Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice ed Iacono: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale – la scuola di Girgenti -- filosofia siciliana -- filosofia
italiana – Luigi Speranza (Girgenti). Abstract.
Grice: “I have often wondered about the evolutionary status of a representatum –
but Iacono made me realise that the core of it all is more basic: it’s the
IMAGO. The Romans were infatuated by images – and most think that we can conceive
ARE imagines! The etymology iself is fascinating!” Grice. The Latin term ‘imago,’
meaning ‘image,’ ‘likeness,’ carries a rich history and has influenced
philosophical discussions surrounding the concept of representation. The term ‘imago’
originates fron the Proto-Italic root ima- and the suffix -ago. It is
ultimately derived from the Proto-Indo-European root heym- meaning ‘to imitate,’
or to copy. This root also gives rise to the Latin verb ‘imitari’ – to copy,
portray, imitate – and other related terms like aemulus, emulous. The concept
of ‘imago’ has significantly shaped philosophical theories of representation –
Grice, representation as being primarily iconic or imitative – especially regardin
the relationship between the mind (Grice’s thought), objects (Grice’s reality)
and the external world (Grice’s ‘reality’). Plato’s theory of forms (or theory
of ideas) suggests tha a thing PERCEIVED in the physicalworld is a SHADOW or
imperpect opy of a perfect, unchanging
form in a separate, intelligible real. Thus imago would represent the physical manifestation,
a lesser IMITATION, of a true and essential form. Aristotle’s concept of PHANTASIA
(imagination) describes the mental images used in thinking, using stored
perceptions to create mental representations – or PHANTASMATA --. The notion of
imago would resonate with these internal mental representations that allow
humans to call experiences, simulate scenarios, and formulate abstract
concepts. In Medieval philosophy, the term ‘imago dei’ highlights the unique
dignity and value of the human being, who is believed to be created in the
likeness of god. This implies a profound connection between the human essence
and the divine, with humans reflecting God’s attributes and holding a special
capacity for relationships with his creator. In short, the etymology of ‘imago’
reveals its connection to IMITATION and copying. This meaning has been central
to philosophical explorations of representation, influencing perspectives on
how physical reality relates to ideal forms, how the mind creates internal
representations, and how human nature reflects a divine image!” It was during
his seminars at Oxford, which were open to any member of the university – since
people from the Town could care less – Grice applied his method of philological
botany to conversation: is it helpfulness that we need, or want? Or is it
something rather stronger, like ‘co-operation’. He was never sure. But the idea is clear
to Iacono: aiuta, aiuta mutua, soccorso, societa di mutuo soccorso. Keywords:
Grice, Iacono, co-operazione conversazionale, aiuta conversazionale. Filosofo siciliano.
Filosofo italiano. Girgenti, Sicilia. Grice: “I love Iacono; for
one, he has taken Marx’s chapter on cooperation in Das Kapital seriously; but
as he notes, Marx subverts the order, the symbolic interaction becomes a
super-structure! Iacono recognises the perplexities of shared intentionality,
and finds ways to deal with them conceptually –Insegna a Pisa. Fra i filosofi che si sono interessati ai rapporti
storici e teorici della filosofia con l’antropologia e la politica. Si occupa
di epistemologia della complessità (“L'evento e l'osservatore”, Bergamo). Fonda
“Ichnos,” Laboratorio filosofico sulla complessità. La sua ricerca mostra un
costante confronto con la filosofia antica: al riguardo, si dedica all’analisi di
nozioni quali feticismo, paura e meraviglia, e all'indagine epistemologica sul
tema dell'osservatore. Tali ricerche gravitano attorno ad una riflessione sul
tema dell'”altro” nelle relazioni storico-sociali e politiche: da qui i saggi
sulle triadi concettuali autonomia, potere, minorità e storia, verità,
finzione. Ne “Il borghese e il selvaggio” analizza l'influenza la figura
di Robinson Crusoe nei paradigmi filosofico-economici di Turgot e Smith
rilevando gli elementi di antropologia occidentalista là dove la
rappresentazione teorica della società e della storia si mostrava nei suoi
aspetti apparentemente semplici, ovvi e trasparenti tali da nascondere con
l'evidenza i presupposti del punto di vista coloniale. In “Il feticismo” (Milano)
studia la genealogia del concetto dalla sua origine nell'illuminista Brosses
fino a Marx, a Freud e al pensiero contemporaneo, ha contribuito, sul piano
metodologico, all'idea di una storia della filosofia interpretata attraverso
concetti e, sul piano interpretativo, alla messa in evidenza dei mutamenti
semantici del concetto di “fetice”, di origine coloniale che si è trasformato
con Marx e con Freud in due modi di operare, rispettivamente sul mondo
storico-sociale e sul mondo della psiche, basati sulla pratica teorica di
un'antropologia dall'interno. Le fétichisme. In “Paura e meraviglia: storie
filosofiche” (Catanzaro) i temi storiografici dell'illuminismo e del fetice vengono
ripresi e ridiscussi alla luce del pensiero contemporaneo. Il problema
filosofico e politico dell'antropologia dall'interno è stato sviluppato
attraverso la questione epistemologica dell'osservatore. Influenzato da Marx,
ma anche da Foucault e da Bateson, analizza le teorie della storia di Bossuet,
Vico e Droysen attraverso il tema del ruolo dell'osservatore che interpreta gli
eventi sociali e naturali nella loro storicità. Interessato alle teorie
contemporanee dell'”auto-organizzazione” biologica (Atlan, Maturana, Varela), cercato
di reinterpretare il senso epistemologico della storia, la parzialità dei punti
di vista impliciti dell'osservatore e delle sue visioni del mondo, la questione
dell'altro, il rapporto tra scienze storico-sociali e scienze naturali, alla
luce del concetto di complessità. In questa chiave, in “Tra individui e cose”
(Roma) raccoglie i risultati di ricerche che, all'interno dei rapporti fra
filosofia, antropologia e politica, si interrogava attraverso Bateson sull'idea
del ‘pensare per storie' come momento metodologico e critico di un'antropologia
dall'interno in una società come quella occidentale moderna dove le cose si
sostituiscono feticisticamente agli uomini e il conformismo si mostra
incessantemente e paradossalmente come l'irrompere del nuovo. Il problema
della critica sociale e dell'autonomia individuale come decisivo in una società
occidentale che domina il mondo dichiarandosi libera e democratica è al centro
di “Autonomia, potere, minorità” (Milano). Partendo dallo scritto di Kant “Che
cos'è l'Illuminismo?, Iacono si chiede perché in una società istituzionalmente
‘libera' e ‘democratica', all'indomani della fine dei regimi socialisti, il
desiderio di uscire dallo stato di minorità non riesce a vincere il
contrastante desiderio di rimanere nello stato di minorità, perché in sostanza
è così forte la paura di essere autonomi. La questione dell'autonomia lo
ha portato a interessarsi ai temi della verità, dell'illusione e dell'inganno.
Per un'antropologia dall'interno occorre vedere con altri occhi e per vedere
con altri occhi è necessario acquisire uno sguardo d'altrove. I temi
dell'universalismo e della questione dell'altro sono discussi in quest'ottica
in “Storia, verità, finzione” (Roma). La meraviglia che connota il tono emotivo
della conoscenza filosofica deve passare attraverso lo straniamento: essere
straniero a te stesso affinché l'altro non sia straniero a te. L'autonomia può
realizzarsi soltanto nella relazione con l'altro e non, come se l'è immaginato
il pensiero moderno, recidendo ogni legame per poi andarlo a costituire da
padroni. Ma un'antropologia dall'interno è continuamente in tensione con un
senso comune che, conservando le verità condivise ovvero i pregiudizi, tende a
mostrarle come ovvie, naturali, eterne, uniche, a renderle dunque salde e
indiscutibili. Ci si dimentica allora che viviamo in molti mondi, in mondi
intermedi (“Mondi intermedi e complessità” -- Pisa), e che siamo capaci, con la
coda dell'occhio, di percepire sempre un mondo altro da quello in cui siamo
immersi. Perdendo questa percezione perdiamo la nostra capacità di uscire da
noi stessi e dunque la facoltà di essere autonomi. L'illusione, attraverso cui
ci si approssima alla verità, che è consapevolezza critica di un'illusione
stessa (Nietzsche, Pirandello), si trasforma in inganno e in auto-inganno,
sulle cui basi si produce il rischio della costituzione delle regole del
consenso, in una società libera ma senza autonomia. Un'altra direzione di studi
riguarda le genealogie dell'immagine della finestra e del concetto di
illusione nella storia del pensiero occidentale. In quest'ambito di riflessione
Iacono realizza Con altri occhi. Iacono dirige il bimestrale di politica
e cultura Il Grandevetro. Ha collaborato per anni al quotidiano il manifesto.
Fa parte del Comitato scientifico della Scuola di formazione e ricerca sui
conflitti Polemos. Fa parte del comitato scientifico della Fondazione Collegio
San Carlo di Modena. Lurea molti studenti al polo universitario
universitario penitenziario della casa circondariale Don Bosco di Pisa e
tuttora collabora a progetti e iniziative per un'effettiva opera di recupero
del detenuto che sconta la pena. Saggi: “L'illusione e il sostituto.
Riprodurre, imitare, rappresentare” (Mondadori, Milano); “Il sogno di una
copia. Del doppio, del dubbio, della malinconia” (Guerini, Milano); “Storie di
mondi intermedi” (ETS, Pisa); “Marx. La cooperazione, l'individuo sociale, le
merci” (ETS, Pisa); Filosofia alle elementari”; “Le domande sono ciliegie,
Manifestolibri, Roma, Per mari aperti. Viaggi tra filosofia e poesia nelle
scuole elementary (Roma); Filosofia alle scuole superiori”; “La giustizia è
l'utile del più forte? Incontro con gli studenti del Liceo classico «Empedocle»
di Agrigento, Pisa; Ra Racconti L'accelerato, in Favolare Casini e Vannozzi,
MdS editore, Pisa, La scelta, in Gabbie,
Bulzomì, Casini, Vannozzi, MdS editore, Pisa PSYCHOMEDIA JOURNAL OF EUROPEAN
PSYCHOANALYSIS. I. Studi su Marx La cooperazione, l’individuo sociale e le
merci vai alla scheda del Edizioni ETS Piazza Carrara Pisa Promozione Bologna La notizia dei
braccialetti che l’ingegner Cohn ha brevettato per il controllo dei lavoratori
di Amazon (più educatamente e ipocritamen- te, per migliorare l’efficienza del
lavoro) merita, al di là delle polemi- che contingenti, qualche riflessione su
un mondo nascosto e dimenti- cato che tuttavia esiste su questo pianeta e non
si vede: il mondo dello sfruttamento sul lavoro e la lesione della dignità di
chi lavora. Mi serve un libro, vado su Amazon, lo cerco, lo trovo. C’è anche la
versione ebook. Non è la stessa cosa del libro fisico, ma ha due vantaggi.
Costa molto meno e, cosa importantissima, dopo avere pagato, lo ottieni in
Kindle con un semplice click. Non è la stessa cosa del libro fisico per
un’altra ragione. L’impaginazione è diversa e non corrisponde affatto a quella
del libro. Questo complica le cose non tanto al lettore di un romanzo giallo,
per esempio, o di racconti in generale, quanto allo studioso o, più in
generale, a colui che ha bisogno del documento ori- ginale. Mettiamo comunque
che voglia e trovi il libro fisico e lo ordini, magari con un sistema veloce
che pago in sovrapprezzo. Devo superare una frustrazione. Non posso averlo
subito. Non ce l’ho lì davanti sullo scaffale di una libreria. Vedo la
copertina online. Devo aspettare uno o qualche giorno. Peggio se lo acquisto
nel week end. Una piccola frustrazione, senza dubbio, ma nel nostro pianeta,
che è un’immensa raccolta di merci fisiche e virtuali, siamo ormai abituati ad
avere tutto e subito, e aspettare non è facile. Ogni nostro desiderio è un
ordine che il mercato può eseguire per soddisfarlo, e poter girare fra le
merci, libri o divani o qualunque altra cosa, in modo virtuale, da un lato ti
dà un senso di straordinaria, gioiosa potenza, dall’altro però ti produce una
sensazione di mancanza. Vuoi mettere andare al negozio e provare la giacca,
anzi peggio ancora le scarpe o i pantaloni per vedere se ti stanno? Certo,
online risparmi. Inoltre, a ovviare a quella sensazione di mancanza derivata
dal fatto che il desiderio dell’acquirente non si può soddisfare
immediatamente, vi è la precisione rigorosa nella consegna. Tutto sembra
perfetto, ma a quale prezzo? Al prezzo dello sfruttamento di chi la merce la
deve impacchettare, spostare, consegnare. Un prezzo che il cliente non vede.
Non è una novità. Il braccialetto dell’ingegner Cohn è l’ultimo ritrovato di
una lunga storia del lavoro. Marx aveva fatto vedere bene come stavano
realmente le cose nei processi di produzione delle merci. Quel genio che era
Charlot aveva rappresentato una straordinaria parodia del sistema di
sfruttamento del lavoro dell’operaio nel famoso film Tempi moderni, dove il
lavorato- re doveva adattarsi alla velocità del sistema automatico di
produzione. In epoca più recente ricordo che perfino zio Paperone cercò di
usare le scimmie per il lavoro a catena, ma fallì perché perfino esse non
riusci- vano ad adattarsi. Foucault scrive Sorvegliare e punire, un’analisi
cruda dell’organizzazione di un carcere, il cui sistema di controllo era simile
a quello elettronico rappresentato dai braccia- letti. Lo sfruttamento del
lavoro e la lesione della dignità dei lavoratori, checché se ne dica, non sono
diminuiti negli anni, anzi, nonostante le leggi, sono probabilmente aumentati.
Dietro la concorrenza e la libertà di mercato, dietro le luci dei supermercati
reali o virtuali, dentro quelle nuove caverne di Platone che sono i centri
commerciali di Los Angeles, Dubai, Shanghai, Milano e al di là della finestra
dei nostri computer o tablet da cui acquistiamo online, vi è ancora il lato
oscuro, materiale e psicologico, del dispotismo sul lavoro che oggi nessuno
vuol vedere, talvolta nemmeno chi lo subisce. Fino a quando qualcuno di sabato
sera, nel suo tempo libero, si siede al bar e chiede di bere, vi sarà sem- pre
qualcun altro che dovrà preparare il cocktail e un altro ancora, magari
extracomunitario, che lo porterà con un vassoio. Il tempo li- bero di uno è il
tempo di lavoro di altri. L’idea che il lavoro sparisca e in particolare sparisca
il lavoro manuale mi pare sinceramente, questa sì, una bubbola neoliberista.
Meno si vede il lavoro sfruttato e meglio è per il neoliberismo. La tecnologia
espelle il lavoro e toglie l’occupa- zione, ma non lo fa sparire. Lo disloca
altrove e non lo concentra più in grandi spazi chiusi. Ed è questo che ha messo
in totale confusione la sinistra nel mondo. Accade con il lavoro quello che
accade con la merce. La compri ma non ti accorgi della quantità di lavoro
sociale che ci è voluto per produrla e poi metterla sul mercato. Ti bevi il
cocktail ma non vedi nemmeno in faccia il cameriere che te lo porta e che sta
lavorando mentre tu ti riposi e a cui forse lascerai una mancia. Il primato del
tempo libero è un buon modo per soggiacere al neoliberismo. Potremmo davvero
vivere in ozio permanente nel tempo libero? È questo a cui aspiriamo? E perché
allora, occupati, disoccupati, precari, siamo tutti depressi? Certo il lavoro
troppo spesso è odioso, ma allora il problema è l’odiosità del lavoro, il
suo sfruttamento, non la sua fine. Dietro l’ordine online che facciamo su
Amazon vi sono la- voratori che con la testa e con le mani portano,
impacchettano, spedi- scono, trasportano e ai quali si vuole mettere il
braccialetto elettronico di controllo. Non credo che con tutta la tecnologia li
si possa sostituire con dei robot, ma credo che con tutta la tecnologia li si
possa usare schiavisticamente come dei robot. Una cosa è lottare per
riappropriarsi del lavoro e della sua qualità, altra cosa è rifiutarlo. È nella
chiave della riappropriazione del lavoro che è ancora valido, a mio parere, il
vecchio slogan lavorare meno, lavorare tutti, così come la gratuità della
forma- zione scolastica e universitaria. In uno scritto recentissimamente
pubblicato in Italia, Realismo capitalista (Nero, Roma), ma uscito in lingua
inglese nel bel mezzo dell’esplodere della crisi economica, Fisher, scrittore,
filosofo, critico musicale britannico, morto suicida lo scorso anno, ha cercato
di rispondere alla famosa affermazione di Thatcher secondo cui al sistema in
cui viviamo non c’è alternativa. Un’affermazione vincente che, togliendo al
futuro ogni possibilità di accompagnare la politica, lo fece a suon di
licenziamenti e ristruttu- razioni aziendali che sarebbero diventati un modello
per tutto il capi- talismo occidentale. A sinistra cominciarono i laburisti con
il pentito Blair a fare propria la visione thatcheriana, e il modello
neoliberista si diffuse quasi ovunque con l’accentuarsi vistoso e potente delle
di- seguaglianze e attraverso l’ideologia oggi ancora dominante secondo cui
tutto il mondo deve essere modellato come un’azienda. Ideologia che oggi
paradossalmente trova quasi più critiche a destra che non a sinistra. Avere
tolto ogni alternativa futura ha di fatto azzerato le si- nistre. Il loro ruolo
è spesso diventato quello un po’ servile di tamponare più o meno malamente gli
effetti collaterali del neoliberismo, del dominio della privatizzazione, dello
sperpero del bene comune, della devastazione ambientale, senza neanche
riuscirci. Scrive Fisher: “Qualsiasi posizione ideologica non può affermare di
avere raggiunto il suo traguardo finché non viene per così dire naturalizzata,
e non può dirsi naturalizzata fino a quando viene recepita in termini di
principio anziché come fatto compiuto”. Le sinistre non potrebbero accettare il
neoliberismo come principio, ma se viene naturalizzato come un fatto compiuto
allora è diverso. In fondo i dirigenti politici sono tutto som- mato abbastanza
ben pagati e sufficientemente fragili culturalmente per scomodarsi a mettere in
discussione ciò che è dato come naturale e scontato. “Nel corso di più di
trent’anni, continua Fisher, il realismo capitalista ha imposto con
successo una specie di ontologia imprendtoriale per la quale è semplicemente
ovvio che tutto, dalla salute all’educazione, andrebbe gestito come un’azienda.
Oggi l’aziendalismo è un vero delirio ideologico. I lavoratori sono
imprenditori di se stessi, così costano meno alle aziende e possono essere
meglio sfruttati, le scuole e le università e gli ospedali invece di pensare
alle loro rispettive missioni, affogano penosamente nell’ansia generalizzata
della competition, versione metropolitana e neoliberista della giungla.
Benvenuti nel realismo capitalista! Questo saggio raccoglie studi su Marx che
porto avanti a partire dagli sui temi della CO-OPERAZIONE e della sua
ambivalenza, sul suo metodo, sulle sue concezioni antropologiche. Nonostante
siano accadute molte cose nel corso del tempo, dalla fine dell’era industriale
alla caduta del muro di Berlino, dalla crisi irreversibile dei partiti operai
al trionfo del neoliberismo, alcuni punti, che molti, troppo spesso ab-
bacinati dal mantra conservatore del nuovo e del cambiamento, hanno
abbandonato, a mio parere, restano fermi. Primo fra tutti il lavoro e in
particolare il lavoro CO-OPERATIVO, grazie a cui, come sostiene Marx, gli
uomini si spogliano dei loro limiti individuali e sviluppano la facoltà della
loro specie e a causa del quale, nello stesso tempo, essi, dopo aver subito il
dispotismo e il disciplinamento di fabbrica, introiettano oggi il dispotismo e
il controllo della produzione. E ciò mentre vivono la condizione illusoria di
essere imprenditori di se stessi, dopo che dal comprensibile desiderio della
flessibilità si ritrovano nella miseria mate- riale e psicologica della
precarietà del lavoro. Non hanno più né tempo né possibilità di progettare il
futuro e, del resto, è proprio il futuro che è stato tolto, perché esso oggi si
mostra al massimo e quasi soltanto come mantenimento dell’esistente, quando non
come una devastazione catastrofica del presente. Nessuno ha il coraggio di
guardare altrove, là oltre l’orizzonte, dove poter immaginare una vita diversa
dalla libera, depressiva solitudine degli iperconnessi che convive con
naturalezza insieme alla schiavitù del lavoro nella gran parte del mondo.
Eppure è proprio quello che serve. In un libro di alcuni anni fa1 avevo cercato
di affrontare il tema dell’autonomia individuale consapevole della lacuna che
vi era e cioè del fatto che il tema dell’autonomia si deve porre dentro le
condizioni della natura dell’uomo in quanto animale sociale e dunque
all’interno delle relazioni sociali. Non vi può essere autonomia in senso
proprio (I., Autonomia, potere, minorità, Feltrinelli, Milano) senza
eguaglianza delle relazioni sociali. Forse, riprendendo l’argomen- to della
facoltà cooperativa degli uomini e del fatto che essi devono riappropriarsene a
partire dal lavoro, si potrebbe ripercorrere una stra- da che nel corso tempo
ha cambiato il suo tracciato e il cui manto è attualmente pieno di buche.
Desidero ringraziare Baglini, Brucciani, Campo, Marchesi, Mori, Paoletti.
Dedico questo libro alla memoria di Badaloni, Marco, che mi introdusse agli
studi su Marx. Versione largamente rivista di Divisione del lavoro e
sviluppo della facoltà della specie umana in Marx, originariamente pubblicato
in «Critica marxista», Sull’ambivalenza della cooperazione, in Ecologia,
Esistenza, Lavoro, (Officine Filosofiche), a cura di Iofrida, Mucchi, Bologna. Sul
concet- to di ‘trasparenza’. Un’immagine di asssociazione di uomini liberi nel
‘Capitale’ di Marx, in «Metamorfosi», Rapporti economici e rapporti sociali in
Marx, in «Prassi e teoria», Versione modificata del saggio originariamente
pubblicato in «Annali della Scuola Normale Superiore» (relazione al seminario
dedicato a Bachofen tenuto alla Scuola Normale Superiore e coordinato da
Arnaldo Momigliano). Capitolo Sesto Versione modificata di Sul concetto di feticismo,
in «Studi Storici», Concezione antropologica e concezione storica in Marx. Il
caso particolare del ‘feticcio della merce’, in aa.VV., Antropologia, prassi,
eman- cipazione. Problemi del marxismo, a cura di G. Labica, Losurdo, Texier, Quattroventi, Urbino
DIVISIONE DEL LAVORO E SVILUPPO DELLA FACOLTÀ DELLA SPECIE UMANA IN MARX. In un
luogo del capitolo sulla cooperazione, Marx afferma. Nella co-operazione
pianificata con altri l’operaio si spoglia dei suoi limiti individuali e
sviluppa la facoltà della specie”1. La facoltà della specie umana consiste
nella capacità che hanno gli operai riuniti insie- me e combinati secondo le
figure della cooperazione di produrre una quantità di oggetti superiore a
quella che lo stesso numero di operai sarebbe in grado di produrre se ciascuno
di essi lavorasse isolatamente. Questa idea è già in Smith, attraverso il
famoso esempio del- la fabbrica di spilli, come ragione di superiorità del modo
capitalistico di produzione, basato essenzialmente sulla manifattura, sui
precedenti modi di produzione2. Sappiamo che, per Marx, la cooperazione è “la
forma fondamentale del modo di produzione capitalistico”3 e precisamente è la
forma che attraverso le sue figure tende a svuotare le facoltà individuali
degli operai e a trasferirle ai mezzi di lavoro. Nella figura più complessa di
cooperazione capitalistica, quella del macchinismo, questo trasferimento si
realizza completamente. La storia del passaggio dalla cooperazione semplice,
alla manifattura, alle macchine, può essere letta come la storia della perdita
delle facoltà individuali lavorative degli operai singoli in ragione dello
sfruttamento derivante dallo sviluppo tecnico del processo capitalistico di
produzione. Già in Smith, nella Indagine ecc., si ritrova la descrizione della
perdita delle facoltà degli operai sottoposti alla divisione del lavoro nella
manifattura. Questa perdita di facoltà è posta come ragione di inferiorità
della classe operaia nei confronti dei popoli selvaggi, dove non sussiste la
divi- sione del lavoro: rispetto ai selvaggi, lo sviluppo delle facoltà
individuali degli operai appare in ragione inversa della crescita della
quantità di 1 Marx, Il capitale, Cantimori, Riuniti, Roma Smith, Indagine sulla
natura e le cause della ricchezza delle nazioni, ISEDI, Milano Smith, La
ricchezza delle nazioni. Abbozzo, trad. V. Parlato, Editori Riuniti, Roma; Marx,
Il capitale, AMBIVALENZA DELLA COOPERAZIONE Il ritorno dell’uomo come animale
sociale. Dopo anni di elogio dell’individualismo nel bel mezzo della glo-
balizzazione, mentre ritornava in un modo piuttosto primitivo l’abusa- ta
metafora della mano invisibile, qualcosa è cambiato. Dopo l’euforia degli anni
’80, un po’ di attenzione si è spostata da una filosofia inge- nua (ma
estremamente vantaggiosa per alcuni) dell’individuo verso la facoltà
collaborativa e cooperativa degli uomini. In un certo senso è tornata, se non
proprio al centro, almeno lateralmente, l’immagine ari- stotelica dell’uomo
come zòon politikón, dell’uomo cioè, come ebbero a tradurre Seneca ed AQUINO,
come animale sociale. L’elemen- to sociale è tornato a essere considerato come
costitutivo della formazione dell’individuo sul piano etico, politico e
cognitivo. Recentemente il sociologo Sennett ha pubblicato un libro che
significativamente ha per titolo Insieme ed è un’indagine sulla facoltà
cooperativa degli uomini esplicitamente influenzata dalle teorie di Sen e Nussbaum. “Le idee di Sen e Nussbaum, egli
scrive, sono state per me fonte di ispirazione e costituiscono il tema di fondo
che orienta questo libro: le capacità di collaborazione delle persone sono di
gran lunga maggiori e più complesse di quanto la società non dia loro spazio di
esprimere”1. In sostanza la facoltà cooperativa degli uomini, nel nostro
sistema sociale, non riesce ad esprimersi ap- pieno e in particolare non
assicura la piena realizzazione delle capacità emotive e cognitive umane. Lo
scenario che emerge da questa tesi è dunque in primo luogo che la società non
riesce a realizzare la facoltà cooperativa umana e in secondo luogo che tale
facoltà si realizza grazie alle capacità emotive e cognitive e viceversa, nel
senso che, queste, a loro volta, si realizzano appieno soprattutto nella
collaborazione e nella CO-OPERAZIONE. Sennett, Insieme. Rituali, piaceri e
politiche della collaborazione, Feltrinelli, Milano DIETRO C’È SEMPRE
QUALCOS’ALTRO Un’immagine di associazione di uomini liberi e l’idea di
trasparenza La trasparenza nasconde sempre qualcosa. Più precisamente na-
sconde ciò che viene tolto per far sì che l’immagine renda trasparenti i
rapporti che si vogliono rappresentare. Nell’economia politica, quelle che Marx
chiama robinsonate avevano un importante significato epistemologico:
semplificare e rendere per l’appunto trasparenti i rap- porti economici
complessi del modo di produzione capitalistico. Questo processo di
semplificazione presupponeva sempre una scelta in ciò che si voleva
rappresentare o, in altri termini, un taglio nel quadro rap- presentativo che
presupponeva un privilegiamento di una determinata struttura visiva invece di
un’altra. Nell’immagine di Robinson ciò che Defoe vuol far vedere è il rapporto
tra il protagonista del suo romanzo e lo spazio naturale che egli deve
trasformare per renderlo utile alla sua sopravvivenza. Il comportamento di
Robinson è il comportamento del borghese nel suo rapporto con la natura
attraverso il lavoro. Ed in effetti, da questo punto di vista, il rapporto tra
Crusoe e le cose è chiaro e trasparente: “Il suo inventario dice Marx contiene
un elenco degli oggetti d’uso che possiede, delle diverse operazioni richieste
per la loro produzione, e infine del tempo di lavoro che gli costano in media
determinate quantità di questi diversi prodotti”1. L’effetto di trasparenza
appare dato da alcune condizioni complesse che già decidono i contorni
dell’immagine e dunque la par- zialità di una rappresentazione semplificata del
comportamento di un individuo alle prese col proprio lavoro. Baudrillard ha
osservato che la trasparenza della relazione di Robinson con le cose è
truccata2, ma la chiave del trucco è rintracciabile già nella stessa immagine
descritta da 1 Marx, Il capitale, BaudrIllard, Per una critica dell’economia
politica del segno, Mazzotta, Milano IL METODO DI MARX E L’USO DELL’ASTRAZIONE
1. A più riprese Marx ha sottolineato che il porre l’uomo isola- to all’origine
dello sviluppo sociale e del processo storico è un assur- do. Nelle Forme che
precedono la produzione capitalistica, egli osserva come sia semplice
raffigurarsi che un uomo potente possa servirsi di un altro uomo “come di una
condizione naturale preesistente della sua riproduzione”1, e fare
dell’esercizio del dominio il suo specifico lavoro allo scopo di far lavorare
altri uomini per lui; presupporre cioè una divisione del lavoro tra signore e
servo prima che siano state poste le condizioni originarie, comunitarie per la
riproduzione della vita de- gli uomini. “Ma una simile idea è assurda – per
quanto possa essere giusta dal punto di vista di certe organizzazioni tribali o
collettività – in quanto essa parte dallo sviluppo di uomini isolati. L’uomo si
isola soltanto attraverso il processo storico”2. La questione posta da Marx non
è, ovviamente, nuova. Ferguson, per esempio, aveva già sostenuto la necessità
di considerare la specie umana in gruppi e di condurre l’indagine storico-sociale
avendo come oggetto la società intera e non gli uomini separatamente presi. In
generale tutta la cosiddetta scuola storica scozzese pone il problema di uno
studio della storia umana a partire dagl’uomini riuniti in società ed aveva
sottolineato che il fattore chiave per comprendere lo sviluppo delle diverse
società era il modo di sussistenza, da cui si potevano spiegare costumi, leg-
gi, forme di governo. È stato sostenuto, a questo proposito, che Marx Bari
Marx, Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, FerguSon,
Saggio sulla storia della società civile, Laterza, Roma Robertson, History of America, in
Works, Hill, Edinburgh; MIllar, The Origin of the Ranks, ristampato in W.C. lehMann, Millar of Glasgow, Cambridge, Millar,
Osservazioni sull’origine delle distinzioni di rango nella società, Angeli,
Milano; BACHOFEN, ENGELS, MARX. La pubblicazione ad opera di Krader degli
estratti etnologici, l’ultimo lavoro di Marx, rimasto incompiuto, impone di
discutere del ruolo di Bachofen nell’Origine della famiglia di Engels, che
segnò la fortuna del Mutterrecht nel marxismo, tenendo conto di questo labora-
torio. La ragione è semplice: il saggio di Engels è basato su tali appunti, e
certamente, comparando lo scritto di Marx con quello di Engels, balza subito
agli occhi il ben diverso peso che Bachofen ha nei due casi. D’altra parte la
frammentarietà degli appunti marxiani non rende sem- plice il lavoro, ma non ci
si può accontentare di segnalare le differenze di Marx e di Engels su Bachofen
senza fare almeno un tentativo di interpretare il senso della ricerca di Marx
al momento della sua morte. Si tratta di provare a capire, se è possibile,
quale significato abbia la grande presenza di Bachofen nell’opera di Engels,
laddove la cosa non è affatto riscontrabile nel Marx che sta lavorando su quel
Morgan che, a sua volta, sarà la base dell’Origine della famiglia. Ma, data
appunto la frammentarietà del testo di Marx, l’unica via praticabile sembra
quella di considerare in primo luogo il contesto teorico entro cui Marx stava
operando e riflettendo. 1. Il laboratorio di Marx L’Origine della famiglia e presentata
da Engels come l’esecuzione di un lascito. Marx, morto un anno prima, aveva
lasciato ad uno stadio rudimentale il suo lavoro su Morgan, Phear, Maine,
Lubbock, Kovalevskij2. Si trattava in gran parte Engels, L’origine della
famiglia, Riuniti, Roma; The Ethnological Notebooks of Marx (Studies of Morgan,
Phear, Maine, Lubbock), cit.; L. krader, The Asiatic Mode of Production. Sources, Development and
Critique in the Writings of Marx, Gorcum, Assen; Marx, Excerpts from
Kovalevslcij. Sugli appunti di Marx; cfr. inoltre, L.
achenza, Sui Taccuini etnologici di Marx, in «ASNP»; P. greMIgnI, SUL
CONCETTO DI FETICISMO IN MARX Il concetto marxiano di feticismo delle merci è
stato analizzato da due punti di vista: quello del suo rapporto con il concetto
di alienazione e l’altro della sua connessione con la teoria del valore. È
possibile tut- tavia affrontare il problema in modo diverso, forse più ovvio: a
partire cioè dalla fonte usata da Marx per la formazione di questo concetto. Si
tratta dell’opera di Charles de Brosses, Du Culte des Dieux fétiches, pub-
blicata anonima a Parigi, che Marx aveva studiato a Bonn in una traduzione
tedesca di Pistorius, e di cui aveva fatto degli estratti1, come del resto di
altri testi, tra i quali quello di Meiners sulle religioni2 che riprende il
tema brossiano. Considerato il problema da questo angolo visuale, si potrà
vedere che il concetto marxiano di feticismo, che diventerà successivamente il
concetto di feticismo delle merci, è carico di implicazioni che forse
consentono di precisare alcune questioni teoriche ad esso connesse. 1. Il
concetto di feticismo ripropone, come è noto, il problema delle apparenze, cioè
dello scarto esistente tra l’essere sociale e le im- magini “nebulose e
fantastiche” attraverso cui l’essere sociale è visto e concepito dagli uomini.
Un tema che percorre la riflessione di Marx nel corso di tutta la sua biografia
intellettuale, ma che nel feticismo delle merci assume un valore specifico. Ed
è proprio per questo che appa- re necessario percorrere specificamente la
strada dello sviluppo di tale concetto, anche perché, inoltre, in esso si
possono rilevare due momen- ti importanti del procedimento teorico di Marx,
certamente carichi di 1 K. Marx, Fetischismus, MEGA, Dietz, Berlin; MeInerS,
Allgemeine kritische Geschichte der Religionen, Hannover. Su Meiners come volgarizzatore
di de Brosses, cfr. M. daVId, La notion de fétichisme chez Auguste Comte et
l’oeuvre du présidente de Brosses ‘Du culte des dieux fétiches’, Revue de
l’Histoire des Religions, e landuccI, I filosofi e i selvaggi, Einaudi, Torino
ANTROPOLOGIA E STORIA IN MARX. IL
CASO PARTICOLARE DEL «FETICCIO DELLA MERCE» La nozione di carattere di feticcio
della merce costituisce un momen- to particolare e privilegiato per un’analisi
del rapporto fra concezione antropologica e concezione storica in Marx. Le
ragioni di questa parti- colarità e di tale privilegio risiedono principalmente
nei seguenti fattori: nell’uso stesso del concetto di «feticcio» mutuato dalla
tradizione etnologica e storico-religiosa a partire dal colonialismo; nella
torsione teorica che il concetto di feticcio e la nozione di «feticismo»
giocano nel corso dello sviluppo del pensiero di Marx; nel fatto che il
«carattere di feticcio della merce» costituisce un aspetto molto specifico e
comples- so dell’idea di rovesciamento provocato dalla coscienza ideologica nei
confronti della realtà; nel fatto, infine, che la nozione di «feticcio»
applicata alla merce viene a definite la funzione simbolica dell’oggetto
economico-sociale e, all’inverso, la funzione economico-sociale dell’oggetto
simbolico. Di questi quattro fattori, lo svolgimento dei primi due con- sente
di capire come l’applicazione del concetto di «feticcio» alla merce
capitalistica significhi, almeno per quel che riguarda questo punto, un
radicale mutamento strategico e teorico del concetto stesso rispetto alla sua
storia e all’accezione fino ad allora comune e dominante in campo filosofico,
etnologico e storico-religioso. E lo sviluppo del pensiero di Marx conferma, a
mio parere, il senso di tale mutamento. I secondi due fattori aprono molte
questioni interpretative, in particolare riguardo al rapporto fra condizioni
reali della forma di vita sociale e forme della coscienza e dell’ideologia,
alla specificità ed eccezionalità storica del si- stema capitalistico, al
problema dell’osservatore che si trova ad operare e interpretare in quel
groviglio che è il sopraddetto rapporto fra condizioni della vita sociale e
ordine simbolico e culturale. Ma, soprattutto, possono forse aiutare a
comprendere il senso della separazione fra la struttura ca- pitalistica delle
relazioni fra gli uomini e gli individui in quanto tali; cioè del modo
particolare in cui le relazioni si autonomizzano dagli individui, e la
«comunità», originariamente concreta, deposita i rapporti nelle cose, andando a
costituire un astratto sistema di vincoli sociali. Divisione del lavoro e
sviluppo della facoltà della specie umana in Marx; Ambivalenza della CO-OPERAZIONE.
Dietro c’è sempre qualcos’altro; Il metodo di Marx e l’uso dell’astrazione; Bachofen,
Engels, Marx; Sul concetto di «feticismo» in Marx; Antropologia e storia in
Marx; Il caso particolare del «feticcio della merce»; Indice dei nomi 119; philosophica
L’elenco completo delle pubblicazioni è consultabile sul sito zioniets.com alla
pagina edizioniets.
com/view-Collana. asp?Col=philosophica
Pubblicazioni recenti I., Studi su Karl Marx. La CO-OPERAZIONE, l’individuo
sociale e le merci; Toth, Le sorgenti speculative dell’irrazionale matematico
nei dialoghi di Platone, cur. Romani e Pagli; Fussi, Per una teoria della
vergogna; Pirni, La sfida della convivenza. Per un’etica interculturale; Galletti,
Reciprocamente responsabili. La responsabilità morale tra naturalismo e
normativismo, Bertelli, L’utopia nell’estetico. Tempo e narrazione in Bloch,
Pleșu, Pittoresco e malinconia. Un’analisi del sentimento della natura nella
cultura europea, traduzione e cura di Paolicchi, prefazione di Stoichita; Manca,
La disputa su ispirazione e composizione. Valéry fra Poe e Borges; Russo Maria
Teresa, Esperienza ed esemplarità morale. Rileggere Le due fonti della mora- le
e della religione di Bergson, Filieri, Vero, L’estetica tedesca da Kant a
Hegel, Prefazione di Leonardo Amoroso; Flamigni Gabriele, Presi per
incantamento. Teoria della persuasione socratica, Prefazione di Sassi, Edizioni
ETS Piazza Carrara, Pisa edizioniets. com edizioniets.com Di consequenza, e la
cooperazione, cosi come di dispiega nella CONVERSAZIONE, a determinare che moni
intermedi che presuppongon non un io ma un “noi”. Nome compiuto: Alfonso
Maurizio Iacono. Iacono. Keyword: feticismo conversazionale. Il Vico di Iacono.
Il Pirandello di Iacono, la cooperazione. Imitare, imago, imaginario collettivo
di Jung -- Luigi Speranza, “Grice ed
Iacono: l’implicatura dell’intermezzo” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO; ossia, Grice ed Iccio: la ragione conversazionale e il portico nel secolo
d’oro della filosofia romana – Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. A friend of ORAZIO. He appears to
have studied under the Porch, as in one of his odes, Orazio depict him
constantly looking out for works by Panezio. Orazio berates Iccio for
neglecting his philosophical studies for ‘totally trivial pursuits.’ Iccio.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice ed Icco: la ragione conversazionale e la setta di Taranto
-- Roma – filosofia pugliese – scuola di Taranto -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Taranto). Filosofo italiano. Taranto,
Puglia. A Pythagorean according to the “Vita di Pitagora” by Giamblico di
Calcide. A celebrated
sportsman, a victor in the penthatlon at the Olympic Games, admired by Plato in
Laws for his self-discipline. Icco.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice ed Iceta: all’isola – la ragione conversazionale e Roma – filosofia
siciliana -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Siracusa). Filosofo italiano. Siracusa, Sicilia. Pythagorean. He
was interested in astronomy and speculates the movement of the earth relative
to the rest of the universe. Iceta.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO; ossia, Grice ed Ierace: la ragione conversazioanle e il certificato --
Roma – filosofia italiana -- Luigi
Speranza – (Roma). Abstract. Grice: “It is very uncommon to find an
English philosopher whose surname starts with ‘ie-,’ and also an Italian one.
This is due to the fact that the Greeks aspirated everything – while the
Romans, and later the Italians, just thought of aspiration as a phonological
feature that wasn’t really necessary. The Gallic agree with the Italians on this,
but stupidly keep the H in the so-called ‘orthographie’!” Filosofo italiano. The
proud possessor of a certificate confirming that he was a philosopher. Grice:
“Cicerone uses this as an example of indirect proof. The fact that the
certificate certifies that Ierace is a philosopher is no proof that he is one.”
Grice: “It seems more proper to render all these “I-“ ancient philosohers with
I- turned into G-. Silvano Doroteo
Ierace. Ierace.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice ed Ieroteo: la ragione conversazionale e la scuola di
Guiliano -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Abstract. Grice: “As a classicist at Corpus, I soon
learned – via the reference guides, etc. – that the Greeks aspirated almost
anything they touched – the Romans disliked an aspiration as ‘rough’, and the
Italians just dropped it from their phonological systems!” -- Filosofo
italiano. convinced Giuliano to pave the floor of Hagia Sophia with silver –
Grice: “but ultimately the emperor declined to do so on the lack of a reason
that would be convincing enough to ACT, not just to BELIEVE!” -- Ieroteo. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Ieroteo.”
Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice ed Illuminati: la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale del filosofo all’opera – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Abstract.
Grice: “I was often asked at Oxford what my surname meant: neither ‘grice’
(pig) nor ‘grice’ (grey) mean anything too philosophical – but cf. grey cells –
On the other han Illuminati may be deemed to be a ‘rationalist’ surname in that
Reason was iconographically represented as shedding light on things – and people!”
-- Abstract. Grice would often refer to himself as a quasi-contractualist. But
when developing the ‘dialectic’ – ontogenetic and phylogenetic – of
‘significatio’, he granted that it may all be a ‘myth’ which have been proved
useful to philosophers since Plato, and in Switzerland, since Rousseau! Keywords:
Grice, Illuminati, sharing an hallucination, the myth of the contract. Myth and
theory. Filosofo italiano. Grice: “I
like Illuminati, especially his essay on Rousseau, between solipsism and
conversation!” -- La città e il desiderio. Viene meno un modo di
fare in cui la soggettività potente si appropria il mondo subordinando le altre
potenze soggettive e realizza la sua essenza destinale mediante adeguati
meccanismi di rappresentazione e manipolazione tecnica. Come utilizzare regole pubblicamente
valide senza colpevolizzare e controllare dall'altro le forme di vita degli
uomini è precisamente l'antinomia della cittadinanza. La politicizzazione di
sfere inabituali va insieme alla diserzione di istituzioni sclerotiche. Una
ricaduta pratica ne è l'integrazione delle strutture rappresentative con nuove
lobbies o la richiesta di quote per minoranze Nel lasciar-essere che si
contrappone alla tracotanza istituzionale convivono cosi
l'ancora-non-rappresentato che cerca lobbisticamente rappresentazione, e
rifiuto radicare di rappresentazione. Professore
associato di storia della filosofia politica, dall'anno accademico ha assunto
la cattedra di storia della filosofia, dove è stato chiamato come
straordinario. Insegna a Urbino. Fa parte anche del Collegio dei docenti del
Dottorato di ricerca in antropologia filosofica e fondamenti delle scienze e
del Collegio dei docenti del Dottorato di Ricerca in Filosofia Moderna e
contemporanea a Bari, Ferrara, e Urbino. E' inoltre presidente del Corso di
laurea in filosofia. Ha scritto: Sociologia e classi sociali, ed.
Einaudi, Torino. Altr saggi: “Kant politico, Nuova Italia, Firenze; Società e
progresso nell'illuminismo francese, ed. Argalia, Urbino; Rousseau, Nuova
Italia, Firenze; Rousseau e la fondazione dei valori borghesi, Saggiatore,
Milano; Antologia con introduzione e note) di J.-J. Rousseau, Il contratto
sociale, Nuova Italia, Firenze; -- [H. P. GRICE, CONTRACT AS A MYTH, quasi-contractual
– Speranza, contratto sociale e politico e semiotico. --; Gli inganni di
Sarastro, Einaudi, Torino; Il potere
disseminato, in Lavoro Scienza Potere, Feltrinelli, Milano; Winterreise,
Dedalo, Bari; Racconti morali, ed. Liguori, Napoli; Sentimenti dell'aldiqua, Theoria,
Roma-Napoli; La città e il desiderio, ed. manifestolibri, Roma; Democrazia
difficile, Roma, ed. il Passaggio; Nuove servitù, ed. manifestolibri, Roma; Nizan, Aden Arabia, ed. Fahrenheit, Roma; Esercizi
politici —sguardi su Arendt, ed. Manifesto libri, Roma); Averroè e l'intelletto
pubblico –antologia di scritti di Ibn Rushd sull'anima, introduzione, e cura,
manifesto, Roma; Il teatro dell'amicizia –metafore dell'agire politico,
manifesto, Roma; Quasi una fantasia. Funzioni cognitive dell'immaginazione nei
commentatori di Aristotele; Imago in phantasia depicta. Studi sulla teoria
dell’immaginazione, a cura di Lia Formigari, Giorgio Casertano, Italo Cubeddu,
ed. Carocci, Roma, Quasi una fantasia. Funzioni cognitive dell'immaginazione
nei commentatori di Aristotele, in Materiali per una storia e teoria
dell’immaginazione, Quaderni dell’Istituto di Filosofia, Urbino; Il filosofo
all'Opera, -- Bellini, Verdi -- ed. Manifesto, Roma); Completa beatitudo:
l'intelletto felice: opuscoli sulla. congiunzione con l'Intelligenza Agente.
Ed. l'Orecchio di van Gogh, Chiaravalle; Del comune -cronache del general
intellect, Roma, manifesto, Bandiere; Dalla militanza all'attivismo, Roma,
Derive Approdi. Grice: “I enjoyed
Illuminati’s treatment of Rousseau’s myth of the social contract, since I made
use of it!” – ‘Imagine is a good thing, but is there such a thing as co-imagine?”
-- Augusto Illuminati. Illuminati. Keywords:
il filosofo all’opera. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Illuminati” – The
Swimming-Pool Library. Illuminati.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice ed Imerio:
la ragione conversazionale e la scuola di Giuliano -- Roma – filosofia italiana
– Luigi Speranza (Roma). Abstract. Grice: “Any
classicist – as I learned to be after passing my mods at Corpus – knows that
Italian drops the H that the Roman acquired only redundantly from the Greeks,
who aspirated almost everything to which they came in contact!” -- Filosofo
italiano. friend of Giuliano. Grice: “I learned to love Giuliano from my
father, a non-conformist. Anything that would displease my High-Anglican mother
pleased dad!”. Imerio.
Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Imerio” – The H. P. Grice Papers, Bancroft.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice ed Incardona: all’isola – la ragione conversazionale e l’implicatura
conversazionale -- Questo è l’uomo – gl’inferi del principio – la scuola di
Palermo -- filosofia siciliana – filosofia italiana -- Luigi Speranza (Palermo). Abstract.
Grice: “Lewis Carroll was right – and Mill wrong – names like “Alice” or indeed
“Incardona’ DO mean! In my travels, I found that Italian philosophers tend to
have more meaningful names than German philosophers, or indeed French
philosophers – God knows why!” The Italian surname ‘Incardona’ primarily
originates from Sicily, and other southern regions of Italy. While its precise
derivation isn’t definitively established, there are strong suggestions that it
comes from the Latin word ‘incardinus,’ meaning ‘to be in charge,’ ‘to be
responsible.’ This connection hints at potential historical ties to leadership,
authority, governance, or trade roes within communities. It is important to
note that the surname ‘Incardona’ is also considered a variation of the surname
‘Caronda,’ particularly in southern Italy. Regional dialects and linguistic
evolution have led to variations of the Incardona surname, such as – Incardone,
and Cardona. ‘Incardona’ represents a rich cultural heritage intertwined with
its geographical roots and the charcteristics of its early bearers!” The phrase
‘cooperative principle’ is used freely – but ‘principle’ is key. Grice: “I
later reversed to the use of ‘imperative’, and refer to it as the
conversational imperative. As Grice notes, the introduction of ‘principium’ in
Cicero’s philosophy is meant as a rough, and improved version, of Aristotle’s
‘arche’! -- Keywords: Grice, Incardona, principio, principle. Filosofo siciliano.
Filosofo italiano. Palermo, Sicilia. Grice: “I like Incardona; for one, he gave
seminars on ‘la costanza dell’io,’ as I did! Second, he used
Greek freely, as I do! Third, he is slightly incomprehensible, as I am SAID to
be!” Insegna
a Palermo. Studia nel Liceo classico Settimo. Direttore del Giornale di
Metafisica, fondato da Sciacca. La tematica fondamentale di Incardona è la
"filosofia del principio", un percorso nella storia della filosofia
sul volto all'interrogazione riguardo al fondamento e all'archè. Le due
categorie concettuali attraverso cui legge la storia della filosofia sono
l'arcaicità, identificata con Aristotele, e l'arcaismo, identificato con Hegel.
Aristotele ed Hegel sono infatti nella filosofia del principio le due porte,
l'inizio e la fine, l'elemento e il compimento della filosofia. Il percorso
della filosofia e un percorso aporetico, in cui la dialettica assume l'aspetto
di un dialogo senza soluzione fra tensione naturale alla conoscenza e
fallimento destinale dell'impresa conoscitiva. Ha influenza che nel campo dell'ermeneutica.
Il suo contributo determinante è stata la sua riflessione non scettica ma
aporetica sull'archè. La questione aristotelica del ‘principio’ (ontologico ed
epistemologico, di non contraddizione e teologico come Dio) viene colta ed
elevata da questione logica a questione esistenziale. Compagni di strada
naturali, sebbene fortemente criticati da Incardona, sono, in questa sorta di
teologia negativa, Derrida e Heidegger. In essi è infatti rintracciabile la
tematica privativa e mistico-antirazionale del rapporto con l'assoluto. L'unica
cosa che si può dire dell'assoluto è che esso non è alla nostra portata, esso
nasconde al filosofo il volto come all'esule è nascosta la patria. Sebbene veda
nella filosofia post-hegeliana una sorta di "pleonasmo" che non ha
più alcuna utilità nella società contemporanea (antifilosofia), sembra che le
sue intuizioni più originali e più feconde nascano proprio da una
rielaborazione personale delle tematiche ermeneutiche di Heidegger. Altri saggi:
Idealismo della filosofia ed esperienza storica, Epos, Palermo; Idealismo, Epos, Palermo; Gl’inferi del
principio. Interrogazione e invocazione, Epos, Palermo; Karpòs, Epos, Palermo; Meditatio
in curriculo mortis, Epos, Palermo; Kéntron, Epos, Palermo; L'inclusione
dell’altro. Profilo di Nicolaci; Epekeina. Journal of
Ontology, History and Critics. Grice: “I used to use ‘principle’ very freely
until I met Incardona. My conversational principle of cooperativeness became an
‘imperative’ – the conversational imperative – ‘let’s cooperate!’ – under which
the different conversational maxims fall. Incardona says that talk of
‘principle’ usually leads you to an aporia, or to hell! “l’inferi del
principio’!” Nome compiuto: Nunzio Incardona. Incardona. Keyword: Questo è l’uomo, principio, principio
conversazionale, arcaismo, arcaico, arcaita – principium – imperative – Kant –
Hegel – Aristotle -. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Incardona” – The
Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice ed Infantino: obbligatio in solidum, la ragione
conversazionale e l’implicatura conversazionale -- la diada conversazionale –
il rischio dei solidali – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza (Gioia
Tauro). Abstract. Grice: “Italians like a dyad – and my
seminars on ‘conversation’ are FULL of them. In fact, for a while I tended to
see (n) A: M1, B: M2 – as the UNIT OF DISCOURSE. On the other hand, the Germans
– or the Hun, strictly – love a MONAD!” Grice was always ready to appeal to the
conversational maxim. He knew ‘semanticists’ would hardly be interested in the
ultimate ‘moral’ or futilitarian foundation of such maxims. Not Infantino! Keywords:
Grice, Infantino, the principle of conversational obbligatio in solidum. Filosofo
italiano. Gioia Tauro, Reggio, Calabria. Grice: “I like Infantino: for one, he prefaced an
essay on ‘the perils of solidarity,’ which is all my conversational pragmatics
is about!” Insegna a Roma. La sua filosofia si
svolge infatti nel solco tracciato da
Hayek che coniuga le acquisizioni di Mandeville e dei moralisti scozzesi
con quelle della Scuola Austriaca di Economia. Cura Menger, Boehm-Bawerk,
Mises e Hayek. Pubblica “L’ordine senza piano: le ragioni dell’individualismo
metodologico” (Roma, NIS) “Ignoranza e libertà” (Soveria Manneli, Rubbetino); “Individualismo,
mercato e storia delle idee”; “Potere. La dimensione politica dell’azione
umana” (Soveria Manneli, Rubbettino). Vede nelle conseguenze inintenzionali
delle azioni umane intenzionali l’oggetto delle scienze sociali, che vengono in
tal modo affrancate da qualsiasi psicologismo. È il tema sollevato da
Mandeville e dai moralisti scozzesi, ripreso poi con forza da Menger e Hayek.
Non sono le intenzioni dei singoli (o quelli che sono stati infelicemente
chiamati “spiriti animali”) a spiegare i fenomeni sociali. Occorre piuttosto
individuare le condizioni che rendono possibile o impossibile un dato evento.
Tale tradizione di ricerca ha come suo presupposto il riconoscimento
dell’ignoranza e della fallibilità umane. Da cui discende l’abbattimento del
mito del “Grande Legislatore”, il cui posto viene occupato dal processo
sociale, cioè dalla co-operazione volontaria. Questa costituisce un
procedimento di esplorazione dell’ignoto e di correzione degli errori. Ed è su
tale teoria della società che Infantino si muove per spiegare il fenomeno del
potere, da lui studiato come potere infra-sociale, derivante cioè dall’inter-azione,
e il potere pubblico, ossia il potere d’intervento dello Stato nella vita
sociale. La competizione minimizza il potere infra-sociale, perché non c’è un
unico agente che offre o un unico agente che richiede. Il potere pubblico si
minimizza o si limita, attribuendo allo Stato un’esclusiva funzione di servizio
nei confronti della cooperazione sociale volontaria. Altri saggi: Cercatori di
Libertà, Soveria Mannelli, Rubbettino, in cui è ospitato un suo scritto che ha
fatto da introduzione a “A proposito di Rousseau”, dedicato da Hume alla
rottura dei suoi rapporti con Roussea; gli altri saggi della raccolta si
occupano di Constant, Mises, Hayek, Einaudi; Cubeddu e Reichlin hanno curato “Individuo, liberta, e
potere: studi in onore di I.” (Rubbettino Editore) di scritti in suo onore, a
cui hanno contribuito numerosi studiosi di ispirazione liberale. Altre saggi: Sociologia
dell'imperialismo: interpretazioni liberali, Milano, Angeli; Dall'utopia al
totalitarismo: Marx, Dio e l'impossibile, Roma, Borla; La societa aperta, Roma,
Quaderni del Centro di metodologia delle scienze sociali LUISS; Carli; “Metodo
e mercato, Soveria Mannelli, Rubbettino; “Destra: una parola ormai inutile” Soveria
Mannelli, Rubbettino; “Scuola austriaca di economia: album di famiglia, Soveria
Mannelli, Rubbettino; “Le ragioni degli sconfitti: nella lotta per la scuola
libera, Roma, Armando; “Le scienze sociali”, Soveria Mannelli, Rubbettino; “Individualismo,
mercato e storia delle idee, Soveria Mannelli, Rubbettino; “Idee di libertà.
Economia, diritto, società, Soveria Mannelli, Rubbettino; Cercatori di libertà,
Soveria Mannelli, Rubbettino; Potere: la dimensione politica dell'azione umana,
Rubbettino, Soveria Mannelli. Grice: “Pure il nostgro piu spontaneo desiderio
di aiutare gli altri “esige un patto anticipato fra almeno due persone”, chi
propone e chi accetta. Come avviene in ogni altro rapporto inter-soggetivo,
amicia e amore compresi, c’e nella solidarieta uno ‘scambio,’ in cui devono
essere presenti la disponibilita a dare e la disponsibilita a ricevere. Étymol. et Hist., dr. obligation
solidaire, Duret, Commentaire aux coustumes du duché de Bourbonnois, se dit des
personnes liées par un acte solidaire; se dit des personnes qui ont une
communauté d'intérêts ou de responsabilités; Caylus, Œuvres badines; se dit des
choses qui dépendent l'une de l'autre; Béranger, Acad. et Cav. ds Littré; mécan.
se dit des pièces d'un engrenage dont le fonctionnement est lié; Cournot,
Traité de l'enchaînement des idées fondamentales dans les sc. et dans l'hist.; Dér.
de solide*; suff. -aire1*, pour rendre compte du lat. jur. in solidum “pour le
tout”, “solidairement”. Fréq. abs. littér.: 436. Fréq. rel. littér.:xixes.:
a) 358, b) 277; xxes.: a) 947, b) 829; Società di mutuo soccorso associazioni
di lavoratori sorte per sopperire alle carenze dello stato sociale Le
Società operaie di mutuo soccorso sono associazioni, nate in Italia. Pozzo,
pioniere del mutualismo italiano Targa della societa operaie di mutuo
soccorso sull'esterno della sede ad Arquata Scrivia Le forme originarie videro
la luce per sopperire alle carenze dello stato sociale ed aiutare così i
lavoratori a darsi un primo apparato di difesa, trasferendo il rischio di
eventi dannosi (come gli incidenti sul lavoro, la malattia o la perdita del
posto di lavoro). StoriaModifica Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso
argomento in dettaglio: Storia dello stato sociale in Italia: l'età liberale. Le societa operaie di mutuo soccorso nacquero
come esperienze di associazionismo e mutualità, coeve alla protoindustria, per
rispondere alla necessità di forme di autodifesa del mondo del lavoro. Dopo
l'ondata rivoluzionaria la loro diffusione subisce un notevole incremento
grazie alla concessione di costituzioni liberali negli antichi Stati italiani.
Prima di tale data la libertà di associazione era fortemente limitata ed
ostacolata dagli ordinamenti nati nel clima poliziesco della Restaurazione. Il
funzionamento delle societa operaie di mutuo soccorso venne regolato con la
legge. Moricci, L'artigiano cieco e la sua famiglia. All'epoca della I
Internazionale sono già sorte le prime Società di Mutuo Soccorso o di mutuo
appoggio, nate con lo scopo di darsi solidarietà e/o chiedere aiuto ad altri
ceti sociali. L'"età d'oro" delle società di mutuo soccorso è nei due
decenni. Le Società si unirono tra loro nel Patto di fratellanza, di
ispirazione mazziniana e saffiana. Successivamente a questo tipo di
esperienza che alcuni (tra i quali Bakunin) consideravano paternalistica, si
affiancarono altri tipi di organizzazione di lavoratori che sostituirono alla
concezione mutualistica e solidaristica quella sindacale e partitica. Le
società di mutuo soccorso continuarono tuttavia ad espandersi sia come numero
di associazioni (che tocca il picco di 6722) che di associati (il culmine è con
926.000 soci). Le società di mutuo soccorso svolgono un grande ruolo agli
esordi delle prime organizzazioni sindacali. Saranno le SOMS a creare la Camera
del Lavoro di Torino. A Milano, si radunarono i delegati di 450 Società Operaie
di Mutuo Soccorso che decisero di costituire sindacati di categoria riuniti in
Camere del Lavoro. Un biennio e in Italia l'anno di una grave crisi politica
sfociata in una sommossa in molte città d'Italia, in particolare Milano. La
reazione governativa fu particolarmente pesante, furono sciolte molte
organizzazioni socialiste e quelle cattoliche facenti capo all'Opera dei
congressi. Il clima di diffidenza investì anche le società operaie, accusate di
svolgere attività sindacale. Gli ambienti più aperti reagirono al clima di
pesante controllo da parte del governo presieduto da Luigi Pelloux (che
ricopriva anche l'incarico di ministro degli interni) sulle associazioni di
carattere sindacale e politico, fondando nuove associazioni che svolgevano
compiti di aiuto economico ai piccoli imprenditori. In questo clima nella
frazione Ronchi San Bernardo fondarono una Società Agricola operaia. Per
ribadire il valore dell'associazionismo ripiegarono su attività sociali che non
potevano essere accusate di avere valenza politica. Le società
agricole-operaieModifica Il 1898 era anche un anno caratterizzato dalla grande
crisi agraria: le zone vinicole erano state devastate dalla fillossera e dalla
peronospora. La formula trovata dai settori più progressisti ed illuminati fu
quella del rilancio di strutture che assicurassero agli agricoltori la
fornitura dei mezzi di produzione (sementi, concimi, macchine agricole) a
prezzi calmierati e di buona qualità. Il governo, che non prendeva nessun altro
provvedimento a favore del mondo agricolo, dovette tollerare che iniziativa
come quella dei piccoli proprietari di Courgnè avevano intrapreso, sotto il
modello di fratellanza delle "società operaie" dopo aver chiarito che
l'oggetto sarebbe stato il sostegno alla produzione e non attività politica.
Pertanto fu chiarito che per essere ammesso come socio, occorreva dimostrare di
essere proprietario sia pure di un piccolo appezzamento di terreno agricolo. L'autorità
di polizia aveva provveduto allo scioglimento di molte società di mutuo
soccorso, al sequestro del loro patrimonio, e da una interrogazione
parlamentare dell'onorevole Bertesi, sappiamo che nel dicembre successivo non
era stato dissequestrato. L'eccezionalità della costituzione della Società
Agricola Operaia Ronchi San Bernardo di Courgnè è dato che persino nell'anno
seguente il giornale La Stampa segnalava che le Società operaie venivano chiuse
senza che avessero dato alcun pretesto Di altro esempio di costituzione di
Società Agricola Operaia c'è l'anno successivo a Trapani Al fiorire delle
iniziative sparse a livello locale corrispose, poi, uno sforzo unificante. Il
ruolo di acquisire i mezzi di produzione agricola si spostò a livello
provinciale nei Consorzi agrari, coordinati a livello nazionale dalla
Federconsorzi Le iniziative locali, quando sopravvissero, ebbero solo la
valenza di meri circoli che gestivano il massimo centro di aggregazione delle
piccole località rurali: l'osteria, ma salvando a volte una valenza
associativa. La società di Cuorgnè riuscì così a raggiungere i 120 anni,
continuando a svolgere attività di carattere sociale e filantropico. Nasce la
Federazione italiana delle società di mutuo soccorso. L’articolo 1 dello
Statuto di allora recitava così: “È costituita la Federazione Italiana delle
Società di Mutuo Soccorso al fine di provvedere alla tutela degli interessi
delle Società federate e contribuire a migliorare moralmente e materialmente la
condizione delle classi lavoratrici a mezzo della previdenza". Fin dalle
origini la Federazione fu al fianco del movimento cooperativo e del movimento
sindacale, formando un’alleanza allora fondamentale per l’affermazione dei
diritti dei lavoratori e della legislazione sociale. Con decreto
prefettizio, la Federazione italiana delle società di mutuo soccorso fu sciolta
nel periodo fascista insieme alle SOMS, anch'esse sciolte o incorporate in
organizzazioni fasciste. la Federazione fu ricostituita e assunse la
denominazione di Federazione italiana della mutualità (Fim). La sede della
SOMS di Villa del Foro (Alessandria) durante il periodo fascista Verso la fine
degli anni cinquanta, quando le SOMS ripresero ad espandersi, la società
italiana era profondamente cambiata: i lavoratori avevano ottenuto maggiori
tutele, erano state introdotte le pensioni ed era stata estesa la protezione
nel campo sanitario(almeno per il lavoro dipendente), mentre scarsa era la
"copertura" per professionisti e lavoratori autonomi; nei loro
confronti si spostò quindi la maggior parte del lavoro svolto dalle SOMS.
A seguito della rinnovata attenzione alle forme di mutualità integrativa al
welfare pubblico, dopo il congresso del 1984, la Fim diventò Federazione
italiana della mutualità integrativa volontaria (Fimiv). Le SOMS hanno poi
rivolto la loro attenzione soprattutto verso l'assistenza sanitaria
integrativa. Alla fine del 2007 viene costituita la Società Generale di Mutuo
Soccorso Basis Assistance che incorpora per fusione prima Mutua e poi Mutua
Sarda, diventando la più grande mutua sanitaria italiana per numero di
assistiti. Prende forma l'Associazione Nazionale Sanità Integrativa nuova
realtà capace di tutelare, aggregare e sostenere le diverse forme mutualistiche
operanti in Italia. L'ANSI è frutto dell'unione di 8 tra fondi sanitari e
società di mutuo soccorso, tra cui Mutua Basis Assistance, fondo C.A.S.P.I.E.,
Cassa di Assistenza Basis Assistance, Mutua Unica e Mutua Sarda. il Fondo
FASV – Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa di Assolombarda – ha approvato
il progetto di fusione per incorporazione nella Società Generale di Mutuo
Soccorso, Mutua Basis Assistance. l'Associazione Nazionale di Sanità
Integrativa cambia denominazione sociale, trasformandosi in Associazione
Nazionale Sanità Integrativa e Welfare, con l'intento di dare voce a tutte
quelle realtà che si affacciano al mondo del welfare aziendale. Sono
oltre 500 le società di mutuo soccorso attualmente aderenti alla Fimiv,
collegate direttamente o attraverso i coordinamenti territoriali associati, per
complessivi 953.000 tra soci e assistiti, questi ultimi intesi come familiari
dei soci e iscritti ai fondi sanitari gestiti in mutualità mediata. Nel 2016 le
società di mutuo soccorso della Federazione hanno partecipato all’integrazione
dell’assistenza sanitaria pubblica mediante prestazioni e sussidi erogati ai
soci e assistiti per un valore di 95 milioni di euro, pari a oltre il 78% dei
contributi raccolti. A garanzia della capacità di copertura delle prestazioni,
gli accantonamenti complessivamente destinati dalle società di mutuo soccorso a
riserva indivisibile ammontano a oltre 100 milioni di euro. La Fimiv svolge il
ruolo di rappresentanza, promozione, sviluppo e difesa delle società di mutuo
soccorso e degli enti mutualistici che vi aderiscono, fornendo loro assistenza
e servizi di sostegno e organizzando convegni ed eventi pubblici come la
Giornata nazionale della Mutualità giunta alla sua IX edizione. Si adopera per
la diffusione e la tutela dei principi della mutualità ed esige il rispetto del
codice identitario della mutualità da parte delle sue associate. La Fimiv
Aderisce alla Lega nazionale delle cooperative e mutue, al Forum nazionale del
Terzo Settore e all’Associazione internazionale della mutualità (Aim). è stata
riconosciuta dal Ministero dell’interno quale Ente nazionale con finalità
assistenziali, ai sensi della legge e
dei decreti del Presidente della Repubblica. Nome compiuto: Lorenzo Infantino.
Keyword: co-operazione, aiuta conversazionale, il diadismo metodologico,
diadismo conversazionale, statalismo, tottalitarismo, liberalismo, partito
liberale italiano, collettivismo, co-operazione, competizione, solidale,
solidario, solidarii, solidali, le code francais, obligatio in solidum,
oligatio in solidum and solidarity, obbligazione in solidum e solidarieta,
Vincent, L’extension en jurisprudence de solidarite passive. I. Mazeaud, Obligation in
solidum et solidarite entre codebiteurs delictuels’, diada conversazionale. Refs.: Luigi Speranza, “Grice ed Infantino: il
diadismo conversazionale” – The Swimming-Pool Library. Infantino.
Luigi Speranza – GRICE
ITALO!; ossia, Grice ed Iorio: la ragione conversazionale torna a Sorrento – filosofia
toscana – la scuola di Lucca -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Seravezza). Abstract.
Grice: “I often wondered why Nietzsche was never popular at Oxford, but VERY popular
in Italy – and then I found that that he ‘vacationed,’ as the Americans put it,
at Sorrento!” -- Grice: “At Oxford, we
had Waissman; in Italy, they have Nietzsche!” Keywords: Grice, Iorio,
Nietzsche. Filosofo italiano. Seravezza, Lucca, Toscana. Grice: “The line and
the circle is what Chomsky would call a NP, but there’s two books on it by
Italian philosophers! Oddly, I visited Sorrento on my way to Greece!” Si
laurea a Pisa con Campioni. Studia filosofia antica. Opere: La linea e il circolo”
(Genova, Pantograf). Genesi, critica, edizione; D'Iorio e N. Ferrand, Pisa. ffetto da numerosi problemi di salute e da un
disturbo agli occhi, nel suo viaggio verso il Sud dell’Italia, da Napoli
raggiunge Sorrento via mare, alloggiando nella pensione Allemande-Villa
Rubinacci, ospite di Malwida von Meisenburg, una ricca mecenate delle arti. Ne
rimase subito folgorato, tanto da restare per più di sei mesi. A suo dire,
questo soggiorno fu uno dei più felici della sua tormentata vita. The influence of
philosophical irrationalism upon Mussolini’s fascism is evident from his
readings and studies. Mussolini read avidly from the works of Schopenhauer,
Nietzsche, and Sorel. The works of Marx were also an influence on Mussolini. One
must remember from the outset that all of Mussolini's readings serve only to
enhance his own pragmatic theories, and that Mussolini values action and
experience more than doctrine; nevertheless, the trend of Mussolini's thoughts
and actions clearly shows that the greater part of whatever influence previous
philosophers had upon him falls within the realm of irrationalism. Christopher
Hibbert, II Duce (Boston, Toronto); Chester C. Maxey, Political Philosophies
(New York); Herman Finer, Mussolini's Italy (London)’ Benito Mussolini, My
Autobiography, translated by Richard Washburn Child (New York). Mussolini
derived from the pessimistic philosophy of Schopenhauer and the irrational
theories of Nietzsche and Sorel the basic idea that a human life as such has no
sacred value. This evaluation of human existence is expressed by the Fascist
theorist Giovanni Gentile, and Mussolini heartily concurred with his
spokesman.'* With this general attitude toward humanity, the more complex
doctrines of Fascism attained greater palatability for Mussolini and his
generation of Italians. The influence of Nietzsche on MUSSOLINI is quite
obvious. Certain passages from the two men's writings are almost
interchangeable. Nietzsche's ideas are perverted by Mussolini, and the Italian
dictator uses Nietzsche's terminology more than he used the true essence of
Nietzsche's thoughts. However, the general influence of Nietzsche on Fascism
remains apparent. In general, Nietzsche's concepts of the transvaluation of
values, the eternal struggle for power, the moral value of violence, elitism,
and the supremacy of the super-man are the most important aspects of
Nietzsche's philosophy that influence Mussolini. WStewert, "The Mentors of
Mussolini," Political Science Review. In general, Mussolini's thinking was
greatly influenced by the wave of irrationalism which had swept the European
intelligentsia of the nineteenth and early twentieth centuries. This fact is
important in two respects. Primarily, an understanding of philosophical
irrationalism provides an opportunity for an insight into Mussolini's thoughts.
Many of the irrational concepts were incorporated in toto into the Fascist
ideology. In addition to this, philosophical irrationalism in its several
manifestations had imbued the post-World War generation with a detestation of
the values of the current European order, and had originated new possibilities
for trans-forming these values into something more worthwhile. This gives
Mussolini a whole generation of dissatisfied and disillusioned Italians to mold
into Fascists, and it also affords him the advantage of speaking to this
culture in terms which it already understood and held faith in. The development
of philosophical, irrationalism in Continental Europe permeated philosophy and
political thought in Italy. Responsible Hegelianism represented in Italy by CROCE
is a polemical anathema to any philosophy espousing myths and the blind
struggle for power as determinents in the course of history.^ Mussolini and his
spokesmen used Hegelian terminology as an ad hoc rationalization for
totalitarian terror. The irrational theories of action, elitism, and
instinctual knowledge are more philosophically congruent with Fascist thought,
and that part of Italy's intelligentsia which acknowledged this symmetry were
at least on firmer ground philosophically than the Fascist Hegelians. The
segment of Italy's scholarly community which contributes to the irrational
doctrines of Fascism was in-exorably linked in both thought and action to the
politics of Benito Mussolini. Several Italian men of letters owed a debt to
philosophical irrationalism, and some of these scholars' theories were woven
into the attitudes of Mussolini. This connection between the irrationalism of
part of Italy's intelligentsia and the career of II Duce represents yet another
link in the chain of thought reaching from philosophical irrationalism in
Continental Europe to the dictatorial terror of Italian Fascism. Reactionary
authoritarianism had been promoted by many Italian intellectuals around the
turn of the century. The Nationalist Party was founded by intellectuals of this
political posture. The Nationalist Party favored imperialism and opposed
democratic representative government. Among the members of this party were the
philosopher Alfredo Rocco and Annunzio. Rocco later became a prominent Fascist
spokesman. Annunzio was the most renowned literary figure in Italy. This
reactionary philosopher fed the Fascist myth with exaggerated expressions of
the glories of ancient Rome and incorrect racial doctrines concerning the
origin of the Italian people. in the growth of Italian extremism, and he was
joined by Mussolini in the loosely-knit Nationalistic movement which solidified
into the Fascist Party. Prior to his active participation in the Fascist drive
to power, Mussolini travels and studies in Switzerland. He attends lectures
given at Lausanne by the respected social economist Vilfredo Pareto. Pareto's
social theories had strong overtones of irrationalism, and his primary emphasis
is on the preponderance of irrational human behaviour within the political
process. This irrational conduct, according to Pareto, manifests itself in
various "residues" such as traditional mores, folkways, political
ideologies, and established social values. 13 ^S. William Halperin, Mussolini
and Italian Fascism (Princeton), William Bolitho, Italy under Mussolini {New
York). Annunzio became a popular
rabble-rouser . The course of events in any society is characterized by
constant conflict, and order is achieved only when an elite governing class
exercises control over the irresponsible masses. The elite gains control and
exercises power through a combination of force and the use of the
"residues," which adopt a mythological character. These theories of
Pareto were a strong influence on Mussolini. He was especially impressed by
Pareto's emphasis on the elite as the only body capable of restoring and
preserving the social order that incompetent administrators had allowed to
disintegrate. Pareto and Sorel shared the ideas of elitism, myths, and 19 the
use of force as integral parts of social existence. Mussolini's admitted
respect for Sorel as a teacher correlates with the avid interest of Mussolini
in the lectures of Pareto. The common irrational theories, especially those of
Pareto con- cerning the use of force for political purposes, made a lasting *0
impression on Mussolini. Pareto and Mussolini came to respect each other's
ideas in a reciprocal manner. Less than ten years after Mussolini attended
Pareto's lectures, the renowned social economist was writing articles which
lauded Fascism. Mussolini returned this common ideological admiration by
appointing Pareto to a seat in the Fascist Senate in 1923- active participant
in the totalitarian regime of Mussolini. Rocco's involvement in reactionary and
extremist political movements culminated in his role as an important Fascist
governmental official and spokesman. Rocco helps found the nationalistic
journal Politica. which published. The respected academician ended his days as
an serious scholarly articles by Nationalistic theorists. was named
Under-Secretary of the Treasury by Mussolini in the first Fascist government, '
and he eventually became the Fascist Minister of Justice. address expressing
the basic statement of doctrine formed Fascism. It was later reiterated and expanded
by II Duce and his other Fascist spokesmen. Rocco delivers an tenets of
Fascism. This initial the basis of the philosophy of Rocco's Fascist Manifesto,
entitled The Political Doctrine of Fascism, incorporates the arbitrary ideas of
the movement (Herbert W. Schneider and Shepard B. Clough. Making Fascists
(Chicago)» Roy MacGregor-Hastle, The Day of the Lion (New York), Rocco
into a single body of thought. This document contains numerous
reverberations of philosophical irrationalism, and interwoven with these
reverberations are most of the concepts of Italian Fascism. The relationship is
so close that the two schools of thought are, in most cases, indistinguishable
from each other. Rocco proclaims the value of emotional and instinctual action
which is so reminiscent of Schopenhauer, Nietzsche, Bergson, and Sorel. Fascism
is, above all else, action and sentiment. Were it otherwise, it could not keep
up that immense driving force, that renovating power which it now possesses. Only
because it is feeling and sentiment, only because it is the unconscious
reawakening of our profound racial instinct, has,.it the force to stir the soul
of the people. The biological nature of man's participation in society, a
concept emphasized by Nietzsche, Bergson, and Sorel, is used by Rocco as a
justification for the subordination of human beings to the growth of the
Fascist state. He says that individual men and groups of men are given life by
the organic nation, and that the development of the nation results in a greater
collective life and growth that transcends the existence of mere individuals.
The individual existence has Rocco, excerpts from The Political Doctrine of
Fascism, reprinted in Communism. Fascism, and Democracy, edited by Carl Cbhen
(New York) value only in the contribution which it makes to the life of the
organic state. The valuation of man as an element that must contribute to the
growth of the state culminates in the justification and glorification of war.
The survival and improvement of the organic nation require a sacrifice which
may be inimical to the interests of an individual. The sacrifice and
destruction of individuals in war are necessary for the sustenance of the
nation. The negation of an individual's worth necessitates the existence of an
elite force to govern society. The masses are too involved in their own selfish
interests to be trusted with the reins of government. Only a chosen few are
capable of ignoring their own interests and devoting their lives to the greater
needs of the whole society. There exists in each culture a natural elite which,
because of its superior intelligence and cultural background, is capable of
administering the governmental functions of a nation. The most important gift
of this elite is its ability to decide matters of state through instinct and
intuition. almost identical to that found in the philosophies of Sorel and This
theory of elitism is Pareto, and the members of the theoretical elite bear a
striking resemblance to Nietzsche's superman and Schopenhauer's creative
genius. The collective life of the individual, according to Rocco, makes him an
active participant in the panorama of Italian history. The individual is
sustained by the myth of Imperial Rome. The authority of the state and the
primacy of its ends constitute the legacy of Rome. Rome is the greatest and
most powerful state in the history of the world, and it maintained its eminence
through the sacrifice of its citizens' blood and its citizens' lives. The myth
of Imperial Rome is rejuvenated and sustained by Fascism; Rocco admonished the
Italian people to honor their heritage. Fascism restores Italian thought in the
sphere of political doctrine to its own traditions which are the traditions of
Rome after the hour of sacrifice comes the hour of unyielding efforts. To our
work, then, fellow countrymen, for the glory of Italy. Rocco obviously took
heed of the theories of Sorel and Pareto on the necessity of a myth to inspire
a people. Rocco's The Political Doctrine of Fascism reflects the obvious
influence of philosophical irrationalism. In this Fascist document are echoes
of Schopenhauer, Nietzsche, Bergson, Sorel and Pareto. The concepts of blind,
struggling will as a sustainer of life, the biological nature of man, the value
of instinct over the intellect, elitism, and the myth are the same in
irrational theory and in Rocco's statement. The Political Doctrine of Fascism
is an excellent illustration of the debt which Fascist thought owes to
philosophical irrationalism and its primary spokesmen. The Fascist movement had
no dearth of gifted spokesmen for its doctrines. Gentile contributed to the
theory and practice of Mussolini's totalitarian ideology. Educated at the
University of Pisa, he taught at the universities of Palermo, Pisa, Naples,
and.iRome. Gentile served in several capacities within the Fascist regime, and
he was eventually appointed as Minister of Education. irrationalists, and his
writings reflect the use of these two philosophies for Fascist propaganda. His
Philosophic Basis of Fascism reflects the influence of philosophical
irrationalism on the Fascist ideology. In the Philosophic Basis of Fascism.
Gentile elaborates the Fascist concept of the relativity of values. Despite the
fact that a given Fascist program might be based on a specific idea or concept,
that idea would be abandoned as soon as the -- David Cooperman and E. V.
Walter, Power and Civilization (New York) – GENTILE was influenced by both
Hegel and the -- need arose. No idea is of lasting significance, and its value
is measured only by the degree to which it furthers the Fascist program. the
needs of the Fascist state demand it, according to Gentile. The value of
instinct is greater than that of reason, and this necessarily makes Fascism
anti-intellectual. Gentile expresses this anti-intellectualism by saying that
Fascism is hostile to all science and all philosophy which remain matters of
mere fancy or intelligence. By virtue of its repugnance for intellectualism,
Fascism prefers not to waste time constructing abstract theories about itself.
There is scant need for intellectualism in a system in which the dictator makes
all the decisions for the state on impulse. This is the function of II Duce. His
ideals consist of whatever arbitrary decision he makes at any given moment, and
his decisions made instinctively are the supreme law of the nation. The myth of
the nation's supremacy causes the individual to be of no value except in his
function as an appendage of the Fascist state. He realizes his existence only
through -- Gentile, excerpts from The Philosophic Basis of Fascism, reprinted
in Power and Civilization, ed. Cooperman and Walter (New York) -- The
"transvaluation of values" is exercised when the state,
and he is only a consequence of the life and growth of the state. The state
controls him and decides for hirn the course of his life. The individual has no
freedom except in his role in the organic state. The state binds him to this
position, and in it he lives and dies. Gentile's Philosophic Basis of Fascism
contains the same irrational overtones found in other Fascist documents. It seems,
however, to express more fully the negation of the individual. This negation of
the individual became more pronounced as the Fascist government entrenched
itself in power, and the irrational base of its ideology was expressed with
increasing authority over the individual. Perhaps the deepest exploration into
Fascist ideology was attempted by the Italian philosopher Mario Palmieri in The
Philosophy of Fascism. This work, completed when Italian Fascism had reached a
certain degree of maturity, involves a deeper insight into Fascism than most of
the other works of Mussolini's spokesmen. It contains, however, the same basic
doctrines which bear the stamp of philosophic irrationalism. Palmieri elaborates
the values of the Roman Empire in eloquent language. He says that the legacy of
Rome is authority, law, and order, and that Rome must again be the center of
civilization which dispenses morality and virtue to the rest of the world. This
is th® historic aissioe @f lapsrial Home, and it aust be fulfilled.3^ The
masses, states Palmier!, are not capable of governing themselves, this being
due to the fact that they cannot understand the ultimate reality of the
universe which does not reveal itself indiscriminately. This ultimate reality may
only be understood by a superior leader. Palmieri describes the leader in
colorful language. The divine essence of the hero, of the soul, is in a more
direct, a more immediate relationship with the fountain-head of all knowledge,
all wisdom, all love. Man has wandered astray for many centuries, and
civilisation has seta darkness due to the lack of authority, law, and order.
Despite this disorientation of mankind, the ideas and moral values of Rome have
continued to exist. It is through dictatorial Fascism that Imperial Rome will
be reborn and end the woes of humanity; in fact, Fascism may finally furnish
man with the long sought solution to the riddle of life (Mario Palmieri,
excerpts from The Philosophy of Fascism, reprinted in Communism. Fascism and
Democracy. editeH~"by Carl Cohen (New York), Palraieri carries the Roman
myth to an extreme, ana within his romantic ideal of Fascism the ideas which
originated in Continental European irrationalism take on the colour of a holy-
crusade; however, Palroieri's work is merely another contribution to the
Fascist attempt to cloak violence with an aura of respectability. The
Philosophy of Fascism, extolling the same values which wreaked havoc on a
generation of Europeans, is a vivid documentation of the influence of
philosophical irrationalism upon Italian Fascism. While Italian Fascism had
numerous gifted spokesmen, the preponderance of responsibility for the creation
of its doctrines belongs necessarily to Benito Mussolini. History points to II
Duce as the most important individual man in the era of Italian Fascism.
Mussolini, as an agent of history, islargely responsible for the propagation
and ascendency to power of the Fascist movement. Throughout the course of this
ascent, Mussolini's political pronouncements, political speeches, and his
autobiography document his intellectual debt to Schopenhauer, Nietzsche,
Bergson, Sorel, Pareto, and the entire body of European philosophical
irrationalism. The expressions of the dictator's thoughts are living proof of
his debt to philosophical irrationalism. The influence of the philosophies of
eternal cosmic conflict is overtly evident in the writings and speeches of
Mussolini. The following passage is taken from a speech made while Mussolini
was still involved in the struggle for political power. The words of this
speech could almost be mistaken for an excerpt from Nietzsche's “Will to Power”.
Struggle is at the bottom of everything. Struggle will always be at the root of
human nature. It is a good thing that it is so. The day in which all struggle
will cease will be a day of melancholy, will mean the end of all things, will
mean ruin. Struggle and conflict, in the opinion of Mussolini, are integral
parts of human existence. The endless struggle for survival and power is
reflected in the vital biological nature of man's social and political actions,
according to Nietzsche, Bergson, and Sorel. This concept echoes through the
words of Mussolini, and is used to justify the individual's role as biological
necessity for the nation. In The Doctrine of Fascism, which is Mussolini's
written program of the aims of the Fascist movement, one of the stated goals is
to "make the people organically one with the nation so that the state may
use them to achieve its ends. Mussolini is constant in his belief that the
people must be used to nourish the state. They are, says Mussolini in his
autobiography, "the vital food needed to reach greatness. Individuals are the food and -- Benito
Mussolini, "The Tasks of Fascismo." Mussolini as Revealed in his
Political Speeches. translated and edited by Bernardo Q. di San Severino
(London and Toronto), Benito Mussolini, The Doctrine of Fascism (Firenze),Mussolini,
Autobiography -- blood of the body politic, and as such are entirely
dispensable to the process of the growth and sustenance of the organic state.
The organic state, which is nourished by the sacrifice of individuals, is
susceptible to infection like any living body. In the Fascist state controlled
by Mussolini, infection consists of any political dissent. II Duce had a cure
for this type of illness. Speaking of Fascist violence in his regime, Mussolini
said: It is necessary to cauterize the virulent wounds to have strength. It was
necessary to curb political dissent. The health of the organic state depended
on the constant vigilence of Fascism against political opposition. Fascism, writes
Mussolini, has to perform surgery—and major operation against succession”. Thus
Mussolini corrupts the theories of man's biological nature in order to justify
totalitarian terror. Nietzsche *s theory of the transvaluation of values which
he based in part on the nature of man within the eternal biological struggle in
a turbulent cosmos, influences Mussolini. This influence is evident throughout
Mussolini's writings and speeches. He constantly emphasized the need to abolish
traditional morality and replace it with the arbitrary values of his refine.
The Fascist state is endowed with a supreme will, and is therefore ethical unto
itself. The state must not clinc to traditional values lest its progress be
impaired. Brotherly love, humanitarianism, and symphatetic kindness are
inferior to other values of a higher nature. The higher values espoused by
Mussolini resemble the hearty, pagan values that Nietzsche advocated. These
values involve conflict, the shedding of blood, and dying, and they are morally
justifiable when done in the service of the Fascist nation. The concept of the
transvaluation of values contributes to Mussolini's doctrine the idea that
violence and bloodshed are not only morally justifiable but are the highest
virtues to which a people may aspire. The influence of the theories of Sorel
and Pareto in regard to the use of violence for political purposes is reflected
in the writings aid speeches of Mussolini. The -- Mussolini, Doctrine of
Fascism, Mussolini, "Either War or the End of Italy's Name as a Great
Power," Speeches, Mussolini, Autobiography -- Italian despot had found in
Nietzsche a moral justification for the use of violence. This enabled Mussolini
to claim that "violence has a deep moral significance.” In addition to
this moral justification, Mussolini also rationalizesthe use of violence as a
legitimate and even desirable expedient within the political process. His
mentors Sorel and Pareto had ascribed this role to violence in politics and
society. The excesses of Fascist terror were excused as being morally valuable
and of logical political necessity. In a speech a Milan MUSSOLINI described the
relationship between his party and its political opponents. The Fascisti have
gone forth to destroy with fire and sword the haunts of the cowardly Social-
Communist delinquents . This is violence of which I approve and uphold. It is necessary, when the moment
comes, to strike with the utmost decision and without pity. War is the ultimate
expression of bloodshed and violence, and Mussolini accordingly placed the
highest esteem upon war. It enabled him to gain "I an understanding of the essences «51 of
mankind."-^ n Duce's adoration of war became an integral part of the
theories of Fascism, and in the official Doctrine ^Mussolini, "The Fascisti Dawning of New
Italy," Speeches, Mussolini, Autobiography, p. T Fascism, Mussolini
expressed the hi/rh regard which Fascism has for war: war alone keys up all
human energies to their maximum tension and sets seal of nobility upon those-
peoples who have the courage to face it. All doctrines which postulate peace at
all costs are incompatible with Fascism. The conflagration v/hich visited
tragedy upon millions of Europeans was made more acceptable by Fascism's theory
of war, a theory which is the logical outcome of placing a moral and political
value on the shedding of human blood. The question comes to mind as to who may
decide the time and degree of the use of violence, and Mussolini's speech to
the citizens of Bologna in the spring of 1921 provides an answer. The moral and
politically expedient violence of the state, said Mussolini, "must have a
character and style of its own, definitely aristocratic. The
"aristocratic" bloodletting of the Mussolini regime was administered
by a group of "aristocrats" well suited to the task—"the
Fascist!, whom I considered and considerthe aristocracy of Italy. The Fascist
Party that Mussolini considered to be his own aristocracy (or elite) owed much
to the terrorist squads that 'Mussolini, Doctrine of Fascism, Mussolini,
"How Fascismo was Created," Speeches, Mussolini, Autobiography. aided
the party in its rise to power. Mussolini held these crude street fighters, the
"Black Shirts," in especially high esteem. After he had gained total
power in Italy, Mussolini refused to consider suggestions to the effect that he
disband his elite brawlers who had, as he stated, “a deep, blind, c, and
absolute devotion. Their intrinsic merit sprung from the fact that these
brawling hooligans through intuition and in r. . . their instinct were led not
only by strength 56 and courage, but by a sense of political virtue. . first
elite to be inspired by philosophical irrationalism were the Black Shirts of
Fascist Italy. MUSSOLINI’s elite possessed the hearty pagan values of
Nietzsche, and true to the theories of Pareto and Sorel, they used violence as
a political expedient to raise their party to power. Mussolini was brutally
frank in expressing the function of his elite. Their task, he wrote, was . that
of ruling 57 II Duce's elite began by using violence as a means to attain
power, and they continued to use it"to maintain themselves in power. This
development was not out of keeping with the concept of values which characterizes
the irrational doc- trines of Fascism. the nation by violence, for the conquest
of power." The The elite which rules by force must have a
sense of di- rection, even though its action is arbitrarily guided to the
attainment of divergent goals. Mussolini traced the pattern of this guidance in
describing how victory was achieved by the Fascisti. The group intuitively
realizes the necessity of violent action, and it readies itself to strike. When
the moment to attack has come, the instinct of the leader has al- ready made
victory inevitable. He has organized his men for battle and his intuition has
provided him with the proper strategy by which his forces may emerge
triumphant. Success through violence is achieved when the elite forces, led by
the instinct of their duce, crush the opposition. At this particular juncture
in the description of Mussolini's thought, a combination of several ideas
originat- ing in philosophical irrationalism may be observed. The superiority
of the instinct over the intellect, the effective- ness of the elite, the value
of the forceful pagan virtues, such as heroism and bloodshed, the use of force,
and the power of the leader are all component tenets of Mussolini's doctrine. They
culminate and are fused together in Mussolini's attitude toward himself as the
embodiment of the principles of power. Mussolini firmly believed in his own
indispensability to Fascism. In regard to the Party's debt to its leader,
Mussolini wrote: the party could not have existed and lived and could not be
triumphant except under my command, my guidance, my support and my spurs.59
Mussolini felt that the Party and the State were inexorably bound to him. He
believed himself to be the vessel of the 60 moral and spiritual powers of the
state. Mussolini's image of himself was developed under the influence of the
elitist theories and Nietzsche's concept of the superman. Mussolini shared with
Nietzsche a contempt for the European bourgeoisie, and Mussolini blamed the
philistine middle-class for all of the social problems which plagued European
society. Italy's deliverance from this situation had been contingent upon her
willingness to shed her blood, and the prospects for this occurring were
hampered by the cowardice of the middle-class bourgeoisie.^" Mussolini's instinct
told him that "Italy would be saved by one historic agency righteous force
. . The one in- dividual capable of guiding the nation in its historic quest
for power was, Mussolini knew, himself. The victory of his party and the
regeneration of Italy had been achieved, ac- Mussolini, Doctrine of Fascism,
Mussolini, Autobiography, cording to Mussolini, because "Violence . . .
had been controlled by my will." Mussolini solidified the totalitarian
Fascist regime by actualizing his irrational theories of instinctive action,
elitism, and violence. II Duce blended these various themes together to create,
true to his mentor Sorel, the myth of Imperial Rome. This myth held that a
violent reformation of civilization would be achieved through the rebirth of
Imperial Rome. In a speech in Trieste, Mussolini laid the groundwork for his
myth. He spoke of Rome's illustrious history as the leader of world
civilization, and stated that the task of Fascism must be to recreate this
Empire to fulfill the Italian destiny of world leadershipFascism alone could
fuse the values of ancient Rone with the reality of current political trends,
for "it is a-faith. It is one of those spiritual forces which renovates
the history of great and 6s enduring peoples." ' Mussolini continued to
dwell on the theme of Imperial restoration throughout the years in which he
held power. The creation of this Roman myth, a tactic reminiscent of the
theories of Sorel and Pareto, was used to sustain a people who were suffering
from the actualization of other less glorius irrational theories. Mussolini,
"The tasks of Fascismo," Speeches, Mussolini.Autobiography. While the
Imperial myth was an abstract and Romantic ideal, the concepts of syndicalism
and the corporate state bore some resemblance to Mussolini*s economic
dictatorship. II Duce acknowledged Sorel's ideas of the syndicalist myth as a
source of Italian syndicalism. In a statement made at the founding of the Fasci
di Combattimento. Mussolini ex- pressed the necessity of corporate syndicalism
as opposed to representative government. Democratic representation, he stated,
is less acceptable and effective than direct repre- 67 sentation of economic
interests before the Government. The idea of Italian syndicalism, while closer
to reality than the chauvinistic Imperial myth, was nevertheless another means
for perpetuating authoritarianism. Based on Sorel*s philosophy of the
irrational myth, it served as a facade for the dictatorial control of Italy*s
industries and unions. In retrospect, the influence of philosophical irrationalism
on Italian Fascism in general and upon Mussolini in particular is undeniably
and overwhelmingly significant. A question exists as to what extent Mussolini
followed the doc- trines from which he drew, and to what degree he used them
for ad hoc rationalizations for totalitarian violence. An answer may lie in the
juxtaposition of two of the dictator's pro- nouncements within the same year.
Mussolini ^^Mussolini, Doctrine of Fascism, made the following statement before
the Italian Senate: The more I know the Italian people, the more I bow before
it. The more I come into deeper touch with the Italian masses, the more I feel
that they are really worthy of the respect of all the representatives of the
nation it would not matter if I lost my life, and I should not consider it a
greater sacrifice than is due. My ambition isthis: I wish to make the Italian people
strong, prosperous, great and free. Eight months before this speech, Mussolini
had said: The masses are a herd, and as a herd they are at the mercy of
primordial instincts and impulses. The masses are without continuity. .They
are, in short, matter, not spirit. We must pull down his Holiness the Mob from
the altars erected by the demos. " Using the conduct of the Fascist
Government as a yard- stick by which to measure the sincerity of the public
state- ments made by Mussolini, it is feasible to conclude that the Italian
Senate was treated to an enactment of Mussolini's belief in the relativity of
values in relation to the political gain to be derived thereof. The second
statement is quite in keeping with Mussolini's adherence to elitism. Neither of
his statements is out of keeping with the doctrines which he promulgated. The
fact that this paradoxical situation is possible does not speak well for the
theories upon which, misinterpretations and rationalizations notwithstanding,
Laura Fermi, Mussolini (Chicago. 1961), p. 68 Mussolini, "The Internal
Policy," Speeches, Mussolini based his doctrines. Fascism is not far
removed from philosophical irrationalism, one of the dominant philos- ophies of
the period. Mussolini may be looked upon as an oppressor of the Italian people.
II Duce's foreign and domestic policies cer- tainly visited bloodshed and death
to the masses of Italy and other nations as well. One must remember, however,
that Mussolini's speeches advocating violence, elitism, and sub- servience to
the state were cheered by millions of Italians during his regime. Members of
all the various classes within Italy supported Mussolini's drive to power. This
support is quite understandable in view of the fact that their leader spoke to
them in terms which had permeated their intellectual milieu for almost a
century. Nome compiuto: Paolo D’Orio. Iorio. Keywords: torna
a Sorrento, Villa Rubinacci, Malwida von Meisenburg. Refs.: Luigi Speranza,
“Grice ed Iorio” – The Swimming-Pool Library.
Luigi Speranza – GRICE ITALO; ossia, Grice ed Ipparchide:
la ragione conversazionale e la setta di Reggio -- Roma – filosofia calabrese
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Reggio). Abstract:
Grice: “When I read classics at Corpus for Mods, I learned that while the
Greeks aspirated, the Romans detested it, and the Italians ignored it – hence Ipparchide!”
Filosofo italiano. Reggio, Calabria. A Pythagorean according to
Giamblico di Calcide (“Vita di Pitagora”). Ipparchide
Luigi Speranza – GRICE ITALO; ossia, Grice ed Ipparco:
la ragione conversazionale e la setta di Metaponto -- Roma – filosofia
basilicatese -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Abstract.
“One of those gems of Italian philosophy is I’s De tranquilitate – and I often
wonder if he knew what he was talking about! Indeed, Latin tranquillus and the
concept of tranquility are deeply intertwined with Ancient Greek philosophy,
particularly the pursuit of a serene state of mind. The Latin word ‘tranquillus’
means ‘quiet, calm, still. It is thought to be a compound of ‘trans-,’ meaning ‘over’
or potentially used in an intensive sense of ‘exceedingly,’ and a root related
to ‘quiet’ or ‘rest,’ possibly from the Proto-EIndo-European root ‘kweie-
meaning ‘to be quiet.’ One theory suggests a derivation from an earlier form
transquilus, possibly with quantitative metathesis, from trans-, + the root of
quies, rest, quiet, peace. Philosophical essay son tranquility. Seneca’s DE TRANQUILITATE
ANIMI – on the tranquility of mind – this Latin dialogue explores how to achieve
and maintain inner peace, addressing anxieties, worries, and dissatisfaction
with life. Epicureanism and ataraxia. The concept of ataraxia, Greek for
unperturbedness or tranquility was central to THE GARDEN, emphasizing freedom
from fear and pain through moderation of desires and a focus on simple
pleasures. Epicurus argued that understanding the natural world, rather than
fearing unpredictable gods or fate, could lean to inner calm. Stoicism and
ataraxia. The PORCH also aimed for ataraxia, defining it as a state of
equanimity achieved through virtuous living, living in harmony with nature, and
focusing on what is within one’s control – thoughtsn and actions – vide Hampshire
– while accepting what is not. Epictetus emphasized understanding the
difference between what is controllable and uncontrollable as the path to peace.
Phyrrhonism and taraxia. Phyrrhonian schepiticismm viewed aaraxia as a result
of suspending judgment (epoche) on all beliefs and knowledge claims, thus avoiding
anxiety aused by domatic views. Greek term behind tranquilitas. While tranquilitas
directly translates to quietness, stillness, serenity, Seneca himself used it
to translate the Greek term EUTHYMIA. However, the meaning of tranquilitas is
often considered closer to the Greek term ‘ataraxia,’ unperturbedness or
tranquility, which was a core concept of the Epicureans, Stoics, and
Phyrronists. In essence, while tranquillus has a clear Latin etymology, its
philosophical significance, especially in the context of achieving inner peace,
draws heavily upon the Hellenistic schools of thought, particularly the
Epicurean and Stoic pursuits of ataraxia. Filosofo italiano. Metaponto,
Basilicata. The recipient attributed to Lisi of Taranto, in which he is
reproached with revealing Pythagorean teachings to people who had not been
properly prepared to receive them. A work on tranquility is attributed to him.
Sometimes spelled Archippo di Taranto or Ippaso di Metaponto. Ipparco.
Luigi Speranza – GRICE ITALO; ossia, Grice ed Ippaso:
la ragione conversazionale da Crotone a Metaponto -- Roma – filosofia
basilicatese – la scuola di Metaponto -- filosofia italiana – Luigi Speranza (Metaponto). Abstract.
Grice: “When Toulmin came to Oxford, there was a greaet debate because, like
Ippaso, years earlier, he had dared to ‘reveal secrets’ of the master – not Pythagoras,
but Wittgenstein. Toulmin’s main opponent was however, not Anscombe, as one
would think, but Wittgenstein himself, who simply stated that Toulmin, by
attending a seminar by Witters on the place of reason in ethics, had ‘published
published’ what Witters had merely ‘published.’ It was discussions like this
that led me to call my unpublications unpublications because Witters is
strictly speaking right: you ARE publishing your views when you make them
public – the locus classicus being Agostino, Del maestro. Filosofo italiano. Metaponto,
Basilicata. One of the early followers of Pythagoras. He seems to have been
particularly interested in mathematics and musical theory. I’s name is usually
connected with the division of the Pythagoreans into two schools – the
akousmatikoi, or hearers (-- “or “mouths-shut,” as I prefer – H. P. Grice”),
and the mathematikoi, or learners. The precise difference between these two
groups is unclear and disputed, but both claimed to stay true to the teachings
of Pythagoras. However, one interpretation of the groups’s names is that the
akousmatikoi kept strictly what what Pythagoras HAD ACTUALLY SAID, whereas the
mathematikoi sought to take his ideas further. Another is that the akoustikoi
were content with the practical side of the sect’s teachings, while the
mathematikoi were more inclined to theorise. In any event, it seems I. was a
member of, and perhaps the first leader of, the mathematikoi. It is said that
he died at sea as a result of daring to reveal secrets of Pythagorean geometry.
Ippaso.
Luigi Speranza – GRICE ITALO; ossia, Grice ed Ippaso:
la ragione conversazionale e la setta di Sibari -- Roma – filosofia calabrese
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Sibari). Abstract.
Grice: “Some philosophers whose name starts with an H in Greek, in Magna
Graecia, would start with an otiose H in Latin – but don’t expect the H to
survive in Italian!” Filosofo italiano. Sibari, Calabria. Giamblico. Pythagorean.
Possibly the same as Ippaso from Metaponto. Ippaso.
Luigi Speranza – GRICE ITALO; ossia, Grice ed Ippolito:
la ragione conversazionale e il culto di Giove -- Roma – filosofia italiana –
Luigi Speranza
(Roma). Abstract. Grice: “When I was studying classics for my
moderations at Corpus, I found out that while the Greeks were very jealous
about the H, the Romans could not care less – and in fact this is evidenced by
modern-day Italians, who care even less than the Romans, if that’s possible!”
-- Filosofo italiano. A leading theologian. His essay, “The refutation of all
heresies” is a valuable source of information on the Roman philosophy of his
day. He begins by setting out all the heresies and their philosophical theories
in detail – BEFORE accusing why whom he called the ‘heretics’ are being led
astray by these theories. Grice: “Ippolito fails to detect the conversational
implicature in that common Romanism, ‘by Jove!’!” -- Ippolito.
Luigi Speranza – GRICE ITALO; ossia, Grice ed Ippostene:
la ragione conversazionale e la setta di Crotone -- Roma – filosofia calabrese
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Abstract.
Grice: “One problem I encountered when I was studying classics for moderations
at Corpus was the lack of H in Italian – The Greeks had it, the Romans had it –
if mistreated it – the Italian just demolished it!” -- Filosofo italiano. Crotone, Calabria. A
Pythagorean, according to Giamblico di Calcide’s “Vita di Pitagora.” Ippostene.
Luigi Speranza – GRICE ITALO; ossia, Grice ed Ippide:
la ragione conversazioanele la filiale
di Crotone a Reggio -- Roma – filosofia calabrese -- filosofia italiana – Luigi
Speranza
(Reggio). Abstract. Grice: “Isherwood puts it very well in
Goodbye to Berlin – if the g in phlegm is not pronounce, ‘why are they putting
it please?’ – Same with Ippide. In Greek times, the h was very hard – but the
Romans disliked it and started to soften it so much that it actually was made
invisible!” Filosofo italiano. Reggio, Calabria. A Pythagorean,
according to Giamblico di Calcide’s “Vita di Pitagora.” Ippide
Luigi Speranza – GRICE ITALO; ossia, Grice ed Irtione:
la ragione conversazionale e l’orto romano -- Roma – filosofia italiana – Luigi
Speranza (Roma).
Abstract. Grice: “It was Pater, in his novel – and philosophers
OUGHT NOT to write novels – who popularized the philosophy of the garden at
Oxford. What he did not popularize is the epithet for any member of this sect:
the ‘gardener’!” -- Filosofo italiano.A Gardener and correspondent of CICERONE,
although none of their letters survive. Aulo Irtione.
Luigi Speranza – GRICE ITALO: ossia, Grice ed Isidoro:
la rgione conversazionale e il cinargo romano sotto il principato di Nerone -- Roma
– filosofia italiana – Luigi Speranza, per il Gruppo di Gioco di H. P. Grice,
The Swimming-Pool Library (Roma). Abstract. Grice: “It
is odd that when I introduced the Oxonian dialectic as a sequitur of the Athenian
dialectic, I overpassed the cynics, the stoics, and the epicureans!” -- Filosofo
italiano. A member of the Cinargo under the principate of Nerone. One one
occasion, he publicly harangued Nerone in the street. We do not hear from him
after that. Isidoro. Grice: “Some like Isidoro, but Isidoro is MY man!” – Luigi
Speranza, “Grice ed Isidoro”.
Luigi Speranza – GRICE ITALO!; ossia, Grice ed Itaneo:
la ragione conversazionale e la setta di Crotone – Roma – filosofia calabrese
-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone). Abstract.
Grice: “Back in the day, philosophers did not have a surname. Itaneo is an example
that comes to mind – to my mind, that is!” -- Filosofo italiano. Crotone, Calabria. A
Pythagorean, according to the “Vita di Pitagora” by Giamblico di Calcide. Itaneo.


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