suggestion. A research iato thè subconscious nature of Man and Society. New- York, Appleton, 1898, di p. 386 (con prefaz. di W. James).  — — a. Goodhart Simon, Multiple Personali! y. An experim.  Investigation iuta thè nature of human Individuality. London, Sidney, Appleton, 1905.  Sfitta Hbinr., Die Schlaf and TraumzustUnde der tnenschlichen Seele. Tubingen, 1878. IP ediz. 1892, di p. 420.  Sdndrrlan n Lavoy, The Trance and correlative Phenomena. Chicago, 1868.  Tamburini A , Spiritismo e telepatia, in 4 Riv. di fren. e med. leg. „ XV1I1, 1892.  Thuft C.*, La suggeetion au paini de vue spiritual iste et spi¬ rile. Paris, Vigot, 1906, 16°, p. 424. [Kardechiata primitivo ed ingenuo].   VI. — Per la stampa periodica dello spiritismo.   L’elenco seguente è soltanto approssimativo: non intendo dar fondo alla innumerevole bibliografia spiritica, ma porgere una guida a chi vuole saperne la estensione in genere. Al Congresso dell’89 (Parigi) erano rappresentati 88 periodici della materia: ma ogni dì sorgono e muoiono efemeridi, ogni dì mutano i nomi dei direttori ed editori : forse alcuni dei perio¬ dici qui indicati non vivono più, ed altri ne sono nati che non conosco, e perciò non cito. Così nel solo Brasile dal 1875 al 1900 ne nacquero 81, ma ne sopravvivevano appena nove o dieci! Qualcuno ha tentato una statistica della stampa spiritica (Tu¬ ribolo, Pappalardo, Maxwell...), ma con precisione sempre re¬ lativa per le ragioni ora accennate.  Indico, quando lo posso, i nomi dei direttori o redattori, e le date di nascita e morte di alcuni periodici.   a) Efemeridi spiritistiche pure o affin i (omesse quelle esclusivamente occultistiche, teosofiche, ermetiche, ecc.).  Nell’America del Nord: — ‘ Banner of Light, (Colby, Rich), Boston: 4 Mctaphysical Magazine „, New-York; * Liclit- strahlen „ ted., ivi; 4 The moming Star „; 4 The metaphysica) Journal „, Chicago; 4 Progressive Thinker „, ivi; 4 Religio-phi- losophical Journal , (Underwood, Colon. Bocndy), ivi; 4 Golden Gate , (J. .1. Owen), S. Francisco; 4 The Eden Vale ,, ivi; 4 Ce- lestial City , (Innis), N.-York; 4 Morden Thought „ Kansas C., Mass: 4 Logos Magazine , (Thacker), Apiegate, Cai.      Nell'America Centrale: - ‘Lanueva Alianza,(E.HoRTA), Cienfuegos Cuba; ‘La Luz,, Portorico-Haiti ; ‘ La Uustracion espirita”, (RefcoioGonzales), Messico.  Nell'Argentina: — ‘ Revista espirita ,, Buenos-Aires ;  ‘ Constancia ., (Senillosa), ivi; “ Luz astrai ,, ivi; “ Fraternidad univeraal ,; 1 Luz del Alma ‘ Philosophical Journal ,, San- Diego, Patagonia.  Nell'Australia: — ‘ Harbinger of Light,, Melbourne;  “ Progressive Thought ,, Sydney.  In Austria: - “ Seelenkunde ,, Wien ; * Novoslawetzeeo ,, in czeco, Praga ; * Novo sutice , (Hinktovitcu), in croato, A.grnm.  Nel Belgio: — “ Moniteur spiritique et niagrtétique , (Martin), Bruxelles; “ L’Au-delà , (D’Avesnbs), ivi; ‘ Le mes- sager . (Piivis, Vànderyst, ecc.), Liegi.  Nel Brasile: — * Reformador ,, (1883, Da Sìeva, Ri¬ chard), Rio-Janeiro; ‘ Revista spirita ,, (’93), Bahia: ‘ Veridad e Luz , (’90), S. Paulo; * La Luz , (’90), Curityba; ‘ 0 Gu;a ,, Recife; ‘ Rovista spirita „, Porto-Alegre ; * Aurore spiritique , (D’Ari. e) ; * A Paz , ; ‘ 0 spirita Alagoano Maceja, ecc.  In Francia: — ‘Revue spirite, (1868, Alean-Kardec.Ley- marie), Parigi; ‘ Le Spiritismo , = ‘ Revue scient. et mor. du spiritisme , ('94, Delanne); ‘ Le progrès spirite , (De Faceti; “ La Lumière * (Lucia Ghangk); u Kev. du monde invisible r .  * Écho da merveilleux , (G. Méry); ‘ Le spiritisme moderne , (Beaudelot); * Revue immortaliste „ ; * Revue spiritnaliste il* lustrée ,; ‘ L'initiation „ (Papus): “ L’ Aurore , (Ducb. di Pomar); ‘ Revue de l’Ame , (R. Caii.i.ié); “ La Résurrection , (A. Jodnet) St. -Raphael; ‘ Les temps meilleurs (Lessar), Nantes; La vie posthunie n (Georges), Marsiglia; “ La Paix universelle v (Bouvier), Lione; ‘ La Vie nouvelle , (Couhiuer), Beauvais ;  * L'Étincelle , (Jorio), Vincennes, ecc. _  In Germania: — “ Zeitscbrit't ftir Spiritismus , ( 96. r kie- qenuauer), Lipsia; ‘Psycbische 8tudien„(+ Aksakofe, Fu. Maier). ivi; ‘ Neue spiritualistische Bliitter , (Cyriax), Berlino; Die uebersinnliche VVelt , (’95, M. Rahn), ivi; Licht, mehr Licbt , (+ Rat-fard); ‘Spiritistische Rundschau,; ‘Neue metaphysische Rundschau,; '99 ‘ Jahresher. d. spirit. Vereius ,, Colonia; ‘Sphinx , (’86 + DoPree,Hubre-Sculkirf.n), Monaco-Baviera, ecc. Nell'India inglese: — “ Psychic notes ,, Calcutta.  In Inghilterra: — ‘ Light , (1881, + Oxon [St. Moses]. Spirit. Alliancb), Londra; ‘Spiritual Magazine , (+ Howjttj ; ‘ Medium and Day-hreak , (+Bdrns); Borderland ,; ^ Co- ming-Events 14 Spiritual Review 14 Lyceuni Banner 9\ ine coming Day ,; ‘ Oecult Review , (Sirlky); “ Broad Views , ; “ Light of Reason tt The Grails 14 The Crani „ ; Lucifer “The two Worlds , (Emma Hardinge-Brittkn), Manchester ; Notes and Queries ,, ivi; “ The human Nature » (+'75), eoe  In Italia: — “ Annali dello spiritismo „ (’64, Daemazzo, Scarpa), Torino; “ Vessillo spiritista , (Vou-i), Vercelli-Roma   NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO   XLV   /_j- 1902); 14 Lux „ (Hoffmann), Roma; * NovaLux ivi; Luce e Ombra , (1901, Marzorati, Ravegoi), Milano; “ Campana del mattino , (anti-spiritista), Napoli; 'Stùdio e Scienza , (id.), Sira¬ cusa; ‘Il Veltro, (1906, Ricci), Sampierdarena.  Nel Messico: — ‘ La nueva Era, ,, Mexico.  In Olanda: — ‘ De blijde Boodscliap , (Roorda v. Evs- sinobn), L’Aja; ‘ Gurt en Leven , (Bkvrrbluu), ivi; ‘ Op de grenzen van free Werelden , (Elisa van Calcar); “ Het spiri- tualistische Weekblad , (Van Stbaatee), Middelbourgb; ‘Het toekomstig Leven , (Goebel), Utrecht; * Het ceuvnge Leven , ('85-90, Huet); ‘ Sursum corda ,, Rotterdam, ecc.  Nel Perù: — ‘ E1 Sol , (Paz v Soldan), Lima.  In Portogallo: — “ Revista spirita,, Lisbona; ‘Ro¬ vista de estudos psychicos , (de Sooza Cooto), ivi.  In Rumenia: -- “ Covintul , (1btrai.iI, Bukarest.  In Russia-Polonia: — ‘ Rebus , (Ohistiakopf, Prv- bitkoff), Pietroburgo; ‘ Les merveilles de la vie , o ‘ Dzywa Zycia ,, in polacco, Varsavia.  I„ Spagna: — ‘ E1 criterio espintista , (A. (jarcia- Lofez), Madrid; ‘ Lumen , (Gonzalo e Comes) ; * La irradiaoion ,; • RI faro espiritista ,; ‘ Luz y Union , (+ Tobres-Solasot,  Aouahod-Torrero, Esteva...), Barcellona; ‘ Los albores de la Verdad, (Esteva, Ma vata); ‘Revista espiritista „ (De Ier- nandez). Tmjillo-Estremadura , ‘La Revelacion ,, Alicante; ‘ Lumen , (Lopez-Gomez), Tarrasa, ecc.  In Svezia-Norvegia : — Elterat,; XX Seklet  In Ungheria: — ‘ Magyar Sphinx ,, ecc.   b) Efemeridi metapsichiche, o parzialmente dedicate alla psicologia supernormale:  Neil' America del Nord: — “ Journal of thè amer. Society for psychical Research , (I. 1885-6; fusasi coll ingleso , resasi di nuovo autonoma, col 1907 : ora Hyslop), Boston; " Psyehic Revieiv , (Pooi.e), ivi; ‘ The Arena , (Tyner), ivi.  In Francia: — ‘ Annales des Sciences psychiques , (1891-1904: Dariex e Richbt; tini 1905 Baldi di Verme); ‘ Revue d’études psych. , (1904: B. di Vesme); ‘ Tribune psychique 4 Moniteur des étudos psychiques ‘ Bull, de la Soc. études psychiques , (Joire); ‘ Les Nouveaux Horizons de la,. Science et ile la pensée , (M. Sa.ge); ‘ Rev. Libi, des ét. psychiques ,: ‘ Bull. Soc. ét. psych ,, (Thomas), Nancy ; * Bull, du centre d'étudcs psych. ,. (1902. Anastay), Marsiglia.  In Germania: — ‘ Psyehische Studien ,. già oit. f74); • Sphinx ,, già cit. ; ‘ Wissenschaftliche Rundschau fur Xeno- logie , (Maack), Amburgo.   XI, VI   PSICOLOGIA E SPIRITISMO   In Inghilterra: — “ Proceedings of thè Society for psy- chical Research , < I-X XIII, 1882...), Londrae New-York ; “ Journ.  of t. S. f. p. R. , (1, X I 11, '84 . ), ivi [celebri pubblicazioni,  fondamentali per la conoscenza dello psichismo scientifico] : * Annals of psyehioal seieuoe , (Sigr“ Laura Finch), Londra [sono la ediz. ingl. delle * Ann. Se. psych. , di Parigi],  In Italia: — ‘ Rivista di studi psichici, (1-1 V, 1895-8, -+■ Ekmacora e Finzi), Padova-Milano ; La stessa (V e seg., 1898-1900, Riunì di Vksme), Parigi [si è poi fusa nella * Rev. Ét. psych. , e nelle ‘ Ann. Se. psych. ,, già cit.J; “ La Nuova Parola , (A. Ckrvesato), Roma; * Riv. delle riv. di St. psichici , (-j- 1905, in app. alla precedente); * La Medianità , (E. Car- reras), Roma, f 1903.  In Olanda: — ‘ Comptes-rendus du Bureau permanent d’ét. des phénomènes spirit. ,, Anversa; “ Dreimonatl. Bericht der psychophysisehen Laboratorium , (I, 1907, Fl. Jansen), Amsterdam-Steenwijk.  In Portogallo: — ‘ O psyehismo , (Dr Fdnskca), Lisbona.  In Spagna: — “ Revista de estudios psychologicos , (Visconte Torres- Soi.anot), Barcellona.  In Svizzera : — ■ “ Bull, etrapports de la Société d’études psychiques , (’95, + Metzger/ sigr* Rosbn-Dui aure), Ginevra.   c) Pubblicazioni ufficiali di Congressi:  Congriìs de Barcblone (Compte-rendu du), Premier Congr. spi¬ rite intern., tenu en 1888. Paris, Libr. Spirite, 1889.  Congrès Spirite et Spiritualiste intern. du 1889, tenu à Paris (Compte-rendu du). Paris, ivi, 1890, un gr. voi. in-4" picc., p. 454. [Con bibliografia e copiosissime notizie sul movimento spiriti¬ stico di tutto il mondo].  Congrès, ecc. du 1900, tenu à Paris ( Compie rendo du). Paris, Soc. franj. Études psych., 1902, gr. voi. in-4" picc., p. 781. [Libro di consultazione obligatoria per lo studiosol.   d) Efemeridi di indole gonerale:  Buoni od utili articoli sullo spiritismo, sugli studi psichici e sulle questioni annesse, sono apparsi più o men di recente:  1" Nei periodici di filosofia, per es., in “ Revue philoso- phique ,, Parigi; ‘ Archives de Philosophie chrétienne ,, ivi; Revue des Questions scicntifiques ,, Bruxelles-Louvain; “ Phi-   l   NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO   XLVII   losophisches Jahrbuch ,, Fulda; ‘ The Monist , (P. Cabus), e * The open Court ,, Chicago.  2* Nei periadici di psicologia , per es., “ Archives de Psy- chologie de la Suisse Roraande , (Flouk.noy, Claparéde), Gi¬ nevra [contiene articoli e bibliografie importanti] ; ‘ Archiv f. d. gcs uumte Psychologie , (E. Mkumann), Zflrich-Leipzig ; ‘ Journ. de Psych. uorin. et pathol. (D. P. Janbt et E. Dumas), Parigi; ‘ Bulletin de Tlnstitut intern. psychologique , (Yourewitch, Cocbttkb, eco.); ‘ Année psychologique , (A. Binet), riviste bibliogr.  3" Nei periodici di magnetologia e ipnologia, p. es., “ Journal du magnetismo ,, Parigi; * Revue de l’Hypnotismc „ (Bérillon), ivi; “ Zeitschrift fur Hypnotisinus ,, Lipsia; “L'Ipnotismo,, Firenze (t Dal Tobto);  4" Nelle riviste enciclopediche, per es., “ Revue des IJeux Mondes ,, Parigi; “ Revue des Revues ,, ivi; “ Le Mercure de Francc ,, ivi, “Civiltà cattolica,; “Nuova Antologia,; “ Rassegna nazionale ,, “ Riv. d'Italia „. Roma; “ La Lettura ,, Milano; ‘ Scena illustrata ,, Firenze; “ Welt-Spiegel ,, Berlino; “ Coenobium ,, Lugano, ecc.  5° Nei periodici di medicina mentale e psicopatologia, p. es., “ Annales médico-psychologiques ,, Parigi; “ Nouv. Icono- graphie de la Salpétrierc ,, ivi; “ Rivista di Freniatria, (Tam¬ burini, Morselli, ecc.), Reggio K. ; “ Arch. di Psichiatria e Antro¬ pologia criminale , (Lombroso), Torino [il rinomato periodico ha da qualche anno assegnata una rubrica speciale ai fenomeni di “ medianità , e psichismo].  6" Nei giornali politici, per es., ‘ Corriere della Sera ,, Mi¬ lano; ‘ La Stampa ,, Torino; ‘Giornale d’Italia,, Roma; ‘ Le Matin ,, Parigi, ecc.   e) Alcuni fra gli Editori e Librai principali dello Spiritismo e subbietti affini:  Barcellona : — D. Jose Battaglia.  - Carbonell y Esteva, Tip. e Casa editr.  Basilea: — Adolfo Geering, Libr.-antiq.  Berlino: — Karl Siegismund, Libr., Dessauerstrasse, 13, S. W. Bonn: — Franz Teubner, Libr. ant., Miinsterplatz, 2.  Boston: — Colby a. Ridi, Bosworth Street, 9.  — Herbort li. Turner a. C., Edit. Libr.  - Small, Maynard a. C., Beacon Street, 15. (Casa editr. fusasi colla precedente).  Chemnitz: — Bruno Lasch, Edit, Libr., Turnstrasse, 20. Chicago: — “ Open Court , publishing Company.  — Thomas G. Newman, South-Western Avonue, 147.     tv Biblioteca ‘ Scienza- Filosofia-Religione „ Piazza  Firenze; p. ter, (Bibl. circol.)-  t • • Ofiwald Mutze, Edit.- Libraio.  _ P„ctoiofcàiPr..,,Cr..« Start, 10. Str.nO.  — G. Putnam e C., Edit.  — IionÉrmans, Green and C., JwlM.  \ (' Fifìeld Edit. 44, Hcet Street. Q  — .,V* * n-V ! r' Tic! 164 A ldey seate Street.  ; KÌT 55i Hit- « ci.ii c«»«. w.c.  »*": - ’iSS.tt’n- . Ota» Ub.- *p.  _csr:^rt.ii. Edit. ub,.. rata pi.bi.cit..  ?"i“- P_-8FL.'r~“>., ÙSSh. 4» «tata psyehiq.e,  -  r S^IjiaSB&RSW ta «»»dT  z jsS&sTrt sa* n»2ssràwite,  sJSBS? *   PARTE PRIMA   LO SPIRITISMO   ED  UNA PITONESSA MODERNA   « Tonte ronttruction est fatte de debri* . et rieri rTest no urenti en ce monde t/ueles fomiti » .  Ma iu'KI.lo SmwoB.   M ok.skij.i . Psicologia e spiritinolo.   1   I.  Spiritismo e metapsichica.  Le zone del sapere.   Un’opinione modernissima intorno al valore ed ai limiti del sapere umano, è questa : che la scienza non è mai finita nè definita; che essa non è mai fatta, ma si fa e si disfa continuamente da secoli e secoli ; e che le convinzioni scien¬ tifiche, al pari delle filosofiche e religiose, dipendono dalle contingenze del di fuori, dal temperamento personale e anche dall’educazione mentale degli scienziati, filosofi e credenti.  Tutto questo non è una novità, sebbene i seguaci del neo-idealismo ne facciano ostentazione: — il concetto del pio- gresso della conoscenza, e pertanto della nascita trasforma¬ zione e caduta incessante delle nostre idee intorno all’uomo e alla natura, è stampato in ogni pagina, in ogni riga della storia universale e delle storie particolari di ciascuna disci¬ plina scientifica. Non è una novità, sebbene qualcuno voglia trarne la conclusione che la scienza dei “ fatti „ , scambiata con le sue ipotesi e teorie esplicative sempre caduche, è uno stru¬ mento transitorio, di cui l’uomo si serve per un po’ di tempo e poi si libera con disdegno per volgersi ad altri ideali più utili e ad altre ipotesi più utilizzabili: — il concetto dei limiti della conoscenza risale a Emanuki.e Kant, e quello dell'utilità sua nello sviluppo storico intellettuale e morale dell'umanità appartiene ad Accosto Comte. Si, certamente: ciò che oggi pare scienza sarà domani un rifiuto del pensiero; e ciò che per tempi più o meno lunghi fu rifiutato dalla scienza vi entrerà e diverrà nozione positiva, opinione della generalità, postulato e magari assioma, nonostante le opposizioni di chi crede rappresentare il sapere fatto e sistemato in un dato momento dell’evoluzione della coltura. Cosi avverrà o,   4   psicologia e spiritismo, i   meglio, così sta avvenendo di quell insieme di fatti, di fe¬ nomeni e di apparenze che oggi è detto ‘ Spiritismo ».  incora. Si può paragonare il dominio del sapere a una nebulosa in via di condensazione: al centro un piccolo nucleo solido e luminoso, tutt’ attorno una stretta fascia fluida e pel¬ lucida, indi una più larga zona appena chiara, poscia una lai - ^diissima vieppiù evanescente e in penombra : al di la 1 ombra immensa Così i limiti del conosciuto non sono quelli del conoscibile, e le sfumature fra le diverse zone cangiano di chiarezza e di estensione. 11 centro è costituito dai fenomeni percepiti e ammessi da tutti, noti e accertati, provati dal¬ l’esperienza, dimostrati dal ragionamento, adattati al nostro pensiero, utilizzati per le nostre esigenze di sentimento e di vita. Ma nelle zone sfumate vi sono categorie intere, nu¬ merosissime, anzi innumerevoli senza dubbio, di fenomeni indeterminati, che sfuggono per del tempo alla investiga¬ zione e alle regole deila logica umana; che non hanno in¬ dole precisa: che restano a lungo impercepibili, solo perchè non sono percepiti dai nostri sensi disannali o dalla mente non preparata ad accoglierli; e che sembrano collocati più verso l'Inconoscibile che non ai confini stessi del conoscibile.  La scienza, impersonata negli uomini che la coltivano o che ne traggono sostentamento (essa, lo abbiamo detto, non esiste se non come un astratto i, non li cura e li disprezza: non sa trovare loro un posto nel sistema chiuso delle sue costru¬ zioni : e per liberarsi da cotale impaccio non trova di rne- i/lio che negarli ! Ma queste negative durano poco, quando i fatti hanno realtà. Quante categorie di fatti, che parevano non soltanto nltrascieutifici ma pure antiscientifici, fanno ora parte della cosi detta conoscenza positiva! Così è avvenuto di quasi tutto l’empirismo curativo, da cui si è costituita la medicina : così, pochi anni or sono, dell’ipnotismo, della suggestione e di tutto quanto loro si connette; cosi forse avviene sotto i nostri occhi di quegli oscuri fenomeni bio¬ dinamici e bio-psichici che sono il magnetismo animale, la bio-  elettricità, la bio-fotogenesi, la polarità umana . A quando a  quando una categoria di fenomeni ignorati esce dall ombra, si accosta alla penombra, si fa bene o male discernibile ; e sempre nella loro forma indefinibile lo scienziato vede una ragione di dubbio e nella propria incertezza un motivo di non oc¬ cuparsene. Però il movimento d’arrivo di quei fenomeni verso la luce del vero si continua : e una categoria nuova, inattesa, di fatti naturali viene infine' a collocarsi nella zona piena¬ mente o almeno sufficientemente illuminata del sapeie.   IL SAPERE E LO SPIRITISMO   5   Tutto è uscito dall’ignoto per passare nel noto ; in ogni parte del sapere l’occulto è diventato il palese. Ora, questo è avvenuto o, meglio, sta avvenendo sotto i nostri occhi di quell’insieme di fenomeni, sino a ieri apparentemente anomici mostruosi e iraaginart, che si designano sotto i nomi di sogni premonitori!, di autoscopia, di presentimenti, di premonizioni e retroeogni- /.ioni, di magnetismo e fascino, di ossessione e possessione, di lucidità e chiaroveggenza, di azioni a distanza per telestesia e telepatia, di visioni e apparizioni, di spettri ed allucinazioni veridiche, di scritture automatiche e di personificazioni, di tiptologia, telecinesia e telergia, di psicofania e materializza¬ zioni, di fantasmi e perfino di necrofonia... A riguardo di tutto ciò siamo in un periodo di lotta fra il dubbio sistematico che rasenta la negazione completa, e la credenza altrettanto si¬ stematica che diviene la affermazione assoluta: da una parte lo scetticismo ametodico, dall’altra la fede. Ma senza badare a quelli che vieterebbero senza ragione l’entrata di codesti fenomeni nella zona conoscitiva per lo meno rischiarata da una debole luce e, vorrebbero ricacciarli nell’ombra nera del¬ l’Occulto, ecco due correnti affermative immedesimate in due termini : Spiritismo e Metapsichica.   *  * *  La questione dello Spiritismo.  T,o Spiritismo odierno è l'insieme della dottrina (teoria, fatti e conseguenze) che crede nella sopravvivenza dell anima o parto spirituale dell’uomo, nella sua evoluzione traverso i tempi e lo spazio, e nella possibilità che le anime dei defunti (gli “ spiriti „ i abbiano mezzo di comunicare coi viventi. E il mezzo, “ medium „ secondo gli “ spiritisti,, sarebbe dato per lo più da persone eccezionalmente fornite di facoltà o “ forze , speciali, cui si darebbe il nome di * medianiche „ e, per astratto, di “ mediumnismo , o * medianità  Queste facoltà consisterebbero : 1' nel cadere in possesso  degli “ spiriti , o dei “ disincarnati „ che si “ incarnereb¬ bero , o incorporerebbero temporaneamente in quei soggetti, parlerebbero col mezzo della loro voce . scriverebbero col mezzo della loro mano, eco.; - 2° nell’11 esteriorare , o emanare un “agente vitale, di natura ignota, sia fluido “animico, o    « odico ,, sia “ perispirito del quale gli spinti si servireb¬ bero per manifestarsi, per “ plasmarsi „ in “ forme „ tan¬ gibili visibili e fotognifabili, e per agire a distanza. A queste due principali si potrebbe aggiungere una terza facoltà straor¬ dinaria che però concerne una categoria distinta , sebbene affine, di fenomeni psichici “ supernormali e consisterebbe: _ 3» Uel percepire senza impressione diretta sui sensi co¬ muni e nell’indurre a distanza stati percettivi ed emotivi su altre persone simpaticamente od egualmente “ sensitive „.  Tralascio perora i particolari della dottrina e le divergenze profonde fra le diverse scuole spiritiche ; tralascio la possibi- bilità di comunicazioni spontanee, per lo più non medianiche, delle entità spirituali occulte, come si ammette avvenga nelle case infestate, nelle apparizioni tradizionalmente premoni¬ torie, nei fuochi fatui e simili altri fenomeni presunti spi¬ ritici; tralascio anche la differenza tra animismo e spiritismo, e le relazioni fra i cosi detti “ fenomeni psichici meglio denominati adesso k metapsichici „, come sarebbero la tele¬ patia le premonizioni le allucinazioni veridiche, e quelli propriamente “ spiritici „ secoudo l’accettazione generica di tale termine. Qui, in sul principio, mi contento di osservare che non è esatta la anglo-americana sinonimia fra spiritismo e spiritualismo, come appare spropositata la pretesa del primo di accentuarsi filosoficamente e teologicamente quale “ neo¬ spiritualismo ..  Si può essere spiritualisti, ammettere cioè il dualismo della natura umana composta di spirito e materia, o anche il pre¬ dominio e la preesistenza dello spirito sulla materia, senza essere con ciò “ spiritisti „. Moltissimi filosofi e tutti gli adepti delle grandi religioni, salvo qualcuna, sono convinti o credenti dello spiritualismo, ma non accettano con questo la dottrina o ipotesi spiritica. Ciò che caratterizza quest ul¬ tima è la credenza precisa e determinata nell’intervento di “ Entità „ o “ Intelligenze occulte , (per lo più i defunti) in certi fatti che avvengono alla presenza dei medii, Ira i quali sarebbe Eusapia Paladino, e nella possibilità di loro comunicazioni o messaggi. Inoltre lo spiritismo ammette 1 esi¬ stenza di tre e non di due soli componenti dell’uomo, del¬ l’essere vivente incarnato : il corpo, il perispirito , e 1 anima o spirito propriamente detto. E il perispirito non è spiri¬ tuale nel senso filosofico e teologico, bensi materiale : una materia sottilissima che sembra esser intesa dai più come simile aU’etere dei fisici e astronomi, al radio e all’elio non ancora isolati dai chimici, o anche essere l’etere medesimo   LA QUESTIONE DELLO SPIRITISMO   che si trova nel cosmo e negli astri e al quale perciò danno anche il nome di corpo “ astrale E difficile orizzontarsi in mezzo alla confusione delle lingue spiritistiche spessis¬ simo inquinate da occultismo, magia e superstizioni d’ogm genere: ma credo di non aver frainteso la generalità della  dottrina. . ,  Lo spiritismo è la * questione del giorno „ su cui non si può più gettare l’ombra della trascuranza, nè ostentare uno sprez¬ zante silenzio da parte degli uomini di scienza e dei corpi accademici costituiti. Io non dirò, come pretendono gli spi¬ ritisti, e come essi hanno voluto proclamare al loro Con¬ gresso di Parigi (1900), che lo spiritismo sia o debba essere fa massima, la suprema preoccupazione degli uomini civili ; questi, appunto perchè sono civili e vivono sulla terra in contrasto fra di loro e in lotta colle forze naturali, hanno altri argomenti più positivi da studiare, altri campi più pra¬ tici da coltivare. Ciò nonostante lo spiritismo racchiude e mette innanzi problemi importantissimi di biologia, di psicologia, di storia, di mitogratìa, di filosofia e metafisica, fin anco di so¬ ciologia pratica e morale; pertanto si può sentire, pur senza sorpresa, uno scienziato qual’è Oliviero Lodoe attribuirgli il còmpito di illuminarci sui destini umani. Prima però di^ affi¬ dargli tale còmpito, che non è lieve, bisognerà che lo “ spi¬ ritismo „ concepito quale dottrina dell’intervento degli spiriti nella vita umana, dimostri meglio il suo fondamento nella realtà: fino ad oggi questo non gli è riuscito, e dubito che gli possa arridere la speranza di riuscirci domani o posdomani.  Lo spiritismo è una credenza di moda. È vero che non bisognerebbe che l’uoino di scienza si lasciasse mai guidare nella scelta degli oggetti di studio dalle opportunità del mo¬ mento; ma codesto va inteso in un senso non troppo ristretto. La scienza (ho detto in un mio discorso del 1894) ha due scopi: un primo è di conoscere la verità, cioè investigare i fe¬ nomeni naturali ed umani, stabilirne le leggi, possibilmente scoprirne la causalità od il rapporto coll universale; un se¬ condo è di utilizzare, pel bene materiale e morale degli uomini, queste sue conquiste conoscitive. Ora, 1 illuminare 1 igno¬ ranza, il distruggere gli errori, il combattere i pregiudizi, è un’opera utile, come il diffondere la verità, il rendei la palese e il rilevarne la bellezza è utilissima cosa. Se lo spi¬ ritismo è erroneo, l’uomo di scienza farà bene a disvelai ne le manchevolezze, a ostacolarlo, a oppugnarlo; ma se fosse una verità, farà ancor meglio a cercarne altre prove più positive, a difenderlo e a propagarlo col peso della sua autorità. In   8   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   ogni caso, per agire prò e contro, bisogna conoscerlo ; e non lo si conosce se non lo si studia; e non lo conoscono se non quelli che se ne occupano ex professo : di ciò siano ben convinti gli increduli, i curiosi ed i dilettanti.  Lo spiritismo è un argomento irritante, scottante. Non se ne può discorrere senza che le opinioni più contrarie si driz¬ zino l’una in faccia all’altra e vengano in lotta , senza che gli animi dei disserenti si scaldino, senza che la parola degli increduli diventi sarcastica od offensiva e quella dei credenti tremante per emozione e intollerante. A due amici che si vogliano bene e desiderino stare in pace fra loro, non si può dare altro consiglio che, avendo parere differente intorno , allo spiritismo, non ne parlino mai.  Lo spiritismo è, ciò nondimeno, una materia affascinante. Chi gli si è accostato una volta, non sa staccarsene più ; chi ha gustata la soddisfazione d’una “ buona „ seduta, non si sazia dall’andare in cerca di “ medi „ e di “ fenomeni „. E lo studioso, che prima per scetticismo sistematico o per mi- 'soneismo non ne voleva neppur sentire a parlare, appena ha messo gli occhi sulle descrizioni pressoché inverosimili di ciò che si “ manifesta „ in un “ circolo spiritico per poco che sia desideroso di comprendere prova fi bisogno di veder chiaro in una categoria cosi straordinaria di fatti, e sente nascere in sé viva e inestinguibile quella curiosità che per la mente umana è il primo stimolo verso la conoscenza.   Importanza e serietà dell'argomento.  Lo Spiritismo tradizionale, come ogni altro sistema chiuso di idee, vuol esseree fermamente crede di essere la Verità: ora questa pretesa non può lasciarci indifferenti. Agli estremi del problema abbiamo due soluzioni : o lo spiritismo odierno, come si è venuto americanamente costituendo dal 18-17 in poi, con la sua tecnica, con le sue rivelazioni, con la sua ricca letteratura, con le sue dottrine cosmopsicologiche, è tutto vero, come pretendono quelli che ci credono e non si lasciano smuovere dalle obbiezioni o dai sarcasmi : e la cosa sarebbe gravissima per la scienza, per la filosofia, per la religione, per la pratica della vita umana. 0 lo spiritismo, nell’insieme eteroclito della sua dottrina dei suoi fatti e delle loro con¬ seguenze, è un ammasso di sciocchezze, di inganni, di su¬ perstizioni, come giudicano quasi tutti coloro che non vi credono e propendono a scorgervi una religione in putrefa¬ zione: e il demolirlo sarà opera utile per i progressi della coltura. Ma questi due opposti assoluti, certo, non sono giusti: ogni tesi ha la sua antitesi, però si conclude sempre con una sintesi. È più probabile, in ragione della sua stessa natura e complessità, e al pari di ogni altra cosa trovata o esco¬ gitata dagli uomini, che lo spiritismo comprenda del vero e del falso, del buono e del cattivo, dell’utile e del dannoso. In tal caso, può l’uomo di scienza esimersi dal suo duplice ufficio che è, l’abbiam detto, di andare in cerca della verità liberandoci dall'errore, e di rendere utilizzabile la verità dis¬ coperta ’?  Inoltre : un errore, un concetto falso, un sistema inesatto di idee, possono aver peso soltanto come prodotti intellet¬ tuali astratti, e non influire menomamente snlla salute e sulla felicità degli uomini. Questo avviene, ad esempio, di certe ipotesi filosofiche e scientifiche che non hanno relazione diretta colla vita. All'uomo che vuol rimanere sano di mente e di corpo, e compiere pacificamente il suo ufficio, piccolo o grande che sia, in mezzo a’ suoi simili, può restare, e resta davvero indifferente, che Giove abbia sette piuttosto che otto satelliti o cbe l'Idea (con i grande) debba essere intesa al modo di Platone o di Hegel. Forse avverrà che una no¬ zione od una astrazione di tal genere entri, una volta o l’altra, in un sistema cosmo-sociale e divenga con ciò un elemento importante per la teoria e per la pratica della vita, giacché scienza religione e filosofia sono le cose di maggior momento che si portino nel nostro campo di coscienza. Ma, insomma, vi è per ora un grandissimo numero di conoscenze e di cre¬ denze che si formano, crescono, muoiono e rinascono nella mente dei dotti e dei pensatori senza avere efficacia alcuna sulla condotta e sul destino della immensa maggioranza degli nomini. Invece lo spiritismo ci obbliga, per amore o per forza, a guardarlo in ben diversa maniera.  Da un lato, con le “ sedute „ e le “ manifestazioni , della mediumnità a base di isterismo, di ipnosi e di suggestione, di psicologia anormale e supernormale, di morti che ritornano e di spiriti che parlano o picchiano, esso tocca la salute fisica degli individui e della collettività, eccita e sconvolge i nervi degli invalidi, minaccia l'equilibrio mentale dei deboli, fa anche impazzire (non sono io che lo dico, é lo. spiritista Moutin): e quindi, sotto il riguardo della igiene privata e pubblica, della nevropatologia e psichiatria, non si deve restargli in¬ differenti. Io Tho cominciato a studiare da ben trent’anni sotto questo aspetto, e credevo che bastasse : ero allora sotto il dominio delTantispiritismo ufficiale di cui tutti, in medi¬ cina in psicologia e in antropologia, dalla lettura degli ar¬ ticoli e libri di Dkchambrk, Tissandier e Ad. Bastlan eravamo impregnati, e tanto i medium quanto gli spiri¬ tisti mi facevano l’impressione di veri ammalati. Come alie¬ nista e uevrologo, li compiangevo; come antropologo, li collocavo in discendenza dai popoli selvaggi; come psi¬ cologo, mi ostinavo a trovare la spiegazione di tutti i fe¬ nomeni spiritici entro i rigidi concetti della scienza costi¬ tuita o di quella che a me pareva tale; infine, come igienista e cittadino, ini preoccupavo del contagio psicopatico di cui lo spiritismo rappresentava un pericolo immanente. Si può essere tuttora, a riguardo dello spiritismo, in queste disposi¬ zioni di animo, e, o disinteressarsene come fanno gli antispiri¬ tisti tenaci, o dirlo un danno da schivare e proclamarlo una grande illusione da curare : ma si deve riconoscere che oggidì siffatto atteggiamento di cieca ostilità uegativistica o di sprezzante noncuranza sarebbe oramai da porre in disuso e da considerare nocivo ed incivile.  D'altro lato, lo spiritismo ci viene innanzi con un insieme ben coordinato e sistemato di idee o di imaginazioni circa la natura e il destino della specie umana, circa ai problemi metafisici di Dio del Mondo e dell’Anima, circa ai problemi pratici della morale, della libertà e responsabilità personale, del merito e demerito durante questa esistenza terrena, e circa ai rapporti delle cose visibili con un “Al di là invisibile „ che nel tempo e nello spazio agirebbe su di noi, tanto come individui dalla vita limitata, quanto come umanità collet¬ tiva dalla vita ultrasecolare... E tutta questa coordinazione e sistemazione di nuove credenze ed ipotesi sarebbe destinata a surrogare nella coscienza dei popoli moderni le religioni rivelate che sono in via (li disfacimento, e soprattutto il Cri¬ stianesimo nelle sue due branche principali, la cattolica e la protestante, la latina e la anglo-germanica.  Gli spiritisti annunziano d’essere oramai in 12-14 milioni, disseminati in tutti i paesi civili : ma anche se tale cifra fosse esagerata, non resta meno evidente a chiunque si guardi d’attorno che la credenza è diffusissima in Europa e in Ame¬ rica. massime nelle classi sociali alte e medie, e spinge larghe propaggini anche nelle classi inferiori. I circoli, i gruppi spiritici, sono numerosissimi ed operosissimi : essi attraggono sempre più gli animi disillusi o mal soddisfatti dalle vecchie “ verità „ religiose, non appagati dalle risultanze positive del sapere scientifico, non tranquillati dalla serena conside¬ razione delle leggi naturali, ed in cerca ansiosa di credenze per i loro bisogni di mente e di cuore. Abbondano le pub¬ blicazioni a stampa destinate alla propaganda e alla difesa delle dottrine spiritiche; le decine di grossi volumi si avvi¬ cendano alle centinaia di opuscoli; aumentano i periodici della materia, e trovano ovunque a migliaia collaboratori spontanei e lettori appassionati. Si radunano Cougiessi nazio¬ nali ed internazionali, ed accolgono adesioni entusiastiche da ogni parte, e non trovano aule abbastanza spaziose per le loro frequentatissime assemblee. Ricchi mecenati aiutano con somme ingenti le “ ricerche psichiche ,, sotto cui in gene¬ rale si ammantano per ora, salvo poche eccezioni di inve¬ stigatori veramente liberi, le preformate tendenze neo-spi- ritualistiche degli adepti. Un fervido movimento di simpatia collega oramai fra loro, nella lotta impegnata contro la “ scienza materialistica del secolo XIX ,, tutte le scuole, le chiese e le sètte che. si inspirano al misticismo novello, all idealismo rinascente, all occultismo, all intuizionismo, all' illuminismo, e perfino alla magia ed all'alchimia risorte aU’improwiso dalla loro tomba medievale, dove pur ieri le ritenevamo estinte e putrefatte.  Siamo dunque di fronte ad un avvenimento importantis¬ simo di psicologia sociale, che deve colpire l'attenzione anche dei meno veggenti; che deve anche preoccuparci per le sorti della Civiltà avvenire, qualunque sia il nostro modo di cre¬ dere e di pensare. Questo Spiritismo, che vuol’essere “ uno spiritualismo sperimentale ed una filosofia cosmo-sociale „, che pretende di darci una nuova Wcltmmchauuny o inter¬ pretazione del inondo ed una nuova Regola permanente di condotta, vive e prospera in mezzo a noi forse perchè tutte le altre credenze con lui in antagonismo, o sono troppo vecchie per mantenersi ancora vigorose e resistergli, e questo avviene delle fedi religiose; o sono troppo astratte e lontane dalla co¬ scienza comune per diventare altrettanto accessibili alle menti della maggioranza, e questo accade di tutte le filosofie scien¬ tifiche. Lo spiritismo si vanta perciò di essere 4 moderno „ e di corrispondere cosi ai bisogni morali ed alle tendenze mentali della nostra epoca storica, come ai dati positivi della scienza dell'anima. Ma qual’è questa sua modernità pratica e qual’è questo suo contenuto concettuale?   12   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   *  * *  Dati storici.  Lo Spiritismo, nell’insieme delle sue teorie e delle sue con¬ seguenze, nella quasi totalità dei suoi fatti , è di origine re¬ centissima: ha appena sessantanni di vita, ed è nato in America nel 1847. Gli spiritisti pretendono che questa af¬ fermazione storica sia erronea, perchè vogliono assorbito nella loro prediletta dottrina un gran numero di fatti elo¬ giatici e storici di più o men vecchia data, alcuni dei quali raccolti fin i popoli inodorili, nitri anteriori di molto ai picchi misteriosi di Hydesville in Arcadia, anzi risalenti fino ai tempi cd ai popoli più antichi. Ma qui essi giocano, scientemente o no, su un equivoco di parole. Xoi discorriamo di modernità dello spiritismo-dottrina ; ed essi, eludendo la questione, in¬ tendono ricordare l’antichità dei fatti presunti spiritici, ossia analoghi a quelli che oggi si designano sotto tale nome. Xoi 4 diciamo che io spiritismo, qual fu sistemato su Ani-rea Jackson Davis o da Ai.i.an Kari-ec, è una pseudo-religione dei paesi quasi esclusivamente Cristiani e delle popolazioni latine ed anglo-germaniche ; ed essi si inalberano e protestano chele credenze “ spiritiche . sono universali, di -tutta l’umanità.  , ,{® Lra?*e preistoriche ai più parigini fra gli europei attuali, dal Occidente all’Oriente, dal Nord-Atnerica alla Fuegia, dal ' U|l- Africa »al Giappone. Questa secolarità preistorica e sto- nea, questa generalità del consenso umano nelle tre credenze dell Anima,, della sua Sopravvivenza al corpo e delle Coiuu- n inazioni fra i trapassati e i viventi, sarebbe, secondo gli adepti, un grande, un invincibile argomento per la solidità dello spiritismo.  benza dubbio, le credenze ora accennate sono antiche: ma non erano sistemate: — senza dubbio, alcuni dei fatti che oo-gi dicono spiritici caddero sotto l’osservazione dei nostri ante¬ nati o furono il prodotto di illusioni sensorie non dissimili dalle attuali; ma non erano avvicinati, nè coordinati. Io am¬ metto, anzi, che le credenze animistiche, progenitrici delle spu distiche, siano una delle prime manifestazioni, se non la prima addirittura nell’evoluzione della mentalità umana: e ammetto che 1 Homo sapiens primaecus, come io ho tentato di ricostituirlo nella mia " Antropologia generale non lo trasse dal fondo vergine della sua coscienza, non le inventò    <li sana pianta, ma le ricavò da una qualche osservazione, o insufficiente o fallace, di molti fatti interiori e di alcuni altri esteriori. Ciò nonostante nessun etnografo psicologo e «li¬ tografo saprebbe fermare se codeste vetustissime intuizioni di animismo, nate tanto di buon’ora e sopravissute per mi¬ gliaia e migliaia di anni sotto cento forme diverse, per lo più embrionali, siano paragonabili menomamente ad uno spi¬ ritismo consapevole e maturo a pari dell attuale !  Certo, da tempi immemorabili l’Uomo ha creduto nella esistenza di un suo doppio veduto in sogno, nella separa¬ zione transitoria di esso dal corpo durante la vita, nella sopravvivenza di esso al corpo dopo la morte, e nel suo ri¬ torno in forma di ombra o di larva attorno ai sepolcri per funestare quasi sempre, per soccorrere quasi mai, i super¬ stiti parenti. Da epoche antichissime, e in tutte le razze, e sotto tutti i climi, l'uomo ha creduto nelle apparizioni, nell'in- tervento di entità invisibili sul proprio destino, nell’esistenza non solo di una umanità postuma, ma pur di una immensa gerarchia di spiriti piu o meno imperituri dimoranti in luoghi più o meno determinati dello spazio, in cielo, negli astri, sotto terra, oppure dotati di erraticità ueH’atmosfera stessa che egli respirava. Tutte le storie ce lo dicono; tutti i miti a noi pervenuti ce lo ricordano; quasi tutte le leggende e le fiabe ne sono intessute.  E come delle credenze, così delle pratiche oggi battezzate per “ spiritiche „. L’antichità ha avuto contezza dei tavoli e trepiedi semoventi, delle penombre e visioni suggestive, dei suoni misteriosi e dei vari trucchi ingegnosi usufruiti nei “ Mi¬ steri „. Se ne trovano traccia talvolta evidentissime nei culti e riti del Sacro Oriente e della civiltà classica. In Caldèa ed in Persia i maghi, in Egitto in Siria e dovunque i sacer¬ doti, fra gli Ebrei le pitonesse, fra i Greci gli oracoli e le pizie, fra i Romani gli aruspici e le Sibille, facevano dello * spiritismo „ a tutto spiano. E poi c’è sempre la risorsa dell’India e della Cina da citare : anche se attorno al nostro vecchio Mediterraneo mancassero argomenti storici, là, sulle rive sacre del Gange, là, in quelle estreme contrade del Drago celeste o del Sole levante, quanta messe per i ricostruttori palingnostici della “ Storia dello spiritismo , I  Tutto ciò fu detto e ridetto: a che ripetere facilmente da Wahu e da Gaudi di Vesme, da Bonnbmère e da Dankmab, quanto essi accumularono con forte e nudrita erudizione? Chi non saprebbe stralciare qualche fuggevole accenno ani- mico-spiritico dai papiri di Menti e Tebe, dalle tavolette di Ninive e Babilonia, e non citare i Vedanta cogli immancabili Mahabbarata, e T Avesta, la Bibbia ed Omero, Sagomatone e Virgilio, Esiodo ed Ovidio? Chi non sa fare una scorsa pei Libri di Tito Livio cosi pieni di « meraviglioso storico o per le Istorie di Ammiano Marcellino cosi feconde in ri- co,. 1 'V8®*13*? E nell'intermezzo ci sono anche i Quattro Vati- neh coi demoniaci liberati dal gran medium o “ gran fakiro dì Nazareth (sic, Hellenbaoh), il quale godette la facoltà di sdoppiarsi nella trashgurazione e di risuscitare, per un pro¬ cesso di allucinazione veridica, agli occhi delle pie donne. E ci sono gli Atti degli Apostoli con Simon Mago “ levi¬ tante per aria con la visione damascena di Paolo, con le fiammelle tluidiche della Pentecoste. Indi i primi Padri delln Chiesa , Tertulliano e Origene sopra tutti, forniscono facili notizie da sfruttare; e poi, rinforzo mirabile!, soprag- gmnge la scuola di Alessandria, con Plotino Po un rio  ^SAr,r;IC0’ fC°n 16 ^uizioni auto-ipnotismi e le levita- ziom della estasi gnostica.  Seguirebbe, ^ nelle citazioni, la lunga notte del Medio-Evo, m cui i latti spintici „ sovrabbondano, naturalmente, nella antasia e nella realta, perocché, ad accrescere le orde degli invisi^1 immaginate dagli antichi Mediterranei e quasi soltanto composte di anime erranti dei trapassati, calarono dal Nord germano-scandinavo le falangi tetre dei gnomi e vampiri e quelle gaie delle ondine e dei folletti. Chi non sa che nel  &a51-ia ^ moderna ^cebo Bacone, Raimondo Lullo,  I ietro d Arano, e poscia il Paracelso e il Cardano, ebbero o narrarono avventure e credenze “ spiritiche „ ? Le ereditò  Si »*rSi6wr,oV‘K""' e ,e i,ort6 c°“ ,'ì"feii“-  Nè c’è molto sforzo mentale a scorgere che la magia e la stregoneria sfruttavano per l’appunto molti e svariati feno¬ meni di psicologia patologica e supernormale attraverso alle SlT; 161 P^n oooum, dell’alchimia ed ermetismo.  (ìc cldn Tu"S’ dei Sa,bbatl diabolici> dell’incanto, del malo  occhio e della punzecchiatura alle figurine di cera, delle di¬ vinazioni d ogni sorta, dalla oneiromantica alla necromantica r " ' neuropatologo, illuminati dalle ricerche di Calmeil, di Hecker di Cuarcot e Richer, di Charbonnier Rnll ® ?‘ATZ’, S1 godano benissimo traverso gli in-folio dei Bollando!, traverso le fresche ingenuità di S. Francesco d Assisi o i mistici rapimenti di Santa Teresa e di Santa Cat- „„r‘„n“’pe[. nn !®n.lre una imponente collana di « fenomeni su- 1 normali Noi, alienisti, conosciamo ed insegniamo da un pezzo le vicende deH’isterismo, della psicosi epidemica e della suggestione nei secoli scorsi; noi sappiamo minutamente le tragicomiche crisi delle monache innamorate di Urbano Gran¬ dmo, o dei Giansenisti convulsionari sulla tomba del diacono Paris. Ogni lettore, anche mezzanamente colto, ha a sua di¬ sposizione il Figuier, e se vuole dilettarsi nell’apprendere le gesta dei maghi moderni Conte di S. Germano e Cagliostro, attinge non malsicure nozioni dai romanzi di Alessandro Dumas. Pur gli effetti stupefacenti della tinozza “ magnetica „ di Mesmbr non sono più ignoti ad alcuno: tutta la storia del magnetismo animale, del sonnambulismo artificiale, dell’ipno¬ tismo, fu resa venti anni or sono popolarissima; ed io stesso l’ho riassunta in un altro mio libro (il magnetismo animale, la fascinazione e gli stati ipnotici. Torino, 1880). Salvo che lo spiritismo attuale, nato contemporaneamente all’ipnotismo scientifico, è stato assai più avveduto di questo, perocché ha raccolto i rifiuti che la medicina e la psicopatologia disde¬ gnosamente lasciavano ai mesmero-magnetisti, e ne ha saputo ricavare quel materiale prezioso che è costituito dal nocciolo solido della psicologia supemonnale odierna.  Adunque, fatti spiritici si sono mostrati in ogni tempo, e credenze negli spiriti hanno vissuto e prosperato presso ogni popolo, si in alto che in basso della gerarchia intellet¬ tuale e sociale. E già i tavolini o i trepiedi, ciò che è lo stesso, si movevano e fremevano, davan picchi e responsi ai cre¬ duli interroganti di Deio. E a Saul appariva, per la media¬ nità di una pitonessa Ebrea, l’ombra di Samuele. E anime erranti e doppi di morti, fantasmi avvisatori e segni arcani per “ scritture dirette „, se ne contano a decine nella storia; dall'alcoolizzato re Baipassare e dall’astuto Costantino alla infelice Maria Antonietta ipnotizzata da Cagliostro ; da Bruto, che ebbe la tetra visione di Filippi, a Napoleone III, che alle Tnillerics, in una seduta col medio Home, avrebbe ri¬ cevuto conturbanti messaggi dalla fluidica “ mano „ del suo grande zio. E anche in tempi vicini a noi, dame bianche e spettri di veri revenants, dominati da monoideismi secolari o professionali, sono apparsi a quando a quando nei vecchi ca¬ stelli, nei casolari perduti, nei cimiteri, o per autosuggestione di visionarli, o secondo narrazioni di allucinati per progetto... Su queste apparizioni, che sono il più popolare e il più cre¬ duto e temuto dei fenomeni spiritici, esiste una copiosissima, notissima letteratura di tre generi : il genere storico-aneddo¬ tico, che, per citare alcuni nomi, va dal Calmet alla Crowe; lo scientifico, dal Waoener al Briehke (de Boismont); il romanzesco, dalla Radclikee e da Walter Scott al nostro Fogazzaro. Chi non ha letto i Misteri di Udolfo, la Dama del Lago, e i Malombra ?... E chi non sa che dalle case infe¬ state ò fautasmogene, come le disse I'Ekmacora, stettero lontani in ogni tempo gli inquilini, ben prima che il fattore americano Fox andasse ad abitare ad Hvdesville ? Chi ignora che fatti di premonizioni in sogno e in veglia, di lucidità o vista d’eventi a distanza, di telepatia fra vivi, e fra morenti e vivi, e magari fra morti, sono raccontati nelle cronistorie d’ogni epoca?  La metà del secolo XVII ebbe in Swedenborg il massimo, forse, dei “ medi „ intuitivi e visuali. E la prima mèta del secolo XIX, oltre ad esser piena di magnetizzatori, tutti va¬ lentissimi nel determinare ed osservare fenomeni straordinari di supernormalità psichica, quali Puységdii, Du-Potet, De¬ leuze, Paria, Teste, ecc., ecc., ha dato allo spiritismo un certo numero di sempre più prossimi precursori. — Vi si è accorsi ad ammirare la famosa “ veggente di Pre versi. , la Federica Hauff, che vedeva gli spiriti e conversava con essi, illustrata dal poeta Kkrner (1826). - Vi si è avuto un medio chiaro- udieute in quell'orologiaio Naundorff che pretendeva essere Luigi XVII, ossia il piccolo Delfino di Francia scappato dal Tempio, e che finì la sua vita avventurosa profetizzando nella solitudine (1845). — E come vi si affollava a veder volare i mobili smossi dalla incredibile medianità fisica della Angelica Cottin, la “ ragazza elettrica , descritta da TancuoU, stu¬ diata da Arago, messa in riposo subitaneo dalle troppo ac¬ curate osservazioni di Babinet (1846)! — E come s'era rimasti stupiti alla gesta della Deodata Dittus di Mottlingen, maneg¬ giata dal pastore evangelico Blurahardt (1840) ! — Ma sopra¬ tutto s’era avuto nel calzolaio Andrea .Jackson Davis il Battista dello spiritismi dottrinario, il visionario chiamato dagli spiriti di Galeno e di Swedenborg a compiere la sua grande missione etico-religiosa e terapeutica nell’umanità; egli si diceva lo sve¬ latore delle Armonie arcane delia Natura, il creatore dellafilo- sofia deH’interiore o spirituale, dell’ “ Univercoelum „ (1845-47 ): ancora adesso gli spiritisti Americani , .contrarii al dogma della reincarnazione, lo riconoscono per il loro Profeta. — E in Francia, contemporaneamente a Davis, un seggiolaio fat¬ tosi magnetizzatore, il Caiiaignet, aveva tratto dal suo sog¬ getto sonnambolieo, da Adelina Maginot, gli elementi di una consimile non meno farragginosa “ rivelazione „ sugli Ar¬ cani della cita futura (1848|. — E in Germania, nel frattempo, il Bar. di Reiciiesuaoh già aveva fatto le sue prime esperienze sull’ “ od , (annunciate nel ’48), s’era, cioè, incam¬ minato da solo, forse troppo presto e con soverchia imagi- nazione, per quella via costeggiente il dominio delle scienze esatte, nella quale oggi si vuole immettere la corrente espli- catrice dei fenomeni psichici.  Tutti questi sono dati storici non più nuovi per chiunque si sia accostato, anche per poco, alla innumerabile e spesso stucchevolmente uniforme produzione libraria del movimento spiritico; sono, per così dire, l’albero araldico novellamente disegnato dagli storici-apologisti dello spiritismo, presso a poco alla maniera di quelle famiglie borghesi arricchite, alle quali un compiacente archeologo specialista ricompone la ge¬ nealogia con antenati oscuramente plebei o imaginari. Per con¬ tinuare nella metafora, è su quell’albero, cresciuto sempre fra le penombre ammuffite della civiltà, e per secoli e secoli quasi vergognoso di spingere i suoi rami contorti e bizzarri verso la luce della grande storia palese e della scienza esatta; è su quel tronco “ esoterico „ che ad un tratto, al di là del¬ l’Atlantico, nel paese delle stravaganze e dei “ miracoli mo¬ derni , , s’è vista spuntare un’efflorescenza colorita e tosto spam¬ panata. Senza ricordare altri fatti storici precursori, e persino coetanei all'insaputa gli uni degli altri (fra cui nel 1849-51 i fenomeni del presbiterio di Cydeville in Normandia, analoghi agli spiritici, ma ritenuti per diabolici dal march. De Mir- yille), i tempi erano, dunque, maturi, l’ambiente s’era pre¬ parato, e gli “ spiriti „ stavano pronti per mettersi all’opera.  Ci si misero nel dicembre 1847 in una fattoria del borgo di Hydesville, circolo di Arcadia, contea di Wayne, Stato di Nuova-York: e picchiarono forte sui muri dell’umile casetta, dove era andato ad abitare da pochi dì il fittavolo Giovanni Fox colla moglie Margherita e colle due figlie adolescenti Margaretta di 15 e Katie di 12 anni (una maggiore sorella, nuch essa divenuta poi “ medium , potentissima e notissima sotto i nomi dei tre successivi suoi mariti Fish, Brown ed Underhill, viveva allora a Rochester, N.-Y.).  Lo spiritismo moderno, quello che conosciamo sotto questa denominazione, è nato da quei picchi e da quelle due zi¬ telle in fermento di pubertà: tutti gli storici dell’argomento, siano spiritisti o antispiritisti, sono in ciò di accordo, checché si dica da coloro che, forse per nobilitarne le idee, lo vogliono di origini antiche. Anche Carlo Darwin ha avuto dei pre¬ cursori fino fra i Greci; e fatti di indole “ darwiniana, ci sono sempre stati in natura : ciò non impedisce di dire che il darwinismo „ , quale teoria dell’ evoluzione organica mercè la selezione naturale e la lotta per la vita, non sia nato nel 1859 alla comparsa del celebre libro sull origine  ^NeancTè vero cbe lo spiritualismo sperimentale sia sorto, come alcuni pretendono, in reazione al “ materialismo im¬ perante Queste asserzioni vengono da una semplice igno¬ ranza o dimenticanza di date. E bensì vero che già Augusto Conte era insorto contro la gazzarra metafìsica che unp versava in Germania e contro la filosofia cristianamente in¬ colore che dominava in Francia : ma il positivismo non e sinonimo di materialismo; e in letteratura furoreggiavano i romantici. Le opere celebratissime di Moleschott, di Vog ,  ,li Iìììouneu, da cui unanimemente s’è datata la rinascita del filosofia materialistica, sono tutte apparse tra il e il do  (cfr Langk. Uist. dii Matir., voi. II): e sono pertanto po¬ steriori, non solo ai picchi spiritici di Arcadia, ma pur anco all’invasione dei medi americani e dei tavolini parlanti 1 Europa. Sarebbe piuttosto da dirsi che il materialismo scien¬ tifico della seconda metà del secolo XIX è nato per legit¬ tima reazione contro la epidemia spinto-spmtualistica che scoppiò violentissima nei due Mondi tra il 1848 e il od.  Neanco è vero che gli “Invisibili, si siano rivelati da sè eolie il concetto dell’intervento di “spirita, odi Rimedi defunti, sia venuto subito ai primi picchi uditi sul muro. Si sapeva che la casa deUe Fox era “ infestata (hantée) già prima che la famiglia ci andasse ad abitare: ciò nonostante occorsero tre buoni mesi di fenomenologia bussante prima che venisse alla madre delle ragazze 1 idea di interrogare in¬ visibile produttóre di quei colpi: E come furono mteUet- tuali , le prime risposte date in marzo 48 dal rapping spirit „ o “ Poltergeist „ ! Egli seppe dire, gran miracolo in¬ vero, quanti anni avevano la Margherita e la Cattenna. In realtà corse del tempo prima che le comunicazioni diventas¬ sero meno stupide e i messaggi dell’ Al di là mmpnli. L’alfabeto 'convenzionale, a numero di battiti sulle pareti, ,fu imaginato dal misticista Isacco Post nell agosto di quell anno.  In America si pehsa presto all’utile. Nel 4J già troviamo che la famiglia Fox, per dare spettacolo (pagato) agli accor¬ renti da ogni parte, sedeva sola attorno alla sua tavola d. pranzo: la vera “ catena tiptica , di tutta 1 assistenza, ripro¬ duzione di quella magnetica attorno alla tanozza di Mesmer, pare si sia formata un po’ più tardi poiché legge ! ch® s°l0 nel gennaio del '50 anche i consultanti sedevano aliatavola si ottenevano però soltanto picchi e movimenti di questa. Mei   LO SPIRITISMO AMERICANO   19   dicembre del ’50, quando il rumore dei “ fenomeni , già cor¬ reva per i luoghi vicini , le due ragazze furono sottoposte ad un primo esame di tre medici, professori all’Università di Buffalo • esame che convinse pochi e incollerì i più, cosicché esse corsero quasi pericolo di venire americanamente linciate. Ma dal ’48 al '52 l’epidemia di medianità tiptica si estese a tutte le città dell’ Unione: lo “ spiritismo approfittando dell’impressione svegliata dal Profeta-precursore Davis, ebbe presto cultori e seguaci ardentissimi , per cui i fenomeni crebbero di varietà o di intensità: già si parlava di quelli luminosi e di quelli acustici , da aggiungere ai primordiali meccanici di più semplice fattura.  Le polemiche acri, formidabili di quell’epoca giovarono, come sempre, alla diffusione del movimento. Nel ’52 le due Fox furono riesaminate, anche questa volta da una Commissione scientifica, che le collocò su di una tavola da autopsia (?), in mezzo all’aula, con i piedi posati su cuscini: si udirono egual¬ mente i rapi, e la maggioranza ne restò persuasa. Fu questo anche l’anno della conversione definitiva del Giudice Edmonds, reputatissimo giureconsulto, al quale ben presto s’associarono il prof. Hare, il chimico Mapes, ed altri autorevoli Univer- sitarii, non che una folla di ardenti ministri e oratori Uni¬ tariani, Universalisti, Revivalisti, Socio-riformisti, eec., fra cui primeggiava A din Hallo l', l’eloquentissimo propagan¬ dista dello spiritualismo. 11 ’52 fu l’anno del primo Congresso di spiritisti, che si unirono a Cleveland ; fu pur l’anno della pe¬ tizione mandata da migliaia di cittadini al Congresso Legisla¬ tivo affinché si deliberasse “ lo studio di questa forza occulta quasi improvvisamente manifestatasi alla umanità, che si ado¬ perava a sollevare rattenere sospendere e modificare in diversa guisa la posizione normale di un gran numero di corpi, ap¬ parentemente in contraddizione piena con le leggi di natura: che produceva chiarori e lampi di diversa forma e di vario colore in stanze al buio; che si faceva udire con rumori e picchi, con suoni armoniosi e voci umane,' e perfin con ac¬ cordi di strumenti musicali mossi da personaggi invisibili Per questi ultimi fenomeni acustici si direbbe che lo spiri¬ tismo abbia regredito! Ma in America non cessò un momento dal progredire : nel ’55 la sola Filadelfia contava 300 cir¬ coli, dove si comunicava incessantemente coi morti ; e fra questi erano già venuti a dare “ messaggi „ molti “ magni spiriti»: eran venuti Platone, Aristotele, Seneca, l’Alighieri (ahi, padre Dante!), Newton, Washington, Penn , Byron, Franklin... In quel frattempo Davis , non volendo lasciarsi   20   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   sopraffare dalle Fox e dagli altri medi minori ovunque pul¬ lulanti e comunque comunicanti, seguitava a conversare a tu per tu con Solone, con San Paolo e con San Giovanni...  H ’52 è proprio l’anno * fatale , per Io sviluppo dello spiri- tismo moderno. Nel luglio (le notizie correvano allora meno rapide di adesso) un periodico diffusissimo nelle buone famiglie europee, 1’ “ Univers „ di Parigi, annunziava e commentava il movimento spiritistico transatlantico; e nel dicembre i primi medi Nord-Americani, nell’intento di far quattrini con le loro sedute anche su questo vecchio Continente, sbarcavano in Scozia e ad Amburgo. Da allora ad oggi i fasti mondiali dello spiritismo segnano date liete e date infauste, vittorie e sconfitte, anni di effervescenza e pause di prudente silenzio. Giova forse ricordarle qui tutte ? No : chi vuole notizie mi¬ nute sa dove trovarle, se è uno spiritista ; se poi il lettore non lo fosse e desiderasse qualche indicazione, credo che, oltre alle opere non più fresche del Bersot, della Habdinge e del Wahu, al riassunto di Leymarik, ai capitoli storici dei trattati dogmatici o polemici sulla materia, per es. quelli di Dénis e di Figuier (tutti diffusissimi fra il pubblico), potrà ricorrere con maggiore profitto all’edizione tedesca della storia del Baudi di Yesme (il III voi. non è uscito in italiano); alla grande opera critica del Podmobe, completissima per i paesi Anglo-Sassoni, meno completa per gli altri, fors’anco un po’ troppo “ critica „ ; ai libri, classici per gli spiritisti, del russo Al. Aksakoff: potrà consultare con fiducia le opere tedescamente erudite del Peiity, Do Pbel, D’Hellenbach e Dankmar (poco conosciute, mi sembra, dalla maggioranza dei gregari). Qui, per schiarimento della tecnica e fenomenologia osservabili nelle sedute dell’Eusapia Paladino, basterà ram¬ mentare in succinto le vicende principali e più caratteri¬ stiche dello spiritismo contemporaneo.  In queste vicende alcuni fatti, innegabilmente storici, ci colpiscono: — Dii progresso tecnico abbastanza lento dello spiritismo dal 1847 al 71-73-74; — 2° la sua immobilità dot¬ trinalo e tecnica,, dopo la sistemazione inflittagli in Europa dall Allan-Kardec tra il ’58 e il ’65, immobilità durata per un buon trentennio ; — 3° il decadere della sua parte dot¬ trinale, nonostante la sua diffusione tra le masse, negli ultimi due lustri, sia per i dissensi intervenuti fra le varie scuole o sètte, sia sopratutto per la creazione ed il carat¬ tere scientifico sempre più evidente della psicologia super¬ normale; il che significa che quanto più si è penetrato nel meccanismo e nella psicogenesi dei fonomeni detti spi-   SVILUPPO DELLA TECNICA SPIRITICA   21   ritiri, tanto minore si è rivelato il loro contenuto “ spirituale , o “ spiritismo „ .  La affermazione del primo fatto dorrà, ne sono certo, a quegli adepti dello spiritismo, e sono i più di numero ma non i dappiù in coltura, che raccontano o credono essersi gli “ spiriti „ rivelati all’Umanità verso il mezzo del secolo XIX in tutta la pienezza delle loro manifestazioni. Non è vero : gli “ spiriti „ sono stati anzi piuttosto lenti e di scarsa ima¬ ginativa nel rivelare i loro “ poteri occulti Per un gran pezzo si sono contentati di picchiare, di suonare od emetter suoni, di far movere tavoli e altri oggetti, di fare scrivere o di scrivere essi stessi; ma stavano nell’ombra dell’ Al di là. Dopo vari anni di questa tecnica, o provincialmente rumo¬ rosa o misteriosamente ciarliera, tutt’al più interrotta da qualche vaga luminosità, finalmente si sono decisi di... ap¬ parire; e prima hanno mostrato solo le “ mani „, poi si sono “ materializzati „ in forme indecise, da ultimo, ma sempre con grandi stenti, si sono formati a “ fantasmi „ aventi una data personalità (?). E un fatto che ha, per lo psicologo, un grande valore : indica a chiarissime note che nelle conquiste0 dello spiritismo moderno vi è una logica evoluzione, come in ogni altra branca dell' attività umana. Lo “ spiritualismo speri¬ mentale „ è cresciuto passo passo con un processo non dis¬ simile da una tecnica scientifica, o (il confronto calza meglio) da un’arte industriale: l’ingegnosità dei “ medi „ ed iHoro allenamento hanno aperto, come si suol dire, il varco alle “ Entità o Intelligenze occulte „; queste, meschinelle, hanno aspettato secoli e secoli per manifestarsi con tanta dovizia di mezzi e di metodi, con più o meno buon gusto, ma per loro conto si sono mostrate e ogni di vie più si dimostrano di una indicibile povertà mentale, di un passivismo assoluto inintel¬ ligente e abulico.  Fin dai primi tempi la pietra angolare della nuova religione cosmo-filosofico-socinle fu trovata nel fenomeno del tavolino bussante danzante e parlante, essendo esso il più facile il più comodo e il più frequente ad ottenersi, avendo cioè tutti i requisiti dell " Americanismo „ che vuol sempre far presto e fare in copia, perchè dalla fretta dalla abilità e dalla quantità dei risultati giudica le proprie operazioni. Cosi in borsa, come in filosofia ed in religione! È vero che ai fenomeni tiptici (prescindendo dal contenuto ideativo delle comunicazioni, e a parte il fiorire abbastanza rapido della medianità intellettuale) se ne aggiunsero di buon’ora altri e facili, e numerosi, e violenti, e" rumorosi, e spettaco-   09   PSICOLOGIA K SPIRITISMO, I   losi, sempre “ nord-americani , insomma. Gli “ spiriti , non si risparmiavano davvero nelle sedute delle Fox e dei rivali medi transatlantici : di guisa elle presto si ebbero, come si desume dalla petizione surricordata, movimenti d'altri corpi oltre al tavolino, azioni meccaniche a distanza, rumori e grat¬ tamenti, strepiti da assordare, suoni a ritmo e melodie sera¬ fiche. Ma poi vennero anche le scritture dirette lasciate da mani invisibili, a matita su carta, o a gesso su lavagne; gli apporti; i profumi e unguenti deliziosi (oggi diventati raris¬ simi) ; la incombustibilità corporea dei medii (pur essa quasi scomparsa) ; — vennero le firme autografe di defunti del secolo antecedente ; — vennero, supremo fenomeno “ psi¬ chico,, le comunicazioni in lingue sconosciute ai medi (uno dei più famosi fu la giovinetta figlia del giudice Edmonds).  Il talento umano è fertile di risorse. Sebbene non sia age¬ vole orientarsi in mezzo al tumultuoso succedersi e propagarsi delle manifestazioni dello spiritismo d’allora, parrebbe che le prime apparizioni spontanee di spiriti completamente mate¬ rializzati siano state quelle annunciate nel novembre ’51 dal medium Fowler di New-York, studente in medicina. Svegliatosi una notte di soprassalto ad un rumore insolito, egli avrebbe “ visto „ nella sua camera “ cinque personaggi vestiti all’antica „, i quali in prova della loro realtà e identità gli avrebbero lasciato, scritte in 4 vecchio ebraico,, alcune “ frasi della Bibbia ,. Non già che gli “ spiriti , si faces¬ sero, e neanche ora si facciano molto pregare dagli evocatori per “ manifestarsi „ nelle sedute degli innumerevoli medi Nord-Americani che sono per lo più potentissimi e... abilis¬ simi : tutt’altro ! Di spiriti se ne sono sempre manifestati a josa (anche troppi!), cosicché fin dal ’52 due medi ebrei di Dover neU’Obio, Gionata e Nahum Koon, padre e figlio, unendo la loro folte medianità erano in comunicazione con ben cento sessantaqinque disincarnati che si dicevano Pren¬ danoti dall’anglico nome King (prego di tenere a mente questo particolare storico). E dappertutto c’era un brulichio stupefacente di trapassati comunicanti coi vivi. Si può dire che siamo sotto tale aspetto in decadenza : alcuni medi come la D’Espérance o il Bailej o il Miller o il Bandone hanno ancora quattro o cinque spiriti-guida; ma se il Politi si dà il lusso di averne due, la Cook si contentava di una sola, della Iùitie King, e la Paladino, presentemente, d’un altro solo, del suo John King.  Anche le materializzazioni parziali sono relativamente ve¬ nute presto: ossia “mani spiritiche,, ombre scure dissolven-   SVILUPPO DELLA TECNICA SPIRITICA   23   tisi rapidissamente (Gravi, e anche, in qualche privilegiata seduta, fantasmi temporanei aventi vaga rassomiglianza con persone defunte e riconosciute dall’assistenza (Mapes). Ma le prime grandi materializzazioni evocate propriamente sicure e, dirò cosi, appartenenti al patrimonio percettibile dello spi¬ ritismo, sarebbero apparse più tardi. Tali la figura femminile luminosa e velata, veduta da Ron. Dalr Owen in novembre del ’60 ad una seduta della medium Fox-Underhill ; e il fantasma della moglie del banchiere Livermore, apparsagli durante una lunga serie di cento sedute colla Catterina Fox in gennaio del ’61. Le sorelle si facevano concorrenza!  Allo stesso modo è difficile trovare l’anno di nascita del “ gabinetto oscuro „ dove si formano (e spesso si manipolano) le più cospicue materializzazioni e donde escono i fantasmi, esaudendo per apparire i desideri degli evocatori, ubbidendo per scomparire e per inabissarsi sotto il suolo alle ingiunzioni dell’impresario o conductor d’ogni medio professionista. Ma si parlava del cabinet già verso il ’60 a proposito delle se¬ dute inglesi e continentali dei medi Squire, Foster, Home, Redmann, sopratutto dei famigerati fratelli Davenport, tutti “ invasori americani „ (scrive il Podmore); e però è da ri¬ tenersi che l’utile invenzione risalga a qualche anno prima e sia pur essa... transatlantica.  Tuttavia, lo ripeto, il “ tavolino parlante „ era sempre (e lo è ancora) la grande consolazione degli spiritisti, il grande bersaglio ai sarcasmi ed alla incredulità degli antispirjtisti, la grande preoccupazione dei pochissimi dotti che, per primi, vollero accostarsi con iscopo di seria investigazione ai nuovi Misteri, e cominciarono metodicamente a indagarne il feno¬ meno elementare. La moda della danza tiptica fu per alcuni anni, e massime dal ’52 al ’55, una vera generale frenesia: tutta Europa si raccoglieva la sera attorno al tavolino, e lo si faceva battere e girare. Così fu che la questione delle tàbles toarnantes in Francia, del table-turning in Inghilterra, del Tischrilcken in Germania, attrasse l’attenzione dei maggiori scienziati e li obbligò a intraprenderne l’esame. Vi si accin¬ sero adunque, nel ’53, il citato chimico americano IIake che ne divenne spiritista convinto, ed il fisico inglese Faraday che disse i moti del tavolo dovuti alle spinte comunicategli dai formanti la “ catena Nel ’54, l’astronomo La nix et li spiegò colla ipotesi dei “ moti iniziali „, ed il chimico Chevreul loro applicò, non senza valide argomentazioni , la sua teoria dei “ moti incoscienti „ trovata buona per la bacchetta divi¬ natoria. Nel '55 il conte di Gasparin ne negò la soprannaturalità, ossia l’origine spiritica, e vide in quei moti acutamente da lui investigati un fenomeno d’ordine magnetico; mentre il fisico ginevrino Thuby, suo compagno di osservazione, li attribuì ad una nuova e ignota forza edenica, irradiante da individui particolarmente dotati; mentre il geniale biologo Durano (da Gros) vi scorgeva dell’ “ elettro-dinamismo vi¬ tale Ommetto i cattolici, come De Mibville, che ci vede¬ vano e seguitano tuttora a vederci l'opus diaboli !  Anche il ’55 fu un anno provvidenziale per lo spiritismo: il Carion pubblicò il libro sull’ evoluzione degli spiriti; - la isterica Maria Kahlbommer, di Monaco, ebbe “ comunica¬ zioni „ strepitose; — si convertirono Vittor Hugo e la signora Gibabdin: ma quel che è più, il pedagogista ripetitore  Ippolito Rivail, già adusato alle pratiche mesmeriche, entrò nello spiritismo militante. Un gruppo di adepti ferventi, fra cui erano il drammaturgo Sardou allora ventiquattrenne e 1 accademico poliglotte Taillandier, aveva ricevuto dal ta¬ volino parlante una folla di comunicazioni disparate e scucite, dalle quali, unendovi tutte quelle venute ormai alla luce da ogni parte, forse si sarebbe potuto trarre qualche lume sulla vita dell’AJ di là. Il Rivail, da metodico retore qual’era, si accinse a questo lavoro fratesco di coordinazione: ed elimi¬ nando di qua, aggiustando di là, mettendovi interpretazioni tutte sue, riuscì in pochi mesi a spremerne la prima edizione del Libro degli Spiriti (’57), che apparve sotto lo pseudonimo oggi celebre di Allan Kardec: una seconda edizione rive¬ duta è del ’58, anno di fondazione della “ Revue spirite „. Nel '59 l’opuscolo Che cosa è lo spiritismo ? e poi il Libro dei medi, la Genesi ecc., completarono la sistemazione della dottrina-religione, in cui, a differenza del profeta Davis e degli * spiriti » transatlantici che non ne vollero mai sapere, gli “ spiriti „ celto-latini interrogati dal Kardec, e un poco a malincuore quelli tedeschi e alcuni olandesi trascinati dalla corrente, introdussero il dogma della reincarnazione.  Il decennio tra il ’60 e il ’70 vide la conversione di molti illustri inglesi, fra cui primeggiarono il già citato diploma¬ tico R. D. Owen, l’ingegnere elettricista P. Vaklev, il cele¬ berrimo naturalista A. R. Wallace, l’astrouomo De Morgan. Quel decennio vide le gesta medianiche dei più famosi medi pubblici, fra cui Davide Home e Fiorenza Cook, non che dei moltissimi privati, fra cui la sig.ra Guppy, la sig.ra Everitt, la sig.na Nichol (alle sedute di costei assisteva il Damiani, lo scopritore e l’educatore di Eusapia). Si videro pure, fra i tanti casi, l’ entusiasmo spiritico di Massimo d’Azeglio, e l’Home alla Corte di Napoleone III, e l’entrata in canapo del giovane Camillo Flammarion col suo primo saggio sulle Forze ignote. Ma sopratutto rumoreggiò la nomina di quella Commissione della Società Dialettica di Londra, il cui rap¬ porto, rifiutato inutilmente per le stampe dal suo presidente l’antropologo J. Lcbhock, pubblicato privatamente due anni dopo, sta tuttora fra i titoli più preziosi in appoggio della fenomenologia fisico-spiritica.  Il decennio tra il ’70 e l’80 non è stato meno fecondo. -Vi figurarono, in prima linea, le celebri ricerche sperimen¬ ta^ di Guglielmo Croores, massime sui medi Home e Cook, le quali rappresentano anche adesso lo sforzo più vigoroso nel dominio delle “ forze psichiche „ ; vi comparve il libro impressionante del Wallace sui “ Miracoli del moderno spiritualismo vi si compirono le sperienze non meno famose dell’astronomo tedesco F. Zòllner sul medio Slade, con le sue ipotesi esplicative di fisica trascendentale; e vi si agitò l’acre polemica tra il Wundt e I’Ulrioi, questi sinceramente convinto e persuasore anche del filosofo Fichte, quegli non men francamente a vversario. Quello è il decennio della ripresa degli studi sull’ipnotismo delle isteriche per opera del sommo neuropatologo Charcot, continuatore del Braid , e degli studi sulla suggestione della scuola psicologica di Nancy : ma in particolar modo è il periodo in cui Carlo Richet, abbordando l’esame sperimentale del sonnambulismo magne¬ tico, vi apportava la lucida genialità della sua mente di vero fisio-psicologo, e creava la “ metapsichica,. Nel frat¬ tempo però lo spiritismo-sistema riceveva due fieri colpi: l’insuccesso completo delle esperienze medianiche compiute a Pietroburgo da una Commissione scientifica, di cui era ornamento l’illustre chimico Mkniìeleieff (1876); e il sosti¬ tuirsi, sia pure eccessivo ma in molti punti razionale, della condizione ipno-patologica alla presunta estasi o “ trance „ spiritica. Fin d’allora si potè dire incominciato lo sgretola¬ mento dell’edificio teorico-religioso dello spiritismo.  Il decennio successivo (1880-90) segna pertanto una sosta. Vi si segnala, è vero, la fondazione di quella Società anglo¬ americana per le ricerche psichiche, dalla quale doveva ve¬ nire tanta luce decorosa e sicura sui fenomeni detti spiritici. Ma in realtà lo spiritismo-dottrina, irrigiditosi nel catechismo di Kardeo o sviato nelle fantasticherie di Davis, non sarebbe scampato all’ inesorabile naufragio che già gli s’annunciava, se non sopraggiungevano a salvarlo gli studi più positivi di psicologia supernormale. E non avrebbero certamente solle-   26   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   vata la sua sorte le stupefacenti manifestazioni di alcuni medi abbastanza spesso trovati in frode, nè le esperienze, per quanto più attendibili, del Gibier, del Mac NaB, del Wagner..., nè le astruserie metafisiche del Do Pbel, nè i rin¬ forzi non chiesti offerti dagli occultisti e teosofi. Occorrevano ormai fatti materiali, non astrattezze; occorrevano documenti sperimentali, e non elucubrazioni euri-catechistiche ; ebbene, sono gli ultimi sedici anni, dal '91 al 1906, quelli che, ricon¬ ducendo gli sperimentatori a camminare sulle orme stampate dal Crookes, hanno per l’appunto corrisposto a questo bisogno dello “ spiritismo scientifico „ .  Lo studio del medium Eusapia Paladino inaugurato egre¬ giamente nel’92 a Milano, in casa Finzi, da una Commissione, ove figuravano due dei più bei nomi italiani, quelli di Scuiap- parelli e Lombroso, vicino a quello simpatico di Richet; — l’opera riduttrice, sotto le parvenze apologetiche, dell’AKSA- kow apparsa nel ’95 ; — le straordinarie inchieste ed investi¬ gazioni sulla telepatia, sulle allucinazioni veridiche, sulle apparizioni di doppi dei morenti e sulla medianità intellet¬ tuale di alcuni medi meno sospetti, condotte a termine da Gurney, Mvers, Sidgwick, Podmore, Ermacora, sig.ra Ver- rai.l, Hodgson e Hyslop ; — le bellissime indagini del Le Rocuas sugli stati ipnotici e sulle esteriorazioni della sensi¬ bilità e motrieità ; — le numerose esperienze dirette ad accre¬ scere di una “ forza psichica „ o di un “ agente bio-neurico „ l'elenco delle forze naturali, togliendo così allo spiritismo, comunque inteso, il vecchio suo abito di supernaturalità e di meraviglioso occulto ; — l’assentimento dato da una folla di uomini competenti, di scienziati e filosofi di primo ordine, alla realtà gd autenticità di “ fenomeni „ per lunghi anni rele¬ gati fra le fiabe le allucinazioni e gli inganni ; — il diffondersi di forti e ben fondate nozioni psicologiche, quantunque la psicologia soggiaccia all’infestazione del dilettantismo d’ogni specie; — l’opera monumentale induttiva di Federico Myers, che, pur nei suoi eccessi fiduciosi di sintesi, è giunta opportu¬ namente a sostituire quella dogmatica di Kardec; — l’ac¬ coglienza della metapsichiea nei Congressi internazionali di psicologia, purché faccia opera seria e stia attaccata al metodo della scienza severamente positiva ; — la fondazione di Isti¬ tuti e Laboratori ben forniti per lo studio dei fenomeni psichici, con sempre alla testa la celebre Society f. p. li. di Londra e V Istituto internazionale di Parigi; — ecco gli avvenimenti più significativi di questo recentissimo risveglio. Ciò che rimane tuttora sul telaio dello spiritismo,   I CONGRESSI Iti SPIRITISMO   27   sia trama di fondo, sia ordito di risalto, sarà qua e là da me rammentato, o di prospetto o in iscorcio, nelle pagine del libro.   Dati dottrinali.  Per ben conoscere le dottrine filosofiche e i principi pra¬ tici dello spiritismo moderno non c’è che da leggere i rendi¬ conti dei Congressi spiritici tenuti negli ultimi venti anni a Barcellona (1888), a Parigi (1889), a Madrid (1892), a Londra e a Rio Janeiro (1898), a Parigi nuovamente (1900).  Nelle due grandi riunioni internazionali provocate dalle Esposizioni universali dell’87 e del 1900 si dettero convegno a Parigi i seguaci più autentici e caldi dello “ spiritismo uffi¬ ciale,. Là erano rappresentate tutte le scuole, tutti i gruppi; i kardechiani reincarnazionisti vicino ai davisiani e sweden- borghiani neganti la reincarnazione; gli ortodossi del par¬ tito, legati rigidamente alle tradizioni classiche di Allan- Iyardeo, e gli eterodossi, marsigliesi olandesi ed americani, di più libera apertura mentale; i cristianeggianti, dirò così, infal- libilisti, e i positivi-futuristi pressoché atei... Vero è che agli spiritisti veri si mescolavano teosofi, occultisti, ermetisti, rna- gnetisti o mesmeristi, e che accanto agli studiosi disinteressati sedevano e si agitavano molti medi professionali, alcuni soltanto scriventi, ma altri curanti per taumaturgia: di guisa che le due riunioni risultarono abbastanza disparate e multicolori, e non mancarono comici eventi medianico-isterici nel bel mezzo delle sedute (cfr. per es. il “ Oompte-rendu „ del Congr. del 1900, a pag. 158,162,201). Ma insomma, i lavori dei congressisti furono diretti o in persona o in iscritto dai campioni più au¬ torevoli delle diverse scuole spirito-occulto-magnetiche : daDe- lanne, Dénis, Levmarie, Lekmina, Papds, Pascal, Ciiazarain, Durvii/le, Baraduc, Moutin, Fauvéty, ecc.ecc., per la Francia; da Huemus Temi-rado, M. Vivés, Aguabod Torkero, Gaggia Gonzales per la Spagna; da Volpi e Hoffiiann per l’Italia; da Van Straeten e Beversluis per l’Olanda; da Henrion e Donato pel Belgio; da Lachoix, Lireiit e signore Anni- Balou e Stannard pel Nord-America ; da Deineiard e Schei- di.er per la Germania; da De Népluyeìt e Seménoff per la Russia; da Padéano per la Rumania; da Gardy per la Svizzera; da Nyssa per la Scandinavia, ecc., ecc.   28   PSICOLOGIA S SPIRITISMO, I   Orbene, gli spiritisti hanno colà a due riprese proclamato, come l’avrebbero latto dei Ooncilii ecumenici, i principii fondamentali delle loro dottrine. Udiamo dapprima, in estratto, quelli del 1889, anno che era, si noti, il centenario della celebre Dichiarazione dei diritti umani e civili :   Per lo Spiritismo: 1° La dottrina spiritica è riconosciuta  come intimamente connessa a tutti i dati scientifici o filosofici oggidì conosciuti.  2° ... Lo spiritismo fornisce le prove inconfutabili della perpetuità dell io cosciente e dei rapporti fra i riri ed i morti.  •j’-4 Queste affermazioni si appoggiano, da una parte sulle esperienze eseguite con i metodi sperimentali della scienza po- sihya da uomini eminenti di tutti i paesi d’altra parte, sui dati piu larghi e progressivi di una filosofia razionale colle¬ gante la piu alta ragione alle più elevate aspirazioni dell’anima.  •> Lo spiritismo fornisce una base realmente stabile a una morale altissima, ecc., ecc.   Per la Iuuncarnazione : — 1" La grande maggioranza delle sP)>'itiche afferma che l'evoluzione dell'uomo non può effettuai si se non mediante successive reincarnazioni del suo principio superiore, l’anima.  2“ Fra Luna e l’altra sua incarnazione l’anima, accompa¬ gnata dal penspirito, conserva intatta la personalità del disin¬ carnato: e questa personalità è intera, ossia dotata di memoria di intelligenza, di volontà.  ... ,}f incarnazione seguente è determinata dai meriti acqui-  suti nell esistenza anteriore senza possibile ritorno a gradi in¬ feriori (retrogradazione).  4°-5° L’anima incarnata conserva inconsciamente il ricordo dei suoi acquisti anteriori, acquisti il cui insieme costituisce le idee innate,. —Queste idee o imagini, costituenti l’insieme dei meriti e dementi delle esistenze anteriori, sono i fattori del- l organismo materiale e le fonti dirette del suo divenire...   Per la Medidmnità : — 1° grazie al quale ha luogo la bile e l'invisibile.   Il medium è l'essere intermediario, comunicazione fra il mondo visi-   2°-^° Il medium, strumento assai delicato e irresponsabile deve essere oggetto di cure premurose da parte degli assistenti i qua i possono produrre su di lui una influenza buona o cattiva.  Lgli deve prepararsi, con studi preliminari e continui, alla sua missione: più lo strumento sarà perfetto, e più belle saranno le manifestazioni che si otterranno.  4° Mi astanti influiscono Aulicamente sulle manifesta¬ zioni : quindi è indispensabile ottenere prima la omogeneità di   IL * DOGMA „ SPIRITICO   29   pensiero delle persone presenti, le quali formano un vero mezzo ambiente.  5° Certi ciarlatani possono tentare la imitazione dei feno¬ meni, ma sono falsi medi, massime se mercenari. 1 medi veri, essendo uno strumento passivo, non sono mai certi in prece¬ denza del buon esito dei fenomeni.  Per i Fenomeni: — 1° 1 fenomeni ottenuti nelle sedute spi¬ ritiche sono di tre ordini : — a) fisici : spostamento di oggetti materiali, apporti; — b) psichici: incarnazioni; — c) fi nidi ci: materializzazioni, scrittura diretta, disegni, ecc.  2°-3°-4° 1 fenomeni fisici possono essere scientificamente con¬ trollati col mezzo di apparecchi, di reagenti chimici ordinari..., e sopratutto della fotografia (con elogio speciale al capitano Volpi)... Eccellente base di osservazione sono anche le impronte e le modellature, ecc.  Per il Fluidismo : — 1° 1 medi possono essere e sono spesso eccellenti soggetti sonnambolici.  2° 11 medio veggente è un legame vivente fra lo spiritismo e il magnetismo: esso dimostra V identità delle due dottrine sul terreno psichico.  3° Gli invisibili possono agire sul medio o sugli astanti come agisce il magnetizzatore visibile sui suoi soggetti : in questo caso i fluidi prodotti sono analoghi ai fluidi magnetici.  4“ Lo Spiritismo, a pari del magnetismo, proclama resi¬ stenza reale di fluidi invisibili sparsi nell'Universo (“ C. R. Congr. Spir. intern. de 1889 „, Parigi, 1890, pp. 85-87).   Come si vede, il Sillabo della sezione spiritista e spiritua¬ listica del Congresso del 1889 aveva un lato pratico di molta importanza : stabiliva anche le norme per il metodo delle se¬ dute medianiche. Ma una lacuna grave, che nessuno sforzo di spiritista ha mai saputo colmare, si rileva in queste propo¬ sizioni, ed è la natura e la posizione del “ perispirito „ in tutto il sistema. Neppure le conclusioni pi-esentate dal Papus, a nome della Sezione occultistica, schiarirono abbastanza, a mio parere, l’intralciato problema della costituzione trinitaria umana, e men che mai ci dissero il processo pel quale gli spiriti dei disincarnati arrivano ad assorbire il “ perispirito „ o corpo astrale dei medi. La Sezione dell’Occultismo dell’89 emetteva questi articoli di fede:   Per la costituzione dell’uomo: — 1“ La costituzione del¬ l’uomo è insegnata in modo identico da tutte le scuole spirito-spiritualistiche, sebbene sotto nomi differenti: ed è sempre trinitaria.   Spiritism o  Cabbaia  Teosofia  1. Il corpo  1. Il corpo organico  1. Il corpo  (Nephesh)  (Rapa)  2. Il perispirito  2. Il corpo astrale  2. Il corpo astrale  (Ruah)  (Lmga sharira)  3. L'anima  3. Lo spirito  3. Lo spirito  1  (Neschàmah)  (Ai ma)  2“ La divergenza fra le dottrine spiritiche e le occultistiche riguarda la trasformazione di questi principi costitutivi dopo la morte: 1 occultismo crede alla dissoluzione totale del peri- spirito dopo un certo tempo.  Per i fenomeni spiritici: — 3° L’occultismo non nega la possibilità delle comunicazioni fra i vivi ed i morti : ma i f e - nomeni delle sedute spiritiche sono spiegati in maniera diversa dagli occultisti [Dico subito: in maniera meno irrazionale !J.  4“ La affermatone che la rito umana può uscire coscien¬ temente o inconsciamente dall'essere umano (fuoruscita del  corpo astrale „) spiega un gran numero di fenomeni ottenuti «elle sedute spiritiche o presentati dai falriri indiani.  •5* L'allearsi conscio od inconscio dei corpi astrali del medium e degli astanti, con o senza influenza di esseri psichici esterni, spiega un'altra parte dei fenomeni.  6° L'influenza reale degli spiriti è fin qui incontestabile in un gran numerosi* casi; tuttavia bisogna premunirsi contro le cattive influenze, tanto per le manifestazioni che per i medium.  Per il ferispibito : — 7° La embriologia e la fisiologia mo¬ derna confermano i dati dell'occultismo, mostrando che il corpo astrale (= fluido nervoso organico) precede l’anima e fabbrica il corpo materiale, fisiologicamente parlando.  8“ Da ciò può desumersi una teoria scientifica dell'incw- nazione : secondo l’occultismo, l’anima non è mai totalmente incarnata nel corpo; — l’ideale dell'essere umano ò formato dalla parte estranea al suo corpo {higher-self degli inglesi).  Per la Reincarnazione: — 9° Le scuole d’occultismo che in¬ segnano la reincarnazione, pretendono tutte che l'anima soltanto, la parte più elevata dell'essere (Neseh&ma- Aldina) si reincarna, e che il perispi rito si discioglie col tempo e passa allo stato di iinagine astrale... Ma la reincarnazione b contestata da alcune scuole.   divergenze fea gli spiritisti   31   10° Il corpo organico e la parte del corpo astrale (il pe- rispirito) in rapporto con esso possono essere analizzati dalla scienza materialistica; ma le funzioni intime del corpo astrale e i suoi* rapporti coll'anima sfuggono all’analisi dei metodi sol¬ tanto usati dal materialismo, e sempre gli sfuggiranno.  Per I'Omanità: — 11“ Il perispirito si rinnova incessante¬ mente nelle sue parti costitutive (?) mediante la azione speciale del nervo gran simpatico sulla vita arrecata dal globulo san- trui<mo, il quale la attinge per suo conto dall’aria ambiente... " 12° L’umanità è il cervello della terra: ciascun essere umano  fe una cellula nervosa della terra, ecc., ecc. (‘ C.-R. Congr., „ c. s., pp. 90-92).  Io tralascio tutta la parte strettamente filosofica delle conclusioni allora approvato e racchiudenti la dottrina: gli spiritisti tendendo, in grande maggioranza, a fare di questa una specie di religione deistico-umanitaria, connessa da un lato al cristianesimo, dall’altro aH’umanitarismo fourieriano e comtiano ; gli occultisti-teosofi mirando a costruire un bizzarro ilo-zoo-cosmo-panteismo, che si riattaccherebbe da un lato ai concetti magico-ermetiei di Paracelso e di Van- Helmoni, dall’altro agli insegnamenti esoterici dell’estremo Oriente. Le divergenze fra le scuole, chiese o sètte rappre¬ sentate al Congresso dell’89 erano però, lo si vede da queste citazioni, piuttosto gravi, sopratutto su tre punti essenziali : su Dio (?), sulla reincarnazione e sul destino del perispirito. Xeppur si può dire che sull’ufficio e sulla costituzione intima del perispirito vi fosse accordo: anche adesso, trascorsi di¬ ciotto anni, la identità del perispirito col corpo astrale degli occultisti e teosofi, col fluido vitale o neurieo o bio-elettrico dei magnetisti, non appare dilucidata, checché dicano e pre¬ tendano i fanatici del sistema. Ma tutti, dai reinearnazionisti Delanne, Gonzalès e Df.Nis alla loro intelligentissima avver¬ saria la Yak Calcar, dal canonico Roca sospeso a divinìs per le sue idee cristo-kabbalo-saintsimoniane al marsigliese Georges rappresentante del gruppo positivo-futurista pressoché ateo, dal dissidente antikardechista Chaignead al capo degli oc- culto-kabbalisti Papds, fino al più caldo oratore fra i magne- tologi presenti, Dr Crazarain, tutte queste scuole o sètte s’affermarono concordi ed unanimi su due principi fonda- mentali delle dottrine spiritualistiche:  1° persistenza dell’io cosciente e personale dopo la morte ;  2° rapporti possibili fra i vivi e i trapassati.  Il Congresso internazionale del 1900, anziché essere più largo nelle sue vedute filosofico-sociali , come si sarebbe dovuto aspettare dallo sviluppo preso in questo frattempo dalla scuola puramente psicliicista o seientilico-positiva, invece fu più dogmatico ancora del precedente. E il suo assolutismo si palesò particolarmente in questo, che, contrariamente a tutte le norme di prudenza per le quali si era prestabilito di non toccare l’argomento, e non tenendo alcun conto del sempre crescente moto di dissidenza che viene staccando dall’anti¬ quato dogma teo- cristo-spiritualistico (Kardechismo) le co¬ scienze più libere e illuminate fra gli stessi spiritisti, quali ad es. il Fauvéty, I’Anastay, la Calcar, il Geley. senza dire del Myers e di quasi tutti gli Anglo-Americani, si volle ad ogni costo esprimere un voto sull’esistenza di Dio. A cen- tosette anni di distanza, lo “ spirito , di Robespierre deve aver gioito a questa proclamazione solenne di un Dio da parte di un’assemblea: occorreva proprio un Congresso di spiritisti per votare ad alzata di mano 1’esistenza o no di un Essere supremo ! Ecco infatti nella sua concisione l’eptalogo teo-spiritico-spiritualistico approvato all’unanimità nel “ me¬ morabile „ pomeriggio del 25 settembre 1900:  1° Riconoscimento deH'esis/e»»za di Dio, Intelligenza su¬ prema, Causa prima di tutte le cause.  2° Pluralità dei mondi abitati.  3° Immortalità dell'anima, e successione delle site esisterne corporali sulla terra e su altri globi nello spazio.  4 Dimostrazione sperimentale della sopravvivenza dell’a¬ nima mediante la comunicazione medianimica cogli spiriti.  5° Condizioni felici o infelici della vita umana in ragione degli acquisti anteriori dell'anima, dei suoi meriti e demeriti, e dei progressi che ella deve compiere.  6° Perfezionamento infinito dell’essere.  7" Solidarietà e fraternità universale (Cfr. “ C.-R. Congr. , del 1900, p. 392).  Il resoconto narra che tutte queste proposizioni sono state adottate all’unanimità, meno un solo voto contrario alla re¬ incarnazione (partiva però dalla tribuna del pubblico), e che la seduta è stata tolta in mezzo all’ entusiasmo generale. E così si dipinge, meglio di ogni mio commento, ciò che sia lo spiritismo moderno o neo-spiritualismo nella coscienza della immensa maggioranza dei suoi adepti : una vera e propria religione nata, ha detto briosamente il dott. Fed. Venanzio, come un gas di putrefazione dal decomporsi del Cristianesimo nella coscienza moderna dei popoli civili, così del mondo latino (Oattolicismo), come dell’anglo-sassone (Prote¬ stantismo). Nè il contributo arrecato testé a questa evo¬ luzione della coscienza religiosa Euro-americana dalla in¬ vasione e mistione di credenze venute dall’Oriente (Teosofia, Buddismo e persin Confucianismo e Lao-tseismo!), mutala sostanza delle cose: io direi, anzi, che la peggiora. Perocché, mentre i congressisti dell’89 s’erano divisi soltanto in tre sezioni schiettamente spiritiche — quelle della Reincarna¬ zione, della Mediuranità e della Propaganda, — la grande Riunione del ’900, avendo aperte le sue porte ad elementi troppo disparati, si dovette comporre di quattro sezioni parallele aggregantisi nelle sedute generali : la Spiritica pura, la Magnetica, la Ermetica, la Teosofica. Sette anni or sono si vide, adunque, una miscela ancora più eteroclita di ten¬ denze antipositive, mistiche, pseudo-scientifiche ; e si udirono ancora evocare ex aequo in seduta i nomi di Dio Padre “ in spirito e verità „ e di Dio forza e anima universale, di Gesù Cristo fattosi Verbum-caro e “ Cavaliere Rosa -f- croce „ e di Annie Besant, del profeta Elia e di... Allan Kardec!...  Gli spiritisti non possono negare, per quanto i più in¬ tellettuali fra di essi lo facciano a malincuore, il carattere religioso e filosofico-sociale del movimento che sorse in Ame¬ rica sessant’anni or sono, e che, immigrato in Europa, vi si è fuso con la corrente mistica orientale o indo-mongolica. Le religioni di indole semitica sono in via di dissoluzione, perchè o per un verso o per l’altro si sono irrigidite; e, sebben tentino ora reciprocamente di riallacciarsi e di fecon¬ darsi, sebbene accettino il rinforzo delle superstizioni in- dosinicho (veggasi il Congresso delle Religioni di Chicago del 1890), un fatto chiaro e lampante risalta agli occhi del¬ l'osservatore spassionato : quello che le coscienze non se ne contentano più, e sono oramai come un terreno sterilizzato dalla eccessiva coltura, il quale ha sete di germi nuovi ed anche di nuove materie fertilizzanti. Ora, lo spiritismo vero, quello che riconosce per suoi legislatori un Davis e un Kardec, o un Cahaignet ed un Lévy, quello dei Congressi interna¬ zionali dell’89 e 1900, quello capitanato dai Dénis e Delanne, dai Fernandez e Gonzalès, dai Dalmazzo e IIoffmann, dagli Hellenbach Cyriax e Beversluis, a parte le lievi diver¬ genze di stile e di metodo ha realmente la pretesa di sostituirsi presto o tardi alle religioni rivelate moriture. Non per nulla uno spiritista spagnuolo, più coerente degli altri nel suo iberico fanatismo, ha gridato ai convenuti in   Morselli, Psicoloyiu e spiritiamo. Parigi clie lo spiritismo era la 8 Terza Rivelazione „ (la prima sarà stata quella di Mosè, la seconda di Cristo, la terza... questa di Allan-Kardec !).  Su ciò v’è accordo dichiarato fra tutte le scuole “ pure che vogliono restare o pretendono di essere sulla via maestra dello Spiritismo. Il Grau, che parlava al Convegno dell’89 in nome degli “ spiritualisti „ tedeschi, vi diceva che le idee dei grandi filosofi spiritisti di Germania, di Zollner, Feohner, Ulrioi, Fichte, Hellenbach , Du Prel, Perty e di molti altri, si fondono con quelle del “ grande francese „ (Rivail) per condurre l’umanità tutta intiera sulla via della salute. E nel 1893 Angelo Brovferio , presentando agli Italiani un’opera di Du Prel che compendia il sistema filosofico dello spiritismo scientifico, scriveva che la credenza alla soprav¬ vivenza dell’anima e alle riapparizioni dei defunti , cioè  10 spiritismo, “ sarà la religione del secolo XX, come il so¬ cialismo sarà la sua politica „. E nel 1900, di nuovo a Pa¬ rigi, la signora Stannard parlando in nome degli spiritisti Anglo-Americani, sebbene divisi sul tema della reincarna¬ zione, esclamava che tutti gli adepti camminano sotto la stessa bandiera nella battaglia contro il 1 materialismo „ e sperano di * giungere ad illuminare il mondo col nobilissimo scopo dell’unione di tutta l’umanità,. Ora, religio è proprio derivato da r digare, ossia da unire: che se lo spiritismo non è una religione nello stretto significato (sebbene abbia anche  11 suo rituale!), pure “ esso, col corteo dei suoi dogmi, ci offre ciò che la sostituisce „ : sono parole, queste, di Let¬ icarle, il grande editore spiritista, il successore di Kabdec. Per dirla in una frase eloquente di un americo-latino, lo spiritismo, cosi concepito dal punto di vista filosofico-reli- gioso-sociale, sarebbe “ la idea più grandiosa che possa aleggiare sulla umanità terrestre „.   *  * *  Il fallimento dello Spiritismo-sistema.  Ben è vero che in questi ultimi tempi, lo Spiritismo-si¬ stema si trova in pericolo di “ bancarotta „. Anche agli occhi degli stessi suoi campioni più serii e più calmi, esso è apparso oramai suscettibile di molti assottigliamenti nella parte dot¬ trinale derivatagli in massima parte dai Davis e dai Kabdec, e nello stesso tempo bisognoso di tagli generosi nei suoi   fallimento hello spiritismo-sistema   35   legami colle altre scuole occultistiche. Alcuni arrivano a volerlo, anzi sfrondare di tutto ciò che non è positivamente dimostrabile coll’osservazione metodica e coll’indagine spe¬ rimentale dei fenomeni detti * spiritici ». E fra i cultori di questo “ neo-spiritismo scientifico , , che si presenta svestito del suo laticlavio sacerdotale, depurato dalle sue scorie e raf¬ finato attraverso la filiera delle “ ricerche psichiche », vi è perfino ehi guarda con aria di indulgente compassione gli slanci mistico-religiosi dei vecchi e impenitenti dottrinari, so¬ pratutto dei kardechisti e davisiani ortodossi. Non parliamo poi degli occulto-ermetisti capitanati dal Patos, o dei teo¬ sofi camminanti sulle orme malfide della Blawatski, cotanto fieramente percossa nella sua personalità morale dagli psi- chicisti Inglesi: essi tutti sono a mala pena tollerati quali alleati provvisori nel campo di battaglia contro il “ mate¬ rialismo » e il “ monismo ».  Se ancora non si è rotta la lega, se della guerra inte¬ stina, che fra poco scoppierà furiosa, s’odono solo le prime avvisaglie nelle discussioni fra oratori e nelle polemiche fra periodici, certo è che i ‘ psicliicisti „ si guardan bene dal farsi vedere a braccetto con gli “ spiritisti » schietti. Al Congresso del 1900 non intervenne nessuno dei maggiori rappresen¬ tanti del psichismo scientifico: non Guglielmo Crookes nè Oliviero Lodge, non Carlo Richet nè Camillo Flammarion, neanche Aless. Aksaeoff, men che mai Federico Mters, la cui presenza avrebbe, almeno, elevato il tono della riunione. Anzi, in mezzo al fervore delle acclamazioni con cui la quasi totalità dei presenti, trascinati dal misticismo anglo-iberico e americo-latino, salutava il sillabo teologico-spiritualistico ricalcato sul catechismo kardechiano, qualcuno osò esprimere il voto che gli spiritisti potessero pensare un po’ più libe¬ ramente e frangere i rigidi cancelli (stile letterario) del sistema-religione: — cito a titolo d'onore la operosa e geniale spiritualista olandese Elisa van Calcar, lo sweden- borghiano Leoomte, e il maglierista Moutin. Ma... apriti cielo h Non è loro toccata migliore accoglienza di quella con cui nel convegno dell’89 i pochi dissidenti coraggiosi come Fauvéty, Ciiaigneau, Georges, furono aggrediti dalle elo¬ quenti ed acclamate apostrofi di Leone Dénis. E poi, era possibile che delle eresie fossero tollerate in un Congresso nelle cui sale vicine ricorrevano le citazioni di San Paolo e di Nostradamus, i raffronti fra il Drago Celeste dei Cinesi e lo Spirito Santo dei Cristiani, e neologismi come questi i Omniteismo, Infimo ergale, Archeometro e via via ?   36   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   Per adesso lo spiritismo resiste ancora quale religione, ossia nelle sue manifestazioni inferiori, nelle credenze dei gregarii incapaci di ragionare la loro fede, nelle pratiche spiritiche che ne sono la parte rituale : similmente a quanto avvenne del Politeismo ellenico-latino che sopravvisse per alcuni secoli fra le masse popolari e rurali (nei * pagi „ , donde Paganesimo). Ma realmente, nelle sue manifestazioni superiori, fra gli “ intellettuali „ del partito, lo spiritismo impallidisce e respira di già affannosamente.  Ben è vero che la enorme fragilità della così detta base “spe¬ rimentale „ su cui per cinquant’anni s’è osato alzare e si è saputo abilmente tenere in piedi il barcollante edifizio dello spiritismo-sistema-religione, s'era palesata chiara e netta agli occhi non totalmente accecati dei migliori fra i suoi seguaci. Perocché fa meraviglia il vedere su quali e quanti “ fatti positivi „ si sorreggeva fino a pochi anni fa, e tuttora si sorregge in massima il “ neo-spiritualismo „! S’intende che gli spiritisti più illuminati, pur non arrivando sempre a sconfessarle apertamente per onor della causa, hanno sempre prestato poco valore e tanto meno oggi ne prestano alle miriadi di “ prove „ raccolte nelle comunicazioni tiptiche, nelle in¬ carnazioni, in certi giuochi fisici dei medi d’ogni condizione e coltura, dilettanti o professionisti, semplici curiosi o sinceri adepti, talvolta imbroglioni o fanatici autosuggestionati. I più studiosi fra i credenti, degni di migliore successo nella loro buona fede, hanno sempre cercato con ansia prove si¬ cure e decenti (sotto l’aspetto scientifico) fuori della so¬ spettata sfera d’azione dei “ circoli spiritici „ . Ma fino a tutto ieri non trovarono altro che le esperienze, senza dubbio bellissime, del Cbookes, ma risalenti al '71-74, nè più da lui riprese ; le esperienze dello Zullneh, anch’esse invecchiate perchè del '75-77, nè convalidate da veruna conferma ; le più recenti del Gibier edite nell’86, ma già meno reputate; quelle di Mao Nab verso l’88, senza dubbio sincere ma non circon¬ date da quel prestigio che deriva dalla fama scientifica o dalla competenza sperimentale... Di guisa che si rimane stu¬ piti alle pretese di una dottrina che vuol dar fondo o press’ a poco all’universo intero, e pretende offrire all’ umanità il rifugio da ogni malessere intellettuale e morale, presentan¬ dosele poi con sì meschino bagaglio di prove e di metodi. Eccovi il solito fantasma di Katie King; eccovi le levitazioni al buio di Home; e le lavagne di Slade o di Eglinton; e le fotografie del buon capitano Volpi; eccovi i giochi gin¬ nici di Annie Abbott, o i mobili semoventi di Eusapia : come   deficienza, di prove positive   37   è possibile non meravigliarsi dell’oltracotanza e del fana¬ tismo intollerante di certi spiritisti dottrinari?...  Ed allor si capisce come la estrema povertà dello spiritismo in fatto di vere prove e dimostrazioni, appetto alla sua straboc¬ chevole ricchezza in elucubrazioni ipotetiche ed in esercita¬ zioni pseudo-filosofiche e pseudo-scientifiche, abbia sempre costituito il suo lato più debole, la ragione prima della osti¬ lità manifestatagli nelle sfere della scienza esatta e positiva. Ciò salino così bene i suoi apologisti maggiori, quali I’Aksa- eokf, il Dei.anne, I’Encausse, che non si peritano dal rac¬ comandare agli adepti di non fanatizzarsi nell’ investigazione, di essere severissimi nell' accoglienza ai medi professionisti, di attenersi con scrupolo al “ controllo ,, perchè la storia dello spiritismo empirico è piena di falsificazioni e di ciur¬ merie. Un grande, un soverchio numero di medi professionisti, sopratutto Americani, è stato talora scoperto in frode o ha confessato i propri inganni. L’elenco comincia coi nomi dei medi più famosi del periodo eroico, con le stesse sorelle Fox, e continua ininterrottamente con quelli dei fratelli Davenport, dello stesso Home, della stessa Cook-Corner, dello stesso Slade, e poi della Williams, della “ Rita „, del Brédif, del Lacroix. del Buguet, dell’Eglinton . per giungere ai recen¬  tissimi e poco degni nomi dell’Anna Rotile, dell’Eldred, del Craddok, dell’Ebstein e d’una folla di consimili mistifica¬ tori. Altri medi, comunque non smascherati, si sono con¬ dotti o si conducono in modo da giustificare ogni sorta di diffidenza; cosi ai nostri giorni il Bailey, il Miller, il Po¬ liti, la D’Espérance e, al dire di certuni, la stessa Paladino. Inoltre, tal giuoco di parecchi medi s’è potuto ripetere con maggiore o minor perfezione da abili prestidigiatori, da Ro¬ berto Houdin, dal Maskelyne, dal Devey, dal Grasso, si da fare emettere da alcuni spiritisti ingenui la curiosa idea che alcuni giochi di celebri maestri della prestidigitazione, quale ai suoi tempi fu Bosco, fossero prodotti con “ forza media¬ nica , !!  Tutti «mesti innegabili segni di precoce decadenza senile empiono d’amarezza l’animo degli spiritisti istruiti e intelli¬ genti, che perciò amerebbero essere designati piuttosto col termine più dignitoso di “ spiritualisti „ (ad es. in Olanda) e aspirano a quello assai più serio di “ psichicisti „ (massime in Inghilterra). Al Congresso dell’89 fu proposto di costituire una sezione di uull’altro incaricata se non dello smasche¬ ramento dei medi; e alla Società di studi psichici di Londra s’è deciso di non occuparsi affatto della fenomenologia fisica   38   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1   o esteriore, non strettamente “ psichica „ e pertanto di grado inferiore e troppo spesso di indole dubbia. Ve n'è abba¬ stanza per risvegliare un senso di pena anche nell’animo dei più scettici fra gli avversari dello spiritismo-sistema. Ed è penoso guardare lo sforzo che i vecchi spiritisti, at¬ taccati tenacemente alle tradizioni, massime tra i francesi e spagnuoli, hanno fatto nel 1900 per patrocinare il ritorno al kardechismo puro e originario. Oramai, nonostante le fiere e alate dichiarazioni dei Dénis e di tutte le “ Federazioni „ portoghesi, brasiliane, messicane, patagoniche, ecc., nonostante i voti delle maggioranze e la pedissequa acquiescenza delle migliaia di gregarii, la marèa psichieista trasporta, sbatte e sconvolge l’antica nave: il naufragio è imminente.  E va bene. Io conosco questo movimento di revisione della dottrina, di depurazione della tecnica , questa tendenza a ridurre lo spiritismo a qualche cosa di più concreto e po¬ sitivo, conservandone soltanto la parte sicura e la “ plau¬ sibile „ (come ha scritto, parlando appunto di me, uno di questi spiritisti più fini e colti, il Marzobati, nel “ Luce e ombra „ di Milano). In tal caso lo spiritismo, liberato da ogni superflua e pericolosa efflorescenza spiritualistica, filo- sofico-religiosa, sociale-umanitaria, ecc., ecc., sottratto al¬ l’influenza postuma dei suoi primi profeti, separato dalle dot¬ trine formulate verso la metà del seeolo scorso “ con scarsi elementi critici „ (è sempre il Marzorati che parla), si ri* solverebbe nella credenza, e voglio anche dire, nella opinione “ della possibilità scientifica, resa plausibile, se non anche provata, della sopravvivenza dell’anima ; del persistere, cioè, di energie psichiche individuali che rammenterebbero in modo impressionante qualche aspetto della personalità dei defunti, e che si manifesterebbero — forse, anche per opera di vi¬ venti — quasi sempre in modo limitato e subordinato al carattere del medium e all’ambiente psico-fisico degli speri¬ mentatori ,. — E un vero programma minimo!  Sì, conosco seguo e apprezzo questa crisi storica dello spiri¬ tismo tradizionale, e nel contempo scorgo in modo nettissimo il movimento psichieista che tende a sostituirglisi. Poiché, se lo “ psichismo „ ha arrecato argomenti di indubbio valore a prò’ del concetto centrale o nucleare del neo-spiritualismo — argomenti , se non probatori , certo almeno degni della maggior riflessione da parte di tutti i veri uomini di scienza, filosofi, biologi e psicologi di professione o di ufficio — esso ha poi anche condotto le menti più elette, che si trovavano da tempo o che entravano nell’indirizzo spiritistico, a porsi in una attitudine di prudente riserbo circa alla natura intima dei fenomeni “ spiritici „ e circa all’azione ed identificazione delle “ Intelligenze , che vi si rivelerebbero. Dimodoché a quest’ora nella vecchia fenomenologia medianica si distin¬ guono, con I’Aksakoff, i fatti soltanto personistici (avveran- tisi nella persona del medium per processi che noi diremmo fisio-psicopatologici) e quelli animici (avverantisi fuori della persoua del medio e per una sua facoltà di esteriorare della vitalità o del “fluido,), dai fatti propriamente spiritici. Questi ultimi si sogliono ridurre oramai da taluni (ossia dagli scrittori e dagli studiosi piu austeri e competenti) ad un piccolissimo numero, così da costituirne una specie di raro succo quintes- senziale di tutto il materiale accumulato in fretta e con buona fede stupefacente durante il sessantennio 1847-1906. Sopratutto si buttano oggi a mare le comunicazioni e le in¬ carnazioni dei Grandi Spiriti, che per lunga pezza vennero a manifestarsi nelle sédute medianiche, da Socrate a Campa¬ nella, da Alessandro Magno ad Attila, da G. Cesare a Na¬ poleone, da Dante a Vittor Hugo, da Abelardo a Don Cot- tolengo, ecc. Oggi si pone lo spegnitoio sui messaggi teme¬ rariamente o pazzescamente attribuiti all’Arcangelo Gabriele, a San Paolo, a Gesù Cristo e a Maria Vergine ; e in pieno Congresso spiritico, un’autorità non sospetta, il Delannk, riconosce persino che “ nello spiritismo sono entrati di straforo molti fenomeni dubbii spettanti alla patologia mentale , (sic : “ C. R. Congr. 1900 p. 70). Guai se un alienista, come me, avesse osato dir tanto !  Ma gli è pur vero che a questo lavoro di riedificazione di tutto il corpo dottrinale e tecnico spiritico prendono parte per ora pochissimi “ spiritisti „ veri: la più parte degli innovatori si vien formando fra gli studiosi della psicologia supernormale; ed essi sono guardati con sospetto e con mal celata avversità dai “ puri ,, dai “ veri spiritisti „ per tema che ricadano nelle braccia deH'aborrita “ scienza materialistica ,. Ma gli è pur vero che appena sette anni ci dividono dalle solenni proclamazioni ecumeniche del 1900; ed oggi, se si riunissero i seguaci dello spiritismo di nuovo a Congresso, la immensa maggioranza loro respingerebbe la riduzione del davisismo e kardechismo ufficiali, e obbligherebbe al silenzio i dissi¬ denti, i troppo liberamente pensanti, come avvenne allora all’ÀLLARD e alla Van Calcar.  Nè mi si obbietti che io dò troppo valore alle delibera¬ zioni di quei Congressi , dove , essendo in preponderanza i mediocri sui migliori, si è ripetuto il solito fenomeno della psicologia collettiva di tutte le Assemblee ed Accademie! ossia si è rimasti attaccati alle consuetudini mentali inve¬ terate, e si è disconosciuto o finto di non vedere la necessità di un'innovazione, di un ringiovanimento. Anzitutto, i Con¬ gressi, appunto per ciò , servono a denotare la condizione statica di qualunque dottrina o sistema rappresenti la “ cor¬ rente predominante di un’epoca o di una scuola E poi, coloro che capitanavano a Parigi le mosse degli spiritisti erano quei medesimi i cui libri danno il la alla armonia degli animi fuori delle riunioni ufficiali. Conosco, e mi si crederà sulla parola, buona porzione della letteratura spiri¬ tica moderna: ho perduto assai tempo (troppo, a paragone del profitto reale!) per leggere, non ciò che io nella mia incompetenza spiritologica avrei forse malamente prescelto, ma ciò che mi veniva indicato da vecchi e fedeli seguaci della dottrina, da competentissimi cultori del “ neo-spiritismo scientifico „ quale ammaestramento e guida per una buona iniziazione ai “ misteri dell’invisibile „ o dell’ * ipersensibile». Sono aneddoti personali, ma in questioni come questa hanno il loro significato.  Quando chiesi di essere accolto nel “ Circolo Minerva „ (psichicista) di Genova per sperimentare e per vedere, il mio esimio e compianto amico Luigi Arnaldo Vassallo (Gan- dolin) mi porse subito gli Spirit Teachings di Oxon (pseudo¬ nimo di Stainton-Moses), libro apprezzatissiino dagli spiritisti che vi trovano a un dipresso quello che i Cristiani veg¬ gono nelle Epistole di San Paolo. Lo lessi, e ne rimasi disilluso. Certo c’è da ammirarne la elevazione morale , massime a riguardo dell’auto-didattica della volontà, e questo si accorda col nobile carattere di quello scrittore-medium; ma il valore filosofico degli Insegnamenti Spiritici è nullo : essi paiono, ora un’omelia frammentaria da pastore evangelico, ora una specie di risciacquatura incolora e incoerente del deismo e spiritualismo eclettici, come li concepiva un nostro pro¬ fessore liceale d’alcuni anni fa, alla Cousin o alla Mamiani. Sono un libro di pietà, iusomma, senza alcuna vera origina¬ lità, e dove nulla si apprende intorno al problema principale che era allo studio: la dimostrazione sicura, documentata, di una vita dell’ Al di la.  E dopo questa prima prova per me sconfortante, mi sono rivolto recentemente, per lo stesso motivo, a due o tre “ modernisti „ fra i più noti cultori dello psichicismo ( alias “ spiritismo scientifico „): dall'uno ho ricevuto la traduzione italiana del V Enigma umano di Carlo Du Prel , dall’altro   POVERTÀ DELLO SPIRITISMO CLASSICO   41   quella del Dopo la morte di Leone Dénis. Conoscevo i due libri da un pezzo : che anzi, col filosofo e misticista tedesco ero in amichevoli relazioni fino dal 1888 , quand’ egli mi mandò in dono la sua Monistisehe Seelerdehre, opera di pregio assai maggiore, nonostante certe ingenuità storiche, per la teoria spiritica dell’aniraa (cosa ignorata, sembra, dai suoi stessi ammiratori che mai la citano !). L'Enigma umano lo giu¬ dicai quando ne apparve la traduzione : “ è una disquisizione sulla metafisica dello spirito, ma niente di psicologico nel vero senso della parola... Il profittare delle naturali man¬ chevolezze della scienza della psiche per formulare teorie sull'ignoto è prova di poco criterio scientifico „ (“ Riv. di Pii. scient. „ in “ Pensiero Italiano „ , genn. 1895). L’ho riletto; e chi ritiene le risultanze positive, anche le più magre, prefe¬ ribili sempre alle lussureggianti e ipotetiche astruserie che non sono mai suscettibili di dimostrazione alcuna, può giudicare se il Bar. Do Prel sia stato un “ gran filosofo „ e sopratutto un * solutore dell’enigma „ ! Quanto allo scrittore francese, io ho sempre ammirato la eloquenza e il calore del suo stile: ma nel contenuto del libro, e fra i continui richiami alla Divinità, alla teologia, alla giustizia, alla solidarietà, alla virtù, ecc., si sorte forse dalle rotaie che Allan Kardec gettò e ribadì, più per deviare che per avviare a sicura mèta lo spiritismo? Anche il Dénis è preso dalla manìa « celtica „, com’egli stesso ha dichiarato, della sopravvi¬ venza personale : anch’egli vede nello spiritismo “ una scienza sperimentalo ed una filosofia morale ad un tempo „ ; e gli domanda, nientemeno, “ un concetto completo del mondo e della vita „ ; e vuole che ci riveli “ la legge morale „ e ci tracci “ la linea di condotta „ ; e lo proclama * la sorgente celeste cui vadano a dissetarsi tutti i sofferenti e gli as¬ setati di verità Troppo, troppo, troppo!  Ho allora cercato al di fuori dello spiritismo classico, consacrato dalla esuberante produzione emi-secolare: mi sono rivolto alle più fresche sorgenti dello spiritismo. È innega¬ bile che questo nuovo movimento ha mostrato, fin dai primi suoi passi, la tendenza a separarsi dalla vecchia e popolare corrente spiritica, diventando dello “ spiritualismo sperimen¬ tale,, abbandonando le infide vie aeree dell’astrazione, dove il subbiettivismo si espone tanto facilmente e quasi istintiva¬ mente alle più pazze scorribande, per incamminarsi nei più aspri, ma più sicuri viottoli terreni dell’investigazione obiet¬ tiva. Tutto il lavoro psichicistico inglese, e per suo riflesso anche quello delle altre contrade, è essenzialmente extra-spiritico,   42   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, l   non dico poi extra-davisiano o extra-kardechiano. Ma pure, nella stessa opera lentamente preparata e meditata per un ventennio dal Myers, che della nuova direzione è il più insigne rappresentante; ma pure, nella elaborazione ostenta¬ tamente induttiva della sua ammirata ipotesi del sublimi¬ nale e della personalità sopravvivente alla morte corporale, nella sua sistematica “ sinopsi della facoltà vitale ?, si scorge sempre quel carattere di primitività mistica, di sentimen¬ talità deistica, di candore etico, che basta a mostrarci ab¬ binato sempre lo spiritismo-scienza allo spiritismo-religione, la “ ricerca fredda e serena del fatto „ con la “ aspirazione dell’anima, base di ogni vita morale e religiosa, verità su¬ blime e fortificante e confortante   *•  * *  La realtà dei 4 fatti , non è prova della 4 tesi „.  È dunque vero che i libri e i periodici dediti alla causa del neo-spiritualismo non s’occupano soltanto di * psichi- cismo sperimentale „ , secondo desolerebbero od esigerebbeio trli oculati studiosi in codesta direzione davvero più 11 plau¬ sibile „, ma coltivano e svolgono ancora, sia francamente e con schiettezza dichiarata, sia meno esplicitamente e con accor¬ tezza fra le righe, le vere e proprie dottrine spiritiche ormai cinquantennarie. E perciò, in questo mio libro, che con¬ tiene molte mie “ Note e impressioni „ di quattro o cinque anni or sono, non posso ancora prendere in esame la ipotesi-dottrina spiritica in quello stato di restringimento al quale, con potatura più o meno feroce , vorrebbero ri¬ durlo oggi alcuni dei suoi cultori e seguaci per renderlo più presentabile sotto l’aspetto scientifico. Io sono costretto a considerarlo tuttora com'esso è realmente, nel suo vasto 'e ipertrofico corpo dottrinale. . .  Ma supponiamo pure, che facendo un arbitraria distinzione fra il sistema ortodosso, che nonostante l’età è tuttora ar¬ zillo ben costituito e pugnace, e l’abbozzo eterodosso che appare bambino ancor poco formato e quasi timoroso di cam¬ minare colle proprie gambe, io considerassi soltanto lo spi¬ ritismo a scartamento ridotto: — non tocca esso sempre uno degli enigmi fondamentali che l'umanità si trova dinnanzi da centinaia o migliaia di secoli; voglio dire, quello della   SPIRITISMO K DESTINO DELL TOMO   43   sopravvivenza dopo morte e del possibile ritorno della nostia “ anima „ alla superficie terrestre? ,  Che se la psicologia scientifica contemporanea è stata detta, e lo è e lo deve essere, una “ psicologia senz anima „, ciò non toglie che il problema toccato dallo spiritismo non sia di primissimo ordine per ogni uomo che pensa e riflette, bi ammetta pure che il termine “ anima „ rappresenti soltanto un’astrazione verbale, con cui da secoli ) umanità designa il complesso delle sue idee, dei suoi sentimenti, delle sue ten¬ denze. Checché si dica da coloro che veggono soltanto il lato grottesco della tecnica spiritica, cioè 1 tavolini parlanti, 1 gabinetti oscuri e le mani in catena, e con ciò sono tratti, non senza buone ragioni, a giudicare lo spiritismo pratico come un giuoco innocuo o semi-stupido, rimane lo spiritismo- dottrina. Ora, il -filosofo, che vi vede impegnata/la formida¬ bile questione della spiritualità dell’anima; l’uomo religioso, ché vi trova viva e incrollabilmente ferma la fede m un ritorno di quest’anima dopo la sua separazione dal colpo, il psicologo, che vi si incontra ad ogni piè sospinto con un cumulo enorme di fatti riguardanti nuove e misteriose at¬ tività della psiche; il sociologo, che vi sente espressa la dot¬ trina di un intervento di queste anime personali ed ultra- terrene nei destini umani, non hanno più il diritto di lasciar passare la fiumana senza indagare se sia acqua limpida, o fanwo, o anche acqua eventualmente sudicia e che sia su¬ scettibile di depurazione. Se v’è del vero , ve lo cerchino, ne lo snucleino e lo dimostrino; se v’è del falso, lo disco- prano e lo espongano inesorabilmente alla chiara luce.  Suppongasi ora che la dottrina consistente nella soprav¬ vivenza e "nel ritorno delle anime dei defunti, nostri antenati e contemporanei, fosse esatta: uscisse cioè dal suo stadio di credenza, e diventasse un postulato secondo il desiderio deo-li spiritisti. Come non dovremmo occuparcene noi tutti, che a nostra volta saremmo destinati a dover ritornare sulla terra, ad accorrere alla chiamata di un qualunque siasi me¬ dium dell’attuale o della prossima generazione , e anche a compiacentemente far danzare un tavolo o a far volteggiare per aria una chitarra? Qualche spiritista convinto ha ferina¬ mente e seriamente annunziato agli amici e compagni di fede che andato all'altro mondo avrebbe fatto di tutto per manife¬ starsi ai vivi ; e si è non meno seriamente annunziato che la promessa fu mantenuta. Pare anzi che i casi di questo ritorno di anime per impegno di parola d’onore comincino a spesseggiare, massime in America (ciò che non ci deve meravigliare !) : alla medium Sig.r“ Piper di New-York: si sa¬ rebbero a tutt’oggi manifestati due di questi reduci volontari dall’ Al di là, il Dott. Giorgio Pelham (pseudonimo di un defunto cultore di studi psichici!, e il Prof. A. Hodgson, il notissimo antispiritista e antieusapiano, morto nel die. 1905, e convertitosi negli ultimi anni di sua vita. Prescindendo dalla prova non ancora sicura della loro identificazione, e dalle deboli riserve di Hyslop a riguardo del “ ritorno „ del fu Hodgson, prescindendo anche dalle disillusioni avute in Europa per simili promesse date solennemente dai vivi ma non effettuate dai morti, certo è che i due eventi spiritici Nord-americani sono di grave importanza, non fosse per altro almeno per il loro significato e posto fra le credenze dello spirito nuovo, del neo-idealismo.  Io dichiaro sinceramente che questo mio probabile e pos¬ sibile destino secondo lo spiritismo, non mi lascia freddo. Potrò sorriderne come di cosa estremamente inverosimile e (uso la dura parola, ma sono un alienista!) apparentemente paranoica ; potrò considerarla come un’impossibilità assoluta in un mondo costrutto, a quanto pare, con intenti più seri, e con un ordinamento meno offensivo per la dignità delle creature viventi ed animate; potrò trovare che siffatto ritorno forzato attorno ad una tavola magica, circondata di brave persone che non avrò conosciute in vita e che mi saranno affatto estranee ed indifferenti, forse antipatiche dopo morte, costituisce anche per qualunque anima di defunto un’operazione inutile, un assurdo impiego di forza, un vano consumo di una porzion- cella della sua esistenza ultraterrena, sia per la sua sorte “ spirituale»,, sia per la sua compartecipazione alla vita  * universale „. Ma alla fin dei conti, conosco uomini seri, assennati, equilibrati, abilissimi nella loro professione, logici in tutti i loro pensieri, corretti in tutta la loro condotta, i quali credono a questa possibilità: veggo che ci crede, fra i tantissimi di molto minor conto, un Alfredo Rdssel Wallace, veggo che vi hanno anche creduto un Fecuner. uno Zòllner, un Brofferio, un Myers (parlo di “ spiritismo „ puro, non di  * psichicismo , ) ; e allora mi domando se non valga la pena di occuparsene ! Non accetterò senza riserva il ritornello caro agli spiritisti, che lo spiritismo sarà il problema del XX se¬ colo; ma, ad ogni modo, ritengo che sia venuto per tutti noi “uomini di scienza o di filosofia,, il momento di pre¬ stargli quell’attenzione che pur si è concessa o si concede ad altre opinioni meno diffuse e ad altri sistemi di credenze assai meno interessanti l'umano destino.  Ecco perchè l'argomento dello spiritismo mi occupa adesso tutto, e pur non avendo potuto, per mancanza di propizie occasioni, esaminarlo direttamente in azione con medi abba¬ stanza potenti e immuni da sospetto, perchè me ne ero sempre occupato. La mia attenzione era attratta da ciò che lo spi¬ ritismo-sistema mi sembrava un grande errore mescolato forse a qualche piccola verità: pertanto a suo riguardo dissi e scrissi parole dure e, ora lo veggo, poco serene; ma seguivo la corrente scientifica, e d’altronde non parrai che, avvicina¬ tolo, io debba sostanzialmente mutare di avviso circa al suo contenuto pseudo-filosofico e circa al suo empirismo per tanti anni pseudo-scientifico. Tutto al più sono adesso, e mi rico¬ nosco in obbligo di ampliare la quantità di vero che esso contiene, di comprendere e scusare con ragioni storiche e psi¬ cologiche la sua grossolanità tecnica, di attenuare 1 aspetto psicopatologico di talune sue manifestazioni, infine di acco¬ starmi con minore diffidenza al nuovo e più scientificamente accettabile aspetto che gli hanno dato i rigorosi e vigorosi studi recenti di psicologia anormale e supernormale.  Io non sono così ostinato avversario dello spiritismo, come mi si vuol far credere o come parrò, forse, dal tono di alcune mie pagine: sono pronto a riconoscere, da un lato la logicità delle sue origini e del suo svolgimento rapidis¬ simo nella seconda metà del secolo scorso, dall'altro i be¬ nefizi morali che innegabilmente esso ha arrecato a due generazioni di adepti. Anch'io trovo alla fine, con Podmoue, che lo spiritismo, pur non avendo alcuna profondità filo¬ sofica, pur non concependo neppur da lontano le immense difficoltà dei problemi dello Spazio e del Tempo, dell’Essere e della Conoscenza, del Bene e del Male, della V olontà e della Legge, che attacca con estrema leggerezza e con su¬ perficialità desolante, pur non giungendo all’altezza di nessuna Teologia o Cosmologia, pur basandosi in grandissima parte su errori di percezione e su deficienze di ragionamento, rap¬ presenta però le conclusioni del cosi detto senso comune, corrisponde alle riflessioni dell’uomo ordinario messo di fronte a certi fatti che gli si manifestano e che gli chiedono di essere percepiti accolti e creduti tali e quali senza sforzo di critica, senza psico-analisi del loro determinismo contingen- ziale e causale. Anch’io veggo bene, che non esigendo dai suoi cultori slanci di imaginazione, contentandosi della spie¬ gazione più semplice e comoda, anche perchè giacente da millennii nei bassifondi ereditari della nostra mentalità, sodisfacendo i bisogni del cuore procreati dai rapporti [ a-   Tentali e sociali, lo Spiritismo dev’essere apparso a migliaia di persone normali e sane come un ristoro nella agitata crisi odierna delle coscienze, come una tavola di salvezza nello scombussolio della vecchia Religione e della vecchia Morale. Per molti lo spiritismo, ritornando alla fonte primordiale di ogni credenza religiosa, ossia al culto dei morti e degli antenati, è stato la pace dell’anima e il surrogato della fede perduta: esso ha anche rinsaldato i legami storico-mentali fra le successive generazioni umane, e intravveduto i legami cosmo-sociali dell'Umanità col resto dell’Universo. Veggo questi suoi effetti benefici, e li dichiaro; ciò non mi impedisce di trovarlo indimostrato ed improbabile.  Su questo atteggiamento conciliante verso lo spiritismo non c’è da farsi illusioni : gli antispiritisti inveterati diranno che cedo alla nuova corrente o che, invecchiando, capitolo e lascio entrare il nemico in quella fortezza di positivismo dove da anni fungo da araldo o da corifeo (secondo la be¬ nevolenza dei miei critici). Gli spiritisti fanatici e intolle¬ ranti, di cui è dovizia nel partito, mi respingeranno, non solo, ma mi grideranno la croce addosso perchè espongo e non spiego. In compenso mi contenterò di essere in buona compagnia, per esempio, con Carlo Richet, con Giuliano Ochorowicz, con G. Maxwell; mi rallegrerò anche di vedere che Crookes ed Hyslop sentono e scrivono di non avere ancora la prova desiderata, e che Camillo Flammarion opina adesso e dimostra di non aver trovata nessuna traccia di “ spi¬ riti di defunti, nei fenomeni “spiritici, .  Ammettere, dopo prove e controprove, la realtà di molti fatti sui quali si fonda lo spiritismo, non è accoglierne la dottrina : respingere la spiegazione spiritica, non è diminuire la portata scientifica di quei fatti. Si può prendere una po¬ sizione di mezzo, e, per quanto l’eclettismo, come dicono gli assolutisti perpetui del prò’ e del contro, sia una misura da persone prudenti ma indecise , sia una opinione da animi deboli e senza slancio originale, pure ha in suo favore la storia di tutte le idee e di tutte le tendenze umane. L’eclet¬ tico non contenterà probabilmente nessuno, ma sta in pace con la propria coscienza: e questo è lo stato d’animo al quale vuol giungere l’uomo di scienza, quando ha da un lato motivi per ammettere i fatti , e dall’altro motivi per respingerne una determinata spiegazione fondata su non pro¬ vate ipotesi, e artificiosamente tramutata in dottrina.  Durante questi ultimi sei anni sono uscito dalla fase esclu¬ sivamente teorica delle mie prevenzioni intorno allo spiritismo, e mi son munito di sufficiente esperienza, passando alla fase pratica. Dovrei forse studiare ancora; ma veggo che bisogna dire oramai quello che ne penso. Potrò sbagliarmi, potrò anche col tempo cambiare di idee se i fatti mi obbli¬ gheranno a cambiarle: ma oggi, come oggi, mi credo in diritto di avere una opinione, e, avendola, trovo che sono sempre in pieno ed aperto contrasto con lo Spiri¬ tismo-sistema. Dopo averlo studiato davvicino, le mie acqui¬ site tendenze antispiritiche, piuttosto che restare affievolite dal contatto colla Paladino e con altri medi, come qualcuno sperava, si sono invece rinvigorite, direi quasi rinsaldate incrol¬ labilmente nell’animo mio. Ma pur avendo combattuto lo spiritismo, in passato, per principio ; pur portando ora un con¬ tributo di osservazioni psicologiche per dimostrarne la inve¬ rosimiglianza, io non mi rinserro in un recinto fisso di idee, nè mi chiudo in una opinione cristallizzata che sappia di fede filosofica o di dogma scientifico: mi propongo di se¬ guitarne lo studio, mi dico anche pronto a modificare la mia attuale opinione, se mi sarà dimostrato che ho torto e che attorno alla seggiola della pitonessa Eusapia o di qual¬ chedun’ altra consimile, si presenteranno proprio dei defunti a me noti, e verranno evocati proprio quei cari morti, che io solo, senza pericolo di telepatia o di suggestione mentale tra me ed il medio, potrò identificare. Con ciò dò anche la dimostrazione della importanza che allo spiritismo-tesi io assegno fra le credenze umane e fra i reliquati meno lodevoli • del secolo XIX. Non perderei il mio tempo se non stimassi che la cosa lo merita davvero.   Spiritismo, occultismo e retaggio animìstico.  Gli spiritisti non sono pochi; sono centinaia di migliaia e forse son milioni disseminati bensì in tutto il mondo, ma uniti da una sola identica fede. Variano, come ho detto, le loro scuole; variano le loro tendenze, massimamente fra quelli di Francia e di America, d’Inghilterra e di Germania, d’Italia e di Danimarca ; variano gli scopi dei singoli gruppi e circoli, ora rivolti a soddisfare soltanto la curiosità o le deprecazioni degli aderenti, ora invece indirizzati a fare della propaganda   48   PSICOLOGIA E SPDUTI8MO, I   a favore di date idee filosofiche, religiose e morali. Ma prescindendo dalla antipatia profondamente scettica che gli spiritisti inglesi e tedeschi, in generale, hanno per la feno¬ menologia fisica dello spiritismo cui non credono o di cui te¬ mono, le differenze tra le scuole o i gruppi spiritici riguar¬ dano piuttosto le parti più elevate ed astratte del sistema. Gli uni si arrestano subito oltrepassata la cerchia del supernor- inale, e si contentano del “messaggio, o della “comuni¬ cazione,, lasciandoli nella loro indole frammentaria spesso discorde; gli altri costruiscono nella loro mente un universo a base di “Spiriti,, di “Entità, e di “ Intelligenze „, ricom¬ pongono la storia col filo dei fatti spiritici, uniscono l’Occidente semitico-mediterraneo all'Oriente brahmanico e buddistico, si levano a volo sulle ali dell’intuizione teosofica. Sotto questo aspetto gli Spiritisti rappresentano almeno due confessioni principali, lo Spiritismo esclusivo e lo Spirito-occultismo , divise in numerose sètte. Nei loro Congressi si è operato un ailvi- einamento, non una fusione; e i loro centocinquanta perio¬ dici sono di colore diversissimo, talvolta in acerbo, inconci¬ liabile antagonismo.  A questo proposito annunzio tosto (perchè non mi si accusi di ingenerare confusione) che separerò anch’io dalla genuina caterva spiritica l' ancor sottile manipolo rappresentato dagli spirito-psicliicisti, dediti quasi soltanto alla investigazione, prudentissimi e riservatissimi nella elaborazione teorica del materiale raccolto. Essi costituiscono la scuola dello Spiri¬ tualismo sperimentale (bella denominazione, ma che nasconde un controsenso); e sono il ponte di passaggio tra il vecchio spiritismo e la scienza metapsichica. 11 Delanne, il Moutin, il Bonnardot, che rappresentano questa tendenza moder¬ nissima, hanno anche tentato di fondare o hanno fondato a Parigi un “ Istituto delle scienze psichiche „ analogo a quelli di Ginevra, Lille, Nancy, Barcellona, Anversa, tutti però, sotto uguale nome, larvatamente e tepidamente spi¬ ritistici.  Io ho dato più su una definizione generica dello spiri¬ tismo. ma per quanto mi sia studiato di rimanere neutrale in mezzo alle diverse sue scuole o sètte, temo di incontrare la critica di quelle delle quali non avrò richiamate le particolari dottrine. Così, nella confessione dello Spiritismo esclusivo vi sono : 1° gli adepti della diffusissima chiesa Kardecista, so¬ pratutto nei paesi latini e sud-americani, fondata dal Rivail o Allan-Kardec, capitanata oggi da Lkymarie, Leone DIcnis e Gabriele Delanne in Francia, dal Tcmmolo e Hofkmann   LE DIVERSE SCUOLE DELLO SPIRITISMO   49   in Italia, salvo varianti di non poco momento tra kardechisti puri, futuristi e “positivisti, (?); essa crede nella reinearna- zioDc. _ 2° Per contro gli spiritisti della scuola anglo-sas¬  sone, diretta per lunghi anni dall’ Oxon (= St. Moses), dalla E. Hardinge, da Roueks Dawson ed E. T. Bennktt, non ac¬ cettano questa credenza, e praticamente, all’ inglese, si con¬ tentano di predicare lo “ spiritualismo morale „, più regola di condotta nella vita che sistema di cosmologia. Gli Ameri¬ cani e gli Olandesi sono pure, in grandissima maggioranza, antireincarnazionisti : Ira i primi furoreggia sempre lo spi¬ ritismo spettacoloso, a base di medianità fisica piena di risorse inaspettate. .  Anche la confessione Spiritoccultistica ha due propaggini distinte. Queste due altre chiese (uso codesto termine pei' il loro dogmatismo ben fissato) sono : — 1" la Occulto-cabbalistica, che mescola lo spiritismo con la cabala ebraica, con la magìa, alchimia, astrologia, chiromantica, ecc., ece., insomma con tutte le così dette “scienze aberranti „, le quali vagano senza metodi definiti nel dominio sconfinato dell'esoterico: essa è in Francia rappresentata oggi specialmente dal dott. En- causse o “ Papus,; in Germania dalTHuBBLE-SoriLEiDEN e dal IÌoiin ; — 2° la Teosofica, che pretende derivare dalle anti¬ chissime scuole vedantiche o brahmaniche, ed ha avuto per Messiade la signora Blawatsky (un medium forse falsario), per Apostoli I'Olcott e Asme Besant: essa è abbastanza vigorosa anche in Italia, dove ha circoli a Roma, a Genova, a Milano. I teosofisti Americani si sono però di recente staccati dagli Europeo-Indiani : inoltre fra i Kabbalisti vi sono gli Indipendenti e i Cristiani ; e fra i teosofi vi sono pure i Cristiani e i Buddisti.  Alquanto più in disparte, tra la massa pluricolore dello spiritoccultismo, stanno: — 1" gli Illuministi, che seguono an¬ cora le orme del visionario Swedenboro, negano la reincar¬ nazione, e in America continuano perfino la sua sètta della * Nuova Gerusalemme „ ; — 2° i Martinisti, discendenti da quel vanitoso Saint-Maktin che al principio del secolo scorso si annunziò per il “ Robinson della Spiritualità , ;  8* fors’anche i risuscitati Rosa feroce franco-germanici, che sulle orme del Guaita rimettono in onore la tramutazione dei metalli e la magìa bianca; — 4° e ultimi, venuti da poco, gli Ermetisti o Iperchimici o Rosa- Alchemici, capitanati dal francese Joluvet-Castelot, e rimbaldanziti dalle scoperte dei raggi X, del radio e dell’elio, non che dalla scompo¬ sizione dell’atomo in elettroni.   Mousk:,li, I'sicoloijia c spiritismo.   4   50   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   Parallela alla grande corrente spiritica, e con lei confluente in più punti, v’è pur la vecchia ed oggi un po’ ringiovanita corrente del Mesmero-magnetismo continuata con tenacia da Durville, Mangin, De' Cuampville, Rouxel in Francia, da Diaz in Spagna, da De Nakkiewicz in Russia, da Babbitt in America. I magnetisti hanno portato or ora allo spiri¬ tismo decadente un buon rinforzo con le loro ipotesi delle emissioni tìuidiche e delle ondulazioni dinamiche.  Metto per ultimi in un gruppo distinto quegli studiosi più rigidi che, senza far mostra di fede nello spiritismo dogmatico, ne accolgono la dottrina della sopravvivenza e dell’intervento dei defunti fra i vivi, ma piuttosto che su concetti filosofici o religiosi si basano in prevalenza su deduzioni da dati ob¬ biettivi e su argomentazioni fisio-psicologiche, collegando in tal modo lo spiritismo alla metapsichica. Alludo al più celebre di tutti, all’inglese Federico Myebs, imitato sotto molti riguardi dai francesi conte De Rooiias e Dott. E. Gyel, dall’americano Hyslop e dai nostri P. Yisani-Soozzi, E. Boz- zano ed A. Mabzorati, i tre rappresentanti dei gruppi più autorevoli e dotti fra gli spiritisti Italiani.  Ma vi è un cemento che collega tutti questi gruppi e indi¬ vidui: esso consta di una credenza fondamentale e di un rituale conforme. Il rituale consiste sempre nello sfruttare la patologia del sistema nervoso dei così detti “ medi * : purtroppo anche nello spiritualismo sperimentale più arieg- giante a scienza positiva, la tecnica è prefissata e sta alle soglie delle Cliniche neuro-psichiatriche, e talvolta anche del Manicomio. La credenza, l’ho detto, è sopratutto quella che gli uomini (la cosa resta dubbia per gli animali) ab¬ biano uno spirito che sopravvive alla morte del corpo, e che può tornare a comparire sulla terra in forma tangibile, vi¬ sibile ed udibile per comunicare coi vivi. Questa credenza (per quanto eufemismo ci si voglia mettere a definirla e a denominarla) altro non è se non una forma di sopravvi¬ venza mentale; vi si trova riprodotto e non migliorato l’antichissimo animismo dei nostri antenati, conservatosi attra¬ verso i tempi nei miti, nelle fiabe, nelle leggende, nelle re¬ ligioni, e passato sotto forma men grossolana nelle filosofie dualistiche e spiritualistiche.  Nello spiritismo la credenza animistica (non facciamo equi¬ voci sui nomi, come si fa dall’AKSAKOFF in poi) risuscita nella sua forma primordiale. So che questa mia asserzione mette in collera qualche spiritista, che non vorrebbe sentirsi rammentare le analogie fra le sue dottrine predilette e le   SPIRITISMO EH ANIMISMO PRIMITIVO   51   credenze dell’uomo preistorico e precivile; ma tant’è: i dogmi spiritici della “ disincarnazione „ e “ reincarnazione , sono una metamorfosi puramente verbale dei miti selvaggi delle anime ritornanti attorno alle tombe, o della possessione dei vivi per opera di mali spiriti. Il “ perispirito „ di Allan- Kardeo è l’ombra di cui parlavano a loro tempo Omero e Virgilio ; e non sono io che lo dico : sono i trattati e le storie apologetiche dello spiritismo che ce lo insegnano ; sono i sociologi e mitografi. gli storici e i filosofi del pensiero religioso che ce lo dimostrano. Pei primi basterà svolgere le pagine dedicate dal Conte Cesare Baudi di Vesme a rin¬ tracciare le origini e a ritessere le fila della credenza spi¬ ritica traverso i tempi, fino in Egitto India e Mesopotamia; oppure quelle più recenti dell’ Elbe sulla saggezza degli antichi in fatto di vita ultraterrena. Pei secondi mi ap¬ pello ai classici dell’etnografia, al Waitz ( Anthropologie dar NaturvSlker, ’58), al Tylor ( Primitive Culture, ’7 1), oppure ai mitografi più recenti, ad Andrea Lang, a R. de la Gra.s- serie. Quest’ultimo, classificando le religioni, ha messo lo spiritismo accanto all'animismo, nel punto in cui convergono le due grandi correnti di pensiero religioso primitivo , tra la subiettiva e la obiettiva ( De* religiom comparènti au paini de vite sociologique, ’79, p. 172). L’altro scrive:  ‘ La scienza e la magia dei selvaggi riposano in parte sulla credenza che il mondo è popolato da * un coro invisibile o, per lo meno, da un coro che non è visibile se non a persone dotate di particolari virtù o facoltà, gli stregoni e gli indo¬ vini [corrispondono alle pitonesse degli antichi, ai ‘ medium , degli odierni]... Il Tylor, seguendo Omero e Lucrezio, fa deri¬ vare la credenza agli spiriti dalla interpretazione che gli uo¬ mini primitivi si sono dovuto creare per i sogni, per i deliquii, per le visioni procurate da narcotici, per la morte, e per tutti gli altri fatti che possono suggerire Tipotesi di una vita separata dal corpo- È giusto aggiungere che la categoria ili fatti sulla quale si sono portate le indagini della Society for psgchical Ite¬ ne trek, — per es. Tapparizione delle persone al momento della loro morte in luoghi lontani da quello in cui esse erano realmente, i rumori e le visioni delle case infestate da spiriti, — è ben conosciuta dai selvaggi .. È naturale che codesti soggetti oscuri, che limino arrestata l’attenzione e la riflessione di tanti uomini colti e civili, abbiano agito fortemente sulla credula imagi- nazione dei primitivi, ed abbiano originata o anche confermata la credenza che la vita pub persistere e manifestarsi dopo la morte del corpo. Alcuni esempii di storie di fantasmi o spettri raccolte fra i selvaggi hanno una sorpri udente rassomiglianza   52   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1   coi fatti sui quali si esercita l'attività indagatrice della ‘ So¬ cietà per gli studi psichici , ( Myth . ritual ami Reìiyion, 1887, trad. frane- '96, pag. 98'.  10 non voglio scrivere un libro di erudizione, ciò che mi sarebbe abbastanza facile in questo campo di studi al quale da anni dedico gli intervalli liberi del mio tempo: ma vale la pena di citare, fra le centinaia di esempi, questi quattro significantissimi.  TI primo concerne gli Australiani, ossia dei selvaggi veri. Le tribù degli Acunta, nell’Australia Centrale, credono che in una specie di paese delle fate risiedano degli spiriti puri individuali, chiamati iruntarinia, che possono entrare in relazione coll’ nomo vivente, dargli poteri eccezionali, farne nn mago, e istruirlo sul culto: essi possono anche rapire il suo doppio detto arumburinga , che è una specie di perispirito, (veggasi in : Spender e Gillen F., Nat ice tribes of Central Australia, '99, cap. XV).  11 secondo esempio è tratto dalla civiltà classica. 1 Greci pen¬ savano che in ogni uomo superiore — quelli di basso grado, morivano in loto, come taluni spiritisti odierni credono che avvenga degli uomini dal cervello ottuso e dalla coscienza non evoluta! — l'ombra o e'tòuAov sopravviveva alla disso¬ luzione del suo inviluppo corporeo e si portava sola nel “Hades,: e colà essa era perciò una semplice apparenza, che riproduceva la forma del corpo del vivo e si supponeva costituita da una materia assai più sottile e delicata (cfr. Gbcppe, Grierhische Mythologie , 1908).  Il terzo riguarda i Cinesi, che possiamo dire dei barbari, ma che possiedono un completissimo insieme di credenze intorno all’anima umana. Quest’anima è, per certi riguardi, identica all’ ombra, è mobile e non necessariamente attaccata al corpo: essa va in pellegrinaggio durante i sogni, i deliqui, il coma e la catalessi ; alla morte se ne parte definitivamente, ma prima, in certi casi, può separarsi in via provvisoria dal corpo: anzi, vi sono uomini che hanno il potere di in¬ viarla fuori di sè stessi (cfr. Ghoot, Religious System of China, voi. IV: The love in pkilosophy and folk-conception, 1901).  Il quarto ed ultimo esempio spetta alla psicologia delle classi inferiori dei popoli inciviliti. Potrei indicare le superstizioni animistiche dei campagnuoli Italiani, ma preferisco citare quelle dei fieri montanari Scozzesi, degli “ highlanders secondo i qnali l’uomo è provvisto di più sorta di spiriti visibili soltanto a individui dotati, per momenti o costante-   SPIRITISMO ED ANIMISMO   53   mente, di una seconda vista. Un primo “doppio,, distinto dalla sua anima, appare a insaputa dell’uomo là dove egli deve passare : è l' imagine del suo essere futuro ; ed ecco la pre¬ monizione. Un altro appare al veggente quando è in punto di morte; ed ecco le allucinazioni veridiche. Un terzo doppio compare ancora quando egli desidera o fortemente pensa di essere ed agire; ed ecco la volontà scliopenhaueriana, 1'“ io intimo e profondo , dei neo-idealisti e dei bergsoniani, che si realizza in forma di fantasma. Tutti questi doppi agiscono diversamente: gli uni hanno gesti propri, ma ve ne sono di quelli che ripetono i gesti del veggente, a un dipresso come “ John King „ di Eusapia eseguisce gli spostamenti dei mobili indicati dalle di lei contrazioni muscolari. Inoltre i veggenti , che gli spiritisti chiamerebbero medi, hanno molta dimestichezza con una folla di spettri provenienti dall’altro mondo! (cfr. J. G. Camciiell, W'itcraft a. second .-tight in thè Highlands and Scoti and, '902 1.  Non si possono negare, dunque, le sorprendenti analogie tra le credenze animistiche e le dottrine spiritiche. Vi è di più: lo spiritismo-sistema o religione, ciò che si equivale, predica il ritorno aH’evemerismo primitivo, al culto degli antenati. Al Congresso dell’900 il Bktim, che non era il più fanatico dei presenti, esclamava:   ‘Quale spettacolo bellissimo presenterebbe la vera famiglia spiritista, in cui il padre e la madre, i tigli e gli amici, si riunissero tutte le sere, all'ora della preghiera, per invocare gli antenati defunti, gli amici disincarnati e le guide fami¬ gliar!! S'avrebbe allora la vera religione, il vero culto,. (* C. R. Vongr. „ p. 417).  Lo spiritualismo classico, filosofico o teologico, ammette due soli principi nell’uomo: la materia o corpo, lo spirito o anima; ma bisogna riconoscere che ci lascia incerti sul suo concetto intorno alla vita. Il neo-vitalismo propende a ritornare al¬ l’idea o ipotesi di una forza vitale diversa dalle forze fisico¬ chimiche: e allora, se gli spiritualisti fossero coerenti, do¬ vrebbero considerare l’uomo un misto di tre cose differenti: il Corpo, la Vita, lo Spirito. Sotto questo aspetto lo Spi¬ ritismo offre maggiore coerenza dello spiritualismo: salvo le varietà di scuole, chiesuole o circoli, e tenendo conto della fonila sotto la quale ci è presentato oggidì dai suoi più stimati teorizzatori (peres., dal Dfijtis, dal Gyki., dal Du Prel, dal Mybbs, dalPEscAUssE . ), esso ammette per l’ap-   54   PSICOLOGIA K SPIRITISMO, I   punto, come ho detto, tre elementi: Corpo, Perispirito, Anima : il primo, costituito di materia grossolana; il secondo, di materia sottilizzata, che sembra essere una sola cosa con il * fluido vitale il terzo, lui soltanto!, spirituale. Nel così detto spiritismo evolutivo, tutti e tre questi elementi sarebbero in evoluzione progressiva : il corpo od organismo, secondo le leggi latnarckiane e darwiniane; il perispirito, mediante la composizione della quintessenza degli elementi naturali combinatisi nelle incarnazioni anteriori dell’individuo, quin¬ tessenza tanto più sottile o meno materiale quanto più elevato è l’essere; l'anima, mediante l’accumulnrsi dei ricordi delle personalità anteriori, la trasmissione ereditaria degli acquisti fatti dai progenitori, e lo sviluppo personale cre¬ scente della coscienza e della libertà morale.  A proposito dell’anima c’è un po’ di confusione ingene¬ rata dall’ infelicissima idea dell'AiiSAKOFF, di chiamare ani¬ mismo l’ insieme dei fenomeni (medianici) che si effettuano fuori dei limiti del corpo dei medi per esteriorazione del loro potere o “fluido animico Il differenziamento dei fe¬ nomeni personistici, ossia subbiettivi nel medium e negli astanti, dagli animistici, che io direi elettivi, e dagli spiritici, che sono i soli e pochi, anche per I'Aksakoff, da attribuirsi a) l’intervento degli spiriti, denota certo un sano criterio nel ce¬ lebre scrittore russo, ed è stato utilissimo alla causa dello spiritismo scientifico, buttando a mare tutte le impurità ed im¬ pudenze ed ingenuità onde era costituita la massima parte del suo bagaglio. Ma il termine “ animismo „ aveva da molto tempo un altro significato in storia della filosofia, in etno¬ grafia ed in autografia comparata. Erano animisti i .Tonii, i Pi¬ tagorici, gli Eleati, gli Ilozoisti, i Panteisti, nonché Platone, Aristotele e Galeno, nonché gli Stoici e i Neo-platonici, e gli stessi scolastici. Furono animisti i nostri grandi filosofi della Rinascenza, L. Tomeo, Pomponazzo, Patrizi, Bruno ; e poi molti medici e filosofi dal ’500 al '700, Paracelso, Fludd, Van Hélmont, Staul; e più vicino a noi si sono pronun¬ ciati per l’animisino il Réoahier e lo Chauffard; e in mezzo a noi fanno del neo-animismo scientifico il BrNGE, il Rind- fleisch, fors’anco il Reinke e I’IIeidesjiain. Si conosce poi l’animismo dei popoli primitivi e selvaggi (Tylor), e v'è tutta una collana di nozioni mitografiche relativa alla credenza nelle anime dei morti separate dal corpo e mal distinte dalle divinità inferiori e dagli altri esseri spirituali di natura non umana. Il termine era, dunque, consacrato dall'uso per altri concetti filosofici e storici e mitici; mal fece I’Aksakoff a   SPIRITISMO E SUBCOSCIENTE   55   deviarlo dal suo significato, profittando del fatto che certi inesmeristi avevano detto “ animico » il fluido magnetico od c, dico, radiante dal corpo dei loro soggetti.  Intendiamoci bene, pertanto. Questi “Invisibili,, quelle “ Entità intelligenti ed occulte „ che vengono evocate nelle sedute dei medi, la Eusapia compresa, e che ci si manifestano con fenomeni di due specie, intellettuali e fisici, sono per .di spiritisti puri (a parte certi spirito-occultisti) “le anime dei defunti „, sono la “ parte spirituale degli uomini che si sono disincarnati,, provvista però, a quanto pare, di un involucro materiale sottilissimo, che è il “ perispirito ,. Ora, siccome sarebbe il “ perispirito , dei medi quello che progettandosi pro¬ durrebbe od eseguirebbe i fenomeni animistici di Aksakokf, così per essere coerenti e chiari (due doti non frequenti fra i teorizzatori dello spiritismo) si dovrebbe dare al perispirito il nome, non più di “ anima , in genere, ma di “ corpo ani¬ mico , o anche di “ anima finidica od odica , di natura materiale, per distinguerla dall’ “ anima spirituale,, dallo “ spirito, propriamente detto, dotato di coscienza e di volontà.  Ma anche quest’anima non è tutta cosciente, nè libera : ve n’è una parte importantissima che rimane al di sotto della soglia o limen della coscienza, ed è pertanto subcosciente o subliminale (Mvebs). Essa opera sopratutto per automatismo, ed è di gran lunga più estesa e potente della parte superiore o coscienza; essa è quella che si rende palese in molti stati pato¬ logici, nei sogni, nel genio, nell’ estasi, nell’ipnosi, nello stato magnetico, e in tutta la categoria di fatti psichici trascendenti i confini e la legge della fisiologia e psicologia normali. Orbene, pare (ma non è chiarito) che gli spiritisti ammettano in questa coscienza subliminale o "subcosciente il potere di proiettare fuori dell’uomo vivente il suo perispirito: quando essa me¬ desima se ne riveste, dà origine agli sdoppiamenti della per¬ sonalità; quando lo cede agli “spiriti, dei “disincarnati, che corrono ad impossessarsene, loro fornisce il mezzo di agire meccanicamente e di rendersi visibili, luttavia non si sa come avvenga la separazione tra il superliminale e il subli¬ minale : si direbbe che gli psichicisti, inebriandosi del loro verbalismo, separino in sostanzialità ed in potere le due “ coscienze , e concepiscano due emi-anime addossate 1 una all'altra come due fratelli Siamesi, o sottostanti come uno strato d’acqua ad uno di olio, ma disgiungibili per lo mezzo o per traverso, e suscettibili di diventare estranee fra loro. Essi non si accorgono che la “coscienza, non è un entità da tagliare in due metà o parti, ma una qualità , di de-   56   PSICOLOGIA K SPIRITISMO, I   terminati fenomeni, la quale va per gradazioni insensibilmente sfumate da un maximum ad un minimum di chiarezza: le parole * soglia e sottosoglia “ coscienza superiore e co¬ scienza inferiore „ hanno appena un valore metaforico: non sono sostanze, ma nomi sostantivi !!  Insistere ora su queste dottrine è un fuori di luogo. Noi dobbiamo piuttosto domandarci se, di fronte ad esse, la scienza odierna psicologica non abbia una via sua propria da se¬ guire, meno fantastica e più solida, meno ipotetica e più empirica; una via, dove non si incontrino antichi ruderi di miti, e vecchi frammenti di concetti mistico-filosofici; una via materiata e costeggiata da fatti positivi di osservazione e di esperimentazione, che ci conduca ad una mèta, sia pure provvisoria, giacché la scienza sa di non essere in grado di darci 1 Assoluto, ina per lo meno tanto sicura, proporziona¬ tamente ai mezzi di conoscenza di cui disponiamo, da con¬ cedere un po di riposo e di calma a noi affaticati da secoli e secoli di escursioni e capitomboli nei domini tenebrosi dell Occulto e dell Invisibile. Orbene: da alcuni anni si può dare una risposta affermativa e consolante a quella domanda.  Ma qui, a meglio comprendere le cose, bisogna rifarsi molto addietro nella storia delle dottrine vitalistiehe e spiritua¬ listiche : i lettori impazienti saltino pure queste poche pagine di storia filosofica.   Alle fonti della pneumatologia.  L'esistenza di un * perispirito „ è il cardine dell' ipotes spiritica: quest’anima semimateriale, senza di cui rimar¬ rebbe incomprensibile il presupposto ufficio intermediario dei “medi,, trova le sue origini nell’antica e vecchia pneu¬ matologia.  Non mai ha dominato, u riguardo della natura dell’uomo, e sopratutto a riguardo delle sue funzioni mentali, un dua¬ lismo puro e assoluto : voglio dire che mai, anche nei più bei tempi dello spiritualismo classico, da Platone a Tom¬ maso d'Aquino,da Descartes a Cousin, da Kant agli odierni pnrallelisti „ e meglio ancora agli odiernissimi neo-vitalisti e neo-idealisti, mai 1 uomo fu concepito come un doppio semplice, risultante dall unione di un corpo con un 'anima (della   CORPI», VITA E SPIRITO   i>7   “ Materia , con lo “ Spirito , ) : sempre tra questi due ter¬ mini opposti, lo volessero o no i filosofi dualisti, se n'e intromesso in maniera più o meno aperta un terzo, e questo terzo è rappresentato dalla Vita.  Nell’uomo i dualisti più esclusivi non hanno mai saputo nè potuto assimilare i fenomeni “ psichici „ veri, il sentimento l’idea e la volontà, ai fenomeni “vitali,, alle attività meno elevate dell'organismo; in quanto che, dando all’anima l’attri¬ buzione generica di rendere attivo e di “ far vivere „ il corpo, sia nelle sue singole parti, sia quale complesso armonizzato di parti, bisognava necessariamente dare un’anima non dissimile anche agli organismi inferiori e perfino a quelli costituiti da un solo elemento monocellulare. Se l’anima era nell’uomo inca¬ ricata. non solo di sentire pensare e volere, ma anche di nutrire respirare crescere e riprodurre il suo corpo, come non avrebbe dovuto godere le stesse attribuzioni o facoltà anche nel bruto, e giù giù, scendendo a gradi tutta la scala ininterrotta degli esseri viventi, anche nell’insetto, nell’in- fusorio e nell’ameba? E da questi estremi gradini della serie animale, come non passare, senza disgiunzione arbitraria, alla serie vegetale ? In altri termini, la Vita era essa la Mente ?  Il problema formidabile si è imposto da secoli alla meta¬ fisica ed alla psicologia, ma non ebbe mai una soluzione decisa. Credo anzi che moltissimi biologi e psicologi non se lo siano mai posti, 0, se lo hanno intravvisto, se ne siano pru¬ dentemente scostati. Sono specialmente gli spiritualisti dua¬ listi che bau cercato di eluderlo: essi sono stati costretti a trovare un compromesso miope, distinguendo la Mente, prodotto di un’“ entità spirituale „, dalla Vita, prodotto di un’ “ attività vitale „. Evidentemente non si voleva ricono¬ scere che, se l’organismo era capace in sè e per sè di dare i fenomeni “vitali „, poteva ben essere in grado di dare anche i fenomeni “ psichici „. Più coerenti sono stati perciò gli spiritualisti unitari o idealisti del tipo di Berkeley: almeno essi hanno proclamata l’esistenza di sole sostanze spirituali, riducendo tutto allo spirito, negando la materia ; e così sono arrivati a quel semi-delirio paranoico che è il solipsismo ( l’esistenza di una sola coscienza che cren il mondo e tutti gli esseri, quella del “ pensatore „ ; la non esistenza del corpo e di tutte le altre coscienze come cose reali!! — ). _  Ma tutte le scuole dualistiche, dette impropriamente spi¬ ritualistiche, sono state incoerentissime: l’Uomo, come esse ce lo descrivono o come se lo raffigurano, non è già una dualità, ossia un composto di Corpo -j- Anima, ma una trinità, ossia un composto di Corpo -f Vita -f Spirito. In tal modo, però, esse han simulato di non accorgersi cbe sono tre le correnti da mandare avanti senza contraddizioni : Organicismo (materialismo) -+- Vitalismo + Spiritualismo. È difatti in ogni tempo la filosofia ortodossa ha separato i fenomeni “ vitali per un lato dai “ materiali „ o fisico¬ chimici, per 1 altro dai “ mentali „ o psichici. L’imbarazzo di illuminarci su una siffatta separazione non é stato meno grande eli quello incontrato dagli stessi filosofi per dimo¬ strare l’indipendenza dei fenomeni psichici dagli organici! I più astuti, pui' non volendo unificarli, hanno finito collo scoprire le teorie anodine del “parallelismo fisio-psichico „ e dell ‘‘interazione o azione reciproca tra fisico e psichico „, che naturalmente lasciano le cose come le trovano e sono appena un contentino per le coscienze timorate cui fa paura il dubbio di passare per “materialisti „. I più logici, invece, dovrebbero accostarsi, senza tante fisime, allo spiritismo, come avea finito col fare Angelo Brofferio : lo spiritismo, infatti, col suo “ perispirito „ , sostiene la composizione trina dell uomo, laddove l’occultismo è giunto anche alla penta — ed all epta-essenza ! ossia ai cinque o sei elementi.  E assai difficile orientarsi in mezzo alla moltitudine di queste ipotesi, congetture e denominazioni filosofiche; e, in particolar modo, è arduo voler raggruppare attraverso i se¬ coli le fila delle dottrine esplicative intorno alla natura del- 1 anima e ai suoi rapporti coll’organismo. Ma con un po’ di sforzo sintetico, si riesce a capire che i maggiori fra i filosofi idealisti dell'antichità, messisi in antagonismo con la grande corrente monistica creata da Eraclito, Parmenide, Empedocle, Anassagora e Democrito, e non sapendo come trarsi di impaccio, avevano finito coll’am mettere la pluralità delle “ anime „ : e in ciò erano più onesti (la parola è dura, ma risponde proprio al mio pensiero) di certi spiritualisti-idealisti odierni. Platone, ad esempio, suppose l’esistenza in noi di tre anime: una pensante, il vo0<;, avente sede nella testa; una sensitiva, il Ouuót;, siedente nel petto e specialmente nel cuore; ed una appetitiva, l’òmòtiu'iTixóv, mal definita e mal denominata, localizzata nel ventre, al di sotto del dia¬ framma : In prima sola, di origine divina ed immortale ; le altre due, di bassa estrazione e mortali. È supponibile (per non abbassare di troppo la posizione filosofica del “ divino , Platone!) che questa trinità animistica fosse soltanto meta¬ forica; ma le metafore hanno purtroppo nella storia del sapere umano un’influenza funesta : dal gregge innumerevole   fonti della, fnedmàtologia   59   dei seguaci di una dottrina o di una scuola sono prese come verità, come rappresentazioni della realtà. Ed ecco perchè il pluralismo psichico platoniano non è scomparso quasi più dalla filosofia dello spirito: esso è durato per secoli; esso nei tempi antichi ha dominato nomini di mas¬ sima genialità come Aristotele e Ippocrate, e nel medio¬ evo gli scolastici, compreso Tommaso d’ Aquino; ed esso si trova ancora sotto le vesti malcucite del “ neo-spiritua¬ lismo ,, intendo dire dello spiritismo ! Vale la pena, talvolta, di rimontare alle origini.  Aristotele mutò, tuttavia, alquanto il concetto delle tre anime: lasciò sussistere l’ anima pensante o noetica, quindi unì insieme le altre due, la sensitiva e la motrice (nella quale esiste il desiderio o appetito), e ne fece V anima animale-, ma, da grande naturalista qual’era ancor più che grande filosofo, vide che le funzioni di nutrizione crescenza e ripro¬ duzione, possedute anche dalle piante, non erano ascrivibili iille due anime precedenti, e ne ammise una terza, V anima regetatii-a. La scala era cbsi stabilita: 1° i corpi materiali senz’anima (individuale); 2° gli esseri viventi vegetali, con un corpo ed una sola anima; 8“ gli esseri viventi animali, con un corpo e due anime : 4° l’essere umano, con un corpo e tre anime, ciò che costituiva una quaderna e non più una terna! Lo strano si è che quarant’anni or sono, sotto la designazione vaga di * cause „ e in aggiunta alla gravitazione regolante i fenomeni di moto kepleriano (astri e sistema solare), un antropologo insigne, Ariti, de Quatrbfages, pretese risuscitare le tre anime aristoteliche per distinguere i regni naturali, cosicché l’uomo sarebbe stato il prodotto di cinque cause : gravitazione, eterodinamia (forze fisico-chimiche), vita, anima animale, anima umana o razionale (Rapport sur V An- ihropologie, 1867; L’Espèce humaine, 1875).  La Scuola di Alessandria, per merito di Ekasistrato e di fiero di Efeso, semplificò alquanto le cose: riunì l’anima vegetale alla animale, e ne fece il “ pneurna vitale „ , met¬ tendogli al di sopra il “ pneurna psichico La Scuola di Per¬ gamo, con Galeno alla testa, senza grandi esitanze ed incer¬ tezze ritenne e consolidò la “ pneumatologia „ (questo nome è ricomparso con De Mirville negli inizi dello spiritismo): se non che, parve che Galeno volesse assimilare il pneurna psichico alla sostanza dell’anima intelligente; ma non scor¬ gendo il mezzo di collegare piante ed animali in un solo impero dei viventi, ei ritornò a disgiungere gli “ spiriti vitali , di natura più bassa (la vita vegetativa) da quelli “ animali „ di costituzione più raffinata (la vita di relazione). Orbene: sono questi galenici “ spiriti animali , che, — una volta imaginati per ispiegarsi le attività non ancora psichiche o spirituali, e non più semplicemente vegetative od organiche dell’uomo, — hanno attraversato il medio-evo senza alcun mutamento essenziale, e dalla medicina si sono imposti alla filosofia per più secoli : sono anche i imOnct che si ribattezzano col ter¬ mine di peri-spirito.  L’Aquinate e gli scolastici li accolsero nella loro sbiadita e involuta psicologia; e i medici-filosofi del Rinascimento li adoperarono per chiarire (?) le funzioni di innervazione: secondo l’espressione di Varolio (1572), gR “ spiriti animali „ avevano “ l’ufficio di presiedere alle operazioni superiori del cervello „ . Ma erano “spiriti, in realtà molto materiali, cosicché hanno proprio i caratteri del “ perispirito , dello spiritismo odierno; per esempio, Gl v i»k Chauliac nel 1663 li faceva derivare da una “ distillazione degli inferiori spiriti vitali traverso la rete mirabile dei tessuti,. E codesta loro materialità fu mantenuta nella metafisica dello spirito dal grande instauratore del pensiero moderno, dal Cartesio.  Si è detto che Renato Descartes (i cui scritti memorabili vanno dal 1637 al 1667, compresi quelli postumi), negasse l'anima ai bruti, qualificandoli per meccanismi automatici senz’anima; ma la cosa va intesa in un senso più riguar¬ doso per la gloria della psicologia cartesiana. Ai bruti egli accordava almeno gli “ spiriti animali , che già trovava nella medicina del suo tempo; salvo che in luogo di figu¬ rarseli spirituali come 1’ “ anima razionale „ da lui collocata nella ghiandola pineale a mo’ di un ragno nel bel mezzo della sua tela, li pensava materialisticamente Nel suo pensiero erano “ spiriti „ diversi solo dai “ vitali , per una maggiore finezza; erano un qualche cosa di assai più fino dell’aria, una specie di “ vento sottilissimo ,, o, piuttosto, una fiamma vivacissima e purissima. Questa “fiamma,, spinta dal calore del cuore (centro della vitalità o degli “ spiriti vitali „ i, possedeva una velocità estrema, e, arrivata alla testa, si spandeva pei ventricoli del cervello, penetrava nei pori della sua sostanza, ne sortiva pei nervi e si rendeva ai muscoli, causando non soltanto le azioni naturali (le organiche infe¬ riori), ma pur le “ animali , Ile sensibili, le motrici, la memoria, l’imaginazione, la ragione).  Come poi Descartes concepisse i rapporti di questi “ spi¬ riti animali , con la sua anima razionale e unificatrice di tutte le attività escogitanti, non è dato a nessuno di capire;   GLI “ SPIRITI ANIMALI „   61   10 mi ci sono scervellato indarno ! Non tatti gli storici della filosofia dello spirito sanno che una distinzione ben netta fra uvèuMa materiale e anima immateriale si è formata len¬ tissimamente: nè Descartes, nè Spinoza, nè Leibniz ave¬ vano un'idea precisa sui rapporti fra l’attività mentale e il cervello. Ad ogni modo, gli spiriti animali, rinvigoriti dalla adesione di Descartes e sempre concepiti materialistica¬ mente, per es. da G. Borelli e dall’HoFFMANN, durarono ancora per molto tempo. Non valse che il Virdssbns (1684) pretendesse spiritualizzarli, vedendo in essi * una sostanza immateriale sottilissima, volatilissima,, offrente i caratteri della materia eterea (il principio astrale degli occulto-spiritisti nostri): chè in quel tempo stesso A. Mayovv (1681) li diceva bensì * sottili, agili ed elastici „, ma, da coerente chimiatre,  11 assimilava allo “ spirito nitro-aereo „ esistente nell’aria; il che preludeva nientemeno alla scoperta dell’ossigeno fatta cent’anni dopo dal Lavoisier. Dirò di più: la definizione del Mayow era anche un preludio di quelle del perispirito avanzate adesso in senso chimico, quando lo si imagina affine o riducibile al radio ed all’elio.  Gli spiriti animali, così materializzati e sempre più de¬ tronizzati dalle loro alte funzioni, sono scomparsi a poco a poco dalla scienza, in principio sconfitti dall' “ animismo „ ultra spiritualistico dello Staul (1707), malamente risuscitato trentanni fa dallo Chauffard(1878), in seguito sostituiti dalle dottrine fluidistiche vissute fino in pieno sec. XIX. Però non è dubbio, per chi studii la storia dei concetti filosofici e me¬ dici intorno alla vita, che il “ fluido vitale , dei biologi vita¬ listi ad oltranza, questa entità iiuaginaria collocata al posto delle antiche personificazioni mitologiche, non fosse una sola e medesima cosa cogli “ spiriti vitali , di Galeno e del medio-evo ; come è evidente che il “ fluido nervoso ,, rimesso in onore anche recentissimamente sotto il nome di “ forza neurica radiante „ e simili, si risolve psico-geneticamente negli “ spiriti animali . di cui ho parlato. Purtroppo, si deve ri¬ conoscere che Inscienza rifà soventi volte lo stesso cammino, illudendosi di mutare i proprii concetti quando muta i nomi sotto i quali se li rappresenta. D’altronde gli spiritisti me¬ desimi, specialmente i più astrusi che si compiacciono di tendenze occultistiche, affermano che il perispirito o corpo fltiidico attuale è tutt’uno col hai degli Egizii, col linga- sarira degli Indiani, col nephest degli Ebrei, col corpo spi¬ rituale di San Paolo (?), e . (chieggo perdono dell’avvici¬  namento) col corpo aromale del Fouiuer.   62   PSICOLOGIA K SPIRITISMO; I   Alla fine i “ pneumi „ o “ spiriti „ e i * fluidi „ sono stati, tutti in massa, abbandonati o sottaciuti quando, al chiudersi del XVIII secolo e al principio del XIX, i fenomeni vitali ven¬ nero concepiti quali effetti di una “ forza specifica vitale „ agente in conformità delle altre forze naturali fisico-chimiche, ma in conflitto permanente con esse. Però anche codesto vita¬ lismo, sebbene appoggiato dall’autorità di un Biohat, di un Giovanni Mùller, di un Liebio, non ha potuto resistere alla corrente meccanicistica e deterministica, che formò il carattere culminante della filosofia biologica del secolo XIX sotto l'im¬ pulso dei progressi enormi compiuti dalle scienze fisico-chi¬ miche. Anche la “ forza vitale, era stata cacciata pochi anni fa dai più riposti angoli di un organismo, che si concepiva e si vedeva sperimentalmente regolato in modo esclusivo dalle forze comuni agenti nella natura esteriore e trasformantisi l’una nel¬ l’altra, quali modalità di una sola Energia cosmica : essa era andata a raggiungere per vari decennii gli spiriti e i fluidi. Ma oggi, eccola, dopo i trionfi del meccanicismo unitario che pare¬ vano sicuri, eccola risuscitare, se non quale “essenza,, almeno quale specificità formale degli esseri viventi nel neo-vita¬ lismo odierno di Bonge e A. Gadthikk, di Hetdenuain e Paulow, di Reinke e di Driksoii. Ebbene: checché si dica da questi chimici e fisiologi e botanici neo-vitalisti, che verosimilmente non ci hanno pensato e protesterebbero indi¬ gnati, io dico che le loro dottrine hanno ricevuto inconsa¬ pevole spinta anche dalla corrente spiritistica. Per me la colleganza storica dei concetti esplicatorii della vita è evi¬ dente : quando si vuole dare al fenomeno vitale una spe¬ cificità distintiva dal fatto fisico e dal fatto psichico, si ricade nel pluralismo antico pneumatologico ; e tra orga¬ nismo e pensiero, tra cervello e coscienza, tra corpo e mente, tra materia e spirito, si deve per forza intercalare un qua¬ lunque siasi irviuqa, o uno “ spirito vitale ,, o un “fluido vitale „, o una “ forza vitale , o... un perispirito!  Ma perchè, si chiederà, perchè questo sfoggio di ricordi eruditi ? Unicamente per chiarire l’origine storica di tutte le ipotesi non strettamente spiritiche o alquanto diverse dalla spiritica, le quali furono enunziate recentemente onde spiegare l’insieme dei fenomeni fisio-psichiei procreatori dello spiritismo-sistema, o da lui assorbiti come pabulum in¬ dispensabile, divenuti anzi la sua ragione prima. Non si creda invero che, per quanto staccati dai fenomeni vitali e mentali ordinari, quei fenomeni che sono la manifestazione soggettiva ed obbiettiva di poteri ancora quasi sconosciuti,  o quanto meno eccezionali dell’organismo umano, siano poi stati spiegati con ipotesi troppo diverse da quelle or ora da me rammentate in pneumatologia o in vitalismo: noi pas¬ siamo a vederlo.   * *  La corrente esplicatrice preterspiritica.  Accanto allo spiritismo, e di pochissimo tempo a lui posteriore, ma con radici approfondate molto più in addietro, si è originato e svolto un insieme di nozioni e di ipotesi preterspiritiche, le quali, pur restando ancora nella zona di pe¬ nombra del sapere umano alla quale accennavo, non mancano di consistenza e non difettano di chiarore : esse sono, insomma, un frammento della nebulosa conoscitiva che, distaccandosi dal regno interminabile e indeterminabile dell’oscurità, si è venuto accostando per gradi al nocciolo già costituito dalle scienze fisiche biologiche e psicologiche. Questo nuovo dominio della conoscenza si è dapprima sviluppato sotto la solita forma di “ ipotesi esplicativa „, poiché la mente umana comincia sempre con un lavoro frettoloso di sintesi sui pochi fatti che ha osservato in un qualsiasi dominio naturale, e solo tardi, quando si è servita di cotali ipotesi come di linee direttrici nella ricerca analitica, scompone quei suoi primi tentativi di spiegazione gettandone via tutto ciò che vi era di prematuro e di empirico, e li ricompone con nuovi elementi in teorie meglio coordinate e più sicure. Così si vengono sempre delineando due correnti parallele: quella ardimentosa, ordinariamente precoce, delle spiegazioni, che risponde al bisogno istintivo del perchè ; e quella prudente, ordinariamente tardiva, della investigazione e sperimentazione, la quale conduce modestamente alla conoscenza del come.  L’ipotesi, che nei fenomeni dello “ spiritismo moderno „ iniziatosi coi picchi delle sorelle Fox si manifestassero le anime dei morti o di altre “ entità invisibili „, non poteva soddisfare chi, senz’essere animista nè spiritista, doveva rico¬ noscere la loro realtà ed autenticità. Si ebbero, dunque, fin dai primi anni, nello stesso Nord-America, gravi ed acerbi dibattiti sulla natura dei nuovi “ barlumi del soprannatu¬ rale „ (Elliot) e sul valore della riapparsa “ psicomanzia „ (Page). Chi non poteva adattarsi a vedere nelle “ manife-   04   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1   stazioni spirituali , dei dialoghi con trapassati o con altre entità occulte, ne cercò altrove una spiegazione: e ben presto la trovò o credette di trovarla.  Questa corrente esplicatrice dei fenomeni, che per bre¬ vità dirò anch'io con Grasset “prescientifica,, è stata sollecita a formarsi per il motivo che in un dominio contermine e molto affine del “meraviglioso,, in quello dei fenomeni “magne¬ tici,, le ipotesi non mancavano, erano, anzi, da molto tempo in fiore, inquantochè nate ad uno stesso parto con la creazione della tecnica produttrice di codesti fenomeni ad opera di An¬ tonio Mesmer (1766). Ma veramente, per le ragioni storiche da me addotte nei paragrafi precedenti, si sarebbe potuto risalire di circa duecento anni, collegando la neo-pneumato- logia o teoria americana dello “ Spiritual World „ con la vecchia pneumatologia degli “ spiriti animali e vitali , da Galeno a Vieusskn». Quegli “ spiriti ,, ad esempio, che agi¬ vano entro i confini dell’organismo individuale, perchè non avrebbero potuto imaginarsi dotati della facoltà di fuoruscirne e di agire a distanza, sia su altri organismi viventi dotati di sensibilità particolare o “ sensitivi ,, sia sugli oggetti materiali? Ed ecco la psicogenesi dell’ipotesi enunciata nel 1675 da Guglielmo Maxwell, medico del re Carlo II d’In¬ ghilterra : il quale congetturò che dall’ uomo vivente sfug¬ gissero dei “ raggi corporei „ aventi molta affinità cogli “ spiriti vitali ,, ma usufruiti eventualmente dall'anima che operava al di fuori del corpo per loro mezzo e dava ad essi la energia e la potenza di agire (De medicina magnetica, Londonii, MDCLXXIX).  È a questa ipotesi pressoché immutata nella struttura, appena diversa nel nome, che si connettono a un secolo e poco più di distanza le idee di Mesmer, Puységur, Tariiv he Montravel, Deleuze, Ducotet, ecc. circa la esistenza di un fluido particolare battezzato come “ magnetismo animale ,. Si supponeva, cioè, da oltre ottanta anni prima dei picchi pro¬ dotti dalle sorelle Fox. che neH’atmosfera della nostra terra arrivasse dal sole e dai pianeti un fluido sottilissimo, etereo, che penetrava dappertutto ed agiva particolarmente sul sistema nervoso dei corpi animati. Dapprincipio lo si disse tutt’una cosa con il magnetismo della calamita, ma poco dopo lo si differenziò e si ebbe cosi il “ magnetismo dei corpi animali ,. Era un nuovo fluido che si aggiungeva agli altri enti incoercibili e imponderabili, che i fisici avevano ima¬ ginato per servire di intermediar! fra i corpi influenzanti e i corpi influenzati, e con cui spiegavano i fenomeni calorifici, luminosi, elettrici e magnetici. Se non che, esso doveva essere più simile al “ fluido vitale con cui i biologi pre¬ tendevano capir meglio i fenomeni degli organismi viventi, e al “ fluido nervoso „ più o meno risolvibile nel precedente e col quale i tisiologi si ingegnavano di spiegare la tras¬ missione delle impressioni sensitive dagli organi al cervello e quella delle incitazioni motrici dal cervello agli organi. In realtà, bastava irnaginare che codesto ultimo imponde¬ rabile ipotetico fuoruscisse dai confini di un dato organismo ed andasse ad influenzarne un altro a distanza, per trasfor¬ marlo nel fluido creatore del “ rapporto „ magnetico; e cosi si trovò spiegata, dai mesmeristi e dai magnetologi che successero al Mesm.br, la facoltà posseduta da certe per¬ sone i i magnetizzatori) di trasmettere e comunicare i loro pensieri e la loro volontà ad altre persone (i magnetizzati, i “ sensitivi ,). Ancora adesso, il “rapporto, è il cavallo di battaglia usato contro l'ipnotismo scientifico.  E là che debbono essere scorti i primi elementi di tutte quelle spiegazioni dei fenomeni magnetici, sonnambulici, ipnotici, lucidi, bio-elettrici, spiritici e telepatici, che sono state formulate negli ultimi sessantanni, il più spesso, è vero, in appoggio, ma talora anche in opposizione assoluta alla ipo¬ tesi dell'intervento e comunicazione delle anime dei defunti. Questa corrente preterspiritica di indole strettamente mec¬ canicistica e materialistica (è inutile che si protesti il con¬ trario), a base di effimii, di emanazioni, di radiazioni più o meno sottili a mo’ degli antichi “ spiriti animali „, e più o meno ipotetiche a mo' dell’etere dei tìsici, ha oramai un bi¬ lancio assai ricco. Vi ricorrono nomi di dotti di primo ordine, anche se dai contemporanei non sono sempre stati apprezzati come meritavano; e vi si succedono, vi si sostituiscono o combinano ipotesi non prive di genialità, uè mancanti di ra¬ gionevolezza, anche se considerate con aria di disprezzo dalla “ scienza ufficiale „ o da quegli scienziati che si imagiuano di rappresentarla e di tenerne acceso gelosamente il sacro fuoco vestale.  Vi si incontra, in primo luogo, l'ho già detto, tutta la lunga serie dei magnetizzatori e magnetologi, continuata da Messikk a Gkssmann, da Dupotet a Mootin, da Lisimaco Vekatti (— G. Pellegrini) a Durville e Rouxbl, i quali, sopratutto per illuminare le azioni a distanza, hanno trasportato il “ fluido magnetico , o 1" etere mesmerico „ in pieno spi¬ ritismo. Essi lo hanno assimilato, in forma ora esplicita ed ora latente, al perispirito, al “ corpo astrale „, all’“ anima fluidica   Morselli . Psicologia e spiritismo .   che si estrinsecherebbe dai medi e che sopravvivrebbe, ora Cóme inviluppo post-mortale definitivo dell' *• anima spiri¬ tuale ora come fantasma o ammasso fluidico dissolvibile nell’ “ essere postumo „ (D’Assirb). Appartiene a questa schiera, pur divergendone sensibilmente, anche il conte Age- uoitic de Gaspabin, che all’epoca dell'invasione degli anglo- americani tavolini giranti (1854) respinse, nonostante il suo cattolicissimo modo di pensare, ogni intervento sopranna¬ turale di demonii o di anime di morti, ed enunciò l’idea che l’agente misterioso di quei moti fosse un “ fluido vitale „, forse il magnetismo di Mksmeh, fors’anco il calorico. E vi appar¬ tengono pure lo CiiAiiPiGNON, il Despine. il Ramhosbon, ece., che non sapendo spiegarsi con le funzioni nervose ordinarie i fatti d'azione a distanza, della trasmissione psichica, del con¬ tagio mentale, hanno supposto l’esistenza di un agente miste¬ rioso, semi-materiale ma invisibile, che passerebbe dal magne¬ tizzatore al magnetizzato, dal soggetto attivo al passivo, e spiegherebbe il famoso “ rapporto » fra l’uno e l’altro, rap¬ porto non chiarito dalle investigazioni e dottrine sull' ipno¬ tismo e sulla suggestione (non mentale).  In secondo luogo, con successione parallela alla precedente magnetologica, talvolta del tutto distinta (almeno in appa¬ renza), tal’ altra convergendo verso di lei, vi figura la schiera di tutti gli scopritori e denominatori di qualche ipotetico prin¬ cipio attivo (mesmerico o no), che sarebbe più fino della ma¬ teria onde consta il corpo organizzato, e avrebbe la facoltà di fuoruscirne, di rivelarsi con azioni meccaniche u distanza e con particolare balistica; che mostrerebbe fenomeni di pola¬ rizzazione, e potrebbe anche rendersi percettibile alla vista di individui peculiarmente dotati di sensibilità ad hoc, perciò detti “ sensitivi „. Questo principio o agente pressoché mi¬ sterioso, non ancora riconosciuto dalla scienza positiva di laboratorio e di clinica, lia avuto nomi diversi e non si è appalesato sempre fornito dei medesimi caratteri e delle me¬ desime qualità: il che ha accresciuto i dnbbii e le diffi¬ denze. Inoltre, non viene chiarito abbastanza se noi abbiamo da intenderlo come un’emissione o una vibrazione od un’on¬ dulazione analoga alle altre forze naturali: non c'è, come osserva l’illustre D’Absonval, altra via che uua di queste tre, per ridurre le azioni a distanza sotto il dominio della fisica.  Per comprenderne la comparsa e i nomi, bisognerebbe anche qui rifarsi a capo di un capitolo importantissimo di storia della fisiologia; bisognerebbe indagare con buona critica la influenza che le scoperte ammirabili dei nostri grandi Galvani, Nobili,   rixiiiissio t. psicodinajii.smo   . 67  Mattbccci sull’elettricità animale — compiute dal 1797 al 1845, confermate poco dopo daDc-Bois Reymond f’48-77), poi da Hermann e Kchne(’67-98) — debbono avere esercitato sulla fantasia dei mesmeristi magnetologi e neurologi- Non altri¬ menti io mi spiego il fatto che fino dal 1842 il doti. Rode» Buchanan di Cincinnati (ci imbattiamo continuamente in Americani, quando si tratta di cose ardimentose!! avesse inventata la sua teoria della nervatira : questa era una sottile emanazione data dal sistema nervoso, massime dai centri ce¬ rebrali; era un che dimezzo fra l'elettricità e il calore da una parte, la volontà e la coscienza dall’altra; essa agiva poi da - mediatore „ (si noti !) Ira le due entità, corpo ed anima, costituenti l’uomo. L’anno stesso in cui nacque lo spiri¬ tismo odierno nella fattoria delle sorelle Fox, un rev. Boveio Dops di Nuova-York parlò senz’altro di elettricità vitale 1 1847 1; e tre anni appresso un medico di Boston, il dottore S. <T. Gtìumes, suppose la esistenza di un lluido sottilissimo, Yetherium, cui assegnò tutte le azioni curative del magne¬ tismo animale fabbricandovi sopranna sua eteropatia (’50).  Contemporaneamente, in Europa, l’austriaco Bar. Di Rki- CHBNBAOU, dopo lunghe indagini, usciva con la sua congettura dell’orf. L’ “ od „ pervade l’intero universo; è rivelato dagli or¬ ganismi con particolari effluvii, ma è diverso quale “ dinamide „ dal calore, dalla luce, dall’elettricità e dal magnetismo ; è for¬ nito di poteri motorii attrattivi e ripulsivi, non che di po¬ larizzazione; ed agendo a distanza sui corpi tisici e viventi, è il vero “termine intermedio | ecco ancora la medium nità ! | fra il mondo degli spiriti e quello dei corpi , (1849-’66). É giusto ricordare che all’ipotesi dellW hanno aderito uomini di levatura, fra cui citerò l’esimio ingegnere e fìsico inglese Fletavood Varley (’69), che fu compagno del Crooices nelle celeberrime esperienze sul medium Fiorenza Cook, e il conte Col. Aus. de Rochas, un eminente cultore della òdierna meta¬ psichica (’95). Ed è pure atto di giustizia riconoscere che all’od reichenbachiano, sebbene riguardato quasi come un’invenzione pazzesca da Helmiioetz e da Di' Bois Reymond, si connet¬ tono tutti gli agenti ipotetici, tutte le forze ignote imagi¬ nate in questi ultimissimi tempi per ripiegare tanto i fe¬ nomeni mesmero-magnetici, quanto gli spiritici, e massima¬ mente fra questi ultimi i fenomeni tisici od esteriori.  Dovendoci restringere, qui citiamo: — lo psicode, detto anche forza edenica, con la quale il tisico ginevrino Turar, riprendendo le osservazioni del Gasparis, volle chiarire il fatto materiale dei tavolini giranti, in quantochè gli “ edenici „   t   68   PSICOLOGIA B SPIRITISMO, I   permettono alla volontà, prescindendo dall'azione muscolare, di agire a distanza sopra i corpi inerti ( 1858-881 ; — la forza nervosa, assimilabile all’elettrica, che Cablo Bbay sostenne ca¬ pace di dare anche il pensiero, pur dichiarandola un particolar modo della comune ed universale energia, convertibile e reversibile nelle altre forze naturali (1866) ; — il fluido ner¬ voso, con cui Chevillaiui volle risolto il problema spiritico' (1869); — la forza neurica radiante, scoperta e lungamente studiata dal dott. Baréty ( 1881-87); la forza, pure essa con¬ cepita analoga all’elettricità ed al magnetismo, che il celebre filosofo En. v. Hartmann suppose emanata dal corpo dei medium, e nella quale I’Aksakoff ha creduto di scorgere un’esagerazionedeH’animismo (1885 ); — le correnti di polarità, determinate nell’organismo umano da Chazaraink e Déclé, visibili ai medium pel loro colore azzurro e rosso a’ due lati del corpo, e che gli scopritori dichiarano invece diffe¬ renti dalla polarità magneto-elettrica (1886); — da ultimo, per chiudere la serie, la forza vitale fluidica, stabilita e mi¬ surata con “ formula biometrica „ dal dott. Ipp. Babau l'C ( 1894-96), seguito da quei pochi psichicisti, come il dottore Joike, che preferiscono teorizzare precocemente anziché con¬ tentarsi dello studio esatto e spregiudicato dei fenomeni.   Gli * Studi psichici , e la Metapsichica.  È soltanto in uno studio dei fatti, scevro per adesso da pre¬ mature generalizzazioni e da affrettate ipotesi esplicative, che si rinchiude la corrente investigatrice veramente seria, stret¬ tamente scientifica, dell’epoca attuale. I suoi inizii furono po- lemico-critici. ma ebbero tosto quell’impronta positiva che sol¬ tanto poteva darle il metodo obbiettivo-sperimeutale. Nei cenni storici precedenti ho accennato di scorcio alle fasi precipue di questa investigazione metodica: dò qui alcuni maggiori particolari di rilievo.  Fu il di 23 gennaio 1869 che la Società dialettica di Londra, volendo veder chiaro nei tanto decantati fenomeni di luci¬ dità e di comunicazioni spiritiche, accettò la proposta del dott. Eumcnds e nominò una Commissione di trentasei per¬ sone allo scopo di esaminare e di riferire. Erano in troppi e   GLI   STIIIÓ PSICHICI   69   di troppo diversa attitudine per esperimenti che richieggono competenza speciale , ma vi erano intanto dei naturalisti, dei fisici, dei medici di alto valore, come A. R. Wallace, Serjkast Cox, F. Cromwell Yarlkv, Carlo Bradlaugh, H. G. Atkinson... non che gentiluomini coltissimi, come Lord Lindsay conte di Crawford... Non vollero entrarvi il Tyndall, nè I’Hdxley, nè il Carcenter, perdendo in tal modo una magnifica occasione per illuminare con la loro grande autorevolezza in fisica ed in biologia la intralciata questione. Ad ogni modo, i 36 Commissarii sentirono testimoni, raccol¬ sero documenti, e divisi in sei sub-comitati fecero molte “ se¬ dute , sperimentali. Ne uscirono quasi tutti convinti della realtà di taluni fenomeni (ad es. moti di oggetti a distanza, vibrazioni sonore e tattili prodotte senz’azione muscolare o meccanica diretta, linguaggio tiptico convenzionale, neces¬ sità della presenza di determinate persone): ma la relazione presentata il 20 luglio ’70 non fu ammessa negli Atti uf¬ ficiali del sodalizio ; si dovette stamparla a parte, e, come non mostrava accordo unanime dei Commissarii su tutta la fe¬ nomenologia, così non elimini) i dubbii e le opposizioni.  Fu in quel luglio istesso che Guglielmo Crookes annunziò formalmente il suo proposito di voler sottoporre a sistema¬ tica investigazione i fenomeni fisici dello “ spiritualismo „  { “ Quarteria Jouru. of Science „ 70-71); e mantenne la parola. Per tre anni egli esperimentò insieme con valorosi amici, fra cui il Varley e il Cox, sui due medium allora in mag¬ gior voga, l’Home e la Cook, e pubblicò in varii articoli quelle sue famose Ricerche che, per il metodo dei cimenti sperimentali, per le conclusioni coraggiose dei risultati af¬ fermativi, costituiscono ancora il caposaldo del così detto ‘ spiritismo scientifico „, o, meglio, sono il primo e più im¬ portante passo storico nello sviluppo della metapsicologia.  Per uno di quei fatti di convergenza che non sono ra’ri nella storia delle conquiste umane, l’ iniziarsi della fase scientifica dello spiritismo ha coinciso quasi colla ripresa degli studi positivi sul magnetismo animale. Il Dott. Braid vi aveva portato molta luce con la sua dottrina dell’ ipno¬ tismo (1848): questo certamente spiegava un gran numero di fatti già segnalati dai mesmeristi e magnetizzatori, ma non sollevava affatto il velo ricoprente tutto il meraviglioso psichico contenuto nel campo stesso del “ magnetismo „ mesmeriano e del “ sonnambulismo „ puyseguriano , men che mai illuminava le ombre addensantisi sul contermine dominio dello spiritismo. Chi per primo, nel 1875 , si ac-   70   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   corse della imperfezione delle dottrine ipnologiche allora imperanti, e portate poco dopo al l'esagerazione dallo Charcot e dalla sua Scuola neuropatologica della Salpétrière, l’u un giovine medico, il cui nome di tisiologo e di psicologo è oggi divenuto notissimo e caro a quanti si occupano di studi supernormali: intendo Carlo Riciiet. Egli narra die, avendo assistito per caso ad una seduta magnetica, fu colpito in specialissimo modo dai fenoraeui “ sonnambulici „ dei sog getti magnetizzati, e progettò di studiarli con le nonne della tisiologia. Comunicò la sua intenzione al padre, che era un grande chirurgo e membro dell’Istituto: e questi cercò dapprima di distogliernelo, avvertendolo del pericolo che in¬ correva della scomunica da parte della scienza universitaria, con probabile danno della sua carriera futura: ma poi, vedendolo risoluto a compiere quello studio, gli disse : “ Ebbene ! se tu credi che quella sia la verità, dilla : il dire il vero diventa un obbligo, sopratutto quando è un atto di co¬ raggio „. Cosi di C. Rum ut apparve il primo lavoro vera¬ mente scientifico sul Sonnambulismo (“Journal de l’Auat. et de laPhysiol. „, ’75), continuato dalle bellissime indagini sulla Obiettirazione della personalità nei soggetti ipnotizzali (“ Bev. pbilosophique ,, ’84): essi valsero molto a chiarire il pro¬ cesso psicogeuetieo delle personificazioni (= incarnazioni) spiritiche, e furono seguiti dalle ricerche ulteriori, nuove ed importanti, sulla Probabilità della suggestione mentale (ivi, ’84), primo passo verso la teoria odierna della telepatia.  È giusto però ricordare che in quegli stessi anni le os¬ servazioni di medici di acuto ingegno, come quelle di Kms- ii a ber sulle strane modificazioni del sentimento dell’io nelle malattie nervose, e sopratutto gli studi di Azam sugli sdoppia¬ menti della vitirpsicliica e della coscienza, avevano aperto vie nuove e fino allora intentate alla psicologia. Se ne accorse il grande intelletto del Taire che, forse primo fra i psico¬ logi, sfruttò i “ casi „ descritti dai cliuici e dai malati stessi per lo studio della psiche normale (De V Intelligence. TU' édit, ’78|. L’ammirabile caso della Fètida di Bordeaux illustrato dall’ Azam (’76) fu la prima pietra su cui si basa tutta la teoria odierna del subcosciente o subliminale.  Io credo pertanto che alle origini della corrente investi- gatrice in psicologia supernormale, da un lato per ciò che tocca i fenomeni fisici dello spiritismo, dall’altro per ciò che concerne i fenomeni psicologici, si debbano porre ed appaiare i nomi del Crookes e del Riciiet. Tanto il fisico e chimico inglese, quanto il fisiologo francese, ebbero il cora„gio di non contentarsi dell’ atteggiamento scettico, anzi ostile, che la scienza accademica ostentava verso quelle penombre misteriose ed occulte. Essi vi penetrarono senza preconcetti, con quegli stessi metodi di osservazione e di sperimento, che già sapevano adoperare in riguardo degli altri fenomeni: sono essi i primi che hanno tentato di ri¬ durre il soprannaturale al naturale, l’occulto al conoscibile, il miracolo alla legge comune. Ma le difficoltà non erano vinte. 11 CnooKBs, forse disanimato da qualche delusione non ancora dichiarata durante il corso delle sue esperienze, fors'aneo dissuasone dall’animavversione delle sfere ufficiali o dal discredito che la cattiva accoglienza fatta alle sue ricerche psichiche poteva gettare sovra le altre sue mirabili scoperte nel dominio della fisica e della chimica, abban¬ donò la via per cui si era incamminato con tanto fervore e con cosi buone promesse: e lo “ spiritismo scientifico „ rispetto ai fatti medianici fisici sperimentabili è tuttora quale Pirli lo ha lasciato or sono trentatrè anni, quasi senza aver compiuto un passo in avanti. D’altra parte, le indagini del Bu'iikt, che pur si movevano arditamente in un’orbita distinta da quella circoscritta troppo dal Buail» col suo " ipnotismo . , le stesse bellissime osservazioni di Azam sul doppio io, fu¬ rono per alcuni anni assorbite dalla preponderante influenza di Cuakcot e dalla battaglia fra le due Scuole ipnologiche di Parigi e di Nancy. Tutti ricordano le fasi di questa lunga lotta: una scuola trovava la base dell’ipnotismo nella ma¬ lattia, nella neurosi; l'altra la scorgeva, pjù giustamente e con più fino criterio analitico, nella psicologia individuale e collettiva. I due decenni tra l’80 e il ’900 furono contras- segnati da una fioritura innumerevole di articoli, memorie e libri sull’ipnotismo secondo i due punti divista: ciò valse almeno a rendere popolari i nomi, se non i precisi con¬ cetti, di ipnosi, di suggestione, di autosuggestione...  Il famoso neuropatologo Parigino, dopo aver sistemata a modo suo la fenomenologia dell’ipnotismo facendone una appendice ed una manifestazione della neurosi isterica, auto- suggestionandosi fra le sue malate della Salpètrière, e sug¬ gestionando, colla autorità del suo nome, una vera falange di discepoli di seguaci e di imitatori in tutte le (dioiche del mondo — me compreso! — s'era bensì accorto all ultimo che i fenomeni ipnotici da lui studiati (o provocati?) non erano tutto il “ magnetismo animale , nè tutto il “ supernor¬ male psichico ,. Invero, questo nel frattempo continuava a sussistere indipendentemente dall’ ipnotismo braidiano o dalla suggestione bernheimiana. Perciò lo Ciiarcot aveva promesso di portare le sue investigazioni anche sui fatti dello “spiritismo ma la morte gli impedì di effettuare tale divisamento. E forse molto più innanzi saremmo adesso, se un uomo dall' ingegno potente e dalle ricche risorse, come quel grande maestro, si fosse accostato venti anni fa alla feno¬ menologia medianica, ricalcando pei fatti fisici le orme di Crookes, per i psicologici quelle di Ricukt. Ma sta il fatto storico che la luce non c’ò venuta dalla Francia, uè men che mai dalla Germania, dove sotto il peso dello scetticismo di Wcnut e sotto il colpo della pazzia da cui si disse colpito lo ZOllneii, che fu il solo scienziato tedesco di fama avvicinatosi con coraggio allo spiritismo perle sue ricerche di fisica trascen¬ dentale sul medium Slade, la scienza universitaria è stata ed è tuttora ancora più arcigna e inimica verso la Metapsichica : la luce sullo spiritismo ci è venuta dall’Inghilterra.  Fu nel gennaio 1882 che dietro l' iniziativa del dublinese prof. V. F. Bakrett si riconobbe la necessità di una investiga¬ zione sistematica sui fenomeni fisici del neo-spiritualismo e su quei subbietti apparentemente aliini, delle apparizioni di fantasmi, della trasmissione del pensiero, della chiaroveg¬ genza e delle manifestazioni generali della cosi detta “ media¬ nità „ . All’eminente fisico si accompagnarono subito uomini di opinione diversa, ma tutti di alto ingegno, di vasta coltura, di animo aperto ad ogni novità: da una parte, degli scien¬ ziati non ancora spiritisti, il filosofo E. Sigdwick, il tìsico A. Balfour-Stewa rt, gli psicologi En. Giuinev, Finn. Mveks, il dottor R. Hutton, cui si aggiunsero in breve l’ex-prirno ministro Arturo Balfoub, Lord Ri te, Francesco Poumore, il fisico Oliviero Lodge; dall’altro, alcuni fra gli spiritisti più autorevoli e seri, Stainton Moses, Rog cileno Dawson,  Tbobaldo Morell, E. T. Bennett, il dott. S. Wild . Così  nacque quella celebre Society for psychical Research, che Ila finalmente incominciato nel campo della psicologia super¬ normale l’opera metodica da tanto tempo attesa, con finalità scientifica immane da ogni sistematico preconcetto.  La creazione di questo centro comune di studi , privo d’ogni colore settario e dogmatico in un senso o nell’altro, è stata una grande e luminosa affermazione di quel senti¬ mento civile di mutua tolleranza che oggi deve riunire tutti i veri studiosi per la ricerca della Verità. Sullo stesso ter¬ reno degli “ studi psichici , in ogni parte di Europa e di America procedono insieme uomini di segnalato valore: il fi¬ siologo RionET, il oolonn. De Rocuas, l'oculista Dariex, il magistrato Maxwell, l'astronomo Flammarion, il fisico D'Ar- sonval, i neuropatologi Brlssaud e Ballet, i dottori Joire e Mangin, i filosofi Bergson Boiuao e Liabd, il conte di Gramhont... in Francia ; il prof. G. Ochorowioz in Po¬ lonia; il consigliere aulico Aksakoff e il professore Borr- lerow in Russia; il dott. Schrenck-Notzing in Germania; il filosofo-psicologo Flournov in Svizzera ; il. conte B. di Vesme. il grande nostro antropologo Lomisroso, il dott. Er- macora, il fisico Finzi, il celebre astronomo Sciiiapi-arelli, il gruppo genovese di psicliicisti capitanato da E. Bozza no e G. Venzano e quello milanese da Marzorati e Raveggi, in Italia; il famoso psicologo G. James e il filosofo llvsi.or  in America; il dottor Hodgson dall’Australia . Molti di  questi nomi appartengono, lo si vede, alla prima aristocrazia scientifica; e se in riguardo ai fenomeni ultra-psichici do¬ vessimo attenerci al criterio dell’autorità per formarci un’opi¬ nione, servendocene accanto agli altri due dell’esperienza di¬ retta e del ragionamento, certo dovremmo riconoscere alla Metapsichica, poiché si presenta coltivata e protetta da uo¬ mini siffatti, il diritto di figurare accanto alle discipline scien¬ tifiche dotate di principi logici, di metodi rigorosi e di un avvenire degno d’ogni fiducia.  La corrente investigatrice dei fenomeni psichici è venuta ingrossando anno per anno: un numero sempre maggiore di Società, di periodici, di sperimentatori, costituisce la prova materiale della sua vitalità ; ed i risultati delle sue indagini, delle sue inchieste, delle sue sperienze sono diggià tali da prometterci una messe sempre più ricca e feconda. Vi sono da vincere ancora molti ostacoli, e primo fra tutti la instintiva tendenza di alcuni cultori della Metapsichica a generalizzare, a indurre immaturamente ed a dedurre an¬ cora più affrettatamente, a teorizzare; ma questo difetto è proprio delle scienze giovani in via di formazione, sempre esuberanti, sempre ardimentose. Se a pari di tutte le altre “discipline scientifiche, la Metapsichica saprà liberarsi di co- desti impazienti ed entusiasti, o, per lo meno, se saprà fre¬ narli e farli tacere in tempo, prima che ne compromettano le sorti col dare nascita e sfogo ad ipotesi malfondate o pre¬ mature, essa si porrà sul cammino sicuro della Ricerca esatta. Bisogna ed urge che essa si attenga rigidamente a questo programma: — l’osservazione e l’esperimentazione, prima: le spiegazioni e le dottrine induttive, poi.   II.   Medi e medianismo.   La ricerca fondamentale: — ' il medianismo   Secondo la stretta applicazione del metodo positivo, nella ricerca metapsichica bisogna tare, anzi tutto, lo studio dei “ medi „ e «lei u fenomeni di medianità B , affrancandosi tanto dal giogo dello scetticismo irrazionale e tenace fin qui osten¬ tato nelle sfere in cui troneggia l’incredulità accademica, quanto dal fanatismo delle congreghe o sette spiritistiche kardechiane o davisiane, occultistiche, teosofiche , illumi¬ nistiche e alchimistiche. Su questa via regia delle vere in¬ dagini sperimentali e positive siamo diggia a buon punto. L pili seri e i meno infiammati fra gli adepti avevano visto be¬ nissimo che a salvare il vecchio e tremulo spiritismo-sistema filosolieo-socinle, si doveva dare il passo ai metodi positivi, chiuderlo invece agli impressionismi ed ai sentimentalismi.  Se non che, la dottrina spiritica, massime dopo la hsio- psicoanalisi dei fatti metapsichici di medianità, si viene aihe- Voleudo, smorzando, mutando. Si lascia oramai in disparte il contenuto intellettuale della fenomenologia spiritica per in¬ vestigare la genesi e la natura delle cosi dette facoltà me¬ dianiche e salvo a riprendere poi col dovuto rigore di critica la demolizione delle viete dottrine, adesso si ricostruisce di pre¬ ferenza lo “ Spiritismo senza spiriti Puf) parere un bisticcio, ma non lo è agli occhi di chi guarda con mente serena e non impacciata da vincoli di sètta o di scuola le odier¬ nissime “ ricerche psichiche „. Non solo ai lavori di spi mia ,1 convinti si vede dato il titolo men compromettente di Me¬ dianità ,, di “ Medianismo di 4 Studi medianici „, sebbene.  codesti termini siafio uno strascico verbale di concetti espli¬ cativi ben determinati e propriamente inspirati alla vecchia ipotesi spiritica: ma per di più, al nome latino-romanico di “spiritismo , si sostituisce quello anglo-sassone di spiri¬ tualismo,, e la qualifica di "spiritista, si muta volentieri nell’altra meno precisa di “ psichista , o “ psiehicista  Le ricerche fondamentali dello spiritismo scientifico sono rivolte a due intenti: — 1° ad accertare la realtà ed auleti- tirila dei fenomeni medianici-, - 2“ a stabilire la Jiswpsico- loqìa e la psicopatologia dei soggetti aventi la facolta di pro¬ durli . ossia, per usare il vecchio termine, dei medium, hi- rifa cosi tutto il cammino percorso durante questi sessanta anni, ossia si ritorna là donde si sarebbe dovuto prendere le mosse con la necessaria circospezione scientifica.  È chiaro che si deve ricominciare con lo studio dei feno¬ meni elementari, delle manifestazioni più agevolmente accer¬ tabili della facoltà chiamata medianica o “ medmmuita , o « medianità „ (quantunque, come dissi, il termine includa e sot¬ tintenda. una dottrina determinata, lo adotterò per ragioni di brevità e perchè oramai è consacrato dall'uso). Si dovrebbe, ad es„ investigare il l'atto apparentemente semplice del movi¬ mento’ di un oggetto senza alcun contatto : 1 innalzamento di un tavolino per l'aria, la sua “ levitazione „, come la desi¬ gnano, è di questo genere; — eppure, non sembra ancora assi¬ curato alla psicologia supernormale ilo dice L. Uicuet), jier quanto si ci siano messi attorno investigatori d altissima competenza nelle discipline fisiche e meccaniche. Lo stesso dicasi delle “ luci fluidiche ,: — furono tra ì tatti iniziali nella serie delle manifestazioni visibili; eppure, non sono ancora state oggetto di ricerche sicure: se ne posseggono descri¬ zioni e fotografie, ma non vengono da fonti assolutamente pure da preconcetti spiritici. E che sappiamo noi a tutt oggi dei famosi picchi o raps, che pur sono, a detta degli spi¬ ritisti, — ed è vero - la manifestazione più volgare delie sedute e la più spontanea e tradizionale degli “ Invisibili » • Nulla o ben poco ! Taccio poi delle cosi dette materializ¬ zazioni di forme e di fantasmi: persino fra gli psiclncisti ve qualcuno che non le ha vedute con certezza o che, avendole viste, non ne è o non se ne dice affatto sicuro.  Per me, dunque, è, oggetto di maggiore stupetaziOne, non già il contenuto barocco e pseudo-filosofico dello spiritismo moderno, bensì il caso curioso che esso si regga su basi cotanto incerte e fortuite, su fenomeni cotanta disputati o si fieramente negati in massa, su soggetti medi cotanto sospettabili, su una tecnica cotanto grottesca, e su una buona fede cotanto degna di sorte migliore. Il “ miracolo „ più «rande dèlio spiritismo è... lo spiritismo stesso; e il fatto psichico più “ supernormale „ che si possa imaginare è la sua pretesa di essere ormai giunto alla fase scientifica. Che strano concetto si ha delle scienze e dei suoi metodi e cri¬ teri di prova in certi ambienti spiritici o psichicisti!  E si badi, in proposito di tali indagini, che per detta dei medesimi spiritisti i medi da prendere in considerazione sono scarsissimi negli stessi centri spiritici più caldi e più numerosi. Anche prescindendo dal Nord-America, dove i falsi medium spesseggiano e imperversano, nell'Inghilterra si è diventati diffidentissimi : una buona parte dell’operosità della Società per le ricerche psichiche si esaurisce nello smascheramento delle medianità menzognere. L’Olanda, la Spagna, il Sud-America son torse, in rapporto al numero degli abitanti, i paesi dove le dottrine e pratiche dello spi¬ ritismo hanno la voga maggiore: ebbene, il va.n db Wall dell’Aia confessava al Congresso dell’89 che in tutti i Paesi Bassi si conoscevan pochi medi meritevoli di assoluta fiducia ; e il De Souza Cooto narrava al Congresso del ’900 d’aver penato assai a trovare un medium sicuro ed efficace, fino alla scoperta casuale della medianità in una dama della sua famiglia. Anche per la Francia, patria di Allan-Kardeo e dello spiritismo dogmatico, lo Ohadlois in pieno Congresso lamentava la mancanza assoluta di buoni medi per la propa¬ ganda: e alle sollecitazioni dell’Istituto internazionale di Psicologia, diramate per ogni dove allo scopo di trovare dei medi che acconsentissero all’esame delle loro facoltà, nessuno ha ì-isposto dal 1904 a oggi ! In Italia, lo stesso. Da quando si è saputo che io mi occupo di spiritismo e psichicismo, mi è giunta un" infinità di consigli, di propóste e anche di invettive, pazienza; ma mi si sono pure denunciati fenomeui strepitosi di medianità, e indicati nomi e gesta di medi * ottimi „ e * meravigliosi Quando però ho voluto acco¬ starmi a quei fenomeni, tutti sono svaniti (come mi avve¬ niva anni fa per le meraviglie dell’ipnotismo, della lettura del pensiero, della trasposizione dei sensi...): e quando mi sono dichiarato dispostissimo e lietissimo di vedere quei medi in azione, non son riuscito ueanco a ottenere più un seuir plice colloquio. Cosi la investigazione seria viene uccisa prima di nascere, e il mediumnismo sembra voglia sfuggire al ci¬ mento della prova anche più elementare, che è la pura e im¬ mediata osservazione.  La storia dello .spiritismo ei dice che i medi accessibili a sperimentazione scientifica non sono fin qui stati molti. Al¬ cuni dei più famosi, per es., l'Home e lo Slade, sono morti ; dei viventi, qualcheduno s’è ritirato dall’agone e si limite a tener conferenze o a scrivere articoli, come la D’Espéranee. Quasi sempre i medi si fanno ammirare in circoli ristretti o privatissimi, dove la scienza vera non penetra mai o pe¬ netra a stento: per es. la moglie dell’ammiraglio russo De Pro niTKOFF, donna Marinila Alice De Correa che è quella segnalata dal Souza-Oouto, la sigr,‘ Maria V*** illustrata dal Dusaiit, la Smith-Muller dopo le indagini del Fi.oubnoy, i Bandone di Roma, ecc. Poi vi son quelli che volentieri sfug¬ gono ad un controllo serio, e sono i più, massime fra gli Americani; quelli sempre sospettati, come il romano A. Po¬ liti; infine, non mancano, a parer mio, i conclamati psi¬ copatici, come la D’Agullana. Qualora anche l’uomo di scienza sia ammesso a “ vedere „ , e, secondo che dicono con illusorio eufemismo, a “ sperimentare „, deve in ge¬ nerale sottoporsi a condizioni, se non antiscientifiche, per lo meno ana- o prescientifiche; e gli parrà soventi volte di essere un astronomo entrato per caso in un baraccone di astrologò o un chimico in una fucina di alchimisti, o un medico- biologo in uno stambugio di erboristi e tauma¬ turghi. Nella migliore delle congiunture , gli si concederà quella operazione mentale che negli ultimissimi tempi (1906) si lasciava generosamente libera a chiunque era ospitato nella famosa villa Carmen presso Algeri, in casa della Generalessa Notti, dove i medi erano almeno quattro alla volta e i fantasmi materializzantisi altrettanti: vedere e  non toccare.  Dei moltissimi medi, il cui nome si incontra ad ogni pagina nelle pubblicazioni spiritistiche, massime di quelle che se¬ guono gli ammaestramenti kardechiani e consimili, de' medi psicografi, degli intuitivi, dei visionari, la immensa mag¬ gioranza sfugge all’esame degli scienziati competenti. Pertanto risulta che oggidì i medi suscettibili di investigazione me¬ todica si contano sulle cinque dita della mano. Su quattro donne sopratutto si agitano da tempo le questioni della veridi¬ cità e della attendibilità delle prove : e son la italiana Eusapia Paladino, le nord-americane Eleonora Piper e signora Pepper, la inglese signora Thompson. Cogliamo, dunque, l’occasione d’esaminare a fondo, se è possibile con buone norme psico¬ logiche, la medianità di Eusapia : delle quattro è quella che porge, con i suoi stupefacenti e relativamente facili fenomeni   78   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   fisici, le maggiori possibilità ad una ricerca obiettiva vera¬ mente proficua, veramente sicura.   Le varie forme della medianità.   Una delle difficoltà maggiori che incontrano tutte le 4 So¬ cietà di studi psichici „ (ii nome è poco bene scelto e forse sarebbe stato preferibile quello di 4 iper- o meta-psichici „), anzi la difficoltà massima, l'abbiamo visto, sta nella scarsità di buoni e sicuri soggetti da studiare, tanto se si tratta di semplici ricerche sull’ipnotismo e magnetismo animale, quanto, e più, se si vogliono spingere le indagini negli sterposi e fino ad oggi quasi inesplorati campi dello “ spiritismo  Qui si comincia dall’ignorare quasi ilei tutto la fisiologia la psicologia e la stessa patologia dei “ medium ,, cioè di quelle persone che sole, secondo la ipotesi spiritica, servono da intermediari fra i viventi ed il mondo degli spiriti, e che ne agevolano le comunicazioni permettendo alla “ tluidità peri¬ spiritale o astrale di questi spiriti la captazione e l'uso della loro 4 liuidità vitale Toltene le bellissime osserva¬ zioni di Pietro Janet sull’automatismo medianico scrivente e di T. Flou luto v sulle meravigliose personificazioni del suo celebre soggetto, la signorina Elena Smith, le nozioni scien¬ tifiche sulla 4 medianità „ sono in generale di seconda mano ; ossia si limitano a quanto ce ne dicono gli spiritisti mede¬ simi, per lo più semplici e fiduciosi orecchianti in psico¬ logia, quindi o incapaci o incompetenti. Fino ad oggi nè Lomiiroso, nè James, nè Riciiet, nè Oohorowigz, neanco lo stesso Mybrs, hanno raccolto sulle “ facoltà medianiche „ elementi positivi sufficienti ad illuminarne, pur da lon¬ tano, la natura e il legame cou le altre attività bio-psichiche. Quanto ai fisici che si sono accostati all’argomento, nè Crookiss, nè Varley, nè D'Ausonval, nè lo stesso glorioso e sfortunato Curie, hanno saputo o potuto esprimere nn solo concetto approssimativo sul posto che alla 4 forza me¬ dianica „ spetterebbe nella serie delle energie cosmiche.  I medium non si lasciano studiare facilmente nella loro personalità, perchè se sono falsi (e ve u’è un numero strabi¬ liante, massime nei paesi Anglo-Sassoni e in Francia), natu-   VARIE FORME DI MEDIANITÀ   79   miniente temono die da tale esame siano anche svelati i loro processi trandolenti; e se sono sinceri, hanno ragione di lagnarsi dell’ostinato dispregio in che li ha tenuti portanti anni la scienza ufficiale. Da parte loro, gli scienziati com¬ petenti a giudicare dello stato fisio-psicoìogico dei medium non sono i fìsici nè gli astronomi, ai quali sembra dall’opi¬ nione pubblica voglia affidarsi l’esclusivo titolo di giudici della medianità. Sicuro: Guglielmo Crookrs e Giov. Schiap¬ pa relli, ad esempio, sono due grandi scienziati. Ma quando si pensa che il primo ha avuto a sua disposizione la si¬ gnorina Fiorenza Cook per circa tre anni, e che ad eccezione dei suoi mirabili e classici sperimenti d’ordine tisico e mec¬ canico, non ha saputo dirci nulla sulle condizioni somatiche e mentali del medio, e tanto meno ci ha dato il quadro del determinismo psicologico individuale e collettivo nel quale avvenivano i fenomeni e sopratutto le materializzazioni ce¬ leberrime dello “ spirito „ di KatieKìng-, quando si leggono le riservate conclusioni del nostro sommo astronomo messo al cospetto dei fenomeni dell’Eusapia che egli, alla pari di tutti gli osservatori, doveva considerare esclusivamente nella loro esecuzione per cosi diro materiale; quando a ciò si collega la immensa e pressocchè inutilizzabile moltitudine di “ sperienze „ compiute da dotti e indotti non psicologi sui fatti medianici, e dove non si va quasi mai oltre alla loro esteriorità e appariscenza, e dove ben poche volte se u’è potuto per ovvie ragioni analizzare il determinismo bio¬ psicologico ; — allora si deve augurarsi una ripresa di simili studi ab ovo : voglio dire, una investigazione fondamentale sulla vera genesi e natura della medianità. Bisogna però rico¬ noscere che ci sono da fare distinzioni importanti, le quali restringono ogni giorno dippiù la vecchia cerchia spiritica anche a detta degli stessi spiritisti (àksakofk, Delanne, eco.).  Si sa che i medi sono di vari tipi. — a) Il più comune, quello scrivente per automatismo, ha la sua fisio-psicologia già quasi accertata. Rimane lo scrivente in modo diretto , ma è rarissimo, e gli esempi che se ne citano, svegliano sospetti (Slade. Eglinton), massime dopo che abili prestidigitatori, come Davey, ne hanno smascherato e ripetuto il giuoco,  ( Hoduson). Qui pertanto c’è da stabilir prima la autenticità del fatto: in seguito, verrà lo studio sul determinismo psi¬ chico della cosi detta “ psicografia „.  b) Altre categorie di medi, ad esempio gli intuitivi, gli udi¬ tivi, i veggenti (o visionari sullo stile di Swedenbobu), f musi¬ cisti e i disegnatori analoghi agli scriventi per automatismo   80   PSICOLOGIA E SPIRITISMO,   so pure offrono molta importanza per la metapsicologia, cadono per lo più nel dominio dei fenomeni mentali di abbastanza facile interpretazione. Quando dall’albero fron¬ doso della psicologia supernormale si taglino i rami ecces* sivi i parassitari e gli appiccaticci, si resta davanti a fatti di automatismo senso-ideo-motorio, di telepatia, di seconda vista o chiaroveggenza ; vale a dire, a fenomeni “ psichici „ nel senso odierno, sia pure, ma pur sempre a fenomeni abbor¬ dabili con metodi e criteri psicologici.  c) Il tipo a incarnazione, nel quale cioè si presume venga a incarnarsi temporaneamente uno spirito che parla per bocca del medio, appartiene alla categoria abbastanza nota ai psico¬ logi dogli sdoppiamenti di personalità, e non si scosta molto, qualunque cosa pretendano gli spiritisti, dalla psicologia patologica. Anche in questo tipo di medianità intellettuale ha un còmpito amplissimo la telepatia, che non è più spi¬ ritismo. Supponendo accertata la sincerità dei medi nei quali avviene la incarnazione transitoria o la possessione, nessuno vorrà sostenere che le indagini sul dinamismo psicogenetico di cotali fenomeni vadano lungi dalla sfera di competenza del psicologo. Ma per ciò che è l’identità personale delle “ entità occulte », si passa (lo scrivo con disgusto, ma ripeto quello che han già detto il Flournoy e qualche spiritologo più illuminato) si passa pur troppo in una sfera di inve¬ stigazioni che quasi non è piu d’ordine scientifico, ma d’ordine morale: presso a poco nel dominio della po¬ lizia giudiziaria! Bisogna infatti eseguire una “ istrut¬ toria », fare il “ processo „ d’ogni singolo caso d’incarna¬ zione": e allora... !  Questa identificazione personale dei defunti che si rima¬ nifestano, dei disincarnati che ritornano al commercio cogli incarnati, è il grande e supremo intento della dottrina spi¬ ritistica, ma è anche, fino a tutt’oggi, il massimo scoglio contro il quale essa ha naufragato, quantunque si so¬ stenga che accanto agli innumerevoli fallaci tentativi di “ identità degli spiriti , comunicanti, se ne sia accertato qualcuno indiscutibilmente e irrefragabilmente. Si cita sopra tutto la identificazione dello spirito di un Giorgio Pelham manifestatosi per il celeberrimo medio americano, la signora Piper: e due filosofi e psicologi di valore, I’Hodgson e I’Hyslop, avrebbero legato il loro nome a questa meravigliosa avventura. Peccato che sotto l’aspetto scientifico tutta la apparente enorme ricchezza accumulata nei fasti dello spiri¬ tismo prima della odierna fase psichicistica, si risolva in monete false o di lega metallica similoro, messe e accettate bonariamente in circolazione, ma oggi cadute fuori corso!  d) I medium tiptologi o tiptografi, quelli che fanno parlare i tavoli, cominciano a destare un po’ più l’interesse degli stu¬ diosi. Il meccanismo tisio-psicologico degli sdoppiamenti e della coscienza subliminale, come l’ha designata P». Mnsns, poti à illuminare, torse, i messaggi e le comunicazioni, purché in taluni casi gli si aggiunga il grande coefficiente telepsi¬ chico o “ mentevismo,, termini spiritistici significanti la sug¬ gestione mentale o trasmissione del pensiero. Ma il movi¬ mento del tavolino non è spiegabile con questi processi interiori o psicologici ; e nemmeno lo sembra con la vecchia teoria dei movimenti incoscienti, salvo i numerosissimi casi spuri e falsi. Qui siamo già di fronte a dinamismi ignorati, a forze verosimilmente diverse dalle ora conosciute; ma la indagine ne va fatta senza i preconcetti inspirati dalla fisica e meccanica ordinarie, le quali non veggono che il lato ma¬ teriale dei fenomeni e non penetrano al di là della super¬ ficie. Il moto, o la oscillazione vibratoria, o il sollevamento del tavolo è un fatto fisico, sia pure, ma è nello stesso tempo un fatto psichico perchè rivela una intelligenza ed una volontà. E, dunque, la analisi psicologica dei fenomeni tiptici che può dirci donde viene cotale energia; mentale.  e) La persona che muove i tavoli senza contatti o, quanto meno, con contatti sproporzionati all’effetto, appartiene diggià alla categoria piuttosto rara dei medi ad azioni fisiche o mec- laniche ti distanza , di cui la Paladino è oggi il campione più famoso. Questi medi raggiungono talvolta poteri addirittura strabilianti, che sembrano contraddire, ad esempio, la legge di gravità, e non si adattano alle formule della meccanica né al parallelogramma delle forze, a quei principi cioè che ci rendono l’Universo comprensibile e razionale secondo le argomentazioni della logica normale e della scienza esatta.  / ) Ma. oltre ad essi vi sono i medi ancora più rari che si direbbero plasmatori, in quanto posseggono la straordinaria facoltà di esteriorizzare „ fuori del loro corpo i “ fluidi vitali o perispiritali „ di cui questo dispone in tutti gli individui, ma che non in tutti soli capaci di fuoruscire ren¬ dendosi tangibili, visibili, fotografabili . La teleeinesia e  la materializzazione „ di forme che gli astanti possono per¬ cepire, sono presso all apice, tanto dello “ spiritismo „ inteso rigidamente nei suoi canoni kardechinni ancora dominanti presso tutti i circoli e presso tutte .le diramazioni della scuola o sètta o confraternita classica, quanto del “ psicliismo ,  Moksei.1,1, Psicologia « spiritismo. n   che accoglie oramai il gruppo più serio e indipendente degli studiosi della fenomenologia medianica. Per il Prlln° ’ h u sono gli spiriti o anime dei defunti che impadronendosi del “ fluido del medio arrivano a materializzarsi in modo piu o meno completo, ad agire, a manifestarsi, ad apparire , ; e cosi saremmo alle “ manifestazioni „ sensibili di un mondo ordinariamente ultra-sensibile o uUra-terreno, dell Ai di 1 quasi costantemente ed universalmente invisibile ed intan bile- saremmo agli “ interventi , ed alle / apparizioni, di fantasmi veri e veridici, che i credenti nel o spintismo sostengono identici a determinate persone già uscite di vita o disincarnate. 11 psichicismo, invece, quando ammetta la realtà dei fenomeni (ciò di cui il sagacissimo gtuppo In¬ glese della S.f. p.R. sembra assai spesso dubitare .non crede per ora di andare oltre alla ricerca positiva del fatto nel presupposto di dinamismi bio-psichici tuttora ignorati. Le " materializzazioni „ sono un problema oscurissimo, cosi fisico come psicologico, che rasenta il pai adesso.  g) Ci troviamo egualmente nella parte piu discussa j della medianità quando ci si citano i medi apportatori, guelfi che - apportano „ da lontano, magari attraverso porte e preti, oggetti materiali, ad es. fiori, ramoscelli d alberi .sassi, con¬ chiglie, gioielli, monete, pezzi archeologici, eco. Per C0“Pre^ dere tale “ fenòmeno „ si suppone che essi abbiano il potere d. dematerializzare tali oggetti, di disaggregarne la compagine molecolare, di farli attraversare cosi disaggregate traverso corpi ancora materiali, finalmente di ricomporli tali e quali, ossia di' riaggregarne le molecole affinchè riabbiano i loro ca¬ ratteri fistef e materiali quando vengono a ricomporsi ne le mani degli astanti. Miracoli, di fronte ai quali tutte le espe rienze dei Laboratori scientifici sono un Kloclie'®'lo'R0'' -presa la liquefazione dell’aria di Piotet  mazionedi diamanti artificiali nel forno elettuco di Moissan la stessa acclamata telegrafia senza fili di M Arnioni !  Ma gli “apporti, sono un argomento gravissimo d dubbio Se raccertarli non è facile. La non rata smaschera tura di medi falsi apportatori fra cui 1 Anna Rothe di Ber lino il famigerato medio degli aranci e dei fiori, e poco corretto portamento di altri, ad es. del Bai ®^j C ^ coni- tavolette caldaiche e monete assire di Poco ' ^ J  perate sui mercati pseudo-archeologici di Dàmasco Beyreuth, obbliga lo studioso seno ad unasonmadUh denza e gli stessi spiritisti piu imagmosi ad un grande riserbo. L'apporto, simile in ciò alle fotografie spiritiche, ha   VARIE FORME DI MEDI ANITA   83   occasionato gravi delusioni, giacché la sua frequente fraudo¬ lenza ha prodotto incrinature ad totani sabstantiam nell’edi¬ ficio teorico-pratico dello Spiritismo. Adunque, prima di slan¬ ciarsi nelle regioni astruse della * fisica trascendentale „ IZòlIjNEb), dello spazio a n dimensioni, della evoluzione e trasformazione alciumica o ermetica della materia, bisogna cominciare con più prudenza a studiare la mentalità dei  medi apportatori; psicologia e . polizia giudiziaria!  li) Colloco agli estremi della scala di medianità quella che dicono psicometria (non si sa poi, per quale pervertimento di un termine scientifico da lunghi anni adoperato per il ramo di psicologia sperimentale rivolto a studiare la legge del tempo nei fatti psichici!). I medi * psieometri „ sono quelli che al contatto di un oggetto appartenuto ad una persona, sia vivente presente o lontana, sia defunta, ne sanno ilare i connotati, indicare le vicende, intuire anche cose scono¬ sciute agli stessi interroganti e che poi si trovan vere. Sono numerosissimi nei paesi Anglo-Sassoni, dove di questa loro singolare facoltà fanno mercato: un’intera pagina in-l° a due colonne e a caratteri fitti del “ Light „, il gran gior¬ nale spiritico di Londra, ne fornisce nomi e indirizzi e ta¬ riffe ad uso dei buoni clienti. Qui — supposto di non ca¬ dere tra le mani di ciurmadori e di “ sonnambule , disoneste — siamo di fronte a fenomeni, che non soltanto vanno oltre ni confini di ogni nostra concezione scientifica positiva, fisica o psicologica, ma che pure si rivelano mediocremente acces¬ sibili alle abbastanza elastiche teorie del psichismo. Certo è che le divinazioni “ psicometriche „ non hauno da fare di¬ rettamente colla ipotesi spiritica, anche se si congetturano delle radiazioni del pensiero, il quale lasciasse qualche cosa della sua aura ovunque venga espresso. Ad ogni modo, anche qui c’è un lato psicologico fondamentale da investigare: la sensitività particolare degli psicometri, la mentalità degli in¬ dovini e quella . dei clienti.  i) Quanto ai ramoscelli ancor più aberranti dati dalle altre divinazioni presunte medianiche, ad esempio la cristalloscopia, un psicofisiologo vorrà prima vederci chiaro col lume dato dalle nozioni sulla suggestione ed autosuggestione: solo quando abbia eliminato ogni fattore di natura psicopatologica, potrà passare nel dominio degli studi psichici e trattare, anzi tutto, il problema telepatico. In sostanza, la telepatia hn spostato molti fenomeni fino a ieri considerati come ti¬ picamente spiritici. Chi deve studiare la medianità ?   Si scorge da tutto ciò come nello studio della medianità sia intempestivo e superfluo mettere avanti la ipotesi spiri¬ tica prima di averne stabilita la psicogenesi. Ora, il dibattito che qualcuno ha creduto sollevare sulla competenza di chi avrebbe avuto il diritto di osservare e di interpretare per primo i così detti “ fenomeni spiritici „, è, a parer mio, ri¬ solto da questa imprescindibile e fondamentale esigenza della stessa medianità. Qualcuno — forse perchè voleva eludere la giusta accusa di immaturità e di precipitazione nel conclu¬ dere, nonostante la sua valentìa di specialista in questo o quel ramo di medicina o di fisica, — ha proclamato che l’esame dei fenomeni medianici poteva essere fatto da ogni persona dotata di buoni sensi e di senso connine. Ma codesta pre¬ tesa ingenua o temeraria o astuta (secondo i casi!) sarebbe la condanna di ogni tecnicismo specializzato, la negazione di ogni metodo sperimentale, la morte d’ogni disciplina scien¬ tifica: il “ dilettantismo „ elevato a nonna di ricerca e a criterio di giudizio?!  Certo, le questioni di competenza sono nel campo scien¬ tifico irritanti ed antipatiche, giacché mettono in azione la molla dell’amor proprio, lo spirito di casta, la dignità pro¬ fessionale ed altri sentimenti consimili di indole egoistica. Nel diritto teorico e pratico le competenze trovano norme prestabilite e Corpi giudicanti fino alla terza istanza, per essere definite e convenientemente assegnate. Ma nella scienza la cosa è diversa: le pretese “ leggi dei fenomeni „ non hanno sanzione alcuna, neanco son “ leggi „ nel vero significato della parola; e il rispetto verso le gerarchie accademiche ha più danneggiato che favorito il progresso. Questo fatto è evidentissimo nella storia dolio spiritismo e di tutta la psicologia supernormale: bisognerebbe, dunque, lasciarvi la più ampia libertà diesarne e di apprezzamento; tanto più che vi è un primo passo da fare pel quale non occorre essere uomini di scienza e tanto meno di una data scienza: vi è da accertare con buoni e sani occhi, con mani agili e pronte, che i fatti esistano !   NECESSITÀ DI CONOSCENZE SPECIALI   85   E sta bene: per la materialità del fenomeno, per la realtà della* manifestazione per Inautenticità della ‘•comu¬ nicazione „ basta avere occhi, tatto e criterio ordinari... Ma anche per vedere che i corpi abbandonati al proprio peso cadono verso terra, non occorre essere uri Galileo; per discernere che una candela illumina e scalda solo quando la stearina si fonde e si consuma, non occorre essere un Tendali. nè un Bertuelot. Se invece qualcuno volesse co¬ noscere meglio il determinismo della caduta dei gravi, o della combustione d’un grasso, dovrà ricorrere ai lumi del fìsico o del chimico. E così, per la medianità obiettiva o tì¬ sico-meccanica di un Home e di una Eusapia, chiunque sarà in grado di accertarsi della levitazione di un tavolo, chiunque udrà il suono dell’armonica non mossa da mani visibili, chiunque vedrà nella penombra profilarsi una figura impal¬ pabile... Ma costui sarà penetrato con queste percezioni elementari nel contenuto “ psichico „ o “ psicologico „ dei fenomeni V II più oculato fra gli astronomi, il più consumato dei tìsici, il più valente dei fotografi o degli ingegneri, il più abile dei medici, il più geniale dei pittori e comme¬ diografi, il più esperto degli anatomici, ove non possegga nozioni di psicologia e metap sichica non si eleverà d’un cen¬ timetro nella valutazione intima del fenomeno medianico al di sopra del bravo commerciante, dello zelante impiegato, della operosa massaia, della “ intellettuale „ zitella e del militare a riposo, che in generale sono i membri più in¬ fluenti e attivi dei “ circoli „ o “ gruppi spiritici ,. Già: anche l’uxoricida Oliva, prima di tentare di seppellirlo nelle acque del porto di Genova, ha squartato con tagli sapienti il cadavere della sua vittima; ma chi vorrà dire che per ciò egli sia divenuto un anatomico o un anatomo-patologo?  Bisogna che nello studio della medianità distinguiamo due generi di ricerca: quella della realtà dei fenomeni, quella del loro determinismo. Alla prima può bastare qualunque testimone degno di credito : perocché, come si chiedeva Voltaire, che cosa occorre alla critica storica in tatto di testimonianze? “ Un gran numero di testimoni: 1“ che siano sensati e abbiano visto bene ; 2° che siano sani di mente e di corpo; 3° che non abbiano interesse alcuno nella que¬ stione; 4° che le attestino solennemente „ (Dict. philoso- phique, art. “ Certitude „). Orbene: i fenomeni spiritici sono stati accertati da un numero così grande di testimoni aventi tutti questi requisiti, che risulta ormai assurdo e ridicolo dubitare della loro realtà. Io ho davanti a me l’elenco degli   86   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   illustri, che videro e annuirono; e lo trovo, sotto l’aspetto- epistennologico e metodologico, di un valore formidabile Vj figurano almeno due o tre centinaia di personaggi dì primo ordine : matematici, astronomi, fisici e chimici, 'natu¬ ralisti, biologi e antropologo fisiologi, professori di medicina e cimici, filosofi e teologi, ingegneri, elettricisti, inventori tec¬ nici ed esploratori, scrittori, letterati e pubblicisti, artisti c scrittrici, magistrati e alti militari, poeti ed eroi, diplomatici e ministri di Stato, finanzieri e prelati, dame, principi e sovrani; tutta una eletta per l'ingegno, per la coltura, pel¬ le bravura, per la posizione sociale, per la nascita, per la ricchezza, per il potere. Come buttare da banda un insieme si imponente d. allermazioni decise, di testimonianze disin¬ teressate, di convinzioni sincere?  Eppure, io ne avrei il coraggio, non già per l'accerta- myUo estrinseco de. fatti, bensì per il loro apprezzamento tnUinseco : in quanto che, salvo poche eccezioni, tutte quelle autorevoli „ persone, mancando di competenza psi¬ cologica, non sono giunte a costituire quell’ “ autorità „ che la metodologia scientifica esige quale criterio di verità ; tanto e ciò vero, che ancora oggi, nonostante le filze di nomi celebn messe in bella mostra dagli apologisti polemisti dello spiritismo, la immensa maggioranza degli uomini seguita a non crederci affatto. Per mio conto, ritengo sufficientissime, anzi esaurienti le testimonianze affermative dei fatti ; ni a se voglio passare alla . loro comprensione psicogenetica, nò Humboldt o Sohiapparelli, uè Yittor Hugo o Massimo d Azeglio, nè Sardou o Gordon-Pascià, nè Edison o Marconi, lle, 1’ udienza Marrtat 0 la regina Vittoria, a parte il loro valore morale, possono contentare la mia sete di conoscere, la  quale non si appaga con ciechi ossequi alla superiorità men¬ tale e sociale di cotali testimoni. Neppure un Wallace o uno /oLLNKii, nè menomi Crookes o un Richet avrebbero forza d‘ impormi le loro opinioni sulla possibilità e veridi¬ cità di certi fatti spiritici e animici se, oltre al riconoscerli un grande naturalista, un eminente astrotisico e filosofo, un geniale chimico e fisico, un valoroso fisiologo, io non li sa¬ pessi anche versati negli “ studi psichici Mi affido perciò con altrettanta sicurezza alla testimonianza di un Lombroso •li un Dc-Prel, di un Flocrnoy, di un Brokferio, di un James perchè ninno dubiterà mai della loro altissima competenza in osservazioni e ricerche d’ordine psicologico. Infine, accò¬ glierò e ascolterò col rispetto che si meritano i lavori ei pareri di un Ermacora, di un Aksakoff, di un Mykrs, di un   Gornby, di un GiniER. di un Hodgson fra quelli pur troppo rapiti alla scienza, di Lodge, Podmobe, De Rochas,.Delanne, Flambarmi», Bozza no e altri esimi investigatori viventi, poiché so tutta 1 eliicacia che la “ scienza psichica , da essi creata o coltivata ha avuto, ha presentemente e meglio avrà in futuro sulla correzione evoluzione ed elevazione del vecchio tarlato spiritismo. Ma in sostanza, il credito di cui essi godono non deriva dalle peculiari loro conoscenze fisiche, letterarie, astronomiche, filologiche, mediche, politecniche, filosofiche, nè dalla loro carica politica o universitaria, nè dalla loro attività di propagandisti , bensì unicamente dalla loro specialissima e dimostratissima coltura psicologica.  Lo studio della “ medianità „ spetta, dunque, alla scienza psicologica, importa poco se normale, anormale o supernor¬ male ; se fisiologica o trascendente o fenomenale; se rivolta al tatto “ psichico „ nel senso consacrato dall’uso classico o in quello venuto ora di moda per un deviamento sema¬ siologico del termine. “Psicologia, è il generale, “ psi- chismo „ è il particolare. Gli “ spiritisti „ hanno sostenuto che bisogna staccare e distinguere assolutamente questo da quella: ma in che risiederebbe la ragione del distacco? Non vediamo noi forse la medianità svolgersi su condizioni in¬ dividuali spettanti alle comuni fisiopsicologia e psicopato¬ logia, constare essenzialmente di fenomeni affini a quelli piecisamente descritti dai psicologi analisti e dai clinici psi¬ chiatri, arrecare con sè un inseparabile corredo di sintomi ueuro-psicosici e di effetti somatici osservabili e misurabili con i consueti strumenti della fisiologia e medicina? Dove termina il normale e dove comincia il “ supernormale „ ? Alla fin dei conti, lo stesso edificio faticosamente costrutto da Federico Myers e che rappresenta il supremo sforzo del psi- chismo, è composto, nelle sue fondamenta essenziali, da quelle nozioni ed idee sul subcosciente che già la psicopatologia aveva a lungo e in largo enunziate e dimostrate.  Qualcuno ha cercato un criterio fuori della scienza già tatta, ed ha preteso di trovarlo per l’appunto nelle stesse qtotesi che si debbono sottoporre a positiva dimostrazione. e~°! . ® “ Briect, nella serie dei fenomeni “ psichici „ lo Spiritismo , comincerebbe soltanto da quelli in cui vi sono esteriorazione detta sensibilità e motricità ed apparizioni (fantasmi, materializzazioni): al di sottodi codesti fenomeni vi sarebbe il “ Psichismo „ semplice o di grado inferiore, al quale spetterebbero la lucidità, la visione a distanza, la te¬ lepatia, ecc. : e ancor più al di sotto si rientrerebbe nella Psicologia pura „ normale od anormale. Ma ecco un dubbio: nello stato di salute e in certi stati di malattia non sfug¬ genti alle leggi consuete della patologia, si può escludere a priori ehe non esista la esteriorazione nel senso psichicistico? No, certamente: la scienza medica conosce casi, per quanto rarissimi, in cui s’è osservato, ad esempio, un effluvio visi¬ bile (Febèi). Dunque, la medianità, pur essendo un fatto ec¬ cezionale apparentemente esulante dai domini ordinari del sapere costituito, e quindi preterscientifico; pur allargandosi nelle penombre dell’Ignoto, al di là dei margini di quanto fino ad ora risultò accessibile alla conoscenza ed all’umana ragione, non diventa ciò nonostante un quid di estraneo alla vita dello spirito qual’è stato concepito ed abbordato in ogni tempo dalla scienza positiva ; e anch’essa, la “ facoltà medianica „, è, a pari delle altre nostre, subordinata ai prin¬ cipi e ai metodi della psicologia.  È curioso rilevare come lo studio esatto della medianità occupi poco posto nella innumerevole letteratura spiritica. Non ci si illuda sul numero delle produzioni autobiografiche dei medi o di quelle descrittive dei fenomeni medianici, che figurano nella bibliografia dello spiritismo: gli adepti della dottrina e i membri dei circoli e gruppi sfruttano le fa¬ coltà medianiche dei soggetti, ma non si preoccupano molto del loro stato fisiopsicologico. Con enorme e fastidiosa pro¬ lissità si distendono verbali dello sedute, ma unicamente per riferire “ messaggi e comunicazioni Questa miseria di no¬ tizie non limitate alle curiosità ed ai sentimentalismi ha colpito penosamente gli stessi spiritisti più competenti (ad es. ìIDklanne, I’Anastay, ÌIMetzger, il Baudi): essi domandano per ciò con gran voce ai loro gregari impazienti che i medi vengano meglio studiati e . meno strapazzati.  Nè la produzione teoretica è, sotto tale riguardo, più seria e sicura di quella empirica. Il famoso Libro dei medi non ha alcun valore scientifico; e infatti il Rivail, da bravo pedagogista pestalozziauo alla Condillao, accetta la facoltà medianica già bell’e fatta e insegna a svilupparla e ad uti¬ lizzarla, ma non si preoccupa delle sue cause ed origini, delle sue condizioni determinanti, delle sue conseguenze fisio-psicologiche... Per lui, come per quasi tutti gli spiri¬ tisti, il medio “ è uno strumento „, anzi, letteralmente, un “ mezzo „ per raggiungere il fine di “ comunicare „ cogli “ spiriti E come l’artigiano incolto non perde il tempo a chiedersi di che materia consti e con quali procedimenti tecnici fu ottenuto e da quali leggi meccaniche o dinamiche sia regolato l’utensile di lavoro, martello o dinamo che sia, del quale si serve, cosi lo spiritista-tipo si conduce ri¬ spetto alla “ medianità „ : generalmente i circoli o gruppi che si riuniscono attorno ad uno o più medi, non sanno, non capiscono, non investigano nulla ! Più di tutto fa pena cercare invano nella Bibbia attuale degli spiritisti, — alludo, si capisce, &\V Animismus nnd Spiritismus dell’AicsAKOFF — qualcosa più delle venticinque righe dedicate nella prefazione alla fisio-psicologia della medianità, battezzata in blocco sotto il nome di “ personismo  Se non fossero venuti i lavori degli psicliicisti odierni, con a capo Fed. Myehs e Alb. Db Kochas, si potrebbe af¬ fermare che in circa mezzo secolo di fervore e di “ espe¬ rimenti „ (?) lo Spiritismo non aveva saputo uscire, di fronte al fatto straordinario della “ medianità „ . dalle pastoie del più grossolano e del più limitato empirismo.   La personalità dei medi.   Sulle maggiori figure che empiono di sè, attraverso i secoli, la scena della popolarità, e specialmente su quelle di cui si costituisce la storia del meraviglioso, bene spesso manchiamo di notizie precise, e, per ricostruire la loro per¬ sonalità, siamo costretti di ricorrere ad induzioni e a con¬ getture. Egli è che, in generale, questi personaggi si circon¬ dano di mistero, speculando sull’ignoranza e sulla buona fede dei contemporanei per ingrandire la loro figura e lasciare nell’oscurità l’origine dei loro poteri occulti. Ne sono esempi classici e noti a tutti il Conte di San Germano, il Cagliostro, e quanti altri, com’essi, hanno lasciato fama, di taumaturghi. Questi personaggi sono veduti attraverso una fitta nebbia, e neppure le loro reincarnazioni sullo stile di quella con cui Cagliostro s’è impersonato in * Leopoldo „, lo spirito-guida della .media Elena Smith, cosi argutamente illustrato dal Floubnoy, vengono a illuminarci sulla vera loro entità : si direbbe anzi che, reincarnandosi, essi medesimi, quei facitori di miracoli facciano anche quello di diminuire ed ottene¬ brare ancora più la personalità loro.  L'Occulto è in grande, in massima parte, nato dall’inganno  disposato all’ ignoranza ; è stato tenuto a battesimo dalla credulità; fu nutrito iìn dal primo esistere mediante la bugia e la frode : per ciò, quel che rimane di verità nella storia del meraviglioso, può raffrontarsi al piccolo diamante, che si ricava da un cumulo enorme di minerale pressoché tutto inutile, e talvolta così duro da. scalfire, e così pesante da smuovere, che il valore della preziosa pietra smarritavi entro non compensa le fatiche del suo ritrovamento.  Sotto questo aspetto, i “ medium „ dello spiritismo mili¬ tante assomigliano ai taumaturghi della magia ed ai maestri della prestidigitazione. Sull’Home, sullo Slade, sull’Eglinton, sullo btainton-Moses, sulla II' Espérance, ecc., abbiamo bensì notizie autobiografiche e gran copia di documenti : ma, se si volesse fare con questi opera ricostruttrice atta a schiarire i più importanti punti della loro esistenza, ci troveremmo davanti ad elementi infidi, a prodotti di vanagloria e di ciarlataneria, a oscurità volute dai loro stessi amici e cre¬ denti. I ra mezzo a tante cose non sicure o poco probabili viene a mancare il criterio della verità. Ad esempio, nelle autobiografie ci sono troppe reticenze da una parte, troppe amplificazioni dall’altra : per di più l’estasi, detta il * trance „, non lascia ai medi migliori la facoltà di ragguagliarci sulie loro condizioni subbiettive che costituiscono il punto cen¬ trale più oscuro del raedinmnismo. Sarebbe come se per costruire i capitoli di- Neuropatologia e Psichiatria sull’iste¬ rismo, sull epilessia, sull ipnotismo e sonnambulismo, sui delirii sensoriali metabolici (tutti stati anormali con cui la medianità ha vincoli o somiglianze inconfutabili) ci voles¬ simo servire delle notizie dateci dai pazienti : la medicina scientifica ha progredito in questi capitoli dirigendosi pre¬ feribilmente, con Richkt, Cha rcot, 3d kidenmain, .1 a net, Lom¬ broso, nelle vie della indagine obiettiva.  lutti gli spiritisti lamentano la fastidiosa e imbarazzante necessità in cui la “ scienza „ si è trovata finora, di dovere studiare la fenomenologia più caratteristica ed importante del medianismo attraverso le gesta spesso sospettabili e la personalità spesso tarlata dei medi “professionisti „, perocché quelli privati,, sulla cui sincerità, salvo le opportune limi¬ tazioni, si potrebbe meglio fidarsi, non si prodigano tanto facil¬ mente e preferiscono farsi ammirare in circoli ristrettissimi. Per quanto si sappia che da anni io mi occupo di “ spiri¬ tismo , e abbia cercato di ottenere sedute da vari medi che mi si erano denunziati attivissimi o che sono giunto a sco¬ prire attorno a me, la quasi totalità di essi mi è fino ad ora sfuggita : in massima, non ha troppa fidanza nella scienza e negli scienziati. _  Nè si creda che il numero dei “ medium „ sia piccolo. E As¬ sociazione spiritualistica degli Stati Uniti e del Canada an¬ nunciò nel 1900 che colà i medi salivano, tra pubblici e privati, alla rispettabile cifra di 10.000, tutti arruolati per la causa, tutti fervidissimi nell’ esercizio : vi erano inoltre 350 oratori propagandisti, 3G0 società spiritiche, 82 Chiese spirituali¬ stiche..... Ma noi non siamo così fortunati; ciò non pertanto abbiamo in Italia, al presente, alcuni medi di gran forza,  la Eusapia, il l’oliti, i fratelli Randoue (per citare quelli  conosciuti per le stampe). Ma i due primi sonò professio¬ nisti e per di più medi a effetti fisici : qualità queste che bastano a renderli sospetti nei centri più severi delle ricerche psichiche „, voglio dire in Inghilterra e, di riflesso, in Ger¬ mania. I medi fisici hanno così spesso ingannato che la “ Society for psijchical Research „ li lascia da anni in disparte, e senza tanti riguardi li considera con disprezzo: dirò anzi che i medi a pagamento, scoperti in frode con una deso¬ lante frequenza, sono oggi messi al bando dai circoli inglesi, tedeschi e olandesi. Anche in 1 rancia e Svizzera i Gruppi psichicistici di Parigi, Marsiglia, Nancy, Ginevra non li ac¬ colgono senza circospezione. Di guisa che nella Gran Bret¬ tagna, al dire della autorevolissima spiritista. Sig" Stennabd, la "medianità fisica è pressoché scomparsa, e vi si veggono e studiano di preferenza i medi intellettuali. In America, no : perdura la tradizione delle Fox, ma non è a dire con (pianta e quale degenerazione professionale 1  Bisogna leggere quello che la celebre scrittrice Fiorenza Marryat narra di molti medi transatlantici, e di certi loro imitatori cisatlantici, per sapere fino a qual punto arrivino lo spettacoloso delle loro sedute di H materializzazioni n, la astuzia smaccata dei medi e impresari, la beata semplicità •della loro clientela, E taccio degli accampamenti estivi spi¬ ritici (“revivals„) cotanto frequenti e frequentati nel Nord- America, e dei quali non arrossiscono di vantare l’efficacia moralizzatrice e “ spiritualizzatrice „ sulle masse, spiritisti ac¬ creditati e di talento come la Adiiì-Baloo, il Libeht, I’Owen .  Spettacoli da fiera, carnevalate, niente altro ! Nel Nord- America si esercita un impudente mercimonio delle facoltà me¬ dianiche, siano vere, siano spurie; e nonostante 1 esempio della famiglia Fox lasciata lauguire ed esentasi quasi del tutto nella più squallida miseria fra la indifferenza colposa degli spiritualisti americani, non si cessa dall imitarne le gesta del periodo eroico-arcadico di Hydesville-Rochester : le “ unirne dei trapassati „ costituiscono ancora, in un paese così facile alle più stravaganti credenze, un buon mezzo per far denaro. E il peggio si è che anche in Europa, ora perchè invasa da “ celebri „ medi americani, australiani, indiani, ecc., ora perchè lo spiritismo non trova altri metodi di diffusione, la medianità professionale è quasi esclusivamente la sola che serva agli studi psichici ; donde la diffidenza generale degli psicologi competenti per il meraviglioso modernissimo, donde la legittima sfiducia e ripugnanza degli scienziati positivi di darsi a codesti studi.  La medianità, ha scritto il Diclanne, è la pietra angolare dello spiritismo : è per suo mezzo soltanto che noi possiamo dare le prove (?) della sopravvivenza; e meglio la conosce¬ remo, più sarà potente la propaganda per lo spiritismo „. Ma se la medianità serve quale strumento di propaganda, ben pochi fra gli spiritisti si danno briga di conoscerla a fondo. Questa noncuranza è massima fra i dogmatisti: Allan-Kabueo ad esempio, consacra pochissime linee alla facoltà dei “sen¬ sitivi „ (medi) e ai fatti fisiologici, alle “ sensazioni „ che accompagnano 1 estasi medianica. Ma neppure i psichicisti odierni sono più intraprendenti in codesta indagine fondu¬ mentale: lo stesso Myers, che senza dubbio è penetrato meglio d ogni altro nelle ombre misteriose della coscienza sublimi¬ nale, si occupa preferibilmente degli effetti “supernormali „ delia medianità, e poi ci lascia all’oscuro sul processo fisio- psicologico di essa. Quel poco di sicuro che ne sappiamo è opera, non di spiritisti, nè di psichicisti, sì bene di psico¬ logi sperimentatori o di clinici-alienisti : cito fra primi Pietro Janet, le cui ricerche, comunque giudicate dagli spiritisti, sono state imitate e usufruite dal Myers su ampia scala.  I medi, d'altra parte, salvo rarissime eccezioni (di cui la Eusapia Paladino è una) non si prestano volentieri ad esami scientifici sulla loro personalità fisio-psichica ; appena per¬ mettono, prima delle sedute, di essere frugati sulla persona, sotto le vesti, e la maggior concessione che fino ad ora taluno di essi abbia fatta alla scienza è di lasciare usare, con molta discrezione però, la fotografia e qualche strumento fisiologico di facile, sollecita e spesso poco utilizzabile ap¬ plicazione. Così si riesce difficilmente a penetrare e speri¬ mentare con frutto nei circoli e gruppi spiritici dove suc¬ cedono, al dire degli inscritti, le cose più strabilianti. Da un po’ di tempo in qua, l’accesso alle sedute è forse meno arduo, specialmente da quando l’Eusapia ha dato ai medi il buon esempio di lasciarsi studiare, e da quando lo psi- chicismo ha ripresa la gloriosa tradizione di CnoOKBS ; ma per lunghi anni le porte dei santuari ci erano chiuse non appena si sospettava che vi volessimo portare i nostri intenti inve¬ stigatori. Lo stesso Papus narra che volendo vedere le ma¬ terializzazioni operate da un medium che gli si decantava, ha dovuto sottoporsi al fastidio di tre lunghi mesi di inutili sedute preliminari ; finalmente, quando il medium si fu as¬ sicurato della simpatia della sua assistenza e si fu persuaso ohe “nessuno avrebbe acceso fiammiferi durante i fenomeni, allora solo si decise di . materializzare.  Ciò che in particolar modo sarebbe necessario studiare con tutti i mezzi dei quali dispongono la fisio-psicologia e la psichiatria clinica, sarebbe la personalità dei medi. Le so¬ miglianze tra l’estasi medianica o trance e le note sindromi accessuali delle nevrosi (isterismo, sonnambulismo, epilessia) sono ormai indiscutibili, malgrado le opposte insipienti ne¬ gazioni di certi spiritisti dottrinali che nulla capiscono di psicopatologia: ma pur qui, non andiamo più in là di una co¬ noscenza abbastanza superficiale, malgrado le ottime osserva¬ zioni di P. Janet, Joiue, Jung, Grassbt, ecc. Gli psicologi analisti sono ormai certi che il “medium, è per lo più un individuo dotato di una costituzione psichica anomala, o, quanto meno, situato all’estremo gradino della scala delle varianti normali relative alla coalescenza degli elementi psi¬ chici. Nel medio tale coalescenza è lassa e labile all’estremo; e quindi in lui, quando sia messo o si metta in circostanze propizie, avviene con facilità la disgregazione personale, la separazione più o meno completa della coscienza superiore o vigile da quella inferiore o subliminale, cosicché questa seconda entra in una più intensa ed estesa attività automa¬ tica, sensoria motoria ed imaginativa. Orbene, a coonestare la ricerca affannosa di medi cui si danno i circoli spiritici e l’allenamento spesso noioso cui li sottopongono e di cui si dolgono i migliori (p. e., il Mabzohati, in “ L. e 0.,, TT. 415), certi spiritisti sostengono che il mediumnismo non è facoltà tanto eccezionale: tutti gli uomini la possederebbero in grado più o meno agevole a rilevare. In sostanza, i medi non dif¬ ferirebbero nella organizzazione tìsica dagli altri individui, e solo sarebbero caratterizzati da una maggiore recettività sensitiva e da una maggiore esteriorazione animica (F. Nègrb). Ma altri, massime fra i psichicisti, negando codesta, univer¬ salità delle facoltà mediumniche, le ritengono addirittura rarissime e specialissime (Mangin). Qualcuno ha pure pre¬ teso che i medi si distinguessero per dati caratteri somatici, ad esempio, per la variegazione colorata dell’iride (Maxwell).  Qui bisogna intendersi. Che la facoltà medianica sia ge¬ nerale, e che basti saperla “ sviluppare „ (come dicono gli spi¬ ritisti) per metterla in evidenza, no davvero ; ma che, d’altra parte, sia un’eccezione in natura, una varietà isolata di costi¬ tuzione personale umana, ueanco : la fisiologia, l’antropologia e la psicologia scientifiche si oppongono ad ambedue questi modi di vedere. Vi sono individui ipnotizzatoli, è verissimo, ma la immensa maggioranza non lo è: — vi sono delle per¬ sonalità che si disintegrano e, per così dire, si sfasciano al minimo urto di un emozione, di un ordine altrui, di una allucinazione eventuale ; ma per fortuna la generalità degli uomini oflre, nel complesso integrale dei fenomeni di co¬ scienza, una sufficiente forza di coesione per resistere a simili attacchi. Questo non significa però che l’ipnotismo e tutti gli altri fattori congeneri di dissoluzione della personalità non trovino in questa medesima, e nel modo con cui si forma e si mantiene, le loro ragioni preparatorie e le con¬ dizioni agevolanti la loro efficacia dissolvente. Per tali motivi io non so adattarmi all’idea che il mediumnismo non si attacchi a facoltà o a funzioni esistenti nella gene¬ ralità delle persone : sarebbe l'unico esempio di una attività vitale o mentale regalata da non si sa quale potere arcano, nè si capisce per quali predilezioni più o meno benefiche, solo a pochissimi “ eletti „ .  Inoltre, se la dottrina dell’evoluzione spirituale è vera, secondo che con gran valore suppongono gli spiritisti kar- dechiani swedenborghiani davisiani, e anche gli psiehicisti camminanti sulle orme del Myeks, bisogna ammettere una delle seguenti due possibilità. — 0 la facoltà medianica è un ge¬ nere di attività vitale in via di estinzione, perchè non venendo utilizzata nel decorso dell Evoluzione pei bisogni della lotta per l’esistenza, mancò di sviluppo rimpetto alle altre attività fisio-psichiehe (il grande Myers la pensava a questo modo). Ed allora la medianità si deve trovare, almeno quale rudi¬ mento atavico, in tutti gli uomini: sarebbe come chi dicesse un’appendice vermicolare del cieco, o un muscolo plantare  gracile, salvo che nel campo funzionale della psiche. _ 0,  per contro, il medianismo è un acquisto novello dell’Evo¬ luzione, una forza rimasta in noi latente o pochissimo attiva per secoli e secoli, rivelatasi o risvegliatasi ad un tratto in Hydesville (per decreto della Provvidenza, secondo i ere-   NATURA DEL MEDIANI.SMO   95   denti dogmatici,/, ma chiamata a rendere sempre più intimi i rapporti fra il mondo sensibile e l’Invisibile. Dimodoché l’umanità avrebbe davanti a sé un lungo avvenire in cui sempre piu godrà dei poteri psichici e di lucidità, di tele¬ patia e di azioni a distanza sulla materia (alcuni neo-idea¬ listi, ad es. G. Papiri, lo congetturano). E iu tal caso, non potendosi la medianità creare dal nulla, si dee ritenere che essa si sviluppi fin d’ora da una predisposizione alla meta- psichicità esistente, in genere, in tutti gli individui umani.  Ter mio conto, propendo a opinare che il medianismo sia un fatto anormale della personalità fisio-psichica umana, il quale, a pari di tutte le altre anormalità e anomalie indi¬ viduali, non si crea ex novo iu mezzo alla universalità degli uomini per un capriccio o dono improvviso di natura, ma si collega direttamente alle condizioni normali somatiche, fisiologiche e mentali dell’animale Homo sapiens: sono, anzi, disposto a credere che anche gli animali (del che gli esempi abbondano e furono egregiamente raccolti dal Bozza no) siano suscettibili di quelle percezioni sensitive e di quegli auto¬ matismi motori onde risulta la medianità. Natura non farit saltus, è un vecchio adagio della filosofia, che ha già avuto estesissima applicazione nel campo biologico e psico-socio¬ logico (trasformismo lamarcko -darwiniano, evoluzionismo spenceriano) e che deve egualmente averlo nel Campo “ psi¬ chico Pertanto, la singolare personalità di “ medium „ è semplicemente una varietà secondaria della personalità neuro- psicosica : spesso, anzi, non è altro che questa nella sua forma tipica, per quanto lo possa anche essere in molti medi soltanto a modo transitorio ed accessuale.  La facoltà medianica è stata osservata in persone di età diversissima. Si sono annunziati medi fanciulli, medi bam¬ bini, e persino, stupesco referens !, medi lattanti; in taluni medi di gran forza s’è visto perdurare la. medianità alle soglie della vecchiaia (lo Slade, la Rothe, la stessa Paladino). Ma d’ordinario il manifestarsi dei poteri ha luogo in gio¬ vinezza, frequentissimamente coincide colla pubertà, massime nelle donne; e va soggetto, talvolta, a lunghe incompren¬ sibili pause, ovvero anche cessa ad un tratto.  Il sesso femminile non vi sembra più predisposto del maschile, se si bada al numero totale dei medi registrati nella storia e nelle effemeridi dello spiritismo. Ma è indu¬ bitabile che nella donna si hanno le forme più alte e com¬ poste di medianità, appunto perchè l’isterismo è nevrosi ca¬ ratteristica del sesso femminile, pur non mancando nel maschile. Notevole il fatto che l’Horae offriva varie stimmate di femminismo somatico e psichico. Certo si è che presente- mente i medi sembrano destinati a fallire rumorosamente, laddove le medie trionfano.  Quanto al temperamento che predispone meglio al pos¬ sesso della facoltà, io dico, da convinto alienista, che è quello neuro-isteropatico ; ma il Patos ha imbrogliato le cose an¬ nunziando ehe fra i medi vi sono, nientemeno, ventiquattro temperamenti diversi, e che perciò occorre accostarsi ad essi con ventiquattro maniere diverse di contegno investigatorio, a seconda della loro “ formula biometrica „ (Baraduo). Del che io, per quanto adusato all’esame clinico d’una moltitu¬ dine pluricolore di ammalati, mi dichiarerei incapace !  Del resto, lo sperimentare coi medi non è tanto agevole. È vero che i gregari dello spiritismo — caterva innumere¬ vole di dilettanti incompetenti e di eccitatori incoscienti dello spettacolo medianico — vi si accingono, per loro conto, alla leggiera, come ne fanno fede il numero esorbi¬ tante dei “ gruppi , e l'abuso incredibile delle * sedute ,. Ma noi, scienziati, dobbiamo procedere con grandi cautele : se no, incorriamo nell’accusa di rendere ammalati i medi, di guastarne non soltanto la fenomenologia, ma pur la poten¬ zialità medianica, e, insieme a ciò, di rovinare la loro salute esponendoli con i nostri eccessi di “ controllo , e con la nostra smania di “ indagine fisiologica „ al pericolo di crisi gravissime e persia di morte ! Lo strano si è che dandoci codesti ammonimenti, lanciandoci codeste accuse, gli adepti non si accorgono di riconoscere implicitamente la natura anormale e spesso morbosa della medianità.   * *  Caratteristiche psicologiche e fraudolenza dei medii.   Ninno che li abbia veduti in opera (durante il “trance,) dubiterà un solo istante che i medi non siano persone di eccessiva emotività-, i “ fenomeni „ variano sempre a seconda delle loro emozioni gradevoli o sgradevoli. E un carattere comune agli isteropatici.  Altrettanto è palese che i medi offrono una enorme sug- (festività: ed ecco un secondo carattere affine tra raedianismo   AFFINITÀ TRA ISTERISMO E MEDIANISMO   97   ed isterismo. Tutto quello che i medi attuali dicono o credono intorno all’ intervento degli spiriti nei loro fenomeni , o è una spontanea reviviscenza dell’antico animismo giacente nei bassi fondi della personalità, o è un prodotto di sug¬ gestione d ambiente. “ Dite ad un medium (scrive sempre il Patos) che lo spiritismo è una pazzia e che i suoi feno¬ meni sono gherminelle, poi sperimentate su di lui: il medium, spaventato, non vi darà più nulla „.  Inoltre la fenomenologia medianica ha un terzo carattere isterico ; è presentata con la ostentazione dello straordinario, dell’eccezionale, per sentimento di amor proprio, per bisogno quasi irresistibile di farsi ammirare. Tutti i medi, anche i più riservati, quelli che agiscono nei circoli privati, o nelle famiglie, sono dominati dalla vanità che li porta allo spet¬ tacoloso.  E forse in causa di ciò la medianità, si professionale che libera, è tutta quanta impregnata, di sciocche od astute simulazioni e dissimulazioni, siano conscie od inconscie, siano volontarie o involontarie, siano automatiche o riiiettute. Non esiste condizione mentale umana che più della isteria e del medianismo esponga il ricercatore ad essere ingannato.  Per tutto ciò la affinità tra medianismo e istero-psicosi degenerativa si ritiette in quattro particolari caratteri: emo¬ tività, suggestibilità, vanitosità, mendacio. E ora usate mo¬ derazione, se lo potete, con quegli spiritisti dogmatici che hanno avuta la temerità o la stupidità sacrilega, (in riguardo alla loro fede religiosa, della quale menan vanto) di collo¬ care fra i medi Gesù Nazareno !  Vi sono certamente dei medi sinceri, onesti, spontanei, che non giuntano mai ; e pur quei medi, che furono tro¬ vati in frode, non sempre sono stati o sono menzogneri. Ma il numero degli smascheramenti eventuali di medi “ potentis¬ simi , e “ famosissimi „ è così grande, da ingenerare la più nociva indeterminatezza nella ricerca, il più amaro sconforto nel ricercatore. E badiamo bene : non siamo noi, scienziati “ materialisti , (la qualifica è, sotto la penna degli adepti, la più grave delle incolpazioni che ci scagliano), non siamo noi, fisiologi psicologi ed alienisti, che abbiamo riempita questa pagina penosa e un po’ ridicola dello spiritismo con¬ temporaneo; sono in maggioranza dei cultori fedeli e peri¬ tissimi della dottrina, i quali con un bel gesto di signorilità b anca ed aperta hanno spezzato a tempo i loro stessi arnesi di guerra quando si sono accorti che erano di cartapesta. Nel 900 il Papus confessava che lo spiritismo è tutto un inganno e che da due anni, dopo avere operato con molti medi, si era accorto di essere stato sempre burlato. Ma il Pa pus è un occultista, e l’occultismo è un pruno negli occhi degli spiritisti : ascoltiamo, dunque, soltanto questi. Ora, che cosa ci narrano un Ermaooba, un Myuks, un Flammarion? Che la massima parte dei medi spettacolosi, a effetti tìsici 4 all’americana „ furono una volta o l’altra trovati in frode; che anzi, molti dei più ammirati, altro non sono stati in passato, altro non sono al presente, se non giocolieri e im¬ postori.  Il giudizio è grave, nè lo direi plausibile senza riserve. L’aver frodato una volta o più volte, quando vi sono prove si¬ cure e numerose della sua sincerità in altre esperienze, non vuol dire che quel medio sia sempre e incessantemente uno sfacciato bugiardo. Vi sono molte ragioni che, se non giustifi¬ cano, almeno spiegano una eventuale o transitoria fraudo¬ lenza : — vi è la stanchezza, la troppa frequenza o lunghezza delle sedute, la diminuzione intermittente di forza medianica ; vi è il desiderio di fare e strafare, il bisogno, l'avidità, la vanagloria ; vi è la suggestione intempestiva dell’assistenza ; vi è, insomma, un cumulo di fattori predisponenti o por¬ tanti diritto filato agli stratagemmi sostitutivi, ai giuochi di mano, alle gherminelle. Inoltre debbo riconoscere che molte accuse di frode sono basate piuttosto su congetture e sospetti che su prove manifeste: talvolta un osservatore scettico può tenersi sicuro' di avere scoperto il tiro, e non aver poi ar¬ gomenti per dimostrarlo. E questa autosuggestione dell’ in¬ credulità è talvolta quasi peggiore della ingenuità della cre¬ denza. Ad ogni modo, se si procede ad uno spoglio della letteratura spiritica (non dell’antispiritica !), si trova una lunga serie di disgraziate rivelazioni. Mi limito a dime qualcuna.  Owmettiamo pure le sorelle Fox, la cui apostasia teatrale, con accompagnamento di confessioni poco onorifiche e ripu¬ gnanti, solleva il dubbio di un doppio mendacio comprato o im¬ posto per ragioni di bigottismo. Lasciamo i fratelli Davenport, che si scioglievano dai più stretti nodi per mano di spiriti nel loro armadio furbescamente congegnato : è storia ormai vecchia (1865), e pressoché dimenticata. E trascuriamo anche il pro¬ cesso clamoroso intentato al fotografo spiritista Buguet, cui nulla ha giovato il tentativo di riabilitazione della ottima Sigr* Lev- marie. Come ricordare tutti gli altri pseudo-medi che durante gli ultimi quarant’anni si sono burlati della buona fede altrui con artifici di prestidigitazione, all’ultimo rivelati e manifesti?  Ma il prof. Oliviero Lodge, fisico e psichicista insigne, ha .spiegata anni fa per primo la falsa medianità ginnastica di Annie Abbott. — L’Hodgson, oggi divenuto convintissimo della sopravvivenza, ha rivelato gli stratagemmi delle lavagne di Eglinton e di Slade, nel quale smascheramento gli fu com¬ pagno il prof. Ray-Lankester, reputatissimo biologo. — Il Bona, accorto occulto-psichicista , ha preparata la scoperta poliziesca dei falsi apporti di fiori e frutta di Anna Rothe. — 11 LKVMAniE, direttore della * Revue spirite ha affer¬ rato pel collo il “fantasma, materializzantesi nella Sigr“ Wil¬ liams. — E lo Smith, uno psichicista acuto, ha schiarita la somnomanzia della Baldwin. - — Il Myers stesso ha polveriz¬ zata, con la sua austerità di indagatore, la bugiarda azione a distanza dell’americano Husk e la non meno falsa medianità musicale dello Sheppard. — Il colonnello Bundy, spiritualista avveduto, portatosi in uno degli accampamenti spiritici del Nord-America, vi ha stimmatizzato il * vampirismo „ (sic) di cinque medi patentati, tutti ciarlatani della più bell’acqua. — E l’altro colonnello psichicista Mayhew, insieme col contrammi¬ raglio Moork. hanno smaterializzato gli indegni artifici del Craddock. — Il dott. Ahr. Wallace, pur esso versatissimo in psichismo, ha colto in fallo l’Eldred, medio stimatissimo a ma¬ terializzazioni di fantasmi che uscivano da una sua seggiola imbottita di fantocci. — 1 redattori del “ World , hanno se¬ gnalate le trappolerie di Miss Cadwed. — Camillo Flammarion, ili cui ninno contesta la profonda competenza e la antica fede, ha narrato or ora aneddoti edificanti sulle ciurmerie dei medi più famosi, da Home ni recentissimi: sopratutto egli ricorda la falsa tiptologia della Rodicre, le false apparizioni del Brédi, e le non meno burlesche voci «piritiche che udiva o faceva udire il Lacroix. — Il prof. Sidgwick e la sua consorte, il cui nome illustre va appajato nella storia dei più sicuri studi psichici, hanno disvelato il procedimento menzognero delle scritture su lavagne della Wood e della Fairlamb, non che quello delle pseudo-materializzazioni dell’Hatby. — La stessa Sigra Noeg- 4i erath, la ‘ nonna amorosa degli spiritisti francesi ,, ha levata in casa sua la maschera al medium Ebstein .  Insomma, se non fossimo certi che il “ psichismo „ ha un attivo di fenomeni oramai provati e al disopra d’ogni incer¬ tezza, se non potessimo tranquillizzarci con la convinzione che nella fenomenologia medianica, tolto il falso e l’illu¬ sorio, rimane ancora tanto da bastare alla costruzione della metapsichica (per lo meno, in futuro), che fallimento! che rovina ! che precipizio !  E nessuna, ahimè! , nessuna delle maggiori figure dello spiritismo storico sfugge al sospetto o al sarcasmo da parte di alcuni correligionari, giacché lo spiritismo ha la sventura di tutti i culti: è diviso in sètte e chiesuole, e gli adepti dell'una dilaniano la fama e persona di quelli delle altre. Il Davis? Un simulatore per i reincarnazionisti. Il Cauaignet? Dii pa¬ ranoico furbo per certi spiritisti non occultisti. Allan- Kakuec ? Un ciarlatano per V. Saiidou e, pare, un po' anclie per Flajmarion che pur gli servì di medio nel compilare quello zibaldone di nozioni vecchie e di errori nuovi che è il libro La Genesi. E Fiorenza CookV Si è detto che sia stata scoperta in flagrante bugia quando era divenuta la Signora Corner, ma non è provato : intanto l’Home, che se uè intendeva, riteneva che ai suoi tempi il Crookes ne fosse stato atrocemente canzonato (?). E l’Home stesso? Messe in quarantena le sue “ facoltà stupefacienti „ dal Flammarion, sulla cui fama popolare giuravano fino a ier l'altro gli spi¬ ritisti di tutto il mondo. E lo Slade? Deprezzato agli occhi dei suoi apologisti dopo la sua condanna per scrocco. E la D’Espórance ? Alquanto oscurati! la sua carriera medianica da fenomeni troppo incredibili per le menti anche meno corazzate e da fenomeni certamente troppo intaccati di van¬ teria femminile. E la teoso fessa Blawatslci? Povera “ Iside svelata ha proprio perduto ogni velo ad opera di quegli arcigni censori di ogni fallace medianità che sono gli auto¬ revolissimi membri della Society f or psy eh icid Research !  Fra i medi contemporanei più in vista, che cosa pensare della Piper, del celeberrimo medium americano a incarna¬ zioni e a messaggi? Qualcuno, ad esempio l’ipnotista Bé- ktllon, ne pronuncia il nome a denti stretti — e lo stesso Hyslop, elle 1’ ha' portata ai primi onori dopo cinquecento sedute, si dichiara ancora adesso indeciso davanti all’ “enigma- psichico „ perchè non ha la prova necessaria per “ sapere „ mentre ha soltanto buone ragioni per “ credere,. -- E che dire della Pepper, altra consimile medium a rivelazioni psi¬ cometriche strabilianti ? Molti psichicisti ne sussurrano con tono espressivo di incredulità, massime dopo che si è fatta sposare da un credulo cliente arcimilionario. — E l’australiano Bailey, che “apporta, uccelli esotici (morti) e monete assiro- caldaiche (imitate o senza pregio) ? Il Baudi di Vesmk e altri psichicisti valorosi lo hanno accusato di essere sfuggito ad ogni accertamento scientifico. — E il californiano Miller, il pre¬ sentatore di più spettri alla volta, che si “ materializzano „ e passeggiano nella sala? Anche per lui Baudi di Vesme non si perita daU’esprituere sospetti gravi, e intanto propone controlli pili efficaci. — Lo stesso contegno di sospettosità dichiarata è tenuto di fronte al medium indiano Yogualtama che fa scaricare scintille odiche dalle candele steariche : —di fronte all'altro californiano Fed. Evans che scrive, anche lui come Slade, spiriticamente sulla lavagna; — di fronte al sassone Enrico Melzer che apporta, anche lui come la Rotile, fiori a bizeffe. Non dico poi niente della tanto de¬ cantata e mai seriamente accertata medianità fisica o ma¬ gica dei Fakiri indiani : il Myers protestava da pari suo contro le “credulità per progetto, (proprio cosi) di chi ad 0<rni costo viene in Europa a sballarne le gesta poco pulite o°sfacciate ; e dei loro pretesi fenomeni occulti, scriveva che erano “un tessuto di menzogne, (“Proc. of. S. f. p. R.„, 1895).  l<; spiegabile allora il fatto curioso che, chiamandosi per dispregio col nomignolo di “ fakiri , i falsi medi spuntanti d’o«ni dove nei gruppi spiritualistici del Nord-America, si sia pensato or ora di fondare una Antifakir- Society a tutela del decoro della dottrina. Che più? 1 migliori periodici psichi- cisti, la “ Rivista , del fu Ermacoha e oggi del Baudi, gli ‘ Annales , del Dariex e Ricukt, i “ Proceedings „ della Società Londinese, gli "Psyehische Studien., dell’AKSAKorF •e Wittig, l“Écho du merveilleux,, del cattolico Gast. Méry, i " Bullettins ,, dei reputati centri di Marsiglia e Nancy, sembrano presi adèsso dalla smania di depurazione del mediumnismo ; essi vanno d’accordo nel segnalare le menome lacune del “ sistema „, nell’ indicare i punti deboli delle “esperienze,, nel fulminare di motti ironici la ingenuità di certi “ speri¬ mentatori „ . A poco a poco, nella frenesia di espellere i medi impostori e quelli dubbi dal tempio novellamente eretto e consacrato al psichismo scientifico, si minaccia di lasciarlo privo di sacerdoti officianti e vuoto di pitonesse.  Non sfuggono ai sospetti neanco i “ medi intellettuali Appena qualche studioso discopre il processo suggestivo, o subcosciente, dei loro romanzi imaginosi a base di “ incar¬ nazioni , e di “ emigrazioni del doppio „ ; appena qualche fisiopsicologo indica la genesi non spiritica ma verosimil¬ mente telepatica dei loro “messaggi,, quei medi, fino allora proclamati eccellentissimi, passano meschinamente nella ca¬ tegoria deprezzata degli “ spuri , o “ pseudo-medi „. Questa de¬ gradazione. è toccata, sotto la critica dell'iinmortalista Michele Sage, alla Elena Smith di Flournoy, alla M.** V.** di .Ti no. Lo stesso accadde al Pikrnan, al Dalton e ad altri loro com¬ pagni nella lettura e divinazione del pensiero, di cui l’ul- timo, l’americano Ahrensmeyer, non ha trovato da far bene se non passando al servizio della polizia. Lo stesso minaccia di accadere alla media musicale, la Nydia; alla media dan¬ zante, la russa Maddalena G. ; ai medi pittori, il parmigiano  Scaramuzza e il berlinese Machuer; al medio disegnatore il commediografo Sardou ; al medio scultore, il Galli-Ba- reggi. Gli psichicisti non la passano buona alla folla innu¬ merevole di medi autori, filosofi, moralisti, cosmologi teofì- lan tropi, poeti, romanzieri, ai quali si deve l’indigesta e caotica letteratura medianica: _ tutti scrivono per puro automatismo ; tutti, dal fiammingo intuitivo Uose al cat- tolicheggiante Teopilo Coseni, dall’anima candida di Stai sto n Moses all artificioso neo-evoluzionista Th. Dariel, o si sono ubbmcati (come diceva lo spiritista D. Mbtzgbr) coi grandi nomi di spinti che imaginariamente loro si “ comunicano • ovvero sono portati dalla interna fede spiritica a non sapere analizzare in se medesimi la genuina sorgente criptomne- sicji dei presunti messaggi ^ .  Certamente, io sono con Do Prel nell’opinare che la frode comunque frequente e varia, non distrugge la medianità auten¬ tica, e che lo smascheramento dei falsi medi non risolve “rrne de “ spiritismo,,; ma io son pure del parere d elio stesso insigne filosofo-psichicista quando sentenzia :  L esercizio della medianità può ingenerare danni seri nella monti ita di certe persone, le quali vi si danno in circostanze inopportune , : — e le circostanze sarebbero, ora il bisogno di denaro, ora il fanatismo di propaganda, ed ora la funesta spinta suggestiva dei dilettanti di sedute. Ma conforme a quanto accade nell’ ipnotismo, dove soltanto i soggetti moralmente inferiori o di debolissimo carattere accettano le suggestioni intra- o postipnotiche di atti criminali ed osceni; conforme a quanto si osserva nel campo neuro-psi- copatologico, dove la labe costituzionale ereditaria e la ac¬ quisita, dove 1 isterismo l’epilessia e la paranoia originaria ci pongono cotanto spesso alle prese con la menzogna, con la simulazione, con la mitomania, con la calunnia e con tutti 1 subvalori etici della condotta umana ; cosi anche nel mediummsmo, vista la lamentata sequela di giunterie si deve supporre logicamente la non rara presenza del fattore degenerativo o patologico, che indebolisce o pregiudica la personalità, morale dei medi.  Alcuni trattatisti di Psichiatria (S. Venturi, E. Kkaepelik) hanno descritta a parte una varietà di psicopatici degene¬ rati: i bugiardi costituzionali Ebbene: certi medi, che usano artifici e ciarlatanerie anche quando non ve ne sa¬ rebbe stretto bisogno, ne formano una caratteristica pat¬ tuglia: essi sono ì lanzichenecchi dello “ Spiritualismo I  La psico- e neuro-patologia dei medii.   È ima fisima di un buon numero di spiritisti quella che i medi siano persone fisicamente e mentalmente sane anche durante le loro sedute, e che la medianità non si acquisti o non si eserciti a prezzo della salute corporea e mentale : i fatti, du essi medesimi narrati, attestano perfettamente il contrario. Ecco pochi cenni su alcuni dei medii più tipici.  A) Medi con infermità organiche del sistema nervoso.  I. Enrico Slade (“ dott. ,?), medium americano famoso per effetti fisici e scrittura diretta bu lavagne, studiato da Cox, Carteb-Blake, Zollner, Gibieh, era affetto da emiparesi destra (forse per antico processo infantile di encefalite): e «orlo pochi anni fa in una Casa di salute. Qui egli si dimostrò al D' Spinney,  che lo curava, estremamente sensibile, facilmente soggetto a in¬ fluenzo psichiche (suggestionabile). La sua ultima malattia, con¬ trassegnata da amnesia e demenza, ha avuto i caratteri della paralisi generale progressiva (‘ Ann. Se. psych „).  II. Il giovane medium fisico Durand, illustrato dall esplo¬ ratore Bavol, è un ragazzo sfortunato che ha la gamba sinistra del tutto atrofica (poliomielite infantile ?) : cammina con le stam¬ pelle, nè può fare un metro senza di esse; tuttavia nel trance,, è preso datali sussulti muscolari da sbalzare alla distanza di quattro metri (‘ Compt.-rend. Congr. spir. 1900).  III. Anche il sig. F.R., di Roma, distinto medium a per¬ sonificazioni e a qualche effetto fisico, illustrato da E. Oarreras, è infermo e zoppicante ad una gamba, forse per poliomielite in¬ fantile (‘ Luce e Ombra ,, passim).  IV. Carlo Bailey, medium ad apporti archeologici ed orni¬ tologici mirabolanti, mostra nel suo ritratto molte note dege¬ nerative: acrocefalia. idrocefalia, progenerino, asimmetria naso¬ facciale, orecchio a lobo scssile; ha inoltre torace conformato ad imbuto (Dott. Ferrari, in 4 L. e 0. „, ’05).  B) Mei«ì con disturbi funzionali del sistema nervoso.  IV. Daniele Dunglas Home [ o 4 Hume „?], famosissimo per le esperienze di Crookks e di Brewster. nacque m America da madre veggente dotata di seconda vista, e che profetizzava (isterica?); ha avuto due zii materni pur essi veggenti (alluci-  iiatiO. Fu gracile fin da ragazzo, nervosissimo, con sonni agi- tati, c ili salute cosi delicata da non poter prender parte giochi dei compagni: ebbe opinioni religiose ad impulsi A 4 ann ebbe una visione (telepatica), a 13 anni altra visione di lumi! nosita ; a 14 cominciò a spostare i mobili e a produrre rumori senza contatto. Egli stesso racconta di essere andato soggetto  èiSSiii'S" - *^438»  sp.r"jo0j Ca >6 meZZ0 d’un 'liscorso ( “ O.-r. Con.gr.  salante a ftrsnss ter'"*— *  VII. La Maria V... illustrata dal Ddsaht seniore » miei Congresso, ha avuto numerose visioni fin dall'infanzia alluci¬ nazioni nel sonno, indi cefalalgie violente, poSrna capa-  .ì steriam1n ?, ere 18C.U°la ; al,a P«»>«ftà ha presentato crisi di isterismo estremamente torti, con gridi acutissimi dolori perdila prolungata di conoscenza, ecc. (Ivi). * ’  eseguito 'nil lh?Rdi‘Um an°"il110' su cui 51 Dosali. Mac-Nab ha eseguito nell 88 le sue interessanti esperienze, era un isterico av velato e un grande simulatore (‘ Ann.. Se. psych. ,),  IX. La Anna Roihe, di cui ho parlato, ha sofferto .li allu¬ sioni* elT ? C,;m",ciiuv da ^ annidi vita: alla pubertà le vL sioni allucinatone si sono fatte più frequenti. Dal suo matri¬ monio ha avuto otto figli, ma due soli sono scampati • uno b  . . *■**• "■* “»»•  ffi^^^SSUSttatXSS  cauiére *a bbàndmia te ' D,morava> uaa vecchia casa, le cui’ forieri n , .te -1 empivano ai suoi occhi di fantasmi pro-  tefidenza aìlIUf«°, i' ‘n° ' • SVllu,ipo nei P('teri attentivi, estrèma Istmi™ al‘a fantaatlch.erm: incapacità di darsi a lavoro serio.  suoi parenti, impensieriti di queste anomalie di carattere la fecero visitare da medici (‘ Auto-biografia „). ’  Si potrebbe continuare questo elenco di personalità anor-  ranUòrri Vhri-ne?a’ fra l„comPetenti. che la medianità abbia appoiti strettissimi con 1 isterismo e con le neurosi dege¬ nerative. Il D> Joire, valentissimo psichicista, annnnziò'da vari anni che tatti i soggetti, nei quali aveva scoperto fa¬ coltà medianiche, mai gli erano risaltati sani. Sotto le ap¬ parenze della salute covavano la isteria; e l’occhio sagace del clinico la discopriva nelle paresi delle membra, nelle zone anestesiche o iperestesiche, nell’erotismo imperante associato, come sempre, a misticismo: qualcuno fu trovato neuropa¬ tico in grado estremo per la sua eccessiva sensibilità. Ora, tutte queste sono stimmate appartenenti all’isterismo statico o intorparossistico (Gilles de la Toukette, Sollier). Quanto alla medianità in azione, la comparsa dei sintomi della grande nevrosi non è meno evidente. Spesso si dà il caso di medi che entrano spontaneamente in crisi di sonnambulismo o che si auto-ipnotizzano.  XI. L’esempio dell’lf/enn Smith di Ginevra è tipico. Dopo che essa è divenuta la Sig“ Miiller e che per gelosa clausura dei circoli spiritici dai quali è sfruttata, ha potuto sfuggire all'osservazione psicologica del Flouunoy e del Lema'Itrk, le sue straordinarie facoltà medianiche nella sfera intellettuale non hanno cessato dal perfezionarsi. Da sette anni le si fe svi¬ luppata la medianità pittorica: ma agli infantili disegni dei paesaggi e personaggi del pianeta Marte si sono sostituiti, pel rincrudire del misticismo visionario, i quadri di alto carattere religioso, le figure del Cristo che essa ' vede „ nella crisi me¬ dianica. Codesta crisi è un puro attacco isterico: comincia con una visione fulgida (il Signore e la Vergine le appaiono e le parlano: aura allucinatoria visiva ed uditiva), indi essa cade in istato di ipnosi che dura un quarto d’ora e durante il quale essa disegna ammirabilmente a matita le figure vedute (auto¬ matismo grafo-motorio). (Cfr. 11 TlMatin „ di Parigi, 18 maggio 1907).  Non sempre i fenomeni procedono così semplici e senza patimenti: per lo più i medi, nel cadere in estasi o “trance,, soffrono abbastanza. La crisi medianica è simile in tutto all’isterica. L’offuscamento di coscienza, il torpore o letargo, le modificazioni di circolo e di respiro, il singhiozzo, gli sbadigli, il sudore profuso, il tremito, i convellimenti mu¬ scolari, le contratture, la anestesie, lo spasmo faringeo, il riso spasmodico, le espressioni estatiche del viso, la foto¬ fobia e la iperacusia, l’estro erotico, gli atteggiamenti pas¬ sionali, le stereotipie mimiche e vocali — nulla manca del quadro ben noto ai neuropatologi ed alienisti. A ragione il Néc.re, davanti ai suoi correligionari che ne dovevano alli¬ bire, esclamava: “ La medianità si riduce alla ipnosi: un buon sonnambulo è sempre un buon medium, e viceversa Gli studi ammirevoli di Pietro .Tanet sulla forma più elementare di medianità che è quella dell’automatismo scri¬ vente, sono confermati ad ogni riga e frase nelle descri¬ zioni inconsapevoli degli spiritisti. Esempio :  XII. Joumier, medio scrivente, ha 23 anni ed è tìsicamente sano fri: quando però lo ‘ spirito , viene ad incorporarsi tran¬ sitoriamente in lui, egli è preso da forte tremito al braccio destro, cui seguono contrattura estesa e anestesia a manica (stimmate stupendamente isterica/: nel contempo soffre di car¬ diopalmo (“ Revue spirite 1903).  Non mi è stato difficile accertarmi del fatto nei medi scriventi che io ho potuto esaminare. E se leggo i resoconti degli spiritisti mi consolido nell’opinione che il rapimento medianico, quando sia sincero e profondo, costituisce sempre un “ equivalente isterico „ e non leggero. È assolutamente erroneo che gli individui dotati di facoltà supernormali si sottopongano con gioia alla prova sempre più o meno pe¬ nosa di una seduta. I professionisti lo fanno per le stesse ragioni per cui un funanibulo, avido di guadagni o di gloria a suo modo, si slancia al pericoloso giuoco del salto mor¬ tale sul trapezio o al terribile “ anello della morte „ ; i medi privati lo fanno per quello stesso fascino che spingeva i sog¬ getti ipnotizzati da Donato o da Hansen a ricercare ansio¬ samente lo sguardo del loro fascinatore o la punta del bastoncino del loro abile magnetizzatore. Anche questa attra¬ zione irresistibile verso la “ seduta „ accresce, se ve ne fosse bisogno, l’analogia fra isterismo e medianità. Intanto, i medi soffrono. Esempi:  XIII. La Fiper entra con grandi patimenti in “ trance , : essa si agita, si scioglie i capelli giù per le spalle, geme. Si stira e contorce le dita, emette profondi sospiri, si aggira con¬ vulsamente col tronco sul bacino, ecc. (Hyslop).  XIV. La D' Espirati et, che ha messo sei anni di sforzi in¬ cessanti e di tensione nervosa prima di arrivare alle sue grandi materializzazioni, ritiene che l'esercizio della medianità sia sempre un pericolo di vita pel medium e una causa di males¬ sere, persino di malattia, negli sperimentatori. Durante le prove, la sua sensibilità diventava eccessiva; sensazioni peno¬ sissime la travagliavano; essa ne usciva disfatta e stanca.  XV. Il Sig1' A n\ N. C., che ha goduto per un po’ di tempo ottime facoltà medianiche a effetti fisici (telecinesia), mi narrava che ogni volta era preso da una cefalalgia atroce nella regione frontale, tanto da doverla premere fortissimamente  per alleviare la sua sofferenza: egli ha dovuto perciò smettere dal fare esperimenti. Si noterà l’analogia con il beneficio ar¬ recato dalla compressione delle zone isterogene nei grandi pa¬ rossismi della nevrosi.  Anebe il Nègbe, che è tra i pochi spiritisti che abbiano studiata con cura la facoltà mediumnica, descrive le sensa¬ zioni morbose nei lobi cerebrali, nel cervelletto, nel midollo spinale : i medi avvertono, ad esempio, una sensibilità ec¬ cessiva all’osso frontale ed all’occipitale, provano peso e stiramenti alla nuca, sono invasi lungo la schiena da un freddo brivido u di natura speciale _. Qualche medio prova una specie di ebbrezza; in quasi tutti si oscura e anche si perde la coscienza dei fatti interiori ed esteriori. Per la qual cosa si trova vera e preziosa la confessione di Leone Dénis ,-he la medianità, anche quando si svolge in personalità non costituzionalmente tarate (come avviene d’ordinario), offre nn deciso carattere intermittente, più o meno lungo, di anormalità fisico-psichica.  E invece dobbiamo dar torto a G. Delanne, quando con invidiabile prosopopea di incompetente in psicopatologia, sentenzia, in riguardo alla scrittura automatica, che fra iste¬ rismo e medianità esistono differenze tali da creare quasi un antagonismo. Ora, nessuna delle sue proposizioni pseudo- cliniche °è esatta. Non è vero che gli isterici abbiano sempre la salute turbata e i medi l’abbiano sana : lo abbiamo ve¬ duto. Non è vero che i fenomeni automatici dell' isterismo si svolgano dopo allenamento e quelli della medianità com¬ paiano spontanei ; e non è vero che gli isterici agiscano per suggestioni tattili e i medi senza suggestione verbale. E poi °in sussisten te che la scrittura automatica dell'isterismo si produca solo nello stato di “rapporto, coll ipnotizzatore, che essa sia involontaria e incosciente, nè contenga cose supe¬ riori all’ intelligenza normale del soggetto. Da ultimo, è er¬ roneo che l’automatismo grafico manchi negli isterici maschi, mentre lo presentano i medi d’ambo i sessi e perfino i medi  fanciulli. _ _ .  Sarebbe lungo discutere tutti questi punti : mi limito al presunto carattere differenziale dell’ allenamento. Come mai al Delanne viene la idea di cancellare, cosi, ad un tratto, tutto quello che gli spiritisti teoretici e pratici hanno scritto e insegnato sul modo di “ sviluppare , la medianità ? Vi sono manuali od hoc fino dai tempi arcadici dello spiritismo americano ; un buon libro di Habe è tutto materiato di ìe-   108   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   gole e di consigli per aiutare le ‘manifestazioni,; e il Rivail precisa tali norme nel suo pedantesco Libro dei meda. Anelie ai nostri di la Alleanza spiritistica di Londra raccomanda in ogni numero del suo “ Liglit „ il manuale di Mediumship scritto dal redattore Wallis e da sua moglie. Possiamo fidarci di questi due coautori? Mi pare di si.  Secondo il Wallis, l'ufficio di medium é sacro, e nella storia risale oltre ai tempi biblici. I ‘ sensitivi , debbono essere col¬ tivati esclusivamente nei 4 circoli spiritici , : operando da soli si espongono a cadere in “ ossessione „. Con il dovuto tirocinio si acquistano lo facoltà fondamentali del medianismo: la chia- roudien/.a, la chiaroveggenza, la scrittura automatica, il po¬ tere taumaturgico magnetico o magico, la psicometria, il rapi¬ mento dell estasi o 4 trance la parola inspirata...  Ma nello stesso tempo il buon medium deve coltivare psi¬ chicamente sé stesso. Ora questa pnychical self colture consiste, iinz! tutto, nel conoscere la propria anima e i suoi poteri nello scendere nella propria subcoscienza , e nel l’accrescere la sua psichica suscettibilità, nel 4 realizzare sé stesso secondo un tipo prestabilito „. A tale scopo il medium si abituerà al- 1 ipnosi, si concentrerà, ed astraendosi, intensificherà il proprio volere e il proprio potere di pensare: in una parola, saprà fortemente e rapidamente ‘ anto-suggestionarsi „ (sic). E non trascurerà il fisico : si occuperà del proprio regime dietetico, imparerà a respirare profondamente; e dopo tutto questo po’ po d esercitazione mentale e corporale, il medio arriverà a visualizzare, a sentire le voci degli spiriti, a dissipare i mali alti ni colla imposizione delle mani, a guarire anche le anime, ad alzarsi verso le, pure cose di spirituale significato, a posse- dem tutto... E come l'opera sua avrà un valore religioso e altruistico sempre più grande, cosi il suo io si accosterà allo scopo supremo, che é la Divina Immanenza!  •  V’è bisogno di commenti ? Non si scorge a chiare note in questo processo di “ sviluppo della medianità „ un mec¬ canismo psico-genetico ben noto agli psicologi sperimenta- hsti ed ai clinici psichiatri? Come negare l’efficacia del- 1 autosuggestione e dell’autoipnosi, le analogie sorprendenti tra la medianità e le estasi del misticismo, quali ne ebbero ì gnostici e i santi, e i rapimenti concentrativi dei monaci om falò-psichici del Monte Athos, e i dolorosissimi noviziati dei fakiri e bonzi, e le prove delle iniziazioni e dei Misteri ?... Non altrimenti colui che deve diventare * buon medium , deve — insegna il Ni:, ire _ scendere nella “ intimità se¬ greta del suo essere „ ; quando si possegga o si acquisti, alla fine di sforzi lunghi e pazienti, codesta facoltà, “ si può   BASSO VALORE SOCIALE DELLA MEDIAX1TA   109   entrare in comunicazione cogli spiriti ,, si può allargare le sue “facoltà vitali ,, secondo Myers, fino al terzo grado dei fenomeni di coscienza subliminale, ossia fino a quelli posti sotto il “controllo spirituale, (di spiriti disincarnati).  Il “ dono , della medianità non è, davvero, da invidiare: consta adunque di variazioni estreme e di bizzarrie, di la¬ cune e di eccessi, di anomalie e di morbosità. Infatti, un buon medium sviluppato a quella maniera è un soggetto psichicamente anormale, se non durante tutta la esistenza (ciò che avviene abbastanza spesso), per lo meno nei mo¬ menti e periodi durante i quali cade in “ trance „ ed opera mediumnicamente. Nella gerarchia dei valori umani la per¬ sonalità dei medi sta sempre molto bassa, salvo poche ecce¬ zioni ; e anche queste poche che hanno mostrata una certa superiorità morale, voglio alludere sopratutto allo Stainton- Moses, aH'OLLCorr, al Forsboom, alla Kakadia... non figurano certo nella scala intellettuale, nè per talenti superiori, nè per invenzioni utili, nè per concezioni filosofiche peregrine. Tutta la enorme, farraginosa produzione spiritico-medianica non vale generalmente la carta su cui è stata impressa !  ila raramente i medi giungono a questi contini superiori della medianità : per lo piu, ci ammaestra il Marzobati, “ si arrestano a forni e intermedie, a connubi ibridi che get¬ tano la confusione nelle menti è formano la disperazione dello psicologo „ (“ L. e 0. „, II, 413).  Dello psicologo, no, egregio collega : degli spiritisti, forse ! Lo psicologo sa tradurre in moneta spicciola il “ connubio ibrido „ di cui la totalità dei medi dà spettacolo ai presenti alle sedute. Quel connubio vuol dire che i fenomeni spiri¬ tici veri sono ormai, anche per gli spirito-psiehicisti, una rara eccezione ; e che d’ordinario le comunicazioni non derivano dal mondo ultrasensibile, ma sono la traduzione immediata dei pensieri sentimenti e voleri della persona stessa del medio o fakiro e di chi gli sta attorno e lo suggestiona. Vuol dire che 1’ automatismo senso-motorio medianico non è già “ controllato „ da entità spirituali invisibili, da coscienze estranee, ma trae le sue ragioni d’essere unicamente dal disgregarsi della coscienza personale. Pure il Metzoer — che lamentava “ le difficoltà enormi opponentisi alla perfetta tras¬ missione del pensiero degli spiriti perchè i medi vi intro¬ ducono sempre “ l’elemento perturbatore della loro coscienza e volontà,, veniva onestamente a riconoscere quello che la psicologia dello spiritismo, sebbene nata da poco, ha dimo¬ strato : cioè la superfluità o la immaturità, per lo meno, dell’ipotesi spiritica per comprendere la genesi delle mani¬ festazioni del mediumnismo. Un altro psichicista oculato I’Anastav di Marsiglia, dice al proposito : * Se il fenomeno spiritico esiste, esso è in verità tanto raro, quanto gli spi¬ ritisti [della vecchia scuola] lo credono frequente : esso è attorniato da pseudo-manifestazioni altrettanto numerose, quanto di sottile e delicata interpretazione  Questa mescolanza “ ibrida „ di innumerevoli fenomeni di bassa lega con le rarissime manifestazioni di alta spiritualità — mescolanza che forma l’agguato in cui cadono i gregari e la u disperazione., degli spiritisti colti — fin d’ora costi¬ tuisce una tremenda fenditura nell’edifizio : io, anzi, vado più in là, e vaticino che presto o tardi sarà la negazione spe¬ rimentale della dottrina in massa. Ma l’esercizio della me¬ dianità è ben altrimenti pericoloso per chiunque vi si dia. 11 ripetersi delle fasi di disgregazione della personalità non avviene senza turbare sempre più profondamente l’ io cosciente dei medi: la credenza negli spiriti-guida, vogliasi spontanea per atavismo emerso dai snblimini mentali, vogliasi sug¬ gerita dall’ambiente di fede onde i medi sono subito cir¬ condati, porta costoro ad un vero monoideismo anormale. Ognuno di essi — lo si sa — non è in rapporti colla tota¬ lità del mondo spirituale, come sarebbe consono alla dot¬ trina se questa avesse in sè logica coerenza, ma comunica soltanto con determinate “entità occulte,, una sola per lo più, due tre o quattro qualche rara volta : tutte le altre “ Intelligenze invisibili „ vengono ordinariamente a comu¬ nicare o chiamate dagli spiriti-guida, o sostituendosi, talora violentemente, a questi.  ha Oook aveva per protettore lo spirito ‘ Katie King „ ; l’Eglinton, lo spirito * Joey „ ; e la D'Espérance, lo spirito “ )o- laniia v: ma il Moses ne aveva parecchi, che da brave guide d'un ex leclttrtr di studi classici si denominavano ‘ Rector “ hn- perator , e * Doctor „ come nelle scuole secondarie della mia adolescenza eravamo a vicenda ‘ Imperato r Romanorum „ o  Legatile Carthaginensium „! La Smith di Ginevra ha il suo “ Leopoldo „ (alias ‘ Cagliostro „), ma non le mancano gli altri personaggi del “ suo romanzo subliminale „ : il sig. R. di Roma ha ‘ Uomo-fui „ ‘ Cesare , e altri parecchi; la Piper, che prima era inspirata da un ‘ D’ Chiniti t „ e poi lo è stata da ‘ Giorgio Pelham r (in vita Dr Robinson), sembra adesso in via di una terza incarnazione.  Ma basti : tutto ciò, me lo perdonino gli spiritisti, è alle soglie della follia, ossia di quelle forme di psicosi in cui il   SPIRITISMO, MJ5DIANISMO E PAZZIA   111   povero alienato si crede inspirato da un personaggio estraneo cbe “gli parla nel cervello,, ne ‘legge il pensiero,, e spesso finisce" collo “spossessarlo della sua anima,. Patti psicopa¬ tologici di vecchia data e di comunissima osservazione, sono questi ; e l’alienista meno perito della sua materia ne vede a iosa nei manicomi e nelle cliniche: egli li diagnostica ora per idee fisse impiantatesi in una coscienza che si disgrega ed ora per automatismi stereotipi, massime mantenuti da creazioni oniriche. L’origine, cosi spesso stupida o puerile, delle sedicenti inspirazioni e incarnazioni palesa troppo spesso di trovarsi terrestremente nell’Àl di qua, e non nell’Al di là!   Effetti nocivi del mediumnismo.  Cosi è spiegato, senza tante reticenze, perchè i medi di¬ ventino talvolta isterici conclamati, o istero-epilettici , o pazzi addirittura. Lo Charcot, 1’ Habtenberg, il Hai.lf.t, lo Janet, lo Joike, I’Oppenheim, A. Marie, ci hanno de¬ scritto casi parecchi di questa misera fine, ed io stesso, solo negli ultimi tre anni, ne ho raccolto quattro.  I. Dna signora, buon medium scrivente, è caduta per ec¬ cesso di questo esercizio in un delirio sensoriale o allucina- torio vivacissimo, che l'ha portata al manicomio.  II. Dn impiegato, pure ottimo medium a incarnazioni, ha finito col credersi * posseduto , e il suo delirio di persecuzione ha concluso in un metabolismo completo di personalità.  III. Un giovane ventenne, robusto, facoltoso ma ignorante e svogliato, dopo aver dato prove di efficace medianità fisica tiptologia, movimenti di oggetti a distanza, luminosità), fu da me visto or ora in preda ad una gravissima istero-epilessia.  IV. Un altro giovane, ventiduenne, allievo ingegnere, di¬ stintissimo e coltissimo (parla quattro lingue straniere ecc.), datosi allo spiritismo per la morte dell’adorata sua madre, e dopo udite le conferenze recenti di F... a T... sulla Paladino, è divenuto delirante, allucinato, con idee di grandezza, di rinnovazione messianica della religione ecc., ed fe, pur troppo entrato or o ra in un sanatorio.  Ma badiamo bene che io parlo di persone impazzite o rese ammalate dalle pratiche medianiche; non parlo di spi-   112   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   ritisti conturbati mentalmente perchè adepti alle credenze spiritiche, il che è cosa diversa.  Dai casi surricordati si è, invero, voluto desumere che lo spiritismo-credenza, oltre ad essere indizio per sè solo di debolezza mentale (il che è assolutamente erroneo per un torte numero dei suoi sostenitori), fosse anche capace di in¬ generare con grande frequenza disturbi psichici. È una esa¬ gerazione, come ho già detto nel primo capitolo. Che fra gli adepti vi siano dei fanatici più prossimi alla sragione¬ volezza che al freddo e calmo raziocinio, predisposti da ciò a piu facili perturbamenti psichici, è fatto di agevole e comune osservazione, confessato dagli stessi cultori più re¬ putati della dottrina (per esempio, dal Dénis, dal Metzgkh, dall Anastay), manifesto a note stridenti nei resoconti dei loro Congressi e nei verbali di numerosissime sedute, com¬ provato dalle narrazioni sbalorditive sui revival* spiritici di America, consacrato nelle effemeridi delle diverse Chiese spiri o-occult.isticlie e teosofiche, e non raro purtroppo in certi gruppi o circoli privati, dove il contagio morale opera lun- gamente e fortemente. Ma questo fatto doloroso è compren¬ sibile a chiunque consideri l’indole intrinseca della dottrina stessa e i suoi rapporti col sentimento religioso cotanto soggetto a perturbazioni, ad esagerazioni, a pervertimenti.  ' Klea °'le 1 defunti „ si manifestano ai vivi non può essere senza pericolo per l’equilibrio mentale di questi, .lata la plurisecolare trasmissione di miti di leggende e di favole paurose attorno alla morte, data la vetustissima credenza ammica che fa temere, più che sperare, il ritorno dei tra¬ passati daL regno delle ombre. Gli spiritisti perciò non pa¬ gano tributo maggiore alla follia se non quando vengano presi e soggiogati da codeste sopravvivenze e reviviscenze atavistiche del pensiero, se non quando siano dominati da soverchio entusiasmo, se non quando abbiano sopratutto la sventura di un cervello debole o strapazzato : ciò, per fortuna avviene nella grande minoranza di essi, presso a poco come av¬ viene in tutte le altre credenze, chiese e sette religiose; guai se ogni fede creasse sempre dei Davide Lazzaretti n dei Tor- quemada ! Tra parentesi, lo spesseggiar di deliri spiritici dimostra che, contrariamente alle sue pretese, lo spiritismo- credenza non è una filosofia, ma una religione : nessuna opinione filosòfica ha mai perturbata lamenta degli uomini- nessuno ha fanatizzato per il sistema idealista di Platone ne per il criticismo di Kant !  Intendiamoci, pertanto : è la medianità che assume non di rado un deciso carattere psico-patologico, non lo spiri¬ tismo. Gli spiritisti però, a discolpa della loro dottrina, alle¬ gano che i medi cadono nello stato di “ ossessione , e “ pos¬ sessione „ ad opera di “ spiriti maligni „ o di “ entità occulte di grado inferiore,, soltanto per ragioni estranee al medium- nisino. Qualcuno dice prosaicamente che ciò loro accade quando versano in cattive condizioni di nutrizione; per cui basterebbe allora (così sdegnosamente protestava la spiritista Lucia Grange) dar loro ben da mangiare e da bere per ve¬ derli tornare alle “ buone e savie comunicazioni Qualche altro sostiene, più idealisticamente, che i medi incorrono in quei pericoli quando non sanno padroneggiare le prave ten¬ denze dell’istinto, nè prepararsi con saggezza di vita al sacro  loro sacerdozio . Ma vi è pure chi avendo una più esatta  conoscenza della verità positiva, consiglia di calmare il medio, ora agitato (e convulsionario) ed ora posseduto (e de¬ lirante), coi passi magnetici, o con le compressioni sul capo e sul ventre, ecc., a un dipresso come procedevano i giansenisti sulla tomba del diacono Pàris, o i magnetisti d’attorno alla tinozza di Mesmer. Queste empiriche misure degli spiritisti coincidono coi mezzi psicoterapeutici adoperati dalla medi¬ cina scientifica dopo che l’ipnotismo divenne materia di in¬ vestigazione fisiologica e strumento di cura nelle mani dei competenti. Quindi, si è sempre lì: isterismo e medianismo!  La crisi medianica non è tutta di un solo colore, nè di una sola intensità: voglio dire che il mediumnismo in opera attraversa, in ciascuna “seduta,, fasi differenti, durante le quali i fenomeni offrono varianti numerose e più o meno evidenti. Dagli spiritisti, dopo decenni di sfruttamento della medianità, non s’era ricavato nessun quadro descrittivo esatto e veritiero: la nosografia dell’ ipnosi, quantunque intesa di¬ versamente dalle varie scuole ipnologiche, comunque ancora incerta nelle sue descrizioni e distinzioni di tasi o stadi dell’attacco sonnambolico, ha reso almeno il servizio di schia¬ rire per riflesso la fenomenologia medio-spiritica. Vi è un innegabile parallelismo tra le fasi dell’ipnosi e quelle della medianità : i sapienti tentativi del De Rociias e del nostro Visani-Scozzi corrispondono alle descrizioni dei migliori osservatori delle “ meraviglie spiritiche „ ; per esempio, sono in perfetto accordo con gli ottimi rilievi della Fiorenza Marryat, che ci ha dato relazioni su di un numero straordi¬ nario di medi famosi, con lo studio di Dailey sulla veggente Fancher ecc. ecc. Avrò occasione di riportare anch’io i fenomeni della Eusapia Paladino agli schemi ipnologici dei psichicisti.  s   Morselli, Psicologia e spiritismo. I medi persone spesso evidentemente anomale, se non anco gravemente inficiate nella loro costituzione fisio-psicfcca ma sempre, ad ogni modo, colpite durante l’esercizio dèlie  Inno fGC°lta dt\ U" dlsordlne funzionale del sistema nervoso sono dunque, la sorgente prima, abbastanza impura, da cui è scatunto tutto lo Spiritismo moderno. Solo in seguito alle gesta dei medi, massime nord-americani, si è pensato di con-  2‘e r! l0r° fen0"ieni generalmente provocati quelli di indole più . o meno palesemente spontanea , che, in mezzo a nebbie irriducibili, a fole inconcepibili e a fantasie inveii tone la leggenda la tradizione le cronistorie tramandavano ncordavano e contenevano : tra le scorie e i detriti ingene¬ rati e lasciati cadere dal lavorio progressivo dell’ incivili¬ mento, si trovano migliaia di apparizioni, spiriti folletti  tutto ‘mSte6’ ,nannf,ri . Ma insomma, a parte  tutlo questo materiale insuscettibile di esame diretto e quindi  dl scarf 0 dl ',lul10 ™loie restano a costituii" il  tesoro tangibile di “ prove avente corso monetario nello  namhnTin?’/l1iattaC!i‘-1 1.steroidi 6 >Pnoidi, catalettici e son- nambolici della medianità contemporanea  Questo è il materiale utilizzabile, sebbene ancora grezzo in grandissima parte, da cui s’è ricavata quella vuntatis- sirna gemma «iella coscienza contemporanea \ilie è lo “ Spi-  ' =rilfn1Sn ° sPenraentalf. - Mia anormalità si è passato senza salto alla supernormahta, e da questa con un salto mortale aila metafisica, alla più alta filosofia, alla più astrusa e complicata cosmologia. Ma ecco che il progresso degli studi  slW ,1 ha ,8la tarpate le ali e ridotto i voli della fanta¬ sticata dottrina, riconducendola a terra. Soprut, utto - ]q,0 scntto — avrà un buon risultato la metapsichica che si sta ora creando ; essa dimostrerà in modo perentorio quello «die già e stato largamente intuito : che il psichismo. traverso la lente analizzatnce «iella scienza psicologica vera ed austera  alla Riceri Cam^?- del fatt' e delle naturali accessibili’ alla Ricerca positiva. Avrà inoltre quest’altea conseguenza  umanistica: insegnerà a scoprire e a svolgere i poteri niedii- nici nel campo delle facoltà normali dello spirito e delie  ad onfSÀChlChe me?h° conosciute e meglio utilizzate. Fino ad ora è penoso a dirsi, ma lo spiritismo è stato un “vani-  n!-ni "/ ir 'fn;’"lta sofferente: nonostante tutte le sue nobili pioteste di elevatezza morale, di solidarietà, di teofilantropismo di bpuituahsmo socio-etico eco. ecc., esso non ha fatto che’ sfruttare il Male e comprare o vendere il Dolore.  ■ cnvo queste parole di accusa, pensieroso io stesso della graviti! loro ; ma l’accusa è basata sulla mia esperienza di clinico e di psicologo. Non sono mai uscito da una seduta spiritica senza provare in me stesso un sentimento di rimorso. Noi medici, che sappiamo i mali fisici e morali, e ne va¬ lutiamo l’azione minoratrice e degeneratrice della personalità, la efficacia perturbatrice e anche pervertitrice della moralità, dovremmo, forse, senza fremiti di sdegno vedere la indiffe¬ renza con cui moltissimi dilettanti di spiritismo sfruttano e strapazzano in sedute reiterate e disordinate i poveri medi? Qualche voce di protesta si è già alzata contro tali abusi in seno agli adepti (cito il fu spiritista ginevrino Metzger a titolo d’onore) ; ma la massa dei credenti è del tutto in¬ conscia e apatica al cospetto di un attacco di “ trance , : l’am¬ mirazione pel ‘fenomeno, annichila e ottunde, per lo meno, il senso di pietà per chi lo produce. Io sono per la libertà e l'ho dimostrato apertamente, non senza coraggio, quando si è trattato di imporre restrizioni regolamentari agli spet¬ tacoli di ipnotizzazioue. E adesso, checché dicano gli empirici magnetologi spiritualisti che tacciano di misfatti orrendi gli scienziati ipnotizzatori (leggere, per credere, i resoconti dei loro Congressi), la pratica dell’ ipnosi risulta ai miei occhi molto meno nociva, in generale, di certe pratiche spiritiche. Oggi, che è venuta meno la creazione artificiosa delle grandi fasi dell’ipnotismo istero-charcotiano ; oggi, che noi clinici e psico-terapeuti siamo tutti convinti della bontà delle idee della scuola di Nancy e ne applichiamo con Dobois i metodi blandamente persuasivi, l’attacco sonnambolico provocato non si associa più ordinariamente a fenomeni di spasmo, contrat¬ tura, rigidità muscolare, nè a delirii allucinatorii... In quella vece, certe sedute medianiche sono una successione ininter¬ rotta per ore ed ore di crisi isteriche: e mentre i nostri ipnotizzati escono riposati dal torpore o semisonno sugge¬ stivo, i medi si trovano spessissimo affaticati, tremanti in tutte le membra, ansimanti, sofferenti, esauriti...  Vi è pertanto da chiedersi se non sarebbe opportuno un intervento dei Poteri pubblici a regolare, per iscopo di igiene e di etica civile, l’esercizio del mediumnismo oggidì lasciato purtroppo spesso in balìa del capriccio, della curio¬ sila malsana, del guadagno illecito, dell’apostolato settario. Lo spiritismo-dottrina è in decadenza anche per questo motivo umanissimo che non è sfuggito alla riflessione dei suoi migliori paladini e cultori. Ma purtroppo prima che la credenza-fede si disciolga in una opinione-conoscenza pas¬ serà ancora del tempo, specialmente negli strati inferiori delle   x-oxuuijOtìlA   ojtjukitismo,   chiese o sette spiritiche • „ ,  l’indegno e talvolta ignobile snettf ° . fra^t®niP0 seguiterà alcun, infelici trasformato in fonte dT«°« hr T,essere di e semiraorbose. Io non ... ; ° • d sublimità „ spurie  morale se uou come una logica Spi6^ai e si fatto daltonismo mistico-religioso si è mescolato ^fgue.I,za di quel che di spiritiche: tutti i fanatismi sonr buonora alle pratiche  credenze vogliono i loro martiri -pietó’ come tutte le sacrificati. ° martm ehe » sagrifieano o sono  un’ gran numero d^cin-oh^con1 p 'e .•ec,ute “comincino in spiriti ; e consistano o nell-alis^ 6"6 -a Dio 0 ai '“oni uv.dità di emozioni ili’ itSdS af T e c°”  Pidirsi isterico di una ereat™. ! ’ 1 . convellersi e all’ista- di coscienza, di dignità personfi'07^8 pure di sensibilità, pietismo cattolico furoregJS 8fl ° *qUe3t° aspett° il ' Pompei , il bigottismo .brahmanL Lourdes 0 a Valle di bonzi -falciri, che si arricchii «sasperantesi nei suoi schifose e terrificanti infermità" VJaT?? al so]e le Più tuarie e mutilazioni, possono and ire U St° lde attltudini sta- spintismo-fede o filosofia teo-cosmo .bracce^° con quello ~ cb.e dir si voglia - i] ^^ '^o-animico-socm-umanitana infesti, sebben lungamente addormì.8?'*”^*0 ftlon da germi e mostruoso, e adesso apLsUjTe 1 ’ 6 “T Ut° Gonfio preparato dal Morbo, semfnatÒ dalle « *ldl ua terreno  "rt Imp»cr ”M 0 co"ci-  «ostro secolo di queslo  Pianticella sana e vigorosa n!' Jn do qualche tempo una alle efflorescenze fuor di stagione pì>rtata, al,e ^trofie ed coi suoi rami sempre più fr°n2ùt .!*“ 8 "!®cerà e darà Pu. saporiti, il refrigerio desiderato ? frutti sempre  la vera Scienza spinto dalla sete deltoVeritr”3"11”3 V6rS°   III.  Eusapia Paladino.   Chi è l’Eusapia Paladino.   Olii è l'Eusapia Paladino e quali sono le circostanze della sua esistenza che ne hanno fatta riconoscere e ne hanno siste¬ mata la potente medianità fisica? Nelle numerose opere che la riguardano, ben poco è detto intorno a ciò, tranne che dal De Rochas, Pappalardo. G. Bois e Paola Lomtiroso; e, quel poco, non sempre è concorde, per cui si deve sospettare che neppure in tutto sia conforme al vero.  La Paladino non è una narratrice esatta; e il suo parlare tronco, a frasi raramente complete, in dialetto poco com¬ prensibile, quasi un mezzo gergo dove accanto al motto popolano trovi storpiata e pretensiosa la terminologia spi¬ ritica, contribuisce assai poco a illuminarci sul suo conto. Inoltre, o per difetto di memoria, o per mancanza di atten¬ zione, Eusapia si contraddice non raramente, così che qualcuno ha concepito il sospetto che essa mentisca anche quando ciò realmente non avviene. Per solito, nel narrare di sè, Eusapia si ferma alle vicende degli ultimi anni che l’hanno resa famosa nei circoli spiritici e l’hanno portata a uno dei primi posti fra i medium viventi ; ma anche quelle sembrano da lei ricordate in modo confuso, talvolta sommario. Certo, delle sue sedute, e di quanto vi si produce, essa non ha mai me¬ moria precisa: confonde le date, scambia i nomi degli espe- rimentatori, e si intrattiene su incidenti futili, mentre tras¬ cura o dimentica i più notevoli; più spesso, appena finito un racconto, ci ritorna sopra per ripresentarlo alquanto diverso nei particolari. Un colloquio colla Paladino è perciò straordinariamante noioso e vacuo, almeno per me, ed io che più volte mi ci sono messo con le migliori intenzioni di venirne a capo, ho dovuto quasi sempre troncare la con¬ versazione con impazienza e fastidio.  Ma non erano i suoi trionfi e le sue avventure di medium oramai mondiale, che io voleva sapere; erano, per le ragioni che ho detto piu su, le prime sue vicende: desideravo, da buon medico, sapere la sua “ anamnesi ,, e non ci sono riuscito che in parte. Pertanto, quello che qui riferirò, va accettato con riserva, poiché si compone di informazioni ricucite e rappezzate, per cosi dire, dalla mia critica storica: nell’in- sieme, però, corrisponde alle notizie di De Roohas e della Lombroso. Potrà qualche altro interrogatore più abile e ini¬ ziente di me rifare meglio questa storia individuale e cor¬ reggerne le inesattezze.   *  *   LEusapia Paladino è nata nell'anno 1854 a Minervino i urge tProv. di Bari), da poveri contadini. Viaggiando l’anno scorso per le 1 ughe, ho visto il luogo nativo di Eusapia c m. sono risovvenuto delle sue paurose storie di brigantaggio L un grosso borgo, appollaiato a mezza costa di un alto poggio, in mezzo a una campagna affatto deserta : le sue case spiccano da lontano e sembrano bianche e linde, ma in realta Mmerviiio è composto nella massima parte di abi- fazioni contadinesche. In quelle contrade, così spesso per¬ corse nei secoli passati da invasori di ogni stirpe e da bande  rliù?rleSCì!’ neSSU,n0. ablta , nelle campagne, e non esiste ditterenza tra popolazione urbana e popolazione rurale.  ,n<~a , dl Eusapia mori, a quanto pare, nel darla alla  luce; il padre le fu ucciso dai briganti della banda pseudo- borbonica capitanata dal famigerato Crocco. Dice bene Giglio Pois : Eusapia è, dunque, figlia dello spavento.  Della sua infanzia sa pochissimo. A Paola Lombroso ha raccontato che ì suoi l’affidarono ad alcuni villani che la  J°;ar°n° CildeTe. , a terra- e così rimase ferita gravemente al capo (dove tuttora porta una profonda cicatrice cutaneo-  °r,Ì-al f.,RocnAS,e a m.e 1,a invece detto di avere sof- erto di un tifo tra gli 8 e ì 10 anni, di esserne divenuta . e iran te, e, buttatasi giù dal letto, d’aver riportato quel trauma. Ha pure narrato a, me di avere sofferto di vainolo ( levi tracine cutanee del viso parrebbero dimostrarlo) e di erisipela. Rimasta in tenera età orfana di padre e di madre.   CHI È l'eubapia paladino   119   , i. ffl mi do’ dalla nonna paterna; poi a 8 anni, fu accolta fn tenuta un P ti (0 di conoscenti?), i quali la con-  in unafam.ghadijP^ essi la volevano fare istruire  dussero « 1 intelligenza non le mancava, era scaisa  di «»“>»»"'■ Costrrttorf oppi**»  invece la sua i & aUa scrittura, ai lavori don-  11 al DÌanoforte(?), essa faceva col suo cervello (così narra)  neschi.alpianotoiteM, di „ fatt0; anzi, si di-  s,0Sò “rii IS * “.“"T  "Sfidale elle non si confaceva alle sue attitudini eredi- ! Ne sorse nei suoi benefattori una severità estrema a  ■sjjT&ìf s se if»n ~  Un giorno venne, a quanto pare, rriargulU p.o  *.*t Erjr.ìErs- :  “rr.8^« « .o -7ìSiìo * . . - j-s  fers ài caia lo  spontaneamente rifuggita?) « obbligata » —  ■dira famiglia di conoscenti, presso un ingegneie Bar ian  ,ia]P la follia morale, la paranoia originaria, l sterl*' °' l'epilessia, ci forniscono esempi numerosi di impulsi insen- sJi di automatismi ambulatori senncoscienti durante aia- Srita. « l'adolescenza : por coi, .e b »«*»■“ h““ substrato psico-neuropatico, con,, orama' rtó. provato dallo su i unasi costante associazione con 1 isteiismo col so nn'mbulismo e coll’ipnotismo, il caso ^ Eusapia costitui¬ rebbe una conferma di codesto rapporto etiologico.  Inoltre, l’Eusapia fanciulla non sfuggì ad un altro inw dente psicopatico, che già abbiamo visto m vari medi anch’ella ebbe delle allucinazioni visive. Se ho ben ^capito la scena dell’ammazzamento di suo padre eia il soggetto di  queste “ visioni „.   - /  Fu nella nuova casa dove s’era ricoverata, che si rese, per la prima volta, a 13 anni, palese la sua facoltà medianica ; e fu un evento fortuito. In quella famiglia si facevano da qualche tempo delle esperienze di ‘ spiritismo „ coi tavolini parlanti, e la casa era frequentata dai pochi cultori della nuova dot¬ trina che allora lossero in Napoli. Una sera, mentre la Eu- sapia, ancora ignara di tutto ciò che fosse la tiptologia, se ne stava in un angolo della stanza dove avevano luogo le sedute, si trovò mancante un membro della “ catena „°e la giovinetta lu invitata a sostituirlo. Ed ecco, non appena essa è entrata nel circolo e ha protese le sue piccole mani presso a quelle dei compagni, che il tavolo si mette in movimento, batte colpi, freme nella sua compagine, e si alza dal suolo.  1 presenti, sorpresi della novità, non credono ai propri occhi, tanta è la veemenza con cui si annunziano gli “ spiriti „ : si indaga chi sia fra i presenti il fortunato possessore di ■ tanto “ fluido „ e, per via di esclusione si scopre che è la quasi ignota e selvatica ragazzina entrata accidentalmente nella catena. Da quel momento cominciò la serie stupe¬ facente^ di fenomeni meccanici che costituisce la singolarità della Eusapia: questa non fu più mandata in convento, dove la si voleva rinchiudere; un nuovo medium s’era rivelato, e gli annali dello spiritismo dovevano ben presto essere riempiti delle sue gesta.   *  * *  Lo sviluppo della medianità di Eusapia.  In quei giorni (erano gli anni 1871-72?) era tornato da Londra quel certo sig. Damiani, cultore indefesso della scienza occultistica, versatissimo nelle manovre spiritiche, seguace fanatico della dottrina d’Allan-Kardec, membro di tutti i più reputati circoli spiritici della capitale inglese, autore di un dramma Spirito e Moteria (Napoli, 1880). Il Damiani aveva dovuto lasciare l’ Inghilterra con grande dispiacere, perché (racconta la Paladino) non era sicuro di trovare in Napoli le due cose che più gli stessero a cuore: un bell’appartamento, provvisto di un giardino e di tutte le “ comodità all’in¬ glese B (!), e un buon “medium,. Tuttavia era ritornato pieno di speranza: in una seduta, per lui memorabile, tenuta in   LA MEDIANITÀ DI BUSA PI A   121   un circolo Londinese, lo spirito che da più tempo a lui ed a’ suoi compagni di tavolino si rivelava sotto il nome di John King (retaggio nord-americano!) gli aveva profetizzato che a Napoli esisteva un medium potentissimo, “ non ancora sviluppato „, e lo aveva stimolato a cercarlo e ad aiutarne lo “ sviluppo  Ora, per una strana coincidenza, comprensibile solo in ra¬ gione dei rapporti che legano in ogni paese i credenti nello spiritismo, il Damiani frequentava la casa dove 1’ Eusapia s'era rifugiata; per cui ben presto gli arrivò notizia della magica ragazza, provocatrice inconsapevole di moti tiptici così solleciti e intensi. Gli giunse inoltre la novella che, oltre al tavolo, la sola presenza della Eusapia era capace di muo¬ vere e spostare altri mobili, fra cui un pianoforte. Si può comprendere con qual gioia ei vide cosi presto effettuata la profezia del suo John King. Il quale, infatti, non appena l’Eusapia fu presa sotto la guida dell’accorto spiritista, si presentò alla seduta, e lì proclamò che prendeva la giovi¬ netta medium sotto la sua protezione “ quasi paterna „, che mai piu l'avrebbe abbandonata, e sarebbe accorso ovunque essa lo avesse chiamato, per dare segno della sua presenza e della sua attività. D’allora in poi John King, entrato per l’azione suggestiva del Damiani nella monocerchia delle idee e delle attività spiritiche della Eusapia, ha fatto sempre le spese delle sue serate medianiche e s’è procurata la nomèa di * spirito „ impareggi abilmente ed instancabilmente operoso.  In che abbia consistito lo “ sviluppo „ della Eusapia come medio per intervento del Damiani, non è facile descrivere, ma è facilissimo intuire. Evidentemente, si è trattato di una azione suggestiva operata giorno per giorno dall’abile e con¬ vinto spiritista per dirigere la medianità della giovinetta verso prestabiliti effetti, per inculcarle la ipotesi esplicativa delle comunicazioni cogli spiriti, e per abituarla soprattutto al tecnicismo già in uso nei circoli spiritici inglesi.  Abbiam visto che le origini e ragioni della tecnica spiritica debbono essere cercate nelle vicende primitive dello spiritismo americo-britannieo. Al Damiani, in quell’epoca, non poteva venire manco in mente il dubbio che altri metodi ed altro istruinentario fossero ugualmente idonei per “ sviluppare „ la “ forza fluidica „ della ragazza medium, a lui profetiz¬ zata appunto in Londra da John King mediante quei metodi e quello stesso istrumentario. Tavolo e catena degli astanti, spazio chiuso da nere tende, oscurità o penombra, battiti convenzionali per le diverse modalità dello “ esperimento „,   122   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   tutto il bagaglio tradizionale era venuto con lui da Londra a Napoli; e tatto fa reso cosi abituale alla Eusapia (a pari ebe agli altri medium formatisi alla medesima scuola) che essa non accoglie più senza diffidenza i minimi cambia¬ menti nel modo di operare.  Perocché lo “ sviluppare , un medium , nel senso spiri¬ tico, non consiste altro che in dare un opportuno allena¬ mento, un’ artificiosa e oramai stereotipa direzione alla sua medianità: questa, quale facoltà individuale di sdop¬ piarsi nella personalità, di scrivere automaticamente, di fi¬ gurare impersonato in qualche trapassato, di agire a distanza sugli oggetti, di produrre effetti fisici, è sostanzialmente in¬ genita e non si acquista con nessuna sorta di esercizio. Al piu, potrà aumentarsi e perfezionarsi, allo stesso modo che si accresce e si fa più vivace e completa la suscettibilità dei soggetti ipnotizzatali. Per gli intimi legami che passano tra ipnotismo e medianità assai bene descritti, quantunque- singolarmente interpretati, dal Visani-Soozzi, da De Rooiias, da Geley, ece., lo sviluppo dei medii si assomiglia estrema- mente a quella educazione dei soggetti tipnotici), che i magnetologi conoscono da tanto tempo. Anche i soggetti educati da qualche magnetizzatore di professione, come Do¬ nato o Grasso o Pikmànn, presentano, similmente ai medium dei circoli spiritici, un carattere sistematico, un modo uni¬ forme di agire nel sonno ipnotico; e ciò si rivela evidentis¬ simamente con quello che si chiama “ rapporto „ fra magne¬ tizzatore e magnetizzato, fra l’ipnotizzatore e i soggetti affascinati. Forse nel magnetismo vi è qualche cosa di più profondo che non nell’ipnotismo (telepatia?): però è sempre la suggestione che foggia o modifica o colorisce i fenomeni, dei quali il sistema nervoso vivamente suscettibile dei pazienti e dei medium diviene capace. Yi è, insomma, in tutti questi stati fisio-psicopatici una “ maniera „ o una “stilizzazione,, come la si scorge nelle opere artistiche e nelle dottrine scien¬ tifiche di una “ scuola ,. E lo spiritismo, sia nelle mani- lestazioni individuali dei medium, sia in quelle collettive delle sue sètte o scuole, ubbidisce alla legge generale del¬ l'imitazione, che è un gran fattore della psiche umana.  Perchè avvenisse il completo sviluppo della medianità di Eusapia sotto le suggestioni del Damiani, occorsero vali anni (quattro?). Dapprima, il Maestro educò con grande pa¬ zienza e con esercizi frequentissimi la sua allieva: ma una volta formatasi in costei l'attitudine a estrinsecare la sua “ forza „, quel faticoso tirocinio cessò. Anzi, per qualche anno,  essendosi la Eusapia fidanzata ad un giovane che non ve¬ deva di buon occhio le sue relazioni con estranei che sem- bravano sfruttarne quelle misteriose facoltà, le pratiche spiritiche si rallentarono; dal 1872 al 1880 le sedute con¬ cesse da lei furono pochissime e riservate a pochi e fidati  11 Damiani intanto era morto, e la Paladino era conosciuta solo nei non numerosi circoli spiritici di Napoli, perchè un adepto, il sig. Scifone, ne aveva descritte le meraviglie: ma chi ,le diffuse la fama tra gli spiritisti del mondo intero, fu il cnv. Ercole Chiaja, un gentiluomo studiosissimo di scienze occulte e di nobile e fiero carattere. Neir86 egli ne riprese ]a educazione, la perfezionò, e, trovatala medio più potente assai di quanto Damiani e gli altri antecessori suoi avessero imagi nato o saputo scoprire, si propose di convincere per mezzo suo gli scienziati fino allora ostilissimi allo spiritismo. La Paladino, presa da lui a proteggere, fu aiutata in tutti i modi, ed essa ne lo compensa tuttora con un sentimento di profonda venerazione “ figliale „. TI Chiaja è morto nel 1905, non senza potersi giustamente inorgoglire di aver data alla medianità di Eusapia Paladino una base inconcussa con la sua tenace propaganda fra gli scienziati. Egli l’ba condotta a Roma, a Milano, in Francia, in Inghilterra, in Polonia, procurandole per “ controllori „ e spettatori uomini autore¬ volissimi, fra i più reputati del mondo scientifico : astronomi e fisici come Schiapparelli, Flammakion, Oliver Lodge; fisiologi come Ricuet e Luciani; psicologi come Lombroso ed OoiroRowiez; psichicisti come Aksakofe. De Rocuas. Maxwell e Mvers ; filosofi come Broeferio, Hodgson e Sigdwick; poeti e letterati come Sully-Prudiiomme e Sardou; gior¬ nalisti come L. A. Vassallo . Questi nomi ci dicono che  il fiore della intelligenza europea è stato, mediante l’apo¬ stolato di E. Chiaja. messo in rapporto amichevole con - John King „ padre (putativo) della “ Rafie King , di Crookks.  Ne segue che la vita di Eusapia durante gli ultimi diciotto o venti anni è soprattutto costituita dalle sue relazioni con due generi ben deferenti di persone, che diversamente hanno agito sulla sua fenomenologia medianica. Da una parte, in un primo periodo giovanile, essa è stata “ sviluppata „ da spiritisti ligii alla tecnica tradizionale ed alla, dottrina clas¬ sica (reincarnazionistica): dall altra, nel periodo della matu¬ rità. e quindi troppo tardi per potersi modificare nelle abi¬ tudini e liberare dalle subite suggestioni, essa è venuta in contatto con uomini di scienza che ne hanno , osservata la medianità quale si era svolta e stabilita sotto l’azione effica¬ cissima dei suoi due principali educatori.  Darò in ultimo, sul conto della Paladino, questi rag¬ guagli. Per lunghi anni, essa ha vissuto in condizioni mo¬ destissime, rasentanti la povertà: abitava un infelicissimo " q mirtino „ costituito da una stanza sola, che era salotto, •camera da letto, cucina, e... gabinetto medianico tutto in una volta. Essa si è maritata piuttosto tardi (a 83 anni), ed allora ha aperto in un basso, o androne a pianterreno, del rione più popolare di Napoli, un piccolo negozio di mercerie (riven- dugliola), che essa medesima per qualche anno ha gerito ed amministrato con mediocrissima fortuna. La sua cultura ■è infatti rimasta sempre bassissima: dall'alfabeto in su, le sue nozioni letterarie sono nulle, cosicché sa appena scri¬ vere il proprio nome, e non è in grado di pnrlare altro idioma che un dialetto misto di pugliese e di napolitano. Essa è propensa invece alle opere manuali: buona massaia, cucitrice abile “in bianco,, cuciniere esperta, tali sono le •qualità di cui mena vanto al pari di quelle medianiche. Mai ha avuto figli; ma li ha molto desiderati, perciò accoglie presso di sè dei ragazzini randagi da assistere e da beneficare, poiché Eusapia, pur essendo povera, si spoglierebbe per gli altri: e il vicinato lo sa e ne approfitta.  Dal 1904 è rimasta vedova, dopo che il marito non le aveva,, a quanto pare, troppo rallegrata l'esistenza. Quando soggiorna a Napoli, Eusapia va dimessa nel vestire, accudisce alle faccende domestiche, cucina il modesto pranzo sul marcia¬ piede; e ehi la va a cercare per qualche seduta la trova, plebea napoletana tipica, in atto di sbucciare i pomodori e di scodellare i maccheroni (Pappalardo). Dal popolino è rite¬ nuta per “ maga „ e viene spesso consultata come una co¬ mune sonnambula: per contro essa ha poca fede nella propria facoltà divinatoria, e quando si trova in imbarazzo o vuole * sapere la verità , va a consultare le altre sonnambule !   *  * *  La personalità flsio-psichica di Eusapia.  Dal punto di vista fisico la Eusapia fu studiata bene, la prima volta, dal dott. Harcskwicz di Varsavia quando essa vi andò ospite del prof. Oohorowicz : fu anche esaminata dal   LA PERSONALITÀ FISICA Iti EUSAPIA   125-   dott Belfiore, distinto specialista napoletano, lo pure ho potuto eseguire su di lei nel 1901-2 alcune indagini antropo- fisiologiche; ma bisogna subito dire che, per misoneismo di popolana e per diffidenza di medium, essa si sottopone mal volentieri a misurazioni e ad esami sulla propria persona.  Eusapia Paladino è di statura piuttosto bassa, di corporatura tozza, di costituzione robusta: scheletro e muscoli sono svilup¬ pati un po' più che nella media delle donne. Ha il tronco alquanto corto rispetto alle braccia ed alle gambe: le mani e ■ piedi sono però piccoli e di bel tipo femminile. Ha occhi neri, mobilissimi, sguardo vivace e penetrante (‘ indiavolato, ,|i,:e Bois); e questa è la maggiore bellezza del suo viso anzi che no volgare.  Il cranio è ben conformato e, toltane la lesione traumatica di cui parlerò, toltane anche la forma larga e a bozze pronun¬ ciate della fronte, dove si potrebbe scorgere una lieve stilli; m ite (idrocefalica), non presenta deformità nè indizi rilevanti di processi patologici infantili. È mesocefalica: la faccia è larga e bassa, gli zigomi sono piuttosto forti, il naso pronun¬ ziato e a dorso aquilino, il mento proeminente ed aguzzo, co¬ sicché il profilo del suo volto ha qualcosa di grifagno: questo carattere, oltre ad essersi reso più sensibile cogli anni, si ac¬ centua nelle fasi diverse dell'autoipnosi (‘ trance „) medianica.  Eusapia, come quasi tutte le meridionali, è di pelo bruno, ma presentemente la sua capigliatura, fine e non abbondante, è brizzolata dalla incipiente vecchiaia e dagli strapazzi delle soverchie sedute cui si sottopone. Ai lato sinistro della testa, all'orlo dell’impianto sulla fronte, cresce da molti anni un ciuffo di capelli imbianchiti precocemente, ben visibile anche nei suoi ritratti, e del quale, quando era più giovane, si diceva dispia¬ cente così che lo copriva con ogni cura. Ma oggi, sia perche l'età l'ha resa indifferente agli assalti della senescenza, sia perchè ha saputo che è una singolarità condivisa da altra ce¬ leberrima donna (Eleonora liuse), sia infine perchè le si è detto che forse quella stimmata era legata alla lesione cranica della stessa parte, cui attribuisce virtù magiche, Eusapia mette con civetteria in mostra la sua “ ciocca bianca „.  Sulla località dell'antico trauma, alla regione fronte-parietale sinistra, circa verso il mezzo della sutura coronaria, Eusapia porta tuttora un incavatura del cranio, una specie di breccia ossea in cui si approfonda alquanto il dito dell'esaminatore. È una fossa che prende forse la metà o poco più dello spessore della teca cranica (ossia il tavolato esterno), ha forma o vaiare, allungata per 2 centim., larga meno di un centimetro: quivi è poco tollerata la pressione, ed Eusapia dice di risentirvi spesso dolore, massime in relazione ai cambiamenti di stagione ed agli sforzi di mediumnismo.  Per quanto apparentemente robusta, Eusapia, oltre alle ma-   126   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   lattie infantili già ricordate, è stata spesso infermicela : da gran tempo soffre di dolori articolari, di mialgie, di cefalee ; è assai sensibile alle vicende meteoriche. Da qualche anno è inoltre affetta da diabete: le sue urine contengono una discreta quantità di zucchero e anche di albumina, per cui è costretta a regimi speciali, per lei fastidiosi e costosi. Come molti dia, botici, ha patito anche di fortissime nevralgie (sciatiche) e non le sono mancati i fenomeni di insufficienza renale (edemi alle estremità inferiori).  Il colonnello De Rochas scrive che nella Eusapia fu diagno¬ sticata 1’ “ isteria con tendenze erotiche „ ; ma bisogna inten¬ derci. Della grande neurosi sembra che in realtà non siano man¬ cate le manifestazioni parossistiche più comuni (gli attacchi convulsivi, le crisi lipotimiche, ecc.); ma la cosa è incerta. Nel 1002 essa mi narrava di andare soggetta a “ convulsioni „ la cui descrizione conduceva a pensare al tipo della epilessia jaksoniana, perchè Eusapia non perderebbe la conoscenza e avrebbe tremori e sussulti muscolari al lato destro. Qui forse non abbiamo propriamente F isterismo, ma una conseguenza della lesione traumatica di sinistra, la quale cade, è vero, un po’ in avanti dell'area cerebrale epilettogena (zona rolan- dica), ma può nonpertanto causare stimolazioni morbose in tutto il territorio corticale vicino. Adunque, se cotali “ crisi convulsive „, nè da me, nè, per quanto so, da verun altro dei suoi recenti esaminatori presenziate, non starebbero a prova clinica sicura dell’ isterismo, indicano pur sempre una con¬ dizione patologica del sistema nervoso. Quanto all’erotismo, di cui anche G. Bois parla con vivaci colori, io non l’escludo: ma, anzitutto, esso non caratterizza le isteriche, come pare voglia dire l’esimio colonnello psichicista; e per di più io reputo che esso si riveli, non nella condotta di Eusapia sveglia e conscia, bensì in certi atteggiamenti e contrassegni delle sue crisi onirico-mediauiche.  Per contro, innegabilmente esistono nella Paladino le stim¬ mate persistenti che diremo di “ isteria normale „ sia nella sensibilità e motilità, sia nel carattere : inoltre, si possono considerare gli accessi aperiodici di mediumnismo come equivalenti isterici. 11 dott. Belfiore nel ’92 non ha trovato l’ isterismo fra i precedenti anamnestici di Eusapia. Però dai miei esami ho rilevato che nel ’901 e anche nel '907 essa ha presentato a quando a quando una debolezza muscolare del lato destro ( emiparesi accessuale), per cui agli sforzi dina¬ mometrici talvolta risulta mancina, al più ambidestra, ma anche a sinistra facilmente esauribile. Ho trovato, per contro,   LA PERSONALITÀ FISICA DI EUSAPIA   127   che vi è lieve diminuzione, pure intermittente, della sensi¬ bilità tattile a sinistra (emnpoestesia). Ecco i dati da me  raccolti :   Din a mo ine tri a di E. F. (16 maggio 1902).   Mnno Destra Mano Hinistra  / I* chilogr. 25 !/j 37  Serie di sforzi \ 11° , 22 l/a 42  a 3' di intervallo j 111° , 22 llt 29  f IV» . 21 26  Diminuzione 16°/„ 30 ”/o   Est e stono me trio di E. P. (stessa data).  Tatto. — 11 vellicamento fe avvertito benissimo alla faccia e al dorso delle mani : la sensibilità tattile appare delicata. Col com¬ passo di Weber si ottiene la percezione della distanza delle duo punte al polpastrello del dito medio di D,a 2 mm. ; di S, a 2,8 min.  Dolore. — Si saggia la sensibilità dolorifica di E. colla fa¬ radizzazione mediante il solito apparecchio (slitta di Du Bois Reymond). Tanto a D, quanto a S, essa avverte la corrente alle mani alla distanza di 9 centirn. ; diventa dolorosa già a 7,7, il che vuol dire un certo grado di iperalgesia.  Sensi specifici. — La vista di E. è eccellente; nella scala di Snellen essa legge, nel mio stadio, a luce discreta le lettere del tipo XV (altezza mm. 8 circa) alla distanza normale di metri 4,80: è dunque emmetrope, nonostante l'età.  L'udito è ottimo : essa avverte il tic-tac leggero del mio oro¬ logio da tasca a 2 metri.  Eeflettività di E. P. (stessa data'.  I reflessi iridei di E. P. sono vivissimi e pronti : per contro, quelli tendinei, ad es. sotto la rotula, alla piegatura del pugno, all'estensor comune delle dita nell’avambraccio, sono tardi e scarsi.  Abbiamo intanto un segno importante rivelatore della neu¬ rosi isterica, ed è la facile ipnotizzazione di Eusapia. L’hanno ipnotizzata il De Rochas e 1’ Oohorowicz : nel gruppo dei soci del Circolo Minerva di Genova godeva su di lei d’u¬ guale potere ipnotico il sig. Avellino, che narra d’averla ad¬ dormentata anche col solo pensiero : io pure l’ho agevol¬ mente e più volte fatta cadere in ipnosi, massime allorché occorreva calmarne le smanie del “trance,. Del resto, quando Eusapia è fisicamente sofferente, perde molto della sua po¬ tenzialità medianica : il che si sa avvenire anche alla l’iper.  uli attacchi del “ trance „ quali furono accuratamente descritti da Belfiore e da De Roohas e mediocremente indicati da tutti i dilettanti psichicisti (ahimè, quanti !) che sperimentarono con Eusapia, sono tipicamente isterici, e li descriverò più avanti come io li ho veduti. Si aggiunga che Eusapia accusa sofferenze ben note agli specialisti : bolo esofageo; cefalalgie intense, massime in forma di emicrania alla metà sinistra del capo, in corrispondenza della breccia cianica ; vertigini, talvolta con diplopia; malessere interno indefinibile, oppressioni di stomaco e meteorismo. Queste alterazioni della cenestesi o senso interiore caratterizzano, lo si sa, le persone nervose e sono tipiche stimmate del- 1 isterismo.  Non ho potuto, per le ragioni più volte accennate, sot¬ toporre Eusapia ad esami metodici coi cimenti o tests della odierna psico-fisiologia individuale. Ecco, intanto, un dato interessante sulla  Abilità motrice, di E. P. (giugno 1902).  Alla prova del Jastrow — segnare eoi lapis, a ocelli prima, aperti poi chiusi, tre righe perpendicolari e tre orizzontali della identica lunghezza — il senso muscolare di Eusapia mi si è dimostrato abbastanza fino : essa tende però ad accorciare in ambo ì sensi le righe riprodotte. Questo risultato collime¬ rebbe colla congettura, da alcuni avanzata, che essa goda di non comune attitudine nel guidare la propria mano e rego¬ larne ì movimenti.  Ma nella prova ben più importante del Munstburerg — trac¬ ciare contemporaneamente. a occhi chiusi, colla mano destra tre righe parallele verticali e con la mano sinistra tre righe orizzontali — Eusapia non b riuscita con altrettanta agevo¬ lezza: alla terza riga la sua mano sinistra si è imbarazzata, e ne e uscito uno sgorbio.  Questo esperimento fisiopsicologico conferma la maggiore esauribilità motoria del lato sinistro (visibile anche nelle mie cifre dinamometriche); non conferma invece la perizia singolarissima di fare agire contemporaneamente le mani in movimenti disparati, come le si attribuisce dai discopritori delle sue “frodi „ manuali (Torelli-Viollibr, Croco, Pavoni, (tiordana, ecc.). Del resto, conosciamo già che Eusapia gio¬ vinetta non seppe apprendere a muovere partitamente le due mani quando si volle addestrarla al pianoforte. Ma le note più caratteristiche della isteria si rilevano nella mentalità e nel carattere. Ognuno che sia venuto in rapporti colla Paladino, ha rilevato che la sua personalità intellettiva e morale è fatta tutta di contrasti : un misto di luccicori e di ombre, di lati pregevoli e di lati censurabili.  Eusapia è nata da contadini Pugliesi : della sua stirpe me¬ ridionale essa ha la prontezza di percezione e la svegliatezza di intelligenza, la franca impulsività, la vivacità del gesto, la facondia; della sua casta ha l’ignoranza e il poco desi¬ derio di sapere, l’astuzia che diviene a tratti mendacio e simulazione, la diffidenza e le tendenze superstiziose, l’astio¬ sità e la rustichezza.  Si è asserito che Eusapia era assai intelligente e furba, così da comprendere persino gli idiomi stranieri che fossero parlati in sua presenza (?). — Non esageriamo : quella popo¬ lana comprende presto e bene, o, a dire più correttamente, indovina i discorsi altrui, anche se tenuti con sottintesi e fra reticenze, ogni qualvolta vertano sui “ fenomeni „ che essa pro¬ duce e sopratutto sui dubbi di inganni e sulla tecnica del * controllo „ delle sedute : ma perchè ? Perchè, tante volte imputata di frode, Eusapia afferra rapidamente i minimi accenni al sospetto, le più fuggevoli espressioni di dubbio nel solo tono della frase: perchè, d’altra parte, essa esercita • da oltre trent’anni la professione di medium, che l’ha messa in rapporto con ogni qualità di persone e con ogni grada¬ zione di intelletti e di caratteri, di guisa che la sua mente se n’è avvantaggiata ; e, dato il lunghissimo e ripetutissimo commercio di idee intorno allo spiritismo ed alla propria potenzialità, essa intende subito tutto ciò che tocca quest’ul- tima in modo diretto o indiretto. Ma se si sonda la intel¬ ligenza d’Eusapia fuori di tali soggetti abituali, si trova in lei tutt’altro che una buona apertura e agilità di compren¬ donio : si scorgono, cioè, una scarsa capacità di attenzione, un debole potere ritenitivo e rievocativo di memoria, una superficiale e labile associazione di imagini ed idee, e ri- strettezza di concetti, e miseria di astrazione.  La dipinse bene il Belfiore : “una donna del popolo che vive del suo lavoro, semplicissima, ignorantissima „ ; ma poi esagerò trovandola di “ limitata intelligenza „. Eusapia non è allatto stupida; che anzi, i reiterati colloqui coi primi ingegni d Europa e con personaggi di primissima qualità sociale le hanno raffinata abbastanza la mente contadinesca; e se non le hanno dato coltura, perchè questa non giovava e forse avrebbe nociuto alla sua medianità facendole leggere  Moubelli, Psicologia e spiritismo. 9   130   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   e discutere tutto quanto si è scritto in prò e contro di lei, hanno però allargata la sua mente nella sfera pratica e spe¬ cialmente nella conoscenza degli uomini.  Intanto una qualità che attesta intelligenza, perchè implica visione delle cose e rapida associazione di idee, è il facile e pronto orientarsi di Eusapia in ogni nuova situazione. È difficile prenderla di sorpresa : essa sta sempre all’erta, e se la sua perspicacia le fa subito riconoscere amici e nemici, ossia creduli e scettici, in coloro che avvicina, la ingegnosità sua le fa anche subito trovare il modo migliore di condursi nelle più diverse contingenze.  Nei suoi ragionamenti Eusapia fa per lo più mostra di buon senso ; certi giudizi che emette bruscamente sulle per¬ sone e sui fatti, sorprendono per una innegabile penetra¬ zione. Acuta è, ad esempio, la sua capacità dì cogliere il lato ridicolo di coloro con cui ha sperimentato, non giù sotto il riguardo fisico ma sotto il riguardo intellettuale e morale; e questo prova una certa finezza nello spirito d’osser¬ vazione. Aggiungerò che con Eusapia non si vince facilmente nel motteggio : è prontissima alla botta come alla risposta, e con lei bisogna stare in guardia, poiché la prova, data la sua indole rusticana, può presto trascendere i limiti della con¬ venienza. Alcune sue franche osservazioni a Principi, a Du¬ chesse e a esimi personaggi stupidamente sgarbati verso di lei, confermano, da un lato, la sua permalosità, dall’altro la sua capacità simpatica di una valutazione morale al di¬ sopra d’ogni orpello sociale.  La memoria di Eusapia è piuttosto debole, non dico per ciò che le accade in seduta, chè allora essa è amnesica, parlo dei ricordi relativi alle sue stesse vicende personali. L'ho già detto in principio di questo capitolo : i nomi delle persone e dei luoghi, le date e le successioni degli avve¬ nimenti sono spessissimo confuse e incerte nella loro rie¬ vocazione ; qui Eusapia offre lacune enormi. Altre deficienze si scorgono nell’associazione delle idee: i suoi discorsi son cicalate, tanto sono farraginosi, soventi volte senza appa¬ rente nesso logico, sconclusionati.  Il carattere di Eusapia è particolarmente anormale: vi giganteggiano molte note isteriche. L’umore variabilissimo, per cui essa passa dall’allegria smodata alla taciturnità me¬ lanconica; l’emotività eccessiva, per cui improvvisamente la si vede piangere e singhiozzare alla disperata, senza che si capisca il motivo e senza che si riesca a confortarla, finché con altrettanta rapidità la si scorge sorridere e rasserenarsi ;   LA PERSON’ALITÌ PSICHICA DI EUSAl’IA   131   la volubilità del contegno, per cui da scherzevole e leziosa passa ad essere quasi selvatica ed imperiosa: ecco la trama di fondo della sua persona morale. È ad intervalli irascibile •e mite, orgogliosa ed umiliabile: ha attacchi violenti e bruschi di collera, e periodi egualmente fuggevoli di ac¬ casciamento ; è pronta alle simpatie come alle antipatie ; „ode che si parli di lei, ma si adonta solo che dalla into¬ nazione della parola appaia la minima indecisione sulla realtà dei suoi ‘•fenomeni,. Tutto questo insieme di con¬ trasti rendono Eusapia ora piacevolissima a trattarsi ed ora addirittura insopportabile. _  Anche nella volontà si osservano salti enormi, dalla piu affaccendata e instancabile operosità domestica alla più com¬ pleta dedizione al “ dolce far niente „ dei meridionali. Come la sua è una natura tutta ad impulsi e a slanci, cosi per giornate intere essa rimane inerte, triste, silenziosa, poi d’un tratto è presa da smanie di fare e strafare.  Eusapia, ho detto, è povera ; l’esercizio della medianità  non l’ha arricchita. Nonostante la sua fama ormai mondiale,  nonostante i suoi viaggi per l’ Italia e all’Estero, essa non ha saputo mai utilizzare abbastanza le proprie facoltà : nè il piccolo commercio, nè lo spiritismo le hanno data 1 agia¬ tezza, neanco le comodità di vita adeguate al mal uso che essa è costretta di fare della propria salute fisica. Contra¬ riamente a ciò che si crede fuori dei circoli spiritico-psiehi- cistici, e a differenza di moltissimi altri medi, sopratutto nord-americani, Eusapia non è venale: spesso in compenso delle sedute accetta più volentieri l’ospitalità o il regalo di oggetti pressoché superflui ; il che non toglie che essa chiegga anche somme non lievi di denaro, quando si incapriccia di fare l’orgogliosa o la riservata. Non rompe mai gli impegni presi, anche se dal rifiuto di nuove proposte le deriva (ciò che negli ultimi tempi è avvenuto spesso) una perdita non lieve di guadagno.  Eusapia, pur essendo di bassa nascita e condizione sociale, non s’è mostrata mai priva di aspirazioni e di sentimenti estetici, che insieme alle prove numerose della bontà del suo animo sono la nota simpatica della sua personalità mo¬ rale. Tiene molto alla bellezza dei suoi nerissimi occhi, alle sue mani ben fatte, e le mette ostentatamente in mostra, alla piccolezza dei suoi piedi, e li porta sempre elegante¬ mente calzati. Ama abbigliarsi ‘da signora, e parla volen¬ tieri dell’abito * magnifico , che portò allo sposalizio della signorina Richet, a Parigi. Essa ama gli oggetti di prezzo,  ma non disdegna quelli aventi un puro valore artistico. Desiderò per molto tempo di avere un arredamento decoroso di casa, con bei mobili, e sopratutto con eleganti ninnoli da signora; e ne ebbe, ma sfortunatamente nel ’96 i ladri le entrarono in casa e la spogliarono di tutto. Vuole anche i propri comodi, ma solo in (pianto le apportino piena libertà, cosicché fuori del suo quartiere e della sua Napoli ha molte esigenze, e l’ospitarla non è sempre la cosa più gradevole, desiderando Eusapia essere tenuta alla pari, sia dai suoi ospiti, sia fra tutti coloro che frequentano la casa.  Delle attestazioni di simpatia è avidissima, e ne serba ricordo e gratitudine. E permalosissima per ciò che concerne la sua forza medianica: guai a chi s’esprime davanti a lei con qualche frase o gesto di dubbio! Per poco essa non consi¬ dera i suoi poteri a livello di tutto quanto c’e di più alto- in questo mondo : l’aver frequentato persone di nascita ec¬ celsa, uomini di fama mondiale, principi del sangue e prin¬ cìpi del pensiero, le è montato alla testa, ed ora l’umile plebea è divenuta orgogliosa e perfino talora sprezzante, ila ecco un’altra nota simpatica : Eusapia, comunque igno¬ rante, ha molta più deferenza per gli scienziati che per i gentiluomini di Corte: si gloria dell’amicizia che benigna¬ mente le portano Richet, Ockorowioz, Lombroso, Flam- mabion ; e invece discorre ironicamente della grande aristo¬ crazia Europea cui ha “ concesso „ sedute.  In sostanza, la Eusapia nelle relazioni consuete di vita si mostra di un’indole bonaria; essa è un’anima poco evoluta intellettualmente, ma fornita di retto sentire, come avviene di tutti i semplici e degli umili.   Ciò che si è detto di Eusapia Paladino.   Sulla Eusapia Paladino esiste oramai una intera biblio¬ teca. La celebre medium non s’è mai rifiutata ad essere os¬ servata e studiata nei limiti della sua tecnica ; e da alcuni anni le riviste di spiritismo, di psicologia trascendentale, di psichicismo, le monografie sulPoecultismo scientifico, i trat¬ tati sulle facoltà psichiche occulte, i resoconti delle società italiane e straniere dedicatesi alla ricerca dei fenomeni psi-   bibliografia paladiniana   133   ciuci supernormali più meravigliosi, contengono e ripetono  migliaia di volte il suo nome. . . , . .  Si può affermare che neppure le sorelle Fox. le iniziatrici ramose dell’attuale movimento spiritico, godettero una cele¬ brità consimile, e neanche la stessa Miss Cook (Mad. Corner),  .1 e fu il soggetto delle memorabili esperienze di Guglielmo KKS ha raggiunta la notorietà della umile popolana di "N a noli .* Questa prende ormai posto fra i medi più potenti , cui si vanti lo “ spiritismo moderno anzi, di tutti,  A senza dubbio la più studiata, quella che meno si è rifiu¬ tata alle osservazioni ed agli esperimenti degli scienziati.   Eusapia Paladino nel 1892.   Per chi esige dagli autori saggi di erudizione, riunisco 1 titoli ed il contenuto dei principali lavori, dove, a mia sa¬ puta, è discorso della Eusapia. Ve ne potranno mancare non pochi, che mi saranno sfuggiti in mezzo alla profluvi® i scritti cui ha dato origine l’odierno movimento spiritistico; ma i qui citati basteranno a dimostrare che 1 fenomeni pro¬ dotti dalla Paladino sono stati oramai l’oggetto di piu che sufficienti osservazioni per considerarli reali e autentici.  Si cominciò a parlare di essa nei periodici spiritaci a 1- tnlia e di fuori trentaoiiique anni fa (p. es. fra gli straniali in * Spiritual Magazine ,. 1872, p. 287; Spintualist „, 1873, p. 140; “ Human nature „, 1872, p. 222, ecc.), ma il mio indice bibliografico vuol essere soltanto la stona scientifica della medianità della famosa Napolitani! durante gli   134   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1   ultimi diciotto anni. Per ciò esso deve cominciare (à toni sei ff neo r tont honnenr) con la memoria inviata da Èrcole Chia.ta, che ne fu il rivelatore, al Congresso spiritico-spiri- tualistico di Parigi nel 1889, e con lo scritto di Cesare Lombroso che, per primo, a quasi venti anni di distanza da Cbookes, Wallace e Zòi.lnkh, ha avuto il coraggio di ac¬ costarsi nella sua qualità di grande e universale scienziato ai fenomeni spiritici.   •i*  * *  1889.  Chia.fa Ercole, Lxpé rìences in éd ioni rnìques, Móm. lue au Congrès Spirite et Spiritualiste de Paris, 1889, “ Coinpte- rendu già cit. Bibl., pag. 326-331 (1).  fll Chiaja riassume i fenomeni da lui osservati in vari anni di paziente studio su Eusapia, e narra della conversione del prof. Otf.ro-Acevedo di Madrid alla dottrina, per lo meno, dello sdoppiamento dell'anima: egli si dice ‘pronto ad aiutare con tutti i mezzi quegli uomini di scienza come Dal Pozzo (fisico a Pe¬ rugia), Morselli, Dovi (fisico a Bologna), Lombroso, Mosso ed altri, che volessero sondare il gran mistero del post-mortem „.  Nonostante questa dichiarazione, io però non fui accolto dal Chiaja tre anni dopo, alla prova solenne di Milano (1892) !].   1891.  Lombroso Cesare, Lettera al Cav. Gioì fi, in “ Tribuna Giudiziaria ,, giugno 1891.  [Fino dall’agosto 1888, il celeberrimo Maestro di Torino era stato invitato, con sfida cortese, a esaminare i fenomeni della ‘ mabr“ napoletana „ dal cav. E. Chiaja (in ‘ Fanfulla della Domenica „): ma il Lombroso, allora, non ne volle sapere.   (1) Avverto il lettore che la indicazione ‘ già cit. Bibl. ., si riferisce alla Bibl%otf rafia detto Spiritismo che ho premessa nel presente volume, e di cui era inutile ripetere qui tutte le notizie.   bibliografia paladihiana (1891) _ 135  L'accertamento delle meraviglie della Eusapia, annunciatogli per lettera «lai professore spagnuolo Otero Acevedo, noto pel suo scetticismo ‘ materialistico „ forse contribuì a persuadere il Lombroso che la cosa meritava qualche attenzione da parte degli psicologi ; e perciò, trovandosi a Napoli nel febbraio 1891 per compiere una inchiesta ufficiale sui Manicomi Italiani, ac¬ consenti finalmente al desiderio del Chiaja, e nell albergo, ove soggiornava, ebbe dalla Eusapia due sedute, il 28 febbraio e il 2 marzo. Vi presero parte, col Lombroso, altri tre alienisti e neuropatologi insigni: il Tamburini, il defunto prof. F. Vi- zi0li, il prof. L. Bianchi: e vi assistettero vari medici, il dot¬ tore Penta di Napoli, l’Ascenzi di Roma, ecc. Si ebbe il risultato importantissimo che il Lombroso ‘ arrossendo d’aver fino allora combattuto con tanta ostinazione la possibilità dei fatti spiri¬ tici , ne riconobbe la realtà, pur opponendosi, allora, alla spie¬ gazione dello spiritismo].  Acevf.do M. Otero, Los Fantasmas, “ già cit. Bibl.  [11 professore madrileno narra del suo invito al Lombroso (v. s.) ed espone brevemente le sue osservazioni sullo stato morboso di Eusapia durante le sedute e su alcuni dei^ ienomeni da lei prodotti. Più a lungo ne riferì sul periodico “ Hojas de Propaganda „, di Madrid].  Oioi.fi T.. Riduzioni' sulle esperienze di Napoli, in “ Tri¬ buna Giudiziaria », 26 giugno 1891.  |Sono i primi resoconti sulla Eusapia accolti con attenzione dagli studiosi psichicisti, sopratutto in riguardo dell’autorità  mondiale del Lombroso. •  I resoconti del Ciolfi vennero tradotti in francese sul Mo- niteur spinte et magnétique , di quell’ anno, e riprodotti in 4 Aiutale» des Sciences psychiques », voi. I, 1891, pagg. 326-322]- Dariex X., DeVexpérimentation dansles phénomènes psy- chiqites, in “ Ann. des Sciences psychiques », 1, 1891, p. 333.  [L’esimio psichicista prende occasione dalle esperienze di Lombroso per segnalarne l'altissima portata scientifica, e per dichiarare che Eusapia renderebbe un grande servizio alla scienza se permettesse ad alcuni sperimentatori autorevoli di stabilire sperimentalmente e con prove materiali la realtà dei fenomeni osservati a Napoli. Ciò è stato permesso dalla Eu¬ sapia più e più volte, come si vedrà dalle citazioni seguenti!.   136   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   Ehrenfreund dott. E., Il prof. Lombroso fra gli spiri¬ tisti, * Magnetismo e Ipnotismo », Firenze. Anno II. nov. 1891.  1892.  Lombroso Cesare, 1 fatti spiritici e la loro interpretazione psichiatrica, in * Vita moderna », 1892 (trad. in “ Revue de 1 Hypuotisme », 1892) ein ‘ Archivio di Psichiatria ,.  [Riferisce su nuove esperienze da lui stesso compiute sulla Eusapia P. col prof. De Amicis direttore della Clinica sifilogra- fica di Napoli e con F. Verdinois, notissimo pubblicista : inoltre da cenno di alcune * apparizioni „ di defunti vedute dal dot¬ tor Barth, dal banchiere Hirscb, ecc. Insiste sul carattere neuro¬ psicopatico dei medi (particolarmente della Eusapia , ed esprime alcune idee geniali sulla natura dei fenomeni, assimilando il pensiero al movimento].  Belfiore dott. Giulio, Realtà dei fenomeni psichici , in “ Trib. Giudiz. », Napoli, 5 febbr. 1892.  [L autore è un medico distinto ed ha pubblicato due notevo¬ lissimi libri sull'ipnotismo e sul magnetismo animale. Qui da ragguaglio di una seduta data dalla E. Paladino in casa della contessa Piccolomini a Portici : egli non dubita della realtà dei fenomeni e conferma che la Eusapia è un soggetto ipno¬ tico “ non però completamente passivo ».  Il fenomeno più curioso della seduta consistette nei guaiti di un cagnolino che si ritenne * molestato da John King » !].  Ehrenfreunu dott. E., I fatti spiritici spiegati dal pro¬ fessor Lombroso, in “Magnetismo o Ipnotismo », marzo 1892.  [I, Autore, sforzandosi di vedervi soltanto stati di suggestione, scrive a proposito della Eusapia: “ I medii sono soggetti ipno¬ tici perfetti, circondati da una società d’individui neuropatici, ad alto grado suggestionabili ». Opinione altrettanto diffusa quanto ingiusta e impertinente ; ma che io pure avevo e ma¬ nifestavo nel mio periodo di scetticismo pre-sperimentale !].  Moli, Albert, Professsor Lombroso und der Spiritismns, in “ Zeitgeist », 8 e 15 febbr. 1892 (trad. da C. Krantz in “ Rev. de 1’ Hypn. », giugno 1892).  [Conclusione : “ L. va lodato per essersi occupato dello spi¬ ritismo, ma non può pretendere che le sue esperienze con la   BIBLIOGRAFIA PALADINIAKA (1892)   137   E. P. siano tali da escludere la frode... Egli è caduto vittima di una furba ciurmatrice , (!)].  Verdinois F., Spiritismo - Processo verbale ili altri espe¬ rimenti spiritici fatti dal Prof. C. Lombroso ecc., in “ Trib. Giudiziaria 25 aprile 1892.  [La riunione era quella composta di Lombroso, Verdinois, Chiaja, Ciolfi e De Amicis. Il Lombroso praticò esperimenti con due dinamometri, e accertò lo spostamento dei loro indici senza contatto colla mano della Eusapia],  Lombroso C.. Le Spiritisme et la Psychiatrie. Explication psychiatriqne de certains faits spirites, in * Ann. Sciences psychiques II, 1892, p. 143-151.  [Riferiti sommariamente i fenomeni Eusapiani da lui visti a Napoli nel 1891 e rivisti nel 1892, l’Autore enuncia, pure con¬ cisamente, una sua ipotesi sulla verosimile interpretazione dei fatti, massime dei movimenti senza contatto : — “ Nelle isteriche e negli ipnotici (come sono i medii) la eccitazione di certi centri, divenendo possente per la paralisi degli altri e provocando una trasposizione e trasmissione delle forze psichiche, può in¬ durre anche una trasformazione in forza luminosa, in forza mo¬ trice. Si comprende, in tal modo, come la forza che io direi corticale o cerebrale del medio, possa, p. e., sollevare una ta¬ vola, tirare la barba a qualcuno, batterlo, accarezzarlo, ecc .  11 pensiero è un movimento... non vi è dunque difficoltà per ammettere che le energie si trasformino e ohe tale energia- motrice (psichica) diventi luminosa o calorifica „.  Questa spiegazione del Lombroso non è, veramente, “ psi¬ chiatrica „, com'egli dice, ma psicofisica: le odierne scoperte e idee sulla Energetica mostrano che anche qui il Maestro è stato un precursore. Presentemente non si concepisce in maniera diversa la “ medianità ,],  Tamburini Augusto, Spiritismo e telepatia, in “ Rivista Sperim. di Freniatria,, Reggio, t. X, 1892, p. 411.  [L’egregio alienista, che col Lombroso prese parte ad alcune sedute di Napoli, non ne condivide la opinione sulla sicura realtà dei fatti, non trovando, nelle condizioni in cui si verifica¬ rono, “ quella assoluta e irrefutabile dimostrazione scientifica che permetta di escludere qualsiasi inganno „ : però, ammette che vi sono dei fatti difficilmente spiegabili con la frode o con qualsiasi altra ipotesi naturale].  Checchi E., Battaglia Spiritica, “ Fanfulla della Dom.  2", 1892.  Finzi E., Ebmacora, ecc., Relazione della Commissione radunatasi in Milano, ecc., N' vari di novembre 1892 e Sappi, dell’ “ Italia del Popolo „, Milano, n. 883.  [Nell’estate del '92 ebbero luogo a Milano in casa del D'G.Finzi, egregio cultore di studi Osici, varie sedute coll’Eusapia allo scopo di veriOcare con metodi possibilmente esatti i fenomeni meccanici resi notori dopo la dichiarazione del Lombroso.  La relazione dei molti fenomeni, rigorosamente redatta, ebbe un'eco clamorosa: fu riprodotta da un gran numero di giornali e periodici, tradotta in francese (sugli “ Anuales des Sciences psychiques „, 111, 1893, 39-64), divulgata anche in altre lingue; e la si trova riportata integralmente o parzialmente in un gran numero di opere generali sullo spiritismo e sulla medianità, per es. da Coste, du Durano (de Gros), da A. De Rochas, da Orocq, da Pappalardo, da Dupocy, da Fi.ammarion ecc.  La Commissione era composta dal russo Alessandro Aksakoff, Consigliere di Stato di S. M. l'Imperatore, direttore del perio¬ dico ' Psycbische Studien „ di Lipsia, l’autorità massima in materia di medianità e spiritismo; dal sommo astronomo Gio¬ vanni Schiapparelli, una delle menti italiane più equilibrate; dal filosofo e ned-mistico Carlo Du Prel di Monaco ; dal filosofo e psicologo Angelo Brofferio, professore nel Liceo di Milano; da Giuseppe Cerosa, professore di fisica nella Tt. Scuola d’Agri- coltura di Portici; dal dott. G. B. Ermacora, studiosissimo di psicologia supernormate e poco dopo fondatore della “ Rivista di studi psichici „ ; e dal Finzi. Ad alcune sedute assistettero il Lombroso c Carlo Richet, allora direttore della “ Revue Scientifique Io pure chiesi di esservi ammesso, per incarico del ‘ Corriere della Sera ma non fui accettato, dicendosi completato il “ circolo „ : il che diede luogo ad un’ aspra po¬ lemica giornalistica attorno al mio nome e al rifiuto di Eu- sapia o, meglio, del Chiaja.  Per l'autorità di coloro che attestarono colla loro firma l’au¬ tenticità dei fenomeni medianici della Paladino, il rapporto delle esperienze di Milano forma testo, e nella storia scienti¬ fica dello spiritismo ha una importanza di ben poco inferiore a quella della famosa relazione di W. Crookes sulle sue espe¬ rienze col medium Cook].   BIBLIOGRAFIA PALADINIANA (1892)   139   Torelli-Viollier E., Sugli esperimenti rii Eusapia Pa¬ lati ino, articoli nel “ Corriere della Sera „, 7-9-11 ott. 1892.  [L'insigne giornalista critica acerbamente gli sperimentatori di Milano, accusando la Eusapia di frode, e tenta di dare dei fenomeni meccanici di lei una spiegazione assai semplice ba¬ sata sul presupposto scambio delle mani e dei piedi.  Le “ rivelazioni , del Torelli Viollier produssero molta im¬ pressione; furono accettate da tutti gli avversari dello spiri¬ tismo, e si trovano riprodotte, con figure illustrative, da pa¬ recchi autori antispiritisti, fra i quali lo Stefanoni, il Pavoni e il Crocq; furono anche discusse dal Do Rochas e dall’Ochorowiez].  Morselli E., Intervista sui fatti di Milano, in “ Gazz. Piemontese „, 1" nov. 1892.  [Nell’intervista che io ebbi in Genova con A. G. Bianchi, acuto e valoroso giornalista milanese, mi dichiarai dispiacen¬ tissimo dell’inopinata esclusione, che contrastava coll'invito formale fattomi dal Chiaja stesso al Congresso di Parigi (v. s.) e con le sue lettere private. Esposi poi i miei dubbi sulla possibilità di inganni, pur ammettendo che nella fenomeno¬ logia detta spiritica dell’Eusapia doveva esserci del vero].  Cipri ani 0., La polemica degli scienziati sullo spiritismo, Suppl. “ Italia del Popolo n° 883, 17-18 nov. 1892.  [Questo naia, straordinario contiene una risposta alle accuse di E. Torelli-Viollier; il rapporto della Commissione riunita in casa Pinzi; una lettera del sig. Bolaffio, in casa del quale il To¬ relli avrebbe scoperte le frodi di Eusapia (il Bolaffio dichiara invece che nelle sedute di casa sua tutto fu regolare ed au¬ tentico); due scommesse di L. 3000, che il Torelli non accettò ; varie testimonianze di medici e scienziati favorevoli alla sin¬ cerità della Paladino, ecc.).  Volpi E., in “ Vessillo spiritista „, Vercelli, 1892, passim.  Brofferio Angelo, Per lo spiritismo, già cit. Bibl.  [Non ostante la forma un po’ acre e la quasi sofistica sotti¬ gliezza del ragionamento, questo libro del Brofferio c uno dei più ragguardevoli scritti della letteratura psicologica trascen¬ dentale; fa onore allo spiritismo italiano, poiché in vigore dia¬ lettico supera quasi tutto ciò che si fe scritto all Estero. L au¬ tore, per concludere in prova della pura ipotesi spiritica (ritorno e comunicazioni delle anime dei morti], si basa paiti-   140   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   colarmente su quanto egli ha visto nello sue sedute private colla Eusapia (?). La Commissione di Milano, di cui Brofferio faceva parte, si era per contro arrestata ai fenomeni fisici].   1893.  Kioiiet Charles, Expériences de Milan, in “ Ann des Sciences psycb. III, 1893, pag, 1-31.  [L eminente fisiologo Parigino discute minutissimamente per suo conto i risultati di Milano, esclude le troppo superficiali ac¬ cuse del lorelli-Viollier, e non nasconde la intima propensione ad ammettere 1 autenticità dei fenomeni. Ma da scienziato pru¬ dente qual’è, pur riconoscendo che le prove date sarebbero suffi¬ cienti, ad es., per un’esperienza di chimica, le dice non bastevoli per una esperienza di spiritismo; e conclude testualmente così : “ Ancorché assurdi e stupidi siano i fenomeni prodotti dal- * l’Eusapia, mi sembra difficile attribuirli a una gherminella “ sia cosciente sia incosciente o ad una serie di gherminelle.  “ Ciò non pertanto manca la prova formale inconfutabile, che t n]3n '' s*a frode da parte della E. e illusione da parte nostra; bisogna dunque cercare di nuovo una prova irrecusabile „J.  Dn Pbel C., in “ Psyehische Studien „, die. 1893.  [Dà cenno delle famoso esperienze di Milano, ripetendo di credere nella severità del controllo messo in opera].  Pinzi G„ in “Congresso delle Scienze psichiche,, Chi¬ cago, agosto 1893.  [La nona seduta del Congresso fu quasi tutta occupata nella lettura del rapporto di Pinzi sulle esperienze di casa sua, in Mi¬ lano; esso tu letto dall’illustre geologo prof. Elliot-Coues, un’au¬ torità fra gli spiritisti" americani, e fu seguito dalla comunica¬ zione di alcuni appunti del Richet, Con tuli rapporti il nome di Eusapia passò l’Oceano].  ' i“SAK0FF ^l0tes au Rapport de la Commisxion réunie « Milan, ecc., in “ Ann. des Se. psych. „, III, 1893, p. 39-64.  [Queste note del celebre psichicista, aggiunte alla traduzione francese della Relazione di Milano ,, interessano vivamente pei i particolari di metodo cui si riferiscono : esse posero fuori di contestazione la sincerità di Eusapia],  Wagner N. P., Compte-rendu d’ expériences faites d Nanles m gennaio 1893. 1   BIBLIOGRAFIA PALAI* INI A NA (1893-4)   141   [Trovo questo resoconto nel libro di De Rochas citato più avanti. Il Wagner è professore di zoologia nellTstituto agrario della R. Università di Pietroburgo, e si occupa di psicologia trascendentale. Nell’inverno 1893. essendo a Napoli per ra¬ gioni di salute, volle assistere ad alcune sedute della Eu- sapia. Le sue credenze spiritiche sono profonde, ed egli si preoccupò specialmente di convincere un collega, il prof. K..., ma non sembra che vi sia riuscito).  Cavalli (e Filaletk), in “ Annali dello Spiritismo in Italia „, Torino, passim, spec. a p. 127.  Spoto Santangelo, 1 fatti spiritici e la loro spiegazione filosofica. Venosa, 1894.  Coste A., Les phénomènes psychiques occultes, già cit. Bibl.  [È la prima tesi per dottorato in medicina in cui si faccia un'analisi scientifica dell’occultismo e che sia stata accettata dalle Facoltà universitarie francesi. Vi è ampiamente discusso della medianità della Paladino, ed è lavoro assai diligente e ben fatto],  OcHOROWioz, Sulle esperienze medianiche di Roma, in “ Kurier-Warzawske „, giugno-luglio 1893 (in polacco),  [L'insigne psicologo, autore del classico volume La Suggestione mentale , e che ora fu chiamato a dirigere l’Istituto intem. di Psico¬ logia (Parigi), ’e certo uno degli uomini più competenti in fatto di ipnologia e metapsichica. Sorpreso dei risultati riferiti dal Lombroso e dal Richet, si recò a Roma nel 1893, e in casa del ce¬ lebre pittore Siemiradski (che è anche un dotto naturalista), fu presente a varie sedute della Eusapia; ne diede notizia sui gior¬ nali polacchi, affermandosi convinto della realtà dei fenomeni. Le sedute si ripeterono l’anno dopo (1894), e vi presero parte anche il Lombroso, il Richet, il dott. Schrenck-Nortzing, noto psicologo bavarese, l’illustre prof. Danilewsky della Scuola medica di Pietroburgo, e il dott. Dobrzycki di Varsavia. Di tutto venne dato conto dal padrone di casa in una relazione conse¬ gnata alle stampe dal De Rochas, nel suo libro sulla esterio- razione della motricità (pagg. 125-136)].  1894.  Durand (De Gros) Le merveilleux scienti fique, già cit. Bibl.  [Questo sommo biologo e filosofo-naturalista, uno dei pensatori   142   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   più geniali di cui debba onorarsi il secolo XIX, precursore sotto più riguardi della odierna scienza biologica ed ipnologica, de¬ dica alla E. P. le pagine ultime del suo capitolo : “ Occultismo e spiritismo T (pagg. 326-341); e dalle esperienze di Milano trae conclusioni favorevoli all’esistenza di un mondo spirituale].  Ochorovioz J.. Expériences médianiques de Varsavie, in “ Revue de l’ Hypnotisme „, luglio-dicembre 1894.  [Non contento degli esperimenti di Roma, l’Ochorowicz fece andare nell’inverno 1893-94 l'Eusapia a Varsavia e la studiò per oltre due mesi in quaranta sedute, cui assistettero il ge¬ nerale Starynkiewicz, alcuni notissimi letterati polacchi, fra cui il Mataszewski, l’ingegnere elettricista Reichmann, e vari medici, fra cui l’Harusewicz che esaminò clinicamente l'Eu- sapia. Di quella serie sperimentale (la più lunga fin qui com¬ piutasi sulla medio napoletana), non fu pubblicata una rela¬ zione completa, ina solo qualche cenno sulla * Illustrazione di Varsavia Il Kranz ne diede un sommario su altri fogli, e il De Rochas, su appunti fornitigli di poi, lo ha accresciuto di notizie ( Extèr. motricité, pagg. 137-168). L'Ochorowicz, da me interpellato in proposito, cortesemento mi ha risposto che un suo volume sulle esperienze di Varsavia, già preparato, non vide ancora la luce : m'avverte però che il resoconto del Kranz è imparziale e ben fatto. (Nc parlò anche il Lanu, in “ Psy- chisehe Studien „, XXI, Lipsia, 1894).  Tutti i fenomeni che s'erano visti a Milano, si riprodussero con la medesima costanza; ma i presenti dissentirono sulla spiegazione dei fatti, e ne nacque sui giornali di Varsavia una polemica acre e vibrata. Il Keichman denunziò la frode * che ci riportava al medio evo „ ; il Kranz, il Mataszewski e altri sostennero la buona fede dell'E. e la realtà dei fenomeni. L’Ochorowicz, per suo conto, non vi scorse prove favorevoli alla ipotesi spiritica, e si dichiarò propenso ad ammettere sol¬ tanto la realtà del medianismo; cioè “ di una azione fluidità del medio, il cui spirito sarebbe il centro di azione dei fe¬ nomeni, coadiuvati dalla psiche dei presenti, e a cui bisogna concedere un doppio fluidico o ‘ corpo astrale , distaceantesi dal suo corpo materiale ,,. Ipotesi auimica per eccellenza].  Podmoue I’., Report of Milan experiments icith Ens. Pai., in “ Proceéd. Soc. for psvcliical Research „, voi. IX, 1893-94, p. 218-225.   BIBL10GRA FI A PALADINI ANA (1894)   143   Lodge J. Oliver, Experience of /musical physicaJ pheno- mena occurring in thè presume of entranced persoti (Eusapìa Paladino), in 4 Journal of thè Society for psychical Re¬ search „. voi. VI, n. 114, nov. 1894, p. 306-336 (Discussione, l>. 336-345 — Appendici, pag. 346-360). Trad. in ital. “ Riv. Studi psichici „, I, 1895.  [L’illustre fisico e membro della Società Reale, il cui nome va unito alla storia recentissima e gloriosa «Iella telegrafia senza fili, e a numerose ricerche e scoperte nel campo «Iella elettricità dell’ottica e della termodinamica, riferì nella XV111 riunione della Società per le ricerche psichiche sulle sedute me¬ dianiche tenute dall’E. P. in casa del prof. C. Richet durante l’estate del 1894, prima in un isolotto di sua proprietà, all'atto disabitato, nel golfo «li Marsiglia (Isola Roubaud), poi in una sua villa presso Tolone (Castello di Carqueiranne). Alle sedute assistevano uomini di altissimo e indiscusso valore scientifico : il Richet; il Lodge, sua moglie od il Myers, tutti e tre andativi da Londra; l'Ochorowicz, venuto appositamente da Varsavia; il prof. Enrico Sidgwick di Cambridge, uno dei primi filosofi e psicologi inglesi, e la di lui consorte, distintissima studiosa e scrittrice di psichicismo; il dott. Bar. von Schrenck-Notzing di Monaco; e il dott. Ségard, medico principale della marina francese. I processi verbali accuratissimi non lasciano dubbii sulla autenticità dei fenomeni.  Alla discussione, che seguì la lettura del Lodge, presero parte il Myers, il Sidgwick ed il Crookes : i due primi, per confermare nelle linee generali le narrazioni del Lodge, pur ripetendo alcuni dubbi che già in casa Richet loro tenzonavano pel capo; il terzo, per rallegrarsi che un eminente scienziato, come il Lodge, fosse arrivato alle stesse conclusioni cui egli da più anni, sperimentando coll liome e con la Gook, era pervenuto.  L’appendice 1 è il processo verbale di quattro sedute ; la 11 è un cenno prezioso del come, secondo 0. Lodge, dovrebbe es¬ sere disposto e formato un laboratorio ‘ psichico ,].  Crookes W., Discussion, ivi, ivi, pag. 341-5.  [Nella osservazione del Crookes sul rapporto del Lodge sono da ritenere le differenze che il celebre scienziato dichiarò di avere rilevato fra gli effetti fisici dell llome e quelli della Paladino].   144   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   1895.  àksakojtf Alex., Animismi ■ et Spiritisme, già cit, BibJ.  [La versione francese indica come autentici i fenomeni della . Paladino sulla fede di altri osservatori, ma l'Akeakof, quando scriveva la prima edizione tedesca del libro, non aveva ancora assistito alle sedute di Milano, e però ne fa cenno fugace a pag. 509, citando le esperienze dell'Acevedo compiute a Napoli nel 1889 (impronte sul mastice). Egli ha poi più volte parlato di Eusapia nel periodico ‘ Psychische Studien „ (L’Aksakott è morto in questi ultimi tempi)].  Hodgson Richard, The vaine of thè evidence l'or super¬ no r mal phenomma in thè case of E. P., in “ Joum. Soc. for psyck. Research „, voi. VII, n.116, marzo-aprile 1895, p. 35-55.  [L'autore, noto allora pel suo assoluto scetticismo (si è poi ricreduto per opera della medium americana sig.ra Piper !), critica acerbamente il metodo usato nelle esperienze colla E.P. in casa Richet, e solleva dubbi sull’esistenza di possibili frodi.  1 dubbi dell’ Hodgson sono, a un dipresso, sempre i medesimi del nostro Torelli- Viollier e si fondano sopratutto sui moti muscolari incoscienti, o no, delle mani e dei piedi del medio].  Myers P. W., llepli/ to Dr. Hodgson, ivi, p. 55-64.  Lodge 0., Additional remarks , ivi, ivi, p. 64-67.  Ridirai Cu., A propos des expériences faites uvee E. P. Reponse à M. Hodgson, ivi, ivi, p. 67-75.  OonoBovicz J., Péponse à M. Hodgson, ivi, ivi. p. 75-79.  [1 nomi di questi scrittori che, polemizzando con l’Hodgson, dimostrarono l’insussistenza delle sue critiche e si scagiona¬ rono dall’accusa di ingenuità o di fatuità mentale, costitui¬ scono, da soli, una buona prova dell’importanza scientifica dei fenomeni paladiniani],  Dixon T. Edw., On experiments with E. Jf>, “ Journ. Soc.  1- psych. Res. „, voi. VII, n. 119, maggio 1895, p. 93-95.  Retro vo- Solo vovo M., On experiments with Eusapia P., Letter to thè Editor, ivi, ivi, giugno 1895, p. 111-2.  [Contro il Dixon, che aveva sollevato nuovi dubbi (in 4 Jour¬ nal ,, maggio 1895), il Petrovo affermò che l’autenticità dei fe-   bibliografia paladini ana (1895)   145   nomeni di Eusapia, essendosi fotografate le levitazioni del ta¬ volo, riposa ormai su solida base].  Stufahoni Luigi, Magnetismo ed ipnotismo svelati, già cit. Bibl.  [Riporta le osservazioni di Torelli-Viollier sulla E. P. e ne amplifica le conseguenze a tutta la fenomenologia psichica supernormale. L’A. si vale principalmente dei miei studi e delle mie osservazioni sperimentali sull’ipnotismo e sulla pre¬ sunta divinazione del pensiero; ma egli non mi ha capito, allargando le mie conclusioni indebitamente. Quest’opera è su¬ perficiale e non ha alcun valore scientifico].  Lodge Ol., Bericht iiber Eusapia Paladino, in “ Psy- chische Studien „, Lipsia, 1895, n. 1-10.  Maskklynk N., On exper. of Eus. Pai., London, 1895.  [11 famoso prestidigitatore ha assistito ad una seduta della E. P. e ritiene di averne smascherato i “ trucchi „ esibendosi di riprodurli a richiesta di chicchessia. Non risulta che la prova sia mai stata fatta da lui, nè da altri giocolieri].  Sidgwick prof. A., Presidential Address, in General Mee¬ ting, ecc., in u Journ. Soc. f. psych. Res. „, voi. VII, n. 1— , ott. 1895, p. 131-5.  — — Eusapia Paladino, ivi, n. 123, nov. 1895, p. 148-59.  [Il discorso è l’annunzio, e l’articolo è il sunto delle sedute date dalla E. P. nel 1895 a Cambridge, dove l’avevano chia¬ mata gli psichicisti Inglesi.  Le esperienze sulla E. P. ebbero luogo in casa Myers nell e- state del 1895 ed il gruppo degli osservatori comprendeva dapprima Sidgwick e sua moglie, il Myers e la di lui moglie, la sig.,ia Alice Johnson, segretaria della S. t. p. R. e redattrice del giornale, la sig.“ Dorotea Stanley, il botanico Francis Darwin, figlio del celebre naturalista e lui pure scienziato di vaglia. Più tardi intervenne l’americano dott. Hodgson, la cui presenza diede alle sedute un carattere dannoso di ostilità e di diffidenza verso la Eusapia.  Stando ai verbali, pubblicati del resto solo a frammenti (perchè, disse il Sidgwick, * sarebbero stati intollerabilmente noiosi e illeggibili ,), i risultati delle venti sedute furono ne¬ gativi, in quanto non convinsero gli sperimentatori della au¬ tenticità dei fenomeni; anzi, essi credettero di scoprire che il   Morselli, Psicologia e spiritismo.   10   146   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   medio aveva usato sistematicamente mezzi fraudolenti in tutta quella serie di sedute, e tali mezzi * erano bastevoli a spiegare se non tutti , almeno la maggior parte dei fenomeni di appa- renza supernormale osservati in quella occasione Ma la Com- missione era dominata, diremmo quasi suggestionata dai dubbi dell Hodgson, che mise avanti la spiegazione del noto strata¬ gemma della sostituzione della mano e del piede, non che dalle prevenzioni della signorina A. Johnson. Chi legga però attenta- mente 1 (rammenti di verbali e sopratutto la narrazione del come facessero il controllo le signore Stanley e Johnson, chi ab na acquistato pratica sufficiente dei fenomeni prodotti dal-  !,. “ 1 " slc°rge subito che a Cambridge la medio fu messa nel- 1 impossibilita, non solo materiale, ma altresì morale di agire uh operatori, mostrandosi poco adatti a bene sperimentare in materia di medianità, davano un’eccessiva, quasi assurda im¬ portanza ai più piccoli movimenti muscolari dell’Eusapia, senza poi preoccuparsi del quesito più interessante, se, cioè, con quei movimenti cotanto incriminati tutti i fenomeni medianici fos¬ sero spiegabili; il che assolutamente è iperbolico, illogico e però antiscientifico.   ha lettura del rapporto negativo di Sidgwick sollevò seria discussione (pagg. 132-5). L’Hodgson ripetè * tutto inganno! , : il Lodge ed il Myers sostennero efficacemente che la frode, pur esistendo in un certo numero di fenomeni elementari, è 'inap¬ plicabile alla totalità degli effetti medianici dell’E P Vi sono essi dissero, buone e cattive sedute, e la Commissione di Cam¬ bridge ha avuto soltanto la sfortuna di assistere ad una serie di sedute poco concludenti e dubbie: ma quelle di casa Richet erano, certo, genuine e sincere, anche perchè la medio non si trovava m mezzo a controlli dannosamente inibitori].   Erny Alfred, Le Psychisme expérimental, già cit. Bibl [E una revisiono minuta, ma molto chiara e ' precisa dei fé- nome» psichici supernormali. A più riprese sono citate favo¬ revolmente le esperienze della E. P„ p. es. a pag. 18 e nel- 1 appendice II pagg. 27 e 228. L’Erny, che è amico del Sardo,,, e, come lui, uno spiritista convinto].   Acevedo Otero, Los Espìritus, Madrid, 1895, voi. II.  Dénis A. Essai d’une théorie de la tèlépathie, “Ann Se psych. „, voi. V, 1895. * C-   BIBLIOGRAFIA PALADINIANA (1896) 147   [Cita ‘ le materializzazioni della famosa E. P. , in conferma dell'esistenza d'una forza psichica].  Erma gora G. B., Sopra le frodi della E. P. alle recenti esperienze di Cambridge, in “ Riv. di Studi psichici,, I, 1895, p. 435-7.  “ [La questione dei fenomeni della E. P. è lungi dall’essere completamente risolta... Questo stato di cose deriva dalle gravi difficoltà intrinseche inerenti alla sua soluzione... Gli spiritisti furono i primi a constatare l'esistenza di processi fraudolenti alternandosi con quelli di apparenza (!) supernormale „].   1896.  Sabati eh, De Rochas, e altri, Expériences de l’Agnélas sur E 1\, in “Ann. des Sciences psych. VI, 1896, pi 1-55 con fig. l’rad. in ital. “ Riv. di studi psichici „, li, 1897.  [Le sei sedute ebbero luogo aJi’Agnélas in Francia durante l'autunno del 1895, in una campagna del colonnello De Rochas. Vi presero parte, col padrone di casa, il Dariex, il sostituto Pro¬ curatore generale (oggi anche medico) Maxwell, il naturalista professore Armando Sabatier di Montpellier, i dottori in tìsica conte A. de Gramont e Bar. C. de Watteville. I risultati furono soddisfacentissimi: la sorveglianza sul medio era estremamente rigorosa, e il rapporto, corredato di piani e di fotografie, è un vero modello del genere : vi viene discussa a fondo, ed esau¬ rita in senso favorevole alla Eusapia, la vessata questione della frode, basata sul leggendario stratagemma della sostituzione di mani. Si ottenne, fra altre, un'esperienza semplicissima, ma concludentissima: l’abbassamento di un pesa-lettere senza con¬ tatto di mani e alla chiara luce del giorno. La relazione forma anche il lungo capitolo IX del libro : Extfr. de la motricité (I* ediz., pagg. 255-315) ].  Delanne E., PUnomène spirite, già cit. BibL, pag. 85 e seg.  — Evolution animi (pie, già cit. BibL, pag. 6 e 663.  Aksakoff Al., 1 precursori dello spiritismo, già cit. Bibl.  [Sou riportati in appendice i verbali delle esperienze di Eu¬ sapia dal 1892 al 1891. Da registrare è il fatto che l’Aksakoff pone la fenomenologia paladiniana allo stesso livello delle ce¬ lebri manifestazioni spiritiche delle sorelle Fox di Hydesville].   l   148   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1   Hopps J. Page e Myers T. W„ Correspondance conce mina E. P., in “ J. Soc. psych. Res. „, VII, n. 123, nov. 1895, p. 163-4.  Richet Gii., Eusapia Paladino, Corrésp., ivi, die. 1895, p. 278-80.  [Osservazioni critiche sulle sedute di Cambridge, che ancora oggi, dopo la dimostrazione della inesperienza degli osservatori, vengono citate dagli nntipsichieisti per infirmare la medianità della Paladino],  Hyslop James, Corresp. conceming E. P., in “ J Soc psych. Res. „, voi. VIII,n. 126, febb. 1896, p. 210-2.  [L’Hyslop, professore al Columbia-College di New- York, è divenuto famoso in tutto il mondo degli spiritisti e spiritualisti per i volumi da lui dedicati alla medium Piper, nei cui mes- saggi aviebbe trovata, sebbene ancora non sicura, “ la prova dell’immortalità dell’anima „.  Colpito nelle sue convinzioni spiritualistiche dai risultati auti- eusapiani di Cambridge, dichiara che nei fenomeni della E. P. non v è intervento di intelligenza spirituale, trattandosi di tatti fisici dipendenti solo dalle condizioni del sistema nervoso l’insuccesso di Cambridge non intacca, pertanto, i prinoipii dello spiritualismo trascendentale].  ^ iSidgwiok II., Eusapia Paladino, in “ J. Soc. psych. Res  VII, n. 128, aprile 1896, p. 230. ‘  [Dichiara con prudenza che le sue conclusioni negative si riferiscono solo alle sedute di Cambridge, non a quelle che l’E. P. può aver fatto o potrà fare altrove],  Damex X., Que doit-on pensee des phénomènes mediani-  f'*de f’ ln “ Aun- Se. psych. „ VI, marzo-aprile 1896, p. 65-78. r  [L’egregio direttore della reputata ‘ Rivista di studii psi¬ chici „ che è un medico oculista parigino consideratissimo, e assai competente in psicologia supernormale, prende in esame i risultati contradditorii degli esperimenti di Milano, dell’isola Roubaud, dell’Agnélas, di Carqueiranne e di Cambridge, per concludere: che la irode di E. P. non può negarsi in taluni fe¬ nomeni, ma che non ci illumina sul modo di produzione del maggior numero dei fenomeni paladiniani],  Ochorowicz .Tules, La ipiestion de la fraude dans les ex- périences aver. E. P., in “ Ann. Soc. psych. „, VI p 79 _ Trad. in ital. “ Riv. di Studi psichici „, II, 1896.   BIBLIOGRAFIA PALADINXANA (1896)   149   [Critica profonda e convincente del rapporto negativo di Cam¬ bridge : 1 insigne scienziato vi esamina con logica serrata e con rara acutezza psicologica la tesi della frode, e, pur ammettendo che la medio, in date circostanze, possa ricorrere a stratagemmi e ad inganni, combatte la conclusione negativa generalo che da ciò si volesse trarre in riguardo della autenticità dei fe¬ nomeni più significanti.  Il rapporto dell’O., scritto per l’opera seguente di De Rochas, fu tradotto in ital. sulla 4 Rivista „ dell’KRMAcoKA, II», 1896, pag. 185 e segg., ed è magistrale per la soluzione del quesito delle frodi coscienti ed incoscienti dei medi].  De Rociias (A.), Rctériorisation de la Motricité, già ciò.Bibl.  [La maggiore e più originale parte del libro (pagg. 1-315) è dedicata alla Eusapia : ne narra la vita, ne descrive la perso¬ nalità, e la segue minutamente nelle esperienze di Napoli <1891, con Lombroso ecc.), di Milano (1892, in casa Finzi), nuo¬ vamente di Napoli (1893, con Wagner), di Roma (1893-94, in casa 8iemiradzki). di Varsavia (1893-94, in casa Ochorowicz), di Carqueiranne e dell’isola Roubaud (1894, in casa Richet),' di Cambridge (1895, in casa Myers), dell’Agnólas (1895, in casa De Rochas). L'insigne psichicista valuta sempre la possibile miscela del vero col falso, e con serenità di giudizio distingue l’uno dall’altro: però, la conclusione di tale studio critico (che è poi la conclusione definitiva dell’importante opera), anziché essere in prò dello spiritismo o intervento di defunti, ò favo¬ revole all autenticità dei movimenti di oggetti inerti senza contatto per mezzo di una esteriorazioue di motricità medianica, d’onde la ipotesi di un doppio fluidico ecc. ecc. 11 libro del Rochas era, prima di quelli del Visani-Scozzi e del Fontenay, il miglior documento sintetico sulla Eusapia Paladino].  Dariex, Desbaux, Mangin, etc., Expérienees d’Auteuil sur E. P., in “ Ann. des Se. psych. voi. VI, nov.-dic. 1896.  [Le sedute furono tenute nel settembre ’96 ad Auteuil presso Parigi, in casa del sig. Marcello Mangin, che ò persona ver¬ satissima nelle scienze psichiche ; assistevano, fra altri , il dott. Dariex, Emilio Desbaux cultore e scrittore di scienze tìsiche, ed il celebre poeta-filosofo e accademico francese J. Sully-Prudhonme. 1 risultati furono soddisfacentissimi, e la relazione conclude in favore della genuinità del massimo nu-   150   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   moro di fenomeni: essa trovasi tradotta in ital. sulla ‘ Riv. St. psichici », voi. Ili, 1897, pagg. 100, 134, 164 e 187.  Rispetto alle insidie della Eusapia, il Dariex attesta di cre¬ dere fermamente nella serietà del controllo operato dai pre¬ senti sulla medio; il sospetto non deve oltrepassare certi li¬ miti, altrimenti non sarebbe più possibile alcun progresso scientifico. * Se non vi fossero stati mai fenomeni autentici nelle sedute della E., uomini di cui si onora la scienza e che occu¬ pano le posizioni più eminenti, non avrebbero consacrato, nel corso di molti anni, settimane e mesi a simili esperimenti ,].  Sclly-Prudhomme, in “ Humanité intégrale,, Paris, dé- eembre 1896.  [L illustre poeta di Giustizia e di Felicità esprime la sua opi¬ nione favorevole alla realtà dei fenomeni di Eusapia],  i 897.  Blech (Mme) E., Expériences de Tremezzo, in “Ann. Se. psych. ,, VII, 1897, p. 1-5.  [Rapporto su di una seduta, fatta nel settembre 1896, nella villa Blech sul lago di Como. L’Eusapia ha molta amicizia con questi signori],  Fontenay (de) Guillaume, A propos d’ Eusapia Paladino’ Les séances de Moni fort-U Ammiri) (25-28 juillet '97), Paris Soc. d'Edit. Scientifiques, 1897, 1 voi. in-8'*, di p. xxx-281 con illnstr.  [La metà del volume è dedicata ai fenomeni prodottisi in altra villa dei signori Blech alla presenza dei padroni di casa, di De Roehas, del celebre e popolare astronomo Cam. Flam- marion, dell'autore e di alcuni invitati venuti appositamente da Parigi. Il de Fontenay non ha dubbi sulla sincerità dei fatti osservati, sebbene essi non siano stati n'e vari nè cospicui. La seconda parte del volume è occupata da considerazioni astratte, di buon valore filosofico-psieologico, sulle ipotesi espli¬ cative (massimamente sull’energetica). La relazione dei feno¬ meni è assai diligente e precisa].  B. di Vesmb, Esperimenti sulla E. P. fatti a Parigi nel settembre 18.96", “ Riv. Studi psich. „. II, 1897.  — — Esperienze sulla E. P. a Tremezzo , ivi, ivi.   BIBLIOGRAFIA PALACINTA?» A (1897)   151   Crocq (le Docteur) (fils), L’occultisme scienti fique, “ Revue eneyclopédique „, Paris, Larousse, 20 febbr. 1897.  [A proposito del libro precedente del De Fontenay, l’autore, che è un distinto neuropatologo belga, discute lungamente i fenomeni medianici della E. P. e si addimostra estremamente scettico, propendendo per una spiegazione mista,1 da lui stesso così riassunta: ‘frode ed automatismo psicologico e patolo¬ gico,. Dall'insieme delle sue critiche risulta chiaro che il Crocq, non solo non ha mai assistito a sedute medianiche, ma non se n"e fatta neppure un’idea approssimativa; egli si trova qui nella identica condizione di spirito in cui io stesso mi trovavo nel 1892. Se non che, io non ho mai pensato o creduto che il tavolino sollevato dall’Eusapia nelle sedute di Milano, Parigi, Varsavia, ecc. girasse, ballasse e parlasse ‘ in grazia dell’au¬ tomatismo psicologico, in cui fossero caduti gli scienziati os¬ servatori. o della posizione cabalistica da essi assunta nel formare la catena ,(?!). Il Crocq, del resto, non ammette resi¬ stenza di forze ignote e rigetta, senza grandi ragioni, la tesi della esopsiehicità o esteriorazione dell'energia psichica, che io da molti anni (nell’86 e nel ’94)ho, invece, riconosciuta come possibile e non contraria al positivismo scientifico].  Turiello Pasquale, Lo Spiritismo italiano e la Scienza. Memoria letta alla R. Accad. di Scienze morali e politiche di Napoli, in “ Atti , della stessa, 1897.  [È la prima memoria sullo spiritismo che sia apparsa in “ Atti accademici , e fu pubblicata col consenso dei colleghi che le premisero soltanto una dichiarazione a discarico. 11 Tu- riello basa la sua nudrita argomentazione sulle sedute dategli dalla Eusapia].  Rf.gxabd F., Hypnotistne et Réligion, Paris, Schleicher, 1897 (Sulla E. P., vedi p. 259).  Parseti, Fenomeni medianici operati in presenza della E. P., in * Riv. Studi psich. „, III, 1897, p. 24.  Boirac E., in “ Revue philosophique „ di Ribot, XLIII, 1897, p. 321-826.  [Analisi dell’opera di De Rochas : L’ extériorisation de la mo- tricìté, con alcune giustissime considerazioni sulla tecnica dei fenomeni medianici (paladiniani) ].  Podmore F., Studies in psychycal Research, già cit. Bibl.  [Opera fondamentale di uno studioso profondo ed eruditis-   152   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   situo dei fenomeni metapsichici, ma armato di uno scetticismo ad oltranza. 11 Podmore non ha mai risparmiato giudizi sejeri e ironici sui fenomeni fisici dello spiritismo in genere, dèlia Eusapia in ispecie].  Ermacora E. B., Supposta azione della elettricità nei fè»w- meni della E. P„ in “ Riv. Studi psichici Ili, 1897, p.  [La nega assolutamente].  Negri Gaetano, Segni dei tempi. Profili e bozzetti, Mi¬ lano, Hoepli, 1897.  [Al saggio ‘ Il problema dello spiritismo , è aggiunta una nota (pagg. 365-367), dove l’illustre scrittore narra di una se¬ duta spiritica della Paladino, cui fu invitato (in casa t inzi) . egli ne h uscito incredulo, sia per ragioni morali, sia per il metodo degli esperimenti : ‘ tanto più forti i dubbi, quanto più spettacolosi i risultati ,].  De Rochas N., Expériences de _ Choisy-Juvac, ecc., in “ Ann. Se. psych. „, genn.-febbr. 1897, p. 6-28.  [Queste nuove esperienze furono eseguite in un castello presso Bordeaux, di proprietà del Maxwell, e vi assistevano il De Rochas. il conte De Grammont e il bar. A. de Watteville.  I risultati furono ottimi: nel suo rapporto sommano il De Rochas dice provato che ‘ la Eusapia è un soggetto sensibilis¬ simo alle manovre magnetiche „ ; che essa produce movimenti degli oggetti senza toccarli, lievi contatti di mani invisibili, formazione di mani spiritiche visibili, ecc. ecc. Egli conclude nuovamente per la realtà della esteriorazione della motricita da lui già, per primo, illustrata. L’autore ha ripetute le stesse considerazioni sulla E.]P. in un articolo della “ Revue spinte ,, giugno 1897].  Flammarion 0., in “ Revue morale et scientifique du Spi- ritisme luglio-ag. 1897.   1898.  Tcriello P-, Dello Spiritismo in Italia. Saggio, Napoli, Tip. Golia, 1898, 1 voi.  [È la ristampa del discorso letto l'anno prima alla R. Acca¬ demia di scienze morali e politiche].   BIBLIOGRAFIA PALADINI AHA (1898)   153   B. DI Vesme, Esperienze di Camillo Flammarion con E. P., in “ Riv. Studi psich. », IV, 1898.  [Su queste esperienze, cfr. il libro recente ,1. Flammar.on stesso: Forces natureUes inconnues, pag. 11S e segg.J.  Db Roohas N., A propos d’ Eusapia Paladino. Les sia nc^ de Montfort-L’ Amaury, m Ann. Se. psych. », I , ’  p. 148-169, con molte fig. .  [Da paf 148 a 164 si discorre della E. P. e si riferiscono ì  fenomeni da lei prodotti in casa Blech. L’A. studia specialmente le impronte di faccie, di profili e di mani ottenute sul mastice]. Leumann, Aberglaube and Zauberei, gut cit. Bibl.  (Nel capitolo sulle superstizioni spiritiche le combatte, valen¬ dosi delle risultanze contrarie alla Eusapia enunciate dalla Commissione di Cambridge, ma tacendo, a torto, di quelle fa¬ vorevoli, accertate da osservatori ben altrimenti versati in sperimentazione metapsichica. Come il Lehmann, moltissimi giudicano ciurmatrice la Paladino senza conoscerne la feno¬ menologia]. , .  Schuknok-Not/.ing Bar. F. (voti Dr* Die MethoM diumnistischen Untersuchungen , in Wissenseliaftl. Zeits. t. Okkultismus », ott.-nov. 1898.  [Risponde alle critiche della Comm. di Cambridge, citando so¬ pratutto il metodo che hanno seguito gli investigatori piu seri nel caso di Eusapia. Egli vorrebbe sottrarre, perb, . medi al ¬ l’influenza ormai nociva dei ' circoli ben pensanti , secondo il  vangelo spiritico]. oi co aq  Abignente F., Fede e Ragione, già cit., pag. 21, ba, »». Pappalardo, Spiritismo, già cit. Bibl.  [L’A. scrive una vera apologia dello Spiritismo. A pag. 48-154 del volumetto sono riferiti alcuni particolari curiosi sulla vita intima di Eusapia e su di una seduta dell agosto 1875 col prof. Capuano, ‘ il decano degli spiritisti napoletani ,J. Dupotrv, Sciences occultes et phys. psych., già cit. Bibl. [Altro libro di uno spiritista convinto, da collocarsi accanto a quelli di Brofferio, Erny, ecc., ma con una certa pretensione scientifica (‘ fisiologia psichica ,). Si basa molto sui fenomeni della Paladino, e ne riferisce le esperienze piu memorabili a pagg. 134. 147, 246, 258, 262, 271]. .... tj, i  Geley [Gyel], Essai synthét. dii Spiritisme, già cit. Bi > .   154   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   [“ La sintesi dell’autore ù desunta dai fatti „ : ora, fra questi hanno posto di onore le esperienze sulla E. P. di cui parla a pa g. 27-29. fi opera di altissimo pregio per chi voglia una esatta conoscenza dello spirito-psichismo odierno].  Croco (le Dr.), L’occultisme scientifique, in “ Journal de Neurologie „ , Bruxelles, TU, 1898, p. 378-387.  [Ripete sul suo periodico quanto aveva scritto l’anno pre¬ cedente sulla “ Revue encyclopédique „ e nel suo libro].  Myers F., V., in “ Proc. Soc. f. P. R. seduta del 9 di¬ cembre 1898.  | Basandosi su nuove esperienze da lui fatte il 1° ed il 3 die. del ’98 in due sedute della E. P., in casa del prof. Richet a Parigi, il celebre psicologo dichiara di essersi riconvinto della genuinità dei fenomeni e di aver cancellato dalla sua mente i dubbi che potevano esservi rimasti dalle poco fortunate espe¬ rienze di Cambridge.  Alle sedute di casa Richet assistevano anche il Flammarion, il prof. T. Floumoy di Ginevra, insigne psicologo e attivissimo investigatore dei fenomeni supemormali, il sig. Adolfo Brisson, pubblicista esimio, direttore degli “ Annales politiques et lit- téraires „ di Parigi : tutti restarono convinti della sincerità di Eusapia e della importanza dei fatti].   1899.  Geley [Gyel] (le Dr.), L’ ótre subconscient, già cit. Bibl.  [Fra le prove più sicure della azione a distanza della motri- cità, riporta integralmente nelle note di questo suo notevolissimo volume (pagg. 61-73) varie esperienze della Eusapia].  Delanne, Udine est immortelle, già cit. Bibl.  [In più luoghi anche questo zelante campione dello spiritismo ritrae, un po' arbitrariamente, conclusioni spiritualistiche dai fenomeni di Eusapia, V. pagg. 227-8, e 260].  Boirac E., Due sedute con E. P. a Parigi, in “ Riv. St. psieh. ,, Y, marzo 1899, p. 105.  [Anch'egli ha assistito alle sedute del dicembre 1898 in casa Richet, e dà ragguaglio obbiettivo sugli straordinari fenomeni osservati, che giudica autentici. Per chi noi conosca, il dot-   BIBLIOGRAFIA   PALADINIANA (1899-1900)   155   tore E Boirac è rettore dell’ Università di Grenoble e vi in¬ sega dottamente filosofia e  ottimo trattato su L’idée da (pans 1895) Jh 6  poi un genialissimo sperimentatore sm fenomeni psichici, P quali ha anche inventato strumenti di precisione],  Mvkks F. W„ E P. en Paris, ■ Jow. &J. Jg*- Res. „ voi. IX, n. 155 e 157, genn. e marzo 1899, p. 4 e io.  [L’eminente psichicista accentua il suo convincimento ^fa¬ vore della natura genuina dei fenomeni di . •  (egli dice) date da E. in casa Ricliet in die. 98 hanno co vinto tutti se un mutamento è avvenuto nelle sue opinion , la ragione sta nel migliorato metodo di ricercai- ^  P' [Risele che le esperienze della E. P. a Milano e a casa sua, erano circondate da tutte quelle cautele che. ^ fenomeni «- dinari, basterebbero a ingenerare la certezza.  11 Myers aggiunge una nota (pag. 157) per i ic imi. c ' ' '  Cambridge ned ’95 ebbe ragione di dubitare, a Bang,, nel 98. le esperienze gli parvero concludenti].  Baddi pi Vf.smf. C., La E. P sulla via della, riabilitazione, in “ Riv. St. psich. », V, 1899, p. 73.  [Si rallegra che le nuove osservazioni di Parigi e e a es di uomini "come Riche,. Myers, Flournoy, * i  rispondano ai dubbi ed ai sospetti ingiusti lasciati dalle  dute di Cambridge].   1900.  Ottolen-ghi S., La suggestione eco., già cit. Bibl.  [Nella Parte I, cap. 3». da pag. 139 a pag. 220, e discorso a lungo e con molta serietà dei fenomeni medianici, con parti¬ colare riguardo a quelli della Eusapia Paladino (pagg. 186 e ) L’A. conclude col Cari ex in favore del azione motoria di E P a distanza senza contatto visibile: il fenomeno si deve considerare come reale, e non già come mipossibi b Sulle materializzazioni di E. P. egli è meno esplicito: ritiene che tali fenomeni possano avere molteplici origini e accenna   156   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   a frodi, a suggestioni, eco. Per l'insieme dei fenomeni media¬ nici l’Ottolenghi accetta l’ipotesi di una ‘ fonia psichica „ si¬ mile alle altre forme di energia, e mi cita in appoggio],  Aroelin A., La dissociation psychologique, in “ Revue de qnestions scientif. „, Bruxelles, 1900-01.  [Questo lungo studio di uno scienziato cattolico pubblicato da una rivista notoriamente scritta sotto gli auspicii dei Ge¬ suiti, anziché concludere per l'intervento diabolico accoglie l’interpretazione psico-fisiologica dei fenomeni medianici e spi¬ ritici: la E. P. viene parecchie volte citata fra i * medi più degni di studio „].  Flocrnov, Des lndes à la planète Mars, già cit. Bibl.  [In quest’opera, oramai celebre, l’acuto psicologo ginevrino esamina profondamente il caso della sig.”* Elena Smith, che è un medio dei più spettacolosi in fatto di reincarnazioni o per¬ sonificazioni : egli vi dimostra, nel modo più evidente, l’origine psicologica normale di tutti questi romanzi e fenomeni straor¬ dinari di medianità intellettuale. La Smith non ha molta energia medianica fisica: ad ogni modo, ha provocato anche fenomeni di telecinesia, ossia movimenti a distanza, analoghi a quelli prodotti dalla Kusapia. Rispetto a costei, il Flournoy ri¬ getta la spiegazione della impostura e ne riconosce la veridicità].  Petrovo-Solovovo, Mediamicheskiya Fizicheskiya Yawle- niya, ecc. già cit. Bibl.  [Conosco quest’opera per l’analisi fattane dal Poggenpohl negli “ Ann. se. psych. „, X, 1900, pagg. 242-7. 11 Petrovo So- lovovo ha assistito alle sedute date dalla E. P. a Pietroburgo, in casa dell’Aksakoff, durante la primavera del 1898, e delle quali non ho potuto raccogliere altre notizie neppure da Eu- sapia medesima. Novanta pagine del volume sono dedicate alla medio napoletana, nei cui fenomeni l’autore distingue con molto acume il vero dal falso. A tale proposito, è opportuno rilevare che egli non è tra gli entusiasti della fenomenologia spiritica e che il suo libro, a giudicarne dall’analisi del Pog¬ genpohl, è modello di critica seria ed efficace].  Avellino F., Due sedute con Eusapia Paladino in Na¬ poli, “ Riv. di Studi psichici ,, voi. VI, iiov.-die. 1900, p. 357-867.  [L’Avellino, commerciante genovese, è tra i membri fondatori   BIBLIOGRAFIA PALADINI AN A (1900-1)   157   del Circolo Minerva, dove avvennero le esperienze con Eusapia cui io lio assistito (1901-2). Furono le relazioni dell’Avellino che indussero gli psichicisti genovesi a studiare la famosa medio].  Villari L. Ant., Spiritismo e magnetismo, già cit. Bibl.  [L’autore, che è uno spiritista convinto, dice di avere assi¬ stito, molti anni prima, a sedute di E. P. in compagnia di Gabriele D’Annunzio, Fed. Verdinois, Andrea Torre e altri^ ma non ne dà ragguagli e si perde in disquisizioni teoriche].  Cbocq, Hypnotistne scientifique, già cit. Bibl.  [11 raffronto fra le due scuole ipnologiche avversarie — quella neurologica di Parigi (Charcot) e quella psicologica di Nancy (Liébault, Bernheim) — è completo ed esauriente : le conclu¬ sioni che risultano favorevoli alla scuola psicologica, sono a un dipresso le medesime da me avanzate fino dal 1886 nel mio libro: Il magnetismo animale e la fascinazione (Torino, Roux).  11 cap. XIX, sui fenomeni psichici occulti, contiene da pa¬ gina 460 a pag. 566 una lunga discussione sulle manifesta¬ zioni medianiche della Paladino; ma essa non è in gran partfe che la ripetizione dell’articolo già indicato sull' “ occultismo scientifico ,. 11 dott. Crocq è ancora scettico a riguardo della Paladino : egli riproduce anzi le figure del De Rochas indicanti il presunto trucco della sostituzione delle mani, ma mostra di non conoscere bene la questione. Dice, ad es., che il tavolino si alza e balla solo quando gli assistenti fanno catena, trova che le esperienze di Milano del '92 non furono dimostrative (?) e preferisce le esperienze di Cambridge. Per lui tutto è impostura conscia o inconscia dal lato del medio, automatismo psicolo¬ gico dal lato dei presenti : il che è erroneo ed assurdo].   1901.  SiiBBLED (le Dr.), Spirites et médiums, già cit. Bibl. [Lavoro di compilazione, d’un dotto cattolico : vi si discorre della E. P. come di un medio d’alta potenzialità fisica, e non se ne dubita].  Visani-Scozzi dott. P., La medianità, già cit. Bibl.  [È una delle poche opere importanti e serie fin qui uscite in Italia sulla fenomenologia spiritica : essa può figurare degna-   158   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1   mente accanto ai libri dell’Aksakoif e del Brofferio, che gli aderenti considerano come testi classici per lo “ spiritismo moderno Consta di tre parti: la prima contiene uno sguardo generale sui fenomeni magnetici, ipnotici e spiritici; la se¬ conda e la terza, da pag. 159 a pag. 462, sono dedicate inte¬ ramente alla E. P. e si basano sopratutto su quattro sedute cui l'autore ha assistito. Per la descrizione minuta dei feno¬ meni, il Visani-Scozzi è insuperabile, ed e per questo motivo che io, anziché descrivere particolareggiatamente, e anche fastidiosamente, le manifestazioni medianiche da me vedute, ho preferito pubblicare in questo volume le mie impressioni generali].  Porro Francesco, Eusapia Paladino a Genova. A ari ar¬ ticoli in “ Secolo XIX „, maggio-giugno 1901.  [È l’esposizione succinta delle sedute date da E. P. nelle sale del Circolo scientifico Minerva. 11 Porro è un valentissimo astronomo e geodeta, chiamato ora a dirigere P Osservatorio nazionale di La Piata (Argentina); e qui si addimostra con¬ vinto spiritista. Però i resoconti, da lui dati giorno per giorno, hanno un grande carattere di obbiettività e sono esattissimi].  Baldi di Vksmk, Eusapia Paladino à Génes et M. te prof. Morselli, “ Revue des Étud. psyeh. Parigi, aprile- maggio 1901.  [Registra, con piacere, il mio ingresso nello studio obiettivo, sperimentale dei fenomeni 4 spiritici „ e se ne ripromette qualche vantaggio per la Psicologia supernormale].  Porro F., Séances avec Eusapia Paladino à Génes, “ Rev. Ét. psyeh. „, giugno-luglio 1901.  Porro, Bozzano et. Morselli, Les séances mèdiumniques de Génes, in “ Rev. Ét. psyeh. „,ag.-ott. 1901,  Vassallo L. A., Gli studi medianici, in “ Secolo XIX „, dicembre 1901.  Frezza Alessandro, Spiritismo speri mentale, nella pubbl. mens. “ Religione e Patria „, Firenze-Pistoia, voi. XII-XI1I, nov.-dic. 1901, gemi. 1902.  [11 lavoro porta questo sottotitolo : “ Seduta emozionante colla nota medio Eusapia Paladino . e descrive ampollosamente, con inspirazione spirito-cristiana, i fenomeni e le materializzazioni provocate da E. P. in una seduta ormai vecchia del 1691j.   BIBLIOGRAEIA 1* AL AD INTANA (1902)   159   1902.  Vassallo L. A., Cinque sedute con la E. P. - I precau- zionisti. - Frodi , suggestioni e spiriti, ecc. Vari articoli in “ Secolo XIX genn. 1902.  [Il celebre giornalista (Gandolin) racconta delle cinque sedute date dalla E. P. nel dicembre 1901 e gennaio 1902 al gruppo di soci del Circolo Minerva del quale egli e Porro facevano parte : io ero in altro gruppo, e le nostre sedute si alternavano].  Gcastavino Pietuo, Una seduta spiritica di E. P. al Cir¬ colo Minerva, nel “ Caffaro genn. 1902.  [Una di quelle del presente volume. Parte 11, serie 2*. L’e¬ gregio giornalista ammise la realtà di alcuni fenomeni, altri credette dovuti a stratagemmi, ed altri a illusioni].  Vassallo L. A., Nel mondo degli invisibili, già cit. Bibl.  [Buona parte del libro consta della ripubblicazione degli ar¬ ticoli editi nel die. 1901 e genn. ’02. 11 Vassallo era divenuto uno spiritista fervente, e le sue descrizioni dei fenomeni ga¬ reggiano per brio ed evidenza con quelle ammirabili del Bar- zini sul “ Corriere della Sera „ (gennaio ’07). La difesa della E. P. contro l'accusa di ciurmatrice, e quella degli assistenti contro la tesi dell’allucinazione risultano di rara efficacia per l 'humour di cui sono intessute].  Pavoni Leo, Contro lo spiritismo. Polemica, nel giornale “ La Patria Roma, primavera del 1902.  [Il Pavoni, prendendo le mosse da una conferenza fatta da L. A. Vassallo all’ Associazione dei giornalisti in Roma, intra¬ prende con questi articoli brillanti, ma superficialissimi e senza fondamento scientifico, una fiera campagna antispiritica, di cui Eusapia Paladino in particolare ha fatto le spese. Le critiche del brioso giornalista non erano nuove: erano le solite accuse di * trucchi „ e di illusioni, ma senz’altra novità che il racconto di una seduta nella quale alcuni giovani burloni avevano po¬ tuto mettere John King, lo spirito-guida della Eusapia, in comunicazione grottesca con alcune entità spiritiche da essi inventate. Il fatto, anche se veridico, nulla prova contro la me¬ dianità di Eusapia; prova solamente che il di lei subcosciente è suggestionabile, e il Pavoni non ha capito neanco l’impor¬ tanza psicologica della burla !].   f   100 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I  [Anastay], Lss séances des Gènes, avec Le medium E. P.  ** Bull, du Centro d’ét. psych. de Marseille », I, 1902, p. 15.  Vassallo L. A., Nouvelles séances médiumniques à Gènes, in “ Rev. des Ét. psyeb. febbr. 1902.  B. ri Vesme, Les séances de Gènes aver Mad. Paladino, ivi, marzo-aprile 1902.  [Ne rileva la importanza per gli studi psichici].  Bois Jcles, he miracle moderne. Psychologie citi medium. La f rande et les forces inconnues, in “ Revue bleue 12 marzo 1902, p. 380  [L’erudito critico e popolare scrittore di occultismo si intrat¬ tiene particolarmente sulle “ forze ignote di cui sembra dis¬ porre la medium napoletana].  Pavoni Leo, Al di qua. Contributo allo studio dei feno¬ meni spiritici, con introdnz. del Prof. P . Blaserna, Roma, Roux e Viarengo, 1902, 1 voi. in-18°,di p. xxiv-190.  [È una ripresa della campagna antispiritistica dell’A., basata su documenti di scarsissimo valore dimostrativo, fra cui le  confessioni di un falso medium imitatore grottesco di fenomeni  pseudo-medianici. Il Pavoni seguita a prendere di mira 1 E. P. e riproduce le “ smascherature , di Rob. Bracco (nell 86), di E. Torelli (nel ’92) e di P. Guastavino (nel ’902), citando anche le conclusioni di Sidgwick (a Cambridge nel ’96): ma egli non ha sperimentato mai, nonostante un colloquio con Eusapia.  La prefazione del Hlaserna vale soltanto a provarci che 1 il¬ lustre tisico ignora quasi del tutto lo stato odierno degli studi  psichici. Con severità inadeguata alla sua incompetenza psicolo¬ gica, egli giudica mal condotte le esperienze del Crookes e Varley, dandone una interpretazione, per me, inconsistente. I trucchi dei quali discorre non sono, intanto, applicabili ai fenomeni della Eusapia;|e sono di una ingenuità tale, che, se può conturbare e ingannare un esordiente, non doveva certo sfuggire al buon senso di qualunque ‘ scienziato ,].  Venzaso J., Une merveilleuse siance médianimique avec E. p, . Plusieurs matérialisations. etc., “ Rev. Et. psych. „, sett. 1902.  [Questa seduta straordinaria è la medesima cui io ho assi¬ stito in casa Avellino e della quale riferisco i fenomeni nella Parte II del mio presente volume].   161   BIBLIOGRAFIA PALADIXIANA (1902-3)   Podmure, Modera Spiritualism, già cit. Bibl.  [Nel voi. II, al libro IV: Problemi della medianità „, al cap. I, pagg. 198-203, l’illustre critico dello spiritismo parla brevemente di Eusapia, basandosi sulle sedute di Milano (1892) e dell’isola Roubaud (1896); ma egli si attiene alle conclusioni del Comitato di Cambdrige e alle negative ostinate dell’Hodgson, e pertanto si esprime contrariamente alla provata esistenza di poteri supernormali nella medio napoletana. La sua spiegazione dei fenomeni eusapiani non va, però, oltre all’ imaginario scambio delle due mani! In altro luogo (pag. 178), il Podmore ammette che le sedute di E. P., controllate da scienziati come Schiapparelli, Richet, de Rochas e Ochorowicz, hanno avuto una grande influenza nell’odierno movimento spiritistico].  Falcomer 1., La gran questione dello Spiritismo, nel gior¬ nale “ Il Caffaro „, Genova, num. del 25-26 marzo 1902; ri- prod. in “ Luce ed Ombra „ , giugno, p. 230-8.  Cesava L., Pro Spiritismo, articolo nel “ Messaggero ,, Roma, maggio e giugno.  De Rociias A., Les frontière* de la Science, già cit. Bibl. Cfr. passim.  Danza Dom. ed altri. Relazione sulle sedute med . con E. P. a Palermo, nel “ Pisani „, giorn. di patologia nervosa e mentale, XXIII, 1902, fase. 3° (Riport. in “ Luce ed Ombra fase, di aprile, p. 165-171).  Bore Jules, Le monde invisible, già cit. Bibl. Cfr. a p. 379.   1903.  Peebles D., Bad method of investì qation, in “ Light num. 28 febbr. 1903, pag. 95.  [Questo signore, spiritista o medium che sia, riferendosi al rapporto del Veuzano, protesta contro di me perchè nella seduta Limosa di casa Avellino, della quale darò ragguaglio, noi abbiamo legata la Eusapia sulla branda, nel gabinetto nero !].  Bozzato Ernesto, Ipotesi spiritica e teoriche scientìfiche , già cit. nella Bibl.  [E una dottissima discussione delle varie teorie enunciate a spiegazione scientifica dei fenomeni medianici di fronte alle ipotesi tradizionali dello spiritismo. L’autore si vale sopratutto  Morselli, Psicologìa e spiritismo.   11   162 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 1  SZ. 'ZZ iTJ dà 1. delle pià «*«».  ,. , „ : Dronte di ‘ forme materializzate „ su mastice stK'h , t te da Eusapia tanto a Napoli, quanto a Genova.  -££?£££ - tt?}? 죠 , • i ■ ; u.i nn viirore non comune dialettico. Enli ì -  le ''ipotesi della frode, dell'allucinazione e della suggestione;  .or poco accettabili le teoriche dell’animismo Aksakoff) della creazione psico-fisica collettiva (Ochorowmz), e dello sdoppiamento della personalità 6 Jf^^f^iPesistenza  eUÈdannlevare l’interpretazione assai differente dalla mia che 1 autore presenta a riguardo di molti fenomeni visti da ■ • „ i„: il raffronto fra le nostre impressioni n  rultlrh molto' interessante per chiunque si occupi di studi me- . . . • - , vi sL scorderà come possa variare 1 apprezzamento  .lui a, a„ ri:  d.fl, migliore mtenóone di bene o.,er,.r« e d, fedelm.nlo scrivere le cose percepite].  Maxwell J„ Les phénomènes psychiques .già «t. Bib .  fMoltissima parte dell’eccellente libro di Maxwell e basata  sulle sedute della E. P. L’autore, che vi ha assisto in ca«a d J  Hi eh et e in casa propria, ne trae conclusioni di alto 'More .  Articolare la piena convinzione sulla realtà dei fenomeni m particolare pien e sulla evidenza di  sull'inconsistenza delle accuse da leggere e  nuove ed ignorate forze naturali. Il libro fe tutto da legger da meditare, perchè dimostra la estrema importanza de -  meni prodotti dalla Eusapia. tu or ora tradotto m g se ne sono fatte più edizioni francesi].  mnIHZ (S?2”oS)'h! Esperì*, »<* ««»' e- <di p-  *?’•, i» • «•-  gè-  febbr. 1903.   BIBLIOGRAFIA PALA BINI ANA (1903) 103   Samara Carmelo, Esperienze di Palermo, “ Ann. des Se. psych. 1903, p. 72-82.  Bozzano E., Filo di refe o pia mento fluidico? (A propo¬ sito di sedute con E. P. a Palermo), in L Riv. di St. psich. marzo 1903, p. 86.  [Ermacoka] Recensione dell’opera di E. Bozzano: Ipotesi spiritica e teorie scientifiche, in 4 Riv. St. psicli. „, apr. 1903, p. 125 e seg.  Carrf.has E., Una seduta di E. P., nella * Medianità Roma (ripr. in 4 Rev. seient, et mor. du Spiritisme „, Parigi), maggio 1903.  — — Eusapia Paladino a Venezia, 4 Riv. di Studi psich. „, nov. 1903.  Crookes W., Quelqties différences entre les phènomènes produits par la médianité de Daniel D. Home et par celle de E. P., nella riv. 4 Lux 1903, trad. da Des-Combes (eit. da De Rochas, Ext. de la motr., IV ediz., p. 500).  Mvers F., Human Personnalitij, già eit. BibL  [In quest’opera monumentale del massimo fra gli psichicisti inglesi (pubblicata però postuma), non è dato gran peso ai fe¬ nomeni della E. P., anzi a pag. 502 il Myers sembra volerla porre fra i medi di dubbia sincerità. Ma noi sappiamo già che egli si era ricreduto, dopo forse avere scritto quel capitolo del suo libro],  Dessoir Max, Sulla E. P„ in “ Berliner Lolcal-Anzeiger ottobre 1903.  [Riferisce in una conferenza, su cinque sedute con la E. P. accusandola di ciarlataneria].  Bokmann Walter, in “ Uebersinnliche Welt „, Berlino, ottobre 1903.  [Difende la E. P. contro le accuse del Dessoir, dimostrando che egli non ha saputo sperimentare, n'e è riuscito a scoprire, tanto meno a dimostrare le frodi denunziate].  Baldi di Vesme C., Eusapia Paladino, malmenata da due dottori tedeschi, u Riv. di St, psichici „, nov. 1903, pp. 240-249.  Faifofer Afreliano, Medianità, in 4 Luce e Ombra 1903, 1° ott., pag. 448.  [Ha sperimentato lungamente con E. P. ; ammette che essa trucca * negli intermezzi , (?) ; e ragguaglia in succinto su vari fenomeni ottenuti].   164   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   1904.  Feilding Ed. e Johnson Alice, Oh Maxwell’s “ Phéno- mènes psychiques A bibliogr., in “ Proc. of thè Soc. f. psych. Res. „ voi. XVIII, 1903-04, p. 498-505.  [A pag. 498 il Feilding parla delle sedute di Cambridge (1896) riproducendo le accuse di malafede. E a pag. 501 la sig.n* Alice Johnson ribadisce che E. rifiutò di acconsentire alle condizioni imposte dalla Commissione. Fra queste vi era quella, efficacis¬ sima, di separarla mediante reti dagli oggetti che si pretende essa muova senza contatto ; si volevano pure vari modi di le¬ garla; si chiedeva che operasse sempre in piena luce! . La  Johnson si lagna che Eusapia concedesse solo il metodo di essere tenuta (controllata) dai due che le sedevano vicino. Ora, a parte ogni interpretazione sui moti muscolari del medio, di cui a Cambridge si fece tanto chiasso sconoscendone la vera portata, tutto il determinismo medianico dev'essere accettato qual’ è in questa sua odierna fase di semplice osservazione empirica. Verrà poi l’applicazione del vero metodo sperimentale].  B. di V., Una seduta con E. P. all’istante della levitazione completa della tavola, “ Riv. St. psich. febb. 1904, con tav.  Contessa Greffulhe e Marchesa De Ganay, Sur quelques séances d’ Eusapia Paladino, ‘ Bull, de l’Instit. gén. psych. „, seduta 18 genn. 1904, p. 160-62.  [B. di V.j, Un processo di Eusapia Paladino, “ Riv. St. psych. 4-, giugno 1904, p. 215.  N. N., Eusapia Paladino in Pretura, “ Luce ed Ombra „, giugno 1904, p. 286-288.  [Dai giornali napoletani risulta che l’E. P. era accusata di essere stata istigatrice di un reato di sfregio con la sua in¬ fluenza magica o ‘ medianica „ ! Fu assolta],  Gkassf.t, Le Spiritisme, già cit. Bibl.  [A pagg. 294 298 del libro parla della Eusapia, e ripete le accuse di frode basandosi sui risultati della Com. di Cambridge. Quosto libro del Grasset, stimabile per ciò che concerne l'ipno¬ tismo, non ha molto valore per quanto dice sullo spiritismo: l’illustre clinico non aveva avuto ancora, come ha avuto poi, pazienza di approfondire l’argomento].  Pasclo Silvano, Una seduta medianica con E. P., “ Il Tempo „, 15 genn. 1904 ; ripr. in “ Luce ed Ombra „, febbr- 1904, p. 940-47.   BIBLIOGRAFIA PALAR INTANA  .  Zingàropoli T., In memoria di Ercole Chiaja, in ‘ Luce ed Ombra ,, apr. 1905, p. 201.  — — L’opera di Ercole Chiaja, ivi, 451-465.  B. pi Vesmk, Ercole Chiaja. Necrologia, in * Ann. Scieut. psycli. voi. XV, maggio 1905, p. 815.  Cakreras E., in * Rev. Scient. et morale du Spiritismo,, 1905, p. 450 (cit. da “ Luce ed Ombra apr. 1905, p. 268).  N. X., Eusapia Paladino a Roma, in ‘ Luce ed Ombra ,, luglio 1905, p. 335.  Marzorati G., In memoria di Ercole Chiaja , “ Luce ed Ombra „, 1905, fase, di sett.  Zingàropoli E.. Processi verbali di sedute medianiche con la E. P., in “ Luce ed Ombra „, 1905, p. 495.  [A questo articolo è unita la fotografia di una levitazione di tavolino ottenuta dalla Paladino con Schiapparelli e Du Prel].  Gellona E., Calchi medianici ottenuti col medio E. P., in “ Luce ed Ombra ,, ott. 1905, p. 508-513, con fig. e tav.  — — Il calco medianico su creta, in “ Luce ed Ombra ,, nov. 1905, p. 568-572.  Ven/.ano F., Des phénomènes de transmission de la pensée en rapport avec la médianité, in “ Ann. de Se. psycli. „, XV, nov. 1905, p. 672-701.  [Riferisce i fenomeni ascrivibili, secondo il suo avviso, a suggestione mentale avveratisi con E. P. nelle sedute di Genova del 1901-2. Non posso in tutto accordarmi, come si vedrà nel presente volume, coll'egregio mio amico].  Lieo Nigra, L’occultismo, già cit. Bibl., a pag. 233-4.  Acevkdo Dr. O., Ueber die Gespenster, già cit. Bibl.  Tcmmolo V., Basi positive dello spiritualismo, già cit. Bibl.  [È una voluminosa difesa dello spiritismo tradizionale, con eccessivo carattere polemico contro gli “ scienziati materia¬ listi „ : fra essi figuro anch'io accanto a Haeckel, a Sergi, a Blaserna, a Meynert, ecc. e sono anzi preso particolarmente di mira per tutto quanto ho scritto o detto contro la ipotesi spiritica. È un volume frutto di buona fede, di convinzione sincera, di erudizione speciale, ma scarso di valore intrinseco, inferiore assai alle opere di Brofferio, Visani e Bozzano.  Sulla Eusapia il Tummolo parla in più luoghi, a pagg. 458,   166   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, I   466, 470, ecc. eco.; ha assistito, a quanto pare, solo ad una seduta (pag. 458)].  1906.  Bozzano T., Cesare Lomhroso e la psicologia supernor¬ male, nel volume giubilare dedicato a C. Lombroso. Torino, F.lli Bocca, 1906, estr. di p. 10.  [Il Bozzano parla specialmente delle esperienze di C. L. con la Eusapia, ed esprime la sua ammirazione per l’opera di lui coraggiosa in favore della meta psichica].  Lapponi, lpnot. e Spirit., già cit.  [Libro di mediocre valore scientifico; ha fatto rumore unica¬ mente perchè il suo autore era stato archiatre di due Papi. L'egregio medico però, ancorché cattolicissimo, si sa abilmente schermire dalle credenze diaboliche. Qua e là nell’opera di¬ scorre di Eusapia, ma senza averne conoscenza diretta].  Maxwell J., Revue de Méta psycMque, in “ Année psy- chologique „ di A. Binet, XII année, Paris, Masson et C., 1906, a p. 525.  Gellona E., Un’altra seduta con E. P. a Genova, “ Luce ed Ombra „, maggio 1906, p. 251-3.  [Il sig. Gellona chirurgo dentista è amico e abitualmente ospite della E. P. quando essa viene ora a Genova. Egli porge notizie su di una seduta alla quale aveva assistito il Principe Sergio Yourievitch, fondatore e segretario dell’ Istituto inter¬ nazionale di Parigi].  B. di Vesme, A propos d’ime séance chez M. Gellona, in “ Ann. Se. psych. „, giugno 1096, p. 393.  Gellona E., A proposito di una seduta con E. P., “ Luce ed Ombra ,, luglio 1906, p. 358-61, con fig.  [Risponde ai dubbi sollevati dal Principe Yourievitch, il quale ha negato di avere avuto, nella surricordata seduta con E. P. in casa Gellona, manifestazioni tali da fargli credere nella presenza di suo padre, in realtà, i fenomeni più cospicui fu¬ rono impronte di dita sulla creta e suoni vocali (V), che il Gellona credette in lingua russa, cosa negata di poi dal Yourievitch].  Monnosi, Relazione sulle esperienze fatte da due scien¬ ziati italiani su E. P., in “ Giornale d’Italia ,, 18 ag. 1906. Ripr. in “ Ann. Se. psych. „, XVI, ott. 1906, p. 652.   BIBLIOGBAFIA PALADINI ANA (1906)   167   [1 due scienziati sono : il celebre fisiologo prof. Luciani di Roma, ed il distinto clinico prof. G. B. Queirolo di Pisa]. Zingaropoli F., Una seduta con E. P-, “ Luce ed Ombra  die, 1906, p. 593-97, con fig. . ..  Gblloka E., Esame dattiloscopico di calchi medianici, in « Luce ed Ombra », die. 1906, p. 608-10, con fig.  De Rocdas Alb., L’extériorisation de la Motridté, c. s., IV édit. mise à jour, Paris, Cbacornac, 1906, 1 voi. in-8° gr. di p. xi-602 con ‘fig. e tav.  rAncbe in questa ediz. lo studio di E. P. occupa la maggior parte del volume (da pag. 1 a pag. 430). Vi sono successiva¬ mente esposte le esperienze di Eusapia fatte sotto la vigilanza di uomini competenti, da quelle di Napoli 1891 e dell Agnélas 1895, già narrate nelle precedenti edizioni, alle ulteriori di Tremezzo, Auteuil e di Choisy-Juvac 1896, di Napoli e Roma 1897, di Genova 1901-902, di Roma e Parigi 1905.  Il cenno sulle sedute del Circolo Minerva, delle quali questo mio libro parlerà a lungo, e dal Rocbas dato in modo assai incompleto: egli si limita a tradurre un articolo del mio col¬ lega prof. Porro, articolo esclusivamente dottrinale e polemico, ma dal quale non si dfesume alcun particolare importante sui fenomeni da noi verificati: preferibile era tradurne invece gli articoli espositivi. Questo mi ha convinto che la pubblicazione delle mie impressioni e note non sarà inutile alla storia ed allo sviluppo della metapsichica].  Lo-mbiioso C., Sui fenomeni spiritici e la loro interpi da¬ zione, “ La Lettura „, nov. 1906.  (Rispetto alla Eusapia, l’A. ritorna sulle già note esperienze, da cui esclude i * trucchi „ ; dimostra con esempi la morbosità personale dei medi; e si dichiara propenso ora ad ammettere che 4 la presenza dei medium in trance provochi spesso la com¬ parsa o l’attività più o men vivace di esistenze che non ap¬ partengono ai vivi, ma ne acquistano momentaneamente le apparenze e molte delle proprietà „].  B. ni Vesme C., Eusapia Paladino, sul giorn. “La Stampa », Torino, num. del die. 1906.  Fi.ammabion C., Les forces naturelles inconnues, in “ Revue des Revnes », Parigi, num. 21-24 nov.-die. 1906 (in parte riprod. in “ Giorn. d’Italia », Roma, n° 2 die.).  [11 famoso e fecondo scrittore, riassumendo le sue idee ed   168   PSICOLOGIA E SPIRITISMO. I   osservazioni intorno ai fenomeni fisici dello spiritismo, si in¬ trattiene sopratutto sulle sedute di E. P. (Lettera III* e IV*). Per quanto credente nell’esistenza del mondo spirituale e con¬ vinto che nei fenomeni d’Eusapia agisce un elemento psichico, un’ * intelligenza direttrice ,, egli sembra fin da principio pro¬ clive ad escluderne l’intervento di “ spiriti , o anime di disin¬ carnati. Le sue conclusioni sono basate specialmente su quella nota serie di sedute che la Eusapia tenne in sua casa a Parigi nel ’98, coll’assistenza anche di Sardou, Clarétie, Bichet, G. Le Bon, Ad. Brisson, G. Bois, G. Delanne, G. Méry, e altri distinti studiosi, dei quali quasi tutti, toltone il Le Bon, restarono con¬ vinti dell’autenticità dei fatti].  Bécocr le Dr, Histoire de Fantòmes , d'une femme et de cent savants. Paris, Edit. “ La Vie Nouvelle „, 1906, pag. 64.  [Difesa della E. P. dalle accuse di frode, dimostrazione della autenticità dei fatti visti e sorvegliati da “ cento scienziati „ di primo ordine, e sopratutto apologia del disputatissimo fe¬ nomeno della ‘ materializzazione „J.  Giordana T., A caccia di fenomeni, in * La Tribuna „, Roma, 2 e 4 die. 1906.  [Resoconto di due fra le sedute date da E. P. alla Società milanese di studi psichici nel novembre e dicembre 1906. Assistevano l'illustre romanziere Fogazzaro, il Marzorati, di¬ rettore di ‘ Luce ed Ombra ,, il prof. G. Scotti, il march. d’An- grogna, il conte Visconti di Modrone,ecc. 11 Giordana, che vi rappresentava la Tribuna, non restò convintoj.  Barzini Luigi, Nel mondo dei misteri con E. P., sul “ Corriere della Sera „, Milano, die. 1906.  [Acute ed impressionanti osservazioni dell’ ormai celebre giornalista-viaggiatore sui fenomeni prodotti dalla E. P. in due sedute cui egli ha assistito presso la Società milanese di studi psichici, e in altre tre sedute date da E. alla redazione del ‘ Corriere della Sera „. Con questi articoli di Barzini inseriti nel primo e più serio giornale d’Italia, l’attenzione di tutta Italia si è riportata sui fatti di mediumnismo].   169   BIBLIOGRAFIA PALADINIANA (1907)   1907 (1° semestre).  Barzini L., Nel mondo dei misteri — - Nuove esperienze,  * Corriere della Sera Milano, genn.-febbr. 1907.  Morselli Evinco, Impressioni di un uomo di scienza sui  fenomeni “ Eusapiani „, “ Corriere della Sera ,, febbraio- marzo 1907.  _ — A proposito dei fenomeni medianici e della loro  spiegazione scientifica. Ivi, num. del 4-5 maggio 1907.  Mucchi A. M., Impressioni sui fenomeni di medianità , ecc. (da sedute di E. P. nel Laboratorio della Clinica psichia¬ trica diretta da C. Lombroso), “ La Stampa „. Torino, num. del 4, 9, 11, 22 febbr. 1907.  Aggazzotti Ale., Foà Carlo, Hbrlitzka Arot., Quello che hanno osservato quattro assistenti, ecc. Ivi, 1 e 3 marzo 190 < (Trad. in “ Ann. Se. psych. „, XVIII, n° 4, pag. 265-94).  Foà Pio, “ L’opinione pubblica e i cos) detti fenomeni spi¬ ritici. Conferenza. Ivi, marzo 1907 (trad. in “ Ann. Se. psych. „, n“ mai, pag. 305-325).  Marzorati A. e Bacoigaluppi A., Esperienze medianiche con E. P. alla Soc. di st. psichici di Milano, “ Luce e Ombra „. VII, febbr. 1907, pag. 60-84.  Scotti prof. Giulio, Note e impressioni intorno a quattro sedute di E. P. Ivi, ivi, pag. ^2-102.  Cipriani O. e Massaro G., Sulle sedute del 23 e 26 no¬ vembre 1906. Ivi, ivi, pag. 103-111.  Marzorati A., Ombre medianiche. Ivi. marzo 1907. pa¬ gine 117-119.  Morelli G., A proposito del prof. Morselli e dei feno¬ meni “ eusapiani „. Ivi. ivi, pag. 134-138.  Viola A., Tre sedute medianiche con E. P. Ivi, aprile 1907, pag. 169-178.  Flammarion C.. Les forc.es natur. inconnues, “ Revue des Revues ,, num. 1-6 genn. -marzo 1907.  Arlllani P. F., Sulla medianità di Eusapia Paladino, “ Collezione Scienza », Torino, Rosemberg-Sellier, 1907, 32°, pag. 41.  [Opuscolo compendioso, ma ben fatto. 1/A. ha assistito ad una delle sedute dirette da Lombroso, ammette i fenomeni, ma rigetta la ipotesi spiritica attenendosi a quella che diremo  * animica „].   170   PSICOLOGIA K SPIRITISMO, I   Tommasina T„ Intorno all’ignoto: i fenomeni medianici: loro cera natura , “ Coenobium ,, Lugano, n‘ 3, marzo- aprile 1907, pag. 118.  [Nonostante il titolo presuntuoso, questo articolo mostra che l'egregio fisico ginevrino nulla sa ili metapsichica e poco ha compreso nelle descrizioni delle sedute di Eusapia. Egli seguita a spiegare tutti i fenomeni colla ipotesi della suggestione al¬ lucinatoria operata da Kusapia sui presenti (V) e domanda, come fosse cosa nuova e non mai effettuata, che il medium operi in mezzo alla stanza, senza contatto cogli assistenti!!  Quando finiranno questi signori fisici, chimici, ingegneri, anatomici e “ scienziati , — tutte brave persone, ma estranee alla psicologia — di voler discorrere e sentenziare su cose e teorie non di loro spettanza? Me sutor altra crepidam : vec¬ chissimo, eppure, nella smania odierna di apparire tutti non digiuni di coltura alla moda, obliatissimo adagio!].  Lombroso Paola, Eusapia Paladino, “ La Lettura „, maggio 1907, pag. 389-394 con fig. [Sulla personalità del  Morselli Henri, Eusapia Paladino et la reali te ’Jesphe- nomènes médiumniques, “ Ann. des Se. psych. „, Paris, A\ 11, n" 4, avril-mai 1907, pag. 225-264. .  Flammarion Camille, Leforces naturéUes inconmies. Hans, E. Flammarion, 1907, un voi. in-18°, pag. 604 3  tav. (Riproduz. anni, dei già cit. articoli J.Cfr. p. 16-42, »y-cSiU.  Grasset J., L’ occultismi. Ilìer et aujourd’hui. Le me>- veilleux préscientifique. Montpellier, Coulet; Paris, Musson, 1907. 18°, pag. 435 (Terza ediz. del libro sullo spiritismo complet. rifatto). Cfr. pag. 56, 373.  Bracco Roberto, Lo Spiritismo a Napoli nel 1866. Na¬ poli, 1907, un voi. in-18°.  [L'egregio commediografo narra briosamente, ma con am¬ plificazioni sproporzionate, la burla di cui ho latto cenno a pag. 159. L’ingenuo John King fu messo in rapporto con un falso spirito Chicot ed altri esseri immaginari. Peri, neanco il Bracco ha compresa la vera portata scientifica dello scherzo : questo annichila lo ‘ spiritismo „ nella medianità di Eusapia, ma non l’esopsichismo o esteriorazione psicomotoria].    LE SEDUTE MEDIANICHE  CON  EUSAPIA PALADINO   « Credete voi , dunque, che le Scienze si sarebbero sviluppale e ingrandite, se non le avessero precedute i maghi gli alchi¬ misti gli astrologhi e le streghe, i quali suscitarono , anzitutto, con le loro pro¬ messe e con le loro rappresentazioni , la sete la fame e il gusto delle potenze occulte e vietate ?... ».  Nietzsche.   SERIE I.  Le dieci sedute della primavera 1901 al “Circolo scientifico Minerva,,   PRELIMINARI  Il Circolo Scientifico Minerva  E Circolo Scientifico Minerva, costituitosi da qualche anno in Genova, particolarmente allo scopo di riunire gli studiosi e i più seri dilettanti locali della cosidetta psicologia super- normale. in prevalenza aderenti però alle pratiche e dottrine spiritiche, aveva nel 1901 per suo Presidente Luigi Arnaldo Vassallo, Direttore del Secolo XIX, riconosciuto universal¬ mente per uno dei più insigni, o piuttosto il primo fra i giornalisti italiani, oggi, purtroppo, defunto prematuramente. Erano fra i suoi membri più attivi e noti il prof. F. Porro, direttore dell’Osservatorio Astronomico nella li. Università, oggi alla Piata (Argentina); il dott. G. Venzano, distinto medico-chirurgo e perito nei Tribunali ; Ernesto Bozzano, studiosissimo ed eruditissimo “ psichicista „ ; Carlo Peretti, già ufficiale nella R. Marina, che appassionatosi da molti anni per le pratiche spiritiche ne è diventato il più zelante e tenace propagatore in Liguria; Felice Avellino, impiegato di commercio, pur egli molto avanti nella teoria e cono¬ scenza pratica dello spiritismo.  Attorno ad essi si era formato un gruppo di signori e signore della migliore società genovese e della colonia stra-   174   PSICOLOGIA E SPIKITISMO, li   niera, al quale l’adesione incondizionata allo spiritismo non toglieva tuttavia la liberalità di aggregarsi, nella osserva¬ zione dei “ fenomeni „ e nella discussione delle dottrine, anche persone incredule, o scettiche, o non invase da fede eguale alla loro nella disincarnazione e reincarnazione, cioè nelTintervento degli spiriti o anime di defunti durante le sedute tiptolo- giclie e medianiche. Cosi avveniva che al Circolo Minerva accedessero persone estranee alla corrente spiritistica, e le più spregiudicate a riguardo dei fenomeni dell’ occultismo, e per¬ sino quelle che, notoriamente come me, per principii scien¬ tifici 0 per temperamento o per mancanza di prove evidenti, si sono dichiarate avverse alla spiegazione rigidamente tra¬ dizionale degli spiritisti. Fra gli stessi soci ve ne erano però alcuni ancora indecisi, se non intorno alla realtà dei fatti, almeno rispetto alla loro interpretazione : questi cercavano al¬ trove la “ chiave del mistero „ , ma ciò non toglieva che potes¬ sero liberamente assidersi anch’essi attorno ai tavolini par¬ lanti, e partecipare alle sedute medianiche insieme con quelli che credevano nell’intervento di “ forze occulte „ nel più largo senso della parola, o nel ritorno espressivo e loquace dei defunti e di “ Entità „ consimili.  Insomma, il Circolo Minerva era una vera e propria So¬ cietà di studi psichici , simile , nonostante la ristrettezza della sua sfera di azione e la limitatezza de’ suoi mezzi, ai sodalizi sorti durante questi ultimi anni in Inghilterra, Nord-America, Francia e Germania, e delle quali il tipo è sempre dato dalla celebre “ Society for Psychical Research „ di Londra, nata — lo dissi — nel 1882. I fondatori del Circolo si accordarono tosto sul programma da effettuare : si doveva cominciare con la investigazione sperimentale delle prove obiet¬ tive dei fatti. Per questo motivo i medi ad eiìètti fisici, come sarebbe stata la Eusapia Paladino, hanno per lo studio dei fenomeni spiritici la maggiore importanza. E poiché nessuno tra i medi in auge, inclusa la Piper, la Pepper, il Miller, sembra avere i poteri dinamici esteriorizzatili con forza eguale alla sua, l’ Eusapia costituisce il problema ambu¬ lante più caratteristico dello spiritismo odierno. Si sapeva che una sua seduta è una successione di vere “ meraviglie e che una serie di sedute è un progredire continuo, se non regolare, verso le altissime vette della medianità. Bisognava dunque, che i.1 Circolo “ Minerva „, per iniziare con profitto la sequela delle sue osservazioni, trovasse modo di chiamare la Paladino a Genova, dove mai era stata; e questo fu ottenuto nella primavera del 1901 per merito dello zelantissimo consocio sig. Avellino, il quale aveva in Napoli co¬ nosciuta la celebre popolana, e, godendone la simpatia, potè ottenere il suo assenso.  Fu allora organizzato in seno al Circolo un gruppo di nove cultori della psicologia supernormale, annuenti a sostenere le spese, e ad essi mi si offerse gentilmente di unirmi per una prima serie di dieci sedute ; numero ritenuto sufficiente, non solo per farsi un’idea esatta della tecnica e della fenomeno¬ logia personale di Eusapia, ma verosimilmente per avere dalla sua medianità tutte le più caratteristiche manifestazioni.  Queste sedute ebbero luogo, in prima serie, dal 17 maggio all’ 8 giugno 1901: e ne diedero relazione il Porro sul Se¬ colo XI X, il 13 audi di Vesme nella Rivista di studi psichici; ne parlarono tutti i periodici speciali e molti dei giornali quotidiani: — si può affermare, anzi, recisamente che, dopo lo smacco di Cambridge del 1896, le sedute di Genova costi¬ tuirono per Eusapia una vera risurrezione, tanto fra gli stessi psichicisti, quanto al cospetto della pubblica opinione.  Ed ecco quello che io trovo nelle mie Note scritte allora giorno per giorno.   *   Il locale delle sedute.   La sede del Circolo Minerva è in Via Giustiniani, n. 19, in una delle strade più caratteristiche della Genova medie¬ vale, là dove prima della costruzione della * superba „ Via Nuova (oggi Via Garibaldi) abitava nel ’500 l'aristocrazia della Repubblica. Il Circolo occupa il mezzanino di una vecchia casa, che ai suoi tempi dovè essere il palazzo di una ricca o patrizia famiglia ; e questo appartamento, abbastanza alto verso la via, trovasi invece gradatamente a livello del suolo nelle stanze prospicienti un vicolo laterale a salita. Esso è com¬ posto essenzialmente di una anticamera; d’una sala maggiore destinata alle adunanze della Società ed ora alle sedute pala- diniane; di un salotto contiguo, che serve pure da biblioteca : di un andito, di un’altra sala pel bigliardo, e infine di una cucina : tutti locali quasi bui come nelle vecchie abitazioni. Si veg¬ gono i segni degli adattamenti operati dai diversi proprietari;   176   PSICOLOGIA E SP1KITISMO, II   ina non vi sono camerini tenebrosi, nè sottoscale, nè bugi¬ gattoli che possano servire da nascondigli o da agguati. D'altronde, l’arredamento (toltone il salotto) èridotto a ben poca cosa: nell’anticamera si sono ammucchiati i mobili della sala, due armadi a vetro, due scaffaletti, una cantoniera, un pianoforte verticale, qualche seggiola. La sala delle sedute, tranne gli oggetti che dirò, è completamente vuota.  Questa sala, dove io sono chiamato a vedere le meraviglie che mi si annunciano, è abbastanza vasta : misura circa 5 me¬ tri e mezzo per lato ed è pavimentata alla veneziana; vi sono due usci, uno verso l’anticamera ed un altro verso il salotto ; quest’ultimo è chiuso a chiave ed accuratamente sigil¬ lato. Di fronte all’ingresso sonvi due grandi finestre come si usava costruirle a Genova nel sec. XVI, col parapetto piuttosto alto dal pavimento e munite di un gradino per giungere a manovrare le invetriate e gli scuri ; esse guar¬ dano verso la strada, ma sono munite di grosse inferriate e di graticolato. Nel vano di una di esse è disposto il cosi detto “ gabinetto nero o spiritico „, quello nel quale avven¬ gono e dal quale si manifestano le materializzazioni. Consta in sostanza dell’originaria tenda in stoffa damascata, pesante, di cotone, che faceva già parte della suppellettile dell'alloggio, al pendone della quale furono attaccate due cortine in stoffa nera pure di cotone, ma più sottile (di quella ordinariamente usata a foderare abiti dozzinali), divise per lo mezzo e cosi lunghe da formare strascico sul suolovriVin vetriata è chiusa e sigillata; inoltre tutto il vano della finestra è tappezzato in nero con stoffa eguale alle cortine. È assurdo pensare che da quella finestra, come dall’uscio dell’attiguo salotto, possa penetrare persona umaua (il presupposto “ compare „ o “ segretario „ di Eusapia). L’altra finestra è pure essa chiusa, ma si potrà aprire nel caso che si voglia dare aria alla stanza.  Allo scopo di isolare il gruppo dei soci formanti catena col medio attorno al tavolino, una parte della sala è stata divisa mediante una ringhierina fatta di rete metallica intelaiata e con sportello d’accesso; in quel recinto si dovranno trat¬ tenere coloro che ad un dato momento non faranno parte della catena o che saranno eventualmente, ammessi ad assi¬ stere da lontano ai fenomeni.  Alla parete di destra della sala sono appesi alcuni quadri di soggetto spiritico, fra cui ammiro le figure delle impronte la¬ sciate dallo spirito-guida dell’ Eusapia e i ritratti di celebri psichicisti. Ma di mobili non veggo altro che due tavoli,  una dozzina di seggiole e due o tre poltroncine addossate alla parete di sinistra, tino dei tavoli è il tavolino “ medianico in legno di abete soltanto lisciato ma non verniciato, del peso di cbilogr. 7,500; il suo piano misura 1 m. X 0,70; i   — • V i c o 1 o _   Pianta della Sala del Circolo Minerva, in Genova.  [V’1 è raffigurata la disposizione abituale della .catena tipticn . e dei rnobil. durante le nostre sedute del 1901-1902, n almeno al principio di esse: ma non poche volte il tavolino, con attorno l'assistenza ed d nSaPì’ “ r"rtava’ strisciando e saltellando, verso il bel mezzo   piedi, per maggiore solidità, sono fermati da traverse ango¬ lari; e il piano non sporge dalla inquadratura di sostegno, ma ha i bordi a picco così da escludere il dubbio che il mobile possa essere mosso od alzato con una mano abilmente posta o portata sotto l’orlo. L’altro tavolo, che si trova accostato al muro fra le due finestre, è un tavolone grosso, pesante oltre ai 12 kg., a due cassetti; e su di esso stanno collocati vari oggetti d’uso tradizionale nelle sedute spiritiche : un blocco di mastice tenero o plastilina, pesante 9 chili, per le impronte; un tamburello; una bottiglia piena d’acqua e un bicchiere; un calamaio, carta, lapis; due palle di gomma, pezzi di corda e ceralacca ; una trombetta, ecc.  Siccome la “ catena „ si costituisce al davanti del gabi¬ netto nero, al quale il medio volge ordinariamente il dorso, questi oggetti verranno a trovarsi ad una certa distanza dalla spalla destra di Eusapia ; misurandola, l' ho trovata di circa 1 m. pel più vicino ad essa, il che vuol dire non a portata di mano di una persona seduta al tavolino e mante¬ nuta, come dicono, “ sotto controllo „, ossia vigilata dai due assistenti laterali, uno alla destra, l’altro alla sinistra.  Altri oggetti sono nel vano dell’uscio verso il salotto : una chitarra, una seggiola impagliata (su cui più avanti sarà collocata una pesante macchina da scrivere di tipo Co- lumbia-Barlock), ecc. Nell’interno del gabinetto nero sta una sedia su cui hanno posato un secondo blocco, accura¬ tamente spianato, di plastilina.  L’apparato — lo si vede — è piuttosto semplice e primi¬ tivo, ma è di prammatica. Fino ad ora la tecnica spiritica non ha saputo scostarsi molto dagli utensili più volgari ; e migliaia di sedute si sono, dal 1850 in poi, susseguite senza l’uso del più elementare strumento scientifico, eccettuate le indagini di quei pochi veri studiosi che hanno osato penetrare nel “ mondo dei misteri „ : da citare, a titolo d’onore, il Crookes fin dal 1873, il Pinzi col Lombroso nel 1892, il Richet e 1’ Oclio- vowicz nel 1896, e pochissimi altri. Ma più avanti la dire¬ zione del nostro Circolo ha intenzione di adoperare stru¬ menti meno semplici di un tamburello o di una trombetta da fiera; sebbene, in sostanza, poco valga l’indole dell’og¬ getto per cui si manifestala potenzialità del medio: ciò che importa è che dessa si manifesti in modo sincero e sicuro. Mi si avverte che all’uso di apparati fisici e di metodi fisio- psicologici si oppone l’inveterato misoneismo della Eusapia, della quale dicono sia stata guasta in due modi : dalla intol¬ leranza degli spiritisti; dalla sfiducia offensiva degli scienziati accademici. II gruppo degli osservatori e il loro regolamento.   Fino alla terza seduta il gruppo sarà composto di dieci persone, delle quali l’Eusapia Paladino ignorerà il nome e la qualità ; di questo nostro anonimo la ragione consiste nella probabile negativa che il medio avrebbe opposto a la¬ sciarmi entrare fra gli assistenti. Ho ricordata in altro capitolo (p. 138-9) la storia dei miei primi rapporti con l’Eusapia, e poiché la mia presenza si legava alla campagna avversaria me¬ natale dal 1 orelli-Viollier, era logico supporre che essami avrebbe rifiutato. — Forse anche tale supposi/ione si basava su di una imperfetta conoscenza dell’indole di Eusapia, la quale, in fondo, è una buona e brava donna, incapace di rancore e di lunghi risentimenti, e per giunta assai desiderosa di convin- ceie uno scienziato sarcasticamente scettico n, come mi crede o come mi hanno rappresentato alla sua docile immagina¬ zione. Infatti alla terza seduta ella già sapeva chi era il “ N. 5 „, e non se ne adontò nè si addimostrò per questo meno famigliare ed arrendevole alla sua maniera. — Ad ogni buon conto, è stato deciso di designarci con un numero progressivo; ed ecco i nomi dei componenti il gruppo:  N. 1. — Sig. A villino Felice, già ricordato ;  N. 2. — Sig. Bantle Augusto, rappresentante di com¬ mercio, di nazionalità inglese;  N, 3. — Marchese E. Da Passano, appartenente al pa¬ triziato storico genovese;  •N- 4. — Sig. Fkrraro Fausto, possidente e commer¬ ciante. giovane coltissimo, dedito a studi filoso¬ fici ed economici;  N. 5. — Prof. Morselli Enrico;  N. 6. — Sig. Peretti Carlo;  N. 7. — Prof. Porro Francesco;  N. 8. — Contessa Rey Adele, presso la quale dimora 1 Eusapia: essa ci garantisce del riposo di costei negli intervalli fra le nostre sedute ;  N. 9. — Sig. Schjiolz Carlo, procuratore della Banca Russa, cultore assiduo della materia spiritica ;    N. 10. — Dott. Venzano Giuseppe;  N. 11. (aggregato alla quarta seduta) — Capitano De Albektis Enrico, notissimo viaggiatore e geo¬ grafo, appartenente a famiglia di celebri e ardi¬ mentosi esploratori.  Le dieci persone, con le quali mi troverò, sono, sotto ad ogni punto di vista, ineccepibili ; le une, per la conoscenza profonda dell’argomento e per la coltura generale; le altre, per la considerazione che le circonda, per la serietà del ca¬ rattere, per la posizione sociale ragguardevole che occupano. La presenza della signorina Rev, oltre ai motivi più su in¬ dicati, era anche consigliabile perchè gli spiritisti ritengono essere l’elemento femminile un coefficiente vigoroso della fenomenologia medianica ; e in questi primi passi degli stu¬ diosi in un terreno cotanto nuovo e aspro, conviene met¬ tere i piedi sulle orme di chi ci ha preceduti, se no si fa¬ rebbe falsa strada e potremmo essere accusati di porci in condizioni sfavorevoli all’esperimento.  Quantunque i componenti del gruppo fossero tutti con¬ vinti della necessità di procedere con ordine ed in buona armonia, si è tuttavia compilato un “ Regolamento delle se¬ dute „ ; e a dimostrazione della disciplina che in esse co¬ stantemente impererà pel migliore conseguimento dello scopa comune, eccone taluni articoli:  Art. 1° — Fra i dieci membri componenti il Gruppo, sarà nominato un Direttore il quale dirigerà le sedute, seguendo le norme dettate dM' esperienza e dalla consuetudine, ed esi¬ gendo dai convenuti quel contegno sereno e calmo che è necessario per il libero sviluppo dei fenomeni.  Art. 2” — I membri componenti il Gruppo si obbligano di rispettare l'autorità del Direttore, di non fare atti e pronun¬ ciare parole che possano compromettere lo svolgersi delle ma¬ nifestazioni medianiche.  A ut 5° — È assolutamente proibito di promuovere discus¬ sioni durante le sedute ; solo è concesso di valutare la since¬ rità dei fenomeni.  Art. 6" — Saranno preventivamente stabiliti i metodi di controllo, ritenuti necessari per 1’ accertamento dei fenomeni^ Tanto prima che dopo la seduta potranno venirne proposti degli altri, ma la maggioranza giudicherà della maggiore o- minore opportunità della loro applicazione.   JL regolamento delle sedute   181   ^ET 70 — Lo svolgersi dei fenomeni avrà luogo in quattro ■condizioni distinte di rischiaramento : a) nell'oscurità la più completa; b) a luce bianca debolissima; c) a luce rossa; d) a piena luce; a seconda delle richieste dell’ “ Intelligenza » che si manifesta. 11 solo Direttore potrà agire, indipendentemente da essa, di propria iniziativa, quando lo credesse opportuno.  ^RT go — È convenuto che si useranno le abituali comuni¬ cazioni tiptologiche di intesa tra gli sperimentatori e 1’ “ Intel¬ ligenza , maiiifestantesi nelle sedute : ossia due colpi, No; — tre colpi, S'i — quattro colpi, Parlale! — cinque colpi, Oscurità — sei colpi, Luce rosea — sette colpi, Luce bianca (debole) — otto colpi. Luce, piena.  Art. 9° — Durante la seduta ognuno dei componenti il ■Gruppo dichiarerà i fenomeni tattili e muscolari che potrà perce* pire, specificando l’imprcssione ricevuta nel modo più conciso e preciso. Solo nel caso di fenomeni visivi e uditivi, tali sen¬ sazioni saranno semplicemente dichiarate, ma non specificate, in attesa che altri le confermi e analogamente le specifichi; e ciò allo scopo di attribuire a tali manifestazioni medianiche valore ili oggettività.  Art. 10° — La scelta e la disposizione degli sperimentatori che comporranno la catena, saranno fatte volta per volta a seconda delle indicazioni dell' “ Intelligenza „. In caso diverso saran disposti giusta il criterio del Direttore e con tutta la possibile imparzialità di scelta...  Art. 1*2“ — Dopo ogni seduta sarà redatto un rendiconto dei fenomeni osservati, ed uno dei presenti a tal uopo desi¬ gnato si incaricherà di compilare un regolare verbale di tutte le manifestazioni. Nel verbale, che dovrà venir approvato e sottoscritto da tutti i presenti nella Seduta successiva, saranno semplicemente esposti i fatti avverati senza deduzioni e senza apprezzamenti di sorta.  A ciascuno dei componenti il Gruppo è poi concessa la più ampia libertà di commentare i fenomeni segnati a verbale, tanto in iscritto quanto verbalmente, fuori della sede ove eb¬ bero luogo le sedute.  A schiarimento degli art. 7, 8 e 10 ricorderò che per gli spiritisti ogni medium, massime dui-ante il “ trance „ o stato di autoipnosi profonda, è guidato e anche posseduto da una Entità occulta (da un “ disincarnato , che ritorna): le mani¬ festazioni e comunicazioni, avendo un carattere di finalità ed anche abbastanza spesso un contenuto intellettuale, giustifi¬ cano, fino ad un certo punto, la denominazione di “ Intelli¬ genza Questo è il linguaggio specificatamente denominativo della dottrina spiritica: ma, come si vede dagli articoli ri¬ portati, non si pretende da me o dagli altri del Gruppo una incondizionata adesione a tale dottrina, sebbene professata dalla maggioranza dei miei compagni. Per quanto ne so, almeno quattro su undici siamo agli antipodi dello spiritismo, o non abbiamo preconcetti nè pregiudizii sull’argomento : io, il Ferrar o, il march. Da Passano, il cap. De Albertis versiamo, cioè, in quell atteggiamento scettico (nel significato filosofico del termine) che è proprio di chi intende formarsi un'opi¬ nione col puro criterio dei fatti obbiettivi. Si desidera dai miei amici del ‘Circolo,, massime da L. A. Vassallo, che io vada vegga tocchi ed esamini, e che da quanto mi sarà concesso di vedere toccare ed esaminare tragga le conclusioni, a giu¬ dizio mio, più logiche, e arrivi alle convinzioni più conformi al mio temperamento.  Potrà accadere che da queste sedute colla Eusapia io esca  spiritista e perchè no V II positivismo che professo da tanti anni, non mi arreca anche il dovere di inchinarmi ai latti positivi bene osservati e accertati '? Lo stato legittimo mentale dell uomo di scienza, del filosofo vero, non si do¬ manderà mai al dommatismo di qualunque specie esso sia. Vi sono dei dogmatisti, degli assolutisti fra i comtiani i darwiniani gli spenceriani, fra i fisici gli psicologi e gli alienisti, come ce n’è fra i teologi cattolici protestanti mussulmani e buddisti, o fra i neo-kantiani i mamianisti e i rosminiani. Certe menti non comprendono la scienza se non è fissata in leggi ed in forinole, la filosofia se non è irrigidita tutta d un pezzo, e, naturalmente, la religione se non è cristallizzata in quella data fede ed in quel ritualismo ; ma che menti sono queste, non ostante la laurea l’apparente coltura e forse la cattedra, se non piccole e meschine ? Io in¬ tendo e sostengo il positivismo come metodo di filosofare e di interpretare la realtà, non come sistema nè come concetto insormontabile dal mio pensiero; e ho anche scritto e procla¬ mato che per me, ad esempio, la teoria dell’evoluzione, non è uua spiegazione del perchè, ma una norma metodologica per il come. Io non sono nè posso essere dualista spiritualista per ragioni scientifiche le quali mi appaiono superiori in logi¬ cità. in sodezza, in positività, alle ragioni avversarie : ma appunto per ciò, ed anche per una certa ripugnanza che dirò morale, non posso finora capire nè ammettere lo spiritismo, che dello spiritualismo è in parte una derivazione frettolosa e d’abitudine, in parte una degenerazione ed in parte una caricatura, a seconda del temperamento in cui si riflette o del prisma mentale che attraversa.  Questi miei giudizi potranno essere errati, potranno anche mutare e perfino invertirsi, purché i fatti vengano a recarmi la prova che mi si preannunzia : la troverò forse nelle sedute di Eusapia?... Intanto, qui io mi considero e mi sento libero di credere e di non credere, di interpretare e giudicare con¬ forme alla mia diretta impressione ed ai miei convincimenti, sebbene mi trovi fra persone in maggioranza credenti. Anche se fosse vero che la credenza dei membri di una “ catena „ agevola le manifestazioni delle Entità occulte, secondo che assicurano i “ pratici „ dello spiritismo, dovrei esserne ben contento: osserverò più cose che in un ambiente meno saturo di coltura spiritica non avrei visto. Ma la mia testa segui¬ terà a ragionare egualmente a modo suo, anche quando la fede spiritica dei presenti facilitasse il compito di codeste forze misteriose : non mi lascierò, certo, trascinare ad an- nuenze simulate, ma non avrò neanco da temere, in mezzo a questi gentiluomini, le angherie dell’ intolleranza e le esplosioni del fanatismo.  Ecco intanto come procederò nel redigere queste mie Note : — Se la seduta terminerà prima della mezzanotte io, rincasando, mi proverò a scrivere senza indugio le impres¬ sioni ricevute e le riflessioni cui esse daranno luogo ; in caso di troppo ritardo nel rincasare, dedicherò tutta la mat¬ tina o il giorno appresso a tale lavoro. E affinchè alle mie Note rimanga quel carattere di fresca schiettezza, che farà, io spero, la loro migliore giustificazione se verranno pubbli¬ cate, io ne consegnerò le cartelle manoscritte al collega prof. Porro in busta suggellata. Così non ritornerò mai su quello che avrò scritto di immediatamente sentito e veduto, di interiormente pensato ; il libro, se libro diverrà, sarà iRSomma, come oggi si dice, veramento vissuto.  Io ho in animo di illustrare con figure i “ fenomeni „ ogniqualvolta potrò farlo con una certa approssimazione, e sopratutto quando la fotografia — che sarebbe il più de¬ siderabile dei metodi di riprova — non ci riescirù, com’è purtroppo prevedibile. Vorrei in particolar modo cogliere gli aspetti fuggevoli delle apparizioni e fantasmi, che per nostra buona ventura si “ materializzassero „ durante queste sedute.   184   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Io ho una mediocre attitudine e abilità nel disegno; e ne profitterò, nei limiti del possibile, per fissare sulla carta le linee, le ombre, i contorni delle forme o i movimenti degli oggetti. Se fra i compagni miei ci sarà qualcuno che faccia altrettanto (1 uno all insaputa dell’altro) si avrà dal raffronto dei nostri disegni un buon mezzo per valutare le apparenze e i caratteri visivamente percepibili di certi fenomeni. La macchina fotografica sarà, mi dicono, messa in opera, ma purtroppo si prevede diggià che la rapidità e il nessun or¬ dine delle “ manifestazioni „ ne limiteranno assai l’uso. Per quanto un disegno a lapis o a penna sia men sicuro e pre¬ ciso di una imagine fissata dalla lastra chimica, non è men vero che per la subiettività del fatto percepito esso rimane un documento sempre utilizzabile. In fin dei conti, si tratta di stabilire che i nostri occhi vedono e come noi vediamo gli spiriti, e le loro gesta; le mie saranno impressioni gra¬ fiche da aggiungere a quelle ideative e raziocinative.   Genova, 15 maggio 1901.   LA PRIMA SEDUTA  Ciò che è avvenuto nella serata.   L’invito alla riunione era per le 20,30, ma io non ho potuto arrivare in via Giustiniani prima delle 21,20. Quando, dopo avere bussato molte volte, sono stati finalmente levati i suggelli tirati i catenacci e aperto con cautela un battente della porta, io mi sono trovato neiranticamera debolmente rischiarata da due candele poste a terra vicino all’uscio della sala : questa invece era illuminata da una lampada a gaz, con reticella Auer, sospesa nel mezzo, il che significa un'abbondanza ragguardevole di luce. Diro subito che spento il gaz, la sala, restando aperto l’uscio, riceve un debole chiarore dalle candele suindicate, e questo costituisce la “ luce bianca debolissima „ di cui parla il regolamento ; ma altra gradazione di luce “ bianca „ può essere ottenuta ab¬ bassando la fiamma del gaz. Quanto alla luce rossa, essa è data al salotto da una lampadina elettrica a vetro rosso da fotografia, appesa al soffitto al di sopra della * catena tiptica „ : tale luce si accende e si spegne mediante un inter¬ ruttore terminante con lungo cordone, il quale viene affidato aH’uno o all'altro dei presenti.  Il mio ingresso non ha interrotto le * manifestazioni „ che già erano in corso. Siccome, ad eccezione di saggi un po’ superficiali o poco proficui, era la prima volta che assistevo ad una seduta in un circolo schiettamente psichi- cistico ( = spiritistico), ho osservato con curiosità la scena : e, lo confesso, l’ ho trovata priva non solo di scientificità (chieggo scusa del neologismo), ma anche un po’ comica in considerazione che con quell’ istrumentario eteroclito e con quegli atteggiamenti inusitati di otto o dieci persone dob¬ biamo metterci in rapporti coll’ “ Al di là „ e accostarci al grande Enigma !  A capo del tavolino e subito davanti al gabinetto nero sedeva   186   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   1 Eusapia, tenuta alle mani e premuta ai ginocchi e sui piedi dai due suoi vicini; alcuni membri del gruppo, seduti pur essi in atteggiamento di severa concentrazione, formavano at- toino la cosi detta “ catena „, ossia tenevano le mani appog¬ giate leggermente sul piano del tavolo, a dita alquanto divaricate e disposte in modo che tutti i mignoli dei vicini si tocchino (ho poi saputo che questa disposizione “ a ca¬ tena „ è tutt altro che uniforme, e non è continua, e neppure necessaria). Il tavolino era in moto: si inchinava ora di un lato ed ora dall altro, si alzava ora su due piedi ed ora su uno soltanto, e alla fine io l’ho visto alzarsi tutto per circa 10-15 centimetri, rimaner sospeso alcuni secondi al di sotto ' elle mam m catena che si protendevano, e poi, come se ad un tratto fosse venuta meno la spinta che lo incalzava o la forza che lo sorreggeva, è ricaduto con rumore sul pa- i:n‘“t0, ,Da ^l^tante i « fenomeni „ non hanno mai cessato dal mamfesters! : qualcuno dei più competenti mi ha confortato dicendomi a bassa voce che “il medium era in ottime condizioni fisiche e morali ,, per cui c’era da sperare una lunga e numerosa serie di manifestazioni.  lo non sono entrato subito nella catena, e avrei anche voluto esimermene per osservare a miglior agio e libero da ogni altra preoccupazione: ma poco dopo, la voce dell’Eu- sapia, una voce piuttosto rauca e, a parer mio, alterata, mi ha ingiunto di prendere posto attorno al tavolo. Nè molto  Sedete8?0 T'* i £aSSflt° al “ controllo , che consiste nel sedeie accanto ad Eusapia, nel mettere un piede sotto o  sopra uno dei suoi piedi, neU’accostare un ginocchio al suo ginocchio, nel prendere la sua mano senza troppo stringerla o nel lasciarsela appoggiare sulla propria. Ordinariamente, non sempie, il controllo voluto o accettato daEusapia è questo: il vagliatore dei lato destro mette la sua mano sinistra sulla destra e il suo piede sinistro sul piede destro della medium : il vagliatore del lato manco tiene la sua destra sotto la si¬ nistra ed egualmente il piede destro sotto quello sinistro del medium. I contatti delle mani e dei piedi sono in generale piuttosto superficiali : a destra non si stringe nè si preme troppo perchè delle strette alla mano e delle pressioni al piede Eusapia si lagna; a sinistra però, se non si è stretti  ?re??1 .]a S1 è sPesso quasi schiacciati dalla  punta de piede di Eusapia. In taluni momenti bisogna però anei lai e fortemente il medium alla mano, al polso, all’avam- bracdo, secondo che la sua voce lo chiede o lo comanda, i ico la voce , e non lei, perchè, secondo la interpretazione   LA DESCRIZIONE DELLE SEDUTE   187   spiritica, durante il trance non è l’Ensapia che parla, ma il suo spirito-guida, il famoso John King, padre anche della Katie King di Crookes, e ultimo residuo, a quanto pare, d'una intera dinastia di King (per ehi noi sapesse o non badasse al bisticcio, king in inglese significa re). Tuttavia fin dalla prima seduta questa reincarnazione momentanea o personificazione non mi è parsa completa nè sempre sincera : per lo meno è repentino, e talvolta ben opportuno, il passaggio dal trance con “John, impersonato in Eusapia alla veglia con Eusapia cosciente del proprio io.  Io non stendo queste Note per descrivere i fenomeni nè per fare la cronistoria delle nostre sedute. E il bravo dott. Venzano che redige i verbali, ed io lo veggo, o lo sento quando siamo nell’oscurità completa, febbrilmente annotare a lapis i fenomeni che accadono, le impressioni che i presenti di¬ chiarano, gli atteggiamenti di Eusapia. Potrei riportare qua¬ lunque dei suoi ottimi verbali, non fosse che per dimostrare la severità con cui il nostro gruppo osserva e registra: ma non lo credo necessario. Oramai di sedute spiritiche ne sono state descritte decine e centinaia ; i cultori della specialità non ne hanno bisogno, gli increduli trovano materia di sor¬ riso e di riso nella stessa meticolosità cronologica della descrizione, e gli incompetenti non comprendono la portata di certi particolari apparentemente futili. Ed io nelle mie Note non mi prefiggo di far cosa punto fastidiosa.  D'altronde, ogni fenomeno ha una sua speciale maniera di essere e di manifestarsi ai presenti. Chi lo percepisce in quelle condizioni che gli sembrano idonee ad inspirar fiducia piena e completa, scorge sinteticamente la sua realta obbiet¬ tiva e il suo valore morale di prova ; ma chi è fuori di seduta, e sopratutto chi della tecnica spiritistica non ha co¬ noscenza diretta, dovrebbe esigere per convincersi una de¬ scrizione cotanto particolareggiata da renderla pressoché ineomprensibile. Questo è un fortissimo incaglio per la pro¬ pagazione della certezza a riguardo dei fatti di mediumnità: me ne sono accorto fino dalla prima sedata, e più me ne accorgerò, senza dubbio, col progredire delle manifestazioni.  Da lontano le sedute d’ Eusapia si imaginano diverse da quello che sono. A me è avvenuto, per esempio, di non essermene potuto fare un’idea esatta leggendo il Rapporto della Commissione di Milano (’92). Ma anche i verbali accu¬ ratissimi delle sedute di Parigi (’94) o dell’Agnélas (’96), sono lontani dal chiarire quelle particolarità topografiche, cronologiche, fenomenologiche, ecc. ecc., dall’insieme delle   188   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li   quali gli assistenti e percipienti traggono le loro convin- ®“Ila real.ta del fatti, laddove gli assenti trovano motivi ntaie e di criticare. Soltanto a pensare ciò che sarebbe pur necessario di scrivere quando si volesse dar conto appuntino del fenomeno più semplice — puta caso del sol¬ levamento del tavolino - c’è da^llarmarsene - quante m! nuzie da esporre ! con quanta meticolosa precisione e con  divini1 dMnce^t pr0,hssità, si rJovrebbe descrivere sala, con¬ dizioni di luce, tavolo, catena, situazione di ciascuno atte»-  guarnenti del medio, posizione di tutte le mani e dei p edi che posson cambiare a volontà, distanze, altezze, misu e d tempo, angoli e direzioni dei movimenti . , e ria via'  610 a,ndat°, ler*era aIla coll’intenzione di bene  ossei vai e il modo di procedere d'Eusapia, magari con la  tudine^ln'p^ 6 - m fal!°’ aVend° fiducia nella miaabi- ,-nn V g '• ? .pm complessi e delicati, come sono quelli  inerenti a l’ esercizio della Neuropatologia e PsicSria le ^ branche più ardue della medica; f mi dicevo ' vedrai tutto, saprai tutto ciò che desidererai di sapere Ma alluna  che crura sol™1 SOn° ntrovato “ via Giustiniani convinto  questo mondo ”,UT"a aPPena ad orientarsi in  questo mondo di meraviglie e dubito che anche con  dieci avrò diritto d. concludere. È curiosa, per non dir altro a sicurezza con cui certuni, usciti da una prima seduta trinciano giudizi e si dicono ormai in possesso della verità sul conto dello spiritismo : io veggo invece che mi si pre¬ para un lungo e penoso tirocinio. Pertanto penso chequi limiterò a scrivere le mie Impressioni a seconda che mi sor- gono in mente e scaturiscono dalla penna : il lettore, se ne avrò, potrà mettere dell’ordine nel mio volume quando ne avra scorse tutte le pagine, o quando, per lomej ne avra letto il Riassunto sintetico alla fine.   Condizioni del medium.  1. La Eusapia Paladino mi è parsa una donna incolta, ma intelligente, piu astuta di quanto si sia detto: volo-are nei sentimenti, ma di buona indole: ristretta nelle idee "per mancanza di coltura, ma capace di comprendere con rapi-   LE CONDIZIONI DEL MEPIOl   189   dit-à i sottintesi ; ben forte suggestionata (dal Damiani, Mal Ca¬ puano, dal Chiaja o dai suoi primi “sperimentatori,) e auto- suggestionata nel senso dello spiritismo. Mi è constato però, da talune sue risposte, che essa ha della dottrina spiritica un'idea appena approssimativa, puerile e barocca.   Eusapia Paladino nel 1901.   2. Essa è dominata, troppo apertamente, dal desiderio di riuscire negli esperimenti (così detti) spiritici. Questi medi professionali sono più difficili di tutti gli altri da stu¬ diare: hanno troppo interesse nel buon esito delle sedute, il che li porta inevitabilmente a giuntare non appena lo possono o quando non si sentono “ in vena „ di medianità : oltre a ciò, il lungo esercizio li ha resi abili nel giuocare tiri agli ingenui, fra i quali essi dicono che gli “ scienziati „ tengono la palma. Bisogna stare in guardia da tanto zelo per i “ fenomeni „.  3. Eusapia si preoccupa troppo del controllo, e ostenta di desiderarlo più severo ed oculato ogni qualvolta si prepara a produrre un fenomeno. Questo atteggiamento di lotta   a.   contro il dubbio finisce coll’essere noioso per l’uomo di  ?,nc,he 11 P1" S,CettlC°: a rae’ ‘luel c°ntinuo esclamare conti olio, controllo. „ è parso ìersera che potesse influire sulla pei cezione ‘piami ménte di qualche fenomeno anche quando non 7, sarebbero state le condizioni favorevoli per la sua effettuazione. evoa Per  4. Nello stato iniziale di trance la Paladino non perde mai  iiTam'i oT os C°SCÌenZa: qUesta donlina’ come suol dirsi, L iT° • • osservazionei e sopratutto non le sfu-™e il  scettici ha^Tsu dH D0 * ^ "egli astanti’ botali attenni scettici hanno su di lei un azione stimolante, e la eccitano e  snetHHeCCltan° P®r • a Produzione di fenomeni nuovi, ina- spettat! e sempre piu straordinari. Si direbbe che ali sti-  «caìo rr™t“gan° "el SU° sub-cos«ente eri agi-  5. Uguale azione - ma per motivo diverso - ha Yen-  è o Tsent61 C?mPonentiJa, catena: infatti la Eusapia. quando multinlfe ni!!'UnSICf1'a n S“° ambiente’ Produce fenomeni “odi -V -1, n l] T ,9Uest0.n,i è Pal’S0 avvenire in due C i - , , • al m°ma degli animi e la consapevolezza della  hduua altrui agiscono da dinamogeni sulla medianita • — ov¬ vero anche la confluenza delle nostre volontà si traduce in una cessione di energia della quale approfitta il medium. Non  f però che per taluni fenomeni elementari, p. es i moti e le risposte del tavolo, non possano agire anche i movi  CHEraEUL^B'vmvF? * T aSt8ntÌ SeCOnd° k t60rÌa Classica di  ’ 1 Faraday . ma in verità ciò che ho  visto ìersera ha diminuito assai in me la fiducia che prima  piùZ MqrSt"rg“ Cred,° Cì‘e si debba ..tolto  pu m ia- 1* tavolo se mosso ed alzato, sotto i miei occhi  toctU""”? ' piL“"" for"“"",c> •" "i* « »o» »è  setti™1™0 'k'"> che sia dubbioso o  scettico, e venga messo vicino e sopratutto al controllo della  in aZr; la8'3 antardare: allungare, ostacolare i fenomen i  in allora la media entra in agitazione, come se fosse con¬ trariata nell esercizio di una attività. Ciò significa forse che la  pefchèZffli0induce affieV°we “f,1 m6dÌ0 rener?ia medianica 1 0Ii induce uno stato d animo poco propizio come  ®pi.nt^? °non sarebbe piuttosto una inibizione hi! ' ’i 1 impedimento ad ogni gherminella? ìersera ho osservato che gli indizi più lievi di scetticismo (forse «  suir&ntTff h 6S?reSS10n,e dsi°noniica 0 mimica) hanno Eusapia 1 effetto di svegliare immediatamente e coni-    p latamente la sua coscienza, togliendola da quella torpida e taciturna astrazione mentale dall’ambiente che preannunzia l'arrivo del sonno estatico o “trance,: è come un risveglio da un appisolamelo di dormiveglia.  7. Durante la produzione dei fenomeni meccanici di spo¬ stamento. dei rumori, ecc. i muscoli della media eseguiscono delle contrazioni, hanno tensioni e sussulti, che il più spesso li precedono o anche li accompagnano, mai li susseguono Per cui, contrazione muscolare della Eusapia e percezione di fenomeni da parte degli spettatori sono o successive o coesistenti, quindi unite da vincolo causale. Ma a me è parso evidente, subito da iersera, che la Commissione di Cambridge come bene osservarono I’Ochorowicz e il De Rocuas, ha esa¬ gerata la portata del fatto. Io stavo, naturalmente, in sul¬ l'avviso per quanto ne hanno scritto Sidgwiok, Hodgsos e la Johnson: con somma meraviglia mi sono convinto che le contrazioni muscolari di Eusapia, sebbene innegabili, vi¬ sibili se in luce, percepibili al senso tatto-muscolare se in oscurità, non hanno alcuna proporzione causale coll’effetto meccanico che loro si attribuirebbe. Se ingannò c’è, non può certamente consistere in quei moti muscolari che Eusapia non inibisce a sè stessa e che lascia scorgere, anzi, con ostentazione!  ‘ -■ j0 stat° di così detto trance, nel quale durante la seconda parte di questa 1“ seduta ho veduto cadere la Pa¬ ladino, non ha tutti i caratteri, a me ben noti, dell’ipnotismo • e già da altri osservatori ciò fu detto. Il trance medianico f dapprima uno stato subipnoide, in cui seguitano a dominare le idee e le preoccupazioni della veglia (successo degli spe- rimenti, posizione di mani e piedi dei controllori, dubbi e diffidenze altrui risentimento, ecc.). Ciò mi ricorda piuttosto gli sdoppiamenti di personalità.  9. L'iperestesia alla metà sinistra della testa del medio mi e parsa assolutamente auto-suggestiva, perchè non le vieta di fare, come vedremo, un esperimento di toccamente con pres¬ sione. Anche la iperestesia dopo la seduta ha tutta l’apparenza di un pretesto per non lasciarsi avvicinare o, per lo meno di una autosuggestione.  10. Il non lasciarsi esaminare polso, muscoli, ecc. dopo la seduta permette alla Eusapia di celare le possibili modi- in™ °“\dea clr£olazione> respirazione, ecc., indotte dal  tr?"ee j Pei’° malSrado il dispendio di forza che r"S1°na a, seduta- essa è tranquilla e presto riprende lo stato normale Fino ad ora, essa diffida degli esami : biso¬ gnerà prenderla con le buone.  Il metodo delle sedute spiritiche.  1. L’ambiente “ spiritico „ non è il più favorevole alla os¬ servazione calma dei fenomeni: vi sono troppe tensioni di spinto in alcuni dei presenti, e sono quelli coTquTli avven¬ gono 1 fenomeni piu numerosi e importanti.  succedono ffen™ ™ P°’ S.cettiche sono quelle cui finora Paladino diffida d m P‘U, lnS,gmfk'anti: ridentemente la Dure noi 1 almeno in una P™a seduta, op-  CS»Tn'Kti»d. ’ “ *”iam° * »  ostante fr' Cate.na non turbano per nulla (non-  stazioni Lid i - fTaZI0D1 degli sPiritisti) le manife-  Non esiste dnn?, " e" ta Co1 pensier0 di ostacolarle, on esiste, dunque, antagonismo per suggestione mentale  'a Stduta “ h° fa,t0 ** espSza mr senza  ramente Cbenfi e “ r 610 “ “ catena ■ ho Pensato inten¬ samente che il tavolino non si movesse, ma si è mosso  -“Tf deUe volonl4 »11™ (oonmnl-  sr^scrco“,en‘“I tavoio?,i“‘ »<”■'*““ '■ ■»»  c . 4‘ ' fenomeni multipli avvengono quando l’ambiente è srtmo psicoloyieamente di “ spiritismo „ : — nei momenti di fredda calma, le manifestazioni o non avvengano o sono  costanza di fatto, che i presenti contribuiscano, coi loro pen¬ sici i e con le loro volizioni, al prodursi delle manifestazioni»  ritisticoi 7 ÌieCnaa (Se e0?* Si può chiamare l’apparato spi¬ ritistico) e di ordine interiore: si tratta di precauzioni snesso  provvisorie, di norme frequentemente disobbedite, di distanze  non sempre mantenute, nè, a parer mio, misurate con suL  c lente precisione e severità, ecc. Ad esempio, la distanza di  Sa Dortetagd-°ggettl ^ mU0?e’ è daPPrima bensì superiore  taSr del e “aD0’ “5 D6g,i .inevitabili spostamenti della e nn datn n ri *0I'Dlantl catena spesso diminuisce  stanza dSle nfrc PU°- dlVentarle accessibile. Anche la di¬ stanza delle persone cui avvennero iersera i tosamenti non  piedeadeSlTmede “5? (dlcia“° eosi) Portata di mano ’o di piede della media. Bisogna, dunque, fidarsi molto sul controllo delle mani e dei piedi: in altri termini, sono i due vigilatoli ai Eusapia che decidono in massima della auten¬ ticità o falsità dei “ fenomeni  0. La tecnica è disordinata: ora c’è bisogno di silenzio, ed ora di rumore; ora di luce, ed ora di oscurità, o di semi¬ oscurità; ora di catena strettissima, ed ora di rilassatezza: ora di concentrazione di tutti in un solo pensiero, ed ora invece di dispersione di attenzione. Insomma. non esiste un determinismo severo ed unico per la produzione dei feno- meni: ed io, avvezzo al severo metodo sperimentale, massime nelle indagini psicologiche, qui mi trovo del tutto dis¬ orientato. Certamente, c’è da rifare lo “spiritismo, o la “ ri¬ cercandoli occulto „ con un indirizzo più scientifico.  7. La tecnica è in taluni punti puerile, spesso è biz- zana, spessissimo non ha palese ragione logica, se non nel capriccio del famoso John, vale a dire nel subcosciente del medio.  8. La tecnica di Eusapia (come quella di ciascun medio) ha qualche cosa dell abitudine, dell’automatico : come avviene in un esercizio ginnico o di prestidigitazione, i cui singoli momenti sieno legati dal bisogno di ottenere il successo col minimo sforzo possibile.  9. 11 gabinetto oscuro, di cui a prima vista ogni no¬ vizio sospetta come di una fucina di insidie, viene° giusti¬ ficato dagli spiritisti perchè avrebbe una funzione riparatrice dalla luce e dai contatti esterni perle “ Entità occulte, che vi si “ materializzano - In realtà, quelle tende nere che si avanzano e tanno tante cose, queUe “forme, che si sentono al di la delle cortine e non si veggono, svegliano l’idea di una ciurmerla: qualcuno non può credere che vi si nasconda un compare di Eusapia? Se non fossi sicuro della serietà di chi ha preparato queste sedute, ne dubiterei anch’io.  1. ecisamente, bisogna che lo “ spiritismo , abolisca questi suoi apparati rituali, ingeneratori di dubbi e forse, in non pochi cast, favoreggiatori dell’inganno.  10. L’ illuminazione della sala è stata quasi sempre scar¬ sissima : a luce piena si sono avuti fenomeni più semplici moti iniziali del tavolino); a luce debole e a luce rossa  tenomeni piu complessi (svolazzo delle cortine, levitazione del tavolino, toccamenti ai vicini); a luce debolissima le cose si intensificano (spostamenti e trasporto di oggetti, ecc.). Questo rapporto inverso fra la percettibilità visiva dei feno¬ meni e la loro intensità mi è sembrato iersera infirmare la sicurezza e la sincerità delle manifestazioni. Sarebbe meglio  MoKHKi.i i, Psicologia e spiritismo.   13   194   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   che ci si vedesse sempre bene: perchè non abituare i medi ad operare anche in luce ? . Vorrei che fossimo tutti d'ac¬  cordo nell'esigere da Eusapia una fenomenologia, magari semplicissima, ma non al buio: e mi si dice dal Peretti e dal Venzano che a ciò arriveremo con pazienza.   I 4 fenomeni  I. Vi sono fenomeni reali di cui è facile verificare la obbiettività: — tali sono i moti oscillatori e la levitazione del tavolo, il gonfiamento e svolazzamento della tenda, i rumori e picchi (“ raps „ ), gli spostamenti dei mobili.  II. Altri fenomeni sono meno passibili di osservazione,  venendo accusati dai singoli: cioè i toecamenti di mani,  le visioni di luci, le carezze sul viso, i soffi, eco.  III. Fra i fenomeni presunti spiritici da me visti la prima sera non v’è uno solo in cui sia evidente la azione di uno spirito (“ John „); — sono tutti fatti meccanici e fisici, o sensazioni grossolane, senza contenuto intellettuale, bizzarri e illogici nella loro apparizione e successione, puerili nella loro indole intrinseca, e tali da non prestarsi a nessuna con¬ siderazione e riflessione di ordine elevato. A me sembra che anche al più superficiale degli osservatori, anche al meno “ psicologo „ dei presenti, dovesse fino dalla prima sera  rendersi evidente che la psicologia di “ John King „ è .  quella stessa di Eusapia.  IV. I fenomeni reali, obbiettivi di cui ho constatata la esistenza e di cui non mi so dare spiegazione, sono:  a) i movimenti del tavolo e la sua levitazione (mi nacque il dubbio se non sia talvolta il piede della media che sol¬ leva il tavolo portandosi sul mezzo del suo piano inferiore, ma non ne sono sicuro ). Jersera il controllo non si è mai effettuato durante la levitazione, ma soltanto dopo, quando tutto era tornato a posto. Tuttavia la levitazione è un fatto positivo; è avvenuta mentre io occupavo il posto di vigi¬ lanza, a destra di Ensapia, e sono certo che, pur contraen¬ dosi i muscoli del suo avambraccio, la forza che sollevava il mobile non era data da una spinta fraudolenta dal basso verso l’alto: era tutto il tavolino in massa che si alzava e restava   FENOMENI REA LI   195   sospeso per qualche secondo, lievemente ondeggiando: lio premuto con la mia sinistra sul suo piano ed ho sentita una discreta resistenza alla mia pressione, nè sono riuscito a vincerla. Tenevo il piede destro di Eusapia sotto il mio : non s:è spostato di un centimetro. Dunque?...  h) gli ondeggiamenti e il gonfiamento della tenda posta dietro la seggiola del medio. Qui la distanza delle cortine dal corpo del medio che le agita, è minima; tuttavia credo di ì.'oter escludere che la tenda fosse spinta o tirata dal medio, o scostata da lui; tale spiegazione nell’esperimento di ier- sera sarebbe assurda. Si è detto da qualcuno dei presenti che dietro la tenda agitata si sentivano delle resistenze come di mani o di corpi o di membra umane : io non ho percepito che la tensione elastica di una stoffa rigonfiata come se al di dietro spirasse una forte corrente di vento ;  c) lo spostamento di una pesante seggiola. Questo è av¬ venuto in mezza luce. La seggiola era posta dietro il me¬ dium, alla distanza di non oltre 60 centimetri: si è mossa strisciando pesantemente e rumorosamente sul pavimento in avanti e in addietro. Mi è stato proibito di toccarla, solo permettendomi di starle vicino mentre si moveva. Dichiaro però che se vedevo il sedile e tutto lo schienale distinta- mente, non discernevo i piedi, massime quello di destra e davanti, il quale toccava quasi la seggiola del medium-,  d) rumori e picchi. Tre forti collii su di una tavola vicina sono stati uditi, e mi è sembrato difficile che fossero prodotti dai piedi del medio: ma quando sono avvenuti questo ed altri fenomeni straordinari io non formavo parte della catena, e però non esprimo aleun giudizio ;  e) le vibrazioni d’urta chitarra. Era posta a circa 1 m. e più dalla persona del medium-, la si è sentita vibrare nelle corde perchè scossa e urtata contro la parete. 11 fenomeno ha avuto luogo in piena oscurità ; ed io non posso darne giu¬ dizio perchè ero fuori della catena.  V. I fenomeni che ritengo reali, ma che essendo perce¬ zioni di singoli astanti non possono essere verificati nè confermati da altri, sono :  a) i toccamenti accusati da vari dei presenti, quasi però sempre dalle due persone vicine al medio, e più spesso nel fianco o nelle parti del loro corpo rivolte verso il medio stesso. La natura di questi contatti varia, sembra , tra l’un a e l'altra persona, ma più per la spiegazione che ciascuna ne da e per quello che di personale ciascuna ci mette, che non per apprezzabile diversità intrinseca dei toccamenti;    b) picchi e colpi sulle seggiole. Sono accusati da chi tiene il medio ; non è escluso che possano essere fatti con qualche membro del medio, ma possono anche essere reali ;  c) il vento freddo dal gabinetto oscuro. Io non l'ho avvertito, ma poiché la sensazione annunziata da taluno dei presenti corrispondeva coll’ agitarsi delle tende che essi pol¬ la loro posizione non potevano scorgere, cosi ritengo auten¬ tico il fenomeno;  d) aggiungo che qualcuno ha sentito soffi sopra le mani, e a me è venuto in mente la brezza marina che gonfia le vele delle paranze liguri : questo moto degli strati d’aria retrostanti ad Eusapia è addirittura cosa da sbalordire;  e) visione di globi oscuri con aureole, ecc. Furono ac¬ cusati da due dei presenti, sopratutto da uno; possono es¬ sere state illusioni visive, ma non esprimo apprezzamento, non essendo io allora in posizione di confermarle;  f) percezioni di mani , corpi, ecc., nascosti sotto la tenda. Sono stati accusati da parecchi ; ma io, lo ripeto, non sono riuscito a sentire altro che la tensione della tela ri¬ gonfia. Siccome il medio era visibilmente al di qua della tenda, il fatto — anche senza la presenza di tali mani o corpi al di là di essa — non resta meno straordinario. Non posso darne spiegazione, ma dichiaro che la sensazione di resistenza che io ho provato non aveva nulla di anormale.  VI. In alcuni fenomeni ho subito dubitato che vi fosse in¬ ganno, o cosciente o automatico che sia, della Eusapia. Di due fenomeni, fors anco di quattro, sono quasi sicuro che furono fraudolenti, e ne dò la spiegazione, o quella che mi par tale.  a) soffio sul viso. Fu sentito anche da me, ma era evidentemente la Eusapia, che nello stesso tempo esclamava:  sarà il fiato del medio „. L’esclamazione era ironica, ina il fiato suo era realmente proiettato verso di me; non si potrebbero spiegare allo stesso modo i soffi sulle mani av¬ vertiti dai vicini? E la prima idea che viene a chi li oda annunziare ; ma il vento dal gabinetto ?... Assolutamente io non lo comprendo falsificato da Eusapia!  b) La tenda mi ha, nello svolazzare, fregato la faccia e fatte cadere le lenti a pince-nez. Ho avvertito chiaramente che dietro c’era una mano, e ho detto fra me: “ è certo la mano sinistra dell Eusapia perchè in quel momento vi era il solito trambusto che accompagna la produzione di fenomeni multipli, e il controllo forse era diminuito. Il gesto di quella mano invisibile era frettoloso, rapido, legge¬ rissimo, come di chi vuole far presto, ma la sensazione è  stata quella di un contatto materiale e naturale, E vero die secondo gli spiritisti le mani “ spiritiche „ sono con¬ formate e sentite come quelle dei vivi, ma confesso che chi le sente una prima volta resta conturbato dal sospetto di   Il braccio ‘ Uuidieo » di Eusapia.  [Fa vallato da tue la sera del 17, V, 1901 mentre smuoveva le seggiola del controllore di sinistra, — Il disegno è di A. Berisso su di un mio schizzo a lapis eseguito seduta stante).   un tiro del medio. Come non pensarlo dal momento che si era al bujo?...  c) Altra frode parmi aver sorpreso coi miei occhi nel •J spostamento della seggiola del sig. Peretti, che sedeva al¬ lora al controllo di sinistra. La tenda, la solita tenda, che, secondo la tecnica abituale, in certi fenomeni ne aiuta assai   198   raiOOLOQrA K SPDHTISàÒ, II   i lati del medio:  fronte, vedevo distintamente fotta I ,T\ troVMdo,ni di disotto della tenda un Man i r “ SpaUa della E., ed al perchè ad un dato momeTTTiTT’ abbasta,lza chiaro tatti, io abbia visto E±i nfh è '■ ^ K acc"Sava con stofla scura?), che dalla spalla della EnT SCU''? (° rivestit° di a sl?alpera della seggiolai le jlt® pia S1 Portava verso movimento di retropulìne Ho a'^, uu rapido, violento percezione del fatto, che m'quelSnr *. ’ netfesima  niente come se assistessi ad n„ • stante bo seguito fredda- ostante il desiderio di * svKT^T1-™801^ Iua "ot¬ tenuto per non interromnere lèi ““J8" •• mi sono con-  , d) Un fenomeno Te In , m d<*h pimenti, perchè proveniente dai tenebrori T S81je.bbe «^ordinario, indicante l’azione di un Invisibile è gfblDetto medianico, amento duna terza nLLZ/jl’ * 8£to ^Uo del Sc¬ abbia provato in tutta la serata nT p unico che io di controllo e di vicinanza incestante T? ' u- Un’0ra abneno venuto mentre io, seduto ! ? Ì ,rnedl°). Esso è av- posata lamia mano sinistra sulla' re a ‘ ^ blto. manco, avevo desti-a dell’Eusapia, la quale mi T"6 Paiaeto-temporale trapassare colle mie dita lT L ‘accomandava di non ol- mentro, la mano desta di I ZdU T eoP°- *• ^ mano aestr», e la sua sinistra dT aV6Va afferrata mia astante f?). Dopo una lunga attesa e n T” tenuta d« altro ondeggiamenti della tenda (i nu di re succede™no altri accaduti quando dovevano verificar ; dPì?renteSÌ’ S°n° Wo nomem;, ,0 ho sentito toccarmiTf • d C?Dtatti 0 altri fé- dne volte da una mano 2 . T8™ ^cernente per mano piccola, dall’ossatura sottile d u ddle dita- Era una  coll’epidermide alquanto secca con, ^ “olli e toPifh‘>  ypn manuali... Era forse una mano Pm°Da ded‘ta a ]a- si nistra della Eusapia cdie sfoT T “e c?gnita, - era la mente passando dal di dietro delhF™ 8 3 v,^llanza, e abil- Ea posizione delle dita che mi sS'01 VM,Va 8 toccare?- vano a un tempo era appunto questa feTt? 6 .reSpi,1"e- il pollice in addietro.. J ’ ® dlta minori m avanti,  d’aver colta la PalatinTTfrode1' ma ^ convmzione volendo cerziorarmi della cosa non e,ne sono trattenuto  p ,é ’l”"a ‘ ““ • * - *»««.” ,X£2°,lr„S ;   LE MIE PRIME IMPRESSIONI   199   appena accortasi del mio tentativo di analizzarne la confor¬ mazione. Questi fenomeni mai abbastanza sicuri lasciano un’inquietudine che confina con lo scoramento: quando e come premunirsi dalle burle?   *  * *   Le mie prime impressioni.   In sostanza, per me le impressioni di questa 1“ seduta si riassumono così:  1* Lo “ spiritismo , è un arruffio di cose vere e false, di automatismi e di simulazioni, di fenomeni psicodinamici ancora inspiegabili e di puerilità stupide, indegne d una 1 Intelligenza „ meno che fanciullesca o sciocca.  2» Vi sono stati jersera fenomeni reali, di cui non posso dire altro che sono straordinari sotto il punto di vista della meccanica e fisica a me note : cioè la levitazione del tavolo, i picchi e rumori lontani, l’ ondeggiamento e gonfia¬ mento della tenda, il trasporto di oggetti ; e tutto ciò senza contatto evidente o con contatto insufficiente di busa pia.  3° Vi sono altri fatti subiettivi, dei formanti la ca¬ tena, i quali possono anche essere illusori od allucinatoli.  V Vi sono, infine, fatti in apparenza fraudolenti, la cui esecuzione mostra una certa abilità (non potrebbe essere  automatismo?) nel medio. ,  5» L’ambiente di un circolo spiritico, dato il metodo di produzióne dei fenomeni, non è ambiente sperimentale, ina solo serve alla semplice osservazione, lasciando a parte ciò che vi mette la curiosità ed emotività dei presenti.  6- Il controllo esiste solo in quanto viene continua¬ mente dichiarato nei momenti di calma, ma non si ha mai la certezza che continui sempre e per tutti ì fenomeni.  7° La fantasia degli astanti è ciò che da il colorito super¬ normale ad alcuni fenomeni (non però a tutti!). Così avviene per le descrizioni talvolta macabre dei toccamenti, delle ca¬ rezze, dei soffi, delle ombre; cosi delle luci, della resistenza dei corpi' mossi dal medio, dei picchi, ecc. La fantasia di certe persone si mostra capace di dare interpretazioni le pivi di¬ verse: questa diversità nelle percezioni dei singoli astanti   200   - - — ^Ritisho, ii  “ «na catena significa, r; ~~ ~~~ - -  Sl tratta, dnnnnf Z. n ““Portanza delibi senso volgare TcnJ>0, Sì>tsso di fenoL ®®6^0 ^sonale Psicologia dell’ambienf!. d.e,ia P^ola, perchè” ì^S1C0}°Bici nel  >si?ffiC8,U f * ^oSèavCt° 'JaJ,a  non ven,Wo anei Pienti siTnn^f .essi ^  \n°go a percezioni dw- da,Ia fredda osserv*0”1’ Je qaaIi> ove  £B2£rsft  e ,a feti comunica^0-® viene Wvolta^-f0®*0- Cosi 'o  ™le fonti dalnasn r sPJnticamente p, ■ Ml,|to a picchi  »«». S"kit°, «WoSta n^ta * ì**1** S  **»•*««•. °ll'° »™ »» .(fai, , ?!,“ |X'r »PM»  P;» ^ '•pene (c-e.  s°na nuova (o LcJa finanza ed - p0'16 di fenomeni  • ^orttaS ?) '»™« »» ^ H'o». p™  Jte *“ » - fi.tr t  P«»3«) » tonai, sz“ fo„e p,^'4 ” Progrosso  *"« Pi». !? S,"°“b™' "«or. lo sì ff* «Min nelPosc  ‘WS  Statto”1', ■ »S"pi“„° ri '«“«"«St  r» Ziyr* mCrr* r ”e'  '*“«?. inSSB?ta. ri|““ »» olSoS0 «or-  ^on vi è origina)i(. J??8® UD? «poi-/ di ,Jn” to',la «antel-  sP^m’ssLzz ^pocedSint iè ^iSrrs ^ra"i"tóo»--»^a.sss»“s;sfc   LE 511 E PIÌI51E 13IPBEESI0XI   201   14" Lo spirito famigliare “ Jolin King „ è ridicolo e stupido; esso ha una psicologia analoga a quella del feticcio che viene adorato e... bastonato dal selvaggio Negro quando costui ne vuole ottenere qualche cosa. L’impressione che fanno uomini seri a mettersi dattorno ad un tavolo per sollecitale, plaudire, incoraggiare ed elogiare un personaggio cosi grottesco e frenastenico come “ John King », mi è riesci ta penosa. Chiunque ha senso di dignità umana troverà che la guida spirituale della popolana di Napoli sfigura in maniera sconfortante quando si pensa agli spiriti %-ctor Doctor e Imperato r di Staixton-Moses, alla Yolanda alla \\llaÀ a! ^ar^er e al I -ay-alì della D’Espérance, al Leopoldo de a bmith... o anche alla sua imaginaria figlia, Ratte Rina, della Cook. Rileggevo ieri l’altro Allan-Kardeo : ebbene,  . ' obn ” deX essere uno di quegli spiriti inferiori, più o meno ignoranti, di cui parla il legislatore dello spiritismo, di “oriz- •/onte morale e intellettuale molto limitato, di perspicacia ristretta „. Ma “ John „ ama lo scherzo ed è un bonaccione: non ha egli dato, traverso le nere cortine, una stretta finale di mano a tutti ì presenti, meno che a me?... Ah no, non posso vincere il mio disgusto, nè simulare una fiducia che non sento, ne adat tarmi a scendere, così, fino al livello di una Eusapia... o d' un falso pirata che si protende dall’Ombra...  Questo e dunque, lo “ Spiritismo „ che deve rinnovare la nostra coscienza religiosa, decidere dei destini umani, aprirci le porte dell Oscurità immensa?... Buon Dio, da dove si comincia!   Ma queste sono le impressioni che io ho da una prima se¬ data-, ora, mi si dice che una sola seduta è insufficiente a convincere ed anche a comprendere la fenomenologia me- 'ùamca. Mi si assicura pure da coloro cui confesso i miei du j fi su alcuni dei fenomeni veduti, che anche ad essi è succeduto così, ma poi, seguitando a vedere e a “speri¬ mentare si sono convinti di tutto. Ecco: per adesso dico soltanto che del vero, e più di quanto credevo fino ad oasi c e in questa mediumnità della Paladino; può anch’essere che io finisca, osservando in buone o migliori condizioni, a ritenere tutto o quasi tutto veridico, ma non mi so capa¬ citare che diverrò mai “ spiritista „.  Stiamo a vedere.   Benova, 18 maggio 1901.   LA SECONDA SEDUTA (1!) faggio 1901).   Inizio e sintesi della seduta.   Ja Lusapia^Ho saluto che^’ C"'C°'° prima che giungess ]TS daf,a s'8‘norina Bey e cheT* •S°/Te-liata «morevol  Quando Kapia £555"*““ pertiJ1^K nosTrogl-^  Pfr convincermi Che nulla not^ ln7ltato ad esaminar^  K'SLtirs tzr asa «**  Vnlf- ° deDtro iJ lau.stoi ' C0Sa P°trebbe celare sotto  Sst^SSSiwriB  ® ir   COME 8* INIZI ANO LE SEDUTE   203   Esamino anche fuggevolmente i riflessi rotulei • ma Eusapia, ohe non sa ancora chi io mi sia, non vuole indagini di me¬ dici sul suo corpo, e per di più è sempre diffidente ^ circa allo eose di cui ignora 0 non comprende la ragione: si inal¬ bera e non mi permette di proseguire. Anche alcune mie do¬ mande, rivolte a meglio conoscere il suo passato e le sen¬ sazioni che prova nello stato di “ trance „, non son meglio accette : qualcuno dei presenti sembra, anzi, poco propenso 'a lasciarmi proseguire, ed io, per ieri sera, ho fatto di neces¬ sità virtù, ripromettendomi di indagare con maggiore pru¬ denza, o quando sarò liberato da ogni espressione ostile di  diffidenza “ spiritistica 01  La seduta è incominciata senza molti preamboli alle ore - l,o . . ed ho visto che gli esperimenti non sono preceduti da alcun rituale come avviene, secondo le informazioni date a stampa, nelle riunioni spiritiche di Inghilterra, d America, e anche di Germania e di Francia. Questo cerimoniale ìmziatono, che consiste in preghiere od in canti di genere sacro, tara parte della tecnica spiritica nei circoli strettamente adepti alle dottrine pure dello spiritismo sistematico, e sopratutto alle varie sette o congregazioni in cui la grande corrente, venutaci dagli Stati Uniti or sono cinquantanni, si e divisa. Gii spi- ritisti-kardechisti, i cristianeggianti, gli illuministi, seguitano nelle abitudini trasmesse loro dai primi propugnatori e se¬ guaci dello spiritismo: ogni seduta tipica, avendo per iscopo la evocazione di spiriti di morti, deve per tradizione e per soddisfacimento dell’istinto atavico di evemerismo condurre ad un rito esoterico. Qui, invece, siamo m un Circolo di studi psichici, e procediamo avanti nella “ ricerca » senza forma¬ lità ritualisti che tradizionali o settarie.  E un'altra osservazione faccio a riguardo della fenome¬ nologia spiritica di Eusapia: niente musica, niente canti ne suon! durante la seduta; ma, o il silenzio più completo da parte del medium e dei presenti, tutti in attesa del feno¬ meno . o un parlare confuso, un discorrere senza senso, un interloquire a vanvera di tutti gli incatenati attorno al tavolo, ogniqualvolta il ‘John,, esigente ed impetuoso sempre, batte i sacramentali quattro colpi che vogliono dire: Parlate.... Sta per aver luogo una manifestazione V Si ordina tipto- lomcamente di “ parlare „. E quanto più è grande ordina¬ riamente la babele delle lingue, quanto piu disordinata e confusa è la miscela di parole o frasi prive di senso e di coerenza che ciascuno dei presenti immette nella conversazione, tanto più varia e più intensa appare la fenomenologia eusapiana.   204   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Adunque, per la Paladino il cicaleccio degli assistenti sosti¬ tuisce il suono del pianoforte o la salmodìa, eui ricorrono altri medii per produrre i fenomeni. E tale abitudine non fu già presa — me ne accorsi l'altra sera e piti me ne sono persuaso ieri sera — per distrarre la attenzione dai tiri che il medio potrebbe giuocare alla assistenza. La prima volta ho avuto anch io questo dubbio, e sono partito da via Giustiniani poco soddisfatto della parte ingenua di cicalino cui io stesso mi ero prestato, anzi addirittura furibondo di non aver forse ba¬ dato ai fenomeni che durante quello stupido esercizio erano accaduti sotto i miei occhi. Ma, in realtà, i parlanti non ne sono distratti, perchè non seguono col pensiero le frasi sciocche e insensate, talvolta i semplici ritornelli in tralalarà. che dicono a mezza voce, a fior di labbro : qualcuno, per di più, continua a tacere e ad invigilare. Si tratta, adunque, non di un sotterfugio, bensì di una necessità. Gli spiritisti affer¬ mano che quel chiasso agisce come stimolo sul medio ecci¬ tandone la proiezione di “ fluido „ : e questa opinione non ha nulla di contrario alla fisiologia normale, poiché sap¬ piamo che tutte le funzioni effettuantisi a scariche (p. es., la sessuale) hanno bisogno di uno stimolo, di cui costituiscono un reflesso. Anche nella sfera psichica certe attività non si sprigionano senza una opportuna stimolazione : Lombroso ha dimostrato che in moltissimi uomini di genio l'estro poe¬ tico, l’opera d'arte, l’elaborazione pressoché automatica delle imagi ni e delle idee avvengono solo in determinate condi¬ zioni di luogo, di tempo, di temperatura, di abbiglia¬ mento, ecc. ece.. sino ad aversi esempi dei bisogni più stra¬ vaganti (v. L’Uomo di genio, passim). Ora, a mio avviso,  1 attività medianica può benissimo richiedere un analogo determinismo fisiopsicologico per esteriorarsi : le stimolazioni acustiche, siano musicali, siano rumorose o chiassose, arri¬ veranno ai centri psicomotori del medium e ne ecciteranno la esteriorazione di forza.  Ma quel comando del parlate', che generalmente prean¬ nunzia un fenomeno di rilievo, può anch'essere derivato da una associazione originaria fra gli inevitabili momenti di disattenzione dei formanti catena e la produzione di dati eventi medianici. I toccamenti di “ Invisibili „ sono fra questi; e così ci sono pure, da quanto ho già veduto, i trasporti di oggetti. Si ha insomma un fatto di autosuggestione : i medi hanno bisogno di credersi non invigilati, lasciati cioè alla loro spontaneità, e quel cicaleccio li illude. Può anche essere che si illudano al punto (la Eusapia, forse) da ritenere che gli   RIASSUNTO PEI   FENOMENI „ OSSERVATI   205   assistenti dirigano minore attenzione al procedimento del fe¬ nomeno, e chi sa? anche alle manovre fraudolente che i medi stessi sono tratti più o meno inconsciamente a fare quando sono stanchi o quando non sono in vena di dare “ belle „ ma¬ nifestazioni. Ad ogni modo, io starò attento ; e se mi accor¬ gerò che, cicalando o discorrendo, cesso dall'esercitare tutta fa oculatissima sorveglianza che mi sono proposta, tacerò.  Durante la seduta io ho preso il “ controllo „ dapprima alla sinistra della Eusapia. Poco dopo mi sono sentito toccare e premere fortemente fino al dolore, nella regione lombare destra : ora, non è stata la mano sinistra di Eusapia che tenevo nella mia, nè credo che il vigilatone di faccia (il signor Bantle) abbia lasciato libera la destra di lei. Il fenomeno mi ha colpito assai, perchè sono sicuro che la mano o corpo toc¬ cante e premente veniva dal di dentro del gabinetto e ad una certa distanza dal fianco di Eusapia: veniva, anzi, co¬ perto dalla tendina nera. Poco dopo sono ritoccato più volte, la tenda mi viene gettata addosso : ed io so che tengo sempre la sinistra del medio : come avrebbe essa potuto adoperare la destra, anche se libera, portandosela dietro al dorso, dietro alle spalle dalla mia parte, e spingere o lanciare la stoffa pendente dnU’interno del gabinetto nero? E inespli¬ cabile! Or bene: in condizioni di sorveglianza che a me son parse sicure, i fenomeni hanno seguitato per un pezzo: moti convenzionali del tavolino (tiptologia), toccamenti a me e ad altri, colpi formidabili sul tavolino, apparizioni di forme lu¬ minose a mezza luna (?, che io però non ho veduto), picchi sulle seggiole, oscillazioni e sollevamenti totali del tavolino.  Passo al controllo di destra, e le cose camminano ancor più intensamente: — toccamenti sincroni, moti e strappi alla mia seggiola, carezze e scherzi di mani invisibili coperte dalla tenda, correnti di aria fresca, svolazzamenti di carte non toccate, trasporto di oggetti distanti dal tavolino (un can¬ deliere, un calamaio, della ceralacca, eec.); poi, alzamento del tavolo, trasporto in giro di una seggiola attraverso la catena, moti spontanei della pesante tavola situata a destra del medio, suono spontaneo della chitarra appesa .al muro, tintinnio di campanelli, e contemporaneamente sempre mani che palpano me; indi, vista di un globo oscuro (una testa?) che s’accostava al vigilatore di sinistra, un batter di mani per l'aria, rigon¬ fiamento della tenda, e finali strette di mano concesse a tutti attraverso la tenda da un personaggio invisibile (John King) come per dire è ora di chiudere!...   206   PSICOLOGIA E -SPIRITISMO, 11   La tecnica delle esperienze.  Rimango ferino nelle stesse impressioni che mi hanno fatto le “ esperienze „ della prima seduta:  1. La tecnica dello “ spiritualismo sperimentale „ (?) è assurda, anorganica, non scientificamente sistematica, puerile.  2. Sembra che i mezzi eoi quali si ottengono i feno¬ meni — tavolo, mani in catena, oscurità o semioscurità, luce rossa e simili — siano divenuti una maniera sistematica di tecnicismo empirico, più per cattiva abitudine o per mimetismo irriflessivo, che per vere esigenze dei fenomeni stessi. Una grandissima parte di queste pratiche o manovre è stata im¬ maginata da persone poco colte e di intelligenza inferiore alla media. Nessun vero uomo di scienza, accingendosi a provo¬ care sperimentalmente dei fenomeni così importanti nel loro intrinseco valore, avrebbe ideata una tecnica così grossolana e bizzarra come la “ spiritica „ .  3. La tecnica non ha metodo, nè regola : finora sembra a me che si proceda a seconda del capriccio dello “ spirito „ che figura quale agente occulto, o meglio del subcosciente atassico della medium.  4. Una certa parte delle raccomandazioni o imposizioni tecniche — aumentare la luce, fare oscurità, parlare o tacere, stare in catena o non starvi — pare sia fatta per una in¬ tima e misteriosa ragione (apparente), ma è fatta sempre o quasi sempre: «) per preparare gli astanti a mettersi in condizione aspettante ; — 6) per produrre su di essi sor¬ presa e meraviglia; — c) per provocare fenomeni insoliti e importanti... Ma questi, una volta prodotti, possono gene¬ ralmente, ad eccezione di pochi, essere ripetuti in condi¬ zioni affatto opposte, in luce od in oscurità, fra il silenzio o fra il tumulto, ecc. Tnsomma, nessuna rigorosa applicazione del determinismo sperimentale.  5. La “ catena „ non influisce sulla crescente produttività di fenomeni in una serata: direi anzi che se in principio è mantenuta scrupolosamente da tutti, medium e astanti, diventa poi sempre più lassa, discontinua, e alla fine inu¬ tile e superflua. Nella ultima parte della seduta i fenomeni avvengono anche se regna nella catena e nella sala il più completo disordine. L'assistenza.  Lo stato mentale dei presenti.  1. La presenza di spiritisti convinti nella “ catena „ formata attorno al medium non è il solo fattore della pro¬ duzione dei fenomeni più straordinari. — Questo è contrario a quanto dapprima supponevo.  L’ esserci vicino alla Paladino dei credenti come la si¬ gnora R. o degli increduli nello spiritismo come me, non influì jersera sui fenomeni. I più belli e i più numerosi sono avvenuti con me, fossi a destra o fossi a sinistra del medium : il che finalmente mi ha addimostrata la realtà dei fenomeni stessi e, fino ad un certo punto, mi ha attestata la loro sincerità.  Credo che nessuno si sia mai accinto alla osservazione dei fatti spiritici con maggiore scetticismo del mio; eppure, debbo riconoscere che i miei sospetti erano eccessivi. Anche aguzzando occhi e orecchi se siamo in mezza luce o in pe¬ nombra. anche esercitandomi ad analizzare intensamente le minime sensazioni di tatto, i minimi atteggiamenti e sposta¬ menti delle mie membra (senso muscolare di sforzo e di spazio) se siamo in ombra completa, io non riesco a negare questo fatto semplicissimo: — il tavolino si alza e si muove senza alcun contatto, senza spinte da parte di Eusapia. — Ho un bel dirmi attento che ti inganna ; ma se l’inganno non riesco a scoprirlo, come debbo concludere?  2. Tutti noi (anche gli “ spiritisti „) eravamo manifesta¬ mente nella più seria condizione di mente per osservare e annotare i fenomeni. La sola persona che ha avanzata una in¬ terpretazione troppo spiccatamente spiritica (lasignoraR... che ha creduto riconoscere nelle carezze di una mano “ fluidiea „ quelle della propria madre) non ha ottenuto alcun assenso dalla riunione: quella interpretazione è stata — per tutta la seduta un fatto isolato. Forse da chi crede si ha delicato riguardo al mio scetticismo , che si vuol vincere per logica naturale degli eventi e non di sorpresa?  3. I più scettici, io e il signor Ferraro, non eravamo i meno stupiti dei fenomeni. Io posso garantire d’avere serbata la più completa serenità di spirito anche in mezzo alle stra¬ ordinarie manifestazioni spiritiche in cui ero preso di mira:   208   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   ho esaminato tutto attentamente, freddamente: non ero nè commosso, nè impressionato in qualsiasi altra maniera, quan¬ tunque i toccamenti siano tutt altro che piacevoli per un novizio e da essi io abbia riportata dolentezza ai lombi.  4. Sono certo, arcicerto di avere osservato bene, di non avere subito allucinazioni, di avere avuto percezioni reali, sane, obbiettive, tanto tattili e termiche, quanto acustiche e visive: i miei sensi erano in perfètta normalità (direi anzi che. sebbene miope, la mia vista dopo lunga abitudine alla semi¬ luce ed oscurità s’era fatta più acuta); la mia intelligenza ragionava con logica serrata e ferma; sono stato presente con la mia coscienza piena, lucida e quasi direi intensificata, a tutti gli avvenimenti veramente memorabili della serata. Dunque, ho sentito, ho visto, ho udito, ho toccato Con tutta la normalità fisiologica e psicologica di cui sono capace.  5. Di tutti i presenti alla seduta e partecipanti alla ca- tena i signori Per raro e Bau tl e sono freddi e calmi osservatori: il prof. Porro si lascia un pò* troppo presto portare alle espressioni di meraviglia; il dottor Venzauo è ammirabile per la calma con cui tutto annota, sebbene quando i feno¬ meni lo toccano mi sembri molto facile alle emozioni ; più ancora emotivo è il marchese Da Passano; la signora Iter è portata alla parte mistico-trascendentale dello spiritismo puro ; il signor Peretti è da lungo tempo un convinto, os¬ serva e non discute; il sig. Schmolz ha, dicono, qualche forza medianica, è pure un convinto, ma è alquanto emo¬ tivo ; il signor Avellino ha presa fin qui poca parte, quasi mostrandosi oramai sicuro della realtà dei fatti paladiniani e per ciò lieto del successo : ma tutti questi signori avendo partecipato poco finora alle esperienze, non ho avuto occa¬ sione di studiarne la psicologia. Nessuno però intralcia il corso delle manifestazioni con inopportune inframettenze, nessuno si assume di fronte a me l’ufficio, che mi sarebbe antipaticissimo, di “ cicerone „: ognuno è lasciato nella più completa libertà di interpretazione su ciò che succede.  Nell’insieme 1 ambiente è adunque propizio a bene osser¬ vare (non dico a sperimentare, ma ciò dipende dalla prefis- sata tecnica delle sedute): — se vi è gruppo spiritico in cui la veridicità e serietà dei fenomeni potranno mettersi fuori di contestazione, a me pare questo. E in complesso sono sodis¬ fatto di farne parte: un altro ambiente avrebbe forse sve¬ gliata la mia diffidenza.      *   *  *   Il medium   1. La Paladino si occupa specialmente, anche troppo, del controllo : essa prevede abbastanza spesso che avverrà “ un fe¬ nomeno „, e si mette e fa mettere gli altri nelle condizioni che le sembrano opportune, non già per il metodo o pro¬ cesso di produzione del fenomeno stesso, ma per la vigilanza, affinchè la manifestazione abbia un po’ dello spettacolo.  2. La Paladino è più furba di quanto appaia ; è vana, perciò tiene molto al successo dei suoi esperimenti; è abile nel preparare l’animo dei suoi spettatori... Ma dopo questa se¬ conda seduta essa non mi sembra tanto capace di ingan¬ nare, per lo meno coscientemente, ad ogni costo e pei" in¬ veterata ciurmeria come da certuni si crede: è una buona donna, nella pura espressione del termine.  3. Le sue smanie durante la prima parte della seduta, quando non avvenivano fenomeni, mi sono sembrate sincere; invece ho osservato, non senza meraviglia, che il successo brillante dell ultima parte non l’ha eccitata nè allietata : è vero che in allora era stanca, e sopratutto in condizione più inoltrata di autoipnosi.  Osservando bene la mancanza di manifestazioni durata iersera per più di un’ora, ritengo che ad Eusapia accadesse di non poter entrare nello stato medianico per un impedi¬ mento fisio-psicbico non dissimile da quello che toglie il sonno a ehi vuol dormire. Tutte le persone che hanno sof¬ ferto d insonnio (ed io, purtroppo, sono fra esse) sanno per prova che cosa sia l’agitazione smaniosa da cui sono prese al non sopraggiungere della desiderata incoscienza. Ora, Eusapia riproduceva iersera davanti a me questo noto quadro: se ne deduce facilmente che la medianità è legata indisso¬ lubilmente agli stati auto-suggestivi di sonno ; i medi sono soggetti che si ipnotizzano da sé.  4. I fenomeni mi paiono prodotti dalla Paladino senza cor¬ rispondenza assoluta colla profondità o fase del suo stato di t lance. La tavola del V isani-Scozzi è affatto teoretica, e, per quanto ho visto in due sedute, erronea : non mi risulta vero che a determinati stati medianici (ipnoide, catalettico, ecc.) corrisponda sempre una data serie di fenomeni. Questi se-  Morsklu, Psicologia e spiritismo. y   guitano a prodursi senza regola, tanto in estasi o trance quanto in veglia : quando la Paladino La prodotto lo spostamento della mia seggiola, era pressoché sveglia ; non era in son¬ nambulismo quando mi ha fatto vedere il globo oscuro nel chiarore della porta; la “ levitazione „ del tavolo ha luogo anche senza ipnosi o altro stato consimile del medio. Quindi tutta la teoria o costruzione del Visani-Scozzi cade da sé.  A schiarimento di quanto dico, riporto in succinto la tabella dell egregio psiehieista fiorentino, cui egli dà questo titolo :  Condizione psico-nervosa indotta e modificata per suggestione mentale da Intelligenze extraumane nel medio , (La Medianità, 1901, pag. 392-3).  I- Veglia ' Medianità intuitiva, — parlante, — a effetti  1 fisici di moto IsnORfn.TnAnlr, rii   1 Medianità intuitiva. — parlante, — scrivente, 11. I retinosi tiptologica, - a effetti fisici di moto (spo- 1 stamento di oggetti), — id. di rumori.   ' Medianità parlante, — scrivente, — tiptolo-   gica, — a effetti fisici di moto (spostamenti, levitazione, trasporti), ... di rumori, . di   luci, a materializzazioni precarie par» riali, tangibili e visibili.  Medianità tiptologica, — a effetti fisici di moto (c. s., più la levitazione del medio),... di rumori, ... di luci, — a materializzazioni precarie semi-integrali, tangibili e visibili, — a dematerializzazioni (apporti?).  Medianità tiptologica, — a effetti fisici di moto, ... di rumori, ... di luci (c. s.), — a ma-   V. Letargia terializzazioni precarie integrali 'tangibili,  l Visibili o nnrlanH - o * _ •   visibili e parlanti, — a materializzazioni parziali permanenti, — a dematerializza¬ zioni (apporti).   La progressione dei fenomeni medianici sarebbe completa e in buona rispondenza simmetrica con le presupposte fasi r 'fi”08-1 £ia ' Stabilite dallo Charcot e dalla sua scuola. Ma gli ultimi studi di ipnologia hanno provato che la successione ° s“a“ catalettico, letargico e sonnambulico era un prodotto artificioso e raro di suggestione sulle grandi isteriche della Sal- petnere. Oggidì si sa che gli stadi ipnotici sono ben più nume¬ rosi e vari; e massime in riguardo della medianità le ricerche del colonnello Dk Rochas (Les états profonde ... et superficiels de l Ht/pnose) hanno reso le cose assai più complicate che non creda il V isani-Scozzi. Il De Rochas, infatti, descrive nei suoi   _ lr0RZI DEL medIdm E prodi APPARENT! 211  soggetti un succedersi multinln w; „<.„*• ir • nambulismo, letargo, che sarebbe ^ a^enu Jl catalessi, son- basti il fatto che la ‘ mediati nf. -PP° lun»° «Produrre; ma la gradazione iniziale, bensì la nifi \uP " I,on è già, secondo lui, se non i soggetti che ’si sciolgono da JnY r" T vi arri' ano  **P“ "j. proSnto? cmSS SiSSSr,“* coi ,,,U» E"-  troppo, anche della correlaz”oLq fri fe Vl8A^'Sc0ZZI ^ ““ P« dianici) e stati superficiali n „? f ■ fe“°“e“‘ spiritici (= me- descntta dall’insigne psichieista francò d® a lpnosi- qual’è  del mediumfmó0»“,“e ques^Mn i"%“ “”l!re' d* P*«e contrazioni muscolari (talvolta i,v -è soItanto «velato dalle quasi costanti) ; è ad °S»i modo,  di Eusapia quando si accinse a rP •*? n6 conteg’«o generale festazioni , dell’ipotetico Al di là In^orf * *“? “ ma,li- una vera frenesia- sosnim ln a ora essa è presa da  geme, si lagna, emette esclamai g l8’ respira affannosamente,  cini, si stira, reclina la fP-.fn a e mam dei suoi vi-  spalle dei vigilatori si abbandnn ^ r*0 fin° a toccare le  io v.d„„ ’rr*  che a' tanta soffra folororissi^cT' S°n-° -rÌmast° «5*o  ,emb6™sr„?i4 tr^ST r'  dino in frode dueo'tre volte^du'n ? P*?*0 di trovare la Pala¬ la mia attentissima osservazione ^ & S®co.nda’ nonostante dezza (che dà tanto da faro oli V mia lnesorabile fred- anche nella semioscurità, glf oe3^fi«i « qg“le ha sempre- ho potuto scoprire nessu/ nganno o n r lo' *“* Ì0 ‘10n sono nescito. Ma ciò basta a ’ ’ pel, 0 meno> 11011 ci 7. E ben pensando^ “1 8 qualche gherminella V  della mia mano posta sul nari / i'6 j°Pj° d nuovo toccamento toccamento comiduto iersera 1 d6Stro della Paladinp. ~ della prima sera, anzi' dirette toCd-f™*”0 dÌV6rS.a da ciuella io non ho più i] diritto d; ' e dìta m senso inverso, — analogo del 17 maggio doveP nTer ^ nel tosamento og 0Ve nn eia apparsa un’abile ma-   I   novra. Inoltre, ieri sera, io vedevo abbastanza distintamente U braccio sinistro della Paladino tenuto sulla tavola dalla sia.' Rey, mentre la destra era da me controllata, eppure, sono stato toccato. Supporre che la Paladino 1 abbia tatto col piede è assurdo : e poi ciò che mi toccava anche questa volta era proprio una mano, con dita a segmenti articolati, con polpastrelli, con falangi corte e lunghe, non già un corpo  ^Dunque, per un qualsiasi supposto agguato n<d toccamente di una mano posata sulla testa di Eusapia, debbo lealmente ricredermi : - per lo meno, l’estremità organica da me pei ce¬ rata ieri sera è stata realmente “ fluidica „ (cito il termine consacrato dal linguaggio spiritico senza discuterne e tanto meno adottarne, per ora, il significato). .  8. L’altra frode che ho creduto scorgere la prima seia nello spostamento della seggiola di Peretta è di altro genere. Pino a dimostrazione del confrano, seguito a. credere che il prolungamento che ho visto partire dalla spalla della al¬ dino era, proprio un braccio, ossia un membro (sebbene co¬ perto, mi parve, dagli abiti o da una stoffa nerastra) costi¬ tuito anatomicamente. Il movimento di sforzo che gl mò compiere nel tirare indietro e a sè la seggio a u que o un vero arto umano composto di ossa, muscoli, enc ini,  e funzionante in modo normale. Che cosa pensarne  9. Jersera invece il movimento della mta seggiola, assai più complicato e straordinario di quello del Peretta, è avvenuto (ne sono certo, fermamente convinto) senza intervento del braccio destro (anatomico) della medium, perchè io lo tenevo colla mia mano sinistra, lo sentivo contro il petto, e non 1 ho abbandonato un istante. Quanto al piede destro della l a a dino. esso era sul mio sinistro e non mi ha lasciato mai inoltre, come fare salire una seggiola su di un tavolo e come farnela discendere con un piede calzato, senza un imma^i- nabile acrobatismo di tutto il corpo che invece era fermo .  Resta l’ipotesi enunciata dal Richet e dal Lodge che io abbia anche la sera del 17 visto un bramo radiante o fluì; dico In tal caso bisogna supporre od ammettane ohe ì prolungamenti del doppio contengono tutti i caratteri mo foloaici e fisiologici delle membra reali; e che un traccio- animico non si distinguerà, ai nostri sensi: da uno > £  mica ! A pensarci su, c’è motivo da restare muti e sbalordita. Quel braccio aveva però anche tutte le situazioni SP®C1* 1 " ' significherebbero un furbesco giuoco di ® P°r“J  dovevo vederlo proprio io, di faccia ? perchè in tutti gli   altri spostamenti e nelle azioni a distanza questi bracci ani¬ mici non si veggono ? .... Regna nell’ insieme dei fenomeni medianici il più grande disordine, sicché sembrano Feffetto di una volontà instabile, bizzarra, tutta ad impulsi... Altro che “ Intelligenza „ coll’ » grande ! Mi sembrano intelligenze appena uscite dalla fase bambinesca o ritornate alle scem¬ piaggini e agli arruffamenti sconclusionati di un sogno.   *   *  *   I fenomeni.  1. I fenomeni della prima metà della seduta sono stati insignificanti : quelli dell'ultima ora, dalle 1 1 alla mezza¬ notte, addirittura stupefacenti.  2. I più straordinari dei fenomeni sono avvenuti a me ; e furono in parte di indole meccanica, e quindi percettibili e udibili e visibili da tutti : in parte di indole che dirò fisio-psicoloyica, perchè colpivano i miei sensi, ed io soltanto li ho percepiti.  3. I fenomeni meccanici o fisici consistettero precipua¬ mente nei moti del tavolo, nello spostamento di oggetti, nel¬ l'avanzamento della grossa tavola che è venuta a battere, come un ariete, contro le mie spalle... In sostanza, sono i medesimi che si veggono descritti in tutte le sedute della Paladino. La loro straordinarietà sta : a) nell’avvenire senza contatti o con rapporti insufficienti con la persona del medio, e sotto la vigilanza più completa ; b) nell’avvenire a distanza talvolta abbastanza grande dalla persona del medio.  4. Parlo delle mie percezioni :  a) Ho sentito toccamenti sul fianco, gli uni delicati e carezzevoli, altri più grossolani ; i primi mi parvero perciò di mani leggere, gli altri di mani pesanti. Un pigiamento sul fianco destro mi ha lasciato dolentezza per circa un’ora (vi soffro di nefralgia). Ho anche sentito lo strisciamento di una mano invisibile sulla testa, sulla schiena , sulla faccia.  bj Mi si è nuovamente fatto toccare da una mano spiritica nuda o carnea, ma diversa da quella della prima sera. La differenza fra le due mani era notevole : la prima, quella del 17, era femminile, o almeno mi parve tale, e sospettai, come ho detto, che fosse di Eusapia ; per contro jersera era una mano vigorosa, più grossa, maschile, a dita forti, a gesti risoluti: quando ho tentato di avanzare per meglio sentirne le forme, essa mi ha respinto fieramente!...  c) Mi hanno messa la punta di un dito nella conca del padiglione auricolare di destra (la mano della medium era nella mia, e a destra avevo il signor Ferraro sul cui contegno sono sicuro). E mi si è anche preso l’orecchio si¬ nistro fra le dita di una mano.  d) Mi si è sottratta di sotto la seggiola, cosicché sono stato costretto ad alzarmi; e poi mi si è tirata la giacca per farmi risedere sulla seggiola ritornata al suo posto.  e) Mi si è battuto amichevolmente sulle spalle, sul dorso, e anche sulla testa con tre colpetti diversi, come di approvazione a giudizi (benevoli) che esprimevo sui fenomeni.  f) Ho sentito, propriamente sentito, sulla mia regione occipitale, sulla nuca (si badi che sono, purtroppo, abbastanza calvo), non che sulle orecchie prima destra poi sinistra, una specie di ventilazione come d’ala di uccello : ho avuto la netta percezione di avere un grosso ma domestico uccello, per es. una tortora o un piccione, sul bavero dell’abito, che eolie ali mosse mi ventolasse la testa. Il signor 1 erraro mi ha detto che in quel momento io avevo un che di biancastro sul collo, dietro della testa. Non eravamo nè l'uno nè l’altro commossi: meravigliati, sì, ma freddissimi osservatori. Non era un’allucinazione, ma poteva ben essere un’illusione dei miei centri cerebrali eccitati : forse un’allucinazione veri¬ dica ?... Ma fino ad ora il materializzarsi di entità animali è dubbio ; e poi eravamo in quella malaugurata mezza oscu¬ rità e bisogna stare in guardia...  g) Ilo visto nettamente, quantunque nella semioscu¬ rità, un candeliere trasportato medianicamente, inchinarsi, spostarsi, ballare sul piano tutto biancastro e visibilmente libero del tavolo : nessuna mano lo toccava. La Paladino era in quel momento controllata da me.  h) Attraverso una tenda, dietro alla quale, essendo essa alquanto sollevata, si vedeva il vuoto (alla piena luce di una lampada a reticella Auer un po’ consumata), ho sentito chiaramente una stretta di mano : la mano mi è parsa grossa, robusta, come di un uomo dedito a lavori grossolani, e mi ha afferrato e compresso la punta delle quattro mie dita fra le sue dita minori da una parte ed il pollice dall altra. Ci si vedeva chiaramente anche a leggere ; e guardando la tenda mentre mi toccava, io ho scorto coi miei occhi formarvisi delle pieghe come attorno ad una mano reale. Inutile dire   mm   un’apparizione ri forme ,   215   cltó sollevata in quell’ istante la tenda, nulla c era di dietro: « ,-he la Paladino era ferma al suo posto. Anzi, per arrivare a toccare la stoffa dall’altra parte , io mi sono levato mezzo da sedere e ho passato il mio braccio dinanzi alla medium.   Apparizione di un “ globo oscuro „ (testa?).  rOnesta figura sferica ei è apparsa più volte neUe sedute ili Eusapia : sono in generale i due vigilatoti che se ‘.'l ve4°f° aPp?Pg’ ® nello spazio interposto tra essi, al davanti o dai lati di hnsupiaj.   i) Ho visto un globo oscuro partire due volte dallo spazio fra la testa della medium (che allora si appoggiava contro lamia) e quella della signora Rey poste in ombra: il globo si è proteso due volte fino a metà e più della tavola, con direzione evidente verso il signor Ferraro. Anche qui non ero allucinato, ma percepivo nettamente e calmamente il feno¬ meno : ne sono stato, si capisce, un po’ commosso, giacché in fin dei conti non sono casi di tutti i giorni, ma non ho perduto un solo momento la tranquillità dello spirito. Ho su¬ bito dichiarato alla Paladino che quel globo mi pareva dato dalla tenda nera disposta attorno ad un che di rotondo, che io paragonerei ad un cocomero più che ad una testa: in avanti era a contorno tondeggiante, in dietro, verso la sig.*Rev, si continuava nell’ombra e forse nella tenda.  Questo globo, l’aleggiare di un uccello (?) sulla mia testa, le strette di mano attraverso la tenda, sono i fatti che mi hanno jersera più colpito : tutti e tre erano reali, veri, sicuri, come sicura è la esistenza di ogni oggetto esterno che colpisca i nostri sensi della vista, del tatto e della termoestesi.  k) Ho udito anche dei rumori, come di piccole mani che applaudissero. I miei compagni dicono che erano schiocchi di dita, e anche a me hanno poi fatta questa impressione; ma li ho uditi poco, prima perchè erano deboli, poi perchè mi giungevano in quel momento le esclamazioni della signora Rey.  l) Ho sentito del vento sulla gota destra, sulle mani, ma è stato fenomeno passeggierò, direi quasi abortivo. Ve¬ niva dalla tenda nera posta alla distanza di circa 80 cm. da me, ma cessò subito. Non era prodotto da differenze termiche delle mani o delle persone vicine: neanco era pro¬ dotto da fiato , chè la superficie percorsa dalle variazioni termiche era troppo grande, e la testa della Paladino era lontana e con la faccia rivolta altrove... Mi son ricordato che anche il Crookes sentiva questa corrente di k freddo „ sperimentando con l’Home.   Eppur si muove !  La storia dei * tavolini battenti, danzanti e parlanti „ è oramai vecchia : per lo più gli “ Invisibili del mondo ultra¬ umano e ultraterrestre „ comunicano con i vivi mediante l’a¬ gitarsi ed il sollevarsi dei mobili. Potrebbero gli “ spiriti „ dei trapassati, o quegli altri enti spirituali erratici di inde¬ terminata natura, che gli occultisti e anche certi spiritisti imaginano al loro posto, potrebbero, dico, muovere altri oggetti che non mancano nelle nostre case dove la civiltà ne accumula ogni giorno in numero sempre più grande, di forme sempre più varie e di uso ognor più diverso: ma il “ tavolino „ resta lo strumento intermediario per eccellenza tra l’Al di qua e l’Al di là. È il retaggio delle Fox che si   I TAVOLINI PICCHIASTI E PARLANTI   217   perpetua: la tavola da pranzo di Hydesville e Rochester ha figliato una innumerevole caterva di quadrupedi lignei semo¬ venti e a gesti intenzionali, quasi intelligenti. Io li chiamerei gli “ altari „ di un novello culto, se non sapessi che oggi lo spiritismo-religione sta fallendo e che si va smarrendo la fede nei messaggi degli “ spiriti „ mediante i tavolini. L’al¬ tare è stato profanato dalle mani scettiche dei fisici, fisio¬ logi, psicologi e alienisti che vi si sono posate su con aria spesso di scherno, sempre di dubbio ; e il rito ha perduto il suo carattere di spontaneità: esso è divenuto un’arma di combattimento, l’arco e la fionda dello “ spiritismo „ ; esso è oggi appena un mezzo di prova, un apparato tecnico di sperimentazione. Adesso il tavolino si muove per convincere, e lo fa con un’ostentazione sistematica di polemista ansi¬ mante e collerico: les Dieux s'en vont.  È interessantissimo lo spettacolo di quel mobile ligneo che dal principio alla fine delle sedute di Eusapia non ha mai requie; e siccome si muove a piena luce e al buio, lo si direbbe un essere privo di sonno. Ma ecco un’osserva¬ zione curiosa: il tavolino non si muove solo per dirci qualche cosa, o per esprimerci qualche pensiero, no : — in principio e anche in seguito lo si vede agitarsi e scuotersi, lo si ode fremere per di dentro, senza una ragione al mondo: — è “John King, che si avvicina e che si vuol far sentire pre¬ sente? Niente aifatto. Guardando l’aria sorniona che si di¬ pinge in volto alla Eusapia quando è avvenuto il movimento, e quando l’osservatore, che essa vuol guadagnare alla sua causa, fa mostra (come io ho fatto più volte) di non accor¬ gersene e di non dare importanza al “ fenomeno „ , si com¬ prende subito ehe il movimento ha soltanto significato in sè e per sè: realmente “John, non può voler dir nulla con quelle oscillazioni, ora in un senso ed ora in un altro, ora su due zampe ed ora su di una sola, a destra o a sinistra, per 0 lungo o per traverso. E poi, ehe contenuto intellet¬ tivo ha la stessa levitazione del mobile? Nessuno; è uni¬ camente un giuoco ginnico, una mostra di acrobatismo, un * fenomeno-fenomeno,, nient’altro. Vero che in aria ci vanno i Santi, qualche volta, e ci andava Simon Mago che poi precipitò giù e si ruppe il collo: ma il tavolino non può “ levitarsi , per simboleggiare il protendersi supplice o esta¬ tico verso il Cielo . come avveniva a San Giovanni da Co¬  pertine o a Sant'Antonio da Padova...  Riguardo a questa categoria di manifestazioni delle facoltà di Eusapia dirò soltanto che oramai, dopo una serie di sol-   1   218 PSICOLOGIA E SP1BITJSMO, II   levamenti del tavolino con leggerissimo contatto di mani e anche senza alcun contatto , avvenuti tutti sotto i miei occhi e sotto le mie mani (anche a luce completa), non c’è più ragione plausibile per dubitare : - ■ Eppur si muove !..  La ipotesi dei moti incoscienti comunicati dagli astanti al piano del mobile potrà torre valore al fatto per le sedute di famiglia o di circolo spiritico, dove l’analisi del fenomeno non si fa o, se si fa, è imperfetta ; ma qui, al Circolo Minerva, il tavolino oscilla, s’alza su di un piede o su due piedi, s’eleva m atta e vi si mantiene per alcuni secondi senza che visi¬ bilmente ni uno più lo tocchi... Ammenoechè non si allunghi 1 azione psicomotrice scoperta da Chbvheul fuori delle estre¬ mità delle dita e della palma, ammenoechè non si proietti la t orza nervosa traverso lo spazio, sia pur esso di un milli¬ metro solo o di una spanna e talvolta di due, la trasmis- sione del movimento non avviene qui secondo il dogmatismo della t isiea e Meccanica ordinarie. Bisogna pensare ad un'Ener¬ getica diversa!   *  *   *   Sintesi.   L'impressione sintetica della 2* seduta è che la Paladino sia davvero capace di sviluppare una “ forza „ esteriore alla sua persona, la quale agisce probabilmente con due processi •  a) meccanico, sugli oggetti, sui corpi, fors’anco sulle aggregazioni molecolo-atomiche o su quei centri o vortici di energia che noi chiamiamo ‘materia,. Su questo punto non c è da parlare di “ spiriti „. ma di ‘ forze io, lo dico e ripeto da anni, non sono affatto monista-materialista nel sigmhcato volgare che tutti attribuiscono a questo ter¬ mine: propendo da molto tempo al pandinamismo ;  b) fisio-psichico, sui sensi dei presenti, in modo da pre¬ starsi alla interpretazione di determinate sensazioni. Su questo secondo punto, mi rimane il dubbio che la stessa “ forza „ hn qui ignota non sia anche capace di provocare delle sen¬ sazioni cui corrisponda realmente uno stimolo sulle estre¬ mità nervose (telepatia? allucinazioni veridiche?).  Ripeto però che i fenomeni prodotti sono elementari; non hanno contenuto ideativo: sono movimenti o sensazioni setti-  j ìlici. Il loro contenuto ideativo è affatto convenzionale : le risposte del tavolo sono ristrette a regolare la tecnica dei fenomeni pel migliore loro successo o per colpire l’animo dei presenti. Non v’è ombra di un’idea, soltanto negazione o affermazione quando l’idea è dai presenti formulata. Anche i sentimenti espressi dal tavolo, dai picchi sugli oggetti, dai toceamenti sulle spalle, sono elementari : approvazione, dis¬ approvazione, dispetto, scherzosità, collera..., il tutto con¬ dito da poco spirito e manifestamente dovuto ad una men¬ talità di grado inferiore.  Io penso più che mai alla teoria della disgregazione psi¬ cologica : — è la personalità inferiore, puerile, della medium quella che si manifesta nei fenomeni : questo pel contenuto, dirò così, intellettuale, dei fenomeni. Quanto alla loro mec¬ canica, parmi che si debba preferire sempre la spiegazione della esteriorizzazione del pensiero (subcosciente e automa¬ tismo). L’ “ intervento di spiriti „ per me riesce finora inam¬ missibile: pare impossibile che persone di senno, come Brof- ferio o Wallace, possano vedere in questi fenomeni di natura ignota e occulta, sia pure, ma di indole così volgare e bassa, l' opera di spiriti erratici o di intelligenze extra-umane. Neanche degli ex-umani, cioè dei “ disincarnati „ che furono uomini e pensarono e agirono come tali durante la loro esistenza terrestre, possono essersi rimbambiti o imbestialiti nell’Al di là, tanto da dare manifestazioni così tipicamente degne di una rivendugliola o di un lazzarone napoletano !   Eusapia e lo “ Spiritismo,,.  È notevole il fatto che solo a 22 anni la Paladino, fino allora inconsapevole delle sue facoltà meravigliose, si è con¬ vertita alle rivelazioni del suo spirito-guida. Essa ha adot¬ tato, però con mediocre calore, la dottrina spiritica : ciò che la là spiritista non è la conoscenza della parte teorica dello spiritismo, ma la convinzione monoideistica di essere in rap¬ porto con quell’entità misteriosa che le hanno detto chia¬ marsi John King e di cui essa ha una rappresentazione del tutto grossolana, a mo’ di quelle imagini che i popolani si fanno degli esseri spirituali.   220   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   In lei difatti c’è sempre la superstizione popolare che parla. Ad esempio, il furto di cui è stata vittima nel ’96 mi fu da lei narrato jersera con un subisso di circostanze strane, nelle quali si riflettono le credenze napoletane nei sogni ; essa avrebbe avuto sogni premonitori ripetuti, incontri per la via di persone rassomiglianti a quelle vedute precedentemente  in sogno, precognizioni di indole emotiva . Ma in sostanza  Eusapia fu volgarmente svaligiata da un noto camorrista con la complicità della sua fantesca.  Non mi par vero quanto di lei asserisce G. Bois, che cioè essa si creda l’apostolessa di una nuova religione (?) e che per ciò corra di città in città “ esteriorando i suoi sogni, proiettando nell’atmosfera circumambiente il disordine dei suoi nervi,,. No: Eusapia non ha queste pretese; tiene molto alle sue facoltà “ spiritiche , [verso di me si mostrò of¬ fesa perchè le diedi il mio ritratto con la scritta: — in segno di gratitudine per le sedute medianiche favoritemi — ]; ma proprio per la propaganda della dottrina è e si addimostra abba¬ stanza tepida. È vero che dei problemi formidabili sollevati dalle sue gesta di medium, Eusapia non comprende la por¬ tata; le sue idee intorno allo spiritismo e psichismo sono le più semplici e grezze che si possano imaginare: e questo, contrariamente alle pretese propagandistiche di Home, della d’Espérance e in generale dei medi psicografì, attesta in favore della sincerità della Paladino. Ma Eusapia parla mal¬ volentieri di spiritismo e di fenomeni quando è fuori di se¬ duta: come tutte le persone la cui fama si fonda sui fatti, essa preferisce l’agire al discorrere.   Genova, 20-21 maggio 1901.   LA TERZA SEDUTA Che cosa si pensa di noi.  Il compare di Eusapia.   È indicibile la impressione che producono nel pubblico 1 resoconti delle nostre sedute “paladiniane, che il prof. Porro ha cominciato a inserire sul Secolo XIX di Genova. Tutta la città ne parla, ed io, di cui si conosce da un pezzo 1 at¬ teggiamento scettico rispetto allo “spiritismo,, sono special¬ mente preso di mira : mi si ferma per la strada, mi si cir¬ conda ovunque vado, mi si interroga, mi si mettono davanti quesiti dubbi e consigli (sempre i medesimi !), mi si critica apertamente, e non meno apertamente mi si fa già capire che non mi si crederà, anche se affermerò d’aver veduto coi miei occhi il famoso tavolino di Eusapia andare in aria .  La psicologia degli increduli fu già scritta con molta ar¬ guzia dall’ Ern-y (Psychisme expérimental, pp. 33-44). \ i sono Sii increduli scettici che negano perchè, loro, non hanno an¬ cora veduto; — i bene equilibrati, che si imaginano di avere il cervello più sano di tutti gli infelici che videro e di cui proclamano l’imbecillità; - i furbi, che subodorano la ciur¬ meria, e a cui “ non la si farebbe mai „ ; — gli pseudo-scien¬ ziati , che spiegano tutto con la frode dei medi e colla sug¬ gestione degli sperimentatori ; — i teorici, che si sbracciano a esporvi le loro spiegazioni incomprensibili; — gli igno¬ ranti, che non si capacitano, ad esempio, della necessita di un medium, e vi perseguitano con una folla di domande sconclusionate senza nesso alcuno coi fenomeni ; — \ pedanti, che applicano a dritto e a traverso le nozioni rudimentali, ma dogmatiche, attinte dai manualetti di scienza popolare; — gli scrupolosi, che anche al cospetto del fenomeno piu evidente seguitano a tentennare la testa e a spremere dubbi e paure di sottintesi ; — in ultimo, gli indifferenti, che giu-   222   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   dicano cosa futile l’occuparsi di spiritismo e di medianità, essendovi nella vita problemi pratici ben più importanti !  Non. ,caso ^ rispondere a tutti, e meno ancora è il caso di iniziare un apostolato “ prò spiritismo  Anzitutto, non è verso la dottrina spiritica che io mi in¬ cammino, dato che io veda, che confessi di vedere e dichiari di avere veduto. Da quanto mi si dice a viva voce o mi si scrive (poiché comincia a piovermi da ogni parte un episto¬ lario, per lo più anonimo, e bene spesso offensivo !), desumo che sarò difficilmente compreso da spiritisti e da a nti spiritisti : quelli mi accuseranno di fermarmi a mezza strada, questi mi taccieranno da “transfuga del positivismo „, eccetera, ec¬ cetera.  A me poco importa: vorrei invece assicurare quei benevoli che mi consigliano di aver prudenza, e quei malevoli che mi incolpano di non averne abbastanza, vorrei, dico, assicurarli che noi dieci del Circolo Minerva non siamo nè burloni nè burlati. Qualcuno seriamente mette avanti il sospetto che nei locali del Circolo si introduca un “ compare „ di Eusapia. al quale costei affidasse il compito di fare i rumori miste¬ riosi (i “ raps „), di smuovere i mobili, di avanzare mani o testa dal gabinetto medianico restando nascosto dalle tende, e sopratende, di suonare là entro la trombetta e il mando¬ lino, di stampare le impronte ; insomma, di agire da Invisi¬ bile-tangibile, burlandosi atrocemente di noi. Questi furbissimi non comprendono la buaggine della loro spiegazione. Come se non si perlustrasse ogni sera il locale del Circolo, dove mai prima del 17, mai se non per le sedute, Eusapia ha messo o mette il piede! come se noi operassimo sempre nelle più fìtte tenebre, e non avessimo mezzo di illuminare d’im¬ provviso il campo delle gesta paladiniane! come se dieci persone sane di mente e non prive del ben dell’intelletto diventassero ad un tratto imbecilli, solo perchè si chiudono in un appartamento di via Giustiniani! come se il sedersi in catena attorno ad un tavolo di Pitonessa moderna, ba¬ stasse a fare d un’accolta di persone studiose e serie lo zim- bello d una volgarissima e puerilissima astuzia continuata per più ore di seguito !  Forse il sospetto del compare proviene dalla conoscenza del noto giuoco di prestidigitazione detto dell’ uomo nero, I giuoco in cui eccelle adesso Leopoldo Fregoli. Sul fondo di un palco scenico, addobbato tutto in nero, tenuto al buio, può benissimo passare e agire, indistinguibile alla vista del pub¬ blico, una persona vestita completamente di nero, mascherata di nero: si veggono allora con meraviglia i mobili « levitare „ volare e danzare senza che si scorga colui che li sposta e li trasporta. Ma come è possibile imaginare un si fatto stratagemma nelle sedute di Eusapia ? Lo si è nar¬ rato del medium Home (se la memoria non mi falla) alla Corte d’Austria, però non senza che io debba stupirmi della stupidità di quegli eccellentissimi Arciduchi e Arciduchesse.  Fors’anco qualche scettico, edotto dalla storia dello spi¬ ritismo, ricorda i medi, massime americani, trovati sfacciata¬ mente in frode e i cui artifici si riducevano alla complicità del loro impresario. Nel libro Non v’è la morte della Marrtat si legge che i medii pioventi in Europa ogni tanto dagli Stati Uniti e famosi per materializzazioni di fantasmi, operano generalmente seduti entro il gabinetto nero, davanti alle cui cortine sta il loro “ conductor „. Costui, tenendosi sempre in vista degli spettatori, è là apparentemente per regolare l’ordine delle sedute, per impedire ai fantasmi materializzati che si manifestano di rientrar troppo presto nell’ombra, per obbli¬ garli anzi a disciogliersi forum populo, a svanire nel mo¬ mento opportuno e a sprofondarsi nel pavimento davanti agli occhi dell'assistenza.... In realtà, l’ufficio dì quel “Barnum„ è di riparare il medium nelle sue manipolazioni, è di sot¬ trarre la scena di simili teatrali assurdità da un troppo penetrante esame di qualche incredulo introdottosi fra il pub¬ blico pagante e... credente.  Si è pensato per un po’ di tempo fra gli antispiritisti che il cav. Chiaja, zelantissimo accompagnatore di Eusapia traverso il mondo, avesse un còmpito non dissimile dal precedente. Ma il sospetto, ingiuriosissimo per l’egregio gentiluomo Napoletano, non ha fondamento veruno nella procedura usata ora dalla Paladino : essa va sola, e la seduta può esser diretta anche da chi non ha, come me, nessuna simpatia per 1’ Occulto, nessun motivo di difendere gli In¬ visibili dalle investigazioni rivolte ad accertare per intanto l’esistenza e sincerità delle loro manifestazioni.   I fenomeni e il 4 controllo ,.  Jersera, non appena Eusapia mi ha visto arrivare, mi si è avvicinata, e a bruciapelo mi ha detto: k Voi siete Mor-     2 ? '?*» .»*► e sotto il dominio dei sentimenti d; . sedute di Milano, gerito contro di me “ scettico rancore cIle le hanno sug-  presenza al Circolo Minerva le fo^d'8*9 ln.lpenitente ». la mìa  “John King „ mi rifiatasi Jf n?' T’Uta ìnsolì'rih ile, e  imbarazzo di quel piccolo colpo df scende ^ J’ÌDe.vitabile proche spiegazioni, io e il buon « iJf ’ ? , avvenute reci- earne ed ossa) ci siamo pacificati - ' . Eusapia in  patto di alleanza, e visto clip non e sottoscritto un  » ^.pTàs^rKnlr»'11" Erpi*1 prim*  ■ t-K d.u. 8Mlbe raffinai «■—  temi, oS «.rXòrfd ~ quando eravamo seduti nè ’m n rl i u° ™at sfuMite> nè ‘ John io sono stto ’costretto ad ? " Ia Se^‘ola da  per un quarto d’ora chinato in il f,-™1 e a mantenermi quando fummo tutti in piedi attorno ^l18811?3 Posizione, nè mezzo della camera, nè jmmdo ^volo spostatosi nel  quando ci rialzamml aufZe ddk??°f H ?s,siderci.  anche quando non fu nelle mie fili pUta‘ -L altra “ano, congiungendo in aria le nostri , Eusap^a prediligeva m faccia a me da persona la ma era tenuta  b) Il controllo dei ! ^ insospettabile.  sempre mentre eravamo seduti"- di !?’ P>-edl 1 10 sentiti 2*“»’ cbe la mia attenzione ri vS’ d’C°?uasi sempre, confessando*  fella testa, ora alla pedone dlf fp^0-10, de,le mani e la impressione della loro pressioni ™0m?ni’ Asciava uscire scienza; ma anche in misi i ° contatto dalla mia co¬ tali da supporsi eseguiti coi^iTdTdeUa §>n°me?i non erano con le scarpe e degli arti inferiti reidi) E" (Par ° del P'edi  contr°’ dichiara *•  sfuggì mai la impossibilità, Ten^r r fino "™'0 ^ mi ceva, che fosse fatto col piede della medii fen0meno. 81 P^r -  A'ffi ,che - p^^'Ept  pressione di una grossa, di una vera mano d’uomo che mi strin¬ geva colle dita divaricate la sinistra mentre io ero al controllo, è suppone una cosa più assurda ancora dello spiritismo stesso.  2. Quando eravamo in piedi, ho perduto talvolta per minuti il contatto e controllo del piede e della gamba della Eusapia: ma il tavolo si è levitato in mezzo alla sala mentre tutti gli eravamo attorno, e sotto di esso io vedevo nettamente le gambe di tutti, distinguevo il corpo immobile della Paladino che poggiava i due piedi al suolo. Questa levitazione del mobile a vista di tutti e in buonissima luce, mi basterebbe a convin¬ cere che i fenomeni tiptici sono, in buonissima parte, reali.  3. Quando gli oggetti sono venuti dalla tavola al ta¬ volino, i fiori portati sotto il mio naso, la bottiglia alzata ed abbassata fino alla bocca della medium ecc., la sua mano sinistra era stretta nella mia: — inutile dire che gli oggetti erano visti muoversi in aria senza alcuna mano che li "so¬ stenesse. In un dato momento si sarebbe detto che tutti quegli oggetti erano animati: un tamburello ha attraversato la camera •. una chitarra si è mossa da dove era appesa ed ha preso il volo, ha letteralmente volitato sulle nostre teste; un mazzo di fiori è arrivato per farsi fiutare dai nostri nasi ; una bottiglia piena di acqua è venuta a collocarsi sul tavolo quando uno di noi ha esclamato che faceva troppo caldo e che bisognava bere; una pesante macchina da scrivere del tipo Bailock si è alzata da sò, è passata tra le spalle di due  di noi e si è posata piano piano sul tavolino . Ecco dei  fatti straordinari che non crederei se narratimi da altri, ma che debbo ammettere perchè sono avvenuti sotto i miei occhi, anzi, ciò che più mi importa, sotto la mia vigilanza.  4. Debbo invece correggere una interpretazione dei miei col leghi. La bottiglia si è alzata, si è avvicinata alla bocca della Eusapia, questa ha bevuto (si è sentito il gorgoglìo dell acqna deglutita): ma la bottiglia non fu da nessuno vista a prendere la posizione atta a versare l’acqua. Non posso però dire che ciò non sia avvenuto. A me parve che anche questo fenomeno sia stato spurio : ossia la bottiglia non è arrivata a far traboccare l’acqua “ nella bocca del medium (la cui testa, che si discerneva abbastanza, non s’è piegata in - dietio per ricevere 1 acqua); eppure, noi avvertimmo il suono come se si verificasse un atto normale di bere ad opera di qualcuno. La cosa è ancora più itomirabile, perchè la insor¬ gere il dubbio di una percezione indotta, non reale.  5. Il trasporto della pallottola di gomma nella mia mano che ho stesa aperta per riceverla dietro il preannunzio e la  Morselli, Psicologia e spiritismo. ingiunzione della medium si è effett„„*  (invisibile) me la depositasse nel !" ttuato .eome se mia mano delicatamente. dell» ,  la mano di Eusapia, e costei non •’* * • 8?a* ma 10 sentivo  Io non so di giuocatori di presti^ T** P6r USare ^ 6. E avvenuto invece un fen Slano caPae> di ciò. nunziatomi toccamente nella r, • omeno fImrio nel prean-  s»p» »i i» imnZzz“‘c;:zz rrf il e..  mi duole , (essa ha saputo della mi-, * ^ t,OCCato “ « dove P^amento è avvenuto 8 centime W : ÌDVece il  regione iliaca. Ciò indica che ! al dl sotto. sulla anatomiche sulla posizione del “e^Um_no^ ^conoscenze medianica ha prodotto il toccamento ò 1» ° S“a attmtà  spondente in me, ma ha sbarrimi, ■> f sensazione eorri- conosce evidentemente l’an iin ** Sede: lo sPlrit° John non corpo. D» ciò * »?» »•<!• certo ,oi„  solo quel ehe c’è nell» intelli^enz» del »!10menl s, produce nonostante il « trance non i med!nm’ 6 dm Eusapia,  7- H toccamento p’iù SmHW?6 ch,lar<lve^nza. provato, sotto il riguardo de UW l- “A® finora io abb>a contemporaneo di due corni è stato quello  teste tintane, i quali mi bannA jnr. I’ ' Url’ £rossi come due mente da un lato e dall’altro dell» A °i 6 Premuto fortissima- rollo di destra, e tenevo la mai ^ er° allora al con - ho avuto una sincrona sensazione t li ,asa/’la:. se, dunque, diversi del mio corpo e amme«n *atto:barica m due posti latore di fronte fosse 'buono n ° if 1 controllo del vigi- questo fenomeno di doppia materilr ° • ra^ioni di credere,  Ma suppongasi pure avvenuto il SnTT aj?Parirà sicuro. e sostituzione delle mani- come u Ì r dl frazione mano sola a premermi ancheTall» ^ EusaPla con una noti cbe eravamo a lime ,i,.i V • 1 Parte opposta a lei? Si di »ntic»n«ran„“ H* kcli™. (cW.ro,. delle c»„de2  ,8-, V» »ltro “"e*0?  condizioni di vigilanza, risulta !! P?C.° dopo nelle stesse  secondo ogni principio 'logico sulle no lmPortante> perchè tanto l’inganno quanto lalluoinn-/; Percezioni esclude  sig. Schmolz, el mi sedeva a 7/? A U° dato ™*™nto la catena guardava dietro di e.,pur mantenendo  sempre bisogna guardar^ Quandi .Sonetto dove  nalizzazioni tangibili o visibili hi 6 e,ntrat' m fase di mate- oatoL... invero io mi sen tivo al£, l6SC!amato: & 5, lei è toc 6 Errato alla nuca da t' premnto ma avente tutti i caratteri di d° per me invisibile,  caratteri di un braccio umano articolato e Er era u1n,?}raccio proveniente in linea dotta dalle ende, al disopra della spalla destra di Eusapia;  10 Schmolz lo lm visto e descritto! In assentimento ed ap¬  provazione del nostro concorde giudizio quel braccio è riu- scito dal gabinetto, mi ha battuto e mi ha scosso violen¬ temente per il dorso. Lo Schmolz e altri hanno veduta la scossa comunicata a tutta la mia persona, tutti poi hanno udito il rumore del colpo. 1  E più possibile pensare in questo caso alla impostura? No perche nessun essere umano può avere tre braccia: ose ha  11 sinistro libero di agire (il destro di Eusapia era da me menomamente controllato ed io lo percepivo in tutti i suo. dettagli morfologie, al suo posto), quel braccio non può assumere la direz.one da noi sentita o veduta nella torma materializzatasi. Nè manco all allucinazione comunicata si può ricorrere: le percezioni di Schmolz, le mie, quelle di tutta 1 assistenza essendo diverse a seconda delle singole situazioni e delle diverse partecipazioni al fenomeno, si cor rispondono, si confermano e si sintetizzano in un fatto reale  9. 1 movimenti degli oggetti che si vedevano iersera ab¬ bastanza distintamente nella semiluce, non sono eguali _ Gh uni sono diretti, come se gli oggetti fossero portati in¬ tenzionalmente da mani (invisibili); vanno cioè dal posto in ciu si trovavano all’altro posto, seguendo la linea che ima- ginaie si può percorsa da una persona che li tenga in mano  Altri invece quelli che avvengono nell’aria (ad esempio ii volteggiare della chitarra), non rispondono a nessuno Spo¬ stamento intenzionale : voglio dire che l’oggetto incoordìna- tamente si sposta nello spazio, non mostrandosi portato ma mosso gita e la senza alcuna direzione ragionevole. S’intende  fnsan, eftUD? T“° sos,teneva la chitarra, e io ne vedevo con¬ fusamente la forma, le superficie, il manico ora in alto ed ora in basso, le corde e i fori della cassa, la parte convessa luccicante perchè inverniciata.  Non dnS/rtSa-?UantjdÌC0n0 che c’è seraPre intenzionalità, Non nego che il medium possa dare agli oggetti mossi e o spazio una traiettoria corrispondente al trasporto ver opei a di una persona conformata come noi ; Eusapia può ben  oueiroLflt^PPreSnntarrUn lndividu° invisibile che trasporta quell oggetto, e allora 1 oggetto si muoverti ai nostri occhi come se fosse realmente portato. Ma così non avviene che raramente e quando la seduta è avanzata, l’estasi profonda la personificazione in * John . completa: per lo più sfa nella maggior parte della seduta sia durante certe sedute intere,     ;L«:r“ K "“tsr ■" ™ *•>*»■ » «•  collaudo. Ora, io spiego questo volle e?^10’ 1uasi direi cara- come se fosse il pensiero di fa,- °°'are dl °gget(-i nell'aria oggetti a quel modo, che si realizza Non Tè* ■*" *K *tessi un movimento tale da lasciar è’ lnsonmia, sempre  bile che agita l’oggetto ma c’è in ne r08- Persoua invisi- questo qua e là.cSSsipuàTdeilSeS HIT passr di cosa portata nello spazio dal vento A nei P C°?° dl u"a la ipotesi spiritica e amioo-p-ia i ■ ’ J‘^r!e*je questo esclude esteriorizzazione di movimenti pensai PS1ChÌCÌstica deIla unque, due sorta, di movimenti:  presentazione generfea^d!' soTt6^^'21^0116 di una raP‘  ' b) quelli l>XarLfP ment0 neII° sPaziO; 1  zione di individuo a forma u™!!*? d/ n?,a raPPresenta- 10. Anche il fatto che o r P°rtante Aggetto, colpiscono le persone, va intesf nel S^.P0,5*^ in aria non gina portati, ad esempio sul tavoloT0 Che la EnsaPia Ji ™a- della catena. Lo stesso per oul ZtT 6 Palha  assistenti: il contatto è reale non TiT *•' a e?ntatto degli uon e niente affatto demateriaìizznfnf i CU,ator3° ’ ]’°ggetto  inr.",a : s *°p“rs  11. Tal ““ 16 lp*”“6'  lorosa (non mai eccessiv-impni» u i P d sensazlone do-  sappia, lesioni traumatiche o ferite 1° T^^Vn?»n “ai’ CÌle io violenza del moto, è deteriorato ■ cade^ t« ^ °?getto’ per la per spiegare tale varietà di fm,n t a e S1 rompe. Ora  Eusapia pensa il movimento con mnH ’ due : ~ 0 la  di pensarne anche la velocità 1» rii lta.raPldltà e non ha tempo dell'oggetto spostato lee ne! ^ 11 PUnto di ‘'Presto  sorpassa P intenzionalità’ àelV^t^ * f?n,0meno medianico cosciente della Paladino) perchè non ^d” **! è p01 U Sub‘ sentato nell’atto della provocazione adeguatamente raPPre- stessa del medium che vuol dare oueP, 0ppureè la volontà o rompere quel dato ovatto Tn min- sensazione Penosa  (fanciullesco) del mediami ,?n “ * casj è l] dispetto  11 n iltto di diffidenza soverchia Tome0 ° tr°,PP° Spint°’ per il parere di John e se ne sente ributtato, e, magari, schiaf¬ feggiato !   Il preteso sdoppiamento psichico.  Il parere di John espresso in comandi tiptologici, talvolta fiacchi, tal’altra perentorii e dispotici, è un altro aspetto curioso di queste sedute, ma non ostacola la ipotesi fisio- psicologiea. Per lo più il comando dello spirito è in relazione alla tecnica, e la favorisce : mai c’è caso che il comando implichi una trasgressione alle regole del metodo spiritico, o metta la medium in imbarazzo per ciò che riguarda la produzione dei fenomeni, ecc.  Talvolta vi è contrasto fra la volontà cosciente espressa dall’Eusapia (per es., quando vuole far cessare la seduta dicendosi stanca, quando vuole uno nella catena, ecc.) e il comando del tavolo o, meglio, la manifestazione dell’io sub- cosciente. Ma è un contrasto, dirò così, di parata: * John King, farà continuare la seduta, escluderà la persona deside¬ rata dall’Eusapia, ecc., ma tutto ciò non ha influenza sulla provocazione dei fenomeni. Spesso si direbbe l’espressione d'una vanità della medium che a parole dice di voler cessare, ma col linguaggio tiptologico (il suo subcosciente) segna invece di voler continuare. Questo subcosciente è, dunque, dominato dagli stessi desideri ssntimenti e tendenze dell’ io cosciente.  Il contrasto di idee, ripeto, è psicologicamente spiegabile, non per una opposizione di altra volontà (spiritica), ma per il bisogno di parere medium più medium del verosimile, spesso per il desiderio di convincere sempre più i presenti (in questo caso, me). Tanto è vero che, cessando noi dallo sperimentare, nulla succede di tragico; e il buon “ John „ si acconcia volentieri alla tregua. Tanto è vero che, noi insistendo per mutare la catena, non si inibiscono poi i feno¬ meni; e l’ottimo “ John „ non ce ne tiene il broncio.  I miei colleghi Porro, Vknzano, Peretti, danno grande importanza a queste mostre di contrasti. Ma la interpre¬ tazione della finalità dei fenomeni spiritici non mi pare mai avanzata con abbastanza serenità, sia (dal prof. Porro) nelle nostre sedute, sia (per ciò che ne dicono Ochorowioz e Visani-Scozzi) specialmente nelle sedute altrui. 0 si è   230   ’tratti ad attribuire troppa intenzionalità all’agente occulto o si è disposti a vedere Y antagonismo di due personalità" una umana (1 Eusapia) ed una spiritica (il presunto John) — ’ quando invece c’è semplicemente contrasto di due tendenze talvolta anche contrasto interessato e intenzionalmente osten¬ ti? di idee, m una sola ed unica personalità, che è poi quella  comL^aÌadT 6 ^ S?gglaCe, “d Un Prooesso abbastanza comune di sdoppiamento psichico.   *   *   *   Il linguaggio tiptico.  Stante la molteplicità e la varietà delle manifestazioni è “"° distribuire il lavoro di indagine: mi sono occupato jersera sopratutto dei movimenti e battiti isolati del tavolino Consta, a chi legga la storia dello spiritismo moderno che da principio si usarono le tavole da pranzo o da cucina • che pm si preferirono i tavoli rotondi, muniti di rotelle ai’ piedi e taci 1 mente scorrevoli sul pavimento, o anche i nic-  aaI?hT a, trepiedi (“guéndons,); che solo in ul¬ timo si adotto la torma rettangolare attuale, in legno W- giero di abete, a quattro piedi, senza rotelle. Consta pure che da prima il movimento impresso al mobile era rotativo talvolta vorticoso (Gasparin ne da esempi bellissimi); i tavoli ebbero anche un contegno poco dignitoso, danzarono e “val- sarono,: adesso, il contegno è piu calmo, ma nel frattempo la tiptocinesia si è resa più varia e più espressiva. C’è stato dunque una evoluzione del linguaggio tiptico.  1. In più modi il tavolino di Eusapia parla: a) con spostamenti e moti setisibili alla vista ed al tatto, ossia con sollevamento parziale da una parte e con battito di un piede, talvolta di due , sul pavimento. È il modo piu ordinario di dare i segni convenzionali per la pro¬ cedura dei fenomeni. I battiti sono ora leggeri, ora fortis¬ simi: nè sempre è il lato cui siede il medium quello che si eleva e si abbassa ; i battiti avvengono anche dal lato opposto : piu frequentemente però è uno dei piedi posti al Iato del medio, e a contatto o a poca distanza dai suoi gi- nocchi e piedi, quello che dà il segno.  un nriT Che 51 1Ìng“*ggÌ0 tiptico sia  un prodotto intenzionale di subdoli movimenti muscolari di  Eusapia. Ma sedendo al controllo io non lio potuto scoprire fino ad ora l’inganno, pur restando perplesso di fronte al fatto innegabile che il tavolino non segna inai con questi battiti numerici se non ciò che Eusapia evidentemente pensa desidera vuole ed impone. La teoria dei moti incoscienti comunicati al tavolo è un po’ troppo semplice: è difficile conciliare, ad esempio, il sollevamento del mobile dal lato opposto ad Eusapia con le nozioni meccaniche sulle leve, sui fulcri, sulle potenze e resistenze, sul parallelogramma della forza, e via via. Una certa categoria di battiti forse ci cape, ma non tutti. Non si vede e non si sente il tavolo “ parlare „ anche quando le mani di Eusapia vi stanno appog¬ giate lievissimamente cosi da sfiorarne il piano appena con la punta delle dita, e persino quando le mani sue sono sol¬ levate in aria? Per questi fenomeni la fisica e la meccanica ordinarie non servono : bisogna congetturare o scoprire altri dinamismi.  Lì con vibrazioni interne (molecolari?), ossia con cre¬ pitìi, scricchiola, grattamenti, piccoli scoppii e simili altri rumori che si odono provenire dalla stessa sostanza lignea ond’è composto. Sono i famosi “ raps „ degli Anglo- Americani, e costituiscono un problema curioso e nuovo offerto dallo spiritismo o psichismo alla scienza fisico-chimica e mecca¬ nica. Qualcuno pensò di spiegarli con uno stratagemma fisiologico dei medi. Fino dai tempi delle sorelle Fox si cre¬ dette che i “ picchi „ fossero prodotti abilmente e subdola¬ mente da contrazioni muscolari o da scrocchi articolari di qualche membro del medium coperto o no dalle vesti; per esempio, dal tendine del muscolo peroneo alla caviglia del piede, dalla rotula del ginocchio contro la testa della tibia, dalle articolazioni falangee delle dita, dall’articolazione me- tacarpo-falangea del pollice, ecc., ecc. I na delle prime Com¬ missioni mediche americane, il fisiologo Maurizio Schife, il chirurgo Jobekt de Lamballe, credettero in buona fede d'avere scoperto l’arcano; e l’austero Istituto di Francia ac¬ consentì nel ’56 a udire i colpi pseudo-spiritici che Schlff, seduto in mezzo all’aula, produceva contraendo la sua gamba... Cose vecchie e oramai seppellite, che occorre mettere in tacere anche per non fare arrossire la scienza!  I “raps, si sentono chiarissimamente provenire dal tavo¬ lino, e non da fuori di esso; dal piano e dall impalcatura del mobile, e non dalla persona di Eusapia; talvolta vicino a lei, ma più spesso lontano da lei, all’estremo opposto. E non si odono soltanto coll’orecchio, si percepiscono con la mauo, o, meglio dirò, con quella forma ancora poco cono¬ sciuta e studiata di sensibilità tatto-muscolo-ossea per la quale noi percepiamo le vibrazioni degli oggetti applicati sulle diverse parti del nostro corpo. E il legno che scop¬ pietta, che beine, che risuona e vibra nella sua compagine: vi si sente come una specie di agitazione interna molecolare, la cui propagazione nell’aria dà origine al rumore udibile anche da lontano. Quando si ha la mano poggiata sul tavolino e  Lrvmertf0“%questl \rapr ” vien voglia di ridere aI ricordo dell illustre Schifi- che forse non li aveva mai sentiti se  non per descrizione altrui e pretendeva imitarli! Più riusto sarebbe paragonarli agli spontanei piccoli strepiti che si odono di notte provenire dai nostri mobili, ora prodotti da modificazioni [ termiche nella coesione del legno, ora indizio dell instancabile e divoratrice attività di larve di insetti, ter qualche rap„ avente rassomiglianza con gratta-  r°n T 6 Vle£ d‘ S6?he in risibili, viene il sospetto che Eusapia li produca soffregando il pollice o altro dito o la palma  apPhcate J8al Piano del tavolo, o il ginocchio contro 1 orlo dell inquadratura di sostegno, o la punta del piede contro una zampa del mobile... E credo anch’io che certe sere, quando non rierfe a produrli medianicamente, hodi a quella maniera: io l’ho colta una o due volte in atto di muovere ed agitare lievemente uno dei suoi pollici mentre ne tenevo la mano; ma poi debbo dire che non sono sicuro dell inganno, anche perchè ai fenomeni si accom¬ pagnano sempre dei movimenti consimili che ne sono la rappresentazione mentale necessaria per la scarica di media- mr.a. Inoltre, la spiegazione si adatta ai “raps, che si pro¬ durrebbero col grattare raspare o soffregare, ma non a quelli apparentemente dovuti al crepitare, allo scricchiolare, al fre¬ mere, allo spaccarsi del legno. Così per quei raps aventi il carattere di vere pulsazioni del mobile, non è possibile che Eusapia li produca col battere lievemente sul piano; il loro suono è talora forte, e sarebbe enormemente sproporzionato alla estensione ed al vigore di moti inavvedutamente lasciati compiere al medium dai due suoi vigilatori. Non parlo poi dei picchi isolati fortissimi, delle bussate formidabili, che talvolta scoppiano all’improvviso e ci fanno sussultare tutti sii le nostre seggiole: qualche novizio o credente ingenuo nel potere degli spinti può anche interpretarli come fiere proteste del mondo occulto e pensare a scherzi addirittura satanici. Il diavolo, non riuscendo ad aggraffare la nostra anima miscredente e “ vuota stringendo la terribil ugna  si vendica come meglio può, in questa alba del XX secolo!... 0 è “ John King „ che schiatta dalla voglia di spaventarci alla sua maniera, come quando da bravo pirata dei mari trans- atlantici, scaraventava pugni sconquassanti sui suoi soggetti ovvero anche giocava partite ammaccanti di box... Scherzi a parte, la ipotesi dei moti incoscienti è resa muta e inane davanti a questi strepiti, di cui rintrona tutto l’appartamento di via Giustiniani.  2. Oltre il linguaggio a segni (tiptologia propriamente detta) il tavolino di Eusapia ha un suo linguaggio mimico di vivezza singolare. Quel mobile che oscilla, si scuote, pende da un lato o dall'altro, si inchina, si stacca dal suolo, si alza in aria e là resta sospeso ondeggiando come se galleggiasse su di un’acqua or tranquilla ed ora agitata, che volita come un aeroplano, è già per sò uno spettacolo interessantissimo. Ma che dire delle sue espressioni di sentimenti V II tavolo afferma e nega, comanda ed annuisce, mostra simpatia ed antipatia, accarezza e respinge, approva e biasima, scherza e va in collera, ride e sghignazza, fa i “ capricci „ come un  fanciullo dispettoso o picchia come un ragazzaccio brutale .  Vi è dunque una tiptologia affettiva, come ve n’è una in¬ dicativa e denotativa di carattere intellettuale: ma il suo livello è altrettanto basso e il suo contenuto altrettanto po¬ vero. La personalità * spirituale „ di John (se a lui si vuole attribuire tutta la tiptologia di queste sedute) non è che un doppio, meglio: un riflesso speculare di quella di Eusapia.   Sincronismo di più fenomeni.   Questo della contemporaneità di più fenomeni, ossia della provocazione di fenomeni mediumnici distanti e diversi nello stesso tempo, è una gravissima preoccupazione degli spiritisti nelle sedute della Paladino. He desumono che ci siano due o più altre “ Entità occulte „ a manifestarsi.  1. Un primo fatto da rilevarsi è che nella massima parte, soprattutto al principio delle sedute, i fenomeni sono assai distanziati nel tempo-, ossia avvengono con intervalli di molti minuti, talvolta perfino di mezze ore e di ore. Il loro succedersi si fa più rapido nella seconda metà della seduta : alla fine, essi sono rapidissimi, sicché ad una osservazione superficiale possono anche sembrare, più spesso che non siano, contemporanei (sincronismo).  3. Questa loro rapidissima successione può sembrarci sincronica e non esserlo, perchè le nostre percezioni tattili, uditive, occ., impiegano, come si sa, per prodursi, un certo tempo che varia da ‘/g a l/ltl di secondo. Dato ciò, conver¬ rebbe adoperare strumenti misuratori di tali tempuscoli prima di affermare la sincronia di due o più percezioni im¬ mediatamente successive.  4. Di più, dato che ciascun toccamento, ogni spostamento di 0£getti od altro eftetto meccanico qualunque a distanza dal medium sia, come a me ormai pare, il risultato dell’este- riorizzarsi di una sua imayine o rappresentazione, si avrà la rapidità dei fenomeni spiritici eguale a quella dei fatti psi¬ chici interiori al medium stesso : ossia una successione ritmica al più di 8 o 9 rappresentazioni al minuto primo (il vero tempo psicometrico più breve essendo di 120): ma si resterà sempre a 3 o 4 al massimo per 1'.  5. Queste rappresentazioni capaci di Esteriorizzarsi sono, certamente, di due sorta : coscienti', e subcoscienti o automa¬ tiche. Io nego — come più avanti dirò — che siano tutte automatiche o subcoscienti o della personalità inferiore, come pretenderebbero Myers, Visani-Scozzi e forse P. Ja net.  a) Le coscienti e volontarie sono distanziate assai, mai sincrone, sia perchè a produrle occorre più sforzo, sia perchè i fatti coscienti impiegano un tempo più lungo degli automatici.  b) Invece i fatti del subcosciente o subliminali del mediiun possono essere rapidissimi, più rapidi delle percezioni conscie degli altri individui formanti la catena. Il tempo psi¬ chico è dimostrato che tanto più si abbrevia, quanto più si progredisce nell abitudine di un dato atto mentale: coll’eser¬ cizio si rende questo atto automatico, e allora si ha un notevole accorciamento della sua durata, finché arrivano a parere sincronici per la coscienza sveglia (degli astanti) vari fenomeni che invece si succedono con intervallo, sup¬ pongasi, di Vg, di un 710 di secondo.  6. La varietà dei fenomeni medianici ritenuti sincroni non parrai neppure essa difficile a spiegare. Anzitutto, questa varietà è più apparente che reale. Si tratta, ad es., di toc- camenti contemporanei (ho detto in quale maniera fisiopsi- cologica questa loro contemporaneità probabilmente va in-   SINCRONISMO DI FENOMENI   235   tesa), oppure di rumori sincroni, o anche di spostamenti di oggetti, di azioni meccaniche coincidenti (ad es. suono di due o più strumenti). Orbene: la Paladino prima della se¬ duta o durante la seduta si guarda sempre d’attorno, guarda cioè le persone della catena e gli oggetti circostanti come per fissarseli bene in mente : e questi sono a lei relativamente vicini. Si può fare la prova da uno di noi : guardare ciò che c è in una stanza e pensare rapidamente che certi oggetti presenti risuonino e si muovano, nel mentre noi allunghiamo le mani a toccare più persone presenti, ecc. L’esperimento da me fatto mi prova che in uno spazio di un minuto si possono pen¬ sare almeno cinque fenomeni diversi : ora, abbreviato che sia il tempo di loro produzione, le imagini o rappresenta¬ zioni di quei cinque fatti diversi (p. es., due persone toccate, un tavolo smosso, un tasto di pianoforte premuto, spento un lume a gas... e simili) si svolgono nel medium con velocità automatica maggiore assai della normale, e i fatti realizzan¬ dosi parranno sincroni alle persone presenti, mentre sincroni non sono e invece sono successivi.  7. Ma ammettiamo che la sincronia perfetta esista per due o tre fenomeni (non mi è parso fino ad oggi che la Paladino — caso mai — sia capace di un di più di feno¬ meni supposti o apparenti contemporanei) : per esempio, toecamento ad una persona in catena, squillo di campanello. Ebbene : rimane forse esclusa nel subcosciente la proprietà di una disintegrazione tale dei centri nervosi da permettere loro di funzionare contemporaneamente, quello psicomotorio ' del braccio destro che tocca e quello del braccio sinistro che scuote il campanello ? No : data la oramai provata disgre¬ gazione della personalità, la cosa rientra nella psico-fisiologia normalissima, e non vi è più... la imaginata truppa degli spi¬ riti toccatori e battitori.   *  *   *   Il capriccio e la vanità del medium.  1. Non esiste nella Paladino solidità nè elevatezza di idee : essa è una analfabeta, piena dei soliti pregiudizi delle donne del popolo, piuttosto vana, ma di una vanità ingenua e primordiale... E i fenomeni si addimostrano proprio il prodotto   236   psicologia e spiritismo,   II   di una personalità così costitmh. n su per giu i medesimi, perchè la’ pj 'r° U anni essi sono nazione fervida, e non sa tZ J V?Iad,no. ha imaoi- colti, come Home, Slade St. Afose'1 lue^'0.' p0‘ medium nazioni di effetti spiritici assai niù hòii^n S1 hanno combi-  2mr°fenom C°'SÌ dette “ Intelli^,"e omÌiS*”0 Pr°P,'Ì0  producono, ma nSa^Ioro esSf e^onte* ''7° C”°? Cui si  P‘dt che si possano immaginare , °“tenuto sono i più $tu- dalie trovate dei dirigenti le sedutelo 71 è d‘ nU°V0 è dato  seduta un esperimento lù fatto con n' P’ es‘’,.se nel,a terza  e perchè si pensò di metterla ' una macchina da scrivere nel vano del™ pò L 17? M®0?1"'' s" Ji »»* camminato, ma non ha scritto n La Barlock ha  famigliare della Paladino è mol to nr' (" "l Che ]° S',in'fc° fossero inventate o messe in ,! prl.ni.a che tali macchine agito erroneamente perchè la VallT *'' '* meccanismo ha si e sentito a battere sul, tasto non, ,sa. adoperarla ;  e mosso, ma naturalmente non sf a lnter,™ h’ 11 carreU« si verrà insegnare o dire alla Pai J no aV"a surittura- Con- a macchina, e allora... verrà o 7 7 iT" Si fa “ scr^re Quella macchina non ha ser.-lt ,fdtera saHa carta!... spostamenti di oggetti. Lo “ Snirito° 7 &d Uno dei soliti ' potenzialità facendola scriveresti-’ poteTa m°strarci la sua nosce le lettere una per una £77“° cha la Pa]adi«o co- sa leggere): invece io “spirito si è .Coml,lta appena e non dipeso la Barlock e a portarla LlttSiC°TOdat0a togliere la forza psichica occulta ha spost ilo nn°Ì°’ \ .mirablle’ perchè facendogli percorrere un „!/! , oggetto di chilog. iti.  nalizzazioni e materializzazioni succec ^pazio' ^a le deinate- provate in nessuno dei fenomeni mecca7® mi sembrano ladino: sono proprio gli ometti Zr T ‘ndotti dalla Pa‘ spostano tali e quali, non gKe • rX ■ Ch® ? mu0TOll° e si « loro reintegrazione nel nuovo nottn’0"6 ^ elementi eterei Risani -Scozzi. La cosa è 77 ' , ’ C°T sembra cred-re  al buio succederà codesta iperehimic ^ 'Uce; raa n®anco . ?.. Dunque, niente ^ varietà 7 - mefav^lia » !  ripetizione dei soliti fenomeni non sol una .monotona ma divenuti anche un automati* S? ° automatici per sé, circoscrizione dei lloTZTi ^77 °ssia ""tipica  limitatissima, stereotipa di fenomeni rizlbUl 7r° Una s^era  "are campanelli, toccare, levare 77 ul™ 77°’ faro suo'  ,_on .lln fatto di intelletti lìfà ‘ oc,10^e ^ sotto ad ano, ece. ideati va di alcun valore.. Gli 4n?P°ric’ °°j un associazione  Americani, del resto, da cui   Ili FATTORE PSICOLOGICO DEI FENOMENI 237   è derivata tutta codesta infantilità, sono in generale rozzi, poco evoluti, amanti dello spettacoloso.  4. I fenomeni provocati hanno sempre un colorito senti¬ mentale volgare : la imposizione o il comando, l’approvazione o la disapprovazione, il contento e il malcontento; e quasi sempre y1* ordine alla tecnica dei fenomeni. Talvolta il presunto ‘ John „ si compiace di spaventare la assistenza con uno o più colpi formidabili, aH’improvviso, come per scherzare grossolanamente. Ma anche il giuoco della seggiola levata di sotto, messa sul tavolo, posta sulla testa di qualcuno in equi¬ librio, ecc. è quale può pensarlo un burlone di pessimo gusto o un ragazzo. Gli stessi toccamenti sono senza finezza, salvo le carezze sul viso che naturalmente hanno leggerezza, sono blande, altrimenti non corrisponderebbero alla" rappresenta- zione (nel medium) di una “ carezza „. T picchi sulle spalle, le pressioni, ecc., sono quelle che una persona comunque può immaginare di fare : il pudore del medium lo trattiene dal fare toccamenti osceni, ma non sarebbe male domandare ciò allo spirito di Eusapia ; si avrebbe una prova della umanità completa delle rappresentazioni esteriorate. Del resto, sento dire e leggo che in certi circoli le cose sono spinte al di là del segno. Questo avverrà, come nelle suggestioni ipnotiche, in piena relazione con la personalità morale del medium e dei presenti. Nei bassifondi del nostro subconscio si mantengono gli amoralismi delle fasi primordiali di civiltà, e discendono anche gli immoralismi determinati dai pervertimenti odierni • ebbene, non c’è da stupire se nel “ trance „ di taluni medi o nell’ inconsapevole partecipazione di taluni astanti, questi istinti atavici o bestiali o morbosi vengono a galla.  5. Il capriccio in taluni casi, V opportunità in altri (massime in quelli di maggiore momento) dominano la pro¬ duzione dei fenomeni. Ho già detto che la tecnica, mantenuta nella prima parte della serata, viene poi assolutamente tras¬ curata: anzi, i fenomeni si ottengono eguali colle disposizioni piu diverse di medium, di catena, di mobili e via via. Sol¬ tanto le condizioni di luce sembrano avere una maggiore costanza rispetto alla indole delle manifestazioni, che esse^aoe- volano o contrariano; certi fenomeni (dicono, ad esempio, i toccamenti di mani carnee invisibili, le grandi materializzazioni tangibili autonome, le luci) non si ottengono che al buio: ma la levitazione del tavolo — il fenomeno tanto discusso tra noi e fuori di qui! — succede indifferentemente al buio, a mezza luce, a luce di gaz, a luce rossa, e persino a luce solare, di mezzodì! Oggi, la Paladino l’ha prodotto di giorno alla presenza di Porro e di Schmolz.  La prima parte della seduta, a tecnica rigorosa, è fatta per preparare il medium alla condizione di medianità attiva (qualunque essa siasi): più tardi, ottenuto il trance completo, i fenomeni si seguono per l'automatismo del sistema nervoso, senza bisogno di determinate condizioni esteriori, o almeno di tutte quelle prima necessarie. Così non c’è alla fine delle sedute che il disordine : non è più necessario un ristretto numero di persone, non più la catena, non più roscurità, neppure più il tante volte desiderato cicalio dei presenti. Ta¬ lora i fenomeni avvengono nel silenzio, tal’altra nel rumore : spesso l’ordine parlate non è ubbidito che per pochi istanti, poi i presenti ricadono nel silenzio, eppure il fenomeno av¬ viene... Neppure la oscurità è desiderata dal medium in relazione alla gravità dei fenomeni: talvolta si direbbe che la Paladino sbaglia nel determinare la condizione di luce fa¬ vorevole al fenomeno ; ottenuta, ad es., l’oscurità richiesta, non si produce nulla : invece dopo poco, i presenti fanno luce bianca debole o luce rossa senza chiedere sempre il per¬ messo a “ John „ , e avvengono manifestazioni ottime!  7. Ciò che mi sembra oramai dimostrato dalle tre se¬ dute cui ho assistito, è che non è vero essere la volontà e la coscienza del medium estranee sempre al fenomeno. L' Eu- sapia si mostra a Genova un po’ troppo preoccupata di convincerci, me soprattutto, dopo che ha saputo chi sono. Tutta la seduta del 23 è stata fatta a mio beneficio; ora in tale contegno della Paladino vi è una ragione personale ben nota. Ciò indica tre cose :  a) la coscienza del medium è in grado di determinare una maggiore attività della forza medianica ;  b) i fenomeni sono prodotti in ragione dei sentimenti o delle idee esistenti nella coscienza sveglia o superiore del medium ;  c) la personalità inferiore (subliminale) riceve impulso da quella superiore e si atteggia in conformità degli stati psichici di questa : per cui il supernormale si riduce, sotto questo aspetto, al puro normale.  8. La Paladino mi preannunziava il fenomeno, che già si rappresentava nella sua mente, e questo preannunzio è dato con coscienza svegliatissima : passato un breve inter¬ vallo, in cui la donna sembra cadere in estasi o trance (ma non sempre, perchè i suoi moti, atteggiamenti, parole, sono di persona sveglia), il preveduto fenomeno si effettua.  9. In taluni casi il desiderio di dare una prova è supe¬ riore alla capacità medianica di quel momento. Trovo questa deficienza accessuale di medianità specialmente nella produ¬ zione di fenomeni visivi : qui la Paladino è assai meno capace che negli altri fenomeni, ed allora ricorre ad un metodo sug¬ gestivo che, sotto l’aspetto fisiopsicologico, mi sembra me¬ ritevole di un paragrafo a parte.   * *  Mezzi di provocazione delle sensazioni nei presenti.  Varie osservazioni si possono fare sul modo con cui la Eusapia cerca di provocare sensazioni di contatto, di pres¬ sione, di ombre e luci, ecc.  1, Ho già detto della sensazione “ di un uccello sulle mie spalle „ da me provata la seconda sera. Ebbene: il tavolo con¬ fermò coi soliti tre colpi la mia interpretazione , quando espressi l’idea di averne sentito l'aleggiare delle ali. Ma da quello che è avvenuto nella terza seduta, e dalla correzione fatta nella propria percezione visiva dal signor Schmolz che aveva visto un che di bianco sulle mie spalle, è risultato che la sensazione mi fu prodotta invece da un foglio di capta venuto dal tavolo a portarsi sulla mia nuca, e proprio dal regolamento del Cir¬ colo che fu trovato alla fine della seduta fuori di posto (affer¬ mazione del signor Peretti). Ora, come si spiega che il tavolo — {John!) — abbia approvata la mia erronea interpretazione dell’uccello ? Perchè la personalità infantile della Paladino, dominata sempre dalla vanagloria delle sue facoltà occulte, è stata lusingata da quella mia asserzione, e non le è parso vero che l'agitarsi d’una carta esistente nella sala fosse ritenuto lo svolazzar di un uccello, creato, diremo così, spi¬ riticamente!... Non le bastava il fatto già straordinario dello spostamento dell’oggetto e della sua venuta sul mio collo : voleva anche esagerare la portata del fenomeno. E se non avessimo corrette le nostre percezioni, saremmo, forse, rimasti fermi nell’ idea d’avere assistito alla formazione di un animale fluidico !  2. Io penso che molte sensazioni visive, interpretate alla stessa maniera dai presenti e con approvazione di John alla annunciata interpretazione (illusoria), siano provocate con mezzi elementari a portata del medium; — è la fantasia di   240   PSICOLOGIA E SFIBIT1SM0, II   taluni dei presenti che aggiunge una certa parte de] mera¬ viglioso, precisamente come avvenne delle mani credute dalla signoia Rey quelle di sua madre defunta, e come avverrà nelle effigie o fisonomie fluidiche appena percettibili, eppur riconosciute dai presenti per quelle dei loro morti.  man‘festazioni visive non sono quasi mai (io non mi ncordo di nessun esempio) visibili da tutti. Ci sono individui, come me, che lorse avendo un controllo più severo sulle proprie sensazioni visive, sono sfortunati, diciamo cosi, nel percepire le luminosità, i fantasmi, ecc. Io non sono riuscito mai (finora) a vedere i chiarori, le luminosità bian¬ castre, ecc., accusate da altri sodi. Io non ho visto che due ombre: la rotonda o globo della 2“seduta, della quale serissi di aver supposto tosse la tenda conformata a quel modo, forse spinta innanzi dalla mano reale (sinistra) del medio ; e una specie di braccio pendtdo percepito iersera, che arieggiava pur esso, nel primo momento, quello della Ensapia atteggiato in flessione per dargli la forma opportuna,  a) La prima mi aveva dato la sensazione di una testa  (ma poi non era affatto una testa umana, bensì una specie di grosso cocomero o sfera). Ora, se dovessi procedere colla rigidità eccessiva della Commissione di Cambridge, potrei anche supporre, non avendo avuto il controllo della mano sinistra, di essere stato ingannato. Ma più ora ci penso, e più la cosa non mi pare spiegabile cosi, perchè anche un braccio atteggiato a flessione nel pugno e nel gomito non dà un contorno sferico cotanto perfetto come mi parve quello che vidi; inoltre il braccio della Paladino non è così lungo da potersi, senza spostamento di tutta la persona che io avrei avvertito, spingere fino al punto cui arrivò il globo. Debbo dunque correggermi : il “ globo „ del 20 maggio era una vera produzione ex novo : anche se veniva avanti coperto dalla nera cortina, dietro di questa non ci poteva essere il braccio di Eusapia; c’era qualcos'altro .  b) Jeri sera, dopo un imperioso preannunzio di guar¬ dare davanti a me, la Paladino ha cercato di suggestionarmi che dovevo vedere un’ “ ombra „ : ma non c’è riuscita. Io sono 1 rea do o duro „, come dice essa. Non suggestionandomi esprimo ciò che penso), essa ha allora tentato di produrre la lorma mediante la tenda nera : e l'ombra si è formata, ma io non mi lascio dominare dalla apparenza, e affermo subito che mi pare sia la tenda ricoprente un braccio La t aladino non insiste sull’esperimento, com’essa chiama queste sue produzioni medianiche, e quel braccio pendulo che sembra quello di un fantoccio, scompare nell’ombra, verso il gabinetto nero. Qui ho un lontano sospetto che essa (svegliatissima in quel momento) abbia voluto fare impressione su di me, convincermi, ece., ossia, in altri termini, che non riuscendo a ottenere il puro genuino successo medianico di una forma   Apparizione di un “ braccio pendulo „ , IL'^SaZear^aada “e aTOt\è. stata fissata immediatamente st.Ua stionè. rappàrsoriU * ' “ntora«5-   visibile (fantasma) al di qua delle tende, abbia tentato sosti- tu irvi qualche cosa di analogo da dietro alle tende stesse. È questa una frode?... No: oso affermare che l’inganno ci fu per metà : una « materializzazione „ imperfetta s’è formata, ma non fuori del gabinetto.  4. Questa miscela di fenomeni genuini provocati dall’au¬ tomatismo e di fenomeni sparii voluti (fraudolenti forse alcuni, equivalenti sub-medianici per deficienza di medianità certi altri) costituisce una grossa e noiosa complicazione di cui bisogna tener conto. L’Ochorowicz ha dimostrato che la  Moh selli, Psicologia e spiritismo.   t   Eusapia inganna inconsciamente : io credo invece che la povera donna, costretta ad esaurirsi per persuadere colpire trascinare e sopratutto soddisfare il suo pubblico, ricorra anche coscien¬ temente all’inganno; ma rimedia pure col sostituire fenomeni medianici elementari, di cui è sempre capace anche se in scarsa medianità, a quelli di alta complessità che per qualche ragione interiore od esteriore non è in grado di produrre in quel momento. Mi sembra sopratutto che il desiderio di con¬ vincere gli increduli (me, per esempio) sia troppo vivo in lei, e che costituisca un pericolo per la sincerità delle mani¬ festazioni. Oltre a ciò, la vanità sua le fa sembrare insuffi¬ ciente la prova: produce realmente tre, cinque, e vorrebbe produrre otto, dieci fenomeni.  5. Ammessa, dunque, la mescolanza di vero, di spurio e di imperfetto, si dimostra anche — dal momento che io la rico¬ nosco e la affermo (almeno nei fatti visuali di cui sopra) — come non sia giustificabile la volgare spiegazione del tutto trucco. Quando si abbia un po’ di buon senso, si sia abituati all’osservazione scientifica, ci si mantenga sereni e calmi os¬ servatori (ed io cerco di mantenermi tale, e sono sicuro che ci riesco), non v’è possibilità di essere turlupinati: io di¬ stinguo benissimo i fenomeni reali da quelli in cui forse vi è produzione spuria o insufficiente di medianità; e per ciò dovrei essere creduto se dico che vi sono straordinari fenomeni medianici assolutamente certi, come lo sono quelli da cui desu¬ miamo la esistenza e la natura del mondo circumambiente.   *  *   *   Le esteriorizzazioni.  1. Conviene ammettere una cosa che sembra irrealizza¬ bile nolle conoscenze odierne: — che alla base di codesti fenomeni — ben lo ha visto e teorizzato A. De Rochas — stia forse la proiezione di un che di ignoto dotato di qua¬ lità dinamiche dal corpo di Eusapia.  2. Adottando in via transitoria il nome di “ anima „ (Aksakoff) per questa forza biopsichica irradiante o ema¬ nata, per un processo tuttora sconosciuto, dall’organismo umano vivente (senza pregiudicare per ora il problema della sua origine, natura, attività e sopravvivenza), conviene am¬ mettere, in certi individui come Eusapia Paladino, la super-formazione, mercè elementi mimici, di organi forniti di tutte le qualità anatomiche, morfologiche, funzionali, come sono le normali. Giacché ottenendosi dei risultati meccanici che ri¬ spondono a determinati congegni organici, e non ad altri, si devono costituire per l’occasione, e in soprannumero, o in duplicato, congegni perfettamente eguali.  3. Un braccio animico articolato nello stesso punto (articolazione scapolo-clavicolo-omerale) dove si attacca l’arto anatomico, è un po’ difficile a comprendere: tuttavia, con questi fatti medianici sott’occhi, si deve ammettere che là dove si trovano gli elementi anatomici normali, carnali, possano fuoruscire anche i loro corrispondenti elementi gui¬ dici o animici (“ prolungamenti protoplasmici „ di Richet). La cosa non è impossibile, ma apparirà addirittura fantastica.  4. La rapidità e la fuggevolezza delle esteriorizzazioni sembra significare una produzione accidentale di forza : spesso la stessa medium ignora la spesa di energia che deve fare ; nè sempre l’etfetto corrisponde alla preparazione.  5. Si può congetturare, non senza ragioni di esperienza e di analogia, che anche le persone presenti alla seduta e convibranti, a cosi dire, col medium nel loro stato orga¬ nico e conseguentemente nelle loro operazioni mentali (ce¬ rebrali), contribuiscano in più o meno larga proporzione, e senza averne coscienza, al processo di proiezione della ignota forza biopsichica, emanata o irradiata dal medium in estasi, e sopratutto contribuiscano a dare certe apparenze alle sue plasmazioni transitorie.  6. Proseguendo nell’ipotesi che nel suo proiettarsi la ignota forza (o materia radiante?) bio-psichica sia diretta e, per di più, plasmata dal pensiero onirico o subcosciente del medio, si vede la spiegazione del progresso dei fenomeni che diremo di psicotei ecinetica e psicoteleplastica:  a) Dapprima si esteriorizzano solo le rappresentazioni di movimenti semplici ; più tardi, forse quando vi sia accordo mentale dei presenti, anche quelle dei movimenti complessi.  b) Lo stesso avviene nelle esteriorizzazioni delle rap¬ presentazioni di senso tattile, termico, acustico, visivo, ecc. Da principio avvengono esteriorazioni di imagini semplici, che non si organizzano nè si plasmano in forme distinte; in seguito, massime con la cooperazione dei presenti, possono proiettarsi e plasmarsi imagini composte.  Occorre insomma, un processo abbastanza lungo (in gene¬ rale, non costantemente) per lo sviluppo delle telecinesie e teleplastie. Non è vero che le Intelligenze “ occulte „ siano dotate di poteri superiori e facciano cose meravigliose. Dato che la medianità sia una forza invisibile e intangibile, essa la molto meno di quanto facciano l’elettricità ed il magnetismo. Gene¬ ralmente non opera che movimenti o sensazioni di movimenti semplici ; non materializza che f olismi o sensazioni di lumi¬ nosità semplici, actismi o sensazioni di rumori e suoni sem¬ plici; rarissimamente va oltre. Essa non produce poi alcun effetto chimico nè dinamico utilizzabile. È subitanea e si esau¬ risce presto. È impulsiva, e non ha ordine, non si sistema. E automatica, e non risponde mai a stimoli precisati. E for¬ nita da un organismo umano simile a tutti gli altri, ma non si trasmette che in minima parte e in condizioni eccezionali.  8. Tutti i fenomeni della medianità intellettuale hanno molta somiglianza con quelli degli stati sonnarn bulini che si svolgono spontaneamente o si possono artificialmente pro¬ vocare nelle persone isteriche e in altre suscettibili all’ipnosi ed alle manovre magnetiche. Ciò lascia logicamente supporre che la trasmissione e la lettura subconscia del pensiero (“telepatia,) esercitano un ufficio sostanziale nel medium- nismo ; ma tale supposizione non è applicabile ai fenomeni fisici e meccanici.  9. I congegni od organi bio-psichici che svolgono T “ oc¬ culta forza, medianica non sono molto evoluti nè utilizza¬ bili ; sono anche incoordinati, e sembra, per di più, che non arrivino se non con stento ad operare insieme.  10. Le proiezioni eso-psichiche di Eusapia, anche se si plasmano in forme tangibili e visibili (“ materializzazioni „) in rispondenza alle sue invagini oniriche o eventualmente telepatiche, non hanno autonomia: per ciò non possono avere che un’esistenza effimera e accidentale, per quanto riescano a lasciare traccia materiale ed indelebile di sè (mutamenti e spostamenti di oggetti, segni grafici, impronte, negative fotografiche).  Senza dubbio, tutte queste asserzioni ipotetiche sono para¬ dossali ; ed io stesso, nello scriverle, ne riconosco la enorme portata, ne rimango stupefatto. Ci si consola col dire che, alla fine, queste ipotesi sulla esistenza di forze naturali, anzi vitali, tuttora ignote, sui loro effetti dinamici e sulle loro produzioni transitorie, non escono dalle possibilità scienti¬ fiche e positive. Sta bene, io pure la penso così, e non da oggi soltanto, come dimostrano i miei scritti anteriori: ma non è men vero che ci incamminiamo oltre ai margini dell’odierno sapere,... in una zona tuttora piena di Enigmi...   l  Un giuoco.  Lo spettacoloso - (per usare un termine comprensibile), esiste un po’ troppo nei fenomeni della Paladino. Vi si vede il desiderio suo di colpire, di strappare il plauso, di trascinare altri alla fede : ma è uno spettacolo un po’ misero nella sua parte imaginativa, e sempre di contenuto intellettuale basso. Così io qualifico quel trasporto inaspettato del bracciale di tenda e della sua rosetta di stoffa sulla finestra alta e cieca dell’anticamera, che l’Eusapia sul finire della seduta, con una pantomima napoletana vivacissima, pur essendo (o si¬ mulando di essere?) ancora in “ trance», ci ha fatto capire che doveva essere avvenuto. Sarebbe stato un “apporto , da da uno ad altro locale del Circolo, però a porte aperte!  Certo, il fenomeno sarebbe per sè stesso straordinario, tanto che, sorpassando forse l’ intenzione del subcosciente della Paladino, raggiunge i caratteri del tracco : fa sorgere cioè il sospetto d'una cosa preparata, e sotto il punto di vista della serietà dell’osservazione non mi produce, no, un sentimento genuino di ammirazione ; è troppo, e si è inclinati a scher¬ mirsene. E infatti, quei pezzetti di stoffa sono passati attra¬ verso tre camere, hanno percorso almeno 10 o 12 metri, e si sono alzati di circa 2,50 o 3 metri. Il modo poi con cui 1’ Eusapia ce ne ha rivelata lassù l’esistenza è stato teatrale, e rientra nella psicologia della simulazione isterica, adatta alla sua mente volgare. Ammesso pure che il fatto in sè (strappamento del bracciale, e suo trasporto per medianismo in trance) sia autentico (?), esso intellettualmente ha valore minimo, e se gli “ spiriti „ non sapessero fare altro che questi miseri giuochi di prestidigitazione, li compiango.   Genova, 23 maggio 1901.   LA QUARTA SEDUTA (24 maggio 1901).   Condizioni fisio-psichiche del “ medium „.   1. Ieri sera la Eusapia non è entrata in trance elle tardivamente e per pochissimo tempo: anzi, fn un trance leggero, superficiale. Ciò spiega forse la relativa scarsezza dei fenomeni, la loro ripetizione monotona, e le esperienze, a mio parere, assai sospette o, per lo meno, aventi appa¬ renza di frode. Non spiega però che le poche manifestazioni avute siano state di grande intensità.  Posso congetturare due cause di ciò. In prima l’intervento di una persona nuova (il cap. De Albertis), che al solito ha fatto regredire il medium verso fenomeni più semplici e che inoltre, come ogni novizio a sedute spiritiche, si è mostrato molto sensibile ai toccameuti invisibili ; ho veduto che questo infastidisce la Eusapia. In secondo, una discussione fra me e il prof. Porro, avvenuta al principio della seduta, è stata udita dalla Paladino e forse ha turbato il suo animo. Si sa che essa è sensibilissima, come ogni medium, non soltanto all’accusa, ma pure al dubbio e al semplice sospetto di bu¬ giarderia, per quanto la discussione vertesse sul modificare 0 no soltanto le condizioni delle esperienze.  2. La Eusapia è, nello stato normale, di una ingenuità straordinaria nel frodare. 0 essa, per non venire meno al suo carattere di isterica, non è in grado di esercitare un pieno governo sulle proprie tendenze alla simulazione (per lo più incosciente, secondo I’Ocuorowicz, assai spesso cosciente, se¬ condo mei ; oppure calcola sulle emozioni, sull’entusiasmo e sulla disattenzione dei suoi osservatori. Mi sembra che essa sia stata male educata fin dal principio dello sviluppo della sua medianità per opera del Damiani e anche del Chiaja, accordandole talvolta troppa libertà di movimenti ed ese¬ guendo controlli troppo condiscendenti. Non altrimenti si può spiegare l’ingenuità che essa ha dimostrato a Cambridge, a casa di Richet e (secondo me) anche al nostro Circolo “ Minerva „ ieri sera, tanto nello spostamento della seggiola di uno dei suoi vigilatori di destra (cap. De Albertis), quanto nella impressione su plastilina. A me questi due fenomeni, come dirò più avanti, sono apparsi di grande dubbiezza, sebbene la frode non s’abbia potuta cogliere in fatto. Del resto, si dovrebbe dire che per riguardo a certi fenomeni si ha sempre il dubbio del dubbio!  3. L’Eusapias’è rifiutata di lasciarsi esaminare fisiologica¬ mente. In parte io ne la scuso, perchè gli spiritisti le hanno sempre inculcato ostilità a siffatte investigazioni. Anche qualcuno dei membri del nostro gruppo sembra diffidare, non so perchè, delle mie intenzioni : ho chiesto di esaminarne la sensibilità per stabilire la esistenza o no di stimmate isteriche (ricerca affatto innocua), ma pare che si tema da ciò una diminuzione della medianità, e quindi una defrau¬ dazione di fenomeni. Questa riluttanza dell'Eusapia è il pro¬ dotto della sua ignoranza, del suo misoneismo volgare e della sua educazione compiutasi fuori del dominio della scienza. Fin qui, lo ripeto e ripeterò, lo spiritismo è nel limbo del metodo scientifico di osservazione e di esperimenta- zione. Si ripensino le auree regole che di questo metodo ha dato Claudio Bernard pei fenomeni biologici ; si legga ciò che Guglielmo Wundt dice del metodo da usarsi nei feno¬ meni psicologici ; si vegga anche quello che dice un inge¬ gnere di larga coltura, il Favrk, nei suoi libri sui metodi scientifici in genere: e allora la procedura delle sedute spiri¬ tiche rivelerà tutta la sua irriducibilità odierna alle norme della ricerca sperimentale.  4. L’Eusapia ha una lesione al capo dal lato sinistro, nella regione parieto-frontale ; da un fugace palpamento che ivi mi ha lasciato effettuare, ritengo che tale lesione sia vecchia e di origine traumatica, secondo che essa afferma. La lesione impegna il tavolato esterno della teca cranica e giunge fino al tavolato interno, ma senza scopertura delle parti molli endo-craniche ; è lunga almeno due centimetri e mezzo, coi bordi a picco, appena inspessiti per la riparazione ossea: essa sarebbe sensibile (dicela Eusapia) alle pressioni esterne ed alle vicende meteoriche. La sua sede è precisa- mente sulla sutura coronaria sinistra, e prende tanto il frontale quanto il parietale. Topograficamente potrà corri¬ spondere alla parte media della regione rolandica, ma di questa non impegna, certo, che piccola porzione della circonvoluzione frontale ascendente, nell’area dei centri psicomotori dell’arto superiore destro ; sovrasterà, in particolar modo, al piede della seconda frontale, dove si ammette da taluno il centro evoluto della scrittura (?).  5. L 'iperestesia della metà sinistra del corpo accusata dalla E., parrebbe di natura isterica, ma non si riesce a sa¬ pere se prenda tutte le forme di sensibilità. A giudicare da quanto avviene nel tentare di toccarla, direi che essa ri¬ guarda sopratutto la sensibilità tattile superficiale o cutanea, non la profonda (tendineo-muscolarel ; e mi ha tutta l’aria di essere suggestiva o autosuggestiva. Le reazioni della Eusapia quando la si tocca lievissimamente fuori della ipnosi me¬ dianica (perchè durante il trance io, a bella posta, l’ho pre¬ muta fortemente nella parte sinistra per svegliare la sua attenzione), mi sembrano esagerate sproporzionatamente al grado della ipersensibilità reale.  6. Sarebbe di sommo interesse il fatto che mi è sem¬ brato iersera di rilevare: — quando Eusapia è in principio di auto-ipnosi o sotto la ipnotizzazione (mi è riuscito di farle qualche “ passo magnetico „ sulla testa, massime sulla sua breccia cranica e l’ho veduta suscettibilissima a queste manovre), quando, dico, Eusapia si incammina verso la subcoscienza, la sua iperestesia di sinistra le rende insop¬ portabile i contatti a distanza. Voglio dire che avvicinando uno spillo alla sua mano fino a 2 centim., ma non toccan¬ dola ancora, essa ha percepito il dolore della puntura. Sa¬ remmo qui davanti all’eccezionale fenomeno dell’ “ atmosfera neurica „ circondante il corpo umano secondo le afferma¬ zioni quasi favolose di Baraduo e Barf.tt? Mi contenterò di esprimere la possibilità che, esclusa la simulazione, Eusapia offra davvero quella esteriorazione di sensibilità che fu il¬ lustrata dal Conte De Rochas.  7. Le crisi cui va soggetta ora la Eusapia sono, a giu¬ dicarne da quanto ne dice essa stessa, di carattere istero- epilettoide. Dice che le vengono attacchi in cui “ perde la coscienza , ; sono preceduti da forti cefalalgie al lato sinistro ; manca il ricordo al risveglio, mentre per l’addietro la me¬ moria dei deliquii non era oscura. Si potrebbe sospettare l’esistenza di parossismi parziali di epilessia jacksoniana (?).  8. Lo stato psichico normale di Eusapia fuori della me¬ dianità non ha note morbose. Tuttavia la memoria è debole assai ; non si rammenta sempre i nomi e le date, e poiché le sue vicende sono note a qualunque studioso di spiritismo, si vede agevolmente che essa confonde date, luoghi, persone; non sempre ricorda dove e quando le sono stati fatti ap¬ punti, critiche, ecc. ecc. Ma di due cose soprattutto ha me¬ moria viva, e se ne rammarica : 1° d’essere stata sottoposta in un luogo all’Estero (forse a Cambridge) a un’investigazione poco discreta, di carattere vergognoso, che l'ha umiliata : essa non sa darsi pace di aver dovuto subii- esami perfino nelle cavità sessuali del corpo, per vedere se vi tenesse nascosti degli ordegni, indagine stupida e che naturalmente diede, come doveva dare, risultato negativo ; e 2° dell’essere stata derubata d’ogni suo avere da ignoti ladri, penetratili in casa. Di questi fatti la sua commozione dura tuttora vi¬ vissima, ed è tale da non doversene parlare senza compro¬ mettere, essa alìerma, l’esito delle sedute.  9. Da quanto finora mi risulta e specialmente dalla seduta di ieri sera, reputo antipsicologico raffermare che la coscienza e la volontà della medium sieno estranee ai feno¬ meni detti spiritici, come asseriscono certi psicl\icisti non psi¬ cologi. Neppure è vero, però, che si abbia sempre un auto¬ matismo per disgregazione della personalità, come ha preteso P. Janet: l’Eusapia (ai miei occhi di clinico, per lo meno) spesso era sveglia e voleva produrre i fenomeni, anzi quei dati fenomoni, e li ha prodotti.  Ora una delle due: — 0 lo stato di “ trance „ è necessario alla medianità ; e allora non si comprende come fenomeni me¬ dianici cosi cospicui come la levitazione del tavolo, la produ¬ zione di fiammelle, gli spostamenti di oggetti a distanza, le materializzazioni di forme tangibili sebbene invisibili, gli atti complicati di sfibbiamento, di appuntamento di spilli, ecc., ese¬ guiti all’oscuro da silenziose “ Intelligenze occulte „, siano tal¬ volta possibili senza l’estasi : non nasce il sospetto legittimo che la dottrina fisio-psieologica del trance sia erronea, o, per lo meno, non assoluta? — 0 lo stato di “ trance „ è superfluo: e allora non si comprende perchè in dati momenti e quando stanno per avvonire fenomeni che potrebbero anche effettuarsi, come ho veduto ieri sera, in apparente veglia, il medium entri in pieno istato autoipnoide. Non esisterebbe là una autosuggestione, che però lasciasse il medium libero di ope¬ rare anche fuori e senza di essa?...  10. Per me è ormai certo questo, sotto il punto di vista psicologico : — la coscienza e la volontà intenzionale del medium sono costantemente in opera anche durante la pro¬ vocazione dei fenomeni cosi detti del subcosciente ; sono esse che dirigono le vicende delle sedute. — Io ne veggo una prova nella crescente, teatrale complessità successiva di una serie di sedute, mentre se i fenomeni fossero in tato subcoscienti e automatici, oramai, dopo tanti anni, dovrebbero subito raggiungere l’acme. Vi è troppo programma in tutto quanto fa la Paladino per escludere l’efficacia della sua intenzione voluta e premeditata. — Altra prova, e di somma importanza, la scorgo nel fatto cbe esprimendo il desiderio di un feno¬ meno, anche senza dirigere una formale domanda al medium, il fenomeno avviene nella stessa serata. Ciò indica che le percezioni della coscienza vigile scendono al disotto dell’alle¬ gorico livello della subcoscienza, cosicché il subliminale di Myebs per sé non è attivo, ma riceve impulso dall’alto. Sono i raggi luminosi della coscienza superiore che ha già per¬ cepito e pensato, quelli che calano ad illuminare i bassi fondi della cosi detta subcoscienza. C’è da ritenere che R. Abdicò abbia ragione e che la ipotesi dell’ “ incosciente „ sia un lusso inutile per la psicologia.  Questa mia constatazione mi sembra che sposti di molto il problema della medianità, e lo metta sotto una luce che non fu ancora vista (per quanto io ne so) da altri psicologi. Inoltre, se ne desumono nuovi apprezzamenti in rapporto alle frodi. I)a un lato sorge il sospetto che essendo le vicende della seduta prestabilite conforme a un programma generale che si deve alzare da un fenomeno semplice a fenomeni più complessi per meglio agire sull’ animo dei presenti, ciò ac¬ cresca la tendenza alla bugia cosciente. D’altro lato, può anche essere che non entrando la E. in trance per ragioni indipendenti dal suo buon volere (non si riesce sempre a prender sonno quando si vuol dormire), essa sia obbligata a giuntare per non scontentare il suo pubblico. Ciò fu detto anche da Ochorowicz ed è giusto.  11. La uniformità dei fenomeni che da anni ed anni Ensapia Paladino produce (basta leggere i numerosi verbali delle sue sedute) sta a significare la predominanza di alcune poche idee fisse nel suo pensiero. Il medium Pugliese evi¬ dentemente fa come certi grandi artisti drammatici che si formano un repertorio di poche tragedie e commedie, e le ripetono ovunque e per lunghi anni, raggiungendo per mezzo deli abitudine e dell’automatismo una sempre crescente forza di espressione artistica. Anche la medianità di Eusapia si è fissata e sistemata in uu numero abbastanza ristretto di atti : e questo monoideizzarsi costituisce forse la più potente causa dell’efficacia che raggiungono in lei le produzioni del sub- cosciente. D’altronde, tutto lo spiritismo sovrabbonda di dette idee fisse, ed è questa una buona argomentazione in favore dei suoi rapporti con l’isterismo, con le monopsicosi, con tutti gli stati psichici di riduzione, e di sistemazione, e di... impoverimento mentale!  12. Ne segue che le “ manifestazioni „ di medianità, come le scorgo avvenire in queste sere, sono bensì deter¬ minate dalle intenzioni del medium, ma d’ordinario solo nella cerchia delle sue fissazioni, dei suoi monoideismi psi¬ cosensori e psicomotori. Ciò riduce estremamente la spon¬ taneità dei fenomeni, giacché porta il medium a ripeterli immutati quando si sente sotto gli stimoli consuetudinari di sedute organizzate sempre ad un modo. La personificazione di “ John King , che da anni ed anni fa l’Arlecchino da strapazzo o il servo da farsa in tutti questi fenomeni, è il più tipico dei monoideismi di Eusapia. Poi vengono uno per uno tutti i procedimenti empirici con cui essa provoca o produce i fenomeni. Decisamente quel subliminale di Myetìs ha ben poca autonomia!   *  * *  L’ambiente delle nostre sedute.  1. Dalla discussione avuta col prof. Porro, il quale mi ha dichiarato a voce e per iscritto anche sul Secolo XTX che le spiegazioni “ psicologiche , hanno il peccato di essere iperseientifiche (sic), temo che l’ambiente nostro non alzi so¬ verchiamente il diapason della sua ammirazione per la Eu¬ sapia perdendo la calma che da principio addimostrava. Panni, anzi, in seguito alle mie interrogazioni ad Eusapia, di essere circondato d’un’ atmosfera di diffidenza, non da parte di tutti i membri del gruppo, ma da parte dei più infervorati. Ciò mi ha deciso a tenermi un po’ più in disparte durante le sedute, anche perchè, avendo avuto troppa parte¬ cipazione alle esperienze del 22, ho ritenuto conveniente iersera di usare discrezione per lasciare il posto di vigilatori ad altri compagni. Ciò sembra contrariare la Eusapia che, nonostante io sia rimasto sino alle 11 3/( estraneo alla catena, mi ha seguitato a prendere di mira nelle sue manifestazioni.  Anche questo fatto ha per me la sua importanza psico¬ logica : indica come sia vivo nella Eusapia il desiderio di convincere quegli assistenti, dalla cui approvazione crede possa venirle vantaggio morale o materiale. E un sentimento di vanità che la domina! e fu già rilevato dall’OcHOHOWicz come   252   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   pericoloso alla sincerità delle sedute, giacché spinge il me¬ dium, quando non è in grado di fare un fenomeno°genuino, a sostituirvi qualche equivalente spurio o fraudolento.  2. Giudicando sinteticamente, mi sembra che avvenga nel nostro gruppo, me compreso, un certo esaurimento deh ì attenzione in quanto al controllo. Più si assiste ai fenomeni e più si è tratti a considerarli nella loro entità o apparenza, perdendo di vista il contegno del medium. Ma io penso che una volta veduto come i fenomeni siano monotoni e poco variati, riprenderemo tutti la tensione necessaria per un contiollo severo. Sono certo che in una seconda o in una ulteriore serie di sedute eusapiane io mi abituerò ad ese¬ guire ad un tempo una rapidissima vigilanza sul medium ed una accuratissima osservazione sui fenomeni. È questione di esercizio e abitudine nell’attenzione.  ■1. Ho osservato che la sorveglianza si attenua verso la fine della seduta, e precisamente allora quando avvengono ì fenomeni più straordinari e tumultuosi. Ieri sera, però, essendo io fuori della catena e vigilando attentissimo sulla condotta di Eusapia, credo di avere inibita la solita tumul¬ tuaria fenomenologia della fine. Per cui l’ho spinta forse io stesso a quegli atti che paionmi giustificare il mio sospetto di una frode (p. es. alla impressione di tre punte di dita sulla plastilina).  4. Rilevo, non senza intimo ma non rivelato malcontento, che si prendono decisioni intorno al metodo di sperimentare senza prevenirmene : fluisco coll’essere un semplice invitato e non coopero affatto alla preparazione dell’ “ambiente,. Cosi si sono scostati i mobili della sala. A destra del medium si è collocato un pianoforte chiuso, il cui lato dista di circa <kwO centimetri dalle di lei spalle; il grosso tavolo si è por¬ tato più in avanti, ecc. Io avrei voluto mutamenti più radicali nella tecnica, ma non sono comportati dalla tradizione. Da oltre cinquantanni, cioè da quando tavolino, catena “ ma¬ gnetica „, gabinetto a cortine, ecc., sono stati introdotti in America, non si è fatto un passo solo divergente da quella regola un po’ puerile. Sempre nello stesso indirizzo si vuole ottenere la scrittura diretta sulla fàccia interna di due la- vagnette da scolari, applicate l'una all’altra, legate e sug¬ gellate. E l’esperimento celebre in cui eccellevano "l’Eglinton, di cui il Fabmer narra mirabilia nella sua sfarzosa biografìa’ e lo Slade, di cui il dott. Gibier dà largo cenno nella sua opera sullo “ spiritismo „. Ma Eusapia non sa scrivere e allora ? .   FENOMENI MEDIANICI SICURI   253   I fenomeni da me accertati iersera.   Reputo che iersera i seguenti fenomeni, non essenzial¬ mente diversi da quelli veduti nelle sere anteriori, siano stati realmente prodotti da Eusapia senza inganno, quantunque in oscurità quasi completa.  a) i moli e il sollevamento totale del tavolino : quest’ul¬ timo una volta si è “ levitato „ all’altezza di 1 metro ;  il. solito linguaggio tiptico, che però sembra fissato entro limiti assai stretti (almeno per la Eusapia). Avverto intanto che tutti siamo d accordo nel chiedere fenomeni fisio-meccanici od obiettivi, perchè più facilmente sindaca¬ bili, mentre lasciamo da parte la fenomenologia intellettuale, di cui le comunicazioni tipticlie dei disincarnati costituiscono l’elemento precipuo, se non anche l’esclusivo nelle sedute spiritiche volgari;  c) i rumori e picchi leggeri prodotti dal e nel tavolino (alcuni dei quali, cioè, nella stessa sostanza del legno). Questi “ raps „ mi sono parsi autentici, sebbene per certuni si abbia il sospetto di una provocazione artificiale, avvenendo essi in uno stretto circuito davanti al medium e non mai oltre ai 50-60 centimetri dal suo petto (sarebbero forse prodotti, nei momenti di simulazione, dal soifregamento del ginocchio, del pollice d’una mano, delle stecche del bustino contro l-’orlo della tavola?...);  dj i picchi fortissimi, vere e proprie bussate, che si odono sul tavolino, e anche qua e là per la sala, massime entro il gabinetto. Non c’è spiegazione. Trucco, no, perchè qualcuno è scoppiato come il tuono mentre io, fuori di ca¬ tena, discernevo debolmente, ma abbastanza sicuramente, Eusapia immobile a capo tavola. — Spiriti?... Evvia; se girano per lo spazio a n dimensioni nella loro eroticità Kardeehiana, avranno altro da fare che venire a intimorire a quella ma¬ niera le persone sensibili e le donne, con un processo che ricorda T ingenuo mascherarsi e il bau bau dei ragazzi e dei selvaggi in guerra.  e) ì toccamenti di mani (non visibili), che sono stati più scarsi, meno significanti di quelli delle altre sere, però talvolta sincroni in due persone. Un certo momento io mi   254   PSICOLOGIA K SPIRITISMO, II   sono sentito tirare la giacca pel petto, come se avessi avuto una persona „ in piedi davanti a me;  f) il vento freddo dal gabinetto nero, anc-h’esso però transitorio (il tavolino si era spinto smaniosamente ad una distanza maggiore del solito dalle cortine, certo per corri¬ spondere ad una mia proposta fatta poco prima al profes¬ sore Porro, di portare il circolo nel mezzo della sala) ;  g) l’ ondeggiamento e gonfiamento delle cortine nere ■  h) \o spostamento delle seggiole dei vicini ad Eusapia; t) 1 apertura e chiusura del coperchio del pianoforte-, j) 1° spostamento e trasporto di oggetti a distanza.  tra questi fenomeni alcuni mostrano senza dubbio intenzio¬ nalità, il che non vuol dire che siano opera di intelligenze estranee agli intervenuti e tanto meno ad Eusapia. Si direbbero giuochi di destrezza compiuti al buio da prestidigitatori in¬ visibili ed anche intangibili; ma sempre rivelano, nella loro quasi comica e talvolta grottesca esecuzione, una intenzione dei tutto umana, quale può essere quella del medium di convincere facendo “ un bel gesto Questo è il fine poco recondito di quasi i nove decimi della fenomenologia eusa- piana: finora non ci veggo intenzionalità superiore!  tale è il caso delle due lavagnette accollate che mi sono sentito mettere (al buio) nella mano sinistra. A prima vista può dubitarsi che l’oggetto sia stato preso e dato dalla mano destra della Eusapia, ma la distanza in cui io, in piedi, mi trovavo dalla tavola grande su cui le lavagnette posa¬ vano, mi sembrò tale da non appoggiare tale interpretazione tio anche ricevuto quasi sulla testa la borsetta rapita da mano occulta alla Contessa Rey : questa personale direzione dell oggetto smosso dallo “ spirito John „ mostra come sia sempre la volontà del medium quella che produce il feno¬ meno Ha ragione I’Ochorowicz : “ John „ non è altro che uno stato speciale psichico della Eusapia, una simbolica personificazione del suo automatismo medianico. Ma dissento dallo psicologo polacco in questo che egli assegna al fan¬ tastico John King „ un posto nel solo subcosciente di usapia, laddove a me pare che la personificazione sia man- enuta e usufruita anche in completa veglia. Il buttare proprio a me la borsetta implica la solita intenzionalità di conver¬ tirmi , intenzionalità evidentissima, persistentissima nell’a¬ nimo della Paladino, e non fuori di lei.  Potrei dire il medesimo degli altri “giuochi, avvenuti ìersera al buio ; per es. l’avere tolta una spilla-fionda (detta da balia,) alla signorina Rey e l’averne cucita la di lei   IjA MATERIALIZZAZIONE DI FORME . ATTIVE   255   manica sinistra con quella destra del prof. Porro. La straordi¬ narietà di questa burla non risiede tanto nel trasporto e nell'uso intenzionale dell’oggetto, quanto nella complessità di movimenti e atti che essa ha richiesto. Il fenomeno ac¬ cadeva in oscurità: e credo che la cosa non rieseirebbe fa¬ cile neanco a persone svegliatissime, avvezze a manovrare quei piccoli meccanismi deU’abbigliainento femminile. Vi è stata pertanto una delicatezza e finezza incomprensibile nel- l- “ entità occulta , che ha sfibbiata la spilla e ha eseguita quella attaccatura. Ma pur troppo l’accadere tutto ciò fuori di luce, nella impossibilità di invigilare la persona di Eu- sapia, toglie al fenomeno la sua meravigliosità spiritica e lascia al suo posto il sospetto.  k) la materializzazione di “ forme „ soltanto tangibili aventi caratteri umani. — Dirò soltanto quello che ho per¬ cepito coi miei sensi in perfetto equilibrio. Io ero in piedi, dietro la seggiola di uno dei formanti catena, ed ho avuta ad un tratto la sensazione come se davanti a me fosse ve¬ nuto un “essere invisibile,, alto anche più di me, piuttosto grosso che mi si è accostato e mi ha premuto il petto: poco dopo, come ho detto, mi sono sentito tirare lo pistagne della giacca e sono stato scosso in tutta la persona. Non basta: quando mi è arrivato in mano il pacchetto delle due lavagne, ho avuto la impressione di un essere in carne ed ossa che me lo allungava, e quasi si impazientiva perchè io non prendevo bene l’oggetto abbastanza presto. Non basta ancora; poco dopo quelle due lavagne mi sono state afferrate e con violenza strappate di mano, indi è avve¬ nuta una lotta consimile fra 1’ “ occulto „ personaggio e il sig. Schmolz : le lavagnette ci erano date e tolte, ridate e ritolte con una intenzionalità stupefacente.  Ma la mia stupefazione ebbe motivo di aumentare ancora : un po’ commosso e impensierito di quanto mi era accaduto stando in piedi, io m’ero andato a sedere su di una delle poltroncine quasi addossate alla parete della sala, a circa due metri, dal lato destro di Eusapia. Ebbene, 1’ “ Invisibile , è arrivato anche là: per due volte io mi sono sentito, lucidamente sentito toccare da una mano che offriva tut.t» le caratteri¬ stiche della vitalità ! Dirò a tale proposito che le “ forme „ che agivano a quel modo sui miei svegliatissimi sensi avevano una consistenza solida: ognuna era. come si direbbe, uno stereoplasma o stereo-fantasma invisibile, ma nettissimamente composto di sostanza resistente , impenetrabile, insomma materiale. Niente “ entità fluidica , sensu strictiore!  Questi fatti sono di gravità eccezionale per me, che quasi non credo ai miei occhi leggendo le mie stesse righe mentre mi escono dalla penna : ma tant’è ! Le mie percezioni erano nette e precise: il fenomeno, però, al buio è altrettanto ge¬ nuino ? Quella malaugurata oscurità, come ci obbliga a mettere in quarantena tutta questa parte meravigliosa della feno¬ menologia spiritica! . La oscurità è necessaria, dicono  gli spiritisti, per la formazione delle “ materializzazioni „ giacché alla luce i disincarnati non riescono ad impossessarsi del perispirito fluidico del medium (non si capisce allora perchè certe volte le apparizioni avvengano in piena luce e anche al sole!!); — la oscurità sarà necessaria, dicono gli odierni psicliicisti teorizzatori, perchè l’energia fuoruscente dal medio e dagli astanti non si potrà accumulare alla luce, anzi, quando si è concentrata nell’ombra, alla luce si dissolverà...  In sostanza, siamo proprio al buio, e bisogna rinviare la spiegazione a un domani molto, ma molto lontano ! Os¬ servo tuttavia che neanco il carattere intellettuale e volitivo degli atti compiuti dall’ “ Invisibile „ prova che essi siano il prodotto di entità autonome, estranee al medium: io dovrei propendere (non dico più — horresco referens! — ) a supporre la possibilità di uno sdoppiamento personale completo di Eu- sapia... e anche quella che il suo “ doppio „ sia ora un quissimile ed ora un dissimile dal suo corpo fisiologico. Ma come “ dissimile „ e fino a qual punto? Ecco, forse, il pro¬ blema vero dello “ spiritismo „.   Fenomeni acustici e luminosi.  1. Iersera i compagni signori Bantle, Ferravo e Venzano hanno accusato il primo dei fenomeni acustici di queste se¬ dute. Mentre sotto le tende del gabinetto oscuro si mate¬ rializzava e si avanzava verso la catena, ai lati di Eusapia, una “ forma „, essi avrebbero anche udito il suono di una voce rauca, afona, “ stertorosa , : a qualcuno parve che essa loro provenisse da dietro, anzi dal vuoto dell’ombra in cui si trovava la sala. Non avendo percepito tale fenomeno perchè ero troppo lontano, nulla ne dirò: parlerò invece delle “ luci spiritiche „ che io stesso ho viste iersera.  2. Ho già detto come io fossi stato fino a ieri refrattario alle percezioni luminose, salvo alle due materializzazioni in forma di “ ombre „ fattemi vedere da Eusapia Paladino e che descrissi di già come fenomeni spurii, Iersera finalmente, quando già altri dei presenti dicevano di vedere fiammelle e fosforescenze, ne vidi due : ero fuori della catena, e il feno¬ meno non fu certamente allueinatorio, perchè la percezione lu¬ minosa fu in me limpida e netta come di realtà; comparvero e disparvero senza che il mio animo si conturbasse.  Le “ 1 uci fluidi che „ , benissimo visibili, partirono tutte e due dal disopra del medium, un po’ più verso destra, e per¬ corsero in aria un certo tratto, lentamente, in linea curva e sinuosa ; il fenomeno durò almeno tre secondi ogni volta. L’un a comparve più vicino alla testa del medium, l’altra più verso il pianoforte, ma non erano in posizione d’esser provocate artifiziosamente dall’ Eusapia, giacché non v’era possibilità che essa giungesse ad allungar le mani fino al punto cui la seconda arrivò. E poi non erano affatto simili a luccicori di fosforo ! Erano fiammelle circoscritte, di colore giallognolo ; vivacissime, ma non illuminavano, ossia non irradiavano luce: luminose per sè, senza effetto sugli strati aerei circostanti; grosse un po’ più di quanto ci appaia al buio una lucciola, con cui mi sembrò avessero la massima analogia; il loro percorso però era più lento di quello del¬ l'insetto, e lo splendore assai più vivo. Nessuna luce naturale e artificiale fin qui da me veduta presenta eguali caratteri e, questo è asserito da tutti i pereipienti.  Ambedue le luci sono state viste dal sig. Schmolz con cui ero a bi accetto in quel momento. Ed Eusapia non era allora in “trance,, bensì sveglia, come si rilevava dalla sua voce naturale. Ciò conferma la mia critica alla tabella sche¬ matica del Visani-Scozzi, secondo la quale le luci sarebbero prodotte dai medi solo in istato di catalessi.  Aggiungo che altre luci sono state annunziate iersera dal dott. Venzano provenire dal piano del tavolo, e serpeg¬ giarvi sopra : ma io non sono giunto a vederle.   *  *   *   Una apparizione?  Ecco un altro fenomeno che sarebbe ben importante per me, ma che io non ho veduto. È stato il signore Schmolz che ci ha segnalato di vedere distintamente a sinistra del medium, ma più in qua del vigilatore (che in quel momento  Morselli, Psicologia e spiritismo. yj   era la signorina Rey), “ una figura di uomo, alta più dei presenti, coperto da' un turbante, il quale si avanzava verso di lui fino a mettergli la faccia quasi a contatto con la sua „ : egli aggiunge che ne distingue “ gli occhi vivissimi e la barba a pizzo Ma nessuno dei presenti conferma la visione ; io che mi trovo vicinissimo al percipiente, nulla scorgo. Ho già detto che il sig. Schmolz è un “ visuale ti¬ pico n ; a lui i fenomeni luminosi e i visibili risaltano più numerosi e frequenti che a tutti gli altri. Vi sarebbe in ciò un motivo per congetturare che Eusapia provoca allucinazioni sensoriali diverse secondo la indole psichica dei percipienti ? La cosa è improbabile, poiché bisognerebbe che essa ci cono¬ scesse intimamente tutti come uno psicologo consumato ! Piuttosto è da ritenere che certi fenomeni siano l’effetto di una tensione cerebrale dei presenti, e che l’eccitazione del cervello indotta dal medium stimoli in ciascuno i centri che sono abitualmente più vivaci nella loro funzione, per cui essi percepiscano meglio i fenomeni che riguardano codesti centri.   Suggestione mentale e interpretazione dei fenomeni.  Un fatto che a me sembrò dapprima di suggestione men¬ tale, ma che propriamente, come dirò, non lo è, è il seguente :  Messomi dietro la seggiola del De Albertis, che fungeva da controllore di destra, imaginai che sarebbe stata smossa come la mia secondo il solito. Ero nell’ombra (tale credo che fosse anche per Eusapia) più completa: e silenziosamente avevo portata la mia mano sinistra sul pomo sinistro dello schie¬ nale senza toccarlo. E là sono rimasto in attesa : tenevo la destra nella sinistra del sig. Schmolz o appoggiata al suo braccio, e pensavo che il medium avrebbe cercato di prendere furtivamente la seggiola di De A., cosicché la mia mano messa colà in agguato, avrebbe potuto coglierla nell’inganno.  Dopo V4 d’ora d’ inutile attesa, in cui sempre badavo al controllo ed osservavo, ho sentito sul mio petto (ero in piedi) un toceamento ampio, ma diviso in due parti, una superiore ed una inferiore. In queU’istante ho avuto la sensazione come se una seggiola di legno mi fosse applicata contro il corpo a premerlo intenzionalmente: le due metà del contatto mi davano l’impressione dell'orlo del sedile e della traversina inferiore. Ma non così era realmente : nessuna seggiola era stata portata a premermi il petto dall Invisibile ; la mia mano destra invano la cercò, non palpai che l'aria. Come ebbi, dunque, quella percezione ? Qui, una delle tre: - ola Eusapia ha indovinato il mio pensiero che rifletteva la seg¬ giola del capitano, e mi ha prodotto per telergia meccanica un toccamento di forme corrispondenti; in tal caso avrei la prova di una suggestione mentale, o lettura del mio pen¬ siero, però una lettura, direi, elementare, semplificata : — o quel toccamento fu in me una allucinazione; e avremmo la provocazione, per dinamismo associativo, di una sensazione irreale corrispondente ad una idea : — oppure è stato il mio pensiero che intensificato nella imagine della seggiola e del mio controllo, mi ha fatto interpretare a quel modo un toccamento (medianico) di cornun genere. Pino a prova contraria debbo ammettere la terza interpretazione come la più verosimile ; ossia un fenomeno che io dico spurio, in quanto consiste nella interpretazione subiettiva per parte mia di un reale fenomeno medianico, il quale si riduce poi a questo, pur sempre straordinario: il materializzarsi di una persona invisibile che tocca e preme un assistente fuori di catena, posto ben lungi dalla portata di mano del medium.  Dopo quel contatto rude ligneo e premente, mi sono sen¬ tito accarezzare la mano che stava in agguato ; e forse queste carezze erano esse pure medianiche, ossia eseguite con un pro¬ lungamento esteriorizzato (?). Non nego però che non potessero venire anche dalla mano anatomica della E. liberatasi dalla vigilanza del De Alb., che in quel periodo delle prove, toccato com'era, da mani medianiche a lui fastidiosissime, pareva avesse perduta la sua calma di grande marinaio e viaggiatore. Ma allora ho da osservare che la Eusapia non ha indovinato il mio atteggiamento di diffidenza quasi ingiurioso per lei. Non accortosi del mio agguato, “ John „ non si è vendicato respingendomi e battendomi, come fa tante altre volte quando lo si vuole disturbare nella produzione dei fenomeui. Ciò significa, in sostanza, che Eusapia in medium nisruo non “ legge „ il pensiero, o che, per lo meno, questo potere è in lei rarissimo, quasi accidentale.  Taluni dicono che la Paladino sia affetta da nittalopia, o, meglio, della facoltà di raccogliere i minimi raggi luminosi nell’oscurità. Questo sintomo non è raro nell’isterismo, e se esistesse in Eusapia farebbe rientrare molti dei suoi fenomeni “ spiritici „ in una sfera quasi fisiologica, per lo meno in un ordine di fenomeni anonuali e non supernaturali. Non potendosi finora esaminare le funzioni sensoriali della Paladino, si ha il diritto di avanzare interpretazioni naturali dei suoi fenomeni fino ad esaurimento degli estremi della fisio-pato- logia e fisio-psicologia.  Quanto alla direzione della borsetta che mi fu gettata nel buio e non mi raggiunse, può benissimo spiegarsi colla stessa ragione : la Eusapia percepiva iersera, nello scarso chiarore della porta dell’anticamera, la mia posizione nello spazio ; il tiro era diretto alla mia persona, ma la borsetta invece andò contro il muro. C’è qui intenzionalismo evidente, ma non di uno “ spirito ,, bensì della Eusapia.   La radiazione neurica (?).  Iersera ho sentite le “ radiazioni „ della fluidità scono¬ sciuta che emanano dalla testa di Eusapia e precisamente a sinistra, là dove ha la sua breccia cranica. Io ero atten¬ tissimo al fenomeno, e questo non fu allucinatorio nè illusorio. Conosco l’ ingannevole impressione che può dare il calore della mano quando si avvicina ad una superficie cutanea, e si avverte lo spostamento degli strati d’aria che si spo¬ stano al contatto. Nelle mie esperienze sulla credulità per suggestione nei normali ho dimostrato come si riescisse dal Pikmann ad ingannare con sì fatto procedimento di illu¬ sione (Cfr. in “ Riv. di filosofia scientifica „, voi. IX, 1891). Ma qui è altra cosa. Dalla testa della Paladino s’alzava, in linea verticale sul bregma e sulla regione parietale sinistra, una corrente distintissima di “ fluido „. Era un soffio fresco, che non poteva partire da un’apertura orale stretta (pel caso che si sospettasse del fiato di Eusapia, la bocca di costei io la vedevo perfettamente sul sue volto biancheggiante e a circa 20-25 centimetri dalla palma della mia mano). Era proprio un’irradiazione diffusa su di una superficie di almeno un decimetro quadrato o poco meno, e proveniva da tutto il sincipite del medio.  Questa esperienza mi ha dimostrato per la prima volta che dal corpo umano parte in determinate circostanze un che di invisibile, ma di sensibile al tatto e al termotatto.  Dicono che codesto quid ignoto (“ fluido, ? “ neurara , ? “etere animico,? . ) può anche acquistare visibilità. Finora   IiA io non l’ho veduto : ma non dispero di vederlo nelle sedute successive. Porse è col suo mezzo che si formano i “ doppi ?  Confesso che le osservazioni del Babaduc, del Baréty, dello Chazabaine, e quelle ancora più antiche del Barone Reichenbaoh, sebbene rimesse in onore dal valentissimo psi- chicista colonnello Conte De Rochas, mi sono sempre parse fantastiche, particolarmente perchè questi osservatori usano soggetti ipnotizzati e danno peso alle osservazioni di co¬ storo che dicono di “ vedere „ il proprio “ fluido animico „ o “ neurico „ o anche “ odico „ ora a destra ora a sinistra ed ora anche ai due lati del proprio corpo, qua di color rosso, là di colore azzurro, e taluno aggiunge perfino di “ polarità „ differente. A chi ben rifletta, però, l’esistenza di radiazioni indeterminate dal corpo umano ed animale non è poi tanto inverosimile. Che ne sappiamo noi, sopratutto dopo la scoperta dei raggi ultravioletti, dei raggi catodici, dei raggi di Rontgen...? E le “ linee di forza magnetica „, e le onde herziane, non sono esse ammirabilmente incomprensibili, eppure evidenti ed attive sotto i nostri occhi?...   *  * *  Fenomeni sospetti.  Due fenomeni mi sono parsi iersera abbastanza dubbii perchè io ne discorra a parte.  1° Il primo è stato lo spostamento della seggiola del visitatore di destra (cap. De Albertis). — Io avevo sempre cambiato, nell’ombra, la posizione della mano messa in ag¬ guato, e l’avevo portata nel vano tra lo schienale e il primo traversino, al di qua dell’asta di sinistra. In tale posizione essa non poteva più essere vista dalla E., dato (come ne avevo sospetto) che questa la avesse veduta prima. Ora, ad un certo momento, quantunque fossi leggermente distratto verso altri fenomeni, io ho sentito una mano piccola, che a me è parsa di carne ed ossa, cercar di afferrare la seggiola ; ma incontrata o appena sfiorata la mia, quella mano si è rapidamente ritirata, e il progettato spostamento, che certo era nelle intenzioni dell’* invisibile „ non ha più avuto luogo. Ciò mi ha ritornato affa memoria il braccio che avevo visto la 2* sera allungarsi verso la seggiola del signor Feretti e che poi ho dovuto riconoscere per * medianico „.  Orbene : — 0 quella mano avanzantesi nell’ombra era reai-mente quella della E., e si capisce che mi abbia data l'impres¬ sione netta di essere una inano “ viva „ : si trattò forse di un tentativo fraudolento da me sventato ? Io ho taciuto su quel tocco a bella posta per vedere se la E. tornava a fare la prova ; ma essa ha modificato subito la serie degli sperimenti, e la nostra attenzione s’è rivolta altrove. — Oppure era una mano “ medianica „ secondo che spiegano in casi consimili i cre¬ denti spiritisti : questi affermano che le mani “ spiritiche , toccate e palpate a nudo danno la impressione di mani reali. Anche qui crederò quando sentirò. Tuttavia dichiaro che non lo credo più impossibile, data la realtà per me oramai incon¬ testabile di un buon numero di fatti medianici; ma confesso pure che, dopo quanto dissero il Dariex, I’Oohorowkjz, il Richbt, e sopratutto la Commissione di Cambridge sulle frodi (incoscienti o coscienti) della E., propendo a sospet¬ tare che quella mano fosse proprio la mano anatomo-morfo- logica della medium ; nella fuggevolezza del contatto mi parve che ne avesse la torma, la pelle, ecc.  2° Per me è stata incerta anche la impressione delie tre dita mila plastilina molle, che si è ottenuta finalmente jersera: sarò anzi il solo degli undici membri del gruppo a credere che queste non vennero da altre mani se non da quelle della E. P. Siccome l’“ esperienza „ fu fatta col mio inter¬ vento, ritengo di essere nel pieno diritto di giudicarla mal¬ sicura, quale mi risulta da uno studio sereno della cosa.  Durante la seduta il piatto con la plastilina era su di un tavolino nel vano dell’uscio del salotto. Ora, la medium dap¬ prima ha fatto girare tutta la “ catena „ in piedi sino a portarsi nella direzione di queU’uscio. Lì per lì io non ho badato a tale voluto nostio avvicinamento al tavolo della plastilina; ma riflettendo di poi sulle vicende della serata, mi sono ben ricordato il contegno di Ensapia. Essa (per quanto posso giudicarne dalla semioscurità in cui allora eravamo tutti, e valendomi dei ricordi approssimativi che ne serbo) è giunta a non più di 75 centim. dal blocco di mastice che doveva essere “spiriticamente, impressionato. Non è da so¬ spettare che, colla sua mano destra resasi libera, E. P. abbia prodotto le tre impressioni di dita sulla superficie molle ve¬ nuta in quel momento a sua portata?...  Ecco ora l’ulteriore diportamento non meno sospettabile di Ensapia. Eravamo alla fine della seduta, e il medium non era in “trance „. Si era formata la catena stando in piedi, e da qualche tempo nulla avveniva, quando “John, sempre ordinando col linguaggio tiptico (interpretato e spesso anti-eipato dai più competenti fra di noi), ha voluto che io, fino allora fuori di circolo, ci entrassi. Messomi adunque a destra del medium, poco dopo questa ha esclamato con la suu voce naturale: “mi tirano, mi tirano in qua ! „ ; e tenendo la mia sinistra nella sua destra, mi ha condotto verso il piatto del mastice : là giunti, mi ha fatto dirigere la mano verso quella superficie lisciata, a circa 15 centiin., e stringendomi sulle dita ha fatto il gesto di imprimerne le punte nella plastilina. Erano le mie dita che dovevano lasciare lor traccia, o quel gesto di direzione simboleggiava soltanto il fenomeno?  Levata la seduta abbiamo verificate le impressioni; ed esi¬ stevano veramente quelle di tre dita di una mano, il medio più lungo, e i due lateralmente più corti. La plastilina si era piuttosto indurita: nel centro del polpastrello si vedeva un rialzo come se, distaccandosene le dita dopo la pressione, il mastice fosse ì-imasto aderente alquanto alla cute e solle¬ vato. La Eusapia assisteva alla verifica del fenomeno, e mi sono agevolmente accorto che essa spiava il mio volto con una ingenuità che mi ha fatto sorridere.  Questo fenomeno solleva molti dubbii: a) per la teatralità con cui fu ottenuto; bj per essere avvenuto con me, che sempre vuole la Eusapia convincere (è curioso ricordare che anche Pikmann, messo alle strette, si servì di me per frodare in teatro un' ultima clamorosa volta il pubblico genovese !) ; cj per la troppa ansietà di lei, motivata dall’operazione della verifica; d) perché le impressioni sulla plastilina appaiono fatte da una mano proveniente da un lato, e non daU’alto al basso com’era diretta la mia ; ej perchè sono situate verso il contorno della focaccia costituita dalla plastilina, mentre la mia mano stava a 15 centim. dal mezzo della sua superficie.  Si avanza, qui, la ipotesi che le impronte di membra e anche di faccie su mastice o in paraffina siano prodotte dal “ doppio fluidico „ o “ auimico „ dei medii; ciò che non è inverosimile, ammessa la possibilità della telergia cinetica. Allora, per identificare la mano di chi ha fatto quelle impres¬ sioni bisognerebbe studiarne la morfologia e le linee papillari. Ma per rispetto alla forma, alla grossezza delle dita, ecc., è notorio che le impressioni in sostanze molli, in paraffina o in creta da scultori, come pur quelle in plastilina, non riproducono mai esattamente i caratteri precisi dell’oggetto premente, tanto più quando questo è la mano stessa che si muove e sposta la sostanza molle in cui si immerge: il raffronto la¬ scierà sempre dell’incertezza. Quanto alle linee papillari, la cui importanza in antropometria è stata con tanta genialità segnalata dal (j-alton e usufruita poscia dal Bertillon, io credo che potrebbero fornire un ottimo termine di con¬ fronto e di identificazione. Mi propongo di studiarle in se¬ guito, approfittando del fatto che io sono stato fra i primi, fin da quando ero studente, ad eseguire ricerche morfolo- gico-comparative in proposito (Sulle linee papillari della mano e del piede nel Cercopiteco , “ Ann. Soc. Naturalisti Modena, 1874).  Ma badiamo bene: qui io dubito assai, altri invece crederà nella realtà del fenomeno. A me pare che prima d'ammet¬ tere^ nelle impressioni che abbiamo avuto iersera un effetto dell esteriorazione della motricità „ nel senso voluto dal De Rochas, convenga andare molto adagio ed escludere assolutamente ogni sospetto di inganno. La condotta di Eusapia non mi lascia tranquillo su questo, come lo sono  oramai su altre “manifestazioni di medianità,. Io esigerò _  se mi sarà possibile — delle impressioni ottenute senza spostamento di catena, senza passeggiate in tondo, e senza apparecchiamenti teatrali, i quali danno sempre l’impressione di un fenomeno troppo, ahimè, coluto dalla Paladino. Dov’esiste qui 1 automatismo motorio del subliminale, se ogni gesto, ogni parola del medium mirano ad uno scopo?...   *   *  *   Le frodi.  Questa delle frodi della E. nelle sedute mancate non è una scoperta mia, è oramai vecchia : ma io mi distacco tanto dalla Commissione di Cambridge, quanto da Ochobowicz. La prima sostiene che ogni frode della E. (dice anzi frau¬ dolenta tutta la sua fenomenologia ! ) è cosciente, cioè voluta, prestabilita, premeditata. Ciò non è vero: vi sono fatti me¬ dianici leali, e già a quest'ora (IV seduta) mi sembra che siano la grande maggioranza; e vi sono fatti non veridici, ma mi pa- jono diggià in piccola minoranza. L’Ochobowioz riconosce invece che la E. froda, ma che non trucca quasi mai coscien¬ temente: le sue sarebbero frodi incoscienti per medianismo deficiente o di grado inferiore, tanto in veglia quanto in istato di trance,. Ammetto anch’ io che la E. inganni in sonnambulismo senza saperlo (incoscientemente): ma non ammetto che tutte le sue frodi siano incoscienti ; essa ne commette delle Coscientissime anche in veglia e in subveglia  o preipnosi. Quando però essa raggiunge il Fero letargo (estasi profonda), l’impostura non può più concepirsi.  L’argomento delle frodi è purtroppo assai grave ; e finché lo spiritismo, o, per dire più correttamente/ la medianità fisica stile Home, Slade, Paladino, ecc. non si sarà liberata dalla miscela eterogenea di simulazioni fatte allo scopo di convincere e di stravincere, finché la fenomenologia non verrà ridotta alla sola parte genuina spontanea e sincera, finché non verranno eliminate circostanze che ingenerano sfiducia (la oscurità, la catena con contatto, ecc.), la que¬ stione verrà discussa irosamente da credenti ed increduli, i primi per tutto discolpare e tutto trovare ineccepibile, i secondi per tutto negare e per distruggere anche le porzioni di vero che oramai nessuno può rifiutarsi di ammettere.  Avverrà del medianismo quello che è avvenuto in ogni capitolo di scienza: il meraviglioso sussiste, ma l’occulto°di origine subdola, il falso introdottovi per interesse o per eccesso di propaganda, scompariranno ; pochi fatti veridici sa¬ ranno ritenuti sufficienti per lo studio del medianismo, e non vi saranno più medii simulatori. Basterebbero, anzi, le più semplici azioni meccaniche a distanza, ma bene accertate. E ciò anche perchè, conosciute meglio le condizioni produt¬ trici della medianità, i medii operanti a pagamento o per sentimento di vanità, non saranno più costretti ad esagerare, a fingere, a simulare, a dissimulare. Non è avvenuto cosi nel magnetismo animale ? Cagliostro, Mesmer, e fors’anco il Poységur, sebben gentiluomo, facevano dei falsi affinchè si accettassero i fatti veri che casualmente avevano scoperto e che usufruivano pel loro interesse o per sete di fama o per malintesa filantropia. Oggidì i magnetologi ne commet¬ tono assai meno, perchè i fenomeni mesmerici sono accolti dai più. Aggiungo subito che gli stessi studiosi dell’ipnotismo hanno commesso errori molti, si da rasentare la falsificazione inconsapevole dei loro risultati, o per cattivo metodo di sperimentazione, o per desiderio di scoprire delle “novità,. E incomprensibile come certi osservatori manchino d’ogni criterio nell’osservare e di sincerità nel riferire!  E probabile che la Eusapia, se non fosse spinta dall’in¬ saziabile morbosità dei suoi spettatori a produrre ad ogni costo dei fenomeni anche quando o non ne ha voglia, o non riesce a porsi in “ trance „, o non è dotata di sufficiente potere medianico, è probabile, dico, che non ingannerebbe mai. I suoi falsi sono, dunque, provocati dall’ambiente; di¬ ventano per lei una necessità fatale, ed essa li commette anche suo malgrado. Il suo intelletto astuto bensì, ma in¬ colto, di campagnuola non le lascia scorgere la ingenuità di certi suoi stratagemmi.   Ipotesi psicologiche sulla medianità.  Più considero e medito la fenomenologia di questi fatti, e più mi convinco che fin qui non venne approfondita la oppor¬ tuna ricerca fisiopsicoloyica sul mediumnismo. Se ne sa ancora ben poco ! Ma chi lo può studiare secondo le buone norme del metodo clinico, dato il modo con cui avvengono i feno¬ meni, dato il ritualismo tradizionale della tecnica, infine date la suscettibilità dei medium e le correnti antipsicolo¬ giche dell’ambiente che si forma attorno a ciascuno di essi?  Prendo le teorie relative alla coscienza ed alla personalità quali oggidì sono ammesse nella psicologia scientifica (cfr. James W., Princ. diPsicol., trad. ital., 1901, X-XI, p. 23C e s.), e con sotto mano i fatti medianici che sto studiando, mi convinco che esse sono ancora insufficienti a spiegarmi il meccanismo della fenomenologia Eusapiana. Io non dico che non illuminino le condizioni psicologiche o, meglio, psicopato¬ logiche dei soggetti in estasi medianica o “ trance sebbene qui pure le difficoltà siano grandissime; dico, che con quelle teorie non si spiegano i prodotti o eiletti dell estasi stessa in quanto sono o paiono la risultante di un’attività bio-psichica, o di altra forza consimile, o di una modalità sconosciuta dell’Energia, che ^i esteriora e si proietta nello spazio.  Ma già anche per i rapporti tra la coscienza e la sub¬ coscienza non si va fin qui oltre a rappresentazioni metaforiche, tanto se valendoci dell'analogia col “ campo visivo „ inva¬ giniamo la coscienza come un’ estensione più o meno il¬ luminata e chiara dal centro alla periferia, quanto se cer¬ chiamo di intenderla mediante una graduazione in altezza non dissimile da certi nostri strumenti fisici (termometro, barometro) e oscillante attorno ad un punto o livello me¬ diano e medio che diciamo soglia o limen. La parte estraniar - ginale nel primo caso, la parte subliminale nel secondo, corri¬ sponda pure alle gradazioni successive dello stato normale, che andranno dall'attenzione concentrata al sonno profondo o al coma, e a quelle dello stato anormale le quali scenderanno dall’estasi propria dei visionari e allucinati mistici alle tre fasi classiche della ipnosi e all’ipoletargo (Cabcs); ma in sostanza,   UNO SCHEMA BEL SEBCOSCIEHTK   267   dove si collocherà su quel bersaglio a zone concenti ielle o su questa scala a gradi raffiguranti schematicamente il campo   l 2  5^1  a   5 |  A •   O  O  CA  O  m  ■z   Co  c  oa  o  O  (/>  n  fU  Z  n   NORMALE ^  Attenzione  COI* CESERÀ. noni _  Docili ti   ElVELLQ DELIA /dntaot iche ria 5 opere  minimum della  Dormiveglia S ogni.  MINIMUM della  Sonnolenta sojhi  \US1MHM delle  tfonno profondo  MINIMUM, dell i  Coma.  PERICOLO   ANORMALE  E i t a s i DELLA MESTE So jj^e-stibi 1 1 La  COSCIENZA DI &  Allucinazioni  COSCIENZA VIGILE  Stato , sonmmbut1 CO  ATTIVITÀ PSICHI Ci  Stato  catalettico  E PAI IONI NERVOSE  Stato  leta-rjsico  ATTIVITÀ NERVOSA  Stato  ipo letargico  DI MORTE   Ul  mJt  k <  2?   Raffigurazione schematica  dei rapporti tra coscienza e subcosciente (P. Casus).  ILa parte centrale di questo psieometro simbolico è tolto da P. Casus 1 (The Soul , Chicago, 1S01), e quantunque invecchiata. massime in ri¬ guardo alle fasi deU’ipnoai, quantunque criticabile per ciò che con- cerne le gradazioni degli stufi normali e anormali, la giudico irti Ussima aflo scopo di chiarire gremente le idee «Berne sulla coscienza vigile o superiore e sulla inferiore o subliminale].  o la livellazione psicometrica, dove si innesterà, domando io, il punto di attacco del dinamismo esopsichico procreante le esteriorazioni di sensibilità e di motricità della Eusapia Paladino V Su quali argomenti di prova lo si collocherà   I   TRANCE" MEDIANICO   268   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   nella zona estramarginale. o nei gradini estremi soggiacenti della sua coscienza ? Sta il fatto che il medium non è sempre addormentato quando opera, oppure, se lo è, il suo sonno non 1^o^lunoe c*ie raramente e tardi il grado di abbassamento ed oscuramento di coscienza richiesto dal letargo ; ciò signi¬ ficherebbe che 1 esopsichicità, base del medianismo fisico- meccanico, si effettua in condizioni varie della coscienza, rn da trovare una spiegazione fisiopsicologica atten¬  di!5116 del fatto apparentemente contraddittorio che allo stesso effetto conducano, tanto la concentrazione dell’attenzione co- sciente quale si vede nel rapimento dei mistici, degli allu¬ cinati, del genio in creazione (la vera “ estasi „), quanto la sua scomparsa e la dissoluzione conseguente della coscienza de 1 w come si scorge nel sonno della medianità (la “ estasi , del trance , ). Nelle ipotesi del supernormale e subliminale il trance „ medianico sta sotto la soglia, ossia al di là de<rii s essi margini della, coscienza dell'io, in una zona oscurissima ipotetica di attività individuale, confinante con il mondo infinito e indefinito delle forze occulte, o, come diceva En. von Hart¬ mann, confondentesi coll’Anima universale. E sta bene- ma come si spiega il fuoruscire e il proiettarsi della forza vitale o biopsichica che dà luogo alle azioni a distanza, alle telecinesi alle telefanie, alle teleplastie?  Confessino francamente gli spirito-psiehicisti che anche le j j- • <le MrBRS lasciano un vacuo enorme o fanno un salto addirittura mortale, tra il concetto che noi possiamo farci dello stato subiettivo dei medi, ossia della medianità in potenza, e una congettura pur che sia concepibile sulla natura della forza proiettata da essi, e originante i fenomeni obiettivi di Eusapia, di Home, di St. -Moses ecc... Quelle dottrine meta- psichiche nulla ci dicono sulla forza “ vitale „ emergente dai medii fisici, assumente attributi materiali ed attività non dissimili da quelle delle altre forze naturali fìsiche, e sopratutto capace di concentramenti spaziali di codeste sue attività in modo da originare forme sensibili tangibili e visibili, parziali ed integrali.... Insomma, resta non solo ignoto (pazienza!), ma assolutamente mcomprensibile anche col criterio analogico il processo, o meccanico o energetico che sia, col quale il subliminale « secondo Myers, l’attività bio-psichica in genere secondo me, riesce ad esteriorarsi e a manifestarsi con fatti e sopratutto con forme attive percettibili ai nostri sensi.  Genova,' 25-26 maggio 1901.   /   .• v.   LA QUINTA SEDUTA Suggestibilità ed ipnosi del medium.  1. La Eusapia non era, in principio di seduta, e tale rimase per circa due ore e mezza, fornita di molta energia medianica. Fu già osservato l’alternarsi di sedute ottime a sedute mediocri, e in queste ultime la tendenza alla frode. E perciò accortomi della scarsa medianità della Eusapia Paladino, accrebbi iersera la mia vigilanza, per vedere se le frodi da me sospettate nella seduta precedente si rendes¬ sero più numerose e grossolane ; ma non sono riuscito a scoprirne, salvo qualche presumibile indizio che dirò più oltre. Il sig. Ferrare invece, messo anch’egli in sull’attenti dal contegno imbarazzato della Eusapia, mi dichiarò d’averla colta in evidente fraudolenza, ma non mi ha indicato in quale fenomeno. Ciò insegna che in una serie di sedute a pagamento, quando si osserva una diminuzione di media¬ nità, è giustificabile il sospetto di una più o meno consape¬ vole tendenza all’inganno, e si debbono aumentare i rigori del controllo. v  2. La suggestibilità della Paladino si è resa evidentis¬ sima iersera. Io, vedendola distratta e poco fornita di media¬ nità, avanzavo ad alta voce varie spiegazioni (puramente ima- ginarie o fortuite) della mancanza di manifestazioni, e sempre il tavolo assentiva coi tre colpi di prammatica : ero io che suggerivo a “ John la spiegazione.  3. Ma il linguaggio tiptico — si dice — è causato dal- V automatismo dei centri inferiori. Bisogna però riconoscere che in moltissimi casi essi enti-ano in attività, non spon¬ taneamente, ma per riflessione di percezioni ed idee discese, per così dire, dai centri superiori o coscienti (in realtà nella co¬ scienza non c’è alto nè basso, non superiore nè inferiore). La attenzione della Paladino, ogniqualvolta durante la se-   1   270   PSICOLOGIA E 8PJBITISMO, II   duta tra noi si parla di lei e dei fenomeni anche quando è (o sembra ? ) in “ trance è cosi serrata che non solo essa ri¬ sponde ai presenti e si intrattiene con essi, ma fa anche rilievi ed osservazioni giuste come persona normalmente sveglia : inoltre è in grado di governare, secondo i bisogni del mo¬ mento e secondo le esigenze dello esperimento in corso I automatismo subcosciente, ossia di dirigere le “ manifesta¬ zioni „ verso un fine prefisso. Questo * automatismo „ è, dunque, da intendersi in modo assai vario e vago ; per certi nguanli mi sembra puramente metaforico.  4. Anche la disgregazione della personalità non mi convince più tanto, ora che ho veduto i fenomeni medianici inatto, come mi convinceva prima. Un certo numero di feno¬ meni medianici fp. es. la scrittura automatica, i moti incoscienti prepaiatoru del dinamismo a distanza, ecc.), sono spiegabili assai bene col disgregarsi dei centri automatici dai voli¬ tivi-coscienti. Ma come spiegare allora l’ abbastanza fre¬ quente intenzionalità consapevole di frasi, di atti, di ordini relativi alla tecnica, ecc., detti o compiuti dal medium quando si personifica in “ John „ ? Non la si vede convergere ogni suo sforzo cosciente (1 attenzione è il carattere fondamentale della coscienza) verso il buon esito della manifestazione ? Dov’è allora la soluzione di continuità che disgrega la porzione superiore dalla inferiore del processo funzionale cerebrale?  •j. 1 orno alla forte svggestionabil ità della Paladino, e dico che uno dei presenti può dirigere fino ad un certo punto la fenomenologia di una seduta : — a) Affermando, p. es., una causa imaginaria del malessere del medio; allora “John „ ì i sponde sempre assentendo, perchè, come ogni persona di scarsa coltura, ha una specie di venerazione pei medici : — h) N on mai è avvenuto di affermare una cosa relativa al metodo ed alla interpretazione dei fenomeni provocando l’opposizione di John purché ciò lusingasse l’amor proprio del medium, fio già detto che la Paladino, ormai sapendo chi io sono, mi ha pigliato di mira e mi vuole convincere della sua forza fiersera in “ trance „ mi ha detto all’orecchio che “ John nu vuol bene! „) ; e però l’assenso di “John, si spiega come guidato dall orientamento della volontà del medium ; — e) Ben di rado un fenomeno che si chiede * con emazia è buone maniere „ è rifiutato da “John iersera esprimemmo il desiderio di sentire colpi dalla tavola non più dati da un pugno chiuso, ma da una mano aperta, e poco dopo il suono di una forte spalmata a piatto scosse tutto il mobile, ci fece sussultare sulle nostre seggiole e rintronò per la sala !  L’Eusapia è suscettibile all 'ipnotizzazione. Nonostante che in veglia e prima della seduta si sia mostrata scettica,  > anzi abbia preso in ridere il mio formale annunzio che l’avrei “ ipnotizzata come aveva fatto I’Ochobowicz, essa durante la seduta, mentre smaniava perchè non succedeva alcun fe¬ nomeni, ha domandato che le facessi alcuni passi magnetici (“ fate come Giulio „, mi ha detto con voce roca); e subito si è calmata, e i fenomeni tanto attesi hanno cominciato a prodursi e a crescere di intensità. Ciò prova, fino all’evi¬ denza, che medianismo, isterismo ed ipnotismo sono stati allotropici o isomerici della personalità.  Verissimo quanto dice Giuliano Oohokowicz: “È l’ambiente che suggestiona il medium „ ; ed io aggiungo : — c’è sempre nella assistenza qualcuno da cui l’Eusapia, soggetto ipnotiz- zabile, riceve suggestioni per la produzione o non produzione dei fenomeni. — Generalmente la suggestione è verbale o mi¬ mica, ma vi sono anche momenti nei quali può pensarsi alla suggestione mentale. Comincio a crederla possibile, sebbene non ne abbia ancora una prova decisiva e sicura; ma sarà difficile che io mi convinca, senza prove provatissime, che esiste una suggestione mentale da parte dei “ disincarnati , sopravviventi o delle Intelligenze occulte agitantisi nell’abisso dell’Al di là su questi poveri esseri ammalati o anormali che sono i medi. Cattivo mezzo, davvero, di comunicazione fra i due mondi ! Ma ci credono gli spiritisti “ modernisti „ .  7. Nello stato di “ trance „ la Eusapia è entrata poco dopo i miei passi magnetici. A parte la questione complessa e insoluta delle differenze fra “ magnetismo animale „ e ipnotismo, ciò vuol dire che non solo la medianità è un effetto di auto- ipnosi, ma può anche seguire in certi soggetti alla etero-ipnosi. Mi riconvinco che non esistono nel sonno medianico della Paladino le tipiche fasi della ipnosi che am¬ metteva la scuola di Ciiaucot. Sempre più mi consta che non sono esatte e costanti le corrispondenze imaginate da V isani-Scozzi fra le presunte fasi della medianità — preipnosi, sonnambulismo, catalessia, letargia — e i fenomeni media¬ nici. Questo schema, del resto, è charcotiano, ossia è in arre¬ trato rispetto ai lavori più recenti intorno all’ipnotismo ed all’isterismo.  Senza dubbio il “ trance , o estasi di Eusapia presenta delle gradazioni che possono anche assomigliare alle fasi del grande ipnotismo determinate alla Salpètrière trent’anni or sono ; ma non mi è risultato, ad esempio, che nella medium Pugliese siavi la ipereccitabilità nerveo-muscolare e neppure la flessibilità   272   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   StlSKlSLf *“• '* " ieto*». i* -  I fenomeni sono in rapporto, per quanto ormai ne so e ne penso finora, con tre gradarioni : Teglia (preipnotica) stato superficiale d. ipnosi; stato profondo di ipnosi ’ prima è la veglia completa ; e la destono cosi  menìtf ” “ f 0SServa nella Paladino che sia psicologica¬  mente anormale: eppure, essa produce moti e sollevazioni del avolo, toccamenti, vento, luci, materializzazioni! Pu^nascere i S0SPett0 che ,tali fenomeni siano allora, in picconarle Hv' n,005016"*.1 ‘ A leS«ere il rapporto di Canfbridge si ar-  potente senza che ci sia bisogno di vedere dannerfnt+n la menzogna e la malafede. 6 dappertutto  namJUJf: nel sow*  ÌS0’KV,t,re<?: dj ™. ipnotizzato: e tutto ciò arriva da sbadigh, da singhiozzi, da eruttazioni dallo stomaco da mo i di deglutizione come si scorgono nell’ipnosi vera  “ estarin°“lann P"‘C°J°glC0 Più interessante di tale stato di ; è la Peisonificazione attualmente autosngfrestiva ma  (peL’opcira di&r’e>  poteva Sr^che Tu PsicHcoWicolMeSaZpaladin^  dfven to6bbe d6tt0 .P^^^^^Pi’rito famigliare*" Eustpk sempre che Impersonarsi di “ John King ' iia snperfidl°  STSrìì«S!=fSf 3C  sopratutto con la teoria psico-patologica della trasforma¬ zione di personalità, si dà una base scientifica alle credenze negli spiriti-guide dei medium, i quali risultano creazioni di so°rio non sostanzialmente diverse da tutti i fantasmi onirici. Inoltre, la parte intenzionale della medianità va a confondersi con gli stati ben noti di doppia coscienza, il cui meccanismo sarà bensì oscuro, ma che non fuorescono dai domini della psicologia patologica, voglio dire dalla scienza.  c) Nel terzo grado, che è di ipnosi profonda, si po¬ tranno trovare analogie con il letargo dei soggetti ipnotizzati mediante le manovre del Charcot; ma fino ad orala Paladino non mi ha dato codesta gradazione avanzata. Dicono che vi arrivi soltanto di rado, particolarmente quando essa è posta nel gabinetto nero, e che produca allora le grandi materializzazioni visibili.  8. La Eusapia è una isterica ipnotizzatile e autoipno- tizzabile. In lei si provocano spontaneamente delle crisi sonnamboliche, durante le quali essa si personifica in uno spirito americano detto “ John King „. Questa personificazione si riproduce ad ogni seduta per lo stesso processo per cui, in tutte le isteriche, le singole crisi riproducono sempre lo stesso delirio, le stesse parole e frasi, le stesse allucinazioni, gli stessi atteggiamenti e gesti. E come un’idea fissa siste¬ matizzata; ed è, nel medesimo tempo, un conato di auto¬ spiegazione dei fenomeni medianici che essa produce. Questa spiegazione è tratta dalla zavorra di pregiudizi animici la¬ tenti in ciascuno di noi, ed è “ spiritica „ perchè la Eusapia fu educata come medium in un ambiente spiritico. Se con il suo isterismo, con la sua potenzialità “ medianica „ non ancora evoluta nè usufruita da alcuno, essa si fosse imbat¬ tuta in uno scienziato, competente e sagace analizzatore dei fenomeni psicologici, come Jan et o Flournoy ; se, in luogo di essere stata assunta come soggetto tiptologo da quel primo circolo di tanti anni fa, fosse andata in un Labora¬ torio di psicologia sperimentale, certo avrebbe data la stessa serie di fenomeni veramente straordinari detti “ medianici „, ma genuini e senza l’attuale colorito spiritistico, quindi de¬ signabili con altro nome (“ esopsichici „ V).  E peccato che soggetti consimili diventino medi siste¬ matizzati tradizionalmente in quel senso. La psicologia su¬ pernormale progredirà immensamente, quando degli scienziati saranno i primi a porre le mani su individui capaci di esteriorare la sensitività e la motilità, e li educheranno con altrettanta pazienza e convinzione quanta ce ne han messo  is   Moitsi:!.!.!, Psicologia e spiritismo.   274   PSICOLOGIA E SPIRITISMO. II   e mettono gli spiritisti a svilupparli e a sistemarli attorno a idee trascendentali. Io sono convinto cbe, ove avessi agio e tempo, col potere di ipnotizzazione che ho acquistato sulla Eusapia e che più acuirei coll’esercitarlo, purché le lasciassi la credenza (lusingante la sua vanità) di produrre fenomeni sempre meravigliosi e di essere sincera, arriverei a sradicare la sua idea fissa della personificazione di “ John King „ e da medium spiritico la trasformerei in un soggetto eso-psico- dinamico. Allora essa opererebbe egualmente come ora, ma sarebbe diretta dalla, idea di agire al di là dei confini tan¬ gibili e visibili del suo organismo mediante poteri fisico¬ vitali del tutto simili alle altre forze naturali cbe ci circon¬ dano, e delle quali noi forse siamo soltanto trasmettitori e trasformatori secondo le dottrine dell’ Energetica.   *   *   Il tipo mentale degli assistenti.  Vi è una notevole diversità fra gli assistenti ad una se¬ duta nel percepire i fenomeni : su ciò influiscono il tempe¬ ramento, il tipo mentale, il sesso, la coltura, l’indole morale. Mi fermo al tipo mentale.  1. Certuni sono prevalentemente visuali, ossia veggono prima, più facilmente e più spesso degli altri. Per és. il sig. Schmolz vede meglio di tutti noi : egli però non sembra abituato a correggere sempre con freddezza le proprie im¬ pressioni visive. Il prof. Porro, per contro, vede poco, perchè, come egli giustamente osserva, è abituato ad una scienza d’osservazione, l’astronomia, che insegna a dominare le proprie facoltà visive e a correggere continuamente gli er¬ rori. In quanto a me, non sono certamente un visualista, e dei fenomeni percepibili col senso della vista non ne ho visto che tre: il globo nero, l’ ombra del braccio penduto, le luci ; ma i primi due erano probabilmente fenomeni spurii di ma¬ terializzazione (di forme umane), ossia semi-frodi incoscienti della Paladino che mi ha voluto fare interpretare secondo il suo desiderio, cioè spiriticamente, due effetti medianici pre¬ sumibilmente solo meccanici (gonfiamento delle cortine); le luci furono reali, e la mia retina le ha percepite in buone condizioni.   Altri hanno più fini e vigili i sensi cutanei, e sono di tipo termo-tattile. Tale mi sembra il dott. Venzano, che distingue subito le minime variazioni di temperatura del- 1' aria ambiente e preannunzia ai compagni il soffio freddo dal gabinetto.  3. Qualcheduno è di tipo uditivo : percepirà più faeil, mente e presto le impressioni del senso acustico. Tali, que. colleghi che hanno percepito rumori impercepiti da tutti noi-  4. Io mi riconosco, più di quanto sapevo o supponevoi di tipo tatto-muscolare : avverto immediatamente e designo con precisione i toccamenti, i moti degli oggetti, i cambia¬ menti di posto, di peso, ecc. T<’oscurità acuisce questa mia forma di sensibilità.  5. Altre differenze costituzionali di mentalità non mi è stato possibile ancora di rilevare. Converrebbe sottoporre, prima di formare un gruppo, tutti gli assistenti ad un esame psico-fisiologico preliminare, e forse, saputo il tipo preva¬ lente, e conosciuto il predominio di individui di un tipo determinato sull’assistenza, si riescirebbe a prevedere in parte la fenomenologia della seduta. Se si ammettesse che la Pala¬ dino esercita un’azione suggestiva sui presenti a seconda della loro personale suggestibilità, allora le impressioni di questi sarebbero “ allucinazioni veridiche „ a un dipresso come si crede oggi che siano quelle “ telepatiche  6. La diversità mentale degli astanti si rivela pure nella singolare maniera con cui certuni segnalano (ad alta voce, secondo il prescritto) le loro percezioni. Sono stato sorpreso, ad esempio, dalla vivezza e stranezza di alcune imagini con¬ tenute nella segnalazione e descrizione dei toccamenti. Qual¬ cuno descrive la mano invisibile che lo tocca, con un det¬ taglio tale, da lasciar supporre un’analisi completa di tutti gli elementi della percezione: — ora è “una piccola mano di bambino o di donna che accarezza „, ora una “ grossa e ruvida mano di operaio „ ; ora uno avverte il contatto “ come se fosse di un bastone flessibile che sotto la resistenza del corpo si piega,. Curiosissima è la interpretazione dei feno¬ meni acustici: i “raps, del tavolino sono uditi come ru¬ mori di ogni sorta, e ci vorrebbe il dizionario per segnarli tutti: raspamenti, grattamenti di unghie, strisciamenti di stoffe di seta, ecc., ecc. Certi leggeri raps sono stati sentiti come “ colpettini determinati sul piano del tavolo da una zampettina di gatto zoccolato,!! Che fantasia! e come si illumina, con si fatte segnalazioni, la psicogenesi dell'Oc¬ culto !   276   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   E infatti sono impressioni inconsuete della sensibilità gene¬ rale e dei sensi specifici, percepite in condizioni non abituali, che bisogna definire. Non si è mica esposti ogni giorno a sentirsi sfiorare al buio la fronte o il dorso delle mani da un contatto ignoto! Non si prova mica troppo spesso in penombra la pressione di un corpo duro ai lombi o su di una scapola! Nè guardando fissamente nel fosco di un an¬ golo tappezzato di nero e malamente illuminato di riflesso si è fatto mai da ciascun astante l’esperimento dei fenomeni endottici, fosfeni, mosche volanti nel vitreo, ecc., che i suoi centri cerebrali in tensione vi proietterebbero! Cosicché io ritengo ora senza esitare che un certo numero di fenomeni sia deformato, ingigantito, variato, se anche non creato, dalla imaginazione personale dei percipienti. Qui si avvera la stessa influenza del carattere individuale che agisce pure sulla parte intellettuale della mediumnità, dove ciascun medio introduce, inserisce e coltiva in particolare quello che pre¬ esisteva nella sua coscienza. È un personalismo, non un per- sonismo nel senso di Aksakoff.  7. A tale proposito aggiungo però, che la differenza dei contatti sentiti dalle persone della catena può derivare da ciò che il medio imagini di voler toccare col piede o colla mano. Anzitutto, i toccamenti grossolani accompagnati da pressione e che non sembrano di mani, avvengono per lo più nei fianchi delle due persone messe al controllo, e precisamente come se la idea della Eusapia fosse di toccarli col suo piede. T toccamenti più delicati, che si direbbero fatti solo da mani, sono invece nella parte superiore della persona degli assi¬ stenti, alla faccia, alle spalle, alle braccia, al capo, sulle mani, ecc., ben raramente alle estremità inferiori. Le persone lontane sono sempre toccate o in faccia o in sul dorso delle mani, perchè la rappresentazione di toccare con tali estre¬ mità chi ci stia di fronte, è la più ovvia che possa venire in mente alle medium : esse non sentono mai pressioni ai fianchi come latte da un corpo duro (piede animico ?). Altra consi¬ derazione è questa : non è possibile che ordinariamente ci si immagini di pizzicare, di palpare, di carezzare per mezzo di un piede (cosa che riescirebbe soltanto a piede nudo e dopo un lungo tirocinio). Questo genere di toccamenti non è pen¬ sato e avvertito altrimenti che eseguito da mani (dinamiche).  Tutto ciò porta alla conseguenza che si tratta sempre di procedimenti comuni di psicologia umana dinamizzati al di fuori, esteriorati ; non di una psicologia diversa dalla nostra. I fenomeni della serata.  Possiamo dividere i fenomeni ottenuti ieri sera in due gruppi: isoliti, già esperimentati, e i nuovi: quelli, fiacchi e stentati; questi, intensi e facili. Osservo però che quando poche manifestazioni si avverano nelle prime due ore o due ore e mezza, sono più intensi e vari i fenomeni terminali. Si direbbe che nel primo caso vi è diffusione, nel secondo con¬ centrazione della stessa energia, la quale, essendo (nella Eu- sapia) di una quantità e di un potere determinato, deve distri¬ buirsi proporzionatamente per dar luogo a fenomeni di varia portata. Tutto ciò rientra nelle leggi comuni di conservazione della energia, sia questa nelle sue modalità fisiche conosciute, sia anche nella suamodalità “ bio-psichica „ (umana). Uno sforzo psichico di dieci è capace di diminuire per un tempo maggiore la facoltà elettiva (“ medianità „) che non uno sforzo psichico di cinque. Dal che concludo ancora che non siamo di fronte a un dinamismo che sfugga, come si pretende, alle leggi naturali accertate dalla scienza : tutto sta nello studiarne meglio le manifestazioni e le determinanti. Io penso che se si potesse applicare uno strumento graduatore, uno psico¬ dinamometro alle manifestazioni singole di una seduta, si avrebbe ad un di presso una cifra corrispondente al potere esopsichico di cui gode ciascun medium.  Ieri sera abbiamo introdotto qualche variante nella pro¬ cedura della seduta : si sono legati solidamente i piedi  di Eusapia alle gambe della sua seggiola; — ci siamo legati tutti, in catena, con una unica funicella annodataci a ciascun polso ; — sotto il piano del tavolino si è fissato un grosso cartone attraversato da numerosi chiodi colle punte in fuori, allo scopo di ottenere le bussate di “John, anche attraverso cotale ostacolo ; — si è anche fatto un esperimento di sug¬ gestione mentale. Ecco il riassunto dei fenomeni più im¬ portanti :  a) il sollevamento completo del tavolino (“ levitazione „). mentre Eusapia aveva ancora i piedi legati. — E stato lun¬ ghissimo e colla intenzione di mantener la tavola abbastanza alta perchè potesse essere fotografata. Noto che io, tenendo la mano sinistra della Eusapia, la sentivo contrarsi e premere   278   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   fortemente sull’orlo della tavola: in quel momento sono sicuro che il controllo del piede dal mio lato era buono; d’al¬ tronde, la pressione della mano avrebbe dovuto fissare il tavolo sul pavimento, anziché alzarlo. La fotografia, mentre io ero in catena, non è riuscita dimostrativa per la posizione dei piedi di Eusapia; inserisco, invece, quella di un’altra levitazione, che fu fatta nella stessa sera (dal fotografo signor A. Testa), e dove è evidentissimo il fenomeno;  b) lo scioglimento ilei nodi fatti con una corda attorno ai piedi del medium fissati alla seggiola. — I nodi allacciati da me a sinistra erano sette e molto stretti : a destra erano stati fatti dal cap. De Albertis alla “ marinara „. Ebbene: una mano invisibile, che mi ha anche toccato nella regione tibiale, ha sciolto tutti quei nodi e la corda è stata gettata nel bel mezzo della sala. 11 controllo è stato ottimo sulle mani e sui piedi per parte mia e di De Albertis: d altronde, come pensare che dei nodi si possano sciogliere coi piedi  calzati?; \ .  c) il distacco e il trasporto del cartone armato dal di sotto al disopra del tavolo. — Notevolissima manifestazione dell’energia medianica, questa che da sola basterebbe a di¬ mostrare l’autenticità dei fatti! Si pensi che quel cartone era conficcato da vari chiodi ; che ciascuno di questi ha dovuto essere schiodato con uno sforzo non indiflerente di trazione; che il cartone, per venire sul tavolino, ha dovuto passale fra l’orlo di questo e il petto e la mano dei formanti ca¬ tena (Porro, Peretti e Schmolz hanno infatti avvertito con¬ tatti di “ punte „); e che tali manovre implicitamente signi¬ ficavano un’ironica risposta di “John, al nostro tentativo di castigarlo dei suoi pugni formidabili ! E il subcosciente di Eusapia che elabora tanto intellettualmente, ossia con finalità prestabilita, gli ignoti dinamismi di cui dispone?;  d) la suggestione mentale. — Il prof. Porro ha suggerito mentalmente’ a Eusapia di recare a me alcuni fiori che con altri oggetti stavano sulla tavola ; e subito io ho sentito nel¬ l’oscurità accostarsi un oggetto molle e profumato alle mie nari. L’esperimento sarebbe, dunque, rieseito: il medium ha avuto per telestesia la indicazione della mia persona, e dell’oggetto da scegliere e da portarmi: vi ha aggiunto solo l’atto dell’annusamento trattandosi di fiori e per una naturale associazione di idee. Qui noi abbiamo, caso mai, un fenomeno di lettura del pensiero, analogo a quelli di Pikmann, Zaniboni, Bellini, Grassi ecc. ; niente adatto dello spiritismo ! ;   Morselli, j'sicotòfjia t »S//i rttisniOy T.   Tav. L   telecinesi® e teleplastie   279   _ e; la ««e del  ■tari»; P« -1»» .«■», S""“ MeriS che ta tS  seduta sulla propria seggiola. Menta cue io a  fenomeno eccezionale, e lo faccio piu ava ,  f) la percezione tattile di ima forma barbuta uscita a  cortine del gabinetto. - Veramente, nessuno 1 ha viste^  tanto il Porro ne ha sentito la barba in alto alla sua des^  Trance, di cui ha raggiunto il grado pru . avanzato (le¬ tico) talvolta la Eusapia, consentendo all invito dei pre senti eseguisce la prova di muovere oggetti senza aleun con tatto' Iersera cessata la levitazione, essa si trovava seduta iS'ca l mètro dal tavolino: stringendo le mie mani con freS convulso, ha eseguito gesti di “ne 6 di spinta, e il mobile, a ciascuno di questi, si e mosso ! iè scostato. Altre volte l’Eusapia fa muovere con gli stessi iresti piccoli utensili (bicchieri, campanello, ecc.), OOTure fa manovrare piccoli strumenti (p. es. un carillon). Dko laveritó - la parte più interessante della fenomeno¬ logia Paladini ana è data da questi XsV-  ■nHi elementari ma forse racchiudono in sè il germe e la so stanzi di ^ tutti S altri; sono i più sicuri, perchè avvengono quando Eusapiaèin buone condizioni di medianità e anche a^hice completa ; sono, infine,! più  prodotti da lei, non spontaneamente ma per invito attlni. Ecco delle vere esperienze: come dubitarne.   *  *   *   La a levitazione   Gli Atti dei Bollandoti attribuiscono a molti Santi la facoltà di “ levitare , nel rapimento mistico dell estasi . e annali dello spiritismo narrano sollevamenti dal suolo alcuni medii, di Home in particolar modo, e mai in piena luce. La Eusapia Paladino non levita che in oscurità quasi assoluta e mai da sola: le è necessaria la “ catena tiptica , . ossia essa si eleva dal pavimento, per lo più insieme con la sua seggiola, quando è in mezzo a persone che possano veri¬ ficare il fenomeno mediante le loro percezioni tatto-muscolari. Sulle percezioni visive, quali possono aversi in una sala de- bolissimainente rischiarata da una candela posta neU’anti- camera, non c’è da fare assegnamento. Inoltre, quella cerchia di persone assistenti (e per la levitazione “ John , esige che non si infranga la “ catena spiritica „) serve ad impedire la caduta del medio, a sorvegliare che il tavolino non si spezzi sotto il peso che va a gravitargli sopra, e ad aiutare in ultimo la Eusapia a discendere e a rimettersi nel suo posto.  Rammento tutto ciò per dimostrare che la levitazione di Eusapia, sebbene straordinaria pel modo con cui viene ese¬ guita, richiede circostanze tali di tecnica da attenuare assai la ineravigliosità con cui la si definisce.  Ai lati del medio eravamo io e il prof. Porro : ora, le mie percezioni tatto-muscolari sono esatte, e mi hanno permesso di sentire la prima volta che Eusapia, dopo avere esclamato mi tirano , mi tirano! — si alzava in piedi, che poi seguitava ad elevarsi col corpo in stazione eretta, con le mani nelle nostre (per lo meno con la sinistra nella mia destra), colle gambe rav¬ vicinate e contratte : arrivata un po’ al disopra del piano del ta¬ volo, ossia a circa 80 cent. dal suolo, essasi è portata alquanto alPinnanzi e ridiscendendo è venuta a collocarsi, sempre in piedi, quasi nel mezzo del tavolino. Dopo pochi secondi, fra esclamazioni di spavento, ho sentito il corpo di Eusapia ir¬ rigidirsi come se volesse spiccare, diciamo cosi, il volo: il Porro e il De Albertis affermano di aver potuto passare le mani fra la suola delle scarpe di Eusapia e il piano del ta¬ volino ; si tenga in mente però che eravamo nel buio quasi assoluto, anche perchè tutti, stretti in catena, facevamo ressa attorno attorno. Tenendo la mano del medio io ho dovuto accompagnarla nella ascesa: e istintivamente credo di avere aiutato, anche pel desiderio del fenomeno, la sua levitazione.  La discesa dal tavolino si è effettuata con lentezza. Ma pochi minuti appresso una seconda levitazione ha portato Eusapia, con la seggiola su cui sedeva, nuovamente in alto e poscia in avanti, ancora sul piano del tavolino. Eusapia si mostrava molto turbata e impaurita del fenomeno, che naturalmente vorrebbe attribuire ad uno “ scherzo „ dispo¬ tico del suo “ John „ (o di altro spirito burlone e maligno?!): e poco dopo, sia per la fatica, sia per l’emozione si è ab-   LA LEVITAZIONE DEL MEDIUM   281   bandonata in letargo, fra le nostre braccia. La sua estenua¬ zione era tale che la seduta ha dovuto aver termine.  11 Porro, descrivendo il fenomeno, dice che la Eusapia si è alzata dal suolo “ come se realmente fosse stata tirata da una forza esterna „ : ma io credo che le nostre impressioni debbano interpretarsi diversamente. La sensazione che il braccio del vigilatore prova nel momento in cui Eusapia levita in oscurità, è tutta muscolare e tattile: ossia è sen¬ sazione di posizione e di sforzo. Essendo noi ai fianchi suoi e percependo un mutamento nella sua collocazione spaziale senza prender visibile appoggio sul suolo, crediamo che l’alza¬ mento avvenga dal di sotto in su, come se fosse tirata: ma è evidente che sono le nostre sensazioni, le quali congiunte alla realtà dello spostamento corporeo ci forniscono l’ele¬ mento rappresentativo per interpretarlo a quel modo.  La levitazione avviene senza scosse, come se la persona fosse portata in alto lentamente, non però da una forza (leva) che prenda il suo fulcro al di fuori della persona del medio, bensì come potrebbe avvenire il trasporto in alto del corpo di un individuo il quale pensasse di innalzarsi, ^i ha tal¬ volta nel sogno normale la identica sensazione di levita¬ zione. Quando si sogna di alzarci a volo , non si sente più il bisogno di appoggiarci su di una superficie resi¬ stente : noi pensiamo di volare per una facoltà insita nel nostro stesso organismo. Esiste nei centri del senso muscolare la capacità di rappresentarsi il pensiero del volo mediante imagini kinestetiche autonome (allucinatorie) : donde la conse¬ guenza, che non è “ iperscientifica „ , per quanto sia sempre una ipotesi (siamo nel campo delle ipotesi, non delle teorie I, che anche la levitazione sia la trasformazione di una rappresenta¬ zione interna del medio in un fatto reale, lo, se penso di levarmi a volo, mi rappresento d’essere leggierissimo e di staccarmi dal suolo senza alcuna fatica: e questa rappresentazione fa senza delle così dette leggi statiche. Nessuna meraviglia, data la ipotesi della esopsichicità, che tale rappresentazione tanto più si avveri nel suo complesso durante lo stato onirico, quando i eentri cerebrali funzionano più agevolmente in modo autonomo (dissociazione), e che si avveri con tutti i caratteri che avrebbe nella psiche normale, sia sveglia, sia addormentata del medio. Se la levitazione fosse 1 effetto di uno spostamento esogeno , dovrebbe avere i caratteri della spinta all’insù: ha per contro quelli di un’elevazione a volo, come è proprio della imaginazione sognante di pensarla.  Non credo perciò che la questione della levitazione si   282   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   debba trattare soltanto sotto il punto di vista fisico-mecca¬ nico, come ha preteso il Fono: si tratta anche qui di ma¬ nifestazioni risolvibili, almeno parzialmente, in un dinamismo bio-psichico. Il supposto poi che sia un’ “ entità , estranea alla Eusapia quella che l’ha sollevata, non si appoggia su nessun argomento, tranne la consueta tradizione spiritica e tranne le esclamazioni auto-suggestive del medio. Allora, perchè lo spirito la solleva su di una tavola, eseguendo una serie di movimenti così superflui, mentre potrebbe sollevarla in mezzo alla sala e farla salire, come fa del tavolino, da sè in aria? Sempre perchè non avvengono, in forza della me¬ dianità, se non che i fatti possibili di cui si ha una idea' una rappresentazione; e questa viene data dalla individua¬ lità del medio: Eusapia si levita, cioè, quando pensa di farlo ed è ben sicura di non cadere.  Vi è un’altra riflessione sul contenuto intellettivo di tale levitazione. Essa è compiuta evidentemente per produrre un senso di meraviglia e di stupore negli astanti; ed è pur qui una rivelazione del solito amor proprio della Paladino. Qn al¬ cuno può obbiettarmi : e allora perchè la E. non si alza in mezzo ad una stanza, in piedi o con la seggiola, a soli 20 o30 centimetri, anziché seduta in catena a circa 75-80 cent.? < — Ma, evidentemente, perchè nella sua intelligenza semplice e in¬ feriore (tanto più inferiore quanto più opera nel subcosciente), essa ritiene che questa prova sia bastevole a convincerci.  Pertanto, un contenuto intellettivo non esiste nella levita¬ zione dei medii: lo stesso Home, nonostante le sue pretese al “ soprannaturale „, levitava per fare... del rumore. Levi¬ tano i Santi perchè immaginano di essere attratti verso Dio; e così il loro alzarsi dal suolo implica l’idea del distacco dall'impura sfera materiale. Ma un’Eusapia perchè “ levita „ ?  Gli annali spiritistici novellano di levitazioni ben più stre¬ pitose. 11 Pektt narra che il medium Carlo Williams spa¬ riva, levitando, pel soffitto (?); e la Marryat avrebbe veduto il medesimo miracolo con la medium Virginia Roberts. Pec¬ cato che in Amsterdam il Williams e la sua celebre com¬ pagna “ Rita „ siano stati trovati da un gruppo di fedelissimi “ spiritualisti „ in sfacciatissimo trucco, mentre con delle stoffe nascoste “ materializzavano „ il fantasma del pirata... “John King,, proprio lui! E quanto alla Roberts, se quella veduta a sparire dalla celebre scrittrice inglese è la stessa a effetti fisici ( “ rapping , medium) che arrivò in Europa tra le prime dall’America col suo bravo conductor, un “ Dr„ in mesmerismo e in elettrobiologia, c’ è da prestarci assai   LA LEVITAZIONE DEL MEDIUM   283   limitata fede: erano gli albori semimitici del nuovo spi¬ ritualismo, e del “controllo „ non si aveva l’idea che se ne ha adesso.  Neppure è esatto che la levitazione sia in sè tanto perico¬ losa. Anzitutto, la medium è tenuta da due persone, poiché essa grida, strepita e chiede aiuto quando si eleva e mentre sta sul tavolo in equilibrio un po’ instabile ; essa prega sempre che “ non si rompa la catena per non rovinare la medium (!) „. È “ John King „ che parla ; ma questo “ John „ ha troppi accenti umani di ansietà e di paura, per non interpretare tali gridi spontanei come la manifestazione dell'istinto di con¬ servazione della Eusapia stessa. Invero, se si “ rompe la ca¬ tena „ costei potrebbe precipitare fuori della cerchia ripara¬ trice degli assistenti e farsi realmente del male. Dunque, anche qui c’è tal contenuto psicologico puerile da far rien¬ trare il fenomeno (a parte la eccezionalità del dinamismo medianico) nella più completa normalità.  Neppure è tanto straordinario, come ci è parso nel mo¬ mento della produzione del fenomeno, che i piedi posteriori della seggiola levitata colla Eusapia fossero fuori del piano del tavolino. Ho fatto io stesso la esperienza: ora, una volta arrivati sul tavolo (qui non è più in questione il come ci sia arrivata la medium) si può stare in perfetta sicurezza con la seggiola mezza fuori, purché vi si stia seduti pog¬ giando in avanti sul sedile oppure si tenga la seggiola pen¬ dente in avanti. Qui dunque niente “ statica abnorme „ o “ antifisica “ (?): tutto, anzi, rientra nelle modalità conosciute dell’equilibrio meccanico (potenza, resistenza, leva); e si spiega coll’elementarissimo parallelogramma delle forze.  La levitazione dal piano del tavolino fu da me avvertita mediante il senso muscolare del mio braccio che teneva la Paladino e mediante il tatto del gomito che sentì la seggiola sollevarsi alquanto. Ma dichiaro che il controllo non esisteva più inappuntabile durante quel breve tempo: 1° eravamo tutti troppo impressionati dalle deprecazioni del medium che “ la si salvasse 2° eravamo anche, per la novità e varietà del caso, in uno stato naturale di eccitamento che non ci permetteva forse di percepire con esattezza; 3" la sensazione tatto-muscolare è dubbia in molte persone quando non è corroborata da quella visiva o acustica ; 4° la simultaneità del passaggio delle mani di Porro e di De Albertis sotto ambedue i piedi del medio, non è provata: il loro gesto può essere stato eseguito in tempo diverso (pochi secondi) ; 4° potrebbe la simultaneità del controllo di Porro e di De Albertis essere apparente, anche perchè nel tentativo di elevarsi dal tavolo l’Eusapia alzasse i due piedi alternativa- mente anche senza alcun pensiero di fi-ode; 6° io ho tentato lo stesso controllo colla mia mano sinistra, ed ho sentito il piede sinistro della Eusapia posato sul piano del tavolo • era contratto dallo sforzo muscolare di reggerla colà seduta in equilibrio malsicuro, e posso aggiungere che anche la gamba dello stesso lato era in buona contrazione; 7° la levitazione della seggiola non è stata controllata pienamente. Rimando perciò m dubbio che giunta sul piano del tavolo la Eusapia abbia continuato a levitarsi: se ciò è avvenuto, lo sforzo durò pochissimo, non più di due secondi, se pur tanto.  Si presenta ora il quesito della spesa di energia, adope- rata dalla Paladino nella levitazione. Il suo corpo pesa circa 60 chilogrammi ; la seggiola circa 8 e mezzo: l’altezza rag¬ giunta e di 75-80 centim.: si ottiene pertanto uno sforzo di circa 50-55 chilogrammetri. Per quanto meraviglioso, il fenomeno è forse di natura diversa da quelli che consistono m spostamenti e trasporti di oggetti?  Il sollevamento del tavolo a pochi centimetri dal suolo richiede, è vero, sforzi di pochi chilogrammetri ; ma lo sposta¬ mento del grosso tavolo (effettuato celermente con un piede di¬ namico) avrà richiesto il tiro di chilogrammetri 20-25 almeno La macchina da scrivere, che fu spostata l’altra sera di 1 metro e piu m senso trasversale e sollevata di almeno 50-60 cen¬ timetri, pesa chilogrammi 15: si ebbe dunque uno sforzo psi- codinannco di circa chilogrammetri 18-20. 1 colpi sul tavolo t battuti aneli essi da una mano dinamica di Eusapia che li attri¬ buisce ad una burla di “ John „ ) sono fortissimi, certo prodotti con una forza di chilogrammetri 25-30 circa. Orbene, nella levitazione del corpo con la sedia vi è una spesa doppia, tripla o quadrupla di energia, ma restiamo pur sempre nello stesso genere di fenomeni: la maggiore estenuazione del medio, dopo essersi levitato, dipende dalla perdita e tras¬ formazione maggiore di energia.  Resta come avvenga che la Paladino si sollevi da sè. Certa¬ mente, ciò sembra contrario alle leggi statiche : abbisogna un punto di appoggio negli sforzi tisici : ma nel dinamismo bio-psichico c e bisogno di ciò ? Data la origine endogena della scarica che produce a distanza il trasporto di un° og¬ getto e una battuta sul tavolo mediante dei prolungamenti animici „ dal corpo della medio, può congetturarsi che, sempre in virtù di codesto dinamismo vitale, si allunghi 1 intero doppio „ tanto quanto è necessario per portarla in   SFORZO MEDIANICO E CONSUMO DI FORZA   285   alto, sia sola, sia con la seggiola. Intanto vi è una circo¬ stanza che dà da riflettere : perchè la E. P„ una volta giunca sui tavolo, non si eleva più, oltre pochi centimetri? Non si ha altra spiegazione, se non che lo sforzo consumato nello al¬ zarsi abbia esaurita tutta l’energia bio-dinamica di cui essa e capace: e dalla sua caduta Anale, dal suo abbandono fra ie nostre braccia, parrebbe che cosi si debba intendere  Ancora un interrogativo: se in luogo di un tavolo con un piano a io cent, dal suolo, fosse disposto davanti al medio un banco a soli 40, avrebbe forse la Paladino la capacità di elevarsi ancora di quei 35 centim. dal suo livello ?  L’esame del medio dopo gli esperimenti con forti e celeri spostamenti degli oggetti e dopo la levitazione, mette in rilievo come essa sia affaticata: lo dicono il suo abbandono, lo stato di letargo, la debolezza muscolare misurabile col dina¬ mometro. Ciò dimostra che i “ fenomeni „ consumano della sua energia organica, ossia sono una estrinsecazione delle forze esistenti nell’organismo: e cosi rientriamo, anche per questa porta, nel ciclo della conservazione e trasformazione dell energia. Pare anzi che la perdita di forza si estenda a tutti i presenti m una catena : ciascuno, col suo pensiero, anche soltanto inteso come suggestione come assenso o come aiuto al medium, fornisce un po’ di energia (lasciando da pai te, come ho detto, gli effetti di stanchezza per la atten¬ zione, per la veglia, protratta, per la emozione, ecc.).  Adunque: — i fenomeni medianici sono l’effetto di una trasformazione delle forze vitali od organiche del medium e degli assistenti mediante un processo tuttora ignorato; essi appartengono perciò alla sfera dinamica del mondo reale dove tante altre oscurità permangono, non a quella di un mondo uitra-nmano.   *  * *   Gli esperimenti non riusciti del 26.  1. Non è riuscito l’esperimento dei grossi colpi sul taro/o perchè sul piano disotto erano stati messi dei chiodi, intatti era impossibile che la medium si rappresentasse l’atto di battere- con le mani su quella superficie irta di punte. E non si spieghi altrimenti l’insuccesso.  Certuni fra gli scettici pensano che il miglior controllo consista in vessazioni al medium, in dichiarazioni troppo aperte di sfiducia, ecc. Apparentemente Ensapia si dice lieta di tali controlli di indole meccanica (legatura con funi, chiodi che possono ferirla, ecc.), ma poi credo che in “ trance „ non giunga a rappresentarsi abbastanza intensamente l’atto da compiere, perchè l’imagine ne è contrastata dall’altra del¬ l’impedimento frapposto al compiersi dell’atto stesso. Questa semplice spiegazione psicologica non sarà causa di stupore, non riuscirà indiscreta se non per chi viva e opini fuori della psicologia. Ma, purtroppo, quando si tratta di argomenti psicologici tutti si industriano di emettere giudizi ritenendo facile di parlarne, massime oggi in cui il dilettantismo psi¬ cologico è divenuto fatalmente di moda.  Dico dunque che quel fenomeno non riescito conferma la verosimile interpretazione fisio-psicologica di molti feno¬ meni medianici. La affermazione oppostami. “ che le esterioriz¬ zazioni di motricità(DERooHAs) sono state distinte da quelle di sensitività,, dipende da un’imperfetta conoscenza della questione. Ogni movimento implica sensazioni muscolari, tendinee, ossee, cutanee, ecc.; quindi le due esteriorizzazioni non vanno mai disunite. Quando io penso di fare un mo¬ vimento, lo sento-, ossia sento tutto il mio braccio a mo¬ versi, a fare uno sforzo, a spostarsi ; sento sulla mia pelle i contatti dei corpi esterni, ad es. degli strati atmosferici.dei vestiti. Quindi la “ sensibilità , si sposta insieme con la “ mo¬ tilità „, e questa sempre funziona con quella. Inoltre, quando la E. pensa a produrre un toecamento (sensazione), lo pensa con un suo movimento. Ecco come il dare un forte colpo su di un tavolo implica il sentire la resistenza del piano, la com¬ pressione delle carni, ecc. ; e nell’imaginare di farlo le ima- gini sensitive si associano alle motrici: ora, se sul piano c’è un chiodo, io mi rappresento anche il dolore della lacera¬ zione dei miei tessuti, e mi ritraggo dal pensare al movi¬ mento suddetto.  Certi controlli sono, per questi motivi psicologici, inibi- torii : non c’è bisogno di sospettare del “ trucco „ quando si crea un’inibizione sui processi mentali del medio. La me¬ dianità — se lo ricordino i curiosi e gli incompetenti — è di spettanza della biologia e psicologia, non della fisica e della prestidigitazione.  2. Anche non riuscì la slegatura delle mani nostre dalla medium, slegatura che avevamo chiesto venisse eseguita da “ John „. Questo fenomeno è riuscito altrove: come dunque spiegarsi l’insuccesso di iersera? Forse perchè la E.   FENOMENI SOSPETTI E INIBITI   287   ha frodato tutte le altre volte, e non ha potuto eludere la sorveglianza attentissima che io e Porro esercitavamo?  Un atteggiamento insolito delle mani e delle braccia della E mi aveva messo in sospetto. Leggendo ciò che dissero Torelli e oli psichicisti parigini sui tentativi continui di frode incosciente5 (?) della E., sopratutto per la sostituzione delle mani mi sembrò in certo momento che essa mirasse (“ inco¬ scientemente „ sia pure) a ripetere quello stratagemma. Av¬ vicinava adagio adagio le mani da noi controllate, accostava il gomito al mio braccio (forse per invigilare i miei movimenti di ricerca nel buio?); e però quando io sentii che si tirava la corda e si tentava di slacciare i nodi, dovetti pensare al¬ l’inganno. Ancora più sospetto mi fu il toccamento di una mano, che provenendo dalla parte del Porro giunse a sfio¬ rarmi l’avambraccio, e si ritrasse subito: ritenni fosse la mano della Eusapia liberatasi dal controllo. Ma non ne ho la prova, come sempre avviene in queste manifestazioni che succedono troppo vicino alla persona della medium.  In sostanza, il controllo della legatura neutralizzò l’energia della E., ma non si deve ammettere soltanto che ciò ac¬ cadde perchè le fu impedito di frodare; c’è la supposizione legittima che Eusapia non sia riuscita ad entrare in “ trance „ stantechè la immagine dell’impedimento servì di contrap¬ posto all’esecuzione degli atti medianici che doveva pensare.   Nè pericolosità nè utilità dei fenomeni.  1. Non si producono mai fenomeni che implichino un vero pericolo o danno per il medio e pei presenti. Anche le percosse (medianiche) hanno sempre un che di scherze¬ vole e di discreto, che sta in perfetta relazione coll’atteg¬ giamento psichico del medium: questo non pensa mai di of¬ fendere troppo, di ledere e ferire eco. gli assistenti. E però i fenomeni di medianità eusapiana da me fin qui veduti rimangono nei limiti di una conversazione fra persone civili, riunitesi per essere convinte, per curiosità, o per proselitismo.  Nonostante le migliaia di esperimenti spiritici, siano psico¬ logici, siano meccanici, non si conosce esempio di fenomeni tragici: gli spiriti dei defunti sono per lo più moderati ed educati , talvolta burloni, rarissimamente ostili ai vivi ; mai veri criminali. Di delitti commessi col mezzo dello spi¬ ritismo non se ne conoscono, appunto perchè con la sua tecnica puerile e bizzarra esso è divenuto piuttosto un di¬ vertimento di famiglia o di circolo che una nuova utiliz¬ zabile forza individuale e sociale. Vero è che si discorre di sedute un po’ licenziose, dove * spiriti maligni „ commettono o dicono indecenze e scurrilità: sarà, nel fattispecie, la scarica di tendenze automatiche di basso valore morale da parte di certi medii. In realtà lo spiritismo non ha, nel suo pas¬ sivo, i peccati che almeno i contemporanei attribuivano al mesmerismo e al giansenismo convulsionario di Saint-Mé- dard, e che oggigiorno vengono narrati oscuramente di certi famosi “ meetings „ spiristico-occnltistici del Nord- America. Il dott. GiniEiì, nel suo libro Analyse de s choses, fa gran caso di una seduta al buio, nella quale si sarebbe rivelato uno “ spirito „ violento e brutale al punto da mettere in peri¬ colo la vita dei presenti (?). Ho letto con attenzione quelle pagine e non ne ho avuta davvero una impressione cotanto tragica: direi piuttosto d’averci veduto, tra le righe, del grot¬ tesco. Quanto al grosso membro virile che uno spirito bur¬ lone ha fatto sorgere dalla fronte e dal naso della signora Agullana, che se l’è trovato colassù in una sua fotografia (cfr. “ C..-r. Congrès spirit. „ Parigi), il fenomeno indecente si spiega con le condizioni psicopatiche della medium.  Le battute sul dorso e sulle spalle, i pizzicotti, i cetfoni, somministrati dallo “ spirito „ irato alla medium o alle per¬ sone della catena, potranno essere grossolanità (ciò che è in rapporto colla personalità incolta e fatua dei medium, per lo più donne volgari ed isteriche), ma non una reazione profon¬ damente sentita del mondo di là sul nostro. La emotività dei “ disincarnati compreso quel bonaccione di “ John King è sempre superficiale, e conserva in ogni momento l’aspetto di un giuoco o di una farsa persino quando (ed è grave!) vengono anime di defunti evocate pei presenti.  2. Neppure un fenomeno utile fu mai dato dallo spiri¬ tismo. Nella sfera puramente meccanica, non uno degli sposta¬ menti o trasporti di oggetti che potesse essere utilizzato a benefizio di qualcuno, men che mai un’ indicazione di nuove forze fisiche per le quali venisse aperta all’umanità in lotta con la natura una via per lo innanzi ignota ! Nella sfera dei fenomeni luminosi, ad esempio, non una “ visione „ degna di rilievo, non una invenzione da pareggiare quelle dei raggi x, dei raggi ultravioletti, della “ luce nera „!... Tutti i fenomeni medianici sono o inutili, o superflui, al più divertenti ma sempre con mediocrissimo buon gusto. Ora, questo contenuto idiotesco c fanciullesco della medianità obbiettiva, che pur sarebbe, a detta di certuni, la più proficua e promettente alla speeie umana, significa a chiare note donde viene il dina¬ mismo dei fenomeni: o dalle zone ideative pressoché incolte o dagli strati inferiori automatici della personalità della medium !  Non discuto qui della decantata utilità e nobiltà delle manifestazioni intellettuali dello spiritismo (la Eusapia è un medio quasi puramente meccanico, e non est hic locus): ma ora¬ mai è risaputo che dalle migliaia di “ comunieazioni „ e di “ messaggi „ spiritistici non ci è venuta una sola idea nuova, neanche una sola associazione inconsueta di idee vecchie: non dico poi di concetti filosofici aventi qualche valore !... Tutta la enorme letteratura del neo-spiritualismo, anche se ammannita sulle “ rivelazioni „ di Sookate, di Pla¬ tone, di Aristotele, di Dante, di Giordano Bruno, di Bossuet (che gli annali spiritici avevano fino a pochi anni fa il coraggio di pubblicare, ma che adesso, per accresciuto pudore, pas¬ sano nel cestino) ; tutta la fioritura poetica e romantica det¬ tata dagli spiriti di un Pulci, di un Ariosto, di un Milton, d’un Lamartine e di un Dickens (che si dicono avere dato nuovo sentore di sé); la stessa vita di Gesù da lui narrata medianicamente (che è stata il “ colmo „ della temerarietà incosciente spiritica), tutto ciò può essere venduto a basso prezzo sul mercato della produzione intellettuale umana.., salvo le volte in cui il medium era inconsapevolmente un V iTTOR Hugo, o suo figlio Carlo, o un d’AzEGLio, o un Flammarion, o una Maria Karadja, o un Tuttle Hudson, tutte persone dotate di alta mentalità o di speciale coltura.  La dottrina dogmatica dello spiritismo, sia essa fantasticata da un Davis, sia sistemata pedantescamente da un Allan- Kabdec, sia espressa con maggiore elevatezza ma non con mi¬ nore confusione da un Moses o da un D’Hkllenbach, di altro non consta se non di ricalchi e rifritture delle credenze ata¬ viche animistiche e spiritualistiche, creazionistiche e deistiche, cristiane e buddistiche, kabbalistiche e romantiche: la filo¬ sofia dello spiritismo è degna sorella della sua ridicola em¬ pirica, della sua povera teologia, della sua scolastica cosmo¬ logia. Si fonda tutto ciò in un crogiuolo, che riceva compia¬ cente tutto quello che vi si butta, e, quale condimento, vi si aggiungano parecchi grammi di misticismo a intenti vaghi e nebbiosi di filantropia, di umanitarismo cristianeggiante, di   Moi: selli, Psicologia e spiritismo.  intuizionismo orientale: e si avrà il prodotto di questa no¬ vella religione (parlo dello spiritismo-sistema, magari col suo inferno e paradiso cristiani!). Una miseria assoluta, che fa sorridere chi s’è per pochi istanti arrestato sul pensiero gemale, veramente sopraumano, di quei grandi colossi della umanità “ incarnata „, che rispondevano al nome di Aristo¬ tele, di Descartes, di Kant, di A. Schopenhauer... Val la pena di mettersi in comunione col mondo dell’Al di là per riceverne un cattivo riflesso di tutto il peggiore o ingombrante bagaglio antropomorfico dell’al di qua?...  Ma qualcuno spera nella utilizzazione delle forze medianiche: anima nostra, protestano i neo-idealisti, agirà sempre piu sul mondo e lo muterà a suo beneplacito... — Che idea! Io dico che, se per movere una seggiola o per prendere un bicchiere debbo prima diventare un medium, ossia un essere ammalato, e rinunziare alle mie facoltà naturali di motilità e di senso per acquistarne delle patologiche, e collocarmi in trance „ con grande sciupìo della mia salute fisica e con peiditempo indicibile, troverò sempre preferibile restarmene sveglio e lucido, allungare un braccio anatomico, scaricare alla buona un po’ di corrente entro i miei nervi. La cosa mi nescirà sempre più facile e perciò più utile. Non nego la possibilità remotissima che le forze bio-psichiche arrivino a operare gli stessi “ miracoli „ di Eusapia senza tutta quella preparazione a colorito isteropatico: ma per adesso lo sperare nello sfruttamento meccanico della energia me- dianica presuppone l’ignoranza delle condizioni non invidia¬ bile dl cui la medianità stessa costituisce finora la risultante.  Sotto il punto di vista della filosofia, della scienza, della industria, dell’arte, della morale, cioè del Vero, del Bello e del Buono (con iniziali maiuscole), lo spiritismo ha fatto bancarotta... prima di aver messo banco : dirò meglio, non è riuscito a mettere in circolazione che delle monete di vecchio stampo, e spesso, ahimè, dei valori fuori corso o delle monete di stagno indorate a rame !...   Genova, 27-28 maggio 1901.   yrgrrrr»   • »'»*.   -Y-rrrTr   rvvvvV'   LA SESTA SEDUTA (29 maggio 1901).   Lo stato del medium e la sua psicologia.   La seduta del 29 è stata importantissima per la varietà maggiore dei fenomeni; per la evidente mescolanza di fatti fraudolenti con fatti veridici; per la dimostrata suggestibi¬ lità del medium e la sempre più scarsa sua inventiva ; per la condizione di veglia in cui il medium si è quasi sempre tro¬ vato. L'Eusapia non è mai entrata in vero e lungo trance: ep¬ pure. ha riprodotto quasi tutti i fenomeni delle sedute pre¬ cedenti, tranne la levitazione sua; e ha prodotto fenomeni nuovi ed interessanti. Ciò mi prova ancora una volta che il trance, o non è necessario alla produzione dei fenomeni medianici, o al più è parziale e può essere ridotto a momenti brevissimi, come avverte anche W. James : certo i fenomeni possono essere effettuati e ripetuti in veglia ; qualche scet¬ tico direbbe, imitati a perfezione fino ad ingannare.  a) Nel 1° caso la cosa è assai grave sotto qualunque  punto di vista: anche sotto quello fisio-psicologico, confesso che mi riesce quasi inesplicabile. — Allora, dove andrebbero la disgregazione della personalità e l’attività automatica del ■“ subliminale „ e via via tutte le ipotesi esplicative di ca¬ rattere fisio-psico-patologico ? . Ma la cosa mi sembra  ancora meno chiara e logica per lo spiritismo : dunque , gli spiriti vanno e vengono senza occuparsi di ciò che si passa nella medium ? E allora, perchè non lo fanno sempre, rispar¬ miandole tempo, fastidi, malessere, patemi morali, stan¬ chezza e attacchi neurosici?  b) Nel 2° caso rientriamo invece nella sfera compren¬ sibile sopratutto dai medici psichiatri, i soli competenti. — Io penso che dopo un certo numero di sedute costituenti un allenamento, si svolga nel medium la facoltà di passare ra-. pidissimamente, e per brevissimo tempo, in estasi, cioè in   I quello stato psichico abnorme che gli è necessario ( « trance ) Sarebbero come delle “assenze, istero-epilettoidi provocantisi con piu agevolezza quando i centri nervosi si sono T disintegrarsi Oltre all’esempio dei fugaci parossismi dìe ci  h!«n?V»tte 6 neUr0'pS1C0SÌ ln cui c’è uno stato affine (mor¬ boso) della coscienza, cioè la epilessia e l’isterismo — esempio  che ogni alienista ha campo di vedere ad o-ni momento - abbiamo il fatto che le stesse neuro-psicosi offrono talvolta stati psichici apparentemente vigili, in cui per contrario esiste il più completo sonno della coscienza superiore Tale è il e i-o  del sonnambulismo per isteria, eco. T  Ma non usciamo — se si vuole - dallo “ spiritismo 0 che nell elementarissimo dei suoi fenomeni, nella scrittura  deH ,1?!! t?C t’ n0,‘ C ® 10 s.tess0 notissimo, evidentissimo latto della disintegrazione parziale di personalità, anche quando la coscienza de lo scrivente sembra sveglia? I medium psico^rafì le pnme v°lte sono costretti a concentrarsi, a chmdero t porte dei loro sensi, a sfuggire ogni impressione esterna a cadere in una assenza „ volontaria della coscienza - ma noi coll esercizio arrivano ad operare da medium scriventi (“ a scrivere sotto la dettatura o con la guida degli spiriti , i„ istato di veglia: la mano va dove deve andare, automati¬ camente, per suo conto, quasi fosse staccata dal corpo intero del medium e avesse acquistata esistenza autonoma.  Cosi avviene, certo, nella Eusapia dopo alcune sedute Si forma anche in lei l’allenamento, non già perchè essa ne abbia bisogno (sono convinto che sino dalla prima seduta ' !‘a serie Potrebbe produrre fenomeni senza cadere in vero  j'?l’Ungat0. tr.ance ) ma perchè la sua medianità si o-iova delle energie psichiche degli astanti; e perchè le sembra più  \n w\ di gente nuova, procedere a gradi  e perchè vuole prima assicurarsi dell’annuenza e indulgenza ( omogeneità ) di coloro con cui opera; e perchè la tradi .ione de. circoli psichici esige il • trance J lungo e eomSeto ed essa 1, accontenta, in quanto il suo “ sonno f è volontario'  spettacoli PS1C0 0g-a della E‘ P- d] iersera è stata per me spettacolo ancora piu interessante dei suoi stessi fenomeni  (ormai abbastanza monotoni e stucchevoli!). Sveglia sempre salvo forse negli accennati momenti di disintegrazione rapida’ essa ha rotón produrre determinati fenomeni, e li ha pro¬ dotte Piu spesso che nelle sedute precedenti la sua volontà sceglieva gli oggetti da spostare, i contatti da provocare i movimenti da indurre, ecc., ecc. Assolutamente non è vero che,   LA VOLONTÀ DEL MEDIUM   293   la volontà cosciente della medium sia estranea ai fenomeni : I lio già detto altra volta, ma la prova di iersera fu la mi¬ gliore perchè durt> tutta la serata ; I’Aksakoff ha torto. — Abbiamo, dunque, una simulazione?  Chi ha visto una isterica anestesica in tutta la metà si¬ nistra, ad es. , dichiarare di non avvertire i contatti e le puntute, e poi, opportunamente distratta dalla sua mano ane¬ stesica, fare movimenti di difesa contro le punture (espe¬ rimento classico dello Charcot), è tratto, se non è psicopa¬ tologo, a dirla una simulatrice: invece non è simulazione cosciente, ma fatto di disintegrazione della coscienza. Leg¬ gere L automatismo di Janet per poter parlare, con cono¬ scenza di causa , di ciò che noi psicologi intendiamo per disgregazione della personalità!  La simulazione (che è la terza possibile spiegazione del manifestarsi dei fenomeni senza “ trance „ vero e proprio) può evocarsi per vani di essi, non per tutti. Iersera, con buona pace dei miei colleghi di gruppo che pensavano di¬ versamente, io sono convinto che alcuni fatti fraudolenti si mescolavano in proporzione maggiore del solito coi veridici. E il come lo dirò più innanzi.  L intervento della volontà del medium nella fenomenologia spiritica compromette assai la veridicità di tutti i fenomeni. Una volta che questi avvengono quando la medium li vuole, è chiaro che la loro produzione spontanea risulta meno si¬ cura. Non parliamo della volontà estranea di uno spirito, chè qui, dopo le tante esperienze di iersera, volute, ovvero presentate preannunziate e preparate, anche accettate pas¬ sivamente per iniziativa nostra, sarebbe assurdo. Era la vo¬ lontà nostra che agiva mediante quella del medium !  Già prima della seduta la Eusapia Paladino ha annunziato un probabile “ apporto „ : a metà della seduta, ad un tratto, con una ingenuità che non onora la sua intelligenza, ha preteso che io, proprio io! le sondassi le tasche e i vestiti, e poiché non ho ceduto a tale invito, 1’ ‘ apporto „ non è venuto. Dico “ poiché „, per il motivo semplicissimo che un apporto che si preannunzia con questa teatralità farebbe nascere il sospetto anche in un cieco-sordo.  Piu che mai iersera si è visto che i comandi del più luce, del meno luce, ecc., sono dati per il volere della medium quando le conviene: — la oscurità, per preparare un feno¬ meno di contatto (materializzazione di mani), o per eccitare la curiosità e la attesa dei presenti ; — la semioscurità, o, meglio dirò, il semplice chiarore dalla porta dell’ anticamera, per produrre illusioni visive di ombre e fantasmi- — ia piena luce quando si tratta di fare constare un fenomeno  Sead?ume °’ S°PratUtt° " è StrM0 0 lusinghiero per H  Quel “ luce!, luce /„ (cinque colpi tintici) chiesta scamente ogni volta che la cordaci slacdiva e f annodava'  SULtavolino trasportati, o che li  potevano vedere atteggiamenti stravaganti del medium e dei due controllori, mi faceva nascere -Iodico francò -  ver™1"16'10 dl d,1Spett0 yerso tanta fatuità, e un po’ di  118 JZr ^ ,CLe d0VeV° esPrimere meraviglia non sen¬ tita emettere esclamazioni di finto stupore t simili ' Mi  sembra avere notato che anche in altri compagni si sveUa-  sornrf S ®s Sl ra°cofb tan^0 che Je espressioni obbligatorie di soi presa, con cui si applaude il bravo u Tnltn ^  « i.,- feT «z:  w S^ÈriaTiE pe"trsff „r T8li"“. 1W  Won dico ciò se non per una sincera dichiarazione delle  di1^""^fS10n1,PrrSOnali- Mai’ c°me iersera, i fenòmeni me-  « Jolm dUl° a“n° aVnt° tUtta 1,esteriorità dei ffwocfn. John, era come un prestidigitatore puerilmente  verifi030 C le’ °perato lo scambio dei bussolotti, dolesse far  aTmeZ-Per T presenti che i bussolotti s^no sempre  gare i? “ en°HnS °-df pr.lma- . Questo antropomorfismo vol¬ gare in entità spirituali „, ,n « intelligenze occulte ne  fiale Sae se «JohnVmi° “i Sempre pÌÙ 11 iivel,° mteilet- ® ?e . , Klng„ litt vissuto ed ha avuto un aual- ‘ , sociale, o era un imbecille allora, o lo è divenuto  “ Toev q d^P° mi°rt0' Ma ha dei collegbi nell’Al di là - anche  scrive fra feì;vamSf!nt°'Pnda ^’^uton, s’affannava a avagne . Il vostro medium è sincero „ !   La suggestività del medium.  g o abnorme, con una antica lesione (traumatica) al capf,   isterica, probabilmente anche epilettica; ed è ipnotizzatole e suggestionabile. Da ciò la origine esteriore suggestiva di gran parte dei fenomeni medianici che E. P. produce : forse, se si avesse il mezzo di rifare tutta la storia della sua media¬ nità fin dal principio, si vedrebbe chiaro che la intera sua fenomenologia rispecchia la coltura spiritica del Damiani, del Chiaja, del Capuano e degli altri credenti di Napoli!  2. La suggestibilità della Eusapia Paladino, oltre a manifestarsi fuori delle sedute (non ne ho sufficiente cono¬ scenza per prove mie, ma fu dimostrata, se non erro, da Rioiiet e da Ochorowiozì, si rivela in più modi durante le sedute, come già avvertirono De Fontbnay, De Rochas, G. Bois, Sohbenck-Notzing, ecc.  a) col soddisfare i desiderii manifestati per lo innanzi dai presenti: — i fenomeni si producono generalmente in conformità di quanto chiedevamo la sera prima o le facciamo sapere al suo arrivo ; più visibilmente però adesso, dopo al¬ cune sedute, che non prima: e questo accade per la solita ragione che si deve creare una certa armonia nella condizione fisio-psichica dei formanti la catena o il gruppo;  b) co\V eseguire esperimenti mediante gli oggetti portati o disposti opportunamente da noi: — iersera, ad es., un tamburello, due anelli, un dinamometro da me deposti in mezzo al tavolo, dettero luogo a varie manifestazioni media¬ niche, sempre in causa della povera inventiva della Eusapia, che aveva veduto con piacere il mio gesto: ella mi era ri¬ conoscente di porgerle del “ materiale da lavoro „ :  c) coll eseguire fenomeni chiesti durante la seduta: — questo accade in più limitata maniera e sol quando si tratti di fenomeni semplici (trasporto di oggetti, toccamenti, luci). La apparizione di mani medianiche visibili e luminose non si è potuta finora da noi ottenere in sei sedute: tuttavia so che la cosa accadde dopo che fu domandata ;  d) co W eseguire fenomeni in rapporto ad affermazioni fatte dai presenti, anche senza espresso desiderio di eccitarne la produzione. — Io ho, ad es., detto ad alta voce che avevo sete, e pensavo in quel mentre alla bottiglia d’acqua posta sul tavolo grande, riflettendo però che per esservi stato a bagno dei fiori, l’acqua non era più bevibile. Dopo un po’ di tempo ha avuto luogo il trasporto della bottiglia sul tavo¬ lino davanti a me; dunque, io avrei suggerito alla Eu¬ sapia di fare questo trasporto di oggetto;  e) colV eseguire fenomeni pensati dai presenti, in eondi- zioni tali da lasciar congetturare una “ suggestione mentale   NeH’esperiraento or ora citato la suggestione (di portarmi da bere) è stata mentale solo apparentemente. È vero che si è spostata la bottiglia cui avevo pensato, ma è vero pur’anco che avevo detto ad alta voce di avere sete: ora, l’acqua era il solo liquido che potesse soddisfare quel mio bisogno e alla portata del medium. Questa ignorava che nel salotto vicino c’erano copiose bevande rinfrescanti e non “ apportò quelle ! Ad ogni modo, non nego la possibilità della sug¬ gestione mentale : dirò che anche questa volta non è provata.  filmane l’altro fatto che il tavolo abbia battuto 11 colpi due volte, quando il cap. De Albertis stava per andarsene : tatto nel quale si potrebbe vedere il risultato di una tras¬ missione di pensiero. Ma ciò non pare : il De Albertis aveva già detto ad alta voce che partiva, la cosa era anzi stata ripe- uta da me e da altri, e soltanto dopo si sono avuti i “ sa- uti „ del tavolo al partente. Niente suggestione mentale rispetto all atto ; e neanco percezione supemormale dell’ora, che non era, è vero, stata preannunziata dal capitano, ma eie ormai si poteva, per l’indugio suo, imaginare arrivata, li tatto si riduce semplicemente, per me, ad un saluto del tavolo a chi aveva annunziato di partire.  f) Alcuni fenomeni, se non sono effetto di premedita¬ zione consapevole (del che io ho qualche dubbio), lo sono d’o«- tosuggestione. — Ad es., il complicato fenomeno “ spiritico „ dello slacciamento (al buio) dei nodi da me fatti al medium dietro suo espresso desiderio, e poscia dell’ allacciamento due volte compiuto, nell’oscurità, di nodi colleganti prima me alla medium sola, in sèguito noi due alla seggiola della signoiina Bey, mi ò sembrato una serie di autosuggestioni, (esprimo il giudizio più benevolo per Eusapia). La legatura a mio polso segnava infatti una simbolica rappresaglia al controllo che io avevo voluto legando il medium ; ma tale controllo specifico era stato chiesto insolitamente dalla Eu- sapia Paladino. Dunque, o “ John „ si è lasciato guidare nel produrre 1 fenomeni dal fatto iniziale di quella lega¬ tura, e rientriamo nella serie delle suggestioni: — o “ John „ non altro è se non un simbolo sotto cui si cela la intenzio¬ nalità del medium che vuole e premedita un fenomeno ; ed alloia siamo purtroppo nel dubbio (già manifestato in pro¬ posito da altri sperimentatori), che tutta la manovra dei nodi e snodamenti e riallacciamenti sia intaccata da frau¬ dolenza! I fenomeni della seduta del 29.   Furono su per giù essenzialmente i soliti, variando solo nella modalità esteriore.  a) Moti, oscillazione, sollevamenti del tavolino, che io  dirò anorganici o alogici. — Non mi consta, in proposito, che questo ed altri fenomeni fisico-meccanici accadano prevalen¬ temente da un lato di Eusapia; secondo il Porro, sarebbe il sinistro. Ma in realtà, la fenomenologia Paladiniana è così disforme da sera a sera sotto questo riguardo, che non oserei accordarmi coll’esimio astronomo. A me è parso sempre che la Eusapia badi piuttosto a chi deve convincere ; e se questi è il vigilatore di destra, i fenomeni avvengono preferibil¬ mente da quella parte ; se è quello di sinistra . viceversa.  b) Movimenti intenzionali del tavolino sotto forma di “ tiptologia „. — Avverto qui che i cinque o sei segni conven¬ zionali di Eusapia non sono sempre quelli consacrati dalle tradizioni spiritiche, ma su per giù è oltre mezzo secolo che i ta¬ volini “ parlano , bussando. Ho notato iersera che il linguaggio tiptieo tanto più si semplifica, quanto più il nostro gruppo è adusato ai fenomeni medianici della Eusapia. Oramai in¬ terpelliamo poco il famigerato “John „, e, voglia egli o no, lo costringiamo tutti, spiritisti ed antispiritisti, a fare un po’ la nostra volontà. In gran parte oramai siamo noi che de¬ cidiamo dei fenomeni : ed è in questo senso che facciamo degli “esperimenti,. Come nella lettura del pensiero non erano il Pikman nè il Dalton che operavano, bensì le loro guide, così qui 1’ Eusapia, esaurito il piccolo e meschino programma delle sue “ manifestazioni , spontanee, si trova sempre più alla nostra mercè. Vedremo nelle ultime sedute se essa è capace di darci altri fenomeni veramente spontanei, o se non saremo sempre più noi, i componenti del gruppo, che dirige¬ remo “John, e lo obbligheremo a contentarci, alimentandone la scarsa imaginativa e facendone, fino ad un certo punto, un nostro servo di scena.  c) Spostamenti e trasporti di oggetti. — Ho già detto come essi avvengano quasi solo per oggetti messi attorno alla medio: l’azione a distanza di costei sulle cose circostanti finora mi consta cessare ordinariamente a metri 1-1,50 (la   cosa fu già asserita da altri). Lo spostamento più forte si ebbe pel pianoforte e per la bottiglia dall’acqua, ma ambedue non si trovavano più lontani di m. 1,80. Gli oggetti messi sul tavolino o dentro al gabinetto (sedia, tamburello, anelli, ca¬ rillon*, ecc.) sono sempre i più soggetti ad essere trasportati.  <ÌJ Snodamento ed annodamento di una corda. — Ho detto come l’allacciamento della Eusapia alla seggiola sia stato tatto dietro sua domanda : ciò mostra che si preparavano fenomeni (uno scettico impenitente direbbe “ un giuoco „ !) in codesta nuova situazione. Lo snodamento ha avuto luogo in due tempi, prima a sinistra dalla parte della sig.‘ Rey, poi a destra dalla mia parte. Il riannodamento attorno alle mie dita e al polso destro della media, poi attorno al mio polso, al polso sinistro della media ed allo schienale della seggiola della signora Rey, è stato veramente ammirabile per la precisione dei nodi, .tuttavia, essendosi effettuato in piena oscurità esso mi è parso intaccabile, ossia non del tutto privo di dubbii. Dirò che la “ mano invisibile „ che mi allacciava era leggiera e piccola: ne sentivo solo le dita ed erano dita umane, umanissime. Io non sono ancora riuscito a sentire mani “ gelide „ nè mani “ più calde „ delle nostre, come altri attorniano : le differenze morfologiche delle mani mate¬ rializzate che toccano fuori del solito riparo delle tendine nere, risiedono soltanto nella grossezza loro, nella delicatezza o rozzezza dei toccamenti, nell’agilità delle dita, ecc.  e) Toccamenti, solleticamenti , ecc. — Anche qui io ho sug¬ gestionato almeno tre volte “ John „ : parlando di solletico, mi sono fatto fare il solletico nella schiena, nel poplite (due  volte), nella gamba . Un’altra suggestione abbiamo fatto  io e Porro dicendo che i piedi e le gambe non ci venivano mai toccati : poco dopo io mi sono sentito atterrare la gamba sinistra, e premerla, e soffregarmela alla superficie posteriore fino alla metà della coscia sinistra. Evidentemente era una mano dinamica (a controllo sicuro), ma si era formata là sotto dopo l’espressa volontà nostra che si formasse.  f) Luci. — Queste erano state chieste già da noi più volte, e “ John „ aveva promesso tiptologicamente di soddisfarci. Le luci dipendono, dunque, anch’esse da un’azione fisiopsichica collettiva ? Mai come allora eravamo tutti desiderosi di veder fenomeni luminosi. Ora, la nostra azione si riduce soltanto a suggestionare la medium perchè operi medianicamente in un dato senso? oppure il desiderio e l’attesa non fan che preparare i nostri sensi a percepire una data qualità di fenomeni ? Mi pare che, oltre al tipo mentale dei percipienti, favorisca le percezioni una specie di stimolabilità latente 0 preparatoria dei singoli centri percettivi: il fatto è che Eusapia, non solo ha soddisfatto il nostro desiderio, ma eravamo anche avvertiti da un “ personaggio invisibile „ dove le luci si producevano, affinchè dirigessimo colà i nostri sguardi. Per tre volte con toccamenti chiarissimi, intenzio¬ nali, come di uno che stesse vicino a me, mi si è fatto “ segno „ di guardare prima davanti a me, poi a destra, poi a sinistra; e a sinistra finalmente ho veduta una “ luce  I fenomeni visivi son quelli che più agevolmente si pre¬ stano alla tesi popolare dell’allucinazione. Debbo pertanto dir qui le ragioni per cui reputo che le manifestazioni lu¬ minose diiersera non siano state allucinatorie, e sopratutto non effetto delle pretese “ illusioni sensoriali collettive 1° perchè soltanto alcuni dei presenti, non tutti, hanno visto le luci allo stesso posto in cui io le distinguevo; 2° perchè la in¬ dicazione misteriosa fattami due volte inutilmente (non già per mancanza della produzione luminosa, ma pel mio ritardo a distinguerla in causa della miopia) implicherebbe allucina¬ zioni combinate di altri sensi, del tattile e del muscolare col visivo, il che non è ovvio supporre; 3° perchè Eusapia ancora sveglia mi aveva preannunziato il fenomeno, ed io stavo bene in guardia sui miei sensi.  Se non che, ecco nascere il dubbio di un’allucinazione, non più spontanea per “ attenzione aspettante „ , bensì sug¬ gestiva e, quel che è più, veridica. Sono quelle percezioni lu¬ minose di origine indotta, da suggestione? Ossia è la Eusapia che esercita sui centri cerebrali dei presenti un’azione capace di svegliare sensazioni di luce V Non escludo questa possi¬ bilità, che del resto farebbe rientrare la “ telefania spiritica „ nella più completa sfera fisio-psicologica (fatti consimili si osservano tutti i giorni nella ipnosi): ma non credo di accet¬ tarla. - Anzi tutto, io non ero in istato di suggestibilità da parte della media: questa è suggestionabile da me, ma io non lo sono da essa ; di noi due l’agente sono io, la paziente è la Eusapia, e così per tutti forse i presenti. — In secondo luogo, io ero in uno stato antagonistico di credulità. Colle mie ricerche del 1891 ho dimostrato che per credere bisogna essere disposti a credere ; se no, si è scettici. - Terzo : le luci sono state diverse questa volta dalla prima. L’altra sera vidi delle * luci „ a mo’ di lucciole, giallognole, vivaci, circoscritte nettamente, senza aureola, senza radiazioni ; ieri sera ho visto due luci (dirò cosi) fosforescenti, larghe come una moneta da 2 franchi, tonde, a contorni indecisi e sfumati, massime la seconda, pallide, un po’ più condensate nel centro, meno intense alla periferia, a un di presso come si raffigurano le nebulose nei libri di astronomia con un nucleo che sta per solidificarsi ed una zona periferica ancora gazosa.  Le luci sono comparse alla distanza di circa m. 1,60 da me, a sinistra, un po in alto: andavano lentamente dalla mia destra verso la sinistra, descrivendo una traiettoria obliqua. La seconda la vidi meno chiaramente e fuggevolmente: la prima per contro ebbe la durata di almeno 3-4 secondi, e mi parve che avesse anche una specie di palpito, a mo’ di movimento piotoplasmatico. La diversità delle luci da me viste in due volte denota che non sono allucinatorie: perfino lo stento con cui le percepisco è prova della loro esistenza reale.  Codeste “ telefanie „ non hanno significato intellettivo, nè forma definita, nè ragioni “ spirituali „ o “ animiche „ ; evidentemente si produssero per volontà di Eusapia, ed in conformità dei nostri desiderii a lei espressi vivamente. La successione di “ luci „ in un dato momento della seduta, e non in un altro, non prova, secondo me, che sia necessaria una condizione fisiopsichica speciale inconscia (subliminale) del medio : in quel momento la Eusapia era rivolta conscia- mente con la sua attenzione alla provocazione di luminosità visibili, tanto vero che le preannunziava; dunque, l’atteggia¬ mento psichico involontario della Eusapia (l’estasi medianica) non è condizione determinante necessaria di esse.  g) Spostamento dell’ indice di un dinamometro. — Questo strumento da me recato al Circolo Minerva ha occasionato vani fenomeni, agendo da eccitatore: mi fu dato in mano più volte, mi fu messo in tasca, gli fu mutato il posto del- 1 indice, e sempre da agenti invisibili; ma io ho la ferma convinzione che sulla molla dello strumento non fu eseguito nessuno sforzo di pressione, solamente fu spinto l’indice ai vani punti che io dovevo poi rilevare col tatto, al buio. Questo esperimento è stato per me tutt’altro che convin¬ cente, e mi tocca confessare che nell’insieme ne ho avuta limpiessione di un inganno; al più potrò concedere che sia fenomeno spurio, e più avanti ne dico le ragioni.  h) Fantasmi. La Eusapia, che parea perfettamente sveglia, mi ha nuovamente voluto far sentire e vedere quelle materializzazioni a forma più o meno umana che diconsi  fantasmi „. Ora che li ho visti e toccati sono ancora più scettico di prima circa la loro natura spirituale (“anime di defunti „). Dedico loro un paragrafo.  Le forme materializzate.  1. Il primo fantasma, è apparso veramente davanti a me, ed è stato formato nel solito modo. Dopo che E. mi avea date ambedue le mani (si noti che tale atto permette l’inganno perchè cessa il controllo dal lato sinistro, e certi medii, con un giuoco sapiente di contatti, sanno far credere al control¬ lore di destra di tenere le due loro mani, mentre ne hanno serbato libera una), visibile al chiaror della porta dell’anti¬ camera è comparsa un’ombra nera e opaca avente la forma bizzarra di una grossa testa di caprone, il cui muso allungato andando a sfiorare la faccia del signor Scbmolz, seduto vi¬ cino a me, gli ha dato l’impressione di una barba.  Questa “forma,, stravagante era forse la mano sinistra della Eusapia che, coperta dalla tenda nera, si protendeva nella pe¬ nombra fino al volto di Schmolz? Non lo credo, per il suo stesso contorno e per la sua grossezza. E allora, era forse un prolungamento medianico, che assumeva quell’aspetto ingannevole? In tal caso avremmo un fenomeno spurio; ossia una produzione animica reale, ma per condurre ad una inter¬ pretazione illusoria. Ad ogni modo, nessuno ha insistito, contrariamente all’uso, sulla apparizione; e questo mi fa supporre che gli altri abbiano condiviso i miei dubbi.  2. Una mano nera che ho veduto avanzarsi, sempre dalla sinistra del medio, col pollice in alto e le dita minori in basso, era una sinistra: si può chiedere perchè, a meglio con¬ vincermi, non sia venuta una mano destra? 0 quell’appa¬ rizione di una forma materializzata e opaca di mano, era una frode, ma questo è escluso dal controllo; oppure era una mano dinamizzata della media, il che è ipotesi più ve¬ rosimile che non quella di attribuirla ad un altro essere collocatosi nel corpo stesso di Eusapia.  3. Il contatto d’una barba. La Eusapia, di cui facevo il controllo di destra, dopo avermi annunziato colla solita teatralità ingenua, che alla sua destra c’era “ un uomo  e dopo di avere emesso esclamazioni (molto esagerate) di paura, mi ha invitato a reclinare la testa verso la mia spalla sinistra: e in verità ho avuto così la sensazione di una certa quantità di peli, o qualcosa di simile, che mi sfiorasse la fronte e il sincipite. Ma dubitai che quei contatti derivassero dai capelli della Eusapia, la quale in quel momento incli¬ nava la sua testa sulla sua spalla destra. Si noti che era¬ vamo al buio! Quando ho detto che era “ una barba fine ■come capelli „ (Ilio detto ad alta voce intenzionalmente!),   Una “ materializzazione „ in forma di strana apparenza da me percepita la sera del 29 maggio 1901.  [Questa figura, al pari di tutte le altre disegnate appositamente pel mio libro da A. ilerisso, ha lo scopo precipuo di porgere rimaglilo sintetica, approssimativa, dell’ambiente medianico: la si deve guar¬ dare wr ciò da una certa distanza, affinchè i tratti del disello si fondano insieme].   Eusapia non ha fiatato: ed il fenomeno non si è più ripro¬ dotto. E poi, come curioso, e come rispondente ai bisogni della “ prova è il comportarsi del piccolo * Uomo invisibile „ che spinge innanzi la sua “ barba , quando Eusapia e il vicino accostano mutuamente le loro due teste!   fenomeni su cui esiste dubbio   303   Q • , ji osto per un cenno sulle esclamazioni, depreca¬ tole lamentele di Eusapia quando le deve accadere qual¬ cosa di strano. Le sue voci e la sua mimica sono siimi, per . „„ ftcarrerazione, per isolamento da altri movi- Espressivi inimici riflessi, a quelle delle isteriche che si¬ mulano un accesso, e sopratutto a quelle degli ipnotizzati, “more compiacenti verso chi loro suggestiona delle alluci- n /ioni terrifiche. Esse hanno un che di superficiale, che Rvesrlia nell’uomo dell’arte l’impressione della loro natura finta e simulata. In esse trovo analogie con le sciocche espressioni resentàtive di certi artisti drammatici dozzinali: si sente, cioè che non sono “ sentite „, che stanno a fior di pelle.  Io analizzo freddamente i fenomeni, esamino con scrupo¬ losa e affaticante attenzione tutto quello che fa o dice la media, nè mi lascio ingannare dalle apparenze. Certo, tale analisi non è facile, ma chi ha vissuto, come me, ventisette anni in mezzo a soggetti di cui bisogna studiare ogni mi¬ nimo atteggiamento, gesto, moto iniziale, parola e segno grafico, acquista alla fine tale esperienza della fenomenologia elettiva degli stati psichici che difficilmente gli sfuggono le simulazioni e le dissimulazioni. E tra altre cose la Paladino, anzi che furbissima come gli increduli la ritengono, è in¬ genua anche nel simulare.   Fenomeni sospetti, .  o interpretabili non spiriticamente.  Giudico che siano intaccati da grave sospetto i fenomeni se¬ guenti avvenuti a me iersera (sulle percezioni isolate degli altri consoci non intendo dare giudizio) o anche avvenuti per tutti, ma interpretabili con piena e assoluta indipendenza di criterio:  a) le apparizioni del fantasma-caprone e della mano opaca. — Questi due fenomeni visuali, se non sono stati del tutto fraudolenti, consistevano per lo meno nello sfrutta¬ mento di fenomeni medianici più semplici (avanzamento della cortina nera, prolungamento psico-dinamico non formato), che furono fatti poscia percepire e interpretare come “ ap¬ parizioni spiritiche „. Riguardo al profilo, la sua stessa con¬ formazione sembra provarmelo: percepito nella mezza oscurità, epperò senza contorno deciso, un rigonfiamento di stoffa attorno ad un arto “ fluidico „ può dare quella im¬ pressione visiva. Riguardo alla mano nera, forse io stesso nel percepirla ho completato colla fantasia le linee imper¬ fette di un prolungamento qualsiasi esopsichico: qualcosa, a codeste percezioni labilissime e incertissime, aggiunge sempi-e l’automatismo associativo o sincretico dei nostri centri di imagiui. Più rifletto, fuori di seduta, a questa possibilità, e più mi pare cosa verosimile;  b) il trasporto di molti oggetti deposti sul tavolino, — fra cui il dinamometro che mi fu messo nella tasca esterna del petto : io ero a destra del medio, e senza un controllo se¬ verissimo della sua mano sinistra, che era affidata alla si¬ gnora Rey, non oso dire che tale mutamento di posto dello strumento sia esente da dubbio ;  c) la barba fluidica : — come ho detto, io sospetto che la Eusapia abbia prodotta in me tale sensazione colla sua testa reclinata: la situazione della presunta “ barba , corrispondeva nello spazio (al buio) precisamente al posto cui la testa della media poteva arrivare ;  d) gli spostamenti dell’indice del dinamometro : — dico a bella posta * spostamenti „ perchè non v’è prova di sforzo operato sulla molla. Questo esperimento è avvenuto quattro volte : nella prima, l’indice fu avanzato fino all’ultimo grado della scala, a 150 chilogrammetri (?) ; nella seconda, fu spinto tino a circa 100 chilogrammetri ; nella terza, fino a 30 ; nella quarta fu lasciato a zero. Evidentemente la successione dei presunti sforzi dinamometrici non è stata che una voluta dimostrazione dell’ “ Intelligenza occulta „ : nella stessa sua regolarità si vede la suggestibilità della media, che si ri¬ cordava come io avessi narrato di altri sforzi consimili pro¬ dotti medianicamente. L’esperienza , in prima, parvemi so¬ spetta, perchè il controllo delle mani del medio lasciava forse, in quel momento, a desiderare. Ma da questo lato, credo di poter escludere che sia stata adoperata da Eusapia la mano sinistra, che non può dare lo sforzo di 100 lcgr.  Esclusa la frode, rimane la spiegazione di un fatto spurio; ossia il dinamometro ha potuto essere afferrato da una mano dinamica del medio e il suo indice spostato a piacere col dito, perchè disgraziatamente è allo scoperto: e ciò senza pressione sulla molla. Ora la Eusapia da molto tempo conosce com’è fatto un dinamometro, e sa metterne a posto l’indice. Dunque, può essere insorta in lei la rappresentazione del semplice moversi dell’indice, come può esserci stata quella   * »   AZIONI DEGLI “ INVISIBILI „ 305   dello sforzo. Però siccome Eusapia era sveglia e il suo si¬ stema muscolare non ha rivelato sensibile contrazione, come avviene sempre quando essa deve medianicamente eseguire sforzi intensi i parziali ), così ritengo che la pressione sulla molla non sia avvenuta. Se la Eusapia cade a terra spossata e geme e suda quando le tocca eseguire sforzi di soli 18 a 25 chilogrammetri (la macchina Barlock trasportata e il tavolino levitato informino), quale esaurimento non avrebbe do¬ vuto iersera mostrarci dopo avere assommato nientemeno che tre sforzi di 150 — 1— 1 00 — j— 30 — 280!! Adunque si è avuto lo spostamento degli indici per contatto in iscala discen¬ dente onde dare al fenomeno l’apparenza di una prova di  medianità.  Non vi è fondamento per supporre che i quattro sforzi dina¬ mometrici siano stati fra loro differenti perchè diverse erano le mani, ossia le entità spirituali che li producevano : un Ercole, un uomo robustissimo, una persona debole, un bam¬ bino! Questa interpretazione parte da un’inesatta nozione dello strumento, che può essere stretto diversamente anche da uno stesso individuo: ma qui, ripeto, non ci fu sforzo o attività di energia da parte della media ; la mano (dina¬ mica?) di questa che spostava lo strumento e me lo conse¬ gnava nel buio, sapeva anche spingere l’indice dove voleva.  e) gli allacciamenti del nodo attorno alle mani. — Fu già da altri osservato che la Eusapia tende spesso a liberarsi pol¬ lice e dita minori durante il controllo della mano. Ora, anche prima e durante tutto il fenomeno dell’allacciamento la destra era da lei stata posta sulla mia sinistra e mi premeva sulle falangi colla sua regione palmare e col pugno, mentre le dita erano estese in avanti e da me non più sentite. Sono esse che la signora Rey dopo un po’ di tempo aveva a contatto, credendo di tenere la sinistra del medio liberatasi abilmente ? Siamo cioè davanti allo stratagemma descritto da Torelli- Viollter e figurato da De Rociias e Cbocq? Lo si potrebbe sospettare, anche pel riflesso che Eusapia non era in “trance „ ; e quando è sveglia e vuol produrre fenomeni, tende alla ciurmarla. In tal caso sarebbe con la mano sinistra che essa ha potuto annodare la cordicella, utilizzando le dita della destra che più non mi toccavano.  Si dirà: perchè io, come I’Hodgson e i membri della S. f. P. R. di Cambridge, abbia favorita la frode del medio, se frode c è stata ?... Rispondo che bisogna pur vedere e provare. D’altra parte, a un certo momento ho cercato di sincerarmi della cosa , ed ho toccata la mano che io sentivo lavorare   Morselli, Psicologia e spiritismo. nel buio: era una mano piccola e tiepida, le cui estremità delle dita fuggirono subito il contatto della mia, non cosi presto che io non distinguessi, dalla posizione delle dita, che era una mano sinistra : quella della Paladino ?...   I movimenti del medio.  Mai come ieri sera l’Eusapia ha eseguito movimenti in¬ cessanti, sia per le ragioni che dirò più innanzi, sia per la manifesta tendenza a liberare le mani e i piedi dal controllo: i suoi piedi mi sfuggivano spesso, ed io, che a bella posta lasciavo fare, ero poi richiamato, dopo qualche tempo, dalla Paladino sull’ avvenuto loro distacco dai miei, con ostentato rimprovero alla mia negligenza. Ma non mi si imputerà di avere stimolato la Paladino a frodare (come fa I’Ochorowioz alla Commissione di Cambridge), perchè la mia compiacenza era concessa per prova e non per sistema. Ho anche lasciato spesso la mano della Paladino in quell’atteggiamento particolare che essa prende: di premere col pugno soltanto e colle eminenze tonare e ipotenare sul dorso della mano, o sull'ar¬ ticolazione metacarpo-falangea del suo controllore (certamente per avei-e libere le dita). E senza dubbio tale posizione delle mani favorisce l’inganno ; ma io l’ho tollerata porgendo atten¬ zione al presupposto moversi e agitarsi delle sue dita. Debbo dichiarare per la verità che le dita restavano quasi sempre ferme, sebbene estese in aria; e al più avevano moti lievi, poco estesi, di flessione ed estensione.  Non c’è bisogno di pensare sempre (spiegazione troppo facile e, se generalizzata, assurda) a trappolerie : io spiego i fatti con le conoscenze fisio-psicologiche. Nel rappresentarsi efficacemente l’atto di eseguire nodi e di scioglierli, occorre alla Paladino di percepire le sensazioni muscolari e tattili (kinestetiche) della propria mano, nelle dita sopratutto, e di figurarsele libere-, allora essa si rappresenta più fortemente l’atto che poi medianicamente si compie. E lo stesso pro¬ cesso per cui non battè il pugno sul cartone irto di chiodi; per cui porta il piede in avanti verso la gamba del ta¬ volino quando pensa di levitarlo ; per cui le si contraggono le braccia e le gambe e accennano a moversi verso le dire¬ zioni dove si udirà il colpo o si avvertirà il contatto. Oo-ui movimento muscolare del medio non deve esserci sospetto come fraudolento : e per chi studia i fenomeni della Paladino con metodo scientifico, con competenza psicologica, non attraverso a prismi spiritici o antispiritici, i moti sono indizio prezioso di quegli stati o atteggiamenti interiori, dei uali p0; i fenomeni fisico-meccanici della sua medianità sono la risultante. Ed è già molto averne cosi stabilita una condizione determinante fisiologica: noi entriamo nel campo vero delle osservazioni scientifiche, noi usciamo dalFempirismo. Quando avremo allo stesso modo studiate tutte le altre con¬ dizioni determinanti della medianità, l’avremo probabilissi- mameute ridotta entro la cerchia di fenomeni normali all’or¬ ganismo ed alle sue scariche di energia. Ma questo degli sforzi muscolari del medio, durante la seduta, è argomento che richiede un po’ più di attenzione.  A. — Movimenti palesi di Eusapia.  Il Medium eseguisce numerosi e continui movimenti, anche quando è in riposo apparente. Questi movimenti pos¬ sono dividersi così:  1. Gesti involontarii. Un certo numero di gesti indicativi e connotativi, fatti senza volontà dalla Paladino (in veglia e in preipnosi), hanno senza dubbio lo scopo istintivo di intensificare la sua imagine del movimento da produrre.  2. Atteggiamenti di mira. La P., quando con uno di noi arriva alla seduta, guarda prima intensamente le persone su cui vuole agire, gli oggetti che dovrà muovere , ecc. Il suo sguardo fisso (che gli ignari di psicologia non piglieranno mai per un movimento!!) è una presa di mira, analoga a quella di chi vuole dirigere uno sforzo reale dei propri nervi c muscoli verso un dato bersaglio.  3. Atteggiamenti contorti del corpo. Questi hanno tutta la apparenza (ne hanno anche la sostanza) di quelli atteg¬ giamenti che ognuno di noi prende spesso automaticamente, quando deve fare uno sforzo, ma non sono “ convulsioni „ come qualcuno non competente ha scritto. I contorcimenti e il dibattersi del medium in trance, che abbiano indole convulsiva vera e propria (nel senso clinico!), non esistono, almeno nella Eusapia. Questa possiede oggi tale abitudine nel produrre i fenomeni, che ha sostituito intense rappre¬ sentazioni di movimenti (ossia imagini kinestetiche) a quelle attitudini e mosse, con cui forse i medium meno potenti di lei realizzano la scarica delle loro energie. 4 Tic. La E ne ha parecchi, fra cui quello di strin¬ gersi la fronte di pigiarsi la testa, di reclinare il collo, di agitare la punta del piede sinistro, ecc. Sono tutti auto¬ matismi di scarica: sono perfettamente identici a quelli che certi mdiyidm fanno quando pensano intensamente all’atto che compiono (dondolarsi il corpo, moti ritmici dei piedi grattarsi la testa, ecc.). 1 ’  5. Reazioni al dolore endocranico. La Paladino accusa cominciata la seduta, dolore al capo, massime nella  narici Tn v uenta’ ® 71 ?°''ta k SUH mano (è anche 3uesto un tic), talvolta vi porta la mano del controllore di sinistra  e ve la tiene pigiata per alcun tempo; tal’ altra chiede che vi  sia applicato un solo dito dello stesso controllore di cui tiene  Ja mano, e con esso preme fortemente  avanti" ,momenti la E- reclina la testa in  avanti e la appoggia sul proprio avambraccio o anche sulla mano controllata da le persone vicine. Non di rado Ja vuole appoggiare sulla spalla o sul parietale del vigilatole di destra o di sinistra, massime quando intende produrre materializ¬ zazioni visibili dai medesimi (preferibilmente dal primo)  7. Mani. Le mani della Paladino sono assai spesso "in tendone e movimento: essa ne cangia di frequente la posi-  fr!nn!t,| er ° ?,1U ^ P°ne "" quolle dei due controllori, appog- f d0 e con lI, Palmo (regione carpo-metacarpea) e tenendo so levate e mobili le dita: il che ha fatto nascere qualche cospetto, essendo allora il contatto al buio assai più diffi¬ cile da sorvegliare. Talvolta le allaccia a quelle dei suoi vicini stringendo le punta delle dita del controllore, massime di destra, fra le sue fino a produrgli sofferenza.  Le mani della E. eseguiscono inoltre movimenti di fles¬ sione e di estensione di chiusura del pugno, di stiramenti  " 111 aIto> dalle Parti. In certi momenti hanno  ri emiti : s. contraggono poi quasi ad ogni sperimento in cui la L. vogha o spostare oggetti, o produrre rumori, o fare toccamenti distanti. Un gesto frequente di Eusapia è strin¬ gere il pugno e fletterlo fortemente sull’avambraccio, mentre  Si pe™.’ 81 1,1 «* »»pi»  8. Piedi. Anche ì piedi della E. sono tesi ed in continuo moto. Spesso tentano scappare, e scappano effettivamente dal controllo (osservazione già fatta dal D.vriex); ma questo  pei poco : essi cambiano invece di posizione. Quella prefe¬ rita è anche qui sopra al piede dei controllori; il che costi¬ tuisce un atteggiamento che si è prestato al sospetto, ma è  impossibile che Eusupia possa allontanare molto i proprii piedi.  9. Gambe e coscie. Il controllo delle mani dei vigilatori sulle coscie e sui ginocchi tanto frequentemente richiesto dalla E. sembrerebbe permettere ad essa di avere liberi i piedi per taluni movimenti . però questi sono sempre li¬ mitati, ed è assurdo supporre, per le cose dette di già, che la E. si serva dei piedi per afferrare, toccare, dar pizzicotti, premere a ino’ di punte di dita come con la mano, ecc. Tutto al più si potrebbe diffidare dei toccamenti grossolani che i controllori sentono qualche volta nelle parti laterali e in¬ feriori del corpo, o degli spostamenti del tavolo e dei mobili lasciatile troppo vicini: ma la E., malgrado i ripe¬ tuti controlli visivi miei (io guardo assai spesso sotto il ta¬ volino) e di altri osservatori, mai fu trovata in fallo.  10. Aggiustamento delle vesti. E un moto frequentissimo e destò più volte sospetto (a Cambridge, all’Agnélas). Dicesi chela E. lo faccia per avere maggior libertà dei piedi; a me sembra che ciò avvenga preferibilmente quando deve pro¬ durre forti movimenti e levitazioni del tavolo. Non si possono spiegare con manovre subdole, con fili, capelli, ecc. ciò che mai fu visto: ad ogni modo, questo continuo aggiustarsi delle vesti attorno alle gambe — anche quando sembrerebbe non esservene bisogno — svegliò la attenzione de’ vari scienziati che sperimentarono con la Paladino, e sarebbe meglio im¬ pedirglielo: bisogna invigilarla con la massima cura.  11. Movimenti premonitori i dei fenomeni. Sono di genere diverso dai fin qui accennati, inquantochè sono intenzional¬ mente ostentati. Suddividerò questi movimenti in varie specie :  a) consensuali. La Paladino accompagna con un moto del piede, della mano, della testa molti dei movimenti che nel tempo stesso si sono iniziati negli oggetti: si direbbe che essa ne determina a quel modo la direzione e li segue con intenzione di indicarne l’esistenza.  bj impellenti. Sono moti che indicano un movimento di oggetto o un contatto da produrre. Spesso sono rapidi, decisi, come di comando che si propagasse a distanza al tavolo che ne risuonerà, all’ oggetto che si muoverà, alla per¬ sona che si sentirà toccare o premere, ecc. La Paladino, ad esempio, fa un rapido accenno ritmico colla sua mano (spesso accompagnata da quella del vigilatorei di battere la solfa in aria, sia col pugno chiuso, sia colla mano aperta; e allora si sentono i colpi (“ raps „).  c) direttivi. Questi servono a dirigere l’azione verso   310   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li   nn determinato punto: vengono eseguiti sopratutto quando si debbano spostare da lontano grossi oggetti, e si con¬ fondono coi seguenti. Per lo più sono fatti mediante la mano del controllore portata in alto dalla Eusapia.  d) attrattici. Qui il movimento è di due varietà: la E. fa segno di attrarre, di sollevare colla propria mano l’oggetto lontano o sottostante; oppure si serve della mano del controllore che sa disporre nella maniera opportuna (talvolta a palma aperta e soprastante all’oggetto).  e) ripulsivi. Hanno l’effetto contrario ai precedenti.  f) protettivi. Vi sono moti di contrasto e di ribel¬ lione quando la P. non vuole (la sua coscienza superiore) che “ John „ (l’automatismo inferiore) le faccia produrre dati fenomeni o la sollevi in alto, ecc. Allora essa grida e geme, contemporaneamente all’ irrigidirsi del suo corpo, delle sue braccia, delle sue gambe in un atteggiamento di resistenza. Soventi volte codesti gesti e gemiti mi sono parsi artificiosamente esagerati.  9) indicativi. Questi moti sono per lo più comunicati alle mani ed alla testa dei controllori: la E. dispone e ag¬ giusta l’una e le altre opportunamente con le sue stesse mani, affinchè il fenomeno sia meglio percepito.  Tutte queste osservazioni mostrano la varietà e ricchezza di movimenti che la Paladino eseguisce nel produrre i feno¬ meni. La quasi costante coincidenza di moti muscolari, di atteggiamenti, di segni e gesti, porta a concludere che 1 azione muscolare è necessaria per la comparsa dei fenomeni medianici: questi, insomma, sono assai spesso un semplice pro¬ lungamento a distanza dei movimenti reali del medium, e per ciascun fenomeno meccanico si potrebbe trovare il suo equiva¬ lentebiologico (proiezione di forza, trasformazione di energia'?).  13. — Movimenti negativi e latenti in Eusapia.  Bisogna poi aggiungere i movimenti che dirò negativi e latenti, aneli essi importantissimi per la fisiopsicologia dei fenomeni. Eccone alcuni:  12. Movimenti negativi. Sono atteggiamenti di concen¬ trazione che la E. prende quando deve produrre, non più fenomeni meccanici grossolani , ma fenomeni dinamici , per esempio i luminosi. Allora essa rimane per un po’ ferma, quasi irrigidita, in una specie di tensione o conato iniziale di movimento. Si tratta di uno sforzo intenso di attenzione, forse portato sulla imagine del fenomeno che si deve pro¬ durre? Il silenzio della medium e la sua immobilità prò-   MOTI LATENTI E REAZIONI ORGANICHE   311   mettono la comparsa di manifestazioni e sono pertanto un pre¬ avviso cosi frequente per noi che, quando la vediamo o la sentiamo al buio in quell'attitudine, prevediamo ed atten¬ diamo qualche novità: capiamo che essa entra in “ trance Già prova ancora una volta che alla produzione dei fatti medianici è necessario un determinato stato psichico del medium: o scarica al di fuori dell’energia nervosa (movi¬ mento attivo), o scarica al di dentro (meditazione, atten¬ zione introspettiva) : sempre però uno sforzo.  13. Moti latenti. Noi non sappiamo ancora ciò che avvenga nel polso, nel respiro, nei muscoli della vita vege- tativu^della Eusapia: non riuscirà tanto facile convincerla di lasciarsi mettere pneumografi, cardiografi, sfigmografi, ecc. Possiamo però logicamente supporre che le funzioni organiche si modifichino in relazione al fenomeno medianico che si sta per produrre, da ciò che in fine di seduta si vede la medium affaticata. I visceri e i vasi prendono certamente parte an- ch'essi allo sforzo dello stato medianico, anche se le loro contrazioni sfuggono al nostro esame : e poi in “ trance „ si avverano emozioni profonde, cui debbono corrispondere mu¬ tamenti fisiologici.  14. Reazioni organiche della medianità. Sarebbero degne di studio le reazioni che l’esercizio della medianità sveglia nell'organismo del medium. Intanto vediamo che il principio del “ trance „, lo stato superficiale di ipnosi, è già contras- segnato da sbadigli ripetuti, da serramenti di pugno, da ten¬ sioni e contorcimenti delle braccia, da moti impazienti dei piedi, talvolta da dolori lungo le gambe... Vediamo poi nello stato profondo dell’autoipnosi (“ trance „) la respirazione di E. farsi affannosa, la voce diventare interrotta e gutturale, il sudore imperlarle la fronte , sopratutto quando debbono pro¬ dursi forti spostamenti, levitazioni, materializzazioni, ecc.  Tutto ciò conferma che la medianità implica sforzo di tutto T organismo e spesa di energia, come ogni altra fun¬ zione fisiologica e psichica, come ogni altro lavoro soma¬ tico e cerebrale. E cosi i fenomeni di medianità rientrano nella legge comune : perchè si producano, occorre una sca¬ rica di 'forza, e questa non può essere se non fisio-psichiea. Ossia il dinamismo del fenomeno medianico risulta   una prosecuzione o un effetto o un equivalente o un parallelo fenomenT'fis'ieo-cWmici Sedani tatti quei  infestazioni dei co™? Sventi - ^ nia'  problema se essi sieno colati 7 J !aS°!“do In disparte il  neo-vitalisti, da nn • principio vitale'^’ C°me V°gl‘0nC> 1   *   *   75 %   10 %  5 %  10 7„   La veridicità e la frode.  Consta ed è assicurato che la F P ì ■ medium del mondo ino-mna f , a Pan di tutti i  fatto medianico verìdico le 'coffa PfBrC!lè la Pr°dazione del scansarli più che sk possibile Ahh Ì ^ cerca di  “T t”s'  I fenomeni veridici sono almeno il  p esenti con assenso interessato di “ John  corretto li p”e"ltf »•»  Rimane un certo numero di frodi. \ \ \ 10 »,  sia anche' mLore^^olc\è\frPOrZi°DendeÌ fatti ^dolenti  camenti! df ^Sio^lT^? certi toc-'  convinsi con un esame contimi ° °’ e nmase’ come me ne ebbe a dichiararmi dmeno tre llf Come essil esplicitamente produsse gli sS InoZ^i  nierosi e vari dellp oifw» . . anici ec» anche piu nu- sineerità anche del « trance ^ °n nascono dabbi sulIa  ■e ««rSrtJ m*gs.ior' ad ■*». r-'ow  cintano ™ senso,   — - ^   ,viva attenzione delle prime sere i fenomeni. Quando si chiedeva (un po’ svogliatamente, a dir vero) la luce dopo la produzione di un dato fenomeno, non v’era più il coro di meraviglia delle altre volte : noi tutti (mi sembra) cercavamo per così dire, di esaltarci ; ma toltine i due o tre più en¬ tusiasti, gli altri, allo scorgere sempre e sempre le stesse cose, rimanevano un po' freddi. Ciò significa che nella me¬ dianità non è poi cosi necessaria la intera partecipazione psichica dei convenuti. Ma ciò è anche una prova della na¬ tura genuina, non allucinatoria, nè fantastica, delle perce¬ zioni per parte dei presenti.  Debbo però fermarmi ancora sull’argomento delle “ frodi „ (e ci ritornerò, di sicuro, altre volte), perchè non si finirebbe mai di discuterne. Ne dirò ora qualcosa in rapporto allo stato della coscienza.  1. L’Ochorowicz sembra dubitare che la Paladino faccia frodi coscienti, pur ammettendo quelle incoscienti di media- nismo inferiore e superiore (com’egli dice). Io, invece, ho la ferma convinzione che la P. perfettamente sveglia e consa¬ pevole eseguisca talvolta ad arte fenomeni “ quid-simili „ ai medianici, sia per non defraudare i suoi spettatori, sia per stornarne 1’ attenzione, sia anche per allenarsi , e sia infine per sentimento di vanità. Direi anzi che essa è lieta di di¬ mostrare (dopo 3-4 sedute) che provoca fenomeni anche allo stato di veglia: questo dà adito amplissimo — anche nella dottrina del trance fugace d’ origine isterico-degenera¬ tiva — al sospetto che essi siano simulati, o almeno, voluti.  Del resto, il Myers, che è severissimo contro la credulità sistematica degli spù'itisti, scrive che i medi li ingannano in tre modi: 1° utilizzando abilmente le forze naturali; 2° impiegando dei compari; 3° suggestionandoli sopratutto coll’aiuto deH’oscurità (“ Proc. S. f. p. R. „, ’95). Queste tre manovre implicano furberia, quindi piena consapevolezza nel falsificare e giuntare! Il Myers dice, addirittura “ sfaccia¬ taggine „, ma egli cade poi in un eccesso di sfiducia verso i medi che al pari delle persone isteriche e bugiarde, ingan¬ nano anche involontariamente, e non incoscientemente, voglio dire per un impulso istintivo, morboso, irresistibile di farlo.  2. Le transizioni della E. P. da uno stato medianico ad un altro non sono così chiare come l’O. pretende. Anzi¬ tutto, la E. passa rapidamente dalla veglia al trance com¬ pleto (letargo) senza passare prima per le fasi catalettica e sonnambolica : di poi, queste fasi non hanno mai caratteri netti, come pensava la scuola di Charcot e come di riflesso,  per la grande autorità sua, abbiamo pensato e scritto tutti. , a già la scuola del Beenheim lo aveva negato, e un inno- l0g0 nel 1886 o giù di li (era il BrLmato) distingueva non so se 1_ o 14 stati ipnotici , il che voleva dire che non ce n'era alcuno di veramente fisso. Il De Rochas fa meglio di tutti a parere mio: si contenta di due stati, il superficiale e ii profondo ; ma poi complica enormemente le cose con le sue ripetute alternative di letargo, catalessi, lucidità, ecc.  Da medianità, essendo un fatto psicologico analogo al- 1 ipnosi, non ha regole, nè può farsi entrare nei nostrf soliti cesellarli : per ora essa appare quasi anomica.  3. La iperestesia della mano sinistra della E., su cui Ochorowicz insiste tanto , non corrisponde alla fase iniziale della seduta: sembra piuttosto “sonnamboliea, o della seconda lase ; intanto non ha importanza, nè relazione alcuna coi feno- mem: quando ne avvengono di importantissimi, la mano della D. non e piu iperestesica, può essere compressa, ecc.  . Da anestesia non caratterizza, per suo conto, la fase avanzata di medianità, tranne il letargo: io ho potuto ac¬ certarmi che anche mentre si provocano le manifestazioni medianiche piu cospicue, la mano della Paladino avverte benis¬ simo se la si controlla o no: possiede, cioè, una sensibilità tatto-muscolare sempre delicata. Soltanto nel letargo la medium diviene incosciente e insensibile (anestesia, analgesia).  n V- ^ movimenti delle mani e dei piedi non sono sempre nella direzione dell’oggetto mirato: lo sono spesso, come dissi, ma non costantemente. Ciò può essersi avverato però solo negli ultimi anni dacché la P. non è stata più vista dall’ Ocno- aow'icz; ossia può dipendere da questo, che alla rappresenta¬ zione del movimento da compiere non abbisogni ora l’ele¬ mento della sua direzione, restando intensificata internamente 1 nnagine psicomotrice senza corrente impulsiva centrifuqa nei muscoli che debbono entrare in azione. Precisamente come in cln legge molto, mancano quei moti esterni di pronuncia fatti prima automaticamente dal bambino che apprende a compitare ad alta voce. L’illustre psicologo po¬ lacco studio la Paladino nel 1892-95: sono passati 9-6 anni, e in questo frattempo i moti consensuali esteriori possono essersi resi meno necessari o meno evidenti (o anche può la Dusapia meglio dissimularli'?).  6. Lo sdoppiamento della coscienza del medium descritto da U. a p. 109 (“ Ann. Sciences psychiques „) è vero, ed anzi rientra nella interpretazione fisio-psieologica della me- diamta, ma non è così regolare com’egli descrive. Talvolta    «i ha sdoppiamento graduato dagli strati inferiori ai su¬ periori della coscienza (come quando la E. cade a poco a poco in trance durante un’intera seduta e provoca 1 fe¬ nomeni più cospicui solo alla fine); tal’ altra lo sdoppia¬ mento è improvviso, e mi sembra avvenire come per un disgregamento violento. Io direi (ma occorrerebbe studiarla più a lungo) che la volontà della P. non sia estranea adesso a questo°disgregamento, cioè che essa si auto-ipnotizzi co¬ scientemente. Anche i medium psicografi penano dapprima a prendere l’abitudine di scrivere automaticamente ed hanno bisogno di distrarsi, arrivando a poco a poco allo stato psichico desiderato ; in sèguito, la disgregazione è fulminea, e basta che prendano il lapis in mano e si atteggino a scrivere perchè il fenomeno (la inspirazione) avvenga.  7. Riguardo alla preferenza supposta per dati assistenti, non è esatto che “ John „ elimini le persone troppo sveglie e oculate: qualcuno potrebbe invece osservale che egli al¬ lontana quelle svogliate, disattente, stracche. La preferenza data ad alcuni fra i presenti non prova allatto che essi siano più ingenui e creduli o meno attenti nell invigilare . io, che sono desideratissimo dalla Eusapia al controllo, vi sono entrato scetticissimo e mi vi mantengo attentissimo. Direi piuttosto che la medium sembra compiacersi di avere vicino i più increduli ed i piu vigilanti. Invece non soffre quelli che si pongono in un atteggiamento troppo chiaro di ostilità: ma come non giustificarla? Faremmo noi stessi un’operazione mentale qualsiasi (lasciamo stare un’opera¬ zione “ fisiologica „ !) sotto gli sguardi di persona che ci scorgessimo o ci indovinassimo contraria, armata della cattiva volontà di trovarci in fallo o di farci fallire ? Lo dica colui che deve sostenere un esame sotto un esaminatore eviden¬ temente animato da antipatia verso di lui o da eccessivo rigore.   Ricerche dinamometriche  e spesa di energia fisica.  Fra le ipotesi emesse per spiegare i fenomeni straordi¬ nari che si succedono in una seduta, una delle più seiie è quella della “ procreazione fisio-psichica collettiva L Ocno-   316   PSICOLOGIA SPIRITISMO, Il   Kowioz, ira gli altri, suppone che il j-  "orazione della propria enerJ? ni®dlum« oltre all’este-  trarre e di attrarre a sè rtfrtò ^°S,feda ,a facoltà di sot  ciascuno dei componenti la catena^eH-”6^6 ^ttmti a  pei tanto, considerare ogni man fZ .medlanica- Si dovrebbe  awis s4-K?3te, “t£“ r»e '»  a la fine di questa, una perf £ trovare in tutti  s,Ì!JUa,lt'ltó e intensita ^i fenomeni • ? Proporzionata  e ibero che equivalenti del questi, insomma, non  ta“° nell, .«dii, ,So t ,.“nr‘° di- ?"* lo penso che la teoria delln V , ra esistenza, applicabile ai fatti sni,;V ■ trasformazione delle forze  «i vuol, ~»e » to(ti ,Ml]i  *'°"e del principio consacrato dalle peD*a,r.e ,a Siffatta esten- herto Mayer, di Hermann- w„ oeniali intuizioni di Eo giacché se questo prìZSovT”' dÌ^E 6 di Cesiti cosmica (salvo il fa^to dellWbfmè Ene^ia 'riversale o entropia, imaginato dal Claosiiw l to. per®Me di forza duziom sp’ntiche di movimento di t T- nn,cbe ?er le Pro- cita, dato che pur di queste due nifi C6’ ' calore. di elettri- ne produca qualche poco nella d T ®odalità di energia se siamo misurare la spesa fatta dal mld^' 0r,bene- noi non pOS- con metodi fisiologici : dovremmo ^ 6 daÌ presenti 86 non temperatura del corpo, il ricambi; d eSemp,0> studiare la sia nei tessuti, il ricambio )! gasoso> sia nel sangue lare, la neurilità sen^o Lfó CTtr°fic°' ,a forza mulo-’ dl una sedata... È un Drotrra 0m’ ? mentalità prima e dono si esaurirà certamente se ^ Stupendo (ii indagini, e lo  ramente lodevole della Paladini dr;„SegntDd° Pesempio  dagli scienziati, non saranno ni ! " ”..Sc1,lerm"'si totalmente gazioni scientifiche sui loro con o e ! ' \ daVMfi a.lle irivesti- ' Psichici ; ma per ora doKKin ^ UJ 010 poteri fisiologici  appena in' Zut,^ * «»>"« »P  Io ho cominciato col nmt; ■ 6 «ella Ricerca, metriche nel presupposto ^ dinamo¬  in una pressione di mano s;., n„ , nuscolare> rivelatesi ninussima parte !) della quat", T" esP°nente (lo è in mi- un individuo. Porgo in tabe ! ; • uenei'gia posseduta da chTt fonometriche di ieri sera^d ^ d*1Je mie niisi!ra-   Tabella L  Ricerche sulla forza muscolare dei componenti la catena. Dinamometro a molla di Collin — Cifre in chilogrammetri.   2i» maggio 11)01.   Cognome ed età degli  Assistenti  Prima  della Seduta  Dopo  la Sedata  Perdita o acquisto  Al. D.  —  M. S.  Al. D.  AL S.  Al. D.  AL. S.  r -  Anni  1. Avellino,  42  73  55  65  40  -8  — 15  IT. Bantle,  38  73  70  75  65  + 2  — 5  ITI. Da Passano, 44  95  75  88  70  — 7  — 5  IV. Ferrare,  24  69  65  66 Va  57  - 2.5  — 8  V. Morselli,  48  68  65  52  50  - 16  — 15  VI. Peretti,  54  52  42  59  50  4- 8  VII- Porro,  40  47 */,  40  50  35  -f- 2.5  — 5  Vili. Sig”“ Rey,  32?  24  25  24  21  =  — 4  IX. Schmolz,  37f/s  90  80  85  72  — 5  — 8  X. Venzano,  42  70  51  55  45  — 15 6  Somme  661  568  619  505  - -  - ^ —  1229  1124  Eusapia Paladino  29  32.12  25  29  — 4  -87,  meccanico). Sommando le perdite avvenute, si avrebbe : a destra, perdita di chilogrammetri 42 ; a sinistra, perdita di chilogrammetri 63 ; totale 105. I presenti che hanno perduto di più sono : il prof. Morselli, che è sempre stato al con¬ ti-olio durante la parte più importante della seduta, chilo¬ grammetri 31 ; il signor Avellino, 23; il signor Schmolz, 13; Tl march. Da Passano, 12. La Paladino ha perduto in tutto chilogrammetri 7 : è da notare però che non cadde mai  in letargo.  Non si può da questi dati numerici desumere molto, e so¬ pratutto molto di sicuro: tuttavia mi permetto di osservare che la perdita complessiva di energia dei membri di una seduta spiritica può avere due spiegazioni ; a) può essere una cessione di energia al medium o anche alla medianità col¬ lettiva ; b) può essere un effetto naturale dell’esaurimento   :   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   318   dovuto alla veglia, alia attenzione prolungata, ecc. Ho già detto che l’OcHOBOWicz propende verso la prima spiegazione. Ora il risultato delle mie indagini di iersera portaborse a concludere che la medianità sia davvero un fatto bio-psichico collettivo i La cosa è dubbia: e bisogna esaminare prima 1 altra ipotesi spiegativa.  Realmente una seduta stanca : si invigila, si sta attenti, si vocifera, ci si muove, si è commossi, si inibiscono movi¬ menti di impazienza, ecc., ecc. Dopo ogni seduta, massime quando sto al controllo, io mi sento affranto, e dormo malis¬ simo o non dormo affatto in causa della fatica nervosa. Aggiungerò che, durante questo periodo di esperienze, sono ì inagrito, ho inappetenza, difficoltà di digerire, smanie, senso di battiture nei muscoli, crampi alle sure, stanchezza cerebrale : sono, insomma, affetto da nevrastenia acuta per esaurimento da soverchio lavoro. Ma bisogna avvertire che mentre frequento le sedute e opero spesso da attentissimo controllore, sèguito a lavorare assai : ho affari gravi cui at¬ tendere, due insegnamenti, la clientela, la presidenza di circoli, le consultazioni, le gite alla mia Casa di cura : donde una diminuzione della mia salute che non può essere posta tutta a carico delle sedute... e di Eusapia. E come di me, avviene degù altri dieci miei compagni.  Tutto ciò è vero, ma è altresì vero che la perdita di energia eccede i calcoli preventivi: tutti hanno perduto in forza (tranne uno solo che è già abituatissimo a questi fenomeni, ed è freddo e calmo perchè convinto da molto tempo). Ma la perdita complessiva per uomini sani, robusti, in una seduta di quattro ore mi sembra superiore a quella che normal¬ mente possa avvenire, ad esempio, in una serata non me¬ dianica, in una veglia prolungata, pur anche con ricchezza di impressioni sensorie, ecc.  Liò mi induce a ritenere per verosimile una cessione di energia vitale durante la seduta. L’O. dice che tanto più perdono ì presenti, quanto minore è il loro numero. Non starebbe ciò in relazione col fatto che, essendo in pochi, si soi veglia con più attenzione e si ricevono più manifestazioni ? tuttavia si può congetturare che al medium occorra oo-ni sera un tanto di energia e che perciò i pochi debbano cedergli quello che esso sottrarrebbe ai molti. Supponiamo che in luorro di dieci o undici, noi fossimo stati cinque e che la medianità ci avesse assorbita la stessa energia : tutti insieme avremmo perduto 105 chilogrammetri, ossia, invece di */., soltanto se ne sarebbe andato */„ o V8 della nostra forza muscolare.    I, costanza, è verosimile e probabile che 1 fenomeni me- ln- ,: risultino in parte dall’associarsi di forze individuali fi1 -n Psichiche (medium e presentii : e anche qui ci accostiamo ad linaUzione più scientifica della medianità.   *   *   La interpretazione dei fenomeni.   Ti Porro ha chiamato iperscientifiche le teorie fisio-psico- . ■ ,lie della medianità. Sarebbe come chiamare ìperscien-  S la ipotesi che i raggi X consistano in ondulazioni longitudinali piuttosto che trasversali, o viceversa, dell etere  (PTÒ sobemsS^'che le nostre spiegazioni, siano ipotesi cimo teorie rappresentano appena dei tentativi per appi os- simTrci alla’ Verità, il più delle volte riducendola a simboli t verbali), spessissimo servendoci soltanto di guida nella hi- cerca E questa nozione positiva del valore quasi esclusiva¬ mente metodologico delle ipotesi e dottrine scientifiche è la ragione e forza del positivismo. La scienza non conosce che fatti : la Realtà ci sfugge; e non è buon osservatore, mostra anzi di portare nella scienza idee e sentimenti di un empi¬ rismo grossolano, chi si imagina che la mente umana possa fornire la spiegazione rem dei fenomeni naturali. Anche 1 « lecere della gravitazione „, tanto cara agli astronomi, e una ipotesi. Il sommo Newton diceva: “ tutto avviene come se esistesse una attrazione dei corpi maggiori m minori ,. Ma di tale “ attrazione „, che ha anche un nome antro¬ pomorfico, l’essenza ci è ignota: eppure, si tratta del fatto fisico più volgare, la caduta di un peso ! Che cosa sarà dei fatti vitali e psichici?   yf. — Contro la ipotesi spiritica.  Gli spiritisti dicono : “ Tutto avviene perchè degli Esseri intelligenti, che si dicono le “anime di defunti,, messisi m comunicazione con noi per mezzo del medium, operano sugli ometti esterni e sui nostri sensi,. Ma intanto:  ^ 1° Resta io-noto il perchè questi esseri abbiano ordinariamente bisogno di un intermediario: — tutte le spiegazioni spiritiche in proposito sono congetture mal fondate, e il peri- spirito ne è una !  2° Rimane incomprensibile perchè si debba qualche volta usare e qualche altra lasciare la prescritta tecnica del tavolo, del buio, della luce rossa o viceversa della luce piena : — qui non v’è determinismo alcuno per degli “ spiriti , , salvo nel capriccio o nella somniazione del medium.  3° Resta inesplicabile perchè le manifestazioni degli spi¬ riti siano antropomorfiche in doppio modo : per la loro na¬ tura generale ; per la loro corrispondenza alle vicende pa¬ tologiche d'uria personalità quasi sempre inferiore (medium):  — un mondo ultraterrestre, che si rivela a noi con balli di tavolo e tra convellimenti isteroidi di una Eusapia, non ha nè può avere alcun valore morale.  4° È inesplicabile perchè le manifestazioni dell’Altro Mondo siano fatue e puerili quando il medium è una Eu¬ sapia ; elevate e astratte quando il medium è un Moses, o una Weldon, o un Dalmazzo: — questo parallelismo abbassa PAI di là e non innalza PAI di qua!  5° Perchè codeste Entità sono suggestionabili da noi, e operano sul tamburello se diamo loro un tamburello, su di una fisarmonica se c’è la fisarmonica, su due lavagne chiuse,...  — e non su una bella e vasta lavagna comm populo ?  6° E perchè i loro poteri non sono spirituali, ma gli ef¬ fetti ne rientrano nella più volgare e materiale sfera umana?  — Lo spiritismo ruba a torto il nome di spiritualismo „ ed è antiscientifico in tutto il suo sistema dottrinale: esso con¬ duce a materializzare lo Spirito, laddove il pensiero moderno tende, in ogni caso, a spiritualizzare la Materia.  7° E come si concilia la “ spontaneità „ presunta di tante manifestazioni spiritiche (apparizioni, case infestate ecc.) coli il bisogno ordinario, normale, delle entità occulte d’o¬ perare mediante un materiale fornito dai medi? — Il peri- spirito è una superfluità ed nn enigma di fantasia.  8° E perchè mai fu dato ottenere dallo spiritismo, non una sola novità geniale, nè un solo processo utile, — ma con¬ traddizione enorme coll’ immaginaria “ azione direttiva „ operata da codeste Intelligenze invisibili sul corso della storia umana (A. R, Wallace!), nulla ci fu largito dagli spiriti pel nostro progresso materiale e intellettuale ? — Le “ rivelazioni „ sul sistema del pianeta Urano fatte media¬ nicamente da un fu astronomo, la ultimazione del romanzo Edivin Drood dettata dallo spirito del fu C. Dickens — cioè i   SPIRITISMO E PSICODINAMISMO   321   (ine maggiori prodigi, secondo il fidentissimo Aksakoit, delle comunicazioni spiritiche — sono ormai passate tra le fole da contare davanti al camino in una accidiosa sera d’in¬ verno: la prima è un errore astronomico (Flammarion) ; la seconda è stata la invenzione di un cronista nord-americano disoccupato (sig.‘ Fairdanks).  9° E poi, come mai non ci allestirono, codeste * Entità sopravvissute „ alla vita terrena, neanco una elementarissima notizia sul destino dell’umanità sopravvivente? — Lo “ spi¬ rito , cattolico, bussando al tavolo, parla di purgatorio e di inferno ; il protestante, di Bibbia e di Gesù “ via della Ve¬ rità „ ; il teosofo, di intuizione di Dio,.... forse un fakiro e un buddista parleran di Indra o del Nirvana. Dunque, è la religione del medium che si travasa nell’ Ultra e si spiritifica !  10° Nè si capisce perchè gli spiriti non trovino modo di rappresentarci la loro esistenza, salvo con perifrasi vaghe che a nulla servono ; è ridicolo ed è contraddittorio objettare che “ noi non li capiremmo „ : son tanto umani in tutto ciò che fanno, che ben potrebbero uscire dal trascendentale anche in ciò che dicono o scrivono !  11" Perchè variano le loro comunicazioni, non soltanto se¬ condo le condizioni personali del medium, ma pur con quelle de<rii individui in catena, dei paesi, della civiltà, dei climi? — Chi spiega, con un briciolo di senso comune, il contrasto stridente costituito da questo dogma bicornuto: reincarna¬ zione di qua, niente reincarnazione di là dalla Manica?  12" Infine, è inesplicabile perchè nella evocazione degli spiriti si verifichino i fatti che conosciamo propri della psiche umana inferiore: — l’automatismo, la frode incosciente, il restringimento della coscienza, i moti impulsivi, il tras¬ porto grottesco di oggetti con sperpero inutile di forza .  Che deficienza psicologica, che abbassamento morale, che avvilimento della dignità umana in questo Al di là che si rivela traverso il subcosciente dei medi! E perchè, ad ogni modo, gli “ spiriti „ scelgono strumenti consimili?  B. — In favore della teoria psicodinamica.  La spiegazione fisio-psicologica di molti fenomeni spiritici intellettuali (per es., le personificazioni, le criptomnesie, ecc.) è certamente più positiva della supposizione ztillneriana dello spazio a n dimensioni... E la cosa non è diversa per la spiega¬ zione dei fenomeni fisici. Noi diciamo che tutto avviene come se dal corpo del medium si esteriorasse la sua forza   Moksklu, Psicologia e spiritismo.   bio-psichica (non nn “ fluido „ speciale, da aggiungere al¬ l’etere o al quid intermedio che riempie lo spazio). Questo fatto àsWeaopsichicità non è più inintelligibile dell’altro dell’elet¬ tricità che si propaga a distanza senza conduttori e produce fenomeni di movimento, chimici, luminosi, sonori, ecc., ecc. o dell’altro di un grammo di radio che è un serbatoio di milioni di chilogrammetri di energia sprigionantisi conti¬ nuamente, ecc., ecc.  I medium , per noi psicologi, sono soltanto individui che hanno il potere di esteriorizzare più degli altri la forza psi¬ chica. La immensa maggioranza degli uomini la estrinseca me¬ diatamente con la mimica, con gli atti muscolari, con la pa¬ rola che è pensiero trasmesso a distanza, o con lo scritto che suggestiona visibilmente gli altri. I medium invece hanno una esopsichicità immediata , un dinamismo vitale tanto più potente nelle sue estrinsecazioni, quanto meno vi partecipa la coscienza. Porsi in istato di medianità (“ trance „) è to¬ gliere l’inibizione dei centri superiori sugli inferiori, i quali allora scaricano più liberamente, ossia in modo automatico, la loro energia latente. Però questo loro automatismo non costituisce già una funzione più perfetta della cosciente, come pretendono Myehs e Gelby, ma bensì una funzione di grado inferiore in quanto la scarica avviene secondo la legge di siste¬ mazione e associazione meccanica dei refles^j. La coscienza è un perturbatore dell’automatismo ejettivo: essa dirige l’energia nervosa secondo vie determinate dalle necessità della vita, dalle impressioni sensoriali o dai loro equivalenti (ricordi, idee). Per ciò lo stato di medianità dev’essere accompagnato da un oscuramento, o da un restringimento, breve e fugace talvolta, largo e profondo tal’altra, della coscienza superli- minale che è la vera mente umana.  I medium sono diversi tra loro : gli uni intellettuali o spirituali ; gli altri fisici o materiali. Ciò significa che la medianità è il riflesso (sotto l’aspetto di un dinamismo par¬ ticolare bio-psichico) della loro individualità acquisita, e non già di un ipotetico subcosciente generale. Le differenze tra medium intellettuali e meccanici non dipendono soltanto dal grado di disgregazione della personalità cui giungono, ma dalla tempra individuale, dal carattere, dalla coltura, dalla associazione fra i centri nervosi della vita mentale ; e tutto questo è acquisto e funzione evoluta della coscienza superiore, dell’io personale. Che cosa rimane al subliminale di Myers quando gli si toglie quello che gli arriva dal su- perliminale ?  Si vegga il contenuto intellettuale. Negli scritti dei me¬ dium psicografi, se c’è una buona coltura, se ci sono remini¬ scenze letterarie, si hanno rivelazioni e messaggi di un certo valore estetico o filosofico (p. es. il ragazzo Gordigiani, lo Stainton-Moses, ecc.); in altri si hanno invenzioni semi-puerili e romanzi sentimentali (nella folla degli scrittori diretti, nella Smith ecc.): ma insomma, delle idee. Invece nei medi meccanici l’intellettualità è ridotta al minimo.  Or dunque, la individualità dei medium è manifestata : a ) dalla divergenza degli effetti ; b) dalla differenza del contenuto in¬ tellettuale di codesti effetti ; c) dalle diverse personificazioni del loro stato onirico speciale, analoghe alle consimili del¬ l'ipnosi, ma che essi simbolizzano sotto il nome di “ spiriti  Ciascun medio ha almeno uno spirito famigliare personale, perchè ciascuno ha una individualità propria ; tuttavia, siccome sono suggestionabili, e nei fenomeni spiritici, dalle sorelle Fox in poi, domina la imitazione, cosi la personificazione simbolica (il “ disincarnato „) spesso ha origini chiarissime nella storia personale del medio o in quella generale della dottrina spi¬ ritica. Per me “ John King „ non è padre, ma fratello mi¬ nore di “ Katie King », per lo meno, è suo gemello: de¬ rivano ambedue da una dinastia di spiriti “ King „ vissuti in America circa venti anni prima, importati di là coi “ ta¬ volini giranti „ e col “ gabinetto oscuro „ in Inghilterra.  Inoltre nelle catene “ spiritiche „ che si propongono di assistere a « sperimenti „ soltanto meccanici, come sono di preferenza quelli della E. P., questo individualismo medianico che deriva dalle Intelligenze occulte, appare sempre più scarso fino a scomparire. Ora l’intera assistenza, ora ciascuno dei pre¬ senti ci mettono assai o un po’ del loro pensiero, suggerendo fenomeni, portando oggetti, variando le condizioni (super¬ ficiali) delle sedute, ecc. E però i fatti medianici della E. P. hanno solo l’apparenza della varietà; sono invece d’un sem¬ plicismo singolare, monotoni, e di indole poco varia. Sembra anzi che le differenze esistenti tra i diversi medium meccanici consistano nella estensione dei movimenti più che nella loro varietà. Se la Eusapia si levita fino al piano del tavolo, Daniele Home dicono che arrivasse fino al soffitto; se la Eusapia muove un tavolo di 7-12 chili, Stainton-Moses ne  moveva uno pesantissimo . In sostanza, però, il fenomeno  non è diverso. Questa uniformità, scolorita quasi, della me¬ dianità meccanica dipende dalla maggiore limitazione delle cose che possono servire alle manifestazioni. H “trance, è dunque come l’ipnosi, in cui i fatti suggestivi, le trasformazioni di personalità, le allucinazioni, ecc., diversificano secondo le suggestioni del di fuori ; e se l'ipnotizzatore non ha inven¬ tiva, i fenomeni si ripetono eguali all’infinito.  !Nell automatismo della medianità non essendovi o essen¬ dovi ben poche associazioni nuove spontanee, la psiche spi¬ ritica risulta inferiore alla media della intelligenza umana • ad ogni modo, non esiste individualità negli spiriti frappeur’s e acrobati o prestigiatori dello stile di “ John King , ap¬ punto per questo motivo. Tutti sono burloni o fanciulleschi, ostili o amici, compiacenti o dispettosi, secondo un grado assai basso, ma invariabile, della gerarchia mentale. Quando si analizzano a fondo le cose, dopo parecchie sedute paladi- niane non si trovano rivelazioni di entità “ spirituali „ degne di questo nome: ci si chiede, stupiti: — a cosa serve tutto quell’arruffìo di fenomeni insensati? — Se lo spiritismo fosse davvero uno “spiritualismo, in azione (?!), non dovrebbe cercare altrove la sua evidenza, se non nella medianità intel¬ lettuale ; ma anche questa consta di ciò che c’è di latente e di nascosto nel deposito sottostante del subcosciente. Tutta la psicologia intellettuale e morale dei medi oggidì famosi, ma messi sotto un più sicuro controllo, si riduce ormai a un nucleo ristrettissimo : se leviamo la Paladino che non ha intellettualità, restano la Piper e la Thompson. È poco !  A me pare sempre più evidente, che bisogna cercare nella biologia e nella psicosociologia il fondamento dei fatti spi¬ ritici: questi sono contenuti cioè nel mondo umano, non ael- l’ultraumano. Il loro processo di produzione è biologico-, il loro significato intrinseco è troppo spesso psicopaiologico. L antropomorfismo delle manifestazioni spiritiche corrisponde all antropomorfismo delle teologie e delle cosmologie create in ogni tempo dall’uomo con elementi tratti dal proprio io. La psicologia dello spirito “ John King ,, e degli stessi “ Rector, ed “Imperato!-,, di “Jolanda, e di “ Giorgio Pelham ,, è bassa e inutilizzabile al pari di quella del feticcio negro, del .Tehova proto-israelita, del cherubino Assiro, dell’angelo Cristiano, del gnomo medievale, ecc. Sono tutti e sempre allargaiuenti o accorciamenti, ipertrofie o atrofie, spesso imbelli menti, ma non rare volte anche imbruttimenti e degradazioni della psiche umana.  La ipotesi conciliativa del Gley e del Visani-Soozzi, - i quali accettali la dottrina fisiopsicologica delFautomatismo dei centri cerebrali inferiori dei medium, dai quali si scaricherebbe la “ forza , che esteriorizzandosi produce i fenomeni detti medianici, e poi ammettono che tale forza venga presa e usu-   dinamismo della medianita   325   fruita a loro capriccio da “ intelligenze occulte „ (spinti), — è un’inutile complicazione, un connubio poco logico della spie¬ gazione scientifica con l’animismo. Questa captazione, dire- none e sfruttamento del dinamismo sprigionantesi dai centri inferiori del medium resi indipendenti dai superiori e funzio- ant, automaticamente, come si efl'ettua ? Quale utilità ne risentono, caso mai, codeste fantastiche entità spirituali, che ei mirano’ attorno invisibili e si rendono tangibili e visibili soltanto quando un isterico o un degenerato mezzo convulsio¬ nario sta seduto davanti ad un tavolino?... Che strana ma¬ niera di manifestarsi ! Che determinismo bizzarro per un av¬ venimento così importante quale sarebbe una comunicazione tra i due mondi, ira quello sensibile incorporato e il mundm intéUigibilis incorporeo di Em. Kant ! Noi siamo sempre * spiritualmente „ in un mondo elementare, grossolano, poiché codesto dinamismo è caratteristico di personalità in¬ feriori (per lo più donne di bassa o dubbia estrazione, uo¬ mini di scarso talento, di dubbia moralità, ecc. ecc.).  La “ esteriorizzazione di un dinamismo bio-psichico „ dei medium senz’ altro intervento, è oggidì la sola verosimile in¬ terpretazione dei fatti spiritici : ma l’edilizio teorico, sebbene egregiamente costruito dal De Rochas, ci lascia ancora ve¬ dere* la superficialità enorme e il basso valore dei materiali ond’esso è tratto e si costituisce.  Limitata è la facoltà esopsichiea, ma contro all’opinione del Mveks, e in considerazione delle fasi storiche dello spi¬ ritismo moderno, sembra che dai tempi antichi ai nostri si sia resa più frequente, più agile e più espressiva (?) : qual¬ cuno la dice, anzi, una facoltà che l’umanità viene acqui¬ stando, quanto più evoluta è la sua coscienza superioie. L'incosciente partecipa, dunque, al processo mentale evolutivo ; assorbe cioè per sè quegli acquisti che fa la coscienza univer¬ sale. Edoardo Hartmann dice questo a un dipresso, e forse non ha torto: col suo “ Incosciente», inteso però in maniera positiva e non metafisica, egli è andato più di tutti, a mio avviso, vicino al nodo della questione ; la sua filosofia, in¬ fatti, non è cosmologica, nè ontologica, ma essenzialmente psicologica. Lo spiritismo non potrà mai essere spiegato da fisici, nè da meccanici con principi desunti dalle loro scienze, ma solo da cultori della psicologia.  Genova, 30-31 Maggio, 1" Giugno 1901.   LA SETTIMA SEDUTA L ambiente e la tecnica eusapiana.  ■ e la ottava seduta si tengono in casa del  sig. 1 eretti dietro mia domanda che si sperimentasse alla luce di luna piena: secondo le informazioni dell’OcHonowicz la luce lunare favorirebbe le manifestazioni. Siamo in do¬ dici, poiché è presente anche la padrona di casa L appartamento del Peretti comprende anche un’ampia veranda coperta di invetriate, un vero giardino d’inverno dove la luna può mandare i suoi dolci raggi ad illuminare Ja nostia catena medianica. Come mostra la pianta, vi si è-, disposto un gabinetto oscuro e sono pronti gli apparecchi lotografici per fissare sulle lastre le « levitazioni , del ta¬ volino e ì fantasmi „. Ma la Eusapia male sopporta le innovazioni; sul terrazzo fa molto caldo e noi tutti ne siamo dopo appena mezz’ora, infastiditi, il medium più di tutti ’  E cosi il bisbetico “ John „ ce ne fa una delle sue. Lascia decorrere una prima parte della seduta nella veranda, senza pro¬ durre altro che ì consueti fenomeni a luce discreta (picchi, fremiti e moti del tavolino, qualche levitazione che però ha tanto piu valore in quanto è veduta chiaramente, qualche fugace toccamente al più vicino...); ma poi, ad un tratto, dopo vane scosse violente, ecco il tavolino - come si scorgeva evidente. la volontà di Eusapia in questo « fenomeno spiri- ìco , . muoversi in direzione ben determinata verso luscmle che s1 apre in un vicino salotto; e camminando a lievi sbalzi, strisciando sul pavimento con tutti noi at¬ torno sempre in catena e obbligati prima ad alzarci, poi a incedere curvi e alla meglio, eccolo penetrare nello studio- salotto. Ed eccolo, la, come ogni tavolino medianico che si rispetta, andarsi a collocare nel punto più lontano dalla   TECNICHE MAL TOLLERATE   0 :vi ■ indicarci , con il suo muto linguaggio che deve  ì^’rlnta essere continuata se si vuole qualcosa di buono.  U Tutte le novità sono nocive alla fenomenologia: si ha un 1 1 fiìre e volere che il determinismo dei fenomeni venga  bC nlato con norme più omogenee, più stabili, piu preparate.  Qm non si tratta di ordegni meccanici, di apparati fisici, di   Q _  .   ss   ,3 !   (£) uV ct^n.ty'   £*• h   Pianta dell'appartamento Peretti, in Genova.   [La unea  RVa^a»’Amito^in cui mison portato al loro apparire segue la ^a viBuirànoil luogo dove giudicai si formassero i fantasmi, materializzantisi a sinistra di tusapia].  reazioni chimiche, di preparati microscopici, neaneo di vi¬ visezioni. nè di registrazioni grafiche, in cui tutto può esseie prestabilito e predisposto ad un fine: qui ci son di mezzo la psiche del medium, la sua coscienza, le siie idee ì suoi sentimenti, la sua emotività, le sue abitudini; e bisogna adattarsi a fare una “ esperienza psicologica „ confoime alla natura psicologica dei fenomeni. Anche a me pareva, prima, che si dovesse tutto mutare, innovare, prestabilii e, ma ora, dopo queste sedute, in cui dominano il capriccio la permalosità la diffidenza e le abitudini di John „, mi rassegno ad osservare (non a “ sperimentare ) i fenomeni eosffome arrivano. Siamo in una fase empirica quasi direi simile all’alchimia rispetto alla chimica o all astrologia il-   328   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il   spetto all astronomia; contentiamoci, dunque, della osser¬ vazione di una bella notte stellata o lunare come quella di ìersera, o al più raccogliamo ciò che si distilla nel mal connesso alambicco.  Ad ogni modo, si sappia che quando si impongono ai meda condriomi diverse dalle solite, si comincia col rendere loio difficile il cadere in auto-ipnosi o “trance, completa: e con questo solo li si spinge, involontariamente, verso l’in¬ ganno. A me è parso che iersera, in casa Peretti, ciò sia avvenuto per logica conseguenza del mutamento inflitto alla sene delle nostre sedute. Ma la seduta, nell’insieme, è stata per me importantissima: in primo luogo, mi ha chiarito sempre meglio la partecipazione della psiche del medio ai feno¬ meni, e il suo bisogno di dare “miracoli, anche a costo di truccare; in secondo luogo, essendosi finalmente ottenuto il letargo, ho visto le prime vere materializzazioni complete, 16 \r ®PPanz-,on' ”>.e questo mi compensa il disinganno.  Nella veranda si sono avuti moti e levitazioni (visibilis¬ sime) del tavolino; picchi formidabili sul suo piano; mo¬ vimenti e spostamenti d'oggetti vicini; danza ritmica del tavolino, accompagnante il suono stridulo di un carillon girato dal sig. Peretti; un abbozzo di scrittura diretta o spi¬ ritica a lapis (?); nessun toccamento in alto, perchè c’era tioppa luce, bensì un solo toccamente al mio ginocchio, ossia sotto il tavolino ; quindi una grande mimica sussultoria di questo, quasi a rallegrarsi dello scherzo. Nel salotto-studio — dove il Peretti, prevedendo l’ombrosità di John aveva ben disposto il solito occorrente (gabinetto oscuro, tende alle poi te, illuminazione a debole chiarore proveniente dall'altra stanza, lampadine elettriche rosse e verdi ad interruttore, ecc.) ~ Easapia è a suo miglior agio. E infatti, oltre alle manifesta¬ zioni solite, ai moti tiptici, toccamenti, bussate sul tavolo, vento freddissimo, ecc., se ne ebbero delle insolite: atti scher¬ zevoli o violenti compiuti da mani invisibili su parecchi di noi, su me sopratutto; stiramento e strappamento di mano, accen¬ sione e smorzamento della lampadina elettrica ; scrittura di¬ retta sul mio sparato di camicia (?!) ; un apporto (?); delle luci (viste però da un solo): e finalmente, essendo la medium in profondo trance sonnambolico e agitatissima, delle mul¬ tiple apparizioni. — Non possiamo lagnarci di un programma cotanto nutrito.  Notisi 1 abborrimento alla luce, sia pur lunare! Per un certo numero di manifestazioni la luce è del tutto indiffe¬ rente : non è vero quanto si crede dai più che le sedute di Eusapia succedano al buio. Iersera, ad esempio, il chiarore che veniva dalla vicina sala ed era dato da una o due can¬ dele, bastava a rassicurare sulla impossibilità che la Pala¬ dino producesse le larve vedute di poi sullo sfondo illuminato della porta: si vedevano le ombre e si vedeva contemporanea¬ mente la medium in una posizione diversa dello spazio, e questo mi pare escludere la illusione e l’inganno. Ma pur¬ troppo la oscurità è necessaria per moltissimi fenomeni: questo fatto sarà sempre uno scoglio grave per la accetta¬ zione della medianità fra le forze sperimentabili, finché non si troverà il mezzo di invigilare e studiare tutti i movi¬ menti dei medium anche al buio. Il “ controllo „ , che si fa con le mani e coi piedi da due vigilatori, è vigilanza stucche¬ vole e un po’ capricciosa, per quanto ordinariamente sicura ; lo si è fatto con legami e anche con apparecchi segnalatori (elettrici e simili): ma la luce soltanto dà alle nostre per¬ cezioni quella sicurezza, che è il fondamento della prova.  Jersera i fenomeni si ottennero tanto allo stato di veglia quanto di u trance „ : i primi, tranne le levitazioni, hanno avuto qualche cosa di sospetto, come dirò più oltre: — gli altri, e ben più importanti e significativi secondo me, sono stati genuini. Tattavia non vi è regola : pare che una parte di fe¬ nomeni cominci in consapevolezza e finisca in semicoscienza, e viceversa. Non mi è dato scoprire le ragioni di codesto disordine nelle modalità dei fenomeni; certo, siamo ben lon¬ tani dall’austero determinismo sperimentale. Ma non sarà spiegabile con la natnra psicologica delle manifestazioni di medianità ? Un rapporto causale assoluto, no ; ma un certo parallelismo tra dati fenomeni e lo stato della coscienza, indubbiamente esiste : non se ne scorgono, però, le ragioni evidenti.   I fenomeni.  Si ebbero, al solito: a) fenomeni veridici, o che almeno hanno avuta, per me, tutta l’apparenza della veridicità ;  b) fenomeni spurii : noto che per produrre quelle ma¬ nifestazioni che appartengono alla ristretta e abbastanza monotona cerchia delle “ materializzazioni tangibili „ eseguite in questa serie di sedute dalla P., costei si occupa sempre prima con grandi particolari della preparazione del fenomeno ;  c) fenomeni illusorii dei percipienti. massime per la interpretazione e definizione dei toccamenti e per le luci- alcune volte essi son corretti da colui che li percepisce, o da<rii' altri presenti, o dallo stesso medium (che in ciò si mostra sensato): ma altre volte non son corretti, e allora passano per veridici; ... ad es., i “ toccamenti di piccole mani ,, o di mani infantili „ mi sembrano interpretazioni allegoriche di contatti leggieri e delicati, più che vere percezioni di mani aventi le caratteristiche morfologiche della infanzia o della femminilità;  ré) fenomeni, secondo ma, sospetti di frode. Anche questa volta parlo soltanto di quelli avvenuti a me, o percepiti da me : di essi posso dire che la mia attenzione sempre sveglia mi ha permesso di sospettare ragionevolmente il trucco, in quanto la E. P. li ha eseguiti su di me o con me: nulla posso o voglio dire di quelli eseguiti su altri; ma eviden¬ temente anche là su cento fenomeni ce ne debbono essere almeno cinque o sei (a dir poco) intaccabili o sospettabili di falsità. Se la E. froda con me, di cui vuol fare la con¬ quista e di cui deve oramai sapere come sia quasi sempre sveglio il potere d’attenzione, che sarà rispetto a coloro dei 3”. ■ °. Per In loro poca attenzione e scarsa attitudine all analisi sperimentale, o per lo stato d’animo, o per le opi¬ nioni già bell’e formate, essa è o si crede sicura?.... — Trovo per" nelle relazioni fin qui pubblicate dagli sperimentatori, che la Eusapia con una strana semplicità da interpretarsi  benevolmente come simulazione inconscia o subconscia _  ha tentato ingannare anche uomini versatissimi nelle espe¬ rienze psichiche, come De Rochas, Dariex, Ochorovvioz, k.inuvyH.'K’ Lodge, Richkt... Il Dariex scrive che la tendenza alla frode è una mala abitudine di cui l’Eusapia, anche nelle buone sedute, non sa disfarsi. È una vera disgrazia per la tesi della medianità!  1 la i fenomeni che iersera vidi e accertai, ominetto i co¬ muni, coinè i picchi, i moti ritmici e mimici del tavolino 1 b asporti di oggetti distanti, e parlo solo dei meno abituali.  * * Movimenti tiptologici. — Frequentissimi, alcuni vio¬ lenti, altri deboli: si sarebbe detto che iersera il tavolino avesse un anima : da notare anzi come il mobilissimo mobile diriga sempre la procedura sperimentale e rivolga la parola ai pre¬ senti (pur senza raggiunger mai la complessità e “ subli-  m. , ! ? C i* messa®P * da altri medium). Lo si scorge ubbidite ad una volontà e ad una coscienza ; ma, per ragioni oramai chiarissime e per quello che dirò in avanti, sono la coscienza e la volontà della E. P. che nella tiptologia   Morselli, Psicologia e Spiritismo , I.   Tav. ii.   F. Ferraro Sig.tt Foretti Eusapia Sig.* Rey Prof. Porro  Prof. Morselli ' F. Avellino Dotti. Venzano  Cap. De Alberti»  Fotografìa istantanea di una * levitazione „ di tavolo (Seduta del 31 maggio 1901).  manovrano il più spesso con fili interiori (il sistema asso¬ ciativo dei neuroni) i centri automatici inferiori, loro co¬ municando dai centri superiori le idee (elementari) che deb¬ bono esprimere. Usando la metafora di Oxon, non c’è proprio nessuno “ all’estremo opposto della linea!  Dopo aver avuto per sei sere soltanto i soliti segni stac¬ cati, e convenzionali di affermazione o di negazione, chiedenti luce od oscurità, ecc., da due sere otteniamo qualche asso¬ ciazione meno elementare di battiti esprimenti idee. La sera del 29 avemmo il saluto degli undici colpi alle ore 11, ossia il saluto al partente Cap. De Albertis. Jersera abbiamo avuta per due o tre volte e rabbiosamente battuta dal tavolino, una frase di due parole, abbastanza significativa, ossia quattro colpi seguiti da altri cinque, 4 -j- 5 —parlate N.5 (prof. Mor¬ selli). Era un comando diretto a me perchè dichiarassi ciò che in quel punto stavo osservando nel campo luminoso di una porta: ne discorrerò più avanti.  2) Levitazioni del tavolino. — Ne abbiamo ottenuto jersera molte, e bellissime: sicure pel controllo, concludenti per l’azione a distanza (tutte le mani in aria), notevoli per l’altezza (fino a lm!) e per la durata (da 4" a 20"). Alcune si potettero fotografare istantaneamente a luce di magnesio (Veggasi la tavola).  3) Toeeamenti di mani e personaggi invisibili. — Iersera  le mani le braccia e le persone (frammentarie, mai intere) materializzantisi erano più ardite, agili e perfin brutali: ci toc¬ cavano sotto al tavolo i ginocchi, ci stringevano e afferravano il braccio, premevano, attiravano e respingevano violente¬ mente gli astanti, trasportavano con violenza gli oggetti sulla testa di questi (un mandolino ce la sfiorò a tutti, e volteg¬ giando, andò a fermarsi , dopo un giro vizioso di almeno tre metri, al posto di prima), toglievano bruscamente la seg¬ giola di sotto, facevano piegare fortemente la testa .  Però, di vari contatti etoccamenti a me successi durante le tre ore che rimasi in seduta (a mezzanotte dovetti assentarmi) due mi sono parsi fraudolenti. — a) Il primo era dato da una mano sinistra, che giudicai fosse quella della E. che mi palpava l' avambraccio e tentava toccarmi il viso : colla mia destra l’ho afferrata rapidamente, ed era una mano vera di carne e di ossa, che s’è ritirata in fretta dopo aver sen¬ tito il mio contatto, ma non si è dileguata niente affatto evanescendo, come taluno le descrive. Può essere che ciò avvenga, ma delle tre volte oramai che io ho afferrato la mano frugatrice o toccatrice, due volte non ho avuta altra sensazione che di lina estremità carnea abilmente staggita alla mia presa: una sola volta, la mano che mi ha respinto dal bregma della Eusapia e mi ha sfiorato, aveva la consistenza semifluida. lersera ritenni che fosse la sinistra del medium: eravamo in piena oscurità, e la Eusapia faceva un gran movimento di mani, che mi ingenerava diffidenza. Non ho sicuramente la prova formale dell’inganno, ma solo la con¬ vinzione morale. Di quel mio atto di vigilanza ho poi avuto il solito castigo da “ John „ (lieve percossa sul braccio), ma timidamente e fuggevolmente. — b) Il secondo toccamente ingannevole s ’è avuto forse quando al buio completo ho sen¬ tito una mano avanzarsi versolo sparato della mia camicia da sinistra, e muoversi in su in giù come per scrivervi (era però una scrittura geroglifica). Pel momento ho interpretato questo fenomeno per un tentativo “ spiritico „ (diciamo cosi) di togliermi le spilla della cravatta o il bottone della ca¬ micia ; coltivando questa idea, ho detto ad alta voce “ troppo basso ! „ perchè la mano invisibile era arrivata a strisciarmi le sue presupposte dita circa 5-6 cent, sotto le spilla. A quella mia frase, che interpretava erroneamente quel tocca¬ mente come la ricerca del nodo della cravatta, il tavolo ha risposto i soliti tre colpi affermativi; — il che era falso, trattandosi invece di un saggio di scrittura diretta (?), che, come si vedrà, si preparava su di me. Ciò è grave poiché alimenta il dubbio che la scrittura sia stata fatta allora!  4) Apertura o chiusura di un circuito elettrico. — Questo fenomeno, ripetuto iersera più volte, ha avuto buon esito dopo vari infruttuosi tentativi di “ John „. Fu veridico? A quanto potei giudicarne li per li, parve di si: e sarebbe cer¬ tamente ammirabile. Questa forza occulta, che va in quasi oscurità a cercare un piccolo bottone di interruttore a pera, lo preme e intenzionalmente dà o toglie la luce dalla lampadina ! Però il cordone conduttore era stato attirato dalla stessa “ forza occulta „ un po’ troppo comodamente, cioè su le gambe della medium, e la pera stava sulle sue ginocchia o fra i suoi piedi. Il controllo in quel momento avrebbe dovuto farsi con severissima attenzione : io non dubito delle due signore Peretti e Rey, che erano ai fianchi di Eusapia ; ad ogni modo, la posizione raggiunta dal bottone elettrico troppo vicino alle mani od ai piedi della medium mi fece nascere sospetti, che disgraziatamente non ero in grado di dile¬ guare con un esame diretto.  Debbo francamente dire che più assisto a questi fenomeni della Eusapia Paladino, e più mi convinco che la tecnica corrisponde mediocremente ai due grandi vanti della media-  njT,l: _ 1» agire a distanza sempre maggiore di quella cui  possono arrivare le estremità e la testa del medium: questo avviene solo nella minoranza dei fenomeni, la mag¬ gioranza succede nella zona di possibile azione di essa: tuttavia basteranno poche e sicure telecinesie per dichiarare la esistenza di forze esteriorantisi ; — 2” agire a piena luce provocando fenomeni eguali a quelli prodotti al buio: anche questo è solo parzialmente vero; per es. le grandi materia¬ lizzazioni tangibili, no: ma non vi sai-anno ragioni fisico¬ chimiche, come per i raggi solari ultra-violetti, o per quelli Rontgen, in favore della assenza di ogni luce?  5) Movimenti di oggetti a distanza. — Avendo la Pala¬ dino affermato per la prima che il lampadario sospeso in mezzo alla stanza si moveva, dubito che possa avere tentata una suggestione su di noi per illuderci visualmente : in quel momento infatti la luce rossa, il cui bottone era a portata di mano della P., oscillava per ripetute e rapide chiusure ed aperture intenzionali del circuito , e con ciò si favoriva la illusione che gli oggetti scarsamente illuminati e sospesi in aria si movessero. Fatto sta che nè io, nè il cap. De Albertis, situati lateralmente al lampadario, l'abbiamo visto muoversi; io l’ho visto invece rischiararsi alquanto e ricadere nell’ ombra alternativamente. Del resto, può anche essere che si sia mosso; — sugli spostamenti degli oggetti a distanza non ho dubbio alcuno: molti sono veridici.  Un altro movimento di un piccolo tavolino a tre piedi (“ guéridon „) avvenuto in veranda, a luce lunare, fu segna¬ lato dal sig. Ferraro: secondo lui il mobile s’era avanzato; ma in una seduta spiritica ogni benché minima apparenza di movimento, di luce, ecc. può scambiarsi per effetto me¬ dianico. A me che lo guardai, il tavolino non parve spo¬ stato affatto dal suo luogo di prima, e la medium stessa tacque, sebbene sia così sollecita ad accogliere e ad appro¬ vare coi tre colpi tiptici sacramentali ogni denunzia di fenomeni, e spesso con aria di trionfo o con frasi di sod¬ disfazione: d’altronde, il “ guéridon „ era a portata della sua mano, e l’esperienza avrebbe poco valore.  6) Scrittura diretta. — Furono due tentativi di questo fenomeno così importante nella storia dello spiritismo, ma un po’ ingenui: il primo (per me) dubbio, il secondo ancor più sospettabile; ma “ John , è un illetterato!...  a) Il primo. — Sul tavolo medianico stavano due fogli di carta, e sopra essi era stato collocato appositamente   334   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   un lapis. Ad un tratto la E. (sempre suggestionata nei suoi esperimenti da ciò elle le si tornisce) si è alzata mentre noi restavamo seduti , e dopo essersi inclinata sui fogli come per fissarli fortemente o per magnetizzarli (conosco da tanti anni codesta manovra che non mi è sfuggita l’ inten¬ zione di quell’ atteggiamento) , ha afferrata la mia mano destra, mi ha messo fra le dita il lapis, e me l’ha guidata per tracciare in aria a circa 8-10 cent, dalla superficie bianca del foglio (che io sapevo vergine) uno sgorbio circolare   Segni tracciati per ‘ scrittura diretta , o spiritica (?) da Eusapia la sera del 31 maggio 1901.  [A sinistra il senno elissoide tracciato sulla carta; a destra le tre righe verticali tracciate sullo sparato della mia camicia].  non uncino, una specie di lettera o mal formata. Tutte queste mosse parvero effettuate in istato sonnambolico e di semi¬ coscienza, perchè la E. P. pronunciava frasi sconnesse, s’im¬ pazientiva al non potere io tenere dita e lapis al modo come essa voleva, e finito quel singolare maneggio lia emesso sospiri profondi come di chi, compiuto uno sforzo, si riposasse. Ora, sul foglio è stato trovato realmente uno sgorbio a lapis che riescirebbe pertanto una “ scrittura spiritica a distanza Siamo lontani dalle meraviglie che intorno a questo feno¬ meno si narrano nelle cronache dello spiritismo. Non pre¬ tenderei già quella strabiliante avventura della medium si¬ gnora Everitt, la quale ha visto volar via dopo tre colpi — pan, pan, pan — un foglietto di carta, e tornare dopo tre secondi coperto da 930 parole (sic, in “C. -r. Congrès 1889 „, p. 386): mi sarei contentato di cose molto più semplici, di una frase o parola, anche di lettere singole... ma in condi¬ zioni meno incerte nella loro fattura.  Questo “ esperimento „ è veridico ? A me, dopo mature ri¬ flessioni, pare di doverne dubitare per le seguenti ragioni : - a) Troppa preparazione da parte d’Eusapia : il suo atteggia¬ mento di magnetizzare il foglio parvemi simulato, e d’aitronde questa mescolanza del magnetismo con lo spiritismo che ragione avrebbe? Eusapia non aveva la solita fisonomia ad espressioni rigide, superficiali, che io conosco assai bene nelle isteriche e nei soggetti ipnotici. — 3) Prima delle esperienze, circa ‘It d'ora, essa aveva toccato e preso il lapis, e lo aveva gettato sul tavolino vicino, allegando che era inutile vi fosse ; invece, poco dopo.il lapis fu da noi rimesso, ed essa esegui, con la solita volubilità dei suggestionabili, il fenomeno: c’è pertanto il sospetto che quel primo superfluo afferra- inento del lapis sia stato accompagnato da un suo movi¬ mento abilmente circolare o elissoidale della mano, e cosi abbia tracciato il segno. — y) La Eusapia è analfabeta : e il segno è il solito che fanno i bambini e le persone illet¬ terate, quando vogliono tracciare col lapis qualche sgorbio sulla carta: niente, adunque, di “ spirituale , ; — b)la forma allungata e stretta del segno corrisponde perfettamente a quella che si traccierebbe in fretta alla maniera da me suaccennata. Ho fatto alcune prove (da notarsi che si era in mezza luce), e ho visto che riesce facile imitarlo senza che si abbia l’aria di tracciare nulla ; d’ altronde, quando non si pensa che la mano di un medium faccia cosa fraudo¬ lenta non vi si presta attenzione, e l’atto di segnare in frodo può esserci sfuggito quando E. la prima volta prese il lapis e lo gettò via. — X) L’ atteggiamento che essa voleva dare alla mia mano, e che riuscì poi a darle, era inadatto a scri¬ vere: la punta del lapis essa me la faceva tener rivolta in avanti, colle dita minori piegate in maniera ridicola come quelle di un bambino che comincia a tentare di scrivere: in questa posizione non avrei scalfito il foglio di carta colla matita, ma col mio dito anulare: tutto ciò in rapporto colla scarsa coltura della E. Ammenocchè quel giro im¬ presso alla mia mano non dovesse simboleggiare il feno¬ meno; ma allora perchè esigeva che io tenessi il lapis? Bisognava o bastava fare il segno in aria con la mano disar¬ mata, — e) La figura ottenuta non corrisponde al movimento circolare che abbiamo fatto; è troppo grande e lunga, mentre la mia mano guidata in aria da quella della E. P. ha fatto un movimento più piccolo e un vero o : questo accadde perchè la mia destra assai abituata a scrivere, aiutando coi suoi moti involontari la Paladino, si è mossa nel senso di un 0 (il segno alfabetico più comune agli illetterati, o a chi è tenuto da altra mano), risultandone quello sgorbio elittico.  b) Il secondo. — Il 2” esperimento di scrittura media¬ nica è ancora più sospettabile. Ho già detto come essendo in catona (il secondo a destra di Eusapia) io mi fossi sentito stri¬ sciare qualche cosa, che giudicai una mano, sullo sparato della camicia : ora, era bensì una mano, ma probabilmente annata di lapis o di grafite che mi lasciò tre righe verticali in quel punto !... È il solito vieto esperimento che la Paladino fa sui polsini di qualcuno della catena : ma stavolta ha tutte le ap¬ parenze dell’inganno. Invero poco dopo essa si alza, do¬ manda che il N° 11 (De Albertis) entri in catena, ne prende la mano, ne solleva l’indice, e appoggiatolo — siamo sempre in semi-oscurità — sul davanti del mio petto, là dove io avevo poco prima avvertito un lieve toceamento, vi fa atto di tracciare dei segni. Orbene : finita la seduta, si trovarono sicuramente i tre segui fatti col dito del De Albertis in aria, ma, per quanto ho detto, credo' che già ci fossero e che mi siano stati fatti assai prima dalla “ mano di uno spirito „ che venne a simulare di togliermi la cravatta. Si paragonino le sensazioni di quel toceamento, la mia esclamazione “ troppo basso „, la teatralità ingenua della esperienza; e si entrerà nella mia convinzione : frode !  Qui sorge un dubbio sul dubbio : quella mano che simu¬ lando toccamenti alla cravatta, mi fece i tre segni, era dessa vera ed anatomica, oppure medianica e fluidica ? Potrebbesi, nella migliore delle ipotesi, ammettere che quella mano fosse dinamica: in questo caso si avrebbe non più un fenomeno falso, ma uno spurio, ossia un effetto a distanza della forza esopsi- chica lasciata poi interpretare in un dato senso. Però, se penso che iersera ho afferrata la mano carnea (reale) della Eusapia, e che tutto l’esperimento di questa “ scrittura diretta , (?) ha l’aria di un giuoco abbastanza infantile di prestidigitazione, se metto i segni in relazione all’analfabetismo della medium, debbo purtroppo inclinare a dirla tutta una commedia.  Insomma, “ John „ non è fortunato quando vuol compiere con me imprese superiori al suo intelletto.   Apporto.  C’è stato iersera, finalmente, anche un “ apporto „ come dicono gli spiritisti : ad un certo momento è caduto sul tavolo (eravamo in semi-oscurità) un che di duro, che poi è stato verificato essere un sassolino, uno di quei pezzetti di selce che si trovano nelle strade di campagna. Ma questo fenomeno, avvenuto senza precedente controllo (esame delle vesti della medium ?), è assai sospetto. Inoltre è anch’esso indubbiamente d’origine suggestiva, avendo il sig. Peretti narrato in sul principio di seduta che in quella sala ove eravamo avvengono con altri medi fenomeni spiritici straor¬ dinari, fra cui chiusure ed aperture di circuito con accen¬ sione e spegnimento di lampade elettriche (le si ebbero, difatti!), e apporti spiritici fra cui specialmente quello di * un sassolino „ e d’un grosso chiodo di ferro.  Gli apporti — che esigono il passaggio della materia per almeno tre fasi diversissime di aggregazione: solidità ma¬ teriale, fluidità immateriale, ritorno alla solidità anteriore, senza contare il fatto meccanico del trasporto nello spazio, — sono sempre stati una difficilissima e rara manifestazione dello spiritismo : un gran numero di medi c’è caduto in trappola, desiderando dare con tali fenomeni la prova della propria potenzialità e... frodando ! Nei circoli spiritici gli apporti avvengono però con discreta frequenza, ma non sono circondati dalle cautele necessarie : per la Paladino poi, che è medium professionale e non spontaneo, le cautele dovreb¬ bero moltiplicarsi. Io non credo che iersera l’esame del medium prima della seduta sia stato completissimo ; e quando il sassolino è piombato fra di noi, mi è sembrato di scorgere espressioni di dubbio e di diffidenza in buona parte dei 'pre¬ senti. Eppure, se vi è stupore quando ha luogo un tocca¬ mente. imo spostamento di mandolino, un suono di trom¬ betta od altro fenomeno consimile oramai comune per noi, quale meraviglia non dovrebbe svegliare un “ apporto la venuta cioè dal di fuori e da lontano di un oggetto mate¬ riale che ha dovuto traversare porte e muri, o soffitto, o pavimento, e spazio aereo di chissà quanti metri !  bi pensi alla straordinarietà del fatto, all’opporvisi tutte le nostre cognizioni sulla inerzia, sulla aggregazione e dis¬ gregazione degli atomi, sulla impenetrabilità della materia (cioè di quella forma dell’Energia universale che a noi si fa sentire come resistenza, forse in ragione della velocità enorme delle sue vibrazioni): e si vedrà quante cose siano necessarie perchè un corpo materiale ubbidisca ai poteri subcoscienti del medium. Per stabilire unapporto veridico occorrono : a) esame del medium prima della seduta, anche, se in donna, compiuto brutalmente „ ; — b) conti-olio della sua persona durante il fenomeno (gli apporti sono sempre improvvisi, imprevedibili, mai preannunciati come gli altri fenomeni) ; — c) esame della locai ite) prima della seduta; — d) circostanza utile ed espressiva: la rarità dell’oggetto apportato,... qui invece si trattava di un pezzetto comunissimo di selce; — e) ricostruzione della giornata di Eusapia (è stata in campagna? ha potuto prendere il sassolino in qualche angolo di strada?...)  Insomma, non nego a priori, dopo il mio ingresso in questo mondo straordinario, gli “ apporti , : dico che nel caso nostro manca ogni sicurezza, e che il “ fenomeno , mi ha lasciata l’im¬ pressione di un giuoco andato a male... E poi un pezzetto di selce vai proprio la pena che gli “ spiriti „ si incoinmodino? E messi in riposo gli “ spiriti », non c’è nella subcoscienza di Eusapia un po’ più di imaginativa per disgregare e riag¬ gregare oggetti meno comuni che sassi, chiodi e pianticelle dei terrapieni di Genova o ramuscoli di rose ovunque fiorenti ?  Rammento di avere avuto, anni fa, tra le mani alcune imagini sacre, con evidentissimi caratteri di incisioni su legno del secolo XVI: mi si presentavano come piovute dal soffitto della camera, dove si materializzava lo spirito di quella suor Caterina che dicono fosse l’amante di Martin Lutero: ecco degli “ apporti » interessanti per la storia e la paleografia! Disgraziatamente il periodico spiritoccultista “ Sphinx „ mi fa sapere che certi disegni medianici furono discoperti essere abili riproduzioni di vecchie incisioni te¬ desche. Ma io leggo adesso di pillole medicamentose arrivate dal mondo dell'Al di là al sig. Enrico Sausse di Lione, che ne guarì da certi suoi malanni (“ C. -r. Congr. 1889 », p. 387). E leggo sorridendo di quei diamanti che piovvero seminati a piene mani da generosissimi defunti nella camera, dove la signora Agullana vede e fa vedere ai clienti tante cose ammira¬ bili (“ C.-r. Congr. 1900 », p. 163). È vero che poi i diamanti scomparvero quasi tutti, e si ridussero a tre : ma ecco degli apporti veramente utili, e stiano in guardia i farmacisti e i gioiellieri che speculano sulle miserie o sulla vanità per venderci i loro prodotti o i loro pezzetti di flintglass... Ma che significa o a che è buono il sassolino di queU’avaraccio o meschinello di “ John King , ?   «  * *  Apparizioni autentiche.  Ben diversa è per me la autenticità delle grandi forme materializzate che ieri sera, finalmente, ho veduto coi miei occhi in modo completo. Fino ad ora le materializzazioni.  salvo quegli informi profili di teste braccia pugni e mani da me percepiti in semi-oscurità, e salvo quelle frammen¬ tarie resistenze tangibili venutemi a palpare e afferrare dal di sotto delle nere cortine, io non avevo toccato nè visto “ fantasmi Iersera li ho visti chiaramente sullo sfondo del chiarore dato dall’uscio semiaperto della sala da pranzo.   Un “ globo nero „ (testa materializzata).  [Prima fase del periodo delle apparizioni. — Si scorge nella penombra la testa d’Eusapia, della qnale il « globo nero • si direbbe tra .doppio».— Questa serie di cintine figure di «fan¬ tasmi» fu disegnata da A. Berisso|su miei schizzi a matita].  Non erano apparizioni luminose, ma opache ; non erano, for¬ mate secondo le tre dimensioni spaziali, ma a semplice con¬ torno, quasi come lastre di vetro affumicate.  Premetto che dopo circa due ore di veglia e semiveglia, Eusapia era caduta finalmente in piena estasi di medianismo, come si rilevava da tutto il suo comportamento, e che era-   340   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   vaino a luce debolissima, ma con ottima vigilanza sulla per¬ sona del medium.  Il fenomeno straordinario fu da me percepito anche in un momento nel quale non ero più in catena. Dapprima mi ero   Un braccio ‘ fluidico , sporgente dall’ombra.   [Seconda fase del periodo aizzato si atteggia in e riconosciuto per un   delle apparizioni. — L’ « arto » media- modo da essere più. facilmente veduto braccio piegato].   seduto su di una poltroncina, vicino aH’uscio della veranda : poi, attratto dalla curiosità di vedere nella penombra 1 moti sussultali del tavolino che in quel momento “ rideva a, cre¬ papelle „, mi sono alzato e avvicinato al circolo tiptico. Al-   341   apparizioni DI * FORME   lnrasi è voluto che io vi entrassi, e mi vi sono introdotto ledendo tra il controllore di destra (signor Bantle) e il signor Sclnnolz. Là seduto e mentre il tavolino seguitava nel suo cachinno espressivo, ho cominciato a percepire qualche ombra mobile a sinistra di Eusapia, sul fondo di fievole luminosità costituito dall’uscio semiaperto dell’altra camera. 1 er smce-   Uno strano profilo di * forma » materializzata.  (Terza fase del periodo delle npparizioui. — Ho disegnato 1 il profilo tal quale fa da me percepito; si ‘ direbbe olle la «forma > era in via di sviluppo e indecisaj.   ranni della cosa e per escludere ogni artificio, io mi sono tolto di catena e sono andato in perlustrazione. Ero quasi nel mezzo della stanza (come mostra la figura di p. 327, dove ho segnatala mia posizione con un occhio simbolico), quando sul fondo rischiarato dell’uscio a me di fronte ho riveduto una specie di globo riero avanzarsi dalla medmnr verso la  signora ttey, che era al controllo di sinistra. Siccome in sulle prime credetti che fosse la testa di Eusapia. così ho taciuto, e contrariamente alle disposizioni regolamentari ed alle mie consuetudini, non ho segnalato il fenomeno. Fu al¬ lora che “ John „ con cinque formidabili picchi indicava il   Dn “ fantasma , creato medianicamente da Eusapia.  [Quarta fase del periodo di apparizioni. — Il «fantasma* si presenta un po' in alto, evidentemente penda'; io lo vegga: si avanza da sinistra a destra, indi si ritira. Si rilevi che in basso le larve non sono completate e sembra che si continuino (nella ombra) fino alla persona della Paladino).   mio numero e con quattro significanti “ parlate ! , mi in¬ giungeva di dichiarare ciò che 1 vedevo Qui occorre la solita osservazione : che il subscosciente di Eusapia agisce proprio come una coscienza vigile, accorgendosi della atten¬ zione e partecipazione dei presenti, dei loro dubbi e sospetti, e condacendosi in relazione a tali sensazioni reali con tutta l'apparenza (e la sostanza I della volontarietà.  Alla ingiunzione del tavolino, che sembrava diventare fu¬ rioso pel "'mio silenzio, ho finalmente ubbidito quaudo al globo nero sono succedute altre apparizioni di prolunga- menti pur neri, e sopratutto quando ho scorto delle specie   Lo stesso ‘fantasma, medianico che ritorna e saluta.  róuinta ed ultima fase del periodo di apparizioni. — Il - fan¬ tasma » si rende nuovamente visibile, ancora piu m alto, e, “per meglio essere percepito, si inchina in avanti, inai si ritira da dove è venuto, e scompare].   di larve umane o antropomorfe passare colà, o, meglio, avan¬ zarsi e inchinarsi verso la Rey come per salutarmi o per rendersi a me beu visibili ! Bolo allora che io fui certo di non essere vittima di un’allucinazione, annunciai i fantasmi, e questi furono subito veduti anche dal signor Schmolz che opportunamente si portò nel punto istesso dove io li scorgevo : furono inoltre veduti e riconosciuti distintamente da tutti i presenti alla seduta (tranne Avellino e Bantle, mos¬ sisi troppo tardi), perchè, recatisi dietro di me, o tra me e lo Schmolz, si sono messi nella direzione opportuna di visuale (a tale uopo io l’ho indicata nella figura con una freccia).  Adunque, in un periodo calmissimo di seduta, — mentre la Eusapia era caduta in un profondo sonno letargico (“ trance „ ) e compassionevolmente gemeva, piangeva, domandava aiuto, e si dibatteva sotto il controllo dei due vigilatori, — dieci per¬ sone perfettamente sveglie, tutte di intelligenza superiore alla media, e di cui almeno tre assolutamente scettiche in fatto di fantasmi, hanno percepito le apparizioni, se le sono reciprocamente confermate, ne hanno anche discussa a lungo la natura e le forme perchè hanno avuto il tempo di farlo . In tali condizioni di luogo, di tranquillità collet¬  tiva, di vigilanza sul medio, di mutua valutazione delle cose percepite, non si può, certo, parlare di allucinazioni visive (salvo quelle “ veridiche „ del Gurney e Myehs), ma di per¬ cezioni reali. Siccome fissando fortemente in quel chiarore mi si producevano delle contrazioni del muscolo ciliare e quindi degli oscuramenti improvvisi e fugaci del campò visivo, ho sforzata la mia attenzione svegliatissima a di¬ scernere il passaggio vero delle ombre medianiche da ogni altro mio fenomeno endottico; e ci sono riuscito.  Perciò mi credo in .obbligo di dichiarare sinceramente : — 1° che le apparizioni di ombre medianiche non sono allucinatorie nè per l’individuo, nè per la collettività dei presenti, ma bensì obiettive ; — 2° che la medium non poteva produrle con spostamenti artificiosi della sua persona , perchè essa era visibile nella penombra simultaneamente alle larve, e perchè era col corpo inclinato (a bella posta per autenticare il fenomeno ?) verso il controllore di destra, sulla spalla del quale sembravami appoggiasse la testa come sempre fa nel produrre le grandi materializzazioni ; — 3" che la medium aveva intanto voluto che io le tenessi la mia sinistra sul capo mentre guardavo : ciò che ho fatto allungando tutto il braccio al di sopra del tavolino e passando in mezzo alla catena (la quale in verità più non si manteneva, essendosi gli astanti alzati tutti, tranne i due controllori, per passare dov’io avevo dichiarato di percepire le ombre); — 4° che la testa d’Eu- sapia, trovandosi a circa 60-70 cm. di distanza dalla zona rischiarata, non poteva menomamente dare le forme di cui offro le figure ; — 5° che le materializzazioni richiedono uno sforzo potente di medianità, come rendevasi evidente alle sofferenze di Eusapia, al suo respiro affannoso, al suo polso aritmico, ai suoi gemiti, ai suoi convellimenti muscolari (non convulsioni); — 6° che, d’altra parte, una persona seduta fra due altre che la invigilano e ne tengono le mani, anche se con fina astuzia riuscisse a fare il giochetto della sostituzione di mani, non riuscirebbe mai ad alzarsi ed a piegarsi come hanno presentato i fantasmi ; — 7" infine, che la Eusapia è di corpo tozzo e di statura bassa, mentre le apparizioni erano alte e piuttosto gracili.  Le apparizioni sono state da me e dagli altri percepite sette od otto volte di seguito, ed ogni volta mutavano le loro linee di contorno, la grandezza, le proporzioni delle parti o membra. Ho già detto che erano imagini nerastre, a contorni semplici, date come da una sostanza opaca ; però mi facevano l’impressione di essere come tagliate nel car¬ tone o nel vetro affumicato, non avevano cioè rotondità nè spessore : il contorno era sfumato, come può esserlo quello di un’ombra su di un muro. Aggiungo che le imagini erano dense e impenetrabili, nè mi lasciavano più vedere la debole luce posta loro dietro.  Le forme materializzate avevano lontana rassomiglianza : — a) con teste umane o quidsimili, ma erano globose, senza capelli; una era piriforme e piccola, ed un’altra più rotondeg¬ giante e grossa; la prima più in basso, la seconda più in alto nel vano della porta ; — P) con membra articolate, cioè con braccia umane: una volta il braccio apparve alzato, ma fu apparizione fugacissima e da me mal percepita : altra volta ap¬ parve piegato nel gomito con un grosso pugno chiuso, levato due o tre volte in aria verso la medium, che ne sembrava colpita alla testa e ne gemeva; — y) con persone visibili a mezzo busto ed a figura intera. Questi fantasmi totali erano più informi delle figure precedenti, parevano individui alti di statura, rivestiti dai cappucci della Confraternita della Miseri¬ cordia, senza naso nè mento, e anche senza proporzione nelle parti ; due volte questi fantasmi mi si presentarono inclinati in avanti verso la signora Bey come volessero o salutarmi o comparire tutti nel fondo chiaro che ne permetteva la visibilità. Dico “ i fantasmi „ ; ma forse era il medesimo che si mo¬ strava, diversamente da noi percepito ogni volta.  Le figure partivano dall’angolo oscuro dove Eusapia si lamentava e contorceva, e andati fin verso la signora Eey, net vano del chiarore, si ritiravano. Duravano ciascuno, in tale movimento, tre o quattro secondi o poco più. Io ne ho rico¬ struite le figure con tutta l’esattezza possibile, quali le avevo vedute, mezz’ora dopo, giacché per non cadere in paramnesia ho eseguito i miei disegni prima di partire da casa Peretti : qui le riproduco, per quanto non fotografate, come sarebbe negli ideali del metodo obiettivo. Da rilevarsi è l’apparenza strana che ci fece subito esclamare: “ sembrano animali simili a foche, ma disposte perpendicolarmente  Quali deduzioni possano trarsi da coteste singolari e tan- tastiche produzioni della medianità, è arduo dire : la loro morfologia lineare eia stravaganza generale delle forme vietano qualsiasi tentativo non solo di identificazione, ma pure di personificazione. Non erano persone umane quelle che sono apparse, ma si direbbero piuttosto imagini di sogno : vero¬ similmente siamo di fronte a creazioni oniriche del medio, il quale dà alle sue imagini la figura fantastica da noi perce¬ pita. La teleplastia eusapiana è, insomma, adeguata alla sua coltura intellettuale, salvo forse quando produce fantasmi abituali o pensati in forma precisa per riproduzione di ima¬ gini (telepatiche?) realmente percepite e ricordate. Dicono che talvolta alle sedute di Eusapia si siano resi visibili il fantasma personale di “ John „ e quelli di deiunti; il pruno identificato per tradizione dei circoli spiritici, gli altri, chi  10 sa ? per una cooperazione inconsapevole della imaginazione e memoria dei percipienti. Mi auguro di avere la lortuna di assistere a tali straordinarie manifestazioni. .....  Ma mi si dirà : — non avete dubbi sull autenticità di quei fantasmi ? siete voi sicuro che non siano un tranello di Eusapia, aiutata da compari introdottisi segretamente in casa Peretti ? — Comprendo benissimo che contro al dubbio scettico e siste¬ matico, non c’ è difesa. La garanzia morale di nessuna compartecipazione dei padroni di casa e della loro seivitu al fenomeno esiste piena ed assoluta per me, che conosco  11 Peretti, e ne so l’austero ed intemerato carattere, la serietà  di vita, la incapacità di prestarsi a sì tatto inganno . non esiste forse per gli altri, che non hanno veduto e che chie¬ dono di essere convinti con argomenti di fatto e di logica. Orbene, lasciamo in disparte le garanzie morali e anche quelle materiali da me acquistate coll’ispezione preventiva e po¬ stuma delle sale in cui avvenivamo i fenomeni, con la lonta¬ nanza di ogni persona non addetta al nostro gruppo, con la pie- senza sincrona e sicura di tutti i componenti il nostro gruppo (in più la signora Peretti) nella sala, attorno al tavolo . Esa¬  miniamo i fatti nella loro oggettività, e ragioniamone.  1° Possono quelle figure essere date da persone vive o reali che passassero nella sala da pranzo i No, perchè le ombre erano da noi percepite al di qua dello spazio illu¬ minato : noi le vedevamo staccarsi dal posto che era occupato dalla Eusapia e traversare lo sfondo luminoso avanzando verso la sigma Rey.  2° Possono esse imaginarsi date da contorni normal¬ mente visibili di persone umane? — No, perchè la loro forma, pur richiamando l’umana, ne era diversa per una certa incompletezza di parti (per es. , le braccia sottili e le due gambe, accostate, gracilissime rispetto al tronco) e per una certa deformità bizzarra (per es., nell’acrocefalia).  3° Può sospettarsi un inganno simile a quello operato dalla medium Williams quando a Parigi , presente il Lev- marie ed altri illustri studiosi, apparivano dei “ fantasmi „ e si scopri che erano costituiti da fantocci disegnati sulle sue sottane ? „ — No, perchè pur non avendo noi ricorso a nessuna violenta verifica, le apparizioni di iersern, piatte e senza spessore quali erano, non avrebbero potuto formarsi fraudolentemente se non mediante grandi fogli di cartone o, meglio, lastre di vetro affumicato (?) che la Paladino o un compare invisibile (?) fossero riusciti a nascondere, e poi a metter fuori nel momento opportuno, a distendere e ad alzare proprio nella nostra visuale, a spostare avanti e indietro, a ritirare ed a rinascondere, ecc., tutte assurdità più incom¬ prensibili ancora del fatto, oramai per me possibilissimo, di una teleplastia.  4° Quando rifletto alle forme vedute, non mi esimo, nel mio pensiero, dal raffrontarle a quelle figure in piano e senza terza dimensione che ognuno di noi conosce sotto il nome di “ ombre chinesi V’è anzi qualcuno, come il distinto pittore Campi di Milano, che eccelle nel produrle con le sole dita mani e braccia abilmente atteggiate. - Ma qui non è il caso di parlarne sospettando stratagemmi consimili ; Eusapia non si moveva, e con le braccia (dato che le avesse liberate dal controllo) non poteva, certo, proiettare figure come quelle I  5'’ Una seduta è, per molti, fonte di illusioni ; credo perciò che in talune sedute male organizzate le presunte apparizioni possano consistere in ingannevoli apprezzamenti delle ombre proiettate da qualcuno degli astanti, massime se fuori di catena, sulle pareti vicino o dietro al medium (alcune fotografie di pretesi * fantasmi „ da me esaminate mi hanno data l’impres¬ sione di un’origine cosi fatta pel “ fenomeno „ !). Non era ciò possibile jersera, perchè lo sfondo su cui apparivano le ombre non era pieno e solido, non era muro nè battente di porta, ma era lo spazio vuoto della stanza vicina debolmente illuminata.  Tuttavia, questi ultimi dubbi mi fanno sorgere in mente l'analogia fra quelle apparizioni e le nostre imagini normali di umbra : tutti noi, volendoci rappresentare un fantasma vero, ce lo rappresentiamo piatto e sottile, senza spessore, a contorni sfumati, al modo istesso con cui percepiamo l’ ombra data dai corpi opachi, intercettanti i raggi luminosi. Ciò mi porta anebe a credere, - per quanto si scorge nelle materializzazioni meno formate che Eusapia rende visibili attorno a sè, ad esempio nello spazio aereo e in alto sul tavolino, o ai propri fianchi, che il medium pensi i fantasmi come ombre e li proietti o esteriori con le caratteristiche visive di macchie nere o nerastre, a chiaroscuro.   Lo stato della medium.  Ho detto che iersera Eusapia è caduta in vero “ trance „ letargico : ne abbiamo avuta tutta la sintomatologia. 11 suo stato" durante la provocazione delle ombre era compassione¬ vole : si lagnava, si contorceva, piangeva, domandava aiuto a Giulio (Gchorowicz), forse pel ricordo che lo psicologo polacco, nei momenti di agitazione medianica, la ipnotizzava per cal¬ marla. Nel suo delirio sonnambolico essa mi scambia sempre con l’OcHOROWicz e vuole ch'io le faccia eguali passi magne¬ tici per tranquillizzarla. A me, pur abituato a vedere migliaia di pazienti, fa pena lo spettacolo di questa donna che soffre, spesso soltanto per soddisfare la curiosità di chi la paga : epperò, acconsento volentieri a metter fine al suo attacco medianico (auto-ipnosi) perchè la veggo patire. Con opportuni passi magnetici, accompagnati da suggestione vo¬ cale, le ordino di calmarsi; e normalmente ciò avviene dopo pochi momenti. Iersera dopo le apparizioni l’abbiamo tras¬ portata a braccia, tant’era disfatta di forze, sul terrazzo scoperto, a un magnifico chiaro di luna: e là io ho aspettato che rinvenisse. Eusapia al risveglio si è trovata a sua insa¬ puta col volto tutto inondato di lagrime, stanchissima, con senso di rottura nelle ossa, col polso debolissimo e celere (100 pulsazioni), madida di sudore, ma, contro il solito, in¬ differente alle pressioni ed alle punture nel lato sinistro, dove è pur sempre iperestetica. A questo momento ho dovuto purtroppo assentarmi essendo mezzanotte e dovendo partire al mattino di buon’ora per un consulto in provincia ; ma Eu-   STATO PSICHICO DEL MEDIUM   349   sapia ha voluto che si continuasse, e oggi ini si è detto che la seduta è durata in mia assenza un’altra ora e mezza con manifestazioni straordinarie.  Nella prima parte della seduta la Eusapia Paladino era sveglia e preparò tutta la fenomenologia della seconda parte. Intenzionalmente fu essa che spinse il tavolino dalla veranda nel salotto, per forza medianica soltanto in parte ; io rilevai anche sforzi muscolari e spinte semi-coscienti, per non dire volontarie (fraudolente?) delle sue due mani che si appoggia¬ vano fortemente all’orlo del tavolino per dirigerlo nella sua escursione, mentre a noi raccomandava di tenere le nostre sollevate in aria. Fu per me evidente poi la preparazione cosciente, che direi premeditazione, delle esperienze ulte¬ riori ; — a) Ho già detto della preparazione della “ scrit¬ tura diretta „ sul vergine foglio di carta del tavolino. — b) Avvenne lo stesso degli altri segni fatti sulla mia camicia.  _ c) Aggiungo che le apparizioni furono pure premeditate,  e la Eusapia pensò anzi di farle vedere proprio a me. Quando il tavolo fu spinto dal terrazzo nella sala, noi ci trovammo in mezzo di essa, quasi addossati ad un mobile a scaffale su cui si era posta la lampadina a luce rossa. Io mi trovavo allora vicino a questa e colle spalle volte alla porta, al cui chiarore dovevo vedere poi le ombre. Perciò la Eusapia finché io rimasi alla sua sinistra, non “ materializzò „ affatto; più tardi, quando mi richiamò attorno al tavolo, non solo mi fece sedere dal lato destro, ma volle che si cambiasse la disposizione, della catena in modo da lasciarmi libera la visuale verso la porta della stanza vicina: respinse anche il professore Porro che poteva impedirmi la vista del fenomeno che si preparava, lo fece uscire di circolo e col solito lin¬ guaggio tiptologico gli ordinò di sedere fuori della mia vi¬ suale. Ciò fatto e tutto ben disposto, sopravenne il son¬ nambulismo ed incominciarono le apparizioni. — d) Anche la esperienza del bottone elettrico mi sembra sia stata pre¬ meditata : per lo meno fu l’effetto di una nostra sugge¬ stione ; noi desideravamo il fenomeno e questo è venuto.  Quanto più durano le sedute, tanto più mi convinco che la Eusapia Paladino, esaurite le poche esperienze fondamen¬ tali con cui comincia, è nella sua medianità alla mercè del circolo che sperimenta. Ossia, le persone astanti indicano prima alla medium, o cogli strumenti ed oggetti che met¬ tono a sua portata di mano e di vista, o colle parole di¬ rette, quali sono i fenomeni che si produrranno : è una vera collaborazione involontaria, ma non si esclude un’altra collaborazione, quella inconsapevole, che venga effettuata col fornire della energia biopsichica al medium, sia, per cosi dire, dinamicamente, sia mediante suggestione mentale. Quest ul¬ tima non mi sembra ancora molto sicura nelle nostre sedute. Più volte mi sono messo a suggestionare mentalmente la Eusapia, che pure domino colla ipnotizzazione o coi passi magnetici : mai però ha eseguito i fenomeni che io le sugge¬ rivo, pensandoli fortemente. Inoltre, la suggestionabilità della Paladino si intende limitata ai fenomeni meccanici semplici che essa può fare o che è abituata a fare : — ogni novità di esperienza, intendo novità essenziale, non apparente, non limitata a circostanze accessorie delle manifestazioni, diffi¬ cilmente riesce con lei: essa ne diffida, e allora ci afleima, un < po’ alla buona, che ò “ .John „ il renitente a non volerne sa¬ pere! E quando la personificazione nega, bisogna desistere.  Nelle crisi di “ trance „ Iche durano un tempo vario, ina non mai più di u\’ora completa, dopo di che cominciano 1 sin¬ tomi di esaurimento) la Eusapia mostra di soffrire assai.  I movimenti e contatti a distanza, la produzione di fenomeni luminosi, massime delle ombre, i sollevamenti prolungati del tavolo, le impronte su mastice, le levitazioni del proprio corpo, sono i fatti medianici di più penosa e stentata pro¬ vocazione. Si direbbe che ognuno di essi implichi una per¬ dita maggiore di forza e che, una volta eseguiti, esauriscano il medianismo. Ciò sta a provare che nella medianità 1 in¬ tervento di forze occulte, estranee al medium, non esiste : e che se avvengono moti, trasformazioni di forze, modifica¬ zioni nell’equilibrio e nel peso dei corpi, tutto ciò si effettua mediante un consumo di energia vitale: — questa proviene sopratutto dall’organismo del medium, fondendosi forse con una certa porzione di energia proveniente dalle altre persone  della catena. , .  Quanto alle grida di Eusapia durante il suo levil arsi, io ho finalmente capito che cosa sia per gli spiritisti ]& osses¬ sione spiritica da essi descritta e tanto temuta nei medium: ne avevo davanti a me i preliminari. Quelle smanie, quelle- paure, quelle esclamazioni riferentisi a violenze in via di esecuzione, erano in tutto simili alle reazioni agitate di un incubo, erano cioè sintomi di un processo allucmatono oni¬ rico. Nella sua somniazione Eusapia si crede presa e tras¬ portata per aria, non differentemente da quello che succede nella fase delirante e passionale dell’attacco isterico, o negli episodi allucinatorii dell’alienazione mentale. La ossessione per opera di “ disincarnati s fa il paio colla ossessione per   MEDIAKITÀ ed energie bio-psichiche   351   parte dei demonii ; al medesimo modo, la personificazione spiritica va a collocarsi, in Psicopatologia, vicino alla pos¬ sessione diabolica! La medianità, comunque la si voglia in¬ tendere, dà alle sue manifestazioni il colore dell’epoca, spesso le foggia alla moda: — nell’antichità classica agiva sotto la spinta furibonda delle Eumenidi d’Averno o quella serena degli Dei di Olimpo; in Oriente è travagliata dagli spiriti maligni; nel Medio-Evo era pressoché tutta satanica; — da sessantanni in qua è guidata dagli umani defunti o, al più, ila entità astratte in cui si impersonano cattive nozioni di fisica cosmologica (gli “ eiementali „) o simili. Tutto ciò non torna ad onore delTimaginativa degli spiriti: il loro Mondo¬ invisibile è materiato, visibilmente, di mimetismo.   Cessione di forza dagli astanti ?   Ho ripetuto iersera le mie indagini dinamometriche su tutti i presenti : prima della seduta; e a mezzanotte, quando ho dovuto lasciare casa Peretti. Eccone, nella Tabella ap¬ presso, le cifre in chilogrammetri misurati col solito appa¬ recchio Colin.  1° Sommando la forza muscolare dei presenti, escluso il medio, si ha in chilogrammetri:   IL D.  Prima della seduta 767.5 j Alla mezzanotte. 721.0 \ Perdita 46.5 )   M. s. 688.5 ) 592.0 - 96.5 \   14 »/o.   È rilevante che nell’insieme si perdè da tutti assai di meno a destra che a sinistra.  2° Dei presenti, quelli che fino alla mezzanotte hanno fatto parte più a lungo della catena, cioè Da Passano, Bantle, Ferravo, Schmolz e Venzano, hanno subita la perdita maggiore, sopratutto il dottor Venzano, che spende dell’energia cere¬ brale anche nel redigere al buio i verbali.  3° La medium ha guadagnato alla M. D., diventando destromane mentre normalmente è mancina.  4" Il fatto più notevole è la modificazione del mio tipo di¬ namometrico : mai, durante tutta la vita, io mi sono trovato mancino, sebbene abbia misurata la mia forza muscolare cen¬ tinaia di volte. Ora, a mezzanotte io ho segnata all’indice una   1 3'   W )   )  Tabella II.  Ricerche sulla forza muscolare dei componenti la catena.   31 maggio 1001.   NOME  Prima  Dopo  Differenze  M. D.  M. S.  M. D.  MS.  M. D.  M. S.  Sig. Avellino  62  39  50  45  -12  + 6  „ tìantle  100  98  100  75  =  — 23  „ Da Passano  967*  87  90  65  - 6 7*  -22  „ Ferraro  68  75  65  55  — 3  — 20  Prof. Morselli  62  45  46  52  -16  + 7  Sig. Peretti  57  45  55  45  — 2  =  Prof. Porro  49  42 7j  50  40  — 1  - 2 7*  Sig.ra Rey  20  29  20  20  =  — 9  Sig. Schmolz  PO  85  95  65  + 5  -20  Dott. Venzano  62  54  50  40  — 12  - 14  Oap. De Albertis  101  89  100  90  - 1  "T 1  Eusapia  24  27 7*  30  25  + 6  - 2 7*  forte perdita a destra, con acquisto di forza a sinistra : nè vi •è stato errore, perchè lo Miqrzo fu da me ripetuto e fornì quasi le medesime cifre. Sarebbe tale fenomeno dovuto all’avere io tenuta la sinistra sulla testa di Eusapia, mentre essa faceva sforzi enormi per provocare le apparizioni ? Si potrebbe al¬ lora supporre che in quel momento avvenisse dai miei centri nervosi una radiazione o emanazione di forza vitale (?), e che questa, nel proiettarsi, sia passata parzialmente nel mio braccio, e mi abbia reso mancino. Questa è una supposizione da mettere avanti col serio intendimento di trovare un appoggio alla ipotesi della esteriorazione ed a quella della collaborazione di tutti i presenti nel produrre i fenomeni. Non trovo per nulla affatto contrario alla scienza biologica positiva che il nostro corpo irradi correnti di energia; come pure non re¬ puto antiscientifica l’ipotesi che il medium, mediante processi fisiologici ancora oscuri, aiuti questa emanazione o radia¬ zione, sottragga cioè forza ai presenti e se ne valga per la produzione delle teleeinesie e teleplastie. Certo, vi è più serietà in codeste ipotesi su poteri ancora ignoti dell’orga¬ nismo umano che non in quella dell’intervento di spiriti.  (renova, 1° giugno 1901.   la ottava seduta.  (2 giugno 1901).   I resoconti dei fenomeni.  Anche iersera ci siamo riuniti con Easapia in casa Pe- re(h, e, come per la seduta precedente, neppure a tutta questa del 2 giugno ho potuto assistere. Ho troppo la voro da com¬ piere nella giornata, e le sedute spiritiche, per uno che ci vada come me, per osservare e studiare seriamente, per accertarsi della autenticità dei fatti, per scoprire il processo psicogenetico, se ciò è possibile, dei fenomeni, riescono fati¬ cosissime : da quando cominciarono, io ne sono dimagrito '  Al mio giungere mi si narrano le “meraviglie, accadute la sera del 31 maggio dopo la mia partenza; e sembra, a dir vero, eli io abbia perduto moltissimo non fermandomi.  1 fenomeni accaduti sono stati dei soliti, non sostanzialmente diversi da quelli accaduti prima di mezzanotte; ma alla ri¬ presa, Eusapia era ancor più potente nella sua medianità, e ì miei compagni ebbero manifestazioni intensissime e nume¬ rose : levitazioni complete di tavolo ; trasporti di oggetti ad es. earillons, campanelli, senza alcun contatto e a mezza luce; moti ed azioni di strumenti musicali, che volteggia¬ vano e davan concerto in aria; sollevamento di una seggiola  mano di De Al) ?|«net?c“’ coll’apposizione della  , l"° n A bertlS; materializzazioni tangibili, di resistenza  e aciSt?°rdLnarle : .ì?CCamentl multipli e sincroni a vari *_ infine, scrittura diretta eseguita dopo la seduta da Emapia semi-sveglia con un dito del prof. Porro fatto pas¬ sare a distanza sui polsini di altri due fra gli astanti, e con questo di particolare , che il Porro avvertiva nel frai¬ na!, n° rnS6DS° dl fT,ÌCOl̰ "el dit0 affen-ato e steso dalla mano della medium (parestesia auto-suggestiva ?). — Ma il  “7° aP1Ui -rar° Ju, 1 aPPar>zione di un'ombra, non più sullo sfondo chiaro dell uscio di sala da pranzo, com’io avivo   Mokselu, Psicologia e spiritismo.   28   g54 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, U _____ _ .  veduto, bensì a destra admjgj. ^UampadTelettnS donde filtravano pochi < oc a - volte e assunse la  della strada. Quell ombra aPPl ' j avanZasse e ritirasse  se =:  letta defunta da alcuni anni. mezzanotte :  Sono desolato di non es «»*“ t'd™1 7°to veduto da tutti sebbene il fantasma di u < De A1|)ertis non rm-  i presenti (i signori Ave > mèrfvvicrli0so di una appa- scirono a distinguerlo), sta il fatto merav^ g ebe mi è  rizione omogenea, per cos • (;i l Minerva, prese in  tg.’srs» rXo,oi.i » * ***  ben difficile sarà ottenere fenomem consim 1.^ accer.  Ma io non insisto su ima questione dello  tato coi miei sensi . in q ^ d- scienza si attenga, per ora, spiritismo bisogna che L o , aj es> non mi so con-  al criterio della oggettmta ®pen ' ciie M onesta mi vien  ceder, «otto .1 criM» “ $ £ L l” eh.  avanti sotto gli auspici rispetto ma per ragioni  mai (lo dico «enza malfar loio di aspetto,  di metodo) di un Arsakof scrivere. nè sono agevoli da  razioni di sedute sono criudici istruttori in Francia  capire. Bisognerebbe mutare ig ottimo risuitato per la che con teatralità, sia pui ’ . 1 , D0St0 di un delitto, e colà,  razionalità della prova, vanl . individui, ricostruiscono la sia coll’imputato, sia con < minime loro particola-  scena e riprod^o gh delle  rità. Converrebbe fare 1 medium e astanti, in  sedute medianiche : rime 'situazioni occupate du-  piena luce, in perfetta ca ni. , modalità di posizione,  rante un fenomeno; ditemi di spazio; e poi  ristabilire le distanze, le ie a . . ^ possibili o vero-  discutere una per una tutte esp o *• ed alla fisica  simili secondo processi contarmi alla e faticoso lavoro   I RESOCONTI DEI FENOMENI   355   pubblico ne capisce assai meno degli specialisti — può farsi un concetto sempre preciso e completo delle condi¬ zioni in cui i fenomeni sono percepiti. Ciascun fenomeno richiederebbe particolari così minuti su ogni elemento di fatto, sulla posizione e sui gesti del medio, sulla catena e sullo stato psichico degli assistenti, sul controllo, sullo svi¬ luppo durata e intensità delle manifestazioni, sulle circo¬ stanze preparatorie e su quelle consecutive, ecc., ecc., che la descrizione ne diverrebbe addirittura illeggibile, o, quanto meno, inafferrabile con una rappresentazione normale sin¬ tetica. E ciò che disse il prof. Sidgwick pei verbali delle sedute di Cambridge 1 Forse, trattandosi di un gruppo ac¬ creditato che negava ogni medianità sincera aH’Eusapia, la conoscenza minuta di tutti i fenomeni incriminati avrebbe servito a chiarir meglio le ulteriori possibili investigazioni sulla affermata ciarlataneria; ma per i verbali in genere, l’msigne filosofo-psichicista avrebbe ragione: essi tutti, o sono insufficienti, o sono dei veri rompicapo.  Ne segue che il pubblico diffida dei resoconti, o non se ne persuade ; e molti scettici, ad ogni narrazione di feno¬ meni, ricominciano le consuete, eterne domande dettate dal dubbio. Tutto ò ragione d’incredulità per chi si ostini ad essere o ad atteggiarsi scettico: — il controllo delle mani? la situazione dei piedi? l’atteggiamento della testa? la di¬ stanza dall’oggetto? l’attenzione dei due vigilanti di destra e di sinistra ? le convulsioni del medio ? le emozioni dei pre¬ senti ? la gradazione di luce?... Ah, sopratutto quest’ultima arresta i dubbiosi : li si sente sempre, ad ogni momento, tornare alla fissazione del buio, come se le sedute avvenis¬ sero tutte o sempre nell’oscurità, e come se gli studiosi, massime dopo lunga pratica, fossero incapaci di orientarsi coi loro sensi e coi loro centri percettivi, solo perchè manca la luce! Si ha un bel rispondere esaurientemente a codeste obbie¬ zioni : tant’è! tutti ritornano a ripetervele, come se avessero fatte altrettante scoperte, e come se essi soli, gl’increduli che non videro, possedessero la chiave del segreto... tranello.  Moltissimi dicono: “ crederò quando vedrò e sta bene: intanto essi credono, senza verifica, che Nansen è arrivato aH’86"4 verso il Polo Nord, ma non che io abbia assistito ad una reale levitazione di tavolo o ad una visibile e tan¬ gibile materializzazione di mano. Sono nel loro diritto: ma Eusapia non può prodigarsi a tutti, e i suoi fenomeni me¬ dianici non possono servire di spettacolo alle platee.   I   356   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il   Medianità e misoneismo.  Tutti gli studiosi della medianità si sono ingegnati di mettere un po’ di ordine nella sconclusionata tecnica delle sedute spiritiche e di introdurvi i nuovi mezzi che la fisica e la fisiologia pongono ora nelle nostre mani, sia per accer¬ tare l’autenticità dei fenomeni, sia per meglio stabilirne il determinismo ; ma non sono riusciti a vincere sinora il mi¬ soneismo dei medi e degli spiritisti. Vero è che l’Eusapia Paladino è, fra tutti i medi viventi fin qui venuti a contatto con gli scienziati, la meno intollerante di esami e la più desi¬ derosa di controlli ; di questo bisogna riconoscerle il merito. Ma essa non è in grado ancora di superare l’avversione, in¬ genita nel suo animo di popolana a rinvigorita dalle con¬ suetudini spiritiche, contro le novità metodiche.  Jersera avevamo disposto nella sala di seduta gli appa¬ recchi per produrre varie sorta di luce : 1" la illuminazione piena a luce elettrica .stradale (lampadine ad incandescenza); 2° la illuminazione ottenuta con la combustione di sostanze grasse (candele steariche); 3° la luce senza raggi actinici, ottenuta con la lampada elettrica da fotografo (a vetro rosso); 4« ]a luce verde ; 5° la fluorescenza mediante fogli cosparsi di polvere di sali fluorescenti (raggi di Becquerel) ; 6° infine, la luce catodica ottenuta con una grossa ampolla di Crookes messa in attività mediante pile.  Il gabinetto medianico era stato anche tappezzato di tela bianca allo scopo di rendere meglio visibili le forme mate¬ rializzate sul fondo e poterle eventualmente fotografare. Si era anche migliorata la disposizione delle macchine fotogra¬ fiche allo scopo di fissare le levitazioni del tavolino. È la fotografia il mezzo più facile e nello stesso tempo più si¬ curo e convincente per autenticare i fenomeni : la lastra sensibile non subisce suggestioni, nè ciò che essa registra può certamente dirsi di indole allucinatoria !...  A riguardo della fotografia, il misoneismo di Eusapia oramai ha ceduto, purché non si pretenda di sottoporla anche là a procedimenti inconsueti : ma la luce catodica e il dia¬ framma bianco sul fondo del gabinetto non sembrarono con¬ venire a “ John King „ il quale, quasi al principio di seduta, diede segni tiptologici non dubbi della sua opposizione. Incomineiamo a togliere il diaframma, e ci contentiamo che il fondo del gabinetto sia invece costituito dal battente della porta: quanto alla luce catodica, ho poi saputo che dopo la mia partenza “ John „ si è adattato a lasciarla usare, ma senza notevoli mutamenti nella fenomenologia.  Abbiamo anche cercato di ottenere fenomeni un po’ diversi dai già ottenuti, sebbene si tratti di prove di potenzialità medianica oramai tradizionali nella storia dello spiritismo : 1° impronte sulla farina (se n’ è messo un piatto pieno entro il gabinetto) : 2° il passaggio di due anelli di legno l'uno entro l’altro, restando essi intatti (famoso esperimento di “ fisica trascendentale „ avuto dallo Zòllneb eoi medio Slade) ; 3° l’annodamento di una cordicella senza fine (altro «sperimento celebrato dello stesso illustre fisico-astronomo). Ma abbiamo avuto insuccesso completo, per quanto “John „ non abbia mostrato al riguardo nessun senso di avversione, certamente perchè dal lungo frequentare con spiritisti e con studiosi, dei quali ascolta sempre eoa grande attenzione le parole cercando penetrarne il senso con accorta intelligenza, Eusapia sa che quelle là sono manifestazioni medianiche con¬ sacrate anche nei penetrali dei tempi spiritici. Ma la cosa è stata ben differente per la luce catodica e per le fluorescenze.  Questo misoneismo, che la medianità mostra sempre per ogni procedimento nuovo, è di evidente origine psicologica, e risiede nella medium, non in John. Si spiega facilmente :  - a) per V abitudine : oramai la tecnica spiritica è formata : i medium, che generalmente sono di scarsissima inventiva, se¬ guono pedestremente le manovre imparate, e come si conti¬ nuano ad usare i tavolini che sono il retaggio dell’americanismo, così si è arrivati, tutto al più. alla luce rossa dovuta alla introduzione della fotografia per mezzo del Crookes, nome simpatico e non sospetto nei circoli spiritici ; — b) per la ignoranza dei medium : questi ignorano le leggi fisiche, e quindi essi non sanno la innocuità delle altre luci speciali. E però non sono stati capaci fino ad ora di provocare, ad es., nessun fenomeno chimico: al pari della biologia, la chi¬ mica non è ancora nelle buone grazie degli * spiriti „ seb¬ bene questi si mostrino potenti in meccanica ed in ottica. È vero che dall’OCHcmowicz si è saputo che la luce t enie e la la mire favoriscono (?) i fenomeni medianici: ma essendo la Eusapia Paladino povera di memoria, non sfrutta tale fatto, e rimane pressoché inamovibile nella sua vecchia strada;  c) per la diffidenza : tutte le persone ignoranti diflìdano di ciò che non conoscono ; inoltre, nel caso presente, temono   i    i medium che l’introduzione di insoliti processi luminosi possa arrestare o diminuire la loro medianità, ovvero anche costituire un controllo di nuovo genere. Finché i medium non saranno studiati nei laboratori scientifici di psicologia e di fisiologia, la questione dello spiritismo, appunto per la defi¬ cienza e la capricciosità della sua sedicente tecnica “ spe¬ rimentale ,, farà pochi passi o ne farà solo dei lentissimi e stentati.   *  * *  Determinismo. — Capricci del subcosciente.  Ritengo, dopo quanto ho visto in otto sedute, che si sia molto esagerata la necessità di un dato determinismo dei fenomeni spiritici. In linea generale soltanto si possono enun¬ ciare queste “ leggi „ rispetto, per es., alla illuminazione del¬ l’ambiente dove opera l’Eusapia: — 1” a piena luce o a luce discreta si hanno preferibilmente i movimenti del tavolo, gli spostamenti semplici di oggetti, le attrazioni che dirò magnetiche, gli aumenti o le diminuzioni di peso (rarissimi); — 2° in penombra o in oscurità, preferibilmente i contatti, le levitazioni del medio, i trasporti aerei di oggetti, i feno¬ meni luminosi, le materializzazioni tangibili. Ma non si riesce a dare valore assoluto a questo determinismo.  Quando si è avuta fin da principio la opposizione aperta di “ John , ad un dato determinismo, p. es. a formare o a modificare la catena in una data maniera, bisogna quasi sempre fare di necessità virtù. Non vi saranno ragioni com¬ prensibili, sarà manifestissimo un puro capriccio della per¬ sonificazione secondaria d’Eusapia, se pur non c’è da parte di costei un’ostentazione di comando o di rifiuto: ma tant’è, “ John „ si intesta, e resistendogli acremente non si andrebbe avanti di un passo. Ma alle volte basta insistere, basta cioè non cedere ai desideri ed alle ingiunzioni dello spirito-guida; e i fenomeni desiderati si avverano egualmente !  “John,, che non si lascia imporre dai modi aspri, è invece sensibilissimo alle blandizie e agli elogii. Molte volte, direi abbastanza spesso con noi, “ John „ finisce coH'accondiscendere e col fare ciò che si vuole bonariamente ed impetra da lui. Si vede insomma che nel subcosciente della Eusapia si riflet¬ tono tutti gli stati di coscienza che si formano e si succe¬ dono nell’io superiore dietro le impressioni arrivanti dallo porte non chiuse dei sensi (udito, vista). Il suo subcosciente  è un la co immobile, dall’acqua profonda ed oscura, posto in mezzo ad un fitto ed impenetrabile bosco, sulla cui super¬ ficie si riflettono dall’alto i chiarori del cielo: per sè quel ]a„0 non ha luminosità, nè onde.  Più che mai si è avuta jersera la prova dell’incostanza di propositi e della vanità di “John Egli si guarda bene, insomma, dallo scontentare gli adunati attorno al tavolo. Ingenuo come un bambino, che fa il giuoco del rimpiatterello, Pgl, chiede con cinque colpi “ la luce „ ogni qualvolta si tratta di fare ammirare la grossa seggiola spostata sul ta¬ volo e là in equilibrio pericoloso, od il mazzo di fiori o altro oggetto qualsiasi trasportato da distanza e messo davanti a ''qualcuno, o i segni fatti a lapis sui polsini inamidati..., e via via : il buon “ .John „ è come l’araldo, più che l’agente della medianità di Eusapia.  Grande è pur sempre la suggestionabilità tutta eusapiana dello stesso “ spirito „. Iersera, festa dello Statuto, si è messo a fare il musicista : i moti snssultori del tavolino accompagna¬ vano il ritmo della marcia reale canticchiata a mezza voce e con gioviali stonature dai presenti : — nè “ John „ avrebbe pensato di suonare il tamburo che gli si era messo a por- tara di medianità, se non gli si dava la spinta. Nel gabinetto oscuro era una fisarmonica, di cui però Eusapia ignorava resi¬ stenza: bastò che il signor Peretti eccitasse “John „ a ricordar¬ sene perchè la fisarmonica entrasse in azione. Anche la col- locazione di un tavolinetto entro il gabinetto medianico occasionò subito qualche fenomeno. Decisamente, la imagina¬ tiva di “ John „ è esaurita, ed io comincio ad essere infastidito delle sue oramai viete e monotone manifestazioni. Come non annoiarsi a questi giuochi bambineschi che stanno cosi lon¬ tani dalle sublimità dottrinali di cui lo spiritismo — anche il psichicista — ha la pretesa ?...  Trovo, per altre ragioni, di molto significato psicologico il fatto dell’arrovesciamento dispettoso del piatto di farina, su cui si sarebbe desiderato vedere stampare un’impronta. Finora di impronte abbiamo avuto solo quella (assai dubbia a mio av¬ viso) delle tre dita sulla plastilina : niente mani, niente piedi, niente visi o profili a maschera. 0 che forse la poco felice riuscita della prima impronta smorza, neH’automatismo della Eusapia Paladino, il fervore di propaganda a ripetere il fe¬ nomeno ? Fatto sta che jersera la farina andò per terra, il che mi dimostrò due cose : che non si voleva da “ John „ eseguire l’esperimento; e che poi nelle azioni medianiche non si ha sempre quella delicatezza di percezioni e di movi-   360   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   menti che si attribuisce agli * invisibili Vero che essi in ge¬ nerale smuovono trasportano e fanno volteggiare in aria grossi e pesanti corpi senza sbatterli sulla testa dei presenti, toc¬ cano con leggerezza, fanno nodi intralciati al buio, eee., ecc.; ma talvolta non misurano il colpo, e rompono anche og¬ getti od imbrattano... Qui non era il caso di spargere quella farina a rischio di spolverarcene tutti : * John „ si è mo¬ strato mal destro o cieco. Aggiungo, che una grande quan¬ tità di movimenti del medio (precursori o fattori indispensa¬ bili dei fenomeni meccanici) sembrano ora eseguiti senza scopo o, per lo meno, senza effetti : talora si direbbe che Eusapia si muova pensando a fenomeni che poi non avvengono, so¬ pratutto quando non ha avuto il tempo nè il mezzo di informarsi, ad esempio, degli oggetti da trasportare, delle manifestazioni da dare, ecc. Naturalmente la interpretazione di questi insuccessi o deficienze di medianità varia secondo le opinioni e le disposizioni d’animo degli interpreti: io, che sono sempre più alieno dall’assegnare all’occulta “ Intelli¬ genza „ una grande intelligenza, propendo a vederci una prova che là dove la coscienza superiore della Paladino non sa, anche il suo subcosciente ignora. Veggo pure che le scariche di energia provocate dalla medianità attiva sono spesso assai poco intenzionali, o, per lo meno, non raggiungono lo scopo; e talora commettono gli stessi errori di senso muscolare che i movimenti fisiologici dei nostri muscoli ci mostrano ad ogni istante, massime se ci manca il sussidio della vista.   * *  * *  La fenomenologia di jersera.  La seduta cominciò tardivamente per preparare le luci {liverse con cui si voleva sperimentare: luce catodica, luce anodica, fluorescenza, ecc. Ma neppure jersera, fino alla mez¬ zanotte, si è avuta novità grande di fenomeni: - i soliti movimenti tiptologici, qualche levitazione, contatti (non molto numerosi), spostamenti di mobili e di altri oggetti posti dietro al medium, arrovesciamento di un tavolo, ecc.. ecc. Vi fu un solo fenomeno nuovo (almeno per me, che non avevo visto la sera procedente l'uguale fenomeno fatto dalla Eusapia Paladino per mezzo del capitano De Albertis): una azione attrattiva a distanza. Ho assistito ai fenomeni fino alle 23,30 : anche stavolta dovevo partire la mattina dopo, e questo mi ha impedito di vedere le interessanti manifestazioni dell’ultima ora di seduta. Ordinariamente le sedute di Eusapia si dividono in due parti: nella prima, quando essa è ancora vigile o cade al più nello stato superficiale di ipnosi, come direbbe A. De Ro- cuas, si ha la fenomenologia di grado inferiore e semplice; nella seconda, quando essa raggiunge gli stadii profondi del¬ l'ipnosi, ossia la incoscienza quasi completa e sopratutto lo stato letargico, si ottiene la fenomenologia di grado supe¬ riore o complessa. Non tutte le sere si raggiunge qnest’ul- tima fase della medianità e le manifestazioni rimangono fiacche, scolorite, anodine: fino ad ora, anzi, a me sembra che durante le sedute del nostro Circolo la Paladino non sia giunta quasi mai al vero e profondo “ trance „ durante il quale accadono, per quanto se ne sa o se ne asserisce, le grandi manifestazioni, ossia le organizzazioni di forme visibili, le levitazioni della medium stessa, le apparizioni identificabili da qualcuno dei presenti ('?). Il completo oscurarsi della coscienza superiore è necessario, secondo la ipotesi del subli¬ minale, per la scarica deU’automatismo teleplastico e per l’assorbimento (dato che avvenga!) della forza biopsichica degli astanti, non che per la lettura telepatica del loro pensiero : mentre forse tale condizione non è indispensabile per la esopsichicità nella sfera deH’automatismo sensorio e motorio.  Ad ogni modo, la fenomenologia delle prime due ore si svolge di preferenza, come è succeduto jersera , nei moti, nella oscillazione e negli innalzamenti del tavolino, nel linguaggio tiptieo, nelle bussate formidabili (al buio o in scarsissima luce), nei raps correlativi a contrazioni muscolari e a gesti simbolici, negli spostamenti di oggetti e nel funziona¬ mento di apparecchi musicali, ne! vento freddo dal gabinetto, in rumori misteriosi nell’oscurità di questo, nelle passeggiate peripatetiche della solita seggiola smossa dal gabinetto e fatta uscire, alzata, spinta a mezz’aria sul braccio o contro le spalle di nno dei due controllori, e poi fatta arrivare sul tavolino, in bilico più o men sicuro e con grande conten¬ tezza di “ John „ che allora domanda la “ luce „ perché.  tutti ammirino le sue prodezze . E l’elenco si ripete a  sazietà.  Ma iersera, come ho detto, Eusapia ha voluto che io assi¬ stessi ad un fenomeno non comune : all’innalzamento di un oggetto pesante per forza di attrazione. Qui v’è quella miscela del “ fluido magnetico „ o “ mesmerico „ coll’ “ occulto spiri-tistieo „ che fino dai primi passi del neo -spiritualismo anglo-americano è nato dall' innesto delle due correnti di meraviglioso moderno. Che cosa ci abbia da fare lo “ spirito- John „ nell’attrazione di un tavolinetto da salotto coll’in¬ termezzo della mia mano, è difficile capire ! Il fatto sta che la Eusapia, attirato prima il tavolinetto (gueridon) verso di sè per circa un metro colla sua azione a distanza (e il fenomeno era già, per ciò solo, singolarissimo), mi ha invitato a mettervi sopra la mano destra; e, mentre io le tenevo ferme colla mia mano le gambe (la sua mano sinistra era controllata dal sig. Ferraro), mi ha stirata la pelle nella regione meta¬ carpo-digitale, come in atto di sollevare ciò che vi stava sotto, e il tavolinetto s'è alzato realmente dal suolo perdite volte di 15-30 centimetri. L’esperimento è stato eseguito con sicuro controllo ed io sono certo della sua veridicità, tanto più che avveniva visibilissimo a luce rossa.  Qui non abbiamo però la sicurezza che si tratti di “ attra¬ zione „ ; potrebbe anche essere un movimento ascensivo dello stesso genere di quello che eleva il tavolo e sembra venire dal disotto. Sono prolungamenti medianici o dinamici delle gambe di Eusapia che si spingono sotto il tavolino, secondo la ipotesi di Ricuet? Anche io lo direi per due ragioni: 1“ il tavolino s’innalza ' solo di quel tanto che può essere fatto da un piede (ideato) che lo spinga in su ; 2° i muscoli delle gambe della F. si contraevano mentre il tavolino si alzava. Tuttavia l’innalzarsi del tavolino avveniva senza scosse nò sobbalzi, ma “ levitando „ nel modo più classico.  Anche il tavolo medianico non fa mai salti, come dovrebbe essere se fosse alzato con inganno, cioè coi piedi o coi gi¬ nocchi o con le mani di Eusapia abilmente portate sotto il mobile dopo essere sfuggite al controllo : la frode non potrebbe infatti compiersi se non all’improvviso e con mossa rapidissima, occorrendo riprendere subito la posizione di prima. Io oramai sono convinto dell’autenticità dei sollevamenti di oggetti I tavoli, corpi, ecc.) senza contatto alcuno o spro¬ porzionatamente al contatto sussistente tra la superficie del¬ l’oggetto stesso e il corpo del medio : come dubitare di un fatto che viene fissato dalla lastra fotografica, quale cioè si è egregiamente ottenuto l’altra sera?.... Le figure soli tanto convincenti che non occorrono dilucidazioni : basta guardare dove stanno i piedi e le mani di tutti i formanti la catena. Nella seconda fotografia si scorgono tutte le mani in aria, co¬ sicché la levitazione si è effettuata sicuramente senza contatto. Non conosco istantanee più dimostrative di questa nostra.   Molisi- M I   Psicologia e Spiritismo, I.   Tav. m.   .23   ftS-S •-  g *2 é  . a «t t-  &§  f £   FENOMENI POCO EVIDENTI   363   Fenomeni invano desiderati o poco evidenti.  Pongo ora qui la nota dei fenomeni che fino ad oggi ab¬ biamo inutilmente desiderato o non ancora ottenuto: 1“ le vaste impronte sulla plastilina o altre sostanze impressionabili, e sopratutto la maschera di John; 2“ le apparizioni ili mani chiare e per sè luminose ; 3° X apparizione di spettri visibili, come ne descrive uno il Visaxi-Scozzi e un altro il Dakiex; 4° X aumento o la diminuzione di peso del corpo della Pala¬ dino; 5” le modificazioni di temperatura, così negli oggetti esterni come nel proprio corpo ; 6° X alzamento e l'abbassa¬ mento di una stadera o di una bilancia senza aggiunta o sottrazione di peso, o altro fenomeno analogo a quello ce¬ lebre del pesa-lettere descritto dal DeRochas; 7° la scrittura diretta su lavagne; 8° i fenomeni zollneriani di fisica trascen¬ dente, o spaziali a «-dimensioni (?); 9° i fenomeni di me¬ dianità intellettuale o subbiettiva propriamente delta.  L’esperimento delle lavagnette da scolari, che ha un posto di primo ordine nella storia dello spiritismo, poiché tutti i grandi medi, Slater, Eglinton, Slade, e molti altri americani ne ricavavano fama e.... quattrini, ci starebbe molto a cuore. Lo Zoli.nf.r, il Wallace, I’Hellenbach, il Giuier, PAksakoff, i maggiori dottrinari dello spiritismo (non parliamo poi degli apologisti dei singoli medi, come il Farm eh) ci fabbricano su questo ragionamento: che quella scrittura diretta,  ottenuta, spesso al bujo!, sulla faccia interna di due la¬ vagne juxtaposte o di una lavagna applicata al di sotto del tavolino coll’opportuno lapis o gesso chiusovi frammezzo, non possa prodursi se non per opera di enti spiritici, giacché questi, vincendo le leggi tisiche della materia impenetrabile e dello spazio, e non esigendo per iscrivere gli atteggiamenti morfofisiologici necessari all'uomo, sono capaci di farlo in quelle posizioni stentate, comiche, assurde!... — Ma la Com¬ missione dell'Università di Pennsilvania pel lascito Seybert, ma il Robinson, ma lo stesso spiritofilo Hodgson hanno fatto scempio di codesto miracolo: nè noi, l’ho narrato, ci siamo riusciti... E vero, che abbiamo un medium analfabeta. Ma alle Intelligenze invisibili deve proprio abbisognare che il medium sappia scrivere, per ripeterei a volontà quel magno loro modo di manifestarsi? Anche l’apparato si assomiglia alle trovate di prestidigitatori da piazza; tuttavia potremmo anche loro accordare libertà di scelta pei mezzi di manifestazione. Ciò che intimamente contraddice le pretese dello spiritismo a me par questo : che in certi casi gli “ Occulti agenti „ trag¬ gano bensì dal medium fenomeni contrari alla fisica e mec¬ canica, non siano però mai in grado di dargli abilità asso¬ lutamente nuove, ad esempio la scrittura a chi non sa scrivere, la lettura a chi non sa leggere, il canto o il suono a chi non sa cantare e suonare, l’uso di meccanismi compli¬ cati a chi non ne ha la pratica, e via via. Insomma, “ il miracolo „ del neo-spiritismo è determinato un po’ troppo dalle condizioni personali di chi lo produce.   Ricerche dinamometriche.  Anche iersera volevo indagare la perdita di energia ner¬ vosa che ciascuno dei presenti subisce durante una seduta, ma in causa della mia partenza anticipata non ho raccolto che i dati dinamometrici di prima sera. Ne riporto qui le cifre a scopo di raffronto colle tabelle precedenti:   Dinamometrici in istato di riposo.   „ •  2  giugno 1901.  Sig. Avellino  D. 67  S. 40  Sig.r* Rey  D. 26  d. .24  „ Bantle  , 97  , 89  Sig. Schmolz  . 87  . 70  , Ferrare  , 70  „ 45  Dott. Venzano  » 15  , 55  Prof. Morselli  , 59  , 58  Gap. De Albertis  , 97  , 86  Sig. Peretti  , 58  , 46  Sig.ra Peretti  . 42  „ 40  Prof. Porro  » 55  , 41  Eusapia  , 30  , 29  *  * *  Contrasto di volontà o di intenzioni nei fenomeni medianici.  Si è basata la ipotesi spiritica, fra gli altri argomenti, anche sul presuuto contrasto di volizioni che si osserverebbe fra la volontà del medium e quella delle Intelligenze occulte Emessa in particolar modo mediante i segni tiptologici. In ferità tale contrasto esiste, ma a parer mio non va inteso ^ favore del dualismo di volontà antagonistiche emananti da X o più personalità distinte, da quella del medium e da quella dello spirito “ John „ o di suo. compagni. Chi interpreta quel fatto in questa superficialissima maniera, dimostra di non avere abbordato neppure gli elementi di psicologia! Ci ritorno sopra, perocché tra 1 miei compagni di seduta se ne fa un gran discorrere. . ,  Prendiamo in esame un dato fenomeno telecmetico, che la cosa riescirà più chiara. Il contrasto, sia duale sia plu¬ rale esiste nelle idee o rappresentazioni psico-motrici della P., non è già fuori di lei. Tutti quelli che ben conoscono fenomeni di contrasto negli alienati, nelle isteriche, negl ossessi o affetti da idee e impulsioni incoercibili, negli stessi ipnotizzati, sorrideranno all mgenuo concetto che 5 la medium vuole la luce ed il tavolino indica invece di volere la oscurità, ciò avvenga perche la volontà XISo del medio si metta in lotta con un altra volonte alti ettanto personale della sua, la quale si manifesti mediante il moto  t'1 Anzitutto una volta ammessi (e gli stessi spiritisti non digiuni di vera psicologia lo ammettono) l’automatismo dei centri nervosi inferiori, la indipendenza lunzionale dei centri stessi per disgregamento della personalità e lo sdoppiamento frequente della coscienza nei medium scriventi, nei medium a medianità tiptologia semplice o interiore e “ei med anche intellettivi, quella pretesa opposizione di due io] lonta » chiarisce come la manifestazione di un antagonismo mtenoie o subiettivo di idee, volizioni e tendenze, esistente in una sola coscienza che per l’appunto si è disgregata e sdoppiata.  In secondo luogo, basta avere assistito a queste manifesta sdoni di presunto antagonismo per vedere come siano super- liciali talvolta appena abbozzate, cosicché ogni tentativo d contrasto scompare al minimo ripristino della coscienza vera  ^Terzoffi rileva agevolmente come tali contrasti siano abbastanza spesso artifizii belli e buoni, che odorano di trucco anche 1 distanza. Generalmente il contrasto è espresso quando esso torna utile ad avvalorare l’importanza o la meravigliosità di qualche fenomeno; per cui, se anche non Emulato coscientemente, è simulato inconsciamente. Chi non ha visto l’isterica portata dalle sue idiosincrasie morbose ad inghiottire sterco per apparire meravigliosa e in anta¬ gonismo superficiale coi proprii gusti, ma in verità per stupire medici e famigliali'? Essa è sempre una comme¬ diante in sulla scena: fa mostra di opporsi ad un esame serio della “ meraviglia „ in lei impersonata, e per contro appalesa in tutte le sue mosse il desiderio vivissimo di essere “ osservata „ ed ammirata.  Quarto: non c’è alcuna costanza nei dualismi volitivi di Eusapia, ossia nel contrasto Ira ciò che essa dice di volere e ciò che il tavolino esige o comanda. Anche quando si tratta di continuare o di interrompere la seduta in vista dello strapazzo del medium (manifestazione la più frequente del presunto antagonismo 1), si scorge l’artifìcio: la “ lotta „ è così debole che tutto si fa a piacere dei convenuti! Ordi¬ nariamente è il subconscio “ John „ che comanda di conti¬ nuare, se la Eusapia si dice stanca e si lagna di non poterne piu: ben raramente avviene l’inverso, ossia la volontà supe¬ riore del medium si impone aH’automatismo tiptologieamente espresso. Ma ciò è una pura parvenza. Dove sono qui le ter¬ ribili battaglie interiori delle personalità veramente doppie e contrastanti, come ne vediamo noi alienisti e neuropato¬ logi? Il mio caro amico prof. S. Desanctis ha illustrato da pari suo i fenomeni “psichici di contrasto,, e non occorre altro se non rinviare chi voglia erudirsi alle sue pubblica¬ zioni.  I fatti di allucinazioni bilaterali e di delirii a duplice personalità sono cosi noti agli alienisti, e cosi davvero com¬ penetrati nel pensiero nel sentimento e nella condotta dei pazzi, che i superficialissimi, menzogneri, quasi testi-ali anta¬ gonismi fra l’io della Paladino e il fantastico “John „, mi muovono addirittura a riso: sono, cioè, contraffazioni mal riuscite di un fenomeno che la patologia mentale ci mette dinanzi in linee che direi, al raffronto, michelangiolesche. E pensare che il Brofferio, pur essendo un valoroso psicologo, si è lasciato indurre dai meschini artificii sub-eusapiani a consi¬ derare questi fenomeni puerilmente capricciosi di contrasto quali prove sicure dell’ intervento delle anime di defunti agenti fuori del medium e contrastanti col suo volere!.... Per fortuna che secondo altri spiritisti, A. R. Wallace alla testa, “ spiriti , così sciocchi decidono dei destini dell'u¬ manità !  Nè mi si venga a dire che “John per imporre la continua¬ zione degli sperimenti quando la P. desidera di smettere,  “ la percuote „ e “ la maltratta „ con pericolo della sua salute e (perfino si è affermato) della sua stessa vita! Eh via ! Ij,< grida, i lai e le agitazioni di Eusapia, per chi conosca lo ansie e le crisi significanti i veri antagonismi subiettivi di coscienza, sono un giocherello : neppure una pallida idea di (juei tragici contrasti che avvengono nei deliranti che si ritengono ossessi o posseduti dal demonio.  Il buon John „ (se ne convincano gli “ spiritisti,) non ha autonomia: è solo una metaforica personificazione di uno stato psichico speciale di bassa gerarchia, svolgentesi nel la P. quando è in medianità; non ha sentimenti, nè volizioni, nè idee proprie, p l'incosciente della P. che si fa il giullare della collettività bio-psichica costituita dalla P. stessa e dai presenti nella catena, e fa quello che vogliamo noi. Muove i tavolini e le seggiole, soffia nelle trombette, batte i tamburelli, accende  luci, e, se vuoisi, tocca e fa solletico, fa scherzi e minaccio più o meno di buon gusto, perchè siamo noi che lo suggestio¬ niamo. Talvolta quell’ incolora e larvale creazione del sub- cosciente della medium fa le bizze, si impermalisce, si offende ed offende, percuote, resiste, si mette in assetto di guerra, fa i capricci, come un bambino di pessimo carattere, egoista e spietato: ma è il fondo della coscienza della P. che ribolle a quel modo, non un’entità mentale fuori di lei.  Non si confonda adunque il contrasto dualistico entro una sola coscienza, con una lotta di volontà estranee l’ima all’altra. Quando si guardano attentamente le manifestazioni di quelle volontà extra, le si veggono soltanto interessate alla riuscita dei fenomeni, a colpire di stupore gli astanti, a esagerare la portata delle sedute; sempre pronte insomma a favorire la tesi della, supernormalità di Eusapia (costei, in sostanza, è affatto indifferente alla credenza nei disincarnati). Io poi sono indotto a ritenere che anche le battaglie incruente tra la coscienza vigile e la subliminale di Eusapia siano il ri¬ sultato di un’abile etero-suggestione e di un vero allena¬ mento simulatorio di isterica.   Presenza e molteplicità di “ Intelligenze occulte , nei fenomeni medianici.  Nelle sedute medianiche della Eusapia esiste talvolta l’ap¬ parenza di una origine multipla e diversa delle manifesta¬ zioni: ossia pare che i fenomeni siano produzioni di più  “ Intelligenze occulte ,, le quali vengano evocate dalla catena spiritica, circondino la Eusapia e il suo tavolino da pitonessa, e conservando una propria personalità si manifestino in modi differenti. Ma la molteplicità ditali “ entità , è basata su apparenze (a parer mio) ingannevoli, o perché sono male percepiti dei fenomeni, o perchè dati fenomeni sono inesatta¬ mente interpretati e sopratutto incompletamente esposti. Ecco su che argomentano alcuni il pluralismo spiritico cir- eum-eusapiano:  1" sulla differenza delle mani “ materializzate „, le quali vengono a toccare i presenti , e avrebbero forma, grandezza e caratteri morfologici diversi, non che differente modo di manifestarsi, ora rude e grossolano, ora delicato e carezzevole, ora maschili e femminili o infantili, ora fini ed ora rozze, ecc. :  2° sulla differenza delle apparizioni, che sono ora mani grosse ed ora minuscole, ora teste (veramente “ globi , a ino’ di anguria o zucca! grandi ed ora piccole, ed ora sferoidali o piriformi , ora fantasmi alti ed ora bassi di statura ;  3° sulla identificazione, che di tali contatti e fantasmi darebbero alcuni dei presenti alla seduta, i quali vi riscontrano qualità e modalità, lineamenti e connotati spettanti a deter¬ minate persone defunte della loro famiglia o ad essi note: questa ricognizione è la base della credenza animistica, ma è anche la più intralciata questione di tutta la dottrina e pratica spiritica;  4" sulla diversità degli sforzi meccanici, eventualmente prodotti dalla medium in una data seduta, come sarebbero stati, nel caso nostro, i quattro o cinque sforzi muscolari di cui si trovarono gli effetti nelle diverse situazioni dell’ indice del dinamometro da me arrecato al Circolo;  5° sulla indole differente dei fenomeni sotto l’aspetto intellettuale e morale, gli uni sembrando fatti per l'inter¬ vento di “ Intelligenze „ elevate e colte (p. es. quando fanno buon uso di strumenti musicali), altri da “ Intelligenze „ di bassa estrazione: talvolta si manifestano “ entità „ di umore allegro e festevole, tal’altra vengono in scena entità capricciose o iraconde o brutali e perfino oscene;  6° sulla asserzione delle pretese Intelligenze occulte, che dicono tiptologicamente di essere in molti attorno al tavolino o di andare a chiamare qualche compagno nel dominio miste¬ rioso dell’Al di là, perchè comunichi con i presenti, ecc. ;  7° sulla simultaneità di fenomeni medianici ;  8° infine, su ciò che ogni medium ha, è vero, il sho spirito famigliare, ad es. 1’ Eusapia il suo “ John King ,, come la Cook aveva “KatieKing,, eia Smith il suo “Leopoldo,, e il digiunatore Succi il suo spirito “ Leone ed Eglinton il suo “ Joey Sandy e la Piper il “ dott.Phinuit ,, ecc., ecc.: ma è anche provato, dalla varietà delle “ comunicazioni , e delle “ incarnazioni „, che accanto alla guida si presentano altri “ spiriti „ più o men bene sviluppati: un “ Ernesto „ (?) è apparso a mezzo ed ha talvolta operato vicino a “ Joey ,; presunti “ planetari „ di Marte sono scesi ad aiutare “ Leo¬ poldo „ nelle sue gesta; nel sig. Randone di Roma si im¬ personano un “ Cesare un bisbetico “ Uomo-lui „ (!) e altre consimili entità a mimica e a linguaggio personali, ecc.  Tralascio altre sorgenti della credenza nella molteplicità, quasi innumerevole, di entità spirituali che si presenterebbero attorno ad un tavolino spiritico, quasi farfalle attorno al lume; e dirò subito che, a giudicarne precisamente da quanto ho veduto nelle sedute della Paladino, questi argomenti sono di minimo valore per uno psicologo.  aj Partiamo da un supposto scientifico prima di entrare nel mare infido del l’animismo polipersonale. Se ciascun feno¬ meno medianico è, come alcuni autorevoli psicliicisti riten¬ gono, la “ proiezione materializzata, di un’ imagine o rap¬ presentazione del medium, la differenza fra le mani, le faceie, i fantasmi, ecc. così esteriorizzati ne costituisce un effetto naturalissimo e chiarissimo. Io posso rappresentarmi come e quando voglio una serie di mani, di teste, di omeri, ecc., individualizzando ciascuna di queste figure o forme nella mia mente senza che ciò implichi una reale e originaria indi¬ vidualità obbiettiva di tali apparizioni.  6] L’apprezzamento degli evocatori è affatto subiet¬ tivo, tanto è vero che la storia dello spiritismo da ben mezzo secolo annovera adesso sulle dita di una mano le “ identifica¬ zioni ,. Sopratutto se il percipieute propende alla ipotesi spi¬ ritica, ed è convinto che le anime dei suoi defunti si possono evocare a piacere colle manovre di una Eusapia o di un Politi qualunque (?), sarà tratto anche dallo stato emotivo a perce¬ pirne illusoriamente i contatti, le vaghe forme, ecc. 0 si tratta di illusioni, nello stretto senso del termine, per cui il feno¬ meno medianico, pur essendo reale (nella migliore supposi¬ zione), acquista caratteri specifici, anzi individuali, per ragioni di subbiettività nella persona che vi è presa di mira. Oppure si tratta (e la questione non è ancora risolta) di illusioni cd allucinazioni veridiche provocate per telepatia dalla medio in istato di “trance,, quando cioè il suo subcosciente è capace di percezioni supernormali e va ad attingere nei recessi della   Morselli, Psicologia e spiritiamo.  memoria dei presenti le imagini da proiettare e da presentare  teleplasmate. , I  Per bene giudicare di codeste evocazioni bisognerebbe tare un’analisi minuta psicofisiologica del fenomeno, e questo non è possibile, date le circostanze peculiari in cui le comu¬ nicazioni avvengono. Credo che ognuno debba contentai si di analizzare le proprie percezioni e giudicare soltanto di quelle: nella identificazione vi è troppo soggettivismo, troppa facilità all’autosuggestione, troppa probabilità di una invo¬ lontaria compartecipazione all’evento. Del resto, non sembra che la Paladino sia fornita di grande potere evocatore : olt re al suo “ John „ non sono venuti attorno al tavolino ov essa lavora, che fantasmi impersonali, entità indecifrabili e vaghe. Tale è l’impressione che mi hanno fatto finora le apparizioni da me viste; 6Dariex, e Vis ani- Sgozzi, e De IIochas, e h i.am- marion, non danno informazioni diverse. Parlo di sedute fatte con un po’ di metodo e con qualche criterio scientifico, non di quelle che Eusapia pub aver dato a certi circoli spiii- tistici, o che potrà seguitare a concedere nel suo modesto quartierino da “ Sibilla Napoletana „ a chi ci va a cercare i compiacimenti del dilettantismo occultistico o le emozioni della credenza immortalistica ! t  Ho tratte fuori ed esaminate le figure stravaganti che l’altra sera Eusapia ci materializzò e che io disegnai alla grossa e in fretta dopo averle percepite. Che razza di gente è rappresentata da quelle larve umanoidi V Gli spiritisti ri¬ sponderanno che si trattava di fantasmi in formazione, ai quali si sarebbe poi dato del subliminale di Eusapia una confi¬ gurazione ed una attività più personali. Ma non si capisce perchè avendo la forza di entrare nel nostro piano „, quel¬ l’essere misterioso o quegli esseri aspettassero la partecipa¬ zione biopsichica di qualcuno fra i presenti per identificarsi: perchè talvolta appaiono senza codesta condizione? perchè tal’altra volta, e questo vale di più, appaiono senza dina¬ mismi perispiritali o astrali di medi e in forma identica, a quella di un vivo, persino coi suoi abiti? Contraddizioni e difficoltà fondamentali!  Invece, più io le considero, e meglio mi sovvengono le creazioni della fantasia popolare di ogni tempo, di ogni razza, di ogni fase o forma di civiltà. Come cultore del¬ l’antropologia, vado ad attingere raffronti nella mitogiafia comparata con cui lo u spiritismo n ha tante analogie . e rifletto che i medium dei popoli Europei inciviliti pensano e fanno apparire i loro fantasmi di sogno con un aspetto de-   MONDO SPIRITICO IMAGINARIO   371   cente, con un sembiante melancolieo in rapporto al concetto triste che noi Occidentali abbiamo della morte, e involti nel leggendario paludamento bianco , che era il color di lutto tra gli antichi e che è nella superstizione mediterranea la tinta incolora assunta dagli enti spi¬ rituali. Per contro un medium Greco, sempre in accordo eoi sereno concepi¬ mento ellenico dell’Al di là, avrà im¬ personato i suoi fantasmi in una Vedere (meno male!) o in un procace fauno dalle gambe caprine, o in un’ombra sme¬ morata venuta su da Vìtìade». Infine, un medium o stregone Pelle-rossa (fra i sel¬ vaggi mediumnismo e stregoneria si con- sriungono) imaginerà e proietterà spetti'! ridicoli, come questo degli Irochesi, che An. Bastia» molto opportunamente avvicina agli animali del pianeta Mercurio comunicati alla Von Vai dallo spirito di Humboldt. Anche il carnevale di ciascun popolo ha le sue maschere tipiche: e forse non si va troppo lungi dalla vera spiegazione del “ mondo spiritico „ evocato dalle D’Espérance e dalle Ensapie cercandola o tentandola nel folklore, nella psicologia e nell’etnografia comparate.  p] La esperienza degli sforzi dinamometrici non significa affatto che la serie decrescente sia stata l’opera di altret¬ tante entità occulte, messe in scena dalla più forte alla più debole. Si rileverà che quella stessa decrescenza regolare di sforzi ha tutta l’aria di essere stata voluta dal medium : ossia di essere una delle solite ingenuità di dimostrazione cui Ensapia, nella sua limitata intelligenza, si lascia andare volen¬ tieri. La serie fu di 4 sforzi: dovremmo ammettere, dunque, 5 personalità con quella della Paladino : ora tutti sanno che sui dinamometri si possono fare sforzi scalari anche per vo¬ lontà di un solo. Desumere, dunque, che quattro fossero gli “ spiriti „ prementi sulla molla, poiché si vide l'indice spo¬ stato diversamente, è un po’ arbitrario ed anche semplicista. D’altronde, l’indice si spostò, è vero, ma perchè non am¬ mettere che fosse spinto con un dito dinamico sul quadrante a punti diversi della scala senza che la molla fosse niente affatto premuta? Infine, la mano che mi restituiva lo stru¬ mento dopo ogni presunto sforzo mi sembrò sempre la stessa; i suoi movimenti di ricerca delle mie dita per divari¬ carle e porvi in mezzo lo strumento erano identici, e nella   Uno spettro degli Irochesi (da A,,Bastiak>. oscurità giurerei di avere ogni volta riconosciuto quella mano femminile, piuttosto piccola, abile neireseguire un movimento e uu contatto, rapida nello sfuggire alla presa (0, come si dice in spiritologia, nel dileguarsi in forma evane¬ scente): insomma, la mano “ lluidica „ della medio Napo¬ letana ricalcata teleplasticamente sulla vera.  ÒJ Quanto alle differenze percepite nei toccamenti di mani occulte, si tratta di apprezzamenti anch’essi subiettivi da parte dei presenti alla seduta, e suggestivi da parte del medium. I primi derivano da ciò che i presenti tendono ad inter¬ pretare assai spesso con preconcetti i fenomeni : se un colpo è violento, naturalmente lo si attribuisce ad una entità occulta grossolana, ineducata, ecc. : se è una carezza od un contatto leggero, si pensa ad una entità cortese, affettuosa, ecc. Ma è fa¬ cile accorgersi che la differenza è superficiale; risiede piuttosto nelle definizioni che nelle percezioni cere dei presenti. D'altra parte, chi esclude che non sia la volontà della medium quella da cui vengono dati caratteri diversi alle forme materializ¬ zate? Direi anzi che la stessa successione, per esempio, di toccamenti di indole differente ha sempre un che di artifi¬ cioso, come se appunto la Eusapia volesse provare la molte¬ plicità dei compagni di “ John „. .Si aggiunga che questo “ John „ si mostra di umore volubile da una seduta all’altra, da un esperimento all’altro; ora, il suo caprìccioso com¬ portarsi può benissimo dar luogo alla illusione di più per¬ sonalità. Si direbbe che “ egli „ • voglia suscitare l'impressione del multiplo collo stratagemma ottico che si esegue sui teatri, quando fra le quinte dieci o dodici persone giranti in tondo svegliano l’illusione di un’intera armata che stila.... come nel primo atto della meravigliosa Dannazione di Faust di Berlioz!  e] Mi sembra poter rispondere che l’affermazione dei “ de¬ funti , (che sono poi i fenomeni stessi personificati!) di essere in parecchi, comunque accettata dal Brofferio, non abbia più valore deH’àltra asserzione consimile di quei paranoici che si dicono posseduti da più diavoli o che imaginano le loro pancie trasformate in sede di un concilio di vescovi. L’atl'ermazione viene fatta anche qui dal medium, o per mezzo del linguaggio tiptico, o per la sua bocca: nel primo caso, non ha più importanza di quello che abbiano le altre sue inintellettuali manifestazioni, e le sue bugie, e le sue capricciosità, ecc.; col secondo, si rientra in uu fenomeno ben noto agli psico- patologi, cioè di delirii concernenti la personalità. Potrei rammentare un certo numero di alienati in cui esiste lo stesso sdoppiamento e triplicamento di personalità parlanti : qualcuno dialogizza con tono e timbro di voce diversi, raffi¬ gurando personalità distinte. Ma avrò occasione di tornare sugli io secondari del sonnambulismo medianico.  X] Ho già scritto in altra mia “Nota, che la simultaneità delle manifestazioni è apparente, o, se esiste, può benissimo spiegarsi colla legge di disgregazione psicologica, ciascun centro operando allora disassociato, come avviene nella isterica che scrive automaticamente con la diritta mentre con la sinistra sèguita nel movimento del far la calza, ecc. D’al¬ tronde, i suonatori di pianoforte e di violino non sono capaci di simultanei atti nerveo-muscolari differenti V  g) Tutte le credenze dei medium in uno spirito famigliare, sullo stile di Socrate, non altro sono se non una personifica¬ zione metaforica del loro stato secondo: ossia dello stato fisiopsichico abnorme in cui li getta l’autoipnosi della media¬ nità. La storia individuale degli “spiriti famigliaci,,, che si può seguire abbastanza facilmente anche in “ John-King , emigrato prima dall' America all’ Inghilterra, poi dalla Gran Brettagna all’Italia con Damiani; l’analogia che esiste sempre fra l’indole e la gerarchia dello spirito-guida e la intelligenza la moralità ed il carattere dei medium, cosicché agli incolti e volgari come Eusapia tocca in sorte uno spirito allegro e bonaccione come “ John „, mentre alla signorina Smith doveva logicamente toccare in “ Leopoldo, uno spirito più educato e sapiente;... tutto ciò porta a concludere che .lo - spirito „ protettore e inspiratore è un parto della fantasia creatrice personale dei medi.  Ricavare dalle asserzioni, così spesso pregiudicate e stu¬ pide, di costoro la grave conclusione che gli spiriti si mettano in folla attorno ad una accidentale “ catena magnetica , ed eseguiscano, come altrettanti buffoni assoldati ad hoc, tutto ciò che il nostro capriccio 0 beneplacito loro imponga o richieda, è un avvilire la sublimità della fede spiritualistica, alla quale tanti illustri pensatori hanno dato il fiore della loro mente e gli aneliti delle loro più sacre aspirazioni.  Io non sono spiritualista, ma conosco e apprezzo il valore delle concezioni filosofiche diverse dalla mia : dico pertanto che, se spiritualista fossi, arrossirei di vergogna all’udire che le sedute di una Paladino, di un Politi, d'uuaRothe, possano servire di prova e di conferma alla ipotesi dell'anima. Questa idea di più “ anime , folleggiane stolidamente tra le trombette e i mandolini, tra le seggiole in aria e gli ondeggiamenti di una cortina di nero percallo, raggiunge il grottesco e mi sveglia un senso di pietà e di ripugnanza. Ho scritto una volta che gli spiritisti, anziché giovare alla “ spiritualizzazione del- 1 essere „ , come ne hanno pretesa (parlo di quelli che dalle sedute eusapiane traessero appoggi irrazionali alla dottrina onorata da un Platone o da un Rosmini), finiscono col materializzare lo spirito nel modo più grossolano. Ed io mi stupisco che sì tatto spiritismo suoni, per menti superiori come sono, quelle di un Wallace o di uno Stkad, di un Dénis o di un Brofferio, di un Pekty o di un Ulrici, quale sinonimo ed equivalente di neo-spiritualismo.  Ben è vero che 1 Aksakoff ha messo in guardia contro a confusione tra fenomeni animici e fenomeni spiritici , questi ultimi riducendo ad una frazione minima della feno¬ menologia detta abusivamente “ spiritualistica „ . Ma in pra¬ tica mi accorgo che la saggia distinzione (mettendosi dal punto di vista del celebre psichicista Russo) non è tenuta in conto; e che per avere contemporaneamente sentito mano¬ vrare un carillon dentro il gabinetto oscuro, e avvertito un solletico alla regione rotulea , qualcuno congettura la esistenza di almeno due “Intelligenze, (?) operanti insieme!  , ,0’ n.0- Quand'anche si mutino le mie opinioni intorno alla reità dei fatti, e per quanto le “ materializzazioni che più non posso negare, siano uno spettacolo conturbante, io non mi veggo costi-etto ancora, nè dal fenomeno obiettivo nè dalla logica, ad avvicinarmi alla tesi spiritista. Sicuramente i fatti mi restano oscuri nel loro meccanismo di proda- À zione, ed è molto se ne intravedo qualche aspetto psicoge- netico ; sicuramente, io non ho o non trovo una spiegazione sodisfacente che me ne chiarisca la natura; ma che vuol dir ciò? Vorrà dire soltanto che la Metapsichica, al pari di tutte le altre scienze consorelle vecchie o nuove, classiche o romantiche, normali od aberranti, fisiche o morali, naturali o sociali, si trova in faccia ad Enigmi.   Genova, 3-4 giugno 1901.   Un processo verbale impressionante.   Prima che cominci la seduta il dottor Venzano mi porge notizie su ciò che è accaduto la sera del 2 in easa Peretti dopo la mia partenza. È una successione strabiliante di fenomeni. Infatti, dapprima, rimessisi tutti in circolo tiptico verso la mezzanotte, si sono avuti (in oscurità) i soliti movi¬ menti e sollevamenti del tavolino, indi una serie di colpi misteriosi battuti a ritmo spontaneo, come di tamburo. Al¬ lora l’assistenza ha intonato a mezza voce un canto di marcia, e l'invisibile percussore (un vero spirti rappnuj, secondo lo stile americano di Hydesville, un esprit frappeur) si è sbiz¬ zarrito ad accompagnare i cantori con tutto l’arsenale di strumenti musicali tenuti a sua disposizione dal Peretti, ossia li ha messi per lo meno in moto: fisarmonica, trombetta, tam¬ burello ; e in quel mentre che il tavolo batteva la cadenza sul pavimento, una grossa mano la batteva sul sincipite del Venzano. Insomma, una baraonda musico-meccanica, sulla quale i miei colleghi di gruppo insistono per ammettere la contemporanea azione di più entità od intelligenze occulte, In un’ora tale fenomeno si è ripetuto almeno cinque volte.  Ho già detto che cosa penso di questo multiplo inter¬ vento dall’occulto. Nella teoria “ animistica „, che attribuisce fenomeni ad azioni bio-psichiche del medium, basta sup¬ porre che questi pensi o imagini quella gazzarra con disper¬ sione della propria energia esteriorata verso direzioni di¬ verse e con finalità differenti, ma concordanti, perchè si comprenda la psicogenesi del fenomeno. Se io mi rappre¬ sento una fanfara di quel genere, naturalmente nella mia coscienza, sopratutto se subliminale (come avviene quando si sogna una folla semovente, o un evento complicato nelle cose esterne), lo ho imagini psicosensorie e psicomotrici multiple che si succedono con tanta rapidità da fondersi apparentemente m una rappresentazione sintetica. Ciò basta  numerose' P°C° P" ' 16 1>Ìntervento di spiritici^  • fenomeni accaduti in mia assenza, ma non di divei/o  tetti S°.n0 Statl toccanienti simultanei su più punti tatt h della s essa persona o su piu persone ad una voùa anche per essi può valere l'interpretazione precedente Indico in sommario le manifestazioni ulteriori - suo-  zioni tSribiliaanertt<? * °gfttÌ 6 m°b,li - ~ '^terializza- Scuno de nf ' '"•n,0d° Un P°’ brusco * fastidioso su Se P HPen;,|)lfin,,.:.'. enfiarsi e ondeggiare delle  nDt ’-suon erded.,| T’ lnVÌSÌbÌH SOpla alle ^ dei se- aiata’ solo d * bsarm?,"lca ,n aria, mentre era appog¬ giata solo da una parte sulle spalle del Venzano e una  piano altrettanto invisibile ne alzava ed abbassava il mantice (è  scritto andieTfp0116 eelebre esPerimer>to di Home de- 11Y.? j n d Lhookes) i ~ lacerazione, pur sempre in  battere8 di diu'w'l I'1 Ivi tambureUo ! ~ trasporto e mutuo li facesse n» r ‘ d‘ ^S110’ messi aPP°sta perchè “John  iStetìs  “i? ara raisS  volino medianico e trovata tutta ritorta, il finire della se¬ duta insieme con la fisarmonica ed altri oggetti «otto il mento del capitano De Albertis. Sg ’ ~otto "  Ventalo trfdel-dÌ1-ÌgentÌSSÌr Vfirbalfi redatta dal dottor  oraemezzadfseTranpgure d! "°n avere assistito all’ultima 01 a e mezza di seduta. Rilevo intanto il fatto che sempre la  Sa di Xi6 P1Ù‘ riCCllÌ" SU,,a fine’ 1uando Eusapia oltie- passa gl, stadi incipienti o inferiori di “ trance e o-ionge  visto6 lusii no VlfSANI'S00ZZI- qQesto ' iguardo, ha nife J • • sussiste- Pet’ quanto posso giudicare dalle  medianica ehTfì “^P01*0 dirctto tra l’intera fenomenologia ZrÌ Tly{LfSf 'P?° ie ; -ma sussiste innegabilmente una bionsicHcl i -, ^ ln,tenSltà deU’esteriorazione di forze  un altro fitro f-0™0 ,letar^c0 <?eI medium. Rilevo poi “sere Ira « q"?sf° dolg° : la mia presenza sembra la iecl I Vpef'e dl mibizione sui fenomeni, giacché è già la seconda volta che, assentandomi per obblighi professionali!   FISIOPSICOLOGIA DELLA MEDIANITÀ   377   mi privo della parte migliore di due sedute. Non vi sono accaduti fenomeni sostanzialmente nuovi, ma più numerosi ed intensi. Sono io, dunque, un fattore di interferenza sulla medianità della Paladino?   »  * *  Medianità e ‘ Intelligenze occulte  A tutta la seduta del 5 giugno ho assistito ed ho preso, anzi, parte attiva nei fenomeni della sua seconda parte. Siamo tor¬ nati nel locale del Circolo , e la sala era iersera sgombrata da ogni mobile ed oggetto trasportabile. Si desiderano sopra* tutto le impronte sulla plastilina o sulla paraffina ; poiché, sebbene questo esperimento sia stato eseguito altrove molte volte dalla Paladino, noi non siamo giunti ancora ad otte¬ nere un buono i voglio dire un autentico) risultato. Tolti gli oggetti che la medium aveva a sua disposizione e che ridu¬ cevano la fenomenologia della intera seduta a spostamenti, a trasporti, a movimenti in distanza, ecc. aventi un po’ troppo l'aria di giuochi di prestidigitazione, abbiamo ottenuto mani¬ festazioni alquanto differenti con un certo contenuto intel¬ lettivo più chiaro di prima; e finalmente abbiamo avute nuove apparizioni.  Il fatto che la Eusapia si lasci indurre a fare piuttosto gli uni che gli altri esperimenti — o meglio, a produrre fenomeni a seconda delle circostanze di ambiente — è la più chiara dimostrazione di due postulati fisiopsicologici che ho ricavato già dalle sedute precedenti:  a) I fenomeni medianici sono principalmente in dipen¬ denza dallo stato fisio-psichico del medium ; secondariamente (e dubbiamente) sembrano in relazione con lo stato mentale e fisico dei presenti ;  b) lì medium in istato di autoipnosi, tanto inferiore, quanto superiore, presenta una suggestibilità eccessiva che con¬ tinuamente si palesa dal principio alla fine della seduta.  Quando si voglia, si può dare pertanto ad una seduta spi¬ ritica un contenuto generico determinato : un medium come la Paladino non vi mette altro che l’esercizio della sua fa¬ coltà eccezionale esopsichica, che diciamo * medianica „, quan¬ tunque^ tal termine implichi un’ipotetica interpretazione dei fatti. Sotto questo riguardo è lecito davvero affermare che una seduta spiritica è, nei suoi avvenimenti, il prodotto di un dinamismo psico-collettivo. Si può intendere questa affer¬ mazione in due sensi: — 1» il fenomeno medianico è la ri¬ sultante di un associazione delle forze biopsichiehe dei con- venuti, o di una sinergia cerebrale tra medium e «astanti • - , fen°meno medianico, anche se non vi partecipa la psiche delle persone presenti ed è un prodotto del solo medium rimane pur sempre in una relazione diretta coll ambiente ove io stesso medium deve operare ; e questo ambiente può essere per riflessione, o senza, preparato e modificato in qualsiasi maniera.   lutto ciò viene a diminuire molto — se anche non viene secondo me a distruggere del tutto - l’importanza e l'in¬ tervento delle così dette Intelligenze occulte. Siamo sempre davanti allo stesso quesito, del rapporto fra il fisico e lo psiciuco : giacché, come nelle manifestazioni psichiche del- 1 individuo normale, tutto dipende dalla struttura, disposi¬ zione, nutrizione, eoe. dell'organo cerebrale in cui si assomma il determinismo dei fatti di coscienza ; così nelle manifesta¬ zioni medianiche la relazione reale del medium col suo am¬ biente, siano oggetti materiali, siano altri cervelli senzienti pensanti ed impellenti, costituisce il substrato necessario e la norma ineluttabile della attività psicodinamica. Questa «at¬ tività per se non può nulla, non sa nulla, non vuole nulla ove non riceva dal di fuori (io dico dalle creature umane • invece 1 psico-spiritisti dicono da entità occulte), la spinta a potere, 1 alimento a sapere, la ragione di volere.  Sono, adunque, gli uomini presenti alla seduta — medium individui in catena, altre persone presenti — quelli che di¬ rigono le attività esteriorantisi; non sono già queste che si ri velino autonomamente dotate di una forza extra-normale che ci si imponga e governi la nostra coscienza. Io direi anzi che non vi e nulla di più povero e ristretto, di più intrin¬ secamente limitato, d’una pretesa Intelligenza occulta. Non solo la sua psicologia è sempre, in ogni caso e sotto o°mi aspetto, puramente umana, ma ogni qualvolta le si chieda dei supposti miracoli “ fisio-psiehici „, è addirittura sub-umana e si addimostra umile schiava dei nostri capricci, delle nostre decisioni, dei nostri procedimenti empirici.  Io, che ho letto molte opere del così detto spiritismo superiore (Owen, Kakdek, Coseni, Moses, Fkikse, Hudson, i knis, ecc.) e non vi ho trovato che una scipita diluzione di alcuni concetti mistico-gnostici o una verbalistica maschera- tuia di credenze semi popolari animistiche ed uraniche, mi   INCONGUCENZE DELLO SPIRITISMO   379   sono convinto da queste sedute della Paladino che lo spiritismo interiore, quello risolventesi in fenomeni meccanici, non esce dall’empirismo più grossolano, non ha spontaneità, non ha inventiva, non ha neppure quei poteri dinamici super- umani che la opinione spiritica tuttavia presuppone. Queste Intelligenze misteriose, che spostano tavolini e mobili, che suo¬ nano fanciullescamente trombette e tamburelli, che produ¬ cono luci e ombre informi senza una linea estetica di sorta, e sopratutto che debbono, per fare qualche cosa di diverso, ricevere il suggerimento di noi poveri mortali, sono molto al disotto di noi. E se esistono negli spazi interminati, e se vivono per tempi immisurabili a quella maniera così poco diversa dalla nostra più bassa gerarchia sociale, anche con la speranza di montare un po’ di grado e di 4 evolversi ,, dico con Tu. Floubnoy che sono da compiangere ; e in luogo di obbligarli a compiere cose cotanto stupide sarebbe umano, non che supernmano, di lasciarle tranquille. Perchè evocarle sulla terra per fare delle sciocchezze, per giocarci delle gherminelle, per sbizzarrirsi in tiri di pessimo gusto?  I soli meritevoli di siffatta evocazione saranno i comuni¬ canti, i messaggeri dell’Al di là, sia mediante il linguaggio tiptico, sia mediante scrittura diretta (la “ necrofonia „ è tenuta come assai malsicura dagli stessi spiritisti) : ma in so¬ stanza, anche essi nulla ci hanno dato di nuovo e di utile. Quanto agli spiriti “ manovali „ sullo stile di 4 John King „, a questa categoria di invisibili giocolieri od Arlecchini buffo¬ neschi e frivoli, come dire che sia dignitoso per essi, deco¬ roso ed utile per noi, evocarli ed obbligarli ad agire?  Si intende che mi imagino di considerare le cose dal punto di vista dello spiritismo-sistema, non dal mio. A me riesce comprensibile la psicogenesi eusapiana della fenomenologia tìsico-meccanica fin qui veduta : mi resta invece incomprensi¬ bile come altri l’interpreti quale opera di intelligenze estranee a quella del medio ; addirittura mi ribello poi alla curiosa speranza che tali scariche di esopsichismo o di forza me¬ dianica siano utilizzabili per l’umanità civile. Come si fa ad utilizzare, caso mai, dei poteri eccezionalmente manifesti solo in individui degenerati e nevropatici, e per ottenere i quali occorre mettersi in uno stato semi-patologico ?  Per portare un tavolo da un punto ad un altro di una camera, per aprire un pianoforte, per bere da una bottiglia, per togliere una seggiola di sotto a qualcuno, per accen¬ dere delle lampadine elettriche, non c’è bisogno nè di ipno- tizzazione, nè di passare nel mondo “ spirituale „ : quando   380   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   si volesse far servire i nostri ■ morti . a codesti fini poco evoluti, tutti 1 miei sentimenti si rivoltano, e affermo che allora lo spmtismo costituirebbe uno sfruttamento ignobile dei disincarnati „, una immoralità indecente della umanità  postuma verso la umanità già vissuta.  I miei sarcasmi potranno sembrare eccessivi, ma io non in¬ tendo altrimenti la credenza “ spiritualistica Vi è tanta logica nel ritenere che 1 fenomeni medianici della Eusapia Paladino siano la manifestazione di attività ultraumane, quanto ve ne sarebbe nel sostenere che i rozzi segni fatti sulle roccie dai nostri antenati preistorici hanno un contenuto ideale simile a quello della Divina Commedia. Un mondo sopra- sensibile e ultraumano che è costretto a rivelatisi dina¬ micamente con esperienze di si bassa indole, vale proprio la pena di occuparci e di preoccuparci? Non è superiore in untamente ad esso il dinamismo cerebrale consapevole che crea la pila, il telefono, il telegrafo a distanza?.... Fi¬ nora tutto questo dinamismo spiritico, dimostrazione di In¬ telligenze invisibili, non ha sollevato il benché minimo angolo del velo onde 1 Inconoscibile è coperto. Ciò torna a dire che il subcosciente (e mi sembra questa la condanna di molte dottrine o teorie circa la natura del genio), anche se portato alla sua massima intensità di azione, rimane di gran lunga inferiore al cosciente ; il che è in accordo colla evoluzione psichica, la quale dalla coscienza iniziale dell'es¬ sere organizzato più basso, del feto e del neonato (grado di coscienza cui corrisponde il subcosciente degli organismi superiori e dell’individuo adulto), ascende fino alla coscienza elevata dell io. Come mai F. Mvers ha potuto assegnare al subliminale „ poteri così sconfinati e sublimi, dal momento che il suo scaricarsi è per lo più il risultato di una disgre¬ gazione, che è un evento abnorme o anomalo in personalità aiggia tarate o ramate dalla neuròsi?   L automatismo o la medianità.  „ Nel),a. ‘Potesi che i fenomeni medianici siano l’opera di spinti «mane sempre a spiegare perché sia necessario intervento dell automatismo dei centri inferiori del medium La ipotesi neo-psichica (che è poi la medesima, se non   automatismo e mbdianita   881   erro nel Kardek, nell’AKSAKOFF, nel Visanl-Scozzi, nel Bbof- fbbio e in tutti i teorici dello spiritismo, dall’ invenzione del - nerispirito „ in poi) parte dal presupposto che questo automa¬ tismo dei centri nervosi del medium serva alla scarica della energia o del fluido vitale al di là dei limiti dell’organismo : 5en/.a tale condizione di automatismo dei centri stessi, codesta “ energia animica „ non potrebbe essere usata, come stru¬ mento intermedio della loro azione, dalle tntità occulte che errano nello spazio e si manifestano nei fenomeni spiritici, siano intellettuali, siano meccanici.  E’ una ipotesi molto complicata e poco chiara : e non hanno giovato a chiarirla molto le eleganti elucubrazioni del dottor Gyel, nè le pazienti enumerazioni di automatismi senso-motorii subliminali del Mvers (per non citare che 1 più degni di essere citati). È intanto diffìcile comprendere perchè le Intelligenze occulte, vogliansi anime dj morti, vo¬ gliaci spiriti di altra natura, come sembra pensare l’occultismo, non possano rivelarcisi senza questa preparazione o stato speciale dei centri nervosi. Si vedano intanto due cose: — 1' che gli stessi spiritisti ammettono come condizione de¬ terminante dei fenomeni medianici uno strumento, il sistema nei-roso (lei medium ; — 2“ che gli stessi spiritisti sono co¬ stretti a fare intervenire 1' automatismo dei centri interiori di codesto sistema sciolti da ogni colleganza funzionale coi centri superiori, e con ciò resi liberi dal predominio e dalla  inibizione di questi. ,  Lasciamo da parte il fatto che il mondo degli spiriti, al sen¬ tire gli storici della credenza (Wahu, HEbLENBACig Daumer, di Vksme...) si rivela a noi anche senza intermezzo di “ meda „ ; si rivela spontaneamente nelle apparizioni di fantasmi di morti, nelle * dame bianche , ritornanti a periodi, nelle ossessioni ritenute demoniache, nelle case infestate o fantasmogeiie... Stridente contraddizione, che basterebbe a rovinare qual¬ siasi altra dottrina che si lusingasse di essere logica!... I ce¬ rniamoci alle manifestazioni provocate dello spiritismo a base di tecnica anglo-americana. Perchè qui abbisogna un medio che ora è sveglio ed ora no? Ammettiamo anche (bisogna far sempre concessioni in dispute cotanto intralciate), am¬ mettiamo pure che sia giusta la conciliazione di Aksakoff tra fenomeni animici e spiritici : ma per quali occorre auto¬ matismo ? Se solo pei primi, come sarebbe più logico rite¬ nere in vista che anima - ■ fluido o forza biopsichica, allora cessa il richiamo che tale sostanza materiale, ma poco meno che imponderabile, eserciterebbe sugli “ spiriti , eventualmente      SlpSSSjSessS  deli1 Vk^kof.° ££*"» eS8® I‘vven?0n0’ P®r confessione i- , T,AV’ eoc'> senza intervento di spiriti oe>Sònt, 6 °Le uutoiMatisino sia iniziale e poi cessi  incontra^ -T1 da una condizione di eo e Ce si  i porS ianSd^b;oradh’ -1™ ™an, ente; e con ciò tini  “e0sCdatÌ afe il m£ dU^ire  e manifestarsi sulla immensa maggioranza degli uomini ° 1  in secondo luotfo. non fa pQjiftr» nV»o *■ , 4  doVa'bbia servi to' a*** dare *Ia ig? *T£b ZVrìEì psicologici di automatismo con disgreeazione II! ^  ft£?& SP=? *“ ssfsst-  «zi T.Ì » n»-ciT0,„‘0 mL.ir ,,ofa;6 **—  già moltissime volte il suo compii sUto dfv^l ® m0strat? ad una medianità di ottimo ToÈl^D ^u f^che"^  SLjEmrs; ss?*-** * ~  SiZmir‘r' “t— -*.wì1“’k £ ilT 'lnoJ'* fi” p* f»““> i* -m  ? S.T Ve(*e C^e ^ automatismo li comincia e li nn. compagna incessantemente dal principio al fine \fn;  '* ~M» l'intervento £ tZLc p£wL“S  entrate in comunicazione cogli altri individui presentì, la Paladino si serve di due mezzi: — a) i segni convenzionali tiptologici; — b) la sua parola diretta. Ma la tiptologia è il prodotto genuino deU’automatismo, anche a detta degli stessi dogmatisti dello spiritismo “ scientifico „ ; e la parola diretta o vocale con cui il famoso “ John „ rivela i suoi desideri, non altro mette in mostra se non una delle solite personificazioni da noi studiate negli ipnotizzati e dipendenti da auto-suggestione o da esosuggestione, qui divenuta auto¬ matica per monoideismo. Ciò mi concede di rilevare (sia detto ai dilettanti ed agli intrusi in codesto campo di studi) la costante innegabile predominanza del fattore psicologico; ossia la riduzione del determinismo iniziale, o della parte intellettuale del determinismo ulteriore dei fenomeni pala- diniani, alle leggi meglio note della fisiopsicologia e psico- patologia. Ora, a ine pare che questo sia un risultato ab¬ bastanza significante delle nostre osservazioni sui fenomeni e valga a dare un po' di luce sulla natura del medianismo.  «  * *  Intenzionalità e volontà del medio.  Uno degli egregi miei compagni del Circolo, il sig. Fer¬ raio, giovine di raro equilibrio mentale e di vivissimo acume, mi diceva, pur lui, uscendo dalla ultima o penultima riunione, che l’azione della volontà del medio era evidente in quasi tutta la serie dei suoi esperimenti : che cioè la Eusapia produce i fenomeni che vuole produrre. Io sono lieto che una persona intelligente, non legata a preconcetti scientifici, arrivi col solo buon senso a si fatta importantissima osser¬ vazione.  La Eusapia — gioverà ripeterlo — produce un buon numero di fenomeni tanto in oscurità, quanto in semi-luce o in luce, senza entrare in trance aideico, nè in piena subcoscienza. Non escludo che essa abbia allora delle brevissime assenze, durante le quali si sprigioni quel suo potere speciale da cui nascono i fenomeni medianici; ma è certo che essa intensamente si prepara col suo volere a produrli. Prima di ogni esperi¬ mento essa guarda fissamente le persone che toccherà, o per mezzo delle quali farà quel dato esperimento : essa guarda anche fissamente gli oggetti di cui si servirà, la tenda che si gonfierà e darà luogo poi alle materializzazioni tangibili, i ta-   ?>84   MICOLOGIA K SPIRITISMO, li   voli e 1p seggiole che sposterà, gli Oggetti che trasporterà,  H chiarore delle porte semi-aperte contro cui faro apparire le ombre. Questo suo processo di attenzione attiva, di iperpro sessia, significa la messa al punto cheinizia il fenomeno, ed im¬ plica pertanto una prima fase psicologica della medium, che lo dirò di attenzione o presa di mira : è, come si vede, u j  nttl°n Cunaieseconda°fase vi è il silenzio della Eusapia, una specie di concentrazione del medium, accompagnata abba¬ stanza spesso da un ben sensibile contram e irrigidirsi de 1. persona delle membra, di tutto il sistema muscolare. Questa tensione o stato di sforzo precursorio indica, certo, unlavono interno di rappresentazione : la Eusapia non solo si iap- nrueenta le persone, gli oggetti ecc., ma si ìmagma ani he Intensissimamente l'atto che compirà, l’evento che succederà: il suo dinamismo sta raccogliendosi, e questa fase la duerno di ^iòL o di carica. È la Eusapia Paladino cosciente di ciò ^ In un notevolissimo numero di esperimenti essa noi cade in sonnambulismo nè in letargo - passato un tempo di preparazione muta, essa ritorna a parlare, dirige la tecnica, discute rivolge l'attenzione dei presenti sui fenomeni che si produrranno; non li ricorda sempre (è vero), ma questo non vuol dire che non li sappia : la sua amnesia pare spe?so un ab. e mezzo per colpir di più la meraviglia degli astanti, lutto il contegno di Eusapia è insomma quello di persona che vuole e di volere un fenomeno. Il De Fontkcat designa onesto stato col nome, abbastanza bene scelto, di trance attivo intendendo denotare che allora la medium ha la coscienza della mancanza di certe forze o fluidi di natura speciale ,, e nello stesso tempo “ la intuizione dei mezzi atti a farli nascere e accaparrarli „ U propos de h. P.,  98InPuna71tìse ulteriore, che diremo di scarica, i muscoli della Paladino entrano in piccola contrazione, passano dallo stato di tono a quello di clono : al si'enzio eoncc- ^ trativo succede (se i fenomeni saranno molto intensi) una specie di agitazione convulsa della medium ; si capisce > coni dal suo corpo si sprigioni allora la energia che provoca il  movimento, il trasporto, la luce, la apparizione di ombre^ecC;  Tutti questi atti di attenzione, concentrazione e convul sibiliti dònno fondamento alla dottrina cbecom.deraiW meni di medianità meccanica come il risultato d1 una torte scarica di un’energia che parte dal medium; e cosi si toglie altrettanta base alla credenza che tali fenomeni sieno h manifestazione di entità occulte estranee al medium stesso. Quale sarebbe, caso mai, il nesso che lega l’atteggiamento particolare della coscienza e volontà del medium con queste coscienze e volontà ultraumane?... Bisognerebbe ammettere che la rappresentazione o imagine di un movimento, for¬ mandosi nel cervello vigile del medio, faccia entrare in vi¬ brazione corrispondente telepatica le Intelligenze extra-ter¬ rene, e le faccia accorrere ed agire a quel modo che il medium ha pensato e voluto (spessissimo per suggestione dei pre¬ senti): ora, sarebbe questa una inversione completa della ipotesi spiritica. Gli spiriti diventerebbero gli strumenti del cervello del medium, non già gli agenti dominanti.  Anche per il passaggio in trance la volontà della medium è attiva nella maniera più evidente. Una sera che poco si produeeva, essa era agitata e scontenta, il che può ad un osservatore superficiale far credere che i fatti medianici si producano senza e nonostante la volontà del medium : la ragione però del ritardo con cui si produssero i pochi feno¬ meni di quella sera, stava semplicemente in questo, che la Eusapia Paladino non era in tali disposizioni mentali da riuscire a concentrarsi sufficientemente per cadere in auto- ipnosi ed in sonnambulismo. Poiché anche per arrivare a codesto stato è necessario da parte sua uno sforzo di atten¬ zione, di volontà : il trance si provoca quando essa lo voglia fortemente, a un di presso come si avvera il parossismo della isterica quando questa si autosuggestione. Ma anche durante il trance la volontà della medium mantiene un certo dominio sui fenomeni. Eusapia grida, geme, domanda aiuto perchè vuole la produzione del fenomeno: e se questo non riesce a buon fine, manifesta con lagni, con frasi sconnesse e quasi delirando, il proprio rammarico. Essa segue pertanto colla sua attenzione cosciente tutto lo svolgimento del fe¬ nomeno; nè risulta vero che in simili casi la medianità agisca oltre alle “ frangie , o alle peuombre dell’io superiore nè che entri in contrasto colla volontà e coscienza del medium.  Il presunto antagonismo fra la medium ed il suo “ John abbiamo già visto consistere soltanto in un’ apparente lotta di volizioni: ma la lotta riguarda sempre circostanze accessorie di minima importanza (se un astante debba o no uscire dalla catena, se vi debba essere luce o penombra se continuare o no la seduta); mai riguarda la produzione ilei fenomeni più cospicui, quali le materializzazioni, le ap¬ parizioni, le impronte. In allora ogni traccia di antagonismo tra fio cosciente e Pio subcosciente della medium scora-  Morselli, Psicologia e spiritismo. «5 pare : tutta la psiche della Eusapia è concentrata fortemente nel fenomeno, e questo si svolge in dipendenza di un inten¬ sissimo suo lavoro di attenzione, di tensione psichica, di sentimenti, di volontà : l’estasi di medianità non è altro !  Un altro fatto abbastanza significativo conferma questo risultato del mio studio psicologico. Ed è la incessante preoccupazione della Eusapia Paladino di convincere qual- cimo fra i presenti (adesso sono io il renitente!) della realtà dei fenomeni. Fino alla III seduta, essa ha ignorato ehi io ero e i suoi fenomeni si dirigevano a tutto il gruppo indi¬ stintamente : dalla IY in poi si è rilevata la preferenza che essa mi dava, ora perchè la controllassi, ora perchè fossi in ca¬ tena, ora specialmente per produrre col mio intervento 1 fenomeni più interessanti. Dirò subito che questa singolare mia posizione nel gruppo degli 11 o 12 colleghi la debbo soltanto alla notoria mia posizione scientifica di fronte allo spiritismo. Ora, la preoccupazione della Eusapia si spiega col desiderio di convincere, di u convertire „ il Ninnerò Cinque-. forse le hanno detto che ciò può giovare alla sua fama (non alla dottrina, di cui mi pare poco curante). Non comprenderei affatto perchè agli spiriti all’ignorantissimo * John . so¬ pratutto, ■ che potrebbe ottenere soddisfazioni piu vive diri¬ gendosi ad altri meno scettici di me, torni vantaggioso co- desto apostolato ad hominem. Invece tutto si illumina quando sì mette in azione la molla dell amor proprio della Paladino, la quale può (panni) desiderare che io aggiunga il mio assenso a quello degli altri scienziati ormai convinti della sua veridicità. Anche in “ trance „ essa ricorda sempre u suo “ Giulio „ (I’Oohorowicz I o il suo “ Carlo „ (Richet).  Nè soltanto la Eusapia Paladino prende sempre me di mira nello stato di veglia : anche in sonnambulismo non mi dimen¬ tica ; e questo mostra che il trance non le fa perdere la perce¬ zione della realtà, nè il ricordo dei fini cui tende nella veglia, nè la utilizzazione della persona da cui può sperare qualche vantaggio per la sua credibilità. Pare immersagli pieno anideismo, insensibile, incosciente ; eppure cerca il A '* 5 » , vuole le mie mani, si serve di me per la produzione delle impronte tanto desiderate, ecc., ecc. Non abbiamo in ciò la prova che la volontà del medium — più assai che quella delle Intelligenze occulte — prepara e sviluppa i fenomeni ?  La fenomenologia della Paladino ha, dunque, due origini : — da un lato, i suggerimenti degli astanti ; — dall altro le tendenze (diciamolo per una volta tanto) interessate della medium. Che cosa ci verrebbero allora a fare le famose Intel-  licenze * erraticlie „ ?... E che l’attenzione della medium non veima meno mai, quando essa ha prodotto intenzionalmente un fenomeno, lo si è visto quella sera in cui, avendo pro¬ dotta una * forma „ secondo il solito a mio benefizio esclusivo, ed io restandomene in silenzio, il tavolo imperiosamente disse che il “ N° 5 „ parlasse. Non vi è là la più bella prova che l'automatismo tiptomotorio della medium opera per una spinta che viene dall’alto e precisamente dalla sua coscienza vigile, cioè dalla sua preoccupazione di stravincere, di servirsi di me pei suoi scopi particolari ?  Questa intenzionalità versus me l’ha però portata ad ec¬ cessi : un certo numero di fenomeni che essa ha voluto prodm're con me e su di me, sono stati assai probabil¬ mente falsi o non hanno avuto esito. Tal è sopratutto la serie di tentativi tatti, sempre col mio mezzo, per stampare le impronte sul mastice. Codeste impronte erano molto de¬ siderate dai miei colleghi, che loro annettono grande impor¬ tanza : ma non si sono avute se non impronte poco signi- cative. La prima — lo dissi — per me puzza di bugia - la seconda, quella delle dita che hanno asportato un po’ di mastice facendone pallottola e consegnandomela (due volte fu ripetuta questa manifestazione), non è sodisfacente perchè avvenuta in pieno buio, e perchè non corrisponde al desi¬ derio comune, anzi lo elude : — la terza, che consiste Della « forma „ di una mano sinistra, premuta finalmente jersera a pugno chiuso entro la massa de! mastice, è la sola impor¬ tante, e mi riservo di discorrerne a parte.  Jersera (5 giugno) si è avuta altra prova della intenzio¬ nalità della Eusapia Paladino. A un dato momento il plico che io consegno seralmente al Porro, gli fu levato di tasca e mi fu gettato quasi sdegnosamente davanti, poi mi fu ri¬ preso, ridato, tornato a prendere, ed infine restituito con la busta strappata in un angolo. Vi è senza dubbio dello straordinario in questa sottrazione e trasporto di un oggetto mediante mani invisibili : Tesserlo andato a prendere al buio nella tasca del Porro, l’averlo portato a me e non ad altri. Ta¬ verne strappato un angolo di busta senza che nessuno avver¬ tisse il rumore!.... Ma guardando al contenuto intellettivo del fenomeno, sempre si vede riflettervisi la preoccupazione della Eusapia verso di me. Sta bene che si dica che 1 ha fatto John , per vendicarsi (del resto, cortesemente) del mio scetticismo : ma questo essere spirituale si trova allora al servizio della volontà della Eusapia. Da tutto questo è convalidata la mia opinione ormai ferma circa il contenuto psicologico della medianità, contenuto del tutto proveniente dai desideri, dalle emozioni , dalle idee del medio, e per nulla all'atto rivelatore d’una qualsiasi Intelligenza distinta dalla sua. Insamma “ John King „ altro non è se non una condizione psichica speciale del medium : nella veglia o in preipnosi “ egli , ne è una credenza fissa, ma suggerita, un monoideismo di ma¬ niera; nella auto-ipnosi o “ trance „ ne è una personificazione; in ambo i casi è un simbolo, non una realtà. E come lui, così è tutta la illusoria sua compagnia d’altre entità occulte, o anime di “ trapassati „ , sia che ci si manifestino materializ¬ zandosi in mani invisibili che toccano, sia in mani visibili, sia in forme resistenti al tatto, sia in ombre di diversa gran¬ dezza e densità, sia infine in più spiccate apparizioni personali.   «  * *  La legge dello sforzo minimo nella medianità.  Mi sono convinto che nella psicologia della medium do¬ mina un’altra legge fisiopsicologica : quella del minimo sforzo. Tutti i fenomeni pajono ottenuti mediante una evidente scarica esopsichica (lascio per ora di trattare la natura di codesta energia); ma la Eusapia tende sempre a risparmiare il suo “ efflusso „ nerveo per i fenomeni più importanti.  I primi toccamenti sono fatti alle persone più vicine: — i primi fenomeni sono sempre i più deboli: — gli oggetti spostati sono in generale dapprincipio i più leggieri, solo in seguito i più pesanti; — e cosi via via.  La linea di direzione degli esperimenti è determinata più che altro dalla abitudine : ove la Eusapia fosse stata edu¬ cata secondo una finalità più intelligente, quali fenomeni non si sarebbero da lei prodotti! Qui invece, stante il mi¬ soneismo dominante nei circoli spiritici, essa preferisce ripe¬ tere sempre le stesse imprese, nè si preoccupa di pensarne delle più significative. Gli “ spiriti „ non sono in grado di suggerirgliene di diverse, appunto perchè nella sua psiche domina — come in ogni psiche umana — la tendenza ad agire col minimo dispendio possibile di forza, e senza sforzo. ( Ogni sforzo implica pena o dolore : da ciò la tendenza del medium alle fi-odi coscienti e alle incoscienti. Tutto questo è della più pura e genuina psicologia umana, e non già della mentalità occulta e iperumana ! Una volta presa una direzione, la fenomenologia media¬ nica si viene ripetendo da anni ed anni, e si ripeterà inde¬ finitamente e fatalmente, se il rigore scientifico non vi tras¬ fonde un po' di sangue nuovo. Cosi si spiega, per la Paladino, la ripetizione del giuoco abbastanza assurdo della seggiola sottratta di sotto e poi messa sul tavolino (esperimento venuto, con piccolissima insignificante variazione, almeno sei o sette volte). — Così si spiega la poca varietà dei toccamenti, che sono sempre ad un di presso i medesimi, e coi soliti significati convenzionali di debole contenuto espressivo per annùnziarsi, per affermare o negare, per assentire e applau¬ dire, per schernire e punire, ecc. ; in tutto, non più di otto o dieci espressioni simboliche, che non è vero variino per modalità personali, ma solo per caratteristiche esteriori. — Cosi si spiega il fatto che una volta preso un oggetto (ven¬ taglio, fazzoletto, plico, borsetta, ecc.), la medium continui a servirsene a lungo quale strumento di manifestazioni, quasi non sapesse più uscire dal circolo dove la volontà o il capriccio dei presenti, o anche il caso (si noti bene) l’hanno fatta entrare. Occorre abbastanza spesso una spinta estranea, un — basta, cambiamo ! — dei presenti, per indurre il subconscio della Eusapia a iniziare altri fenomeni : e questo non avviene mai senza una pausa che implica la già indicata prepara¬ zione al nuovo sforzo che le si chiede, e la premeditazione del nuovo fenomeno. La sola spontaneità delle manifestazioni appartiene alla fase profonda, sicura di ipnosi (“ trance, le¬ targico, che Gnu., de Fontenay chiama “ trance passivo „).   *  * *  Fenomeni meccanici e acustici.   1. Ritmo e intellettualità.  La sera del 2 (Vili seduta) e del 5 giugno (IX seduta) i colpi o raps e i moti del tavolo hanno assunto un ritmo deciso, imitativo, identico a quello che noi produciamo scat¬ tando le dita automaticamente o accompagnando un’aria colla cadenza del piede. Il contenuto intellettivo ne era per¬ tanto assai scarso. Oltre al fatto che tale manifestazione era stata suggerita da noi e corrispondeva al “ fausto evento „ della giornata (nascita della Principessina Jolanda),   390   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   „coli 'Azione a distanza e trasformazione di forza, senza dubbio, mirabili per la bio-meccanica e per la Ps^ol°^ fisiologica ; ma niente di speciale per la psicogena del fe-  n°Questò dico perché qualcuno pretende scorgere una prova  di intellettualità in codeste elementarissime marni  di senso musicale: sono le medesime cheJ^n,'0 ^\^1 ed del ritmo, il quale è nato per 1 appunto nella ^  ora continua a comparire nell individuo pei mez .  sri srr ”  riuscito ad avere una prova di intervento di spinti Duo orecchianti. “ Intellettualità,, dunque, come in tutto il resto.  li gnificato dei battiti e toccamenti o è musicale (ritmo, cadenza), o è convenzionale. Nell’uno e nell altro caso si do¬ vrebbero trovare curiose differenze fra > medium dei vari e delle diverse razze. Un fakiro indiano, ad esempio, probabilmente si esprimerà con ritmi e simboh d altra na¬ tura dei nostri: e cosi avremmo una prova di piu delio ril -Tfci fenomeni mediamo!, 1. quje r. «reato nella psiche dei medi, e non in esseri extraumam. Ora a usi che individuale risulta di retaggi e mimetismi dalla psic K&;r««tto le g™di «oriti, iutrodottóv, M , gemo « le piccole acquisite dalla esperienza personale. Ecco pere nella Paladino, che dà al suo tavolo una mimica cotanto  meridionale, anzi napoletana. L mtellettaaMà , d^l dianismo paladiniano, per quanto a me consta, si riduce  tUAl Sproposito, trova qui il suo posto un’osservazione che io sono venuto facendo, tra me e me, nello studiare l’argomento anche in riguardo alla filosofia della storia all’etnografia. La uniformità delle comunicazioni spiritiche è curiosissima: bisognerebbe analizzarla minutamente per stabilire il contrasto fra la loro monotonia^ e le caratteri¬ stiche storiche etniche e individuali degli spinti ,. Leg gSo ijSSiel « 1 libri dogmatici dell, sfinimmo Iarde-   uniformità e frivolezza dei fenomeni   391   kiano, davisiano, teosofista, illuminista, ecc ci «trovadavanti  a continui non-sensi. Ad esempio questo, che SoOTAte e  Franklin, Tommaso Campanella e Garibaldi, *an Luigi re di Francia e Camillo Cavour ,, entrano in scena colle stesse identiche espressioni verbali (traduzione motoria del pen¬ siero) : ciò significa che il medio odierno trasporta nell Al di là le sue nozioni convenzionali. Tutto il lavoro imm® dell’identificazione sarebbe da rifare. Anche da questo lato scrive argutamente W. James:  * Una cosa comune a quasi tutte le manifestazioni degli .tati ipnotici Se 'medianici, è la loro somiglianza generica nei d^ersiMndividui. L’ ‘ estraneo ,. lo ‘ spinto „ o e fatuo insi¬ gnificante e grottesco [p. es. - John King ,], oPP^e. ^ sc^nd dalle regioni più elevate, si esprime con un linguaggio inde finito vagamente ottimistico, con una filosofia vino ed acqua, in ^ spesso ricorrono frasi sull'armonia, la bellezza. « Plesso U, sviluppo morale [p. es.. " Imperator „ di Moses Malia , di Hr ò d'ALÉsv ì ‘ gran prete Liana „ della Rufina Noeggkratb, Emanuele , di For^oom, ecc., ecc.]. .Quasi Bembra che unabnona metà di tali messaggi sia stata scritta da un solo autore, sen curarsi delle persone che li avrebbero messo fuori. Non so se tutti gli Io subcoscienti dipendano in modo peculiare e in certo grado dallo * spirito del tempo , e fa esso si inspirino ma questo si può certamente affermare delle Persona ita . ■ e- «m dalie che ‘ si sviluppano , nei circoli spintici , (Pnnc. di Psicologia . trad. ita!., p. 270-1).  2. Ritmo e sincronismo.  La contemporanea azione a distanza su due o tie o più stili menti (tamburello, trombetta tavolino) per dare ^rc^OM. acustiche ù presenti, è stata udita e accertata, e non per tove  tempo, anche jersera. Ma anche qui, oltre all. p _ contenuto intellettivo (l'accordo armonico fra gf stnimenti non si è mai udito, stante la nessuna capacita musicale della Ensapia, e quindi con perfetta corrispondenza alla sua ana musia costituzionale ), non vi è ragione di desumerne a Pr®s ‘ di più Intelligenze dell'Al di là, ciascuna delle 9»ah abbia af¬ ferrato uno strumento e abbia voluto agire in un c fanfara. Il movimento esopsichico può benissimo comuni carsi a più oggetti in una volta, sia se lo si vu calo da/ cervello del medium in forma di energia diffusa,  sia che lo si creda ima proiezione di imagmi con rappiesen-  tazione di movimenti. Io posso facilmeu e miag ,  suonare un’intera orchestra : posso, cioè, rappresentarin   l   entrata in movimento dell'aria smossa da varii strumenti e con vibrazioni distinte per numero, ampiezza e timbro. Chi non è capace di zufolare una marcia quale si sente da una banda? E il fonografo non stampa forse e non ripete nello stesso tempo un numero vario di vibrazioni sonore, cosi da dare l’impressione di una assemblea parlamentare discu¬ tente, d’una banda in esecuzione collettiva, di un canto di voce umana accompagnato da violini e violoncelli? Tutto questo può fare uno stile metallico scorrente sudi una stagnuola (mec¬ canismo stupendo, ina semplicissimo): ora. perchè non potrebbe farlo — caso mai — il nostro cervello posto in condizioni di disgregazione dei centri, quando ognuno di questi ac¬ quista una maggiore indipendenza funzionale ? Non affermo che questa sia la spiegazione definitiva dello straordinario * fenomeno „ della simultaneità di suoni prodotti dal medium con strumenti diversi: dico che prima di asserire o di cre¬ dere che vari spiriti, evocati a bella posta, si siano messi bambinescamente a comporre quel fracasso, chi a soffiare in una trombetta, chi a battere colle dita su di un tambu¬ rello, chi a scuotere a ritmo un tavolino, ecc., ecc., si de¬ vono esaurire le possibilità più verosimili, e sopratutto questa: che quei movimenti elementari e discordi siano il risultato di una rappresentazione composita del medium.  In quanto alla simultaneità dei toccamenti ritmici, non ripe¬ terò quanto ho detto in un paragrafo precedente : sono convinto che nel più delle volte la sincronia è apparente per ovvie ragioni fisiopsicologiche , ossia quale rappresentazione di un’associazione tumultuaria di “ fenomeni „ esopsichici. — Debbo ammettere però che vi possano essere palpamenti e altri fenomeni del genere (colpi, battiti, ecc.) sincroni, ina diversi d’indole e distanti gli uni dagli altri nello spazio, anche per un altro meccanismo: ossia in rapporto colla possibile emanazione di due, tre, quattro membra dinamiche (due mani e due piedi) del medium, ciascuna delle quali sarebbe diretta nella sua attività esteriorizzata secondo un fine distinto intenzionale.   *  • *  Trasporto intenzionale di oggetti.  Jersera “ John King „ si è imposto di dimostrare la sua abilità prestidigi tatoria, approfittando del plico dove chiudo le mie Note critiche alte sedute e che consegno ogni sera al professor Porro. Questi se l’era messo in tasca, quando trovan¬ doci noi immersi in debolissima luce, dirò anzi nella semi- oscurità, egli si è sentito frugare : e dopo alcuni minuti io, che ero bensì in catena, ma di fronte ad Eusapia al¬ l’estremo opposto del tavolino, mi sono sentito mettere in mano un oggetto che col tatto ho riconosciuto essere il mio plico chiuso in busta ; ma quasi subito mi è stato ritolto, è scomparso, è stato via un po’ di tempo , mi è stato ridato, poi ritolto con colpettini significativi di una mano invisibile sul dorso della mia destra. E il giuoco con¬ tinua: il plico è riportato in tasca del Porro, ripreso e mes¬ somi nuovamente fra le dita da una grossa mano che scher¬ zando mel consegna e mel riprende, poi se ne va con esso... Sempre al buio mi sento di poi consegnare un pezzetto di carta, e si rileva che è un angolo lacerato della busta del plico. Non basta: questo oggetto ha decisamente svegliato il buonumore di “ King „ : egli lo fa passeggiare ancora per un pezzo dall’uno all’altro degli astanti... finche se ne stanca e si dà ad altre manifestazioni.  Questo trasporto volitivo di un oggetto ha qualcosa della finalità: lo si direbbe una burla di “John, per dimostrare il suo sarcastico modo di considerare le mie Note antispiritiche. Si può indurne un fatto di telepatia o suggestione mentale? Non credo: eravamo in troppi a sapere la cosa; è probabile, anzi quasi certo, che pure Eusapia aveva saputo di questo patto intercorso fra me e il prof. Porro, e sapeva del plico a lui consegnato ad ogni seduta e quella sera istessa, e sapeva anche la tasca dove l’oggetto era stato messo. TI fenomeno telecinetico non resta meno straordinario anche per la distanza dal medio, alla quale avvenivano quelle sue azioni complesse di psichicità esteriorata o radiante.  Più probabile rimane, iuvece, la suggestione mentale in altri due trasporti consimili di oggetti, avveratisi dopo es¬ sere stati pensati e voluti da due miei compagni. Una prima volta, il sig. Fausto Ferrare si è tolta una moneta di tasca e ha pensato intensamente che la occulta “ Entità „ operante nella penombra glie la prendesse di mano e la recasse a me : ebbene, egli si trovava allora fuori di catena, ad un metro e mezzo dalla destra di Eusapia. ed io ero di fronte a costei, distante di tutta la lunghezza della catena : il fenomeno è avvenuto puntualmente come Ferrare lo pensava! Una seconda volta, lo stesso fatto si ripete per volontà del March. Da Pas¬ sano, che si trova dietro a Ferrare, quindi ancor più lontano da Eusapia : i due soldi gli sono sottratti di colpo, e poco dopo mi sono introdotti tra le dita! La suggestione mentale è, qui, evidente, e io debbo riconoscere che, data la sicurezza morale la più assoluta in cui mi trovo rispetto ai miei col- leghi, non rimane altra spiegazione verosimile: non ci sarà però intervento di “ spiriti „ dal momento che siano accertate la facoltà telepatica e quella medianica (— animica) di muo¬ vere e spostale gli oggetti materiali senza contatto alcuno.  Trova qui posto una considerazione sui fenomeni di tele- cinesia. Un grandissimo numero di persone che non hanno assistito mai a sedute e sentono in particolar modo narrare dei moti e delle levitazioni del tavolino, è tratto a ritenere che questo solo sia l’oggetto capace, per la sua forma e colloca¬ zione, di prestarsi all’attività medianica, e perciò si fa un gran discorrere sugli stratagemmi che la P. potrebbe industriarsi di mettere in opera per scuoterlo, inclinarlo, sollevarlo. Ma in queste sedute Eusapia ha scosso, mosso, sollevato, spostato, fatto volitare una folla di altri oggetti, la cui forma e col- locazione a distanza non si presterebbero ai supposti tiri insidiosi. Un tavolo grande a scrittoio, un pianoforte, dei piccoli tavolini a trepiedi, delle seggiole impagliate e delle altre pesanti imbottite, i piatti del mastice, una macchina da scrivere, delle bottiglie e dei bicchieri, calamai, lavagne, ventagli, portafogli e plichi, trombette, mandolini, chitarre e carillon s, campanelli, palle di gomma, fogli di carta e lapis, vasi in ceramica, mazzi di fiori, una borsetta, dei iaz- zoletti, un cappello, una nappa . Questo è l’elenco som¬  mario, e potrebbe continuare.   Le impronte sul mastice.  Anche la sera del 5 non si è ottenuta la desiderata im¬ pronta di un viso, come ne ha date tante la Eusapia: si è pro¬ dotta soltanto quella di una mano sinistra premuta a pugno semichiuso sul mastice collocato nel gabinetto oscuro. Il calco dell’impronta, che riproduco in figura, dimostra che essa fu fatta poggiando le seconde falangi delle quattro dita minori ed il bordo esterno o radiale del pollice contro la sostanza molle impressionabile. Quella mano è piccola, e non ha caratteri morfologici tali da potersi riconoscere, anche   Mousei.m, Psicologia e Spiritismo 1.   Tav. IV.   Calco in gesso dell’impronta di * pugno spiritico „ ottenuta l.v sera del 5 giugno 1901 in una seduta di Kusapia al * Circolo Minerva „ in Genova.   le impronte sur mastice   395   ss JT-=  te"v ' ( ^esteriorizzazione della motncità. La medium in  ZTe di°afferrare ert attirare gli oggetti, di toccare, ecc): ciò ìe costa moltissimo sforzo ed è causa ■«*«»"* di esaurì-  Ists  béso.p.t'rt & 5£S“sr -”4" “»e  meno desiderato da tutt P uale anzi j nostri  La mano che ha stampato la impronto non e gmi ,  è difficile dire se diversa o simile a quella della radino, •o per Ts a direi piuttosto somigliante. Ma quando si ri¬ farà la prova. si vedrà come nel mastice da vetraio una  dalla diversa pressione esercitata sulla duttile SOstanza^Nep , ure si riesce a dire se sia una mano maschile o .femminile^ per 6 la sua piccolezza la direi di do^a — « per la forma del pollice che si presenta piuttosto sottile I   gato in leggiera estensione. Penso intanto che le mani “ dina¬ miche » emesse dal medio, o sono simili alla sua, il che sarà frequente, o assumono una forma e grossezza differenti, ma questo avverrà solo in un certo numero di casi: il più delle volte è una imagine di mano plasticamente proiettata in forma impersonale e che perciò non ha caratteri speciali; ossia la materializzazione teleplastica forma *■ una mano .. nient’altro, non 1; quella data mano Lo stesso direi che avviene delle teste, dei piedi, delle braccia, dei profili, tanto se materializzati per la vista quanto se per il tatto.  Dna prova di questa impersonalità vaga e generica delle materializzazioni si ha nella stessa uniformità loro. Noi non abbiamo ottenuto finora (e me ne duole assai) impronte di faccie o profili, ma probabilmente al Circolo Minerva Eu- sapia avrebbe plasmato a distanza il solito volto di vecchio sbarbato, magro, a profilo adunco, a capo e a mento promi¬ nenti, a zigomi larghi, a bocca beante, che da anni ed anni la sua imaginazione sa, e quindi può, esclusivamente 01 gamzzare con gli elementi diremo u fluid ic i „ nei quali si esteriorizza la sua medianità. Tutto attorno nella sala del nostro Circolo stanno appese le fotografie dai calcili eseguiti dal eav. Chiaja sulle maschere di defunti impresse nella creta e gettate in scagliola : è un solo ed unico volto, riprodotto dalla E. le dieci e le venti volte. 0 è il suo “ doppio , : o la visione interna di quella maschera le è divenuta abituale, strettamente parlando “ stereotipa „ ; e come avviene nelle stereotipie dei pazzi allucinati e visionari, essa si riproduce automaticamente, salvo leggiere e insignificanti varianti, nel pensiero di Eusapia e quindi nelle sue projezioni di pensiero.  Allo stesso modo è uniforme V atteggiamento delle mani medianizzate ed impresse da questo medium. Possono va¬ riarne la forma e la grandezza, dalla mano infantile ottenuta da \ is ani -Scozzi alla ben più grossa eseguita alla villa dei Bleeh a Montfort-l’Amaurv e anche a Genova : può qualcuna essere imperfetta o deforme, come accade assai spesso sul mastice troppo indurito : ma son sempre le punte delle dita che si imprimono divaricate; è sempre la stessa mano se¬ michiusa tra pollice e dita minori a mo' di anello, che si immerge nella pasta e ne asporta un pezzetto : è sempre lo stesso pugno spinto con forza dirittamente nel mastice o stampato di fianco dal lato del pollice. La costanza del mo¬ dello implica monoideismo dell’esecutore.  Un rilievo interessante concerne il velo , che ordinaria¬ mente ricopre le membra e le faccie improntate nella creta.   Morselli, Psicologia e Spiritismo, I.   Tav. V.   Calco in gesso dell’impronta di ‘ volto spiritico „  prodotta medianicamente da Eusapia, in Napoli (dal Cav. E. Chiaia). Whe nel calco dell’impronta da noi avuta si scorgono la u-iun e le pieghe di un sottile tessuto involgente S pugno “ fluidico t. malime sul dorso del pollice. Gli scettici obiet¬ tano per l’appunto questo dettaglio per sostenere che si tratta di un’impostura bella e buona: il medium astatamente, prima di allungare la mano o di premere con la faccia sul piano della molle e untuosa plastilina, si ricopre di un faz¬ zoletto o di altro pezzo di stoffa nascostosi in tasca, ovvero lo stende frettolosamente sulla superficie liscia, aflinchè non gli rimangano appiccicate porzioneelle di quella sostanza e non si avverta di poi sulla sua persona l'odore dell’olio di Imo  ondè impastata... .... , , •  Ri certamente, tutte le spiegazioni di questo parUcolaie  medianico avanzate in senso spirìtico, rimangono insufficienti e 'non vincono il dubbio. - Le analogie del drappo bianco  in cui si presentano avvolti 1 fantasmi, riproduce sotto alti o  aspetto ma non risolve il problema — La necessita che le  materializzazioni si circondino di stoffa per mantenete la con¬ densazione della sostanza fluidica onde son formate, per quanto si ripeta nel quasi costante agire delle entità invisibili pa- ladiniane dietro le cortine del gabinetto medianico pare a me una petizione di principio: e poi, perchè veli ebbeio al lora mani carnee percepibili al nudo, e impronte scompa¬ gnate da quella trama protettrice ?... — Confesso che la cosa rimane enigmatica; e mi lascia nell’incertezza anche un conato qualsiasi di spiegazione psicologica questo, per esempio, che la medium proietti l’imagine pensandola ricoperta e protetta a quella maniera da una stoffa, allo scopo, pure pen- safo.di ritirare nette la mano o la faccia dopo il contatto con la plastilina; ovverossia per il predominio dell idea fissa consistente nel trionfo della causa. Ma che funambu- lismo del ragionamento apologetico, e in tutte le dilezioni che gli si vogliano dare!   Fenomeni luminosi.  Apparizioni di mani e figure.  La nona seduta è stata contraddistinta più di tutte le precedenti da fenomeni luminosi, lo, per mio conto, trovan¬ domi sia di fronte al medium nella catena, sia alla sua si¬ nistra come controllore, ho avuta la percezione ripetuta di codesti fenomeni. Luci spiritiche di due qualità. — a) Le une in basso, nette e molto vivaci, a contorni precisi, di splendore giallastro, 1 le quali si muovevano dal tavolo e dalle mani del De Al- bertis come lucciole, senza però averne il ritmico alternare | di ombra e di lucentezza. Non irradiavano luminosità, erano | lente nei movimenti, e sono apparse due alla volta.  h) Le altre più in alto, al di sopra della testa del medium: queste apparivano fosforescenti, azzurrognole, glo- bulose, grandi come uno scudo, persistenti e lente nella loro traslazione spaziale, a contorni sfumati; esse apparvero isolate e durarono in vista un po’ più delle precedenti.   Apparizione di una ‘ mano fluidica „ nerastra.  [La mono materializzata è qui raffigurata da A. Beri sso su un mio schizzo a lapis, in atto di « mostrarsi » semplicemente dal gabinetto nero, non in atto di toccarmi].   2° Apparizioni di mani di due qualità, — a) Le une nere ed opache, uscenti dalla tenda posta alla mia destra, quasi sempre staccate o frammenti di membra, una almeno munita altresì di una porzione distale di avambraccio. Ogni volta la tenda si moveva, si gonfiava, e sembrava che dietro di essa¬ si facessero dei tentativi di liberarsene: alla fine una mano si mostrava dal bordo della tenda stessa, e si avanzava verso di me. Io non le potevo vedere di prospetto, ma solo di  profilo e nella zona più esterna del mio campo visivo, nel fosco della penombra che si perdeva nell'angolo nero delle sopratende del gabinetto medianico: però chi era di fronte o di fianco a me le ha viste ogni volta nettamente e con linea visuale diretta.  Una volta, come ho detto, oltre alla mano è apparso tutto l'avambraccio, e l’arto nerastro dinamico si è spinto avanti tino alla mia persona toccandomi alla nuca, al dorso e alla testa: il contatto da me provato fu quello di una mano carnea, tepida, vivente, a moti delicatamente intenzionali. 11 fenomeno è stato abbastanza prolungato, perchè io abbia avuto il tempo di riconoscere che la mano, comunque avesse la consistenza carnea, non era completamente costituita: che era una sinistra : che il suo pollice era volto in alto e in avanti, le dita minori ravvicinate e tenute distese : però la forma di tale mano era imperfetta, come imperfetto e sfu¬ mato era il contorno deH’avambraccio. Con questa visione mi si è schiarita quella del 29 maggio (VII seduta, p. 301); anche allora io devo aver percepito una “ forma „ reale,  bj Mani bianche: per due volte furono da me viste ed una distintissimamente, in modo che ho potuto disegnarne dopo due ore la impressione. Era anche stavolta una sinistra, aperta e diretta in alto, quasi a meglio rendersi visibile, con il pollice appena addotto, le dita ravvicinate ed estese, la palma rivolta in avanti. Tale mano è apparsa al di qua della testa (Rii E. P. e un poco al di sopra di essa. La sua apparizione biancastra era visibile sul fondo nero della tenda: al polso essa terminava indecisa, ma pure indeciso ne era il contorno. La forma non era neppure morfologicamente corretta : pareva la mano di un ammalato di atrofia muscolare progressiva, lunga, scarna, dalle dita affusolate sottili, e quasi diafana: la palma era stretta. Un antropologo l’avrebbe chiamata una mano di scimmia; uno spiritista convinto la dirà una mano di defunto ; un osservatore spassionato troverà che dovendosi rappresentare alla mente una mano spettrale, non si potrebbe far meglio di quanto faccia la fantasia onirica, subnormale della E. P.  Il colore biancastro della apparizione non mi è jiarso do¬ vuto a riflessione della luce esistente in quell’istante nella sala del Circolo; questa era in mezza oscurità, e se si trat¬ tasse di semplice riflessione di raggi luminosi emanati dalle candele accese nella antisala, avremmo distinto meglio il volto di tutti gli astanti, quello di Ensapia particolarmente. Per contro la mano fluidica era assai più discernibile nella sua  forma biancastra, che non il volto del medium, quantunque Eucapia apparisse ancora visibile nella regione foschissima ael   Apparizione di una ‘ mano fluidica , biancastra.   [Questa apparenza di - ielle —   renza ai «mani bianche» ò abbastanza co¬ mune nelle sedute spiritiche, tanto di Eusapia. <P“Wato di tutti i medi a materializzazioni. Furono viste dalla Commissione di Milano l’92't all Agne as ( .  Parigi (’08), eco.].   gabinetto. Forse il fondo nero della cortina, sulla quale ap¬ paiono queste impressionanti esterioraziom del psico-dina¬ mismo medianico, aiuta assai e rinforza il discernimento del loro bianco centrale o palmare e della loro sfumatura di con¬ torno; ma questo non toglie che non si debba attribuire alla apparizione una qualche sua facoltà fotogenica. Però si rimane incerti sulla vera natura e portata di questa. 0 le mani fluidicbe, aventi quei caratteri, trasformano la luce che rice¬ vono in radiazioni luminose di maggior lunghezza d’onda; e si avrebbe allora un tatto di fluorescenza. Ovvero possie¬ dono la proprietà di svolgere della luce nell’oscurità, senza calore, nè combustione sensibili; e saremmo davanti ad un fatto di fosforescenza, come tanti se ne osservano nel mondo vivente massime inferiore, tra i protozoarii, echinodermi, venni, crostacei, miriapodi, insetti, non escluso però il phylum superiore dei tunicati e vertebrati. Vi sono, fra gli altri, dei pesci abissali, forniti di organi fotogeni ; ma, quel che è più, perfino nella specie umana si è osservata la produzione di luminosità. A parte il dubbio che in molti casi riferiti da autori antichi e moderni si trattasse di parassitismo (mi¬ crobi luminosi) o di decomposizioni chimiche, restano però sicuri alcuni esempii di luccicori emanati dal corpo di in¬ dividui sani e ammalati. Il Dubuis ne parla con qualche dettaglio nel suo bel volume sulla fotogenia organica (cfr. Le<;om de Phys. génér. et eomp., Paris, ’98, p. 487).  Vero è però che tra l’uno e l’altro fenomeno fisico non esiste distacco assoluto se non nella brevità del primo e nejja maggior persistenza del secondo (Ei>. Becquerel); ma appunto per il rapido comparire e sparire delle mani bianche, nonché per la mancanza di quelle fluttuazioni di luminosità che danno ordinariamente nelle tenebre le sostanze fosfore¬ scenti sia minerali, sia animali, si dovrebbe propendere ad attribuire piuttosto alle materializzazioni per sè visibili nelle sedute di Eusapia la qualità fluorescente. Per quanto ne so, esse non si rendono visibili mai in oscurità completa, ma in semi-oscurità, ossia quando nelTambiente esistono radia¬ zioni luminose da assorbire e da trasformare. E leggo che il medesimo accade per lo più nelle apparizioni mag¬ giori cioè nei veri fantasmi, tanto della Paladino quanto degli altri medii a più famose materializzazioni, per es., delle Fox, della C'ook. deU'Eglinton, della d'Espérance... fatta riserva esplicita sulla autenticità, oggi assai assai sospettata, delle loro produzioni spettrali fuor di modo meravigliose!  8° Apparizioni di larve. — Furono vedute col debolis¬ simo chiarore che proveniva dall’anticamera, giacché con¬ trariamente alle materializzazioni soltanto tangibili, quelle visive (salvo le “ luci „) hanno naturalmente bisogno di un po’ di luce per essere percepite. Comparvero una prima volta mentre Eusapia in estasi profonda era attentissima- raente vigilata, e si vedeva nella penombra biancheggiare l’ovale della sua faccia convulsa e il dorso delle sue mani contratte tenute sul tavolino dai controllori. Erano forme a figura bizzarra, ma per lo più indeterminabile, che si ma¬ terializzavano al davanti del medium e in mezzo al circolo dei seduti, sei dei quali (io, De Albertis, Ferraro, Peretti, Porro, Schmoltz) le hanno percepite diversamente secondo la situazione, ossia secondo le leggi ottiche di riflessione e di intercettazione dei raggi luminosi : per ciò gli uni le hanno dette biancastre, gli altri, me compreso, le hanno viste più fosche del fondo oscuro, ora forse guardandole dal lato fio¬ camente illuminato ed ora da quello contrario alla luce de¬ rivante dalla anticamera. Una figura s’è projettata all innanzi e si è fermata alcuni secondi, di guisa che in una pausa ulteriore della seduta io l’ho disegnata : il profilo è stranissimo, con una fronte depressa, un naso enorme e adunco, un mento acuminato (forse il pizzo della barba?). Ne riporto la figura in tavola separata; ma il più importante è questo,' che un altro dei percipienti a mia insaputa, ha disegnato quel profilo e i nostri due disegni concordavano in tutto e per tutto! Salvo ad ammettere una ipotetica suggestione mentale fra noi due, questa conformità spontanea e la diversa luminosità delle “ forme „ escludono l’origine allucinatoria della nostra visione.  Ricomparvero ombre una seconda volta, più tardi, dopo che Eusapia, tornata ad un certo grado di coscienza, aveva, potuto dirigere con la sua completa frase tronca e rauca altri esperimenti : credo però che fosse ricaduta in letargo. Questa volta quattro di noi (io, Da Passano, Schmolz, De Albertis) scorgemmo figure incerte, biancastre, nell’interno del gabi¬ netto: erano larve indefinibili e, certo, non erano, in quel mo¬ mento almeno, la “ forma „ o le “ forme „ da cui sentivamo toccarci e di cui vedevamo fuoruscire dalle tende le mani e l’avambraccio. La durata di codeste apparizioni e la loro im¬ perfetta consistenza dimostrata dal contorno evanescente e indeciso, non mi hanno concesso però di discernerne netta¬ mente la figura e tanto meno di disegnarla.  Per questi “ fantasmi ,, che han sempre puro carattere onirico, è senza dubbio, necessaria l’entrata del medium nell’anideismo, — come lo chiamerebbe I’Ochorowioz — del “ trance „ passivo.   Morseli.!, Psicologia e Spiritismo, I.   Tav. VI.   Apparizione di un’ombra dal profilo diabolico la sera ilei 5 giugno 1901.  (Disegno di A. Berisso da un mio stilizzo a lapis).  Non sono un allucinato!  Quando si tratta di percezioni visive, il sospetto di una illusione sensoria, anzi di una vera allucinazione è quello che per primo sorge nella mente, così di coloro che negano la realtà dei fenomeni, come di quelli stessi che, accostatisi allo spiritismo in atteggiamento scettico, credono necessario esaurire tutte le spiegazioni normali fisio-psicologiche e ma¬ gari psico-patologiche prima di adottare quelle superuor- mali. E questo è il caso delle “ forme „ che si vedono.  Non si può parlare di allucinazioni : — 1° perchè il feno¬ meno fu percepito senza che io ci mettessi nessuna tensione di animo ; — 2" perchè, ad es., la mano che ho vista dietro di me, l’ho anche sentita tepida toccarmi, per cui mi converrebbe ammettere che io sono stato vittima di una allucinazione combinata di quattro sensi: il visivo, il tattile, il muscolare e il termico ; — 3° perchè l’hanno vista altri compagni, ma solo quelli che otticamente erano in condizione propizia per ve¬ derla, ; — 4» perchè solo chi guardava nella direzione dove si formavano le larve o le mani le vedeva, mentre non le vedeva chi cercava qua e là i fenomeni da noi dichiarati e non ne indovinava la precisa località : i fatti allucinatoli suggestivi hanno altro processo; — 5° perchè le mie percezioni non collimavano con quelle degli altri, se non quando eravamo nelle identiche condizioni per riceverle dai nostri sensi e per definirle col criterio normale della ricognizione: — 6“ perchè le apparizioni ubbidivano alle leggi dell’ottica fisica, e fra le altre, a quella della loro posizione in uno spazio a tre dimen¬ sioni; — 7° perchè ero presente a me stesso, analizzavo e correggevo le mie percezioni, e mentre guardavo fissamente nel luogo delle apparizioni, seguitavo a tenere stretta nella mia la mano sinistra e a premere con la mia la gamba sinistra della P., ossia e$prcitavo un controllo rigoroso. Ora, chi eser¬ cita un controllo duplice sensorio e motorio non può dirsi in stato di allucinosi acuta.  Del resto, come potrebbe la Eusapia suggestionarci im¬ pressioni sensorie cotanto particolareggiate ed intenzional¬ mente coordinate per una data percezione, nello stato di incoscienza nel quale si trova quando cade in “ trance „ assoluto? Secondo l’esperienza che noi psicopatologi abbiamo dell’ipnotisino e che gli stessi mesmeristi hanno del magne¬ tismo animale, una suggestione non si prodnce senza il con¬ corso di due coscienze, delle quali una attiva (il suggestionatoref l’altra passiva (il suggestionato (. Anche nelle “ allucinazioni veridiche „ descritte da Gituney, Poumore e Myers con tanta penetrazione psicologica, il * fantasma , si mostra al percipiente lontano per un atto di volontà, per un desiderio o un ricordo di colui che versa in pericolo od in immi¬ nenza di morte. L’allucinazione provocata s’intende, dunque, l'effetto di un pensiero volontario e cosciente, anche quando sembrerebbe esclusa l’azione della volontà e della coscienza. Che dire allora di uno stato allucinatorio collettivo che verrebbe indotto da un soggetto inconsapevole, privo della possibilità di ideare un atto volontario e di dirigere a suo beneplacito le energie psichiche dei circostanti?  Mal si riesce a comprendere il meccanismo di una allu¬ cinazione collettiva di simil genere operata da Eusapia in letargia, mentre ella non sente nulla e non fissa nel suo cervello verun ricordo di ciò che le succede attorno e di ciò che fa; mentre essa è in preda ad una sofferenza grave, e geme, e si dibatte, e chiama aiuto, e sembra sognare avvenimenti terrifici od oppressioni atroci o pericoli spaventevoli, verso i quali tutta l'energia psichica, onde può disporre in quel momento, è rivolta. In questa condizione di “ trance , agitato e convulso è piuttosto la Eusapia che cade in preda ad allu¬ cinazioni, ad emozioni, a un vero e proprio delirio onirico, molto analogo a quello delle isteriche (terza fase del grande attacco secondo Charcot) o agli incubi descritti nei libri di stregoneria (Bodin). Qualunque alienista la vegga in così com¬ passionevoli condizioni di corpo e di mente, non può nep¬ pure lontanamente supporre che in quel periodo essa sia il soggetto attivo, e che l'assistenza, composta di persone in¬ telligenti sveglie ed attente, componga una massa passiva¬ mente suggestionabile. A chi è mai venuto in mente che i fenomeni medianici e sopratutto i più importanti, cioè le grandi materializzazioni tangibili e visibili, manifestantisi solo quando i medi, come Eusapia, cadono nel trance passivo letargico, siano illusioni create dalla volontà di costoro?  Rimane, è vero, il subcosciente, al quale si attribuiscono facoltà supernormali: si suppone, cioè, che anche in “ trance , le proiezioni, diciamo, allucinanti del medio acquistino una energia straordinaria, e arrivino a mettere in azione i centri percettivi dei presenti anche senza che il medio stesso pensi e voglia il fenomeno. Io osservo che il modo di procedere di Eusapia Paladino nelle sue sedute implica sempre, da parte sua, la premeditazione di ciò che deve manifestarsi : •questo primo tatto mi sembra ormai fuori di contestazione, e vale a limitare di assai la presupposta attività del subli¬ minale. Ma non basta: se badiamo alle materializzazioni tangibili o visibili, noi le vediamo spessissimo rispondere a desideri o a domande dei presenti; ora, prescindendo dall’i- dentitieazione. che può essere in parte effetto di un processo suggestivo, rimane il fatto che nella rievocazione delle forme con quei determinati caratteri il fattore passivo diventa il medium, sul cui subliminale agisce il pensiero conscio o subconscio dei percipienti. Il subliminale, insomma., è dotato di autonomia molto relativa: e il suo automatismo si com¬ pone per lo più di elementi cedutigli dalla coscienza supe¬ riore, per quanto il Mters si ingegni, col suo solito vigore, ad argomentare il contrario.  In un volume sulle Illusioni pubblicato molti anni fa (“ Internat. scientifìc series „, XXXI V, 1881), Giacomo Sully, rappresentante della psicologia classica, sosteneva che tutta la fenomenologia delle sedute spiritiche è illusoria, inquan- tochè i presenti versano in uno stato di “sub-aspettazione, o di attesa emotiva , che li dispone a percepire pronta¬ mente solo ciò che lor sembra strano o misterioso, e che li porta anche, per il suo colore emotivo, ad anticipare il fatto e “ a dargli realtà,. Questo esclude, egli diceva, ogni calma attenzione; l’ iperprosessia diventa, in sostanza, una para- prosessia, poiché lo sforzo attentivo, anche per esaurimento dei centri cerebrali, li fa cadere in un’esaltazione che turba il processo normale di percezione e ricognizione. Il Sully arriva a dire che le sedute spiritiche agiscono sulla psiche come una vera intossicazione (forse voleva dire una ebbrezza), la quale non solo colpirebbe la percezione, ma avrebbe poi il suo contraccolpo : 1° nella memoria, donde le pseudo- mnesie dei fenomeni veduti ed asseriti ; 2” nel giudizio, donde i sofismi di fallace testimonianza; 3° nello stesso criterio, donde la trascuranza di ogni saggia norma sperimentale.  È un quadro desolante che deriva in linea retta dalle famose e acerbissime critiche del Caupknter (v. Mental phy- siology, IV ed., p. 456', ma che non risponde a nulla di vero. Anch’io credevo che nelle sedute spiritiche ci fosse tutto quello che occorre per illudere, e anche per allucinare le persone, e propendevo al consueto dilemma : o frode, o illu¬ sione sensoria (individuale e collettiva). Ma l’esperienza, che   406   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li   oramai ne ho fatta, mi costringe a dichiarare assolutamente erronea l’ipotesi esplicativa così cara al gran pubblico.  Il Carpente» ha esagerato l'intìuenza perturbatrice della sua expectant attentimi : questa, in generale, si limita a modificare una semplice impressione sensitiva o sensoria reale, e la altera preferibilmente in conformità dell'emozione che si attende; però, d’ordinario, non crea ex novo una percezione complessa e duratura. La visione, ad esempio, di un fantasma materializzato in una seduta della Paladino non è un fenomeno così fugace da non poter essere ana¬ lizzato, apprezzato, e, se occorre, emendato, sia con una migliore critica delle proprie impressioni da parte di ciascun pereipiente, sia col raffronto delle percezioni dichiarate dagli altri: quando è che le illusioni da tensione di attesa hanno  questo carattere ?  Inoltre, se l’attesa crea i fenomeni, massime nel senso della vista, perchè le materializzazioni visibili, le luci, le ombre, i fantasmi sono poi così rare, che occorrano varie sedute di seguito prima di arrivarci? Direi, per contro, che dal lungo aspettare dovrebbe venire (e in realtà deriva) una decrescenza dello sforzo attentivo ; il che provoca una dispo¬ sizione d’ animo perfettamente opposta a quella pretesa dal Carpente», e che è, ad un dipresso, la medesima ripetuta tuttora dagli increduli fra il volgo profano e dagli scettici fra qùell’altro volgo costituito da sedicenti scienziati.  Se analizzo il mio stato d’animo durante una seduta, anche quando assisto allo stupefacente manifestarsi di forme materializzate, e se lo paragono a quello che io provo mentre sto scrivendo i miei appunti, io non riesco a tro¬ varci alcuna differenza: sono calmo adesso, come ero ieri l’altra sera. Senza dnbbio, chi legge o sente narrare di ap¬ parizioni e di ombre di defunti (?), suppone che il vederle induca una profonda emozione e perturbi il corso normale dei pensieri, la formazione dei giudizi, le operazioni del processo logico: ebbene, niente di tutto ciò! Fu già notato il fatto curioso che generalmente gli individui soggetti alla telepatia veggono i fantasmi (siano essi doppi reali, o alluci- nazioni veridiche, o allucinazioni semplici) senza grande ter¬ rore e quasi senza commuoversi. Ammetto che quella fred¬ dezza può essere indizio della predisposizione individuale alla fenomenologia iperpsichica ; ma intanto io, dapprin¬ cipio, non me ne sapevo capacitare, e l'evento telepatico io lo dissi e sostenni dipendente, il più delle volte, da un dissesto costituzionale della coscienza che rimarrebbe per ciò indifferente al fenomeno, siccome avviene nei deliranti di fronte alle più stravaganti creazioni della loro malata fan¬ tasia. Ma adesso che, senza terrore e a mente serena, ho. visto   Testa di Mammone, da una stampa del XVII secolo.  [Il Bastia» ( AUerlei zur Volks- nnd Menschenku nde, 1888, voi. IJ, tav. Il) riproduce questa figura da un libro di F. Barrzt, edito nel 1606. Questo demonologo dava Mammone pel demone della « lussuria o rabbia erotica * (lovetousne&s) e lo poneva a capo della schiera dei diavoli « tentatori e arcai lappiatori »].  anch'io le “ ombre „ famose (per quanto ancora non ben con¬ formate nè personificate), escludo in modo assoluto la esi¬ stenza di un perturbamento emotivo capace di alterare la coscienza e il giudizio dei percipienti.  E poi dove troveremmo noi, nel nostro pensiero di uomini colti e in massima spregiudicati, gli elementi per costruire e per proiettare imagini così tipicamente “ magiche „ come quella da me distinta e disegnata?... Io, nel vedere uscire quello strano profilo dalla mia matita, mi sono risovvenuto di certe figure diaboliche che la fantasia popolare assegna al Gran Maligno ed agli spiriti infernali, platonici. In una opera riboccante della sua solida, quantunque farragginosa erudizione, Ad. Bastia n mi porge, come materiale di con¬ fronto etnografico e mitografico, alcune teste di demonii creati dalle paure medievali del misticismo cristiano: e tra esse ne veggo una di Mammone, il demone della lussuria, del * peccato della carne „, la quale straordinariamente as¬ somiglia al profilo caprino fattomi vedere da Eusapia. Noto che costei ha “ materializzate „ cotali figure, o figure con¬ simili, in altre sedute oltre alle nostre, per es. a Choisy... Quello da me figurato dev’essere a un di presso il profilo “ a gran naso, a fronte enorme e con barba „ veduto dai Blech a Monfort-L’Amaury...  Se si considera che il suo sogno medianico non è mai privo di espressioni mimiche e anche verbali di colorito erotico, come De Rociias e G. Bois hanno giustamente rilevato, vien voglia di chiedersi se quel ceffo grifagno proiettato davanti o accanto al medium estasiato, non costituisca una simbo¬ lica rappresentazione delle imagini oniriche procreate nel fondo del suo subconscio da un serotino rinfocolamento del sessualismo isteropatico. Il “ caprone „ larvale non mostra l’occhio ardente, nè la bocca anelante nell’estro venereo, nè la lingua spinta lussuriosamente fra le labbra del Mammone mitologico; ma l'analogia è sorprendente, e la psicopatologia, convalidata dalla storia delle credenze popolari, reca indub¬ biamente qualche luce sulle barocche fantasticherie dell’a¬ tavico mondo subliminale.   «  * *  Produzioni teleplastiche.  Anche il fenomeno delle “ materializzazioni tangibili „ rag¬ giunse la sera del 5 giugno un’intensità eccezionale. Fino a qui la Paladino non mi aveva mostrato questi fenomeni a distanza tale dalla sua persona, da escludere ogni dubbio in chi sen¬ tisse descrivere i toccamenti da noi subiti e le membra dina¬ miche da noi vedute o toccate e premute o afferrate fuggevol¬ mente. Nè fino a jer l’altra sera nessuna delle manifestazioni medianiche aveva assunto quei caratteri personali che servono di base alle credenze spiritiche. Ebbene : eccomi a dichiarare   LE MATERIALIZZAZIONI „ GENERICHE   409   che ho assistito finalmente a fenomeni cotanto eccezionali e per me incredibili.  1° Materializzazioni di forme impersonali tangibili , a distanza. — Già nelle sedute precedenti anche i membri della catena tiptica meno vicini al medium avevano sentito i misteriosi toccamenti di mani invisibili, pur essendo a circa un metro e più da Eusapia, la quale a questa distanza non si capisce come avrebbe potuto allungare fin là le sue braccia o le sue gambe di carne (dato che qualcuno avesse la bizzarra idea di spiegare quei toccamenti con sì fatta ginnastica dei piedi !). Ma jer l'altra sera, i tocchi, i palpamenti, le percezioni di *mani fluidiche „ avvennero quasi sempre a distanze mag¬ giori e su astanti fuori del circolo, tanto da farmi ritenere che la medianità di Eusapia fosse singolarmente rinforzata. Nei contatti vicini alla persona del medium si trova quasi sempre interposta la tendina nera o la sopratenda del ga¬ binetto : le si direbbero utensili di difesa per gli * etìiuvii , condensati. Ma nei contatti distanti cessa la funzione pro¬ tettrice e limitatrice di quelle stoffe: e si ha l’impressione di “ agenti „ affatto liberi nelle loro movenze.  Il fenomeno è avvenuto sulla persona di parecchi di noi, però nella quasi completa oscurità : nè soltanto erano contatti leggeri, bensì azioni vigorose di mani e braccia percotenti, respingenti, attraenti, fino al punto che qualcuno diceva di trovarsi impegnato in una specie di lotta con personaggi percettibili solo traverso sensazioni di resistenza, di spinte, di pressioni. Gli stessi “ invisibili „ frugavano nelle tasche, ne toglievano oggetti, li portavano dall’uno all’altro; com¬ mettevano anche scherzi piuttosto grossolani, quali fregare tali oggetti sulla faccia, tirare fortemente i peli della barba, scuotere con violenza per le spalle, far reclinare con altret- tenta violenza la testa in avanti, ed altre volgarità di simil genere, tutte espressioni di una “ Intelligenza „ assai me¬ diocre, per non dire inferiore. Nessuno di questi atti aveva caratteristiche personali : * John King „ è un burlone, un bon-à-tout faire, ma senza alcuna nota individuale.  L’idea fissa di Eusapia è di svegliare pur sempre la me¬ raviglia dei presenti, e quando questi dichiarano quei toc¬ camenti e quelle azioni complicate a distanza, esprime la sua soddisfazione coll'accrescere la mimica espressiva del tavolino: il mobile s’agita convulso e “ride,. Ad un tratto, essendo io fuori della catena ad osservare, Eusapia ha chiesto che io le dessi del * fluido „ e mi ha indicato che dovevo   410   PSICOLOGIA E SF11UT1SM0, II   eseguire gesti magnetici verso le nere cortine del gabinetto: poco dopo si sente là entro un fruscio, il medium domanda la mia mano, io glie la porgo attraverso la catena dall'e¬ stremo opposto, ed essa me la porta fin contro le cortine. Dapprima io sento un vento freddissimo, e poi qualcosa di consistente e pastoso mi è messo Ira le dita: mi accerto che l’oggetto è un pezzo del mastice tolto dal piatto entro il gabinetto. Dichiaro però che non ho capito come l’atto sia stato eseguito : e allora Eusapia mi afferra con le sue due mani la sinistra, e mi dice di portare la destra verso l’apertura mediana della tenda; e là mi incontro, al di sopra della sua testa, con una mano destra aperta, che appena toccata la mia mi respinge: tento di avanzare e sono respinto con forza ; ri¬ tento, e lotto per un poco con questo segmento invisibile di corpo umano che mi pare guidato da una volontà decisa.  ^ on basta: Eusapia sempre tenendo la mia mano sinistra fra le sue, vuole che io alzi ancora più la mia mano; lo faccio, e alla massima altezza cui io possa arrivare in punta di piedi, sento ancora la stessa mano destra, ruvida e vigo¬ rosa, di consistenza carnea, che mi afferra e stringe nelle dita. Più levo la mia, e più netta è la percezione di quest’altra mano che sembra scendere dall’alto e venirmi incontro por¬ tata da un braccio esteso verso il basso; ne sento la forma, la presa, le successive pressioni. Salgo in ginocchio sul ta¬ volino, e sempre con la sinistra nelle mani di Eusapia vado a cercare con la destra più in alto ancora : e colassi!, fra un agitarsi straordinario delle cortine e sopratende, riafferro la invisibile mano. Sono giunto cosi a circa m. 1,25 dal piano del tavolino, e a m. 2 dal pavimento ! La straordinarietà del fenomeno consiste : 1° nella distanza della materializzazione dalla persona del medio ben controllato, donde la impossi¬ bilità anatomo-fisiologica o, come si dice, materiale che sia un suo inganno ; 2° nella posizione e direzione della forma organizzata, la quale farebbe supporre che la entità cui la mano apparteneva fosse levitata fino all’altezza del pendone della finestra; 3" nella sua diversità morfologica e funzionale dalle mani di Eusapia: parvemi una destra di maschio vigo¬ roso. Evidentemente qui ho assistito ad una teleplastia di forza non comune.  2° Materializzazioni di forme tangibili personificate. — Con queste materializzazioni saltiamo a piè pari in pieno spiritismo. Tutti i fenomeni fisici, meccanici, luminosi, tele- plastici fin qui enumerati non avevano caratteri personali, salvo la arbitraria loro assegnazione a “John King,; la massima parte di essi (se non la generalità, per mio avviso) entra nella fenomenologia “ animica „ degli spiritisti odierni. Questi, da Aksakoff in poi, sono diventati più prudenti e meno inclinati a vedere in tutti i fenomeni la “ manifestazione , di entità occulte distinte dalla persona del medium. Se al- l’animismo così inteso, che è poi in fondo un “fluidismo,, si dà il ragguardevole aiuto che gli viene dalla dottrina del subliminale del Myers disgregatosi dalla coscienza superlimi- nale e fornito delle attività esteriorizzantisi descritte dal De Rociias, si ha una spiegazione dei fatti che ci trattiene molto al di qua dello spiritismo, perchè tacente di ogni in¬ tervento di defunti o di altre intelligenze misteriose. E tanto di qua ci trattiene, che finiamo col trovarci davanti ad un meccanicismo dei più puri, ad un vero ultra-materialismo. Altro che “ spiritualità!  Ma ecco che ier l’altra sera la Paladino ci ha portato in là daH’animismo fluidico: essa ha dato ad uno di noi (al prof. Porro) una « comunicazione con personalità determi¬ nate ,. Io dico che “ ci ha portato e ha dato „ perchè anche in questa parte più alta della sua fenomenologia medianica era chiarissima in lei la volontà di produrla fino dal prin¬ cipio della seduta : il subliminale, insomma, non ha tutta quella iniziativa che il Myers, il Gyel, e lo stesso Flournoy gli attribuiscono. CXrlo Dr Pkel parla di un “ io magico „ che possederebbe, lo dice il nome, virtù misteriose e tra¬ scendentali: io credo che anche nella ipotesi del dottissimo psichicista tedesco, come in quella del genialissimo inglese (i due capisaldi dell’odierno indirizzo spiritico), manchi as¬ solutamente la prova del distacco tra l’azione dell’ io vigile e quella dell’io onirico.   Comunicazioni di una entità personale.  Il fatto del materializzarsi tangibile di una entità perso¬ nale di defunto che sarebbe stato identificato, richiede da me una analisi più minuta.  Fin dal principio della seduta qualcuno dei presenti, dichia¬ rando i toccamenti che provava, li descriveva con caratteri   112   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   allusivi ad una individualità o femminile o infantile. Era infatti una “ manina „ che gentilmente palpava sulla testa, sulla faccia, sulla spalla il De Albertis, e dava anche “ col- pettini „ sul tavolo; una “mano di bimba, che sfiorava il dorso della mano allo Schmolz; era una “ piccola mano „ che carezzava in viso il Porro o andava a frugare nelle sue  tasche o lo tirava per la giacca . Io non ho avuto tocca-  menti di queste mani di dimensioni minime e di delicatezza nei gesti: le mani che io ho percepito tangibilmente erano invece piuttosto grosse e rozze, e stringevano con forza e respingevano con energia. Avremmo pertanto due generi distinti di percezioni tattili che valgono quali rivelazioni di ‘ entità „ differenti secondo gli spiritisti, ma che psico- geneticament.e potrebbero anche essere, come già dissi, la conseguenza di un partieolar modo di apprezzare le proprie percezioni dei singoli membri della catena; mentre, d'altra parte, non si esclude che il medium possa dare intenzio¬ nalmente caratteri diversi di forma e di contegno alle sue membra animiclie.  LI caratterizzarsi dei fenomeni è il primo passo verso quella identificazione personale delle entità comunicanti, che è alla cima delle speranze di ogni spiritista convinto, e che è lo scoglio massimo contro il quale lo spiritismo, seria¬ mente analizzato, è andato finora ad infrangersi. Tutta la letteratura spiritica è dagli stessi spiritisti più serii ricono sciuta inetta a darci la certezza in proposito (Aksakofi. Metzger, Anastat, eco.); un lavoro non difficile di critica ha bastato per ridurre tutto l’enorme preteso cumulo di identi¬ ficazioni a pochissimi casi — si contano sulle dita di una mano ! — dove non si è saputo trovare l’origine delle in¬ formazioni date dal medium. È davvero pochino per lo spiri¬ tismo ortodosso dopo una vita cinquantenaria cosi intonsa e cosi pretensiosa !  Durante tutte le nostre dieci sedute non si sono “ evocati „ gli spiriti: questo è avvenuto per un accordo tacito fra i componenti del circolo, allo scopo di mantenere alle sedute il carattere investigatorio che dovevano avere. Tuttavia alla seconda seduta si era udita dichiarare una interpretazione assolutamente spiritica : la Sig.* cont. Rey aveva creduto rico¬ noscere al buio nella presa e nelle carezze di una mano dina¬ mica le caratteristiche percepibili di una persona a lei cara (la madre'?); ma, come narrai, fu per comune desiderio di tutti i presenti invitata a desistere da siffatte dichiara¬ zioni. Qui ognuno è libero di interpretare i fenomeni, come crede, ma si vuole altresi lasciare sgombro il terreno da ogni preconcetto dottrinale.  Una seconda definizione personale si è avuta l’ altra sera, ma questa volta non si è soffocato il “fenomeno, in sul nascere. Quei toccamenti e quegli atti che parevano fatti da “manine dinamiche di bimba , sono stati interpretati come 1 opera dello spirito di una fanciulla defunta a 8 anni e legata da strettissimi vincoli di parentela al prot. Porro. Dal resoconto che egli ha dato sul Secolo XIX di Genova, stralcio alcuni periodi, che daranno una idea di codesta “ personificazione „ della entità invisibile manifestatasi alla nostra seduta:  ‘ La serie di fenomeni, che immediatamente seguì alla ve¬ rificazione dell’impronta, ha avuto un carattere di intima per¬ suasività personale, su cui mi sembra poco opportuno insistere in queste pubblicazioni. Mentre infatti, da una parte, non potrei sperare in altri la viva e convincente impressione che io ne ho riportato, e della quale i miei compagni di gruppo ebbero la pio va immediata nell 'accento di emozione schietta che ho dato alle mie parole, sarei d’altro lato molto perplesso innanzi di specificare la natura e l’indole delle manifestazioni veramente straordinarie, cui ebbi la ventura di assistere nella memorabile seduta del 5 giugno.  “ Per eliminare ogni sospetto di impressioni subbiettive allu¬ cinatorie, delle quali io sia stato zimbello, posso ricorrere con piena confidenza alle meno importanti manifestazioni, mercè di cui gli astanti poterono, contemporaneamente a me, e senza avere speciali indicazioni mie. riconoscere i caratteri concor¬ danti dell’entità che a me, con peculiare pienezza di mezzi e con evidente gratissima predilezione, si è rivelata per il con¬ tatto delle mani e della testa, per il respiro (distintamente ed a più riprese percepito anche da altri) c per la parola. Al suono gracidante, afono, udito una prima volta, è succeduta, per mìo intenso desiderio, l’articolazione netta, limpida, indiscutibile, di una parola bisillaba, che fu pronunziata chiaramente al mio orecchio, mentre io era materialmente sicuro che la testa del medio e quelle di tutti i presenti erano a distanze non infe¬ riori ad un metro.  “ Come ho detto, lo svolgersi continuo di fenomeni per sè meno importanti ha dato, indipendentemente da me e contem¬ poraneamente alle manifestazioni da me avvertite, la prova dell’esistenza obbiettiva di un'entità, i cui caratteri io non po¬ tevo aver rivelato e nessuno dei presenti poteva aver intuito. A questa, o ad altre entità insieme operanti, debbono logica¬ mente ascriversi i delicatissimi, continui atti avvertiti or dal¬ l’uno or daH'altro degli astanti, riproducenti in modo affatto nuovo, con una finezza di tratto e di espressione singolare, gli usuali sforzi di comunicazione degli occulti agenti.  Tralascio di descrivere questi atti, e quelli osservati iu una fase successiva meno intensa, e sopra tutto meno improntata a soavità ed a dolcezza. Ricordo che a un certo punto ebbi l'impressione di un braccio che mi toccasse, ricoperto da una manica di storta increspata, che non poteva appartenere se non ad un abito femminile. Sospettando potesse essere il braccio del medio, di cui tenevo la mano, portai questa al disopra, finché incontrai la sua manica, e la riconobbi di percallo satinato, adatto liscio e rasato, impossibile, anche per una persona non esperta, qual'io sono, a confondersi con la storta dianzi toccata  Noi desumemmo che al Porro toccava la ventura di cre¬ dersi entrato in rapporti con una persona a lui dilettissima e il cui dolce ricordo è stampato indelebilmente nella sua memoria e nel suo cuore. La parola bisillaba, cui egli ac¬ cenna, è la piu dolce che possa esser detta da creatura umana ad un uomo : ed egli assicura di averla udita distin¬ tamente (la seconda volta); dice inoltre di avere riconosciuta la stoffa di cui discorre in fine del brano riportato.  Non discuto la interpretazione personale dell’esimio astro¬ nomo ; questi in seduta dichiarò anche di avere avvertito dal lato destro, mentre controllava mani e piedi di Eusapia, “ vicino a sè come la presenza di una bambina ma non disse da quali impressioni sensitive egli traesse siffatta percezione connotativa. Anche non so se la voce da lui udita sia stata da lui riconosciuta dalle peculiari sue qualità di timbro ; certo, il tono ne era affettuoso (questo sappiamo), e la palese, forte emozione del Porro tradì il processo rapidissimo di identificazione operatosi nella sua mente.  E stata la prima volta che io ho assistito ad una evoca¬ zione, ovvero alle “ comunicazioni (per quanto rudimentali) di un dato defunto, ; e la cosa vale la pena che io mi ar¬ resti un momento. Ebbene, dirò che il processo psicologico di identificazione non mi è parso avvenisse con la calma sufficiente e con tutto quell’ insieme di discriminazioni che possono condurre alla diagnosi di una personalità. Premesso che una fanciulla ottenne si trova in un periodo di sviluppo in cui mancano ancora caratteristiche individuali precise, qui si avevano troppo scarsi clementi per identificarla. Con perce¬ zioni esclusivamente tatto-muscolari e fugacissime sull’al¬ tezza della forma teleplastizzata sotto una tenda, sulla pic¬ colezza delle mani, sui giochi eseguiti col mio plico o col portar soldi dall’uno all’altro di noi (dato che codeste ope¬ razioni degli “ Invisibili „ si attribuiscano alla piccola en¬ tità manifestatasi in seguito), con una parola comunissima,  per quanto soavissima, pronunciata afonicamente in modo più o meno intelligibile, e infine con la impressione di una manica di stoffa increspata, si ricostruisce appena una generica personalità infantile.  In linea generale intanto è da avvertire il fatto che, nelle otto sedute precedenti, la Eusapia Paladino non aveva chia¬ mato attorno a sè altri spiriti perchè (al dire degli spiri¬ tisti) sfruttassero il suo “perispirito, se non quello a lei famigliare di “ John King Verissimo che qualcuno dei miei colleghi credette nell’intervento di molte Intelligenze attive in un tempo solo; ma oltre alla dubbia psicogenesi di co- desta pluralità, c’è da notare che nessuna di esse diede, ad ogni modo, sentore personale di sè ; e tutta la fenomeno¬ logia eusapiana, rumorosa e molteplice, svanisce per lo più in un indistinto e indeterminato assoluto.  Io penso, in tale riguardo, al contributo psico-individuale e psico-collettivo dell’ambiente in cui si tengono le sedute. Evidentemente una collaborazione dei presenti — consape¬ vole o inconsapevole, normale o supernormale — abbisogna: gli “ spiriti „ vengono e comunicano per i loro amici, se¬ condo lo stile inglese in materia. Ma toltine l’Avellino e il Pe- retti che essa conosceva al suo arrivo in Genova perchè avevano già sperimentato con lei in Napoli e, credo, in Roma, Eusapia si è trovata in mezzo a sconosciuti: e perciò revo¬ cazione di defunti appartenenti a qualcuno di noi non le era possibile, secondo il concetto psicogenetico che io mi faccio di codesto fenomeno medianico, e che viene per l’ap¬ punto confermato dalla lunga assenza dal Circolo Minerva di entità personali diverse da “John „. Sono le nozioni accolte dalla coscienza vigile che scendono a fecondare, per così dire, le attività rappresentative del subconscio. E infatti il primo tentativo di presentazione di uno spirito è stato quello (messo ben presto in silenzio dal contegno del gruppo nostro) della madre della Sig.“ Rey, con la quale Eusapia soggiorna e di cui naturalmente conosce i ricordi familiari. La iden¬ tificazione di quella prima “ entità invisibile „ sentita dalla nostra compagna era così imperfettamente basata, che gli stessi spiritisti convinti del Circolo Minerva non le permi¬ sero di continuare, e, tanto meno, di ritornare a manifestarsi ; e 1’ “ entità „ non trovando l’ambiente propizio, non è infatti più ricomparsa! Nè apparse sono altre “ personificazioni „ giacché nessuno di noi le desiderava o richiedeva. Il che prova quanto di soggettivo, per parte dei percipienti, ci sia in queste “comunicazioni „ di defunti.  Per la fanciulla legata al Porro da intimi vincoli paren¬ tali, è occorso quasi un mese di relazioni tra noi ed Eusapia; il Porro ha avuto, inoltre, sedute particolari del medium (ed io ne darò il risultato nella bellissima levitazione di ta¬ volino avvenuta di pieno giorno). Ora, a questo modo si vengono a conoscere molte cose sul conto delle persone ; e la Paladino è abbastanza intelligente per approfittarne, e per accumulare nei depositi profondi della sua memoria un buon numero di ricordi costituiti da impressioni consape¬ volmente subite o anche cadute alla periferia del suo campo di coscienza, ovvero anche inconsapevolmente date. Non emerge dal suo subcosciente se non ciò che vi è stato immerso; e lo desumo dalla fatta esperienza.  Questo vale per il processo di presentazione delle “ en¬ tità „ individualizzantisi nelle “ forme „ proiettate teleplasti- camente dal subliminale di Eusapia. Quanto al processo di identificazione per conto di chi percepisce col tatto quelle forme e le personifica, rilevo ancora la parte predominante che ha il soggettivo nell’apprezzamento dei contatti, delle carezze, dei gesti ed atti generici percepiti. Io trovo in essi una assenza completa di connotati personali : e sospetto che questi connotati vengano a poco a poco, inconsapevolmente, for¬ niti dal percipiente al medium nel suo stato di emozione che lo porta inevitabilmente a tradirsi, a rivelare ciò che sa e ricorda, ad aiutare con le sue progressive ricognizioni l’individuarsi o, meglio, il “ personificarsi „ del fantasma. Questo, dapprincipio non è persona, ma fantoccio : il suo manifestarsi con caratteri personali si compie gradatamente, e si ha lo “ sviluppo dell’entilà „ , come dicono gli spiritisti, per un processo di intussuscezione di elementi connotativi forniti dal percipiente cui è rivolta la “comunicazione,.  Farlo per ora delle materializzazioni tangibili, dal cui pro¬ cesso formativo non escludo il fattore telepatico, cioè della suggestione mentale dal percipiente al medium, ma assegnan¬ dogli una parte molto limitata. Non forse è cosi nelle ma¬ terializzazioni visibili (che fino ad ora non ho veduto): là credo che la telepatia agisca maggiormente, ammesso che le entità telefaniche abbiano davvero le personalità annun¬ ziate e vantate dagli spiritisti, quoti est, per me, videndum !  Senza pretendere di stabilire che il fenomeno telepla¬ stico sia un prodotto psico-collettivo secondo l’ipotesi di Ochorowioz, certamente la compartecipazione dei formanti la catena esiste in larga misura nella connotazione dello “ spirito , e sopratutto nei suoi caratteri fisici costruiti con impressioni tattili e kinestetiche (muscolari). Io, ad esempio, che con ho mai avuto l’idea di essere toccato da persone (fiuidiche), non ho potuto mai attribuire ai toccameuti una qualsiasi caratteristica personale : erano contatti per lo più fuggevoli di inani e arti che dirò irriconoscibili. Si può obbiettarmi che erano mani sconosciute, e però che non potevano avere per me caratteri morfologici e fisionomici tali che corrispondessero, nella loro impressione attuale, a ricordi miei di nessuna sorta. Tuttavia questa obbiezione cade quando si pensa che nessuno di noi. tranne che la Sig.* Eey ed il Prof. Porro, ha attribuito le mani fiuidiche a persone di sua cono¬ scenza. Dirò inoltre che le mani stesse non mi sono sem¬ brate mai intere e ben formate, tranne quando ho potuto osservarne una completa, di cui non posso escludere che non fosse la mano dinamica della Paladino stessa (o quella vera incoscientemente da lei avanzata V) : il che nel corso delle espe¬ rienze è avvenuto almeno tre volte, e a me è parso ricono¬ scerla alla forma, alla grandezza ed alla epidermide. Ad ogni modo, Pimpressione mia, per quanto concerne la identità delle manine sentite dal Porro, è che egli sia stato nel suo alletto parentale, e nella commozione dell’animo, troppo facile a personificarle. Neaneo risulta che la entità personale gli si sia manifestata interamente: egli ne avverti la presenza in quel sentimento indefinibile che si prova al buio quando una persona ci si avvicina (io l’ ho provato un’altra sera per la presenza di “ John King „ davanti al mio petto), ne sentì i tocchi delicati, il frugargli in tasca, ecc., ma niente di più personale.  Più personale sarebbe stato il dato acustico, poiché il Porro ne avrebbe udita anche la voce, dapprima afona, poi nettamente articolata in una parola. TI giudicare di per¬ cezioni aitimi, massime uditive, riesce sempre assai difficile: tuttavia, siccome la parola fu pronunziata così bassa che niuno la udì tranne il percipiente, ritengo che solo il con¬ tenuto ideativo di essa (significante in modo famigliarmente affettuoso un grado strettissimo di parentela) indicasse Iden¬ tità invisibile „, non il tono, nè il timbro, nè le altre qualità veramente personali della voce. Qui davvero lo stato tensivo di attenzione aspettante produce singolari, ma pericolose acutezze delle nostre percezioni in un senso determinato. Io penso che la parola udita solo la seconda volta in modo distinto dal prof. Porro, corrisponda precisamente alla ipotesi che l'elemento subiettivo dell’ascoltante sovrappostosi all’ob- biettivo dapprima indeterminato (cioè al fenomeno acustico   Morselli, Psicologia e spiritismo. afonico) e fusosi imaginosamente con esso, abbia dato alla percezione uditiva quei caratteri più o meno spiccatamente personali che forse da sè non aveva.  Quella imprecisione generica, quella indeterminatezza che esiste nelle manifestazioni tangibili, si deve avere anche più nei fenomeni acustici. Le voci spiritiche sono quasi sempre afone, gutturali, rauche, irriconoscibili (dato che le si vogliano attribuire a determinata persona): è detto e scritto che paiono uscire da una strozza. Non furono mai ben personificate, se non con una intensa partecipazione subbiettiva del percipiente che le udì e già era disjjosto a riconoscerle.  Per lo più anche le rarissime manifestazioni vocali “ si svi¬ luppano „ (per usare un termine spiritistico), come le tangibili e le visibili: il procedimento di tale “ sviluppo „ lascia adito ad affermarne la origine psico-collettiva o, meglio dirò, inter¬ psichica fra il medium e il percipiente. Con ciò non dico che siano allucinatorie, anzi trovo che se fossero tali, cioè il prodotto di una reminiscenza interiore di ricordi, pos¬ sederebbero fin da principio carattere ben più definito e per¬ sonale, come avviene negli allucinati comuni, che spesso dicono di riconoscere le voci. D’altronde, la voce umana è assai male ricordata: provatevi a pensare alla voce di persona cara con cui abbiate dimestichezza : vi riescirà difficilissimo immaginarvela viva e sonora all’orecchio : voi la udite fioca, lontana e incerta, con qualità contuse e diffuse. Questo si verifica certamente anche nelle voci medianiche, le quali, siano pure il prodotto dell’energia radiante dal medium, debbono, per assumere un’indole personale, essere sottoposte al processo di riconoscimento per conto della persona cui sarebbero dirette.  Tutto ciò io scrivo esaminando oggettivamente i fatti e valendomi delle impressioni dirette a me lasciate dall’avve- nimento. I miei criterii di interpretazione, contrarii al perso¬ nificarsi della forma tangibile di jer l’altra sera, non saranno accolti con favore dal collega, tanto in lui fu profonda e forse rimane la persuasione sull’autentica presenza di quella pic¬ cola persona. Vuol dire che in questi fenomeni, quando man¬ cano le prove oggettive, e V identificazione si compie la mercè di elementi subiettivi particolari a ciascun percipiente e in¬ verificabili in modo oggettivo, la scienza deve procedere con cautele maggiori, con metodi più severi e secondo esigenze ancora più inesorabili rispetto alla prova. E qui andiamo tutti d’accordo : spiritisti (non intendo quelli che vivono di contrabbandi scientifici); psichicisti, e psicologi.  Fenomeni invano aspettati.  Ho già detto che vari fenomeni da noi chiesti non furono fino a qui ottenuti, sia perchè importavano modificazioni nella tecnica sperimentale (p. es., le bussate sul tavolo irto di chiodi, gli effetti della luce catodica), sia perchè piuttosto rari nella fenomenologia paladiniana (p. es., le voci udibili da tutta l’assemblea, le forme personificate per intero e agenti lontano dal medium, le apparizioni fantomatiche). Dirò qualche cosa su alcuni altri * esperimenti „ mancati che si prestano a considerazioni di psicologia mediumnica.  1° Non produzione di suoni melodici, nonostante la collocazione ad hoc di un pianoforte. — Il Sig. Bozzano mi ha narrato che tali suoni vennero prodotti in una seduta data da Eusapia in casa Avellino: ma con una analisi minuta del fenomeno si trova che erano tentativi di iniziare appena qualche accordo armonico semplice ; il che, a parer mio, è adeguato alla ignoranza musicale della Paladino. Anche nella narrazione e interpretazione di codesti eventi acustici risulta chiara e lampante l’importanza del subbiettivismo dei presenti: sono questi che definiscono le loro impressioni più assai di quello che esista di definito nel fenomeno reale e genuino.  2° Non scrittura di segni alfabetici. — Non ottenemmo la scrittura sulle o tra le lavagne, nè ci fu concessa veruna altra manifestazione d’alfabetismo: ciò pure in relazione col grado di coltura della medium. Gli spiritisti scuseranno la mancanza di scrittura perchè John non può servirsi di mani ignoranti per scrivere; egli esegue quei fenomeni che lo “strumento, somministrato da Eusapia gli permette (salvo che anch’esso in vita non fosse, come pare, un ignorantone) . Ma tale scusa è affatto gratuita: contraddice intanto il fatto che il presunto John eseguisca molti fenomeni che oltrepassano la abilità, la forza, la coordinazione muscolare del medium: ad esempio, come conciliare in tale supposto la mancanza di segni alfabetici o numerici con lo sforzo dinamometrico ottenuto la sera del 2 giugno, e che si spiega collo spostamento ben valutato dell’indice dello strumento? e come spiegare che “ egli , assuma l’incarico ben più de¬ licato di plasmatore e scultore nelle impronte in mastice?...  Resterebbe poi incomprensibile perchè “ John ,, che riesce   420   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li   a tracciare segni a lapis sui polsini o sullo sparato dei presenti, non sia in grado di imitare lo scritto stampato (leggendo materialmente nel pensiero) come fanno gli affetti da sordità e cecità verbale. Pare tuttavia che a ciò arrivi la Paladino, ammessa l’autenticità di qualche scritto me¬ dianico a lei attribuito. Infatti il sig. Bozzano dice che nella grandiosa seduta in casa Avellino in cui Eusapia suonò, si ebbe finalmente una scrittura diretta, ossia si trovò la parola morto (scritta a lapis aH’oscnro), in risposta ad una inter¬ rogazione rivolta agli occulti agenti sul destino ignoto di un parente. Sarebbe interessante accertare la verità del ferale annunzio: ma, riguardo alla materialità dello scritto che risultò in caratteri stampatelli o infantili, essa conferma la ipotesi fisiopsicologica più su esposta.  3“ Non indovinazione di un numero d'oggetti. — Questo esperimento l’ho già narrato: la divinazione del numero di faginoli da me estratti sarebbe stata un fenomeno di chiaroveggenza, come tanti se ne raccontano nella storia del meraviglioso psichico. Però il medium interrogato non ha detto il numero giusto, il che prova che se Eusapia possiede le straordinarie facoltà animiche della telecinesia, telefania, teleplastia, ecc., non è chiaroveggente, allo stesso modo che possiede ben poca capacità telestesica e telepatica.  3° Non impressione di maschere facciali sulla plastilina. — L’insuccesso, qui vale come argomento contro l’ipotesi deirOcnoRowicz, che i fenomeni siano sempre il risultato di un concretarsi sintetico delle energie dei presenti sotto forma materiale. Io invece, a parte il contributo prestato dai dinamismi biologici, assegno alla psiche dei presenti quasi soltanto l’efficacia suggestiva, ideale, non materialmente concreta. Era tanto desiderato il fenomeno, tutti noi ave¬ vamo così intensamente rivolta l’attenzione all’ impronta, che se questa dovesse venire dalla somma (fisica) dei nostri dinamismi, si avrebbe dovuto ottenere il volto medianico fin dalla seconda o terza seduta. Parmi invece che questo fenomeno vada soggetto a grandi varianti. In taluni casi lo si è ottenuto facilmente, come ne fanno fede i calchi del Chiaja; ma non l’ha, che io sappia, ottenuto nessuno dei gruppi di investigatori che studiarono la E. P., iiè a Carqueirnnne, nè a Parigi, nè all’Agnélas, nè a Varsavia, nè a Milano, nè tanto meno a Cambridge. E venuto, per contro, nella ospitalissima casa dei signori Blech a Mont,fort-l’A- maury, dove Eusapia ha soggiornato liberamente come in casa sua !   limiti dell’esopsichismo d’eusapia   421   Con ciò non voglio esprimere dubbi sulla sincerità del fenomeno: ma certo è da notarsi codesta resistenza di John anche quando (come nel nostro gruppo) tutte le circostanze sembravano favorevoli. Forse elle la E. P., malgrado tutto il nostro e suo buon volere, non è giunta con noi a quello stato biopsicbico che rende possibile la proiezione della forza suffi¬ ciente ? Questo efflusso richiede probabilmente scariche intense di energia, diciamo, fluidica. Dagli sforzi che la P. esegue quando si tratta di far un’impronta di mano o di dita (esterio¬ rizzando così le contrazioni delle proprie membra) si inferisce che lo sforzo per imprimere una faccia o testa dovrà essere ben più grande : 1° perchè si tratta di una parte del corpo che ordinariamente esegue pochi e deboli movimenti; 2° di una parte del corpo, che non ha l’abitudine nè il potere di influire sulla forma, resistenza, grandezza degli oggetti esterni; 8° di una parte del corpo, che ha caratteri troppo individuali, co¬ sicché richiede un lavoro cogitativo più intenso per essere rap¬ presentata nei suoi particolari caratteri: sudi ciò tutti avranno osservato quanto sia difficile rappresentarsi mentalmente una fisionomia, sia pur quella di persona convivente e a noi lunga¬ mente abituale; 4“ perchè le mani, stante la loro natura di organi di presa e di espressione, proietteranno più facilmente e più da lontano la energia vitale o nervosa : e questo sa¬ rebbe provato dalle investigazioni del Baradoc, dello Ciia- zarain, del Delanne e Dagret [— Trgrad], collegabili a quelle sull’od, per lungo tempo derise ma scientificamente non impossibili, del barone De Reichenbaoh.   Genova, 6-7-8 giugno 1901.   LA DECIMA SEDUTA. Uniformità e variazione dei fenomeni.  Sedata ultima di questa serie, e seduta importantissima, forse la più ricca e varia in manifestazioni! Perchè? Credo che a questo moltiplicarsi ed intensificarsi dei fenomeni con¬ corrano più cause: — 1° La minore diffidenza con cui la Eusapia ci tratta dopo tante ore di comunione spiritica, avendoci trovati ben disposti verso di lei; — 2° L’aumento reciproco di fiducia che oramai tutti noi riponiamo nella sincerità dei medium: anche i più scettici della compagnia (io e Ferraro) siamo guadagnati, per lo meno, dall’evidenza dell’autenticità’ quasi generale dei fenomeni ; • — 3° La mi¬ nore importanza che noi diamo alle strettoie del “ controllo „, non già per rilassarlo fino all’indulgente compiacenza verso Eusapia, ma per averlo reso gradatamente meno fastidioso e meno discontinuo in ragione della abitudine da noi contratta in effettuarlo : io sono convinto che l’invigilare i medii non sia cosa tanto ardua da non assicurarci contro l’inganno anche senza queirincessante cercare le mani e i piedi di Eusapia e quell’insopportabile incrociarsi delle domande di prammatica : “ ha lei la mano? tiene lei i piedi ?„ : sovente con essi si interrompe l’attenzione sui fenomeni e si turba la li¬ bera loro estrinsecazione. — 4° Pongo, in ultimo, la au¬ mentata affinità psicofisica stabilitasi tra tutti noi, anzitutto fra i formanti il circolo, indi fra il circolo ed il medium : è quello che i magneto-spiritisti chiamano “ omogeneizzazione dell’ambiente „ . Io non credo che preponderi in questa mag¬ giore concordia di animi l’azione di un fattore arcano, quale sarebbe una congetturale “ polarizzazione di fluidi „ o una “ risultante media di dinamismi bio-psichici „ : parmi sem¬ plicemente che si crei e si fortifichi sopra tutto quella comu¬ nanza di sentimenti, di idee, di tendenze che è inevitabile si stabilisca fra varie persone viventi lungamente a mutuo rapporto, in uno stesso luogo, sotto le medesime impressioni ed in circostanze ohe nelle nostre classi sociali vietano gli aperti dissensi e finiscono coll’inibire le espressioni abituali dei sin¬ goli caratteri. Ciò non pertanto sarebbe illogico negare la verosimiglianza di “ flussi nevro-psicbici „ sinfonizzantisi tra loro, come le onde hertziane.  Siamo sempre nella sala solita, ma vuotata di mobili per obbligare l’attività medianica di Eusapia a darci fenomeni meno materiali dei consueti, possibilmente delle grandi ma¬ terializzazioni. Però la prima parte della seduta è consumata in una successione de’ consueti fenomeni di moti e levitazioni e battiti ritmici del tavolino, di toccamente di scherzi con la seggiola di uno dei visitatori, ecc., ecc., giacché il m.se Da Passano, che non è mai stato al controllo, ha chiesto di esservi messo iersera, e ciò induce la Eusapia a beneficarlo della solita ormai vieta fenomenologia. Siamo, dunque, sempre di fronte al doppio rilievo psicologico da me fatto: 1° la me¬ dianità è influenzata, nelle sue manifestazioni, dalle con¬ tingenze esteriori in cui il medium opera; 2° la medianità è sistemata automaticamente nella Paladino, così da renderla inetta a imaginar cose nuove (nel suo subcosciente) e da costringerla a reiterare in serie i fenomeni, a mo di un ro¬ sario sgranato sempre nel medesimo senso !  Ma esaurita la serie abituale, ecco iersera incamminarsi la Eusapia per vie meno comuni, e darci, come dissi, non solo notevolissime varianti ai fenomeni già prodotti, ma al¬ tresì fenomeni nuovi.   1. Varianti nella telecinesia.  a) Per dare una risposta al dubbio espresso da qual¬ cuno, tanto dentro che fuori del nostro Circolo, che nei mo¬ vimenti. del tavolino agisse la pressione delle mani di Eusapia, jersera intenzionalmente il mobile si è alzato ora da un lato ed ora dall'altro : ossia dapprima si è inclinato obliquamente verso destra quando la mano della medium ne era sollevata dal controllore, indi si è inclinato verso sinistra nelle iden¬ tiche condizioni. Non basta : il tavolo si è alzato sui due piedi anteriori (quelli verso Eusapia), indi sui due posteriori, anche quando nessuna delle nostre mani lo toccava. Noto che tutto questo ondeggiare del mobile è avvenuto alla luce   “ - - IH"-*? f   424 PSICOLOGIA K SPIRITISMO, II   di una lampada elettrica di 5 candele! Sul cosi detto 11 fe¬ nomeno del tavolino „ io sono oramai sicuro nella mia co¬ scienza di osservatore scrupoloso: la telergia medianica di ordine cinetico è una realtà.  La cosa fu resa jersera evidentissima anche in altri espe¬ rimenti. A un certo momento, e mentre avevamo una bel¬ lissima illuminazione (da una lampada a gas con reticella Auerl), il tavolino s'è mosso dal solito posto, e obbligando tutti noi ad alzarci e a seguirlo per tenerci in catena , è andato a fermarsi nel bel mezzo della sala: quivi, sotto i nostri Occhi, ed essendo noi tutti in piedi, si è sollevato fino all'altezza delle nostre teste, ossia di circa un metro dal suolo: ne vedevamo distintamente (sfido io, a quella luce!) i quattro piedi in aria, e curvandomi ne ho veduto la faccia inferiore del piano. Nessuna forza visibile lo aveva portato e lo teneva a quell’altezza: le nostre braccia estese e alzate non lo toccavano, e la medium aveva le mani pur essa in alto al livello medesimo delle nostre, ed era inoltre sorve¬ gliata da tutti noi. Quella levitazione straordinaria in piena luce è durata 15". Aggiungo che il tavolino iersera pa¬ reva in preda ad una vitalità anormale : ha battuto più volte la solfa ; si è espresso mimicamente alla sua maniera, ora brillante e burlesco, ora imperioso e violento; si è rial¬ zato almeno sei o sette volte fino a 85 ceutim. e ad un metro, mentre a luce debolissima eravamo in attesa delle impronte sulla plastilina. Cadendo dall’alto, si è poi sconquassato.  Ma avvenga esso a luce o al buio, con contatto o senza, con sforzo visibile o in quiete di Eusapia, il fenomeno ha ormai per me la medesima autenticità e la stessa causa. Non lo spie¬ gano i “ moti incoscienti „ del Ciieyreul (forse applica¬ bili soltanto ai tavolini parlanti o danzanti nei salotti per puro divertimento); nè i moti iniziali, e poco estesi, ma irresistibili, del Babinet (inservibili quando manca ogni con¬ tinuità nelle linee di forza). I vecchi congegni immaginati dal Faraday, dall’HARE, dal Gasparin , dal Thcry , dallo Chambers, i più complessi del Crookes e Varlky, e i recen¬ tissimi della Commissione di Milano, di Richet, De Rochas, Wattevillk, OofioROWioz, ecc., non hanno impedito che gli spostamenti tiptici si producessero in contrasto con le for-1 mule della meccanica, con le leggi note della fisica, con il pa¬ rallelogramma delle forze, insomma con tutto il codice legis¬ lativo della scienza esatta. Che cosa pensarne , se non che naturalmente e logicamente siamo davanti a fenomeni reali derivanti da cause o forze tuttora sconosciute?   TELECINESI® A GRAN FORZA   425   b) Al tavolino hanno fatto iersera degna compagnia altri oggetti mobili. Per due volte si ripetè il giuoco della seggiola tolta di sotto aH’astante, allontanata, riportata, ri¬ tolta, rimessa a posto da personaggi invisibili che sanno agire al buio senza sbagliare mai nella estensione e dire¬ zione dei movimenti. La seconda volta la seggiola tolta al Dott, Venzano viene a trovarmi mentre io sono fuori di catena seduto su di una poltroncina, a circa un metro dal mio collega ed almeno a un metro e 75 cm. da Eusapia ; e quando le pongo le mani sulla spalliera, essa mi viene presa, bru¬ scamente strappata e riportata al Venzano, che però non può servirsene in vista di un nuovo scappargli dell'irrequieto mobile. E lo scherzo continua per una buona mezz’ora !  e) Quando siamo andati nel mezzo della sala dietro al tavolo semovente, il recinto in legno e reticolato di ferro costrutto su di un lato di essa per i soci fuori di catena, si è scosso, ha ondeggiato, si è mosso quasi preso da con¬ vulsione: tutti vedemmo il fenomeno, perchè eravamo in piena luce, e la Eusapia era distante da quel recinto non meno di un metro e mezzo.  ‘d) Anche in ottime condizioni di luce eravamo mentre Eusapia effettuava due volte il fenomeno Ae\Y attrazione su corpi pesatiti senza alcun contatto. Dapprima essa ha sol¬ levato sotto i nostri occhi una seggiola, sulla spalliera della quale mi aveva fatto collocare ambo le mani, applicando poi le sue sulle mie: ad un suo gesto, che dirò simbolico, di tra¬ zione all'insù eseguito coi muscoli degli avambracci , ha seguito l'alzarsi della seggiola dal suolo per circa 12-15 cen¬ timetri. Riaffermo che le mani di Eusapia non toccavano il mobile essendovi di mezzo le mie mani, ed avendo noi tutti gli occhi bene aperti in una sala pienamente illuminata.  Più tardi, al finire della seduta e mentre ci preparavamo tutti ad accommiatarci da lei, Eusapia si è accostata nell’an- tieamera al pianoforte, sul quale stava un piccolo campa¬ nello usuale di bronzo; e facendo con la mano il gesto di attirarlo verso di sè, lo ha realmente smosso e a piccoli tratti condotto fino all’orlo del mobile donde è caduto in terra: il campanello ha percorso lo spazio di circa 20 cen¬ timetri e il fenomeno è accaduto a luce di due candele, al cospetto di tutta la comitiva.  Basterebbero questi fenomeni elementari di telecinesi» per darla vinta ai sostenitori delle azioni psichiche a distanza in contraddizione a tutte le leggi conosciute della meccanica e della fisica. Non sono infatti le grandi e complicate ma-   426   PSICOLOGIA E SPIRITISMO. Il   nifestazioni della medianità quelle che possono condurre al convincimento, poiché allora l’intrecciarsi delle contingenze determinanti il fenomeno lascia adito a sospettare dei medii e a dubitare delle proprie osservazioni. Qui, invece, il fatto è semplice e percettibile in tutte le sue modalità, è chiaro e limpido nel suo determinismo: si dovrebbe, dunque, cominciare da questi effetti iniziali della facoltà telergetica, giacché un solo fenomeno di tal genere, accertato con ogni mezzo possibile di investigazione, darebbe la prova assioma¬ tica della esistenza di poteri supernormali d’esteriorizzazione dinamica.  Ma vediamo: nelle condizioni in cui Eusapia ha provocato quel moto di campanello senza contatto apparente, senza applicazione visibile di una forza meccanica ordinaria, siamo noi sicuri? Vi fu l’imprevisto, è vero, da parte del medium perchè il suo passare vicino al pianoforte e il fissarsi della sua attenzione sull’oggetto eventualmente collocatovi sopra sono stati fortuiti : ma dalla sala, dove si teneva la se¬ duta, non aveva essa potuto gettare lo sguardo nell’antisala e premeditare il fenomeno?... Si è infatti parlato di una frode che essa usi commettere in detto esperimento: ossia il moto attrattivo dell’oggetto sarebbe ottenuto mediante uno dei suoi capelli che strappatasi dal capo, essa saprebbe abil¬ mente far girare attorno all’oggetto preso di mira, e tenen¬ dolo fra le dita utilizzare quale strumento impercettibile, per la sua finezza, dagli astanti. Assai semplice e comodo mezzo di attrazione ! Il tiro fu scoperto dal De R-ochas e dal Flam- marion nelle sedute di alcuni anni fa: e non può dirsi che la ipotesi del “ capello (luidico „, avanzata da qualche spi¬ ritista distintissimo, valga a distruggere il dubbio della ciurmeria cosi schiettamente degna di un’isterica. Per esclu¬ derò l’intervento di un “ capello organico , o tegumentale di Eusapia nel fenomeno di stanotte , non abbiamo altra ragione se non quella che nessuno di noi ha veduto un solo movimento di lei, atto a ingenerare sospetti (strappo del ca¬ pello, attorcigliamento al dito, cireumduzione del campa¬ nello, eoe.). Ma il non aver sorpresa Eusapia in fallo, basta a togliere di mezzo il fallo stesso? E il supporre dei “ ca¬ pelli , effimeri, fabbricati all’istante con la materia eterea o astrale, e fatti sparire magicamente, non sarà, in codesti fenomeni tuttora sub judice, un “ miracolo „ per la stessa metapsichica ed nn sillogismo di petizion di principio per la logica? Varianti nella telecrasia.  Denomino grecamente così i rumori e suoni che si odono durante le sedute : e ve n’è di tantissime specie ! Gli uni sono dati dai famosi colpi e battiti o raps che si sen¬ tono nei mobili , sopratutto nel tavolino medianico, nelle pareti, nel soffitto e persino nel pavimento della stanza, entro il gabinetto oscuro, talvolta vicini, tal’altra lontani, ora deboli e fiacchi, ora forti e potentissimi fino a rintro¬ narne tutta la casa... Ieri sera i raps del tavolino hanno avuto il carattere di picchi ritmici, di raschiamento, di grat¬ tamento, di fremito intrinseco nella sostanza medesima del legno... Anche questo è un fenomeno elementare, comunis¬ simo ; eppure, nè fu ancora studiato abbastanza, nè c'è mezzo di comprenderne la natura. Conosco le spiegazioni che ne hanno dato gli anti spiritisti non scienziati e gli antispiritisti scienziati, ma nessuna mi convince. Ho già parlato delle contrazioni muscolari con le quali, secondo fisiologi insigni, i medii saprebbero dare l’ingannevole percezione di quei suoni. Il Flint, clinico medico a Buffalo, pensò ad uno scricchiolìo prodotto nella giuntura del ginocchio dall’urto fra tibia e femore; lo Schifi-, che insegnò fisiologia, a Fi¬ renze e a Ginevra, attribuì i rumori al battere del muscolo lnngo peroneo; lo Jobebt, chirurgo di Parigi, credette arre¬ care prova di ciò in certi casi patologici di contrazioni clo¬ niche muscolari... Ma per chiunque abbia udito un solo ge¬ nuino rap, codesti conati esplicativi sono inammissibili, anzi (mi duole dirlo per la dignità della scienza anatomo- fisiologiea) addirittura grotteschi. D’altronde, come si spie¬ gherebbero con sussulti tendineo-muscolari i picchi e suoni produeentisi lungi dal corpo del medio, e sopratutto quel battere assieme di mani invisibili che stanotte abbiamo udito nettissimamente scoppiare a mo’ di plauso in aria, sopra le nostre teste, e dentro il gabinetto oscuro?  Per quanto in apparenza i picchi interni “ spiritici „ siano di pura indole fisica o materiale, è giusto il rilievo fatto dalla Com¬ missione dell’Università di Pennsilvania nominata pel lascito Seybert (1884-87): — essi sono in innegabile rapporto colla coscienza e volontà del medium, e non ne sono affatto indi- pendenti come protestano gli spiritisti. — Ensapia sa sempre quando e dove i pretesi esseri misteriori colpiscono e bus¬ sano: essa è, anzi, così attenta a non essere prevenuta dagli astanti e a non lasciar dubbi sulla sincerità dei fenomeni, che quando un rumore diverso, uno scricchiolìo di mobile, un urto di oggetti, un moto di seggiola induce qualcheduno in errore, è la prima a correggerlo e a dichiarare la causa del¬ l'illusione. Il rilievo torna da un lato in conferma del “ per- sonismo „ (secondo la terminologia di Aksakokf) dei feno¬ meni percussori, dall’altro vale in risposta agli scettici che sostengono la natura illusoria dei fenomeni stessi indotti per suggestione del medium sul suo circolo.  *  3. Varianti nella telefonia.  Jersera le “ luci spiritiche „ , che son sempre un fenomeno tra i più rari, non si formarono soltanto in aria, ma sulla stessa mia mano tenuta sul tavolino medianico. Io ero il secondo della catena, a sinistra di Eusapia, e l’assistenza era in quasi completa oscurità: ad un tratto una luce globulare , ma sfumata, di colore azzurro-verdognolo è apparsa sulla piega cutanea tra il mio pollice e l’indice, ha oscillato alquanto, si è mossa e posandosi sul dorso della mano è salita verso l’avambraccio, ivi scomparendo. Tre altre volte la manife¬ stazione luminosa si è riprodotta, e ogni volta è stata vista da tutti. Io guardavo il fenomeno con la testa piegata ed avvicinata alla mia destra, e la fiammella non mi produ¬ ceva calore: dirò anzi che neppure irradiava luce: era lu¬ minosa in sè stessa, ma non rischiarava le parti del mio corpo su cui passava.  Altre luci sono apparse più tardi, in alto, di contro alle cortine nere, o sulla testa di Eusapia, ma non differivano da quelle già vedute precedentemente, se non nell’ insolito splendore. Io ne ho percepite distintamente due a livello del lato sinistro della testa di Eusapia, nel punto della breccia cranica: erano diffuse e non circoscritte. Una terza, che direi più condensata, della grossezza di una noce avel¬ lana, di aspetto fluorescente, è comparsa in alto e si è man¬ tenuta fissa per almeno 10", scindendosi poi in due e dile¬ guandosi dopo altri 10" : le mani del medium erano invigilate da me e da Venzano, ed erano nel contempo visibili in pe¬ nombra. È utile avvertire che le luci preannunziano geneTalmente altri fenomeni cospicui, soprattutto materializzazioni : e infatti, dopo quella telefonia vivissima, io ho avvertito una “ piccola mano di bimba „ accarezzarmi graziosamente il viso.  Delle materializzazioni visibili (“ fantasmi „), le più rare a presentarsi nelle sedute medianiche dell'Eusapia, fino ad ora non abbiamo ottenuto che fantasmi indecisi e senza ca¬ rattere personale : se fosse da accogliersi per vera e reale senza alcuna miscela di soggettivo, la impressione visiva che il Dottor Venzano dichiarò jersera di avere provato, cioè di un'ombra avente la statura e i contorni di una “ bambina ,, noi andremmo accostandoci alla fase delle vere apparizioni. Ma peccato che tale interessantissimo fenomeno non sia an¬ cora caduto sotto i miei sensi ! Ne parlerei con cognizione di causa, mentre debbo limitarmi a riferirlo in maniera gene¬ rica, non senza osservare che la connotazione del perci- piente gli poteva essere, in parte, suggerita dalle convinzioni del collega Porro.   4. Varianti nelle azioni a distanza sulla ma¬ teria inerte.  Designo in questo modo quei due fenomeni abbastanza differenti nelle loro apparenze, ma in sostanza non dissimili fra loro, che sono le impressioni su corpi molli (creta, pla¬ stilina, farina, sabbia, carta atfumata, ecc.) e gli apporti: in ambedue i casi la materia, o ciò che chiamiamo con questo nome, subisce l’azione a distanza della misteriosa forza ema¬ nante dal medium, la quale ne muta le disposizioni mole¬ colari e la situazione nello spazio. Nelle impronte vi è au¬ mento di coesione; negli apporti, che sono assai più ardui ad ammettere e ad essere compresi, vi sarebbe invece dap¬ prima cessazione dello stato coesivo (“ disgregazione ,), indi, attraversato uno spazio qualsiasi nonostante gli ostacoli ri¬ tenuti per impenetrabili, ricomparsa della identica coesione anteriore per sintesi dei suoi elementi atomici (“ riaggre- gazione ,).  a) Finalmente jersera abbiamo avuto un'impronta di profilo sulla plastilina; ma ad onta degli sforzi di Eusapia, che per produrre tale fenomeno era caduta in fortissima agitazione e mostrava indubbi segni di sofferenza e di per-   430   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   turbamento (li coscienza, l’impronta è riuscita debolissima: il mastice è poco compresso, il profilo è appena appena di¬ scernibile; soltanto il rilievo del padiglione di un orecchio rivela che si è tentato applicarvi un lato della testa. Ho la certezza assoluta che tale impronta non fu eseguita fraudo- lentemente : la plastilina era stata bensì per due terzi della seduta su di una seggiola a non grande distanza da Eu- sapia e alla sua sinistra, ma questa, controllata sempre con gran rigore, non le si era avvicinata mai con la lesta (in¬ ganno troppo facile a scoprirsi da undici persone intelligenti ed accorte): inoltre, avevamo a quando a quando ispezionata la superficie liscia della pastosa focaccia. Per produrre l’im¬ pronta Eusapia ha proceduto cosi: — lamentandosi e chia¬ mando aiuto, essa si è svincolata ad un tratto dalle mani di Venzaqo e De Albertis che la controllavano, ha afferrato la mia mano e mi ha trascinato verso il gabinetto; quivi si è coperta la testa con la tenda nera e poi ha applicato l’orecchio al petto del De Albertis, comprimendolo fortemente: alla fine, come se tale sforzo di compressione avesse sortito il suo effetto, ha emesso un sospiro di soddisfazione e si è abbandonata in quasi completa risoluzione muscolare. — Io l’ho ricondotta alla sua seggiola; e rifatta la catena, mentre Eusapia era in evidentissimo “ trance „, abbiamo udito i sette colpi chiedenti la piena luce : solo allora abbiamo scoperto che la plastilina era rimasta impressionata.  In tutta questa manovra v’è, lo si scorge benissimo, l’in¬ tervento volitivo del medium: non ci riesce però di scoprire la frode, e quell’impronta è, secondo me, autentica. Al pro¬ posito dirò anzi che Eusapia si è mostrata dolente di non aver potuto stampare “ orma più profonda „ sul nostro ma¬ stice : ma a giustificazione sua, sta che la sostanza preparata non era abbastanza molle. Anche gli spiriti esigono che sia loro facilitato il còmpito!  b) Il secondo apporto della nostra serie di sedute eusapiane, s’è avuto iersera : forse ne abbiamo, anzi, ottenuto due. Dna prima volta, al marchese Da Passano, vigilatore di destra, è stato messo all’improvviso in mano un ramo¬ scello con due foglie verdi: si era in semi-oscurità, e quel vegetale non si trovava, per saputa nostra, nelle sale del Circolo: veniva, dunque, dal di fuori; ma in qual modo? - La seconda volta, sono apparsi due ramoscelli, credo, della stessa pianta : uno è stato ridato, da invisibili mani, al Da Passano, ma forse era il medesimo di prima; l’altro è ca¬ duto sul tavolo sfiorando il viso di Venzano. Ma anche questi donde venivano? La pianta è botanicamente comu¬ nissima. ed io confesso che non so esimermi da dubbi gravi sulla veridicità del fenomeno: per accettare un apporto in si fatte condizioni, abbisogna una buona fede superiore alle mie forze. Vorrei che ad ogni seduta, massime quando ac¬ cadono fatti consimili di “ disgregazione e riaggregazione di corpi „ o di “ dematerializzazione e rimaterializzazione di corpi solidi „, in assolutissimo contrasto con le leggi fon¬ damentali della fisica e chimica, si esercitasse una vigilanza par¬ ticolare: vorrei lo svestimento del medium dai suoi abiti, e l’esame della sua persona a nudo (anche se convenisse ef¬ fettuare quelle investigazioni intime che tanto ferirono l'amor proprio di Eusapia a Cambridge); vorrei dati al medium stesso abiti nuovi, accuratamente ispezionati; vorrei anche un po’ più di luce o un po’ meno di oscurità; e vorrei che l’oggetto apportato fosse di tale natura da escludere l’in¬ ganno.   *   * *   Lettura del pensiero?  Un fatto di lettura del pensiero sarebbe questo: — Il De Albertis av“jva recato con sè e teneva in una tasca interna dell abito un ventaglio che una signorina di sua conoscenza gli aveva dato affinchè gli venisse tolto dalle “ Intelligenze occulte , e consegnato a me, senza che nessun altro sapesse di tale desiderio. Era, adunque, un vero esperimento tele¬ patico, che il capitano tentava ; e si è verificato appuntino. Il De Albertis stava fuor di catena, seduto su di una pol¬ troncina a un metro e mezzo da Eusapia, e là una mano è andata a toccarlo, mentre altra mano gli estraeva dalla tasca il ventaglio e lo portava da lui a me. Il ventaglio ha fatto cosi più giri attorno, trasportato invisibilmente dal¬ l’uno all’altro di noi: dippiù, ai nostri lagni di provare troppo caldo, si è messo a rinfrescarci cortesemente la faccia, utilizzando per bnona mezz’ora tutto il dinamismo medianico della Paladino.  Senza dubbio, si è veduta la intenzionalità dell’agente in¬ visibile in tutto questo trasportare e trasvolare del ventaglio : ma essa non è dissimile nei trasporti e trasvoli degli altri oggetti, trombette, chitarre, tamburelli, ecc., avveratisi nelle sedute anteriori. Per contro l’azione iniziale del togliere il ven¬ taglio al suo possessore e del portarlo a me, conforme al pen¬ siero di lui, ba i caratteri della suggestione mentale. Osservo tuttavia che jersera si sono avute altre manifestazioni eguali (p. es. al Da Passano è stata presa di tasca una borsa da tabacco, e il tabacco è stato sparso sul tavolino): per ciò potrebbe anche trattarsi di pura coincidenza senza telepatia, pur restando ammirabile tutto l’ulteriore complicato itine¬ rario dell’oggetto cortesemente inviatomi, con quel mezzo nuovo di comunicazione, dalla bella sconosciuta.   *  * *  Le materializzazioni.  Numerosi e vari sono stati la sera dell'8 giugno i feno¬ meni di teleplastia: vi abbiamo toccato un punto di medium - nismo cbe raramente con Eusapia si raggiunge.  1. Materializzazione di mani isolate.  Tutti gli atti superiormente descritti presuppongono la for¬ mazione teleplastica di mani operanti intenzionalmente. Il più spesso le si sentono al tatto o le si odono lavorare nell’oscnrità : non di rado esse ci toccano, e noi le tocchiamo; ci palpano, ci stringono e ei afferrano, e noi le palpiamo, le stringiamo e afferriamo. Ordinariamente son ricoperte dalla nera cortina di cotone o dal drappo delle sopratende damascate che chiudono il gabinetto medianico : più di rado, le vediamo confusamente passare davanti a noi, o di fianco a noi, come ombre fosche pro- lungantisi dal medio o fuoruscenti dalla stoffa o dalle fessure del gabinetto. E desse — ormai mi sono convinto — non sono le mani della Paladino.  Eusapia ha ripetuto iersera col signor Schmolz il fenomeno della mano materializzantesi nel gabinetto, in alto, quasi al disotto del pendone : là lo Schmolz ha sentito, al disopra della testa della medio, una mano 4 grossa e robusta di uomo La Paladino, chiamando me a testimonio, ha fatto constatare che la mano fìuidica era diretta dall’alto al basso ; con ciò (si sottintende) non poteva essere la sua, senza parlare del con¬ trollo che in quell’atto e momento era severissimo. La per¬ sistenza della Paladino nel rilevare le caratteristiche più minute dei fenomeni, sempre a conferma che non sono trap¬ polerie, dimostra, oltre alla sua preoccupazione costante di convincere, che essa vuole quel dato effetto e sa come si produce: con me l’ha notato di nuovo quel calmo osserva¬ tore che è Fausto Ferravo.  Codesta intenzionalità è interessata, e risponde all’apo¬ stolato ed alla vanità della medium ; non ha invece ragione alcuna nella psicologia (diciamo così) degli spiriti agenti “dall’altra parte della linea Queste “ Entità „ non dovreb¬ bero avere, io penso, tanta premura di produrre fenomeni che sei vano unicamente a riprova della veridicità della medium : a che prò' consumare così la loro attività? a che prò’ ridurre l’intervento di codeste Intelligenze ad esser una dimostrazione scolastica, sistematicamente pedantesca e stucchevole, di un fatto che nessuno di noi pone più in dubbio, cioè della re¬ altà dei poteri eusapiani? Non sarebbe più utile per la causa dello “ spiritismo che ci dessero comunicazioni più intellettuali? Ma non bisogna augurarselo troppo! Gli stessi spiritisti di buon senso, messi alle strette intorno al nullo valore ed alla inverosimiglianza dei messaggi dell’Al-di-là, messi in imbarazzo dallo scisma colossale fra Kardechisti e Davisiani, cioè fra gli “ spiriti , eelto-latini che insegnano e affermano la reincarnazione e gli “ spiriti „ anglo-sassoni che la ignorano e la negano, confessano che è miglior con¬ siglio non chiedere a “.John King ,, più di quanto possa dare..', la mente della popolana di Minervino. Dicono che la fenomenologia meccanico-tisica interferisce o sostituisce sempre quella intellettuale, e Allax-Kahdec affettò dispregio perciò verso quella: i medi come Eusapia spendono l’energia loro nel far mutare di posto e di peso agli oggetti, non nel dare novello assetto alle nostre idee. Ma ecco una delle solite contraddizioni che risultano ad ogni punto dello spiritismo teoretico: Oxon, ossia Stainton-Moses, era un medium in¬ tellettualissimo e fisicamente potentissimo; e come lui, tanti altri!... Chi concilia tutte codeste asserzioni?  Che una “ mano spirituale , scenda dall’alto, da tanto alto che io e lo Schmolz dobbiamo porci in ginocchio su di un tavolo per palparla e sentirne la stretta, è un’ostentazione pura di tecnica mediumnica : non certo un bisogno nello “ spirito , di rivelarsi in così bizzarra e aerea maniera. Solo uno scettico imbecille può supporre che le sensazioni di mano a livello normale siano prodotte illusoriamente da Eusapia con la sua testa (sic) o con un suo piede calzato di stivaletto (sic, sic): niuno di noi sentiva proprio la necessità di quella controprova. Io, ad esempio, avrei di gran lunga preferito che mi si lasciasse ispezionare il di dietro delle cortine, il di dentro del gabinetto, per vedere che cosa vi si ordisce teleplasticamente in rispondenza alle forme tan¬ gibili per di fuori. È vero che tra le fessure del cortinaggio, smosso dal vento glaciale e sepolcrale che preannunzia i fe¬ nomeni, o quando le tende gonfiandosi vengono avanti si scostano e lasciano penetrare qualche po di luce nelle te¬ nebre del gabinetto, nulla vi si vede per solito (tranne le formazioni radianti, biancastre, di cui qualcuno ha avuta la percezione in certe sedute di Eusapia): ma si desidererebbe, ciò non ostante, penetrare di più nel mistero. Se durante l'esperienza della mano scendente dal soffitto io fossi entrato dietro le tende, avrei percepito forse il prolungamento di¬ namo-plastico, che arrivava colassi! dal corpo della medium V Ma inoltre: quella mano dall’alto non risponde a nessuna configurazione, a nessun atteggiamento immaginabile di una forma umana o antropoide. Ne ho avuta l’impressione che fosse una mano isolata, non un segmento terminale di arto e tanto meno di un arto dipendente da un corpo. Per ve- nire così dall’alto converrebbe ammettere che la persona cui quella mano apparteneva fosse salita o levitata nel vano del gabinetto oscuro, e che la sua testa, non solo arrivasse fino al vólto della finestra, ma traversasse il soffitto. Ne desumo che la medium può organizzare mani e teste nello spazio senza che con ciò esse siano parti di una intera torma umana o consimile alla umana. Debbo aggiungere qui, una volta per tutte, che le mani spiritiche sono sempre state da me percepite nei toccamente nelle pressioni, nelle strette come staccate ed attive per sè ed in sè, non come emananti da un corpo (fantasma) intero: — anche le apparizioni già indicate nelle sedute precedenti mi sono parse incomplete e frammentarie. Aggiungo che la mano da me toccata in alto era cosa morta, quasi un guanto riempito di crusca o di stoppa. Altre volte invece le mani, massime quelle sentite e toccate a livello della persona del medium, o poco piu in su o in giù della sua spalla, danno la sensazione di organi veri e vivi per sè, e non di simulacri, nè di * mani di morto „.  Se penso alle apparizioni delle larve e dei profili veduti finora, sempre più legittima appare codesta mia deduzione. Anche quelle teste ed ombre (non escludo il caso contrario, ma io non ho peranco avuto la fortuna di imbattermivi) non sono mai completamente formate, e non si presentano neppure come dotate di esistenza autonoma: tutte erano in un modo o nell'altro imperfette, non finite, e sempre ave¬ vano qualche nesso con la persona corporea del medium. Le ombre figurate nella seduta Vili si protendevano spiegavano in avanti, ma in basso finivano nell’oscurità indistinta e non si allontanavano dalle vesti di Eusapia con cui direi si conti¬ nuassero. Le teste, formate di profilo, ugualmente: dietro quelle teste ho sempre scorto un prolungamento dell’ombra nella direzione del medium, e dietro quello strano profilo un enorme collo allungatesi fino nell’angolo buio ove la Eusapia sedeva. Questo rapporto di continuità (o conti¬ guità?) fu già registrato da altri, se non erro da Carlo Riohet : non dev’essere, però, generale ed assoluto. Le mani formatesi in alto dietro le cortine e le braccia fuoruscenti dal gabinetto appaiono isolate : ma lo sono poi in realtà ? non potrebbero essere in invisibile continuazione animo- fluidica coll’organismo della Paladino? Sarà diversa la cosa solo per le forme personali che si materializzano al buio anche in mezzo alla sala e che entrano (dicono) in relazioni affabilmente espressive colla assistenza... Ma il mio noviziato spiritico non mi ha concesso ancora queste meraviglie, di cui i tipi classici, ma inconcepibili, restano sempre la “ Katie King „ del medium Cook, il barbuto apparso pel fluidismo (?) di Eglinton, e gli spettri numerosi evocati dalla D’Espérance.  La situazione spaziale di queste teste, mani, membra, ecc., é pure assai diversa: ora sono più ed ora sono meno alte dal suolo. E pur quando dovrebbero appartenere alla immagi¬ naria personalità di “ John „, esse non corrispondono a nessuna stabile forma corporea, di statura e di mole ben determinata. Anche prescindendo dall’oscura ipotesi di Feij. Zòllner , dello spazio a più dimensioni, gli spiritisti obbietteranno che — lo “ spirito „ non occupa nello spazio una estensione come la intendiamo noi, e che può librarsi indifferentemente tanto in equilibrio nell’aria a qualunque altezza esso voglia, quanto a metà sprofondato al disotto del pavimento: poiché gli oggetti materiali e impenetrabili per noi, a “ lui , non arrecano alcun ostacolo, e ne sono attraversati, come i corpi opachi non intercettano i raggi Rontgen. — Ma al solito questa risposta urta contro la forma personale sotto cui si materializzano le entità occulte, siano o no formate dal perispirito. “ John disincarnato „ dovrebbe avere una statura e mole precisa come “ John incarnato „ ; e invero quando John è sentito da coloro che egli preme od abbraccia, che afferra o colpisce, lo dicono “ grande, grosso e robusto „ si da parere “ un mari¬ naio inglese, (è tradizionale che fosse un pirata!). Ma allora, come avviene che le sue mani (se sono sempre le sue!) escano da tutte le altezze, da tutti i punti dello spazio, e siano dirette in tutti i sensi, senza nessuna relazione mor¬ fologica con una personalità avente i caratteri somatici umani ?  Io spiego il fenomeno con una formazione spaziale di mani dinamiche, quali si rappresentano alla mente del medium; ossia non altro che mani, teste e corpi come tali, e senza che siano pensate quali parti di una persona intera. Questa può bensì essere immaginata dalla Eusapia (ma è caso rarissimo, che le costa sforzi straordinari di concentrazione attentiva e scariche fortissime di telergia): e allora appare il fantasma in¬ tegrale. Ma ordinariamente, per la legge fisio-psicologica del minimo sforzo, il medio non si rappresenta che quella parte del corpo che vuole fare agire nel fenomeno, sia una mano, sia una testa, ecc., e se la rappresenta nello spazio, là dove il toccamento, la stretta, la presa e il trasporto dell'oggetto, la messa in azione di uno strumento, ecc. importano che l'arto (dinamico) o il personaggio-automa i pur esso dinamico o “ doppio „) siano formati e rappresentati proprio nell’atto di toccare, di premere, di prendere, di comunicare un movi¬ mento... Sono le idee psico-motrici che per un ignoto pro¬ cesso di esteriorizzazione si organizzano invisibilmente e anche visibilmente? sono le idee-forze di Alfredo Fottillée che operano quei miracoli? .  2. Materializzazione simultanea di due mani.  Io avevo espresso a bassa voce al signor Schmolz , mio vicino di destra, che la materializzazione avveniva sempre d’una mano sola per volta. Pochi secondi dopo, la mia si¬ nistra che tenevo nella destra del marchese Da Passano, è stata all'errata, sollevata, e a circa 30 centimetri dalla catena tiptiea mi sono sentito abbrancato, è il termine pre¬ ciso, da due mani distintissime, una destra ed una sinistra, le quali mi hanno stretto al polso ed all’ avambraccio fa¬ cendomi provare per alcuni secondi la loro simultanea pres¬ sione. Espongo che quelle due mani mi hanno dato l'im¬ pressione di essere rivolte in alto dal piano del tavolino, come se le braccia che esse terminavano provenissero da persona non di fianco, ma posta in basso : ho anche sentito che al di là delle mani v'erano due avambracci. Le mani erano nude e mi davano la sensazione reale di essere in carne ed ossa, di aver palma, dita e pollice, polso; ma nello   MATERIALIZZAZIONI SIMULTANEE LI MANI   437   stesso tempo pareyami di sentire (forse per la loro posizione spaziale?) che non appartenevano a una persona intera, che erano membra staccate, agenti per sè. È inutile soggiungere che il controllo esisteva; che anzi ho subito interrogato i due controllori, ai quali le mani della Eusapia non erano in quel frattempo mai sfuggite.  L'importanza di questo duplice contatto materiale è gran¬ dissima. Prima di tutto, quelle due inani erano un invio persuasivo (medianico) di Eusapia in risposta al mio dubbio sulla unicità delle mani toccanti. In secondo luogo, per la loro posizione e morfologia, esse appartenevano ad una entità personale sola: il che (data la bontà del controllo) proverebbe che dal medium possono partire contemporaneamente due braccia dinamiche bilaterali e differenti, con che si spiega il sincronismo dei toccamenti, quando ci sia realmente. In terzo, quelle mani, essendo una destra ed una sinistra, im¬ plicherebbero, per essere attribuite ad Eusapia, l'abilità di ingannare ambedue i controllori. Qui non è più da parlare della sostituzione delle mani tante volte supposta ed altret¬ tante non provata (neanche da me durante queste sedute). Tale spiegazione potrà evocarsi solo per una certa categoria di fenomeni, per quelli che avvengono in oscurità e nella cerchia d'azione anatomica della persona del medium; ma per quelli in luce, sia piena sia moderata, e per quelli a distanza e ad altezza tali da superare la lunghezza dei suoi arti, essa è inaccettabile: ora, la grande maggioranza dei fenomeni in una buona serie di sedute come la nostra , appartiene a questa seconda categoria, ossia consta di azioni medianiche a vera distanza e discernibili anche alla vista. Infine, pub 1 artificio indicato dal Torelli -Yiollier burlare i due invigi- latori ad un tempo? Si è pensato che Eusapia, avvicinaudo astutamente la mano destra dell’uno alla sinistra dell’altro arrivi a farli toccare, dando loro l’illusione di controllare sempre le mani del medium che cosi si trova libero di mo¬ verle a suo agio. Ma questo sospetto è ingiusto quando si vegga in qual modo si effettui il controllo, specialmente quando accadono le manifestazioni più belle e valide ; in al¬ lora I’Eusapia afferra e stringe convulsamente le mani dei due suoi vicini, le move in tutti i sensi, le porta alla testa, va alla ricerca delle mani di altri tra gli astanti... insomma non ha certamente più il mezzo di insidiare, nè di falsare la veridicità dèi fenomeni.  Qui cade in acconcio una osservazione sulla qualità delle mani che si materializzano. Avrei osservato che in generale   i   438   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   a sinistra della medium si sentono e si veggono mani di sinistra, mentre a destra toccano e si palpano mani di di¬ ritta. Non però costantemente: se la mano che si materia- lizza non ha altra intenzione che di farsi sentire toccare afferrare e rendersi visibile nella sua qualità di segmento termi¬ nale di un arto , allora si ha la unilateralità morfologica e simmetrica: la mano medianica, insomma, è una neo-pro¬ duzione plastica del lato corrispondente della Eusapia Pa¬ ladino. Altrettanto direi delle braccia. Ma quando il fenomeno di materializzazione mira ad altro intento, panni che non sia più così: allora le mani e le membra si formano indif¬ ferentemente nello spazio e non presentano più connessione organica colle due metà corporee della medium. Anche qui si scorge che il fenomeno varia secondo la intenzionalità della medium stessa.  3. Materializzazione di pugni e braccia.  Abbastanza spesso escono dall’ombra e si prolungano' in avanti, ora ai lati della testa di Eusapia, ora a livello delle sue spalle ed ora più in alto, delle propaggini fosche, offrenti a chi le vede la impressione di grossi pugni chiusi o di avam¬ bracci imperfetti, intenzionalmente rivolti verso l’assistenza. Talvolta il loro “ gesto „ sembra di minaccia; ma per lo più la comparsa loro è un’ostentazione di vitalità (diciamo cosi) da parte degli “ Invisibili „. La cortina nera copre quasi sempre queste “ forme „ impressionanti, le quali per ciò non si protendono troppo al di fuori e difficilmente si discernono da rigonfiamenti limitati della nera stoffa. Tal¬ volta però i “ bracci Huidici „ sono lunghi abbastanza per giungere a toccare i vigilatori e perfino (mi si dice, ma finora non l’ho veduto) il secondo assistente in catena. In certi casi la “ forma „ si proietta dalla superfìcie della tenda, come se la traversasse e questa non presentasse ostacolo mate¬ riale al suo passaggio. Vi sono rari esempi di cotali pro¬ paggini che abbiano avuta apparenza chiara e biancastra come le “ mani „ : esse sono ordinariamente nere o nerastre.  Ripeto che la cortina del gabinetto medianico ha in tutte queste materializzazioni tangibili una funzione riparatrice di primo ordine: ma la ubicazione delle forme teleplastiche non giustifica il sospetto che facilissimamente si offre al pensiero di chi legge od ode queste “ meraviglie che cioè siano le mani e le braccia della Paladino. La cosa è as¬ surda, per nove decimi almeno dei fenomeni: in qualcuno solo, senza luce, la cosa è possibile. Debbo però rammentare una diagnosi fatta jersera espressamente dal dott. Yenzano, che sedendo al controllo di destra si senti prendere la mano   Apparizione di un 'pugno fluidieo, minaccioso.  T L’impressione visiva che ne ho avuta è che l’avambraccio protoso a pugno chinso non fosso coperto dalla tenda, ed anzi 'uscisse dal bel mezzo della stoffa. Anche questo è disegno di A. Beri sso].   di sinistra da una mano robustissima, larga, con dita vigo¬ rose, che lo obbligò a battere colpi violenti sul tavolo : quel¬ l'organo imperioso terminava (egli dice) un braccio atletico, fornito di muscoli potenti!  4. Materializzazione di teste.  Le teste si materializzano allo stesso modo e nella iden¬ tica connessione colla personalità fisica della Eusapia: esse   440   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   sono rivolte in avanti, se la medium mira innanzi a sè, sono invece voltate o di profilo se dessa ha lo sguardo rivolto di fianco: mai si presentano ombre i cui profili siano capovolti, e neppure rivolti all indietro. Altresì le ombre mantengono nello spazio 1 atteggiamento umano, ossia sono in piedi; colla testa in alto, le braccia in avanti, il corpo eretto o appena ripiegato. Data la ipotesi che le entità spirituali non siano contenute nello spazio a tre dimensioni, ma possano anche manifestare la loro attività in uno spazio a ne più dimen¬ sioni, secondo le idee di Zòlln'er. questo atteggiamento non avrebbe più ragione di esistere: ma sotto il punto di vista psicogenetico, esso ritorna integralmente alla rappresenta¬ zione che noi ci facciamo di una creatura umana o avente forma umana; e però il fantasma medianico appare anche in ciò un prodotto meta-psichico, non meta-ontològico.  Nelle sere precedenti mi fu dato di sentire la pressione di una “testa, che si materializzava al di là della tenda. Non¬ ostante che sia difficile percepire in tali condizioni mediante la sintesi di stimolazioni successive tattili e bàriehe, posso assi¬ curare che l’impressione ricevuta da quella specie di eorpo duro grosso e rotondeggiante, non fu quella di una tosta umana intera, ma bensì quella di una testa mal formata, priva di capelli, senza propri lineamenti, una specie di cocomero (pei dirla in una parola), rivolta aneli essa dall’ indietro all avanti e piegata un po’ da un lato, precisamente come se fosse stata una copia mal riuscita del capo della Paladino. La medesima sensazione di lignea incompletezza mi fu data, alcune sere fa, da due globi (teste?) fra i quali il mio capo fu lateralmente compresso.  Jeisora fui partecipe di un fenomeno assai più significante in codesto riguardo. A un dato momento mi fu di nuovo afferrata la sinistra da una mano occulta e mi fu alzata in mezzo alla catena, al disopra del tavolo, facendomi colà toccare colle punte delle dita la parte superiore di una fronte, in sulla linea di impianto dei capelli. Tale impres¬ sione fu netta: i capelli erano molti, divisi in sul mezzo, un po’ ondulati (forse arricciati), duri e resistenti al tatto, come se fossero di persona di pelo forte e ruvido : la fronte soggiacente era larga e convessa. Accusando il fenomeno, dissi che dal tatto di quei capelli duri avrei arguito fossero di colorito bruno o nero: ma più che risultato delle osser¬ vazioni di un antropologo, quella mia asserzione era un semplice tentativo per definire ai compagni la mia sensazione.  I tre colpi dati fieramente dal tavolo ( “ John „ assentiva !) furono la conferma inaspettata di una fantastica definizione, e novella prova della suggestibilità del medium. Il curioso si  è che altri dei presenti, suggestionati dalla mia affermazione, avvertu-ono pure col tatto il “ color nero „ della invisibile capigliatura !  C’è bisogno di dire che non era la testa di Eusapia quella da me toccata nel mezzo della catena'? Da rilevarsi in pro¬ posito il paragone che essa ha immediatamente voluto io facessi di quella testa animica con la sua testa reale, facen¬ domi toccare quest'ultima per vedere se era quella da me sentita nella forma della fronte. La differenza nella ricchezza durezza e acconciatura dei capelli, e nella forma della fronte erano abbastanza sensibili, perchè io debba escludere un tiro ; ma c’è di più : mentre toccavo la testa che dirò medianica,  10 discernevo in penombra il chiaro del busto intero della medium, la quale non si mosse. Del resto, come poteva muoversi se era ben tenuta dai controllori '? Per farmi sentire  11 suo capo verso il mezzo del tavolino sarebbe abbisognato che si levasse quasi da sedere e si inchinasse in avanti con tutto il corpo, tradendosi troppo stolidamente.  Anche questa testa capelluta era rivolta in avanti, ma io ne ebbi la impressione di un frammento di persona; cioè che si fosse materializzata là dove io la sentivo, anzi in quella sola parte che io toccavo e palpavo. Dichiaro però che questa incompletezza può essere stata una mia illusione, dipendente da ciò» che il toccare al buio un punto e arco qualunque di una superficie sferica o couvessa, sveglia una sensazione locale separata e discontinua: è facile cerziorarlo coll’esperimeuto.  5. Mani multiple, diverse, eccepite anche nude e direttamente.  A una certa ora della serata io sono uscito dalla catena e mi sono messo a sedere su di una poltroncina situata a destra del gabinetto medianico, a circa 80 era. dalla so¬ pratenda damascata, e quindi ad almeno 1,".50-1,".75 dalla Eusapia. Vicino a me, poco più in là, si era seduto il Prof. Porro. A schiarimento di quanto narrerò, perchè dav¬ vero ne vale la pena, riproduco la pianta della sala indi¬ cando le nostre singole posizioni. Aggiungo che io e Porro eravamo alquanto stanchi, ma in pienissima calma di spirito, per nulla predisposti ad illusioni, niente affatto ansiosi dì manifestazioni. E si era in oscurità quasi completa: daH’an-   442   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   ticamera filtrava un piccolissimo chiarore, che non lasciava distinguere nettamente neanco i contorni delle cose.  Mentre avvenivano nella catena i soliti toccamenti e spo¬ stamenti di oggetti, ed io stavo alquanto distratto a udire i miei compagni accusare questo o quel fenomeno, ho avuto   Pianta della sala e disposizione della catena al finire della seduta dell’8 giugno 1901.   [Ln parte punteggiata del gabinetto oscuro indica la zona dove nrean burnente si materializzavano le . forme»; « !.. r ind" ,lnó tre osi  di°meSTnl8lVev drappeggio della Hnestra che si avanzava versò 1 *!c - in x >° ho avuta la percezione tattile di una . forma » invi¬ sibile con alcune apparenze morfo-flsiologiclie infantili].   ad un tratto sugli stinchi un fiero colpo: era la seggiola del doti. Venzano, che gli veniva bruscamente tolta di sotto ed era gettata con violenza dalla mia parte. Dopo aver notato entro di me che tale urto maldestro contraddiceva alla supposta nittalopia delle “ Intelligenze „, ho presa la seggiola e ho tenuta ferma con la sinistra appoggiata sullo schienale- un tosamento leggero e fugace mi ha fatto capire che si stava per riportarmi via la seggiola. Ho allora distese le due gambe sul sedile per assicurarmene, ma tosto ho avvertito 1 atto di presa di una mano invisibile, indi varii conati per togliermela. Per un po’ ho voluto resistere e ho infatti ob¬ bligato 1 occulto agente a lottare con me, finché, rinforzando il suo attacco vigoroso, “ egli , è riuscito a strapparmi la   443   UNA FORMA PERSONALE TELEPLASMATA   seggiola di mano ed a ridonarla rumorosamente al Venzano. Annoto di passata ehe queste lotte atletiche sono un diverti¬ mento per “ John ,, come ce ne diede prova la sera delle lavagne! Ed anche jersera il via-vai autonomo, in parte scher¬ zoso, in parte violento, della seggiola da Venzano a me e da me a V enzano, è durato un bel pezzo, tanto che ambedue ne eravamo infastiditi.  Poco dopo quasi che la medium avesso voluto con questo primo esperimento assicurarsi che io ero nella sua cerchia, d’azione — hanno cominciato i più straordinari fe¬ nomeni di tutte le dieci sedute: siamo entrati, cioè, a vele gonfie nell alto mare delle medianità telepl asmatica. Tutto il panneggiamento laterale, sopratende e cortine, si gonfiava e si avanzava verso di me, fino a toccarmi : mi si stimolava quasi a palparle, ed io ho infatti sentito dietro di esse della  resistenza : durante questo palpamento allungando io le mani,  esse mi sono state afferrate e strette più volte. La prima volta mi stringevano mani piuttosto grosse, forti, maschili, e mi sono rivolto al Porro per esprimergli il dispiacere di non avere, mai potuto toccare le piccole mani che tutti dicevano di sentire: orbene, subito (questo è da registrarsi) la tenda si è riavvicinata a me, e al di là di essa ho potuto avvertire affer¬ rare e [tal par e in tutti i sensi una manina corta, piuttosto larga, dalle dita tozze, una mano di fanciulletto, ma non ben formata: le sue dita troppo corte non riuscivano a cir¬ condare, a prendere, a stringere la mia mano. Con ciò ho avuto la prima manifestazione dell “ entità „ non visibile che si organizzava dietro la tenda, avanzandosi nella sala.  Avendo detto che le malli mi si facevano sentire sempre coperte dalla stoffa, e che così mi si rendeva incerta la perce¬ zione della loro forma, la tenda si è riavanzata verso di me, ina si è spostata verso la parete per lasciare adito in mezzo : allora, dall’orlo ne sono uscite due mani (dico due) di adulto in carne ed ossa, le quali hanno afferrato e stretto con pres¬ sione significante ambe le mie. Qui è palese l'intenzionalità dell agente, ma è pur sempre la medium preoccupata d’a¬ gire per convincermi. L impressione delle due mani nude ena tanto realistica che ne ho sentito l’intera forma, il pol¬ lice e le dita, le masse muscolari, le pieghe volari, la epi¬ dermide, il tepore. Ma... eran forse le mani della Paladino? No, 1 inganno era impossibile : non solo in quel momento il controllo era ottimo, ma dippiù io mi trovavo a tale distanza e seduto così in basso, da risultare impossibile che le mani mi giungessero dalla Eusapia senza una fenomenale   444   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   creatura   disattenzione dei controllori. E poi si era al semibuio ma l’in  "*£Ì*Tl, '■ ii ZÌI  se si tosse levato da sedere e fosse venuto fino a me Ad- «lungo che le mani animiebe erano più grosse e vigorose di quelle a me ben note della Eusapia. vigorose  6. l' orinazione stereoplastica di una ottenne.  n, " mera^li« : » della serata non erano finite : mi si è manifestato, tangibilmente, un “ fantasma , o meglio dirò “ 113 stereoplastica avente la statura, il volto e il con¬  tegno di una creatura umana vivente. Non l’ho veduta cogli occhi perchè la tenda accostatasi a me la copriva tutta ma l’ho percepita benissimo facondo funzionare in modo OlO W. tallii, . il „,i0 ZZhL - vevo gran desiderio di accertarmi che quelle piccole mani appartenevano ad una forma più completa e l’ho espresso forte al Porro: questi poi mi Lse dTZa-e durante la serata nutrito ripetutamente egual desiderio, rivolgendosi col pensiero „ alla piccola entità che gli si era manifestata aftnchè anche « me fosse dato di sentirla e di convincermi  di nuovo TrTT aCCadllt0- QuelJe piccole mani mi hanno  nuovo toccato, quasi per avvertirmi che essa era là sotto-  indi una grossa mano di adulto mi ha presa la sinistra 1 ha alzata fino a circa m. 1,25 dal suolo, e traverso la stoffa  coernoTegg,°fi m‘ ha fatt° palI,are dall’alto al basso un chemihadaroh «T*?8’ della Rudezza di una testa e  esse,” m a t ® lmPressl0ni cutaneo-kinestetiche di a6, h° palpat0 nettissimamente il profilo la fronte il dorso del naso, gli incavi degli occhi Paper  pureboa e:-lnfa t0’ SOp,'a k fr0nte ho anche avvertito (op- P Onl) v^fUnt° I0’ Per Slncretls"10 sensazionale ?) dei capelli  smunto e maTn "* T* ““ PTTOmÌ di P-filo accentuato smunto e magro : ne ho ricevuta 1 impressione di una faccia  voltaf^in suasorio r ^ e,n°"- m°rta> giacchè sembrava voltata in su, e sotto la mia palpazione m’è parso che si mo¬ vesse nelle palpebre e nelle labbra. Due volte la mia sinistri  riXrr rihri * t **»«««» «  tutto ?■?’ • Iff VII /‘ “ 'r,l!eri‘ che potuto raccogliere  tutta 1 energia della mia attenzione in modo da acuire la  straordinaria percezione. Ho potuto infatti disegnare seduta  5 TteJad Pr?m° u arn° 6 delicato di fanciulla. Si! perchè dal tatto quel volto mi si raffigurava alla mente come   Morselli, Psicologia e Spiritismo, I.   Tav. VII.   Ricostituzione ideale della faccia di fanciulla percepita in una materializzazione n tangibile parziale  la sera dell* 8 giugno 1901.  (Disegno di A. Berisso da un mio schizzo a penna).  quello di una creatura di 7-8 anni (il prof. Porro dice che 1 età corrisponde a quella della entità per lui evocata). La tavola che annetto è la riproduzione artistica del mio ab¬ bozzo, coll’avvertenza che i tratti del volto che vi si vede sono la rappresentazione ideale di eiò che ho toccato.  Una terza volta quella manina mi ha ripreso, e ’ dopo che essa mi aveva sollevato la mano (quasi volesse portar¬ mela all altezza di quel viso) io mi sono sentito premere due labbra sul pollice nella prima falange, uno al lato dorsale ed uno al lato volare, fortemente, cosicché ho gridato- mi morde . .. Era invece un bacio che la creatura, sentita dal mio tatto a traverso la tenda, voleva stampare sulla mia mano. Intatti dopo avere mantenuta per alcuni secondi e ripetuta quella strana pressione, quasi un succhiamento del bordo radiale del mio pollice, le labbra si sono separate : e tutti abbiamo udito il rumore, la esplosione di un bacio ! Lieo tutti, perchè in quel momento l'intera assistenza, sotto lo stupore delle mie ininterrotte ma calme definizioni dei fe¬ nomeni che percepivo, taceva, e nel silenzio il rumore del bacio scoccato è stato distintissimo. E dopo il bacio si è udito da molti dei presenti un sospiro, quasi quell’atto avesse costato alla invisibile creatura uno sforzo penoso o anche corrispondesse ad un sollievo: ma io, che non l’ho raccolto col mio senso acustico, ritengo che sia stato ema¬ nato dalla Eusapia come ordinariamente le accade dopo i piu cospicui fenomeni psichici.  La medium era stanchissima e la seduta si è levata in mezzo ai nostri commenti.  Che durante questa successione di fenomeni medianici fos- sero le mie percezioni un fatto reale e esatto, che io non sia stato cioè vittima di allucinazioni, nè di illusioni, parmi dimo¬ strato : — 1° da ciò che le sensazioni di tatto erano unite in me alle muscohin, alle visive (vedevo la tenda e ne seguivo cog h occhi 1 avanzare, il gonfiarsi, il retrocedere), ed alle acu¬ stiche, per costituire il complesso del fenomeno ; - 2“ da ciò che le mie sensazioni sono state condivise da altri fra i presenti da quelli che erano in posizione, ad es., da vedere nella pe- nombra 1 ondeggiare e lo spostarsi del drappeggio, da sentire il fruscio della tenda che si muoveva verso di me, lo scoccare del bacio il sospiro ; - 3° da ciò che il fenomeno s’è ripetuto per mia domanda cosicché ho avuto mezzo di analizzare fredda¬ mente e di rinforzare le mie sensazioni, di meglio riconoscere, ad es., la lunghezza e finezza del profilo da me palpato, la piccolezza e cortezza delle mani, ecc., ecc. Se dovessi dubitare-   446   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   della realtà di tali percezioni, dovrei allora ammettere che m piena veglia della coscienza, con libero il sensorio da ogni altra impressione contrastante, con un processo inten¬ sificato di attenzione e di critica delle mie sensazioni, io divento un illuso e un allucinato. Ma che allucinazioni sa¬ rebbero ad ogni modo, queste mie, se non quelle ‘ veridiche eli (jubnkt, Poomore e Myers?...   Un po di teoria sulle materializzazioni....  A chi mi chiedesse che cosa io opini circa a queste roa- infestazioni, risponderei di trovarmi al cospetto di fatti cosi strabilianti che non oso tentarne una spiegazione : e se ora la tentassi, vorrei prima mettere innanzi le mani per non ca- pi tombolare nell inverosimile.  Dunque uno “ spirito , materializzato ? Confesso che questa è la spiegazione più semplice e, come direbbe Brof- ferio, piu economica: ma io diffido sempre delle semplifi¬ cazioni, e quando si vuole spendere poco (in questo caso sarebbe un risparmio di lavoro mentale) si finisce col mo¬ rire d inedia. Per adesso mi contento di dire : il fatto c’è ma non c’è la spiegazione del fatto. Mi occorrono, anzitutto.’ altre prove, le quali non abbiano troppa apparenza di opnor- tunisino, di argomentazioni ad hominem come quella di iersera • in secondo luogo, voglio che servano a farmi comunicare con esseri a me solo conosciuti, e non ad altri. Io penso che la prova di identità, tanto facilmente ammessa da' creduli spiritisti, debba essere convincente e non derivare troppo dall apprezzamento subiettivo della persona a benefizio della quale ha luogo 1 ‘apparizione spettrale,. Una prova d’iden- ìta sarebbe accettabile solo quando avesse le seguenti con- ,!°ni .l0 riconoscimento completo di una intera perso¬  nalità tisica e morale di defunto: 2° rivelazione di circo¬ stanze di fatto e di luogo, e di persone e di avvenimenti, ignorate da tutti i presenti: 3° esclusione d’ogni possibile o verosimile azione telepatica. Nel caso nostro siamo a mille miglia da questo programma minimo delle identificazioni: dubitavo 1 altra sera ; dissento in modo assoluto dal collega 1 orro dopo i fenomeni, per quanto stupefacenti, di ieri sera Invero, da quanto io ho potuto verificare nelle sensazioni   DIFFICOLTÀ E LACUNE DELL’IDENTIFICAZIONE 447   che danno codeste materializzazioni, panni che la identifi¬ cazione sia molto arbitraria. Con elementi cosi scarsi come, sono una manina mal formata che carezza o che ci tocca, un visino palpato attraverso una tenda e dal profilo scarno e allungato, ma vagamente marcato e inespressivo, una bocca che bacia e emette un sospiro (?), e una voce fievole che dice in modo indistinto papà o mamma o figlio mio (udita solo da colui cui sarebbe diretta), non si ricostituisce una deter¬ minata individualità. Sono elementi frammentarii che la mente del percipiente collega e fonde per un rapido pro¬ cesso di associazione, ma senza quell'analisi critica e com¬ parativa, senza quella sicurezza di ricognizione, che un tanto evento richiederebbe. Nello stato d'animo in cui si trova uno spiritista credente o uno inclinato a credere, avviene la fusione (e confusione) di sensazioni talvolta assai distinte perchè manca il tempo di discernerne le dissomiglianze, o perchè l’emozione porta istintivamente a non tener conto sufficiente di quelle che ci sono. Si dirà : sono intuizioni ed hanno il suggello della verità dalla loro stessa immedia¬ tezza . . ma questa opinione può andar bene per dei teo¬  sofi, non per un uomo di scienza. Il soggettivismo in co- desti apprezzamenti è tale che si arriva rapidamente alle conclusionali del ragionamento di percezione (come direbbe A. Binet); e l’emozione che guida o, meglio, che sprona in questa operazione mentale, quasi sempre obbligatoriamente rapida, può celare e coprire tutte le manchevolezze e irre¬ golarità illogiche di tale ragionamento.  Io non mi sono persuaso che dietro la tenda si fosse formata una personcina intera : quelle piccole manine, quel fino pro¬ filo, mi sono parsi frammenti di una materializzazione che non si completava. Dirò ancora più : dalla posizione spaziale delle mani e della faccia, ho bensì ricevuta l'impressione sintetica di un piccolo essere, di bassa statura, di 7-8 anni, ma quell’ “ entità „ era in pezzi, mal formata, e costruita a un presso a poco. Nè le sue parti erano proporzionali fra loro : ad esempio, la faccia era certamente troppo lunga per le mani, le labbra che mi strinsero il pollice troppo grosse e sporgenti per essere quelle di una faccia puerile. E l’avenni fatto palpare separatamente e con ostentata insistenza prima le mani, poi la faccia, poi le labbra (quando queste mi premevano e mi baciavano avevo l’impressione che fossero staccate da ogni corpo e come autonome), e l’aver fatto scoc¬ care al momento opportuno il bacio, poi emettere il sospiro, costituiscono nell’insieme un procedimento frammentario che   448   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, 11   va dal semplice al composto e sembra piuttosto una manovra progressivamente calcolata di persuasione su di me da parte del medium (o dicasi pure, da parte di “ John A che non una rivelazione spontanea del mondo spirituale.  8e dell occulto „ c’ è, esso rimane insomma nel modo con cui tuli apparizioni si tormano ed operano, più che nel- 1 aspetto eventualmente personale da esse assunto. La per¬ sonificazione mi sembra il risultato di un processo psicolo¬ gico avverantesi in massima parte fuori della cerchia d’azione el 'ne.di ; e infatti è rarissima, il più delle volte imperfetta: la storia dello spiritismo si è composta a furia di aneddoti non sicuri, di riconoscimenti approssimativi, di rassomiglianze prese per eguaglianze... Neanco “ Katie King,, il fantasma classico, sè mai saputo “ chi fosse .., e tutto porta a cre¬ dere che, se autentico, usci dalla fantasia sognante di Fio¬ renza Look Così per queste materializzazioni delle sedute d Jtusapia. Checché si dica, sono impersonali, o solo parzia- lissimamente personali nei connotati, nell’ indole o natura e nella attività di esse. Per la loro natura si tratta evi¬ dentemente di formazioni teleplastiche costruite sempre per un Insogno o per un desiderio o per una suggestione del medium : e la loro attività si riduce ad un giuoco, non già soltanto di scarso valore nel contenuto intellettuale (su di ciò, sia per la generalità dei casi, sia per qualche caso parti¬ colare, sono anche disposto a transigere cogli spiritisti), ma anche di povero significato emotivo ed affettivo, senza al¬ cuna caratteristica schiettamente personale. Questi “ defunti „ ci si rivelerebbero in condizioni talmente basse di intelletto e di sentimento, con tale impersonalità ed apatia affettiva, da obbligarci ad esclamare : “ se è avvenuta in voi codesta mi- „ ,’01’azlonf, qualitativa della vostra personalità mentale,  , *. IT1 là Jove siete : è più confortante per noi, è più dignitoso per voi, è più morale per la umanità credente , ! -Non è in questa maniera vaga, impersonale, scolorita, che lo spiritualista dovrebbe immaginarsi la rivelazione dell’Altro Mondo: qui si scorge troppo a nudo la trama psicogenetica del fenomeno,. Non è l’entità trascendente che coglie la insolita e (rticono) ambita occasione per rivelarsi ai vivi e si serve del medium come di imo strumento: è il medium, è una Eusapia Paladino qualunque o, quel che è peggio, un A. Politi, che 5" sr . dl ™nitù e di proselitismo si serve, caso mai, e o spinto dell anima di un defunto, come di un rumoroso Uim tam per captare l’attenzione, per colpir di stupore, per far propaganda ,. Tutto ciò costituisce prove o tentativi di   un’ipotesi sulle matebializzazioni   449   prove della esistenza di esseri ultranormali occulti, mai rivela¬ zioni di quello che sia o del come possa essere fatto questo loro mondo ultraterreno. In altri termini, la formazione dei fenomeni tradisce la solita preoccupazione dei medium, ri¬ sponde al loro stato psicologico, ed è anche eseguita in modo da svegliare sensazioni incerte e separate, di cui lascia al per- cipiente il compito suggestivo di sincretizzazione, preparan¬ done, per così dire, l’identità.  D'altronde, mi chieggo se nel riconoscimento di sensazioni cotanto incerte, nella sincresi di percezioni così indetermi¬ nate, non agisca pure la suggestione mentale di colui che evoca lo “ spirito „ (Podmobe). Supponiamo che i medium come la Paladino abbiano la facoltà di dare forme o appa¬ renze di fantasmi mediante l’esteriorarsi radiante delle loro forze, alle emanazioni od ondulazioni bio-psichiche proiettate dai centri delle imagini (a codesta ipotesi veggo che mi accosto oramai senza l’antico timore di cadere nel misticismo) ; e supponiamo per dimostrata, come oramai pare, la telepatia e la telestesia. Anche senza giungere ad ammettere resi¬ stenza di “ disincarnati , che si rivelino a noi rivestendosi provvisoriamente di quelle emanazioni, e diventando appa¬ renze estese spaziali sia pel nostro senso tatto - musco¬ lare (come nel caso' delle manifestazioni tangibili), sia pel nostro senso visivo (come nel caso di veri fantasmi), si com¬ prende egualmente la possibilità della formazione telepla¬ stica, dell’organizzazione effìmera di entità identificabili. Nel fenomeno entrerebbero tre elementi :  1° La ignota forza bio-psichica, o vibrazione ectenica, o emanazione, proiettata dal medium fuori della sua persona tìsica, avente per lo più i caratteri del doppio materiale, seb¬ bene ordinariamente invisibile e intangibile, del suo corpo, ma in grado di assumere anche forme diverse;  2° La immagine del defunto, esistente, con tutti i ri¬ cordi accessorii connotativi e storici ad esso relativi, nella memoria consciente o nel sub-cosciente dell' individuo evo¬ cante: immagine e ricordi letti dal medium per processi di percezione supernormale ;  3° La facoltà straordinaria, eccezionalmente concessa a pochissimi medium, di plasmare il proprio effluvio radiante secondo il modello supernormalmente percepito e registrato nei propri centri percettivi, e rievocato in istato di sogno, dandogli poi con un progresso continuato di successivi adat¬ tamenti di plasmazione la forma e le caratteristiche indivi¬ duali della evocata e suggerita personalità defunta.  Morselli, Psicologia e spiriti# ino. 29     *  * *  Una dichiarazione per finire... e per ora!  Tutto ciò appare, a prima vista, paradossale, incredibile, assurdo, e, ciò che più ferisce le nostre abitudini di pen¬ siero positivistico, diverso da quello che fin qui sappiamo ed ammettiamo. Io stesso, certamente, non avrei detto un mese fa che sarei giunto, coll’osservazione positiva dei fatti, a non scorgere più il paradosso, nè l’incredibilità, nè 1 assurdità di codeste congetture o ipotesi.  Ho detto però che la fenomenologia da me osservata è diversa da tutto quello che si sa e si ammette nel sapere positivo, nella scienza formata e bene o male sistemata : non ho detto che gli sia contraria, cioè in contraddizione colle lecrgi naturali, con quelle, almeno, che consideriamo come rappresentazioni astratte delle cose interne ed esterne, psi¬ chiche e fisiche costituenti la Realtà. Se c è dell incompren¬ sibile nelle tre proposizioni surriferite riassumenti un conato di spiegazione verosimile della teleplastica medianica, se c è dell’oscurità in quanto ognuna di esse proposizioni deve essere ancora provata scientificamente, vale a dire con me¬ todo sperimentale sicuro e sotto un determinismo esplicito e costante, ciò non vuol dire impossibilita assoluta dal lato della Realtà, illogicità assoluta dal lato del Pensiero. Bisogna semplicemente rifare la nostra educazione mentale : ci era¬ vamo abituati a ragionare e ad argomentare con troppa fi¬ ducia nella rigidità dei nostri sillogismi. Bisogna allargare le idee che possediamo sui poteri del nostro organismo e sulla dinamica delle cose esterne: ci eravamo formati un concetto troppo ristretto della natura. Bisogna spogliarci «li ocni preconcetto : la filosofia che ciascuno di noi preferisce, ha sempre altrettanti preconcetti e altrettanto meschini quanti ne contengono le superstizioni dei selvaggi, dei bar¬ bari e dei civili inferiori. Bisogna liberarci da ogni pregiu¬ dizio: la scienza sistemata o quella che alcuni, immemori di Kant di Comte e di St. Mia, presentano come tale, ha altrettanti pregiudizi, e altrettanto imperativi sulla nostra logica, quanti ne hanno le religioni dogmatiche e rituali.  Sono contento di sentirmi in teoria e di trovarmi in pi atica capace di queste dichiarazioni. Certo, esse palesano un muta¬ mento di idee: ma ciò mi prova che ho il cervello ancora malleabiie e che non sono un " indurito, nè, meno ancora, un ‘‘cri¬ stallizzato Quando i fatti mi parlano in un modo che debbo riconoscere conforme al buon metodo di osservare e alle buone redole dell'argomentare, io, che mi proclamo da anni ed anni positivista, e che credo, senza falsa modestia, di aver gio¬ vato al positivismo (metodo, non sistema filosofico) in Italia, debbo ascoltare i fatti e accogliere quello che essi mi insegnano. Non muto il mio pensiero in ciò che esso può avere di caratteristico e di organico; muto soltanto il mio atteggia¬ mento di fronte ad una verità che mi si para innanzi sus¬ sidiata da un numero imponente di prove.  Adesso, io mi domando dove sono andati i miei sospetti di inganno continuo in ogni cosa che riguardasse lo “ spi¬ ritismo „ '? dove, la sicurezza che prima avevo che forse sarei giunto a smascherare la impostura? In dieci sedute ho so¬ spettata, ma non ho scoperta la frode : sarò forse poco abile al paragone di Eusapia, oppure di sera in sera mi sono auto¬ suggestionato ? Il progresso delle mie convinzioni sulla realtà e sincerità dei fenomeni è stato evidente a me stesso che mi esaminavo. Dapprincipio, tanta è la stranezza di ciò che qui cade sotto i nostri sensi abituati a vedere, sentire, toccare, percepire ad. un dato modo, che si diffida di ogni fenomeno, si teme ovunque la prestidigitazione, si giurerebbe perfino che c’è sempre sotto la ciurmeria e che un bel momento si riuscirà ad acchiapparla. Ma poi... i fatti si seguono nelle nostre per¬ cezioni, si accumulano nella nostra memoria, si sovrappon¬ gono e si associano nella nostra riflessione. E poi... si ana¬ lizzano le condizioni in cui essi avvengono sotto i nostri occhi, sotto le nostre mani; e da tutta questa serie di ope¬ razioni mentali vien fuora, per necessità ineluttabile, la evi¬ denza di ciò che è reale.  Ragioniamo. A fil di logica, lo Spiritismo, che si atteggia a “ scienza sperimentale „ (?), non può pretendere di co¬ struirsi epistematicamente, ossia in modo puramente razio¬ nale e deduttivo; vorrà e dovrà ben essere costruito epa- gogieamente, ossia in modo razionale, senza dubbio, ma induttivo : anche in riguardo all’ Occulto — più ancora che a riguardo di ciò che è disocculto — - si procederà dunque dai fatti alle leggi, dal concreto all’astratto. Ora, per trarre induzioni da fatti concreti bisogna che siano prima osservati e sperimentati, accertati e provati: quale ragionamento spe¬ rimentale avrà consistenza se non gli si trova e consolida una base nella dimostrazione della realtà? Ma per dire che un fatto è reale, noi abbiamo i tre criteri della certezza:  Il criterio estrinseco d eìYantorità, non fideistica o tra¬ dizionalistica, ma scientifica, consistente cioè nell'affermazione di uomini che hanno, prima di noi, osservato e sperimentato e di cui conosciamo per altre prove la credibilità. Qui siamo a buon punto rispetto ai fenomeni detti “ spiritici „ : troppe persone autorevoli li hanno veduti ed accertati perchè noi possiamo dubitare della loro autenticità.  2“ Il criterio, esso pure estrinseco, AbW evidenza, cioè di quell’insieme di caratteri del fatto e di condizioni causali o coincidenti in cui esso si effettua, dal quale desumiamo la sua esistenza obiettiva, preesistente alle nostre percezioni. Questo è il punto di vista della scienza positiva, in quanto soltanto il sensibile è oggetto di conoscenza; ed anche in suo riguardo i fenomeni “ spiritici „ risultano, in un buon numero, evidenti al pari di tutti quelli * non spiritici „.  3" Il criterio intrinseco 0 psicologico della concepibilità , come l’ha stabilito Erberto Spencer. Ora, vi è deH’inconcepi- bile nel fenomeno medianico in sè e per sè, prescindendo da ogni sua spiegazione ipotetica? No : al suo raffronto alcuni anni fa appariva maggiore la inconcepibilità della telegrafia senza fili; eppure, oggidì questa non solo la concepiamo possi¬ bile, ma la percepiamo reale. Anche il fenomeno medianico, percepito in buone e sicure condizioni, entra nella cerchia del concepibile. E come non risulterebbe, per contro, inconce¬ pibile la sua negazione assoluta ed ostinata, quando i sensi e il ragionamento immediato ce lo danno per reale, quando alla fine, secondo il linguaggio filosofico, esso è un dato che la igente nostra non può inventare nè mutare?  Dunque: ha detto benissimo Guglielmo Crookes: “il fatto non soltanto è possibile ; il fatto sussiste 9. Ma la spiega¬ zione del fatto?.... Lo “ spiritismo „?  Non mi consta: l’ ipotesi racchiusa nelle tre proposizioni ut. supra è dessa forse più oscura e incomprensibile dell’ipotesi spiritica ? Niente affatto : lo spiritismo si illude stranamente quando grida ai sette venti che la sua ipotesi è più com¬ prensibile e chiara. Nessuno ha ancora saputo dire — se non verbalmente — in quale maniera arrivino le Intelli¬ genze occulte, che sarebbero anime immateriali, ad assorbire il fluido medianico o il presupposto od, che, sia pure sottilis¬ simo e volatilissimo quanto si vuole, è sempre un che di mate¬ riale. Anche moltiplicando le sostanze intermedie, come fanno certi teosofi che portano a cinque o a sette il numero degli elementi costitutivi dell' Uomo, rimane sempre una disconti¬ nuità fra l’uno e l'altro, fra l’immateria o spirito e la materia  o corpo (organismo o fluido, poco importa). Ecco perchè il monismo che vede nella materia e nella forza, nel corpo e neU’anima, una sola e medesima cosa o sostanza, è più ra¬ zionale del dualismo spiritualistico e del pluralismo spirito- occultistico.  In un certo senso ha ragione Carlo Du Prel. quando afferma che la dottrina monistica dell'anima deve condurre ad ammettere la possibilità di questo mondo misterioso di fantasmi e di spettri. Alla fine, 1’ “ anima degli spiritisti „ elle fuoresce dalla persona del medio, e assume forme, e agisce con membra rivestite di un “ protoplasma „ resistente al tatto, per lo più invisibile, ma talvolta anche visibile, non risulta forse fatta di una sostanza materiale, materialissima, al pari del suo corpo od organismo ? Intendiamoci però subito su questa esteriorazione parziale o totale da un essere vivente : essa non può aver luogo se manca, e dove manca, e quando manca questo dato essere vivente ; ne è la pro¬ paggine, ne è fors’anco un doppio intero, variamente plas¬ mabile ! Però non avrà esistenza autonoma : non possiede vitalità propria, non dura, né resiste agli urti degli agenti fisico¬ chimici naturali, della luce sopratutto; si dissolve, svapora e scompare col disgregarsi, disfarsi e perdersi della perso¬ nalità bio-psichica da cui è emanata, di cui allarga a di¬ stanza il campo d’azione motrice, di cui porta con sé gli impulsi volitivi e con ciò le espressioni, di cui riproduce e plasma le immagini oniriche, di cui trasmette e ripete i pen¬ sieri sub-coscienti?.... ma alla quale non sopravvive nella eternità del Tempo, nè come individualità cosciente immor¬ tale nell'infinito continuamente mutabile dello Spazio, nè come centro o sistema di forze personalmente attive in seno all’Energia universale.  Ipotesi, ipotesi ! lo so e lo veggo, ma non inconciliabili con un sano e severo naturismo monistico... E basti; poiché mi pare di esser arrivato sinceramente e spregiudicatamente al punto massimo, cui mi diano diritto e ragione d'arrivare i dati positivi e sperimentali fino ad oggi raccolti.   Genova. La Bibliografia dello Spiritismo (moderno) . . , un  Note.bibliogrufiche fino al giugno l'J07 . - r»n  1. Per la storia dello Spiritismo . . .  li. Per la dottrina dello Spiritismo . . . . , xx  III. Per la descrizione e autobiografia della me¬  dianità . • • • • » XXXI  IV. Perii fluidismo e neo-dinamismo [“animismo,,]  in relazione al Magnetismo animale . . „ xxxv  V. Per gli studi di metapsichiea e per la psico¬  genesi della medianità . . ■ ...» xxxix  VI. Per la stampa periodica e gli editori di Spi-  9 ritismo . . xmii   PARTE PRIMA   Lo Spiritismo ed una Pitonessa moderna.   CAr. I. — Spiritismo e Metapsichica.  Le zone del sapere . Pag.  La questione dello Spiritismo . *  Importanza e serietà dell’argomento . .  Dati storici . *  Dati dottrinali . »  Il fallimento dello Spiritismo-sistema ......  La realtà dei “ fatti , non ì; prova della “ tesi „ . „  Spiritismo, occultismo e retaggio animistico . . „  Alle fonti della pneumatologia . . *  La corrente esplicatrice preterspiritica . ... ,  Gli “ studi psichici , e la Metapsichica   Caf. II. — Medi e Medianismo.  La ricerca fondamentale: — il ‘ medianismo „ . Pag  Le varie forme della medianità .  Chi deve studiare la medianità?  La personalità dei medi .  Caratteristiche psicologiche e fraudolenza dei medi „  La psico- e neuropatologia dei medi . ’  Effetti nocivi del mediumnismo . ’  Cai>. III. — Eusapia Paladino.  Chi è l'Eusapia Paladino . . . ,  Lo sviluppo della medianità d’Eusapia ....”' La personalità fisico-psichica di Eusapia p  Ciò che si è detto di Eusapia Paladino . „   74  78  84  89  96  103  111   117  1-20  124  132   Bibliografia paladiniana.   I. Dal 1889 a tutto il 1895  Il Dal 1896 a tutto il 1900  III. Dal 1901 a tutto il 1905  IV. Dal 1906 al giugno 1907   . I-H , H7 , 157 ,  i  Le sedute medianiche con Eusapia Paladino.  [Serie prima].  Sesie I. — Le dieci sedute della primavera 1901 al Cir¬ colo scientifico Minerva.  Preliminari.  Il Circolo scientifico “Minerva . pna 173  Il locale delle sedute .  Il gruppo degli osservatori e il loro Regolamento ’  La prima seduta (17 maggio 1901).  Ciò che è avvenuto nella serata .  Condizioni del ‘ medium » .  Il ^metodo delle sedute spiritiche . ’  I “ fenomeni , .  Le mie prime impressioni sullo “ Spiritismo „ in azione .   175  179   185  188  192  194  199   1SD1CE   457   La seconda seduta ( 19 maggio 1901).  Inizio e sintesi della seduta .  La tecnica delle ‘ esperienze ]  L’assistenza. Lo stato mentale dei presenti  Il “ medium , .  I ‘ fenomeni „ .  Eppur si muove! . '  Sintesi . . . . . .  Eusapia e Io Spiritismo .   Pag. 202 . 206 , 207 » 209 , 213 „ 216 , 218 » 219   La terza seduta (22 maggio 1901).  Che cosa Si pensa di noi. Il compare di Eusapia  I fenomeni e il “ controllo „ .  II preteso sdoppiamento personale . ’  11 linguaggio tiptico . . ...  Sincronismo di più fenomeni .  Il capriccio e la vanità del medium  Mezzi di provocazione delle sensazioni nei presenti ,  Le esteriorizzazioni .  Un giuoco .   221  223  229  230 233 235 239 242 245   La quarta seduta (24 maggio 1901).  Condizioni fisico-psichiche del medium . .  L'ambiente delle nostre sedute .  I fenomeni da me accertati jersera .  Fenomeni acustici e luminosi .  Una apparizione? .  Suggestione mentale e interpretazione dei fenomeni  La radiazione neurica? .  Fenomeni sospetti .  Ite frodi .   , 246 , 251 „ 253 , 256 , 257 , 258 „ 260 „ 261 , 264   La quinta seduta (20 maggio 1901).  Suggestibilità ed ipnosi del medium . 269  Il tipo mentale degli assistenti . ’ 274  I fenomeni della serata . . . ' 277  La ‘ levitazione . . ” 279  Gli esperimenti non riusciti del 26 . ’ 285  Nè pericolosità nè utilità dei fenomeni . ... [ 287   La sesta seduta (29 maggio 1901).  Lo stato del medium e la sua psicologia . . . „ 291  La suggestività del medium . 294  I fenomeni della seduta del 29 . * 297  Le forme materializzate . " 301  Fenomeni sospetti 0 interpretabili non “ spiritica¬ mente . ,303   458   rspiflB   I movimenti del medio . Pag.  A) Movimenti palesi di Eusapia . ,  B) Movimenti negativi e latenti di Eusapia „  La veridicità e la frode . .  Ricerche dinamometriche e spesa di energia fisica , La interpretazione dei fenomeni . ,  A) Contro la tesi spiritica . ,  B) In favore della teoria psicodinamica . . „  La settima seduta (31 maggio 1901).  L’ambiente e la tecnica eusapiana . .  I fenomeni meccanici . .  Azioni di personaggi invisibili . ,  Un apporto? . .  Apparizioni antentiche . ,  Lo stato della medium . .  Cessione di forza dagli astanti . .  La ottava seduta (2 giugno 1901).  I resoconti dei fenomeni . ,  Medianità e misoneismo . .  Determinismo. Capricci del subcosciente La fenomenologia di jersera . ,  Fenomeni invano desiderati o poco desiderati . ,  Ricerche dinamometriche . .  Contrasto di volontà o di intenzioni nei fenomeni  medianici . .  Presenza e molteplicità di “ Intelligenze occulte ,  nei fenomeni medianici . „  La nona seduta (5 giugno 1901).  Un processo verbale impressionante . .  Medianità e “ Intelligenze occulte „ . .  L'automatismo e la medianità . ,  Intenzionalità e volontà del medio . .  La legge del minimo sforzo nella medianità . . „  Fenomeni meccanici e acustici . .  Trasporto intenzionale di oggetti .  Le impronte sul mastice . .  Fenomeni luminosi. Apparizioni di mani e figure ,  Non sono un allucinato! . .  Produzioni teleplastiche . .  Comunicazioni di una Entità personale . . . ■ „  Fenomeni invano aspettati . .  La decima seduta ( 8 giugno 1901).  Uniformità e variazione dei fenomeni .....  1. Varianti nella telecinesia . .   3  2. Varianti nella telecrasia . Pag. 427  3. Varianti nella telefania . . » 428  4. Varianti nell’azione a distanza sulla materia  inerte . » 429  Lettura del pensiero? . » 431  Le materializzazioni * 432  1. Materializzazione di mani isolate . . . , ivi  2. Materializzazione simultanea di due mani , 436  3. Materializzazione di pugni e braccia . . „ 438   4. Materializzazione di teste . . 439  5. Mani multiple e diverse percepite anche nude  e direttamente . » 441  6. Formazione stereoplastica di una creatura  ottenne . .... , 444  Un po’ di teoria sulle materializzazioni ..... 446  Una dichiarazione, per finire... e per ora! .... 450   Avvertenza. — Il tomo II contiene il resoconto di altre tre Serie di sedute medianiche con Eusapia Paladino e un Riassunto sintetico di tutta l’opera.   Indice delle Illustrazioni del Tomo I.   I. — Tavole separate.  Tav. 1. — Fotografia istantanea di >ina ‘levitazione,  di tavolo, al Circolo Minerva di Genova Pag. 278 I] _ Fotografia istantanea di una levitazione  di tavolo, in casa Peretti, a Genova . , 330  IH. - Fotografìa istantanea di un’altra levita-  zioue di tavolo, in casa Peretti, a Genova , 302  XV — Calco in gesso di impronta di pugno spi¬ ritico ottenuta al Circolo Minerva . . , 394  V. — Calco in gesso dell’ impronta di volto  spiritico ottenuta in casa privata . . , 396  VI. — Apparizione di un’ombradal profilo diabo¬  lico, disegnata da me al Circolo Minerva , 402  VII. Ricostruzione ideale della faccia di fan¬  ciulla da me percepita tangibilmente, al Circolo Minerva . »   II. — Figure intercalate nel testo   1. Ritratto di Eusapia Paladino nel 1892 ....  2. Pianta della sala del Circolo Minerva, m Genova .  3. Eusapia Paladino nel 1901 . .  4. Il braccio ‘ fluidico , di Eusapia . . • •  5. Apparizione di un ‘ globo oscuro , (testa?)  6. Apparizione di un ‘ braccio pendulo , . ■ • ■  7. Raffigurazione schematica dei rapporti fra coscienza  e subcosciente (P._Cakbs) . . • .  8. Una “ materializzazione , in forma di strana ap¬  parenza . .-.•••••■  9. Pianta dell’appartamento Peretti, in Genova . .  10. Segni tracciati per ‘ scrittura diretta . da Eusapia  11. Un ‘ globo nero , (testa materializzata) . . . .  12. Un “ braccio fluidico . sporgente dall’ombra . .  13. Uno strano profilo di ‘ forme , materializzate  14. Un ‘fantasma, creato medianicamente da Eusapia  15. Lo stesso “fantasma, medianico che ritorna e saluta  16. Uno spettro degli Irochesi (da A. Bàstian) . . .  17. Apparizione di una mano tìuidica * nerastra  18. Apparizione di una mano tt fluidica * biancastra  19. Testa di ‘Mammone, da una stampa del sec. X\ 11  20. Apparizione di un pugno ‘ fluidico , minaccioso  21. Pianta della sala e disposizione della catena la  sera dell’8 giugno .    ERRATA-CORRIGE  del Tomo I.   Pus:. 16 linea 11  . 29   27  44  58  64  99  105   110   144  170   11 la 21  2a(dal basso)  1“  27   logge**  secolo XVIII alle gesta dell’89  togliere i punti ai cinque o sette per servire da poscia divenuto Brédif,   in luogo ■  secolo XVlì alla gesta dell’87  di New-York: ai cinque o sei per servire di oggi divenuto  07 Bròdi ureuu,  14..11* Qui e riprodotta dai giornali fnincesi una 14 ^ notizia erronea concernente il celebre  medium noto sotto lo pseudonimo di Elena Smith. Essa nasce d} cognome Mailer od è tuttora nubile [Comun. del prof. A. LemaìtreI.  4a (dal basso) È altra notizia erronea tolta dai Pe- riodici male informati. Risulta ora ine il - Giorgio Pelliam , non fu m vita un “ Robinson ma un Mleic. Non afe mu¬ tata, per riguardi di famiglia, che 1 ul tima sillaba.  Ricbtet Richbt  Si aggiunga a que¬ sto occhietto inter- lermedio la ìndica- Egerie Ia — 1901). cazione seguente, che designa la materia  duVTg^e sono state disegnate dal ,i<r. A. Berisso su miei schizzi a matita. Come 'e detto a pag. 302 (sctto la fi- srura) tutti questi disegni del Berisso, comprese le sue tavole, debbono essere guardate dal lettore a una certa di¬ stanza dall’occhio: il loro espressivo è allora piu evidente. Lo av¬ verto per desiderio del distinto artista. • personale  spilla-fibbia violatore   23   1 215 e 241 Fig. Le   229 linea3* psÌ,?HC° 5  254 , 2a (dal basso) spula-tionda  2gj ’ 24 visitatore  319 ’ 11“ (dal basso) in minori   sui minori   464   ERBA T A -COTÌEIG K   Pag. 394 linea 7* (dal basso) Da un esame più attento del calco (Tav. IV") trovo che la impronta, an¬ ziché a pressione, può attribuirsi alla introduzione della mano disposta ad ar¬ tiglio nel mastice, in atto di carpirne una porzione : ciò che corrisponde ad un fenomeno altre volte eseguito dalla Paladino.   MORSELLI E. - Psicologi" <• t Spiritismo ». Impre-- òioni o note eritielie sui fenomeni medianici di Eusapiu  Paladino. Torino, Rocca, 190R. In-8. 2 voli. XUVIIM61- XVIU-S86 pp., 41 fin. n. t., 19 tav. f. i (Esaurito e rarol.  -- -I-llS lno--Prof. ENRICO MORSELLI  Direttore della Clinica delle malattie nervose e mentali nella Università di Genova   PSICOLOGIA  E  S P I R I T I S M 0,   Impressioni e note critiche sui fenomeni medianici di Ensapia Paladino   TOMO SECONDO  con XII tavole e 20 figure  Lasciate le Ombre, e abbracciate il Vero.  Giordano Bruno.   Proprietà Letteraria   Torino — ViiccBicxo Bona, Tipografo 'ielle LL. MM. e dei KB. Principi (106911   NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO  in aggiunta a quelle del Tomo I.   \  Nel mentre che io redigevo o rivedevo le mie Impressioni e note critiche sulle sedute date dall’Eusapia Paladino in Genova durante l’inverno 1906-1907 (serie IV"-, Tomo II, pagg. 265-4831, sono pervenute a mia conoscenza o in mio possesso altre opere sullo Spiritismo e argomenti affini, delle quali reputo utile dare ai lettori le indicazioni in aggiunta a quelle del Tomo I (pagg. xvii-xnin). Neppure queste indi¬ cazioni esauriscono, naturalmente, la Bibliografia dello Spiri¬ tismo, ma serviranno di guida ai lettori che nelle mie pa¬ gine si incontrassero con nomi di autori o di medi, sui quali desiderassero maggiori schiarimenti. Colgo poi l’occasione di questo Supplemento Bibliografico per emendare alcune sviste e dimenticanze occorse nell’ Indice premesso al Tomo I, e per meglio chiarire il contenuto di alcune opere colà citate.   I. — Per la storia dello Spiritismo.   [Veili pagr. xvu-xx del Tomo I].   Abbott L. D., The Soni. A xtudg of post and prese ut Beliefs, “ Amer. Journ. of. Psyehology r, apr.-luglio 1904 [Bellissimo studio sulla genesi dell'idea di 4 anima „ e sulla rappresenta¬ zione (ordinariamente materiale) che ne hanno le persone civili].  Bokcueret A., Der Animismus, otler Ursprung and Entwicke- lung der Religion aus den Seelen — Ahnen- and Geisterkult. Freiburg, < ’haritas-Verband, 1900, 8°, p. 240 [Culto delle anime, degli spiriti e degli antenati].   VI   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Bousset D. W., Die Himmelsreise der Sede, in “ Arch. f. Re- ligionswiss. 1901 [Spiega l’origine delle credenze spiritico- popolari sul viaggio dell'anima traverso i cieli].  Charles R.-H., A criticai history of thè doctrine of a future Life in Israel, Judaism and Chrislianity, eco. Londra, A. e C. Black, 1900, 8“, p. 428.  Dupouy E., Psychoìogie morbide. — Dei s résanìes réligieuses, er- reurs, croyances fixes, etc. Paris, Libr. Se. psych., 1907, 18“, p. 240. ,  Fabia, l’Abbè, De la cause du sonimeli lucide, ou l’ Elude de la Nature de l’Homme. Réimpr. de l’édit de 1819, préf. eco. par Dki.gado. Paris, H. Jouve, 1906, 18° [Il famoso magnetizzatore parla anche dei ‘ fantasmi ,].  Fbey Joh., Taci, Seelenglaube and Seelencult ini alten Israel. Leipzig, Deichert. 1898, 8", p. 244.  Hartmann von E., Die moderne Psychoìogie. Eine krit. Oc-  schichte d. deutschen Psychoìogie in der zie. Hàlfte des XIX Jahrh .  Berlin, 1901.  Hook Stefan, Die Vampyrsagen und ihre Venvertung in der deutschen IJtteratur. Berlin, Duncker, 1900, 8°, p. 134 [Origine popolare e onirica della leggenda dei vampiri].  Kant Imm., Trilione eiues Geistersehers. KOnigsberg, 1766 [Studio importantissimo sulle visioni di Swedenborg],  Kerner .T., Die somnambillen 'lische. Zar Gesch. u. ErklSrung diesel • Erscheinung. Stuttgart, 18S3 [Importante per la autorità del celebre poeta e pneumatografoj.  Kiksewettkr Karl, Gesehichte d. neueren Okkultismus. — Ge- heimwissenschaftliche Systeme von Agrippa von Nettesheim bis Karl Du Prel. 11* ediz. aument. da R. Blum. Leipzig, M. Alt- man», 1907-8, 8° gr. [L'opera si pubblica a fascicoli dipag. 80. 11 Blum ha arricchito di preziose ed esatte notizie i capitoli VIII-X11 di quest’opera monumentale concernenti la storia dello spiritismo moderno].  [Kiti.f.nbf.ck] Wilu. Ludwig, Spaziergdnge eines Wahrheits- suchers ins Reich der My stile. Leipzig, O. Mutze, 1890.  Mandel Tu. H., Der Sieg von Mvttlingen , im Lichte des Glaubens u. d. Wissenschaft. Leipzig, O Mutze, 1907, 8° [Studio critico sui rapporti del prete Blumhardt attorno alla celebre visionaria-medium Gottliebe Dittus di Mottlingen].  N. N., Geister-Offenbarungen aus dem Eriche der Kuigkeit mieli Gottes Zulassung ; zugleicb die Fortsetzung 4 Die Mitili eilungen seeliger Geister rom Jahre 1855 „. Mtinchen. K. Scherzen, 1907, di p. 550.  Negelein von .1., Die Reise der Seele ins Jenseits, in * Zeitsch. t. Yolkskunde ,, 1901 [Da raffrontare colle idee dello spiritismo evolutivo].  Pember G. II., Die ersten Zeiten der Erde in ihrer Verbindung mit < lem Spirittsmus u. d. Theosophie tinserer Zeit., trad. della eont, Goeben. Leipzig, M. Altmann, s. d. (1905?).   I’iobb Pierre, L’Année occultiate et psychique (I, 1907). Paris, ìlaragon, 1907, in-18°. ...  Roudk Krwin, Psyche. Seelencult und Unsterblichkeitsglaube der àriechen. Freiburg, Mobr, 1898, due voi. di p. 329 e 436 [Im¬ portantissimo studio delPanimismo (“spiritismo.) presso ì  Roisel, L' idée spiritualiste. Paris, Alcan, 1896, 18°, p. 200 [Storia dello sviluppo dello “ spiritualismo, dalla credenza negli  spiriti]. . ... «r, ,  Sagerét, Ite l'esprit magique ù l esprit seleni ifii/ue. Kev. pulì. ,, marzo 1907 [Sviluppo delle idee magiche, animistiche, eec.].  Schinoleh IT. B., Das magische Geistesleben. Riti Beitray zur Psychologie. Breslavia, 1857, 8”. _ ,  SriEss, Rntwickelunysgeschichtc der Vorstellungen cotti Zustana tuteli detti Tode. Jena, Fischer, 1877.  Szapary von F., Das TischrUcken. Geistige Agapen. Psychogra- phische Mittheilutigen. Paris, 1854.   II. — Per la dottrina dello Spiritismo.  (Vedi putì- xx-xxx del Tomo 1].   A) dottrinarii, polemisti, teorizzatori:  Aksakofe Al., Animismus und Spìritismus, ecc. Ultima ediz. con pref. e biografia dell’A. per cura di t ir. C. Wittio. Leipzig, O. Mutze, 1905, 2 voi. di compì, pag. 900, con tav.  Beaucie A. (La), Les nouveaux horizons de la Pie. Nouv. édit. Paris, Libr. Magnét., 1908, in-12°, p. 238.  Berant Annie, Rapporti dello Spiritismo con la Teosofia. Con¬ ferenza (18. si. ’02). Roma, Kdiz. d. Soc. teosofica, 1903, opu¬ scolo di p. 18.  Bosc Ernest, la Psychologie derant la Science et les Savants. Troisième édit. Paris, Daragon, 1908 [Tratta dall’od, della forza psichica, dello spiritismo, ecc. secondo le dottrine occultistiche. Libro confuso e privo d’ogui- valore scientifico].  Dénis Leon, Le problème de l Ktre et de la Destinee. Paris, Libr. d. Se. psych., 1907, in-180.  Fkchnbr Tu.. Die Tagesansicht gegendber der Nachtansicht. Leipzig, 1879, in-8°. p. 274.  Fieuler W. E., Der Tag nudi detti Tode, oder das Zuckati- fiit/e Lelteti a. d. Forschungen tl. Wissensehaft. Trad. di v. Busch. Leipzig, 1876, con 10 fig.  Fi.ammarion C., Lumen. Trad. ital. di N. G. Paol iteci e pret. di A. Zingaropoli. Roma, E. Voghera, 1907, in-18°.   Vili   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il   Fugaibon L.-S.. La Survivance de l’Aine, oh. la Mori et la Re¬ naissance chez les étres vivants. Paris, Libi-. Magnét., 1907, in-18"/  p. 286. /  Hartmann J., Mysterien, Symbole and mayisch wirkende Kriifw. Leipzig, 1902, in-8", p. vm-250.  Hasurd Bodgan P., Sic cogita (in rumeuo). Bukarest, 1888 ? [Dichiarazioni dell’illustre storico-filologo in favore dello Spi¬ ritismo, dopo la morte di sua figlia Giulia].  Hrllk.n bacìi L. B. (vnn), Rine Philosophie (les gesunden Men- schenverstandes. — Gedanken iib. d. Wesen A. menschlichen Ers- cheinung. Leipzig. 0. Mutze, s. d., in-8" gr., p. 290.  Hennk-Am rtHYN(pseud.?), Das Jense.it. Kulturgeschiehtl. Dar- stellung d. Ansichten Uber... die andare I Veli and d. Geisterreich . Leipzig, 1881, un voi.  Hoèll Ruuoi.ph, 1 Vas ist Spiritisinus, oder Spiritualismus ? Leipzig. 0. Mutze, 1906. op. 8°, p. 32.  Jacchini-Luragiii Francesco, 1 fenomeni medianici. Inchiesta internazionale. Milano, Ediz. del ‘Pensiero Latino,, 1907, in-18' [Contiene le risposte di circa 100 personaggi più o meno com¬ petenti (psichicisti, spiritisti, scienziati, letterati) sulla realtà dei fenomeni medianici e sullo spiritismo come * ipotesi di lavoro ,].  Jesiahu J., Wird d. Mensch nach dein Tulle leben ? Dardi der Okkultismus erbrachte Reweise f. d. Unsterblichkeit li. f. d. Fort- ilaiter d. persa ni. Individaalitat nach d. l'ode. Jena, Fischer. 1899, iu-8" [Molto importante].  Kneifel Rudolph, Die Lehre con dar Seelenwandernng. Rine jmpul.-phiios. Abhandlung. Leipzig, O. Mutze, 1906, in-8".  Lancf.lin Ch., L’ Au- de -là et ses problènies. Paris, Lib. du Ma- gnétisme. 1907, in-18", p. 304.  Lane C. Martin, The theory of Spiritualista. St.-Louis, N. O., Evergreen Pubi. Oomp., 1907, 12", p. vui-373.  Lorenzixi Al., Vera e nuora legge dello Spiritismo, eco. — Scoperta scientifica per comunicare, con le anime dei trapassati. Pisa, Mariotti, 1907. 8° [Titolo espressivo per uno studioso di psicopatologia].  Myers Fr., Science and a future Life. London, Macmillan a. C.", 1893, 8".  Pasoh prof. Lucian, Katechisinus des reinen Spiritualismus. Wegweiser zar Erlangung eines glttcklichen Lebens un Diesseits and Jenseits. IP ediz. Leipzig, Mutze, 1890, p. 250 [L’A. deve essere un mattoide o paranoico : in altra opera, intit. Post ini¬ bita l’/iiibiis, egli ha dato il piano del Paradiso !]  Richard Adhèmar, Souvenirs, expériences et riflexions d'un penseitr moderne. Paris, Daragon. 1907, 8"gr.. p. 512 [Guazzabuglio ili idee spiritiche, pseudo-mediche, pseudo-politiche, ecc.].  Rossi Pagnoni J., Lo spiritismo. Istruzioni pubbl. dulia So¬ cietà Pesarese di studii spiritici. Torino, Unione Tip. Ed.. 1875, IP ediz.. op.  Rouxel, La quintessenee da Spiritismi. Paris, Leymarie, 190i, 18°, p. 92 [Sotto forma di dialoghi popolari],  Schwahin L. von, Christhenthum unii Spiritismus, unii die Gleichartigkheit ihrer Beweise. Leipzig, 0. Mutze, s. d.  Sf.pp J. N., Orient unii Occident. Hundert Rapi tei ab. d.Nacht- seite dei • Ratur, eoe. Leipzig, Edit. M. Altraann, s. d. (1904 V). [Una delle solite ‘ insalate , occultistiche, magiche, spiriti¬ stiche. ecc.]. .  Svnpicat I>E LA presse SPIRITUALISTI:. La Psychologie e.rpt ri- mentale. - Manifeste adressé au Congrès spiritnaliste de Londres (juin, 1898). Paris, Libr. du Magnétisme, 1898, op. di pag. 31 [Opera collettiva ‘ di investigatori indipendenti r : fedele rias¬ sunto dello spiritismo “ scientifico -, depurato].  Thompson Robert, The Proofs of Life after Death. A collation of opinions... of thè I Vorld' s niost eminent Men, ecc... Boston, H. Turner a. Comp., 1906, in-8°, p. 365.  W teser .1. E., Der Spiritismus u. das Christhenthum. Kegcn- shurg. 1881 [Con una appendice sullo spiritismo di 0. Fe- chnerj.  Wirtii Moritz, Herrn Prof. Zóllner’ s Experimente... undsetne Hypothese intelliqenter vierdimensionaler 1 Teseti. IlPediz., Leipzig, Mutze, 8», 1893.'   discettici e contrarii:  [Anonimo], Modem Spiritualism, ~ Edinburg Review r 1903. voi. CXOV1I1, p. 304 [Critica robusta dei lavori di Myers, Wal¬ lace, ecc.].  Caiius Paul, Spirit or Ghost. “ Mouist „, XII, 1902. pag. 365- 403 [L’insigne filosofo conclude così : — Credo nello spirito, ma non negli " spiriti , !J .  Fichte Imm. H., Der neuere Spiritualism nst setti " arili unii seine Tiiuschungen. Leipzig, 1878, 8", p. 115 [Correz. da p. xxvi. Bibl., 1° Tomo]. . J , D,  Grasset .1., Introduction physiologique a l elude de la Phllo- sophie. — Confir . sur la phys : ìii t syst. Rerveux, ecc. Puiis, Alcan. 1908, 8° gr., p. 366 [Cfr. sui medii e sui fenomeni medianici a p. 66, 78, ecc.].  Hennig Rich., I V under and Wissenschaft . Rine Krdtk u. L r- kliirung der occulten Pillinomene. Hamburg, Gutenberg, 1904, 8", p. 248 [Critica giudiziosa e serrata di varii fenomeni occulti¬ stici, fra cui le tavole giranti].  Kircuner Fil, Der Spiritismus, die Narrheit unserer Zeital- ters. Leipzig, 1883.  — _ — ’s, Worterbuch der pliilosophischen Grundbegriffe,  V* Aufl. neuarb. von D.r Cari Michaelis. Leipzig, Diirr’ s V., 1907 [Diversi articoli].   1   X     Jastrow J., The moderne occidt, ‘ Pop. seientific Monthly New-York, 1900, LV1I, p. 449.  — — The subcnnaeious. Boston, Houghton, 1906, in 12", p. xii‘550. Trad. frane. : La subconscience. Paris, AleaD. 1908 [Agg. alla indieaz. di p. xl, Bibl. Tomo I"].  Schneidek W., Ber tiene Geisterglaube. 1882.  Scheffi.hr Hehm , Das Wesen dei- Geister. Braunschweig, 1899, 8 , p. 218.  Sttbbled Geouoes, Spiritualisme et spiritisme. IP édit. Paris, Tèqni, 18”, 1900.  Tbiesdkei. W.. Bottoni Facts concerni ng Spiritualism. New Edit. New-York, 1900, 18".  Wìnki.ek Wii.ii., Zar Reform des impennatiteli Spiritismus. Leipzig, M Altmann, 1906 [Opuscolo interessantissimo, perche basato sull’esperienza decennale dell’A. colla celebre medium di Berlino conosciuta sotto il nome di Temine inas/jin'e. : egli in¬ voca una riforma dell’antiscientifico e inopportuno modo di sperimentare degli spiritisti].   111. Per la descrizione e autobiografia della medianità.   [Vedi pag. xxxi-xxxv ilei Tomo 1].   Darkl Tu.. La spiritiuilination de Tètre par V Ènti ittioli, la Mo¬ rale et le Fgychisme. Genève, 1896-7 [Scritto per mezzo della medianità della signora Erath],  Dufaux E «MANCE, Vies dictées d'outre-tombe. — Jeanne d’Arc par elle- niènte. Melun, 1855, op. [Opuscolo importantissimo: lo spirito di “ Giovanna d'Arco „ detta la propria biografia (!!!) a Ermanzia Dufaux, medium di 14 anni].  Eiikiu.e Kari. Fk., Fine Soitinambule-kranken Geschichte, ecc. Leipzig, O. Mutze, 1907, 8°, p. tv-150, con fig. [Illustrazione di un caso abbastanza raro, per opera d'un magneto-patologo].  Goopn. A.. Polir et Cantre. Recherches datts T incorniti. Tours, Arrault, 1893 [Lo spiritismo sarebbe una conferma dell'animismo universale. — 11 medium dell’A. era sua moglie].  Laxgsdohfe v., Die Schutzgeister nml eine vergleichende I eber- sicht der Erscheinnngen des Lebinsinagnetismus. Leipzig, O. Mutze, s. il., un gr. voi. [La prima parte, sul futuro, è scritta media¬ nicamente sotto dettatura di un’ “intelligenza occulta,. In ap¬ pendice : Erlebnisse des Meditane ani llofe Alexander HI zti Pe- tersburg],  N. N., Reisen in den Monti, in tnehrere Sterne ti. in die Soline.   Geschichte einer Somnambàlen, eco. Heilbronn, XIII* ediz.: Saint- Gallen, XXYII* ediz. !!, di p. 836 [Viaggio nella Luna, nel Sole e nelle stelle, di una visionaria di Weilheim sulla Teck, nel Wurtemberg: sul genere dei viaggi di Elena Smith in Marte].  Pkociiabzka u. Grììnhct, Reflexionen aus der Geisterwe.lt. Buda¬ pest, 1873 [Interessantissima raccolta di comunicazioni spiri¬ tiche, ottenute in un circolo di “ Spiriter-Forscher , a Buda¬ pest].  Rudolphio (?), Die junge Hellseherin. Tubingen, 1858, 11“ ediz. [Cotnunic. e visioni di una sonnambula, Ifigenia Stradella (ita¬ liana?), sull’avvenire, con i soliti viaggi planeto astrali nella Luna, nel Sole e nelle stelle !]  Santonoceto Gaetano. Il Viario degli Spiriti. Messina, 0. Trin¬ cherà, 1907, 8°, p. 272 [Narrazione, a mo’ di romanzo, delle gesta di una giovane medium : si dice però che i fatti narrati siano veridici !]  Sardou V. et Pradei., La Clef de la vie. Paris, 1857 [Ce¬ lebri comunicazioni ottenute dal famoso commediografo col medium Luigi Michele de Figani'eres : il sottotitolo è espres¬ sivo : “ L’Uomo, la natura , i mondi, Dio. — Anatomia della vita umana. — Rivelazioni stilla scienza di Dio!,]  [Saubkrt], Quelques pensées de l’Ésprit frappeur. IIe edit. Car- cassonne, 1878 [Poesie, racconti, fiabe, eec., dettate da uno spirito tiptologico].  Schrerkr D. P., Denl'wii rd igkheiten eines Nervenkranken. Ba¬ silea, Libr. A. Geering, 1903 [Descrizione ili meraviglie super¬ sensibili esperimentate dall’A. in istato di pazzia : pregievo- lissimo contributo alla psicopatologia dello Spiritismo].  SiNNKTT Tu., The occult World phenomena, and thè Society f. psychical Research, 1895 [È la difesa della Blawatski contro le acerbe critiche dell’Hodgson e del Solovyoff].  U ni. mann J., Blicke in dus Jenseits. Bern.. 1853 [Visioni di una sonnambula ‘ chiaroveggente „, Maddalena Wenge di Berna].   BJ con metodo investigatorio :  Abbott David P., Behind thè scenes with thè Mediatila, Chicago, Open Court Pubi. Comp.. 1907, in-lS”, di p. vi-328 [Spiega con trucchi prestidigitatorii, da lui abilmente ripetuti, gran parte della fenomenologia straordinaria dei medii Americani profes¬ sionisti].  Flournov Tu., Choréographie somnambuligue. — Le vas de Mugdeleine G. ~ Arch. de Psycb. „, III, 1904. p. 357, 374, con tav. [Cfr. con lavori di Magnin e Schrenck-Notziug sul mede¬ simo soggetto].  Henry V-, Le langage martien. Elude analytique de la génèse d'iute langtie dans un cas de glossologie somnambuligue. Paris,   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Maigonneuve, 1901 [Il caso è quello di Elena Smith (Muller) di Ginevra ; e l'Henry dimostra che il preteso linguaggio mar¬ ziano è un miscuglio di parole derivate dal francese, dall’in¬ glese, dall’ungherese, ecc. lingue, tutte, più o mino conosciute dalla medium].  Gessmann G. W„ Die Psychographie, das isl die Gaie d. me¬ di uniti istiseheu Schreibens und Zeichnens. Berlin, K. Siegismund, 1897, con tav. e fig.  Skkmaxs Bar. Hartwv, A round thè World witli a mayician und a Juggler (scritta nel 1872), pubbl. nel 1891 [Sui fakiri in¬ diani e sui giuochi pseudo-spiritici del famoso giocoliere Bel- lacchini],  Yost s, Spiritualistica Siate and Dictionary. Philadelphia, Yost a. C., s. d. [Guida, cifrario e istruzioni per i trucchi dei falsi medii Nord- Americani],   IV. — Pel fluidismo, animismo e neodinamismo.   [Vedi pag. xxxv-xxxvn del Tomo I],   Beugiter A., Die von d. menschlichen Kòrper uusstrbmende Kraft. Wismar, 1898 904, due parti con XX fig.  Br.im Robert, Die vierte Dimension. Leipzig. Max Altmaun, s. d. (1906?).  Bonn ax si È. La force psychique et lee inetr amenti qui serveni à la inesurer. Lyon, chez l’A., 1908, in-8“, p. 38.  Brandi.kr-Pracht Kari-, Lehrbuch der Entwickelung iter ole- kulten Krafte im Menschen. Leipzig, M. Altmann, 1907, 8" gì-, p. iv-220 [Nella 2* sez. tratta dell’od, del corpo astrale, ecc.].  Bucuneu L„ Dae Od. Darmstadt, 1854.  Ohazarain et Dèci.k, Les coltrante de la Polarité. Paris, O. Doin, 1887, 8" gr. [Correzione alla Bibl. Tomo I. pag. XXXVI. dopo: Chéviu.ard].  Heli.ex bacii L. B., Der Aether aìs LSsung der mystischen Riithsrl. Leipzig, O. Mutze, 1887.  Lièbaclt H.. Polir conetater la réalité da May né tir me. — Ex- tériorisation ile la force neurique. Nancy, 1“ ediz. 1883 ; IP ed., Paris, Libi-, Maga. [Piccolo, ma rilevantissimo opuscolo del grande ipnotizzatore di Nancy].  Ostica cip W.. Vorlesunyen aber Naturphilosophie . Ili Aulì. Leipzig, 1905 [Per le teorie odierne sull’Energetica].  Verworn Max, Die Mechanik dee Geisteslebens. Nella collez. * Aus Natur. und Geistwelt ,. Leipzig, Barth, 1907, 8°, p. 104, con 11 fig.   SOTE BIBLIOGRAFICII E SULLO SPIRITISMO   XIH   Wachtelborn K., Die Setlkunde auf energetischer Grundlage, eco. Leipzig, M. Altmann, s. d. (1907?), 338 p. con 17 fig. [Libro po¬ polare. ma buon indizio dei tempi : nella I* parte tratta della “ forza magneto-vitale ,].   V. — Per gli studii metapsichici, e per la psicogenesi della mediumnità.  [Vedi pag. xxxix-xi.ui del Tomo I].   Ben net Edw., Spiritualista : thè psychical phenomena. Con in¬ troduzione di 0. Lodge. London, 1907, con diagrammi.  Bigklow J., The mystery of Sleep. New-York, Harper, 1903, 8°, un voi. di p. 216.  Hoirac E., La cryptopsychie. ‘ Rev. philos. „, agosto 1907, p. 113-144.  — - La Psycliologie ineonnue. lntrod. et Contribuì, à l <?- tutte expérim. des Sciences psychiques. Paris, F. Alcan, 1908, 8" gr., p. 346 [Ristampa, aumentata e coordinata, di vecchi articoli, massime sui fenomeni ipnnidi e magnetoidi : molta pru¬ denza per rispetto allo spiritismo!].  Bois Henri. Le Réveil au Pays de Galles. Toulouse. Soc. public. mor. et relig., 1906, 8°. p. 6Ì3. con 28 fig. [Notizie interessan¬ tissime sulle manifestazioni fisiche straordinarie medianiche (p. es., luci, lettura di pensieri, ecc.) che si osservano nei tu¬ multuosi e fanatici ‘ risvegli Gallesi ,].  De Laurence L.-W., Hypnotism. Chicago, Henneberry Co., 1901. 8°, p. 256.  Del Greco Fr., L'io subliminale del Myers e la psicologia con¬ temporanea. ‘ 11 Manicomio „, Nocera-Inf. 1906. estr. [Forte cri¬ tica delle idee di Myers].  Donath J., Hystero-Epilepsie dar eh Spiritismus hervorgerufen. “ Wien. Klin. Wochenschrift ,, 1903, n" 3.  Ermacora G. B.. Telepathic dreams experimentally induced. ' Proc. Soc. of. ps. Res. XI, 1895, p. 236.  Freud S., Die Traumdeutung. Leipzig u. Wien, Deuticke, 1900, 8°. pag. 372 [Importantissimo e originalissimo, per la psico¬ logia dei delirii onirici .  — — Zur Psychoputhologie des Alltagslebens, ecc.. nebst He- merkungen dbereine ÌVurzel des Abergluubens, ‘Monats. f. Psych. u. Neurol. „, 1901 [Originalissimo studio di 'psico-analisi „ sulle fonti ordinarie della superstizione].  — — , Zur Neurosenlehre. Wien, Deuticke. 1906.  Gabbe R., On thè volontari/ “ trance , of India n Fakirs. “Monist  Chicago, X, 1900, p. 481.   XIV   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il   Gif.ssi.kr Karl Max, Aiis dein Tiefen des Traumlebens. Halle, 1890, 8°, p. ‘210.  Hyslop, H. James, Science and a future Life. Boston, H. Tnrner a. G, 1905, 18°, p. xii 372.  — — — — Borderland of psychical Research. Ivi,  id., 1906, in-18°, p. x 425 [Correz. da pag. xl, Bibl. Tomo I”].  Jouli-'. Fall, Traité de l’ Hypnotisme expéri mental et thérapeu- tique. Paris, Vigot, 1908, in-180, p. 456 con 44 fig.  LOwenkeld L., Dir Hypnotismus. llandbuch d. Lehre con der Hypnose and d. Suggestiva, eoe. Wiesbaden, Bergmann, 1901, 8° gr., p. 522.  Maga in Emilk, L'art et l' Hypnose. Interprétation plastique d'oeurres littéraires et musicales. Genève, Edit. “ Atav. ,. Paris, F. Alcan, 1907, in-4° picc. con molte illustrazioni [Splendida pubblicazione sulla famosa medium mimo-musicale russa, Mad¬ dalena G., in contrasto con l'opera di Schrenck-Notzing, eit. nella Bibl. Tomo I, p. mi],  Martin L., Le Magnétisme humain en face de l’ Hypnotisme. L’ Action curative à distance. Moutiers, Ducloz, 1907, in-16°,  p. 220.  Maxwell J., Tmjchologie et métapsychique. ‘ Année psyeholo- gique „, XIII, 1907, p. 100.  Melville John, Crystal Gazing and Cldirvoyance. London, Nichols and Co., 1903.  Miller Frank, Miss, Quehjues faits d’imagination créatrice subconsciente. “ Arch. de Psycbologie „, V, 1906, p. 36 [Osser¬ vazioni introspettive di molto valore; applicabili ai ‘ romanzi , spiritici].  Mììller R., Hypnotische I lediseli- Experiment ini Dienste der naturwissenschaftlicher Seélenforschung. Leipzig, 1898-99, due voi. [Correz. da p. xli, Bibl. del Tomo I"].  Nagel D.r L., Die Genialitdt , ci tic Schwester der Mediulitdt , ecc. Leipzig, O. Mutze, 1906, op. 8°, p. 32.  Pkirce A. H, .4/1 appeal from thè prevaiting doctrine of a detached Conscio ussness. Boston. New-York, Houghton a. C., 1906, in-8* [Opuscolo di sole 36 pagine, ma di alto pregio» anche per la fama dell' A., che è il creatore del pragmatismo].  Sabatieh Camillo, Le duplicarne humain. Paris, F. Alcan. 1906. 16°, p. xvm-160.  Stanley Lefevre Kbers, The Late of suggestion. Chicago, Science Press, 1907, 8°, di p. 158.  Street, A genette study of Immortality, in “ Pedagogical Se- minary ,, 1900, u" VI [Acutissimo studio psicologico sull'ori¬ gine dell’idea di immortalità].  Sithuled Georges, Le Sous-moi. Paris, A. Maioine, 1908. 18“,  p. 160.  Tissié Ph., Les Réces. Paris, Alcan, 1890, II* ediz., 1898, 18°.   NOTE BIBLIOGRAFICHE SULLO SPIRITISMO   XV   VI. — Per la stampa periodica dello spiritismo.   [Vedi pag. m.hi- xlthi del Tomo II   a) Efemeridi spirito-psichicistiche :  Nell’America del Nord : — “ Philosophical Journal „ (-(- Dr. Newmann, J. Munsell Chase), San Francisco. Cali!'. ; ‘ Sunflower „ (M. Buon), Chicago.  In Austria : — “ Lieht des Jenseits r (-(- 1867-68, Delhez), Vienna.  In Francia : — * Revue spiritualiste „ (-(- 1858-69, Z. Piérart) : ‘ Nouv. Revue des spirites „ (+ Lachatre) : “ Rev. génér. d’Études psychk[ues „ (1907, E. Boso), Parigi: “ LaNou- velle Pensée , (C.-R. Sadi.er', ivi.  In Germania : — “ Psyche, Zeitschrift fiir Odwissen- scliaft , (-+- 1865..., Bertuelbn), Grossenh.; “ Neue metaphysische Rundschau „ (1896, Zillmann), Grosslichterfelde, presso Berlino; “ Lucifer, Zeitschrift f. Seelenlehen und Gcisteskultur, ecc. r (l>.r Rud. Steiner), Berlino; ‘Zeitschrift fiir Okkultismus „ (D.r Brandler-Pracht), Lipsia; ‘Sphinx, (edit. C. Schwetschke), Gera-Berlino.  In Inghilterra : Human Nature. A monthly journal of Zo'istic Science „ (1867-70 ?). Londra.  Iu Italia : — ‘ Ultra, rivista teosofica , (Decio Calvari), Roma, con rubrica sullo spiritismo.  b) Editori e Librai principali dello Spiritismo:  Barcellona: — Libr. Carbonel y Esteva, Rainbla de Cata-  liina, 118.  Berlino : — C. A. Schwetschke.  Grosslichterfelde b. Berlin: — Paul Zillmann, Ringstrasse, 4 a.  Leipzig: — Oswald Mutze, Liudenstrasse 4.  — M. Altmann, Verlag, Salomonstrasse, 11./  Mexico : — Agencia de Rivistas espirìtas y teosofica.?. Re- stituto Callejo. D. F. I. a. Indipendencia, 9.  Milano : — Libr. edit. Ars Regia del D.r Sulli Rao (teo¬ sofico).  Paris : — A. Daragon, Lib.. Rue Duperré, 30.  f) Negozianti di giuochi ‘spiritici, di presti- digitazione secondo l’arte americana:  Chicago: — George L. Williams a. C.°,Cluunplain Avenue, 1145.  Philadelphia : — Yost and Company, “ dealers in magica! apparatus, spiritualistic secrets, ecc. SUPPLEMENTO  ALLA BIBLIOGRAFIA DI EUSAPIA PALADINO   [Vedi pag. 170 del Tomo 1).   1907 (l e 11 semestre).  Baezisi Luigi. Nel mondo dei misteri con Eusapia Pa¬ ladino, con pref. di C. Lombroso. Milano, Baldini Gastaldi e C., 1907, in-8°, pag. 200, con tav.  [È la raccolta degli articoli pubblicati prima sul Corriere della Sem, ai quali fa da prefazione un articolo già edito dal Lombroso sulla Lettura],  Baudi de Yesmb C., L’explication spirite et spiritualiste des phénomènes psychiques, “Ann. d. Se. psych.„, giugno 1907.  [A proposito delle pubblicazioni di Lombroso, Morselli, Foà, Aggazzotti, ecc., sulla medianità d’Eusapia].  — — Eusapiana, “ Ann. Se. psych. 1907, giugno, pag. 448 e seg. con ritr.  Berndt G. H., Das Buchder Wunder, già cit. a pag. xxi, Bibliogr. Tomo I.  [Nel Voi. Il, la maggior parte del capitolo sullo spiritismo fe occupato dalla trad. del rapporto della Commissione di Mi¬ lano (p. 876-905), con ritratto di Eusapia].  Bosc E., La Psychologie, già cit. Bibl., Tomo II, pag. vii.  [Le prove della realtà dei fenomeni spiritici, a pag. 186-201, sono desunte esclusivamente dalle esperienze di E. P„ ma con molte inesattezze di fatto e con scarsa critica].   XY11I   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Bottazzi Filippo, Nelle regioni inesplorate della Biologia umana , * Rivista d’Italia luglio-agosto 1907, trad. in “Ann. d. Sciences psychiques „, n' vari del 1907. con fig.  [Importante studio di un esperto fisiologo, associato ad altri sperimentatori di vaglia, fra cui l’esimio patologo Prof. Ga¬ leotti. sulla autenticità dei fenomeni medianici della E. P.].  Du Pbel Cabl, Bei- Spiritismi u, già cit., pag. xxiv, tomo I.  [11 111 eap. dell’opuscolo (p. 72-97), sotto il titolo : Lotta at¬ torno allo spiritismo in Milano, è dedicato alle sedute del '92, di casa Finzi : e l’autore parla di John Kings come di un per¬ sonaggio reale !]  - Die magische Psgchologie. Jena,H. Costenoble, in-8“.  [È la seconda parte dell’opera: Die Magie als Natuncissen- schaft, e si occupa molto dei fenomeni della Eusapia Paladino, ai quali attribuisce la qualità “ magica ,].  Loewenfeld L., Somnambulismus und Spiritismos. IIe verni. Autìage. Wiesbaden, Bergmann, 1907, in-8° gr., pag. 71.  [Sui fenomeni fisici cita la E. P. per le sedutedi Genova compiute sotto la mia direzione e riferite dal Barzini].  Ruggebi D., Altre sedute con Eusapia, “ Luce e Ombra „ , giugno 1907, pag. 291.  _ Per “ Le impressioni di un uomo di scienza sui  fenomeni Eusapiani „, ivi, luglio 1907, pag. 329.  [Osservazioni critiche garbate ai miei articoli del Corriere della Sera].  T anfani A., La Paladino alla Società Romana di Spi¬ ritismo, “ Luce e Ombra „, luglio 1907, pag. 347.  — I grandi medi dello Spiritismo (Eusapia Paladino), • Luce e Ombra „, nov. 1907, pag. 587.  Yenzano dott. G., Contributo allo studio delle materia¬ lizzazioni, “ Luce e Ombra - , agosto-die. 190 1, tiad. in “ Ann. de Se. psychiques „, Parigi, 1907.  [Narra sopratutto di fenomeni di materializzazione ottenuti con Eusapia nelle sedute di Genova. Da raltrontare con le mie Impressioni e note sulle medesime sedute].   PARTE SECONDA  ( Segue).   LE SEDUTE MEDIANICHE   CON  EUSAPIA PALADINO  (Serie II, Ili e IV).   * Deputi qu'eUe existe VJIumanité n 'a pus avance d’un pus sur ìa rotiti du m untóre que notte méditons ( « V Im¬ mortaliti »)... Il n’y a peut-étre aucun rapport poasible ou imaginahle entre Vergane qui pose la question et la réalité qui devrait y répondre » .  Maurizio Maeterlisck.   Morselli, Psicologia   Spiritismo, II.   1   SERIE li.   Le cinque sedute dell' inverno 1901-1902 al “Circolo scientifico Minerva,.   PRELIMINARI  Composizione e intenti del ‘ gruppo „.   In questa seconda serie di esperienze con la Eusapia Pala¬ dino, tornata appositamente a Genova dietro nostro invito, gli osservatori furono diciotto, in parte scelti fra quelli che operarono nel maggio-giugno, in parte nuovi, aggregati con libera votazione dei primi. Per rendere le esperienze più facilmente accertabili, ed anche perchè la pratica degli spiri¬ tisti liguri ha dimostrato utile limitare il numero dei presenti ad una seduta, si stabili di dividerci in tre gruppi, di sei persone ciascuno. Il primo gruppo, presieduto dal sig. Carlo Peretti, operò dal 21 di novembre al 4 di dicembre, in cinque sedute a giorni alterni : non ne furono mai pubblicati i ver¬ bali. Il secondo gruppo, presieduto da me, operò in altre ciuque sedute dal 5 al 16 dicembre, e qui riporto tali e quali le mie Impressioni di allora. Il terzo ed ultimo gruppo, diretto dal Prof. Porro, tenne occupata la medium pure in cinque sedute dal 16 al 31 dicembre, e di questa serie diede ragguaglio L. A. Vassallo [Gandolin], prima sul suo giornale 11 Secolo XIX, indi in un volume a parte {Nel mondo degli Invisibili). Ogni gruppo rimase libero di procedere negli   V I   4   esperimenti come meglio credette, sia per i metodi di con¬ trollo, sia per la preferenza verso determinate ricerche, sia per il luogo e le ore dei convegni con la medium.  11 nostro gruppo si compose come segue:  1. Dott. Vittorio Cantò, libero docente di Patologia medica, Medico Primario dell’Ospedale Galliera ;  2. Sig. Fausto Ferraro : questi, essendo il più giovine, fungerà da segretario e redigerà i processi verbali ;  3. Prof. Panagino Livierato, prof, di Patologia spe¬ ciale medica;  4. Prof. Enrico Morselli ;  5. Ing. Comrn. A. Omati, direttore dei Cantieri Ansaldo' a Sampierdarena;  6. Prof. Guido Pellizzari, direttore dell’Istituto Chi¬ mico nella R. Università.  Dei sei membri del gruppo, due soli, io e Ferraro, cono¬ scevamo la Paladino e avevamo acquistata in undici sedute pratica conveniente, l’uno per dirigere, l’altro per narrare le sedute. Un terzo, il prof. Livierato, aveva già assistito ad una seduta in casa mia (della quale dirò in altra parte del libro). Gli altri tre compagni erano affatto digiuni di spiritismo e di fenomeni Ensapiani.  Dopo lunga discussione decidemmo di tener le sedute nel locale del Circolo Minerva, in via Giustiniani. Il primf> gruppo aveva operato in casa del suo direttore, il sig. Fe¬ retri; ma per conto nostro opinammo che era preferibile un luogo neutrale, tanto più che la sala maggiore del Circolo, facilmente chiusa ad ogni intervento estraneo, collocata in una parte remota e silenziosa della vecchia città, ci permetteva di eseguire ogni sorta di vigilanza. E poi c’era già nell’aria, per Eusapia, l’influenza psichica delle buone sedute della pri¬ mavera avanti : era sperabile che il medium vi riprendesse la serie dei suoi successi e andasse anche oltre.  Nè mutammo l’arredamento e neanche l’istrumentario con¬ sueto delle sedute spiritiche, salvo l’aggiunta di una stufa a gaz pel riscaldamento. Già Eusapia se ne sarebbeimpressionata, e fino ad allora era inutile parlare di strumenti scientifici, di registrazione grafica dei fenomeni, di esami fisiologici sulla sua persona: io l’avevo ben capito nell’ andarla a salutare nella casa ove stavolta era ospitata. Dissi a me stesso : — Fra qualche tempo, rotto il ghiaccio, si avrà una Eusapia sempre più malleabile sotto quel riguardo : e allora chi verrà dopo di noi potrà con minori stenti applicare metodi scientifici, magari rigorosissimi, allo studio della medianità. — Precisamente così è avvenuto di J. M. Oharcot nel campo dell ipnotismo : c e sempre chi trae profitto nel camminare spediti per una strada da poco tempo aperta da altri pionieri; ma cammina sulle orme altrui e malamente riesce a farle dimenticare, pur stampan¬ doci entro le proprie e così cercando abilmente di cancellarle...  Il programma delle sedute di cui disponevamo avrebbe do¬ vuto essere combinato in modo da sfruttare, per così dire piu completamente che fosse possibile la potenzialità del medium. Noi tutti desideravamo, — anche quelli che non avevano visto mai l’Eusapia all'opera, — di arrivare sollecitamente alle mas¬ sime manifestazioni spiritiche, quali sono le apparizioni o ma¬ terializzazioni visibili. A tale scopo sarebbe stato opportuno però che la nostra attenzione, più che sui metodi di con¬ trollò, si fosse portata sui fenomeni, incoraggiando in tale <niisa la medium a darci le prove più alte e complicate delle sue facoltà medianiche. Ma, purtroppo, noi non pensavamo, da un lato alle abitudini oramai inveterate e immutabili dell Lusapia, dall’altro alla composizione disarmonica del nostro gruppo Fino dalla prima seduta si ebbe infatti un arresto della indagine alla fase preliminare, perocché si cominciò a dare eccessiva importanza al controllo sulla persona de la medium, e indisponendone l’animo, se ne paralizzarono anche le_ azioni, sopratutto a distanza. La cosa era prevedibile essendovi ne t'runpo due soli ( io e Ferravo) oramai convinti della sincerità dei fenomeni, almeno pel massimo loro numero: un terzo ancora fortemente dubbioso di essere stato ingannato nella sola seduta cui già aveva assistito (il prot. Livierato); e tre atfat o nuovi ed inesperti, e però tratti naturalmente a dubitare e ad esigere un controllo continuo, fastidioso per la Eusapia, faticoso per noi stessi, e in generale ritardante, se non ini¬ bente, le manifestazioni. Le cinque sedute sono perciò li¬ maste poco fertili in “ fenomeni „, come si vedrà, e noi non siamo andati di molto oltre a quello che avevamo ottenuto nella serie sperimentale di primavera.  Ciò nonostante, fino dalla prima serata si ebbero inamte- stazioni varie e, per chi ne conosce la portata, eziandio sicure e sincere; non tali però per numero e per evidenza da tra¬ scinare alla convinzione quelli tra di noi, che tuttora si ro- vavano nella fase dello scetticismo pre-spenmentale. Qui avverto, intanto, che alla fine della prima seduta il professore Livierato si dichiarò pienamente convinto dell autenticità dei fenomeni e, in particolare, del trasporto di oggetti senza vi¬ sibile contatto, anche fuori della portata di mano della medium. Altri due colleghi, il prof. Pellizzan e il dott, Oantu,  uscirono, per contro, da tutta intera la nostra serie di sedute ancora dubbiosi, non tanto sul modo di interpretare i fatti veduti, quanto sulla stessa realtà di alcuni fra codesti fatti Io non voglio occuparmi dei giudizi altrui sui fenomeni eu- sapiani, quando pur si tratta di persone con le quali mi sono trovato a sperimentare: dovrei allora cominciare a discutere sulle convinzioni dei miei compagni “spiritisti,, le quali hanno, per lo meno, il carattere di induzioni ricavate dagli stessi argomenti positivi dei quali io mi valgo per dichia- rarm1 ancora “antispiritista,. Per me la realtà ed auten¬ ticità della massima parte dei fenomeni, che ho raccolto nelle sedute con la Paladino, non ha più ombra di dubbio pur riconoscendo che vi esiste una innegabile miscela di stra¬ tagemmi e di manifestazioni spurie. Intanto, neanche ai miei compagni piu scettici e più austeri del 1901-2 riuscì mai di cogliere in fallo, seduta stante, l'Eusapia. In questo campo specincp ed irregolare di fatti naturali si ha talvolta l’im¬ pressione vaga dell’ inganno, si sente, per così dire, in aria che il fenomeno manca di sincerità od è effettuato con ar¬ tifici, e che quindi non ha indole propriamente “ spiritica e neanco psich.cistica , ; ma poi non si giunge a scoprire I insidia ne a sventare la trama. Il dubbio rimane, ma si  esaurisce in tanti ma ed in tanti se . E allora si capisce  come una discussione basata su elementi incerti, su impres¬ sioni fuggevoli, su apprezzamenti spesso più di sentimento c ìe di ragione, a poco approdi; e poi, nulla valga per la so¬ luzione definitiva del problema. E meglio è che io esprima sinceramente ma esclusivamente le mie impressioni proqres- swe. “i allori‘> e tenga conto di quelle degli altri solo' per quei tanto che esse abbiano servito a correggere o ad asse¬ verare ed a confermare le mie.  Anche per questa seconda serie di sedute avevo adottato il metodo di annotazioni che usai nella prima: ossia, munto a casa, ho scritto dopo ciascuna serata ciò che ne pensavo meno preoccupandomi della descrizione dei fenomeni che deli esame delle condizioni in cui avvenivano. Infatti, il valore di queste nostre esperienze paladiniane del dicembre 1901 piu che da novità o eccezionalità di fenomeni, deriva dalla costituzione del circolo : nessuno dei sei assistenti era spi- ì insta , tutti eravamo piuttosto inclinati all’ antispiritismo • eppure, le manifestazioni fisiche si sono avute egualmente.’ Segno, questo, che la “ fede , aiuterà sopratutto le manife¬ stazioni intellettuali dello spiritismo, i messaggi, ma che a i iguardo dei fenomeni obiettivi di medianità, che sono poi   NUOVE ESPERIENZE CON LA PALADINO   i più sperimentabili, la Metapsichica può diggià camminare  < 0 \ o n 6 c^er a * più da mettere le mie impressioni al cimento della disputa con gli altri membri del Circolo Minerva, e nero i fogli delle mie estemporanee scritture sono limasti sempre presso di me. Dichiaro, però, che le ho redatte m gran fretta affinchè non mi sfuggisse il ricordo esatto delle cose percepite, nè mai le ho rilette: le rivedo ora dopo cinque anni e mezzo per darle alla stampa, e le inserisco qui aflatto immutate, salvo insignificanti ritocchi di forma.   Genova, maggio 1907.   LA UNDICESIMA SEDUTA (5 dicembre 1901).   I fenomeni della serata.  La prima seduta del nostro gruppo cominciata alle 21 30 è terminata verso le 12,20 di notte, e non ha dato “ fenomeni di grande rilievo, massime per me che oramai sono corazzato contro le meraviglie , usuali della medianità paladiniana.  Come in tutte le prime o isolate sedute che concede la Eu- sapia le manifestazioni sono state elementari, anzi un no’ stentate e incoerenti, come se la medium avesse bisogno di orizzontarsi nel nuovo ambiente. Io non ne darò una descri¬ zione minuta; dal verbale che Fausto Ferrara ha redatto e che con grande sollecitudine mi ha consegnato, t.ol<ra le seguenti sommane notizie. °  A luce piena [ becco di gas, reticella Auer): - Moti e solle¬ vamenti parziali del tavolino; - picchi (• raps ,) entro la so¬ stanza del legno, sia spontanei, sia in risposta a colpi eseguiti da noi; - sollevamento completo (‘ levitazione „) dei tavolino senza alcun contatto della media, e con la catena delle nostre mani sospesa per aria, a circa qualche centimetro dal suo piano A luce debole (chiarore proveniente dalla porta aperta del- 1 anticamera, in cui brucia una candela stearica): — Soffi freddi sulle mani e sulla faccia dei vigilatoci ; — moti di avanzamento  e regresso delle cortine nere del gabinetto; - solleticamenti leg-  ^ìeri (di mani invisibili) ai fianchi dei due violatori  de*°lÌ«silna o semi-oscurità (chiarore "come sopra, con chiuso un battente della porta d’anticamera): — Toccamenti piu torti e meglio sentiti ai controllori; — sottrazione abba¬ stanza violenta della seggiola a quello di sinistra (Livierato)  A luce rossa (lampadina elettrica da fotografo, di 5 candele): — Levitazioni complete del tavolino, della durata di 5"- — son- t™n„ne r stnaL;larae,>t0 e di battiti sulla spalla di un con-  mente J lì 8lnls^a’ mG?tre Eua*P>a strofina e picchia legger¬ mente sulle spalle e sul capo di quello di destra; — picchi  dentìnÒd8ULe p,mb®.de1llaf^iola di un controllore, corrispon- lenti ad uguali gesti di Eusapia; — gonfiamento e svolazzo della tenda che è proiettata sul tavolino; — vento freddissimo dal gabinetto; — attrazione della cortina nera, operata da Eusapia con movimenti visibili della sua mano a distanza; — sollevamento, pur visibile, di una seggiola non toccata.  In oscurità completa: — Toccameuti reiterati ai controllori; — trasporto di oggetti situati a distanza di circa 80 cent, e a destra di Eusapia (una cornetta, un'armonica) e loro arrivo sul tavolino; — scosse e avanzamenti del grosso tavolo sul quale essi si trovavano; — suono della cornetta; — una potente bussata sul tavolino medianico; — spostamento della seggiola già sollevata a luce rossa, e tentativo (non riuscito) di ripor¬ tarla al controllore cui fu sottratta. Questo ultimo fenomeno esaurisce la Eusapia. che alla mezzanotte chiede di riposare.  Notevole il fatto che durante tutta la seduta la Eusapia rimase sveglia, tranne un corto periodo di semi-trance du¬ rato non più di mezz’ora, e preannunziato da sbadigli e da lievi contrazioni delle braccia : ma in tale sua condizione si ebbero soltanto sensazioni di toccamenti e di soffii freddi.   Il medium e la sua sistemazione tecnica.  Eusapia Paladino è tornata a Genova in condizioni di salute più prospere che in maggio-giugno. Questa volta non si lagna delle sue solite mal definite o indefinibili sofferenze nervose (iperestesia del lato sinistro, cefalalgie, ecc.) : ed è apparsa a tutti di buon umore, fatto questo che i compe¬ tenti in spiritismo ritengono favorevole alle manifestazioni medianiche. Nonostante che abbia superate diggià le cinque sedute del primo gruppo di “ sperimentatori iersera non si mostrava stanca: però, come le accade ogniqualvolta deve “ sperimentare „ con persone a lei sconosciute, si trovava in uno stato psichico di lieve apprensione. Mi ha salutato senza alcun segno di compiacenza e dirò lepidamente, ma questa sua accoglienza non mi meraviglia; infatti, io, che essa ritiene d’essere riescila a convincere fin dalla primavera, non rappresento più per lei un ostacolo da superare, nè un motivo di diffidenza. La sua vanità di medium è sodisfatta per quanto mi riguarda ; e però essa rivolgerà ora la sua at¬ tenzione agli altri del gruppo, che le sembreranno ancora increduli. .Tersera palesò specialmente che le stava a cuore   10   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   di convincere Livierato, di cui essa sa il giudizio non troppo favorevole sui fenomeni veduti in casa mia: ci accorgiamo tosto che con civetteria quasi fanciullesca essa vuole abbo¬ nirlo, disarmarlo.  Questo bisogno di abbattere i dubbi e vincere i sospetti è naturalissimo, ma alla fine diviene una causa d’arresto nello sviluppo dei fenomeni in una determinata serie di sedute ; dirò di più : deve avere arrestato anche l’evoluzione progressiva delle facoltà medianiche d’ Eusapia. Da molti anni le manifestazioni di costei sono sempre le medesime, nella pura sfera meccanica: pochissima, come dissi, ne èia intellettualità. Ferma nel proposito di dimostrare la propria energia medianica mediante i fenomeni più grossolani (alza¬ mento di mobili, spostamento e trasporto di oggetti, trom¬ bettate, chitarrate, ecc. ecc.), la Paladino è alla lunga un medium monotono; le sue sedute si assomigliano troppo, e finiscono coll' ingenerar noia anche là dove^ i fenomeni sa¬ rebbero eccellenti. Si ha un bel chiedere a “ John „ di ope¬ rare con maggiore sollecitudine, di manifestarsi con un po’ più di vivacità, di inventiva, di intelligenza; ma tutto è inutile. La sfera d’azione del disincarnato corsaro è oramai fissata.  * iò porta a pensare che sarebbe veramente utile per la scienza psicologica il trovare dei medium vergini, immuni da ogni pregiudizio di tecnica, pienamente liberi di mani¬ festare senza regole o norme scolastiche le loro attività iper- psichicbe; dico “scolastiche, perchè si tratta di una vera scuola a un dipresso eguale a quelle ginniche ! Fino a che la psicologia sarà costretta ad accettare i medium che le provengono dui circoli spintici, e già adusati a quei metodi a quelle formule a quella tecnica un po’ bizzarra e un po’ sciocca, non si potrà ottenere una grande varietà di fenomeni: e neanco si sarà sicuri che la produzione costante di quei determinati fenomeni non sia conseguita mediante un abilis¬ simo esercizio. Io non voglio dire con ciò che la medianità sia tutta un arte prestidigitatoria, come qualcuno sogghi¬ gnando ei soffia dietro le spalle : ho già espresso la mia opi¬ nione che è oggidì favorevole alla realtà e veridicità dei fenomeni (salvo la mescolanza di alcuni stratagemmi e di alcune illusioni sensoriali). Voglio semplicemente dire che la medianità studiata negli Home, negli Eglinton, negli Slade, nelle Paladino e nei Politi obbliga la scienza psicologica ad °Pei^aie 'n circostanze troppo prefissate, e che non sono scien¬ tifiche. la costringe a rispettare abitudini spesso viziate, e preconcetti spesso ridicoli; e le vieta di scorgere le azioni   AUTOSUGGESTIONE DEL MEDIUM   11   di questa più o meno occulta forza bio-psichica nella loro indole genuina e spontanea. Il Metzger non si mostra alieno dal credere che i medii siano spinti a frodare dalle stesse esigenze del metodo scientifico !  Un’altra conseguenza dannosa dell’uniformità della tecnica spiritica della Paladino è che essa non le giova molto per vincere lo scetticismo. Ed è veramente contradditorio questo bisogno che la medium avrebbe di trascinare gli increduli fuori del dubbio, con le limitazioni intellettualmente basse che essa medesima, o per abitudine o per misoneismo, im¬ pone alla propria fecondità medianica.  lo scrivo di proposito che essa medesima se le è imposte, giacché sono sempre più convinto che la volontà della me¬ dium opera continuamente nella produzione dei fenomeni, i quali non è vero che avvengano completamente fuori della Sua coscienza. Basta guardare alla sua preoccupazione inces¬ sante del controllo, alla preferenza verso quei fenomeni che colpiscano la fantasia o sveglino emozioni inattese nei pre¬ senti, ai sarcasmi ed alle riflessioni che essa loro intra¬ mezza, per acquistare la certezza che lo stato auto-ipnotico (“ trance „ o estasi) è solo un mezzo per ottenere meglio e più speditamente un certo numero di fenomeni, ma che questi sono in generale pensati prima dalla coscienza ancora vigile della medium. In altri termini, il programma eli ogni serata sembra prestabilito, come lo è in linee più grandi il programma di una intera serie di sedute, nelle quali la Eusapia va ordi¬ nariamente dai fenomeni più semplici ai più complessi, dal moto dei tavoli alle materializzazioni personali complete (quando ci va!). E ciò non basta: è anche prestabilita nella mente della medium la maniera in cui deve effettuarsi la maggior parte dei fenomeni.   *  * *  L’auto-suggestione e la fisiologia della “ trance „.  Più studio queste straordinarie manifestazioni dell'attività psichica umana, e più mi accorgo che la loro incoscienza o subcoscienza è da accogliersi in modo relativo. Dissento, lo si vede, non soltanto da Pietro Janet e da tutti coloro che per spiegare i fatti spiritici si basano sulla disgrega¬ zione della personalità e sul dominio dell’automatismo o  delle facoltà psichiche inferiori, ma anche da Mvers. da Gelei e da quanti spiritisti o psichicisti danno estrema importanza al subliminale. Poiché non mi risulta che Eusapia produca i fenomeni in tali condizioni psichiche da avere ottenebrata e inutilizzata sempre la sua coscienza superiore ; tutt’altro. In massima, ogni fenomeno vien prima pensato (e perciò rappre¬ sentato e voluto....) dalla medium: quando questa ha formato il suo piano, allora si sforza di entrare nello stato psichico anormale, in cui le è permesso di svolgere meglio la sua energia radiante per agire in quella data maniera. La rap¬ presentazione, ad esempio, del moto del tavolo, dello sposta¬ mento di un oggetto, del toccamente ad una determinata persona, ecc., ecc., si forma dapprima nella coscienza alta, poi si riproduce nello stato secondo (“trance,).  È una vera auto-suggestione ipnotica o ipnoide, e si asso¬ miglia a quel fatto abbastanza volgare della psicologia nor¬ male, per cui noi ci proponiamo di avere un dato sogno; e in realtà nel sonno quel sogno si avvera poi per una rie¬ vocazione delle iinagini che avevamo ruminate durante la veglia: anzi, quelle iinagini rievocate sono ancora più vive e limpide delle vigili. Adunque, l’automatismo, per cui si liberano le energie medianiche, sarebbe, conforme alla defi¬ nizione di Hartley, nn automatismo secondario; esso è pre¬ ceduto da una fase in cui il movimento finalizzato (la causa interna del “ fenomeno „) è perfettamente conscio.  Il passaggio dalla condizione di veglia a quella di auto¬ matismo involontario si effettua in modo diverso : ora gli ab¬ bisogna un tempo piuttosto lungo, ed ora è rapidissimo. Nella prima parte della seduta la medium dura fatica a passare in trance: più tardi questa si forma più facilmente e svel¬ tamente. Dapprima, la coscienza della medium si sveglia spesso, e si hanno alternative continue di veglia e di stato secondo: allora la si ode avanzare qualche riflessione sui fenomeni, sul senso da attribuire loro, sul procedimento da preferire per ottenerli; oppure la si sente schernire e sfi¬ dare i suoi denigratori. Più tardi la coscienza si oscura (generalmente), e il sonno della “ trance „ si fa più lungo e pro¬ fondo. Ma dapprincipio i periodi di subcoscienza sono anche soggetti di più alla autosuggestione della medium ; ossia essa entra in “ trance , con la sola forza della sua volontà ogniqual¬ volta, ideato un fenomeno, si proponga di effettuarlo. Alla perfine l’estasi si stabilisce profondamente e si emancipa dalla volontà della medium: — solo allora i fenomeni sem¬ brano più spontanei, e perdono quella finalità (convincere un dato incredulo) che avevano prima; solo allora, vale a dire nell’ultima parte della seduta, si ha il tumultuoso succe¬ dersi di manifestazioni inaspettate e del tutto “ subliminali  Con ciò viene dimostrato erroneo il sospetto che il pro¬ gresso dei fenomeni durante una seduta o una serie di sedute sia solo apparente, e ehe lo si debba alla minore resistenza dei membri della catena, ossia alla convinzione via via for- mate per cui essi si lascino più facilmente colpire da date sensazioni. Io ammetto che la psiche dei presenti agisce insieme a quella del medium, si da dar luogo a fenomeni piu cospicui quando vi è accordo o sinergia delle attività indi¬ viduali; ma tale influenza collettiva, oltre ad essere di natura ancora indefinita, non può forse dare la produzione di fenomeni esopsichici come effetto di una sominazione di codeste atti¬ vità. Penso invece che il progresso si abbia per la sempre più grande facilità del passaggio dalla veglia all’estasi nella medium. D’ altra parte, lo stato di “ trance „ è ordinariamente superficiale, e solo per breve spazio di tempo diventa profondo.  L’attitudine particolare dei medium come Eusapia, consiste nel provocare in sé stessi per autosuggestione lo stato favo¬ revole alle azioni automatiche, pur conservando ancora un certo dominio della coscienza sui proprii pensieri ed atti. La “ trance „ di Eusapia assomiglia per lo più ad un dormiveglia . di quando, cioè, l’individuo sonnecchia, e ha la percezione confusa di quanto gli avviene d’intorno, esegue atti automa¬ tici di difesa, si ripara dalla luce, risponde anche alle do¬ mande, ma al risveglio non conserva più che un ricordo vago e sommario di tutto il periodo di sonnolenza. Ani. he nella Paladino la memoria dei “fenomeni „ è spesso incerta, ma raramente manca del tutto: essa mostra doverne serupie un ricordo, per lo meno generico. Può nascere però il dubbio che tale ricordo si riferisca soltanto alla rappresentazione che dei fenomeni essa aveva prima di cadere in stato ipnoide : tanto è vero che essa sembra rammentarsi spesso (quasi sempre) del fenomeno, ma non del modo con cui si è effettuato.  Vi sono però dei fenomeni medianici, che oramai non p are richiedano più uno stato psichico particolare della medium, o che sembrano avverarsi luori di un estasi manifesta e con¬ tinua; ed uno dei più caratteristici è la levitazione del tavolo. Non si può escludere però che durante tali fenomeni , latti in veglia apparente, la Paladino non cada momentaneamente in estasi, o meglio in corte “ assenze , corrispondenti ad una “ trance ,. giacché il fenomeno è breve, oltrepassa raramente 5-10-20 secondi, e 1’ attenzione nostra, colpita dal fatto in sè, non si porta forse abbastanza sulla medium. Certi stati di incoscienza o subcoscienza della neurosi epilettica ed isterica danno un’idea, caso mai, di quanto deve avvenire nella medianità, giacché anche essi sono fugacissimi, eppure bastano a causare i rapidi ma completissimi atti automatici degli ammalati.  Ho esaminato più volte, sopratutto iersera, le modificazioni che la fase attiva di mediumnismo arreca nelle funzioni or¬ ganiche della Eusapia; e sebbene i miei esami, eseguiti in fretta e quasi di sorpresa, non siano definitivi, ne do qualche risultato :  1. Nella circolazione: — In istato normale Eusapia ha la media di 60-70 pulsazioni e le sue arterie sono molli, com¬ pressibili: invece durante la fase d’automatismo il polso diviene più frequente, sino a 90 per 1 , e la tensione arteriosa aumenta.  ^ 2. Nella respirazione : — Oltre agli sbadigli di cui ho parlato, la ‘trance, è annunziata da alcune profonde espirazioni (sospiri) ed accompagnato da moti sussultorii del torace che poi si ir¬ rigidisce: allora il tipo respiratorio si fa decisamente addomi¬ nale, come si vede nelle crisi di molte isteriche.  3. Nella fonazione: — La voce cangia sensibilmente nella “trance, : il suo timbro si fa rauco o gutturale, la sua intonazione più alta: non di rado i fonemi emessi tradiscono l’ irritazione, il sarcasmo o l’erotismo.  4. Nelle secrezioni: — Tutto il corpo del medium in son¬ nambulismo si copre di sudore, lagrime abbondanti colano dai suoi occhi, e l’urina emessa dopo la crisi è naturalmente più densa e carica di sali. Eusapia dice che anche le mestruazioni sono rese più copiose e disordinate dall’eccesso di pratiche medianiche.  5. Nella sensibilità : — Nella fase sonnambulica, ho già detto esservi una palese iperestesia del Iato sinistro d’Eusapia : ma in “ trance , letargica subentra una completa anestesia ed anal¬ gesia, in relazione collo stato di incoscienza ed amnesia.  6. Nella reflettività : — Durante la crisi le pupille sono enor¬ memente dilatate (anche perche si opera d’ordinario in mezza oscurità), e nel risveglio le si trovano poco pronte a reagire.  1 retiessi tendineo-muscolari, ottusi in istato di veglia, sono aboliti del tutto durante la “ trance , e non si ristabiliscono se non qualche tempo dopo.  7. Nella motilità: — Dei movimenti d’Eusapia, che sono il fatto fisiologico più visibile del suo attacco autoipnoide, ho già discorso a lungo : è indubitabile che quei tremori e cloni e spasmi tonici equivalgono ai sintomi motorii delle altre grandi neurosi convulsive. Ma, uscendo dalla estasi, Eusapia fe amioste- nica, con un po’ di paresi nelle membra, massime a destra.  L’accertamento di queste reazioni fisiologiche della ine-   LIMITI BELL’AUTOMATISMO SUBOOSOIESTK   15   dianità vale contro la tesi scettica della frode generica : sono sintomi che non si possono simulare.   Miseria intrinseca dei miracoli Eusapiani...  e del miracolo spiritico in genere.  a) Il fatto della poca intellettualità dei fenomeni medianici della Paladino di fronte a quelli altamente evoluti sotto l’aspetto ideale di M.lle Smith di Floubnoy, dipende certa¬ mente dalla scarsa coltura della popolana Napoletana. Le idee che dalla coscienza passano al suo subcosciente sono sempre le medesime, e stanno a significare appunto il suo scarso potere imaginativo. Anche nella Smith, però, checché dicono il Mktzger e gli spiritisti ginevrini, non si ha altro che un ■ travaso delle' idee Immerse nel suo subcosciente quelle idee hanno dato origine ad un lavoro meraviglioso di associa¬ zione su cui forse la coscienza non agisce più, non ha più sovranità: ma prima ha bisognato che quelle idee passassero attraverso la coscienza vigile della giovane commossa, sia pur fugacemente (una lettura, una veduta, una percezione sonora, la rappresentazione di un atto).  Ciò diminuisce assai il valore creativo del subconscio, e determina meglio la ragione della intenzionalità dei fenomeni, che gli spiritisti attribuiscono alla volontà o al capriccio di volontà personali (?) estranee al medio o suggestionanti mentalmente il medio stesso (Visani-Scozzi): si può parlale solo di un trapasso di finalità degli atti dal campo della coscienza lucida a quello della subcoscienza. Ciò toglie anche molta base alla ipotesi polizoistica e polipsichica del Durano (de Gros), giacché quei suoi io secondari, soggiacenti all io cosciente, non sono in grado di creare gran cosa per loro conto: se qualche cosa sanno, fanno e vogliono, è solo di seconda mano, quasi come uno strascico o, meglio, un dono spesso immemore dell’io primario.  Si guardi Eusapia all’opera. Muovere tavoli e far volteg¬ gierò oggetti per aria, toccare e palpare le persone, formare delle luci indefinite e anche delle apparizioni personificate (ul¬ timo sforzo della medianità fino ad oggi), tutta questa fenome¬ nologia è di origine conscia: è discesa dall alto in basso, cioè dalla coscienza al subconscio; non è salita, inaspettata e nuova, da questo a quella. Ed è fenomenologia miserevole rimpetto alle invenzioni conscie dell’intelletto umano !   16   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Non mi si venga a dire che i trapassati non possono far di meglio per difetto di nn dinamismo intermedio bene adatto : lo capirei per le nozioni di alta filosofia, cosmologia, teosofia, ecc. ecc., ma per produrre fenomeni meccanici o fisici non c’è bisogno di simboli. Che povertà di logica in questo spiritismo spurio, stile Eusapia! Domandiamoci che cosa stiano a farci degli io secondari, delle personalità sub¬ conscie, che non sono capaci di pensare nulla di “perso¬ nale Li si direbbe, scusandomi del paragone, scimmie o pappagalli, che all oscuro ripetono atti, impulsioni semplici e raramente emozioni dell io superiore, il quale pertanto ri¬ mane il burattinaio padrone e agitatore dei fili della medianità.  b) Un altro punto da guardare è l’influenza dell'otò//- dine. Anche nella medianità questa impone alla lunga deter¬ minate manifestazioni, sia perchè le rende più agevoli, sia perchè accresce l’ automatismo corrispondente, sia anche perchè risparmia ai medium la fatica di imparare a com¬ piere nuovi fenomeni. I medium cercano di raggiungere il loro scopo percorrendo le vie già aperte: per eit” sono" restii alle innovazioni, si infastidiscono d ogni dubbio normativo che loro imponga fatica, c cercano, quando possono, di in¬ gannare. La cosa fu studiata stupendamente dall’OcHOROwicz e non ha più bisogno di essere “scoperta,,: rispetto alla Eusapia posso confermarla per mia diretta esperienza.  Tutto ciò impoverisce in guisa pietosa il “ miracolo „ eusapiano. 11 \\ allace ha scritto il suo libro sui Miracoli del moderno Spiritualismo non riflettendo che il concetto di “ miracolo „ implica, non soltanto il contrario alle leggi note della tìsica e della scienza in genere, ma pure il caso nuovo e imprevedibile nel mondo. La previsione dei fatti naturali e delle conseguenze dei nostri atti, da un lato è puro em¬ pirismo, dall’altro è vera scienza, secondo la complessità dell operazione mentale che 1’ uomo compie nel prevedere. Ora, quando io prevedo che mettendomi in catena con Eu¬ sapia il tavolo si moverà ed alzerà in quelle date e oramai notorie maniere, io escludo il prodigio e nello stesso tempo ammazzo 1 Occulto. Ci sarà da cercare il determinismo del fatto, e particolarmente ci sarà da stabilire perchè la attività che dicono medianica si spanda in codeste futilità da ra¬ gazzi; ma neanco si seguiterà a dire che un Occulto siffatto abbia valore intellettuale, morale e materiale per 1’ umanità. La sua importanza non sta nel contenuto intrinseco : sta nel processo estrinseco di sviluppo e di effettuazione. Qui 1 Occulto ha interesse solo perchè stiamo per disoccultarlo.   GENESI DELLA MEDIANITÀ INTELLETTUALE   17   Ma gravita — nella bilancia — il pondo delle manifestazioni intellettuali. Si è detto e affermato die certe nozioni “ rive¬ late „ erano all'atto nuove, che non provenivano dalla co¬ scienza del medium, e gli erano inspirate da altre coscienze una volta esistite sulla terra (comunicazioni di defunti). Ed io riconosco die tra l’immenso materiale raccolto, come Dio vuole!, dallo Spiritismo-sistema, si trovano dei fatti non facilmente spiegabili colle ipotesi psicopatologiche e neanco con le animistiche e psichicistiche.  1 primi spiritisti dissero — e moltissimi kardechiani ri¬ petono tuttora — che le inspirazioni avvengono mediante una incorporazione diretta dei disincarnati nei medii : ossia uno spirito penetrerebbe nel corpo del medium, quando co¬ stui entra in “trance,, e mentre la sua “anima, o il “doppio, si ritrae o se ne va forse a passeggiare (come credono i sel¬ vaggi ). Sarebbe dunque la coscienza personale di un morto che^si sostituirebbe alla coscienza dormiente o esulata del vivo: donde la credenza che le parole e gli atti del periodo sonnambolico siano le comunicazioni immediate dell’Oltre¬ tomba. Ma oggidì la cosa è intesa diversamente e meno fan-- ciullescamente : i trapassati inspirerebbero il medium con suggestioni mentali, e le comunicazioni loro diventerebbero telepatiche. Aggiungono, anzi, che vi dev’essere una continua telepatia, assai più maravigliosa e potente della nostra, ira gli spiriti sopravviventi nell’ Altro Piano: di guisa che il disincarnato che sta “ comunicando , potrebbe ottenere age¬ volmente informazioni ignorate dal medium, e da lui stesso, rivolgendosi per trasmissione di pensiero a qualche altro suo ompagno “ errante nello spazio ,. - Ma la cosa - dicono — non è facile da capire? non corre il pensiero velocissimamente dall'uno all’altro polo e dalla terra ai corpi siderei?!! — - È permesso ai Dénis e alle Noegoeratii di ignorare le leggi psicologiche dell’ associazione.  A questo modo il dogma spiritico, con un antropomor¬ fismo degno di tutte le fedi religiose, fa sopravvivere i tra¬ passati dall’Altra Parte con le stesse facoltà che noi uomini possediamo durante la vita terrena. E non considera che i viventi le posseggono unicamente perchè son costituiti da un organismo senziente e reagente, messo in rapporto con determinate forze naturali, e solo in conseguenza di un’evolu¬ zione fisica, chimica, geologica e biologica di cui essi viventi sono altrettanti anelli inscindibili. Questo “ spiritualismo , è di così povero e puerile contenuto filosofico da lasciarci stu¬ pefatti che uomini d’alto intelletto non ne scorgano la con-  Woksei.m, Psicologia e Spiritismo , II. 2   18   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   traddizione enorme con lo stesso concetto metafisico dello Spirito. Si lia il coraggio di citare Kant; ma il Mundm hi- teUigibilis del grande filosofo nulla ha che fare cogli “ spi¬ riti „ di Allan Kabpec, composti di “ materia fluidica , e accorrenti attorno al tavolo delle Pitonesse moderne per darci le loro “ rivelazioni  In primo luogo, quando pure queste si studiano profon¬ damente, come ha fatto Flournoy per le “ rivelazioni „ tra¬ scendentali della sua medium, si arriva a scoprirne con in¬ finita verosimiglianza il meccanismo: sono fatti per lo più di criptomnesia. — In secondo : anche se non sono ascrivibili a reviviscenze di ricordi latenti, vi 6 il dubbio di una telepatia -, cioè di una trasmissione di pensiero da qualcuno dei pre¬ senti al medium. — Terzo: la telepatia potrebbe avvenire non soltanto tra coscienza e subconscio, ma tra due subconsci, cioè tra quello della persona presente e quello del medium : questi forse leggerii un ricordo latente che la coscienza della persona ha dimenticato o ignora di avere. — Quarto : dato pure che la nozione non arrivi al medium da nessuno dei presenti, non si sa come escludere una azione telepatica a di¬ stanza tra un vivo lontano e il medium stesso. — Quinto: in ogni caso vi è da guardar bene alla identificazione del pre¬ teso defunto: i casi fino ad ora sicuri per gli stessi psichi- cisti piu oculati e temperati non sono più di tre o quattro, forse anche meno ; ma forse non si è fatto per nessuno un processo discriminativo, un’inchiesta radicale del genere di quella di Flournoy.  A volere essere schietti, lo stesso “ caso Pelliam „. sul quale gli spiritisti odierni fanno tanto rumore, non esclude l’i¬ potesi di un io secondario della Piper (James), pur ammettendo costei dotata inoltre di poteri supemormali eccezionalissimi. Già quel succedere di “ Giorgio Pelliam , [— Pellew] ad un “ Dott. Phinuit „ (che era evidentissimamente una personalità seconda del medium) compromette il valore del caso e, se¬ condo me , lo demolisce. Non importa se “ Giorgio „ ha vissuto | sotto il nome reale di Pellew], e se “ Phinuit , è imaginario, giacché il processo psicologico di impersonazione è stato il medesimo nella medium di Salem, tanto se il primo suo personaggio era una creazione del sub-cosciente, quanto se l’altro è una suggestione dell’ambiente psichicistico in cui essa vive da anni. E poi I’Hodoson non avrà preteso di edificare una scienza nuova — e che scienza! quella che ha da scoprire le “prove, dell’immortalità dell’anima! con un caso unico, sul quale neppure I’Hysi.op, suo apolo-   rfiOBLEMI “ SPIRITICI „ DA BISOLV   EBE   19   farolaaCCredÌtat0’ L'rede °he sia stata detta Intima, definitiva  PLornroTlaascLhealS°St0 COnfess,are die 'a analisi del sciite della Smith *,? f Senesi di certe conoscenze san-  alla medium Ginevri.,-, ’ lu‘l[‘lnt ^a come lrj riguardo spiritisti dappochi il a'rebbero toi'to di cantar vittoria gli  inesica ’o SI a ““duTn V* k tbnte ^  di concludere seny'-.l,1 ] u tre tenomem non dà diritto terrena cos? in ^ mdugl° ^ Ja ioro orig™ ultra-  zzi S&Z3&  asserir  autentici). Ma ormi an” i‘ ^ ,clbl b (lsolatl e verosimilmente » miracoli 1° goio del saPere non ha forse i suoi  nelle nostre ^formule^ nen *** sforzi si facciano,  ‘ teorie 3 U0Stre **8# », "elle nostre   *   *  *   L’accertamento dei fenomeni.  Jò TcS„;:TiiVe,iir„5tutt" '* ^  tenuto mano, ginocchio e piede dèstro deU° r° ^ L° certo di non averli abbandoniti ° della medium, sono anche ritenere per fermo ni, * / un so ° istante : debbo .«»<» * ciaacum t “*»  sam inopportuno affermare che tre ma'ncli’ k m!’”"*0 proca nei membri di um tìnti, a Ia nducia reci¬ devi il benché minimo dubbio sulla ove si  raffermato controllo non imi,-, 61 1,tu ed esattezza del - nella sincerità dei fenomeni (W J)arlarsl (,i convinzione sotto ogni rapporto serio >, ; r .S t ‘< 0 uu. uomo stimabile servare,C anche Pse nèn^ versato tX, ? 0 ad <>s-  di sensi buoni e quindi in Ledo r lb,'aito  acoro a. trattiene k mano „ 5 pi,ie .ffiTdi Zfl ££   mano e quale piede, mi assicura di non esserseli mai lasciati sfuggire, io debbo credergli sulla parola. Sono io certo del mio controllo? Se si, debbo anche essere certo del controllo di altri, quando questi è un medico valoroso e dotto come Li vierato o Cantù, uno scienziato abituato a sperimentare nel suo laboratorio come Pellizzari, una persona avveduta e di carattere fermo come Ferrato o l’ Ing. Ornati. Altri¬ menti, in quale maniera acquistare la “ certezza „ ì   I. Esperienza e certezza.  I logici, si sa, discutono anche oggi, ed hanno in ogni tempo discusse le basi della certezza. Naturalmente, in tondo ad ogni affermazione di un fatto, vi è la percezione dei nostri sensi. Quando il fatto è affermato da noi perchè noi ]• abbiamo veduto, sentito, toccato..... il solo dubbio che si possa conservare è che i sensi ci abbiano tradito: — ciò vuol dire che dovremo allora mettere in campo la teoria delle nostre sensazioni e percezioni; e se si vorrà risalire alle origini, o, meglio, approfondire le radici del fenomeno percettivo, potremo arrivare anche alla metafisica della cono¬ scenza umana, alla gnoseologia dei filosofi tedeschi. Ma a che prò' ? Tutta la vita pratica umana, individuale e collettiva, è basata sul simbolismo delle percezioni sensorie: e da quello che rie possiamo giudicare, lo stesso avviene nella vita ani¬ male. Dubitare del mondo esterno perchè non siamo certi, filosoficamente parlando, che il nostro mondo interno di sensazioni, di imagini, di idee lo rappresenti nella sua realtà e neppure lo ridetta o riproduca qual’ è, non ad altro ci con¬ duce se non a dubitare dell'esistenza di noi stessi. Un sif¬ fatto pirronismo potrà costituire un esercizio scolastico ele¬ gante e da cervelli raffinati . tanto per abituarci anche a danzare sulle funi della sofistica: ma l’Uomo non ne cava alcun profitto per la soluzione del problema ontologico: ed una filosofia che non serve neanco nella sfera intellettuale, che valore può avere o pretendere?  La “ cosa , è: ecco quanto possiamo affermare sulla testi¬ monianza dei nostri sensi, sul ragionamento e sugli effetti della nostra condotta. Ora, la “ cosa „ è, tanto nella sfera normale ed ordinaria dei fenomeni che da lunghi secoli di- clamo naturali, quanto nella sfera anormale di questi che sono detti e creduti fenomeni preternaturali. Ij' idealismo suppone che la “ cosa , sia soltanto nel nostro io interno, e non nel mondo reale, che cioè sia il prodotto di una nostra alluci¬ nazione. Applichiamolo ai fatti spiritici, e vedremo che e è   ESPERIENZA E CERTEZZA   21   tanta ragione di dirci allucinati (nel senso psicopatologico ordinari (Tl in riguardo a questi fatti che avremmo percepito, quanto a sostenere metaforicamente, con lo stesso grande Ip¬ polito Taire, che le nostre percezioni della realta esterna sono allucinatorie!  Ecco qua: noi tutti siamo desti, aguzziamo il nostro potere di attenzione, abbiamo contemporaneamente percezioni di contatti, di atteggiamenti muscolari, raccogliamo vibrazioni di rumori, di suoni e di voci, distinguiamo anche con la vista i contorni delle persone e degli oggetti in perfetta corri¬ spondenza della luce che noi stessi sappiamo d'avere lasciata trapelare nella stanza, e in conformità delle leggi della pro¬ spettiva; possediamo, insomma, tutti gli attributi che sogliamo assegnare allo stato vigile e normale di coscienza, eppure siamo ‘■allucinati,! Nessun alienista potrebbe citare casi simili a questo. Come mai questa allucinazione si presenta ad un tratto, in mezzo alla più completa salute dello spinto, nell' equilibrio, almeno fino a quel momento, perfetto delle facoltà, nella calma dell' animo di chi sia abituato ad os¬ servare ?  Esclusa la idea volgare che si tratti di illusioni sensorie per errore morboso degli organi e centri percettivi, rimane il dubbio che si abbia un'azione telepatica della medium: taluni lo affermano, ed io non lo escludo a priori. In tal caso, però, si scorge fa grave importanza del fenomeno psicologico.  vi sono, dunque, degli individui che quando stanno per cadere in estasi medianica o quando vi si trovano interamente, possono con un atto volitivo del loro subconscio (ini si passi il bisticcio) indurre, in un gruppo di persone presenti, delle illusioni ed allucinazioni cotanto intense e pronte da dare ad esse la convinzione della realtà d’alcune categorie peculiari di fenomeni, facendo nascere nella loro mente quella atti¬ tudine speciale che chiamiamo certezza ? E dico cettezza, perchè io sono certo, più che certo, di avere veduto il tavo¬ lino alzarsi dal suolo senza che io potessi in quel momento trovargli un solo punto di appoggio, di avere avuto sulla mia spalla sinistra la pressione di una mano senza che questa mano io la vedessi nella penombra e mentre la destra della Ensapia era serrata fra le mie due mani insieme alla mano dell’ big. Ornati, tutte tenute ferme sul mio petto !... Dato che queste ed altre consimili mie percezioni, convalidate nel primo caso dalle contemporanee ed eguali percezioni degli altri tutti presenti, nel secondo dalle percezioni tattili e mu¬ scolari del mio compagno di destra, siano allucinatorie ed   -- PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li  io debba porre in dubbio la esistenza di quegli oggetti ed atti correlativi fuori di me, il fatto non perde menoma  sSdianteSU° Straordinari°. diviine addirittum  Ammessa tale spiegazione, non solo cade il criterio della certezza basato su, nostn sensi, ma ci troviamo anche costretri ad ammettere che certi individui privilegiati abbiano il poterò di allucinare, gl, altri e di presentare loro un móndo falso di realtà inesistenti e di moti eterei imaginari.  n. Il criterio della testimonianza (“ autorità „).  Un altro criterio .li certezza che viene a subirei potenti attacchi degli scettici impenitenti, è dato dalla testimonianza umana. Dopo , nostri sensi, noi annettiamo valore alle af fermaziom altrui : crediamo quello che altri or, r avere veduto, toccato, sentito afFern,a dl  no^c;5rVrrent: altrove questa so,-^nte ^ne  ostrecieclenze. Tutta Inesistenza conscia e deliberata del-  1 Umanità si fonda su questa certezza di seconda mano Noi Cre-  Ìanì? eh,e Glu1.10 Gesare fn pugnalato nella Curia di' Roma e ce Napoleone ha vinto ad Austerlitz, perchè molti dei loro  fmelrnP0,aò-el C‘ han"° afferraato codesti fatti, e perché di  IWr TlranwT g,Ì fettl TuttÌ da lJ  lAsrEt R in poi, all esistenza di minutissimi organismi uni¬ cellular, che agiscono da fermenti nelle soluzioniktSe bu- irriche, alcooliche ecc„ e ben pochi al mondo si son dati la ,bn£a dl ceical1' „co] 'Microscopio. Così ninno mette in dubbio la esistenza dei canali „ di Marte scoperti da Giov Schiu»- PABELLi sebbene sia così difficile vederli anche col telescopio Noi crechamo inoltre, che l'acqua sia il prodotto di unTc^-'  d’aver fattaì °SSIgen0 e dl Erogeno, perchè vi è chi ci dice 1 uvei fatta la esperienza e di avere acquistata la convinzione  che ovunque due atomi di idrogeno si trovino a contato di’ un atomo di ossigeno, essi danno origine ad una molecola di acqua : ma sui mille e cinquecento milioni di uòmini , esistenti  SZ£ ? =  da uom ni di r/ T gran hnme> abitata da animali e sebbene uno solo  .stanza coraggioso per andarli a vedere, ci narri d'ès’serci ÒìpSm f. j ' descriva : come riteniamo per provato che ni! 86 .83 d, latitudine nord, il tenente di vascello Cagni ha   IL CRITERIO BELLA TESTIMONIANZA   lasciato una bandiera Italiana, traccia del suo ardimentoso  arrivo colassù... . *  Se non credessimo a questi eventi storici, a questi tatti naturali, a queste azioni eroiche, ogni esistenza individuale sarebbe una così faticosa conquista della verità, che 1 uomo non si sarebbe mai incivilito, e tutti noi ci troveremmo nella più completa barbarie. L’umanità ha progredito nella coltura, nella morale, nella industria, nella sua stessa con¬ formazione organica e potenzialità mentale, perchè, gli uo- miui, confidandosi, narrandosi, trasmettendosi dall uno al¬ l’altro, e da generazione in generazione, il risultato delle loro singole esperienze, cioè delle loro percezioni sensorie e dei loro^movimenti muscolari, si sono mutuamente creduti sinceri, veridici; e ciascuno ha prolittato della esperienza altrui, mentre faceva anche profittare gli altri della propria.  Ebbene: trasportiamo questo criterio di certezza nel campo dei fenomeni medianici. E allora ci domanderemo a che cosa  approda il dubbio continuo sulla osservazione altrui, quando  abbiamo tutte le ragioni per ritenere che questi altri non siano nè stupidi, nè falsari, nè allucinati? La sola scusante per gli scettici, è questa: che trattandosi di fatti straordinari i quali sorpassano ogni esperienza quotidiana, anzi vanno al di là dei limiti del credibile, ciascuno di noi vuole vedere, toccare e sentire per proprio conto. Ci si dimentica pero di una cosa; ed è che vi sono nella scienza dei fatti straor¬ dinari che pure ammettiamo per reali sulla parola altrui senza esprimere dubbi. Per esempio, al grande fisico Crookes tutti credono, sulla sua parola, che egli è giunto a scom¬ porre certi corpi ritenuti semplici e a trovare che sono in¬ vece mescolanze o combinazioni di altri elementi veramente semplici : la rarità dell 'yttrium è tanta, e il procurarsene piccoli frammenti costa tali somme e tali fatiche di labore- torio, che nessuno (per quanto io soì ha potuto ripetere finora quelle memorabili sue esperienze : ciò nondimeno il ri- sultato ne è ammesso senza discussione dalla scienza attuale.  Ma ecco che cosa avviene nei fatti spiritici. Lo stesso Crookes ci afferma di avere avuto per tre anni la certezza die il medium Florence Cook faceva comparire nel suo studio un fantasma semovente, parlante, eco., che si presen¬ tava per Katie King ; afferma di avere tenuto sotto braccio questa creatura deliziosa, di averne veduto e fotografato il dolcissimo volto, di averle chiesto ed ottenuto un pezzo  di vestito . E allora moltissimi non credono più al grande  scienziato, e dicono: — Noi esigiamo altre prove, altie espe-   !   24   PSICOLOGIA E SPIB1TISMO, II   dev’essere la evidenza della prova. L *’ tant0 ,llu forte  scibile, anzi tift^’e^ìe^a^ bimana ^ 5lf®bb,I?care lntt° lo personali, bisognerà pure adattar^ V llma fl‘ osser azioni di cui uomini compete, iti in,!?',! ad, “'«mettere un fatto spirito, creduti autorevoli’ in ahn" n S* f® corpo e dello mano l’esistenza. Tutto sta npir ’> / ' amp.1 del saPere. ci affer- Gli scettici si appellano di quel fatto!  torità: - fortilchEo a^nn, P ?.enZa; 1 eredeuti' «11’ au- avremo raggiunto il nostro scopo. dell’altra- e   Genova, 6-7 dicembre 1901   LA DODICESIMA SEDUTA  (7 dicembre W01).   Dal verbale della seduta.   X fenomeni nuovi della serata del 7 dicembre — uuovi rispetto a quelli della prima — sono stati i seguenti :  In piena luce : — Dopo varie altre poco riuscite, una levita¬ zione completa del tavolo, nonostante che la Eusapia promesse fortemente con la sua mano sinistra in mezzo al piano di esso (dubbio di sottrazione d’un piede e suo avanzamento sotto una «jumba del mobile?).  A luce debole: — Spostamento e arrovesciamento di una seg¬ giola entro il gabinetto oscuro, di dietro alla Eusapia; — moti e tentativi di alzamento di un piccolo tavolino a trepiedi si¬ tualo a destra «li Eusapia, ma non toccato da lei; — trasla¬ zione del tavolo fin verso il centro della sala, e quivi, essendo tutti noi in piedi, e nessuno, neanco Eusapia, toccando con le mani il mobile, levitazione bellissima di questo all altezza «li 40 centim., durata -r." ; - improvviso alzamento «li una seg¬ giola, suo passaggio automatico, diro così, tra il medio ed il vigilalore «li sinistra (prof. PellizzarD. suo arrivo e arrovescia- mento sul tavolino, e quivi conati multipli di movimento in avanti e in addietro, senza che Eusapia minimamente la toccasse.  In piena oscurità: — Toccamenti multipli ai controllori ese- ^uiti da una grossa e invisibile mano sporgentesi fuori del ga- binetto, ma ricoperta dalla tenda; — e spinte violente or del¬ l'uno ed or dell’altro controllore verso il suo vicino «li catena.   La vigilanza sulla medium è stata rigorosissima durante tutta la serata, specialmente da parte di Cantù, di I el- lizzari e di Ornati: 1’ Eusapia s’ è. anzi, più volte lagnata di avvertire “ un contrasto di volontà diverse, non all uni¬ sono con la sua Ma di queste percezioni oscure delle in¬ negabili diffidenze di qualcuno fra noi così simboleggiate, essa, interrogata da me, non sa dire la natura, nè In provenienza. Essa ha acquistato coiresercizio una finissima facoltà di per-   —   —   26   psicologia e spibitismo, n   eepire nelle strette di mano  atteggiamenti dei vigilatoli* le nlùPH®!°ni,dei Piedi> negli Gestazioni dei sentimenti di sospetto i r e(.f“gb'evoli mahi- Iei- ma qui non vi è certe™™* dl sfidneia verso di  pernormale, e tanto meno un 6 nes*nna “rivelazione, su. spinto-guida) Vi è solimi a certamente protettore dello niuscolari, „„„ fetL” S*" **ri' ? l^onTrciS  •smaniava. Dopo quasi un’ora di "l?stlaV;l Inoccupata e ne assai deboli di medianità è e ™n manifestazioni  sernidpnome. ma era una « £ce l in tostato ,en poco la sua coscienza S’ f ’ ■ ggera che oscurava di 7? da»a fisionomia dal' ®'ÌPf ° Wnon.ta, a gLdt ed ha cominciato, come semnrl° 1 da a voce> in “ John Jre del tu ai presenti e ad li?? le in tale stato, ’a ° 6 con voce rauca, di eseg,d,a !«• r™’ COn tono <“«- finzione dei fenomeni. ° tù lavorevoli alla pro-  ^^o#e>VriIate1^ba“t^!.1’Ja Più consueta, è quella del — delle manifestazioni meno cEffl8 ^ antecedenza ,a consideri derivata da nna c^ i-' H° glà detto come io siipia, se pur non è un avanzo^!?-* autosnéTgestione d’Eu- t udì ne dei cantici rituali. ' lldlme»tale dell’antica abi-  di portarla in alto s^proprie Sl°e d* U"°i ^ eontrolloi'b  stanza, talvolta anche di 30 'l'- 6SSe ;senipre però a di  solito, allora,- ’ Cea •metri). Il comando è per  annunzio ora del sÌmpHce ~ *d indica il ’pre-  ora dell’avBnzare di formeg“ . 6 Protendersi delle tende goffa ne > ma ^-me. matena Rizzate, ricoperte*®  1 nomenologia riesce di m-adn tto’ .ed ora anche, se la consegna, per opera di man 7Jni#r,0«-. ,a ^oruscita e  entlo ' egl', che fossero statT^1 iDTÌSÌbili’ di teial- entio il gabinetto medianico \r precedentemente messi  Et&rZLt ir   CONTROLLO, CONTROLLORI E ERODE   27   *   *   Il “ controllo   La questione della frode è sempre là, almeno per adesso, a screpolare tutto l'edifì/.io del “ neo-spiritualismo E non Crè mezzo di risolverla in maniera soddisfacente per tutti. Fra noi sei qualcuno seguita a esprimere il dubbio che siamo vittime di non so quali ingannevoli e ciarlataneschi artifici. Come uscire da questa maledetta incertezza?  Fotografando la sala prima e dopo della seduta si avrebbe facilmente, sulle lastre, la conferma objettiva degli effetti meccanici della medianità; ma chi dubita che gli oggetti si spostino sotto le azioni delle ignote forze psichiche radianti da Eusapia? La fotografia, eseguita a quel modo, mostra il fenomeno avvenuto, non dice niente sul come avvenga.  1. Il “ controllo „ vale solo in quanto valgono i “ con¬ trollori  Per autenticare un fenomeno medianico qualunque, bisogna che esso avvenga in modo da non lasciare a nessuno dei presenti un dubbio purchessia sulla sincerità del medium : basta che uno della assistenza esprima il sospetto del “trucco, e tutta la fenomenologia ne rimane inquinata agli occhi di coloro che non erano * in seduta. Ora, fra le condizioni che determinano o agevolano i fatti eusapiani ve ne sono alcune che non permettono a tutti coloro che sono là una perce¬ zione perfetta e integrale del fenomeno, o che si prestano ad illusioni sensorie, o che inducono in erronei apprezzamenti di causalità. Cosi, se uno spostamento di un oggetto non troppo lontano dal medium accade a poca luce, o, peggio, nella oscurità, chi non sia incaricato del controllo delle mani e dei piedi non ha il mezzo d'accertarsi con il tatto e la vista se lu mosso dal medium mediante un impulso dato direttamente colla mano o col piede o colla testa, oppure se il movimento è dovuto proprio ad un’azione a distanza. La tecnica spiritica, consistendo in disposizioni insolite ed in atteggiamenti illo¬ gici rispetto alla presunta causa dei fenomeni, sembra fatta apposta per alimentare i sospetti. Che bella cosa sarebbe per la medianità se riuscissimo a liberarla dal così detto “ confrollo „ il quale è spesso addirittura vessatorio, eppur non cancella le diffidenze!  Si guardi bene in che consiste questo famoso e fastidioso * controllo Consiste nel tenere e mantenere mani e piedi del medium, possibilmente anche testa e ginocchi, in po¬ sizioni tali da non lasciargli più di un ristretto campo di movimenti, onde non arrivi a spostare il tavolo le seggiole ed altri oggetti vicini o lontani, nè a toccare le persone della catena o le altre eventualmente spettatrici nella sala. Ma per la sicurezza assoluta del fatto, necessita che i due vicini al medium non ne abbandonino per un solo istante le mani che essi toccano o stringono colle proprie, i piedi che per lo più si posano sui loro, i ginocchi che ordinaria¬ mente premono dalla loro parte . Quell’ istante anche bre¬  vissimo (uno o due secondi) che si reputerebbe insufficiente nella fisiologia normale a fare il più semplice movimento, basta per infirmare tutto un fenomeno medianico !  l’or esempio, se la medium ha prodotto lo spostamento di un tavolo pesantissimo posto a circa 75-80 centimetri dal suo fianco destro, si deve essere certi che essa non lo ha potuto fare nè colla mano destra collocata a contatto colla sinistra dell’astante A, nè col piede destro posto esso pure sotto o sopra il piede sinistro della stessa persona. Non parliamo poi dei due arti di sinistra affidati al controllo dell’astante B, che tiene la sua destra sulla sinistra del medio, e il suo' piede destro sotto il piede sinistro. In questa prigionia delle sue membra, è evidente che se la Eusapia eseguisce uno sforzo muscolare capace di smuovere un peso da 25-30 kg., ciò non sfuggirebbe alla percezione dei due vigilatori che si suppongono «vegli ed attenti. Intanto il fenomeno av¬ viene : si sente la grassa tavola spostarsi rumorosamente di due o tre o anche dieci centimetri, senza che la medium sia stata sentita toccarla (dico “ sentita „, giacché imagino che siamo all’oscuro o in penombra); e fatta la luce, si trova il mobile realmente spostato. Orbene, tocca al controllore di destra sorvegliare che il corpo dell’ Eusapia rimanga immo¬ bile o che, per lo meno, non possa eseguire spostamenti tali da indurre nel sospetto di una frode. Se egli ci assicura di non avere perduto il contatto della mano e del piede, non abbiamo altra risorsa, per sostenere il trucco, se non supporre che la Eusapia si sia liberata della sinistra o del piede sinistro ingannando il suo controllore di quel lato ; e se anche questi ci assicura di avere continuato il suo ri¬ gore, dovremmo avere la certezza assoluta di non essere stati   IL GIUOCO DELLA SOSTITUZIONE DI MANO   29   ingannati. Si noti però che, a meno di ammettere una elasticità insolita delle membra in donna anziana, è quasi impossibile imaginare come l’esperienza del tavolone possa avvenire frau¬ dolentamente operando con il braccio sinistro piegato per davanti tra il medio e il vigilatore di destra, giacché dal di dietro l’anatomia umana lo vieterebbe ; oppure con la gamba sinistra, che giungesse a passare in maniera incomprensibile tra le sbarre della seggiola e si contorcesse e si allungasse  d'almeuo un metro !.... .  Adunque, per lo scetticismo non vi è altra supposizione ve¬ rosimile se non che ambedue i controllori si siano lasciati in¬ cannare e abbiano cosi scarsa potenza di attenzione da perdere, sènza accorgersene, il contatto delle membra della Eusapia.  2. il giuoco della sostituzione delle mani è vero, ma non vale a spiegare la fenomenologia.  Suppongasi pure che per istanti il controllo venga meno e che la Eusapia riesca a liberare una mano, per esempio la destra (osservo qui che i fenomeni avvennero in queste due nostre sedute con maggior intensità a sinistra del me¬ dium per cui la frode è anche meno concepibile). Lo stra¬ tagemma discoperto dal Torelli-Viollier, per quanto ingegnoso e per quanto magnificato dal ( noeti, non serve a spiegare cran che: tutto al più potrebbe applicarsi ad alcuni feno¬ meni avverantisi a destra e nelle vicinanze. Ma come capire con esso i fenomeni che avvengono, per es. sopra la testa di Eusapia, o a sinistra, o sugli assistenti del lato manco, o dentro il gabinetto nero, o sugli assistenti di fronte, o sugli oggetti posti a sinistra dietro la medium e a distanze vaiia- biì? da 60 centim. a 1 metro e più V Come spiegare l’alzamento del tavolo a luce perfetta, le “ luci „ in aria, le materia¬ lizzazioni di mani ?... Audi’ io ho creduto per un pezzo a tale artifìcio: è una fase scettica che quasi tutti attraversiamo, e che anche due nostri colleghi, dopo le prime sedute, ci di¬ chiarano di attraversare, fermamente convinti d’avere indo¬ vinato l’ inganno. Io però, fino dalla primavera mi convinsi subito che la frode, quale fu descrìtta dal giornalista milanese, ordinariamente non esisteva, perché il controllo del braccio sinistro della Paladino non è più fatto stringendola ai polsi, cosi da lasciarle libera la mano che poi andrebbe ad ingan¬ nare colle punte delle dita il controllore di destra,, ma è praticato adesso mediante il contatto della mano stessa, ciò che rende assai meu facile lo scambio delle due mani.  Ad ogni modo, imaginiamo — ho detto — che la mano destra o la sinistra della P. si sia liberata : quanto tempo occorre per la produzione di un movimento che valga a spostare il grosso tavolo, o a portare un oggetto sul tavo¬ lino degli sperimenti, o a toccare la faccia o il dorso di un astante? Effettivamente, occorrono alcuni secondi, giacché la fisiologia neuro-muscolare ci dà i mezzi di misurare questo tempo, e noi sperimentalmente sappiamo che per la effettua¬ zione di un atto così complicato non possono decorrere meno di 2 o 3 secondi. Se i controllori eseguiscono con diligenza il loro compito, la frode non è fisiologicamente effettuabile in nessun modo. Manco un prestidigitatore di professione, posto fra due persone e seduto, ci riescirebbe : bisogna regalare alla Paladino una agilità tale da oltrepassare il tempo psi¬ cofisico deH'automatismo, anzi del puro riflesso : invece, i suoi movimenti anche nello stato di estasi sono piuttosto lenti e goffi, tutt’altro che svelti e rapidi.  To dirò a questo proposito che jersera non abbiamo ope¬ rato che per pochissimo tempo in piena oscurità ; quasi tutta la sera siamo rimasti in una semiluce più che sufficiente, non solo per discernere le persone, ma per percepire anche i gesti ed atti della Paladino; io ne vedevo e seguivo le mani in tutti i loro movimenti. Ebbene : i fenomeni (sposta¬ mento di oggetti, levitazione del tavolo, palpamenti di mani invisibili) si sono effettuati lo stesso ! Per un certo tempo la destra della Paladino restò poggiata fortemente contro il mio petto, premuta dalle mie due mani e dalla sinistra dei- fi Ingegnere Ornati che era seduto vicino a me; altrettanto avveniva della mano sinistra della medium tenuta ferma da un controllore diffidentissimo ed attentissimo come il dottore Cantù. Tn tale atteggiamento delle braccia, e mentre io e il Cantii sentivamo il contatto dei due piedi della P., il tavolo si è scosso smosso e avanzato, si sono sentiti picchi, e io ho avuto sulla mia spalla sinistra la forte spinta di una grossa mano che mi ha fatto violentemente piegare verso Ornati: ora, in quel momento si distinguevano benissimo tutte le persone della catena. Per me questa serie di fatti è tra le più straordinarie cui abbia assistito, giacché vedevo ad un tempo le dite mani della medium, ne sentivo il piede destro pigiare fremente sopra il collo del mio piede sinistro si da indolenzirmelo , scorgevo la sua testa con la faccia rivolta verso la spalla destra, come se volesse chiamare qualcuno : (e aveva infatti esclamato alla tenda il suo solito — ajutami tu! — ): eppure, sulla mia spalla sinistra è venuta a posarsi   morii una mano, una vera mano, di cui ho sentito la forma, la pressione e la spinta.  3. Il contatto delle vedi di Eusapia cogli oggetti apostati non spiega meccanicamente il fenomeno telecinetico.  .Jersera, tanto in piena luce, quanto a debole rischiara¬ mento, abbiamo visto più volte rigonfiarsi le sottane d’Eu- sapia fino a toccare le gambe del tavolo : mentre dura il contatto della stoffa col legno il mobile oscilla si agita e si alza. La Commissione di Cambridge lm giudicato perciò frau¬ dolento ogni fenomeno tiptico del medium italiano: e un membro del nostro gruppo ha espressa un’eguale opinione.  Ma analizzando il fatto si trova: a) che il gonfiamento  degli abiti d’ Eusapia non è costante; — b) che ad ogni modo è sproporzionato agli effetti meccanici ottenuti ; — e) che le vesti si vedono talvolta avanzare anche verso og¬ getti da smuovere lontano, e cui certamente esse non arri- v irebbero mai : d) che tastando la stoffa non si sentono già  il piede calzato o la gamba di Eusapia, ma si percepisce qualcosa di resistente e di elastico ad un tempo, una specie di veseica ripiena d’aria, la quale premuta si ritirasse, anzi si sgonfiasse sotto le dita dell'investigatore.  Da tutto ciò si inferisce che quell’apparente artificio con¬ siste nella reale esteriorazione di corrent i nervee radianti : donde la ipotesi di una formazione ectoplastica di membra * animiche „ (“ dinamiche „).  4. Il controllo più severo non impedisce le azioni me¬ dianiche a distanza.  Potrei descrivere altri fenomeni similmente invigilati: ma a che prò ? Quando si è assistito a molte sedute della Pa¬ ladino e le si è lasciato libero lo svolgimento della forza medianica, ci si convince che il controllo delle mani e dei piedi, cui gli estranei, gli inesperti e gli increduli impeni¬ tenti assegnano tanta importanza, ne ha invece assai poca : futt’al più, potrebbe averne se i fenomeni avvenissero sempre al baio e nella cerchia di azione personale della medium deter¬ minata dalla struttura morfologica del suo corpo : ma ciò non è. Vi sono spostamenti a distanza incomprensibili, anche se si lasciano libere tutte quattro le membra del medium se¬ duto. Si noti che la Paladino, trovandosi a sedere, anche se liberasse le due mani, ha i moti delle braccia e delle gambe limitati dalla stessa impossibilità di contorcerle e slogarle nelle loro articolazioni.  Non si può dimostrare menomamente che un ometto sia v.sto volare per aria (come è avvenuto della chitarra nelle sedute di primavera al Circolo Minerva), perchè la Paladino r/eera lo trasporta e lo agita. Dico lo agita, giacché quellog- getto non va dritto traverso l’aria, ma gira r volteggi, , ossia s. sposta nello spazio come se qualcuno lo portasse capric¬ ciosamente: va avanti ed indietro, in alto e in basso, tocca  1 P01 iSe allontana- esegue delle vere capriole  e toma finalmente al suo posto. Ancora meglio: quell- og¬ getto che può essere, dunque, una chitarra, o un tambu¬ rello o un mandolino, o una bottiglia, ecc. - non solo subisce un moto di traslazione che dovrebbe essere effettuato da una mano, ma è sottoposto ad altre manovre che lo fanno entrare in azione secondo la sua speciale natura. Se è uno s tramenio musicale, o s. sente risuonare; cosicché fa d’uopo ammettere  bàttano fi? man° plZZ1C'hl ]e sne corde- o delle altre dita battano sulla . pergamena , premano la palla di cauciù. ecc Se è una bottiglia che trasvola, la si sente stappare è ve,, sare acqua..... Sarebbero dunque due mani che la Paladino dovrebbe liberare: ì due movimenti sincroni di traslazione e d lamio, lamento di un utensile non si possono eseguire con una mano sola; e ,1 tiro di Torelli-Viollier non fa presa'  • niHC°T?, pl.u os;ulI'° e >1 meccanismo d’altri fenomeni con-  ner ’àJn tro'llbet.ta 81 leva dal suo posto, s’alza, passa  pe, aria, e nel frattempo suona . Vi è dunque una inano  die la scosto ed una borra (o altro meccanismo agitatore dell aria) che v, soffia dentro. Se la Paladino esegue 11 “ £  e svelta nefran° Cntemente’ l)IS°gmi cLe eSSa sia ben ahile c svelta per liberare una mano, per allontanarla dal con-  c itnTn a l,C!ngarlR bno al tavol° o al muro dove è collo- . 1 oggetto, prendere e portare quest'oggetto verso la  tavolo’ aVV1.C,narI° alIa bocca> soffiarvi entro, slanciarlo sul  ir ma Si n.w’T® ^aCC’a 6 ,,,ani sotto 11 controllo di prima, hi piovi a far ciò una persona per quanto agilissima  al tavolo del n “ ? U “ fe"omeno - esanco attorno  risuolfent 1 T1 P* *??"Siire p0i qnando 11 mandolino nsuona entro il gabinetto, alle spalle di Eusapia. o quando  a trombetta emette i suoi rauchi suoni in aria sulla testa  dei presenti i ? Certo, sarebbe meraviglioso che uomini dalla  mente sveglia e abituati ad osservare i fenomeni biologici  tanta L6SS0 ™r!?bili- si Piassero ingannare con  tanta ingenuità Un simile inganno è quasi più meraviglioso  v’è ImT-Tni n SS° °he rrerebbe a spieSare- Sicuramente v è una Intelligenza „ ehe opera fuori e lontano dal mevi sono “forze psichiche, invisibili ed ignote, che entrano e stanno per un po’ di tempo in azione: ma c’è bisogno di congetturare che le nostre potenze intellettive e volitive terminino di agire ai limiti tegumentali dell’or¬ ganismo ?  Rispetto allo “ spiritismo tutti quelli che non hanno speri¬ mentato, attraversano una specie di fissazione deH’incredulità. Ma lo scetticismo che rende vanitosi gli increduli inesperti, non serve che pochissimo davanti alle prove positive dei fatti “ medianici „ : può essere che perduri dopo la prima, dopo la seconda, fors’anco dopo la terza seduta, giacché la mente umana difficilmente si sveste delle sue abitudini, e di fronte a fatti così straordinari ed eccezionali cerca ogni scampo e fa ogni supposizione esplicativa, pur di non ce¬ dere alla novità. Ma in seguito, chi alla seconda e chi alla terza sera, tutti finiscono col convincersi che la medianità Eusapiana supera sempre, presto o tardi, ogni cerchia limi¬ tante e si manifesta con fenomeni che sembrano uscire dalla sfera naturale, e non sono ascrivibili nè all' impostura, nè all’ illusione.   *  * *  Luce ed oscurità — Chiasso e silenzio.  a) Avviene della luce quello che abbiamo detto del con¬ trollo sulle membra della Eusapia. Siamo così abituati a servirci delle sensazioni visive nelle contingenze normali di vita, che leggendo le narrazioni delle sedute spiritiche lo scet¬ ticismo universale si alimenta con la obiezione che alla fine si tratta di fenomeni succedentisi al buio, e che dove manca la luce tutti gli uomini sono facilmente tratti in inganno.  Certo, è dispiacevole che i fenomeni medianici richiedano in generale la mancanza di luce, o luce così scarsa da lasciare una percezione incerta delle forme, da togliere del tutto quella dei colori. Ma, anzi tutto, non è vero che tutti i fenomeni av¬ vengano in completa oscurità o in penombra : un buon numero, e non dei minori, avviene in buone condizioni di rischiara¬ mento, e taluni, che prima si effettuano solo al buio, acqui¬ stano intensità tale da poterei verificare anche a piena luce. Inoltre, bisogna intenderei sul * buio „ delle sedute. Si può fare anche l’abitudine all’oscurità e dare alle proprie percezioni tatto-muscolari ed uditive una sicurezza non minore di quella che ordinariamente accompagna la funzione degli occhi. Noi vediamo che i ciechi, ad esempio, sono in grado di per¬ cepire nettamente quanto loro avvieno d’attorno. Gli speri¬ mentatori novelli provano dapprima un certo turbamento dall’insolita circostanza di dovere osservare senza luce o in penombra. Ma ben presto chiunque abbia il dominio cosciente delle proprie percezioni tattili, kinestetiche i muscolari, ten¬ dinee, ossee), acustiche ed olfattive, arriva ad acuirle in ma¬ niera da suiTogare, se non totalmente, almeno sufficiènte¬ mente le visive che gli mancano. Io , dopo quindici sedute con Eusapia, posso dire di avere acquistato coll’esercizio una cosi lucida percezione tatto-muscolare da sapere per¬ fettamente indicare gli atteggiamenti delle mani e piedi della medium quando sono da me controllati ; e per l’udito, ho appreso a discernere nello spazio la direzione donde mi arrivano i rumori, i picchi, ecc., ecc. Bisognerebbe negare al nostro cervello la capacità di adattamento alle condizioni esterne per gettare l’assoluto discredito sulle osservazioni fatte nell’oscurità : non abbiamo noi tutti la facoltà di com¬ pensare le sensazioni che ci mancano o che possediamo in piccolo grado, con una esagerazione funzionale di tutte le altre ?...  Si rilegga il sommario dei fenomeni accaduti le sere del 5 e del 7 corrente : e si vedrà che per certi fenomeni l’o¬ scurità non è stata necessaria, solo fu richiesta per certuni ; ma anche per questi, quando si sia formata fra i presenti la omogeneità opportuna, la luce non è più in antagonismo con la medianità, e si ottengono buoni fenomeni a rischia¬ ramento più che discreto. La sera del 7 noi abbiamo avuto, per esempio, dei toceamentì, mentre la penombra era tale da discernerci tutti in catena e da veder biancheggiare la faccia e le mani della Paladino al loro posto naturale: nella serie sperimentale della primavera mai era stata raggiunta un’ intensità così grande in questo fenomeno, che implica la “ materializzazione „ di mani non vedute. Anche la levita¬ zione del tavolo è avvenuta in ottima luce (gaz, Auer). Del resto, 1’ Eusapia ha potuto alzare completamente la tavola anche di giorno, in pienissima luce solare : erano presenti Porro e Sohmolz, e la fotografia colse e fissò in modo de¬ finitivo il fenomeno.  b) Gli increduli e i profani volentieri iraaginano nello stesso tempo che i fenomeni medianici richiedano per pro¬ dursi tali mutamenti di attitudini nel medium e nella catena   Morselli, Psicologia e Spiritismo, II.   tav. vra.   Fotografìa di una “ levitazione , di tavolo  (presa di pieno giorno).  (I duo vigilato™ sono: a destra di Eusnpia, il Sig- Carlo 8elimolz:  a sinistra, 11 Prof. Francesco Porro).   I   DUBBI INGIUSTI SUI FATTI MEDIANICI   35   •da ingenerare confusione assoluta nelle percezioni: ma cioè insussistente. La catena non subisce, nella grandissima mag¬ gioranza dei casi, il più lieve mutamento, sia che si spengano, sia che si riaccendano lampade e candele : degli interruttori elettrici a portata di mano, o dei compagni sicuri fuori di catena, che socchiudano o aprano gli usci, bastano alla bi¬ sogna. Ordinariamente il passaggio dalla luce al buio o dal buio alla luce è chiesto dall’io secondario della Eusapia : e questo modo ingenuo di procedere sta nel “ programma pre¬ fissato „ delle sue sedute. Ma anche se d’improvviso si ri¬ schiara la stanza, o si fa tenebra assoluta, il mutamento di luce non provoca disordine (salvo nei periodi di 4 trance „ sonnatnbuliea avanzata e di 4 trance „ anideistiea).  cj Vi è chi fantastica sulle — tremende convulsioni iste¬ riche — d’Eusapia. Anche questa causa di disorientamento nelle percezioni degli astanti non esiste. Durante la massima parte delle manifestazioni, la medium non si contrae nè si agita affatto; essa, anzi, è compostissima, e muove appena di quando in quando le mani e le braccia senza scostarle dal tavolo, appena volge qua e là la testa, tutto al più la posa sulla spalla dei controllori o reclina la fronte verso il tavolo.  dj Vi è infine chi suppone che, desiderata e imposta dal medium, ci sia grande confusione di rumori e di voci. È vero che spesso 4 John „ comanda di parlare, ma i pre¬ senti parlano a voce bassa, e nell’attesa del fenomeno ordi¬ nariamente pronunziano parole e frasi senza senso che non implicano sforzo mentale alcuno : nè la loro attenzione è distratta dalle voci dei compagni. Forse potrà sfuggire in allora qualche rumore (fruscio dell’abito della medium, eoe.), ma quel cicaleccio, anche se infastidisce l’udito, lascia tran¬ quilli e operosi gli altri sensi. D’altra parte, molti fenomeni avvengono durante il più completo silenzio, per cui, dato che si sia al buio, sarebbe sempre possibile udire se la medium si muove.   Gli sforzi muscolari del medio.  Uno di noi, rincalzando i suoi dubbi anche dopo la se¬ conda seduta, mi ha detto che la Eusapia 4 esegue dei mo¬ vimenti sospetti colle mani e coi piedi „, e che sopratutto “ agita le dita, le quali cerca di mantener libere da pres¬ sione e da contatti dei due vigilatori La cosa è vera; ed io ne ho già scritto (Tomo I, p. 306). Tuttavia mi tocca ora fare le seguenti avvertenze:  1" I movimenti visibili della medium non sono costanti. Alcuni fenomeni avvengono quando essa è o pare immobile, e quando nessun suo muscolo si contrae sensibilmente.  2" I movimenti della medium sono in generale leggieri. Non esistono, da parte della Paladino, quei contorcimenti con cui altri medium accompagnano la produzione dei fe¬ nomeni: Eusapia in seduta si contiene; se talvolta sbadiglia o si torce le mani, se stira le braccia o stringe i pugni, se preme, scuote ed alza le mani dei controllori, tutti questi atti sono eseguiti in un spazio limitatissimo, e non sono neppure accompagnati da sforzi muscolari intensi ; inoltre, s’eseguono spesso in direzione opposta a quella dell’oggetto spostato.  3° I movimenti della medium non sono assolutamente nè sempre sincroni col fenomeno, così da lasciarci supporre che lo producano (direttamente): d’ordinario lo precedono d’un tempo più che bastevole a farci convinti che, se non manca un rapporto causale, questo consiste puramente in un'azione a distanza. Quando il movimento, — per esempio stringere la mano di un controllore, battere ritmici colpi in aria, ecc., -accompagna il fenomeno cronologicamente, Eu- sapia chiede sempre il controllo più rigoroso.  4° I movimenti non sono proporzionali per intensità all’effetto ottenuto. Il collega dubbioso di cui sopra, accen¬ nava al fatto che la Eusapia, invigilata da lui, eseguiva dei “ piccoli gesti colle ultime falangi delle dita di destra, mentre si muoveva un tavolo o una seggiola posti alla sinistra „ : giudicava, dunque, “ non sicuro „ il fenomeno ! Ma qui , la relazione causale manca affatto, giacché sarà ben arduo capire come col battere leggermente delie dita di una mano sul piano di un tavolino la medium riesca a spostare una scrivania o ad alzare una seggiola pesanti più chili e situate a circa un metro o poco meno dalla mano che si agita!!... Io non dico che i moti muscolari della Paladino siano inutili nella pro¬ vocazione dei fenomeni meccanici senza contatto o con con¬ tatti leggieri ; tntt’ altro : sono , senza forse , necessari per quella estrinsecazione del dinamismo medianico cui tien dietro l'effetto voluto (dal suo subconscio). Ma dico pure che vedere mendacio e trappole in una contrazione muscolare cosi inadeguata, è spingere la diffidenza oltre ogni possibilità logica.  5“ I movimenti non sono fisiologicamente in relazione coll’effetto-, intendo dire che se si dovessero spiegare i feno¬ meni della Paladino con una sua azione muscolare diretta, bi¬ sognerebbe che questa corrispondesse loro pienamente : a) per la ^topografia del gruppo di muscoli messi in movimento; b) per la coordinazione delle loro contrazioni ; c) per la spesa d’energia; d) infine, per la direzione del movimento nel senso concesso dalle strutture anatomiche. Ora, un altro collega ha dubitato, per esempio, che il piccolo tavolino rotondo o guéridon messo a sinistra della medium si alzasse si avvi¬ cinasse ed allontanasse per mezzo dei movimenti del gomito (?), oppure perché la medium vi teneva la punta del pollice si¬ nistro ferma sull’orlo (!). Ma basta pensare che un gomitò può sospingere e scostare, non attirare ed avvicinare un mobile poggiante coi piedi sul pavimento : basta riflettere che nes¬ suna disposizione strutturale, nessuna attività fisiologica dei muscoli del pollice concedono che, messo a contatto dell’orlo di un tavolo, questo dito di una mano custodita (si badi bene) dalla mano destra di un controllore, sia in grado di imprimere al tavolino moti di va e vieni , di rotazione, di alzamento e abbassamento, e simili.  6° Altrettanto dicasi della nessuna relazione auatomo- fisiologica fra un gesto qualsiasi della medium simile a quelli incriminati a Cambridge e i trasporti di oggetti per aria, o il funzionamento di apparecchi musicali, o il palpare di mani invisibili, ecc. Badiamo un po a questi tocca menti. L pos¬ sibile, davanti alla logica ed alla morfologia, che Eusapia, agitando le punte delle dita o stringendo la mano del con¬ trollore di destra, possa riescire, ingannando, a dare al suo vicino di sinistra la sensazione di una larga palma di mano che gli si poggia sul dorso o di dita divaricate di una mano che lo afferra perla spalla? Ciò è inconcepibile: tra latto sospettato e l’effetto percepito c’è chiaramente una soluzione di continuità !   Il dubbio sistematico.  Vi sono alcuni in cui l’ incredulità di fronte ai fenomeni medianici è tanto radicata da divenire un abito irremovibile del pensiero. È forse più agevole convincere chi non ha mai assistito ad esperienze ed accoglie in buona fede il criterio   38   PSICOLOGIA K SPIRITISMO, Il   della testimonianza altrui, che non chi, avendo assistito ad nna sola o a due sedute, e non sapendo arrendersi all’ evi¬ denza perché non sa spogliarsi di quell'abito inveterato, se la cava con dei vaghi accenni di dubbio, con dei se e dei ma... Questi peritosi — che direi i timidi della verità, come ci sono dei timidi del sesso di fronte alle donne — sono più nocivi che non gli increduli negativisti ad oltranza.  Lo “ scetticismo metodico „ è necessario ai progressi del sapere umano. Dubitare dei propri sensi è sempre atto pru¬ dente; diffidare del proprio ragionamento è pure un segno di riflessione matura; arrestarsi davanti ad ogni fatto straor¬ dinario ed esigere le maggiori cautele nell’osservarlo è in¬ dizio di equilibrio, di sano criterio... Ma persistere nel dubbio quando la prova si è effettuata nelle condizioni volute, enun¬ ciare supposizioni indefinite che nulla spiegano e mirano solo ad accentuare le incertezze, non è più prudenza nè metodo: è impermeabilità mentale bella e buona, è irrigidimento del dinamismo logico.  D’altronde, certuni credono d'aver dato fine ad ogni cri¬ tica della medianità quando esclamano il solito orgoglioso — ah, se ci fossi io !... Ora, è logicissimo che ognuno de¬ sideri di vedere e di sentire per convincersi, o, meglio, per confermare le asserzioni di chi dice di aver visto e sentito ; ma non si capisce perchè in fatto di medianità debba essere necessario codesto individualismo nelle esperienze, codesto criterio egoistico ed egocentrico nella indagine. Nessuno che non abbia fatto studi astronomici o chimici o biologici si crede in diritto di esclamare — ah, se io ci fossi stato; — ah, se io cedessi, se io toccassi... — quando ode o legge di un fenomeno meteorico straordinario, di una reazione chimica eventuale e difficile, di un pesce delle profondità pelagiche stranamente conformato : — ma tutti in fatto di medianismo si ritengono competenti ; anzi , fermamente opinano di sé che essi soli sarebbero in grado di scoprire la verità.  Altri dice : — ci crederò quando il tale dei tali, che so scet¬ tico, finirà coll' ammettere la realtà dei fenomeni. Costoro si appellano al criterio deH'autorifà, ma unicamente perchè sperano che lo scienziato X, Y, Z, in cui hanno fede e si è detto scettico , seguiti a negare dopo avere sperimentato. Veggo che a me succede questo ; la mia “ autorità „ di una volta (del 1892!) io la perdo o sta diminuendo di “ peso „!  Le “ scetticismo „ non è, per dir vero, preparazione baste¬ vole per giudicare proficuamente in fatto di Metapsichica; è utile, ma può anch’essere dannoso. Spesso chi si dice “ scettico „ non fa che ubbidire a pregiudizi: 1 abito 'scientificamente scettico è assai raro, nè in tutta la evoluzione del sapere si può credere l’abbiano posseduto un gran numero di ricerca¬ tori. L'uomo raramente si accosta ad un problema conosci¬ tivo senza prima averci pensato; e avendoci pensato, si è già formato, a sua insaputa, un modo particolare di considerarlo.  Per essere * scettici „ nel vero significato metodologico della parola bisogna scomporre tutta la propria ideazione, cancellare ogni traccia impressa nel cervello da letture o da affermazioni altrui, buttar via tutto il frutto delle proprie meditazioni, rifarsi in una condizione affatto vergine di spi¬ rilo ; cosa impossibile a chi non è filosofo, difficilissima al filosofo medesimo. 11 volgo non è mai “ scettico „ , ha sempre qualche preconcetto o pregiudizio; e da questo lato gli uo¬ mini dotti o creduti “ colti „ sono spesso più volgari, intel¬ lettualmente parlando, del popolino, giacché hanno assorbito nozioni determinate e giudicano secondo criteri acquisiti. Fra gli * uomini di scienza , poi l’abito di pensare secondo de¬ terminate formule è ancora più tenace: ciascuno di noi, che studiamo, ha polarizzata la mente in un dato senso. Ossia, non si sa dubitare, se non quando il dubbio assume una determinata forma od è basato su determinati criteri.   Genova, 9 dicembre 1901.   LA TREDICESIMA SEDUTA    Interventi ‘ spiritici „ sospetti.   Seduta più corta del solito, perché Eusapia appariva poco ben disposta, apprensiva, quasi sfiduciata; e perciò dopo solo un ora e mezza di “lavoro,, ha domandato di smettere.  fenomeni scarsi e stentati, forse perchè alcuni del gruppo paiono invasati da un sentimento di diffidenza e di ostilità verso la medium, e tors’anco perchè tale atteggiamento psi¬ chico di taluni astanti crea disarmonia nei nostri voleri, tuttavia ne abbiamo ottenuto alcuni assai intensi nella ca¬ tegoria delle “ materializzazioni , percettibili col tatto.  Alle 21,30, siamo solo in cinque (manca T Ing. Ornati) e formiamo catena in piena luce: si odono dopo un po’ i soliti scricchiolìi del tavolino, ma Eusapia chiede l’oscurità: le si concede diminuzione di luce, e si hanno allora i moti tiptici consueti. Diminuendo ancora la luce, si osserva una bellissima levitazione del tavolo che si alza, ondeggiando, fino a 70 cen¬ timetri dal pavimento e sta in aria per 5 ". In seguito, sempre a luce debolissima che è quasi oscurità, si ottengono: — toc- camenti numerosi, svariati e contemporanei sui due control¬ lori ; — spostamento e sottrazione della seggiola (che è il giuoco preterito da “ John „ con una costanza degna di mi¬ gliore causa); — danza mimica del tavolino che si agita, trema, e sembra accennare a un moto convulso di riso, diremmo quasi di sghignazzamento, se il termine antropomorfico può adattarsi agli scotimenti di un mobile : — pugni formidabili sul piano del tavolino stesso; — gonfiamento ed irrigidimento della tenda, come se dietro a lei ed in basso si fosse for¬ mato un grosso corpo resistente, pesante, irremovibile dalle nostre spinte di mano...  Ma furono jersera i toccamenti, i palpamenti, le pressioni di mani il fatto culminante su cui dovemmo fermare la nostra   attenzione. Si sarebbe detto che in compenso di altre ma¬ nifestazioni ci si volesse far sentire la presenza di “ Invisi¬ bili B in numero maggiore e piu diversi tra loro del solito. Nel suo verbale il Perraro scrive :  “ Col progredire della seduta i tocchi di mani nude, non co¬ perte dalle nere cortine, sono avvertiti contemporaneamente da due. da tre dei presenti. Accusano nello stesso istante la pres¬ sione. il toccauiento e la carezza di mani di digerenti dimensioni. Canta, Livierato e Morselli. Tutti rilevano che la forza me¬ dianica che si manifesta è aumentata persino di intensità e di capacità comunicativa: — 1° perchè ha il potere di rendersi tan¬ gibile in più punti contemporaneamente ; — 2" perchè estende il raggio d'azione sino a toccare quegli che occupa il secondo posto, si a destra che a sinistra della medium; — 3“ perchè le mani materializzate, che nelle prime due sedute si avvertivano dietro la tenda, orasi manifestano libere allo scoperto, e aventi caratteristiche umane, cioè con perfetta struttura carnea, sicché danno l'impressione anche del calore animale, di essere costi¬ tuite da ossa, muscoli, legamenti, cute, ecc.  Questa faccenda delle “ mani carnee o nude „ che si per¬ cepiscono sempre nel buio, mai in luce, è conturbante. Si sa che “ Katie King „ (per fermarci su di un avvenimento spiritico caduto sotto l’osservazione di scienziati) si lasciò toccare, abbracciare e baciare, diede al Ckookes il suo polso da tastare, tagliò con le forbici pezzi del suo vestito tramato di “ materia eterea „, strinse le mani a tutti prima di par¬ tire ;... e fu sentita di carne ed ossa. Ma quel fantasma è restato più unico che raro: e se nelle sedute dei circoli spiritici si raccontano altre maraviglie congeneri, la scienza metapsichica più austera le lascia volentieri nell ombra. Anche tra la fenomenologia paladiniana figurano i palpamenti e le strette di “ mani carnee , ; ed io stesso ne ho perce¬ pite: ma v’è la certezza del fatto autentico ?  A prima vista non si sa eliminare il sospetto di un’abilissima giunteria. Ensapia non ha potuto trarci maliziosamente in ag¬ guato tutti quanti ? Una mano che ci tocca al buio e ha tutte le apparenze della vita, sarà mai creduta senza riserve una mano “ spirituale »? Io confesso che per crederlo ho bi¬ sogno di una sicurezza assoluta, di una evidenza quasi ir¬ realizzabile nella procedura “ spiritica „ : aneli io sono uscito da questa seduta con una folla di dubbi che mi tenzonavano nel capo. Porse non è supponibile che Eusapia abbia liberate le sue due mani ad un tempo, così da toccare a destra ed a sinistra? Seduta stante, il controllo fu detto e ritenuto rigoroso, efficace, sicuro : io non ]’ ho avuto che per breve tempo, e sono certo d’averlo mantenuto buono: l’hanno avuto per più tempo il Pellizzari e il Ferraro, che sono freddi osservatori ; ma insomma, appena si è fuori della sala del Circolo Minerva e si ripensa alle meraviglie che poco avanti vi si percepivano, par sempre d’ esserne lontani per anni e per miglia. E uno sconforto, ed è una smania di afferrar sempre meglio la verità !   * *  Controlli di sorpresa e salute dei medii.  Quando si cade in questi sconforti nello studio imparziale della medianità, vien voglia di adottare i metodi violenti e brutali di verifica, che taluni ritengono gli unici adatti alle difficoltà ed oscurità dell’argomento. Illuminare di improv¬ viso il campo d’osservazione (“accendere il temuto fiam¬ mifero „, come scrive Patos); afferrare in aria quelle mani “ invisibili „ ; acchiappare quelle barbe “ tluidiche „ ; acciuf¬ fare quelle teste “ animiche „ ; sollevare d’improvviso le tende del gabinetto e cacciarvi dentro occhi, braccia e .... piedi; stringere i “ fantasmi „ che vi si accostano, e non la sciarseli sfuggire a rischio di trovarsi poi fra le braccia.... “ non un doppio „ bensì il medium stesso vivo e ansimante: dar di piglio , magari , al bastone e (come un bell' umore anonimo mi ha consigliato) menar botte da orbi, là, nel buio, a rischio di massacrare la medium, ma allo scopo di ren¬ dere “ palpabili „ e ben palpati gli spiriti.... ecco delle buone armi tattiche contro l’Occulto secondo la strategia di certi increduli. La storia generale dello spiritismo (fatta dagli stessi credenti) narra episodii graziosi o crudeli in proposito; e la storia particolare di molti fra i “glandi medii „, com¬ presa la stessa Eusapia Paladino, non ne va priva. 0 non si è raccontato, che nell’anno di grazia 1880 e nel mese di febbraio la celeberrima Fiorenza Cook, divenuta signora Corner, ha subito uno smascheramento del genere per opera di sir Sitwell e di Carlo von Buch?... Ah pos'era “ Ivatie King „ !  La sfacciata ciarlataneria di certi medii giustifica tutti i metodi possibili di controllo. Se un mariuolo sulla piatta-   LE VERIFICHE DI .SORPRESA   4S   forma di un tram mi introduco di soppiatto una mano in tasca per derubarmi, io ho diritto di acciuffarlo, se me ne accorgo, e di somministrargli in flagranti una meritata le¬ zione. E se un medium mi inganna (massime quando fa professione di mediumnismo) , io, che ne sono giuocato e frodato, ho il sacrosanto diritto di tutelarmi dalle sue menzogne, tanto conscie, quanto subconscie. Ma altra è la teoria, altra è la pratica: vi sono molte ragioni che trat¬ tengono lo studioso serio dal commettere violenze e dal fare chiassate.  Prima di tutto, la categoria delie ragioni morali :  aj le egoistiche: l'attesa del “ miracolo „ , ossia di feno¬ meni sempre più mirabili (che il più spesso non vengono); il desiderio di non aver perduto il suo tempo ; la speranza di raccogliere prove più sicure; — h) le altruistiche : i doveri di ospitalità; la educazione, che vieta tutti gli eccessi ; la convenienza di non turbare le osservazioni dei compagni; il rispetto alle loro opinioni od alla loro “ fede „ ; un certo spirito di tolleranza, che non si disgiunge mai dul- Y animus óbsermndi del ricercatore scienziato; una certa indulgenza per il medium, anche se si nutre verso di esso una misurata fiducia. In particolare gli alienisti, che debbono considerare i medii come persone ammalate (sia pure di una malattia transitoria), assisteranno sempre alle sedute con un sentimento acquisito di pietà.  Qui s’avanza la seconda categoria , quella delle ragioni tecniche: ne indico cinque, che mi sembrano di buona lega:  a) 1’ indagine scientifica sui fenomeni vitali e mentali non ricorre mai a processi violenti: anche vivisezionando gli animali, il fisiologo cerca di diminuire le loro pene; — b) i medium sono persone umane, e sono “ sensitivi , : bi¬ sogna riflettere che la medianità consta di elementi psichici, e resperimento psicologico non è mai offensivo: c) la  difesa contro la menzogna si compie più vantaggiosamente con i mezzi morali che non con i materiali: per smasche¬ rare un reo simulatore o reticente il perito e il giudice istruttore non ricorrono più alle vecchie torturanti e anti¬ umane procedure; — d) la salute dei medii può essere com¬ promessa dai controlli aspri e rozzi durante il periodo sonnambolico ; e) i poteri medianici possono essere abo¬ liti, senza aleun vantaggio per la metapsichica investigatrice, dalle scoperte di qualche frode inconscia o apparente.  Gli spiritisti si fondano specialmente sulle due ultime ragioni per condannare i controlli di sorpresa. Essi sostengono, nd esempio, che durante le manifestazioni richiedenti l’oscurità, quali i toccamente e le materializzazioni in ge¬ nere, una luce improvvisa potrà far cadere il medium in “ attacchi terribili „ : al Congresso del 1900 si è proclamato che le esigenze degli scienziati compromettono persino la vita dei medii ! E si citano esempi. La D’ Espérance racco¬ manda, per propria esperienza sull’eccitabilità nervosa accom¬ pagnante la medianità , di non adoperare “ mezzi che ap¬ portino rischio di morte,. La Noeggeratii narra di una ragazza-medium (forse tubercolosa?) che materializzava in¬ tensamente delle “ forme personali „ e che ha avuto un deliquio quasi mortale ed uno sbocco di sangue, perchè uno dei presenti, nel suo entusiasmo spiritistico, ha voluto ab¬ bracciare lo spirito di un “ gaio fanciullo , materializzato da lei: aggiunge per di più, che ne segui la perdita defi¬ nitiva d’ogni facoltà mediumnica.  Nessun neuropatologo esperto negherà a priori codesti casi. Le isteriche , che simulano o inventano, son prese da una crisi nervosa acutissima, quando si sta per discoprirne le astuzie e le malignità. Certi medii impostori saranno capaci anche di fingere un attacco epilettico, per impressio¬ nare i credenzoni e per stornare il pericolo dello smasche¬ ramento. Ma ammettendo di agire su di un medium sincero, e riconoscendo che la medianità in atto implica un dato disequilibrio del sistema nervoso ed una forma particolare di sonno o di rapimento , si capisce benissimo come ogni cangiamento inaspettato nelle condizioni dell’esperienza possa causare una perturbazione organica e funzionale nel sog¬ getto autoipnotizzantesi o diggià sonnambulico. Uno psi¬ chiatra, convinto della morbosità fondamentale del medinm- nismo. non sarà dunque mai uno sperimentatore grossolano.  Sulla Eusapia la “ prova del fiammifero , (eseguita anche col mezzo dell’ interruttore a pera di una lampada elettrica) è stata la sola che ci siamo permessa qualche volta ; e realmente (non sempre, però) ha provocato grida, agitazioni, convellimenti facciali, spasmi palpebrali, moti di difesa contro la luce, abbandono del corpo.... e consecutive forti crisi di pianto, mutismo, tremore, ecc. Ma non giurerei che non ci fosse un po’ d’esagerazione isteroide, in rapporto con la suggestione inculcatale che la luce sia dannosa ai feno¬ meni. Intanto però quel brusco controllo non ha mai giu¬ stificato i nostri sospetti: ogni volta Eusapia era ritrovata sulla sua seggiola, colle mani e coi piedi a posto. Noi non siamo riesciti ad acchiappare mai le parrucche , le barbe   l’autofiducia del medium   45-   finte, le molle, gli spolverini, le pupazzole , ecc., di cui si favella nei crocchi dei “ furbi , , e di cui si hanno , pur¬ troppo, esempii significativi e accuse formali nelle “ vite e miracoli, di molti medi (la stessa Paladino compresa!).  Quando nelle “ ricerche psichiche , si adempiano le tre norme metodologiche — ispezionare a fondo il medium prima della seduta; invigilarlo attentamente durante i fenomeni; non cedere che per eccezione alla frequente domanda tiptica dei cinque colpi (oscurità) — ci si garantisce a sufficienza contro quelle brutte sorprese, e si può aver fede anche nella Me¬ tapsichica quale materia conoscitiva suscettibile, in un futuro non lontano, di vera disciplina sperimentale.   * •  L’autoflducia del medium.  Sarebbe opportuno indagare quanta parte si debba nella provocazione dei fenomeni al sentimento di fiducia in sè stesso, che ogni medium deve possedere quando si accinge ad operare.  Per ipnotizzare con rapidità e fortuna occorre — tutti lo sanno — che non soltanto il soggetto sia suggestionabile e provi un sentimento di dipendenza al cospetto del suo ipnotizzatore : occorre, per di più, che questi abbia fiducia in sè medesimo e, come si dice, voglia fermamente. Questa sicurezza, questa fermezza di volontà danno al suo sguardo, alla sua parola, al suo gesto quelle note speciali che impres¬ sionano i soggetti suscettibili. Ove l’ ipnotizzatore sia fiacco, stanco, sfiduciato, ove tema di non riuscire, l’ipnosi non si avvera, o rimane leggerissima.  Lo stesso avviene di certo nelle autosuggestioni dei me¬ dium. Bisogna che la Paladino sia convinta di superare ogni contrarietà, perchè giunga ad estrinsecare l’energia neces¬ saria alla produzione dei fenomeni. Soggetto eminentemente suggestionabile, come tutti i medium, essa accoglie le sti¬ molazioni che le vengono dal di fuori e le trasforma in fatti medianici con tanta maggiore agevolezza, quanto più è la concordanza di esse col suo modo di sentire e di pensare. Ensapia ha bisogno di sapersi capace di spostare oggetti, di produrre contatti, ecc. ; e, inoltre, la sua autosuggestionabilità richiede da parte dei presenti un rinforzo. Ma siamo sempre li: questo rinforzo è di semplice concorso morule o è, per contro, di vera sinergia biopsichica ?  Io non escludo 1’ ultima ipotesi, perchè sarebbe assurdo negare l ezione mutua fra i cervelli umani, quando la con¬ cediamo alle forchette metalliche costituenti un diapason, a le corde di un pianoforte o ad un apparato telegrafico Marconi, che al raffronto dei nostri centri nervosi superiori sono strumenti di una grossolanità ed elementarità assolute Ma io debbo pure tener conto, come psicologo, dell’azione prettamente morale, ossia dell’incoraggiamento che la medium riceve dalla condiscendenza e dalla fiducia dei presenti : tale ■corrispondenza mentale , senz’essere una complicità , è un fattore che rinvigorisce le attività della medium, in quanto che non lascia ingenerare nella mente di costei contrasti psi¬ chici capaci di inibire le scariche di forza medianica.  . e e vero che per i fenomeni si richieda uno stato tran¬ sitorio o duraturo di oscuramento della coscienza superiore e di simultanea ettervescenza subcosciente (coscienza sublimi- naie), Insogna concedere alla medium almeno la possibilità di collocarsi nell atteggiamento psichico necessario. Ora, la coscienza dell io superiore non si oscurerà e non darà il posto all io interiore quando sia sovreccitata da sentimenti di col¬ lera, da sdegno per ostilità e sfiducia eccessiva, quando sia mantenuta vigile dalle idee penose che un ambiente ostile solleva nell animo della medium. Questa non riesce allora ad auto-suggestionarsi, e non cade in quel rapimento cotanto pro- tondo che occorre per mettere in azione l’automatismo dei -centri inferiori, o per liberare quella qualunque forza di cui i fenomeni sono la manifestazione. Non è cib conforme alle leggi della fisiopsicologia e della fisiologia cerebrale ? Lo stato ■ i medianità, sia esso un sonno speciale dei centri di coscienza, sia una condizione particolare della energia vitale, non può intendersi in contrasto assoluto con i principi che regolano la vita psichica normale.   Genova, notte del 10 dicembre 1901.   LA QUATTORDICESIMA SEDUTA  (13 dicembre 1001).   Di meraviglia in meraviglia.  Seduta ottima, quella di jersera! Il medium, ben disposto d'umore, e ben provveduto di potenzialità esteriorante ; l’am¬ biente, un po’ più ammansito nella sfiducia verso Eusapia (siamo in cinque, mancando il prof. Livierato) : la feno¬ menologia, eccezionale per quantità e qualità di manifesta¬ zioni : e quel che più importa, fenomeni nuovi e insoliti.  Avendo qualcuno espressa la temenza che il nero colore delle tende del gabinetto servisse artificiosamente a coprire i movimenti del medio, si è ad esse sovraggiunta una balza di cotone bianco, mantenuta distesa da una sottile asta di ferro : così, anche a luce mediocre, discerniamo Eusapia vestita di scuro sul fondo chiaro. Speriamo, anzi, che su questo bianco si rendano più percettibili alla vista le “ forme „ o i “ fantasmi „ che si materializzassero. Ma di ombre non ne abbiamo viste : in loro vece sono apparse delle luci.  Un’altra innovazione. Leghiamo tra loro i piedi di Eu¬ sapia con una cordicella girata ed annodata al di sopra dei malleoli, ed io ed Ornati ne teniamo i capi : io me la giro e rigiro attorno al polso. Dico subito che l’“ esperienza „ cosi proposta al “ buon John „ e cosi da noi sperata, ossia che la medinm fosse sciolta dai suoi legami da mani invi¬ sibili, non è riuscita affatto. Abbiamo avuta la sensazione acustica di una mano che lavorasse a tale scopo nella oscu¬ rità. sotto il tavolo ; ma quel lungo fruscio misterioso non ha operato il miracolo. Eusapia, forse per aiutare coi suoi movimenti reali quelli ideali del liberarsi dai nodi, moveva e agitava le dita delle sue mani tenute dai vigilatori (Ornati e Pellizzari) ; ma tutto inutilmente. Si era al buio.  Dei fenomeni della serata, ecco i più rilevanti :  1° Moti ritmici del tavolino imitanti una marcia, e grandi espressioni tiptiche „ di emozioni gioconde (in oscurità e con Eusapia in stato di veglia).    2“ Sollevamenti) e gettito della tenda bianca al eli sopra delle teste dèi controllori, senza che l'asta metallica li colpisca (oscurità; stato di " trance , leggiero, a intermittenze).  Visto che la tenda seguita a svolazzare furiosamente, come agitata da un uragano, crediamo di capire che “ John , ne sia seccato, e ritorniamo allo sfondo nero!  8" Spostamento e avanzamento della scrivania posta a 1 m. di distanza e mentre uno di noi, messosi carponi sotto il ta¬ volino, sorveglia i piedi di Eusapia, altri due ne tengono la destra, ed un quarto ne afferra la sinistra. Durante questo con¬ trollo soddisfacentissimo, che si fa a luce debole e non al buio, il fenomeno si ripete, a nostra richiesta, altre due volte; il pesante mobile avanza e indietreggia * come un pachiderma , (Lombroso) per circa un metro, si alza dal suolo, e ricade ru¬ morosamente (Eusapia pareva in ‘ trance „).  4“ Battiti spontanei di comando del tarolino, mentre tutte le nostre mani erano in aria e noi vedevamo quelle di Eusapia ben controllate.  5“ Toccamenti multipli, sincroni e differenti a tutti gli astanti in catena, anche a quelli di faccia ad Eusapia i in oscurità completa). Jo ho sentito una mano riva toccarmi lievissima- mente sul capo, carezzarmi, scendermi fra i capelli alla nuca... Ma (piando c’è di mezzo una stoffa i toccamenti sono sempre più lunghi e ostinati.  6° Movimenti e trasporto di varii oggetti ad un tempo, dalla tavola grande al tavolino medianico. Questo fenomeno, asso¬ lutamente raro, costituì una vera ridda: una bottiglia d'acqua, un’armonica, un timbro, una trombetta, ci arrivano da lontano; contemporaneamente, qualcuno si sente toccato. E come non bastasse, la trombetta fa uno sbalzo, vola per l’aria e suona ; indi va a sfiorare la faccia di Cantò, che tenta di acchiapparla sveltamente con la mano, ma che se la sente portar via da una strappata vigorosa. Sempre in quei pochi minuti di tram¬ busto, la bottiglia si stappa da sè, si inclina, spande un po' d’acqua sul piano del tavolino, poi si alza aneh'essa e passando sulla testa d’Omati va a versare altra acqua fuori della catena, quindi ritorna in mezzo a noi (Tutto ciò al bujo, ma niuno eccepisce sul controllo, niuno esita nel giudicare genuine quelle traslazioni e quelle azioni automatiche di utensili, che non si veggono toccati, portati nè adoperati da mani visibili!).  7" Levitazioni complete del tavolino senza alcun, contatto delle mani di Eusapia: furono due, durarono almeno 10", e in una fu raggiunta l'altezza di un metro dal suolo (oscurità piena, ma vigilanza sicura). Noi premiamo in tre, in quattro, tutti, sul tavolino mentre levita, e non riusciamo a farlo discendere se non con grandi sforzi : si percepisce una resistenza elastica che sembra a istanti diminuire e poi riprende con vigore. E un fatto che vedemmo varie volte anche in primavera.     b° Luci ‘ s piritiche , : dedico loro un paragrafo.  9° Apparizione di un giuba biancastro (‘ lattescente „). della grossezza di un pugno involto in un fazzoletto, e che parve per un momento assumere la figurazione della maire. Era a sinistra della Palatiino. visibile sul fondo nero, immobile, e poi scom¬ parve lentamente. Tutti lo hanno percepito per 8-10 , eccetto me. perchè mi trovavo al controllo di sinistra, e anche volgen¬ domi sul fianco destro non riuscii a scorgerlo o non seppi guar¬ dare là dove s’era formato.   Le « luci » spiritiche.  I. La sera del 13 abbiamo avuto una straordinaria, ric¬ chezza di “ luci „ : tutti le abbiamo viste, e tutti abbiamo avuto tempo di rilevarne attentamente i caratteri. A me interes¬ sava soprattutto il parere del mio collega Pellizzari, chimico valentissimo, e più di tutti noi competente in proposito : ora, egli si è oggi convinto, come me, di due cose : la prima, che le luci sono reali, e non allucinatorie, nè frau¬ dolente ; la seconda, che sono di natura finora ignota.  11 più gran numero delle “ luci „ o “ fiammelle -, si è formato in aria, in alto, sulle nostre teste, a distanza tale dalla medium (le cui mani, d'altronde, erano strettamente controllate) da non potersi attribuire a sue manovre. Tal¬ volta esse si formavano sul tavolo, tra le mani in catena, oppure sulle spalle, sulle maniche degli astanti...  Del resto, la assicurazione che i fenomeni luminosi non possono essere prodotti artificiosamente dalla Paladino, è forse necessaria per chi non ha assistito alle sue sedute ; non lo è più per chi una sola volta le abbia vedute. 11 crederle effetto di fosforescenze fraudolente non ha senso comune ; sia perchè non hanno in generale nessuno dei caratteri del fosforo, sia perchè il controllo sulla medium è stato sempre sicuro, nè si capirebbe come una sua mano potesse arrivare ad un metro, ad un metro e mezzo, a due metri e più di  distanza da lei . Non si supporrà che noi fossimo così  distratti da lasciarla libera proprio quando si presentò e si mantenne per alcuni minuti un fenomeno di tanta impor¬ tanza, nè che, appena avvertite le luci, noi non avessimo stretta la nostra sorveglianza. Non merita questa patente di stupidità nessuno degli scienziati, nè un Lombroso , nè un Richet , nè un Flatnmarion , elle dichiarano di avere vedute le misteriose fiammelle d’Eusapia.  II. Le “ luci „ sono reali come i suoni, come 1 con¬ tatti, come le levitazioni ; sono cioè percezioni precise, non confondibili con verun’ altra, soggette alle leggi del ricono¬ scimento, soggette (quello che più importa) alle leggi fisiche  dell’ottica. . . .  Riguardo a ciò tutte le materializzazioni visive (luci, torme di mani, pugni, braccia, fantasmi) sono identiche: ossia il nostro senso della vista le percepisce quando si trovi nelle condizioni fisiologiche e materiali di percepirle. — a) iNon tutti le vedono, perchè sono spesso improvvise e fugacissime, cosicché quando sono annunciate da colui o da coloro che le scorsero, spesso son già scomparse prima che gli altri ab¬ biano tempo di comprendere dove debbono guardare, Se fossero allucinazioni indotte, le si vedrebbero ovunque. — b) Sono vedute però frequentemente da due, da tre, da cinque operatori ad un tempo : le esclamazioni di sorpresa, le defini¬ zioni del fenomeno, prorompono nel medesimo istante-, il che prova che, se la percezione loro è illusoria o allucinatoria. 1 centri corticali della visione dei percipienti sono stimolati nel medesimo tempo: non si tratta di fenomeni soggettivi, ma di vere e proprie percezioni di realtà. — c) Inoltre sono vedute da tutti coi medesimi caratteri, or di lucciola, or di fiammella splendente senza aureola, ora di apparizione lu¬ minosa filante nello spazio con lentezza, in direzione ascen¬ dente, o discendente, in traslazioni orizzontali, ecc. Dunque, la forma, lo splendore, il moto translatorio essendo per¬ cepiti egualmente da tutti, appartengono al fenomeno in sè, non ai cervelli che ne sarebbero stimolati ab intra. La sola spiegazione (caso inai) sarebbe questa, che le luci spiritiche siano “ allucinazioni veridiche „ : ma tanto più allora il fatto fisio-psicologico resta supremamente degno di studio.  III. La varietà delle apparizioni luminose, soprattutto per quanto si riferisce al luogo dove appaiono, alla intensità loro, e alla direzione e rapidità del moto nello spazio, è un altro punto degno di riflessione. Giacché, se venissero pro¬ dotte (come gli astutissimi credono) per giuoco della Pa¬ ladino, bisognerebbe ammettere che essa cela nelle tasche una corrispondente varietà di sostanze luminose. Ma quali?  Ecco dove ci soccorre la esperienza del chimico. 11 Pelliz- zari, che maneggia ogni giorno nel suo laboratorio le so¬ stanze chimiche più diverse, dichiara che le luci da noi ve¬ dute jersera non possono essere nè di fosforo, nè di sali di bario, né d’altro qualsiasi corpo conosciuto dalla chimica minerale. Si potrà forse supporre che siano luci prodotte da sostanze organiche ; ma quali ? Non da lucciole artificiosa¬ mente lasciate scappare dalla Paladino (ipotesi da me udita !), perocché le fiammelle non hanno mai il carattere pulsante di (pesto insetto ; e d’altronde Eusapia produce le luci anche nelle stagioni in cui di lucciole non se ne trova nei prati e sulle siepi : nessuno capisce poi dove andrebbero a finire gli insetti fosforescenti, che la prestidigitatrice napoletana lan¬ ciasse al volo in una stanza, dove, ultimata la seduta, sarebbero trovate... Altre sostanze animali e vegetali emananti luce, e che la Paladino possa avere a sua disposizione, non se ne conoscono : passando in rassegna il bel libro di Raffaele Dubois, dove la fotogenesi animale è studiata a fondo, tale ipotesi si riscontrerà assurda.  Ma quale sorgente luminosa di natura conosciuta sarà questa da cui non emanano raggi, sicché non illumina attorno a sé lo spazio quando appare e passa per aria, nè gli oggetti sui quali si posa o dai quali fuoresce ? Sulla palma della mano dell’Ing. Ornati, fatta aprire e posare sul tavolo da Eusapia, è brillata una di queste luci, ed è durata abbastanza perchè tutti noi, sorpresi dalla sede strana e dalla vivacità del fenomeno, ci alzassimo dalle nostre seggiole e tenendoci in catena con le mani avvicinassimo la nostra faccia per meglio osservare. Quella misteriosa fiammella, grande come un mezzo corpo di lucciola, ma meno splendente, ferma e non pul¬ sante, si dondolava (per dir così) sulla cute palmare della prima falange del dito medio di Ornati, ed egli ha potuto nel frattempo muovere la mano e le dita per tentare di cacciarla via. Non scaldava, non illuminava tntt’ attorno la pelle ; è venuta e se ne è sparita ad un tratto, sotto ai nostri occhi intenti e meravigliati a guardarla ! Che luccicore è quello?... Si può pensare ad un’astuzia di Eusapia che abil¬ mente abbia appiccicato alla mano dell’ingegnere, che prima teneva nella sua, una sostanza luminosa?... Ma fosforo non era di certo ; e allora che cosa era?  Fra i medii capaci di ingenerare delle * luci „ primeggiò tra il 1875 e l’83 Gugl. Eglinton; ma le sue “ produzioni luminose „ erano diversissime da queste della Paladino. Constavano infatti di corpi ovoidali o discoidali splendidis¬ simi, tenuti in mano dai suoi spettri parziali o integrali, e aventi una lontana rassomiglianza con saponette o con ciottoli luminosi ; in qualcuno si vedevano striature rosse indicanti l’organizzazione come di “ vene „ e di “ sangue fluidico , (Osservinsi le tavole del Farmer). Che io sappia, di quelle “ luci , là non se n’è più vedute; e chi sa per quale facoltà meravigliosa (o con quale manipolazione) Eglinton, due volte smascherato di poi, le produceva (o preparava).  IV. Ho detto che le condizioni ottiche per la visione delle luei spiritiche sono le medesime di quelle per le per¬ cezioni luminose normali. Infatti, se le palpebre sono chiuse (io ne ho fatta la prova), la fiammella non è più veduta : dunque, non è un fatto subbiettivo endottico. Se lo sguardo è rivolto da altra parte, neppure la luce è percepita : tal¬ volta, avvisati dalle esclamazioni di chi la scopri, ci si ri¬ volge istintivamente dal lato dove si imagina avvenga il fe¬ nomeno, e si arriva appena in tempo per vederla sparire : se fosse un’allucinazione suggerita, si avrebbe la percezione intera. Quando vi è un oggetto che intercetti lo sguardo,, manca pure la percezione del fenomeno : io non ho veduto, ad esempio, la massa luminosa formatasi a sinistra della Paladino e dietro di lei, perchè trovandomi alla destra il suo capo me ne impediva la visione; ora, i fenomeni allucinatoli non obbediscono a codeste leggi ottiche. Infine, io non ho vedute le luci filanti che si sono formate al di sopra di me e che sono state vedute da tutti gli altri, perchè non ho al bregma nessun occhio veggente, colpe gli antenati dell’ /lat¬ teria punctata, che avevano un occhio parietale!  V. Sul moto traslatorio delle luci ho già discorso negli appunti delle sedute del giugno : dirò qui soltanto che la ascesa e la discesa sono così lente da confutare senza re¬ missione l'ipotesi che si tratti di corpi luminosi lanciati abil¬ mente in aria dalla Paladino. Di qualunque sostanza li si voglia imaginare (ma, dico, quale V !), essi sarebbero sempre soggetti alla legge di gravità e di energia: nel lancio sali¬ rebbero con più violenza; e giunti alla fine della loro traiet¬ toria cadrebbero più rapidamente. Il Pellizzari osservava acu¬ tamente che dovrebbero imaginarsi provvisti di un para¬ cadute ! Egli paragona le due luci apparse in alto, al di sopra di me e discese lentamente, a due grosse goocie di un sciroppo luminoso che fossero lasciate cadere. Ma il pa¬ ragone implica che cotali goccio cadano con lentezza, perchè hanno un filo appiccaticcio di sostanza densa e glutinosa che le tien sospese alla massa da cui si staccano : qui invece la u goccia . sarebbe distinta, autonoma ; e perchè non si mo¬ verebbe in una verticale piano piano ? S’aggiunga che altre volte le luci hanno un moto trasversale, o ascensionale, mai però vorticoso o a ghirigori, nè a zig-zag. Anche quando le   l’azione suggestiva del medium   53   luci traversano lo spazio a scatti, accendendosi e oscurandosi alternativamente, è permesso scoprirne la traiettoria che viene costituita sempre da una linea continuata.  VI. Da ultimo, la forma circoscritta delle luci è con¬ traria alla loro origine fraudolenta. Chi le ha vedute sorride all'idea grossolana che la Eusapia si serva di capocchie di fiammiferi. Al fosforo si accostano solo per il colore, ma non tutte : ve ne ha di azzurrognole, di verdastre, di gial¬ lognole, di biancastre. E poi sono inodore, non lasciano traccia, e non danno quell’emanazione fumeggiente e tremula, che il fosforo dà sempre nell’oscurità, massime se soffregato.   Stato psichico del medium e dell’assistenza.  Anche la seduta del 13 dicembre conferma la influenza che lo stato morale ha sulla potenzialità medianica. Il dot¬ tor Cantù è riuscito a disarmare le paure e le animosità della Eusapia ; e questa giunse alla “ Minerva „ piena di buonumore e più sicura di sè... Ecco il motivo per cui i fenomeni non tardarono a manifestarsi non appena formata la catena ed in piena luce. La Eusapia stessa ha voluto che si sperimentasse al chiaro. La sua fiducia si rivelava nella fisonomia ilare, nelle parole più recise, nei gesti più risoluti c in un non so che di più energico e volitivo.  Non si può credere che tale atteggiamento psichico fosse in lei artificioso, cioè assunto per regalarci un qualche stra¬ tagemma : esso proveniva dalle circostanze in cui sapeva di operare e dalla diminuita sua diffidenza riguardo alle cinque persone presenti. Neppure si può ammettere che la volon¬ tarietà di iersera fosse in relazione con un presunto potere suggestionatore della medium, la quale si trovi adesso so¬ vrana sicura delle nostre sei coscienze. — Anzitutto, questa padronanza e azione suggestionatrice della Eusapia non è provata; ed io penso, per di più, che non esista se non in quelle limitatissime forme ed in quel minimo grado, che pos¬ siede ogni nostra coscienza individuale quando spesso opera in collaborazione con altre (su di ciò io penso, cioè, diversa- mente da Ochorowicz). — In secondo luogo, questa azione avrebbe cominciato, caso mai, ad esercitarsi jersera, se non   PSICOLOGIA e SPIRITISMO, II   su tutti i membri della catena, almeno «nlli  (tre su cinque). Pino alla terza seduta due (Va ” SnT di . ersera erano rimasti scossi si “ 1 Presenti di  m»ni, e più toelm.U adZ» «te» “ ,« f“<"  noscere la medianità. Dunane k ™ uccatura, che a rico¬ pi noi cinque si opererebbe ad un tfftto J°da eUSapÌana s.u l’altra, e, quello che è più straccarne don “ S6ra a1’ infelice da cui, anticliè combattati®! dubbiTi ““ “dn?  if «t?" ' S0S"«“™ <»™Vern°^ie^ “S “ dl  , tesi della suggestione collettiva ( “ allucinazioni in^o i  fenomm” Sr’non risuE?(«ttto'»,°u "U“ !ue“*sio“  ogni singola sriuù Z . p .n med,Um epcttalon. I„  .omo ,1 maJ™ tr* dnl mi-  successi,,, siamo ordinariamento di “uoìo Tc'E i'1"11* serie manca osmi recolnm • , a caP°- In una  buone no succedono °di i”!’ tant° C,‘e a sednte  dei presenti. — Quanto ■diw ■ teclPazi°ne inconsapevole  tatto di udito di vista di' 12 °r0 Sfìnsazionl multiple di nascere nella loro mente h *• I'1 rrcoo irere, in modo da far  f>SSL'iSS T JZ 3»Tne1LTaì”t ^iltiTnL^cct/t IT™ ' S ■«-  ficolare, tanto nella „,diul„ qn,„tf nXSK'a “ P"'   Le volizioni dell’io cosciente  e le operazioni dell’io subcosciente.  Adopero questi termini io-cosciente e io-subcosciente per conformarmi alla psicologia oggidì dominante nei nostri centri scientifici. Sono il primo a riconoscere che è contrad¬ ditorio parlare d'un io “ subcosciente ,, d’uria volontà “ sub¬ conscia . e simili, giacché dove si palesano personalità e vo¬ lontà non puf) a meno dall’ esistere una coscienza. Ancora più improprio sarebbe qui il termine di incosciente, e pelò non lo adopero : mi contento di dire subcosciente, come scri¬ verei marginale o frangiato (alla James), perchè in modo fi¬ gurato si può discorrere di un quidsimile della coscienza che sta al di sotto o ai margini o alle frangio della coscienza personale. Stimo pure che il termine subliminale (sotto la soglia) non sia molto bello, essendoché “ soglia „ o lirnen si riferisce ad una separazione sostanziale tra ciò che è nella coscienza e ciò che è fuori di essa: la metafora è il grande scoglio della scienza fatta !  Se chiamiamo volizione un “ atto predeterminato ad un fine „, la volontà non è altro che una astrazione in doppio senso : l’astratto della qualità di essere rivolto a raggiun¬ gere uno scopo*, e l’astratto sostantivato dì tutti gli atti adenti codesto carattere. Quando l’atto è accompagnato (alcuni psi¬ cologi dicono “ seguito „) dalla consapevolezza di eseguirlo, e se noi ce ne ricordiamo, lo diciamo volontario : quaudo 1 atto manca di tali qualità, cioè non è conscio nè ricordato, e l’agente non se ne accorge che dopo la sua esecuzione e lo ricorda solo in succinto, lo diciamo automatico. Orbene, gli atti medianici della Paladino in quale categoria li dobbiamo mettere? Sono intenzionali e coscienti, cioè volizioni, oppure intelligenti e in[sub|coscienti, cioè automatismi?... A me pare che siano l’una e l’altra cosa insieme : mi spiego.  Alcuni fenomeni sono certamente rolliti dalla medium , altri non lo sono, e risultano, non soltanto imprevedibili dagli astanti, ma altresì imprevisti per lei. Gli uni si prepa¬ rano nella coscienza vigile della medium ; poi, sopraggiunta la estasi o “trance „, si approfondano nella subconscienza, e la scaricano il dinamismo “ medianico Altri invece sorgono   56   rsroot,OGu e spiritismo, ii   fenomeni non hanno alcuna u’renLJiV1* anldeico : qnesti tomaticamente. Ma smebbe SXTSdì.* LZTT ^ pomi possa aadre la sncr<Tcaf,v., 1 n C Je soltanto sui anche quegli automatismi^ ? de"e perSone estranee =  ™ita i2 rshtaòTa"^ TTrr»*- ta|-  SC..0 ne, bassifondi psichici c li dimeni d"  vedere le « 1„,.; 1 • l nL,I|)l° espresso il desiderio di  ss  Avevamo è vero riilJf i , ■ tte le sedute anteriori, sere avanti; ma s’iccomevi 'érafr?'"'0 d,eside,io anche nelle credere possibile il fenomeno luminoso n°n  SX sstss- Ah°"“e 4 -r  due tei piùiLntiTr^4 di  ...oai.mti.iZ™ ", *L:r r?„ r."°- ’t*?-  .noa,,»ic. dalle tradmoni dei circoli spMcf 1 P01*»”*1'1*  Io .» escludo, co» ciò, che Ens.pi, abbi, », ,,rogr,„m»   progressivo : questo è troppo conforme al concetto volgare clie^tu. tti hanno di un’arte persuasiva, per fargliene un ap¬ punto. Comunemente è ammesso che per convincere occorra andare dal semplice al composto, dall'elementare all’evoluto, precisamente come è di empirica nozione che non si impari un mestiere, un’arte, una professione senza un metodico ti¬ rocinio. E però la tecnica dei medium (Eusapia compresa) è intaccata da codesto pregiudizio : esso fa si che la medium probabilmente eserciti dapprima una inibizione volontaria sulle proprie attività medianiche, le diriga fino ad un certo punto, e voglia “ fenomeni , di quella forza e gradazione che le paiono opportune, onde abbiano efficacia argomentativa per la convinzione dei presenti.  Questo doveva sopratutto avvenire e avviene realmente negli ambienti nuovi, massime quando ci siano increduli da convincere, o, pei medi professionali, paganti da contentare. La cosa è più che logica. Se invece l’ambiente è imbevuto di spiritismo, la inibizione direttiva esercitata dalla Paladino sui suoi fenomeni non ha più ragion d’essere: e allora essa dà esteso corso al suo automatismo: allora si assiste di buon’ora alle manifestazioni più straordinarie senza il bisogno di arrivarci a poco a poco.  Anche sotto questo riguardo, dunque, la medianità ubbi¬ disce alle leggi normali della psicologia : ed io credo che a poco a poco, studiandola con metodo analitico, si arriverà a farla entrare tutta nel campo della naturalità. Non vi deve rimanere nulla di trascendentale.   *  * *  La personalità di “John King,,.   Chiunque assista alle sedute della Paladino, sapendo che essa si crede guidata da uno spirito che in vita sarebbe stato un u John King », resta meravigliato della poca parte perso¬ nale che in generale questo essere “ disincarnato „ prende ai fenomeni. Solo di quando in quando egli viene nominato da chi dirige la seduta, allo scopo di pregarlo di manifestarsi o in modo generico o in quei modi che l’assistenza desidera. Quanto al presentarsi in persona tangibile e visibile, c’è un bizzarrissimo suo modo di fare: “ egli » va e viene, appare     S£ra**2?ÌKi5T logìco' *lc“ ”otiv'’  J!n£af.°4g ^,r“£v‘ Vf- - ■**>”■>»  Alle Jo’irZUSr t“"i“ AtKp'erime °til  »S «* ^.&&P£Sr2?S:  pure siano obbligate di esnrit sPerte .1D)un idioma in cui  wjrjsr-sr **3n  • ~~m , I C è» LJT*. P»1'"”" 'uterpietnrs i a un “ parlate e bùio Zf ■ ?rUno momento si credette  più la luce, togliendo* 'lo scar™ “3*eTa ad abba“»re ancor anticamera Ma Tnhn i * ° 1 biarore proveniente dalla Finalmente sT canl che7f r 6 riPeteva 1 '^que colpi, care me 1 P2V0 1 Ì °llmp3ZÌent-e voleva indi- mini ; — “ parlate voi ” PP° ■' nnmerJL 5 ! in altri ter- Ebbene, qu^L è statali •C‘”2“e » (Pro{: Morselli) _  tiva non dà mai sentore di Zi !,0vert'' deplorevole nell’inven- grattamenti snl o entro il tavolo*' 'or™6 C°? ' ,f.iccbi ® Pn£ni » agli astanti, di nessun contenni c.outattl e palpamenti mente rivolti a farci sentire chi Vf6^170; ?.uasl esi'lusiva-  l’ombra dello spazio a n-dimenciA • -f® 1 ? * ?’ Presente nel- senza che se ne caoisfi il "V-1 quale poi.all’occorrenza, teiTestrissimo sn^rf L /r0Ce-lm.ent0> risnlta «“ere un manifestaSi tt ^ eST ‘ Ta,V,0,to “ Job" » -  battere amichevolmente In ’ n0n n,olto intelligenti : le lenti dalnaS0“rare 1^1“° SU] braccio- ^Here smuovere le sego-iole solleticarle^™ scapaccioni e ceffate,  * °le, soùeticarne il sedile per di sotto, rasparne i piedi, ecc., ece. Tutto ciò sicuramente manifesta una “ intenzione ma non una idea, e meno che mai un con¬ cetto astratto. Il solo concetto, diremo cosi, teleologico, che imprima con la sua finalità un certo carattere intellettuale alle manifestazioni di questa anima ultraterrena, è quello, molto semplice, che egli... vuole e può “ manifestarsi „. I movimenti del tavolo, le levitazioni del medium, i contatti, le mani materializzate, gli spostamenti di oggetti, il trasporto e l’uso di strumenti ; tutta la fenomenologia paladiniana frammentaria, a sbalzi, senza legame alcuno che ne associ le singole parvenze e le sintetizzi in un che di mediocremente tollerabile, tutto 1’* ensapianismo „ è rivolto ad un solo ed unico intento : — farci sentire che “ John „ è attorno a noi, in mezzo alla catena, sopra o sotto il tavolo, al di là o al di qua delle nere cortine, e in grado di rivelarci il suo “ potere ,.  Ciò non pertanto, se si radunano tutte le altre manifesta¬ zioni, e se si tiene conto di quanto l’automatismo medianico della Paladino ci rivela saltuariamente e in sensi diversi, si arriva a figurarci, a ricostruire a un di presso la personalità i li John King. E allora si trova ciò che segue:  I. Ritratto morale ni ono spirito-guida :  1° “ John „ possiede un’ intelligenza incolta e poco evoluta : non sa leggere nè scrivere, e tutta la sua mentalità è rivolta a scherzi di pessimo gusto. È ignorantissimo, e non parla, a -frasi corte e spezzate, che un italiano imbastardito da napoletanismi. Però non è stupido ; da molti segni lo si trova abbastanza furbo, e perfino astuto, sempre però nella cerehia delle idee relative alle sue “ manifestazioni ,.  2° Il suo carattere è piuttosto bisbetico, volubile, puerilmente vano e irascibile, ma in fondo sostanzialmente piacevole (bonaccione); egli ama scherzare e non sa mante¬ nere il broncio, tanto meno la collera.  3° Le sue emozioni sono semplici e grossolane : gli piace ridere, sghignazzare, e magari schernire, è inveire, ma non sa neppure sorridere e piangere: i suoi furori sono im¬ belli, e se si riesce sovente a farlo andare in collera, questa dura pochissimo.  4° Il suo umore è variabile, diremmo quasi isterico : ora è disposto ed ora no a “ comunicare , : certe sere è allegro, fa ballare il tavolo, lo fa battere a ritmo di marcie e di valzer, lo fa ridere, ecc.; certe altre è di malumore, suscettibile, schivo dallo scherzo: talvolta appena risponde, diremo cosi, a monosillabi, a spinte ; altre volte è loquace, ecc.  5* li suo volere è capriccioso, e perciò ostenta’talvolta di mettersi in opposizione con sua “ figlia „ (Eusapia): non le permette di bere, quando ha sete ; vuole il buio quando essa desidererebbe la luce, e viceversa; pretende che si con¬ tinui la seduta quando essa si dice stanca, ecc. Ma — lo vedemmo tutto questo è a fior di pelle, e non dà me* 'ioniamente^ luogo alle lotte tremende di cui ci si parla a proposito di altri medium (veggasi ad esempio in Gibieb).  6* John è ingenuo, poiché indovina raramente l’ironia scettica che c’è nelle nostre preghiere ed esortazioni affinchè si manifesti : spesso non comprende l’incredulità, quando si abbia 1 avvertenza di non farla troppo trasparire; prende per buoni tutti gli elogi e non ne sente la superficialità, ecc.  . ' ' J°‘ln è anche privo di costanza. La sua attenzione si lascia facilmente distrarre : basta il più piccolo incidente per impedirgli di lavorare o per arrestarlo a mezzo nella presentazione di un fenomeno. Quando non può fare un fe¬ nomeno, ci si prova due o tre volte, ma poi si stanca e ab- bandona 1 impresa.  8° John è suggestionabilissimo : come ho dimostrato, in generale basta esprimere il desiderio di un fenomeno perchè questo presto o tardi si produca.  9° J?hn non è un volitivo, ma un impressionabile, non è un riflessivo, ma più spesso un impulsivo, che agisce a scatti a seconda delle circostanze del momento, pur^ ser¬ bandosi fedele alle linee generali dei suoi programmi di esecuzione ginnica o prestigiatoria.  10" John non ha iniziativa-, egli è schiavo delle abi- Udini ; opera da lungo tempo a quella maniera, e però la sua tecnica rimane fìssa e irrigidita, le sue manifestazioni da più anni non progrediscono, le sue azioni, che viste una volta • sembrano mirifiche, hanno poi una monotonia tale che fini¬ scono coll'infàstidire. Egli è pertanto uno scansafatiche : ha imparato ad agire così, e cosi gli basta: non gli doman¬ date di piu.  Il1 John è misoneista: non può soffrire la varietà, sia perchè gli costerebbe fatica il comprenderla, sia perchè sospetta di tutto ciò che non è a portata della sua intelli¬ genza breve e labile.  12° John è un permaloso: pretende che si creda sempre nella autenticità dei suoi fenomeni, e ogni accenno a dubbio Io inquieta e gli fa tenere il broncio. Ma il broncio è come   AIorsu li, Psicoio, lin e Spiritismo, 11.   Tav. IX.   Calco in gesso dell'impronta di -, olio ,pWtic  ottenuta la sera del 31 gennaio 1902  m una seduta di Eusaoia in „ D •  r-usapia m casa Ramorino, a Ge   RITRATTO FISICO DI “ JOHN KING   61   quello di un bambino: dura poco; e l’orizzonte di quella coscienza imperfetta e puerile si rasserena presto.  II. Ritratto fisico di uno spirito-guida:  A questi caratteri psichici corrispondono i seguenti fisici di cui ricaviamo la scarsa conoscenza dalle diverse sue ap¬ parizioni, tanto a Genova che altrove :  1° John King non dev’essere più giovane, a giudicarne dal fatto che ha già delle figlie da marito, come “ Katie King,, e delle anzianotte come... Eusapia.  2° John, quando ha concesso di lasciarsi vedere “ for¬ mato „, pare di alta statura, di corporatura grossa, di largo torace , quasi un gigante : le sue mani sono grandi, ossute e forti ; quando picchiano o afferrano , picchiano sodo e si addimostrano vigorose.  •i” .John ha la taccia larga, la fronte bassa, il naso un po rincagnato, e un aspetto volgaruceio anzicchenò: sembra un bravo facchino.  4° John ha ordinariamente la testa circondata da una specie di turbante, come è di moda fra le Entità spi¬ rituali dell’Altro Mondo.  5° John fin qui si è rivelato afono : — nessuno, per quanto io ne so, lo ha udito mai parlare, salvo per bocca di Eusapia nella quale egli “ entra „ e si reincarna a tratti ; allora la sua voce è rauca e gutturale.  6° Il suo portamento è piuttosto grossolano; — ma la cosa si capisce dal momento che, quando viveva, “ John , era, come i tanti King del mondo spiritico... un Onde Sani!  Nel descriverne la fisonomia, io sono partito dal supposto che non spetti a John King il volto cadaverico tante volte impresso sulla plastilina, e di cui il Chia.ia, il Bozzano, il visaxi, il De Fontenat, hanno riprodotto le varianti. Quel volto senile, sbarbato dal naso aquilino, dal mento adunco, dalle labbra rientranti su mascelle sguernite di denti, dal profilo grifagno, somigliante in modo straordinario ad una Eusapia invecchiata, sarebbe quello di sua nonna. Tale, al¬ meno, è la dichiarazione che essa jeri mi ha fatto; ma so che certi spiritisti ch'inno altra interpretazione su quella faccia spettrale : ad ogni modo , dal frequente manifestarsi di un “ John King „ barbuto, si deve escludere che l’ impronta miri a identificarlo.  In sostanza John è una personalità fisiopsichica di grado poco elevato, ciò che si attaglia alla medium che ha preso a guidare e ad aiutare. Lo si direbbe un popolano (di Na¬ poli), un ragazzaccio, un semplicione, un “ lazzarone che nel suo analfabetismo vive giocondamente più che può.  Il vero si è che la sua personalità — come si scorge nella sintesi che ne ho fatta — non è affatto virile, tranne nei pugni di quando in quando battuti sul tavolo, ina che hanno tutta l’aria d’una spavalderia per parte d’un debole. Anche la sua mano, grossa e robusta, si limita a trasportare oggetti, ma lo fa sempre con delicatezza femminea, e ben raramente, nei grandi trasporti al buio, avvengono guasti e rotture. I suoi palpamenti sono cortesi e scherzosi, quali può imaginarli ed eseguirli un fanciullo allegro o petulante: i suoi atti sono rarissimamente violenti, nè quali dovrebbe fare un gigante della sua possa; ma pure in collera * John „ si diporta come un ragazzo maleducato che si compiace in una partita di box o foot-ball .  Corre nei circoli spiritici italiani la leggenda che “ John King „ abbia vissuto sulla terra nel corpo di un uomo di mare Anglo-sassone. Ma di tale sua esistenza anteriore non si vede nessuna caratteristica : fra le altre cose, mai lo si è sentito o visto ubbriaco, mai discorre, perchè non saprebbe come cavarsela, di cose marinaresche ! E sembra inoltre che passando nel mondo di là, John King abbia perduta ogni memoria, non tanto della sua professione, ma pur della lingua materna: a Cambridge imparò appena che yes vuol dire sì, come a Carqneiranne balbettò i primi oui... Una delle due : o non ha saputo parlare mai l’idioma natio, e fu un idiota in vita, come è un semplicione dopo morto : oppure il tra¬ passo lo ha reso smemorato e afasico, arcidemente.  Ma usciamo dalle metafore spiritistiche o neo-spirituali- stiche „ (!). “ John „ si conduce come farebbe una perso¬ nalità fanciullesca deposta nel cervello della Eusapia da una suggestione ricevuta nella sua giovinezza e risorgente quale personaggio onirico ogni volta che ella entra in media- nismo.  Tutto porta, a credere che “ John „ non è mai esistito se non come simbolica rappresentazione nel subconscio della medium. La sua “ anima „ è il riflesso impiccolito, sotto certi riguardi, di quella della Eusapia, come se costei si tro¬ vasse di fronte ad uno di quegli specchi che, riflettendo una figura, la allungano od accorciano deformandola. La volubilità, la incostanza, la incertezza, la ignoranza, la ingenuità, la fatuità, la suggestionabilità di “ John „ appartenevano alla coscienza prima infantile della Eusapia ; e il suo incosciente la rispecchia ancora tale e quale, come in un’acqua stagnante si mira a rovescio il bosco ceduo che cresce sulle sue rive.  Anche quel paesaggio capovolto nelle acque sembra diverso dal paesaggio reale diritto ; ma è la nostra percezione che ci dà la illusione della diversità : solo perchè i raggi lumi¬ nosi arrivano alla retina con un angolo differente, noi per¬ diamo la percezione della realtà e ci crediamo trasportati in un mondo fantastico ove gli oggetti contraddicono alla legge di gravità, dove gli alberi crescono colle radici in aria e le fronde in basso, dove il cielo azzurro si approfonda nelle viscere della terra piuttosto che ricoprirla. Cosi avviene della personalità sonnambulica “ John „, che è quella della Paladino talora un po’ mascolinizzata. Ma siccome i caratteri sessuali primari non entrano mai in evidenza ed in azione du¬ rante le sedute {e pour cause), il “ buon John „ si limita a dare una vornice di rozzezza ai proprii atteggiamenti e ad alcune caratteristiche somatiche accessorie ; batte i pugni, fa sforzi ginnici e si fu sentire grande, grosso e barbuto : ecco in che consiste tutta la sua virilità ed il suo professiona- lismo piratesco! Altro che “io magico, del DuPkel!!   Psicogenesi delle ‘ Guide Invisibili ,.  In questa faccenda delle “ personalità „ (entità occulte in¬ telligenti) che si manifestano sempre le stesse, per bocca e nella condotta dei medi, i teorici e gli empirici dello spi¬ ritismo-sistema non sono andati mai oltre alla superficie. Con una ingenuità che fa il paio con la loro incompetenza psicologica, mai hanno cercato di scoprire e stabilire la psi¬ cogenesi di quei poi-sonaggi, che pur hanno tanta affinità, checché scriva D. Metzger, con le personificazioni transitorie che ci mette davanti agli occhi la “ obiettivazione dei tipi „ suggerita nei soggetti ipnotizzati e descritta da Carlo Ri- OHKT nelle sonnambule da più di trent’anni. L’affinità è inne¬ gabile ; solo che nei medii la credenza nella personificazione è persistente, è un monoideismo più profondo. C’è da stu¬ pirsi nel leggere in Bboffrrio che bisogna credere siano  spiriti di trapassati „ perchè “ essi stessi lo dicono „ (per mezzo degli automatismi dei medi, non mai direttamente) :   oppure, quel filosofo era uno psicologo di vaglia... Ma non era un clinico, e di psicologia anormale non aveva alcuna idea- di là questi suoi spropositi.  Invece, il Iloursov, nello studio ammirevole dedicato alla E lena Smith ed alle multiple personalità seconde che in ei si rivelano — “ Leopoldo , , • Cagliostro „ Maria An¬ tonietta „, la piu o meno indiana “ Simandini ecc. - ha di¬ mostrato, con finezza inarrivabile di analisi psicologica, come esse altro non siano se non riproduzioni parziali della perso¬ nalità prima, ossia creazioni fantastiche del subcosciente della medium, la quale da loro ciò che può dare: il proprio modo di sentire, di pensare, di volere, ed anche il modo di discor¬ rere, salvo una drammaticità romanzesca intensa ed esteti¬ camente eccezionale. Sono insomma dei mascheramenti, sotto ai quali e permesso di mettere a nudo le caratteristiche fon¬ damentali della personalità che vi si ridette Non può esservi dubbio sull’analogia dei due personaggi: Leopoldo è psicogeneticamente un compagno di John Ehm Ala siccome la personalità primaria della Ginevrina è gran¬ demente superiore per intelligenza, per elevazione morale, per coltura a quella della Napoletana, così anche lo spirito-istrut¬ tore della prima è immensamente più evoluto dello spirito- guida della seconda. Dalla coscienza superiore della Smith molto si poteva e può immergere nelle sue delicate profondità su '-coscienti ; invece da quella della Eusapia pochissimo è di¬ sceso e si deposita nel suo grossolano e atavico subliminale: roba di scarto, senza alcun valore. Di tanto John si rivela ancor piu materiale e volgare di Eusapia sveglia e cosciente, di quanto Leopoldo ci appare più idealista, più romantico e serafico di Elena in stato normale. Perocché, toltene alcune sue peculiarissime facoltà, il subliminale elabora sempre il superliminale, nei medi come negli ipnotizzati, nel sognante come negli uomini di genio. E Mvers non sembra essersene sempre accorto o ricordato!  La diflerenza si scorge fortissima nel modo con cui Leo- pò do e John regolano la condotta della loro rispettiva pu- pnia. - Leopoldo „ si è più intrinsecamente immedesimato con la personalità medianica di Elena : filosofeggia su tutte le circostanze della vita, dirige i suoi pensieri più profondi, inspira 1 suoi sentimenti più intimi e salienti, la consiglia negl atti piu complessi e fini della esistenza: insomma, è una guida intellettuale, che ha anche saputo dare alle maiii- lestaziom medianiche della sua protetta un poetico e compli¬ cato contenuto ideativo. — Per contro, “ John , non si rivela   alla coscienza vigile della Eusapia con altrettante intensità: durante il “trance, non le porge che l’opera sua di prestidi¬ gitatore e di ginnasta da strapazzo ; in veglia sembra che si contenti di dirigerne solo le maggiori vicende della vite, non scendendo alle minuzie di cui Leopoldo si compiace. Poco però possiamo sapere sul conto delle “ inspirazioni „ provenienti da John ; la Paladino è a tale riguardo pressoché mute, e mai, spontaneamente, se non in estasi, parla della sua guida spirituale. Solo una volte, a mio figlio Arturo, che le chiedeva se avesse avuto prole, ha risposto sgarba¬ tamente , come se si meravigliasse che la cosa era da lui ignorate : — “ Ma John non vuole che io abbia figli! — Pare dunque che una certa influenza, almeno sul destino bio¬ logico della Eusapia e sulle sue grandi funzioni organiche, John la eserciti in qualche modo. Di quanto però la sua azione “ protettrice „ sta al di sotto di quella di Leopoldo !...  Ma John è proprio una “ personalità seconda „ ? E lo è Leopoldo ? Il Flocrnov ha dimostrato, da par suo, che in questo “ spirito „ si tratta piuttosto di uno stato secondo, o di un monoideismo, non di una personalità introdottasi con caratteri sicuri di identità nella compagine psichica della sua medium (ossia “ reincarnata „ transitoriamente), e quale noi alienisti vediamo assai meglio nei paranoici giunti al meta¬ bolismo personale. La cosa sembrerà ancora più giuste rispetto a John King , di cui il subconscio di Eusapia Paladino, in tanto tempo da che quell’essere spiritico si manifeste e dà .spettacolo di sé, mai ha saputo fornire un’imagine completa così da lasciarcelo raffigurare vissuto per davvero. In quasi Irent’anni, per mancanza di conoscenze (lingua, costumi del¬ l'epoca, mestiere, vicende storiche individuali) la monoidea di John King non è arrivata alla “ identificazione , che sta tento a cuore agli spiritisti. La sua povertà psicologica non è già una caratteristica connotativa di persona, ma il prodotto di una vera deficienza nella formazione del simbolo,; il risul¬ tato di una mancata associazione onirica fra gli elementi che potevano unirsi per dar origine ad una “ coscienza „ intera, e sopratutto per darci quella del pirata americano Giovanni King, vissuto, a quanto si dice, in epoche remote.  Ne consegue che John rappresenta uno scorcio deforme di individualità, e però non può farglisi neanco l’onore di costi¬ tuire una intera personalità-seconda: appena si può dire che con tutte le sue manifestazioni riunite, tanto fisiche, quanto psichiche, si arriva a formare dei frammenti slegati di un personaggio mitico, del quale poi non si ha alcun dato  per identificarlo. Se Leopoldo di Elena non è giunto, malgrado il potentissimo lavoro di associazione subconscia, a formare un io secondario completo, si imagini come poteva riuscirvi il preteso John, al quale mancavano tanti elementi per di¬ ventare quel dato “ individuo „ !  Adunque, il differenziamento della personalità dimezzata di John da quella della Eusapia è ancora più incompleto del lieve differenziamento descritto dal Flou uno y per la perso¬ nalità di Leopoldo rispetto a Elena. John non possiede qua¬ lità psichiche nuove : la sola che egli si arroga (o che gli attribuiscono la Paladino e i credenti nella natura “ spiri¬ tistica „ delle sue gesta) è la potenza di manifestarsi mec¬ canicamente e luminosamente senza farsi per lo più vedere ; è la facoltà di chiamare attorno a “ sua figlia „ altri esseri (“ disincarnati „) capaci di produrre, con un mimetismo sci- miesco, che denota la loro origine identica, efletti eguali ai suoi, e di renderli in qualche maniera tangibili e visibili (materializzazione). Tutti i “ trapassati „ che arrivano chia¬ mati da John, sono altrettanti “ John „ camuffati a seconda delle circostanze.  Ma non c’è prova che una potenzialità occulta o magica spetti a John. Anche se si toglie dai fenomeni di Eusapia questo assurdo personaggio, le “ meraviglie „ del medium rimangono identiche : tanto è vero che Eusapia opera media¬ nicamente in piena veglia, in dormiveglia e in estasi, solo aumentando l’intensità, ma non mutando l’intrinseca natura dei fenomeni. E poi l’introduzione di “ John King „ nel di¬ namismo medianico che fa ? a che cosa serve ? che vantaggio arreca per comprenderlo? che elementi logici ci fornisce per spiegare le scariche automatiche del subcosciente, secondo le teorie sintetizzate dal Dr. Gley, in telergia, telefania, tele- plastia, ecc.? Qui vi è sempre un fatto che nessuna ipotesi illumina : nè quella della disgregazione della personalità, nè quella del subliminale.  Il Dr. Oscak Voigt, parlando al Congresso psicologico in¬ ternazionale del 1900 contro lo spiritismo (“ Compte-rendu „, 1901, p. 656), vorrebbe che si ponessero i medium in quello stato ipnoide speciale che egli chiama di “ veglia parziale sistematizzata „ , e che allora si ingiungesse loro di dire come fanno ad eseguire i loro miracoli... o i loro trucchi. — Sarebbe una vera procedura da inquisizione, obiettano gli spiritisti; — ma lasciando in disparte il lato morale della precauzione chiesta da Voigt, io non ho speranza che da Eusapia ipnotiz¬ zata e obbligata a spiegarsi si avrebbero lumi atti a schiarire   l'SICOOF.SESI DEGLI INVISIBILI ,   67   molto la sua fenomenologia. Gli ipnotizzati resistono, in mas- sinvi a sì fatte ingiunzioni, quando hanno l’idea che ubbi¬ dendo si danneggiano. E poi, nell’ipnosi non si creano mica nozioni nuove, che ci apranola via a spiegazioni scientifiche diverse dalle già esistenti. Allora, tanto vale aver fede nelle u rivelazioni „ degli spiriti, che pure si effettuano in istati psichici (medianità) non sostanzialmente diversi dall’ipnotismo, anzi isomerici con esso. Porse il processo investigatorio di Vi.igt varrà per i medi intellettuali, a personificazioni, a messaggi: ma come basarci sii qualche speranza peri medi a effetti fisici, con azioni a distanza ?  £[0t n0 . — John non esiste e non è mai esistito : la sua esistenza si riduce ad una parvenza di vita; ed è parvenza debole, scialba, costituita di frammenti mal cuciti assieme, nè omogenei, nè mai in equilibrio abbastanza stabile per dar luogo ad una condotta individuale intelligente e affettiva. E lui tolto di mezzo, lui ricacciato fra le creazioni oniriche, quale consistenza, quale autenticità, quale identità possono avere o sperare le altre “ Intelligenze occulte „ che quel sim¬ bolo verbale chiamerà a raccolta dalle pretese ombre inac¬ cessibili dell’Àl di là ?   Genova, 14-15 dicembre 1901.   1   LA QUINDICESIMA SEDUTA Dal verbale della serata.   La seduta di questa sera — io scrivo all’ima del mattino — per un pezzo ha languito. Secondo me, c’erano due mo¬ tivi: una certa stanchezza di Ensapia; l'azione negativa di uno dei due controllori dm-ante la prima ora e mezza.  Noi speravamo che essendo questa l’ultima sera, la Paladino ci avrebbe allietati di “ grandi „ manifestazioni; ma non si raggiungono tanto facilmente le cime dello spiritismo, quando agli “ spiriti , non si crede ancora o si crede tepidamente. A tale uopo avevamo levati dal raggio d’azione di Eusapia tutti i mobili e gli utensili, a dir così, ufficiali ; solo, a terra, a destra di lei, per non inferocire * John „, mettiamo la chitarra. Ma nonostante le nostre migliori intenzioni, da principio non progrediamo gran che dalia fenomenologia anteriore. La stessa medium si lamenta della inerzia del suo spirito famigliare e lo provoca meglio che può, chiedendo l’oscurità perfetta, bussando sul tavolino colle nocche, ecc. Noi le portiamo il soccorso della nostra conversazione ad alta voce ; noi ci mettiamo d’accordo per desiderare o volere almeno qualcuno dei soliti trasporti d’oggetti, non fosse che la chitarra...  1. Siamo in parte contentati con una bellissima levita¬ zione del tavolino. Questo si scosta dal gabinetto, si avanza verso il centro della sala, e là (al buio), mentre gli siamo in piedi tutti d’attomo, e le nostre mani appena lo sfiorano, si eleva di oltre un metro (1“20) ; il piano del mobile si trova per alcuni secondi al di sopra della nostra testa, e noi siamo costretti ad estendere le braccia quanto son lunghe, giun¬ gendo a non toccarlo più se non lateralmente. Il controllo di Cantù e Ornati è ottimo : nè si comprende in qual modo potrebbe Eusapia giuoearci il tiro di mandar colassù il ta¬ volino, sotto il cui piano io porto rapidamente la mano, e lo sento libero da ogni contatto sospetto.  Viene dopo un po’ di tempo, sotto lo stimolo della nostra vociferazione, la volta della chitarra. Questa si scuote, si solleva strimpellando da terra, e ripete l 'itinerario aereo già nercorso dalla bottiglia nella quarta seduta [XIV]; passa sul capo mio e di Livierato, vigilatore di destra; si posa sul tavolo continuando a vibrare leggermente nelle corde ; prende la rin¬ corsa, si rialza, passa sopra la testa di Ornati (che è sempie violatore a sinistra), si avvicina al gabinetto, discende lungo le 'cortine e si posa al suolo, infine tacendo. Eusapia segue sempre il trasporto dell’oggetto con moti delle braccia, a un dipresso come farebbero i colombieultori del mio paese natio (Modena) quando dalle loro altane eccitano col gesto m tondo il giro dei loro branchi di piccioni! Ma la chitarra non cheta; poiché noi lo domandiamo insistentemente, il docile stru¬ mento si riscuote e si rimette in cammino ; la sentiamo levitarsi dopo alcuni tentativi (che escludono una presa volontaria di mano, e dimostrano l'origine psicodinamica dell’agente invisibile); e traversando la catena, viene a ricol¬ locarsi in mezzo al tavolino.  3. Fra gli altri fenomeni della serata ricorderò alcune palpatine, che raggiungono anche i secondi della catena. Note¬ volissima la dichiarazione del Linerato, che accusa di essere letteralmente preso pel collo, alla nuca, da una mano viva, carnea, grossa, di cui percepisce esattamente la torma e la pressione delle unghie!  4 Si presenta in seguito una delle solite luci, ma si spegne tosto- la vediamo io e Livierato a sinistra di Eusapia, in alto in faccia a noi. Il mio collega dichiara appresso di scorgere sopra al capo del medium ‘ una mano fosforescente apparsa fra le tende nere del gabinetto e subito scomparsa come per dissoluzione „; ma niun altro di noi ha eguale fortuna, probabilmente perchè guardiamo altrove. Questo intanto elimina la suggestione indotta o a due nella visione della luce precursoria della materializzazione.  5 Nell’intervallo fra una toccata e l’altra, udiamo da dentro al gabinetto, alla sinistra d’Eusapia, dei piccoli rumori definiti come prodotti dallo scoppiettar delle dita. Questo e stato nno dei rarissimi fenomeni acustici (intendo prodotti da corpi vibranti invisibili) che io abbia percepito in tante sedute; e il comportamento tranquillo del medium, che nel frattempo discerniamo immobile, parrebbe assicurarcene la natura medianica... Ma ecco sopravvenirci in mente le spiega¬ zioni degli scricchiolìi tendineo-muscolari (sig* Sidgwick), per imbrogliarci sulla origine di quel rumorino secco che noi,   70   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   con un po’ di incertezza per la localizzazione nello spazio acustico e per la provenienza del suono, attribuiamo al rapido scattare del pollice sulle punte oppostegli delle dita mi¬ nori... Quelle del medium?... La cosa è possibile, e lo scher¬ zevole bel gesto di John King, o di chiunque altri per lui si fa vivo nelle tenebre, perde il suo carattere ultra-psichico, e cade, ahimè, come tante altre di queste meraviglie, fra le tenaglie della critica e fra le morse del dubbio!  6. Ma quel buio quasi assoluto non ci tranquillizza ; chie¬ diamo luce, e ci viene concesso di accendere la lampadina a vetro rosso, sufficientissima per vederci; alla sua luce di¬ stinguo le sfere del mio orologio da tasca, e questo criterio mi ha servito in molte sedute per determinare il grado di visibilità in cui si sperimentava.  Ecco che cosa ha scritto il redattore dei verbali :  Fatta la luce rossa, si avvicinano al gabinetto Pellizzari e ì erraro, per ritentare l’esperimento (dei tocchi). Avanzando la mano, Ferraro è toccato M'interno del vano oscuro, al di là delle tendine, da una tnano libera e calda, con un pollice molto grosso e gonfio, sproporzionato al resto di questa estremità umanoide. Quindi entrambi sentono dietro la tenda un braccio vigoroso che li respinge per due volte verso Livierato; essi ne hanno 1 impressione di una persona che, in piedi, si trovasse nel gabinetto oscuro e agisse intenzionalmente a quel modo. Livierato annuncia nel frattempo che ha visto, in faccia a se, una luce sfilare rapidamente in senso orizzontale e sparire.  Le manifestazioni si arrestano. Allora, abbassando il rideau bianco che sere fa fu aggiunto e poi tirato in su, accendendo una lampadina elettrica appesa, nel vano scuro, e lasciando al buio la sala, Ferraro tenta nuovamente di ottenere la comparsa di qualche ombra sul diaframma, ma inutilmente. E poiché la medium dice di sentirsi spossata (il tavolino, interrogato, ce lo conferma), leviamo la seduta poco dopo la mezzanotte „.  7. La fine della serata ci riserva qualche sorpresa, quan¬ tunque non si esca dall’abituale paladinismo. Io sono invi¬ tato a salire in ginocchi sul tavolino e a protendere in alto la destra verso il gabinetto, mentre la mia sinistra è afferrata dalle due mani di Eusapia. Or bene, lassù, a circa un metro dal bregma di costei, sono toccato da una mano ; quest’or¬ gano non visibile, ma di consistenza anatomica, rimane fa¬ sciato dalla nera stoffa. Soddisfatta che io dica d’aver sentito, Eusapia mi fa discendere, e pur rimanendo a sorvegliarla il prof. Livierato e 1 iug. Ornati, rompiamo la catena (ci ba¬ dino coloro che la ritengono indispensabile per le ghermìnelle del medium). Ed io e Cantò chiediamo di tornare a tasteggiare l’Invisibile che si cela nel gabinetto. Eusapia ac¬ consente: — la tenda si solleva dal suo lato destro, e a circa mezzo metro al di sopra della sua testa si forma colà entro un che di solido, che avanza verso di me e per tre volte garbatamente mi tocca e stringe. E certo un arto umano ro¬ busto, grosso, e che ha buoni muscoli; anche Cantu ne av¬ verte la presenza, ma non lo sente o non lo definisce con altrettanta precisione.   La fatica del medium.   Il fatto che durante una seduta la Eusapia perde di mano in mano le sue forze fisiche sì da essere alla fine estenuata, ci spiega la remittenza nella potenzialità medianica, be è vero che per la produzione dei suoi fenomeni meccanici e laminosi abbisognano un effluvio ed uno sforzo della medium - sforzo che ci rivelano le contrazioni muscolari lo sba¬ diglio, l’affanno, i gemiti e tutti i gesti precedenti od accom¬ pagnanti il fenomeno stesso - si comprende che, alla lunga, lina successione di sforzi consimili le tolga per un po di tempo la capacità di agire efficacemente.  E ciò risponde alla nota legge fisiologica che 1 organismo è capace di fornire una data quantità di lavoro, scaricando una corrispondente energia, al che segue il bisogno di ripa¬ rare le perdite con un periodo di riposo. Nella scarica della energia vitale vi è un maximum, che si può raggiungere me¬ diante l’esercizio : e chi si addestra per la esecuzione di iin dato movimento riesce a sorpassare 1 limiti della normalità, ma oltre a quel punto vi è sempre una caduta piu o meno rapida della capacità di lavoro. - Se si tratta di muscoli, le bellissime osservazioni di A. Mosso (anche se all in erpre- tazione degli ergogrammi si debba portare la riforma ideata dal Treves) hanno provato che la fatica sopravviene quando si sia eseguita una certa somma di lavoro, rappresentata, ad es., dai sollevamenti di un peso; il muscolo affaticato deve ristorarsi , e non riprende la sua potenzialità di con¬ trarsi, per dare un rendimento utile, se non dopo un deter¬ minato tempo. - Se si tratta di nervi, il loro funzionamento   ‘ “ _ fSIOOLOr.IA E SPIKITI8MO, n  te mi lu  s“- te  ifiSaHr  senza vero rischio e nericoln r Pf-°' D j. nPet:ers> di spesso affaticati, si sono alleniti , ’ 'lr ‘ medlura soverchiamente (ritenta medianica, i'h.MO ristati’ ™ t i"me '» loro  H • wtejs  ed indicono un, ,, S. d? rilf “ '"fondono Ens.pi, ma non bisogni «Si. se, it “!T ■“*•»«!  scarsa fertilità di una serata alla 6SSa at,trlbulsce <a  Ss  medium qualche influenza Y#> fJani?° ^anno nella donna- medii, in genere qualche M TT Se,S8Uali? Esiste nei della ignota forzi Zo,ta T? , ■ ^?ltà . attiva  viduale? Lo studio della m/rT uJai!< 1 finsi deHa v’ta indi- i teorici dello s^So snnn ^r- C°SÌ P?C0 e  pienti, che neanco la niù «p. r a' -Sln flm cos* poco sa- fis iologico dei fenomeni è sin ' °n “0Z?0”e sul determinismo della Eusapia, che io ho inter T- Stata raecoIta- AI d"’« menstruali esercitino azinn r ' 1 * PloPoslto> le funzioni dianiche; ciò staSbe fòri ; st,m.ola.tnce sulle Cecità me¬ menti indubbiamente eroici annali T SU0Ì atte^>-  date, come ha or ora rilevàfn T. ^ ’ dur81lte ce«-te se- Gidlio Bors?... ' sa£eiandone però la portata,  avere sedute *“ buone0” "j"*® è seml)re sicuri di  buone Nessuna seduta, tra quelle cui finora  furonTn^t0’ è S-ata del tutt0 sterile5 ma almeno tre o quattro ruiono povenssime, monotone, pressoché insulse niente af-  se^atonehenT„tÌ; ^ 1 “ T»?™’ *•« iTgTà os- • , cbe Eusapia è tratta istintivamente a simulare La  mmoT'16.51 arr®sta naturalmente ai fenomeni inferiori e  « la(iCaSme^1VI-: l>Ur qui SÌ rivela un «^'O effetto della  fatica medianica Qualora Eusapia, in possesso di tutte  ; :72 ;»•»“. '«» «■••MI. simulatrice, fornii , S fenomeni D hsneifCred,ere' dov1rebbe imitare «Ceciatamente i il P1P ttaf'° 0S1 Per levare dalla mente degli astanti  il Si: ianr fdeirinutiie ^ ^ rsi  fenomeni el ^ Cntaie, contro il suo interesse, altro che  al pianto mTenttat? ; !SSa S-, ne aCCora’ se ne commove fino o per lo* “ Ut°- Inub,e: la medianità spossata tace, o per io meno è limitata e parziale.   Le interferenze psichiche.   Non si creda che il controllo abbia sulla medianità della Eusapia .in azione tanto più riduttrice e inibiS quanto 111110 nSoroso- Chi non V ha veduta operare , tiene per si- S* Una. severa sorveglianza basterebbe ad impedire le manifestazioni, perchè porrebbe la medium nella impossibi¬ li' d mentire e di agu-e ingannevolmente a distanza Eb¬ bene non ci sono riusciti uomini di altissima lettura e muniti di mezzi complicati di accertamento (contatti e iu- teirutton elettrici, cassette pei piedi so-abelli n lili r  spo«t,„,„ enunciato o aspettato. pi4 ie ™mì„ , 2“  medium sono invigilate (afferramento dei pugni piedi tenuti termi da un osservatore in ginocchio sotto il tavolo ecc eS  L^noP1VtThe’fÒ- SÌnCer° è stat0 in taluni casi il nomeno. Si direbbe, dunque, che il controllo, anziché im-   74   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   pedire, stimoli la projezione di forza, cosa che parrà addi¬ rittura paradossale a chi teme e vede la bugia dappertutto, ma di cui lo psicologo capisce facilmente le ragioni. E queste stanno nelle caratteristiche della personalità stessa di Eusapia.  Perocché, essendo costei dominata dall’idea di convincere della propria sincerità, è questa la idea che continuamente si riaffaccia alla sua coscienza superiore, non solo in prin¬ cipio di seduta, ma anche dui-ante le continue oscillazioni dello stato ipnoide. Nei parziali ricuperi della consapevo¬ lezza piena, Eusapia ritorna in “ trance „ mediante un forte atto di autosuggestione, ma porta con sé la sua ossessione, e la forza medianica si sprigiona allora automaticamente con tensione più grande. Perchè ciò avvenga, occorre certa¬ mente che la medium si trovi in condizione fisio-psichiea propizia al passaggio immediato in estasi : ora, questa con¬ dizione è preparata dalla prima parte della seduta, durante la quale l’Eusapia si assoggetta ad un vero allenamento.  In principio essa non passa quasi mai rapidamente in “ trance „ , salvo in certe sere di ottima disposizione; essa ha bisogno di un po’ di tempo per “ concentrarsi e guai a distrarla in quel periodo! Ora, la si distrae specialmente in due modi : — 1° svegliando la sua propensione alla ciarla; bisogna perciò guardarsi dal rivolgerle la parola, dall’interrogarla sui fatti suoi o sulla sua storia; essa non tacerebbe più, e si dovrebbe aspettare per un pezzo il manifestarsi dello “ spirito „, com¬ piacente sì, ma permaloso di vedersi trascurato; — 2” pa¬ lesando in modo troppo aperto che si diffida delle sue pre¬ sunte bugiarderie; ciò la indispettisce e la tiene sveglia.  Non è dunque la materialità del “ controllo „ che vale a so¬ spendere i fenomeni; è il suo lato, dirò così, morale, psi¬ cologico. Gli increduli inesperti operano allora una contro¬ suggestione, e poi si stupiscono se la serata è vuota o... troppo piena di astuzie ! Gli “ spiriti , dipendono sempre, nel loro manifestarsi, dalle condizioni bio-psichiche dei medi : queste sono, che li paralizzano, o li galvanizzano, e così li addimo¬ strano una creazione dei medi stessi.  Una volta superato il periodo di preparazione, che anche nelle serate più favorevoli non dura mai meno di un’ora o un’ora e mezza, Eusapia diventa capace di autoipnotizzarsi e di ridestarsi da un istante all’altro. Debbo avvertire però che il risveglio intra-accessuale , col perdurare della fase sonnambulica e coll approfondire della letargica, diviene sempre meno completo; ecco perchè quello definitivo richiede qualche tempo, da venti minuti a mezz’ora dopo data l'ultima scarica, prima ili ricondurre la coscienza : intanto Eù- sapia guarda, parla e cammina con attitudini d’automa.  Che il periodico risvegliarsi della coscienza sonnambuliea sia incompleto, lo prova il modo tronco, confuso, di parlare della medium in quei momenti. Essa vorrebbe, ad esempio, stabilire le maniere di controllo, la disposizione della ca¬ tena, ecc. , ma spesso non riesce a farsi capire, tanto sono incomprensibili le sue domande e poco precisi gli ordini di “ John Inoltre in quei risvegli parziali si nota una defi¬ cienza di memoria. Eusapia intenderebbe, puta caso, indicare uno dei presenti perchè le pigli le mani, o si alzi a vedere e a toccare, o in altra guisa partecipi al fenomeno che sta preparandosi o svolgendosi. Ma di rado essa giunge a no¬ minare le persone che ha in mente. Dalla sua bocca, con voce rauca, alterata, non escono che frasi dimezzate. “ — 7 tt, tu... prendi tu... „ è la indicazione cui ordinariamente si ri¬ corre allora dalla medium ; e la penombra in cui ci si trova ci toglie spesso di capir subito a chi quel tu sia rivolto. Si va avanti interpretando alla meglio le apostrofi tronche o i risi sarcastici di Eusapia; ma normalmente è la persona che costei vuole convincere quella che deve afferrarle la mano, pigiarla sulla testa durante il fenomeno, recarsi a verificare di dietro alla tenda ciò che succede. Orbene, siccome questa persona è quasi sempre il più incredulo e supposto scaltro della compagnia, si vede chiaro che la presunta azione ne¬ gativa degli astanti sulla potenzialità della Paladino cessa del tutto non appena il rapimento medianico si sia real¬ mente prodotto : allora essa, insensibile ed inconsapevole, non soffre più inibizioni rappresentative od emotive.  L’interferenza dello scetticismo è scarsa o nulla per Eu¬ sapia ben medianizzata : ha appena efficacia nella prima parte di una seduta. Allora, sì; commettendo l’inavvertenza di porle vicino qualcuno di quegli increduli incapaci di domi¬ narsi e tratti ad esprimere con soverchia candidezza le loro paure di frode, la serata corre il rischio di naufragare. La coscienza dell’Èusapia ne rimane attraversata da emozioni penose e da imagini sconfortanti, che non cedono il passo alla idea autosuggestiva del sonno medianico. Avverrà allora nella sua coscienza ciò che si verifica in chi accingendosi a dormire pensa alla funzione del sonno ansiosamente, come fanno certe persone afflitte da insonnia; in realtà il sonno non arriva, e l’infelice si dibatte invano contro l’idea antagoni¬ stica del non-sonno. Andate a far comprendere, se vi riesce, questa psicologia elementare del successo o insuccesso di una seduta agli scettici perpetuamente sospettosi! Vi è proprio anche una ossessione di incredulità, come vi è nei fanatici quella della credenza ad ogni costo , tanto bene schernita e stigmatizzata da Federico Mvers.   Tangibilità e visibilità indiretta  delle forme materializzate.  Chiamano gli spiritisti * materializzazione „ tutto ciò che nello spazio vuoto (aereo) diventa tangibile o visibile sotto razione misteriosa dei medium. Il fatto è paradossale, e gli antispiritisti l'oppugnano dichiarandolo prodotto di un errore dei sensi: illusione tattile ed allucinazione visiva. Posso  io però ammettere questa- spiegazione così semplice, che pure soddisferebbe il mio gusto per la psico-patologia V No. Tor¬ niamo ad esaminare quello che avviene in una “ materializ¬ zazione „ che ci si rivela soltanto con sensazioni tatto-mu¬ scolari (stereoplasmi).  I. — La sera del 18 dicembre 1901, essendomi stata portata via di sotto la sedia dal misterioso “ agente „ che operava intorno a noi, io sono stato costretto ad alzarmi in piedi. Mentr’ero in questa posizione, * mani „ invisibili hanno continuato a brancicarmi, a stringermi il braccio, a battermi amichevolmente sulle spalle, a tirarmi per la giacca... Ad un certo punto ho avuta la completa sensazione di un’intera “ persona „ che mi si fosse accostata dal lato sinistro , e mi si addossasse tutta sul fianco, e passandomi il braccio sul dorso mi andasse con le dita a premere, solleticando, sotto 1 ascella destra. Per quanto fossi impressionato dalla corpulenta mole e dall’alta statura (o da quelle che tali mi parevano) del mio petulante abbracciatole, non ho perduta la tranquillità dell’animo ; e ho lasciato perdurare la stretta dell’invisibile sul mio fianco sino a che quel “ gigante „ delle tenebre non si tosse allontanato. Ho dunque avuta una percezione abbastanza complessa; 1° stimolazione tattile di al¬ meno quattro zone cutanee: il fianco sinistro, la spalla si¬ nistra, il dorso, l’ascella destra ; — 2° stimolazione dei nervi incaricati d’avvertire la pressione, ossia della sensibilità bo¬ rica ; 3" stimolazione della sensibilità delle masse muscolari, aponeurosi, legamenti articolari attorno alla spalla ; — 4° inoltre quel braccio mi ha tratto da destra a sinistra, tutto il mio corpo ha oscillato, la mia colonna vertebrale si è piegata, il mio centro di gravità si è spostato... e ho avuto perciò mutamenti nel mio senso complesso di equi¬ librio (posizione nello spazio, atteggiamento del corpo).  In sostanza, un numero cospicuo di elementi somatici ha trasmesso fisiologicamente ai miei centri coscienti le impressioni medesime che avrei provato se, in luogo di un personaggio fatto d’ * ombra „ (mi si passi, per adesso, questa definizione), fossi stato abbracciato da un uomo fatto di carne. Quella è stata una materializzazione di “ persona „ ancora più avanzata dell’altra che alla 10* seduta mi dette la persuasione e l’ imagine sintetica di una creatura in età fanciullesca avanzatasi (sotto la tenda) incontro a me, senza contare le tante volte in cui ho provato la impressione di mani vive che mi venivano a toccare. Codesto sviluppo dei fenomeni non può essere risultato di allucinazioni ; si tratta di sensazioni percepite, riconosciute, corrette. E la Eusapia che si sdoppia e crea quelle “ forme „ nello spazio attorno a sé?... Ma sdoppiandosi, come fa ad assumere altri carat¬ teri personali? .  II. _ Ieri sera ho avuto altre sensazioni di torme ste¬  reoplastiche consimili, ma ancora più stupefacenti, perchè le ho percepite nello stesso tempo col tatto, col senso kinesle- tico e con la vista. — A un certo punto della seduta, dopo che avevamo più volte pregato “ John „ di comportarsi in ma¬ niera percettibile, la Eusapia mi ha ingiunto di lasciare la catena, di passare a sinistra del prof. Livierato (controllore eli destra ), di protendermi dietro di lei fino a portarmi con la parte superiore del corpo davanti la tenda, e, in questa situazione, di avvicinare alla stoffa la mia mano sinistra più in alto che avessi potuto. La lampadina rossa illuminava debolmente la stanza, ma ogni oggetto era discernibile; io distinguevo sotto e davanti a me la Eusapia, vedevo le sue mani tenute dai due controllori, la sua testa toccava il mio gomito sinistro. Ebbene, dopo alcuni secondi di attesa la tenda si è sollevata come se dal di dentro del gabinetto fosse sopraggiunta una “ persona,; e la mia mano, il mio avambraccio sono stati toccati e respinti da qualcosa di re¬ sistente che mi è parso una specie di braccio duro, piuttosto voluminoso, rotondeggiante.  H sollevamento ( visibile ) della tenda e la ripulsa del pre¬ sunto braccio ( visibile anch’esso indirettamente, e per di più   i sTipetu“  lungamente di quello sottostante del medhim Dffkt PT Sl èf dl nuovo allevata in corrispondenza dàlia protesa, e questa è stata afferrata e str«L • “«sinistra tre volte da una mano di n-ossea^ medin a“Iche.v°lniente eepito il pollice in alto e lf altre dita nh’ s™ ’‘° ')ei"  di consistenza molliccia o nwi; r ,a ln tasso (una destra), percezione è eS “r'e „S‘ ° , “p, ““»■ U veduto la tenda sollevarsi e la mia n * tfa ■ presentl hanno misteriosa. Dopo di che sono “SItat“ dalla stretta  mio posto con un: ora basta! d<dl’Eusapfa ^ t0niare al alhidnatl di impressioni noi fossimo  lue-inazione suggestbf se T IV d F,0var,°- ~ La ai- dizione patolojfa o [ quinto mènnUale’ nC!1Ìede con¬ io si vede nei soletti mnnt.V™«Drì anormaJe della psiche; porre che noi fossimo pisciti nelìiDnZJanhbe ridìcol° SUP‘  ridestati ; »» TOli .Sfa ™« P«( uno , poi  collettive esigono pure condivid i- T Le allucinazioni ha studiato fa psicologia co P6CuLfn che bene  Tarde, Le BoNf P f. ^ ° mtersociale (Wde,  “ folla „ fanatizzata, nè un’accdta d? C°stltuiamo una di apostoli. Che anzi le materiali. ' c.redent). nè un sinodo  ctocl» SS f sC,”.”™;Srr.““!̰“’ "" I>°’ “ '»»S<>  Canti., egli ha cLstoT ’ jl“0Ì ?SSend°. sera!,re « dottor infestazioni a suo beneficio e a tal«* * rep ifa di quelle ma¬ la tenda nella posS„e che in U°P° S‘ è Collocato presso abbastanza lunga, e mentre la if']0 ,assu”to- ,}opo un’attesa denti per sprigionare la su, fJ™ 7 ^ COnati ri¬ solo la sensazione di auJZ/ , medlan,ca- egli ha avuto * e lo respingesse • K^.^^“0Ves“ dietro Ia tenda sioni di mano. Su di lui quella nWme° Pu° •<j°Cchl’ nè Pres’ lueina., te , - chiamiamolo cosi éUm>-’ P-r°CeSS° “ a1' tanea - non aveva dimane Le! concessione momen- “ materializzazione ’ si imzia’va S6 D°n- Parzlalinente: la Questo fatto è sfato Zì i ? nou 81 completava, nostre sedute con EusaniiV ! * 3 me w,oite vo^te nelle  altri medium: se ne desume trova segnalato rispetto ad  fe.Otacnologi. ,»p.„0r„.u)    giori fenomeni, e specialmente delle materializzazioni tangibili e visibili, abbisogna la partecipazione della psiche dei pte- senti. Ma in qual modo? E forse per un contributo di energia fisio-psiehica, secondo che suppone la dotti-ina animistica anche nelle vesti di quella psico-collettiva dell Ochorowicz ? 0 è dai margini del nostro ultra-cosciente, che qualche cosa di ancora ignoto si protende verso il medium e si confonde col suo subliminale, si da dare origine a centri intermedi e inter-individuali di energia? Io Don escludo che il nostro subcosciente possa aiutare le manifestazioni medianiche; se fosse vero che tutti gli uomini, come pretende anche Gugl. Crookes, sono capaci di proiettare la “ forza psichica „, ciò avverrà nei soggetti normali senza che se ne accorgano. La cosa non è improbabile, ma non ò provata; e 1 illustre scien¬ ziato acquisterebbe assai più gloria a tentare in questa via che non a scoprire altri elementi semplici. . _ ,  Da modesto psicologo credo che la partecipazione dell io cosciente degli astanti sia, in generale, assai più semplice. Quando abbiamo voluto che un fenomeno avvenisse, quando abbiamo concentrato il nostro pensiero su di una manifesta¬ zione che desideravamo , il nostro aiuto alla Paladino si operò mediante suggestione; ossia il medium, già messosi in istato auto-suggestivo, ha ricevuto dalla volontà altrui un rinforzo per meglio scaricare i suoi effluvi fisiologici. Può essere che il rinforzo sia dato per via telepatica; e che il subliminale del medium riceva vere impulsioni dal pensiero unisono dei presenti trasmesso e avvertito a distanza, senza, intermezzo dei processi sensitivi-sensoriali comuni. Ma una spiegazione da non trascurare e più naturale, è che Eusapia resti anche suggestionata dall’atteggiamento concorde dei presenti, dalle esclamazioni di assenso che tutti emettono in prova del loro sforzo volitivo, dagli sguardi intenti sul punto dove si suppone debba avvenire il fenomeno: allora il suo automatismo sovraeccitato si scarica pienamente. Il dottore Cantò essendo però in questi momenti il meno espansivo dei cinque, può determinare la imperfezione delle materializzazioni.  IV. — In seguito la Eusapia ha domandato che io ve¬ nissi in aiuto al collega, che ambedue ci avvicinassimo l'uno dietro l’altro al gabinetto dallo stesso lato, e che congiunte le sinistre ci accostassimo coi nostri due avambracci e fianchi sinistri alla famosa tenda nera. Così vien fatto, e là atten¬ diamo. Dapprima io ho di nuovo la sensazione di una mano che dall’altra parte del sottile diaframma mi tocca e respinge; il Cantò annunzia di avvertire, invece, tastatine indeterminato Poscia, ambedue avvertiamo nello stesso tempo una "ressione mólto estesa, che dalle mani tenute in alto c. si prolunga in basso sui fianchi. La una percezione è lucidi - siimi- un “ essere umano „, restando invisibile dentio al a ìlinetto mi si appoggia contro con tutto un suo banco e Srribótte vigoroPsPamente verso il tavolo. La stessa impres¬ sione dichiara finalmente di avere avuto Cantò. Io ricevo inoltre quasi a compenso della violenza subita, una ami- c li e vote stretta di mano; all’opposto Cantu avverte una palma di mano che si posa contro la sua e lo respinge. Io appunto in proposito che durante tutta questa elaborazione medianica,  K fioca luce in cui si trova la sala ci lascia scorgere la Pa- !adt seduta davanti e. per così dire, sotto di noi con- trollata in ambe le mani, pressoché immobile, con la testa alquanto piegata a destra dalla nostra parte, come se io-  ipcqe evocare il suo u John . . . «  Qui si sono avute sensazioni diverse in due ucmnm sveg nosti nelle medesime condizioni per riceverle ; ciò esclude^ contacio psichico fra i percipienti ed abbatte lo spauracchio dell alìucmàaione. Eccettochè non si volesse fantasticare che Eusapia sa allucinare gli astanti in gradi diversi, pro¬ pinando all’uno una dose maggiore di influenza magnetica, all’altro una dose minore... Ma buona parte defle diverge^ Ira i percipienti dipende - l’ho già detto — dall elemento personale; forse io sono indotto a completare, a perfezionale e a sintetizzare le mie impressioni sensitive e sensoriali piu che non lo sia il dott. V. Cantò.  Non v’è più dubbio alcuno per me: - in condizioni de¬ terminate tìsio-psicologiche di un medium, a luce «ufficiente  ner impedire ogni inganno, in un locale chiuso a chiave, L un angolo di stanza quasi vuota e con le porte suggel late nel vano d’una finestra munita di doppia inferriata foderata da drappi inchiodati al telaio, in uno spazio pe -  ttmente liberi d’ogni cosa materiale cbeP^a moversi od essere messa in movimento si forma adun jrjto un corpo o essere avente tre sorta di qualità. .  materia ossia ha resistenza, volume, peso, massa, impene¬ trabilità’- 2“ Biologiche: è vivente, in quanto si muove, va e viene agita una tenda, esercita una pressione e poi si ntira, ha una' conformazione analoga all’animale; ha una hinzio- nahtà che non solo lascia supporre nia dimostrajidd nttura una struttura anatomica ben nota (umana); - 3 rstctocne. I capace di eseguire atti intenzionali ed esprimenti stati emotivi e volitivi elementari (amicizia, ripulsione, desiderio di manifestarsi , eec). E questo corpo materiale pressoché completo, ma sempre imperfetto, organico e funzionante ad un tempo, con attività psichica apparentemente autonoma, scompare con altrettanta rapidità là dove si è formato, senza lasciare traccia alcuna di sé... tranne nella estenuazione evidente del medium al quale, dopo tanto sforzo, concediamo finalmente il chiestoci riposo.  Mai, fino a jersera avevo avuto una più esatta dimostra¬ zione della realtà dei fenomeni ectoplastici ; sia perchè del controllo sono sicuro, non tanto per affermazione altrui quanto per visione diretta, sia perchè le mie impressioni sensitive, tatto-muscolari e visive sono state condivise da chi era ma¬ terialmente e tìsio-psicologicamente in condizioni di subirle eguali a me. No ; non siamo stati lo zimbello di una ciurma- trice, nè vittime di allucinazioni: tutto è avvenuto mentre possedevamo il pieno dominio dei nostri sensi e la maggiore lucidità di coscienza. È meraviglioso, ma è vero.   *  « *  Limitazione fisiologica della spiritualità “ spiritica  Rari sono i fenomeni medianici che si dirigano al senso dell’udito. 1 piu comuni sono i tatto-muscolari ; in secondo ordine, ma già a grande distanza, vengono i visivi ; ultimi, e apparentemente più difficili e rarissimi, compaiono adesso gli acustici, quasi mai gli olfattivi, mai (per quello che mi consta) i gustativi: e passo sotto silenzio i fenomeni (fisio¬ logici) elettrici, magnetici, eec. Ho detto “adesso,, perchè nei principi dello Spiritismo moderno gli acustici e gli olfattivi erano più frequenti e... clamorosi ed odorosi. Vi è forse ragione di sospettare che tale rarità sia dovuta a particolari condizioni fisio-psicologiche di questi sensi ?  L’udito che ha sorgenti fisiche (percezioni di onde aeree) è, chi noi sa?, un senso altamente intellettuale : esso condi¬ vide con la vista, quest' altro senso a base fisica (percezione di vibrazioni eteree), l’ufficio supremo di fornire alla mente umana la maggior parte dei suoi elementi costitutivi, ossia di nozioni sul mondo esterno. Anche il tatto e il senso mu¬ scolare, le cui percezioni sono ugualmente di origine fisica  ti   Morselli, Psicologia e spiritismo, IL   (percezione della energia condensata in materia) vi parteci¬ pano ampiamente con nozioni relative a proprietà fonda- mentali degli oggetti, ma sopratutto con nozioni sul nostro corpo e sue attività. Quanto ai due sensi chimici, gusto ed olfatto, tanto meno contribuiscono allo sviluppo del pensiero, quanto più si sale nella gerarchia dei Vertebrati.  Ma, tra i sensi specifici, l’udito, in quanto è la sorgente delle imagini verbali che sono le più adoperate nel corso del- 1 evoluzione umana sociale ed individuale, occupa il primo posto tra i costru ttori del nostro pensiero. L’umanità pas¬ sata e presente ha pensato e pensa preferibilmente con la memoria acustica (voci dei nostri simili); e anche l’individuo colto, che forse potrebbe pensare con imagini visive (segni della scrittura), adopera di preferenza le imagini sonore, alle quali si aggiungono però le imagini verbo-motorie, solo in pochissimi eletti le imagini grafomotorie. Naturalmente scrivendo ciò voglio alludere al pensiero logico, in cui il simbolo verbale lappi esenta lidea; ossia il logos che contraddistingue l’uomo. TI pensiero contiene altri elementi, cioè le impressioni sen¬ sitive ^e sensoriali dirette, non trasformate in simboli acustici e grafici (parole); e tutti gli animali, tutti gli uomini pri¬ mitivi e ancora alali, i bambini in tenera età t in-fantes, non parlanti), i sordomuti, gli individui colpiti nel cervello si- nistio e pei ciò afasici, pensano per mezzo di codeste imagini, magali sovrapposte e sintetizzate per legge di associazione fisio-psiehica, ma non ancora astratte e simboleggiate in segni indiretti (motorii). Or dunque, come avviene che la medianità si estrinsechi con manifestazioni che con tanta frequenza ci stimolano il tatto e il senso muscolare, meno frequente¬ mente la vista, più di raro l'udito, e rarissimamente, almeno nella fase attuale dello * spiritualismo scientifico „, l’olfatto ed il gusto, meno che mai il senso organico fondamentale, la cenestesi?  È problema che non veggo, o non so che sia stato posto e discusso prima di me. Lo voglio considerare in breve sotto due aspetti: le sue ragioni; le sue conseguenze.  1 Rispetto alle prime, io ricorderò che i medium giun¬ gono all esame dell’uomo di scienza quando già sono abi¬ tuati ad una determinata tecnica e ad una determinata fe¬ nomenologia. Nei circoli spiritici, nonostante la pretesa di fare delle ricerche sperimentali (?), realmente si propende a fare solo del trascendentalismo o dell’impressionismo emotivo ; e vi si è in fatti molto digiuni di psicologia, soprattutto di fis’io-   PRESENTE E FUTURO DELLA MEDIANITÀ   83   psicologia : quest’ultiraa, per la sua stessa indole di scienza positiva , ha sempre risvegliato le antipatie degli spiritisti. Dirò per vero che gli stessi psicologi competenti hanno con¬ tribuito finora, col loro contegno verso lo spiritismo, alla limitazione artificiosa e sempre più sistematica della feno¬ menologia metapsichica: — noi, dediti alla scienza, abbiamo polpa se la medianità, abbandonata alle correnti mistiche ed occultistiche, ha preso abitudini viziate, si è collocata da punti parzialissimi di veduta, e non ha dato ancora tutto quello che certamente poteva dare e che darà in mano dei veri sperimentatori.  È prematuro pronosticare i risultati che la medianità è in grado di fornire quando accolta nei grandi nostri labo¬ ratori, sottoposta a prove veramente serie, sarà coltivata senza sottintesi spiritualistici, o animistici, o teosofici, ma soltanto come un’attività nuova, particolare, inesplorata, del¬ l'organismo umano. Evidentemente allora il territorio d’azione dei medium si allargherà, ed ai fenomeni fin qui prodotti se ne aggiungeranno altri che colpiranno tutti i sensi in ma¬ niera per ora sconosciuta e imprevedibile. Sarà allora pos¬ sibile vedere manifestazioni sicure medianiche gustative, olfattive, fors’anco cenestetiche. Sotto quest’ultimo aspetto si arriverà forse ad una più diretta trasmissione del pensiero dal medium ai presenti e da questi a quello; si avrà la immissione della medesima sensazione e idea entro più cer¬ velli insieme operanti ; e giungerà il momento in cui (chi può negarlo a priori ?) le coscienze convibreranno integral¬ mente aU’nnisono, e gli io secondarii o subconsci dei con¬ vibranti si immedesimeranno e diventeranno veramente si¬ mili; l'umanità potrà essere mentalmente omogeneizzata.  Nè la fenomenologia sperimentale futura si arresterà qui : potranno perfezionarsi i meccanismi esopsichici proiettanti gli effluvi o dinamismi interiori del nostro cervello; potranno acuirsi altre categorie di sensazioni, che sin qui sono poco sviluppate nell’uomo, ad esempio il senso magnetico, il senso complesso dell’ orientamento nello spazio, la visione dell’in- trarosso e dell’ultravioletto, ecc. Il campo è aperto ai ricer¬ catori: - felice colui che avrà mezzi ed agio per investi¬ gare! Quali e quante scoperte avverranno in questo campo!...  Ma oltre all’educazione circoscritta dei medi, dobbiamo tener conto della natura delle sensazioni chimiche e di quelle della cenestesi. Esse sono, l’ho già detto, di valore inferiore per l’intelligenza, e forse è per questa loro inferiorità che istintivamente i medium da una parte, gli spiritisti dall’altra,  t   !   S4   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   non le hanno richieste e coltivate. Ciò che più convince gli nomini li deve toccare nelle sfere sensoriali elevate e più direttamente accertabili, che son quelle del tatto, della vista dell udito (questo senso, se per sè non va soggetto che à rarissimi fenomeni , partecipa intanto ai fenomeni tattili e muscolari in quanto sa percepire i rumori e i suoni accom¬ pagnanti 1 movimenti, e cosi rinforza la percezione reale dei fenomeni stessi). Invece non si convince nessuno per mezzo di sapori, di odori, o di sensazioni viscerali, sia perchè queste sono troppo subiettive e ninno avrebbe mezzo di verificare le impressioni dichiarate da altri, sia perchè si tratta di sensi che possono entrare facilmente in azione per stimolazioni organiche malamente percepite. Da un lato, dunque, non giovava allo spiritismo di fare proseliti mediante codeste sensazioni di grado e di contenuto basso ; e quantunque si fossero nei primi tempi presentate (anche con Moses si sen¬ tivano profumi !), la tradizione dei circoli le ha abbandonate. D altra parte, quei sensi danno percezioni poco definibili sempre vaghe , esclusivamente soggettive , facilissimamente illusone. Nella psicopatologia è notoria la difficoltà .li di¬ stinguere le illusioni di olfatto, gusto, cenestesia, dalle al¬ lucinazioni corrispondenti.  Questa mdistinzione fra fatto reale, fatto illusorio e fatto allucinatono nella sfera dei sensi organici spiega, a parer mio, la nessuna partecipazione da essi finora presa nella fenomenologia medianica.  II. Le conseguenze di ciò sono importanti. Una prima concerne la natura generale dei fenomeni medianici; ed è che se questi si rivelano preferibilmente nella sfera delle sensazioni superiori e nell’ideazione, la medianità non può appartenere verosimilmente a tutti gli esseri animati • nè essere un potere atavico in via di estinzione, come pensa il Mano in : — piu verosimilmente essa sarà funzione di coscienze evolute o in via di raggiungere il massimo sviluppo, secondo che crede 1 W allace. Io opinerei che la possieda soltanto 1 uomo Nella vita psichica degli animali inferiori gli elementi costitutivi predominanti sono per l'appunto quelle sensazioni ed imagini che nell’uomo hanno scarsa efficacia ideativa (tropismi fisico-chimici ; tatto ; olfatto ; istinti...) ; per con¬ verso , nella medianità sono gli elementi più elevati più umani , quelli che predominano, e ciò in accordo coloro gresso terrestre (organico e storico) dell'io cosciente.  Con ciò si troverà ragionevole ammettere che la medianità si risolva in uno stato di disgregabilità psichica particolare all'uoruo, ossia che consti di atteggiamenti peculiari della sua coscienza in rapporto alla autonomia della sub-coscienza ed aliali tematismo dei centri di innervazione. Gli spiritisti pre¬ tendono che anche gli animali vadano soggetti a telepatie, ad allucinazioni veridiche e simili ; ma traggono questa loro ardita asserzione da fatti inconcludenti (cani abbaianti nel buio animali terrorizzati di notte, presunte premonizioni di terremoti od uragani, ecc.). Bisogna procedere, dice bene il Titchener, con grande prudenza nelle induzioni di psicologia comparata. Una parte di quei fatti si spiegherà con processi allucinatoli , tanto più forti in quanto il pensiero animale consta di pure imagini: un’ altra parte sarà da ascrivere a sensazioni organiche in essi ancora vivaci e abbastanza de¬ terminate, in noi uomini resesi oscure e sempre piu inde¬ terminate a causa dell’evoluzione mentale.  LI Mvers, andando contro alla corrente spiritistica, opinava che la facoltà medianica fosse un residuo di antichissimi, perduti poteri della * coscienza „ sulla terra. Ma qui il co¬ raggio della sua genialità innegabile è stato pm grande della sua coerenza. Se così fosse, la medianità dovrebbe constare di automatismi a effetti non cosi eccelsi, coni egli noi sostiene: dovrebbe inoltre rivelarsi ed esaurirsi nelle sfere più profonde e primordiali della mentalità (affettività, cenestesi, sensi inferiori), e non offrire fenomeni soltanto propri deliamente umana (intelletto, personalità) ì dovrebbe anche essere più intensa ed evidente negli ammali, giacche essi e non noi, sono vicini allo stipite, per così dire, della “ coscienza deirio „. — Ma forse che il Mykbs poneva dietro alla umanità presente, non un passato animalesco coinè pro¬ varono l’antropologia e la filogenia, bensì un passato edenico, uu’éra di più nobile e completo sviluppo psichico, dal quale saremmo degradati ; ovvero vite precedenti di più lina ed estesa psichicitàV È anche possibile, essendo i di lui con¬ cetti impregnati di misticismo, fors'anco non liberi di remi¬ niscenze bibliche e apocalittiche. _ ...  Ma il mondo animale non ci mette davanti agli occhi fatti sicuri di supernormalità psichica, nostre essendo, e non degli animali stessi, le interpretazioni antropomorfiche dei loro stati oscuri e vaghi di coscienza. Il vero è che per disinte¬ grarsi, per potersi scindere in un io soprastante ed in altri io sottostanti al suo livello medio, la umana coscienza è «Ie¬ ri vata da forme inferiori e più povere di poteri, mediante un lunghissimo e complicatissimo processo di coalescenza   zione. durante l’evolu-  mediamsmo il germe di una -a JP°tesi che vede nel  " altrf* conseguenza riguarda la* lj!erps{c^Ca del futuro, operazioni mentali, dei processi o ie|C? g0na Specia,e delle Nanismo nei formanti la catena 1 of , p,'ovocata dal me- rnodificazioni nella sfera rappresentJr^ esclusi™mente di yoM, magmi. Nulla mai d^emSn ^ sensazi^i, perce- daria, e men che nulla imi rv ° r.°-' se n.on ln via secon- brezzo dei contatti psichici ’si ’ha0^1^1 ^ ha paura e «- essere toccati, si prova mérav ia , ^° di vedere o di  sente; ma codesti stati nfTair -°^d per Cld che si vede e  * i» Snhfdi ‘T° >«« SUi  un sentminlo „rim f||' “f*"4' «no emozion» stanza si riduce a fatti srro J,,].,. \ ta la azione a di-  terializzazioni cadenti sotto ? * f Weccanici 0 a rna- iutamente negare che i presunt i!' S*8"0* Si Può asso- azione psichica su di noi sulle ni ?'* ese!'c!hn° una vera quel quid di profondo che sta tant ^ attlvifil intime, su giacché, se così fosse dnw» tto a cuore ai neo-idealisti-  din d.fe ««ozioni, dei senti ZI h^deH^ ÌIlflaenza  ®d appetiti, degli impulsi^6 te“denze istintive, il mondo dell’Al rii là ; pulsi «d agire.  oltrepassa pertanto nei suoi pETal^ "elle E^apie, non nostra personalità, la scorza materie S^cie esterna della del nostro io.- — elle , ,q; 3 ? S1 passi il termine) penetra nella intimità della Puntualità è questa, che non  1 nostri istinti, non guida le nostre T- ' C0.ndo^a> uon modera du-e e credere l'illustre ~-°/a’ COme Pub  mtà „ si rivelino (o si fahk,.;„i? °.1e con si fetta “ media- arbitri dei nostri destini?! "n° ’> color° che sarebbero   * *   In conclusione . sempre per Qra   duwmsamni, 1u«sfe hmitarione9 deli?*™ su lkte categorie  feti" r;^ nTtro'  qDeSta “Za dÌ °®n* P°^c^di^onvibmioné affittivate   LE MIE CONCLUSIONI ALLA FINE PEL 1901   di impulsione attiva, finiscono collo scalzare, secondo me, la base su cui si è costrutta la ipotesi-credenza dell’intervento  di esseri spirituali. ... . .  Se costoro sono degli uomini disincarnati che ritornano, l'attribuire le ridicolaggini del loro processo di presenta¬ zione, le manchevolezze dei loro modi di mnnitestarsi, le mi¬ serie ’e le astuzie del contenuto ordinario delle loro comuni - azioni, alla difficoltà che quei sopravviventi incontrerebbero per rimettersi al nostro livello, per ritornare a pensare e ad esprimersi come i viventi, è un colmo di antropomorfismo,... e di inetalogica. E poi che contraddizioni strane! Dove sono allora tutte le “ forze occulte „ che essi possederebbero nel- l'Iperspazio? Perchè non se ne servono? Perchè hanno aspet¬ tato che Rontoen scoprisse, per caso, i raggi X e i coniugi CimiE il radio? Perchè sono incapaci di usare le parole degli idiomi umani, e poi fanno uso di segni umanissimi, anzi pri¬ mitivissimi, come i picchi e i salti numerati di tavolo ? Non sono forse anche questi elementi di linguaggio?.... Doni e sempre antifilosofico questo “ neo-spiritualismo „ nelle sue argomentazioni dialettiche! . .  Se poi sono spiriti di natura differente dalla nostra, sia in¬ fra lituana (elementali, quintessenze delle cose, uomini non nati ancora, larve, gnomi, ecc.), sia ultraumana (angeli, diavoli, esseri interplanetari, porzioni dell’Anima universale, ecc.), 1 quali arrivano alle sedute medianiche da altri “ piani „ che non sono il “ piano terrestre „ (secondo un termine di pram¬ matica caro agli spirito-occultisti, e che nella sua parvenza geometrica non indica nulla di concreto); allora c è da doman¬ dare perchè cotali “ Entità occulte „ si antropomorfizzino in quella maniera, e ci si manifestino con tanta limitazione di poteri. Perchè quei frammenti inferiori di persona, e quei sub-valori mentali, e quegli io dimezzati e bassi, aventi pur tutti e pur sempre caratteri umani, umanissimi?... Non sa¬ rebbe l’occasione propizia per darci sentore più diretto di sè stessi e del loro modo di esistere, dal momento che sanno mettere in azione un po’ dei poteri occulti di cui godono, e ci lasciano intravedere dal di dietro delle nere cortine d un gabinetto spiritico le invenzioni gioconde del loro buonumore o i miracoli del loro acrobatismo infraspaziale?...  Tutto ciò mi dimostra, fino ad oggi, a note per me lim¬ pidissime, che tutte le “ intelligenze , attive nelle sedute di Eu- sapia sono creazioni effimere, non autonome, non preesistenti. Vivono appena per quel tanto che dura lo stato onirico della medio ; agiscono solo a quel modo che imagina, vuole   88   Micologia e spiBms,rn „   *8  rebhero "un suo™® j'UU'' cosicchè «no ad'nn^erto ' '~’0nfeetti> ai tato e parziale ET° ” dunque per lo oiùZ S’‘ di‘ somatismo ^ "netnTii  parsa di forme^ì^T n°n sono sempre coslUE81 T,b,ne,Sca-  nKtAtp^  i Q0PP10 nsio-ns in|„vn . L • “ 1 lnsurnoieiiza del-  tgrr ^ssissrt *  £»» G &“■ - óm'Sr.,01'1'  iìgSigsss  :lS^-£§3=H-5  ÌSSfli|53g   Genova, 14-15-16 diceml;   ere 1901.   SERIE III.  Appunti su altre sedute della Eusapia Paladino in Genova, durante il 1901 e il 1902.   PRELIMINARI  Il metodo e il contenuto delle sedute spiritiche.   Nelle due dimore fatte da Eusapia Paladino in Genova durante gli anni 1901 e 1902 io ho avuto occasione di as¬ sistere a varie altre sue sedute medianiche, oltre alle quin¬ dici fin qui illustrate : alcune tenute nello stesso “ Circolo Minerva „ da altri gruppi di osservatori; qualche altra m casa mia o in altre case private. In tal modo si accrebbe la mia esperienza a riguardo della tecnica e fenomeno- loma Paladiniana, e si arricchì il fondamento di fatti sui quali si sono di mano in mano fortificate le mie opinioni teoriche.  Però, o per mancanza di tempo o per scarso interesse sve* gliato in me dalle cose vedute, io non ho redatto Note dif¬ fuse su tutte queste sedute separate : di più, mi andarono accidentalmente smarriti parecchi fogli di appunti. Riman¬ gono da sfruttare, per la progressiva esposizione delle mie idee odierne sullo spiritismo. le particolareggiate annota¬ zioni che io scrissi sulle sei o sette sedute più importanti: e ripeto che le scrivevo la sera stessa o, al più tardi, il giorno appresso. Ma neanche tutto il materiale raccolto mi sembra adesso meritevole di stampa : sia perchè in ragione   90   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   ritornar. tTOtotf 5*U“ E"“P» dovrei  (|ueOe aventi segnalato carattere !-1' e specialmente su  sr*8— — jaj  sedute ,M’l?M-02t7o1hJ,1S;titoe^nfdne ° Ìn tre di ^ueUe nari eie mai la medianità di EusaiEp^T'1 più straordi- fesso di vedere agli studiosi f ■ Paladlno abbia con- zione con lei: credo, anzi di averèC^CIS“°/enUtÌ in rela' ben poche volte dagli altri suerimeJ *gg.lunk> Clme toccate questa fortuna ? A due cause • «Ile fi?*0”* $ che debbo io ambiente nel quale, come si vedrà COndizioni di  l averia seguita senza dannose retiVf P i.°perava; ed al- sione dei suoi poteri medianici. "elIa I,bera espan-  occaVS8MH^^n:edentì «'•ano State troppo si esauriva sulla procedura tecnica ‘hTf cosiccb? 'a attenzione considerati. Inoltre, si badaw tronn?” »mentl polarmente medianità fisica, inibendo a™* «^stazioni di Propriamente spiritistica della sua fe2 all2 l'arte  tetto di metodo in cui «nnn i ten°menologia. É i] ffi_ dir fritti i m sono caduti quasi tnt«  ff te:  accostatisi ai fenomeni Eusaniani li g 1 no'lnn' di scienza su per l’erta via dello spiritismo ph”arrat° dl essersi spinto Z10'lf; dei « disincarnati „ °he conduee alla evoca-  scientificT^volérri applicare ^ Tàtod*™ extra- 0 pre'  le scienze diggià discipline mettaS Ì!?" dÌ rieerca che 0 torse un precludersi la vii ali porosamente in opera certo è un freno per là t Scoperta di 'atti nuovi  Talvolta può tornare vanW So V ^ fenomeni’  e Persin assurdi di ricerca -g?w • accett?re Processi goffi »> ogni parte della conosceDzÌSm"T° P'u, grossolano ha ,oglco- e la prima legisEone deTT, ^eaeduto i] sapere i ai amente si desume da modalità i 1, ^°! ' .lnvestPatori non banche, di osservazione. EccJ nere T8°ìfnafne’ quasi bar- corrente dominante in due o tre rS’ abba“donandomi alla tici, sono arrivato a cogliere frutti ; ' fattamente spiri-  ' ere 'rutti insperati dalla mia indui-   II, METODO DELLE SEDUTE MEDIANICHE   91   oenza verso metodi forse meno austeri o meno arcigni di ooeiartnmento sul formalismo delle manifestazioni.  più prezioso è che le sedute migliori (sotto l’aspetto stori fcolosfico) cui ho assistito, hanno sempre conti-addetto 1 canoni metodologici dei dogmatisti in spiritismo.  Sta bene che per ottenere comunicazioni o messaggi dai nostri “ Amici dello spazio „, come li chiama Bottina Noeg- ’Rhatii o dagli “Arcani operatori intelligenti dell altro estreme) della linea „,come con metafora elegante li designava Stainton Moses, convenga essere “ puri di cuore e sani di mente Io non mi so negare, e non le nego ai miei com¬ mon eventuali di seduta, queste due qualità : ma soltanto osservo che Eusapia, adattandosi allo stato psichico del primo e del secondo nostro gruppo, non ci ha portati spontanea¬ mente verso le evocazioni dell’ Al di là. Ciò significa che gli esseri che vi si movono non discendono verso i “ terrestri , „er libera loro iniziativa e con autonomo potere, ma bensì sol uuando nella mente del medio nasce e si svolge la ni¬ tida idea della opportunità del loro amvo. E dunque un in¬ tervento a rime obbligate.  Sta bene che quando ci si ferma troppo sui fatti di me¬ dianità fisica non si va innanzi di molto verso quelli della intellettuale , in quantochè , dice sempre il Moses , bisogna “ salire al di sopra del piano materiale „, sprezzare le prove di valore morale inferiore come sono le meccaniche, cui at¬ tendono i sopravviventi più umili ancora legati al tango terrestre, (A. Kardec, Coreni). e non chiedere troppo che 1  - disincarnati „ si rivelino con fenomeni di nostro gradi¬ mento (L. Dénis). Tutto ciò tradotto in moneta scientifica, in¬ tendo dire interpretato con criterio psicologico, significa che anche nella attività delle ignote forze biopsichiche, onde consta il mediumnismo, domina la legge di equilibrio tia le diverse loro estrinsecazioni : dirigendole da un lato solo, si toglie al medium la capacità di usarle sotto altre forme.  Quando Eusapia si impone o accetta il còmpito di provare l’autenticità delle manifestazioni agli occhi di osservatori ancora increduli, — cui il fatto materiale tangibile e visi¬ bile, ossia percettibile coi sensi, parla un linguaggio piu sicuro ed eloquente di qualsiasi “ incarnazione di trapassati ,,  — essa è obbligata a impersonarsi tutto al più nel consueto “ John King „, a levitare il tavolo e a battere sui tambu¬ relli. Ma il suo fermarsi, il suo insistere fastidioso su codesti fenomeni non dipende già dalla natura “ inferiore „ del suo   spirito-guida : dipende rl^i „ ~ ~  «ente di popolana nutre da TnnTjm eml,ij*° che la sua r,! ? fPr°r deIla sincerità e n^™0- ?-lla bontà di si  Si t:drte-C0SÌ StteoraP°tenZlahtà dÌ -d--  confesso francamente? una certa es°it°’ ^ Ìardo 3 me> lo <1| tutti noi pareva guidato di rm/fnZa,’, da,,a cluale l’animo infestazioni schiettamente spiritiche m j- 3 possi,)ilitó di ma-  poiché questa avrebbe ormai n ni! d .f0uomeM obiettivi, esentemente chiaro per Ja scienz canisill° interiore, silfi¬ di personalità. A me è parso che ’ B a.lterazioni comuni tutti avremmo veduto i mali’ P'n,tlstl 0 non spiritisti  hgenza, cosi poco promettente COn aeente alla sua i„tel- investigatori, fors’auche urtante i noi ^ fl°stra severità di ??h defunti. Ed è S® che 3enbmenti di rispetto demi oscuri della morte e della " ^ faccia *i pr°- tisti vi si slancino tanto sopravvivenza, gli s„;r:  assistano passivamente a scene T Ì!gg6r?zza indicibili e bero figurare, senza perdere n "li» J 7eTocazio"e «he potreb-  «na legenda di stregoneria , ed “tat ora in  , un Sunoco mondano di società """ flUSa da ,mrattìni delle personalità evocate.... tó’ a sec°nda dell’indole  ad essere un “ imnmrtalista 6SSendo 0 1,011 riuscendo ancora (col quale, in fine, potrei anche"/! ^rAt RlzIo Maetbrunok mi troverei avvilito da certe „ ; „ / * audar d’accordo)  che Si W0„0 nelle opere maSoriÌa^0ni ?®!I/A1‘«» mondo e consistono nella ripetizioni „ ° sPm'tismo-dottrina cose piU insulse e vacue di 3 Amplificazione delle “John King,, Chi dl questo mondo terrestre TTn  sui misteri dell’ uitra-sensibilerNeH^ ?U3l-°0Sa di serio  vengono mica gli spiriti maìmi If ,*6 di E«sapia non agevolezza casa Noeggebath® nè CaJ >equentano c°n tanta /,an Giovanni Battista, nè I»a7|n *'“uni> ,lè Socrate, nè  ss? ■— «S !  n‘sc™?™» '• “date *l»ritoIogi, am,„0.  salvo « a ingenerar confi™ e ni, Tv,5™0 a niente, .polarità del,, sedate, ,e q„,u   Il METODO DELIE SEDETE MEDIANICHE   93   porre siano “ continuate per anni , ; che le persone, deside¬ rose di “ giungere alla radice della cosa debbono essere sempre le medesime, radunarsi nel medesimo luogo, osare la medesima procedura... Nessuna di queste norme fu obbedita nelle sedute di cui passo ad esporre i fenomeni più cospi-  : . _ tutto mi conferma nell’opinione che lo spmtismo sia  un cumulo ex-lege di fatti aberranti e di dogmatismi sbran¬ dellati : ciò che vi resta di accettabile e la autenticità di latti ubichici fin qui negata, ma la cui sintesi è tutta da rifare.  Questa sintesi è forse diggià possibile? Non lo credo: per quanta unità si voglia mettere nella caterva multicolore dei fenomeni “ spiritici „, non si mtravvede ancora una ipo: tesi e tanto meno una teoria, che possa tutti abbracciarli e rènderli comprensibili sotto un solo unico principio una cagione fortissima di ciò risiede nell assenza di metodi rigorosi nello studiarli.   Genova, maggio 1907.   La sedicesima seduta  (12 giugno 1901).   Ciò che è avvenuto in casa mia.   jersera^muf era ^ f'P’!'’ «  e scelta ]8 stanza adatta. È Ih secondatili "* S‘  ricevimento , dalla quale nor 1> delle nostre sale di  mobili e dove in un angolo nel vwnrìi™ ” aspo,'lano Val'i  verso l'anticamera, si organizza li 1 n,'a Porta che si apre Questo e chiuso al daSdaJn^Li11 gabinett° oscuro. ^ in luogo delle solito tendine n “! T T stoffa di se‘«. mezzo un tappeto giapponese nure di °° 1°“® S' appende nel derato, e perciò pesante f,’nc , sehl’ damato e fo¬ nata é coibente *K;tSSf»±1??S“a °S3er™ I» a * sedervi „ ugualmente davanti' An” ”la p01 S1 adatta provviso si prepara il consueti™11' ^ ste®s° modo e all’im- d tavolino medianico è nuovo ,-noT^ “entano delle sedute: gabinetto, su di una semola ’.c°?trutto appositamente; nel (due monete antiche, unventarifo d‘^110,n°0"0 diversi oggetti si colloca un tavol netto r^ ^’ ^); a destra del ««Bum  Pel rischiaramento cTsonJ t e °d«/ ra°gano' a tre pWL  vicino, le lampade elettriche a ini k- 300636 ln un flotto terruttore, ecc. B B nCbe’ ° IUC6 bianca e r°ssa, con in-  Fu' '»» »o8lie  la ospite di Ensapia- il Drof " P 7 medl0lnai Ia c°nt. Rey, medica; Pavv. P.'t’l tu'dSt 0*?**° è?611* FaColra tutti, tranne me e la Rev atr-.ii/ ’ • medico alienista: ultimi, non solo increduli ma diffidU°r *• °- sP‘rit'smo; i tre 51 T. L. e il C. C quasi d^i ?, rtlSSInn e> specialmente assistere ad una fèsta d d6^a'ne?te .convinti di venire ad di invitarli, e perciò non Fu mio l'errore  pressoché ostile di almeno la S°den’UeS-°t atte^iamento   UNA SEDUTA IN CASA MIA   95   e palese finalità di comprendere e sorprendere il “giuoco, e di intralciare il decorso dei fenomeni; l’evidente contrasto degli animi nostri; e forse la preoccupazione di prodursi in casa mia, hanno ristietto e parzial mente inibito, come sempre avviene in sedute consimili, l’attività mediumnica d’Eusapia.   Pianta della sala e disposizione della catena nella seduta di casa Morselli (12, vi, 1901).   [Ho indicata la posizione cho il Dott. X. (C. C.) occupava, fra me e mia spiritiche1!'''1'10 teUt° meannarci '‘aitando malamente le . lmd   Non desciivo in particolare i fenomeni, ma ecco quello che abbiamo osservato jeri sera di veridico:  1° Osculazioni, movimenti e battiti del tavolino, e varie sue levitazioni incomplete e complete, tanto in oscurità, quanto a luce rossa e bianca abbassata;  2” Ondulazioni, gonfiamenti, avanzamenti delle portiere e del panneggiamento giapponese verso la medium e i due emi¬ ro 11 ori: una volta la stoffa è stata spinta tanto avanti da  LrvmaAToT U per30na del eontrolIore di ««atra    3“ Tocchi, pigiameli e stringimenti operati sulle nostre persone uà dita, da mani e, ci parve anche, da piedi invisibili.  Un toccamente singolarissimo si ebbe mia moglie, che dap¬ principio non aveva voluto far parte della catena e poi, ai reiterati cenni d’invito fatti dal movimentato tavolino, s'era inc otta ad entrarvi ponendosi di faccia ad Eusapia : appena seduta, essa, ha sentito (al bujo) una bocca vivente accostarsi al dorso della sua mano destra poggiata al tavolo e due labbra tiepide deporvi un bacio rispettoso. Questa, dei baci di Invisibili, j “"^““«iMstazione materializzata che io avevo percepito fino da la II seduta, e che si ripete abbastanza spesso nella fenome¬ nologia di Eusapia, come in quella di moltissimi altri medium • gli spiritisti ne deducono che gli ultraterreni ci sono amici devoti, e che scendono da sfere più o meno alte per eonfor- taici, per istruirci (?), ma sopratutto... per autenticare la sin- centa dei medj e la tesi della incarnazione...  4 Colpi ( raps „) sul tavolo e per entro il suo legno, sulle • Vlcun> su'*° stipite deH’uscio dietro al medium: battiti ritmici sui mobili distanti; colpetti sul braccio di un astante (il secondo della catena, a destra) sincroni a gesti in¬ dicativi da parte di Eusapia, scanditi con la sua mano sollevata in aria ;  5“ Spostamento in avanti e retrocessione del tavolinetto ro¬ tondo situato a destra del medium; suo innalzamento dal suolo (levitazione) eseguito per attrazione, ma coH’intermezzo della mano d uno di noi ;   6 “Vento freddissimo dal gabinetto (tra le portiere dell’uscio di anticamera, scostatesi a quella brezza);  7* Sfioramento di capelli percepito nettamente sulla faccia da un astante;  8° Sottrazione della seggiola al controllore di destra (mio tiglio Arturo) e consecutivo suo trasporto sul tavolo, dove ri¬ mane per qualche tempo adagiata facendo vari movimenti come se si tentasse di levarla di là e di ricondurla a posto. In certi movimenti abbiamo avvertito che la seggiola premeva assai sul tavolo, come se qualcuno volesse mantenervela a forza ; ma il fenomeno era falso, artatamente prodotto dal dott. C éd io me ne sono accorto dalla stessa rigidità di quella resistenza ;  y tomparsa di una luce azzurrognola in forma di mezzo ùisco o di mezzaluna, della grandezza di quasi uno scudo che si e mossa lentamente per circa 15-20 centimetri da mia moglie verso il mezzo del tavolo. Messo in sospetto dalla grandezza e direzione insolita di quel chiarore, io non ho tardato a vedere in mezzo a noi, a poca altezza dal tavolo, altre fosforescenze multiple e agguantisi pure insolitamente a zig-zag.  L inganno era evidente, ma non era Eusapia che ci tradiva: era ancora il dott. C... che voleva saggiare (a quanto sembra) a nostra credulità o mettere a prova la mia esperienza di      10“ Un altro fenomeno pur esso dubbio è stata la Rimari zione di una mano aperta a mo’ di ombra opaca che ff™ cato T. L. Un quel momento controllore di sinistra) avrebbe' percepito avanzarsi dall esterno verso il medium, dal suo lato manco; la percezione avveniva sullo sfondo di chiarore elettri™ filtrante tra le imposte della finestra che prospetta in via* As sarotti Ma il non avere nessun altro confermata la visione e piu di tutto, anche qui la insolita ubicazione e direzione in* versa della mano, lasciano supporre che l'avvocato (se non ha' inventato .1 fenomeno!) sia stato vittima di un’illusione 0 0he qualcuno degl, astanti abbia inavvedutamente alzata una mano dalla catena e cercato d, tastare l’aria al di sopra di es“a  Da questo elenco, e a parte l’introduzione di falsi effettuati con poco tatto da uno almeno dei miei ospiti, la seduta d casa mia deve considerarsi come rudimentale Ciò non ostante essa è stata per me dimostrativa sotto più riguardi- per il controllo minuzioso, quasi vessatorio, mantenuto dai tre im creduh miei ospiti; per le stravaganti spiegazioni a basedi trucco , che due di essi hanno di poi avanzato sui fatti di telergia ; infine per essermisi resa evidente la diversità  presenti^1*16111 "" * qaelH imitati Èscare un tiro ri   Fenomenologia ridotta.  La seduta del 12 giugno consta dei prodotti più comuni del medi anismo fisico. Si riosserverà, a tale riguardo c<Tè Eusap, a presenti ristretta e sistemata la sua fenomenoE quando !e occorre di entrare in un ambiente nuòvo ^ lavorare „ con persone sconosciute. Sembra che a tutti i  1 r.  Mokskli.i, Psicologia e Spiritismo , II.   g8 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, H _ _ - -  d'VtS“« taS. 't  un arando o ad un piccolo ; hic0 dell’ambiente:  mod? di operare a di effetti,  essi vogliono sem^® °° le condizioni propizie, la loro arte oltre ai quali, se m»» ° ta ragione per dubitare che  s’arresta. Vi è dunque an . ff risultato di scariche di  i fenomeni di Eusapia ,swn Losciente; certo, esiste sempre automatismo involontario p ^ ia e ]e infligge un dato  qualcuno che dirige la fenomeno - , I f lligenza „ sara  Srotter.. M. 4n«to „  forse fuori del determinimi spetta sempre alle  Fra i fenomeni tipici il Pn P. ello si appunta;  danze ed alle levitazioni del W ^ ‘V ^ compagni vano ìersera gli sguai l. i tutto, a trovare Eusapia scettici, ma non «'«"titolari Competenti che il fenomeno in frode. Dicono gli 8?m^ * ditoni favorevoli: 1° che il tiptico esige al1m®norC^^ invisibili sia in quantità sufficiente-, fluido raccolto dalle Entità anno aizzati fra loro;  2° che i fluidi degli assisten daUo spirito (qui luf-  3'’ che la provvista di fi .)m della seduta (.),  ficio spetterebbe a x “ che l’assistenza abbia  nè troppo presto, nè tr0PP , r„ ’(,pe ci si attenga ai tempi fatto un tirocinio convenien . A Kardkc, R. Noeg-  ed ai modi ordinati dagli «PJ™. , tacendo della prima che geratu, Chazaraik, ecc. • d ^ altre condizioni ìndi- è affatto introvabile, P088?™. iersera: eppure, il tavolo spensabili per la tip d; più è salito in aria, per  si è mosso e si è sollevato: per di pm ^ ^ ^ Qn  s* “oXu-* - — =  quelle oscillazioni e quegli onaeg costituire  sempre ogni **  altrettanti tentativi idei . proiettarsi telergeticamente.  la propria capacita, e p P 1 cnduti, al solito, tutti Una volta levitati, 1 due u‘ . e sul pavimento, come se la  d’un colpo, battendo con rumore in alto si scaricasse tensione dinamica che ih. aveTO P sfor/0 Questa specie ad un tratto dopo aver effetto ^ dinamismo organico  di scatto corrisponde alla ipo TOga); ma non caratte-  diretto da una volon a c abbastanza spesso il movi-  rizza però tutte le si termina in modo lento e  w.,,n(n minresso all oggett   tiptocinksi ordinaria e straordinaria   99   misurato, come se ima mano celata ai nostri ocelli, dopo averlo preso e trasferito, lo deponesse piano piano nel suo nuovo posto con palese intenzionalità di non lederlo. Infatti avviene talvolta che le levitazioni e le trasferte seguite da caduta improvvisa sconquassino mobili ed oggetti fino a renderli insei*vibili : jersera, p. es., il nostro nuovo tavolo non ha resistito alla precipitazione da mezzo metro, e ha subito avarie. E so di veri impulsi clastici (distruttivi) addimo¬ strati da altri medi meccanici.  La tiptocinesi d’Eusapia si ripete identica tutte le sere: anche qui la sua educazione medianica e la sua imaginativa sono rimaste piuttosto povere. Ben altri voli di tavolo si leggono nella storia dello spiritismo o si sentono raccontare. Tavoloni enormi del peso di oltre un quintale, resistenti agli sforzi di un uomo robusto, sono stati smossi e trascinati dall’effluvio delle mani di medi potenti, per es., da Home « da Moses, anche se portati a distanza ; e mobili iracondi, spinti con violenza, hanno cacciato perfino gli astanti fuori della sala d’operazione. Fra le tante meraviglie, che hanno, esibito di mostrarmi, a scopo di convincermi, i numerosi corrispondenti ignoti di questo periodo dei miei studi spiri¬ tistici, c’era pure la levitazione di una grossa tavola da pranzo, su cui l’assistenza accatastava più seggiole che poteva si da formare una piramide da circo raggiungente il soffitto : il medium, che era una giovine ventiseenne dotata di forte medianità, muoveva e spostava qua e là per la stanza tutto quel peso ! Ma ho aspettato invano di essere chiamato a vedere ciò che mi si voleva far credere: il proselitismo spiri¬ tistico ha sempre di queste vanterie e di queste renitenze.  E neppure ho mai visto, e disporo di vederlo effettuato da Eusapia, il fenomeno tiptico sbalorditivo raccontato dal Dusart: il suo medium, la Marie V***, è capace di levi¬ tare una grossa tavola del peso di 17 chili appoggiandovi sopra fortemente le mani e sollevandosi a gambe in aria con essa (“ C.-r. Congr. 1900 ,, p. 186). No: la rozza corporatura del medium Pugliese le impedisce codesti acrobatismi , dei quali, dico la verità, mi sfugge qualsiasi motivo sensato per conto delle “ Intelligenze occulte „. Poveri esseri agenti nell’ombra del mistero, quale còmpito vi si assegna per la propaganda della tesi della sopravvivenza ! A meno che non ci siate predisposti dalla vostra natura di “ anime degradate,, o di “ esseri preumani „ o di * elementali „ ancora incoscienti, o, chi lo sa? di piccoli “ gnomi „ sul modulo del Nano che ruba l’oro del Reno (l’immaginazione di certi occultisti si dà qui libera carriera), vi si fa agire peggio dei funamboli di piazza e dei giocolieri di palcoscenico, vi si sottopone a prove ben umilianti !  Certi esperimenti spiritici sono, dal lato intellettuale, pa¬ ragonabili a giochi di fisica dilettevole, come se ne legge nel libro popolare di Tissandier o nei manuali di prestidigita¬ zione : per es. questo, di sospendere il tavolo medianico al soffitto con una corda, nella quale si è interposto una bi¬ lancia americana a molla spirale (o bilancia tascabile) per leggere i mutamenti di peso del mobile. L'esperienza sarà sempre poco confacente alla dignità degli ultra-terreni, quantunque “ Fénélon „ abbia risposto medianicamente alla buona signora R. Noeggkrath che gli “ amici dello spazio, fanno quel che possono “ per il piacere „ dei congregati attorno al tavolo {La Survie, ’97, III sèrie): essa sarà, in¬ vece, significantissima per la materializzazione della sedicente spiritualità, giacché proverà senza contrasto il carattere mec¬ canico dell’esopsichismo, che il Crookes suppone costituisca una facoltà posseduta in grado diverso da tutte la persone e che sarebbe assai vantaggioso rendere sensibilmente attiva con metodi semplici e alla portata di tutti gli sperimentatori.  Su questa via lo psichicismo sperimentale ha mosso appena qualche passo: c’è da elogiare il Dariex di avere sfidato il ridicolo, esponendo le sue curiose esperienze sui moti spon¬ tanei (notturni) degli oggetti in uno spazio chiuso. I mobili si spostano; ma par necessaria sempre (anche nelle case in¬ cantate) la presenza di qualche vivente e più o meno consa¬ pevole medium.   Trucchi iperbolici.  Il carattere fatuo e asimbolico dei fenomeni indotti da Eusapia fa nascere subito, in chi per la prima volta vi as¬ siste, l'idea della ciarlataneria; il sospetto del trucco, l’ho ben visto dalla loro fisonomia, non ha jersera mai abban¬ donato un solo momento l’avv. T. L. e il dott. C.C.: il solo prof. Livierato, a metà della serata, si era convinto della autenticità dei fatti. I sospetti vertono sempre sul noto gioco delle mani, sulla estensione dei movimenti incessanti che si sentono (nell’oscurità) o si veggono (a mezza luce o a luce totale) eseguire dall’Eusapia. Non si prende costei   in fallo tanto facilmente, nè si sa dimostrare che per l’am¬ piezza -loro quei suoi gesti di mano, quei suoi fremiti di piede, bastino a spiegare il raggio della sua azione a distanza. Non si pub dire in qual modo, per la loro rapidità e per lo scarso sforzo muscolare che li accompagna, essi corrispon¬ dano poi alla intensità e durata dei fenomeni (p. es., al levitare di una tavola di 7-8 chili per un minuto intero, allo spostarsi di un pianoforte, al reiterato ondeggiamento di tutta una tenda, alla lunghezza carezzevole di certi tocca- menti, al lento o rapido passaggio delle ombre fluidiche, ecc.). Neanche si saprebbe, da alcun auatomo-fisiologo, caso mai, con quell' agitare delle dita, con quello stringere di pugno, con quel battere di piede, interpretare i movimenti di esten¬ sione, flessione, adduzione ed abduzione necessari per la presa e la trasferta di oggetti lontani, ora collocati dallato ed ora daddietro ai medium.... Ma tant’è: si dubita sempre, e piuttosto che cedere alla verità, si mettono avanti le spie¬ gazioni più straordinarie.  a) Jersera la levitazione del tavolino fu attribuita a un trucco addirittura iperbolico. Si è pensato, fra le altre, che Eusapia sollevi il tavolo “ col suo seno proteso aH’iuuanzi col trattenere il respiro e col gonfiare la cassa toracica „ : compito ben arduo per delle mammelle di donna non più giovane! E si è asserito che Eusapia poteva avere nascoste delle suste o molle d’acciaio nelle scarpe, e che le spingesse fuori al momento necessario (con quale altro meccanismo ?, con quale suo organo anatomico ?) per scuotere o per man¬ dare in alto i due tavolini. Si è perfino osservato che sudi un piede del tavolo, fatto di legno fresco di abete, c’era un po’ •di resina, e questa sostanza poteva benissimo aver servito di punto di “ attacco „ per la ipotetica susta... Eusapia, che aveva udito dall’altra sala esprimere queste congetture sin¬ golari di meccanica prestigiatoria , si è impazientita , si è chinata, e levatesi le scarpe le ha buttate verso il critico arguto; nè ancor contenta, si è spogliata da capo a piedi, restando in sola camicia e invitandoci a perquisirla. La visita era stata fatta accuratamente, prima della seduta, da mia moglie, ma anche ripetuta in controprova non ha messo in luce nessun ordigno nascosto.  È mirabile la acquiescenza di certi “ furbissimi „ verso tutte le spiegazioni basate sulla trappoleria o sulla simula¬ zione. Certi trucchi proposti a spiegare la medianità sono cosi complessi e richiederebbero tale cumulo di condizioni intricate da parte del medium, dei presenti nella catena e   !   102   PSICOLOGIA E SPIRITISMO. II   persino degli oggetti e mobili spostati, che non ci sarebbe congegno capace di eguali effetti in nessun laboratorio di strumenti di precisione. Qualora un medium del genere della Paladino fosse riuscito a dare apparenze supernormali a simili trucchi sotto gli occhi degli uomini intelligentissimi e one¬ stissimi che testimoniano diggià in suo favore, godrebbe davvero di una ingegnosità meravigliosa, di un'inventiva senza pari, di un’abilità assolutamente unica: che cosa sa¬ rebbero i giuochi di un Bosco, di un Cooke, di un Haskelyne, di un Houdin, vicino ai suoi miracoli di prestigio ?...  Supponiamo per un momento che Eusapia sia in grado di portare con sè un “ ordigno „ capace (?) di produrre la levitazione di un tavolo, o, come vedemmo al Circolo Mi¬ nerva, il volteggiamento per aria di una chitarra, ecc. Tale ordigno dovrà essere pìccolissimo per sfuggire al tatto dei presenti; silenzioso per sfuggire al loro udito; invisibile pei' sfuggire alla loro vista; dotato di una energia latente capace di produrre parecchi chilogrammetri di forza; automatico, ma dirigibile a volontà nello spazio. E se si pensa che congegni eguali sarebbero necessari per produrre i suoni, per formare le luci, e altri per fingere il vento e l’ondeg¬ giamento della tenda , e più altri ancora per imitare gli strepiti sui mobili, e altri per fare uscire le apparizioni di mani bianche e nere, e altri, magari in forma di manichini, per trappolare le apparizioni di fantasmi piccoli e grandi, si finisce colFimaginare una cosa ancora più stupefacente della stessa medianità : Eusapia che va alle sedute tutta im¬  bottita di congegni e apparecchi fin qui sconosciuti alla mec¬ canica ed all’industria; e uomini adusati a manovrare gli strumenti più complessi inventati a scopo di scienza, come uno SeiiiAPPARELLi, un Lodge, un Riciiet, e fisici come Wat- teville, e Porro, e Gerosa, resi ad un tratto inetti a sco¬ prire l’artificio ! A Cambridge, nel '95, I’Hodgson, coi suoi primi sospetti su questa via, s’era reso insopportabile.  b) Sul vento freddo si è congetturato che fosse pro¬ dotto dal fiato della medium. E questa supposizione sarebbe plausibile se il vento fosse debole e poco esteso, sentito in una sola direzione, non troppo freddo, a ondate e interrotto, come avverrebbe pel bisogno di respirare ; e se limitato alle parti superiori del corpo dei presenti, cioè alla faccia ed alle mani; e se lo spostamento d’aria non avesse azione mec¬ canica al di dietro della testa e schiena della medium. Ma in mia casa, come al Circolo Minerva, il vento che esciva dal gabinetto medianico aveva tali caratteri che assolutamente   LA OSSESSIONE DEL “ TRUCCO   103   non si conciliano col troppo comodo supposto dell’alito della medium. Anzitutto c’è una impossibilità fisiologica: Eusapia parla durante la produzione del fenomeno, e riesce impos¬ sibile comprendere come modulando la voce e articolando le parole, possa contemporaneamente soffiare. Inoltre, quel vento veniva da tutta la metà destra della porta da dove la portiera si era spostata, ossia da una superficie d'almeno un metro quadrato. Era poi abbastanza freddo, cosi da sot¬ trarre calore su tutto un fianco a mio figlio (controllore di destra) e a me suo vicino, ed era abbastanza forte, così da sollevare la grave portiera foderata , che pareva divenuta una vela . Con che mi sembra escluso il trucco.  Notevole specialmente è la penetrazione di quel soffio freddo sotto gli abiti: la sottrazione di calore è reale. Al Cir¬ colo ne fui varie volte investito per tutto il lato del corpo verso la finestra-gabinetto, cioè dalla testa alle gambe (che si trovavano, è chiaro, fuori di portata dal fiato della me¬ dium 1), e ne provai un vero senso di raffreddamento, dirò anzi dì intirizzimento: almeno due volte la pelle mi si è accapponata. Checché se ne pensi, non ci si astiene la pii ma volta da un po’ di ribrezzo: si pensa al “ freddo sepolcrale „ ! La cosa è conosciutissima nei circoli spiritici, e supporre che Eusapia faccia uscire quel vento da un soffietto cela¬ tosi tra le vesti o arrampicantesi sul suo dorso, è una ridi¬ colaggine: eppure, l’ho udita dire sul serio!  c) Vi è poi ehi attribuisce alla Paladino una inconce¬ pibile destrezza. Io, per dir vero, a giudicarne dai movi¬ menti che eseguisce fuori di seduta, non la crederei dotata di grande abilità motrice: la sua andatura è tutt altro che svelta, il suo portamento, anche per la struttura tarchiata del corpo, è alquanto goffo : per cui non si capisce come nello stato di “ trance „ le sue membra dovessero acquistare l’agilità eccezionale idonea a produrre la sua intera fenomenologia.  In tal caso essa dovrebbe poter allungare di 60-80 cent, o di lm,50 le braccia, senza muoversi da sedere; rivoltare la testa peggio di un impiccato; estendere il collo meglio di un fenicottero o di una giraffa ; portarsi i piedi dietro al dorso, suU'occipite e sul sincipite, o lanciarli fino al secondo ed al terzo assistente di destra e di sinistra passando con le gambe fra il tavolo e i due suoi vigilatori, o dietro alla schiena di costoro. Dovrebbe poi vedere e distinguere nel buio perfetto (nittalopia), udire nel silenzio e comprendere in mezzo al fracasso ( iperacusia ), possedere un tatto ultra¬ delicato e un senso muscolare più che squisito (acroestesia, iperestesia): nello stesso tempo essere insensibile ai con¬ torcimenti più strani dei suoi tendini e legamenti, come un acrobata (analgesia profonda). Dovrebbe sapersi tenere in esercizio come il più consumato funambolo Malubarese; supe¬ rare in sveltezza il più abile giocoliere di bussolotti; vincere in agilità il Fregoli che va e viene, appare e dispare, si spoglia e si riveste a quel modo sorprendente che tutti sanno, jb dovrebbe Eusapia coi suoi piedi, nonostante le strettoie delle scarpino eleganti e attillate in cui li serra per civet¬ teria femminile, manovrare così egregiamente, da gareggiare coll uomo senza braccia che si è ammirato di questi anni nei circhi equestri. 0 il giocoliere Maskelyne non pensava che Eusapia sollevasse il tavolo coi denti?!  E cosi, assommando tutte le abilità, cui dopo stenti in¬ dicibili si è arrivati da pochissimi individui in tutti i tempi e nel inondo intero; e cosi, ricapitolando in sè sola tutte le eccezioni della morfologia e fisiologia umana (senza dire di quelle mentali, accortezza, astuzia, previdenza, ecc., ecc., occorrenti per mettere in azione e per coordinare tutte co- deste disparatissime facoltà), Eusapia diverrebbe Ietterai- meni,e il vero “ monstrum „ delTumanità vivente, al solo scopo di dimostrare I intervento di quella postuma nei suoi miracoli „ e di ingannare il fior fiore dell'intelligenza Eu- roPea . Vla> usciamo da questo limbo della “ sapienza po¬  polare ,, da questi non-sensi del cosi detto “ senso comune!   *  * *  False imitazioni di fenomeni.  Qualche importante deduzione si può trarre dalla stessa inopportuna introduzione di falsi fenomeni fatta dal dott C in quella seduta di casa mia.  Chi non he assistito mai a sedute medianiche, oltre a non farai un idea esatta della tecnica per quanto concerne la posizione e gli atteggiamenti del medium, le distanze cui arriva la forza esteriorata, la percettibilità visiva di certi feno¬ meni, neppure imagina le caratteristiche che distinguono ciascun fenomeno genuino. Tutte le manifestazioni del me- duministno, siano intellettuali, siano materiali, hanno un che di specifico che permette agli esperti di riconoscerne l’au¬ tenticità. Le personificazioni spiritiche, ad esempio, si asso¬ migliano a quelle psicopatiche, ma non sono identiche per la loro rapidità, per la loro transitorietà, per il loro con¬ tenuto, ece. ; le proiezioni a distanza poi, quali le telecinesie, le telefanie. le teleplastie, agiscono sui nostri centri percet¬ tivi in modo diverso dalle sensazioni ordinarie. Per questo le imitazioni dei fenomeni, come si ingegnano di fare certi prestidigitatori, o come qualcuno dei formanti catena può inserire nel corso di una seduta allo scopo di saggiare la credulità dei compagni o di cogliere in mendacio il medium, ben difficilmente riescono ad ingannare lo psicbicista avvezzo all’osservazione e lo studioso appena appena avveduto. Cosi accadde delle due falsificazioni giuocateci dal dott. C. a casa mia: prima, la pressione eccessiva sulla seggiola arrivata medianicamente sul tavolo ; seconda, la comparsa di fosfo¬ rescenze artificiali nel mezzo della nostra catena.  a) La pressione della seggiola era prodotta dal dottor C... che teneva fortemente applicato il pollice sinistro sulla intelaiatura e impediva le escursioni ulteriori del mobile.  Ora, basterebbe avere esperimentato anche poche volte sulle para- e telecinesie di Eusapia per distinguere le speciali resistenze che i mobili ed oggetti levitati e spostati media¬ nicamente oppongono agli sforzi estranei : io ritenni tosto, e lo dissi ad alta voce, che quella seggiola resisteva in modo allatto nuovo per me. — Prima di tutto, la pressione era insolita nella posizione coricata della seggiola stessa. Se i fe¬ nomeni medianici rispondono a imagini o a rappresentazioni del medium (e mi pare che sia proprio cosi !), si capirà che una seggiola sia sentita più greve o più resistente al moto im¬ pressole da fuori quando essa è in posizione normale e vi si può imaginare seduta una persona. — Inoltre, la traslazione della seggiola è un fenomeno tipico di Eusapia e si ripete sempre a quella maniera: il mobile levita, s’arresta un po’ sul tavolo, indi si leva e se ne va con un movimento rego¬ lato: mai è avvenuto che “ John King „ lo immobilizzasse in mezzo o addosso a noi. — Si aggiunga che la resistenza era sentita come se qualcuno tirasse la seggiola in basso, il che non si verifica nelle telecinesie sincere: la Eusapia, caso mai, avrebbe pensato di inchiodarla sul tavolo pigiando dall alto in basso, giacché nella sua fantasia onirica è John King in piedi, dappresso e attorno alla catena, che produce quegli spostamenti.  Ma vi era anche un’insolita rigidità in quella pressione. La genuina resistenza degli “ Invisibili „ (della forza esterio¬ rizzata da E.) non è ostinata, bensì elastica: si ha l impressione di una forza antagonistica che lotta, ma che è cede¬ vole, tanto che insistendo di troppo nel trattenere l'oggetto in procinto di muoversi e di spostarsi (ad es., il tavolo, la trom¬ betta, ecc.), la trazione od azione dell’agente occulto cessa ad un tratto, ed il fenomeno si interrompe. Anche questa è cosa saputa e risaputa nei circoli spiritici, cosicché i legis¬ latori della tecnica mediumnica danno istruzioni in proposito. Evidentemente il dott. C..., tentando imitare la telecinesi, fece falsa strada, perchè era molto ignorante in metapsichica.  b) Ancor più chiara apparve subito ai miei occhi la infelice falsificazione delle luci spiritiche. Io ho giù descritte quelle vere, le quali sono assai difficili da concepire e perciò da imitare da chi non le abbia mai vedute nella loro realtà.  Quando la prima di quelle luci eterodosse apparve sull’orlo del tavolo tra mia moglie ed il collega, ossia dal lato opposto ad Eusapia, e salì lentamente in mezzo a noi. la vidi subito troppo grande : poscia, la sua apparenza di mezzaluna (dovuta senza dubbio alla forma del polpastrello del pollice fregato contro un fiammifero) accrebbe la mia meraviglia, giacché le luci vere sono o rotondeggianti o linguiformi. Mentre gli altri della catena denunziavano, stupiti, il fenomeno rite¬ nendolo genuino, io non tardai a convincermi deiringanno, giacché il mio ospite, continuando nella sua impresa pertur¬ batrice, faceva apparire altre due “ luci „ movendo in aria la mano sulle cui estremità di due dita (pollice ed indice) i nostri occhi percepivano nel bujo delle fosforescenze az¬ zurrognole, palpitanti e fumose..., e il nostro olfatto avver¬ tiva il puzzo di fosforo. Se ne accorsero tosto mia moglie (che sedendo vicino al dottore, ne aveva notata una sottra¬ zione sospetta di mano dalla catena) e mio figlio (verso cui le “luci, si avanzarono).  Ma più agevole ancora fu a me riconoscere che quelle stravaganti fumosità non avevano il moto di traslazione che caratterizza le fiammelle medianiche : — passavano per l’aria troppo in fretta, e le loro trajettorie a vortice erano troppo ghiribizzose. Nè esse avevano l’aspetto omogeneo delle luci vere; si vedevano nel loro centro delle aree più luminose (particelle di fosforo in processo di ossidazione) e dal loro contorno emanavano vapori: inoltre stettero troppo tempo davanti a noi. E dott. C. ignorava che le luci prodotte da Eusapia sono ordinariamente isolate o, al più, compaiono a pajo ; che si formano quasi sempre dal lato del medium, e ben di rado sul tavolo; che quando sono in due, esse si rincoirono, ma sono indipendenti l’una dall’altra e non stanno equidistanti, come naturalmente ha luogo di due dita tenute divaricate; che traversano lo spazio in linea retta e non a ghirigoro (che è il moto istintivamente dato da noi ad un corpo luminoso, ad una bragia, ad un fiammifero acceso, quando lo vogliamo far distinguere nel buio !) ; che sono di breve durata; che non si incamminano mai, come quelle sue, verso il viso delle persone sedute in catena... D’altronde, eseguendole in maniera da simulare un’insidia dell’Eusapia, è assurdo imaginarsi che un medium ciurmadore sia cotanto ingenuo da formare artificiosamente delle luci in mezzo al¬ l’assistenza col pericolo di essere acchiappato. Ma Eusapia non si lasciò jersera cogliere: il tavolo confermò con tre picchiate sollecite e vibratissime (tipt. sì) la mia dichiara¬ zione che era quello uno scherzo... di pessimo gusto.  Adunque, se il mio collega ha voluto darmi una lezione di prudenza e dimostrarmi che assistendo alle sedute pala- diniane si cade in preda ad illusioni, se ha preteso di effet¬ tuare su di me un esperimento ad hominem, non c’è riescito: gli sono anzi gratissimo della sua improntitudine, giacché mi ha insegnato che i fenomeni luminosi detti spiritici hanno caratteristiche peculiari non imitabili, e che chi vuole in¬ trodurre burle maliziose tra le manifestazioni veridiche della medianitò cade da sè nel proprio tranello.   Genova, 13 giugno 1901.   LA DICIASSETTESIMA SEDUTA (15 giugno 1901).   Coram populo !..   lina di invitati, fra cui molte siano™- qUaran'  32* PtJi jr ;  veniva' a trovarsi 'jhisapia, ras^istenz^udi^’bOTM^^umore  cliiat azioni dei fenomeni enunciati ad alta voce d»; viguaton ; ma nuITaltro' p “ voce aai due  m.'^iTtoJp„*Tn seSTctaU "‘V? * S>W“™°. «  Mtarat'ditsiS'TThLlT’j T'f0'' «nr«to„.‘X^ofs P'r -  ™“ *•*<* <* » »>» »5iC.v“   ziato. Alla esistenza dei così detti “ canali „ del pianeta Marte scoperti dallo Sohiapparelli, tutti coloro che cono¬ scevano la serietà del nostro sommo astronomo , hanno creduto subito, prima che giungessero le serotine conferme degli astronomi Americani o Tedeschi. Ma se interrogo cento persone tra quelle estranee agli studi psichici, le quali sanno avere lo Sohiapparelli atfermata anche la autenticità delle azioni meccaniche a distanza di Eusapia da lui accer¬ tate a Milano nel ’92 assieme a due altri fisici valenti, il Pinzi e il Aerosa, e a psichicisti di grido, io ne sento più di metà obiettarmi che quella serie di esperienze, fatta in così piccolo circolo, non basta e che occorrerebbe una prova “ più in grande  Ora, la medianità non è un’arte nè un genere di virtuo¬ sità che si possa produrre sui teatri come lo è, fra i “ Mi¬ racoli moderni „ , la lettura cumberlandica o pikmanniana del pensiero. Mentre qui la presenza di una folla può perfin favorire l’uso della facoltà di percepire i moti minimi dei soggetti -guida, giacché questi, nell’emozione di agire in un esperimento spettacoloso, sono inconscientemente tratti a tradire il proprio pensiero (quasi sempre costituito, in quel caso, da imagini di movimento); per contro, nelle esperienze medianiche i soggetti debbono operare in condizioni che mal si accordano con la pubblicità. Debbono, anzi tutto, non essere distratti, concentrarsi, autoipnotizzarsi : e a ciò non si giunge in mezzo alla confusione ed al rumore. Inoltre, la loro azione ejettiva non oltrepassa una determinata e abbastanza limi¬ tata distanza: e chiunque si trova al di là di questa non è in grado di apprezzare fatti che non arrivano fino a lui.  Per di più, una grande quantità di fenomeni consta di per¬ cezioni di individui singoli o, al massimo, di quei pochi che vi assistono in situazione speciale propizia o in istato idoneo dell’animo. Come realizzare questo determinismo psicologico in un ambiente teatrale ? ovvero in un salotto mondano ? Anche il più abile dei fisiologi si vede spesso fallire “ un esperi¬ mento di scuola „ cui pur si era prima preparato nel silenzio austero del suo laboratorio; anche il più acuto dei clinici psichiatri non sempre riesce a mettere in mostra davanti agli scolari il sintomo morboso, sia allucinazione, sia delirio, sia idea ossessiva, che pur sa esistere nel suo paziente. I fatti biologici e psichici non si dimostrano mai eguali nelle nostre contingenze sperimentali, nè si eseguono a beneplacito come quelli chimici in una reazione tra sostanze conosciute o quelli fisici in una sbarra metallica riscaldata e in un elettroscopio.  Coscienza, subcoscienza e ipnosi dei medi.  Io procedo severissimo, forse, allo spiritismo dottrinario dell’ultimo terzo del secolo XIX, oggidì in disfacimento davanti ai nuovi metodi e intenti della Metapsichieu: ma l’analisi di molte affermazioni dei suoi maggiori maestri mette in chiaro l’accumulo di troppi errori e di troppe in¬ genuità a riguardo della psicologia del medianismo, perchè si debba o possa tacere. Tacciono per prudenza molti dei psichicisti odierni più autorevoli, benché siano stati i primi a scorgere il vacuo e il falso di un buon numero di aforismi e dogmi spiritici; ma chi si accinge ad uno studio obiettivo dei fatti medianici deve cominciare a liberarli da tutto ciò che ne disforma la natura. E questo va detto, in principili modo, della mentalità dei medi durante la provocazione dei fenomeni.  Ho già insistito in queste mie Note psicologiche sullo stato della loro coscienza e volontà; ed ho dovuto dar torto al- I’Aksakoff che li dice inconsapevoli e volitivamente inerti, e al Moses che si pretendeva strumento passivo in mano alle entità occulte o sideree. — Contro I’Aksakoff, basta os¬ servare che Eusapia si suggerisce il movimento da produrre o la allucinazione da risentire; che prova sempre il desi¬ derio imperioso di far percepire agli altri i fenomeni che sente o vede, anche quando sembra passata in • trance „ ; che essa si pone volontariamente in istato di medianismo, e, se questo non è profondo, ne esce quando le fa comodo : che dirige essa medesima le esperienze, fa rivolgere l’atten zione dei presenti verso dati punti e preannunzia molti fe¬ nomeni ; che solo nella “ trance „ completa, cui però E. si è preparata mettendosi a volontà in condizioni antosuggestive di sonno, questi fenomeni avvengono di impulso, scattando le molle subconscie deU’automatismo. — - Contro il Moses, sta il fatto die Home non dormiva, per confessione dello stesso Aksakoff; cosicché parrebbe che il sonno medianico sia più necessario alle manifestazioni intellettuali che non alle ma¬ teriali: nella scrittura automatica si può dire che dormono solo la mano e il braccio del soggetto psicografo. Del resto, in favore del mio asserto stava giù la pratica di buoni e imparziali osservatori, come Mac-Naii, il cui medium ìste- ropatieo non cadeva mai in vera “ trance , nonostante la rara dovizia e forza delle sue manifestazioni. E sta la pratica di chiunque, con un po’ di accortezza psicologica, si trovi a sperimentare con Eusapia. Io ho notizia d’almeno cinque persone dotate di potente medianità fisica luna signorina di 16 anni, un’altra zitella di 26, una signora di 45, un gio¬ vine di 19, ed un signore di 40) che produrrebbero in per¬ fettissima veglia, e con lucidissima consapevolezza dei loro prodigai, ottimi fenomeni tiptologici, telecinetici, telefanici e persino ’stereoplastici ! Li studierò se ne avrò tempo e voglia. v ]gel]a seduta pubblica di cui ho parlato, i fatti di tipto- cinesia, di tiptologia e di materializzazioni tangibili (assi¬ curati 'nella loro autenticità dalla stessa singolare modalità della seduta) si producevano in piena veglia. Anche il De Fontesa v, che l’ha osservata con finezza nelle sedute di casa Blech. divide lo stato medianico della Napoletana in tre gra¬ dazioni: 1“ veglia; 2° trance passiva; 3° trance attiva. In quest’ultima, che sarebbe una specie strana di sonnambu¬ lismo vigile, la coscienza non è oscurata che a tratti, e la volontà agisce opportunamente a seconda delle circostanze esterne : il subliminale è guidato, nei suoi automatismi, dai pensieri della veglia. Questa distinzione, a parer mio, è la più semplice e nello stesso tempo quella che meglio si ap¬ prossima alla verità. Certamente, lo schema tassinomico del dott. Visani-Soozzi (ommettendone la incongrua miscela di credenze spirito-telepatiche) supera quello del pubblicista parigino per una più precisa definizione e classificazione dei singoli fenomeni a seconda del loro carattere psichico; ma per l’appunto codesta precisione è, a parer mio, la sua pecca precipua. Un si fatto rapporto assoluto tra l’indole dei sin¬ goli fenomeni e lo stato della coscienza d’ Eusapia io non l’ho visto, quantunque sia visibile un tal quale parallelismo tra la fenomenologia in generale e il grado più o meno avanzato dell’estasi medianica.  Da un pezzo gli spiritisti lo avevano notato. Ad esempio, le grandi apparizioni di fantasmi interi (quando siano au¬ tentiche!) sono materializzate quasi soltanto dai medi che raggiungono il “ trance „ più profondo : il Crookes vedeva sempre la Cook addormentata mentre “ Katie King „ si mo¬ strava; e la Marryat, che ha descritto con concisa esattezza la caratteristica fenomenologia dei medi maggiori , li vide sempre in istato di sonno mentre le “ entità „ evocate appa¬ rivano all’iiurresso del gabinetto nero o si avanzavano nella    s“la (?)‘ ~ S!c.°“d° le preziose istruzioni “ comunicate „ dagli stessi Invisibili amici extraterreni , al circolo di casa JS'oeggerath, i medium a incarnazione, per la cui voce parlano gli spiriti prendendo possesso del loro corpo (mediante un pi ocesso di sostituzione transitoria, onirica, di personalità, ben noto agli psicopatologi), ovverossia i medium detti “ oratori debbono essere inconsci di ciò che in essi avviene e non ser¬ barne memoria all uscita dalla “ trance ,. - Tutto ciò nassa per un dogma! Eppure; anche questa correlazione tra il fenomeno culminante della mediumnità e lo stato psichico  PlLfintnnT, r è-iC0St,arte: S1 legge di certi niedi> cui Eghnton [ed ora il californiano Miller], che essi materia¬ lizzano i fantasmi pur restando svegli , e funzionando essi medesimi da ciceroni per 1 propri spettacoli.  A meno dal supporre, con qualche fondamento, che tutta questa roba non menta cieca fede, si ha sempre più diritto di esclamare che lo spintismo tradizionale si compone in¬ concepibilmente di contraddizioni e di anomie. Ed io mi do¬ mando, con buona pace degli ammiratori del Mvkks, se sia veramente ben scelto il termine di “ supernormali , da lui proposto per applicarlo a tutti i fatti psichici chiaramente patologici, entrati di straforo nello spiritismo (G. Delanne) o sottratti arbitrariamente alla psicologia normale ed anor¬ male m via di sviluppo entro la cerchia della scienza posi¬ tiva (E. Anastat i. Certo è che un limite netto fra normalità, anormalità e supernormalità non esiste; più si avanza nel- analisi dei fatti, e meglio si scorge l'incastrarsi continuo dei tre domini psicologici.  Rispetto allo stato mentale della Paladino, se si bada ai suoi fenomeni piu dimostrativi e sicuri - che sono i tiptici le luminosità, gli spostamenti di oggetti, il manovramelo di piccoli apparecchi a distanza, le materializzazioni parziali tangibili e visibili - io trovo che essi si potrebbero, al più, distinguere in tre categorie:  10 Fenomeni che avvengono in istato di veglia e di prevpnosi (\ isam-Scozzi), con piena lucidità della coscienza superiore. Qui l’automatismo di scarica messo in azione da impressioni ed imagini coscienti potrebbe, fino ad un certo punto, paragonarsi a quello di certe epilessie parziali, note agli specialisti sotto il nome di epilessie jaksoniane (dal neu¬ ropatologo inglese Huohlings-Jackson, che per primo le di¬ stinse e descrisse). L’accesso convulsivo è allora abitualmente circoscritto a date regioni del corpo, assume, a seconda del punto di partenza nei nervi sensitivi e della diffusione dei crampi nei gruppi muscolari, i tre tipi facciale, brachiale e crurale; esso si inizia e abbastanza spesso decorre tutto senza perdita della conoscenza, o questa è tardiva e incom¬ pleta (salvo nel tipo facciale); di guisa che il paziente ha  sempre consapevolezza della sua crisi, assiste per cosj c]jr(; a|.  l’attacco e ne serba il ricordo. A me sembra che un feno¬ meno consimile accada alla Eusapia durante la prima parte delle sedute, e anche durante quelle sedute intere, che sono contraddistinte da manifestazioni iniziali e semplici di media¬ nità; tuttavia vi è questa differenza: il crampo epilettico è disordinato e non risponde a nessuna finalità; la scarica me¬ dianica è intenzionale e risponde a fini prestabiliti.  In codesta fase quasi esclusivamente preparatoria la perso¬ nificazione non avviene, o è annunziata verbalmente per puro rispetto alla tradizione o per i bisogni della pratica.  2° Fenomeni che avvengono in istato di ipnosi leggera e intermittente con obnubilazione passeggera della coscienza su- penort . — In questa condizione psichica Eusapia cade dopo un certo tempo di preparazione, e per vera autosuggestione di sonno medianico. Mentre si effettua la proiezione df energia essa ne è o ne pare quasi del tutto inconsapevole, anche quando il fenomeno corrisponda, come tanto spesso abbiamo veduto, ad una rappresentazione psicomotrice, o ad una sug¬ gestione altrui, le quali furono bensì accolte dalla coscienza vigile ma si sommersero nella subcoscienza per trasformar- visi al momento opportuno in scariche esopsichiche. Il sonno medianico però è breve, rapido nel comparire e nel dile¬ guarsi. simile in ciò a quelle assenze che si osservano nelle grandi nevrosi, nell epilessia, nell’isterismo, ecc., che sono di breve durata, occasionano appena alcuni fugaci e spesso impercettibili moti convulsi, e son seguite dal ritorno pres¬ soché immediato della coscienza, senza che il paziente abbia memoria della lacuna intervenuta nella sua corrente di pen¬ siero. Anche Eusapia, che tra un fenomeno e l’altro conversa coi presenti, dirige la tecnica delle sedute e rileva le par¬ ticolarità di certi fenomeni, non li ricorda però che in sommario.  Questo è lostato psichico che il EeFontenay designa come * trance attiva „ e che forse corrisponde alle due fasi cata¬ lettica e sonnamboliea del Visani-Scozzi; non è, ad ogni modo, una condizione continuata, anche perchè non è sempre accompagnato dalla personificazione, oppure questa fa ap-  Morselli. Psicologia e spiritismo , U. g   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   parizioni fugaci e superficiali, sebbene basate su di un con¬ vincimento autosuggestivo continuato anche in veglia.  3° Fenomeni che avvengono in fatato di estasi completa, con oscuramento pieno della coscienza e con lacuna accer¬ tata nella memoria. — Qui siamo nella “trance* più avanzata detta “ passiva „ dal De Fonfenay, o nel letargo del Visavì (che non è però la stessa cosa del letargo di De Rochas); esso viene raggiunto dall’Eusapia solo nell’ultima parte delle sue sedute migliori, mentre manca del tutto nelle sedute di minore entità , che pertanto si potrebbero dire pseudo-son- nambuliche.  Le caratteristiche dell’estasi profonda sono: a) la incon¬ sapevolezza : è rivelata dal silenzio, dall insensibilità, e da tutto il contegno di Eusapia; — b) la amnesia, di cui mi è parso qualche volta avvertire che la crisi dissolva anche ri¬ cordi immediatamente ad essa anteriori e posteriori, avendosi così quella forma peculiare all’isterismo che i neuropatologi conoscono sotto il nome di “ amnesia anterograda e retro¬ grada „ ; — c) la personificazione, che nell’ estasi è completa con invasione dell’io secondario schematizzatosi nella spiritica entità di “ John-King , e con le corrispondenti espressioni mimiche e verbali ; — d) atteggiamenti passionali, ora aventi una decisa impronta erotica, massime in riguardo ai suoi vigilatori laterali, ed ora denotanti emozioni di paura, di collera, di ironia sarcastica, a seconda della indole e del contenuto degli automatismi medianici; — e) ossessioni ideative, di cui l’una si estrinseca nel desiderio di imperso- nazione, l’altra tenacissima è quella della propria sincerità di medium ; — f) allucinazioni sensoriali, che si desumono dai tronchi accenni di visioni spettrali o di azioni violente ed inconsuete da parte di personaggi invisibili; — g) in ultimo, sonno profondissimo, con cui si vede tagliata a mezzo, qualche volta, la crisi estatica: esso ha qualche cosa del comatoso, in quanto che fa cessare ogni sorta di manifestazione medianica..  Ora, da questo quadro clinico, che qui porgo in riepilogo, si scorge la intima analogia fra il rapimento medianico di Eusapia e il grande attacco isterico ; la somiglianza è anche accresciuta dagli effettti posteriori, cioè, dalla, risoluzione muscolare, dalla confusione mentale del risveglio, dalla len¬ tezza con cui il medium riprende i sensi, dalla fatica che consegue ad ogni seduta, e dalla stessa periodica diminuzione della 'medianità che a quando a qnando toglie ad Eusapia i suoi poteri eccezionali.    11 Entità spiritiche „ ed ‘ io sonnambolici ,  Di tutti gli accennati caratteri del medianismo della Pa¬ ladino (messa da parte la esopsichicità che cosi fortemente la individualizza), il solo che abbia apparenze spiritistiche è la personificazione. Ma essa pure, assieme a tutti gli altri sintomi interiori delle sue sedute, non piglia piede fuori della psicopatologia. “John-King„ è un mezzo io secondario che a pari di tutti gli altri “ spiriti incarnati „, si è costituito con elementi di varia provenienza: in maggior numero, caduti dall'alto della coscienza dell'io personale; in minor numero (checché dicano Myers e Geley), derivati dalle attività sub¬ psichiche, non però da coscienze estranee al medium e men che mai da reviviscenze mnesiche di esistenze anteriori. Tutti i suoi elementi (rudimentali e slegati) sono analoghi a quelli degli io secondari che si svolgono nell’isterismo e nella psicosi, molti dei quali emergono dal fondo in cui si agita con la cenestesi la vita organica. Tanto nei medi, quanto nelle isteriche e nei soggetti a doppia coscienza, la perso¬ nificazione (che nei medi diventa “ incorporazione spiritica „) si sistema per monoideismo e si ripresenta sempre identica, ad ogni ritorno dello stato medianico, della crisi nevrosica, dell’alternativa mentale.  Nei medi a incarnazioni variabili, il comparire di “ spi¬ riti comunicanti „ è dovuto ad altrettanti rapidi attacchi sonnambnlici di impersonazione seconda, di possessione tran¬ sitoria; tuttavia, anche la scelta delle personalità che si in¬ carnano non è casuale , perchè trae sempre le sue ragioni dalla individualità del medio stesso (età, carattere, istruzione, educazione, vicende domestiche e personali, impressione di eventi politici, ecc.). Invece nei medi a incarnazioni stabili e univoche il fenomeno psicopatico, comunque accessuale, è giunto alla fase di sistemazione: ogni crisi medianica ri¬ pone il medium, come l’isterica, nello stato di personalità seconda. Tutti gli “ spiriti-guida „ dei medium interiori, tutti gii “ spiriti-istruttori „ di quelli più elevati sono io secondari sonnambolici fortemente organizzati e definiti: John- King va a braccetto, non solo di Katie King (della Cook) sua prossima parente, ma pur dei suoi compagni Joey Sandey (di Eglinton), Emanuele (di Forsboom), Rector (di Oxon), Yolanda (della d'Espérance), Leopoldo (della Miiller Smith), Couc-Dijla o Eloim (del circolo della Noeggerath), dottor Phinuit (della Piper), ecc., ecc. Questi sono personaggi fantastici, ma lo stesso deve dirsi dei personaggi storici che si incarnano da anni con sorprendente ubiquità, e spesso con stupefacente uniformità di selezione, nei circoli spiritici del mondo intero. Chi non vede l’origine psicopatica ed onirica dei tanti “ Fénélon „, k Bossuet „, “ Abramo Lincoln *, “ Byrou , e “ Napoleoni „ da strapazzo che scendono dal- l’“ altro piano „ e tirano la corda dall’ “ altra parte della linea „ V Chi non scorge la stilizzazione obbligatoria del “ Galileo „ di Kardkc-Flamharion, dell’* Humboldt „ della Adelina von Vay, dell’" Ariosto , di Scaramozza, del “ Gounod „ della Weldon, del “ Robespierre „ , della Noeg- geratii, e del “ don Cottolengo „ (sacerdote filantropo tori¬ nese) del nostro bravo Teokii.o Coreni?  Alcuni di codesti io secondari sono spontanei, subitanei, e insorgono all impensata, davanti alla coscienza superiore, certe volte fino dal primo assidersi di un individuo predi¬ sposto alla medianità attorno al tavolo magico o fino dal suo primo entrare in una “ catena „ magneto-spiritica. Ne restano sorpresi tutti : coloro che assistono a queU’irrompere duna entità bell’e pronta, che si denomina senz’altro; e colui che si trova medium evocatore ed inearnatore, comu¬ nicante coll Al di là, quasi a sua insaputa. L’evento fortuito (formazione di un “ circolo ,, apposizione delle mani sul tavolo) agisce come un dissolvente gettato in una soluzione chimica ; e il paragone tanto più calza in quanto quel pre¬ sentarsi d un “ ente occulto „ è dovuto alla fulminea disgre¬ gazione della personalità.  Ma la venuta improvvisa dalle ombre del Mistero è solo apparente. Le “ entità spirituali „ che si dicono il più spesso “ anime di defunti , ma che possono anche, per stranezza del caso, essere persone vive lontane e persin qualcuna fra le presenti (!|, non sono formazioni ex-novo : constano di ima- gini, di ricordi, di osservazioni approfondatesi da tempo im¬ memorato, sia prossimo, sia remoto, nella subcoscienza, e vengono su con impeto, ed oltrepassato il limen salgono a illuminarsi effimeramente ai raggi sottratti alla coscienza nor¬ male. Però il loro insorgere non è sostanzialmente diverso, ad onta della loro complessa integrazione, da certe remi¬ niscenze inaspettate che riportano nel campo di coscienza vecchie impressioni celate da anni nei depositi della me-   PSICOGENE*! DELLA INCARNAZIONE   117   moria, nei recessi dell’/o non più smossi, nè coltivati per le contingenze di vita. Chi le possiede, le ignora: ma il non conoscerne il modo come siano arrivate colaggiù e come si siano conservate e come tornino a galla, non implica che esse provengano dal di fuori: il Flournoy egregiamente sin¬ tetizzò il processo chiamandole “ criptomnesie „. E ve ne ha di individuali, che rappresentano i detriti e i reliquati del¬ l’esperienza di ciascuna persona quando ha vissuto in rap¬ porto col mondo esterno fisico e sociale. E ve n'ha di uni¬ versali, che si trovano congenitamente in ognuno dei viventi ancor prima d’ogni loro acquisto pratico, e che son date dagli istinti oscuri della specie e del sesso, dai sentimenti e pre¬ giudizi ereditari della razza, dagli adattamenti mesologici delle stirpi e famiglie. Quelli, e non altri, sono gli elementi psichici onde constano gli io secondari che prendono par¬ venza di persone.  Il processo psicogenetico è il medesimo, tanto se lo spi¬ rito-guida è uno solo, quanto se sono due o più. Infatti le cose non restano sempre cosi semplici come in Eusapia. Tal¬ volta le personalità seconde si moltiplicano. Accanto alla principale o tipica, che è ben formata e che facilmente dagli osservatori viene ogni volta “ identificata „ in vista della costanza vivacità e determinatezza delle sue manifestazioni traverso la persona del “ medium „ (modo di invasione, lono di voce, fisonomia, gesti e atteggiamenti, frasario, stile delle comunicazioni, abbigliamento, ecc.), altre ne compaiono, le quali si organizzano in maniera più o meno completa. Qualcuna giunge persino a lottare pel predominio con la prima che s’era sviluppata, e la caccia al secondo posto, e anco la surroga totalmente nella coscienza del soggetto. L'esempio più suggestivo lo si è avuto nella celebre medium americana Piper. Durante varii anni essa servì all’incorpo¬ razione dello spirito di un “ Doti. Phinuit „ (vecchio medico francese dal nome ostrogoto, imitato dal “ Finnett „ del medium Cooke, sbagliato ortograficamente); ma poi, negli ultimi tempi, la Piper è divenuta il tramite delle comu¬ nicazioni di un “ Giorgio Pelham „ (pseudonimo di un av¬ vocato psiehicista, ucciso nel 1892 da una caduta da cavallo) e il nuovo ha scacciato quasi del tutto il vecchio inquilino (*■ Proc. of Soc. f. psych. Res. passim).  Questo fatto fu già osservato dagli specialisti neH'isterismo e nella pazzia ; certo, però, è più frequente nel medianismo, di cui rappresenta una delle poche note differenziali in mezzo al gruppo psicopatologico dei perturbamenti, sdoppiamenti e stati alterni della personalità (cfr. i bei lavori di Azam, Janet, Fredd, Jung, Morton, eco.). Egli è che i medi sono individui a personalità disgregabile, ed una volta ehe la disgregazione di personalità si è resa abituale, la moltipli- cità delle loro personificazioni oniriche è agevolata. Talvolta i “ disincarnati „ si succedono rapidamente nella coscienza del medium, e questi passa da un atteggiamento all’ altro come farebbe un abile artista : si assiste persino a dialoghi e a piccoli drammi ricchi di sapore artistico a seconda della ricca o scarsa attitudine e della capacità rappresentativa del soggetto. Una seduta a incarnazioni è per lo psicologo urftT spettacolo interessantissimo, giacché i medi intuitivi, intellet¬ tuali, oratori, comunicanti, come dir si vogliano, sono talvolta veri artisti del genere. Dirò anzi che lo stato di incoscienza loro permette una inpersonazione più sentita che non agli attori di teatro, sui quali la presenza del pubblico, Tamor proprio, il desiderio di recitar bene, agiscono da inibitori. Perciò la “ rappresentazione „ medianica è più sincera.  La affinità di procreazione ed evoluzione tra gli io secon¬ dari nevrosici e paranoici da un lato e le “ entità spirituali » dall’altra, sussiste chiara e lampante, e resiste alle negative sdegnose degli spiritologi interessati a segnare un preteso distacco tra medianismo e neuro-psicosi. Nessun documento è più prezioso di certe ingenue descrizioni di sedute a incar¬ nazione. Prendasi La Survie della Noeggerath, libro onorato d’una prefazione psichicistica di Flammarion, e si leggano i brevi accenni agli stati ed atteggiamenti dei medi ; sono come le didascalie delle opere drammatiche. Due esempi basteranno :  Incarnazione di Robespierre: — “ Il nuovo arrivato si accomoda l’abito come se ne facesse due grandi pistagne [il costume dell'Epoca]; passa la mano sulla sua fronte e rigetta i suoi capelli completamente in addietro [la pettinatura ‘ alla Bruto . ]. Detta Robespierre : — ‘ lo ho un nome che fa tremare, ecc., ecc. , (Loc. eit., Vili* serie).  Incarnazione di una strega bruciata vira, e ehe si denomina “ La fata d’ oltre tomba „(!!): — È annunciata prima da un altro spirito: “ C’è là una vecchia e ben brutta donna; è tutta curva e si appoggia su di un bastone ; nè ha l’aria dolce... „. Il medium passa tosto ad incarnare la nuova venuta: — ‘ La persona che si incarna [intendasi il medium] „ esamina, guarda con curio¬ sità i suoi vestiti macchiati: essa tiene le mani una sull'altra alla maniera delle persone d’una età decrepita. Ad un tratto spinge un grido terribile: “ Il fuoco, il fuoco! , — Nuova ca¬ talessi (del medium) ecc., ecc. (Loc. cit., XV* serie). A questi mediocri saggi d’arte rappresentativa chiunque abbia pratica di ipnotizzazione ha assistito le dieci eie cento volte ; i dottrinari, i credenti dello spiritismo debbono es¬ sere ben semplici o ignoranti di psicologia per non ammet¬ tere o per non iscorgere la genesi simbolica delle sedicenti incarnazioni. Questi io secondari del sonnambulismo media¬ nico si moltiplichino pure, ma la loro composizione risulta sempre eguale alla precedente. Anch’essi, ora fanno irruzione improvvisa manifestandosi in modo violento, brutale, e sono detti allora “ spiriti malevoli » o “ cattivi „ in antagonismo con quelli “ amici „ e “ confortatori „ ; ed ora si affacciano timidi tra le quinte del subconscio e domandano uno svi¬ luppo suggestivo. L’“ Ernesto „ di Eglinton, 1 Esenale „ della Smith, la “ Chlorina „ della Eleon. Piper, appartengono a questa famiglia di io sonnambolici secondarii, dei quali però il maggior numero rimane agli inizi dello sviluppo, oppure abortisce e addimostra deficienze di formazione, o non arriva ad agire con bastevole autonomia e si manifesta saltuaria¬ mente e frammentariamente. Spiriti, questi, in sottordine, quasi attori generici o anche semplici comparse nei drammi e romanzi ora schematici ed ora ingrovigliati, che il subco¬ sciente dei medi fa germogliare organizza ed espande dai suoi segreti recessi, lo secondari, insomma, che non hanno vigore sufficiente di assimilazione e di coordinazione, e dei quali ciascuno non riesce ad essere che una pallida copia degli io precedenti, sia del normale e fondamentale, sia del primo anormale ed alterno che s’è venuto meglio organiz¬ zando col processo di reiterazione onirica.  Se non che queste entità spiritiche sembrano, ma non sono persone. Chi può dire se “ John King „ , come ce lo presenta la inintelligente medianità di Eusapia, sia davvero una coscienza personale sopravissuta? Chi ha mai conosciuto gli “ Alfredi „, le “ Yolande „, gli “ Abdullah „, le * dulie ,, i “ Cesari „ e le innumeri altre personificazioni imaginarie od astratte di cui formicola la letteratura spiritica ? Il problema psicologico che li riguarda è, a parer mio, di grande sem¬ plicità; ma non così semplice si presenta il problema quando siamo di fronte ai fatti di evocazione di dati defunti, rico¬ nosciuti, a quanto si afferma, da coloro che li conobbero in vita, ovvero anche identificati dalle circostanze peculiarissime e a tutti ignote che il medium incarnatore od evocatore ha saputo indicare. In primo luogo, i casi di codeste identifica¬ zioni esistono veramente? E quanti sono? E come sono? Chi ce ne garantisce la storia ? E in secondo luogo ; prima di giungore aUa tesi spiritica, non ce ne sarà altra da accogliere e da difendere con argomenti positivi? C’è qui un campo im¬ menso aperto alla Metapsichica, e vorrei che si cominciasse col- “ sfnrUtaieiU1* ?ntlea P‘U r,&oro8a e Penetrante sulle troppe r; e:UUOn l,Che Vrac0?ntate nei circoli e accolte nei pe- c tà dei » ^ "• t Che SÌ disting^se fra l’autenti-  deHe “ stonV HUen 'f ® Sm£ole storie » e l’autenticità delle storie documentate Quanti problemi particolari  aspettano una soluzione prima di poterla sperare per il gran problema generale dello Spiritismo!  be poi esclamo dalla medianità intellettuale e torniamo a quella esopsiclnca sullo stile della Paladino, le cose of-  lf?ROFUna C0IUpl8S?,tó ancora Più g^nde. Come mai Aixan- Kardeo capiva cosi poco della sua stessa dottrina del “per¬ óni •’ Ti dlSpr®zzare 1 fenomeni fisico-meccanici, che di  fazione Pnit T, T ^ ° Mtrale sarebbero la rive¬ lazione piu diretta e genuina? Non pensava il legislatore  Derisori tifi « toc®asslra<jl 0 cedessimo una “ materializzazione fil i1 ” a ql',ie davvero assumesse forme e conno- tat, e azioni personali, saremmo davanti al nocciolo sostan¬ do ìli!" ° spintlsm0? Poicliè al cospetto di fenomeni super- normali come sono quelli di Eusapia e degli altri medi a  iTÌit1! iT0n' antonome (dat0 che siano genuine e provate),  • letapsichica avra un problema duplice da risolvere:  ... " ‘ P’egnfe l’ignoto dinamismo della forza bio-psichica che si estenora che agisce sui corpi esterni, che crea suoni luci e forme, e che organizza entità con morfologia umana; il pro,cedllnento ancor più sconosciuto, per  ■nffrni a quest‘ teIepIasm. possano essere date dal medium,  detefmTnlfó qUaft0 nanan° 6 C1'edono & spiritisti, una richfam f confourazwne Personale ed attività bio-psichiche  ìSssii asr ° ■*“ — i”"«  PT° dei qu®siti ha Ia sua '-agion d’essere, per me  rVI ente’-fei MtJ pr°d0tti finora sotto i miei sensi ■a„a 1 alad‘"0, 1} secondo sarà propriamente tutto un’illu- ° U" ln menziono degli spiritisti, come da tantissimi si congettura e s. sostiene? Vorrei, nelle sedute ulteriori con jusapia, procedere un po’ più speditamente verso il conte-  noritàSdir rT° deUia ' C°Sf ; salv0 che non mi dia qualche novità di rilievo, la sua telergia finisce coll’annoiarmi.  Genova, 16 giugno 1901.   LA DICIOTTESIMA SEDUTA (23 dicembre 1901).   Verso 1' ‘Altro Lato,.  L stata la seduta più importante finora per me, e mi toccherà a dilungarmi nell'illustrarla.   *  Dopo sei mesi di riposo e di meditazione sulle meraviglie fisico-meccaniche viste a produrre daEusapia Paladino, e dopo le nuove esperienze che mi vi hanno ancora trattenuto, eccomi ieri sera saltato a piè pari in pieno spiritismo di evocazione. Mi si e invitato a partecipare a qualche seduta del gruppo di soci del Circolo Minerva presieduto, come dissi (pag. 3) dal prot. Porro, e del quale fanno parte il Cav. Adolfo Erba, Console di Costarica; 1 Tng. Cav. L. Ramorino, ad- detto ai cantieri navali di Sampierdarena e la di lui ’ con¬ sorte; L. A. Vassallo (“ Gandolin „); e il Dott. Venzano. La disposizione della sala è la stessa che già conosco: di fianco al gabinetto medianico è collocata la pesante scrivania con su gli oggetti abituali.  L amico \ assallo mi ha detto che assisterò sicuramente a manifestazioni ammirevoli per intensità e per qualità • perocché il gruppo, che gode la simpatia della Eusapia, si e proposto di lasciarla agire liberamente, senza affaticarla con eccessivi controlli, salvo quelli indispensabili sulle mani e sui piedi. A tale uopo io mi accordo tosto coi miei nuovi compagni sul modo di invigilarla: non ne lascerò mai la mano e cercherò di non perdere il contatto del suo piede e del suo ginocchio, ma ne seguirò docilmente tutti i moti, ne asseconderò col mio contegno e col pensiero l’attività medianica; insomma , mi comporterò in tutto e per tutto come un convinto “ spiritista „.   Nelle sedute cui mi si invita, noi siamo in faccia alla tecnica ed alla fenomenologia spiritica più decisa; mi si annuncia che “ veri spiriti „, oltre a “ John King „ sono venuti a manifestarsi e che ne avremo comunicazioni e messaggi. Fino a iersera * John King per quanto inevi¬ tabilmente rammentato e invocato dai presenti, costituiva piuttosto uno stimolo simbolico cui bisognava dare un nome o su cui fare affidamento per ottenere le scariche psicoer- getiehe di Eusapia, senza che veruno di noi credesse o mo¬ strasse troppo apertamente di credere alla esistenza del personaggio. Ma ora il “ corsaro „ transatlantico diventerà qualcuno; e se non lo vedremo in carne ed ossa, sarà al¬ meno il riconosciuto agente occulto, quasi sempre invisibile, ma talora anche visibile, che non si contenterà più di pro¬ durre gli effetti desiderati daH’assemblea nell’ordine mecca¬ nico, che non solo assisterà e proteggerà la sua “ figlia „ (il medium), ma le condurrà anche dappresso altre entità spi¬ rituali, o nel gabinetto oscuro, o attorno al tavolo: stasera, finalmente, “ John „ sarà il Mercurio solerte e compiacente che ci metterà in commercio coi sopravviventi o cogli eie- mentali dell’Altro Lato.  Ecco pertanto un cambiamento radicale nelle attitudini psichiche dell’assistenza, nella terminologia, nel metodo dei fenomeni, nella finalità di tutta la mia serata. In prima¬ vera e nel mio grappo invernale ci eravamo fermati nel prònao, e le azioni esopsichiche del medium non ci portavano oltre al personismo ed all’animismo, secondo la distinzione dell’AKSAKOFF e deU’ÀNASTAV: è giunto il momento di pe¬ netrare nel santuario.  La sola differenza fra le sedute del gruppo che mi ospita e quella dei “ circoli „ spiritici radunati per la evocazione e, quasi si direbbe, pel culto dei loro morti, sta nell’assenza di ogni rito. Si sa come procedono i gruppi ascritti alle diverse sètte della religione spiritica: essi si vantano di con¬ tinuare le pure tradizioni Kardechistiche (cfr. “ C-r. Congr. Spiri!, et Spiritual. „, 1900, p. 521).  Si comincia colla lettura del processo verbale e con una allocuzione del presidente; quindi si innalza una preghiera a Dio e alle “guide abituali „, affinchè si degnino di “ co¬ municare „; si abbassano le lampade, e fatta l'oscurità si entra in un raccoglimento generale. Dopo un po’ di tempo i me¬ dium “ veggenti „ percepiscono vicino a ciascun astante lo spirito di un suo famigliare o di un amico, nominano e descrivono i nuovi venuti e trasmettono le loro “ comunicazioni „. Si passa in seguito alle “ incarnazioni „ ; e dapprima si in¬ carnano (ossia si impersonano nei medi) i disincarnati pro¬ tettori ed “ educatori „ del gruppo, il quale ode con com¬ punzione ripetere per la centesima o millesima volta le solite rigovernature di Armonia, di Amore, di l inanità, di Progresso. Arrivano poscia altri spiriti mono elevati, ciascuno dei quali lia scelto un modo individuale di manifestarsi, sia producendo un rap o picchio particolare, sia facendo assu¬ mere al medium un atteggiamento ed un tono di voce diversi. Quando “ tutti „ sono venuti e radunati, si stabilisce una conversazione generale, tanto tra i disincarnati e i viventi quanto fra i disincarnati medesimi che si compiacciono di ritrovarsi novellamente su questa terra, pur restando nel- 1’ “altro piano La seduta rituale termina con una pre¬ ghiera di ringraziamento.  La venuta dello entità occulte per opera di Eusapia non richiede tutto questo cerimoniale, ma non dà neanche le soddisfazioni affettive e intellettuali che i credenti nello spi¬ ritismo traggono dalle sedute dei grandi medium a incar¬ nandone. lo non parlo che delle sedute concesse dalla 1 aladmo durante gli ultimi anni agli studiosi: esse hanno sempre avuto uno scopo di propaganda più per la realtà che pel contenuto e significato intimo dei tatti spiritici, e perciò si sono attenute per ordinario al solito carattere scettico, un ei quasi irreligioso (dal punto di vista dello spiritismo clas¬ sico). Il più spesso non vi accorre che “ John King del quale le altre entità spirituali, affollantisi nello spazio, si guardano bene dal venire a disturbare l'opera attivissima esteriore o gli ' a solo , composti di interiezioni o di frasi tronche quando si personifica in Eusapia : cosicché si do¬ vrebbe ritenere che fra gli “ ultra-sensibili „ continuino i ri¬ guardi umani e che pure essi non vadano in casa altrui senz’essere chiamati o invitati ; prova questa di una ben piccola loro libertà d’azione verso il nostro mondo terreno.  Ma anche le sedute di evocazione date da Eusapia non bril¬ lano per soverchia intellettualità: il suo medianismo è co¬ stituito sempre di schemi poverissimi: dimodoché non soltanto la sua vecchia reincarnazione di “ John „ manca, come ho provato, di qualsiasi personalità, ma tutte le sue altre evo¬ cazioni di defunti, a giudicarne dalle descrizioni fin qui stampate, si riducono a comparse, a gesti e ad atti di or¬ dine elementare, vuote di ogni spiritualità, adeguate al suo cervello incolto e superstizioso di popolana.   124   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   L;i ragione di questo spiritismo di bassa lega risiede anche nel genere di medianità, che contraddistingue la Na¬ poletana e che è tutta d’indole fisica o, come dicono, “ ani¬ mistica Noi dobbiamo logicamente aspettarci (se la psico¬ genesi dei fenomeni in senso scientifico è esatta) che cotale sua caratteristica mediumnistica perseveri anche nella feno¬ menologia propriamente spiritica, sia questa data da manife¬ stazioni contenute nellu persona del medium (incarnazione subiettiva oratoria, inimica, ecc.), sia invece proiettata fuori della sua persona (incarnazione obiettiva o materializzata in forme tangibili, visibili, ecc.). Quest' ultima specie di presentazione delle entità evocate è, intatti, la predominante in Eusapia, che vi può far uso della sua singolarissima me¬ dianità fisico-meccanica : essa, cioè, preferisce “ materializ- zare » gli spiriti evocali anziché incorporarseli, giacché in tal caso sarebbe obbligata a far mostra di facoltà intellet¬ tive ed espressive che le mancano del tutto.  Quando un medium a incarnazioni sia ben fornito men¬ talmente, abbia ingegno naturale e coltura, -sia dotato di viva imaginazione e di calda emotività, quando sopratutto sia flessibile e vario nei moti espressivi dell’animo, tanto nella voce che nella mimica, si comprende che debba im¬ personare egregiamente colui o colei che ritorna dall'Al di la. Ho letto in questi giorni vari volumi di spiritismo puro (Ora.'OTT, Simonin, la Maervat, Moses, Fiuesr) e sopratutto JjH Survi/t della lì. Noeggekatii, libro prezioso per chi voglia acquistare una chiara idea della strettissima analogia fra le personificazioni medianiche e quelle sonnambuliche. Del resto, con un “ buon „ soggetto ipnotizzabile quali sono la “Lina, e 1’“ Alberto, di De Rociias e qual’era il Dott. C*"' nelle mie esperienze di fascinazione del 188(5, si arriva ad effetti suggestivi veramente estetici e di una drammaticità singo¬ lare. Ma. Eusapia non lui alcuna attitudine al riguardo; "ed io mi dicevo già a priori che, se alle sue sedute venissero degli “ spiriti ,, non darebbero probabilmente altro che una scipita riproduzione delle gesta del suo “ John „. Ne ave¬ vamo già veduto un campione nel preteso intervento sin¬ crono di “ multiple Intelligenze occulte Ammesso che realmente ci fossero stati, degli “Altri „ accanto a “ John „, essi non ci diedero mai un solo connotato personale: accorre¬ vano unicamente per lo scopo di confermare la potenzialità e la veridicità del “ nostro „ medium, ma non perchè avessero rapporti affettivi con nessuno dei presenti. Erano proprio dei ‘ doppi , di “ John , che è il duplicato di Eusapia, a   I “ MESSAGGI , PEI DISINCARNATI   125   un dipresso come quelle imagini che si riflettono all 'infinito fra due specchi paralleli, l’uno di prospetto all’altro.  Or bene, è assai dimostrativo per la psicogenesi scienti¬ fica dello spiritismo che il mondo ultra-terrestre rivelatoci dalle Eusapie e dai Politi ci mandi soltanto di questi av¬ visi grossolani mediante “ spiriti ,,che nulla dicono, nulla fanno sapere di sè, quasi non ci parlano, e che si contentano di toccarci, di pizzicarci, di giuocarci scherzi di pessimo gusto, o al più di rintronarci le orecchie col suono disarmonico di una trombetta. Sono “ messaggeri „ pressoché idioti, per lo meno alogici, che ci parlano il linguaggio elementare dei gesti o ci divertono coi loro giuochi di mano. Gli spiritisti si cavano d’imbarazzo, dichiarandoci, senza batter di ciglia, che con la Paladino vengono solo “ spiriti inferiori e ane- voluti „ ancora grossolanamente attaccati alla terra, con tutte le idee passioni e tendenze della porzione meno avan¬ zata dell’umanità vivente, anzi dominati nella loro postuma esistenza da monoideismi stupidi, come accade a coloro che ritornano in cerca d’un cappello perduto o per la fissazione di ripetere le piccole azioni professionali compiute durante tutta la vita terrena. Con Eusapia non si manifestano dei “ disincarnati superiori „ in quanto che, ci si dice, il suona¬ tore esegue una buona od una cattiva suonata a seconda dello strumento di cni dispone.  Lasciamo il paragone che, a parte il lieve valore analogico, nella pratica è inesatto ed ogni dì contraddetto dalle risorse dell’ingegno umano : un Niccolò Paganini sa trarre effetti ammirevoli da una sola corda, quando tutte le altre gli si siano spezzate nell’estro della sua arte geniale. Per soprappiù i periodici e i trattati di spiritismo sono pieni zeppi di * eccelse comunicazioni „ cosmologiche, metafisiche, teofilantro¬ piche, poetiche, pietistiche, ecc., ottenute in via supernormale da medium illetterati e di poca levatura, cosicché i dogma¬ tisti ne menano vanto come di una irrefutabile “ evidenza , per la loro tesi (si dovrebbe premiare chi fosse in grado di conciliare le contraddizioni di cui la dottrina spiritica è tutta intessuta!). Ma fermiamoci al caso concreto di cui discorriamo : non è forse vero che qualunque uomo di senno non assiste allo spettacolo di una ordinaria evocazione eusapiana di “ Invisibili „ senza dar saggio di una grande pazienza ed indulgenza ? Si sorride, ma a fior di labbro, e si sente (lo confesso per me, ma credo che lo confessereb¬ bero egualmente tutti i psichicisti meno avventati), si sente un malessere morale, con la giunta di un po’ di compassione   126   psicologia e sprarrisMo, n   I S 'riT f ° tnna costretta a vaiei's> di simili “evidenze e ad addestrarsi poi m sofismi ed in petizioni di principiò  P SonoC? ,Ptpne 6 atU! In1!ufficienze e le stridenti antinomie • ono io lei sera uscito finalmente da questo spiritismo di bassa lega, perché di stile paladiniano ? Ho io Ppro^dito di un passo solo, ma sicuro, verso l’Occulto ? Se dò non e avvenuto, come narrerò in appresso, non si attribuisca a disposizione poco favorevole dell’animo mio ne a nreeon cetti antispintualistici: io mi ci son messo 'con il massimo  volontà° credere ch°.° ""P,05*0 looll'fttoggi.mento dell,  te   Sommario cronologico dei fatti.  Per l’intelligenza di quanto dirò in seguito credo oppor-  fendo cheT "e6!1111 SUnt° cronoloSico della serata, avver- ^ do che la catena „ rimase sempre immutata nell’ordine  de suo, componenti, e che io e Porro siamo stati in" nTer- lottaniente al controllo, io alia destra, Porro alla sinici,-, rii Eusapia. Costei passò rapidamente in “trance,, ora fermandosi  neti/3-86 iaUlVa (s0nnamblllica)> ed ora arrivando alla passiva ,„fa P(er° senza corrispondenza chiara del sui stato ipnoide coi fenomeni straordinarii da lei provocati'   Edsapia   Ram.   Doti.  Vexz.   Prof.  Mors.   L. A. Vass.   •  •  a Prof  • Por.  •ìl£ •  Prof.  • •  Por.  Ing.r  Ram.  L. A. Vass.   Ing.  Ram.   D ott. Vesz.   A. Prima disposizione della catena.   Prof.  Mors.   ErsAPiA  B. Seconda disposizione detta catena   • occ unua apposizione della c(  Per " ,   SOMMARIO DELLA SERATA   127   Pkim \ parte. — La “ catena , è disposta normalmente : ossia il mediani siede davanti al gabinetto oscuro, ad uno dei lati stretti del tavolino ifig. AL  a) Sono le nove di sera, e cominciamo a luce moderala : — avvengono i consueti fenomeni attribuiti alla nota occulta entità virile, battezzata come ‘ John King,.  b) Si ordina la oscurità (intendo dire che il tavolino batte i cinque colpi di rito; e cosisi intende dei comandi ulteriori) :  _ si manifestano nelle tenebre successivamente due ‘ entità  invisibili „, una infantile definita come la fanciulla cara al prof. Porro; ed una maschile giovanile, definita come un ado¬ lescente carissimo a L. A. Vassallo.  c) Rischiariamo la sala a luce rossa (lampadina da foto¬  grafo, di 3 candele) : — continuano le manifestazioni della en¬ tità giovanile suaccennata. _ i  <i) Si richiede il bujo completo : — accadono manifestazioni d una presunta * entità muliebre adulta , sempre invisibile, che viene qualificata come persona defunta a me carissima.  e ) È comandato di fare piena luce : — si constata allora che Eusapia, in sicura fase letargica, è al suo posto, per cui il comando ha evidentemente la intenzione di farci escludere l’inganno dalle grandi manifestazioni “ spiritiche „ di cui io sono stato l'oggetto.  f) Si ridomanda pochissima luce, e la si ottiene abbas¬ sando la fiamma del gaz; — ricominciano le comunicazioni dello * spirito , che è venuto per me.  :/) Illuminiamo a luce mediocre (lampadina elettrica di 5 candele): — si osservano fenomeni sincroni di materializza¬ zione tangibile di due entità, formantisi visibilmente dietro le tende, quella infantile a sinistra d’Eusapia (per il prof. Porro), quella muliebre a destra (per me): inoltre si hanno numerose e cospicue materializzazioni visibili di mani, braccia e globi lu¬ minosi (teste?!.  Eusapia, che si trova esaurita da tante prove di efficacissima medianità, chiede ed ottiene di riposare por alcuni minuti.  Seconda parte. — Alle 28,30 ci rimettiamo in catena: ma subito il tavolo si incammina (come in casa Peretti), e vol¬ tandosi giunge verso il centro della sala ; e noi, che lo abbiamo seguito senza perdere il contatto delle mani, ci troviamo di¬ versamente orientati e più comodamente disposti, in guisa che Eusapia siede ora da uno dei lati lunghi, e tutta l'assistenza è a circa 1 metro e mezzo dal gabinetto e a 2 metri dalla scrivania dell’angolo (fig. B).  h) Al debole chiarore proveniente dall’anticamera: — si riproducono le gesta di 11 John , che ordinariamente precede sempre coi suoi giuochi l'arrivo delle altre entità, o empie gli intermezzi dello svariato programma. Fra gli altri si ripete quello che chiamerei il fenomeno del dar da bere agli assetati.   !   128   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Io dico ad nlta voce di aver sete: e tosto un pietoso invisibile „ trasporta dalla scrivania sul tavolo la bottiglia dell’acqua, la stappa, empie un bicchiere e l’avvicina successivamente alle labbra di ciascuno di tutta la compagnia, toltone Vassallo, cui per uno dei soliti capricci imperanti nella medianità viene negato quell'appngamento. È inutile dire che al primo rumore prodotto dalla bottiglia che qualcuno deponeva sul tavolo, io ho stretto il controllo su Eusapia: orbene, non si tratta di irode, nè di allucinazione, poiché la bottiglia s'e poi trovata con meno acqua in mezzo a noi, e col suo tappo sul tavolo.  i) Si ridomanda diminuzione di luce e la si ottiene soc¬ chiudendo l’uscio, cosicché siamo quasi al buio : — avvengono allora manifestazioni complicatissime attribuite ad un'entità spiritica di un vecchio specificatamente definito dai coniugi Ra- morino, ai quali toccano ora comunicazioni di carattere intimo e per essi persuasive.  jj Si impone l'oscurità perfetta'. — ed in queste condizioni sempre sospettabili, avviene un apporto personalmente a me diretto e che sarebbe meraviglioso e prezioso, se non ... fosse illusorio o spurio come fra poco dirò.  k) La seduta si chiude al debolissimo chiarore dato da una candela, essendo il medium abbattutissimo e incosciente, nè volendo noi provocare una sua crisi con una stimolazione lu¬ minosa eccessiva. È l’una dopo mezzanotte !   I cinque ‘ spiriti » della serata.  Le manifestazioni del 23 dicembre sono state attribuite dai miei collegbi a cinque diverse “ entità „ fluidico-spiri- tuali, e ne dico subito i nomi: 1" l’immancabile “ John King » ; 2“ una persona cara al prof. Porro ; 3" una persona diletta al Vassallo; 4” una persona carissima a me; 5° una persona parente dei coniugi Ramorino.  Sebbene imperfettamente eseguito, come a suo luogo mo¬ strerò, il contenuto spiritico della seduta era completo : e se ciascuno di quegli esseri rimasti per noi invisibili o poco meno, si fosse davvero manifestato con le caratteristiche personali cognite dei defunti che dovevano o volevano ìap- preseutare, avremmo assistito ad altrettanti casi di identità, ad un vero censimento spiritico; e la cosa risulterebbe di gravissima importanza per me e fors anche per la mag¬ gioranza dei miei lettori. Ma Oxon, Aksakoff, Delahne,   I CINQUE SPIRITI DELLA SERATA   129   tutti i maggiori fra i teorici della nuova lede evemeristica, ri pongono all’erta contro le troppo corrive identificazioni : “ la prova incontestabile dell’identità personale degli spiriti, scrive I’Aksakofk, mediante qualsiasi loro manifestazione, è impossibile „ (Anitn. et Spirti., p. 624). E allora, la pru¬ denza decrli evocatori non sarà mai in eccesso.  Considerate, se vi piace, che ogni identificazione d’entità non visibili, come quelle venute iersera al nostro circolo, è desunta da percezioni abbastanza labili del tatto e da altre rarissime, il piu spesso indistinte, dell’udito: al più vi si acnnungono talvolta percezioni incertissime della vista. Ciascun membro della catena percepisce di regola isolatamente, e ■rii altri non hanno modo alcuno di apprezzare quanto val¬ gano le sue dichiarazioni dei fenomeni. Da quello che ho veduto, rilevo che la correntezza di ricognizione dei cre¬ denti, o per l’emozione subitanea o pel rinnovarsi delle loro sentimentalità più delicate, è assai pericolosa per la discri¬ minazione e la critica delle percezioni provate. Ed è ernioso che la grandissima maggioranza dei percipienti non si ac¬ corga delle manchevolezze logiche del loro processo mentale di interpretazione e di attribuzione connotativa.  Non t ragga in inganno l’accordo del “ circolo „. 11 più spesso gli altri che assistono, consentono in quella definizione sin¬ ergica delle impressioni sensoriali provate da chi le denuncia (ed io ho consentito di proposito senza palese contrasto) per motivi che non figurano fra i criteri razionali, ma che sono d 'indole simpatetica e convenzionale. 0 si vuol mante¬ nere la concordia degli animi, pur concependo dei dubbi ; o si desidera di non intralciare il corso dei fenomeni; o si tace per rispetto cortese alle opinioni ed agli affetti dei consoci. In ogni modo, l’assenso dei presenti, anche se ge¬ nerale, su di una data identificazione (?), non ha alcun valore di argomentazione, quantunque gli adepti vi facciano molto assegnamento. Salvo il caso abbastanza raro in cui un dato defunto era ben noto a due o a parecchi fra i presenti, e questi assentono nel riconoscerlo su dati sicuri, la ripresen¬ tazione teleplastica è sempre incerta, quanto, in genere, è incompleta. Di maniera che, la identificazione rimane affi¬ data ai fragili apprezzamenti subiettivi del percipiente che vi è interessato: ossia è il prodotto di un convincimento personale insondabile e scientificamente improvabile, coni è il caso dell'HvsLor rispetto all’identità di Giorgio Pelham, o della Writino rispetto alla giovane sua amica pur essa rivelatasi mediante la Piper, o dello Stead per la Julia . restraa sssik d>i l“?“-  -SSS&LSS 2££tSlSS^’s  lettissimi e superficialissimi Ìli in 6’ 6 SU ni210c'nì imper¬ io per le identificazioni (?) d irimfJS5b»I<jf °°'  =^4^SSSsS®!  I. L’occulta entità abituale (“ John King ) valli, e alla fine, con le sue notissimi s.eduta’ e neSh mter-  5Sì  SSMS stó-p ’-&p>  p^fripS,"" “““ *;™= xsa j  II. L’occulta entità puerile specificata.  comprendere di dare aUc « entità P ni! , Ulnno dafo. 0 Sciato IO considero, col rispetto che' si   l’occulta entità puejule   131   sentimenti delle persone stimabilissime, con le quali Lo stu¬ diato Eusapia ; ma non essendo quelle identificazioni d’al¬ tronde sommane, il prodotto di impressioni munte 'diret¬ tamente al mio cervello, di riconoscimenti e di raziocini elaborati dalla mia mente, nè le accetto o neretto nè le discuto. 9  Chiunque avrà letto e rammenterà le riserve da me falle neU’illustrare i fenomeni terminali della X seduta, e leggerà fra poco le ragioni sulle quali argomenterei fallita la identi¬ ficazione della presunta entità che mi riguardava, capirà facil¬ mente ed approverà la mia rinunzia ad una discussione, che non smoverebbe alcuno dal suo parere e mi trascinerebbe inu¬ tilmente a divergere dal mio intento, che è scrivere la storia e o sviluppo dei miei convincimenti graduali sulla psicologia dello spiritismo senza preoccuparmi di quelli degli altri  Or dunque, la « figliuoletta „ del Porro si sarebbe mani¬ festata alla sinistra di Eusapia con leggieri picchi sulla seggiola del professore, col gonfiamento della cortina nera dada sua parte lino a toccarlo e a premerlo sul fianco destro dandogli la sensazione (tattile) della sua gracile personcina, con toc (lamenti e carezze delle sue manine avanzantisi sotto la tela, con baci pur sempre dati dalla bocca ricoperta, infine , nu°v° 'come 111 giugno! con due parole articolate l’nna dopo 1 altra. La prima era «sillabica C papà! j udita solo dal 1 oiro e dal Venzano; la seconda parve trisillabica, pronunziata si forte da farne arrivare il suono fino a me e al Vassallo- non distinsi bene, ma mi sembrò che la voce dicesse “vicino ' (torse ultima parola della frase: — “ ti sono vicino— ?) Noitutt' percepivamo con la vista il gonfiarsi della tenda! coll udito il rumore dei baci e ì suoni vocali: il Porro de¬ nunziava per intanto i fenomeni e li descriveva con tanta esattezza da farci assistere dal nostro posto a tutte le af¬ fettuose, dolci e carezzevoli “ comunicazioni „ delle quali egli era oggetto. Io non potei riconoscere a quella voce un timbro infantile: mi giungeva indistinta, come se uscisse penosamente da una bocca semichiusa.  La “ fanciulletta „, che sarebbe stata l’agente ultraterrestre <ii queste comunicazioni tangibili ed udibili, non si è ma¬ nifestata in nessun modo al nostro senso visivo. Che se io tossi chiamato ad esprimere ciò che penso del suo ricono¬ scimento, direi con piena sincerità che, pur sommando tutte le manifestazioni da essa date nelle sedute in cui l’ho vista formarsi e comunicare, col Porro, siamo sempre assai lontani da una identificazione „ quale esigerebbero ; "   1 piu elementari precetti della metapsichica sperimentale. Diciamoci pur disposti ad accogliere con la massima indulgenza gli effetti istintivi, irresistibili, del sentimento nella sfera ela- boratrice delle nostre percezioni, dove “ la voce del cuore , è capace di trasformare le impressioni più vaglie e mal si¬ cure in convincimenti profondi. Ma forse , per quella ten¬ denza all’analisi delle mie sensazioni ed idee, cbe La fatto di me un psicologo, io sono tratto logicamente a paragonare la facilità, con cui veggo da taluni miei compagni ricono¬ sciuta e creduta la identità personale di forme cotanto in¬ decise e imperfette, con le enormi e il più spesso insormon¬ tabili difficoltà che gli stessi adepti dicono confessate dagli “ spiriti „ per bocca o per mano dei loro medii quando si accingono a entrare in commercio con questo nostró Mondo.  IH. L’occulta entità oiovanilk specificata.  Più completa, perchè rivelatasi anche visibilmente, è stata la muterializzazione della forma attribuita ad “ Arnaldo „, di¬ lettissimo figliuolo del nostro compagno Vassallo, venutogli a mancare nella verde età di 16 anni. “ Naldino „ si era manifestato sin dalla prima seduta del gruppo, e con carat¬ teri tali da non lasciar dubbio alcuno al padre sul ricono¬ scimento della sua completa e a lui ben nota individualità : gli aveva detto tiptologicamente il secondo suo nome di battesimo, Romano , a tutti ignoto (?); ed era apparso in un profilo d’ombra percepito da parecchi degli astanti, le cui descrizioni, corroborate da disegni, concordavano nel rico¬ struirne la figura. Il Vassallo trovava che quella lunghezza di viso, quel ciuffo abbondante di capigliatura ritto sul fronte, quella forma alta di testa, corrispondevano ai connotati del defunto giovinetto. D’altra parte, le “ comunicazioni spiri¬ tiche „ attribuitegli si distinguevano per una certa sveltezza e giocondità, come di chi è educato agli esercizi ginnici e gode di tutta l’energia giovanile.  Anche iersera “Naldino*. per non venir meno al suo tipo, si è rivelato in modo gajo: ha cominciato a grattare lie¬ vemente la mia mano destra e la sinistra di suo “ padre „ le quali per stare in catena erano ravvicinate sul tavolino ; indi è passato a premermi e a sospingermi per il braccio, a battermi energicamente, sebbene educatamente, sulle spalle quasi volesse indicarmi che mi togliessi di mezzo. Io lo sentivo alla mia sinistra, attraverso le tende e copritende che mi venivano a toccare: avvertivo, cioè, un che di duro e mobile   l'occulta entità giovanile   133   che si avanzava ed agiva là entro; però non posso dire elle avesse i connotati particolari denunziati: a me sembrò una delle solite forme attive, ma frammentarie ed incomplete, che si materializzano con Eusapia nel vano del gabinetto.  Certamente dietro le stoffe qualcuno pareva esservi, o for¬ marsi e agitarsi: ma.... era * Naldino „ ? Ce lo ha detto Vas¬ sallo. che con viva commozione ci ha dichiarato di ricono¬ scere in quel prorompere di manifestazioni vigorose e ad un tempo affettuose la personalità a lui legata dal più tenero dei sentimenti : e poco dopo ci ha ragguagliati di avvertire la particolare stretta di una mauo invisibile (passata tra me ed Eusapia) e di sentirsene attirato così da dovere alzarsi, sporgere la testa sopra di me, che gli sedevo a fianco, e allun¬ gare il braccio fino al di sopra del capo del medium. Il povero padre era cosi infervorato dall’idea di riavere qualche relazione coll’adorato figliuolo, che ha voluto rendermi par¬ tecipe della sua gioja; e rivolgendosi all’invisibile gli ha detto: — * Vieni: abbraccia anche Morselli, chq è tanto amico mio! „.  Io mi sono sentito, quasi subito, afferrare la testa fra due mani, e una bocca appoggiarsi sulla mia fronte e baciarmi : nell’impressione di quell’attimo le palme e le labbra mi sono parse fredde e secche, ma non ho avuto il tempo di analizzare le mie sensazioni.  Forse avrei distinto meglio quei contatti se, come n’avevo pregato Vassallo, ne avessi ottenuta la ripetizion e. Ma pel mo¬ mento 1' “ entità „ si ritira: in seguito però si rende visibile, e noi assistiamo a un fatto sorprendente che non è illusorio, seb¬ bene riguardi un senso tanto facile agli errori. Per due volte in oscurità, un globo o meglio un ovoide a contorno sfumato, di colore chiaro, quasi fosforescente, è apparso in alto sulla destra, di Eusapia : e sotto gli occhi di tutti noi, si è mosso da sinistra a destra lentamente, e percorsi trenta centimetri è disparso. E per altre due volte, a luce rossa, noi tutti abbiamo visto nettamente una mano ed un braccio nerastri uscire dal ga¬ binetto e accennare ad allungarsi verso il Vassallo. A me è parso che tali membra fluidiche attraversassero la stoffa : anche De Fontenay vide il medesimo nelle sedute di casa Blech a Montfort,  IV. Un’occulta entità mulieiihe... da specificare.  La terza “ entità „ arrivata jersera, secondo quello che Eusapia Paladino ha insinuato o cercato di insinuare nel- l'animo dei presenti, sarebbe stata lo spirito di mia madre.   134   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li   Io chiedo perdono alla purissima memoria di Lei se debbo discorrerne in questo processo allo spiritismo: ne avrei ta¬ ciuto il nome, se inopportunamente e senza chiedermene il permesso, non si fosse detto e stampato che io, non solo ero entrato in comunicazioni spiritiche con lamia buona mamma,, ma che ne avevo anche accertata la identità. Ora, da quanto schiettamente narrerò più avanti, si vedrà se tutto questo sia vero !  Io non ero andato alla seduta del 23 dicembre con lo scopo di evocare nessuno degli “ spiriti „ a me noti. Anche se cre¬ dessi alla sopravvivenza dell'anima e al possibile ritorno dei trapassati (due fatti ai quali mi inchinerò, nel mio positivismo costante, soltanto dopo la prova della prova !), io non chie¬ derei mai la dimostrazione della prima e le emozioni del secondo alla fenomenologia di un’Eusapia Paladino o d'altro medium similmente inferiore. Il crederci in mezzo ai tiri e ai lazzi di “ John King „ era subito parso, fin dalle prime sere, un assurdo alla mia ragione educata al metodf spe¬ rimentale delle scienze medico-naturali, agguerrita contro i fallaci impressionismi dalla analisi dei fatti cui mi abitua la filosofia positiva: e ne risentivo anche, con Gaetano Negri, un’offesa angosciosa al mio senso morale e ai miei sentimenti più profondi. Che altri vi creda, sia pure: ma a me, dopo il cimento della prova, quella credenza risulta illogica e ancor più ripugna.   Che ci verreste a fare in questa baraonda insensata e in mezzo a tante volgarità e a tante sfacciate e inconscie astuzie di un’isterica, voi, creature a noi care e sacre, la cui convi¬ venza ci ha diretta e allietata la miglior parte della vita ? Che sareste diventate, se ciò fosse possibile, voi, persone dilette, che avevate un'intelligenza degna di istruirci e di guidarci, un cuore ardente di amarci e di sorreggerci ? Voi, che avete gioito e pianto per noi e con noi, rasserenandoci lo spirito con le inesauribili tenerezze degli affetti famigliaci, sorri¬ dendo ai nostri successi, asciugando le nostre lagrime, è credibile che sopravviviate cosi orribilmente mutilate nelle facoltà intellettuali e così stupidamente burlesche nei modi di ripresentarvi ai superstiti ? Se esistete ancora quali per¬ sone coscienti in qualche parte dello spazio infinito, io vi   LA VERA IDEALE SOPRAVVIVENZA   135   (V, grazia di ritornare fra noi a mostrarci la degradazione c la miseria in che siete cadute : preferisco ripensarvi quali vi ho conosciute e amate in vita, e, se non migliori, poiché Ili morte non può avervi aggiunto nulla, neanco peggiori.  i E sento allora che nelle profondità del nostro essere voi seguitate veramente a vivere perenni, voi che o ci avete dato il primo impulso alla esistenza trasmettendoci le energie seiiipre rinnovantisi della vita universale, o col gesto con le parole e con gli atti di ogni giorno avete formata tanta parte della nostra personalità. Nè il tempo nè le vicende hanno forza di cancellare le traccie che gli antecessori ci lasciano cosi nel corpo, come nello spirito : per ciò ed in ciò solo voi sopravvivete ; e con quello che noi avremo saputo o potuto aggiungere di nostro alla lunga catena degli eventi naturali ed umani, i postumi vostri biologici e spirituali passeranno ai tigli ed ai nepoti fino alle epoche più remote, fino alle estreme generazioni. Voi morti, noi vivi, ed i no¬ stri discendenti, e gli umani futuri, costituiremo cogli esseri tutti una serie coordinata e indefinita, la cui esistenza si propaga lontano, nel passato e nell’avvenire, senza interru¬ zione, senza principio e senza fine.  Gli uomini hanno pensato e creduto di sopravvivere come persone e con la stessa loro coscienza terrestre, perchè non sanno 0 non vogliono concepire l’Essere se non traverso il prisma ingannevole e deformante del loro egoismo. Ma pel vero filosofo, da Aristotele in poi, l’identità è nel fondo per¬ manente delle cose, l’eternità nell’oceano dell’universo; e solo permane l’Essere, dal quale si svolgono le linee ondeggianti e variabili dell'individualità.  Io rinunzio a concepire e a sentire altrimenti la conti¬ nuità della vita e dello spirito. E dico e proclamo ad alta voce che Tu non sei venuta, o madre, neanco quale soprav¬ vivi nella mia memoria e nel mio amore figliale. Io mi ri¬ fiuto ad ammettere che quelle parvenze generiche e volgari, quegli artifici guasti dalla sciocchezza e dalla menzogna, fossero le projezioni di ciò che rimane di Te nella tomba dove da ventisette anni riposi. Io ti so. -ti ricordo e ti ri¬ penso qual’eri da viva, e non quale costei presume e pre¬ tende falsamente che tu fossi. No, o madre : questa grande consolazione di saperti, di sentirti a me vicino, in quella forma corporea che tu avevi vivente, no, io non l’ho pro¬ vata iersera; nè mai la proverò.   13*5   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Quando sono avvenuti i primi indizi della serie di comu¬ nicazioni occulte a me dirette, io non pensavo a mia madri : io lio percepito un leggero raspamento al piede posteriore sinistro della mia seggiola, quasi vicino al suolo. Pareva qhe qualcuno ne grattasse intenzionalmente il legno coll’unghia; onde io, adattandomi alla direzione ormai assunta dalla se¬ duta cui assistevo, e in cui ben poteva rivelarsi qualche altro “ spirito famigliare mi sono voltato d’istinto e ho fatta la domanda di prammatica: — chi sei ?..... sei forse qualcheduno che mi appartiene ? — • E, come se non si fosse aspettato altro stimolo evocatorio, il tavolo di Eusapia ha battuto tre fortissimi colpi affermativi, picchi più decisi sono stati dati sulle traverse inferiori della mia seggiola, e una pressione leggiera di mano invisibile sull’avambraccio sinistro mi ha confermato tacitamente che io entravo in re¬ lazioni con un “ essere dell'Altro piano „ .  Non stupirò nò farò sorridere alcuno se dico che ho tra¬ salito. e che quell'evento per me nuovo e straordinario mi ha sconvolto. L'idea che uno dei mìei cari morti tornasse a farmi sentire la sua presenza, non si era mai formata net¬ tamente nel mio pensiero. Assistevo da mesi alle sedute di Eusapia col fermo proposito di studiare i fatti e di sotto¬ porne la medianità alla verifica più attenta e spassionata: ora, l'evocazione deliberata dei defunti sarebbemi parsa (ed è infatti) un menomare la obiettività dell’indagine scienti¬ fica. nei mentre che è anche un esporsi volontariamente agli assalti nocivi della svegliata e alterata emotività. E perciò nel chiedere chi fosse l’invisibile fattore di quei palpamenti e di quei picchi, io non ci ho messo alcun calore di senti¬ mento, nè alcuna intensità di volere: scrivo questo per chi ritenesse necessario un conturbante stato emotivo o una forte tensione di animo per la provocazione di siffatti fe¬ nomeni metapsicliici. C'è chi vi si prepara, è vero, con una specie di entusiasmo appassionato, che indubbiamente age¬ vola e affretta il processo di presentazione e ricognizione delle “ entità personali „ : ma questo non era il caso mio. L assenso tiptologioo mi ha trovato impreparato, e perciò mi ha colpito: contrariamente alla teoria di Lanob-James- Sebqi. qui la emozione non è stata primitiva, ma è derivata bensì dalla precedente, per quanto subitanea rappresentazione   MIEI RAPPORTI COLL’ “ INVISIBILE   137   della straordinarietà del mio caso: — Enrico Morselli diret¬ tamente alle prese coll’Occulto !  Tuttavia, finché hanno durato le pretese comunicazioni spiritiche, mi sentivo bensì commosso dalla realtà delle im¬ pressioni, che agivano immediatamente sui miei sensi e in via associativa sui miei centri cerebrali ; ma nel tempo stesso facevo sforzi potenti di volontà per mantenere la calma necessaria ad un investigatore, e per subordinare al freddo ragionamento la persuasione sentimentale che stava forman¬ dosi in me. E dico persuasione, non convinzione, giacché nel momento in cui gli altri mi udivano e ini credevano in atto della massima espansione affettiva verso quell’invisibile fantasma, da cui mi sono poi sentito carezzare, dir qualche parola e abbracciare, io analizzavo le mie sensazioni e le raffrontavo a quelle che avrei realmente dovuto provare se il ritorno di mia madre fosse stato veridico. Ahimè, quanto erano differenti !  Così è che davanti alla mia coscienza più che mai vigile ed attenta sorgevano e passavano tutti i dubbi razionali che distruggevano inesorabilmente il “ miracolo „. Io mi versavo tutto in una specie di sdoppiamento dell’io. - Ciò che costituisce la parte affettiva della mia personalità è stata per alcuni minuti dominata dalle impressioni eccezionali di quell’arrivo inatteso, e non sono mancate, naturalmente, le reazioni istintive dell’organismo: un brivido mi ha percorso il dorso, il cuore mi ha palpitato, il sudore mi imperlava la fronte, la voce mi usciva strozzata di gola, le lagrime scorrevano dai miei occhi ; ed io provavo quel misto di gioia e di tristezza che è proprio delle grandi emozioni di tene¬ rezza. — Ma la parte intellettiva dell’io si ribellava a quella prova, e riflettendosi su sé stessa scorgeva lucidamente le lacune deplorevoli dell’evento, la incongruenza delle circo¬ stanze tutte che lo accompagnavano, la stolida miscela di frivolezze indegne del solenne momento e di insidie al mio amor figliale con fatti autentici di mediumnismo ectopla- stico da cui fuggiva ogni spiritualità.  Voglio dire con questo, che la ragione, vincendo per fortuna il sentimento, mi dimostrava l’assurdità logica e la sconve¬ nienza morale di quella pretesa rivelazione dell 'Ultra. E Plotino stesso redivivo avrebbe invigorito il mio scetticismo esclamando che non eravamo usciti, no, dal “ piano della natura inferiore „ degno di Eusapia. È mancata, nonostante i tentativi del medium e la annuenza dei presenti, è asso¬ lutamente mancata la identificazione dello “ spirito „ di mia madre “ disincarnatasi , nel 1874; ma poiché necessitano particolari, li esporrò più avanti.  V. L’occulta entità senile specificata.  Le più prodigiose comunicazioni di jersera sono state però quelle dell'ultima parte di seduta, e hanno preso di mira la coppia Bamorino. In realtà c’è da ammirarle, poiché accadevano a chi si trovava di fronte a me e al medium, dall’altro lato della catena, a quasi due metri da Eusapia, la quale so benissimo di avere rigidamente invigilata du¬ rante tutto quel tramestìo. Ricordo che eravamo caduti, per ordinazione tiptiea di “ John in bujo quasi completo.  L'ing. Ramorino ha dapprima sentito toccarsi ; ma non erano i soliti contatti: una mano lo premeva sul petto, là dove teneva il portafogli , e subito egli ha interpretato le intenzioni deH’oceuito agente. — È lui , ha detto, eccolo : noti può essere che lui ! — ossia il suo vecchio padre, di cui aveva portato con sé, allo scopo di evocarlo, una bianca ciocca di capelli. Egli crede che il defunto si fosse diggià materializzato e palesato fin dalla seduta antecedente, facendo toccar con mano al figlio il taglio della barba identico al suo (a fedine); di guisa che jersera le comunicazioni dell’entità ormai spe¬ cificata hanno ripreso quasi al medesimo punto, cui erano rimaste la sera avanti ; e l'ingegnere ci segnalava le azioni complesse delle quali egli era objetto.  L’Invisibile, fattosi di nuovo riconoscere con una sensa¬ zione di barba sul volto del figlio, gli ha premuto dunque sul petto, gli ha sbottonato l’abito, gli ha tolto dalla tasca interna il portafogli, lo ha portato in alto e ha battuto sopra di esso alcuni colpetti significativi.  — Ecco, soggiungeva il Ramorino con voce vibrante, ecco una prora (l’identità ; ti ringrazio, tu mi hai compreso !  E il portafogli, battutogli dall’” entità „ anche sul dorso della mano, gli era ridato e rimesso in tasca. Poscia lo stesso personaggio, che nessuno aveva capacità di discernere nel¬ l'ombra, gli carezzava la mano, gli toglieva un anello dal dito e lo infilava nell'anulare della Signora, che sedeva in ca¬ tena al di là del Venzano (v. fig. B). A complemento di che, la destra dell'ingegnere era presa e, passando davanti al dottore, era condotta verso la omonima mano della consorte, sì da sovrapporle e da indurli a scambiarsi una stretta calorosa. Finalmente, le loro due teste sono state spinte da due mani invisibili Tona verso l’altra, come se si volesse invitarli a baciarsi.   l’occulta entità senile   139   Noi altri quattro, spettatori della interessantissima scena spiritica, abbiamo avuto tutte le impressioni sensorie cor¬ rispondenti ai fatti che i due coniugi ci denunziavano. Ab¬ biamo, in prima, udito il fruscio caratteristico del soprabito che si sbottonava, poi i colpi in aria (che a me son parsi un'apertura e chiusura rapidissima del portafoglio): indi i miei occhi, meglio abituati a raccogliere gli scarsissimi raggi luminosi di quella mezza oscurità, hanno potuto discernere i gesti obbligatori delle inani e delle teste degli sposi, pur non scorgendo chi le sollevasse, conducesse o spingesse.  Ma a schiarimento di questa intralciata fenomenologia, dove la materializzazione ha avuto un carattere così spiccatamente intenziouale ed un’efficacia così drammatica, sarà opportuno ricordare che al principio della seduta i Ramorino avevano regalato Eusapia di un bell’anello d’oro. Dimodoché il dono non ha agito soltanto da motivo per la riconoscente pro¬ duzione di quella pantomima di famiglia, essa ne ha pure proposto in parte il programma : indizio non nuovo della suggestionabilità del medium.  Anche in riguardo della identificazione del vecchio invi¬ sibile, io non posso mutare il mio modo di vedere, sebbene il processo ricognitivo sia qui parso più progredito o “ svi¬ luppato „ che nelle incompletissime specificazioni della fan¬ ciulla e del giovinetto. Chiunque esamini però col criterio investigatorio della odierna psicologia supernormale la somma dei dati su cui si basa il riconoscimento dell “ entità Ramo¬ rino „, la troverà deficiente sotto molti aspetti. La serie degli atti compiuti dall' “ Invisibile „ fu certamente ammi¬ revole per precisione e per nesso logico; ma essa appartiene ad una categoria affatto impersonale di manifestazioni: non c’è alcuna prova dell’intervento di un’intelligenza diversa da quella del medium. Lo stesso carattere un po’ ingenuo e un po’ teatrale di quella miihiea lascia intravvedere, dietro le quinte dello scenario metapsichico, la finalità opportunistica di una dimostrazione a esclusivo vantaggio della potenza medianica di Eusapia. Quanto al connotato fisico del taglio di barba (a prescindere dal subbiettivismo del percipiente), una nozione in proposito può essere giunta al medium o per vie normalissime (informazioni dirette e indirette, indu¬ zione dall’analogo tipo barbale del figlio, eec.), o anche per telepatia, sebbene questa genesi mi sembri eccezionalissima in Eusapia. Le mie comunicazioni coll’Al di là.  Ho già detto in qual modo poco serio lo “ spirito „ ac¬ corso per me dai tenebrori del HAI di là si era manifestato alla :nia sinistra. Ripiglio adesso il (ilo della narrazione, e mi scuso fin da principio delie minuzie in cui entrerò, tua che sono necessarie alla completa intelligenza dei fenomeni.  Piuma fase: — L' “ Entità occulta „ si forma, mi torca, mi carezza, mi preme.  Adopero i termini “ Entità occulta „ per sintetizzare l’in¬ sieme delle impressioni sensitivo-sensorie, che mi davano i fenomeni teleplastici provocati medianicamente daEusapia: ma si deve accettare questa designazione come puro simbolo verbale senza alcun sottinteso spiritico, anche se eventual¬ mente potesse avere apparenze animiche.  Adunque, dopo le raspature e i colpetti sulle gambe po¬ steriori e sulle traverse della seggiola, e dopo quei tocca- menti sul braccio e sulle spalle, una mano invisibile mi ha carezzata la testa. La tenda intanto si gonfiava dalla mia parte, si avanzava, e un che di duro e di mobile, formatosi dietro ad essa, si spingeva contro la mia spalla sinistra, un po' bruscamente, come se mi si volesse dire: - non qua per te! La stoffa proiettata dal solito vento freddo mi ha coperto sul capo e sul dorso, indi è retrocessa; e ciò per tre volte. Sotto di essa una inano mi premeva espressivamente, poi liberatasi dalla tenda mi si ò posata a nudo sulla fronte, mi ha sfiorato blandamente dall’uvanti all'indietro fin sulla nuca, poi è ritornata verso la mia fronte, e coi suoi tocchi scherzosi è parso mi volesse togliere dal naso le lenti a molla che da anni costantemente porto. Onde io ho esclamato con tono commosso di voce: — Chi sei?... sei tu? — e tre picchi carezzevoli sulla mia spalla hanno risposto affermativamente.  Era pertanto a quel modo che si manifestava mia madre, cui il mio pensiero era andato d’istinto ? Mio padre è morto quando io avevo solo tre anni e mezzo, e non ne serbo che due o tre vaghissimi ricordi; non basterebbero, io opino, ad un’evocazione e ricostruzione ectoplastica, anche se il medium   1 SriEI PltlMT RAPPORTI COLI,’ “ AL DI LÀ ,   leggesse per telepatia nei depositi della mia memoria. Ma mia madre è trapassate quando mancavano pochi mesi alla mia laurea in medicina, da lei, poveretta, tanto aspettate ; ed essa sopravvive, come ieri, nel cuore devoto dei suoi due figli. I tocchi sul capo che adesso ho calvo e sulle lenti che allora non portavo, volevano forse accennare al muta¬ mento fìsico che l’invisibile, “ ritornando verificava in me?  Confesso che, sorpreso da quegli atti che risvegliavano in me, per diretta associazione mentale, l’idea di un loro in¬ tenzionale significato, ho pensato immediatamente che l’In¬ visibile volesse darmi una prova di riconoscimento: e l’ho anche detto ai miei compagni. Ma riflettendo ora su essi, e paragonandoli ai gesti che John King esegue per abitudine e senza distinzione sulle persone dei presenti (per cui mi ha più volte in altre sedute passata la mano in quella maniera sul capo e latte cadere le lenti), debbo togliere alla mimica preannunziatoria dello “ spirito „ ogni espressione personale.  È difficile immaginare come nelle serate spiritiche, al buio o mezzo buio, i sensi nostri si acuiscano e forse si esal¬ tino. Così, avvenute la risposta alla mia domanda, io ho avuto la limpida percezione che qualcheduno era venuto e stava dritto nell’ombra, vicino a me: io ne avvertivo la presenza in quel non so che di radiante che emana dai corpi vivi.  Un morto rifattosi vivente ? . o un vivo che faceva da  morto? . o non forse il doppio di mi vivo, che si foggiava  ed agiva da morto? .  Sull’atto ho rabbrividito, aspettando in ansioso silenzio: sono istanti indimenticabili! Non indifferentemente, si creda o no nell’Oltre-tomba, ci si trova ad un tratto e nell’oscurità a contatto di cose ignote ed arcane; le sedute evocatone do¬ vrebbero essere tollerate sol per chi possiede equilibrio per¬ fetto di nervi e di cervello. Tacevano immobili tutti i miei compagni, ascoltando dipoi con stupore le segnalazioni che ho cominciato a dare dei fenomeni, prima a frasi tronche e con voce convulsa, in seguito con parola più calma e voce più ferma. Perocché, passato il momento inevitabile di commo¬ zione, io son certo di aver ripreso il pieno dominio su me stesso e d’avere freddamente analizzato ciò che sentivo e ciò che accadeva vicino e intorno a me. Sopratutto ho ba¬ dato al controllo, per sincerarmi che in quella fenomenologia di suprema importanza per un uomo di scienza non c’era frode per parte d’Eusapia, nè illusione dei nostri sensi, nè allucinazione suggestiva. Ora, la mia mano sinistra teneva la destra del medium , il mio ginocchio stava d’aecanto al SUO il mio piede sopra il suo ; e non dubito menomamente che’ dal lato manco il prof. Porro non invigilasse con al¬ trettanta diligenza. Sn quella prima parte delle comunica¬ zioni che mi riguardano, sono pertanto sicuro : sebbene si operasse senza luce, inganno non c'era; Eusapia stava se¬ duta al suo posto, nè ci giuoco il noto tiro di scambiale le mani. D’altronde, anche liberando una mano, non avrebbe mai potuto darmi le sensazioni di un essere vivo pressoché reale, sebbene non integrale, che mi si taceva palese.  Noti ho sentito che la mano dell entità occulta, carezzan¬ domi, mi penetrasse con le dita nel cranio e mi si immei gesse nella massa cerebrale come nell’acqua : questo narra di sè la principessa Maria Karaiua (“ Congr. Spmt. bit, p. 234), forse per una illusione psico-sensoria originata dal- l' associarsi dell’ idea preconcetta di “ fluidità „ alla perce¬ zione del toccamente di entità incorporee. Ma il “ fantasma „, comunque si fosse formato, stava di certo alla mia sinistra e d’accanto a ine; non capivo, però, se tutelato dalla solita tenda, oppure del tutto fuori del gabinetto. Debbo credere che ne fosse fuori, perchè mi son poi sentito baciare ed ab¬ bracciare dei esso per tre volte (dico tre !).  Seoonpa fase : — L'Entità occulta mi abbraccia e mi parla.  Due mani apparentemente vive nella loro consistenza, forma e mobilità, non più fasciate dalle tende, mi hanno preso e scosso pel capo, l’una colla palma applicata sulla fronte e l’altra sulla nuca ed al collo; una testa si è avvicinata alla mia; una faccia mi ha sfiorato la tempia; e una bocca dalle labbra carnose e dall'alito tepido, mi ha dato due o tie baci sui capelli. Nel frattempo il mio fianco sinistro, dalla spalla all’anca, era premuto da un corpo, del quale giudicai che avesse tutte le caratteristiche della vitalità. Era una per¬ sona invisibile che in piedi, presso la seggiola, nn si addos¬ sava in atto intenzionale, si piegava su di me e mi baciava: il suo braccio sinistro , la cui mano mi premeva la nuca, gravava sensibilmente col gomito sulla mia regione scapolare. Ed era una donna : alla spalla ed alla regione omerale supe¬ riore ed esterna io sentivo appoggiarmisi un seno femminile.  Al primo abbraccio è succeduta una pausa: poi di nuovo la persona invisibile mi ha ripreso nella sua stretta, si è n- chiuata su di me per riabbracciarmi, e dalla bocca che s era accostata al mio orecchio sinistro, e mi premeva su queste e mi ribaciava sono uscite, pronunziate in modo pressoché afono, queste due parole: — Tua mamma! — A quella dol¬ cissima fra le parole del linguaggio umano io mi sono sentito tutto rimescolare, e ho provato un’indicibile commozione: era un misto di sentimentalità delicatissime ed intimissime, che ne venivano risvegliate, con un sentimento di profondo dolore, perchè si osasse evocare la mia dilettissima. Lagrime calde ed amare mi sono scese sulle guancie: e una mano, che non vedevo, mi ha toccato le palpebre come per chiedermi : — Piangi? — ed al mio gesto affermativo di testa, mi ha sof- fregato (maldestramente) con la nera cortina gli occhi e le guancie in atto di asciugarmele : quindi è ripassata a sfiorarmi i radi capelli sul capo e a toccarmi le lenti, come aveva fatto nel suo primo manifestarsi. Allora io ho esclamato, siccome l’eroe di Virgilio :  — Mi trovi mutato, non è vero ? ma, ahimè, sono venti¬ sette anni che ti ho perduta! e non son più quello! —  Ma dopo altri palpamenti e un terzo abbraccio le mie co¬ municazioni coll'Occulto sono state interrotte ad un tratto: l’invisibile, eppur tangibilissima forma si è ritirata nel¬ l’ombra, ed il tavolino medianico ha battuto gli otto colpi ordinanti la massima luce, affinchè si constatasse ben subito che Eusapia era seduta al suo posto, sotto il nostro controllo!  C'era infatti, e versava in stato letargico profondo, appa¬ rentemente sincero, cogli occhi semichiusi e fisi, le membra contratte, la testa in abbandono sulla spalla. Ma io ho pro¬ vato dispetto per una cosi volgare ostentazione di ridarne, intramezzata a fenomeni di “ spiritualità „ delicata. Sempre cosi questi medii professionali !  Terza fase; - L’Entità occulta tenta di farsi ri¬ conoscere.  Se non che le comunicazioni sono tosto ricominciate, a bassissima luce, con carattere differente. La medium s’è ri¬ volta verso di me, e fissando il suo sguardo trasognato sul mio viso, ha dato alla sua fisonomia un’espressione di cupo dolore. Io non ne comprendevo il motivo ; ma nelle sedute spiritiche c’è sempre chi assume spontaneamente l’ufficio di interpretare la mimica e gli atti dei medium, spiegandoli quando sono incomprensibili, completandoli quando sono imperfetti o iniziali. E in quel punto è stato L. A. Vassallo che mi ha voluto portare il soccorso non chiesto della sua      «£“(') allora’ n singh i o z za re a p rof òn dTm ente ° ’ poi ,CO,Ìinciato a  alzatomi l’indice fra le sue diti a.tarai la festra ed toccare l’angolo esterno del suo o, ,“VU!se mp ne lla l'atto dotte le punte fra le tremule palpebre mìT’iZ ha ÌU,r°' due o tre volte sulla sua sclerotica M« ? fatt° Pr<>mel'e  ne vuoi, che cosa vuoi dirmi? —  a pigiare coll’indlce'ii suo*!! lobo*1 ag!,il,a’ ,ai costretto nuovamente intervenendo, ha spiegato- 0r“ Vassallo>  ticolareY- ^ »««**• *»o carattere par-  portava Sa TonSlTn ^visiSle^e^ h‘ 'nia defu,lta madre e accettando la spiegazione !g c dl nconoscimento ;  , . f ™r, 5srsj”i r Srtc8i“ni° • »,Lyr °jr:r i,  della faccia, sotto l’occhio Ko!’ n"- 7 t0cca,° punti andasse a tastoni : Umilmente si “èfe^kta ^ *" qUasi di un dito al disopra della metà • f ^ aon 1 estremità  sopraccigliare destra. L’incertezza rTIhis d- * mia.arcats intanto il punto indicato ,!! , 1 EusaPla era evidente :  mente a quello del swmn n®Ponde solo approssimativa- «1» «I contatto ** «W.  con un istintivo trasalimentn , onta,e destra io non abbia,  moto di assenso, ?Zto ùn d„t r” “fontano precoce  la mano cercante di Eugenia- rit!’?7° Per arrestare  di semplice lettura muscol ire defoh .costltuirebbe un fatto stasse, caso mai, il fattore tele, JdlZ™*™’ qUUl°ra "°n W  del dubbio. Superatele nrinip -da Un Pezzo nella via  dissimiglianze tra la statura e {”0Z10D1' avevo notato le gravi terializzata con quell^dS d efZT T ^ ^ tiase era pure insolita , ’ e la brevissima sua  madre; Je quelle trZ ™l *"? detto ~ T“a  «.e .a*. j tredici colpi, che corrispondono alla lettera M, che sarebbe stata giustamente la prima della parola domandata. Si im¬ magini la mia ansietà! Ma la seconda lettera indicata per ben tre volte (con un picchio solo) era un’yl, e sull'atto son ricaduto nel mio ragionato scetticismo: infatti avrebbe do¬ vuto essere un E! Era chiaro che per la identità onomastica .lohn „ si ingannava: ma io avrei volentieri continuata esperienza, se uno dei miei compagni (spiritista convinto), traducendo ad alta voce 1 ottenuta sillaba Ma... per il prin¬ cipio della parola madre, e rammentando all'assistenza (con molta opportunità per la tesi spiritica) che ‘ John non indica mai 1 nomi propri dei disincarnati che richiama dal- 1 Ombra, non avesse troncata inopportunissimamente la co¬ municazione e deviato il corso dei fenomeni.  Son tanto più dispiacente di quest’altra interruzione in¬ volontaria delle spenenze, inquantochè il nome proprio di mia madre è tra i più rari in Italia, e inoltre non so se in Genova, faon della nostra piccola famiglia, esista alcuno che lo conosca o se ne ricordi. Qualora il nome fosse uscito dalla tiptologia di Eusapia, non sarebbe stato, certo, un ar¬ gomento abbastanza valido per rimediare alle gravi lacune che io già scorgevo nella tentata identificazione; ma mi avrebbe dato almeno un saggio di quella telepatia che tutti, me compreso, ammettiamo nei fenomeni di medianità, ma che fino ad ora nella fenomenologia paladiniana non mi è risultata sempre manifesta e sicura. Colgo anzi l’occasione per rilevare un grave difetto di metodo in cui incorrono i frequentatori di sedute tiptologiche.  bia nelle serate “ spiritiche „ trascorse con Eusapia, sia con altri medi, ho visto sempre una sollecitudine eccessiva nell interpretare i picchi del tavolino : d’ordinario non lo si lascia terminare, e già dalla prima lettera battuta si ricava aftrettaiamente ciascuna parola ; e con le parole cosi indovi¬ nate si costruisce ciascuna frase, completando Ja comunica¬ zione in buona conformità dei pensieri, desideri e sentimenti dominanti nel circolo. Sebbene questo ufficio di interpreti e d. compilatori resti affidato, per cortese o imposto con- senso dei presenti, a coloro che nei circoli si dicono o son creduti piu avvezzi a tenerlo, e che si considerano i più ca-  Er-LT T 1>Tufflo dei segni tiptici bene spesso inintelligibili e disordinati, io dico e protesto, per la pratica  em?r .*?qm!tata nella f'accenda- eh e qui si pecca di troppa semplicità nei criteri e si commettono molti arbitri. Il più delle volte si precorre al vero intento del messaggio, o si  su£8està°na il sempre duttile subconscio del medium secondo un dato senso : in tal modo si hanno i messaggi che si aspet¬ tano o che si desiderano.  Non conviene facilitare di troppo il compito dei medi, i quali, per la legge del minimo sforzo, accolgono volentieri nel loro stato sub-ipnoide o addirittura ipnotico i suggeri¬ menti del di fuori, quando non trovano nei loro bassifondi mentali imagini e idee sufficienti per presentare una frase nuova od un discorso lontano della comune. I vigorosi se°ni di assentimento del tavolino di Eusapia ogni qualvolta le si allunghi, per cosi dire, la corda, sono stati per me una pe¬ rentoria dimostrazione di questo errore di metodo. La sola giustificazione del quale, sta nella noiosissima lunghezza che avrebbero le comunicazioni composte di lettere singole bat¬ tute numericamente (da un colpo per l'.-i a venticinque per la Z !). Perciò gli spiritisti, sempre pieni di risorse adeguate alla loro lede, hanno immaginato mezzi spicciatila di lin- guaggjo automatico: — tavolette di legno provviste di in¬ dici ( planchette „); alfabeti a zona circolare, uso orologio, e con relative sfere segnalatrici che si muovono sotto l’im¬ pulso esopsichico del medium ; tavolini a doppio piano, l’un piano scorrevole sull’altro, ecc. E i disincarnati si sono ad¬ dimostrati arrendevoli : hanno parlato con ogni mezzo loro proposto, adattandosi alle abitudini ed alle imaginazioni degli umani, e hanno parlato o scritto su per giù come questi !... Ma se si dovesse togliere dalla letteratura spiritica tutto ciò che vi hanno introdotto la prevenzione e l’arbitrio, a cominciare dalla sistemazione inflittagli in America da Davis, in Europa da Allan-Kardec e dai suoi continuatori dogma¬ tici più o meno fedeli, si vedrebbe ridotta a ben poca ma¬ teria, e tutta d un colore indistinto, la produzione diretta e sincera dell’automatismo subliminale, anche se ottenute me¬ diante quei meccanismi ingegnosi di così miserabile idealità.  E tornando alle comunicazioni che mi riguardano, dirò ' che accortosi forse della pessima impressione destata in me da quel tentativo di identificazione andato a male, “ John „ ha accolto con favore l’interruzione di fenomeni in cui pe¬ ricolava la sua abilità evocatoria: e ha chiesto tipticamente piu luce „. Del resto, non debbo tacere che durante tutto quel trambusto di manifestazioni telecinetiche e teleplastiche nell’oscurità, io mi ero accorto, da alcuni moti sospettabili della Eusapia, che costei mirava ad introdurre nella serie qualche aggiunta, giacché, quando le tende, gettate all’avanti dal solito vento, ricoprivano le sue e le mani dei due controllori, io l’avevo sorpresa in atto di portare pian piano la mia sinistra verso la sua mancina, ossia verso la destra del prof. Porro che mi stava di fronte. Il giuoco di sostituzione delle mani mi è subito sovvenuto, e anche Porro, al fine della seduta, mi ha dichiarato lealmente d’aver provato un identico sospetto. Forse Eusapia, che in quel momento ap¬ pariva in “ trance attiva „ o sonnambulistica, voleva artifi¬ cialmente produrre su di me un toccamente di ntano nuda? È probabile: ad ogni modo, questa ostinata e sciocca miscela di falso col vero, non distrugge il fatto che io abbia per¬ cepito alla destra d'Eusapia, seduta e pressoché immobile fra noi due vigilatori, la presenza e le azioni suaccennate di una forma “ organizzata „ apparentemente autonoma.  Ma qualcuno, in vista della frode, obietterò: - siete proprio sicuri che il medium non abbia abbandonata la sua seggiola, dopo avervi portato a stringere mutuamente le mani, tradendovi nel buio? — Io rispondo che purtroppo l’intru¬ sione di quegli indizi di falso inquina un po’ la esposta feno¬ menologia, ed io non posso accertatamente dichiarare di non essere stato, almeno in parte, burlato. Però, c’è sempre, per la tesi animistica (lascio la “ spiritualità „ che qui mi risulta del tutte naufragata), c’è il rifugio non antiscientifico dello sdoppiamento personale fisiologico del medium, come dirò in appresso. E per l’autenticità della serie di fenomeni, c’è la considerazione morale che si basa sulla nostra perspicacia di controllori, e sulla contemporanea sorveglianza degli altri presenti; c’è il ragionamento deduttivo, che un tiro del ge¬ nere sarebbe già arduo per prestigiatori agilissimi, fossero anche l’inglese Cooke, il tedesco Willmann o l’italiano Fre¬ goli ; e c’è, infine, la controprova dataci dal subitaneo illu¬ minarsi del teatro, dove tutti abbiamo scorto Eusapia al suo posto di capotavola, con mani e piedi bene invigilati, e in stato manifesto di sonno medianico...  Qui aggiungo, di passaggio, che questo stato sonnambo- lico del medium, sicuro e sincero, se non toglie la men¬ zogna incosciente della isterica, che può frodare anche in “ trance elimina, per chiunque sappia gli elementi di psi¬ cologia, la tesi popolare del trucco ottenuto allucinando gli spettatori; salvo che non lo si porti (l’ho già scritte) nel- 1 importantissimo e tuttora astruso campo psichicistico delle allucinazioni telepatiche. Quarta fase: — L’ Entità occulta si rende media¬ tamente visibile.  Aumentata la luce, secondo il comando di “ John la medianità di Eusapia, quasi a toglierci di capo ogni diffi¬ denza a suo riguardo, ci ha data una serie imponente di  materializzazioni tangibili e visibili. Noi seguitavamo infatti ad evocare la ricomparsa dei due “ spiriti „ che nel- 1 oscurità s erano rivelati al Porro ed a me. E allora, sotto ai nostn occhi attentissimi, mentre ci sentivamo in un per¬ fetto equilibrio di mente e di corpo, mentre le percezioni dirette tatto-muscolari dei vicini ad Eusapia combaciavano esattissimaraente con quelle acustiche e visive di coloro che ne sedevano lontano, in un locale sufficientemente illuminato, tutti abbiamo veduto le due cortine nere e le sopratonde scostarsi dalla finestra e rigonfiarsi dai due lati di Eusapia e avanzarsi verso me e verso Porro, come se dietro vi fos¬ sero due persone vive agenti con intelligenza e con volontà propria e distinta.  Nelle tende agitate si formavano visibilmente quelle bozze e prominenze che offrono tutte le storte sotto cui si nasconda qualcuno: noi scorgevamo le convessità dei due corpi, delle due teste e di braccia che si portavano, ricoperte, verso di noi, venivano a toccarci ambedue, e si lasciavano anche toccare e afferrare. Dal mio lato, io ricevevo le impressioni tatto-gnostiche kinestetiche e ottiche che avrebbe potuto dami, una persona adulta (nella statura, nella grossezza, nella conformazione); dal suo lato, il Porro denunziava di avvertire una personcina delicata e di bassa statura : <di altri confermavano, con la vista, le nostre sensazioni. Per tre volte io ho palpato colla mia destra, liberatasi dalla catena, quel gonfio della tenda, e ho sentito che al di là c'era un corpo apparentemente vivo: per tre volte ho stretta una mano di dimensioni medie e di consistenza un po’ molliccia. Ma sotto le storte, in realtà, non c’era nessuno : le due tende, divari¬ candosi nell avanzare, lasciavano tra esse un intervallo aperto pel quale spingevamo lo sguardo ansioso nel gabinetto: quello spazio del mistero era assolutamente vuoto Nè basta: sempre a sala rischiarata dalla lampadina elet- r'?a. i.*- 6 e e con Eusapia accuratamente -invigilata,  noi tutti abbiamo veduto delle mani e delle membra abba¬ stanza ben torniate uscire varie volte di seguito dai margini dei drappi scostati per lo mezzo, e ritirarsi rapidamente. Dalla mia parte, circa 35-40 cent, al di sopra della mia testa, è apparsa infine la metà di una mano destra, le cui dita erano per me visibili fino all’articolazione della seconda falange: quelle dita, rivolte verso di me dal lato palmare {appartenevano pertanto, in posizione normale, ad una sini¬ stra) si sono trattenute ferme un po’ di più in vista, e poi si sono piegate in un lento movimento alterno di flessione ed estensione, come per salutarci, indi sono scomparse. Erano dita piuttosto corte e grasse, di colorito grigiastro, ed io ho avuto tempo di distinguervi perfin le unghie, che mi sono parse brune al punto da farmele giudicare poco pulite (!) ; ma forse questa apparenza era dovuta al forte rilievo d’ombra dato dalla luce elettrica.  Qualcuno dei presenti, affrettandosi, secondo il costume, a spiegare il fenomeno, ha detto che la mano salutava me in atto di addio o di arrivederci; ma questo messaggio per¬ sonale non mi è risultato evidente: d'altronde, quel teleplasma non presentava nessuna rassomiglianza con le forme affilate e magre della defunta, a me presenti tuttora nella memoria. È penoso che in un’assemblea mista si debba sempre lottare contro le prevenzioni degli increduli e contro le importunità dei credenti o annuenti per progetto.  Quinta fase: L’ Entità occulta mi fa un apporto  inaspettato e _ sospetto.  La seduta del 23, per tanti versi memorabile, doveva finire purtroppo con un “ apporto „ a me dedicato. E scrivo purtroppo, giacche questo genere di fenomeni è difficile ad ottenersi sincero, ossia in mezzo a tutte le cautele necessarie, ed è molto ostico l’accettarlo per qualunque mente d’osser¬ vatore non corazzata dalla fede. Gli apporti di Eusapia ac¬ cadono poi sempre in contingenze così deplorevoli sotto il punto di vista dell’autenticità, che li accettano a malincuore gli stessi spiritisti meno avventati : quando accadono, bisogna contentarsi di un malsicuro determinismo ed arrampicarsi sugli specchi della metalogica per patrocinarne la veridicità. L'apporto dell’altra sera u me parve appunto a quel modo.  Infatti, finite le comunicazioni coi coniugi Ramorino, e quando stavamo per levar la seduta, Eusapia mi ha afferrato d improvviso la mano sinistra, e, portandomela in avanti, me 1 ha fatta applicare fortemente con la palma sul piano del tavolo, dicendomi con voce alterata e con frasi smozzicate, press’a poco inintelligibili: “ qui, qui f cedrai! E fattasi la luce per richiesta imperiosa di “ John „ io ho tolta la mano e guardando attentamente nel posto dove avevo premuto, abbiamo visto alcuni scarsi e corti capelli. Erano al più otto o dieci, lunghi all’incirea 3-4 centimetri, espressamente ta¬ gliati colle forbici, alcuni di color bruno, quasi nero, altri affatto bianchi, così da dare l’impressione che provenissero dalla capigliatura grigia d’unu persona vecchia. Ma non so come e ehi, in quel momento cotanto importante, abbia tolta la luce; non potrei dire che sia stata la medium, che non s’è mossa, e d’altronde gli apparecchi dell’illuminazione non erano a portata della sua mano: latto sta che nell’atto di guardare quella ciocca di capelli senili sparsa sul tripode  della Pizia , siamo ricaduti nel buio pesto . Portato dal  Venzano, più presto che potè, uno dei candelieri dell’antisala allo scopo di farmeli meglio osservare e raccogliere, non abbiamo trovato nulla : con mia somma delusione tutti i capelli s’erano “ dematerializzati „ , secondo la sollecita di- lucidazione di uno dei presenti.  Ad ogni buon conto, tutti consentirono nell’opinione che quei capelli, apportati con tanto ostentata indicazione al Numero cinque , appartenessero alla defunta che si era ma¬ terializzata per me: ed io, per non sollevare sul momento inutili discussioni, e perchè giudicavo quell’ “ apporto „ una profanazione dei miei sentimenti più sacri, non proferii motto. Mi sarebbe stato assai meno penoso il ricevere dall’Entità oc¬ culta qualche dono non affatto personale, ad esempio, se non i diamanti della medium Agullana, le monete d’oro da 20 o da 50 franchi arrecate dagli “ spiriti „ generosi al dott. Bonnet (“ C.-r. Congr. Spirit. „, 1000, p. 140)1 E se neanco quelle, almeno le monete di metallo economico che, anni fa, “ John King „ distribuiva ai frequentatori di casa del cav. E. Chiaja a Napoli, o, in loro mancanza, le rose che vi faceva piovere sull’assemblea .  Ma 1’ “ apporto , di quei capelli tagliati con forbici rea¬ lissime e metallicissime non era, a parer mio, di legittima provenienza dall’Occulto. Che se, nella migliore delle conget¬ ture, era davvero un generico fenomeno di “ aggregazione e disgregazione di materia „ effettuato dalle trascendenti facoltà d’Eusapia, quei peli grigii non appartenevano a nessuna delle personalità evocate l’altra sera; non alla fanciulla di Porro, non al giovinetto di Vassallo, non alla donna venuta per me. Perchè mia madre è morta in età ancor fresca, a 40 anni, e nonostante i patimenti morali, non ostante le lunghe e atroci sofferenze fìsiche della sua ultima malattia, non aveva in testa un solo capello bianco : inoltre, la sua capigliatura era di color castagno-scuro, non bruna! Neanco potevano attribuirsi al vecchio Ramorino, che aveva in vita una bellissima ca¬ pigliatura perfettamente bianca, lunga, forte e lucida, come rilevai nella ciocca mostrataci dall’ingegnere. D’altronde, se fossero state di quell’entità senile nettamente specificata dai oonjugi, a che scopo Ensapia mi avrebbe costretto a inter¬ venire in quella manifestazione ?  Così : essa intendeva proprio arrecarmi, nel sonnambulismo medianico, una materialissima prova di identità per colei che osava e malamente tentava di organizzare nei suoi manichini teleplastici; ed ha fatto, nel caso concreto, piena e ridicola bancarotta. Ciò le accade , del resto, negli “ apporti „ con soverchia frequenza, come già rilevai per quelli di casa Pe- retti e del Circolo Minevra (Tomo I, pagg. 836 e 430). Perfino a Choisy, nel '97, l’arrivo di un garofano fra gli sperimentatori risultò più che sospetto (Maxwell): e non si sa capire com’essa si incapricci a voler produrre quel dif¬ ficilissimo fenomeno in circostanze addirittura stolide, se non attribuendo tale ostinazione alla inconsapevolezza semi¬ puerile del suo rapimento medianico. È ormai certo per me che “ John „ eoi suoi sassolini di casa Feretri e con questa ciocca spropositata di capelli ò divenuto più economico e.... meno abile di una volta.   Un deficiente principio di identificazione.   I “ disincarnati „ — dicono gli spiritisti — si ripresentano ai vivi in due maniere: o per apparizione immediata, con tutti i caratteri che avevano in vita, e talvolta perfino cogli stessi loro abiti; o per sviluppo progressivo, tanto se si rein¬ carnano in medii oratorii, quanto se assumono forme mate¬ rializzate.  TI primo modo o processo di creazione della identità per¬ sonale dei fantasmi medianici è assai raro, e non è quello che Eusapia sembra prescegliere : certamente, non è stato da lei adottato nella presentazione della mia defunta. Il secondo modo è il più comunemente osservato in spiritologia, e direi che Eusapia ha cercato di applicarlo al caso mio. Pare anzi a me che lo adotti in via generale per tutte le sue evocazioni, tanto se tentate più raramente e fugacemente, come accadde l’altra sera col processo di immedesimazione son- nambulica (reincarnazione del trapassato nel medium), quanto se effettuate un po' più frequentemente e lungamente col¬ l’uso dei poteri teleplastici (materializzazione di forme e fantasmi offrenti rassomiglianze effìmere col trapassato).  Voglio dire che l’identificazione avviene per solito a poco a poco mediante la preseutazione preliminare d’un fantoccio generico, al quale più presto o più tardi, con maggior o con minore facilità per il medium, vengono progressivamente ap¬ prestati dati caratteri individuali fisici e morali, in guisa da giungere alla rassomiglianza per lo più parziale, quasi mai o ben di rado totale, con dati defunti. E codesto “ sviluppo „ ha luogo mediante la addizione di piccoli indizi raccolti un per uno dalle irriflessive e intempestive dichiarazioni sfuggite ai percipienti nella sorpresa emotiva della “ comunicazione „, oppure lette dal medium, col procedimento cumberlandico tatto-muscolare, nelle espressioni reflesse del “ comunicante „, o anche (se si vuole) attinte nel pensiero conscio e subconscio di costui, dove andrebbe a pomparle, per così dire, la sua facoltà telepatica subliminale o estramarginale. Qualche medio più astuto potrà anche trar profitto dalle piccole indiscre¬ zioni e informazioni che arriveranno, sponte o spinte, dal di fuori, ora in seduta ed ora tra le relazioni mondane, alla zona intramarginale della sua coscienza vigile e attenta.  Non affermo che questa sia la psicogenesi dell'identità spiritica in generale, e neppur dico che tale sia quella di tutte le personificazioni attribuite alla medianità di Eusapia : converrebbe fare per ciascun caso od esempio di identifica¬ zione un processo minuto d’indagine, pel quale mancherebbero sempre gli elementi indispensabili di giudizio. Mi arresto, da coerente positivista, al caso mio; e affermo e sostengo essere mancato ogni principio di identificazione nella pretesa entità che si presentava l’altra sera come mia madre. Pas¬ siamo, ripeterò con le parole di Leone Denis. “ passiamo al vaglio sottile di un sereno criterio „ le sue rivelazioni ; e si vedrà come io abbia ottimi argomenti d’ordine mate¬ riale e d'ordine morale per rifiutarle tutte: troppe ne sono le deficienze.  I. Mancanza dei caratteri fisici della defunta.  Quantunque sia passato tanto tempo, io serbo un vivo e completo ricordo della carissima genitrice ; sono indelebilniente stampate nel mio cervello le imagini della sua persona breve e delicata, della sua fisonomia atteggiata a mestizia dalle dure traversie dell'esistenza, della sua parola affettuosa ma seria, della sua voce misurata ma limpida. Orbene, nes¬ suna delle impressioni di iersera si accorda con la figura di lei.  a) Quel fantasma tangibile che mi si accostò, mi baciò e mi si avvinghiò, aveva una corporatura troppo grossa e tozza, una statura alquanto più alta, un seno (sopratutto mi colpì questo particolare, da me nettamente percepito nei tre successivi abbracci) troppo voluminoso e ben provvisto, le mani troppo grasse e molli, le labbra troppo spesse e carnose... insomma non era essa, per ciò che concerne i connotati so¬ matici. Essa era di statura un po’ sotto la media, di corpo mingherlino, di costituzione delicata, resa ancor più debole dalle pene della precocissima vedovanza (a soli 21 anni), dimagrita dai lunghi anni di dolori morali e patimenti fisici ; e aveva bocca grande ma a labbra sottili, mani esili e secche.  Prescindo dall’arrivo di quei capelli grigi, pel caso che Eusapia li avesse (come tutti opinarono) composti o aggregati di materia fluidica per me , non lasciandomi però il tempo di sincerarmene. Fermiamoci sull’insieme dei dati fisici, dai quali dovrebbe costituirsi una persona identica alla defunta. Ammenoeebè non si avanzi la comoda congettura che la “ disincarnata „ si volle presentare per burla sotto altre spoglie (?), o che preferì riprendere i caratteri somatici della giovinezza , quando aveva corpo llorido e buona salute, si scorgerà da ogni lettore e giudice imparziale che la iden¬ tificazione corporea fin da principio accennò a fallire. 11 fantasma teleplasmato da Eusapia (?) sarebbe da definire piuttosto per quello di una “ donna qualunque „ un po' troppo simile al medium: un manichino di “ madre gene¬ rica „, al quale poi vengono prestati caratteri specifici quando la commossa fantasia dei percipienti lo comporti, e quando la “ identificazione „, come per solito avviene, gradatamente si “ sviluppi „.  b) Neppur la voce, ne son certo, era quella di lei, seb¬ bene il ricordo dei caratteri personali delle voci umane sia per lo più sbiadito ed incerto. Le due parole che io udii dallo “ spettro „ furono pronunciate con la bocca applicata alle mie tempia e a voce soffocata, per cui all’orecchio mi giunse, è vero, un suono quasi afono, ma non così indistinto che io non ne abbia notato il timbro piuttosto grave, mentr’mo   154   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   l’aveva di timbro piuttosto acuto. Nè la intonazione tradiva la commozione di quell’istante, bensì la solita intenzionalità di convincermi. Non potei esimermi dal pensare che quella voce somigliava a quella susurrata della Paladino.  Era, dunque, tutta una commedia la presentazione della “ entità „ materializzatasi con tanto vigore al Circolo? era il medium abilmente liberato dal controllo e venuto in persona viva e reale a me d’accauto per ingannarmi così sfacciata¬ mente ? Non giungo fino a questo sospetto, perchè invigilavo accuratissimamente la Eusapia, e costei lo sapeva e non si sarebbe esposta così imprudentemente ad una smaseheratura: inoltre, io la sentivo neH’oscurità al capo di tavola anche per i ripetuti contatti della nostra mano che io ho descritti. Ag¬ giungo la controprova del rischiaramento immediato della salacche ce la mostrò al suo posto abituale, e quella ancor più decisiva dell’ulteriore autenticissima fenomenologia nelle “ comunicazioni „ coi Ramorino. Si può invece congetturare la fuoruscita e l’attività esteriore di un doppio fisiologico della Pitonessa, creato da forze psichiche ignote, e al quale naturalmente si associerà anche il suo somatismo , il suo timbro o tono di voce... Di queste tre spiegazioni : o impo¬ stura, o allucinazione , o esopsichismo , 1’ ultima non esce adatto , nel caso concreto, dalle possibilità naturali.  c) Rimane il fatto precipuo della avvenuta comunica¬ zione, ossia il tentativo di identificarsi con la indicazione di un peculiarissimo connotato finivo posseduto in vita dalla de¬ funta. Mia madre portava al lato esterno destro della fronte un tnmoretto, forse un piccolo lipoma o fors’anco una cisti sebacea, che mai s'era decisa a farsi estirpare. E a chi legga superficialmente la narrazione dei fenomeni del 23 di¬ cembre potrà sembrare che la occulta entità abbia inteso di rammentarmelo mimicamente per darmi una prova della sua identità. Ma analizzando tutta quella mimica d'Eusapia, e Fintervento inopportuno del Vassallo, e lo sfuggitomi ac¬ cenno alla vera ubicazione del segno caratteristico vicino all’occhio, e, nonostante tutto ciò. la errata indicazione defi¬ nitiva della sede del connotato, facilmente si mette al nudo la procedura tipica di codeste graduali identificazioni.  1 primi bizzarri gesti d'Eusapia, che mi faceva toccare le sue palpebre e calcare coll’indice il suo globo oculare, vo¬ levano certamente dire: — Vedi ? tu piangi; ho sentito le lagrime colare dai tuoi occhi: dunque, è proprio venuto chi ti appartiene. — Però li per lì questa interpretazione non mi sovvenne. Fu lo schiarimento dato da Vassallo a quegli atti per me incomprensibili del medium, ciò che valse a diri¬ gere consecutivamente le manifestazioni del suo io secondario.  Eusapia colse al volo, per così dire, la mia esclamazione irreflessa — non lì, ma vicino! — che, confermando l’idea del nostro compagno, limitava in modo troppo preciso la ricerca del connotato. Infatti il segno esisteva a non più di cinque centimetri dall’ angolo palpebro-scleroticale, pi¬ giato in quel momento dal mio dito sul volto di Eusapia, sotto la guida della sua mano ; e la sfuggitami indicazione non poteva condurla molto lontano, essendo assai brevi le distanze su di una faccia umana! Perciò, quando Eusapia portò il mio indice a indicare su di me la sede del segno, essa aveva da tastarmi le palpebre, e le toccò ; l’angolo interno dell’occhio, e lo toccò; la regione zigomatica della guancia, e la toccò; la radice del naso, e la toccò; l’arcata sopraccigliare, e la toccò; la regione sopraccigliare interna della fronte, e a quella arrivò e... si fermò, forse perchè nella comunicazione e nell’ansia io ho trasalito. - Ma sba¬ gliò egualmente: il luogo indicatomi non corrisponde al vero e ne sta distante di alcuni centimetri.  Io, per non compromettere i miei studi sulla medianità, e ripromettendomi altre sedute, ho annuito ; ed ora la Paladino è senza dubbio fissata sulla esistenza di un qualche cosa (di cui ignora la natura) sulla fronte di mia madre. Se la re¬ incarnerà o la telepatizzerà ancora, si varrà di questo con¬ notato che è giunta a conoscere approssimativamente con una vera manovra di captazione mentale, e il cui ricordo sarà ormai sceso nel suo subcosciente; si varrà, dico, pre¬ feribilmente di esso per completare o tentare di renderne meno erronea e difettosa la presentazione.  ri) Ho detto che anche la identificazione minuta del nome era fallita, giacché respingo la indulgente interpreta¬ zione del collega Porro : no, il tavolo non batteva la parola generica madre o mamma , che sarebbe stata ormai inutile ; rispondeva proprio alla mia preghiera di dire un nome; e sbagliò, perchè mia madre si chiamava Melania ! E cosi non uno dei caratteri materiali dell’entità rivelatasi ha dato sod¬ disfazione al mio desiderio di arrivare ad un principio di identità.    I(. Mancanza dei caratteri murali della defunta.  Non meno gravi sono le conseguenze morali della pretesa 41 comunicazione Giustamente annotò Gaetano Negri che il ritorno dei deiunti sarebbe il l'atto più solenne fra quanti la storia potesse tramandarci, e il ripresentarsi ai lòdi e ne- poti dovrebbe nuche pei sopravviventi nell’Al di la costituire un avvenimento augusto della loro esistenza ultraterrena.  Ora, sia pur vero che le personalità evocate dalla Paladino han sempre un carattere onirico, atassico e frivolo, quale può concepirle la sua mente ignorante e grossolana; e sia pur vero che il dramma delle sue apparizioni sia schematico, semplice e uniforme, senza alcuna varietà intrinseca di pre¬ sentazione, cosicché i loro “ messaggi „ si risolvono nelle espressioni comuni all’universale. Ma nel caso mio, l'Invi¬ sibile si è rivelato in maniera da ferire anche il mio senti¬ mento figliale. Dna madre, che dopo ventisette anni di si¬ lenzio dell’oltretomba si manifesta raspando l’estremità del piede di una sedia, scuotendo le lenti sul naso, e scherzando sulla calvizie del superstite!.... Eh, via, per credere cieca¬ mente in un suo arrivo dall’Altro Mondo, bisognerebbe che io, con irriverenza umiliante per me, supponessi la completa spersonalizzazione e disumanazione di Lei. la sua caduta in una di quelle sfere inferiori, dove, secondo la fede occulti¬ stica, si agitano idiotamente soltanto spiriti non evoluti, subumani, o degni del limbo cristiano.   Io son anche pronto ad accogliere la tesi kardechiana che non dobbiamo attribuire ai disincarnati l'acquisto di facoltà straordinarie, né aspettarci da essi comunicazioni superumane o superterrestri, sia perché la morte - come dicono — non aggiungerà nulla agli acquisti fatti in vita, sia perchè non le capiremmo. Il complemento della tesi è questo, che la maggioranza dei trapassati sta per del tempo indefinito nelle identiche condizioni mentali della sua esistenza terrena (anzi, per lo più in quelle degli ultimi periodi o istanti di vita), e che ciascun disincarnato non sale i gradini della ipotetica gerarchia spirituale se non dopo una lunga erraticità nello spazio. I reinearnazionisti sostengono, per di più, che questa  6 evoluzione „ ultra-corporea si effettua mediante nuove esi¬ stenze, ossia nuove incorporazioni sulla terra o su altri pianeti.  Sta bene: — ditemi allora come avvenga che tutte le tran¬ sitorie “ reincarnazioni „ per opera d’Eusapia e dei medi congeneri siano caratterizzate da un abbassamento intellet¬ tuale e morale dei presupposti defunti ; ditemi perchè manca loro ordinariamente ogni personalità vera e intera. Ma allora, se mi colloco da questo vostro punto di vista, se seguo la “ linea „ dall' attacco col Di qua all’estremo del Di là, io non veggo motivo ragionevole per giustificare la stranissima, puerilissima condotta delle Entità che ritornano a salutarci ; e protesto, con tutte le forze dell’animo, contro la sacrilega offesa recata alla memoria dei defunti, ai nostri affetti, al mio senso estetico, al senso morale, e pur anco al sentimento di quella religione dei morti, di cui qupste farse indegne e di pessimo gusto vorrebbero essere un rito.  Questo è il grande scoglio contro cui va ad urtare lo Spi¬ ritismo, anche secondo l’avviso di alcuni psichicisti valorosi di più sereno criterio (p. es. il C.“ Bachi di Vesmk). S’è tentato di trovare una scappatoia, accettando per buona la spiega¬ zione data dagli “ spiriti „ stessi (per bocca dei medi in¬ carnatoci o per scrittura di quelli psicografi) : e si è detto che i disincarnati, quando ritornano nella nostra atmosfera terrestre, quando si accostano ai superstiti e si “ sforzano „ di comunicare con essi, riprendendo forme e attività umane o umanoidi , debbono mettersi in una semi-ipDOsi che ha molte analogie con uno stato di “ ebbrezza „ (forse per l’os¬ sigeno dell’aria?!) o di “ subdelirio „ (forse per la dissuetu¬ dine a servirsi di un cervello o a funzionare come se di nuovo lo possedessero ! ?).  Gli “ spiriti „ che si impersonano nella Piper, lo hanno ben detto ai loro interpellanti (Hodoson, Iìyslop).  11 * doti. Phinuit , : — ‘‘Un medium 'e per noi una finestra luminosa [per mezzo della quale i 11 disincarnati „ guardano da questa nostra parte!]. Voi terrestri siete per noi straordi¬ nariamente oscuri e materiali , ma di quando in quando noi troviamo di queste luci: è come una fila d’appartamenti oscuri con alcune scarse candele ad una estremità... ,.  * Giorgio Pkj.ham „ : — “lo ho ora più chiarezza su tutti i punti che non quando ero chiuso nel corpo. Ma per entrare in comunicazione con voi ci bisogna penetrare nella vostra sfera, ed ecco perchè noi commettiamo errori e confusioni. Mi sembra ehe tutto ronza attorno a me. e che io devo strisciare dentro un alveare enorme , (“ Proc. S. f. p. R. ,, passini).  Questo subdelirio con disorientamento colpirebbe sopratutto gli esseri spirituali di alta intelligenza: i più grossolani, quale sarebbe “ .John „ , incontrano minore imbarazzo nel comunicare coi terrestri, tanto più quando non si tratta di esprimersi in discorsi di stile letterariamente forbito e fiorito, ma in atti di semplice manualità. Le differenze individuali durano anche nell’Al di là ; e lo ha insegnato lo “ spirito di Gali „, che sui rapporti tra anima e corpo, senza dubbio, sopiav vive competente. Però, se badiamo agli ammaestra¬ menti di un altro spirito ben più saggio, quello di “ Càhva- Muni „, detto popolarmente il Budda ( levatevi il cappello ! .. tutti i disincarnati che si reincarnano, soggiacciono bensì ad una legge di obblio rispetto alle loro esistenze antecedenti, ossia non ne ricordano che una alla volta; ma, per lo manco.’ loro tornano le rimembranze del carattere, delle virtù, dei difetti che possedevano nella “ incarnazione „ che riprodu¬ cono. Com’è, dunque, possibile che al suo ritorno la defunta non si sia ricordata esattamente nè il suo nome, nè il suo lieve difetto fisico? Come è giustificabile che essa nulla mi abbia saputo dire di caratteristico per sè, di confortante per me?  Mi soggiungono i gregarii che soltanto gli “ spiriti supe¬ riori „ le “ guide „ amiche dello “ spazio „ ci inviano telepa¬ ticamente, traverso il cervello o la mano dei medii, comunica¬ zioni elevate, istruttive per la mente, consolanti pel cuore.  Al che io controrispondo: — Tutto P immane bagaglio romantico-filosofico dello spiritismo, in cui si assorellano fi¬ lantropia e zoofilia, non è che un’amplificazione cosmico* planetaria del motto di Augusto Comtk: “ V Amour pour principe, l’Ordre pour base, le Progrès pour but „. Or dunque, stando prima sulle generali, in nessuna sfera spirituale pro¬ lungata dall’ umana o ricalcata su di essa, esisteranno fra gli individui, che supponete tuttora provvisti di * coscienza personale rapporti più alti e nobili di quelli tra madre e figli. Pertanto, dallo stesso punto di vista spiritologico, non •è concepibile che il solo passaggio da questa all’altra vita, pur essendo dolcissimo e piacevolissimo (tanto ha affermato “ Giorgio Pelham „!), cancelli di un colpo le sentimentalità piu squisite, e distrugga ipso-facto le espressioni adeguate alla parte più intima della personalità cosciente che è la affet¬ tiva, conforme alle nuove tendenze della Psicologia.  E ricalcando poi sul caso speciale, chi dice che la defunta •personificata o presentata da Eusapia con tante laenne da un lato e tante esuberanze dall’altro, non fosse, come in realtà era, una donna di ingegno aperto e colto, di indole seria, di umore mesto, resa sacrosanta ai due figli dalle sne sventure e dal suo spirito d’abnegazione? Perchè Eusapia non ha letto in fondo alla mia coscienza il ricordo di una perso¬ nalità eletta, cui la nascita patrizia e la severissima educa¬ zione di famiglia e le vicende di vita avevano dato quelle maniere contenute e fini di espressione, che la sua volgarità plebea di medium non conosce, né sa comprendere, e che neanche in sonno medianico è in grado di imitare, o, più correttamente parlando, di scimiottare? ...  Perocché — bisogna scriverlo a schiarimento del giudizio critico su questo tentativo difettoso e lacunare di identifi¬ cazione — qui è mancata persino ogni traccia di telepatia. Eusapia ha saputo percepire qualche moto minimo dei miei muscoli, arrestandosi di sbalzo al mio trasalire durante la ricerca affannosa del segno; ma neppure ha colto i miei movimenti inconscii al batter delle lettere del nome; ma nulla ha saputo attingere dalla parte meno illuminata della mia coscienza, dove pur giacciono incancellati i miei ricordi teneri e devoti di figlio.   Genova. 24-25-26 dicembre 1901.   LA DICIANNOVESIMA SEDUTA Frodi, illusioni e suggestioni.  Anche questa è una seduta del gruppo presieduto dal prof. Porro, ma ci troviamo in numero maggiore: è infatti piesente il cav. Erba, e insieme a me assiste, invitato, il doti, pi of. Arturo Risso, distinto specialista in dermosifilo¬ patia. Cosicché siamo in otto. Ma, o perchè sia una cattiva serata per la Eusapia, o perchè c’è un nuovo arrivato che cagiona con la sua presenza il solito arrenamento del me- diumnismo paladiniano ai fenomeni elementari adattati ai novizii, la fenomenologia si mostra fin da principio fiacca, stentata, sconnessa. Eusapia stessa se ne preoccupa e lagna: e noi aguzziamo i nostri sensi per non lasciarci prendere negli agguati delle sedute infelici.  Per lo spazio di oltre un’ora, silenzio perfetto: le mani¬ festazioni di ogni sorta si fanno aspettare; poi cominciano quelle che costituiscono 1 abc del paladinismo, ma anch’esse intramezzate da lunghe pause. Il tavolino freme, sussulta e si solleva, ma di pochissimi centimetri e non senza contatto delle mani; rimbombano colpi formidabili sul suo piano; una seggiola d'accanto al medium vi fa l’adusato giro peri- patetico, e poi malamente ci arriva al livello delle° braccia; la tenda si gonfia ed è proiettata in mezzo alla catena; qual- cuno dei presenti avverte contatti, ma son thggevoli, quasi timidi, di mani ben percepibili, che si avanzano ricoperte dalle tende nere; ed io registro che i toccamenti, pur arrivando fino a me che sono il secondo della catena a destra di Eusapia, av¬ vengono sulle mani, sulla faccia, sul petto, ossia dal davanti...  Durante una pausa, e mentre si muta la disposizione della catena per ordine dell immancabile u John „ dato coi segni convenzionali del tavolino, io e Porro ci scambiamo le nostre impressioni ; e conveniamo in ciò che forse Eusapia, stremata di forza medianica e neanco in grado di cadere in auto-ipnosi,   FBODI E ILLUSIONI VISIVE 161   froda allegramente! Non l'abbiamo colta sull’atto; ma quella mano, che mi veniva a toccare intenzionalmente sul dorso della destra e alla fronte, differenziava troppo per consistenza e motilità da quelle fluidiche ormai a me ben note.  Ben è vero che alla domanda suggestiva se quei tocchi e solletichi siano * la rivelazione affettuosa di un’entità che mi appartiene „, il subconscio dialogizzatore tiptico ha risposto affermativamente. Ma il venire avanti, pur pretendendo d’es¬ sere “ materializzata sempre al buio e al riparo, il suo sfuggire ad ogni lievissimo mio tentativo di sentirla e di pren¬ derla, la natura stessa dei suoi movimenti che avevano (come dir meglio?) un’indole affatto muscolare e non dinamizzata, tutto mi dava ragione di dubbio. Non era , certo , 1’ entità di una defunta più o meno legata a me dal vincolo di sangue (?); era una vivente, in carne ed ossa. E Porro, che dm-ante quest’armeggio sta al controllo di destra, mi con¬ ferma a voce alta, con frasi convenzionali, che la mano di Eusapia gli è sfuggita e che io stia in guardia!  E all’erta ci sto. Noto infatti che dopo avere fatto mu¬ tare la catena per una sesta volta, Eusapia ricorre al pro¬ cesso preferito da lei in simili frangenti : essa cerca di sug¬ gerire all'assistenza la percezione di fenomeni visivi o, quanto meno, si rivolge col potere medianico di cui dispone a pro¬ durre stimolazioni del senso della vista. Che la donna ricorra a codesto procedimento suggestivo si desume, per mia os¬ servazione, dal fatto d’essere allora essa la prima a segna¬ lare i fenomeni. Sarebbe eccessivo ed illogico trarre da ciò l'illazione che tutta la fenomenologia delle sedute eusapiane sia un’illusione, o derivi da una strepitosa influenza allucina¬ toria del medium sui presenti: ma è innegabile che, fra le tante maniere con le quali si estrinseca l’attività medianica, c’è anche questa manovra suggestionatoria nelle sedute mal dirette o mal riuscite. Se le persone in catena vi sono pre¬ disposte o dal tipo mentale o dalla credenza spiritica o da una loro particolare suggestionabilità, parecchi dei feno¬ meni accusati entrano in questa categoria spuria già da me segnalata nelle sedute di primavera (1901).  La vista, per le sue stesse condizioni anatomo-fisiologiche, è un senso intellettualissimo e finissimo; ma perciò appunto, messa in contingenze adatte, cade più facilmente nell’illusione. Già ve la portano i suoi numerosi fenomeni endottici, i fosfeni da pressione del globo, i corpi fluttuanti nel vitreo, l’ombra dei vasi capillari della retina... Ma anche nella per¬ cezione visnale della realtà esterna noi andiamo soggetti a   Morselli, Psicologia e Spiritismo, U.   11   162   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il   più sorta (li illusioni. Eccone le principali: — 1° le ottico- geometriche, che riguardano la forma, la grandezza e la di¬ rezione apparenti : tutti conoscono le figure speciali atte a illustrare cotali errori di senso, ideate da Hklmholtz, He- ring, Zollnkr, Thiéry, Muller-Lier, Lipps, ecc., ecc. r- 2 le illusioni di irradiazione, per la quale le superficie il¬ luminate ci sembrano più estese di quelle scure, come pro¬ varono Volkmank e Plateau ; — 3“ le anortoscopiche, pur esse studiate da Plateau e da Zollner, che ci portano istin¬ tivamente a correggere le deformità di certe configurazioni quando siano viste parzialmente e traverso altri oggetti in moto; — 4° le illusioni di movimento, fra le quali occupano oggi il primo posto, coll’industria fiorente dei cinematografi, le cinematoscopiche derivate tutte dal primitivo zootropo di Hornku e dal fenatiscopio di Plateau; non che, le autoci¬ netiche consistenti nell’attribuire del moto ad oggetti effetti¬ vamente fermi, quando si fissino con grande intensità di sguardo: furono studiate specialmente da Moi*pe, Albert, Exxer ; — 5° per ultimo, le illusioni dipendenti dalle irna- gim consecutive, che sovrapponendosi a percezioni reali val¬ gono talvolta a farne apprezzare erroneamente la grandezza, la posizione e direzione , le forme , i movimenti , i colori e perfino la localizzazione nello spazio, secondo che dimostra¬ rono Zkiiender, Maykriiausen, Stern, Mach e Schivar/ (cfr. per questo argomento l'ottimo lavoro di Boubdon, La per- ception visuelle de l’cspace, 1902, e i periodici spec. di Psicol. sperim.).  Io ho sentito molti increduli, che non vogliono arrendersi alla realtà dei fenomeni telergetici del medianismo, spiegare empiricamente, e senza nnlla sapere di questo capitolo di fisiopsicologia e di ottica, le percezioni di movimenti pro¬ dotti a distanza dalla Paladino con fatti di a illusione n ridu¬ cibili scientificamente alle accennate categorie delle illusioni autocinetiche e delle imagini consecutive. Ed io non dico, sicuramente, che la spiegazione non sia plausibile in certi casi, massime quando la oscurità e la debole intensità lu¬ minosa del punto fissato, la fatica della retina, la stanchezza muscolare e tattile degli occhi, la posizione della testa (nei due vigilatori), il pensiero anticipato del fenomeno e sopra¬ tutto quello della sua direzione, conducano l’individuo spe¬ rimentatore all’ incapacità di rendersi esatto conto della po¬ sizione degli oggetti nello spazio, e, addizionando i piccoli moti successivi dei proprii globi oculari , ad attribuire un movimento apparente agli oggetti stessi.  Ma queste illusioni ottiche potranno darci la chiave di un piccolo e ben determinato gruppo di fenomeni visivi spiritici: saranno sempre movimenti illusorii di debolissima estensione; o punti luminosi („ fiammelle „) non vedute da tutti gli assistenti ; o nebule di lievissima sfumatura intrav- viste da qualcuno nel gabinetto e di brevissima durata. Pel¬ le grandi e durature materializzazioni visibili , massime qnando alle sensazioni ottiche si aggiunga il sussidio di quelle tattili e kinestetiche, la realtà concreta del pereetto non viene infirmata dalla possibilità generica degli errori nostri di senso: bisogna provare, caso per caso e punto per punto, che la fenomenologia medianica è inconsistente o per falsità intrinseca o per fallacia estrinseca.  tuttavia, anche nell evento migliore, non è sempre agevole distinguere obiettivamente ciò che in un dato fenomeno ottico spetta al dinamismo esopsichico reale da ciò che creao vi aggiunge o sovrappone lo stato psichico o fisiologico dei percipienti. Jersera a me parve che in questo senso non sfuggisse alla cerchia d’azione, in parte suggestiva, in parte autentica dell’Eusapia, chi denunziava certe “ apparizioni „ : la stessa differenza con cui queste erano definite dai perci¬ pienti mi colpiva.  A un certo punto della seduta, per esempio, il Dr. Ven- zano, invigilatore di destra, ha detto dapprima di vedere una piccola figura umana, come “ di un bambino lattante „, che, comparso fra lui e il medium sarebbesi avanzato in seguito sino alla metà del tavolo: ma i due compagni di prospetto, il Porro e il Vassallo, hanno scorto prolungarsi invece “ una forma di braccio „ : e questa definizione si può ritenere più vicina al vero. Il \ enzano ha poi accusato una apparizione più completa: vicino a lui si sarebbe formato un “ fan¬ tasma „ tangibile e abbastanza visibile, del quale avrebbe distinta la testa con naso, occhi e barba a pizzo; e quella forma gli si sarebbe avvicinata fino a baciarlo e a farglisi sentire viva e calda, con particolarissimi connotati a lui fa¬ migliavi, dileguando poi vaporosamente dopo alcuni secondi.  Nessuno di noi ha veduto ciò, ond’io allora, giudicando che la seduta volgesse a male per gli inganni del medio e la singolarità delle manifestazioni spiritiche, ho pensato di fare, da psicologo indagatore, qualche esperimento di sugge¬ stione. Ho detto al mio compagno di faccia che scorgevo alla sua destra “ qualche cosa di indeciso „ (il che non era); e tosto una “ apparizione „ è stata anche da lui veduta! La¬ sciato passare un po’ di tempo, ho ripetuta la prova: ho di-   164   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   chiarato di percepire qualcosa di scuro, che avanzava e indie¬ treggiava dal panneggiamento della finestra a sinistra del prol. Porro, controllore di manca; e anche stavolta l’iroma- ginaria forma è stata confermata ! Ma il più curioso è questo, che il tavolino ha annuito con tre picchi potenti; dal qual fatto si desume sempre più che il subliminale del medium si lascia a sua volta suggerire, o che Eusapia, con accorgi¬ mento un po’ ingenuo, tenta di sfruttare abilmente anche le illusioni da altri provocate.  Questi risultati, al pari delle frodi, non infirmano la au¬ tenticità dei fenomeni delle “ buone sedute „ ; nè distrug¬ gono 1’esistenza dei dinamismi biopsichici ignoti, onde consta la medianità: ma arrecano intanto un contributo di qualche valore alla spiegazione psicogenetica di molti fenomeni er¬ roneamente e corrivamente ascritti allo “ spiritismo „.   ♦  * *  Fallimento del conato di identificazione.  Esperienze di inibizione spiritica.   A schiarimento di quanto ora passo a narrare, dirò che prima di sederci in catena qualcuno di noi aveva espresso jersera il desiderio di entrare nel gabinetto oscuro durante le possibili e tanto domandate materializzazioni. I conosci¬ tori presenti dello spiritismo hanno subito obiettato che la prova era stata eseguita e non aveva approdato: Eusapia ha sogg*unto che in Francia uno degli studiosi dei suoi fenomeni (se non erro, il Bar. di Watteville) aveva oltrepassata la nera cortina, ma che non ci aveva distinto nulla. La cosa non mi riesce inesplicabile. Se là dentro agisce una energia sco¬ nosciuta emanante daH’organismo del medio, col rinforzo di alti e minori somministrate dai presenti, essa darà origine a quegli aggregati di sottilissima materia o a quei centri di forza che, senza far torto alcuno alla scienza fisica e natu¬ rale, possiamo supporre che corrispondano alle “ materializ¬ zazioni soltanto in assenza della luce. Ora, dal buio non vengono onde che influenzino, come raggi luminosi visibili, le nostre retine se non in condizioni particolari, cioè quando in quello spazio si formino corpi irradianti una luce propria: ma sembra che i fantasmi in genere, e quelli di Eusapia in ispeeie, non posseggano d’ordinario tale facoltà, o al più la posseggano in minima proporzione.  Ma 1 idea era gettata, e la coscienza superiore del medium, accogliendola, l’ha trasmessa al piano inferiore subconscio, dove ha agito da fermento : — nella serata qualcuno di noi doveva assolutamente entrare od esser trascinato dagli “ In¬ visibili „ ad entrare nel gabinetto ; e il qualcuno sono stato io, il Numero Cinque I  Eravamo tutti scontenti della cattiva piega assunta dai “ fenomeni quando aU'improwiso Eusapia, sotto il con¬ trollo di Porro e di Venzano, cerca la mia mano, mi trae verso di sè, mi obbliga ad alzarmi, e mi ingiunge di uscir dalla catena e di collocarmi in piedi, alla sua diritta, accosto alla tenda del gabinetto. La sala è debolmente illuminata dal chiarore della candela d’anticamera, ma si distinguono le figure e i contorni degli oggetti. Io mi accorgo che Eu¬ sapia è trasfigurata in viso; ha i lineamenti rigidi, quasi catatonici, lo sguardo fiso, la voce grave e roca: certamente essa è ora “ entranced „ , secondo la terminologia psichici¬ stica inglese, ma il suo stato di “ trance „ è attivissimo (son- nambulico). Certe crisi mediumniche sono fulminee! Ed ecco che cosa succede.  La cortina, che ha tanti uffieii nel paladinismo, si gonfia, si tende, avanza verso di me, mi tocca e mi preme. Allungo una mano, che prima viene afferrata da un invisibile, poi respinta. Tasto e sento, per gnosi tattile, che alle bozze della stoffa corrispondono delle resistenze dure, ma mobili, in¬ somma delle parti di una persona, non percepibile per intero, ma come a pezzi: ho percepito due mani che mi afferravano, ed una testa che mi si è appoggiata sul capo. Quell’” entità „ chiaramente mostrava di volere agire su di me per farmi eseguire un dato movimento: mi ha tirato, mi ha fatto ri¬ girare sulla persona, e, volto il mio dorso verso il gabinetto, mi ha avvicinata la seggiola che stava là entro , e mi ha premuto sulle spalle perchè, sedessi. Così mi sono trovato se¬ duto, mezzo dentro e mezzo fuori dal famigerato vano scuro, con la tenda buttatami a ridosso e scendentemi sul petto. Era la suggestione, di lasciarci entrare nel gabinetto, quella che operava sulla medianità in azione.  Noto anzi, per il miglior intendimento dell’avventura, che in quella posizione io mi trovavo dietro al fianco sinistro di Eusapia: costei sedeva fra i due controllori (Porro e Ven¬ zano) resi più attenti dalle mie vive istanze di invigilarla, ma io pure ne sentivo coi ginocchi la seggiola, resistente pel peso del corpo ; inoltre, sul fondo chiaro lontano dell’uscio, ne distinguevo il profilo. Orbene, con la sicurezza completa di non essere stato ingannato per ciò che concerne quella “ ma¬ terializzazione , formatasi dietro di me, ossia a circa 80 cent.  — Ira. dalle spalle di Eusapia, dirò che per buoni venti nii- nuti io sono stato l’oggetto delle più affettuose dimostra¬ zioni d’un “ essere „ apparentemente vivo e tangibile, anzi tangibilissimo ed attivissimo, ma invisibile, che stava entro il gabinetto: io sono stato toccato, palpato, carezzato, abbrac¬ ciato, baciato e ribaciato...  Se contro queste emozioni non si è agguerriti dalla scienza filosoficamente scettica o dalla fede irremovibile e sicura, stimo pericoloso esporsi alla prova di rapporti così impres¬ sionanti e realistici col Mistero, sia esso fisico o iperfisico, psichico o metapsichico.  Io, intanto, preso da quella esplosione di calda simpatia di uno che non si palesa ai miei occhi invano cercanti di pe¬ netrare di scorcio nell’ombra, chiedo se l’agente occulto sia “ qualcuno dei miei rari , : e tre picchi su uno dei piedi po¬ steriori della seggiola (voglio dire, effettuati da chi stava dentro al gabinetto) e tre battiti scherzosi di mano sulla mia nuca, mi hanno risposto di sì.  Con lo stesso linguaggio mimico s’è poi detto che quel- 1’“ entità, era ancora mia madre! Ma questa volta il ram¬ marico perchè contro ad ogni mio desiderio si rinnovasse incautamente da Eusapia quella evocazione, ha soffocato ogni altro sentimento: al figlio che gli “ spiriti , vogliono forzato a comunicare coll'Occulto , si è sostituito immediatamente lo studioso che intende discendere, ove lo possa, alle radici psicologiche della cosa. E pertanto più non mi sono com¬ mosso a tale annunzio; il mio scetticismo spiritico si trovava rinvigorito dalle miserie della serata precedente; anzi, sul¬ l’istante ho fatto proponimento di rincalzare la prova.  Fino dalle mie prime riflessioni sulle lacune dell’identifi¬ cazione spiritica mi sono fermato attentamente sul notissimo fenomeno fisiopsicologico della lettura del pensiero, basato, da una parte sulle espressioni involontarie delle imagini degli astanti, dall’altra sulle percezioni minime che debbono essere attivissime nel monoideismo subipnoide dei medii. Non già che io creda essere tutto là il processo della connotazione determinativa delle subpersonalità spiritiche: giacché adesso mi associo al parere del Podmohe e d’altri psichicisti d’eguale valentia, i quali attribuiscono l'efficacia maggiore alla sug¬ gestione mentale (telepatia). Ma a presupporre che il fattore   l’origine della connotazione dei defunti   167   telepatico agisca solo modestamente nell’identificazione delle “ entità , presentate dalla Paladino, sono tratto specialmente dalla considerazione che il riconoscimento si opera quasi sempre a pezzi e bocconi, come se le “ personalità „ si ma¬ nifestassero frammentariamente.  Le nozioni sul personaggio evocato potranno benissimo essere lette dal subconscio del medium nel subconscio del¬ l’evocatore, l’azione telepatica essendo, in generale, ostaco¬ lata dall’intervento della coscienza superiore o sociale dei soggetti messisi in rapporto per la evocazione. Però io nutro da gran tempo il dubbio che in certi medii, fra cui metterei volentieri la Paladino che ha scarsa attitudine a telepatizzare e ad essere telepatizzata , esercitino un còmpito più facile esplicito ed ordinario le piccole intuizioni della loro subco¬ scienza, e gli abbandoni involontarii della subcoscienza altrui. In altri termini, la connotazione è spesso una denotazione car¬ pita all’inavvedutezza ed allo stato emotivo degli assistenti, che a loro insaputa diventano le guide dell' automatismo medianico ; al modo istesso con cui certi soggetti fortemente ed involontariamente espressivi aiutano le perspicaci facoltà degli indovini e cumberlandisti o pickmannisti professionali.  Su questa via della sperimentazione psicologica, poco bat¬ tuta fin qui, la sera del 29 ho deciso di cimentare — Do¬ minerò i miei nervi e muscoli, mi sono detto, affinchè nulla tradisca nella mia persona fisica lo svolgimento interno dei ricordi e dei sentimenti. — Per vero, nei rapporti ordinarii di vita io non sono troppo padrone di me: penso e opero molte volte con slancio, e mi conduco troppo spesso con soverchia spontaneità , il che è noto ai miei famigliali ed amici. Ma nell’indagine scientifica e nell’esercizio professionale so mo¬ derare a tempo e luogo le mie reazioni nerveo-motorie, fre¬ nare le mie impazienze, inibire i miei impulsi.  Ho pertanto riflettuto rapidamente sulla prova da tentare. — Se (ho pensato), se mi vieto ogni gesto, se misuro le in¬ flessioni di voce, se mi irrigidisco ad arte in una posizione fissa del tronco e collo, se non batto ciglio, se tengo im¬ mobili tutte le membra, Eusapia (o più propriamente la sua coscienza estramarginale) non saprà leggere nulla nelle fibre dei miei muscoli: così la porrò nell’imbarazzo; essa non in¬ dovinerà alcun connotato personale di colei che vuole ad ogni costo presentarmi. Nella stessa direzione e per con¬ troprova, potevo anche saggiare il medium con altro cimento di psicologia sperimentale, che ho usato tante volte negli ipnotizzati e nei così detti lettori del pensiero, fuorviandoli ad arte dalla verità : io potevo, cioè, trarre in inganno la attenzione vigile d’ Eusapia, se avesse operato in veglia, la sua facoltà subcosciente di percepire, qualora fosse entrata in trance,, come ini è parso le avvenisse fuggevolmente durante quelle manifestazioni. Un lieve moto volontario, un trasali¬ mento simulato, un vacillar a bella posta del corpo e del capo, le avrebbero fatto credere di scoprire in me i ricordi più intimi, le imagini più riposte, le rappresentazioni più latenti, quelle del linguaggio interiore (endotàsia).  Così ho fatto, e così consiglio di fare a quegli investiga¬ tori che intendano studiare la psicogenesi degli “ spiritici defunti Di tanto sono controindicati i controlli brutali e violenti, cbe compromettono la ricerca psicologica, di quanto si giustificano tutti gli accorgimenti valevoli per la scompo¬ sizione dei fenomeni psichici nei loro elementi e nelle loro contingenze determinanti. A riguardo della sincerità dei medium la Society for psychical Research fornisce bellissimi ammaestramenti agli investigatori in Metapsichica : non c’è che da seguirla in questa via.  Ma ritorniamo all’esposizione dei fatti che verso le ore 22.45 accadevano al “ Minerva „ tra me e la personificazione ma¬ terializzata da Eusapia, la quale mi aveva tirato e fatto se¬ dere dentro al gabinetto medianico.  Io indicavo, dunque, ai compagni le mie sensazioni. — Mi tocca..., mi stringe..., si appoggia su di me, ma non parla... Mi carezza..., mi bacia..., mi ribacia, ma non si esprime con la voce.  Perchè non parli ? Dimmi almeno una parola che mi provi che tu sei presente!... Dimmi, io esclamo, dimmi l'età che avevi quando moristi!... —  E l’Invisibile, rispondendomi dopo un po’ di manifesta titubanza, mi batte amichevolmente sulla spalla una lunga serie di colpetti in cadenza mentre a voce alta io li nume¬ ravo. Ne ho contato cinquantadue (anni) . La cifra era  sbagliata, perchè avrebbe dovuto essere di 41, ma al qua¬ rantunesimo colpo io me ne stavo attento sì, però immobile : la nessuna mia partecipazione psicomotoria al fenomeno conduceva evidentemente la subcoscienza d'Eusapia fuori di strada, e la prova, che io avevo tentata, dava una sollecita conferma ai miei dubbii.  — Va bene. Dimmi ancora quanti figliuoli hai avuto? — E in mezzo alla regione scapolare, fra il silenzio di tutta 1 assemblea, ho sentito battermi prima un colpo, e dopo ima pausa (certamente cagionata da un moto di attenzione del medium su di me) altri cinque colpi, battuti distintamente con lentezza studiata per una palese aspettativa del segno d’arresto. Ossia, 1 “ entità „ indicava set (figli), mentre siamo in soli due, io e mia sorella Giuseppina. Sbaglio fenomenale!  — Non ti ricordi? pensaci bene! —  E l’interlocutore misterioso, sempre più esitante, ha ri¬ battuto cinque colpi, correggendo bensì se stesso, ma non rimediando all’errore.  Era chiaro e lampante oramai per me die i disincarnati non hanno buona memoria sulle circostanze -più tipiche della loro personalità; allo stesso modo che diventano grassi, pol¬ puti e grigii di capelli quando sopravvivono alla inesorabile morte terrestre del loro corpo sottile, magro e ancor gio¬ vane! E allora, se fin da principio mancavano i connotati fisici personali ; se esulavano dalla “ comunicazione spiritica „ perfino le circostanze meglio individualizzate, e le sole pro¬ priamente indicative, che perfino sono scritte nei registri municipali dello stato civile (è un gran dire!); se quella presunta entità sopravvivente nulla sapeva di preciso e di determinato circa sè stessa, come avrei io potuto prestare ascolto ad una “presentazione, cotanto deficiente? come credere, in seguito, alla sincerità e sicurezza di una “ iden¬ tificazione di sviluppo , che forse sarebbe stata carpita, al pari di tutte le altre sue consimili , sfruttando le involon¬ tarie piccole rivelazioni del percipiente o dell’assistenza?  Ne avevo abbastanza dello * spiritismo evocatorio „ d’En- sapia; e con un pretesto mi sono allontanato dalla casa di via Giustiniani poco dopo le 23. Ma avevo l'animo deluso ed amareggiato!   *  * .  Teleplastia e pneumatologia.  Adunque, il fenomeno teleplastico è reale, ma illusoria, secondo me, è la sua personificazione. Nelle “ materializza¬ zioni „, per adoperare la terminologia aristotelica, ci son due cose da osservare: quella, per cosi dire, di fondo o ne¬ cessaria, la materia-, e quella contingente, la forma.  I. La Teleplastia.  A. — La doppia tesi ani mi co-spiritica.  E nota la dottrina del “ perispirit.o „. La forza che emana dai medii, è considerata dagli spiritologi come un che di vagamente materiale oflnidieo, di cui gli “spiriti, sorvolanti nello spazio (siano anime dei definiti, siano dementali, esseri oc-   Raffigurazione schematica dell ipotesi spiritica, sulle materializzazioni (1859).  [1^ opero ili Hohnvng, da cui traggo questa interessante figura, furono scritte durante 1 epoca in cui Karhkc sistemava lo spiritismo, ma conservano tracoie delle idee fluidistiohe anteriori. Si scorge inoltre che il medium, dal cui corpo è supposto emanare il « fluido » atti- rato a se o sfruttato dallo * spirito », non sedeva allora nella catena tiptica, tua le dormiva vicino. Il sacerdote Indiano (?) in alto a destra raffigura lo « spirito * che comunicando mediante il tavolo spiegava ai convenuti il processo di « materializzazione ». Si raffronti ai molti sacerdoti indiani che « comunicano messaggi * nei circoli di Casa Nokgoeràtii e Ciiazarain (v. La Survie t 2*-4* ediz.)].   culti, od entità super- o subumane. ecc., ecc.) sono avidissimi, e che tosto accorrono ad assorbire ogni qualvolta da un medium   LA esso venga spremuto o proiettato in giro. Gli spiriti, che già sarebbero per loro conto rivestiti (o costituiti V) da una iperinatena o fluidità consimile, unirebbero per un processo arcano di combinazione ultracliimica i due fluidi, e si for¬ merebbero un involucro o inviluppo capace di rendersi sen¬ sibile ai nostri sensi e di impressionare le lastre fotografiche. Quest'ultimo processo di manifestazione è supposto dipendere da ondulazioni eteree congeneri a quelle che noi chiamiamo luce, forse composte di raggi infrarossi od ultravioletti or¬ dinariamente invisibili ai nostri occhi.  In tale costrutto c’è sempre la solita contraddizione che inquina tutti i dogmi spiritici: non si chiarisce il determi¬ nismo, pel quale gli “ spettri „ fabbricati dagli “ spiriti „ con quel misto duplice di “ inviluppi , ora siano visibili ed ora no.  In un vecchio libro spiritico deH’HoRVDKG, comparso pochi anni dopo l’arrivo in Europa dei primi medii Americani ap¬ portatori del “ tavolo magico trovo una figura molto espressiva con cui si rappresenta l’ipotesi fluidico-mesmerica. E dopo cinquanta anni siamo sempre allo stesso punto !  Il dott. Gyel (= Geley), che sintetizza e rappresenta le idee degli odierni spiritisti più autorevoli, dice che “ la mate¬ rializzazione è una reincarnazione anormale, relativa, rapida, momentanea Essa sarebbe costruita lì per lì dal perispi- rito del disincarnato, che “ raggruppa le molecole „ prese dal corpo del medium, e necessariamente dagli “ astanti ,, o da ‘animali e vegetali,. Per suo conto, il soggetto in “trance, mediumnica sembra possedere sulle molecole materiali una vera potenza organizzatrice e disorganizzatrice: egli “ può organizzare in forme più o meno complesse una trama ma¬ teriale emanata o esteriorata dal suo stesso organismo ,.  Orbene: in questa diversa organizzazione delle “forme, sta il nòcciolo della questione. — Se le forme sono plasmate colle emanazioni “ molecolari „ del medium per opera d’ agenti estranei, si ha o lo Spiritismo quando questi sono detti gli spiriti sopravviventi degli umani, o 1 Occultismo quando sono indifferentemente creduti spiriti di uomini trapassati od en¬ tità spirituali di altra natura (elementali, ecc-.). — Se per contro le forine sono teleplasmate dal subconscio esterio- rato del medium, senza intervento di alcun agente spiritico, siamo soltanto nell Animismo. — È una differenza capitale su cui I’Aksakoff ha giustamente (dal suo punto di vista) insistito di fronte alle interpretazioni preferibilmente “ ani¬ mistiche , del Hartmann.  Ma per gli spiritisti si passa insensibilmente dall’uno all’altro caso, voglio dire daH’animismo allo spiritismo. Però essi si guardan bene dal determinare le ragioni e i limiti di codesto passaggio dall’azione semplicemente esteriorata dei medium all'azione propriamente estrinseca degli “ spiriti ..  La facoltà organizzatrice mediumnica può concludere, se¬ condo il Gyel, a formazioni variabilissime per nettezza e per complessità. — a) Nei casi elementari, si producono organi incompleti ed effimeri, e luccicori fosforescenti. — b) Nei casi medi, si formano orgaui ed organismi ben caratterizzati e che, copiando in modo esatto, sia fisicamente, sia psicolo¬ gicamente, gli organi ed organismi naturali, debbono con¬ siderarsi dei “ doppi „ capaci di agire meccanicamente e di trasferirsi lontano. — c) Nei casi avanzati, le forme si materializzano completamente: sono cioè esseri organizzati, con ossa muscoli e visceri funzionanti in modo non diverso dal vivente, il più spesso simili ancora al medium , più raramente dissimili. Solo queste ultime materializzazioni potrebbero parzialmente o integralmente assumere caratteri¬ stiche individuali, e raffigurare “ personalità medianiche au¬ tonome, indipendenti, diverse dal medium,, e qualificantisi quasi costantemente come “ spiriti „ di determinati “ defunti „ (L’ótre subconscient, pag. 199). — Sta benissimo per la tesi animieo-spiritiea a due faccie ; ma non è detto, nè spiegato perchè, nè come, nè quando avvenga questo importantissimo grado supremo di organizzazione di una teleplastica indivi¬ dualità!  B) — La contro-ipotesi psichicista dell’i- deoplasma.  La facoltà di esteriorare delle forze psichiche e di costi¬ tuire col loro mezzo dei fantasmi agenti sui nostri sensi con le qualità della materia, non si può più negare: l’ho scritto esponendo la ipotesi dell’ eso-dinamismo medianico fin dal momento che mi sono trovato di fronte ad azioni mecca¬ niche a distanza, non altrimenti spiegabili (Tomo I, p. 242).  Questa ipotesi è apparsa da molti anni ; e non sono cer¬ tamente i novizii, che la mettono sempre avanti come una invenzione propria, quelli da cui impariamo a valutarla in tutta la sua arditezza ed estensione. Prescindendo dalle scuole mesmericlie magnetiche e tluidistiche, la Metapsi¬ chica, dapprima con le intuizioni degli americani Bovee-Dod> e Grimes, poi con gli effluvii odici del Bar. De Reichkn- bach, in seguito con le dichiarazioni del Varley e del Cox   LA CONTBO-TPOTESI  (due psichicisti della prima ora !) , in ultimo con le espe¬ rienze più o meno concordabili del Babaddc, del Babèty, dello Joibe, ecc. e di tutti gli analoghi discopritori di ef¬ fluvi i, di emanazioni, di radiazioni e di forze nemiche pro¬ rompenti dall’organismo umano, s’è trovata in possesso, forse troppo prematuro, di una spiegazione pressoché fisiea o meccanica dei fenomeni di materializzazione. Trascinata di buon’ora su questa china, la Metapsichica accenna ad incon¬ trarsi in un solo trivio con la Pneumatologia, creatrice del perispirito o corpo animico ; e con l’Occultismo teosofico portante con sé il grosso fardello delle sue elucubrazioni sul corpo astrale, nei rapporti, da un lato col corpo o piano fisico, dall’altro col piano mentale.  È difficile decidere adesso, in una fase cotanto poco avan¬ zata degli studii di psicologia supernormale, se con tali ipotesi e congetture vaghiamo tra le nubi e i miraggi della pura fantasia in un aere che debba rimanere irrespirabile anche alla scienza positiva più remota, o se erriamo, come naviganti ancora smarriti, in un oceano immenso e inesplo¬ rato, dove tuttavia arriveremo a prender terra.  Io non credo che la esistenza di forze bio-psichiche, ema¬ nanti dal medium, e organizzatrici di forme transitorie me¬ diante una aggregazione e direzione intenzionale di circo¬ stanti centri o sistemi di quelle ordinarie forze naturali sotto cui opera l’ universale ed unitaria Energia, contrasti menomamente con le nozioni accertate o verosimili di cosmo¬ logia, di biologia, di psicologia. Di sicuro, la tesi non è in opposizione con la filosofia che sento di dover coltivare nel¬ l’intimo dell’animo e professare negli scritti o dalla cattedra, perchè si concilia con le operazioni logiche della mia ragione e appaga le tendenze ingenite della mia natura. Qui penso che avesse ragione, a suo tempo, Giovanni Mabia Guyau quando proclamava l’individualismo della religione: siamo in una zona del sapere, dove mancano i punti fermi di ri¬ trovo necessariamente stabiliti per tutti, e dove ciascun pen¬ satore e investigatore s’avvia guidato dall’indole propria, e assecondando i proprii impulsi.  Se così è, e se la ipotesi della “ teleplastia „,per un po¬ tere organizzatore esopsichico o psicofisico tuttora scono¬ sciuto, comunque ardita e paradossale, si conferma, la scienza dovrà aggiungere un anello di più alla serie delle forze na¬ turali, dovrà prolungare la catena degli eventi cosmici: ecco tutto. È ammesso oggi che vi sono forze e centri o sistemi di forze nel fatto astronomico, nel fatto fisico, nel chimico,   174   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   nel biologico? Ebbene, vi saranno anche nel fatto psichico e nel fatto iperpsichico.  Data la conoscibilità dei fenomeni medianici di “ mate¬ rializzazione „ si tratta di stabilirne il determinismo, cioè come avvenga Videoplasma. Ma la loro realtà particolare è entrata o sta per entrare nella massa di nozioni, della quale per la mente umana si compone la Realtà universale ; e vi entreranno senza portar con sè inutili e premature franine di ipotesi esplicatrici , senza dense ombre di misticismo°o di mitologia, senza vaste penombre di metafisica ontologica o panteo-ilozoistica o teofilantropica, al modo istesso corquale modestamente vi si collocano, ciascuno al suo posto, tutti gli altri fenomeni ed eventi di Natura.   TI. La Personificazione.  A) — Nel caso particolare.  Il presentarsi di “ spiriti „ materializzati non è frequente, checché dicano i gregarii. Autorevolissimi teorizzatori e po¬ lemisti in favore dello spiritismo dichiarano candidamente di non averne veduti, o, se loro sono apparsi, di non escludere il dubbio di un'illusione o di un inganno. Quanto alla per- somficaz'one, è vero che gli “ spiriti „ la tentano spesso, si direbbe, anzi, troppo spesso; ma nessuno degli studiosi seri anche se ammette con Crookes la possibilità del teleplasma integrale e completo sullo stile della celeberrima Katie Kimi osa scrivere e neanco pensare che il fatto autentico sia fre¬ quente e facile. L’Aksakoff lo dice espressamente: - per identificare un fantasma, che si è materializzato sotto i vostri occhi o che avete toccato, il lavoro critico dev’essere lun- gli issi ino, spietata 1 analisi, sicura la prova.  Siamo noi giunti a tanto > No... Ma qui bisogna procedere ponderatamente e con metodo scientifico, caso per caso. Per ciò scrivo — NO — in riguardo alla entità teleplasmata da Eusapia per me, alla quale è mancata definitivamente l’iden- tiheazione. E mi spiego l’insuccesso come segue.  Io non ho fornito inconsapevolmente alla Paladino (fosse in veglia, in preipnosi, in sonnambulismo, o in estasi) nessun dato informatore; io non mi sono lasciato consapevolmente s wggoe nessun indizio, nè emotivo (espressioni organiche reattive), nè rappresentativo (espressioni verbali). Eroiche essa neppure ha saputo leggere telepaticamente nel mio io profondo, il suo tentativo di presentazione di un teleplasma o di una reincarnazione personale è miseramente caduto in rovina. Se tutte le pretese evocazioni di “ defunti „ identi¬ ficati camminano sulla procedura che a me è toccata in sorte, la “ pneumatologia „ dei De Mikville e dei Du Pkel, delle Crowe e dei Delanne, è costrutta sul vuoto ed è fatta di aria: itvfu ua, itvfuga!!  Io ammetterò , bensì , in Eusapia (e nei medii “ materia¬ lizzatoti „ suoi pari) l’eccezionale potere di esteriorare le sue forze bio-psichiche, sia per agire a distanza sugli og¬ getti, sia per dare origine a produzioni temporanee agenti in modo tuttora sconosciuto sui nostri sensi normali : ma l’esperienza che a quest’ora ho acquistato sui suoi fenomeni mediumnici, mi obbliga a fermarmi qui. Essa proietta le proprie imagini di sogno, e ne organizza delle forme ; ma il fantasma generico creato da Eusapia, pur avendo la capacità di assumere vari aspetti o mascheramenti, ha un’ossatura fondamentale sempre eguale. Per lo più non ha personalità intrinseca veruna ; raramente giunge a rassomigliare a qualcheduno che fu vivo: ma le rassomiglianze son sempre dapprincipio scarse e incerte, rarissimamente, e solo dopo reiteratissima procedura di sviluppo, diventano più numerose, meno sicure e meno infide.  I “ fantasmi „ ideoplasmati dalla Paladino hanno, d’ordi¬ nario, una impersonalità vaga e confusa. Se nella coscienza del medium non penetra dal di fuori nessun raggio di luce informatrice o direttrice, essi restano muti, nonostante il loro affaccendarsi pantomimico. Se nei recessi del suo sublimi- naie mancano elementi criptomnesici, racimolati dalle rela¬ zioni diurne e calati laggiù da tempo non memorato , la teleplastia generica non soggiace ad evoluzione, non si tras¬ forma in qualcosa di più consistente sotto il riguardo per¬ sonale. E se, come è accaduto con me, Eusapia non indovina i connotati del fu vivo, oppure se le sue percezioni minime errano o inciampano nell’agguato dell’investigazione, alla sua coscienza in cerca del punto d’appoggio non s’affaccia nulla di concreto: e la personificazione risulta un aborto o un embrione senza carattere.  Suppongasi che io fossi arrendevole nell’ accettare l’ ap¬ prossimativa connotazione del segno caratteristico della mia defunta, passando sopra alla casualità dell’accenno, alla in¬ congrua intromissione del Vassallo, ai tentennamenti d’Eusapia nel cercarne la sede sulla mia fronte, alla non precisa ubi¬ cazione del punto indicato. Non saremmo forse davanti a uno stereoplasma, in cui cominciano a disegnarsi i lineamenti della persona?  Suppongasi inoltre che, anche mancato la prima sera quel segno, io avessi fornita la seconda sera coi miei moti in¬ coscienti la informazione precisa delle due cifre domandate (età, numero dei figli): non si sarebbe avuto un ottimo prin¬ cipio per l’ iscrizione della povera mia madre nell’ elenco degli spiriti che si sono “ manifestati „ e “ identificati „ ?  E questa è la credenza nella quale ho lasciato e forse si mantengono i miei compagni di seduta. Ne chieggo loro, qui, scusa, ma il lasciarveli era necessario per i miei scopi inda- gatorii: io volevo sapere fin a qual punto il teleplasma foggiato da Eusapia in forma provvisoria e squallida avrebbe progredito nella personificazione ; volevo scoprire il processo col quale si realizza la tanto discussa entità spiritica.  Ora, l’esperimento è riuscito negativo , e sebbene io non ne abbia finora altri da citare in appoggio della fenomeno¬ logia paladiniana (sulla quale mi baso ed arresto intenzio¬ nalmente), io son convinto e certo, come ho detto, che con me la medianità d’Eusapia, pur restando assicurata alla Me¬ tapsichica, è rovinata in riguardo allo Spiritismo. Forme personali non si plasmano, nè si sviluppano forse con questa medium , quando non le si apprestano o somministrano i connotati: quando si sta in guardia, il fatto spiritico puro svanisce, perchè la identificazione abortisce.  Meno male che la mediumnità della Paladino non si espone alle colossali burle che si leggono avvenire ogni anno nello spiritismo militante, il quale , fotografando le proiezioni mentali di certi medi, osa risuscitare i più lontani morti ano¬ nimi, prestando alle imagini del sogno medianico una fiso- nomia ed un abbigliamento personali ! Che ne sarebbe di tante evocazioni spiritiche qualora le si sottoponessero tutte ad una inchiesta severa, come ha fatto la esimia psichicista signora Sidgwick sul ritratto dello spettro di “ una antica sacerdotessa di Venere in Cipro „ apparsa nel 1891 davanti alla macchina per evocazione del medium Davide Daguid? Si legga il periodico spiritista “ Lìght „ sul conto di quella presentazione temeraria; era sicuramente una sacerdotessa di Venere, ma... modernissima!  Sicuro: la medium Pugliese è discreta. Già la sua ignoranza archeologica, storica e geografica le impedisce siffatti estri sonnambolici, permessi appena alle veggenti di Próvorst, alle Van Dat ed alle Smith ; siamo con lei in uno spiritismo che si tiene terra terra, e ci dobbiamo contentare del poco che la sua fantasia può e sa produrre. — Ma che affettazione, che ricerca dell’effetto, nel modo di presentarsi di coteste larve di persona ! Gli “ spiriti „ vengono a caso pensato, quando la disposizione della catena e l’animo dei percipienti sono stati accomodati a puntino affinchè sia ben palese la sincerità e la potenzialità del medium: qui Eusapia può dar la mano ad Eglinton. — Ma che compassionevole miseria di contenuto in quelle comunicazioni dei suoi “ ultraterreni ! Neanco un cenno delle faconde apologie della dottrina, neanco un rudimento delle iraconde difese della spiritualità contro il materialismo, come se ne sentono tante dai disincarnati evo¬ cati per opera degli altri medi superiori!  Attenendomi al metodo positivo e discorrendo in ragione di ciò che ho veduto e investigato, opino che in generale la “ durezza „ (come la chiama Eusapia) dello sperimentatore accorto e padrone di sé medesimo sia la causa vera del ne¬ gato “ apparire „ subitaneo o del mancato “ svilupparsi „ tanto delle forme o entità aventi alcune caratteristiche per¬ sonali, quanto di quelle più spesso composte di parziali e stentate analogie (neanco rassomiglianze!) con qualche deter¬ minato defunto.  Ora, se difetta o non esiste affatto la identità personale, che cosa resta delle “ materializzazioni „ d’EusapiaV Tutte queste sue entità semi-corporee, sentile parzialmente con impressioni malcerte e sconnesse che la fantasia e l'emozione fondono in un presunto complesso reale, tutti questi esseri anonimi o pseudonimi degni del sogno di un’isterica, hanno delle impronte psichiche comuni, dell’ingenuità, della frivolezza, della volgarità, della primitività. Vi è in tutte un nòcciolo sostanziale : ma le esteriorità che noi sentiamo, tocchiamo ed udiamo, sono parvenze e maschere.  E sono effimere-, durano solo per quel tanto che durano la scarica esopsicliiea d’Eusapia e l’atteggiamento attentivo dei percipienti.  E non sono autonome: è il pensiero (subliminale, ma sceso dal superliminale) del medium, che si esteriora e propaga lungo certe linee di forza ; e i teleplasmi agiscono con spon¬ taneità apparente, come funzionerebbero dei fantocci mossi da fili invisibili.  E non sono preesistenti : ossia non vengono da lontano, nè per lo spazio, nè pel tempo ; sono “ entità „ create seduta stante, al momento opportuno, e si dissolvono in nulla quando la loro opportunità cessa.  Io noto al proposito che un certo gruppo di spirito- psiehieisti (il primo, per data, è il D'Assier), e la maggio¬ ranza degli occultisti-teosofi ammettono la sopravvivenza temporanea e parziale della “ umanità postuma „, la quale però, dopo uno spazio indeterminato di tempo, si dissolve¬ rebbe in seno alle forze cosmiche.  B) — Nella generalità dei casi.  Leggendo i verbali delle sedute evocatone e di incarna¬ zione, si è colpiti dagli sforzi che debbono compiere gli io secondarii del medium (domando scusa, le “ entità occulte , o gli “ agenti ultraterrestri „ ) per individuarsi, per dar mes¬ saggi personali ai loro “amici,, sopratutto per provare la loro identità personale. Quasi sempre quest’ ultima è fornita con “ prove, di una tenuità e fragilità indicibile: minuzie insi¬ gnificanti, aneddoti generici, fatterelli privi d’ogni interesse, particolari d’ultimo ordine, che sorprendono l’evocante e lo persuadono troppo presto dal lato del “ cuore ,, mentre resterebbero inutilizzabili da quello della “ ragione ,. Nè la fede di un Moses basterà mai a rinforzare la povertà intrinseca delle ordinarie “ prove d’identità ,. Un psicopa¬ tologo le direbbe contraddistinte da un “ manierismo , pres¬ soché puerile, anzi addirittura demenziale! Ma piuttosto che perdersi a smuovere ricordi indifferenti sommersi nei depositi mnesici dei comunicanti , perchè non snocciolare alla buona, e fin dal primo apparire, le date e le cifre inscritte per ciascun cittadino nella anagrafe?  L'Hyslop sostiene che anche i viventi, quando vogliono identificarsi fra di loro a distanza, per esempio traverso ai fili del telegrafo o di un telefono smorzatore del timbro personale di voce, scelgono di preferenza particolari di mi¬ nima importanza, presso a poco come fanno i disincarnati. Egli lo avrebbe dimostrato, ponendo in comunicazione anche delle persone intelligentissime e coltissime. Ma io osservo che queste esperienze condurrebbero i comunicanti a dirsi almeno mutuamente il nome e cognome, l’età, lo stato civile, il numero dei figli, e la data precisa delle vicende principali della loro vita, quali la nascita, la laurea, il ma¬ trimonio e la morte. Orbene, sono per l’appunto queste le informazioni che l’immensa maggioranza dei trapassati reduci dall’Al di là si dimentica di somministrarci !  Gli spiritisti confessano francamente che i disincarnati penano molto a manifestarsi e che solo dopo sforzi enormi riescono a farsi riconoscere. La tesi compiacente è che queste pene e questi ostacoli derivino dal trovarsi essi su di un piano „ differente dal nostro. Ma la controtesi critica porta a concludere piuttosto in favore del più o meno utilizzabile, più o meno rapido e più o meno inconsapevole rifornimento di indizi, segui, connotati, informazioni e notizie relative al defunto per parte degli evocatori e comunicanti.  Gli spiritisti, con a capo il Russell-Wallace, dichiarano poi che, derivando da esseri disincarnati “ tuttora imperfetti come noi „, le comunicazioni debbono necessariamente essere fallibili, e perciò da accogliere sempre con diffidenza. È una tesi di abile rifugio; ma io controsservo che la fallibilità potrà riguardare le conoscenze astratte che noi pretendes¬ simo dagli „ spiriti „, non già le notizie più semplici sulla loro persona. Dove andrebbe a finire , in tal caso , la loro decantata capacità d’identificarsi?  Gli spiritisti rincalzano che la personificazione può restare imperfetta per lo shock che i disincarnati risentono nel passare da un “ piano „ all’altro: I’Hyslop, sulle informazioni di Giorgio Pelham (?), avanza la scusante che essi soffrano di u amnesia „. Ma si vede come l’esimio psicbicista sia un professore d’etica, non un psicopatologo! L’obblio del proprio nome, della propria età, dello stato di famiglia, s’ incontra solo nei più profondi oscuramenti di coscienza; gli alienisti sanno per prova che neanco i bimbi, gli idioti e i dementi scordano queste loro caratteristiche fondamentali di indivi¬ dualità. Quando V Ego è disciolto a quella maniera, come si può più discorrere di personificazione?  Ma ecco giungere l'armata ausiliaria degli occultisti e teo¬ sofi, che nelle loro innumerevoli categorie di esseri spirituali ultra- preter- super- e subumani , dagli “ elementali „ ai “ demoni „ ed “ angeli „ della gerarchia astrale e met, astrale, trovano facilmente l'entità che si incarica di surrogare il fallito disincarnato, e gli affibbiano la facoltà o il ghiribizzo di simularci da questo lato del “ piano astrale , una “ rein¬ carnazione „ e di trarci in compassionevoli inganni, lo cito la tesi, e non la trovo ancora meritevole di esame, nè tanto meno di confutazione nel periodo attuale degli studi meta¬ psichici: per me basta enunziarla per vederne la sofistica inconsistenza sul terreno del sapere scientifico, che è tut- t’altra cosa dalla “ saggezza „ dei sommi sacerdoti dell’Eso¬ terismo antico e moderno.  Bisogna tarpare le ali alla fantasia che, colpita dalla po¬ tente suggestione del Mistero che si nasconde sotto queste manifestazioni di forze ignote, perde le staffe e si lancia a corsa pazza nelle regioni dell'Occulto. Gli spirito-psichicisti sono tratti alle ipotesi azzardate dalla indole stessa della ma¬ teria che trattano. Io non parlo poi degli spirito-occultisti e spirito-teosofi : le loro dottrine, per quanto più coerenti in taluni punti e persino più positivistiche delle spiritiche, sono in sostanza costrutte di astrazioni insuscettibili di prova, al cospetto delle, quali il linguaggio metafisico di un Platone di un Leiunitz, di un Kant, o di un Hegel brilla di una perspicuità incomparabile. Io mi limito agli spiritisti puri e schietti, dei quali 1 Eusapia Paladino è la pitonessa popolare e piu consultata.  Quando le personificazioni a incarnazione “ oratoria „ sono fallite perchè, con pochissime eccezioni, le dimostriamo com¬ poste di materiali antropomorfici, ma senza alcun valore reale per il progresso umano, gli spiritisti si appellano all’impene- ti abilità conoscitiva dei fenomeni tìsici e meccanici del me- diumnismo, giacché, — ci dicono - quelli là, almeno, non li spiega la scienza, e bisogna riconoscervi l’opera deH’Oeculto.  V iceversa, se le “ materializzazioni „ (personificate o no) fal¬ liscono, essi si rifugiano nella parte intellettuale dello spi¬ ritismo; allora buttano a mare i medi a eftetti tìsici, si aggrappano ai medi veggenti, psicografi ed inearnatori, e si appellano al gran fattore della telepatia. Ed ecco come.  Vi è, essi dicono, la trasmissione del pensiero tra i vivi (e sia pure, la Metapsichica qui è formata); ma vi è anche quella tia i vivi ed i morti, i quali agiscono sui vivi suggerendo loro le proprie imagini idee e ricordi, e con tal mezzo “ co¬ municandosi „ ai terrestri. Nè basta: qualche teorico passa la soglia,, corre a precipizio lungo la “linea,, e giunto coll immaginazione all’ “ altro piano „, ipotetizza anche la telepatia fra gli * spinti „ erratici, ultraterreni, intraplane- tali, pencosmici, ecc., ecc. Cosicché, se il defunto A , evocato, non sa nè ricorda, invia il proprio pensiero, sulle ali di sco¬ nosciute ondulazioni eteree od ultra-eteree, a chiedere le informazioni al disincarnato amico B; e se 71 a sua volta ignora o ha obliato, cè sempre la iperbolica fila degli spi- V^iVlì ecC' ’■ cos^ Alienti 1 Umanità o la Superumanità  dell Al di là, tutta intenta a udire le evocazioni dei superstiti, desiderosa di farsi ancora “ viva „ con essi, e accorrente at¬ torno al tavolo delle Eusapie e dei Politi, o (se la grave dot¬ trina spiritica arrossisce di cotali Apostoli!) dappresso ai Moses, alle Karadje, ai Friese, in cui qualcuno dei sopravvi- venU si incorpora o dal cervello dei quali invia le onde ultra-herziane dei suoi pensieri. la tal modo ogni medium Ila il suo romanzo spiritico o spiritualistico, non sempre interessante a leggersi o a udirsi come quello stampato or ora dal Du Pkel (* Dos hreuz am Ferner,, Stuttgart, 1901), nè come V Urania dal Flammarion; ma romanzo di avventure, schema di epopea, intelaiatura di dramma, o spunto di l'arsa, a seconda della personalità e carattere morale di chi li crea nel sonnambulismo. Un alie¬ nista che legga le fantasticherie storioo-indo-astronomico- romantiche della Muller-Smith, non può esimersi dal para¬ gonarle ai deliri genealogici e palingnostiei di certi paranoici; invito gli spiritisti a cercare il volume Mémoires dune alièné.e (la Ersilia Rey) pubblicate dal signor E. De \ akennes nel 1883. Che simiglianza di imaginazione!  Ma l’azione dei personaggi incompleti, sbozzati dalla tele- plastia d’Eusapia, è semplice, come umile è il suo intelletto : le sue creazioni hanno sempre un che di fanciullesco che ne tradisce la genesi psicologica, 11 buon Broi'kebio scriveva che dobbiamo credere che anche le creazioni di Eusapia siano anime di defunti, perchè “ esse „ ce lo dicono; ma in verità ce lo dice il suo tavolo o ce lo batte sul dorso, puta caso, uno dei suoi bracci animici. Nessuna delle prove addotte in fa- vore della loro personificazione può resistere alla analisi cri¬ tica della metapsichica positiva.  Intanto le illazioni sono queste:  I" Tutta la pueumatologia è adeguata al cervello ed aH’orgnuismo dai quali si crea e si esteriora ; dal di fuori le arrivano e la rinforzano i contributi dinamici e mentali dei vivi presenti, ma dall’ Al di là non scende alcuno a dare colorito trascendente ai “ fenomeni  2° Tutta la psicologia dei fenomeni medianici è umana, la più umana possibile : le sue apparenze trascendentali sono costumi da maschera presi a prestito, o direttamente dai depositi mentali dei medi, o indirettamente da quelli dei componenti il circolo: sono le stesse nozioni e gli stessi ele¬ menti che troviamo in noi e nei nostri simili vissuti o vi¬ venti, quando ve li sappiamo cercare; e sono le identiche no¬ zioni e gli identici sentimenti di cui si è intessuta la nostra coscienza superiore o “ sociale „ (come direbbero Mvers e James) nelle vicende della esistenza quotidiana alla superficie  del pianeta. .  Io non mi faccio illusione sui tentativi di spiegazione che si avanzano ; veggo coi lumi della critica che siamo, ancora, chi sa per quanto tempo ?, in un dominio prescientifico, su un terreno tutto da dissodare. Ma ammessa la ipotesi della esteriorazione di forze psichiche ignote , e la loro capacità 1 aggiogarsi al di fuori in centri o sistemi, in cui si con-  fnnw tai "ne ,lma?!ni del nostro pensiero; aggiunta l’altra ipotes!, alquanto piu prossima a dimostrazione, che codesto pensiero si trasmetta da un cervello all’altro, sembra a me che si sia a buon punto e ci si incammini su buona strada, i ce'7ell° u"la"0 e un apparecchio magnifico, il più com- TeiTa TI qT IEvoluzlo"e organica abbia prodotto sulla vel7n , 1 1 S1K, a nerv°so ,1ei medi, e soprattutto il loro cer- vello potrebbe, in via di provvisoria ipotesi, imaginarsi prov-  i fimiH dell f aiSS,0?SÌC0l0gÌche enorrae>nentR sorpassanti , "T* ,delle Scolta ordinane, e per definire le quali ci aiuta analogia delle forze fisiche, ad esempio la luce. - Da un aio quel loro accentramento di sostanza nervea, versando Wf 6 con‘lnuo disquilibrio, diverrebbe un apparecchio  in e.- or^IT^'- pr1°,ÌfiZÌOne per le sue «tesse attività sarei h (snhc™elent*, subliminale); - dall’altro lato, esso sarebbe uno strumento indiretto o mediato di trasmissione  e f' I u'T6 nnforzata dell« attività d’altri sistemi nervosi ro,Jl7 • fTZ10na"tl 111 raodo sln tonico sotto determinate  ter -' !" q“ft0 sens0 soltant°, e a rigor preciso di  termini, si dovrebbe parlare di “ medianità  In soprappiù delle spontanee facoltà d’ esteriorazione io paragonerei volentieri i centri cerebrali di un medium’ ad un insieme di innumerevoli mezzi rifrangenti, traverso i qual, ciascuna imagine, idea e tendenza dei membri di una catena deve passare per darsi al di là di esso una forma  Wo a;/ U" d,lpress,0c0me accade dei '‘aggi luminosi che, b , sando una lente biconvessa, formano nel punto focale un imagine virtuale dell’oggetto dalla cui superficie sono riflessi. La necessità dei medium per la produzione dei fatti spuntici è la piu bella scoperta dello spiritismo em¬ pirico e dello scientifico (psichicismo), ma è ad un tempo la  H«mdnTDw n 'j°rte- deUo «Piritismo teorico (neo-spiri tua- S” \ ;7u,la dl P'u materialistico, nulla di più meccanici¬ stico della medianità così intesa.   Genova, Capodanno del 1902.   LA VENTESIMA SEDUTA (18 gennaio 1902).   Fenomeni accertati a viva luce.  Non siamo più nelle nude e gelide stanze del Circolo Minerva, ma in un palazzo di via Assarotti presso la la- miglia Ceiosia, che è tra le più distinte dell'alta borghesia ligure-lombarda ed è notissima per l’amore della coltura e la illuminata munificenza.  La padrona di casa, signora Carlotta, una delle dame più squisite; il cav. Domenico, già assessore al Municipio; il figlio dott: Paolo, naturalista geniale e direttore della superba Rivista di Scienze Biologiche ; il tenente generale A. Cerbcti [senatore ed ex-sindaco di Genova]; il profes¬ sore P. Porro; il dott. G. Vacca, studiosissimo fisico-matema¬ tico ed orientalista; il prof. Giovanni Vailati, acutissima mente di filosofo; e lo scrittore di queste Note, compongono la assistenza. Si attendevano da Torino anche Cesare Lom¬ broso e Guglielmo Ferrerò, dalla città l’illustre geologo e paleoetnologo prof. A. Issel, ma iersera non sono intei venuti.  Una sala è stata disposta per la circostanza col tradizionale armamentario del medium. Noto che il gabinetto oscuro è costituito, cornette casa mia, dal vano di una porta che mette in un ampio salone di ricevimento, e davanti al quale pendono pesanti cortinaggi di seta gialla damascata, con in mezzo le tradizionali cortine nere.  Eusapia, che nella sua noncuranza di meridionale e nella vanagloria di “ gran medium „ è avvezza ad operare, tanto fra il lusso dei saloni più aristocratici quanto nel più mo¬ destissimo quartino di Napoli, tanto in mezzo a zelanti adepti di facile contentatura spiritica quanto al cospetto dei più austeri ed esigenti uomini di scienza, non è per nulla im¬ pressionata da quel gruppo di “ intellettuali - : è invece adira¬ tissima per le accuse di ciurmeria, che le ha stampate contro un giornale cittadino. Al mio arrivo mi chiama in disparte e mi avverte che si trova in tm periodo mestruale nel caso che volessero perquisirla sulla persona... Che le cond rioni  SSlSf*' .8ìsc„„”ST  non le impedisce, nè le diminuisce; fors’anK e stato del Della PaiadÌn0 la --rifa nevrfri  N°n uscimmo però jersera dalla fenomenologia consuetudi  dì noritT'll‘1 r-i— » è 1»'“»™»* • STvì  mimi n<mz!. Il programma ne varia pochissimo così che  pfccU o ramori lnCa P!'eSta Dfpprin,a 1 »«>ti del tavolino! i piceni o immoli 10 svolazzare del cortinaggio i contatti nifi  o meno energici e lunghi sulle braccia e sulta spX dei due  v, gUatar., lo spostamento delle seggiole ecc!; in eguito ta  matenalizzazioni P‘Ù C°SpÌ0U° delIa fase in “«ma) alcune  debbo* rilevare * T n- Vf- imPor‘anza Per l’autenticazione aenoo rilevare, durante l’intiera seduta non siamo mai stati  rioni d? “Tohn ’ aMd reSÌtnd? Vandamente a,,e ora fortemente ^ t ?° te"uta la sala sempre rischiarata, fnfniln V'6 lamPade elettriche di 16 candele fin  totale, dunque, alla luce di circa 48 candele nominali) ora da ma sola lampada a vetro rosso, ma di incandescenza tal-  suoi raggi** ed*^ ‘Otatrovandomela di fronte, ero disturbato dai suoi raggi ed ho dovuto mutare d posto. A questo o-r-idn d; rischiaramento si discerneva Eusapia al fuoTo tofosto  I. SVifi Z ”n mh° m”i * vi.1. KS  bianco!* SH CU‘ Sp,CCava a bella P°sta 1111 fi<hù  oref'dentfirr ’r S'S0n0 effettuate alcune levitazioni sor¬ prendenti de) tavolino, hno all altezza di 1 m., cosicché pre¬ cipitando poi al suolo, gli si sono spezzate due gambe A hice moderata, ma con perfetta visibilità di tutto l’ambiente atatin aP|,a.rse fuon del gabinetto ed hanno agito su di noi p stat0 : ” .mate'lIahzz.ate- Aggiungasi che il controllo  e stato rigorosissimo da prima tenuto dal cav. Celesta e dal gen. Cerniti m seguito da donna Carlotta e da me Nel sun° di noi ha scoperto un solo gesto di Eusapia che po- tesse occasionare sospetti : di certo, essa non si è mai mossa dalla sua seggiola, nè mai ha potuto liberare le mani per portarsele dietro il dorso o per attrarre a sè le portiere o per dare a me le impressioni che fra poco descriverò.  Quando, oltrepassata la mezzanotte, alle dichiarazioni di “ John „ (tiptologiche) che si cessasse per la stanchezza del medium, si è rotta la catena ed Eusapia se ne stava, al so¬ lito, in quel torpore e semistupore che la colpisce all’uscire dalla fase medianica, Paolo Celesia ha tentato un esperimento di vera telecinesia. Recato un gran bacile pieno d’acqua vi ha messo a galleggiare alcuni di quei piccoli uccelli fatti di sottilissima cera, e perciò leggerissimi, che si acquistano presso i negozianti di giocattoli; quindi ha incitato Eusapia a farli movere coll'azione (radiante?) delle sue mani a distanza. Anche stavolta, in pienissima luce, abhiamo visto qualcuno di quei singolari galleggianti moversi alla superficie del¬ l’acqua secondo la direzione dei gesti del medium ; e il fe¬ nomeno ci è parso genuino (cfr. pag. 135). Non debbo però reprimere il dubbio che il moto, avendo consistito nell ac¬ costarsi degli oggetti alle sponde del bacino , non fosse causato daìle forze fisiche ordinarie di radiazione termica, di idrostatica e di capillarità.   Ancora delle materializzazioni tangibili e visibili.   Il fatto più cospicuo di ieri sera ha consistito in una serie di ottime materializzazioni tangibili e visibili, che av¬ venivano in “ trance „ molto avanzata di Eusapia, e che tutta l’assistenza h| avuto tempo ed agio di accertare.  1. Apparizione di mani e braccia “ fluidiche  Una prima volta, tra le due tende nere, è apparsa una mano biancastra, nettamente distinguibile per la forma e la mobilità delle dita a contorni degradati : è rimasta in vista per circa 3-4 secondi. Altre tre volte — mentre io invigilavo ac¬ curatissimamente a sinistra la medium e ne discernevo la persona a mezza luce — è uscita fuori dall orlo della gialla portiera una forma cilindrica e nerastra, una specie di braccio con la mano chiusa e fasciata o nascosta entro la manica,   186   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   che si è proteso visibilissimamente l’intenzione di toccarmi, ma senza   verso di me, quasi ave sse raggiungermi.   Apparizione di aua ' forma fluidica [Per la su» configurazione si sarebbe detto un erussissinm   voU -i Tre preCIS0’ dlro che EusaPm preannunziava ogni volta il fenomeno : questo esclude la frode, inquantochè ad asseverare che siamo caduti tutti in trappola non c’è altra ■ cusa se non quella di considerarci in sull’atto imbecilliti vero è che il preannunzio farà nascere l’idea di una provo¬ cazione suggestiva di sensazioni illusorie ; ed io non esclu-  avrelT m°d° a8Sol“to . codesta possibilità, che, del resto, aviebbe sempre grande importanza per la psicogenesi dei atti spintici. Ma aggiungerò pure che la ipotesi dell’illu-  lériX mi6 COnh‘addfttii dalla circostanza affatto ma- mie che chi durante quella materializzazione non si trovava in situazione da sentirla o da vederla, nè la sentì nè la  , ' opPure la dlstlnse. ln conformità delle leggi ottiche di prospettiva in uno spazio normale a tre dimensioni. lln smanio anche tutti veduto formarsi nel cortinaggio delle lozze mobili e dei ngonfiamenti estemporanei, i quali, toccati palpeggiati ed esplorati, Lamio offerto al nostro senso stereognostico i caratteri morfologici e funzionali di mani e di braccia (staccate) di persone reali. Si formavano nel vano buio deH’useio e s’avanzavano verso di noi, separate però da noi mediante il sottile diaframma abituale delle tende nere, con l'aggiunta delle portiere ; ina percepivamo benis¬ simo che quelle membra invisibili ci premevano, ci respin¬ gevano, ci stringevano. Le mani che io ho afferrate e strette tra le mie, erano due di diversa grandezza : una piuttosto piccola, che avrei detto femminile dalle movenze miti e leziose; l’altra grossa, maschile nei gesti energici e nelle pressioni vigorose.  2. Materializzazione di un' “ entità „ personale.  Nel mentre che queste intense materializzazioni si succe¬ devano colpendoci di meraviglia, Eusapia ha chiesto inopi¬ natamente il più strano dei controlli. Ha voluto : 1" che le sue mani fossero tenute e strette dalla sinistra della signora Celesia e dalla mia destra; 2° che la sua gamba destra in estensione stesse appoggiata sulle due ginocchia della si¬ gnora sino a toccare col piede la seconda persona seduta in catena (il prof. Porro); 3° che la sua gamba sinistra allun¬ gandosi restasse collocata sulle mie eoscie e il piede atter¬ rato dal mio vicino (il dott. Vacca); 4° finalmente, che sulla sua testa un altro dei presenti (Paolo Celesia) applicasse una mano. Un siffatto modo di procedere era insolito ; ma io mi son presto capacitato che Eusapia voleva o credeva dare con tale manovra una risposta ai suoi denigratori. Difatti in quella bizzarra attitudine che pareva mettere Eusapia in croce, essa è passata quasi fulmineamente in estasi. Era convulsa e fremebonda; scuoteva la testa di qua e di là, come una grande isterica in attacco epilettoide; gemeva; pro¬ nunziava frasi tronche e con voee rauca, ora in tono di preghiera ed ora di paura : la udivamo, non senza un certo ribrezzo per chi era nuovo allo spettacolo, invocare il suo “ John „ come forse facevano le pitonesse dell’antico tempio di Delfo verso le divinità d’Averno, o le streghe medievali  nei loro incantesimi verso le Potenze infernali .  Ed ecco che dopo questa strana evocazione — meglio dirò, in linguaggio fisiologico — dopo questa verace parturizione della ignota energia bio-psichica che irradia da Eusapia, ecco che io sento avvicinarmisi dal di là del cortinaggio un'entità consistente e semovente, della quale ho l’impressione sinte-   l   188   mOtìLoCIA t SPIRITISMO, II   tica che sia il cohìa rii n r, « _  percepisco intero, e penso che h*”n "on lo  eflerma che , toJJZS »™„? °J' Ì-PL-^ *-* mai sono completi : ma pur le sue ,L„h dl .ettl or8'anici. nè essa , mi tocca, mi prende nel I -ra aol.SC0n0 su di me ; spmge, mi scuote, quasf volesse ÌT!°’ attira> ™ *o- tameuie si esprimesse: — son nu; .Isl ,en sentire e mu- negare. _ I,a mi;1 • , ' °n ?“»- •» e non mi puoi  ?' vota da una partefsi S edÌ‘Utt°i qUeI Pestio,  s”t s ;; - b"s“ •  specie di dimostrazione Jrf^S^eH”Sh ““‘•T06 »> questa  1 occulto agente se era “ persona M,» • “S1 domandato ai¬  ri sposta convenzionale «fi Tre batti?!'1 a,,Pa,'tenesse stata affermativa. Pernia mnm.ni T S“ 3 mla spalla è corpo, la grossolanità dei gisti 1« ìa™° ® e ^assezza di quel sita, corrispondevano ancofa ,l, n e dl °Sni “ffettuo- cedenti, sebbene essa, come ho detto mi ? ?elle pre¬ di caratteristiche personali. Lo «stólto T lTs* ‘,riva il. fantoccio, su cui si impernia tuttJ ^ C'asa Ce,esia era di Eusapia, e che verosimilmente i so,nniaz;one metanica pi esentarsi, salvo l'ulteriore sur r ir semPre d medesimo a  « meno personale. Ho poi'irol^°Mmo,,t° in fo^ia più seduta anteriore a queJnostra iftrof InZT lu  la percezione che una forma te LnUahV bl’°S0 aveva avuta Eusapia corrispondesse a taluni Procreata da  non esprimerò alcun giudizio sulle n^' * S,Uft madre-  sono certo che Eusapif è in m Ji di^ ”1 altrui: P« me,  t'Po o modulo, la cui idenESi™ ^durre un ectoplasma approssimativa) viene lasciata pero alIa'nT "• ÌlnPerfetta 6  nerico.6 Que>  gabinetto ieiT'L'ano ' II!!?!, f, bbunTT' ^ niaterializzazione nel f ba avvertito, eJJZio EusaP- » satra la testa del medium ’ è /„ , / ,?e dl seguito : — quel suo riso sardonico che fi mediu,!l! » - con  Anche in piena estasi non l’abbandnS laaia Persln diabol'co. sare per ciarlatana at>bandona il dispiacere di pas-   Le forze biopsichiche radianti  e l'ipotesi del * doppio , bio-psichico.   jL — Come forse si organizzano le materializzazioni.  T. Nelle materializzazioni di casa Celesia mi han colpito con maggiore evidenza due fatti, die trovo registrati in ap¬ punti miei anteriori.  a) E il primo è questo : che le condensazioni di iorza bio-psichica si formino e si rendano visibili anche in buona luce, laddove si suppone ed asserisce che soltanto l'oscu¬ rità sia loro propizia. Pur questo è uno dei tanti punti oscuri e contraddittorii, che macchiano la tela del dogmatismo  Sp Le forme plasmate dalle forze biopsichiche radianti del medium si procreano, dunque, indifferentemente nel buio o si espandono alla luce : ora sono impercettibili alla nostra vista, sentite soltanto dalle sostanze chimiche da cui è sen¬ sibilizzata una lastra fotografica; ed ora impressionano, come tutti gli oggetti materiali, anche il fondo del nostro occhio e sono percepite al di la della retina nei centri vi¬ suali del cervello. Non si vede precisamente il determinismo « scientifico „ di cose cotanto disparate; nè il contrasto si cancella mettendo avanti la dissolvibilità 0, per lo meno, la in visibilità degli esoplasmi sotto l'azione nemica della luce solare, giacché le apparizioni “ spontanee „ di fantasmi av¬ vengono di notte e di giorno, allo scuro ed al chiaro, secondo narrano con gran lusso di particolari le storie aneddotiche dello spiritismo. Insomma, s’avrebbero qui radiazioni un po capricciose, che non ubbidiscono a nessuna delle leggi da noi discoperte nelle altre radiazioni vecchie o nuove, dalle calorifiche alle elettriche, dalle luminose sideree alle cato¬ diche e rtintgeniane.  b) L’altro fatto risiede nella direzione assunta talvolta dalle “ forme parziali „ che, materializzandosi, si prolungano fuori del gabinetto. Non risulta evidente che esse siano in continuità e neanco in contiguità della persona d’Eusapia ; anzi parventi jersera che si possano organizzare senza alcun rap¬ porto immediato visibile con essa. Ma quel che è piu, sembra che si avanzino dalla superficie delle tende del gabinetto come se penetrassero traverso la stoffa, pur avendo il considerevole volume di un arto umano. Ciò porterebbe ad ammettere che la materia per lo meno la tessile, non offra talvolta nessun ostacolo a loro passaggio. Eppure, la vivace opposizione d Eusapia alle esigenze tecniche della Commissione di Pam bndge, che voleva circondarla d'una rete a larghe maglie ■ le  5”ll Z“' “ ,kri.medl' » <• osS,rS"*|l’bo  Sa rtl^cTmT klled-  proposito. E possibile, è verosimile la perce^nT de” passaggio attraverso le tende sia spesso illusoria è "he le  rinlTflnate?U'ZZatj fSCano lnvece dalle fessure di separa¬ zione tra 1 drappi del gabinetto. d  II. La limpida percezione delle mani e braccia che si sono materializzate in casa Cplesia so<f« ; • • ‘ Llie sono  “°donnSio E . PenSÌ!r?,raÌ è rivennIa la teoria esplicatrice del oppio „ , che potrebbe essere parziale n fof«ìn p . i •  a°tbrn tratterebbe. soltal,to di radiazioni a fascio' bastevoh  (R COTTI 6 ri pr0 UKngaraeDt0am,0’dÌ un * arto piasmatico „  (KiciiEi). vi sarebbe pur anco la possibilità di un 'emana-  ione pm vasta e ad onde più larghe, cosi da riprodurre e da raffigurare un corpo pressoché intero 1  tome si organizzino codesti prolungamenti parziali e rad  riiSrSr ° ~ mt^a,Ì d’Eusapia,^ eoscu  e ma u°dTnS°n0 u "rado' non «he distaili-  urne, ma poi d imagmarne un ben intelligibile processo  i. ®r "ril S1 direbbe che, formandosi, allunghino  d ordinano le membra normali anatomiche, e cheneporbo ontano le correnti d’innervazione motoria; avan Lò a c ie e superficie esterne sensibili nello spazio, per lo meno fino ad una  secando le" hne?T? a" af lvita ,loro- P^'e che essa si effettui «In! 'Za de,terrainate dalla direzione centri- nervoso. Ma non è sempre cosi: talvolta arto dinamico non costituisce un prolungamento deH'ani- e°™C<\ P°lch®. sembra uscire da altre parti della persona  ff!bLÌ!l me!3lUni; 6 Pe>'chè, cpiando si forma nel vino del gabinetto e s. protende verso l’assistenza, appare staccato  rXle" e Sott° 11 "*uardo morfologico, autonomo sotto  ^soe cht‘0lr,°-pCOnCeSSa P6r0’ in Via di ipotesi> ]a radiazione esopsichica, può bene imagmarsi la procreazione anche di  me mitra teleplastiche organizzantisi separatamente lontano dal medium e agenti nello spazio quali sistemi circoscritti di forze psichiche.  6) Lo stesso si dee pensare del doppio, dato che ci si arrestasse di preferenza a codesta ipotesi. 11 più delle volte la forma invisibile o visibile che si materializza ed agisce, è in continuazione col corpo del medium ; rare volte si orga¬ nizza a qualche distanza da lui, ed appare allora soltanto in contiguità col suo corpo, sebbene si possa sempre sup¬ porre un qualche fascio radiante che serva di impercettibile tratto d'unione morfologica e di tramite per la conduzione delle linee di forza.  III. Ho osservato che gli studiosi, anche se assistono a se¬ dute d’Eusapia in cui si materializzano fantasmi, passano con ostentato silenzio vicino a questo fenomeno che pur di tutti sarebbe il maggiore: o, se ne scrivono, han l’aria di tenere la penna in mano come un oggetto scottante che li ob¬ bliga a sbrigarsene in fretta. Nei verbali e rapporti delle Commissioni di Milano, di Parigi, dell’Agnélas, di Varsavia, di Roma, di Carqueiranne, si veggono apparire i fantasmi d’Eu¬ sapia, ma li si lascia anche sparire senza considerar troppo il fenomeno. Lo stesso Visani-Scozzi, diligentissimo nel riferire e acutissimo nell’illustrare i fenomeni, dedica loro poche righe : è vero però che alle sue sedute si ebbero ma¬ nifestazioni elementari in questa parte della fenomenologia eusapiana. Eppure, le materializzazioni sono per lo Spiritismo un elemento di forza; e la Metapsichica noii può mica pas¬ sarle sotto silenzio, pel pretesto che sono per lei un imba¬ razzo o un ingombro.  Il De Fontenay , che ha scritto un grosso libro su tre sole sedute di Eusapia (a Montfort-L’Amaury nel ’97), ha voluto costruire sulle materializzazioni da lui vedute un’ipo¬ tesi cosmologica, addirittura ! Egli ne trae conseguenze az¬ zardatissime sulla * Sostanza unica „ dell’Universo, sull’ “ E- tere „ e sull’ “ Energia sui “ Corpi „ e sulle “ Forze sullo “ Spazio „ e sul “ Movimento vitale „, conchiudendo  alla fine che “ la morte non è che un’apparenza „ . Credo  che convenga essere più modesti: e preferisco associarmi a quanto egli, in altra parte ben più misurata dell’opera sua, scrive sullo sviluppo del fenomeno.  1° Generalmente le materializzazioni che si producono vicino ad Eusapia sono incomplete, non tanto nella forma, quanto nelle loro proprietà. Le proprietà che da principio si ottengono più fa¬ cilmente, sono la consistenza e la forza meccanica che ne deriva: in una prima fase però le radiazioni di forza bio¬ psichica non sono dotate del potere di emettere, assorbire e riflettere la luce, e perciò restano invisibili.  3° Ulteriormente si può produrre la pisibililà, la quale però escluderà d’ ordinario le proprietà tìsiche anteriori, cioè la consistenza e la forza meccanica, di guisa che in codesta fase le forme saranno percettibili dalla vista, ma non dal tatto e dal senso muscolare.  4° L’ultimo sviluppo è raggiunto quando la materia¬ lizzazione acquista tutte le proprietà fisiche, la consistenza, la forza meccanica e la visibilità, questa nei suoi attributi caratteristici di opacità, di rilievo plastico, di colore (il più spesso bianco o biancastro, rarissimnmente colorato con ra¬ diazioni fotocromiche dello spettro solare).   B. — Come forse le idf.e del mkdicm si telkplasmano.  Sia pur vero che la congettura di “ forze bio-psichiche ignote „ proiettantisi dai medi collimi con la ipotesi dell’a- nimismo, quantunque io giudichi che l’nna non s’adagia perfet¬ tamente sull’altra e che, nonostante le analogie, passano tra di esse numerose e profonde dissomiglianze. Fatto sta che con essa non ci allontaniamo molto dai concetti scientifici odierni intorno alle forze naturali, e che nel dominio delle radioat¬ tività eteree, appena intravveduto dai nostri occhi meravi¬ gliati, c’è posto amplissimo per qualunque possibilità natu¬ rale a riguardo del medianismo. 11 grosso vascello-fantasma dell’ipotesi spiritica qui corre al naufragio : anche se la fo¬ tografia fissa sulla lastra chimica l’imagine dei teleplasmi medianici, ciò non significa affatto che quelle impressioni avvengano per la presenza di esseri ultraumani : basta alla Metapsichica l’idea verosimile di radiazioni umane proiettate dai viventi, senza ricorrere ai sopravviventi.  Radiazioni indeterminate si formano, secondo A. De Rocbab, attorno al soggetto “ Lina „ quando essa è in istato ipnotico ; e altri medi hanno fornito imagini sostanzialmente simili. Facciamo una sottrazione generosa a tutti i capitoli del- I’Aksakoff che si riferiscono a questa “ fotografia dell'occulto „ ; e prendiamone la parte che forse può servirci di lume per penetrare nel mistero delle materializzazioni.  Sono molti anni da che il dott. Baraduc proclama di es¬ sere riuscito a dare sperimentalmente la prova, mediante il suo “ biometro „ (che è una semplice variante del magne¬ tometro dell’ab. Fortin adoperato in meteorologia), dell’e¬ sistenza di una “ forza vitale „ radiante dal corpo umano, non solo esteriorizzantesi in modo generico similmente alla luce, ma bensì in forme precise, più o men vagamente ef¬ figiate in conformità delle nostre imaginazioni e volizioni. Sarebbero queste psichicone (o imagini psichiche) suscettibili di impressionare le lastre fotografiche, date però certe con¬ dizioni del bagno sviluppatore. Prescindendo dalle analoghe “ scoperte „ che ogni di ci vengono annunziate dai fogli americani, ma delle quali poi nessuno più sente parlare, ci sono stati recentemente saggi di conferma alle “ psichicone „ del Bahakcc; e ognuno vede l’estrema importanza della cosa.  Al Congresso spiritistico del '900 il comandante Dagret (== Tegrad) e il Delanne hanno comunicato di aver potuto “ fotografare il pensiero „. Applicando una lastra chiusa nel suo astuccio opaco sulla fronte dei medium, essi avrebbero visto apparire allo sviluppo sulla negativa delle macchie, la cui figura confusamente assomiglia a quelle che corrispon¬ derebbero ad impressioni sensorie immediatamente anteriori all’esperienza (p. es., un bastone, una bottiglia) o ad ima¬ gini evocate col pensiero (p. es., un’aquila). Effetti non dis¬ simili di “ fotografie del pensiero „ avrebbero enunciato il russo Narkjowitz-Jodko e il rumeno Istrati: quest’ultimo narra di essere riuscito a ritrattare l’ imagine di un amico che sognava di andarlo a visitare nella sua camera da letto.  Quanto vi sia di esatto e di accettabile in queste straordi¬ narie comunicazioni, io non so ; ma non vi veggo un tranello, nè un assurdo logico, nè una inverosimiglianza fisio-psichiea : saremmo, intanto, su di una strada poco “ spirituale „!  Io considero invero che se una lente di vetro mi dà al suo foco un'imagine virtuale, ben la possa dare anche quell’apparecchio immensamente più complicato e meravigliosamente organiz¬ zato che è un cervello umano. In tale supposto , il tele¬ plasma sarebbe una specie di accentramento e condensamento delle radiazioni medianiche proiettate nello spazio conforme ad una legge sconosciuta, particolare alle ignote forze bio- psichiche.  Io non reputo poi assurdo che, se un’imagine ottica si proietta come forma visibile dai centri cerebrali destinati ai depositi dei percetti e ricordi visivi, non possa con uguale procedimento esteriorizzarsi un’imagine tatto-cinestesica dalle zone in cui si registi-ano le nostre percezioni cutanee e mu¬ scolari, cosicché al di fuori la proiezione assuma i caratteri estensivi o spaziali e ci dia la sensazione di un corpo tan¬ gibile. Ogni imagine, in sostanza, si proietterebbe dal medio con le sue qualità fisiopsicologiche : — la tattile , con quelle di resistenza, durezza, impenetrabilità e peso ; — la musco¬ lare, con quelle di movimento e di sforzo ; — la visiva, con le proprietà di forma per lo più incolora e di “ fantasma „ ; — la uditiva, infine, con le altre di suono e di voce o * acusma Ad esempio, non veggo ragione per negare in modo assoluto che i raps, scompagnati da vibrazioni meccaniche di telergia, non possano essere spiegati con imagini allucinatorie acu¬ stiche semplici proiettate dal cervello del medium. In questa ipotesi sarebbero anche comprensibili le imagini di membra e di faccie impresse, mediante ideoplasmi esteriorati pres¬ soché sempre identici e veramente stereotipi, nelle sostanze molli (Tav. IX“ e X*).  *  A questo effluvio di supposti e presupposti sorgono da ogni parte, chi non lo vede ?, obbiezioni formidabili : ma non c’è ipotesi prescientifica e neanco scientifica che non ne soffra. Mi si dirà sopratutto : - come spiegare che si pro¬  ietti un’imagine completa qnal’è quella di una entità per¬ sonale '? Il Dei.anne, prevedendo che i fatti da lui riferiti circa la fotografia del pensiero darebbero un colpo mor¬ tale allo spiritismo, s’è affrettato a dire che le apparizioni non sono idee esteriorate dalla coscienza sonnambolica o magica del medio perchè sono molte; e perchè sono diverse tra loro ; e perchè riproducono figure a lui e a tutti i pre¬ senti sconosciute. Nessuna, in verità, di queste ragioni mi par plausibile.  a) La moltitudine delle imagini, che possono sorgere in un cervello d’uomo, è certamente innumerevole ; ma per suo conto ciascun medium (Eusapia informi) projetta costante¬ mente un grappo abbastanza limitato di imagini e, quel che è più, di imagini semplici di forme e di movimenti. Accogliendo per autentiche le “ psichicone „ del Babaooc, le si vede sempre corrispondere alle imagini dominanti nella coscienza della persona che le esteriora e fissa sulla lastra (per es. quella madre addolorata, che proiettava la imagine   Moiisei.u. Psicologia e Spiritismo, II.   Tav. X.   Calco in gesso dell' impronta dì “ piede spiritico  ottenuta al “ Circolo Minerva , di Genova nelle sedute date da E. Paladino nelPamio del suo bimbo morto). E a un dipresso quel che avviene delle idee ossessive e imperative degli psicosici e neuropatici, le quali acquistano su tutte le altre il dominio in ragione della loro efficacia e costanza. Le forme ectoplasticbe, come dimo¬ strano le impronte su mastice effettuate dalla Paladino (e m genere da tutti i medi plasmatori), olirono quella uni¬ formità che contraddistingue per l’appunto le ossessioni e i monoideismi.  b) La diversità tra le forme materializzate ed i medi, quando si esca dall’innumerevole torma di teleplasmi anonimi o informi o “ non sviluppabili „, è dubbia anche pei fantasmi personali conclamati, persino per quello classico della Katie  Della quale leggo, infatti, nella documentatissima storia del Podmohe, che un osservatore degno di fede, il Volkmann compagno del Crookes in varie sedute, dichiarò la grande rassomiglianza tra il fantasma ed il medium (Fiorenza Cook). Figuriamoci poi negli altri casi, quando i fantasmi appaiono imperfetti, vaghi, a linee indecise e con “ somiglianze ap prossimative „ ! D altronde, la dissomiglianza può essere prò' creata con un processo che nulla significa a favore dello' spiritismo, come fra poco dirò.  c) Il terzo argomento torna poi tutto in favore della mia tesi. Se il teleplasma è irriconoscibile, la cosa non si ascri¬ verà per questo alla ignoranza od alla amnesia dei presenti: la irriconoscibilità può benissimo derivare dall’essere il te¬ leplasma un prodotto di associazioni oniriche fra iinagini originalmente sconnesse di lineamenti o di connotati.  Come le personificazioni del sonnambulismo medianico, così le grandi materializzazioni sono per ordinario uniformi, stabili, stereotipe : ciascun medium provoca l’apparizione dì detei minati spettri. Ciò avviene poiché agli io secondari della medianità intellettuale che si ripetono ad ogni attacco di stato secondo, fanno parallelo le proiezioni, pur esse fis¬ sate e sistemate, della medianità organizzatrice. La disso¬ miglianza tra il medium e il suo effimero “ doppio esopsi- chieo „, analizzato del resto assai raramente, non è mai stata sottoposta a seria investigazione, e, salvo per la “ King „ , fu sempre osservata in circostanze tali che si direbbero' piut¬ tosto di avventura o di spettacolo interessato che di vero espe¬ rimento. Qui tutto il materiale dimostrativo dello spiritismo ha bisogno d’una revisione critica profonda, tanto più che le dissomiglianze tra il medium ed i suoi teleplasmi sono il cavallo di battaglia contro la tesi circoscritta della radia¬ zione psichica (“animismo»); e le rassomiglianze più o meno sicure di qualche fantasma con determinati defunti, accertate od asserite da alcun percipiente, costituiscono l’argomento principe per la tesi dell’intervento concreto di entità estranee (“ spiritismo „).  Su di un tema così dibattuto fra credenti ed increduli, e con davanti a- me un materiale per novantanove centesimi, se non più, di origine sospetta perchè creato fuori della scienza pura dalla fede, dalla buona tede e dall'impressionismo dilettantistico, io non posso, nè voglio esprimere un giudizio generale : men che mai posso emettere un’ipotesi die valga per tutti i fatti narrati o intravvisti, ripetuti ad eco^o documentati, i quali non conosco per esperienza diretta. Ma anche a riguardo di quelli che conosco per averci as¬ sistito, mi sono convinto della impossibilità di accordare in un giudizio unanime i temperamenti e le fedi diverse dei miei compagni percipienti : dimodoché sto fermo alla norma del metodo positivo, e parlo soltanto di ciò che ho esperimentato e meditato io stesso.  E dico : 1° che i teleplasmi parziali e integrali d’Eusapia di tipo non identificato; se davvero presentano tra loro differenze di forma e di lineamenti e di attività, lo debbono ad essere creazioni oniriche, ora isolate ed ora reiterate, costrutte me¬ diante l’associazione di vecchie imagini dalla sua fantasia subliminale.  2° I teleplasmi antropomorfi capaci di qualche identifica¬ zione progressiva, per la quale assumono a poco a poco fi¬ gure simili ad un dato defunto, o ritenute per tali, sono il prodotto di una graduale e più o meno rapida intussuscezione di connotati, secondo il processo che io ho discoperto nel¬ l'entità che si materializzava per me : un’analisi altrettanto, accurata delle apparizioni con caratteri di identità condur¬ rebbe, secondo me, a risultati eguali.  3° Quanto ai teleplasmi che fin dal loro primo apparire avrebbero caratteri personali immediatamente identificati, certo se ne raccontano molti esempi ; e ne sa qualcosa chi abbia la pazienza di scorrere le collezioni della lievue spinte, della Light, della Zeitsehrift filr Spiritismi^, degli Annali dello spi¬ ritismo in Italia... Ve n’è perfino qualche esempio nelle sedute della stessa Paladino... Ma prescindendo dalle apparizioni, in cui è evidente al nostro criterio logico o è stata oramai provata la frode ; ommettendo le storie inventate o arricchite di tor¬ tuose frangie dalla caracollante fantasia dei fideisti ; ritenendo che dopo questa vagliatura, il materiale di cèrnita si riduce a poca cosa, io dico che la Metapsichica, prima di regredire sull'instabile e mal fido terreno della dottrina spiritica, ha da percorrere tre buone strade — l’illusione psico-sensoria dei percipienti : la suggestione mentale (trasmissione del  pensiero, telestesia) : — le allucinazioni veridiche (telepa¬ tiche). E percorrendole sino al termine, non uscirà mai dal dominio solido e fermo della scienza positiva e sperimentale.  Ora è per di là che bisogna incamminarci!   Satanismo e spiritismo.  Quel braccio nero che si sporgeva minaccioso di tra le portiere di casa Celesia, a qualche novizio, predisposto alla insorgenza delle paure e credenze sataniche, poteva ricordare il verso della Basvilliana  “ Vuota stringendo la territiil ugna „,  e spingerlo istintivamente verso le spiegazioni mitico-teolo- giche dei fatti spiritici. E in realtà la fenomenologia me¬ dianica assume talvolta un carattere ateo, irreligioso, diabo¬ lico... Fin dai primi tempi ■ Arcadici, nella stessa sua patria Americani, per quanto aperta ad ogni forma ed espressione di fede religiosa, lo spiritismo si è trovato a contatto e in contrasto con le religioni positive e rivelate. Esso si imme¬ desimava, a modo suo, le vecchie credenze della spiritualità ed immortalità delle anime; ma mutando radicalmente le idee sul destino umano dell’oltre-tomba conforme al merito e demerito, veniva a sconvolgere le concezioni teologiche intorno ai rapporti tra Dio, il Mondo e l’uomo; si atteg¬ giava, anzi, a riformatore della coscienza religiosa e morale.  I credenti, i ministri, i preti, i teologi, i filosofi cristo-spi¬ ritualisti, tutti quelli che videro minacciata la loro fede, se ne commossero ; e cominciarono a proclamare che le presunte comunicazioni dell’Al di là erano dovute ai poteri terribili ed occulti dello “ Spirito del male „ o d’altri spiriti suoi emissarii. Poiché da vari millenni l’uomo, scorgendo il Male nella natura e sentendolo in sé medesimo, è stato condotto a personificarlo, come ha fatto del Bene : e all’essere che lo impersona, a questo Anti-dio che pugna con Dio nell’u¬ niverso fisico e nella coscienza umana, ha assegnato tutte le malevolenze e tutti gli errori, tutti gli inganni e le men- SKnSSLì vizl e le colpe’ ond’è ricca e tu,'bata la «»  Pel M.se de Mirvillb, per de Moussead, pei pastori evan¬ gelici Cowan e Jones, per il gesuita P. FRANcoPper il cano¬ nico Savino, e per una folla di teologi e demonologi arci- vescov. e ministri intransigenti del culto cristiano? era SaW che muoveva 1 tavoli per far girare le teste, deboli nella fede dei buon, credenti; era iJ Diavolo 0 "uoi emis  saru, spirit! inferiori, che rispondevano per l’evocato defunto  tiss,m, cattolici e protestanti, era divenuto e tuttodì si con-  ®®,nra ®ln0nl,m° dl, sntanisrno Gli spiritisti hanno difeso calorosamente contro questa vituperazione le loro predilette dottrine: e negli ultimi tempi si è veduto qualche teologo  sacerdote° istru?^alChe 8Clenzi?*;0 °. medico elidente, qualche (per es il S mmlT meno «calcitrante nella sua ortodossia difLrp .b0“LBDv Lapponi, [Stoppani]) abbandonare la tesi  tXnt i far- l0rmen° lascia:lil “ uell’onibra,ac tifiche d med, anici , conforme a spiegazioni scien-  cricj° contrari al d\rÌp.etere sgomenti spiritolo-  * ci contrari al preteso satanismo (limando fra i tanti al  grosso ,0‘p „ Tournibb, .U'opracol„  Cavalli). L neanche nn spetta di mostrare in quale maniera tjZl p 0pere di C,t0'VELI ’ di B™are, CORENl Dtas’ Srao P ’n t1>CSeCC" 81 conciliino con mutue mutilazioni spiri¬ tismo e uistianesimo in genere, spiritismo e protestantesimo spiritismo e cattolicismo (l’apice dei connubii ibridi), spiritismo  * budd,S,n°’. mTU <ron fucianismo, nell’estremo Giappone  dr.”rorr.dr-che,““,“"i!"ii» »"»»» ss  ai creare o d, scoprire tra lo spiritismo da una parte e  XUlt',Sni° ?■ ’• C°SÌ detto es°terismo dall’altra, tra la teo-  rantistà ^vTr 6 ,Inoderno’ 0 illuminista od oscu-  “ * , idealismo vecchio o nuovo e il pragmatismo  desti e pratici^" "" trattÌ6ne in C0nfilli Più ">0-  laÌl'!.t 8*nt° CLe ,gH .sPir*tisti dogmatici non si debbono lagnane dell accusa lanciata loro dagli ortodossi di essere njlì“0ne eoi Diavolo e di lasciarsene fatuamente burlare  Sacibre Si dte T v" * dÌletta troPP° * evocazioni  che cbhnia if 2 C le- a Pang’ V! 8ia una sètta spiritistica cne chiama il demonio a comunicare. A Lipsia nel 1858  un medium veggente annunziò che del suo perispirito fluidicò  rivestivano esseri larvali, e li disegnò: nelle due figure che qui riproduco, ognuno facilmente riconoscerà le popolarissime fisonomie diaboliche che il medio-evo impaurito ci ha tra¬ mandate e di cui ora sorridiamo con indulgenza. In una seduta, della quale discorse il Dr Bonnet all’ultimo Congresso spiritistico di Parigi (“C.-rendus,,p. 120), si è presentato uno.... scheletro! Quanto a noi, abbiamo visto le larve stravaganti materializzate da Eusapia (Tomo I).   Figure spiritiche (diaboliche) apparse a Lipsia nel '58. (Da A. Bastia»),   Orbene : se si leggono le opere degli occultisti e teosofi si troverà che, in fondo, essi sono più coerenti degli spiritisti puri o kardecbiani. Questi, non sapendo in qual modo spie¬ gare le apparenze talvolta bizzarre delle forme materializ¬ zate, le dicono fantasmi di disincarnati in via di sviluppo : l’occultismo, per contro, ammette, accanto ai morti che ritor¬ nano, altre categorie di spiriti inferiori all’uomo, e allora è comprensibile che per schernirci costoro assumano quelle raffigurazioni diaboliche o gnomiche o larvali. Sarà, se si vuole, un simbolismo di parata: ossia gli “ elementali „, vo¬ lendo (?) rivelarsi a noi, sapranno prendere forme accessibili al comprendimento nostro, chè certo nella loro essenza non possono avere la configurazione organica stabilita dalle leggi dell’ Evoluzione biologica. Supporlo , sarebbe dar segno di una vera semplicità di spirito !  Ad ogni modo, c’è adesso un gruppo di spiritisti, che fru¬ gando fra le righe dei libri “ rivelati „ di St. Moses trova qualche oscuro accenno all’intervento di esseri spirituali di¬ versi dalle anime dei trapassati. Donde il dubbio che il Gran Maligno, ora nelle sue favolose personificazioni di Satana, Lu¬ cifero, Belzebù, Azaziele, ecc., ed ora aiutato dai suoi accoliti Asmodeo, Astarotte, Mammone e simile genìa malefica, esca dalle tenebre e venga a tormentare i nostri tavolini e a schernirci sotto parvenze antropo-spiritiche. Così siamo ri¬ cacciati addietro di quattro secoli, all’epoca in cui G. Bodin ascriveva i patimenti isterici alla possessione diabolica, e nelle stimmate anestesiche additava, con orrore, la porta d ingresso dello “ Spirito malo E chi sa che non dob¬ biamo augurarci fra poco che ritornino un Becker, un Tho- masips, un Wier a liberarci dalla recrudescenza di queste pazze e puerili fantasie! 4  Come pretendere che uno psicologo ed un sociologo, di fronte a codesti fatti, non rimangano impressionati dalle evi¬ dentissime sopravvivenze mentali che illuminano di luce me¬ ridiana la psicogenesi delle produzioni medianiche ? Non si vuole che si giudichi acerbamente la dottrina spiritica in- quinata da si fatti regressi atavici e da superstizioni barba- nche? E allora lasciate in pace il * Gran Maligno „ ; to¬ gliete dal cuore dello spiritismo tutta la cancrena che lo rode da anni e lo ara putrefare; e se siete o bramate di essere i pe 1 egri ni della Nuova Ricerca, cavatevi i sandali cosparsi  Scienza6™ mfetta pnma dl Penetrare nel santuario della   Genova.   LA VENTUNESIMA SEDUTA (26 gennaio 1902J.   Seduta breve, ma espressiva.  [Seduta, questa del 213 gennaio, concessa da Eusapia Pala¬ dino per dar prova della sua onestà di medium in risposta alle critiche dubitative apparse sul giornale genovese Caffaro ; e peroiò seduta, quasi direi didattica, di dimostrazione dei fenomeni più incriminati. Ne tacerei del tutto in questa mia opera, non essendovi apparsa novità alcuna, se lo stato psi¬ chico del medium, la non comune velocità dello sue azioni medianiche, e la sicurezza di taluni interessanti fenomeni, non mi dessero occasione di stralciare i seguenti appunti dalle mie Noie manoscritte di allora. Giugno l!>07).   Siamo solo in cinque: Eusapia ; io; il cav. Furetti ; 1 ietko Gcastavino, direttore del Caffaro-, ed il sig. A. h erro, addetto all'Amministrazione degli Spedali di citta. E ci ritroviamo nella deserta e fredda sala del Circolo Minerva, fra il con¬ suetudinario apparato, dove nulla si cambia mai per non sve¬ gliare la suscettibilità del bisbetico “ John „. e Da principio io e Ceretti sediamo soli, vicino a,d Eusapia, e avvengono buoni fenomeni tiptici, alla luce di un becco Auer, con e anche senza contatto delle mani. Ma poi Eu¬ sapia chiede con voce imperiosa l’intervento dei due ospiti, che si collocano al controllo e più non lo lasciano durante la serata. I fenomeni non si fanno aspettare : ma al cospetto di novizii in spiritismo, “ John „ sfila il suo abituale pro¬ gramma dimostrativo.  • cd"i “*“■ »«.-  A debole chiarore: — Ancora levitazioni; moti della tendi vento gelido; toccamente ; sottrazione della seggiola a un con  À 0r^oU8C,tPaa.nbalZÌr’ad,tr.a se^ioladaI Setto. L0” mento della pesante scrivania e  stanno sopra; trasporto d’un campanello dalla scrivani! a M- ninn ° ’ .°801j-azl0De ed urti d> a|ouni strumenti (mandolino' tim  P A%Zarta&) IT;1;0®0 e dÌ8tantì dallamédimn  appena^ sfiorato" di  jnf l^qui'do S^°per^ rirca^S*— c manose**" ^ ,^?o**e^Pane|lo)  ttf 1 2 ttszzs&rzz: »  ' firndi«E°85pia in Un accasclamento completo.  Gli ultimi due esperimenti, per la loro semplicità e ner  di tfr«adCa<^‘ pienlssimo rischiaramento del locale, sono ih grande interesse per la ipotesi della forza psichica ra diante. Ecco come il Guastav.no li descrive:  d'azione a diuturna : - “ Prendo il cimni  del favolino “W M 6 lo -euTnel^Xo  nei Tavolino. La medium, giunte le mani ad arco si  cTrco1areCasean™aatoe ese8ufndo movimento semi-  Xha centimetri In I°- 6 te?endo '? dita lllla distanza di Pa-  qnilli e amHam ,Ure è. ComP.ieta- ««no tutti attentissimi.'tran- svn i’ an<lamo. ragionando del fenomeno man mano che si  per movL^nfo^comu6 - hSÌ “ttÌm° fr ilttìni('' “cimento poi movimento, u comunichiamo scambievolmente le imnres  sion,, e c, accertiamo benissimo che in quesfopiccofo X>co  2. Esperimento di azione a distanza : — * Levata la seduti e rientrati nella camera degli esperimenti, io e il prof M ci   esperimenti di azioni a distanza   203   avviciniamo al mandolino e al timpano che pendono all altezza Siile nostre teste; e la medium, a distanza, stando seduta sulla d «X-ona ci «rida: - Non toc-cote! Non toccate! — e questi [strumenti, in piena luce, lì sotto i nostri occhi, si mettono a dondolare leggermente. Indi l’Kusapia s’alza, avvicina la mano ì mandolino mantenendo uno stacco di cinque centimetri e fa u movimento di spingerlo innanzi; il mandolino segue he riissimo tale movimento orizzontale, come se avesse ricevuto ef¬ fettivamente una spinta „.  Io ne avevo già osservati dei consimili nelle sedute ante cedenti. Dalle mie Note particolareggiate sui fenomeni del- 1-11 dicembre 1901 estraggo la descrizione seguente;  3 Esperimento di azione a distanza : — " La seduta fe finita, ed Eusapia barcollando s’fe rifugiata in un angolo della sala, dove siede in atteggiamento di stanchezza estrema, m istato subipnoide, con la percezione confusa, lo sguardo imbambolato e fisso, la fronte madida di sudore, il polso frequentissimo: essa è pressoché incapace di pronunciare parola. La sala « rlsAbiara a da un becco a gas con reticella Auer. Io prendo dalla tavola il carillon (giocattolo a scatola con ruota dentata che fa scattare delle laminette metalliche flessibili), e mi accosto al medi invitandola ad estendervi sopra le mani e a tarlo suonare, hu- sapia sotto l’imposizione del mio sguardo che la suggestiona, ubbidisce : e dopo alcuni secondi di attesa, senza che le sue mam neanco abbiano sfiorata la manovella, questa si inette in moto, e percorre mezzo giro, cosicché dall’ istrument.no escono due o [re de’ suoi suoni caratteristici. 11 fenomeno s’e npetuto .lue altre volte sotto gli occhi dei compagni accorsi a vedere^L ul¬ tima volta il carillon stava nelle mani del prof. Pellizzan.  Ho misurata la forza occorrente per mettere in azione la ma¬ novella e l’ho calcolata di circa l)„ di chilogrammetro ,.  In questi effetti telergetici si scorge sempre un subitaneo cessare del movimento dovuto all’esopsiclnsmo radiante dal medium, il quale sembra scaricarsi d’ impulso ed esaurirsi rapidamente. Il fatto è sopratutto visibile nei moti del a tenda nera; questa dapprima ondeggia pian piano, poi sotto l’incalzare delle ignote forze in azione si agita si avanza e proiettata con veemenza, e si gonfia a tutela delle invisibi ì forme materializzate nel gabinetto, mostrandosi resistentis¬ sima per qualche po’ alle pressioni esterne : poi d un tratto cede e, come una vescica piena d’ana che si vuotasse, si sgonfia si affloscia e ricade verticale col suo strascico inerte. Non si ha qui una bella dimostrazione della ongine nervosa della forza irradiata dal medium ? Le “ entità fantomatiche » scompaiono con lo sgonfiarsi della stoffa. Gli Sforzi rappresentativi del medium  in relazione ai loro effetti.  Jersera lo stato d’eccitazione d’Eusapia mi lia concesso di are agline interessanti osservazioni sulle sue condizioni osi cluche in rapporto alla rapidità e intensità dei fenomeni „  ndtà dlìì? Che elk deVe sostenere Per Produrli in confor mitd, delle sue rappresentazioni interne  colt-itenird'r^,>tentament'e- Era Uerv0sa’ Perrnalosa e n d flt0; S1 aitava sulla sua seggiola con-  nr'rn 0 ,S1 Inter‘-ompeva, dicendosi (da “ John ) stanca e reclinata la testa vi portava la mano in atto di sofferenza  restnief cnVno ^ >,ie"at° co1 sulla tavoli?  lava che s ennr ^ Indl 81 scuotev“> « sussultando vo- levache si continuasse, che si stringesse il controllo- e allora  con sfoi zì veementi proiettava la sua “ fluidità radiante  {oriente ' Affa fi*8 P°teVa’, sm?"iava 6 gemeva come una par¬ torente. Alia fine, spossata, ci ha dichiarato di non poterne niù  f"* d‘ Piant°’ ^ante CKri-’  masta come trasognata, sembrando non dare ascolto alle  ru‘.r,„PZ''diJ“for“ ed1*"« Obbligatorie  pa. nostja sodisfazione per le “ meraviglie „ vedute  lima di assidersi al tavolo Eusapia si mostrava nreoc capatissima: ha voluto che io le spiegassi i termini scien bigione che*? ™uscoIare’ di rappresentazioni motorie . di ini-  Romeni ed alt" ^ r° tl'°VarSÌ- neUe Pole">^ sui suoi !“ ! ' ,,a neSll0> como si può ben capire pensando  barazto Ara|della lnasPettata scolara, mi sono cavatHiT  forze nsiX hpPOCO Y*90*?- che si Parli di occultismo, di termi ! Sichiche ignote, o di spu-itismo: un po’ diffida dei ermini mediammo e medianità, perchè sospetta che vi sia  che le stl io-XèT denÌerazio“® ! ma> in sostanza, ciò sta a cuoi e è d! essere considerata e trovata sincera   VOLONTÀ E POTENZA NEL MEDIUM   205   durante le sedute. Che anzi, jeri sera, a proposito del valore spiritistico dei fenomeni eusapiani, è accaduto un latto cu¬ rioso : Eusapia ha respinto con sdegno l’accenno all’evoca- zione di qualche spirito famigliare ad uno dei presenti, gri¬ dando che si domandava l’impossibile, che non era il caso di esaurirla con simili richieste, e che l’assistenza si conten¬ tasse dei fenomeni quali venivano spontaneamente !  Il suo amor proprio, punto sul vivo dalle accuse di lrode, diventa uno stimolo per la medianità in azione : e questo vale a riprova che non è necessario un ambiente credulo, e neaneo un gruppo cosi omogeneo di astanti, come si proclama, e che le idee imperanti nella coscienza superiore sono sempre le determinanti delle scariche d’automatismo, tanto è vero che nella seduta del 26 gennaio non c’è stato indizio dell’affet¬ tato contrasto tra le due volontà (quella del medium e quella di “ John „).  Inoltre, Eusapia. che pur parla poco, ci ha mostrato un altro particolare degno di rilievo. Durante l’estasi, e mentre pareva capace ancora di potenti ejezioni di forza, uscivano dalla sua bocca queste parole, che già io le avevo altra volta udito pronunciare tronche e confuse : “ Povera figlia ! Non me ne falò più , non me ne fido più! „ - Ribellandosi all’invito di pro¬ durre fenomeni eccezionali per meglio convincere gli scettici, ba anche ripetuto più volte con tono stizzoso : — “ Povera fiqlia mia!... latriate in pace, mia figlia ! , • Naturalmente  queste frasi ed altre consimili che Eusapia borbotta in “ trance , esprimono il suo timore di un insuccesso per ec¬ cesso di sforzi e consecutivo esaurimento della potenzialità medianica: figurano bensì dette da “John King „ impersona¬ tosi nella Paladino, ma perla psicologia scientifica esse sono la rivelazione della capacità che ha il medium di seguire con attenzione le scariche dell’automatismo subconscio. Se ne cava la illazione che dell’atto medianico sono necessarie condizioni la volontà di agire (rappresentazioni psicomotorie intense e chiare) e l’autosuggestione di poter agire (il senti¬ mento di fiducia nelle proprie forze).  L'idea di potere è dinamogena, laddove l'idea opposta di non-potere è inibitoria: questo si rende palese in tutti gli individui addestrati a qualche esercizio difficile e straordi¬ nario, ai quali il fattore indispensabile di successo non è tanto il plauso degli spettatori, quanto la fede in sé mede¬ simi. T medii hanno lo stesso bisogno: debbono autosugge- stionarsi per agire, ed è loro nociva la interferenza prodotta da troppo manifeste ostilità e sospettosità nella assistenza.   206   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Io noto a tale riguardo che l’ingenuità con cui Eusapia accetta la simulata partecipazione volontaria dei presenti, non torna molto ad onore della perspicacia e intelligenza che le si attribuisce. Si scorge lo stesso fatto di credulità nei soggetti ipnotizzabili. In fondo non c’è bisogno di cre¬ dere in poteri arcani per essere buoni ipnotizzatori; per la stessa ragione, non sono indispensabili nei formanti una ca¬ tena spiritica particolari stati intellettuali emotivi e volitivi per vedere ed accertare i fenomeni : bastano un’attenzione sostenuta, un animo calmo, un diportamento sereno. E con questo si giova all’autosuggestione della medium, che non ha affatto bisogno, siccome taluni suppongono, di aver d’attorno a sè dei fideisti e degli scriteriati, nè delle persone nutrienti per lei una viva simpatia (qualcuno dei percipienti mi ha anzi confessato di provare ripugnanza al contatto di Eusapia !), nè degli individui tesi con tutte le molle della loro psichev verso il conseguimento dei fenomeni. Basta in realtà mostrare l’atteggiamento esterno di volere, e non occorre l’intensifi¬ carsi reale delle volizioni.  A me sembra piuttosto il contrario: cioè che la medium, quanto più avanza in “trance,, tanto meno subisca la volontà altrui.  Per esempio, ho fatto più volte l’esperienza di impedire col mio pensiero un fenomeno o di dargli una direzione di¬ versa: quantunque il mio potere ipnotico su Eusapia sia grande, non ho ottenuto alcun effetto in antagonismo alla proiezione dinamica prestabilita dalla medium o in decorso. Dirò, anzi, che a me pure, nel mentre la magnetizzavo e le suggerivo d’essere calma, è accaduto di sentirmi dire da « John „ (per bocca d’Eusapia): — * Bette-, per questa rotta tu l'hai ipnotizzata, ma un’altra volta io lo impedirò. Primati cinque, pròvati anche dieci volte, e non et riescirai ! , . E un’altra delle frasi stereotipe che escono dalla medium in sonno.  Alla Paladino, per autosuggestionnrsi nel senso di potere, bi¬ sogna l’altrui contegno apparente di piena fiducia. E aggiungo che mi par difficile e raro si consegua in un’assistenza, per lo più promiscua, quell'affiatamento di volontà, che la ipotesi delle azioni psico-collettive o 1 altra dell’ “ armonia o somma- zione dei fluidi „ debbono logicamente presupporre. Uno sguardo gettato in fretta sui miei compagni di seduta ini ha permesso di osservare che i loro sforzi di volontà erano spesso, come in me, affettati di fuori, superficialissimi di rientro, se pure non sorgeva in essi, come in me, dal fondo della coscienza una qualche idea di dubbio che avrebbe do¬ vuto agire in contrasto ed in inibizione dei fenomeni, qua¬ lora la telepatia avesse sempre e tutta la efficacia asse¬ gnatale da taluni (p. es. dal Podmore).  L’Eusapia, sicuramente, ha bisogno di credersi aiutata e rinforzata dalle volontà altrui. Allora essa diventa capace del doppio ordine di sforzi dai quali dipendono le manifestazioni:  1° Intensificazione interna delle rappre¬ sentazioni.  Alla base della medianità, secondo che abbiamo provato, sta una concentrazione del pensiero. Bisogna che il campo di co¬ scienza si circoscriva per più o meno tempo, e che tutta l’at¬ tenzione si porti sulle imagini che il medium (a effetti fisici) vuole esteriorare eolia supponibile radiazione di forza viva psichica. Questo restringimento della coscienza, che giunge al monoideismo, dà ragione della così detta “ estasi medianica „ (cfr. nel Tomo (, lo schema di pag. 267).  Tutte le categorie di imagini ed idee sono suscettibili di intensificarsi e di isolarsi nella disgregazione della per¬ sonalità che contraddistingue la “trance,; tutte, per un pro¬ cesso anatomo-fisiologico ineluttabile, tendono a trasformarsi in azione, giacché in ogni nostra imagine ed idea esiste sempre un contenuto motorio. Pertanto questo contenuto varia a seconda della origine sensitivo-seusoriale o percettiva degli elementi rappresentativi; e in relazione a ciò le imagini diversificano nella loro proiezione centrifuga. Naturalmente le idee motrici sono dotate della maggior forza projettiva : per esse la concentrazione estatica dei medi può aneli essere parziale e incompleta, riescendo ogni semplice rappresenta¬ zione di movimento a tradursi con facilità in impulso ed in atto. La teoria dei moti incoscienti (Cheviieitl) ha reso popolarissima codesta nozione fisio-psicologica, e non è il caso di ritornarci su a lungo. Basta una osservazione superficiale su Eusapia all’opera, per vedere che le manifestazioni mecca¬ niche della medianità (movimenti e spostamenti di oggetti) non richiedono il passaggio ad un letargo passivo profondo, ma avvengono agevolmente anche nel sonnambulismo attivo.  S’intende che più forte è l'ostacolo da vincere nella estrin¬ secazione dell’idea psico-motrice, e più intenso anche sarà lo sforzo di rappresentazione: ciò è manifesto anche nel di- portamento del medium. Ma per la generalità dei fenomeni si può formulare la seguente legge fisio-psicologica: Legge I. Il grado di restringimento dello coscienza dell'io e l’intensità dello sforzo interno di rappresentazione sono in proporzione inversa col contenuto motorio delle imagini ed idee da esteriorare.  Ne segue che le imagini di indole intellettuale, come sono le visive (e le acustiche, così raramente esteriorate), richiedono un’estasi più avanzata: p. es., le materializzazioni di fantasmi visibili non avvengono se non in “trance, letargica, giacché si tratta allora di una vera ideoplastia, o radiazione ed orga¬ nizzazione di imagini aventi un carattere più ideale. Noi ci invaginiamo con visualità interna una fiamma, un volto, una figura, un’iscrizione, senza provare in noi nessuna vibrazione percettibile di fibre muscolari, quantunque alle percezioni ottiche si accompagnino sempre atteggiamenti di attenzione e minimi moti dei globi oculari e della iride (Helmholtz, Acbert). Possiamo anche pensare, con udizione interna, a suoni, rumori e voci umane senza palese partecipazione mo¬ toria dell’apparato organico di fonazione. Ma non sì tosto pensiamo ad un movimento, l’idea sorge con un prepotente impulso a trasformarsi in atto. Ecco perchè le danze del ta¬ volo, il suo linguaggio a battiti, i toecamenti, gli spostamenti di oggetti, le azioni complesse, non attraversano in idea la coscienza del medium senza destare anche dei moti e gesti consensuali : ed ecco perchè, al pari della scrittura automa¬ tica, essi possono eseguirsi dal medium in uno stato par¬ zialissimo di disintegrazione della personalità e di obnu¬ bilamento della coscienza, ma con la coscienza di essere ancora sveglio. Sono le “idee forze, più penetranti nella Realtà.  Si affaccia qui il problema della varietà delle manifesta¬ zioni acustiche da parte di Eusapia. Costei parla poco anche in personificazione di “ John „,e a differenza dei medi ora¬ tori non dà messaggi vocali se non rarissimamente (e, se¬ condo me, dubbiamente). Si sa che il linguaggio interiore consta, nel più gran numero di persone, delle imagini mu¬ scolari delle parole o verbomotorie ìStricker, Egger) e di quelle acustiche o verbo-uditive (Wernicke), le quali ten¬ dono però a immettersi nelle vie di conduzione centrifuga e a diventare voce articolata o susurrata. Ad ogni modo, sarei portato a ritenere che in Eusapia l’endofasia sia debole, e che nel suo pensiero dominino piuttosto le imagini concrete o prassiche tatto-muscolari e visive. Questo suo tipo mentale darebbe ragione della indole materiale o meccanica della sua medianità: — in lei i centri psico-motori e i kinestetici sareb¬ bero i più attivi ; — verrebbero poi i centri psico-ottici : — in  terzo, i centri psico-acustici ; — e ultimi i centri associativi o logici, raramente e debolmente in essa operosi. '  Dirò al proposito che non si deve supporre che i fatti psichici o interni, corrispondenti alle scariche automatiche di energia radiante, si localizzino nei centri cerebrali inferiori anatomicamente sottostanti alla corteccia, ossia nei grandi gangli mediani e della base (nuclei del corpo striato, talami ottici, ecc.), dove arrivano le sensazioni grezze e dove forse si formano gli impulsi elementari. Tale supposizione è contrad¬ detta dalle odierne conoscenze sulla struttura e sulle fun¬ zioni dell encefalo umano. (Quella teoretica disintegrazione che contraddistingue gli sdoppiamenti di personalità, le co¬ stituzioni di io secondari, gli “ automatismi subliminali „, tutte insomma le manifestazioni del subcosciente, non si ef¬ fettua già fra centri anatomicamente alti (la corteccia) e centri bassi (gangli subcorticali), come si vorrebbe allegorizzare in una concezione ingenua e primitiva del fatto anormale, o isterico o medianico che sia: — essa può avere effetto, e realmente lo ha nel più dei casi, se non sempre, fra i centri per cosi dire paralleli della corteccia, fra le zone psicosen¬ sorie e psicomotorie da un lato, le associative dall’altro, op¬ pure anche Ita le contigue e congeneri zone di associazione.  Localizzare l'attività radiante a dati organi cerebrali, e ne¬ garla o limitarla ad altri, sarebbe presentemente un errore fisiologico; e i psichicisti di talento che teorizzano intorno al subietto, ad es. il dott. Geley (L’étre subconsci fati; Syn- thèse du spiritisme), se ne guardano bene, dimostrando con ciò di possedere un più profondo comprendimento del dina¬ mismo cerebrale che non quegli alienisti che localizzassero le allucinazioni e la telepatia ad isolati centri psicosensori !  Se il medianismo si intende spiegabile con la teoria del subcosciente rinforzata dall’ipotesi dell’esteriorazione di ef¬ fluvi dinamici, se insomma esso risulta dalla facoltà di rea¬ lizzare ed organizzare al di fuori le imagini ed idee depo¬ sitate nei centri psichici, l’esercizio progressivo di questa facoltà tanto più esclude le operazioni della coscienza vigile o superiore, quanto più intimo ed esteso è il lavoro che deve compiere il cervello per rappresentarsele.  2° Badiazione della forza bio-psichica.  Tutto il contegno di Eusapia in seduta dimostra che per pro¬ iettare dai centri rappresentativi Timagine o l'idea-forza che si realizza all’esterno, essa effettua uno sforzo fisiologico. Ho già detto dei movimenti manifesti o latenti che accompa¬ gnano i fenomeni meccanici : queste scariche di innervazione motoria sono generalmente in proporzione colle resistenze fisiche che la medium incontra (leggi di inerzia e impene¬ trabilità della materia, di gravitazione, di equilibrio dei corpi, ecc.). La tensione dei muscoli si associa a reazioni svariate, a congestione del viso, a contrazione delle palpebre e delle labbra, a turgore del collo, ecc. Sono desse che danno alla fisonomia d’Eusapia l’espressione singolare colta dalle nostre fotografie istantanee (v. Tav. II*); si direbbe una donna in atto di spremere qualcosa dal suo corpo, e i suoi atteg¬ giamenti di sforzo hanno un che di convulso, quasi di epi- lettoide. Ma bisogna non restare ingannati dalla espressione di smarrimento che sulle negative assumono gli occhi del medium e dei formanti la catena accecati dall' improvviso lampo dol magnesio. Ad ogni modo, dallo studio compara¬ tivo degli atteggiamenti e diportamenti d’Eusapia Paladino durante la provocazione dei fenomeni medianici, parmi che si possa formulare una seconda legge fisio-psicologica :  Legge II. Oli sforzi fisiologici (muscolari, vasomotori, secretori, ecc.) di esteriorazione sono in rapporto diretto con le resistenze fìsiche da vincere nello spazio esterno.  Da ciò consegue che, tra tutti i fenomeni di medianità, le telecinesie e le teleplastie tangibili e attive hanno, d'ordinario, un corteggio più palese e più materiale di reazioni fisiolo¬ giche ; e sono caratteristiche degli stati di dormiveglia, di preipnosi, di “trance, sonnambolica o attiva. Laddove le tele- fanie, siano luci semplici, siano materializzazioni visibili, importano reazioni fisiopsicologiche meno estrinseche ma più profonde, e fini, e silenziose; ossia si producono preferibil¬ mente nell’ipnosi letargica o passiva, allo stesso modo delle personificazioni complete (fenomeno completamente subiet¬ tivo), da cui è nata la parte intellettuale dello Spiritismo.   Fenomeni di telestesia.  11 conte De Roohas, accanto alla esteriorazione della mo- tricità (cui attribuisce, in massima, i fenomemi medianici ca¬ ratteristici di Eusapia), dichiara d’avere scoperta anche quella della sensibilità. E la descrive all’incirca. cosi:  In un certo numero di soggetti la sensibilità disparsa du¬ rante il sonno ipnotico [o magnetico, o medianico] dalla su¬ perficie del corpo, si ritrova al di fuori del loro corpo soma¬ tico; e il magnetizzatore può accertarsene con vari processi.  Un primo strato sensibile segue i contorni del corpo per uno spessore di 3-4 centimetri. Attorno ad esso si scoprono altri strati equidistanti, separati da intervalli di 6-7 centim. e che si succedono fino a 2-3 metri. Spingendo la ipnosi più lontano, gli strati sensibili si condensano su due poli di sensibilità, l'uno a destra, l’altro a sinistra del soggetto. Alla fine questi due poli si riuniscono, e tutta la sensibilità del soggetto si trova riportata, come un abitò su di un manichino, su di una specie di vero fantasma capace di allontanarsi agli ordini del magnetizzatore e di traversare gli ostacoli materiali conservando la sua sensibilità.   Se queste “ scoperte „ dell’esimio psichicista francese fos¬ sero confermate (e il dott. Joikk pensa che già lo siano), si avrebbero dati preziosi per ammettere gli sdoppiamenti di persona, non soltanto psicologici o interni, ma somato- iisiologici o esterni. Ne sarebbero anche illuminate certe an¬ tiche e non credute osservazioni dei mesmeristi e magnetiz¬ zatori, certe vecchie e derise esperienze dei dottori Bourhit, BcitoT e Luys sulle azioni a distanza delle sostanze chimiche e medicamentose; ma, in particolare, se ne avvantaggerebbero le asserzioni dei discopritori dell’ “od „ (De IIeiuiienbach), delle “ correnti biologiche polari umane „ ICiiazarain e Dècle) e dello altre analoghe “ radiazioni „ o “ forze neu- riche „ (Barèty, Bahaduc, [Bettinelli], ecc.).  Ma si teme da molti che il De Rociias sia stato vittima del suo eccessivo zelo di studioso. A parte l’ipotesi della frode, che infirma ogni capitolo e ogni paragrafo della Meta- psichica, c’è sempre da dubitare della connivenza incosciente e dell’autosuggestione dei soggetti, ai quali (come io rilevai nelle mie lunghe esperienze sulla fascinazione e sull’ipno¬ tismo) non par vero, nella docile condizione di mente in cui cadono, di seguire la direzione delle idee preconcette e in¬ consapevolmente manifestate dal loro “ magnetizzatore È difficile trovare un campo scientifico dove si investighi tanto male, anche da psicologi e da alienisti di gran fama, come questo della psicologia supernormale: moltissimi “ sperimen¬ tatori „ si conducono durante 1’* esperimento „ in presenza dei soggetti come se questi fossero assolutamente insensibili e come se la loro coscienza neanco ai margini fosse in grado di accogliere percezioni! Inoltre l’elemento, non mai eliminabile per intero, della suggestione mentale, dovrebbe met¬ tere maggiori freni alla smania di dedurre e di teorizzare.  Riducendo le straordinarie affermazioni del De Rochas al nucleo di verità positive che indubitabilmente racchiudono, io credo che sia necessario, davanti ai fatti mediumniei di Eusapia, ammettere la possibilità di un’esteriorazione anche della funzione sensitiva.  a) Anzitutto, per ovvie ragioni anatomo-fisiologiche, sempre la sensibilità accompagna e segue la motilità. — Un braccio dinamico che si prolunga nello spazio reale (non in quello imaginario a quattro o a «-dimensioni !), e che vi pro¬ duce degli effetti meccanici, deve naturalmente supporsi anche fornito di sensibilità tattile, muscolo-tendinea, osseo-arti- colare : altrimenti non sarebbe in grado di compiere atti di presa, di sollevare oggetti in relazione al loro peso, di collocarli allo stesso posto ; nè saprebbe agire con quella fi¬ nezza e destrezza che esigono i toccamenti, le strette di mano, il maneggio di strumenti, ecc.  Capisco che simile asserzione appaia paradossale : ma non veggo come si riescirebbe da alcun fisiologo ad ideare privo di°sensibilità un arto inorile dinamico o triàdico che eseguisse le telecinesie di una Eusapia o di un Home.  b) In secondo luogo, vi sono le osservazioni dirette sul medium in azione, quando volendo produrre un dato feno¬ meno a distanza, dichiara di incontrare ostacoli e resistenze.  _ Questo fatto è chiarissimo nelle impronte su plastilina. Noi  abbiamo, per es., sempre collocato i vassoi con la materia pa¬ stosa dentro il gabinetto nero prima dell’arrivo d’Eusapia, che non ha avuto quasi mai il mezzo di vederla e di tastarla ; eppure, molte volte, accingendosi a produrre le famose im¬ pressioni di mani e di profili, essa ha esclamato : — è dura! e troppo dura! — Ed era vero; o perchè mal preparata, o perchè induritasi troppo presto, la nostra plastilina non offriva piu la malleabilità conveniente, per cui la impronta non riusciva o restava superficialissima ad onta degli sforzi di Eusapia. Si è pure veduta una controprova di codesta telestesia nel caso opposto, quando cioè la pasta era troppo molle e si attaccava attorno all’arto immessovi entro : Eusapia se ne ac¬ corgeva. Ora, ciò porterebbe a credere che essa percepisca coi suo! prolungamenti “ animici „ le proprietà fisiche della ma¬ teria. Lo stesso fatto si è, invero, verificato quando volen¬ dosi ottenere dei getti di mano in paraffina, il medium si è lagnato che la sostanza fosse o “ troppo calda , o “ troppo raffreddata! „.   3   c) In terzo luogo, abbiamo l’esperimento diretto da me compiuto sulla iperestesia tattile e dolorifica a distanza del braccio sinistro di Eusapia (cfr. TomoI, p. 248). A. De-Rochas, che mi ha preceduto in questa indagine, ne ha arguito che anche Eusapia in istatodi “trance, sia circondata da uno strato di sensibilità esteriorata. Certo, la prova ha condotto anche me ad eguale congettura [Di poi, in altre sedute lad es., in quelle del giugno 1902), una puntura di spillo è stata av¬ vertita da Eusapia a circa tre centimetri dall'avambraccio (coperto dalla manica) e a cinque o sei centimetri dal dorso della mano sinistra (nuda) |. S’intende che ho fatta la prova a sua insaputa : or bene, io ho visto in Eusapia le reazioni nor¬ mali al dolore fisico ; ha scostato vivamente l’arto, ha emesso un piccolo grido, e si è volta a guardare con sorpresa verso il punto cui si dirigeva il mio spillo in aria.  Però a spiegazione del fenomeno può anche valere la ipotesi che non la sensibilità di Eusapia si esteriori, conforme alla ipotesi di De Rochas, ma che si acuisca in essa la facoltà di percepire le radiazioni degli oggetti materiali appuntiti, par¬ ticolarmente dei metalli. Senza dubbio l’organismo vivente av¬ verte le azioni elettriche, le magnetiche, le meteoriche, in più delle caloriche e delle luminose ; nulla ci vieta di credere che esistano condizioni eccezionali di sensibilità a riguardo delle altre molte e indeterminate forze naturali ignote. Una “ me¬ tafisica „ nel senso letterale avrà il suo parallelo preciso in una “ metabiotica „ ed in una “ metapsiehica ,, senza ne¬ cessità alcuna , per la nostra mente, di uscire dai limiti e dai poteri della Natura.   Genova, 27 gennaio 1902.   LA VENTESIMA SECONDA SEDUTA Ai fastigii della medianità Eusapiana L II luogo e le persone.  Con quello che io passo a narrare, noi saliamo ai fastigii della medianità d’Eusapia Paladino. Nessuna delle numero¬ sissime sedute date dalla celebre medium napoletana in Italia e all’Estero — giudicandone dalla ricca letteratura che la riguarda — ha mai offerto fenomeni ectoplastici così vari e intensi come quelli del 1° marzo 1902 in casa dei signori Avellino, in Genova; mi dicono che lo stesso cav. Chiaia ne ha ottenuta appena una consimile. E se non fosse che sono certo di quanto i miei sensi hanno percepito, non crederei a me stesso!  Il solo difetto di questa fenomenologia da strabiliare è che si sia verificata presso una famiglia che aveva qualche relazione con Eusapia, e senza quell'uso di apparecchi au¬ tomaticamente registratori, che taluni si augurano a garanzia della verità e a salvezza della Metapsichica dai sarcasmi degli increduli. Sicuramente, sarebbe stato meglio che Eu¬ sapia avesse prodotto le apparizioni, non in un’ “ agape spi¬ rituale „ (secondo la classicheggiante terminologia usata dal conte De Szapary nel 1854!), ma davanti ad un areopago di tisiologi e di dotti sperimentatori, per esempio nell Istitnto Internazionale di Psicologia a Parigi, o in uno di quei La¬ boratori! ideali di “ ricerche psichiche „, che già si proget¬ tano, e forse saranno ultimati e pronti fra poco.  Ma bisogna per ora adattarsi al principio _ teorico difeso dagli spiritisti, che vogliono attorno ai medi un ambiente omogeneo e ad essi simpatico. 11 Gyel scrive che le condi¬ zioni perchè buoni fenomeni si producano, sono abbastanza « delicate — un’assistenza preferibilmente di sei a dieci persone; un gruppo possibilmente composto per metà di   UNA SEDUTA FAMOSA   215   uomini e per metà di donne; la passività degli assistenti; l’armonia dei loro pensieri; — e per la sicurezza dei feno¬ meni non la oscurità, ma una luce moderata, ed un gabi¬ netto nero appositamente confezionato (Essai de rev. gin. du Spir., 1898). Orbene, in casa Avellino eravamo in regola.  Gli ‘assistenti erano nove: quattro membri della famiglia, cioè il padre ultrasessagenario signor Giambattista, la madre signora Rachele, il figlio Felice e la figlia signora Adele, che «ode di qualche facoltà medianica: io; il dott. G. \ en- zano! il signor E. Bozzano ; il signor Montaldo, segretario al Municipio, buon conoscitore in materia e ottimo dilettante fotografo ; e la sua consorte signora Attilia,, gentildonna assai colta , scrittrice di cose pedagogiche , poetessa, e pur essa buon medium (scrittura automatica): tutti, me escluso,  armonizzati dall’esercizio e dall’annuenza alle pratiche spi-  ntLa presenza dell’elemento femminile, e sopratutto di due signore provatamente fornite di medianità, era già un proba¬ bile fattore di successo. Inoltre, c’era in Eusapia Paladino la migliore disposizione: per lasciare buon ricordo del suo sof'dorno in Liguria, aveva annunziato una seduta piena di manifestazioni straordinarie Che anzi, in una serata anteriore, “ John „, bussando al tavolo, non solo aveva so¬ lennemente promesso di manifestarsi “ in forma visibile ma aveva fatto intendere che con lui sarebbe venuta 1 altra sua figlia „ (Katie King !): all’uopo indicava le condizioni della seduta. Nè erano mancati < conforme a notizia perve¬ nutami in maniera confusa) altri accenni a qualche cosa di specialmente interessante per gli Avellino. Non è questo un indizio delTazion© d©lla volontà del^ medium .  Veramente, questa preparazione apriva il varco ai soliti dubbii; ed io non ho aderito all’invito senza esitazione, nè ho assistito a quelle “ meraviglie „ senza una certa appren¬ sione di essere caduto in un agguato d’Eusapia. tuttavia, la conoscenza personale di chi componeva la riunione, la seve¬ rità del controllo che avrei praticato , 1’ accurata ispezione del luogo e del suo arredamento prima e dopo della seduta, mi garantivano, con ragioni d’ordine morale e materiale, contro l’inganno.  Ci troviamo in via Cuftaro, al terzo piano del n* 29, cioè ad un’altezza di almeno 12"' dalla strada. F. quando io arrivo, nulla è ancora pronto : non si sa neppure in quale stanza ter¬ remo la seduta, e me se ne lascia la scelta in tutto 1 alleggio.   Prescelgo la sala da pranzo perché, come mostra la pianta, tolta di mezzo la tavola, rimane uno spazio sufficientemente largo davanti all’unica e larga finestra, in cui il Dr. Venzano   Pianta della sala da pranzo di casa Avellino, in Genova, dove si tenne la seduta del 1" marzo 1902.  [5I\ M!. M3, indicano le diverse situazioni, in oni mi sono collocato du¬ rante le prandi materializzazioni di fantasmi che descrivo nel testo. L'aste'riseo * indica la posizione della lampada a paz. Le sbarrette nere indicano i punti dove si formavano i fantasmi].  rapidamente costruisce sotto i miei occhi il gabinetto nero, chiudendo con cura persiane invetriate ed ante, inchiodandovi sopra una coperta di lana di colore scuro, e attaccando due striscie (nuove) di pereallo nero al pendone. Nel vano che ne risulta trasportiamo una branda comunissima di ferro, lunga 1“,75, larga 75 eentim., e con un materasso, pure prescelto lì per lì, ne facciamo un letto da campo sul quale dovrà cori¬ carsi il medium.  La figura mostra la disposizione del nostro gruppo lassamente “ incatenato , in faccia al gabinetto, durante il periodo delle apparizioni. Quando avrò soggiunto che la lampada a gaz, con reticella Auer, sospesa nel mezzo, è stata sempre accesa e solo se ne abbassò la fiamma a seconda del bisogno, avrò anche fatta l’esplicita dichiarazione che nessuno dei fenomeni è av¬ venuto al bujo: tutti, si badi bene, tutti si sono presentati in discreta luce; taluni, per di più, in vivissima illuminazione.  Non ommetterò il particolare che prima di assiderci, Eusapia {che durante i nostri preparativi mai è entrata nella sala) si sottomette in una camera vicina ad un esame minuto delle signore : queste le fanno spogliare e ne ispezionano con com¬ petenza muliebre la veste di lana bleu, la camicetta di flanella rossa, la sottana e il corpetto di flanella rosa, le mutande in lana rosa, le calze di cotone nere, la bianca camicia. Nella unica tasca della veste c’é un fazzoletto bianco già adoperato : nulla, dunque, di sospetto che ricordi lontanamente i fantocci dipinti sulle sottane della Williams (Lkymarib) [o nascosti entro la poltroncina speciale di Eldred IAbr. Wallace)]. Eusapia si è rivestita sotto gli occhi delle signore Avellino e Montaldo, che non l'hanno mai lasciata un solo minuto e 1 accompagnano poi nella sala dove ogni cosa è pronta.  Eravamo tutti in grande aspettativa, e questa non è an¬ data delusa. Se le apparizioni che i miei occhi hanno veduto dovessero restare col battesimo che fu loro dato sul momento, la storia dello Spiritismo avrebbe in casa Avellino ripreso e riattaccato il filo genealogico (o psicogenetico?), dal quale nei misteri dell’Altro mondo sono ancora vincolati i membri della spirituale famiglia dei “ King „ originaria dell’ Ohio !  I Alle ore 22,05 ci sediamo in catena attorno al tavolo, e a luce normale cominciano le esperienze.  1. Il controllo e le prime scariche di “ me¬ dianità  lo mi metto al controllo di sinistra; e poiché sono preavver¬ tito della straordinarietà di ciò che sta per succedere, invigilo con cura ancor piu grande del solito. Durante la primissima fase della seduta, noi conversiamo ad alta voce intorno al re¬ cente smascheramento dell’Anna Rothe, il medium prussiano   218   PSICOLOGIA K SPIRITISMO, II   dagli aranci. Eusapia ci ascolta con la massima indifferenza, come se quell’argomento bruciante non la riguardasse : mi ac¬ corgo che è distratta, concentrata, coll’occhio fisso e la fiso- nomia immobile. Ben presto cominciano gli sbadigli e gli stira¬ menti premonitori della “ trance „ : le sue mani tremano nelle mie, le sue gambe fremono contro il mio ginocchio, tutto il corpo passa rapidamente da una specie di tremore epilettoide ad una rigidità catalettiforme (catatonica).  E dalle 22,10 alle 22,20 si scatena sotto di noi una irruente fenomenologia tiptica. Il tavolino non si muove, bensì si sbatte e sbalza in aria con veemenza, dandoci Io spettacolo di alcune straordinarie levitazioni a gran luce e dove ogni gherminella è impossibile.  A un tratto — sono le 22,21 — Eusapia ritira vivamente la mano e il piede dal uno controllo, si alza in piedi con aspetto trasognato, e come presa da irresistibile impulso si dirige verso il gabinetto, ne scosta febbrilmente le cortine disordinandole, e si butta sul lettuccio con tanta violenza da smuoverlo dal suo posto. Mai io l’avevo veduta in una crisi cosi rapida e profonda; e poiché per rimettere tutto in ordine abbiamo dovuto sollevarla, farla alzare ed uscire gemiti e suoni inarticolati di malcontento uscivano dalla' sua bocca. Sorreggendola a stento, l’abbiamo ridistesa sul materasso, con la testa verso il pianoforte e i piedi verso 1 uscio d anticamera; impersonandosi allora in “ John ci ha ingiunto con voce rauca e intercisa di legarla : alle nostre proteste di piena fiducia, essa ha risposto smaniando e but¬ tandoci le sue scarpette, che si è levate stizzosamente col tallone di un piede applicato contro l’altro. Guardandola in quelle smanie, mi son ricordato delle Pitonesse, che gli storici antichi ci descrivono invasate dall’estro apollinèo e che i pittori hanno disegnato con figure di convulsionarie. E anche un sono venute in mente le crisi delle donne isteriche d’at- torno al mastello del Mesmkr, pieno d’acqua e di misteriosa limatura di ferro, che parlava con tanta forza alla loro ri¬ scaldata imaginazione. Tutte queste condizioni abnormi del Sistema nervoso hanno tra di loro estrema analogia.  Ma dovendo obbedire alle insistenze del medium , Felice Avellino ed io abbiamo proceduto alla sua legatura. Mi si vorrà credere sulla parola se affermo di averci messo del- ìmpegno, approfittando della pratica che in tal genere di operazioni ho acquistato nei Manicomii, dove purtroppo, per le malintese economie delle Amministrazioni, che ci fanno curare e custodire i pazzi in locali disadatti e non ci prov¬ vedono di un personale sufficientemente numeroso e istruito, noi alienisti italiani siamo stati costi-etti per tanti anni a lodare e ad augurarci l’umanissiino sistema del no-restraint, ma intanto a fissare in letto o in poltrona i nostri ammalati.  Adunque, la fissazione del medium è stata eseguita nel modo seguente con due lunghe funicelle dello spessore di mezzo cen¬ timetro : - 1" Una è dapprima annodata alla sbarra laterale   Come è stata legata la Paladino la sera del 1° marzo 1902 (vista in sezione trasversa).  [L’L»'', le due sbarre laterali del lettacelo ; MM'. il materasso, su cui giace Eusapia ; T. d. E. P. , il giro della corda attorno al tronco della medium; Bdf, É&, i nodi attorno ni due polsi].  della branda, poi è girata attorno al tronco d'Eusapia, indi allacciata all’altra sbarra che accosta il davanzale della fi¬ nestra: tirandola verso di noi, la avvolgiamo ed annodiamo at¬ torno ai due polsi ; infine, la passiamo nuovamente sotto la sbarra esterna, e qui ne lasciamo pendere i capi per poterli all'uopo sorvegliare (v. tìg.); — 2“ l’altra fune è al medesimo modo girata ed annodata attorno ai malleoli, con i due capi pur fissati prima e dopo alla traversa di fondo della branda.  Debbo però dire che i quattro capi delle due funi non rimasero in vista, nè furono tenuti da noi durante i fenomeni, ciò che intendo fare se avrò occasione di ripetere queste esperienze di gabinetto e ciò che consiglio agli sperimentatori successivi.  Ad ogni modo, la nostra legatura assomigliava a quella che trovo descritta nelle esperienze sul medium Sambor (* Ann.   So. psych. ,, '99. p. 360), ed io son sicuro che Ensapia era so¬ lidamente fissata: in quelle condizioni, poteva tutto al più alzare il dorso del materasso per soli 10-12 cent., ma non vol¬ tarsi, tanto meno sedere sul letto : alle mani ed ai piedi le era impedita ogni sorta di movimenti sospettabili dai molti e stretti nodi, sotto ai quali io non son riescito a passare la punta del mignolo.  Finita la legatura, ci disponiamo tutti seduti di faccia al ga¬ binetto, scegliendo ciascuno di noi il posto che più gii aggrada, e formiamo due file (v. p. 216). Quella anteriore è composta da Avellino padre, da Venzano, da me, dalla signorina Avel¬ lino e da Avellino figlio: in quella posteriore, siedono il signor e la signora Montaldo, la Avellino madre e il signor Bozzano. Cosi mi vengo a trovare nel bel mezzo della catena, quasi sotto la lampada a gas, di cui abbassiamo la fiamma fino a lasciare un mite rischiaramento della stanza: io faccio tosto una esperienza elementare di fotometria, e provo che a quel grado di luce riesco a leggere i più piccoli caratteri (corpo 6) di un giornale, a vedere l’ora sul mio orologio da tasca, e a discernere nettamente i chiaroscuri delle incisioni e fotografie appese alle pareti. L’assemblea era libera: sede¬ vamo senza tenerci per le mani ; solo per comodità nostra le appoggiavamo sulle seggiole dei vicini : per di più potevamo alzarci e muoverci per la stanza, senza alcuna ingiunzione contraria di Eusapia. La medium napoletana ha dunque più sicurezza di sè che non mostrino nei loro spettacoli a paga¬ mento altri grandi medi a materializzazioni (massime Ame¬ ricani) ; costoro esigono un’assemblea fiduciosamente immo¬ bile e “ incatenata „ sulle seggiole, e i loro “ spiriti-guide „ vietano espressamente, per bocca del medium o per quella del “ conductor „ (impresario), qualsiasi tentativo di avvici¬ narsi al gabinetto o di toccare i “ fantasmi  Disposti nel modo suddescritto, attendiamo in silenzio per un buon quarto d’ora. Dapprincipio non scorgiamo altro che qualche fugace moto del cortinaggio, come se nello spazio circondante la Eusapia si svolgessero delle ondulazioni aeree: per tre o quattro volte le tende si sono gonfiate e hanno sventolato alternativamente a destra e a sinistra, un po’ sopra al livello del corpo disteso d’Eusapia; pareva che una per¬ sona le spingesse e le sollevasse, quasi per far entrare la luce. Poi d’un colpo il tavolino, che per ordine di “ John „ avevamo lasciato in mezzo al semicircolo, ha sussultato, ha   Morseli,!, Psicologia e Spiritismo, II.   Tav. XI.   Primo fantasma materializzato da Eusapia la sera del 1" marzo 1902 nella seduta di casa Avellino in Genova.   (Disegno di A. Bkkisso da un mio schizzo a lapis).   XjA prima apparizione   221   dato un sobbalzo e si è messo a danzare senza che alcuno  10 toccasse. Per tre volte l’a-solo coreografico del mobile si è effettuato davanti ai nostri occhi stupefatti a quella no¬ vità, che non potevamo, certo, attribuire ad uno stratagemma :  11 tavolino stava discosto dal gabinetto, e neanco il lungo strascico delle nere cortine ce ne nascondeva o ne accostava i piedi. Ad ogni buon conto, per cerziorarmi della cosa sono corso a perlustrare: il medium giaceva lungo disteso sul lettnccio, in semi-ipnosi, in rigidità catalettica, e 1 nodi eiano  intatti. una pfmsa d,Qn aUr0 quurt0 d’ora, durante  la quale noi, un po’ impazientiti, scongiuravamo il buon « John „ di manifestarcisi. Dal gabinetto giungeva al nostro orecchio il respiro cadenzato e affannoso di Eusapia; la sen¬ tivamo gemere e lagnarsi a bassa voce, come di chi dor¬ mendo facesse un bratto sogno. Guardavamo con ansia muta or qua or là, verso la fessura mediana e verso i lati del cor¬ tinaggio, non sapendo se e dove e quando sarebbero apparse le Monne Ma il tavolino ha battuto i quattro colpi che significano — parlate! - e noi per obbedire ci siam messi a discorrere, tutti, alla rinfusa, producendo il chiaccherìo stupido tanto caro a “ John „ in certi momenti. Pero il di¬ scorso era fiacco; e di quando in quando si ricadeva, per l’attesa, in silenzio.   2. La prima apparizione.  A un tratto - erano le 22,50 — le tende nere si sono allontanate l’una dall’altra nel mezzo, ed all’altezza di 1"\60 circa dal materasso, a 2 m. dal suolo, si è presentata proprio in faccia a me una prima “ apparizione „. Ecco in qual modo la descriverei secondo le mie immediate percezioni visive .  I. È una giovine donna, della quale si vedono la testa, le spalle e la metà superiore del tronco. Ha colore biancastro e mi fa l’impressione di non ricevere soltanto i raggi lumi¬ nosi del gas, ma di possedere forse essa medesima una certa luminosità che paragonerei ad un pallidissimo chiarore lu¬ nare. Però è sbiadita, a contorni alquanto confusi, a linee indefinite; direi che si mostri attraverso una nebbia: in basso si sperde in una specie di sfumatura. Un turbante di véli le avvolge la fronte e i capelli appena visibili presso rim- pianto delle orecchie : un’altra benda le gira attorno al collo e ne copre anche il mento , a un bel circa come usano le   Turche; a me pare che la benda arrivi fino alla bocca. Del viso rimangono pertanto scoperte la zona sopraccigliare della fronte, gli occhi, il naso, le guancie, raffigurando così una  bavutta „ o maschera veneziana all’inverso. Il corpo è pure avvolto in una stoffa apparentemente di sottilissima trama, come un velo bianco che le si panneggia sulle spalle e attorno alle br accia (non discernibili). La testa sembra più grande del naturale, ma forse tale grandezza dipende dallo spessore dei veli; sta piegata alquanto verso la spalla destra in atteggia¬ mento di dolce rassegnazione. Gli occhi mi paiono velati, nè posso distinguere se ci guardino o no; i miei compagni però  10 affermano (v. Tav. XI*).  L’apparizione è durata in queli’immobile attitudine per circa 15-20' ; ma avendo io esclamato che non potevo di¬ stinguerla bene a causa delle bende e dei capelli che mi parevano ombreggiarla, essa ha portato ambedue le mani fino all’altezza dell’orecchio e con un gesto grazioso si è disco¬ perta un po meglio il viso ; poi ha leggermente inclinata la testa in atto di grazioso saluto ; infine, sfumando abba¬ stanza rapidamente, s’è dileguata.  Mentre essa era visibile, abbiamo avuto il tempo di comu¬ nicarci le nostre impressioni; ce ne segnaliamo a vicenda le particolarità, ne discutiamo la grandezza del viso, l’espres¬ sione degli occhi, la posizione e' i giri dei veli: e correg¬ giamo l’un l’altro i nostri apprezzamenti. È una figura carat¬ teristica che mi sembra di riconoscere issofatto, e invero odo vicino a me susurrare un nome celebre nella storia dello spiri¬ tismo . Kutie King „ / Intanto è certo che noi tutti vediamo  11 simpatico fantasma sotto un aspetto medesimo, quantunque con quei lievi dissensi che ingenerano la evanescenza dell’ap¬ parizione, la differenza delle acutezze visive, e la nostra col- locazione di prospetto o di fianco. Mi si dice che nel salu¬ tare la giovane abbia anche inviato un bacio e che se ne sia sentito il suono ; ma io non ho visto nè udito ciò.  2. La seconda apparizione.  ■ S‘ dl,S™teva ,aucora sulla figura, e il tavolo, riprendendo i suoi balli solitarii , partecipava secondo il suo muto lin- guaggio alla nostra conversazione, qnand’ecco, alle ore 23 una seconda “ apparizione „ e sempre nel vano del gabinetto! subito dietro le cortine, che si sono sollevate nuovamente, ma ad un’altezza maggiore (2m.-2m. 20) dal suolo.   Moksklli, Psicologia c Spiritismo , li.   Tav. XII.   Secondo fantasma materializzato da Kusapia la sera del 1° marzo 1902 nella seduta di casa Avellino, in Genova.  (Disegno di A. Beiusso da un mio stilizzo n tapi»)   II. Questa volta è la figura di un uomo; ne sono vi¬ sibili, come della prima, la testa, il collo, le spalle, la parte superiore del torace. Anch’esso appare di color biancastro, ma, a differenza della giovine, non lo direi luminoso per sè, quan¬ tunque un astante, a me vicino, gli abbia attribuito un po’ di chiarore; però ne distinguo benissimo la morfologia. È un, vero gigante, di statura alta, di corpo vigoroso, dall’ossatura potente . ha la testa molto voluminosa ; la faccia è larga e a zigomi forti, col naso grosso e corto, rincagnato; ha barba che sembra folta, corta, ispida e ricciuta: le spalle quadre e robuste; il collo toroso; il petto ampio. Un velo del solito tessuto “medianico „ gli ricopre capo, viso e barba; e della stoffa si scorgono ai lati del collo le pieghe, come avverrebbe d’una pezza di garza applicata ad una persona o, meglio, ad un busto di materia plastica. Ciò nonpertanto due dei presenti (Bozzauo e Venzano) dicono d’averne intrawisto il color bronzato del volto (Tav. XII"').   Anche il secondo fantasma, restando in vita per 1’, ci ha dato il tempo di giudicarne la fisonomia e persino di di¬ scutere se non fosse , finalmente , la figura tradizionale di “ John King Ci è parso che ci salutasse con movimenti espressivi del capo; poi si è dileguato rapidamente, prima rendendosi incerte le linee facciali, poi sfumando nei contorni fino ad essere sostituito dal nero sfondo della finestra. Le cortine si sono riabbassate, e qualcuno di noi ha udito un batter di mani provenire dal gabinetto ; ma io non ho avuta questa percezione. Mi sono invece levato in fretta e son corso a verificare lo stato della medium ; giaceva sempre distesa, in semi-letargo, ansimante e sudante, e sempre solidamente legata. Ma poiché si lagnava di avere i polsi indolenziti perchè troppo serrati, ne sciolgo non senza difficoltà i nu¬ merosi e complicati nodi, e cosi, liberatele le mani, la lascio legata soltanto pei piedi e pel busto.  Però non sono tornato al mio posto di mezzo. Quivi in¬ fatti i raggi luminosi del gas, cadendo perpendicolarmente, si riflettevano sulle mie lenti e mi abbagliavano; perciò ho esclamato che desideravo poter guardare senza quell’ineom- modo, e tosto la voce fioca ed alterata di Eusapia (imper¬ sonatasi di nuovo in “ John? „) ha ordinato che il Numero Cinque mutasse di sedia. Mi sono allora portato a sinistra mettendomi ultimo della prima fila davanti a Bozzano e ac¬ canto alla signorina Avellino (v. fig., p. 216).  La terza e la quarta apparizione.  Rilatto così il semicerchio dell assistenza , abbiamo visto ed udito nell’angolo in semiluce il coperchio del pianoforte aprirsi e rinchiudersi automaticamente; io, che gli ero tanto vicino, non scorgevo alcuno che lo alzasse ed abbassasse. Ma quasi nello stesso tempo uno dei presenti raccomanda a tutti di guardare da quel lato. Quivi infatti, un po’ in alto dal piano-forte, sullo sfondo abbastanza chiaro della parete, una figura sporge la testa dall’orlo della sopratenda fiorata della finestra.  III. — Chi si mostra è una persona manifestamente fem¬ minile, giovane, di grandezza naturale: io ne scorgo la testa, il collo, la spalla destra, piccola parte del petto, ed un braccio: quest'ultimo spenzola, a così dire, dall'angolo del coperchio del piano e non sembra completo ; è floscio, come se la ma¬ nica non contenesse il membro anatomico. La figura pare a me abbigliata in costume orientale ; una benda le gira più volte attorno al capo in forma di turbante (però meno vo¬ luminoso di quello della precedente figura): un altro velo nasconde ai miei occhi il suo mento e la parte inferiore della faccia; una fascia le si avvolge attorno al collo e mi fa l’ef¬ fetto di ricadérle sul seno a mo’ di sciarpa.  Il volto mi appariva nudo solo nella zona mediana, che va dalle arcate sopraccigliari al labbro superiore; io non distinguevo bene la bocca, e a prima vista non avrei potuto farmi una idea esatta della fisonomia. Questa non si disegnava nettamente, come sarebbe avvenuto di una persona viva affacciatasi o di un fantoccio esibito a quel modo dal ga¬ binetto ; e per quanto le linee fossero regolari e meno neb¬ biose che nelle due apparizioni di mezzo, anche la terza figura mi diede l’impressione di non so che di incompleto e di non pienamente formato (v. Tav. XHI).  Tuttavia debbo riconoscere una notevole differenza fra i fantasmi ; alla luce moderatissima della stanza il viso di questo non era biancastro, bensì di colorito naturale : direi inoltre che la benda a sciarpa aveva striscie trasversali più scure; le sopracciglia, gli occhi, il naso si disegnavano con riflessi d’ombra, come può darli una persona reale di carne ed ossa che venisse illuminata un po’ di traverso. Aggiungo che l’apparizione doveva essere solida, opaca, inquantochè la sua ombra si proiettava distintamente sulla parete: io notai che arrivava fino ad un almanacco attaccato lì appresso, e che   Morselli, Psicologia, c Spiritismo, IL   Tav. XII L   Terzo fantasma materializzato da Eusapia fuori del gabinetto medianico la sera del 1“ marzo 1901, in casa Avellino, a Genova.   (Diseguo di A. Bkrisn» da uu mio schizzo a penna). seguiva i moti della testa. Inoltre la figura aveva le qualità ottiche del volume; i diversi piani della testa davano sulla mia retina la impressione di una forma tondeggiante, mentre i due spettri precedentemente apparsi sullo sfondo mi ave¬ vano dato quella di essere in piano e quasi senza spessore.  La terza apparizione è rimasta a guardarci per alcuni se¬ condi, si è inchinata due o tre volte, e poi si è ritirata al modo istesso d’una persona viva, ossia senza propriamente dileguarsi ; ma ci ha lasciato al solito il tempo di apprez¬ zarla e di scambiarci le nostre idee: io ho segnalato, tra altre cose, le somiglianze turche del suo abbigliamento.  Qualcuno nuovamente pronuncia il nome di “ Katie King „, sebbene vi siano differenze tra la prima e questa figura. E come se si volesse risolvere il quesito vediamo far capolino una seconda volta, dopo dieci minuti circa, la testa bendata che di nuovo ci rivolge la faccia.  IV. — Anche questa volta l’apparizione misteriosa sembra incompleta nel corpo e nel braccio destro che tocca il piano. Mentre la testa, involta da fascie che la ingrossano oltre misura, presenta i particolari della realtà morfologica, la parte sottostante non appare interamente formata ; si sarebbe detto che le stoffe della veste fossero vuote per di dentro. All’opposto i tratti e contorni del viso mi appaiono meglio disegnati, la pelle ha colorito naturale, gli occhi si fissano su di me ; ond’io, colto da un subitaneo impulso di curiosità, mi levo e mi avvicino a soli 75-80 cent, dalla figura, e at¬ tentamente, fissamente la guardo (v. Tav. XIII).  Non c'è dubbio: i lineamenti della faccia che stava sotto quell’ ampio turbante, quantunque discernibili, non erano netti e ombreggiati come mi si sarebbero mostrati quelli di un vivente a quella breve distanza: gli occhi stessi, pur pos¬ sedendo uno sguardo e pur dando qualche riflesso brillante nella cornea, sembravano annebbiati nel loro disegno. Tut¬ tavia, ebbi tempo di notare alcuni particolari antropologici : la testa mi risultò alta sotto l’acconciatura, il volto appariva giovanile fresco e di forma ovale, il naso fine, l’attacco naso¬ frontale di buon tipo, la fronte tenue e liscia, la rima pal¬ pebrale piuttosto grande, l’espressione sorridente ed amabile. Il tronco era fasciato da bende di un tessuto più spesso d’una garza, più sottile di una battista.  Per accertarmi e sempre per meglio analizzare le mie sen¬ sazioni, mi son rivolto in fretta e ho fatto un raffronto con Che a quel grado ^ lice mi davano crii ggetti reali guardo con eguale intensità i volti dei coni- pagm piu lontani da me, e li discerno nettissimi, con spie-  reTelto lra‘ A| mi° appre™, ‘he poneva anche essere smalto da un toccamento, la figura non s’è mossa  fiUfT . Cl-e 10 mi Sla avanzato due volte, non ha mani ’ festato alcun timore. E mentre io, meravigliato ma nn,  srir?"” ■? Tmi“ri*' — i» A” \°z  rnJT? f tt braccl0> 1° ha agitato due volte lentamente come fosse una sciarpa in atto di saluto, cosicché ho visto che terminava quasi sfrangiato; e alla fine s’è ritirata.  Io ritorno con la massima prestezza a verificare la medium " ™ e 1^> da impietosire; e la ritrovo n0n  mTni f ,P°f. come io l’avevo lasciata, ma con un au-  S strettii noÌeTÌ: !, P°'SÌ S°n° °ra fondati da cani intoS A c°rda’ e questa è rifissata coi suoi p i terno ed esterno alle sponde della branda T a  io die- !,at“.ralme“te lo stupore dell’assistenza; ad ogni mode?  riessendo a s^d ^ EuSapÌa queI,a tortura, Tnon  m a ntn i\ 1 colle mie dita, chiamo Avellino  olo per i I busTo 6 gambe’ D0Ì la '«mo fissai  a sedere ì ass.,cunaij10 P*rò che non può levarsi  .ed .re, e tanto meno in piedi sul malfermo lettuccio.  5. La quinta e sesta apparizione.  di rimessici in circolo, siamo spettatori  questa via i Cl? P’U Eristica apparizione; anzi seguente: S°D° dU6’ 6 SÌ P^entano nel modo  , , V'- ~ La cortina si riapre, e in alto, sempre a 2 m fo’ Pa?ment<J’.COmpare una figura che all’istante ho giudicato ricnL VeCCba’ ™ Che P0i’ meglio fissando su lei f L occhT riconosco per una donna dell’età tra i 40 e i 50 “anni I ó  orlai da t6Sta 6fle circonda il volto una specie di cuffk la lucetel i, stnscierella di stoffa increspata, della quale luce del gas rende discernibili colle ombre regolari lo piccole pieghe; ma non distinguo i nastri di color rosa che  fraTpresenti S°l̰ SeC0?d° le dichiarazioni d’ateuio  ciò nonnorfwIV r3 è qUalche P0’ «™ebbiata; veggo il nrnfil i totche ! Ilneamenti sono scarni, il naso piccolo profilo alquanto volgare, e che la parte superiore del busto   Morselli, Psicologia e Spiritismo, It.   Tav. XIV.   Quarto e quinto fantasmi materializzati da Eusapia la sera del 1“ marzo 1902 nella seduta in casa Avellino, in Genova.   ( Disegno di A. Bekisso da miei schizzi A matita). è ricoperta da una specie di scialletto {fichu) a cocche so¬ vrapposte sul seno (v. Tav. XIV).  Quella figura non risveglia in me e negli altri astanti nessun ricordo personale : io mi sovvengo d’una vecchia nobile prozia materna che ancora viveva quando ero scolaro, e che portava una copertura consimile del capo; ma il fantasma non le si assomiglia, è assai meno attempato, e ha piuttosto l’aria di una fantesca. La visione è però assai meno chiara delle precedenti, quantunque non traspaja coperta dal solito velo medianico.  Mentre stiamo dissertando sull’apparizione di quella donna a tutti sconosciuta ed emendando a vicenda le nostre descri¬ zioni e interpretazioni del fenomeno, ecco apparire dalla destra della donna (cioè alla sinistra dell’apertura) un altro fantasma ancora meno formato, agli occhi miei, dei precedenti.  VI. — Dal mio posto lo vedevo di fianco ed un po’ di scorcio; era una forma rotonda, che si è avanzata a celarmi la faccia della donna, le si è avvicinata e se ne è scostata per tre volte. Aguzzando la vista ho riconosciuto l’occipite di una piccola testa di fanciullo, dai 3 ai 4 anni, coperta di capelli corti e tosati: ne scorgevo il vortice. Ma quel suo triplice movimento mi sarebbe restato incomprensibile, perchè il viso rivolto in lii mi sfuggiva, se dalle esclamazioni dei compagni situati a destra del circolo, e quindi in condizioni propizie per meglio osservare, non avessi saputo e capito anch’io che nell’atto il piccolo fantasma baciava vivacemente il fantasma maturo, il quale si chinava per ricevere quei baci. In sostanza, era una affettuosa scenetta di famiglia, che il sigr Montaldo ha tentato di cogliere con la fotografia.  Mi si è poi detto che del fanciullo si vedeva da destra anche una parte del corpo fasciata dalle tipiche striscio di tela fine e bianchissima ; ma in complesso tanto le due fi¬ gure quanto la loro mimica sono state percepite con minore precisione delle quattro antecedenti. Da ciò e dai gemiti di Eusapia era ormai palese che si doveva purtroppo interrom¬ pere la serie delle “ apparizioni „ ; la voce piagnucolosa di “ John „ chiedeva pietà per la sua “ povera figlia „ e alle 23,35, rotto il circolo, siamo penetrati nel gabinetto.  6. Fenomeni terminali.  Lo stato del medium, dopo tutte quella imponente feno¬ menologia, merita stavolta un cenno particolare.   228   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Eusapia giace immota ed inconscia : il polso batte 94 volte al minuto, ed 'e duro e teso come se l’arteria stesse per Scop¬ piare ; il respiro è anelante ; un sudor freddo le imperla la fronte e le inumidisce le palme; le guaucie cascanti, gli angoli della bocca abbassati, il naso profilato danno al suo volto un aspetto invecchiato ed una espressione quasi cadaverica (facies ippo¬ cratica dei medici) : le membra in risoluzione palesano la perdita enorme d'energia che tutti quegli sforzi medianici hanno pro¬ vocato. La trasportiamo fuori a braccia, e la adagiamo com¬ pletamente letargica su di una poltrona.  Quando Eusapia cade in attacchi cosi profondi di “trance,, ne esce sempre in uno stato compassionevole. Se durante il periodo sonnambolico, di “trance, attiva, essa è in grado di svolgere dai muscoli una forza non comune (e lo pro¬ vano le” strette dolorose che infligge alle mani e alle dita dei vigilatori), invece al cessare del periodo passivo, contras- segnato dalle maggiori materializzazioni, l’ esaurimento è tale che manca perfino durante un certo tempo quel ri¬ sveglio dell’attività esteriorante da cui s’originano i fenomeni elementari di telecinesia già descritti.  Eusapia, di certo, non simula agli occhi di un neuropatologo esperto ; la amiostenia dà alla sua andatura un tipico aspetto atassico-paretieo, le gambe affaticate le si piegano sotto, il tronco si inchina, perchè i muscoli dorso-lombari non la sor¬ reggono più; tutto il corpo si accascia, cosicché è costretta ad” appoggiarsi al muro o ad abbandonarsi sui vicini, che la portano di peso sino alla prima sedia sulla quale si butta scompostamente. La faccia pallida, le palpebre semichiuse, l’occhio smarrito, la voce semispenta, la parola tronca e inintelligibile, il cardiopalmo, l’affanno, il pianto a singhiozzi, completano il quadro ; e questo stato non dispare che len¬ tamente. È occorsa quasi mezz’ ora prima che Eusapia ri¬ prendesse sufficientemente i sensi.  Jersera pensai di sfruttare nuovamente l’occasione che mi si offriva di saggiare la telecinesia in quello stato intermedio tra sonno medianico e risveglio, che giudico costituisca per sè solo una garanzia fisio-psicologica contro la bugia.  Depongo sul tavolino, in mezzo alla stanza, un bicchiere, un campanello di bronzo, un quaderno di earta; e condottavi l’ Eusapia ancora barcollante, insisto perchè li faccia muovere senza contatto. Essa allunga, trasognata, le mani tenendone le   tei.f.cinesie vere e false   229   palme a 10-12 centim. dagli oggetti; e poco dopo noi scorgiamo il bicchiere moversi e scostarsi all’indietro percorrendo sul piano un certo tratto, come se venisse respinto da una forza invisibile. L'esperienza non si è però ripetuta, e tentata tre volte anche col campanello, non ha avuto esito, il che esclude l'allucinazione! Ma la esclude ancor meglio il fatto che volendo noi ottenere da Eusapia la identica azione telergetica sul qua¬ derno di carta, essa dapprima ha tentato di attrarlo per “ forza magnetica „, poi, non riuscendovi, ha gestito vivamente come per respingerlo, e in quell’atto ha tentato realmente di cac¬ ciarlo in là sollevandone alcuni fogli con la punta delle dita.  Eravamo in vividissima luce (becco a gas, Aner), e quel vano stratagemma di Eusapia ci ha fatto sorridere. Indub¬ biamente essa era ancora in dormiveglia; e quella sua frode da vera isterica, o da bambina capricciosa, deve porsi fra le incoscienze di cui parla rOenoitowicz. Le è avvenuto presso a poco il medesimo in Francia quando vi andò nel '94 chiamata da RicnET all’Isola Roubaud: colà pretendeva che gli sperimentatori accettassero per autentici i rumori da lei prodotti visibilmente col tallone su di una tavola! L aver potuto diseemere agevolmente i falsi presta appoggio alla valutazione critica ilei fenomeni veridici.  Io sono partito , dopo mezzanotte, da casa Avellino , la¬ sciando Eusapia sempre abbattuta, anestesica, semi-sveglia, disorientata, confusa, incapace di ben capire le domande e di rispondervi congniamente. E le perturbazioni dell’organismo corrispondevano alla profondità della superata crisi media¬ nica, che, come si vede, nulla ha da invidiare ai più gravi parossismi isterici. Ho poi saputo che è occorso ad Eusapia un’altra mezz’ora per rimettersi completamente, ma che il giorno appresso essa risentiva ancora gli efletti dello strapazzo.   Per l’autenticazione delle meraviglie vedute.  Non farò considerazioni sull’importanza dei fenomeni del 1° marzo 1902; i particolari, in cui di necessità sono en¬ trato, me ne dispensano. A giustificare nondimeno la fiducia che io pure, insieme ai miei compagni di seduta, nutro in  riguardo alla loro autenticità, ad escludere insomma che noi siamo stati spettatori di furbesche imposture, valgano le seguenti riflessioni:  a) Per i fenomeni teleoinetioi:  Già una sola levitazione di tavola, come le prime di jersera, — col mobile discosto dal gabinetto oscuro , in diagonale della stanza; con tre sole persone in catena (io, Venzano, la signora Montaldo) assise da un lato ; coi piedi lignei visibil¬ mente lontani dall’abito del medium; con un sollevamento, che raggiunge l’altezza di 35-50 centim. dal suolo, e fa on¬ deggiare il tavolo come se una mano invisibile applicata supina per di sotto lo bilanciasse in aria per più di mezzo minuto, mentre nessuna mano reale lo tocca, toltane la si¬ nistra di Eusapia leggermente appoggiata su di un angolo del piano, — tutto ciò veduto alla brillantissima luce di una reticella Auer, una levitazione siffatta, dico io, mi sembra rispondere pienamente alle regole di esperimento desiderate dagli scettici in fatto di tiptocinesi, compreso il dott. Crocq di Bruxelles.  Che dire poi del volo e del ballo “ a-solo „ dell’irrequieto ligneo quadrupede lasciato in mezzo alla stanza e senza con¬ tatto di nessuno? Val la pena di assicurare l’egregio neuro- patologo belga che non siamo stati tanto ciechi da non di¬ scernere le mani o i piedi d’Eusapia, ove li avesse potuti slegare e fossero spuntati dallo strascico delle tende per but¬ tare in aria il tavolo? Nè che siamo tanto sciocchi da non aver saputo afferrare un presupposto cordoncino o filo me¬ tallico da prestidigitatore? Lo stesso diremo del pianoforte.  Sarà vero che le tavole e altre suppellettili non possono essere “ animate „ : ninno di noi, che ammette per genuina la telecinesia, si sogna di dire queste bestialità. La forza che muove e spinge in aria l’oggetto sta fuori di esso, quan¬ tunque si debba ammettere che ne penetra la materia, come provano i “ raps „ intrinseci. Ma contrariamente alle asser¬ zioni del Crocq, il tavolo “ balla , anche se gli assistenti non lo circondano; e quando il medium è tranquillissimo, nè agitato, nè convulsionario; e in luce artificiale tanto viva da accecare; e al sole di mezzodì; e senza spinte nè con¬ tatti di mani, di gambe o di poppe della medium ; e senza aderenze sospette del busto o degli abiti di costei, chè tra l’altro Eusapia non porta mai il busto; e se la sua sottana si avanza sino a toccare le zampe del mobile, le sue gambe   autenticità dei fenomeni   231   amtouiiche ne stanno sempre discosto... Ed assicuro poi che la teoria della disgregazione psicologica e dell’automa¬ tismo, cosi nella Eusapia come negli astanti, è ottima per lai spiegazione del processo interiore della medianità, ma a nulla serve per la definizione dell’attività esteriore delle ignote forze psichiche o vitali agenti nel fenomeno tiptico e in ogni altra congenere manifestazione.  A questo proposito, sono arcicerto che nell’osservare non ero “ disgregato „ ; percepivo il fatto coi sensi, ma lo ap¬ prezzavo nel tempo stesso con la ragione ; vedevo fuori di me ciò che succedeva nella stanza, e sincronamente il mio io avvertiva le punture dolorose che mi infliggevo a scopo de¬ liberato di cimentare la mia consapevolezza e la mia co¬ scienziosità morale. Dunque, per la fisio-psicologia positiva non c’è scampo : quelle sono le condizioni di un io vigile e lucido, e non di un io dissociato o sognante nelle sue ope¬ razioni appercettive e raziocinative per suggestione altrui o per autosuggestione.  b) Pf.k le materializzazioni di fantasmi:  I medesimi criteri possono applicarsi alle percezioni dei fantasmi. Nessuno di noi aveva l’animo turbato, e la nostra commozione si riferiva piuttosto alla parte estrinseca dei fenomeni che a quella intrinseca. Intendo dire che le appa¬ rizioni svegliavano in noi meraviglia, ma non emozione af¬ fettiva: nessuno le conosceva, e tutti assistevamo al loro ap¬ parire e sparire con semplice sentimento di curiosità. E neanco può congetturarsi che il preannunzio datocene dalla medium ci gettasse in quello stato di expectant attention cui certuni assegnano, niente di meno !. l’ufficio procreatore delle ima- gini (allucinatorie); aspettavamo, sì, delle manifestazioni ec¬ cezionali, ma non sapevamo nè prevedevamo quali sarebbero state. Per ciò mancava la predisposizione psichica a fatti illusorii di quella determinata specie. D’altronde, ho già in¬ sistito apposta sul procedimento logico di ricognizione e valutazione dei fenomeni, al quale mai siamo venuti meno durante quell’ora di meraviglie.  Ed è pur certo che le condizioni tecniche della seduta sono state ottime, e unanimemente ci sono parse tali ; a me sembra che, per lo meno, non ci si possa accusare di poca cir¬ cospezione riguardo al controllo.  Per l’autenticità di certe materializzazioni di medii famosi sembra che le cautele degli sperimentatori Don siano man-   2.32   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   cate davvero. Si sono circondati i medii con ogni sorta di impedimenti contro le possibili falsità; qualcuno è stato messo entro un sacco (p. es., lo Slade, il Politi), qualche altro entro una rete, o sopra sgabelli a segnale elettrico (0. Richet per Eusapia a Carqueiranne). Il Gibier ha co¬ municato al Congresso psicologico internazionale del 1900 d avere ottenuto materializzazioni di fantasmi anche es¬ sendo il medium legato pel collo, o chiuso a chiave e sSal Pm5,T901) metanica (“ C.-r. Congr. Psycli. intera. [,  , Ma a'tre. v?lte óT,i sperimentatori sono stati più longanimi e piu fiduciosi verso i medium. Corrono per le storie dello p.rit,smo racconti classici di materializzazioni in condizioni assai meno sicure di quelle di casa Avellino. Tralascialo medi americani, che generalmente non accettano procedure resti itti ve, si sa che il Crookes non legava la giovinetta Cook alla seggiola nel suo studio; che la Guppy! Rito fì Lsperauce operavano in libertà; e che per solito i modi sono messi a giacere o a sedere liberi entro al gabinetto al cu. ingresso si mostrano poi le materializzazioni cori da bornia eden0fSrP,'e ÌCam 6 tailt0 ,,,eno accertate’ la auto-  non è Pe, lW bu0n nunler0 di “ apparizioni „  non e tacile eliminare il sospetto di un loro scambio collo  stesso medium fraudolentemente mascherato e apparso fug¬ gevolmente sull uscio. Neanco difettano esempi di clamorose sorprese su compari, giuocanti all’ “ uomo nero „ nel buio  ni zzati TseV" Tu de‘k aut®nticità ^ fantasmi mediai n.zzah a sera del 1 marzo, abbiamo varie garanzie :  1 le morali : 1 insospettabilità assoluta della famiglia il serate^deT AtleiVS,ng0h,C0,Up0nentÌ rassisten*a; l’essere  2“ le materiali: la scelta fortuita della sala; la costru- del gabinetto, e la sua collocazione in un vano di finestra molto alta all’esterno ; l’uso di attrezzi do-  ;llli El,1S'l|’ia ; la Perquisizione accurate  avrabbeqwClf° ‘bierata “ P°lsÌ rimase fissata sol° Pel piedi,  fessuri ° l frSie Presentarsi eretta di contro alla  te al lr3 ^ 90rt,n???,0> con la testa all’altezza delle teriahzzaziom; poi la visibilità del teatro operatorio: aggiungete la rapidità con cui si sono succedute le diverse fasi delle materializzazioni; lo stato fisio-psicopatolooico d’Eu- sapia; e la sua fatica enorme da me accertata clinicamente con sintomi obiettivi, e che non sono suscettibili di finzione- ■ 4 le Saranzie Psichiciatiche-. la diversità dei fantasmi  bnlSf'e’ m .&rosseZza i in consistenza; la loro apparenza ne- bulosa e a linee sfumate, inimitabile, a quanto parrai, con mezzi artificiali ; il loro dileguarsi in nebbia gradatamente  ritenni 6 ^ v*? T'*™ di re"ola nelle materializzazioni ritenute sincere); la oro assoluta dissomiglianza dalla Eu-  s^n!.ardr,nna mob,Iltà, fisionomica; r espressione dello , ^Ua!.che ( S?8*0. che sem brarono voler rispondere in odo sufficiente al dubbio di fantocci abilmente posseduti di  rr ìì sr nel huio e &  Debbo, in proposito della legatura del medium, dichiarare che tale precauzione non salva in modo sicuro dall’ino-anno ® JPer^è, C1 sono persone capacissime di svincolarsi di ogni  lo Innnn egam' paz?‘ sottoposti a coercizione meccanica Io hanno insegnato agli alienisti!), sia perchè la storia dello spiritismo annovera burle cospicue del genere, poi infine perchè Eusapia ha dimostrato altra volta che il s!io miste- r oso potere mediamco è in grado di rivelarsi anche a sca¬ pito dei lacci, ora snodandoli ed ora annodandoli, li. casa Avellino essa si fece ritrovare rilegata dopo alcune mate- nor^nerT’ * eVI<jel?te scopo di accrescere il nostro stu-  EeIrePfl . ^ “T Veduto : ® sempr® ^ stessa finalità di auten- ticare il pra che e possibile i fenomeni. Ho già provato che  nrerìet • tl'ance 1 automatismo si scarica secondo linee p edeterminute; si può, in questo senso, parlare di una vo¬ lontà subcosciente. Ma come Eusapia si rilegò? e sopratutto come fece ad allacciare la fune attorno ai due avambracci ed del snn,-SP°nfde‘ |La C0Sa ? sorPre,|dente, però non ha affatto  “ snirifò catUra 6 ’ T C, è bls°bTno d> imaginare che mio spinto „ compiacente, fosse anche quello di “ John sia  vi^W, da A d' ^ g'USt° per ,a ProPagenda del “ mèra- glioso „ o... per aiutare la medium a burlarsi di noi  della medianità ci porta in piena metageometria zollnenana, e sembra dar ragione a coloro che suppongono il formarsi di un’atmosfera spaziale a più dimensioni attorno ai medi (V). Ma più ci rifletto sopra e più i leggo i mie. primi appunti, temo che la nostra meraviglia la scoperta di quel riallacciamento e il desiderio istintivo di progredire verso altri fantasmi ci abbiano impedita o resa troppo sollecita la osservazione minuta del fenomeno. Aneli io pel momento ho partecipato allo stupore generale; mi rimprovero adesso — per quell’incessante dubbio, che martella nel capo quando il fenomeno è passato — di non avere scrutato meglio. Non posso escludere perentoriamente che l’Eusapia medesima, nell’oscurità del gabinetto e mentre noi parlavamo ad alta voce, non abbia avuta in “trance, l’abilità manuale di eseguire quella complicata legatura usando il pezzo libero della lunga corda che seguitava a trat¬ tenerla pel busto.  Ricostruendo in questa congettura il singolarissimo evento (non raro, del resto, negli annali spiritici e non unico per la stessa Paladino), possiamo immaginarci che Eusapia sia riuscita ad annodare colla mano destra prima la cordicella più volte attorno al polso sinistro, indi a girarla egualmente attorno al polso destro valendosi delle libere dita di sinistra, ma lascian¬ dola abbastanza lassa per poter giungere poi a fissarne il capo attorno alla sbarra laterale di ferro, e tirando fortemente al- 1 insù a stringere i nodi dei polsi. 11 fenomeno metaspaziale sarebbe sicuro soltanto nel caso indicato da Zoli-ner, di una corda chiusa ad anello, o, come si dice, senza fine: ciò che non era disgraziatamente dei legami della Paladino.  Ma supjiongasi pure Eusapia liberata dai vincoli, che le dovevano teoricamente inceppare i movimenti delle braccia e del tronco e vietarle ogni sotterfugio ; con quale astuzia avrebbe potuto presentarci quei fantasmi ? Non vi sono che tre possibilità di frode :  1° 0 era la Paladino stessa, in condizioni naturali, che si mostrava. — Ma tale supposizione, oltre a sottintendere una vera cecità in tutti noi che non la avremmo saputa in¬ dovinare sotto quelle apparenze, è contraddetta dalla eviden¬ tissima differenza morfologica delle sei apparizioni. Tuttavia bisogna riconoscere che, se la dissomiglianza era chiarissima e lampante per le quattro figure apparse nel mezzo, era al¬ quanto meno evidente per la testa presentatasi di fianco, anche per il grado minore del rischiaramento in quell’angolo della stanza riparato dal cortinaggio. Qualcuno può benis¬ simo supporla di origine fraudolenta. — Avreste dovuto (mi si è detto) toccarla, anzi acciuffarla, magari brutalmente, come fece il kardecliiano Lkvmahie in casa della duchessa di Pomar quando smascherò la Williams, oppure accertarvi che nel tempo stesso Eusapia seguitava a giacere, legata, sulla branda. —  Ma che il medium fosse sempre immobilizzato ce lo pro¬ vavano i suoi laghi e l’affannoso respiro che udivamo pro¬ venire a livello del materasso; e che la testa apparsa non fosse quella d’Eusapia, ce lo dissero sul momento le appo- renze di giovinezza e di avvenenza sotto le quali noi pei- eepìvamo la figura. La conformazione generale non mi sembrò quella del medium, che ha la faccia quadra e bassa (came- prosopa) e il bregma depresso (platicefala) , laddove la ap¬ parizione era di un bel viso ovale e stretto (leptoprosopa). e di cranio elevato nel mezzo (ipsicefala).  Aggiungerò un curioso effetto ottico, che sul momento giurerei d' avere percepito all’ avanzarsi e al ritirarsi della figura- questa non smuoveva nè sollevava la soprateuda dal cui orlo si protendeva, come avrebbe dovuto fare una per¬ sona reale : io, quanto meno, non distinsi alcun moto della stoffa. Ma non fu questa una imperfezione delle ime perce¬ zioni derivata dall’aver fissato lo sguardo sulla parie centrale dell’apparizione, anziché sugli oggetti vicini? 0 non in anche una illusione secondaria, questa volta creata dalla idea d’essere davanti ad un fenomeno spettrale ?  Sull’atto mi son persuaso che Eusapia non era; ma pur¬ troppo, volendo giudicare confonne al metodo scientifico, confesso che difetta la prova. In condizioni cosi insolite di osservazione, non si è neanco sicuri delle proprie impressioni sensorie; e adesso non riesco a cacciare il dubbio che anche la testa della matura Eusapia, circondata di bianche bende, che si mostrasse in semiluce, non possa assumere agli occhi dei percipienti qualche ingannevole apparenza giovanile ed estetica. Ridncendo la superficie visibile di una faccia se ne smorzano le disarmonie e le dosimetrie dei tratti ; ogni mo¬ naca che incontriamo per via, con la faccia cinta da lascio inamidate, ci sembra bella, e mi par di rammentare che Li. - MONDO De Amicis dica lo stesso delle odalische di Costan¬ tinopoli.... Ma poi, ripensando, mi obbietto : — come po¬ teva Eusapia affacciarsi da quella parte e a quell altezza, se aveva i piedi strettamente fissati alla testiera opposta, e il suo corpo tozzo e poco agile non si allunga nè si accorcia a piacere?  •2° 0 era Y Eusapia sotto mentite spoglie, camuffata a se¬ conda del “ fantasma „ che ci voleva atnmannire. — Ma oltre all’ispezione che ci aveva cautelati preliminarmente, oltre alla   236   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   impossibilità fisiologica di levarsi o di inginocchiarsi sulla branda, avevamo la difficoltà materiale di tutti quei succes¬ sivi travestimenti, pei quali (a parte il fanciullo) sarebbero abbisognate almeno quattro maschere e numerosi indumenti. Mi domando se lo stesso famosissimo illusionista Leopoldo Fregoli , dopo essersi fatto legare disteso ad una branda a due passi dagli spettatori, sarebbe in grado di eseguire quattro o cinque trasformismi a quella maniera. Si aggiunga il presentarsi simultaneo dei due ultimi fantasmi.  Ed in riguardo ai mezzi fraudolenti imagi na bili in un giuoco prestigiatorio , c’è anche il problema delle stoffe con le quali Eusapia si sarebbe accomodata. Noi sapevamo, uno per uno, i suoi indumenti; e non ce ne aveva di bianchi che la camicia, e non ne portava di seta. Ora, i veli alla beduina dei fantasmi erano di colore bianchissimo e apparivano di trama sottile; la ciarpa della giovine, pendente sul piano (se non era il braccio!), misembrò fine, sericea, tramata a striscio, frangiata; il fazzoletto a cocche della donna col bambino mi ricordò gli analoghi pannolini di stoffa dozzinale in uso tra le popolane o le vecchie d’una volta; la bordura pie¬ ghettata della cuffia non era imitabile con alcun mezzo, ecc.  3° 0 Eusapia, imitando altri medi gabbamondi, ci ha ferocemente burlati mostrandoci dei fantocci, come farebbe un burattinaio dal suo casotto in piazza. — Ripeto che la mobilità fisionomica e mimica della apparizioni si oppone alla ipotesi dei simulacri materiali, che sono sempre rigidi (ma¬ schere, pupazzetti, involti figurati, ecc.). Però le avventure della Williams, del Brèdif, forse dell’Eglinton [e le recentis¬ sime dell’Eldred|, se dovrebbero non lasciare i sonni tran¬ quilli agli spiritisti fidenti, faranno anche stare sull’avviso qualunque sperimentatore in psichicismo. Io stimo però che le condizioni, in cui noi abbiamo osservato in casa Avellino, ci premunissero contro le grossolane e sfacciate falsificazioni di cui provatamente si accusano certi medi ciarlatani ; e siano state tali da garantirci contro l’origine furbesca dei fenomeni veduti.  4° L’apparenza nebulosa, senza densità, delle apparizioni •del gabinetto ha fatto nascere perfino l’idea bizzarra di una artificiosa proiezione di imagini su di un diaframma con una lanterna magica. - Come se nel vano del gabinetto ciò fosse concepibile, qualora si supponessero le imagini proiettate dall’interno ; o come se un macchinario del genere potesse sfuggirci, qualora irradiate dall’esterno ! La supposizione è indegnamente calunniosa per i nostri ospiti ed inutilmente offensiva per la nostra intelligenza. E altrettanto insosteni¬ bile e ridicola sarebbe la ipotesi di figure ritagliate in carta o cartone e innalzate dall’Eusapia a quel livello. Cito anche queste “ spiegazioni „ perchè qualcuno le ha enunziate sul serio: gli enigmi spiritistici sono cosi allettanti per il pub¬ blico, che non ci si libera mai dagli intrusi in questo campo, e bisogna adattarsi a sentirne i giudizi più impertinenti e presuntuosi !  Del rimanente, codesta caratteristica di apparire incom¬ plete, estese in superficie, ma quasi incorporee, io l’avevo già registrata nelle larve di casa Peretti (tomo T, p. 347): non mi risultava nuova, nè mi meravigliava ; io la giudico, anzi, corroborante del “ psichismo , dei fenomeni.   Caratteri percettibili  e apparenze di vitalità dei fantasmi.  Ben di rado le materializzazioni visibili assumono, non¬ ostante il loro nome, una consistenza materiale ed una forma avente in modo decisivo le tre dimensioni spaziali dei solidi ordinari. Esse sono estese in larghezza ed altezza, ma non in profondità: hanno superficialità (geometricamente par¬ lando), e con ciò parvenza larvale o di “ ombre „. Neanco le tangibili avrebbero sempre, a detta degli spiritisti, tutte le qualità fisiche della materia, la densità, la consistenza, la impenetrabilità, la opacità assoluta, ecc.  Non a capriccio o per pura analogia verbale si parla di “ fluidi di “ effluvi „, di “ aure nemiche „ e simili a pro¬ posito di fenomeni “ animico-spiritici „. Io non ho sufficiente esperienza al riguardo: non credo però che tali apparenze let¬ teralmente “ metafisiche „ contraddicano le nozioni scienti¬ fiche odierne sulla materia radiante e sulla radioattività dei corpi in generale: siamo nell’alto mare della u metapsichica „, cioè d’una pre-scienza eterodossa, e bisogna che coraggio¬ samente ci liberiamo dai vecchi concetti intorno alle forze naturali, come di una zavorra inutile ed ingombrante. In un’epoca, che passerà famosa per la innovazione da cima a fondo delle teorie fisico-chimiche e delle ipotesi filosofiche stilla costituzione della “ Materia „ e sulle forme per lo in¬ nanzi ignote dell’ “ Energia non c’è da mettere i freni arbitrari alla nostra concezione delle possibilità naturali.  Ma si formano anche materializzazioni complete, che non si distinguono affatto dalla “ materia non tanto inorganica o, come si suol dire, bruta, quanto organica, anzi organiz¬ zata: allora lo stereoplasma esopsichico par vivere d’una vita integrale, apparentemente autonoma. Tale la giovine donna, mostratasi a noi dalla sopratenda del gabinetto. Pareva ai nostri occhi che possedesse tutte le caratteristiche della or¬ ganizzazione, della attività fisiologica, dell’intenzionalità co¬ sciente negli atti ; e c’è il caso — dirà qualcuno — che fosse anche un fantasma spurio ! In verità, essa è stata cosi differente dalle altre apparizioni nella maniera di presentarsi, nella conformazione, nella solidità geometrica, che il dubbio arriverà a galoppo davanti alla mente del più ingenuo tra i miei lettori (se ne avrò).  Però anche gli altri spettri di mezzo offrivano apparenze di vitalità. La loro fisonomia aveva della espressione; lo sguardo era mobile; il gesto della presunta “ Katie „ nello scostare bende e capelli, il saluto datoci da essa e dal sup¬ posto “ John „, i baci del fanciullo, il chinarsi della vecchia, costituiscono, malgrado il loro schematismo, una mimica ab¬ bastanza varia, denotante della volontà, del convenzionalismo cerimonioso, delle relazioni affettive, come le si potrebbero richiedere da dei viventi. Li (è un paradosso, ma lo dico), lì c’erano organi morfologicamente costrutti e fisiologicamente operanti in vista di un fine intenzionale : lì, secondo la tesi ordinaria degli spiritisti, c’era una “ Intelligenza „.  Ebbene, per la Metapsichica positiva quelle apparenze di vita piena e intera sono effettivamente un grave inciampo, e gli “ psichicisti „ più prudenti sembra che trascinino i casi consimili di fantasmi-vivi come palle da cannone attaccate ai piedi, di guisa che avanzano malvolentieri da quella parte, e li passano sotto silenzio o li rinviano a futuri giudizi in appello. Ma per lo Spiritismo ortodosso e fervente non esistono difficoltà: non lo imbarazza nessuna delle raccontate e vantate materializzazioni “ fantomatiche „ con i caratteri della vita; intendiamoci bene, della vita organica, quale si è svolta sul nostro pianeta e quindi fatta di strutture ana¬ tomiche e di attività funzionali.  E perciò, a schiarirci in parte il “ caso „ straordinariissimo -del 1“ marzo, sopraggiungerebbero “ fantasmi „ che respirano, hanno polso e termogenesi, parlano, agiscono ed impressio¬ nano le lastre fotografiche, avvolgendosi tragicamente in un bianco sudario, o magari presentandosi alla buona nei loro vecchi abiti come lo farebbero gli umani.  Di codesti fantasmi costruiti perfettissimamente come gli incarnati terrestri, e forse un po’ più leggieri soltanto, non c’è penuria: certo, non son frequenti, ma insomma non man¬ cano nella storia o nelle “ storie „ ; e sono stati visti, e sono creduti. Lo spiritismo classico se ne fabbrica un argomento che reputa incontrastabile; anzi, tale e tanta è la vitalità anatorao-fisiologica loro attribuita nel calore della polemica, che quei fantasmi sembrano persino esseri sovreccitati dal respirare nuovamente nella nostra atmosfera, come i perso¬ naggi di quella città cui il “ Dottor Ox „ di Giulio Vernf, somministrava ossigeno ad esuberanza. Non soltanto i fan¬ tasmi-vivi compaiono, ma per soprappiù escono dai gabinetti medianici, passeggiano per le sale, conversano, abbracciano parenti ed amici: v’è al mondo qualcuno che può vantarsi d’nverne tenuto a sedere sui propri ginocchi ! E questi com¬ piacenti “ esseri , costrutti di etere perispiritale o di corpo astrale condensato, non scappano nè svaniscono, qualora si accolgano con buone maniere: regalano, per di più, agli amici dei pezzi del loro etereo vestito, pezzi che poi non si ha il tempo di analizzare al microscopio nè chimicamente, perchè... svaporano !  Ecco pertanto la risposta che darebbero e che forse da¬ ranno gli spiritisti a chi obiettasse che la appariscente gio¬ vane dalla testa fasciata, veduta, ma non tócca e tanto meno acchiappata da noi in casa Avellino, non possa essere stata un “ fantasma „ con tutte quelle caratteristiche di “ realtà viva „. E risponderanno in modo eguale a chiunque rile¬ vasse che anche le figure di mezzo , quantunque piatte al- l’ apparenza , vaporose e poco corporee, offrivano troppo il contegno di creature viventi per essere degli “ spettri  Ma lo studioso prudente di metapsichica seguita ad inve¬ stigare e si domanda se, per avventura, Eusapia non abbia potuto e saputo ingannarci con una finzione pur che sia. Discutiamo un momentino, ma qui fermiamoci alla proce¬ dura, non al significato intrinseco del fenomeno.  Sta bene che io sono accorso a guardare la “ forma „ a pochissima distanza dal margine della sopratenda; però non ì’ho toccata io, non l’ha toccata nessuno, e bisogna pur con¬ fessare che il tatto avrebbe giovato a convalidarci l’impres¬ sione visiva. Ciò nondimeno, non si saprebbe attribuire alla   240   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   matura ed abbastanza vizza faccia di Eusapia, impudente¬ mente affacciatasi, la capacità di assumere le apparenze di quella fresca ed avvenente giovine.  Ordinariamente, per giudicare che un fatto visibile è si¬ curo e reale, noi ci contentiamo di guardare senza toccare. Se un amico, o, meglio, un'amica mi si affaccia da una finestra, io credo al mio senso visivo, e per essere sicuro che essa è là in carne ed ossa, non lio bisogno, anche se lo desiderassi, di palparla e di serrarla fra le braccia. Nel caso nostro, dato che io avessi afferrato uno dei fantasmi e me lo fossi sentito tra le mani vivente e smaniante, accessibile al tatto, ma ribelle alla presa, impenetrabile alle mie dita, ma agile ab¬ bastanza per scapparmi (come succede tanto spesso delle mani fluidiche „, che si dileguano al toccarle), neanco sarei m possesso, al dire degli spiritisti, di una prova certa del- l’inganno : vi è la probabilità di acciuffare il “ doppio „ del medium, mentre sta per organizzarsi in “ fantasma di disin¬ carnato „. E vero poi che in alcuni casi si è trovato ehe il “ doppio „ del medium era.... il medium stesso in persona; ma insomma, la ipotesi spiritica passa abilmente per questa trafila di ragioni difensive, e la spiegazione metapsiehica del fenomeno, restando nei pressi dell’ “ animismo , dove operano forze biopsichiche ignote, non contrasta fondamen¬ talmente a nessun principio di buona e vera scienza natu¬ rale. Un fantasma „ esteriorato da un vivo mediante la radiazione e coalescenza di qualcosa di vitale, deve logica¬ mente avere ancora le qualità e le apparenze della vita. D’altra parte, convengo che quel modo di presentarsi di spiriti-spettri „ non sembra plausibilmente ascrivibile a creature ultra-terrene: esso ha un che di cosi ammanierato, da indurre sospetti in chiunque lo senta descrivere e anche in chi 1 abbia visto e ci mediti sopra. — Non è quello, mi son chiesto subito, un presentarsi affatto umano? Come si fa d scorgervi ud& comunicazione di entità occulte ed una prova di sopravvivenza spirituale?! — Ma anche in riguardo a ciò, anzi per ciò, il dogma spiritico risponde che un buon numero di disincarnati sopravvive nello spazio, non lontano dalla terra e durante un certo tempo, con tutte le caratteristiche dell’ul¬ tima loro incarnazione: donde, p. es., la conseguenza che gii ella la della tenda poteva, essere stata in vita una ragazza abituata a curiosare o a mostrarsi dalla finestra. Anche i psicbieisti più indulgenti, sulle orme del D’Assibr, suppon¬ gono che 1 umanità “ postuma „, quantunque di esistenza transitoria, seguiti per un po’ a pensare e ad agire come l’umanità vivente, prima di sperdersi nell'Amma Universale. Vegga ciascuno fin dove arrivano per sè i limiti della credi¬ bilità. Uno psicologo trova che* la genesi dei lantasmi dal subconscio dei medi spiega luminosamente il loro umanis¬ simo comportarsi : la botte dà del vin che ha !  Gli oppositori, che negano l’autenticità delle grandi ma¬ terializzazioni onde menarono vanto le Fox, l'Eglinton, la Guppy, la Fairlamb, la Wood e gli altri medi storici, rile¬ vano che essi operavano di preferenza in condizioni sospette o non sicure, fuori degli ambienti scientifici. Per esempio, lo spettro di Estelìa Livermore, che per cinque anni si è “ ma¬ terializzato , ad opera della Fox-Jeneken con grande conso¬ lazione del suo addolorato consorte, apparivu nelle stanze più intime della casa maritale (a New-York): e niun estraneo fu mai ammesso, che si sappia, a fare colà una severa verifica sul caso maraviglioso. Ma di contro a fatti così manche¬ volmente “ sperimentali „ (?) gli oppositori odono sempre evocare i lantasmi della D’Espcrance perchè autenticati dal- I’Aksakoff, gli altri intraveduti dal Giiìikr, 0 fotografati dal capitano Volpi, ma sopra a tutti quello della Katie King [e in questi ultimi tempi il fantasma di una “ Eleonora „ che si materializza a Barcellona, nelle sedute medianiche dirette dal noto spiritologo Esteva-Marata], Vero, che la venuta dei “fantasmi, non è stata un fenomeno troppo precoce nello svi¬ luppo dello spiritismo moderno : dai picchi d’Hydesville ai primi “ spettri ,, apparsi verso il 1865-1867, sono corsi venti anni di aspettativa e... di elaborazione; ma in questi ul¬ timi trentacinque anni se ne sono veduti, e in discreto numero !  Si lascino tuttavia in quarantena, fino a depurazione com¬ pleta nel crogiuolo della critica, i fenomeni asseriti da teorici apologizzatori o da psichicisti di pasta tenera : e si restringa la “ prova „ allo spettro femminile materializzatosi con tanta efficacia dal ’71 al '73, non soltanto nel suo ambiente dome¬ stico, dove tra gli spettatori figuravano forse troppe signorine Corner future cognate del medium, ma proprio nello studio del Crookes, dove si deve supporre presa ogni cautela neces¬ saria. Ci sono poi le materializzazioni prodotte dalla Eusapia medesima con tutte le particolarità del somatismo più consi¬ stente (ad es., le “mani carnee a nudo,) davanti a uomini che non si sono certamente ingannati nel giudicarle autentiche. Di¬ modoché in favore dell’autenticità dei discussi fantasmi pseudo¬ viventi di casa Avellino starebbero, da un lato garanzie mo¬ rali e materiali di notevolissimo valore, dall’altro argomenti di analogia generale e speciale da sottoporre a confutazione.  Il   La ipotesi spiritica delle apparizioni spontanee od evocate trova sempre o crede di trovare mezzi dimostrativi nelle stesse indefinibili ed interminabili oscurità del subietto. Fra l'ammasso eterogeneo delle sue “ prove „ c’è innegabilmente di che imbastire una filza di ragioni suscettibili nè più nè meno di discussione, e c’è poi di che appagare tutte le lèdi. Ma gli psichicisti seri — citerò OcnoRowicz, i due Siuuwick, Visani-Scozzi, De Roohas, Sagk e Flammaiuon, perchè stu¬ diarono Eusapia — veggono limpidamente che il materiale del neo-spiritismo è costruito per 999 millesimi di aned¬ doti leggendari e di presso-a-poco tradizionali. Tuttavia, date le fragili condizioni sperimentali nelle quali fin qui s’è la¬ vorato in metapsichica, si capisce benissimo che ci si debba contentare di materializzazioni osservate e descritte con qualche indulgenza: esse costituiranno pur sempre (come le nostre) un materiale di saggio per un programma di ri¬ cerche future.  Eppure, rispetto alla genuina natura mediumnica e me¬ tapsichica dei fenomeni, io non credo di essere stato ingan¬ nato la sera del 1° marzo. Non spero — s’intende — di innestare in altri una persuasione, che io stesso sento, pur¬ troppo, di non poter trasformare in una convinzione neanche di moderato vigore ; e per ciò preferisco designare il mio stato d’animo di fronte a questi fatti col nome di “ credenza in conformità del metodo positivo non posso dire altrimenti, mancandomi la prova sperimentale. Il meno che si pensi di chi asserisce d’aver veduto dei fantasmi di quella specie e in quelle condizioni di “ fattura „ è che sia caduto in illusioni sensorie; i poco indulgenti mi giudicheranno, senza appello, vittima di un tiro ciarlatanesco; i più sapienti scioglieranno le difficoltà enigmatiche del “ caso Avellino „ cnunziando che siamo stati “ allucinati „ dall'Eusapia. Tante sono state le obiezioni che io stesso ho fatto e faccio alle famose materia¬ lizzazioni della Cook studiate dal Crookks, e tante sarebbero ancora quelle da opporre alle procreazioni strepitose che si annunziano ogni giorno ad opera degli innumerevoli medi Nord-Americani, che mi sento accapponar la pelle al sem¬ plice sovvenirmene. Sono sempre in assoluto scetticismo (scientifico) di fronte alle * apparizioni „ decantate da altri ; comprendo che gli altri lo siano egualmente in riguardo alle mie: ciò non impedisce però che io non creda di avere ve¬ duto coi miei sensi e giudicato col mio cervello , gli uni e l’altro in normalissimo esercizio.  Come Eusapia può aver prodotto i fantasmi ?  Dunque, Eusapia Paladino autenticamente estasiata (tra¬ duco in lingua italiana 1’ “ entranced „ degli Inglesi) ha la capacità eccezionalissima di provocare veridicamente la “ te¬ lefonia „ o la “ epifania „ degli spettri ?  Secondo i risultamenti della mia osservazione, io direi di si: ma una mia affermazione assoluta, incondizionata, sa¬ rebbe gravissima, ed io pertanto la avanzo con quelle ri¬ serve che un uomo di scienza, dinnanzi a fenomeni cotanto fuori dell’ordinario, non deve mai dimenticare. Io confesso per di più, che ogni ora che passa da quel meraviglioso spet¬ tacolo fa sorgere nel mio animo qualche peritanza. Sull’atto ini son trovato persuaso (e lo sono tuttora); ma allontanan¬ domene col tempo, sento che per un convincimento formale avrò sempre più bisogno di riosservare, di rivedere, di ri¬ provare. E credo (si parvum licet comparare maximo) che lo stesso Crookes vada pur lui in cerca della certezza me¬ diante altre e definitive prove.  Per mio conto però rifiuto, dopo quella della frode, anche l'ipotesi dell’illusione sensoria. I fantasmi di casa Avellino sono stati, per me, altrettante realtà obiettive ; giacché, anche tralasciando la certezza assoluta in cui dichiarano di trovarsi i miei compagni di seduta (fra cui qnattro assai competenti: il Bozzano, il Montaldo e la sua consorte, il Dott. Venzano), le ragioni contrarie non le trovo cosi vigorose da scalzare la mia opinione affermativa, quantunque le riconosca sufficienti per ingenerare dubbi ed esitanze. Ma nè ammetto uè am¬ metterò, fino a dimostrazione obiettiva, la venuta di entità personali estranee, alla Paladino.  Seguace del positivismo (non sistematico, bensì metodo- logico) imporrei a me stesso, consiglierei agli altri, di fer¬ marsi per ora all’accertamento del fatto: se è giunto il momento di osservarlo scientificamente, non è ancora quello di comprenderlo. Ma se si vuole o pretende una spiegazione, qualsiasi biologo e psicologo troverà che per le materializ¬ zazioni da me descritte la ipotesi spiritica è superflua ; e mi si concederà d’altro canto, senza aggrottar di ciglia, che la induzione scientifica (data l’autenticità dei fatti) ci conduce alla tesi ardita, eppure logica e verosimile della forza esopsichica. In termini brevi ed in attesa di ulteriore prova speri mentale, io credo che Eusapia Paladino, caduta in pro¬ fondissima “ trance „ e perciò dotata di medianità eccezio¬ nalmente forte, valendosi delle forze biopsichiche tuttora ignote che può irradiare od emanare attorno a sè, fors’anco assorbire parzialmente dagli astanti , sia riuscita questa volta a produrre degli “ ectoplasmi „ completi . foggiati in “ persone „ d’una data apparenza conforme a ricordi tradi¬ zionali latenti e ad imagini assorbite dall’ambiente e discese nella sua subcoscienza.  Qualche telepatologo enuncierà invece la supposizione che Eusapia sia riuscita a provocare sui nostri centri cerebrali delle impressioni sensorie (visive in massima parte, uditive in minima), da noi quindi esteriorate. Ossia quei due fan¬ tasmi consistettero in altrettante nostre allucinazioni veri¬ diche simili a quelle descritte nei Phantasms of Living, de¬ rivate dalla obiettivazione di imagini pensate da una sola ed unica subcoscienza, quella del medium, ina trapassate nelle nostre. E noi le avremmo da prima evocate, per un processo suggestivo a distanza, nelle zone ideo-sensorie del cervello traverso i sensi; indi le avremmo proiettate nello spazio al posto suggeritoci, come fossero imagini reali.  La spiegazione sarebbe imperfetta qualora l’allucinazione provocata dal medium si intendesse limitata ad una stimo¬ lazione esclusivamente interna dei centri cerebrali dei per- cipienti: le percezioni di costoro hanno la conferma della collettività, e anche se si attribuisce tale consenso ad una specie di contagio psichico, rimane a dilucidare il punto più importante, ossia la localizzazione di quei fatti alluoi- natori nello spazio e la loro materialità resa evidente dagli stessi effetti ottici. Dunque, non soltanto saranno processi allucinatorii interiori, ossia “ visioni „ nel senso classico ; ma per necessità, date le contingenze in cui esse si presentarono e date le loro caratteristiche, saranno pure delle realtà esterne, ossia “ spettri „ e sempre nel senso tradizionale.  L’osservazione che taluno di noi aggiunse alle visive anche delle percezioni uditive (il rumore del bacio e del batter le mani), mentre altri, io per esempio, non le avrebbe avute, sembrerà forse ad ogni fisiopsicologo, conoscitore dei tipi mentali e della loro efficacia nei fenomeni medianici (cfr. Tomo I, pag. 274), un argomento in favore della pura tesi allucinatoria. Alla quale, s’ intende, non dovrà mancare l’assentimento di quegli alienisti che da tempo attribuiscono   PROIEZIONE DEI, LE IMAGINI DAI, CERVELLO   245   le allucinazioni (lei delirio e della pazzia, e conseguentemente anche degli stati onirici, ad un processo irritativo dei centri delle imagini, ma poi non si domandano mai come avvenga che l’individuo visionario od allucinato vegga ed oda quelle sue incitazioni endogene fuori di sè, precisamente al pari delle altre cagionate da stimolazioni esogene.  Ora è tempo che la psicopatologia si proponga con co¬ raggio il problema se proprio si possa rinchiudere il feno¬ meno anormale dell’allucinazioue, dato il suo esteriorarsi per la coscienza del soggetto, entro gli organi nervosi irritati o sovraeccitati. E già non saranno questi i soli limitati centri psicocensori corticali, come sulle orme di D. Fbrrier teo¬ rizzò il nostro Tamburini, ma occorrerà una più larga parte¬ cipazione degli organi cerebrali alla coesione delle imagini allucinatorie, così da rendersi più verosimile l'odierna teoria del Tanzi, che le spiega con un riflusso dai centri inferiori delle percezioni a quelli superiori delle idee. Intanto, tutti noi alienisti siamo d’accordo nel riconoscere che il sognante, il delirante, l’isterico, il paranoico, l’alcoolizzato, l’ipnotiz¬ zato proiettano all’ esterno il fatto allucinatorio e lo localiz¬ zano nello spazio ordinariamente con tutti i caratteri della realtà, ossia con una forma, con un colorito , con una esten¬ sione nei tre elementi spaziali, ad una data distanza, e via via.  Ora: consta a qualunque cultore di psicologia normale e patologica, più ancora agli studiosi della gnoseologia, che la obiettivazione delle percezioni nello spazio è tuttora un fatto oscurissimo della esperienza (come dicono i filosofi): e le difficoltà sono anche maggiori per l’obiettivazione dei loro residui cerebrali reviviscenti nella coscienza (imagini). Psicologi e metafisici dibattono da secoli il problema della origine delle nostre percezioni di Spazio, Tempo e Causa: e naturisti ed empiristi se lo palleggiano. Naturalmente io sto per l’empirismo , rinverdito dalla psicogenia evoluzioni¬ stica: ma veggo che tutte le ipotesi intorno alla localizza¬ zione spaziale, che sono almeno una ventina solo dal Kant in qua, e dei primissimi fra i dotti (Giov. Mììller, Hbrbart, Weber, Helmholtz, Spencer, Stumpf, Rieul, Lotze, Taink, Dulboeue, Wundt...), sono insufficienti a dirimere ogni dif¬ ficoltà. Resta il fatto assicuratoci dalla esperienza, che gli oggetti sono bensì percepiti e riconosciuti dalla coscienza, ma da essa attribuiti al mondo di fuori: per cui sono i nostri processi interiori che si proiettano nella esteriorità da noi chiamata “ spazio Esiste un circolo unico, perenne e necessano di relazioni tra la Natura e lo Spirito. Ma come avviene codesta proiezione dell’io nel non-io V  Per capirla, qualche filosofo panpsichista e ilozoocosmista ha eliminata la coscienza personale : ma senza andare a questo estremo, è certo che non si può negare un’attività esteriorante del pensiero sotto le specie di una conduzione centrifuga della corrente nerveo-psiehica. Codesta centrifu¬ gazione dove si arresta ? prosegue forse oltre ai confini del nostro corpo, rendendoci in tal guisa partecipi del Movi¬ mento universale più di quanto si sia fin qui creduto ?  Il distinto alienista tedesco Hoppe, che studiò su se stesso, dicono, il fenomeno morboso deH'allucinazione, si chiedeva nel 1873: — Non sono forse i fantasmi | allucinazioni vi¬ sive] creati da un’irritazione centrifuga dei nervi di senso ? “ Deutsche Klinik n. 42-47). — E il nostro G. Sergi ha dato alla fisiopsicologia una eccellente teoria della perce¬ zione basandola sull’onda riflessa della corrente eccitatrice, dai centri alla periferia ( Teoria firnol. della percezione, ’81). Orbene: basterà supporre per ora, e dimostrare col tempo, che la corrente bio-dinamica sorpassa i limiti dei nostri nervi ed organi sensori, e che si prolunga con “ onde „ simili alle herziane e capaci di riformare a distanza degli aggre¬ gati di centri o sistemi d’Energia. Non ne deriverebbe forse un qualche fondamento scientifico — e, si noti, un fondamento meccanico-fisico! — sia alla ipotesi della telepatia e delle allucinazioni veridiche procreate per suo mezzo, sia alla ipo¬ tesi della esteriorazione e riorganizzazione teleplastica di forze biopsichiche ancora da determinare?  La psicologia supernormale, da qualche tempo in qua, modifica le proprie dottrine fondamentali intorno alla tele¬ patia: il concetto primitivo, che se ne aveva pochi anni fa, appare già troppo semplicista e, direi, empirico. Più non si crede nè si sostiene che lo “spirito, dell’agente si trasporti con caratteri personali, magari coi suoi vestiti (?), nel campo visivo e acustico del percipiente: la tesi popolare dei “ fan¬ tasmi „ era in effetto poco accettabile, e ha risvegliato subito la opposizione degli psicologi positivisti (fra cui pongo me stesso!). Secondo le nuove teorie metapsichiche il fenomeno telepatico consiste in imagini che per un processo interno psicologico, diremo così, di sintonizzazione nerveo-cerebrale, e quindi materialissimo, si risvegliano nel percipiente in cor¬ rispondenza con quelle dell’agente. Ma chi le objettiva nello spazio è colui che riceve il messaggio (per lo più un sano sveglio o dormiente), e non già colui che le trasmette (p. es., il sognante, il soggetto in “trance, medianica, il morente . );  e cotali imagini “ allucinatorie veridiche , sarebbero irreali. Ebbene: io non ho difficoltà a procedere oltre in questa teoria meccanicistica del fenomeno, e domando: — perchè la imagine telepatica non potrebbe essere reale, ossia con¬ stare veramente di un quid di objettivo prodotto dal cer¬ vello e mantenuto transitoriamente nello spazio per azione ejettiva del subjettivo? —  Gli studiosi di metapsicbiea non ignorano che in questo campo quasi inesplorato della Energetica biologica s’è appena intrapreso un lavoro di dissodamento, che sarà probabilmente altrettanto fecondo di scoperte quanto lo è stato l’altro con¬ simile delle forze radioattive e delle luci ultra- ed inffa- spettrali. Noi abbiamo però qui un materiale già abbastanza copioso nelle esperienze psieoergetiche a distanza, psicosco- piche, effluviografiche , biometriche, bioradiografiche, steno- metriche, ecc. eseguite finora isolatamente e senza l' oppor¬ tuna coordinazione, dal De Reiciif.nbach allo Joiiie |e al nostro Pettinelli], dall’alienista Luys agli elettrologi Ba- réty e Baraduc, dai francesi Daoket, Delanne e David al Nakkjowitz-.Jodko e all’IsTRATi [non che al dott. Kotik di Mosca. Questi avrebbe recentissimamente annunciato d’es- sersi convinto con esperienze che il cervello dell’uomo vi¬ vente è la fonte di un’energia particolare sotto due forme distinte: dei raggi cerebrali, quasi soltanto fisici (non saranno i famosi raggi NI) ; ed un 'emanazione psico-fisica, assai attiva psichicamente e con cui si spiegherebbero la seconda vista, la suggestione mentale, il medinmnismo ( settembre 1907)].  Certamente, tutto sarà da discutere, da rivedere, da con¬ fermare: e il Guèbuard, e l’eminente fisico Brandy, hanno cominciata quest’opera critica di revisione; ma anche pre¬ scindendo dalle fotografie spiritiche di gioconda memoria, e delle quali è prudenza non servirsi affatto, io opino che vi debba essere del buono e dell’utilizzabile in questo capitolo pressoché vergine di bio-dinamica. Davanti a me veggo am¬ mucchiarsi le prove documentate dell’esistenza di proiezioni bio-psichiche (“ materialismo „, checché si dica, “ della più bell’acqua „), e non sento nella mia coscienza di positivista irremovibile nessuna ripugnanza ad accettarle. Già il fatto, se esistesse effettivamente, paralizzerebbe ogni negazione si¬ stematica ed assolutistica: e anche se questo fatto fosse rap¬ presentato dalle psichicone del Baraduc, ossia da imagini proiettate fuori del cervello di certi soggetti (neuropatici, isterici, ipnotizzati e medium), raccolte su lastre bromurate e stampate colFordinario processo fotografico, che cosa ri¬ marrebbe da objettare?  Unicamente questo: che le psichico ne possono essere il risultato di cattive esperienze, di inabilità sperimentale di coincidenze fortuite, o di altre cause naturali (radiazioni ter¬ miche, passaggio inavvertito di raggi luminosi, “ luce nera correnti elettriche del bagno, ecc., ecc.). Ad ogni modo c ’iJ qui un subjetto magnifico di studio: da una parte ci sono fatti da verificare; dall’altra c’è già una teoria che nessuno vorrà ostinarsi a dire trascendentale od occultistica tanto è grande la sua possibilità in astratto, tanto è riconoscibile la sua verosimiglianza conforme al principio logico della analogia nel campo dei fenomeni fisici. La sola° difficoltà che possa avanzare un biologo — essere, cioè, quei fatti in- comprensibili alla fisiologia odierna, che non discopre d’or¬ dinario azioni a distanza negli organismi viventi _ ha li¬  mitatissimo valore, essendo un argomento ab ignorante o, come scriveva Uaoone, della classe sofistica degli idolo, specus se non pure degli idolo theatri.  Una “ materializzazione di fantasma ideale „ si concepisce adunque, abbastanza facilmente anche quando la si supponga provocata per telepatia. Ma io propenderei a darle una realtà maggiore di quella che consisterebbe in una semplice proie¬ zione di imagini ingenerate nei centri dei percipienti e da essi objethvate : la “ psichicone „, insomma, sarebbe mate¬ riale, secondo me, nel senso schietto della parola: voglio dire che potrebbe essere fatta di “ energia „, come lo è la°materia secondo la gemale intuizione del nostro Marino Pomi-ri (’83).  Io reputo che il grave problema delle materializzazioni sia duplice, biogenetico (la « sostanza,), psicogenetico (la torma „); ma, in conclusione, e provvisoriamente, io opi¬ nerei che le figure da noi vedute e apprezzate fuoruscivano dal cervello del medium, erano produzioni estemporanee del suo pensiero proiettatesi nello spazio, creazioni effimere e inconsistenti destinate ad apparire e a sparire in quelle con¬ tingenze peculiari, e non in altre. E che quelle apparizioni possano, in via di ipotesi e nel presente stadio della Meta- psichica, attribuirsi ad ectoplasmi transitori irradiati dai centri nervosi d’Eusapia e foggiati idealmente dal suo sub¬ liminale senza verun superfluo intervento di entità estranee subumane o ultraumane, è per me chiaramente desumibile anche dallo stesso loro significato raffigurativo, dalla stessa loro analogia con altri fantasmi classici o tradizionali nella storia dello Spiritismo contemporaneo. Chi sarebbero i personaggi  della rappresentazione eusapiana?  Le apparizioni del 1“ marzo 1902 differivano tra loro per l’aspetto, per la grandezza, pel colore, per l’atteggiamento : si può pertanto dire che ciascuna aveva caratteri personali. Ma erano davvero persone , vale a dire forme figurate, non sol¬ tanto individualizzate (su ciò non corre dubbio), bensì anche contraddistinte da caratteri e connotati che si potessero ri¬ conoscere ed identificare ? Ed erano fantasmi di vivi o fan¬ tasmi di defunti ?  I. La personificazione obiettiva dei.lo spirito-guida.  11 fantasma gigantesco maschile, dalla faccia quadra e dalla barba ruvida, è stato attribuito allo spirito-guida della Eusapia. Ma per dir vero, toltane la promessa da “ lui , fatta di rivelarsi finalmente ai “ suoi amici „, non abbiamo ricevuto “ messaggi „ diretti atti a personificarlo.  Per quanto dalla storia dello spiritismo (eir. Podmoke (ri¬ sulti che dopo la sua disincarnazione ha operosissimamente guidato e inspirato un bel numero di medii. “ John King , è una personalità spiriticamente poco sviluppata; e la sua identificazione nelle seduto della Paladino è lasciata un po’ troppo al beneplacito ed alla fantasia degli astanti. Eusapia stessa si guarda bene dal fornircene troppe notizie, e si con¬ tenta di assentire quando * John , è da noi dichiarato pre¬ sente nei fenomeni che gli si attribuiscono, o quando membri della catena aftermano di percepirlo in forma invisibile, ma tangibile, traverso le mani robuste, le ruvide strette, gli atti burleschi di gusto discutibile, e sopratutto gli scapac¬ cioni che qualcheduno, troppo audace nelle indagini, ne riceve, o dalle partite di box a corpo a corpo, che sono la sua caratteristica. Se poi si intravvede un’ “ ombra alta e grossa „, è * John „ che si manifesta; tanto meglio se il percipiente gli descrive “ un quidsimile di turbante attorno al capo „ : il fasciarsi la testa con delle bende ò una moda assai diffusa nel mondo ultrasensibile. Nonpertanto da questi connotati un po’ vaghi e impersonali si giudica che appaia l’inconsistente brillante da farsa della compagnia paladinesca di “ Entità occulte  Ne segue che anche la identificazione di “ John King » nella seduta di casa Avellino rimarrebbe sempre un po’ ar¬ bitraria. In quanto a me, lo vedevo per la prima volta, e credo che anche i miei compagni non si trovassero con una migliore conoscenza del ridanciano personaggio. Però i ca¬ ratteri fisici dell’ individuo corrispondono a quanto ce ne racconta la copiosa letteratura sulla Ensapia, e a quanto dichiara di avere visto Ensapia stessa o in sogno o per al¬ lucinazione durante qualche seduta (cfr. tomo II, p. 61).  L’aspetto rozzo, la statura, la corporatura, la barba ispida e tagliata corta, l’espressione volgare e gaja sono bene adatte ad un vecchio “ lupo di mare „ dedito a lavori di fatica, massime se duplicato in un “ pirata o filibustiere dell’epoca dell’invasione dei Mori „ (? !), come dice la tradizione dei fidentissimi circoli spiritici. Ma nonostante che io me lo sia sentito “ accanto „ e anche “ addosso „ due o tre volte, nonostante che le sue mani abbiano strette e scosse le mie, mi manca una connotazione esatta di quell’essere “ spiri¬ tuale „ (?): tuttavia mi son convinto alla prova che, se Eu- sapia lo proietta quale se lo raffigura, esso sia degno in tutto e per tutto della sua fantasia ingenuamente popolana. Fra i molti “ attori lignei » che sino dalla sua infanzia avrà ve¬ duti e ammirati nelle baracche di burattini sulle piazze di Napoli, si sarà stampata nelle cripte della sua memoria una testa volgare di quella fattura ; e quando il Damiani le in¬ nestò il monoideismo della sua guida nord -americana del¬ l'Altro Lato, certamente essa lo rivesti delle forme che le parevano adatte all’epoca ed alle qualità del defuntissimo suo padre nell’ “ anteriore esistenza Ensapia s’ è però sempre dimenticata di dire, e forse non l’ha mai pensato, che iti allora non doveva essere nata sul colle di Minervino Murgie e portava un altro nome; nessun ricordo innato le è rimasto da quella sua “ incarnazione precedente „. E in¬ tanto il ritratto di “ John King „, se è quello da noi veduto, si è stereotipato nel suo subcosciente.  II. Il ritorno ni “ Katik King»?  Il fantasma femminile e giovanile apparso pel primo fu battezzato — come si è detto — sull’istante : e sarebbe niente meno che Katie King, una volta, in una delle sue esistenze anteriori, “ Annie Owen Morgan », ma presentatasi sotto quel nome e cognome nelle sedute della Cook tra il lbil e il 1874. Non c’è da farne qui la storia (cfr. il riassunta datone da M” de L.*** con pref. di Del anse): chi non la conosce dopo le coraggiose pubblicazioni del Chookes t Pochi personaggi storici hanno una fama eguale alla sua ; e lo spiritismo-dottrina per poco non l’ha messa sugli altari   Ritratto del fantasma denominato ‘ Katie King „ e medi anizzato per virtù della signorina Fiorenza C’ook.  [Da una celebre fotografia di Guglielmo Chookes eseguita l’anno 1S78- nel suo studio privato, dove si presentii va lo spettro materializzato uscendo dalla prossima biblioteca in cui stava, assopita, la medium].   come nua Giovanna d’Arco simbolica dello “ spiritualismo sperimentale ». LI suo viso è stato mille volte riprodotto dalle fotografie originali del celebre scienziato inglese ; e pittori illustri, fra cui Gabriele Max di Monaco, ne hanna idealizzata la effigie: dimodoché, quando dal nostro gruppo uscì, esclamato, quel battesimo, nessuno di noi trovò a ridire, ed io non fiatai, tanta era (e mi par giusto che fosse) la mia «ntìtònspTritkaTedermÌ f8CCÌa 3 faCCÌa C°n ‘JUeila le^'>da.'ìa  Certo, per la storia dello spiritismo contemporaneo la ricomparsa della “ King „ sarebbe un avTCnimen£, di rimo ordine, e noi che per primi dopo il Crookes, il Cox, il Lei ma rie, coll intervallo di quasi trent’anni, ravremrao rive¬ duta c, troveremmo in una situazione fortunatissima, ecce¬ zionale fra tutti i cultori odierni della Metapsichica. Si ri¬ legga la patetica scena dell’addio supremo di 6 Katie King descritto in stile ammirevole dal Crookes. Il 29 maggio 1874 a Cattermetta aveva annunziato che sarebbe tornata in luglio per congedarsi.  “ Quando fu giunto per Katie il momento di prendere com¬ miato, io [narra 1 insigne tìsico] le chiesi il favore di poterla  «stanti ^atiV ? Term"lat<’ le sue istruzioni a tutti gli  astanti, Katie mi invito a entrare con lei nel gabinetto Ilo  ■ Lidio], e m, permise di restare sino alla due. Dopo avere abbassata la cortina, ristette un poco a discorrere con me- poi, attraversando la stanza, si diresse verso la signorimi Cook che giaceva senza sensi sul pavimento. Chinandosi su di lei e toccandola - sre.a/ialeri Fiorria [Fiorenza], svegliateci , ]e disse, orma, è necessario che io ri lasci. - La Cook si riscòsse «^piangendo pregb Katie di restare ancora per qualche tempo , i , eara< ’!on PO**»: la mia missione è finita. Che Dio ri •ilrnni* m ’ t-rifi>0Su> ^at!e- lu,li esse parlarono insieme per naroh C s fi“,0he le. Ia-rnnf' impedirono alla Cook ogni ™ SeSuendo le ingiunzioni di Katie io mi lanciai a so¬ stenere la Cook che sera abbattuta al suolo tra singhiozzi  disporle' „GUa a‘ lltt0rn°’ ma Ka,Ìe 6 k sua ljianca veste erano  La Cook-Corner, morta nel 1904, ha bensì impersonato, du- rante la sua fortunata carriera di medium, altri spiriti: negli ultiun anni si materializzavano per suo mezzo tre fantasmi, una Mary, di poco differente in bellezza e attività dalla “ Katie un Indiano di alta statura e che * parlava inglese ,. e una vecchia monaca... Ma * Katie King , non è più venuta e si dovrebbe supporre che stia da allora attendendo alla sua noveila missione Ciò nondimeno, gli esempi del ritorno di altri spiriti-guide dopo più anni di assenza non mancano (lo stesso John King, informi!]: e quindi a priori non si  : ^ndne k P°s«bihtà Che anche “ Katie „ si ripresenti un giorno o 1 altro. 1 magni spiriti , che scendono ad inspi¬ rare i medi! infamatori ed oratori, non si affacciano forse reiteratamente da questa parte terrena dello Spazio, e non si manifestano indifferentemente, magari nello stesso istante, a Boston e a Parigi, a Rio-Janeiro e a Pietroburgo, e, ehi  10 sa ? forse anche a qualche medium anglo-sassone emigrato col suo bagaglio onirico a Calcutta o a Tokio?...' — Gli “ spiriti , non soffrono limitazione di tempo, di spazio, di attività umanizzata: — e Luxmore, Cox.gli stessi Ajcsakojt, Varley e Crookes, che ebbero la fortuna di vedere con¬ temporaneamente il medium e il suo fantasma distinti , non si arrogheranno , certo, il còmpito di avere esaurita la ca¬ pacità presentativa (o rappresentativa) dell’entità che loro disse di chiamarsi Katie King e li salutò cosi affettuosa¬ mente. Si salutano gli amici quando si parte; ma dopo aver viaggiato negli interspazi si può andare a fare la conoscenza d'altri luoghi e d'altre persone...  Insomma, teoricamente nessuna obiezione spiritistica al ritorno di Katie nelle sedute paladiniane ha valore o, per lo meno nessuna lo avrebbe, se Katie davvero fosse ritornata. 1 “King, sono spiriti intraprendenti e amanti dei viaggi, su¬ scettibili anzi della bilocazione : il papà attuale della “Katie,,  11 barbuto “ John ,, non s’è forse presentato, a faccia tosta, or ora nelle sedute di Augusto Politi, che ha voluto indub¬ biamente fare un po’ di concorrenza alla sua compagna professionista di Napoli? Questa molteplicità di apparizioni è, dunque, una prerogativa di famiglia.  Ma il bianco fantasma medianizzatosi per opera di Eu- sapia davanti ai nostri occhi, era proprio la “ Catterininn „ che avesse voluto ricomparire alcuni momenti prima di suo padre “ Giovanni , e fuoruscire dal sogno di sua “ sorella „, reincarnandosi ambedue, con uno spostamento di domicilia e di razza, per opera di una semi-contadina delle Puglie ?  Veggo bene, da medico-alienista qual sono, che credere a tutta codesta parentela dell’ Al di là rasenta (me lo perdo¬ nino gli spiritologi) la follia : ma non è mia la colpa se mi tocca di dire cose quasi insensate. La stessa sorte spetta a chi pretende acclimatare certe piante esotiche: spesso non gli na¬ scono che degli aborti e dei mostri. E scempio e mostruoso è tutto codesto edificio onirico travasato dai medii nord¬ americani dell’Ohio agli inglesi, e dagli inglesi a quelli di altre contrade, dall’Olanda a Napoli. Forse nelle borgate dell’Obio, dove i “ King , nacquero, la loro leggenda ul¬ traterrena poteva passare, ma nella nostra classica e scetti¬ cissima Italia ha tutta l’aria di una fiaba da folklore.  Queste creazioni associative del subcosciente sono, in ge¬ nere, ben poco sublimi. Pur salendo dai recessi mnesici di una Elena Smith (anche essa ha il suo sogno genealogico e la sua palmgenes.), sembrano romanzi d’anT-endlce rafàzzo nament. da scntton maldestri, aborti letterarii, fantasticherie  troppo sapiente per lei, col vincolo di sangue E così “Tom  ìSrs •%$?«“* •— «*—*-. » =  Nessuna meraviglia, se alla storia dello SniriHamr. poraneo la volontà subcosciente della Paladino avesse creato  »1!“ rl'T $ Zii"T7ie“aZs"y,  quell, paradisiaca -bellm. som uni ZnZrT stieo amplifica anche le impressioni estetiche. Della “ lvatie „ fantomatica è assai più bella la “ Kathi „ ideale dipinta dal Max: ha un ovale perfetto di viso, un naso più regolare, occhi di un azzurro celestiale, bocca finissima, capigliatura abbondante ed aurea, collo da cigno, e seno virginale di un candore abbagliante. Laddove moltissime premiate a un “con¬ corso di bellezza „ potrebbero dare dei punti alla “ Catterina King „ rediviva.  La storia di questo spettro vivo con “ mormorio respi¬ ratorio „, di questa “ creazione temporanea d’un corpo umano completo „ !, è così straordinaria che si prova un sentimento istintivo di diffidenza davanti allo stesso criterio dell’autorità impersonata in un uomo di primo ordine. Certo, il Crookes avrebbe su di noi il vantaggio di non averla soltanto veduta, ma di averla toccata, abbracciata, condotta a braccetto, foto¬ grafata ; di averle ascoltato il cuore, tastato il polso, misurata la statura, tastati i capelli sulla fronte; di averle recisa una treccia, tagliato un pezzetto d’abito, perfettamente come se “ Katie „ fosse una deliziosa creatura vivente. Invece, da¬ vanti a noi la “ Katie „ avrebbe assunta appena la forma spettrale.  Ma in sostanza, ambedue i fantasmi, il visibile-tangibile ed attivissimo materializzato dalla Cook, il visibile e appena mo¬ bile materializzato dalla Paladino, si addimostrano all’analisi critica nati con procedimento psicologico eguale. Se lo spettro presentatosi a noi è un sogno abbastanza squallido della napoletana, anche il fantasma manifestatosi al Crookes sarà stato un sogno vivacissimo della inglese. Ambedue sono prodotti endogeni del medium, e non entità spirituali. Am¬ bedue hanno lo stesso diritto a figurare nell’anagrafe imagi- naria di questo mondo terrestre: le inscriveremo sulla stessa pagina del registro “ metaeterico „ di stato civile con la “ Meggièn e il “ Be.nny „ della Wood, con V “ Abdullah , dell’Eglinton, e con il “ Mercedes, figlio di Dio „ (! !) della Maria Blin, col * Botton di rosa „, col “ Raggio di sole „ e con le quattro altre personificazioni inspiratrici della isterica Mollie Flan- cher, col “ Dr. Phinuit „ della Piper, con 1’* Esmale „ della Smith, e anche con 1’ “ Arcangelo Gabriele „ della istero- patica Mlle Couesdon... È tutto un popolo di ombre eteree apparentate dalla nascita, salvo che in tutte le “ personifi¬ cazioni „ ora accennate la persona estranea, ossessionante, non si materializza, mentre che John e Katie King e Benny ecc. hanno preso corpo fuori del medium : in quelle la produzione è di ordine esclusivamente psicologico, in questo è di ordine duplico, biofìsico (la materia, ossia il “ doppio 1 e risichi™ tu “ forma , ossia Pimagine foggiata a fantasmi) P C°  ,g“U h° Vide’ *Pi!r P°e0 lunie psicologico abbia innanzi agh occhi, che tolta di mezzo la bastarda figura americo- ang o -italica di John King „ (e mi pare chi . miei due tomi io accoppino senza speranza di risurrezione), gli spiri¬ tutti &ì «Sf£rZerebbu° 'nVUn° di ridare esistenza esogena a ‘ King ultraterreni. Chi s’è mai sognato di fare la  Morgan aZv° Il ^ ha avuta mai notizia di “ Annie  Morgan „ . Il Ckookes, purtroppo, se n’è disinteressato- e neppure mai s’è troppo aperto sul conto di ■ Katie tanto che gli spiritisti più accesi, inquieti per quelle ostinate re° ticenze, 1 hanno chiamato il “ silenziario „ (V. Cavalli) e per  ?0causa°n cuiinaveva"d ri^„ e d'avere tradita la ”a i dato ln sulle Plime tanta parte di sé  stesso e del suo nome altamente stimato nelle scienze In venta, le dichiarazioni ulteriori, vecchie e nuove di Gu- GLiELMo Crookb circa alle conseguenze teoriche di quei suoi ce ebratissmu studi (col rispetto dovuto a tant’Uomo) ri¬ co, dano un po’ l’oracolo dell’,% r edili s... : c’è dentro tanto tìsnintS T-nP,r *Stl deC!S1’ sPir*tualisti, psichicisti e... an-  ed o nu è l°CIT" ,CZ Stl,m‘ cbe egli veduto bene,  ed o pure lo credo: ma ciò nonostante l' indagine non fu  da lu spinta fino al punto necessario e fondamentale l iden  “rs0 & trm  e .°ggb dati i progressi e le esigenze positive della Me- tapsichica, sarebbe assolutamente necessario di comprovare a scanso di invalidamento di tutta la osservazione! Neanche 1 Crookes checche dicano gli entusiasti, potrebbe oggidì  ““ Sir'SE™ a,,e *— i™ ■&»  Lo ripeto: le differenze fra le due forme, la storica e la eusa-  vòtufA n0n lnfin?erebhero la supposizione che Eusapia abbia voluto proprio ripresentarci la Katie. Le somiglianze tra il medium e il fantasma creato dal suo subcosciefte sono spie fate.nflla dottnna fluidica o animistica mediante l’ipotesi  Sin dd°Pir10 ,0 0gK'° A : IAksakw>' ammette che il mimo passo dal! ammismo allo spiritismo consista nella azione estracorporea dell uomo vivente (medium) procreante ]W parizioue della propria imagine, sia in una forma visibile f0  4^“ °on attnbutl di somatismo o teleplastica. Per ciò gli spiritisti sostengono che nelle evocazioni il “ doppio estenorato „, che dapprima poteva anche conservare qualche somiglianza col medium, si muta a poco a poco nel fantasma   LA KATIE KING , IN INCOGNITO?   257   di un defunto per un processo or più lento ed or più rapido di sviluppo : allora ogni somiglianza tra i due (tra il me¬ dium e la psichicone) scompare e si lia la personificazione.  Orbene: in codeste congetture è chiarissimo il processo psicologico e metapsichico del differenziamento dei fantasmi : questo si effettua solo in proporzione del contributo (diretto o indiretto, suggestivo o telepatico) fornito dai presenti, e specialmente da colui a benefizio del quale si fa revoca¬ zione. Oggidì gli spiritisti meno fanatici si contentano infatti di dirci che le rassomiglianze con determinati defunti sono per lo più parziali e approssimative. Evidentemente, se la Katie King di casa Avellino (dato che fosse!) differiva da quella di casa Ckookes in qualche particolare, ciò dipendeva dalla imagine mnesica — non però criptomnesica nel caso nostro — che la Paladino serba di quella sua parente del- l’Al di là sulle impressioni dei ritratti da lei veduti o uditi descrivere nella sua ormai lunga carriera professionale di medium ricercatissima e disputatissiraa.  III. Una sconosoidta?  La giovine donna affacciatasi di fianco alla finestra non ha ricevuto battesimo: per tutta l’assistenza è rimasta una sconosciuta. È bensì vero che qualcheduno ha creduto rav¬ visarvi lo stesso fantasma di mezzo, al quale s’era data la denominazione di “ Katie King „ : gli rassomigliava nell'ab¬ bigliamento del capo, nelle linee generali del volto, nella stessa cortesia del saluto... Ma tale somiglianza può esserci apparsa maggiore di quel che fosse realmente, in causa della singolare acconciatura. Si notò, per di più, qualche diffe¬ renza anche tra le due comparse successive di quella forma : nel modo di presentarsi e nel complesso dei lineamenti si sarebbe detta la stessa “ persona „ , ma la seconda volta il suo turbante appariva ingrandito.  In ogni caso, anche questa sconosciuta, o mal riconosciuta che sia, era un prodotto manifestissimo d’Eusapia. Quell’af- facciarsi aveva i caratteri stereotipi del suo puerilismo men¬ tale in rapimento medianico: la “ persona „ pareva volesse curiosare nella stanza, e far con noi il giuoco fanciullesco del rimpiattino. Miserie della “ spiritualità „ quando diviene materialità !  Io inclino perciò a credere che con quella testa il subco¬ sciente d’Eusapia abbia voluto proiettarci nuovamente il ri¬ tratto pseudo-vivente della sua “ sorella „ imaginaria dell’Al  di là: giacché eravamo immersi in un pateticume di famiglia. Dietro la “ figlia „ era venuto il “ padre e dopo di “ fui „ ben doveva ritornare “ lei rendendosi ancora più percet¬ tibile ai nostri sensi. Infatti, la dimostrazione della tesi, che è sempre in fondo al pensiero apparentemente addormentato dei medium, conduceva a questo perfezionamento del feno¬ meno esopsichico : se “ padre „ e “ figlia „ s’erano mostrati a ino di imagini alquanto sbiadite, spianato, non aventi quasi spessoie, a un bel circa come le imagini ottiche virtuali pro¬ dotte da una lente o da un prisma, conveniva passare alla presentazione di una forma stereoplastica più distinta e che offrisse le caratteristiche del volume, del colore, della spes¬ sezza opaca e conseguentemente con la sua ombra...  Intendiamoci bene : ricostruisco il processo logico della psicogenesi della materializzazione nel supposto (secondo me più probabile) che non siamo stati ingannati dal “ fantasma , laterale.  IV. Un’evocazione di famiglia.  L apparizione della donna dalla cuffia e del bambino che l’ha baciata, hanno per contro ricevuto un battesimo. Era intanto verosimile che noi dovevamo il 1° marzo assistere ad un evocazione di “ fantasmi di defunti , appartenenti alla famiglia dei nostri ospiti, giacché “ John „ lo aveva preannunziato vagamente. Ma è dipoi venuto un accenno esplicito di Eusapia, che in “trance, e impersonatasi in “John, avrebbe risposto a chi l’interrogava (Bozzano), che la donna matura sarebbe stata la madre della signora Avellino, morta in età ancor fresca, da quasi quarant’anni ; e il bambino un figliuoletto suo, deceduto nella tenera età di tre anni.  Io non ho udito queste risposte del medium, ma so che in veglia costei ha poi confermato d’aver dato, con quella evo¬ cazione, un saluto di riconoscenza ai suoi buoni amici. Nello spiritismo il sentimento d “ amicizia , gode di un grande prestigio; e il buon John „ ha funzionato amichevolmente da ellenico Ermete psicopompo.  Nessuno dei presenti dichiarò di ravvisare le duo figure : gli stessi membri della famiglia non le riconobbero. La sola che si ricordasse di sua madre, era la signora Avellino, ma torse non era in posizione atta a ben percepire: il fatto sta che non identificò la donna, tanto meno il fanciullo. Ri¬ guardo a questo, se la ricognizione di un fantasma infantile risulta sempre più stentata di quella di un adulto, gli è perchè   un’evocazione spiritica famigliale   259   i connotati dell’individuo si costituiscono a poco a poco, e perchè nell’età prima il differenziamento personale è assai limitato. Ma nel caso presente la stessa maniera di presen¬ tarsi della forma (faccia rivolta verso la “ nonna „) impediva il riconoscimento. E anche per la donna la evanescenza dei tratti del viso non dava presa ad un’ identificazione sicura.  C’è però il dato della cuffia e dei suoi nastri rosa (?) al¬ lacciati sotto il mento : la signora Avellino se n’è di poi rammentata, chè sua madre realmente la portava in quella foggia; ma senza i tratti personali del viso si può parlare di un riconoscimento ?  Mi dicono che della defunta esista un ritratto in una villa a Stradella, e che il disegno generale dell’abbigliamento del fantasma ricordasse quello della pittura. Ma se è vero che Eusapia non è stata mai a Stradella, è tra le cose pos¬ sibili che ne abbia avuto sentore. Intanto si vorrà ammet¬ tere che un processo di identificazione basato su ragguagli cotanto incerti, e rimasto così imperfetto, ha poco valore. Che l’acconciatura del capo e il fazzoletto a cocche corri¬ spondessero al costume di quell’epoca, è certo un particolare notevole ; ma non di tale portata da costituire un fatto che dovesse essere interamente ignoto ad Eusapia. Costei appar¬ tiene ad una generazione che ricorda le mode e i costumi dell’ epoca , mantenutisi d’ altronde nelle persone longeve, nostre bisnonne nonne e prozie, fino a due o tre decenni fa. E poi “ una nonna generica „ non si immagina da tutti con una cuffia ? Basta ricordarsi di quei vecchi daguerrotipi e di quelle ingiallite fotografie, che sono alle pareti o negli album di tutte le case borghesi appena agiate e che stanno a ricordarci i più prossimi nostri morti.  Rimane poi sempre l’ipotesi di una captazione telepatica di qualche connotato tra il subconscio d’Eusapia (per quanto mediocre “ lettrice del pensiero altrui ,je i recessi mnesici della signora Avellino. Noto in riguardo a ciò, che, se di tutti i particolari visibili del fantasma, non i lineamenti, ma la cuffia e i suoi nastri rosa apparvero più spiccati e ri- conoscibili, s’avrebbe una corrispondenza del dato telepla¬ stico col ricordo caratteristico e ad un tempo il più vivo sussistente tuttora nella sola persona presente, che poteva rammemorarsi la defunta.  Niente “ spiriti „ ! Io sono disposto a credere — ammessa la rassomiglianza vaghissima e incertissima di quell’ecto¬ plasma speciale con una persona già vissuta — che Eusapia abbia fatto (medianicamente) il tentativo di “ pomparne „ il   260   PSICOLOGIA E SPIlttTlSMo, Il   7C,?rd° ,nel, cervell° f?1 ?noi ospiti, massime della figlia della defunta, e quindi si sia cimentata a presentarla con  fonit»"™ “ ® • Persoflfic™or'e simile a quella sfortunata e fallita per mia madre. Porse, in una fase ulteriore, con altre  fantasmi di ^ ° ° C°gli Avellino fra Assistenza, quei  fantasmi di nonna generica „ e di “ bimbo generico si  sarebbero meglio sviluppati, ossia si sarebbe andati incontro  fo«p pr0grefsiva loro sPe«ficazione. Quando agli Avellino fossero sfuggiti inconsapevolmente, o a parole o a gesti  riferentisi1 Ju'0””0^ pÌÙ precisi e di eventi ^i|liari ? aIla. loro madr® suocera e nonna, al loro figliuo¬ la 6 quand° ,EusaPia avesse continuato ad  attingere, puta caso, nella loro coscienza e subcoscienza  cornrdpf0 d’T? ° °°\ ^ alIa Presentazione riepS  completa di determinate personalità. E il processo di idèn- ' Sti gli 5'S; "rebbe   ♦  *   *   Un tentativo di fotografia spiritica.  V fantasmi ” fissarne cioè le imagini sulle  della nnhàmichef 6 non . vanno soggette alle illusioni  deUa nostra retina, è il pensiero predominante degli spiri-  t‘tllCheiSOtng?n°Jla venutadi entità superterrene, e degli re«ì Tn Cihe des,derano investigare la realtà ed il pro¬ cesso delle loro apparizioni. Cosicché abbiamo tutti provata una grande compiacenza quando il sig. Montaldo, che pronto “ 3h'na fin dal principio della seduta, aveva fatto  scattare 1 otturatore proprio nel momento delle prime ap-  f. ?,?"1 lenZ alc"n ,efetto- ci ha annunziato finalmente elio  dn,-ant« i 'ndub^ S?.gm, di essere rimasta impressionata duiante la comparsa degli ultimi due spettri.  della dU T0’™, C1 asPettevamo le imagini più o meno nette della vecchia dalla cuffia e del bambino; ma pur troppo, le  ■ , <n 1 m desiderate dei fantasmi non si sono sviluppate dopo \ bagm rlvelatojn’ 6 s°no invece apparse delle macchie bian¬ castre non aventi alcuna analogia con figure umane. Il signor ™ldo’ poco soddisfatto del risultato, non ne ha dapprima enuto conto ; ma 1 esame della fotografia ottenuta è tutt’altro che inutile, giacché la lastra presenta delle impressioni lu¬ minose insolite, non ascrivibili a penetrazione inavvertita della luce del gaz, nè ad errori di tecnica, nè a difetti del vetro. Chi le ha sviluppate è un valentissimo dilettante di fotografia, ehe s’è diggià esercitato in queste ricerche e che dà affida¬ mento di competenza.   Forme o radiazioni ‘ fiuidiche . invisibili e di natura ignota, fotografate in casa Avellino dal sig. Montaldo.  [Queste apparenze fotografiche corrispondono al momento della presen¬ tazione dei due ultimi « fantasmi » per opera di Eusapia].   Gli oggetti esterni che rimasero fotografati nella camera oscura della macchina rivolta verso il gabinetto medianico e pm precisamente verso la cortina nera alla destra dell’assi- stenza, dovevano emettere o riflettere realmente dei raJ di ince i quali hanno attraversato l’obbiettivo, ne sono°°stati rifratt! e sono giunti allo strato sensibile nel punto focale La  iI,oC0nfignrrr è]ale da escludere tanto il dubbio di una impressione da luce diffusa, quanto l’altro della fotografia de a lampada sospesa nel mezzo della stanza. Come si scorge lalla porzione che qui ne riproduco, sono dischi o fiocchi lu  TanUdi lum ma-a; ne“a qUaIe si Percepiscono alcuni  materia- “ lntensa’ <luasi di condensazione della  materia qui c è una sorprendente analogia con certi corni  »oS.( ■ ™b°'0!e) folo8ra“ •“ i*b“»to,v «z:  Che cosa pensare di queste apparenze?   La questione delle “ fotografie spiritiche . occupa un posto di primo ordine nella discussione sulle “ prove sperimen¬ tali „ dello spiritismo. Con essa incomincia la dimostrazione polemica dell Aksakoff contro i dubbi di Ed. de Hartmann e con essa si può dire che finisca (cfr. Anim. ’  frane., pagg. 26-86, 92, 172-242, 504, 607). Per uno stesso  Sm’sulla lfstrfia “ tras.cfendentale ». cioè quella che rende  e sonrah tto 11 ■°g5eti‘,ed 1.ma?ini invisibili all’occhio, e sopratutto fantasmi di determinati defunti, fu elevata dal Congresso spintico-spiritualistico di Parigi al grado di prova  tunaue°rèffefte “"‘f*8 di un Mondo «lira-sensibile, . uan- tunque effettivamente gl, spiritisti di stirpe latina fossero  ?e ^ capnEP0SVoLe°,.aTna -delle dubbie icnografie spiritiche nei cap. E. Volpi! Piu ricco, è vero, sembrava digerii lo  delP Aksak orf ° •iVneri caP °. come si rileva dalla citateopera campo una foli» dl ™en°. essendosi verificata in questo campo una folla di inqualificabili frodi industriali e di com-  dei credenti teS‘ aI.,a ,n"enuita ed al sentimentalismo  dei credenti, non si era giunti allora a nessun grado di cer¬ tezza e si rimane ancora adesso ben lontani da o<»ni evidenza scientificamente accettabile. ° eviaenza  rit£eqUÌ bÌS0«na distinguere : le fotografie che dicono « spi-  ' Cb ® ” ,sono assal d'verse, prima per ciò che rappresentano  terni tend0n° ™PPresentare, Poi a seconda del procedimento tecnico con cui sono ottenute. «imeneo   fotografie spiritiche   263   A) Rispetto alle cose rap presentate, noi possiamo dividerle in otto categorie:  1° Fotografie degli effetti materiali del medivmnismo, come sarebbero i mutamenti avvenuti nella sala delle espe¬ rienze durante la seduta, le traccie lasciate mediante stru¬ menti registratori dai fenomeni accaduti, ecc. Questo primo gruppo di “ prove „ fotografiche ha un modestissimo signi¬ ficato, giacché i fenomeni non vengono colti sull'atto, e le lastre si limitano a confermare fatti che d’ordinario nessuno mette più in dubbio.  2" Fotografie dei fenomeni meccanici in attuazione : e tali sarebbero quelle di levitazione del tavolino , che io ho annesso alla mia opera (Tomo I, tav. 1, III, IV, e Tomo II, tav. Vili), e che si trovano in parecchie altre pubblicazioni sulla Paladino (Aksakoff, De Rochas, Fontenay, [Flam- marion], ecc.). Sono esse una riprova formale di autenticità per un fenomeno ancora discusso dagli scettici ; ma non hanno sostanzialmente altro valore se non di conferma ai fatti diggià percepiti dai sensi degli astanti.  3° Fotografie degli effluvi e delle emanazioni più o meno visibili all’occhio ^fiammelle, luccicori, aureole, ecc.), ora provenienti dal corpo del medium o degli astanti, ed ora formantisi intorno al medium, o nel gabinetto oscuro, ecc. Sempre meglio i dubbi dell’illusione riguardo ai fenomeni veduti sono opportunamente risolti dalla lastra sensibile. Le opere di Aksakoff, De Rochas, [Santini], ne contengono qualche esempio, quantunque sia riuscito finora difficile fo¬ tografare gli effluvi tante volte visibili anche attorno alla Eusapia.  4° Fotografie delle radiazioni di natura ignota im¬ percettibili ai nostri sensi normali, projettate dal medium in “ trance „ , o eventualmente dagli oggetti esterni che ne sono influenzati, o dagli stessi astanti della catena ; radia¬ zioni forse analoghe a quelle molte, prima sconosciute, che la fisica moderna ha rivelato esistere a nostra insaputa nel mondo, sia oltre ai limiti dello spettro solare (infrarosso, ul¬ travioletto), sia nella serie interminata delle forze naturali.  Di queste radiazioni, che si formano attorno a certi medi e soggetti ipnotici particolarmente dotati forse di bio-ecte- nismo, gli archivi spirito-psichicistici offrono esempi sufficien¬ temente sicuri: rinvio anche su di ciò ad Aksakoff, a l) r Rochas. a Delanne, non che al Baraduc e al nostro Car- reras che vi si sono specializzati. [Aggiungo le opere più recenti di Bosc, di Gasc-Desfossés e di Santini],  errali < ^ot?Srafie . de?le forme siano parziali, siano inte-/ g ah ( materializzazioni,) che visibilmente si mostrano npr opera dei medium organizzatori di teleolasm? Z  ° . 81 tJ “•camici , che pur con tanta freouenza « n«-  capiscono nelle sedute. Io non so. per esempio TfotoJafie 1 „“ni sPettrah „ eseguite nel momenti^ della loro” così fugace comparsa; mentre tutti sanno dei ritratti <T°*2i« t^'Dg ». non che dei “ fantasmi „ materializzati d-illn nT  forse, pur medianicamente suggestionava], ’  top - fotografie dei fantasmi invisibili, che si nresen tano pm o meno vicino al medium o nel c-anino delk snà azione medianica, e che, pur restando impercettibili per  poter, di £  dopo zz^’ro <-* °  nnpUeK-f è la Categoria deUe vere fotografie spiritiche- e «negabilmente acquisterebbe valore stragrande se fosse dato d confermarla come la accettano gli spiritisti (efr Del J'e  di 'mova tT0rielle’ ’99)- Se ne desumerebbero tre spechi  - dte ■&* j;  conda, m favore dello spiritismo evocatorio, poiché spettri co, ma uon visibili pero ad occhio amano, comparirebbero  ncoroato dalla coscienza o giacenti nella subcoscienza del. ^r?0’ qUe 6 che a@lrebbero impressionando la astra  rH ? = fz  conta di frodi così clamorose e furfantesche (p. es. quelle del fotografo parigino Buguet tra il 1873 e 74) da doverci camminare coi pie’ di piombo. Ciò non di meno, i dogmatisti dello spiritismo, fra cui A. R. Wallace, St. Moses, Aksa- koff, Lkvmarie Perty, Dénis, non che tre fra i propagan¬ disti come W. Stead, Humber e il cap. Volpi, ne vantano e ne mostrano esemplari * autentici ,, su ciascuno dei quali bisognerebbe operare una inchiesta e, qualcuno anzi dice una istruttoria! ’  Molti anni or sono le fotografie di cui si tratta mi furono comunicate dal colonnello Daviso, spiritista zelantissimo, e ne ebbi un impressione poco favorevole : vi lessi sotto l’inganno piu manifesto. Ma forse ero allora in un atteggiamento di eccessivo scetticismo. [Ho veduto in seguito le fotografie straordmarie ottenute a Roma dalla medianità dei due fra¬ telli Bandone; e specialmente dopo le dilucidazioni di E. Car- reiias le trovo ammirevoli... e conturbanti, ma, checché egli argomenti con calore di convinzione, non affatto dimostrative per la tosi spiritica, non potendosene eliminare l’origine psi- coradiantej. La Eusapia, per quanto mi consta, non ha mai (lato esperienze fotografiche di questo genere.  1" Fotografie delle apparizioni spontanee, cioè in as¬ senza di ogni medium. Ritengo che quest’ ultima categoria sia tuttora un desideratimi-, non si conoscono imagini di spettri autonomi apparsi senza l’azione biopsichica di qualche individuo sensitivo. E già la rarità dell’evento, fors’anco la sua costante natura allucinatoria, lasciano presumere che un si tatto argomento di supremo valore mancherà per un pezzo allo spiritismo militante. Io opino, anzi, che la sua man¬ canza dia la conferma più vigorosa alla necessità di surro¬ gare il termine di “ medianismo , (salvo il mutamento di si¬ gnificato intimo) a quello di spiritismo.  8" Fotografie di apparizioni provocate volontariamente per telepatia tra vivi. Si rientra con esse nella metapsichica sperimentale, massime dopo i tentativi abbastanza fortunati dei rumeni Istrali e Hasden, del quale ultimo il “ doppio bisecatosi sarebbe stato fotografato dal primo accanto al proprip letto di notte (cfr. in Barai. uc, L'Iconographie de  df ripeterli f6 ’ PeCCat° clle llessano sia piu stato in grado  , , B)flRi?uard° ,al Processo tecnico che produce le fotografie psichiche „, si scorge dal fin qui detto come se ne possano distinguere due gruppi principali :  a) Le fotografie degli oggetti visibili , che impressionano   266   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   anche la nostra retina: di esse dobbiamo effettivamente af¬ fermare che siano prodotte da raggi di luce identica a (.nella, cui durante l’Evoluzione biologica si sono adattati funzio¬ nalmente 1 nostri apparati di senso;  b) Le fotografìe degli oggetti invisibili , la cui esistenza ci rimarrebbe ignorata qualora non ce la rivelassero le lastre sensibili al bromuro: logicamente esse saranno il prodotto di reazioni chimiche svegliate da radiazioni di ordine differente da quello delle luci a noi conosciute, ossia dipenderanno da radiazioni (ondulazioni eteree) non letteralmente luminose, Je quali per ciò debbono figurare nel novero delle forze na¬ turali ancora ignote.  La fotografia ottenuta la sera del 1° marzo in casa Avel¬ lino riproduce oggettinon luminosi, che noi non abbiamo per- cepito e che indubbiamente si debbono essere formati poco distante dalla medium, al di qua del gabinetto oscuro, e in relazione cronologica con la comparsa dei due ultimi fan- . apparterrebbe pertanto al gruppo delle fotografie dell’ invisibile  Non è possibile affermare nulla di più. Qualcuno forse penserà che quelle macchie biancastre corrispondano a ra¬ diazioni di natura ignorata precedenti alla formazione degli spettri che poi ne sarebbero, per cosi dire, una condensazione- altri preferirà di credere che invece la lastra abbia colto il momento della loro dissoluzione quando sfumarono davanti ai nostri occhi; e fors’anco si dubiterà che l’Eusapia in trance „ abbia proiettato dal suo organismo soltanto quegli ectoplasmi indeterminati, quelle radiazioni transeunti, e che poi ci abbia suggestionato (mentalmente) di percepirli sotto una forma piu distinta e più personale...  Siamo nelle incertezze riguardo all’interpretazione del fatto, ec! è miglior consiglio arrestarsi a esaminarne soltanto l’au¬ tenticità ovverossia a chiederci se proprio quelle forme flui- diche della negativa rappresentino oggetti reali comparsi nel campo dell obiettivo. Io ho già detto le ragioni per le quali propendo a considerarle per tali. Certamente, la “fotografia dell invisibile „ espone a molte illusioni ed è fonte di nu¬ merosissimi inganni; ma qui mi sembra che, per quanto mo¬ desti, ì nostri risultati non siano trascurabili nò mal fidi.  Questo genere di fotografie è proprio quello che avrebbe diritto a denominarsi “ spirituale „, giacché non corrispon¬ derebbe a nulla di materiale pei nostri sensi. Ma ciò non implica che esse si debbano coII’Aksakoff chiamare “ tra -   FOTOGRAFIE SPIRITICHE   267   seendmtali „ ! La terminologia introdotta dal celebre psichi- cista russo non è mai felice. Già i suoi termini di “ perso- nismo„ ed “animismo, non hanno servito che ad ingenerare confusione (cfr. Tomo I, pag. 54) ; ed ora questo di “ tra¬ scendente „, se è preso dal linguaggio comune, non ha senso alcuno in scienza; se poi si pretendesse toglierlo di peso dalla filosofia, riceve un'applicazione sbagliata, qualunque ne voglia essere la derivazione, se dagli scolastici o dal Kant. Ma lo si prenda pure nel significato semplicistico di supe¬ riore alla nostra osservazione ed esperienza: come possono dirsi trascendentali dei modestissimi risultati di facili ma¬ novre tecniche su lastre chimicamente preparate ad hoc? Non è corretto nè esatto lo scorgere della trascendenza fuori che nei concetti aprioristici e nelle intuizioni gnoseologiche, o, al più, quale equivalente di ciò ehe supera i poteri ordi¬ nari dei nostri sensi e della nostra ragione. Ma è abusivo chiamare “ trascendentali „ i postumi effetti di reazioni chi¬ miche: tanto varrebbe assegnare della trascendenza ai raggi X, ai raggi ultravioletti e infrarossi, alla cosi detta “ luce nera „ di G. Le Bon, perchè sfuggono alla percezione diretta e ci sono rivelati solo la mercè di provvedimenti tecnici speciali.  Adunque, le fotografìe spiritiche, se sono vantaggiose per lo studio della medianità, non apportarono fino ad oggi alcuna prova in favore della sopravvivenza umana e men che mai della spiritualità di ciò che di noi sopravvivrebbe alla morte. Prescindendo dalla possibilità che tutti gli og¬ getti esterni le cui imagini si sviluppano sulle lastre, siano produzioni delle vibrazioni cerebrali accompagnanti il pen¬ siero di un vivente (e buoni argomenti ci lasciano sup¬ porre che ci dirigiamo con qualche successo da questa parte), non si può asserire altro che questo: — certe azioni radio- chimiche di forme ancora ignote di Energia sorpassano la serie di vibrazioni eteree accordate alla impressionabilità fotochimica delle cellule nervee della retina umana, e lasciano traccio durature di sè mediante opportune preparazioni di Laboratorio. — Ed ecco come il mondo “ metaeterico „ di Mvers rientra in quello etereo dei fisici; e la “spiritualità, si materializza attraverso i nostri grezzi meccanismi nella maniera più desolante. Gli spiritisti si consolano, supponendo che lo “ spirito „ è fatto di etere o di metaetere, e non ac¬ corgendosi, con queste ingenuità, di dare un calcio a tutta la filosofia veramente spiritualistica!   268   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   *  * *  Sempre sulla stessa stradai   Questo il mio giudizio complessivo sulla mirabile seduta del 1" marzo 1902. Al modo come le abbiamo vedute, le grandi materializzazioni d’Eusapia, le maggiori, a quanto si dice, di tutta la sua carriera medianica, non arrecano alcun argomento positivo in favore dell’ipotesi spiritistica, mentre rimangono perfettamente comprensibili nella teoria meta¬ psichica. Io trovo che, dirigendomi da questa parte, mi in¬ cammino bensì su di un viottolo appena tracciato, ingombro di sterpi e spine , pieno di trabocchetti ; ma sentcT che i miei piedi posano su di un terreno solido, veggo che co¬ steggio la strada maestra della scienza sperimentale e della filosofia naturalistica: non ho sotto di me le sabbie mobili o le pantanose, su cui si eleva a stento la impalcatura barocca dello Spiritismo ; e neanco mi assorda e accieca il vento ap¬ portatore di nebbia che turbina giù dalle tre o sette “ sfere „ dell’Occultismo teosofico.   Genova, 2-3-4 marzo 1902.   SERIE IV.   Le sei sedute date da Eusapia Paladino a Genova, nell’ inverno 1906-1907.   PRELIMINARI  Mia ripresa degli studi sulla medianità,  e programma delle nuove sedute.  I. Perche ho smesso e perché ho ripreso l’argomento.  Dopo un intervallo di quasi cinque anni, durante il quale ho messo in disparte tutti i manoscritti delle mie Note sulla medianità di Eusapia Paladino e sullo spiritismo in generale, mi accingo nuovamente ad esaminare i fenomeni prodotti dal famoso medium Napoletano.  Due ragioni principali mi avevano dissuaso dal pubblicare durante questo periodo di tempo quelle Note, come avevo promesso ed annunziato.  La prima, una ragione estrinseca. — Le polemiche gior¬ nalistiche scoppiate nel 1901-2 attorno allo spiritismo in genere e alla Paladino in particolare, e nelle quali s’erano accapigliate, da una parte la incompetenza presuntuosa e sarcastica dei negativisti a tutta oltranza, dall’altra il fana¬ tismo semi-settario dei credenti di facile contentatura, non incoraggiavano un uomo di scienza a entrare nella mischia. C'era il pericolo di vedersi mal compreso in ambo i campi contendenti: e ho preferito di ritrarmene, rimandando il mio intervento nel dibattito a epoca più opportuna.   I   270   PSICOLOGIA e SPIRITISMO, II   bis 10  e seti ietto d'uii esame’imiiarziale def fitti' oSnltato 8enoino più che bastevole delle teorie • n, J? \ d U"a C0,10S('enza  la mia coscienza di psicologo Vè ’ ? ,ssato un P0’ di tempo, dubbio di non avere invescato Ilf SOfrg,ere davanti il austero, mentre irli studi teori,.; d metodo abbastanza titillati ioi venivano Convincendo l“^Ì'ha”S»  ntava una grande ponderazione Ho detto Ino- gg ° me‘  che bisognava rivedere i c0„„ ■ alloia a me stesso  seminare le **££5 >* P™». ri-  mi sono messo, volontariamente in sdii!0'" Pl0Pne; 6 cosl Attendevo l’occasione ri; ’• n sdenzio ed in attesa.  -Paladino, gi.ediè altri medl.^SSi" ““ti' “““ T '*  medianità. Alludo specialmente “el Vestibol° della  genti, agli incarna^ TbeTo ta P.81C0^fi- « veg-  m questi ultimi anni: la loro fio! !™ dl esaminare sommo interesse per la n«ipr i • nomen°l°gia è sempre di ma d’ordinario è disgiunta da ® 6 suPerno|male,  lergia, telefania anirorfi ,„ ò C ■ eletti fisico-meccanici (te- amio avviso la norzfónl’ 'natenallzzaz‘oni)che costituiscono più scientificamente atiliS"ead!rSK5to^bÌ-e-?-PerCÌ6  E intanto nel campo della Metansirh • spiritismo», notevoli avvenimenti che l„nnn ? S1 SODO succeduti  l’attitudine, cosT dei vecchi adente° " SU° rigUaado come di molti scienziati nei- In ^ d®‘ c oUnnar! spiritisti,  sari o dispregiatori di questi °StlDatÌSSÌnii avve>-  spMLTistrhanncfavuto^caslonelires f ^  fenomeni * psichici ZZT 6Sam,nare e di descrivere Medi potentissimi, comTfl bSt di'S 6 sign,ificanti- di S. Francisco, la Piner di «ini ^ 1 Melbourne, il Miller “Dama mascherata» di Berlino k Tho epper dj Boston, la Virginia e l’Aiscba di Vili n 3 bompson di Londra, la gnorina Carme* À ^,,1“*“? Algeri, la si- Doliti di Roma, la sSa Pfl],? °na’ 1 Eandone ed il meglio dal ^ nnhblf3 Paladlno- so”° stati conosciuti diana; e quafcuno di ell ^6" “fT della stampa quoti- ritistica dove fino allora imenivl"^ hlVltata cercllia spi- autorità scientifiche di indi.? V3’ S è lasciato osservare da  •a V~«. R'”"’   Vero è che intanto sono morti alcuni medi famosi, fra cui la Fox-Jencken, lo Slade, la Rotile, mentre altri si sono ritirati dall’agone, come la D’Espérance, non senza lasciare uno stra¬ scico di dubbi e di reticenze sul loro conto; verissimo è pure che si sono ripetuti gli sconfortanti smascheramenti di altri medi spettacolosi a “ materializzazioni „, quali Eldred e Craddock, e che i grandi fenomeni di Algeri sono stati inquinati dal- l’auto-confessione (evidentemente falsa) d’nn presunto “ com¬ pare Tuttavia, l’incondizionata fiducia dimostrata dagli adepti verso gli “ apporti „ archeologici di Bailey e verso i “ fantasmi „ di Miller, verso le incarnazioni della Smith, verso le rappresentazioni coreografiche e musicali delle me¬ dium ipnotiche Maddalena e Nydias, e verso le clamorose esperienze di telepatia teatrale dei coniugi Zancing (per non citare che i fenomeni più impressionanti arrivati a cono¬ scenza della massa dei lettori); la sfida lanciata nel 1906 dallo spiritista arcidiacono Colley al prestidigitatore Mas- kelyne, seguita dalla condanna giudiziaria di costui ; il viaggio aereo, fantastico ed ineomprensibile, di due ragazzi in Ruvo delle Puglie; le numerose case infestate o fanta- smogene discoperte nei luoghi più diversi, e con esito procla¬ mato negativo (?) rispetto alle cause dei rumori, dei trasporti di oggetti e delle sassaiole; la manifestazione, più o meno sicura, del reduce spirito di Hodgson.... ; queste e altre simili vicende dello “ spiritismo „ recentissimo hanno rivelato i progressi di una corrente ormai irresistibile di credenze, e l’esistenza reale di una categoria inesplorata di fenomeni na¬ turali su cui la scienza deve pure, presto o tardi, pronunziarsi.  Sotto il riguardo delle dottrine psiehicistiche, se purtroppo sono morti in questi cinque anni parecchi degli illustri che hanno esercitato un ufficio culminante nella loro diffusione e, fortunatamente, nella loro depurazione dai vieti dogmi daviso- kardechiani, fra cui il Mtehs, I’Aksaiìoff, I’Hartmann, il Sidgwick, il Thuby, I’Hodgson fra gli scienziati, il Chiaja e il nostro Vassallo fra i propagandisti, si è avuta poi in compenso l’apparizione di un’opera di primissimo ordine, quale V Human personnality del Myers ; si sono prodotti gli studi del Richet sulla xenoglossia o parlata medianica di lingue sconosciute, quelli dell’esimio fisico Branly sulle ra¬ diazioni umane, del Blondlot e dello Chabpentier di Nancy sugli effimeri o dubbii raggi V, del col. De Rochas e del Mangin sulla mimica e sulla memoria regressiva nell’ipnosi; sono usciti alla luce gli ottimi libri, del Bozzano sull’ an¬ tagonismo fra la ipotesi spiritica e alcune teorie scientifiche,   gato'ria Klitt i«7«-  §§S§fg|git  iillspssssg  sciando nella loro rrlorin ì A-MB-8’ ®0HI.LLER e Bebgsos (la-  a-jiara sfià^^sSEti  &S*35££&*%£&  ?°‘ ■' guaste sedute, cbe avrebbero dovuto essere di  u:s,r?:™rt,.v“"ìcai0 111 rff“™ .-«uXrss: Spu “ m“ SJK25A «c“h!è   di trucchi „ . 6 che iu ltoiua brillanti giornalisti avevano assunto il còmpito di battere in breccia la “ superstizione spiritica „. Ora, quando la stampa più seria si impegna a fondo in una questione astratta, lontana dalle consuete preoccupazioni politiche e sociali, e senza rapporto alcuno con le vicende della cronaca quotidiana e mondana, se ne desume che una nuova e forte corrente di idee s’è formata e che il gran pubblico vi presta attenzione. Qui poi, dati i prece¬ denti del Corriere nella precisa questione della fenomeno¬ logia di Eusapia, sulla quale gravita ancora l’accusa di trucco, lanciatale da E. Torelli- Vtollier e così fortemente ricalcata dalla Commissione di Cambridge, l’atteggiamento del grande giornale milanese era, per sé solo, un indice della importanza del momento storico per lo Spiritismo.   11 nostro còmpito non è agevole. Ci si chiede, infatti, di arrivare almeno a risolvere il problema iniziale della media¬ nità di Eusapia: cioè se i “ miracoli „ che le si attribui¬ scono, siano genuini e veridici; e qualora tutti i fenomeni non lo siano, giacché per confessione sincera dei suoi apo¬ logisti la impostura consapevole e la simulazione incosciente dell’isterica vi hanno la loro parte e vi si mescolano inaspet¬ tatamente alla, verità, noi dovremmo almeno stabilire quali tra i suoi “ fenomeni „ siano verosimilmente gli autentici.  Noi non ci piglieremo certamente l’ufficio di un tribunale d'appello, anche se Barzini dovrà o potrà, per mezzo del suo autorevolissimo e diffusissimo giornale, influire sulla pubblica opinione. Per conto mio mi dichiarerei soddisfatto se con queste nuove esperienze giungessi a consolidare le opinioni che mi sono formato nelle sedute del 1901 e 1902: io non ho intenzione di darmi alla propaganda in prò' o in contro d’un determinato modo di pensare a riguardo dei fenomeni me¬ dianici. lant è, le credenze o le opinioni su questo subjetto mi sembrano del genere di quelle religiose o filosofiche: ognuno crede o giudica in conformità del suo temperamento.  I iò che a me preme è di convincere o di disingannare il mio signor Io: ciò che mi spinge a scrivere è di spiegare quanto sia stato lungo, e torse tortuoso ma sincero, il pro¬ cedimento empirico e logico pel quale io sono arrivato al presente mio stato di credenza.   Morselli, Psicologia e Spiritismo , E mcomprensibile coree ci si trovi sempre in un atteg¬ giamento di lotta, non già circa alla spiegazione, bensì circa alla realtà dei così detti fatti spiritici dopo un sessantennio da che sono stati visti e toccati, descritti e illustrati da una toìla di persone comuni e di personaggi esimi. Eppure, è così: tanto che il programma delle nuove mie osservazioni sulla mediamta della Paladino, volendo da un lato rispondere alle esigenze di questo momento storico, dall’altro informarsi ai principi di un metodo sperimentale ragionevolmente graduato, dovrà concernere, in primo e particolar modo, la realtà e la autenticità dei fatti: in via subordinata, e solo quale possi¬ bile coronamento della indagine, potremo avanzarci forse verso la discussione delle spiegazioni ipotetiche e teoretiche dei fatti autenticati.  Ora, stabilito lo scopo generale della ricerca, ci si sono parati davanti vari problemi di tattica: — come, dove, con quale procedura, con chi, e fino a qual punto sperimentare?   Ma prima di esporre o di formulare un programma di ricerche, c è un quesito da guardare risolutamente in faccia- — è possibile fare dello sperimentalismo senza un’idea che serva da filo conduttore? ossia, è possibile studiare i fatti spintici „ prescindendo dallo “ Spiritismo „ ?  Fra i negatori e gli asseveratori egualmente affaccendati per diminuire o per esagerare la verità, fra coloro che si compiacciono esclusivamente nel teorizzare o che disprezzano Je ricerche metapsichiche perchè non si può eseguirle con metodo propriamente scientifico, io sto nel mezzo. Penso anch m col filosofo umanista e pragmatista F. C. Scuillbr che convenga raccomandare agli spiritisti di applicarsi un po di piu all elaborazione psicologica della loro ipotesi, in luogo di meravigliare gli spettatori colle stranezze dei feno¬ meni e con la debolezza delle loro argomentazioni „ (“ Proc. S.  • p. u. „, XVII, p. 251); ma non vorrei poi spingerli troppo verso le sconfinate terre dell’ipotetico. I “ fatti „ medianici sono cosi poco conosciuti nel loro determinismo, per l’ap¬ punto, psicologico, che mi parrebbe più prudente arrestarci per adesso a vederli nel loro stato di “ spettacolo „ soltanto introducendovi più ordine e più esattezza. Le sedute “ spi¬ ritiche „ nella condizione attuale del dibattito, sono una penosa necessità. Aveva forse ragione I’Hutsmans di chia¬ marle crudamente “ les goguenots de VAu-de-là „ contro chi pretende trarne illazioni spiritualistiche e principi filosofici, cosmologici ed etici ; ma insomma, come e dove studiare i medi e i fenomeni medianici fuori della loro procedura tradizionale e consuetudinaria, e fuori dei loro “ circoli „ ?  Senza dubbio si uscirà una bella volta dall’empirismo “ spiritistico „ ; chè gli stessi spiritologi, non avendo più paura degli apparecchi e processi scientifici, mostrano ora di desiderarli, anzi tanno pompa delle loro concessioni al metodo sperimentale. Infatti, scrive egregiamente il Flournoy, “ non spetta agli scienziati di abbassare le esigenze rigorose di questo metodo per agevolare la ammissione di fatti stra¬ ordinari e ancora contestati: spetta a questi medesimi e ai loro difensori di forzare, se lo possono, le porte del tempio della scienza con un raddoppiamento di prove evidenti ; e nell’attesa del successo , di tollerare l’altrui scetticismo perfettamente legittimo». Ciò nonostante, nell'uccostarci ai fenomeni di mediumnismo dobbiamo ancora ricordarci della loro storia e del modo con cui, sotto la spinta dello spiri¬ tismo, si sono fin qui effettuati e sviluppati: il mediumnismo, qualunque ne siano la natura e la genesi, ha figliato, cor. le ragazze Fox e con i loro epigoni, la dottrina spiritica, ma poi ne è stato assorbito; ed una seduta di medianità, anche se tenuta in un circolo di uomini di scienza, ha sempre un po’ dei prischi caratteri di un “ rito spiritico „ (G. Morelli).  Io sono, pertanto, con Baudi di Yesme quando scrive che fa¬ cendo della metapsichica bisogna ritenere la tesi spiritica, ma semplicemente come uno strumento di lavoro, per giungere a discernere il contributo della “ intelligenza „ entro ai feno¬ meni, e particolarmente a stabilire di dove essa provenga; il che significa puramente e semplicemente fare la “ psico¬ logia dello spiritismo ». È ciò a cui fin da principio homi¬ rato con queste mie Note.  Avevamo dinanzi a noi due metodi principali di ricerca:  1" osservare i fatti nella loro produzione spontanea e assistere, per cosi dire, passivamente alle manifestazioni della medianità eusapiana, annotando le circostanze tutte in cui avvenivano. — Ed è il metodo ordinariamente fin qui se¬ guito in questi studi, dove si tratta di funzioni automatiche la cui scarica, secondo gli specialisti in materia, deve per ora essere lasciata libera da ogni sorta di coercizione : lo stato attuale della Metapsichica obbliga spesso ad accettarle senza discussione, come a me è toccato di fare nelle sedute descritte precedentemente ;  2° sperimentare sui fatti, studiando possibilmente le manifestazioni medianiche secondo regole prestabilite, sia col preparare e mutare opportunamente le condizioni fa¬ vorevoli o sfavorevoli alla loro produzione, sia dirigendo l’at¬ tività del medium secondo linee determinate. — Ed è questo il metodo schiettamente scientifico, sotto la cui egida vor¬ rebbero gli studiosi pronunziarsi in ordine alla realtà ed estensione del mediumnismo ; ma per applicarlo in tutta la sua interezza vi sono stati fino ad ora (salvo due o tre ec¬ cezioni) e fortissimi si mantengono vari ostacoli che ogni proponimento di scienziato non riesce a superare. Li ho piu volte indicati, e non li ripeto.  a Avremmo ben voluto sistemare, nell occasione, una serie di esperienze, vere e proprie, tanto coll’utilizzare tutti i mezzi di cui oggi dispongono la fisiologia e la psicofisiologia, quanto col mutare deliberatamente le condizioni di produzione dei fenomeni. Non è difficile, per chiunque abbia conoscenza anche mediocre dei processi sperimentali, stendere un pro¬ gramma ben nutrito di studi.  a) Una prima serie di indagini dovrebbe rivolgersi allo stato somatico-tisiologico del medium avanti, durante e dopo l’accesso medianico di ‘ trance „, stabilendo minutamente le modificazioni che si avverano nelle sue attività funzionali (cii colo, respiro, ricambio materiale, disassimilazione, ter¬ mogenesi centrale, termometria cerebrale, ergografia, dinaino- metria muscolare, e possibilmente bioelettro- biofoto- e ,bio- magnetogenesi, psicometria, stenometria bio-psichica, eec. i.  b) Una seconda e simultanea serie di ricerche prenderà di mira le contingenze esteriori, le manifestazioni in atto e gli effetti della medianità. Si comincierà col porre il medium in condizioni tali da impedirgli ogni frode, o isolandolo o cir¬ condandolo di apparati discopritori. E questo si otterrà colla eliminazione del gabinetto nero e della “ catena tiptica „ ; con la abolizione del controllo, che si riduce ad una coerci¬ zione piu pei vigilatori che pel medium ; con l’uso di sedie, sgabelli isolatori e tavolini con suonerie elettriche o coi loro piedi in astucci isolanti, oppure a sospensione dinamometrica; col disporre uno sfondo bianco ben rischiarato, gabbie e reti divisorie, oggetti spalmati di sostanze rivelatrici d’ogni tocco colposo di mani e piedi; infine, col ricorrere al rivestimento completo del medium con abiti nuovi, ecc.  c) ' passerà poi ad applicare ai fatti di telergia strumenti automaticamente registratori, come tanti ne pos¬ siedono d’uso oggimai comunissimo i Laborat.orii fisiolo- g ci e psicologici e le Cliniche (chimografi a cilindro af- fu mato girante, miogratì ed altri consimili apparecchi .»   penne inscriventi, diapason elettrici e segnali di Desprez, interruttori a leva, anemografi pel “ vento „ spirante dal gabinetto, schermi fosforescenti, bilancia di Mosso per le oscillazioni del peso del medium, ecc., ecc.).  ri) Da ultimo, si sfrutteranno più largamente che sia possibile, come ha indicato Carlo Riciiet, le azioni chimiche delle varie sorta di luci, disponendo tutt’attorno macchine fo¬ tografiche o cinematografiche ad obiettivo aperto, fissando in¬ terpolatamente o continuatamente sulle loro lastre sensibili tutti i prodotti, visibili o invisibili per gli occhi, della bio- radioattività e della teleplastia medianiche (fiammelle, au¬ reole e radiazioni luminose, dislocamenti e voli di oggetti, materializzazioni, fantasmi, ecc.).  Ogni investigatore può a piacere, o conforme ai suoi in¬ tenti. sbizzarrirsi in preventivi c tentativi di questo genere; e la storia delle spiritismo e psichismo ne insegna molti e variatamente disposti. Perocché, oltre ai primi congegni fisici per lo studio dei tavolini giranti e dei moti incoscienti iHare, Faraday, Babinet, Thury, De Gasparin, ecc.), il Crookks dal ’7l al ’74, il Buttlerow e il Mendèliei k nel '76, il Lodge più presso a noi (“ Proc. Soc. f. p. R. „ ’93), I’Encauhse-Pamjs (“C.-r. Congr. intera. Psych. „ ’900), il d’ARsoNVAL (“Bull. Inst. Psychol.„,’05)), il Riciiet, I’ànastay, lo Joiiie, il Boirac, il Delanne stesso, hanno gettate le basi e dettate le norme per una ottima organizzazione dei Laboratori per le ricerche psichiche. Non ci sarebbe altro che metter quei dettami in pratica e avvalersi dei loro procedimenti cosi ben coordi¬ nati e dei loro apparecchi di verifica per fare del * media- nismo (= spiritualismo !) sperimentale,....  Ma data l’antipatia misoneistica verso la scienza dei medi in genere e della Paladino in ispecie (pur essendo costei, da anni, la più accessibile all'esame scientifico), una cosa è il progettare ed altra è l’eseguire. In dicembre 1906 noi non abbiamo trovata Eusapia gran che più propensa a lasciarci “ sperimentare „ secondo il nostro desiderio ; la sua arren¬ devolezza di fronte ai processi e strumenti scientifici era al¬ quanto maggiore che nel 1901-2, ma non era assoluta.  Abbiamo, dunque, dovuto fare di necessità virtù, e salvo alcuni espedienti, che a tempo e luogo indicherò, rinun¬ ziare al grosso elenco di “ Procedimenti tecnici per lo studio sperimentale bio-psicologico della medianità ,, che io avevo, con tante speranze, preparato. Dall’altro canto, non bisogna poi credere che, toltane la verifica materiale del fenomeno e una maggiore determinatezza delle nostre cognizioni in pro¬ posito, questi procedimenti di tecnica fìsica e fisiologica, queste registrazioni grafiche penetrino a fondo nelle viscere dell’e- nigma le quali sono di indole e genesi schiettamente psicolo¬ giche. Che cosa si è ricavato a riguardo dellanaturadel pensiero dalle tante indagini sulla chimica del ricambio o sulla tem¬ peratura del cervello? Che cosa ha dato il metodo grafico, tanto prediletto ai fisiologi, di fronte al problema della spon¬ taneità del movimento negli organismi vivi o della sua deri¬ vazione dagli agenti fisico-chimici?  Non facciamoci illusioni sulla possibilità di ricondurre i fenomeni medianici, che sono, alla fine, fenomeni esclusi¬ vamente bio-psichici, ad elementi meccanici mediante pro¬ cessi meccanici ; il vero positivismo non si deve più confon¬ dere con questo ormai decaduto materialismo empirico e gretto dei tecnici da Laboratorio (io lo combattevo or sono quasi trent’anni, fondando a bella posta la mia Rivista rii f ilosofia scientifica). Anche considerando il problema del medianisino come esclusivamente fisiologico • — il -che non è, essendovi una più larga e intima partecipazione della Mente che non della Vita basterà riferirsi all’aurea mas- sima metodologica, che un distintissimo biologo, Max Vkii- vvorn, ha dettato per la fisiologia generale, ma che io applico, mutatis mutanti ix, alla metapsichica:  — ‘ Non esiste nessun metodo speciale; ma è buono quel metodo che conduce diritto allo scopo. I metodi vanno scelti secondo 1 problemi, non già i problemi secondo i metodi! Non e il metodo che qui sia unico, ma il problema; e per risol¬ verlo, lo studioso deve ricorrere a ricerche diverse, alle chimico- fasmhe e meccaniche, alle fisiologiche, alle psicologiche, alle storiche, ed alle filosofiche in egual modo, secondo che lo esige uno scopo speciale : ma tutte queste indagini devono tendere ad una mira sola . ,... &ÌV indagine della medianità (Cfr. Altqem Biologie, I, § 3). *  Ciò che in verità il nostro gruppo desiderava, era di oltre¬ passare la sfera delle semplici e per noi oramai monotone azioni fisico-meccaniche (sebbene, costituendo esse gli elementi più strettamente obiettivi della medianità, siano sempre di sommo interesse per lo studioso): noi tutti ambivamo di pe¬ netrare meglio nel santuario della nuova religione eveme- ristica, e ci proponevamo di seguire docilmente, ma ocula¬ tamente la Paladino, qualora anche ci avesse condotti verso quelle evocazioni e comunicazioni “ spiritiche „ da cui sembra che aborriscano gli stessi psichicisti, o per tema di figurare troppo ingenui, o per reticenza dettata da pregiudizi “scien¬ tifici Ed Eusapia, come si vedrà più avanti, ha infatti ten¬ tato di introdurci oltre il vestibolo del suo barocco tempio ; ma anche stavolta la Pitonessa ha rivelata tutta la miseria della sua inspirazione pseudo-spirituale.   III. Il nostro ambiente sperimentale.  Il gruppo di sperimentatori questa volta è più ristretto: si compone di me; di L. Barzini; del dott. G. Venzano e di E. Bozzano, la cui competenza ili metapsichica è ormai sta¬ bilita; del pittore italo-argentino Alfredo Berisso e della sua sig.” consorte, in casa dei quali terremo le cinque o sei se¬ dute della presente serie.  La scelta del luogo ci aveva da principio un po’ preoc¬ cupati. Il “ Circolo Minerva „, dopo la morte di Vassallo, si trova disciolto o, per lo meno, non ha più sede propria. Avrei ben voluto che le sedute si effettuassero stavolta in un locale neutro e di carattere scientifico, per es. nel La¬ boratorio di psicologia sperimentale annesso alla Clinica neuropatologica e psichiatrica da me diretta ; ma questa ri¬ siede nel Manicomio, ed Eusapia certamente vi si sarebbe rifiutata, anche se noi fossimo andati incontro al sarcasmo degli ipercritici che avrebbero probabilmente parlato di “ cose d:”matti „. D’altronde, non è facile nè comodo sistemare in una abitazione privata una sala per sedute medianiche con tutto l'arredamento consacrato dalla tecnica tradizio¬ nale. Abbiamo pertanto accolta l’offerta dei signori Berisso che mettevano il loro alloggio a piena nostra disposizione per il tempo che fosse abbisognato, e che si incaricavano di darcelo pronto il dì dell’arrivo della Paladino.  Non avremmo altrove scelto di meglio. Una ragione validis¬ sima per accettare era che il medium aveva già dato sedute ottimein quella casa; e ormai noi sappiamo come giovino alla medianità l’idea autosuggestiva di potere e il sentimento consecutivo di fiducia. Inoltre, l’alloggio esibito ci presentava condizioni favorevolissime: un quartiere eccentrico e tranquillo della città; una casa di nuova costruzione, e però senza vecchi ànditi ed armadii a muro che la potessero rendere sospetta ;   280   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   un quinto piano, ossia ad un’altezza tale dal suolo da esclu-  dW^o 51 tradrnt° dal lat0 delle 'ina sala  d angolo, con un solo uscio verso l’anticamera, e perciò age¬ volmente sorvegliabile. Xe dò qui la descrizione che vS per tutta questa serie di sedute!  La sala misura metri 4,65 per lato, ed è abbastanza canate pel nostro gruppo: ne furono asportati quasi tutti i mobili tranne un grande pianoforte a coda che ne occupano angolo e che potrà servire a esperimenti di telecinesia (suoni a distanza)!   Pianta della Sala e disposizione iniziale della “catena nelle sedute di casa Berisso (Genova).   /ngr&so   medmn.Vo rP°Stf fra..le.due finestre costituisce il gabinetto “eh usO dalle6 dalle d,ie sopratende, e in avanti  mando nnd ? COr.tlne nCre Peud°nti dal soffitto, for-  L’uscio Hfi • ,m° SpaZl° c,eco ‘"angolare, di m. 1,65 per lato. n “ dl lnoresso, chiuso a chiave all’arrivo d’Eusapia, verrà che in O snggeHato da me con spago e ceralacca: noto però nVl f, er,T’ °'tre ai due coniu^. non c’è che una gio-  SdA““?P“rtS,r*™ r"eg‘“ in «-  eleuirT0"? ,interna h da‘a principalmente da lampade elettriche, di cui tre sospese al di sopra del campo di opera-   Morselli,   Psicologia e Spiritismo , IL   Tav. XV.   Eusapia Paladino nel 1907.  (Da una fotografia del Doti. A. Hehi.itzka di Torino).   h Azione: una a luce bianca, dell’intensità di 16 candele - una a  cLc°una8(oÌtre aT altrMamp'adal-ì' p^ee’sUtenti* iE t ' reti di contro); ma tra le ante delL CS flit™ L°  ìalotto^DVdinario rnÌSCe UD moderatia««o rischiaramento <lel salotto. D ordinario non opereremo mai in oscurità completa-  res era sempre accesa o una stufa mobile ad"l Tirano del uscio, o un lum, no da notte situato sotto il pianoforte ’fd"e p.1" che sufficienti a permetterci la visibilità dei con- torni e ì chiaroscuri delle persone e delle cose.  domanda T v°lendo soddisfare l'insistente  (lomamla tattaci dalla subcoscienza di Eusapia coi cinque collii fo. carità.) , ci siamo spesso trovati nell’imbarazzo, non rii di  m0,/erare e *nd"°r' convenientemente la luce Trasportando or qua ed or là per la stanza la stufa ad alcool al riparo delle portiere delle sopratende o di un para-  TOdi ’fAv°rTd° a ce,Uense con un paralume circolare fatto di van, togli di grossa carta giallognola da imballaggio abbiamo  ditXmÌr,fnrante C 861 8edute- una varietà notevole di gradi d, .Hum, nazione; y»„l( mai, il buio completo. S’intende perciò che eccetto i rari momenti di tenebra da noi concessi a^ Em sapia, massime m principio di seduta allo scopo di ‘ allenarla noi ci siamo trovati quasi sempre in condizione da poter eser¬ citare le nostre facoltà visive sui fenomeni; e questi sono ac¬ caduti anche in piena e viva luce. E una circostanza che andava fin da ora annotata, dappoiché le nostre sedute mirano parti¬ colarmente a dissipare alcuni dei dubbi insorti fin dal principio  latrice'de]lb„ióandl "7™ W sulla efficacia tute-  latrice del buio per i trucchi della Paladino.  Il tavolo medianico, appositamente costrutto, pesa chili 3 600- di fianco al gabinetto stanno un altro tavolo, pesante chili 10 300 ed un piedestal o di chili 8.600, per la macchina fotografica Alcuni dei soliti oggetti prediletti da ‘ John perché non Io costringono a grandi sforzi di imaginazione creativa ossia campanello tamburello, chitarra, trombetta da fiera, palla di gomma, bottiglia e bicchiere, funicelle, arancii, giocattoli a ma novella (carillon,), eco., sono collocati qua e là per la stanz'a sul  fuori 0dXgportataUddl UDa 8?7Ìola,entro <• gabinetto; e tutt iuon della porta a di mano del medium. Abbiamo poi il con¬ sueto vassoio colla plastilina molle per le impronte Ual mio Laboratorio psichiatrico io ho recato un metronomo  afi’umata,Zm,n di6 eUnCaV un ,cilindr0 Sirante rivestito di carta resc“nti dft?lano’ carte cosparse di sali fluo¬  rescenti,... tutta apparecchi atti a registrare i movimenti delia m.dium e degli oggetti da essa influenzati, segnalandoceli al bum, o conservando le loro traccie in curve grafiche in 'o  rnell W^'06, eeU' grossa stadera con piatto’ à biHco sta nell antisala per pesare Eusapia prima e dopo della seduta. Tre macchine fotografiche, con obiettivo ad otturatore, sono apprestate in diversi punti della sala: quella già accennata a destra del gabinetto, un’altra sul pianoforte di fronte ad Eu- sapia, ed una terza da disporre secondo gli eventi. Alla spal¬ liera della seggiola di Eusapia io ho fissate fortemente con più nodi di cordicella due aste (bacchette da pittore), le quali so¬ sterranno al livello dell’occipite del medium una scatola erme¬ ticamente chiusa e contenente una lastra sensibile al bromuro (chàssis) ; noi tenteremo così di fotografare lo 4 radiazioni neu- riche che per avventura sfuggissero dal cervello d’Eusapia durante le sedute. Col medesimo scopo, io ho preparata una lunga striscia di pellicola sensibile ricoperta da cartone e ne faremo corona attorno al capo del medium durante l’estasi.   Fino dalla prima sedata io e Barzixi sediamo al controllo, io iì sinistra, Barzini a destra della Eusapia: l’assistenza ha deciso che noi due avremmo funzionato da invigilatoci durante tutta la sene e occupato sempre il medesimo posto. A noi è parso che questa fosse una condizione favorevolissima alla verifica dei fenomeni, giacché il troppo frequente “ cambio di guardia „, quantunque domandato spesso da Eusapia sia in veglia sia in sonno, è tutt’ altro che una ragione di si¬ curezza. Alle volte sono chiamate all’ufficio delicato di con¬ ti ollori persone sprovviste della necessaria resistenza di at¬ tenzione e, specialmente, della capacità di essere ad un tempo oggetto di fenomeni e soggetto in osservazione. Intanto fin t a pruno disporci in catena ho notato, con compiacenza, che L. Barzini, col quale dovevo dividere il non indifferente peso della sorveglianza incessante sulla medium, possiede una rara calma di osservatore: non perde mai il dominio dei propri sensi; esercita un’inibizione tenace sulle proprie emozioni ; e nello stesso tempo denuncia i fenomeni perce¬ piti con la sua invidiabile chiarezza e concisa proprietà di linguaggio. Per questa ultima dote mi vien fatto qualche volta di paragonarlo a Guy de Maupassant.  Lo affermo subito recisamente: noi due siamo sicuri, du¬ rante tutte le sei sedute, di cui narrerò in sommario la fe¬ nomenologia, d’avere tenuto sempre nelle nostre le due mani distinte di Eusapia, io la sinistra, egli la destra. In tante ore di contatto o di stretta si vorrà ammettere che le nostre percezioni tatto-muscolari si sono talmente affinate da rico- nosceie tosto, anche nel più completo buio ed in qualunque moment ° della serata, i caratteri morfologici e la particolare motilità automatica o volontaria degli arti superiori d’Eu- sapia. Per uno che possegga qualche nozione di anatomia e antropoloffia o che abbia un filo di attenzione, mi riesce incomprensibile l’inganno dello scambio di mani: una mano sinistra è sempre una... sinistra, e avrà le dita, massime il 1)01 lice e il mignolo, di ben facile riconoscimento anche al buio, essendo esse sempre situate in posizione omologa, ma arrovesciata rispetto alla mano destra: evieeversa. De resto la sorveglianza ci è stata agevolata da ciò che le mani’ di Eusapia son rimaste assai spesso visibili, dappoiché, come ho detto, ben poche volte le abbiamo concessa 1 oscurità completa. E allo stesso modo ciascuno di noi due era in irrado, dopo quel po’ po’ di esercizio, di riconoscere il piede, fi ginòcchio e la gamba del medium affidatigli da la propria narte: li sentivamo quasi esclusivamente mediante la pres¬ sione ed il contatto di vicinanza ininterrotta, ma li abbiamo anche ispezionati spesso, spingendo lo sguardo sotto il ta-  ' °Eiisapia si è subito dichiarata soddisfatta della nostra vigi¬ lanza meticolosa: data la sua ossessione della propria ven¬ ustà di medium, la severità corrisponde al suo desiderio, come ho già annotato per le sedute del 1901-2. Non 1 ab¬ biamo colta mai nell’atto di giuocarci il tiro dello scambio ,li mano e di piede, tranne una o due volte che indicherò suo tempo, ma che nella massa della fenomenologia da noi osservata in un totale di ventiquattr’ore di seduta non  ''"Non ' insister ò7apiù che tanto sulla questione sempiterna del “ controllo Per chi ci crede capaci di esercitarlo con costanza e con oculatezza, sarebbe superflua, io spero, ogni ulteriore e inutilmente reiterata affermazione nostra di essere stati cauti e desti; mentre per chi ci reputasse osservatori poco abili e naturalmente meno astuti del signor critico, non riusciremmo a trovare frasi abbastanza eloquenti per convin¬ cerlo della nostra capacità. L’ esperienza da me acquistata in tante sedute “spiritiche, ed il paragone che ho potuto fare tra molti investigatori dei fenomeni medianici, siano dilettanti o studiosi, siano credenti o scettici, mi permette di affermare (senza tema di peccare di immodestia) che io e Luigi Barzini costituiamo una ottima e sicura coppia eli vigilatori per intelligenza ed accortezza; e sfido cln ci co¬ nosce personalmente ambedue, di dire il contrario.  Inoltre, si è convenuto che anche le altre quattro persone costituenti la nostra ordinaria catena sarebbero rimaste sempre nella stessa posizione: — alla mia sinistra Ernesto Coz¬ zano; alla destra di Barzini, la signora Bensso ; di fronte ad   A»«h. qnMto  retica, a produrre e *‘st a"ebbe giovato, in via teo- e Ja regolarità del possi hi fé* n i','- tio 0^n0^re"el b;'1 dell’ambiente dinamismo dei fenomeni * contributo personale al  . ». codifica™ ™»  •~it. . b. asTi «'■'H» h.  persone. Porse questo intervènto n i 6 SUe sedute ^Itre fenomeni rilevanti che desidera" mn " g'0Vat° n da,'ci 1 mentare il numero degli astèntiTlo"^1'?-' ?Uando appassionati del psichismo ei ivo- 0 sceglierli fra cultori per l’attività mediumnica de a pILliè da stìmoI°  nuita dal 1902 in noi Ad nini , Palesemente dimi- il nostro proponimento di invta;!U°d°’ pu,'.con tali varianti, sulle produzioni deffmedianl f E® C°n rig0re di nè ostacolato. aniU Eusapiana non fu turbato,  per me, neBWe cSraate'e rèff^-^t “I Sedute consiste>  (e quella di Barzini) tanto „n , ra(Ì01zata. la 'ma-opinione  hir:sz £S£&r*° sulla  del « C0rr/«f ^st-rtèhTloaCOnt0’ PrÌma SU,le co,on"e in un volumetto a paète ’ cte irTS a,Genova’ poi  Plicità dello stile difficilmente f!L b f. la legante sem- letteratura dello spiritismo tcfi- “'VT U'11 “ella immensa P.„ Milano^' 1907)0 Per ciò ^do mond\d» >»^i z|om dell’insigne pubblicista io «è™ -P C|lles,e Pubblica- nn conveniva riprodurre nella lorn L"™* dubbio se Annotazioni da ine fatte sera nei- = fo ?e"uma le molte colareggiata dei fenomeni cui assetava™* deSCrÌ2Ì0,ìe P"*- raccogliere ancora i„ una snee.e ° .?°“ Pluttost°  nostre osservazioni comuni e delle •SlDt-aS1 *! f,.'utto delle  di un confronto, che sarebbe st «"e riflessioni. In vista qualità di scrittore* “me*L „ ° per le  descrivere ordinatamente anche If c ■ PufS° dl rmnnziare a ladiniane: ripeterei male ciò che il mio k*”6 ""e SeLrate Pa‘ con quella sua ammirabile capaci tH i a d°Uo  colan m modo tacitiano 1,„P ,, dl descrivere i parti¬ ne costituisce l'essenziale “ trascura>-e di ciò che  ir," •“ -w. ..iot-  per esaminare volta per volta i diversi aspetti teorico-pratici della dottrina spiritica.  Da un lato, sarebbe dannoso alla intelligenza dei fatti non tenere divise le singole sedute, giacché ognuna di esse, e per le condizioni fìsio-psiehiche del medium e per quelle dell’assi¬ stenza, ha sempre una fisionomia speciale, nonostante il fondo uniforme del mediumnismo. D’ altro lato, una minuziosità eccessiva trasformerebbe quest’ultima parte dell’opera in una successione di processi verbali, che si stenterebbe a leggere e gustare. E preferibile trattare i fenomeni nel loro insieme, quali intuitivamente il nostro pensiero li concepisce collegati da relazioni di natura, di causa e di determinismo fisico e psichico ; ed è meno fastidioso vederli sfilare in gruppi omo¬ genei o similari, illuminandoli volta per volta con qualche chiarore di sintesi, pur se questa contenga un principio o un conato di interpretazione teorica. Siano bensì i fatti alla base d'ogni ipotesi o dottrina; ma dove la ricerca non muove da idee, o non conduce ad esse, si farà del tecnicismo o del¬ l’empirismo, non della scienza.  Mi ricordo d’avere proclamato questa necessità di idealiz¬ zare l’ indagine sperimentale fin da quando facevo i primi passi nella mia lunga carriera di scrittore (p. es. in Esperi¬ mento e Scienza, Modena, 1871). Spero che, almeno in questo rispetto, gli spiritisti, che avrò ipercritici esasperati, non mi accuseranno di contraddizione, essi che si protestano “ spe¬ rimentatori „ (?), e poi son così lesti a salire dalle povere loro sedute tiptologiche alla cima di colossali costruzioni teo-cosmo-filantropiche, come si scorge, ad esempio, in quel libro di Eugenio Nus ( Choses de l’autre monde, 1880), che è stato per un pezzo, ed è tuttora, uno dei loro Evangeli.   Genova, gennaio 1907.   ^v-   LA SEDUTA (27 dicembre 1900).   Compendio della serata.   Beri s so °S«ri ’ » -troviamo Puntualmente in casa scusso, Lmigi Barami arriva da Milano- lo • ,  -- ss c   La serata del 27 può essere divisa in tre narri- noli»  ptzsrs r* “nrr n—  nate: si vedrà Z Z T™ del1?- manife^oni otte- il potere medianico della pZìTsì^  ■*-  sa.«ta un munire nótoo°._J “t” S“tlto ‘««e '»  Wi»"» il fremito , le ,fcoKli<^„   fenomeni accertati in catena   287   2. Movimenti e levitazioni del tavolino. — Dei movi¬ menti oscillatorii e sussultorii, degli innalzamenti parziali del tavolino e dei suoi scuotimenti espressivi, ora in moto di collera ed ora di ilarità, non è più il caso di parlare: quanto alle “ levitazioni „ se ne produssero varie, alcune della durata di parecchi minuti, e anche senza contatto delle mani: tutte in condizioni assolutamente incriticabili.  3. Moti, spostamenti e trasporto di oggetti senza con¬ tatto. — Dapprima la seggiola che avevamo collocato entro il gabinetto, a l'",10 dal dorso di Eusapia si è smossa e col carico degli oggetti che vi avevamo collocati sopra (circa chili 6) ha strisciato sul pavimento ed è venuta a toccarci i gomiti. — Indi ne sono partiti e volati, per così dire, verso di noi la trombetta, la bottiglia, il bicchiere, il giocattolo: li vedevamo nella penombra spuntare traverso le tende, ora venendo da sè nelle nostre mani protese ed ora cadendo in mezzo al tavolo. Un certo momento (al debole chiarore della stufa) abbiamo visto la bottiglia, spinta o portata da una specie di prolungamento della cortina nera, uscire con violenza tra me ed Eusapia, la cui inano sinistra io controllavo, e posarsi con forza sul tavolino. — In se¬ guito la seggiola del gabinetto si è data alla sua abituale escursione: con un faticoso giro essa è arrivata sopra la testa del medium, poi è discesa sul tavolino, indi, passando tra il medium e Barami, se n’è tornata al suo posto.  4. Picchi entro il gabinetto e sui mobili circostanti. — Di questi sopratutto la mia seggiola, nelle zampe posteriori e sull’impagliatura, è stata presa di mira dall’invisibile “ picchiatore „.  5. Gonfiamento della tenda nera e vento freddo dalle fessure delle cortine. — La “ brezza „ non mi è parsa così forte e fresca come nel 1901 al Circolo Minerva.  6. Tocchi e colpi di numi invisibili. — Più volte mi sono sentito palpare da mani e dita nettamente percepibili sul braccio, al fianco, sulla spalla di destra. Una grossa mano mi ha battuto energicamente e più volte sulla regione scapolare. Anche E. Bozzano, che è lontano lm. 50 da Eu¬ sapia. si è sentito ripetutamente toccare.  7. Spostamento di un vigilatore. — Il vigilatore tirato fortemente con la sua seggiola all’indietro sono stato io: una forza invisibile mi ha allontanato dal tavolo per al¬ cuni centimetri, pur lasciandomi seduto.  8. Accensione e spegnimento d’una lampada elettrica. — Anche questo fenomeno è accaduto a me. Mi ero messo in tasca l'interruttore elettrico dolio 1 ecco che questa ad un tratto si ! lampadina verde; ed tivainente, indi si riaccende 6- S‘ Spegne aIteraa-  ln« ^ fa male, ed io cerco invino r^'8 grida che quella spegnere la lampada; senza che lo 1l|1“teiTutt<?re per ri¬ mano penetrarmi in tasca lo si trova SeDtlto nessuna done, lanciato sul pavimento ?] ? ’ C?1„suo ,ung° cor- Qnesto fenomeno non mi ha onv T delhl Sala' avnto, per me, tutte le caratterietfl 6 confess° che ha ^'.digitazione. Notai subito eh? EuÌì * giuoco di Pa¬ gliato che io ponessi la neri dell'- f stessa aveva consi- tasca di destra della giacca- ‘ , . . l,lfemittore nella mia zioni di pena all’improvviso illumin* ?e *e esclama- ' di sala erano studiate. Giurerei X nostro anl?olo  9. Percezione d’una ’ZIZ ■ ? ' fa,nmo iodati L biamo percepita successivamente ?“ ’(t nud°- - L’ab- di Eusapia: delle “dita molli e carnei ** -° •** ' Capelli agilmente. Anche questo Gnomi ? » V1 S1 movevano avvenuto nelle sedie del 1001 " ? Stato ldentiuo a quello  sh - ì  spalle d' Eusapia : quando io denn^* de! gablnetto o dalle Zlr|i e Venzano vedXEo n° «L T,' toccamenti, Bar- forme sporgersi verso di me C1-e dl braccio o mano in- 11. Apparinone d! « .ven,nni a lambire, volte l’assistenza ha segnalatala nebulose- ~ Una o due castre o semiluminose aventi auliche"11581^ di forme  contro le tende nere; ma non ! aPP;»;enza di “ mano „ i contorni. ‘ sl è riusciti a fissarne bene  Secondo periodo. — 7 n catena i/,w ■' distante dal gabinetto oscuro.  l’incomodl4LStok1 dai? racji lì fmpfe lamentata dei- stufe ad alcool, si leva in piedi e Prementi dalla quanto io avevo già veduto in cas . P taTol!no> ripetendo  i ss. tv* £   tal modo a formare la catena lungi dal gabinetto oscuro, restando Eusapia poco discosto dalla finestra, nel cui vano sta il grosso tavolo. Io mi accorgo subito che tutto quello spostamento è stato voluto dalla medium onde potere mu¬ tare il suo campo d’operazione: adesso le azioni telergetiche   Disposizione della catena tiptica nella seconda partefdella seduta del 26.X11.1906.  si porteranno sul tavolo e sugli oggetti che vi abbiamo collocati^ sopra e che non sono sfuggiti allo sguardo scru¬ tatore d Eusapia, quando ci siam messi a sedere davanti al gabinetto. E infatti il cambiamento di situazione non mo¬ difica di molto la fenomenologia.  12. Spostamento della g rossa tavola. — Questa si è smossa rumorosamente sul suolo, quantunque si trovi a 70-80 cent, dalle spalle d’Eusapia.  10. Ondulazioni, gonfiamento e svolazzo della copritenda della finestra. — Anche qui il fenomeno risulta importante per la distanza del drappeggio dalla persona della medium.  14. Messa in azione del metronomo. — Questo stru¬ mento si trovava sulla tavola, quasi a contatto del davan¬ zale della finestra, ossia nel punto più lontano da Eusapia. Ad un tratto, fra il silenzio in cui ci tiene tutti la attenta vigilanza che esercitiamo, si ode il tic-tac caratteristico del metronomo che da sè s’è messo in movimento, ha battuto una ventina di colpi, indi si è arrestato, per riprendere pochi mmuti dopo la autonoma oscillazione della sua asta a contrappeso. Il fenomeno era veramente impressionante- sullo stondo di chiarore filtrante dalle fessure della finestra tutta 1 assistenza discerneva la testa e le mani d’Eusapia che, impassibile, non s’è mossa. Letteralmente il metronomo ha camminato e s’è fermato da sè!  15. Trasporto di oggetti. — Dalla tavola sono arrivati successivamente sul tavolino una scatola fotografica, lo spor¬ tellino del metronomo, e infine il metronomo stesso. Io  ho veduto abbastanza distintamente traversare lo spazio tra me ed Eusapia, venendosi a collocare proprio davanti a me cosi vicino all’orlo del tavolino che solo uno spostamento di mezzo centimetro l’avrebbe fatto cadere sulle mie ginoc¬ chia. Nel suo volo aereo il metronomo era in movimento- ma appena fu arrivato fra di noi, ecco accadere, sotto ai nostri occhi stupefatti, un fenomeno straordinario.  16. Materializzazione d'un braccio attivo. — Avverto prima, che eravamo in buone condizioni di rischiaramento : la mite luminosità diflusa per la stanza ci permetteva di distinguere il medium, il piano del tavolino, le nostre per¬ sone assise, le nostre mani in catena: si vedevano biancheg¬ giare le due mani di Eusapia tenute da me e da Barzini, che siamo certi, arcicerti di non averle lasciate libere un solo istante. Ora, il metronomo, che era arrivato, come ho detto, sul tavolino, seguitava a funzionare ; vedevamo nella semiluce u contrappeso dell’asta oscillare di qua e di là, ne udivamo il tic-tac regolare. D’un tratto il drappeggio della finestra, pendente dietro di noi alla distanza di almeno 70 centim., si gonfia all’altezza della spalla sinistra d’Eusapia e alla mia' destra, si avanza tra di noi due, si allunga come se coprisse il braccio d’una persona nascosta sotto la stoffa, arriva al metronomo, vi si raggrinza e vi si indugia sopra, come se dentro vi fosse la “ mano „ di quel braccio, e afferrata l’asta la introduce nella tacca apposita, indi, fermato il moto del-  apparecchio, si ritira. Ma il metronomo, che pare sèguiti ad agire con piena autonomia, si rimette in azione; l’asta riesco dalla tacca e riprende le sue oscillazioni: però la tenda si riavanza, e di nuovo increspandosi attorno alla piccola pira¬ mide, lo riferma... Questo fenomeno, uno dei più belli e si¬ cari fra quanti ne ho veduto eseguire da Eusapia, si ripete, per nostra domanda, una terza volta.   azioni complesse DEGLI “ INVISIBILI   2(1 1   1 i Paladino (parlo della sua persona corporea, che l’assi- tenza vedeva sulla seggiola, e di cui noi invigilatori perce- nivanio col tatto le inani e con la pressione i ginocchi ed i piedi) era estranea, in apparenza, all’evento meraviglioso. Noi tutti abbiamo avuta l’impressione visiva perfetta che dietro la stoffa agisse un personaggio invisibile; ma Barzini, che intanto s’era mezzo levato da sedere e ha guardato nel rovescio della sopratenda, ci assicurò che non c’era nulla: quel tumore, fatto di panno semovente, è vuoto. Eppure, la prima volta io ho chiaramente distinto che la mano invisibile pe¬ nava a trovare la intaccatura del metronomo e che delle dita inesperte, fors’anco perchè un po’ impedite dallo spes¬ sore del panno, si indugiavano nel tentativo di arrestare il movimento. Anche degno di nota è il fatto che alle spalle d’Eusapia non si trovava più quella officina di macchina¬ zioni ingegnose ed ingannevoli che, secondo i negativisti as¬ soluti, è if gabinetto oscuro ; la cortna nera pendeva immota dietro di me e di Bozzano, ed in sua vece ha agito la so¬ pratenda della finestra.  17. Liberazione di oggetti fissati. — L ultimo fenomeno della seduta non è statò meno ammirabile. Ho detto che alla seggiola di Eusapia io avevo fissato due bacchette da pittore°allo scopo di sospendervi poi uno chàssis fotografico ; ina °ià ci aspettavamo che quella novità non sarebbe an¬ data a’ versi di “ John King Questi, per dir vero, durante tutta la serata non s’è fatto vivo: ma anche nel supposto che egli agisse da muta e invisibile comparsa, noi ne cono¬ scevamo a°tutte prova l’umore bisbetico e l’antipatia ostinata per ogni tentativo (mi si passi il termine ostrogoto in vista dell’eteroclito attore) di “ scientitìcare „ la fenomenologia della sua figlia o protette. E infatti il “ buon John „ ha spesse volte frustrate le speranze degli studiosi, da quando Eusapia se ne lascia esaminare ed essi vogliono mettere in uso apparecchi fisici e fisiologici. lersera è andato a monte, anzi tutto, il mio progetto di registrare col metodo grafico gli effetti delle azioni a distanza; forse è stato u «John „ che, soffregandola con una delle sopratende, ha cancellate l’affu¬ micatura sul cilindro girante del mio chimografo. Ma certa¬ mente è “ lui „ che ad un tratto ha cavate una delle bac¬ chette dai molti e stretti nodi con cui ne avevo legata l’e¬ stremità alla spalliera della sedia d’Eusapia, se n’è servito per battere allegramente il tamburo sul tavolino, e poi 1 ha gettate ironicamente nel mezzo della sala.  Ciò voleva significare che era anche ora di finirla, e ai  sette picchi chiedenti la luce abbiamo rotta la catena e le¬ vata la lunga seduta. E suonata mezzanotte ed io corro a verificare 1 suggelli dell’uscio: sono intatti!  Terzo Periodo : — Fenomeni terminali fuori catena.  18 Spostamento visibile e accertato di oggetti a distanza  effettatienefiI7 .°8SÌ8.tÌto a e*P~ti di telergTa  eflettnati nella fase di semicoscienza che sussegue costante- mente all’estasi mediumnica. ° slante  Per rendere meno penoso ad Eusapia il passaggio dalla oscunta al chiaro noi accendiamo soltanto la lampadina dal  la» c,r°SS0\r P°1Chè essa si dice e si addimostra affranta di '" Ulmn dl P-es0 e’ coPrendole la faccia, la adagiamo su Poltroncina, accanto all'alto sgabello della macchina fotografica Pochi istanti dopo, la Paladino protende le mani erso questo oggetto, e noi scorgiamo il mobile mettersi in moto, strisciare sul pavimento e accostarsi al medium poscia  tornare Prr°prÌ0 .asse verticale- scostarsene e ri’  di sicuro M , -e mani de,lla donna no“ lo toccavano  Ui sicuro, e poiché dall uscio spalancato penetrava altra luce  seguire Zr* sala ci permetteva d  seguile ogni suo gesto.  Io ho dubitato un momento della sincerità di Eusapia che seduta poteva abilmente avere spinto innanzi un piede fra le zampe del mobile per trarlo a sè e poi respingerlo: ma gli abiti de medium non arrivavano visibilmente a toccarlo; e'neanco  c e servi7J 0rmarS‘ "elle St°ffe delle sottane Qna hozza voL ei? a ™°Pr>re un pseudo-arto dinamico, come altre  oridnr -e ^ Per ”muta’ EusaPia ha sconsentito a ri- p odane d fenomeno; e i nostri occhi, resi ancor più aperti e  attentt, hanno riveduto il piedestallo muoversi di nuovo nei due sensi, pur diventandone lo spostamento vieppiù sten- tato come se la “ forza , emanata dalle dita dellla medium s. affievolisse a poco a poco sino alla estenuazione   Dubbie infrazioni alle leggi fisiche di gravità.  GoUoeo in paràgrafo a parte altri due fenomeni terminali della sei ata del 26 dicembre, poiché lo meritano doppiamente :   dubbie infrazioni alla legge di gravita   293   er la loro novità nella serie abbastanza monotona di mani¬ festazioni paladiniane ; e poi per la loro importanza... se fos¬ sero stati autentici. Ambi i fenomeni concernono il peso del corpo d’Eusapia, e si risolverebbero sostanzialmente in due infrazioni della legge fisica di gravità!  a) Diminuzione di peso della medium. — Dopo il ri¬ sveglio, favorito da un’abbondante tazza di thè caldo col latte, là Paladino è stata condotta in anticamera per esservi pesata : e la stadera ha segnato col suo stilo chili 60.  Poiché prima che ci chiudessimo nella sala delle sperienze la stadera medesima, non mutata di sede, aveva indicato il peso di chili 62.200, si sarebbe dovuto concludere che du¬ rante la seduta il corpo della medium aveva subito una perdita ponderale, e che l’insieme delle sue esteriorazioni biopsichiche importavano, in materia organica, due chilo- . franimi e duecento grammi. Eusapia indossava tutti gli stessi abiti di prima, nè ancora aveva emesso urina e feci : inoltre, pur ammettendo che la traspirazione cutanea e pol¬ monare, aumentata durante gli sforzi sonnambulici, sottragga qualche po’ ai liquidi circolanti nell’organismo, non mai si raggiungerebbe in tre ore un calo sì forte. Adunque, la porzione maggiore di quella diminuzione del peso corporeo doveva, o poteva in via di congettura, conseguitare alle molte scariche di attività medianica. E badiamo bene che noi era¬ vamo convinti d’aver pesata la Paladino con esattezza, e prima e dopo.  b) Oscillazioni nel peso della persona del medium. — Se non che, mentre tutti nell’antisala stiamo attorno alla stadera discutendo animatamente sulla realtà e snll’inter- pretazione del fatto, un fenomeno ancora piu straordinario colpisce i nostri occhi, che ci vedono benissimo alla luce d una lampada a gas con reticella Auer. La piattaforma su cui s’erge Eusapia in piedi per la pesatura, si scuote d’un colpo: sul braccio di leva, abbassatosi, noi verifichiamo che il peso è calato a 56 chili, ma tosto il braccio stesso si risolleva, e ritroviamo 60 chili : e così di seguito, alternativamente, pei parecchie volte. Eusapia non è inconsapevole del fenomeno : bene al contrario! È dessa che ce lo segnala, esclamando: — Ora mi fa [John?] sentire la sua mano [sulle spalle?]... Ora mi sento più pesante...'. — e della nostra meraviglia si addimostra soddisfatta, arcicontenta.  Io capisco che un medium debba essere lieto dei suoi successi; ma la troppa contentezza di Eusapia ci mette in gazzo birichino che la fa lotto Tnas ,Z0Datura di ,,n ra¬ piamo benissimo che nella stori» Tu * -SU? maestro- Sap- We si contengono osservazionTSi n ° ,Spirltlsnao sperimen-  ! ' 1101 sfugge l’importanza sonimadS^v6" n? ! 63 nÌUno infrazioni della leg<m di ® , e avrebbero codeste  normalità „ anche Ve g-/? Per Jo studio della ^ super¬ agli spiritisti entusiasti ‘eh™? Tffret7° le g"da di «“Mo falbmento della scienza Ma noirifWff^3110 a Proclamare il e accogliamo solo le autentiche . tìttlarJ10 sulle cose vedute, spendere alle esigenze del metodo qU,ella .che ci paiono ri¬ siamo, propriamente, nel caso di ri., ° iettlvo- ^ra, Qui non  n,gili' ìm»»“ i«i  ir&Èn «»— •» -  «li sicurezza perla mente uhiiih T >1 puigntnde strumento mepe e da Newton in „0i 1° “ è a,la fine« da Archi-  “ misurazione dell’Universo ’ Ma ilT* “ nduce ad una segnava il peSo d’Eusapia sè^ifa tri br3CC10 di leva> <*• il suo desiderio di stupirci codone °PP<? C0™Piacentemente per ciò fatta subito la coiitronrnvn .ra,racolo Abbiamo  stadera, e l’asta ha indicato il ^ sono salito sulla  Ho allora impresso moti Ldeggianid! diat ^ 1*““ 68’500- bo invertita la posizione dolili altalena al mio corpo, l’orlo della piattaforma- e lo stiST^’ n?'sono collocato sul- almeno du/ chili, SdMdSri feWfa C0D r™. di  stameuti dei piedi o co» ° ta,re che con accorti spo¬ stante parete, Pr,, «tessero artifi^'^1’ n°D visti’ aIla retio- sature. Ciò non pertanto Ensaffi' “sa“ente far variare le pe- aveva premurosamente mostrata la ^osT^0 Ìe sottane> ci Piedi, e nessuno la aveva S J , nP°slzl0ne .^ma dei suoi col tronco; è vero pure ria ?mple,re ,movl™enti sospetti- stilo s’alzava e s’abbassava k SUa Pesatura lo  laddove con me balzava ‘con strenitn^*6 ® sllenziosamente, meno che con Eusapia In consci .pnre ®Postacd°si anche ralo stabile del peso corporeo dil mid' iJ11 CIÒ> ij fatto del seduta poteva forse pafsare nel , fdlUm.al a fine della lunga quello delle variazioni volonìarie'àlT i®70 eonfenna)- Ha dalla nostra facoltà di crede -e e fi™ S° P6S° SUperava abbiamo deciso di non tenerne contò v« P?™ C,0ntraria dmo essere più abile di noi Ld j .N°n Poteva la Pala-  "TaH ,nftnra Che Ci ^se sfatta6 ? ^ qUalche me"-  « parte, è .1 caso di domandarsi come, a 61 di logica,   diminuzione del peso della medium   295   eoi sussidio dello spiritismo assunto quale “ ipotesi di lavoro », potremmo interpretare queste violazioni “ magiche» della legge di gravità. Sono esse attendibili V Sotto il riguardo storico — ci si risponde — non sono nuove; e in Spiri¬ tismo, come in ogni altra parte dello scibile, il ripetersi dei fatti parla in favore della loro realtà obiettiva : ciò che si effettua reiteratamente sotto un dato determinismo deve sfuggire, presto o tardi, ai dubbi dell’agnosticismo metodico.  lu Riguardo alla diminuzione ponderale consecutiva a scariche di medianità, la cosa riesce, fino a un certo punto, comprensibile. Vi è qualche osservazione, in proposito, degna di fede: si sarebbe, cioè, accertato che pesando i medi du¬ rante le loro manifestazioni, la bilancia segnava di meno, e si dice che questo fenomeno avvenga sopratutto nelle mate¬ rializzazioni, giacché il “ fantasma , si organizzerebbe lì per 11 a spese della sostanza vivente del medium stesso: Eglinton si impiccioliva!! Il Gyki. scrive a questo riguardo:  ' Ogni materializzazione si accompagna con una demateria¬ lizzazione proporzionale del medium. Questi diviene invisi¬ bile [?!], quando l’apparizione è completamente materializzata. — Se si pesano simultaneamente l’apparizione ed il medium, si verifica che questo perde esattamente il peso che quella acquista. — Dopo la seduta, il medium ricupera il suo peso pri¬ mitivo, meno alcune centinaia di grammi. — Si può concludere, da tutti questi fatti, che le molecole materiali dell'apparizione sono prese a prestito dal medium » (fissai de reme, ecc. p. 43).  Io avevo scoperto, col dinamometro, che la forza muscolare dei formanti una catena spiritica diminuisce ordinariamente (Tomo I, p. 315, 351): e scrissi che questa amiostenia è spie¬ gabile quale effetto, così dello strapazzo d’una seduta, come della possibile cessione di energia fisio-psichica da parte di tutti i presenti. I “ fenomeni medianici „ significano, diciamo pure, un mutamento in un sistema dinamico determinato: dunque, debbono anch’essi ubbidire alla legge di trasforma¬ zione ed equivalenza delle forze. Sta bene: ma una diminu¬ zione di peso (e di statura!) trasporta la questione fuori del dominio della dinamica pura in quello della meccanica: non è più il caso di parlare di “ forze » o di “ Energia » , bensì di “ masse , o di “ Materia ».  Ammettiamo che il fatto di casa Berisso sia veridico, e che la nostra osservazione vada a collimare con quella prece¬ dentemente fatta da altri investigatori, cioè che le manifestaziom ammiche, e in particolar modo le “ materializzazioni sono accompagnate o susseguite da una diminuzione di peso  fn!ln°lP° del "n dll In tal Caso S1 devrebbe supporre che da XS'/’ n°n soltanto, 'rradn una forza bio-psichica impon- ’ ma e,nanl,nlt?s,ì clualche c°sa di sottilmente ma¬ teriale, eppure ponderabile. A dire il vero, non c’è che un  !* SpÌrÌtÌCa ”’ ’n cui la con-  gettura ileUa dematenalizzazione „ del corpo del medium abbia ricevuta una singolare conferma: ed è quello minu- ziosamente descntto e calorosamente illustrato da Aksakoff. A Helsingfois, in una certa serata, la parte inferiore del tionco e le gambe della d'Espérance si sarebbero “ dema- tenalizzate » al punto da rendersi intangibili e, ad un tempo invisibili: gli assistenti, narra I’Aksakoff nel suo libro Id  ::ra;rrCar0n°mLVan°ì,a tastoni di PalPai’e o quelle  poi /ioni somatiche della celebre medium, e non le trovarono  °a,.a d°v®va Per necessità supporre che fos- sero. >ioto che la seduta si teneva al buio.  La cosa ha sollevato gran rumore fra gli adepti i quali giurano su quella mirabolante avventura, come su di  dàTmedHn^fmare dell>SÌSteDZa dinn “Pei-ispinto, emanato  fati Afa in ri ì ^ US° 6 consnmo dei disincarnati evo¬  cati. Ma io dubito che a nessun psichicista di vaglia scap¬ perà la grave deficienza del miracolo di Helsingfors, presso  i |nileunrCCI01SC0”° ' voli ieare> d* Simon Mag0Pe del  bustìbilitl ÌlamS’ \S°nZ V- .nonnulla le prove della incom¬ bustibilità corporea dei lati ri Indiani e di Davide Home  dnbhToaon eggerV VerhalÌ. della seduta P«' condividere iì scena ebePn^-° w- Un° ” testimom della indimenticabile do™ ’™ è S1 Afossf° cercate le gambe della d’Espérance m?oneldLT° P°^eVano essere Per la semplicissima ra¬ ffi pii a a C0Sa ermamente. 'na non ne sono responsabile)  dall’altra parte lei fa "seggio la! ° ^ Pn'° ^ Sera voltata’  nn,iffann,°S0 • Pagare >• capo all’autorità di chi ci afferma un fatto che vincerebbe o sorpasserebbe le leggi naturali sia  tfff>oUtllAlVS-K0FF ° iU”i Bollandista qualsiasi, col duplice ’pre- tes o che siamo nel dominio del « supernormale , e che i  dehtL met-er6-m °Pera per apprezzarne le manifestazioni fo^Tr eSSen PIU largbÌ - Ma francamente, la super- “ mTracoto n°n f"? T masche™ P«r lasciar passare il non i 6 ■i\ a,r" 'ezza nelle valutazioni gnoseologiche - lma lndu,^nza interessata? Il Carringtox ha scritto sinceramente, or è poco, che il prodigio di Helsingfors  l’essere stato un tracco (cfr. “ Proc. Amene. Soc. f. ps. jL I- ’07): e questa dichiarazione, su di un periodico pstciifco-s’piritista, ferisce gravemente la credibilità di tutta  l'opera aksakoffiana! . , , ,  Gli spiritisti non hanno mai nascosto la grande loro tene- pel » miracolo „ fino al punto da assorbire nella loro credenza-dogma tutti i precedenti storici del “ Meraviglioso compreso ereticamente quello che narrano 1 Vangeli di Gesù Nazareno; e anche fra i modernisti, sostenitori d’una piu limitata ed emendata “ ipotesi spiritica „ c’è cln spinge le suo simpatie per ogni sorta di supemormalità sino ad am¬ mettere le potenze magiche, le taumaturgie, e tutte le con¬ simili violazioni delle leggi e forinole scientifiche concernenti ia natura umana e la natura fisica a noi note. Essi stornano però candidamente o abilmente, il termine di miracolo dal ',10 'genuino mitologico e teologico (fideistico) significato. Ma il candore o l’abilità (a scelta!) della loro dialettica non toglie che per accettare un fenomeno di dematerializzazione tempo¬ ranea come quella attribuita alla medium finlandese, o anche semplicemente una perdita ponderale raggiunta in sì breve tempo dalla medium pugliese, non si abbia il diritto di chie¬ dere la evidenza piena e completa. Se le gambe della d’Espé- ranee potevano essere volte dalla parte opposta a quella tastata dalle mani cercatrici di àksakoff, chi sa se alla prima o alla seconda nostra pesatura una gamba della Paladino,. nel¬ l’ombra delle sottane, non s’era piegata e non premeva colla punta del piede sul pavimento o sulla parete retrostante, riuscendo, senza che ce ne avvedessimo, a spostare la piat¬ taforma e facendo segnare a quel modo un peso differente sul braccio della stadera?...  Perciò abbiamo deciso di ripetere altra volta la espe¬ rienza,: e forse il signor consigliere aulico Russo, ^al suo tempo, avrebbe dovuto esaurire anche lui tutte le * prove sperimentali „ prima di conturbare il mondo spiritico esal¬ tando quella sua unica e alquanto gracile osservazione.   2° Riguardo alle oscillazioni ponderali del corpo di Eu- sapia, la straordinarietà del fatto impone cautele ancor più grandi per accoglierne la autenticità, e consiglia una scon¬ finata prudenza nel trarne illazioni.  In primo luogo, quel “ miracolo fisico „ avveniva in ri¬ poso di medianità; agli abbassamenti dello stilo col peso non corrispondeva alcun fenomeno che ci lasciasse supporre una perdita di energia. Ed in secondo luogo, i ritorni al peso   -t!l, pefp™°pr^,rX,dKe“' ,  'a prelezione biopsichici, si sperd.sse'.^Sfi??®'’1*""’ eh« cepib, sia perchè fuori della m,rJt j “ “0I non Per'  perchè noi fossimo contemnn. poltata dei nostri sensi, sia in uno stato di “ allucinazionTT'™?"16 cacciati da Eusapia zatori ne ottengono negh ipnotizzar *y\’’r°-me gli ‘P"01'2’ di determinate sensazioni parziali o (^b.01zlone suggestiva sensazioni) ! ! — E pel secondo ? d intere categorie di dimostrato che moltissimi fenoin? •Dt°’ a il,Klmo già visto e dino in istato sonnambolico attivò* S°n° prodotti dalla Pala¬ tone di volizioni in proiezioni antom r? Vr“ trasforma- mediamea. È vero che ha medium n t “ t‘che dl potenzialità e che la sua coscienza , 1™°* ’  scere del peso comJn „ • diminuire ed il ere-  lucida: ma ciò nomili ’ arava ni quel momento vigile e una serie di corte assenze sonnT ifUpC,edersi ln ciuel mentre quentemente nella prima parte ‘dònò *C !i’ *C°me avviene fre-  ’t™ ‘d„ ““ p™p™.„Se md«tXute' ' 11  »*“ I» ^SKSSSnìKS; ènp^nr -t sx r »'*' * £&  ventasse più lego-iero — ro ri lnvislb|le, il suo corpo ridi- Topposto di quanta Eu ani.! fe"“n,eno era Perfettamente  *»> «»•«. A'm.ir «"»»»“  cresceva, ma diminuiva Mai ’ o^'^nè il peso non  sionate esclamazioni mi sono IT'* 1“ T'n ® sue sconclu- trusione del monoidei 1 “ !Ut° de““ Perniciosa in- paladiniana. La nostra impressione fÒ ! fenomenologia nomeno ultrafisico avesse tutti 1 f« 1 sta: che quel fe- d’una insidia. tatta la ^figurazione psicologica  preeauzi o n i^c h e*ogn u n o Òrqm ta^A d i s p e moderni » le  siasi giuoco di nrestidlmt,, ■ ‘ ^dispensabili davanti a qual-  sorti del neo SSo da^’ SJ fi",reb!'e co1 pV le  lo scetticismo sfoderasse sì ktH ' questo nella lotta contro cresce di scriverlo ma un nul ar?oment, Eppure,mirin- scientifiche „ dello spiritismo n**,?*0 lnca!colabi,e di “prove  zioni ponderali volontarie d’Er Parf P)u.Vi,bdo delle varia- risso. Chi conosce ciò che Ino Pm -mT vedute a **» Be¬ dani in questo sport audace vor^u01 ' ‘ lnre certi medi Ame- in guardia. Ho adesso davanti 1 Vneravl^ll0S°. sta sempre  inviatemi dai loro editori non appena   TRUCCHI AMERICANI E PSEUDO-MEDIANITÀ   299   vo a; metapsichica: una è del Carrington, che si dichiara psi- chicista convinto (The physical phenomena. ecc., Boston, 07); l’altra è dell' Abbott, che dev'essere un abilissimo giocoliere mnraticbitosi nel sorprendere il segreto dei tiri dei medium e nel ripeterli con successo ( Behind thè scenes with thè medium s, Chicago, ’07 ). I due autori espongono una serie innumerevole di “ fenomeni , così straordinariamente imitati con artifici ciarlataneschi e con trappolerie spudorate, che, leggendole, ien voglia di chiedersi sino a qual limite si spinga nel iNoril- V merica la credulità degli spiritisti. E per ciò, davanti a vio¬ lazioni miracolose delle leggi fisiche operate dai medi pro¬ fessionali, c’è sempre ragione di fermarsi.  Sarebbe illogico ricavarne la conseguenza che ne traggono ■rii increduli assolutisti, quando dicono che tutta la mediamta è infarcita di inganni e di bugie. Si ponga mente che que a medianità prestidigitatoria sbugiardata da Myers, dalla Sidgwick, da Hodgson, da Carrington, e da altri insigni psi- chicisti, ridotta al nulla dalle rivelazioni e dalle prove di¬ rette di molti abilissimi giocolieri anglo-americani e tedeschi, appartiene esclusivamente alle sedute pubbliche, agli spe - tacoli di spiritismo illusionista colà fiorenti, sia nelle sale mondane a pagamento, sia nelle baracche dei rmwz/s estivi ; non alle ricerche fatte con maggiore serietà in privato. Ad 0<rni modo, per abboccare a quelle esche bisogna proprio essere degli entusiasti facili ad illudersi, o degli istupiditi inetti; e il nostro gruppo è composto di persone che hanno dimostrato di non meritare cotali battesimi.  Si aggiunga che, neanco a farlo apposta in benefizio di Bu- sapia, nessuna delle manifestazioni dei ciurmadori Americani fa parte del programma della Italiana (per es., la scrittura Ira lavagne, le risposte a domande su biglietti suggellati e letti per falsa chiaroveggenza, i disegni di ritratti istantanei di famiglia, le parlate telefoniche dei mortale ca ate di spettri dal soffitto o i loro sprofondamenti in trabocchetti nel mezzo della sala, la seconda vista nei sacchetti a doppio  fondo, ecc., ecc.). , , . , , ,  Ciò nonostante, mancandoci la certezza del fatto, e de¬ siderando di non intralciare con fenomeni di dubbia natura la valutazione obiettiva della medianità della Paladino, noi  tutti, di comune accordo, decidemmo di porre in quarantena  le due infrazioni alla legge di gravità che John King „ pretendeva di farci ammirare. Questo varrà a provare che nelle sedute di casa Berisso procediamo con ponderazione, e che meriteremo credito quando ci verrà fatto di asserire   300   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   sinceri i fenomeni, di cui concordemente il nostro gruppo di ricercatori ammetterà la esattezza.  Sarebbe indubbiamente di somma importanza per la ipo¬ tesi delle “ forze biopsichiche ignorate „ (occultismo a parte), se realmente la volontà possedesse tale potere sulla sostanza materiale componente il corpo, da attivarne d’un tratto la diminuzione intera o parziale di massa e di densità, cosi che il peso . se ne alleggerisse senza modificazione del suo volume: e poscia avesse, sempre d’un colpo, il potere di resti¬ tuirgli la densità, la massa e il peso di prima. La cosa non è concepibile in senso dinamistico: bisogna assolutamente pensarla, checché protestino gli spiritisti, nel senso materia¬ listico più puro. Quel quid, che sfuggirebbe dall’organismo e gli ritornerebbe a scatti di bilancia, entra fra i ponderabili.  Anche su questo sulAetto di vera “ meta-fisica „ conosco quel che dicono i psichicVsti odierni, confortati dalla rinascita dell’idealismo: — La psiche è un principio attivo, una “ forza „ a sé, un fattore dell’evoluzione organica, fors’aneo della evo¬ luzione cosmica. E dessa che si fabbrica l’organismo, che dirige e domina il corpo ; nulla, pertanto, di più naturale che questo ubbidisca1 alla volontà, come dimostrano le mo¬ dificazioni somatiche e fisiologiche indotte dalla suggestione e dall’autosuggestione (c'est la fot qui yuérit, proclamava Charcot poco prima di morire). — E gli spiritisti aggiun¬ gono: — L’anima entra nel corpo, se lo foggia a piacer suo, lo lascia a quando a quando se le fa commodo, per es. nel sonno, nell’estasi mistica, nella 'trance, medianica; e alla fine, dopo essersene servita durante la esistenza, lo abbandona. —  E sia pure la psiche una forza: — ma una “ forza , non si concepisce oggidì se non come una forma d'Energia ; per cui la causa dello spiritualismo è perduta se non riescite a staccare la “ forza-psiche „ o la “ idea-forza „ dalla catena di tutte le altre forze naturali.  E sia la psiche a crearsi il vestito : — ma un’ “ anima „ che sprizzando a getti dal corpo o uscendone per un po’ di tempo lo rende e lo lascia più corto e leggiero, non si differenzierà molto dal “soma, stesso in cui e su cui agisce. Un calo di peso indica cessione stabile di materia corporea alla materia cir- cumambiente ; un oscillare di peso indica cessione e ricu¬ pero alternativo della stessa materia: ora. in ambedue i casi questi “ eventi spirituali , implicano una “ dematerializza¬ zione „ ed una “ rimaterializzazione , per un processo di analisi e di sintesi chimica.  Quasi c’è da scommettere che lo Spiritismo, inconsciamente feroce verso eli sè medesimo, — tante sono le contraddi¬ zioni intime sulle quali imbastisce il proprio corredo di “ prove — non s’è accorto che tutti questi fenomeni di mec¬ canica, di fisica e di chimica violati si impostano malissimo nel quadro delle sue pretensioni ideo-spiritualistiche. Se i fatti fossero autentici, ci porterebbero lontano dalla “ sfera , degli enti occulti “ imponderabili „, perchè immateriali.   \   Lo stato fisio-psichico del medium.   A) Mediumnismo, ipnotismo e isterismo.  Da cinque anni non vedevo la Paladino: l’ho trovata pallida, invecchiata, dimagrita, dall’aspetto sofferente. Sono cresciute le rughe del suo viso, e il profilo grifagno senile del naso e del mento s’è accentuato: in mezzo alla capigliatura ormai grigia spicca sempre più grossa la famosa ciocca bianca, al lato sinistro della fronte (v. Tav. XV*).  Mi ha salutato con qualche tepido segno di simpatia, e su¬ bito mi ha narrato le peripezie della sua salute tìsica. In questi ultimi anni si sentiva fiacca, senza appetito, sempre assetata: l’esame delle urine che contenevano zucchero ed albumina, rivelò che una grave subdola malattia del ricambio minava la esistenza della celebre medium ; il diabete accompagnato da nefrite. Un trattamento dietetico adatto ha diminuita e perfino fatta scomparire a tratti la glicosuria, ma per ora non l’ha guarita ; e della condizione morbosa dei reni si sono viste le conseguenze in edemi diffusi alle estremità inferiori e talvolta anche alla faccia.  Eusapia mi ha lasciato effettuare jersera alcuni esami cli¬ nici, ed ho notato i fatti seguenti:  Peso totale del corpo (coi vestiti): eh. 62.200.  Masse muscolari ancora bene sviluppate, ma meno consistenti d’una volta. Cute pallida, rugosa anche alle mani (che Eusapia ha piccole e assai ben fatte per la sua condizione sociale).  Polso debole e frequente (90 pulsazioni): arterie dure con ipertensione. Le gambe, massime alle caviglie, sono succolente, ma non edematose.  Reflessi rotulei aboliti da ambo i lati.   Dolenti alla pressione i nervi sciatico, popliteo, peroneo e pedidio.  Dinamometria: con la mano destra, chgrm. 18; con la sini¬ stra, 42. Esiste, dunque, in questo momento un fortissimo man¬ cinismo motorio.  La sinistra del corpo è pure iperestesica: pigiando sulla ci¬ catrice alla testa si risveglia dolore con sollecita reazione; e al dorso della mano, da questo lato, la sensibilità saggiata con le punture risulta più pronta e viva.  Eusapia appare alquanto stanca: è meno ciarliera del con¬ sueto, impensierita della propria salute, più facile a com¬ moversi, e anche più irascibile. Non ne ho tratto buon pro¬ gnostico per le nostre esperienze, anche perchè sappiamo che contrariamente ai suoi medesimi interessi si è affaticata in questi giorni col concedere sedute agli amici: siamo anzi certi che, in opposizione alle sue promesse e venendo meno ai suoi impegni formali con noi, seguiterà a strapazzarsi anche nei giorni di intervallo che vorremmo dedicasse al riposo. Avviene ai medi quello che si osserva nei soggetti ipnotizzatali : gli uni e gli altri sono attratti , per forza irre¬ sistibile, ad entrare nell’estasi propizia all’automatismo, o a ricercare il sonno che ne disintegra la malferma compagine mentale. E attorno a questi “ sensitivi „ v’ è sempre chi, per curiosità malsana o per fanatismo cieco, sfrutta la loro labilità anomala e la loro suggestionabilità morbosa, non badando al nocumento che il soverchio esercizio di tutte le forme di ipnosi arreca alla salute fisica e mentale dei soggetti.  Perocché non è vero che l’esercizio della medianità sia innocuo: lo sostengono gli spiritisti, e loro fanno eco certi psichicisti di manica larga (p. es., Hodgson, Maxwell, Car- rington), forse perchè sono incompetenti affatto in neuro- patologia. Io non arriverò a scrivere, con il mio illustre collega prof. Hammosd, che lo spiritismo sia collegato sempre a disordini del sistema nervoso ; nè in un mio possibile trat¬ tato di Psichiatria clinica inserirei, come ha fatto un altro medico americano, il Dott. Marvin, un capitolo intitolato :  “ Patologia e cura della Mediomania „. Questo, no; ma, per lo meno, nel sottoporre allo strapazzo delle sedute un me¬ dium sofferente, come lo è quest’anno l’Eusapia, mi ricor¬ derò, da medico coscienzioso, dei rapporti strettissimi fra il mediumnismo e l’isterismo, fra le manifestazioni spiritiche e il disintegrarsi della personalità. Il più semplice fenomeno medianico, sia esso u ina levitazione o un rap, importa, se¬ condo lo stesso Maxwell, una “ perdita di flusso nervoso „ ; si pensi ora quale perdita conseguirà ad una “ buona se¬ duta , ! In Eusapia ne abbiamo visto gli effetti, e moveva a pietà (cfr. Tomo II, p. 228).  È illogico, o ingenuo, o ipocrita, secondo le intenzioni palesi o dissimulate dell’asserto, accusare gli alienisti e neuro- patologi d’esagerare a bella posta i danni dello spiritismo per l’igiene del corpo e dello spirito, sotto il pretesto che taluni medii producono fenomeni pur essendo d’ordinario in piena normalità e pur tornandovi (apparentemente) subito all’ uscire dalla crisi di “trance,. So benissimo che tra i tanti esempii , una medium inglese , Miss Goodrich-Freer, famosa nella eristallo-scopia, ci fa sapere che gli anni più prosperosi per lei furono i quattro in cui s’era buttata all’eser¬ cizio di codesta facoltà supernormale (“ Metaphys. Magaz. „, genn. ’03). So pure che I’Hodgson, dimenticandosi d'avere assistito ai gemiti, alle contorsioni di braccia e allo scapi¬ gliarsi frenetico della Piper durante le sue crisi di imper- sonazione, proclama che queste non le arrecano alcuna sof¬ ferenza (“ Proc. S. f. p. R. XIV, p. 395). Ma non c’è da prestar molta fede ai medii e ai dottori in filosofia quando discutono questioni di semejotica e nosografia della medianità. L’ironia versata a piene mani da Andrea Lanu contro “ gli specialisti della degenerazione „ (cfr. Dreams a. Ghosts, ’97), mi stupisce e mi dispiace per l’autorità e per il liberalismo del simpatico mitografo ; ma poi, riflettendo alla sua incompetenza assoluta, non mi fa nè caldo nè freddo: nessun sarcasmo vale contro la realtà.  Ora, è un fatto ben verificato dall’universale, che nelle persone isteriche, nei neuropatici e anche in certi psicosici avvengono con somma frequenza quei fenomeni che per l’appunto diciamo di psicologia supernormale: la ipnosi e l’auto-ipnosi , la suggestione mentale e 1’ auto-suggestione, la vita onirica più intensa e le premonizioni, la chiaroveg¬ genza e l’autoscopia interna, le illusioni sensorie e le allu¬ cinazioni veridiche, le telestesie e le telepatie, gli automa¬ tismi sensorii motorii e psichici compresa la scrittura, infine, qualunque cosa si pretenda in contrario, anche le crisi e i fatti isolati di mediumnismo. Su questo ultimo punto vanno d’ac¬ cordo gli spirito-occultisti più ragionevoli (p. es. Metzger, Négre, Delanne, Dubvillb, Bosc, ecc.), e i psichicisti più co¬ scienziosi (p. es. Myers, De Rochas, Sagk, Baraduo, Geley, Dailey, lo stesso Hyslop) con quei pochi neuropatologi-psi¬ chiatri che finora si sono accinti allo studio parziale degli stati medianici (p. es. Beard, Hammond, Freud, Janbt e   304   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Raymond, Jung, Moll, Ballet, Schrenck-Notzing, Gras- set, Donath, Marie, ecc.).  Se ne vuole una prova? Si vegga dove comincia, — secondo Gyel e Mybrs, due sistematori eccellenti della psicologia supernormale — la scala delle anormalità psichiche con¬ ducente al mediumnismo intellettuale, che pure sarebbe, al dire di molti spiritisti, immune da morbosità; e la si vedrà partire dalla neurosi, e passare traverso tutte le forme patologiche di sonno e per l’ipnotismo, senza di che non esisterebbero nè sarebbero comprensibili i fenomeni super¬ normali di telepatia, lucidità e mediumnismo. L’opera mo¬ numentale del Myers è per buona metà costrutta con mate¬ riali desunti dalla psicopatologia. E poi, che cosa insegnano gli stessi “ spiriti „ agli spiritisti dottrinari, che ne ascoltano con religiosa venerazione gli ammaestramenti ? Ecco :  Lo “ spirito di Fénéi.on , ['?], — * Avviene che certi grandi medii, servendo da stumento a Intelligenze [occulte] le più diverse, mancano di carattere... Dal punto di vista morale, i fortissimi medii sono talvolta male equilibrati: talora sono  maniaci, versatili, anche insopportabili . Essi passano pel  mondo, differendo in quasi tutti i punti dagli altri uomini. La loro volubilità fa loro forse amare la vita? No: per essi il mondo va alla rovescia, e sono i primi a patirne. La loro sen¬ sibilità eccessiva... li rende sofferenti, tristi „.  Lo “ spirito di Cablo N... „ [?]. — “ I medii più potenti sono degli esseri assolutamente speciali... Nel vero sonno medianico deve mancare la coscienza... 11 medium e sempre inquieto: spesso prova lo spavento dei fenomeni: per lui, ad esempio, il fenomeno deH’incarnazione è una specie di morte ,.  Lo “ spirito di Enrico Delaage „. — I grandi medii incar- natori fanno un grande sacrificio accettando questa missione penosa: essi ne perdono la loro personalità, e diventano versa¬ tili, incoerenti nelle idee... , (Cfr. Nokggerath, La survie. Nouv. edit., 1907, p. 74-88).  Non sono questi i caratteri tipici della personalità iste¬ rica ? E inoltre, non è provato che il mediumnismo è d’or¬ dinario nn privilegio — se privilegio si può chiamare una condizione anormale penosa — della giovinezza, come lo è generalmente la neurosi isterica ?  Dunque, se gli stati abnormi dell’organismo predispongono tanto spesso ai così detti “ fenomeni psichici „ , la proposi¬ zione inversa sta perfettamente in piedi: ossia i fenomeni psichici richieggono una condizione non normale, ossia non fisiologica, dei soggetti. — Prendansi, ad esempio, le emanazioni fotogeniche: non è forse provato che si osservano, fuori della “ trance „ medianica, solo in persone neuropatiche? Il Féré ha illustrato, da pari suo, le aureole dell’isterismo. Pren- dansi ancora i picchi a distanza: quell’osservatore scrupoloso, che è K.ialmar Wijk, descrivendo il suo medium Karin agente sotto l’impulso auto-suggestivo di uno spirito-guida sedi¬ cente “ Piscator „ (1?), ha ben messo in evidenza i rapporti tra i suoi “ raps „ incessanti e la sua neurosi isterica ( “ Ann. Se. psych. „, ’05). Che se ascendiamo alla parte intellettuale della medianità, gli stessi spiritologi sono obbligati a rico¬ noscere la estrema affinità tra tutte le “incorporazioni, e le “ possessioni „ spiritiche da un lato, e i casi di sdoppiamento della coscienza e personalità dall’altro, come ne sono stati descritti a josa da Richet, Binet, Féré, Schrenck-Notzing, De Rochas, Lombroso, Joire, ecc. nell’ipnosi, da Azam, Dessoir, P. Janet, Freud, Gibert neH’isterismo, da Emmin- ghads, Ladpts, Wilson, ecc. nella pazzia.  Il caso tipico di M.n° Smith, analizzato dal Flournoy, è già troppo chiaro e ostico agli spiritisti, perchè non si siano affrettati a dirlo un esempio di falsa medianità (cfr. Sage) ; ma io vorrei che essi conoscesssero e apprezzassero meglio gli altri tre casi superbamente studiati da Jung, da Sidis e Goodiiart, da Morton-Prince (vedi Bibliogr., Tomo I), per convincersi come abbiano torto nel negare e anche nell’at- tenuare la estrema rassomiglianza, la fondamentale equivalenza dei fenomeni spiritici mentali con le azioni subconscie, coi monoideismi e col drammatizzarsi delle personalità secondarie nei casi morbosi studiati dai clinici.  Per convalidare le mie opinioni a questo riguardo, io mi sono prefisso un nuovo esame della suscettibilità ipnotica della Paladino.  Osservai subito jersera che Eusapia si presenta adesso alle sedute più disinvolta ed indubbiamente più sienra di sè : pressoché nessun cenno di quella esitanza quasi angosciosa, che le si pingeva nel viso cinque anni fa ogni qualvolta doveva “ lavorare „ con persone nuove, o si aspettava una vigilanza sospettosa. Infatti, presentemente ha da lottare molto meno contro la incredulità generale : e forse per questa rinvigorita auto-fiducia mi è parso che sia divenuta meno facilmente ipnotizzabile.  Vi fu un tempo in cui la “ Sapia „ (come la chiamano i popolani del suo quartiere) cadeva quasi subito in sonno ipnotico, sia magnetizzandola direttamente, sia talvolta per suggestione mentale , come potè vedere il sig. Avellino di Genova. L’ Ochorowicz e il De Rochas 1’ avevano abituata alla ipuotizzazione, massiine allo scopo di calmarla durante le crisi agitate di “ trance „ : ma nè i due psichicisti fran¬ cesi, nè il dott. Belfiori di Napoli poterono mai usare con lei il processo della fissazione dello sguardo : lette¬ ralmente parlando, Eusapia si “ magnetizza „ coi passi, non s’ipnotizza.  E questo risultò a me pure fino dal 1901-2. Io Lo potuto cogli sfioramenti metodici della mia mano destra sul suo capo toglierle la cefalea, sedarne le smanie, tranquillizzarne l’animo. Ho potuto anch’io, come De Rochas, porle un braccio in eiuicatalessi, facendovi sopra alcuni “passi magnetici, dal basso in alto : quindi ho risolta la lieve contrattura, o la pa¬ resi egualmente suggestionata, con passi in senso inverso. Ag¬ giunge il De Rochas d’avere operato su di lei un trasporto di emicrania, sottraendola al conte di Grauimont e passan¬ dola alla Eusapia: ma io reputo che queste prove, anziché un fatto reale di “ transfert „ , dipendano dalla semplice sug¬ gestione orale o mimica. I miei nuovi tentativi di magne¬ tizzazione coi passi, eseguiti in casa Berisso, mi hanno di¬ mostrata in Eusapia una diminuzione notevole della sua recettività ipnotica: forse non è estranea a ciò la malattia di ricambio, di cui ora sotfre; ad ogni modo, la suscetti¬ bilità magnetico-ipnotica persiste, e conferma la anormalità fisio-psieliica del medium.  Mi sono anche interessato di stabilire, con attento esame dei sintomi objettivi, come si svolga presentemente l’accesso di “ trance „ mediumnica; e differenze notevoli da quello che avevo veduto e segnato nel 1901-2 non mi risultano: ormai la medianità d’Eusapia s’è in tutti i sensi sistematizzata.  a) Come tutti coloro che vogliono autoipnotizzarsi (e si potrebbero citare i monaci omfàlopsichici del Monte Athos, i Ben-Aiussa di Algeria, i falciri dell’India), Eusapia comincia a rallentare i moti respiratorii , passando dal numero nor¬ male di 18 a sole 15 e 12 inspirazioni al minuto: contem¬ poraneamente, e in pieno contrasto con la legge di propor¬ zione fisiologica fra respiro e polso, il suo cuore pulsa più frequentemente e più fortemente, giungendo in breve alle 90-100-120 pulsazioni. Questa ipopnea e questo cardiopalmo sono accompagnati da particolari fenomeni subiettivi (forse da  bolo esofageo, certo da angoscia, da sensazioni cefaliche . ),  che però non si riesce a far bene descrivere dalla paziente ;   SINTOMI ISTERICI E CRISI MEDIANICHE   307   nia è notorio cbe con fatti consimili cominciano d’ordinario i parossismi della neurosi isterica.  Poco dopo le mani d’Eusapia, tenute da me e da Barzini. si sentono e veggono prese da piccoli sussulti e tremiti mu¬ scolari; le dita si agitano e stringono con energia a riprese le nostre; le articolazioni dei pugni alternativamente ese¬ guono per lo più semplici moti di flessione o estensione, tal¬ volta invece si irrigidiscono per pochi istanti in un atteg¬ giamento forzato di supinazione o di pronazione, cui però sussegue immobilità assoluta; la stessa inquietudine sentiamo nei piedi. Il De Rochas stesso riferisce questi fatti motorii a * sintomi convulsivi isterici „ ; ma in verità la sintomatologia della prima fase delPautoipnosi medianica è sempre assai leggera, nonostante che già si estrinsechi la potenzialità te- lergetica coi moti e con le levitazioni del tavolo, coi raps e con altri fenomeni medianici congeneri: — e infatti Eusapia seguita a conversare con aria indifferente e con voce ancor naturale.  b) Eusapia non è per nuH’affatto una medium ad accessi sempre impressionanti, nè convulsivi, nè tanto meno semi¬ deliranti, come sembrano esserlo costantemente la Piper, la Mollie Fancher, la Maria V...* del Dusart, la S* W* del Jung, quando cadono nelle loro personificazioni ossessive.  - Molte sedute di Eusapia decorrono senza notevoli manifesta¬ zioni di anormalità fisiopsichica; ma se si produce l’auto- ipnosi medianica vera e propria, il quadro è differente, sic¬ come ebbi campo di descriverlo nelle sedute del 1901-1902.  Il passaggio ad uno stadio più avanzato di “trance,, cioè al sonnambulismo attivo , è invero segnalato da sospiri , da sbadigli, da singhiozzi, da rossore o pallore alterni del viso, da sudore alla fronte, da lieve traspirazione alla palma della mano, da alterazione della voce, da cambiamenti rapidi delle espressioni fisionomiche. Eusapia attraversa allora stati emotivi diversi: ora è in preda ad una specie di collera concentrata, che è espressa con scatti, con comandi impe¬ riosi, con frasi sarcastiche dirette ai suoi critici, con sog¬ ghigni e cachinni aventi (dicono esageratamente De Rochas e Bois) “ qualcosa di diabolico „ (?); ed ora passa ad una decisa estasi voluttuosa, stirando fortemente le due braccia, premendoci con le gambe tese e coi piedi fremebondi , de¬ clinando il capo e abbandonandosi tutta col corpo addosso a me o a Barzini, che sosteniamo impavidi quell’ attacco innocuo alla nostra emotività maschile. Non m’è avvenuto di sentire Eusapia chiamarci per nome , e solo una o due   308   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   volte ci ha scambiati con il “ caro Giulio „ o con il * caro Carlo „ , mentre al Circolo Minerva, cinque anni fa, lo scambio era frequentissimo, quasi d’ ogni sera. Però l’evocazione si 1 ipresenta tuttora, quantunque la Paladino da parecchi anni non abbia seduto con Ociiorowioz, nè con Richet: e questo ripone in luce due sintomi importantissimi per la psicologia della “ trance „ medianica : la persistenza delle impressioni ricevute o degli atti compiuti una prima volta durante la crisi ; e il loro riprodursi automatico ad ogni nuova caduta in crisi. Nessun neuropatologo avrà bisogno che gli si ram¬ menti 1 analogia della crisi onirico-medianica con quanto accade negli attacchi isterici ed epilettici, o nel sonnam¬ bulismo artificiale.  Un altro fatto che riproduce la sintomatologia dell’iste¬ rismo, è la polidipsia che Eusapia presenta quasi ad ogni crisi. Essa ha sempre sete, e spesso durante la estasi do¬ manda da bere: le si deve portare dell’acqua, anche se “John Klng »■ agitando il tavolo o parlando per bocca sua, pretende che le si dia del vino: gli alcoolici danneggiano In sua po¬ tenzialità medianica. Certo, è curioso il contrasto tra la co¬ scienza superiore e la subcoscienza : questa si mostra sempre in preda ad istinti più bassi, giacché Eusapia ama il buon vino, il marsala, il thè, le paste dolci, di cui bisogna esserle larghi alla fine di ogni crisi, massime letargica. Àia chi pra¬ tica con le isteriche e coi neurnstenici conosce la loro co¬ munissima avidità di alcoolici e di caffeici, che in taluni casi arriva al grado di dipsomania e di eaffeinismo.  c) Anche la fase più intensa e anideistica di “ trance „ (che pelò non è raggiunta in tutte le sedute e si presenta quasi soltanto associata alle grandi “ materializzazioni ,), non ri¬ sulta molto dissimile da un parossismo isterico: ne costi¬ tuisce di sicuro un equivalente. Quando sedendo al controllo mi sento afferrare e contorcere la mano da Eusapia, ed odo costei gemere con voce gutturale e intercisa, e invocare il buio perchè la luce la infastidisce o la fa soffrire orribil¬ mente; e quando la veggo (o la imagino, se siamo in oscu¬ rità) presa da convellimenti e tremori muscolari stirare le braccia, girare la testa, irrigidirsi tutta come se volesse spremere qualcosa del corpo in un vero atteggiamento di parturizione, io non posso a meno dal pensare ad una con¬ vulsione tonico-clinica con fotofobia, con spasmo di Salarli (salutazione ritmica del capo), con subdelirio e semicoscienza, insomma con tutto il corredo inseparabile del grande iste¬ rismo. Il dire che “ tutta quella agitazione non è isterica ma soltanto necessaria per originare i movimenti di cui poi i fenomeni sono la manifestazione a distanza o l’esterio- razione „ , potrà concedersi ad un colonnello del genio, qual’è il conte De Rociias (prescindendo dalla sua singo¬ lare competenza in metapsichica), ma parrà una bestemmia a chiunque abbia fatto studii medici anche elementari.  Del resto, dopo quanto ho scritto sulle condizioni peno¬ sissime di Eusapia all'uscire da una seduta di apparizioni ( Tomo IT, p. 240), mi credo dispensato dal ribattere le rosee e melate intromissioni dei nuovi tanatocriti nel campo per essi pericoloso della Patologia nervosa e mentale.  Sì, certamente, vi sono persone dotate di facoltà media¬ niche, la cui individualità fisica e morale fuori del rapi¬ mento o estasi non si scosta, nel tutto insieme, dalla nor¬ malità fisiologica, dall’equilibrio mentale, dalla saggezza: e in un buon numero gli accessi di medianità sopraggiungono, decorrono e si dileguano senza turbare apparentemente la salute del corpo e la quiete dell’animo. Per ciò si scrive e si proclama che il mediumnismo, pur constando di “ fatti e di stati psichici supernormali „, non è patologico, ma si con¬ tiene e trattiene, al più, nella zona della semplice “ anor¬ malità „. E si cita l’ipnotismo, che dopo la vittoria della scuola di Nancy non è più considerato come un privilegio delle isteriche, nè più definito con sintomi neuropatologici, ma che è ritenuto possibile in tutte le persone, contraddistin¬ guendosi soltanto per lo “ stato di suggestibilità „ (Guasskt).  Per la natura dell’ipnosi sono anch’io di questo parere; anzi, fui tra i primi (in Italia il primo) a contraddire alle pretese della scuola di Cuarcot. Ma non bisogna adesso esagerare nel senso opposto. L’ipnotismo non sarà isterismo, ma il maggior numero di buoni soggetti ipnotizzabili è dato dagli isterici e neurosici, come il maggior numero di medi potenti è fornito dagli ipnotizzabili e magnetizzabili (Négre, Faijvéty, .Toire). I rapporti tra gli stati morbosi e gli stati anormali della coscienza sono continui ed inestricabili: si passa, si trapassa e si ritorna gradatamente dagli uni agli altri (Cfr. Myers, Uum. Pers., cap. II, V, IX).  Si possono richiamare numerosi esempi in appoggio di questa unità fondamentale psico-neurotica: e in medicina ne abbiamo dei cospicui. — La tabe e la paralisi generale, questi due morbi giganti della Neuropatologia e Psichiatria, non sono dovuti a processi anatomo-patologici sifilitici; però si svolgono con straordinaria frequenza negli individui che per l’addietro soffersero di sifilide, così che la infezione celtica sembra nel più dei casi una loro necessaria condizione preparatoria, e quelle due affezioni gravissime sono qualifi¬ cate per metasifilitiche „ (Fournibr). — Allo stesso modo il diahete, il mal della pietra (litiasi renale e vescicale), l'asma, obesità, certi eczemi ribelli, certe neuralgie, non sono di natura gottosa nè reumatica; eppure, hanno tutte un fondo comune che è la lentezza costituzionale o il rallentamento acquisito del ricambio nutritivo organico, cosicché adesso torniamo a designarle col vecchio nome di “ artritismo sebbene il maggior numero dei pazienti del grande gruppo braditrofico non presenti ammalate le articolazioni. — Con questi ravvicinamenti si illumina la genesi di una folla di stati patologici comuni: e col ravvicinamento all’isterismo si rischiara quella della medianità e degli stati affini. La me¬ dianità è una condizione metaisterica.  Badiamo, prima di tutto, che non c’è stato più proteiforme e che si sappia tanto spesso dissimulare sotto parvenze innocue, quanto l’isterismo. Il quadro completo della malat¬ tia e svariatissimo e complicatissimo, ma intanto esistono molti casi in cui l'isterismo è parziale, e si sfoga in pochi sintomi, magari in imo solo: questi mono-isterismi, che il pubblico non conosce, sono spesso più tenaci e gravi del poli-isterismo. I profani o, come si dice oggi, i “ laici „ non si capacitano mai che una persona possa essere “ isterica senza presentare attacchi “ nervosi invece, al neuropatologo basta lo stabilire l’esistenza del “ carattere „ o del “ tempe¬ ramento isterico „. Vi sono numerosi stati abnormi mentali di instabilità, di deficienza, di insufficienza, d’incompletezza di piccole manie, di emotività ansiosa, ecc., ecc., ohe ora diciamo, di psicastenia e sembrano svolgersi fuori della neuro- psicosi isterica, mentre non ne sono che manifestazioni abor¬ tive ed elementari, ma caratteristiche ed equipollenti (Se ne troverà la illustrazione nelle opere classiche di Joi.i.r, Gilles . f1' h°lLJIER> Fuei’d e Bi.kiier, e nelle recentissime pole¬ miche sulla definizione dell’isterismo sostenute tra Babinski Kai.mond, Ballet, Clai'ahéde...). Ma nei circoli spiritici, chiusi ermeticamente ai “laici, (il termine è stavolta appropriato, discorrendosi di sedute ordinariamente rituali), chi ha mai introdotto tutti i lumi che potrebbero raggiare dalla psico- neuropatologia V I lavori di Jankt, di Jung, di Mouton Brince, di Sidis, di Bali.et. Marie, Thoma, Dumi, e di pochissimi altri, restano isolati e non sono ancora completati: eppure, ci hanno già assicurato su molti punti importanti.  Un attacco isterico è accompagnato talvolta da chiaroveggenze, da chiaroudienze, da autoscopia, da premonizioni, da visioni telepatiche, da personificazioni, che è quanto dire da una moltitudine di fenomeni psichici super-normali: in¬ formi il caso classico di MUo Couèsdon. Per contro un attacco medianico, anche quando il medium non si è mai rivelato affetto da isterismo o da neurosi, può talvolta diventare una decisa crisi istero-epilettica. In un caso che io conosco assai bene perchè ho adesso in cura il soggetto, la seduta del “ circolo „ fu interrotta dallo scoppio fulmineo d’un accesso di catalessi durato in seguito per due giorni, e dal quale il paziente non è uscito se non per mostrare i sintomi e il decorso di una forse irrimediabile dementici praecox. Casi eguali osservò il Donath; e la cosa è conosciuta da gran tempo nei circoli spiritici. Allan-Ivaudeo, cui non era sfuggita la na¬ tura morbosa del fatto, l’aveva denominato “ soggiogazione „ , alludendo alla padronanza di spiriti malvagi; ed altri dot¬ trinari sostituirono il termine di “possessione,, sempre però nella stessa direzione di idee che ci riconduce agli errori popolari ed agli orrori medievali degli “ indemoniamenti Hi pena a credere che simili reviviscenze ataviche siano pos¬ sibili nel seno dello spiritismo-dogma moribondo !  Agli occhi bene aperti ed avvezzi del neuropatologo (quelli dei dilettanti di psichismo portano costantemente la benda nera della incompetenza assoluta), un attacco di “trance, mostra singolari somiglianze, da un lato cogli attacchi isterici di sonno e di sonnambulismo spontaneo, dall’altro coi periodi di ipnosi e di sonnambulismo provocato: la serie non am¬ mette interruzione, perchè io, ad esempio, riesco coi passi magnetici a far passare la Eusapia indifferentemente dall’uno all’altro stato anormale. Per suo conto la “ trance „ media¬ nica si incarica di fornircene la controprova. Abbastanza spesso le sedute spiritiche debbono essere sospese perchè il medium entra in smanie che si calmano rapidamente con passi magnetici, a un di presso come facevano Antonio Mesmer, il M" di PrvsÉGi'R, il Lafontaine, il Donato a’ loro tempi sui soggetti ipnotizzabili e convulsionari.  Or dunque, si ha ragione di sostenere che isterismo, ipno¬ tismo e mediumnismo (a prescindere dalle loro incessanti associazioni negli individui e nelle collettività “ anormali „) sono stati isomerici. Senza dubbio la loro affinità mutua si attenua passando dal primo al terzo, ma il punto di par¬ tenza è là. Il Grasset ha avvicinato giustamente l’ipnotismo agli stati seguenti: “distrazione, sonno naturale, cumber- landismo [lettura muscolare del pensiero), tavolini giranti,  spiritismo, isterismo, sonnambulismo e catalessi spontanea, automatismo ambulatorio... „ (. Hypnot . et Sugg., ’03, p. 89).  Lasciando per ora da parte la sua teoria, più metaforica che esplicatnce, del “poligono cerebrale „, applicata dal clinico di Montpellier a tutta quanta la psicologia normale anormale ^e supernormale (cfr. Introd. physiolog. à la Phi- losophie, '07), e rammentandomi che la ipotesi del “ sublimi¬ nale , di Myìsrs conduce a ravvicinamenti ancora più intimi io posso anche accedere, con qualche riserbo, all'opinione del tiRASSET che definisce l’ipnosi col sonnambulismo artificiale e o spiritismo scientifico „ (intende dire la medianità spe¬ rimentabile analoga alla Paladiniana) come “stati extra- fisiologici di disgregazione personale tra il psichismo supe¬ riore o cosciente e il psichismo inferiore o automatico In questa definizione, lo spiritismo, rispetto al suo deter¬ minismo psicologico, diventa un ponte di passaggio tra gli stati ancora fisiologici di disgregazione, quali sarebbero la distrazione in veglia, gli atti abituali macchinalmente ese- glUr’ ,r so!ino’ \ sogni; e quelli addirittura patologici, quali 1 isterismo, il sonnambulismo spontaneo, e le con simili forme di automatismo.   *  B) Mediumnismo e Automatismo.  Lo stato fisiopsichico d Eusapia in questa prima seduta del dicembre 1906 solo da principio è stato di veglia: quasi subito essa è caduta in “ trance , attiva o sonnam- bulica, con palesissimo annebbiamento e restringimento della coscienza.  Nessuno di noi ha nominato “ John King „ : tuttavia Eu¬ sapia lo ha ben presto impersonato , e lo desumemmo da ciò che essa dava del tu a tutti. Inoltre, s’è avuto il fatto curioso che , durante il sonno medianico, essa è ritornata, dopo quasi sei anni, a designarmi con io pseudonimo di Numero Cinque, precisamente come se tenessimo ancora le sedute al Circolo Minerva (— “ Attento, Numero Cinque: c’è il fenomeno ! „ — “ Cinque, fa attenzione!.... „ ; — “ Prendi tu, N '. 5 „, — ecc.). Debbo avvertire che in stato di veglia Eusapia mai ha dato segno di ricordarsi di codesto particolare: ora, il rievocarlo in “ trance „ costituisce il ri¬ pristinarsi automatico d’una condizione psichica o, meglio, subcosciente sorpassata nella primavera del 1901, e non più provata nel frattempo. C’ è bisogno di dichiarare come tal fatto confermi in maniera luminosissima le affinità tra il mediumnismo e gli sdoppiamenti di personalità? Eusapia discende in un vero “ stato secondo „ ogni qualvolta si rimette in estasi medianica: il che spiega poi la stilizza¬ zione delle sue gesta di esteriorazione bio-psichica. Salvo il meccanismo di codesta esteriorazione e ommesse le differenze di forma, di durata e di profondità, tutti i disgregamenti di personalità sono analoghi agli stati di doppia coscienza dei quali la Fètida di Bordeaux studiata dall’AzAM rimane tipo esemplare e insuperato.  Rispetto alla produzione dei fenomeni , le nostre nuove osservazioni di jersera hanno confermato facilmente le due leggi fìsio-psicologiche già segnalate nelle sedute del 1901-2:  a) La prima, che i sussulti del tavolo, i picchi ( raps), i moti e i trasporti di oggetti, i tocchi alle nostre persone, tutte le azioni a distanza, sono l’ eco o la ripercussione di sforzi muscolari della medium , ora più lievi ed ora piti energici, come a dire di gesti, scatti, strette di mano, irre¬ quietudine delle dita, supinazioni e pronazioni spastiche dei pugni, irrigidimento delle braccia, gambe e tronco : donde la legittima induzione che non si tratti di semplice coinci¬ denza, ma di causalità efficiente d’ordine fisiologico.  b) La seconda: che la volontà di Eusapia è ben raramente estranea al fenomeno. Poiché, se essa è in istato vigile, la sola partecipazione dei suoi muscoli al fenomeno significa la diretta azione dei centri volitivi cerebrali, in quanto che ogni contrazione muscolare intenzionalmente eseguita corrisponde ad una scarica cosciente di corrente nervea dai centri psico- motori della corteccia lungo le vie piramidali di conduzione centrifuga, che i fisiologi designano infatti per le “ vie della volontà „ . Se poi essa versa nello stato sonnambulico e nel le¬ targico con obnubilamento parziale od oscuramento com¬ pleto della coscienza, lo sforzo muscolare sarà bensì di natura automatica, ma evidentemente codesto automatismo va inteso in senso fisio- e psicologico: voglio dire che, oltre alla spesa d'energia biomeccanica, implicherà anche uno stimolo interno, che, sebbene non cosciente e solo subcosciente, non cesserà dall’avere carattere psichico. Questo stimolo corrisponderà, secondo quello che io ho scritto in più luoghi di queste mie Note, a rappresentazioni di atti necessarii per ottenere un dato fine , scese dalla coscienza superiore nel cosi detto “ sub-liruinale „ e diventate subconscie e automatiche porsè 11 lof° originario contenuto volitivo. Qui però non sarà inopportuna una brevissima spiegazione ’  In fisiologia e psicologia si parla molto, adesso di “ auto  e in psicologia of PsychoL di Baldwin, Voi I lS  Ummettendo il senso che «ri; qì ja •'  tuttora si ricordano i° famosi *“ automi*1 ed^Td magnificati nei secoli XV e XVII (la Vasca di iL , dloldl " la Franchie di Desca rtes,  fiv~ss:-:si?ss  S#=?Sz=sSS  SU. movimenti che sono la traduzione di tale' Carica 3» Z  SZTESi' LZ™? Utì^?c\omfssidlrmiDati'  1HÙ coscienza di codesto fine •’ 4“ la nossfbi I i t \°^6t +°l  “?»r ■ d: *« * — z  «.nolo mtooo rappresentatosi ,11. eoseiene, Z „ne e  r.SneZJj/ZZ 7””"“ » «Ut» "ÌW  r!°" defVh a»1 ed al raggiungimento del fine.  l^Sa&SHSS  !tat* 1»'"* •°<»XrLZ  chinsfità Preferirei, per dir vero, il termine di “ mac.  c hi nauta proposto nell articolo del Richkt- — “sono atti poi cessa o diventa distraibile. D'altra parte, il reiterarsi degli stessi identici fenomeni, quando laEusapia si pone in atteggiamento di autoipnosi, ci rammenta che il ritmo e la pe¬ riodicità caratterizzano ogni psiehismo inferiore ed automa¬ tico, laddove rinnovazione e la irregolarità sono le qualità di ogni psiehismo superiore e cosciente.  Anche questa legge biopsieologica sembra sia sfuggita al Myeus e a tutti coloro che attribuiscono una superiorità pressoché assoluta all’automatismo, e riducono, ad esempio, il genio, — che mai è ritmico nè periodico, ma sempre inso¬ lito ed irregolare, — ad un prodotto automatico, subcosciente e involontario. Il Myers non si perita di collocare sulla stessa scala di “ disintegrazione della personalità „ con pre¬ dominio dell’ “ io subliminale „, il genio, i sogni, l’ipno¬ tismo, l' automatismo sensorio e l’automatismo motorio della medianità. Secondo me, qui c’è un eccesso di sintesi, se anche non c’è un errore. Tra questi stati anormali e su¬ pernormali solo il genio costituirà un automatismo di per¬ fezione : tutti gli altri sono automatismi di inferiorità, di regresso, di defezione , come egregiamente ha detto il Dim- mard (" Eev. des Idées „, '01). Ecco perchè dall’ammasso di fenomeni automatici dello * spiritismo „, che deriva in linea retta dall’ipnotismo e in linea indiretta dalla neuro¬ psicosi, non ci è stato regalato nulla di nuovo nè di utile: la medianità, sia essa quella di una principessa Kahadja, sia quella di una rivendugliola Paladino, è sterile appunto perchè composta di ritmi, di ripetizioni, di “ stereotipie „.  Gli alienisti che leggeranno per avventura queste mie righe, comprenderanno il valore del termine “ stereotipia . che per noi è sempre sinonimo di minorazione, di indebolimento, di decadenza della personalità. Ai non alienisti mi conten¬ terà di ricordare che i monodelirii dell’isterica in attacco sono stilizzati precisamente come i sogni medianici d’Eu- sapia. Nel campo biologico lo Swoboda ha dimostrato che dove è ritmo periodico, dove si determinano e si ripetono fenomeni simili, ivi sempre imperano le circostanze biolo¬ giche più materiali ed elementari \ Die Perioden d. menxch. Organismus, Wien, 1904). E nel campo psicopatologico, il Pailhas ha recentissimamente illustrato assai bene il feno¬ meno della periodicità, provando con osservazioni cliniche che psiehismo cosciente e psiehismo automatico si escludono a vicenda (“ .Tonni, de Neurologie „, ’07). Certo è che nei messaggi spiritici in genere, e negli acrobatismi di “ John- King „ in ispecie, non agisce una personalità libera e cosciente estranea alla medium- ac-isee «nlr. ;i i-  toniotico inferiore, di cosiei. eS™„° ì P" S con' occhio di neuropatologo. questione con  [fenomeni, automatici contraddistinguono specialmente irli stati patologici del sistema nervoso: l’epilessia l’isterisJf* la pazzia, i dehrii febbrili e tossici, le ebbrezze d'ogni specie’ e commozioni cerebrali violente, perfino certi processi ana’ tomopa «logici localizzati (p. es. i tumori, le emorragie è esion. traumatiche del cervello). È notissimo il fatto del  talvolta stiaordinariamente luno-o eoli rrim imo • .  conversa, c.nnn.ae delitti. ,cc aSÒVcS  r” nwì 'au'n““”„; Tri *8'! * de,' lu“° ioconsapevole dèi  S^egLTil'Xco 'rb* P°' d“»do »  Questo fenomeno capitale non è che il caso estremo d’una serie numerosa di casi consimili. Negli stessi epilettici in altri soggetti pur sempre colpiti da una delle affezioni nervose suindicate, la crisi automatica non è con lddistin  aTèbb? ^ ^ P6rdÌta aSS0lQta di coscienza? questa ^ Z io annebbiars! appena , anzi permanere abbastanza svetWia^d accompagnare 1 esecuzione degli atti ambulatorii offensivi  vnbmTà *’ CTUn°S'’ °SCenÌl ecC' Contemporaneamente però Va volontà resta incapace a trattenere l’individuo- costui fu effe « precipita, vaga qua e là, colpisce, si denuda non neon’ SS ì1 St0Chèe \a’ ma- ad un im IZ?Z.  ‘e riti fica, dopo gli ammirabili studii li Riciiet  sono semplicemente stati abnormali consimili. In tutte Mo¬ della oTsonTA PS11ChC è PreSUpp0sta una disintegrazione personalità, con possibilità di funzionamento isolato o parziale di alcuni centri cerebrali. — Nella identica maniera spettano alla categoria degli automatismi sensorii, per esplicita dichiarazione dello stesso Myers, altri fenomeni di psico¬ logia supernormale, fra cui le allucinazioni cristalloscopiche, fors’anco le allucinazioni telepatiche. — E allora non si vede motivo alcuno per non estendere la qualifica di automatiche anche alle manifestazioni puramente intellettuali della me¬ dianità, per esempio alle personificazioni, alle incarnazioni, ai messaggi, alle xenoglossie, ed alle creazioni romantiche cosi bene sistemate e cosi spesso stilizzate dello spiritismo co¬ municatorio.  La serie non può essere interrotta arbitrariamente in questo o in quel punto, col pretesto specioso che noi non riu¬ sciamo a indicare lo stimolo interno, del quale l’atto auto¬ matico, la inspirazione scrivente, la visione, la trasforma¬ zione di personalità, il messaggio, il verbigerare in idiomi non consueti, sono la risultante. Per dir vero, basta sa¬ perlo cercare, e allora, nel più gran numero dei casi (il Flournoy, il Jung, il Princk, I’Henry ci sono stati maestri) lo si trova. Saranno impressioni cenesteticlie indefinibili, perce¬ zioni oscure extramarginali, emozioni arrivanti dalla “ frangia, della coscienza; saranno imagini e ricordi che si credevano obliati, ma che invece persistono ; saranno idee che si formano per associazioni intime e profonde fra correnti intracellulari.... Ma uno stimolo ingeneratore in ogni automatismo medianico ci sarà sempre, come c'è nella deambulazione dell’epilettico o nel sogno dell’alcoolista delirante. E prima di attribuire un atto o pensiero “ automatico , di tal genere ad un’ in¬ fluenza esogena, ossia estranea alla personalità del medium, quale sarebbe, secondo il Myers, la guida o il “control, di un essere qualsiasi spirituale o ultrasensibile , sia esso un disincarnato, o un angelo, o un demonio, o un gnomo, o un dementale, bisognerebbe esaurire tutte le ben più probabili causalità bio-psichiche normali preesistenti ed efficaci nel medium stesso, bisognerebbe spezzare tutti i possibili e ben più verosimili anelli della sterminata catena degli agenti fisici sensibili .  Or dunque , le scariche telergetiche di Eusapia Paladino saranno tuttavia di natura ignota nel loro dinamismo in¬ trinseco ; dipenderanno, cioè, da forze “ vitali „ di cui non sappiamo ancora dire la esatta situazione nella serie delle forme o trasformazioni dell’ Energia cosmica unitaria : ma il loro effettuarsi, manifesto nelle stupefacenti sue azioni a distanza, non e spontaneo, come sembra a prima vista. Sotto ad ogni scarica .anche se compiuta in istato di letargo esi¬ stono delle finahtà intelligenti e volute , che gli spiritisi con astrazione superflua e temeraria, personificano in una “ In- igenza „ e precisamente, pel maggior numero di fenomeni, in un presunto John King „ : laddove io opino, dopo tante prove di fatto, che quelle finalità siano endogene, apparten¬ gano eoe alla personalità stessa d’Eusapia, con la quale si ntegrano, tanto se consistono in volizioni perfettamente co¬ scienti quanto se invece derivano da imagi, li, ricordi emo- zum, tendenze e impulsioni agitantisi nella sua subcoscienza.  Io bo lungamente dimostrato come sia “ umano „ e non superumano, il determinismo psichico della fenomenolo<m paladimana. Esso e fatto di motivi d’ordine prevalentemente  dindifesa' collidi T'”'! h}S°8n0 di Persuadere, istinto di difesa conti o le critiche, desiderio di svegliare meraviglia  còTdet7ne’- SSltnalaZÌ0ne ’ ecc'); 6 ha mogissime affinità col determinismo assai poco intellettuale, cui si insilici I-,  2“"' È Proprio co*:  stato di trance „ la medianità d’Eusapia agisce con le ap¬ parenze della spontaneità, ma si tratta, per contro di i!n automatismo secondario; le sue manifestazioni macchinali  della PT°f 6 contlnuano bensi senza l’intervento direttivo d Ila volontà sono però sempre determinate e stimolate  un aHon“nt 6nte 1 V0!f10ni subconscie (rappresentazione di un atto inteso ad un fine).  Certo , questi due termini di “ volontà , e di * subco¬ scienza „ sembrano contradditorii, perchè nel linguaggio co- mune, e anche m quello filosofico, siamo abituati ad associare 1 concetto di volizione allo stato di coscienza: ciò non pm! tanto, sapendo ^cercare ,1 punto di partenza di moltissimi atti eseguiti in trance lo si trova in idee suggeritè ed in  La sn^ff f°rmatie duninte 10 stat0 di veglia cosciente! La sola differenza sta in questo che l’atto non sarà più ac-  “ fatS-da coscienza, quando la medium sia passata nel- e tos raediummca profonda; ma tale assenza totale o par- " iì coscienza renderà per l’ appunto l’atto più facile teme i 7^?-’ cTe. accade «i moti reflessi, e conseguen- (■onH tà tUtt' g ‘ attl.lnvoIontarii ed automatici. In fin dei t°l’ Ia cosc>enza, aggiungendo elementi nuovi rappresen¬ to e d!n V1’ fra,CaÌ '?■ n0zione dell’io, la percezione del ioDo e del tempo, il sentimento d’ansietà pel successo ecc  madlmo mot 6 COmprimere e disturbare la scarica dell’auto¬ matismo motorio, sensorio e psichico. Ecco perchè alle attività medianiche, consistano esse nella semplice scrittura auto¬ matica, o nella incarnazione spiritica, o nella projezione di forze biopsichiche, abbisogna sempre uno stato anormale, or transitorio ed ora più lungo, ora parziale ed ora generale, della personalità cosciente.  Tutto il “supernormale , psichico si risolve nell’anormalità, e indirettamente nella morbosità. Fra gli stati patologici della coscienza è sempre l’isterismo, quando non è l’epilessia, che offre continuati rapporti di causa e di simiglianza col me- diumnismo. Nel maggior minierò dei medii (e potrei, qui, illustrarne uno caduto per l’appunto sotto la mia osserva¬ zione, mentre redigo questo paragrafo) la facoltà medianica sorge, quale efflorescenza, dal volubile tronco della grande neurosi : e i suoi automatismi , le sue incarnazioni , le sue azioni telergetiche altro non sono che equivalenti di attacchi o parossismi isterici , anche quando la neurosi preesistente tace o rimane latente sotto le parvenze della normalità.  Capisco e so che tutto questo non spiega il dinamismo intrinseco della medianita ejetliva d’Eusapia Paladino e di Davide Home (cito soltanto lui, perchè gli sjjirito-psichicisti lo salvano dal naufragio della medianità fisica). Ma, secondo me, costituisce un progresso reale negli studi metapsichici la nozione ehe la fenomenologia intellettuale dello spiritismo, malgrado le sue * sublimità „, si trovi legata filo per filo alla psicologia normale traverso la anormale e la patologica. C’è da sperare e da ritenere che con lo stesso procedimento di ricerca anche la fenomenologia fisico-meccanica, prodotto di forze * ignote ,, escirà dall’occulto e si troverà in con¬ tinuazione immediata coi domimi più noti delle scienze na¬ turali.   *  * *  “John King „ nei sogni d’Eusapia.  Il presentarsi monoideistico di “ .John King „ in ogni at¬ tacco di “ trance » della Paladino è un effetto ritmico dell’au¬ tomatismo che or ora abbiamo studiato : e quella “ entità „ appare dai bassifondi della sua coscienza come uno di quei fantocci-diavoletti a molla, che saltan fuori non appena si solleva il coperchio della scatola che li rinchiude.  Noi sappiamo ormai donde l’idea di questo spirito-guida è derivata: la prima volta essa scese di certo nella giovine e ignara coscienza della medium Pugliese da una suggestione improvvida del Damiani. Dico improvvida, perchè erano an¬ cora i tempi in cui si “ sperimentava „ inabilmente e alla leggiera sugli stati anormali e supernormali. Oggi, forse, anno psickicista accorto non sfuggirebbe cenno della “ comuni¬ cazione „ ottenuta in Londra da quell’ardente spiritista. Ad ogni modo, io mi sono convinto che in veglia Eusapia presta tepida fede al suo “ spirito-padre „ ; crede in “ lui , senza grande entusiasmo: ma penso che “ Jokn-King „ verrebbe ancora nei suoi sogni medianici anche quando Eusapia finisse dal crederlo una “ entità „ reale: la sua apparizione con¬ tinuerebbe, come ora, per puro automatismo.   *  * *  Tra gli spiritisti mena molto rumore il fatto che a certe persone dotate di mediumnità ancora latente o ignorata si manifesti qualche dato defunto (“ disincarnato „) fin dal loro primo accingersi ad operazioni medianiche, per esempio fino dalla prima loro seduta attorno al “ tavolino parlante „. Io stesso ho veduto ed ho provato codesta inaspettata com¬ parsa e comunicazione di “ morti „ . Ma una volta ammesso il principio psicopatologico, che la medianità si svolge sempre con una parziale o totale disintegrazione di personalità, e quindi con perfetta somiglianza al sonno ed ai sogni nor¬ mali, la cosa si rende facilmente comprensibile.  La credenza nella seconda vita e nel possibile ritorno dei morti giace da remotissimi tempi nel nostro subcosciente; e lo stesso animismo, che è la sorgente preistorica dello spiritismo antico e moderno, è stato creato in massima parte dai sogni individuali, salvo ciò che in seguito gli ha arre¬ cato la psiche sociale. Da infiniti secoli l’umanità intera po¬ pola il mondo di spiriti invisibili, per lo più temibili , che poi sono in massima le “ anime dei morti „ (uomini ed animali), e da secoli li rivede in sogno. Se gli spiritisti (qui proprio non posso escludere neanco i “ modernisti „ che sono immortalisti ad oltranza), se gli spiritisti, dicevo, cer¬ cassero meglio fra i dati della mitografia e della sociopsi- cologia, saprebbero apprezzare anche più giustamente il fe¬ nomeno della proto-comparsa dei loro disincarnati. È il processo mentale istesso che si avvera nei popoli selvaggi non più primitivi, cioè quando hanno raggiunto un certo grado di sviluppo precivile: anch’essi, non appena addor¬ mentati, sognano i loro morti.  1j uomo non si adattò mai alla morte; e in ogni epoca il pensiero della vita, che gli è cotanto cara, gli' fece bale¬ nare la speranza della sopravvivenza personale : i morti pos¬ sono, nella sua fantasia, tornare a comunicare coi vivi. Leggo in proposito, proprio in questi giorni, la seguente bellis¬ sima pagina dell’HERTZ (in “ Année sociologique X, 1907 p. 129):  Noi non giungiamo a pensare il morto come tutto morto (1 un colpo: troppo egli ta parte della nostra sostanza, e troppo di noi abbiamo messo in lui; la partecipazione ad una mede¬ sima vita^sociale crea dei vincoli che non si rompono mai d’un tratto. L’ ‘ evidenza del fatto , è assalita da un’onda contraria di ricordi e di imagini, di desiderii e di speranze. Nello stato di veglia quest onda è in generale contenuta, perchè noi ab¬ biamo allora normalmente una percezione netta e un senti¬ mento vivo della realtà. Ma quando il pensiero si rilassa, quando la rappresentazione delle cose esterne si offusca, nel- l'ombra della sera o durante il sonno, il mondo subiettivo prende la sua rivincita: e la imagine, incessantemente respinta, del morto vivente come prima sorge a dominare la coscienza. Così lo stato di lacerazione e di turbamento interno, consecutivo ad una morte, determina allucinazioni e sogni frequenti, che alla loro volta contribuiscono a prolungare questo stato , (E cita Koch, di cui io completo la citazione: Animismus der Siid- a meri le. Indianer, in ‘ Interu. Ardi. f. Ethn. ,, 1900. Cfr. pure il mio Tomo 1, pag. 52).  La psicogenesi della tanatofania, della comparsa improv¬ visa di un morto, è la medesima tanto se la disgregazione personale e il conseguente dominio dell’automatismo psi¬ chico appartengono al sogno normale, quanto se alla auto¬ ipnosi medianica. In questa ultima l’ imagine del “ disin¬ carnato „ emerge, magari intera, dal subcosciente perchè in tutti noi, uomini civili, ormai si è costituita una associa¬ zione rappresentativa fra il rito spiritico (formazione di ca¬ tena, tavolino pulsante, ecc.), e la concezione spiritica, anche se di tale associazione non siamo conscii e memori in piena veglia. Perocché bisogna ricordarsi che da oltre sessanta anm lo spiritismo si è diffuso fra i popoli Euramericani nascendo dalla lenta agonia del Cristianesimo: quando un sistema mentale si dissolve, stanno pronti a risorgere e a so-  Morselli, Psicologia e Spiritismo , IL 21  stituirglisi tutti gli avanzi delle antiche idee che esso aveva soggiogato e messo un di nell’otnbra. Di là viene a galla lu¬ minismo primordiale ; di là la spiegazione tanatocritica dei fenomeni medium nici. Queste non nacque niente affatto di pnmo getto, come pretendono i dogmatisti, davanti ai picchi  i Hydesvdle (cfr. tomo I, p. 17-18): occorse invece una abbastanza lunga elaborazione della credenza nei “ morti che si manifestavano con quelle bussate e con i sobbalzi della tavola da pranzo; e occorsero molti dialoghi delle Fox madre e figlie, coi muri rimbombanti... Ma appena elaborata! la credenza si rese presto popolare, e da allora è divenuta un elemento immancabile extramarginale della coscienza col¬ lettiva Europea ed Americana.  Io non credo che tra tutti coloro i quali impongono le loro mani su di un tavolino per vederlo movere, o che gli si dispon¬ gono attorno in catena “ magnetica „, vi possa oggi essere nessuno che, o per via diretta o per via indiretta, abbia avuto mai sentore del contenuto dogmatico dello spiritismo • sa¬ rebbe lo stesso che supporre qualcuno ignaro della “ magia Fosso affermare che la mia generazione è cresciuta fra gli echi ancora fortissimi di almeno tre epidemie intellettuali popolari del secolo XIX : la magnetica, la frenologica e la opto-spintica. Imaginarsi poi se non sono avvenute immer¬ sioni di idee consimili nel • subliminale „ delle generazioni piu giovani della mia, con tenta diffusione della stampa quo¬ tidiana e della illustrata, con tanta propagazione di semi¬ cultura fra ì “laici „ ! Fate un poco una rapida inchiesta nel vostro ambiente domestico e sociale, e anche fra i più umili, fra coloro che stanno “ Nella penombra della ci- V1 Ita (come hanno scritto Paola Lombroso e suo marito  il prof. Carrara, Fr. Bocca, ’05), troverete diffusa più che non pensiate a prima vista, l’idea dei * morti „ che ci par¬ lano per mezzo dei tavoli. Ed ecco perchè “ un disincar¬ nato „ arriva sempre, al primo balzo o picchio di un ta¬ volino, anche se coscientemente non lo si evoca.   ♦  Ho voluto di nuovo indagare quali idee concepiva la Eusapia circa le proprie relazioni con “ .John King • ma come nel 1902, poco ho potuto sapere. Un fatto "però mi par certo ; ed è che essa è fermamente convinta dell’esistenza di questa entità occulta, alla quale attribuisce ogni sua facoltà eccezionale. Non ha però mai veduto “ John „ di giorno, ossia non fu mai soggetta ad allucinazioni in istato di veglia nor¬ male, simili a quelle di cui parlava la Smith di Flournov nella fase marziana (prima, cioè, dell’attuale sua fase cristo-mi¬ stica): ne ha avuta soltanto la visione onirica, ossia in sogno. Ma^ quando dice * in sogno „, Eusapia non allude allo stato di “ trance „, nel quale è pur presumibile che essa avverta e percepisca la presenza del misterioso personaggio ; intende propriamente accennare a quella effervescenza di imagini che caratterizza il sonno normale.  Già noi lo sappiamo (Tomo II, pag. 57 e seg.). In ambedue le condizioni psichiche, di sogno e di auto-ipnosi, “ John- King le si presenta visibile come ‘ un uomo di alta statura di robusta complessione, dalla faccia larga, dalla capi¬ gliatura ricciuta, dalla barba intera e già brizzolata, dal profilo deciso; il suo portamento avrebbe qualche cosa di mi- litaresco „,ecc. In passato, quando Eusapia ha avuto qualche dispiacere, e anche adesso quando softre dolori fìsici, di cui sia preoccupata, o quando traversa periodi di malumore e di sconforto, “ John-King , le appare “ in sogno ed ella se lo vede vicino, per lo più in piedi, accanto al letto o alla seg¬ giola; “ egli „ le pone allora le mani sul capo (passi magne¬ tici y), le accarezza il volto, le batte lievemente sulle spalle, come farebbe una madre col suo bambino, o come un padre affettuoso in grandi tenerezze con una figliuola „. Du- la fase di preipnosi Eusapia rivolge spesso la parola ali Finte occulto che la protegge: essa lo prega di venire, di aiutarla, di agire con prontezza. Quando poi nel sonnambu¬ lismo medianico essa si impersona in lui, o “ John parla per mezzo suo con voce alterata e a scatti, la si senfespessò nominare “ ima figlia „ o la “ figlia ma „ : e non sembra già nel significato popolare di creatura prediletta, bensì in quello proprio di consanguineità. Queste imagini di “ sogni hanno, come si vede, il solito carattere puerile, di cui tutto il sonnambulismo medianico si trova impregnato.  Durante^ le sedute, accade talvolta di sentire Eusapia escla- mare: — “ C'è un uomo, c’è qualcuno... —, e indicare, spesso con aria di spavento, il luogo della vaga apparizione che gli astanti però non veggono. Si suppone che essa vegga allora il suo spinto famigliare, ma non sempre: in certi casi il medium vuole indicare la presenza di altri invisibili. Perciò taluni spiritisti dicono che la Paladino sia un medium veggente „, come sono quelli del circolo spiritico di Tours dei quali citai le ricche e varie visioni in altro punto del-   ■V •'-Tf'n " f ^   l'opera (Tomo II, p. 122-3). Qui noi siamo al cospetto di fatti semplicemente allucinatorii : non c’è bisogno di “ spi¬ ritismo „ ; ci basta la nozione psicopatologica d eWautoscopia esterna oramai ben dimostrata nelle isteriche (Sollieii). Eu- sapia obiettiva le proprie imagini oniriche, dando loro una forma plastica: ed in questo senso essa vede il proprio pensiero. Anzi, possiamo dire che essa vede il suo “ io in¬ terno „ projettato nello spazio, ma dissimile da lei mede¬ sima. E il vecchio, ma non supernaturale fenomeno della denteroscopia, che Walter Scott descriveva in uno dei suoi celebrati romanzi ( Leggenda di Montrose, 1819), e di cui parlava mezzo secolo fa il Brierre de Boismont in un libro classico tuttora consultabile con profitto (Des Hallucinations, III® edit., ’62, p. 408).  Mai “ John King „ le avrebbe parlato direttamente ; per cui non si osservano nella Eusapia quei fatti allucinatorii acustici, cui la Smith va così frequentemente soggetta. Egli è che lo “ spirito Leopoldo „ è assai più attivo dello “ spi¬ rito John , in ogni sua manifestazione : le due medianità, la intellettuale e la fisica, si oppongono. Il “ disincarnato „ dell’Ohio non è capace di rivelarsi con intensità di sugge¬ stioni interne: si contenta (a quanto dice la Paladino) di “ inspirarla „, e l’azione che “ egli „ esercita sulla vita men¬ tale della medium si limita a inviarle dei consigli in forma di imagini. Ma questo è uno sdoppiamento elementare della personalità, non già una ipotetica e inverosimile suggestione telepatica di un “ essere occulto , sopravvivente nei tetri labirinti dell’ Al di là (Visani-Soozzi).  Proseguendo nelle mie investigazioni, ho saputo altri particolari abbastanza significativi per la psicologia dello spiritismo. Se, come narra la Eusapia stessa, per entrare in relazione con “ John King „ è sempre costretta di “ dor¬ mire „ (sonno normale e stato autoipnotico) e di “sognare» (reviviscenze automatiche di imagini), la conseguenza è che, almeno in questo caso tipico, i fantasmi spiritici sono pro¬ duzioni del cervello addormentato quasi tutto, ma parzial¬ mente ancora capace di funzionare. È invero molto proba¬ bile che nella “ trance „ i centri corticali di Eusapia siano sede di un’ iperattività onirica, congenere a quella di cui essa medesima mi ha parlato a proposito della visione di “ John King Specialmente un sogno da lei avuto a Cambridge, e che ella mi narrò fino dal 1901 in dettaglio, acquistò ai miei occhi un significato ben grave, perchè contraddice lo dottrine spiritistiche nella maniera più formale.   MEDIANISMO E SOGNI   325   Tutti sanno che in quella città l’Eusapia nella sua qua¬ lità di medium ha superata la massima delle prove: fu là che la diffidenza de’ suoi esaminatori inflisse una quasi completa disfatta alla sua medianità fisica (cfr. Tomo I, p. 145). In quel triste periodo della sua carriera professionale, che essa non ricorda mai senza amarezza, l’Eusapia vide una notte in sogno “ il profilo di un essere strano, metà uomo “ e metà caprone, dalla fronte depressa, dal naso enorme ed “ adunco, dal mento aguzzo armato di una barbetta meli- * stofelica a punta „ : il sogno la colpì ed impressionò viva¬ mente col suo “ aspetto enigmatico e minaccioso b Quel fantasma era evidentemente un simbolo creato dalla sua imaginazione onirica, quasi a raffigurazione com¬ prensiva di tutto il pericolo che la minacciava e del danno materiale e morale che dalle critiche di Cambridge le sa¬ rebbe derivato. È notorio, che le menti meno evolute, le fantasie infantili e popolari sono pronte a connettere l’idea preoccupante della veglia alle creazioni bizzarre del sogno. Ebbene : noi abbiamo visto che quel profilo caprino figura ancora adesso fra le apparizioni più comuni delle sedute di Eusapia. Costei obiettiva pertanto i suoi stessi sogni ; e questi vanno soggetti a reiterazione automatica.   LA SEDUTA.   Compendio della serata.   Questa seconda seduta di casa Berisso è stata notevolis¬ sima per il numero e la simultaneità dei fenomeni, non che per la materializzazione di una forma antropoide, della quale il medium ha nuovamente invano tentato il riconoscimento e 1» identificazione.  Nulla di mutato nel locale, nella assistenza, nella catena magica attorno al tavolo, che è stato rimesso nella posi¬ zione normale (v. fig. di p. 280): soltanto, in luogo della lu¬ minosità troppo viva diffusa dalla mobile stufa ad alcool, rischiariamo la stanza con il lumino da notte, di paraffina ; aboliamo invece la luce verde, che sembra eccitare troppo e fa patire l’Eusapia. Entro al gabinetto oscuro c'è il solito piatto con plastilina preparata per l’impronte, e badiamo che sia ben molle, se no, per una contraddizione singolare con la forza erculea di cui tanto spesso fa pompa, “ John „ non riesci- rebbe a stamparci nulla. Alle bacchette annodate da me sulla spalliera d’Eusapia fissiamo uno chàssis fotografico con lastra sensibile al bromuro: questa rimane 3-4 centimetri appena distante dalla nuca della medium.  La fenomenologia della serata è stata copiosissima, in¬ tensa, e in parte anche non comune: ha presentato tutto ciò che può fornire d’ordinario la medianità d’Eusapia.  1. Movimenti , sobbalzi e sollevamenti del tavolo. — Si ebbero con leggero contatto della punta delle dita o delle palme (paracinesie) e senza alcun contatto di mano (teleci- nesie vere). Mai avevo veduto levitazioni più agevoli, più lunghe e più sicure di quelle di jersera. Ho notato per la centesima volta che il tavolo si muove e si alza anche quando si rompe la “ catena , delle mani. Cosi cadrebbe la spiega¬ zione dei moti incoscienti, se non la salvassero le sedute dei  dilettanti. , ... ■  2. Tiptologia e tiptomimiea. — Le espressioni mimiche  del tavolino (come chiamarle altrimenti?) furono svariatis¬ sime: il mobile rise, sussultò di piacere, fremette di collera, mostrò simpatia e antipatia, attrasse e respinse, pianse, sghignazzò, punì colpendo e accarezzò soffogando, fece di¬ spetti, tenne il broncio, si risentì dei nostri dubbi, si com¬ piacque dei nostri elogi, ci chiamò, ci comandò con aria imperiosa Sembra che il tavolino abbia un anima; ma non bisogna calcar troppo su questa metafora che esporreb m alle sferzate sanguinose degli increduli. Evidentemente ciò che parla per mezzo del mobile è l’anima ingenua e puerile, anzi la sub-anima della Eusapia. Il tavolo ride a crepapelle e mena colpi come lo farebbe un popolano ai motti salaci o a»li scherzi maneschi: nessuna idea astratta esso e in grado di esprimere, e la sua motilità mimica corrisponde ad una psiche volgare e di grossa emotività.  3. Picchi, colpi e rumori. — Ne abbiamo udito un su¬ bisso. Alcune bussate che parevano sufficienti a fracassare il tavolo, ci hanno preso alla sprovvista e ne siamo rimasti storditi. Altre volte i picchi erano delicatissimi e i rumori le-rerissimi. Se ne udivano di ogni sorta e per ogni dove:  sul tavolo, in mezzo a noi, sotto le nostre mani, a mo di colpetti, di battiti ritmici, di tamburinate, di grattamenti ; - sulla mia seggiola e su quella di Barzmi, a mo di bat¬ titi con le nocche o di raspamenti; — entro il gabinetto, come strofinìo sulle tende, o come urti sugli oggetti ivi rinchiusi.  4. Spostamento all’ indietro, rivolgimento verso destra e sottrazione delle seggiole dei due vigilatori. — Nulla di spe¬ ciale : è un fenomeno usualissimo ; ma io e Barzmi ci siamo preoccupati del come potesse agire la forza ignota nello smuovere e nel levarci di sotto la seggiola, e abbiamo concluso che la “ mano », o le “ mani , invisibi i la afferrano ordinariamente per il mezzo delle spranghe laterali della spalliera o per l’intelaiatura impagliata: talvolta però (ed è da notare!) la seggiola è tirata proprio per i piedi, ossia vicino al pavimento su cui allora è costretta di strisciare. La “ forza „ agisce ora a strappate interrompendosi a tratti, ed ora, più spesso, continuatamente tirando o premendo. Bel resto, tutte le telecinesie avvengono come se 1 energia che le produce si scaricasse passando dallo stato di latenza a quello attuale, e poi si ricaricasse in silenzio ; la fenomenologia paladiniana ha sempre un che di impulsivo, anche quando è preannunziata e preordinata.  5. Vento gelido , gonfiamento a vela delle tende nere e propulsione di tutto il cortinaggio , sia sul tavolo, passando tra Eusapia e i vigilatori, sia sulle spalle e sulla testa di questi sino a ricoprirli tutti. — Il cortinaggio intero, ma spe¬ cialmente le cortine di mezzo, forse perchè più sottili e leg¬ giere, compiono sempre l’ufficio protettivo per le materia¬ lizzazioni: queste si formano, si fanno sentire, si avanzano, toccano, agiscono — nascoste per lo più sotto la stoffa nera.  6. Tocchi, pressioni e palpamenti di mani , che restavano invisibili, ma che facilmente distinguevamo dalla struttura morfologica e dalle particolarità di funzionare come mani appartenenti a corpi antropoidi aventi tutte le caratteristiche della vitalità. Ne riparlerò.  7. Trasporti e voli di oggetti non toccati e a distanza dalla medium. — Ne sono accaduti parecchi, e invero da far colpo! - — Un dinamometro che mi ero messo nella tasca della giacca, mi è stato sottratto, ed io non ho nulla av¬ vertito, come se lo strumento fosse passato, “ dematerializ¬ zandosi „, traverso la stoffa; e fin qui il fenomeno non è scevro da sospetto, potendo benissimo Eusapia avermi gio¬ cato un itiro di prestidigitazione: sarà certo il dubbio di chi leggerà che la mia tasca era quella, a lei più accessibile, di destra! Ma poi il dinamometro è apparso fuori del ga¬ binetto (in accuratissimo controllo snll’Eusapia, c’è bisogno ancora di dirlo?), sostenuto da una “ mano,: questa, io non la ho veduta, perchè fuorusciva al di sopra della mia testa, ma gli altri sì, la videro. L’arto “ tìuidico „ ha tenuto lo strumento per un po’ sospeso in aria, quasi volesse ben mo¬ strarcelo, poi s’è ritirato ; indi lo ha rimesso fuori, e infine lo ha buttato sul tavolino. Ne ho subito guardato l’indice: segnava 110 chilogrammetri, che sono l’esponente di una vigoria muscolare non comune. Il fenomeno si è, dunque, ripetuto tal quale l’aveva descritto il Lombroso e noi ave¬ vamo veduto al “ circolo Minerva „ (Tomo I, pag. 300): ma resta incerto se la sfera indicatrice segnasse davvero una pressione esercitata sulla molla. Interrogato “ John „ , ha risposto con tre picchi di tavolino affermativamente ; io penso invece che l’indice possa essere stato avanzato da un dito, sia pure fluidico.  Dubbio ancor più forte mi solleva il trasporto o, meglio direi, il volo di una palla di gomma dal tavolo grande al di dietro d’un quadro sulla parete di prospetto: la palla stava   AZIONI A DISTANZA E APPARIZIONI   329   a circa 1 ra. distante da Eusapia, e a 4 metri e mezzo da quel quadro. Nessuno l’ha vista traversar la stanza, e poiché è stata la Paladino a segnalarcela colà sul finir della sedata con frasi tronche e quasi incomprensibili (era in semitorpore di risveglio), io collocherò volentieri tale transferto accanto al* l’altro non meno burlesco avvenuto la sera del 22 giugno 1901 al “ Minerva , (Tomo.I, pag. 245).  8. Scioglimento di nodi a distanza. I nodi che ven- nero sciolti furono quelli che trattenevano lo chassis Ira le due bacchette, dietro al capo di Eusapia. — Sentiamo che una mano invisibile scuote ironicamente tutta quella costruzione, indi libera la scatola fotografica dai nodi, la ritira nel ga¬ binetto, strappa una delle bacchette; e scatola e bacchetta ricompaiono battute ritmicamente una contro 1 altra a tam¬ burello: da ultimo, una delle cordicelle, completamente di¬ snodata, ci viene buttata sul tavolino, che ne ride rumoro¬ samente. Le nostre fotografie di “ radiazioni neuriche „ sono state mandate in burletta!  9. Trasporto e suono di strumenti musicali non toccati. — Sono stati due: un piccolo giocattolo musicale a mano¬ vella (carillon), che uscito dal gabinetto s’è messo da sé in moto sotto i nostri occhi, i quali lo vedevano nel bel mezzo del tavolino; ed un mandolino, che prima ha suonato da sé entro il gabinetto, poi n’è sortito serpeggiando sul pavi¬ mento, s’è levato a volo compiendo parecchie giravolte in mezzo al nostro circolo, sempre strimpellando, e infine è venuto a collocarsi sul tavolino davanti a me. E quivi le sue corde, non toccate da alcuno, seguitavano a vilnare autonome: una delle cortine nere ne copriva il manico e la paletta, ma io stringevo la sinistra d’Eusapia e sotto la stoffa non c’era una mano fraudolenta che ci prendesse in giro stirandone le corde al di sopra del ponticello: no. Noi udivamo , noi vedevamo , e col tatto delle nostre mani appli¬ cate sulle corde sentivamo vibrare queste nel loro mezzo, come se un essere invisibile le toccasse o pizzicasse dal disotto in corrispondenza della rosa, ossia del foro mediano della cassa e dal di dentro di questa: il suono era un pizzi¬ cato, non un effetto di colpi di penna.  10. Apparizioni di “ mani „ e altre “ forme „ indeter¬ minate. — Se ne sono vedute parecchie nella serata: una, fin da principio, “ bianca ed affilata,, è uscita a toccarmi sulle spalle: io solo, essendo troppo vicino al gabinetto, non la bo percepita, tutti gli altri sì. Noto poi che la signora Berisso affermò d’avere distinto un altra “ mano biancastra , che da sotto delle cortine spostava il mandolino sul piano del tavolo, ricoprendone poi il manubrio, come ho detto più su : ma colla mia sinistra io ho palpato da cima a fondo  10 strumento, mentre suonava, e non ho incontrato alcuna mano. Tuttavia una mano è stata di nuovo veduta afferrare e ritirare il mandolino sotto le tende, entro il gabinetto.  11. Apparizioni di chiarori entro il gabinetto. — Questi  11 ho veduti io stesso: il Dr. Venzano mi avverte che posso avere scambiato per prodotti telefanici i riflessi della luce proveniente dal lumino posto sul pianoforte; ma la spiega¬ zione non mi appaga: i chiarori avevano aspetto nebuloso e contorni sfumati, e poi precedettero altra formazione lu¬ minosa di cui parlo qui appresso e della quale sono sicuro.  12. Apparizione di “ luci „ attorno alla persona della medium. — Ne abbiamo promossa noi stessi la produzione, suggerendone il Dr. Venzano l’idea alla Eusapia: costei era vigilatissima e discernibilissiroa nel suo angolo. Poco dopo Barzini ha veduto due volte formarsi una “ luce „ sulle coscie della medium, altri l’ha scorta vagare qua e là per la stanza, infine tutti abbiamo avuta la netta percezione di una fiammella linguiforme, che si ergeva sopra la fronte di Eusapia, la incoronava, ed è rimasta visibilissima per pa¬ recchi secondi. La percezione era reale, come se io guardassi fissamente una fiamma di candela; non era un’illusione, nè un falso, poiché nessuna sostanza bruciante o fosforescente la produrrebbe tal quale, nessun giocoliere, a mani serrate, sarebbe in grado di imitarla.  Quella straordinaria apparenza non è nuova nello spiri¬ tismo contemporaneo. Cito due esempi. Il primo è quello della Maria Jones, un medium reputato nei meetings o re¬ tavate spiritistici del paese di Galles; essa si sa circondare di un aureola alla testa: ma la insistenza con cui se ne fa bella e la mette in mostra per trascinare alla fede i proseliti, ini pone in sospetto. Più autentico è il caso del medium M. Taylor, le cui “ luci „ gli appaiono sulle mani e hanno potuto essere fotografate (“ Pr. ofS. f. p. R. „, ’05, p. 50). Del resto il Santini, nel suo libro recente, dimostra la realtà degli effluvii umani. E la storia e l’agiografìa ce ne tramandarono casi celebri. Guardando la “ fiamma , misteriosa sul bregma d’ Eusapia, mi sono sovvenuto delle lingue di fuoco inviate dallo Spirito Santo agli Apostoli il dì di Pen¬ tecoste (cfr. “ Atti Apostoli II, v. 3), e anche delle au¬ reole attorno al capo dei Santi, rese classiche dall’icono¬ grafìa cristiana. Il “ fuoco „ spiritico è apparso due volte, aveva colore azzurro-verdognolo, non molto splendente, a contorni abba¬ stanza netti, ed era come trasparente. Mai ci aveva colpiti un fenomeno telefanico di tale forza: ed io istintivamente ho pensato ad una umanità futura in cui si svolgesse, se¬ condo che pretendono alcuni psichicisti, questa facoltà su¬ pernormale fotogenica, cosi da far rassomigliare i nostri lontani discendenti a fantastiche e gigantesche lucciole er¬ ranti nel gelido buio della superficie terrestre non più il¬ luminata nè riscaldata dal sole morente.  13. Impronte sulla creta. — Sul blocco di creta molle, che avevamo introdotto prima nel gabinetto, abbiamo trovato al levar della seduta alcune impronte di * dita fluidiche A noi tutti è parso che il fenomeno sia stato genuino: Eusapia ignorava l’esistenza del blocco (poteva però averlo indovinato, figurando tale oggetto nell’usuale armamentario spiritico), non ha mai sollevato le tende del gabinetto, men che mai è penetrata in questo: il blocco stava su di una seggiola, nell’angolo delle pareti (v. fig. di p. 280 e 290), a circa un metro e più dietro il suo dorso, e io e Barzini non le abbiamo mai lasciate libero un solo istante le mani. Inu¬ tile parlare dei piedi, giacché le impronte sono esclusiva- mente digitali, ossia dovute all’apposizione dei polpastrelli delle dita in piano, come si procede nelle indagini antropo- metriche per ottenere le linee papillari a scopo di segnala¬ zione dattiloscopica (Galton, Bertillon, Niceforo).  Queste da noi ottenute non sono, certo, fra le più espressive impronte effettuate dalla Paladino in “ trance „ : le collezioni di gessi del Chiaia, del Dr. Gellona, del “ Circolo Minerva „ di Genova, ne contengono delle veramente ammirabili (cfr. Bozzano, op. cit. Bibl. T. I, p. 161). Non alludo ai “ volti „ impressi più o meno profondamente nella plastilina : parlo qui di “ estremità „, cioè di mani, di pugni e anche di piedi. Questo fenomeno animico (per definirlo secondo lo schema di Aksakoff) è derivato in linea retta dai primi saggi tentati con fior di farina, che però non ne conservava le traccie, perfezionati subito dal geologo e spiritista americano prof. Bentos, che imaginò l’esperimento significantissimo delle “ forme in paraffina Credo che sia stato il cav. Chiaia ad abituare Eusapia a produrre le sue famose impronte in mastice: la tecnica è più semplice che quella in paraffina, ma è forse un po’ meno persuasiva nel maggior numero dei casi, giacché le teste e le membra fluidiche ordinaria¬ mente si stampano a piatto o penetrano diritte nella sostanza molle senza lasciare le uscite più strette delle cavità che vi si formano; epperò senza quel che di “ miracoloso „ che alcuni scultori competenti avrebbero dichiarato ineffet¬ tuabile da falsificatori.  Checché sia, è innegabile che il fenomeno — ammessa e provata la sua autenticità — fa impressione anche se gli si applica l’ ipotesi animistica del “ doppio „ 0 quella dell'ideoplasma esteriorato. Non sempre l’impronta risulta dalla riproduzione della persona fisica del medium, nel qual caso soltanto si dovrebbe, al dire degli spiritisti, parlare di “ doppio „ : il Delanne lo ha notato, e il Gellona ne avrebbe data una prova rilevando le differenze nella disposizione delle linee papillari in un’impronta di dito anulare che non avrebbe potuto essere quello della Paladino (cfr. “ L. e 0. „, 1906, 12°). Lo stesso Gellona dice che si sarebbe ricono¬ sciuta la mano di un defunto (ivi, ’05, 10°-11°); ma io vorrei che questi riconoscimenti fossero fatti da un medico¬ legista abituato agli studii di identità somatica.  Quando le impronte differiscono totalmente dalla persona del medio, taluno ha congetturato che potrebbero essere prodotte da uno dei presenti, medium inconsapevole proiet¬ tante il proprio “doppio, sotto l’eccitamento della seduta spiritica. Ma la investigazione in questo capitolo della me¬ dianità fisica è appena cominciata, e io non mi sento in grado di pronunziare giudizii.  Osservo intanto che la organizzazione di questi stereo- plasmi per opera d’Eusapia offre oramai tali caratteri di reiterazione da ridurla propriamente ad un prodotto auto¬ matico, ad una vera stampa di imagini in lei sistemate e sti¬ lizzate. Anteriormente però le impronte di membra dinamiche erano più profonde: adesso, forse per suggestione delle inda¬ gini dattiloscopiche del suo amico Gellona , essa preferisce imprimere delle digitazioni, in cui i circoli, le racchette e i seni papillari siano ben visibili. Siamo sempre 11: non c’è inventiva; questo per il contenuto intellettuale del fenomeno: il mirabile risiede nel meccanismo di produzione.  14. Materializzazione di forme androidi tangibili e anche parzialmente visibili. — Siccome questa lunga serie di fenomeni ha preso la direzione di una nuova evocazione spiritica personificabile che mi riguardasse , ne discorrerò con maggiori particolari. Rinnovato tentativo  di presentazione d'uno “ spirito  Quella “ mano bianca „ che sporgendosi dal gabinetto fin dal principio delle sedute mi ha toccato alla spalla, pre¬ ludeva forse alla intenzionale formazione di un’ “ entità occulta che poco dopo s’è materializzata nelle tenebre del gabinetto a sinistra dell’Eusapia, e che celata dal cortinaggio ha cominciato col tamburare sulla mia seggiola, e poi me l’ha sottratta obbligandomi ad alzarmi, e quando stavo in piedi chinato in avanti, mi ha tirato pel fondo della giac¬ chetta indicandomi mimicamente di risedere. Ma questa serie di atti scherzevoli è così comune nelle sedute della E. P. che io non ho attribuito loro verun significato speciale.  In seguito, però, il riformarsi di quello stesso “ Invisibile „ dietro la cortina dalla mia parte, e il suo insistente picchiettare sulla seggiola, e il suo continuo avanzare verso di me, e l’ostinato premermi al fianco, e il sospingermi per la spalla e l’ afferrarmi pel gomito, e il porgermi strette di mano attraverso la stoffa nera (era una sinistra, ed io tenevo, fermamente tenevo la mancina di Eusapia !), infine la sen¬ sazione complessiva tattile e muscolare di un corpo vivente che compieva tutte quelle azioni significative, hanno ben dovuto convincere me e i miei compagni che si iniziava una mia diretta comunicazione coll’Al di là. Noto subito che Barzini, levatosi in piedi, tastò anche lui con la destra quelle ingobbature semoventi del drappeggio magico, e vi sentì dietro, palpando, una “ forma umana „ che però era frammentaria: egli sollevò anche la cortina nera e guardò per entro, ma nulla vide; solo le stoffe si modellavano su di essere non visibile, e si agitavano mosse da un che di non materiale nel vero senso del termine. Un portento di “ ma¬ terializzazione „ ! _ . .  Chi era, dunque, quell’occulto che agiva con tanta insi¬ stenza su di me? Le sensazioni di statura e di mole del corpo, di grossezza delle braccia e mani, non mi ricordavano nessuna persona a me nota e men che mai nessuna a me cara. Ciò che avveniva intanto a Barzini sviava infatti ogni mio ten¬ tativo di riconoscimento. Il simpatico mio collega di controllo, attirando contro di sè la medium per cautelarsi nel semibuio da qualsiasi scambio di persona, ritastava con la destra quei mobili gonfiori del nero percallo, e sotto vi di¬ stingueva stavolta una testa: le sue dita, palpeggiando, ri¬ conoscevano una fronte, una faccia, un naso, una bocca se¬ miaperta e perfino le due arcate dentarie, poiché le labbra dell’Invisibile schiudendosi gli avevano afferrata la mano nel¬ l’eminenza tenare e gli avevan dato un piccolo morso. Era la ripetizione della scena consueta toccata pure a me con la figliuoletta del prof. Porro (TomoI, p. 444, tav. VII) e che evidentemente ritorna ad ogni evocazione paladiniana di “ spiriti „ personali. L’Al di là non ha, per farsi riconoscere, una mimica molto varia: la sua attività e tutta fatta di automatismi prestabiliti.  Eppure, quello stereoplasma ancora impercettibile alla vista veniva proprio per me: me ne aveva preavvisato, quasi vio¬ lentemente, il tavolino, verso cui mezz’ora prima m’ero chi¬ nato, secondo l’usanza, per interrogarlo. Il ligneo mio interlocutore, rappresentante sincero della volontà subco¬ sciente di E. P., mi aveva già fatto parecchi segni espres¬ sivi. Fin dal principio della seduta s’era piegato più volte dal lato sinistro, s’era spostato verso di me, ed era venuto a pigiarmi sul petto con premiti e colpetti espressivi, quasi cimentandomi . Ma io, pur comprendendo benis¬  simo quel noto maneggio, me ne stavo silenzioso; finché un assalto più energico del tavolo e la voce rauca ed irata di Eusapia, che pronunziava la chiamata — Numero cinque!! — non mi ebbero costretto in sull’istante a uscire dal mio mutismo volontario. Si osservi come la coscienza sonnambu- lica riprenda sempre automaticamente nei punti culminanti dell’azione i suoi “ stati secondi Il nostro dialogo tiptologico •s’era chiuso, del resto, come sempre, in poche frasi.  Io. — Capisco, vuoi dirmi che verrà qualcheduno per me ?  “ John „. — Sì (tre picchi di tavolo).  Io. — Verrai tu? (il mio pensiero era corso istintivamente a mia madre).  “ John „. — Sì, sì (tre forti colpi battuti due volte).  Io . — E potrò abbracciarti ? e potrò vederti finalmente ?  u John„. — Sì, sì, sì (tre fortissime bussate del tavolo, anche stavolta ripetute).  Ora la verifica di Barzini era stata per me una delusione : •come poteva essere mia madre quell’entità materializzata che gli mordeva la mano? Essa in vita sua non aveva mai compiuto atti così insulsi, e roenaehe mai con uno scono¬ sciuto, fosse pure stato amico di uo figlio, si sarebbe presa licenze birichine, concesse appena a un fanciullo di sette od otto anni. Ciò nondimeno, quelle bozze e quello scompiglio delle tende mobili servivano certamente nelle intenzioni sub¬ conscie della medium a rivelarmi e a nascondermi ancora la “ disincarnata „ rivestita per intanto di perispirito sensibile al tatto, e indovinabile soltanto nelle sue forme pseudosolide traverso le modellature della stoffa.  Però il preannunzio tiptologico che io l’avrei anche veduta, non si è iersera avverato. Eusapia, voltandosi tutto ad un tratto dalla mia parte, ha guardato bensì dietro la sua spalla si¬ nistra, esclamando con frasi intercise: — Vedo..., vedo una donna..., una donna con qualche cosa in fronte..., con qualche cosa come un porro! ma io, pure piegandomi e aguzzando la vista verso quel punto, non ho scorto nulla che si asso¬ migliasse ad un fantasma: c’era l’ombra più fosca sullo sfondo nerissimo del gabinetto.  Noto che le parole — “ veggo una donna „ — stareb¬ bero a provare che Eusapia, in “ trance „, ha delle visioni spettrali, o, per dir meglio, delle allucinazioni visive. Ma durante quella evocazione essa era indubbiamente in “ trance attiva „ : ha, dunque, tentato di suggestionarmi ?  Coloro che sostengono constare tutta la sua fenomenologia di illusioni ed allucinazioni suggerite ai percipienti, trove¬ ranno in questo mio racconto un argomento per la loro tesi : ed io non nego che questo non potesse essere l’intento della sonnambula. Nei fenomeni visivi, l’ho già scritto, le percezione dell’ imaginario si confonde con quella del reale, e anche le si sostituisce qualora vi siano le condizioni fisio- psicologiche propizie. Ma io sono assai poco suggestionabile, massime quando osservo e sperimento in cose di scienza; e debbo gratitudine a Luigi Barzini di averlo riconosciuto. Egli ha avuto occasione di sedere al tavolo di Eusapia con altri “ uomini di scienza „ ; e paragonando il mio contegno freddo e calmo di osservatore con le perturbanti emozioni cui essi soggiacevano rendendosi incapaci di ben accogliere e apprezzare le loro impressioni, mi ha reso giustizia contro coloro (F. Vizioli), che venti anni fa mi fecero passare per un “ affascinato „ dal celebre Donato, solo perchè accertai e descrissi la di lui strepitosa abilità di magnetizzatore ! L’es- sermi messo tante volte a contatto delle meraviglie e dei miracoli della psicologia anormale e supernormale — dalle più stravaganti aberrazioni mentali all’ipnotismo, dalla fascinazione alla lettura del pensiero coi metodi cumberlandico, Smanniano, ««boriano, ecc., dalla presunta trasposizione dei ^ensi allo spiritismo evocatorio - non ha per nulla alterata mai la tranquillità del mio animo. Dimodocche ap parinone del fantasma di mia madre mi avrebbe, si certo, commosso, ma non sconvolto nè reso incapace d. investi¬ gare in sull’istante la psicogene» del fenomeno.  ° Tuttavia la defunta, specificata con quel richiamo ad un suo male definito connotato somatico, non è aPParsa> P^‘‘ miei centri cerebrali superiori hanno opposta «» efficace inibizione ai reflessi di origine emotiva e suggestiva , e cosi non è avvenuta in me quella incipiente d^^g821011^^ coscienza, che forse è in molti percipienti il fattore indi spensabile della loro partecipazione psico-mimetica o psico  collettiva ad una gran parte della fenomenologia medianica,  massime di quella veramente spiritica.  La forma Androide materializzatasi dietro il eort-'na g non ne è uscita, neanco ha messo fuori stavolta le mani carnee che pur avevo sentito in altra seduta: io ne ho avuta l'impressione5 che essa fosse assai meno avanzata nella sua  sa irP«‘r“ -« •  tutte oneste “ entità „ antropomorfe paladimane. ha p c pillai lievemente sui piedi posteriori della mia seggiola, pri sul suo telaio impagliato ; mi ha toccato al braccio pr^ muto al fianco, battuto famigliarmente sul doiso, mi ha  ZlZto «... 1» !*““**> >*  anche tentato di abbracciarmi... Ma o fosse la sua ìncom pietà organizzazione, o fosse la freddezza con cui accoglievo inelle stereotipiche dimostrazioni, fatto sta che tutta la sua adone pantomimica era insufficiente; le membra fantoma¬ tiche troppo corte e poco allungabili stavolta, non giunge  1. »?» rmm, • P».™!» “ST“ pareva intepidita nelle sue tenere espansioni. Insomma, una pallida, anzi una squallida scena di relazioni parentali  Néeil6 irio' accostarmi volontario alla “ forma „ attiva mi ha portato più in su, verso le comunicazioni spirituali Con h mano ho tastato anch’io come Barzim poi con la fronte appoggiata contro la stoffa, ho cercato di acuire e  Sta LprSni tattili, m» no» f •*> % £  vero, che un corpo tond.gg.nnte e duro, un» specie d, sto» lignea senza incavi nè rilievi, senza lineamenti decisi. Questo corpo semovente mi ha percosso abbastanza forte alla tempia destra, indi mi si è applicato contro la fronte e contro l’orecchio, sul quale ho percepito l’atto di un bacio eseguito malamente da una bocca a labbra stirate sui denti. Quel bacio era degno in verità dell’ul to maldestro avvenuto prima tra la mia e la invisibile u testa „ : nulla aveva di passionale; parvemi, anzi, un gesto di pura convenzione, quale può imaginarsi a priori che faccia parte delle abitu¬ dini del subconscio mediumnico. Ed infatti, anche con me suo “ figlio „ (?), l’Intelligenza occulta ha afferrato tra le labbra rigide la pelle della fronte e il padiglione aurico¬ lare, sicché ho ripensato — come nel 1901 con la fanciul- letta del Porro — che volesse mordermi.  Che bacio idiota! Quel “ subliminale , che sarebbe capace, secondo F. Myers e Gyel, di tante idee e gesta sublimi, nella “ trance , di una rurale Pugliese non è in grado di agire meglio di un mediocrissimo artista teatrale, che salito sul palcoscenico per la recitazione di una commedia mandata a memoria a forza di ripeterla le dieci e le trenta volte, ge¬ stisce e declama quasi inconsapevole di ciò che fa e dice, mentre la sua coscienza superiore è rivolta altrove. Il Grassf.t direbbe “ poligonale „ o magari “ subpoligonale „ quel bacio pseudomaterno, a un dipresso come il picchio sui tasti del dattilografo. A me riesce assolutamente incom¬ prensibile che un psicologo , assistendo due volte sole a queste repliche non richieste di scenette cosi anguste , si lasci sfuggire la loro chiarissima psicogenesi nella perso¬ nalità inferiore del medium. Ma agli spiritisti non riescirà meno arduo trovare una spiegazione plausibile per tanto scimiesca “ omogeneizzazione , di tutti i disincarnati soprav¬ viventi nell’Ultra-sensibile.  Il Barzini ha soggiunto però , con la sua penetrazione, che alla fin fine una persona reale in quelle circostanze, volendosi dimostrare appunto vivente, non si condurrebbe diversamente: nascostasi dietro una tenda, anch’essa, per far discernere il proprio volto ad una mano palpeggiante, sceglierebbe il mezzo spicciativo di spalancar la bocca e fingere di morsicare quella mano. Ma per dir vero , sono possibili altre manifestazioni di vitalità e sopratutto di af¬ fettuosità : p. es. , l’aggrottare della fronte, l’alzare e rab¬ bassare e il fremere delle palpebre, il volgere dei globi ocu¬ lari, lo scoccare baci veri e lunghi, l’appoggiarsi appassio¬ natamente o carezzevolmente sull’astante... Ed io riflettendo agli atti che farei tornando dall’Al di là ner rivela.-™,- a treotatrè .n„i . „i„ figlio, „nto ^ tZ“  s.omp.u calde e meno volgari, più chiare e meno bambhiesche' queste invaginate dal miserabile estro di una Paladino A giustificazione della quale trovo Derò rhe in 1  ìntKtafi?' di’’ r Tr“' d* *llri m*" Soì'più ugg.„d„Tub" i ■“wLropp„VÌ"  pensa come me (Tomo I n. 3911 -Vhu7 1 James. che la tronficf°^Ìa deHa Noeggerath- e' nella uniformità deU^stile ^i^  Uitto "questo Mo^ddl’/persp^è slmpS/meTef *  o ex"3 "t ir Pseudogenialità subcosciente di medi d’eTeva°ta o colta intelligenza, come Davis, Owen Moses R,™ Hudson-Tuttle, Dalmazzo, “ Dr dIriel „, Marv Lr^i!  ]Z7h a fiiSC°.StarSOne Del contenuto delle loro opere cosmo’  itessute e rihT?6’ eAtlC°TelÌ^Ìose- scientifiche . tutte  cetti « delle • PerÒ SUl Vecchi0 P^imonio dei con  cotti e delle aspirazioni umane  Maxwell sia !|J„ ’ ? Choisy-Juvac nel castello del -laxwetl, sia che vengano in circoli di famiglie credenti n  davanti a gruppi meno frivoli di studiosi sfa che rannre sentino persone di classe signorile, fini ed istruite o ^nto  tu tePT n° °rmlCOlante nei Pressi ^ Porta Capuanf In tu te le evocazioni spiritiche cui ho assistito, non mi fu maf  ■ n 1 scoi gei e alcuna vera dissomiglianza individuale nelle manifestazmm ed espressioni di affettività: quei defunti non  inaili dW t‘ Sembran° al tettanti fantaccini infagottati e in* Pia d T truppa aV7ezza meccanicamente a mfnovrlrf m Piazza d’armi, senza slancio nè iniziativa. “an0Vrare  funtf ^c’ersffn9^611 H1Chi ,norali “«“cavano alla mia * de¬ detto 'dalla f EV0 aImeno quelle fisiche ? L° « sarebbe detto dada frase connotativa che la Paladino mi aveva urlata negli orecchi: l’essere materializzatosi in forma tan¬ gibile era “ la donna con un qualche cosa in fronte „. Non c’era incertezza : la medium evocava propriamente la mia cara e povera mamma, poiché quello era il connotato che l’inopportuno intervento di L. A. Vassallo aveva rivelato intorno alla personalità fisico-morale della defunta (Tomo II, p. 144). Il ricordo di quel particolare ritornava adesso nello stato sonnam bulico, insorgendo dai depositi subcoscienti della memoria, precisamente come avviene di molti fatti psi¬ chici, imagini, emozioni, idee o tendenze, ogni qualvolta un soggetto isterico ricada nell’attacco della personalità seconda. Noi siamo solamente di fronte ad un esempio elementare di quelle reminiscenze mnesiche che colpiscono tanto i profani, perchè nella stessa tenacia con cui durante più anni si con¬ servano all’insaputa di chi d’un tratto se li vede riapparire davanti alla coscienza, hanno qualche po’ del meraviglioso: ma esse dipendono da un meccanismo naturale. I sogni nor¬ mali, l’attacco isterico, le pazzie ricorrenti, il sonnambulismo spontaneo, l’ipnotismo, il mediumnismo ne presentano esempi assai più complicati di questo : però il fondamentale processo fisio-psicologico del fenomeno è su per giù il medesimo per tutti. Sono le criptomnesie del Floubnoy.  In vero non si può supporre che, nell’ intervallo tra le esperienze del 1901-2 e queste del 1906-7, Eusapia abbia avuta occasione di evocar più lo spirito di Melania Saccozzi in Morselli, giacché nessuno dei suoi consultanti vi poteva avere interesse: non si evocano e non si desiderano d’ordi¬ nario che “ i nostri cari morti Il ricordo del “ qualche cosa in fronte „ che contraddistingueva mia madre è, dunque, rimasto latente per cinque anni precisi nella subcoscienza di Eusapia, e non è riapparso se non quando essa ne aveva bisogno per aiutarmi (o per spingermi) ad accettare la forma stereoplastica prestata temporaneamente dal suo psicodina- raismo alla disincarnata. Ma bastava quell’accenno mnesico vago e isolato perchè io passassi alla operazione mentale di visione ed identificazione che ero chiamato a fare ?  Evidentemente la sonnambula faceva troppo calcolo sulla mia duttilità suggestiva, o sulla mia acquiescenza di psichi- cista, o sulla mia emotività di figlio. Sono disposto ad am¬ mettere che E. P., in tutto quel processo di evocazione e designazione fosse sincera, come son certo che le materializ¬ zazioni stereoplastiche erano autentiche : ma qui risiede per l’appunto l’importanza psicologica della mia nuova pre¬ sunta comunicazione coll’Altro Mondo. Noi sappiamo già che il “ qualche cosa in fronte „ era stato mal designato anche nelle sedute del 1901 : ora, gli sbagli d’allora non sono stati corretti nel tentativo tànato- critico di quest’anno; che anzi, avendo voluto Eusapia de¬ finir meglio il connotato, ha ingrandito l’errore. La defunta non portava affatto un “ porro „ nè una * specie di porro , perocché (anche prescindendo dal valore dei termini anatomo- patologiei ignoto al medium), questo nome popolare signi¬ fica una escrescenza cutanea, spessissimo peduncolata, di colore e struttura diversa dalla pelle su cui si impianta ; laddove il segno della defunta consisteva in un piccolo sol- levamento cutaneo dovuto a un sottostante tumoretto (ciste o lipoma), della grossezza d’una piccola nocciuola, e sul quale la cute era intatta e sana nelle sue caratteristiche visibili di struttura e colore. Sotto questo riguardo la con¬ notazione, anche se popolarmente intesa e giudicata equiva¬ lente nei termini, è riuscita fallace.  Ma poi, a guardar bene, l’indicazione del segno aveva un carattere cosi artificioso e villanamente scortese, da disobbli¬ garmi verso la medium definitivamente per questa sua in¬ sistenza di volermi aprire le porte del Mistero. La defunta poteva egualmente essere indicata e specificata per altri suoi connotati, lineamenti e particolarità somatiche : l’evocare soltanto quello, e poi smettere quando il percipiento non abbocca, mentre la “ visione „ del fantasma invisibile per gli altri poneva la medium nella congiuntura fortunatissima di potermene indicare statura, età, magrezza, colore o quan¬ tità dei capelli, foggia di vestire, ecc., pone a nudo, secondo me, tutto l’artificio mediumnico di codesti avvenimenti im¬ pressionanti solo per chi vi è predisposto e per chi li vede da lontano senza la lente del psicologo. Non mi soddisfa il fatto che anche in altre sedute della Paladino, come ce n’ha avvertito il compianto spiritista De Albertis, o in quelle del medium Politi, si vedrebbero spesso materializzazioni vaghe di forme, di figure, di volti irriconoscibili : talvolta non si avrebbero, come nel caso nostro, che sensazioni di stereoplasmi incompleti senza cranio e senza faccia, e solo più tardi si. arriverebbe a riconoscere qualcuno sotto quegli informi tele¬ plasmi (“ L. e 0. „, ’04, p. 55). Questi fatti, anche se con¬ fermati, rinvigoriscono la spiegazione metapsichica, ma non giovano, salvo sottigliezze dialettiche, alla spiritistica.  Che la Paladino, pur nel suo stato sonnambulico, abbia una certa percezione dei dubbi e sospetti della sua assistenza, e accorgendosene se ne angustii, e angustiandosi se ne difenda meglio che può coll’ironia o coll’astuzia o colla pru¬ denza o con una diversione nei fenomeni, è cosa ormai notoria a chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui. Orbene: anche stavolta essa si è accorta del pericolo cui andava incontro il tentativo di evocazione spiritica a mio benefizio; e il suo subcosciente l’ha protetta. Per accertarmi del punto cui può giungere la teleplastia medianica, io ho chiesto all’ * Invisibile „, che seguitava nella sua agitazione intenzionale dietro la tenda, di lasciarsi toccare e palpare anche da me sul volto, come aveva lasciato fare a Barzini: avrei naturalmente cercato il “ qualche cosa sulla fronte „. Ma un repentino e violento no bissato da “ John King, — voglio dire, dal tavolo della Pizia — mi ha fermata la mano in aria; e l’Invisibile, sfuggendo a quella prova, ha profittato della mia esitanza per scostarsi subito da me, per Spro¬ fondarsi nelle tenebre del gabinetto, e per dileguarsi poco tempo appresso, dopo avermi data ancora qualche fiacca e sempre più evanescente manifestazione.  La mia nuova delusione sul conto dell’Àl di là che sembra rifiutarmi ogni “ evidenza „ , ha un buon compenso nella conferma che reca all’ipotesi innanzi esposta circa al pro¬ cesso psicogenetico della ricognizione e denominazione dei fantasmi tangibili quando si compiono per “ sviluppo „. Sono sempre più del parere che qualora anch’io fossi caduto in stati emotivi dell’animo e avessi dato in espressioni di affetto, di giubilo, di tenerezza per la materializzata “ entità . avrei forse finito coll’autosuggestionarmi, o per lo meno avrei fornito alla subcoscienza della medium altri indizi, altre notizie, altri contrassegni che adagio adagio l’avreb¬ bero condotta ad una presentazione più decorosa, meno spuria e alquanto men lontana dalla realtà. La libertà la¬ sciata a Barzini di tastare la faccia teleplasmata non met¬ teva a repentaglio quel conato infelice di evocazione: l’avere negata a me la stessa esperienza implica — per chi non è cieco del lume di ragione — che Eusapia non faceva assegna¬ mento sulla mia partecipazione involontaria e istintiva allo schema obbligato che mi concerneva personalmente.  Non chiuderò il capitolo senza rincalzare sul lato poco dignitoso di queste chiamate di defunti inframmezzate ai giuochi di prestigio del “ buon John „ o alle futilità onde consta per nove decimi una serata professionale d’Eusapia. Gli spiritisti ortodossi e i modernisti ribelli al dogma e semplici “ immortalisti , si impermaliscono quando si dice che gli spettacoli “ spiritistici „ non sono morali: il loro cruccio sarebbe giusto se contemporaneamente non si dicesse pure dagli psichicisti, che la provocazione frequente e pro¬ lungata degli stati mediumnici può esser fonte di malanni, di nervosità, persino di pazzia. Ripeto, ad ogni buon conto, che la taccia di creare degli impostori e dei neuropatici non viene da me, nè da scienziati “ materialisti , : viene da cultori spregiudicati e onesti dello spiritismo classico, da un Dr Prel o da un Dilanke, per esempio. S’è dato recentemente anche il caso incredibile di spiritisti fanatici che, congiungendo in un amplesso mostruoso le loro evocazioni spiritiche con le superstizioni magiche, hanno preteso di agire a distanza con una specie di incantesimo su individui loro avversari: essi dichiarano di averli... fatti morire per opera degli “ spiriti „ ! ! Siamo pertanto sulla china della delinquenza supernormale; e se ogni persona assennata può sorridere a simili deliri di menti scombussolate da idee settarie, deve poscia meditare seriamente sul gravissimo significato etico e sociale di sì fatti ritorni atavici verso la Magia. E la chia¬ mano corrente neo-idealistica, questa in cui da qualche anno diguazziamo!...  Non insisto: aggiungerò soltanto che io sono rimasto stupefatto dell’indifferenza con cui moltissimi credenti della nuova religione lasciano evocare i loro “ cari morti „ in mezzo alle stupide farse di queste sedute. “ John King „ si arroga l’ufficio di cercatore e conduttore di anime al pari dello “ spirito Nellie „ della Thompson e di “ Rector , della Piper: e questo può contentare e lasciar tranquilli altri, non me, cui, lo dico fieramente, ripugna che un tal Messere sia l’araldo o il nocchiero d’una persona sacra al mio affetto traverso le ombre del Gran Mistero. Il mio sentimento figliale ne è ferito, e il mio sentimento etico-estetico si ri¬ bella davanti a questa indegna associazione di cose sciocche e burlevoli con cose auguste e penose.  Un po’ più di rispetto ai morti e ai sentimenti che essi ci dovrebbero inspirare, signori kardechisti e atanatisti, che sedete attorno al tavolo delle Pitonesse in crisi istero-ipnoidi, e vi servite di cotali intermediari per risvegliare in voi i ricordi più intimi e le commozioni più ideali ! Io, che sono un “ positivista indurito „, non ne ho bisogno per mantener caldi i miei sentimenti; e quasi mi vergogno di dover sotto¬ porre questi a simili prove assurde e per me disgustevoli a scopo esclusivo di studio.   LA SEDUTA.  Compendio della serata.  Ho più volte segnalato il fatto che l’arrivo di una persona nuova o insolita in un circolo di sperimentatori fa ordina¬ riamente perdere il frutto dell’ “ omogeneità „ acquistato nelle sere precedenti, perchè riconduce la fenomenologia paladiniana alle manifestazioni elementari. Dinanzi ad ogni individuo di cui sospetta o di cui non ha ancor ragione di fidarsi, la Eusapia sente il bisogno istintivo di ricevere le spinte dalla tecnica iniziale, come il saltatore che indie¬ treggia fino al punto di partenza per prender la rincorsa. Ma Tessersi aggiunto a noi jersera l’Avv. Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera, se da principio ha sugge¬ rito T inevitabile e un po’ disordinata ripetizione d’alcum vieti fenomeni, ci ha poi permesso di assistere a un altro saggio di presentazione spiritica: per ciò il nuovo venuto ha reso per me un servizio alla Metapsichica. Infatti, 1 Al- bertini aveva assistito in Milano ad altre sedute d Eusapia, accompagnato dalla sua signora consorte, figlia del celebre Giuseppe Giacosa, la quale vestiva abiti di lutto: questa circostanza non era sfuggita di certo alla medium, che, ri¬ vedendolo in Genova, se ne rammentò, e dal ricordo trasse occasione ad un tentativo evocatorio. Questo nesso psicolo¬ gico era da segnalare.   *   La prima parte della seduta è stata consumata in mani¬ festazioni del solito stampo, ma disordinate, slegate e con lunghe pause tra l’una e l’altra: pareva che il subcosciente dell’Eusapia stentasse ad orientarsi verso uno scopo intravveduto. Egli è che l’Albertini s’era collocato in catena tra me ed il Sozzano, e colà veniva a trovarsi fuori della sfera d’azione di * John Così per una buona ora si sono suc¬ ceduti soltanto moti inclinatorì, sollevamenti parziali e le¬ vitazioni isolate (alcune, a dir vero, bellissime) del tavolino : a un certo momento questo pareva invaso da frenesia, tanto era vorticoso il suo movimento; picchi fortissimi, come colpi di maglio, lo scuotevano.  In quella disposizione ormai abituale di catena, Eusapia sembrava aver bisogno di suggestioni nostre per agire : e più volte, un fenomeno accennato vagamente o suggerito senz’altro a “ John King „ , l’abbiamo visto prodursi. A questo modo un po’ atassico abbiamo ottenuto battiti e rumori, movimenti di oggetti lontani dal medium e altri ben discer¬ nibili (a viva luce), vento freddo dal gabinetto, gonfiamenti, svolazzi e strofinìi delle cortine, e qualche apparizione di “ forme „ mal distinguibili e poco definibili al davanti del medium, nel vuoto tra me e Barzini.  Ma “ John „, eccitato dalla venuta di quella sua cono¬ scenza, non poteva restarsene tranquillo. E sua consuetudine scaricare l’attività medianica su qualcuno, che gli prema, per obbligarlo all’ammirazione delle sue prodezze : e perciò gli astanti di maggior riguardo sono presi di mira, e quando si siedano al “ controllo „ si scarica loro addosso una vera furia di fenomeni. Il tavolo fa i suoi esercizi ginnici specialmente dalla loro parte, la tenda diviene una vela cbe s’avanza spinta da un maestrale impetuoso, e li tenta e ritenta, e loro si addossa, e loro è progettata sulla testa, allo scopo di celare lo “ mani invisibili , che li toccano e li premono : di guisa che, chi non è rotto a quella esplosione di contatti coll’Occulto o chi ha i nervi sensibili ne rimane impressio¬ nato, e spesso desidera che abbian fine o che gli lascino cambiar di posto nella catena. E “ John „ sembra trastul¬ larsi in questi scatti e uragani di medianità irrompente: egli esige, anzi, per lo piu che i nuovi ammessi vadano ai lati del medium per averli nella sua sfera d’azione più intensa.  Ecco pertanto il tavolino ordinare d’un colpo che l’Alber¬ tini funzionasse da vigilatore al posto di Barzini, cosicché questi s’è alzato ed è venuto a sedere dietro di me, fuori di ca¬ tena. In questa disposizione dell’assistenza si sono avuti alcuni fenomeni rilevantissimi, che qui mi contento di catalogare :  1°. Sollevamenti totali del tavolino, senza alcun contatto di mani, visibili a mezza luce, e coi piedi di Eusapia afferrati dal Barzini e tenuti solidamente sul suolo. Trasporto di oggetti, senza vista di mani o persone che li tenessero per aria. Era essi riscosse il nostro plauso il vas¬ soio della plastilina da modellare, che uscì d’un tratto alla se¬ miluce fuori dal gabinetto, passò tra l'Eusapia e 1 Albertmi, o venne a posarsi sul tavolo davanti a Bozzano: mentre passava ci si comandò (da ‘ John „ impersonato in Eusapia) di non toccarlo... — Un altro oggetto che peregrinò all’oscuro qua e là per la stanza, volando fuori dal cortinaggio, fu una trom¬ betta da lìera. Q.  3°. Spostamento di corpi pesanti per azione a distanza. — si sono smossi rumorosamente diversi mobili: una seggiola dentio il gabinetto, il grosso tavolo della finestra, un tagliere con uno strato di mastice spalmatovi sopra, eco., tutti oggetti pesanti da 6 a 8, a 12 chili. La seduta e stata chiusa dal so¬ lito fenomeno di attrazione e ripulsione d'un grave per forza radiante dalle mani di Eusapia (Tomo 11 , p. 228): il grave stavolta fu una seggiola, che ben rischiarata da una lampada di 5 candele vedemmo avanzarsi e ritirarsi come sotto 1 azione  d’una potente calamita: Eusapia era invigilatissima.  4". Suono autonomo d'uno strumento musicale — E stata la trombetta e ha suonato in due posizioni diverse: — a) nel sortire dal gabinetto: io vedevo lo strumento di profilo nella penombra, e la sua imboccatura s’appoggiava alla cortina nera, come se dietro di questa fosse in piedi un * Invisibile „ che vi soffiasse dentro traverso la stoffa; — b) nel suo volo aereo: ognuno di noi poteva discernere la trajettona della tromba in° aria, mentre ne uscivano suoni prolungati.  Qui la straordinarietà del fatto sta ip ciò che se per il trasporto occorre una mano, per il suono a fiato abbisogna una bocca o altro apparecchio immettente aria nella imbocca¬ tura. Ci si può forse imaginare che dal gabinetto esca una corrente limitata del solito vento, la quale valga a far vibiare le linguette metalliche?! Non è possibile, perchè la trombetta volitava girando su sè stessa. Il suono autonomo di stru¬ menti a corda o a tasto (chitarra, mandolino, pianoforte, ecc.) è assai più facile da comprendere, che non quello di strumenti a fiato: pei primi basta la telergia meccanica.  5°. Effluvio nem ico radiante dal corpo del medium. — Lo abbiamo risentito provenire chiaramente dalla testa di Eusapia, più precisamente dalla sua regione fronto-parietale sinistra, alla quale io e Barzini abbiamo appressata la palma della mano, tenendovela per alcuni minuti a distanza di circa 2-3 cen¬ timetri. Ne tornerò a parlare.  6°. Toccamenti e palpamenti. — Nessuna differenza sostali- zi ale da quei “ contatti , che formano una caratteristica delle sedute spiritiche; ma iersera giunsero alla seconda persona della catena, e persino agli astanti di prospetto (alla signora Berisso); e non di rado furono simultanei.  7°. Materializzazione di membra e forme soltanto tangibili. — Le membra toccanti e prementi non si percepivano ordi¬ nariamente con la vista: agivano da sotto il cortinaggio. A Barzini vien comandato di salire e porsi ginocchioni sul tavolo, e si ripete la rituale scena dell’entità occulta che si rende tan¬ gibile e talvolta afferràbile nella parte superiore del gabinetto: vi avevo già assistito altre due volte al ‘ Minerva „ (Tomo I, p. 410), e non mi riesci nuova. Barzini al di là delle tende ha percepito in alto, a 2“.30 dal suolo, i tocchi di un corpo non duro, poi un po’ più in basso una stretta energica di mano misteriosa al di sopra della testa di Eusapia che intanto io e Albertini teniamo solidamente.  8°. Sollevamento d’una persona (?) e tocchi multipli e simul¬ tanei. — In eguali condizioni di vigilanza il tavolino su cui è inginocchiato Barzini si muove, ed egli lo sente sotto di sé alzarsi dal suolo di alcuni centimetri, mentre io ed Albertini siamo simultaneamente toccati.  Sarebbe questa una levitazione eccezionalissima, impor¬ tando il sollevamento d'almeno 75-80 chili. Ma, per dir vero, se io mi sono accorto dei moti e sussulti intensi del tavolo sostenente il collega, non ho percepito affatto che fosse le¬ vitato : dubito che egli ne abbia avuta la sensazione com¬ plessa illusoria dalle oscillazioni del suo corpo e dall’insta¬ bilità d’equilibrio in cui si trovava. A me è parso che il fenomeno, preannunziato da Eusapia con la raccomandazione (anch’essa abituale in codeste contingenze !) di “ non aver paura „, fosse bensì in procinto di effettuarsi, ma non si sia compiuto: la medium, a quella scarica formidabile di me- diumnità, ne sarebbe rimasta esaurita fino al deliquio. Ri¬ mane però la impressionante simultaneità dei fenomeni : una mano fluidica che stringe in alto; due toccamenti laterali, che sono attribuiti ad altre due mani (?) pure fluidiche; una forte paracinesia esercitata su di un peso notevole.  9°. Impronte sulla creta molle. — Su quel blocco trasmi¬ grante, che ci era stato proibito di toccare, ritroviamo in fin di seduta due impronte separate. Questo fenomeno non mi risulta totalmente genuino, e ne riparlerò più avanti.  10”. Apparizione di forme mobili ed attive. — Oltre alle molte tangibili, si sono avute materializzazioni visibili in numero insolito. — Quando a sinistra d’Eusapia io mi sentivo toccare, i miei compagni di fronte e sopratutto l’ Albertini dichiaravano di scorgere “ mani e braccia , protendersi dal gabinetto verso di me : Barzini ha anche distinto una mano sinistra, aperta, carnea, che mi batteva sulla spalla. Allo stesso modo, dopo una prima fase, in cui non riesco a vedere di prospetto se non avanzamenti e gonfiori della tenda verso 1 ' A Iberti ni, sono poi stato colpito dalla netta impressione visiva di “ forme , ne¬ rastre, a contorni sfumati, che si avanzavano dal cortinaggio, pur essendone certo indipendenti nella loro lunghezza e mo¬ tilità, e spesso non arrivavano a toccare nessuno, indi si di¬ leguavano.  Queste forme, per la loro molteplicità proteica e per il loro significato personale compreso da noi ulteriormente, meriterebbero descrizione minuta. Alcune parevano braccia, ma tozze, corte e rigonfie a mo’ di sacchetti ripieni o di manicotti; e portandosi in avanti andavano a toccare l’Al- bertini o gli rasentavano le spalle. Altre, fuoruscenti più in su, al disopra del suo capo, erano propaggini a mo’ di clava o di mazza, che io paragonerei volentieri ad una testa de¬ forme di microcefalo sostenuta da un collo fantasticamente lungo: questa specie di cigno enorme per due o tre volte si è abbassata verso di lui, e poi si è rialzata con lenti movimenti, quasi in atto di martellargli il capo. Io e Barzini, che stava dietro di me, discemevamo codeste apparizioni sullo sfondo di chiarore che dal Corso Torino penetrava per le invetriate nella stanza, trapelando per due larghe e lunghe fessure ai lati degli scuri. A un certo punto ambedue ab¬ biamo riveduto la nota forma faunica, che tanto spesso so¬ praggiunge nelle sedute d’Eusapia (Tomo I, pag. 402): io l’ho subito riconosciuta al suo ceffo grifagno, e la descri¬ zione orale e un disegno ulteriore del Barzini me l’hanno confermato.  L’esserci noi due, che vedevamo, comunicate ad alta voce le nostre concordi percezioni ha tosto suggerito al subco¬ sciente di Eusapia un fenomeno di comprovazione sinestetica: io mi sono sentito toccare la testa simultaneamente in due punti diversi: in alto sul bregma, a guisa di lieve sfioramento; in basso, sulla nuca e sulla spalla, a guisa di forte e larga pressione. Ho immantinente ideato che un grosso uccellaccio mi si appollaiasse addosso; poi ho ripensato al fantasma- caprone prospettatomi innanzi, e mi son chiesto se per av¬ ventura “ John King „ non avesse voluto darmi con quei due contatti la percezione del suo profilo adunco e mefistofelico. Strani effetti dell’associazione immediata tra impressioni sen¬ sitive e imagiui rievocabili, dove si addimostra il potere illimitato della nostra fantasia, e dove forse sta la ragione di tante interpretazioni personali di fatti sensitivi e psico¬ sensori illusoriamente percepiti e definiti ! L’interesse del  un tempo istesso tante sensazioni negli astanti P**” &  natiti1" J^r^ìZ ne'sTir^T “ì "°'e ^ P^do-perso-  e poiché fu il fatto menomo— ddh^sel?udél ne discorrerò più in esteso. seduta del 2 gennaio  aumento di p'éso^eaUi0—0 Pesata "PParen,e  seduta non 'ri è trovata Sifc E ^P° ^  vece avremmo ottenuto dulia „,0j: ' penili 08). in sua  rione anoor più singolare alla legje di gTavitò 'ìlV essendo per tutti risultato sospettile, feXt qSc08a a “   Astuzie ? Stratagemmi maliziosi ?   Tre volte mi è sembrato jersera che Eusapia Paladino ci ingannasse: per due sono quasi certo che ci fu inm per la terza, che tratto subito, porto soltanto dei dubbi1.110’  A) Dubbi sulle impronte. — Checché mi si dica il modo con cui appaiono comunemente eseguite le imnrnnto i mastice o sulla creta non mi lasciaTafVanS anche  per la Paladino 'V’T ■*' -m.0Stra g^^elte benevolo P07 p 109? Non “f T u “-?1 t,m:0rÌ {F°rCeS natur-  Eusapia n°onesiaeStaS' “a’ li££S u^mlno^^dttm) °é a pigiarvi sopra col pugno semichiuso due volte di seguito una prima volta per produrre rimpressionl che si ™  colle l™ ‘de CalC° C0“ la seconda flange delle dita minorfe colle eminenze tenare e ipotenare della palma • la seconda a  càrpSalaCnLaadeir T dej- polli?e e coll’articolazione meta- aipo falangea dell indice disposti ad anello. Fu ben in auel  momento che essa ci ordinò aspramente: “ non toccati' e tale affettazione mi svegliò sospetto. ’  hulle impronte da noi ottenute la sera del 2, II, ’07 manca   Morselli, Psicologia e Spiritismo, TL   Tav. XVL   Calco in gesso dell’impronta di 8 mani spiritiche,, ottenuta in presenza di Eusapia Paladino durante una seduta in casa del D‘ Gellona, a Genova. la trama del sottile “ velo medianico , che, al dir dei com¬ petenti, caratterizza quelle autentiche : la si vede benissimo, con le sue piccole pieghe, nei due pugni ricalcati da stupendi esemplari ottenuti con Eusapia in casa del Dr. Gellona (Tav. XVI*). E vero che la interposizione della tela non mi risulta costante : tuttavia debbo tener conto della notizia co¬ municatami or ora da A. Berisso, che dopo le sedute di   Calco in gesso di due impronte di * mani fluidiche „ ottenute la sera del 2 gennaio 1907, in casa Berisso.  (I,e impronte non sono, a dir vero, fra le migliori eseguite da F.nsapia: "i1 ,r,rro“, ° 00,1 ln mano; piegata puro ad artiglio, della Tav. IV* del Tomo I, e oon 1 due bellissimi pugni della Tav. XVI* del Tomo II]!   casa sua avrebbe trovato macchie di creta asciutta sulle cortine nere. La cosa non è nuova, essendosi osservata anche quando le impronte sono eseguite a distanza non sospettabile, o alle spalle di Eusapia nel gabinetto, o altrove nella sala; ma per quanto si voglia essere corrivi, la notizia porta a dubitare, o che quella stoffa servì a fasciare il pugno com¬ primente e non lasciò traccia di sè a causa della qualità e durezza eccessiva della sostanza adoperata, o che servì per   350   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   contro a ripulire la mano traditrice della medium, che infatti  3nsopotr’stringendola poi pei controii°’ saccorse si  Stante le ragioni che dissi precedentemente, non è il caso di trarre illazioni da un confronto del calco con le mani di  EuSap'a: "onu *'!levo Onesta volta che vi siano divergenze sensibili Si badi bene peri» che non tutto il fenomeno del- 1 impronta syegha i miei dubbi : sono sicuro che il trasporto della plastilina fuori del gabinetto fu genuino, per vera c ergia. Ara 1 psichicisti, da Oohorowicz in poi, sanno che Eusapia, al pari d, tutti i medi, mescola e intel-cala invo lontanamente (e volontariamente) fenomeni falsi e fenomeni veri ogni qualvolta, nella semicoscienza ipnoide, le riesce fastidiosa o faticosa una scarica di mediumnismo : allora ub¬ bidendo all istinto isteroide di simulazione, essa cerca di i aggiungere 1 intento col minimo dispendio possibile di forza Qui aggiungerò che giudico con meno severità di critico le impronte famose di faccio di vecchio, che da anni sono  hanno EusaPla; Molti prima, e il Flammarion adesso  hanno notata la rassomiglianza di quel volto sbarbato, a naso forte, a mento rilevato, a zigomi sporgenti, con la fàccia di una msapia invecchiata (l’av. IX»): parrebbe quasi che la medium percepisca le proprie fattezze per un processo di autoscopia cenestehca (e perchè no?) e che, sdoppiandosi, le impronti tali e quali sul mastice. L’autenticità di quei volti sparuti  de » T eSpreSS‘0,ie S1 lntrav7ed« un'artistica raffigurazione dei postumi agonici o del riposo mortuario, può essere de- sunta, a parer mio, anche dall’atteggiamento che Eusapia  'nmfiìbe C°,S.tretta dl Prendere onde stamparli per lo pitici profilo o di mezzo profilo: il suo corpo dovrebbe disporsi in senso orizzontale. Ora, niuno la vede mai durante le sedute ordmarie distendersi a terra; essa si corica soltanto nelle sedute di grandi materializzazioni entro il gabinetto Biso-  tiattohmwt °‘a ,SUpP°rre ?he. Esistenza è divenuta ad un tiatto cieca, sorda e... inebetita.   n„; \!LjTlatÌV° di in HH0 spostamento di oggetti. — Qui invece ho senza dubbio colto nel segno, quando sen- endonn sfuggire a un dato momento la sinistra d’Eusapia  verso ’ÌIbeV.atinigehnUainente pian0 piano ]a destra’  verso 1 Albertim, ho compreso che essa stava per giuocarci  Ima su. Vro ,del sostituzione di mani. La trombetta era erma sul tavolo, ed essa voleva forse smuoverla e adopp¬ iarla per qualche nuovo “ fenomeno „ senza far più fatica! Per avverare 1 Alberimi di stare in guardia non ho trovato miglior mezzo che di ricordargli il suo antecessore nel Cor¬ redi Vi. eSuam,!lt0: ‘ E T- V‘ -- * Eugenio To-  relli-Viollier che di quel trucco si era fatta un’arma po¬ tentissima antieusapiana. Ma prima che gli altri capissero la mia allusione, 1 aveva afferrata l’intuito sempre sveglio di Eusapia, che quasi piagnucolando mi ha gridato- — ■ Vo» lo dite, non lo dite! 6 l 0n  Non so se questa preghiera, sincera o accorta, provenisse dalla sua suscettibilità offesa da quel ricordo scottante, o se esprimesse il timore di rimanerne suggestionata e di agire  nh-le Pagtlton?t’ T T in c*si “Mimili ha narrato avve- nnie. Patto sta che al mio dubbio la serie dei fenomeni  ripresa* ■ c^Ta ^ bUOn, qUarto d’ora’ è stata subito  Ì trombetta se n’è partita da sé, mentre noi  vagliatori accrescevamo le nostre cautele; che, spinta da Bar- zmi verso la tenda, gli è stata presa di mano dall’Invisibile indi lanciata di nuova a corsa pazza e vertiginosa per aria ■  th,VneraeeèraPPar? parte’ paSSando tra >• ^  due Z! f la,s°Pratenda pesante, e mi è venuta a dare due potenti colpi traverso la nuca, producendomi anche un  P dl dolore- E'-a “ John King „ che mi castigava di aver pronunciato quel sottinteso alfabetico. Però la mia punizione  alfe namlì 5 , P° d“rÒ anC01'a la seduta- cosicchè n he i ammirazione verso fenomeni ulteriori che noi  “TJf, Pronunciavamo per toglierle il rammarico di  mente ^rr° am°r Pr<?pl?°’ ' eSSa ha «ridato stiz.zosa- mente. - Otà, saranno le lettere dell'alfabeto.' . - Ma  vùkivaeHUSCe\° daHa >nCe” è caduta in una crisi con¬ ato VLrfnTV TT ifrefrenabile, con espressioni Sino n u 5 ° da farmi Pentire della mia impron- febb0-Tder gmStÌZÌa aUa medium : con quello fare f * “*? df\ me sorPreso *» fieri poteva, tutt’al più fare sloggiare lo strumentino da fiera, ma non esedre nessun altro numero del suo vario e complicato programma   jP F*rheria nell’ abbassamento automatico della stadera * - Un abbassamento della stadera ed un conseguente Tn'- nalzamento del suo braccio di leva senza che nefsun corno pesante fosse stato deposto sulla piattaforma, costituivano un esperienza di grande nlievo: era il pesalettere di A de Rocuas ingigantito! E noi, memori dei fenomeni di lesa gravitazione della prima sera, abbiamo insistito presso Eu- sapia perchè lo tentasse alla piena luce deU’anticamera.  La Paladino, che già era discesa dalla piattaforma dopo la seconda sua pesatura, ha mostrato di accondiscendere e si è accostata all’apparecchio in stazione eretta, esigendo però che 1 Alberimi le stringesse le mani e il Bnrzini , accanto a lei le premesse coi suoi i due piedi: un lembo della sottana del medium toccava l'orlo laterale della piattaforma. Dopo alcuni istanti, occupati da sforzi muscolari evidenti dell'Eusapia, noi abbiamo veduto e udito moversi e cigolare in moti alterni di alzamento ed abbassamento la stadera, che avevamo lasciato carica del peso di 20 chili. Questo peso, dunque, diminuiva o cresceva sotto l'influsso bio-psichico della medium!?).  Ma è sicura questa esperienza straordinaria che, d’altronde non si potè ripetere? Ci attestò il Barzini di non essersi ac¬ corto di nessun movimento delle gambe d’Eusapia, cosicché parrebbe escluso il dubbio di un abile spostamento di un piede all’indietro o di fianco per arrivare a premere sulla piattaforma. Però essa, con un piede solo, astutamente dis¬ posto, può dare a chi la sorveglia in quella incomodissima po¬ sizione la impressione ingannevole di un buon controllo. E affievolisce l’esperienza quel contatto di sottane, per chiunque ricordi le accuse di Cambridge, sebbene la veste non sia stata veduta moversi, e sebbene sia arciprovato che la con¬ tiguità degli abiti d’Eusapia cogli oggetti che sposta (tavo¬ lino, seggiole, sgabelli, ece.), aumentata talvolta dal rigonfiarsi visibile delle stoffe, non contraddice affatto l’ipotesi meta- psichica della formazione d’arti soprannumerarii dinamici- questi si organizzerebbero ed agirebbero in una specie di gabinetto oscuro minuscolo costituito dal giro delle vesti.  Se non che, noi jersera, messi in sull’avviso dalla stessa esitanza nostra ad accogliere per buono quel fenomeno, ab¬ biamo fatto un curioso rilievo: — salendo sulla piattaforma di una stadera, si riesce a farla oscillare in più ed in meno quando si appoggi una sola punta di dito sull’arcata fissa che in quello strumento comunissimo serve a impedire il soffregamento dei corpi da pesare con il meccanismo del biaccio di leva. Questa esperienza (cui ha assistito con aria sorniona la Paladino, che se ne mostrava impensierita) ci permette di sospettare un inganno nella infrazione alla lecrge di gravità constatata la sera del 26 dicembre, e pone in qna- rantena, per ciò che ci concerne, le pesate del... “ perispi- rito , o, se si vuole, dell’ “ anima ,.   Sulla definizione e denominazione  delle forme materializzate.  Jersera tornai a fare attenzione alla stranezza delle forme che Eusapia Paladino projetta nello spazio circostante e che sembrano larve di sogno (“ dream-ghosts „ , dice ironica¬ mente, a ragione, Paolo Cards): talvolta orride e quasi pau¬ rose, il più spesso assurde e grottesche, quasi sempre in¬ complete e male organizzate (Tav. XVIIa).  È sempre il modo eusapiano di materializzare frammenti tangibili o toccanti di persone, non persone intere; ma la stessa imperfezione spetta alle materializzazioni visibili. Io sono d’avviso che il nome di “ mani „ di “ braccia „ di “ teste , sotto cui si designano queste forme, sia, nel più delle volte, abusivo. D’ordinario non sono parti morfologica¬ mente caratterizzabili di un organismo umano compiuto, ma dei quidsimili, spesso informi e strani, quasi direi mo¬ struosi nella loro larvale apparenza : certo, non hanno le proporzioni, i contorni e neppure le movenze precise che vediamo, pur sempre, nelle nostre membra agenti in pe¬ nombra, e neanco nelle così dette ombre chinesi, con cui forse avrebbero una tal quale somiglianza. I pugni sono troppo grossi, gli avambracci non han piegature di gomito, le teste son deformi e troppo voluminose, i colli spropositati e tortuosi, le capigliature e le barbe acconciate in foggio strane, i corpi disarmonici e pressoché mostruosi...  Soltanto le “ mani „ che appaiono isolate, massime le biancastre (fino dai primi tempi dello spiritismo americano) si “ sviluppano „ meglio, ossia raggiungono una forma più avanzata; ma pur esse sono in generale di aspetto anormale, non cadaverico, come pare agli spiritisti, ma scimmiesche e mal fatte, precisamente come può disegnarle un esordiente od un profano dell’arte del disegno. Il che apporta una conferma all’ipotesi che le materializzazioni siano imagini pensate dalla medium, proiettate e plasmate visibilmente in correlazione con la sua facoltà rappresentativa. L’obie¬ zione che, in tale ipotesi, anche le mani e le faccie tele- plasmate nelle impronte dovrebbero essere egualmente scor¬ rette e deformi in rapporto con l’ inabilità raffigurativa della medium, non avrebbe molto valore per la fisiopsico¬ logia : si deve, infatti, supporre che nella esteriorazione di un arto intenzionalmente immerso in una sostanza plastica vi saranno, associate, — oltre alle visive, — imagini tatto¬ cinestetiche numerose, e assai più efficaci per la rappresen¬ tazione e produzione esatta del fenomeno (se autentico 1).  La nomenclatura delle forme organizzate dai medium andrebbe, dunque, corretta e mutata, poiché chi sente par¬ lare o chi legge di “ braccia „ di “ teste „ e di “ persone viventi „ che toccano e agiscono, e poi all’atto pratico non disceme che abbozzi e aborti di corpi antropomorfi o an¬ dròidi (come scrivevano alcuni dei primi pneumatologi), è tratto a ritenere non infondata l’accusa di “ fantasie riscal¬ date „ e di “ animi sovraeccitati „ che fuori dei circoli gli scettici agnostici lanciano agli spiritisti. Una correttezza maggiore nel definire ciò che si sente, si tocca, si ode o si vede in seduta, toglierebbe forse o attenuerebbe di certo quelle divergenze che si notano fra i percipienti di uno stesso fenomeno. Rimarranno sempre le diversità nel perce¬ pire indotte dal tipo mentale degli individui, com’ io rilevai fino dai primi miei studi al riguardo (Tomo I, p. 274); ma non s’avrà più quella dissomiglianza di definizioni e descri¬ zioni, che serve a dar presa alla ipotesi esplicativa dell'illu¬ sione ed allucinazione. Ci pensino gli investigatori futuri.  Un buon metodo per cerziorare le percezioni dei singoli è di paragonarne le raffigurazioni fatte dopo la seduta, o, meglio, negli intervalli di riposo. A tale scopo io ho fatto tirare molte copie della pianta della sala Berissó, e qualche sera io e alcuni miei compagni abbiamo segnato su di esse, l’uno in disparte dall’altro, i punti precisi in cui, secondo le nostre percezioni individuali, sarebbe accaduto il feno¬ meno (p. es. un trasporto), o dove avremmo veduto le forme materializzate. Il metodo ci ha servito egregiamente, inquan- tochè l’accordo costante delle nostre indicazioni topografiche basterebbe da solo a eliminare il dubbio dell illusione.  Lo stesso metodo di comparazione obiettiva si applichi alle figure delle materializzazioni visibili, e si avrà un dato eccellente per la definizione e delimitazione dei percetti. Già nelle sedute del 1901-2 i disegni di “ ombre , e di “ larve „ eseguiti da me, dal Vassallo, dal sig. Schmolz e dal dot¬ tor Venzano, messi a raffronto, ci avevano dimostrato la realtà dei fatti e anche avevano servito al riconoscimento dei fantasmi (Tomo I, p. 402) : e di nuovo, nelle sedute del gennaio 1907, la prova è riuscita ottimamente.   >k>ki. li . Psicologia c Spiritismo , II.   tav. xvn.   m.   Forme di arti andròidi  apparse successivamente la sera del 2 gennaio 1907 in una seduta di casa Berisso.   Un’altra evocazione di defunto  mandata a male.  La presentazione di uno “ spirito di defunto „ che se¬ condo le istruzioni della E. P. doveva questa volta venire evocato per l’Albertini, è stata preannunziata alla solita ma¬ niera : — inclinazioni significanti del tavolino verso di lui, quando egli sedeva al mio fianco ; e con insistenza tale, che noi abbiamo ben dovuto comprendere il significato intenzio¬ nale di quelle manovre. Conformandomi al rituale, io ho interrogato il mobile sapiente, procedendo a bella posta per esclusione.  D. Verrà qualcuno ? — R. S).  D. Verrà per me ? — R. No (risoluto).  D. Verrà per Bozzano? .. per Barzini? — R. No, no..  D. Forse verrà per Alberimi? — R. Sì, si (con gran forza).  L’Albertini allora è intervenuto e ha chiesto :  D. Potrò, dunque, sentirti? — R. Sì (con gran vigore).  Quando il Direttore del Corriere è passato al controllo, noi tutti ci aspettavamo che “ John „ facesse onore alla propria firma... tiptologica, se non tipografica. E infatti è tosto scoppiata una imponente serie di manifestazioni me¬ dianiche rivolte aU'Albertini : - — tocchi e pressioni espressive, sventolamenti del cortinaggio, organizzazione di forme tan¬ gibili e apparizione di forme visibili, che, come ho detto, s’avanzavano, lo toccavano, si ritraevano e ritornavan fuori per scuoterlo come se volessero farsi ben sentire. Mancava,  10 si vede, qualunque siasi personalità nel modo di presen¬ tarsi del nuovo venuto, com’era mancata in quella di Nal- dino Vassallo o di mia madre. Non si varia mai. È vero che gli “ spiriti „ accorrenti all’evocazione di “ John King „ si trovano costretti nel breve spazio tra Eusapia, la tenda,  11 vigilatore prescelto e l’angolo del tavolo, in tutto un’area di neanco un metro quadrato, la quale non permette molta larghezza di movimenti. Però mi si vorrà concedere che la facoltà espressiva dei disincarnati si uniforma troppo a quel manuale paladiniano di segnalazioni e di saluti convenzionali.  Ma una mano ha battuto famigliarmente tre volte sulla   356   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   spalla d’Albertini, come per farsi da lui riconoscere con un particolare carattere energico ed affettuoso ad un tempo. Qualcuno fra noi, me compreso, istintivamente pensò a suo suocero, il drammaturgo e letterato Giuseppe Giacosa (morto a Ivrea nella state del 1905), ma all’Albertini — similmente che a me per mia madre ! — ripugnavano quei contatti di forme invisibili, e più ancora ripugnava, considerando il lato fisico dei fenomeni, tirare in campo il Giacosa. Egli dichiarò sol¬ tanto ad alta voce di risentire l’impressione vaga che qual¬ cheduno gli stesse vicino, alla sua sinistra, al di là della sopratenda e della nera cortina del gabinetto.  Mi ricordo d’avere provato io pure tale oscura e vaga sen¬ sazione d’una persona presente nell’ombra, tanto nelle°sedute in cui mi si sarebbe avvicinato “ John King „ invisibile, quanto nelle altre in cui fui oggetto di comunicazioni par¬ ticolari. Da quali impressioni risulta questa percezione in¬ definibile che è realissima? Forse potremmo metterla in relazione con sensazioni tattili e termiche minime percepite dai margini della nostra coscienza ; ma non sono alieno dal credere che vi abbiano parte gli effiuvii radianti dall’orga¬ nismo umano (e animale) quando è nell’esercizio delle sue attività vitali: una macchina cosi perfetta e complicata che vive, trasformando dell’energia, può bene spanderne una por¬ zione tutt attorno a sè nello spazio sotto forme ancora igno¬ rate e indeterminate. E se fosse il u doppio n che ci si av¬ vicinasse, dico per ipotesi, non potrebbe esso radiare egual¬ mente della forza?  Ma quella dichiarazione d’Albertini, non accompagnata dal riconoscimento immediato della persona evocata, non poteva contentare il suscettibilissimo subconscio di Eusapia. Il “ qualcuno „, che pareva trovarsi in piedi entro il gabinetto, e del quale l’Albertini diceva di non sentire e di non vedere altro se non i soliti rigonfiamenti e avanzamenti della tenda, gli si è avvicinato e pesantemente gli si è appoggiato ad¬ dosso, indi goffamente lo ha picchiato, e forte! Una testa si è chinata su di lui; ed egli ne ha avvertito il contatto: una bocca gli si è applicata sulla guancia, e lo ha legger¬ mente morsicato. Noi conosciamo da un pezzo questo modo singolare di farsi sentire vivente, non di farsi riconoscere (Tomo I, p. 445; II, pag. 300). È una scena inescusabile per la serietà dei disincarnati che ritornerebbero, dopo as¬ senze di mesi e di anni (e quale assenza!), presso i loro cari. Tutti diminuiti nella loro personalità intellettuale e mo¬ rale : tutti personaggi da farsa, o meglio, marionette mosse con manierismo cristallizzato dall’automatismo inferiore. Ad ogni modo, per secondare l’esperimento e per non contra¬ riare Eusapia nelle sue futili imprese spiritiche, l’Albertini dichiarò di “ riconoscere, a quel gesto, il caro estinto „.  I disincarnati offerti in seduta dalle ruminazioni media¬ niche di Eusapia gestiscono assai (tutti alla stessa maniera), ma comunicano poco. Per saperne qualcosa di meno sbia¬ dito e di meno comune bisogna rivolgersi al tavolino che risponde per essi: Ossia è il subcosciente d’Eusapia (“ John King „) che risponde, surrogando l’ordinariamente muto fan¬ tasma organizzatosi accanto a noi. Tutte le comunicazioni dei disincarnati paladiniani si riducono a ripetere, con colpetti sulle spalle o sulle teste dei percipienti, i due monosillabi no e sì convenzionalmente rappresentati da due o tre bat¬ titi. Ma in generale la tiptologia è il surrogato della raris¬ sima e quasi sempre indistinta necrofonia. Or dunque, io ho interrogato nuovamente il tavolino:  L>. Dicci chi sei... Chi sei ? — B. Si.  D. Sei un amico di Alhertini ? — R. No.  D. Sei un suo parente ? — R. Si.  D. Sei suo zio? — R. No.  D. Sei suo padre? — R. (nettamente) Si.  T). Sai che eri mio amico? — R. (esitando) Si.  Noto che la qualificazione di “ padre „ non corrispondeva alla presentazione del defunto, che tutti noi, compreso l’Al- bertiui, avevamo in mente, cioè del Giacosa : ma uno suocero d animo nobilissimo e affettuoso come l’illustre scrittore può bene inspirare sentimenti figliali e nutrirne dei paterni pel proprio genero. Era evidente che la evocatrice esitava, e che la connotazione dell’evoeato sarebbe continuata incerta e confusa qualora noi tutti, moderando le legittime emozioni del momento, non avessimo fornito verun dato al subliminale della medium e, magari, l’avessimo sviata surrettiziamente (a scopo d’esperienza) con domande suggestive. E ho tentata la prova:  D. Potresti dirmi la tua statura ? — R. (dopo una pausa che tradisce la esitazione)... Sì.  D. Eri basso? — R. No.  D. Eri molto alto? — R. No.  D. Sta bette: ora, all'età. Quanti anni averi? — R. (silenzio).  D. Avevi cinquantanni ? — R. No.  D. Avevi quarantanni? — R. (dopo una pausa) No.  D. Allora avevi sessantanni ? — R. (di nuovo un silenzio ascrivibile a peritanza, indi battiti poco energici e come cal¬ colati)... Sì, ecc., eco.  Non continuerò a riprodurre il nostro dialogo : ormai si rendeva chiaro a tutti che le risposte strappate, per così dire, al mobile riluttante non ci offrivano nessuna figura personalmente distinta come quella del defunto pensato. Ne usciva un personaggio di media statura, di età incertamente sessagenaria, non del tutto calvo (beato lui!), ma ancora con capelli, con barba così così... Si può credere forse che Eusapia non intendesse presentarci coi suoi teleplasmi par¬ ziali e con le sue connotazioni tiptologiche il fu Giocosa, tanto questi ne era diverso per statura e mole del corpo, per calvizie, per età, ecc. dal disincarnato descritto in quei tratti? L’Albertini, in una delle sedute date dalla medium negli uffici del Corriere della Sera due mesi addietro, aveva assistito alla materializzazione tangibile di un’ “ entità che alla sig.' Albertini-Giacosa (in lutto) aveva dichiarato di essere suo “padre,. Forse il subcosciente della medium si è rimesso, a casa Berisso , sotto lo stimolo della presenza dell’Albertini, nelle identiche condizioni di sonnambulismo attivo, ed ha riprodotto automaticamente la intera scena evocatoria già rappresentata a Milano : è un fatto che abbiamo avuto oc¬ casione di rilevare anche nella reiterata e pur sempre infelice presentazione di mia madre.  Una prova decisiva, secondo me, per questa ipotesi fisio- psicologica la si è avuta poco tempo dopo il surriferito ten¬ tativo di riconoscimento. L'Albertini, nuovamente interve¬ nendo nel dialogo, ha chiesto :  D. Ti chiami Giuseppe, non è vero ?  R. (prontissimo) Sì.  Il battesimo, fallace per il padre di Albertini, giusto per Giacosa, non era spontaneo, era suggerito ; e ognuno comprese sul momento, l’interrogante pel primo, che il tavolo di Eu¬ sapia avrebbe risposto in modo affermativo anche se la do¬ manda, fatta con tono naturale e non commosso di voce, o senza artificio alcuno di espressione, fosse stata una o altra delle seguenti : — Ti chiami Paolo ?... Ti chiami Pietro ?...  Qualunque studioso di psicologia, normale o supernor¬ male che sia, ammetterà facilmente che un’identificazione non è avvenuta neanco per lo spirito di Giacosa. Non si identifica nessuno, sia morto, sia vivo, per mezzo di assen¬ timenti di questa sorta, ottenuti dalla subcoscienza del medium con opportunità voluta o ingenua di domande, e con rilascio altrettanto volontario o inconsapevole di qualche connotato specificativo. Tutte queste “ entità occulte „ che tendono a personificarsi, sono informi e imperfette, come gli stereoplasmi in cui l’ideazione onirica di Eusapia tenterebbe di scolpirli : sono accozzi fortuiti di caratteri fisici, di linea¬ menti, di fattezze, di connotati, cui potrebbe uno sperimen¬ tatore infliggere con arte qualsiasi raffigurazione : il subco¬ sciente suggestionabilissimo della medium tutto accoglie e tutto riproduce nel suo lavoro di esteriorazione delle iinagini. Tanto è vero che, se gli astanti non collaborano scientemente o inscientemente alle sue presentazioni di pseudo-entità ge¬ neriche, queste non acquistano consistenza maggiore, non progrediscono mai verso la individuazione, non si “ svilup¬ pano „ neanco in più sere di seguito (come è avvenuto dello spirito vago di mia madre) : e la evocazione non avviene più, 1’ “ entità occulta „ si dissipa e sparisce.  Così è avvenuto anche del u qualcuno „ che s’era pre¬ sentato dapprima all’Albertini con tanto vigore e con tanta insistenza, cosicché io ne speravo uno “ sviluppo spiritico „ più avanzato dei precedenti. La presentazione del defunto, non aiutata dall’attento dominio che l’Albertini esercitava su di sé, è cessata non sì tosto che il subconscio automa¬ tismo della Paladino s’è accorto che tutto il suo lavorio non faceva presa. Mancata la corda di salvataggio, anche questa evocazione è naufragata, e 1’ “ Intelligenza, manife¬ statasi si è addimostrata almeno intelligente nel non esporsi a fallimento più clamoroso.  E poi come si rispecchia sempre, nella psicologia dei de¬ funti, la cerebralità di cui sono il prodotto ! Se lo “ spirito „ di messer Lodovico Ariosto scende a inspirare il cervello istruito di uno Scaramuzza, può anche dettargli delle inter¬ minabili ottave, che nei loro dilavati endecasillabi rammen¬ tano alla lontana lo stile ariostesco : ma se arriva un “ Gia- cosa , fabbricato a mezzo dalla cerebralità di una Paladino, che è analfabeta e parla scorrettamente in lingua, non sarà capace di dirci nulla, “ egli „ che in vita era l’ammirando dicitore, lo squisito conversatore che tutti ricordano con simpatia e venerazione !  Lo schematismo della presentazione d’un Giocosa è, nella mente d’Eusapia, il medesimo di quello della fanciulla ot¬ tenne di Porro ; ambedue , che pur dovrebbero essere così diversi nel loro comportamento di “ ritorno „, baciano mor¬ dendo o mordono baciando con eguale affettazione. E ad essi metto accanto la mia povera madre. E penoso mescolare l’ironia a ricordi cosi preziosi pel nostro cuore, ma vi sono trascinato dalla parodia di codeste scene evocative : mi si associa l’imagine di Compare Turiddu che morde “ a buono , 1 orecchio di Compare Alfio , chè, tanto, siamo in piena mimica popolare del mezzogiorno.   *   Se si sintetizzano i risultamenti dell’evocazioni spiritiche cui fino ad ora ho assistito , si trova che la presentazione delle “ entità personali , procederebbe a gradi, di cui in ristretto espongo lo sviluppo :  1° grado : — plastica parzialissima e semplice, e attività automatica iniziale (es., i tocchi fuggevoli) ;  U" grado : — plastica parziale più avanzata, e attività automatica con espressioni rudimentali (es., le forme mate¬ rializzate tangibili);  111° grado : — plastica quasi integrale, con attività in¬ citatrice e sollecitatrice sul percipiente, di carattere sempre espressivo o sentimentale e senza contenuto ideativo (es., le forme materializzate tangibili e attive, ma invisibili) ;  iy° grado : — plastica di forme parziali visibili, non tangibili e non attive, e senza alcun carattere personale (es., i globi nebulosi, eco.) ;  V° grado: — plastica di forme più complesse, in qualche momento soltanto visibili e in qualche altro anche tangibili ed attive, ma ancora senza personalità (è la fase raggiunta dall’" entità „ materializzatasi accanto all’Albertini, tangibile e attiva per lui, visibile in parte per noi di prospetto) ;  VI» grado : — plastica di forme quasi integrali, tangi¬ bili, visibili ed attive, e con qualche attributo personale finalmente captato dal subconscio del medium che lo este- riora e lo scolpisce, per così dire, nello stereoplasma tele- fanico.  ^TH° grado: — plastica dei veri e proprii fantasmi (“spettri,) con attributi personali, ma soltanto visibili e non identificabili da nessuno dei presenti;  VIII° grado: — plastica di detti fantasmi soltanto vi¬ sibili e non tangibili, ma con attributi personali e identi¬ ficati (?) ;  IX° grado : — plastica di fantasmi non solo visibili, ma pure tangibili e attivi, aventi apparenze personali, ma non identifioabili ;    X° grado e ultimo : — plastica di fantasmi visibili, tan¬ gibili e attivi, con personalità identificata di defunti (?!).  A questi due ultimi , superiori gradi , della teleplasma- zione medianica, le quali assumono la consistenza solida e le altre caratteristiche fisiche della materia organizzata (“ stereoplasmi „), non che una attività autonoma, apparen¬ temente almeno indipendente dalla persona del medio, è da riservare la designazione di “ produzioni „ od “ entità fan¬ tomatiche  Nelle presentazioni di casa Avellino (marzo 1902) la Eu- sapia sarebbe con noi arrivata al 7° e forse all’80 grado : non so se essa, durante la sua carriera professionale di medium, sia passata ai gradi ulteriori. Nella scienza metapsichica hanno appena diritto di entrare, con passaporto però soggetto ancora a vidimazione, pochissimi esempi dell’ottavo, tre soli, fino ad ora , del nono e del decimo grado, i quali sarebbero quelli appena più validi per un’argomentazione in favore dello spiritismo. Parlo, si capisce, di fantasmi, la cui formazione autentica e la cui autonomia (apparente) ci siano attestate e sostenute da uomini di sicuro criterio objettivo. Dalla “Katie King „ di Crookf.s (1872-4), si salta, per autorità di nome e con intervallo di un terzo di secolo, al “ Bien-boa„ di Villa Carmen (1895) descritto e fotografato da Carlo Riohet ; ora vi si aggiunge lo spettro “ Eleonora „ di Bar¬ cellona decantato dallo scrittore spirito-psichicista Esteva- M a rata (1906-7). Ma sono tutte e tre “ persone „ senza identità, certamente perchè questi dotti ricercatori non ne fornirono loro nessuna. Il Boihac, che è uno psichicista di vaglia, ha definito assai bene il caso-tipo di questa classe suprema di fenomeni, voglio dire il caso di “ Katie King „ : — una “ inèredibile storia , (La Psych. incojinue, ’08,p. 90).   *  * *  Principio di esperienze  sulla radioattività medianica.  Dove “ John King , (almeno fino a queste nostre sedute dell’inverno 1906-71 pare irriducibile a miti propositi, è nella sua antipatia per ogni innovazione tecnica. Del mio cilindro girante, coperto di nerofumo, non ha voluto saperne. Invano l’abbiamo pregato di stamparvi le impronte della mano, invano l’abbiamo ripregato di tracciarvi sopra almeno un debole segno della sua azione a distanza : sposterà seggiole e tavoli pesanti parecchi chili, trasporterà in aria una Barlock che pur richiede uno sforzo di molti chilogrammetri; ma non strofinerà mai una punta di dito su quel nero di odore scientifico, che lo mette in apprensione e lo irrita come il rosso delle banderuole inferocisce un toro nelle “ corridas , di Andalusia. Ma Eusapia ha forse sentito raccontare di quel medium, al quale, sperimentando con fogli affumati, furono poi trovate sporche le dita al levar della seduta; e anche se sa o le han detto che la spiegazione della frode in¬ cosciente (Ochobowicz) può essere applicata a quell’appicci¬ catura sospetta di fuliggine, diffida di sé stessa e non vuole esporsi allo scacco.  Avevo anche progettato di raccogliere con la fotografia le “ radiazioni neuriche , da me e da altri precedentemente avvertite col termo-tatto sul bregma d’Eusapia (Tomo I, p. 260 e II, p. 345): perciò applicai alla sua testa la corona fatta di pellicola sensibile (v. retro, p.280). La tecnica era, certamente, rudimentale e, forse, difettosa ; ma negli ambienti privati e nei circoli spiritici si sperimenta male, con stento e fatica, sempre in lotta col misoneismo di tutti, con le consuetudini e con la mancanza di mezzi idonei: bisogna adattarsi!  Gli stessi psichicisti più colti non si fanno illusioni ; un vero metodo sperimentale sarà possibile soltanto in ambienti- scientifici. Dal Chookes in qua non s’è progredito affatto, in primo luogo perchè nessun uomo di scienza del suo va¬ lore s’è più cimentato in ricerche psichiche; in secondo, perchè, sotto l’impulso della inglese S. f. p. R., e sopratutto per l’autorità di Sidgwiok, Mvers,Gurnky,Hodgson, Podmobe, la Metapsichica scientifica si è rivolta ai puri fenomeni in¬ tellettuali, che ben difficilmente sono assoggettabili ad espe¬ rimento. Il metodo delle inchieste, sul quale molto sarebbe a ridire per l’eccesso del subiettivisino cui può essere in¬ dotto, ha quasi soffocato per ora quello obiettivo. Si leg¬ gono e si ammirano opere come i Pliant anni of thè Living e come Human personnality ; ma là dove manca la prova sperimentale, non nasce la convinzione nell’animo del natu¬ ralista, del fisiologo, del psicologo, abituati alla austerità della induzione dopo accertamento dei fatti: nascono, per contro, le credenze nel verosimile, le ipotesi razionali basate sul possibile o sul probabile. I Phantasm conducono a questa fase preliminare di evidenza, ma non vanno fino alla certezza ; e la Personnality sta ancora più in qua di quei pre¬ liminari, giacché è un saggio magnifico di deduzione aprio¬ ristica da principi dottrinali ultra-ipotetici non provati, nè per ancd suscettìbili di prova. ...  Pertanto noi non siamo riusciti a totografare la radio-attività cefalica della E. P.: salvo alcune lievi strisele di luminosità a ventaglio nei margini della carta sensibile, le quali possono essersi prodotte per una chiusura non perfetta del diadema, lo sviluppo della negativa e la stampa della positiva nulla ci ha mostrato di sicuro. Ciò non serve a negare l’esistenza di raggi bio-neurici o bio-psichici : io penso e spero che essi avranno consistenza maggiore dei famigerati raggi N di Blondlot, messi ormai a riposo; con una tecnica piu avanzata si riescirà a fissarli e a determinarne le leggi di radiazione e di emanazione. Può pure avvenire che^essi n.on siano assimilabili al radio, nè all’elio, nè ad altri “ corpi n aventi una materialità sottilissima, come si supponeva un tempo degli spiriti vitali ed animali (Tomo I, p.56 e s.): torse ji tratta di ondulazioni eteree, non dissimili, almeno per la comprensibilità loro, da quelle dell’elettricità e della luce unificate dal genio di E. Hertz.  I procedimenti tecnici per mettere in evidenza queste  ignote forze radianti e per studiarne le azioni, sono sempre gli  stessi : — 1° renderle visibili , trovando il modo di sensibi¬ lizzare la nostra retina a loro riguardo: — 2° dimostrarne la esistenza mediante la modificazione chimica (= jonica) di sostanze che ne “ sentano „ l’arrivo od il passaggio, ce ne segnalino la presenza e ce ne fissino gli effetti, come può farlo la fotografia; — 3° saggiarne le azioni meccaniche sugli oggetti circostanti, a un dipresso come fa il radiometro del CRookes per la sua materia radiante; — 4° esaminarne le corrispondenti azioni fisiche, ad esempio i mutamenti indotti nella conduzione elettrica e termica dei corpi, nella direzione, rifrazione dei raggi luminosi elettrici e magnetici, nelle fluorescenze, ecc. ; — 5° stabilirne le azioni sugli or¬ ganismi vegetali td animali inferiori ; 6“ e da ultimo,  analizzare l’influenza che esse esercitano sull uomo nello stato di salute e in quello di malattia, determinandone gli effetti fisiologici e terapeutici.  È un programma vastissimo e non siamo per ora, si può dirlo schiettamente, in condizioni di effettuarlo. Alcune di queste vie sperimentali sono state appena aperte e qualche risultato s’è ottenuto, ma fino ad oggi le temerità apriori¬ stiche dei dottrinari si mescolano troppo alle ingenuità tecniche dei principianti e alle insipienze dei dilettanti, perchè da^tutto quello che si è scritto e detto intorno alle “ forze ?. aui'e.’\ 0 “ correnti „ vitali, ecteniche, neuriche, polari, biG-psiemeho, bio-radio-attive, eco., ece., si possa cavare co¬ strutto seno e sicuro. Però, in questi giorni critici per lo spi- ntismo di vecchio formato, le osservazioni serie e attendibili su questo vero fascio di “ forze naturali ignote „ si avvi¬ cendano con i trovati più strabilianti : da ciò si arguisce che siamo nella corrente. E infatti si può vedere che qualche annunzio di risultati si è avuto in quasi tutte le direzioni sperimentali suaccennate.   a) Per la visibilità diretta delle variazioni bio-neuriche.  Un Americano, il prof. Floivkr-Gates, ha annunziato or ora di avere “ scoperto „ che certi raggi invisibili, analoghi agli ultravioletti dello spettro solare, sono emessi dagli ani¬ mali viventi, e che al momento della morte si vede come una specie di ombra o di nuvola salire dal loro corpo ancora caldo. Ma..... la notizia ci arriva dal di là dell’Oceano me¬ diante i giornali politici, e per quanto il fatto non paia inverosimile (quanto parve l’“od„ di Rbiciienuach al Du Bois KeymondI), dopo l’insuccesso dei raggi N è opportuno attendere relazioni di origine più seria prima di impiantare codeste novità nel campo inesplorato della Biologia.   b) 1 er la fotografia delle stesse radiazioni. — Ne ho discorso a lungo nelle mie Note alla seduta di casa Avellino (lomo II, p. 260); ma c’è da aggiungere adesso qualche dato importante.   A Torino, nella primavera del ’07, dopo la pubblicazione (tei resoconti di Barzini su queste nostre sedute e de' miei articoli sul Corriere tre giovani e valenti fisiologi, assistenti nel Laboratorio del Mosso, i dottori A. Aooazzotti, C. FoA e A. Herlitzka, ammessi a due o tre sedute di Eusapia in una casa privata, sono riusciti ad ottenere su di una lastra sensi¬ bile, chiusa ermeticamente entro una scatola fotografica, alcune macchie indubbiamente biancastre, dove si scorgono i contorni allargata di quattro dita di una mano. Ora, la scatola era stata atterrata e loro tolta con violenza dal solito ‘ Invisibile , che si torma e agisce nel gabinetto oscuro; e i tre investiga¬ tori attribuiscono perciò quelle digitazioni al passaggio di raggi d un genere speciale emanati attraverso il legno dalla occulta mano atterratrice. Ho ricevuto dal dott. A. Herlitzka alcune loro positive, e opino anch’io che si tratti di radiazioni particolari, non già di quelle termiche, siccome ha creduto di obbiettare il fisico ginevrino Tommasini (nel “Coenobium „). Il paragone con le imagini calorifiche lasciate dalle dita appli¬ cate direttamente sulla lastra (Guébhard) . mostra notevoli dif¬ ferenze: e poi qui ci sarebbe stato il passaggio, dirò così, ròn- geniano traverso il coperchio, ciò che par dubbio per radia¬ zioni esclusivamente termiche.  Anche sulla pellicola-diademada noi posta attorno al capo di Eusapia si discernono alcune debolissime chiazze più chiare del fondo grigio: e forse.se si fossero meglio sviluppate, andreb¬ bero appaiate^ alle digitazioni di Torino Tuttavia siamo ben lontani dalle ' psichicone „ di Baraucc e dalle pseudo-“ imagini di idee „ del Tkqrad, e dalle fotografie del “ doppio , di Istkati-Hasdko, e più ancora dagli “ ultimi pensieri d’una morta , apparsi sulla negativa sensibilizzata dal medium sig. Bandone e pubblicati dal Carreras (“ L. e 0 ., '04)... Ne siamo lontani, ma non credo di cadere in illusioni prescienti- fiche, siccome scrive il prof. Grasset, se dico che fondamen¬ talmente (salvo le invasioni del fanatismo settario o della inabilità tecnical siamo davanti a cose molto affini e a risul- tamenti degni di considerazione.  3“ Per le azioni meccaniche. — Il prof. Pettinelli dell Istituto tecnico di Savona ha fatto sapere che con adatti apparecchi è possibile mettere in evidenza “ una nuova forza biologica che agisce meccanicamente a distanza,. Con grande cortesia egli mi ha mandato or ora il modello più semplice del suo ‘bioscopio, (vedi figura). Consta di una lastra me¬ tallica sottile, sospesa ad un filo non torto e tenuta in equi¬ librio, da un contrappeso: in alto vi è uno specchietto che può servire da riflettore di un raggio luminoso per segnare a distanza i più lievi movimenti dell’apparecchio, come nei galvanometri; in basso vi è una paletta, pure metallica, che immersa nell’acqua funziona da “ smorzatore ,. Dalle sue esperienze il Pettinelli aveva concluso per “l’esistenza di lina forza originata dall’organismo umano (e corpo animale in genere), la quale sotto l azione della luce tende ad orien¬ tare verso la persona attiva una superficie mobile qualsiasi, entro un certo raggio che può essere anche di 6-7 metri ,.  E ne desumeva: — “ Tale fatto s’accorderebbe coi fenomeni mediumnici : i medi avrebbero la facoltà di dirigere e con¬ centrale la forza suddetta, comune a qualunque persona: al bujo le esperienze riuscirebbero meglio, perchè allora non si disperderebbe in tutti i sensi come lé accade sotto Fazione della luce ,.  . Queste affermazioni e deduzioni di un fisico mi avevano col¬ pito : saremmo noi andati in modo così agevole verso l’agognata   366   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   mèta ? Ho ripetuto gli esperimenti, ma non sono in verità  p™prbadaCOranC"war I de,1’aPParecchi° dipendono K,°f"0 una forza biologica, particolare. Non è Questo luogo di esporre 1 risultati ottenuti nè di discuterla dir/s soltanto che, pur tacendo delle ri*™ p„S   r — -  10 "1  F  A  a* y  *•'. (  S . /  L  jrTÉSI-' w  1 1  v !  U bÌs°3°n d?1 pr?f;,G'. Pettinelli, di Savona (1906) secondo il modello inviatomi dell’inventore  rt,o9‘dfÌrÌgi;n0 10 P,aContrVaer^°8oa  Z7e,C^ d°?’° Più ampia e varia investigazione, io temo che il bioscopio, del Pettinelli altro non sia se  mito Tdi r°Sr0P]° Precisamente come Cbookes ha rite¬ nuto e dimostrato di altri apparecchi costrutti con le stesse  calorifiche 'JZff m0t° da rad“ fisiche S^inofe  neurichi t’anl? Che k° ^1° ®trett°)> non da radiazioni neuncne, tanto meno bio-psichiche.  4° Per le azioni fìsiche di polarizzazione. — Lo stesso   STEXOMETBIA DELLE RADIAZIONI RIO-PSICHICHE 867   mi tocca di scrivere per l’apparecchio fatto costruire dal Dott. Joike, e sul quale ci sarebbe forse da fondare maggiori speranze. Ommetto le ricerche sulle correnti di polarità dello Chazarain e Dècle, e ricordo che al biometro del Baradco s’è fatto l’appunto di non differenzarsi dal magnetometro di Fortin e mettere in evidenza forze biologiche, ma bensì effetti fisici. Il medesimo può dirsi del dinamoscopio del Dr Coul- longes. Mi arresto perciò allo stenometro dello Joire che conosco e che ho sperimentato.  E una specie di grande bussola, in cui l’ago indicatore è co¬ stituito da un’asticella leggerissima ricavata dallo stelo secco di una graminacea e sospesa orizzontalmente mediante un fulcro mediano. Avvicinandole la mano dal di fuori della campana di vetro che ricopre Tap-parecchio, si ottengono, secondo l’inventore, delle oscillazioni ora attrattive ed ora ripulsive a seconda del soggetto in esperimento: un qua¬ drante diviso in gradi permette di stabilire il valore perso¬ nale di codeste oscillazioni, le quali varierebbero poi anche per lo stato di salute, sotto le emozioni, nella ipnosi, ecc. ecc.  Non sono stato più fortunato, fino ad ora, con lo steno¬ metro dell’esimio psichicista di Lilla, di quanto mi sia acca¬ duto col bioscopio del fisico di Savona. L’apparecchio, un po’ grossolano per gli scopi dell’inventore, si orienta con difficoltà: bisognerebbe aggiungervi una piccola, ma esattis¬ sima livella, o livellarlo con quattro viti micrometriche agli angoli del sostegno. Certo, l’asticella si muove; ma non mi consta 'ancora che si muova regolarmente, nè che indichi valori personali stenometriei, nè che i valori ottenuti siano costanti. Continuerò gli esperimenti, e ne darò ragguaglio in luogo più adatto, cioè sui periodici ed a consessi scien¬ tifici : ad ogni modo penso che la biometria, la bioscopia, la stenometria, la bio-psicometria, la odometria (se si battezzerà a questo modo qualche nuovo apparecchio), e ogni altro consimil genere di nuove e pressoché intentate investigazioni debbono, anzi tutto, mettere la mira nel dominio della pura fisiologia e psicologia sperimentali : soltanto provenendo di là, potranno passare in quello della metapsichica; ma adesso è prematuro, da risultamenti cotanto incerti, inferire che la medianità sia diggià chiarita e spiegata.  5° Per le azioni sugli organismi inferiori. — Cito qui i “ miracoli „ compiuti dai Fakiri Indiani, e sui quali ave¬ vamo informazioni sbalorditive da Jacolliot e da altri viaggiatori in Oriente. Secondo quello che se ne racconta, la forza bio-radiante dalle mani di qualche fakiro avrebbe tale efficacia sui semi vegetali da affrettarne in pochi minuti la germinazione e in circa un’ora o poco più la nascita e crescita di una giovine pianta fino alla formazione di foglie 11 Urna era giustamente indignato che si fatte meraviglie venissero accolte senza veruna analisi critica: egli le bat¬ tezzava per “ sfacciate ciurmerie „; e lo seguono i psichidsti piu sera (B. di Vesmei. Nessun uomo di scienza ha mai potuto vedere quei prodigi in condizioni degne di rispetto: si tratta verosimilmente di abilissimi giuochi di prestidigi¬ tazione, di cui dalla Turchia al Malabar, dalla Persia al Giappone, gli Orientali, nel loro istinto mistico di razza e di civiltà, sono avidissimi spettatori ed ammiratori • e i takiri vi si sono impratichiti durante secoli e secoli di vita contemplativa, circoscritta ed oziosa, sfruttando la credulità religiosa delle masse. I recenti smascheramenti di pseudo- takiri, che però ripetevano, con pieno successo, le gesta di quelli veri, debbono porci in guardia contro l’asserzione di fenomeni, che per ragione delle odierne scoperte fisico-chi¬ miche non potremo, certo, dire impossibili (Garbe), ma che presentemente si trovano a mille miglia dalla scienza positiva.  Il meglio è, per gli studiosi di Metapsichica, di raccogliere intanto le prove sensibili dimostranti la realtà e la estensione de la facoltà di esteriorare della “ forza „ posseduta dai così detti medi in grado eccezionale; anche se essa non si ren¬ desse dimostrabile, per ora, sulle lastre bromurate, o sui nerofumi chimogrnfici, o sui bioscopi, o sui germi vegetali rimangono in suo favore le evidenze delle nostre percezioni individuali e collettive e le induzioni dei nostri ragionamenti , ^'oPPOn0 dagli agnostici in istudl psichici la tesi comoda dell illusione sensoriale; ma, dopo le prove che ne ho rac¬ colto, credo che questa tesi sia inapplicabile all’aura nenrica fumicante, quasi, dal capo della Paladino. Ho dubitato per un po che la nostra sensazione dipendesse da uno spostamento dello strato d aria interposto e dovuto al calore della polle come io avevo provato, fino dal 1891 avvenire nelle espe¬ rienze consimili sugli effluvi delle mani di Pikmann, famoso lettore del pensiero (“Lo Sperimentale,, Firenze). Ma non sembra: la capigliatura della E. P. è abbastanza folta per impedire che si avverta la irradiazione termica, e inoltre la sua corrente cefalica è troppo forte.  Però c’è da chiedersi se l’esercizio della mediumnità, con¬ sistendo in un lavoro più intenso e quindi in un ricambio chimico piu attivo nella sostanza nervosa, non potrebbe cau- “nn produzione ed una perdita maggiori di calorico. Mi anche onesto non credo. Sebbene manchino finora dat.  ■ itili sulla termogenesi nella medianità, questa non .um»to di cito «vU'.rg.mmno, . cervello piu che non avvenga per il lavoro mentale O sotto niueir/ delle emozioni. Per un pezzo si era creduto che ‘ “del pensiero si addimostrasse anche con un aumento .m.cTndta to’» cerebrale: c nell» »» Clinic» pe.cb,.- . ■ Tanzi e Mosso, sperimentando delicatamente su so„ «tti ipnotizzati, rinacirono » raccogliere cifre ebe p.r.ero dimostrative. Ma ulteriori, classiche ricerche del Mosso giun sero a risultati affetto diversi, e oggi comunemente si ammette S, d pensiero non indo» grandi mod,8c.z,on. nè noto to pola/ione nè nella temperatura del cervello (Gauihier). _ In vista di ciò, opino che il senso di ventilazione che si prova alla testa di Eusapia non dipenda neppur esso da  radiazione termica: io lo paragonerei piuttosto ^ soffio eh  si sprigiona da un conduttore carico di elettricità statica.   La ponderabilità dell’ ‘ anima ,  e le nuove ipotesi sulla Materia.  Camillo Flammarion nel suo primo ^col°d?f ® naturali ignote (“ Rev. des Rev. „, nov. 906 ), dice che d peso del medium aumenta in proporzione di quello dell o^ Setto che eo-li solleva (ma non in proporzione esatta) n. L’oo-^etto sollevato era un guéridon, e suppongo che pesasse poco" non ho compreso però, sopratutto in causa della paren¬ tesi se lo scrittore si riferisce ad una esperienza di pesatura effettuata realmente con la bilancia, o ad una impressione cinestetica della Eusapia e dei suoi viglia tori : ne I™ caso eri opportuna un’indicazione di cifre. Ad ogni modo, 1 os servanone pone in evidenza che il mobile è stato sollevato  ^ Lavanda ^ ‘potrebbe servire a prova più concludente, se la si ponesse sotto i piedi di Eusapia; e se in qualche modo se ne registrassero da lontano le oscillazioni con un sem- phee apparato a trasmissione. Mentre il medium produce le sue telecinesie, si vedrebbe aumentare, forse, il suo peso somatico di quel tanto che corrisponderebbe al peso del¬ l’oggetto trasportato. Non essendovi contatto visibile del suo organismo coll’oggetto, si avrebbe un dato per ritenere che questo venga preso, tenuto e portato da un prolunga¬ mento “ dinamico „ secondo la ipotesi dell’ “ esteriorazione motrice  Ma è altra cosa quando la bilancia viene adoperata du¬ rante la produzione dei teleplasmi a distanza, dei quali non si vedesse nè si arguisse la continuazione coU’organismo proiettante. Supponendo che la esteriorazione sia avvenuta con distacco completo del “ quid „ proiettato, la differenza ponderale del medium in meno darebbe il peso di questa sua “ proiezione „. E qualora si ammettesse quello “ sdoppia¬ mento „ intero del medium, la cui ammissione non più ri¬ salta ostica a valorosi fisiologi, si potrebbe dire d’avere pesata l’“ anima „, tanto nel significato che I’Aksàkoff ha dato all’ “ animismo „, quanto in quello che taluni psichicisti tanatocriti danno adesso alle emanazioni del medium, para¬ gonandole (e non solo metaforicamente) al radio, all’elio, aH'ipotetico * jonio , e agli altri corpi consimili che si pro¬ durrebbero, più o meno transitoriamente, nelle trasforma¬ zioni della radioattività secondo le nuove ipotesi del Rutiier- ford, del Thomson, del Blotwood... In questo ultimo caso l’“ anima „ diventerebbe un semplice anello nella serie con¬ tinuamente instabile e mutabile dei “ corpi semplici „ ter¬ restri, ossia del nostro sistema planetario: e quantunque “spi¬ ritualizzata „ in astratto e, magari, mancante di massa in concreto al pari dei raggi R emanati dal radio, sarebbe pur sempre un “ corpo „ di cui presto o tardi la Fisica deter¬ minerà le qualità fisiche e una Chimica futura le qualità chimiche. In che si distinguerebbe allora dalla materia?  Io non so che sia stata provata sperimentalmente da osser¬ vatori autorevoli la alterazione di peso e statura dei medi in azione, che pur ho letta asserita senza documentazione in libri e opuscoli polemici prò spiritismo. Il solo scrittore degno di credito nel quale mi sono in proposito imbattuto, è il Gyel. Nell’universale, panni che il calo di peso e di mole dei medi durante il loro sdoppiamento, e in causa della formazione dei fantasmi, si asseveri e sostenga per ragioni aprioristiche piut¬ tosto che per accertamenti di fatto.  La sera del 26 dicembre (’06) noi credemmo d’aver tro¬ vato che Eusapia calava di peso durante la seduta: l’importanza del reperto, se fosse stato positivo, spiega il primo nostro contento. In un campo interamente coslnuovo di ricerche s’ è preparati a tutto, ma una novità di quel genere sveglia naturalmente negli osservatori un’emozione di compiaci¬ mento: si spera sempre d’aecostarsi in qualche maniera alla soluzione deH’Enigma. Infatti, quella perdita di peso andava parallela alla diminuzione di forza muscolare che mi aveva segnalato il dinamometro (Tomo I, p. 351): e ambedue le osservazioni portavano di conseguenza all’ipotesi che nella crisi di mediumnità vi sia consumo organico.  Senonchè quella diminuzione ponderale appariva un effetto, anziché una condizione coincidente della fenomenologia eu- sapiana: e inoltre, non si sarebbe veduta soltanto la perdita di poche centinaia di grammi, come scrive il Gyel, bensì d’una massa rispettabile di materia! Ma... il fatto non si verificò più : e questo, unito alla sospettabilità delle succes¬ sive esperienze ottenute con quella compiacente stadera, mi induce a considerare la “ prova „ senza alcun valore.  Non già che la cosa in sè sia inverosimile: tutt’altro! Se fosse vera l’ipotesi del “ doppio fisiologico una diminu¬ zione di peso, suscettibile d’essere accertata colla bilancia, somininistrereboe qualche lume sul meccanismo della me¬ dianità telergetica. E il bello è questo, che pare sfugga agli “ spiritologi „ dottrinarii : ciò servirebbe a trattenerne la spie¬ gazione entro i confini della più pura materialità, poiché non si potrà asserire, senza vergognarsene, che lo “ spirito „ inteso nel senso purissimo di “ principio attivo, semplice ed immortale dell’uomo, di origine divina „ (?), si pesi e valuti in grammi. Dov’entra la bilancia quale strumento di valuta¬ zione, c’è materia, nieut’altro che materia (naturalmente da concepirsi secondo le nuove teorie della filosofia naturale).  Però è dubbio se un’anima che, sortendo da un medium, si pesa con la bilancia a “ centinaia di grammi „ (Gyel), abbia neanco diritto di cittadinanza nella fisica moderna della radioattività : sarebbe un’anima appena più sottile della materia solida, del soma, e neppure potrebbe aspirare ad essere una so¬ stanza gaziforme; giacché un metro cubo di idrogeno (il corpo o elemento più leggiero e più semplice della chimica atomistica fino a ieri), con la sua densità di 0.0095 pese¬ rebbe sempre meno di un si fatto corpo animico o astrale! Il che mi pare assurdo e ridicolo dalla parte di uno “ spiri¬ tualismo „ purchessia, mentre sarebbe perfino inconciliabile col più ostinato materialismo. Gli spiritisti , che pesano il corpo astrale, hanno forse il trave simbolico di Gesù nel loro occhio cosicché veggono solo il iuscello nell occhio dei loro avversavi, che accusano di essere materialisti “ grossolani „ ! Ma lo stesso P. Cabus, sul cui idealismo sincero c’è da giu¬ rare, ha acutamente deriso questo “ antimaterialismo , da studentucoli liceali. ... .  Recentemente, alcuni * scienziati „ Americani (non so piu se spiritisti o no, ma, certo, meriterebbero d’esserlo) hanno propalato d’essere riusciti a pesare l’“ anima „ trovandola, tutta intera, di pochi grammi. Secondo ciò che ne fu detto, essi operavano su individui agonizzanti e poi subito dopo morte. Ora, la “ trance „ è un sonno profondo, che non disso¬ miglia molto dalla morte nella dottrina spiritica e anche nello spiritismo-ipotesi a binario ridotto: il Myers le chiama tutte e due “ proiezioni dell’io cosciente o maggiore nello spazio l'una temporanea, l’altra definitiva.  Ma in verità, se qualche cosa si proietta o esteriore dai medii fisici come Eusapia, e se questo quid è ponderabile, lo spiritismo scientifico sgarra in modo comico rispetto alla scienza cui pretende appellarsi. Si è appellato infatti con grande e ingenuo calore alle nuove ipotesi sulla costituzione e dissoluzione della materia; ma non ha riflettuto a due cose: 1° che la teoria atomica della elettricità, dando origine alla teoria elettrica della materia, abolisce la massa in un buon numero di trasformazioni di quest’ultima; e con ciò con¬ traddice la ponderabilità di tutti i sedicenti corpi ^astrali : 2» che, ad ogni modo, vogliasi la materia composta di atomi „ o vogliasi fatta di “elettroni,, le cose sostanzialmente non mutano per la causa della sopravvivenza della “ personalità cosciente „. — Perocché, o questa entra nell’Al di là col suo perispirito sottile, ma ponderabile, al quale(parlando nel senso dello spiritismo evolutivo) essa deve i propri caratteri ereditari ed acquisiti ; e allora la ipotesi spiritica suppone il trapasso negli spazii siderei ed ultrasiderei di una porzioncella di sostanza terrestre più o men materiale. — 0 la personalità cosciente è una “ forma „ nel senso aristotelico, cioè una serie astratta di relazioni fra cose concrete ; e queste sono gli elementi fisio-chimici e biologici, ossia la “ materia „ della personalità somatica: e allora col dissolversi di tali elementi, alla morte si avrà la cessazione e scomparsa di tutte quelle relazioni formali.  Il dilemma dispiacerà agli spiritisti, ma tant è: se essi conoscessero meglio la storia delle loro stesse dottrine, come può leggersi, ad esempio, nel lavoro sintetico-tìlosofico del Dankmaii, verrebbero finalmente a sapere che il filo congiuntivo di tutta la Pneumatologia antica e moderna è dato dal concetto di una vera materialità di quell’elemento o componente umano detto astrale o sidereo , intermedio tra corpo e spirito, al quale si attribuiscono 1 fenomeni me¬ dianici. Lasciamo in pace gli antichi, i medievali e i moderni di cui ho parlato nella Prima parte (Tomo I, p. 12 e sg.) ; Omni etti amo Eliphas Levi, che non assegnava lunga vita individuale al suo “spirito astrale, ; e non tocchiamo i teosofi che sostengono questa mortalità appena ritardata del “ corpo astrale, : fermiamoci alla corrente pura spiritistica, affermatasi ai nostri giorni. Non è forse allo stesso “corpo astrale, che Dn Prel assegna le meravigliose imprese del suo “ io ma¬ gico „ ? E non è lo stesso “ corpo sidereo ,, in cui Fed. Myers ha voluto riporre il germe della “ personalità più ampia e completa , che, secondo la sua parola inspirata, sarebbe in vita sotto il controllo degli spiriti, e alla morte emergerebbe dalPuomo, projettata nello spazio verso 1 altro Piano ?...  Aveva un bel dire Carlo Du Prel che 1 ultima, parola della magia — il corpo astrale — diventa così la prima pa¬ rola dell’ immortalità e dello spiritismo ,: ma ognun vede di quanta grossolanità sostanziale sia tessuto questo atana- tismo odierno, che non riesce a concepire e a far sopravvivere lo spirito se non traverso la materia, sottilizzando i fluidi, o at¬ taccandosi ai corpi transitorii, siano il radio, il jonio, l’elio e simili, che si formano e susseguono nella genealogia degli ele¬ menti novellamente ideata dalla Fisica. Nè meglio di questo spiritualismo a base di emanazioni, vale 1 altro che, a coi to di argomenti suscettibili di dimostrazione, ricorre all’etere e all’ancor più ipotetico “ metaetere ,, illudendosi con ciò di dare una risposta all’Enigma. Che controsenso, . questa im¬ mortalità spirituale acquistata mediante distillazioni succes¬ sive della materialità sul modulo dell’omeopatia!  Il materializzarsi o, se si preferisce, il “ dispiritualizzarsi „ dello spirito in tutte codeste ipotesi iluidistiche, odistiche, nevrauristiche, emanatistiche, ultraeteristiche e simili, risulta cosi chiaro e lampante per chiunque abbia uno zinzino di senso filosofico, che lo stesso Do Prel è costretto a perorare una cosi detta “ dottrina monistica dell’anima , ( Monistisclie Seelenlehre, ’88). Su questo suo monismo, rafforzato da ve¬ dute neo-buddistiche, fanno grande assegnamento gli spirito- spiritualisti e gli spirito-occultisti (Brofeerio, Bormann, Dankmar, Hùbbe-Schleiden, ecc.). Invero vi si scorge il con¬ trapposto fortunato del monismo di quel grande antesignano del tanatismo “ materialistico „ che è Haeckel,  contro il quale non c’è ingiuria che gli spiritisti non sca¬ glino (cfr. Seilixg), ricambiando del resto i suoi sarcasmi. Ma essi non s’accorgono che, in fondo, i due monismi non sono agli estremi o ai poli opposti di una linea retta, bensì alle faccie di una sola linea curva, siccome diceva il Lewes parlando del corpo e dello spirito. Il monismo Haeckeliano avrà, in vero, troppe tendenze al meccanicismo, ma l’altro, il Dupreliano, non avrà mai che le apparenze di un dina¬ mismo puro, finché assegnerà un substrato o un vestito, sia pur sottilissimo e volatilissimo, astrale o sidereo, ma ma¬ teriale, al suo io magico e trascendentale.  A me importa poco che il perispirito astrale corrisponda al TET degli antichi Egizi, i quali ne facevano l’inviluppo del KA, formandone cosi 0 SAHU o doppio. Che cosa spie¬ gano, scientificamente, queste credenze popolari inscritte sui papiri funerari d’allora, per lo stesso procedimento psicologico che oggi fa vendere sui muriccioli, ai canti delle strade, le canzonette e le giaculatorie religiose o erotiche stampate alla macchia V Si crede proprio sul serio che quei papiri popo¬ lari, deposti nelle tombe dalla pietà dei superstiti, conten¬ gano il “ verbo „ della verità filosofica sul destino umano ? Come si può ignorare tutto l’enorme lavoro critico della mitografia comparata? — Tanto varrebbe assegnare al cate¬ chismo della dottrinetta cristiana il valore di un documento per tramandare all’Umanità futura del 7800 dopo Cristo la filosofia cosmologica e antropologica del XX secolo!   Le teorie neo-tìsiche sulla radioattività portano, invece, un buon contributo alla ipotesi dell’antropodinamismo; ma non sono vere due asserzioni che in loro riguardo annun¬ ziano gli spiritisti ; la prima d’ordine storico, che cioè esse siano state un colpo inaspettato al monismo positivista; la seconda di carattere deduttivo, che cioè esse valgano a comprovare la ipotesi della sopravvivenza. Discorriamone per un poco.  1° Storicamente è inesatto che le nuovissime ipotesi sulla genesi e costituzione di ciò che diciamo materia, siano giunte inaspettate ai filosofi e naturalisti della scuola positiva.  Da molti anni si riteneva che gli “ atomi „ congetturali della chimica e formanti le “ molecole „ della fisica, non   etere, materia ed energia   375   fossero il primo nè l’ultimo elemento della sostanza univer¬ sale. Dopo la scoperta famosa della legge di periodicità per opera di Mendf.lkjekf, alcuni scienziati di vaglia, o, più correttamente, filosofi della natura, già sostenevano che tutti i corpi detti semplici provenissero dal più semplice di essi, dall’idrogeno. E qualcuno, sorpassando questo primo con¬ cetto, supponeva logicamente che anche l’atomo d'idrogeno derivasse a sua volta da un principio sempre più sottile, sempre più vicino all’etere ipotetico : che anzi, quel primo ri¬ sultato del condensamento dell’etere cosmico aveva ricevuto il battesimo di protile (da npùiTtx;, primo; e OXq, sostanza).  Ciò portava, sempre per logica induzione, a ritenere che se la materia attuale, pesata e analizzata nei nostri Labora- terii, era nata per integrazione evolutiva, ben potesse anche tramutarsi e assumere altre forme e qualità per disintegra¬ zione evolutiva. A quelle geniali intuizioni si connettono i nomi gloriosi diMENDÈLE.iEi F, di CiiooKEs.di Thomson-Kf.lvin, di Van t’Hoff, di Ramsay.. ; ed io — non dispiaccia a chi mi accusa adesso di insussistenti capitolazioni ! - io mi posso vantare d’avere contribuito a farle conoscere e, anzi, d’averle sostenute in Italia ventiquattro anni or sono (cfr. “ Riv. di filosofia scientifica „, voi. Ili", IV", 1883-84, e posteci).  Nè basta. Se nel nostro paese non si ignorasse supina¬ mente dalla quasi universalità dei “dotti, (non dico poi degli indotti!) la storia delle idee scientifiche in genere e quella delle concezioni originali e delle invenzioni nazionali in ispecie, si saprebbe pure che i rapporti tra materia ed energia sono stati da oltre un quarto di secolo concepiti ed espressi dal prof. Marino Pompei dell’ Istituto tecnico d’ Ancona. Questo modestissimo, eppur geniale studioso intuì, per il primo, con ragionamenti e calcoli ingegnosi, che la Materia no li è altro se non una forma di Energia al pari del calore, della luce, dell’elettricità: anzi, egli andò oltre nelle sue pre- veggenze, poiché pose arditamente “l’analogia tra il composto luce-bianca ed il composto materia „, e arrivò a conchiudere che luce e materia sono essenzialmente eguali essendo, per lui, i fenomeni luminosi “ veri fatti chimici, prime efficienze dei corpi, forme primordiali della materia „.  Che cosa ha aggiunto di più la scienza fisica odiernissima a queste idee del Pompei? Ha identificato la luce con la elettricità, ed in luogo dei corpuscoli luminosi newtoniani ha posto i ioni o minimi elettrici hertziani ! Ma è pur sempre il concetto fondamentale del Nostro : * è dagli abissi del minimo che sorge accessibile a noi [ai nostri sensi e alle   , II   nostre rappresentazioni] ciò che diciamo materia ». Segui¬ tando il filo di codesta argomentazione, si riesce a collocare le sensazioni di resistenza, impenetrabilità, massa e peso, che noi sintetizziamo nel nostro cervello e simboleggiamo sotto il termine di “ materia ,, nella serie tuttora indeterminata dei movimenti cosmici, ossia delle vibrazioni dell’Etere uni¬ tario, alle quali le facoltà sensitive e reattive del nostro orga¬ nismo si sono adattate durante il corso della Evoluzione biologica (Indico il titolo dell’opuscolo: La Materia con¬ siderata come forma d’ Energia, Ancona, 1884, con tav. ; cfr. la mia "Rivista di Filosofia scientifica», voi. IV", 1883-84).  Cello, nel concetto del Pompei, al quale posso oggi van¬ tarmi di aver fatto festosa accoglienza, nel mentre che i maggiorenti della scienza accademica (tranne il compianto fisico-filosofo Giov. Cantoni) ostentavano di ignorarlo o, ma¬ gari , di spregiarlo, certo, dicevo, v’è dell’ immaturo e del- 1 mcompleto: ma questi sono i difetti di ogni idea vera¬ mente nuova e giovane. Fatto sta che G. Cbookes, nel suo celebre discorso monistico sulla scala delle forme d’Energia (citato da C. Flammahion fin dalle prime pagine del suo libro sull Ignoto), ha avuto per precursore un modesto, sebbene dimenticato insegnante italiano.  Or dunque, le nuove ipotesi fisico-chimiche non sono af¬ fatto nuove: si disingannino, al riguardo, coloro che vi veg¬ gono un argomento in favore delle arbitrarie interpretazioni spiritiche dei fenomeni metapsichici. Noi “ monisti , le aspet¬ tavamo, anzi, da un pezzo, perchè sono nella direzione pre¬ cisa di una concezione unitaria dell’Universo : e c’è da stu¬ pirsi soltanto che la grande maggioranza dei fisici, dei chi¬ mici e dei neo-filosofi della natura ignori o disconosca gli antecedenti storici da me ricordati.  1 Tutto è Energia : tutta la materia è in continua dissolu¬ zione per ritornare ad essere Energia: — ecco, si dice, il verbo novissimo della fisica nuova, da cui scaturisce un con¬ cetto nuovo della cosmologia (cfr. le opere di G. Le Bon).  E se ne trae la conclusione che il mondo è fatto di forze simili all elettricità, e che la psiche essendo una forza, ossia un potentissimo fattore dinamico dell’evoluzione cosmica, essa non abbia affatto bisogno della materia per preesistere alla sua incorporazione in un soma individuale e per sus¬ sistere (sopravvivere) dopo la sua disincarnazione da codesta forza. Ora, è facile rispondere che se la “materia» dei mo¬ nisti-meccanicisti si dissolve, anche la “ forza » dei monisti-   LA ENERGETICA E LA MEDIANITÀ   377   dinamisti, individuata in quel sistema, che noi designiamo col nome di “organismo personale,, si dissolverà "egual¬ mente. E infantile non iscorgere che i due concetti sono equipollenti, e che nella nostra mente il concetto dinamico si sostituisce al meccanico senza che la sostanza delle cose si carabi menomamente (E. Mach).  Giudico inutile fermarmi sulle numerose e spesso stram¬ palate idee espresse recentemente intorno all’Energetica ap¬ plicata albi interpretazione dei fenomeni medianici. Solo il Gaetani d’ Aragona, a mio avviso, ce ne ha data una buona sistemazione, quantunque sommariissima e in taluni punti azzardata, sia perchè lo scrivente non sembra avere espe¬ rienze proprie sullo spiritismo, sia per l’indole generale del¬ l’argomento che fino ad ora oltrepassa i limiti d'ogni accer¬ tamento positivo (v. “ Corr. della sera „, febbraio 1907).  Lo stesso difetto hanno, secondo me, le brevi e forse troppo rapide induzioni d’Energetica biologica che i dottori Aggazzotti, Foà ed Hkrlitzka hanno voluto anticipare sulla base dei tre o quattro fenomeni eusapiani, in tutto, da essi giudicati attendibili, fra cui le impronte di dita sulla lastra lotografica di cui ho superiormente parlato (v. “ La Stampa , e ‘Ann. de Se. psych. ,, marzo ’07).  Si potrebbero, con eguale ardimento, ricavare altri raf¬ fronti, altre analogie, altre interpretazioni verosimili dai libri e dalle teorie di G. Le Box, che pure è assai scettico circa la realtà dei fenomeni fisici medianici di Eusapia Paladino (cfr. L’ Svolutimi de la Mal irre , ’06; L’ Svolutimi desForces, ’07). Del resto, nell’opera di De-Fontenav sulTEusapia si può leggere un buon saggio di “ supposizioni e teorie snlla costi¬ tuzione misteriosa della materia ,, non che una “ ipotesi dinamica la quale conduce l’autore ad un monismo, dirò così, di ordine eterologico con le sue brave conseguenze d’ordine morale, insomma con tutte e quante le doti d’un sistema metafisico. Ciò mi rallegra perchè se ne ricava che à quelque chose Eusapia est botine, e mi conforta perchè sull’esempio dell’accreditato spirito-psiebista spero nell’indul- genza dei lettori per le mie divagazioni al largo dall’umile tavolo della Pitonessa.  3° Forse è prematuro discorrere di spiegazioni fisico-chi¬ miche dei disputati fenomeni medianici in un momento, nel quale e la Fisica e la Chimica attraversano una crisi, che ha perfino i caratteri di un rivolgimento anziché di una semplice riforma : tuttavia, mi preme dire due parole anche per dimostrare che le speranze degli spiritisti sono, qui, illusorie e basate su di una errata, frettolosa e incompleta intelli¬ genza delle nuove ipotesi scientifiche.  La produzione esteriorata di un “ doppio „ include o pre¬ suppone la possibilità che la materia organizzata vivente subisca, nello stato di “ trance una specie di assottiglia¬ mento (molecolare?) per cessione temporanea d’una qualche sua porzione di sostanza. La quale porzione potrebbe con¬ stare di atomi o, più verosimilmente di subatomi o di ele¬ menti preatomici, epperciò estremamente più leggieri delle molecole fisiche, ma ciò non pertanto capaci di restare ancora aS3reSati in sistemi identici a quelli da cui deriverebbero. Questa loro capacità aggregativa basterebbe per mantenere a tali sistemi preatomici la configurazione (spaziale?) del corpo da cui provengono, e la cui esistenza contemporanea sarebbe però necessaria al fenomeno dello sdoppiamento, inquan- tocchè l’aggregazione somatica grossolana sarebbe sempre il meccanismo ingeneratore e determinatore dell’esteriore ag¬ gregazione più sottile (“ aerosoma ,).  Dato pure che l’“ atomo „, o ciò che fino a ieri desi¬ gnammo sotto questo nome, non sia “ materiale . (mà chi ha mai avuto, da Democrito in poi, la ingenuità di crederlo solido e figurato?), sia invece un aggregato di migliaia di piccolissime unità dinamiche, ossia di minuscoli centri di forza cui diamo il nome di “ elettroni „ o di k ioni „, non cessano per questo la sua instabilità e la sua mortalità. La disso¬ luzione s’è portata dal composto grande (organismo) al mi¬ nimo (atomo); ma la immortalità è inconcepibile tanto nel- 1 aggregato grossissimo, quanto nell’elemento piccolissimo.  Gli studi odierni sulla durata dei corpi radioattivi, nei quali soltanto si vuole e si può trovare qualche analogia colle “ emanazioni dinamiche „ dei medi , hanno dimostrato che gh elementi semplici aventi una più lunga vita sono quelli piu materiali, cioè quelli che possiamo vedere, toccare, pe¬ sare (p. es. uranio, torio, piombo, ecc., ecc.), mentre i corpi meno materiali, quelli che supponiamo più vicini all’etere e quasi intermedi tra la materia e l’etere, o imponderabili, sono costituiti da atomi iu continuo sfasciamento, in con¬ tinue conflagrazioni, per cui hanno vita brevissima (ad esempio, 1 uranio X dura 32 giorni, l’emanazione di radio A dura solo 37 minuti, il polonio dura al più 207 giorni, ecc.).  Adunque, è falso che la nuova fisica dia appoggio alla ipo¬ tesi spiritica della sopravvivenza della parte più spirituale i?) del nostro essere. Quanto più ci allontaniamo dalla stabilità grossolana della materia terrestre e ci avanziamo verso la serie probabilmente interminabile delle trasformazioni dei corpi più sottili o eterei, e tanto meno possiamo sperare di vederli acquistare una lunga esistenza. Se 1’ anima „ tosse composta di uranio, potrebbe torse durare 500,000,000 di anni, e se lo fosse di torio, chi sa se non avrebbe anch’essa, l’enorme durata di 2,000,000,000 di anni, come risulta dai meravigliosi calcoli di Ruther cord, di Wilson, di Loul Kelvin !... Ma un’anima fatta di emanazioni bio-radioattive, ovvero costruita dinamicamente con un “ sistema di forze ., è condannata a sfasciarsi assai presto, e verosimilmente du¬ rerà (sopravviverà all'organismo che informa) meno ancoia delle emanazioni radioattive, le quali vivono appena 5 se¬ condi e 7 decimi di secondo ! .  Ammenocchè non si fantastichi che 1 " anima „ è un ione o qualcosa di simile immensamente più tenue d un atomo (che può contenere, secondo i calcoli di Thomson, fino a 2000  ioni!)... Qualcuno forse troverà meritevole di risurrezione la monadologia di Leibniz, e fantasticherà che nel sistema com¬ ponente un atomo esiste un numero altrettanto grande di “monadi, incluse l’una nell’altra, come i germi dei “bio¬ logi „ preformisi del XVII secolo (H alleiì). Ciascuna di queste “monadi ,, liberandosi dalle scorie dell atomo primi¬ tivo, si farebbe ognor più sottile lungo una serie lunghissima di esistenze individuali, di reincarnazioni secondo la tesi pre¬ diletta ai kardechisti, di ritorni periodici secondo la lesi  ultrametafìsica di Nietzsche . E ogni volta trascinerebbe  con sè negli spazi e iperspazi i lineamenti e le qualità ca¬ ratteristiche della “ personalità cosciente » : sarebbe un essere sempre unico, che si incarna e si disincarna... Ma è possibile che non si concepisca l’assurdo di una ipotesi spiritualistica che ha bisogno di ricorrere alle particelle minime dei fisici per rendere tollerabile l’idea antropomorfica della sopiavvi- venza d’un “ io personale cosciente „?!   LA SEDUTA.   Compendio della serata  L’assistenza è tornata la medesima delle prime sere, e ci prefiggiamo di stimolare la medianità d’Eusapia a darci le desiderate “ materializzazioni „ di gabinetto. Pertanto la prima parte della serata decorre in catena, come d’ordinario, salvo che la formiamo nel mezzo della sala, con Eusapia discostata dalle cortine: nella seconda parte, Eusapia è co¬ ricata entro il gabinetto, e noi ci sediamo in semicircolo davanti a questa, aspettando di vedere le apparizioni. Ma  10 dico subito: siamo rimasti delusi: non solo i “fantasmi, non sono venuti, ma la medium era anche di pessimo umore e poco disposta da principio a cadere nella “ trance „ ne¬ cessaria. Il Uozzano reputa che la medianità della Napole¬ tana dal 1902 in poi sia in diminuzione, o per la età o per  11 diabete o per lo strapazzo ; però queste cause, se forse agiscono sulla facoltà organizzatrice di teleplasmi visibili, non mi sembra che sostanzialmente abbiano scemato di molto quella telergetica, che si addimostrò jersera ancora potentissima. Io penso, a riguardo delle apparizioni mancate, che il nostro ambiente, sebbene reso omogeneo dalla comu¬ nanza di intenti e dalla mutua inibizione delle nostre opinioni sulla medianità, non stimoli troppo il subconscio della Pa¬ ladino. Ho già detto in qual modo, secondo me, l’assistenza partecipa alla fenomenologia, specialmente “ spiritica „ : noi domandiamo molto alla attività di “ John „ ma colla stessa severità del controllo gli concediamo poi un margine troppo ristretto. Eusapia esige e quasi impetra le massime pre¬ cauzioni di vigilanza; ma, alla fine, la stessa limitazione che il controllo impone alla sfera d'azione della medianità, va a scapito della fenomenologia supernormale. I Fenomeni accaduti mentre siamo in catena tiptica.  L’innovazione di collocarci lontani dal gabinetto è stata inspirata dal desiderio di dare ai fenomeni in catena una direzione diversa dal solito : con Eusapia a quasi un metro dalle tende vogliamo vedere che cosa succederà in quell’an¬ golo oscuro ; le azioni a distanza ne acquisteranno una au¬ tenticità maggiore, e non sarà più il caso, se avvengono telecinesie, di sospettare che siano falsificate con trucchi a portata di mano.  Non abbiamo assistito a novità vere, ma ottenemmo mani- frslazioni di intensità non comune e in condizioni tali di distanza, di luce e di effetti, da costituire una convincentis¬ sima “ evidenza „ . Tutti i fenomeni che più sotto accennerò avvennero in luce discreta : al chiarore che il grosso moccolo di paraffina spandeva nella stanza, e che dalle chiare pareti si rifletteva su di noi, io leggevo di quando in quando nel quadrante del mio orologio da tasca: discernevamo .netta¬ mente Eusapia immobile e imbroncita al suo posto di capo- tavola. Nè io nè Barzini abbiamo mai lasciato un solo istante le mani e i piedi della medium: ne siamo sicuri, arcisicuri, poiché ad ogni fenomeno ci comunicavamo le nostre impressioni di contatto e di presa: e poi, se vede¬ vamo tutta intera la persona d’Eusapia, come dubitare che costei ci tradisse usando stratagemmi inconciliabili con la sua immobilità da noi sentita e veduta?  Dico e riassumo ciò ancora una volta, perchè qualcuno, cui narravo le “ meraviglie „ occorse nella prima metà della seduta di jersera in una sala abbastanza rischiarata, mi ha obiettato che forse l’abitudine di invigilare ci ha reso meno accorti e forse la reiterata compagnia di Eusapia ci ha fatto più corrivi verso di essa: dimodoché oggi saremmo quasi trascinati a raddolcire la nostra austerità di investigatori e a rafforzare, con troppo facile annuenza, la opinione favorevole espressa pure troppo sollecitamente. Insomma, a sentire questi ipercritici, noi staremmo cadendo, come tanti spiritisti dal¬ l’entusiasmo proverbiale, nell’ agguato tesoci dalla stessa nostra buona fede. E un’accusa stantìa, alla quale c’è da rispondere coi fatti, più che con le parole. Ora, i fatti sono proprio quelli da cui ricaviamo la nostra sicurezza di spe¬ rimentatori. Eccoli un per uno :  1° Il tavolino si muove , si alza e levita. Levitazioni stn- pendo, fino all’altezza di 50-60 centimetri, e fino alla durata di 62 e di 78 minuti contati ad alta voce dal Ycnzano.   2° Il tavolino ni trasforma in aeroplano. — La più perfetta levitazione „ che io abbia mai veduta! 11 mobile sospeso in aria oscillava come se galleggiasse in un fluido : le mani d'Eu- sapia erano da noi tenute ferme sulle sue coscie, e nessuno toccava il mobile volitante. Due volte !  3° Il tavolo scandisce il tempo. — A questo giuoco, di ac¬ compagnare con battiti ritraici o una numerazione ad alta voce, o il nostro canticchiare, ‘ .Tolin „ ci si diverte un mondo; e jersera lo ha ripetuto parecchie volte di seguito.  4 Si raspa sotto il tavolo. — 11 raspamento pareva fatto con le unghie, ma noi tutti ci siamo messi inutilmente alla caccia dell invisibile che grattava: mentre le nostre mani cer¬ cavano in un punto, il rap scoppiava, quasi per ironia, in un altro, e poi ce lo sentivamo sopraggiungere sotto le dita!  5° Si annunzia un “ defunto , che poi non viene. — Da certe inclinazioni insistenti del tavolo verso il Bozzano s’è capito che nel gabinetto avrebbe dovuto materializzarsi una forma, pel mio vicino da destra: ma anche jersera, come ac¬ cade spesso nelle sedute d'Eusapia, al preavviso non seguì la presentazione dell entità occulta. 0 ’ John „ se ne distrae e dimentica, venendo meno alle sue promesse; oppure l’organiz¬ zazione stereoplastiea non progredisco per mancanza di forza medianica o per deficiente partecipazione psicocollettiva.  6° Le seggiole camminano. — Ha camminato la mia all’in- dietro con la evidente intenzione di trascinarmi verso il ga¬ binetto. dove, anche per me si sarebbe dovuto presentare qualcuno „. E un gesto indicativo abituale dell’automatismo d Lusapia : ci si vede, non è dubbio, della intenzionalità, ma quanto volgare e quanto convenzionale!  t° La cortina del gabinetto si anima. — Siamo alle solite: quel floscio e nero diaframma penduto esce dalla sua inerzia di materia bruta e piglia un'anima; ma è un’anima effimera, che le si cela dietro e non l’invade, che agisce sempre ad un modo, e che è assolutamente anonima.  La tenda lavora al pari di un automa, le cui molle siano tirate da un marionettista circoscritto nella gesticolazione dai limiti meccanici del suo congegno. L’automa, che si nasconde, sembra però vivo: si avanza, si accosta, ci tocca e si ritrae, ritorna e ci preme, si lascia palpare, ma sfugge ad un esame troppo minuzioso, ci stimola e solletica, ci blandisce strofi¬ nandoci, talvolta spinge la sua espansione a carezzarci con due inani, a baciarci o morderci con una bocca, a pigliarci fra due braccia. Ma tutto ciò è compiuto al riparo r un legio¬ nario romano non si proteggeva meglio col suo scudo dai colpi del nemico, di quanto si difenda questa “entità occulta „   da investigazioni troppo spinte. Se si solleva la tenda, e le si guarda dietro, non c’è nulla ; eppure, le nostre mani sen¬ tono delle resistenze e il nostro corpo avverte i contatti multipli che rispondono a frammenti di un essere vivo che eseguono azioni abbastanza complicate. Il mirabile si è lo scorgere a mezza luce i moti intelligenti di quei rigontìi di storta, i quali gestiscono, incitano e poi si dissipano da sè, dietro ad Eusapia che ne dista 70 centimetri.  Il gabinetto medianico sembra, adunque, abitato : si sente che un “ operatore „ vi si muove e lavora a suo agio, e lo si indovina provveduto delle caratteristiche personali della volontà, ossia della intenzionalità negli atti. Il nostro orecchio ne distingue ogni movenza, e lo seguiamo mentre smuove e fa funzionare gli oggetti che vi abbiamo collocato. Infatti la tenda fluttua, si inturgidisce e si abbatte, si arrotonda e si spiana modellandosi su di un corpo semovente in confor¬ mità degli atti che desumiamo eseguiti. Ma 1' “ agente „ non si vede: è come un’imboscata.   8“ V Invisibile mi perseguila. — Non trovo altro termine per designare l’insistenza con cui quel- 1’ ‘Invisibile, mi aveva pigliato di mira.  Giurerei che coi suoi ‘piedi, m’allun¬ gasse dei ‘ contatti , per di sotto alla tenda, tanto erano bruschi, larghi e... grevi: in altro momento mi si ì: buttato addosso con tanta violenza, che io mi sono piegato sulla spalla destra di Boz- zano. Questo ‘ qualcuno , era, certa¬ mente, un disincarnato burlone, o “John, più facchinesco del consueto.  9° L' “ Invisibile , fa nodi in una funicella. — Un pezzo di corda spesso mezzo centimetro e lungo un metro, che dovrà servire poi a legare Eusapia, dap¬ prima ci è gettato sciolto sul tavolo; poi se ne va, e dopo un po', alla mia osser¬ vazione che l'avrei voluta vedere anno¬ data, ci ritorna con tre nodi eleganti nel mezzo (V. fìg.).   L’esperimento non è neppur parago¬ nabile a quelli ottenuti da Zììllnei: con Slade fino dal ’77, quando costui, fra una serie di miracoli di fisica tra¬ scendentale, eseguì quattro nodi equi¬ distanti in una cordicella suggellata ai due capi su di un   I tre nodi di fune esegùiti  dall’ ‘ Invisibile   asse (cfr. le “ WissenschafU. Abhandl. „ , Tomo III); ma, ad ogni modo, è notevole per due circostanze : la prima, che esso sia avvenuto a mia richiesta, e quindi con buona guardia da parte nostra sul medium: la seconda, che, es¬ sendo le mani d’Eusapia visibilmente imprigionate, si per¬ cepiva nettissimamente da noi tutti, nel fondo bujo, lo strofinìo di altre mani sulla funicella e il loro lavorìo per avvolgerla.  10° Un oggetto penante si sposta e trasvola senza contatto. — L’oggetto di cui parlo è un’asse di legno con su uno spesso strato di plastilina, l’esava cinque chili; eppure, è stata buttata fuori del gabinetto ad un colpo, con violenza, precipitando sul tavolo dopo un volo aereo di almeno due metri!  11° Una mano invisibile stampa una orma parziale. — La superficie della plastilina lia offerto, dopo il trasporto, alcune orme di dita: ora, Eusapia non può averla toccata con le sue mani anatomiche che noi non abbiamo mai lasciato libere.  12“ Un “ Invisibile „ agisce intenzionalmente fuori del gabi¬ netto trasportando e porgendo oggetti — Noi abbiamo veduto l'asse della plastilina alzarsi da sè dal tavolo in mezzo a noi, e passando al di sopra della testa di Eusapia ritirarsi lenta¬ mente dietro il nero diaframma; quindi essa è ricomparsa in aria alla stessa altezza, come fosse una guantiera, che con stu¬ diata lentezza ci venisse mostrata da un invisibile portatore che poi l’ha debitamente riposata sul tavolino.  Fenomeno di telecinesia indubbiamente ammirevole per la sicurezza del controllo, per la visibilità completa dell’oggetto trasportato lungo tutto il suo percorso, e per la invisibilità assoluta dell’ agente ! Si noti che la molle pasta arrivava tino all’orlo, e che, senza afl’ondarvisi, la mano occulta ha sollevato con qualche stento il pesante vassoio, portandoglisi poi di sotto e sostenendolo, prima oscillante e poi bene equilibrato, sulla punta delle cinque dita protese e divaricate, come si farebbe da un compito cameriere. S’intende che noi vedevamo queste “ mani „ con la fantasia: in realtà c’era il vuoto. Passando tra la mia e la testa d’Eusapia, uno spigolo dell’asse mi ha urtata la fronte ; ma, tranne questo piccolo incidente, tutta la manovra si è compiuta con precisione e con delicatezza. E noi abbiamo calorosamente applaudito !  13“ Il “ medium „ si indiadema di “ fuoco — A un certo momento alcuni dei presenti esclamano di vedere una mano bianca e luminosa sopra la testa di Eusapia. Guardo, e a me pare invece di vedere una grossa e non vivace luminosità   ARTI MULTIPLI DEL MEDIUM   385   lievemente azzurrognola, larga almeno 4 cent., alta 5., ellis¬ soide e appuntita ossia lanceolata, si da darmi l’impressione di una * lingua di fuoco , , a due zone, una interna più lu¬ cente ed una esterna soltanto chiara, a contorni non troppo sfumati. 11 fenomeno stette in vista per 4-5 secondi.  14“ Compaiono mani senza braccia e braccia senza mani. — Si sono vedute molte forme materializzate, e i miei compagni non facevano in tempo a denunziarle: erano prolungamenti nerastri o mani biancastre, che si formavano sopratutto tra me ed Eusapia, cosicché io meno degli altri potevo scorgerle bene. Ne ho percepite due distintissimamente: 1“ una mano si¬ nistra, evidentemente di fattezza femminile, di color carneo, che si fe protesa al di qua e al dinanzi della " medium , tra me e Barzini. colla palma aperta verso di lui e col dorso semi- Uesso verso di me, con il mignolo in basso ed il pollice in alto, senza contorni delimitati quasi fosse composta di nebbia ; e 2° un'altra, pur essa bianco-carnea, che si è allungata da sotto alla tenda nera gettata traverso al tavolo: essa ha tentato di atterrare il piatto della plastilina, ma non riuscendoci per il peso l'ha spinto verso il lato opposto.  Ambedue le volte ne ho ricevuta profonda impressione, poiché vedevo contemporaneamente e chiaramente Eusapia munita di tre arti superiori ! Quelle mani sono state affer¬ rate dal Barzini, che se le è sentite “ defluire fra le dita come per uno sgonfiamento „ : sono estremità, egli osserva giustamente, che svaniscono in modo rapidissimo “ dopo aver avuto un massimo di energia ed un’apparenza assolu¬ tamente vitale al momento di compiere un atto „. Anch’io ho varie volte provata eguale impressione di “ fluidità „ nell’afferrare le mani che furtivamente mi si accostavano. Dirò per di più, che mentre alla vista i prolungamenti di¬ namici toccanti del medium non hanno sempre forma decisa androide, al tatto mi è riescito di tastare mani morfologi¬ camente ben fatte. Ma tale differenza fra le impressioni tattili e le visive non dipenderà dall'imperfezione con cui queste ultime sono accolte dalla retina nella penombra in cui per solito avvengono i toccamenti? Vi è per ciò da so¬ spettare che un certo numero di toccamenti subdoli sia ese¬ guito bugiardamente e che alcune forme visibili siano illusorie.  A tale proposito noto nuovamente che esiste sempre una certa differenza individuale fra i percipienti, minima per ri¬ guardo alle percezioni tattili, grande per le acustiche sem¬ plici, massima per le visive e per la necrofonia: debbo però dichiarare che nelle esperienze del 1907, fatte con metodo più severo di controllo perchè più uniforme, la influenza del tipo mentale mi è risaltata minore di quanto avessi stimato nelle sedute del 1901-2. Direi anzi che, mantenendo costanti le condizioni d’esperimento, si eliminano molte ra- crioni di dubbio anche per la individualità delle descrizioni e definizioni dei fenomeni, pur restando fermo il contributo personale degli astanti allo sviluppo ulteriore di essi.  II. Fenomeni accaduti mentre Eusapia giace entro il gabinetto nero.  “ Nero „, per modo di dire: la branda di legno che vi abbiamo introdotta è troppo larga e lunga, e le cortine e so¬ pratende, che dovrebbero chiudere al dinanzi 1 angolo della sala e farvi bujo perfetto, ne restano separate. Cosi vi pe¬ netra troppa luce dalla lampadina rossa, che rimarrà accesa durante il resto della serata. Chi sa se non è stata questa la causa per cui non abbiamo ottenuto le grandi apparizioni che ci aspettavamo? È possibile, poiché passa per assiomatico che l’energia, onde si formano le materializzazioni, non si “ condensa „ e non si plasma se non neH’oscurità perfetta.  Ricordandomi che i più grandi medi ad apparizioni (ad es. la Cook, l’Eglinton, la D’Espérance, il Miller, la Virginia di “ villa Carmen „) ordinariamente non si legavano nè si legano, avevo convinto i miei compagni di lasciare libera Eusapia : pensavo che la coercizione materiale, anziché gio¬ vare, potesse danneggiare la medianità proprio nella produ¬ zione di quei fenomeni che richiedono uno stato prò tondo di sonno col massimo d’automatismo, e per i quali sembia assurdo sospettare agguati. Ma questa libertà non è nelle abitudini d’Eusapia : per di più, essa rifugge dall idea di lasciare aperto il varco al dubbio. A malincuore pertanto accettò dapprima di sdraiarsi sulla branda, mentre noi ci disponevamo, a luce rossa, nel rituale semicircolo.  lo occupo la seggiola di mezzo: alla mia destra stanno Be- risso, Bozzano e la signora Berisso, alla mia sinistra il U ven-  zano e Luigi Barzini. ,  Sono le 23, ed Eusapia è al lavoro da oltre due ore: era essa affaticata e per ciò impoverita di 4 forza medianica Lo dovrei dire, perchè durante mezz’ora buona il gabinetto rimane tran¬ quillamente silenzioso. Ma Eusapia comincia a smaniare e a gemere, e con voce rotta e piagnucolosa insiste perché io la le»hi. Devo pertanto cedere ai suoi piagnistei, e avvolgerle e annodarle una prima corda attorno al collo dei piedi, una seconda attorno al tronco, ed una terza attorno ai polsi: ì capi di queste tre corde sono passati in anelli metallici appositamente infissi nella testata e nelle due prode della lettiera, e lì anch'essi allacciati. t _  Con che la Eusapia sembra quietarsi ; ma dopo un po' di infnittuosa e silenziosa aspettativa, eccola di nuovo seroisveglia chiamarmi con voce alterata e mostrarmi le sue «lue mani li¬ bere dai lacci !  Per dir vero, non saprei spiegare come le sia riuscito di slacciarsi, poiché ritenevo d'aver fatta una legatura strettis¬ sima e non facilmente snodabile ; ma l'avventura capita spesso a chiunque abbia da fare coi medi professionali: anzi, si deve credere che anche questo slaceiamento appartenga oramai al programma fisso delle sedute di gabinetto, poiché lo abbiamo veduto nel 1902 a casa Avellino; ed Eusapia, nel suo au¬ tomatismo, sembra pigliarci gusto !  La rilego pertanto più strettamente, e per maggior precau¬ zione le passo attorno ai due polsi una quarta corda, i cui lunghi capi escono di sotto al cortinaggio e son tenuti da me: così no avvertirò qualsiasi movimento. Inoltre, per desiderio di 4 John , che parla personificato in Eusapia, mutiamo la nostra situazione di spettatori e ci disponiamo in due file: nell'anteriore siamo da sinistra a destra Barzini, la signora Be- risso, io e Bozzano: nella posteriore siedono Berisso e Yeu- zano: in sèguito anche Bozzano passa dietro di me.  Sono curiosi questi mutamenti di catena chiesti dai medi. A prima vista si direbbero inutili e capricciosi, o, quanto meno, indifferenti per la riuscita dei fenomeni : ma a guar¬ darci bene, debbono corrispondere a esigenze fisio-psicolo- giche, a un di presso come serve il volger di fianco a chi, soffrendo di insonnio, cerca accomodarsi in altra posizione per dormire. Certe volte però il mutamento è imposto per esigenze tecniche : gli astanti più dubitosi sono mandati a sedere nei punti, dove si porterà la scarica di medianità ; per la qual cosa c’è da scorgere un'altra prova della influenza della volontà sui fenomeni.  E intanto nel rilegarla osservo lo stato fisiopsichico della Paladino. Essa è indubbiamente in ‘ trance ,, trasognata, se¬ miconscia, con le palpebre abbassate, le guancie cadenti, l’a¬ spetto invecchiato, cosi che non sarebbe in grado di camminare e neanco di mettersi seduta, tanto meno di alzarsi in piedi sul materasso, e di t.enervisi in equilibrio, sia pel suo stato di semisonno, sia per quello di amiostenia.  Eccetto alcuni sospiri profondi o qualche gemito a mezza voce, Eusapia è rimasta silenziosa: non la turbavano, a quanto sembra, i sogni allucinatoli, di cui altre volte in circostanze simili, con gridi e con smanie, ci ha palesato Tinsorgere repentino nella sua subcoscienza. Veggo con De Fontenay che la “trance, passiva perde i caratteri del sonnam¬ bulismo: mancano, ad es., le esclamazioni ànW'* Ajutami tu !, del * Vieni tu, vieni! ,, dirette allo spirito-guida, ora con voce imperiosa ed ora con un accento di supplica. Quando la medium si pone volutamente o per autoipnosi nello stato propizio alle grandi apparizioni, la sua coscienza si oscura del tutto, e la condizione psichica assomiglia sempre più strettamente al letargo degli ipnotizzati: i fantasmi sono, dunque, prodotti di sogno, “ dream- ghost s „, secondo il giu¬ stissimo e ironico termine di P. Carus.  Ma, nonostante tutti questi preparativi, all'una dopo mez¬ zanotte eravamo ancora ad aspettarli tra gli sbadigli e la voglia di dormire. In loro vece, si sono prodotti alcuni fe¬ nomeni di non lieve significato, quantunque non nuovi nè intensi come altre volte.  1° Il tavolino danza da solo. — Non è stato il ballo stu¬ pendo di casa Avellino, ma il mobile, che era rimasto libero da ogni contatto al dinanzi del gabinetto, s’ è scosso, ha sal¬ tato qua e là. si è sollevato; e tutto da se come se fosso vivo!  2° Un ‘ Invisibile , gratta e smuove dei fogli di carta. — Questi fogli costituivano un pacco di cartelline deposte da Barzini sul tavolo. Da prima s’è udito un rumore di ra.spa- mento come se qualcuno vi scrivesse sopra; poi si sono visti i foglietti sollevarsi regolarmente l’un dopo l’altro da uno dei loro angoli, come se una mano da noi non veduta li sfogliasse. Speravamo di aver ottenuto una ‘scrittura diretta,, ma ‘John, seguita ad essere ostinatamente analfabeta!  3° lì “ Invisibile „ slaccia i polsi della medium. — Ne ho parlato ; e qui dico che l’abbia fatto una entità occulta per se¬ guitare nella terminologia interpretativa della ipotesi spiritica.  4° L’ ‘ Invisibile , solleva le tende e sopratende. — Più volte le cortine si sono aperte nel mezzo e rialzate dalle parti, come se una persona (che la nostra vista non scorgeva) le stirasse allo scopo di svelarci l'iuterno del gabinetto: in altri momenti si sarebbe detto che si cercasse invece di aggiustarle per chiu¬ dere ogni spiraglio alla luce. Quegli atti ci allargavano il cuore alla speranza: pareva quasi che un attore stesse per uscire dalle quinte di un palcoscenico da salotto; ma inutilmente!  5" Si formano chiarori e luminosità indistinte entro il ga¬ binetto. — A me e a qualchedun altro è parso di vedere rischia¬ rarsi fiocamente il fondo oscuro del gabinetto verso il mezzo della sua altezza. Per quattro o cinque volte, al di sopra di Eusapia, che tra le fessure del cortinaggio seguitavamo a vedere distesa ed immobile, si è formata una specie di nebula - bianchiccia, disposta orizzontalmente, come se da tutto i corpo della medium emanasse una luminosità vaga, di fievolissima fosforescenza: tale apparenza spariva e ricompariva alternati¬ vamente, ma dopo quindici o venti secondi s'e dileguata.  Barzini e la signora Berisso hanno detto di discerncre al di sopra della testa di Eusapia una nubecola bianca, tondeg¬ giante, a contorni meglio definiti, che s’alzava e s abbassava, indi svaniva: ma io non ero in posizione per vederla.  6. Si tenta lo sviluppo di una * forma , (?). — Su questo fenomeno luminoso che "e apparso nella fessura di mezzo tra le due cortine nere, a circa l,n 50 dal suolo, gli astanti non sono stati concordi nel descriverlo e nell’apprezzarlo. Come io l’ho percepito, lo definirei — una tostorescenza bianchiccia, più chiara nel centro, striata trasversalmente da linee scure, di aspetto fusiforme, larga circa 5 cent., alta 15, la quale mi ha dato l'impressione di un volto che si stesse formando lo allac¬ ciando?)... — , .  Era una specie di faccia mal tracciata da un disegnatore ine¬ sperto o, magari, da un caricaturista : i chiaroscuri trasvei sali mi suggerivano le fattezze della fronte . delle narici dilatate, della bocca semiaperta, ma gli occhi mancavano, forse perchè nascosti ai miei dagli orli delle tendine.  Se considero che la sala era illuminata a luce rossa e che quell’ “ apparenza „ mi colpì pel contrasto del suo bianco col nero di queste tendine, sarei tratto a concludere che  avesse una luminosità propria. Ma . stante la divergenza  dei giudizi che ne ho udito esprimere in seduta, non oso pronunciarmi. Qualcuno ha sospettato che fosse 1 Eusapia a mostrarci astutamente il suo viso; ma allora bisognerebbe supporre che essa ha potuto sciogliersi nuovamente i lacci, e porsi ginocchioni sul materasso : in quella vece 1 abbiamo ritrovata dipoi coi lacci intatti, e 1 instabile equilibrio della branda, che cigola ad ogni movimento di chi vi giace, l’avrebbe fatta precipitare in mezzo alla stanza.  Per me non sono alieno dall’ammettere la spiegazione datami da Bozzano e da Venzano, che cioè quell’apparenza ci abbia permesso di assistere proprio ad un tentativo di sviluppo di una “forma personifieabile ,, ossia di un “ fan¬ tasma,: la “trance, d’Eusapia era così profonda, che è occorsa un’altra ora almeno prima che riprendesse coscienza, e questa condizione fisico-psichica non si finge. Trentatrè anni di pratica neuro-patologica e psichiatrica mi hanno istruito abbastanza sulla simulazione e dissimulazione degli attacchi isterici e ipnotici, non che sulle perturbazioni della coscienza nei miei ammalati; per cui, se dico clie al rompersi del circolo e al levar della seduta, Eusapia giaceva ancora in¬ cosciente. ossia incapace di percepire e di rispondere, amio- stenica, astasiea ed abasica, ossia incapace di reggersi, di muoversi e di camminare, per di più amnesica, ossia senza memoria delle cose occorse in quelle due o tre ore, posso essere creduto. Ora, sì fatta condizione subpsichica può con¬ ciliarsi colla fraudolenza consapevole e prolungata ?  Eusapia e noi,  ossia il medium, l’assistenza e il controllo.  L La psicologia d’Edsapia durante le sedute non ha variato dal 1902. Riassumo le mie nuove osservazioni.  a) Come fattore di successo le giova un certo stato fisico di benessere (per quanto è compatibile col suo dia¬ bete) e un conseguente stato di buon umore-, e se il successo della serata la rallegra, si può per converso dire che una certa altezza di tono sentimentale sia necessaria ai fenomeni. È chiaro che la cenestesi agisce efficacemente sotto questo rapporto. Forse oscure percezioni del subcosciente avvertono i medi della tensione interna della loro energia bio-psichica, e danno origine ad una specie di istinto che li porta poi a desiderarne la scarica. Questo mi spiegherebbe perchè certi individui dotati di medianità si rifiutino talvolta alle sedute : i professionisti, come Eusapia, sono invece im¬ pegnati a “ lavorare , anche quando si sentono mediumni- camente fiacchi, e allora... frodano.  b) Il Myehs ha detto che le facoltà supernormali, “ controllate , da esseri estranei al medium, sono ingo¬ vernabili da costui : ma le mie esperienze con la Paladino mi hanno provato il contrario. L’ho scritto più volte in queste pagine; e scorrendo quelle delle “ Ann. des Sciences psychiques „ trovo che il Mangin, uno psichicista scrupoloso, è del mio parere (ivi, ’03). I fenomeni sono in buona parte governabili, e sempre suggestionabili.  Jersera — come, del resto, in ogni “ buona „ seduta — a ciascun fenomeno isolato (in catena) seguiva una pausa, a ciascun gruppo di fenomeni, anclie se turbinosi, un peiiodo di calma e di concentrazione: si sarebbe detto che il subliminale di Eusapia era incerto sul da farsi, e allora bastava una nostra qualsiasi indicazione di fenomeno, la espressione velata di un nostro desiderio, perchè la seduta prendesse immedia¬ tamente una piega determinata. Ciò dimostra più cose : che i fenomeni sono in buona parte governabili ; che la atten¬ zione volontaria del medium agisce su di essi ; che il subco¬ sciente non è chiuso alle percezioni arrivanti per le vie dei sensi alla coscienza superiore ; e che sopratutto un'assistenza accorta può infliggere alle manifestazioni un dato avviamento, cosicché si spiega come in un “ circolo „ le intelligenze e i sentimenti degli astanti partecipino alla produzione dei feno¬ meni. Direi, anzi, che se “ John King „ non piglia di tanto in tanto rimbeccata, la seduta trascorre monotona e fasti¬ diosa. Ecco perchè, avendoci udito asserire che i movimenti del tavolo o degli oggetti con contatto erano poco probativi,  “ egli „ ci ha dato subito bellissime levitazioni e altre te- lecinesie senza contatto di mani ; “ egli „ ha snodato lo “ chàssis „ dalle bacchette e se ne è servito poi lungamente, quasi non sapesse più staccarsene ; ecco perchè, stimolato dai nostri accenni ai fuochi fatui, “ egli „ ha fatto comparire la “ lingua di fuoco  Non escludo la telepatia nelle sedute con medi capaci di percezioni extrasensorie; ma con Eusapia questo fattore su¬ pernormale sempre più mi risulta raro ; ed io opinerei che anche quando nessuno dei presenti manifesta esplicitamente la voglia di un fenomeno, Eusapia capisca per mezzo di per¬ cezioni muscolari o sensorie minime, pur avendo l’aria di farlo per “ intuito „. Essa è perspicacissima, ad esempio, per ogni sospetto di inganno : la si sente allora esclamare in tono ironico o caustico, secondo la disposizione ilare od iraconda del suo animo : — “ è il medium che froda,... saranno le mani della medium,... sarà la testa del medium ! „ — È chiaro che la sua coscienza sonnambolica ha singolari facoltà marginali, per dirla con James: la si direbbe sempre sveglia e... astu¬ tamente sveglia, anche quando è semisonne e semiconscia, tanta è la congruenza dei suoi gesti, atti e motti. Soltanto nel vero rapimento medianico che decorre con anideismo, anestesia ed amnesia, vengono a mancare questa dirigibilità dei fenomeni e questa etero-suggestibilità.  c) È degno di rilievo il fatto che la Eusapia mede¬ sima è conscia di questa sua malleabilità suggestiva.   392   PSICOLOGIA R SPIRITISMO, II   Ne potrei rammentare molte prove ; ma basti questa. Jet- sera, durante una pausa, noi ci scambiavamo ad alta voce alcune riflessioni sulla modalità dei fenomeni tiptici, e insi¬ stevamo (di proposito) sulla possibile falsificazione delle sue levitazioni : io dicevo di non comprendere come dagli incre¬ duli si potesse supporre che il medium tenesse °alzato il tavolino mediaute la pressione delle due eminenze tenare e ipotenare della palma contro i polpastrelli corrispondenti alle teste dei metacarpi (si sa che questo mezzo di presa è usato dai prestidigitatori che lo chiamano impalmare e lo utilizzano per fare sparire un oggetto, ecc.). Inutile che io dica come tale artificio sia impossibile con un tavolino pe¬ sante più chili : eppure, Eusapia, che ascoltava, ci interruppe gridando: - Non lo dite, non lo dite: il medium potrebbe farlo,... potrebbe tentare di farlo „. — Era la ripetizione del¬ l’ansia indotta in E. dalle mie tre lettere E. T. V.\  Con ciò essa ha dimostrato di temere i tranelli della propria suggestività, di sapere che in “ trance „ tende tal¬ volta. istintivamente alla frode, e di volersene esimere per non incorrere nella accusa di imposterà. Anche in ciò la coscienza superiore si rivela gelosa della sua facoltà di go¬ verno. E supponibile che durante le operazioni dovute al- 1 automatismo medianico, la parte alta della personalità morale di Eusapia venga talvolta in lotta con quella bassa: quando questa tende a prendere la via più corta e meno faticosa, rappresentata per l’appunto dalla frode, l'altra, che è la custode dei sentimenti di amor proprio, di dignità, di veridicità, deve provarne sgomento. Così è comprensibile il grido oneste di Eusapia contro la suggestione.  d) Altrettanto è argomento della sincerità sua il preannunzio dei fenomeni. Certe volte essa lo fa con un tono reciso e imperioso di voce, come se parlasse a sè me¬ desima : ne ho avuta l’impressione che Eusapia stessa age¬ voli lo sdoppiamento della sua personalità, passando ordini dal psichismo superiore all’inferiore. Tn altri momenti si direbbe che essa preavverte gli astanti per eccitarsi, por dare una frustata al proprio automatismo intorpidito, insomma per autosuggestionarsi: e allora è decisamente Videa rap¬ presentativa che si trasforma in idea-forza.  Se Eusapia fosse quella spacciatrice di menzogne che ta¬ luni proclamano, opererebbe sempre tacitamente e inaspet¬ tatamente. Non c’è che un dilemma per opinare che una levitazione, un trasporto di oggetti per aria, la messa in moto di nn metronomo, la comparsa di una forma materializzata dietro le tende, preannunziate spessissimo dal medium, siano inganni ; non c è che una via di scampo : — o Eusapia supera in abilità sbalorditiva tutti i prestidigitatori più celebrati nella loro arte, assommando in sè tutte le loro virtuosità; o gli astanti sono come incantati per una specie di magia.  e) Il Myers, forse perchè non abbastanza versato in psicopatologia, ha attribuito al subliminale una autonomia troppo grande, ed una potenzialità eccessiva di creazione.  Le osservazioni cliniche sull’isterismo mostrano invece che la scissione tra le due coscienze non è mai assoluta, e bene spesso è piu apparente ehe reale: l’isterica nel suo delirio sonnambulico ripete per lo più scene già vissute, ossia ri¬ produce nel subcosciente impressioni, emozioni, imagini, idee che hanno attraversato la sua coscienza vigile e sociale.'  Allo stesso modo la fenomenologia mediumnica, oggidì stilizzata nella universalità dei medi, è il prodotto di 'per¬ fetti e di ricordi sommersisi dall’alto o prima o poi : anche in questo dominio psicologico si avvera la legge umana delle due facoltà opposte, l’inventiva e la imitativa. Sono pochissimi i medi inventori, dalla imaginazione ricca di fe¬ nomeni nuovi : metto in questa categoria privilegiata le Fox, FHome, la Van Day, la Marshall/ la Guppy, la Cook, lo Slade, la Pepper... e sono per lo più medi professionisti. La grande maggioranza consta di pedissequi imitatori, suggestio¬ nati in modo diretto e inavvertito dai * circoli „, e in modo indiretto, per cosi dire mesologico, dalla corrente “ spiritica „ che da oltre mezzo secolo stordisce, trascina e affascina le. menti in Europa ed in America: costoro sono i dilettanti od orecchianti, gli altri sono i virtuosi e i genialoidi del- 1 arte. Otedo pur io che tutto il bagaglio materiale e intel¬ lettuale dello spiritismo sia dovuto alla fantasia dei medi; ma questa facoltà è tutt altro che libera e feconda di risorse: anche quando le sue associazioni subcoscienti sembrano spon¬ tanee nella loro sconnessione, nella loro bizzarria, nella loro straordinarietà romantica, essa non fa che elaborare ricordi del passato e impressioni del momento.  f) Nulla ho da mutare in quello che ho scritto (Tomo I) nel 1901-2 cirea alla parte che spetta ai movimenti mu¬ scolari d’Eusapia nella effettuazione dei suoi fenomeni, massime di para- e telecinesia. Sono sempre i medesimi ehe registrai allora: direi, anzi, che si sono resi più franchi e più espressivi. È ad litteram impressionante quel suo gestire con le mani visibili in aria ogni qualvolta deve prodursi un picchio o rumore lontano : qui il fatto ha valore in quanto esclude la malizia. Ma è ancora più importante, per la bio- psicogenesi della medianità, l’irrigidirsi tonico-catalettiforme di tutto il corpo di Eusapia durante la presentazione di “ entità „ materiali aventi una qualche morfologia androide: allora si pensa, induttivamente, che il grande fenomeno sia legato ad una ejezione potente di forza, e che i centri mo¬ tori, spinali e cerebrali, della medium debbano per necessità trovarsi in condizione spastico-convulsiva.  Ho varie volte avvertito in proposito che se lo sforzo rimane iuadeguato e se l’effetto (il trasporto d’oggetto, la impronta sul mastice, la materializzazione) non si produce, l’esauri¬ mento post-accessuale di Eusapia è maggiore che non quando avvenga il fenomeno. Questo parmi dovuto alla legge fisio- psicologica generale che regola l’attività di ogni funzione organica e psichica, ossia la sodisfazione d’un bisogno, l’ap- pagamento di un desiderio o di un istinto. Ecco un altro indizio che la coscienza superiore, quella capace di emozioni e di sentimenti, prende parte più o meno diretta alle gesta automatiche di quella subliminale.  L’Eusapia, che ha udito queste nostre riflessioni sulla con¬ comitanza di gesti e contrazioni muscolari ai fenomeni, ci ha ripreso vivamente, esclamando: — non sempre /„ — Malasua negativa non è argomento valevole contro un’esperienza cosi piana e chiara: egli è che essa, indettata dai suoi amici spiritomani, respinge sempre con vigore ogni lontano ac¬ cenno a spiegazioni scientifiche, perchè ha timore che la si incolpi di ciurmeria.  L'atto muscolare non è sempre dal lato in cui avviene il fenomeno, ad esempio il “ rap „ : spesso è dal lato opposto, ed Eusapia ci mette della vanità a farcelo constare. Altre volte il fatto muscolare è così lieve da rimanere impercet¬ tibile a quel controllore, presso il quale succedono le ma¬ nifestazioni ; ma l’altro di faccia si accorge da piccole agi¬ tazioni delle dita, da lievi contrazioni della mano, del pugno o dell avambraccio o del ginocchio prementi sui suoi, che “ un fenomeno „ accadrà fra poco o sta accadendo. Io e Bar- zini l’abbiamo vicendevolmente sperimentato. Si aggiunga che quando non si contraggono gli arti di Eusapia, le si contrae la faccia : lo si capisce anche in piena oscurità daU’uscir della voce tra labbra spasticamente accollate sui denti. Lo stesso timbro strozzato della voce indica che i muscoli laringei possono contrarsi in luogo di altri: e così è probabilissimo che l'organismo intero di Eusapia, con reazioni vasomotorie, viscerali, secretorie, agisca somaticamente e fisiologicamente nella produzione dei fenomeni. Lo si giudica pure dal re¬ spiro e dalle esclamazioni di sofferenza durante la “ trance „ passiva.  Io ho già paragonata la eiezione di forza biopsichica in medianità ad una vera parturizione : Eusapia ha l’aspetto e gli atteggiamenti di chi sprema qualcosa dal proprio corpo. I suoi sforzi hanno talvolta del tragico; e 1 udirla nel fondo oscuro di una sala a gemere e a dibattersi, come se un or¬ rendo incubo la dominasse, mi rammenta sempre le paurose crisi delle istero-epilettiche della Salpetrière.  Egli è che 1’emissione del “ perispirito „ è uno strapazzo, e si risolve in uno sperpero di energia vitale. A primo aspetto la medianità intellettuale offre maggiore spiritualità, perchè i suoi fenomeni — le incarnazioni, le personificazioni, la psicografia, la psicometria — sembrano compiersi nelle in¬ timità subiettive, nelle profondità dell’ “ io magico ina in realtà anch’esse sono un equivalente di sforzi organici (ce¬ rebrali), come addimostrano le ansie, le agitazioni, i sudori, i deliquii, le cefalalgie, il malessere consecutivo dei medii più intellettuali, ad es. della Piper e della Smith.  Eusapia adesso è mancina, e i “ fenomeni , sono più in¬ tensi dalla mia parte. Ciò però non indica, a parer mio, che la medianità si scarichi preferibilmente a sinistra per ra¬ gioni fisiologiche: io reputo che ciò avvenga per puro auto¬ matismo psichico; infatti io sono sempre, per la medium in “ trance „, il Num. cinque da riconquidere: cambierà di rotta se le sue ondate esopsichiche continueranno ad infran¬ gersi contro lo scoglio della mia incredulità spiritica.   *   ♦   II. E ora parliamo un po’ della psicologia dell’ am¬ biente, ossia di noi, sperimentatori.  a) Vi è, in riguardo all’assistenza, un primo punto psicologico, sul quale mi par lecito di tornare col sussidio delle osservazioni di Barzini e Venzano, conformi alle mie di cinque anni fa: ed è che lo stato d’ animo dei formanti una “catena medianica , del genere della nostra non presenta alcun carattere di eccezione, di anormalità,, come presuppon¬ gono gli agnostici sputasentenze in fatto di “ spiritismo  Siamo tutti calmissimi, serenissimi; versiamo loto animo in questo studio attraente, sebbene affaticante, della medianità all’opera, ma non attendiamo il “ miracolo non abbiamo ansie nè trepidazioni, e ci serbiamo in perfetto equilibrio di sensi e di cervello. Le nostre facoltà sensitivo-sensoriali ci lasciano percepire, riconoscere, distinguere tranquillamente le cose esterne, mentre la coscienza è lucidamente consape¬ vole delle operazioni intellettive che si compiono nel nostro interno ; vediamo, tocchiamo, udiamo i fatti medianici come vedremmo, toccheremmo e udiremmo ogni altra categoria di fatti naturali; per noi quelli devono avere, dunque, la stessa realtà di questi, e noi non ci accorgiamo di essere “ illusionabili „ nè “ allucinabili „.  Neanco ci accorgiamo di dormire, di avere intorpiditi al¬ cuni centri, e altri sovraeccitati, cosi da renderci suscetti¬ bili di disgregazioni di personalità conforme alla spiegazione di Janet, portata all’iperbole da Croco e da Grassbt. Quello psicometro per eccellenza che è l’attenzione, è in tutti noi sveglia e attiva, niente affatto distraibile nè passiva. 1 “ fe¬ nomeni „ ci interessano, ci meravigliano, sia pure, ma non ci turbano trasportandoci all’entusiasmo : le nostre espres¬ sioni di ammirazione sono studiate a bella posta per ren¬ derei vieppiù benevolo “ John King „ che lavora nel subli¬ minale di Eusapia; o per ammansarlo se scopriamo che egli ci sospetta dissuasi o sfiduciati. Mettiamo a buon frutto in tal modo le nostre esclamazioni di ostentato stupore, perchè ci vengono ripagate in altre “ meraviglie „.  È falso che dei percipienti, come noi, cadano in condi¬ zioni tali da essere più suscettibili agli errori di senso e più facili a giuntare. Fu asserito, non so da quale bello spirito, che i medium professionisti lavorano volentieri sotto l’esame degli scienziati perchè questi, abituati alla severa onestà dei loro Laboratori e delle loro Cliniche, dove ogni affermazione di fatto è controllabile, sono più ingenui e perciò più facili a cadere in trappola. Ecco: io non credo che questa spiritosità scalfisca neppure la fama di esperimen- tatori come Crookes, Schiapparelli, Lodge, Richet, Luciani [Bottazzi e Galeotti]. È un modo curioso di stimolare la scienza “ ufficiale „, in cui questi “ antispiritisti „ per pro¬ getto hanno fede, d’accingersi a ricerche di metapsichica.  Però osservo, a caso disperato, che il nostro gruppo non è composto di scienziati, e che io vi figuro quale modesto   —   MESOLOGIA PELLE SEDUTE MEDIANICHE   “ uomo di scienza „ soltanto perchè sono professore in una Facoltà medica del Regno. Debbo avvertire, ad ogni modo, che oltre ad esercitare una continuata vigilanza sui nostri sensi e sul nostro raziocinio , noi ci invigiliamo e correg¬ giamo l’un l’altro: formiamo un gruppo tipico di mutuo soccorso contro l’illusione per parte nostra, contro l’inganno per parte della medium , giacché nessuno di noi ha inte¬ resse o voglia di precipitare in agguati, né di essere zim¬ bello di errori sensoriali e di giudizi avventati. Lo scambio delle nostre impressioni sui fenomeni che ci riguardano di¬ rettamente (massime tra Barzini e me per la vicinanza all Eu- sapia) o che percepiamo avvenire ai compagni, è fatto con franchezza, a voce alta, e con quella maggior precisione che comporta la rapidità e la istantaneità dei fenomeni. Non discu¬ tiamo, chè allora rallenteremmo o inibiremmo le manifesta¬ zioni, e noi non abbiamo tempo da perdere: un cenno, una parola, un sottinteso, lo stesso silenzio ci bastano per co¬ municarci i giudizi sintetici che formuliamo, e i sospetti che per avventura insorgono in noi, nè finora ci siamo tro¬ vati mai in dissenso sulla autenticità dei fatti. Psichicisti o non psichicisti, questa armonia fra noi è importante, seb¬ bene l’assistenza di casa Berisso sia piccola: essa non de¬ riva da una “ omogeneizzazione spiritistica ,, ina semplice- mente da affinità di intenti e da eguaglianza di educazione.  La mesologia delle nostre sedute è assai semplice: io ne traggo motivo per dubitare con Bozzano dell’ipotesi psico- eolfettiva messa avanti dall’OcHORowicz ; tuttavia non escludo la partecipazione di ciascuno di noi al bio-dinamismo dei fenomeni.  b) L'ordine e la quiete delle nostre sedute ci as¬ sicurano su due cose: sulla bontà del controllo e sulla eli¬ minazione di ogni individualismo nelle percezioni e negli apprezzamenti.  1° Già sul primo punto ci tranquillizzerebbero per sé sole le condizioni di rischiaramento in cui manteniamo la sala. Non concedendo quasi mai, se non per corti periodi, ad Eusapia d’operare al buio assoluto (filtra sempre un po’ di chiarore tra gli scuri delle finestre), noi siamo certi che le sue mani e le nostre stanno al loro posto: per intanto io e Barzini, non solo discerniamo nella penombra il biancore delle mani e del volto di Eusapia (se siamo in semioscu¬ rità), ma sentiamo nettamente le prime in rapporti continui con le nostre, la mia destra con la sinistra, la sua sinistra   —   398 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il   con la destra di Eusapia, ed io veggo la mano di Barzini ed egli scorge la mia : noi ci diciamo pure a vicenda la posizione e direzione dei due pollici, la cui morfo-fisiologia semplicissima non ammette scambio. Quando, ad esempio, io avvertivo un tocco di “ invisibile „, e lo definivo come eseguito da una mano sinistra (“ fluidica „), è perchè non mi riesce arduo ricordare che se delle dita mi premono sulla regione deltoidea posteriore di destra e restando di¬ rette con le punte verso l’ascella si flettono in avanti, il pol¬ lice necessariamente sarà rivolto in alto anche se non lo sento (ma il più delle volte si sente pure il dito grosso ! ) : e allora la diagnosi di “ mano mancina „ scaturisce legit¬ tima dalla sintesi delle impressioni tattili e muscolari pro¬ vate. Se poi a un tempo stesso io ho seguitato a stringere la sinistra d’Eusapia, che oramai conosco minutamente, il fenomeno risulterà “ controllato „ in modo impeccabile , anche se Barzini, o l’altro invigilatore avesse, puta caso, la¬ sciata libera la mano destra , con cui non è possibile provo¬ care le sensazioni di tatto che corrispondono alla morfologia della sinistra. Ma... Barzini non ha, certo, lasciato libera la Eusapia di frodarci in maniera da far compassione!  Per noi il determinismo materiale, manuale, dei miracoli paladiniani è fuori di contestazione. Non potremmo dubi¬ tare di raspature e fremiti che si sentono nel piano del ta¬ volo, quando le mani d’Eusapia sono tenute in alto ; nè di “ raps „ che si ódono entro il gabinetto, quando abbiamo le quattro membra della medium sotto le nostre, nè di gon¬ fiamenti della tenda al vento misterioso, quando Eusapia non può soffiarle per di dietro!...  2° Quanto all’ingerenza del tipo mentale degli astanti, che mi era parso nelle sedute del 1901-1902 alquanto com¬ promettente per la realtà di alcuni fenomeni, massime visivi (v. Tom. I, p. 274), adesso non è più il caso di assegnarle troppo valore. Senza dubbio l’individualità dei pereipienti trasparisce ancora nelle definizioni e descrizioni dei fenomeni che riguardano ciascuno di noi, ma queste differenze non infirmano la validità delle osservazioni. Debbo dire che a me e a Barzini, essendo noi sempre accanto alla medium, è toccata la massima parte dei fenomeni; ma li connotavamo ad alta voce con la parsimonia maggiore per non intralciarne la successione: Barzini, poi, ci metteva quella concisa pro¬ prietà di termini, che tutti ammirano nelle sue corrispondenze speciali, dondechè vengano e qualunque ne sia il tema.  In casa Berisso non ho avuto occasione di lamentare   LA QUESTIONE DELLO SPAZIO E LO SPIRITISMO   399   quell'eccesso di imaginazione descrittiva che mi aveva col¬ pito al Circolo Minerva. Anche il particolarismo dei feno¬ meni visuali mi è stavolta risultato minore, pur conservan¬ dosi da questo lato un po' più di diversità individuale nei percipienti. Sono sempre del parere che certe “ personifica¬ zioni „ di fenomeni luminosi e di stereoplasmi siano princi¬ palmente inspirate, connotate e rese più o meno identifica¬ bili dal complesso dei fattori psichici personali (attesa, emo¬ zione, affetto, proselitismo, ecc.); ma ammetto che si debba assegnare un ufficio di non lieve momento anche agli ele¬ menti fisiologici, che non sono sotto il dominio della vo¬ lontà nè dello stato di animo (grado di sensibilità tattile e barica, cutanea e muscolare, visus, senso acustico, ecc.).   *  * *  Lo Spazio, l’Ispcrspazio...  e gli “ Amici dello spazio „.  In due modi la questione metafisica dello Spazio si con¬ nette allo spiritismo: — per la sede assegnata agli “ spi¬ riti „ , massime dei disincarnati, che rappresentano la legione precipua fra le “ entità occulte „ ; e per la congetturale fa¬ coltà ad essi attribuita di agire in uno spazio trascendente al nostro, ossia non euclideo, a più di tre dimensioni. Dirò poche parole anche su questi due punti, sebbene siano fra gli aspetti principali della dottrina: me ne porge il destro l’esperimento della funicella annodata.  La forma e la sede degli “ agenti occulti „  NELLO SPAZIO.  A) Gli “ spiriti „ hanno una morfologia spaziale, e con ciò non sono “ spirituali „.  Lo Spiritismo antropomorfizza i suoi “spiriti, di tal ma¬ niera, che è costretto a imaginarseli composti per metà di una sostanza materiale sottilissima foggiata sempre come un corpo umano vivente : essi vivono o sopravvivono in quanto sono provveduti, secondo il dogma pneumatologico, anche del cosi detto “peri spirito,, o “coipo astrale,. Nella esistenza ultra- o superterrena gli umani sono ridotti aU'anima rivestita inse¬ parabilmente del suo primo astuccio o involucro ( sic), al quale, per divenir tangibile e visibile ai superstiti e per potere agire sugli oggetti terrestri, abbisogna poi una fusione o combina¬ zione (fisico-chimica?) o meglio una miscela (molecolare?) tran¬ sitoria coll’analogo primo astuccio o involucro dello spirito di taluni viventi privilegiati, i “ medi „. Con che lo “ spi¬ rito 4- perispirito , nel quale è supposto sopravvivere ogni essere umano, conserva di quest essere tutte le proprietà fisiologiche e psicologiche. Infatti, oltre al pensiero perso¬ nale e cosciente, che, al più, dovrebbe costituire la sua sola ed unica essenza nell’ Al di là (spiritualismo classico), esso è senziente e reagente come tutti gli organismi, ossia sente gli stimoli e imprime moti ai corpi fìsici della superficie del pianeta (vitalismo). In soprappiù, lo * spirito , può anche foggiarsi a ino’ di pseudo-materia, che i nostri sensi arrivano a percepire tale quale con tutte le caratteristiche di un or¬ ganismo corporeo (somatisrao — materialismo).  Dunque, uno “ spirito „ è un essere umano diverso da noi solo perchè ordinariamente rimane invisibile e non lo sen¬ tiamo occupare in modo impenetrabile lo spazio che ci cir¬ conda, e perchè non mangia nè beve, non patisce le conse¬ guenze nè lascia i residui di queste due necessità terrene, quantunque poi possegga le facoltà del sonno, del torpore e anche quella di delirare e di cadere in ipnosi. Ma in date circostanze, quell’essere “ spirituale „ diviene sensibile al tatto, ossia duro, impenetrabile, resistente, con tutte le qua¬ lità spaziali della materia, e anche visibile, ora vaporoso ed ora solido, ma opaco, così da intercettare e da riflettere i raggi luminosi al pari di ogni corpo fisico . .  Sono concetti “ spiritualistici „ (1) di una primitività stre¬ pitosa: e Luigi Bocbdeau ne ha egregiamente dimostrata la miseria e la genesi mitico-sociale nei suo solido e denso Problème de la Mori (Parigi, 1893'.  Concepiti gli “ spiriti „ dei disincarnati nè più nè meno dal come li imaginano da secoli i popoli animisti, ne viene per inevitabile conseguenza che per possedere una personalità e per non spandersi in seno all’Etere o all’Anima universale, essi debbono avere sempre una estensione ed una configu¬ razione. I medi infatti li evocano, e li veggono (ossia li esterio- rano) sotto determinate figure: ma gli spiritisti dicono che   MATERIALISMO E DINAMISMO SPIRITICI   401   ciò avviene per facilitare le comunicazioni fra i due Mondi. E in realtà, se sono “ persone „ costituite non di puro spi¬ rito, ma con sostanza fluidica o vitale o eterea purchessia, gli spiriti occuperanno uno spazio limitato nello spazio illimi¬ tato; saranno, cioè, degli esseri finiti entro V Essere infinito. Da ciò una prima loro relazione spaziale di una materialità desolante. Ecco perchè “ John King „ non è imaginato da Eusapia, e ordinariamente da chi lo accetta per reale (?), come un che di dinamico diffuso nell’Universo , bensì come un che di concreto e di condensato e di determinato, a con¬ torni fisici somatici.  Recentemente il soffio delle nuove teorie scientifiche sulla costituzione della materia è penetrato nello spiritismo (su¬ periore), e gli ha fornito un concetto meno barocco, o un po’ più elevato dello “ spirito I più colti pneumatologi mirano oggidì a definire lo spirito dinamicamente, ossia come un aggregato di innumerevoli “ centri o sistemi di forza Ciò migliora alquanto le cose e dà anche un sapore di “ mo¬ dernismo „ alla vecchia e fradiciccia dottrina. Ma ad intendere lo spirito in senso platonico, ossia non esteso, non legato a nessun corpo, non assoggettato a nessuna struttura o legge organica, lo spiritismo si rifiuta (Carus); e il “neo-spiritua¬ lismo» rimane solo un materialismo porfirizzato, passato per l’alambicco della superstizione animistica. È possibile sperare che la massa dei suoi gregari si innalzi sino a quel senso filosofico delle Cose, che è tanto raro anche fra i così detti scienziati ? C è da dubitarne, leggendo le grossolanità che si nascondono fra le pieghe dei loro sofismi e delle loro fan¬ tasticherie.  Dunque, John King e i suoi compagni restano i prodotti di una sublimazione arrivata fino al “ dinamismo „ : non ci allontaniamo, però, dalla fisica e dalla geometria dei solidi, cioè dalla Euclidea pura, anche se loro si dà la cresima di esseri trascendentali» : lo stesso Zòllner non ha fatto che trapassare nel trascendente ciò che gli aramannivano i dati dell’esperienza.  B) Gli “ spiriti „ hanno un abitato spaziale e anche con ciò perdono ogni qualità spirituale.  Se sono configurati e se agiscono su porzioni della ma- feria, gli spiriti debbono avere una sede da cui si spostano : ma in quale parte o in quale forma imaginabile dello spazio?  Qui i popoli animisti e gli individui immortalisti hanno lasciato prendere la carriera alla loro imaginazione: chi ha  _ _  stiS sr sr*s* i — —   IìIìtÉì^^  imi  =z /  7 <*'^y /  1  c\y\ /Va'  m un  A  i y  AH?l  V 1- «®»  .- V ; l ,>■ V > ‘w \ / ~  ■“SfifiSìSSSsSsSSSIS  nostri bimbi di qnattr’anm!].  *-sa  5*sr M.»i "jg^ygy^*  Smente "la ISÌSSk che'eomunicano   DOVE ABITANO GLI “ SPIRITI   403   dal dare ragguagli precisi sul mondo di Là; per ciò nello spiritismo militante è di prammatica di ascoltare le loro “co¬ municazioni „ ed i “ messaggi „ senza chiedere donde ven¬ gano e dove sia il loro soggiorno abituale. Questi soprav¬ viventi si guardan bene dal dircelo, oppure cadono, se lo tentano, in un materialismo peggiore di ogni cauto silenzio.  Qui esistono dissensi gravi Irai dogmatisti: qualcuno non osa affrontare il problema, quasi ne avesse pudore gnoseo¬ logico. Ma con un largo volo di sintesi li possiamo dividere in tre categorie: i realisti, i metageometri e i metafisici. — 1 primi assegnano puerilmente agli spiriti una residenza precisa nello spazio: l’atmosfera terrestre, i pianeti (anche le lune, comprese quelle famose di Urano?) e le loro atmosfere parti¬ colari, gli astri, gli spazi siderei, oppure quello spazio vuoto e indeterminato che diciamo Etere. — I secondi non scen¬ dono a sì fatte determinazioni, amano la metafora, parlano di un “Al di là „ , di un “ Lato opposto „, dì un altro “ Estremo di Linea „ o di un altro “ Piano „ ora superiore ed ora inferiore, ma sempre diverso dal “ nostro „ ; qualcuno accenna ad un “ Ultra-spazio , ad un “ Mondo ultraterreno „, o ad una “ Sfera più alta , . È una concorrenza di ter¬  mini geometrici, anch’essi distillati e sublimati, con un po’ di ritorno alla cosmologia dei Caldei, di Bkroso e di Tolomeo,.... tanto per non perdere mai il colorito “ esote¬ rico „. — 1 terzi ed ultimi sono metafisici nel senso genuino aristotetico: vanno al di là della fisica ordinaria, ma sempre ne portano con se le nozioni e i concetti : così ci parlano di un “ Mondo più luminoso „,di una “ Luce „ più vivida e  pura . , non badando che la luce non esiste fuori di noi  ed è un attributo delle cose solo pei nostri sensi e cervello.  Insomma, abbiamo sempre un antropomorfismo malamente coperto nel labirinto ingenuo della parola (v. fig. p. 402).  Ed ecco come, mediante i lazzi di “ John King „, noi respiriamo un’aura non più terrena, e saliamo di un piano, gettando lo sguardo nelle tenebre dell’ Ultra finem.  C) Gli “ spiriti „ hanno tra di loro una gerarchia di sviluppo e di sede spaziale, e ancora con ciò sopravvivono nella più completa tnaterialità (umana).  Se non che, si presenta ora un secondo principio, quello della evoluzione spiritica (non oso più scrivere “spirituale,,). Oli spiriti sono di varie gradazioni, e naturalmente, secondo i dogmatici, dimorano in luoghi diversi dello spazio. In fondo, gli uomini hanno una fantasia piuttosto povera : applicando all’Al di là i loro criteri sociali di valutazione, essi imaginano sempre un mondo spirituale costruito sulle caste e classi di quaggiù o sulle gradazioni terrene di ca¬ pacità, di merito e demerito: la scala assiro-ebraico-cnstiana, che va dagli Angeli agli Arcangeli, dai Cherubini ai lroni ed alle Dominazioni , è il modulo leggendario su cui lo spiritismo si è adagiato nella sua empirica acquiescenza di aprirci una finestra nuova sulle ombre del Mistero. Seguiamo per un poco l’umile e antifilosofico ragionamento.  a) Quelli di primo grado, i disincarnati grossolani, che non si possono liberare dai loro appetiti e dalle loro abitudini, che stanno attaccali alla loro esistenza terrena, non salgono molto: sopravvivono nell’atmosfera, e vi errano qua e la, sono cioè viaggiatori a biglietto circolare economico. Certuni non si allontanano dal luogo dove vissero amarono od odia¬ rono, e dove accumularono tesori od esercitarono un mestici e. Se pòi morirono di morte violenta, per assassinio o per sui¬ cidio, sopravvivono nel luogo istesso della tragedia o là dove sono le loro spoglie, trattenutivi da vere fissazioni, ora ven¬ dicative e manifeste cogli strepiti e colle danze di stoviglie nelle case infestate, ed ora pianamente professionali, come sarebbe l’apparecchiare le tavole da pranzo se in vita erano stati dei domestici, ecc., ecc. Ombre di Banco nella. possente fantasia di uno Shakespeare, ma qui larve plebee, come plebea è la imaginazione che loro ha dato nascita!  Talvolta questi “ reduci „, non si sa se volontari o in¬ volontari, dall’ Al di là, sono imbestialiti in monoideismi sin¬ golari, come quello di venire a cercare un oggetto perduto, un documento ecc., o come l’altro (favorevole all; egoismo dei superstiti) di apparire per preannunziare pencoli, di¬ sgrazie e morte ai discendenti, nel che eccellono le famose “ Damo bianche , dei castelli feudali o principeschi. Qual¬ cuno ritorna spinto ancora dalle inclinazioni e passioni della sua esistenza terrena: tale quel birraio, dilettante del turf, che appariva per accalorarsi da bravo anglo-sassone in di¬ scussioni sulle corse di cavalli (leggerne la inverosimile istoria, accolta per buona dallo stesso Gorney e dalla Siduwick, in “ J. S.f. pR,, marzo 1901!). Quando poi gli _ spiriti „, al pari delle anime impaurenti i popoli selvaggi, si attardano a sopravvivere e a manifestarsi attorno alle tombe, man¬ tengono nei superstiti la vecchia, demopsichica paura dei morti e dei cimiteri.  Terra tegit Cameni , tumulum circumvolat Umbra,  Manes Orcus habet, Spiritus astra petit;  antava Ovidio, mettendo in versi scorrevoli, che noi diciamo classici, l’idea popolare allora nel Lazio e nella Etruria che l’uomo fosse quadruplo , cioè composto di un corpo, di un’ombra semi-materiale e spesso visibile, di un “ mane „ preternaturale o, come adesso diremmo, animico, destinato al culto di famiglia, e di uno spirito, il solo degno delle re¬ gioni sideree.  Proseguendo nella umanizzazione dell’altra vita, i siste¬ matoti dello spiritismo non si peritano dall’assegnare a questi “ spiriti „ cosi poco diversi dai viventi un destino gerarchi¬ camente basso. Tutti questi disincarnati inferiori o mani aspettano il momento di reincarnarsi in qualche germe umano propizio o, meglio, di salire a qualche sfera accessibile. Si è persino imaginato (sulla guida degli occultisti) che cotali dis¬ incarnati siano immeritevoli della “ immortalità „, e che consumino la loro esistenza postuma più o meno breve nella missione poco elevata di fare da “ spiriti-guida „ dei medi inferiori o di intervenire a creare disordini e oscenità nelle sedute dei medi migliori.  Il “ John King „ della Eusapia Paladino apparterrà di certo a questa categoria di disincarnati poco evoluti, insieme con lo spirto “ Piscator „ del medium Karin di Svezia (H. Wijk). Salvo qualche rara infedeltà egli non lascia da quasi trent’anni, le sottane di Eusapia, pronto a scuotere il tripode della sua Pizia e a folleggiarle d’attorno, compiendo adesso una mis¬ sione burlesca di gran lunga inferiore a quella teologica d'una volta e a quella patetica di sua “ figlia „ o “ sorella „, la dolce “ Katis „.  b) Ma ben altra sede e ben diversa sorte toccano agli spiriti di grado superiore. Essi sono i veri astrali, i siderei, gli “ amici dello spazio » : stanno lontano dalla terra, nell’ Al di là genuino, molto in “ Alto „ (questo concetto astrologico del “ Cielo „ vige da tempi immemorabili e fermenta tuttavia nelle subcoscienze umane). Essi scendono di là ad inspirare i medi intellettuali, o a parlare col mezzo delle tavole a con¬ tegno più serio. Sono gli spiriti-istruttori, non più buffoni come il povero “John„, ma pedagoghi austeri come “Edusa, o “ Il Genio „ di Piérart, o “ Emanuele „ di Forsboom, o “ Rector „ di Moses e della Piper, o 1' “ Orientale „ della NoEGGERATn; essi sono i risvegliatori d’alti concetti filo¬ sofici o poetici celati nel subconscio degli evocatori, come T “ Ombra del sepolcro » di casa Hugo a Jersey o come l’inspiratore foureriano di Eugenio Nus. Questi “ spiriti „ eletti sono chiamati a progredire, ma più si perfezionano ed elevano, e più rari divengono i loro rapporti coi terrestri, sino a che si allontanano ordinariamente dalle nostre “ Sfere » e passano a “ Piani „ di un occulto insondabile.  Vero che vengono o, meglio, sono venuti ancora Mosè, Pitagora, Càkya-Muni, Socrate, ed altri grandi antichi, ma nessuno che avesse un’età oltre a 2500*3000 anni: tanto che non è mai tornato, nonostante che la imbalsamazione ce ne* abbia conservato meravigliosamente i corpi, nessun Faraone 0 Egizio delle prime dinastie, nè Manete, nè Sesostri (Ram- sete) così cari agli Occidentali. Questa selezione di perso¬ naggi entro ai limiti accademici della storia scritta o nelle tradizioni dell’esoterismo sacerdotale, dimostra a chiare note la psicogenesi dei “ messaggi „. Quanta ingenuità nella so¬ pravvivenza di questi grandi morti, soltanto perchè il rispetto popolare verso il loro potere e il genio, o la venerazione mistica verso il mistero della loro esistenza, li hanno catalogati da secoli fra gli uomini degni allegoricamente di immortalarsi !  Qui conviene ricordarsi una curiosissima disuguaglianza che certi spiritologi suppongono esistere tra gli nomini. Non tutti (essi dicono) potrebbero sperare 1’ “ immortalità „, giacché i meno forniti d’intelletto e di cuore muoiono m foto, anima e corpo, quando è giunto il loro momento: solo gli individui più intellettuali, pauci electi, sopravvivrebbero e diventerebbero gli abitanti dello spazio ultraterrestre. Carlo Marx stesso sarebbe imbarazzato a togliere di mezzo questo destino diverso degli umani, al quale arride persino il pen¬ siero immortalista di un Camillo Flammarion !  La discesa inspiratrice degli spiriti superiori dagli spazi siderei o dai piani astrali, e la incomposta attività peri- geica e peritiptica degli inferiori, non saranno eterne. Già, a voler dire la verità, si sono rivelate quasi ad un tratto, nel modo intensissimo che tutti oramai conosciamo, solo da mezzo secolo, e in America: ma può darsi che non durino più che tanto. I magni spiriti fanno comparse sempre più rade; e quelli di grado mediocre, i disincarnati semplice- mente parentali, pare che incontrino adesso qualche mag¬ giore ostacolo per dare messaggi ai loro “ cari  C’è dunque il caso che “ John King „ scompaja a sua volta dalle sedute di Eusapia, e, dopo avere fatto tante pro¬ dezze e gerito tanti affari della medianità professionale, si risolva a scomparire. Investigatori dello stampo austero di un Sidhwick o di un Hodgson o di un Hvsloi’, così disdegnosi di quella sua fenomelogia fisico-meccanica, che pare ideata in un vicolo di Santa Lucia a Napoli, sarebbero capacissimi di farlo scappare e di ridurne i “ miracoli „ a puri fenomeni di au¬ tomatismo senza falsa vernice di “ spiritismo E chi sa che onesta dissoluzione di una entità occulta troppo vicina allo “spazio terrestre, non si effettui più presto di quanto si crede!  Col progredire delle ‘ ricerche psichiche , c’è da circa dieci anni un manifestissimo diminuire delle comunicazioni tra l’Al di qua e l’Al di là. Forse gli “ spiriti „ cesseranno fra non molto le loro relazioni fisiche con questo mondo: effettivamente , inspirano talvolta i loro medium per^ un certo tempo , poi li abbandonano ; partono come “ Katie King ,, e spesso insalutato hospite. Cosi si vede dileguare il vecchio spiritismo sotto il contraccolpo di diverse cause perturbatrici, fra cui non ultima l’eccessiva smania di inda,- gare degli psicologi, e le riduzioni prudenti degli psichicisti. ° Oramai le comunicazioni fisico-materiali del mondo spiri¬ tuale passano nella categoria dei “ fenomeni pseudospiritici , (Hyslop): oramai non vi sono quasi più che i morti della Piper cui ancora si presti un po’ di fede, e forse, ma in seconda fila, anche i morti condotti dallo “ spirito Nelly , a comunicare mediante la Thomson. L’Hyslop, che, mancato il Myebs, si atteggia adesso a legislatore del novello assetto degli studii psichici, ci ammonisce che i soli fenomeni che possano pretendere di avere valore per la ipotesi spiritica, sono i psicologici. Così tutta la clamorosa e varia, attività comunicante “ spiritica , in modo fisico o meccanico, dalle sorelle Fox alla Eusapia, viene buttata in un canto. L’Aksa- koff, con la sua separazione dei fenomeni * animici , dagli “ spiritici ,, aveva cominciata codesta eliminazione del ma¬ teriale cotanto prediletto al volgo degli adepti; ma I’Hyslop accenna a ricondurre lo spiritismo a sempre più * pure , sorgenti, anzi a trasformarlo in psichismo, e nulla più. Si riabilita Allan Kakdeo , per lo meno nel disprezzo per quella fenomenologia fisica dello Spiritismo che i gregarii, facendo degenerare le sue stesse dottrine, avevano finito col mettere quasi al primo posto fra le “ prove , della spiri¬ tualità e sopravvivenza dell’anima.  Insomma , tutto il cumulo enorme di “ comunicazioni , puramente fisiche e senza contenuto intellettuale degli spiriti e spettri inferiori, percussori o materializzatori, compreso “ John King ,, costituisce per I’Hyslop e per gli psichicisti anglo-americani della sua forza critica, una prova bastarda, fatua e perniciosa per il problema della V ita futura. Qualcuno meno severo, come il Carrington, lascia ancora passare i fenomeni telecinetici di Home e le materializzazioni della Cook-Corner, perchè c’è di mezzo W. Ckookes, il cui nome illustre blandisce l’orgoglio anglo-sassone (cfr. Physical phe- nomena, p. 321). Ma I’Htslop passa diggià sotto ostentato silenzio in tutte le sue opere il fantasma di “ Katie King forse perchè era costrutto con troppa materialità: il neo-spiritismo purificato si deve contentare degli effetti intellettuali della medianità di un Moses (che nessun uomo di scienza, nessuna commissione mai studiò e sottopose ad esame!) e di una Leonora Piper.  Detronizziamo dunque Socrate, Platone, Sant’AGosTiNo, San Tommaso, Descartes, Leidnitz, Kant, Hegel, e tutti quanti i grandi edificatori dello spiritualismo idealistico e dualistico: “ la filosofia, scrive l'ex-professore deH’Università di Columbia, la filosofia è impotente e non ha alcun valore per provare la Vita futura „ (Science and a future Life , 1905). Allo spiritualismo debbono bastare il “ Doti Phinuit „, e “ Giorgio Pelham „ ovvero anche “ Imperator „ col suo sèguito di personaggi ignoti battezzati con un latino da docente di ginnasio (Stainton-Moses, da cui la Piper s’è inspirata, non era per niente un “ lecturer „ di un collegio d’Oxford). Ma via tutti i “ John King „ , via tutti i “ Pi- scator „, via tutti gli spiriti acrobatici o suonatori di trom¬ bette, o picchianti sui muri! La soluzione di quel proble- mino della Vita futura, che ha messo nell’imbarazzo i massimi cervelli deirUmamtà pensante, si trova nelle dita della signora Leonora Piper di Salem (e perchè non anche nel mignolo della signorina Elena Muller-Smith?), quando scri¬ vono o battono ritmicamente sul tavolo per darci i “ mes-  saggi „ delle sue personalità oniriche secondarie . È un  colmo di ribellione antifilosofica per un ex-professore di Etica e di Logica 1   IL L’attività iperspaziale degli Spiriti.  Lo Zollner, sperimentando con Slade e con Eglintou, intravvide una fisica trascendentale in certi loro fenomeni, che non trovava spiegabili con le formule e leggi della geo¬ metria, fisica e meccanica ordinarie; congetturò pertanto che essi si effettuassero in uno spazio diverso dal nostro, for¬ nito cioè di una quarta dimensione a noi ignota. Questi fenomeni erano, in particolare, gli apporti, la penetrazione della materia, i trasporti di oggetti senza contatto, la scrittura fra due lava¬ gne sigillate, la magnetiz¬ zazione di un ago (raris¬ sima), il passaggio di due anelli 1’ uno entro 1’ al¬ tro (v. fig.), la reazione acida data a sostanze neutre (eccezionalissima),  le impronte su mastice, Esperimento degli anelli  i nodi in striscio di cuoio secondo lo Zòllxkr.  o in funicelle suggellate   ai due capi . S’eranogià prodotti anche con Home, e or’ è poco  li ripeteva un giovane medium isterico di Kalomer ( “ Psych. St. „,'05). Ma “ John King „ ci si è dimostrato refrattario alla più ardua parte di questi “ miracoli moderni,,: e per dir vero ben pochi medi sembrano in grado di estrinsecare tutta la forza iperfisica, metamagnetica e metachimica atta a produrli. Come non si parla più negli annali spiritistici di “ profumi „ ineb- brianti l’assistenza, di “ melodie celestiali „ e di “ incombusti¬ bilità del corpo „ (salvo per i leggendari fakiri d’Oriente), così dallo Zollner in poi nessuno ha più veduto calamitarsi degli aghi, nè acidificarsi delle soluzioni alcaline : tutto al più, gli aghi deviano e i bagni chimici svolgono imagini metapsi- chiehe o psichicone su lastre bromurate apparentemente vergini (Bakaduc).  Sulle orme del celebre astronomo di Lipsia si crede da parecchi che attorno ai medii fisicamente potenti, fra cui sarebbe la Paladino, si produca una “atmosfera ultra-fisica „ in cui le leggi comuni di gravità, coesione, inpenetrabilità e inerzia della materia sono sospese, e in cui lo spazio, questa “ categoria „ ontologica, acquista altre dimensioni, oltre le tre che gli sono abituali.  E bensì vero che lo Zollner ebbe , da vivo, a subire l’accusa formale del Wundt d’essere troppo vecchio quando sperimentava, e d’ essersi lasciato ingannare dai suoi sensi indeboliti (alias, d’ essere stato lo zimbello dei medii); ed ora che è morto, e che si ricordano la sua demenza senile e il suo ricovero in casa di salute, qualcuno gli rinfaccia la tendenza alle allucinazioni (cfr. Carrington, che è uno psico-spiritista credente in Home e nella Piper, loe. cit., p. 28). Che più? gli si rimprovera perfino la sua incompe¬ tenza in psicologia: I’Hyslop lo dice proprio “ entirely igno- rant „ nello sperimentare sui fatti di coscienza (cfr. Border- land of Psych. Bes., 1906, pag. 235). Ali, i modernisti in psicliismo non lisciano davvero il pelo ai loro antecessori, solo che li sospettino troppo fiduciosi nel valore spirituale della fenomenologia fisica più classica: al paragone, noi, * scienziati materialisti,, li trattiamo coi guanti! Ciò non¬ pertanto, lo Zòllnkr, con la sua Fisica trascendentale, viene tuttodì citato fra gli araldi dello Spiritualismo sperimentale. E sopratutto la sua idea di uno spazio metageometrico, che ha rallegrato e soddisfatto gli spiritisti.  C’è in quel termine qualificativo “ a N-dimmsioni , una tal quale speciosità occulta, che lo rende pressoché incom¬ prensibile ai volgari: e gin, dove c’entra un po’ d'algebra s’è sempre inclinati a scorgere delle nozioni superiori ! Ma pur¬ troppo lo spazio pluri-dimensionale non è che un concetto mera¬ mente astratto, del quale sembra prematuro e azzardosissimo ideare, anche in via di ipotesi, una qualsiasi applicazione a fenomeni percepiti da un essere come l’uomo, che non va oltre alla terza dimensione, e ci arriva pure con difficoltà. Basta ricordarsi della storia della prospettiva in pittura!  La ipotesi (la chiameremo così per una concessione, giacché è tutta ricavata da analogie e verosimiglianze arbitrarie) l’ipotesi dello spazio a «-dimensioni è nata da eleganti ardimenti astratti e da disquisizioni gnoseologiche di insigni matematici. Le dettero la prima spinta il Gauss, il Bolyai, il Saciieri ; ma fu concretata, sebbene sotto forma diversa, da Lobatsciiewsky, Riemasn, Beltrami, Sophos-Lie, eco., e l’hanno discussa seriamente, ora restringendone ed ora ampliandone la portata, molti insigni studiosi (cfr. i lavori stoidci di Del Re, Bouciier, Jouffbet). Passata sotto le forche caudine della critica di un Helmiioltz, di Tanxéuy e Milhaud, l’ ipotesi ne è uscita col semplice attributo di una possibilità ideale : ma qualcuno (massime fra gli occultisti) la considera diggià come una realtà verosimile, il che è sostanzialmente diverso. V’è poi chi costruisce su di essa o con essa persino nuovi Universi differenti da quello sensibile e visibile. “Suppo¬ niamo che..., è la premessa solita di questi fabbricanti di co¬ struzioni fantastiche. Da un canto , “ supponendo „ la esi¬ stenza di esseri a una sola dimensione (la linea) o a due sole dimensioni (la superficie), si arriva con elegantissime deduzioni a descrivere e a pensare, naturalmente, un mondo diverso dal nostro, che è costruito su tre dimensioni e gli rimane per ciò “ superiore D’altro canto, “ supponendo , l’esistenza di altri esseri dotati della capaciti di percepire in una quarta o in una quinta e magari in una ennesima dimen¬ sione e di agire congniamente in esse, si imagineranno altri Universi più complicati del nostro, il quale, a sua volta, loro rimarrà “ inferiore  Sono congetture che allettano i sognatori, i mistici, e alle quali la matematica si presta per la sua stessa indole di scienza astratta. Nessun naturalista si proporrebbe un quesito consimile : —“suppongasi che abbia vissuto o viva in qualche parte un essere come l’ Ippogrifo o la Chimera: quali le sue funzioni e abitudini di vita, e come collegarlo al noto pro¬ cesso dell’Evoluzione organica?, — - Nessun fisiologo si fa l’altro problema metabiologico: — “che cosa sarebbe dell’orga¬ nismo umano se il rene, in luogo di secernere urina, ser¬ visse a formare del latte? . ! — Ma in geometria, che lavora su puri simboli, e non su fatti, la ipotesizzazione (mi si scusi il termine) dei suoi concetti astratti sembra legittimata senza alcun confine. “ Se il fatto di una quarta dimensione (si dice) ha l’apparenza di urtare contro ogni possibilità, non osta per altro al ragionamento , (Ballatoio:) : e intanto, con questi raziocini alati e icàrei si finisce coll’abbandonarsi all’acrobatismo mentale di applicare un’ “ idea , imaginosa e inverificabile ad un “ fatto „ reale, ma oscuro!  Qualche anno fa R. de Saussure imaginò che noi fossimo circondati da uno spazio a quattro dimensioni senza accor- ' gercene : difatti, egli scriveva, “ questa ipotesi non è assurda, inquantochè, anche se lo spazio in cui viviamo avesse più delle tre dimensioni che percepiscono i nostri sensi, non pos¬ sederemmo alcun indizio per renderci conto della quarta che non percepiremmo „ (“ Ardi. Se. nat. „ , Ginevra, ’91). Ma per l’appunto qui sta l’ostacolo: ossia nelle facoltà accordate ai sensi dell’uomo reale, non già di un essere imaginario dotato di facoltà supernormali. Uno spazio che sia differente da quello solo che per noi è realtà , si potrà imaginare, ma non già applicare a fatti che poi cadono sotto sensi incapaci di percepire una quarta e tanto meno una quinta o una ennesima dimensione. E con cose impercettibili, appena ima- ginabili in forma confusa e indefinita, ma impensabili, non si ha diritto di interpretare le forme e gli atti di entità oc¬ culte bensì, come gli “ spiriti „, ma agenti nel comune nostro spazio a tre dimensioni.  Giunge però a questo punto il rinforzo prestato dall’idealismo nelle sue vesti pragmatistiche, il quale dice che anche lo spazio tridimensionale è un puro effetto illusorio e una semplice convenzione. Il Poincaré ha discusso recen¬ temente, con sottile competenza, la questione ( La science et l’hi/pothèse, 1904). Lo spazio geometrico, ossia quello posto dai geometri a base delle nostre nozioni in scienza matematica, in meccanica, in fisica e in biologia, ha le seguenti proprietà : è continuo; è infinito; è a tre sole dimensioni (v. fig.); è omo¬ geneo; è isotropo,... ma è pur esso un mito, una convenzione.   La nostra percezione delle tre dimensioni spaziali.  [a. angolo formato dall’o/teaa e dalla hrqhezsa-. a a, a ò, tìh. il piano della *uperflcie\ — de n p, la profondità, da cui desumiamo il volume]  Invero lo spazio rappresentativo, quello normalmente per¬ cepito dalla vista e dal senso muscolare, non ha tutte quelle proprietà: non è intanto omogeneo, nè isotropo ; e quanto alla infinitezza, la non si può provare. Dunque, anche la geometria comunemente ammessa, la Euclidea, è ideale : si raffigura e mette in opera solo dei corpi ideali (solidi). E così è ben possibile che ne esista un’ altra non-euclidea, anzi che ne esistano più altre differenti da quella conven rionalmente costruita dagli uomini per loro uso e consumo, e codificata da Euclide. Sono sempre concepibili degli esseri senzienti e intelligenti che vivano in uno spazio dove, ad esempio, la linea retta non sarà la più corta fra due punti e dove due linee parallele si incontreranno... Si noti intanto che lo spazio metageometrico di Lobatchewskv è essenzial¬ mente diverso da quello di Riemann, e così via via.  Ma codeste metageometrie riemanniane, beltramiane, zoll- neriane. sono esse proprio capaci di farci progredire di un passo solo nella intelligenza dei fenomeni provocati da Eu- sapia? Io veggo e sento muovere un tavolo, spostarsi una seggiola, girare una manovella, accendersi una lampada elettrica, mettersi a oscillare un metronomo; e li veggo e li odo entrare in movimento con sensi che non vanno oltre a tre dimensioni : anche se applico a codesti fatti la imagine irreale di una quarta dimensione perchè si movono senza che alcuno li tocchi, ne capisco un iota di più? Ammesso pure che sotto i miei occhi un oggetto materiale penetri in un altro, o lo traversi senza distruggerlo, io mi imaginerò, al più, una loro “ fluidificazione „ effimera e parziale non per¬ cepita dai miei sensi ; ma per quanti sforzi faccia con la mia mente non arriverò mai a comprendere qual parte in codesto fenomeno (dato che Eusapia sia in grado di produrlo) spet¬ terebbe ad una “ quarta dimensione „ , di cui non ho invero  nessuna idea precisa. .  Perciò l’ho detto : la congettura di uno spazio pluridimen¬ sionale e la ideazione di una geometria non-euclidea empi¬ ricamente utilizzabile, non meritano neanco il titolo di ipotesi. Sia pure che neUe “ ipotesi „ della scienza si trovi sempre dell’ arbitrario e che, in fondo, esse si inspirino a pure ana¬ logie e a semplici verosimiglianze : ma l’esperienza è poi destinata a verificarle, e la loro sussistenza è giustificata da. ciò che esse coordinano nozioni staccate senza preoccuparsi troppo delle lacune. Qui invece siamo nell astrattezza più completa, fuori di ogni capacità sperimentale e argomentativa della mente umana qual'è prodotta da un dato organismo, e non da un altro: qui navighiamo iu un mare nebuloso senza sponde, dove siamo sicuri di non toccar mai teira,.... eccetto che la Evoluzione biologica, proseguendo a perfe¬ zionarci organi e funzioni, non ci conduca col tempo al possesso di qualche nuovo, meraviglioso senso per le perce¬ zioni pluridimensionali.  L’ ipotesi degli spiriti di “disincarnati,, o d altra natura, agenti nel medianismo è già un bel po’ avanti nelle teme¬ rarie superfluità della imaginazione: ora, che cosa dire di quest’ altra vaporosissima aggiunta, che serve solo a nascon¬ dere, tra le pieghe labirintiche del verbalismo, la completa nostra ignoranza delle forze che agiscono in certi fenomeni naturali? Aggiungendo buio a buio, neanche il Jeova della Genesi di Mosè... o di Kardec-Flammarion, saprebbe creare della luce!... Se si vuole stare nel positivo e nello speri¬ mentale. come si vantano gli spiritisti e come intendono di procedere i seri psichicisti, bisogna rinunziare per ora a queste fantasticaggini, lasciarle agli occultisti, agli erme- tisti e rosa-(- crociani, fors’anco concederle ai teosofi, ma non inquinarne la psicologia supernormale.   LA SEDUTA.  Compendio della serata.  I. Rinforzo della catena.  Pino ad oggi, nonostante i vivi nostri incoraggiamenti al fantastico “John King,, e a malgrado della piena armonia del nostro gruppo, le sedute della serie 1906-7 non ci ar¬ recano novità di rilievo, e sopratutto non ci portano verso le grandi e rare manifestazioni della medianità plasmatrice : noi vogliamo, intensamente vogliamo vedere i fantasmi, e una seconda edizione della famosa seduta di casa Avellino (v. Tomo II, p. 214) è alla cima dei comuni desiderii. Ma, come fare ad ottenerla se in Eusapia sembra diminuita la potenzialità medianica ?  Per consiglio di qualche abituale cultore dello spiritismo, che ha voluto portarci l’aiuto della sua esperienza, abbiamo pensato che fosse il caso di rinforzare il “ circolo „ mercè l’intervento di persone notoriamente versate in materia, sim¬ patiche alla medium e in parte dotate pur esse di poteri mediuinnici. Chi sa, ci dicemmo, chi sa che un apporto di simpatie e di facoltà congeneri non valga a produrre quella convergenza e coerenza di forze bio-psichiche, dalla quale, secondo alcuni studiosi (p. es. Oohorowicz, Maxwell), di¬ pende il successo delle sedute costituite da soli spiritisti ? Perocché l’esperienza insegna che la presenza di certe persone rende più conseguibili i fenomeni, mentre la presenza d’altri li disturba o li impedisce. È questo un fatto organico, ossia dipendente da condizioni biologiche individuali, o non è in¬ vece un semplice effetto psicologico di suggestione sul sen¬ timento d’autofiducia nel medium ?  Non discuterò questo punto fino a che non si posseggano notizie più attendibili intorno all’esistenza di una radioat¬ tività bio-psichica umana (ed animale). Io ritengo prematuro trarre dalle sedute spiritiche, come sono oggi organizzate,   RINFORZO DELLA CATENA MEDIUMNIOA   415   le conclusioni del Maxwell, il quale parlando per l'appunto del contributo diverso apportato dagli assistenti alla feno¬ menologia medianica, scrive (1. c., p. 43):  “ Si direbbe che la facoltà di emettere la ignota forza (bio- psichica) sia diffusa inegualmente, che essa costituisce una pro¬ prietà fisica dell’organismo, e che a suo riguardo l'organismo stesso si mostri positivo o negativo, emanante o assorbente  Evidentemente l’egregio magistrato-medico allude qui alle ipotesi sulla 6 polarità delle correnti „ sistemate da Chazarain e Dkcle, o a quelle consimili della “ forza „ e “ aura ueu- rica „ enunziate da Baréty, Baraduo, Joire : ed io sono disposto a riconoscere con lui che, avanzando con prudenza e con migliori metodi sperimentali su questo terreno pres¬ soché vergine della biologia, noi acquisteremo nozioni in¬ sperate. Ma osservando i fatti con occhio di psicologo, mi è parso più probabile (almeno in riguardo alle grandi proie¬ zioni biofisiche della Paladino) che la partecipazione degli astanti ai fenomeni si estrinsechi preferibilmente nella sug¬ gestione del subconscio e nella stimolazione dell’automatismo del medium, pur lasciando una qualche efficacia alla emis¬ sione e all’assorbimento mutuo di energia radiante, e assai minore influenza alla trasmissione extrasensitiva ed extra- sensoriale del pensiero (telepatia).  Qualcuno mi aveva susurrato all’orecchio fin dalle se¬ dute del 1901-2, che la Eusapia sia gelosa dolla propria supremazia, e non vegga con piacere entrare nella catena altre persone dotate di poteri medianimici, anche se deboli e limitati alla psicografia ed alla semplice tiptocinesia : co¬ sicché, in luogo di aiutare, la presenza di queste possa anche danneggiare le manifestazioni. Ciò ridurrebbe la cosa entro i confini del semplicismo psicologico, adeguato alla menta¬ lità non troppo evoluta della Napoletana. Ma la nostra scelta non poteva svegliare le ombrosità di Eusapia; i nuovi ag¬ gregati al circolo di casa Berisso erano jersera il cav. Carlo Peretti, la di lui moglie sig.a Giuditta e una di lui nipote signorina Delia Susini, il sig. Luigi Montaldo e la con¬ sorte sig.* Attilia, coi quali tutti la medium è in relazioni amichevoli da più anni, avendoli avuti molte volte alle sue sedute di Genova, come ho narrato in altre mie Note (cfr. Tom. I, pag. 326 e Tom. II, pag. 215). Cosicché, mancando stasera E. Bozzano, siamo in numero di dieci, oltre Eusapia; e questo numero dicono i fasti dello spiritismo militante che sia ancora propizio : in troppi, nuocerebbero.  Ma il rinforzo del circolo di casa Berisso non ha dato tutto il frutto che ci attendevamo : la Pitonessa ha fatto bensì lieta accoglienza ai nuovi venuti, che per la loro perizia in spiritismo sarebbero stati come gli epoptici o iniziati d’ul¬ timo grado dei Misteri Eleusini ; ma non ci ha portato fuori dal girone esoterico, cioè pedantesco, di esperienze cui ci ba ormai assuefatti. È proprio una “ legge di parsimonia come scriveva Kant, quella che domina adesso nella media¬ nità della Paladino : non per la via più lunga e varia, nè più interessante pei suoi clienti essa ora procede, ma per la via più corta ed abituale. Non c’è qui la evidentissima dimo¬ strazione che tutto il suo spiritismo di maniera — nel quale a me pare inconcepibile che qualcuno presti fede “ spiriti¬ stica „ altro non è se non individuazione eusapiana della attività ed abilità medianica?  S è cominciata la seduta in circolo tiptico, con la medium a ridosso del gabinetto, e la si è Unita in semicircolo di spettacolo, con la medium sulla branda entro il gabinetto : per ciò due parti separate nel programma.   II. In catena attobno al tavolo.  Fanno catena, coi due vigilatori soliti, la signorina Susini, i coniugi Montaldo, la sig.a Peretti: gli altri ne restano fuori, e il dott. Venzano sta pronto a fotografare qualche buona le¬ vitazione di tavolo. Ma Eusapia, ciarliera e distratta, non è in vena : non riesce a concentrarsi, e non entra se non tardissimo in autoipnosi. Dopo un po' di aspettativa, il tavolo ci ordina di mutar catena, e che al posto della signorina .Susini venisse lo zio Peretti. Su questo incidente ritornerò più avanti.  Così perdiamo un'ora e mezza senz’ altri fenomeni che moti e levitazioni mediocri del tavolo , picchi e raspatnenti per entro alla sua materia lignea, lo scuotimento rumoroso della branda. e. infine, V avvolgi mento del materasso ad una delle sue estremità ed il suo solici amento fino all’altezza della mia spalla, dove mi sono sentito all’improvviso premere un voluminoso soffice corpo, che mi dette subito la bizzarra impressione di un grosso ani¬ male tardigrado avvicinatosi a me sotto il riparo dei drappi. Si noterà che questo fenomeno telecinetico implica uno sforzo non piccolo, trattandosi di oggetto ben poco maneggievole e pesante oltre 10 chili.  Non fu questo però il fenomeno culminante della prima metà di seduta ; altri ne ottenemmo, e non comuni. A un certo mo¬ mento vedemmo Eusapia chinarsi dalla mia parte e guardare con insistenza, e in atto di meraviglia, la sua veste : abbiamo allora guardato anche noi, e abbiam visto un rigonfiarsi ed un   arti supplementari e telecinesie   417   afflosciarsi alterni delle stoffe, come se al di sotto si formasse una specie di vescica prima tonda e tesa, poi ad un tratto svuotata d'aria: co! tatto abbiamo percepito una resistenza che qualcuno ha paragonata a quella d’un animale (cucciolo) na¬ scostosi fra le sottane della medium  Mi sono sovvenuto delle osservazioni congeneri fatte a Cambridge, e sulle quali la Johnson e la Sidgwick si fon¬ darono per gridare alla frode ; e mi è tornato in mente il fenomeno anteriore della stadera toccata da un lembo di abito della Eusapia ed abbassatasi più volte. Non c’era in¬ ganno, non dico ad opera delle mani che stavano control¬ late sul tavolo ; dico ad opera dei piedi, che i nostri piedi seguitavano a sentire : eravamo in piena luce, e il fatto si presentava in condizioni abbastanza sicure d’autenticità. 0 io e Barzini non siamo capaci di distinguere un tallone di scarpa alzato di sotto le vesti da una donna, scambiandolo con una grossa palla rigonfia (?!) ; e spero che ci si rispar¬ mierà questa patente di stolidità. 0 fa d’uopo ricorrere alla ipotesi metapsichica della proiezione di arti dinamici sopran¬ numerari conforme a quanto s'era più volte veduto nelle serate del Circolo Minerva.  Il sollevamento del tavolo non potrebbe essere spiegato cosi? Iersera tentammo di fotografarne qualche levitazione: lo sviluppo delle lastre ci darà forse una novella prova obiettiva di questa elementarissima manifestazione della me¬ dianità. Noto però che mentre il tavolo levitava e Barzini, per accudire alla macchina fotografica, aveva ceduto il suo posto di controllore al padrone di casa, questi denunziò con parole convenzionali un conato fraudolento della medium. Non consta che il sig. Berisso abbia accertata la frode, ma ragionatamente ha sospettato che Eusapia tentasse di avan¬ zare la punta del piede destro sotto la gamba del tavolino per imprimergli una inclinazione significativa verso di me, che intanto mi sentivo toccato e stimolato da un’ * entità „ invisibile formatasi alla mia destra.  Gii altri fenomeni in catena consistettero nella materializ¬ zazione di due “ entità occulte „ ohe hanno preteso anche sta¬ volta di personificarsi, una dal lato destro d’Eusapia per Bar¬ zini, ed una dal lato sinistro per me : inoltre, l’entità che mi riguardava ha tentato finalmente di rendersi visibile e ricono¬ scibile, ma, come prima, non v’ò riuscita. La cosa è troppo im¬ portante perchè io non le dedichi un ultimo capitolo.   III. In SKMIC1BCOLO PI FRONTE AL GABINETTO.  Andata a male la presentazione dei due “ disincarnati Kusapia, inopinatamente per l'assistenza, ha voluto entrare nel gabinetto. Erano le 23.30; la seduta, pressoché sterile ed atas- sica, ci aveva stancati, e non ci lusingavamo d’ottenere gran cosa ripetendo l'esperimento della sera antecedente. Non si potè neanco legare la medium, perchè le corde erano rimaste nell’anticamera; ed io consigliai di non rompere i sigilli del¬ l’uscio, precauzione che mai avevamo tralasciato di prendere.  È proprio indispensabile che entrando nel vano nero per coricarvisi e cadere in “ trance la medium sia fissata ogni volta? Non è opportuno osservare i maggiori prodotti della mediumnità, le grandi materializzazioni (dato che possano avverarsi), nella completa loro spontaneità e col medium in condizione di estrinsecare le sue forze biopsichiche senza coercizioni menomatrici ed inibitrici ?... E vero che la Pala¬ dino, piagnucolando e gemendo, mi domandava ripetutamente di essere legata, quasi che questa fosse condizione sine qua non del successo della sua attività onirica, e come se con la legatura noi dovessimo stimarci al sicuro da ogni sua possibile gherminella. Ma la storia dello spiritismo classico non impone, come abbiam visto, il restraint dei medii nè dentro nè fuori del camerino nero : i maggiori corifei della medianità, quali le Fox, la Cook, la Woold, la D’Espérance, l’Eglinton, le ragazze di Villa Carmen, il Miller (senza par¬ lare degli altri innumerevoli medii americani), operavano ed operano in libertà, e non per questo le loro creazioni fan¬ tomatiche meritano maggiore o minor credito, sia presso i credenti, sia presso i miscredenti nel dogma della soprav¬ vivenza e ritorno dei trapassati. Gli spettri di “ Katie-King, di “ Yolanda di “ Bien-Boa di “ Beisi/ „ e i loro con¬ fratelli non hanno avuto bisogno, per apparire, di strappare funi nè di rompere chiavistelli. D'altronde, chi dice che la legatura salvi dalle frodi, o è ingenuo o ignora la storia dell’argomento : i nodi più complicati e stretti non impedi¬ scono la giunteria; tutto sta, dicono gli intelligenti furbi, nel saper farsi legare. Oltre ai famigerati Fratelli Davenport, smascherati prima a Parigi, poi a Itaca dagli studenti della “Cornell University „, c’è da citare un’altra celebre medium americana, la Annie Èva Fay, la cui abilità consisterebbe nel farsi legare ingegnosamente con una benda di cotone : essa ingannò (dicesi) una commissione di scienziati Inglesi, ma ora il suo giuoco è conosciuto da tutti i prestidigitatori.   apparizioni nel gabinetto osccro   419   Sembra che anche Io Slade usasse un sotterfugio simile con Zollner e Pkchner nel lasciarsi avvolgere da una corda (cfr. Cariungton, L cit., p. 44 e tav.).  Per di più abbiamo visto che Eusapia sa sciogliere, me¬ dianicamente o altrimenti, i lacci onde essa è avvinta o coi finali le si fissano attorno gli strumenti di segnalazione. Ed ecco il motivo per cui ho resistito ai lagni di Eusapia osses¬ sionata dalla abitudine del controllo. In luogo di fissarla sul suo lettuccio, come avevamo fatto per l’innanzi, ho preferito, d’accordo con Barzini, di invigilarne i movimenti tenendone stretto una mano con una nostra allungata per di sotto alla tenda : noi abbiamo cessato questa sorveglianza diretta non appena ci siamo accorti che essa si era calmata ed era caduta nella “ trance „ passiva.  Eusapia. presa dall'impulso sonnambolico, s’era gettata prima per traverso sul materasso, e vi si era frettolosamente raggo¬ mitolata di contro alla spalliera da piè : l’abbiamo raggiustata noi stessi distendendola colla testa verso la sinistra, coi piedi (scalzati) verso la destra dell’assemblea: e mezz'ora appresso, cioè a mezzanotte in punto, si e veduta una apparizione. 0 per dir meglio, coloro che erano in situazione prospettica pro¬ pizia. Barzini e Venzano in prima fila, Peretti e Berisso in seconda, ei hanno dichiarato tutti a un tempo di vederla. Io no, non lo potevo, perché la “forma, è apparsa a sinistra del gabinetto, a circa m. 1.80-1.90 dal suolo, nell’angolo in ombra costituito dalla sopratenda e dalla finestra; e nel posto mediano dove sedevo la visuale m'era tolta dal cortinaggio.  Chi lia percepita la apparizione, l’ha descritta li per lì diversamente : per Barzini era “ una cosa bianca che poteva somigliare ad una testa per Berisso una “ figura come di vecchia (?), col capo e col mento fasciati da una benda „. Io ho scorto soltanto la stoffa moversi da quella parte, e un po’ d’ombra oscurare l’anta verniciata in chiaro della finestra; Barzini, invece, avrebbe osservato che “ la tenda non appa¬ riva spostata tanto quanto sarebbe stato necessario pel pas¬ saggio di una testa vera Ad ogni modo, tra per la luce non viva irradiata dalla lampadina elettrica a vetro rosso e tra per il fosco di quella penombra, la percezione fu in tutti fuggevole e indefinibile la prima volta.  Si è da tutti domandato a gran voce che il fantasma tor¬ nasse; la testa è riapparsa, e questa volta chi poteva scor¬ gerla ha denunziato che era “ una figura bianca, dalla par¬ venza d’una pallida faccia vivente, circondata da un panneggio bianco „. Nell’insieme mi sono fatta l’idea che Eusapia ci desse una seconda edizione, anche stavolta cristallizzata nelle sue modalità, di quella presunta Katie-King, che a casa Avel¬ lino si protese pure dalla sopratenda verso di noi (Tomo II, p. 224) : i suoi sogni subiscono il ritmo deU’automatismo, appena appena differiscono nella forza di proiezione.  Mentre ci comunicavamo reciprocamente le nostre impres¬ sioni, vediamo Kusapia irrompere semitrasognata, ma anche mutamente incollerita, dal gabinetto, e sotto i nostri occhi stupefatti spogliarsi della gonnella e della sottana gettandoli col fazzoletto in mezzo al circolo, e rimanendo solo col sotto¬ vita o col busto, in camicia e mutandine. Honmj soit qui mal y pen se, esclamò il re che raccolse la giarrettiera della sua bella ; e naturalmente noi non abbiamo pensato che Kusapia ci volesse sedurre mettendosi in quell’abbigliamento succinto : essa aveva di certo indovinato i dubbii sottintesi nell'intonazione dei nostri discorsi, e ha voluto liberarsi d’ogni indumento che potesse servire a foggiare degli pseudo-fantasmi.  Abbiamo ripreso fiducia, aspettandoci del meglio, e ci siamo immersi in un lungo, silenzioso raccoglimento. Nella sala ri¬ schiarata debolmente in rosso non si udivano che il respiro affannoso del medium e il sobbalzare del lettuccio ai suoi sus¬ sulti d’ineubo : in queste condizioni rituali lo spiritiamo ha sempre un che di misterioso e di triste, che agirà da potentis¬ simo fermento d’illusioni e di precognizioni nei cervelli toccati dalla labe del misticismo.  Alle 12.45 le due cortine si sono alquanto scostate nel mezzo, e quasi all'altezza di m. 1.60-70 dal suolo è apparso un qualche cosa di chiaro, di biancastro, a forma di grosso fuso, che ai miei occhi prese l’apparenza di una zona media di volto sot¬ tostante ad una Bpcssa e alta acconciatura bianca, però mala¬ mente discernibile a causa del sovrapporgli» laterale delle stoffe nere. Direi d'avere percepito e riconosciuto i lineamenti nebbiosi di un naso, di una bocca e di un occhio solo (il si¬ nistro) : quanto agli altri astanti, basterà la descrizione di Luigi Barzini, che ha ottima vista:  * Nello spiraglio mediano, la luce della lampada colpisce di pieno un volto femminile, circondato dallo stesso panneggio' degli altri, che gli copre la fronte e si ravvolge alla beduina sulla bocca. Guarda con l’occhio sinistro, si volge lento di fronte, sparisce — Quella testa... sembrava molto grande, pro¬ babilmente a causa delle bende che impedivano di vederne il contorno. Il suo sguardo era fisso; le sue palpebre non hanno mai battuto: le sopraciglia erano leggermente aggrottate. La sua carnagione era pallida ,.  Per la maggioranza dei presenti il fenomeno è stato ge¬ nuino, ossia la materializzazione di un “ fantasma „ che ci avrebbe guardato da quella fessura : ma . la modesta riflessione che Easapia era libera e che quel guardarci aveva dell’ a- stuzia e della puerilità a un tempo, fa rimanere perplessi. 1 - or Berisso è stato in dubbio se anche la figura di vecchia (?) affacciatasi dal fianco sinistro del gabinetto non fosse la testa d’Eusapia levatasi in piedi e sportasi arditamente : e in questo caso il volto di mezzo sarebbe pure stato il suo. Ecco una condanna formale della medium, cui non saprei associarmi senza circospezione per i seguenti motivi :  1» Eusapia era, sì, libera, ma non avrebbe potuto driz¬ zarsi nè porsi ginocchioni sulla branda senza che ce ne ac¬ corgessimo. Ad ogni movimento di chi vi si corica il mobile cigola e strepita nelle sue commessure, e noi che sedevamo a poco più di un metro dalle tende, ne avremmo udito il rumore. Gravata del peso d’un individuo che si spostasse verso i bordi del materasso, la branda avrebbe oscillato, e la per¬ sona stessa, perdendo l’equilibrio, sarebbe precipitata in mezzo alla sala. Di tutto questo abbiamo noi stessi fatta jer- sera la controprova. Ma Eusapia non s’è mossa!  2° La figura apparsa a sinistra sarebbe stata coperta di veli o di bende : ora, noi abbiamo la certezza che Eusapia, ispezionata prima e dopo della seduta, non possedeva con sè nulla con cui simulare quel turbante che caratterizza le apparizioni : meno ancora lo avrebbe potuto per le bende della seconda figura, ammenoché non si supponga che abbia usata la camicia, ma per cavarsela di dosso avrebbe dovuto slacciarsi il busto e poi riallacciarselo dopo di essersela ri¬ messa ; e per questa manovra noi non le lasciammo il tempo.  3° La figura apparsa nel mezzo era ai miei occhi si¬ mile in tutto a quella che con lo stesso atteggiamento si era mostrata la sera del 4 gennaio, quando Eusapia era so¬ lidamente fissata : un fenomeno identico non può essere ve¬ ridico una sera, falso o illusorio un’altra in condizioni diverse del medium.  4“ La stessa figura centrale non mi ha offerto veruna somiglianza con Eusapia ambedue le volte : era un viso più lungo, con occhi più grandi, con fronte più alta...  5° Infine, rievocando la serie delle formazioni fantoma¬ tiche Eusapiane, trovo che la mezza faccia di casa Berisso dev’essere la medesima, che si presentò come faccia intera a casa Avellino (Tav. XI) , la medesima che forse hanno veduto o intravveduto, con essa, altri cultori di studi psi¬ chici : i teleplasmi fantomatici — per contrassegnare con tal nome le forme organizzate, che sono qualcosa di più materiale dei fantasmi — sono sempre riproduzioni.   422   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   Comprendo ben bene che questi motivi non sono con¬ vincenti, e che in una serata cotanto povera di manifesta¬ zioni, e col precedente poco incoraggiante dei tiri di mano segnalatici dal Berisso, queste scene di gabinetto raffreddano 1 entusiasmo di qualunque ricercatore, anche quando sia pi oc live a benevola attesa: in chi non vede o non teme che ti anelli, cresce poi il rancore verso studi chiaramente troppo lontani dalle regole severe del metodo scientifico.  Noi non eravamo certi d’avere veduto del vero, marestavamo anche incerti di avere veduto del falso : e in questa curiosa disposizione di animo interrompemmo aH’uua del mattino la lunghissima e noiosissima seduta. La prova di rinforzare la nostra catena con elementi digià omogeneizzati non era stata felice ; perciò, se dovessi riprendere le esperienze con la Pa¬ ladino o condurle su altri medii, mi atterrò con fermezza alla regola di non modificare 1’ “ambiente» : la medianità è in fun¬ zione di circostanze mesologiche uniformi.  Che Eusapia tendesse a fingere durante buona metà della seduta, l’abbiamo capito dal tentativo sciocco e bambinesco <;be essa ha fatto di poi, quando abbiamo voluto rinnovare la spenenza della stadera. Come Richet allusola Roubaud,  1 abbiamo colta nell’atto di sfuggire al controllo dei piedi di’ Barami accostati ai suoi e di portare all’indietro uno dei suoi piedi per premere sulla piattaforma dell’apparecchio, e in tal modo far segnare un peso maggiore al braccio di leva. L’in¬ ganno ora manifesto ; ed Eusapia stessa, che s’è accorta di aver fatto cecca e che ha letto sui nostri volti la ironia, ne è rimasta sconcertata ed avvilita: lagrime calde e amaris¬ sime le solcavano le guancie, e s’è accasciata cupa e muta in un canto.  E un vero peccato che la ricerca metapsichica sia inqui¬ nata da questo intruglio di finzioni ciarlatanesche, di astuzie professionali, di menzogne e simulazioni isteriche. Ma il pianto d’Eusapia era sincero: talvolta è il suo interesse che la porta a truccare, ma bene spesso è il suo subcosciente che la tradisce. L’io magico non ha soltanto le facoltà ec¬ celse di cui lo adorna Carlo Du Prel: ne ha altresì delle bassissime e vilissime : e forse forse sono queste che, in¬ sieme alle semplicemente basse e a quelle di vile prezzo, co¬ stituiscono la trama, su cui il subliminale di Myers arriva qualche rara volta a ordire un po’ di risalto di valore. Nuovi insuccessi  nella presentazione di ‘ spiriti  Tre entità spiritiche — voglio dire anime di disincarnati fabbricate col “ perispirito „ d’Eusapia (?) — si sarebbero presentate la sera del 7 gennaio ’07 :  L II Mercurio del mondo spiritico Elisa- piano.  L’inevitabile “ John King „ è il primo venuto, ma del resto è ormai relegato quasi sempre dietro le quinte (del sub- cosciente), e se ne allunga fuori le braccia o le gambe solo per far danzare e parlare il tavolino, anche in ciò si addi- mostra parchissimo di rivelazioni. Chiama e introduce gli altri suoi compagni dell’Ultra-sensibile, ma in generale non li nomina, non dà messaggi in nome loro, li lascia alle prese con la indifferenza e con i sospetti degli astanti, senza curarsi troppo della sorte di quelle semimute e appena gesticolanti ambascierie dell’Ultra.  Per lo più si giunge a sapere che oltre a John , cè “ qualcheduno „ quando noi lo domandiamo: la sola rive¬ lazione della presenza di un altro “ spirito , da lui con¬ dotto è data dal puntarsi ostinato del tavolino contro il petto di uno degli astanti, e bisogna alla meglio interpre¬ tare questo singolare modo di preannunzio ad hominem.  D’altra parte, i chiamati dall’ Al di là variano poco: sono sempre gli stessi, una volta che “ John „ si sia abituato ad andarli a prendere nei labirinti dell’Altro Mondo. C è sicu¬ ramente di là, nell’Ombra indeterminata, una folla innume¬ revole di sopravviventi con la loro coscienza e personalità, ma essi si debbono spostare di continuo e invisibilmente tutt’attorno ai loro superstiti.se d’ordinario sono subito pronti a “ comunicare „ non appena “ John King „ li appella. E questi esseri ci si manifestano, non quando nelle dure o gioconde traversìe della esistenza noi sentiremmo dippiù il bisogno di associare quei cari morti ai nostri dolori ed alle nostre gioie: no, allora essi restano inflessibilmente muti, e ciechi, insensibili al fiotto dei nostri ricordi e al tumulto dei nostri memori affetti : allora essi tacciono, allora essi si mantengono nel loro sempiterno assenteismo; e le braccia che noi stendiamo implorando od esultando verso il Gran Mistero, non toccano che il vuoto.  E così: ed è una irrisione pei nostri sentimenti, ed una lanciullaggine per la nostra ragione.  II. Una “ disincarnata „ insistente, ma sempre più smemorata e confusa.  Io speravo che, meglio preparata dalle sue manifestazioni antecedenti, la “ Entità occulta „ o “ Intelligenza . venuta per me si sarebbe evoluta: infatti io dovrei essere, pel subcosciente della Eusapia, una conoscenza più vecchia che non sia Barzini, e sarebbe logico che con me lo sviluppo del comunicatore „ o della “ comunicatrice , si mostrasse più avanzato. 1   .d®“° comunicatrice „ perchè dalle risposte tiptologiche dateci dal subcosciente dell’Eusapia mi si annunziava per la quarta o quinta volta la venuta di mia madre. E di nuovo ho dovuto, per ragioni imperiose di Ricerca, trangugiare l'a¬ marezza di quella profanazione. Del resto, non c’era novità al¬ cuna nel suo presentarsi: era la solita ‘forma, semovente, na¬ scosta dalle tende, che. come farebbe un automa mosso identi¬ camente dalle stesse identiche molle, mi è venuta dappresso, mi ha toccato il braccio, mi ha battuto confidenzialmente sulle spalle, ha tentato di scuotermi sulla sedia, mi ha spinto in IV gomito quasi per irridere al mio controllo sulla mano  In questa serie di atti, toccamenti e scherzi c’era sicuramente della intenzionalità, ma non c’era della personalità, e men che mai c era, argomento per identificare la defunta. Si tratta - non e chiaro. ^ delle solite goffe, volgari e monotone manifesta¬ zioni degli esseri ultraumani,: Barzini, dall’altro lato d’Eu- sapia, provava le stesse impressioni stereoguostiche !  Ho cercato di aiutare del mio meglio il processo di sviluppo, e accortomi ohe il tavolo voleva parlare, (lo si capisce sempre dai colpi ritmici che arieggiano ad un segnale di appello) ho cominciato a rivolgergli domande, giacché gli * spiriti non son sordi, ma son muti, e per essi discorro alfabeticamente il mobile, non si capisce bene se influenzato a distanza dal loro pensiero , che si trasforma in quel noioso e faticoso moto meccanico come avviene del subcosciente del medium, o se non piuttosto scosso da un prolungamento delle loro linee di lorza. Checche sia, il nostro dialogo è stato breve, ma ha condotto a questi curiosi risultati:  . L * essere occulto , che mi infastidiva coi suoi tocchi aveva nome Ros... ma non s’è potuto sapere se questo prin-   difficoltà dell’identificazione spiritica   425   cipio dovesse finire in Rosa, Rosina, Rosetta, Rosaura, Rosalia, Rosalba, Rosm amia...  b) era ‘ morta di 52 anni — infelice ritorno dell’età segnalata al Circolo Minerva nel '902 (V. pag. 168);  c) aveva avuto ‘ tre figli , :correzione altrettanto er¬ ronea quanto la prima di sei o di cinque (V. pag. 169);  d) la * sua morte risaliva a venti anni fa , : — ricordo sbagliato, perchè l’intervallo tra il 1874 e il 1907 è di tren- tatre anni!  Nessuno di questi connotati riguarda colei che mi si ma¬ nifestava secondo le prime annuenti risposte del tavolo, ammenoché (come dicono gli spiritisti che avviene talvolta) uno “ spirito „ diverso non si sia sostituito a quello di mia madre e non l’abbia soppiantato per burlarsi di me. Tutto è possibile nell’Altro Mondo, come nel nostro: anche questi giuochi birichini! Ma io non ho conosciuta, fra i miei morti, nessuna persona che in vita avesse quei connotati: e allora? 0 il tentativo di identificazione è rifallito miseramente — e questo risalterà agli occhi di chiunque ; o si adotta la comodissima scusa che l’ Al di là può entrare in com¬ mercio coll’Al di qua senza obbligo alcuno di ordine, senza alcun nesso con il determinismo psichico di ambiente.  I “defunti, son tanti che sarebbe vana pretesa identificarli tutti, quando ci si annunziano col tavolo. E invero, speri¬ mentando con altri medi, io mi sono trovato talvolta in comunicazione con i morti più diversi e i più sconosciuti, persino con Turchi e con Cinesi... quando la stampa quo¬ tidiana ci intratteneva ogni giorno cogli eccidi d’Armenia e con le gesta sanguinose dei boxers in Cina! In queste sue creazioni indeterminate e generiche il subliminale, o scorrazza a piacere pei campi sconfinati della fantasia onirica, o ri¬ produce, durante il sonno dei centri superiori, le impressioni spicciole della giornata. Se poi le creazioni sono o diventano determinate e specifiche, il subcosciente legge invece il più spesso nei muscoli, talvolta, forse, nel pensiero dei presenti.  Ma l’ardimentoso subliminale d’Eusapia era jersera in vena di creare delle “ forme „ : non s’è contentato di farmi comunicare tangibilmente con quella “ entità , ; ha preteso mostrarmela.  I miei compagni hanno cominciato a vedere delle “ mani „, poi una ‘ testa , o, per lo meno, delle * forme tondeggianti portate da lunghi colli „ protendersi verso di me Costretto a guardare di fianco là dove cotali forme mi si annunziavano, non riuscii dapprima a discernerle: soltanto vedevo delle pròfaggini scure a contorni sfrangiati farsi avanti tra me e Bar- zini. Ma ad un tratto la voce strozzata d’Eusapia mi ingiunge di stare attento e di guardare alla mia destra, e finalmente, sullo sfondo nerissimo del gabinetto, sotto la tendina nera che si è sollevata come se un invisibile personaggio la stirasse verso il mezzo, veggo anch’io 1’ “ apparizione  E una grande forma biancastra, allungata e incurvata, a contorni abbastanza decisi sebbene digradati, che sembra fatta di una sostanza nebulosa: da un lato e verso l'alto sembra un grosso trifoglio, che potrebbe rassomigliare ad una testa acconciata con discriminatura mediana : dall’altro, e verso il basso, consta di un prolungamento via via sbiadito che si sperde nel fosco, in direzione di destra, ossia contrariamente alla po¬ sizione di Eusapia (Tav. XVIII).  L'apparizione mi ricorda una cometa chiomata e caudata, anche perchè nella porzione più larga (la “ testa „) discerno alcuni punti più bianchi, dove si direbbe che la materia plastica tenda a condensarsi come nel nucleo di certi corpi celesti. Non c’è dubbio: è una forma androide in procinto di materializzarsi, ma non somiglia nei suoi contorni a nes¬ suna persona che io conosca. Quella dentellatura superiore potrebbe forse raffigurare due ciuffi di capelli divisi, rialzati e rigonfi, siccome usano nel pettinarsi le donne: penso istin¬ tivamente, per un rapidissimo raffronto, ad Eusapia che se ne stava immobile al suo posto, e trovo che la rassomiglianza è piccola, sia perchè la medium non ha una capigliatura così ricca come appariva nello spettro, sia perchè la sua faccia è proporzionalmente assai più corta della spettrale. Non dico poi di quel collo che sorpassa ogni possibilità antro¬ pomorfa: d’altronde, l’apparizione va interpretata per un teleplasma parzialmente organizzato, e noi sappiamo già che i fantasmi si mostrano d’ordinario frammentari, imperfetti e persin deformi, ciò che gioverà di poi a permetterne lo sviluppo ulteriore mediante i ritocchi suggeriti al subco¬ sciente o da esso attinti in via telepatica.  Alla mia esclamazione: — ‘ Ti redo, ti vedo! „ — il tavolino ha battuto tre colpi: annuiva con gioia al fatto da me affer¬ mato. Ma alla mia domanda — Chi scia — non ha risposto più il tavolo: per una di quelle contraddizioni di cui è tutta materiata la tecnica spiritica, ha risposto in vece sua la voce rauca d'Eusapia (impersonata in * John ,?): — Tu la conosci, tu la conosci! —   Hobsblij, Psicologia e Spiritismo, II.   Tav. XVIU.   Fantasma incompleto materializzato da Eusapia la sera del 7 gennaio 1907 in una seduta di casa Berisso, a Genova.   (Disegno di A. Bekisso dn un mio schizzo a lapis). La Paladino ha forse voluto di nuovo presentarmi la “ donna dal porro in fronte? Dal tono imperioso e ira¬ condo della voce, io lo direi: fors’anco ha voluto sugge¬ stionarmi o allucinarmi, usando il procedimento del mulatto indiano abate Custodi de Fabia, che ipnotizzava i suoi sog¬ getti col comando: “dormite! „ Ma ho un bel rivangare nei recinti della mia memoria ; non vi incontro nessuna donna con le fattezze attribuite a quell’essere telefanico.  Pur volendo assecondare la inflittami suggestione e sup¬ ponendo mantenuto l’indirizzo personificatore delle prece¬ denti sedute evocatorie d'Eusapia, ho richiamata l'imagine a me più nota della cara defunta: e di primo tratto, ho creduto di ravvisare una certa rassomiglianza della “ testa trifogliforme „ con il contorno di un vecchio piccolo ritratto di mia madre eseguito tra il 1861 e il ’66, e del quale tengo sul camino del mio studio un ingrandimento fotografico. Yi si scorge la pettinatura dell’epoca: fronte totalmente scoperta anche alle tempia, capelli stirati in su, spartiti in mezzo e avvolti a rocchio da ambo le parti.  Ma badiamo bene: ho detto “ una certa rassomiglianza e in verità occorre un grande sforzo di imaginazione per vedere riprodotto nel fantasma il contorno superiore del¬ l’acconciatura del ritratto: ravvicinamento è da me effettuato solo per uno scrupolo di investigatore. Se si considera però che il ritratto rappresenta mia madre non ancora trentenne, ossia per lo meno 10-12 anni prima della sua prematura perdita, il dubbio di una possibile evocazione si risolve in negativa. Tornano forse i “ disincarnati „ colle foggie e coi caratteri fisici della loro giovinezza? Logicamente (se vi è una logica nello spiritismo) dovranno ripresentarsi cogli abiti e coi connotati degli ultimi loro momenti di vita, cioè di quando si “ disincarnano e così avviene di fatto nella immensa maggioranza dei casi “ documentati „ negli Annali spiritistici. Che anzi i fantasmi non sono d’ordinario identifica¬ bili per i vestiti e le acconciature, bensì per i lineamenti o per le espressioni o altre caratteristiche personali : quasi sempre li avvolge il bianco paludamento, che nella sua uniformità serve a celare la mancanza di un reale differenziamento e lascia adito alle sfruttabili Incertezze del processo ricognitivo. Quel ripresentarmisi con acconciatura retrodatata sarebbe stato pertanto una anomalia anche nel mondo e nelle co¬ stumanze dei sopravviventi.  Ma poi, che strane contraddizioni in queste comunicazioni ingenerate dalla medianità d’Eusapia ! 11 tavolo mi presenta una defunta “ Ron . ultracinquantenne, pluripara, morta  da vent’anni „ (ossia nel 1887); e telefanicamente mi si offre un fantasma, il cui solo distintivo riconoscibile sarebbe una foggia di pettinarsi di quaranta anni fa!  L'Eusapia non può aver veduto quel ritratto giovanile di mia madre, perchè quando nel 1901 essa venne in casa mia io non lo possedevo ancora o, per lo meno, non lo avevo esposto nello studio, dove intanto Eusapia non entrò mai. Quindi cade pure la congettura che il suo subcosciente abbia teleplasmata la forma su di una imagine criptomnesica.  Neppur questo. Rimarrebbe la ipotesi telepatica, che cioè abbia “ pompato „ (il termine è di stile) nella mia subco¬ scienza quel ricordo oramai lontano, di quando io ero ancor quasi fanciullo. La telepatia serve egregiamente a spiegarci un gran numero di pretesi fatti spiritici, e anche per Eleon. Piper il prof. Hyslop pena infinitamente per eliminarne, con fina ma non convincente dialettica, l’azione subconscia. Ma in Eusapia la telepatia, per mia esperienza, ha poca effi¬ cacia; e noto inoltre che se ella avesse saputo leggere nel mio pensiero, vi avrebbe rinvenuto (a parte le incongruenze della denominazione, dell’età, della figliolanza...) la imagine di una donna quarantenne, sofferente, smunta dai patemi fisici, con capelli diradati e pettinati in forma piatta. Se quella sua produzione fantomatica, con la testa a trifoglio e il lungo collo di giraffa, vuol raffigurare nelle sue inten¬ zioni una defunti, sarà sempre un modulo generico, più o meno malleabile in un tipo o nell'altro, ma al quale per conto mio nego risolutamente ogni e qualunque personifi¬ cazione che ini riguardi.  III. Una * evocazione „ irriconoscibile.  Ho notato — e l’avranno notato tutti gli studiosi — che gli “ spiriti , evocati sono preferibilmente famigliaci ai due vigilatoci d'Eusapia, cioè agli assistenti che sono con essa in immediato contatto e dai quali perciò può ricevere spinta e attingere più agevolmente informazioni (emotive, musco¬ lari, ece.).  E così fu che un' * entità spiritica ,. non chiesta nè prean¬ nunziata da altro indizio se non dal rigonfiarsi delle tende, s’c costituita pure dal lato di Barzini mentre egli era al con¬ trollo: e per un momento è parso che si volesse identificare. Dapprima, in forma tangibile, e l'ha toccato, premuto, abbrac¬ ciato; — di poi, in forma visibile, e una mano biancastra, che   evocazioni spiritiche mal mescite   429   tutti noi abbiamo percepito, s’e sporta dal gabinetto poi gra¬ tificarlo d’una carezza.  Si è susurrato nel circolo cbe quegli atti particolari mi¬ rassero a specificare lo spirito medesimo venuto sere prima per l’Albertini (ossia “ Giuseppe Giacomi ,): ma nè la ri- cognizione è stata possibile da parte di Barzini, nè il pro¬ cesso di organizzazione fantomatica si è sviluppato abbastanza per definirlo in chiara maniera.  Un corto dialogo tiptico ha fornito dei particolari di sta¬ tura, di età, di corporatura, cbe non corrispondevano affatto a quelli ben noti del defunto, ed erano, d’altra parte, irri¬ conoscibili. Il “ defunto „ non si è reso visibile se non con quella mano: ma era troppo poco per farsi riconoscere. Co¬ sicché anche al fianco destro d’Eusapia non s’è progredito: tutt’altrol  Però, come s’è veduto tante altre volte, P Interlocutore di destra si rivelò con picchi un po’ differenti dall’Interlocutrice di sinistra: debolissimo argomento per una identificazione di¬ versa! È curioso cbe questi “ spiriti . raspino, bussino e palpino, tutti , per annunziarsi. Ma cbe bussino pare naturale al Savaoe, giacché “ chi è fuori di una porta, fosse la re¬ gina Vittoria o fosse Washington, deve usare quel mezzo convenzionale per farsi aprire „ (Con telepathy expluiu , ecc., p. 30)1! Argomento ancor più fiacco e ingenuo del prece¬ dente, poiché nessuna persona educata gratterà mai le zampe delle seggiole ai sedenti, e neanco in confidenza farà loro il solletico nei fianchi.   ♦  * *  L’adattabilità degli ‘ spiriti „  alle contingenze dell’evocazione.  C’è, dunque, un gran disordine in queste presentazioni di “ spiriti di molti „ per opera della Paladino: e prima che essi si personifichino occorre un'elaborazione talvolta lunga, spesso inefficace. La psicogenesi del fenomeno risiede — non c’è ombra di dubbio — in questo semplicissimo e chiarissimo fatto, che del resto non è affatto nuovo nello spiritismo evocatorio, ma, direi quasi, lo caratterizza.  Chi legge attentamente, anche con mediocre acume psico¬ logico, il principio dell’elaborata identificazione spiritica raggiunta da Hyslop con la Piper nelle sue cinquecento sedute (potrebbero essere dieci o mille, il processo resterebbe il me¬ desimo), cbi fiuta, insomma, con un po’ di discernimento nel miracolo di Salem , vi trova riprodotto nelle pi-ime sedute il disordine caratteristico di queste comunicazioni coll’Altro Mondo. La Piper era incerta ; e prima di orientarsi col nuovo cliente gli presentò successivamente e confusamente vari spiriti ignoti, quasi per cimentarlo ad identificarli : una “ Mar¬ garet „, una “ Lillie „ , un “ Henry „, poi un' “ Alice „ cbe alla fine si trasformò in * Annie „ , vieppiù accostandosi alla so¬ rella morta cui ei-a corso intanto il pensiero dell’HvsLOP. Soltanto alla seconda seduta questi raccappezzò meglio il significato delle comunicazioni, ecc. ecc. (cfr. “ Proc. of Soc. f. p. Res. „, XIV, ott, 1901).  Ora, qui noi vediamo un processo più o men graduato e più o men rapido di adattamento: gli spiriti evocati a poco a poco si conformano alla loro situazione, ed acquistano una personalità determinata dai desideri, dalle idee, dai sen¬ timenti, dalle credenze dei comunicanti. — Sono i “ comu¬ nicatori , cbe si mettono al livello di questi — gridano gli spiritisti: no, risponde uno spiritualista vero e autorevole, Paolo Carus, è il mondo spirituale cbe si adatta progres¬ sivamente al basso Mondo Terrestre (cfr. *Monist.„, apr. ’02). Ed io aggiungo: perchè è questo mondo sensibile che inventa, crea e foggia a modo suo 1’ Ultrasensibile , trasportandovi di preferenza --- e con un’inevitabile contraddizione alle sue pretese ideali sublimità — tutte le sue fanciullaggini e tutte le sue piccinerie.  Porse queste imperfezioni della pneumatologia e pneumato- fania sono più evidenti ancora nella Paladino, così che hanno suggerito al Mangin il dubbio che alle sedute di costei non avvengano apparizioni (* Ann. Se. psych. ’03). Egualmente il Flammarion, che non vede alcun intervento di spiriti nel paladinismo, ha assistito una sola volta alla presentazione di un fantasma personificato nella figliuola di un sig. Pallotti ; ma nei suoi dubbi arriva soltanto ad ammettere che fosse un “ essere tiuidico „.  Certamente, nessuno dei medi italiani forma materializza¬ zioni complete e durature, nè l’Eusapia, nè il Politi, nè il Randone. Uisogna guardarsi sempre dall’affermare la com¬ parsa di “ fantasmi „ là dove possono i nostri sensi cadere in deplorevoli inganni. Fra tutti i medium plasmatori spes¬ seggiano i falsari imitatori abilissimi della realtà. Anche in questi giorni mi tocca di leggere di smascheramenti formi-    „   «labili- Con Ceeil Husk seguitano a venire fantasmi al buio, ma non c’è ria fidarsi molto : la Catterina Graham, di St. Louis, è stata trovata in fallo, e buttata americanamente a terra dagli astanti mentre “ materializzava , fantasmi camuffata sotto merletti cosparsi di fosforo ; e il Chambers è stato afferrato in persona, mentre si pompeggiava da “ entità fantomatica  Ad ogni modo, parlando di cose vedute da osservatori degni di fede, sembra che “ Bien-Boa „ lo spirito Indiano di Villa Carmen sia migrato da Algeri a Parigi coi medium che colà lo facevano comparire (Richet); ma non si sa an¬ cora nulla di preciso sulle nuove sue apparizioni : eerto, mancando i registri di stato civile a Golconda, dove “ egli „ funzionava da Gran Prete, l’identificazione sarà un po’ difficile. Presentemente passa per autentico lo spettro “Eleonora*, che si plasma in Barcellona ad opera della sig. Carmen Do- minguez, e che si offre alla vista e al tatto dell’assemblea spiritistica con tutte le apparenze della vitalità. Sarebbe una seconda edizione della “ Katie „ di Crookes: ossia solida, re¬ sistente, agente e parlante come “ Katie*, alquanto differente dalla medium, con capelli più neri, con colorito più scuro, col piede più lungo di 2 cent, (nell’impronta su mastice, il che diminuisce la differenza), con voce 6 molto simile „ ma * con pronunzia diversa È il caso di dire: chi vivrà, vedrà!  Con Eusapia non si va tanto in là, ma si rimane intanto più al sicuro: le sue apparizioni, come quella imperfetta di jersera (e la imperfezione è qui indizio di veridicità), non sono “ spiritiche „ no, ma sono state viste con occhi non abbacinati, nè ingannati. Sempre più mi sento del parere di Mangin, che per questi fenomeni straordinari scriveva essere la ipotesi della “ ideoplastia „ la più sostenibile. E veggo che anche pei fantasmi materializzatisi alle sedute sperimentali del Mao-Nab, questi si dimostrava (nel 1888) di già proclive ad una simile interpretazione. Molte volte la fotografia rivela il meccanismo del fenomeno, come quando si è visto sulla lastra il doppio fisiologico evidentissimo di chi posava davanti all’obiettivo e pensava alla propria imagine {cfr. la fotografia degli “ Ann. Se. psych. „, ottobre 1905, dove la rassomiglianza è visibilissima, e il fantasma sembra persin prodotto da uno spostamento della lastra sensibile nel fondo della camera oscura).  Il Delanne enunzia il principio spiritico cosi: — “La materia proviene dal medium, la f orma dallo spirito (dei disincarnati) „. — Io lo muterei in quest 'altro: — “La materia proviene dall’organismo del medio che la esteriora;   servate a Parigi è stato condotto a pensare proprio come  Di guisa che, come io opinai hn dal 1901 (ctr t io  san tT che^son o Ta ? so r^en te^d el iVEn orgia Tintesi' nei fenomeni di medianità.  Le “ visioni , della Eusapia. Durante il corso delle mie esperienze ho rilevato che in il suo celebrato opuscolo: Memorie di un visionario, messo un po’ in disparte dai kantisti antichi o nuovi per pudore della scuola, oggi invece rimesso in onore dai neo-mistici.  le “ visioni , del famoso illuminista svedese si collegano, nei capitoli dei trattati di psicopatologia, con quelle meno metafìsiche e più realistiche di H.lle Couésdon : risulta im¬ possibile segnare un confine tra le sublimi e le ridicole; co¬ sicché vi sono dottrinari onesti e coerenti dello spiritismo che non rifiutano V Arcangelo Gabriele della isterica Parigina, e dicono (in buona fede, io spero) che alla fin fine le cose pos¬ sono anche esser vere, ossia le visioni corrispondere a reali entità del Mondo Occulto che gli altri uomini non riescono a vedere perchè mancano di chiaroveggenza.  Nei circoli spiritici privati i medi veggenti non sono rari, e ne ho citato uno, quello di Tours, dove pare che le vi¬ sioni di disincarnati spettrificati avvengano tutte le sere. Anche la Smith “ vedeva „ i personaggi del suo romanzo indo-rivoluzionario-marziano a tre intrecci sovrapposti; ed ora, che è divenuta medium pittrice, “ vede „ il Cristo cbe ha potuto disegnare, come scrivono gli ammiratori suoi, con espressioni sovraumane.  Eusapia si contenta di dire che “ vede „ fantasmi per lo più impersonali, nè inai sovrabbonda in descrizioni di linea¬ menti e altri connotati, che potrebbero compromettere l’in¬ dole sempre generica delle sue creazioni. Stimolata perchè dia maggiori ragguagli, non va più innanzi : l’indicazione di * un uomo „, una “ donna „, un “ giovine „, deve bastare, secondo lei, alla bisogna ; e forse basterà ai “ fedeli „ che in proposito si mostrano sempre arrendevoli e facili. Ma uno psicologo, anche ammettendo la realtà dei suoi teleplasmi, si chiede se la dichiarata “ visione n sia reale, o non debba essere attribuita ad altri processi fisiopsicologici. Prescin¬ diamo, per un momento, dallo stato di veglia o di estasi medianica, poiché oramai a me par dimostrato che la simula¬ zione incosciente le accomuna in maniera più che sufficiente ; orbene, ecco altrettante condizioni causali delle visioni:  1“ Eusapia non vede nulla, ma dice di vedere per proselitismo spiritico: in fin dei conti, sostengono gli scettici, lo spiritismo le dà guadagni!  2° Eusapia non vede nulla, ma dice di vedere per sug¬ gestionare gli astanti e per indurre in essi uno stato illu¬ sorio e, magari, allucinatorio.  3° Eusapia nulla vede, ma con l’affermazione simbolica di visioni spettrali preannunzia le ulteriori materializzazioni.  Morseli i, Psicologia « spiritismo, II. 28      4» Eusapia dice di vedere perchè vedereatae^^  SVipnoide in cui avvengono,  noi diciamo “ oniriche »• , organizzazioni, che essa  5° Eusapia vede realmente le oigan for?a 0 ra.  SSS » * » doppio  annunzia, ed essi sono una rea solo a(j essen pn-  soprasensihile esiste e si remi s mistici, come  S17.’ sraa-JSra  ‘“..SJptT»”»- ““4i di M“m ,Sm* * ““  di “neo-spiritualismo!»). . concreto rimane  Si scorge da ciò che in ciascun caso .conci ^ ^  arduo determinare la vera "f^j^zioni di Eusapia. Certe molto da Bdarsi al tono deUe esclama* icm a ^ ^  volte essa si mostra spavent _ . ^andona  gotte gridi . lai (- • • «“»( artLmb» voglio fuggire sui Vigi latori, s aggrappa a ’■ pho anche sentita  alle minacele di un personagg ’aifenda. ( Proteggete  deprecare che la si salvi, che assistono individui  la figlia mia! „ — ); ecl 10 , )ar0]e esplicative della  creduli, quella agitazione sman , * ssionj e possessioni  oirx:ii ■« — .  da delirio di indemomamento. • di medi caduti  Certo si è che furono descritti e^mp .  in deliri consimili; e la cosa multerà eompr^ ^ ^ chiunque consideri il grave s provocheranno nella  lucinazioni) e le reiterate disint.g j , aj^AKOFF) che pure era sintesi della personalità mte e • ^aii»ace0gliere la puerile uno monte superi»», non « ponte ege cioè  spiegazione avanzata dag 1 # ;onj degli spiriti »  si possano verificare dell 1 straordinaria si fatta  (“ An. et Spir. », tr. frane., p. ' V è ^nche p selvaggio acquiescenza alle superstizioni a t epilettico, una  non ammetterà mai che un attacco ateneo o^ pazzia furiosa con delirio sensoriale, ,ui ogni  ni Ani morbosi dipendenti da processi natuia incidente anormale dell’uomo vivente è l’effetto di cause estranee, di influenze arcane, di poteri magici. E il più spesso, se non sempre, sono le anime dei suoi “ non cari „ morti che lo vilipendono, lo sopraffanno, lo torturano, gli arrecano disgrazia : sono esse da cui bisogna guardarsi, perchè possono cercare di ritornare a vivere e a godere dei beni terrestri impossessandosi del corpo di un vivo mentre dorme o mentre è distratto... La fiaba dei vampiri nasce da quelle paure.  Gli spiritisti, che parlano di “ possessioni „ spiritiche, non sono dunque più in alto dei popoli animisti riguardo a concetti psicologici ed escatologici: e quelli che credono, senz’altro esame, alla realtà obiettiva delle visioni d’Eusapia o d’altri medi veggenti, debbono escludere volta per volta le altre cinque spiegazioni del fenomeno allucinatorio (vero o falso che sia) prima di trarre illazioni da simile genere di * prove „ in favore del intorno sublunare dei disincarnati. Sarà un lavoro un po lungo di critica , e forse bisognerà rifarsi daccapo!   Interferenze biopsichiche  o strategia medianica?  Ho segnalato più su, con intenzione, il mutamento di catena impostoci dalla medium quando dal tavolo ha fatto allontanare la signorina Susini: ogni avvenimento di seduta ha la sua importanza psicologica. Quell’ordine era forse un pretesto per giustificare l'assenza di manifestazioni, quindi un atto di semplice tattica medianica? o non era invece, come taluni spiritologi voglion dire, uno dei tanti casi dì interferenza biopsichica fra il medium e qualcuno dea-li astanti ? -io  Eusapia non era in “trance,, e l’ordine mi sembrò capric¬ cioso, come tanti altri suoi consimili del “ più luce „ , e * meno luce ». del raccoglimento o del “ parlate „, ai quali si ubbidisce nella fiducia di assistere a qualcosa di insolito e che poi restan senza effetto. Questa incoerenza reca un po’ di scompiglio nelle indagini sul determinismo dei fenomeni, •-ono ordini e conti- ordini spesso, non del subcosciente d’Eu¬ sapia, ma della sua vigile, anzi vigilantissima coscienza nella     «rima fase delle sedute, quando tenta di mettersi in “trance,.  35£:3H?èlf*«  IS^tggÉ^ii  i'd^pTedì, sbadigl^rìrequentemente come le accade nelle 86 Per ^gni*1 avvenimento di sedute medianiche, sia grande  quattro anche nel caso, come questo, d una semplice n chiesta di mutamento di catena.  l-.la  r^enza'^ella loro^uggestibilità individuale; ragion, di tattica , tradizionalismo tecnico, jcc. chc ,a telepatia abbia  larga2 efficacTa* nella fenomenologia,^ ^<hum àlK'iaSdSpii  al fenomeno  che vuol produrre. _ .„.0 esistere antagonismi o  SftEsrr-., - “tftsra  pi" toSJ'Srto in principio di qnort. «..conto dello  XXV4^' \rSwifatf»: - il medium ubbidisce a ordini impar-  r!0:S^-s=“'‘  Non occorre molta fatica di cervello per vedere che l’ul¬ tima spiegazione, così in questo come in ogni altro evento delle nostre sedute con Eusapia (idem, con gb altri medi i) resta la meno naturale, la meno logica, la più lontana da ogni dimostrabilità. Essa è, poi, viziosa in quanto ammette 1 esi¬ stenza di un fattore occulto da dimostrare, ed è superflua in auanto contraddice alla massima dell’ “ enfia non sunt, vraeter necessitatem, muUiplicanda... „. Ci si fermerà, con maggior profitto, all’una o all’altra delle tre prime stazioni.  Il più semplice modo di interpretare un atto di volontà conscia o subconscia del medium è di guardarlo ai lumi del buon senso. Insistendo che si mutasse la catena, Eusapia poteva, anzi tutto, esser mossa da sentimenti di ìndole, di¬ ciamo così, sociale: simpatie ed antipatie personali. Certo, io non vorrei a priori escludere la possibilità di un con¬ trasto più profondo fra la medium e i partecipanti alle sue sedute. Qui la credulità e la incredulità non ci hanno che fare: ormai ho le prove in mano che il percepire i fenomeni detti “ spiritici „ non dipende dal credere nello spiritismo, ma bensì dal fatto semplicissimo e notevolissimo di impressioni reali che colpiscono i nostri sensi.  C*è per contro da ritenere, come affermano taluni pratici, che Eusapia tolleri di mala voglia la vicinanza di persone dotate di medianità. È gelosia di mestiere, è timore che 1 fenomeni siano attribuiti al potere altrui e non al suo r* non è vero e proprio malessere fisico, originato da antago¬ nismi organici, da “ polarizzazioni „ diverse di forza biopsi- chica? Parrai difficile dirlo, e sarebbe antiscientifico arrestarsi alla prima spiegazione d’ordine psicologico, rifiutando ogni valore alla seconda di ordine psichicistico.  Vi possono certamente essere ignote sintonizzazioni e in¬ terferenze metapsichicbe fra gli individui costituenti una riunione spiritica o mediumnica, come se ne incontrano spe¬ rimentando sull’ipnotismo e sul magnetismo animale, sopra¬ tutto col processo donatiano della fascinazione. Questo ar¬ gomento delle affinità e disaffinità elettive, per usare il termine introdotto da Goethe, è appena sfiorato. Forse ne troveremo le ragioni dirigendoci verso l’indagine spenmen- tale delle “ forze ignote non definite „ secondo A. Dk Roouas, ma verosimilmente “ biopsichiche „, le quali emanino o ir- radiino dall’organismo umano, se i dati un po troppo teorici che ancora le concernono acquistassero maggior consistenza e... concordia.  Ci sarà da risuscitare forse 1’ * od , di Reiohenbacu e la “ neuraura „ del Dodee... E perchè no? Veggo, senz’al- cun’ansia (lei mio animo rii positivista, che nei più recenti investigatori in questo dominio incerto vi è la tendenza comune (ci pensino i neo-spiritualisti!) a ravvicinare le ignote forze biopsichiche agli altri agenti fisici naturali, fra i quali spesseggiano le facoltà attrattive e ripulsive, che’ i grandi filosofi monisti della Grecia credevano simboleg¬ giate nell’ amore e nell’odio fra gli elementi cosmici. Cito alcuni fatti in appoggio.  Il Baiiéty dice che la “forza nenrica radiante e circolante,, secondo Ini. nel corpo umano, è ineguale d’intensità nelle diverse persone; e che da codesta ineguaglianza sembra risultare, in parte, la possibilità per un individuo di influenzarne un altro (la parola “ influenza , sarebbe quasi da adoperare, qui, in senso fisico!). Egli aggiunge che la facoltà posseduta da certe per¬ sone di influenzarne altre con la loro ‘ neuricità „ non dipende solo dalla varia intensità, ma fors’anche dalla ripartizione e direzione di essa, massime nell’individuo suscettibile di essere “ neurizzato La forza neurica avrebbe una spiccata analogia con quella della calamita.  b) Le “correnti di polarità, di Uhazarain e Décle hanno a un dipresso le stesse proprietà, ma ancora più definibili in senso fisico. Vi è, essi sostengono, una ‘ corrente organica ascendente da un lato delle membra del tronco e della testa, discendente dal lato opposto , ; — e la loro polarità seguirebbe “ la logge mede¬ sima delle azioni elettriche , : sarebbe positiva a sinistra, nega- twa a destra. Si dovrebbe desumere da ciò che vi possano essere differenze individuali di potenziale bioneurico, tanto assolute e di tutto il corpo, quanto relative e dei due lati : per cui si ren¬ dano probabile azioni mutue di scarica dal -f- al — , e ripul¬ sioni tra poli isonomi, e attrazioni fra poli eteronomi.  c) Più recentemente il dott. Joirk, misurando col suo steno- metro la “ forza neurica , radiante dalle punta delle dita, dice d aver trovato che alcuni individui respingono , altri invece at~ traggono l’indice orizzontale. Anche questo risultato, ove rice¬ vesse conferma, darebbe corpo alla congettura che esistano po¬ larità contrastanti negli organismi umani.  d) J1 Pettisklli, di Savona, erede di avere scoperta una nuova “ forza biologica , dotata di proprietà, si direbbe quasi fisiche, di attrazione e ripulsione. Ho già ricordato il metodo ed ho detto di avere ripetuto le sperienze del fisico ligure : ma non mi sono convinto che la causa dei moti di un apparato così grossolano sia ‘ biologica , : ad ogni modo, c’ù da tener conto del fatto indiscutibile che alcune persone fanno girare la lamina aH'innanzi, e altre all’indietro.      e) Sull'esistenza di un’atmosfera pericorporea di emanazioni o radiazioni, la quale potrebbe anche possedere determinate nolarità è basata, come tutti sanno, la dottrina-dogma del " peri spirito : e dopo le ultime scoperte della scienza fisico- chimica, qualcuno ha tentato applicarle al vecchio concetto   [A sinistra del medium, in E, materializzazione integrale di uno spettro; — a destra del medium, in E", materializzazioni parziali di « mani » e « piedi > fluklici].  Kardechiano. Fra i tanti, citerò il greco Dr Pol Arcas, che in un’opera II Segreto della Vita (della quale mi ha inviato un rias¬ sunto in-fol., edito ad Atene. Tip. ‘ Hestia „ giugno ’07), spiega la telepatia, le materializzazioni spiritiche e tutti i fenomeni psichici e spiritualistici mediante una sua ipotesi dell’ “ Elet¬ tricità vitale che vuole però accuratamente distinta dalle ipotesi magnetologicbe. A parte il lato della pubblicazione, che potrebbe cadere sotto la lente dell’alienista, trovo che il  saggio dell elettrobiologo greco è interessante come documento della crisi formidabile attraversata adesso dallo spiritismo. Ne riporto la figura molto espressiva con cui l’A. cerca di spiegare le apparizioni e le materializzazioni.  Attorno al medium seduto e addormentato si forma, con le sue emanazioni, un’atmosfera positiva (-(-). Alla sua sinistra uno spirito h, che per suo conto è carico di corrente negatwa(—\ e attratto in quella sfera fluidica, ne assorbe una parte (-+■) e si rende totalmente visibile. Alla destra, un altro spirito E" pur esso negativo, volteggiando nello spazio, si accosta alla medium, ma non entra del tutto nell'atmosfera di questa : vi immerge solo una mano (±) e un piede (±), e cosi si mani- lesta con materializzazioni parziali, tangibili e visibili. Io raf¬ fronterei volentieri questa ipotesi delTAacAs a quella del Hor- kitno, che già riportai nell’opera (Tomo II, pag. 170): ma mi pi e noe, pel momento, trarne soltanto la conseguenza pratica elle se 1 atmosfera fluidica mediumnica fosse sempre positiva, sarebbe estremamente difficile ottenere la cooperazione di due o piu medi troppo vicini in catena: le loro polarità omonime si respingeranno!  Senza andar oltre con le citazioni, c’è nel materiale ancor dubbio fin qui raccolto il germe d’una rivoluzione del problema dei sentimenti simpatetici ed antipatetici in ele¬ menti d ordine meccanico. Io, come monista, non me ne stupirei nè dorrei certamente: ma come se la caverebbero i neo-idealisti, che presumono di trovare negli studi meta¬ psichici argomenti nuovi e validi per la spiritualizzazione crescente dell’Essere V  Tuttavia, se io posso vedere nei fenomeni mediumnici le prove dell esistenza di forze biopsichiche ignote, non trovo poi che le esperienze fin qui fatte siano sufficienti a darmi un concetto qualsiasi sulla loro intima natura: e parlare di neuricità radiante „, e paragonare codeste forze ipotetiche alla elettricità, alla luce, alle correnti magnetiche, alle ra¬ dioattività ultimamente discoperte, mi par prematuro ed anche pericoloso. Si rimanga pure con Ostwald e con Mach nella Energetica, ma non si vada più in là di congetture molto problematiche, alle quali non saprei assegnare, in massima, altro valore se non di analogie metaforiche.  La spiegazione, che i mutamenti di tecnica voluti dalla Paladino siano semplicemente atti psicologici di difesa dal dubbio o di tattica operatoria, è pedestre, si, ma probabi- lissimamente più vicina al vero. Io opino che le varianti domandate dal subconscio dei medii siano una conseguenza logica della loro singolare situazione nei circoli: e prima di dare il passo alle spiegazioni iperfisiche delle * affinità , od omogeneità „ fra i “ perispiriti „ o “ corpi astrali „ (traduzioni più o meno libere delle “ neuricità , e delle  forze radianti „), vorrei che caso per caso si eliminassero i motivi d’ordine psicologico. Spessissimo si vedrebbe allora che i medi, nel far mutare il posto alle persone, nello strin¬ gere o rallentare il circolo, nel chiedere luce o buio, si¬ lenzio o chiasso, luce rossa o luce verde, — se non sono guidati da ragioni strategiche per la esecuzione dei loro piani non hanno altro scopo se non di mostrarsi ligii alle tradizioni dei circoli, e di dare un falso o simulato colorito di “ sperimentalismo „ alla loro tecnica frivola ed inetta.  Tutti questi campioni professionali dell’ Ignoto ultra¬ conoscitivo, tutti questi presuntuosi iniziati deH'esoterismo, si piccano sempre di intuire di pensare e di operare al di fuori e al di sopra della scienza: ma nonostante i loro ra¬ gionamenti acroamatici, cioè intelligibili soltanto agli adepti, sono poi costretti dalle necessità della logica ad appellarsi a quel metodo obiettivo e a quei procedimenti di ricerca, che ostentano di dispregiare e di oltrepassare.   L’ULTIMA SEDUTA.   Compendio della serata.  Ultima e non fortunata seduta, questa del 10 gennaio! Siamo ridotti al gruppo primitivo di sperimentatori, salvo l’aggiunta del giovane sig. ing. L. Pikeli.i di Milano; Eu- sapia è in ottime disposizioni d’animo, perchè durante il soggiorno in Genova si sente fisicamente migliorata, ed è anche fornita di non comune potenzialità medianica: ma non ci giovano queste condizioni favorevoli per avanzare nella pneumatologia conforme ai nostri desideri, e tutta la serata si consuma in fenomeni che quasi più non ci de¬ stano interesse.  I. In catena attorno al tavolo.  Io e Barzini invigiliamo la medium; il nuovo venuto, ing. Pirelli, è seduto accanto a Barzini.  a) Dimostrazioni elementari di medianità, che ormai è inu¬ tile descrivere a parte a parte : — movimenti e sollevamenti del tavolino, picchi e rumori di grattamento, bussate; — svolazzo delle cortine : — fracasso entro il gabinetto, derivato dal sol¬ levarsi e ricadere della branda col suo materasso; — palpatine, tocchi e stringimenti al gomito e alla spalla; — spostamenti di oggetti anche pesantissimi (il tavolo grande colmo di roba e strumenti); — formazione di corpi androidi attivissimi sotto il cortinaggio, un dei quali in particolar modo agiva dalla sinistra d’Eusapia, ossia su di me. — E tutto ciò in semi¬ oscurità, ma in modo discernibilissimo , con una successione rapida, pressoché furiosa, di fenomeni, ma nel tempo istesso con una lentezza studiata nello sviluppo di ciascun fenomeno, come se ci si volesse lasciare — e ci si lasciava difatti — tutto 1’ agio di osservare , di verificare , di commentare e di interpretare.   Il fenomeno del mandolino. — Il più bel fenomeno teleei- netieo della prima ora di seduta ci è stato offerto dal man¬ dolino. — Prima si è udito il suo suonare spontaneo nell’interno del gabinetto, poi s’ò visto il suo trasporto aereo sul tavolino dove posando s’è rimesso a suonare. I cantini vibravano da sè sotto i nostri occhi, senza che alcuno li toccasse : soltanto un lembo della nera cortina ne copriva la paletta del manico.  Anche stavolta 1 istrumento era isolato ; noi scorgevamo in semiluce, che la tavola armonica era tutta scoperta. Le forti, ma disarmoniche vibrazioni dello strumento avvenivano come se' una mano, situata entro la cassa, grattasse o pizzicasse con le dita, non con la penna,, le corde: e la mano che strimpel¬ lava, non si vedeva. Noi tenevamo sicuramente le mani d’Eu- sapia, le quali intanto battevano il tempo con le dita: io sentivo la sua sinistra, sopra la mia destra, premermi a ritmo: ed è poi andata scherzosamente a solfeggiarmi sulla fronte, mentre il mandolino riprendeva ad autosuonare ogni volta che lo do¬ mandavamo. Aggiungo che una grossa piega della tenda s’era interposta tra le nostre mani e il manico del mandolino. Per¬ tanto questo è uno dei fenomeni più autentici che io abbia da segnalare.  e) Una telepla.t mozione fantomatica. — Mai ne avevo rice- yuto impressioni altrettanto realistiche di consistenza, di mor¬ fologia umanoide, di attività vigorosa e intenzionale. Natural¬ mente mi si è fatto sapere tiptologicamente che quell’automa ripetente 1 soliti gesti ed atti, era. “ essa „ ; ma, come per l’in- nanzi, mancava ogni personalità.  Però lo strofinarmi, il solleticarmi al fianco, il dar colpetti sulla seggiola, il toccarmi con la mano aperta o con la punta di tre dita distinte, 1 atterrarmi pel gomito, l’addossarmisi come per un abbraccio, il retrocedere dell’ ‘ Invisibile , sotto quella tumidezza di stoffa, avevano un’intensità impressionante, quasi che. essendo 1 ultima serata, mi si volesse far sentire con mag¬ gior calore. Lna cosa grossa, sferoidale, lignea, mi si è acco¬ stata in alto e m ha pigiato il capo ; nella superficie cutanea premuta da quel corpo ho creduto riconoscere la sporgenza orbitaria esterna di una fronte e lo zigoma d’una faccia os¬ suta, e rabbrividendo (lo dico schiettamente) mi è parso d’a¬ vere addosso una testa di morto, un teschio, spinto con forza da una persona nascosta nel gabinetto. Barzini ha guardato sotto la tenda sollevatasi verso di me, e non ha veduto nulla di solido nè di formato.  h- il posto di una riflessione. Io penso che quella inter¬ pretazione strana derivi dal modo insolito col quale i nostri sensi cutanei sono impressionati e dalla mancante correzione della vista, che raddrizzerebbe le illusioni sensorie o, per lo meno, toglierebbe loro ogni carattere macabro (“ spiritistico „). Se si vuole stare nella serena obiettività, bisogne¬ rebbe analizzare sempre le impressioni: il processo percet¬ tivo implica una ricognizione, che non si effettua mai rego¬ larmente qualora manchino gli elementi comparativi. Ora, qui, di teste pigiantimisi al buio contro la tempia io non ne avevo sentite mai, prima delle sedute.  d) Fenomeni perspicui telefonici. — Avemmo, in primo luogo, una quantità notevolissima di luci: alcune si formarono in alto, sulla testa d’Eusapia, altre sulla stessa mia persona, e precisamente sulla spalla destra di dove mi scesero saltellando lungo il braccio spegnendomisi verso il pugno. Queste lumi¬ nosità azzurrognole, ora fioche, ora più o meno splendenti, pul¬ santi, erano indubitabilmente connesse con le materializzazioni tangibili : comparivano quando la tenda s'avanzava, e Barzini, di fronte a me, scorgendola avanzare mi preavvertiva che sarei stato toccato ; il toccamente io lo sentivo, poi, netto e distinto.  È una bella esperienza di correlazione perfetta fra due ordini di percezioni, le visive di un percipiente, le tatto-muscolari di un altro.  Queste luci di Eusapia erano assai meno spettacolose di quelle “ dure come la cera, calde come il sangue, screziate di vene di bioplasma „ (?!), che, al dire del Fakmer, il grande medium Eglinton si faceva comparire nelle mani e che erano “ spiriti in via di organizzazione „, talvolta tenute in una mano a mo’ di “ ciottoli luminosi „ (io direi irrivei'ente- mente, di saponette!) da altri “spettri,. Certo, meno mira¬ bolanti, ma... più autentiche ed autentieabili.  e) Mani... sempre mani. — E avemmo, in secondo luogo, la comparsa di una mano biancastra al di sopra della testa di Eusapia : io non l'ho vista perchè in quell’istante volgevo le spalle al gabinetto, ma distintissimamente l'han vista tutti gli altri ; e le mani della medium erano controllatissime, anche perchè discernibili in mezza luce.  II. Nel gabinetto oscuro.  Incuorati da queste materializzazioni visibili, alle 22,30 facciamo coricare la Eusapia entro il gabinetto, ed io la lego solidamente agli anelli appositamente infissi nelle sponde della branda, adoperando un grosso e resistente nastro di canapa, largo 2 cent. L’esperienza sui medii (e sui pazzi nei vari Manicomi, dove s’applica tuttora la coercizione) ha insegnato che i nodi di un nastro sì fatto si sciolgono assai diffìcilmente: e per scioglierli Eusapia dovrebbe vincere le strettoje che non le lasciano ai polsi e ai piedi piu di 25-30 centimetri di raggio.  Rimaniamo illuminati dalla veilleuse e dalla lampadina elet¬ trica a vetro rosso, di 5 candele : posso leggere lo stampato di corpo 9 in un giornale e distinguere benissimo le ore sul quadrante del mio orologio. .  Dopo un po' d’attesa — e durante questa si è consumato il solito ' numero „ del programma, ossia 1’ a solo coreografico del tavolino — abbiamo assistito a un piccolo colpo di scena: le tendine nere si sono scostate dalle sopratende delle due fi¬ nestre, e così la testa e i piedi d’Eusapia giacente ci si sono resi ben visibili, come se ci si volesse assicurare che la medium non si sarebbe mossa. Ma le grandi forme materializzate che da tanto tempo aspettiamo, non sono comparse.  In queste condizioni d’esperimento, tre sorta di manifesta¬ zioni furono ottenute :  a) Formazione di una nebbia biancastra, “ odica ,„ che al¬ ternativamente s’elevava e s’abbassava lungo il corpo disteso della medium; l’ho giudicata dello spessore di 12-15 centun.  b) Comparsa di luci tonde, azzurro-verdognole, a 40-50 cent, dalla testa della medium, le quali scendevano lentamente, im¬ pallidendo, una dopo l’altra verso di essa, e poi sparivano.  c) Ripetuta apparizione di mani nel vano delle tende, le quali non potevano essere le mani d’Kusapia, chè io le avevo allacciate con più nodi, e tali le ho trovate al finire dello spet¬ tacolo. Le mani che s--i mostravano, erano ora serrate a pugno, ora aperte coll'indice e col medio estese e con le altre dita piegate nell’atto che si suol designare ‘ di predicatore „. Que- st'ultima mano, dirò così, vescovile, sottile e a vola stretta, aveva forme aristocratiche, ovvero femminili : ed io la diagno¬ sticai per una sinistra, mentre proprio allora la sinistra di E. P. pendeva in risoluzione muscolare sull'orlo opposto del materasso . Quanto ai pugni, alcuni apparvero dal lato radiale o del pol¬ lice, altri dall’ulnare o del mignolo.  d) Comparsa di una forma biancastra, allungata, nel mezzo delle cortine nere, lo l’avrei giudicata una terza edizione, peg¬ giorata perchè ancor meno definibile, del mezzo volto affac¬ ciatosi allo stesso modo nelle sere precedenti ; e così la pen¬ sano il dott. Venzano e il Berisso. Ma altri, fra cui l’ingegner Pirelli, ha creduto riconoscervi una mimo : nel qual caso sa¬ rebbe stata quella di un gigante. Era forse “ John King , che prendeva congedo e ci dava il saluto d’addio?... Mi rincresce, ma noi lo avevamo congedato da un gran pezzo !  La apparizione di mani nelle sedute d’Eusapia fu anche segnalata nel ’92 dalla Commissione di Milano, che però non si pronunziò sul loro conto. Questo fenomeno è vecchio nella storia dello spiritismo: si sale oltre alle sorelle Fox. Il Richet ha ripubblicato, due anni fa, la ingenua e istruttiva storia, redatta da un teologo cattolico e stampata a Utrecht, di uno spirito “ Clemente Zwesspenpauer [nomignolo] che nel 1641 tormentava una giovane ventenne molto saggia e pia, Regina Fischerin, produceva “ luci brillanti „, appariva in forma di vecchio, e per identificarsi stampava la sua “ marca di fuoco „ sulle stoffe in forma di mano coi carat¬ teri del defunto (“ Ann. Se. psych. „, apr. ’05). Allora i segni di identità erano dati dalle “ anime purganti „ 0 “ penitenti „ ovvero dai *■ diavoli „ : adesso lo sono dai dis¬ incarnati, che non dicono più di venire dal Purgatorio o dall’Inferno, perchè pochi ci credono sul serio, ma prote¬ stano di scendere da Altri Piani. Il processo psicogenetico è sempre il medesimo: lo sforzo di autenticare in qualche modo le straordinarietà del supernormale.  III. Esperimento d’addio.  L’ultima manifestazione di medianità che ci ha voluto dare Eusapia prima di chiudere la serie delle nostre sedute, è stato il solito esperimento dell’azione a distanza.  Questa volta fu. un piccolo organetto-giuocattolo. Dapprima, accostandogli la punta delle dita, essa ne ha fatto girare il mec¬ canismo interno, traendone tre o quattro striduli suoni ; in sèguito, senza toccarlo, gli ha impresso un movimento di va e vieni sul piano del tavolino. La cosa fu chiesta da noi lì per lì ; le mani d’Eusapia si protesero verso l'oggetto senza in¬ dugio e senza precedenti sospettabili gesti ; la sala era rischia- ratissima ; i nostri occhi non l'abbandonarono un istante : — il fenomeno ha dunque avuto tutte le caratteristiche della sincerità.  Una dimostrazione di questo genere , piana e sicura, ci ha servito di coronamento e di compenso per le lunghe ore trascorse in quella penombra, in una fastidiosissima immo¬ bilità di attesa, in una simulazione noiosa di credenze non condivise. Anche il più sistematicamente incredulo, colui che facesse pompa di “ retetica „ come dicevano gli antichi gno- seologi, ossia che si impuntasse di cercare la verità col pre¬ concetto di non trovarla mai, dovrebbe ben riconoscere, a tali prove, che la telergia esiste quale funzione eccezionale di certi organismi privilegiati o anormali.  Non chiudo questo sommario dei fenomeni veduti, senza ricordare che la sera del 10 Eusapia volle e ottenne muta¬ menti di catena pel motivo che non può tollerare il con¬ tatto di “ mani umide di sudore Forse non esiste, qui, che una idiosincrasia isterica, comune del resto a molte persone normalissime cui una mano sudante e fredda fa ri¬ brezzo. Ma fors’anco è vero quello che dice la Paladino: che quel contatto le spiaccia, perchè le diminuisce la potenzia¬ lità medianica. E perchè no? La catena tiptiea non le è forse tanto necessaria, quanto la vigilanza delle sue membra operata dai controllori : spessissimo le mani degli astanti si allontanano l una dall’altra, o sono ritirate sotto il tavolo. Ma finché non si sia provocato lo stato profondo di “ trance „ Eusapia cerca le mani dei vigilatori o di altri fra i presenti, come se ne aspirasse porzione del psicodinamismo che poi dispiega nei fenomeni. Ora, codesta verosimile trasmissione di forza può bene essere aiutata o impedita da particolari condizioni fisiologiche delle persone ‘ incatenate „ ; e, come avviene di certe sostanze coibenti del flusso elettrico, può la traspirazione cutanea costituire un ostacolo alla coope¬ razione fisica incosciente ed involontaria dei due vigilatori a ledere del medium.   Historia dilecteuole et ueridica di uno Ispirito, che...  Il I)1 Giorgio Dumas ha or ora riesumata la “ Histoire admirable „ di una isterica celebre negli annali della de¬ monologia cristiana, di Giovanna Féry, che nel 1584-5 fu esorcizzata da un intero sinedrio di teologi diretti da Mon¬ signore di Darleymont, “ illustrissimo e reverendissimo Ar¬ civescovo e Duca di Cambrai, conte di Cambrésis, prin¬ cipe del Sacro Romano Impero „. Dopo molte fatiche e traversie Giovanna fu liberata da tre demoni, che dissero chiamarsi A anione, Gorgia e Cornuau (?), e dei quali que¬ st ultimo resistette a lungo, intavolando — per bocca della indemoniata, s’intende — meravigliose discussioni teologiche cogli esorcisti e spesso mettendoli in imbarazzo con lo sue acute objezioni da calvinista eretico ed indurito (cfr. “ Rev. de Paris „, aprile-maggio, ’07).  Non sempre queste “ Istorie „ di ossessione diabolica sono terminate in modo mite, come quella di Giov. Féry : molte, purtroppo finivano in modo tragico, e tutti orma! lo sanno.  Ma quando si tratta di quegli io secondari, di quegli sdop- piamenti isterici di personalità, che come quei discreti diavoli di Gorgia e di Nomane non portano a rovma nè al logo uè al Manicomio l’ infelice in cui si costituiscono, si può anche guardarli con occhio indulgente e con umore faceto.  Lo stesso buonumore svegliano certi spinti delll'®tessa; risma, che fanno capolino dall’ Al di la impersonandosi nei medi più potenti, per es. il “ Capitano „ innominato che 4 controllò per un po’ di tempo la celebre Fiorenza Cook Come; e là “ Sofia , e lo “ Spirito blu » ch®.tu“odÌ C°n‘ inimicano con il Circolo spiritico kardeclnano di Tours in Francia • e 1’ “ Abdullah „ e il “ Selim , del Bailey, dai dubbi apporti assiro-caldaici; e il “ Bien-Boa , , di Villa CanM„, e il “ Bien-Aìssa „ del giovine medium galiziano di Kolomar ( “ Psych St. „, ’05). Come fra i diavoli del Medio-evo si sen- ; tiva l’eco della demonologia d’Oriente negli stessi nomi di Astaroth, Mammone, Azaztele, ecc., cosi fra gli spimti-gnide dei grandi medi si avverte, d’ordinario, quella intrusione di Turchi Arabi ed Indiani, che serve mirabilmente a c°naet tere la pneumatologia Occidentale eoll’esoterismo Orientale agli occhi degli abbacinati e suggestionabili gregani. Per- sfno la imaginazione creatrice della Elena Smith, forse la più coordinata e ferace di quante abb’aa° forato r >- manzi spiritici, .non ha saputo liberarsi da l Onen e anto meno dall’India: la sua prmcipessa Simandmt e la ternmi nizzazione drammatica del Falciro e del Càkya-mouni di casa Nokogerath 1 Per contro, “ John King , e la sua pa¬ rentela hanno una patria meno classica ed esoterica, so emigrati, come sappiamo, dalle pianure americane neo-in-  17vèro cli'e'viohn , oramai, alle sedute d’Eusapia coi nostri gruppi non si fa più vivo come prima. Anche la tenome- L* delle sei serate dai Berisso ha avuto un car^ter® impersonale: gli oggetti si muovono  fremono, i carillon* stridono, qualcuno invisibile „ ci tocca e ci sospinge o guasta dispettosamente ì miei strumenti scientifici ; ma non si dice più che il turbolento sia “John,. Ornai si Va avanti facendo dello “ spiritismo senza spinti, giacché “ nessuno . ordinariamente c, si annunzia e men ehe mai ci si rende palese. Presentemente in Eusajiia la in corporazione , del “ disincarnato , suo padre nord-americano è aTsai scolorita. Nella seconda sera abbiamo progredito verso L comunicazioni spiritiche, ma “ John „ ha continuato a tenerci il broncio ed è sempre, di poi, rimasto nell’ombra- siccome oramai egli sa die ne conosco “ Vita e miracoli è abbastanza prudente per non mostrarsi troppo.  1. Genealogia, patria e virtuosità dello spi¬ rito “ John King ,. r  , I ‘ Km/.* son? «“a. famiglia dinastica, anzi, un vero clan , del mondo spiritico; comparvero, secondo che Lo narrato, nel bel numero di 165 alle sedute che un Gionate Koon teneva in casa sua con un figlio o nipote Nahuin • e  fcfra“Tn >irituale * Prendami*  (dr. tomo 1, p. -2). Preadamiti, vorrebbe dire a un  dipresso uomini preistorici, dell'epoca della pietra- ed è al¬ lora meraviglioso che avessero un cognome inglese puro sangue, e che si chiamassero Gianni, Catterinetta, e forse orno barn, anticipazioni “premonitorie,, forse, della storia futuia del neo-spintualismo ? L’origine dei “King, è volgare puerile è la loro qualifica: si vede che la coltura dei due Koon si cn coscriveva, da austeri quacqueri o ebrei che fos¬ sero, entro la sacra Bibbia.  Dal popoloso circolo di Power nell’Ohio i “ Kintr uas- sarono in altri luoghi di America, e poi, entro la valigfa dei grand, medi nord-americani professionisti in miracoli migrarono in Europa: e giunti sul nostro vecchio Continente operarono mirabilia ancor più intense che non nel loro paese nativo Diminuirono di numero fino a ridursi a due  olio meX H K- P0<TÌalÌtà 6 S0|Jratutt0 si Personifica ìono meglio. I King , hanno vissuto oggimai nella fede  di tie o quattro generazioni di spiritisti, e sono sempre i  privilegiati Leviti dell’AI di Ih e dell’Ultra-sensibile Dure!  ranno ancora molto? Sopravviveranno alla disfatta dello  “ di“"» 1 «•** — «1 <1,1)0  Senza dubbio fra “ John , e « Katie , vi sono differenze personali: anche nelle famiglie di “spiriti, i due sessi ninno caratteristiche diverse ; e perciò di tanto “John è adesso grossolano e ridicolo, di quanto “Katie, è stata "od è graziosa e patetica; ma alla fin fine le due personalità eccelse del mondo spiritico presentano una innegabile aria i miglia. La “ Katie „ è la donzella anglo-britannica dal flirt  ftn S ^ * unosquiSto sapore romaùS  John „ sotto la maschera napoletana che ha assunto con Eusapia, conserva ancora nella sua valentìa ginnica qualche   Morselli. Psicologia « Spiritismo, H.   Z9 lineamento di nord-americanismo , come ne vediamo dei campioni nel Negro mezzo disbarbarito che balla il goffo cake-walk sui palchi scenici dei nostri Teatri di Varietà.  Sono lunghi anni che “ John King „ lavora per la causa dello spiritualismo nuovo : esso ha “ controllato » una vera folla di medi, di là e di qua dell'Atlantico, sul nuovo e sul vecchio continente, negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Italia, in Olanda. Nessuno degli altri “ spiriti-guide „ può stargli a fianco : in un concorso interplanetario di attività ed abilita ultra-terrestri, il Giuri dovrebbe assegnare a “ John „ il diploma di merito. Se non che, forse in causa dello stra¬ pazzo per tanto affaccendarsi, le sue facoltà intellettuali si sono indebolite: a paragone di ciò che “ John „ era capace di fare e di dire coi medium nei primi suoi anni di co¬ municazione „, si deve purtroppo constatare che egli è m preda ad una vera degenerazione. Per poco che durino, la “ sopravvivenza „ nell’Altro piano e il controllo n da questa nostra Parte finiranno coll’incretinirlo. Eccone le  prove storiche. . .  Notiamo dapprima un fatto singolarissimo che ha traver¬ sato tutte le vicende dello spiritismo moderno senza arre¬ stare mai (e pour cause!) l’attenzione dei gregari: ed è il continuo mimetismo tra i medi. La preponderanza di spinti Orientali, Indiani, Turchi e simili cui più su accennavo, e diogià una prova di questa imitazione pedestre, in cui si sperde la meschina imaginativa del subcosciente mediummco; ma che dire allora del contemporaneo e successivo apparire deo-li stessi spiriti nella fenomenologia medianica? Quando tra il ’ 70 e T ’80 era in auge la Fiorenza Cook, e, nonostante le denegazioni del Voi.kmanm. trascinava all entusiasmo i cii- coli di Londra, un' altra medium. Miss Showers, autosug¬ gestionata da quei trionfi, evocava due spiriti che rispon¬ devano ai nomi precisi di... Florence e di Katie ! Accaduta poi la catastrofe del gennaio 1880, quando la Corner fu sorpresa in flagrante mendacio (come narrarono gli stessi periodici “ Spiritual notes, e “ Spiritualist „), l’imitazione a suo riguardo cessò: e da allora nessun medium, per quanto mi consta, aveva più evocato “ Katie King , fino alla seduta di casa Avellino, quando Eusapia, naturalmente poco versata in istoria dello spiritismo, ha creduto bene di disotterrarla e di rimettercela sotto gli occhi.  Ma “ John King , deve godere di simpatie eccezionali nei “ circoli „: è assai più imitato e duro nel sopravvivere in rapporti con questo basso mondo, di quanto sia stata la sua parente “ Katie „. Sembra un personaggio obbligato degli spettacoli spiritistici, e, se non paresse irriverente, lo para¬ gonerei alla maschera del “ Capitan Fracassa „ che non mancava mai nelle antiche commedie italiane dell’ arte. La u Katie „ ha rinunziato presto ad essere la Colombina o la Jtosaura della compagnia; ma “.John,, no: da cinquanta- einque anni precisi non ha requie.  2. Peregrinazioni dello sjjirito “ John King „ in questo mondo sublunare.  Già in America, dopo aver guidato i due medi Ivoon, che eb¬ bero l’onore di tirarlo giù dall’ “Altro Piano „, egli si è mani¬ festato nei circoU degli Eddys e degli Holmes, e sicuramente in qualche altro che non sono riescito a conoscere. Ma in Europa la filza dei suoi evocatori è assai lunga, e le sue vicende ben più avventurose.  Nel 1866-67 troviamo “ John , e la sua compagna allora inseparabile “Kate„ (piccola variante nel nomignolo) in casa Marshall, dove la signora da oltre tredici anni, ossia dal ’53, ha fama di dare sedute meravigliose. I due spiriti concede¬ vano “ manifestazioni vocali ossia comunicavano con la voce, però non direttamente, bensì per mezzo di una “ trom¬ betta di carta , che stava per aria non tenuta da nessuno (al bujo !) e serviva da portavoce tra PAI di là e l’Al di qua. 11 Colkman, un pioniere valoroso dello spiritismo, ce ne dà preziose notizie (cfr. in “Spiritual Magazine „, ott. ’67). Val la pena di riprodurre sommariamente le sue narrazioni :  Le * voci . che si udivano dai Marshall, ci fa sapere il bravo Colemax, non erano, certo, quelle dei due padroni di casa: però egli aveva sentite le * stesse voci „ alle sedute spetta¬ colose dei fratelli Davenport, por cui si supponeva diggià che “John King, fosse migrato con essi dall’America, nel loro famoso armadio, ... senza pagar dazio perchè merce invisibile,  D’ordinario ‘ John , aveva un contegno serio: riconosceva e salutava col loro nome cognome e qualità i nuovi venuti, si interessava dei lavori “ letterari . cni alcuni di essi atten¬ devano, dava loro consigli, discorreva di questioni astratte e religiose, discuteva di teologia, citava la Bibbia, ammoniva in materia di fede. E ben lo seppe il rev. pastore Bengough. che una sera si sentì faro da “ John „ una terribile paternale, coll'accusa formale di essere un troppo tepido credente e di non avere opinioni ortodosse.  Ma talvolta “ John , perdeva quel contegno di * gentleman „ pietista, e diventava di carattere gioviale e scherzoso fino alla   , li   trivialità. 11 rev. Bengough, che non gli perdonava quella la¬ vata di capo, un bel dì s’accorse che * John „ dava un aspetto volgare e repulsivo (sic) alle sue rappresentazioni. Non si dice in che consistessero queste volgarità e grossolanità : si sa però che i due spiriti cantavano insieme dei duetti a voce sfogata, ma stonatissima, e (narra un testimone) “ insopportabilmente „ : che anzi una volta 'John, ordinò all’assemblea che si cantasse in coro, ed egli la accompagnò a suon di chitarra ma con discreta assonanza. ‘ John „ si divertiva pure a zuffolare delle ariette, ma in modo imperfetto. Promise persino di mostrarsi disegnatore e che avrebbe ritrattata una signorina del circolo : infatti, poche sere appresso si trovarono su di un foglio di carta due disegni. Il primo rappresentava una donna in forma d’angelo, con grandi veli svolazzanti attorno, con una croce sulle spalle, e con scritto sotto il termine greco Agape (V raf¬ frontare ai disegni egualissimi che dava lo spirito * Joey „ con Eglinton!). L’altro figurava una donna coronata, una regina con scettro in mano, ed era destinata — come fece sapere la “ voce , spiritica — a rappresentare Lady Coleman; ma disgraziata¬ mente, o per inabilità del ritrattista, non c'era alcuna rassomi- nianza. Aggiungo però che ‘ John ,, vista l’accoglienza calo¬ rosa fatta a quelle sue opere d’arte, ne diede altre, ma sempre con le stesse identiche figure angeliche (stereotipia a noi ben nota e di cui oggi Elena Smith, coi suoi ‘Cristi sovraumani,, seguita a fornirci esempi non nuovi per noi. alienisti).  In alcune di queste manifestazioni si intravvede diggià il ‘John , paladiniano; ma di quanto superiore! In allora ‘John,, oltre alla intellettualità dei messaggi, oltre al brio che pale¬ sava nei colloqui" e nelle dispute coi frequentatori di casa Marshall, profondeva ad essi altri ‘ miracoli , : apportava pro¬ fumi e faceva piovere dal soffitto essenze liquide ed odorose sulla loro testa. Aveva però un carattere meno allegro d'adesso : attaccava brighe volentieri, ed era geloso di ‘ Kate , : esigeva che si conversasse soltanto con lui. obbligava la sua compagna al silenzio, e si impermaliva se qualcuno gli preferiva la ra¬ gazza. Però non si lasciò mai vedere : parlava ed agiva restando invisibile, anzi esigendo l’oscurità più assoluta: egli però ci vedeva benissimo nelle tenebre, e seguiva con fine attenzione tutti i movimenti sospetti di chi voleva troppo accostarsi a... controllare la medium. Del resto, a discolpa di "John, debbo dire che a quei tempi le ‘ apparizioni fantomatiche divenute poi abbastanza comuni, erano rarissime: nel '67 non si cono¬ scevano ancora che il fantasma della moglie del banchiere Livermore e quello del ‘ Dr Pranklin , materializzati da una delle Fox, non che la ‘ dama velata , vista da Roe. Dace Owkk (v. Tomo 1, p. 23). Inoltre gli spiriti parlavano diffìcilmente: la disincarnata Livermore, apparendo nelle stanze già abitate in vita, “ emetteva appena un mormorio incomprensibile , : solo la dama bianco-velata di Owkk era arrivata alla necro¬ fonia ben distinta.   JOHN KING „ E ALFE. RUSSELL- WALLACE   458   Non piccolo, dunque, è il merito dello spirito di ‘John King, ohe non solo parlava, ma dialogizzava a fiato perduto con la sua cartacea trombetta. Che anzi questo modo di comunicare aveva fatto nascere in cuore al Colkmam le più audaci spe¬ ranze: ‘ Gli spiriti, egli scriveva, ci hanno annunziato grandi comunicazioni orali: non è dubbio che la predizione si realizzerà, e che i più fortunati fra noi, non solo percepiranno gli spiriti sotto forma visibile, ma potranno anche conversare (a tu per tu!) e riceverne istruzioni ». Tuttavia ‘ John „ e ‘ Rate „ non si mo¬ strarono, solo diedero qualche ragguaglio sulla loro personalità: dichiararono di essere i medesimi spiriti che accompagnavano i fratelli Davenport, ma non spiegarono il ‘ mistero dell’ar- madio , e dei ‘ nodi zollneriani ,! Per scusare poi le sue buf¬ fonate, ‘ John , confessò francamente che quel genere di esi¬ stenza e quell’essere ancora legato al nostro mondo sublunare per “fini voluti dalla Provvidenza », gli seccavano molto, e che per ciò tanto lui, quanto la compagna “ Kate », procurando di pigliarsela con filosofia, si divertivano più che potevano... alle spalle dei miseri mortali (sic\  Quanto alla trombetta, debbo dire che una sera fu afferrata in aria e la si trovò un po’ troppo vicina alla testa della si¬ gnora Marshall: la scoperta fece un po’ di rumore, ma la cosa finì lì, per maggiore tranquillità dei comunicanti. Aggiungo che la stampa londinese, internandosi in polemiche spiriti¬ stiche e antispiritistiche come la italiaua di questi giorni, accennò a strane facoltà di ventriloquio, sempre a carico della signora : altri accennò a trasmissione di ‘ voci , traverso a tubi. Ma in verità nessun trucco fu messo in luce, e poco dopo l’intervento del celebre naturalista Alfredo R. Wallace mise in silenzio i denigratori di “ John » e ‘ Kate King ».  Tutta questa storia amena ed onesta si legge scritta can¬ didamente sul serio nei più autorevoli periodici spiritici del¬ l’epoca; ma il fatto più culminante delle sedute di casa Marshall fu questo, che ci andò miss Nichol, damigella di compagnia di una sorella di Alfe. R. Wallace, e che per mezzo o eccitamento di lei ci andò anche il celebre emulo di Darwin. Credo che il Wallace avesse già scritto il suo opuscolo : The scienti fic aspect of thè supematural (Londra, ’66), ma non era ancora in buona vista presso gli spiritisti or¬ todossi: o ne temevano la vasta coltura biologica, o non ne credevano ben sicura la conversione alle loro dottrine.  Il Wallace entrò subito in cordiali relazioni con i due * King conversò a lungo con “John,, di cui percepì la voce forte e maschile, e ammirò la vasta (!) conoscenza di cose astratte. * Noi conversammo (queste le sue stesse parole) sui medium, sui progressi dello spiritualismo, sulla vita nelle   454   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, li   altre sfere e su molti altri soggetti; le risposte di John erano convenientissime, ed io lo trovai molto intelligente, facile e pronto „ (sic). Orbene, fu questo giudizio benevolo del sommo scienziato, che disarmò i sospetti dei circoli spiriti¬ stici; por mezzo di “ John King , la immensa autorità di un Wallace fu guadagnata per sempre al neospiritualismo. Scusate se è poco!  La Niello) diventò, o già era un medium efficace, massime- in “ apporti „ di fiori : essa dava sedute in casa dei signori Houghton, dove accanto al Wallace sedeva allo stesso ta¬ volo magico il drammaturgo-spiritista Damiani di Napoli. C’è bisogno di seguire altro filone per discoprire donde sia passata ad Eusapia la suggestione dello spirito-guida “John,? (Cfr. Tomo I, pagina 1.20).  Nel 71, o giù di lì, troviamo miss Nichol divenuta la seconda moglie di Samuele Guppy, un letterato mediocre, destinato però ad essere il marito successivo di due medie potenti, giacché anche la di lui prima moglie ha inscritto il suo nome nel libro d’oro dello spiritismo (cfr. Podmo re, 1. cit., passim). Il Guppy era stato dapprima un positivista, e aveva scritto un libro per spiegare chimicamente i fenomeni spiritici (vedi Bibl., 1°, pag. xxxvn) ; ma poi, convertito dalle mogli, diventò uno spiritista ferventissimo. In allora i medi si facevano spietata concorrenza: si incolpavano a vicenda di ciar¬ lataneria (Home scagliò tale accusa a miss Cook!), si dispu¬ tavano la clientela', e... si rubavano gli spiriti. Così fu che “John, e “Katie, (non più “Kate„) passarono, forse insalutato hospite, da casa Marshall a casa Guppy ; e qui acquistarono ambedue la facoltà del canto. “ John „ cantava con voce pro¬ fonda di basso, “ Katie „ faceva gli acuti, ma il suo bisbiglio riusciva poco intelligibile. Per ciò spesso i due litigavano fra loro : “ Katie , disillusa sulle proprie abilità canore non vo¬ leva cantare, e “ John „ incollerito glielo ordinava ; e allora la poverina ci si provava, dicendo: — sì, sì ; voglio, voglio — ma la voce era chioccia e il canto falliva.  Nell’anno 72 “John King „ fece la sua comparsa trionfale alle sedute che un’altra zitella, la già citata Showers, teneva insieme con la sua domestica Elena a Teignmouth nel De- vonshire, a circa 800 chilometri da Londra ! Miss Maria era appena sedicenne, ma medium potentissima ; fu con lei che “ John , cominciò i suoi straordinari esercizi di telergia. Quando essa cadeva in “ trance , la casa era messa a soq¬ quadro : “ John „ cacciava i mobili persino in strada (tipico esempio di “ casa fantasmogena „ e inizio della carriera teleci-   “ JOHN KING „ A TEIGNMOUTH, NAPOLI, PAKIGI, ECO. 4o;>   netica ulteriore del corsaro). Per soprappiù a quelle sedute tumultuose, esaudendo i voti del Coleman, apparivamo vari “ spiriti „ : ci veniva “ John „ ci veniva “ Katie „, e ci veniva anche un “ Peter „ (?). Un astante narra d’aver veduto coi suoi occhi “ John King „ involto in una stoffa luminosa, con la testa circondata da un turbante, e vicino a lui, se¬ duto comodamente su di un sofà, il suo nuovo compagno “ Pietro „ in abito da caccia (sic!).  La data della prima comparsa di “ John King „ alle se¬ dute della Paladino in Napoli non è precisata, ma deve ca¬ dere verso il ’72 o il ’73 (cfr. Tomo I, p. 120 e seg .). Na¬ poli era in quegli anni, ed è tuttora un buon centro di spi¬ ritismo; vi fiorivano parecchi circoli privati; e in casa del prof. Capuano, detto il “ Nestore degli spiritisti partenopei „ , lo spirito di Frate Angelico (!!) dava picchi e responsi tiptici ascoltatasi mi. Infatti più tardi, in casa del cav. Ghiaia che era succeduto al Damiani nell’ufficio di “ sviluppatore „ della medianità d’Eusapia, “ John King „ si manifestava sempre in compagnia di “ Frate Angelico „, e faceva piovere rose e monete (di stagno) : ma poi i due spiriti si distaccarono, ed ora “ John „ viene ordinariamente solo.  Il gran pubblico e la immensa maggioranza degli spiritisti che non ne sanno o ne tacciono la storia, credono che John „ sia esclusivamente impegnato con la “ Eusapia ,; ina pur¬ troppo, da vecchio marinaio, egli si diletta di viaggiare .  all’Estero. Dò alcune tappe del suo itinerario.  Nel '75, a Parigi, in casa della baronessa medium Ad. van Vay il medium americano professionista Carlo Williams evocava “ John King „ene faceva vedere 1’ “anima astrale, sotto forma d’una palla luminosa che saliva e scendeva, entrava da un angolo della sala e scompariva traversando ì muri. Non basta: “ Joku „ usciva allora dal gabinetto e si mostrava bene illuminato: un astante, il Gledstanes, ne de¬ scrisse l’occhio nero e vivissimo (cfr. in “Medium a. Day- break ,, ’75: cfr. Buse, Isis dévoilée, p. 179).  Nel ’77, il medium Alfredo Firman, descritto dal Sullivan, impersonava con molto successo diversi spiriti, fra cui sua madre, due graziose ragazze che rispondevano ai nomi di Alessandrina e di Natalia , un misterioso “ Glaucm (V), e... “ John King , il venerabile anziano dell’ Al di là. Disgrazia¬ tamente questa presentazione non va scompagnata dal ri¬ cordo dello smascheramento di sir Firman: a Parigi fu sor¬ preso mentre opportunamente abbigliato si preparava a tare da “ spirito d’nn Indiano ,. Ah quelle Indie!     Nel ’77 e ’78 era ancora in voga, come medium ultrapo¬ tente, il detto Williams, che non si separava più da una com¬ pagna, medium essa pure e celebre sotto il nome di * Rita Il Williams, nelle sue serate migliori, faceva apparire “ John King „ in abito da “pirata pentito, ( i sic). Ma disgraziata¬ mente anche per lui venne il brutto quarto d’ora : una sera uno scettico astante afferrò lo spirito Charlie, e si trovò tra le mani la “ Rita , palpitante e confusa : frugalo il Williams gli si rinvennero indosso la barba nera posticcia di “ John, e alcuni metri di mussolina pel suo turbante. La delusione fu grande nel campo spiritico: ma quel signor Gledstanes sug¬ gerì che si risolvesse il dibattito, consultando in qualche altra seduta d’un buon medium “ John King „ medesimo. Come è possente la fede e come spiana le montagne !  Si parla infatti con calore di “ John „ anche nei serii libri dogmatici di Oxon, come di uno spirito ammirabile per la “ evidenza „ delle sue manifestazioni (cfr. Staixton Moses, Spirit teachings, ult. edizv p. 44), e se ne parla anche in quelli della Marryat (cfr. Bibl., I, p. xxxii). Ma il bello si è che “ John „ non si contenta di messaggi tiptici, di comu¬ nicazioni incarnatorie, di fenomenologia fisica : è pure “ psi- cometra „ ; e nel ’99, per opera del ben noto medium Peters, si manifestò alla principessa Kakadja e le ripetè la sua ve¬ ridica istoria: “ egli fu su questa terra un corsaro vissuto ai tempi della Regina Elisabet ta (1558-1603) ,! Migliaia di persone, ribadisce la principessa, lo hanno sentito e veduto in Inghilterra, ed egli è stato rappresentato più volte: alle pareti della sala maggiore della “ Spiritualist Alliauce , di Londra è appesa la fotografìa del “ repentant Pirate „ in varie pose !  Ma come alla sua gloria non bastassero i fidi spiritisti, “ John King „ gode anche credito fra i teosofi. Secondo le sette teosofiche in auge, “ John „ non è lo spirito di un pirata, niente affatto, ma di un mago, che in vita fu po¬ tentissimo. Gli spiriti dei maghi, detti Nirmanakaya , segui¬ tano a possedere le loro virtù magiche anche dopo la disin- eamazione: e forse è per questo che “ John „ smuove i tavolini e suona la chitarra... senza mani visibili!  Nel 1903 “John, viaggiava nei Paesi Bassi, e guidava il medium olandese Munstermann , dividendo bonariamente questa fatica con uno spirito collega, nientemeno che “ Abdnl- Hamid ,, l’immancabile Orientale della compagnia (cfr. in “ Het tookmshs Leven „, ’OS).  Con Cecil Husk, medio notissimo (ma discutibilissimo !)   JOHN KING „ DISPUTATO E... BURLATO   457   a grandi materializzazioni, appaiono molti fantasmi. Uno Ira i tanti, drappeggiato dalla testa alle spalle in una specie di scialle bianco, con il viso scarno, con la barba nera e lunga, e “ di tipo orientale „ (?!), mosse una sera le labbra, emise una voce forte e potente, e annunziò di chiamarsi... “ John King „ ! Il Fotherby, che racconta l’avventura, non crede alla realtà dei fantasmi se non in quanto sono “ forme eteriche „ formate dal pensiero del medium fcfr. “Ann. Se. psyeh. „, luglio ’06).  Che più? Anche il medium romano Politi, sulla cui since¬ rità corrono dubbi gravi fra gli stessi spiritisti, è riuscito ad ottenere comunicazioni o, per lo meno, la partecipazione di “ John King „ alle sue sedute (“ Luce e Ombra „, febbr. ’05). Roma non vuole essere seconda a Napoli, e visto che il Pirata elisabettiano è il più intraprendente e fortunato degli abi¬ tanti dell’iperspazio, bisogna bene sfruttarne in qualche ma¬ niera la popolarità !  Ma la troppa popolarità espone a rischio, e la soverchia fortuna trasciua ad atti temerarii. Non altrimenti si spiega la gravissima disavventura toccata a “John King, neU’8t> quando inabilmente egli si lasciò burlare e condurre a per¬ dizione da Chicot, uno “ spirito „ inventato, al quale s’era dato il nome del buffone dei re Enrico III e IV di Francia. La storiella è stata ampiamente narrata da Roberto Bracco (v. Bibliogr.,I°, pag. 151-170), nè fa d’uopo ripeterla per in¬ tero; basterà un cenno di quella burla esiziale.  Dal 1592. anno in cui morì vittima della sua impertinenza da Guascone, Chicot non aveva fatto più ridere nessuno: bi¬ sognava che lo evocassero alcuni distinti giovani Napoletani venuti nel divisamente di mettere alla prova lo ‘ spiritismo , di casa Chiaja. Sparsero pertanto la voce che in casa Goetzel avvenivano fenomeni mirabolanti per virtù di medii potentis¬ simi, specialmente del contrabassista sig. Franchi : i fenomeni erano giochi di prestigio, i medi abilissimi imitatori, e gli spiriti comunicanti, fra cui * Chicot . del tutto imaginarii. Intanto in casa del cav. Chiaja le sedute dei medii Eusapia Paladino (fisico¬ meccanica), Luisa Pellegrino (psicografo), ed Enrico Madia (psi¬ cografo) si succedevano fertilissime e convincenti.  Fra i due gruppi si venne ad un accordo : tenere sedute miste, e associando la potenzialità di tanti medii. giungere, se era possibile, alle cime dello spiritismo. E cosi fu fatto: gli spiriti del circolo Chiaia, che erano John King, un Monary (?) e un Loriani, si presentarono insieme a quelli (falsi) del circolo Goetzel : John ebbe, anzi, un colloquio animatissimo con Chicot, e si dissero vicendevolmente le loro generalità. Per mezzo dello psicografo Madia, lo '‘spirito. Chicot narrò d’avere vissuto nel secolo XVIII e di essere morto a Roma (?); e tutto andò benis¬ simo sino alla fine, cosicché il Chiaja e il prof. Capuano, presi ingenuamente nella trappola da quei burloni, firmarono il verbale autenticando in tal modo l’esistenza di... Chicot : ciò che vale, sia detto per finirla, la inesistenza di John King... sia esso un pirata, sia un J nirmanakaya „ !  Nessun dubbio che la burla non sia espressiva, ma non nel senso attribuitole dal Bracco e dal Pavoni, che se ne sono valsi per buttare ad Eusapia Paladino la taccia di eiurmatriee. La burla non vale affatto in riguardo alla realtà e autenticità dei fenomeni fìsici-meccanici prodotti da Eusapia; le sue telergie rimangono veridiche anche se Chicot era falso. 1 colloqui tra .John e Chicot significano soltanto che il primo è la riproduzione ormai automatica d’un monoidesimo di origine suggestiva, tramandato per oltre mezzo secolo dall’una all’altra generazione di medii, dall uno all’altro circolo di spiritisti.  3. Regresso mentale di “ John King , e sua psicogenesi .  Adunque, John King di Eusapia è un degradato : ha pèr¬ duta quasi ogni intellettualità; non sa più nulla di teologia, non cita più la Bibbia, non disputa più intorno a soggetti astratti, non canta, _ non suona, non parla se non per bocca del suo medium, non regala più prolumi come faceva a casa Marshall, nè fiori, come a casa Chiaia. Del resto, John si incarna ed immedesima talmente nei suoi medii da dive¬ nirne quel * doppio isomero „, quell’ “ individualità allo¬ tropica „ di cui parla elegantemente il Delanne. Lasciata la qualità assurda di Preadamita che i Koon nella loro ignoranza di preistoria (allora non nata) gli avevano attri¬ buito, egli resta, per anamnesi tradizionale, il “ corsaro del secolo XVI ma cambia carattere a seconda del medium che lo evoca o lo personifica: è giocoliere coi Davenport, teologo e profumiere con la Marshall, filosofo e baritono con la Nichol-Guppy, facchino addetto ai trasporti di mo¬ bili con la Shawers e con la Eusapia ; è giudizioso con W allace, è stupido con Ghiaia. Il suo stato progressivo di decadenza sveglia commiserazione. Che pensarne?  Guardando al suo impoverimento in Eusapia, vien voglia di pensare che John King sia ridiventato fanciullo, e che questo suo puerilismo sia analogo a quello che il De Rocn as ha visto manifestarsi in taluni ipnotizzati dietro una suggestione che li renda bambini. Il dotto colonnello chiama “ regressione della memoria „ questo fenomeno, che ogni ipnotizzatore avrà potuto facilmente produrre nei suoi sog¬ getti, e che per la psicologia scientifica non altro è se non un caso della “ obiettivazione dei tipi „ studiata da Richet. Ala il De Rociias, e dopo di lui il Bouvier, avevano supposto che con acconcie suggestioni fosse possibile far regredire la memoria dei soggetti fino all’infanzia, poi fino alla na¬ scita, indi grado grado fino a prima della nascita, traverso ciascuna delle loro precedenti incarnazioni come le ammette il kardechismo dogmatico (cfr. “ Ann. Se. psych. ’06).  Per esempio, il soggetto di Bouvikk avrebbe rivissuto o, meglio, rammentato in iscoreio e alla rovescia queste esistenze anteriori: — verso la metà del secolo XIX, essa sarebbe stata una Margherita Duchesne, morta nel 1860: — nel secolo XVIII. un Giulio Robert morto a Milano nel 1780; — alla fine ilei secolo XVII una Jenni/ Ludovic di Ploermel (il luogo della Dinorah di Mkvkhukku!) morta nel 1702; — finalmente, tra il secolo XV e il XVI, un Michele Berron morto ad Amiens. Non s’è riusciti a farle rivivere esistenze anteriori a quest' ultima.  Riguardo alle più antiche incarnazioni regressive non c’è modo di verificarle: mancano gli atti dello stato civile! Ma per la più recente, quella della sedicente Margherita Du¬ chesne, la ricerca era possibile, ed è risultata falsa. Cosicché il De Rociias, anche per uno studio più esatto su altri soggetti suscettibili a codeste suggestioni, ha finito col convincersi che le esistenze anteriori indicate in ipnosi mai furono vissute. To mi domando com’era sensato, per chiunque ha pratica di ipnotismo, credere che la “ regressione della memoria » ottenuta per suggestione servisse a consolidare l’atavico dogma della Reincarnazione!  Non la si può pertanto applicare menomanente al John King di Eusapia, il quale non fa mostra del suo puerilismo perchè, sopravvivendo, sia regredito per telepatia o per au¬ tomatismo alla sua età infantile, ma perchè, come spirito¬ guida, è il degno prodotto della mentalità “ guidata „. Piut¬ tosto si dovrebbe confrontarlo a tutti gli “ spiriti „ che hanno vissuto troppo a lungo: persino il Diavolo, questa sintesi di tutto il mondo spiritico sub-umano, anche lui, poveretto, è irrimediabilmente allenito e striminzito da quel che era ai tempi di Giovanna Féry o delle Orsoline diLoudun. È fatale: gli “ spiriti „, di cui la imaginazione dei primitivi, dei seivaggi e dei semi-civili popola l'aria, la terra, gli astri e i cieli, invecchiarlo e soffrono da qualche secolo in qua una vera moria: siano maliziosi come Namone, Mammone e Belzebù siano bonaccioni come John o sentimentali come Katie, muo- Planf° P‘ano i S1, rÌ8°lvono nelle paure dell'ignoranza, nelle fantasmagorie derivanti dall'isterismo, nei monoteismi subcoscienti e suggestivi dei medium ; si dissipano alla luce della scienza come la nebbia al sole. Les Esprits s’en vont! di (ari°SISSlmo’ Per n°n dir altro, il ragionamento specioso  Kimr esiste" EL'r':i_- iSe n'ente C‘ ha Provato che John Pb/„ t ' nlent® c‘ ha P01 provato che egli non esista „ V*9ch 7 P; 5p4)- Debbo semplicemente supporre che ÌniStì'U,0i1S1ChlC1Sta n°D abbia saPuto sondare nella psiche dello spirema Cercare abbastanza neUa storia allegra   Le conseguenze psicologiche di questo accoppamento di uno spinto-guida „? Eccole:  John King è un io secondario, una personificazione oni- nca, in tutti 1 medi che inspira o che guida;  — è stato inventato in America per un’autosuggestione  di ignoranza storica ; 6  — si è propagato. ed è passato da un Continente all’altro, da un medium all altro, per mimetismo;  - si svolge in ciascun medium per suggestione d’am¬ biente, per invidie ed emulazioni professionali, per falsifi¬ cazione impudente; v  ~ quando è sincero, si ripresenta a ciascun nuovo at¬ tacco medianico per automatismo ;  — la sua sopravvivenza è una credenza di origine ata¬ vica e mimetica ; 6  . la ?uo personalità palesa la miseria e il puerilismo della imaginazione subliminale ;  — la sua variabilità personale dimostra che le personifi¬ cazioni medianiche sono trasformate dal prisma cerebrale cne le rifrange;  ~ }a s.*la s°i'te infelice ci lascia presumere quella di Spiritismo6 C0USlmi11 Pers°nificazioni su cui si fonda lo   I romanzi subliminali  e la psicologia scientifica.  Le “ comunicazioni meccaniche „ e le presentazioni fan¬ tomatiche della Paladino sono così elementari , discontinue e inintellettuali, che un abisso sembra separarle dai “ mes¬ saggi „ dei Magni Spiriti che ogni tanto si fanno sentire vivi, col tavolo o con la psicografia, nell' “ Altro Lato „, e dai coordinati e spesso eleganti prodotti della coscienza subli¬ minale che crea i “ romanzi „ ultraterrestri e storico-palin- gnostici delle Van Vay, delle Smith, dei Forsboom, delle Smead, delle Weldon, e in generale dei medii acclamati in casa Nokggeratii o nei circoli spiritici ortodossi.  Eppure, lo schema è, in fondo, sempre il medesimo ; solo ne variano il rivestimento, l’arricchimento, le efflorescenze onde ogni singola fantasia mediumnica, ricca o povera che sia, empie i vuoti tra le linee della intelaiatura o ricama a risalto la tela che serve loro di sostegno. Ma basta che rocchio sagace del psicologo, e sopratutto del psicopatologo, vi si fissi per scorgerne la trama grossolana e uniforme.  Lo so bene : a prima vista, par difficile assomigliare le gesta funamboliche di un “ John King „ o i semplici pateticumi di una “ Katie King „ alle rivelazioni astrofisiche dello * spirito Galileo „ o dello “ spirito Humboldt „, ai poemi dettati dallo “ spirito L. Ariosto „, alle romantiche vicende della indiana “ Principessa Simandini „. Àncora più lontane da tanta miseria sembrano le sublimità poetiche prorom¬ penti dalla subcoscienza di Carlo Hugo sotto la suggestione del suo gran genitore, all’isola di Jersey, quando venivano a inspirarlo col tavolo 1’ “ Ombra del sepólcro „ oppure alcuni simboli astratti chiarissimamente Vittorhughiani, come il “ Leone d’ Androide „, il “ Romanzo ,, 1’ “ Idea „, o “ La Morte „ (G. Bois). Queste inspirazioni mostrano che l'anima è profonda: eppure, la profondità non scende oltre la capacità del cervello umano, nè oltre ai dinamismi assegnati dal¬ l’Evoluzione bio-psichica alla sostanza nervosa.  Certo, la tribù dei “ King „, quantunque rappresenti in questi ultimi cinquant’anni tanta parte del commercio tra il Mondo di Qua e il Mondo di Là, è stravinta in potenza mi- mico-ra&gurativadai “ Cesari „ dai “Santi lgnazi da Lojola, dai Robespierre , e dalle “ Marie Antoniette „ che si muo¬ vono dignitosamente e artisticamente impersonati in altri inedn incarnatori. E certo, le stamburellate e i sussulti tip¬ ici del “ Nirmanaltaya d’Eusapia „ sono un nulla rimpetto alle esecuzioni musicali e coreografiche delle belle medium JNjdia e Maddalena. Lo so benissimo; e ne veggo e ne ap¬ prezzo la distanza: ma non mi lascio impaurire dalle grida ostili degli adepti, che forse se ne diranno offesi. Io penso e scrivo da alienista e neuropatologo qual sono, che tra quell imaginoso mondo dell’Al di là e il povero nostro mondo terrestre un ponte solido sotto i nostri piedi ih gettato dalla scienza psicologica, non solo supernormale, bensì anche normale, massime mitosociologica (folklore) e dalla anormale, massime patologica (psichiatria).  La mia critica si rivolge allo “ spiritismo „ in blocco, non facendo distinzione, sotto questo punto di vista, tra il dogma (davisismo, kardecismo) e lo spiritismo-ipotesi (battezzato, per opportunità come “ psichismo „). Hanno un bel dire quelli che ci vorrebbero persuadere d’adottare lo spiritismo almeno come ipotesi di lavoro „ : no, signori miei, il vostro spi¬ ritualismo chimerico, estratto dai fatti di mediumnismo, non e che una riduzione del vecchio kardechismo; e ne conserva la fisonomia o, se volete, lo scheletro; e i suoi corifei sono ancora i medn ad incarnazioni più o meno romantiche Ci serviremo di costoro come di strumenti, ma le loro fisime e halle neo-spiritualistiche non ci guideranno più nell’interpre- tazione dei fatti. r  Verissimo che certi spirito-psichicisti odiernissimi, ve- (tendo la mala parata, gettan via come cenci le “ comuni- «azioni intellettuali „ delle Smith e delle Smead. senza neppur pm degnare di uno sguardo le “comunicazioni meccaniche „ delle Eusapie e dei Politi. Ma purtroppo anche nella sfinge Eleonora Piper, il cui « mistero . rimar¬ rebbe indecifrabile „ dalla scienza psicologica e perfino dalla metapsichica, la continuità della fenomenologia spiri¬ tica dal falso “ Dr. Phinuit „ al reduce spirito del “Tr. Hodgson e evidente: nè valgono le sottili distinzioni del prot. Htslop per separare le ingenuità fanciullesche della prima spintificazione „ dai sibillini messaggi della seconda reduce personificazione.  Di tanto è atavica o tolomaica la cosmologia a più sfere dello spiritismo e dello spiritoccultismo, di quanto è antro-   l’epos del mondo spiritico   463   pomorfico e volgare l’Epos dei suoi personaggi ultramon¬ dani. Costoro — 1 ho detto — sono per lo più doppii in¬ tellettuali e morali del medium. Per ciò che è intelletto, su mille “ comunicazioni „ delle Intelligenze occulte a fa¬ tica se ne incontra una che al riceverla o al leggerla non faccia smascellare dagli sbadigli o sorridere di compassione, tali e tante sono le banalità, le sciocchezze, le incongruenze, le “ presuntuose corbellerie „ (frase di St.-Mosss !), onde sono composte. E per ciò che è condotta o azione o virtù, tutte le 1 Entità occulte, sono il riflesso dell’antropomorfismo più comune, anche quando si presentano con nomi sonori.  Vi sono indubbiamente dei casi, in cui questo riflettersi della personalità del medium in quella delle sue creazioni subliminali sembra mancare del tutto: ma sono rarissimi, e bisognerebbe consegnarli uno per uno alle morse spremi- trioi di uno psicologo di razza, come Tu. Floiìrnov , o Pietro .Tanet, o Sion. Freud, o Morton Prince : che cosa ne sprizzerebbe fuori e che cosa ne rimarrebbe? Ne rimar¬ rebbe quel tanto che, sotto le indagini d'uno psichiatra acuto come Jung, s’ò trovato nelle insulse fantasticaggini del medium S. 3L W**, o quel tanto che lo stesso psichi - cista Hyslop s’è veduto restare tra le mani frugando seria¬ mente nel povero romanzo spiritico di M. Smead.  Nessuno fra i psiehicisti e io, credo, fra gli stessi indul¬ genti propugnatori dello spiritismo-ipotesi, prende più sul serio le grandi comunicazioni in cui, fino a pochi anni fa, si soleva sentire 1’ ‘ eco sublime dell’Infinito „.  Spogliando le effemeridi spiritistiche ho raccolto una lunga lista di ‘ spiriti comunicanti , : per rivelarci tutta l'assurdità dello spiritismo classico basta che scegliamo a caso alcuni nomi. — Per esempio, fra le (traudì figure della storia religiosa si è osato evocare Mose, il profeta Daniele, Càkya-Muni, ilBudda, S. Giovanni Battista, Gesù Cristo (!), S. Giovanni l’evangelista. San Pietro, San Francesco d'Assisi, Lutero, Calvino, S. Ignazio di Loyola... ; fra i personaggi storici, Nume Pompilio, Bruto, Giovanna d’Areo, la Clairon (attrice del secolo XVIIJ), la Pom- padour, il convenzionale Couthon, l’Abate Grégoire, Saint- Just e altri, la Théroigne (l’attrice che rappresentò la “Dea Ra¬ gione ,,), M.lle Lenormnnd (famosa indovina e chiromante du¬ rante la Rivoluzione)...; fra i filosofi, Pitagora. Socrate, Ipazia, Abelardo, Rousseau, Voltaire, Diderot. Lamennais, Mamiani...; fra i rìsionarii e ciarlatani precursori, Swedenborg, Cagliostro, Mesiner. e... Allan-Kardec... Come prendere sul serio tutti questi reduci dall' A 1 di là ? Ce lo insegna un’autorità cara agli spi¬ ritisti. lo Sta inton- Moses . “ L’abuso dei grandi nomi è uno dei fatti più sospetti, sopratutto quando loro si attribuiscono le presuntuose corbellerie, le ampollose volgarità e le inutili cianeie di cui si intessono le comunicazioni tiptiehe e psico¬ grafiche „ (cfr. Spirti Identity).  È vero che talvolta, a dimostrazione della loro origine subcosciente, i sommi Morti parlano pedestremente, come è accaduto a “ Dante , quando si è manifestato ad un austra¬ liano sig. Smith (“ L. e 0. „ ’04, p. 230): ed è pur vero che i grandi Defunti si rivelano senza accenni alle loro oc¬ cupazioni abituali, come il pittore “ Giovanni Segantini „ che per opera del medium Fulton ha parlato molto di filo¬ sofia, ma non ha disegnato affatto (“ Harb. ofLight,, ’04). Però d'ordinario “ Dante „ si rifa vivo con terzine, lo * Sca¬ ramuccia „ con buffonate, e “ M. de Staci „ con discorsi so¬ nori: il subliminale di certi medi presenta a quel modo i suoi personaggi onirici per renderli riconoscibili, nè si dà la pena di riflettere sempre che i poeti in vita non fanno solo dei versi e i filosofi non solo delle meditazioni peripa¬ tetiche, mentre ai buffoni dei re di Francia spesso le lagrime troncavano il riso.  La venuta degli “ Spiriti Magni . subisce le vicende della moda: essi si manifestano a ritmo, come tanti sonetti a rime obbligate. Quando era ancora grande la fama di Frax- cklix e di Byron, venivano l’inventore del parafulmine e il cantore di Manfredo : questo fu l’ultimo strascico del roman¬ ticismo tubercolotico ed epilettico tramontato, per fortuna per i vivi, verso il 1840-50, trapassato fra i morti dopo il 1850: l’Al di là è sempre il prodotto della cultura popo¬ lare, che è in ritardo su quella àe\V élite sociale. Poi, col fiorire del naturalismo, fu il turno di “ Humboldt „ defunto da poco (Van Vay), e del glorioso nostro * Galileo „ perchè il medium era un assistente d’osservatorio (Flammarion). Muore Gounod? Eccolo rivelarsi alla Weldon, ma non come musicista, forse perchè essa non sa di musica, bensì come “ poeta „. Ho già accennato al Segantini... Ogni personaggio illustre non passa da questa vita senza vedersi costretto a tornare dopo poco a battere ai tavolini o a fare scorrere la “ tavoletta „ autoscrivente: è una punizione che l’ima- ginazione del Divino Alighieri non ha saputo vaticinare a sè stesso ! Però fra gli eroi popolari ve n’ha di prediletti dai medii ed altri no : “ Washington , furoreggia sempre di là dall’Atlantico, mentre da noi “ Garibaldi , preferisce dor¬ mire a Caprera i suoi sonni soltanto funestati dai dissapori e dai pettegolezzi della sua famiglia. Tutto ciò ai nostri posteri parrà stupido e incredibile- eppure, è scritto a lettere cubitali nella storia dello “ sdì- rituali sino moderno .. Già, “ moderno,!, e, per giunta  sperimentale .11 La cosa è tanto chiara, che le personalità sporadicamente rivelante neUa “ trance , con quei nomi è con quei discorsi magniloquenti, sono adesso la folla-zavorra che minaccia di colare a fondo la nave dello spiritismo.  Conosco una signora intelligente e colta, medium scrivente ottimo, che ha scritto non so se romanzi o tragedie sotto la inspirazione di Akss Manzoni,,, e non osa pubblicarle col nome suo per paura che la si supponga plagiaria o discopri- tnce di scritti inediti del grande Lombardo.  Ma 1 psichicisti non hanno questi timori: per essere con¬ seguenti tacciono sul significato intimo dei sogni e aneddoti spintici, oppure hanno, come M. Sage, il coraggio di ripu¬ diare la medianità delle Elene Smith, appunto perchè oi è dentro troppo ‘Cagliostro, e c’è troppo Indianismo spurio. Io direi, anzi, che una reincarnazione mediumnica troppo insistente, una personificazione onirica troppo romantica, mette oggi m sospetto. Un medium incarnatore corre il rischio d essere appajato a una visionaria qual’èM "'Couèdon suoi attacchi isterici di profetismo si incarna nell Arcangelo Gabriele , e da responsi con voce alquanto piu grave della sua naturale, e in falsi versi tutti imbecil- lescamente rimati in é o in er, come i seguenti:  aJncfL* X*?f * M"" °“a *“» — -  u A- Rome tu vas étre appelé,  “ Par un personnage tu es protegé,  « T„une r.0bbe couleur du sangje le vois habillé;  . lu va beaucoup voyager,  Et par là tes ennuis seront de courte durée, ecc.  m<ldre ^ Mede Ma taumatur9a se una sua  ^ Faut pas te tourmenter,  « fon enfant va mieux aller (bis).  Je vais le soigner.  Et quand tu vas entrer , (-'h ! tu seras etonnée Uu changement qui sera operé, ecc.  Bambocciate poetico-mistiche, di cui gli alienisti veggono Uouclu, Psicologia e Spiritismo, n. ^   ogni giorno esempi nei Manicomi, fra i paranoici e i dementi precoci ! Certo, che lo spiritismo odierno le ripudia, ma ciò non di meno esse hanno psicogeneticamente lo stesso valore dei messaggi , non più di “ arcangeli „ , di “ demoni „ , di “ eroi „ o di “ disincarnati di genio ma soltanto di disin¬ carnati comuni. Il “ Gabriele „ della Coiiédon va nel mondo dell’ Ultrasensibile a braccetto coll’ “ Alfredo „ e con la “ Maddalena „ del medium Politi, collo “ Stanislao Volpi „ della medium sig'“ Ponzoni, e coll’" Arnaldo „ dell’altra me¬ dium sig"'k 0. de S. decantata da un bollente Achille (offen- bacchiano) dello spiritismo meridionale.   *  L'infantilismo psichico domina, dunque, inesorabile tra gli inspiratori dell’Al di là, tra gli amici dell’iperspazio pro¬ creati nell’ officina della subcoscienza. Già, questo tatto si scorge nei sogni, che sono il primo gradino nella scala sub¬ liminale del Myers : lo si scorge poi anche nelle personalità multiple degli stati alterni di coscienza d’origine isterica ; nè manca nei metabolismi di personalità dei paranoici. Lo Schupp, che al Congresso psicologico di Parigi mise innanzi, a difesa della ipotesi spiritica, questi esempi di ego duplex o triplex, come se ciò bastasse a dimostrare l’arrivo e l’in¬ gresso di codeste * coscienze „ diverse dal di fuori, s’è di¬ menticato tutto un capitolo ormai solido di psicopatologia.  Molti dei grandi medi incarnatori o presentatori di fantasmi si creano uno spirito-guida fanciullo per giustificare la or¬ dinaria scipitaggine e puerilità dei loro messaggi.  Per bocca della celebre Mme Thomson parlano o per le sue mani scrivono tre personalità spiritiche: una “ Mrs Cartwìght „, antica sua maestra di scuola, una “ Mme Z. „ ed una sua bam¬ bina ‘ Nell;/ „, morta in tenera età (M’ Veukàll). — lu Maria Barmes si incarnano otto o dieci “ disincarnati un “ Hutto ,, una ‘ Mary Nick , una * Mary Ann ,, un “ Tarn' a Darli ng „ (?), un giudice * Uneza „ (?), e fanno a gara per inspirare sciocchezze atossiche alla medium, cosicché il Dr Wilson pensa che avvenga in essa durante la 'trance, una dissociazione fra strati profondi e strati superficiali della corteccia cerebrale (“ Proc. S. f. p. R. „ ’05), precisamente come si crede avvenga nel cervello dei dementi precoci (Alzheimer I. — E forse è per un consimile dissesto funzionale transitorio che Miss Beauchamp di Boston si vede occupare la sua subcoscienza da due personalità liti¬ ganti tra loro, una ‘ Sally „, nemica giurata della medium, che ne deve sopportare dispetti ed ingiurie, ed una "X...,. apparsa soltanto in sèguito, che ne prende le difese (MortonPhince). — Citerò ancora il Miller, il medium oggidì in maggior fama quale evocatore di spettri: in una seduta a Parigi egli è riu¬ scito a presentarne una ventina, fra i quali, oltre a due più v meno riconosciuti da qualcuno dei presenti, sette sconosciuti dall'assemblea, due defunte illustri per ragioni diverse, la “ Blawatski „ e la “ Luisa Michel . (?), un ‘ DrDenton „, e i due suoi spiriti -guide abituali, un “ Giuseppe , e la immancabile fanciulla, la * graziosa Betsy „. In altra seduta il Miller presentò «lue sorelle ‘ Fox „. il ‘ Prof. Denlon ., ‘ Mona, regina dell'A¬ tlantico , (!!!) e ‘ Betsy „. È quest’ultima che dà sempre il tono alla rappresentazione.  Ho anche notato in qualche punto di queste mie Note la strana frequenza di Indiani, di Orientali, di Bramini e di Fakiri in tutta questa popolazione dell’Oltre-tomba. Vi è del¬ l'India coi fakiri e del Bralimanismo con Càkya-Muni, in quasi tutte le pagine liriche della Survie della Noeugeratii ; e ahimè ! si deve pagare questo tributo all’Oriente, perchè là è la patria sacra dell’esoterismo con cui lo spiritismo, hn dal suo nascere, s’è accompagnato.  C'è V Abdullah della d’Espérance; c’è “ V Abititi- J/umid „ che si alterna con " John King , alle sedute dell'olandese Mun- stermann. A Villa Carmen, colla medium Valencia Garcia, da¬ vanti agli occhi di Richet s' è plasmato “ Bten-Boa un k uomo di lm 85 ,, dall’andatura lenta e maestosa, dai gesti solenni, dalla barba nera, dagli occhi nerissimi ,, coll’elmo in testa, ma anche coll’inevitabile turbante: e chi fu in vita? Fu un bramino, gran sacerdote a Golconda. durante il XVII secolo. E con lui la non meno immancabile personalità puerile, la “ Perlette e poi 4 Phygia , (?), e poi ‘ Zina „ e poi “ Abd-el- Kader , nientemeno!. l’Arabo che s’appaia sempre coll’Indiano.  E quando non provengono dall’India orientale od Asiatica, sono per lo meno delle “ Indie occidentali , scoperte da Co¬ lombo: ossia Indiani d’America. Nella folla di spettri incar¬ nati o materializzati dai medi Americani c’è spesso, se non sempre, 1’ 4 Indiano gigante , : anche il “ I)' , Slade ne aveva due, uno di bassa estrazione chiamato “ Owasso „ che sapeva l’inglese, e l'altro, un “ Gran capo „ che non lo sapeva e si alternava nelle incorporazioni con un “ Dottore Scozzese „ !  Questi accenni al misterioso Oriente ed al segreto rituale scendono dall'alto nella coscienza subliminale, che li rumina silenziosamente nelle sue cripte, li elabora, e al momento del sonno autoipnoide li ejacula, come razzi spontanei, fra i sogni del medium, dove, ripetendosi, si sistemano, si organizzano, si cristallizzano. Poche notizie derivate da una coltura superficiale e frettolosa, o informazioni giunte dai margini della coscienza superiore bastano alla bisogna : la ima¬ ginazione subconscia li associa poscia a modo suo, li feconda, li complica e ne costruisce i suoi “ romanzi spiritici E sono sempre i medesimi elementi : e sono sempre, o a un di presso, gli stessi episodi, come nelle epopee cavalleresche della Tavola Rotonda o nella favola ancora più vecchia del Renard e Canteclaire. Noi, ordinariamente, vi troviamo : un ciclo astro-planetario, un ciclo palitignostico-romantico, un ciclo genealogico-aneddotico-, i primi due elaborati sponta¬ neamente, il terzo, sotto il nome di “ regressione della me¬ moria ,, rivelato sopratutto con la suggestione ipnotica (De Rochas). Nei casi completi esistono, più o meno chiari, tutti e tre; negli incompleti, che sono la maggioranza, or l’uno or l’altro dei cicli è più sviluppato, oppure l’elemento tipico viene sostituito da altri consimili o equivalenti.  I. NeH’esempio classico di Elena MiUler-SmiV/i — che tutti conoscono — il cielo planetario si aggira principalmente tra la Terra e Marte, e poi tra la Terra ed Urano. 11 ciclo palingno- stico-romantico fe doppio, e si compie in Francia all'epoca della Rivoluzione, e in India nel secolo XVI: i personaggi del sogno, oltre ai Marziani, sono Cagliostro, Maria Antonietta (probabil¬ mente per suggestione dei romanzi di A. Dumas sul processo della Collana ¥), la principessa Simandini (forse per suggestione di qualche vecchia lettura . 11 ciclo aneddotico, quasi abortivo, consta della rievocazione di ricordi individuali antichi, concer¬ nenti persone conosciute probabilmente nell’infanzia o, come il vecchio parroco, sentite nominare in famiglia (Floubhoy).  II. Nella signorina S. W**, quindicenne, fortemente in¬ sidiata da eredità morbosa, un po’ rachitica nel cranio, note¬ volissima medium a incarnazioni, con crisi grandi o crisi piccole di sonnambulismo isterico e di emisonnamhulismo, lo spirito guida è suo ‘nanna,, ma gli si associano un ‘sigi. /<***, fra¬ tello di un giovanotto che faceva troppo il galante alle dame in seduta, un “ Ulrico di Gerberstem . parlante in vecchia lingua tedesca, e sporadicamente altri “ spiriti r. L'io sonnambulico della W" si affaccenda in un inviluppo di cicli ; viaggia nel¬ l'interspazio astrale: i suoi spiriti sono * abitanti degli astri essa visita, ben s’intende, Marte, e come la Smith ne descrive le genti in forme bizzarre, con macchine da volare, ecc. Il ciclo storico s’aggira confusamente attorno a ‘ Napoleone , che abita in Marte (il guerriero!), attorno alla Frederiea Kauff, la veg¬ gente di Prévorst, attorno a Swedenborg l'illuminista, poi sale a ‘ Nerone „ all’epoca del quale la W" fu una giovane cri¬ stiana morta vergine e martire. Il ciclo palingnostico b, qui, assai  ricco, ma caotico: la W** è stata anche una ‘ ebrea „ ai tempi del Re David: poi si pretende sorella di ‘ Katie King „ come ‘ John King , è suo fratello, e così per mezzo dei ‘ King » la  medium svizzera si imparentela . con la Eusapia Paladino!  Suggestionabilissima , la W*‘ assorbe tutto ciò che legge o ascolta, e lo getta nel crogiuolo del suo sogno medianico (Jung).  III. La signora Smead, medium di Boston, ha elaborato anch’essa nel suo subliminale uno scipito romanzo astro storico.   Due abitanti del pianeta Marte secondo disegni eseguiti dalla medium sigr* Smead (Hyslop).  (Prova di infantilità ancora più. evidente di quella riprodotta addietro e appartenente allo stesso «ciclo marziano*. Da raffrontare con le figure umanoidi eseguite dai nostri bimbi].   Il ciclo planetario cominciò ad accennare a Giove, ma poi, sotto la suggestione dei recenti popolari articoli sulle scoperte in Marte (Schiapparklli, Percival Lowkll), s’è portato in questo pianeta : la veggente (?) ne descrive le case, gli abitanti (v. fig), i costumi, le barche aeree, gli orologii... Ma il suo ‘Marte,, i suoi Marziani , sono meno differenziati dagli umani che non siano quelli della Smith; il suo ‘ linguaggio marziano ,, ancor più di quello di ‘ Esenale ,, è un parlar negro, dove ricorrono le strop- piature filologiche degli idiomi terrestri (p. es. mar, uomo, dal “male„ingl.; emerincenzen , Equatore, da ‘eoli,, metà; frain,  pane, da ‘ finii n „ eco.). Il ciclo storico è semplificato : chi si pre¬ senta è un * Hurrison Clarke i„. tipografo, soldato, morto nella guerra di secessione; ma le notizie che dà di sfe questo disincar¬ nato sono erronee ; egli si giustifica con sotterfugii bambineschi.  Accanto all’ “ Harrison , , che è una personalità secondariasi- mulata, vengono altri * comunicanti ,, nei quali, ciò nondimeno, I'IIysi.op , da cui tolgo tutti questi dettagli, crede di scorgere caratteristiche spiritiche più autentiche (! !) di quelle dei per- sonaggi onirici della Smith ; egli arbitrariamente separa il falso dal vero nella mediumnità della Smead, attribuisce a costei facoltà evocatone di “ disincarnati , realmente vissuti, e la colloca in mezzo tra la Smith, che ripudia, e la Piper, in cui vanta la quintessenza dello spiritismo. Ecco un modo curioso di logica, che abbandono al criterio del lettore!  IV. La nobile medium. Donna Marinila Alice de la Correa, di cui ha parlato Soitza-Couto al Congresso del 1900, ha, tra molti altri sogni abbastanza analoghi a quelli della Smith, il suo ciclo planetario (‘ C. - r. Congrès „. ’02, p. 211).  V. Carlo Bailey, se non è totalmente un falsario, ha pure il suo ciclo storico, solo ne ha spostata la sede nella America- precolombiana, 11 suo spirito-guida è un ‘ Prof. Robinson „ ar¬ cheologo, che gli fa rivivere l’epoca degli Aztechi e Toltechi del Messico, degli Incas del Perù : poi con salti mortali traverso l’Oceano, probabilmente passando per la leggendaria Atlantide, se non pel Pacifico, lo trasporta fra i popoli asiatici della Meso- potamia fioriti 6-7000 anni pr. d. Cristo. Nel ciclo palingnostico (forse simulato V) compaiono i soliti spiriti orientali, un ‘Selimr, un Abdul „ , un parsi ‘ Ciandazan „, e, a coronar l’opera, il solito 4 Prof. Denton ,, che ritengo possa essere l'inventore delle impronte medianiche su paraffina. Si noterà l’analogia con le evocazioni abbastanza dubbie del suo collega, il Miller.  VI. 11 medium Lay-Foncielle incarna uno spirito superiore chiamato Julia, che è 4 cristiano ,, ed in rapporto con tutte le famiglie spirituali superiori, particolarmente con quelle coman¬ date (da Dio?) al governo generale del pianeta Terra.  E basti. Gli esempi addotti mostrano che dei pianeti il preferito dagli “ spiriti , è Marte, ma anche gli altri corpi  astrali non sono trascurati; Urano, Giove, Mercurio . La  Van Vay fu condotta spiritualmente in Mercurio dallo spirito di “ Humboldt , e ne tornò con la descrizione di quella fauna: i suoi disegni rappresentano delle specie di gatti dal lungo pelo arruffato e dalle orecchie a coniglio, con una mescolanza di caratteri zoologici che rivela la origine sua da sciocche associazioni subcoscienti di sogno (cfr. in A. Bastian, loc. cit.). Questa tendenza astrale tradisce sempre l’antico concetto precopernicano, rimasto nei bassifondi della co¬ scienza dei popoli occidentali: è un sostitutivo del “ Cielo , ed è un equivalente del “ Paradiso „.  La letteratura romantico-spiritica si giova di codeste aspira¬ zioni ‘celestiali,. Urania e Lumen di Flammabion sono repu- tatissimi e popolarissimi in Europa. In America lo è adesso un libretto per ragazzi: Stella ’s Adventures in Star land, con intro¬ duzione astronomica di Elbbidgk H. Sabia (ed. Des Moines, Jowa): l'eroina va in cerca di avventure in Mercurio, in Venere, in Marte, in Nettuno, e porge curiose notizie su di una ‘ scuola , in Venere, che speriamo non sia... venerea. Tutta questa pro¬ duzione pseudo-spiritualistica, buona a leggersi dai ragazzi, fa¬ vorisce la corrente spiritica, fomenta l’insorgere dei cicli astrali nella subcoscienza dei medii, ma non merita d'essere nennco accostata alle stupende creazioni di un Vernf. o di un Wells, dove la coscienza superiore manifesta la sua grande superio¬ rità sulla inferiore. All'insipido romanzo marziano della Miiller- Smith ogni buongustaio preferirà la Certa inty of a future Life in Mara del Guatala e.  Un gran numero di questi prodotti mediumnici sembrano componimenti scolastici, imbastiti di reminiscenze. E già il Mykrs, analizzando le Lettera frotn Julia edite dallo Stbau (Londra, ’97), aveva dovuto riconoscere la estrema rasso¬ miglianza tra le “ comunicazioni automatiche „ di Moses, della Piper, ecc. con tutti i migliori romanzi sullo stesso argomento della vita ultraterrena, ma anteriori alla esplo¬ sione dello spiritismo : per es. le storie mistico -occultistiche di Lawrence Oliphant, la Seraphita di Balzai-, lo Zanoni del Bulwer-Litton, ecc. ai quali sarebbero adesso da aggiun¬ gere l'Anima di IAUie di Mf.ry Corellt, VAmias Frigoulet di Mab (pseudonimo della sig” Bosc), ecc. tutte figliazioni evidentissime della letteratura swedenborghiana o illumi¬ nistica. C’è pertanto da credere in una suggestione o mi¬ mesi più o meno conscia dai romanzieri ai medi: e la ragione messa avanti dal Myers, che cioè si tratti di sem¬ plici analogie , non di imitazioni letterarie, perchè “ gli spi¬ rili ci comunicano ciò che è vero, e i romanzieri imaginano ciò che è vero ,, attesterà bensì il candore di convinzione nel teorico del subliminale, ma non farà molto onore alla sua logica superliminale.  Nel periciclo della celeberrima Piper — il campione grani¬ tico del neo-spiritualismo — manca o non è esplicito l'elemento astrale : ma la sua medianità, che nacque per vero contagio psichico da visite ai medii signora Orsat e signor Cocke o Cook.^ha il suo ciclo storico-pulingnostico nello spirito-istrut¬ tore Dr. Phinuit medico francese, morto in altro secolo, e derivato per suggestione degenerata dallo spirito ‘ Dr. Finny , del Cocke; in Sebastiano Back, il grande musicista tedesco del sec. XVIII; in Loretta Ponchini, una cantante italiana, che poi rimase soccombente davanti all'invasione del Phinuit. , come questi è stato a poco a poco surrogato da Giorgio Pelham, che lia seguitato però a comunicare nello stesso stile e con le iden¬ tiche imagini (cfr. I’omo II, p. 157). Non manca l'elemento eso¬ tico e infantile nella (Monne, giovane Indiana (non dell’India asiatica, bensì una Pelle Rossa!).  Ma tutte le primordiali personalità secondarie, sorto per eso- suggestione nella Piper, furono respinte nell’ombra, come acu¬ tamente osservò (juolielmo .1 amks, quando ella arrivò a conoscere gli io secondari i di Oxon (St. -Moses) e ne senti la maggiore potenzialità medianica: allora, nel suo subcosciente si originò il solito intreccio del suo mondo spiritico con quello di Moses, e comparve Rector, ricopiato dalla pneumatologia del retore di Oxford. E il medesimo procedimento di mimetismo psichico, per cui anche la Zurighese signorina W** innesta nel suo far¬ raginoso romanzo la Katie King, che ha copiato dalla Florence Cook e... da E u . sapi a Paladino; ed è pur sempre il motivo iden- tico pel quale E usa pia copia con * John * il piccolo mondo spiritico della Cook-Corner degli anni giovanili. A sua volta Rector e Imperator di St.-Moses. imitati dalla duttile imagina- tiva della media di Salem, non sono altro che rimembranze letterarie di quello a Spiritus rector „ o dominante, con cui gli alchimisti medievali indicavano la forza naturale capace di pro¬ lungare la vita umana e di trasmutare i metalli.  E sia pur vero che sono tutte mimesi meccaniche e remini¬ scenze^ ossia inconsapevoli richiami e automatismi onirici del subliminale, non ricordi evocati ad arte, n'e agguati della co¬ scienza vigile; ma sono anche reminiscenze di concetti atavistici e ritmi di idee popolari che emergono negli attacchi di sonno mediumnico, perchè la coscienza superiore, o poco evoluta, o autosuggestionata dall abitudine, le aveva assorbite avidamente.  Per ine, psicologo, il lato più meraviglioso è questo, di psichicisti come 1 Hodgson e I’Hvslop, i quali, dopo diciotto anni di frequentazione e dopo centinaia di sedute, non Scor¬ gono codesti legami psicogenetici dell’ “ Al di là „ nella epopea subliminale, abbastanza misera, della loro eroina. Eppure, bastava conoscere i lavori classici di Maubt, Car- penter, Delboeut, Sputa, De Sanotis, Tissik... per com¬ prendere e apprezzare le origini di tutte quelle poetiche e spesso caotiche invenzioni dall’attività soraniatrice dei medi. La sig."* Fbank-Miller ci ha dato un modello di indagini psicoanalitiehe sulla derivazione delle sue creazioni oniriche   DISPOSIZIONI LUDICHE DEL SUBCOSCIENTE   473   da ricordi della giornata: anch’essa aveva fra i personaggi onirici l’ immancabile elemento esotico , l’azteco o indiano Chi-wan-to-pel, nato per suggestione, e che equivale agli Ab- dullah, alle Chlorine e ai King del medianismo militante (v. “ Arch. de Psychol. „, ’06, Y).  Che dire poi della bambinesca maniera di comunicare degli spiriti Piperiani? Bisogna ‘‘parlare alla titano della medium „ (sic!), altrimenti non si ottiene risposta. Perocché non è esatto ciò che scrive il Dr Visani-Scozzi, che gli spiriti comunichino telepaticamente mediante il cervello dei medi : no, sarebbe un modo troppo elevato pel subcosciente di un medium, di concepire i suoi rapporti eoH'Ultrasensibile. È proprio la “ mano „ che impersona lo “ spirito „ ed è la “ mano „ che bisogna interrogare, come è il tavolo d’Eusapia che si prega e si eccita con le nocche affinchè risponda. 0 non è nel “ dito mignolo , della Smith che si incorpora il suo Leopoldo- Cagliostro, il quale ne agita in aria la piccola e rosea punta per segnare le lettere dell’alfabeto onde si com¬ pongono i messaggi (Flournoy)? Scene da commedia e giuochi da bimbi !   E la psicogenesi delle comunicazioni e presentazioni, siano intellettive, siano meccaniche o teleplasmatiche, che bisogna investigare: e la psicopatologia e la psicologia anormale ci dànno forse la chiave per aprire quasi tutte le porte del Mi¬ stero. L’isterismo sta là in nascondiglio, nelle latebre del subli¬ minale, per trascinarlo seco nelle sue disposizioni ludiche.  Come l'ipnotizzato acconsente a seguire con docilità le imagini o idee che gli infligge il suo suggestionatore ; e come nel sogno ipnotico provocato la fantasia, schiava della prima suggestione, giuoca con gruppi associati di idee ed imagini; e come l’isterica, abbandonandosi ai capricci della sua ima¬ ginazione, si diverte a inventare e a simulare fino a smar¬ rirsi nelle concatenate menzogne della pseudologia fantastica; così il soggetto in autoipnosi mediumnica crea subconscia¬ mente i suoi sogni macabri e i suoi romanzi astrali. Ma purtroppo una rigorosa analisi di tutte codeste creazioni ne rivela la inconsistenza, la infantilità, la ristrettezza, il lato grottesco e inintelligente.  Ipnotismo, isterismo, mediuinnismo si sono strettamente legati a condizioni fisiopsichiche, che rappresentano un re-   474   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, II   gresso della mentalità verso il tipo infantile, contraddistinto sopratutto dal dominio della fantasia, dalla deficienza del criterio, dalla elementarità della logica, e dalla disposizione al giuoco, nel quale si realizzi una vita di sogno ad occhi aperti o semi-aperti. La produzione medianica ha tutte le note del piziatisrno isterico, come direbbe J. Babinski: vi è la disin¬ tegrazione della sintesi mentale (personalità) ; vi è il restrin¬ gimento del eampo della coscienza superiore ; vi è lo sdop¬ piamento, e magari il triplicamento della personalità; vi è la incapacità o la insufficienza di regolare i reflessi elemen¬ tari organici e psichici; vi è la suggestibilità ; vi è il pue¬ rilismo, che sdrucciola per divertimento nelle balorde associa¬ zioni superficiali di idee e nelle consonanze insipide di imagini, come quella fissazione del medium rosso (di capelli ?) MrBellet, il quale nella scrittura diretta non usa che un lapis rosso perchè lo inspira “ .1/ j elìca „ , un defunto Indiano Pelle¬ rossa. Un neuropatologo è tratto a pensare che forse conver¬ rebbe esaminare la ghiandola tiroide dei medi affetti da codesti infantilismi mentali.  lo faccio vibrare fortemente quest’ultìma nota, perchè (lo dichiaro a voce alta) sono nauseato della ostentazione con cui un gran numero di spiritisti e anche di psichicisti passa accanto ai prodotti intellettuali del mediumuismo, lascian¬ done prudentemente in ombra la insulsaggine. Un alienista non può esimersi, per eontro, dal riflettere alla strettissima analogia che passa fra le gesta assegnate ai disincarnati ed agli occulti con le stereotipie delle isteriche e dei pazzi, e fra i termini inventati dal subliminale con i neologismi dei parauoidi e dementi. Basta fermarsi sui nomi di certi “ spi¬ riti-guida „ che io ho citato. L’esempio classico è il “ Mer¬ cedes, figlio di Dio , della medium Blin ; ma che cosa dire del “ Dr Cypriot ,, sanitario serbo, che apporta consigli e medicinali al belga sedicenne Pirks, potentissimo medium meccanico ? e il “ Néplientes o Nepentes , che pare uno spi¬ rito botanico; della D’Espéranee ? e la “ Cordala „ , spirito di una religiosa che, col suo sacro rosario attorno ai fianchi, controlla una medium di Berlino recentemente scoperta? 0 forse che i linguaggi marziani, mereuriani, uraniani non sono un giuoco puerile, più intralciato, è vero, ma sostanzial¬ mente identico, per uno psicologo folklorista, al famoso —  “ È arrivato V ambasciatore — col tira lira lera . „ — che si  giuoea da secoli sotto tutte le latitudini, fra le razze più disparate, non appena tre o quattro bambini si son messi in circolo? Lo ha dimostrato I’Henky per l'idioma pseudo- marziano della Smith: ritengo che la dimostrazione sarà ancor più agevole per il marziano sgrammaticato della sua com¬ pagna, la Smead.  Il De Rochas, che è un ricercatore gagliardo, ha fornito con le sue bellissime indagini ipnologiche sulla regressione della memoria un argomento di primo ordine per la psico- genesi delle invenzioni subliminali. I suoi soggetti passano in sogno ipnotico, a ritroso, per le loro imaginarie esistenze anteriori: la sig"* Mayo, la sig““ Giuseppina, la sign“- Giu¬ lietta da lui studiate (“Ann. d. Se. psye. ., “ Rev. d. Spiriti ,, passim ) mutano successivamente la loro personalità, la loro coscienza dell’io, a seconda che l’ipnotizzatore le conduce abilmente ai ricordi della prima infanzia, della nascita, del periodo prenatale. Questi personaggi fittizi rivestiti dal su¬ bliminale o sono indeterminabili, o dopo un’inchiesta risul¬ tano inventati: e appunto è qui l’importante dell’osserva¬ zione. Lo stesso De Rochas riconosce la enorme analogia di queste creazioni etero-suggestive con quelle auto- suggestive della Smith ; e per un psicologo, che frughi nella medium- nità, ciò può bastare...  Io non ignoro, anzi lo segno loro a credito, che gli spiritisti, impauriti da sì fatte indagini psicologiche, si affrettano ora a rinunziare agli “ Esenale , e ai “Leopoldo*, ai “ Phìnuit , e alle u Chlorine „ , agli “ Abdullah , e ai “ Nephentes „, come hanno relegato nel limbo dell’ Al di là i “ Dante ,, i “ Fénélon ,, gli “ Swedenborg , , i “ Manzoni „ e i “Goethe „. Ma insomma, è un bel rompicapo da sciogliere quello che loro rimane: — fare il taglio netto e dimostrativo fra il romanzo o l’e¬ popea di imaginazione e l’aneddoto biografico o storico di identificazione. Per ora sembra che, inombratosi nuovamente il “ Dr Phìnuit*, non restino altri attori a recitare sulla scena dell’ Oltre-tomba se non il disorientato “ Giorgio Pelham , della Piper o la briosa “ Nelly „ della Thomson. Mi pajono una troppo piccola brigata di difesa nel ridotto ultimo dove s'è rifugiato lo spiritismo-ipotesi, e del quale, forse, smantelleremmo le mura posticele il giorno in cui potessimo minarle con queU’iiTesistibile psieonalisi che ha  demolito il mondo spiritico della Smith e . della Eusapia  Paladino.  Disillusioni di sperimentatori.  Quando, finita la serie di sedute eusapiane, il Dr Venzano ci annunziò di avere sviluppata la negativa di una foto¬ grafia stereoscopica di “ levitazione di tavolo „ da lui presa la sera del 7 gennaio e ce ne presentò la negativa, noi tutti spingemmo esclamazioni di gioia: — la tavola che unisco spiega la nostra sodisfazione (Tav. XIX).  In quelle “ strie „ traversanti il campo di presa dell’obiet¬ tivo, in quell’inviluppo di altre “ strie „ avvolgentisi attorno al tavolo, in quell’amniasso di “ razzi „ alznntisi dal pavi¬ mento, ci parve a primo tratto di avere, finalmente, sor¬ presa, acchiappata, fissata col processo chimico, che non niente, la ancora ignota “ emanazione odica „ o tluidica o animica, che si suppone dai teorizzatori dello psichismo costi¬ tuire la forza radioattiva dai medii.  Le recenti scoperte sulle radiazioni rendono comprensibile l’illusione in cui siamo caduti, ma che poco dopo, con op¬ portune investigazioni, abbiamo dissipato. Altri invece, meno guardingo, se n.’-è lasciato ingannare, tanto più che negli archivii dello spirito-psichismo sono depositati numerosi esemplari di fotografie assai somiglianti alla nostra, e sulle quali taluno si è basato per credere nella formazione di “ corpi astrali „ o ' fasci eterei , attorno ai medii ed alle ca¬ tene medianiche. Anche il Db Rochas si dice in possesso di fotografie, dove si è reso visibile quel “ mediatore pla¬ stico „ che il Cudworth imaginò per spiegare l’azione del¬ l’anima (o delle “ anime , ) sul corpo, e che gli ocelli nostri non percepiscono sempre, o al più percepiscono, come nelle ultime sedute di Eusapia, in forma di “ nebula , attorno alle persone dei medii. I soggetti sensitivi di Luys, di Db Ro¬ chas, di Baraduc, dicono divederlo emanare dal proprio corpo.  Nel caso nostro le strie radianti parvero in sulle prime indicarci delle “ linee di forza „ o, meglio, dei * fasci di vibra¬ zioni eteree „ di valore ancora sconosciuto, avvolgenti il medium in una specie di atmosfera iperfisica; e il cumulo eruttante dal basso potè essere interpretato per una esplosione dell’oc¬ culto biodinamismo proiettato dal medium stesso, in conformità   Morseli-!, Psicologia e Spiritismo, II.   Tav. XIX.   “ Radiazioni „ spurie, di presunta origine biopsichica comparse la sera del 7 gennaio 1907 in una fotografia istantanea di levitazione di tavolo.   Esempio di errore nell’interpretazione dei fantasmi medianici).   Il ?   ■ •   —   forze E radiazioni bio-psichiche   477   r .«il avara il tavolo: il tutto non visto dagli  JàT- 3» d3U uà» /««»*“ ' "-“*** ” dl  essa durante l'esecuzione del fenomeno.  g-r dì S  ‘«Sditi, * 10 SPILLO» O. "™" ““ 10  >* SS  Z per 1 appunto  fenomeni raediumnici della Paladino.  e psichica a un tempo “e accrescono l’intensità,  patiche, cooperano a quest . , tanto meno è spirituale.  La forza proiettata non finissima.  Potrebbe essere una sostanza mate ; dell'etere  una derivazione eterea meno diffusa . Rstrale  da cui s’ongina, una sua incipiente nebulose  Si abissi d°eTceie.o mentre la nostra  retina non le discerne.  E in tal caso, la radiazione fotografata da noi avrebbe essa arrecato » «*«£0.  disino ,, de __ w” più probabilmente essa sarebbe  tato formo d»IP En.rgi. rggfg’S  - 'mT“Lt?o»rx.TS— sr ".nM  W e inaccessibile alla retina umana, nullameno poten- tSima come agente di modificazioni sulle altre formeconsi-  SSrll ordinari. pM*.  ^T=“rr^ord»‘XS„u  medium o degli astanti , e allora agire con apparenze di intenzionalità autonoma, toccarci, far funzionare apparecchi e poscia assumere certe somiglianze col corpo umano, allora in qualche maniera impersonarsi....  Così ci sorrideva perfino la dottrina occulto-^osofica^ P seria e più coerente della spiritica: sarebbe il ooipo astrale ,   li del medium che ne escirebbe e diverrebbe animato, non già ad opera di spiriti disincarnati, bensì della subcoscienza del medium stesso. Ci accostavamo nello stesso tempo alla ipotesi fisio-psichicista di De Rochas, secondo la quale il soggetto che esteriore il suo “ corpo astrale „ può modellarlo a vo¬ lontà, “come uno scultore modella la cera sotto le sue dita  Tutto ciò ci giungeva a galoppo nel fervore della nostra “ scoperta Le “ strie „ erano il pensiero di traslazione degli oggetti projettato da Eusapia; il “ razzo „ era l’idea subli¬ minale della levitazione. Qui il pensiero, materializzandosi, prendeva aspetti conformi ai fenomeni meccanici da pro¬ durre: altrove lo stesso pensiero crea e plasma al di fuori imagini più complesse, perchè i fenomeni hanno un contenuto piu intellettuale. Sono le psichieone del Baiìaduc? sono i thought-bodies o “ corpi di pensiero „ di certi psichicisti Inglesi recentissimi, ricordati anehe dal Fotiierby, e nei quali il medium può materializzare volontariamente, in “ trance », coll'aiuto del proprio organismo, un essere “ etereo . rap¬ presentante una persona o un paesaggio? Sono le “ goccio eteree di preghiera „ fotografate dal Baraduo a Lourdes?!... Che problemi, che enigmi!  Ahimè! Dovevamo stare in guardia contro gli entusiasmi di “scopritori,. Le fotografie dell’ “invisibile» sono state un tra¬ collo per lo spiritismo : dei tre fotografi spiritualisti, Mumler, Hudson Parìe?, Buguet, nessuno s’è salvato dall'eccidio che ne ha fatto la Sidgwick ( “ Proc. S. f. p. R. ,, VII, 268): tutti impostori! Le stesse fotografie tendono, pertanto, delle insidie anche agli sperimentatori coscienziosi.  I n esame accurato stereoscopico ci ha mostrato, in primo luogo, che il “ mazzo di radiazioni energetiche , è fuori del tavolino; in secondo luogo, ci svegliarono dubbi quelle efflorescenze lin¬ guiformi lucenti, che interrompono o finiscono le fascie lumi¬ nose e i razzi. Con una lente di ingrandimento mi riesci age¬ vole vedere che queste specie di campanule luminose sono imagini di fiamme, e che la loro piccola base splendente è... la stearica di una candela resa trasparente in quel punto dai raggi della sua fiamma.  Non c’era dubbio: tutte quelle apparenze ingannatrici sono date da una candela accesa, che ha attraversato lo spazio più volte davanti all’obiettivo aperto della macchina, perchè de¬ posta sul pavimento al di fuori della nostra catena e davanti al tavolino, aveva servito a mettere la camera oscura a foco...  Tutto il nostro edificio induttivo crollava! E l’esperimento, questo grande maestro di scienza vera, a un di presso come      la pratica della vita è madre della saggezza, l’esperimento raffreddò gli entusiasmi, troncò ogni discussione.  Si badi che sottoposta all’ esame di parecchi fotografi professionisti e dilettanti egregii, la lastra enigmatica rimase a tutti incomprensibile. Qualcuno aveva pensato a imagini di particelle incandescenti di magnesio projettate dallo scoppio e rimaste fotografate, sia durante la loro traiettoria, sia du¬ rante la loro combustione sul suolo: ma la spiegazione non resse alla prova che ne facemmo noi medesimi in casa Berisso. Diagnosticata però la “fiamma di candela, fu agevole ad un fotografo egregio della città, al sig. Sdutto, eseguire espe¬ rienze dimostrative.  Egli ha trovato che una fiamma di candela stearica all’aperto, la stessa fiamma entro un tubo di vetro, un lume a petrolio con o senza schermo di tubo di mica, passati o lasciati alcuni   Strie a ghirigoro e campanule luminose ottenute su lastra fotografica mediante una candela.  (Si raffrontino con le strie e le campanule della Tav. XIX, non clie con le macchie, che sono invece legittime, della tig. a pag. 2&1 di questo Tomo li].   istanti di fronte alla macchina, danno figure identiche o affatto simili alle nostre : uc riproduco una soia che è caratteristica.  La luce fioca di questi corpi in combustione non esaurisce la sensibilità della lastra: questa, dopo esserne rimasta impres¬ sionata, può ancora ricevere le impressioni luminose più vio¬ lente date dal magnesio. E così nella negativa (della Tav. XIX)   _ _ «-MUTISMO, M  * f^i«T™p»r »"" ribT* fotof»fi« di ■ corpi astrali  ;„X * «mri t,c„iC o 'iT, '; “'"!»»'« ii i„,J,i„ll0  quella commessa la sera dnl 7 dlDlentlcanze del genere di  „osp" t, »? ritwto“d;i4 nn, \m * »» e.»  nostra delusione, affinchè altri 7 d ar"° ia storia della TfoLD01'(i£xperÌmenium c™cia d“ceCvaCRa lnav'redutamente  a otograh0 spirito-psichiciste c^édo chetC°NB- In  ciare da capo. ’ creao che convenga ricomih-  "P   . è  Licenzio lo “ ani»,*-  ° spiritismo d’Eusanìa  sSftS°àt?2‘s”“ ‘5"®11' *”« « mpro-  Lusapia Paladino, .e se doli j-S1 Producono in presenza di le quarta seri, di «dnV “° u"* ** "**. »° X £ ne ero infastidito, tanta è la n ,sen.so di sollievo- oramai  1^*5 è ?« smaffirmaf dTsS° 7 dÌ * che " *%£.  dire. Quasi quasi rimpiangerei il 7 * Tar,are e di progre- superata, se non vi avp«=; * J tempo perduto e la nni» Preziose amicizie e la conferma^0 17^ COuiPens° di care e gU‘nt° c'nque anni prima. ^ delusioni cui ero  mirabbPerÌffnZe ^^En^pia encredor Jhe 1* “ia Paz‘enza in  h»ica potenzialità medianica Non Perdt^a Parte della sua parere.- lo condividono con me ErneT » S°]° di questo tor \ enzano, che studiarono pn« • “est<? Bozzano e il dot- due competentissimi Sci M P’-3 ?el 1901‘2 e che sono pi* ^ e... meno 77 * nvo1^ * mai, a medi Qualche medium cessa volontariamente dal dar sedute perchè ne risente malessere e nocumento alla salute (per esempio  v S’g' aVV‘ ,;N- G- e la S1*T E- R- Genova, la sig~ P B di Paiigi, che io conosco personalmente): qualche altro deve cessare per forza in causa dei perturbamenti psichici che ° ^prendono (p. es. il giovane sig. A. T. di Chiavari, e la sig - ■ Q- di Genova, che ho avuto io stesso sotto cura) La mediamte troppo esercitata altera e debilita spesso il fisico, disordina e sconvolge talvolta la mente; e non sono soltanto gli individui predisposti e degenerati che ne per¬ dono la testa: la stessa scnttura automatica è gravida di pencoli, perchè, in fin dei conti, richiede una disgregazione d, coscienza. Per Ciurcot lo spiritismo era un agente pro¬ vocatore di isterismo; e cinque anni fa I’Hennbberg ha ìecato un contributo di casi molto espressivi dei rapporti u;a spiritismo e pazzia (“ Arch. f. Psjchiatrie „ 02). L’alie- msta, che legga certi periodici spiritistici o i resoconti dei Congressi spiritualistici, vi incontra delle vecchie conoscenze da manicomio: e il Delaxne, spiritista emerito, che si in¬ canta di indicarmele.  UérTV C fr c2Tle ieQno"0n ?Ì*,una esaltata Ia àstica Rosa : U , £r: «* 1900> P- iddi. 0 un paranoico il Deullin  (p. J8), o un illuso lo stesso Bdtim (p. 142-3). o un allucinato e infantile quel signore che 4 vede i morti , e domanda ai Con¬ gressisti se egli e o no un medium (p. 153), o una psicopatica Agullana clic trova diamanti dentro le uova (p 162-201) o un paramnesico quel sig. Georges che rinviene entro una poltrona d.d denaro perduto e ne da mento agli 4 spiriti , (p. 164) v Non sono fanatici tutti quegl, spiritisti Ispano Americani che con le loro intemperanze hanno trascinato il Congresso a votazioni dogmatiche non meno intolleranti di un Sillabo papale?  Bisogna, dunque, non stimolare troppo i medii a dar sedute, coltivare lo spiritismo con discretezza, e non dichia-  1'de«nSPint'f'VSenZa--m°lte CaUtele e riserve. come fanno a les o gli studiosi piu austeri in materia e anche quelli che  accolgono tepidamente lo spiritismo quale “ ipotesi di lavoro  -la senza implicare sempre pericoli così allarmanti la  s Indente nlu ™ perC0rrei'6 “na Parabola ascendente e di¬ scendente nella maggioranza dei medii e scomparire snon-  mieamente. Qualcuno, forse presentendo il danno delle' pra- p r troppo p.roi;n«*te- »  e- troncarle a tempo: parrai che questo sia stato il caso  itrlante^fn0™- Vl7°BUN0 SARriou, che ebbe dal tavolino P ut. il preavviso della scomparsa improvvisa della sua   Morselli, Psicologia e Spiritismo, II.   81   482   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, Il   medianità, come difatti si avverò. La D’Espérance l’ha per¬ duta d'un colpo, nè si è mai saputo perchè.  È anche noto il caso della famiglia Pety di New- York, com¬ posta di parecchi individui dotati di poteri eccezionali media¬ nici, alcuni dei quali furono nel 1875 chiamati dall’AKBAXOFF a sue spese fino a Pietroburgo, dove giunti si trovarono, con grande loro scorno e con amaro disinganno del celebre psichi- cista, senza alcuna forza.  Un certo Frank, medium frequentatore del circolo Noeggeralh, è rimasto privo di poteri dopo che un tale inopportunamente lo volle ipnotizzare.  Fors’anco le malattie fisiche deprimenti, quale sarebbe il diabete ond’è affetta Eusapia, costituiscono un nocumento per l’organismo dei medii, sebbene si sia narrato recente¬ mente dello Slade che è morto paralitico in un Sanatorio mostrando ancora un po’ della sua potenzialità antica.  Certo si è che noi non siamo giunti con Eusapia ai punti eccelsi di “ spiritismo „ cui altri suoi osservatori dicono di essere pervenuti (comunicazioni di morti identificati !). Veggo però che i “ miracoli spiritisti „ sono attribuiti alla Paladino soltanto da adepti fanatici e da spiritologi di vecchio stile, la cui opinione non può avere oggidì molto peso: oppure da sperimentatori di indiscutibile fama, ma troppo notoriamente corrivi, e dei quali la buona fede, il desiderio immoderato delle novità eterodosse e il difetto abituale di metodo spie¬ gano im consentimento tardivo, ma non troppo ponderato, alle dottrine spiritiche, il quale riuscirà forse dannosissimo alla Metapsichica positiva in formazione.  Mi si può dire te mi si dirà): — Voi non avete avuto pazienza; dovevate attendere che gli “ spiriti „ si svilup¬ passero interamente: il processo di sviluppo talvolta è lungo: all’HonosoK, all’ Hyslop, sono occorse centinaia di sedute prima di giungere ad una convinzione : se aveste pazientato, anche in voi doveva fatalmente succedere la conversione. — Ebbene: io credo di avere pazientemente, benevolmente se¬ guito il processo di presentazione delle pretese “ entità occulte „ fin dove la mediumnità di Eusapia, povera coni' è del fattore telepatico, sa giungere per proprio conto e trasci¬ nare i suoi assistenti. Conosco a menadito tutta la lettera¬ tura che la riguarda (parlo di quella degna di credito): e non so che vi" siano altri psicologi, fisiologi e uomini di scienza, cui la medium Napoletana abbia dato manifesta¬ zioni più numerose e intense e, diciamo così, più “ spiritistiche , di quelle da me vedute al Circolo Minerva, in casa mia, e nelle case Avellino, Berisso, Celesia e Peretti di Genova.  È nella sicurezza d’avere un fascio solido e scelto di ‘ fatti „ che io mi sento nel diritto di trarne “ induzioni „ • sono convinto di essere in una fortezza rispetto ai principi! della metodologia scientifica. Credo pertanto di avere acqui¬ stata con buone ragioni la certezza che le evocazioni estem¬ poranee del subliminale di Eusapia, anche se percepite esatta¬ mente dai nostri sensi e apprezzate correttamente dal nostro intelletto, non hanno consistenza più che non ne abbia l’ima- ginario “ John King „. Costui si è sistematizzato, e all’in- grosso può ingannare, ed ha ingannato molti osservatori piu frettolosi o piu indulgenti di me, con le sue parvenze di vita: ma ab imo rlisce oiimes; e se queste parvenze sono fallaci in * John „ (starò a vedere se c’è chi possa, novello Lazzaro, farlo risuscitare), non c’è sofistica nè metalogica argomentazione che riesca a convincermi che sieno veridiche quelle degli altri cosi detti “ spiriti  In argomenti che si trattengono, per ora, su di un terri¬ torio quasi totalmente extra-scientifico e solo per piccolis¬ simi tratti entrano in quello prescientifico, ognuno ha il di¬ ritto di opinare in conformità dei fatti che ha osservato Gin non pertanto mi conforta il sapere che vi sono, per mia fortuna, e scampo, molti sperimentatori valentissimi ma, pru¬ dentissimi nel concludere, ai quali è risultato, come a me illogico o, per lo meno, superfluo parlare di “ spiritismo ’ al cospetto della fenomenologia, pur cosi molteplice e in¬ tensa, della Paladino. Formeremo insieme un manipolo ab¬ bastanza rispettabile Pro medianismo — Versus spiritismum.  ì e/,qne«St° -™1- (llstacc0 senza ostentazione di dispiacere dal falso spiritismo, della Eusapia ; voglio dir meglio: lo licenzio definitivamente. Altri vi trovi pure le rivelazioni . “n “ondo Occulto formicolante di “ entità , acefale o (•imbambinite, o imbastardite; e altri vi vegga pure tutto impostura o tutto illusione, lo reputo di essere nel vero collocandomi in mezzo alle due correnti contrarie, eppure avanzando. Come dice Goethe, nel motto che premetto alla larte 111, sempre indagato e sempre fondato, mai chiuso e spesso esteso, conservato con fede il vecchio, abbracciato con gioia rinnovo, coll’animo sereno e puri gli intenti, suvvia' si va avanti un bel pezzo! „  « Stcl» gefoncht uni itela gegrilniet, Nìe geachloasen, oft ger Uniti,  Aeltestes bewahrt mit Treue, Freundlich aufgefuiates tiene,  Ilei ter n Sinn uni reine Zwecke,  Xun! man kommt teohl etite Strecke ! » W. G-0ETH8.   I.   I fenomeni medianici.   Metapsichica e medianità.  La Metapsichica non ha un dominio ben definito ; essa non sa ancora quali e quanti fatti naturali e apparentemente pre¬ ternaturali stiano per uscire, ad opera sua, dalla zona tenebrosa dell'ignoto per entrare in quella rischiarata della conoscenza.  Nata nel 1 882, battezzata appena nel 1905, la Metapsichica designa e abbraccia l'insieme di quei fenomeni ancora male co*  ■ nosciuti, che “ s'estendono dai fatti allegati dagli spiritisti a quelli studiati dalla Società per le ricerche psichiche di Londra e dall'Istituto generale psicologico di Parigi „ (Maxwell;. Però non è facile stabilire — nella congerie di fatti empirici, leggen¬ darii, tradizionali, storici, etnografici, psicofisiologici e psico- patologici, veridici illusorii e falsi, accolti senza troppo acume critico nello Spiritismo — quali siano quelli meritevoli di re¬ stare nel programma di indagini della giovine scienza: in un > lavoro di coordinamento e di classificazione cui pur si dovrà arrivare con cèrnita severa, è possibile che una forte porzione di quella documentazione amorfa e anomiea ne rimanga fuori.  Federigo Myehs è stato il primo a tentare un ordinamento della ardua e molteplice materia ; nella sua opera Human Per- sonnality (voi. II, p. 506 e seg.), si legge una stupenda “ Si¬ llepsi della facoltà vitale „ che abbraccia tutti i fenomeni da lui designati col termine di “ supernormali Essa comincia, da un lato, colla “ visione del mondo materiale soltanto per mezzo delle impressioni sensorie dall'altro con la “ nutri¬ zione fisica „ ossia coi due fatti fondamentali della fisiologia normale. Ma poi, effettuando una vertiginosa ascesa traverso le funzioni ordinarie della vita fisica e naturale, quindi tra¬ verso le funzioni stesse governate dalla coscienza subliminale      o dal subconscio dell'individuo vivente odi ,Timiw „  ssssssnsg'" fr ■  nlle c/pcvre >ne*, c^onTt1 davanti  droSterioli IfSn^plrfl '^T^Y  sssggspi:;:  Ìoo: ir?’ -Pr ,m0,ksto: ('A,iL0 R™het, nd LTeldT  iispsiiliii  e i Da PnZ PretWldano 1 filoswfi ^Ua scuola, ! Mvkrs  S1IP3SSSS55  1" Impressioni risentite daanimali IVI- _ o<> ; , ■  tifi; — 3° presentimenti realizzati- — 4> sòo-n?00"1” presen' previsioni deU'avvenire • > ’ . . s<?om premonitori;  stanza ; - 6» vista di fa tt7n TT^'^di Pensieri a di’ dicanti la morlè di peSone lon tene - *?tan0 :- 7 S0^ni in' tasmogene dell’ERMAcoRA); — 9» movimenti' 8|j/nfesta.f.e. (° laa- eausa apparente; — 10» porte china» , ntl d. °2#etti senza da sé (?); - li» manici , tinni i, catenaccio, che si aprono non ammalati; — jo« (}0‘:: a; _^pp0,“^0’ *°"tane) di viventi 1- doppu di viventi; — 13» manifestazioni     df mortT--”! hS^: 7 M* ™ailife»tezioni ed apparizioni vi vente che cLt 7 grandi distanze (senza nessun  one cluami r) — 16° esperienze di spiritismo.  Neil elenco si veggono enumerati dei fatti di significato e va- lore diversissimi , gli uni forse prodotto di errori e su^s izioni popohm gli alte effetto di allucinazione e perturbamento ns^  spietata ^ tmm 81 V^li0 di »"■ ^tica ZSSSJZ.  Pm seno, sebbene non sistematico, è il programma di uno psicbidsta teorico di cui ognuno apprezza l’ingegno e la fede anche se lo combatte come me: il prof. Hyslop di Boston Rae- onere d'0 “ u •" lnazz? 8h argomenti diversi trattati nelle sue mStnentafieón°T " .“7ntrjamo *>1 materiale più schietta-  sdoriti dennwm lndlSI,arte 1 fenomeni tradizionali e stt.nu, di cui 1 egregio filosofo passa sotto silenzio il significato  tranne gli antichi oracoli, egli assegna alla psicologi suner- normaleJo studio pur qui, dame coordinato): delsoTnl- delle illusioni ed allucinazioni; delle premonizioni ; delle perce- ziom ultrasensone; della memoria latente; degli stati di disso¬ ciazione e di polarizzazione della coscienza; deir ipnotismo • deUe personalità secondarie; della telepatia della SroZl genza : delle apparizioni; della cristalloscopia e cristaUomanzii-  *"“*>*!** . ri bsiei-meccanici in massa’) • e infine dei fenomeni medianici, sopratutto della reincarnazione n i a quale si sa coni egli abbui quasi illimitata fede dopo le sue espeuenze con Eleonora Piper.  Lo spiritismo, depurato dalle sue escrescenze ed efflorescenze c?,s,ì ad occuPare 11 posto che veramente gli spetta, e hi elamita passa ad essere un semplice capitolo delta Metapsi- chica. Sotto questo aspetto è di sommo interesse scientifico Li- ™ne,e lymldd, , -azioni ufficiali delta Society fot- p.v, chimi  iZitvt ndr<;- 6,1 “ S1,ÌHtÌstÌ » •'“»»« tentato ta Srii bolle H™'t"Pl • U° f“ster0 programma tutta la roba che “? ' , dil ses*ant anni nel loro anfrattuoso e compiacente ero- aiuolo . ma invano ! La Società è rimasta rigidamente ferm i nel suo proposito «li chiudere le porte ai dilettanti ed ai me-  f ^uta‘ rigori1 dati iT*° UbbÌa d°VUt°iÌn taluni l’UntÌ folcire suoi ngon, dati i fenomeni nuovi che le si venivano semi-  arido, io posso dire che il suo psicliismo tanto più si elabora claSa e nnV1^0nsce- 'inanto più si scosta dallo spiritismo  Gli spiritisti sono stati, invece, d'una facilità enorme e quasi Sconsiderata, ne, primi decennii dopo i picchi dTlrcadta:   J   l’elenco di Luigi Gahiiy (“ Messager * di Liegi) enumera 1177 “ fenomeni spiritici „ divisi in 77 categorie, dove, mi si scusi il paragone proverbiale, si è fatto di ogni erba un fascio.  Accanto a fenomeni di valore psicologico innegabile, come sono la chiaroveggenza, la doppia personalità, la scrittura au¬ tomatica, le ossessioni, rautomatismo medianico, il presenti¬ mento, le coincidenze dei sogni, le suggestioni mentali, noi ve¬ diamo elencati fatti di dubbia autenticità e pressoché ridicoli, ad esempio l’armadio dei fratelli Davenport, l’acqua cambiata in vino (Gesù Nazareno alle nozze di Canaan ?) e il ritrovamento d’oggetti per merito di * spiriti , informatori!  Alcuni fenomeni non hanno di supernormale se non la igno¬ ranza psicologica di chi li pone fra gli spiritici; tali le attitudini straordinarie di certi individui, la precocità dei fanciulli-pro- digii, le scoperte scientifiche, l’azione moralizzatrice della sug¬ gestione, la disperazione del suicidio, ecc.  Finché non avremo eliminate queste superfetazioni paras¬ sitarle, la Metapsichica incontrerà ostacoli quasi insormontabili per poter figurare in un quadro sinottico della scienza; ma per arrivarci, converrà che essa definisca il suo compito, e determini il suo campo di azione, dal fatto supernormale più semplice e men lontano dalla normalità a quello più complesso, e oscuro, e meno risolvibile in elementi noti. Ogni scienza si forma e si consolida mediante quattro procedimenti conoscitivi graduali : l’osservazione e l’esperimento dei fatti, che sono il suo mate¬ riale; la loro descrizione; la loro coordinazione e classifica¬ zione ; la loro spiegazione. Si scorge da ciò quanta strada debba percorrere ancora la Metapsichica prima di giungere al grado di disciplina scientifica con un materiale coordinato e sistemato !   Tassonomia generale della mediumnità.  Io non intendo di fare la storia della mediumnità traverso le trattazioni di tutti gli autori che se ne sono occupati, principal¬ mente allo scopo di sistemare la intralciatissima materia; voglio soltanto rammentare che fino ad oggi i tassonomisti dei fatti medianici hanno seguito due criteri: uno empirico ed uno dottrinale, donde due gruppi di classificazioni. Ne darò alcuni esempi.      A. Classificazioni empiriche.  Queste sono piuttosto degli elenchi razionali che delle coor¬ dinazioni sistematiche; e si comincia dal Crookes.  1 . In Metapsichica, quando si vuole ricordare una indagine od una veduta che abbiano carattere positivo, bisogna ritornare a (Jiiookes, come in antropologia si comincia da Blumknbach, in paleontologia da Cuvier, in batteriologia da Pasteur e in radiologia da Rontgen. Questo ragguaglio di stona delle scienze valga di risposta a tutti coloro che, per antispiritismo iracondo e sarcastico, trovano eccessiva la devozione degli spi¬ ritisti all’illustre scienziato Inglese. Egli, nel descrivere i fe¬ nomeni medianici studiati con Home, fu pratico: mirò preci¬ puamente a quelli fisici sui quali potè mettere in opera metodi scientifici, e solo di scorcio parlò degli intellettuali; ma per lo meno iniziò un'èra di sistemazione.  1. Movimenti di corpi pesanti, senza contatto, ma senza in¬ terruzione meccanica; .  2. Fenomeni di percussione e produzione di suoni;  3. Alterazione del peso dei corpi;  4. Movimenti di corpi pesanti ad una certa distanza dal  5'. Tavole e seggiole alzato dal suolo senza contatto di alcuno ,  6. Innalzamento del corpo umano (‘levitazione,);  7. Movimenti di diversi corpi di piccolo volume, senza con¬ tatto di alcuno;  8. Scrittura diretta;  9. Apparizioni luminose (di “ luci .  10. Apparizione di mani luminose per loro stesse, o visibili coll'aiuto della luce;  11. Fantasmi, forme, figure;  12. Fatti comprovanti l’intervento di un Intelligenza su-  ' 13° Altri casi di carattere composito (p. es., suono di un cam¬ panello, trasporto di funi, ecc.).  I fatti catalogati sotto il n. 12 sono tre, e non mi sembrano, in verità, molto dimostrativi nè per l'intervento d’una Intelli¬ genza estranea al medium ed agli astanti, nè per la superni rità „ di essa. Ma erano ancora i tempi nei quali sarebbe stata p rematura l'analisi critica della parte intellettuale o, meglio dirò, psicologica dello spiritismo; e d'altronde il (Jiiookes stu¬ diava i fenomeni da fisico e da sperimentatore, non da psicologo. Ciò che mancava alla nuova * scienza „ che da venti¬ cinque anni turbava i sonni degli accademici, era la prova obiettiva; l’illustre fisico si accinse a fornirgliela, e la forni difatti, com’egli scrisse al prof. Cociss nel ’73, * per la realtà dei fenomeni detti spiritici Non raggiunse, invece, la prova per la natura spiritica dei fenomeni stessi, come poi ha dichiarato sinceramente, dimodocchè s'è continuato per rari anni a cercarla affannosamente, e lo Z5llner vi sagri- ficava la sua fama, vi perdeva la sua salute. La si cerea tuttora, ma inutilmente.   2. Un buon osservatore, dopo di Crookes, è stato Paolo Gibier (1888), che sperimentando col medium Biade ottenne sopratutto fenomeni di scrittura diretta su lavagne sigillate, o applicate contro il tavolo; quindi i fenomeni 'seguenti:   1. Fenomeni di percussione, colpi, suoni diversi:  2. Movimenti di corpi in lieve contatto del medium;  3. Movimenti di corpi più o meno pesanti, senza contatto col medium ;  4. Rottura di oggetti col semplice contatto del medium:  5. Trasporto di corpi nelle stesse condizioni :  6. Fenomeni di estasi; aumento di forza fisica; personifica¬ zione (nell'indiano ‘ Owasso ecc.);  7. Materializzazioni di mani visibili; toccamente  0   Sono a un dipresso questi i raggruppamenti empirici che si ripetono le dieci e le cento volte nelle opere spiritiche : non va! la pena di insistervi, perchè dovremo rivederli poco mutati nella sostanza, sebbene cresciuti di numero, nella storia sinot¬ tica che io darò fra poco della fenomenologia Eusapiana.  3. Ricorderò piuttosto un autore di notevole tempe¬ ranza nelle idee, che, pur serbando fede alla dottrina spiri¬ tica, ne ha saputo presentare una sintesi degna di conside¬ razione per la serietà della coltura psicologica e per la armonia delle parti. È questi il dott, E. Gelev di Chambéry (= Gley), il quale intanto, seguendo il luminoso esempio dato dall’AKSAKOFF (v. più av., pag. 495), cominciò a separare i fenomeni psichici supernormali in due gruppi caratteristici, degli * intramediumnici „ e degli “ extramediumnici „, con particolare riguardo alle azioni a distanza. Cito dall'£ssat (1898);   Fenomeni che avvengono nella persona del medio, a a suo contatto immediato (“ intramediumnici „):  1. Movimenti di oggetti pendolo, bacchetta divinatoria o  rabdomantiea, tavolo); . , ... ,. ,  2. Colpi (battuti sul tavolo, sui mobili vicini, ecc.; tipto¬   logia) ;  3. Scrittura automatica;  4. Medianità vocale, oratoria: a) incarnazione per posses¬ sione (spiritica) ; - b) personificazione; - c) trasformazione, ossia con modificazione del corpo e della fisionomia del medium [rarissima]);   U. Fenomeni che si effettuano fuori del medio e sema contatto con la sua persona C extra medili m nici J:  1. Colpi e picchi a distanza; . _  2. Movimenti di oggetti senza contatto (teleeinesia); il Ulet dà per esempi, a dir vero poco affini:  d) la diminuzione o l’aumento di peso e di statura del  medio o di un mobile;  b) la scrittura diretta, con lapis o gesso sulla lavagna, oppure con macchina da scrivere (?',  3. Apparizioni luminose ;  4. Apporti, con penetrazione della materia. — Il '-.lev cita : a) i profumi (¥); — b) le formazioni di nodi in funicelle senza fine; _ c) l’apporto di fiori ed altri oggetti non preesistenti  nella stanza; .Materializzazioni e dematerializzazioni: — a) formazione apparentemente spontanea, breve ed effimera di gualche cosa (forma) rappresentante più o meno esattamente, in totalità o in parte, un organismo vivente, o un oggetto materiale t r! ;  hi scomparsa istantanea o quasi, in totalità o in parte, d un or-  nanismo o di un oggetto. . , . n ,, ,,  Di questo gruppo segnalatissimo di fenomeni il Dlky ta quattro  gradazioni:  a) luccicori più o meno distinti:  forme instabili, non concedenti una investigazione pro¬ lungata (es., mani tangibili e toccanti, ma k fluidiche , ; mani  invisibili, ecc.). ,.  7) forme definibili e copie esatte di un membro o di un  corpo intero, tangibili e visibili; , ,  b) impronte lasciate da membra invisibili su sostanze pla¬ stiche.   Il Gelry, perla sua competenza, per la concisione dello stile e per il modo aforistico con cui presenta le sue idee personali, è un autore di rara efficacia; mi piace citarne le seguenti defilimoni, elle servono stupendamente a illuminare lo spiritismo dottrinalo odierno, che ha tenuto in retaggio da <|uelJo di Allan-Kardec ij principio o dogma della reincarnazione, ma 1 ha messo sotto il patrocinio delle nuove teorie scientifiche:  ‘ Si può descrivere la materializzazione : - una reincarna¬ zione anormale, relativa, rapida, momentanea;  ‘ Si può descrivere la reincarnazione: — una materializzazione normale, completa, lenta, durevole   4. Infine, credo utile citare un autore antispiritista, il pro¬ fessore Grasset, che si è fatto un nome per le sue opero sulla psicopatologia e ^Occultismo (1906-71. Se non che, egli lm preso un criterio diverso di classificazione dei fenomeni occulti quello della loro dimostrabilità scientifica. Secondo lui, di fronte ai tatti psichici o metapsichici (che confonda cogli occultisi icii noi siamo in una fase appena prescienti fica; gli sembra che al- i uni gruppi di fatti non siano dimostrabili se non in un lontano avvenire, mentre altri gruppi sarebbero dimostratili più presto- anzi dee cercasi di dimostrarli prima. È un criterio metodo- togieo astratto, che compromette inutilmente la dignità della scienza potendo il cammino di questa riuscire affatto diverso dal previsto, potendo, anzi, incontrare ostacoli maggiori là dove il procedere sembra oggi più comodo e sicuro: la storia della scienza spesso ha sfatato i vaticini!, tanto in senso troppo spe¬ ranzoso, quanto in senso troppo sconfortante. Checché stia per avvenire rispetto olla più o meno prossima “ dimostrazione dei tatti „, ecco il breve elenco del clinico di Montpellier:  I. batti di possibile, ma lontana dimostrabilità :  1. Telepatia. Premonizioni;  2. Apporti a grande distanza ;  3. Materializzazioni (fantasmi, fotografie, ecc.).  II. tatti di dimostrazione forse prossima e più urgente:  1 . Suggestiono mentale e comunicazione diretta del pensiero;  2. Spostamenti di oggetti senza contatto; levitazioni; picchi  6. Chiaroveggenza.   Non c’è bisogno di far rilevare al lett ore che il prof. Grasset pur avendo rifatta la sua opera in questi ultimi due anni, è in' arretrato : ì picchi (■ rape ), le telergie, e anche le telefonie, che egli non cita, appartengono oramai al patrimonio incontesta¬ bile della mediumnità fisica, e la suggestione mentale e la te¬ lepatia sembrano, non di lontana, ma di vicinissima evidenza.  li. Classificazioni dottrinali.  1 Aless. Aks.vkoff ('95) ha reso un gran servizio alla dello spiritismo quando ne ha coraggiosamente oomin- ■ ta j riduzione. Egli lo doveva difendere da un avversano formidabile, qualora Edoardo v. Hartmann ; e sua prima cura ,■ ,ij sfrondarlo di tutte le rame parassitane innestategli mi¬ di- sso dal Kardechismo sistematico e pseudo-religioso. La  cenarazione dei fatti così detti spirito-mediummci in tre orunni è notoria, ed io ne ho parlato in più punti dell'opera feti- Tomo I", p- 54, II", p. 171, eco.) : - ma a chiarimento di quanto dirò nell'ultimo capitolo del presente tomo, ne riporto le definizioni significantissime:  I. — Fatti di i-eusonismO :  Fenomeni psichici incoscienti, che si producono entro i limiti della sfera corporea del medium, o i nt ramediumnici : — fra cui principalissima la personificazione, ossia l'appropriazione 0 adozione del nome e carattere d’ima personalità estranea.  Questo gruppo di fenomeni sembra anche all' Aksakoif ridu¬ cibile aH’automatismo, alla cerebrazione incosciente : e ne cita conio esempii la tavola parlante, la scrittura automatica, la parola incosciente medi oratori „): su di che, siamo perlet- tamente d’accordo.  II. — Fatti di Animismo:  Fenomeni psichici incoscienti, che si producono fuori dei limiti della sfera corporea del medium, ossia extramediumnici,  ^ di cui i tipi principali sarebbero la trasmissione del pensiero, la telepatia, la teleeinesia, le materializzazioni ecc.  Questo troppo di fenomeni sembra dovuto all esteriorazione di un ‘ qualche cosa , di ancora ignoto dall’organismo de medium, del “ corpo animico „, o ‘ fluidico „, o odico „ del “ metaorganismo , del Bar. von Hellenbach. — L Aksakofe ne fa cinque ordini '•  1. Azioni extracorporee dell’uomo vivente, producenti ettetti  psichici: . , .  a) fenomeni telepatici;  b ) trasmissione di impressioni a distanza.  2. Azioni extracorporee dell’uomo vivente, sotto forma di  effetti fisici: ...  a fenomeni telecinetici; _ b) spostamento di oggetti a distanza, ecc.   Azioni extracorporee “trascendentali, dell’uomo vivente coll'apparizione della sua propria imagine :  a) fenomeni telefaniei; . ....  b) apparizione a distanza del 4 doppio , ; allucinazioni  veridiche.  4. Azioni extracorporee dell’uomo vivente, manifestantisi sotto forma di apparizioni della sua imagine con attributi di vera corporeità:  n) fenomeni teleplastici;  b) formazione di 4 corpi „ materializzati.  111. — Fatti ni spiritismo, sensi i strictiore:  Fenomeni apparentemente di personùmo ed animismo, ma ri¬ conoscenti una causa extramediumnica, superterrestre; ossia fuori della nostra esistenza.  Ordinariamente, dice I’Aksakoi'S', sono gli stessi elementi della personalità che costituiscono l’anima, ma che qui sono fuori del corpo, anzi fuori della sfera terrestre „. Ossia, sono gli 4 spiriti „ che agiscono sul medium o per mezzo del medium, sia per incorporazione o possessione, sia per suggestione mentale (in pochissimi casi gli 4 spiriti , si manifestano senza medi). Ma 4 è un grande errore dei fanatici dello spiritismo 1 aver voluto attribuire a spiriti tutti i fenomeni ordinariamente co¬ nosciuti sotto il nome di spiritici Tutto sta nel provare 1 iden¬ tità dell’entità che si manifesta ; ora, questa si prova spiritica¬ mente coi mezzi qui indicati:  o) col parlare in lingua sconosciuta al medium [questa e la 4 xenoglossia „ di C. Richet]; „  b) coll'usare stile ed espressioni caratteristiche del deiunto, ma ignote al medium;  c ) colla scrittura in caratteri eguali a quelli del defunto ;  d) col fornire informazioni su dettagli della di lui vita,  ignoti a tutti i presenti; . .  e) col fornire particolari noti esclusivamente al defunto;  f) colle comunicazioni provocate dal defunto mediante let-  tcre sigillate; . g) con la presentazione di stati psichici o fisici che aveva  il defunto (disquilibrii mentali, dolori, ece.l;  h) finalmente, coll’apparizione della sua forma terrestre, sia in visione mentale del medio, sia nella stessa visione con fo tografia simultanea, sia in forma materiale e con comunicazioni intellettuali caratteristiche.  L'Aksakoff prudentemente ammonisce che non c è prova assoluta di una identificazione: ma a parte questo ostacolo enorme, quasi insormontabile, contro cui va ad urtare lo spi¬ ritismo, io chieggo se con le presentazioni fantomatiche e con   ie comunicazioni dateci dalla Paladino siamo arrivati anche soltanto al margine di ciò che sia una identificazione conforme al catechismo aksakoffiano.  2. 11 doti. Geley, in un secondo lavoro ('99 —'05), ha por¬ tato più innanzi la conoscenza psicologica dei fenomeni detti spiritici, collocandoli sulla solida base della neuro-psicopato¬ logia, ed approfittando delle ultime teorie metapsichiche sul- Pesteriorazione della sensibilità e motricità. È forse il tenta¬ tivo fin qui più completo per non lasciare isolati i fatti me- dinmnici e per connetterli alla serie di quelli biologici.  1. Nevrosi (di cui sarebbe fondamentale, tipica l'isterismo) ;  2. .Manifestazioni di personalità doppia o multipla nello stesso individuo;  3. Ipnotismo;  4. Ksteriorazione della sensibilità;  5. Azioni sensoriali a distanza (chiaroveggenza, lucidità);  6. Esteriorazioni motrici a distanza (movimenti di oggetti, teleciuesie);  7. Azioni a distanza di una facoltà organizzatrice e disor¬ ganizzatrice sulla materia; esempli:  u) produzione ora effimera ed incompleta, ora durevole e completa, di organi, di forme, di oggetti (teleplastia, mate¬ ria lizzazioni) ;  b) dematerializzazione del soggetto (medium) o di oggetti esterni.  8. Azioni a distanza del pensiero snl pensiero :  a) lettura del pensiero ;  b) suggestione mentale;  cj telepatia.  9. Medianità, mediumnismo pr. detto, che comprende :  a) fenomeni intellettuali : — personalità mediumniche au¬ tonome, apparentemente indipendenti, con facoltà e conoscenze diverse da quelle ilei soggetto (= spiriti di morti);  b) fenomeni fisici: — a) movimenti d’oggetti a distanza: — fi) scrittura automatica; — f) scrittura diretta; — 6) lucci¬ cori; — e) forme materializzate; — \) apporti, ecc., ecc.  Per Geley è 1'“ essere subcosciente alias il subliminale del Mveiis, che si csteriora e produce tutti questi fenomeni: alla morte questo “ essere , (del quale è però da lui sottaciuta la natura) sopravvive, e ritorna in comunicazioni con la Terra. Questo spiritismo classico è trasformato in esopsicologismo.  3. In analoga situazione, per lo sviluppo delle dottrine spi¬ ritiche, si colloca pure E. Anastay, il distinto psiehieista Marsigliese, la cui Nomenclatura razionale dei fenomeni della sca nsa psichica (Congresso spiritistico del 1900, “ C.-r. „ ’02, p. 5-J4-7 ) merita un cenno. Essa è molto complessa e lunga, nella sua minuziosa enumerazione ili tutti i fatti che possono figu¬ rare nel quadro della Metapsichica, e ragioni di spazio mi vie¬ tano di riprodurla interamente. In sostanza, essa è basata sul- l’applicazione di due tricotomie: quella dell Aksakokk, che già conosciamo, in fatti personistici, animistici e spiritistici; ed una particolare bU’Anastay, il quale suddivide i fenomeni psichici nei tre gruppi, di movimento o telecinesie, di sensibilità o tele- stesie, e di organizzazione esteriorata o teleplastie. A questo modo si compongono classi, ordini e famiglie di fenomeni.  A. Pebsonistici. — Risultati delle facoltà trascendentali d’ima personalità vivente isolata:  I. Telestesia personista: — esempi: la lucidità, e le previsioni dei magnetizzatori; — la “ psicometria, degli occultisti, ecc.  II. Telecinesia personista: — es., la forza ectemca , di Thory, la “ forza psichica , di Cox e Cuookes; — la^” esterio¬ rizzazione della motricità , ili A. De Rochas; la scrittuia diretta , degli spiritisti ; — la “ levitazione „ ecc. ^  III. Teleplastia personista: — es., certe allucina¬ zioni telepatiche,; la formazione del “doppio ,; — ^ ‘ tocca- menti , e i rumori alle sedute mediumniche; — certe appari¬ zioni , a carattere obiettivo; — gli “ apporti , di fiori, eoe.  B. Animistici. — Risultati delle facoltà trascendentali della personalità vivente, esercitatisi per mezzo d' un’altra personalità pure vivente:  I. T elestesia animica o telepatia , pr. detta; —  es., trasmissione del pensiero; — allucinazioni per suggestione mentale; — allucinazioni veridiche; — 4 toecainenti , e appa¬ rizioni a carattere subiettivo (?). .  II. Telecinesia animici! : — le stesse applicazioni della precedente fenomenologia personistica, salvo che qui gli effetti sono prodotti sotto l’influenza di un’altra personalità vi¬ vente, ad es. gli astanti ad una seduta (fenomeni rari).  III. Teleplastia animica : — a effetti tattili, uditivi, visuali, eco.  C. Spiritici, pr. detti. — Risultati delle facoltà trascenden¬ tali della personalità morta corporalmente, esercitantisi con o senza intermediarli: ovvero anche Risultati dell azione di una personalità vivente su di una o più personalità morte corporal¬ mente :   Telestesia spiritica: — es., lucidità spiritica; — visione; - lucidità del passato (ignoto ad altri) in forme parlanti o scriventi, intuitive od organizzate tangibilmente,  visibilmente, ecc. . . ,  II. Telecinesia spirìtica: — es., incarnazione Ir) che ,, j,NASTAv chiama la vera raediumnità; — i movimenti senza con¬ tatto (spiritici?): — gli apporti; — la scrittura diretta, ecc.  III. Teleplastia spiritica: — a effetti tattili, uditivi, visuali e tangibili; p. es., luccicori; — impronte; — formazione di corpi non conservabili, ecc.  [1 saggio tassonomico dell’ANASTAY finisce, a questo modo, in uri irto viluppo di fenomeni: ho tentato di applicarlo alle manifestazioni medianiche della Paladino, ma francamente dirò che, per quanto buon volere io ci abbia messo, non sono riuscito sempre a definirne la natura conforme allo schema quassù riassunto.  4. Un filosofo-psicologo di segnalato valore e nello stesso tempo psichicist» studioso e prudente, Esumo Boieac, aveva proposto parecchi anni fa ( 1893) un saggio di classificazione ilei fenomeni che egli denominava “ parapsichici „, dove era tenuto conto non soltanto dei loro caratteri estrinseci, ma pur della loro probabile intima natura. Distingueva, anzitutto, due or¬ dini principali. L'uno comprenderebbe tutti quei fenomeni para- o metapsichici che sono scientifici, in quanto sembrano potersi spiegare con le sole forze conosciute, supponendo sol¬ tanto che queste forze agiscano secondo leggi tuttora ignote e più o men differenti dalle leggi note; e il B. vi collocava l’ipno¬ tismo e la suggestione. L’altro comprenderebbe i fenomeni che sono extrascientifici, in quanto sembrano richiedere l’in¬ tervento di forze ancora sconosciute, ossia di agenti diversi da tutti quelli scoperti e studiati dalla scienza: e il B. vi disponeva, p. es., i fenomeni del magnetismo animale, della telepatia, dello spiritismo, ecc. Indi, suddivideva i due ordini cosi :  1. Fenomeni parapsichici scientifici, ila forze note :  1. Psicopatia, ossia modificazioni (pathos) dell’anima; con esaltazione o inibizione di dato facoltà psicologiche o vitali :  «) Suggestione verbale, mimica, ecc. percepita pei sensi;  b) Ipnotismo.  2. Cripto ps ichia, ossia manifestazioni psichiche o in¬ tellettuali, di cui il soggetto non ha coscienza. (Corrisponde¬ rebbero ai * fenomeni subliminali „). Esempii:  a) Profetismo;  b) Scrittura automatica ;  Spiritismo 4 almeno in parte , (Non è però indicato chiaramente quale parte dei fatti 4 spiritici , il Boirac mettesse m questo gruppo).  up!, ',t,Fen°meHÌ ParaPsichiei ejctrascie ntifiei, da forze  d. Psicodinamia, ossia azione di un essere animato su altri  esseri o su oggetti materiali mediante forze ignote circolanti e radianti analoghe al magnetismo, alla luce, alla elettricità ece  «) Psicodinamia vitale: - a) con effetti sull'uomo: — 3) ìd. sugli ammali; — y) ld. sulle piante;  « Psicodinamia materiale: - a) indiretta, ad es., ì’a-  !llaT magnetizzata (?); - 0) diretta; e qui il Bo.rac mamfestazion1 della medianità fisica, ossia gli effetti visibili prodotti dai medi sulla materia, tavoli giranti levita¬ zioni. materializzazioni, ecc.  4. lelepsichia, ossia azione psichica esercitata a di¬ stanza e attraverso ostacoli:  n) Telepatia, pr. detta;  b) Doppia vista, chiaroveggenza, lucidità;  c) <ì)e) Trasmissione di sensazioni - di idee (suggestione mentale, pr. detta), — di volontà.  5. lloscopia. ossia fenomeni in cui la materia. (ilos) sembra esercitare sugli esseri umani un'azione non spiegabile con le note sue proprietà fisico-chimiche. Esempii :*  o) 6)c) Influenza delle correnti atmosferiche, — delle cor¬ renti sotterranee, — del magnetismo terrestre ;  d) e)f) Influenza della calamita, dei metalli, dei legni e di altre sostanze; e qui si metterebbero l’omeopatia, le azioni me¬ dicamentose a distanza (?), forse l’opoterapia.   Lo si vede: e un saggio costruito con molta ampiezza, ma dove gli spiritisti lamentavano con ragione la piccola, troppo piccola porzione assegnata nel quadro ai fatti di me- dmmmsmo e spiritismo. Perciò il Boirac, in sèguito, ha ri¬ tatto con grande semplificazione di linee il suo schema; e adesso (Psych incornine, 08) egli si contenta di dividere i fenomeni di psicologia ignota „ in tre ordini •   1. Ip n oidi : — 1 enomeni che non implicano l'ipotesi d alcun agente ignoto, ne di nessuna causa distinta da quelle mi ammesse nella scienza; ma che sembrano potersi spiegare me diante agenti già conosciuti, mediante cause (o forze) ancia adesso note, le quali però operano solo in condizioni nuove ancora ma e o incompletamente definite, ossia secondo legg; diverse dalle conosciute. - Es., i fenomeni di ipnotismo e di suggestione. II Magnetoiiii ( o elettroidi): — Fenomeni che sem- lirano implicare l’ipotesi di cause (o forze) ancora incognite, non catalogate, però di natura fisica, e più o meno analoghe alle forze radianti della fisica, aria, luce, calore, elettricità, magnetismo, ecc., differenti da esse ma pur sempre intranatu- rali ossia spettanti naturalmente al nostro mondo. — Ks., i fe¬ nomeni del magnetismo animale e della telepatia.  111. Spiri Ioidi : — Fenomeni che sembrano implicare l'i¬ potesi di agenti ancora ignoti, ma di natura psicologica, più o meno analoghi alle intelligenze umane, forse situati fuori del nostro mondo, in un piano di realtà esterno a quello in cui viviamo e ci moviamo. In questa rubrica si classificherebbero i fenomeni detti di “ spiritismo solo in quanto non si potes¬ sero ricondurre ai due ordini precedenti.  Queste idee dall'esimio corrispondente dell’Istituto (è un titolo da ricordare a quegli incolleriti spiritomani, che accu¬ sano sempre falsamente la scienza ufficiale e accademica ili non occuparsi dei loro paradossi) sono state da lui applicate ad una riedizione or ora comparsa di molti suoi scritti di metapsicologia. Ma nella categoria degli “ spiritoidi „ il Boibao inette un breve resoconto di due sedute d‘ Eusapia, dove proprio, anche a volerlo fare apposta, non c’è indizio di fe¬ nomenologia extra-animistica nel senso aksakoffiano, e un ur¬ titelo sulla teleeinesia medianica che pure nelle intenzioni dello scrittore è spiegabile con forze magnetoidi, niente af¬ fatto con intervento di spiriti.  5. E con questa interessante contraddizione di un intel¬ letto colto e fino, terminerei il noioso epilogo della tassonomia mediumnica. Ingenerale i trattatisti si contentano di descrivere, pochissimi si azzardano di coordinare i fatti descritti. L’Elbè, fra gli altri, distingue appena le manifestazioni in sensitive, fisiche e intellettuali; il Moutin, che è un magneto-spiritista combattente, sale la scala dello psichismo dalla suggestione mentale alla chiaroveggenza, alla telepatia, poi aH’ammismo, infine allo spiritismo, ma toglie da quest'ultimo tutta la fe¬ nomenologia fisica. Al contrario, lo spiritista Winklf.ii, che per dieci anni di sèguito ha coltivata la misteriosa e potente medium Berlinese detta “ La femme masquée „ ('05), elimina tutta la fenomenologia intellettuale perchè troppo personale al medium e scientificamente priva di valore (sic) ; e si ar¬ resta ai soli prodotti obiettivi, sperimentabili, divisi da lui in sei ordini: due ottenuti ali’ aperto — cioè toni esplosivi, moti di un ago calamitato; — e quattro in gabinetto oscuro, ben chiuso, che egli chiama caverna — cioè rumori, proiezinne di oggetti, produzione di materia, produzione di “forme, funzionanti.  0. Avrei da citare ancora il Du Prel e il Myeiis; ma gli stilemi classifieatorii del filosofo tedesco e dello psichi- cista inglese sono cosi impregnati di metafisica, che non pos¬ sono trovar posto in un opera, come la mia, destinata in massima al gran pubblico; abbisognerebbero troppe diluci¬ dazioni dell espositore, e questi dovrebbe internarsi in analisi critiche che troveranno meglio — io spero — il loro posto altrove, in un'opera dedicata ai cultori della specialità.  Mi limito a dire che lo schema dato dal Du Prel nel suo Enigma untano è basato sulla fantastica esistenza di un “ io magico „ o “ soggetto trascendentale , di irrealizzabile di¬ mostrazione, il quale sarebbe capace di tre sorta di fenomeni:  la sua “coscienza soprasensoria, darebbe origine al sonnam- bolLsmo ; — il suo “corpo astrale,, al doppio e alle materia¬ lizzazioni, da cui proverrebbero lo spiritismo e la nascita ter¬ rena ('?!); — finalmente, la sua “facoltà magica, spiegherebbe i fatti di magia nera, o stregoneria, e cU magia bianca, o magnetismo animale e misticismo religioso. E uno schema degno di alchimisti ed ermetisti medievali, assolutamente extra-scientifico.  La Sinapsi di Myebs si presenta con un contenuto tanto astratto e complesso e ha tali caratteri di possente, ma arbi¬ traria originalità, che tino ad ora, per quanto mi consta, non lu applicata allo studio della mediumnità. La morte immatura del grande psichieista gli ha impedito, d’altronde, di darne una spiegazione completa, che sotto molti aspetti avrebbe anche dovuto essere una giustificazione dei suoi ardimenti biologici, dei suoi preconcetti filosofi co-religiosi, e delle sue indimostrabili sintesi cosmologiche. Fra queste ultime indi¬ cherò 1 ipotesi del “ metaetere ,, dal quale scenderebbero le azioni spirituali dominatrici (control) sulle “ manifestazioni eteree (luce, elettricità, gravitazione, coesione) ,. Fra i lire- concetti che il Myers ha levato di sana pianta, in parte dall'occultismo teosofico, iri parte dalla filosofia medievale, c’è quello che la vita (umana e animale) sul pianeta sia una ‘ incarnazione transitoria „ di “ personalità spirituali , aventi una esistenza prenatale, e fra di loro mutuamente attive, tanto nella sfera “ metaeterea „ quanto nell' “ eterea ,. Qui, evi¬ dentemente. navighiamo fuori del mare aperto ai metodi ed ai lumi della Metapsichica positiva; è meglio scendere mo¬ destamente a terra, con Eusapia Paladino.Tassonomia particolare della mediumnitù. di Eusapia Paladino.  Nessuno dei grandi medii viventi, siano intellettuali come la Piper o la Thomson, siano fisici, come F. Miller o C. Bailey, ha veduta la propria fenomenologia sottoposta a tanti tagli e sottotagli elassificatorii, quanti sono quelli eoi quali fu smi¬ nuzzata e ricomposta la ricca produzione medianica della Paladino. Anche qui mi restringerò a poche citazioni.  1. La Commissione di Milano ( 1892) lu la prima a mettere dell'ordine nella esposizione dei risultati ottenuti in presenza di Eusapia Paladino. Essa divise i fenomeni secondo un criterio essenzialmente tecnico, quello delle condizioni di rischiara¬ mento della stanza in cui tenne le sedute: era una risposta perentoria a tutti coloro che credevano e credono nella, frode, perchè favorita dalla mancanza di luce. Dalla stampa del fa¬ moso rapporto della Società dialettica di Londra, lo spiritismo non aveva più ottenuto in suo favore un documento di così alto valore, come la relazione milanese sulla medium Napoletana. Tutti riconoscono che quel giorno si aperse una fase nuova per gli studi psichici: l’elenco comprende tre grandi classi, ventini ordini, e nove subordini di fenomeni autentici. Non  10 riproduco, malgrado la sua importanza, perchè su di esso c sullo schema già citato del Ckookes è basata in massima anche la classificazione che io presenterò fra poco.  2. Gli sperimentatori del gruppo radunatosi a Roma in casa del pittore Sif.miiìadzki ('94-95) e del quale faceva parte rOcHoaowioz, sono stati più parchi nella descrizione: essi non parlano che di quattro categorie di fenomeni, giacché ne fanno un raggruppamento troppo sintetico : — movimenti di oggetti; toecamenti; apparizioni luminose; fenomeni uditivi.  3. Appena migliore è la distinzione ilei De Fontenay i 97),  11 quale però molto opportunamente separa i fenomeni in¬ tellettuali dai fisici: certo, i primi sono relativamente poveri di contenuto ideativo, ma esistono lo stesso, non fosse che nello stato fisiopsichico particolare della “ trance „. Però i fenomeni eusàpiani, che egli descrive in maniera alquanto confusa, sono pochi, nonostante clic loro dedichi 300 pagine: ma egli non assistette che a due o tre sedute!  Accanto ai tre stadi di * trance . di cui ho parlato (Tomo II, pag. Ili), il De Funtenay si contenta di fare due classi di fenomeni fisici, i meccanici e i luminosi.  4. Coll'opera di ViSANi-Scozzi.che ha pur sempre Eusapia Paladino per soggetto, noi ci eleviamo di cento cubiti sulla precedente. Le sedute furono appena un po' più numerose (quattro), ma i fenomeni spesseggiarono, e l’A. li studia in più diretto rapporto con la condizione psiconervosa del me¬ dium. Io ho già riportata in sunto la scala delle cinque fasi ipnologiche del Yisani (Tomo I. pag. 210), però avverto che la fenomenologia ivi classificata oltrepassa la zona concessa alla medianità della Paladino. Si può escludere che questa dia manifestazioni di medianità intuitiva , parlante , scrivente, quantunque per queste due ultime essa, immedesimandosi in “ John King , e in altre personalità evocate, pronunzi qualche parola o frase, e tenti anche di tracciare alcuni segni (s’è detto che abbia scritta qualche parola!). Neaneo sono pro¬ dotte dalla Paladino delle materializzazioni parziali perma¬ nenti : i lettori vorranno ricordarsi del tentativo, assai dubbio, di lasciarmi dei capelli d una defunta (Tomo II. pag. 150).  Nei suoi bellissimi commenti alle sedute il Yisani attri¬ buisce i fenomeni di moto, rumore e luce ad una “ radia¬ zione dinamica del .medio „ ; le materializzazioni, ad una “ obiettivazione concreta della idea ,, ; gli apporti, ad una “ facoltà di sintesi, decomposizione e ricomposizione dei corpi „, con qualche accenno alla “ quarta dimensione spa¬ ziale „. La distinzione è acuta e costituisce un apprezzabi¬ lissimo tentativo di classificare i fenomeni col criterio della loro intrinseca natura: disgraziatamente ci portiamo troppo lontani dal dominio per ora concesso alla metapsichica spe¬ rimentale.  5. Il libro severo e ragionato di E. Bozzano ( 1903), discute a lungo minutamente i fatti k spiritici „ da lui osservati in un ben più grande numero di sedute con Eusapia, ma non li dispone a gruppi, nè li coordina secondo le teorie discusse.  6. Per contro il libro di J. Maxwell, uscito nel medesimo anno, quantunque sia basato esso pure in buona parte sulle manifestazioni osservate dall'Autore colla media italiana, porge ima, classificazione dei fenomeni psichici ancor più ampia, per rispetto ad Eusapia, di quella del Visani-Scozzi. La classe dei * fenomeni psichici d’ordine materiale e fisico „ solo in parte è paladiniana ; nè la zOllneriana u penetrabilità della materia nella materia nè i disegni a distanza, nè i “ can¬ giamenti di peso e temperatura . entrano nel programma d 'Eusapia: anche gli apporti sono dubbi. Allo stesso modo, nella classe dei k fenomeni psichici <1 ordine intellett uale „ . come la forma il Maxwbll, la massima parte mi pare estranea alla potenzialità della Pugliese : questa non mi lui dato che incerti fatti di telepatia, di scrittura diretta, di voci dirette: e non ha presentato mai fenomeni di grn iamatologia, di scrit¬ tura automatica, di chiaroveggenza e chiaroudienza, di cri- stalloseopia.  7. Ultimo degli illustratori precedenti di Eusapia fra gli scienziati è Camici, o Flammaiìion (’06-7), il quale da uomo pratico, che desidera sopratutto convincere il gran pubblico, ha dato nelle sue narrazioni e classificazioni il massimo posto al “ fenomeno della tavola „ •  La maggior parte di coloro che si interessano da anni, o in prò’ o in contro dello spiritismo, è sempre stata e s è sempre messa (anche ora!) in gran pensiero pei moti del tavo¬ lino, forse perchè questo è il dato più caratteristico del neo¬ spiritualismo, il più popolare, il più facile da riprodurre nei salotti mondani, dove si fa nocivamente del dilettantismo spiritico. Ma la tiptocinesia è allabbiei delle manifestazioni eusapiane ; e quando si è avuta la sorte a me toccata di as¬ sistere alle apparizioni di fantasmi, il fenomeno del tavolino bussante danzante e parlante, pur conservando il suo carat¬ tere di fatto obiettivo utilissimamente accertabile con la fo¬ tografia, perde assai del suo rilievo cotanto preso di mira dagli antipsichicisti, e va a collocarsi modestamente al suo posto nella schiera numerosissima e complessa degli effetti fisici della mediumnità di Eusapia. Tuttavia il Flammahion ha ragione: in una disciplina cosi nuova e materiata di fe¬ nomeni tanto strani e vari, bisogna cominciare dal fissar bene la esistenza dei più elementari. E allora si deve dare al “ ta¬ volo » la precedenza ! Su ventitré categorie di fenomeni paladiniani, i moti tiptiei contano per dieci secondo il Fi.am- marion, il quale poi lascia in disparte le vere manifesta¬ zioni spiritiche (evocazioni di defunti, materializzazioni di fantasmi), accennandole di sfuggita.  8. Come segno dei tempi non lascierò sotto silenzio i poteri straordinari che alcuni fanatici spiritisti assegnano alla medinmnità della E. Paladino, esagerando la portata dei feno¬ meni da essa ottenuti. L’anonimo autore di una pubblicazione popolare a dispense, che estiva alcuni mesi or sono ^ Ge¬ nova (’07), ci fornisce un tipico campione di questo iper spiritismo battagliero e... credulo.  Eusapia Paladino possiede ventuna facoltà «ediani che : - e  iì, “"?•(.;!« a".* ^  fpSS°S«Lili Mote spontanee ,|iinndo 0 in Ipnosi, , - sZitJvo r sente la presenza degl, spinti per mezzo d, una impressione vaga.); — pneumatografo (scrittura diletta.). X - agente - motore -, - a traslazione; -  ella levitazione); - tipologico; - a effetti musical* (?); - «*- Snella ^ ,j stato ai sonnambulismo ,  "“tiS *- Serializzazioni, di cinque gradazioni dal 1 es okrtangi bili alle parlanti!?!); - fonico C provoca voci chiare e distinte ,); - ad apporti; - calcografico.  Non c’è bisogno di rilevare quanta parte in questa enu¬ merazione di virtù medianiche abbia avuto pa tantasia de percipienti.   Cinque o sei anni -fa Giulio Bois, brillantissimo, se non profondo indagatore di tutte le credenze e correnti ammali Ili idee che si agitano e sembrano celarsi alla luce del sol in seno alla nostra raffinata civiltà occidentale, parlando del “Solo moderno , e delle « forze ignote proclamava Elis imi Paladino la vera “ ginnasta „ del psiclnamo . ma e„ 2^3355 soltanto <k im « d» «*1. » “1  ”itt in ,•»*, del Daimex o del K.oh.t, Se peto h a. stadt» con animo pacato, in un ambiente propizio, e durante piu sene Ili sedute come io ho fatto, si giunge a considerarla come Il atleta gigantesca del mediummsmo fisico contemporaneo. In circa trenta sedute io le ho veduto compiere parecchie centinaia di fenomeni, ed ho i lettori lo ncordemino rag- .tiiinto le vette della medianità palndimana, ciò die 1 sem plie^ dilettanti e molti studiosi dello «1^0 ebbero immediatamente Ottenere, senza indugio, fino dalla, pinna sera L’impazienza di alcuni sperimentatoli, 1 inespenenza di •litri fors’anco la troppo chiara diffidenza di taluni, ha loie tolto di assistere a parecchie delle manifestazioni che io nas- sSLrò egli è che le più importanti avvengono   TASSONOMIA   DEI FENOMENI PAEADINIAN1   507   determinate finalità medianiche nella sua subcoscienza  questo è un gran colpo alla dottrina spiritica, girn e .  C la conclusone scientifica che i fenomeni sono dovuta alla  azione esclusiva dei medii e sono proporzionate agh elementi  psichici o subpsichici esistenti, per acquisto individuale o pe eredità cumulativa, nel loro cervello.   A.  Fenomeni Subiettivi.  Una prima grande classe di fenomeni mediumnici è quella  sia perchè si fondano sulla cooperatone struttuiale Intrica (vitale) dell’organismo corporeo. , ,  te Eusapia non sono cospicui, appunto, per la povertà de contenuto intellettuale delle sue manifestaz.iom; neppure^ appariscenti per chiunque cerca nelle sue sedute il fenomeno immediatamente percepibile della personificazione. la F ceiosia può raccogliere, per contro, anche sul medio rnpo tetano una ricca messe di osservazioni che concernono la n i tura e la liio-psicogenesi della mediamta spiritica, bisogna "rò essere versati in fisiologia e patologia mentale per con,- mende™ e gustarne la importanza. Mi limito a fare 1 e eneo Ilei fatti subiettivi che io ho registrato nei miei lungli ap punti sulle sedute.  I Modificazioni dello stato di coscienza:  a) Restringimento o abbassamento, e oscuramento della  cord» Z o snperliminate (Jet., .«eh. »»e«»  vigile e sociale);   508   PSICOLOGIA K SPIRITISMO, III   b ) Allargamento o approfondimento, e intensificazione della coscienza inferiore o subliminale (delta anche marginale o subcoscienza o pericoscienza).  II. Modificazioni dello stato fisiologico:  a) Mutamenti delle funzioni organiche (circolo, respiro, traspirazione cutanea e polmonare, ricambio materiale, pro¬ duzione di bioelettricità, ecc.) ;  b) Mutamento delle funzioni di innervazione (sensibi¬ lità, motilità, refiettività, trofismo, ecc.) ;  c) Mutamenti nelle funzioni psico-sensorie (p. es. nella cenestesi) e nelle psicomotorie (p. es. nella refiettività cere¬ brale).  III. Radiazioni dal corpo del medio:  a) Radiazioni percettibili al termotatto;  b) Radiazioni percettibili alla vista (“ nebule „, “au¬ reole „, “ lingue di fuoco „).  IV. Autoipnosi, per concentrazione e restringimento della coscienza dell'io:  a) Fase preparatoria, analoga alla catalessi;  b) Fase attiva, analoga al sonnambulismo;  c) Fase passiva, analoga al letargo.  V. Amnesia del periodo di “trance „ :  a) Amnesia per ciò che concerne il soggetto (i fatti interiori) ;  b) Amnesia per ciò che concerne il mondo esterno (le relazioni coll’ambiente e le reazioni fisio-psichiche).  VI. Ester i or azione della sensibilità:  a) Telestesia spontanea (forse dubbia);  b) Telestesia sperimentale (rarissima).  VII. Est eri or azione della motricità; è la ca¬ ratteristica più nota e più intensa della medianità di Eusapia Paladino :  a) Paracinesie, ossia con lieve contatto cogli oggetti;  b) Telecinesie, ossia senza contatto cogli oggetti.  Vili. Suscettibilità ipno-magnetica:  a) Ipnotizzabilità (relativamente difficile e sempre molto debole);  h) Magnetizzabilità, eoi passi mesmerici (facilissima).   FENOMENI INTRA MEDIUMNICI   509   IX. Suggestibilità esogena (dagli assistenti):  a) Suggestibilità mediante la parola (verbale);  b) Suggestibilità mediante altre percezioni sensorie, e sopratutto percezioni minime (tattili, muscolari, ecc.).  X. Monoidei s m i, offrenti molti dei caratteri dei sub- delirii isterici, in rapporto col restringimento di coscienza e col dominio di automatismi psichici:  a) Ossessione della propria veridicità ;  b) Fissazione nella tecnica abituale (misoneismo);  e) Credenza palingnostica semipuerile in una evolu¬ zione spiritica del proprio io (esistenza anteriore, nel secolo XVI-XVII, come pertinente alla famiglia “ King „!).  XI. Fenomeni onirici al luci natorii :  a) Cenestetici: p. es. sensazioni di volo;  b) Visuali: p. es. visioni di fantasmi;  c) Emotivi : p. es. terrori onirici analoghi agli incubi, con subdelirio di possessione e di persecuzione ad opera di enti fantastici.  XII. A 1 1 tornati s m o , per disgregazione della coscienza e con reiterazione ritmica dei medesimi fenomeni ad ogni crisi di trance:  a) Automatismo sensorio;  b) Automatismo motorio;  e) Automatismo subpsichico (“ volontà subcosciente „).  XIII. Regressioni psichiche: nella disgregazione della personalità, che contraddistingue la crisi autoipnoide del mediumnismo, si ha sempre il ritorno a stati o a feno¬ meni di mentalità inferiore sorpassati nell’evoluzione tanto etnico-atavica, quanto individuale :  a) Predominio delle credenze e degli errori popolari (“ sopravvivenze mentali »);  b) Ritorni atavici, fra cui principalissimo e fonda- mentalissimo l'aniinismo primitivo;  c) Infantilismi mentali: nelle idee, nei sentimenti, nella condotta;  d) Disposizioni ludiche, ossia alle creazioni fantastiche per giuoco, come nell'isterismo.  XIV. Personificazio n i , per formazione più o meno effimera, più o meno completa di “ io secondarii sonnambulici »   510 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, III   con evidente perturbazione del sentimento e del concetto del proprio io, e con sostituzione totale o parziale di un altro io:  a) Idea fissa di trasformazione della propria perso¬ nalità in relazione alla suaccennata credenza palingnostiea < “ figlia di John King „).  b) Incorporazione accessuale, stereotipa, di un per¬ sonaggio defunto (qualificato come lo “ spirito di John King „), con corrispondente (mediocrissima) obiettivazione minio-drammatica del tipo incorporato;  c) Talvolta impersonazione (abbastanza dubbia, e ad ogni modo assai malamente rappresentata) in altri “ esseri che ordinariamente sono anime di defunti appartenenti alle famiglie degli astanti.  Queste “ reincarnazioni „ spiritiche transitorie non costitui¬ scono però la specialità medianica della Eusapia, che vi si addimostra di scarsissima imaginativa.  XV. Comunicazioni e messaggi (in lingua ita¬ liana), che risultano assai limitati in Eusapia e di poverissimo contenuto intellettuale:  a) Tiptologia elementare, ossia comunicazioni bus¬ santi, per mezzo di pochi segni convenzionali, regolanti la tecnica delle sedute;  b) Tiptologia più evoluta o, come suol dirsi, gram- matologia, assai rara e ridotta a poche stentate espressioni;  c) Tiptologia inimica: questa ricchissima, sebbene con note spiccate di infantilismo.  XVI. Comunicazioni in idiomi diversi dal proprio, o “xenoglossia, in senso ampio:  a) Comunicazioni in dialetti italici differenti dal pu¬ gliese-napoletano parlato da Eusapia ; sono state affermate da qualche osservatore, ma io non ne ho alcuna prova;  b) Xenoglossia pr. detta ; ossia comunicazioni hi lingue straniere (?): fenomeno assai discutibile (nella Paladino, più che in ogni altra medium), e probabilmente dovuto alla ri¬ scaldata imaginazione di qualche percipiente.  XVII. Pseudodivinazione del pensiero, per iperestesia nello stato subipnoide:  a) Lettùra muscolare del pensiero mediante le per- cezioni minime, o marginali, dei moti e atteggiamenti mu¬ scolari degli assistenti:  b) Utilizzazione di piccoli indizi sfuggiti agli assi-   FENOMENI INTRAMEDIUMNICI   511   stenti stessi, e ohe vengono rapidamente percepiti, associati ed elaborati nel subcosciente attivissimo d'Eusapia.  XVIII. Criptopsichismo , con ritenuta inconsape¬ vole di antiche impressioni e idee, loro discesa nel subco¬ sciente, e loro riapparizione automatica dietro stimoli esterni e sopratutto interni (stato di ‘‘trance»):  a) Criptomnesie, propriamente dette, rare e ridotte in Eusapia a pochi schemi;  b) Suggestioni esogene a scadenza (da sedute ante¬ riori! per opera dei formanti la catena. Suggestione mentale artificiale, con trasmissione provocata e intimatoria di stati fisiopsichici:  a) Suggestione sensoria: fu da me tentata, ma senza successo ;  b) Suggestione ideo-motoria: ne ho fatto qualche saggio con incerto risultato ;  e) Suggestione emotiva, ideativa, volitiva, ecc. : nessun  effetto :  d) Suggestione antagonistica: una o due volte con principio di effettuazione;  e) Suggestione organica: riuscita nelle esperienze di De Rochas, non nelle mie.  XX. Luciil ita, chiaroveggenza, seconda vista:  Contrariamente alle asserzioni di alcuni spiritologi, Eu-  Mpia mi è risultata incapace di questi fenomeni metapsichici,  < he cito soltanto per invogliare altri a farne la ricerva.  XXI. Telepatia intr aumana, ossia comunicazione spontanea di stati psichici, a distanza, fra persone viventi, senza intermezzo normale dei sensi:  a) Con Eusapia soggetto passivo o percipiente: — quan¬ tunque essa narri qualche suo aneddoto in appoggio (a pro¬ posito del turto, Tomo I, p. 132), e alcuni degli sperimentatori,  ■ Ite mi furono compagni di sedute, fra cui l’egr. dott. Ven- z ano, propendano ad inserire anche la telepatia nella fenome¬ nologia paladiniana, io dubito assai delle attitudini di Eusapia per questo fenomeno di psicologia supernormale: certo, nelle evocazioni pseudo-spiritiche che mi concernono, la telepatia mancò completamente;  b) Con Eusapia, soggetto attivo : — posso invece rite¬ nere che siano probabili, in alcuni casi, delle induzioni di fatti illusori ed allucinatoli per azione di Eusapia sull as¬ sistenza, o, per lo meno, su alcuni predisposti tra gli assi¬ stenti.  XXII Telepatia i per -umana, ossia propriamente spiritica per azione di “ enti occulti „ viventi in Altro Piano,  su Eusapia. „ . . . . .. . , • •  Sebbene ammessa e sostenuta da taluni spirito-psichicisti (li. es. da "Vis ani -Scozzi), questa l'orma del tutto fantastica di telepatia extranaturale non ha diritto di figurale nel quadro della fenomenologia metapsichica sperimentale e positiva di Eusapia Paladino perchè, seconde le mie esperienze, ne manca la più elementare dimostrazione.   B.  Fenomeni obiettivi.  Anziché “ fisici » preferisco porre qui un termine piu psi¬ cologico, giacché i fenomeni, che ora passo a catalogare, non appartengono soltanto a tutte le sezioni della fisica, cioè alla meccanica, all’acustica, alla termodinamica, all ottica, alla radiologia, fors’anco alla elettrologia, ma sottintendono po¬ teri plastici molto più simili ai fatti biologici (propriamente parlando, ai “ metabiologici .), e nello stesso tempo hanno sempre un valore intellettuale, in quanto si veggono inten¬ zionalmente prodotti e rivolti ad un fine.  Ogni classificazione pecca di artificiosità; e cosi 1 raggrup¬ pamenti che io presenterò, vanno intesi piuttosto come la espressioni delle modalità estrinseche dei fenomeni, che non come i contrassegni di una loro sostanziale affinità o diver sità dinamica. Ad esempio, nelle “ luci „ vi e il fenomeno lu¬ minoso, ma non mancherà il termico; nelle forme materia¬ lizzate vi è il fattore teleplastico, ma vi si trova pure spesso l’elemento visuale; nelle impronte su mastice v è la esteno- razione di un’imagine, qualcuno dice anzi del doppio fisio¬ logico „ del medio, però v’è anche l’elemento telecinetico nel movimento di impressione.  Ma è principalmente la distinzione fra fenomeni subiettivi ed obiettivi che, come ho più su accennato, rimane artifi¬ ciosa. Nei fenomeni fisici c’è sempre dell ìntramedmmnico, poiché ognuno di essi è rivolto ad uno scopo. La fenome¬ nologia di Eusapia ha caratteri di assurdità , di infantilismo.   FENOMENI EX TEAM EOI OMNI CI   513   di stolidità, ma non è mai atassica nè ateleologica: l’ele¬ mento psichico si trova presente anche nel semplice pulsar di un tavolo o nel volitar d’un giocattolo. Non dirò della tiptologia che, per quanto ridotta generalmenle a pochi picchi, ha però sempre un significato mentale (si, no, luce , buio, ecc.) : dico degli stessi fenomeni meno apparentemente intellettuali, come sono le lucciole fluidiche, le bussate lontane sulle pareti, le ombre chinesi; questi fenomeni vogliono esprimere, ; ,er lo meno, l’intenzione della medium di farsi ammirare, di stordire, di indurre percezioni sensorie negli astanti a contro¬ prova dei suoi poteri. Cosi si è potuto affermare con ragione . he nn elemento di “ forza psichica ignota „ (Flammakion) invade, per così dire, l’atmosfera attorno al medio e opera per esso, con esso e da esso; laddove l’ipotesi di una “ forza neurica analoga all’elettricità „ (De Bochas, Maxwell) ci man¬ terrebbe, è vero, nel campo della fisica, o iperfisica che sia, ma non spiegherebbe l’intenzionalità evidente di tutti, o di quasi tutti i fenomeni obiettivi.  Per pura comodità, e per facilità di comprenderci, dividerò anch’io questi fenomeni in classi o categorie e in gruppi, se¬ condo criterii che chiamerò estrinseci, ossia in conformità dell’impressione o delle percezioni che essi risvegliano negli astanti. Non è possibile adesso distinguerli secondo la loro intrinseca natura, genesi e meccanismo di produzione : questo sarà eòmpito della Metapsichica futura.  I. Paracinesie. — Fenomeni meccanici, con produ¬ zione di movimenti negli oggetti esterni ancora a contatto con la persona del medio, ma con effetti sproporzionati alla spesa di forza nerveo-muscolare normale da parte del medio stesso. L’anomia di questi fenomeni consiste in ciò che col dinamometro si riescirebbe a dimostrare la nessuna correla¬ zione tra i moti muscolari (piccoli e lontani) del medio e gli spostamenti o urti degli oggetti su cui egli tiene appli¬ cate le mani 0 con cui ha qualsisia contiguità.  1. Oscillazioni e moti del tavolino, senza significato con- venzionale. — Fenomeno comunissimo e frequentissimo ; più spesso autentico, però soggetto a facile falsificazione.  2. Moti e picchi dei tavolino aventi un significato. — Pur essi molto numerosi ; ordinariamente genuini, ma non senza miscela di battiti prodotti a volontà (frodi):  a) Linguaggio convenzionale per le sedute (tipto¬ logia tecnica);  b) Linguaggio mimico: molto vario e intenso; Linguaggio alfabetico, ad enumerazione di picchi ; non molto comune nelle sedute d’Eusapia e di poca inten¬ sità e durata.  3. Sollevamento totale del tavolino, con lieve con¬ tatto delle mani del medium : frequente, e il più delle volte sincero.  4. Movimenti di oggetti diversi appena toccati dalle mani o dal corpo o dagli abiti del medium. — Numerosissimi, talvolta intensissimi, e ordinariamente veridici.  5. Movimenti, ondulazioni, gonfiamento delle tende del gabinetto medianico. — Immancabile ad ogni seduta; im¬ possibilità di frode.  li. Moti e gonfiamenti degli abiti del medium. — Il più spesso spontanei, durante la produzione di moti tiptici o di telergie; talvolta volontarii e allora... sospetti.  11. Tele e ines i e. — Questi effetti meccanici si producono senza alcun contatto con la persona del medio, a distanza, e questa può variare da pochi centimetri a qualche metro. Sono i più disputati, perché mal si comprendono secondo le leggi ordinarie della fisica meccanica e fisiologia: queste scienze ci insegnano, difatti, che una forza meccanica deve agire direttamente sulle resistenze opposte dai corpi mate¬ riali; qui, all’opposto, le azioni sembrano esercitarsi “ per influenza „, da lontano.  7. Osoillazioni, fremiti, ondeggiamenti e moti del tavo¬ lino senza contatto. — Comunissimi, or deboli ed ora forti; generalmente autentici.  8. Sollevamenti autonomi completi del tavolino. — Sono un fenomeno abbastanza comune, talvolta intensissimo; il più spesso in condizioni incriticabili: qualcuno della durata di pochi secondi, qualche altro di uno o due minuti:  a) Levitazione semplice ad aeroplano ;  b) Danza a solo del tavolino, o tiptocinesi coreica.  9. Ondulazioni, gonfiamento e gettito delle cortine del gabinetto. — estensibilissimo e frequente fenomeno, sul quale in massima non c’è da emettere dubbii.  10. Movimenti impressi da lontano a corpi materiali più o meno pesanti. — Manifestazione generalmente terminale della seduta; nel maggior numero dei casi, genuina:  a) Telecinesie prodotte spontaneamente da Eusapia;  b) Telecinesie richieste dagli sperimentatori.  1 1. Movimento e spostamenti apparentemente autonomi di oggetti diversi, a varia distanza dal medio. — Fenomeno im-   FENOMENI EXTBAMEDUTMNICI   515   passionante, abbastanza comune, quasi sempre in condizioni  di autenticità:  a) Movimenti di oggetti o mobili entro il gabinetto  medianico, alle spalle di E. P. ;  b) Movimenti di oggetti o mobili nella stanza, tal-  volta a 2-3 m. dal medium.  12. Trasporti di oggetti lontani sul tavolino. — Fre¬ quenti, di grande effetto; veridici in massima, pochissime volte (al buio) sospetti:  a) Trasporti per mezzo delle tende nere, che agi¬ scono da tramite e da usbergo alla forza medianica;  b) Trasporti in pieno spazio libero.  13. Spostamento, attir amento, rivolgimento delle seg¬ atole dei vigilatori. — Fenomeno di ogni seduta; impossibile incriminarlo (se la mano è sotto buon controllo !).  14. Movimenti funzionali di ordigni meccanici posti a distanza. — Numerosissimi, rapidissimi, e il più delle volte sicurissimi fenomeni per azione a distanza:  a) Telergie entro il gabinetto oscuro ;  b) Telergie attorno al circolo di assistenza.  15. Trasporti di oggetti da uri punto all’altro. — Ali- bastanza frequenti e tali da impressionare; conviene però dubitare dell’oscurità :  a) Nella medesima stanza delle esperienze: ordi¬ nariamente veridici;  b) Da una stanza all'altra : rari e sospettabili.   III. Anomie boriche. — Questa classe di fenomeni meccanici concerne le alterazioni del peso dei corpi, e sarebbero pertanto in contrasto colla legge di gravitazione. Insigni psichicisti ce ne garantiscono la autenticità (Crookes, Aksa- koff, Df. Rochàs...), ma io debbo dire, per la verità, che in genere mi son parsi fatti assai meno sicuri dei precedenti, seb¬ bene anche nelle telecinesie si abbia una infrazione del prin¬ cipio di inerzia della materia.  16. Mutamenti spontanei di peso in una bilancia. — Fenomeno eccezionale e (nel caso nostro) forse fraudolento.  17. Oscillazioni di peso del corpo del medio. Pur esso eccezionale, e verosimilmente illusorio o falso.  18. Sollevamento in aria della persona del medio (“ le¬ vitazione „). — Rarissimo fenomeno: certamente sincero nel suo inizio, forse illusorio per parte nostra nella sua continua¬ zione aerea al di sopra del tavolo mediumnico;  19. Sollevamento d’una persona diversa dal medium in condizioni inspiegabili con la meccanica ordinaria. — Una volta sola e, a parer mio, non sicura.  I V. F e n o m e ni ter m irò- r a ,ì i a n t i. — È un piccolo gruppo di manifestazioni medianiche consistenti in modifica¬ zioni apparentemente autonome, e perciò nnomiche, della tem¬ peratura dei corpi materiali circostanti al medio. Si connettono torse alle radiazioni dell’organismo, delle quali ho parlato nel paragrafo dei fenomeni subiettivi.  , . * m^° Qobinetto nero. — È frequentissimo,  pei che lo si sente ad ogni seduta : talvolta intensissimo, e quasi sempre autentico;  M. Abbassamento termico dello spazio aereo vicino al medio ( freddo sepolcrale „). — Abbastanza frequente, e in- spiegabile con la frode.  A . !• e n o m e n i a c u stic i. — Sono fenomeni anomici in questo che la causa meccanica produttrice della vibrazione ma¬ teriale percepita come suono o rumore rimane ignota o, quanto meno, non ascrivibile direttamente per mezzo dei nostri sensi al medium. V 1 hanno rumori anorganici e rumori organici. Al- euni di essi sono fatti acustici primitivi, autonomi ; altri sono latti acustici secondarii, giacché dipendono dai fenomeni mec¬ canici superiormente elencati, i «piali per l’urto, per lo striscia¬ mento, per lo scuotimento degli oggetti smossi, eec., sono accompagnati da percezioni uditive.  Ih. ( 'ólpi, picchi , e altri rumori nel tavolino. — La ma¬ nifestazione più comune della medianità fisica; centinaia di essi sono genuini, pochi forse sono artificialmente prodotti. Ne sono varianti notevoli i seguenti fenomeni: j Scricchiolìi, crepitìi, ecc. nella compagine del  . ^ Raspamenti, grattamenti, ecc. ad opera di agenti  invisibili e intangibili;  i) Colpi formidabili di pugno, di maglio, ecc. sul piano del tavolino, anch’essi senza agenti personalmente ri¬ conoscibili.  23. Colpi e picchi a distanza dal me.dio. — Frequen¬ tissimi e non ascrivibili, in massima, alla persona del medium: li crederei per lo più veridici:  a) Entro il gabinetto medianico; i più comuni; ò) Nella stanza delle esperienze: abbastanza fre¬ quenti, ora sulle pareti, ora sugli affissi, ora sui mobili;  « ) fuori didla stanza: se Eusapia ne produce, deb- bono essere rarissimi ; io non ne ho percepito mai. Suoni di strumenti musicali. — Fenomeno predi- , *♦„ nrT Eusapia ; difficilmente manca alla seduta, ed è sempre di origine mediumnica pura, quando gli strumenti sono lon¬ tani- dubitare dei fenomeni quando 1 ordigno è a portata di  mano 'Fila a ^a)0 (trombetta, fischietto) ;  b) Strumenti a corda (chitarra, mandolino); e) Strumenti a battuta (pianoforte, tamburello) ; d) Strumenti a congegno rotatorio (carillon»...).   Rumori organici di mani, di piedi, ecc.   Rari e  abbastanza sinceri quelli di mani plaudenti, percotenti, schioccanti, ecc. in aria ; eccezionali, e forse illusore, quelli di Diedi o scalpitìi entro il camerino.  26. Suoni vocali umani. — Rarissimo fenomeno con Eusapia, e. a parer mio, sempre sospetto ; parlo, si intende, ,Uh “ necrofonia „, ossia di voci articolate in aria attribuite a “ spiriti „ di umani disincarnati ; nel mio caso, sono molto dubbioso sé non vi fu inganno (o illusione ?).   VI Fenomeni iloplastici. — Designo con questo neologismo che mi pare di buona lega, tutti i fenomeni consi¬ stenti in segni lasciati su corpi materiali mediante azioni a distanza; e ve n’è di due sorta: i grafici e i plastici pr. detti. Ma dei primi Eusapia è povera in ragione del proprio analfa¬ betismo; perciò manca, come dissi, nella sua fenomenologia su¬ biettiva la scrittura automatica, ed è fallito il nostro tentativo di ottenerne la scrittura fra lavagne,.  27. Segni simbolici lasciati a distanza. — Manifesta¬ zione eccezionale con Eusapia ; e nelle volte in cui 10 1 avrei  veduta, verosimilmente spuria.  28. Scrittura diretta senza opera di mano ( spiritica » nr detta). — Fenomeno quasi estraneo alla mediumnita di Eusapia : quando mi è accaduto (due o tre volte) erano segni indecifrabili eseguiti al buio; lo ritengo, per ciò, da eliminare.  29. Freghi sulla carta affamata. -- Si suggeriscono e si ottengono facilmente, essendo riducibili ad una semplice te-  lecinesia; . ,  30. Impronte a distanza su materie duttili, che conser¬ vino la impressione di estremità e volti umani. — Non rari nella medianità d’Eusapia, questi fenomeni vanno pero sog¬ getti, frequentemente, a censura; io non posso dire d averne ottenute in condizioni di piena sicurezza che una 0 due volte.  a) Impronte su fior di farina: ci sono mancate;  h) Impronte su creta, mastice, plastilina, ecc.: ne ottenenimo, ma non di così espressive e profonde come Eusapia ne ha date altrove ;  c) Impronte e modellature in paraffina: furono ten¬ tate, ma non riuscirono.  VII. Fenomeni ilurgici o zollneriani. — Sotto tal nome, in onore di Fed. Zììllner, si possono designare quei rari fenomeni medianici, nei quali sembrano venir meno le proprietà fisiche della materia , la sua inerzia, la sua coesione o aggregazione molecolare, la sua impenetrabilità. Eusapia non ce ne ha dato molti di questa classe ; ma se i confini di questa non si intendono troppo ristretti, alcune delle sue manife¬ stazioni arieggiano lo ziillnerianismo.  30. Formazione di nodi su funicelle non toccate. — L'abbiamo ottenuta una o due volte soltanto, e fu genuina.  32. Slegamenti e rilegamenti di oggetti esterni e delle persone in catena. — Fenomeno piuttosto raro, e che tuttavia mi è parso in massima genuino.  33. Slegamento e rilegamento autonomo del medio. — Altro fenomeno straordinario, e con tutte le apparenze della realtà nel maggior numero delle volte :  a) Lo abbiamo avuto mentre la media era in catena; h) E mentre era coricata sul lettuccio, entro il ga¬ binetto medianico; due volte in condizioni assai difficili, ricor¬ danti quelle dei fratelli Davenport.  34. Apporti. — Fenomeno di primissimo ordine nei tasti spiritici, ma assai raro e sempre assai dubbio con la Pa¬ ladino; i pochi che io ho veduto, non mi sono parsi sinceri, 0 almeno mi sembra che mancasse la prova :  a) Apporti di corpi materiali (sassi, chiodi, eco.); h) Apporti di corpi organici (fiori, ramoscelli).  35. Disgregazione della materia. — Eccezionalissimo, e quella sola volta (scomparsa di capelli) probabilissimamente effettuato con frode: ci fu, per lo manco, tuttala imprevi¬ dente apparenza dell'inganno.  Vili. Teleplastie esclusivamente tangibili {'‘materializzazioni stereoplastiche „), ma attive. — Con questa classe disputatissima di produzioni obiettive della mediumnità si entra nella fenomenologia più elevata, in quella che costi¬ tuisce la base propria dello spiritismo. Si tratta di forme più o meno complete, a somatismo androide (umano), offrenti i caratteri della materia organizzata vivente, ossia la resistenza, la densità, la opacità, talvolta il calore, e fornite di attività apparentemente autonome. Nel più dei casi sono continue   fenomeni extbamediummici   519   flp, medio, ma in altri si debbono considerare * on ll1 Pers, •' contigue, e perfino indipendenti a distanza. In soltanto a es^ si lasciano percepire solo col tatto e  nTsePus“muscolare (tangibili); e costituiscono propriamente  S* “ ^^Toclhi^lpa^^^ strette di mani fluidiche (in- • -i J t Comunissimi nelle sedute al buio e al semibmo; tlcìli però da imitare per fraudolenza ; ma in maggioranza li  2 rite,1of OraSzazione criptica eli fanne solide e abbastanza " r ,uti ! caratteri morfologici e fisiologici di parti di  stabili, affi e 1 JHJg0 u fmde lìd gabinetto me-  -'•PVr^ Fenomeno frequente nelle sedute di Eusapia,  % - caverna , (Winki.eh), e impossibile a simularsi. 'let d a) ' Forme tangibili parziali, quasi frammenti di  persona; tangibili più o meno integrali.  ^Organizzazione libera di forme tangibili, ma mvu ■1 ;; aeenti la mole e la attività di una persona reale. I atto ’• 1 e issimo avvertito mediante l’oscura percezione di uccezionaliss^rno ^ d sU vicin0; mi sembra d, potere  “lJETrbS-o. qn-.do la “presenza, era avvertita  tatrno dall. d. m. ' m rti  „„„„„ mi.„, ’im  S™tr.“l buio? in certi momenti l’h. giudi e. to  a) Organizzazione di “ mani „ o di dita carnee ,  defluenti al tatto e sfuggenti alla presa; „  b) Organizzazione di “ barbe fluidiche  pelli anumm,., . ^ dldVazUme delle forme pia-  stanza conveniente da E. P., sono sincere : sono queste manifestazioni attribuite agli “Enti Invisibili ,.  a) Funzionamento di strumenti musicali • .  b) Funzionamento di apparati fisici, fisiologici, ecc. , r) Funzionamento di piccoli congegni piu o meno  complicati; arrecati agU strumenti scientifici (miso¬  neismo infantile e dispettoso del medium); deffii astanti80^?”6 d‘ 0ggf-tti dallp tasche 0 dalle '«ani  P«; pnS :T *sg”ssi" •* a,,ì di lot'*  n ^ Az!0n‘’ P,ù 0 lneno complesse, ora blande e be-  r«;,l e de*n . . “■ » •«li¬ di • ■* p“ •-  siWSusaar . .  _ ,4!‘ Comparsa di nebbie o nubi biancastre attorno al  corpo del medium. — Sono piuttosto rare, e si formano in buone condizioni di verifica. no m  Comparsa di -luci,, punti luminosi, fiammelle ecc  TJ1"-U >>C <lrv' 7 Plu comuni delle precedenti, queste te- lefanie sono, d ordinano, insospettabili per le loro apparenze per la distanza dal medium, ecc. apparenze,  dium i3'JÌTParSa dÌ "ureole !"mi>wse sulla testa de! me- aium. — Karo, ma significantissimo fenomeno.  a/tif'; TelePlasmi . (“ materializzazioni „) visibili e Vn l’ e a volt.f! vis*b>l, e in una tangibili. — bone le torme piu evolute tra le organizzazioni della virtù plasmatrice a distanza: e per lo più debbono essere còni poste di sostanza opaca che intercetta la luce, e per ciò si rendono visibili. Non escludo tuttavia che certe materiali/ zaziom androidi pm o meno complete (“ fantomatiche „) pos¬ sano avere qualche piccola facoltà fotogenica.  45. Fuoruscita di forme aventi piu o meno somialianza con mani teste e colli, da, gabinetto nero. - Sono un feno¬ meno abbastanza frequente; e stante la loro indipendenza dalla persona^ del medium, debbono considerarsi genuine  certa t*l™L =f ^ P.roP“88>ni di morfologia in-  S? ’ * d'"*“K |,er men,tr“ m"m°w  b) Forme androidi meglio sviluppate: qualche volta agiscono ricoperte dalle tendine nere del gabinetto  o. Apparizioni di “ mani spettrali „ ma senza con¬ notati personali. — Non sono rare, e figurano tra i fenomeni piu antichi e anche piu sicuri della telepatia paladiniana-  piuttosto Ire?1*™10116 dl manÌ flUÌdÌChe SCUre: C'ueste sono Apparizione di mani Huidiche biancastre, evane¬ scenti: meno rare.  47. Apparizione di forme androidi oscure o chiare, Din o meno integrali, ma a carattere indeterminato e imper¬ sonale. — Le direi “ larve „ od “ ombre „ nel puro signi¬ ficato del termine, e non costituiscono una rarità: la loro forma stravagante mi attesta che siano genuine.  a) Apparizione di profili larvali, al davanti o ai lati del medium;  b) Apparizione di figure larvali più o meno con¬ tigue (mediante “ filo dinamico „) alla persona del medium;  c) Apparizione di figure libere, non contigue; veri “ spettri „ presumibilmente autonomi; ma sono un’eccezio¬ naiità, e quella che mi si è presentata, non aveva ima con¬ figurazione riconoscibile.  48. Apparizione di forme umane aventi caratteri de¬ terminati e personali, visibili ed attive in modo spontaneo. — Sono il prodotto culminante della mediuinnità di Eusapia e credo che siano rarissime: io ne ho vedute alcune che non ini hanno lasciato senza esitanze, e altre sulla cui autenticità posso quasi essere sicuro. Distinguerò tre categorie di pro¬ duzioni fantomatiche:  a) Produzioni di fantasmi parziali, difficilmente ri- conoscibili perchè semicelati: da sottoporre a revisione;  h) Emifantasmi personificati, ma immaginarli e senza rapporto coi presenti: la personificazione, nei casi da me veduti, è stata fatta con criteri tradizionali non suscettibili di identificazione (‘ John King? „ “ Katie King „?);  c) Emifantasmi personificati in rapporto coi presenti : la personalità degli apparsi non è giunta con sicurezza alla identificazione.  È mancata nella lunga serie di manifestazioni mediumniche della Eusapia Paladino qualsiasi formazione di fantasma in¬ tero, e meu che mai di fantasma autonomo, visibile, tangi¬ bile ed attivo lontano dalla medium.   IL  Le ipotesi sulla medianità.  Fatti e idee.  Nella Prima Parte di quest’opera ho tracciata in poche pagine la storia delle principali correnti di idee, che si sono delineate e svolte durante gli ultimi decenni per trovare ima spiegazione dei tenomeni catalogati nel precedente ca¬ pitolo (Tomo I. pp. 63-73).  Perocché era impossibile che, di fronte a fatti cotanto straordinari, la mente dei più restasse contenta e soddisfatta di conoscerli soltanto nella loro reale e autentica effettua¬ tone : bisognava che per istinto o per curiosità o per de¬ siderio di trovar ad essi un posto nel casellario sistematico della conoscenza, se ne cercasse eziandio una spiegazione.  Fuori della scienza austera e pura si crede sempre che le “ formule „, le “ leggi ,, le “ teorie „ e magari le “ ipotesi „ enunciate dagli studiosi di ingegno sintetico, e accettate tem¬ poraneamente quali idee o linee direttrici nella indagine dei fatti, o quali strumenti utilizzabili di lavoro fino al loro consumo, siano realtà discoperte e verità stabilite per sempre. Se la folla ha di queste “ illusioni , sul conto delle dottrine o ipotesi scientifiche, gli uomini di studio hanno poi, per loro conto, il torto frequente di un'adorazione sconfinata della scienza, dimentichi, molti di essi, che questa scienza non è mai costituita nè fatta, ma che continuamente si fa, si disfa e si rifà. L'ossatura solida dell'edificio scientifico è formata unicamente ed intrinsecamente da fatti bene accertati: ma tutti, tranne pochissimi scienziati-filosofi positivisti, corrono frettolosamente a soddisfare il loro senso estetico nella am¬ mirazione delle parti ornamentali e più appariscenti della fab¬ brica, offerte per l'appunto dalle spiegazioni ipotetiche, dalle interpretazioni teoriche e dalle dottrine sistematiche. Questa invece è purtroppo la parte caduca e rinnovabile della Cono¬ scenza, la parte utilizzata per qualche tempo quale stru¬ mento’ di lavoro, indi lasciata in disparte, nell’archivio sto¬ rico delle credenze delle delusioni e degli errori via via sfruttati dall' umanità in cerca del Vero.  E il curioso si è che quanto più una categoria o un or¬ dine di fenomeni fuoresce dall’ordinario e dal consueto, quanto più esso si trova nella zona in penombra di cui ac¬ cennavo in principio dell'opera (Tomo I, p. 3-5), e tanto più frettolosamente e insistentemente se ne spera e se ne esige una spiegazione. Per i tatti che cadono sotto i nostri occhi ad ogni "momento, ad esempio per la caduta dei corpi nel¬ l'aria^ per la combustione di una candela, per lo sehiudimento di un ovo di pollo, ecc... tutti si contentano di sapere che esiste una “ legge di gravitazione ,, o una “ legge di com¬ binazione degli elementi chimici „ o una “ legge di sviluppo dei germi ed embrioni di viventi „... Ben pochi pensano e considerano che queste “ leggi „ sono semplicemente nostre rappresentazioni verbali, in cui riassumiamo, per brevità e ,)er chiarezza, le nostre percezioni e idee sui fenomeni senza mungere con ciò a disvelarne la intima natura.  [ fisici, i chimici, i fisiologi, i naturalisti, cioè quelli che si dicono “ uomini di scienza pura ,, sia perchè sono ancora sotto il dominio di un positivismo falsato dalla prigionia dei loro laboratori e musei, dove si pretendeva studiare soltanto i fatti, sia perchè si versano invece con tutto 1 animo nella il¬ lusione di fare della “ scienza esatta „ mentre noi psicologi fa¬ remmo, quasi, della “letteratura,, guardano con ima cert'aria di superiorità le investigazioni psicologiche. Qualcuno, meno austero degli altri, ci accusa di enunciare troppe idee in ri¬ guardo alla genesi e natura dei fatti psichici. Eppure, aneli 'essi, da un lato, non vanno oltre all’esteriorità dei fenomeni che da secoli osservano, raccolgono, registi-ano e classificano; dal¬ l'altro. si trovano, nonostante le loro leggi, teorie ed ipotesi, nella impossibilità di spiegarci perchè un grave cade verso il suolo, o perchè l’ossigeno si combina elettivamente col¬ l’idrogeno, o perchè da una cellula-ovo si svolga un essere morfologicamente e fisiologicamente individuato. Allo stesso modo, pur raccogliendo e accertando e catalogando i fatti che diciamo psichici e metapsichici, noi psicologi non do¬ vremmo arrossire al cospetto degli altri “ scienziati , per non poterne dare al gran pubblico un’idea chiara e limpida, e, tanto meno, un’ipotesi esplicatrice completa e soddisfacente.  Tuttavia non si può passare vicino a fatti così eccezionali come sono i medianici senza preoccuparsi almeno dei tentativi di loro spiegazione. Dal momento che essi esistono e hanno realtà, bisogna bene collocarli in qualche parte dello scibile, non fosse che ai confini verso l’Ignoto, salvo a farli poi en¬ trare nella zona del Noto. Anche qui il compito della scienza esatta sta nel radunare e sottoporre a critica tutte le spie¬ gazioni, ipotesi e teorie, che vennero enunciate, o per istinto empirico, o per prematura generalizzazione, o per bisogni di metodo investigatone, o per appagamento della curiosità in¬ dagatrice, o per ingenita tendenza a coordinare, a unifi¬ care, a sistemare i fatti, com’è accaduto in ogni epoca e per ogni passo in avanti della Evoluzione mentale umana.  L’atteggiamento più sicuro per il filosofo è sempre quello storico-critico : e il metodo migliore per accostarsi alla Verità è quello di eliminare di mano in mano l'Errore.   Mancanza d’una critica comparativa delle ipotesi circa i fenomeni detti ‘ spiritici  Guglielmo Crookes, nelle sue Researches, è stato il primo , che abbia enumerate e poste di fronte le possibili ipotesi a spiegazione dei fenomeni chiamati spiritici. Egli nel 1873 ne riassumeva concisamente otto :  I. “ I fenomeni sono tutti il risultato di astuzie, di sagaci disposizioni meccaniche, o di giuochi prestigiatori: i medium sono impostori e il resto della assistenza si compone di de¬ menti r (ipotesi della frode I.  II. “ Le persone presenti ad una seduta sono le vittime d'una specie di follia o di illusione: si imaginano di vedere dei fatti che non hanno esistenza fuori della loro fantasia , (ipotesi deiriWttSMmr e allucinazione).  III. “ Tutto è il risultato d'una azione cosciente o inco¬ sciente del cervello , (ipotesi fieiopsicologiche dell' automatismo, della disintegrazione di personalità , degli sdoppiamenti di co¬ scienza, ecc.).  IV. “ Il risultato ottenuto è forse dovuto all'associazione della psiche del medium con quella di alcuni dei presenti o anche di tutta la assistenza „ (ipotesi della cooperazione psico- dinamica collettiva).  V. ‘ Sono azioni degli spiriti maligni, o diavoli, e si operano per mezzo del medium che loro piace, nel modo che ad essi più conviene, per rovinare il Cristianesimo e far perdere agli uomini l’anima „ (ipotesi teologica del diabolismo o satanismo).  “ Sono azioni (l'un ordine di esseri conosciuti in tutti 1 e in tutti i tempi sotto i nomi di demoni, gnomi, fate. Filetti, ecc. viventi sulla terra, ma invisibili e immateriali, ,-iò non pertanto capaci, in date contingenze, di manifestare , ioro presenza „ (ipotesi AelY occultiamo).  VII. ‘ 1 fenomeni dipendono dall’azione dei defunti o umani  disincarnati , (teoria spiritica).  Vili. “Il medium e il circolo delle persone riunite attorno . 1 esso possiedono una forza o un potere oppure un influenza ' virtù ’ mediante le quali gli esseri spirituali possono produrre , fenomeni osservati , (ipotesi della forza psichica procedente dall’organismo dei viventi e mediatamente utilizzata da Intel¬ ligenze estranee al medium istesso).   In disparte, e colle stesse parole del Sehgent Cox, dal quale attinge l’ipotesi della “ forza psichica „ simile o assi¬ milabile alla “ magnetica il Crookes incorda una nona ipotesi, che è assai più riservata della precedente.   IX. “ ba forza, che esteriorandosi produce il movimento fuori dei limiti del corpo, è la medesima che li produce entro rodesti limiti, e che rimane diretta dalla intelligenza o anima regnante all’interno della persona, dalla quale essa forza si origina » (ipotesi deH’esopsic/iismo, del biopsicodinamtsmo).   Scriveva il Cox : “ Noi non pretendiamo di affermare che questa forza non possa essere presa e diretta da qualche altra intelligenza diversa da essa : noi ci contentiamo di af¬ fermare che non esistono ancora se non prove ìnsutucienti in favore di an agente direttivo diverso dall intelligenza del medium; sopratutto, non esiste nessuna prova dell’intervento degli spiriti di morti. La controversia non sarà risolta se non dopo una laboriosa serie di esperienze „.  Nei quarantacinque anni da che furono scritte queste linee austere e prudenti del Cox, il lavoro sperimentale com¬ piuto ha ristretto, piuttosto che ampliato, quelle che da principio, nel fervore del movimento spiritualistico, parvero « evidenze , attendibili; d’altro canto, lo stesso lavoro in¬ vestigatone ha dimostrato che sotto la molteplicità straboc¬ chevole dei fatti presentati come “ spiritici „ esisteva una varietà indiscutibile di contenuto, di genesi, di natura. Da ciò due conseguenze di primo ordine : 1° bisognava sepa¬ rare accuratamente i fatti secondo questo loro carattere in¬ trinseco, procedendo ad una revisione particolareggiata di ognuno ; 2° bisognava rinunciare forse ad una spiegazione unica che li abbracciasse tutti. ...  Gli spiritisti dogmatici, i Kardecliisti specialmente, seguitimo a scegliere, fra le nove spiegazioni elencate dal Crookes. la sola ipotesi spiritica, ma sono in errore. Nel frattempo, entro lo spiritismo stesso si è operato un lavoro di separazione e di riduzione ; e fuori dello spiritismo tradizionale, si sono avanzate, massime per merito della psicologia analitica e della metapsichica positiva, nuove spiegazioni per categorie speciali di fenomeni supernormali. r L’Aksakoff, spiritista insigne, ha presa la via più corta. Nel confutare la tesi di Ei>. v. Hartmann, che attribuiva gran parte dei fenomeni spiritici alla forza nervosa del medio od alle allucinazioni dei presenti, e l’altra minor parte spiegava con la sua ipotesi metafisica dell’Incosciente, egli non ha quasi degnato di uno sguardo molte delle ipotesi elencate dal Crookes, e si è chiuso in tre sole : — nella fisiopsicologica, che egli ha chiamato personismo, senza però darne una de¬ scrizione adeguata al valore dei fatti che le assegnava : — nella fluidiea e nella dinamistica, che ha fuso nel mal da lui denominato animismo ; — e nella spiritualistica, che ha con¬ centrato nel suo spiritismo ridotto (c-fr. a pag. 495).  La grandissima maggioranza dei successori del psichicista russo (p. es., Delanne, Erny, Pappalardo, ecc.) non s’è oc¬ cupata di passare sotto il vaglio della critica comparativa le altre ipotesi ond’è ricca questa materia di studio, e si è li¬ mitata a riprodurne le idee. Al Congresso spiritistico del 1900 nessuno ha fatto le viste di accorgersi che accanto alla ipotesi classica, ìcardechiana, ve ne erano molte altre più degne di esame : solo gli spiritisti non reincamaziouisti, taluni psichicisti e, in massima, gli occultisti e i teosofi pro¬ cedono spediti e franchi sulla via della critica, sottoponendo le loro idee e dottrine al cozzo delle avversarie (p. es. Papus). Persino al Podmore, che è uno storico diligentissimo, si po¬ trebbe muovere l’appunto di ignorare un po’ troppo le di¬ verse correnti esplicative nate in seno al neo-spiritualismo; perciò gli spiritisti, ad es. il Dusart, che gli sono naturalmente ostilissimi, lo accusano anche di non aver tenuto conto di tutte le loro “ prove di fatto e a me non perdonano, nè mi perdoneranno d avergli prestato credito, siccome egli si me¬ rita, per l'esattezza della coltura storica speciale. Quanto al Mters, la sua figura nello sviluppo delle dottrine metapsi¬ chiche resta quella di un creatore, di un innovatore ; e chi crea o innova non ha bisogno di fare della critica. Lo stesso deve dirsi del Du Prel, tutt’inteso com’è stato negli ultimi anni a ricavare dai fatti spiritici le argomentazioni per la sua dottrina metafisico-monistica dell'anima.   le spiegazioni dei patti medianici   52 1   Nfei libri, opuscoli e periodici spiritìstici — quasi esclusiva- mente rivolti alla apologia e propaganda della dottrina — si cercherebbe invano un raffronto critico completo e pro¬ fondo fra le diverse e contrastanti spiegazioni dei fatti: lo steSso stile, con cui sono redatti i racconti di questi fatti , denota l'opinione preformata in favore dei due dogmi fon¬ damentali dello spiritismo: la sopravvivenza dell'anima semi- spirituale; e l’intervento dei trapassati nei fenomeni sotto os¬ servazione. Contrariamente a ciò che ha obiettato Baudi di Vksme alla maniera usata dagli scienziati antispiritisti, come me, per definire e per narrare i fenomeni veduti (cfr. * Ann. de Se. psyeh. „, giugno ’07), l'appunto di sottintendere una spiegazione preconcetta e determinata dei fenomeni dev’es¬ sere rivolta a tutta intera la immane e confusa letteratura ufficiale od ufficiosa dello spiritismo; essa resta, per ciò, quasi totalmente inutilizzabile dalla scienza psichica. Questa condizione di cose ci spiega perchè fra gli adepti acritici della nuova fede, fra i cultori troppo sistematici della psi¬ cologia supernormale, e tra il gran pubblico, si sèguiti a non vedere e a non conoscere più che un ristrettissimo nu¬ mero di idee direttrici, laddove la immensa varietà dei fe¬ nomeni sottintende, implica ed esige forse altrettante varietà delle possibili e verosimili spiegazioni. Uno scrittore popo¬ lare di occultismo, il Berndt, le ha or ora ridotte tutte a sole tre : la frode, il punto di vista spiritico, il punto di vista occultistico. Ma è un semplicismo da empiristi!  E vi sono dei presunti cultori positivi di questo larghis¬ simo e quasi sconfinato campo di fenomeni, i quali si sono messi a sostenere che per istudiarli basti, anzi necessiti esclusivamente, quale guida di lavoro, la ‘ ipotesi dello spiri¬ tismo „. Essi non conoscono, di sicuro, o non vogliono ricor¬ dare che furono enunciate almeno una trentina di altre ipotesi più o meno distìnte, delle quali ciascuna ha i suoi sostenitori, le sue ragioni più o meno fondate, ciascuna trova qualche applicazione a ordini o a classi particolari di fenomeni. Come escluderle in blocco ? e d’altronde, come orientarsi in mezzo a tanta abbondanza e a tanto contrasto di teorie e di dot¬ trine ? E presumibile che col tempo si avrà l’abbandono totale della massima parte di esse; che si otterrà la sepa¬ razione dei fatti in categorie numerose differenti per natura ; e che, per compenso, alcune ipotesi si fonderanno insieme per dar luogo ad un concetto sintetico.   :   Sguardo alle principali ipotesi fin qui enunciate circa i fenomeni detti ‘ spiritici  Non intendo esporre, intendo passare appena in rassegna codeste ipotesi, e neaneo tutte quelle che eventualmente siano state enunciate; questo mio è appena un saggio comparativo provvisorio, e per di più imperfetto: la storia critica dello Spiritismo, esclusivamente da ogni idea preconcetta, è tutta ancora da scrivere. Frattanto, senza dar troppo peso alle distinzioni che propongo, e sopratutto col preavviso che non intendo dogmatizzare in nome di una gnoseologia razionale assolutistica, separerò le ipotesi in tre gruppi, a seconda dei loro rapporti con la scienza odierna: — naturalmente, da sin¬ cero positivista, non escludo che la loro situazione non possa mutare col tempo, o prima o poi, rispetto alla Conoscenza.   A.  Ipotesi extrasci entità die.  I. Le Teologiche.  1 . Satanismo. — I fatti spiritici sarebbero l’opera di Sa¬ tana che con essi vuole condurre gli uomini a perdizione, al¬ lontanarli dalla religione vera, trascinarli a parodiare coi riti tanatocritici e psicopompi quelli del Cristianesimo, ecc., ecc.  E la tesi dei teologi cristiani ortodossi e sopratutto dei cat¬ tolici poco propensi al modernismo, per esempio, del padre  Franco della C. d. G . Non dico altro : è penoso assistere  alla risurrezione del “ Gran Maligno „ anche fra gli spiritisti non ascritti alle religioni positive, con un regresso semi¬ fatuo a credenze che parevano abbandonate per sempre dalla umanità sensata. Sembra davvero che Satana sia in gran ribasso, se tutti i suoi rnalefizi terribili si riducono alle scioc¬ cherie innocue delle sedute di Eusapia !  2. Diabolismo. — Variante della precedente, questa ipo¬ tesi, più mitologica che teologica, se ne differenzia perchè in luogo di uno solo mette in opera una folla indeterminata anonima o pseudonima di spiriti delle tenebre, di esseri plu¬ tonici o infernali.   f  ", Anime purganti. — È il contraccolpo della credenza • tjana dogmatizzata dal Concilio di Trento (Sess. VI*), di nn periodo temporaneo di espiazione per le anime dei giusti non 'perfettamente degni ancora del Paradiso. — Fra le soffe- ze di questi penitenti ultracorporei vi sarebbe quella di aggirarsi talvolta sulla Terra, per impetrare le preci e le in¬ dulgenze dei superstiti. — Se non nei moti del tavolino, ciò che sarebbe ridicolo, certo negli altri fenomeni spiritici (fuochi fatui, apparizioni, spettri), la mente popolare sèguita a vedere, coma nei conventi durante il Medio-Evo o nei secoli scorsi, l'opera obbligatoriamente espiatoria di anime di morti. Spi¬ ritismo intinto di pietismo !   II. Le Metafisiche.  4. Paicocosmismo, ilozoismo, ecc. — Le comunicazioni , ol mondo degli invisibili consisterebbero nel sommergersi e immedesimarsi dell'anima individuale (medium intuitivi, in¬ tellettivi, ecc.) coll’Anima universale, col Tutto onnisenziente e onnisciente ; e le azioni supernormali rompenti la catena delle leggi naturali sarebbero dovute all’attingere delle energie individuali (medium fisici) nel Tutto onnipotente, ossia nel serbatoio infinito delle forze cosmiche. — Astrazioni de¬ rivate dall’ indeterminatezza dei concetti di psiche e di co¬ scienza, di forza e di energia.  5. L’Incosciente. — A un dipresso è l’ipotesi precedente passata attraverso al vasto e originale cervello di un filosofo tedesco, di En. von Hartmann. — I fenomeni spiritici, quando non sono allucinatorii, nè dipendenti dalla forza nervosa del medium, sopratutto quando sono intellettivi (premonizioni, telepatia, messaggi!, sono rivelazioni dell’Inconscio univer¬ sale che salirebbe a galla, per così dire, nella subcoscienza dei medii. — L’Aksakoff ha criticato acerbamente questa idea hartmanniana, ma in fondo essa è molto simile a quella del subliminale di Myers e della coscienza più larga di Lodge : soltanto pecca troppo di metafisicheria.  6. Intuizione dell’Essere. — Non so dove ho letto questo pensiero filosofico, che ha carattere intermedio fra l'illuministico e l’idealistico: — ossia che la psiche del medium possa, in certe condizioni, avere l'intuizione dell’Essere uni¬ versale, nel quale infatti tutto si ritrova, passato, presente e futuro, realtà e possibilità, necessità e contingenza, generale e individuale, unico e multiplo. — Certi occultisti sostituiscono l'Etere all’Essere. Ma sono i cavalli di Pegaso, che tras¬ portano il pensiero umano pei campi sconfinati della fantasia.  III. Occultistiche, esoteriche e simili.  7. Ermetismo. — Che vi siano forze ignorate ancora, e che siano in numero e di potenze probabilmente maggiori di quelle che fin qui conosciamo e sfruttiamo, la scienza contemporanea ammette di buon animo : ma essa prevede pure che se le discoprissimo e, meglio ancora, quando certo le discopriremo (come ci è avvenuto di fare recentemente della elettricità, delle onde herziane, dei raggi X, della radio- attività, ecc.), quando ne avremo dimostrata l’efficacia e ce ne saremo resi più o meno padroni, ognuna di tali forze ignote andrà a collocarsi accanto a quelle naturali già note ed accertate. In Natura non v’è nulla di supernaturale.  Invece gli occultisti, seguaci che siano di Agrippa, di Saint-Martin,o di Eliphas Levi, congetturano — la esistenza di “forze occulte, inconoscibili, insondabili, preternaturali „, agenti però sulle naturali, a scapito o a malgrado di esse, pel¬ uria specie di “ corrispondenza misteriosa, che lega il visi¬ bile coll’invisibile, il disocculto coll’occulto... n — Questa sa¬ rebbe l’eredità sacra del leggendario, e forse mai esistito, Ermete Trimegisto.  La scienza non ha obbligo di intrattenersi in un campo che le si dice precluso ; essa sdegna a ragione di occuparsene : il suo ufficio è di scoprire e di definire, se le riesce, le forze c> attività palesantisi nei fenomeni naturali percettibili ai sensi e soggette, secondo le norme della ragione, a determinazione stabile, possibilmente convertibili e reversibili l’una nell’altra.  8. Forze magiche. — Oggi, con Lermina e con Guaita, con sir Peladan e col Bar. von Hellenbapii, si regredisce anche verso la magia naturale, bianca o nera che sia, come si ha il coraggio di tornare al demonismo. E penoso scorgere che nel suo progresso la coltura debba, non solo percorrere la spirale allegoricamente imaginata da Goethe, ma nel perio¬ dico ritorno su sè stessa toccare di nuovo punti assoluta- mente micidiali per l’umano intelletto. Ed ecco sopragginn- gere la stravagante credenza che — certi uomini agiscano per poteri magici, ogniqualvolta possono alzarsi fino al piano astrale, al di là dei poteri concessi all’Universo fisico sensi¬ bile: — i medii diverrebbero insomma psichiurgi; e persino gli stati ipnotici, sonuambolici, isterici, ecc., sarebbero stati magici della mente. Carlo du Prel era uomo di nobile ingegno, ma col suo “ io magico ,, al quale attribuiva virtù trascendentali e che è statoci lercio mal compreso dai dilettanti di psicologismo *• monistico „, ha incoraggiata una nociva riabilitazione della cosmologia folklorica e dell’ontologia mito-erinetico-oeculti- stica.  9, Gli spiriti degli elementi. — Secondo gli antichi alchimisti, con Paracelso alla testa, e secondo gli ernietisti e i Rosafcroce odierai, — le cose naturali nascerebbero tutte da elementi primigenii, — cioè dal fuoco, dall’aria, dall'acqua, dalla terra — cui presiederebbero spiriti subumani ( * uma¬ nimali „, “ hominuculi „ di L. M. de Figanièrks), di sottilis¬ sima sostanza, e rispettivamente Salamandre, Silfi, Ondine e Gnomi!! — Sono “ spiriti „ nè buoni nè cattivi, che agiscono per impulso esterno : sarebbero essi che, secondo certi oc¬ cultisti (Papcs), si divertono a spese dei medium e degli astanti, presentandosi come Carlomagno o Yittov Hugo, a scelta.  Terribile ironia per lo spiritismo tradizionale ! Il quale, in¬ fatti, non sapendo come spiegare in modo ragionevole le biz¬ zarrie e incongruenze di certe sedute, dove il subcosciente dei medii proietta le sue sciocchezze futilità e oscenità, parla vagamente di “ spiriti burloni „, o di “ spiriti malevoli », non specificandone però mai la natura, non sciogliendo il pro¬ blema pratico se siano anime di morti eterocliti che vengono a disturbare le comunicazioni degli altri disincarnati, ovvero siano entità “ spirituali „ di natura diversa dall’umana. Par¬ rebbe talvolta di capire che si alluda a specie di Larve, di Vampiri, di Folletti e altre consimili creazioni della fantasia popolare, sopravvissute dalla più remota antichità, attivis¬ sime nei miti, nelle fiabe e nelle leggende... Ma non si osa di parlar chiaro, tanta è la ridicolezza della ipotesi.  10. Entità intelligenti e occulte — È il termine con¬ sacrato nei processi verbali spiritistici, e ordinariamente sta a significare — le anime reduci dei trapassati, i sopravviventi umani dell’altro Piano — ... Però questo va bene per lo spi¬ ritismo, dirò così, ufficiale ; vi è accanto ad esso uno spiri¬ tismo semi-eretico, che non pronunciandosi in merito, riconosce bensì nei fenomeni medianici la intellettualità, ma non vuole risolvere in senso spiritistico la questione oscura della loro ori¬ gine. Qualcuno, essendosi accostato alle dottrine occultistiche, esoteriche, teosofiche, illuministiche, eco., ecc., sembra che voglia con quei termini vaghi accennare ad — “ esseri intelli¬ genti , celantisi negli abissi del Mistero Universale, chiamati   PSICOLOGIA K SPIRITISMO, III   532   attorno al Medio da un istinto ignoto, come le farfalle at¬ torno al lume — .  Ciò che risulta chiaro, nel guazzabuglio occultistico, è solo questo, che i dottrinarii o ipot.etizzatori assegnano a cotali entità una forma antropomorfa ed una intelligenza del tipo umano : ne fanno cioè degli indeterminati esseri androidi, o dei frammenti o porzioni di una personalità umana, non si sa se vissuta o ancora prematura. Attenti bene! Non sono io ohe definisco tutto l’occultismo un guazzabuglio ( g&chis ): è lo stesso occultista E. Bosc, che mi serve di guida.  Secondo i seguaci indisciplinati della scuola, ci sono al¬ meno novecento varietà o categorie di “ entità intelligenti occulte , che possono venire a fungere da “John-King, nelle sedute. Ci sono i Ninnanakaya degli Indiani, maghi disin¬ carnati, ora buoni ed ora cattivi, che s’impadroniscono dei medii e li fanno agire a loro piacere. — Ci sono poi i Le¬ muri, le Larve, gli Incubi e Succubi, di monastica memoria, terrifici o lussuriosi a scelta. — Poi vengono gli Eiementali, che sarebbero “ forze semi-intelligenti del regno della Na¬ tura „, ingenerate dallo spirito umano e sopravviventi nel- l’atmosfera terrestre sotto le specie di “ imagini od idee astrali „ , o altrimenti, come dicono cprti teosofi, di “ gusci , (coquesW) capaci di comunicare con noi viventi e di addos¬ sarsi a qualche persona di poca volontà: generalmente essi sono sudicioni (sic). — Seguono gli Elementini, che sarebbero fratelli minori, “ più piccoli „ dei precedenti. — E poi com¬ paiono gli Elementari (questa volta coll’»-!), esseri di un ordine superiore e con facoltà più ampie. — Tutti questi Esseri strani circondano il tavolo delle Eusapie; e non si sa mai chi viene o chi si presenta : è un Lemure ? è un Elementino ? o è un “ qualche anarchico dello spazio „ (sic), uno spirilo di pomofilo, di ammazzato, di impiccato, di suicida, di ghigliot¬ tinato, che rivive un po' di esistenza terrestre per il desiderio immondo o satirico di colpire i superstiti con le sue ne¬ quizie o coi suoi scherzi di cattivo gusto? Mistero indeci¬ frabile! Neiroccultismo l’altra vita è, dunque, concepita e raffigurata come un immenso comparto di vecchio Manicomio o di Bagno penale.  11. Esseri terrestri superumani. — Qualcuno po¬ trebbe congetturare (mi diceva Giovanni Papini, il valoroso apostolo del pragmatismo italiano) anche — la esistenza di animali evolutisi sulla terra molto più in su dell’uomo, e che fossero in possesso della facoltà di rendersi e restare invisibili, e di agire in uno spazio diverso dal nostro... — Ingomma, si avrebbe qualcosa di più del Metanthropos di certi antropologi ultraevoluzionisti, anzi una specie di “ su¬ peruomi™ . analoghi agli abitatori di Marte immaginati dalla potente fantasia del romanziere inglese C. Wells.  12. Esseri terrestri preumani. — Ma si obietta da altri che le azioni mediumniche danno in generale effetti in¬ sulsi, e. di fronte alle sublimità ideali di un mondo ultra¬ umano, decisamente bestiali. E allora viene in mente che alle sedute scorrazzino per la stanza delle — anime di morti di ordine animale propriamente detto, delle anima)' bellini- rum... — La serie delle creazioni mitologiche può prolun¬ garsi all’infinito: ma certo, lo spiritismo e l'occultismo non hanno mai osato affrontare e tanto meno risolvere, con coe¬ renza di idee, il gravissimo problema della sopravvivenza dello “ spirito „ anche degli animali. Vi sono animali evi¬ dentemente più degni di sopravvivere che non moltissimi uomini: uno zoofilo troverebbe con facilità esempi ili cani, di cavalli, di elefanti provvisti di intelligenza e di senso etico, con adattamento completissimo alle esigenze della loro vita sociale, e perciò più evoluti di celti selvaggi e crimi¬ nali. Il babbuino eroico, di cui scrisse Carlo Darwin, non sarebbe idealmente preferibile al “ Corsaro pentito „ che soffia nelle trombette delle sedute di Eusapia?   IV. Le Teosofiche.  13 e 14. Il piano astrale. — È ben difficile orientarsi nelle dottrine teosofiche, le quali sono un impasto vario di tutto ciò che la scienza ha lasciato di residuo nel suo cammino plu¬ risecolare, con idee provenienti dall’esoterismo d'ogni razza ed epoca, con credenze occultistiche, magiche, kabbalistiche, teurgiche, e con astrattezze etiche elevatissime attinte dal¬ l’Oriente (Brahmanismo, Buddismo, Carsismo, ecc.). Per questo motivo io mi sono ben guardato dalTaccostarmi alla cosi detta teosofia; temevo di non comprenderla abbastanza, o di non farmi comprendere. Ciò che interessa al caso nostro è questo, che nelle scuole teosofiche per lo più si insegna la costituzione ternaria dell’uomo, quale io riportai dal Papus in altra parte dell’opera (Tomo I, pag. 30), e che in un insegnamento teo¬ sofico più complesso ed elevato (p. es. quello di Annie Bksant), i componenti della natura umana sarebbero sette inviluppati l’uno nell’altro: 1“ il corpo fisico, mortale; 2° il corpo eterico, che sopravivrebbe al più 4-5 giorni (?); 3° il corpo astrale, sede della sensibilità deU’imaginazione e delle passioni animali, o altrimenti della coscienza interiore o subli¬ minale : esso seguiterebbe a vivere più lungamente, massime negli individui di men nobile sentire e ancora attaccati alla terra, avvolgendo o rivestendo per un poco gli aitai quattro corpi nella loro evoluzione iperoosmica, ma poi dissolvendosi anch’esso; 4° il corpo mentale, o “ raanas inferiore ,, racchiu¬ dente le facoltà concrete della mente, la intelligenza, la vo¬ lontà, l’io pensante; 5° il c. causale, corrispondente alla men¬ talità astratta, o “ m alias superiore , degli Indiani; 6° il c. buddhico , raffigurante l’intuizione; 7° il c. atmico, il più puro, di origine divina, il solo che al fine della evoluzione, spogliandosi dei sei precedenti, arriverebbe al Nirvàna.  La opinione dei teosofi intorno alla medianità è di gran lunga superiore a quella degli spiritisti; anzi, per certi ri¬ guardi non è molto lontana dalla dottrina positiva. Tutti i fenomeni spiritici, secondo i teosofi, accadono nel piano astrale, vale a dire in un piano di ben poco superiore al fisico, e loro rimangono estranei gli elementi superiori della personalità cosciente. Dobbiamo però distinguere due sub-ipotesi teoso¬ fiche in riguardo alla fenomenologia medianica.  a) Premesso — : 1° che un gran numero di fenomeni mediumnici palesano una falsa spiritualità, e sono fraudolenti; — 2° che non c’è prova dell’intervento dei soli “ disincar¬ nati ,, ma che probabilmente la pneumatologia del media- nismo è assai più varia, agendo forse sul medio o attorno a lui più sorta di spiriti occulti (dementali) ; — 3° che il corpo astrale è una sola cosa col perispirito di A. Kardbo, ma non è tutto persistente all’infinito, non accompagna l’essere psi¬ chico nella sua ascensione, bensì si divide alla morte in due parti, una che rimane col cadavere e si dissolve (il corpo eterico), l’altra che inviluppa lo spirito nella sua evoluzione astrale ma poi si distrugge, — un buon numero di teosofi assegna la scarsissima fenomenologia mediumnica reputata autentica all’azione di questo elemento astrale fuori della persona del medio. Insomma, è la ipotesi dell’esopsiehisrao.  b) 14. Un’ultra spiegazione d’origine teosofica, e verso la quale sembrano ora volgersi le simpatie di non pochi psichi- cisti, è quella delle'cosl dette imagini astrali, o, come si dice con metafora abbastanza volgare, dei gusci o bozzoli eterici (“coques,). Noi abbiamo visto che l’essere umano percorre una lunga via ascensiva di sviluppo, alzandosi dal piano fisico a quello atmico, e traversando successivamente cln dice tre o quattro, chi dice sette piani. Kiteniamo intanto che nulla si perde nel Creato, che ogni cosa, ogni accidente naturale, ogni modificazione dinamica lascia una traccia di sè nell’etere infinito, dove tutto è immerso. E allora (dicono i teosofi) troveremo logico supporre che durante questa ascesa l’individuo lasci nel piano astrale una imagine di sè stesso , come ve la lasciano tutte le idee e azioni umane, le quali sono pei teosofi forze dinamico-materiali simili al ca¬ lore ed all’elettricità. Ora, sarebbero queste iinagini, che quasi sempre gli spiritisti prendono per la apparizione reale del¬ l'individuo evocato o per sue comunicazioni: sarebbero questi •< «usci „ analoghi all'incosciente quelli che si manifestano, mentre l'individualità cosciente del defunto non c'entra af¬ fatto, seguitando a svilupparsi in altri Piani.  In sostanza, e non tenendo conto delle intricate altre ipotesi teosofiche ile qunli sembrano sogni grandiosi di una mente esaltata dal misticismo), la spiegazione teosofica dei fenomeni rnediurnnici è quadruplice : — frode ; — forza emanata dal medium mediante il suo corpo astrale ; — imagini e residui dei defunti nel piano astrale; — spiriti eiementali. Per la si¬ gnora Maui) Jovnt certi fantasmi sono forme di “ sogno astrale , proiettate da un defunto, 0 al momento della morte (ciò che potrebbe anche discutersi), o più tardi (ciò che resta indimostrabile).   H.  Ipotesi ultraseientifìelie.  V. Le 11’ESpazio pluridimensionale. — Il gruppo delle spie¬ gazioni iperfisiche, immaginate da Tu. ZOllner, è rappre¬ sentato specialmente dall’ipotesi dello spazio a n- dimen¬ sioni, che vale sopratutto pei fenomeni fisici, sperimentabili, della medianità. Dicono gli spiritisti che se ne trova traccia perfino nella Bibbia (Giorue, XI, 7-11; Paolo, Agli Efesi, III, 18); aggiungono che Eeiccno poneva gli Dei in un “ metacomon , o “ intermuncUum dove cessavano le leggi del nostro Mondo; e ricordano che H. More, un teosofo del XVII secolo, aveva pensato ad un ampliamento del concetto di spazio, e che già nel XVIII un Fischer e un Okt- tinger avevano cercato con esso di chiarire lo stato det¬ ratti ina dopo la morte. Le idee sono in un perpetuo ciclo 1  Gli occultisti, che risuscitano l’ossessione kabbalistica ed ermetico-alchimica del sacro numero 7, assegnano anzi allo spazio sette dimensioni: 1“ lunghezza, o potere d’estensione; 2* larghezza, o potere d’espansione ; 3* profondità, o potere di capacità ; 4“ aggregazione e disgregazione, o potere di pe¬ netrazione ; 5* propagazione, o potere vibratorio di trasferta; 6* bilocazione, o potere di sdoppiamento dell’essere; 7“ di¬ mensione integrale, o potere di creazione (divino). Coi feno¬ meni mediumnici saremmo alla vigilia della quarta dimen¬ sione e ci incammineremmo a passi lesti verso la quinta e hi sesta, rimanendo l’ultima e la settima dimensione riser¬ vate soltanto a Dio !  Adesso si avanza l’idea, non peregrina certamente dopo E. Kant , della relatività dello spazio (cfr. Poincaré, in “ Année psychol. „, XIII, ’l>7) e che la geometria Euclidea non sia più vera, ma solo più comoda delle altre. Ma in uno spazio più complicato deH’euclideo, e dove, con Riemann, la somma degli angoli di un triangolo fosse più grande di due retti, o dove, con Lobatchewschv, la stessa somma fosse più piccola, si potrebbero forse più facilmente spiegare i movi¬ menti d’oggetti non urtati né visibilmente influenzati, la penetrazione della materia nella materia, e quelle aggrega¬ zioni semi-materiali- temporanee che si formano nelle seduti- di Eusapia?   16. Fluidismo. — La vecchia ipotesi dei fluidi, pas¬ sando dalla fisica alla psicologia supernormale, ha dato ori¬ gine alla idea che il nostro corpo, oltre allo k spirito con¬ tenga un “ fluido „ particolare idoneo a spiegarci sopratutto i fenomeni mediumnici obiettivi, e fors’anco taluni dei super¬ normali subiettivi, ad es. la telepatia, la chiaroveggenza, eco.  Il fluidismo non è che un supermaterialismo, o un mecca¬ nicismo sublimato; e si trova rappresentato, come già dissi (Tomo I, p. 66; II, p. 363), da una folla di sostanze ed entità più o meno immaginarie, non più dimostrate finora di quanto lo siano stati al loro tempo il fluido elettrico o il fluido vitale. Tutti i pneumi, le ombre, gli spiriti vitati e animali degli antichi; l’flòuAov di Platone ed IppocraTE ; Vaether animai vehimlum di Agrippa; il corpo sidereo di Paracelso e Van Helmont, ne sono stati i precursori. Ma nel secolo XIX è straordinariamente cresciuta la compagnia di queste creature pseudo-spirituali o supermateriali, finissime, diffusissime, elasticissime; e ne sono arrivate d’ogni parte, dal mesme¬ rismo, dalla fisica fluidistica, dall’occultismo, dalla poesia.  C’è stata una continua altalena tra la spiritualità e la ma¬ terialità, giacché la mente umana oscilla sempre fra questi due poli. 11 poeta Wirland cantava 1" “ organo dell'anima di natura eterea ma il poeta Kbbner, l’illustratore della veg¬ gente di Prévorst, abbassava il tono, mettendo in rima lo “spi¬ rito nerveo ,, il Nervengeist. Di poi lo Jcng-Stilling risaliva all’ k essere etereo luminoso n ; mentre lo Schelling ricalava sem¬ plicemente al secondo “ corpo più fino,. E cosi I’Esohevmayeb tornava a parlare di un “ etere organico , ; ma l'alienista soma- tista Groos ridiscendeva al “ corpo incorruttìbile „ ; e il tra¬ massone Krause al suo “ corpo primordiale „ o “ Urleib „. S’alzava l’americano dott. Grimks col suo etherium a con¬ cetti ultrafisici; ma Gdst. Feohner, l’insigne fondatore della psicofisica, ritornava ad un semplice k cestito animiro post- mortale ,, ossia a un “ Seelenkleid „ . L’altro americano Dodke rimetteva in voga 1’ * aura neurica , o neurara; laddove il filosofo Em. Fichte, convertito allo spiritismo dalle esperienze di Slade che aveva viste con lo Zòllser, associava i due estremi nel suo “ corpo fantastico interiore , o “ Pkantasie- leib .... Predomina tuttavia nei tempi ulteriori ed attuali la .semimaterialità; il perispirito di Kardeo, il corpo astrale di Dp Prel. il metaorganismo d’HELLKNiiACH, il corpo sidereo della Blawatsoht (risurrezione Ae\\' eoestrum paracelsiano !), hanno tutti un che di iperfisieo, che non è più materia gros¬ solana e ponderabile, ma non è neppure spirito ; per ciò il loro posto comune è qui, nella rubrica del fluidismo.  Questo è un mezzo comodo (non troppo filosofico) di risol¬ vere la difficoltà dell’unione del corpo con lo spirito: si tenta di spiegarla gettando un ponte tra l’uno e l’altro la mercè di un terzo componente, al quale si affibbiano le facoltà che sarebbe eccessivo di attribuire al corpo, che sarebbe avvi¬ lente di attribuire allo spirito! Secondo tutti i fluidisti, al di sopra del corpo organico e del componente tluidico sottile e imponderabile, esiste nell'uomo il voOi;, I anima immateriale semplice e immortale dello spiritualismo classico, la “ pura spiritualità , di Em. Erm. Fichte, il “ principio psichico , (propriamente animico) di Reichenbach, il “ soggetto tra¬ scendentale „ di Dij Prel, la “ personalità subliminale , di Myers, il “ corpo mentale-atmico , dei teosofi.  Le ipotesi fluidistiche non si contentano, dunque, di am¬ mettere e di osservare i nuovi fenomeni quali effetti di forze   538   PSICOLOGIA E SPIRITISMO, HI   indefinite possedute daU’organismo ; pretendono, invece, di definirle e concretarle in una sostanza a sé, in una “ entità », a un dipresso come facevano cento anni or sono i fisici con il loro “ fluido calore „, col “ fluido elettrico „, ecc. o come i biologi col “ fluido vitale ». Debbo dire, per vero, che nelle recentissime ipotesi sulla dissoluzione della mateiia (cfr. in Le Bon) certi fisici sembrano propensi a risuscitare la vecchia dottrina fluidistica, inquantochè la materia, dissol¬ vendosi, verrebbe a trovarsi, secondo essi, in uno stato inter¬ medio tra quello materiale a noi noto e quello etereo che suppo¬ niamo esistere ovunque. Per ciò avrei torse dovuto mettere il fluidismo fra le ipotesi prescientifiche, cioè fra quelle che non soltanto sono possibili in astratto, ma possibili in con¬ creto ; ossia, riguardo alla loro più o meno prossima dimo¬ strabilità, accanto alla ipotesi di una radioattività particolare alTorganismo, della quale parlerò più avanti e con cui, in fondo, la idea centrale dei fluidisti ha le maggiori analogie.   VI. Le metabiologiche.  Unisco in questo gruppo le ipotesi oggi culminanti, che pur prendendo a base della spiegazione l'uomo quale essere vi¬ vente, gli attribuiscono un principio attivo per sé, unico o mul¬ tiplo, con qualità, con poteri e con durata (“sopravvivenza») oltrepassanti i limiti visibili e sperimentabili dell organismo.  17. Polizoismo umano, pluralismo psichico. Vie  una teoria biologica detta “coloniale», la qualevede in ogni am¬ malo superiore o Metnzoario un aggregato, o colonia, derivato dalla associazione e fusione di molte individualità semplici, primitive (cfr. le opere di Perrier, Cattaneo, Durand-de-Gros). La teoria dell’aggregazione polizoica permette di concepire anche un polipsichismo; ossia - la formazione della coscienza dell'io mercè la unione di tutte le coscienze elementari: - - ciò che porta a immaginare nell’Uomo la pluralità delle coscienze e la possibilità di una disgregazione psichica all’estremo, la quale separi e renda libere ed autonome le monadi coscienti  inferiori. . , ,.  Quest’ipotesi polizoopsichica assomiglia a quella della dis¬ gregazione della personalità, di cui dirò più avanti; ma se ne differenzia in quanto che parte da dati biologici, mentre 1 altra ha il suo fulcro nell’osservazione psicopatologica. D altronde, il pluralismo psichico arieggia un po’ la moltiplicità di compo¬ nenti della natura umana, fantasticata da certe scuole di i eo-sofia (come più su ho detto). Il genialissimo Durano de Gros, che ne è il padrino in metapsichica, non ha però avuto il tempo di illustrarla.  18. Animismo. — Io non credo che vi sia sostanzialmente molta diversità tra il fluidismo e l’animismo, salvo che il primo è derivato da concetti fisici, il secondo da concetti bio-psicolo¬ gici. Ho avuto occasione di parlarne più volte nel corso del¬ l’opera, giacché Tipotesi animica si collega strettamente alla spiritica: 1’“ anima „ dell’AKSAKOFF e degli spirito-psichicisti suoi seguaci è il “ perispirito „ del kardechismo ufficiale.  A parte la denominazione che io di già protestai scorretta, l’animismo ha del buono in quanto riconosce la causa dei fenomeni medianici fisici e di parte degli intellettuali, così detti spiritici, nell’organismo stesso del medium, e li fa correlativi delle sue potenzialità individuali. Sarebbe il “corpo aniraico, (impropriamente, 1’ “ anima „) del medium ciò che si esteriora dal suo corpo; è desso, che diventa capace di agire oltre ai limiti di cpiesto, e anche di fuoruscirne. L’ipotesi del “doppio fi¬ siologico , — cnriosa risurrezione del “ doppio „ dei sel¬ vaggi — trae qui le sue fonti ; e se non si dà al termine “ anima „ altro valore tranne quello di un’astrazione irreale per rinsieme delle “ forze , che si esteri orano, questa ipo¬ tesi è alle soglie della scienza metapsichica.  Nè 1’ Aksakoff, nè gli spiritisti in genere si arrestano però alla designazione astratta; secondo essi, 1’ “anima, non è soltanto, caso mai, un prodotto effimero e contingente dell’organismo senza del quale non avrebbe esistenza nè autonomia, ma è proprio un’entità reale attiva, un quid di intermedio, per la sua natura, tra la materia del corpo e la immateria dello spi¬ rito: l’anima, anzi, sarebbe composta di una sostanza sottilis¬ sima, raffinatissima, affine alla corporea abitata, di cui costi¬ tuirebbe un perfetto duplicato interno, disseminato o, meglio, risiedente in tutti gli elementi cellulari deH’organismo: in¬ somma, sempre il perispirito fiuidico. E avrebbe due ufficii: — agire per sè stessa, in modo autonomo, esteriorandosi ; — lasciarsi captare dagli spiriti estranei al medium, erranti nell’iperspazio, e sopratutto dalle anime dei morti che invi¬ luppandosene avrebbero il mezzo di manifestarsi, di smuovere oggetti materiali, di farsi visibili... Noi conosciamo diggià qualche raffigurazione imaginosa di codesta ipotesi (Tomo II, pag. 170 e 439): ma giriamo in tondo, poiché il pernio ri¬ mane pur sempre la ipotesi spiritica.  19. Spiritismo. — La quale ipotesi, dopo tutto quello ohe ne ho scritto nell’opera, mi pare meritorio verso il let¬ tore di accennare soltanto in questo gruppo delle spiegazioni metabiologiche. * Lo spiritismo — ho scritto altrove (Corriere della Sera, febbraio '07) — diffusissimo nei paesi civili, colle¬ gato alle credenze e leggende degli antichi e alla storia di tutte le grandi religioni e filosofie, merita attenzione e rispetto dal¬ l’uomo di scienza, anche dal più “ liberale „ e 11 spregiudi¬ cato „ : esso ha in in suo favore l’assenso di intelletti di primissimo ordine, e una immensa moltitudine di documenti,. Ma l’attenzione e il rispetto andranno soltanto allo spiri¬ tismo quale espressione di un dato temperamento mentale di chi lo accetta e sostiene, o quale opinione personale de¬ sunta dall’apprezzamento di fatti individualmente percepiti e concepiti; non già alla ipotesi spiritica introdotta abusi¬ vamente nel sapere o imposta alla psicologia supernormale.  Perchè una spiegazione di un qualsiasi gruppo di feno¬ meni naturali oggi si imponga, non basta il criterio di au¬ torità, se non è sorretto da larga e sicura prova sperimen¬ tale; ora, questa manca ancora del tutto, e povero sarebbe  10 spiritismo qualora dovesse affidare le sue sorti alla me¬ dianità delle Eusapie, o dei Politi, o dei Miller. L’edifizio immane dello spiritismo sistematico e dogmatico fu elaborato, in poco più di venticinque o trenta anni, con materiali ge¬ neralmente di dubbia provenienza e di sospetta fattura; s è mantenuto vivo per un vero miracolo di statica, e perché i suoi adepti si sono- sempre guardati dall’applicare ai fatti ed ai documenti un vero metodo critico. Presentemente, è cominciato anche per esso un lavoro di seria revisione, come è successo a tutte le dottrine trasmesseci dal secolo XIX"; e coloro, che ancora credono nella sopravvivenza dell’io co¬ sciente personale e nelle comunicazioni con i defunti, sono i primi a protestare contro le esagerazioni, pressoché assurde e ridicole, della prima èra storica dello spiritismo.  Tanto meglio! probabile che, ripensando e rivedendo, tutto  11 vecchio materiale vada in fumo e più non se ne trovi uno nuovo, e sicuro, e scientificamente provato, da sostituirgli. Non ho che da leggere le opere di Hyslop per consolidarmi per ora nel mio autispiritisino, fortificato da tutte le espe¬ rienze compiute con la Paladino. Non ho che da scorrere la raccolta dei periodici di spiritismo per trovarmi d accordo (e la cosa, davvero, è curiosissima) con Gastone Méry, spiri¬ tista esimio, sebbene cristo-cattolico ; il quale, veduto all opera il Miller, com’io ho veduto la , Eusapia, se n’è partito convinto che la ipotesi demoniaca e la spiritica non corrispondono ai fatti. Del resto, vi sono adesso molti altri investigatori di vaglia — fisici, fisiologi, medici, psicologi, psicbicisti — 1 quali, dopo prova e riprova, la pensano precisamente come me a riguardo dei * John King » e compagnia. E non ho altro, qui, da aggiungere.   C.  Ipotesi prescientitìelie.  VII. Le empiriche negativistiohe.  È un piccolo gruppo di spiegazioni, che io in altro luogo ho criticate come troppo sollecitamente pratiche.  20. Frode e prestidigitazione. — Tipica fra le spie¬ gazioni dettate dall’empirismo, questa della fraudolenza per¬ petua e universale dei medii è l’opinione più comunemente adottata dagli iperscettici, dagli increduli per progetto o per inerzia, dai “ furbi , di cui, pare impossibile, è tanta inspe¬ rata dovizie nel mondo soltanto a proposito della medianità, mentre difettano in riguardo a tutte le altre cose, grandi e piccole, della vita ! È tesi indubbiamente giustificata dal grande numero di smascheramenti di medii celebri professionisti e dilettanti: io stesso l’ho esaminata più volte, e ho dovuto riconoscere che la E. P. froda; non cosi spesso come si pre¬ tende, ma froda. Però i suoi stratagemmi le servono sol¬ tanto per i piccoli fenomeni: sono affatto incapaci di spie¬ gare la sua complessa fenomenologia, in cui io ho potuto distinguere classi e categorie di manifestazioni subiettive ed obiettive. Non insisto di più: ritengo per oramai acquistato alla metapsichica un grosso numero di effetti reali ed auten¬ tici della medianità della Napoletana, come è sicura, del resto, una buona parte della fenomenologia fisica prodotta da altri medii potenti, siano professionisti, siano volontaria¬ mente operanti nei circoli privati.  21. Illusioni ed allucinazioni sensoriali. — Altra tesi popolarissima, perchè empirica! — Tutto ciò che si narre¬ rebbe di aver percepito, sentito, toccato, visto nelle sedute sarebbe il prodotto di uno stato illusorio ed allucinatorio dei presenti. E questo si originerebbe per attenzione aspettante, per credulità, per effetto di emozione o di stanchezza, per impreparazione scientifica, per suggestione dell'ambiente, per l’oscurità, per le convulsioni del medio, eec., tutte cause che alterano la percezione, perturbano il raziocinio, diminuiscono il criterio... —  Anche su questa ipotesi mi sono intrattenuto più volte : le ragioni per cui essa deve respingersi, sono intrinseche ed estrinseche. Fra le prime indicherò solo questa : che nessun alienista al mondo conosce casi, in cui possa succedere che sei, otto, dodici, talvolta venti persone sane di mente e di sensi normali diventino ad un tratto, e tutte ad un tempo, illuse ed allucinate senza un preesistente processo patologico del cervello; nessun alienista ha mai veduto simili turbamenti morbosi inconcepibilmente effimeri, di pochi minuti e secondi, apparire e sparire come per incantesimo magico. Fra le estrin¬ seche citerò una ragione che vale abbastanza, almeno per me: tanto al Circolo Minevra, quanto nelle altre sedi, noi abbiamo saputo sempre discernere pochissimi tentativi di inganno, e li abbiamo quasi sempre sventati. Aggiungerò le prove fotografiche: e basta!  Vili. Le empiriche psicopatologiche.  Le ipotesi esplicative che seguono, hanno sulle precedenti il vantaggio di abbandonare tutte le generalizzazioni troppo astratte e di basarsi sulla analisi delle condizioni fisio-men- tali dei soggetti, in presenza dei quali avvengono i fenomeni; ma hanno poi il torto di non prendere in considerazione i fenomeni stessi nelle loro modalità particolari per stabilire se tutti siano spiegabili, ad esempio, cogli stati subiettivi del medium... Questo gruppo di spiegazioni della medianità è .sopratutto a base fisio- psicologica e psico-patologica, e da un canto si lega alla ipotesi empirica suaccennata degli errori di senso, in parte alle idee che sono il patrimonio proprio della metapsichica. Per ragioni di studio io le separerò l’uua dall’altra; ma in verità esse si incastrano tra di loro e co¬ stituiscono un nucleo unitivo di idee direttrici ed esplica- t rici, massime dei fenomeni intramediumnici (press’a poco il * personismo „ d’ Aksakoff). Questo nucleo rimane vigoroso anche se lo si associa ad altre ipotesi più generali, quali sa¬ rebbero l'animismo, lo spiritismo, il Huidismo mesmerico, ed anche l’esopsichismo o biopsicodinamismo.  Infatti la condizione fondamentale, sine qua non, del me- diumnismo resta sempre di natura fisiopsichica, ed io l’ho lungamente dimostrato: adunque, delle spiegazioni di con¬ tenuto psicologico anormale e psicopatologico saranno indubbiamente applicabili al carattere interiore dei fenomeni mediumnici. Ed io le ho accettate e difese da gran tempo, ed io le sostengo tuttora quali interpretazioni parziali po¬ sitive e scientifiche, cosi dello stato di fondo della medianità, come di molte sue manifestazioni, poiché le trovo pienamente conformi alla mia esperienza di clinico ed alla logica scien¬ tifica. Ciò non pertanto dichiaro subito che nessuna di esse ha il valore di una spiegazione generale dello spiritismo - e neanco della medianità in azione.  Da vari anni, con inutili collere degli spiritisti, ho espresso il concetto che la immensa congerie di fatti denominati “ spi¬ ritici „ e malamente riuniti sotto una sola e medesima eti¬ chetta, si scinderà in tanti gruppi od ordini diversi, ognuno dei quali chiederà e riceverà dalla scienza una interpretazione particolare e differente. Di qui allora, taluni fenomeni su¬ biettivi resteranno nel pieno dominio della patologia normale, della psicopatologia, della neuropatologia (come loro appar¬ tengono diggià) ; altri, dopo essere rimasti ancora per un po' di tempo nella penombra della psicologia supernormale, o aberranti nella zona ultraconoscitiva, saranno assorbiti di pien diritto dalla bio-psicologia allargata di tutto un capitolo su poteri organici ritenuti adesso occulti o su forze bio-psi¬ chiche tuttora ignote.  22. Isterismo, nevrosi, ipnotismo e stati affini. —  Sicuramente, l’Eusapia, come tanti altri medii, è un’isterica, e l’isterismo è il progenitore comunissimo di centinaia e mi¬ riadi di fatti biopsichici eccezionali : sicuramente, la media¬ nità esige che il soggetto entri, come io ho provato, in uno stato di concentrazione autoipnotica della coscienza. Il Car- binoton arriva a credere che persino i fatti meravigliosi della Piper non siano altro che ipnotismo ! — Ma la morbosità costituzionale del medio e la sua transitoria condizione di autoipnosi (“ trance „) non servono a spiegarne la fenome¬ nologia objettiva: l’effetto non è una cosa sola con la causa. E prima di tutto tale teoria non spiega le percezioni reali dei presenti, e poi non i poteri straordinari in che consiste pro¬ priamente la medianità; e infine, non gli effetti estrinseci o fisici di questa.  Per la produzione dei fenomeni metapsichici, in generale, è necessario, si, uno stato abnorme, talvolta addirittura pa¬ tologico, la cui valutazione (questo vada detto ai dilettanti infestatori del dominio nostro), non può essere eseguita se non da alienisti e da neuropatologi ; ma l’isteria, l’ipnosi, la trance , sono avvenimenti intramediumnici : come capire con essi la telecinesia, la telefonia, le materializzazioni, ossia i fenomeni extra-mediumnici?  23. Suggestione ed autosuggestione. — Questi ter¬ mini sono divenuti comuni ; e tutti li ripetono, anche senza saperne il preciso significato, Si vuole perciò che — • tutta, la fenomenologia di Eusapia sia il prodotto di suggestioni che essa eserciterebbe sui presenti (ipnotizzandoli?); o di auto- suggestioni, che tanto il medium quanto i suoi vigilatori e gli altri astanti proverebbero durante le sedute...  La cosa è vera in piccolissima, in minima parte, cioè per quanto concerne la direzione data ai fenomeni dalla medium che è suggestionabilissima, e per l’apprezzamento di certe per¬ cezioni ricevute da taluni fra i pereipienti che siano sugge¬ stibili, per es. nelle percezioni tattili e visive, e più ancora, secondo me, nelle presunte identificazioni di “ .spiriti fami¬ gliavi „. Ma alla ipotesi della suggestione intesa nei suoi veri confini e poteri oggidì ammessi, sfuggono almeno i nove decimi, se non più, delle manifestazioni paladiniane: inoltre, essa incontra l’ insormontabile ostacolo che, se la medium cade in autoipnosi, gli astanti non cadono mai, certamente, per opera sua in etero-ipnosi.  24. Disgregazione della personalità. — È la teoria prediletta dai psicologi sperimentatori e dai clinici psicopato¬ logi ci, i quali segtìono in ciò le vecchie, ma indelebili orme segnate da Dura.vd (de Gros) rispetto al polipsichismo, dal- I’Azam nei suoi studi celebri sugli stati di doppia coscienza, da P. Janet sull'automatismo degli elementi inferiori della personalità, da Flocknoy sulle alte manifestazioni intellet¬ tuali del sonnambulismo medianico. Ne ho parlato molte volte nel contesto dell’ opera , e credo che i lettori ne ab¬ biano oramai un concetto preciso.  La teoria della disgregazione psichica ha dei precedenti gloriosi nelle indagini di Chevreul, Faraday, Babinet, Thury, sul meccanismo dei moti incoscienti, ed occupa un posto di pri¬ missimo ordine nella psicopatologia moderna: ma se vale per i fenomeni subiettivi del mediumnismo, e se può essere ap¬ plicata anche ad alcune piccole categorie di fenomeni extra- mediumnici (per. es. alla tiptologia, a certe paraeinexie), rimane poi inefficace per spiegare la intera fenomenologia “ spiritica „. Essa illumina, certo, particolarmente i fatti di medianità intellettuale, poiché sarebbe in una parte disgregata (inferiore) della personalità del medio e dei presenti, che si elaborerebbero gli impulsi ideativi e motori capaci di dare lo scrittura automatica, i moti subconsci trasmessi agli og-  ,ti esterni, le personificazioni, le azioni inimico-oratorie, fé presunte trasformazioni, le memorie latenti, i romanzi spi- rit * i ere. Ma se si bada alla medianità fisico-meccanica, che per Èusapia è in causa, la personalità disgregata chiarisce forse le azioni a distanza? No.  25. Automatismo ed io secondarii. — Sulla disgrega¬ zione della personalità si fondano le ipotesi sussidiarie, che attribuiscono i fenomeni mediumnici all’ automatismo dei centri inferiori cerebrali e alla formazione di io secondari.  a) Una delle teorie che presentemente fa più rumore, è quella detta “ poligonale „ del prof. Gkasset (ctr. Le Spirit., [/Oc cult., Intr. à la Phil., ecc.). L’insigne clinico, dopo aver costruito un teoretico schema geometrico dei diversi centri funzionanti nella corteccia del cervello, suppone che quelli psicosensori e psicomotori costituenti il “ poligono „ si libe¬ rino dall’egemonia del centro ideogenetico (centro O), e agi¬ scano con autonomia, ciascuno per proprio conto, o il più spesso associati.  Non diversifica sostanzialmente dalla precedente ipotesi, ma non spiega affatto il più gran numero di fenomeni obiettivi. Anche il neuropatologo belga Croco l’ha adottata, ma senza riuscire a dimostrarne la applicazione a fatti che mi sembra siano rimasti ignoti a lui come al Grasskt. Con lo schema poligonale si schiariranno la danza del tavolo quando è toc¬ cato, la psicografia, le personificazioni, forse le visioni cri- stallomantiche, la criptomnesia, magari la xenoglossia e i romanzi subliminali..., ma l'automatismo concerne l'elemento subiettivo della medianità, non l’obiettivazione della forza psichica che opera extra.  b) Cito solo di passaggio l’ipotesi congenere del- 1’ “ io splancnico „ di Tissifi: sarebbe una specie di coscienza inferiore, localizzata nei nervi e plessi splancnici del gran simpatico, la quale rendendosi libera da ogni soggezione verso la coscienza superiore, ingenererebbe i fenomeni della vita onirica, e conseguentemente dell’ipnosi, auto-ipnosi, ecc.  Qui c’è da rammentare che anche certi teosofi (p. es. En- causse) collocano il “ corpo astrale „ nel sistema nervoso gran simpatico, la cui funzionalità piuttosto oscura per¬ mette questa e . altre cosi fatte imaginazioni. Le metapsichiche.  Le ipotesi che seguono, sono il patrimonio speciale della nuova psmolog1,, supernormale. Un nesso innegabile le vin- ‘ alle spiegazioni fisiopsicopatologiche, senza delle quali r«.,«bb.ro indecifrabili inni i potSi swSh «US  . *""*1|0 <*rcllS l»'"J»rre i fenomeni detti  spintiti : esse hanno, però, il carattere peculiarissimo di t ovars1 tuttora al di là del territorio scientifico ; sono pos¬ sibili, forse anco probabili, ma non sono per ora dimostrate Un lavoro sperimentale serio s’impone, perchè esse passino dalla fase prescientifica alla scientifica. 1  26. Telepatia e suggestione mentale. — Non si può  più negare la possibilità della trasmissione del peasfero 1 no percezioni, imagim, idee, emozioni, impulsi — da  MWggetn° alla rorisel'za l'intermezzo dei sensi ordinari- anima (ha scritto Paolo Carus, forse con esagerazione) è una macchina telepatica .. E vero che i saggi sferimentah  SSriTfSfr ‘ Ri^.en?e han"° (pt0 finora Esultiti scarsi e incerti (tir. Ricuet, Ermaoora, Podmore, ecc.); e anch’io  dopo le mie esperienze sulla Paladino, sarei tratto a dirla rarissima m costei e a non ammetterla senza con.ronro va nè tanto facilmente, come fanno alcuni autori. Però la telepatia esige forse un concorso spontaneo, non provocabile ad arte di condizioni fisiopsichiche peculiari deiTe agenti sia dei trasmissore, sia del peroipiente. °  Bisognerà fare una cèrnita accuratissima dei casi sporadici (secondo i cntern che io mi sforzai di stabilire alcud annl meri- ° è ln<rOIltestato die un buon numero di fenomeni Zìi?0? rrv; 'T dalIa applicazione di codesta ipotes psichicista. Certo, ha torto I'Htslop che nega la telenati ,  oTnchnn rfrr in * trance ” (?)- Ma P»i 1* estende sig ‘ SmGwicl f? a ,° -° Slnriti8,n0 (P- es Podmore hi Importata Va' t!l fnfale.' P^hicisti Inglesi), ,,e esagera S h V1V1 P°tlà ehiarird- * « chiarisce  lft pr&hS„ d^' k dnaroveggenza, la psicometria, forse I h ! ma soPratutto la divinazione del pensiero  rJone dei “CHV°nl 6 CeftÌ TSSaggÌ Che s™° all,/ identifi¬ cazione dei disincarnati „ (come, a mio avviso, sarà il caso  pm frequente delle rivelazioni della Piper e della Thomson)  non sussi?ta ragi°ne di sospettarvi frodi o illusioni psichiche; essa spiegherà anche la direzione   IPOTESI METAPSICHICIIE   547   assunta da certe sedute per suggestione mentale degli astanti : _ ma non spiegherà mai la fenomenologia fisica, le azioni a distanza, le apparizioni luminose, le materializzazioni.  Quanto alla ipotesi che i medi caduti in “ trance „, quando si personificano e danno comunicazioni, lo facciano perchè sug¬ gestionati mentalmente ossia telepaticamente dagli k spiriti „ (ctr. Visani-Scozzi), io la reputo una grossa petizione di prin¬ cipio: ammette per dimostrato eif> che è da dimostrare. E poi, non si concilia con tale telepatia fra vivi e morti il carattere realistico o artistico-drammatico, che prendono le “ incarnazioni „ e che rammenta le disposizioni ludiche degli ipnotizzati e... dei ragazzi, tenuto poi fermo che spesso il medium cade nel giro dei monoideismi ossessionanti e mi¬ tomaniaci deiristerismo.  L’Hyslop ha capito così bene la gravità di queste obie¬ zioni alla ipotesi telepatica che, pel caso della Piper, s’è af¬ frettato a combatterla tra vivo e vivo, ossia tra la medium e i suoi clienti (cfr. Science a. a flit. Life, p. 257). Ma nè le sue dieci ragioni sono convincenti, uè — lo ripeto — un caso unico, dato pure che fossero eliminate tutte le difficoltà già accennate da W. James, da J. Jàbtbow e da C. Bell, può bastare a costruire una fabbrica così imponente, come vuoisi quella dello “ Spiritualismo moderno „.  Potrei fare la critica minuta delle dieci argomentazioni di Hyslop. — P. es. alla prima , che “ la telepatia sia selettiva, accada cioè solo fra dati individui, mentre nella Piper av¬ viene con tutti i comunicanti „, si obietta agevolmente che qui si è scambiata telepatia con suggestibilità mentale ; ora, questa potrebbe esistere nella Piper in grado eccezionale, siccome infatti opinano alcuni psichicisti non immortalisti di vaglia, e costituire perciò il fondamento di un vero pseudo- spiritismo. — Alla quarta, che nella * trance „ di Eleonora si seguano rapidamente parecchi “ comunicatori „ , mostrando così che sono spiriti di disincarnati dall'Altra Parte, e non io secondari „ , si risponde (con un po’ di stupore per sì fiacca induzione psicologica!) che nei soggetti ipnotici le trasmu¬ tazioni di personalità si creano con velocità ben maggiore, e che , per giunta, si sono vedute in altri medii, p. es. nel sig. R... di Roma, succedere prestissimamente in po’ più di mezz’ora sei o sette personificazioni oniriche di un pueri¬ lismo desolante! — Alla decima, che tra il “ Rector „ e il “ Giorgio Pelham „, le due principali personificazioni me¬ dianiche della Piper, esistano differenze essenziali, per cui la prima soltanto, secondo Hyslop, sarebbe onirica e copiata   s  548 PSICOLOGIA E SPIRITISMO, III   servilmente dai libri di Stainton-Moses, mentre la seconda sarebbe... vera (11), io non oppongo nulla, perchè a chiunque abbia la più lieve coltura in psicologia scientifica e si senta libero il processo logico da ogni preconcetto, basterà l’enun¬ ciazione deH’argomento per apprezzarne il valore eguale a zero!.... Ma non è il caso di incrudelire, da] momento che qui si tratta di Eusapia Paladino, medium spurio secondo l'austero prof. Htslop, e non della somma, incomparabile medissima americana.  27. Allucinazioni indotte e telepatiche. — Taluno pensa che Eusapia Paladino ci abbia “ allucinati „ con un procedimento, non ipnotico nello stretto senso della parola, bensì telepatico. — Il medio possederebbe qualche potere ma¬ gnetico, o magico, o quidsimile, con cui indurrebbe nel cer¬ vello dei presenti alle sue sedute tutte, le percezioni tattili, muscolari, visive, uditive, che essi risentono e con le quali descrivono e definiscono i fenomeni : e pur recentemente ci si è accusati di essere caduti in siffatta condizione di “ al- lucinamento veridico „ (Tomhasina). — Anch’io non nego in modo assoluto questa possibilità per talune percezioni, e l’evento mi parrebbe, ad ogni modo, sempre degno di studio : ma lo reputo indimostrato per la massima parte della feno¬ menologia mediumnica, e, nel caso nostro, improbabile per tutte le ragioni che ho qua e là disseminate nel libro, e che è inutile ripetere. In particolare, rilevo che la fotografia delle levitazioni tiptiche, i mutamenti di oggetti accertati dopo le sedute, escludono anche questa spiegazione derivata per vie tortuose dalla telepatica.  28. Esteriorazione della motricità e della sensi¬ bilità. Bei nomi, e di buon tenore psicologico, introdotti dal De Rochas per indicare — la facoltà dei medii di percepire le eccitazioni sensitive a distanza e di proiettare fuori dei limiti tegumentali del corpo le incitazioni motorie con che essi producono movimenti a distanza. — Però le due este- riorazioni ne presuppongono una terza, che il colonnello non ha distinta nè denominata : quella delle imagini, o esterio¬ razione propriamente psichica. Sarebbe con quest’ultima che il medium organizza luci e forme a distanze : un movimento esteriorato non spiega affatto le “ materializzazioni „, che sono il fenomeno più cospicuo del medianismo.  L’ipotesi deH’esteriorazione è ancora assai lontana dalla dimostrazione, e dirò inoltre che i fatti per cui il De Rochas l’ha creata (illusioni e visioni di soggetti ipnotizzati) lasciano sorgere dei forti sospetti o di suggestione, o di simulazione : tuttavia è proprio vero che nelle sue sedute Eusapia sembra uscire invisibilmente dal proprio corpo, e sdoppiarsi, ed este- riorare la sua sensibilità sensoria e la sua attività motoria, operando in tal modo lungi dalla sua persona fisica visibile. E con queste ipotesi siamo, forse, a buon punto ; ma rimane oscura e quasi incomprensibile la natura del quid che si esteriora e si ideoplasma: il De Roohas ed il Maxwell hanno pensato che questo quid sia qualche cosa di analogo all’ elet¬ tricità, e con tale supposto ci attacchiamo da una parte al fluidismo e aH’animismo, dall'altra al metadinamismo di cui parlerò più avanti.  29. Produzione psico-collettiva. — I risultati me- diummiei derivano forse dall’associarsi della psiche del medio con quella di alcuni fra i presenti (medii in latenza, medii in sviluppo), o anche di tutta l’assistenza V — E stato sostenuto anche questo, e I’Ochorowicz ha legato il suo nome all'ipo¬ tesi che i fenomeni siano un prodotto psichico collettivo ; bisogna però che si supponga la presenza di un qualche ele¬ mento fisico o estrinseco, sia essa una “ forza ignota „ spri- gionantesi dai presenti in seduta, sia essa una “ emana¬ zione „ semimateriale ; per cui, in fondo, la ipotesi si riduce alla congettura di una fusione o miscela di elementi meta¬ organici derivati dall'assistenza.  Non si tratta, dunque, soltanto di un contagio psichico, di una psicologia inter-iudividuale, come la intendeva Ga¬ briele Tarde: ma allora la ipotesi vale, forse, per i fenomeni che si effettuano in una riunione, non serve invece per quelli sporadici, nè per quelli spiritici propriamente detti. Ad es. ciascuno degli astanti potrà collaborare alla tiptocinesia, che è un fenomeno percepito da tutti; ma che contributo fornirà alle percezioni singolari, p. es. luminose, degli altri ?  30. Esteriorazione dell’essere subcosciente. — As¬ sommando la sensibilità, la motricità e l’inteHigenza esterio- rantisi dai medii in una unità che avrebbe molte analogie cogli io secondarii della teoria disgregazionistica (vedi retro), ma che possederebbe esistenza autonoma o quasi, e si renderebbe indipendente dalla coscienza personale, si crea il concetto ipotetico del “ subconscio attivo ., dell’1* essere subcosciente,. Sarebbe quest'essere il portatore di tutte le facoltà super¬ normali, l'agente nel sonno, nell'ipnotismo, nell’isterismo, nella telepatia e nella medianità, la monade Bruniana capace di separarsi già dal corpo organizzato del vivente e di so¬ pravvivergli alla morte, recando con sè i caratteri ereditarii ed acquisiti che ne fanno un io personale e cosciente.  E la ipotesi riassuntiva esposta dal Dr Geley e costruita con grande abilità; e pochè tien conto d'un buon numero di tatti fisiopsicologici e psicopatologici, essa, a mio avviso, costituisce il tentativo più serio di sintesi dello spiritismo “ scientifico , contemporaneo. L’ “ essere subconscio „ del medio entrerebbe in comunicazione cogli esseri subconscii liberi ed autonomi (dei defunti), e li impersonerebbe atteg¬ giandosi, esprimendosi e conducendosi, in raffigurazione, forse suggestiva, degli invisibili. — Ma anche in questa ipotesi non è detto in che consistano, nè la natura dell’essere agente, nè il meccanismo dell'azione sua esteriorata : questo essere sub¬ conscio è, dunque, fatto di sostanza materiale o semimate¬ riale, così che possa rendersi tangibile, visibile ed attivo? E un incognita che il Gkley non dilucida e neanco esamina.  •il. Il subliminale, il sub-ego trascendentale. —  Arditamente concepito e battezzato da F. Myebs, il “ subli¬ minale „ altro non è se non un derivato del subcosciente scoperto dai psicopatologi già ricordati; soltanto, che bisogna ampliarne, anzi sconfinarne il concetto. Da principio il Myebs lo aveva concepito con proprietà psicologiche bensì straor¬ dinarie, ma non eccedenti i limiti della funzione psico-vitale vincolata all’organismo: solo più tardi, e principalmente nella sua grande opera postuma, egli ne ampliò la capacità e gli attribuì tutte le possibili facoltà supernormali, da quelle del sogno alla genialità, dalla chiaroveggenza ipnotica alla so¬ pravvivenza spiritica. Ne consegue che il subliminale risulta adesso una cosa sola con quella sua “ personalità trascen¬ dentale „, che in questa vita eccederebbe ogni potere e limite del corpo e che alla morte si proietterebbe nel metaetere con tutte le sue caratteristiche individuali acquistate durante i esistenza terrestre o durante le sue varie esistenze.  L’ipotesi del Myers ha recato un po’ di vigore all’ago¬ nizzante spiritismo, ma togliendogli la sua indole empirica e dandogliene una ultrametafisica, non gli ha fatto perdere 1 aspetto .semireligioso: esorbitiamo da ogni scienza positiva.  Col subliminale, alla fine, si confonde l’essere subcosciente del Gyel : ambedue, finché agiscono in un organismo, sono capaci di percezioni, di attività e di creazioni extraorganiche.  bono, tutti, bellissimi ed elegantissimi pensieri, e si pos¬ sono applicare con profitto ai fenomeni intellettivi del medianisrao: rimane perù sempre nella " Sinopsi „ del Mveks una lacuna tra il fatto psichico e il fatto meccanico... ammenoché non si assegni al subliminale la facoltà di esteriorarsi in forma di agente invisibile, sia come materia assottigliatis- sima (etere?), sia come forza ectenica o radiante.  32. La più estesa coscienza, il Mega-ego ultracor¬ poreo. — Io opino che anche la ipotesi secondaria della “ coscienza più estesa , enunciata dall’illustre fìsico Ol. Lodue, si risolva nelle due precedenti. Per il Lodge, che sembra èssersi parzialmente inspirato alla “ frangia marginale „ del James — la nostra coscienza superiore vigile, personale e sociale, non è che una piccola porzione di una coscienza più vasta, perdentesi nell’oscuro e nell’indeterminato delle Cose: assegnando a questa porzione, “ emersa come un iceberg dall’Oceano glaciale „, una certa facoltà elastica di allargare e restringere i propri i margini, si comprende com’essa possa acquistare percezioni ultrasensitive e produrre effetti ultra- Organici. — Il Lodge non ha sviluppata, e tanto meno dimo¬ strata con sufficiente vigore la sua ipotesi, che indubbiamente colpisce per una certa genialità. Questa sua Vita, assoluta¬ mente distinta dalla Materia e dall’Energia, non riducibile nè convertibile nelle altre “ forze „ conosciute dal fisico, risulta un potere a sé, misterioso, pressocchè occulto, dis¬ seminato per tutto il cosmo, ma latente, il quale si mani¬ festa solo quando incontra le condizioni propizie; e allora “ si incarna „ in un organismo, come il magnetismo, pur esso sempre latente, si rivela d’un tratto in una sbarra di ferro magnetizzata. Sono i vecchi concetti dualistici che ritornano; ma quello che rimane inspiegato ed inconcepibile, nonostante gli sforzi dell’insigne scienziato psichicista, è il come possa persistere in questa Vita universale e diffusa la individualità cosciente dopo che le condizioni della sua manifestazione “ incarnata „ si sono disperse.   X. Le metadinamichk.  La sola interpretazione, alla quale presentemente si debba attaccar peso, con riserva di accoglierla per intero allora quando dallo stadio di probabilità sia passata a quello di evidenza, è la ipotesi prescientifìca che suppone — la esistenza di particolari “ forze biotiche , o * psichiche , (meglio “ bio- psichiche ,), agenti per opera dell’organismo vivente anche fuori di esso, ma entro una determinata cerchia del suo ambiente spaziale. — Ossia è l'ipotesi che attribuisce i fenomeni straordinarii, sopratutto obiettivi e fisici, della Medianità ad un’azione esclusiva della persona del medium, senza inter¬ vento alcuno di agenti estranei superterrestri, e tutto al più con qualche probabile contributo di un’azione consimile, / sebbene assai piu debole, fornita dagli altri individui presenti.  L’azione di codeste forze ancora ignote si potrà esercitare anche da cervello a cervello, ma particolarmente si effettua all’esterno ; e i suoi effetti , percepiti ed apprezzati diversa- mente, fors anco aiutati dai presenti conforme alla loro di¬ sposizione d animo, alla loro coltura, alle loro credenze, co¬ stituiscono la fenomenologia del medianismo, che va dal semplice moto del tavolo al fantasma. Le * forze bio-psi¬ chiche „ sono scaricate dai centri nervosi nei quali esse si ingenerano; ma il pensiero e la volontà (subcoscienti, auto¬ matiche) del medium ne dirigono le linee di scarica, e si obiettivano al di fuori per mezzo dell’ intreccio e della si¬ stemazione di queste linee projettive.  Quando alla ipotesi metadinamica si uniscano quelle psi¬ copatologiche per comprendere lo sviluppo della trama di fondo o della condizione fondamentale subiettiva esistente nella persona del medium, e quando anche si adottino dalla Metapsichica le altre ipotesi che servono a illuminare i fe¬ nomeni intellettuali (disgregazione della personalità, automa¬ tismo subcosciente, telepatia...), si costruisce un insieme di spiegazioni che può. quasi aspirare alla dignità di teoria.  Bisognerebbe contentarsi di un’ipotesi generica, non troppo determinata nei suoi concetti, ma sufficientemente elastica, sì da potere poi, senza deformazioni, col sussidio del metodo induttivo e sperimentale, acquistare una maggiore determina¬ tezza. Voglio dire che ai progressi della Metapsichica sarebbe più vantaggioso lasciare indeciso il quesito della natura di questo “ biodinamismo „ procreatore dei fenomeni medianici. Ma non è possibile arrestare la mente degli investigatori in mezzo alle nebbie, e ciascuno aspira a trovare la luce che gli rischiari la via : parecchi più ingegnosi o più ardenti credono, anzi, di aprire uno spiraglio in tutta quella oscu¬ rità, e diggià avanzano verso definizioni più determinate.   33. La radioattività umana. — Un primo tentativo in questa direzione ha consistito nel definire le “ forze „ pro- jettate dal medium in conformità delle nuovissime scoperte sulle radioattività fisiche. Taluno ha trovato persino un’ana¬ logia fra le “emanazioni metabiotiche, dell’organismo e quelle del radio, dell'elio e dei corpi chimici consimili, ben poco co¬ nosciuti, a dir vero, per prestarsi a raffronti e a congetture.  Il prof. Ijomuboso ha accennato fuggevolmente, in articoli di giornali, a questa ipotesi della bioradiazione, ma non avendo detto ancora gli argomenti sui quali si fonderebbe, mi sembra prematuro discuterla. Soltanto desidero rilevare che, secondo lui, i fenomeni spiritici puri (comunicazioni e presentazioni più o meno parziali di defunti) sarebbero, forse, dovute alla facoltà posseduta dai medii di attrarre a sè o di percepire codeste emanazioni radioattive provenienti per qualche tempo dai cadaveri e conservanti qualche caratte¬ ristica personale, salvo a non avere poi una durata troppo lunga. Ora, queste idee si trovano già enunciate in termini poco diversi, tenuto conto dell’epoca, dal medico scozzese Gcgl. Maxwell (cfr. Tomo I, p. 64) : egli attribuiva i suoi “ raggi corporei vitali „ anche agli escrementi, al sangue ed alle parti separate dagli animali “ finché esse non si fossero cambiate in altra cosa ,. La fine della putrefazione cadave¬ rica diverrebbe pertanto il termine della sopravvivenza delle radiazioni bio-attive personali.  Paragonare le forze sprigionatisi dai medii alle emana¬ zioni sottilissime dei corpi radio-attivi, col supposto che in tal modo ci verremmo a trovare in un quid di intermedio tra la materia grossolana, capace solo di tutte le nequizie, e l’etere finissimo, poco lontano dallo affialus divino, è sem¬ plicemente un abuso della figura rettorica dell’analogia. I calcoli di RuTnEnFouD, di Soddy, di Hamsay' (cfr. in “Nature,, 6 marzo 1908), hanno trovato che i corpi intermedii inge¬ nerati dalla dissoluzione e trasformazione di quelli radioat¬ tivi non durano più di pochi minuti o, al più, di pochi giorni: certo, non sono costanti, tanto meno immortali! Se lo Spiritismo si appoggia da quella parte, precipiterà nella sua tomba: la nuova Chimica, almeno per adesso, gli ri¬ fiuta ogni sostegno.  34. Energetica. — Per altri studiosi le “ forze , par¬ ticolari circolanti ed emesse dall'organismo umano, fanno parte del ciclo di trasformazione dell’unica Energia cosmica: sono, cioè, analoghe al calore, alla luce, all’elettricità, e ne sono persino un equivalente.  Il dinamismo della mediumnità verrebbe, in tale ipotesi, a costituire semplicemente un aspetto parziale del pandi- namismo cosmico; e gli effetti suoi, tanto fisici quanto psi¬ chici, sarebbero paragonabili a quelli di tutte le altre “ dinumidi „ (secondo il linguaggio di Keichenbaoh) , quando dallo stato di riserva latente si rendono potenziali. Ciò por¬ terebbe a concludere che la psicologia normale, anormale e supernormale, è un semplice capitolo dell’Energetica. Indico fra gli enunciatori e sostenitori più recenti di questa ipotesi dinamistica il Dk Fontenay in Francia, il Gaetani D’Ara- gona e i dottori Augazzotti, Foà ed Hkrlitzka in Italia, perchè ne hanno discorso proprio a riguardo dei fenomeni mediumnici di Eusapia. Qualcuno è corso più in là , e ha emessa l’opinione che la forza esteriorata dai medii sia elet¬ tricità (Hammond), o analoga ad essa ( De Rooiias, Maxwell).  Che la psiche sia una forza a sè è un concetto caro ai neo¬ evoluzionisti ed agli idealisti ; ma che la psiche stessa sia una forma di Energia fu sostenuto anche da filosofi spiritualisti, -Jfl ad esempio dal prof. N. Grote di Pietroburgo. Il Lodge, che bisogna ascoltare con rispetto per la sua doppia qualità e autorità di fisico e di psichicista, e anche perchè trae in parte le sue opinioni dalle esperienze con la Paladino, nega invece che la Vita sia una medesima cosa coll’Energia. Non solo egli contesta ogni loro assimilazione, ma oppone per di più l'una all’altra, in quanto che la prima non si risolve mai in forme note della seconda: inoltre la Vita dirige, negli organismi, la Energia (cfr. “ Hibbert Journal „, genn. ’05 ;  La Vie et la Matière, trad. frane., ’07). |  La questione è troppo complessa e di troppo alta me¬ tafisica per essere^ qui dibattuta: mi contento di osservare che, forse, nell’assomigliare la Psiche (coscienza) o la Vita all’Energia si pecca per analogismo, e si gira in un circolo vizioso, poiché ciò che chiamiamo energia negli oggetti mate¬ riali viene costruito di elementi psichici (rappresentazioni di movimento, senso di potere), e noi trasferiamo nella Realtà esterna i nostri mutamenti subiettivi. Le difficoltà del pro¬ blema non sono perciò risolte menomamente dal dualismo, ossia dall’opposizione tra Vita ed Energia : sembra più le¬ gittimo, date le fonti e le facoltà della Conoscenza umana, supporre la immedesimazione delle due entità, ossia che la Energia sia nello stesso tempo Vita e Pensiero.  35. Psicodinamismo. — Il meglio si è di rassegnarsi per ora a parlare di “ forze psichiche ignote „ e di scorgere nei fenomeni di medianità, compresi i pochissimi spiritici che ancora sfuggono al naufragio dello spiritismo-sistema, gli effetti o le risultanti di un “ psicodinamismo „ di natura indefinibile, capace di manifestarsi così entro come fuori del-   i   ipotesi dell’esopsichismo   555   l’organismo. Non si può escludere che lo posseggano gli animali, o, almeno, certi animali superiori; ma è provato che nell’uomo esso richiede per manifestarsi condizioni partico¬ lari non molto differenti dalla malattia o dall’anormalità extrnfisiologica. Eusapia Paladino ne è un esempio tipico. Perchè queste “ forze „ esigano tali predisposizioni e dispo¬ sizioni individuali è altrettanto ignoto, quanto lo è la loro intima natura ; ma per la scienza costituisce diggià un bel progresso, questo, di averne, fino a un certo punto, stabilito il determinismo biologico.  Queste forze psichiche, conosciute solo pei loro effetti e pel¬ le condizioni individuali che le sviluppano, debbono eviden¬ temente cessare dallo svilupparsi con la disgregazione del meccanismo che le ingenera. Quindi i loro sistemi transitori non possono sopravvivere all’organismo individuale, che è condannato a morire e a dissolversi: perdureranno i loro ef¬ fetti soltanto nelle percezioni, nei ricordi, nelle idee dell’ag¬ gregato sociale. Tutto al più, retrocedendo di centinaia d’anni alle ingenue idee dell’animismo primitivo, ma questa volta coi fatti telepatici e con le allucinazioni veridiche alla mano, si potrebbe porre il problema se quelle “ forze , non riescano a sussistere parzialmente durante un tempo limitatissimo (un nulla rispetto alTeternità !) per dileguarsi poi in seno all’ln- determinato e all’Impersonale, presso a poco come avviene delle vibrazioni sonore, delle ondulazioni elettriche e lumi¬ nose, le quali lanciate nello spazio finiranno più o meno col dissiparsi nell’Energia cosmica, nell'Essere infinito e uno. Ma non siamo neanche ai preliminari di una lontanissima riso¬ luzione di tale problema.  Il termine di “ forza „ non può reputarsi compromettente : se lo usano i fisici, i chimici, i biologi, ben lo possono usare anche i psicologi, con questa intesa, che “ forza „ significa qui, puramente e semplicemente nel senso empirico, la causa reale degli effetti che noi diciamo medianici. Noi psicologi non sappiamo, intorno alla intima natura della forza o attività psi¬ chica, meno di quello che il meccanico sappia del movimento; il fisico, della gravitazione o deiìl’ elettricità; il chimico, An\\' af¬ finità; il biologo, della vita. Con questi termini la scienza in¬ dica delle astrazioni, che pone a capo di ciascun ordine delle sue indagini come tanti dati o principi eccedenti ogni possibi¬ lità di dimostrazione : bisogna accettarli tali quali sono, e ci si manifestano. Non a torto si lasciano alla metafisica.  Chi pretendesse, adunque, di definire la “ forza psichica „ agente nei fenomeni psichici, farebbe della speculazione meta-fisica, non della scienza metapsieliiea. E di fronte a coloro che, non contenti della posizione d’attesa in cui si pone la psico¬ logia supernormale, domandano con alta e iraconda o ironica voce ai suoi cultori di dare una definizione del biopsicodi- namismo rivelantesi nella medianità, nella telepatia, nella lucidità e nei così detti “ fatti spiritici di fronte agli altri, che non sodisfatti del metodo positivo si affrettano, col de¬ bole fardello dei fatti accertati che loro tuttavia rimangono, ad appagare la curiosità e la sete del meraviglioso delle folle, io ricordo agli investigatori seni e calmi in questo dominio la raccomandazione del grandissimo Leonardo da Vinci: — “ Fuggi i preciecti di quelli speculatori, che le loro ragioni non sono confermate dalla isperienza r.   '^^?vv*W,Wivv^v^Sv;Sv^v^w^VS^NJs1^w*>A^Vw^v*vv^   m.  Le mie esperienze.   La psicologia scientifica mi ha mandato “ antispiritista „ verso lo stadio dello spiritismo: e lo spiritismo, studiato at¬ traverso la medianità di Eusapia Paladino (e di una mezza dozzina di altri medii privati meno, famosi, ma non meno cari ai circoli spiritici), mi restituisce “ antispiritista „ alla psicologia : al più, porto con me un piccolo corredo di con¬ vinzioni metapsichiche guadagnatemi coll'esperienza.  E non posso essere spiritista, in riguardo ai fenomeni me¬ dianici di Eusapia, per tutte le ragioni che ho dette nel¬ l’opera; e non posso diventarlo, in riguardo all’insieme della dottrina, perchè mi sembra di poterne indurre il vecchio adagio: ab uno disce omnes...  Il dott. Cyuiax di Berlino ha scritto un opuscolo notissimo intitolato: Perchè sono diventato spiritista ?, ed io ho scritto e pubblicato questi due grossi tomi, con grande fatica per me e con maggior fastidio dei lettori, allo scopo di dire le ragioni perchè mi mantengo antispiritista. Avrei forse dovuto atten¬ dere, prima di fare questa dichiarazione, e studiare, con altret¬ tanta pazienza, altri medi, seguendoli, come ha fatto I’Hysloi* con la Piper, in cinquecento sedute ? Ma dove trovare dei medi che, nella crisi attuale dello spiritismo, diano garanzia sicura che mi mostreranno veramente i fatti “ spiritici „ che invano ho cercato nelle sedute di Eusapia? Dovrò studiare i Zancing, i Bailey, i Miller, i Politi, le Nydie e le Mad¬ dalene, le Virginie e le Dame mascherate, con quel po’ po’ di sospetti che circondano tutti questi procreatori di “ mi¬ racoli moderni „ , non già da parte dei psicologi, fisiologie psichiatri, ma da parte dei psichicisti e degli stessi spiritisti?  Mi si dice: — badate, che lo Spiritismo è in evoluzione, e voi non dovete più confondere quello odierno con quello di A. K arduo : le vostre critiche sembrano talora non tare distinzione fra l'uno e l’altro. — Lo dissi: nello spiritismo ci sono i modernisti. E lo so: la sola accettazione dei quattro postulati psicologici, che sono la azione e reazione dell’am¬ biente psichico, la telepatia, il subliminale, ed i molteplici aspetti dell'io interiore, hanno distrutta la compagine del Kardechismo. Vorrei però che mi si dicesse chi è che rap¬ presenta adesso la corrente “ autorevole „ dello spiritismo ripulito e rinfrescato. È forse ancora il vecchio Wallace, come vorrebbe il Dr. Visani-Scozzi ? E allora, le nove pro¬ posizioni dell’ illustre naturalista in che si differenziano dal Kardechismo di trent'anni fa? — È forse Annue Besant? E allora bisognerà sorbirsi tutto il beveraggio teosofico, col suo Karma e il suo Mahathma ? — È forse il Delanne? E allora siamo da capo alla reincarnazione. — È forse I'Htslop? E allora, mettiamo al bando tutta la medianità fisica.  Infatti mi si soggiunge: — badate che M. Sage, compe¬ tente e autorevole fra i “ modernisti „, sbattezza Eusapia, e la esilia come falso medium, mentre la Smith è, secondo lui, un altro medium spurio: la Pugliese perchè ha troppa me¬ dianità fisica, la Ginevrina perchè ne ha troppa della... in¬ tellettuale. — Ma se rifaccio la vecchia carriera della Pala¬ dino trovo che, per contro, un psicologo di valore come Angelo Brofferio si convertì per mezzo suo allo “ spiri¬ tismo più puro „ , e che un filosofo mistico di talento come Carlo Dd Prel, tornando in Germania dopo averla veduta in sul lavoro, si affrettò a proclamare che “ dopo la istrut¬ toria di Milano (sui fenomeni paladiniani), tutto il mondo avrebbe nel secolo XX creduto allo spiritismo „ (sic). Se poi tengo conto di quello che dalle sedute d’Eusapia deducono gli spiritisti dichiarati e i psichicisti indecisi del momento attuale, leggo che fra le gesta di questo * grande „ medium, sconfessato da una parte e acclamato dall’altra nel seno stesso dello Spirito-psico-occultismo militante, si annovera la dimostrazione della sopravvivenza più o meno lunga di k qualcosa assomigliante all' anima „ del defunto pirata * John King, . E allora, a chi debbo credere?  Senza alcuna intenzione di mancare di rispetto verso le persone , direi che i “ modernisti , in Spiritismo versano nelle medesime condizioni mentali di incertezza e di abulia dei ‘ modernisti , in Cattolicismo. Nessuno di essi ardisce tagliare apertamente e francamente la gomena, che li tiene ormeggiati alla vecchia terra dove le loro credenze nacquero, misero radice e fruttificarono. È il caso di gridar loro: Coraggio, tagliate; e andate una bella volta al largo: tanto, già, ortodossi non lo siete più, e la vostra eterodossia, fatta di ma e di se, non inganna certamente i capi e i fedeli delle vecchie dottrine o chiese di cui siete figli semi-ribelli.  *  Se medium vuol significare un soggetto che, messo in de¬ terminate condizioni fisiopsichiche, produce fenomeni ancor non spiegabili con le leggi ordinarie della fisica, della biologia e della psicologia, e se costui mi presenta tali fenomeni come il risultato di un suo traffico coll’ Al di là, ossia con delle entità occulte che si dicono le “ anime dei morti „, Eusapia Paladino è un medium, checché possan dire e sospettare contro di lei la Johnson, I’Hodgson, I’Hvslop, il Sage, il Carrington (per fermarmi agli studiosi competenti): ora, la questione sta nel vedere con quale procedimento o dina¬ mismo essa produca quei fatti, e se le sue rappresentazioni più o meno estetiche provino davvero l'intervento dei disin¬ carnati che essa in sonno ed in veglia dice e protesta, da oltre trenta anni, di far comparire.  Orbene, per me, se ho raccolto un copioso materiale in dimostrazione dei poteri eccezionali designati sotto l'etichetta metaforica di “ medianità non ho poi veduto un solo fatto autentico, incontestabile, ragionevole di “ spiritismo „ e tanto meno di “ spiritualismo „.  Il libro di A. Brofi f.rio in (irò’ delle dottrine spiritiche, tratto quasi esclusivamente dagli stessi fenomeni eusapiani da me sperimentati (e anche molto meno efficaci), è un’opera sincera e briosa: ma le sue ragioni, stringenti fin che si vuole uell'argomentare, perspicue e lucidissime nello stile, non mi convincono più: e potrei ribatterle, coi fatti alla mano, una per una.  a) Dobbiamo, scriveva l’esimio filosofo, credere che “ vengono i defunti, perchè sono essi che ce lo dicono „ . Ma non è vero; lo bussa il tavolo per l'automatismo di “John King „: ora è possibile che qualcuno creda più oggi sul serio alla esistenza di questo “ spirito „ arlecchinesco ?  h) Dobbiamo crederlo, continuava l’arguto scrittore, perchè le “ Intelligenze occulte pensano ed agiscono diversa¬ mente da quello che sa pensa e vuole il medium „. Ma questa differenza non resiste all'analisi psicologica delle incarnazioni ed evocazioni di Eusapia, la quale presenta dei fantasmi-fantocci, e non delle “ personalità „; e se la diversità si applica ai contrasti tra il suo volere e quello di “ John King „, io ne ho dimostrato la superficialità e l'aspetto bambinesco. E poi, da una Eusapia non si crea spontaneamente nessun “ de¬ funto „ : bisogna che ci sia una preparazione, e... quale pre¬ parazione!...  <•) Dobbiamo crederlo, riprendeva il Bhokfekio, perchè “ le tradizioni, la storia, il consenso universale narrano di apparizioni spontanee „... Ma il consenso delle plebi intel¬ lettuali, le cronache e le fiabe ci trasmisero tale folla di er¬ rori e di pregiudizi, che siffatta argomentazione, da G. Leo¬ pardi in qua, è poco incoraggiante, massime in un periodo, come il nostro, nel quale non le sole leggende, ma le teorie stesse scientifiche e filosofiche sono dimostrate convenzioni e puri strumenti di ricerca... S’è detto, al Congresso spiri¬ tualistico di Londra del 1898, che lo Spiritismo era “ la democratizzazione dell’ idea filosofica di immortalità „ ; ma la dico schietta : bisogna diffidare, in filosofia e ovunque, d’ ogni “ ideale „ che si adatta alla mentalità popolare. In tal caso sarà preferibile l’Occultismo ermetista, che corrisponde meglio alla mentalità borghese, o la Teosofia, che rappresenta l’ari¬ stocrazia nell’ordine gerarchico di queste tendenze mentali.  È inutile , è superfluo insistere a riguardo degli altri ar¬ gomenti brofferiani in favore dello “ spiritismo „ (1?) della Paladino. La mia piena ed assoluta denegazione ha l’assen¬ timento dei più autorevoli e non sospettabili psicliicisti che la studiarono recentemente, ossia dopo che la dottrina spi¬ ritica ha sofferte le amputazioni che tutti sanno. Presente- mente mi risulta naturale e logico ratteggiamento antispiri¬ tico di quasi tutti coloro che avevano chiesto alla medianità di Eusapia almeno un principio di luce spiritica. Il Maxwell, che l’ha tenuta in casa sua per tanto tempo, scriveva pochi mesi fa:  ‘La spiegazione spiritica è difficilmente accettabile: le più gravi objezioni possono esserle fatte, e una delle più evidenti è la contraddizione che si osserva nelle così dette comunica¬ zioni degli spiriti. — Non ho la pretesa (egli soggiunge) di tron¬ care il dibattito: non posso che esprimere una opinione sta¬ bilita su osservazioni lunghissime, pazientissime e fatte senza preconcetti. Questa opinione non è favorevole all'ipotesi spiri¬ tica: non so e non voglio dire con ciò che essa sia sragione¬ vole in principio ; essa è conforme alle teologie più diffuse, e non diviene assurda che nelle sue esagerazioni. È prudente giudicarla secondo i suoi rappresentanti più autorevoli, e non secondo la massa dei suoi fedeli , (‘ Année psychol..   le screpolature dell’edifizio spiritico 561  Ebbene- io vado più in là dell’egregio magistrato-medico, e affermo che negli esperimenti da me veduti la tesi spiri¬ tica è sramonevole, superflua e assurda, anche senza ricon¬ durci ai fanatismi dei tempi di Allah K a unico. Quanto alle teologie non so di nessuna che adotti lo spiritismo tal quale fu sistemato da costui e dopo di lui: quello che ne rimane consiste unicamente della antichissima credenza nel doppio sopravvivente e nelle sue apparizioni. Ma col folklore non si costituiscono teologie, nè filosofie, nè teorie scientifiche. Ecco perchè l’edifizio costrutto dagli spiritisti ha diggià tali screpolature, e grandi e piccine, da non reggersi più in piedi, simile a un castello di carte da giuoco che si innalza con abilità, ma che si fa cadere non appena lo si tocchi.   *  Dal lungo elenco di ragioni da me esposte in quest'opera traggo, fra le tantissime possibili, le seguenti conclusioni, le quali (si noti bene) non sono il riepilogo dell'opera, ma piuttosto un questionario di difficoltà da risolvere che io pongo a me stesso ed espongo agli studiosi in materia, ben contento se mi si sapran segnalare delle risposte convincenti.  la Lo spiritismo non è degno del nome abusato di “ neo¬ spiritualismo » ; esso (anche quando passa uttraverso le dot¬ trine teosofiche, assai più elevate delle “ spiritistiche „) è un materialismo più grossolano assai di quello che, si dà l’aria di combattere.  2“ Lo spiritismo non ha contenuto filosofico, che valga l’obolo che i defunti dovevano pagare a Caronte pel trapasso di Acheronte.  3* Lo spiritismo parla di “ spiriti „ e di “ spiritualità „, ma non sa che cosa siano, e non li definisce, salvo che con analogie tratte da un gretto e popolare empirismo.  •1^ La cosmologia, la filosofia, la psicologia e la socio¬ logia dello spiritismo classico sono un verbalismo affettato senza originalità , un miscuglio di vecchi e contradditorii concetti, un misto di atavismi e di sopravvivenze.  5“ LI “ mondo degli spiriti „, come essi lo descrivono per bocca dei medii, è ricalcato sul nostro con un antropomor¬ fismo da primitivi e da ragazzi ; le sue gerarchie non sono che un riflesso scipito di quelle creale e mantenute nella società umana dalla sua evoluzione naturale, per cui l’ambiente ultrasidereo è una ripetizione speculare della lueso- logia terrestre.  6* Gli “ spiriti „, che vengono a comunicare, sono crea¬ zioni quasi sempre instabili, troppo spesso puerili o ridicole, in correlazione colla personalità dei medi ; si veggono “ co¬ municare Bossuet e Maria Antonietta, che discorrono fra loro come potrebbe farlo una cuoca „ (lo dichiarò lo spiritista E. Anastay al " Congresso „ del 1900, cfr. “ C.-r. ,, p. 528).  7* L’economa cosmica, regolatrice delle comunicazioni spiritiche e delle intuizioni teosofiche, è il prodotto della immaginazione (lo proclamò con ironia la spiritista Elisa Van Calcar allo stesso Congresso!).  8“ L’esoterismo indianistico, brahmanistico, ecc.,<t che ora si dà il vanto di rinvigorirlo, ma che in realtà inquina lo spiritismo, è il risultato di un erroneo concetto sul va¬ lore delle così dette civiltà antiche, massime Orientali.  9* La lotta fra gli spiritisti d’Oriente e quelli d’Oc- cidente, cisatlantici e transatlantici, intorno al dogma della reincarnazione, ha ucciso lo spiritismo in sul nascere.  10a 11 contrasto odierno fra occultismo, spiritismo e teosofia, sopratutto in riguardo alla costituzione del mondo ultrasensibile ed alla sopravvivenza del “ perispinto „ o corpo astrale, rivela l’origine artificiosa e imaginosa, non po¬ sitiva nè scientifica, di tutte queste dottrine.  11* Le prove dello spiritismo non sono sperimentali; è un artificio dite che il Crookes, nelle sue esperienze, abbia fatto dello “ spiritismo no, fece solo della metapsichien, e anche non andò a fondo, là dove sarebbe stato suo obbligo di andarci, nella identificazione di “ chi „ si presentava.  12“ La identificazione degli “ spiriti „ non è ammessa dagli stessi spiritisti se non come un supposto inverificabile ; essa è sfuggita fin qui, sempre e dovunque, alla evidenza: bisogna ricominciare a provarla caso per raso, e quando si tenta la “ prova „, tutto svanisce.  13* Un gran numero di comunicazioni sono false, o bizzarre, o stolide; nessun argomento serio spiega codesto fatto, se non la loro derivazione dagli strati inferiori della personalità dei medi.  14“ L’elemento psicopatologico entra per bnona parte nella sistemazione dello spiritismo-dottrina: questo, lo rico¬ noscono e confessano gli stessi suoi Maestri.  15* L'elemento menzognero e ciarlatanesco ha ingene¬ rato un’altra parte dei fenomeni detti “ spiritici „, più an¬ cora che di quelli esclusivamente “ medianici Alle sedute si ottengono talvolta comunicazioni di „anne viventi e, magari, presenti; questo prova l’origine l i .nnscia e automatica di tutte le altre.  SU 17* È un artificio ed è un sofisma separare nella feno-  nlócrh intellettuale dello stesso medium (come fa I’Hyslop • casi suoi) quello che sarebbe personistico, ammico e telepatico da quello che si pretende “spiritico Te 1 1 8* Le personificazioni sono tutte dello stesso valore,  ' no esse di “ magni , o di mediocri spiriti, siano di umani incarnati o di esseri superumani e subumani; ossia deri¬ vano tutte egualmente dal fondo fantastico e mnesico di riserva del subcosciente.  19» Nei fatti onirici , che costituiscono la trama delle  * comunicazioni „ , si vede una selezione uniforme che alla 'un«a riduce tutte le rappresentazioni e raffigurazioni dell Al di hi a pochi elementi mentali popolari (cicli romantici, av¬ venture astro-planetarie, ecc.).  2o» u fakirismo occidentale non è piu serio, ne piu  * spiritualistico „ dell’orientale; quando non si riduca alle facolti esopsichiche autentiche, è il figlio della bugia,, come  visto or ora a Parigi col pseudo-conte Sarak.  *21* È assurdo e superfluo pensare che i fenomeni fisici della medianità, dai moti del tavolo alla levitazione, dalle luci alla incombustibilità, siano'dovuti all’intervento di dis¬ incarnati. ■ «  22“ Quando poi si pensasse Ima v e qualcuno che lo  faccia "sul serio?) aU’intervento di gnomi, ondine, folletti, diavoli, arcangeli, ecc., non si ha più il diritto che la scienza si occupi e preoccupi di simili corbellerie, per le quali fun¬ ziona una delle istituzioni più vantaggiose della civiltà mo¬ derna: il manicomio.  23* Lo spiritismo, largo o stretto che sia, nou si pronuncia esplicitamente circa alla sopravvivenza degli animali e degli esseri “ inferiori „ all'Uomo. Data la varietà individuale nelle facoltà psichiche anche degli animali — ora manifestazione piena ed or rudimento di “ personalità „ non si saprebbe segnare il limite del diritto dei viventi a sopravvivere: forse agli animali domestici, perchè l’uomo li ha resi degni di accompagnarlo nell Ombra? forse ai Mammiferi? o ai \ei- tebrati? o sigli Invertebrati? o alle Amebe?... E se fino alle Amebe, perchè non anco alle Quercie ed a i Cristalli ? Si crede forse che non potrei continuare in questa enu¬ merazione di difficoltà, di assurdità, di contraddizioni? Lo potrei benissimo. Ma è ora di finire, e mi riservo, in caso uei casi, di riprendere la discussione generale sullo spiri¬ tismo in altro luogo e momento.   Qui, però, mi si obietta che, ciò nonostante, potrei accettare lo spiritismo almeno quale “ ipotesi di lavoro „, come hanno creduto di fare o di dire alcuni studiosi autorevoli e spregiudi¬ cati. L ho tatto durante tutta questa mia opera sulla medianità di Lusapia Paladino; ma mi sembra che i risultati siano poco consolanti per una “ ipotesi , che ci si olire basata sul metodo dei residui, cioè di quei pochi fatti che la scienza fisica biologica, psicologica e sociologica trova in fondo al cro¬ giuolo dove ha depurate le credenze, le novelle e gli empi¬ rismi plurisecolari dell’Umanità. 8 P  Allo spiritismo “ ipotesi di lavoro „ io tàccio due obiezioni tondamentali: — a) Non è lecito presentarsi come tale ad un ipotesi che, per consenso dei suoi più serii rappresentanti, liberata dalla zavorra immane di argomenti acritici, rimane in possesso di un troppo tenue patrimonio di fatti presunti irriducibili (per adesso): — b) Non è vantaggioso alla ricerca introdurvi un elemento superfluo, immaginato in un periodo poco evoluto ed esclusivamente empirico dell’osservazione. Questa è pure la tesi di uno spiritista coscienzioso ed esperto come il Winklbb: bisogna, egli dice, riformare una bella volta lo Spiritismo „, e la riforma consisterà nel buttarne inori via tutte le cosi dette ipotesi medianistiche. animi- sticlie spmtishche, eoe., le quali non hanno alcun valore scientifico !   I mi ipotesi non può aspirare ad essere guida sicura nella iticerca quando, infrangendo le buone regole del ragiona¬ mento, essa afferma il conseguente e ne inferisce poi che può affermare [antecedente (cfr. W. St. Jkvons, Lo,, ira). Senza dubbio, si investiga talvolta col sussidio di un’ipotesi falsa • ed io stesso ho proceduto in questo mio esame critico dello " spiritismo Paladiniano „ cercando di eliminare l’errore o ciò che a me sembrava errore, e di accostarmi per via indi¬ retta al vero. Ma insieme con la spiritica si devono saggiare tutte le altre spiegazioni che io ho enumerate; oggigiorno esse hanno eguale diritto ad essere considerate quali ipotesi di lavoro. Or dunque, un procedimento siffatto di Ricerca, coll’ingombro di concetti essenzialmente cosi diversi, sarebbe faticosissimo ed anche insolito nella scienza. Seguendo l’e¬ sempio della fisica, della chimica, della biologia, della stessa psicologia moderna positiva, si dovrà, in ogni caso, preferire nello studio dei fenomeni medianici la ipotesi più conforme al patrimonio sicuro del sapere, quella che parte dai feno¬ meni più semplici e non dai più complessi, quella che può essere provata in via induttiva e non discendere da deduzioni, infine quella che intuisce le cause e le condizioni determi¬ nanti dei fatti in analogia alle altre già note.  Per ciò paruri che, tutto sommato, la degnità di strumento efficace e sicuro di lavoro spetterebbe pur sempre alla ipo¬ tesi psicodinamica, che scorge nel Cosmo resistenza di “ forze psichiche ignote „ e le colloca provvisoriamente nella serie delle altre “ forze „ naturali ammesse dalla scienza e dalla filosofia. Posso ingannarmi, ma io credo che fra alcuni anni lo Spiritismo sarà eliminato dalla Metadinamica e dalla Metapsichica.   indice alfabetico delle materie  contenute nei due Tomi dell Opera   Abitudine'’ I, 36® ; 11, W, 1,!- Y mistici, fenomeni : I, 19, 956, 3tfU ;  II, 81. Vedi Udito.  Agenti occulti. Vedi Invisibili. Aquilana (mediani): I, 104 , 388. Al 'ldmisti : 1, 19  .Al di là »: il, IO Allucinazioni, sonsoriee indotte: veridiche : I, 8159 ; IX, 211.  Ambienti spiritici Americanismo: I, 17, 933; li, 298. Amnesia degli spiriti: II, 179.  _ del medium Androidi Fantasmi, Forme, eoe. Anideismo: 1. 883. 396. Vedi Le- targo, « Trance » .  Anima Animali Anime purganti: II. 440. 528. Animismo , esteriorazione del corpo * animino »: I, xxxv, oo, 24B. itili. religione naturale Apparizioni Apporti Arti fluidici. Vedi Membra. Assistenza. Vedi Catena, (Eruppi, Percipienti.  Astrale, principio o corpo: 1, 01, 05; li, 373, 400, 533.  Atomi, atomismo : II. 372. 374, 878. Attacchi nervosi: 1, 108, 126; II, 811.  Attenzione: I. 252, 383, 400. Attrazione magnetica : 1 , 362,  425.  Australiani : I, 52.  Autenticità dei fatti: 1, 42. 86;  13, 19, 229, 232. Vedi Frodi. Autobiografìa dei rnedii: T, xxxi ;  II, xin.  Autoipnosi Automatismo Autorità, criterio di : I, 84, Autoseopia Auto-suggestione Azioni a distanza Barbe duidiche Bailey 0., medium: Bibliografìa dello spiritiamo : I, xm-XLviii ; di Eusapia Paladino: I, 184- 170; n, xvu-xvm.  Bioscopio Braccia flqidicho Membra.  Buddismo Cabbaia Cartesianismo Catalessi Catena, medianica Certezza : II, 20. Vedi Autenticità, Autorità, Testimonianza. Cervello: I, 247; U, 182, 209. Chiaroveggenza: I, 420.  Cinesi : I, 62.  Circolo « Minerva •: I, 173; n, 3. Classibc azione dei fenomeni su* I pernormali Comunicazioni spiritiche Congressi spiritistici Connotazione degli spiriti. Vedi Identificazione.  Contrasto psichico Controllo, spirituale: I, 109.  Vedi Spiriti-guida.  Controllo sul medium Cook-Cornor FI., medium: I, 67,  100; ir. 23, Ili, 195, 251. 450.' Coscienza dell’io; I, 65, 70, gJ8 249, 266, 812, 822; n, 65, HO,’  113. 50:. 551. V. Io, Persona¬ lità, Sdoppiamento, Subco¬ sciente, ecc.   Cosmologia Credulità, incredulità: : il, 19, 31, eco! Criptomnesia, criptopsichla : 11 18, 117. 339, 499, 511.  - Cristalloseopia: I, 83.  Decadenza dello spiritismo: 1.20 34 , 38; II, 407. 530, 568. Defunti Morti. Denta tarializzazione : 11,296. Vedi Materia.  D’Espéraneo E.t medium ; I, 104, 106; II, 44, 118, 296. Dotermiuismo psichico: I, 189 209, 235, 246, 291, 866; II, 30l! Deutcroscopia: II, 324.  Diavolo, diabolismo Sata- nismo.  Diuamometria Disgregazione delia personalità:  I, 229 : IT, 896, 544. Vedi Sdop¬ piamento.  Disincarnati: I, 51, 55; II, 118, 156, 178, 320, 404, 424. Divinazione: 1, 420; II, 510. Dogmatismo spiritico : I, xx,81, 34. Doppio (ipotesi del) Dottrina dello spiritismo: I, xx, 27. 31. 34, II, 309. 540, 55-3. Durata dei fenomeni : r, 234.  Ebrei : I, 61.  Edeniche, forze Eso- psiehismo, Forze, eoe. Ectoplasmi. Vedi Materializza¬ zioni.  Effluvii neuriei: 1,64,67.421; II 263, 345.  Egizii: I, 61; li, 874 . 406.  Eglinton G., medium: T, 99,294;  n, 51, 112, 116, 119,  Elomeutnli, eco.: II, 531.  Elettricità animale e fisica Emanazioni : 963, 870, 439. Vedi  Effluvii, Forze, eoe.  Emotività : I, 96; II, 186.  Endofasia: ET, 208.  Energia, energetica: I, 187, 816; n, 247, 876, 477, 553.  Entità occulte: I, 167, 182, 820, 881; II, 87, 115,128 e passivi.  — personali: I, 411, 444; II, 68,  128, 140, 187, 860, 891), 581.  Epilessia: I, 111; II, 816.  Ermetismo: I, 49; II, 530.  Esop&ichismo : I, 242, 273, 325 , 421, 453; II, 247, 497,525. Vedi Esteriorazione, Forze, Radiazioni.  Esoterismo: I, 19; II, 530. Vedi Occultismo.  Esperienza : II, 20. Vedi Metodo, Sperimentalismo.  Essere, intuizione dell’—: II, 529.  — postumo: I, 66.  — subcosciente: II, 549.  Esseri occulti. Vedi Entità.  — preumani, superumaui, ter¬ restri, II, 532-3.  Estasi. Vedi «Trance*.  Esteriorazione (nnimica) Etere: T, 65, 67; II, 378, 534.  Eusapia Paladino (DeWlaiz). Vedi Paladino E.  Evidenza: I, 84 , 453. Vedi Cer¬ tezza, Metodo.  Evocazione spiritica Evoluzione: I, 94; 11, 408.  Extracorporeità: II, 495.  Fakiri: I, 13, 101; II, 806, 867.  Fatica: I, 818; II, 70, 302.  Falsi Reazione dei fenomeni : lì, 104.  Fantasmi Fantomatiche creazioni Fantasmi, Materializza¬ zioni, Spettri.  « Femme masquée *, medium : li, 501.  Fenomeni medianici Frodi.  Filantropismo: I, 81 : II. 158.  Filosofia spiritica: T, 10. 18, 45, 289, 373; li, 561.  Fisica trascendentale Zollner.  Fisiopsicologia: I, 74, 218 e jhi8- 8im ; LI, 542.  Flfddismo; I, xxxv, 29, 61, 64, 68, 411 ; 11, xii, 536.  Folklore: I, 51, 371.  Forme. Vedi Apparizioni, Fan¬ tasmi, Materializzazioni, Te- leplasmia, occ.  Forza vitale: I, 62, 68, 818, 351.  Forze bio-psichiche, ignote: I, 25, 137, 218, 242; li, 120, 178, 1x9, 209, 368, 395, 138, 499.  — magiche: li, radianti: 1,24,68; 11,438. Vedi  Effluvii, Esopsichismo, Ra¬ diazioni, eco.  Fotogenesi: I, 401. Vedi Luci.  Fotografia Fox, sorelle, medium: I, 17 e pas¬ sim ; II, 241, 452.  Fraudolenza e medianità: 1, 96, 101; II, 298, 541. Vedi Frodi, Isterismo , Medii , Simula¬ zione, ecc.  Frodi del medium Autenticità.  Fuochi spiritici: I. 401; li, 890. Vedi Luci. Gailiiuetto oscuro, medianico: I, 28, 178, 193, 195, 109; li, 120, 216, 280, 382, 444.  < «cavità (legge di): I, 19, 147; li, 292, 351, 869, 422, 515.  Greci: I, 52.  Gruppi di sperimentatori Gusci » ( co*/ ìi ), ipotesi dei — : II, 534.  H<mie IX, medium: I, 15, 10*). 108, 282 e passim.  Idee fisse: I , 250; LI, 509. Vedi Monoideismi.  — forze: I, 21, 281. 436; II, 192, 207, 392. Vedi Ksopsicliismo, Esteriorazionu. Telepsichia.  Identificazione , identità spiritica Entità, Personifica¬ zione, Spiriti, ecc.  Ideoplasma: Il , 173, L92, 208 ; 11,431.  Ignoto, 1’—Illuminismo: 1, 16, 49; li, 432.  Illusioni: I. 239.274,329.347,369, 405 ; II, 262, 331, 348, 396, 541.  lloplastici, feuomeni : II, 516.  Iloscopia: II, 500.  ilozoismo: 11,529.  Ilurgici, fenomeni. Vedi Zullne- riani.  Imflgini : 1, 243, 276, 314, 369; — astrali. Il, 534.  Imitazione dei fenomeni: II, 104, 163.  Immortalità, immortaliamo: I, 102, 148: II, 135. Vedi Soprav¬ vivenza.  Impronte ani mastice, creta, eoe.:  I, 262, 894, 420, 429; II. 212, 331. 313, 517.  Incarnazione: I. 80; II. 17, 117, 124, 180, 305, 459, 510. Vedi Personificazione.   Incorporazione. Vedi Incarna¬ zione, Personificazione,  incosciente: I, 28, 218; II, 529 e pawim. Vedi Coscienza, Sub- cosciente, Subliminale.  Indiani: I, 61; II, 467.  Individuazione Identificazione, Personificazione, ecc.  Infantilismo: 1. 324; II, 402, 466. Vedi Puerilismo.  Intelligenze occulte: I. 168. 244, 320, 367, 377. 390, 452; II. 87, 98, 631, 559 e passim. Vedi Entità, Invisibili, Spiriti.  lutellettualità: I. 322; II, 15.  Intenzionalità dei fenomeni: 1, 227, 364, 383, 387, ecc. Vedi Volontà.  Interferenze psichiche : II, 73. 145, 205, 435.  Interpretazione dei fenomoni: 1, 239, *259, 319 ; li, 100, 169 e pas¬ sim. Vedi Percipienti . Tipo mentale.  Invisibili Entità occulte. Intelli¬ genze, Spiriti.  Io. Vedi Coscienza.  — magico, trascendente: li, 592.  — sonuamboliei : I, 391: II, Ilo,  545. Vedi Personificazione.  Iperestesia Ipotesi sui fenomeni: I, 28, 63, 242, 319 : II, 169, 189, 192, ‘243. Vedi Interpretazione.  Ipnoidi, fenomeni: II, 500.  Ipnosi, ipnotismo: 1, 09. 71, 94, 105, 127, 136, 209, 209, 271, 313 ; II, 110, 113, 200, 301 . 309, 508, 543. Vedi Autoipnosi, Estasi,  « Trance * .  Isterismo Kabbala. Vedi Cabbaia Kardoehismo : 1 , 48, 319 e pattivi ; [I, 528. Vedi Spiritismo.  «King*, famiglia di spiriti: I, II. 253, 449.  _ Katie, spirito: I, 79, 123, I4S ;  11. 222, 250, 449 8 s.  _ John, spirito Laboratori! psichici: 1. 48, 72; 11, 277.  Larve Apparizioni. Fantasmi, Spet¬ tri.  Lavagne (scritture su) : 1, 99, 363; li, 409.  Legatura del medium: I, 277,286; II, 47 . 219. 234 , 886. 418, 518. Vedi Nodi.  Letargo : I, 210 e pastini, l odi Me¬ dianità, «Trance».  Letteratura spiritica: 1, 40; 11, 171.  Lettura del pensiero: 1, 101. 431 ; II, 26, 152, 168, 180. 550.  Levitazione del medium Gravità.  — del tavolo (impropr. detta): 1, 277, 331, 362, 124; II, 40, 48, 68, 101, 280, 316, 417, 515.  Linee papillari: 1, 263; li, 332.  Linguaggio tiptioo: I. 181. 230 e passim : li, 102. 327 , 382 e pat¬ tini. Vedi Tavolino. Tiptologia,  Locali delle sedute: I, 176, 327, 423, 442; II. 4, 95, 121, 216, 280.  I vocalizzazione nello spazio: 11, 214. Vedi Spazio.  Luce nelle sedute: 1, 184, 193, 327, 356 ; II, 88 e pattivi. Vedi Oscu¬ rità, Rischiaramento.  Lucidità: II, 511.  Luci spiritiche: I, 196 . 257, 298, 398,428: 11,49,96, 106, 330,   384 , 444 , 520. Vedi Fuochi, Vista.  Luminosi fenomeni : 1, 19, 22, 397 ; II, 520, eco. Vedi Apparizioni, Fantasmi, Forme, Luci, eco.  Magia: I, 14, 51 ; 11, 342.  Magnetismo animale: 1, xxxv, 15, 19, 51, 65, 69, 265, 861 ; II, 170, 306, 501, 508.  Mammone: I. 407; lì, 199.  Mani spiritiche: 1. 196, 198, 213, 393 , 398, 412, 432, 438, 111 ; li, 41, 69, 148, 185. 288, 329, 385, 444-5, 520.  Manierismo: 1, 122 e pattini, l edi Stereotipia.  Manifestazioni. Vedi Fenomeni.  Marshall, aig™, medium: 11,451.  Martinismo: 1, 49.  Materia (penetrabilità della! Ilurgici fenomeni.  Materialismo Materializzazioni Fan¬ tasmi. Forme, Spettri, Tangi* bilità. Teleplastia, eoe.  Meccanici, fenomeni: I. 81. 213 e pattini ; li, 81 o pattini. Azioni a distanza , Telecine- sie, eco.  Medianità, mediumnismo Ipotesi, Me- diuw, Trance, ecc.  Medioiimnia : 11,802.  Medium, medii Membra Iluidielie: I, 197, 241, 4218;   d/Z   indice alfabetico delle materie   li. Arti, Mani. Materializzazioni, Tangibilità, eoe.  Memoria, regressione della Amnesia.  Mentoviamo: I, 81.  Mesmerismo Magnetismo.  Messaggi spiritici Comuuieazioni, Spiriti.  Metabiologin Metadinamismo Metafìsica Metageometria Metapsichica Metodo nelle ricerche spiritiche Miller F., medium Misoneismo Abitudine, Stereotipia.  Miracolo spiritico : II, 15, 297.  Mistero, misticismo Monismo Monoideismo Idee fìsse.  Movimenti del medium: 1, 146, 191, 231, 908, 384; li, 35, 212, 893. Vedi Esteriorazione.  — di oggetti. Vedi Azioni a di¬ stanza, Forze, Telecinesie,ecc.  Morti : 1 . 53, 381 ; II, 320, 342. Vedi Defunti, Disincarnati.  Musica, musicali strumenti Azioni a distanza.  Necrofonia: I, 379, 418; II, 131, 143, 517. Vedi Voci spiritiche.  Neodinamismo: I, xxxv; II, xu.  Neoidealismo : 1 , 8 ; II, 418 o pas¬ sim.  Neologismi spiritici: 1,85; 11,467.  Neospirituaiismo : I. 86 o passim. Vedi Spiritismo.  Neovitalismo: I, xxxv, 53; 11,537.  Neurosi: 1,923,103. IH. 291; II,   302. 497. 543. Vedi Attacchi, Epilessia, Ipnotismo, Isterismo. Medianità, Trance (Grice: “She fell”, “She fell on a trance”).  Nodi (allacciamento e slacciamento dei): Objettivi, fenomeni Occulto, occultismo Vedi Entità occulte. Forze, Kahhala. Magia, eoe.  Ombre. Vedi Apparizioni, Fantasmi, Larve, eco.  Onirici, fenomeni Vedi Ipnotismo, Sogni, Subco sciente,  Trance, eco.  Organizzazione (facoltà di). Vedi Forme, Materializzazioni, Teleplastia—McGinn on Grice’s TELE-mentationalism, eco.  Orientali, spiriti: Oscurità: Vedi Luce, Rischiaramento.  Ossessioni spiritiche Paladino Fusa pia: Medium.  Paracinesie Tele-cinesie, Tiptologia. Parapsichici fenomeni Pazzia Percezione, percipienti dei fenomeni Tipo mentale. Pericolosità dei fenomeni Periodici spiritici Periodicità Ritmo.  Perispirito: Personalità (disgregazione della) Coscienza, Io Bon- nauibulici, ecc.  Personificazione Perso ni amo : Peso del medium Pianeti, cicli plnnetarii : I, 371 ; lì, 402, 468.  Picchi, rumori Rapa ».  Piper El., medium Plastica delle forme: 1, 81; IT, 860. Vedi Materializzazioni, Telcplastia.  Pluralismo dell1 anima, polipsi- chisrno: 1, 58; H, 538.  Pneunmtologia : 1, 57, 50; 11, 160, 181.  Polarità, polarizzazione Ponderabilità dell’anima Positivismo Possessioni spiritiche: 113; II, 305, 311. Vedi Personificazione.  Preipnosi Prestidigitazione Frodi.  Psicliicismo, ricerche psichiche Speri¬ mentalismo.  Psieliicoue Ra/- diazioni.  Psicocollettivi, fenomeni: 1,316; li, 549.  l’sicocosmismo Psicodinamismo : I, 321. 325 e pas¬ sim ; 11, 478, 500, 554. Vedi Esopsichismo.Esteriorazione, Forze biopsichiolie, ecc.   Psicogenesi della medianità: I, xxxix ; II, xv.  Psicografia : 1 , 79, 106, 292 ; II, 304, 405. Vedi Automatismo, Scrit¬ tura, ecc.  Psicologia: I, 43, 84, 109, 200, 292; li, 181, 1300, 461.  Psicomauzia : 1, 63.  Psicometria: I, 83.  Psicopatologia Puerilismo: I, 323 , 413: II, 62,462 e seg. Vedi Infantilismo.  Radiazione biopsichica, neurica, ecc.: Effluvii, Forzo biopsi¬ chiche.  Radio, radioattività: 11,870,378.  Rapporto magnetico Rappresentazioni (idee) : II, 80, 204, 207. Vedi Idee-forza, Ima- gini, ecc.  «Rapa* (colpi, picchi): Telecrasia.  Regressioni psichiche Reincarnazione: 1, 28, 80, 51, 156; II, 157, 509.  Religione Ricerche psichiche: I, 25, 48,72; lì, 272, 407, 489. Vedi Labora¬ tori, Psichicismo, Sperimen¬ tazione.  Riconoscimento dei defunti : I, 449; IT, 143. Vedi Identifica¬ zione, Personificazione.  Rischiaramento del locale Luce, Oscurità.  Ritmo: I. 389. Vedi Periodicità.  Rito, ritualismo spiritico: I, 185, 203 ; II, 122. 821.  Romanzi spiritici: 1,820; 11,181, 361 e «eg. Vedi Pianeti Rosa f Croce: I. 49.  Rothe A., medium : I, 104, 373.  Satana, satanismo: I, 113; IT, 197, 528.  Scetticismo Scienza e spiritismo Scrittura automatica diretta Sdoppiamento di coscienza, del- l’io, della personalità Coscienza, Io, Persona- I i t :'i .  Sedute con E. P. : Selvaggi Sensazioni, sensi Illusioni , Perce¬ zione, Telepatia, eoe.  Sforzo del medium: I, 211, 871, 388; II, 85, 105^210, 394. Vedi Frodi. Medium. Movimenti.  Sidereo, corpo. V. Astrale, Teo¬ sofìa.  Simultaneità, sincronismo dei fenomeni Slade Dr, medium: Smascheramento dei medii : I, 160; H, 217.  Smead M*., medium: 11. 462.  Smith E., medium: I, 105, lòti, 272, 373 ; II. 18, 64. 119, 181, 254.  Sogni Onirici fenomeni.  Sonnambulismo, sonno: Ipnosi, Onirici, ecc.  Sopravvivenza Anima, Immortalità. Religione.   Spazio, a /«-dimensioni: 1, 86»^ 435, 440; II, 399. 410, 535.  — (proiezione nello): I. 435; Il  245.  Sperimentalismo Psiohicismo, Ricerche. Spettri Apparizioni, Fantasmi, Larve. Materializzazioni. Spiriti animali e vitali: I, 59, 60.  — guide, istruttori King ».  Spiritismo (bibliografìa dello): I, xiii-xLvm ; II, v-xv.  — definizione, dogmatismo e dottrina : I, 5, 8, 27, 87, 110, 192 ; li, 9. 90, 400, 461, 491. 589 e passim.  — (fallimento dello metodo e tècnica dello storia dello Spiritoidi. fenomeni: II. 501. Spiritualismo antico e nuovo Stadera: li, 294, 422. Vedi <» ca¬ vità, Peso.  Stenomet-ro, stenonietria : 11,367. Stereoplasmi Formo , Materializza¬ zioni, Telepl astia, ecc. Stereotipie: II, 194. Vedi Monoi¬ deismi.  Studi psichici: I, 5, 68, 72: II, 275 e passim. Vedi Psiohicismo, Ricerche, eco.  Subcosciente, subcoscienza : I, 55,   indice alfabetico delle materie   Ui o   70, *234, 249, 906, 358 ; II. 55, 110, 390, 549. Vedi Coscienza, gub-ego: II, 11.5, 550. Vedi Inco¬ sciente, Subliminale. Subiettivi, fenomeni: II, 507. Subliminale; I, 55, 267; II, 312, 337, 393, 461, 550 e passim . Suggestione, suggestibilità Ip¬ nosi, Medium, eco.  — mentale: I, 70, 258, 278, 393,  403, 431; II, 159, 511, 546 e passini. Vedi Lettura del pen¬ siero, Telepatia.  Snpernormale , supernormalità Metapsichica, Psichicismo. Sviluppo dei fantasmi : II, 151.429.  \ «-di Connotazione, Identifi¬ cazione, Personificazione.  — dai medii. Vedi Medianità, Me¬  dium, Paladino.  Tanatismo: II, 321.  Tangibilità delle forme: I, 255, 409; II, 176, 185, 519-20.  Tatto, fenomeni tattili. V. Forme, Mat e ri al izzazioni .  Tavolini bussanti, danzanti, par¬ lanti, picchiatiti: Levitazione, Telocinesia, Tip¬ tologie, eco.  Termica spiritico-iuedianica : I , 192, 906 ; U, 33, 187. Telecinesi Azioni a distanza, Meccanici fenome¬ ni, Trasporti, eoe.  Telecmsiu (« rapa*): 1, 427. Vedi Picchi, «Rapa».  Tel e fan! a Apparizioni. Fantasmi,   Fuochi, Luci, Ombre, Visuali fenomeni, ece.  Telepatia Allucinazioni, Lettura del pensiero, Suggestione.  Teleplastia Fanta¬ smi, Forme, Materializzazioni.  Telepsiehia: li, 500. Vedi Forze biopsichiche, Radiazioni, eco.  Telergia. V. Telocinesia.  Telestesi a : I, 248; n, 210, 498. Vedi Bsteriorazione.  Teologia: II, 528.  Teosofia Teste fluid ielle: I, 240, 439 o pas¬ sim ; il, 337 e p.  Testimonianza (criterio di): I, 85; II, 22.  Thomson, M\, medium: Tipo mentale: 1, 274; II, 208, 398. Vedi PeroipientL  Tiptocinesia. Vedi Tavolino.  Tiptologia: 1, 81, 194, 230, 253, 297, 330, 383; n, 99, 146.  Tiptomimioa : I, 283; IT, 326.  Toccamenti , « contatti » spiritici Mani, Membra.  «Trance*, estasi medianica Ipnosi, Medianità.  Trascendentale: II, 267,686, 660.  Trasmissione del pensiero. Vedi Lettura del —, Suggestione, Telepatia.  Trasporto di oggetti Azioni a distanza. Invisibili, Telecinesia.  Trucchi. V. Fraudolenza, Frodi, Prest id igit azione . Udit-o: Acustici fenomeni , Musica , Picchi, ♦ Rapa », Voci.  Uniformità dei fenomeni Stereotipia.  Uomo (costituzione dell’): I, 29, 81; II, 533.  Utilità dei fenomeni: I, 289.  — delle forze medianiche: 1,290.  Veglia del medium: 1, 210, 272;  n, 112.  Velo spiritico: 1, 396 ; li, 349.  Vento medianico: I, 196,218; II, 102. 328, 516.  Veridicità: I, 812. Vedi Auten¬ ticità. Certezza, Evidenza , Frodi, eco.  Vigilanza sul medium. Vedi Con¬ trollo.  Visibilità delle forme Apparizioni . Fantasmi , Larve, Spettri.   Visioni Vista, fenomeni visivi. Vedi Ap¬ parizioni, Fantasmi, Fuochi, Luci, Materializzazioni, Spet¬ tri, eco.  Vitalismo antico e nuovo: I, 58, 67.  Voci spiritiche: I, 418; li, *131, 143, 153, 517. Vedi Necrofonia.  Volontà e medianismo Automatismo, Coscienza, Subco¬ scienza.  Williams, medium Xenoglossia, discorso in lingue straniere Zollneriani, fenomeni Hurgici, Materia.  Zoofilia La Bibliografia dello Spiritismo (II).  Supplemento alle Note bibliografiche Le sedute medianiche con Eusapia Paladino.  seconda, terza e quarta].  .Serie U. Le cinque sedute dell'inverno al Circolo scientifico Minerva di Genova.  Preliminari.  Composizione e intenti del gruppo di esperimen-  tatori . Pag.  La undicesima seduta (5 dicembre 1901).  I fenomeni della serata . ,  II medium e la sua sistemazione tecnica ....  L’autosuggestione e la fisiologia della “ trance , ,  Miseria intrinseca dei miracoli Eusapiani... e del  miracolo spiritico in genere . ,  L'accertamento dei fenomeni Esperienza e certezza GRICE INTENTION AND UNCERTAINTY Il criterio della testimonianza (‘ autorità ,) ,  La dodicesima seduta. Dal verbale della seduta 11 controllo Luce ed oscurità, chiasso e silenzio illi sforzi muscolari del medio . ,  Il dubbio sistematico Morselli, Psicologia e Spiritismo La tredicesima seduta (10 dicembre 1901).   Interventi “ spiritici » sospetti .... Controlli di sorpresa e salute dei medii . L’autofiducia del medium .   La quattordicesima seduta (13 dicembre 1901).  Di meraviglia in meraviglia . , 47  Le “ luci , spiritiche . , 49  Stato psichico del medium e dell’assistenza . . „ 53  Le volizioni dell'io cosciente e le operazioni dell’io  subcosciente . 55  La personalità di “ John King Ritratto morale di uno spirito-guida Ritratto fisico di uno spirito-guida CI  Psicogenesi delle ‘ Guida Invisibili La quindicesima seduta Dal verbale della seduta . , 68  La fatica del medium . 71  Le interferenze psichiche . 73  Tangibilità e visibilità indiretta delle forme ma¬ terializzate Limitazione fisiologica della spiritualità * spiritica „ , 81  In conclusione... sempre per ora Sehik III. — Appunti su altre sedute della Eusapia Pa¬ ladino in Genova, durante il 1901 e il 1902.  Preliminari.  11 metodo e il contenuto delle sedute spiritiche .  La sedicesima seduta (12 giugno 1901).  Ciò che è avvenuto in casa mia .  Fenomenologia ridotta .  Trucchi iperbolici .  False imitazioni di fenomeni .  La diciassettesima seduta (15 giugno 1901).  Corani populo!. .  Coscienza, subcoscienza e ipnosi dei medii Entità spiritiche „ ed “io sonnambolici La diciottesima seduta (23 dicembre 1901).  Verso l’“ Altro Lato . .  Sommaiùo cronologico dei fatti I cinque * spiriti , della serata . Pag. 128  I. L’occulta entità abituale (‘ John King ,1 . „ 130  li. L'occulta entità puerile specificata L'occulta entità giovanile specificata Un'occulta entità muliebre... da specificare „ 133  V. L'occulta entità senile specificata Le mie comunicazioni coll"1 Al di Là Un deficiente principio di identificazione La diciannovesima seduta (29 dicembre 1901).  Frodi, illusioni e suggestioni . . „  Fallimento del conato di identificazione Esperienze di inibizione spiritica . „  Teleplastia e Pneumatologia La teleplastia La personificazione . »  La ventesima seduta Fenomeni accertati a viva luce . .  Ancora delle materializzazioni tangibili e visibili „ Le forze bio psichiche radianti e l’ipotesi del  “ doppio „ biopsichico Come forse si organizzano le materializzazioni „  B. Come forse lo idee del medium si tcleplasmano ,  Satanismo e Spiritismo . *  La ventunesima seduta.  Seduta breve, ma espressiva Gli sforzi rappresentativi del medium in relazione  ai loro effetti . »  Fenomeni di telestesia La ventesima seconda seduta ( 1 0 marzo 1902).   Ai fastigii della medianità Eusapiana 11 luogo e le persone . » ivi  II. La successione dei fenomeni . , 217  Per l’autenticazione delle meraviglie vedute Per i fenomeni telecinetici Per le materializzazioni di fantasmi . . „ 231  Caratteri percettibili e apparenze di vitalità dei  fantasmi Come Eusapia può aver prodotto i fantasmi . . „ 243  Chi sarebbero i personaggi della rappresenta¬ zione Eusapiana . , 249  I. La personificazione dello spirito-guida . . „ ivi  II. 11 ritorno di ‘ Katie King Una sconosciuta? . » 257  IV. Un'evocazione di famiglia . . 258  Un tentativo di fotografia spiritica . » 260  Sempre sulla stessa strada! Moussi. i.i, Psicologia e Spiritismo Le sei sedute date da Eusapia Paladino a Genova, nell'inverno 1906-1907.  I. Perche ho smesso e perché ho ripreso 1 ar- _  II. Lo^copo'e ii metodo delle nuove ricerche „ 278  III. Il nostro ambiente sperimentale .... »  La ventesima terza seduta< |  SSffSiSSi'SifV ’• : i  Lo stato fisico-psichico del medium ;••••.”  A) Medi umnismo, ipnotismo e isterismo ...»  B) Mediumnismo e automatismo John King , nei sogni di Eusapia . »  La ventesima quarta seduta (20 dicembre 1006). ^ j  La ventesima quinta seduta (2 gennaio 1007).  Compendio della serata. \ stazi e ¥ stratagemmi maliziosi r Sulla definizione e denominazione delle torme ma- ^  tecjalizzate . • • ‘ ,V ' ’ ot.»  Un’altra evocazione di defunto mandata a male . , oso  Principio di esperienze sulla radioattivi mediarnca , 361  La ponderabilità dell’anima e le nuove ipotesi  sulla materia . *  La ventesima sesta seduta Compendio doliti sera-in, Eusapia e noi. ossia il medium, 1 assistenza e  controllo Psicologia del medium . *  b) Psicologia dell’ambiente  " oqq  Lo Spazio, l’ Iperspazio e gli amici dello Spazio La forma e la sede degli agenti occulti , .y.  nello spazio L’attività iperspaziale degli spinti .....  La ventesima settima seduta Compendio della serata . ’  I. Rinforzo della catena . 416  II. In catena attorno al tavolo In semicircolo di fronte al gabinetto Nuovi insuccessi nella presentazione di 4 spiriti II Mercurio del mondo spiritico Eusapiano * ivi lì Una disincarnata insistente, ma sempre più  smemorata e confusa . . » "o  111. Un’evocazione irriconoscibile • • • «  L’adattabilità degli spiriti alle contingenze del-  l’evocazione . »  Le 4 visioni . di Eusapia Interferenze biopsichiche o strategia medianica t...La ventesima ottava e ultima seduta (10 gen¬ naio 1907).  Compendio della serata Historia dilecteuole et ueridica di uno 1 spinto,  I romanzi "subliminali e la psicologia scientifica Disillusioni di sperimentatori . »  Licenzio lo 4 spiritismo , d’Eusapia e ne trattengo  la * medianità Riepilogo dei latti e delle ipotesi sulla medianità di Eusapia Paladino. I fenomeni medianici.  Metapsichica e medianità Tassonomia generale della medianità Classificazioni empiriche .  B. Classificazioni dottrinali • •  Tassonomia particolare della mediumnita di tur  sapia Paladino .  Saggi precedenti . .  Mio saggio di classificazione :  A. Fenomeni subiettivi .  B. Fenomeni obiettivi Le ipotesi sulla medianità.  Fatti e idee .  Mancanza di una critica comparativa delle ipotesi circa i fenomeni detti spiritici Sguardo alle principali ipotesi fin qui enunciate  circa i fenomeni detti ‘ spiritici r ... . J’a;/. Ipotesi extra-scientifiche Le teologiche Le metafisiche Le occultistiche, esoteriche e simili Le teosofiche . r 533  B. Ipotesi ultrascientifiche Le iperfisiche o fisiche trascendentali Le metabiologiche . 533  C. Ipotesi prescientifiche Le empiriche negativistiche . r ivi  Le empiriche psicopatologiche . „ 542  Le metapsichiche Le metadinamiche Le mie esperienze.  Perchè sono e rimango antispiritistn Indice alfabetico delle materie contenute nei due tomi  dell’opera Illustrazioni Tavole separate.   Tav.  Vili.  — Fotografia di una levitazione di tavolo  (presa di pieno giorno) Calco in gesso dell’ impronta di ‘ volto spiritico „ ottenuta in casa Ramorino, a Genova Calco in gesso dell’impronta di piede spiritico, ottenuta al Circolo Minerva in Genova . Primo fantasma materializzato nel ga¬ binetto da Eusapia in casa Avellino, la sera Secondo fantasma, c. s . Terzo fantasma, materializzato fuori dal gabinetto Quinto e sesto fantasmi, materializzati nel gabinetto, c. s .  Eusapia Paladino Calco in gesso dell’ impronta di due mani spiritiche, ottenuta in casa Gellona a Genova Forme di arti andròidi, apparse in casa Ilerisso la sera Fantasma incompleto, materializzato da Eusapia in casa Berisso, c. s.  Radiazioni spurie, di presunta origine bio-psichica, dipendenti da un errore ili tecnica fotografica Figure intercalate nel testo. 22. Pianta della sala e disposizione della catena nella   seduta di casa Morselli . Pag. 95  23. Disposizione della catena medianica Raffigurazione schematica dell'ipotesi spiritica delle  materializzazioni (Hornino) ILLUSTRAZIONI Apparizione di una l’orma “ fluidica Figure spiritiche (diaboliche) apparse a Lipsia  nel '58 (Bastian) . %  27. Pianta della sala nella seduta di casa Avellino Ja  sera del 1“ marzo 1902 . „  28. C’oin’è stata legata la Paladino la stessa sera . „  29. Ritratto del fantasma denominato ‘ Katie King „  (Ckookes) .  80. Forme e radiazioni fluidiche invisibili e di natura  ignota, fotografate in casa Avellino Pianta della sala di casa Berisso e disposizione  iniziale della catena tiptica . „  82. Altra disposizione della catena tiptica nelle se¬  dute di casa Berisso . „  33. Calco in gesso di due impronte di mani tiuidiche „  34. Il * bioscopio „ del prof. Pettinelli di Savona I tre nodi di fune eseguiti dall' “ Invisibile Tappezzeria con paesaggio da un palazzo del pia¬  neta Marte, disegnata dal medio signora Sinead (Hyslop) Esperimento degli anelli secondo lo Zollneh La nostra percezione delle tre dimensioni spaziali „  39. Raffigurazione del processo di materializzazione  secondo il Dr Pol Akoas . „  40. Due abitanti del pianeta Marte secondo disegni  eseguiti dalla medium signora Smead (Hvslop) „  41. Strie a ghirigoro e campanule luminose ottenute  artificialmente in fotografia A.  Addenda al Tomo I.   Pag. xi linea 12“ Il nome del sig' Brrisso, pittore, indicato nella Prefazione (Abtcbo), si corregga in Alprkdo.H  (dal tasso)   2*  del tutta  del tutto  4“  Kuke  Enke  26“  Deio  Delfo  10“  Acunta  Arunt-a  11“  Estesionometria  Estesiometria  7“  (dal basso) durante il “ trance ,,  3“  gli attacchi del ‘ trance,,  26“  il “ trance medianico Debbo avvertire che in  quasi tutto il  Tomo 1. qui e in altri luoghi da pag. 245 a 889, non che in taluni del Tomo II, la parola inglese “ trance „ appare mascolinizzata in italiano, sebbene originariamente sia di genere femminile. Ciò e dipeso dall’aver voluto sottintendere Ogni volta la frase ‘ lo stato medianico o mediumnico di trance , che, in verità, sarebbe la più propria, essendoché la estasi o il rapimento = ingl. trance, é una condizione psichica di origine varia (cfr. lo schema di pag. 267 del Tomo 1). Nel resto del Tomo II ho però lasciato il termine “ trance , al femminile.  25* Aggiungo altri particolari sulle vicende coniugali di K. P. Il suo primo marito era Del Gaiz: pereiù essa figura talvolta in certe opere straniere di psi- chismolp. es.in Flammarion, ediz.amer.), col doppio cognome Paladino-Dei Gaiz. quasi sconosciuto in Italia. Nel corso del 1907, essendo migliorata «lei din - bete. Eusapia è passata in seconde nozze con un giovane venticinquenne, Fran¬ cesco Niola, la cui famiglia la aveva assistita amorosamente durante la ma¬ lattia (Comunic. del C" Bai;di di Vksme). in tuono di  leggere  113  linea 3“  crurale  crurale  114  . penultima quando  quando  193  , 18*  DaORET  Darokt (e così in  altri luoghi del¬  l’opera). 11 meno che  Il merlo male che  263  . 13*  Tav. 1, HI. IV. (dal Basso) Tsthai.i e Hasdo  1 STRATI e Hasdeu  288  , 4* (e. s.)  Perelli  Perett.i  314  . 19“  due primi  tre primi  335  » 1* e 2*  mensche mai —  men che mai —  di uo figlio  di suo figlio  339  . 13*  reminiscenze  ri sorgenze  356  , 5* (dal basso) pag. 300  pag. 334  364  „ 12*  variazioni  radiazioni  399  nel titolo del  § Isperspazio  Iperspazio  403  linea 26*  ari stote tico  aristotelico . 26“-27* Forse qualche raro  fenomeno mettilo a-  gnetico rì deve ancora attribuire alla  mediumnitù fìsica, in vista che la medium  * Femme masquée »  di Berlino produr-  rebbe incontestabilmente, a quanto pare,  movimenti in un  ago calamitato per  vera actio in distanti (C'fr. Winki.er,  Reform d. sogenn. Spiritismus, tre sorta  quattro sorta Come  Corner Abdul-Humid  Abdul-Iiamid. Not to be confused with Emilio Morselli. Enrico Morselli. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Morselli.”

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Mosca:  a l’isola -- la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – la scuola di Palermo -- filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo). Grice: “At Oxford, we laugh at Witters and his fly in the wall – Mosca never would do that!” -- Filosofo siciliano. Filosofo italiano. Palermo, Sicilia. Grice: “When Austin was defending the ‘man in the street,’ he was thinking Mosca!” -- Grice: “I like Mosca; he speaks of elites – Gellner speaks of elites, too!” -- Grice: “Do Italians consider Mosca a philosopher?” –  Saggi: “Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare,  Appunti sulla libertà di stampa, Questioni costituzionali, Le Costituzioni moderne; Elementi di scienza politica, Che cosa è la mafia, Appunti di diritto Costituzionale, Italia, Stato liberale e stato sindacale, Il problema sindacale,  Saggi di storia delle dottrine politiche, Crisi e rimedi del regime parlamentare, Storia delle dottrine politiche, Partiti e sindacati nella crisi del regime parlamentare, Ciò che la storia potrebbe insegnare. Scritti di scienza politica (Milano), Il tramonto dello Stato liberale (a cura di A. Lombardo, Catania) Scritti sui sindacati (a cura di F. Perfetti, M. Ortolani, Roma) Discorsi parlamentari (con un saggio di Panebianco, Bologna. Appunti di diritto costituzionale dall’Enciclopedia Giuridica Italiana. Milano.  La genesi delle cottituzion imoderne. Cenni storici sulla scienza del diritto costituzionale. Definizione dello stato e della sovranità. Condizioni sociali che prepararono il regime rappresentativo. Dottrine politiche che integrano l'azione del dizioni sociali. La costituzione inglese e sua importanza con  dello di tutte le costituzioni moderne. Origini. Ordinamenti politici ed amministrativi dell'Inghilterra. La prima rivoluzione inglese. La restaura:   Vhabecis corpus. La seconda rivoluzione inglese. Il seconc   dei diritti e Patto di stabilimento. Lo svolgimento della costituzione inglese nel  decimottavo.  Lo statuto albertino.  Caratteri delle prime costituzioni moderne. più dirette dello statuto albertino. Il re. Sue prerogative e norme della succezione monarchica. Il gabinetto, i ministri ed il presidente del consiglio. La responsabilità penale dei ministry. La formazione delle due Camere. Varii sistemi  di suffragio.  La legge elettorale politica. Prerogative e funzioni dell» due Camere. Dell’ordine giudiziario. Dei diritti individuali. Dei rapporti fra la chiesa e lo stato. Lo studio del diritto pubblico in genere e del  diritto costituzionale in ispecie richiede anzitutto  la definizione esatta di certi concetti che, per quanto  non nuovi, non hanno acquistato ancora un significato preciso e determinato e nello stesso tempo  accolto da tutti. Il concetto di Stato, che è il più fondamentale  di tutti, venne ad esempio elaborato fin dalla classica antichità e corrisponde a ciò che i greci chiamavano “polis” ed i romani “respublica”. Eppure anche oggi si disputa sulla origine e la natura  dello stato. Fra tutte le definizioni dello stato la migliore mi sembra quella che lo fa consistere nella organizzazione politica e giuridica di un popolo entro  un determinato territorio, ma anche essa ha bisogno di spiegazioni e commenti.  Quando si dice infatti organizzazione politica di  un popolo, s' intende quella di tutti gli elementi che dirigono politicamente un popolo ossia esercitano funzioni statuali. Nello stato moderno perciò vanno  compresi non solo tutti i pubblici funzionari, tenendo conto pure di quelli fra costoro che non  sono pubblici impiegati, ma anche i membri del parlamento ed i consiglieri provinciali e comunali;  e perfino gl’elettori politici e comunali, quando  sono convocati nei comizi, esercitano funzioni statuali e perciò fanno parte dello stato. Ma per quanto in una organizzazione statuale  democratica lo stato comprende, almeno  giuridicamente dappoiché in fatto le cose vanno diversamente, la parte maggiore della società, pure questa non si confonde mai intieramente collo stato. Perchè anche nei paesi dove vige il suffragio universale vi sono molti individui che pur fanno parte  del sociale consorzio, come le donne, i minorenni  e coloro che per condanne sono esclusi dal suffragio, i quali in nessun caso partecipano alle funzioni politiche o statuali.  Ma se lo stato non è la società, esso essendo  costituito dal complesso di tutti gl’elementi che  partecipano alla direzione politica di questa non è certo al di fuori della società. Il cervello non è tutto  il corpo umano, ma ne fa parte e senza di esso il  corpo umano non può vivere. Bisogna però notare  che la vita del corpo sociale ha delle analogie  non delle identità con quelle dell'individuo umano.  Infatti in questo ogni singola cellula è fissata nell'organo di cui fa parte, mentre negl’organismi sociali più perfezionati, nei quali le funzioni statuali sono suddivise in vari organi le cui attribuzioni sono giuridicamente limitate, vediamo spesso che il medesimo individuo fa parte dello stato nell'esercizio della sua pubblica funzione e é sem-plice membro della società al di fuori della sua  funzione e di fronte a tutti gli altri organi dello stato. Ciò accade tanto al semplice elettore che  al magistrato ed allo stesso membro del parlamento, se non vogliamo tener conto per i due ultimi delle poche speciali prerogative che mirano a  salvaguardarne l'indipendenza nell'esercizio delle  loro funzioni. Molti filosofi considerano intanto lo stato e la  società come due enti che per necessità vivono in  continuo antagonismo, per alcuni anzi lo stato è  il perpetuo nemico della società. Dopo quanto si è  scritto risulta evidente che il loro concetto è per lo  meno inesatto e sopratutto è difettoso perchè contribuisce piuttosto a confondere che a chiarire le  idee che si possono avere sull'argomento. Nondimeno esso non è del tutto falso e può essere anzi  riguardato come una interpretazione sbagliata di  una condizione di cose in tutto od in parte verace.  È indiscutibile infatti che in una società vi possono essere elementi dirigenti che dalla costituzione in vigore sono tenuti lontani dalla organizzazione statuale. Ed allora naturalmente vi è una lotta fra questi elementi e quelli già accolti entro lo stato che può assumere la parvenza di una lotta fra stato  e società. E può anche accadere che i progressi del  senso morale e giuridico di una società abbiano oltrepassato quel livello che si era aggiunto nel  momento della formazione del suo organismo politico. Sicché questo, rimasto arretrato, permette  ai rappresentanti dello stato un'azione che riesce vessatoria ed arbitraria per gli altri membri della società.  Ma in sostanza i periodi di antagonismo acuto  fra gl’elementi statuali e quelli extra-statuali di una  società possono essere considerati come eccezionali e sogliono ordinariamente precedere le grandi  rivoluzioni. Tutto quanto si è detto spiega perchè lo stato sia l'organizzazione politica di un popolo. Se si tiene poi presente che, in tutti i paesi che hanno raggiunto un certo grado di civiltà, le condizioni in base alle quali si arriva all'esercizio delle funzioni statuali ed i limiti di queste funzioni sono determinati dalla LEGGE si vede facilmente come  questa organizzazione sia non solo politica ma anche giuridica; perchè essa crea fra i diversi organi  dello stato e fra coloro che esercitano le funzioni statuali ed i semplici cittadini una serie di rapporti giuridici. Questi rapporti nascono in base ad una facoltà  che lo stato esclusivamente possiede: la sovranità. La sovranità consiste nel potere di conchiudere convenzioni e trattati con un’ altro stato e di creare il diritto e farlo eseguire in tutto  il territorio sottoposto allo stato.  I filosofi, educati quasi esclusivamente alle concezioni del diritto privato, si sono spesso trovati  in qualche imbarazzo riguardo a questo attributo della sovranità. Essi stentano a spiegaisi  come e perchè l'ente che ha facoltà di fare la legge, di modificarla e disfarla e *sottoposto* alla legge. Per darsi ragione di questo fatto i filosofi hanno ricorso a tante ipotesi, fra le quali la  più divulgata è quella che lo stato a sorto in  base ad una convenzione, ad un “contratto”, ad un  atto giuridico tacito od espresso, ma ad ogni modo consentito da coloro che fanno parte del consorzio sociale sul quale esso esercita la sua sovranità.  Prendendo a base il concetto che già si è adottato sullo stato e dei suoi rapporti  con la società non riesce difficile di risolvere la difficoltà accennata. Già fin dal tempo dei filosofi e giureconsulti romani si distinsero nello stato due personalità -- una di diritto PRIVATO, per la quale esso potea contrarre obbligazioni come ogni altra persona giuridica -- ed un'altra di diritto PUBBLICO che  gli confere l'esercizio dei poteri sovrani. L'esercizio di questi poteri produce la conseguenza che lo Stato impone a tutti i cittadini degli obblighi, come ad esempio quello dell'imposta e del servizio militare, senza offrire in cambio alcun corrispettivo diretto. Senonchè è da osservare che nelle forme di stato più perfezionato e sopratutto nello stato  rappresentativo moderno, quando si tratta d'imporre questi obblighi e di esercitare in genere la  funzione sovrana per eccellenza, che è quella di  fare le leggi, è necessario il consenso del capo dello stato e di tutte quelle forze politiche che son  rappresentate nei due rami del parlamento. Nel  momento nel quale, collettivamente e nelle forme  volute, gl’elementi ai quali è affidato il POTERE LEGISLATIVO esercitano questa funzione, essi sono sovrani, cioè, SUPERIORI alla legge perchè la fanno  e la disfanno, in tutti gli altri momenti ed individualmente sono soggetti alla sovranità, cioè all'impero della legge. A guardarci bene nello stato moderno ciò non rappresenta una vera anomalia, perchè anche nell'esercizio delle altre funzioni statuali gl’elementi  che le disimpegnano agiscono, sia individualmente  che collegialmente, in nome dello stato e lo rappresentano nei limiti delle loro attribuzioni. Mentre sono completamente soggetti alla sovranità  dello stato in qualunque *altra* manifestazione della  loro attività personale. Tanto i membri del POTERE GIUDIZIARIO che gl’agenti del POTERE ESECUTIVO si  trovano infatti nelle condizioni accennate, colla differenza però che, quando esorbitano dalla loro funzione ed anche nell'esercizio della loro funzione, è sempre possibile di esercitare sopra di essi un controllo che riesce malagevole, se non impossibile, di fronte al potere legislativo.   Sia a causa di una lontana parentela. etnica, sia   perchè l'influenza delle vicine colonie greche dell’ Ita-  lia meridionale avrebbe agito efficacemente fin dal se-  sto secolo avanti l’era volgare, certo è che l’organiz-  zazione politica delle città italiche, all’inizio dell’epoca  storica, presenta molte analogie con quella dello stato-  città ellenico.   In Roma infatti, che è la più nota fra le città  italiche, troviamo in origine il Re, il Senato composto  nei tempi più antichi dai capi delle diverse genti pa-  trizie, ed i Comizi, ossia l’assemblea del popolo. Abo-  lita come in Grecia la regalità ereditaria e sostituita  ad essa il consolato e le altre magistrature temporanee,  elettive e quasi sempre multiple, sorse presto anche a  Roma la lotta tra l’antica cittadinanza patrizia, costi-  tuita da coloro che facevano parte delle antiche genti  e la nuova cittadinanza plebea, composta a preferenza  dai discendenti degli stranieri domiciliati e dei servi  liberati. E per un certo tempo pare che due città coesiste nell’urbe, con magistrature speciali all’una  ed all’altra, finchè si fusero quasi intieramente con una costituzione che ricorda molto il tipo ellenico della città-stato, ma che si distingue da essa per alcune particolarità originali. Le principali sarebbero la maggior  facilità con la quale veniva accordata gradatamente la  cittadinanza, od una semicittadinanza, alla parte migliore dei popoli vinti, il mantenimento di tutti i diritti di cittadinanza ai coloni che si spedivano in siti  abbastanza lontani dalla capitale, ed infine il carattere  spiccatamente aristocratico che conservò fino all’ultimo  secolo della repubblica la costituzione romana rispetto  a quella di quasi tutte 1é città greche. Infatti il Senato romano nell’epoca storica era com-  posto da coloro che erano scelti dal censore fra le persone che avevano esercitato cariche elevate, e solo in  un'epoca relativamente recente i Comizi centuriati fu-  rono riformati in maniera da togliere in essi la pre-  ponderanza alle classi altamente censite ed accanto at  Comizi centuriati furono ammessi i Comizi tributi, nei  quali prevaleva il numero sul censo. Però la legge non  poteva essere approvata se non nelia forma precisa con  la quale i magistrati l'avevano proposta, ed il Senato  romano ebbe attribuzioni ed autorità assai più larghe  di quelle concesse ai corpi analoghi che si potevano  trovare in qualche città ellenica. Ed in quanto alle  cariche elettive il costume, più che lia legge, impedì  sino agli ultimi tempi della repubblica che fossero conferite a veri popolani. Infatti il tribunato militare, che  era il primo gradino che dovevano salire coloro che  aspiravano alla carriera politica, fino alla fine della repubblica non fu praticamente accessibile che ai membri dell’ordine equestre, i quali dovevano possedere  un censo piuttosto elevato. Ma quando Roma, dopo avere sottomesso l'Italia,  ebbe conquistato quasi tutte le terre bagnate dal Mediterraneo apparì chiaramente che la costituzione della città-stato, sia pure modificata nel modo accennato,  non poteva più funzionare. Infatti la lontananza della.  grande maggioranza dei cittadini era di ostacolo alla  regolare e pronta riunione dei Comizi nel foro, i quali  in ultimo non furono più frequentati che dalla pleba-  glia che abitava nell’ Urbe. Inoltre diveniva impossibile di conservare l’annualità delle cariche più elevate  quando i consoli dovevano fare un lungo viaggio per  recarsi nelle lontane province. Oltre a ciò era avvenuto un profondo rivolgimento nella distribuzione della proprietà fondiaria, poichè  questa si era a poco a poco accentrata nelle mani di  un piccolo numero di latifondisti, e quindi era gradatamente diminuita quella classe di piccoli proprietari  che per lungo tempo aveva costituito il nerbo degli:  eserciti romani. Per riparare a questa deficienza furono promulgate due leggi: una proposta da Caio GRACCO, mediante la quale l’armamento non era più a carico del soldato, ma veniva.  pagato dal pubblico erario, e l’altra proposta da Caio MARIO, il riformatore dell’organizzazione militare romana, con la quale ve-.  nivano ammessi nelle legioni non solo i proletari ma  anche i figli dei liberti. Conseguenza di queste leggi e delle guerre lunghe e lontane fu che all’esercito cittadino si andò  mano mano sostituendo un esercito di soldati di mestiere, reclutati negli strati più bassi della popolazione,  e praticamente il comando (imperium), prima corcesso  solo temporaneamente e con possibilità di revoca ai  comandanti delle legioni, divenne illimitato e si protrasse per molti anni; sicchè i soldati divennero facili  strumenti dei loro capi sostenendone gli ambiziosi di-  segni a patto di partecipare ai vantaggi della vittoria.  In questa condizione di cose bisogna ricercare una delle principali origini delle guerre civili, che ebbero come conseguenza un sensibile spostamento della proprietà  privata; perchè durante la prima, e soprattutto durante  la seconda proscrizione, molte furono le terre che ven-  nero tolte ai ricchi ed ai medii proprietari e furono distribuite ai soldati, cioè ai proletari armati.  Viva è stata una disputa fra alcuni storici moderni,  perchè alcuni sostengono che OTTAVIANO vuole creare una nuova forma di governo, sostituendo l’impero alla  Repubblica, mentre altri invece opinano che egli volle  conservare la forma repubblicana ritoccandola dove e necessario. A noi la questione sembra, in tali termini, posta  male; perchè le persone non troppo addentro nello studio dell’istituzioni romane potrebbero in tal modo supporre che la repubblica in Roma antica fosse una  forma di governo presso a poco uguale alle moderne  repubbliche e che l'impero d’OTTAVIANO ha molta somiglianza con gl’imperi moderni. La verità è che  OTTAVIANO vide che l’antica costituzione dello stato-città  non puo più funzionare dopo che Roma aveva soggiogato tutte le coste del Mediterraneo e che i cittadini romani sono diventati milioni e perciò aggiunse a  quelli antichi nuovi e più efficaci organi di governo,  adattando pure, per quanto era possibile, gl’organi  antichi ai bisogni nuovi. Quindi i comizi come organi legislativi comincia-  rono ad andare in disuso, sebbene Augusto abbia fatto  .da essi approvare due importanti leggi tutelatrici del-  l'istituto familiare, cioè la legge Papia Poppea de  maritandis ordinibus e la legge Julia de adulteriis.  L’ultima legge approvata dai comizi, di cui si ha notizia, è una legge agraria di NERVA (si veda). La funzione legislativa dei comizi passò all’ Imperatore ed al Senato, il quale emanava Senatus consulta  aventi forza di legge. Però le antiche prerogative di  questo corpo politico furono notevolmente limitate; in-  fatti gli affari finanziari e la politica estera, che erano  stati di sua competenza, furono in buona parte affidati  all’ Imperatore! Le province dell’impero furono divise in imperiali  e senatorie; le une erano amministrate direttamente  dall’ Imperatore mediante funzionari da lui nominati,  le altre da funzionari nominati dal Senato. È da notare che le province imperiali erano quasi tutte ai confini dell'impero ed in esse risiedevano le legioni delle  quali era generalissimo l’imperatore, il quale aveva conseguentemente nelle sue mani la forza militare, e nelle  province imperiali, dove vi era un governo militare,  esercita un’autorità assoluta. A Roma e nelle province senatorie l’mperatore  era un magistrato civile, però cumulava in sè tante  cariche che la sua volontà era preponderante. Le antiche magistrature repubblicane furono quasi tutte con-servate, ma, accanto ad esse, si istituirono nuove e  più efficaci ciriche, coperte da semplici cavalieri o dai  liberti dell’ Imperatore, che dipendevano direttamente  da lui. Così a poco a poco la burocrazia imperiale  Nella civiltà. antica non si riscontra quella netta suddivi-  sione di attribuzioni fra i diversi organi sovrani che, almeno teoricamente, esiste oggi nei paesi di civiltà europea ed americana;  poichè spesso la stessa attribuzione, come ad esempio il potere  legislativo, veniva a vicenda esercitata da due organi diversi. Di,  fatto poi a Roma, nei primi due secoli dell'impero, i poteri del  Senato si allargavano e restringevano secondo la volontà degli  imperatori; più rispettosi essendo in generale dell’autorità del  Senato quelli che lasciarono un buon nome, come ad esempio  TRAIANO (si veda), meno assai quelli che furono dai contemporanei e dai  posteri giudicati malvagi. oa  soppiantò le antiche magistrature, che divennero col  tempo puramente onorifiche.   Rimase soltanto, come traccia e ricordo dell’antico  regime politico, la /ex regia de imperio per la quale  nominalmente era il Senato, come rappresentante del  popolo romano, che conferiva all'Imperatore la sua  potestà; sebbene di fatto era il favore ed il disfavore  dei pretoriani e poi delle legioni che creava ed abbat-  teva gli imperatori. Ad ogni modo la legge citata fa-  ceva sì che, fino alla fine del terzo secolo dopo Cristo,  la costituzione dell'impero romano si poteva distin-  guere da quella degli antichi imperi orientali, nei quali  il sovrano era tale per delegazione del Dio nazionale  O per privilegio ereditario della sua famiglia. Di questo concetto relativo all’origine dell’autorità dell’ imperatore romano si trova ancora il ricordo nelle Pandette di GIUSTINIANO; e GREGORIO Magno, scrivendo all’ imperatore d’Oriente, affermava che mentre i sovrani stranieri  (reges gentium) erano signori di servi, gl’imperatori  romani (imperatores vero reipublicae) comandavano  ad uomini liberi. Uno dei punti più deboli della costituzione impe-  riale romana fu la incertezza della regola di successione,  la quale faceva sì che nascessero frequenti lotte fra i  diversi pretendenti al trono. I primi cinque imperatori  appartenevano per sangue o per adozione alla famiglia  Giulia Claudia, spentasi questa con NERONE; dopo un anno di guerre civili sottentra con tre imperatori, Vespasiano, TITO e Domiziano,  la famiglia Flavia. Con quell’anno prevale  il costume dell’adozione, mediante il quale l’imperatore vivente designava il successore e, mercè questo.    costume, si ebbe una serie di buoni imperatori. In quell’anno si tornò alla successione naturale,  perchè ad ANTONINO (si veda) succedette l’indegno suo figlio COMMODO (si veda) e, dopo che questi fu ucciso, nel 192 dopo  Cristo, ricominciarono le guerre civili fra i candidati  alla successione, sostenuti ognuno dalle proprie legioni,  e con il ricominciare di queste lotte si manifestarono  i primi indizi della decadenza dell’ impero e della ci-  viltà antica. Le dottrine politiche dei filosofi romani non  sono molto originali. I romani, uomini eminentemente  d'azione, amano poco di teorizzare. Inoltre nell’ultimo secolo della Repubblica, epoca torbida di lotte  civili, le teorie servivano poco. Sotto l’ Impero manca il fine pratico per l’indagine teorica dei problemi  politici. Ad ogni modo fra i filosofi romani nei quali  si trovano pensieri che hanno rapporti con la vita politica si può anzitutto ricordare LUCREZIO (si veda), il quale  nel suo poema De rerum natura dopo aver ammesso  l'esistenza degli Dei, i quali però non si occuperebbero  delle cose di questo mondo, ricerca le origini degl’ordinamenti politici. Afferma che in principio gl’uomini si riunirono  in città sotto capi scelti tra i più forti ed i più prestanti, poichè questo è il significato che bisogna dare all’aggettivo pulcher che LUCREZIO usa; costoro degenerando abusarono del loro potere raccogliendo nelle  loro mani tutte le ricchezze e suscitando così la ribellione dei governati, la quale avrebbe provocato uno  stato di anarchia che avrebbe reso necessaria la for-  mulazione delle leggi e l'elezione dei magistrati. Come facilmente si vede vi è in queste teorie  molto eclettismo e si sente in esse l’ influenza di Platone e di Polibio. SALLUSTIO (si veda) nella sua De bello jugurtino mette in bocca a CAIO MARIO una violenta invettiva  contro l’aristocrazia romana, inoltre nella descrizione  che fa della congiura di CATILINA mette in evidenza in  maniera efficacissima la corruttela della vita politica  romana negl’ultimi tempi della repubblica. Altro filosofo che si occupa anche di politica e CICERONE che nel De republica, nel De legibus e nel De officiis esamina le tre tradizionali forme di governo,  affermando la sua preferenza per un governo misto nel  quale le tre forme erano fuse. Appare in ciò chiaramente l’ influenza di Polibio. Oltre a ciò CICERONE parlando della schiavitù non ammette la teoria aristotelica  della disuguaglianza degl’uomini, ma la giustifica con  un principio di diritto internazionale, affermando cioé  che nella guerra i vinti ai quali si lascia la vita diventano servi. Intanto è giusto ricordare che CICERONE tratta assai umanamente i suoi schiavi, specialmente quelli colti che venneno dall’Oriente, e difatti sono molto affettuose le lettere che scrive al suo liberto e collaboratore Tirone. Seneca, basandosi sulla distinzione fra diritto naturale e diritto civile, sostenne che la schiavitù non  e giustificabile dal punto di vista del diritto naturale,  ma lo e in base al diritto civile. TACITO nell’annali dice incidentalmente che i governi misti di monarchia, aristocrazia e  democrazia è più facile che siano lodati anzichè effettuati e che, se sono effettuati, non durano. Non sembra che TACITO sia stato repubblicano nel senso che  avrebbe desiderato il ritorno all’antica forma di governo anteriore a GIULIO Cesare e ad OTTAVIANO, egli e soltanto avverso ai cattivi imperatori e lodava quelli buoni,  che hanno saputo conciliare il principato con la libertà, cioè col rispetto delle leggi e dell’autorità del senato. Il più grande contributo alla elaborazione della civiltà antica lo diede la Grecia, ma fu merito di Roma  l’avere esteso i risultati della cultura ellenica a buona  parte dell’Asia, all'Africa settentrionale ed a tutta quella  parte dell’ Europa che sta a mezzogiorno del Danubio  e ad occidente del Reno e perfino alla parte meridio-  nale della Gran Bretagna. E merito anche maggiore  di Roma fu quello di avere introdotto, dovunque esten-  deva il proprio dominio, leggi, idee e costumi presso  a poco uguali, sostituendo, senza apparente coazione,  in Occidente IL LATINO, in Oriente il greco, alla MOLTITUDINE DEI LINGUAGGI BARBARICI e facendo col tempo sparire ogni distinzione fra vincitori e vinti, conquistatori,  e conquistati. Poichè con l’editto di CARACALLA si estende la cittadinanza romana a  quasi tutti i provinciali, completando così quella unità  politica e morale di tanta parte del mondo civile, che,  dall’ora in poi, non è stata più raggiunta. Urbem fecisti quod prius orbis erat. Così canta il poeta gallico Rutilio Namaziano al  principio del quinto secolo dell’era volgare, riassumendo  in poche parole l’opera grandiosa che nel corso di parecchi secoli Roma aveva compiuto. La ricerca delle cause che produssero la caduta  dell'Impero romano d'Occidente è ancora uno dei più oscuri problemi fra quelli che presenta la storia. Poichè  non si tratta soltanto di spiegare il crollo di un organismo politico, ma la dissoluzione, sia pure non completa ma certamente profonda, di una civiltà. Una osservazione, che forse finora non è stata fatta, è quella  che riguarda la China e fino ad un certo punto l’ India,  paesi la cui civiltà ha avuto pochi contatti con quella  ellenica e romana, e nei quali, pur essendosi succedute  parecchie invasioni barbariche, i conquistatori, in capo  ad un paio di generazioni hanno assorbito la civiltà  dei vinti e questa ha continuato il suo corso senza che  la decadenza sia stata lunga e molto sensibile. Ciò che  non è avvenuto alla caduta dell'Impero romano d’ Oc-cidente, ragione per la quale si può supporre che essa  sia principalmente dovuta a cause interne. È già noto che i primi gravi sintomi della crisi  si ebbero nel terzo secolo dopo Cristo e che essi sono  visibili perfino nell’arte e nella letteratura, che manifestano un notevole decadimento del gusto e del pensiero. Si è pure accennato alla mancanza di una norma  regolatrice della successione al trono che diede occasione ad una serie di guerre civili, durante le quali  qualche volta si ebbero tanti imperatori quante erano  le province importanti. Contemporaneamente ebbero  luogo le prime irruzioni dei barbari, che sparsero la  desolazione nella Gallia e nella penisola balcanica ed  arrivarono un momento perfino nell'alta Italia. Gl’imperatori Illirici Claudio secondo, Aureliano,  Probo, Caro ed in ultimo Diocleziano riuscirono a respingere i barbari pur abbandonando loro la Dacia e  quella parte della Germania che era ad oriente del  Reno e si estendeva fino alle sorgenti del Danubio;  poi Diocleziano per rinforzare il potere centrale compiè l’evoluzione già iniziata da Settimio Severo e diede  all'impero il carattere di una monarchia assoluta di tipo orientale, trasformando anche in questo senso l’e-  tichetta di corte. Egli cercò pure di fissare le norme  per la successione al trono in maniera da evitare le  guerre civili, mercè la coesistenza di due Augusti e  di due Cesari che si rinnovavano per cooptazione. Ma,  dopo il ritiro di Diocleziano, si rinnovarono le guerre civili, finchè Costantino ristabili l’unità dell’impero,  che però durò poco e, dopo varie vicende, si spezzò  definitivamente alla morte di Teodosio. Durante tutto il quarto secolo dell’era volgare e  nei primi decenni del quinto la dissoluzione politica,  economica e morale dell'Impero romano di Occidente  si aggravò sempre più fino a diventare un male irreparabile. Come già si è accennato è difficile di accertare quale sia stata la causa prima di questa decadenza,  dovuta probabilmente ad un complesso di cause, prevalentemente di natura interna, alcune delle quali sono  abbastanza note. E prima di tutto bisogna segnalare la diminuzione  della popolazione dovuta, oltre che a qualche irruzione  dei barbari, alle frequenti pestilenze ed alle carestie. Nè l’igiene pubblica nè il sistema dei trasporti erano  allora così perfezionati da potere prevenire le stragi  delle une e delle altre. Si aggiunga che la natalità era  scarsa, perchè il cristianesimo non era ancora così diffuso nelle plebi rurali da sradicare l’uso del procurato  aborto e dell’esposizione degli infanti. La diminuzione  della popolazione produsse naturalmente l'abbandono  della coltura di molti campi, alla quale si cercò di riparare coll’istituzione del colonato, che legava l’agricoltore ed i suoi figli alla terra, rimedio artificioso ed  insufficiente. Altra causa e la decadenza della classe media,  dovuta soprattutto all’eccessivo fiscalismo. Oltre alle  dogane ed alla imposta del cinque per cento sulle eredità, il maggior provento del fisco imperiale consisteva  nell’imposta sulla proprietà terriera. Essa veniva ripar-  tita mediante il sistema del contingente, in base al  quale il governo centrale stabiliva l'onere di cui era  gravato ogni municipio. Della riscossione erano incaricati i decurioni, ossia i membri del consiglio muni-  cipale reclutato fra i maggiori censiti, i quali erano  tenuti a ricoprire con le loro sostanze la differenza fra  la somma stabilita e quella realmente riscossa. I grandi  proprietari residenti a Roma o nelle ‘principali città  dell'impero si facevano esentare facilmente dal decu-  rionato, che così ricadeva tutto sulle spalle dei medi  e piccoli proprietari e li rovinava.   Si aggiunga che l’incertezza del valore della moneta doveva contribuire ad aggravare la crisi economica.  Durante il periodo dell’anarchia militare, nella seconda  metà del terzo secolo, si era cominciato a coniare mo-  neta falsa, mescolando nelle zecche dello Stato del  piombo all’argento e qualche volta all’oro. Natural-  mente nel commercio queste monete erano accettate  per il loro valore reale con un conseguente rincaro dei  prezzi. DIOCLEZIANO cerca di ripararvi con un’unica tariffa che stabiliva in tutto il territorio dell'impero i  prezzi massimi di tutte le derrate e di tutti i servizi.  Ma ciò era assurdo, perchè fra le altre cose era im-  possibile che una derrata avesse lo stesso prezzo in:  tutte le parti del vastissimo impero, sicchè, malgrado  le gravi pene comminate a chi la violava, la tariffa  non fu applicata.  È noto anche che in molte parti dell’impero il  brigantaggio era una piaga permanente e contribuiva.  a turbare la sicurezza dei beni e ad impoverire a pre-  ferenza il medio ceto, perchè i ricchi si difendevano con le loro guardie private ed i poveri erano difesi  dalla loro stessa povertà. Ma soprattutto ciò che aggravava le conseguenze  degli errori del governo e rendeva inefficaci quei provvedimenti che sarebbero stati utili fu la corruzione della.  numerosissima ed invadente burocrazia, la quale, dopo  il terzo secolo, avea conquistato sempre maggiori poteri a Scapito delle libertà individuali e delle autonomie  municipali. Gli storici ricordano qualche caso tipico  di questa corruzione. Quando i goti, sospinti dagl’unni, chiesero verso la fine del quarto secolo di sta-bilirsi nel territorio dell'impero a mezzogiorno del Danubio, gli imperatori accolsero la loro domanda, e promisero loro viveri per un anno e sementi per coltivare  la terra a patto che consegnassero le armi. Or i funzionari incaricati di questo servizio li derubarono dei  viveri e delle sementi, e, lasciandosi corrompere dai  loro doni, lasciarono loro le armi. Sicchè i barbari si  ribellarono, devastarono la penisola balcanica e sconfissero ed uccisero in battaglia l’ imperatore VALENTE (si veda). Altrò caso tipico di corruzione burocratica fu quello  narrato dallo storico Ammiano Marcellino a proposito  di una serie di inchieste che ebbero luogo in Tripolitania.  Senonchè tutto ciò spiega solo in parte la caduta  dell’ Impero romano d'Occidente e, fatto più grave di  questa caduta, la grandissima decadenza, per non dire  la dissoluzione, della civiltà antica. Perchè in ogni  paese civile ed in ogni generazione, accanto alle forze  dissolvitrici, vi sono sempre quelle conservatrici e ricostituenti, rappresentate dai caratteri nobili e devoti  al pubblico bene; ed uomini di questo carattere non  mancavano nella società romana nel quarto e quinto  secolo dell’era volgare, tanto vero che la Chiesa ebbe  allora una serie di uomini superiori, come indiscutibilmente furono sant’Ambrogio, son Girolamo, sant’Agostino, Paolino di Nola, Salviano, Paolo Orosio, ecc. Ma questi uomini superiori per ingegno e moralità  non ritardarono la caduta dell'Impero romano d’Occidente perchè facevano parte della gerarchia ecclesiastica; nella quale, sebbene non facesse difetto il  patriottismo, la salvezza dei corpi era posposta a quella  delle anime. All’ideale pagano (partecipazione attiva  alla vita dello Stato, sentimento del dovere civico e  militare, concezione immanentistica della vita), si so-  stituiva, in gran parte e necessariamente, quello cristiano (disinteresse per le cose di questo mondo e quindi  anche per lo Stato, aspirazione alla beatitudine eterna, concezione trascendentale della vita, considerata come  un esilio, un passaggio, un ostacolo al raggiungimento  della perfezione cristiana). Veniva cioè dissolvendosi  quell’ insieme di idee e di sentimenti che sino ad allora aveano diretto l’azione della civiltà antica e per-  ciò veniva a mancare quella forza morale che è il coefficiente essenziale degli sforzi collettivi di ogni società umana, e tale mancanza doveva di conseguenza  produrre, sotto la spinta di un urto esteriore un po’  grave, la dissoluzione dell’organismo politico e della  civiltà che erano da quella forza morale vivificati e sostenuti. Così morì l’ Impero romano d’Occidente, che, meno favorevolmente situato di quello d’Oriente, ebbe inoltre la sventura di essere assalito ed invaso dai barbari proprio nel periodo più acuto della crisi morale, occasionata dal diffondersi del Cristianesimo fra la sua  classe dirigente; mentre l'Impero d’Oriente ebbe il  tempo di reintegrare le proprie forze materiali e morali, di superare il momento peggiore della crisi e  potè ancora durare per quasi un millennio. Colà il  Cristianesimo, diventato nel sesto secolo dell’era volgare e nei susseguenti religione nazionale dell’impero, contribuì ad accrescerne la forza ed a mantenerne la compagine di fronte agli attacchi prima dei Persiani,  poi degli Arabi e per lungo tempo dei Barbari del settentrione. Nè bisogna dimenticare che a cominciare  dagli inizi dell’ottavo secolo la lotta contro il culto  delle immagini fu l’effetto, nella società bizantina, di  una reazione dell'elemento laico contro l’ascetismo ed  il monachismo. Nome compiuto: Gaetano Mosca. Mosca. Keywords: implicatura, mafia. Stato liberale, stato sindacale, regime parlamentare, partito e sindacato. Refs.: H. P. Grice: “Mosca’s liberalism;” Luigi Speranza, "Grice e Mosca," per il Club Anglo-Italiano, The Swimming-Pool Library, Villa Grice, Liguria.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Motta: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale – la scuola di Vercelli -- filosofia piemontese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Vercelli). Filosofo piemontese. Filosofo italiano. Vercelli, Piemonte. Grice: “If Mill’s claim to fame is to some his examination of Mill, Motta’s claim to fame is his examination of Rosmini!” -- Il conte Emiliano Avogadro della M,. Nacsce dal conte Ignazio della M. e da Ifigenia Avogadro di Casanova, entrambi appartenenti a nobili famiglie di vassalli e visconti, i cui antenati risalgono a poco oltre il mille. Tra gli Avogadro vi fu anche Amedeo, inventore della legge sui fluidi. Frequenta con profitto gli studi e si laureò in utroque iure, ma proseguì lo studio in diverse aree della teologia e della filosofia, trasformando le dimore familiari in piccole accademie dove giuristi, filosofi, studiosi di diritto canonico e vescovi si riunivano, per discutere vari argomenti ed approfondire la filosofia moderna e i diversi aspetti del nascente socialismo.  Ricevette l'incarico, che già fu del padre, di riformatore degli studi del Vercellese e in un'epoca in cui si guardava ancora con diffidenza all'istruzione delle classi popolari, egli visitava ciclicamente le scuole d'ogni ordine, scegliendone accuratamente gli insegnanti, convinto che l'istruzione e l'educazione fossero un diritto di tutti e dovessero procedere simultaneamente. Assunse la carica di Consigliere di Formigliana e continuò a dedicarsi allo sviluppo culturale della natia Vercelli, ove fondò la Società di Storia Patria, per incrementare gli studi sul glorioso passato della città. Divenne membro del Consiglio Generale del Debito Pubblico e più tardi sindaco di Collobiano e “Consigliere di Sua Maestà per il pubblico insegnamento” La sua notorietà varcò i confini del Piemonte, allorché ricevette l'eccezionale invito di partecipazione alla fase preparatoria della definizione del dogma dell'Immacolata e le sue riflessioni ebbero un seguito fra alcuni importanti gesuiti, come il direttore de La Civiltà Cattolica, che fece dono a Pio IX del Saggio intorno al socialismo. Azeglio, richiamandosi a M., espresse la propria preferenza per una condanna esplicita di tali errori, da includere nella bolla di definizione del dogma, ma l'autore sollecitò apertamente la distinzione di due argomenti (definizione del dogma e condanna degli errori) dalla portata tanto diversa e lo stesso Pio IX incaricò la Commissione, che aveva già lavorato sulla definizione del dogma, di esaminare gli errori moderni e di preparare il materiale necessario per la bolla e chiese al cardinale Fornari di invitare formalmente alcuni laici a collaborare. Avogadro fu l'unico laico italiano ad essere interpellato e inviò a Roma una risposta singolare e ricca di argomentazioni. Ben presto la Commissione incaricata abbandonò la trattazione univoca dei due argomenti e la solenne definizione su Maria sarà fatta da Pio IX, mentre l'esame degli errori si trascinerà per altri dieci anni, mentre prevaleva in ambito ecclesiastico l'idea di una severa condanna.  Attività parlamentare Diventò membro attivo nella vita politica, quale deputato eletto nel collegio di Avigliana e operò nelle file dello stesso schieramento politico della Destra. La proposta avanzata in Parlamento di ridurre il numero delle feste, indusse Avogadro a scrivere un apposito opuscolo, per difendere la dignità dell'uomo che, in quanto essere intelligente e creativo, «senza tempo libero non vive da uomo, e mal lo conoscono gli economisti che altro non sanno procacciargli se non “lavoro e pane”». In Parlamento prendeva spesso la parola contro il progetto di legge che prevedeva l'obbligo del servizio militare e criticò la cessione di Nizza e Savoia alla Francia, smascherando le reali intenzioni che sull'Italia nutriva l'ambiguo Napoleone III.  Riceve la decorazione della Croce di Ufficiale dei Santi Maurizio e Lazzaro e continuò a scrivere, oltre a collaborare con l'Armonia, l'Unità cattolica, l'Apologista, il Conservatore, rivista quest'ultima stampata a Bologna e di cui è ritenuto uno dei fondatori e collaboratori. Muore in Torino”, come annotano diversi giornali e riviste, non ultima La Civiltà Cattolica, che gli dedicò un sentito necrologio. Saggi: “Saggio intorno al Socialismo e alle dottrine e tendenze socialistiche” (Torino,  Zecchi); -- partito socialista italiano -- “Sul valore scientifico e sulle pratiche conseguenze del sistema filosofico di Serbati (Napoli, Societa Editrice Fr. Giannini); “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra moltiforme cui soggiace, M. già Riformatore delle R. Scuole provinciali degli Stati Sardi, a spese della Societa Editrice Speirani e Tortone, Teorica dell'istituzione del matrimonio Parte II che tratta della guerra moltiforme cui soggiace, per M., già deputato al Parlamento Subalpino, Torino, Speirani e Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, -- che tratta delle difese e dei rimedi, con una Appendice intorno alla ricerca del principio teorico morale generatore degli uffizi e dei doveri coniugali,” Torino, Speirani e Tortone, M. deputato al Parlamento Nazionale, Torino, Tipografia Speirani e Tortone, “Teorica dell'istituzione del matrimonio e della guerra a cui soggiace, Parte Documenti per M. già deputato al parlamento nazionale (Torino, Speirani); “Gesù Cristo nel secolo XIX, Studi religiosi e sociali, Modena, Tipografia dell'Immacolata Concezione, “La filosofia di  Serbati” (Napoli, Giannini); “La festa di S. Michele e il mese di ottobre agli angeli santi, Torino, Marietti, Il mese di novembre dedicato a suffragio dei morti, Torino, Marietti); “Le colonne di S. Chiesa. Omaggi a S. Giovanni Battista e ai Santi Apostoli nel mese di giugno e novena per la festa dei Santi Principi Pietro e Paolo, Torino, Marietti); “Il mese di dicembre in adorazione al Verbo Incarnato Gesu nascente e ad onore di Maria Madre SS.ma, Torino, Marietti); “Opuscoli di carattere storico-giuridico; Rivista retrospettiva di un fatto seguito in Vercelli con osservazioni al diritto legale di libera censura, Vercelli, De Gaudenzi, Delle feste sacre e loro variazioni nel Regno sub-alpino, Torino, Marietti); “Quistioni di diritto intorno alle istituzioni religiose e alle loro persone e proprietà, in occasione della Proposta di Legge fatta al Parlamento torinese per la soppressione di alcune corporazioni, Torino, Marietti, Cenni sulla Congregazione degl’oblati dei SS. Eusebio e Carlo eretta nella Basilica di S. Andrea in Vercelli e sulla proposta sua soppressione. Per un elettore Vercellese, Torino, Marietti); “Parole di conciliazione sulla questione della circolare di S. E. Arcivescovo di Torino); “Del diritto di petizione e delle petizioni pel ritorno di S. E. l'Arcivescovo di Torino); “Lo statuto condanna la Legge Siccardi, Torino, Fontana, Erroneità e pericoli di alcune teorie ed ipotesi invocate a sostegno della proposta di Legge di soppressione di vari stabilimenti religiosi” (Torino, Speirani e Tortone); “Alcuni schiarimenti intorno alla natura della Proprietà Ecclesiastica allo stato di povertà religiosa, ed alle quistioni relative ai diritti e ai mezzi temporali di sussistenza della Chiesa. Con una Appendice intorno alla legalità nell'esecuzione della legge sulle Corporazioni religiose” (Torino, Speirani); “Considerazioni sugli affari dell'Italia e del Papa” (Torino, Speirani); “Una quistione preliminare al Parlamento Torinese” (Torino, Speirani); “Il progetto di revisione del Codice Civile Albertino e il matrimonio civile in Italia, Torino, Speirani); La Rivoluzione e il Ministero Torinese in faccia al Papa ed all'Episcopato Italiano. Riflessioni retrospettive e prospettive” (Torino, Speirani); L'Armonia, Civiltà Cattolica, Rivista retrospettiva sopra la discussione delle leggi Siccardi, Unità Cattolica, Angelo Ballestreri, segretario della Famiglia, presso l'Archivio Storico di Torino. Enciclopedia storico-nobiliare italiana, promossa e diretta dal marchese Vittorio Spreti, Milano, Avogadro di Vigliano F., Pagine di storia Vercellese e Biellese, in Antologia, M. Cassetti, Vercelli, Avogadro di Vigliano F., Antiche vicende di alcuni feudi Biellesi degl’Avogadro di San Giorgio Monferrato (e poi Conti di Collobiano e di Motta Alciata), dalla Illustrazione biellese, XIX, Biella, Corboli G., Per le nozze del Conte Federico Sclopis di Salerano e della Contessa Isabella Avogadro, Cremona, Feraboli, De Gregory G., Historia della Vercellese letteratura ed arti, Torino, Di Crollallanza G. B., Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti,  I, Sala Bolognese, Dionisotti C., Notizie biografiche dei vercellesi illustri, Biella, Amos, Manno A., Il patriziato Subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti,  I, Firenze,  I vescovi di Italia. Il Piemonte, Savio F., Torino, Bocca, Bonvegna G., Filosofia sociale e critica dello Stato moderno nel pensiero di un legittimista italiano: Emiliano Avogadro della Motta in Annali Italiani. Rivista di studi storici, Bonvegna G., Il rapporto tra fede e ragione in Avogadro della Motta, in Sensus Communis,  Valentino V., Un difensore rigoroso dei diritti della Chiesa e del Papa, in Divinitas, rivista di ricerca e di critica teologica, Volumi e tesi sull'autore Bonvegna, M. Il pensiero filosofico-politico e la critica al socialismo, Tesi, Filosofia. Università Cattolica, Milano, De Gaudenzi L., Ultima parola su di una pretesa ritrattazione di M., Mortara, Cortellezzi, De Gaudenzi L., Un'asserzione di Paoli D.I.D.C. tolta ad esame, Mortara, Cortellezzi,  De Gaudenzi, Istruzione del vescovo di Vigevano al Ven.do Suo Clero sul Matrimonio, Vigevano, Spargella, Manacorda G., Storiografia e socialismo, Padova, Martire G., II, Roma, Omodeo, L'opera politica di Cavour, Firenze, Pirri, Carteggi delL. Taparelli d'Azeglio,  XIV di Biblioteca di Storia Italiana Recente, Torino, La scienza e la fede,  XXIV, Napoli Spadolini, L'opposizione cattolica da porta Pia, Firenze, Storia del Parlamento Italiano, N. Rodolico,  Palermo Traniello F., Cattolicesimo conciliarista. Religione e cultura nella tradizione Rosminiana Lombardo-Piemontese, Milano, Valentino, Il matrimonio e la vita coniugale, Facoltà dell'Italia Centrale, Valentino, Un'introduzione alla vita e alle opere, Vercelli, Saviolo, Valentino V., Un laico tra i teologi, Vercelli, Valentino, Il pensiero di Gioberti, Genova, Verucci, Dizionario Biografico Italiano, Istituto dell'Enciclopedia, Roma. Guido Verucci, Emiliano Avogadro della Motta, in Dizionario biografico degl’italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Opere di Emiliano Avogadro della Motta, Emiliano Della Motta (Avogadro), su storia.camera, Camera dei deputati. DEL SOCIALISMO IN GENERALE. Origini del socialismo nel razionalismo protestantico. Le prime eresie tentarono soffocare la fede e la Chiesa; le seconde, viziar l'una, e sostituirsiall'altra. Lutero e Calvinodistrussero il principio della fede, dell’amorale, dellasocietà. Idolli germani cercarono rimedio nella scienza e nell'ecclettismo; la loro filosofia, il loro diritto pubblico.Il protestantismo in Francia fa più audace e ribelle.Combatiuto come selta religiosa produsse i liberi pensatori, che, a titolo di scuola, ne dilatarono il razionalismo empio. Previsioni di Bossuet. Il genio di Voltairee de'suoi discepoli fu essenzialmente anti-cristiano, Paradossi del Gioberti. La guerra del filosofismo dcontro la fede e la scienza e più radicale di quella del protestantesimo. Suo spirito non di separatismo,ma dicosmopolismo. Da secoli la preponderanza nell'ordine delle idee e devoluta in Europa alla Germania e alla Francia, colà bisogna cercare le fonti dell'errar. Diverso carattere delle due nazioni. Nel razionalismo dell'una, nell'incredulità dell'altra, stette deposto il primo articolo della carta socialistica. Non più autorild Progressi del razionalismo e dell'incredulità nell'idealismo. Kant, il suo antidommatismo; I suoi seguaci. Non vollero dirsi atei, loro panteismo spurio peggiore dell'ateismo. Non vollero comparir scettici ne materialisti, ma sovvertirono la scienza e la morale con l'i dealismo apriori. Hegel, el'idealismo trascendentale e pratico. I teologi protestanti lo seguirono. Il protestantesimo avea sfigurato fin da principio l'idea di un “Cristo”; a cosa la ridusse Strauss. Apparente regresso in Francia dal materialismo e dalle teorie rivoluzionarie. Principio di tolleranza mal applicato in tutte le ristorazioni; indi l'indifferenti. Prefazione Saggio. L'incredulismo e il filosofismo francese e nell'indifferentismo. I tedeschi pensatori seguirono l'esempio, non la frivolezza dei volteriani.   Smo religio sue políticone gli ordini pubblici, l'eclettismo nella scienza. Gl’eclettici vollero mitigare l'idealismo germanico; vollero parer rispettosi al cristianesimo, ma lo condannarono come decrepito. La loro religione filosofica. Non ebbero pensatori. Lamennais, e i razionalisti cattolici. L'idealismo o l'indifferentismo sono morbi quasi insanabili. Questi compongono il secondo articolo del simbolo socialistico: la fede all'Idea propria. Ne sorge l'amore all'indeterminato futuro, l'odio a ciò cheesiste. Giudizio di Staudenmayer. L'uomo nello stato suo presente non comporta nè dommatismo assoluto, nè razionalismo assoluto. La natura e il cristianesimo lo educano colla sede e colla ragione, somministrandogli un'ontologia reale e certa Alcune riflessioni sulle cose anzi esposte. Il protestantismo, il filosofismo francese, e il tedesco, sono professioni d'ignoranza. Pongono fuori delle condizioni di possibilità la religione e la scienza, e abbattono la ragione individuale con un'assurda emancipazione. Tolgono lo scopo della ricerca della verità. La fede per contro è scienza iniziale, anche negl’ordini naturali promettitrice. Gli spiriti penetranti previdero da gran tempo il socialismo moderno; i più furi bondi ne proclamarono e praticarono le massime. La religione e la società reale erano già condannate in teoria dall'Idea dei sofisti, cui non possono corrispondere in fatto. La Chiesa ne è la salute, perchè pre dica la verità positiva, e muta le ipotesi de'sofisti. Questi falsificarono anche I principii positivi, che vollero conservare per ricostrurre la società; tolsero la possibilità dell'amore; sfigurarono le idee di libertà, di eguaglianza, di fratellanza, che portate all'assoluto si escludono mutuamente. Il socialisino vuole ricostituire con queste l'uman genere. Gli uomini di distruzione, e quelli dell'utopia, sorti a slagellare l'umanità colle sperienze d'applicazione e tresta di d'esistenza delle sette. Siappoggianoa un fiero dommatismo. Non inventano dottrine, ma scelgonoe volgarizzano le più acconce ai loro fini. Sono la gerarchia, il sacerdozio, l'esercito della filosofia anticristiana e antisociale, che senza di quelle non sarebbe largamente perniciosa. Ora non sono più mere associazioni, ma trasformandosi divennero società e governi sotterranei. Una buona storia delle sette sarebbe un gran beneficio; come vorrebbe essere fatta. La miglior difesa contro di quelle è farle conoscere. I sommi Pontefici lo vennero facendo, furono mal secondati. Le sette massoniche. Veisaupte l'illuminismo. Le sette moderne teoriche ed esecutive. La Giovine Europa e Mazzini. Loro tre mezzi d'influenza, le loro arti, le loro forze. Non aspirano che alla propria supremazia e tirannia solto nome di repubblica sociale. Gioberti le descrisse con somma perizia mutando l'applicazione. Avvenire delle sette. Non sono esse sole il socialismo, ma ne sono la virtù plastica e direttrice. Carattere e spirito del socialismo. È l' eterodossia. Essa porta all'apice, all'universalità, a l l'atto, le empietà ed aberrazioni de'secoli precedenti. Le sue idee sono Le sette secrete demagogiche. Esse aggiunsero alle teorie un organismo artilizioso ed attivo. Tre aspetti, però terrene e ristrette. È un cattolicismo umanoe diabolico, che vuol essere più universale di quello di Cristo. Il suo Messianismo. Le sue stolte promesse e stolte accuse contro la società. Professa odio a Dio e a Cristo, odio all'uomo, odio alla giustizia. Sovverte il naturale eil supernaturale. L'idea socialistica non è intiera nella mente diverün10 mo, il solo spirito del male ne può abbracciare e volere il tutto. Nelle menti umane prende diversi gradi e forme. Coldomma dell'idea il socialismo raccoglie a sè tutti gli spiriti erranti e passionati; disordina i difensori della verità; esi infiltra nelle menti. Potenza seduttrice del l'Idea e delle Idee. Semisocialismo. Unità di pensiero, di scopo, di forze morali e materiali nel socialismo, collimanti contro il cristianesimo. Fa predetto dai santi Apostoli. Lamorte confuta il domma e le speranze del socialismo, erende calamito se le sue promesse. Il comunismo. È doppio; altro filosofico e in apparenza economico, altro apertamente Jadro e sensuale. Il solo principio della comunanza non valea fondare veruna società che basti a sè stessa. Esseni; comunanze monastiche; sistemi utopistici. Socialismo e comunismo sono due estremi della stessa idea.La Francia è travagliata di preferenza dal secondo, la Germania dal primo, il perchè. Il principio Cristiano non può ameno di somministrare la soluzione di tutti i loro problemi sociali.Sentenza di Jouffroy DEGLI SCOMPARTIMENTI PRECIPUI DEL SOCIALISMO . Delle scuole e dei sistemi sociali più insigni, e in particalare dicoli. Hegel le aprì un orizzonte vasto e pratico colla sua teoria sulla storia, e colle sue viste sul mondo germanico. Con queste infiamm di pietistic protestanti e i politici ambiziosi, specialmentein Prussia.Trovo eco fra novatorianche cattolici e israeliti. Le sette demagogiche germaniche s'impadronirono dell'idea hegeliana di nazionalità, ostile alla religione e alla civiltà romana. I sofisti la parodiarono altrove, adadulare le proprie nazioni CATO II. Sansimonismo, umanitarismo. Il misticismo di Sansimone s'indirizza alle passioni sensuali nobilitando le, alle ambizioni ultra-democratiche esaltando le capacità individuali. I suoi discepoli l'organizzarono amodo di religione panteistica umanitaria. Molti eclettici dell'università francese ne adottarono I principii ideali, compiendo con questi la metafisica hegeliana. Leroux e l'umanitarismo universale; gli umanitarii ricusano le idee di patria e di nazionalità. Il principio saņsimoniano penetra largamente in Francia,e per ogni dove; esso improntò al socialismo l'aria di religione lasciva e cosmopolitica. L'emancipazione della carne e conseguenza logica del l'emancipazione del pensiero dell'hegelianesimo e neo-egelianesimo. Owen e Fourrier vestirono l'idea socialistica e comunistica di sistemi ri . Del svoialismo anarchico e trascendentalmente empio . Prudhon, discepolo intelligente e sfacciato dei socialisti tedeschi, sveld le vere esigenze del socialismo. Professa esplicitamente l'odio a Dio, l'abolizione di ogni diritto, l'anarchia; cosa intenda con tal parola. Flagella i socialisti e comunisti, ma è peggiore di loro. Le sue idee fanno impressione, perchè sono l'espressione la più semplice della idea d'indipendenza assoluta. Lecoutrier, la sua cosmosofia materialistica, prosessa il culto di sè stesso. Condanna la filosofia e la civilizzazione. Il materialismo e l'anarchia spaventano in Francia; ostinazione di certi razionalisti, che non dimenonon ne vogliono vedere il rimedio additato già da Napoleone. Del socialismo operativo o militante, e di quello latente. Il socialismo pensante sta nelle scuole panteistiche incredule, l'operativo nelle sette e fazioni rivoluzionarie. I suoi fasti recenti. Lo scopo principale è distrurre il caltolicismo. Perciò cerca di rivoluzionare moral mente e materialmentela Chiesa. Adocchia l'Italia che ne tiene il centro. Mazzini, la sua filosofia panteistica, le sue idee di nazionalità e di primato italico parodia del primato germanico di Hegel. Sue contraddizioni. È lo strumento del socialismo universale, che non vuol altro in Italia che non più Papi. Per progredire il socialismo vesti in Italia tutte le forme e le ipocrisie. Cerca di alluarvi il comunismo politico. Il socialismo latente. L'Inghilterra ne possiede grandi elementi. Cenni sull'utopia del Moro.La Russia. Nissuna rivoluzione eguaglia quella voluta dal socialismo. Che cosa è una rivoluzione. Diverse specie di rivoluzioni parziali, che ora lutte s'informano dellospiritodelsocialismo.Sono ingiuste,ruinose,infrenabili nei confini voluti dai moderati, dai dottrinarii, dai liberali. Cos'è la riforma vera.Coloro non sono riformatori,ma rivoluzionarji. Possono chiamarsi semisocialisti; lo sono altri in religione, allri in filosofia, altri in politica. Fanno penetrare a tratti a tratti l'idea, ed eseguiscono per parti l'opera socialistica. Sono incoerenti. Giudizi di Joutfroye di Prudhon sui rivoluzionari al minuto. Giudizi di Quinet sui cattolici democratici predicatori d'indipendenza. Non sorge dai loro sistemi la vera democrazia, ma l'anarchia prudoniana in tutte le relazioni degl’individui, e delle società fra loro. L'indipendenza assoluta non esiste al mondo. Epilogo. Giudizio di Sterne sul principio rivoluzionario socialistico, eminentemente anticristiano. Il termine della rivoluzione sociale. La rivoluzione universale sociale non si compirà mai appieno. La rivoluzione religiosa, come è promossa dal socialismo,è nata a far luogo addi questa; e del semi-socialismo. Della rivoluzione universale e sociale; scompartimenti precipui Del panslavismo demagogico, e del ruteno. Un detto napoleonico inverosimile, o malinteso. Il panslavismo. È doppio. L'Idea russa; la suavivacità per forze morali e materiali. Le sue arti. È ostile all'idea Latina e cattolica. È religiosa e politica, panslavi sticae panscismatica. L'Italia ne èminacciata doppiamente. Calamità europea, che si è la dissoluzione dellaGermania nell'anarchia religiosa e politica. L'idea russa, ora antirazionalistica e antidemagogica, può col tempo mutare processo ed allearsi religiosamente al protestantesimo, politicamentealla demagogia europea. La Chiesa non teme, ma aspeita negli ultimi tempi un grande assalto dai popoli di quelle regioni, e dalla apostasia dei propria figli. Quel panslavismo sembra destinato a chiudere l'era del socialismo nostrale. laci, esuberanti, indefinite. La verità e l'autorità hanno l'adesione della maggioranza, ma sono malconosciute. Il clerocattolico fa quella vagliatura per ufficio, ma fra popoli colti la scienza e la dimostrazione è necessaria. Parte dei laici. La filosofia dee essere ricondotta al suo stato normale, da cui si di parti negando o trascurando l’ontologia cristiana e la scienza della socieià universale degli spiriti. In Italia bisogna far conoscere le produzioni della scienza straniera, dei paesi cioè in cui la controversiaè vivace. Bisogna svelare il fondo dei sistemi socialistici; formolare con precision i problemi; porre in lume i principii assoluti; questi non impediscono le temperazioni pratiche. Si fa alcontrario. Esempio nella quistione capitalissima delle relazioni fra chiesa e Stato. Questa in assoluto non è quistione di libertà, ma di autorità. Il principio di libertà non basta a spiegare l'ordine morale.Teorie di Rosmini nel suo saggio Della Costituzione. Il problema religioso vi è mal formolato. Il progetto di costituzione rosminiana non guarentirebbe alla chiesa nemmeno libertà; include l'indifferentismo politico; toglie all'ordine civile la base morale. Necessità della professione religiosa dello stato. Il problema politico intorno al diritto e alla giustizia sociale vi è del pari inesattamente formolato. Nel criticare le costituzioni galliche Rosmini non netacci ai vizii principali. Quale sia laquistione politica odierna; come sia formolata dai socialisti, come da Lainennais. Le emende proposte dal Rosmini alle costituzioni da lui criticate sono vane, o insufficienti a farargine al socialismo e comunismo.È inutile adulare e contrastare a metà le idee di moda, se non si risolve il tema del socialismo. Esso nega Dio e le due leggi provvidenziali per cui l'uo mo è governato dall'uomo, e il diritto sulle cose materiali è diviso fra gl’uomini. I dottrinarii italiani e francesi si contentano di massime generiche, di idee dimezzate, scoza analisi e applicazione. Gli americo una nuova foggia di demonolatria; la rivoluziones cientificaproducela perdita dell'unità di senso morale; la civile,un'anarchia,e tirannia in curabile. La rivoluzione universale,se potesse compiersi,distrurrebbe inultimol'umangenere.Come ilsocialismo l'odii dio dio satanico. Il suo termine logico sarebbe la distruzione dell'ordine di natura e di so prannatura. Il mondo non saràmai tutto socialista come fu tutto pagano, perchè la chiesa ha delle promesse infallibili; ma le nazioni civili non ne hanno, e camminano indolenti verso grandi ruine. Un altro socialism che si dispone a trasformare il mondo europeo. Timori, speranze, rimedii contro l'invasione delle dottrine socialistiche. Vuolsi una buona vagliatura delle idee, dei desiderii, delle speranze fal  mani italiani, e gl’anglomani francesi, non conoscono i tipi stranieri che vogliono imitare. I cattolici idealisti e razionalisti non comprendono che guastano e snaturano il cristianesimo colle misture eterodosse,a vece di farne l'apologia. Quali sieno dunque le tre vagliature,or peces sarie, delle dottrine e delle voglie del secolo. Ancora alcune osservazioni sul modo di trattare ora le controversie. Partito violento. La rivoluzione materiale è sopita, ma l'ideale si dilala. L'Italia odierna, e la Germania di tresecoli fa. Dollinger. È quindiur gente il bisogno di grandi manisestazioni della verità, per mezzo della fede e dellaragione. I governi, ora materialmente forti, sono moralmente deboli; l'epoca presente di razionalismo e di opinioni indeterminate piega alt ermine. Il socialismo vuol dommi e fatti, vuolsi contrap porgli la scienza della fede cristiana, continuando il lavoro dei più grandi genii del cristianesimo. Che cosa è una filosofia cristiana. La polemica dee essere trattata con franchezza; tenendo conto di tutti i principii veri e di tutti i fatti; distinguendo le ricerche di ciò che è giu sto, ediciò che è prudente. Non dee contentarsidi debellare gl’errori singoli, ma metter in luce la storia fillosofica, e il sistema universale dell'eterodossia .Ilpanteismo è lasostanza dell'eterodossia moderna. Considerazioni sul panteismo, suls uo lungo regno, sulle sue fasi.Non sarà l'ultimo errore.Voto umile e riservato per un oracolo della Santa Sede, e una condanna dottrinale e solenne del socialismo e comunismo. Motivi. Insufficienze e pericoli delle discussioni scientifiche. Il socialismo, come sistema compiuto, ha del nuovo; spesso sembra sfuggire agli anatemi degli errori antichi che rinnova. Fra icattolici stessi sinceri visono dubbiezze e illusioni. La gloria del nome di Cristo è avvilita. L'idea di Cristo, e quindi quella della Chiesa, sono meno mate in molte menti.Quella èl'antidoto a tuttol'errare moderno .Lapedagogia pende ad insinuare ilnaturalism o e ilsensualismo. La Santa Sede spesso unì alle decisioni, e condanne dommatiche contro gli errori, le lezioni razionali a illustrar lementi dei fedeli. Esempi. Così bramerebbesi ora, perchè da molti il socialismo e comunismo non sono conosciuti quali sono. Condannati, rimarrebbero nolati d'infamia agli occhi del mondo cristiano, e resi moralmente impotenti. È quel tutto un arcano di sata nasso, alla sola Santa Sede apparterrà svelarlo e conquiderlo; a lei però sola il giudicare della opportunità dei mezzi. Intanto, colle armi già pronte della fede e dellascienza, vuolsi da ognuno colle sue forze combattere la rivoluzione ideale. Teologia e filosofia, rivelazione e ragione, vogliono andar congiunte, distinte, ma non parallele. Un passo del Mancini. Due filosofismi, due rivoluzioni, che neminaccia no una più terribile. Presunzione dei moderni; giudizi dei posteri. Tutti i partiti scontenti del presentemirano all'avvenire; I più sci occhi sono gli aspettanti e ineuirali. Il principio cristiano è incarnato nella Chiesa, essa non fa quistioni di clericocrazia, quando parla alle genti con autorità. L'Italia e isuoiri formatori sispecchino nella Germania di tre secoli fa. La Chie sa benefica e invitta in tutti i secoli. I fedeli hanno da incoraggirsi; fra l'idea socialistica e la cristiana sanno quale abbia la verità,e quale ot Alcuni documenti intorno alle scriesegrere demagogiche. SOCIALISJIO IN (iKNKRALE. Origini del socialismo nel razionalismo protcstanlieo. T.p  (uime eresie tenurono soffocare la fede e la chiesa; le seconde, viziar  r ona. e sosiiluirsi all'altra. JLulcro c Calvino distrussero il  principio della fede, della morale, della società. I dotti germani ccrenronn rimedio nella scienza e neireccletlismo; lo loro filosofia, il loro diritto pubblico. Il protestantismo nella Gallia è più audace e ribelle. Combattuto come setta religiosa produsse i liberi pensatori, che, a titolo di scuola, ne dilatarono il razionalismo empio. Previsioni di Bossuct. L'increduUsmo e il filosofiimo gallo. Il genio di Voltaire e de’suoi discepoli è essenzialmente anti-cristiano. Paradossi di GIOBERTI (si veda). La guerra del filosofismo contro la fede e la scienza è più radicale di quella del protestantesimo. Suo spirito non di separatismo, ma di costnopolismo. Da tre secoli la preponderanza nell'ordine delle idee è devoluta in Europa alla Germania e alla Gallia, colà bisogna cercare le fonti  dell'errar moderno. Diverso carattere delle due nazioni. Nel razionalismo dell'una. nell'incredulità dell’altra, stette dcposlo il primo articolo della carta sociali slica: iVoii più autorità Progresti del razionalismo e de/r  nell'  idealismo, e nell’indifferentismo. I tedeschi filosofi segnirono l’esempio, non la frivolezza dei volteriani. Kant, il suo anti-dommatismo; i suoi seguaci. Non vollero  dirsi a-tei, loro pan-teismo spurio peggiore dell’a-teismo. Non vollero comparir scettici nè materialisti, ma sovvertirono la scienza e la morale coll'idealismo a priori. Hegel, e l’idealismo trascendentale e pratico. I teologi protestanti lo seguirono. Il protestantesimo sfigura fin da principio l'idea di Cristo; a cosa la riduce Strauss. Apparente regresso nella Gallia dal materialismo e dalle  teorie rivoluzionarie. Principio di tolleranza mjl applicato ip tutte le ristorazioni; indi  1 indifiVreiiti Saggio smo rflit^iosu e politicu nejilt ordini pubblici, 1 ecldtismu nella scienza. (ìli ccieltici vollero tiiiiigare ridealismo che esiste. Giudizio dì Staudeiimayer. L'uomo nello stato MIO presente non comporta nè dommatismo assoluto, nè razionalismo assoluto. ìji natura e il crisUnnesimo  lo educano colla fede e colla ragioncj souuQÌoistraDdogU un'ontologia reale e certa Alcune rifleuioni iulle cote anzi etpotle Il  protestantismo, il filosofismo gallo, e il tedesco, sono professioni d’ignoranza. Pongono fuori delle condizioni di possibilità la religione e la scienza, e abbattono la ragione individuale con un’assurda cmancU  pallone. Tolgono lo scopo della ricerca della verità.  La fede per contro è scienza iniziale, anche negl’ordini naturali promeititrìce. Gli spiriti penetranti previdero da gran tempo il socialismo moderno; i pib furibondi ne proclamarono e praticarono le massime. La religione g la società reale sono già condannate in teoria dall' idea dei sofisti, cui non possono corrispondere in fatto. La chiesa ne è la salute, perchè predica la verità positiva, e muta le ipotesi de'sofisti. Questi falsificarono anche i prìncipiì positivi, che vollero conservare per ricostmrre la società; tolsero la possibilità dell’amore; sfigurarono le idee di libertà, d’eguaglianza, di fratellanza, che portale alfassolalo si escludono mutuamente. Il socialismo ruolo ricusiiiuire con queste l’unian genere. Gl’uomini di disinizione. e quelli dell’utopia sorti a flagellare f umanità colle spcrienze d'applicazione Le tette tecrete dema^o^icàe. Esse aggiunsero alle teorie un organismo nriifizioso ed  atlivo.Tre  aspetti e tre stadi d'esistenza delle sette. S’appoggiano a an fiero dommatismo. Non inventano dottrine, ma scelgono e volgarizzano le più acconce ai loro fini. Sono la gerarchia, il sacerdozio, rcsercito della filosofia anti-cristiana e anti-sociale, che  senza di quelle non sarebbe largamente perniciosa. Ora non sono piu mere associazioni, ma trasformandosi dirconero società e governi sotlurranei. Una buona storia delle sette sarebbe un gran benefizio; come vorrebbe essere fatta. La miglior difesa contro di quelle è farle conoscere. I sommi Pontefìri lo vennero facendo, furono mal secondati. Le sette tnassonirhe. Veisaupt e l'illuminismo. Le sette moderne teoriche ed esecutive. La giovine Europa e MAZZINI (si veda). Loro tre mezzi d' ìiillaenza, le loro arti, le loro forze. Non aspirano che alla propria supremazia e tirannia sotto nome di repnbblica sodale. GIOBERTI le descrive con somma perizia mutando l’applicazione. Avvenire delle sette. Non sono esse sole il socialismo ma ne sono lu virtù plastica e direttrice  Carattere e spirito del socialismo. t r eterodossia. Essa porla all'apice, all'unìversalità, al1’atto, le empietà ed aberrazioni de secoli precedenti. Le sue idee sono però lorrone c ri^trelic. K un c.iUolicKmo umano e diabolico, die vuol essere più universale di quella dì Cristo. Il suo messianismo. Le sue stolte promesse e stolte accuse contro la società. Professa odio a Dio e a Cristo, odio all'uomo, odio alla giustizia. Sovverte il naturale e il supernaiurole. L’idea socialistica non è intiera nella mente di veron ito SuuiimoNiimo, umanifat  iimo. 11 inislicisnio di Sansimone s'indirizza alle passioni sensuali nobilitandole, alle ambizioni ullradeuioi ratiebe esaltando le capacità individuali. 1 suoi discepoli l'organizzarono a modo di religione panteistica umani-  Mria. Multi  eclettici dell'università francese ne adottarono i principii ideali, compiendo con questi la metafìsica hegeliana. Leroui  e l umaniia-  risiilo universale; gli uinaniiarii ricusano le idee di patria o di nazionalità. Il principio sansinioniano penetra largamente nella Gallia, e per ogni dove; esso impronta al sorìalismo l’aria di religione lasciva e co-  Miio|Kiiiiica.  L'eiiiancipaziono della carne  è conseguenza logica delI’cmancipaziono del pensiero Val tucùìlUnio anarchico t (rciiccnJeiUuImcnfc  em/uo. Fi  udiion, disrcpolo intelligente e sfaccialo dei socialisti  Icdcsclii svela le vere esigenze del socialismo. Professa esplicitamente l’odio a Dio, l’abolizione di ogni diritto  l aiiarchm; cosa intenda con tal parola. Flagella i socialisti e cotuunisiU ina  è (H.'ggiore di loro. Le sue  idee fanno iinpresaione, percliè sono respressimiu lo più sctnpiico della idea d’indipendenza assoluta. Lecoutrier, la sua Cotmosufia materialìstica, professa il culto di sé steiso. Condanna la filosofia e la civilizzazione. Il iiintcrialisnio c ranarebia spaventano nella Gallia; ostinazione di certi razionalisti, che non di meno non tic vogliono vedere il rimedio additato già da Nopoleune Del  socialitmo operaDto o mtliftmle, e di quello latonte. Il socialismo pensante sta nelle scuole panicistiche incredule, l'operalivo nelle selle c fiutoni rivoluzionarie. 1 suoi fasti recenti. Lo scopo principale distrurre il eattolicisino. Perciò cerca di rivoluzionare nioraltiienle e riinterialmeiiie la chiesa. Adocchia l'ITALIA che ne lime il centro. MAZZINI (si veda), la sua filosofia pan-teistica,  le sue idee di nazionalità e di PRIMATO ITALICO parodia del primato germanico di Hegel. Sue contraddizioni. C lo striinienio dei socialismo universale, che non vuol altro IN ITALIA che non piA /’opu. Per progredire il socialismo vesti IN ITALIA tutte le forme e le ipocrisie. Cerca d’attuarvi il comuniSmo politico. Il socialismo latente. La Britannia ne possiede grandi elementi.  Cenni siiU titopia di Moro. La Russia .1 d Della rivoluzione universale e sociale: seompartimenti precipui di quetta; e del semi-socialismo. Nissuna rivuluiione eguaglia quella voluta dal socialismo. Cito cosa è una rivoluzione. Diverse specie di rivoluzioni parziali, che ora tutte  s'infornianu dello spirito del socialismo. Sino ingiuste, ruinose, infrenabili nei cuitlini voluti dai moderali,  dai dottrinarii, dai liberali. Cos'èia iiloiina vera. Coloro non sono rirorinalori, ma rivoluzioiiarit. Possono chiamarsi semi-socialisti; lo sono altri in religione, altri in filosofia, altri in polilira. Fanno penetrare a tratti a traili l’idea, ed eseguiscono per partì l upera socialistica. Sono incoerenti. Ciudizi di Jouffroy e di |’ruuhn sul rivoluzionari al mìmito. Giudizi di Qitinelsuì cattolici deinncruticì predicatori d'indi(K!ndenza. Non sorge dai loro sistemi la vera democrazia, ma l’anarchia prudoiiiana in tutte le relazioni degl’individui e delle società fra litro. L’indipendenza assoluta non insiste al mondo, hiepiiogo. Giudizio di Sterne sul principio rivoluzionario soiialislico, iiuiuenlcmentc aiUicrisiiauo. . u il termine della rivoluzione sociale. La rivoluziono univcisalc  sociale non si compirà mai appieno. La rivoluzione Ecìigio^a, come è promossa dal socialismo, è nata a far luogo atf (U»l una nuovfl di dtHìonuiaitia; la rivoluzione scientifica produce ia perdita dell’unità di senso morale; la cìvilci un'anarchia, e tirannia incurabile. La rivoluzione universale, se potesse com|nersi, dìstrurrebhc iu ultimo l'nroan genere. Come il socialismo Todii di odio  satanico. Il suo termine logico sarebbe la distruzione delt'urdioe di natura e di soprannatnra. Il mondo non sarà mai tutto socialista come fu tutto pagano, perchè la chiesa ha delle promesse  Infallibili; ma le nazioni civili non iic hanno, e camminano indolenti verso grandi ruine. Un altro socialismo che sì dispone a trasformare il mondo europeo  Del panslavismo demagogico, e del  ruteno. Un  detto napoleonico inverosimile, o mal inteso. 11 panslavismo, è doppio. L'Idea russa; la sua vivacità  |>er forzo morali e materiali. Le sue arti. £ ostile aU'idca LATINA e cattolica. È religiosa e politica, panslavistka e pan-scismatica. L’ITALIA N’È MINACCIATA DOPPIAMENTE. Calamità europea, che si è la dissoluzione della Germania nell’anarchia religiosa e politica.  L’idea russa, ora anti-razionalisiica c aoUdemagogica, può col tempo mutare processo ed allearsi religiosamente al protestantesimo, politicamente alla demagogia europea. La chiesa non teme, ma aspetta negli ullìroi tempi un grande assalto dai popoli di quelle regioni, e dalla  a|K>stQSÌa  dei propri! figli. Quel panslavismo sembra desU- iiaio a chiudere l’era del socialismo oustraie a Timori, speranze, rimedii contro l'invasione delle dollrine socialistiche. Vuoisi una buona vagliatura delle idee, dei desiderii, delle speranze fallaci, esuberanti, indefinite. La verità e l'autorità hanno Padesiune della maggioranza, ma sono mal conosciute. 11 clero cattolico fa quella vagliatura per ufiìzioi ma  fra popoli colti la scienza e la dimostrazione ò necessaria. Parte dei laici. La filosofìa dee essere ricondotta al suo stato normale, da cui si diparti negando o trascurando l'ontologia cristiana e la scienza della società universale degli spirili. IN ITALIA bisogna far conoscere le prodazioni della scienza straniera, dei paesi cioè in cui la controversia è vivace. Bisogna svelare il fondo dei sistemi socialistici; formolare con precisione i problemi; porre in lume i principU  assoluti; questi non impediscono le lempcrazioni pratiche. Si fa al contrario. Ksempio nella quislione capitalissima delle relazioni fra chiesa sttato italiano. Questa in assoluto non è quistione di libertà, ma d’autorità. Il principio di libertà non basta a spiegare l’ordine morale. Teorie di SERBATI nel suo  saggio Della CostUusione. Il problema religioso vi é mal furmoialo. 1! progetto di  costituzione rosminiana non guarentirebbe alla chiesa nemmeno libertà; include l’indifTercntisino politico; toglie all’ordine civile la base morale. Necessità della prufessiono religiosa dello stato italiano. Il problema polìtico intorno al  diritto e alla ginstizia sociale – GRICE SOCIAL JUSTICE -- vi  è del  pari inesallamenlc formolato. Nel criticare le costituzioni galliche SERBATI non  ne taccia i vizii principali. Quale sia la quistiono politica odierna; come sia formolaia dai socialisti, come da I.amcnnois. L’emende proposte da SERBATI (si veda) alle costituzioni da lui criticate sono vane, o ìnsuilicicnii a far argine al socialismo e comuniSmo. É inutile adulare e contrastare a metà le idee di moda, se non si risolve il tema del socialismo. Esso nega Dio e le due leggi  provvidenziali per cui Puoiiio è governato dalPiiomo, e il diritto sulle cose materiali è divìso fra gli iiuniìiii. 1 dominarli italiani e francesi sì runtentano di massime – GRICE MAXIMS -- generiche, d’idee dimezzate, senz’analisi e spplicazìouc. Gli amcricomniii italiani, e gl’anglomani francesi, non cono^ono i tipi stranieri clic vogliono imitare. 1 cattolici idealisti e razionalisti  non  comprendono che guastano e snaturano il crisiianesitiio colle misture eterodosse, vece di farne l'apologià. Quali aieno dunque le ire vagliature, or necessarie, delle doUrtne e delle voglie del secolo pug.  j4ncora alcune ottervatìoni ost- zione generale appoggiata con prove e dorumenli irrerragabili. Lnngi dall’avere esagerato bisogna anzi dire che non ha approfittato di tutti  i suoi vantaggi, perchè ha fottcr soltanto una scelta di tante prove, che erano a sua disposizione Riccordt. ;lfanuale d' ugni  letteralurOf  Milano,  Gl’addetti alle società segrete predicano alle genti il Barruel per un bugiardaccio, impostore, sognatore e parabolano ma credono in famiglia che niuno meglio di lui abbia svolto le dottrine, le finezze e gl’intendimenti di Weissbaupi Germogli dell’illuminismo  di Weisshaupt sono tutte le odierne società segrete, ed hanno il medesimo intendimento che si propone cotesto odioso e sfìdato nemico di Dio, del Re e di tutta l’umana società. ( 3ìemori$  di LionellOf  nella Cii’titd Cattolica.  Un grido d’indegnazione accolge queste memorie che avrebbero potalo minacciare la sorte di molli intriganti ivi oominali e l'esito delle loro consorterie; ma  niuno sì tolge a provare che sono calunniose, sebbene si trovassero aliissimi personaggi menzionali come fautori o come membri delle sette occulte colà istoriale. 1 fatti provano la verità delle dottrine e delle tendenze altribuile all’illuminismo. Se Weissbaupt non l’avesse professale, converrebbe dire che Barruel muta il nome del settario o ne fosse stato egli r inventore; certo è che  dopo l’apparizione dell’illuminismo ic società segrete rivoluzionarie non ebbero altro codice, altra niosutìa, altro sistema  di governo da quello già da più di cinquant'anni loro attribuito in tali àicmorie,  la loro lingua, le loro opere, il loro scopo sono sostanzialmente idcntUi anche ai di d’oggi Saggio intorno al socialismo, Torino. VIAGGIO  d'lN GENTIUOMO IRLANDESE IN  CERCA d’I’NA RELIGIO.NE, OPERA DI MOORE. Quest’opera ha fatto nella Britannia il più grande incontro. Moore combatte il protestantismo nelle sue basi, e più di venti opuscoli gli furon scritti contro. Quest’opera, come dice l’autore, offre un programma completo del protestantismo, e vi si vedono messi in mostra a lato degl’errori dogmatici i vizi e gli scandali dei  riformaiori.Essa  contribuì a condurre alla fede parecchi dei nostri traviati fratelli; e cièche prova il suo gran merito è la debolezza delle risposte che invano si tenta d’opporle  Conseils pour former une bibliothègue  LKTTKHF,  SH-L ITALI V CONSIUEIIATA SOTTO IL RAPPORTO DELLA RELIGIONE, OPERA DI JOUX. Icitrrp  S4  iiue  Jn un nrotrsontf ronvoriilu, tendono,i i  dei prolrsianli ed  n diicndere la nostra Rde. Meritano d'essi^r  pu' siecui Tra/Icnimcrifi dt  ÀlarAcc,  foli*  £cct7/en2a  ddOi  re/i^tone  di Milner»  folle Lcltere di Cobbett e fo^Ii altri senili rhc vider ta luce in questi tempi e rivelano tnUa la (ìevole/za del nroleslantismn. Alle savie disrirssinni die quesl’opera rarehiude c che produssero c produrranno  i più grandi  elTeUi  nei proteslanii c in tutti quelli  che le leggeranno,  I’Aulure ha rrapi>usic abilinenle delle descrizioni inicressanii che ne Yendunu  aggradevole la Icllura c tic formano nn opera convenevole a darsi per premio alla gioventù studiosa  Cori*  Sfi/J  pour  formcr  «n«  bibliothèquc Sl'L PRINCIPIO GENERATORE DELLE COSTITIZIOM POLITICHE  E DELLE ALTRE IMANE ISTITLZIOM, SAGGIO DEL CONTE MAISTRE. Il Saggio sul  principi»  ^cncraiore doHc  Coslilusiuni  po/t(icitc, è una di quelle opero fon cui Maistre impresse il suggello dell’immorlalilA alla riputazione che già crasi acquistala grandissima colle sne Considcmsioni sulla Gallia. Nel Saggio es^itiiina  i) fomianieiiio della scienza, c rovescia dal fondo l'ediGzio di quelle cflìnicre legislazioni, che da un mezzo secolo si  succedono e scompariscono r. Tpidamcnlc. Vi approfondisce qnistioni molto importanti nell'ordine sociale c le sue considerazioni si collegano agl’oggetti] MÙ gravi della religione c della società. ( A. iliccurJi. Manuale d’ogni letteratura.Aii7aao  /A'ò/, Rrescianì  parlando  del  De  Maistre lo chiama uomo, non so se più acuto poltlico o profondo filosofo t o cristiano  eminente.  La Francia dà quasi ogni  momento altcstaU  dell’ammirazione  che  pròfessa  pel  grande  ingegno che illustra la Savoia il  conte  Deinaistre,  il Platone  dell’Alpi,  come  lo  chiama  Lainartine,  nell’Histoire  de  la  itestavration. Noi leggiamo nel A/idt,  giornale che si stampa a Tolosa, che l’Accademia dei Jeux-Florau:c decreto un premio d'eloquenza all’autore  del  miglior  elogio  del  fonte  IVemaistrc, uno de'più  grandi-  *ìrui- lo annunzia che il concorso e ben  ragguardevole (Dall'  Armonia,  il  Vaggio  f53i , Il  Conte  De  Maislrc e Invialo del re Vittorio  Eromanuelc 1 alla  Corte di llnshia,  e in tempi infelici in cui la carica era atto di singolare devozione, da  )mihi  ambita. Il Conte Do Maistre è forse il primo fra i savi dell’età  presente  e i?  solo vero filosofo,  senza che altri possa  o%erlo  a male. Conte Soìaro della Margarita, nel Memorandum, Torino ISiif. SAGGIO INTORNO AL SOCIALISMO E ALLE DOTTRINE E TENDENZE SOCIALISTICHE. Il saggio intorno al socialismo è un libro profondo che merita  d’essere oticntamcntc letto e studiato, ma ciò non si farà imichò adesso i diziu> Ilari, i giornali, e i compendi bastano a far  gl’uomini eruditi e sapienti (Conte Solaro della Margarita, nel Memorandum, Torino). Nome compiuto: Emiliano Avogadro, conte Della Motta. Il conte Emiliano Avogadro. Emiliano Avogadro Collobiano e Della Motta. Il Conte Emiliano Avogadro della Motta. Conte Emiliano Avogadro della Motta. Avogadro di Vigliano, Motta. Keywords: implicatura. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Motta” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Motterlini: l’implicatura conversazionale e la critica della ragione economica – il principio d’economia dello sforzo razionale – la scuola di Milano – filosofia milanese -- filosofia lombarda -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Milano). Abstract. Grice: “When I started appealing to this or that conversational maxim, I realised that my colleagues at Oxford could not care less about their status. Strictly, the principle of conversational helpfulness depends on the view of conversation as RATIONAL co-operation, and as such, on a view of the mutual influencing as being MAXIMALLY efficient.’ Filosofo milanese. Filosofo Lombardo. Filosofo italiano. Milano, Lombardia. Grice: “I like Motterlini – he has written, echoing Kant, a critique of economic reason, which Stalnaker should read before saying I’m Kantian rather than Futilitarian!”  Specializzato in filosofia della scienza, economia comportamentale e neuro-economia, e noto per i suoi saggi in ambito psico-economico su processi decisionali, emozioni e razionalità umana e per le sue ricerche in ambito epistemologico sulla razionalità della scienza e il metodo scientifico. Insegna a Milanodove. Consigliere per le Scienze Sociali e Comportamentali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si laurea a Milano, dove porta a termine il proprio dottorato in filosofia della scienza. Ricercatore di economia politica e professore associato di filosofia della scienza presso l'Trento; Visiting Associate Professor al Department of Social and Decision Sciences della Carnegie Mellon di Pittsburgh, Visiting Research Scholar al Department of Psychology della UCLA. Professore di filosofia della scienza presso l'Università Vita-Salute San Raffaele.  Tra gli altri incarichi è collaboratore de Il Corriere Economia, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, per cui ha curato per anni il blog Controvento. È stato consulente scientifico di Milan Lab, A.C. Milan, fondatore e direttore di Anima FinLab, di Anima Sgr, centro di ricerca di finanza comportamentale e Scientific advisor di MarketPsychData, Ls Angeles.  È direttore del CRESA (Centro di ricerca in epistemologia sperimentale e applicata), da lui fondato a Milano presso la facoltà di filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele. I progetti di ricerca del centro si concentrano su vari aspetti della cognizione umana, dal linguaggio al rapporto tra mente e cervello, dall'economia comportamentale alle neuroscienze cognitive della decisione, con particolare attenzione all'indagine sperimentale multidisciplinare e alle sue ricadute pratiche e applicative (per esempio nell'ambito del policy making e dell'evidence-based policy).  A inizio, ha avviato il progetto di finanza comportamentale per Schroder Italia, dal quale è nato Investimente, un test psicofinanziario al servizio di risparmiatori, promotori finanziari e private banker, per raccogliere e quindi analizzare i dati riguardanti le decisioni di investimento e i bias cognitivi nell'ambito della gestione del risparmio.  Attualmente è direttore dell'E.ON Customer Behavior Lab e Chief Behavior Officer di E.ON Italia; stesso incarico che ricopre per il Gruppo Ospedaliero San Donato. Analizza la proposta falsificazionista, rivelando le difficoltà in cui si imbatte il progetto de-marcazionista e anti-induttivista. Affrontano quindi il modo in cui si ha preteso superare alcune di queste difficoltà, e insieme raccogliere la sfida di Duhem circa il carattere olistico del controllo empirico, tenendo conto delle immagini che il filosofo ha della sua stessa pratica e riferendosi a particolari casi storici come termine di confronto. Sull'orlo della scienza e in edizione ampliata. Nel suo “Filosofia e storia” avanza una interpretazione del progetto razionalista come il prodotto di una peculiare combinazione delle idee di Platone e Hegel. Ciò è motivo della straordinaria fecondità di Platone, ma anche di una inesauribile tensione al suo interno. Una tensione che viene illustrata affrontando la relazione tra filosofia e storia della filosofia (unita longitudinale) in riferimento alla questione della valutazione di una data metodologia in base alle 'ricostruzioni razionali' o construzioni logica a cui essa conduce. Nell'idea che la metodologia filosofica va confrontate con la storia della filosofia è contenuto il germe di una logica della scoperta in cui i canoni non siano fissati una volta per sempre, ma mutano nel tempo, anche se con ritmi non necessariamente uguali a quelli delle teorie filosofiche. Si focalizza su questioni di metodologia dell'economia da una prospettiva interdisciplinare che combina riflessione epistemologica, scienza cognitiva, ed economia sperimentale con aspetti più tecnici di teoria della scelta e della decisione individuale in condizioni d'incertezza. Le ricerche di questo periodo analizzano criticamente lo status delle assunzioni della teoria della scelta razionale, valutando l'impatto delle violazioni comportamentali sistematiche alle restrizioni assiomatiche imposte dai modelli normativi di razionalità. Avanzano quindi ragioni epistemologiche per la composizione della frattura economia e psicologia cognitiva in ambito della teoria della decisione; e suggeriscono di guardare ai recenti risultati dell'economia cognitiva in prospettiva di una nuova sintesi 'quasi-razionale' in cui i modelli neoclassici, integrati da teorie psicologiche che tengano conto dei limiti cognitivi dei soggetti decisionali, rafforzano le previsioni del comportamento economico degli esseri umani.  Neuroeconomia e evidence-based policy Le sue ricerche indagano le basi neurobiologiche della razionalità umana attraverso lo studio dei correlati neurali dei processi decisionali in contesti economico-finanziari, con particolare attenzione al ruolo svolto dalle emozioni, dal rimpianto, e dall'apprendimento sociale.  Parallelamente progetta ed esperimenta i modi in cui i risultati dell'economia comportamentale e della neuroeconomia possono informare politiche pubbliche più efficaci e basate sull'evidenza.  Queste ricerche sono oggetto dei corsi di Filosofia della scienza e di Economia cognitiva e neuroeconomia che insegna all'università San Raffaele, e hanno altresì trovato diffusione attraverso numerosi articoli divulgativi e due libri, Economia emotiva e Trappole mentali. Il suo ultimo libro è Psicoeconomia di Charlie Brown. Strategia per una società più felice. Saggi: “Sull'orlo della scienza,” – Grice: “Must say that ‘orlo’ is a genial word, wish Popper knew it!” –Lakatos, Feyerabend: Pro e contro il metodo, Cortina, Milano.  Popper, Saggiatore-Flammarion, Milano, Lakatos. Scienza, matematica e storia, Saggiatore, Milano, Decisioni mediche. Un approccio cognitive,  Cortina, Milano. Critica della ragione economica. Tre saggi: McFadden, Kahneman, Smith, Saggiatore, Milano, Economia cognitiva et sperimentale, Bocconi Editore, Milano La dimensione cognitiva dell'errore in medicina, Fondazione Smith Kline, Angeli, Milano  Economia emotiva (Emotional Economics), Rizzoli, Milano Trappole mentali, Rizzoli, Milano Mente, Mercati, Decisioni. Introduzione all'economia cognitiva e sperimentale, Egea, Milano  Psico-economia di Charlie Brown. Strategia per una società più felice, Rizzoli, Milano Alcuni articoli scientifici, Lakatos between the Hegelian devil and the Popperian blue sea. In Kampis, G., Kvasz, L., Stoeltzner, M. Considerazioni epistemologiche e mitologiche sulla relazione tra psicologia ed economia, Sistemi intelligenti, Il Mulino, Metodo e standard di valutazione in economia. Dall'apriorismo a Friedman, Studi Economici, Milano. A fMRI Study, PlosONE', Vai in laboratorio e capirai il mercato (con Francesco Guala) Prefazione a Vernon Smith, La razionalità in economia. Tra teoria e analisi sperimentale, IBL, Milano.. Neuro-economia e Teoria del prospetto, voci Enciclopedia dell'economia Garzanti, Milano. Investimente. Test dell'investitore consapevole  Recensione di Hacking sulla The London Review of Books  IlSole24Ore 22.5.//ilsole24ore. com/art/cultura/-05-18/motterlini-spinta-riforme--shtml?uuid=ADAaR2J A Sito su m. CRESA, su cresa.  I am strongly inclined to assent to a principle which might be called a Principle of Economy of Rational Effort. Such a principle would state that where there is a ratiocinative procedure for arriving rationally at certain outcomes, a procedure which, because it is ratiocinative, will involve an expenditure of time and energy, then if there is a nonratiocinative, and so more economical procedure which is likely, for the most part, to reach the same outcomes as the ratiocinative procedure, then provided the stakes are not too high it will be rational to employ the cheaper though somewhat less reliable non-ratiocinative procedure as a substitute for ratiocination. I think this principle would meet with Genitorial approval, in which case the Genitor would install it for use should opportunity arise. On the assumption that it is cha~acteristic of reason to operate on pre-rational states which reason confirms, revises, or even (sometimes) eradicates, such opportunities will arise, provided the rational creatures can, as we can, be trained to modify the relevant pre-rational states or their exercise, so that without actual ratiocination the creatures Grice  can be more or less reliably led by those pre-rational states to the thoughts or actions which reason would endorse were it invoked; with the result that the creatures can do, for the most part, what reason requires without, in the particular case, the voice of reason being heard. Nome compiuto: Matteo Motterlini. Keywords: critica della ragione economica, principle of economy of rational effort, twice in Grice – in Reply, etc., maximally efficient – maximal efficiency – cost-benefit – means-end -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Motterlini” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Musatti: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale dell’erote collettivo – filosofia fascista – filosofia del ventennio – Gruppo universario fascista – la scuola di Dolo -- la scuola di Venezia -- filosofia veneziana -- filosofia veneta -- filosofia italiana -- Luigi Speranza (Dolo). Abstract. Grice: “In my ‘Personal identity’, I focus on Gallie’s ‘Someone is hearing a noise.’ It was ages later that I realised that that verbs require a plural subject – il ‘noi’ colletivo as M. calls it – such as ‘co-operate.’ The grammar is complicated. We need a pirot to talk, and we neeed a pirot to EXPRESS what he says – we need a pirot to be helpful. It may be argued that ‘cooperation’ does not quite equate to ‘helpfulness.’ But my weak transcendental justification of rational co-operation behind conversation depends on the ability of one pirot to represent the existence of some other pirot, and act in ways that the first pirot furthers the second pirot’s goal, and vice versa!” -- Filosofo italiano. Dolo, Venezia, Veneto. Grice: “Musatti reminds me of Malcolm, “Tonight I had a dream,”” – Grice: “Musatti has explored the implicatures of ‘who’s afraid of the big bad wolf?’, which comes strictly from Grimm – this is a rhetorical question – and Grimm is implicating that nobody should!” -- Ccesare luigi eugenio musatti. Tra i primi che posero le basi della psicoanalisi, in Italia. Nato a Dolo, sulla riviera del Brenta, nella Villa Musatti a del nonno paterno in cui i parenti erano soliti trascorrere la villeggiatura.  Figlio di Elia, ebreo veneziano e deputato socialista amico di G. Matteotti, e della napoletana Emma Leanza, non fu né circonciso, né battezzato -- durante le persecuzioni razziali si procura un falso certificato di battesimo dalla parrocchia di Santa Maria in Transpontina di Roma -- e non professa mai alcun credo religioso.  Frequenta il liceo Foscarini di Venezia, poi si iscrive dapprima alla facoltà di Scienze dell'Padova per il corso di Ingegneria, e immediatamente dopo alla facoltà di Lettere e Filosofia, dove si laurea in filosofia. Dopo la laurea, si iscrisse per due anni al corso di Matematica della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali di Padova, ma non sostenne esame alcuno. A diciannove anni fu chiamato a Roma per il servizio di leva. Dopo un periodo di addestramento a Torino, e mandato al fronte come ufficiale, con impegni marginali. Finita la guerra tornò a Padova per terminare gli studi. Sulla cattedra di Psicologia Sperimentale c'era Vittorio Benussi, allora chiamato per chiara fama a insegnare a Padova dall'Graz. Si laurea in filosofia e l'anno successivo divenne assistente volontario del Laboratorio di psicologia sperimentale. Benussi si uccise con il cianuro a causa di una grave forma di disturbo bipolare, lasciando tutto nelle mani di M. e di Silvia De Marchi, anch'essa assistente volontaria, che poi divenne sua moglie. Il suicidio di Benussi fu scoperto da Musatti, il quale però lo nascose per paura di ripercussioni negative sulla psicologia italiana in una situazione di fragilità e precarietà accademica, sottoposta a pressioni da parte sia del regime fascista, con le sue istanze gentiliane, che della Chiesa Cattolica. Negli anni ottanta M. rivelò che Benussi s'era suicidato, non era morto a causa di un malore. Musatti divenne direttore del Laboratorio di Psicologia dell'Padova. Porta in Italia la Psicologia della Forma con importanti lavori di livello internazionale. Dopo aver diffuso in Italia la psicologia della Gestalt, divenne il primo studioso italiano di psicoanalisi. Studiando la psicologia della suggestione e dell'ipnosi, introdotta in Italia da Benussi, approdò alla psicoanalisi, sulla quale tenne il primo corso universitario italiano. Il corso si tenne presso a Padova. Divenne allora uno dei primi e più importanti rappresentanti italiani della psicoanalisi. Nell'Italia le teorie di Freud non erano state accolte bene né dalle Università, né dalla Chiesa cattolica, a causa dell'ideologia culturale gentiliana assunta dal fascismo. La Società psicoanalitica italiana venne limitata anche dalle leggi razziali fasciste che colpirono i membri ebrei della società. Benché non fosse ebreo (poiché figlio di madre cattolica), e allontanato dall'insegnamento a Urbino e declassato ad insegnante di liceo. Nominato professore di Filosofia al Liceo Parini di Milano. Si ritrova con L.  Basso, Ferrazzutto e altri vecchi socialisti con l'intento di creare un partito erede del Partito Socialista Italiano; ebbe l'incarico di trovare denaro per una prima organizzazione e di allacciare rapporti col Partito Comunista clandestino. Musatti lavorò anche durante la guerra. Nel periodo dell'occupazione nazista, fu tratto in salvo dall'avvocato Paolo Toffanin, fratello diToffanin, che lo aiutò a trasferirsi a Ivrea, ospite dell'amico Adriano Olivetti. Con il suo sostegno fondò un centro di psicologia del lavoro. Ricoprì anche l'incarico di direttore della Scuola Allievi Meccanici, scuola aperta per formare operai meccanici specializzati. Successivamente fu richiamato dall'Esercito per andare sul fronte francese. Ottenne all'Università degli Studi di Milano la prima cattedra di Psicologia costituita nel dopoguerra in Italia, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Vi insegnò per venti anni. A Milano ebbe il periodo più florido della sua ricerca scientifica: gli studenti affollavano le sue lezioni. M. fu il leader del movimento psicoanalitico italiano nei primi anni del dopoguerra. A quel periodo risale il suo “Trattato di Psicoanalisi”, pubblicato da Einaudi. Divenne direttore della “Rivista di psicoanalisi”. Presidente del Centro Milanese di Psicoanalisi fondato da Franco Ciprandi, Renato Sigurtà e Pietro Veltri, che gli verrà intitolato dopo la sua morte. Nel 1976 è diventato curatore della edizione italiana delle Opere di Sigmund Freud, della Casa Editrice Bollati Boringhieri di Torino. Vecchiaia  La località a lui dedicata Musatti scrisse anche libri di letteratura, tra cui Il pronipote di Giulio Cesare, che gli fece vincere il Premio Viareggio. Fu eletto per due volte consigliere comunale di Milano nella lista del PSIUP e fu anche consulente del Tribunale dei Minori del capoluogo lombardo. Sostenne sempre la pace, il progresso dei lavoratori, l'emancipazione femminile ed i diritti civili. M. era ateo, come ebbe a dichiarare in più occasioni, l'ultima delle quali in uno dei martedì filosofici del Casinò di Sanremo. Muore nella sua abitazione di via Sabbatini a Milano. L'indomani dopo una cerimonia laica di commiato celebrata in forma strettamente privata, la sua salma e  cremata a Lambrate. Le sue ceneri sono tumulate, secondo le sue ultime volontà, nel cimitero comunale di Brinzio, località in cui era solito trascorrere i periodi di vacanza. Il suo archivio è conservato presso l'Aspi Archivio Storico della Psicologia Italiana dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca.  Il comune di Dolo ha ribattezzato la sua località natale Casello 12 località M. e gli ha intitolato il locale istituto professionale.  Musatti e il suicidio di Benussi Anche dopo la rivelazione che si era trattato di un suicidio, non parla mai volentieri della morte del maestro. Nel generale silenzio dello studioso di Dolo emerge un'intervista. Nell'intervista M. confessa di sognare a volte che in una caserma dei carabinieri in cui viene tradotto, il commissario lo interroga sulla morte di tre sue mogli (si sposò quattro volte), decedute tragicamente, e di Vittorio Benussi. A fine colloquio il militare lo intima di confessare di aver ucciso il maestro per prendere la cattedra di psicologia. «Io gli rispondoprosegue Musatti, da buon psicoanalistache sicuramente nel mio subconscio mi sono sentito responsabile per questa e per altre morti. Il commissario, che non capiva nulla di subconscio, decide: “Mi spiace professore, ma devo arrestarla”. Io allora gli rispondo: ”Non è possibile commissario, perché si tratta di delitti commessi più di cinquant'anni fa, e quindi sono prescritti!”».  ‘Cesare’ è un riferimento al pro-zio M., medico pediatra, uno che aveva visitato il piccolo, nato settimino. ‘Luigi’ e il nome del bonno materno (L. Leanza, morto in carcere, partecipa alla rivolta anti-borbonica); ‘Eugenio’ e il nome di un altro pro-zio paterno, lo storico Eugenio Musatti; Musatti. Forse la psicoanalisi è nata e morta con lui. Il nome allude alla fermata della tranvia Padova-Malcontenta-Fusina che il nonno, presidente della Società Veneta Lagunare, odierna ACTV, aveva fatto aprire per raggiungere più agevolmente Venezia.  Musatti IX-XIII.  Archivio dell'Università degli Studi di Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di Lettere e filosofia, Padova, Carriere scolastiche della Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali, Opuscolo del Centro Milanese di Psicoanalisi, a cura del Comitato Direttivo, redatto da L. Ambrosiano Capazzi Gammaro Moroni, Reatto, Schwartz, M. Sforza, Stufflesser, Milano  Per una storia del Centro Milanese di Psicoanalisi Chiari, Seminario presso il Centro Milanese di Psicoanalisi Cesare Musatti, Milano  Freud, Opere (Torino, Boringhieri); S. Giacomoni, Cerimonia privata per M., la Repubblica, è consultabile sul  dell'Aspi, all'indirizzo web AspiArchivio storico della psicologia italiana, Università degli studi di Milano-Bicocca. D. Mont D'Arpizio, Vittorio Benussi, Padre della psicologia padovana, in La Difesa del popolo, Mille anni di scienza in Italia, opera del Museo Galileo. Istituto Museo di Storia della Scienza di Firenze,  Mia sorella gemella la psicoanalisi, 1Pordenone, Edizioni Studio Tesi,Luciano Mecacci, M. voce dell'Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti. Il contributo italiano alla storia del pensiero. Ottava appendice, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana. Saggi: “Analisi del concetto di realtà empirica” (Solco, Città di Castello); “Forma e assimilazione,” in: Archivio italiano di psicologia, “Elementi di psicologia della testimonianza” (Rizzoli, Forma e movimento” (Ferrari, Venezia, da: Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, Gl’elementi della psicologia della forma, Gruppo Universitario Fascista, Padova, Trattato di psico-analisi (Boringhieri, Torino); Super io individuale e Super io collettivo (Olschki, Firenze); Condizioni dell'esperienza e fondazione della psicologia” (Universitaria, Firenze, Riflessioni sul pensiero psicoanalitico e incursioni nel mondo delle immagini (Boringhieri, Torino); Svevo e la psicoanalisi (Olschki, Firenze); I rapporti personali Freud-Jung attraverso il carteggio, Olschki, Firenze, Commemorazione accademica, Olschki, Firenze Nino Valeri, Olschki Firenze, Il pronipote di Giulio Cesare, Mondadori Milano A ciascuno la sua morte (Olschki, Firenze); Hanno cancellato Livorno (Olschki, Firenze); Mia sorella gemella la psicoanalisi (Riuniti, Roma). Una famiglia diversa ed un analista di campagna, Olschki, Firenze,  Questa notte ho fatto un sogno, Riuniti, Roma, Chi ha paura del lupo cattivo?, Riuniti, Roma, Psicoanalisti e pazienti a teatro, a teatro (Mondadori, Milano); Leggere Freud, Bollati Boringhieri, Torino, Curar nevrotici con la propria auto-analisi, Mondadori, Milano: Geometrie non-euclidee e problema della conoscenza, Aurelio Molaro, prefazione di Mauro Antonelli, Mimesis, Milano,Treccani Enciclopedie oIstituto dell'Enciclopedia Italiana. Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. siusa.archivi.beniculturali, italiana di Cesare Musatti, su Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Fantascienza.com. NOME COMPIUTO: Cesare L. Musatti. Cesare Musatti. Musatti. Keywords: erote, Gruppo Universitario fascista, il collettivo di Jung, l’ego e il noi collettivo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Musatti” – The Swimming-Pool Library.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO; ossia, Grice e Musonio: la ragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del Musonio di Gentile -- Roma – la scuola di Bolsena -- filosofia lazia – lingua lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza.  (Bolsena). Abstract. Grice: “I don’t know if it was Ryle, but for years, Roman philosophy was a no-no at Oxford. Gone were the days of Walter Pater and his Marius The Epicurean!” -- Filosofo italiano. Bolsena, Viterbo, Lazio. Esercita un forte influsso sui contemporanei. Di famiglia equestre dell’etrusca Volsini (Bolsena) suscita per la sua fama di filosofo l’invidia di Nerone. Segue Rubellio Plauto nell'Asia Minore e lo incoraggia a togliersi la vita quando Nerone lo condanna a morte. Ritorna a Roma, dove e bandito insieme con Cornuto in occasione della congiura di Pisone e confinato nell’isola di Gyaros nelle Cicladi, ove per la sua rinomanza attira uditori da ogni parte.Verosimilmente richiamato a Roma da GALBA, negli ultimi giorni di Vitellio si une ad una ambasceria del Senato presso Antonio Primo per perorare la causa della pace fra i suoi soldati, ma senza successo.Quando Vespasiano assunse il potere, M. accusa davanti al Senato P. Egnazio Celere, quale delatore e falso testimonio nel processo di Borea Sorano. Vespasiano lo escluse dalla prima espulsione dei filosofi da Roma (71), ma poi lo esiliò per la seconda volta ; però Tito, che già lo aveva conosciuto, lo richiamò dopo la sua assunzione al trono. In seguito mancano notizie su di lui, ma da una lettera di Plinio il Giovane sembra che non fosse più in vita. Non risulta che abbia composto e pubblicato scritti, anzi sembra che si sia servito soltanto dell’insegnamento orale, del quale, però, rimangono frammenti abbastanza numerosi. Essi comprendono 19 brevi apoftegmi conservati da Plutarco, da Aulo Gellio e dallo Stobeo ; altri apoftegmi e trattazioni filosofiche relativamente ampie raccolti da Epitteto nel suo insegnamento-È e trasmessi i primi da Arriano, le seconde dallo Stobeo ; esposizioni o lezioni che si trovano nello Stobeo o costituiscono la parte più estesa dei frammenti. È verosimile che provengano da uno scritto di quel Lucio che si è già ricordato e che si deve ritenere la fonte più importante dello Stobeo. Un’altra è Epitteto, cioè Arriano. Sembra che un Pollione (probabilmente Valerio Pollione da Alessandria, vissuto sotto Adriano) compone Memorabili di Musonio, ma non ne restano tracce. È giudicata falsa una lettera di Musonio a un certo Paneratide. Le concordanze che si sono osservate tra i frammenti di M, e il Pedagogo di Clemente di Alessandria hanno fatto pensare o alla dipendenza di questo da uno scritto di Lucio o alla derivazione di ambedue da una fonte più antica. Della forte azione di Musonio sui contemporanei sono prova i suoi numerosi scolari, tra i quali si ricordano (oltre al genero Artemidoro, amico e maestro di Plinio il Giovane), i filosofi Epitteto, Dione di Prusa, Eufrate di Tiro e il suo scolaro Timocerate di Eraclea, e insigni romani, come Plauto, Sorano e Minicio Fundano. M. si avvicina ai cinici nell’assegnare alla filosofia finalità radicalmente etico-pratiche, accetta spunti dell’ascetismo dei crotonesi. Ma nel complesso dipende dal Portico con influssi posidoniani. Nel sno insegnamento non trascura le esercitazioni logiche e i frammenti toccano argomenti di fisica, ma ciò che vi è detto degli dei, designati con le denominazioni della religione tradizionale, non supera la sfera del pensiero comune e non ha carattere filosofico determinato. Invece riporta al Portico l'affermazione della necessità universale, che equivale alla teoria del fato. Però l'interesse di M. si concentra sulla funzione pratica della filosofia, che è assolutamente necessaria in quanto (secondo la tesi introdotta dai filosofi dai Cinargo) gli uomini sono malati che richiedono una cura continua la quale dev'essere prestata dalla filosofia, che perciò è necessaria a tutti, alle donne non meno che agli uomini. La filosofia però è identificata alla ricerca e alla realizzazione della virtù, per conseguire la quale non vi è necessità di molti discorsi, nè di molte teorie. Inoltre, in essa l'esercizio ha maggiore importanza dell’insegnamento o del discorso. Siccome la natura ha posto in ogni uomo i germi della virtù, se il discepolo non è stato corrotto, una breve dimostrazione è sufficiente per fargli riconoscere i principi etici giusti. Ciò che soprattutto importa è che maestro e discepolo uniformino la loro condotta ai propri principi. Si comprende che M. si interessasse in primo luogo della formazione etica degli scolari. Nell’insieme, la morale di M. si conforma alle dottrine tradizionali del Portico. Occorre distinguere ciò che è e ciò che non è in nostro potere. Ora da noi dipende soltanto l’uso delle rappresentazioni, cioè l'assenso dato alle opinioni sul bene e sul male, dalle quali è determinata la giusta valutazione delle cose e quindi l'intenzione quale atteggiamento interiore della volontà. In la volonta, se è retta, consiste la libertà, la virtù, la felicità. Tutto il resto non dipende da noi e perciò rispetto ad esso, ossia alle cose esterne, dobbiamo rimetterci all’ordine necessario dell'universo e aecettare volentieri ciò che arreca. Soltanto la virtù è bene, soltanto la malvagità è male e ogni altra cosa è indifferente. Però, per rafforzare la volontà, M. ritene necessario, oltre l'insegnamento e l’esercizio morale, anche l’indurimento fisico, perchè, essendo il corpo uno strumento indispensabile dell’anima, occorre rafforzare ambedue. In generale raccoman, avvicinandosi ai filosofi del Cinargo, la vita semplice e conforme alla natura e accoglie dai crotonesi, il divieto dei cibi carnei. Oltrepassando le opinioni di molti antichi filosofi del portico, esige una vita morale severissima, raccomanda il matrimonio, condanna la limitazione delle nascite e l’esposizione dei figli. Nell'insieme, i frammenti di Musonio rivelano un’anima nobile e retta, appassionata per il bene e guidata dal desiderio di educare gli spiriti, ma a queste doti non corrisponde il valore scientifico degli insegnamenti, perchè i suoi pensieri sono molto mediocri e privi di originalità. Inoltre non si può trovare nelle sue parole l’espressione di una visione della vita vibrante di dolore e di amore simile a quella di Seneca. Gaio Musonio Rufo. M. (Volsinii) è un filosofo romano.   Frammento di papiro (P. Harr.Col.), con parte di una diatribe. Sulla vita di Gaio Musonio Rufo, stoico, si posseggono poche notizie certe. È noto che nacque a Volsinii, corrispondente all'odierna Bolsena, in Etruria, che fu cavaliere. Il ‘prae-nomen’ Gaio lo conosciamo solo attraverso Plinio il minore che ci fornisce anche un’altra notizia su una sua figlia (presumibilmente chiamata Musonia, secondo l’uso romano), sposata ad Artemidoro, al quale Plinio presta aiuto anche per stima e affetto nei confronti del suocero. Sappiamo dalla voce “Mousonios” della Suda che Musonio e figlio di Capitone ma non abbiamo altre notizie sulla sua famiglia, che era comunque di origine etrusca. In effetti, il nomen “Musonius” denotare la gens, e viene indicato da alcuni studiosi della lingua etrusca come forma latina di un gentilizio etrusco “Musu,” “Muśu-nia.”.  E capo a Roma di un circolo o gregge filosofico e si dedica anche alla politica, con idee abbastanza tradizionali e moderate. Fa parte del gruppo creatosi intorno a Rubellio Plauto, un discendente della famiglia Giulia. Quando Rubellio Plauto e allontanato da Roma in via precauzionale da Nerone, M. lo segue in Asia. Due anni dopo giunge l'ordine del principe di eliminare Rubellio Plauto. Musonio ritorna a Roma, ma,  in concomitanza della congiura di Pisone, e mandato in esilio, in quanto allievo di Seneca, nell'isola di Gyaros, inospitale e rocciosa nel Mar Egeo.  Indicativi della sua integrità morale e della sua coerenza sono altri due momenti della sua vita, entrambi riportati da Tacito nelle Storie. Dopo essere ritornato dall’esilio, forse grazie a GALBA, con il quale sembra fosse in amicizia, nella fase finale della guerra civile seguita alla morte di Nerone, Musonio si rese protagonista di un primo episodio significativo, rivelatore della sua generosa attitudine a mettere in pratica i principi morali e gli ideali di pace che insegna. In una Roma che era teatro di violenti scontri tra le fazioni avverse, il filosofo di Volsinii si impegna a svolgere un’improbabile opera di pacificazione. “S’era mescolato agli ambasciatori M., di ordine equestre, zelante filosofo e seguace dei precetti dello stoicismo, ed in mezzo ai manipoli prendeva ad ammonire gli uomini armati con le sue disquisizioni sui beni della pace e sui mali casi della guerra. Ciò fu per molti motivo di scherno; per la maggioranza, di fastidio. E non mancava chi l’avrebbe spinto via o l’avrebbe calpestato, se, dietro consiglio dei più equilibrati e fra le minacce di altri, non avesse deposto la sua inopportuna esposizione di saggezza.” Il secondo episodio, ci presenta Musonio Rufo impegnato nella riabilitazione della memoria dell’amico Barea Sorano, che era stato sottoposto a processo e condannato a morte insieme alla figlia Servilia e a Trasea. Contro di lui era stata resa una falsa testimonianza da parte del suo stesso maestro, Publio Egnazio Celere, anche lui appartenente alla corrente stoica. Musonio, che pure nei suoi insegnamenti si dichiarava contrario ad intentare cause per difendere se stesso dalle offese ricevute, in questo caso non esita ad accusare in Senato il traditore per difendere la memoria dell’amico condannato ingiustamente. Come scrive Tacito: “Allora Musonio Rufo attacca Publio Celere, accusandolo di aver attaccato Sorano con una falsa testimonianza. Evidentemente con quell’accusa si rinnovavano gli odii delle delazioni. Ma l’accusato, vile e colpevole, non poteva essere difeso. Di Sorano e santa la memoria. Celere, che fa professione di sapienza, testimoniando contro Barea, ha tradito e violato l’amicizia.” Musonio porta avanti con tenacia il suo impegno, che e coronato da successo. “Fu deciso allora di ri-aprire il processo tra M. e Publio Celere: Publio venne condannato ed ai mani di Sorano e resa soddisfazione. Quel giorno, che si distinse per la severità dei magistrati, non manca nemmeno di elogi ad un cittadino privato. Si era, infatti, del parere che Musonio avesse agito con giustizia in tribunale. Opinione ben diversa si ha di Demetrio, seguace della scuola cinica, in quanto aveva difeso, più per ambizione che con onore, un reo manifesto. Quanto a Publio, non ebbe né animo, né eloquenza sufficienti in quel frangente.»  Più tardi M. riusce a guadagnarsi la stima di Vespasiano evitando la cacciata dei filosofi. Ci e però un secondo esilio e, dopo il suo rientro a Roma, voluto da TITO, le fonti tacciono. Potrebbe essere stato espulso da Roma, assieme agli altri filosofi, a causa di un senatoconsulto sollecitato da Domiziano, che fa uccidere Aruleno Rustico e cacciare Epitteto e altri. Da un'epistola di Plinio minore si apprende che egli non era più in vita.  Si proclama suo discendente il poeta Postumio Rufio Festo Avienio. Probabilmente in modo volontario, sull'esempio di Socrate o Grice e come fa anche il discepolo Epitteto, non lascia nulla di scritto. I principi della sua predicazione filosofica si ricavano da una raccolta di diatribe dovuta a un discepolo di nome Lucio, di cui 21 ampi estratti sono conservati nell'Antologia di Stobeo. Essi sono intitolati: “Che non è necessario fornire molte prove per un problema” “Su chi nasce con un'inclinazione verso la virtù” “Che anche le donne dovrebbero studiare filosofia” “Se le figlie debbano ricevere la stessa educazione dei figli maschi” “Se è più efficace la teoria o la pratica” “Sul praticare la filosofia” “Che si dovrebbero disprezzare le difficoltà” “Che anche un principe deve studiare filosofia” “Che l'esilio non è un male” “Il filosofo perseguirà qualcuno per lesioni personali?” “Quali mezzi di sostentamento sono appropriati per un filosofo?” “Sull'indulgenza sessuale” “Qual è il fine principale del matrimonio” “Il matrimonio è un ostacolo per la ricerca della filosofia?” “Ogni bambino che nasce dovrebbe essere allevato?” “Bisogna obbedire ai propri genitori in tutte le circostanze?” “Qual è il miglior viatico per la vecchiaia?” “Sul cibo” “Su vestiti e riparo” “Sugli arredi” “Sul taglio dei capelli”. Lo stile delle diatribe è semplice. In genere viene posta una questione iniziale, poi sviluppata con chiarezza durante il testo, spesso costruito in modo figurato, usando metafore e similitudini (spesso sfrutta il paragone con il medico, alcune volte intervengono immagini di animali). Questa caratteristica si adatta bene alla sua personalità e al suo tipo di insegnamento, tutto rivolto alla schiettezza della vita.  Ci restano, inoltre, frammenti minori, spesso in forma di apoftegma. A parte quelli sempre di Stobeo (in numero di 14), due frammenti conservati da Plutarco sono brevi aneddoti che potrebbero essere definiti come "detti celebri", mentre tre brani di Aulo Gellio conservano detti memorabili ed un quarto è lungo abbastanza da rappresentare la sintesi di un intero discorso. C'è, poi, un aneddoto in Elio Aristide ed Epitteto ne racconta una mezza dozzina (11, per la precisione). Restano, inoltre, due epistole, concordemente ritenute spurie. M. rappresenta, con Epitteto, Antonino e Seneca, uno dei quattro esponenti più significativi del portico romano del principato. Egli, se per certi versi corrisponde appieno alle istanze propugnate dalla temperie spirituale del suo tempo, per altri si distingue e mette in luce, soprattutto per il recupero radicale e profondo di una filosofia intesa come arte del vivere bene e onestamente, cioè mezzo per conseguire uno scopo riscontrabile nei fatti.  Il ruolo della filosofia Egli crede che la filosofia (stoica) fosse la cosa più utile, in quanto ci persuade che né la vita, né la ricchezza, né il piacere sono un bene, e che né la morte, né la povertà, né il dolore sono un male; quindi questi ultimi non sono da temere. La virtù è l'unico bene, perché da sola ci impedisce di commettere errori nella vita. Del resto, sembra che solo il filosofo si occupi di studio della virtù. La persona che afferma di studiare filosofia deve praticarla più diligentemente di chi studia medicina o qualche altra attività, perché la filosofia è più importante e più difficile da comprendere di qualsiasi altra occupazione. Questo perché, a differenza di altre abilità, le persone che studiano filosofia sono state corrotte nella loro anima da vizi e abitudini sconsiderate, imparando cose contrarie a ciò che impareranno in filosofia. Ma il filosofo non studia la virtù soltanto come conoscenza teorica. Piuttosto, M. insiste sul fatto che la pratica è più importante della teoria, poiché la pratica ci porta all’azione in modo più efficace della teoria. Sostene che sebbene tutti siano naturalmente disposti a vivere senza errori e abbiano la capacità di essere virtuosi, non ci si può aspettare che qualcuno che non abbia effettivamente imparato l'abilità di vivere virtuosamente viva senza errori più di qualcuno che non è un medico esperto, un musicista, studioso, timoniere o atleta ci si poteva aspettare che praticassero quelle abilità senza errori.  In una delle sue diatribe, si racconta il consiglio che offrì a un re in visita, dicendogli che deve proteggere e aiutare i suoi sudditi, quindi sapere cosa è buono o cattivo, utile o dannoso, utile o inutile per le persone. Ma diagnosticare queste cose è proprio il compito del filosofo. Poiché un re deve anche sapere cos'è la giustizia e prendere decisioni giuste, il principe studia filosofia, anche per possedere autocontrollo, frugalità, modestia, coraggio, saggezza, magnanimità, capacità di prevalere nel parlare sugli altri, capacità di sopportare il dolore e deve essere privo di errori. La filosofia, sosteneva M., è l'unica disciplina che fornisce tutte queste virtù. Per dimostrare la sua gratitudine il re gli offrì tutto ciò che desiderava, al che il filosofo chiese solo che il re aderisse ai principi stabiliti.  Musonio sosteneva che, poiché l'essere umano è fatto di corpo e anima, dovremmo allenarli entrambi, ma quest'ultima richiede maggiore attenzione. Questo duplice metodo richiede l’abituarsi al freddo, al caldo, alla sete, alla fame, alla scarsità di cibo, a un letto duro, all’astensione dai piaceri e alla sopportazione dei dolori. Questo metodo rafforza il corpo, lo abitua alla sofferenza e lo rende idoneo ad ogni compito. Crede che l'anima fosse rafforzata in modo simile sviluppando il coraggio attraverso la sopportazione delle difficoltà e rendendola autocontrollata astenendosi dai piaceri. Musonio insisteva sul fatto che l'esilio, la povertà, le lesioni fisiche e la morte non sono mali e un filosofo deve disprezzare tutte queste cose. Un filosofo considera l'essere picchiato, deriso o sputato come né dannoso né vergognoso e quindi non avrebbe mai litigato contro nessuno per tali atti, secondo M.. L'opposizione di M. alla vita lussuosa si estendeva alle sue opinioni sul sesso. Pensa che gli uomini che vivono nel lusso desiderano un'ampia varietà di esperienze sessuali, sia legittime che illegittime, sia con donne che con uomini. Osserva che a volte gl’uomini licenziosi perseguono una serie di partner sessuali maschili. A volte diventano insoddisfatte dei partner sessuali maschili disponibili e scelgono di perseguire coloro che sono difficili da ottenere. M. condanna tutti questi atti sessuali ricreativi. Insiste sul fatto che solo gli atti sessuali finalizzati alla procreazione all’interno del matrimonio sono giusti. Denuncia l'adulterio come illegale e illegittimo. Giudica i rapporti omosessuali un oltraggio contro natura. Sosteneva che chiunque sia sopraffatto dal piacere vergognoso è vile nella sua mancanza di autocontrollo.  M. difende l'agricoltura come un'occupazione adatta per un filosofo e nessun ostacolo all'apprendimento o all'insegnamento di lezioni essenziali. Gli insegnamenti esistenti di Musonio sottolineano l'importanza delle pratiche quotidiane. Ad esempio, ha sottolineato che ciò che si mangia ha conseguenze significative. Crede che padroneggiare il proprio appetito per il cibo e le bevande fosse la base dell'autocontrollo, una virtù vitale. Sostene che lo scopo del cibo è nutrire e rafforzare il corpo e sostenere la vita, non fornire piacere. Digerire il cibo non ci dà alcun piacere, ragiona, e il tempo impiegato a digerire il cibo supera di gran lunga il tempo impiegato a consumarlo. È la digestione che nutre il corpo, non il consumo. Pertanto, concluse, il cibo che mangiamo serve al suo scopo quando lo digeriamo, non quando lo gustiamo. M. sostenne la sua convinzione che le donne dovessero ricevere la stessa educazione filosofica degli uomini con i seguenti argomenti. In primo luogo, gli dei hanno dato alle donne lo stesso potere di ragione degli uomini. La ragione valuta se un'azione è buona o cattiva, onorevole o vergognosa. In secondo luogo, le donne hanno gli stessi sensi degli uomini: vista, udito, olfatto e il resto. In terzo luogo, i sessi condividono le stesse parti del corpo: testa, busto, braccia e gambe. Quarto, le donne hanno un uguale desiderio per la virtù e una naturale affinità con essa. Le donne, non meno degli uomini, sono per natura compiaciute delle azioni nobili e giuste e censurano il loro contrario. Pertanto, concluse M., è altrettanto appropriato che le donne studino filosofia, e quindi considerino come vivere onorevolmente, quanto lo è per gli uomini.  Suda μ 1305: «Figlio di Capitone, etrusco, della città di Volsinii; filosofo dialettico e stoico, vissuto ai tempi di Nerone, conoscente di Apollonio di Tiana e di molti altri. Ci sono anche lettere che sembrano provenire da Apollonio a lui e da lui ad Apollonio. Naturalmente per la sua schiettezza, le sue critiche e il suo eccesso di libertà e ucciso da Nerone. Numerosi sono i discorsi filosofici che portano il suo nome e anche le lettere. Epistole. Di origine etrusca: cfr. Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, VII 16. Pittau, “Dizionario della lingua etrusca (DETR), Dublino. Tacito, Annales, XIV, Epitteto, Diatribe, III 15, 14. Storie, III 81. Storie, IV 10. Cassio Dione, Girolamo, Chronicon, a. 2095:Titus Musonium Rufum philosophum de exilio revocat»; Temistio (Orationi, XIII, 173c), inoltre, attesta l'amicizia tra Tito e M.. Cameron, Avienus or Avienius?, in "Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik".  L'attribuzione è data nell'estratto XV Hense: sicuramente questo Lucio era un allievo di Musonio, e uno specifico riferimento in cui M. parla da esule a un esule rivela che anche Lucio partecia  al bando del suo maestro. Nella diatriba Lucio riporta una conversazione di Musonio con un re siriano e dice, tra parentesi, che c'erano ancora re in Siria a quel tempo, vassalli dei romani. -- nell'edizione Hence. Una delle due è una lunga lettera scritta da M. a Pancratide sul tema dell'educazione dei suoi figli. Diatriba VIII Hense. Cfr. anche il detto «Un re dovrebbe voler ispirare soggezione piuttosto che paura nei suoi sudditi. La maestà è caratteristica del re che incute timore reverenziale, la crudeltà di quello che ispira paura» (in Stobeo, IV 7, 16). A differenza del suo allievo Epitteto, che mostrava disprezzo per il corpo, M. sottolinea l'interdipendenza tra anima e corpo. Questa visione, del tutto coerente con il panteismo stoico, non è estranea al pensiero neoplatonico. Diatribe III e IV Hense; Nussbaum, The Incomplete Feminism of M., Platonist, Stoic, and Roman, in The Sleep of Reason. Erotic Experience and Sexual Ethics in Ancient and Rome, Nussbaum and J. Sihvola, Chicago. Bibliografia C. Musonii Rufi reliquiae, edidit O. Hence (Lipsia, Teubner); Lutz, Musonius Rufus, the Roman Socrates, Yale classical studies. Dillon,  M. and Education in the Good Life: A Model of Teaching and Living Virtue. University Press of America. Laurenti, Musonio, maestro di Epitteto, in Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. Berlino, de Gruyter, King, (Musonius Rufus: Lectures and Sayings. Edited by William B. Irvine. Create Space. DOTTARELLI, M. l'etrusco. La filosofia come scienza di vita” (Roma, Annulli). Musònio Rufo, Gaio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Calogero, MUSONIO Rufo, Caio, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Musonio Rufo, Gaio, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, M., su Encyclopedia of Philosophy. Opere di Gaio Musonio Rufo, su Open Library, Archive. VDM Stoicismo. Portale Antica Roma   Portale Biografie Categorie: Filosofi romani Filosofi del II secoloRomani del II secoloStoici[altre] Grice e Tito – La clemenza di Tito – “Titus M. Rufum philosophy revocat. Amico di Musonio. Grice e Galba. Grice e Nerone – Grice e Vespasiano. Gaio M. Rufo, figlio di Capitone e degli stoici di maggior grido in quell'età, e uno di quelli che si guadagnarono un maggior numero di seguaci per l'efficacia del loro insegnamento. Plinio Secondo infatti, lodando le virtú singolari del suo amico Artemidoro, assicura che per esse ei merito che a C. M. ex omnibus omnium ordinum adsectatoribus gener adsumeretur. E di Volsinio, in Etruria. Ma non si può dire se fosse nato sotto Claudio o sotto Caligola. Benché sia più probabile la seconda supposizione. Appartenne all'ordine equestre. L'incontriamo la prima volta in Roma, quando ne è mandato in esilio da Nerone in quella serie di condanne che segui alla sventata congiura di Pisone. A lui, come a Verginio Flavo, celebre maestro di retorica, nocque, secondo Tacito, claritudo nominis nam Verginius studia iuvenum eloquentia, Musonius praeceptis sapientiae fovebat. Tre anni innanzi era nell'Asia Minore presso Rubellio Plauto, insieme con un altro filosofo, Cerano,il quale non si trova nominato in altro luogo. Sicché è probabile che egli non tornasse in Roma se non dopo la morte di Rubellio, per seguire il quale aveva dovuto lasciar Roma, quando a Rubellio per ordine di Nerone convenne ritirarsi in Asia. Se, adunque, il nostro M. poté essere il filosofo di Rubellio Plauto, del quale vedremo con che ardore proseguisse lo stoicismo, la frase di Tacito ci dice che egli dove esercitare in Roma l'insegnamento pubblico. Le relazioni avute con Rubellio, che al dire di Tacito, omnium ore celebratur, e quei due anni consecutivi d'insegnamento pubblico, devono avergli fruttato la claritudo nominis che fu madre del suo esilio Nerone nella scoperta della congiura pisoniana trova tra i congiurati più d'uno della setta stoica, come Seneca, a quanto pare, e Lucano. Ed era naturale che anche M., l'antico maestro ed amico del suo odiato Rubellio, lo stoico che suscita tanta ammirazione intorno a sé e trasfondeva in tanti il suo entusiasmo, siccome apparisce da quel che ne dicono Tacito e Plinio il giovane, facesse nascere nell'animo di Nerone sospetti e timori e fors'anche invidia. Musonio, cacciato da Roma, e da Nerone relegato nell'inospitale isola di Giaro, tra le Cicladi. E quivi dimora fino alla morte di codesto imperatore. Ma neppur li si rimase dall'insegnare. Giacché Filostrato, testimonio, in verità, non sicuro, ci fa sapere che in quell'isola accorrevano a lui da ogni parte, e da uno dei frammenti conservatici da Stobeo si scorge che in Giaro era alla scuola di Musonio il compilatore di quella specie di 'Azurnusycuata, donde gli estratti musoniani di Stobeo sarebbero tolti. A Giaro si rese benemerito dell'isola, dove non s'era mai vista dell'acqua, ed ei seppe trovare una fonte. Per vedere la quale Filostrato afferma che al suo tempo si visita ancora quell'erma isola. Quanto tempo vi rimane si può precisare da un luogo del suo discepolo Epiteto; dove si ricorda un detto di lui relativo alla morte di Galba, dal quale risulta che M. e già a Roma sotto questo imperatore. Sicché molto probabilmente vi sarà tornato alla morte di Nerone. Non altrimenti dello stoico Elvidio Prisco, cacciato anche lui da Nerone e tornato a Roma all'avvento di Galba all'impero. A Roma, M. si trovava durante il breve impero di Vinelio poicho 1 Potia Coria, sli api basiatori to riti Tao qua dio qui (o in pa la da i, partando gravi Guasti l'ambasceria è rimasta famosa; giacché le parole, onde ce la descrive Tacito, colpiscono una delle debolezze più ridicole che si possano rimproverare ai filosofi: quella di far della filosofia fuori di luogo. Grave il danno prodotto dai Flaviani fuori della città. Il popolo, levatosi in armi, vuole uscire in massa contro gl’assalitori. Tra poco scope terribile la guerra civile. Si convoca il Senato. E questo sceglie dei legati, che si rechino ai duci di quell'esercito, per persuaderli pel bene della repubblica alla concordia e alla pace. Tra i primi inviati c'è uno de' più fervidi e sventurati stoici di quest'età, Aruleno Rustico, allora pretore. Ma egli e i compagni, venuti da Ceriale, furono accolti assai male. Egli anzi ferito. Il che eccita più che mai gli animi del popolo: auxit, dice Tacito invidiam super violatum legati prae-torisque nomen propria dignatio viri. E quest'offesa recata a un uomo di tanta riputazione della sua setta. non dovette essere l'ultimo dei motivi che spinsero quindi Musonio a mischiarsi con gl’altri legati, che andarono da Antonio. Ma già non deve parere strano, che un uomo cosi illustre, cosi rispettato al tempo suo, e che sapeva di essere ammirato e di poter contare sull'efficacia della sua nobile parola, s'inducesse a confidare in questa per calmare gl’animi dei soldati, dimentichi perfino del più sacro diritto delle genti. Sarebbe stata forse la prima volta che M. parla a una moltitudine. Anche le Vestali si fecero apportatrici d'una lettera di Vitellio ad Antonio. Pure non si può non sorridere leggendo in Tacito che Musonio coeptabat permixtus manipulis, bona pacis ac belli discrimina disserens, armatos monere. Id plerisque ludibrio, pluribus taedio: nec deerant qui propellerent propulsarent-que, ni admonitu modestissimi cuiusque et aliis minitantibus omisisset intempestivam sapientiam. Ci si sente Tacito ammiratore del vecchio Agricola, anche in quelle considerazioni che l'aveva sentito più volte a fare circa il suo amore per la filosofia - ultra quam con-cessum Romano ac senatori; anche nell'avere conservato soltanto ex sapientia modum: e pare che goda a metterci innanzi lo spettacolo comico e pietoso della fatuità d'un filosofo fanatico. Ma sotto i colori aggiunti da Tacito si scorge chiaramente un quadro, che è eloquente testimonianza dell'atteggiamento morale e sociale di questo stoi-cismo: nei seguaci del quale vedi l'anima piena di fede, ardente degli apostoli. In Musonio non c'è l'uomo speculativo inesperto della vita, ma un'anima infiammata da profonde idealità, non comprese dai molti. Un'anima compagna a quella dei martiri coetanei della religione novella. Sotto la pretura d'un altro illustre stoico, Elvidio Prisco, dopo il trionfo di Vespasiano, M. si riaffaccia nella storia di Roma. E questa volta con un atto, che gl’attira l'ossequio di tutti gl’onesti. Era costume del tempo, come sotto l'imperatori violenti, di darsi al mestiere di accusatore, cosi sotto l'imperatori miti di dare addosso agli accusatori che più avevano spadroneggiato. Chi non ricorda il commovente processo di Barea Sorano, che occupa gli ultimi capitoli degli Annali di Tacito? In quell'imperversare contro tutti i virtuosi che Nerone vedesse in Roma, mentre Marcello Eprio assale Trasea Peto, Ostorio Sabino citava Barea Sorano a scolparsi dell'amicizia, che nel suo proconsolato in Asia aveva mantenuta con Rubellio Plauto e delle speranze sovversive sparse in quella provincial. E ne trascinava in Senato anche la giovane figliuola Servilia, che, mossa dall'angustia del suo cuore filiale, s'era indotta a consultare gli astrologi sulla sorte del padre (delitto anche questo agli occhi di Cesare, che ci vedeva sotto trame e propositi ribelli di novità). Invano il padre proclamava l'assoluta innocenza della sua Servilia: e accorreva verso di lei per abbracciarla, ma i littori frappostisi glielo impedivano.Venuta la volta de' testimoni, fra essi si fece a deporre contro il padre, suo discepolo, e la figlia, che a lui s'era rivolta per il responso desiderato sulla sorte del padre, quel malvagio stoicastro di Publio Egnazio Celere, vecchio antenato di Tartufo, e che già conosciamo. Quantum mise-ricordiae, dice Tacito, saevitia accusationis permoverat, tantum irae P. Egnatius testis concivit. Ma Sorano e Servilia dovettero morire; e Tartufo ebbe il solito compenso dei delatori: denari ed onori — benché Tacito un po' ingenuamente conchiuda che « dedit exemplum praecavendi quo modo fraudibus involutos aut flagitiis commaculatos, sie specie bonarum artium falsos et amicitiae fallaces ». Dopo d'allora i professori di filosofia avrebbero dovuto diventar tutti fior di galantuomini; il che veramente non pare.Ma tra gli Egnazii per fortuna c'è sempre un Musonio. E Musonio, anni dopo il turpe fatto, ri-staurato con la vittoria di Vespasiano il regno della giustizia, sorse a vendicare la morte del compagno Sorano. Simile al suo sciagurato Rubellio oltre che nella misera fine, nel desiderio di avere presso di sè un filosofo, che gli facesse da mentore, quasi dottrina vivente. Musonio adunque assali Publio Egnazio Celere, accusandolo di falso testimonio contro Sorano. Mentre Elvidio Prisco si apprestava a fare altrettanto contro Eprio Marcello, accusatore di Trasea. Nota Tacito, che con l'accusa di Musonio pareva si rinfocolassero I vecchi odii delle delazioni. Ma che nessuno tuttavia poteva far nulla che giovasse a salvare un accusato cosi vile e cosi apertamente reo:  quippe Sorani sancta memoria; Celer professus sapientiam, dein testis in Baream, proditor corruptorque amicitiae, cuius se magistrum ferebat. Quel giorno però in cui fu presentata l'accusa, si stabili che se ne trattasse il di seguente: e l'aspettativa era grande. Ma, entrato poi Muciano in Roma e tradottosi ogni potere in mano sua, si disviò e rinviò anche il processo di Egnazio, e non fu ripreso che al principio dell'anno seguente un giorno che presiedeva il senato il figlio dell'imperatore, Domiziano.Egnazio fu condannato all'esilio, e Sorano vendicato. Sorani manibus satisfactum, dice Tacito, con onore di Musonio, il quale parve a tutti che fosse venuto a capo di un'opera di giustizia. Vi fu chi ambitiosius quam honestius tentò la difesa della spia: ipsi Publio neque animus in periculis neque oratio subpeditavit. Questa condanna fu un trionfo dello stoicismo, e poté sembrare per un momento che un'aura più propizia incominciasse per i suoi seguaci, grazie al governo mite di Vespasiano. Ma poco dopo, sappiamo da Dione che essi furono da questo imperatore per consiglio di Muciano cacciati tutti da Roma. Tutti, ad eccezione di M., risparmiato forse per l'amicizia personale che lo stringeva, secondo Temistio, a Tito. Si vede le ragioni di questo bando generale dei filosofi a cui Muciano, secondo Dione, avrebbe indotto Vespasiano (che pur tanto favori la cultura) sitofino alla morte, che non si può dire quando sia avvenuta. Ma pare che fosse morto da un pezzo quando Plinio il giovane scrive al padre raccomandandogli l'amico suo e genero di Musonio, Artemidoro, e ricorda l'affetto misto di ammirazione che egli quantum licitum est per actatem, aveva portato al filosofo etrusco. PLINIO, Epist. Lo ZELLER dice soltanto verosimile che il Gaio M. di q. 1. sia il noto filosofo stoico. Ma il contesto della lettera a me non pare che lasci alcun dubbio. Sur A, s.v.(3) TAcioo lo dice “Tusci generis”; Ab excessu; e TUpprvóv FILOSTRATO,Vita Apoll. Ma SuIDA precisa anche la città, confermata da un'iscrizione relativa al poeta Rufio Festo Avieno discendente di Musonio e anch'esso Volsiniense: Corpus inscript. latin., VI, 587. Cfr, anche Epigramm. Anth. lat. (Burm.). Infatti la frase di PLiNIo, Epist. et M., socerum eius (sc. Artemidori), quantum licitum est per aetatem, cum admiratione di-lexi deve far pensare che Musonio fosse innanzi negl’anni quando Plinio era ancora giovane; che perciò intorno all'80 avesse una cinquantina d'anni. Zeller pone l'anno di nascita di lui tra il 20 e il 80 d. C.TAc., Hist., III, 81. (1) Ab excessu, XV, 71. Cfr. DIoNE-SIFILINO, LXII, 27. SUIDA (s. v.) dice: 8iàNépwvos dvoupsitar (cioè è ucciso: ma questo è certo un errore). Da un frammento d'una lettera di GIULIANO l'Apostata, riferito da Suida, si ricaverebbe che quando Nerone bandi Musonio, questi occupa una pubblica carica aTe-jé?eto Bapüv = murorum curator erat; ed. Bernardy). Ma non è chiaro se il frammento di Giuliano si riferisca al nostro Musonio, o al Musonio vissuto sotto Gioviano, a cui si riferisce l'art. seguente di Suida. Тас., Аб ехсеззи, XIV, 59. Ma forse è una stessa persona con lo scrittore di questo nome ricordato da PliNio tra le fonti della Nat. Hist. A torto l'HALM (nell'Index historicus, s. v. Coeranus nella sua ediz. di Tacito) sospetta che sia da sostituire Cornutus nel detto luogo Ab exc.; perchè la lezione è sicura; e d'altra parte Cornuto in quel tempo era in Roma. Su Cornuto, maestro di Persio e Lucano, v. per ora MARTINI, De L. Ann. Cornuto, Lugd., Bat.;ZELLER; TEUFFEL-SCHWARE, Roem, Litter.-Gesch.; e PAULY-WIssOwA, Real-Encyclopidie s. v. Il Lipsio al cit. loc. di Tacito sospetta che il Coeranus dovesse con lieve mutazione di lezione identificarsi con quel Claranus, condiscepolo di Seneca, di cui questi parla nell'epist. 66. Ed invero la probabile data di questa lettera  (Hu-GENFELD) e il dirsi in essa che Seneca aveva riveduto cotesto Clarano post multos annos combinano con l'anno 63, nel quale ei si sarebbe trovato con Rubellio in Asia. Ma nè anche di Clarano s'avrebbe altra notizia. Ab exc. A questo tempo si può riferire la notizia di EPITETo (Diss.) di un rimprovero dato a Trasea Peto, che avrebbe detto voler egli morire la vigilia di quel giorno, in cui gli sarebbe toccato di lasciar Roma.TU ODU aUTÕ POSSOS SiTEV; El uéy d5 PapÚTEpOr ¿xTErA, TIS i Mapia tÃsextorisi si d'ós xoupótepor, tis ool déduxev; aù d618i6 pelerãy apxsiolesTỘ Siouévo. Quando Musonio tornò, Trasea e morto. Quanta incertezza ci sia intorno all'autore dei frammenti musoniani di Stobeo, comunemente attribuiti a quel CLAUDIo PoLLIoNE, che secondo SUIDA (Moudúvos) avrebbe scritto appunto degli anourquoveú para Mouraviou vedidi thy puyny pains au Epaxévos pE X.T.?, STon.Cir. WENDLAND, JULIANI epist. in Rhein. Mus., XIII, 24, Froste., Vita Apoll., VII, 16.Tutti gli altri luoghi di Filostrato in cui si nomina un Musonio, si riferiscono a un altro Musonio, di Babilonia, cinico EPITETO (Diss.) dice: POÚpO TIS ElEYE, l'álßa aparèvros,8t Noy Movoi o MóJHOE dOEia; "O 8à, Mi yap dyú ool tot', egn, añò l'arßaнатвохейава, оть проова б хосноє діохвіто. Il concetto di Calba accennato in questo passo M. non avrebbe potuto averlo se non a Roma, dopo essere steto da lui richiamato ed averne sperimentato il governo assai mite inconfronto del precedente. ZELLER cita anche (come il MoNasEN, Ind. plin.) Tac., Hist. Ma questo luogo non proverebbe. È un evidente errore quello di Girolamo, all'anno M. philisophum de exilio revocat/ Giacché nella cacciata Musonio fu eccettuato, e rimase sempre in Roma sotto Vespasiano.Il CHRIST, Gesch. d. griech. Litter., Nördlingen, dice che Musonio torna in Roma sotto Trajano! -Molto probabilmente allora era morto. TAc., Hist., IV, Hist., III, 80,Tac., Hist. Miscuerat se legatis... ». Egli non era dunque propriamente un legato.prodie tot, il vole di grinto rogu latativo. Bai minciava sompre Era stato consul suffectus sotto Claudio nel 52; e apparteneva forse alla famiglia Servilia (Ephem. Epigr.). Sua figlia infatti si chiamava Servilia. Crimini dabatur amicitia Plauti et ambitio conciliandae provinciaead spes novas. Tac. O 8è On MOÚTAOS Eri uE to duxopaurig nal xpipara Nai tudE EraßEpostquam pecunia reclusa sunt. di Tac.. Barea Sorano dovette volgersi allo stoicismo dopo il 52, perchè in quest'anno lo vediamo (TAc., Ab exc.) autore di quel senatoconsulto (Pul-NIo, Ep., e SvEr., Claud.) in cui si decretavano le insegne pretorie e 150 milioni di sesterzi a Pallante. Chi consideri il modo onde Plinio parla di quel S. C., uno stoico non avrebbe commesso un tale atto; mentre poi TAcITo, Ab excessu, dice che Cicerone volle distruggere la virtù stessa, virtutem ipsam excindere concupivit, con l'uccidere Trasea e Sorano.(4). Tum invectus est Musonius Rufus in P. Celerem, a quo Baream Soranum falso testimonio circumventum arguebat. Tac., Hist. Il nome d'Egnazio, come s'è visto più su, rimase tristamente celebre come sinonimo di delatore e traditore vilissimo. Lo dimostrano le frequentiallusioni di Giovenale. Justum officium [Nipperdey) explesse Musonius videbatur • Tac., Hist., IV, 40. Per la condanna della spia cfr. DIONE-SirIL., e lo ScHoL. di Giovenale ad Sal., I, 33. - TAcrro, l. c., continua: • Diversa [da quella di Musonio] fama de Demetrio Cynicam sectam professo, quod manifestum reum ambitiosius quum honestius defendisset Ma è da sospettare che Tacito abbia confuso il Demetrio cinico, onorato da tutti gli stoici migliori del tempo (cfr. Ab exc.), col Demetrio causidico, delatore di Nerone, ricordatodallo ScuoLIAsTE di Giovenale, ad Sat., Tac., 1. c. DIoNE-SIFIL., LXVI, 18.(5) Orat. XIII, 178.SvEr., Vesp. ingenia et artes vel maxime fovit ..Epist., III, 11. Le lettere del lib. III di Plinio devono essere state scritte tra il 101 o il 102, secondo il MouMsEN, Zur Gesch. d. junger. Plinius, nell' Her. mes, III, 1869, p. 40 (v. lo stesso studio con aggiunte nella Biblioth, de l'école des hautes étude, trad. par Morel, Paris, Franck, Sulla vita di Musonio non v'è che la vecchia Dissertatio de M. R. di NIEUWLAND, ristampata innanzi a C. M. R. Reliquiae et apophthegmata, cum ann. ed. F. VENHUIZEN PEERLKAMP, Harlemi, e uno scritterello del REINACH, Sur un témoignage de Suidas relatif à Mus. R., in Comples rendus de l'Acad. des inscriptions et belles lettres. Rufo (si veda). Tito Musonio Rufo. Gaio Musonio Rufo. Keywords: Etruria. Luigi Speranza, “Grice e Musonio”, The Swimming-Pool Library. Musonio.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Mussolini: la ragione conversazionale e la storia della filosofia di Lamanna – la scuola di Dovia di Predapio -- filosofia emiliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Dovia di Predapio). Filosofo italiano. Grice: “I was thinking of Hitler, when I was callled to the arms. It was only later that I added M. to my thoughts!”—Grice: “I heard one Italian say, ‘Some like Mussolini, but Mussolin’s MY man’ – by the first, he referred to the Duce, by the second, to the Duce’s broher, the philosopher!” -- Dovia di Predapio, Forli-Cesena, Emilia-Romagna. QUADERNI DELL'ISTITUTO NAZIONALE FASCISTA DI CULTURA. CARLINI, LA FILOSOFIA DI M. ISTITUTO NAZIONALE FASCISTA DI CULTURA, ROMA, tipografia del Senato di Bardi Ci proponiamo di mettere in rilievo, in rapidi cenni, un aspetto non ancora studiato della personalità del nostro duce: il sua ‘filosofia,’ quale si può desumere da’ suoi atti. In verità, i biografi di lui, indagando il periodo della formazione della sua personalità, non hanno trascurato questo lato. Discepolo di Nietzsche è definito anche recentemente. Egli stesso riconosce in Pareto un altro suo maestro; e tutti [Il presente studio vuol essere soltanto un saggio, anzi una semplice indicazione di un aspetto della personalità del duce: aspetto implicante svariati e importanti problemi del pensiero fascista. Per uno studio più ampio giover moltissimo la nuova, accurata, edizione de’ suoi scritti a cui s’è accinto l’editore Hoepli. M. ricorda il periodo della sua vita e della storia italiana da lui vissuta vertiginosamente, e aggiunge. Molti discorsi e scritti sono legati al movente che li provocò : sono di circostanza ». L’editore, anch’egli, dice che l’edizione « conterrà tutto ciò ch’è destinato a lassare alla storia, nella forma originaria più ampia: eliminati, quindi, i discorsi dei quali esiste solamente il riassunto ». Ci sia permesso di esprimere l’augurio che accanto a questa edizione fatta per il gran pubblico si trovi modo di raccogliere anche gli scritti minori o frammentari, i quali sono talvolta, per lo studioso, più preziosi di quelli maggiori e più elaborati: oltre di che il desiderio della compiutezza non sarà mai soverchio per conoscere un uomo di così ricca e singolare personalità. I riferimenti vengon dati qui alle edizioni correnti degli Scritti e Discorsi, la maggior parte nell’edizione Alpes. La prima -parte di questo studio (qui riveduta e appena ampliata in alcune note) uscì su la Nuova Antologìa » del 1° gennai» 1934. Nuova è l’A ppendice.sanno che nell’elenco bisognerebbe mettere Renan, Sorci, e molti altri, ai quali, anche se non vanno tra i filosofi nel più stretto significato della parola, non si può negare il merito di avere influito, più o meno efficacemente, anche std movimento del pensiero speculativo nell’ultimo Ottocento o ai primi di questo secolo: nel periodo, appunto, della formazione mentale e spirituale di M.. E come non aggiungere qui il nome di Marx, e di Prudhon, e di Stirner, e non ricordare la letteratura che fu comune, in quel tempo, a tutti coloro che guidavano il movimento socialista e s’ispiravano alle opere, allora divulgatissime, degli apostoli della rivoluzione? Tempo, quello, di rivoluzioni sociali, alimentate anche da un pensiero filosofico e religioso che lavorava nel loro seno nascostamente. Positivismo e anticlericalismo tingevano, allora, l’atmosfera, abbuiando più che chiarendo ; ma nel buio, nel tramonto delle idee che avevano governato per tanti secoli la storia, balenavano qua e là lampi di nuove idee e forze spirituali. Era una continuazione e imo sviluppo, in fine, della rivoluzione francese: continuazione e sviluppo, ch’è nel fondo ancora del pensiero e della vita contemporanea, non ostante le critiche e revisioni a cui è stata sottoposta. Ma noi non di questo vogliamo occuparci: se ci mettessimo in quest’ordine di ricerche storiche, potremmo, si, avere la soddisfazione di veder sorgere e ingrandire la personalità e mentalità di M. lungo una linea di coincidenza con il movimento della storia, sì che il <( fenomeno )) di lui verrebbe illustrato e spiegato, dal lato almeno delle idee, del tutto naturalmente. Si potrebbe, ad esempio, per la parte filosofica, rifarsi al bergsonismo, al pragmatismo, all’influsso esercitato su tutti i campi della cultura dal nuovo pensiero idealistico italiano, e inquadrare li dentro anche il pensiero di M.. E per la parte riguardante il problema religioso, similmente: citare tutti i documenti che alla fine del secolo scorso e nel primo decennio di questo accennavano già ad una considerazione più rispettosa, più intelligente, dei valori spirituali contenuti nella fede religiosa; e ricordare la rinascita improvvisa di sentimenti, che parevano sepolti e obliati, in quel grandioso esame di coscienza dei popoli che fu la guerra mondiale. E via via. Ma per questa via noi non vogliamo metterci, perché essa ci condurrebbe, sì, a spiegare il fenomeno M. », ma il (( fenomeno », appunto, il (( fenomeno storico » : non quello che c’è di proprio suo, nel suo pensiero, in sé e per sé, indipendentemente dagli influssi subiti. Invece, noi proprio a questo vogliamo guardare. Noi ci poniamo, dunque, questa domanda : c’è, in M., un germe di pensiero che da rm punto di vista filosofico, anche nel più rigoroso significato del termine, abbia qualche importanza per originalità e capacità di ulteriori sviluppi? E c’è in lui, nel suo atteggiamento verso la questione religiosa, qualcosa di nuovo, che accenni ad una possibilità di rinnovamento di idee e sentimenti, anche in questo campo di secolari, anzi millenarie, lotte e discussioni? >{s >{s La nostra intenzione è di essere, per quanto è possibile, obiettivi, e di tenerci dentro all’argomento, non sconfinando in altri campi : di trattare la questione, come si dice, tecnicamente. Non eviteremo neppure la pedanteria delle citazioni, dove saranno necessarie. E cominciamo, secondo la vecchia buona norma scolastica, dal dubbio. Non può ben risolvere le questioni, disse Aristotele, se non chi, prima, ha dubitato, veduto il prò e il contro. Il dubbio a metodico », in questo senso, è, come si vede, ben più antico di Cartesio. Il (( contro » è buono ognuno ad addurlo : Mussohni è un politico, non è un teoretico, un elaboratore di concetti, un costruttore di un sistema di idee da inserire in quella storia peculiare dove si parla di Talete, di Platone e di Aristotele, (fi Cartesio, di Kant e di Hegel. Senza un tal carattere teoretico, che fa della filosofia una scienza, la quale, come ogni altra scienza, ha il suo vero significato in una storia sua propria, nella storia della filosofia stessa, senza un tal carattere e valore del pensiero, non si può parlare di filosofia. Il temperamento M.ano è, anzi, all’antitesi di ogni atteggiamento speculativo: tutto volto alla realtà concreta della vita, della storia, dei fatti, per dirigerli e dominarli. Di metafisica, di costruzioni astratte, di schemi e ideologie (a questo volgarmente vien ridotto il lavoro del filosofo), nessuna traccia nel suo pensiero, nessun appiglio nel suo temperamento. Egli ha detto una volta, sia pure per buon umore, ma tradendo, in fondo, una sua convinzione, che i filosofi risolvono dieci problemi sulla carta, ma sono incapaci di risolverne imo solo nella realtà della vita )). La filosofia gli sa di scuola », di dottrine e dottrinari, con relative cattedre e ristrettezze mentali e d’animo. Onde ha sempre consigliato i giovani di (( rapidamente assimilare », ma (( di espellere non meno rapidamente » la cultura universitaria. L’intelligenza è buona cosa, ma deve essere adoperata (( per fare la critica del socialismo, del liberalismo, della democrazia » : per illuminare le menti, dal punto di vista fascista, su i problemi della vita contemporanea. Se no, se l’intelligenza fosse impiegata a criticare (( tutto ciò che di criticabile vi è in un movimento così complesso come il movimento fascista, allora io vi dichiaro schiettamente che preferisco al cattedratico impotente lo squadrista che agisce » {Discorso alVAugusteo). In conchiusione: il suo interesse è puramente pratico; anche se stima e promuove la cultura, compresa in (juesta la filosofia, anzi a cominciare da essa, lo scopo è sempre per le conseguenze e ripercussioni politiche, non mai per il valore del pensiero in sé e per sé. Similmente si deve dire per il problema religioso. M. è un laico, un purissimo laico. Della religione comprende e sente il lato umano e storico in generale: no» ha mai lasciato trapelare un interesse a questioni dogmatiche, anzi s’e guardato accuratamente dall’entrarvi anche quando l’occasione gli veniva offerta naturalmente. È vero che con lui il nome di Dio risuonò, forse per la prima volta, solenne e ammonitore, nella fredda e grigia aula del Parlamento. È vero che si deve a lui la distruzione in Italia della Massoneria, e la Conciliazione col Vaticano. Ma queste imprese non furono da lui eseguite, e di fatto giustificate, con ragioni che non fossero essenzialmente politiche e sociali. E se pure si ha da concedere qualche valore religioso alla invocazione di Dio, essa non va più in là di una fede in un principio del tutto indeterminato, troppo più vicino al vago principio di una fede di stile mazziniano, che a quello ben definito, preciso e impegnativo, del Cristianesimo, anzi del Cattohcismo. Senza dire che, anche per la parte, diciamo così, pratica, nessun uomo sembra più alieno dall’atteggiamento ascetico e mistico proprio delle anime veramente e profondamente religiose, che 0 si ritirano dal mondo, 0 nel mondo vogliono vivere solo per onorare e amare Dio. Qui il seguace di Nietzsche )) si rivela senz’alcuna ombra di dubbio e di possibili cavilli: la morale del Fascismo da lui fondato è tutta un’esaltazione di principii fondamentalmente pagani, come già molti hanno messo in rilievo. Tutte queste cose sono state dette, oppure è facile dirle: queste, ed altre somiglianti. Se non che, proprio perché sono facili a dire, e sono state dette facilmente, sorge in ognuno spontaneo il sospetto della loro superficialità, e quindi, poiché la superficialità è sempre falsa, della loro non verità. Il discorso vale, in primo luogo, per quella concezione puramente teoretica della filosofia, come di una scienza avulsa dalla vita: oggi anche ogni mediocre studioso di filosofia sa che, se pur c’è mai stata una tale aridità (non, certo, nei veri filosofi, nei maestri), tutta la speculazione contemporanea è diretta contro di essa. Chi definisse la filosofia come lo sforzo supremo d’impadronirsi delle ragioni della vita, definirebbe quel ch’è il segreto del filosofo moderno, il tormento profondo del suo pensiero e della sua vita stessa. Segreto e tormento, del resto, che non è una prerogativa di colui che noi chiamiamo filosofo )) ; ma è prerogativa e gloria dell’umanità pensante, di cui la storia della filosofia è soltanto la documentazione, ed i singoli grandi filosofi sono soltanto gli esemplari più cospicui, F, sono per questo, anche, i più grandi educatori del genere umano (1), È negli scolari e passivi ripetitori che la filosofia, svuotata della vita che l’animò, diventa sistema, dottrina, astrazione, metafisicheria: e contro di essa, allora, ben vengano che son salutari i motteggi ed i sarcasmi. Alle altre scienze si può perdonare se si astraggono dalla vita (coine, se no, far della fisica e della matematica?): alla filosofia, no, E non astrarsi dalla vita, non basta: ché, questo, è il lato soltanto negativo. Bisogna viverci dentro, prima di filosofarci su {primum vivere), o, piuttosto (ché il prima e il dopo son modi di dire volgare), bisogna vivere e pensare insieme, con intensità di vita e insieme con profondità di pensiero. (I) Nel discorso su la Conciliazione, alla Camera, M., parlando della riforma Gentile, disse : Io credo che, più che la filosofia, è interessante la storia della filosofia, e più ancora della storia della filosofia, la vita dei filosofi :^il conoscere come hanno lottato, come hanno sofferto, come si sono sacrificati per conquistare la loro verità. Questo è altamente educativo per i giovani che si affacciano alla vita dello spirito ». Ma la vita, si dirà, non è soltanto quella politica, né al pensiero si offrono soltanto i problemi del socialismo e del liberalismo. E noi risponderemo raccomandando di non perdere il buon senso, e quindi di neanche supporre che l’abbia perduto M.. Il quale deve essere persuaso più degli altri che fa la miglior politica colui che non ne fa affatto: che bada a far l’ingegnere, se ingegnere; il professore, se professore; il poeta, se poeta; il manovale, se manovale: ciascuno, a far bene il suo dovere, nella famiglia e nella società, nella sua arte o vocazione o mestiere per cui è nato. E sarebbe grottesco fargli dire che tutti gli uomini di pensiero abbiano come unico argomento da svolgere la critica del socialismo e del liberalismo, l’apoiogia del Fascismo. Immaginate se la già enorme (e, naturalmente, mediocre per la maggior parte) letteratura sul Fascismo dovesse accrescersi di quotidiane monotone trattazioni in piccoli o grossi tomi, per opera di tutti coloro che hanno qualche barlmne d’intelligenza e tengono una cattedra all’Università o nel movimento della pubblica cultura! Non è questo, certamente, il senso del discorso su accennato. È quest’altro, invece: che nessun uomo di pensiero, che si senta italiano, può disinteressarsi dei problemi che sta vivendo e agitando il Fascismo nel mondo; così come nessuno scienziato, e sia pure un cultore del calcolo infinitesimale, può disinteressarsi dei problemi che riguardano la vita e il valore dell’uomo. Tanto meno, poi, il filosofo. Dal quale, tuttavia, non sarebbe corretto di esigere che, per questa maggiore vicinanza ai problemi della vita poUtica e morale, si trasformasse in scrittore, esclusivamente, di questioni economiche e sociali. In Italia c’è un gruppo di giovani dalle menti educate alla filosofia che fa questo, e lo fa bene. Ma, come nell’universo materiale in ogni punto s’incentra la realtà del tutto, tanto più questa considerazione vale per l’universo spirituale: i problemi della filosofia hanno tutti un’intima connessione con la vita ed una immancabile risonanza nell’azione, ma non tutti l’hamio in modo manifesto ed immediato. Anzi, spesso, quanto meno un tal rapporto è immediato ed evidente, tanto più è intimo e profondo. Il filosofo trova soltanto alla fine, dopo un lungo giro di pensieri che sembrano i più lontani dalle questioni della vita quotidiana, soltanto alla fine trova una via soddisfacente alla soluzione di queste. Ne è prova ed esempio anche la filosofia bergsoniana arrivata soltanto ora alla questione sociale, morale e religiosa, dopo di essersi lungamente indugiata in problemi che parevano del tutto alieni. I problemi della filosofia si illuminano e ravvivano l’un l’altro, e nessuno ha luce e vita per sé. Essi si debbono, come si dice con termine tecnico, mediare fra loro. Prenderne uno, esclusivamente, separato dagli altri, è precludersi la via a intenderlo veramente. Questa, forse, è anche la ragione della insoddisfazione che ci resta delle molte teorie avanzate, pur da uomini d’ingegno e di dottrina, su lo Stato fascista e su i problemi da esso suscitati. La superiorità di M., invece, non soltanto come uomo politico, ma anche come pensatore, è la consapevolezza della risonanza che hanno nello Stato tutti i problemi della vita spirituale. Noi, ripetiamo, vogliamo essere obiettivi, tecnici. Rimosse le volgari obbiezioni, concediamo senza fatica che nella specificazione delle varie forme dell’attività umana (non entriamo in discussione sul valore di queste distinzioni), filosofo, propriamente, è colui che più degli altri persiste nell’atteggiamento critico-teoretico del pensiero e della riflessione sui problemi della vita e della storia umana. Noi, quindi, non abbiamo nessuna diflicoltà a presentare la nostra tesi nei termini più modesti: l’interesse predominante dello spirito M.ano è, senza dubbio, pratico-politico; ma in lui è vivissima la consapevole esigenza anche del valore del pensiero in sé e per sé, della considerazione della vita sub specie aeternitatis, propria della filosofia e della religione. Ma spingiamo la nostra tesi anche un po’ più in là: l’esperienza della vita e del mondo storico, da lui vissuta con potente e originale personalità, dà anche al suo pensiero una nota di originalità potente, della quale è possibile uno sviluppo in sede puramente teoretica. Queste due parti della tesi sono, tuttavia, da dimostrare. Per la prima, si potrebbe addurre l’interesse confessato per la filosofia, per la storia della filosofia e delle questioni religiose, sin dalla prima giovinezza, quando leggeva La morale dei positivisti dell’Ardigò e la Storia della filosofia del Fiorentino, e più tardi, quando scrisse per suo conto una storia della filosofia, un libro su Giovanni Huss, un abbozzo su le origini del Cristianesimo. Ma, poiché i documenti ci mancano quasi del tutto, non giova insisterci. Le prove, invece, abbondano ne’ suoi scritti più maturi. Quante volte ha ripetuto che il Fascismo <( non è soltanto azione, è anche pensiero » ; e che, pur rinunciando a formule e schemi, il Fascismo pena la morte 0 , peggio, il suicidio, deve darsi un corpo di dottrine », le quali (( non saranno, non devono essere delle camicie di Nesso che vincolino per l’eternità, ma devono costituire una norma orientatrice » ! E nella lettera a M. Bianchi, del 27 agosto 1921 (si noti, nel periodo più intenso Vedi nel discorso commemorativo del Luzzatti (30 marzo 1927) l’accenno a le verità eterne, senza di che la lotta dell’uomo contro l’uomo, di tutti contro tutti, finirebbe nel caos selvaggio e nel tramonto di ogni civiltà». Arnaldo scrisse: Egli ha saputo ricondursi alle grandi verità divine che resìstono all’urto dei secoli». E Benito commenta: Con queste parole, Arnaldo dimostrava di conoscere le intime e tormentate battaglie e vicende del mio spirito » {Vita di Arnaldo). deH’azione rivoluzionaria), augurava che sorgesse presto una (( filosofia del fascismo », e aggiimgeva; Attrezzare il cervello di dottrine e di solidi convincimenti non significa disarmare, ma irrobustire, rendere sempre più cosciente l’azione. I soldati che si battono con cognizione di causa sono sempre i migliori. Il Fascismo può e deve prendere a divisa il binomio mazziniano : Pensiero e Azione ». L’anno seguente ( Gerarchia », n. 3) forse gli sembrò che una tale filosofia ci fosse già nel movimento idealistico italiano: Questo processo politico è affiancato da un processo filosofico: se è vero che la materia è rimasta per im secolo su gli altari, oggi è lo spirito che ne prende il posto. Tutte le creazioni dello spirito, a cominciare da quelle religiose, vengono al primo piano... Quando si dice che Dio ritorna, s’intende affermare che i valori dello spirito ritornano ». In pieno Parlamento, infatti, egli aveva fatto una specie di clamorosa professione di idealismo: ((Voi socialisti siete testimoni che io non sono mai stato positivista, mai, nemmeno quando era nel vostro partito. Non solo per noi non esiste un dualismo fra materia e spirito, ma noi abbiamo annullato questa antitesi nella sintesi dello spirito. Lo spirito solo esiste, nient’altro esiste: né voi, né quest’aula, né le cose e gli oggetti che passano nella cinematografia fantastica dell’universo, il (juale esiste in (pianto io lo penso e solo nel mio pensiero, non indipendentemente dal mio pensiero. È l’anima, signori, che è ritornata » {Discorsi dal banco di deputato, pag. 118: questo è del 1“ dicembre 1921). L’accenno al problema gnoseologico, alla centralità del pensiero conoscitivo nel problema della realtà del mondo, non è il punto che più interessa qui; l’adesione all’idealismo è data sopratutto, io credo, per lo spiritualismo implicito in esso. Questo è un punto che ancor oggi presenta le maggiori difficoltà. Ad alcuni sembra (secondo chi scrive, giustamente) che il carattere gnoseologico predominante nell’idealismo, mentre non arriva a dar ragione di quella ch,’è la realtà oggetto dell’esperienza comune e delPindagine scientifica, nello stesso tempo impoverisca e disperda in schemi logici (la dialettica) rintimità della vita spirituale e il senso del mistero, del Trascendente, in essa implicato. Di queste difficoltà M. non sembra inconsaper vole, come dimostra il discorso tenuto il 31 ottobre 1926 al Congresso degli scienziati. Qualche volta mi sono posto dinanzi al fatto scienza, per vedere la mia posizione personale, la posizione del mio spirito di fronte a questo fatto: prima di tutto per definirlo. La mia definizione non dico che sia quella esatta, e potete anche respingerla, se la trovate inesatta, oppure insufficiente: credo che sia Pindagine e il controllo dei fenomeni che cadono sotto la nostra sensibilità e sotto quella degli strmnenti che noi possiamo adoperare... Dove può arrivare la scienza? Molto in là. Il secolo diciannovesimo ha fatto fare un balzo enorme alla scienza... Non c’è dubbio che la scienza tende al massimo fine; non c’è dubbio che la scienza, dopo avere studiato il mondo dei fenomeni, cerca affannosamente di spiegarne il perché. Il mio sommesso avviso è questo: non ritengo che la scienza possa arrivare a spiegare il perché, e quindi rimarrà sempre una zona di mistero, una parete chiusa. Lo spirito umano deve scrivere su questa parete una sola parola: Dio. Quindi, a mio avviso, non può esistere un conflitto fra scienza e fede. Queste sono polemiche di venti o trent’anni fa. La filosofia ha il suo campo, quello dello spirito. Vi è una zona riservata alla meditazione dei supremi fini della vita. Quindi, la scienza parte dall’esperienza, ma sbocca fatalmente nella filosofia e, a mio avviso, solo la filosofia può illuminare la scienza. Il testo, forse preso da nn resoconto stenografico, non deve essere stato riveduto; ci siamo permessi qualche ritocco. Il problema è troppo grave e complesso per discuterne qui, tanto più che, come s’è detto, res sub judice adhuc est. Ma i termini di esso sono ben quelli posti da M.: il mondo della conoscenza e della scienza è (juello dell’esperienza sensibile (così come il mondo della vita sociale e politica è quello del sentimento e della volontà); il problema dello spirito (nel quale, del resto, sboccano alla fine tutti gli altri problemi) è il problema proprio della filosofia: problema filosofico cb’è insieme un problema religioso. Si comprende, quindi, il tono diverso del discorso tenuto il 26 maggio 1929 al Congresso dei filosofi: rivendicato il merito del Fascismo per i valori dello spirito e della cultura; e riaffermata la sua convinzione su l’importanza della filosofia cbe, se fatta in mezzo alla vita contemporanea, (( serve ad animare gli orientamenti pratici dell’azione quotidiana », riconosce cbe c’è un lamento generale, in Italia e fuori, perché l’arte e la filosofia sembrano in un periodo di decadenza : Siamo in im periodo di transizione, siamo in un periodo nel quale, per necessità contingenti, siamo affaticati da problemi di ordine empirico materiale... D’altra parte, io penso che la grande fioritura dello spirito non sia lontana: io credo che fra qualche tempo avremo una grande filosofia, ima grande poesia, una grande arte. I materiali per questo si stanno elaborando proprio mentre noi parliamo ». Quali sono questi materiali che si stanno elaborando, e da cui dovrà sorgere una nuova grande filosofia, secondo il pensiero e le speranze di Mussohni? Comincia di qui la parte più difficoltosa del nostro argomento, perché, mancando accenni più espliciti, dobbiamo servirci più d’induzioni che di dimostrazioni. Ci soccorre, tuttavia, una tale abbondanza di documenti che permette di arguire, con sufficiente approssimazione, quale sia la sua intenzione. Anzitutto è chiaro che una parte almeno di quei materiali deve essere costituita da quanto di meglio possono offrire i principali indirizzi del pensiero filosofico contemporaneo. E però la mente corre, in primo luogo, a quelle correnti dipensiero che anche in Italia ebbero grande divulgazione al principio del secolo, e alle quali anche M., in via diretta o indiretta, deve qualcosa per la formazione della sua mentalità : vogliam dire il contingentismo, il bergsonismo e il pragmatismo. Abbiamo citato dianzi la sua affermazione di non essere stato mai positivista, ma, nello stesso tempo, abbiamo usato la maggior cautela per non presentarlo, quindi, senz’altro, coirne un idealista. Questo binomio, o dilemma che dir si voglia, vale meglio per la generazione, cresciuta subito dopo, esclusivamente dentro l’atmosfera dell’idea- Jismo italiano. M. s’è formato, in un primo tempo, dentro il clima mentale europeo; e però non è stato mai positivista perché ha compreso subito la vitalità e fecondità di cpiella critica del positivismo che veniva eseguita, pm* dentro di esso, dagl’indirizzi di pensiero ora ricordati. I risultati principali di quella critica ftuono questi: la realtà del mondo, non più veduta negli schemi intellettualistici del determinismo scientifico e del pesante grossolano positivismo, a sfondo materialistico, ma ravvivata dal senso della novità e della creazione, per cui il fenomeno si presenta sempre come qualcosa di singolare; il primato dell’intuizione che meglio di tutte le analisi concettuali coglie l’intimità delle cose e quella vita della coscienza in noi che, sola, ci guida a intendere lo slancio vitale che pervade il mondo della natura; il primato, quindi, anche dell’azione, come pensiero volitivo che realizza in concreto il mondo inserendovi l’evento e il fatto talora decisivo. Non è il luogo, questo, per mettere in rilievo (e d’altronde appartiene alla cultura filosofica corrente) quanta "vivacità e freschezza di idee fossero contenute in tale mo- Quaderni vimento di pensiero, che contribuì come nessun altro mai nella storia delia filosofia a dileguare dalle menti secolari abitudini scolastiche, a render più agile e penetrante Tin- telligenza, a dar vita nuova alla cultura, a far sentire la superiorità dell’azione su un pensiero astrattamente speculativo. Ma neppure è il caso di indugiarci a mostrare i difetti e le deficienze di quel movimento di pensiero che, pur criticando il positivismo, restava preso nell’orbita dei suoi problemi e del naturalismo in essi dominante. Il contingentismo ha avuto la sua migliore applicazione nella nuova scienza fisica, che segna il tramonto della vecchia concezione del determinismo materialistico. Ma fuori di H non potè e non può andare: quando,- già nei fondatori, si provò a ricavare qualche conseguenza d’ordine metafisico, di quelle verità eterne )) che reggono, non i fenomeni fisici, ma la vita deU’uomo, riuscì ben misera cosa. Ma lo stesso si deve dire del bergsonismo, e molto più del pragmatismo. Quell’intuizionismo conchiudeva in una svalutazione, non solo della scienza, governata esclusivamente da motivi pratici, ma della stessa vita cosciente, ridotta a un fluire » evanescente, a cui soltanto la mirabile arte dello scrittore prestava tesori di suggestioni. E che dire di quel vuoto ed e ffim ero pragmatismo, a cui qualcuno ancor oggi tenta di fare buon viso? L’azione per l’azione è come l’arte per l’arte: una frivolezza. L’azione, svuotata del suo contenuto ideale e del pensiero che la illumina e guida, diventa il principio di un volgare e inconchiudente praticismo. Veniamo aU’idealismo italiano. Qui siamo in un ambiente del tutto diverso, e in casa nostra, per cui, non soltanto la grandezza della costruzione (che ha posto, d’un tratto, l’Italia in prima linea nel movimento del pensiero filosofico contemporaneo), ma anche carità di patria ci persuade a utilizzare quanto più materiale si può. A noi sembra, infatti, che la mentalità mussohniana abbia assor- l»ito, e fatto propria sostanza, ciò che ha di più veramente originale e duraturo quest’idealismo: Vacuto senso storico dei problemi e la concezione spirituale della vita ( 1). Anche qui, anzi qui a maggior ragione, dobbiamo resistere alla tentazione di allungare il nostro studio con citazioni di pensieri e di atteggiamenti M.ani, che balzano alla memoria in folla. I suoi scritti e discorsi, e quegli atteggiamenti rivelatori del suo orientamento mentale così nelle grandi questioni internazionali come nel più modesto travaglio intorno ai dati della statistica, sono ben vivi e presenti al pensiero e al cuore di ogni italiano, anche se la riflessione comune inclini a trasvolare su i particolari per coglierne e sentirne l’animazione del tutto. Piuttosto, fermiamoei un momento per determinare i limiti entro i quali quei prineipii dell’idealismo trovano un’eco nella mentalità M.ana. La questione (ripetiamo ancora una volta) è oltremodo difficoltosa, perché si tratta di cosa non ancora da lui dichiarata e definita: sì che si corre il rischio di sembrare che si voglia sostituirsi a lui nell’interpretazione del suo pensiero, ovvero (peggio che mai) sovrapporgli vedute nostre personali. Noi faremo del nostro meglio per evitare entrambi gli inconvenienti. Osiamo, dunque, fissare questi punti, a nostro avviso, di fondamentale divergenza del pensiero M.ano da quello idealistico. In primo luogo, la sua lontananza dalla concezione idealistica in quanto questa è ispirata ad un assoluto storicismo che erige metafisicamente la Storia al signifieato e valore dell’Assoluto. Questa metafisica, che si risolve in un panteismo storico », non è, ci sembra. Come espressione estrema della sua adesione all’idealismo si debbono considerare le prime pagine dello scritto La dottrina del Fascismo. nella convinzione di M.. Il quale, giustamente, per quanto riponga tutta la dignità dell’uomo e della storia nel valore spirituale, ha troppo preciso e sicuro il senso della finitezza deU’umano: del limite che, mentre potenzia il pensiero e l’azione dell’uomo, ne delinea insieme esattamente i confini. In altri termini, egli ha una concezione più veramente storica della Storia. Ma, appunto per questo, egli si trova ad ugual distanza da quella specie di umanismo teologico che in alcuni idealisti è rimasto come residuo deU’hegelismo. È un idealismo, questo, di carattere fondamentalmente razionalistico. In questo punto. M., se non c’inganniamo, tradisce il carattere schiettamente cattolico della sua mentalità: se un Dio ci ha da essere, se c’è, meglio che sia quello religioso del Cristianesimo, del Cattolicismo. Qui si passa, quindi, ad una considerazione apparentemente opposta alla precedente: l’idealismo è troppo umanistico )>: il suo razionalismo affievolisce e smorza nell’uomo l’impulso aUa lotta e al sacrificio, l’anehto del futuro, il senso <( pericoloso » della vita, l’audacia dell’iniziativa e il gusto dell’eroico. Nell’uno come nell’altro caso l’uomo è agito dalla Storia, dallo Spirito Universale, da una dialettica » che per (( deificarlo )) istrada ogni sua azione e pensiero lungo una legge impersonale che ha la rigidezza del fato (1), e lo spersonalizza. All’i mm anentismo, storico o razionalistico, manca una parola magica: la fede. Se la usa, ne storpia il significato. La storia non è un itinerario obbligato: la storia è tutta contrasti, è tutta vicende » (Discorsi della rivoluzione). Proprio per questo, poi, essa non può esser lasciata in balìa di se stessa, secondo che vorrebbe la crociana religione della libertà». Di qui la necessità dello Stato, e degli Stati. Pronunziare questa parola, tuttavia, è presentare il problema più arduo e assillante per l’attuale coscienza contemporanea. M. lo sente, lo dichiara. Ci è venuto, a questo problema, lentamente: Nella gioventù io non credevo affatto: avevo inutilmente invocato il nome di Dio » (Ludwig, Colloqui). Invece, già afferma: Se il Fascismo non fosse una fede, come darebbe lo stoicismo e il coraggio ai suoi gregari? Solo una fede che ha raggiunto le altitudini religiose, può suggerire le parole uscite dalle labbra ormai esangui di Federico Florio». (Popolo d’Italia»). Non si può compiere nulla di grande se non si è in stato di amorosa passione, in stato di misticismo religioso » [Discorso alla Scissa di Milano). Fede dell’uomo in se stesso? E fede del fascista nell’idea stessa del Fascismo? Certamente, anche questo. Può » gli domanda Ludwig (pag. 224 di Colloqui) un discepo'lo di Machiavelli e di Nietzsche aver fede? ». M. gli risponde: In se stesso: ciò sarebbe già qualcosa». E in Gerarchia» [Viatico): Il Fascismo vince e vincerà finché conserverà quest’anima ferocemente unitaria e questa sua religiosa obbedienza, questa sua ascetica disciplina. Fede, dimque, non relativa, ma assoluta ». Ma l’assolutezza di questa fede nell’Idea esclude la fede propriamente religiosa, in Dio, o, piuttosto, la presuppone? La fede in se stesso, che direbbesi meglio fiducia », se non ha da essere mero calcolo delle proprie forze, non potrebbe essere alimentata da una forza superiore, ossia da una fede schiettamente religiosa? Al filosofo idealista questo sembra un problema insolubile: o si ha fede nelle proprie forze, egli dice, e si può procedere all’azione ; ovvero nelle proprie forze non si ha fede, e allora nasce la sfiducia e l’inattività. Il dilemma, come sono tutti i ragionamenti fatti a fil di logica, è troppo semplice: lo spirito umano è molto più sottile e complicato di ogni dialettica e di ogni logica astratta. Vediamo se dal pensiero di M. possiamo ricavare qpialche luce. Qualche volta egli ha accennato a un processo interiore come a fonte comune così della politica come dell’arte. Alla prima mostra del Novecento italiano disse: Ieri sera, dopo avere attentamente esaminata la Mostra, alcuni interrogativi hanno inquietato il mio spirito. Ve li accenno brevemente perché voi ne facciate oggetto di meditazioni necessarie. Primo, quale rapporto intercede tra la politica e l’arte? Quale tra il politico e l’artista? È possibile di stabilire una gerarchia fra queste due manifestazioni dello spirito umano? Che la politica sia un’arte, non v’è dubbio. Non è, certo, una scienza. Nemmeno mero empirismo. È, quindi, un’arte. Anche perché nella politica c’è molto intuito. La creazione politica, come quella artistica, è una elaborazione lenta e una divinazione subitanea. A un certo momento l’artista crea coll’ispirazione, il politico con la decisione. Entrambi lavorano con la materia e con lo spirito. Entrambi inseguono un ideale che li pungola e li trascende. Egli prosegue domandandosi se la guerra e il Fascismo abbiano lasciato tracce nell’arte : Il volgare direbbe di no perché, salvo il quadro A noi, non c’è nulla che ricordi e ohimè! fotografi gH avvenimenti trascorsi o riproduca le scene delle quali fummo in varia misura spettatori o protagonisti. Eppure il segno degli eventi c’è. Basta saperlo trovare. Questa pittura, questa scultura, diversifica da quella immediatamente precedente in Italia. (1^ Sembra in contraddizione, ma non Io è, la dichiarazione: Fra tutte le professioni la più affine al mio spirito è quella dell’ingegnere » (Saluto agli elettrotecnici, 25 settembre 1926). Ha un suo inconfondibile sigillo. Si vede che è il risultato di una severa disciplina interiore. Questa disciplina interiore » è, dunque, un punto di coincidenza della pobtica e dell’arte, e risulta da un’elaborazione lenta e una divinazione subitanea ». La politica, l’azione, non è (( mero empirismo ». Parlando del Luzzatti, disse : (( Egli aveva navigato per tutti i mari e negli oceani dello scibile umano, senza cadere nelle secche dello scetticismo e della negazione, perché egli credeva fermamente, e la fede è una sicura bussola per ogni viaggio ideale ». Di quale fede si parla qui? Di una fede, non v’ha dub bio, schiettamente religiosa. Nella Vita di Arnaldo si dice; <( Il giornalista diventa scrittore quando si interiorizza, quando comincia a vedere le cose non più sotto l’aspetto cinematico della contingenza, ma in quello della trascendenza; quando piega il capo per riflettere su i problemi originari; quando, come nel caso di Arnaldo, portato da un atroce dolore sulla cima, si sente come liberato dagl’impacci che lo legavano alla pianura e respira oramai nell’atmosfera delle cose infinite ed eterne. Il giornalismo del quotidiano finisce e comincia la poesia. Poesia dell’amore e della morte; della speranza e della rassegnazione; della vita terrena e del di là seducente e consolatore. La precedente (( discipbna interiore » consiste, dunque, in questo (( liberarsi » da ogni esteriorità, vivere <( nell’atmosfera delle cose infinite ed eterne », cercarsi (1) Coloro che ancor oggi seguitano a invocare un’arte fascista», hanno meditato abbastanza queste parole? Il discorso termina con una considerazione su l’arte che non ha nulla da invidiare, per finezza e senso d’interiorità, alle Estetiche oggi più celebrate; Io guardo e dico: questo marmo, questo quadro mi piace. Perché mi allieta gli occhi, perché mi dà il senso dell’armonia, perché quella creazione vive ed io mi sento vivo in lei, attraverso il brivido che dà la comunione e la conquista della bellezza ». alla radice del proprio essere sino al punto in cui all’a a- spetto cinematico della contingenza » subentra (( quello della trascendenza. Lì la poesia s’incontra con la Religione. L’immagine più divulgata di M., anche all’estero, è quella di una potente e fiera e intransigente volontà: egli è un dominatore ». Chi non ricorda il motto: agli amici, tutto il bene, ai nemici tutto il male possibile » ?. I Colloqui del Ludwig hanno ancor più divulgato il senso suo della solitudine interiore, e il suo acuto pessimismo intorno agli uomini fatto di compassione e di disprezzo. Trascendenza, ch’è anche (s’intende!) immanente, come senso morale e religioso, aU’uomo. In questo significato si parla ^immanenza nel discorso su La Riforma legislativa (12 maggio 1928, al Senato): E vengo allo Statuto. Bisogna intenderci, onorevoli senatori... Siamo sul terreno dell’archeologia o della politica? 0, se volete, siamo sul terreno dell’immanenza o su quello della contingenza? Si è mai pensato che una costituzione od uno statuto possano essere eterni e non invece temporanei? Immobili e non invece mntevoli? Di immanente, onorevoli senatori, di eterno, non vi sono che le leggi religiose. Il decalogo, ad esempio, è immanente: dieci articoli che vanno bene per tutti ì popoli, per tutte le altitudini, longitudini e latitudini ». Il Bescson, nella sua opera recente, Les deux soiirces de la morale et de la religion, dice: Nous n’irons pas jusqu’à dire qu’nn des attributs du chef endormi au fond de nous soit la férocité. Mais il est certain que la nature, massacreuse des individus en méme temps que génératrice des espèces, a dù vouloir le chef impitoyable si elle a prévu des chefs. L’histoire tout entière en témoigne. Cosi egli ha, in certo modo, spiegato e inquadrato il principio nietzschiano della volontà di potenza », facendone un principio della vita politica. Cfr. M. in Colloqui: a La tendenza all’imperialismo è ima delle forze elementari della natura umana, appunto come la volontà di potenza. Io non posso avere amici, io non ne ho. Ludwig gli chiede quando egli si sentì più solo: da giovane, fra i suoi compagni di partito, ovvero oggi ch’è il Duce del Fascismo? Oggi, disse egli senza esitare. Ma anche prima: in fondo, fui sempre solo. Vedi specialmente il Preludio al Machiavelli (in Gerarchia», maggio 1924). Ma, di disprezzo, soltanto, egli dice (Colloqui), l’nn per cento. Questo è l’uomo e il mondo guardato da un lato. Ma M. ne eonosce anche un altro : eccolo. Egli (Arnaldo) fu un buono-, il che non significa debole, poiché la bontà può benissimo conciliarsi con la più grande forza d’animo, col più ferreo compimento del proprio dovere. Essa è il risultato di una visione del mondo, nella quale gli elementi ottimistici superano i pessimistici, poiché la bontà non può essere scettica, ma deve essere credente. Rimanere buoni tutta la vita: questo dà la misura della vera grandezza di un’anima! Rimanere buoni, malgrado tutto. Il buono non si domanda mai se valga la pena: egli pensa che vale sempre la pena. Soccorrere un disgraziato, anche se immeritevole; asciugare una lacrima, anche se impura; dare un sollievo aUa miseria, una speranza alla tristezza, una consolazione alla morte: tutto ciò significa non considerarsi estranei aU’umanità, ma partecipi — carne e ossa — di essa : significa tessere la trama della simpatia, con fili invisibili, ma potenti, i quali legano gli spiriti e li rendono migliori » {Vita di A.). Siamo, dunque, passati d’tm tratto, da Nietzsche a Tol- stoi? L’apparenza può essere questa, la realtà è tutt’altra. Il principio nietzschiano s’è venuto trasformando nell’animo e nella mente di M. in un principio d’interiorità spirituale, che liberando l’uomo da ogni interesse mondano lo innalza per questo stesso sul mondo e gli dà la forza di dominarlo; ma, nello stesso tempo, raccogliendolo nella solitudine di se stesso, gli fa scoprire la sorgente eterna d’ogni valore spirituale, la quale è, in fine, anche, la fonte segreta della sua forza e azione nel mondo. Ciò ch’è grande nell’uomo, diceva Zarathustra, è Tesser egli un ponte, non già una mèta. Questa nota superumanistica )), come superamento del mero umanismo, Cfr., 611 questo punto, Appéndice, II. è ben rimasta in M.. Così come lo spirito di spregiudicatezza mentale, Tantifilisteismo, rantidemocratismo, l’avversione alla vita comoda » e l’istinto guerriero > 1 . Ma egli non può più essere persuaso di quel baccanale dell’Io in cui si risolve l’anticristianesimo del Superuomo e il suo disprezzo per ogni tradizione morale e religiosa dell’umanità. Il Titanismo, ancbe senza i fulmini più di nessun Giove, si abbatte e distrugge da se stesso. Per lo spirito eroico non basta la coscienza di possedere in sé il principio creatore della realtà: ci vuole ancbe la coscienza di un principio superiore che dia valore permanente alla sua azione. Quel dilemma, dunque, posto dal filosofo idealista è falso. Il che non fa meraviglia. Può la filosofia, ossia il pensiero critico, esaurire le ragioni della vita e della fede? Se tale esaurimento riuscisse alla filosofia e alla riflessione, scomparirebbe, sì, la fede, ma con essa scomparirebbe anche la vita. È misticismo, questo? Si, è misticismo. Fa paura la parola? Fa paura al filosofo illuminista, non ha fatto paura ad un filosofo come Bergson. C’è misticismo e misticismo, del resto: anzi, innumerevoli misticismi C’è quello buddistico e c’è quello del Nietzsche (ch’è, anch’esso, un misticismo, per quanto opposto all’altro). C’è un misticismo pagano e un misticismo cristiano: il Bergson ha trovato in questo secondo la fonte autentica della moralità e della religiosità. C’è un misticismo protestante e c’è un misticismo cattolico: questo secondo è il meno mistico di tutti. Coinè la pensa M. in questo punto? Lasciamo a lui la parola. Arnaldo era im credente, ma non com’egli disse nell’ultima conferenza alla Scuola di Mistica fascista — credente in un Dio generico che si chiama talvolta per sminuirlo Infinito, Cosmo, Essenza; ma in Dio nostro Signore, Creatore del Cielo e della Terra, e nel suo Figliuolo che un giorno premierà nei regni ultraterreni le nostre poche virtù, e perdonerà, speriamo, i molti difetti legati alle vicende della nostra vita terrena » {Vita di A.). Questa, la fede di Arnaldo. Quella di Benito segue poco dopo : (( Tutto quello che fu fatto non potrà essere cancellato, mentre il mio spirito, oramai liberato dalla materia, vivrà, dopo la piccola vita terrena, la vita immortale e universale di Dio. Noi non abbiamo nessun interesse (e neanche competenza) a entrare qui in questioni teologiche. Ci basta di aver dimostrato il nostro assunto: che il problema filo- Nei Colloqui del Ludwig, dopo di aver accennato alla possibilità di una soprannaturale apparizione», aggiunge: Negli ultimi anni si è in me rinsaldata la fede che vi possa essere una forza divina nell’universo. Urìstiana? Divina, ripete egli con un movimento della mano, che lasciò la mia domanda in aria. Gli uomini possono pregare Dio in molti modi: si deve lasciare assolutamente a ciascuno il proprio modo. Quella forza divina nell’universo » non è in arnionia col principio d’interiorità puramente spirituale da noi precedentemente posto. L’oscillazione spiega anche la sua ammirazione, su tutti i Dialoghi di Platone, per il sublime » Fedone, la cui prova dell’immortalità dell’anima dopo di averne esposto acutamente i punti centrali —reputò incatenante, consolatrice, perfetta... di un’evidenza assoluta » (vedi Nota su l’immortalità del- Panìma, in Gerarchia). Così anche l’antitesi cristiana-divina potrebbe far supporre un’incertezza che, certamente, non è nel pensiero di M.. 11 quale s’è espresso altrove diversamente. Parlando Per il settimo annuale della fondazione dei Fasci (28 marzo 1926), disse: Il sacerdote di quella religione che è dei nostri padri e nella quale crediamo, ha consacrato sessantasette gagliardetti dei vostri gruppi». Negli stessi Colloqui del Ludwig, ritornando su un argomento discusso già in Senato nel discorso per la Conciliazione, è ribadita, sì, la sua opinione che, se il cristianesimo non fosse giunto nella Roma imperiale sarebbe rimasto una setta sofico e quello religioso sono tra i problemi più vivi nel pensiero e ueU’animo di M.. E crediamo di aver raggiunta una sufficiente prova sia della prima e sia della seconda parte della nostra tesi. Ma, forse, la prova per la prima parte sembrerà raggiunta meglio che per la seconda. Quali germi di pensiero nuovo e originale si domanderà, e fecondo di possibili sviluppi, sono contenuti in questo diciam pure così — spiritualismo fascista? La risposta non può esser dubbia: lo spiritualismo M.ano è orientato verso un principio di pura interiorità, in cui trovano la loro coincidenza i problemi insieme della filosofia e della religione, dell’arte e della vita sociale-politica, della scienza e della storia lunana. Arrivati a questo punto, ognuno concederà che, a rigor di termini, avremmo il diritto di fermarci. Il diritto, e ebraica » ; ma, egli dice, si deve aggiungere che tutto era preparato dalla Provvidenza. Prima l’impero, poi la nascita di Gesù, e finalmente Paolo apinodato a Malta e giunto qui. Sì, certo, così era predestinato da una Provvidenza che dirige tutto. Forse più caratteristica di tutte è la dichiarazione seguente: Il cupi» dissolvi non appartiene alla religiosità dei ruraR italiani. Il contadino italiano non si angustia troppo, per sapere se l’inferno c’è o non c’è. EgU si mette in regola per il caso che ci sia, e basta» [Tempi della rivoluzione fascista). D cupio dissolvi non è, certamente, del misticismo M.ano : ed è del tutto giusto che tale religiosità dei rurali è perfettamente italiana ». La Sarfatti l’ha giudicato bene: Austero e rude, malgrado i suoi sporadici tentativi di rivolta, è in fondo un cattolico asceta-guerriero » [Dux). Qui non si deve costruire: si dovevano soltanto indicare i mate- riaU » e il punto di vista » che, presumibilmente, nel pensiero di Musso- Rni, potranno servire alla filosofia da lui auspicata. Chi desiderasse una prova ulteriore della origiuaRtà e fecondità deRo spiritnaRsmo mnssoR- niano, potrebbe confrontarlo, ad esempio, con queRo deU’ultimo Bergson, il forse anche il dovere: ché, quando il filosofo si avventura in campi estranei alla sua scienza, corre sempre il rischio di sbandarsi. È, bensì, vero che la filosofia pervade tutta la vita, tutti i campi della realtà; ma, cosi considerando le cose, il filosofo si trova riportato al livello di ogni uomo, e non sempre, allora, egli può competere con gli altri per ampiezza e ricchezza di vita e di esperienza. Ma lasciamo andare la questione dei diritti e dei doveri. Sta di fatto che questo saggio, per quanto voglia esser modesto, non può terminare qui: non si può trattare del pensiero di M. senza almeno un cenno al suo capolavoro. Il capolavoro di M. è lo Stato fascista, il quale è, bensì, un’opera di creazione politica, ma è tutto permeato di pensiero e di convincimenti, che rivelano, a chi ben consideri, quello stesso atteggiamento filosofico e religioso che noi abbiamo cercato di ricostruire dianzi sulla base de’ suoi scritti e delle sue dichiarazioni. Noi abbiamo non solo il diritto, ma anche il dovere di aggiungere, si potrebbe dire, la prova sperimentale della tesi esposta precedentemente. In corrispondenza con tale tesi, dunque, noi dovremmo far vedere, in primo luogo, che non può comprendere lo Stato fascista chi si pone da un punto di vista filosofico e religioso diverso da quello del suo creatore; e in secondo luogo, passando al lato positivo, che in tale creazione politica agiscono quegli stessi motivi originali di interiorità e senso della trascendenza che noi abbiamo indicati prima come posizione peculiare del suo atteggiamento mentale quale, anch’esso, fa leva sugli stessi principi fondamentali dell’interiorità e della trascendenza. Ma, mentre nel filosofo francese tale interiorità oscilla fra biologismo e psicologismo, essa si pone nell’italiano, passato attraverso l’idealismo, con la possibilità (non vogliamo dir di più) di una determinazione più pura. E similmente si dica per il Dio bergsoniano. Le differenze si riflettono, poi, anche nella diversità di concepire la funzione dello Stato, tanto dal lato sociale, quanto da quello della storia in generale. e spirituale in rispetto a tutti i problemi della realtà e della vita. Come premessa comune a entrambi i lati del problema cbe qui si presenta, bisogna far attenzione a questo fatto: die noi ora passiamo a considerare !’(( uomo » non più nella sua intimità e interiorità, in quella solitudine in cui soltanto Dio gli fa compagnia; ma nella vita sociale e politica, dove la sua vita è condizionata dalla vita comune e dal mondo storicamente determinato in cui egli si trova a inserire la sua azione di ogni giorno. La sua intimità e interiorità egli la deve vivere in questo mondo; la sua personalità egli la deve costruire come individualità cbe ha un significato e xm valore essenzialmente sociale; egli ha qui per giudice, non più Dio direttamente, ma il mondo della storia e della civiltà umana. L’uomo del senso comune, ch’è spesso anche l’nomo del buon senso, può trovare motivo di diffidare, anzi di sorridere, di ogni spiritualismo che non tenga conto di una tale condizionalità : che parli di nn’interiorità che si consuma dentro se stessa senza prodursi nel mondo; quasi che il filosofo e il mistico potessero mai realizzare una spiritualità pura, incorporea. Invece, lo spirito umano ha bisogno del corpo per realizzarsi, la vita è attaccata a interessi materiali: bisogna far i conti con la materia per realizzarsi spiritualmente. Non per questo la questione economica non è nna questione spirituale anch’essa: l’animale non ha nessuna questione economica da risolvere (già, l’animale non ha problemi di nessuna specie). È per l’uomo che il mangiare, il bere, il vestir panni e le altre necessità della vita, si presen- (1) Le filosofie neospiritualistiche, con quel loro ondeggiare continuo- fra la metafisica e la lirica sono perniciosissime per i piccoU cervelli (ilarità). Le filosofie neospiritualistiche sono come le ostriche: gustosissime al palato... ma bisogna digerirle!... (ilarità) ìì: M., nel primo discorso parlamentare (Discorsi dal banco di deputato). tano, non come cose a cui pensa la natura o il caso, ma come risultato della sua libera attività, del suo lavoro e ingegno; è per l’uomo, in quanto la società gli rende possibile la sua vita, che il lavoro è, oltre un diritto, xm dovere: un dovere sociale. Ma, d’altra parte, è pure ovvio che la spiritualità della questione economica esprime soltanto la condizione umana di quella spiritualità più profonda che l’uomo trova nella sua pura interiorità ; e che scambiare la questione economica con la questione morale, come fece il socialismo, è scambiare la condizione con il condizionato, i mezzi con il fine. Chiediamo scusa se la premessa sembrerà un po’ troppo lunga; ma essa era necessaria per spiegare nel modo più breve la nostra insoddisfazione per tutte le teorie fin qui addotte su lo Stato fascista. Preghiamo, con piena sincerità, il lettore di non sospettare che si abbia noi la pretesa di possedere il segreto di quella teoria. Teniamo estremamente, anzi, a dichiarare che innanzi all’opera di M. ci sentiamo disorientati. Solo vorremmo che anche gli altri confessassero questo disorientamento. Intorno allo Stato fascista s’è scritto oramai una biblioteca, fra l’Italia e l’estero. E naturale che gli scritti migliori siano quelli degli Italiani, tra i quali sono uomini di prim’ordine per cultura, e per intelligenza. E tuttavia avviene qui quel che avviene nei commenti di ogni capolavoro, poniamo della Divina Commedia', c’è qualcosa che, dopo tutte le indagini e i chiarimenti, sfugge. Nella poesia e nell’arte si può dar la colpa alla critica che non arriva mai a tradurre in concetti l’intuizione sentimentale. Qui, nell’opera politica di M., a noi sembra che la colpa sia dei teorici che restano al di sotto del punto centrale in cui lavora il suo genio creatore fra problemi di azione e di pensiero che costituiscono la sua personalità vivente. Facciamo almeno qualche cenno più esplicito. La letteratura su accennata può dividersi in opere di economisti, di giuristi, di politici, di filosofi. I discorsi fatti in generale sono, necessariamente, sempre un po’ vaghi. Ma noi qui abbiamo un interesse ben determinato, e non abbiamo nessun dovere di allontanarci da esso per entrare nella discussione dei particolari. A cominciare, quindi, dai filosofi, dichiariamo che una filosofia capace di penetrare in ciò che ha di più singolare lo Stato fascista non esiste ancora. I filosofi che ne hanno fin qui parlato (e alludiamo non soltanto agli itahani, ma anche agli stranieri), s’indugiano ancora in posizioni che M., anzi la storia guardata dal punto di vista fascista, s’è lasciato dietro le spalle. Ad esempio : c’è chi è ricorso allo Hegel per dimostrare ch’egli è il vero precursore della nuova civiltà del mondo inaugurata dal Fascismo. Non c’è bisogno di molta dottrina per far osservare che nel secolo intercorso fra lo Hegel e il Fascismo sono avvenute queste cose fondamentali; la critica fatta allo spirituahsmo idealistico-teologico dello Hegel da parte del marxismo da una parte, e del liberalismo dall’altra; e poi la critica, che già corre per il mondo, del Fascismo contro entrambi questi. Il marxismo ebbe tutte le ragioni di richiamare quello spiritualismo astratto alla base materiale-economica per intendere il concreto mondo storico e agire in esso. Il liberahsmo ebbe altrettanta ragione di non volerne sapere di quel teologismo, perché quel che a lui premeva era la libertà dell’uomo, e però dell’individuo vero e reale. Oggi il Fascismo ha superato, per parlare lo stesso linguaggio hegeliano, non soltanto l’astrattezza ed erroneità dello hegelismo, ma anche l’angustia mentale (ch’era una astrattezza ed erroneità opposta) comune al marxismo e al hberalismo. Come ritornare, dopo questo, a Hegel? Precursore? Ma, allora, ricominciamo da Platone e da Aristotele! QÙRnto inchiostro versato in questi anni per dimostrare che non c’è Hbertà senza autorità; che l’individuo s’identifica con lo Stato; che economia etica e politica sono la stessa cosa; che la sovranità dello Stato è un Assoluto che non può ammettere altro Assoluto fuori di sé, ed altrettali filosofemi caratteristici della filosofia hegeliana! La quale risolveva dialetticamente tutti i problemi del mondo e della storia in un processo logico del pensiero che alla fine si poneva come l’Assoluto metafisico, come il vero Dio, e vanificava, così, quelli che sono i concreti problemi del mondo storico e dell’uomo. Noi non intendiamo, con questo, di dire che tanto inchiostro sia stato versato inutilmente. Tutt’altro! È stato del tutto opportuno, per rinfrescare la memoria delle persone colte e per dirozzare la mente degli ignari su quelle che sono le premesse del pensiero contemporaneo e della civiltà moderna. Intendiamo di dire, invece, che quelle argomentazioni sono fuori fuoco: non colgono il Fascismo nel suo punto vitale. Per cogliere questo sono preferibili le poche meravigliose pagine, che veramente dànno il nuovo senso dello Stato », contenute nel discorso del Duce all’Assemblea quinquennale del Regime. Lo Stato come organismo giuridico, come la nazione stessa organizzata politicamente, come la sostanza etica di un popolo, e altrettali definizioni, colgono la propria natura dello Stato fascista? Filosofi, giuristi, politici si affaticano insieme a cercar di adattare le vecchie definizioni al corpo della realtà nuova. C’è un concetto che ritorna frequentemente in tutte le definizioni : quello della personalità dello Stato, come di una personalità superiore che assorbe, o deve assorbire, quella inferiore degli individui che lo compongono. Ma basta poca riflessione per accorgersi che quello Stato è una formula, una realtà anonima, una personalità che è tale soltanto nel senso in cui si parla di (( persona » in giurisprudenza quando si vuol dire di un ente o istituto che ha un riconoscimento dalla legge ed è (1) Son riportate e illustrate in Appendice, V. Quaderni soggetto » di diritti. Ossia, è una personalità ehe è il massimo della impersonalità. La personalità, inveee, dello Stato fascista consiste in questo: che c’è un Capo, una personalità e volontà in carne e ossa, che governa e dirige tutta la complessa vita statale. Lo Stato come Costituzione, come organismo politico-giuridico con tutti i suoi attributi e le sue forme di sovranità, resta come un presupposto che il Fascismo non ha nessuna intenzione di negare, perché, appunto, lo presuppone come un dato acquisito dalla coscienza giuridica e politica moderna. Se no, si tornerebbe al tipo delle Signorie, della coincidenza immediata di Stato e Principe (già notata da M. nel suo Preludio al Machiavelli) (1). Ma, come Aristotele diceva già sin da allora, che l’ordine e la forza di un esercito li fa sopratutto il buon comandante, così il Fascismo pensa che per uno Stato forte e capace di contar qualcosa nella determinazione della storia mondiale, quel che più conta è la volontà e capacità di chi siede al governo, dirige e determina la via da seguire. In quella volontà si debbono organizzare tutti i voleri, in quella personalità debbono prender corpo tutte le gerarchie, classi e categorie dello Stato, tutte le attività della Nazione. Gerarchie, classi e categorie, le quali collegano il Capo con il resto del corpo politico, sì che, per il tramite di esse, la personalità dello Stato, espressa in sommo grado dal Capo, arrivi via via sino al popolo e alla massa altrimenti amorfa e sbandata. È questione, dunque, di libertà e di autorità? Certamente! Ma non in quei termini astratti, non in una dialettica che per dimostrare troppo non dimostra niente, o può dimostrare ugualmente bene l’opposto. M. non s’è mai indugiato in tali esercitazioni : dichiarando che la libertà è un mezzo, non un fine » ha risolto la questione perentoriamente. Questo è autoritarismo, dispotismo, ecc., ha esclamato e tentato di dimostrare un filosofo liberale, a cui hanno fatto eco altri filosofi e politici stranieri. Strano! Quel filosofo passa la sua vita nella meditazione della Storia, e non s’è ancora accorto che la Storia la fa non l’individuo isolato con la sua astratta libertà, ma l’individuo in quanto volontà e libertà organizzata in quell’organismo spirituale che è lo Stato. Sono gli Stati che decidono del mondo storico-sociale, non gl’individui come tali: così come sono gli eserciti che determinano la vittoria, non i soldiati singolarmente presi (1). Stato etico )), si dice: e questo, si aggiunge, almeno questo, è pure un concetto di marca schiettamente hegeliana. Per cui, dall’altra parte, si protesta: eccoci tornati, col Fascismo, alla (( morale di Stato )), alla morale governativa » : quale aberrazione filosofica e morale ! Se non che, anche qui, non si può raccomandare abbastanza di non perdersi in queste discussioni, e di attingere direttamente alla fonte delle parole e del pensiero di M.. Prendiamo un passo: Né si pensi di negare il carattere morale dello Stato Fascista, perché io mi vergognerei di parlare da questa tribuna se non sentissi di rappresentare la forza morale e spirituale dello Stato. Che cosa sarebbe lo Stato se non avesse im suo spirito, una sua morale, che è quella che dà la forza alle sue leggi, e per la quale esso riesce a farsi ubbidire dai cittadini? Che cosa sarebbe lo Stato? Una cosa miserevole, davanti alla quale i cittadini avrebbero il diritto della rivolta e del disprezzo. Lo Stato Fascista rivendica in pieno il suo carattere di eticità: è Cattolico, ma è Fascista, anzi sopra- Nella silenziosa coordinazione di tutte le forze agli ordini di uno solo, è il segreto perenne di ogni vittoria » {Tempi della rivoluzione fascista, pag. 166). Non basta, dunque, dire con Tidealismo che il mondo storico è una creazione dell’uomo. Bisogna aggiungere; deU’uomo organizzato nella società, e in primo luogo in quella forma più potente di società h’è lo Stato fascisticamente inteso. 3tutto, esclusivamente, essenzialmente Fascista. Il Cattoli- cismo lo integra, e noi lo dichiariamo apertamente, ma nessuno pensi, sotto la specie filosofica o metafisica, di cambiarci le carte in tavola » (1). Vediamo di non cambiargli le carte in tavola. Contro una Chiesa che, movendo dal principio di esclusivo monopolio nella direzione delle coscienze, tende a tener per sé, come si dice nel linguaggio scolastico (del tempo in cui si faceva questione fra Papa e Imperatore per il governo del mondo), tutto (( lo spirituale », e a lasciare allo Stato la sola cura dei beni materiali: contro tale Chiesa M. adduce, di pieno diritto, la rivolta della sua coscienza, del suo senso di Capo di uno Stato moderno, che sa di governare degli uomini liberi e non già un gregge, di guidare un popolo verso un ideale di civiltà e non già di essere un sentplice amministratore di beni, ed afferma il carattere spirituale dello Stato e il fondamento morale che sostiene la sua autorità di Capo. Ma da questo al concetto che risolve il problema morale nel problema dello Stato, c’è un molto rispettabile intervallo, anzi xm abisso, che a noi non risulta in alcun modo che M. abbia mai tentato di varcare. Stato unitario, totabtario : tutto nello Stato, per lo Stato, nulla fuori e, sopratutto, nulla contro di esso. E può essere diversamente data la nuova concezione fascista? Come in guerra tutte le forze materiali e spirituali della Nazione vengono organizzate, senza residuo, per la vittoria delle armi; così in pace lo Stato fascista ha bisogno di tutte le forze, fisiche, morali e intellettuali, de’ suoi cittadini per vincere quella più grande battaglia che determina il posto di uno Stato nel mondo e il corso della storia stessa. Discorso aUa Camera per Gli accordi del Luterano. (2) Io considero la politica come una milizia o combattimento (Tempi della rivoluzione fascista). Il Fascismo non vuole, dentro Quindi nulla, di quanto l’individuo può dare, sfugge all’interesse dello Stato fascista: la sua ctdtura, la sua educazione, la sua coscienza morale, la stessa sua coscienza religiosa. Ma questo non implica un assorbimento » del-- l’individuo nel senso che lo Stato ne succhi e svuoti la personalità ! Tutt’altro : lo Stato fascista ha ogni interesse, anzi, a potenziare la personalità fisica e morale dell’individuo, a sollecitarne la libera iniziativa, a trar profitto dalla sua vocazione e dalle sue inclinazioni, e, ove occorra, anche dalle sue ambizioni e dalle legittime aspirazioni al benessere e agli agi materiali. Non, dunque, che sia erronea la così detta identificazione dell’individuo con lo Stato; ma, presentata in quella dialettica astratta, non dice nulla di positivo, e può condurre, ripetiamo, anche a dire il contrario ( 1). Così, per la questione economica. Stato corporativo, sì, certo : è un caposaldo dello Stato fascista, che qui si lascia di nuovo dietro le spalle il socialismo e il liberalismo insieme. Ma se da questo si vuol dedurre che l’originalità e importanza dello Stato fascista sia tutta in questo punto, nell’aver immessa una coscienza statale » nel giuoco degli interessi lo Stato, la lotta: vuole, anzi, Tarmonia e la collaborazione. Ma nel confronto con le forze estranee sente che la vita è un combattimento continuo, incessante », da accettare con grande disinvoltura, con grande coraggio, con la intrepidezza necessaria » {Per il settimo annuale della fondazione dei fasci). Non si tratta di mera coincidenza o non coincidenza della volontà deU’individuo con quella dello Stato, ma di un processo che si può ben chiamare di educazione dell’individuo per opera dello Stato fascista : La politica è l’arte di governare gli uomini, cioè di orientare, utilizzare, educare le loro passioni, i loro egoismi, i loro interessi in vista di scopi d’ordine generale che trascendono quasi sempre la vita individuale perché si proiettano nel futuro ». L’individuo, infatti, non educato politicamente, tende a evadere continuamente: tende a disubbidire alle leggi, a non pagare i tributi, a non fare la guerra: pochi sono coloro — eroi o santi — che sacrificano il proprio io sull’altare dello Stato » (Preludio al Machiavelli), Sul concetto di Stato fascista come Stato educatore, ved. Appendice, pag. 55. materiali che governano l’economia di un Paese, c’è l’evidente pericolo di fare del Fascismo un’antitesi, sì, del comuniSmo e bolscevismo, ma su lo stesso piano. In somma: economia, etica, politica sono, bensì, legate indissolubilmente nello Stato fascista, ma non per questo l’una è la stessa cosa dell’altra. E veniamo, infine, alla tanto dibattuta questione religiosa. Stato confessionale? No, certo: si è detto e ripetuto. Allora, Stato superconfessionale » ? Sì, certo, nell’ovvio senso in cui, negandosi che sia confessionale, si vuole pure affermare la sua religiosità. La religiosità, si ha ima grande premura di aggiungere e ripetere a sazietà, immanente ». Non ha detto il Duce: (( tutto nello Stato, nulla fuori dello Stato »? Ma la conseguenza, al solito, è tratta troppo facilmente, con una argomentazione che, per voler esser troppo profonda, resta alla superficie della questione e del pensiero di M.. Il quale non ha mai sognato di fare della religione una questione meramente politica. Dal dire che lo Stato fascista ha estremo interesse a coltivare la coscienza religiosa della Nazione; a dire che, quindi, è lo Stato stesso che crea quella coscienza e ne è l’arbitro, ci corre quel solito intervallo o abisso che M. non consta abbia tentato di abolire. Ancora una volta ! Noi non abbiamo nessuna nostra filosofia da esibire, e non pretendiamo a nessun brevetto di scopritori o interpreti del pensiero M.ano. Ci limitiamo a esibire dei (( materiali » e dei punti di vista », quali possono essere rigorosamente documentati da fatti e da scritti. E però domandiamo : quella teoria (( immanentistica » è in accordo con ciò che consta del pensiero e dell’azione mus- soliniana? Abbiamo addotto sufficienti documenti in precedenza, e però rispondiamo: non consta, anzi consta il contrario. Diciamo meglio e di più: quel che consta è un’impostazione del problema politico-religioso in termini del tutto nuovi e fecondi di sviluppi nell’avvenire della coscienza politico-religiosa, non soltanto degli Italiani, ma dell’uomo semplicemente, in universale. C’è un fatto: che lo Stato ha affermato la sua assoluta sovranità nel mondo dello spirito storicamente considerato ; e contemporaneamente la Chiesa ha rinunciato a entrare più nelle questioni interne allo Stato e nelle competizioni, di qualsiasi specie, fra gli Stati. Le due sfere si sono, per la prima volta dacché esistono, delineati e definiti esattamente, per lo meno in via di diritto, i rispettivi confini. Con questa reciproca delimitazione hanno posto, insieme, il loro preciso rapporto : quindi né assoggettamento della sovranità dell’uno all’altra, né separazione nel senso che l’uno non voglia saper nulla dell’altra. Lo Stato fascista, proprio perché è uno Stato etico, sa che, per parlare in termini bergsoniani, ci sono due fonti, o si dica due punti di vista, della vita morale e religiosa dell’uomo, a seconda che questa si consideri nella realtà sociale-politica della storia, ovvero in quella interiorità dell’uomo e della personalità ch’è la sua spiritualità pura. Abbiamo spiegato a sufficienza, dianzi, che questi due punti di vista non si escludono, anzi sono vitalmente e indissolubilmente legati. Lo Stato fascista può, dunque, liberamente riconoscere che, fra tutte le religioni esistenti, quella Cattolica è più delle altre consona alla sua mentalità e ai suoi fini: per la spiritualità ch’è alla base del Cristianesimo, e per il senso della vita morale concepita nel Cattolicismo secondo quegli stessi principii di disciplina, di gerarchia, di obbedienza all’autorità, che sono alla base della concezione politica del Fascismo. Lo Stato ha tutto da guadagnare da questo accordo della coscienza religiosa con la coscienza politica degli Italiani, che pon termine a un dissidio rimasto, secondo Fespressione di M. stesso, come una spina confitta nel profondo dell’anima nazionale. Ma la Chiesa non ha da guadagnare di meno; anzi, ha innanzi un programma da realizzare anche più vasto e profondo: liberata dagl’interessi politici, accostarsi sempre di più alle coscienze nella pura interiorità, parlare ad esse un linguaggio più intelhgibile e persuasivo, rinnovare nelle menti e nei cuori i motivi di quella fede che fece la sua grandezza in altri tempi, anzi in ogni tempo. Solo per questa via alla conciliazione fra essa e lo Stato potrà seguire l’altra fra essa e il pensiero moderno. ILa Sarfatti {Dux) riporta dal giornale repubblicano, Il pensiero romagnolo », una buona parte di uno studio giovanile di M. su La filosofia della forza, nel quale sono riassunti i motivi della sua ammirazione per il Nietzsche, e insieme quelli del suo dissenso da tale filosofia. I primi si risolvono nella concezione attivistica della vita come creazione di nuovi valori spirituali: Questa volontà di potenza, che si esplica nella creazione di nuovi valori morali o artistici o sociali, dà uno scopo alla vita. Creare! Ecco la grande redenzione dai dolori, e il conforto della vita. Il superuomo — ecco la grande creazione nitciana. Quale impulso segreto, quale interna rivolta hanno suggerito al solitario professore di lingue antiche nell’università di Basilea questa superba nozione? Forse il taedium vitae: della vita quale si svolge nelle odierne società civili dove l’irrimediabile mediocrità trionfa. E Nietzsche suona la diana di un prossimo ritorno all’ideale; ma a un ideale diverso fondamentalmente da quelli in cui hanno creduto le generazioni passate ». Che il Nietzsche non abbia esposto sistematicamente la sua filosofia, non importa: Ciò che v’è di caduco, di sterile, di negativo in tutte le filosofie, è precisamente il sistema: questa costruzione ideale, spesse volte illogica e arbitraria. L’avversione al sistema », nel senso scolastico di una dottrina chiusa nel cerchio di astratte definizioni e di procedimenti puramente razionali, dà, per lo meno estrinsecamente, il carattere più originale della filosofia contemporanea. Il punto veramente debole della concezione nitciana è, invece, quello colto sin da allora da M., là dove posto il principio che l’istinto di socievolezza è inerente alla natura stessa dell’uomo », onde non si concepisce un individuo che possa vivere avulso dall’infinita catena degli esseri », nota la contraddizione in cui fatalmente doveva aggrovigliarsi il Nietzsche, il quale (c sentiva la fatalità di questa che potrebbe dirsi legge della solidarietà universale, sì che per uscire dalla contraddizione il superuomo, l’eroe nitciano, dall’interno scatena la sua volontà di potenza aH’esterno... Ma, o il superuomo è unico, e non ubbidisce a leggi; o ammette delle limitazioni al suo arbitrio individuale, e allora rientra nella mandria. Davanti a questo dilemma Nietzsche immagina che la società rovini e crepiti come un gigantesco fuoco d’artificio Anche l’anticristianesimo nitciano è veduto nel suo significato più positivo e, in fine, contingente: Per comprendere questo feroce anticristianesimo nitciano, dobbiamo esaminare alcun poco il mondo interno del Nietzsche. Egli era profondamente antitedesco. La gravità teutonica e il mercantilismo inglese erano ugualmente indigesti all’autore di Zarathustra. Forse il suo anticristo è l’ultimo portato di una violenta reazione contro la Germania feudale, pedante, cristiana ». Il volumetto Giovanni Huss, il veridico (Roma, Po- drecca e Galantara) è una buonissima monografia di carattere schiettamente storico. L’intenzione anticlericale vi è aggiunta nella Prefazione, e qua e là incidentalmente, e in ogni modo non oltrepassa il limite doveroso del rispetto verso il Cristianesimo: verso di questo, anzi, è evidente una sincera simpatia. Ancora ima volta Huss si difende dall’accusa di eresia. Egli non si proponeva che la purificazione del clero dagli elementi che lo demoralizzavano... Stridente antitesi! Mentre i prelati alti e bassi della chiesa non miravano che ad arricchire, e talvolta lasciavano in retaggio ai figli e ai nepoti ricchezze favolose, l’eretico Huss, come il Cristo, null’altro lascia alPinfuori di alcuni poveri indumenti. Huss non aveva solo predicato, ma anche praticato, e come San Francesco d’Assisi aveva sposato coram populo, madonna Povertà.Gli eretici parlano in nome del popolo e al popolo. È un ritorno al Vangelo, eh’essi vogliono: un ritorno alla vita povera, ma solidale, delle prime comunità cristiane. Non cosi, tuttavia, i seguaci di Huss, che (( superarono in barbarie la Chiesa di Roma » : essi si ispirarono a Jehova, (( non al mite apostolo di Nazareth. Ispirazione, dunque, questa dominante nel volumetto su Huss, da riformatore, e però morale, e in fine religiosa. La religiosità, tuttavia, è concepita e sentita al di fuori di ogni dogma: Cosi [con l’eresia di Huss], la storia della progressiva liberazione del genere umano dai ceppi delle credenze dogmatiche non subisce di secolo in secolo soluzione di continuità. Dal senso vivo d’interiorità (ch’è il senso stesso della individualità e personalità puramente spirituale) deriva, per contrapposto, tanto più vivo quello dell’esteriorità e del dominio meditato della volontà sul mondo in cui l’uomo deve agire. Negli scritti e discorsi di M. si accenna più volte ad un tale senso della vita interiore, ch’è, poi, la fonte prima del problema filosofico e religioso. Già nel 1914, fondando Il Popolo d’Italia», scriveva: Non tutti i miei amici d’ieri mi seguiranno; ma molti altri spiriti ribelli si raccoglieranno attorno a me. Farò un giornale indipendente, liberissimo, personale, mio. Ne risponderò solo alla mia coscienza e a nessun altro ». E nel 1929 (Su gli Accordi del Laterano », alla Camera) : (( Ecco che io mi son trovato di fronte a una di quelle responsabilità che fanno tremare le vene e i polsi di un uomo. E non potevo chiedere consiglio a chicchessia: solo la mia coscienza mi doveva segnare la strada attraverso penose, lunghe meditazioni ». Nei momenti più solenni l’uomo si sente solo: solo con se stesso e con Dio ((( Cosi Iddio mi assista nel condurre a termine vittorioso la mia ardua fatica »). Il Barnes {Gli aspetti universali del Fascismo), scrive : È questa l’attitudine di M. innanzi ai problemi pratici della vita: una profonda coscienza del bene e del male, un infinito senso di responsabilità... Ne deriva una continua autocritica ed un automartirio che, se non fossero la sua fede, il senso di dovere verso la sua vocazione, il suo coraggio morale, lo spingerebbero verso una vita contemplativa. Sant’Ignazio di Loyola, e non Napoleone, è la figura spirituale che può essere compagna a M. ». Tenendo presente quanto abbiamo notato dianzi sul rapporto fra il senso d’interiorità e quello del dominio della volontà sul mondo esteriore, è facile vedere sino a qual punto colga giusto Fosservazione del Barnes. Il paragone coglie un aspetto della personalità del Duce che andava messo in rilievo contro chi vede di quella soltanto il lato esteriore, l’atteg- giamento napoleonico », del conquistatore o dominatore, o meglio, per dirla con parola corrente e più vicina all’idea, del realizzatore ». Ma quell’aspetto, separato dall’altro, vien fuori deformato. Il senso d’interiorità è in M. anche la fonte segreta della sua forza di volontà. In conchiusione, M. è una sintesi nuova che assorbe e trasfigura interamente i vecchi termini in contrasto. Che cosa ci pongono di fronte gli avversari? Niente: delle miserie. Sono ancora in arretrato di 50 anni in fatto di filosofia. Stanno postillando tutte le fantasie dei positivisti : fantasie, dico, poiché come non vi è un uomo più pericoloso del pacifista, così non vi è un ideologo più pericoloso del positivista. Tutto il processo di rinnovazione spirituale delle nuove generazioni è a loro ignoto » [Nel quinto anniversario della fondazione dei Fasci). Idealismo è il termine generale più acconcio a comprendere il movimento della filosofia contemporanea sorto contro il positivismo che aveva dominato la cultura europea nel periodo precedente a quello a cui M. accenna. In quanto antipositivista, il pensiero M.ano si può hen definire idealista. Che i fatti non si intendano senza l’attività del pensiero, e che la realtà non si domini senza un principio spirituale, è verità messa in gran luce dall’idealismo contemporaneo, svoltosi poi in svariate direzioni. La varietà di queste direzioni dipende, da una parte, dalla diversa valutazione del positivismo criticato; e dall’altra, dalla diversità di significato del principio spirituale ispiratore. Per la prima parte, la critica più avveduta ha cercato di salvare, nel positivismo, l’esigenza di concretezza, il senso della realtà dell’esperienza lunana (conoscitiva e pratica): l’idealismo è andato d’accordo, qui, col positivismo nella tendenza contro la metafisica e la logica astratta. Per ìa seconda, l’atteggiamento generale dell’idealismo è stato per una rivalutazione dei principii religiosi, di cui l’illuminismo aveva fatto troppo buon mercato : senza di essi, infatti, neppiure s’intende il valore morale della vita e il dovere del sacrificio per gl’ideali che fanno grande l’uomo. Ma, poi, non sempre l’idealismo ha salvato abbastanza, da un lato, il senso di concretezza del mondo dell’esperienza; dall’altro, il senso veramente religioso della vita spirituale. I/idealismo assoluto, in modo particolare, viene oggi criticato da entrambi i lati, ed è questa la ragione per cui gli si oppongono, da una parte, correnti di pensiero più vicine ai problemi dell’esperienza e della scienza, e dall’altra lo schietto spiritualismo. Questi problemi, interni all’idealismo, sono presenti, sia pure germinalmente, anche nel pensiero di M., sopratutto nelle pagine in cui espone le idee fondamentali della Dottrina del Fascismo, che ora passiamo ad esaminare. (( Come ogni salda concezione politica, il Fascismo è prassi ed è pensiero, azione a cui è immanente una dottrina che, sorgendo da un dato sistema di forze storiche, vi resta inserita-e vi opera dal di dentro. Ha, quindi, una dorma correlativa alle contingenze di luogo e di tempo, ma ha insieme un contenuto ideale che la eleva a formula di verità nella storia superiore del pensiero. Non si agisce spiritualmente nel mondo come volontà umana dominatrice di volontà senza un concetto della realtà transeunte e particolare su cui bisogna agire, e della realtà permanente e universale in cui la prima ha il suo essere e la sua vita. Non c’è concetto dello Stato che non sia fondamentalmente concetto della vita: filosofia o intuizione, sistema di idee che si svolge in ima costruzione logica, o si raccoglie in una visione o in una fede ». Quaderni [Si noti, nel primo passo, il rapporto posto fra la contingenza o realtà della storia, in cui vive l’uomo, e U valore universale del pensiero che la illumina. Ivi si accenna anche all’altro problema del rapporto fra il pensiero e l’azione: o, come meglio si vede nel secondo passo, tra filosofia e fede religiosa. Il pensiero filosofico si svolge, di necessità, in un sistema concettuale; nella fede il pensiero è soltanto intuizione, e diventa, così, principio di vita e di azione]. Così il fascismo non s’intenderebbe in molti dei suoi atteggiamenti pratici, come organizzazione di partito, come sistema di educazione, come disciplina, se non si guardasse alla luce del suo modo generale di concepire la vita. Modo spiritualistico. Il mondo per il Fascismo non è questo mondo materiale che appare alla superficie, in cui l’uomo è un individuo separato da tutti gli altri e per sé stante, ed è governato da una legge naturale che istintivamente lo trae a vivere una vita di piacere egoistico e momentaneo. L’uomo del Fascismo è individuo che è nazione e patria, legge morale che stringe insieme individui e generazioni in una tradizione e in una missione che sopprime l’istinto della vita chiusa nel breve giro del piacere per instaurare nel dovere una vita superiore libera da limiti di tempo e di spazio; una vita in cui l’individuo, attraverso l’abnegazione di sé, il sacrifizio dei suoi interessi particolari, la stessa morte, realizza quell’esistenza tutta spirituale in cui è il suo valore di uomo )). [Il a modo spiritualistico )) di concepire e sentire la vita è qui esposto con tutta chiarezza nelle sue ragioni morali. Non implicherà esso un principio anche di fede religiosa? Come, infatti, richiedere all’individuo l’abnegazione di sé e la rinuncia ai suoi interessi, alla vita stessa, senza una fede trascendente?] (( Dimque, concezione spiritualistica, sorta anch’essa dalla generale reazione del secolo contro il fiacco e materialistico positivismo dell’Ottocento. Antipositivistica, ma positiva: non scettica, né agnostica, né pessimistica, né passivamente ottimistica, come sono in generale le dot* trine (tutte negative) che pongono il centro della vita fuori dell’uomo, che con la sua libera volontà può e deve crearsi il suo mondo. Il Fascismo vuole l’uomo attivo e impegnato nell’azione con tutte le sue energie: lo vuole virilmente consapevole delle difficoltà che ci sono, e pronto ad affrontarle. Concepisce la vita come lotta, pensando che spetti all’uomo conquistarsi quella che sia veramente degna di lui, creando prima di tutto in se stesso lo strumento (fisico, morale, intellettuale) per edificarla. Così per l’individuo singolo, così per la nazione, così per Fumanità. Quindi l’alto valore della cultura in tutte le sue forme (arte, religione, scienza), e l’importanza grandissima dell’educazione. Questa concezione positiva della vita è, evidentemente, una concezione etica. E investe tutta la realtà, nonché l’attività umana che la signoreggia. Nessuna azione sottratta al giudizio morale; niente al mondo che si possa spogliare del valore che a tutto compete in ordine ai fini morali. La vita, perciò, quale la concepisce il fascista, è seria, austera, religiosa. Il Fascismo è una concezione religiosa, in cui l’uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una legge superiore, con una volontà obiettiva, che trascende l’individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale. Chi nella politica religiosa del regime fascista si è fermato a considerazioni di mera opportunità, non ha inteso che il Fascismo, oltre a essere un sistema di governo, è anche, e prima di tutto, un sistema di pensiero », [Innegabilmente, questo spiritualismo è d’ispirazione schiettamente religiosa. Ma e questo è un punto di capitale importanza per l’intelligenza della religiosità immanente allo spiritualismo caratteristico della dottrina fascista — non vuole che il senso religioso della vita svigorisca, o neghi addirittura, l’attività dell’uomo e la sua fede nella propria volontà. Fascismo è, anzi, spirito d’iniziativa, audacia, senso eroico della vita. Dottrine negative di quest’attivismo, si dice nel passo ora riferito, sono tutte quelle che pongono il centro della vita fuori dell’uomo. Tali, aggiungiamo noi, tutte le forme di panteismo. Il Cristianesimo non è panteismo: e però — salvo in alcune interpretazioni e manifestazioni secondarie — non nega la volontà e l’attività, e può, anzi, rinvigorire il senso morale della vita col dare un valore assoluto anche al dovere di sacrificare la vita stessa per un ideale puramente umano come quello della Patria. Non si scordi che è proprio del Cristianesimo il concetto della vita come milizia. Il cristiano, infatti, pone, bensì, il suo Dio oltre di sé, trascendente, ma non fuori di sé: lo trova nella più profonda interiorità della sua stessa vita spirituale. Queste considerazioni, da noi aggiunte, non paiono in contrasto con il motivo ispiratore del passo riferito. La loro conformità, anzi, a esso sarà anche più chiara, se si tiene presente che il Fascismo, non solo non è soltanto (( un sistema di governo », ma non è neppure soltanto un sistema di pensiero » : è anche, come s’è veduto innanzi, una fede (1)]. (( Il Fascismo è una concezione storica, nella quale l’uomo non è quello che è se non in funzione del processo spirituale a cui concorre, nei gruppo familiare e sociale, nella nazione e nella storia, a cui tutte le nazioni Questo principio della fede basta a differenziare l’agnosticismo religioso da quello areligioso di origine positivista. Dio non è, certamente, oggetto di conoscenza. Ma non per questo la sua esistenza è ipotetica! Mettiamo qui questa considerazione per chiarire il significato di talune espressioni di M. in altri scritti. Nello scritto che stiamo esaminando, Dio, infatti, vien definito, a scanso di equivoci, come volontà: oggetto, dunque, di fede, non di conoscenza (intesa, questa, nel senso della scienza). Si badi, però, di non cadere in un altro equivoco EQUIVOCO GRICE su la parola oggetto » : la volontà non è mai oggetto, e la volontà di Dio, a cui s’ispira l’uomo religioso, vien sentita, amata e. seguita, nella pura interiorità della coscienza, che poi si manifesta nell’azione. Fcollaborano. Donde il gran valore della tradizione nelle memorie, nella lingua, nei costumi, nelle norme del vivere sociale. Fuori della storia l’uomo è nulla ». [L’uomo non può vivere la sua vita di azione, e realizzare in sé i più alti valori umani, fuori della società, ossia fuori del mondo storico in cui la sua vita si trova, di fatto, inserita. Questo è, evidentemente, il significato della proposizione: Fuori della storia l’uomo è nulla». Il problema deH’immortalità dell’anima è, qui, fuori causa. E sarebbe, reputiamo, fraintendere il pensiero di M. interpretare queste parole come l’affermazione di un panteismo storico, o di uno storicismo assoluto (1), cbe risolvesse tutto l’uomo, senza residùo, nel mondo della storia]. Perciò il Fascismo è contro tutte le astrazioni individualistiche, a base materialistica, tipo secolo xviii: ed è contro tutte le utopie e le innovazioni giacobine. Esso non crede possibile la felicità su la terra, e quindi respinge tutte le concezioni teleologiche per cui a un certo periodo della storia ci sarebbe una sistemazione definitiva del genere umano. Questo significa mettersi fuori della storia e della vita che è continuo fluire e divenire. Il Fascismo politicamente vuol essere una dottrina realistica: praticamente, aspira a risolvere solo i problemi che si pongono storicamente da sé, e che da sé trovano o suggeriscono la propria soluzione. Per agire tra gli uomini, come nella natura, bisogna entrare nel processo delia realtà e impadronirsi delle forze in atto ». [Parole d’oro: ricche di senso realistico, del senso positivo della storia e dei problemi, sempre concreti e determinati, che l’uomo d’azione si trova innanzi]. Anti-individualistica, la concezione fascista è per lo Stato; ed è per l’individuo in quanto esso coincide con quanto si disse a pag. 19.CARLINI lo Stato, coscienza e volontà universale delFuomo nella sua esistenza storica. Il liberalisnio negava lo Stato nell’interesse deH’individuo particolare: il Fascismo riafferma lo Stato come la realtà vera dell’individuo. E se la libertà dev’ essere l’attributo dell’ uomo reale, e non di quell’astratto fantoccio a cui pensava il liberalismo, il Fascismo è per la libertà. È per la sola libertà che possa essere una cosa seria, la libertà dello Stato e dell’individuo nello Stato. Giacché, per il fascista, tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato. In tal senso, il Fascismo è totalitario, e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo ». [Già a pag. 37, abbiamo chiarito in quale significato, a nostro avviso, va intesa l’eticità dello Stato fascista, e la sua totalitarietà. Non si tratta, dicemmo, di un assorbimento e svuotamento della personalità spirituale dell’individuo! Si tratta, invece, del contributo che l’individuo, col suo lavoro e con la sua cultura, può e deve dare ai fini della vita nazionale, alla potenza materiale e spirituale dello Stato. Sarebbe, dunque, anche qui, un fraintendere il pensiero di M. l’allargare il significato dell’affermazione : nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato », sino a fargli dire che nello Stato si risolve tutta, senza residuo, la vita spirituale, e che nulla esiste fuori dello Stato. L’esistenza di Dio, per lo meno, fa eccezione (1)]. ^ Lo scritto prosegue con altre riflessioni: sul socialismo, stri sindacalismo, su la democrazia, ecc. Prendiamo nota di alcuni punti soltanto, che giovano all’intelligenza Questo diciamo in relazione ad una possibile interpretazione diver^ gente, di un umanismo teologico», secondo quanto si notò a pag. 20. della peculiarità dello Stato fascista, da noi precedente- mente accennata, e su la quale torneremo fra poco. Il Fascismo, si dice, è un’idea che nel popolo si attua quale coscienza e volontà di pochi, anzi di Uno, e quale ideale tende ad attuarsi nella coscienza e volontà di tutti. Di tutti coloro che dalla natura e dalla storia traggono ragione di formare una nazione, avviati sopra la stessa linea di sviluppo e formazione spirituale, come una coscienza e una volontà sola...: moltitudine unificata da un’idea, ch’è volontà di esistenza e di potenza: coscienza di sé, personalità ». Nel sentimento nazionale, infatti, si esprime la coscienza e volontà di tutti come una stessa coscienza e una volontà sola. Ma questa medesimezza e unità è ben lontana dal trovare la sua vera e concreta espressione se non interviene lo Stato. Nel sentimento nazionale essa resta — e potrebbe restare per secoli — allo stato potenziale. È lo Stato che traduce il sentimento nazionale dalla potenza all’atto. È lo Stato che lo attua. E lo attua come volontà ch’è personalità: personalità effettiva, attuale, concreta, del Capo del governo, la cui volontà prende corpo, per mezzo della disciplina, nei gerarchi (1), e giù (1) Gerarchia^, come si sa, è il titolo della rivista da lui fondata nel 1920, Si vegga, ivi. Stato, antistato e fascismo: Che cosa è lo Stato? Lo Stato vien definito conte Vincamazione giuridica della nazione. La formula è vaga. Lo Stato è anche questo, ma non è soltanto questo. Senza volere elencare tutte le definizioni che del concetto di Stato furono date, nei secoli, dai (Cultori delle scienze politiche — il che sarebbe inutile e prolisso — mi pare che lo Stato possa essere definito come un sistema di gerarchie. Lo Stato è alle sue origini im sistema di gerarchie. Quel giorno in cui un uomo, fra un gruppo di altri uomini, assunse il comando perché era il più forte, il più astuto, il più saggio o il più intelligente, e gli altri per amore o per forza ubbidirono, quel giorno lo Stato nacque e fu un sistema di gerarchie, semplice e rudimentale allora, com’era semplice e rudimentale allora la vita degli uomini agli albori della storia. Il Capo dovè creare necessariamente un sistema di gerarchie per fare la guerra, per rendere giustizia, per giù sino alia massa popolare. Soltanto in questo modo, a noi sembra, si può parlare della personalità delio Stato: riferendosi allo Stato fascista. Una conferma di questo modo di vedere è data da quanto segue nello scritto di M., dove dice che (( non è la nazione a generare io Stato, anzi la nazione è creata dallo Stato, che dà al popolo, consapevole della propria unità morale, una volontà, e quindi un’effettiva esistenza ». Il diritto di una nazione — si aggiunge a questa esistenza, ossia all’indipendenza, deriva da una coscienza attiva, da una volontà politica in atto e disposta a dimostrare il proprio diritto: cioè, da una sorta di Stato già in fieri ». sic Stato fascista è Stato educatore. Esso (( non si può limitare a semplici funzioni di ordine e tutela, come voleva il liberalismo ». E non è semplicemente un meccanismo giuridico, o economico: sia pure come corporativismo. Lo Stato fascista è forma e norma interiore, e disciplina di tutta la persona: penetra la volontà come l’intelligenza. Il suo principio, ispirazione centrale dell’umana personalità vivente nella comunità civile, scende nel profondo e si annida nel cuore dell’uotno d’azione come del pensatore, dell’artista come dello scienziato. Il Fascismo, insomma, non è soltanto datore di leggi e fon- amministrare i beni della comunità, per ottenere il pagamento dei tributi, per regolare i rapporti fra l’uomo e il soprannaturale. Ma in tutti i casi lo Stato si estrinseca in un sistema di gerarchie, oggi infinitamente più complesso, adeguatamente alla vita ch’è più complessa in intensità e in estensione. Ma perché le gerarchie non siano gerarchie morte, è necessario ch’esse fluiscano in una sintesi: che convergano tutte ad uno scopo a. Questo scopo è, certamente, una volontà comune, ma impersonata soprattutto nel Capo, e via via nei gerarchi da lui dipendenti. datore d’istituti, ma educatore e promotore di vita spirituale. Vuol rifare uon le forme della vita umana, ma il contenuto, l’uomo, il carattere, la fede. E a questo fine vuole disciplina, e autorità clie scenda addentro negli spiriti, e vi domini incontrastata » (1). (1) Cfr. Per il settimo annuale della fondazione dei Fasci-. Voglio correggere gl’italiani da qualcuno dei loro difetti tradizionali. E li correggerò... Se mi riuscirà, e se riuscirà al Fascismo di sagomare così come io voglio il carattere degli Italiani, state tranquilli e certi e sicuri che quando la ruota del destino passerà a portata delle nostre mani, noi saremo pronti ad afferrarla e a piegarla alla nostra volontà ». E Alle genti della Liguria (1926) diceva: Noi governiamo il popolo italiano con assoluta purezza d’intenti. Non siamo mossi da stupide vanità e da ridicole ambizioni. Non ci consideriamo i padroni, sibbène gii educatori di questo popolo che merita e avrà un sempre migliore destino ». Il motto M.ano Fare di tutta la propria vita tutto il proprio capolavoro », comprende, dunque, nel suo programma, in quanto uomo di governo, anche quel capolavoro, a cui egli attende assiduamente, di educare rifare la coscienza del popolo italiano. Poche pagine, scritte quasi occasionalmente. Egli si preparò con la lettura del Machiavelli, e di alcuni, pochi, scritti su lui: Ho riletto attentamente il Principe e il resto delle opere del grande Segretario, ma mi è mancato tempo e volontà per leggere tutto ciò che si è scritto in Italia e nel mondo su Machiavelli ». Quanto si è scritto su Machiavelli! Si vegga il Vil- lari, la letteratura citata nella celebrata sua opera, e tutto quello che s’è scritto dopo sino a oggi. Il problema dell’interpretazione e valutazione del Principe è ancora un problema aperto: e si fa, sembra, più ardente e attuale ogni giorno. Apparentemente, M. non dice nulla di nuovo, come dichiara egli stesso. Si pone questa domanda : A quattro secoli di distanza che cosa c’è ancora di vivo nel Principe? ... Il valore del sistema politico del Principe è circoscritto all’epoca in cui fu scritto, quindi necessariamente limitato e in parte caduco, o non è invece universale e attuale? ». La risposta si compone di due parti: la prima constata che, essendo la politica l’arte di governare gli uomini, il suo elemento fondamentale è l’uomo; la seconda stabilisce, con opportune citazioni, (( l’acuto pessimismo del Machiavelli nei confronti della natiura umana. Per questa preparazione si veggano i manoscritti diM. esposti alla Mostra della Rivoluzione. Per runa e per l’altra parte è facile addurre che quello era stato osservato e detto da altri molti. Si trova già in Aristotele, ad esempio, questo pensiero: che l’uomo di governo (il politico », egli diceva), dovendo procurare il bene dei governati, deve conoscere profondamente la psicologia, perché soltanto così può fare (( i cittadini buoni e obbedienti alle leggi ». E quanto al pessimismo di Machiavelli (che traduce nel campo politico la concezione cristiana della originaria malvagità della natura lunana), altri l’avevano notato. Napoleone l’aveva condiviso in pieno. E tuttavia queste poche pagine, nella loro scheletrica forma, hanno una strana malia: hanno il fascino delle verità semplici ed elementari. Il prof. Casella, deirUniversità di Firenze, ha recentemente curata una edizione nuova, riveduta su codici, del Principe (Libreria d’Italia, Milano), e in fondo al volume ha posto le interpretazioni di Ugo Foscolo, di Giuseppe Ferrari, di Francesco De Sanctis, di Alfredo Oriani e di Benito M.. Perché mai il valente critico ha sentito bisogno di aggiungere all’eletta schiera (basta il De Sanctis a illustrarla) anche M.? Si potrebbe rispondere che, mentre gli altri si diffondono su l’aspetto storico, su quello estetico, su quello scientifico o politico nel senso angusto della parola (il F errar! e l’Oriani ne fanno una critica spietata, fuori luogo infine). M. ha lasciato da parte il superfluo e l’incerto, ed ha fissato il punto essenziale del famosissimo trattato. La risposta è giusta, e potrebbe bastare, per chi si contenta di quello che le poche pagine dicono effettiva- Non si vuol comprendere come superfluo l’aspetto storico, né quello estetico: ma sì vuol dire soltanto che l’essenziale, quello intorno a cni tanto ancora si disputa, non è lì. mente. Ma, se uno le legge con gli occhi vorrei dire di M., ci trova dentro, in iscorcio, tutto un mondo di pensieri, ignoto agrinterpreti precedenti: ci trova dentro un Machiavelli quale soltanto un uomo come M. poteva vedere, e ha veduto. Un Machiavelli guardato alla luce del nuovo concetto che dello Stato ha il Fascismo. M. non ha avuto né tempo né voglia di chiarire la differenza fra la dottrina del Machiavelli, così come si presenta nel Principe, e la dottrina fascista. Differenza enorme! abisso incolmabile! Meglio: colmabile con tutta l’esperienza sociale, politica e morale, dei secoli intermedi. Manca, infatti, nel Principe l’esperienza del passaggio dalla politica italiana del tempo delle Signorie a quella europea delle grandi Monarchie nazionali, dei governi assoluti e dei principi riformatori; manca la rivoluzione francese con la rivendicazione dei diritti dell’uomo, e la conseguente rivoluzione liberale ed economica attraverso tutto il secolo scorso. Manca, per chi bene intende il valore del termine, tutto il contenuto spirituale dello Stato fascista, nettamente. E tuttavia, in questa lontananza di secoli e in questa vuotezza di contenuto dello Stato machiavellico, M. ha pur veduto in fondo al Principe le due sole cose- che lo fanno ancor oggi un monumento di sapienza politica incomparabile, per le quali ha resistito alia diversità dei tempi e dei climi mentali, e resisterà ancora. L’una è i’iunanità pura, la laicità, come carattere fondamentale della vita politica e dello Stato moderno ; l’altra è la forma caotica, anarchica, amorale, in cui si presenta Fumanità come massa, come popolo non ancora educato alla vita politica, non ordinato e guidato dallo Stato e da un Governo. Nei Colloqui M. ricorda il motto di HegeL per cui il popolo è queUa parte della nazione che non sa quello che vuole ». Quello che M. sottintende è il contenuto spirituale che dà egli stesso allo Stato machiavellico. Quella laicità non ignora il problema religioso (e neppure Machiavelli, in verità, l’ignorava); quel Principe, ch’è Stato e Capo di governo, per quanto trascenda con la sua autorità la massa, non è estraneo a essa: non è un despota, una volontà arbitraria, che, affidandosi all’astuzia, alla forza 0 al caso, s’impadronisca della massa cittadina e senza scrupolo la maneggi, quasi materia da plasmare per suo solo gusto o interesse particolare. Il Capo è volontà che in sé illumina e potenzia la volontà oscura e fiacca della massa, e personifica nella personalità propria le aspirazioni e le virtù dei migliori che costituiscono la tradizione più degna e viva della nazione. Egli si sente responsabile innanzi a Dio e al mondo intero. Soltanto così lo Stato fascista può diventare ima potenza che s’inserisce nella storia e concorre allo svolgimento della civiltà umana. Incontestabile merito del Fascismo è di aver datO' aglTtaliani il senso dello Stato. Tutto quello che abbiamo fatto e che vi ho riassunto, scompare di fronte a ciò che abbiamo fatto creando lo Stato. Per il Fascismo lo Stato non è il guardiano notturno, che si occupa soltanto della sicurezza personale dei cittadini: non è nemmeno un’organizzazione a fine puramente materiale, come quello di garantire un certo benessere e una relativa pacifica convivenza sociale, nel qual caso, a realizzarlo, basterebbe un consiglio di amministrazione; non è nemmeno una creazione di politica pura, senza aderenze con la realtà mutevole e complessa della vita dei singoli e di quella dei popoli. Lo Stato, cosi come il Fascismo lo concepisce e l’attua, è un fatto spirituale e morale, poiché concreta l’organizzazione politica, giuridica, economica della na¬ zione; e tale organizzazione è, nel suo sorgere e nel suo sviluppo, una manifestazione dello spirito. Lo Stato è ga¬ rante della sicurezza interna ed esterna, ma è anche il custode e il trasmettitore dello spirito del popolo così come fu dai secoli elaborato nella lingua, nel costume, nella fede. Lo Stato non è solamente presente, ma è anche passato e, sopra tutto, futuro. È lo Stato che, trascendendo il limite breve delle vite individuali, rappresenta la coscienza immanente della nazione. Le forme in cui gli Stati si esprimono, mutano, ma la necessità rimane. È lo Stato che educa i cittadini alla virtù civile; li rende consapevoli della loro missione; li sollecita all’unità, armonizza i loro interessi nella giustizia; tramanda le conquiste del pensiero nelle scienze, nelle arti, nel diritto, nell’umana solidarietà; porta gli uomini dalla vita elementare delle tribù alla più alta espressione di potenza umana che è l’Impero; affida ai secoli i nomi di coloro che morirono per la' sua integrità e per ubbidire alle sue leggi; addita come esempio, e raccomanda alle generazioni che verranno, i capitani che lo accrebbero di territorio, o i geni che lo illuminarono di gloria. Quando declina il senso dello Stato e prevalgono le tendenze dissociatrici e centrifughe degl’individui o dei gruppi, le società nazionali volgono al tramonto ». {All’assemblea quinquennale del Regime). Abbiamo già notato (pag. 33) che queste parole dànno <( il senso dello Stato, creato dal Fascismo, meglio di tutte le teorie che si attardano ancora nei vecchi schemi della scienza politica. Ora ci domandiamo: che cos’è questo senso dello Stato che il Fascismo, M., ha creato nella coscienza degl’italiani, e come s’inserisce nella nostra tradizione politica? È forse un’apparizione casuale, che può esser, quindi, anche effimera? Che non sia tale, credo che basti a dimostrarlo il fatto che M. stesso sente il Fascismo come una continuazione e uno sviluppo dell’opera iniziatasi col Risorgimento : Il Risorgimento non è stato che l’inizio, poiché fu l’opera di troppo esigue minoranze ». {Messaggio per Vanno nono ». Il che non porta alla conchiusione che il problema del Fascismo sia lo stesso di quello del Risorgimento : Io penso che una rivoluzione è rivoluzione solo in quanto affronta e risolve i problemi storici di un popolo. È una rivoluzione il Risorgimento perché affrontò il problema capitale dell’unità e deU’indipentlenza italiana; rivoluzione è quella fascista che crea il senso dello Stato e risolve, man mano che si presentano, i problemi che il passato le ha lasciato ». (Stt gli Accordi del Laterano, alla Camera). Qui è già indicata la differenza: il Risorgimento ebbe per scopo l’indipendenza e l’unità della nazione, e creò lo Stato italiano come affermazione di tale indipendenza e unità nazionale. Lo Stato, qui, è ancora una forma, un mezzo per un contenuto diverso da essa: non è il problema dello Stato per se stesso. Pure, dopo la costituzione dell’unità nazionale, quando nel 1876 venne la Sinistra al potere, non mancò tra gli uomini della vecchia Destra chi avvertì che lo Stato è qualcosa più di una forma meramente estrinseca, e pose sin d’allora il problema in termini abbastanza vicini a quelli in cui l’ha posto M.. Si vegga, infatti, il volumetto pubblicato dal Gentile col titolo: Francesco Fiorentino: Lo Stato Moderno e le polemiche liberali (De Alberti, Roma). In esso è riportato il concetto che dello Stato ebbe Silvio Spaventa : Lo Stato per me è la coscienza direttiva, per cui una nazione sa di essere guidata nelle sue vie, la società si sente sicura nelle sue istituzioni, i cittadini si veggono tutelati negli averi e nelle persone. Nello Stato, adunque, avvi giustizia, difesa, direzione. Questa direzione fa dello Stato quello che è oggi lo Stato moderno: lo Stato, il quale dirige un popolo verso la civiltà; lo Stato, il quale non si restringe solamente a distribuire la giustizia ed a difendere la società, ma vuole dirigerla per quelle vie che conducono ai fini più alti dell’umanità ». E lo stesso Spaventa altrove: Quanto all’autorità e forza dello Stato, ho riflettuto molte volte sopra le accuse e i lamenti che si sono fatti di questa eccessiva forza ed autorità; e mi sono domandato: siamo noi uno Stato forte davvero? Abbiamo fatto l’unità d’Italia: credete che questa unità sia già forte da resistere agli luti dei secoli? Machiavelli diceva che gli Stati nuovi che sono deboli. 6Ì perdono. Ora la forza e autorità vera degli Stati consiste, oggi più che mai, nel rappresentare veramente ed efficacemente gl’interessi comuni: nel dirigere, come dicevo, la società nelle sue vie, non a prò di questa o quella classe, di questo o quell’uomo, sihbene di tutti. Voi siete adoratore dello Stato? Sì, io sono adoratore dello Stato. Quando viviamo in un’epoca, dove tutto si distrugge, poeo o niente si edifica, la fede nella patria e la fede nella solidarietà lunana, la fede in qualche cosa che non sia solamente il nostro miserabile egoismo, questa fede io la credo necessaria e salutare per il mio paese. Fiorentino elabora e svolge ampiamente il concetto spaventiano. Dirigere non è manomettere, non è violentare, non è distruggere. Dato uno Stato che sappia e che voglia, è impossibile che non manifesti la sua coscienza; e manifestandola, è impossibile che non comprenda, non unifiehi, non indirizzi la coscienza nazionale pei gloriosi sentieri della civiltà universale. O forse, per ovviare a questa legittima intromissione dello Stato, si vorrebbe che non fosse altro che vuota forma, destituito di autorità, non avente una finalità propria? Oggi lo Stato è fatto mezzo all’individuo, come anticamente l’individuo era mezzo allo Stato. La verità consiste nella conciliazione di sì opposte sentenze. Lo Stato tutela ed assicura l’individuo, e come tale è mezzo; ma egli esige dagl’individui il sacrificio degli averi, della vita, e qui dimostra e fa valere la propria finabtà. Di che riluce la varia misura in cui stanno i due termini nel vicendevole rapporto: lo Stato può richiedere il sacrificio dell’indivìduo; ma non viceversa. Onde tra le due esagerazioni, dello Stato antico e di quello concepito dagli uomini di Manchester, la prima rasenta il vero più della seconda » (pag. 41 e segg.). E anche nel Fiorentino l’idea si anima nel sentimento sino a raggiungere quello che M. chiama il senso dello Stato: (( Che qualcuno, attirato da vecchie, astratte e straniere dottrine, si ostini a negare perfino la Quaderni IV, 5. realtà dello Stato; ovvero ne ammetta imo vacuo di ogni attività, privo di ogni efficacia, ciò non mi storna dall’in- vitta fede che ho nel fato della storia, e specialmente della storia nostra. Dov’è lo Stato? chiedono costoro; chi lo vede? Per le vie non s’incontrano se non individui: lo Stato è una fimzione, una idea astratta. Poveri a noi, se non fossero reali se non le cose sole che si vedono e si toccano! Neppure la provincia, neppure il comune si vedono: non si vede neppure la vantata libertà degl’individui, quella in grazia di cui s’impugna la realtà dello Stato. La libertà, quando si traduce in fatti (ed allora soltanto si vede), non è più libertà, ma forza, semplice forza. Se non restiamo immersi nella stupidità della vita animalesca, lo dobbiamo appunto a questo qualcosa d’invisibile e intangibile, contro cui a torto ci ribelliamo. Ma non si vede proprio lo Stato? Non si avvertono le sue funzioni? Il contrario è anzi la verità. Oveché ci voltiamo. 10 Stato, quasi atmosfera spirituale, ci accerchia e compenetra: non un atto solo della nostra vita veramente umana gli sfugge, né per questo cessa di esser libero: che libertà non significa arbitrio. La mente dello Stato delibera nel parlamento; il suo criterio giudica nei tribunali ; la sua volontà si compie nei gabinetti dei ministri ; 11 suo braccio colpisce con la forza dei suoi eserciti. Dai merlati bastioni egli assicura le frontiere delle sue terre, dalla tolda delle sue navi protegge le coste delle sue marine. All’ombra della sua bandiera, simbolo della sua potenza, i cittadini, ovunque essa sventoli, si sentono protetti e sicuri; e quando quella potenza è minacciata, tutti sentono nella coscienza l’offesa di quella minaccia, tutti il bisogno ed il dovere di rintuzzarla: né v’ha sacrificio che arresti quest’impeto generoso e concorde, fosse anche quello della propria persona, È forse una finzione chi fa tutto questo? O non è il più pieno e attuoso ideale? E questo ideale, che accende gli entusiasmi delle moltitudini, guida pure i propositi dell’uomo di Stato » (pag. 46 e segg.). Il senso della vita politica, dello Stato, l’Italia l’Iia ereditato da Roma. Le durissime esperienze durante l’evo medio e moderno invasioni e predomini di genti straniere, lotte senza fine fra comuni e signori italiani o fra potenze che venivano qui a decidere le loro questioni per l’egemonia mondiale — hanno raffinato e approfondito quel senso come in nessun altro popolo. Di qui sono usciti in ogni tem,po i primi maestri della storiografia politica, del diritto, delle teorie intorno allo Stato. Il Fascismo, riprendendo il problema della Destra, riprende il problema della nostra tradizione millenaria più che secolare. Resta, tuttavia, ancora una questione: constatato che, ciò che M. chiama il senso dello Stato, ha un precedente prossimo in alcuni pensatori del Risorgimento, quale, poi, è la differenza tra il senso ch’egli rivendica come creazione propria del fascismo, e quello di tali vecchi liberali? Dopo quanto si è accennato a pag. 33, la nostra risposta non può essere che questa: per quanto quei pensatori si avvicinino al senso fascista dello Stato, questa realtà dello Stato svanisce o in un’affermazione generale della realtà di ogni ideale che stringa gl’individui in una comunità di vita spirituale, ovvero nell’astrattezza della pura forma politica dello Stato: astrattezza, alla quale uomini come lo Spaventa e il Fiorentino si sforzano di dare un’anima e una vita nel loro sentimento profondamente patriottico. Si rileggano i passi addotti. Lo Stato è, per essi, una coscienza direttiva, che ha la realtà stessa del comune e della provincia, salvo che comprende e promuove tutte le forme della vita civile di un popolo e la tutela della sua indi- pendenza. Esso compie tale sua funzione per mezzo dei suoi organi legislativi, esecutivi, giudiziari, militari. È, dunque, lo Stato quale (( organismo giuridico-politico », lo Quaderni Stato Costituzionale », che qui si ha presente. In esso si dovrebbe esprimere quella volontà comune », che supera la volontà dei singoli solo perché è cosi definita. Ma tale comunità » si prestò troppo bene a quella interpretazione democratica, per la quale, non essendo essa, in realtà, la volontà concreta di nessuno in particolare, e non essendo d’altronde facile constatarla per tutti, potè diventare la volontà della maggioranza. Che è il baco roditore del liberalismo, anche di quello più tenacemente attaccato all’idea della forza e autorità dello Stato. Di qui, anche, la frigidità di questo Stato. L’individuo lo sente fuori di sé, e ha bisogno infatti di persuadersi di dovergli obbedire. Questo accade sempre che l’autorità si presenti nella forma soltanto di una legge » : di una legge che non sia ima persona viva, alla quale ci leghi il sentimento di amore e di devozione. L’uomo religioso, che la sa, istintivamente, più lunga del filosofo razionalista, sia pur questi un Emanuele Kant, non ammette un imperativo categorico, una legge morale, che non sia l’espressione di una volontà superiore, di Dio. E similmente, il fanciullo che non ha bisogno di persuadersi dell’autorità del padre e della madre, perché quell’autorità è per lui cosa viva, la sua stessa vita attuale e condizione del suo avvenire. Il senso dello Stato che il Fascismo, M., ha creato, e sta creando, è questo sentire nello Stato la forma più alta, più ricca e concreta, della nostra esistenza e personalità storicamente determinata in quella famiglia, società, patria o nazione, in cui Dio (altri dica il destino) ci ha fatto nascere. Ognuno a un posto ch’è di comando e insieme di obbedienza. Ognuno con una responsabilità ben determinata: a cominciare da chi dirige tutti gli altri. Mondo di personalità, dove soltanto la persona è legge concreta alla persona. Soltanto in questo modo, l’individuo può dare tutto se stesso, pènsiero e azione, intelligenza e volontà, interessi materiali e spirituali, la stessa vita, per quella che si dice (( la causa comune ». Soltanto così, lo Stato si può porre come educatore, nel senso più grandioso della parola: ch’è il senso stesso dello Stato a cui, se non erriamo, va la mente di M. S’intende che questo senso dello Stato trova un’espressione eccezionalmente persuasiva nella personalità di un Capo di Governo come M.. Ogni altro dovrebbe (oltre le qualità personali che impongono autorità per se stesse) poter dire come lui: Io ho una vasta esperienza che mi ha reso possibile conoscere la psicologia delle masse, e di avere quasi una sensibilità tattile e visiva di quello che le masse vogliono, pensano in un determinato momento » (La funzione storica del sindacalismo fascista). E però, anche: Se qualcuno attentasse alla nostra indipendenza o al nostro avvenire, egli non sa ancora a quale temperatura io porterei tutto il popolo italiano! Non sa a quale temperatura io porterei la passione di tutto il popolo italiano, quando fosse insidiata nei suoi sviluppi la Rivoluzione deUe Camicie Nere » (Discorso di Livorno, 1930). E già Nel quinto anniversario della fondazione dei Fasci: Si dice: voi governate con la forza... Ma la forza è il consenso. Non vi può esser forza se non c’è consenso, e il consenso non esiste se non c’è la forza. Governare significa sentire nel proprio cuore battere il cuore di tutto il popolo ». Governo forte è, dunque, queUo che persuade, ha l’intimo consenso dei governati; ed ha questo consenso perché la sua volontà è forte, s’impone per se stessa, non per una legge anonima, astratta. Qui è esplicitamente definito il senso fascista dello Stato, che non è forte solo perché fa, semplicemente, rispettare la legge. Nella conchiusione del nostro scritto precedente abbiamo accennato all’idea (potremmo dire, Faugurio) che la conciliazione fra lo Stato e la Chiesa, avvenuta per opera di M., segni il principio, non soltanto di una nuova concezione, veramente religiosa, dello Stato moderno in generale, ma anche di un possibile rinnovamento della Chiesa Cattolica nel senso di una più generale conciliazione fra essa e il pensiero moderno. Ma, poiché l’autore di questo scritto può, giustamente, essere in sospetto per la sua provenienza dalla filosofia neoidealistica italiana, che non è ortodossa, è bene, penso, che il lettore senta anche la parola di persona proveniente, in questo punto, dal campo opposto. Ecco, dunque, il Barnes, del quale abbiamo già avuto occasione di citare il volume Gli aspetti universali del Fascismo, con prefazione di M., il quale assicura che (( il Barnes è preparato al suo compito: conosce il Fascismo nella sua elaborazione dottrinale e nelle sue realizzazioni pratiche. Egli non è un filosofo di professione ; ma, poiché di una filosofia non poteva far a meno per il suo argomento, professa di aderire alla filosofia che oggi combatte l’idealismo per un ritorno all’(( incomparabile dottrina )) di S. Tommaso: Io penso che il neoscolasticismo sia, preso nella sua totalità, la più vitale scuola filosofica dell’Europa odierna, e quella che più di ogni altra sia capace di assimilare quanto di veramente importante vi sia nelle altre scuole, contribuendo, cosi, allo sviluppo del progresso filosofico » (pag. 25). E per essere più sicuro di interpretare bene questa dottrina, si è rivolto a un professore di teologia dogmatica della Pontificia Università Gregoriana di Roma, il quale lesse il suo manoscritto e lo aiutò a rendere il testo più accurato nella sua parte filosofica )). Si può, dunque, stare tranquilli. Si noti che il libro del Barnes è stato pubblicato prima della Conciliazione: il che fa onore alla sua perspicacia, come ora diremo. Che dice, dunque, il libro del Barnes? Esso è stato, in parte, scritto con lo scopo di dimostrare che il Fascismo non è incompatibile con gl’insegnamenti della Chiesa cattolica, e sopratutto che i principii fondamentali della Chiesa, nei riguardi della natura e finalità di uno Stato, sono interamente e veramente consoni a quelli che ha abbracciato quel gruppo di fascisti che rappresenta, di fatto, la corrente principale di questo movimento. Questa è, secondo me, l’idea centrale, il fulcro del movimento fascista: l’assoluto disdegno di ogni materialismo, di ogni teoria naturalistica dello Stato, siano esse del tipo professato da Maurras o da Marx o da Hegel, da Rousseau e dagli altri innumerevoli filosofi pullulati non appena la cultura cessò di avere le sue radici nel pensiero cristiano... Io non esagero. Questa è, secondo me, l’origine della Rivoluzione fascista, che può essere generalmente definita una furiosa rivolta contro le varie forme di materialismo che dall'epoca della Rinascenza pagana hanno chiaramente dominato la nostra civiltà. Che il Fascismo, nella sua dottrina, sia contro il materialismo, e però sia su una linea dì spiritualismo, non saremo, certamente, noi a porre in dubbio: ci sono troppe esplicite dichiarazioni, su questo, di M. stesso. Ma che dalla Rinascenza a oggi la filosofia moderna non sia altro che materialismo, è, questo, un paradosso che non ha bisogno di confutazione: si presenta da sé come un errore evidente. E sarebbe troppo facile (e perciò vi rinunciamo) ritorcere l’accusa proprio contro la dottrina scolastica, o neoscolastica, dimostrando che, se ce n’è una che sostenga la (( teoria naturalistica dello Stato », è quella. Noi non abbiamo nessun interesse, qui, a metterci in discussione col Barnes per la sua filosofia. Anzi, l’interesse maggiore per noi è proprio il fatto che siamo agli antipodi nel modo di pensare, e tuttavia (e questo è un fatto che ha estremo interesse per tutti) concordiamo nelle con- chiusioni. Dopo, dunque, aver constatata la consonanza dei prin- cipii fondamentali della Chiesa cattolica con i principii fondamentali del Fascismo, il Barnes soggiunge: « Non si deve, per questo, ritenere il Fascismo legato necessariamente all’ortodossia. Questo oramai è per me chiaro e vi sono molti italiani, fascisti, che rigetterebbero energicamente una simile affermazione. Con loro, l’intera e forte scuola dei neoidealisti e Gentile ripudierebbero questa teoria. Se io avessi posto questa distinzione avrei meglio chiarito la portata universale del Fascismo. Nonostante ciò, io sostengo la mia tesi principale: io rimango convinto che il Fascismo, non solo sarà il mezzo per conciliare il disaccordo tra Chiesa e Stato in Italia; ma farà sì che, sotto il suo sforzo, sia possibile alla Chiesa assimilare la cultura moderna. Io ritengo che le conseguenze del Fascismo saranno tremende nei riguardi della Chiesa. Sono d’opinione che il risorgere dell’ortodossia col Fascismo, affermerà vittoriosa questa tendenza. Lai Chiesa dovrà allora convincersi di non esser più una rocca chiusa, e, nell’assimilare la cultura moderna, dovrà perdere ogni sua diffidenza verso di questa e riassumere, ancora una volta, le direttive della cultura umana moderna. Alla huon’ora! Dunque, le conseguenze del Fascismo saranno tremende nei riguardi della Chiesa, perché costringe la Chiesa cattolica a rinnovarsi, a mutare il suo atteg- giumento verso la cultura moderna. Possiamo, allora, accettare anche questa conchiusione del Barnes: «Riassumendo, io sostengo che il Fascismo è il principio di una nuova sintesi politica e culturale, in cui. prendendo a paragone un’elissi, la tradizione romana dell’autorità sia politica che ecclesiastica rappresenterà i fuochi. Questa è una profezia, e solo il tempo potrà dimostrare se io abbia o no ragione » (ivi). Come la pensa il nostro Duce in proposito? Non è troppo azzardato, noi crediamo, di supporre che egli la pensi, per l’appunto, cosi, o in un modo vicino a questo. Lo si può arguire anche dal fatto che — per quanto egli distingua fra credenti e praticanti (« partecipare al culto è affare personale »: Colloqui) — pure non esclude che un fascista possa essere cattolico nel senso più ortodosso. Disse di Michele Bianchi: «Voglio anche ricordare il modo della sua fine. L’uomo che aveva strenuamente combattuto per un decennio sotto i duri simboli delle verghe e della scure, volle cattolicamente morire nel conforto dei riti e delle speranze, della millenaria religione del popolo italiano. E di Arnaldo: « Egli era un cattolico convinto e praticante, ma altrettanto convinto e fermissimo Mi ci) Ripetiamo: la polemica filosofica non c’interessa qui. Ma ognuno vede la contraddizione, in cui cade U Barnes, nel suo giudizio su il pensiero e la, cultura svoltasi dal Rinascimento ai nostri giorni. Quando la Chiesa si sarà rinnovata egli aggiunge cesseranno di esistere le menzogne contenute nel neoidealismo e nel modernismo, e questi sistemi non saranno, in complesso, più ricordati che come sintomi della rivolta, come strumenti del periodo di transizione. Sino a quel eiomo. dun-qne. sembra che le menzogne del neoidealismo e del modernismo abbiano vnsj loro ragion d’essere e verità degna di molto rispetto. lite della Rivoluzione e difensore dei legittimi diritti dello Stato» (Fifa, pag. 58). Il problema, infatti, non è un problema cbe si possa risolvere su la carta: è un problema di fede, oltreché di pensiero; e va vissuto dall’individuo nella sua pura interiorità, prima ancora che dibattuto fra i due maggiori istituti storici quali lo Stato e la Chiesa. Pa Il senso d’interiorità Positivismo, idealismo e spiritualismo Il Preludio a Machiavelli . . 58 V. n senso dello Stato Il problema del Caltolicismo In his history of philosophy for ‘i licei classici’, he rewrote his Manuale di filosofia into a ‘Sommario’. – The history goes smoothly up to Kant. The third volume is about M.. He is the only philosopher he cares to capitalize. He also capitalizes fascism into FASCISMO, which is odd seeing that his main source is M.’s own entry for ‘fascismo’ in the Treccani which does not give it such a status. The third volume is ITALO-CENTRIC, from VICO onwards, FARLINGIERI, and notably GENTILE to end with M.. The idea is presented by L. as a ‘riconstruzione dello stato’ – we are talking of the ‘stato moderno’ – il stato liberale borghese is in ruins – and although he plays with the ‘socialist state’ he does not consider it within the realm of the proper history of philosophy when he talks of French illuminism. So his concern is wht the idea of the state in the liberal party – the philosophy of the laissez-faire. It provides NEGATIVE freedom. Freedom from the other. And there is competition. Also, as he notes, liberalism lies in that the ‘condizioni iniziali’ are hardly ‘equal’ for every member of society, so that liberalism only pays lip service to ‘liberale’. With the socialist state, the problem is the opposite: the state becomes a gestore – and there is this idea of an endless dialectic among the classes. So how does M. reconstruct all this. He calls it ‘stato fascista’ – Had L. continued from Kant to Fichte and Hegel, the student would be more prepared! M.’s idea of the state is Hegel’s – it is the NAZIONE-STATO. While M. speaks of the ‘individui’ of this nazione, he means the Italians (not the Jews, etc.). SO this NAZIONE however, is MORE than the sum of its individui. Individui come and go – but the state remains. The state becomes governo. M.’s prose is machist and homosocial, and Lamanna has to lower down the rhetoric, but nothing is said about Germany. It is ITALY which is seen as proposing this new or novel idea of the state (after la rivoluzione fascista) with a Kantian approach. Since L. has only read Kant seriously, he applies Kantian categories here: M.’s fascist state gives each individual POSITIVE freedom – to be a slave to the CAPO or Duce who ‘knows’ how to command. L. quotes from CICERONE to the effect that it is obeying the law that makes us free. The emphasis is constantly on the azione or prassi, which is understandable since the pupils are supposed to learn about philosophy. So where is the dotttina? M. is candid about this. When ‘I all started it’ I did not know where I was going. It was the ANTI-PARTY movement --. L. provides the editorial. During the ventennio, this action, which is the INSTINCTIVE FORCE OF THE SPIRIT OF THE NATION, becomes legalistic, a party is formed, and indeed a government (polizia, politeia) established. But M. accepts castes in society. Even the religion, a civil religion, is subdued and one can very well be allowed to worthip the God of the Heroes. It is an ‘etica guerriera’ and it targets the male – virtu, andreia. Being commanded by one know knows is a privilege. Ths is interesting because this is conceived after the temporary successes in Africa – M. romano e africano – and before the problems of the second world war. For the first time, Italians FEEL they are part of a NATION. The seeds are in the Risorgimento, but this got stuck with a liberal kind of state, which only provides negative freedom, anyway, and where the initial conditions are unequal. Lo stato fascista does not play with parlamentarism, so Congress is closed, and the only party is the national party. Jews are excluded from PUBLIC service -- even if some wrote panegirici for fascism, like Mondolfo. The philosophical foundations are found in Hegel. If Hegel concentrated all in the Kaiser of Prussia, M. does so with himself. GENTILE did not really help, although he was the official voice of fascist philosophy --. The student of philosophy then is taught the lessons of history (philosophy is IDENTIFIED with its history) and indoctrinated in the final stages into a particular IDEOLOGY. The tone is catechistic, and there is no idea of dissent. L. however emphasises that the stato fascista still recognizes the indidivuality and the personality of each member – as the stato comunista or socialista would not!” Tra gli scritti di M. figurano, in ordine di pubblicazione: Dio e patria nel pensiero dei rinnegati, New York, s.n., 1904. L'Uomo e la Divinità. Contraddittorio avuto col pastore evangelista Alfredo Taglialatela la sera del 26 marzo 1904 alla "Maison du peuple" di Losanna, Lugano, Cooperativa tipografica sociale, 1904. [Testo di una conferenza tenuta a Losanna per commemorare la Comune di Parigi, conosciuto anche col titolo di Dio non esiste, col quale viene a volte ristampato] La filosofia della forza. Postille alla conferenza dell'on. Treves, Predappio 1908. Pio Battistini, 7 settembre 1891. Discorso commemorativo, pronunciato nel diciannovesimo anniversario dell'assassinio, Forlì, Lotta di Classe, 1910. Claudia Particella. L'amante del cardinale, romanzo pubblicato a puntate su "Il Popolo", Trento, 1910. Il Trentino veduto da un socialista. Note e notizie, Firenze, La rinascita del libro, 1911. La mia vita, Roma, Editrice Faro, Huss. Il veridico, Roma, Podrecca e Galantara, 1913. [pubblicato nella collana de «I martiri del libero pensiero» col dichiarato intento di suscitare nei lettori «l'odio per qualunque forma di tirannia spirituale e profana», fu dall'autore censurato nel 1921 e, dopo la stipula del Concordato del 1929, scomparve dalle biblioteche e dalle librerie] La guerra per la libertà e per la fine della guerra. Lettera ai socialisti d'Italia di Benito M. con l'aggiunta delle sue ultime dichiarazioni dopo le dimissioni da direttore dell'Avanti, Firenze, Nerbini, 1914. Il mio diario di guerra (1915 - 1917), Milano, Imperia, 1923. My Autobiography, New York City, Charles Scribner's Sons, 1928 [pubblicato inizialmente a puntate sul Saturday Evening Post e poi in volume nello stesso anno il libro, scritto come opera di propaganda per i lettori americani, è stato scritto in realtà dall'ambasciatore statunitense Richard Washburn Child, il quale viene riportato come "traduttore", insieme a Luigi Barzini con materiale fornito da Margherita Sarfatti e con la possibile collaborazione di Arnaldo M. . Il libro vide la sua prima traduzione italiana solo nel 1971 come La mia vita, da non confondersi con La mia vita dal 29 luglio 1883 al 23 novembre 1911 spesso ristampato e riportato abbreviato con lo stesso titolo] La dottrina del fascismo Vita di Arnaldo, Milano, Il Popolo d'Italia, 1932. Scritti e discorsi di Benito M., 12 voll., Milano, Hoepli. Parlo con Bruno, Milano, Il Popolo d'Italia. Storia di un anno. Il tempo del bastone e della carota, Milano, Mondadori, 1944 ( versione digitalizzata.). Memoriale del nord del duce, (scritto tra il 1944 e il 1945, mai pubblicato) Opera omnia di Benito M., 44 voll., a cura di Edoardo e Duilio Susmel, La Fenice Firenze, poi Volpe Roma. Bertoni, Saffi. L'ultimo "vescovo" di Mazzini, Forlì, Cartacanta. ^ Sulla questione della meta finale di M. la comunità scientifica è tuttora divisa fra sostenitori di una possibile "fuga in Svizzera" e coloro che invece ritengono che M. avesse altri scopi immediati. ^ Per la tesi a favore di una fuga, vedi, per esempio Aurelio Lepre, La storia della repubblica di M. ; Salò: il tempo dell'odio e della violenza, 1ª ed., Mondadori. «Svanita ogni speranza di trattare, cercò la salvezza personale nella fuga. In questo non si comportò diversamente da come si erano comportati Vittorio Emanuele III e Badoglio l'8 settembre, perché lasciò gli uomini che gli erano rimasti fedeli senza ordini e senza guida. Visto, infatti, dall'interno, con gli occhi degli uomini che gli erano più vicini, il comportamento di M. non appare dissimile da quello di Vittorio Emanuele III così come è stato descritto da Paolo Puntoni» ^ Per la tesi a favore di una fuga, vedi anche Franco Bandini, Vita e morte segreta di M., 3ª, 1981, Mondadori Dal capitolo "Il tiranno è morto", premettendo i seguenti fatti all'epilogo) Occorre cominciare appena un poco più indietro, nel momento in cui M. – spinto da un cupo demone – si avvia con passi esitanti e già guidati da una sottile paura, a quella fuga che sarà, prima dell'altra, la sua vera morte. Dimentico di se stesso, di una vita pur sempre cominciata nelle battaglie e nel rischio, incurante dell'ancor possibile rispetto e dei suoi e della Storia, che non assolve, ma pesa ogni atto dell'uomo potente su bilance inesorabili, M. sceglie di cadere da vile, ingannando, moralmente uccidendo coloro che gli sono ancora rimasti fedeli, pur nella certezza della fine imminente. Va stancamente, miserabilmente verso il nord, mezzo inclinato alla fuga in Svizzera, mezzo turbato dai fieri propositi che ode attorno a sé, per "l'ultima battaglia" in Valtellina: e rivolge nel pensiero non la forte accettazione del fato che si compie, ma i cavillosi punti della sua difesa di domani, quando – come spera – potrà ancora allineare fiumi di logore parole e giocare su vecchi e nuovi equivoci e forse galleggiare indefinitamente sullo scontro degli opposti giudizi, come il sargasso immobile tra il turbinare delle correnti. È disposto a tutto, anche al cappotto tedesco, anche a tradire chi vorrebbe ancora morire per lui, i vecchi fascisti, i suoi ministri, persino Claretta: e finge irresolutezza fin dal momento della Prefettura di Milano, la sera del 25 aprile, non perché sia davvero incerto tra la morte e la vita, ma perché – ancora una volta – è incapace di dire "andiamo" e preferisce che lo dicano altri, che la cosa "nasca da sola", perché ha forse già in mente altri articoli "del tempo del bastone e della carota", destinati ad illustrare come questi nuovi passi che sta facendo siano colpa di questo e di quello, di cardinali e militari, di traditori e servizi segreti, di tutti, meno che sua» ^ Il colonnello statunitense Lada Mocarski, in un rapporto scritto per conto dell'Office of Strategic Services riguardo un'inchiesta da lui condotta sugli ultimi giorni del dittatore, afferma invece che «nessuna prova circa le intenzioni e i piani di M. è stata raggiunta durante l'indagine e forse non esisteva alcun piano definito. È infatti ovvio che i movimenti del Duce fossero il risultato di improvvisazioni non appena le condizioni di fatto cambiavano». Dino Messina, Ordine da Milano: eliminate il Duce, in Corriere della Sera Spinosa, "Parte quarta: Il cappotto tedesco. Infauste sponde", in M. . Il fascino di un dittatore, Milano, Mondadori. «Imbruniva quando una colonna di automobili lasciava la prefettura e usciva da Milano, la città in cui ormai tutti gli tendevano una trappola, i partigiani, i tedeschi, gli alleati. Doveva fuggirne per evitare il peggio. Già quella sera, a tarda ora, si apprese che le auto fuggitive avevano raggiunto Como ^ Fra i molti, da Renzo De Felice, in diverse opere, e Denis Mack Smith in M. . ^ Palla, p. 15. ^ cit. D. Mack Smith, Storia d'Italia, Laterza, rectius Renzo De Felice, M. il rivoluzionario, Einaudi. Giorgi Giorgi De Giorgi Grimaldi, La cattedra che M. non ebbe, in «Storia Illustrata» n. 271, giugno 1980, p. 6. ^ Pier Mario Fasanotti, Tra il Po, il monte e la marina. I romagnoli da Artusi a Fellini, Neri Pozza, Vicenza M., Benito, in The Columbia Encyclopedia, New York, Columbia University Press, 2008. ^ B. M., Opera Omnia. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 31 e 36. ^ L'esistenza di una relazione sentimentale non trova riscontri univoci. È invece accertata presso la maggior parte delle fonti la sua influenza nell'avvicinamento di M. al marxismo. ^ La teoria dell'equilibrio economico in Vilfredo Pareto, in Ztl Macerata.. ^ Raffaello Uboldi, La presa del potere di Benito M., su books.google.it, Arnoldo Mondadori Editore M. più tardi dirà[senza fonte] di essersi iscritto alla Facoltà di Scienze sociali di Losanna, ma non vi è riscontro documentale. Gentile, Le origini dell'ideologia fascista, Bologna, Il Mulino. ^ Furono diffuse notizie inattendibili sul suo frequentare le università di Zurigo e di Ginevra (quest'ultima falsa notizia è riportata nella biografia ufficiale della Sarfatti), mentre è vero che nell'estate trascorse due mesi all'università di Losanna. ^ Mack Smith. ^ Monografie verbanensi, su verbanensia. «Nel giugno del 1904 ottiene il permesso di lavoro annuale, e in quello stesso anno succede a M. come corrispondente dalla Svizzera del giornale italiano «Avanguardia Socialista»» ^ Mack Smith, 1981, p. 24. ^ B. M., La mia vita, p. 136. ^ Nel 1908, Benito M. in Riviera, su sanremonews.it. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario, cit., pagg. 49 n. 5 e 52. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario, cit., pag. 57. ^ Trento, italiana, si trovava nel territorio dell'Impero austro-ungarico. ^ Rosa Broll, la «santa di Susà». Intervista di M. ., in LaValsugana.it. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario, cit., pagg. 74-5. ^ Lo sfratto di un italiano dall'Austria, in La Stampa Questa l'interpretazione di (DE) Hans Woller, Ante portas. M. in Trient 1909, in Regionale Zivilgeselllschaft in Bewegung - Cittadini innanzi tutto. Scritti in onore di Hans Heiss, a cura di Hannes Obermair, Stephanie Risse, Carlo Romeo, Vienna-Bolzano, Folio . ^ Antonio Mambelli, Archimede Montanelli nella vita e nell'arte. Un maestro del Duce, Valbonesi, Forlì, 1938. ^ El violín de M. (in spagnolo).. ^ Benito M., L'amante del cardinale. Claudia Particella, Salerno M., Il Trentino veduto da un socialista - note e notizie (PDF), a cura di Giuseppe Prezzolini, Firenze, Casa Editrice Italiana. Sul rapporto Nenni-M. si veda: Duilio Susmel, Nenni e M. mezzo secolo di fronte, Rizzoli, Milano, 1969; Nicholas Farrell, Giancarlo Mazzuca, Il compagno M., Rubbettino, Catanzaro, 2013; Alberto Mazzuca, Luciano Foglietta, M. e Nenni amici nemici, Minerva Edizioni, Bologna, 2015. ^ A. Spinosa, M. . Il fascino di un dittatore, Mondadori, Milano, Smith, Storia d'Italia, Laterza, 1973 [manca numero pag]. ^ Quello scatolone di sabbia che unì M. e Nenni. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario, Collana Biblioteca di cultura storica, Einaudi, Torino. Sull'argomento vedasi anche: Maurizio Degl'Innocenti, Il socialismo italiano e la guerra di Libia, Roma, Editori Riuniti, 1976. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario. ^ I quattro avrebbero poi dato vita al Partito Socialista Riformista Italiano. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario, cit., pagg. 136-9. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario. In realtà il pensiero anti-massonico era già stato portato innanzi nel XIII congresso del 1912 a Reggio Emilia (cfr. ibid. pag. 125), nel congresso regionale socialista romagnolo di Forlì, 16 giugno 1912, (ibid., pag. 674) e in vari altri ambienti fin dal 1904, compreso un attacco M. ano . ^ cfr. Alfonso Maria Capriolo, Ancona 1914: la sconfitta del riformismo italiano, in Avanti! . ^ Valerio Castronovo et alii, La stampa italiana nell'età liberale, Laterza, 1979, p. 212. Vd. anche Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pag. 188. ^ Cfr. Renzo De Felice, M. il rivoluzionario, , Collana Biblioteca di cultura storica, Einaudi, Torino, 1965. ^ Luciano Lucci, M. partecipa alla "Settimana rossa”, ma senza convinzione 10 giugno 1914, su alfonsinemonamour.racine.ra.it. ^ M. propose il 27 luglio 1914 uno sciopero generale insurrezionale nel caso dell'entrata italiana nel conflitto. Vedi Leo Valiani, Il partito socialista italiano nel periodo della neutralità, Milano, . ^ Stando alle dichiarazioni di Filippo Naldi del 1960, citate in Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 274-75 e 286-87. M. interventista: l’espulsione dal PSI, su fattiperlastoria.it. URL consultato il 21 dicembre 2023. ^ Valerio Castronovo et alii, La stampa italiana nell'età liberale, Laterza, 1979, p. 248. ^ R. De Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 229-236. ^ M. interventista e la cacciata dal Partito Socialista Italiano, su vanillamagazine.it. URL consultato il 21 dicembre 2023. ^ Cfr. Antonio Spinola, M. . Il fascino di un dittatore, Mondadori, Milano, 1989.[manca il numero della pagina]. ^ Claudio M., Grande guerra, la verità su M. interventista, «Corriere della Sera. ^ Scrive Renzo De Felice: «Secondo Filippo Naldi, direttore del Resto del Carlino, alle prime spese per il giornale fecero fronte alcuni industriali di orientamento più o meno interventista o, almeno, interessati ad un incremento delle forniture militari: Esterle (Edison), Bruzzone (Unione zuccheri), Agnelli (Fiat), Perrone (Ansaldo), Parodi (armatori)». Renzo De Felice, M. il rivoluzionario, Einaudi, p. 277. ^ M. resterà alla direzione del Popolo d'Italia fino al novembre 1922, quando verrà nominato Presidente del Consiglio. ^ Vd. la relazione della Commissione d'inchiesta sul caso M. in Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 684-88. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 276-77 e il "Rapporto Gasti" presentato alle pagg. 723-37, in particolare pagg. 732-33. ^ Massimo Novelli, l giovane M. al soldo della Francia (PDF), in La Domenica di Repubblica Nel fascicolo "Corrispondenza, b. 1, fascc. 17, fotografie 1" del fondo "Treves" conservato presso la Fondazione di studi storici "Filippo Turati", è presente una ricca corrispondenza sull'episodio. ^ Piero Treves, Ma perché quel giorno non infilzò M. ?, La Stampa, 30 giugno 1992, pag. 19. Anche in: Piero Treves, Scritti novecenteschi, Bologna, Il Mulino, 2006, pp. 182-184. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario, cit. ^ Renzo De Felice, M. il Rivoluzionario cit., pagg. 321-22. ^ Da cui sarà tratto il libro Il mio diario di guerra. ^ a causa di ciò ricevette un anno di licenza di convalescenza, seguito da altri sei mesi al suo rientro in ospedale allo scadere del primo permesso. Cfr. Foglio matricolare di M. Benito di Alessandro, matricola 12467 D.M. di Forlì in M. il rivoluzionario. Alla morte del Senatore Giuseppe Tusini, il Duce inviò un telegramma di condoglianze alla famiglia dove citava con riconoscenza il suo intervento chirurgico risolutivo all'Ospedale di Ronchi di Soleschiano. Cfr. P. Marogna, Giuseppe Tusini, Archivio italiano di chirurgia Vedi anche: AA. VV., Studenti al fronte, LEG (GO). ^ Enzo Biagi, Storia del Fascismo, Mondadori. Smith, 1981, p. 54. ^ Ludwig, Colloqui (1932), pag. 50. ^ M. Sarfatti, Dux, pag. 158. ^ Pini, M.. ^ Sebbene alcuni abbiano recentemente sostenuto ipotesi differenti sulle cause del congedo, attribuendolo a condizioni generali di salute non buone legate a malattie infettive, la presenza di tali patologie è stata negata dal referto autoptico relativo al cadavere di M. . ^ Renzo de Felice, M. il rivoluzionario cit., pag. 353. ^ In una lettera dal fronte ad Ottavio Dinale dell'11 settembre 1916 M. mostrava già di aver voglia di modificare il sottotitolo del giornale. Vd. Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 405-6, 687 e 734. La spiegazione del cambiamento venne data comunque in breve fondo del 1º agosto 1918 dal titolo Novità... ^ Grandi, Le origini, pag. 52. ^ Alessio Altichieri, Le cento sterline che M. intascava dalla "perfida Albione", 6 ottobre 2009.. Il tenente colonnello Hoare, nelle sue memorie, riportò le parole che M. gli fece pervenire nonché le proprie conclusioni: «"Mobiliterò i mutilati di Milano, che spaccheranno la testa a ogni pacifista che tentasse di tenere una manifestazione di strada contro la guerra". E fu di parola, i fasci neutralizzarono davvero i pacifisti milanesi». ^ (EN) Benito M. was MI5's man in Italy., articolo del The Times, del 14 ottobre 2009. ^ Renzo de Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 353-56. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 414-15. Mack Smith Un rapporto della stessa sera della Polizia di Milano indicava circa 300 presenti, compresi giornalisti e curiosi. Vd. Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pag. 504. ^ Chiurco, vol. I, pag. 22. ^ O.O., vol. XIV, pp. 88, 102-133. ^ Vd. la relazione di Giovanni Gasti in Renzo de Felice, M. il rivoluzionario cit., pag. 520-21. ^ O.O., vol. XVIII, pag. 201. In un fondo dal titolo Non subiamo violenze! del 18 aprile 1919 dice noi dei Fasci non abbiamo preparato l'attacco al giornale socialista, ma accettiamo tutta la responsabilità morale dell'episodio. ^ Mack Smith, 1981, p. 65. ^ O.O., vol. XIII, pag. 231. ^ O.O., Felice, pag. 727[Non è chiaro di che libro si parli]. ^ La questione fiumana era già dibattuta da tempo. Erano stati deliberati, nelle riunioni dei Fasci di combattimento, gli invii di diverse centinaia di volontari. Vd. Renzo De Felice, M. il rivoluzionario Carteggio Arnaldo-Benito M., . ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pag. 572. ^ È interessante il modo con cui Giuseppe Ungaretti - all'epoca corrispondente da Parigi per «Il Popolo d'Italia» - visse gli arresti di M. e Marinetti del 18 novembre 1919. Il poeta, molto preoccupato, cercò d'organizzare una manifestazione a Parigi in favore degli arrestati. Racconterà Ungaretti in un'intervista del 1933: «Nel ’19, a Parigi, facevo il corrispondente e seguivo i lavori della Conferenza della Pace per incarico del «Popolo d’Italia». Gli italiani si radunavano in un grande albergo dove era stabilita la delegazione italiana. Non rammento con precisione la composizione della delegazione italiana. Credo Nitti o Tittoni al posto di Sonnino e Orlando (…). Chissà se fra le carte di S. Ecc T. si troveranno forse un giorno una mia lettera in cui gli dicevo che avesse fatto bene attenzione perché oltre all’Italia ufficiale, delle schede e dei portafogli, c’era una Italia tremendamente giovane, che avrebbe vinto per forza o per amore. Signor delegato, gli dicevo, ho il dovere di avvertirvi che rappresento qui il giornale dell’Italia Nuova e vi prego di fare attenzione ai mali passi! Vi furono in quel periodo degli arresti a Milano. Organizzai allora una specie di Manifestazione in difesa degli arrestati alla quale aderirono tutti gli intellettuali più in vista di Parigi alla testa dei quali si misero gli scrittori di Littérature e del gruppo Dadà, Aragon, Breton, Tristan Tzara, ecc., che erano quelli che facevano più chiasso. Avevamo intenzione di invadere l’Ambasciata. Io feci annunciare a Nitti che gli avrei bucato la pancia. Ma poi non se ne fece nulla perché gli arrestati vennero rilasciati (Intervista di Alfredo Mezio ad Ungaretti, «Il Tevere», 17-18 luglio 1933. Su questa vicenda si veda anche F. Pierangeli, Ombre e presenze. Ungaretti e il secondo mestiere, premessa di E. Giachery, Loffredo, Napoli 2016, p. 86; lettera di M. a Soffici del 2 dicembre 1919, in G. Ungaretti, Lettere a Soffici 1917-1930, a cura di P. Montefoschi e L. Piccioni, Sansoni, Firenze; Ungaretti e M.. Più pacati furono i toni usati in quell'occasione da M. che nel dicembre 1919 cercò di tranquillizzare il suo corrispondente parigino: «Carissimo, Marinetti è in libertà. Tutto bene» (Biglietto inviato da M. ad Ungaretti, Vita d'un uomo. Saggi e Interventi, Mondadori, Milano 1986, p. 910). ^ Per tutta la vicenda vedi Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pagg. 573-77. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario cit., pag. 544, pag. 590 e sgg. ^ O.O.. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario , M. il fascista - La conquista del potere, Einaudi, Torino, 1995, pag. 29. A volte le richieste di denaro erano quasi esplicitamente ricattatorie, vd. M. il rivoluzionario cit. pag. 354 e M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 45. ^ M. Drago, Allievi marescialli nelle forze armate. Teoria ed esercizi per la preparazione alla prova di preselezione dei concorsi, Alpha Test,. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario. ^ Emilio Gentile, E fu subito regime: Il fascismo e la marcia su Roma, Gius.Laterza et Figli Spa. ^ Andrea Leccese, Inciucio forever: La costante del trasfmormismo nella politica italiana, Armando . ^ Giolitti aveva esplicitato la sua intenzione di avere con sé i "patrioti" e i "partiti nazionali" il 1º aprile 1921. Vd. Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 64. ^ La lista di associazioni che aderirono al blocco è consultabile in Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere Dal Corriere della Sera del 1º gennaio 1922. ^ Dall'8 aprile al 14 maggio risultano 105 morti e 431 feriti. Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere. ^ Camera, 11 marzo 1925, pag. 2438. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario, Torino, 1965. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 111, 138. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 151. ^ O.O., vol. XVI, pagg. 241 e 297. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 222. ^ Se i treni, se le poste hanno funzionato non lo si deve alle misure preventive prese dal Governo, ma al concorso spontaneo, disinteressato, entusiasta degli elementi nazionali. in Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere Per i pareri negativi riguardo allo sciopero vedi ibidem pagg. 222-24: Lo sciopero generale proclamato ed ordinato dall'Alleanza del Lavoro è stato la nostra Caporetto. Usciamo da questa prova clamorosamente battuti. ^ Enzo Biagi, Storia del Fascismo cit. ^ Amendola, Una battaglia Nitti, Rivelazioni, pagg. 346-7. ^ Mack Smith, 1981, p. 87. ^ Antonino Repaci, vol. II, pagg. 125 e 132. ^ M. stesso asserisce, nel discorso di insediamento in Parlamento, che le camicie nere sarebbero state ben 300 000. ^ Secondo Badoglio sarebbe bastato arrestare al massimo una dozzina di persone e i fascisti avrebbero perso al primo scontro[senza fonte], asserì, inoltre che "al primo fuoco, tutto il fascismo crollerà". Renzo de Felice, M. il fascista - La conquista del potere. ^ Renzo de Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 358. ^ Secondo Renzo De Felice la parte destrorsa del fascismo era di tendenza o monarchica e conservatrice di ispirazione nazionalista, oppure revisionista, normalizzatrice e moderatamente parlamentarista. Vd. M. il fascista - La conquista del potere cit., pagg. 365-66. ^ Paolucci, pag. 240. ^ cfr. "Il Parlamento è morto". Discorso pronunziato alla Camera dall'on. Filippo Turati il giorno 17 novembre 1922 sulle Comunicazioni del Governo, in "Critica Sociale. ^ Vedi anche Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Discorsi, XXVI legislatura, Tornata. ^ Rendo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere Bianchi, Da Piazza San Sepolcro a Piazzale Loreto, Vita e Pensiero, Roma. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 481 n. 4. La legge sarà la n. 1601 (G. U. 15 dicembre, num. 293), vd. qui (PDF).. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pagg. 524 e 535. ^ Italo Scotti, Bollettino di informazioni costituzionali e parlamentari 1 (1984): Il fascismo e la Camera dei deputati: I - La Costituente fascista (PDF) (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2013).. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere. ^ "The Italo-Greek Crisis." Economist London, England: 356+. The Economist Historical Archive, 1843-2012. . ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pagg. 561-62. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pagg. 557-570. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 563. ^ Regio Decreto Legge . ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere anche Prassi italiana di diritto internazionale - I casi della prassi Visani, La conquista della maggioranza, M., il PNF e le elezioni del 1924, Fratelli Frilli Editori, 2004, in particolare nel cap. 4 l'elenco dei fatti di cronaca riguardanti risse, aggressioni, provocazioni raccolte dall'A. nelle carte dell'ACS provenienti da prefetture, questure, stazioni di RRCC e dalla stampa coeva Nella fattispecie i fascisti uccisi durante la campagna elettorale furono 18 e i feriti 147: cfr. Fabio Andriola, M. prassi politica e rivoluzione sociale, e.f.c. Le vittime della violenza fascista, invece, secondo Renzo De Felice, furono "centinaia di feriti e non pochi morti" (fra questi anche il deputato Antonio Piccinini), quasi tutti appartenenti a partiti d'opposizione, ma anche alle frange dissidenti del fascismo (come nel caso di Cesare Forni e Raimondo Sala) cfr. Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 583. ^ Fin dalla presa del potere M. e il Governo tentarono di arginare la violenza squadristica non più necessaria, vd. Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere soprattutto Alessandro Visani, La conquista della maggioranza, M., il PNF e le elezioni del 1924, Fratelli Frilli Editori, in particolare il capitolo 4 e 5 e la prefazione di Giovanni Sabatucci. ^ Renzo De Felice, op. cit. nonché Alessandro Visani, op. cit.[Manca numero di pagina]. ^ Riferisce infatti A. Visani (op. cit.), p. 146, come particolare cura dovesse essere tenuta nell'esporre bene che sulla scheda elettorale non andasse apposto altro segno che la croce sul partito scelto, e soprattutto si dovessero evitare slogan e frasi d'ogni genere. Ci si riferiva infatti alla possibilità riferita dalle prefetture che agenti in incognito dei partiti di minoranza avessero volontariamente spinto i più ingenui elettori del blocco nazionale a scrivere sulle schede "Viva M. !", una pratica che avrebbe portato all'annullamento della scheda stessa. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 563 n. 2. ^ ibidem. ^ Si veda il resoconto stenografico della seduta, Camera dei Deputati. ^ Così chiamata in richiamo alla secessione della plebe ai tempi della res publica romana i quali si riunirono sull'Aventino. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pagg. 620 sgg. ^ La morte di Matteotti infatti sarebbe stata causata accidentalmente, durante la colluttazione seguita al prelevamento da parte degli squadristi. ^ Scheda biografica di Matteotti, su treccani.it. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., p. 622. ^ Ibidem, pag. 646; Renzo De Felice, M. il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista, Einaudi Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag 703. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit., pag. 701. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere Felice, M. il fascista - La conquista del potere Felice, 'M. il fascista - La conquista del potere. ^ Indignatissimo il settimanale della sinistra fascista Impero scriverà un pezzo intitolato Rivoluzione, non criminalità nel quale si accusava M. di far "di tutto per portarsi sul terreno della non-rivoluzione". Vd. Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere Per i varii articoli giornalistici del fascismo intransigente contrario al moderatismo M. ano vd. Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere cit.. ^ Ibidem, pag. 715. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere. ^ R. De Felice, M. il fascista, Einaudi, . ^ Discorso alla Camera dei Deputati sul delitto Matteotti, testo integrale di Benito M. del 3 gennaio 1925 su Wikisource. ^ Dopo il delitto Matteotti, infatti, alcuni esponenti liberali e fascisti propendevano per l'idea secondo cui M. dovesse "mettersi a disposizione della giustizia". Vd. Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere. Col discorso ha inizio il regime dittatoriale fascista, data confermata dallo stesso M. nel libro "Storia di un anno: Il tempo del bastone e della carota", Mondadori (in Opera Omnia). Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - La conquista del potere Felice, M. il fascista - La conquista del potere . ^ Renzo De Felice, M. il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista In particolare " La Giustizia.", cfr. ibidem, pag. 142, "La Rivoluzione liberale" e "Il Popolo". ^ Simonetta Falasca Zamponi, Lo spettacolo del fascismo, Soveria Mannelli, Rubbettino Sforza, Gli attentati a M., Per pochi centimetri fu sempre salvo, in La storia illustrata: "Un gruppo di squadristi si lanciò sull'attentatore: più tardi sul suo cadavere furono contate quattordici pugnalate profonde, un colpo di pistola e tracce di strangolamento". Sforza, Gli attentati a M., Per pochi centimetri fu sempre salvo, in La storia illustrata: "Lasciamo la parola all'ex capo dei servizi politici presso la Direzione generale della PS, Guido Leto. "Furono sospettati a turno" egli scrive "Farinacci, Balbo, Arpinati, quest'ultimo perché proveniente dalle file anarchiche e amico della famiglia Zamboni, e lo stesso Federzoni, ma le indagini accurate che furono eseguite dalla questura di Bologna, diretta allora da un eccellente funzionario, il questore Alcide Luciani, e da un altro espertissimo funzionario, perfetto conoscitore dell'ambiente bolognese, Michelangelo Di Stefano, giunsero alla conclusione che non v'era alcun elemento apprezzabile per sostenere la tesi di un complotto organizzato nei ranghi fascisti. Ve n'erano, invece moltissimi per convalidare quella di un gesto di un isolato". ^ Marco Cesarini Sforza, Gli attentati a M., Per pochi centimetri fu sempre salvo, in La storia illustrata: "Un'inchiesta segreta fu anche compiuta, in seguito, per iniziativa del Sottosegretario all'interno, conte Giacomo Suardo, dal magistrato Noseda del Tribunale Speciale; ma i risultati non differirono da quelli stabiliti dalle indagini della polizia". ^ Renzo De Felice, M. il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista. ^ Mack Smith. ^ Renzo De Felice, M. il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista. ^ Sebbene Federzoni avesse intimato lo scioglimento dopo la presa del Ministero e molte squadre vennero ricreate dall'ambiente farinacciano provinciale e rimasero attive per diversi anni, pur con le minacce di ritorsioni da parte di Federzoni e dello stesso M. . Cfr. Renzo De Felice, M. il fascista - L'organizzazione dello Stato fascistacit In occasione delle violenze di Firenze M., riunendo il Gran consiglio del fascismo il giorno 5, fece approvare un ordine del giorno in cui si ordina lo scioglimento immediato di qualsiasi formazione squadristica di qualsiasi specie perché esse non hanno più, a tre anni di distanza dalla Marcia su Roma, alcuna giustificazione storica e politica. . ^ Aniante. ^ Arpinati Felice, M. il fascista - L'organizzazione dello Stato fascista. ^ Alfio Caruso, Arrivano i nostri, Longanesi &C. ^ Matteo di Figlia Alfredo Cucco, Quaderni Mediterranea . ^ G. Tricoli, Alfredo Cucco. Un Siciliano per la Nuova Italia, ISSPE, . ^ InStoria - Mafia e Fascismo.. ^ Non è da escludersi tuttavia che Cucco fosse stato trascinato in una vera e propria trappola politica, poiché egli - essendo dell'area farinacciana - era notevolmente inviso a M., che proprio in quel periodo stava "epurando" i vertici del partito degli elementi vicini a Farinacci. Cfr. Matteo di Figlia Alfredo Cucco, Quaderni Mediterranea 1979. ^ Sospetti di affiliazione mafiosa restarono, tuttavia, come fa notare il biografo Matteo di Figlia in op. cit. ^ Ibidem, nonché cfr. Alfio Caruso, op. cit. ^ Ibidem. Giampietro aveva iniziato perfino una campagna contro le... gonne sopra al ginocchio, tanto da essere invano richiamato alla moderazione dallo stesso ministro Rocco. Caruso, op. cit. ^ Ibidem. ^ La mafia e la crociata del prefetto Mori..Non è vero che la mafia dei salotti impone a M. l'allontanamento di Mori. È vero viceversa che i suoi modi hanno allarmato Roma; che M. ritiene il problema liquidato e che può ora liquidare il liquidatore". ^ DDI. ^ Graziotti Smith. ^ Regio decreto. ^ Legge Re, regina, reggente, principe ereditario e primo ministro. ^ Sergio Romano, Vademecum di storia dell'Italia unita, Rizzoli, Milano, . ^ Enzo Biagi, Amori, Rizzoli il patto fu siglato e firmato. Salata riporta che nel protocollo della sigla fu concordato che il patto avrebbe portato la data del 7 giugno, indipendentemente dalla data della firma, un atto espressivo della volontà del governo. Vedi Francesco Salata Il patto M., ^ Francesco Salata, Il patto M., Mondadori, Salata, Il patto M., Mondadori L'origine del sistema pensionistico italiano va comunque fatta risalire, legge con l'istituzione di una «Cassa Nazionale di previdenza per la invalidità e per la vecchiaia degli operai», con contributi su base volontaria. ^ Nel momento dell'uccisione di Dollfuß, la moglie e i figli erano ospiti di M. presso una sua residenza balneare. ^ All'origine dell'incidente di Ual Ual, Salvatore Minardi, , S. Sciascia (Caltanissetta). ^ R. De Felice, M. il Duce ^ A tale accordo si fa riferimento in Langer, William L. (a cura di) An Encyclopaedia of World History, Houghton Mifflin Company, Boston. ^ R. De Felice, M. il duce. ^ Del Boca Ministero per la Guerra, Relazione dell'attività svolta per l'esigenza A.O., Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, , allegato n. 76. ^ Del Boca, p. 193. ^ Per un quadro completo quadro sull'uso sistematico delle armi chimiche sul fronte Etiopico si veda Angelo Del Boca, I gas di M., Il fascismo e la guerra d'Etiopia, Editori Riuniti, Roma. ^ Del Boca. ^ Del Boca. ^ Del Boca, p. 196. ^ Del Boca. ^ Del Boca Del Boca. ^ Del Boca. ^ Del Boca. ^ F. Cardini e R. Mancini, Hitler in Italia. Dal Walhalla a Ponte Vecchio, maggio 1938, Bologna, Il Mulino. ^ È il caso per esempio del prefetto Cesare Mori. ^ Per un primo approccio sull’origine, motivazioni e caratteristiche del diffuso consenso che il fascismo riscosse dagli intellettuali italiani si veda, ad esempio, A. d’Orsi, La cultura a Torino tra le due guerre, Einaudi, Torino ; G. Belardelli, Il Ventennio degli intellettuali, Laterza, Roma-Bari ; A. Tarquini, Storia della cultura fascista, Laterza, Roma-Bari. ^ A proposito dell'adesione di Giuseppe Ungaretti al fascismo, ed in particolare al suo rapporto con M., si veda: Robert S. Dombroski, L’esistenza ubbidiente, letterati italiani sotto il fascismo, Guida, Napoli; Filosofia fantastica. Prose di meditazione e d’intervento, a cura di Carlo Ossola, UTET, Torino; L. Piccioni, Vita d'un poeta, Rizzoli, Milano 1970, p. 66; W. Mauro, Vita di Giuseppe Ungaretti, Camunia, Milano Guida, Ungaretti privato. Lettere a Paul-Henri Michel, Pensa multimedia, Rovato-Lecce. Copia archiviata, su laltraverita.it... ^ Allocuzione "Vogliamo anzitutto".. M. e il papa .. ^ Copia archiviata, su anpi.it..ilmanifesto.it /25aprile/02_25Aprile /9502rs14.01.htm in Internet Archive. A Trieste operarono alcuni dei principali responsabili della cosiddetta "Aktion Reinhardt", l'operazione che aveva portato allo sterminio di milioni di ebrei deportati nei campi della Polonia Orientale. Comandante delle SS e della SD nel settore adriatico (e quindi anche incaricato della caccia agli ebrei) era il generale delle SS Odilo Globocnik, già comandante del settore di Lublino e quindi responsabile dei campi di Belzec, Majdanek, Sobibor e Treblinka; a Trieste operavano con lui Franz Stangl, già comandante di Treblinka, e Christian Wirth uno degli ideatori delle camere a gas, poi ucciso dai partigiani. Benito M., MEMORIA SEGRETA DI M. SULLA CONDOTTA DELLA GUERRA, Schede tecniche aerei militari italiani e storia degli aviatori, su alieuomini.it. ^ Si veda Pietro Badoglio (L'Italia nella seconda guerra mondiale), che riporta questa affermazione come ricevuta direttamente da M. durante un loro colloquio. ^ Dalle colonie inglesi, e in particolar modo dall'India, giunsero migliaia di soldati, che non era stato possibile mobilitare precedentemente. ^ Già a Capo Spada venne affondato un incrociatore italiano e alcune navi italiane furono affondate da un attacco aereo nel porto di Taranto. L'ultimo scontro di rilievo si ebbe a Capo Matapan, una delle più gravi sconfitte nella storia della Marina. ^ Alfassio Grimaldi, U., Bozzetti. [i. e. millenovecentoquaranta il giorno della follia. Italia: Laterza. ^ Ciabattini. ^ Ciabattini. ^ La conquista fu completata in poco più di un mese. ^ Renzo De Felice, M. l'alleato, Einaudi, Ciabattini Ciabattini. ^ Ciabattini M. e il re avevano un colloquio privato due volte alla settimana, il lunedì e il giovedì. L'unica persona ammessa era il Ministro della Real Casa. Iniziati, gli incontri proseguirono ininterrottamente fino al , per ventuno anni. Ciabattini. ^ Ciabattini Poi arrestato dai tedeschi e trucidato alle Fosse Ardeatine). ^ Benito M., Memoirs, Weidenfeld et Nicolson, London. Il testo si trova anche qui: MEMOIRS, su oudl.osmania.ac.in. Franco o Francesco Maugeri, su digilander.libero Cicchino, Saverio Polito e il viaggio di Rachele a Rocca delle Caminate su historyfilesnetwork. ^ Marco Riscaldati, DAL GRAN CONSIGLIO AL GRAN SASSO I 50 terribili giorni che videro l’Arma protagonista, in Notiziario storico dell'Arma dei carabinieri. ^ Sandro Russo, M. prigioniero a Ponza, su Ponza Racconta. ^ Cfr. Fabrizio Montanari. Nenni-M., amicizia impossibile, in Quotidiano on line 24emilia.com. ^ L'8 febbraio 1943, alla vigilia del suo compleanno, Nenni fu arrestato dalla Gestapo a Saint-Flour, in Rue de la Franze n.13, nella Francia di Vichy (cfr. Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell'Ovra: agenti, collaboratori e vittime della polizia politica fascista, Bollati Boringhieri, Nenni, Intervista sul socialismo italiano, Laterza). Venne condotto prima a Vichy e poi fu rinchiuso nel carcere parigino di Fresnes per circa un mese (cfr. Enzo Santarelli, Pietro Nenni, UTET, Il 5 aprile venne consegnato dai tedeschi a due carabinieri alla frontiera del Brennero, probabilmente su richiesta di M., che così lo salvò dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti. Condotto nel carcere romano di Regina Coeli, Nenni fu poi confinato nell'isola di Ponza. ^ Cfr. Arrigo Petacco, La Storia ci ha mentito, MONDADORI, che riporta degli appunti che il Duce scrisse durante il crepuscolo di Salò. ^ La grande storia, Rai Tre. ^ Di Michele, Vincenzo,, L'ultimo segreto di M., Felice, M. l'alleato: la guerra civile, Torino, Einaudi. La Provincia autonoma di Lubiana era stata annessa all'Italia nel 1941. De iure, continuò a essere considerata tale fra paesi dell'Asse fino alla fine del conflitto. Ovviamente, tale annessione non era considerata legittima dagli Alleati. ^ Renzo De Felice, M. l'Alleato, tomo II, Einaudi. ^ Il Teatro Lirico aveva assunta la funzione della Scala, gravemente colpita dai bombardamenti alleati. Elena Aga Rossi e Bradley F. Smith Operazione Sunrise, Mondadori. ^ Mack Smith, "La ragione offerta (in cui è difficile scorgere un qualsiasi senso logico) fu lo shock subito nell'apprendere che i tedeschi erano scesi a patti senza informarlo". ^ Per l'intera vicenda, cfr. Fabio Andriola, Appuntamento sul lago e Carteggio Segreto Churchill M., SugarCo. ^ Mack Smith, . ^ Secondo, fra gli altri, Raffaele Cadorna (La riscossa: dal 25 luglio alla liberazione, Milano), Leo Valiani (Tutte le strade conducono a Roma, Firenze) e Silvio Bertoldi (La guerra parallela, Milano 1996), M. avrebbe appreso il 25 aprile della decisione del CLNAI di giustiziarlo. Secondo Silvestri (Turati l'ha detto: socialismo e democrazia cristiana, Milano, ), che però è fonte isolata, avrebbe proprio confidato questa valutazione. ^ Fabio Andriola, Appuntamento sul lago e Carteggio Segreto Churchill M., entrambi per i tipi della SugarCo. ^ Pier Luigi Bellini delle Stelle, Urbano Lazzaro, Dongo: la fine di M., ed. MondadoriChe a seguito dell'armistizio aveva per decreto luogotenenziale assunto tutti i poteri costituzionali. ^ Comandante del Corpo Volontari della Libertà ^ Raffaele Cadorna, Milano, La riscossa: dal 25 luglio alla liberazione, . Per la sintesi del vasto relato del generale, si è fatto riferimento a Ray Moseley (M., Taylor Trade Publications). Audisio, In nome del popolo italiano, Edizioni Teti. ^ Fondazione ISEC - cronologia dell'insurrezione a Milano.. Fondazione ISEC - cronologia dell'insurrezione a Milano.. ^ Vincenzo Costa L'ultimo federale, il Mulino. Sempre secondo Costa, nell'attentato partigiano erano morti cinque soldati tedeschi della Propaganda Staffel e due popolane milanesi. Una trentina fra civili e militari germanici erano i feriti. ^ Giorgio Pisanò, Storia della guerra civile in Italia, fotografie Fra i molti testimoni, era presente anche il giornalista Indro Montanelli. ^ L'autopsia effettuata sul corpo di M.., Controstoria. ^ Filmati e foto d'epoca girati a Piazzale Loreto - Milano e all'obitorio.. ^ Tettamanti Franco, , commando a Musocco Rubata la salma del duce, in Corriere della Sera. Ex multis, recentemente, Pasquale Chessa, Guerra civile. Casini Editore, Santarcangelo di Romagna collana Frammenti di storia. ^ Come ravvisabile ad esempio nel discorso pronunciato da M. a Milano. ^ Domenico Venturini con prefazione di Amilcare Rossi. Pubblicazioni d'Opere per l'incremento della Letteratura fascista. Dante Alighieri e Benito M. . Roma, Casa Editrice Nuova Italia Gervaso, Il dito nell'occhio, Rusconi. ^ Renzo De Felice, M. il rivoluzionario, Einaudi .. ^ Copia archiviata, su cssem.org. Baioni. Risorgimento in camicia nera. Studi, istituzioni, musei nell'Italia fascista. Roma, Carocci, . ^ Brano tratto da La Dottrina del fascismo, di Giovanni Gentile e Benito M., ( cfr.(archiviato dall'url originale il 30 marzo 2009).), sviluppata sin dal 1929, inserito nell'edizione de L'Enciclopedia Italiana: «Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete. La democrazia è un regime senza re, ma con moltissimi re talora più esclusivi, tirannici e rovinosi che un solo re che sia tiranno. Il fascismo respinge nella democrazia l'assurda menzogna convenzionale dell'egualitarismo politico e l'abito della irresponsabilità collettiva e il mito della felicità e del progresso indefinito. Ma, se la democrazia può essere diversamente intesa, cioè se democrazia significa non respingere il popolo ai margini dello stato, il fascismo poté da chi scrive essere definito una 'democrazia organizzata, centralizzata, autoritaria.» ^ Emilio Gentile, La Grande guerra e la rivoluzione fascista, su treccani.it. «Ateo militante negli anni giovanili, quando era socialista rivoluzionario, dopo la conversione all’interventismo e l’espulsione dal Partito socialista, M. era rimasto ateo, anticlericale e pagano, e tale si professava quando diede vita al fascismo: «Noi» scriveva all’indomani della sconfitta» ^ Emilio Gentile, La Grande guerra e la rivoluzione fascista, su treccani.it. «Pochi mesi dopo, nell’agosto, M. inneggiava all’impero spirituale del cristianesimo «che non ha territori, ma ha ancora un’idea nella quale si raccolgono quattrocento milioni di uomini sparsi sulla faccia della terra»: «È un impero che conta oramai la sua vita a millenni. Sui flutti agitati della storia è ancora la barca del divino ebreo Gesù quella che galleggia meglio di tutte le altre»64. E un mese dopo, M. ripudiava l’anticlericalismo e l’anticattolicismo» ^ Fonte: Corriere della Sera M. rubacuori. Ha avuto 15 amanti".. ^ M. Sarfatti The Life Of Benito M. scaricabile. ^ Mimmo Franzinelli, Il duce e le donne. Avventure e passioni extraconiugali di M., Mondadori, Luzzatto, Così il Duce distrusse la famiglia segreta, su archiviostorico.corriere.it, Archivio storico del Corriere della Sera.Pieroni, La vera storia del bigamo Benito, su archiviostorico.corriere.it, Archivio storico del Corriere della Sera. Zeni, La moglie di M., Trento, Effe e Erre, Serri, Claretta l'hitleriana, Longanesi Bertotto, Tutti i fgli di Benito M. Voceditalia.it, su voceditalia.it. ^ Claretta Petacci, M. segreto. Diari 1932-1938, Rizzoli, È morta Elena Curti, la figlia naturale di M., in repubblica.it Festorazzi, La pianista del duce. Vita, passioni e misteri di Magda Brard, l'artista francese che strego Benito M., Milano, Simonelli Spinosa, I figli del duce, Milano, Rizzoli, 1983 Milleduci. Si è spenta Curti, figlia naturale del dittatore. Da Albino Benito a Glauco di Salle e Asvero Gravelli, chi sono i M. illegittimi, segreti e sospetti., su tag43.it. ^ M. : una figlia segreta da una pianista, su news.ch. Quirinale: dettaglio decorato.. Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Diggins, L'America, M. e il fascismo, Laterza. ^ Saggio per l'Enciclopedia italiana scritto insieme a Giovanni Gentile. Bibliografia Antonella Astorri, Patrizia Salvadori, Storia Illustrata della prima guerra mondiale, Giunti Editore, 2Badoglio, L'Italia nella seconda guerra mondiale, Milano, Mondadori. Bollone, Le ultime ore di M., Milano, Mondadori, Bollone, La psicologia di M., Milano, Mondadori, Stelle, Dongo: la fine di M., Milano, Mondadori, 1962. Giorgio Bocca, M. socialfascista, Garzanti, Milano, Mauro Canali, Il delitto Matteotti, Il Mulino, 2004. Giovanni Cecini, I soldati ebrei di M., Milano, Ugo Mursia Editore, Ciabattini, Il Duce, il Re e il loro 25 luglio, Bologna, Lo Scarabeo, Collier, Duce! Duce! Ascesa e caduta di Benito M., Ugo Mursia Editore, Felice, M. il rivoluzionario: , Giulio Einaudi Editore Felice, M. il fascista, Giulio Einaudi Editore, 1995. Renzo De Felice, M. il duce, Giulio Einaudi Editore. Renzo De Felice, M. l'alleato, 1940-1945, Giulio Einaudi Editore. Renzo De Felice, Storia del Fascismo, Luce/Libero, 2004. Valentina De Giorgi, M. . Glorie e disonori del primo Novecento italiano, Alpha Test, 2004,Boca, Italiani, brava gente? Un mito duro a morire, Vicenza, Neri Pozza, Fiorani, Alessandra Minerbi, Storia Illustrata del Nazismo, Giunti Editore, 2002. Flavio Fiorani, Storia Illustrata del Ventesimo Secolo, Giunti Editore, 2000. Flavio Fiorani, Storia Illustrata della seconda guerra mondiale, Giunti, Franzinelli, Il duce proibito: le fotografie di M. che gli italiani non hanno mai visto, Milano, Mondadori, Franzinelli, Fascismo anno zero. 1919: la nascita dei Fasci italiani di combattimento, Milano, Mondadori, Max Gallo, Vita di M., Laterza, 1Gentile, Fascismo. Storia e interpretazione, Laterza. Hermann Kinder, Werner Hilgemann, Atlante Storico, Garzanti, 2003. (EN) Harold J. Laski, Lenin and M., in Foreign Affairs, Lepre, M. l'italiano: il duce nel mito e nella realtà, 2ª ed., Milano, Laterza, 1997, ISBN 88-04-42682-9. Denis Mack Smith, Denis Mack Smith, M., Rizzoli, Montanelli, Il buonuomo M., Milano, Edizioni riunite, 1947. Indro Montanelli, Mario Cervi, L'Italia Littoria, Rizzoli. Indro Montanelli, L'Italia in Camicia Nera, Rizzoli, M., Scritti e Discorsi, La Fenice, . Romano M., Il duce, mio padre, Rizzoli. Romano M., Ultimo atto - Le verità nascoste sulla fine del duce, Rizzoli, O'Brien, M. in the First World War. The Journalist, The Soldier, The Fascist, Oxford, Berg Publishers, 2005. Paul O'Brien, Al capezzale di M. . Ferite e malattie (PDF), in Italia Contemporanea, Palla, M. e il fascismo, Firenze, Giunti, Passerini, M. immaginario: storia di una biografia Laterza, Petacci, M. segreto. Diari a cura di Mauro Suttora., 2ª ed., Rizzoli, Petacco, L'uomo della provvidenza, Mondadori, Pisanò, Gli ultimi cinque secondi di M., Milano, Il saggiatore, Salvatori, La Roma di M. dal socialismo al fascismo, in Studi Storici, XLVII, n. 3, 2006, pp. 749-780. Antonello Spinosa, M.Il fascino di un dittatore, Milano, Mondadori, Staglieno, Arnaldo e Benito, due fratelli, Mondadori. Francesca Tacchi, Storia Illustrata del Fascismo, Giunti Editore, 2000. Roberto Vivarelli, Storia delle origini del fascismo. L'Italia dalla grande guerra alla marcia su Roma, Società editrice il Mulino Zizzo, M. . Duce si diventa, Gherardo Casini. Benito Amilcare Andrea Mussolini. Mussolini. Keywords: tea with Mussolini. Refs.: Luigi Sperana, “Grice e Mussolini.” Mussolini.

 

Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice e Mustè: la ragione conversazoinale e l’implicatura conversazionale nella filosofia dell’idealismo italiano – il dialogo di Socrate e il dialogo di Gentile – la scuola di Roma – filosofia romana -- filosofia lazia – lingua lazia -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Abstract. Grice: “It was only late in life that I realised that ‘freedom’ is the key philosophical concept. M. knew it all along!” Grice: “At Oxford, I learned to refer to idealists such as Bradley as eggheads – not M.!” -- Flosofo italiano. Roma, Lazio. Laurea in filosofia con la tesi, “Marx,” borsista dell'Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, dove ha svolto attività didattica e di ricerca, collaborando con Gennaro Sasso. Redattore della “nuova serie” della “Rivista trimestrale”. Consegue il titolo di dottore di ricerca alla Sapienza. Lavora alla "Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici" dell'Università "La Sapienza" in qualità di “Segretario e Curatore dell'archivio e della biblioteca di Gentile”. È stato professore a contratto di Storia della filosofia. Insegna a Roma.  È membro del Consiglio scientifico della Fondazione Gramsci e della Commissione scientifica per la Edizione nazionale degli scritti di Antonio Gramsci. Ha collaborato con l'Enciclopedia Italiana, in particolare ai volumi: Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia (ottava appendice), Enciclopedia machiavelliana e Croce e Gentile. La cultura italiana e l'Europa. Ha diretto la rivista "Novecento". Fa parte del Comitato scientifico di alcune riviste, tra cui: "Giornale critico della filosofia italiana", "Annali della Fondazione Gramsci", “La Cultura”, “Filosofia italiana”. Scrive su diverse riviste scientifiche, tra le quali, con maggiore continuità: "Giornale critico della filosofia italiana", "La Cultura", "Studi storici", "Filosofia italiana". Nel  è stato nominato dal Ministero dei beni culturali Segretario del "Comitato nazionale per il bicentenario della nascita di Bertrando Spaventa". Dal  al  ha insegnato Ermeneutica filosofica, in qualità di Visiting Professor, alla Pontificia Università Antonianum.  Ricerche Le sue ricerche si sono rivolte alla storia della filosofia italiana, con contributi dedicati all'idealismo e al marxismo. Per quanto riguarda l'idealismo italiano, ha indagato i momenti e le figure fondamentali (sino al profilo complessivo) e le premesse nella filosofia dell'Ottocento, specie in relazione al pensiero di Vincenzo Gioberti (soprattutto con il libro su La scienza ideale). Di particolare interesse gli studi su Bertrando Spaventa e le monografie su Omodeo e Croce. Ha dedicato saggi e ricerche al pensiero di Antonio Gramsci e ad altri momenti del pensiero marxista italiano: del  è la monografia su Marxismo e filosofia della praxis, che ricostruisce la storia del marxismo italiano da Labriola a Gramsci. Sono noti i suoi studi sul pensiero politico nell'Italia contemporanea, con particolare riguardo alle figure di Rodano, Balbo, Noce.  Ha approfondito lo studio dell'opera di Marx e in generale la storia della filosofia tedesca tra Hegel e Nietzsche.  Particolare attenzione ha poi rivolto (con il libro  su La storia e con altri scritti, tra cui quelli sull'evento e sulla teoria delle fonti) alle questioni specifiche della teoria della storiografia.  Metodi Conduce l’indagine teoretica in stretta relazione con gli studi di storia della filosofia e di storia della storiografia, in generale nell’ambito della storia delle idee, adottando un metodo storico-critico che spesso privilegia l’uso di fonti archivistiche e di documentazione inedita. Il suo metodo cerca di coniugare l'analisi strutturale delle opere filosofiche con la ricerca filologica sulle fonti e sulla tradizione dei testi, con particolare riguardo ai processi di lungo periodo della filosofia italiana moderna e contemporanea. Saggi:“Storiografia” (Mulino, Bologna); “Croce, Morano, Napoli  Franco Rodano. Critica delle ideologie e ricerca della laicità” (Mulino, Bologna); “Carteggio Croce-Antoni, Mulino, Bologna Politica e storia in Bloch, Aracne, Roma La scienza ideale. Filosofia e politica” (Rubbettino, Soveria Mannelli, Franco Rodano. Laicità, democrazia, società del superfluo, Studium, Roma Grice: “’superfluo’ is possibly one of the most unsuperfluous words in the Italian philosophical dictionary – cf. “I was in New York, which was black out.” -- Gioberti, Il governo federativo” (Gangemi Roma) – nazione e stato federale – federazione, governo federativo --  Rodano, Cristianesimo e società opulenta, Edizioni di storia e letteratura, Roma, Il giudizio sul nazismo. Le interpretazioni -- La storia: teoria e metodi, Carocci, Roma, La filosofia dell'idealismo italiano, -- Grice: “filosofia” is superfluous here, seeing that idealism already ENTAILS philosophy!” -- Carocci, Roma, Croce, Carocci, Roma Tra filosofia e storiografia. Hegel, Croce e altri studi” (Aracne, Roma); “La prassi e il valore -- la filosofia dell'essere” Aracne, Roma “Filosofia della praxis” Viella, Roma); “In cammino con Gramsci, Viella, Roma. L'ermeneutica, in «Rivista trimestrale», Il problema del mondo nel «Tractatus» di Wittgenstein, in «Rivista trimestrale», Le fonti del giudizio marxiano sulla rivoluzione francese  in «Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», L'orizzonte liberale di Dahrendorf, in «Critica marxista», Sturzo e il popolarismo – POPOLARISMO -- nel giudizio, in Sturzo e la democrazia europea, Laterza, Roma-Bari, Croce e il problema del diritto, in «Novecento», Metodo storico e senso della libertà” “La storiografia crociana, in «La Cultura», Omodeo. Il pensiero politico, in «Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», Libertà e storicismo assoluto: per un'interpretazione del liberalismo di Croce, in Croce e Gentile fra tradizione nazionale e filosofia europea, Riuniti, Roma, “La società civile democratica, in «Novecento»,  Sul giudizio politico, in «Novecento», Il marxismo politico nell'interpretazione di Noce, in «Poietica», Gioberti e Cartesio, in Bibliopolis, Napoli, Comunismo e democrazia, in La democrazia nel pensiero politico del Novecento” (Aracne, Roma); Guido Calogero, in «Belfagor», Gioberti e Leopardi, in «La Cultura», Verità e storia, in «Storiografia», “La morale”, Rosmini e Gioberti. G. Beschin e L. Cristellon, Morcelliana, Brescia, Il destino dell'evento nella nuova storia” francese, in «La Cultura», Carattere e svolgimento delle prime teorie estetiche di Croce,  «La Cultura», Liberalismo etico e liberismo economico, in Croce filosofo liberale, -- cf. Grice, “Do not multiply liberalisms beyond necessity: ‘liberalismo semiotico’” – Grice: “Muste is very witty in distinguishing between liberalism and liberrism!” Reale, LUISS University Press, Roma, La teoria della storia in Croce, in «Giornale critico della filosofia italiana», L'idea di “Risorgimento” in Gioberti, in «Quaderni della Fondazione Centro Studi Noce», Il significato delle fonti storiche, in «La Cultura»,  La storia: teoria e metodi, in «History and Theory», Il passaggio all'anti-fascismo di Croce, in Anni di svolta. Crisi e trasformazione nel pensiero politico della prima età contemporanea, Sciullo, Rubbettino, Soveria Mannelli, Alterità e principio del dialogo in Calogero, in L'idea e la differenza. – principio dialogo – il noi -- Noi e gl’altri, ipotesi di inclusione nel dibattito contemporaneo, M.P. Paternò, Rubbettino, Soveria Mannelli Il principio del nous nella filosofia di Calogero, in «La Cultura», La filosofia come sapere storico, in Il Novecento di Garin. Atti del Convegno di studi, Vacca e Ricci, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Gioberti, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Lo storicismo italiano nel secondo dopoguerra, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Filosofia, M. Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, Il problema della libertà nella filosofia di Scaravelli, in «La Cultura», La libertà del volere nella filosofia di Croce, in Filosofia e politica. Cesarale, M., Petrucciani, Mimesis, Milano, Il senso della dialettica nella filosofia di Spaventa, in "Filosofia italiana", apr.  Storia, metodo, verità, in «La Cultura»,, Gentile e Marx, «Giornale critico della filosofia italiana», Togliatti e Luca, «Studi storici», Gentile e Socrate, (Grice: cf. caricature of Gentile as Aristotele in ‘La scuola d’Atene”) -- in La bandiera di Socrate. Momenti di storiografia filosofica italiana nel Novecento, Spinelli e F. Trabattoni, Sapienza Università, Roma, Gentile e Gioberti, «La Cultura», Gramsci, Croce e il canto decimo dell’Inferno di Alighieri, «Giornale critico della filosofia italiana»,, Spaventa e Gioberti, «Studi storici»,, La presenza di Gramsci nella storiografia filosofica e nella storia della cultura, «Filosofia italiana», Dialettica e società civile. Gramsci “interprete” di Hegel, «Pólemos. Materiali di filosofia e critica sociale», Marx e i marxismi italiani, «Giornale critico della filosofia italiana»,  La “via alla storia” di Ginzburg, in Streghe, sciamani, visionari. In margine a Storia notturna di Ginzburg, Presezzi, Viella, Roma, Filosofia e storia della filosofia nella riflessione di Sasso, «Filosofia italiana», Opere Sapienza Roma. Dipartimento di studi filosofici ed epistemologici, su lettere uniroma1. Intervista sulla storia della "Rivista trimestrale" Intervista di M. su  Croce del //diacritica/ letture-critiche/lo- storicismo-di-croce-e-la-morte-della- metafisica-intervista-a- M. Socrate e Gentile. Se consideriamo i libri custoditi presso la biblioteca personale di Gentile, troviamo, a proposito di Socrate, soprattutto opere di autori italiani, con alcuni dei quali da tempo era in corrispondenza: oltre le vecchie versioni di Ferrai (Padova), vi figurano le edizioni dell’Apologia curate da Acri (riproposta da Guzzo) e da Manara Valgimigli (Bari); le opere di Giovanni Maria Bertini (fra cui l’edizione di Senofonte), che, come si dirà, avevano occupato la critica di Bertrando Spaventa; quindi i libri che via via, nella prima metà del secolo, erano apparsi in Italia: quelli di Zuccante, che Tocco aveva presentato alla Reale Accademia dei Lincei, poi quelli di Covotti, Mignosi, Labriola, Banfi, Levi,  Brocchieri. Ma a proposito di Socrate, Gentile utilizzò anche altri mo- menti della storiografia filosofica italiana, appoggiandosi, per esem- pio, ad alcuni testi dello storico del cristianesimo Alessandro Chiap- pelli e del romanista Pascal. Se allarghiamo lo sguardo oltre i confini nazionali, i riferimenti principali rimangono quelli di Zeller (a cui si era prevalente- mente richiamato Spaventa), ma anche di Gomperz e di Tannery. Di Zeller, Gentile possede i primi due volumi dell’edizione  Mi piace ricordare che la ricerca su libri, opuscoli e periodici posseduti da Gentile 1 può ora essere svolta online sul sito della Biblioteca di Filosofia della Sapienza di Roma, grazie al lavoro di digitalizzazione del catalogo compiuto sotto la direzione del dott. Gaetano Colli: cfr. Colli. Anche il catalogo dei corrispondenti dell’archivio di Gentile (custodito presso la “Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici” a Villa Mirafiori) è consultabile nel progetto “Archivi on-line” del Senato della Repubblica.  italiana della Filosofia dei Greci curata da Mondolfo; e di Tannery conservava la seconda edizione, di Pour l’histoire de la science hellène, che la moglie Erminia aveva donato, con dedica, al figlio Giovannino. A Zeller, come si sa, dedicò un ampio necrologio nel quale elogiò la sua opera di storico criticandone tuttavia i princìpi neokantiani2; e avvicinandovi, ap- punto, i nomi di Tannery e quello, «così geniale», di Gomperz. Proprio a Gomperz, d’altra parte, aveva fatto un più che positivo riferi- mento nella prolusione palermitana su Il concetto della storia della filosofia, dove parlò di un «concetto equivalente al mio, che nella storia della filosofia si riassuma tutta la storia dell’umanità»4; e, nella lunga recensione che nel 1909 dedicò al Socrate di Zuccante, ne parlò come di «uomo di gusto», sia pure privo del «bernoccolo del filosofo», assumendone soprattutto la critica della testimonianza di Senofonte. Gentile si trovò di fronte, fin dalla giovinezza, due modelli inter- pretativi, tra loro, per altro, connessi. In primo luogo le pagine che Ber- trando Spaventa aveva dedicate a Socrate, dapprima discu- tendo sulla “Rivista contemporanea” la memoria torinese di Giovanni Maria Bertini Considerazioni sulla dottrina di Socrate6, poi nel grande corso sulla filosofia italiana, dove aveva aggiunto, come appendice, lo Schizzo di una storia della logica, nel quale riprendeva il tema socratico7. Il secondo riferimento è Labriola, la cui memoria su La dottrina di Socrate era stata ripubblicata da Benedetto Croce per l’editore Laterza. Per quanto, in maniera caratteristica, nel discorso preliminare del all’edizione degli Scritti filosofici di Spaventa, si limitò a un breve cenno alla discussione con Bertini8, e anche nella Prefazione al Gentile. Bertini. Ma la memoria, a cui Spaventa si riferisce, era stata presentata in una seduta. Poi in Bertini. Da una lettera a Spaventa, si apprende che l’articolo di Bertrando era solo il primo di una serie di scritti socratici, che poi non realizzò: cfr. Spaventa La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea, in Spaventa Gentile Gentile e Socrrate volume Da Socrate a Hegel mancò di entrare nel merito della questione9, è da ritenere, per le ragioni che si vedranno, che l’influenza spaven- tiana pesasse in maniera determinante nella sua prima lettura di Socrate. Spaventa confuta l’interpretazione di Bertini, cercando di definire i rapporti, da un lato, tra Socrate e la filosofia antica, e, d’altro lato, tra Socrate e la filosofia moderna. Per tale confutazione, si era appoggiato al capitolo hegeliano delle Le- zioni sulla storia della filosofia e all’opera di Zeller, ma anche, per deter- minare i caratteri generali del pensiero greco, alla traduzione francese di Claude Joseph Tissot della Storia della filosofia di Heinrich Ritter10. Tuttavia, la lettura di Socrate risultò ben diversa da quanto quei libri potevano suggerirgli. Possiamo dire, in breve, che se per Hegel è Parmenide il vero iniziatore della filosofia, perché ha sollevato il pensiero alla massima astrazione dell’essere11, per Spaventa la filosofia inizia propriamente con Socrate, che ha scoperto la dimensione del “concetto”, superando il naturalismo immediato della precedente vita greca. La critica a Bertini si appuntava su questo aspetto. Per Bertini, di fronte all’attacco dei sofisti, Socrate aveva restaurato l’ethos greco, sal- vandolo dalla dissoluzione. Per Spaventa, le cose andavano diversa- mente. Non solo Socrate non aveva restaurato la vita greca, ma le aveva inferto «il vero colpo di grazia» (La dottrina di Socrate, in Spaventa), ponendo un nuovo principio, quello della «soggettività universale»: caratterizzata la filosofia presocratica come indistinzione immediata di pensiero ed essere, Socrate aveva inaugurato l’antitesi dei due termini, senza tuttavia trovarne l’unità e la sintesi, e anzi la- sciando al pensiero moderno questo compito ulteriore. I sofisti, dun- que, lungi dall’essere dei distruttori, si presentavano quali profondi innovatori, anche se il loro soggettivismo era piuttosto un individuali- smo, fermo alla dimensione naturale ed empirica dell’individuo. So- crate trasformava, con la dottrina del concetto, questo individualismo in un autentico, universale soggettivismo: «in questo senso» – scriveva Spaventa – «Socrate e Cartesio, che che ne dica il professor Bertini, si rassomigliano». Spaventa Parmenide, Hegel [Ritter Cfr. Hegel Ma soprattutto, per il riferimento a  Da questo punto di vista, Socrate non appariva affatto come un fi- losofo pratico o morale, ma come un filosofo schiettamente teoretico. Più precisamente, il carattere della sua filosofia veniva indicato in un radicale formalismo. Bisogna prestare attenzione all’uso che Spaventa fece di questa espressione, per certi versi anticipando i temi della sua riforma della dialettica. Formalismo significava che Socrate, scoprendo il principio nuovo della «soggettività universale», lo riconosceva solo nella forma, nell’attività dialogica della ricerca della verità, in quanto presupponeva, alla maniera di tutto il pensiero antico, il contenuto og- gettivo e naturale: se per i moderni, scriveva, la soggettività è non solo «universale» ma «assoluta», «il puro rapporto del pensiero a se stesso», per Socrate «non è già il soggetto che determina l’essere oggettivo, ma l’essenza oggettiva delle cose che determina il soggetto». La visione moderna – per cui, come si chiarirà nella riforma della dialet- tica, il pensiero è negazione determinante dell’essere -- appariva qui rovesciata, nel senso che l’essere si delineava come il cercato, come la verità ideale del soggetto. Questa tesi del formalismo era quella vera- mente decisiva nell’interpretazione di Spaventa, poiché a essa veni- vano ricondotti tutti i temi della riflessione socratica: l’induzione, il dialogo, l’ironia, e poi soprattutto l’ignoranza, interpretata come con- sapevolezza della mancanza di verità del soggetto, quasi come ammis- sione del limite storico della propria posizione. E ancora, l’eudemoni- smo socratico diventava (seguendo qui i Magna moralia) l’assenza del concetto del Bene e, quindi, la sua identificazione con l’utile. Infine, ed è un altro aspetto di rilievo (e qui la fonte era in parte aristotelica in parte hegeliana), mancava in Socrate la psicologia, cioè la cognizione della parte irrazionale dell’individuo, delle passioni: la sua soggettività «universale» non riusciva a cogliere né il contenuto del concetto né la base irrazionale dell’individuo, restando sospesa tra il particolare e l’universale e non potendo intravedere la sintesi e l’unità tra i due momenti, cioè l’autentica realtà e immanenza del concetto. Nella memoria su La dottrina di Socrate, con la quale vinse il premio della Regia Accademia di Scienze Morali e Politiche di Napoli, Labriola non citò mai lo scritto di Spaventa, ma certo ne riprese [Si veda per questo aspetto Mustè La dottrina di Socrate, in Spaventa. Gentile e Socrate 43 almeno un paio di aspetti14. In primo luogo riprese la tesi del formali- smo, a cui dedicò la parte centrale dello scritto e che anzi sviluppò fino alle conseguenze estreme, mostrando come «il suo di Socrate sapere è pura esigenza» e «quello che egli cerca deve ancora trovarlo» (Labriola). In secondo luogo, insisté sulla mancanza in Socrate di ogni notizia di psicologia, con accenti e motivi molto simili a quelli che Spaventa aveva adoperato nella polemica con Ber- tini. Ma certo mutava il quadro complessivo dell’interpretazione, anzi tutto per la scelta, molto radicale, di affidarsi esclusivamente o quasi alla testimonianza di Senofonte, non attribuendo, scriveva, «a Socrate nessun principio, massima, o opinione che non sia, o esplicitamente riferita, o indirettamente accennata da Senofonte»; poi per il fatto che la tesi spaventiana del formalismo serviva ora a recidere i rapporti tra Socrate e la tradizione filosofica presocratica (ibid., 555), superando il problema stesso che aveva animato la discussione tra Spaventa e Bertini. Per Labriola, Socrate non era affatto un filosofo: «Socrate come semplice filosofo – scriveva – è un parto d’immagina- zione» (ibid., 569); e tanto meno poteva essere considerato come «il creatore del principio della soggettività», neanche di una soggettività «universale» come quella di cui Spaventa aveva parlato. Al contrario, la figura di Socrate era ricondotta a due linee fondamen- tali di lettura, tra loro convergenti: da un lato il processo di sviluppo della religione greca, dove Socrate aveva inserito l’idea della divinità «come intelligenza autrice e reggitrice del mondo», riuscendo per questo «a isolare la sfera morale dalla naturale; d’altro lato, in relazione agli studi che allora conduceva per «una storia dell’etica greca» interpretò Socrate come concreta espressione della crisi della storia greca, come l’emergere di una colli- sione tra forma della tradizione e volontà dell’individuo: per cui, sorge nell’individuo «il bisogno di rifarsi da sé quella certezza» che l’opinione comune ha smarrito, tornando a porre, con l’esercizio del dialogo, le[ L’interpretazione di Labriola è stata analizzata da Cambiano, Il Socrate di Labriola e la storiografia tedesca e da Spinelli, Questioni socratiche: tra Labriola, Calogero e Giannantoni che si leggono rispettivamente nel primo e nel terzo volume di Punzo3, Spinelli ricorda opportunamente un breve quanto penetrante articolo di Giannantoni, Il Socrate di Labriola, apparso nel supplemento di “Paese sera”. Tra gli altri studi, mi limito a ricordare Cerasuolo, e le lucide osservazioni di Poggi domande induttive sulla definizione, sul «cosa è» la giustizia, la virtù, la santità. Per certi versi, Labriola seguiva la linea interpretativa di Spa- venta, ma ne modificava la prospettiva, calando Socrate non più nel centro problematico della storia della filosofia ma in quello della vita religiosa e sociale del mondo greco. A prescindere dallo sviluppo peculiare che ebbe nella memoria di Labriola, la tesi spaventiana del formalismo di Socrate restò alla base delle prime riflessioni di Gentile. Già nella tesi di laurea su Rosmini e Gioberti – dove il problema principale, sulle orme di Donato Jaja, era quello dell’intuito, e quindi della profonda differenza tra l’intuito ro- sminiano dell’essere puro e quello, platonico ma soprattutto prove- niente da Malebranche, delle idee determinate e formate (Gentile) – i riferimenti a Socrate risentono della discussione di Spa- venta con Bertini. Lo si vede, soprattutto, nella nota che inserì per di- scutere la memoria di Aurelio Covotti Per la storia della sofistica greca. Studi sulla filosofia teoretica di Protagora (pubblicata nel 1896 negli “An- nali” della Regia Scuola Normale Superiore di Pisa), dove, criticando le interpretazioni di Wilhelm Halbfass e di Theodor Gomperz, ribadì la necessità di distinguere l’individualismo empirico di Protagora dal soggettivismo di Socrate, pur sottolineando la sua distanza dal kanti- smo, mancando ancora in Socrate «il concetto del pensiero come pro- duttività» (Gentile). Una lettura, questa, che trovò poi uno sviluppo più organico nella recensione al Socrate di Zuccante, dove criticò «l’interpretazione soggettivistica» di Protagora, che l’autore aveva dato, insistendo piuttosto sul rapporto con Demo- crito: con riferimento a un articolo di Victor Brochard, affermò anzi che la tesi dello storico francese andava «rovesciata», perché non Demo- crito aveva appreso da Protagora i princìpi della gnoseologia sofistica, ma viceversa questo, Protagora, era stato «scolaro» di quello, di Democrito (Gentile). Questo tema del rapporto tra Socrate e Protagora era d’altronde essenziale nell’equilibrio del libro, perché tanto Rosmini che Gioberti avevano appunto confuso i due momenti (l’individualismo e il soggettivismo), lasciando oscillare la figura di Socrate tra Protagora e Platone: «il Gioberti» – spiegava Gentile Gli articoli di Brochard vennero ristampati in Brochard (ma si veda la 4° edizione ampliata, Paris, con l’introduzione di Delbos).   Gentile e Socrate 45 «come il Rosmini, non conosce altro soggettivismo che il falso antro- pometrismo protagoreo», e perciò, aggiungeva, si vede costretto a tro- vare in Socrate Platone, «altrimenti del maestro di Platone non si fa che una ripetizione di Protagora» (Gentile). Alla maniera di Spaventa, insomma, il soggettivismo di Socrate non andava confuso né con l’individualismo di Protagora né con la successiva dottrina pla- tonica delle idee. Questo atteggiamento spiega anche la presenza di Socrate nel saggio su La filosofia della prassi, dove, per dimostrare che Marx aveva assunto il concetto della prassi dall’idealismo, e non dal mate- rialismo, chiamò in causa il «soggettivismo di Socrate», facendo dell’antico filosofo greco il primo idealista, anzi il primo teorico della praxis: perché, spiegava Gentile, Socrate non concepiva la verità come un bene formato da trasmettersi, ma come il risultato di un «personale lavorio inquisitivo», cioè del dialogo e dell’arte maieutica: «il sapere – concludeva – importava per Socrate un’attività produttiva, ed era una soggettiva costruzione, una continua e progressiva prassi» (Gentile). Altrove scriveva che il merito di Socrate «consiste appunto nel superamento di quella dualità di volontà e intelletto, che è presup- posta così dal determinismo come dal concetto del libero arbitrio»: e arrivava ad affermare che, se avesse approfondito questo aspetto, sa- rebbe stato condotto «al concetto hegeliano dell’unità di libertà e ne- cessità razionale» (Gentile). Di questa singolare definizione di Socrate come primo idealista, Gentile darà una spiegazione, nei Discorsi di religione, quando dirà che, con Socrate, «la filosofia acquista coscienza del suo carattere idealistico», anche se questa co- scienza «si oscurerà tante volte nel corso del suo sviluppo storico»: e quasi per dare un esempio di tale oscuramento, ricordava l’«idealismo ancora naturalistico» di Platone e Aristotele, che aveva ricompreso l’intuizione socratica nel realismo del «mondo delle idee» e in quello di «Dio, forma o atto puro, o pensiero del pen- siero. . Questi primi riferimenti, in larga parte ispirati dalla posizione di Spaventa, cominciarono a complicarsi negli anni appena successivi, quando Gentile iniziò a elaborare la filosofia dell’atto puro, e quindi, bisogna aggiungere, ad approfondire la distanza tra dialettica del pen- sato e dialettica del pensare, tra pensiero antico e pensiero moderno. Un preludio della successiva lettura di Socrate può essere indicato,  d’altronde, nella lunga recensione al Socrate di Zuccante, dove Gentile, richiamandosi implicitamente (senza mai citarla) alla posizione di Spaventa, chiarì due aspetti fondamentali della pro- pria interpretazione. In primo luogo, in un passaggio di particolare im- portanza, rielaborò e chiarì la tesi del formalismo socratico, definito appunto come la sua «gloria». Scrisse infatti: la verità è che la ricerca socratica è prevalentemente umana, perché l’uomo coi sofisti era venuto al primo piano della speculazione, segna- tamente nella rettorica. E lo stesso tentativo di sollevare a scienza la rettorica, operato dai sofisti, ne mette a nudo l’essenziale formalismo, e fa sentire il bisogno di quella più schietta e più concreta scienza dello spirito, che Socrate persegue col suo motto divino: conosci te stesso. Qui è la radice dell’unità del suo interesse speculativo, teorico, e del suo interesse morale, pratico: qui anche la radice del formalismo spe- culativo e morale, a cui s’arresta lo stesso Socrate. Il quale supera la forma rettorica con l’affermazione del contenuto della rettorica (giusto, ingiusto ecc.): ma di questo contenuto non definisce altro che la forma: il concetto come universale, non intravveduto da nessuno dei filosofi precedenti: il concetto di ogni cosa (logica) e il concetto stesso del giusto (morale). In che consiste il valore di questa scoperta, che è la gloria di Socrate (Gentile). In secondo luogo, stabilito il senso del formalismo socratico, Gentile chiariva il significato della scoperta logica di Socrate, affermando che si trattava non solo, e non tanto, della scoperta del concetto, ma del «concetto del concetto», della «essenza dello spirito»: se i filosofi prece- denti sempre avevano adoperato concetto e definizione, ora Socrate sollevava il pensare a «pensiero del pensiero», conferendo agli uomini una «seconda vista», quella della schietta universalità. Grazie a Socrate, il pensiero diventava, per la prima volta, oggetto di sé stesso, sostituendosi all’orizzonte della natura: e questo, oltre quello più limitativo dell’assenza di un contenuto assoluto, era il carattere del suo formalismo, inteso appunto come considerazione della forma logica in sé stessa. Negli scritti di questo periodo, l’accento cominciava a battere con più forza sulla continuità tra Platone e Aristotele, perché – scriveva – «con Aristotele [non] si fa un passo avanti» rispetto al metodo trascen- dente di Platone (Gentile). Non solo infatti, come precisò nella prolusione palermitana su Il concetto della storia della filosofia, Platone aveva «trasformato» il concetto socratico in «idee eterne e immobili, puro oggetto della mente»; ma iniziò a riportare la filosofia di Platone alla fonte eraclitea e soprattutto a quella parme- nidea, che ai suoi occhi costituiva il vero approdo del Teeteto e del So- fista: «Platone» – scriveva – «non vide mai altro che l’essere immobile e realmente immoltiplicabile, tal quale l’essere (fisico) degli Eleati. Qui si doveva arrestare una filosofia ignara della natura dello spirito». Più che Socrate, dunque, la filosofia di Platone in- contrava, con la teoria delle idee, l’essere di Parmenide, superando in esso anche la primitiva lezione di Cratilo. Fu nel primo volume del Sommario di pedagogia che il giudizio su Socrate cominciò ad assestarsi. Gentile vi si soffermò in due diverse parti dell’opera: in primo luogo, nella sezione su L’uomo, a proposito dei concetti; in secondo luogo, nella parte terza, su Le forme dell’educazione. Il capitolo che dedicò al «merito di Socrate sco- pritore del concetto» finì per risultare piuttosto singolare. Riconobbe a Socrate il «merito straordinario» di avere affermato «il carattere uni- versale del vero» (Gentile); ma subito aggiunse che quel con- cetto non era poi il vero concetto, il conceptus sui, ma una forma che, conseguita per via induttiva, con «un processo di generalizzazione», era piuttosto irreale, astratta, lontana dalla concreta determinazione del mondo: offrì insomma del concetto socratico una lettura singolar- mente negativa, quasi rappresentandolo nella figura degli pseudocon- cetti o finzioni che, nella Logica e nella Filosofia della pratica, Croce aveva teorizzato. Di più, in un capitolo successivo, affermò che il concetto socratico, «base dell’erronea teoria platonica e aristotelica del concetto», presupponeva la scissione tra teoria e pratica: ne- gando dunque a Socrate proprio quel merito che, come abbiamo osser- vato, gli aveva riconosciuto nel saggio su La filosofia della prassi. La considerazione trovava uno sviluppo rilevante, come si diceva, nella terza parte dell’opera, dove Gentile poneva la figura di Socrate all’origine del concetto di «educazione negativa», collocandolo sulla stessa linea che, nell’epoca moderna, avrebbe prodotto la «possente» opera di Rousseau. A questo principio dell’educazione negativa, Gen- tile tornava a rivolgere un elogio, perché capace di implicare «l’imma- nenza del divino nell’uomo»  e dunque di anticipare lo spi- rito di libertà di Rousseau: ma anche qui osservava che Platone aveva  convertito la maieutica socratica in un innatismo delle idee, come un ritorno dell’anima «a quella pura cognizione originaria che ella si reca in sé dalla nascita». Una critica, d’altronde, che si legava all’idea, sostenuta ancora nei Discorsi di religione, secondo cui il pen- siero antico non poté mai accedere al problema morale, perché privo del principio stesso della volontà (Gentile). In tutta la prima fase della sua riflessione, Gentile tenne fermo il Socrate di Spaventa, cioè la tesi del formalismo e della scoperta della soggettività universale, via via innestandovi i motivi essenziali nella propria filosofia: così, nell’Introduzione alla filosofia parlerà di So- crate come del «primo grande martire degl’interessi più profondi dell’uomo e della sua nobiltà e grandezza» (Gentile), come di colui che, con il Nosce te ipsum, aveva vinto l’antico naturalismo e sco- perto la «concezione umanistica del mondo»; e nella più tarda Filosofia dell’arte arriverà a svolgere il motivo spaventiano (e labrioliano) della mancanza di una psicologia in Socrate nella tesi, ben più radicale, dell’assenza del sentimento e, in generale, del principio dell’arte in tutto il pensiero antico (Gentile). Ma la trasforma- zione essenziale e decisiva avvenne certamente nelle opere più siste- matiche dell’attualismo, in modo particolare nel Sistema di logica, quando Socrate, come ora vedremo, acquistò il volto più complesso di fondatore del logo astratto: che era uno svolgimento dell’idea, comun- que presente in Spaventa, che proprio in lui, in Socrate, e non in Par- menide e nei filosofi presocratici, andava indicato l’autentico inizio della filosofia occidentale. Nella Teoria generale, dove il problema fondamentale era quello dell’individuo e dell’individualità, si faceva più nitido il quadro dell’intero sviluppo della filosofia greca, ponendo al centro del natu- ralismo quella che definì «la disperata posizione di Parmenide» (Gen- tile 1959b, 107), quintessenza dell’intero mondo mitico e presocratico e carattere della «seconda natura» delle idee, stabilita da Platone. Tra Parmenide e Platone, Socrate appariva come colui che aveva operato «la netta distinzione tra genere e individuo», non riuscendo certo a trovare la sintesi tra i due momenti, ma lasciando aperta, con il suo formalismo, tanto la via platonica tanto quella aristotelica. Di fronte a entrambi, a Parmenide e a Platone, Socrate era delineato come colui che «scopre il concetto come unità in cui concorre la va- rietà delle opinioni»: affermazione di grande significato,  Gentile e Socrate  perché, almeno in senso formale, indica una rottura dell’intero natu- ralismo antico, un presagio – se così può dirsi – della sintesi e della vera individualità, che solo il pensiero moderno, osservando il con- cetto come conceptus sui e come autocoscienza, arriverà, dopo il cri- stianesimo, a compiere. Però, come si diceva, solo nei due volumi del Sistema di logica, la figura di Socrate acquistò una nuova luce e un più preciso significato, all’interno della dialettica del logo astratto e del logo concreto. Possiamo dire che il punto centrale della considerazione delle forme storiche del logo astratto è proprio il passaggio da Parmenide a Socrate, che è poi il passaggio dal naturali- smo antico alla logica del pensiero pensato, inteso come momento eterno e insuperabile del logo. Il punto socratico è quello fondamen- tale, se non altro perché, superando la posizione, disperata e assurda, di Parmenide, Socrate pone, nel concetto universale, l’intero circolo del pensiero antico, che in Platone (con la teoria della divisione) e in Aristotele (con la teoria del sillogismo) troverà solo uno sviluppo coerente e un adeguamento. All’altezza della dottrina del logo astratto, Gentile segnava con meno forza, rispetto ai testi precedenti, il distacco tra So- crate e Platone, ma indicava con molta più forza la differenza tra So- crate e Parmenide. È vero che, in un passaggio non privo di ambiguità, disse che Parmenide rappresentava «il fondatore della logica dell’astratto», colui che «per primo cominciò a intendere in tutto il suo rigore il concetto del logo quale presupposto del pensiero» (Gentile). Ma subito precisò che tale fondazione del logo era in verità una negazione del pensiero, perché il suo essere, privo di determina- zione e di differenza, è in realtà mancanza di pensiero, il nulla del pen- siero, il semplice immediato: e per Gentile, così come per Spaventa, non è l’essere di Parmenide a segnare l’inizio della logica, come acca- deva in Hegel, ma il concetto universale di Socrate. È con Socrate in- fatti, come ripete più volte (concordando, per altro, con quanto Croce aveva sostenuto nella Logica), che «nasce formalmente la scienza della logica» (Gentile), che viene posto non «l’immediato essere astratto», ma la «mediazione», il «rapporto tra soggetto definito e predicato onde si definisce», per cui, concludeva, «l’astratta identità dell’essere naturale di Parmenide e di Democrito qui è vinta». E altrove   Croce.  chiariva: «la logica comincia propriamente con Socrate, quando l’es- sere spezza la dura crosta primitiva della immediatezza naturale, in cui s’era fissato nelle concezioni degli Eleati e degli Atomisti, e si me- dia nella forma più elementare possibile del pensiero: identità che sia unità di differenze» . Nel concetto socratico, nella definizione, è già tutta la logica antica, che troverà nella dialettica platonica e nel sillogismo aristotelico solo uno sviluppo necessario. Più precisamente, Socrate diventa, nel Si- stema di logica, il fondatore della logica dell’astratto, che non si esprime più nell’assurda immediatezza di A (essere naturale), ma nel rapporto A=A, che indica il principio d’identità e l’intero «circolo chiuso», come lo definì, del logo astratto: rapporto che è già rapporto di pensiero, perché il primo A si distingue dal secondo A, generando la figura del giudizio, sia pure di un giudizio analitico e definitorio. Così, il passaggio (che impegnò il secondo volume dell’opera) dal logo astratto al logo concreto indicava anche il merito e il limite della posizione socra- tica, il suo elogio e la sua critica: perché il «circolo chiuso» che Socrate aveva fondato, immettendo l’uomo nella regione del pensiero, era pur sempre un circolo, una mediazione e un movimento, e perciò inclu- deva, sia pure in maniera inconsapevole, il riferimento del pensato al pensare, dell’astratto al concreto. Lo includeva, come spiegò, nella forma «mitica» di tutto il pensiero antico, non ancora come «pensa- mento del logo astratto nel concreto», ma viceversa come «pensamento del logo concreto nell’astratto» (Gentile). La lettura del momento socratico sembrava così compiuta nei ter- mini fondamentali. Ma negli ultimi mesi della sua vita, Gentile delineò una intera storia della filosofia, che doveva fare parte della collana «La civiltà europea» della casa Sansoni, e di cui riuscì a scrivere solo la prima parte, fino a Platone. Di questa opera, che è stata pubblicata a cura di Bellezza, ci rimane, tra le carte del filosofo, l’in- dice dell’intero lavoro (che si sarebbe dovuto concludere con la consi- derazione di Varisco, Martinetti, Croce e Gentile stesso) e il manoscritto di un «prospetto» che si riferisce alla parte successiva e non scritta sulla filosofia antica, fino alla sezione terza, che avrebbe dovuto occuparsi di epicurei, stoici, scettici, accademici e neoplatonici. Archivio della “Fondazione Giovanni Gentile per gli Studi Filosofici”, manoscritti pubblicati. Gentile e Socrate 51 In questo ultimo scritto sulla filosofia antica, Socrate diventava ve- ramente il centro dell’intera considerazione, lo snodo decisivo tra na- turalismo e metafisica. Più chiara e conseguente risultava, in primo luogo, la ricostruzione della filosofia presocratica. Le due figure prin- cipali di questa epoca, Parmenide ed Eraclito, rappresentavano due aspetti complementari della medesima intuizione della natura e del cosmo, priva della luce del pensiero: nell’essere di Parmenide, che è lo stesso fuoco di Eraclito fermato nel suo eterno ardere, si riassume il peccato capitale della prima filosofia greca, che ora Gentile definiva come «misticismo» (Gentile), come «intellettualismo» e «for- malismo», cioè – spiegava – come il primo esempio di una filosofia «che fa lavorare il cervello, ma lascia, si può dire, vuoto e inerte il cuore». E tutto il successivo atomismo, soprattutto in Demo- crito, gli appariva come l’esito naturale di tale originaria assenza del pensiero, che finì, come doveva finire, nel «pretto materialismo», dove «il pensiero è identico alla sensazione». S’intende perché, nella linea che già era stata di Spaventa, Gentile riservasse parole di elogio alla sofistica: a Protagora, come a colui che scopre «il tarlo se- greto che rode questo essere a cui pur tutto, per chi pensa e ragiona, si riduce», e che costituisce, dunque, tanto l’autocritica in- terna quanto il logico compimento del naturalismo eleatico; e soprat- tutto a Gorgia, che scopre «la potenza della parola», di quell’elemento attivo e umano che l’essere di Parmenide non poteva includere né spie- gare: una potenza, quella della parola, che rappresenta l’emergere di un nuovo mondo, di cui «non siamo più soltanto gli spettatori, ma vi facciamo da attori». Sono i sofisti, perciò, che «preparano Socrate e tutta la filosofia del logo che ne deriva», che «rendono possibile la scoperta di questo nuovo mondo». E il capitolo su Socrate, come si diceva, co- stituisce il cuore di tutta l’interpretazione che qui Gentile proponeva del pensiero antico. A differenza di Labriola, anzi tutto, e in parte an- che di Spaventa, Gentile mostrava di privilegiare nettamente il Socrate di Aristotele, considerando inattendibile la descrizione di Senofonte, che ne fa «un troppo bonario e grossolano pensatore», e in fondo anche quella di Platone, che nei dialoghi presenta «un Socrate idealizzato e platonizzante»: «il Socrate storico – scriveva – non è il Socrate platonico». «Più attendibile» dunque Aristotele, pur  «ne’ suoi cenni sommari», perché in Aristotele emerge- rebbe la vera fisionomia di Socrate, autore di una sola ma fondamen- tale scoperta, quella del concetto, o meglio della definizione e del giu- dizio, cioè del pensiero: non il termine, ma il giudizio, «quel giudizio che come atto del pensiero rivolto all’essere naturale Parmenide e i seguaci suoi avevano dimostrato impossibile».  Così Socrate compie il «passo gigantesco», «trova il pensiero», e «il pensiero, per la prima volta, si viene a trovare alla presenza di se stesso: di se stesso nell’oggetto che può conoscere, e conosce».. Per questo, e solo per questo, Socrate rimane per sempre «il modello da imitare» per ogni filosofo successivo, come «una delle incarnazioni più splendide dell’ideale umano, se umanità vuol dire, come vide So- crate, pensiero». La preferenza che Gentile accordava alla fonte aristotelica derivava, d’altronde, da un lungo percorso, che aveva trovato nella discussione con Zuccante un punto di particolare chiarezza. In quella oc- casione, appoggiandosi ad alcune analisi di Gomperz e soprattutto di Joël, aveva definito i Memorabili come l’opera «più sciagurata uscita dalla penna di Senofonte: pesante, monotona, tutta infarcita di banalità e di vere caricature dello spiritoso e malizioso dialogo socratico» (Gentile), soprattutto per la tendenza ad attribuire a Socrate «una specie di prammatismo», eliminando quell’elemento «logicistico» che per Gentile ne costituiva, invece, il tratto saliente. Di conseguenza, aveva rifiutato l’intera impostazione di Labriola, che aveva as- sunto il «Socrate senofonteo» come la pietra di paragone di ogni altra testimonianza. Non si può tacere che, in tale uso delle fonti, si celava una certa tendenziosità e forse qualche equivoco. Anzi tutto, come è facile osservare, il richiamo ad Aristotele era, in verità, un riferimento quasi esclusivo ai passi della Metafisica su Socrate come «fondatore della filosofia concettuale» e «scopritore dell’universale» (Maier), con una larga sottovalutazione di quanto, nella fonte aristotelica, rinviava alle dottrine etiche e morali. Anche la contrappo- sizione fra la testimonianza aristotelica e quella senofontea, seppure giustificata da un dibattito interpretativo allora in corso (si pensi alle 18 Si ricordino, a questo proposito (soprattutto con riferimento a Labriola, il cui scritto è definito «il migliore studio italiano sull’argomento», e a Joël), le osservazioni di Calogero nella voce Socrate del dell’Enciclopedia italiana.   Gentile e Socrate diverse letture di Döring e di Joël), trascurava i possibili legami che alcuni autori, come Heinrich Maier o Georg Busolt, avevano stabilito tra i passi socratici di Aristotele e i Memorabili senofon- tei19. Si trattava, insomma, di una semplificazione del ben più arduo problema delle fonti socratiche, ma di una semplificazione necessaria affinché, nel discorso di Gentile sulla filosofia antica, emergesse in piena luce il posto assegnato a Socrate, come iniziatore della logica e superatore del precedente naturalismo. Dunque Socrate appariva, nelle pagine che ora Gentile vi dedicava, come la rappresentazione vivente della scoperta del concetto come giudizio, e a questo principio del logo andavano ricondotti tutti gli aspetti della biografia. Socrate fu, pertanto, il maggiore dei Sofisti (Gentile), perché convertì la parola di Gorgia nella nuova «fede nel pensiero», restituendo a quel mondo umano, che pure i sofi- sti, con la loro opera distruttiva, avevano scoperto, il pregio dell’uni- versalità e della verità. Questo era il senso dell’ironia e del dialogo: il dialogo, possiamo dire, si superava nel logo, e si risolveva in esso, per- ché, come aveva chiarito Platone nel Teeteto, era in verità un monologo, «un interno dialogare della mente con se stessa» (ibid., 170), dove il concetto unico e universale costituiva il presupposto e la mèta, l’inizio e la fine, dentro cui i dialoganti, lungi dal distinguersi, si unificavano come simboli di un solo ritmo logico. Certo Gentile riprendeva lette- ralmente l’indicazione spaventiana del «formalismo socratico», ma in certo modo, come ora vedremo, ne metteva piuttosto in rilievo l’aspetto positivo, schiettamente logico, rispetto alla costru- zione successiva di una metafisica, culminante nell’opera di Platone. «Formalismo» significava, perciò, visione formale del concetto e del giudizio, fede nella forma del pensiero, non ancora fissato in un tra- scendente mondo delle idee. Per molte ragioni non potrebbe dirsi che Gentile trasformasse la fi- gura di Socrate in quella di un precursore dell’attualismo, come per esempio era accaduto, a proposito di Gesù di Nazareth, ad Omodeo o a Ruggiero: la sua prosa si manteneva più sobria, [Si ricordi la netta affermazione del Maier, che risale all’edizione di Tubinga del Sokrates: «debbo confessare che mi riesce incomprensibile come mai si siano potute dare tanta importanza e tanta fiducia alle sue [di Aristotele] scarse osservazioni» (Maier) controllata, ma certamente tendeva ad assegnare a Socrate un valore unico in tutto l’orizzonte della filosofia antica20. Il «formalismo» indi- cava un merito, non un difetto. E in tutto il capitolo sull’«essere come concetto», ne sottolineò l’importanza, senza mai indicare il limite della visione socratica. Limite che emerse piuttosto nelle pagine successive, quelle sull’«essere come idea», dove, per spiegare il passaggio a Pla- tone, accennò pure al «problema centrale di Socrate», consistente nel «dualismo da vincere» tra il mondo umano e il mondo naturale, tra il concetto e l’esperienza, perché – scriveva – Socrate «non aveva saputo dir nulla di quella natura che ci sta davanti, in cui si nasce, si vive e si muore, e con cui all’uomo che pensa per concetti rimane pur sempre da fare i conti» (Gentile). Era necessario segnare il limite di Socrate, per offrire una spiegazione del passaggio successivo, quando il suo «formalismo» ripiegò in una compiuta metafisica, tornando di fatto al naturalismo e al mito eleatico dell’essere immutabile. E il lungo capitolo sull’«essere come idea», che copre quasi la metà della parte scritta dell’opera, costituisce in effetti una delle pagine più importanti, e in fondo drammatiche, che Gentile abbia composto negli ultimi giorni della sua vita. Parlò di «un nuovo abisso, che si de- lineava tra Socrate e Platone, come quello che aveva diviso la filosofia umana di Socrate da quella naturalistica che lo aveva preceduto; e ne preparò l’analisi con una sottile considerazione delle scuole socrati- che minori, culminante nella figura di Euclide, che «proveniva dall’eleatismo» e che per primo, inaugurando l’opera che sarà di Pla- tone, «trasferiva il concetto o universale socratico dalla mente dell’uomo nella realtà in sé. Di fronte al dualismo irri- solto di Socrate, tornava, fin da Aristippo o Teodoro, il vento gelido della vecchia cultura, che riempiva il «formalismo» di un contenuto antico, quello della natura, della trascendenza, del realismo. Platone stesso, in fondo, compì questa opera necessaria, appoggiandosi ai suoi veri maestri, l’«eracliteo Cratilo» e Parmenide, e ab- batté «la barriera tra l’umano e il divino», innalzandovi sopra quell’edificio possente che è la metafisica. All’analogia tra Socrate e Gesù, Gentile aveva fatto riferimento nella recensione a G. Zuccante, Socrate. Fonti, ambiente, vita, dottrina (Gentile). Per Omodeo, il rinvio è a Omodeo; per Ruggiero, al primo volume di Ruggiero Gentile e Socrate Quando, in una decina di pagine di forte intensità, entrò all’interno di questo meccanismo, e cercò di spiegare con più precisione il passag- gio che si era consumato dal formalismo di Socrate alla metafisica di Platone, Gentile non mancò di osservare che la «soluzione» che la dot- trina delle idee aveva dato al «problema» di Socrate, unificando ciò che nel maestro si conservava diviso, era in fondo fallimen- tare, perché metteva capo a un nuovo e più duro dualismo, quello che si apriva tra eraclitismo ed eleatismo: due anime – scrisse – inconciliabili: né Platone riuscì più a mettere una a tacere, come in qualche modo erano riusciti a fare Parmenide ed Era- clito e lo stesso Socrate. Il poderoso sforzo da lui tentato di strin- gere insieme le due opposte esigenze pur nella forza indomabile dell’energia con cui esse reciprocamente si escludono, non potrà non fallire. La vicenda post-socratica delineava dunque la storia di un falli- mento; e di un fallimento, bisogna aggiungere, che aveva un prezzo elevato per la filosofia: perché l’idea di Platone altro non era che l’es- sere di Parmenide («dire idea – scriveva – è lo stesso che dire essere») e il dialogo, che Socrate aveva coltivato come ricerca sogget- tiva della verità, si irretiva nella dialettica oggettiva delle idee trascen- denti, dell’essere, nella «dialettica consistente nella relazione che hanno le idee in se stesse», in «dialettica oggettiva, che è norma e fine della soggettiva» Gentile parlava bensì di conquista del pensiero platonico, di progresso, ma in tutta la sua pagina circolava l’impressione del regresso e della decadenza, del passo indietro, della chiusura metafisica. Impressione che si fece nitida nel brano in cui, mettendo a diretto confronto i due filosofi, Socrate e Platone, affermò che il primo, di fronte all’antico naturalismo, aveva scoperto il pen- siero come «relazione», «soggetto, predicato e loro relazione», mentre l’altro quella relazione aveva ricondotta «in un’idea suprema», unica e universale, e perciò l’aveva annientata e assorbita nell’ordine ogget- tivo dell’essere che nega e dissolve il pensiero: «quest’idea – spiegava – pel fatto stesso che totalizza la relazione, l’annienta; perché l’idea delle idee, essendo unica, è irrelativa». E dunque metteva capo all’«unità massiccia, immota, morta, che è tutto un blocco, da prendere  LA BANDIERA DI SOCRATE o lasciare. Proprio come l’Essere eleatico. Pare pensiero, e non è. Che era una critica della metafisica platonica e, al tempo stesso, il più alto riconoscimento a Socrate: il quale restava, così, al centro di questa storia, come una possibilità inesplosa dell’antico, che solo il pensiero moderno, dopo il cristianesimo, avrebbe ripreso e realizzato. Nota bibliografica BERTINI, “Considerazioni sulla dottrina di Socrate.” Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino. Opere varie. Biella: Amosso. CERASUOLO.“Il “Socrate” di Labriola.” In La cultura classica a Napoli. Napoli: Pubblicazioni del Dipartimento di Filologia Classica dell’Università degli Studi di Napoli. BROCHARD, Études de philosophie ancienne et de philosophie moderne. Paris: Alcan. COLLI. Biblioteche di filosofi nella biblioteca di filosofia della Sapienza romana.” Culture del testo e del documento. CROCE, Logica come scienza del concetto puro, Bari: Laterza. DE RUGGIERO, GUIDO, Filosofia del cristianesimo, Dalle origini a Nicea. Bari: Laterza. GENTILE Recensione a Zuccante, Socrate. Fonti, am- biente, vita, dottrina (Torino). La Critica. Sistema di logica come teoria del conoscere. Firenze: Sansoni. Rosmini e Gioberti. Saggio storico sulla filosofia italiana del Risorgi- mento. Firenze: Sansoni. Sistema di logica come teoria del conoscere. Firenze: Sansoni. La filosofia di Marx. Firenze: Sansoni. Teoria generale dello spirito come atto puro. Firenze: Sansoni. Storia della filosofia (dalle origini a Platone), a cura di V.A. Bellezza. Firenze: Sansoni. La religione. Firenze: Sansoni. Gentile e Socrate. La riforma della dialettica hegeliana. Firenze: Sansoni. La filosofia dell’arte. Firenze: Sansoni. Introduzione alla filosofia. Firenze: Sansoni. Sommario di pedagogia come scienza filosofica. Firenze: Sansoni. Spaventa. Firenze: Le Lettere. HEGEL, GEORG WILHELM FRIEDRICH, Lezioni sulla storia della filosofia. Firenze: La Nuova Italia. Lezioni sulla storia della filosofia (vol. II). Firenze: La Nuova Italia. Scienza della logica. Roma-Bari: Laterza. LABRIOLA,“La dottrina di Socrate secondo Senofonte Platone ed Aristotele.” In Tutti gli scritti filosofici e di teoria dell’educa- zione, a cura di L. Basile e L. Steardo. Milano: Bompiani. MAIER, Socrate. La sua opera e il suo posto nella storia. Firenze: La Nuova Italia, ed. or. Sokrates: sein Werk und seine geschichtliche Stellung. Tübingen: Mohr. MUSTÈ, “Il senso della dialettica nella filosofia di Bertrando Spaventa.” Filosofia italiana. OMODEO, Gesù e le origini del cristianesimo. Messina: Princi- pato, POGGI, STEFANO, Introduzione a Labriola. Roma-Bari: Laterza. PUNZO Labriola. Celebrazioni del centenario della morte. Cassino: Edizioni Dell’università Degli Studi di Cassino, RITTER, Histoire de la philosophie ancienne, 4 voll., traduit de l’allemand par C.J. Tissot. Paris: Ladrange, SPAVENTA. Lettere, scritti e documenti pubblicati da Benedetto Croce. Napoli: Morano, SPAVENTA, Opere, a cura di Gentile. Firenze: Sansoni. NOME COMPIUTO: Marcello Mustè. Mustè. Keywords: la filosofia dell’idealismo italiano, popolarismo, governo federativo, democrazia, kratos – natoli, il potere – un concetto di kratos – dirito, il principio politico, liberalismo – H. P. Grice, “liberal” --, partito liberale italiano, comunismo,  il libero economico, il libero etico, libero politico, ri-sorgimento italiano, libertà del volere, “Gentile e Socrrate” -- -- Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Mustè” – The Swimming-Pool Library.

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